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310. (1715) Della tragedia antica e moderna

Invogliato della prima arte, ch’egli credeva più gloriosa, colla mediocre pratica che ne aveva incominciò a medicare, ma con tanta felicità che uno ne guariva per accidente e dieci ne ammazzava per imperizia; dimodoche non vi era famiglia per lui medicata che non portasse gramaglia. [4.161ED] Chi si lamentava avergli lui tolto il padre, chi la madre, chi la sorella, chi la consorte, chi il figlio. [4.162ED] Ma perché nessuno a questo mondo manca di amici, lo portò il caso sovra una fabbrica che da un suo amico innalzavasi e tali errori corresse e sì belle proprie direzioni gli diede che per suo consiglio la fabbrica fu perfetta, ond’ei trasse fama di assai valente architetto; dalla qual cosa illuminato, risolse di lasciar da parte la folle impostura della già sua medicina e abbandonossi con lode, per sin che visse, all’architettura. [4.163ED] Se il nostro giureconsulto non lascerà la poetica, gli avverrà quello che sarebbe avvenuto all’architetto franzese, se non lasciava la medicina, e così avverrebbe a noi se, abbandonando l’arte poetica, volessimo entrare a giudicar della legge, osando di censurare gli scritti di questo autore in materia della quale o è o debbe essere peritissimo.

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