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1 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO IV » pp. 55-66
auriti armenti Degenere non segui, e lasci il prato, E in tondere ti perdi irsuti dumi? Oh come, o ninfe, per le min
ar le voci Vedi l’onde, Cimeta, ecco gli scogli . . . No? per dio ti avvedrai, s’io dormo, o selci Mancano in queste
Caparbio! in ver non sei da te diverso. Il favor del padron gonfio ti rende; Perchè ti liscia, ti vezzeggia, e pettin
on sei da te diverso. Il favor del padron gonfio ti rende; Perchè ti liscia, ti vezzeggia, e pettina, Perchè di prop
e diverso. Il favor del padron gonfio ti rende; Perchè ti liscia, ti vezzeggia, e pettina, Perchè di propria man ti
Perchè ti liscia, ti vezzeggia, e pettina, Perchè di propria man ti lava al fonte. Ma via, se punto hai di pudor, d
  Di sì spietato mostro a l’ira espone?   O Bacco, o dolce nume, ove ti aggiri?   In qual valle satollo il fianco adagi
sso dal carolare? Il tuo corteggio   Certo obbliasti, e già dal cuor ti cadde,   Se del crudo al furor tal l’abbandoni,
Reliquie, amate ceneri d’Oreste; Tal, germano, a me riedi, e tal ti veggio? Tolto a le insidie del paterno tetto
nsidie del paterno tetto Per me tu fosti, e vigoroso e forte Fuor ti mandai, polve or quì torni ed ombra! Chè non mo
e rive Varchi non pianto! Oh mal vegliate notti, Oh cure vane! Io ti educai più pronta, Gelosa più di chi suggesti i
pronta, Gelosa più di chi suggesti il latte; Non che germana, io ti fui balia e madre. Or sì bei nomi un giorno sol
ongola di gioja La madre, ah non mai madre! al fin sicura, Nè più ti teme. Ah vindice io sperai Che venir tu dovessi
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 565-567
ragione che le nove muse vengano di persona a salutarti, perchè elle ti mandano la Rosina Taddei loro amica e compagna. N
E sorgi, al fratel mio dicean concordi ; Dio nella nostra la sua man ti porge ; e i sensi, che all’udir pareano sordi, sc
sti fra tanto amore. Deh ! Non sparger d’oblio sì dolce idea, fin che ti basti la novella vita : Dal giusto Dio che suscit
icati i frutti dall’arche d’oro. E poichè immenso don di sua pietade ti pose il fido Beniamin d’appresso, che, conforto a
uoi mali, or la metade è di te stesso ; appena il potrai tu, fa ch'ei ti guidi al tempio di Maria, madre di Cristo, se del
ti guidi al tempio di Maria, madre di Cristo, se delle offese membra ti confidi riaver l’acquisto ; e udrem, nuovo miraco
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1016-
amicizia, anche se rara e quasi favolosa come fu quella che tra molte ti sapesti meritare, tu muori, o amico, con l’amarez
. tre belle cose di cui tutti parlano senza mai intendervi nulla. Non ti lascio sotto silenzio li maccaroni, specialità un
timologia greca Μαχαρ, che vuol dire felice, beato, carissimo ; e non ti taccio che conto pure sopra una mezza dozzina di
ò mancare, perchè conseguenza dell’atmosfera tiepida calma serena che ti circonda e che ti rende amabile (vedi difficoltà 
conseguenza dell’atmosfera tiepida calma serena che ti circonda e che ti rende amabile (vedi difficoltà !!), contento, fel
i suoi « Fiori fronde erbe antri onde ombre auri soavi » fra le quali ti mando a prender fresco e ti saluto e ti salutiamo
ntri onde ombre auri soavi » fra le quali ti mando a prender fresco e ti saluto e ti salutiamo, vi salutiamo e sono l’amic
bre auri soavi » fra le quali ti mando a prender fresco e ti saluto e ti salutiamo, vi salutiamo e sono l’amico MENICO. A
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 216-226
il romito favellìo d’una fronda o d’una stella ? Perchè talvolta chi ti siede accanto chinar ti mira tra le palme il viso
fronda o d’una stella ? Perchè talvolta chi ti siede accanto chinar ti mira tra le palme il viso, poi sollevarlo con un
i. Eppur…. chi lieta non dovria chiamarti ? La serena speranza al cor ti serra, e tu di terra trapassando in terra col pla
tu di terra trapassando in terra col plauso arrivi, e insiem con lui ti parti ; memore sempre d’onde nata sei, la polve t
lidi materni, amati or più che mai ! Povera Adelia ! E in un pensier ti vola l’anima lagrimosa ai patrj flutti, e sempre
e vien dai consanguinei tetti ! Cessa, Adelia, dal piangere ! Perenne ti porgerà la tua virtù conforto. Pensar tu dèi che
ti, e ch’io li parli teco ! Credi : nè reo nè ingeneroso io sono Qual ti fui detto dal frequente vulgo, Misero d’opre e d’
to di vita, Una fiera allegrezza ; e con la muta Ala del desiderio io ti deposi Lagrimando sull’omero la fronte E ti parla
muta Ala del desiderio io ti deposi Lagrimando sull’omero la fronte E ti parlai così : Misterïoso È veramente de’mortali
sì : Misterïoso È veramente de’mortali il Fato. O Adelia ! appena io ti conobbi, e sento Che potrei con l’ardente anima a
he potrei con l’ardente anima amarti ! Odi in silenzio, e oblia ! Sol ti rivenga Qualche volta al pensier, quando t’ascolt
’44 con questi nobili versi a difender la povera vilipesa : Lascia —  ti disse il Genio —  le neghittose torme ; vieni, sa
l vertice dove il valor non dorme, dove la sacra attingere favilla io ti farò ! Vieni più cara a rendere al cuor dell’uom
vizio le turpi forme ignude : nell’alta impresa e nobile compagno io ti sarò. In vano Giovanni Prati la circuiva con par
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342
venire nella Compagnia di X ? Sei un briccone : e il Dio della scena ti punirà d’aver disertato la bandiera di monsignor
lla comminatoria che se me ne riparla lo morsico. Se i dilettanti non ti afferrano come un Messia del cielo io li compiang
del cielo io li compiango. Dove vogliono trovare un infaticabile che ti valga ? Quando tu convertirai la tua lupa, la tua
 ! Forse farà ombra a Milano il tuo essere da Bergamo : ma Domeniconi ti ha tanto navigato che della natura prima non ti d
rgamo : ma Domeniconi ti ha tanto navigato che della natura prima non ti deve esser rimasto neppur l’odore. Se sei d’un pa
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 195-196
ena. Se di perir non brami in fiero ardore fuggi, fuggi mio core, nè ti fidar del finto nome, o stolto ; ma credi agli oc
za mai con Bagolin mio bell, ballar, tirarghe dentro, provandome con ti  ; e per compir el ballo vogio sul fallo far compa
darghe un gratton. Bagolino No sastu donca, cruda, se cotto son per ti , e za mai nol se muda pensier notte, nè dì, anzi
occon ; che dospuò te prometto con un balletto farte veder robba, che ti dirà dal gran stupor, viva el mio Bagolin, viva e
7 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO II. Pastorali Italiane del XVII secolo. » pp. 274-291
inta Clori gentilmente si lagna della freddezza di lei: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh che nuovi portenti? Sul mio primo a
o. Indi con fioca voce Non so se pur dicesti, Ben venga Clori. Io non ti udii già dir come solevi, Cloride vita mia. Poi t
enga Clori. Io non ti udii già dir come solevi, Cloride vita mia. Poi ti se’ data a gir d’intorno errando Torbida e lagrim
mia. Poi ti se’ data a gir d’intorno errando Torbida e lagrimosa. Io ti seguo, e tu fuggi: Io ti parlo, e tu taci: Io ti
ir d’intorno errando Torbida e lagrimosa. Io ti seguo, e tu fuggi: Io ti parlo, e tu taci: Io ti miro, e tu piangi: Sì m’o
bida e lagrimosa. Io ti seguo, e tu fuggi: Io ti parlo, e tu taci: Io ti miro, e tu piangi: Sì m’odii forse? o ingrata ecc
de: Per me non v’è conforto Per te non v’è tormento, Che qual tu pur ti se’ perfido e crudo, E forza, oimè! ch’io t’ami;
ch’io t’ami; Io t’amo, e se per altro Non t’è caro il mio amor, caro ti sia Perchè il mio amor sarà la morte mia. O Tirsi
nza languidezza veruna. Sei pur bella, o natura, quando i pedanti non ti rassettano! Altre pastorali potrebbero mentovarsi
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 945-946
? Ti veggio del secolo superbo e de’ suoi mali ignara giovinetta – io ti conosco alla modesta ilarità che spira dagli atti
vai risvegliando ! – Oh come al giovanile desìo dài legge ed arbitra ti rendi dello spirto indomato ! – Il tuo sorriso no
e vita, interpetre del vero. – O del Coturno gloria e del Socco, onde ti guarda e freme l’emula Francia a noi rivale etern
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 745-749
di una mal fatta virgola l’alte minacce e i crociti…. Bisticcio. Tu ti picchi ? Anch’io mi picco alla tua picca, se hai
icca, se hai la pecca di aver pacche, non t’appicco, ma non pecco, se ti spicco e spacco il capo cupo, e dò alla parca un
ant’ossa porti io spezzoti. Bisticcio. Se la rabbia, fa ch’io rebbi, ti do un rubbio di rebbiate, ma se busso prendo un b
nell’ abisso a suon di basso e busse. Io non beffo, goffo, buffo, se ti azzuffo per il ciuffo presso al baffo, quel tuo c
presso al baffo, quel tuo ceffo t’abbaruffo, e per caffo nel rabbuffo ti do il tuffo. Scivoli. Ebben, finiamla e subito ;
n matto nè vo in letto finchè a lutto non fai motto ; tu mi batti, io ti ribatto, e in baratto di tua botta, io ti butto g
fai motto ; tu mi batti, io ti ribatto, e in baratto di tua botta, io ti butto giù in un botto ; se sei dotto, io sono add
10 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO II. Pastorali Italiane. » pp. 131-143
ta Clori gentilmente si lagna della di lei freddezza: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh che nuovi portenti? Sul mio pri
Clori. Io non t’udii già dir come solevi, Cloride vita mia. Poi ti se’ data a gir d’intorno errando Torbida e lagr
Poi ti se’ data a gir d’intorno errando Torbida e lagrimosa. Io ti seguo, e tu fuggi: Io ti parlo, e tu taci: Io
ntorno errando Torbida e lagrimosa. Io ti seguo, e tu fuggi: Io ti parlo, e tu taci: Io ti miro, e tu piangi: Sì
lagrimosa. Io ti seguo, e tu fuggi: Io ti parlo, e tu taci: Io ti miro, e tu piangi: Sì m’odii forse? o ingrata e
Per me non v’è conforto, Per te non v’è tormento, Che qual tu pur ti se’ perfido e crudo, E’ forza, oimè, ch’io t’am
io t’ami; Io t’amo, e se per altro Non t’è caro il mio amor, caro ti sia Perchè il mio amor sarà la morte mia. O T
e nè turgidezza veruna. Sei pur bella, o natura, quando i pedanti non ti rassettano! Altre pastorali potrebbero mentovarsi
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 183
stumi, e industri amori rendono a' cenni tuoi l’anime amanti. Spettro ti fingi, eppur chi t’ode e mira ti giura Angel Cele
' cenni tuoi l’anime amanti. Spettro ti fingi, eppur chi t’ode e mira ti giura Angel Celeste ai gesti e al viso, e all’alt
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 363
a tua vita | la tua figlia adelaide | che amavi tanto e che sì presto ti ha perduto | questo monumento | debole segno d’in
in morte ; io con lagrime e fior vuo' darti addio fino a quel di che ti rivegga in Dio.
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
: Ti ringrazio, o mio buon Moncalvo, lume e splendore dei Meneghini, ti ringrazio dell’oblio che spargi sulle mie pene, d
renità che trasfondi nel mio cuore. O sia che servitore in Venezia tu ti accinga al servizio di due padroni, o sia che bar
i essere Meneghini ! Nè fu colpa del destino, ma fu tua scelta, se tu ti aggiri nei trivii di Milano, anzi che aggirarti n
sorridere la platea ; e se avverrà (ah ! mai non avvenga !) che l’oro ti dichiari la guerra, tu allora, novello stoico, ap
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 566-567
isse una sera – l’altra volta si fece per chiasso, ma questa volta se ti mando via ’un ti ripiglio più. » E un’altra, allu
’altra volta si fece per chiasso, ma questa volta se ti mando via ’un ti ripiglio più. » E un’altra, alludendo alla minacc
lla minaccia di abolire lo Statuto : « Poldino, apri le Camere, se no ti finisce male. » E infinite della stessa risma. Bu
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467
mme qualche concetto, quà senza scaldaletto, che a sta foza vedrò, se ti xe instrutto, e fa saltar la rana sora el tutto.
è concesso l’uscirne fuor da questi ombrosi mirti, ecco Sivel, che da ti vien adesso, che in paese me chiama de Muzzina la
no e Brighella insieme O Zagno avventurado, se vede, che in effetto ti ha inclinazion ne l’esser fortunando, perchè a la
in effetto ti ha inclinazion ne l’esser fortunando, perchè a la prima ti ghe intrà in concetto, e nu grami meschini sfadig
mia paterna, va pur felice, e ’n su le scene intanto cerca lassar de ti memoria eterna. No te metter paura, che questa xe
a xe segura, vera occasion da immortalarte giusto, se a tanta Nobiltà ti sa dar gusto. La parte parlata nelle commedie de
i te l’ho volud mostra Ol me sangu col parentà Perchè son innamorà Ma ti soni la sordina. Bona sera o Bertolina. (Manca un
arda me doncha se sun Dun terribel parentà Et se merit d’esser ama Da ti cagna patterina. Bona sera o Bertolina. Oltra que
troja, e un porchet Una piegora, e un multu Non è par al tu zanul Che ti vol ben cara manina. Bona sera o Bertolina. Perch
Bertolina. Perchè vegh che tro al bordel Tut ol me rasonament Che t’e ti che un mat ceruel Com s’è vist in tra la gent Dun
q à voi fa testament Perche a vegh che ho a morì Solament per amar de ti Marioletta frasarina (o frascarina ?) Bona sera o
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 303-304
vide l’aspro tuo tormento. Di pianto scorre la perenne stilla, se mai ti cruccia il sen crudo lamento l’alma d’ognun ilari
, quando prova il tuo cor gioja e contento. La Cantrice di Grecia ora ti vedo pinger con retta veritade tanto, che d’esser
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 35-37
re, che non voglio leuarmi. Gra. A son masculin, e no famulin, & ti no nie in casa, ne in tal lett es t’auuri i occhi
amp; ti no nie in casa, ne in tal lett es t’auuri i occhi t vedrrà se ti no srà orb, dim vn poc, mat purta qle rob, cha t’
l messo, che mi fù portato dalla lettera, dicea cosi. Per vn presente ti lauerai il viso, come voglio, che tu pigli co tre
ra. Gra. Ti n’ sa liezer, lassa far à mi, da qui che te m’hà srui in ti garit ; la dis qsi ascolta quest è al suzett, al
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 516-517
nno al merito tuo condegno onore, maraviglia mi fa, mi fa stupore che ti lodino ancora i tuoi nemici. Ti basta ? Vuoi di
? Umile non rispondi ? E ben, decido come m’inspira il ciel. Tu ognor ti fai onor d’Italia, e dell’Adriaco Lido. E se con
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553
erto una meraviglia del genere. Lucido. Deh, Ninfa, non fuggir, ti prego : ascoltami, ch’io non son drago, nè lupo c
idia. Che vuoi da me ? Già te l’ho detto, insipido, che d’altra ninfa ti procacci. Intendimi, nè più sopra di me tua mente
nfa bellissima. Se cerchi con mia morte farti gloria, t’inganni. Anzi ti fia di maggior biasimo ; chè ognun dirà : Oh Lidi
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 246-248
brillante, lo fazo mi ; se ghe xe un sbrufarisi (parte inconcludente) ti lo farà ti !!! »
lo fazo mi ; se ghe xe un sbrufarisi (parte inconcludente) ti lo farà ti  !!! »
21 (1715) Della tragedia antica e moderna
o che, quantunque dentro respinto dall’onestà tua, non è però che non ti appaia negli occhi ed ora ancor maggiormente che
omodi del viaggio fra le nausee e gli scotimenti del mare; ma, poiché ti sei dato a spiare il mio interno, io te l’apro be
ella Locuzion de’ poeti e tre de’ Poeti medesimi, il ridere nondimeno ti sia permesso per l’amore di quella verità che tu
io destino non mi trascinasse inevitabilmente alla fossa. [1.31ED] Io ti giuro che più d’una volta ho pianto amaramente il
eccoti già nella curiosità d’intendere quel che io ne giudichi, però ti prego a non curarti del mio giudicio, ma di quell
Vengo sino ad inventarmi un miracolo per lodarli. [1.45ED] Ma perché ti sei posta tu la parrucca se cotesta, a’ tempi che
cibo, e le zuppe franzesi e i lusinghieri ragù e i teneri arrosti non ti spiaceranno, tanto più che vedo pochissima differ
ltro che poche sessioni si richiederebbono al nostro ragionamento, né ti credo lontano dal concedermi quanto in simil mate
lungo tratto de’ secoli è in colpa. — [1.76ED] — Ma — ripigliai io — ti si conceda quanto tu dici sopra il valore de’ tuo
a, so che avrei molto che dire; e so che se tu hai veduto Apelle, non ti rammaricherai più che tanto che le sue pitture no
pittura e l’architettura, così ancor lo fosse la poesia. [1.80ED] Io ti proverò bene l’imperfezion delle prime colle impe
tarle? [1.82ED] Non troviamo in tutto perfetto il tuo Omero; e se ciò ti parrà nostra colpa, rispondi al Tassoni e mi quie
la disprezzano. [1.92ED] Ti dei ricordare averti io poco fa detto che ti conosceva: questa almeno non è un’impostura. [1.9
ra. [1.93ED] Dal ritratto che sta intagliato in fronte dell’opere tue ti ravvisai, ti conobbi nell’alma città di Roma e in
Dal ritratto che sta intagliato in fronte dell’opere tue ti ravvisai, ti conobbi nell’alma città di Roma e in una certa co
otto questa parrucca, che mi ha non so se abbigliato o più deformato, ti sovviene di questa figura che pur dovrebbe essert
ra dell’Ifigenia in Tauris che almeno per metà è bellissima, e che tu ti sei ingegnato d’imitare e di compiere nella tua t
42ED] Dissi che senza questa agnizione può sussistere la tragedia, ma ti confido due sorte di agnizioni, senza una almen d
acconti dell’esser tuo, ma non posso già ingannarmi nel crederti qual ti conosco, uomo di molta erudizione e dottrina, e p
o di molta erudizione e dottrina, e però nel viaggio che far ci resta ti prego a continuarmi la conversazione e la confide
iti a nozze — dicea il contraffatto — invitandomi a simil discorso, e ti prometto di parlare con quella chiarezza colla qu
e disprezzarmi. [1.153ED] Ma già tu vedi che alla buona cena di poppa ti aspettano i cavalieri; e chi son que’ due che ti
buona cena di poppa ti aspettano i cavalieri; e chi son que’ due che ti accennaro? — [1.154ED] Così egli; ed io: [1.155E
galea la distanza dal luogo della rappresentazione ad Eubea, ed egli ti dirà quanti giorni egli è uopo spendere in tal vi
farti intendere come io concepisca questa unità, è necessario che io ti parli ancora della perfezione che io stimai conve
ne’ miei precetti della tragedia. [2.40ED] Nondimeno, come filosofo, ti confesso che non ho affatto da me sradicato il vi
gedia è perfetta quanto più d’aiuti esterni abbisogna. [2.56ED] Ed io ti replico che questa è una di quelle perfezioni chi
lle scene; e questo pure non è sempre vero e con gli esempi alla mano ti farò vedere il contrario, non volend’io che tu st
ima che lo spettatore s’accorga dell’intenzion di mutare. [2.69ED] Tu ti sei trovato a quei rozzi tempi ne’ quali la scena
o in quel libro di sua Poetica che per lui s’intitola Istorico, a cui ti riporto per ciò che riguarda le macchine dell’ant
io voluto che ad Alessandro si rappresenti. [2.118ED] Quattro esempli ti ho recati: due sono del tuo Sofocle e due del tuo
an per costume di ridersi di tutto quello ch’essi non fanno se tu non ti metti dal loro partito, che allora comincerò a cr
della verità quando per Aristotile venga abbracciato. — [3.29ED] — Io ti ricordo — replicò il vecchio — che nacqui greco e
? [3.40ED] Tu che hai lette le belle opere del Cornelio e del Racine, ti sarai sentito muovere a tenerezza dall’espression
lipso in Omero, fonti inesiccabili di tenerezze amorose, ma parrà che ti si mostrino i fonti per farti crescer la sete, no
ito, e di venerabile me lo fa comparir in scena ridevole. [3.73ED] Tu ti torci, ma abbi pazienza; io dico male de’ miei Gr
par di te e più di te. [3.74ED] Tu pure mi hai morsicato e per questo ti son meno amico? Non ti costringo già ad odiare la
[3.74ED] Tu pure mi hai morsicato e per questo ti son meno amico? Non ti costringo già ad odiare la verità per amar troppo
per amar troppo Aristotile. [3.75ED] Con questa piccola protestuccia ti dirò ancor qualche cosa sopra la Fedra dello stes
r questa tua condotta ne’ quattro drammi accennati hai tu sentito che ti si facciano le fischiate? [3.86ED] Ma nella Perse
o’ che tu creda alla mia parola, perché ritorceresti contro di me che ti parlo la mia sentenza; diresti almen fra te stess
ella commedia, e assaggiate che avrai queste due, nel seguente giorno ti porterai al Palagio reale, abitazione di monsieur
la Dio mercé, mi son trovato con le orecchie tese a questa tragedia, ti assicuro che ho benissimo distinto le rime e che
simo. [4.64ED] E se mai tu mi negassi da accorto loico l’antecedente, ti convincerò con l’esempio sopraccennato, a cui non
anto solleticavami il mio ragionare, perché soggiunsi: [4.82ED] — Io ti prometto, Aristotile, di affatto disdirmi in tutt
iuttosto che l’alternato si debba scegliere, quando altra ragione non ti sovvenga per sostenere il mio impegno; e però in
ED] — Se ben tu mi chiami a palesar con franchezza il mio sentimento, ti dorrebbe però (lo conosco) che fosse contrario a
e mi fan gustare anche in udendo il diletto dell’armonia. [4.97ED] Né ti dia che pensare la nausea che dal troppo dolce su
versi, scritti l’uno dirimpetto all’altro, preso l’avrebbero e allora ti saresti sentito opporre esserti tu servito di un
io palese di questa rima. — [4.106ED] — Io — replicava l’Impostore — ti ho detto altre volte che l’imitazione perché dile
alle rime che troppo mettono in vista l’affettazione. [4.117ED] A ciò ti rispondo che sbagli se credi che l’ascoltante con
o assiso allo spettacolo della tragedia. [4.120ED] Questa meditazione ti arriverà forse nuova, ma mi glorio che quanto più
sconcerto e lo strepito in qualità d’armonia. [4.136ED] E in tal caso ti consiglierei per bene delle tue spalle a prendert
7ED] Cosi han fatto i poeti italiani per assicurarsi le spalle che tu ti vedi già minacciate per aver voluto quel che sin
nte determinazione del dattilo. [4.143ED] Ne’ versi tronchi pur anche ti vo’ accordare non so che di armonico innato; ma q
Carselini, ne’ quali due libri vedrai chiaramente la verità di quanto ti espongo. [4.148ED] Di questa natura per lo più so
arsi. — [5.97ED] Allora Aristotile: [5.98ED] — Giacché tu vuoi ch’io ti dia qualche regola per un componimento che per pi
e filosofo. [5.99ED] Ed eccomi a soddisfarti. [5.100ED] Se dunque mai ti si attraversasse nel capo la ridevol follia di ac
a o sia condizione rilevantissima ho riservata nell’ultimo, acciocché ti resti più impressa nella memoria. [5.103ED] Siati
tirai, potresti far credere di voler esporre al popolo una tragedia e ti faresti debitor follemente di quelle regole che i
o il verisimile negli accidenti, ma questo diletto tuo verisimile non ti sia tanto caro che più non sialo il mirabile. [5.
volentieri. [5.119ED] Ben è però vero che per amore della repubblica ti dee piacer l’onestà: con questa l’affetto amoroso
tino e non distruggano l’intenzione del compositor della musica; però ti esorto, avanti di tagliar in scene il panno degli
mento non aspettato dagli uditori. [5.129ED] Con questa distribuzione ti fo sicurtà per la felice riuscita dell’opera e pi
stribuzione ti fo sicurtà per la felice riuscita dell’opera e più non ti rimarrà che il mettere in versi il tuo dramma. [5
per lo più la figura apostrofe è l’anima loro. [5.143ED] Ma di queste ti varrai parcamente. [5.144ED] Con la medesima caut
Già la tromba Là dal lido Ne rimbomba: al mare, al mare. [5.161] Ma ti sia ben a cuore che in ciaschedun’aria vi sia l’i
eati di misure sì sconcertate e sì incapaci di buona armonia, che non ti consiglio adoperare! [5.173ED] Questi metri saran
bilità, massime se lo farai sdrucciolare sino alla cadenza che sempre ti esorto ad appianare o a troncare, come sarebbe:
n ribrezzo, onde schifa, e delicata donzella lo sputa. [5.182ED] Però ti replico, che le costruzioni si vogliono agevoli;
gge de’ verseggiatori servili, vorrai che chi legge il tuo melodramma ti riconosca ancor per poeta, fatti onore nel recita
più ne vorrai, non sperarle senza contrasto, inimicizia e ripulsa; e ti basti che le altre si possano non abborrire per l
le tempie con soprani e contralti rimproveri. [5.190ED] Il meglio che ti possa accadere sarà il ridurli a capitolare che t
0ED] Il meglio che ti possa accadere sarà il ridurli a capitolare che ti si permetta lo stirare su quelle note parole men
193ED] Dei conservare ancora gli accenti, altrimenti le brevi sillabe ti pronunzieran lunghe e lunghe le brevi. [5.194ED]
la natura che l’imitarla. [5.202ED] Tu nondimeno, se vuoi vivere, non ti lasciar uscir di bocca che sia più difficile il c
amo non confrontano perfettamente con l’idea che ne dai. [5.211ED] Io ti replico che nessun’arte arriverà mai all’idea, es
; siccome ho detto altre volte. [5.212ED] Tu lo vedi nell’idea che io ti ho suggerita del melodramma. [5.213ED] Pare a te
a del melodramma. [5.213ED] Pare a te che con tutte le cautele che io ti ho prescritte e che secondo la ragione melodramma
to, che pure t’imparadisa animato da quelle note, fuori di quelle non ti sconcerta se scoppia? [5.224ED] E non muore affat
o del suo naturale, ma dell’altrui. [5.230ED] Ed ecco il modo che non ti spiaccia più che tanto la poesia melodrammatica,
ti i vascelli, le galee, le feluche, con forse maggior delizia che se ti trovassi presente a que’ luoghi, perché così impi
zione di luogo. [6.21ED] Tu mi troverai pronto a sodisfarti su quanto ti verrà talento di chiedermi; e poiché ti sei trova
pronto a sodisfarti su quanto ti verrà talento di chiedermi; e poiché ti sei trovato alla tragedia e alla commedia franzes
aio di Modena, Muratori; e però su questo, prima che io passi avanti, ti prego a sinceramente instruirmi. — [6.28ED] — Di
il verso greco ed il latino co’ versi franzesi e con gl’italiani, già ti ho mostrato che i nostri metri son più colanti e
uovere gli affetti, si accresce notabilmente con quella musica di cui ti ho parlato a principio. [6.44ED] E per spiegarmi
ti ho parlato a principio. [6.44ED] E per spiegarmi più chiaramente, ti sia noto numerar noi tre sorte di musica, l’una n
he i vostri Franzesi chiamano declamazione, la qual da qui avanti non ti parrà più così strana come forse ti è parsa a pri
azione, la qual da qui avanti non ti parrà più così strana come forse ti è parsa a principio. [6.48ED] L’altra sorta di mu
cché nulla ben si paragona a sé stesso. [6.59ED] Se ciò per anche non ti bastasse, passa al capitolo susseguente e trovera
Franzesi non possono tacciarti di adulatore!, ma né meno ameresti che ti tacciassero di satirico, e però esaminiamo la cos
e, come di parlare, trovo in tutte tre i loro vizi e le loro virtù, e ti vo’ dar gusto con sentenziare che l’italiano va a
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 668
avvien che in te vegga e ch'in te miri e prede e furti, ond’ogni cor ti cole, qualora in me tra lascivette fole, i lumi s
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
di, Merti cinte d’alloro aver le chiome. Un mostro di virtù fan ch’io ti nome I rari pregi che in te nutri e chiudi. S’ogg
24 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO IV. LIBRO V » pp. 67-93
ascolta soltanto attentamente ciò che son per rivelarti. “Aml. Parla: ti prometto ogni attenzione. “Mort. Ascoltato che mi
letto dell’infamia e dell’incesto. Avverti però di qualunque modo tu ti accinga all’impresa a non macchiar l’anima con un
iel piacesse che così non fosse. Ah! sete mia Madre. “Reg. E bene, io ti porrò alla presenza di chi ti faccia parlare con
e. Ah! sete mia Madre. “Reg. E bene, io ti porrò alla presenza di chi ti faccia parlare con più senno. “Aml. Venite, sedet
i con tanta diligenza come se fuggissi dalla morte. Saprai arcani che ti renderanno attonito. Gli stessi che ti hanno cons
dalla morte. Saprai arcani che ti renderanno attonito. Gli stessi che ti hanno consegnata la lettera, ti condurranno da me
i renderanno attonito. Gli stessi che ti hanno consegnata la lettera, ti condurranno da me. Guildenstern, e Rosencrantz ha
e morendo dice che il traditore è presente. “Tu sei morto, Amlet, non ti resta che mezz’ora di vita; la punta del ferro ch
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402
lla nuova compagnia propostati o che tu hai voluto scherzare……………. …. ti rammento ancora che per ora dalla sopraintendenza
le il Monti torna alla carica dicendo : ………………………………….. Ecco ciò che ti offro : Posto assoluto di Iª donna – onorario ann
oi essere la prima attrice di codesta Compagnia ; sai quanto i Romani ti amano, ed apprezzano il tuo merito singolare…. ….
hino il capo alle circostanze : fa ciò che credi, quello che il cuore ti detta. Solo ti prego, qualora nel venturo maggio
le circostanze : fa ciò che credi, quello che il cuore ti detta. Solo ti prego, qualora nel venturo maggio tu ti decidessi
o che il cuore ti detta. Solo ti prego, qualora nel venturo maggio tu ti decidessi a rimanere nell’arte pel bene della med
rmine ! Mia cara Amalia, soccorri all’amica, acconsenti a tutto ed io ti adorerò come una santa, ed infatti tu saresti una
come una santa, ed infatti tu saresti una santa per me e quest’ opera ti frutterà mille benedizioni ed ogni felicità. – È
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 181
or severo, labro gentile, e fronte maestosa. Ma l’arte, che su i cuor ti dà l’impero, e quei modi, con cui tratti animosa
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 533-536
sonare perfettamente dà motivo al presente sonetto : Qualor spirto ti fingi in vari manti Mostri in più forme Eularia i
laria il tuo valore Poichè Proteo gentil con tuo' sembianti De'Teatri ti fai gloria maggiore. Prode fra l’armi allor ogn’
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415
anza, al s’espon al pericol d’ì sassà del popol. A voi mi pertant che ti set l’Asen, ma col cavezon meæ disciplinæ. El por
ces. El Boja, ma pratic, che te possa jugulare ignorantiam. Perchè de ti non se possa dir : Asinus ad liram, Porcus ad gla
pubblic par struzer l’ignuranza, avend’i applaus d’i ragazz : e così ti sarat l’Asen d’or d’Apulei, ch’ l’era Asen, ma fi
di Tedesc, che avend tajà più melone, al divien cavalier. In sto mod, ti t’ sarà l’Asen, al Porc, al Papagal, al Boja, e m
quale possa trattare senza sdegno, con uno, che essendo tu Pantalone ti dica. Piantalimon, Petulon, Pultrunzon, e peggio 
etulon, Pultrunzon, e peggio ? & poi nel fine dopo mille ingiurie ti convenga darli tua figliuola per moglie ? Vn’altr
29 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170
o Gellio: Senza andare in collera, dimmi di grazia, Filemone, quando ti senti proclamar mio vincitore, non arrossisci? F
del Silandro così rechiamo in italiano: Se quando al dì la madre tua ti espose Con questa legge tu fra noi venisti, Che a
l mondo: Se tal felicità propizio un nume A te promise, a gran ragion ti sdegni: Poichè la fe che ti giurò non serba. Ma s
pizio un nume A te promise, a gran ragion ti sdegni: Poichè la fe che ti giurò non serba. Ma se alla stessa legge, a cui s
poi ne di tant’alto al fin cadesti, Ne de’ mali è il maggior quel che ti avvenne. Or come saggio, se a’ capricci esposto D
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
ale disimpegnava le parti di primo attore giovine e primo amoroso : e ti posso assicurare che era un bravo giovinotto, pie
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 238
e (invano, s’intende) il proprio nome accompagnato dalle parole « non ti scordar di me. » Scrisse con entusiasmo pel Fortu
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 671
l ruota l’eternità ne’giri suoi predice ; e neppur una (ohimè) sperar ti lice dal tuo lungo girar un’ora immota. Col rostr
33 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
iuno più riempie; là dove se altro moderno poeta, e grande ancora, tu ti finga di non avere esistito, nulla sentirai manca
scoltar le opere maestrevoli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti si empiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il
rante, Jommelli, Pergolese. Se ti si empiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commuovi, ti agiti,
ti si empiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commuovi, ti agiti, e ti senti ne’ tuoi trasporti
o gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commuovi, ti agiti, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere, s
di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commuovi, ti agiti, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere, suffocare; pr
scalderà il tuo; col suo esempio tu saprai creare; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto, che ti avranno fa
rai creare; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto, che ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le gr
are i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici di questa grand’arte ti lasciano in calma, se non hai nè delirio nè trasp
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 656-657
trano ai guardi alteri, agli atti esperti, ch’esser dovresti tal qual ti dipingi. Stringer con quella mano, onde tu string
35 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
a: Mis. Merita, io questo so, la poverina, Panfilo, che di lei tu ti sovvenga. Pan. Ch’io di lei mi sovvenga? Ah in
Per la tua fe, per questa istessa, Panfilo, Derelitta fanciulla, io ti scongiuro; Deh non l’abbandonar, se qual fratel
io ti scongiuro; Deh non l’abbandonar, se qual fratello Sempre io ti ami, s’ella te solo apprezza, Per te respira, a
ior non ho veduto. Get. Vedi bel paragon di te e di lui. For. Che ti venga la rabbia. E s’io per tale Tenuto non l’a
ggito il nome. Dem. E così? For. Geta, il nome suggeriscimi, Se ti sovviene, che abbiam detto or ora. Eh, eh non l
Ah s’egli avesse Lasciato mai qualche migliar di scudi. Dem. Che ti colga il malanno. For. Allor sareste Primo a
i, e cessi A mezza strada, se da lei lontano Dimostri che la vita ti rincresca, E senza esser chiamato, e nel più fo
E senza esser chiamato, e nel più forte Del cruccio, da te stesso ti presenti Alla sua soglia, e l’amor tuo palesi,
ri, Tu sei perduto. Si avvedrà che schiavo, Che in lacci sei, che ti dibatti invano, E del suo fasto diverrai lo sch
Con poco, abbi l’intento ancor con molto, E con quanto possiedi, e ti consola. Fed. Così tu pensi? Par. E così far
ami, me desti, me sogni e aspetti, A me pensi, in me speri, e in me ti allegri, In somma che di me tutta tu sii, Qua
Quello è squisito, raro: un’ altra volta Che tu lo debba cuocer, ti rammenta Di non mutare intingoli; ed a tutti,
elegante traduttore: . . . . . . . Or dimmi un poco In qual città ti credi tu di stare? Facesti oltraggio ad una ver
rgli alcun rimedio? Forse da te cercasti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Nè da te stesso mel vol
a sventurata Hai rovinato, ed anco il tuo figliuolo, Per quel che ti appartenne. Ti credevi, Che a te, dormendo coll
ero gli dei porgere aita? E menarti la sposa insino al letto? Non ti vorrei nel resto delle cose Negligente, conform
al corpo il corrotto assai grande. Quando la sorella della Fulvia che ti ho detto, fattasi senza aver riguardo alla bocca
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [I-H-K]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1055-1059
scatola benedetta e sospirata, non posso esprimerti il contento. Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, c
etta e sospirata, non posso esprimerti il contento. Dio ti benedica e ti conceda immensi beni come meriti, come brami, e c
37 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200
evolo Sileno dandogli del vino. Morde questo licoro (dice Ulisse) ? ti sollecita dolcemente la gola? Per Bacco (rispond
leno è rubicondo fuor dell’usato. Chi ha legato questi capretti? Chi ti ha dato de’ pugni sul viso? Parla. Sileno sbigot
a in lui commesso quest’eccesso? Niuno , ei risponde. Di chi dunqne ti lagni , ripiglia il Coro, se niuno colpa al tuo m
ggiadria, che Demetrio attonito e rapito proruppe in queste voci: Io ti ascolto, attore insigne, non che ti veggo. V
pito proruppe in queste voci: Io ti ascolto, attore insigne, non che ti veggo. VII. Neurospasti Quali ordign
38 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 269-289
enevolo Sileno dandogli del vino. Morde questo licore? (dice Ulisse); ti solletica dolcemente la gola? Per bacco (risponde
ileno è rubicondo fuor dell’usato. Chi ha legati questi capretti? Chi ti ha dato de’ pugni sul viso? Parla. Sileno sbigott
bbia in lui commesso quest’eccesso? Niuno, ei risponde. Di chi dunque ti lagni, ripiglia il coro, se niuno colpa al tuo ma
eggiadria, che Demetrio attonito e rapito proruppe in queste voci: Io ti ascolto, attore insigne, non che ti veggo. VII
apito proruppe in queste voci: Io ti ascolto, attore insigne, non che ti veggo. VII. Neurospasti. Quali ordigni, qu
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485
e conchiudeva : « così si scrive, benedetto Iddio ; così lo scrittore ti afferra, e ti stampa nell’anima ciò ch’egli vuole
: « così si scrive, benedetto Iddio ; così lo scrittore ti afferra, e ti stampa nell’anima ciò ch’egli vuole. » Ho detto
nni non pensi allor che accovacciato sul pavimento dell’aprica stanza ti scaldi taciturno a’ rai del sole, ed all’ insetto
prica stanza ti scaldi taciturno a’ rai del sole, ed all’ insetto che ti ronza intorno volgi obliquo lo sguardo, e lo soll
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1019-1020
iasmi della giovinezza adorasti, perchè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfaz
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 17
un rifugio ed un pane alla Compagnia Moncalvo, nella quale, come già ti dissi, la paga veniva come la febbre terzana, se
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 665-666
orre il pianto. Dammi, o Amalia, una lagrima di quelle che dal ciglio ti piovono qualora accusi a' mali tuoi sorde le stel
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
annunzia grandissimi guai a’ Megaresi! Guer. O Sicilia, in mal punto ti trovi tu nel fondo del mio mortajo; tu sarai pest
Ceramico. Bac. E poi? Erc. Vi vedrai più bassa una lampada, e se chi ti vede vorrà farti la carità di mandarti giuso, vi
mandarti giuso, vi anderai. Bac. Dove? Erc. Abbasso. Bac. Tu vuoi che ti rompa la testa. Io non vo’ miga andar per siffatt
alude profonda. Bac. E come la passerò io? Erc. Un vecchio barcajuolo ti tragetterà, se gli darai due oboli. Bac. Oh oh! a
un venditore di frumento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo ma di misure metriche. Dimmi q
tte la Luna e chiusala in un vaso rotondo me la serbassi? Socr. E che ti gioverebbe? Strep. Se non nascesse più la Luna, n
po del pagamento. Propone indi Socrate un’altra quistione. Socr. Se ti fosse scritta una pena di cinque talenti, in che
li dice il padre tardi accorto del proprio errore); con tali eccessi ti getterai da te stesso col tuo abominevole maestro
razia che mi scopriranno! Pist. Caro Prometeo, io… Prom. Non gridare, ti dico. Pist. Perchè? Prom. Non nominarmi; me la pa
non sia veduto dagli Dei. Pist. Ottima invenzione e di te degna. Ecco ti copro. Dì su ora senza timore. Prom. Odi adunque.
la voce chioccia e spiacevole, sei cattivo, sei plebeo, e gli oracoli ti favoriscono. E chimi ajuterà? dice Agoracrito. I
emostene: Havvi un migliajo di Cavalieri dabbene che odiano Cleone; e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discre
havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti proteggeranno; ed io con tutti questi ti spallegg
ittadini e di spettatori che ti proteggeranno; ed io con tutti questi ti spalleggerò. Non temere, no; che sebbene per la p
son battuto. Pop. Da costui son battuto.E perchè questo? Cle. Perchè ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop. Per
battuto.E perchè questo? Cle. Perchè ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop. Perchè ti adoro.E tu chi sei? rispon
? Cle. Perchè ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop. Perchè ti adoro.E tu chi sei? rispondi. Salc. Son di costui
Perchè ti adoro.E tu chi sei? rispondi. Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo, e di giovarti stru
Oimè, tu siedi in queste dure pietre, Nè costui n’ha pietà. Sorgi, io ti arreco Un buon guanciale sprimacciato, adagiati B
orbiti Dagli occhietti la cispa. Cle. Dagli occhietti la cispa.Ah se ti moccica Talora il naso, o mio buon babbo, in graz
44 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
el peso che porta nel ventre, cammina con tanta pena, avrà partorito, ti prego di mandarmene il dolce avviso, e di farmi s
del l’incudi; non vuole abbandonare la sua liberatrice» «Sac. Perchè ti affliggi, o caro, alla mia partenza? Io ti alleva
liberatrice» «Sac. Perchè ti affliggi, o caro, alla mia partenza? Io ti allevai allorchè perdesti la madre poco dopo del
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 284-287
zio rispettoso ed umil tua lingua arresta ; che dall’incarco grave io ti licenzio e ad esso supplirà mente più desta. Inta
i licenzio e ad esso supplirà mente più desta. Intanto a ragionare io ti sentenzio della Carnovalesca e lieta festa, che d
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 995-998
gemme false dalle gemme vere ; giacchè di prender moglie immantinente ti venne il tanto natural pensiere, vuò dirti ciò ch
ta serba, e vedrai, che in ciò tutto riposa la sola Pace, che a goder ti resta. Tratto dall’amor della scena, entrò in un
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136
ascolta soltanto attentamente ciò che sono per rivelarti. Aml. Parla; ti prometto ogni attenzione. Mor. Ascoltato che mi a
letto dell’infamia e dell’incesto. Avverti però di qualunque modo tu ti accinga all’impresa a non macchiar l’anima con un
ciel piacesse che così non fosse. Ah siete mia madre! Reg. E bene io ti porrò alla presenza di chi ti faccia parlare con
sse. Ah siete mia madre! Reg. E bene io ti porrò alla presenza di chi ti faccia parlare con più senno. Aml. Venite, sedete
con tanto diligenza, come se fuggissi dalla morte. Saprai arcani che ti renderanno attonito. Gli stessi che ti hanno cons
dalla morte. Saprai arcani che ti renderanno attonito. Gli stessi che ti hanno consegnata la lettera, ti condurranno da me
i renderanno attonito. Gli stessi che ti hanno consegnata la lettera, ti condurranno da me. Guildestern e Rosencrantz hann
orendo dice, che il traditore è presente . Tu sei morto, Amlet, non ti resta che mezz’ora di vita; la punta del ferro ch
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 772
’80 ! Quante ansie ! Che dolorosi dubbi (effetto di modestia innata) ti tormentavano ! E che gioja infantile allorchè un
49 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244
uisa: Mis. Merita, io questo so, la poverina, Panfilo, che di lei tu ti sovvenga. Pan. Che io di lei mi sovvenga? Ah in m
, Per la tua fe, per questa istessa, Panfilo, Derelitta fanciulla, io ti scongiuro; Deh non l’abbandonar, se qual fratello
la, io ti scongiuro; Deh non l’abbandonar, se qual fratello Sempre io ti amai, s’ella te solo apprezza, Per te respira, a’
miglior non ho veduto. Get. Vedi bel paragon di te e di lui. For. Che ti venga la rabbia. E s’io per tale Tenuto non l’ave
ito il nome! Dem. E così? For. E così?Geta, il nome suggeriscimi, Se ti sovviene, che abbiam detto or ora) Eh eh, non lo
gna! Ah s’egli avesse Lasciato mai qualche migliar di scudi. Dem. Che ti colga il malanno. For. Che ti colga il malanno.A
mai qualche migliar di scudi. Dem. Che ti colga il malanno. For. Che ti colga il malanno.Allor saresti Primo a dir su a m
ano E senza esser chiamato, e nel più forte Del cruccio, da te stesso ti presenti Alla sua soglia, e l’amor tuo palesi, E
bberri, Tu sei perduto. Si aviedrà che schiavo, Che in lacci sei, che ti dibatti invano, E del suo fasto diverrai lo scher
oi Con poco, abbi l’intento ancor con molto, E con quanto possiedi, e ti consola. Fed. Così tu pensi? Par. Così tu pensi?
ami, me desii, me sogni, e aspetti, A me pensi, in me speri, e in me ti allegri; In somma che di me tutta tu sii, Quando
tro; Quello è squisito, raro: un’ altra volta Che tu lo debba cuocer, ti rammenta Di non mutare intingoli; ed a tutti, Per
egante traduttore:                    Or dimmi un poco In qual città ti credi tu di stare? Facesti oltraggio ad una vergi
a dargli alcun rimedio? Forse da te cercasti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Ne da te stesso mel voles
ella sventurata Hai rovinato, ed anche il tuo figliuolo, Per quel che ti appartiene. Ti credevi, Che a te, dormendo colla
vessero gli Dei porgere aita? E menarti la sposa insino al letto? Non ti vorrei nel resto delle cose Negligente, conforme
al corpo il corrotto assai grande. Quando la sorella della Fulvia che ti ho detto, fattasi senza aver riguardo alla bocca
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 639-643
ra a’ le tue palme, e’ a’ tuoi trofei s’inchina, et per l’onda vicina ti porge il Re de l’acque arene d’oro ; ond’io humil
ose, che per formarti il volto, Amor compose ? Ond’ hebbe l’ or, che ti fa biondi i crini ? Di qual Sol gli occhi ? et d
51 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
nnunzia grandissimi guai a’ Megaresi! Guer. O Sicilia, in mal punto ti trovi tu nel fondo del mio mortajo; tu sarai pest
amico. Bac. E poi? Erc. Vi vedrai più bassa una lampada, e se chi ti vede vorrà farti la carità di mandarti giuso, vi
rti giuso, vi andrai. Bac. Dove? Erc. Abbasso. Bac. Tu vuoi che ti rompa la testa. Io non vò miga andar per siffatte
e profonda. Bac. E come la passerò io? Erc. Un vecchio barcajuolo ti tragetterà, se gli darai due oboli. Bac. Oh oh!
n venditor di formento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo, ma di misure metriche, Dimmi
e la luna e chiusala in un vaso rotondo me la serbassi? Socr. E che ti gioverebbe? Strep. Se non nascesse più la luna,
del pagamento. Propone indi Socrate un’ altra questione: Socr. Se ti fosse scritta una pena di cinque talenti, a che m
gli dice il padre tardi accorto del proprio errore), con tali eccessi ti getterai da te stesso col tuo abominevole maestro
mi scopriranno! Pist. Caro Prometeo, io . . . Prom. Non gridare, ti dico. Pist. Perchè? Prom. Non nominarmi; me l
n sia veduto daglì dei. Pist. Ottima invenzione e di te degna. Ecco ti copro. Di su ora senza timore. Prom. Odi adunqu
la voce chioccia e spiacevole, sei cattivo, sei plebeo, e gli oracoli ti favoriscono. E chi mi ajuterà? dice Agoracrito. I
emostene: Havvi un migliajo di cavalieri dabbene che odiano Cleone, e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discre
havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti proteggeranno, ed io con tutti questi ti spallegg
ittadini e di spettatori che ti proteggeranno, ed io con tutti questi ti spalleggerò. Non temere no; che sebbene per la pa
torto Da costui son battuto. Pop. E perchè questo? Cle. Perchè ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop.
p. E perchè questo? Cle. Perchè ti sono spasimato amante, Perchè ti adoro. Pop. E tu chi sei? rispondi. Salc. Son
adoro. Pop. E tu chi sei? rispondi. Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo, e di giovarti st
mè, tu siedi in queste dure pietre, Nè costui n’ha pietà. Sorgi, io ti arreco Un buon guanciale sprimacciato, adagiati
di lepre, o caro, e forbiti Dagli occhietti la cispa. Cle. Ah se ti moccica Talora il naso, o mio buon babbo, in gr
lo Gellio: Senza andare in collera, dimmi di grazia, Filemone, quando ti senti proclamar mio vincitore, non arrossisci? Fi
onsultata la traduzione del Silandro: Se quando al dì la madre tua ti espose, Con questa legge tu fra noi venisti,
ndo: Se tal felicità propizio un nume A te promise, a gran ragion ti sdegni, Poichè la fe che ti giurò, non serba.
o un nume A te promise, a gran ragion ti sdegni, Poichè la fe che ti giurò, non serba. Ma se alla stessa legge, a cu
i nè di tant’alto al fin cadesti, Nè de’ mali è il maggior quel che ti avvenne. Or come saggio, se a’ capricci esposto
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. -306
la Fama, e i più canori Cigni, che al Reno stanno e all’Arno intorno, ti ornaro il Crin dei meritati allori. Quando sciogl
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. -25
quel Sonetto, che comincia, Lidia mia, il di, che d’ Adrian per sorte ti strinse amor con mille nodi l’alma, io vidi il ma
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
un amplesso. Ditemi , aggiugne, ditemi almeno: mio figlio, Bruto non ti odìa; basterà questa parola a rendermi la gloria
Sperato invan di questa età cadente, Sorgi, abbraccia tuo padre : ei ti condanna, Ma se Bruto non era, ei ti salvava. Oim
Sorgi, abbraccia tuo padre : ei ti condanna, Ma se Bruto non era, ei ti salvava. Oimè! del pianto che in sì larga vena, S
vava. Oimè! del pianto che in sì larga vena, Sgorga dagli occhi miei, ti bagno il volto. Va, non t’indebolir: porta al sup
on trovo. Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi, e ti ammiri. Le poetiche di tutti i possibili Marmont
ernel. Egisto risponde da discendente di Alcide, rendimi il ferro, e ti risponderò, e conoscerai, Qui de nous deux, perf
io, poichè il tuo braccio Vibrommi il colpo micidial, m’impone. Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ch’io ti compianga
uo braccio Vibrommi il colpo micidial, m’impone. Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ch’io ti compianga e ti perdoni.Ah
olpo micidial, m’impone. Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ch’io ti compianga e ti perdoni.Ah figlio, La tua virtude
m’impone. Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ch’io ti compianga e ti perdoni.Ah figlio, La tua virtude al tuo coraggio
us. Forzar me stesso al pentimento? Io voglio Anche di più : forzar ti vò ad amarmi. Alzira insino ad or non è vissuta C
stinata al maggiore degli eroi di Venezia, ho creduto ch’egli con ciò ti avesse voluto indicare, ed ho dato di buon grado
i; ma non vi è altra via che il palazzo di Spagna. Bianca: ah in esso ti segue la morte! Montcassin: e quì l’obbrobrio ti
. Bianca: ah in esso ti segue la morte! Montcassin: e quì l’obbrobrio ti copre bisogna dunque incontrarla, e parte. Contar
55 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
sono i siti che nel medesimo sito, per così dire, rappresentano. Qua ti raccapriccia una veduta di scogli artifiziosament
, di caverne e di grotte, dove fanno giocare variamente il lume; e là ti ricrea una veduta di fioriti parterri, di limpidi
i belli edifizi che nelle acque si specchiano. Dal sito il più orrido ti fanno tutto a un tratto trapassare al più ameno;
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 534-535
: Dal pigro sonno, che con gli ozj suoi neghittoso alle fredde ombre ti rese, alma risorgi, e fa al mio cor palese quell’
57 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
urale il suo sentenziare e non pedantesco, come quello di Seneca, che ti pare un ragazzo sortito or ora dal liceo, o come
ente e un idolatra è tolto dalla Betulia liberata: «Achiorre. Ma non ti basta        Ch’io veneri il tuo Dio? Ozia. No. C
e nemico        L’autorità non vaglia. Uom però sei,        La ragion ti convinca. A me rispondi        Con animo tranquil
cagion? Ach. No. Oz. D’una in altra        Passando col pensier, non ti riduci        Qualche cagione a confessar, da cui
isciogliermi non so. Ma non per questo        Persuaso son io. D’arte ti cedo,        Non di ragione. E abbandonar non vog
natura non che i turbini e le tempeste s’affrettano ad ubbidire; ora ti si appresenta uno spettacolo degno dei numi, cioè
ndogli il suo cuore, gli abbiano fatto il dono d’un impero; in questa ti laceran l’anima i trasporti misti di rabbia e di
nnello, che atteggia ogni movimento, che colorisce ogni muscolo e che ti fa quasi vedere e toccare le cose rappresentate;
lderà il tuo; tu sarai creatore al di lui esempio, e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto quei pianti ch’egli ti avrà
empio, e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto quei pianti ch’egli ti avrà costretto a versare.» 101 Ma per risentire c
e le foglia di giacinto, E del sentier io n’era scorta e guida. Allor ti vidi, allor divenni amante. E da quel giorno in p
i del greco poeta! Che raffinamento in quelli dell’italiano! Il primo ti fa vedere il ciclope selvaggio di Omero, il Polif
ero, il Polifemo originale, come lo troviamo nella storia. Il secondo ti rappresenta un Polifemo del secolo dieciottesimo,
el Re Pastore:                 «Dal dì primiero Che ancor bambina io ti mirai, mi parve Amabile, gentile Quel pastor, que
o              Pronta sempre la mano              Del pescator, ch’or ti salvò dall’onde,              Credimi, non avrai.
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 504-506
ivina l’arte trasfonde l’ immortal suo spiro al guardo e all’atto che ti fan regina ; negli arcani del tuo vivo sospiro og
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 915-921
felice illusïon cortese del tuo bel cor, tu me la serba, e forse tal ti parrò qual mi fingesti. A voi dunque mi volgo, ab
amerà la vivida pupilla ; Certo di vena in vena a poco a poco Scender ti sentirai soavemente Il tuo core a tentar gioia m
60 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
ggi consorte. Oh del re rara sorte! Mai sì vaga e sì lieta io non ti vidi! Sangar. Ati però così d’amor nemico Del
? . . . piangi? La mia fiamma funesta Forse qualche pietà nel sen ti desta? Sangar. Ati, la sorte tua di pianto è de
i pianto è degna, E pur tutta non sai la tua sventura. Ati. Ah se ti perdo, ah se a morir son presso Che mi resta a
61 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
i fortuna amico Ti vegga unita trarre i dì felici? No, caro padre (io ti dicea pendendo Da le tue guance ch’oggi ancora io
ue guance ch’oggi ancora io tocco) Non fia mai ver che in vecchia età ti lasci. No, no, teco io vivrò: tu mi nutristi, Io
ciar ver la tremante preda. Nutrice Deh ritorna in te stessa: in quai ti perdi Vani pensieri! Oimè, cacce, foreste, Ombre,
uperbo, Or più non fia che a le nemiche genti Inaccessibil rocca Asia ti appelli, Che già di Greche squadre un nuvol dens
’ muri i sassi informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! Mai più le vaghe Tue spaziose vie, Non cal
i crudeli. Ah tu morrai, E di tuo padre il nome, Che tanti ne salvò, ti fia funesto. A che sei tu d’Ettore figlio, io sp
angi? Prevedi il tuo destin. Perchè mai stringi L’imbelle madre tua e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin rifugge Sot
ti al precipizio orrendo? Ahi dolce oggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno e del mio sangue Io ti nutrii?.. Vi
ggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno e del mio sangue Io ti nutrii?.. Vieni, ben mio, ricevi Gli ultimi ample
62 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
a un amplesso. Ditemi (aggiugne) ditemi almeno, mio Figlio, Bruto non ti odia; basterà questa parola a rendermi la gloria
nel. Egisto risponde da discendente di Alcide: rendimi il ferro, e ti risponderò, e conoscerai Qui de nous deux, per
poichè il tuo braccio Vibrommi il colpo micidial, m’impone Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ah figlio, La tu
braccio Vibrommi il colpo micidial, m’impone Ch’io ti compianga e ti perdoni. Alv. Ah figlio, La tua virtude al tu
rzar me stesso al pentimento? Gus. Io voglio Anche di più: forzar ti vo’ ad amarmi. Alzira insino ad or non è vissut
Sperato invan di questa età cadente, Sorgi, abbraccia tuo padre: ei ti condanna, Ma se Bruto non era ei ti salvava.
Sorgi, abbraccia tuo padre: ei ti condanna, Ma se Bruto non era ei ti salvava. Oimè! del pianto che in sì larga vena
a. Oimè! del pianto che in sì larga vena Sgorga dagli occhi miei, ti bagno il volto! Va, non t’indebolir: porta al s
trovo; Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi e ti ammiri. 36. Quel tetro e forte che hanno sa
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 57-58
che di te stessa tu stessa sei nemica. Tel perdonino i figli, il ciel ti benedica. Cominciò Achille a sostener nel '40 co
64 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO I. LIBRO I » pp. 12-33
pel peso che porta nel ventre, camina con tanta pena, avrà partorito, ti prego di mandarmene il dolce avviso e di farmi sa
ll’incudi; non vuole abbandonare la sua benefattrice”. “Sacon. Perchè ti affliggi, o caro, alla mia partenza? Io ti alleva
efattrice”. “Sacon. Perchè ti affliggi, o caro, alla mia partenza? Io ti allevai allorchè perdesti la madre, poco dopo del
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 11-12
polo ! Popolo ! È bontà la tua, o [illisible chars] ? Un Erve di Roma ti parla Bolognese vestito da [illisible chars], e t
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 414-417
orte uccelli, ………… Ardelia dice : E tu, Titiro mio, se mi compiaci, ti vo' donar una bella ghirlanda da verginelle mani
67 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
Folle, debol… Regina!A un uom perverso Di te obbliata, a un traditor ti rendi! Bia. Confusa io son! Reg. Confusa io son!
. E di che è tempo?Di pensar ch’è questa L’ultima volta, oimè, ch’io ti favello, Che tu mi vedi.. Addio… Ti amai, lo sai.
rlo? In fin son moglie. Vanne, tel dissi già, lasciami, parti, Chè se ti miro più perdermi posso, E perdermi non vò. Die.
a. E la tua vita? Oggi finisca.E il mio Consorte? Die. Consorte?Non ti goda. Isa. Consorte? Non ti goda.E i miei parent
ca.E il mio Consorte? Die. Consorte?Non ti goda. Isa. Consorte? Non ti goda.E i miei parenti? Die. Versin tutto il mio s
ni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi di te ; l’aria ti manchi, Ti nieghi il sol la luce, e del tuo sangu
sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. Ma se ti offesi, Se nel tuo sdegno incorsi, uccidi, mora L
giar catena. Splenda a te sempre mai propizio il sole, Placida l’aura ti vezzeggi, un terso Specchio l’acqua ti sia, per t
opizio il sole, Placida l’aura ti vezzeggi, un terso Specchio l’acqua ti sia, per te la terra In ridente giardin tutta si
uel gelo Che suol provarsi ancor per chi si abborre? Se amor non può, ti renda onor geloso. Io pure udii dal labbro tuo ta
del Cagneria Chè se per non serbar la data fede, Fuggir mi vuoi, ben ti prometto e giuro Obbliarla per sempre ed in un ch
vedesti, e rispettata Nella patria da nobili e volgari. Ti ascoltai, ti credei ; patria ed onore O memoria crudel !) per
68 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285
an. Regina! Reg. A un uom perverso Di te obbliata, a un traditor ti rendi? Bian. Confusa io son! Reg. Sì l’onor t
e è tempo? Isa: Di pensar ch’è questa L’ultima volta, oimè, ch’io ti favello, Che tu mi vedi . . . addio . . . . Ti
? infin son moglie. Vanne, tel dissi già, lasciami, parti, Che se ti miro più, perdermi posso, E perdermi non vo’.
i che sei mia. Isa: Non è più tempo. Die: Uccidimi. Isa: Io che ti amo? Die: Segui dunque ad amarmi: Isa: Ah nob
tua vita? Die: Oggi finisca. Isa: E il mio Consorte? Die: Non ti goda. Isa: E i miei parenti? Die: Versin tutt
i di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi di te: l’aria ti manchi, Ti nieghi il sol la luce, e del tuo san
oso, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. Ma se ti offesi, Se nel tuo sdegno incorfi, uccidi, mora
catena. Splenda a te sempre mai propizio il sole, Placida l’aura ti vezzeggi: un terso Specchio l’acqua ti sia: per
io il sole, Placida l’aura ti vezzeggi: un terso Specchio l’acqua ti sia: per te la terra In ridente giardin tutta s
gelo Che suol provarsi ancor per chi si abborre? Se amor non può, ti renda onor geloso. Io pure udii dal labbro tuo
agnerì 112. Che se per non serbar la data fede Fuggir mi vuoi, ben ti prometto e giuro Obbliarla per sempre ed in un
esti, e rispettata Nella patria da nobili e volgari. Ti ascoltai, ti credei, patria ed onore (O memoria crudel!) per
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498
nda l’anima dolente lagrime dolci nel suo dolce errore, e chi t’ode e ti mira, o Prode, il sente. Chi mi suggerisce ora l
sacrilega man ritraggi, o Iddio…. Ard. È Dio dei forti e sta con me, ti prostra. Arn. Sacrilegio ! Empietà ! Ard. Gracc
70 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
; Ne arrossirei: lieto a’ miei ferri io torno. Rom. Ah Romeo, che ti resta? . . Infamia e amore. I passi poi che a m
le e del patetico che serpeggia in questa favola: Orm. Padre amato, ti lascio . . . ed or che il cielo Pietoso a’ miei
no T’opponi a’ miei disegni. Enr. T’opponi a’ miei disegni. E chi ti sforza Ad esser teco sì crudel? Ana. Ad esser
poso, Io manco . . . io moro. Fer. Io manco . . . io moro. Io pur ti seguo, o sposa . . . Ma dove sei? . . più non t
. io moro. Io pur ti seguo, o sposa . . . Ma dove sei? . . più non ti veggio . . . ah dammi . . . Anagilda la mano .
. Nella scena 5 esce Osmida che dice a Gerbino Il fuggitivo piè non ti sottrasse All’ira mia. O ch’io m’inganno, o i
a invendicate. Aggiugne, Del tuo periglio nè pensier di regno Più ti siede sul cor ligio d’amore, il che vorrebbe di
erfido (ripiglia Geldippe) mi hai sedotta, mi hai fatto confessar che ti amo, per lasciarmi e per vantarti del tuo trionfo
a una bugia con dire, Misero figlio, dal materno seno Deh chi mai ti strappò, misero figlio, e ciò benchè niuno Ulis
i produrti, o figlio . . . Ahi dolce oggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno, e del mio sangue Io ti nutrii?” m
ggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno, e del mio sangue Io ti nutrii?” ma Iroldo ciò copiando fa dire ad Elisa
espresso, gli dice,      “Perchè mai stringi L’imbelle madre tua, e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin rifugge Sot
povertà sbandisci In un coll’oro, ella dell’oro è figlia: Del tuo ti spoglia: i cittadin pareggia: Te fa Spartano, e
scongiuro . . . . Ardisci, ardisci, il laccio infame scuoti, Che ti fa nullo a’ tuoi stessi occhi, e avvinte Ti tie
nomi stravaganti? “Epid. Sì, sì; ma il cortile addosso? “Peri. Forse ti maravigli che all’abito che esse portano, diano i
minacci me con quel funesto presagio tuo più che te stesso . . . Non ti smarrire, son tua, voglio esser tua... Non so mor
lano, che pur la domanda: . . . . Or con te stessa T’avvisa . . . ti consiglia . . . Fra lor decidi . . . a qual tu
propone. Quando poi egli dice,      Così comprendo Che a Ricimero ti stringe Consuetudine, affetto, più grossolana
vita Esser signor dovea . . . (sento morirmi!) . . . Vivi, e di me ti risovvieni. E quando Pur (e he il dovrai) altra
speres, no, que, si te pierdo, viva. Isabel. Si algun dominio sobre ti conservo, yo sabré . . . Mas parece que à esta pa
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87
le, & il suo figlio Pirro, ancor di Troja Ettòr quel Semideo. Non ti pensar che col veloce giro di sta mia spada mi fe
no le medesime fanfaronate e più volte le medesime parole : …. oh io ti giuro che il letto dove io dormo è fatto tutto de
la Andromeda ? Quell’anco io fui. E ne’tempi meno antichi, dimmi, chi ti dài tu a credere che fusse colui, che in quel fam
e però coloro ed io siamo gl’istessi, anzi con la medema dottrina io ti potrei giurare di tenermi nel corpo non solo l’an
i, nella traduzione italiana ch’egli stesso ne dà. Ben habbia quando ti vidi ; coteste treccie son ligami d’oro, funi, e
felice un tanto onore, che’l mondo in premio de le tue fatiche lieto ti porge, e ne ringrazia il cielo ; quindi avverrà c
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271
tuo sposo che com’io gli perdoni. Addio. Perselide Ma forse in guerra ti chiamano i perigli ? Preserveranti i numi a quai
rla non si sovviene di quel patetico animato ma umano, e naturale che ti riempie in ogni scena e ti trasporta in Messenia 
patetico animato ma umano, e naturale che ti riempie in ogni scena e ti trasporta in Messenia ? Chi non si compiace di qu
eri ? del mirabile vivo ritratto di una madre ? della dolce forza che ti fanno le passioni espresse in istil nobile ed acc
l, non traditore ? E il vero Tu mi narri, Alcimene ? Alcimene Il ver ti narro. Ed altrove lo rammenta al re lo stesso Al
ico mancando per debolezza : Figli…Guelfo…ove siete ?no…io muojo, E ti perdouo. Nino… io muojo, E ti perdouo. Niccolò G
Figli…Guelfo…ove siete ?no…io muojo, E ti perdouo. Nino… io muojo, E ti perdouo. Niccolò Grescenzio region professore di
sta favola, se ne vegga lo squarcio seguente. Ormesinda Padre amato, ti lascio… ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi
o soffrirlo ? Anagilda Invano Ti opponi a’ miei disegni. Enrico E chi ti sforza Ad esser teco sì crudel ? Anagilda Virtude
pure al tuo Fernando.. ah sposo ! Io manco… Io moro… Fernando Io pur ti seguo, o sposa.. Ma dove sei ?… più non ti veggio
… Io moro… Fernando Io pur ti seguo, o sposa.. Ma dove sei ?… più non ti veggio… ah dammi, Anagilda, la mano… ecco la mia
to, Hai tu vaghezza Di grande tanto divenir che alcuno Pareggiar non ti possa ? Ardisci, o Carlo, D’alzare oltre te stess
ll’esser condotta al Dey : Signor, mi lascia Al mio destino… Il ciel ti ricompensi Di tua bontà… Morir m’era dovuto : Acc
ri, Ne arrossirei : lieto a’ miei ferri io torno. Romeo Ah Romeo, che ti resta ?.. Infamia e amore. I passi che a me pajo
, Nel petto, Nell’amor de’vassalli. Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. Se tuo Delle tue genti è il cor, solleva u
rri, e circondarti il fianco. Ma se lo perdi, un milion di brandi Non ti assicura. Non ha forza il braccio, Se dal cor non
e il fratello l’ uccide : Eteocle Vendetta è alfin compiuta. Moro, e ti abborro ancor. Polinice Pena al delitto Ottengo p
e ti abborro ancor. Polinice Pena al delitto Ottengo pari… io morc, e ti perdono. La dissomiglianza che ha posta Alfieri
 : povertà sbandisci In un coll’oro, ella dell’oro è figlia. Del tuo ti spoglia : i cittadin pareggia : Te fa Spartano, e
rimo Te ne scongiuro…… Ardisci, ardisci, il laccio infame scuoti, Che ti fa nullo a’tuoi stessi occhi, e avvinto Ti tiene
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313
viluppare del Ferrarese senza copiarlo con impudenza da plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo più le orme di Pl
del Ferrarese senza copiarlo con impudenza da plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo più le orme di Plauto, ma n
74 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
te oggi consorte. Oh del re rara sorte! Mai sì vaga e sì lieta io non ti vidi! Sangaride Ati però così d’amor nemico Della
tua di pianto è degna, E pur tutta non sai la tua sventura. Ati Ah se ti perdo, ah se a morir son presso, Che mi resta a t
75 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
o sventurato o reo? Chi sei? qual tuo delitto o nume avverso Così ti opprime? In quai contrade errante Senza speme e
rtuna amico Ti vegga unita trarre i dî felici? No, caro padre (io ti dicea pendendo Da le tue guance ch’oggi ancora
guance ch’oggi ancora io tocco) Non fia mai ver che in vecchia età ti lasci. No, no, teco io vivrò: tu mi nutristi,
n mi è concesso? Nut. Che mai ragioni, o mia Regina? Ah pensa Chi ti ascolta, ove sei: scopron que’ detti Le tempest
nciar ver la tremante preda. Nut. Deh ritorna in te stessa: in quai ti perdi Vani pensieri! oimè! cacce, foreste, Om
bo, Or più non fia che a le nemiche genti Inaccessibil rocca Asia ti appelli, Che già di greche squadre un nuvol den
ri i sassi informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe Tue spaziose vie Non
crudeli. Ah tu morrai, E di tuo padre il nome Che tanti ne salvò, ti fia funesto. A che sei tu d’Ettore figlio, io s
Prevedi il tuo destin. Perchè mai stringi L’imbelle madre tua, e ti raccogli Nel seno mio, quale augellin rifugge
al precipizio orrendo? Ahi dolce oggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno e del mio sangue Io ti nutrii? .
tto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno e del mio sangue Io ti nutrii? . . . . Vieni, ben mio, ricevi Gli ulti
76 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
sposo che com’ io gli perdoni. Addio. Persel. Ma forse in guerra ti chiamano i perigli? Preserveranti i numi a quai
arla non si sovviene di quel patetico animato ma umano e naturale che ti riempie in ogni scena, e ti trasporta in Messenia
patetico animato ma umano e naturale che ti riempie in ogni scena, e ti trasporta in Messenia? Chi di quella interessante
tteri? del mirabile vivo ritratto di una madre? della dolce forza che ti fanno le passioni espresse in istil nobile ed acc
fedel, non traditore? E il vero Tu mi narri Alcimene? Alc. Il ver ti narro; ed altrove lo rammenta al re lo stesso A
per debolezza: Figli ... Guelfo ... ovesiete? Nino, io muojo, E ti perdono. Niccolò Crescenzio regio professore d
Hai tu vaghezza Di grande tanto divenir, che alcuno Pareggiar non ti possa? Ardisci, o Carlo, D’alzare oltre te stes
ondotta al Dey:    Signor, mi lascia Al mio destino . . . Il ciel ti ricompensi Di tua bontà . . . Morir m’era dovut
petto, Nell’amor de’ vassalli. Abbiti questo, Signor, nè d’altro ti curar. Se tuo Delle tue genti è il cor, solleva
e circondarti il fianco. Ma se lo perdi, un milion di brandi Non ti assicura! Non ha forza il braccio, Se dal cor n
borro ancor. Polin. Pena al delitto Ottengo pari . . . io moro, e ti perdono. Antigone. Di questa tragedia recitata
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168
l’ira del terribile Astigiano Infondesti primier nei nostri petti. Ei ti udi, e sen compiacque, e ai forti e nuovi modi, T
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82
a ed arte Ti componeano al bello ed all’onesto. Sirena del dolore, io ti saluto.
79 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231
ibertà, patria infelice, Ingratissimo figlio! Altro il valore Non ti lasciò degli avi Nella terra già doma Da sogg
andal, ed essendo egli vicino a partire Wilmot gli dice: “Addio . . . ti arresta, tu non conosci il mondo, a me costa caro
libri, rinunzia alla filosofia, studia gli uomini; questo solo studio ti basterà. Tu da essi imparerai a nascondere i tuoi
trattassi gli uomini come essi meritano, come hanno trattato me, come ti tratteranno, amico . . . Approfittati del mio ese
80 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42
s gemidos? què quieren estos hombres armados? “Hec. Vienen, hija, por ti . Oh hija triste, à que talamo te han de llebar! “
ri Come atterrito augel, Madre volai Di terror piena. Or che a gridar ti spinse? “Ec. Ahi figlia! “Pol. Ahi figlia!Ancor
81 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtillo infelice! chi ti consolerà? Io , risponde facendosi vedere la sua
va nascosto, alza il braccio e l’immerge nel mio petto, dicendomi, io ti ho salvata per perderti. Questo sogno che adombr
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 543-547
ma non solo le opere anche le comedie ; l’altra sera appunto si fece ti tre finti turchi e recito il secondo Zanni nouo c
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250
de'detti tuoi mi scende al core, sia che del vizio alla licenza vile ti faccian scudo la virtù, l’onore, sia che di fida
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 724-729
dolore da qual sorgente mai, dimmi, sen viene ? Qual è l’affanno che ti stringe il core, qual sventura a te fia cagion di
85 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
anciar ver la tremante preda. Nut. Deh ritorna in te stessa: in quai ti perdi     Vani pensieri! oimé! cacce, foreste,
i sassi informi,      D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le vaghe      Tue spaziose vie    
i! Ah tu morrai,      E di tuo padre il nome      Che tanti ne salvò, ti sia funesto!      A che sei tu d’Ettore figlio, i
Prevedi il tuo destin. Perché mai stringi      L’imbelle madre tua, e ti raccogli      Nel seno mio, quale augellin rifugg
cipizio orrendo?      Ahi dolce oggetto de’ timor materni,      A ciò ti porsi ’l seno, e del mio sangue      Io ti nutrii
timor materni,      A ciò ti porsi ’l seno, e del mio sangue      Io ti nutrii? Vieni, ben mio, ricevi      Gli ultimi am
86 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pensarlo? Dove ti lascio! donde son
i parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pensarlo? Dove ti lascio! donde son partito! Chi lascio! a cui vo i
medesimo atto Orazio vincitor per la mia lingua Con la bocca del cor ti bacia in fronte, e quest’altra del V,          
gio? ahi qual pensiero, ahi qual inganno! Qual dolor, qual furor così ti spinse A ferir te medesma? oimè, son queste Piagh
a risposta o scusa. A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di
to il mondo Di gloria avanzi ogni famoso eroe….. Tu che figlia di dea ti chiami e sei E dea sembri negli atti e nel sembia
87 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
stione altro servo, e gli va incontro: Tos. O Sagaristione, il ciel ti salvi. Sag. Tossilo, egli a te dia quanto tu br
asa quando egli pensi che sia ancora da Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò, e torna in casa. Dove vai? dice Tossilo:
e mai, E quando il pensi men, t’esce sul viso. Sat. Temi tu ch’io ti venda da buon senno? Verg. Nol temo, no, ma che
o. Ne tradurremo qualche frammento. Sagar. Or che dici d’Atene? Non ti parve Splendida e vaga? Verg. Io la città sol
. Dor. Non dei stupire, Se della patria tua, se de’ parenti Noi ti chiediam ragion. Verg. Stupir? perchè? Non pe
intoppo, Ma saltò il fosso a meraviglia.) Dor. Io spero Che se ti compro, Lucrida sarai Ancor per la mia casa. T
88 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
ravaganti ! » « Epid. Sì, sì, ma il cortile addosso ? » « Per. Forse ti meravigli che agli abiti che esse portano, diano
che di mia vita Esser signor dovea… (sento morirmi !)… Vivi, e di me ti risovvieni. Equando Pur (che il dovrai) altra, no
peres, no, que si te pierdo, yo viva. Isabel » Si algun dominio sobre ti conservo, » Yo sabrè … Mas parece que à esta part
ù riempie ; là dove se altro moderno poeta, ed ancor non ignobile, tu ti fingi di non avere esistito, nulla sentirai manca
i me con tal funesto presagio più che te stesso. Le dice al fine Non ti smarrir, son tua, voglio esser tua… Non so morire
ere lo sposo tra Ricimero e Adallano, Fru lor decidi, a qual tu vuoi ti appiglia. Elvira di ciò si meraviglia, dubita, i
scoltar le opere maestrevoli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti riempiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il
urante, Jommelli, Pergolese. Se ti riempiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commovi, e ti senti
e ti riempiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commovi, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere,
gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti commovi, e ti senti ne’ tuoi trasporti opprimere, soffocare ; p
calderà il tuo, col suo esempio tu saprai creare ; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto che ti avranno fat
rai creare ; e gli occhi altrui ti renderanno ben tosto il pianto che ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le gr
re i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici di questa grande arte ti lasciano in calma, se non hai nè delirio nè trasp
89 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
upido Giugurta) colui che vi giace fu da me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innamorai di te. Balza
luro, che pur avea confuso un Affricano con la sua innamorata. Megara ti attende, dice Dulcidio al figlio, e questi differ
i14. Viene Rachele piangendo, ed Alfonso dice: Raquel llora! mucho de ti recelo valor mio. Anderebbe bene questo suo dubbi
l Metastasio. Zenobia dice,   salvami entrambi, Se pur vuoi ch’io ti debba il mio riposo, E se entrambi non puoi, sa
Non è presente: apri il tuo core a Tite: Confidati all’amico: io ti prometto, Che Augusto nol saprà. 3. L’esp
90 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49
ocedure pag. 113, lin. 19 sempre io t’ami   sempre io ti amai pag. 190, lin. 1 Tum verò pavidâ s
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327
a ! gridai, ringrazia il sesso e la sventura…. puoi tu crederlo ? Non ti è noto che a Blanes pagai fino i biglietti d’ingr
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 969-973
prima essi, poi, se lo potrai, vieni in mio soccorso. Va, e che Iddio ti protegga. – Invano egli insistè ; la risoluzione
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
e Pietriboni, chiamato a nome il Novelli, dal suo camerino ammonì : «  ti proibisco d’ora in avanti di farti applaudire. Ve
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 2 giugno 1902. Guido Biagi. » pp. 327-333
: il mio è forse migliore. Perdona alla scorbellata franchezza di chi ti vuol bene davvero. Del tuo Rapisardi. Egregio R
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 349-355
olume I delle sue opere (Bologna, Lelio dalla Volpe, MDCCXXXV) : ..… ti vo'dar gusto con sentenziare, che l’ Italiano va
96 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
sa quando egli pensi che sia ancora da Lenniselene. Pegnio risponde, ti obedirò , e torna in casa. Dove vai? dice Tossi
iso. Ver. Nol temo, no; ma che si finga, spiacemi. Sat. Temi tu ch’io ti venda da buon senno? Ver. Nol temo, no; che si fi
nso. Ne tradurremo qualche frammento: Sag. Or che dici di Atene? Non ti pare Splendida e vaga? Ver. Splendida e vaga?Io
il lor dover.Non dei stupire, Se della patria tua, se de’ parenti Noi ti chiediam ragion. Ver. Noi ti chiediam ragion.Stu
Se della patria tua, se de’ parenti Noi ti chiediam ragion. Ver. Noi ti chiediam ragion.Stupir? perchè? Non permetto il d
a meraviglia). Dor. Ma saltò il fosso a meraviglia).Io spero Che se ti compro, Lucrida sarai Ancor per la mia casa. Tos.
97 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pensarlo? Dove ti lascio! donde s
role di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pensarlo? Dove ti lascio! donde son partito! Chi lascio? a cui vo
imo atto, Orazio vincitor per la mia lingua Con la bocca del cor ti bacia in fronte, e questa del V, . . . . . .
o? ahi qual pensiero, ahi qual inganno, Qual dolor, qual furor così ti spinse A ferir te medesma? oimè, son queste P
sposta o scusa. A Dirce dissi: al mio ritorno, o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai
ondo Di gloria avanzi ogni famoso eroe ..... Tu che figlia di dea ti chiami e sei, E dea sembri negli atti e nel sem
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
upido Giugurta) colui che vi giace fu da me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innammorai di te. Salt
il quale avea presa l’innamorata per un guerriero affricano, Megara ti attende , dice Dulcidio al figlio, e questi diffe
ne. Viene Rachele piangendo, ed Alfonso dice: Raquel llora! mucho de ti recelo valor mio. Anderebbe bene questo suo dubb
ero di Metastasio. Zenobia dice, Salvami entrambi, Se pur vuoi ch’io ti debba il mio riposo, E se entrambi non puoi, salv
ano Non è presente; apri il tuo cuore a Tito  Confidati all’amico; io ti prometto Che Augusto nol saprà. a. Piacemi di
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157
uperni scanni ; vivi pur, vivi, che il volar degli anni lieve incarco ti fia, già che tu stampi d’ eternitade il calle, on
 ? Và pur honor de l’Amorosa scola Che ciascun t’ oda, è ’l tuo ualor ti sia Contr’ à colpi del tempo vsbergo forte. Quan
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
on e d’allora fo il “burattino” e dal ’73 anche il “burattinajo.” – E ti dissi anche troppo. – Tuo G. Emanuel. » Meglio no
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