Meno arditamente il nostro Ariosto favellò quando, a proposito della moglie dell’Orco, disse che «morte avea in casa110». […] I progetti poi si accumulano e sebbene molti di essi non vedranno la luce — ad esempio una raccolta di tragedie italiane che proseguisse il Teatro Italiano curata dal Bodmer con il consiglio di Calepio (ivi, p. 87) —, il Paragone viene portato avanti con costanza, come dimostrano successivi stralci delle lettere del bergamasco: «Ho già posto in ordine una parte dell’esame critico intorno le tragedie d’Italia e di Francia, giusta la determinazione che feci a vostro stimolo», scrive Calepio il 6 novembre 1729, sebbene poi aggiunga che due cose gli impediscono di portare a termine il lavoro, ossia «lo stabilimento del mio matrimonio che mi dà qualche distrazione» e inoltre «la copia delle osservazioni che mi sono cresciute in guisa che richiedono una lunghezza che prima non m’avea proposto» (ivi, p. 103).