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221. (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia

Per prima e general divisione della tragedia parmi acconcio il considerar la favola quasi anima e l’altre parti cioè il costume, la sentenza, la favella ed il metro quasi corpo della medesima. […] Tre cose concorrono a far sì che ’l rivolgimento della tragedia sia bello e cagioni efficacemente la compassione e lo spavento, cioè maraviglia, riconoscenza e passione. […] [5.3.2] Il frutto del terrore, non men che dello esempio morale, si scema anche in altra guisa, cioè col mostrar punito un delitto col trionfo d’un maggiore, della qual cosa si veggono forse più esempli ne’ nostri che ne’ Francesi. […] Contro questa peccano il più delle volte i Francesi in due maniere, cioè o nell’elevar troppo i caratteri oltre i confini del verisimile, o nell’accomunarli tra loro nell’uso dell’amore. […] Quanto all’ultimo giovamento che monsieur de la Motte spererebbe dalla prosa, cioè la moltiplicazione degli autori drammatici, io son di diversa opinione, ed inclino anzi a credere che la facilità di scriver tragedia in prosa accrescerebbe il numero de’ cattivi autori ed alienerebbe i buoni.

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