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375. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

Nondimeno, se ben s’osservano le tragedie del Gravina, egli non è riuscito in pratica come s’avvisava, perocché rado accade che i novelli suoi versi sieno corrispondenti a’ sentimenti, e si rappresenta talora in versi di canzonetta ciò che meritarebbe la maggior gravità; senza che guasta egli la maestà tragica coll’abbondante inserimento degli sdruccioli, che convengono solamente a basse materie e fiancano colla continuazione ancora in esse, come osservò già certo critico nelle commedie dell’Ariosto. […] Tragedie, commedie, pastorali nella drammaturgia europea fra Cinque e Seicento, a cura di Silvia Carandini, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 13-28; Valeria Merola, «Il piacere obliquo e la meraviglia.

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