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3. (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442

Alla sola storia dunque che ben vede, appartiene di ben giudicarne, e ’l suo giudizio insegnerà agli artisti nascenti il sentiero che mena all’immortalità nella poesia drammatica. […] Ma la storia pronta a diradar ogni nebbia, gli avvertisce, che le facili farse romanzesche e i mostri scenici non allettano che ’l volgo imperito e dopo una vita efimera corrono a precipitarsi nell’abisso dell’obblio; doveché gli ottimi componimenti, come il Misantropo e l’Atalia non solo sforzano alla perfine l’uditorio a vergognarsi del primo giudizio, ma ricreano la parte più pura e illuminata delle società, che sono dotti272, e passano indi a’ posteri insieme con quelli che furono scritti nella caverna di Salamina. Or si può esitare un sol momento a scegliere tra ’l restar tosto sepolto nella propria terra in compagnia di tante migliaia di scheletri mostruosi, e tra ’l convivere con Euripide ne’ gabinetti de’ savi di tutti i tempi e di tutti i paesi? […] Il gusto é quella facoltà innata o acquistata di discernere, assaporare ed eleggere il bello e ’l grazioso; spezie d’instinto che giudica le regole, e non ha affatto regole. […] Quindi é che ’l Petrarca, seguendo il sentimento di Platone, disse: Or questo é quel che più ch’altro m’attrista, Che i perfetti giudici son sì rari.

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