resso Sia il tuo bel cor ; essi (non l’abbi a sdegno) Fan testimon di
tua
bell’alma espresso ; Così quest’opra tua recando
bi a sdegno) Fan testimon di tua bell’alma espresso ; Così quest’opra
tua
recando al segno, Gli atti, gli accenti che t’è u
dalla sventura | che fra gli stenti al lavoro | consacrasti tutta la
tua
vita | la tua figlia adelaide | che amavi tanto e
a | che fra gli stenti al lavoro | consacrasti tutta la tua vita | la
tua
figlia adelaide | che amavi tanto e che sì presto
disertato la bandiera di monsignor Domeniconi, placida vittima della
tua
tirannia. Lo rimpiangerai…. ma io già non credo c
liono trovare un infaticabile che ti valga ? Quando tu convertirai la
tua
lupa, la tua fame di recitare in fame di dirigere
un infaticabile che ti valga ? Quando tu convertirai la tua lupa, la
tua
fame di recitare in fame di dirigere, tu spingera
iva, ai fascini di un’idealità che si rispecchia nel vero. Tale fu la
tua
arte, o povera gentile Pierina, su questa l’arte
utti gli entusiasmi della giovinezza adorasti, perchè di lei, e della
tua
vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, de
o l’arte come un amante appassionato, ed essa porterà il lutto per la
tua
immatura scomparsa. Se le tue ossa rimangono pred
ionato, ed essa porterà il lutto per la tua immatura scomparsa. Se le
tue
ossa rimangono preda del micidiale Brasile, il tu
ti sonare dintorno il vasto riso dei popolosi teatri, suscitato dalla
tua
comicità arguta e gentille. Ma chi soltanto prese
eccezione, i migliori artisti e scrittori d’Italia all’annunzio della
tua
morte, è il più grande elogio su questo feretro.
, è il più grande elogio su questo feretro. A me, vecchio amico della
tua
famiglia e di te, tocca oggi di darti piangendo l
tto incerto potrìa fortuna a te render fugace. Saggio Consiglio. Alle
tue
mire ardenti sacro nume immortale appresti aita e
e appresti aita e i tuoi desiri alfin fausto contenti. Nell’imminente
tua
fatal partita pianga la figlia, il genero sgoment
ri e l’onda, che di Parnasso i lieti Campi irriga qual desir nuovo la
tua
mente instiga di far prima in virtù chi t’è secon
a in virtù chi t’è seconda ? Se più d’ogni altra di sapere abbonda la
tua
bell’alma, tu sol la Quadriga dei guidar di tua g
di sapere abbonda la tua bell’alma, tu sol la Quadriga dei guidar di
tua
gloria ; ogni altro Auriga di Climene al figliuol
ssimo, se ’nchiostro Dovessi oprar quant’ ho versato sangue Per colpa
tua
, l’opra fariami essangue. Tolto da lui dove col s
potesti salvar da la nemica Voragine, benchè Mida si lagni La patria
tua
, benchè la moglie pianga. Averrà me, che franga O
fine Rimaso se’ di mie speranze incerte Scherzi : ma non giamai qual
tua
sorella ; Cui freschissime rose in calde brine Da
ori che calzan coturno e veston manto, debbono umiliarsi dinanzi alla
tua
modesta livrea ! O quanti Edipi, quanti Eteocli,
ebbero fortunati di essere Meneghini ! Nè fu colpa del destino, ma fu
tua
scelta, se tu ti aggiri nei trivii di Milano, anz
esti un pagliaio. Fatevi innanzi, o filosofia, ed ammirate ! Ma se la
tua
parte non è quella d’un eroe, consolati, o Moncal
letti, che ciascun pur senti te innalzar fra le bionde Dee Camene. Di
tua
virtude il luminoso fregio, di tua beltà l’impare
alzar fra le bionde Dee Camene. Di tua virtude il luminoso fregio, di
tua
beltà l’impareggiabil vanto ben accrescono in te
ci atti, e il riso, e i cari vezzi ; e per maggior mia pena, la Suora
tua
, ch'or vedi in Paradiso, la tua partita a ricorda
zi ; e per maggior mia pena, la Suora tua, ch'or vedi in Paradiso, la
tua
partita a ricordar mi mena. Figlio, io già non t’
al Sol, che alluma il benedetto chiostro ; ma quando avvien che a le
tue
grazie io pensi, piango me, di te privo, e il mor
osto le sue pretese ; a cui il Monti risponde il 21 dicembre : Dalla
tua
ho rilevato che tu o non hai piacere di far parte
ttera la Bettini risponde colla seguente : Mio Caro Monti, Ricevo la
tua
21 spirante e la riscontro al momento. Si vede ch
contro al momento. Si vede che tu conosci poco il mio carattere – per
tua
norma io sono seria sempre e non amo per nulla sc
io contraccambiamo gli augurj che c’invil per il nuovo anno. Salutami
tua
moglie e credimi pure mai sempre Venezia il 31 1
mi tua moglie e credimi pure mai sempre Venezia il 31 10bre 1837. La
tua
Obb. ma amica Amalia Bettini. Il 14 gennaio 1838
ll’appalto ad uso comico. Le prime 4 commedie e le prime 4 tragedie a
tua
scelta ed oltre de’ riposi che dà la piazza, uno
41 scrive : « Ebbene, abbandoni la professione ? Dobbiamo piangere la
tua
perdita come abbiamo fatto poco tempo indietro pe
il tuo merito singolare…. …. Questi signori non attendono che questa
tua
risposta ed io egualmente onde non restarmene in
amico Gaetano Gattinelli. E il 14 novembre : Eccellente Amalia, La
tua
lettera gelò il sangue a que’ tali che ideavano a
il sembiante Vaccin volse che avesse, perchè Giove a goder le grazie
tue
acciò ch’Argo verun nulla sapesse, verrebbe giù d
mmi reca il seguente : ALL' ANGIOLINI-ZANONI Imita nel mestier la fu
tua
madre. Abborrisci la lingua di tuo padre. Certo
o inuitto Signor, superba attrice, ecco che ’l Ciel t’honora, e à la
tua
chioma ogni fauor destina : ecco la terra ancora
ra, e à la tua chioma ogni fauor destina : ecco la terra ancora a’ le
tue
palme, e’ a’ tuoi trofei s’inchina, et per l’onda
: sott’armi favolose son veri duoi, & vere piaghe ascose : poichè
tue
luci infeste ravivando i già spenti ancidono i vi
la voce isciogli al canto. Ma nell’ampio del mondo orribil Vallo, Per
tua
gloria maggior vinci poi tanto, Che pure hai l’al
on osa. « Melpomene, che grave il cuor conquide » sembri, e poi colle
tue
spoglie cangiate sei Talìa, che l’error percuote,
olto, per figlio avesti il mio verace amore. Io venni ad osservar la
tua
Pazzia sulla scena baccante, e con tormento non s
. Ebbi un cieco per guida, e a passo lento, con timor conduceami alla
tua
via, per non aver altr’oro allor che al mento. »
pur, delle muse illustre dono, i dorati coturni o i lievi socchi ; a
tua
voglia or diletti, or fai, che al suono de’ tuoi
tingi D’innocente onestà Se la difficil fingi Cara semplicità ! Dalla
tua
voce scende Magica non so che ; Si sente, e non s
e e mira ti giura Angel Celeste ai gesti e al viso, e all’alte grazie
tue
fervido aspira. E in un rogo d’amor da sè diviso,
rmi Che stian su l’ale taciturni i Venti ; E so che Febo a l’immortal
tua
laude Vili tenendo al paragon suoi carmi Lascia l
il piacer degli eccellenti attor, che tanto insuperbir li fero. Su le
tue
scene Arrisi oggi rinnova i prodigi che un di l’a
zaffiri. Ne’ più vaghi concetti, o Cintia, spiri, qualor tu sei alle
tue
suore intorno, di costei, che non so, quando a le
e m’onora e spaventa ? O generoso popolo d’Antenòr, tu sol tu puoi la
tua
speme avverar : se tutti i frutti, quali ei si si
piede, e il sanguinoso Coturno Sofocléo, novella apparve Carolina la
tua
figlia d’ amore Orme a stampar su le Romulee scen
erebbero ancor Roscio ed Esopo, Mentre su questi candidi papiri Della
tua
figlia a delibar le sacre Non vendevoli laudi imp
risuonar d’intorno. E l’attonita Udienza ognor più folta pende dalle
tue
labbra ; e al chiaro giorno preferisce la notte,
ro. Ers. Sarà vinta al sicuro. Ost. Tale già si confessa vinto da
tua
beltà questo mio core. Ers. Eh, parliamo di gue
he dunque farai ? Ost. Vinto già in guerra, chiede pace ottener da
tua
pietade il core. Ers. Eh, parliamo di guerra e
’esca infelice : saprà per eternarlo un Giove ultrice ( ?) eternar le
tue
pene in una ruota. Ogni cosa qui ruota : e Cieli,
i applausi e cari, lunga d’amanti e catenata schiera ; e delle glorie
tue
l’istoria intera lo stral che ne trafisse anco di
cava aiuto al Modena, il quale da Palmanova rispondeva : la posizione
tua
e di tutti voi mi lacera le viscere ; ma io non p
aprino, che voi sete, suo amico. Gra. Tn sa dir al to concet, zuè la
tua
vpilation, tu vuo dir Mad. la qual parland cun mi
ma perdes qstù, a mi la free po castrà da vera, va mit zo qste rob, e
tua
quel cha t’hò dit, e vsa bona salcizza da Vdine d
germogliando sotto le amare spine della vita il vago fior dell’anima
tua
, quasi presago d’un destino miglior, splenda inco
sanguinei tetti ! Cessa, Adelia, dal piangere ! Perenne ti porgerà la
tua
virtù conforto. Pensar tu dèi che di chi fece il
, pia creatura, Mi lega d’invincibili catene, E seguirò coll’anima le
tue
Poche gioie, o diletta, e i tuoi dolori Sin che t
ha, non ha parola questo misero sogno della vita, che non prenda alla
tua
perfetta scuola bellezza insuperabile, infinita.
inacce e i crociti…. Bisticcio. Tu ti picchi ? Anch’io mi picco alla
tua
picca, se hai la pecca di aver pacche, non t’appi
è a lutto non fai motto ; tu mi batti, io ti ribatto, e in baratto di
tua
botta, io ti butto giù in un botto ; se sei dotto
i di Grecia il furor, se mite mi doni un sorriso s’io bacio la chioma
tua
d’or ! » E dolce la bionda figura nel sogno sorri
uista al ciel nel mal sommerso. MADRIGALE Ev l’aria rimbomba de le
tue
glorie, e del tuo dir facondo : degna, ch’ il cie
e rubini, tesor de l’ onde, onor de i gioghi alpini ? Nel foglio di
tua
gota leggo già ; ch’ alta gemma è vetro vile (lap
a rivedrai, ch’io stessa Più non vedrò, senza rossor potrai De la
tua
figlia rammentarti, e forse Non fia l’ultimo fr
De la tua figlia rammentarti, e forse Non fia l’ultimo fregio a le
tue
glorie Qual viss’ ella fra i ceppi, e qual mori
. . . Oh tu del mio destin compagna amata, Rimanti in pace . . .
tue
virtù coroni La sorte amica, e i giorni tuoi me
lvo, Che il ciel m’avea già destinato sposo, E mi ritolse . . . a
tue
promesse, a i voti Conservati fedel . . . siegu
alvo . . . deciso è il mio destino . . . Dividerci convien . . . Di
tua
virtude Mi fido, Albumasar . . deh tu consola
confonda insieme Il lor sangue col mio. Ricuso, Enrico, L’offerte
tue
, la tua pietà. Enr. L’offerte tue, la tua pietà
insieme Il lor sangue col mio. Ricuso, Enrico, L’offerte tue, la
tua
pietà. Enr. L’offerte tue, la tua pietà. Vuoi d
mio. Ricuso, Enrico, L’offerte tue, la tua pietà. Enr. L’offerte
tue
, la tua pietà. Vuoi dunque Perir, ed io deggio
cuso, Enrico, L’offerte tue, la tua pietà. Enr. L’offerte tue, la
tua
pietà. Vuoi dunque Perir, ed io deggio soffrirl
teco sì crudel? Ana. Ad esser teco sì crudel? Virtude. Enr. Ma la
tua
vita? Ana. Ma la tua vita? Io non la curo. Enr
Ad esser teco sì crudel? Virtude. Enr. Ma la tua vita? Ana. Ma la
tua
vita? Io non la curo. Enr. Ma la tua vita? Io n
Ma la tua vita? Ana. Ma la tua vita? Io non la curo. Enr. Ma la
tua
vita? Io non la curo. Oh Dio! E se perisci inta
nnocenza . . . o vero Sostegno de’ Templarj! Il cielo, Enrico, Le
tue
virtù coroni ed a te renda La dovuta mercede:
o ancora . . . Da quel globo di luce, ove tu splendi, Stendimi la
tua
destra . . . amato padre . . . Stendila pure al
ma espressione di Gerbino: E m’è concesso d’esalar di nuovo Sulla
tua
mano il cor sciolto in sospiri. Di nuovo? si p
iero a forza di tormenti, Del facondo martir la certa prova Della
tua
mente ogni dubbiar dilegui. Dare il parlare all
e 1 Come vi piace ognor fate governo. Questa vita, e quest’alma è
tua
. Disponi Arbitro ognor di me, del mio destino.
obrietà espresso, gli dice, “Perchè mai stringi L’imbelle madre
tua
, e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin rifug
ue? Bru. Che far vuoi dunque? O salvar Roma io voglio, O perir di
tua
mano. Si separano fermi l’uno di secondare la p
uel funesto presagio tuo più che te stesso . . . Non ti smarrire, son
tua
, voglio esser tua... Non so morire? Anche acconci
io tuo più che te stesso . . . Non ti smarrire, son tua, voglio esser
tua
... Non so morire? Anche acconcia alle circostanze
e dice partendo, Non mi seguir . . . Festeggia Nelle ricerche
tue
, sogna, vaneggia; quel festeggia nelle ricerche
Del morto sposo, Parlami . . . accennami, Che vuoi da me? La
tua
di lagrime Bagnata Elvira Di sangue a tinger
ventura. Eug. No, non sperar, ch’Eugenio sopravviva Alla perdita
tua
. Rach. Alla perdita tua. Saprà Rachele, S’è v
perar, ch’Eugenio sopravviva Alla perdita tua. Rach. Alla perdita
tua
. Saprà Rachele, S’è ver che nel tuo petto ancor
, (Ne soffra anche il tuo onor: chè l’onor tuo È nulla ove son io) la
tua
sovrana A non sdegnar; ove ella volga il guardo N
osse vera. L’onore ancora avventurar dovessi, Pensa a qual rischio la
tua
vita esponi. Specchiati in questa immagine del ve
r tacendo. Die. Scelgo il morir, ma palesando al mondo L’amor tuo, la
tua
fe. Isa. L’amor tuo, la tua fe.Sai ch’ho un mari
ir, ma palesando al mondo L’amor tuo, la tua fe. Isa. L’amor tuo, la
tua
fe.Sai ch’ho un marito. Die. Io, io son tuo marit
Isa. E l’onor mio? Die. E l’onor mio?Tutto si perda omai. Isa. E la
tua
vita? Die. E la tua vita?Oggi finisca. Isa. E l
ie. E l’onor mio?Tutto si perda omai. Isa. E la tua vita? Die. E la
tua
vita?Oggi finisca. Isa. E la tua vita? Oggi fini
mai. Isa. E la tua vita? Die. E la tua vita?Oggi finisca. Isa. E la
tua
vita? Oggi finisca.E il mio Consorte? Die. Conso
agio Tanta infamia si udì? Quella che amasti, Nè vo’ già dir la sposa
tua
, tu stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto
mpio capo Recida… Ma che dico ? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor,
tua
schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. Ma se ti
. Ma se ti offesi, Se nel tuo sdegno incorsi, uccidi, mora La schiava
tua
senza cangiar catena. Splenda a te sempre mai pro
voti Dal Ciel t’implorerò giorni felici Quel tempo che il dolor della
tua
assenza, Della perdita tua, mi lasci in vita. E s
iorni felici Quel tempo che il dolor della tua assenza, Della perdita
tua
, mi lasci in vita. E se Beatrice ingelosir pur te
ura, alto sovrano Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla
tua
pietà, che di tai doni Sì mi colmasti, che quanto
l ricco peso, quanti monti Di dorato frumento ingombran l’aje, Tutto,
tua
gran mercè, per me si aduna. Nè la ricchezza è la
trafitti i cori. Ond’ognor minacciando al popol folto, ch’è già fatto
tua
preda, e foco, e strali, a’più sovrani Duci il pr
coraggio di recttare nelle Tragedie. Oh Popolo ! Popolo ! È bontà la
tua
, o [illisible chars] ? Un Erve di Roma ti parla B
etti i seguenti refusi: I.[32] interpetri → interpreti; I.[63]: sue →
tue
; I.[99]: suoi → tuoi; II.[69]: quuali → quali; IV
na figura muoverti a riso che, quantunque dentro respinto dall’onestà
tua
, non è però che non ti appaia negli occhi ed ora
edi nuovo cominciamento alla vita che va a finir pochi lustri dopo la
tua
. [1.25ED] Ed ecco quanto io posso addurti per ren
rispose — l’hanno i tuoi Sermoni, il tuo poema, i tuoi dialoghi e le
tue
tragedie ottenuto. [1.35ED] Ed eccoti già nella c
ione d’esaminare tutte le parti della medesima, mentre la legge della
tua
o non tua Poetica, ma che sotto il nome d’Aristot
minare tutte le parti della medesima, mentre la legge della tua o non
tua
Poetica, ma che sotto il nome d’Aristotile va per
’aggiungere angustie nuove a quelle in che ha ristretti gl’ingegni la
tua
Poetica. [1.39ED] Ma lascia in pria ch’io mi sfog
9ED] Ma lascia in pria ch’io mi sfoghi contra cotesti adoratori della
tua
Grecia, la quale a me non è dio, ma è bene una pa
de’ quali si strepita maggiormente è il non aver osservate le regole
tue
, che tutte sono ragioni nate dall’esempio e dall’
epubbliche, coteste cose erano così perfette, tu hai a provarmi colla
tua
loica che tali fossero a’ tempi di Omero, di Esch
ostura. [1.93ED] Dal ritratto che sta intagliato in fronte dell’opere
tue
ti ravvisai, ti conobbi nell’alma città di Roma e
ttendovi l’uno e l’altro a quello del popolo. [1.107ED] Sin ad ora le
tue
sono uscite in teatro felicemente e molto popolo
è bellissima, e che tu ti sei ingegnato d’imitare e di compiere nella
tua
tragedia di questo nome; e vi è quella di Agrippa
anti — interruppe il nostro Aristotile — ché spero di soddisfare alla
tua
curiosità e, se non m’inganno, incontrerò ancora
a questa ideal perfezione? [2.34ED] Ma contraponi ora all’onnipotenza
tua
immaginaria del conformare i corpi umani precisam
digiosa facilità di mutare scena, della quale ha la gloria maggior la
tua
patria, è nata, per così dire, con te. [2.68ED] I
rocché non hai fatta cosa degna di me, né de’ tuoi maggiori, né della
tua
patria, tu che entrato in una città che, constitu
con questo così palpabile esempio non hai tu ardito di fingere nella
tua
tragedia dell’Edipo l’azione parte dentro e parte
o qualche genio che ho per te non mi accieca, per quanto ho letto le
tue
tragedie, non hai da pentirti né de’ tuoi soliloq
eneggiamento. — [3.37ED] — Siasi questa — io soggiunsi — o parzialità
tua
o ben fondato giudizio, o per l’uno o per l’altro
alità tua o ben fondato giudizio, o per l’uno o per l’altro titolo la
tua
approvazione mi è sempre cara ed accetta, e, giac
li amori sono affatto celesti fra madre, figlio e parenti: per questa
tua
condotta ne’ quattro drammi accennati hai tu sent
to oggi, dopo l’Ifigenia, mi vedrai nel caffè di Ponte nuovo, che per
tua
notizia è il caffè de’ poeti: ivi conoscerai M.r
tutti i miei scritti di quanto ho temerariamente asserito contro alle
tue
sentenze, poiché tu sostieni con tanta costanza l
iché tu sostieni con tanta costanza la mia; né certamente credo che a
tue
ragioni possan resistere le contrarie quantunque
a per sostenere il mio impegno; e però in questa parte usa pure della
tua
abituale sincerità e senza più che tanto adulare
za più che tanto adulare la mia opinione, palesami pur francamente la
tua
. — [4.90ED] Sorrise nuovamente Aristotile, e repl
to più la ritroverai vera, spogliato che tu sia del pregiudicio della
tua
prima e folle credenza. [4.121ED] Quindi è che né
ità d’armonia. [4.136ED] E in tal caso ti consiglierei per bene delle
tue
spalle a prenderti ancor tu un corno o un paio di
imil fortuna. — [4.154ED] — Ma che dirà — io interruppi — di cotesta
tua
opinione un certo giureconsulto che scrive con ta
io scriverò quanto fra noi si è discorso, che taluno vedendosi nelle
tue
parole allo specchio, si picchi; ma se l’immagine
ho in Vinegia, in Genova, in Milano, in Reggio ed in Bologna, benché
tua
patria, ascoltate, sono di questo carattere. — [5
si è poi propagata con tanto onor dell’Italia e particolarmente della
tua
patria. [5.78ED] Compose in Germania musica e par
el melodramma, purché, tralasciandosi l’uso delle macchine, pensi, la
tua
mercè, l’impresario a framezzare i tuo atti con q
essuna maniera potresti poi osservare. [5.107ED] Nell’atto primo sarà
tua
cura il preparar gli ascoltanti all’intreccio, da
i, che dovranno intervenire all’azione. [5.108ED] Nell’ingresso della
tua
favola avverti che il teatro si vegga guernito di
ri ed allo stesso impresario, perché le lascino vivere per riputazion
tua
e per onore delle sacre Muse nel tuo melodramma:
no non abborrire per la purità e per lo spirito, né qui dee finire la
tua
disinvoltura. [5.187ED] La professione del compor
cappella. [5.197ED] Che se poi l’impresario, il quale dee pagarti la
tua
fatica (non arrossire, che questa è l’unica sorta
à che tu le carichi e tu le carica, e dona al cielo l’esercizio della
tua
eroica pazienza in isconto o dell’aver violato qu
lo veda sempre piuttosto due che nessuno. [6.97ED] Son ben altresì in
tua
sentenza a non ammetter vuoto nell’azione perché,
delle quali egli ha già fatte felicemente rappresentare; e guai alle
tue
, s’ei ne compone una sola. [6.137ED] Ma l’aria co
insinuò di bruciarle, dicendo: Questo Platone ha bisogno del l’opera
tua
, o Vulcano. Prima di consacrarsi totalmente al
(Ne soffra anche il tuo onor; che l’onor tuo E nulla ove son io) la
tua
sovrana A non sdegnar; ov’ella volga il guardo,
vera. L’onore ancora avventurar dovessi, Pensa a qual rischio la
tua
vita esponi. Specchiati in questa immagine del
estar non mi è concesso. Ti dirò solo in breve, che un soldato Di
tua
morte recò nuove fallaci, Che sospirai, che pia
cendo. Die: Scelgo il morir, ma palesando al mondo L’amor tuo, la
tua
fè. Isa: Sai ch’ho un marito. Die: Io, io son
a morte. Isa: E l’onor mio? Die: Tutto si perda omai. Isa: E la
tua
vita? Die: Oggi finisca. Isa: E il mio Cons
Tanta infamia si udì? Quella che amasti, Nè vo’ già dir la sposa
tua
, tu stesso Meni di un altro in braccio? Il gius
apo Recida ... Ma che dico? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor,
tua
schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. Ma se
se ti offesi, Se nel tuo sdegno incorfi, uccidi, mora La schiava
tua
senza cangiar catena. Splenda a te sempre mai p
Dal ciel t’implorerò giorni felici Quel tempo che il dolor della
tua
assenza, Della perdita tua, mi lasci in vita.
i felici Quel tempo che il dolor della tua assenza, Della perdita
tua
, mi lasci in vita. E se Beatrice ingelosir pur
alto sovrano Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla
tua
pietà, che di tai doni Sì mi colmasti, che quan
cco peso, quanti monti Di dorato frumento ingombran l’aje, Tutto,
tua
gran mercè, per me si aduna. Nè la ricchezza è
nsipido, che d’altra ninfa ti procacci. Intendimi, nè più sopra di me
tua
mente fermisi : Che più possibil fia gli monti al
ella memoria dei mortali) rivolgi a me un raggio della divina luce di
tua
sovrana intelligenza. Riscalda la mia povera anim
tuo della Colonia Alfea. Risposta d’ Onofrio Paganini al suddetto Le
tue
dotte, Signor, rime festive sanno incantare ed ob
di miglior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo : le voglie sue sian
tue
, Tue sian le sue ; sì uniti siate ambo in ambedue
glior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo : le voglie sue sian tue,
Tue
sian le sue ; sì uniti siate ambo in ambedue. Vir
meditai la morte, E per aver qualche ragion sul trono, Chiesi a te le
tue
nozze. E chi non vede, S’io mi fo noto al genitor
E chi non vede, S’io mi fo noto al genitor, che torna La falsa accusa
tua
sopra il tuo cavo ? Ma datti pace. Al re sarò Art
iglio e reo. Girami un guardo, o madre, e alla mia destra Giungi la
tua
. E così egli si conduce con Seleuco ostinandosi
ar Iddio : Chi son io, dice Dio, che ne l’Egitto Anzi che in me, le
tue
speranze affidi ? Quella forse è la terra, onde I
già salvata. Fido pugnai, fido morrò per lei. Ma paga di me sol sia
tua
vendetta, Il fratel viva. e Cleomene dice : Pad
esta scena sono le sue parole : Non mi rapir quel bene Che mi diè la
tua
torre. O torre amica, Chi mi ritorna a te ? Tu ca
atria rivedrai, ch’io stessa Più non vedrò, senza rossor potrai De la
tua
figlia rammentarti, e forse Non fia l’ultimo freg
ai De la tua figlia rammentarti, e forse Non fia l’ultimo fregio a le
tue
glorie Qual visse ella fra i ceppi, e qual morio…
, Consalvo, Che il ciel mi avea già destinato sposo, E mi ritolse….a
tue
promesse a i voti Conservati fedel…siegui il camm
caro padre Ah Consalvo…deciso è il mio destino… Dividerci convien…Di
tua
virtude Mi fido, Albumasar…Di tu consola Tanti in
si confonda insieme Il lor sangue col mio. Ricuso, Enrico, L’offerte
tue
, la tua pietà. Enrico Vuoi dunque Perir, ed io de
onda insieme Il lor sangue col mio. Ricuso, Enrico, L’offerte tue, la
tua
pietà. Enrico Vuoi dunque Perir, ed io deggio sof
hi ti sforza Ad esser teco sì crudel ? Anagilda Virtude. Enrico Ma la
tua
vita ? Anagilda Io non la curo. Enrico Oh Dio !
dell’innocenza… o vero Sostegno de’ Templarii ! Il cielo, Enrico, Le
tue
virtù coroni, ed a te rènda La dovuta mercede. En
Fernando ancora… Da quel globo di luce, ove tu splendi, Stendimi la
tua
destra, amato padre… Stendila pure al tuo Fernan
al Dey : Signor, mi lascia Al mio destino… Il ciel ti ricompensi Di
tua
bontà… Morir m’era dovuto : Accogli il pianto mio
de’vassalli. Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. Se tuo Delle
tue
genti è il cor, solleva un grido, E vedrai mille
to !.. Che far vuoi dunque ? Bruto O salvar Roma io voglio O perir di
tua
mano. Si separano fermi l’uno di secondare la pr
all’impresa a non macchiar l’anima con un delitto incrudelendo contro
tua
madre. Lascia che la punisca il cielo; lascia che
altri Sposa io diventi? E creder puoi capace Di tradimento tal la
tua
diletta? No: chi un altro ne impalma, il primo
elenata, e . . ., mi ha morto; io ne avea una simile, e tu sei morto;
tua
madre ha bevuto la morte in quel vino . . . non p
funesta Forse qualche pietà nel senti desta? Sangaride Ati, la sorte
tua
di pianto è degna, E pur tutta non sai la tua sve
Sangaride Ati, la sorte tua di pianto è degna, E pur tutta non sai la
tua
sventura. Ati Ah se ti perdo, ah se a morir son p
nesta Forse qualche pietà nel sen ti desta? Sangar. Ati, la sorte
tua
di pianto è degna, E pur tutta non sai la tua s
angar. Ati, la sorte tua di pianto è degna, E pur tutta non sai la
tua
sventura. Ati. Ah se ti perdo, ah se a morir so
ioni, e quelle singolarmente della 5 scena dell’atto II: Inimica est
tua
uxor mihi, inimicus filius ecc. Difilo in questa
assito. Orsù (dicegli in fine Tossilo) da te altro non voglio che la
tua
figliuola… La mia figliuola? (Interrompe Saturio
lo) tu puoi darmi il danajo che io cerco, permettendomi di vendere la
tua
figliuola. E Saturione. Tu vendere la mia figliu
un vestito per mascherar colui che dee fingersi forestiere e vendere
tua
figlia. Alla stessa foggia vesti ancor lei. Ma (
i grazia, padre mio, benchè sì spesso Corri alle mense altrui, per la
tua
gola Vendi forse tua figlia? Sat. Vendi forse tu
benchè sì spesso Corri alle mense altrui, per la tua gola Vendi forse
tua
figlia? Sat. Vendi forse tua figlia?Oh buon! Vor
nse altrui, per la tua gola Vendi forse tua figlia? Sat. Vendi forse
tua
figlia?Oh buon! Vorresti Che per lo re Filippo ov
a, o padre, se in età si verde. Ben dritto penso. Narreran la cosa Di
tua
figlia a svantaggio i tuoi nemici, Non attendendo
or dover. Dor. Faranno il lor dover.Non dei stupire, Se della patria
tua
, se de’ parenti Noi ti chiediam ragion. Ver. Noi
le singolarmente della quinta scena dell’atto secondo, Inimica est
tua
uxor mihi, inimicus filius, ecc. Difilo in ques
rassito. Orsù (dicegli in fine Tossilo) da te altro non voglio che la
tua
figliuola . . . . La mia figliuola? (interrompe S
lo) tu puoi darmi il danajo che io cerco, permettendomi di vendere la
tua
figliuola. E Saturione: Tu vendere la mia figliuo
un vestito per mascherar colui che dee fingersi forestiere e vendere
tua
figlia. Satur. Molto bene. Toss. Alla stessa
grazia, padre mio, benchè sì spesso Corri alle mense altrui, per la
tua
gola Vendi forse tua figlia? Sat. Oh buon! Vo
hè sì spesso Corri alle mense altrui, per la tua gola Vendi forse
tua
figlia? Sat. Oh buon! Vorresti Che per lo re
o padre, se in età sì verde Ben dritto penso. Narreran la cosa Di
tua
figlia a svantaggio i tuoi nemici, Non attenden
iei Faranno il lor dover. Dor. Non dei stupire, Se della patria
tua
, se de’ parenti Noi ti chiediam ragion. Verg.
oscienza. Taci dunque mia Musa ; e in un silenzio rispettoso ed umil
tua
lingua arresta ; che dall’incarco grave io ti lic
uramente farti felice in tutte le maniere. La giovine, che prendi per
tua
Sposa è sì garbata, virtuosa e onesta, che fra le
itazione. — Bella e quant’altra mai degna d’onore, O donna, è l’Arte
tua
. Per mute carte Di che pianto e che riso esser ca
brosi Ecclissi da ogn’alma sgombri, noi spesso contenti, Amor, che in
tua
virtù sè stesso sface. DI GIO. BATTISTA GOZZI
sento, e, mercè vostra, ottegno oggi ch’io sono indegno. Ella per la
tua
fede e per tuo merto dice : d’amor ti si concede
eorge Dandin, et l’engager à lui ouvrir la porte, fait semblant de se
tuer
. George Dandin sort pour s’assurer si c’est feint
e remarier, parce qu’une prêtresse d’Apollon30 lui avait prédit qu’il
tuerait
son fils, et qu’il épouserait sa propre fille ; q
fils de Pisandre, est pris, et pour satisfaire à sa vengeance, Ulysse
tue
de sa propre main ce jeune prince, et l’immole au
e jour qui suivrait ses noces. Cependant on donne l’assaut, le peuple
tue
Pisandre. On s’empare de la ville, et Ulysse appr
fils. À ce récit, Ulysse est persuadé que c’est son fils même qu’il a
tué
de sa propre main, il tombe évanoui ; et tandis q
eut cacher à Ulysse que la Reine est sa propre fille ; Ulysse veut se
tuer
; on s’oppose à son dessein ; il se crève les yeu
époux d’avoir voulu attenter à sa vie ; qu’Ulysse trompé par sa femme
tua
son propre fils, et que lui-même fut tué par un a
u’Ulysse trompé par sa femme tua son propre fils, et que lui-même fut
tué
par un autre de ses enfants. Quelques-uns demande
s ; elle les excite à la vengeance, et leur propose d’aller au Temple
tuer
Rutzvanscad. Cette proposition épouvante les jeun
avec tant de précipitation ; elle répond qu’ils vont au Temple, pour
tuer
le tyran : le cousin tâche d’arrêter un projet qu
it toujours de nouveaux malheurs, et qui le prie du moins de ne point
tuer
de sa main le fils de la Reine ; on la regarde co
ple. Ce Prince revient suivi de son Ministre, qui le félicite d’avoir
tué
de sa main le fils de la Reine, et d’avoir pourvu
stent, en s’en allant, que s’il arrive encore quelque malheur, ils se
tueront
tous les deux. Le Chœur des Aveugles chante des v
oi sort, pour se rendre dans son appartement, où il dit qu’il veut se
tuer
; et le Ministre, pour détourner ce malheur, sort
stre lui apprend que le Roi n’est plus ; qu’il l’avait détourné de se
tuer
; mais que pendant qu’ils prenaient l’air sur un
auvre Reine vivait, elle aurait un violent déplaisir de voir son fils
tué
misérablement par une femme. La Reine l’interroge
rri par une biche ; et qu’enfin cet enfant est celui qu’elle vient de
tuer
. La Reine raconte son histoire, se reconnaît la m
de M. le marquis Maffei, dans laquelle le fils de la Reine tout seul
tua
le tyran au milieu de ses gardes. Toutes ces cita
de nom, et qu’il l’épousa ; que Rutzvanscad ayant ensuite détrôné et
tué
ce prince, elle résolut de s’en venger. 40. Il f
r fondement de leurs espérances, que l’exemple du fils de Mérope, qui
tua
à la vérité son ennemi, mais d’une façon qui est
onjure enfin de venir promptement séparer les deux frères qui vont se
tuer
; aussi Jocaste arrive-t-elle trop tard, et les t
rder soigneusement pour les garantir du péril qui les menaçait d’être
tués
par leur père, parce que Jupiter, irrité de ce qu
Kerestani* ne soit son aïeule, et que les deux jeunes Princes qu’il a
tués
ne soient ses fils ; il s’abandonne au désespoir,
e fait sur la perte de ses enfants, et sur la mort de celui qu’elle a
tué
elle-même ; ces plaintes deviennent, par le tour
ol, virtute apprendo involandomi teco al tempo edace. Che se Florinda
tua
su ricche piume innalzi al Cielo, insieme anch’ i
, Segue l’alma il furor, segue gli affanni. Ma finta in finta scena è
tua
pazzia. Ne la scena d’ Amor uera è la mia. e l’a
ncento ? Pur è uer, e lo sento, Che mi rubasti il core : E gli diè la
tua
forma, il fabro Amore ; Mentre con sì soaui e do
a detto : mentre Femia m’accusi, io ben m’avveggio, che nelle accuse
tue
l’amor traluce, perchè se tu l’odiassi, i bei col
no i veri. CORO Sacrosanto Himeneo, Che alberghi in Helicona Con la
tua
casta madre, Là doue il Pegaseo Fonte, le dotte s
e degna di miglior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo: le voglie
tue
sian sue, Tue sian le sue: sì uniti siate ambo
or sorte, il sai. Per me segui ad amarlo: le voglie tue sian sue,
Tue
sian le sue: sì uniti siate ambo in ambedue. Vi
tai la morte, E per aver qualche ragion sul trono, Chiesi a te le
tue
nozze. E chi non vede S’io mi fo noto al genito
hi non vede S’io mi fo noto al genitor, che torna La falsa accusa
tua
sopra il tuo capo? Ma datti pace. Al re sarò Ar
lio e reo. Girami un guardo, o madre, e alla mia destra Giungi la
tua
&c. E così l’eseguisce con Seleuco ostinan
Iddio: Chi son io, dice Dio, che ne l’Egitto, Anzi che in me, le
tue
speranze affidi? Quella forse è la terra, onde
à salvata. Fido pugnai, fido morrò per lei. Ma paga di me sol sia
tua
vendetta; Il fratel viva. Dice Cleomene:
cena son le di lui parole: Non mi rapir quel bene Che mi diè la
tua
torre. O torre amica, Chi mi ritorna a te? Tu c
Signor, mi lascia Al mio destino . . . Il ciel ti ricompensi Di
tua
bontà . . . Morir m’era dovuto: Accogli il pian
assalli. Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. Se tuo Delle
tue
genti è il cor, solleva un grido; E vedrai mill
na. Mangiamo pur noi; amici miei. Jer. Ed io? Tri. Oibò; mangia tu la
tua
Sibilla. Il ribattere le altrui parole è un arti
de sei (egli domanda) o tu che non sembri uomo del tutto? quale è la
tua
patria? che foggia di vestire adopri tu? che vive
ina: Incolpa, o misera fanciulla (dice a lei rivolto) incolpa della
tua
morte la spietata tua genitrice; mori…. Che veggi
a fanciulla (dice a lei rivolto) incolpa della tua morte la spietata
tua
genitrice; mori…. Che veggio? La bambina è diven
. O care le mie viscere (gli dice vedendolo venire) io scorgo nella
tua
fronte cert’aria novella d’impudenza che non avev
pazzo, o scellerato, non voler tentar gli Dei, se non vuoi vedere la
tua
malvagia generazione giustamente oppressa e incen
e, ti dico. Pist. Perchè? Prom. Non nominarmi; me la pagherai, se per
tua
colpa sarò scoperto da Giove. Ma affinchè io poss
o? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole. Fa quel che fai ora delle
tue
salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, purchè
gevole. Fa quel che fai ora delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a
tua
posta, purchè abbi cura di cattivarti l’animo del
soavissima Venere del pianto. O rara donna ! A questo erami dunque la
tua
maravigliosa arte serbata, questo voleva il mio d
baro figlio del re del mondo . . . O spirito di Fingal, vieni e dalla
tua
nube regola l’arco di Comala sì che il tuo nemico
i . . . Ombra diletta, vieni tu a spaventare insieme e a consolare la
tua
Comala”? Ella fugge dall’amante credendolo estint
al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco di fidarsi della
tua
apparente onestà. “Mi consigliate (gli dice il se
l’umana mente non può prevedere. Muori prima di me, non mi fido della
tua
debolezza”. L’ammazza e poi si ferisce. Alla let
Scudo di questo Core: E a costo di mia vita La
tua
difenderei, Mio dolce amore.» [1
za e la crudeltà d’Ulisse. «Guarda pur: o quello o questo È
tua
prole, e sangue mio. Tu nol sai; ma il so
te, per te ... tu la cagion tu sei D’ogni tormento mio! Qual fu la
tua
Facilità crudel! Dunque ha potuto. In breve o
al ciel, cugina, che tu vegga Dal sincero amor mio rassicurata La
tua
felicità, giacchè vi prende Tanta parte il mio
o, un nulla. O stelle infauste! O dolce Oreste, accogli Ne l’urna
tua
la desolata Elettra, Già volta in nulla, che a
rti udito muto io resto, nè so dir se potria bearmi il cor, più della
tua
, la voce di Melpomene stessa e di Talia. LA ROS
erigliosi morbi, Te col cor tutto riverente onoro. Quali sono or le
tue
risposte? e quali Nell’avvenir saranno? Dinnel
e di Licia, ancora Il nervoso e aurato arco tendendo, L’infallibili
tue
forti saette In nostro aiuto spendi. Deh ci cons
corona, E godi aver con questa Città comune il nome, A le Menadi
tue
compagno e duce Unico qua t’invia: E questo tra
a t’invia: E questo tra li Dei Spirto infame e nocivo Fa che da la
tua
ardente Face trafitto giaccia. Simili traduzioni
strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe
Tue
spaziose vie Non calcherà il mio pié! Memori
? Prevedi il tuo destin. Perché mai stringi L’imbelle madre
tua
, e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin
barbaro figlio del re del Mondo… O spirito di Fingal, vieni, e dalla
tua
nube regola l’arco di Comala, sì che il tuo nemic
iti, … Ombra diletta, vieni tu a spaventare insieme, e a consolare la
tua
Comala.» Ella fugge dall’amante credendolo estint
al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco di fidarsi della
tua
apparente onestà. Mi consigliate (gli dice il se
l’umana mente non può prevedere. Muori prima di me; non mi fido della
tua
debolezza. L’ammazza, e poi si ferisce. Alla let
all’impresa a non macchiar l’anima con un delitto incrudelendo contro
tua
madre. Lascia che la punisca il cielo, lascia che
va e d’altri Sposa diventi! E creder puoi capace Di tradimento tal la
tua
diletta? No: chi un altro ne impalma, il primo uc
è avvelenata, e… mi ha morto; io ne avea una simile, e tu sei morto…
Tua
madre ha bevuta la morte nel vino… non posso più…
ggere il miele dall’alma del fiore di Zumpano (Casale di Cosenza), le
tue
narici son pezzi d’artiglieria, che sbarando, e c
i può udire senza tenerlo per pazzo, & s’ è tale perchè poi darli
tua
figlia, ò tua sorella per moglie ? Piace, & è
nza tenerlo per pazzo, & s’ è tale perchè poi darli tua figlia, ò
tua
sorella per moglie ? Piace, & è di molto dile
fio. Godi dunque felice un tanto onore, che’l mondo in premio de le
tue
fatiche lieto ti porge, e ne ringrazia il cielo ;
angiamo pur noi, amici miei. Jer. Ed io? Trig. Oibò, mangia tu la
tua
sibilla. Il ribattere le altrui parole è un art
onde sei (gli domanda) o tu che non sembri uomo del tutto? quale è la
tua
patria? che foggia di vestire adopri tu? che vive
mbina: Incolpa o misera fanciulla (dice a lei rivolto), incolpa della
tua
morte la spietata tua genitrice: mori . . . . Che
a fanciulla (dice a lei rivolto), incolpa della tua morte la spietata
tua
genitrice: mori . . . . Che veggio? La bambina è
pazzo, o scellerato, non voler tentare gli dei, se non vuoi vedere la
tua
malvagia generazione giustamente oppressa e incen
i dico. Pist. Perchè? Prom. Non nominarmi; me la pagherai, se per
tua
colpa sarò scoperto da Giove. Ma affinchè io poss
lo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole. Fa quel che fai ora delle
tue
salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, purchè
gevole. Fa quel che fai ora delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a
tua
posta, purchè abbi cura di cattivarti l’animo del
o, consultata la traduzione del Silandro: Se quando al dì la madre
tua
ti espose, Con questa legge tu fra noi venisti,
risposta di Curiazio, Je vous connois encore, & c’est ce qui me
tue
! ADDIZIONE III* Osservazioni sul Cinna.
troppo avvilito con dirgli: “tu faresti pietà anche a chi invidia la
tua
fortuna, Si je t’abbandonnois à ton peu de meri
più risplendente, ricevi i miei amplessi e dammi i tuoi, piegando le
tue
braccia, lontana ancora io sarò a te divota. O Pa
h’io ti riveggia? Deh che nuovi portenti? Sul mio primo apparire alle
tue
case Tu mi accogliesti appena Con un cotal sorris
ti riveggia? Deh che nuovi portenti? Sul mio primo apparire alle
tue
case Tu mi accogliesti appena Con un cotal so
va vita spingi Eroe che giacque in muto avel sepolto E nudo spirto di
tue
membra cingi (Cincinnato). Ed or per te rivive a
unita trarre i dì felici? No, caro padre (io ti dicea pendendo Da le
tue
guance ch’oggi ancora io tocco) Non fia mai ver c
La madre ha detto, ah figlia, ah madre sventurata per cagione della
tua
morte ; ed ella ripiglia, la medesima misura di
ride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! Mai più le vaghe
Tue
spaziose vie, Non calcherà il mio piè! Memorie am
Tu piangi? Prevedi il tuo destin. Perchè mai stringi L’imbelle madre
tua
e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin rifugg
igliosi morbi, Te col cor tutto riverente onoro. Quali sono or le
tue
risposte? e quali Ne l’avvenir saranno? Dinne
ta trarre i dî felici? No, caro padre (io ti dicea pendendo Da le
tue
guance ch’oggi ancora io tocco) Non fia mai ver
. La madre ha detto: ah figlia, ah madre sventurata per cagione della
tua
morte; ed ella ripiglia: la medesima misura di ve
strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe
Tue
spaziose vie Non calcherà il mio piè! Memorie a
piangi? Prevedi il tuo destin. Perchè mai stringi L’imbelle madre
tua
, e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin rif
l’insinuò di bruciarle, dicendo: questo Platone ha bisogno dell’opera
tua
, o Vulcano. Prima di dedicarsi dell’intutto all’e
pigramma del VI libro diceva a Luperco, Comœdi tres sunt, sed amat
tua
Paulla, Luperce, Quatuor. 62. Tra gli ese
così il Mercadet, e cosi ora l’Otello. ……………………….. …..mi recai nella
tua
genialissima Firenze, che io amo coll’anima d’un
lla risposta di Curiazio, Je vous connois encore, et c’est ce qui me
tue
. E chi oggi ignora i rari pregi del Cinna? Ampio
peu de merite, e dicendogli, tu faresti pietà anche a chi invidia la
tua
fortuna, se io ti abbandonassi al tuo demerito. I
? Per te, per te… tu la cagion tu sei D’ogni tormento mio! Qual fu la
tua
Facilità crudel! Dunque ha potuto In breve ora u
cia al ciel, cugina, che tu vegga Dal sincero amor mio rassicurata La
tua
felicità, giacchè vi prende Tanta parte il mio cu
one del Silandro così rechiamo in italiano: Se quando al dì la madre
tua
ti espose Con questa legge tu fra noi venisti, Ch
r ventura. Eugenio No, non sperar ch’ Eugenio sopravviva Alla perdita
tua
. Rachele Saprà Rachele, S’è ver che nel tuo petto
ta Già dal destino, o Pigliatutto, e sculta Ella è in eterno, la
tua
egregia scelta Che di lor mista nasce. Ecco spari
sparite A un tratto l’ Ombre e stritolati i marmi E uscita in luce la
tua
esimia prole. In fatti allo strepito di tuoni e
to, o figlia, a darti un nome per onorarti, e rendere a tutti nota la
tua
deità. Neonata ripiglia : In fin che saggi Saret
ta alla maniera Metastasiana così : Guarda pure, o questo o quello È
tua
prole, è sangue mio Tu nol sai, ma il so ben io,
esto presagio più che te stesso. Le dice al fine Non ti smarrir, son
tua
, voglio esser tua… Non so morire ? Atto II. Il r
che te stesso. Le dice al fine Non ti smarrir, son tua, voglio esser
tua
… Non so morire ? Atto II. Il re Edgar palesa ad
rte dicendo dispettosamente, Non mi seguir… Festeggia Nelle ricerche
tue
, sogna, vaneggia. Veramente quel festeggia nelle
ndi l’effigie Del caro sposo, Parlami… accennami, Che vuoi da me ? La
tua
di lagrime Bagnata Elvira, Di sangue a tingersi A
rimoso : ….. Io sarò intrepido, sarò forte contro all’invidia e alla
tua
inimicizia, e mi lagnerò sol quando mi farai vede
a più risplendente ricevi i miei amplessi, e dammi i tuoi piegando le
tue
braccia, lontana ancora io sarò a te divota. O Pa
sacro l’invidia de'pedanti lo fece, e lo consola l’eco possente della
tua
parola. Forse l’industre artefice di questa nova
d poenitendum properat, citò qui judicat. Amici vitia si feras, facis
tua
. Bis vincit qui se vincit in victoria. Citò ignom
pœnitendum properat, citò qui judicat. Amici vitia si feras, facis
tua
. Bis vincit qui se vincit in victoria. Citò i
, e peggio ? & poi nel fine dopo mille ingiurie ti convenga darli
tua
figliuola per moglie ? Vn’altra spetie Gratianato
io : Godi dunque felice un tanto honore, che 'l mondo in premio delle
tue
fatiche lieto ti porge, e ne ringrazia il Cielo :
rtenti è meraviglia vaga il tuo furor, ch’ ogni pensiero accheta ; la
tua
follia, ch’ ogni desire appaga. Ripetutasi la co
nga e ti perdoni. Alv. Ch’io ti compianga e ti perdoni.Ah figlio, La
tua
virtude al tuo coraggio è pari! Alz. Qual cangiam
per le mie fierezze, Pel maritaggio mio. La moribonda Mia man fralle
tue
braccia or la ripone. Vivete senza odiarmi. La S
nobiltà, dove la voce dell’orgoglio copre la voce del sangue, dove la
tua
fiamma è un delitto, e la mia un’ingiuria? Ecco i
er questa destra, Per l’indole gentil, per quel bel cuore, Per la
tua
fe, per questa istessa, Panfilo, Derelitta fanc
Ti chiamerai, chiedendo in grazia ancora Un supplicio che lavi ogni
tua
colpa. Fed. Ribalda, indegna! Or sì conosco ben
dire, Di alcun cercasti acciochè mel dicesse? E in mezzo a queste
tue
tante incertezze Eccoti dieci mesi già passati:
epigramma del 6 libro diceva a Luperoo, Comoedi tres sunt, sed amat
tua
Palla, Luperce, Quatuor. a. Vitruvio lib. VII
sfatti ambidua! Ecco che ti son tolta a gran furore, E non son or più
tua
. Ben tendo a te le braccia, ma non vale, Che indi
ti ambidua! Ecco che ti son tolta a gran furore, E non son or più
tua
. Ben tendo a te le braccia, ma non vale, Che
on pretendi Tiranno Amor? Vuoi, che al potere Delle
tue
frodi Ceda il sapere, Ceda il val
ecidere, illustre Metastasio! onor d’una nazione, che t’adorava nella
tua
vecchiaia dopo averti abbandonato nella tua giovi
ione, che t’adorava nella tua vecchiaia dopo averti abbandonato nella
tua
giovinezza, e che vide con giubbilo premiati in u
eh per questa destra, Per l’indole gentil, per quel bel cuore, Per la
tua
fe, per questa istessa, Panfilo, Derelitta fanciu
o Ti chiamerai, chiedendo in grazia ancora Un supplicio che lavi ogni
tua
colpa. Fed. Ribalda, indegna! Or sì conosco bene
sti dire, Di alcun cercasti acciochè mel dicesse? E in mezzo a queste
tue
tante incertezze Eccoti dieci mesi già passati! C
l, m’impone Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ah figlio, La
tua
virtude al tuo coraggio è pari. Alz. Qual cangi
le mie fierezze, Pel maritaggio mio. La moribonda Mia man fralle
tue
braccia or la ripone, Vivete senza odiarmi. L
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