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570. (1878) Della declamazione [posth.]

[3.9] 7.º Gli spontanei poi, che altri dicono motivati, sono quelli, in cui l’anima prende più o meno parte, e gli eseguisce con certo disegno, e per un qualche fine determinato: così l’inchinar del corpo verso l’oggetto amato, o il dechinare dall’oggetto odiato, il sogguardar bieco, gli slanci della collera ecc., e quelli tutti che tendono o ad interessare l’oggetto esterno, o ad allontanarlo o distruggerlo ecc. […] Così v’ha chi stringe con la destra la destra d’un altro, o verso l’altra orizzontalmente la porge colla palma rivolta in segno di fede e di amicizia, e chi con lo stesso significato tocca il volto dell’altro col naso e gli dà a stringere un dito, o ne impugna la destra ec. […] Essi si elevano e s’irrigidiscono nell’orgoglio nell’ammirazione, nella collera ecc., e si abbassano e si rassiderano nella tristezza, nel timore, nella pietà ecc., declinano nel dolore e nell’orrore ecc. […] [6.16] Ond’è che distinguiamo ad un tempo l’espressione dell’amore, del sospetto, della collera, dell’odio ecc. […] Bolle il sangue ed erra precipitoso per le vene, che, gonfie, par che più non bastino a contenerlo; i nervi e le ossa si squassano, le mani convulse e protese s’impugnano, e il fuoco si lancia dalle nari, dalla bocca, dagli occhi; tutto il corpo insomma minaccia incendio e ruina; e se non può compiere la sua vendetta su l’obbietto della sua collera, si getta e si sfoga non pur su gli oggetti innocenti, che non hanno alcuna relazione con quello, ma ancora sopra di se medesimo, battendosi, mordendosi e lacerandosi.

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