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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 337-341
cuola di Carità dalle monache figlie di Gesù. La prima apparita sulla scena ella fece in convento. Entrata nella Società Cuor
ione, vi emerse in poco tempo, mostrando assai chiare attitudini alla scena  : e fu gran ventura pei parenti ai quali non volg
è noverata oggi fra le rare attrici di pregio intrinseco della nostra scena di prosa ; e di esse prima senza dubbio per la sp
quelle siffatte scorrettezze. Ma in ogni modo : com’ Ella riempie la scena  ! Che anima ! Che vita ! Il pubblico, il quale, p
o artistico” : con queste due parole si scusan molte stramberie sulla scena . Se v'è temperamento artistico, non si può aver s
a, che pur segnò al suo apparire un sì gran passo nel progresso della scena , non mi pareva tale da invogliare un’artista a in
2 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
vigorose; vivo è il ritratto de’ favoriti nell’ atto III, buona è la scena del IV in cui Sejano intima il divorzio ad Apicat
abilita tra’ Curiazj e gli Orazj nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo sposo, il contrasto delle allegre
cuzione pura ed elegante e sobriamente poetica qual si conviene sulla scena , uno stile grave e sublime, una costante regolari
dal dolore, in alto Il pargoletto Agapito l’espongo. Sim. Tragica scena ! Eust. S’interpone e cresce Più ognor l’aere
andone la spesa; ma egli però introdusse ne’ suoi cori a cantar sulla scena cavalieri e senatori Romani con poca convenevolez
di Bruto animata da sobria eloquenza e bellezza poetica propria della scena . Ma Giulio Cesare che si rappresentò con sommo ap
e di quel patetico animato ma umano e naturale che ti riempie in ogni scena , e ti trasporta in Messenia? Chi di quella intere
sceneggiamento all’antica lasciandosi spesso il teatro vuoto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una gi
ù di una situazione patetica felicemente espressa. Serva d’esempio la scena quinta dell’atto terzo, in cui Demodice che ha pe
ino, tutta manifestano l’anima di Didone e l’ ingegno dell’autore. La scena quinta dell’atto quarto ci sveglia l’idea dell’ab
ecreto che si ode dall’uditorio e non da’ personaggi che stanno sulla scena : e la mancanza del tempo richiesto perchè giunga
a Amabilia. Lo stesso autore pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane di scena mutabile, la cui invenzione non gli appartiene, p
ual tragedia imitò elegantemente l’Edipo di Sofocle richiamando sulla scena tutto il terrore e la forza tragica del teatro At
maniera moderna ad eccezione dell’atto II, in cui rimane una volta la scena vuota partendo Arsinoe nella quarta e venendo poi
la dipintura della feroce grandezza d’animo di Giscala, e più di una scena vigorosa e teatrale, come quella dell’atto III, i
nelli. Essa è regolare e sceneggiata alla moderna, e solo nella terza scena dell’atto IV partono i personaggi della seconda,
ll’originale della Sacra Scrittura. Vedasi in qual guisa egli nella 4 scena dell’atto I fa parlare Iddio: Chi son io, dice
ge più di un bel passo da comendare. Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III: Questa è la mia vittoria,
n figlio? Rendimi il figlio, e tienti scettro e regno. Tale è la scena quarta di Saule e Gionata, il quale ignorando il
e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì è la patetica scena quinta dell’atto IV tra Gionata e Saule. Non per
occhio attento parranno poco utili all’azione e forse superflue sì la scena 6 dell’atto III, che la prima del IV. In quella d
r la volontà del cielo enunciata dal sacro oracolo? Quanto alla prima scena del IV Saule potrebbe per l’affetto naturale veni
effetto la tragica situazione di Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza dell’atto II a prova accusano ciascuno se s
esso per liberare il fratello dalla colpa e dal pericolo; ed anche la scena settima, nella quale sono convinti nell’Areopago
uello della patria, della passione colla virtù. Ma la seconda e terza scena , nelle quali Alceo e Biante un dopo l’altro annun
Senato a Timandro, non si potevano ridurre ad una sola? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti di Timandro e de’ figli.
enda, e la competenza ha il medesimo colore; e finalmente nella sesta scena tornano a gareggiare. Avrei desiderato che sì bel
a quella de’ Persi che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena I dell’atto III, per l’ombra che l’incalza e lo s
di lui manto: la riconoscenza di Ulisse e Telemaco nell’atto III: la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chiuso nell’armi, c
a e di altri nostri poeti: l’appassionato trasporto di Penelope nella scena 4 dell’atto II in procinto di aprirsi il foglio d
n procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposo; il colpo di scena quando al volersi ferire essendo trattenuta da Ul
riconosce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo; la bella scena 8 dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole di
a il parricidio. Egli si discolpa del suo silenzio con Telegono nella scena 7 dell’atto V così: Temer d’un parricidio io n
Idotea e di Mileto, e raffredda l’azione della Bibli. Sin dalla prima scena Bibli interessa e commuove. Essa non contiene al
ne procede languida e lenta. Tornando Bibli prende nuovo vigore nella scena 5 col di lei incontro con Cauno, nella quale narr
di Bibli destinata dall’ oracolo ad immolare una vittima. Buona è la scena 7, in cui Bibli apre il suo cuore ad Eurinoe. Ell
cilla . . . ie non mi reggo. Ahi lassa! io muojo. Nell’atto V la scena di Bibli e Cauno è scritta con vigore, e Bibli be
nchè colpevole combattuta dall’orrore e dall’amore desta pietà. Ma la scena terza, la quarta ben lunga e la quinta di quest’a
n musica. Oltreacciò non ha voluto l’autore soggettarsi all’uso della scena stabile, cambiandosi ben otto volte; ed in conseg
tto volte; ed in conseguenza non ha potuto scansare di non lasciar la scena vuota, regola che non osservarono gli antichi nè
e un’ atrocità impetuosa mette in maggior movimento le passioni sulla scena , e una spietatezza, per dir così, riposata alla m
i superiore. Nonpertanto è patetica la descrizione che fa Marco nella scena 2 dell’atto II, della rassegnazione di Ugolino co
tere di lui già scellerato pentito e ravveduto nelle avversità. Nella scena 4 del III ottime sono l’ espressioni di Ugolino:
di portar le armi contro Genova che lo protegge: energiche in questa scena son le di lui parole:   Non mi rapir quel bene
e e d’un partito. Patetica e vera è l’espressione di Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli:   V’udrò di nuovo C
’illustre autore di averne ideato un piano assai più conveniente alla scena tragica di quello del Shakespear. Confesseremo no
ena tragica di quello del Shakespear. Confesseremo nonpertanto che la scena dell’atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio,
che neo e della copia delle apostrofi, e spezialmente di quella della scena 5 dell’atto I, O fortunata quella cerva alpest
a e posta in azione ci trasporta in Londra, e ci schiude la terribile scena di un legittimo monarca solennemente condannato d
e sa le vie del cuore. Serva di saggio ciò che dice Farfè nella bella scena 5 dell’atto II in cui si ammirano quattro caratte
d’Augusto. Vedasi il ritratto di Cromuel in queste parole della I scena dell’atto IV: Diadema non curo, o regia spogli
caratteri di Cleonice e di Sofronimo, e grande insieme e patetica la scena 3 dell’atto IV. Taluno però sentirà qualche rincr
ti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena , cioè di fatti, che di situazioni tragiche. Nurma
e scoprisse Dara. Dalla storia Romana prese un argomento nuovo per la scena nel Sepolcro della libertà, ossia Filippi, cui i
to da’ moderni e guardarsi dal lasciar vuoto il teatro. Bruto nella 1 scena , Cicerone nella 2, Messala e Casca nella 4, Anton
cerone nella 2, Messala e Casca nella 4, Antonio nella 5, lasciano la scena vuota. Rapita Porcia dal trasporto per la libertà
cospetto dello spettatore; ma forse la provvida variazione di quella scena , che risparmia tanta atrocità, non toglie alla tr
ta forza il terrore tragico, come si vede nel terribil racconto della scena 4 dell’atto I, nel congedo di Cesira e Aristodemo
o per saggio del valor tragico del sig. Monti qualche frammento della scena 7 del III e dell’ultima dell’atto V. Ecco la dipi
orte; nel V la tenerezza di Manfredi che ordina che si richiami nella scena 1, le furie di Matilde inspiratele da Zambrino ne
indicate sono molte. Eccone un saggio. Zambrino che sostiene nella 2 scena dell’atto I doversi aggravare e smungere i popoli
tastrofe preveduta sin dal principio; della venuta d’Isabella nella 1 scena del I senza perchè o solo per tornar indietro dop
simulatore Filippo. Gomez insidiosamente lo dipinge ad Isabella nella scena 5 del IV, ma con eccellenza, Niun pregio ha in
e57. Quindi ben si dipinge tale nella tragedia, e singolarmente nella scena 5 del III fra’ suoi adulatori iniqui consiglieri,
ri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, veramente Romana, la vigorosa scena 2 dell’atto III58, e la 3 passionata di Virginio
de far velo al lor venire. Elettra va parlando sola e voce alta nella scena 2 del I, ed è intesa da Pilade ed Oreste. Nella m
rriconciliabile? Il carattere di Egisto è colorito egregiamente nella scena dell’atto II con Polifonte; ma la circostanza del
he affronti uno che gli si avventa collo stile alla mano? Ottima è la scena 4 d’Egisto con Merope, e felice e naturale il can
senza poterla avvertire. Finalmente sembra che Polifonte nell’ultima scena abbia più pazienza e meno scorgimento di quel che
nteresse, terrore tragico giudiziosamente procurato meno con colpi di scena che con quadri e situazioni patetiche. Se ne dee
49. Dicendo scene teatrali io non intendo unicamente certi colpi di scena decorati con pompa e combinati a forza. Tutto è p
inchè quell’un respira, Che ne rapisce tutto ec. 59. A questa scena maestrevole oppone con fondamento il sig. conte P
3 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
ult nella tragedia balletto di Psychè. Per buona sorte e gloria della scena musicale francese Lulli favorito da madama di Mon
agedia di Teseo cantata nel 1675 è teatrale l’ angustia di Egle nella scena quarta dell’atto IV, che per salvar la vita a Tes
a di sposare il re e rinunziare all’amore di Teseo; come ancora nella scena quinta è delicato lo sforzo di Egle stessa per ap
gorosi degni del tempo di Metastasio. Serva prima di esempio la bella scena sesta dell’atto primo di Sangaride ed Ati, di cui
lo stato tuo peggior diviene 20. Io convengo co’ Francesi che questa scena sia sì bella e delicata che in tutta l’opera altr
enerlo diverse situazioni. Nell’atto terzo ne mantiene l’interesse la scena in cui Ati divenuto Gran Sacrificatore si dimostr
in uccello di rapina, d’ Argo in pavone. Pur vi si osserva una bella scena di Jerace ed Io. L’amante si lamenta della di lei
tono le decorazioni delle altre favole interrotte talvolta da qualche scena interessante. Ma il capo d’opera del teatro liric
luo e render semplici e facili i proprj soggetti per accomodarli alla scena musicale. Ecco in fatti ciò che narrasi del modo
suo decreto si concedeva appellazione. Quinault tornava a scrivere la scena criticata cercando di soddisfare al maestro. Lull
allora metteva tale attenzione alle parole che leggendo più volte la scena recatagli la mandava a memoria, la cantava al cem
. Egli copriva le sue cantilene d’istromenti quando non avea ricevuta scena veruna dal poeta. Così concorrevano entrambi ques
lui stile e della versificazione in diverse passioni. Oltre a questa scena dell’Iside, mentovò ancora quella del quinto atto
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 118-139
scriver questo sembrava possibile al devoto (?) Andreini. » La La scena si finge nelle foreste di Scozzia. (Dalla Florind
agliata, ridotta in tre atti, rimpolpettata secondo le esigenze della scena . Di questa ci serviremo come breve esame alla fin
co-tragico-melodrammatico-mimo-danzante che sia mai stato visto sulla scena a chi piuttosto la guardi un po’ superficialmente
ostra. Qualhor tentate sotto nome finto spiegar su l’alta et honorata scena forti concetti d’amorosa pena, l’animo han tutti
lie Lidia (V.), metto qui il monologo di Lucifero nell’Adamo, atto I, scena II, e il breve esame della Maddalena lasciva e pe
ame della Maddalena lasciva e penitente, della quale è trascritta una scena per intero. Lucifero Chi dal mio centro oscuro m
o avvertimento si aggiungono le note per le sinfonie e i mutamenti di scena a vista che dànno un’idea ben chiara di quanto l’
o. Ma più notevole di tutte per effetto teatrale deve essere stata la scena nona del terzo atto, l’ultima cioè del lavoro, ne
in alto » sostenuta dai lati da due Angioli : e nello stesso tempo la scena si muta in asprissimo deserto. Qui i due Angioli
primo del Solimano, tragedia di Prospero Bonarelli. Basti prendere la scena della Florinda (pag. 121) o della Veneziana (pag.
Antichi non videro come ha potuto l’arte inventare le metamorfosi in scena di trasformarsi in aquila, leone, serpente, ed al
in quella patria, ad ammirarne gli stupori. Stravaganti mutazioni di scena , macchine, voli non solo d’uomini ma di cavalli v
sui quali riflettendo i lumi, celati ad arte, si veniva a ottener la scena più luminosa e allegra ; dopo di aver parlato con
molto acume del bujo della sala necessario al risalto maggiore della scena  ; dopo di aver descritto con interessanti partico
n gigante, che portaua una grandissima palla, et postola in mezo alla scena , con darli alcuni colpi con una sua mazza, la pal
giunto relativamente al suo tempo il bello dell’ arte comica, è nella scena quinta dell’atto secondo, quando la vecchia Marta
esi con solidità e varietà di colorito, singolarissime…. Trascrivo la scena intera. Marta, Maddalena Marta Non so s’ arretri
eri riesce a gettare una sprazzo di umore gajo e giocondo, come nella scena sesta dell’ atto secondo, in cui racconta la riss
ondo, in cui racconta la rissa tra’ pretendenti di Maddalena, e nella scena nona del primo atto in cui descrive a Sanson, uno
akspeare, come ad altri piacque ; ma è certo che per la pratica della scena , per la conoscenza profonda degli effetti, per un
ntità di nobili discorsi attinenti alla varietà delle materie, che la scena suol apportar seco. Ma è da avvertire, che le par
ia tutt’ una, secondo gl’ accidenti, che succedono debbono caminar la scena con l’ istesso ordine, che scorrono il mondo. Io
5 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO VIII » pp. 141-143
I ADDIZIONE I* Gustavo del Brooke. Errico Brooke diede alla scena inglese una tragedia di Gustavo Wasa, ossia il Li
. 19 nodo i strinsi   nodo io strinsi pag. 71 lin. 6 sulla scena Ericia ossia la Vestale   sulla scena Artem
pag. 71 lin. 6 sulla scena Ericia ossia la Vestale   sulla scena Artemira   pag. 118 lin. 5 morto da non molt
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Ferdinando Martini, Al teatro. Firenze, Bemporad, 1895). » pp. 78-82
Balzò di punto in bianco dai silenzi del chiostro alle lusinghe della scena , in cui passò di compagnia in compagnia sostenend
niziò il corso delle sue recite, non solamente senza alcun corredo di scena , ma senza fin anco il libro della commedia che fu
con tanta grazia, con tanta decenza, e con tanta nobiltà passeggi la scena  ? Io m’appello a tutte le dame di tutte le corti
ivacità di colorito sa ella moltiplicare e compartire le tinte in una scena di gelosia ! Chi sa comporre quello sguardo, acco
lo sguardo, accomodar quel labbro, emettere quel suono di voce in una scena d’ironia al pari di lei ? Della felicità sorprend
meridiane della Consolata o di San Filippo, che prima di uscir sulla scena ogni sera si faceva senza ostentazione, nè sotter
na, chi non t’ammira ? Di vivaci plausi ferve al tuo comparir l’Itala scena  ; che dove a Te simile altra sorgesse, di Melpome
7 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
degli affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena del II atto che si vedesser meglio le interne bat
allettar gli animi nobili e sensibili, ed ispirare eroismo. Anche la scena ottava nell’atto IV parve al Calsabigi stesso man
etro nella tragedia di Otwai, Venezia salvata. Veramente la ben lunga scena della tragedia inglese in mezzo ad alcune nojosit
e nojosità presenta varie bellezze che avrebbero potuto entrare nella scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e
ncio da’ tormenti, e del moto della favola che corre al fine; ora una scena diffusa calcata su quella dell’inglese, come la v
che a me pajono più notabili in tal componimento, sono i seguenti. La scena sesta del III tra Gualtieri e Romeo si rende preg
i di Adelinda che gli si prostra per ottener che ceda, danno a questa scena molta vivacità; la quale all’arrivo di Erardo lor
omeo intenerito più non resiste, e palesa quanto gli chiede. L’ottava scena del IV già mentovata de’ rimproveri di Uberto e d
otizia. L’autor filosofo ha saputo rintracciar nuovi argomenti per la scena tragica ne’ bassi tempi e dove meno se ne attende
rimproveri, preghiere e comandi, diviene vie più interessante. III la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divi
al rimanente; pur ne indicheremo alquanti. Notabile nell’atto II è la scena terza di Enrico che come ambasciadore rileva i de
’istesso Racine. Nel IV degna singolarmente di osservarsi è la quinta scena , quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella
ntro con la spada sguainata. Una bellezza Omerica si nota nella sesta scena del V, in cui Enrico descrivendo con verità di co
sostenuto da Fernando ed Anagilda. Chiude egregiamente la tragedia la scena ultima, in cui spira Anagilda e Fernando: Ana.
ercito, ed affretta con insidie l’eccidio del prigioniero. Ella dice ( scena 3 del II atto): Dunque indarno sperai che alle
r male l’importanza del carattere e dell’uffizio di re nell’asserire ( scena sesta del I), Buon re non dee esaminar le leggi
e sue parole, per seder seco sul trono, egli lo respinge, dicendogli ( scena 5 del V) con tutta la grazia e la maestà tragica,
tempo stesso di tale scempio sarcasmo? Il sogno narrato da Corradino ( scena 2. del II) quanto poco si confà col suo valor mas
il teatro lasciato voto, come nell’atto V, partendo Margherita nella scena terza, e venendo poi nella quarta Beatrice. Manca
odarvisi è l’esservi introdotta la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro inaspettato di lei col figliuolo, c
tri. Eccone una succinta analisi1. Atto I. Apresi la tragedia con una scena di confidenza sugli evenimenti passati fatta da E
sfare gli ascoltatori. Parte Erbele, e l’autore perchè non rimanga la scena vota, fa trattener Zelinda senza perchè, finchè d
ami di far delle prede su i Siciliani, e su altri Cristiani. Tutta la scena è un puro cicalamento. Non è dissimile la seguent
di ciò sarebbe partito il re con Germondo, ma per non lasciar vota la scena , attende che esca Erbele, e poi parte. Ella è ven
angue Del Tunesin sugli occhi tuoi trafitto, giacchè dicesi nella scena I del I che Gerbino assaltò de’ Granatin la flott
nti Erbele nel I, o mentisce Gerbino nel II. Dice Erbele nella stessa scena , E’ l’innocenza, è la virtù delitto, Se la pu
sospiri e le parole dette da lui che si volgeva alle alte mura. Nella scena 2 Osmida furibondo esce dicendo alle guardie O
L’onor chi serba, Morir non teme. L’ha serbato ella? Viene nella scena 5 Germondo a scusarsi col re di non aver saputo i
rba, e senza dissimulare il dolore che può farlo palese. Nè in questa scena il virtuoso Gerbino lascia di dire che l’estremo
ipizio, quando si copiano senza destrezza le altrui invenzioni. Nella scena 5 esce Osmida che dice a Gerbino Il fuggitivo p
Caraccio, ma bene dominante e tragico ammesso da’ gran maestri nella scena . Ma questo è recare in pruova ciò che è in questi
ve dagl’intelligenti? Vediamone le particolarità. Atto I. Nella prima scena il Duca di Austria fa menzione con Corradino di c
è il prigioniero Tancredi (nome preso da Corradino) dice Amelia nella scena 2, e Geldippe risponde il cor mel disse. Parlando
Voi, del Ciel potenze, Non pareggiate il mio giojoso stato. Terza scena . Carlo dice Quì venga Ermini e i prigionier ben
Car. Signor che brami? Vanne e quì ritorna. Vieni, vanne, ritorna, scena importante e niente inutile, come quelle che l’au
iente inutile, come quelle che l’autore rimprovera al Caraccio. Nella scena 4 impazienti sono Carlo ed Ermini per parte di pa
io un Bulenger, o l’autore del Sistema della Natura? Carlo dice nella scena 5:       Per me non voglio il crine Cinger del
empia e spregevole leggere ne’ pensieri di lui. Un legato fuori della scena che fosse così grossolano e puerile ne’ suoi ragg
rni l’estinto in vita, per dargli novella morte. Viene Geldippe nella scena 4, cui Carlo impone che venendo Tancredi gli parl
omai ristucco di veder mille volte replicato questo rancido colpo di scena appena tollerato nel Mitridate del Racine, e nell
narrato tira le lagrime della posterità. Atto IV. Incomincia con una scena inutile del duca con Geldippe, perchè nulla vi si
venevoli al dramma, ne riempie tre versi. Ma il più curioso di questa scena episodica rubata senza vantaggio si è che Iroldo
delle sue nozze. E’ poi da osservarsi che il duca d’Austria sino alla scena 3 è tuttavia in libertà, ma si sente poi condanna
i condannato e decapitato senza essersi inteso arrestato. Carlo nella scena 4 siede sul trono. Iroldo propone i tesori di Eli
frequenza de’ monologhi, e dalla noja di veder alternar sempre sulla scena quattro soli personaggi. La veemenza del caratter
la patria. L’avversione contro di Roma traluce, nè foscamente, nella scena 4 dell’atto IV da i detti di Lorenzo. Il V riesce
icemente la finale azione alla presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente d
i l’interna invidia, e ne restano sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro di David con Micol è tr
io, tu ’l compi, e a me ne involi La gloria eterna. III nel IV la scena terza del giudizio di Agide. Egli distrugge le al
prevale con qualche superiorità. Qual cosa v’ha di più grande della 2 scena del III tra Cesare e Bruto? Il parlar veramente r
l coturno. Cesare indi gli svela l’arcano che egli è suo figlio, e la scena nel nuovo oggetto prende vigor nuovo per la natur
pure altro quì non potendosi trascriveremo una parte solo della vaga scena seconda dell’atto II, in cui avendo inteso da par
singolarmente pregevole, e chiama l’attenzione, l’abboccamento della scena sesta dell’atto quarto tralla donna e un suo anti
nte qualche dubbio per gli eventi che in esso accaggiono. Sofia nella scena settima senza prenderne consiglio dall’amante si
, e quarantatrè e mezzo di altezza dal pavimento alla finta volta; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio, di
in tante balle poi mandarli fuori. Un altro squarcio è dell’ultima scena dell’atto I. I congiurati contro i due sciocchi n
nira, il patetico delle situazioni, e la convenienza dello stile alla scena . Non vi si veggono sparsi in copia gli ornamenti
o, di riprendere chi tanto e tanto ha meritato. Viene Adelvolto nella scena quarta e s’incontra con Elfrida, e prima che nel
a, esprimono bene i loro affetti in un duetto. Buona sembra ancora la scena sesta, in cui Elfrida rassicura Adelvolto riguard
oso suo giardino alquanti dì, e veder la sposa. Orgando che sin dalla scena 7 del I, al dir di Evelina, ito era ad ossequiare
di Evelina, ito era ad ossequiare il re, giugne un poco tardi nella 2 scena di quest’atto, e il re l’invita alla sua mensa co
tito dall’incontro loro alla presenza dello spettatore senza mutar la scena . Essi dunque si veggono nella scena quarta, che i
a dello spettatore senza mutar la scena. Essi dunque si veggono nella scena quarta, che interessa ed è appassionata, malgrado
ndere la deliberazione che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione di scena nella quinta scena, in cui il re si trattiene, co
one che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione di scena nella quinta scena , in cui il re si trattiene, come ha pur fatto nel
o tanto e spregevole agli occhi del gran Calsabigi. Sopravviene nella scena 2 Elfrida con armato seguito alla barriera, e pro
le loro ceneri, espressioni fredde, consuete e poco energiche, questa scena poteva forse produrre un duetto più appassionato
la legge, che ella diventi sposa di due mariti. Viene il padre nella scena settima, e la riprende del volere accompagnare Ad
o come il sa egli? Ella ha manifestato il suo disegno al marito nella scena 5; è venuto il re che è presente, ed ella se n’è
è venuto il re che è presente, ed ella se n’è con lui spiegato nella scena 6: or chi l’ha detto ad Orgando che arriva nella
iegato nella scena 6: or chi l’ha detto ad Orgando che arriva nella 7 scena ? Il poeta che ’l sapeva. Il re contristato rimpro
enti, ma un pò verbosa nè senza ripetizioni di pensieri, parte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resiste
scurata nell’apparecchio, abbellimento e decorazione convenevole alla scena . Convien dunque a tale edizione attenersi, che, a
de’ passati poeti, crede di darci per la musica tragedie vere? Nella scena 2 viene Osmida secondo confidente, il quale è sì
ente, il quale è sì necessario in tutta la favola, che dopo di questa scena sparisce, e solo interviene muto nella decima che
moltiplicar i personaggi con un Osmida inutile che parla in una sola scena ? Egli è stato mandato avanti da Adallano per espl
esplorar tutto nel giardino. Elvira mostra impazienza amorosa; ma una scena sì lunga di lei coll’esploratore Osmida invita po
enzione, bramando egli l’incontro degli amanti. Di più verte siffatta scena su fatti tutti noti ai due confidenti; a che dunq
sato con tale scarsezza d’arte. Ma ecco arriva finalmente nella terza scena affrettato Adallano, cui il chiaror della luna ha
pellarsi preghiere notturne, e matutine. Partito Adallano viene nella scena 4 Ricimero, e vuol sapere perchè sia colà notturn
seco, e nium altro rimane in iscena. Ma aggiorna e segue mutazione di scena , e l’istesso Ricimero che parlava nel giardino, s
e i falegnami che eseguiscono la mutazione, bisognerà dire che quì la scena rimanga impropriamente vota, ovvero che Ricimero
Jodelle preso pe’ capegli un suo vassallo seguitandolo a calci per la scena . Buon per essi che Odorico senza perchè torna in
lar solennemente a Odorico, e di recargliene l’avviso. Adallano nella scena 10 viene a proporre l’unione degli Spagnuoli e de
o senza che si faccia un picciol passo per l’azione. Ciarla dunque, e scena inutile. Nella quarta scena viene Adallano a prop
ciol passo per l’azione. Ciarla dunque, e scena inutile. Nella quarta scena viene Adallano a proporle di fuggir seco. Ripiego
ngono, ma che non hanno se non remoto attaccamento col soggetto della scena . Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimen
galanteria riempiono tutta la tragedia del Calsabigi. Odorico nella 5 scena dalle sue logge si accinge all’armi. Commette la
Sera. Odorico fralle ruine di un antico Circo. Era egli andato nella scena quinta ad animar le sue squadre, degna cura d’un
ta cosa alcuna importante. Prima di passar oltre si osservi che nella scena 4 facendo Adallano premura perchè fuggisse seco,
non è seguito, perchè Odorico altro a Ricimero non disse nella quinta scena , se non che la voleva sposa di lui, e che gliene
voleva sposa di lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero nella scena sesta ciò disse ad Elvira, aggiugnendo di suo che
tra. L’ultimo verso profferito da Elvira, peggior non v’è, precede la scena 7, in cui Odorico oziosamente si va dondolando fr
il padre in una cavatina in tre, e la discaccia. Viene Almonte nella scena 12 con fretta, e dice che morì Adallano. Ma Almon
tinet in vidua tristia signa domo. Parla ad uno spettro sanguinoso, scena nuova, ma passi ancora. Ella dice, Spettro che
! Questa illusione della sua fantasia è ben lunga, occupando tutta la scena ; e non finirebbe mai, se non passasse ad un pensi
iedi, per tutti, gli dice, Elvira è morta, vivrà per te ec. In questa scena dice Odorico che in rammentare il caro nome di El
il resto, ha quì voluto elevarsi e far la preziosæ. 1. Nella prima scena vi è un altro ben anche finale La comprerò col sa
ltro ben anche finale La comprerò col sangue mio ben anche. 1. Terza scena terzo ben anche finale. 1. Con quanta grazia Gel
ngesse &c., e si aggiunga da capo ciò che segue. 1. Appena nella scena prima del 1 taluno oserebbe notare come espressio
rginale e la versione in uno squarcio che quí soggiugniamo della nona scena dell’atto quarto. Il gentil traduttore dà ad Euge
de forse con rincrescimento che nel rappresentarsi si tralasciò nella scena sesta un altro pezzo di musica che dovea cantarsi
ione. In essa gl’interessati all’impresa facevano finir così la prima scena ottimamente, Tutto perdei, per me non v’è più m
otta, ha egli nell’atto terzo fatti altri tre cambiamenti tutti nella scena quarta: in prima dopo alcuni acconci sentimenti d
to fosse al recitativo inferiore. Questa si tolse via nella penultima scena , e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi di
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 914
are a Genova in una commedia all’ improvviso. A lui toccò di aprir la scena col famoso innamorato Vitalba. Ma lasciam la paro
ndosi co’ ripetuti evviva tenne per lunga pezza i due Comici in sulla scena ammutoliti. E a proposito dell’ arte sua, lo ste
ito dell’ arte sua, lo stesso Bartoli aggiunge : Il Fiorilli è sulla scena un gran Comico, e per tale fu adottato da tutta l
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 741-743
di una volgarità un po’cruda, come in tutte le altre del tempo, nella scena specialmente tra il servo Mastica e la balia di A
el resto, delle più belle per vivezza di dialogo. Notevole è anche la scena tra il Capitano e Mastica, il quale si profonde i
, ma senza abbandonar l’innata arroganza. Magnifica teatralmente è la scena settima dell’atto secondo, quando Fulvio venuto a
e da colui (perdonami Sua Signoria) che le diceua e recitaua sopra la scena , le quali hanno forse auuilite quelle che ’l vost
10 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
odorico a Simmaco151 fu tradotto visorium, è più moderno di quello di scena che si diede al luogo delle prime rappresentazion
scena che si diede al luogo delle prime rappresentazioni. É noto che scena deriva da Σκιας, umbra, per quell’ombra che forma
da Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena da donne160. Plutarco nella Vita di Focione racco
reale, e l’una, e l’ altra de’ lati ξενοδοχειον, ospitale 163. Questa scena , a seconda dei drammi che vi si esponevano, diven
zo di macchine, le quali secondo Servio164 cangiavano l’aspetto della scena o col volgere velocemente i tavolati o col ritira
a vista una dipintura e farne comparire un’ altra165. Nell’alto della scena eravi il Θεολογειον, cioè il luogo onde parlavano
ini, come dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diedero. Dietro della scena era il βροντειον, il luogo, in cui con otri ripie
sentazione. Il luogo spazioso e libero posto innanzi alle porte della scena (secondo Isidoro e Diomede) chiamavasi Proscenio,
e modulata. Ponevangli a tal fine in un luogo vuoto rivolti verso la scena e sostenuti da cunei che si ponevano sotto di ess
ella scalinata terminava in un portico che pareggiava l’altezza della scena ed era anche coperto da un tetto, rimanendo il re
ano ancora una parte del teatro alcuni gran portici edificati dopo la scena , i quali servivano al popolo per ricoverarvisi qu
11 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
rattata ancora dai due gran tragici che vennero dopo. Sin dalla prima scena vi si ammira lo stato dell’azione esposto con som
idio ch’é per commettere. Né di ciò pago il savio poeta, in una lunga scena del coro e di Elettra con Oreste fa che questi pa
di Apollo in Delfo, e un’altra parte in Atene. É notabile nella prima scena la pittura orribile delle furie, fatta dalla sace
llissima imitazione. Tragica e degna del gran Sofocle é pure l’ultima scena .25 L’Antigone, conosciuta per moltissime traduzi
l grado d’un rigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, ciascuna de
etico d’una passione grande, e quindi reso vie più interessante nella scena X dell’atto II del Demofoonte, in cui Timante e D
agli occhi degli Spettatori. Patetico é il dolore, d’Elettra, e nella scena con Crisotemi si vede a meraviglia scolpito il su
anziano in un luogo simile, e a misura che si rischiarano le cose, la scena diviene interessante. Si osservi ancora, come qui
sta e dell’acciecamento d’Edipo! Che spettacolo Edipo acciecato nella scena II! Ivi é il bel passo ammirato e citato da Longi
abbracciar le figliuole, e quando brancolando va loro incontro nella scena IV chiamandosi or di loro fratello, ora padre: F
vi obbligati, o vogliamo dire, accompagnati dagli stromenti. La prima scena del V é molto viva, per lo bel contrasto della vi
tti assai popolari e pressoché comici e lontani dal gusto moderno. La scena però d’Elettra e di Oreste nell’atto IV é sommame
elice Ad ambedue conviene, ec. Un nuovo moto acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, e ’l patetico delle preg
ond’é che desiste giustamente dalla prometta difesa. Siegue a ciò una scena molto patetica, in cui Ifigenia rassegnata a mori
atti di questa tragedia a me sembrano sei, dovendo finire il V colla scena VIII e col coro che par mancante, e ’l VI atto co
VIII e col coro che par mancante, e ’l VI atto comincerebbe dalla IX scena . L’Ifigenia in Tauride rappresenta la riconoscen
statua di Diana Taurica. É rimarchevole in questa tragedia la tenera scena d’amicizia tra Pilade e Oreste, colla quale termi
abbia prodotte l’antichità. Osserviamo in questa tragedia che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il coro canta solo nella sce
gedia che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il coro canta solo nella scena IV dell’atto V, «Celebriamo le lodi di Febo e di
tto che errando vai ec.»; il III terminerebbe col suddetto coro della scena IV dell’atto V; e ’l IV comincerebbe dalla scena
suddetto coro della scena IV dell’atto V; e ’l IV comincerebbe dalla scena V. Ma la divisione degli atti non mi sembra in co
Peloponneso, avendo Euripide trentacinque anni. Ippolito nella prima scena dopo il prologo viene con una corona in testa, e
bbe esser questa la fine dell’atto? ma vi é stata attaccata ancora la scena di Fedra: la quale naturalmente par congiunta col
ta. Ah cedi al fato,     Cedi, meschina, al tuo delirio, e mori. La scena dell’atto II, in cui Fedra manifesta alla nutrice
nte s’appiglia a quelle parole: Conosci tu il figlio dell’amazone? La scena di Teseo e Ippolito dell’atto IV é stata copiata
ia greca, come il dolore di Teseo per sa morte di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il carattere d’Ippolito sem
na, e sulla vendetta dell’assassinamento di Polidoro. Eccellente é la scena di Ulisse con Ecuba e Polissena nell’atto II, dov
one é doppia, benché tutta si rapporti ad Ecuba. Brumoy osserva nella scena dell’atto IV, in cui si annunzia ad Ecuba la mort
so non ha fatto di più nella bellissima traduzione di questa medesima scena . Essa senza dubbio non é tradotta alla Salviniana
i di Edipo: e perché? scarsezza d’arte. Appresso in Euripide vi é una scena tra un vecchio e Antigone, che d’alto stanno osse
nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. La scena vigorosa di Giocasta co’
lce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. La scena vigorosa di Giocasta co’ figli é degna di partico
tra loro qualche rapporto per la condotta. Lo spettacolo della prima scena dovea far somma impressione. Etra madre di Teseo
tto di ferire quel mostro di tre corpi ec. E così é condotta tutta la scena . Virgilio in simil guisa descrive Enea che osserv
stasio, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale della scena di Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracc
ione d’Achille in quella regia. É rimarchevole nel medesimo atto I la scena di Ion e Creusa che non si conoscono. Il discorso
se e italiana non abbiano saputo incastrare ne’ loro componimenti. La scena di Creusa e di Ion che termina l’atto IV, e che f
antiche tragedie che trattavano solo di Bacco. Vi é nell’atto IV una scena totalmente comica tra l’infelice Penteo già fuor
l’uccisione del disgraziato re preso per un cinghiale; e tragica é la scena , in cui Agave riviene dal suo furore, e riconosce
l’onorò col suo pianto, e impose a’ suoi attori di presentarsi sulla scena senza corone, senza ornamenti, e con abiti i più
12 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271
igorose ; vivo è il ritratto de’ favoriti nell’ atto III ; buona è la scena del IV in cui Sejano intima il divorzio ad Apicat
abilita tra i Curiazii ed Orazii nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo sposo della sorella, il contrasto
ocuzione pura ed elegante e sobriamente poetica qual si conviene alla scena  ; uno stile nobile e grave ; una costante regolar
dal dolore, in alto Il pargoletto Agapito l’espongo. Simile Tragica scena  ! Eustachio S’interpone e cresce Più ognor l’aere
di Bruto animata da solida eloquenza e bellezza poetica propria della scena . Ma Giulio Cesare che si rappresentò con sommo ap
di quel patetico animato ma umano, e naturale che ti riempie in ogni scena e ti trasporta in Messenia ? Chi non si compiace
sceneggiamento all’antica, lasciandosi spesso il teatro voto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una gi
iverse situazioni patetiche felicemente espresse, Serva di esempio la scena quinta dell’atto III, in cui Demodice che ha pene
manifestano l’anima trafitta di Didone, e l’ingegno dell’ autore. La scena quinta dell’ atto IV ci sveglia l’idea dell’ abba
a Amabilia. Lo stesso autore pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane di scena mutabile. L’invenzione di questa non appartiene a
agedia non senza eleganza imitò l’Edipo di Sofocle, richiamando sulla scena tutto il terrore e la forza tragica del teatro di
ra moderna ad eccezione dell’atto II, in cui una volta rimane vota la scena partendo Arsinoe nella quarta e venendo poi fuori
l Granelli. È regolare e sceneggiata alla moderna, e solo nella terza scena dell’atto IV partono i personaggi, e lasciano vot
iginale della sacra scrittura. Vedasi in qual guisa egli nella quarta scena dell’atto I fa parlar Iddio : Chi son io, dice D
di un bel passo se ne può comendare. Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III : Questa è la mia vittoria,
i un figlio ? Rendimi il figlio, e tienti scettro e regno. Tale è la scena quarta di Saule e Gionata, il quale ignorando il
este nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì può dirsi la patetica scena quinta dell’atto IV fra Gionata e Saule. Non pert
occhio attento parranno poco utili all’azione e forse superflue sì la scena sesta dell’atto III che la prima del IV. In quell
la volontà del cielo enunciata dal sacro oracolo ? Quanto alla prima scena del IV Saule potrebbe per l’affetto naturale veni
effetto la tragica situazione di Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza dell’ atto Il a prova accusano ciascuno se
sso per liberare il fratello dalla colpa e dal pericolo ; ed anche la scena settima, nella quale sono convinti nell’Areopago
uello della patria, della passione colla virtù. Ma la seconda e terza scena , nelle quali Alceo e Biante un dopo l’altro annun
Senato a Timandro, non si potevano ridurre ad una sola ? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti di Timandro e de’figli.
nda, e la competenza ha il medesimo colore ; e finalmente nella sesta scena tornano a gareggiare. Avrei desiderato che si bel
ntrodotta ne’Persi, che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena prima dell’atto III, per l’ombra che l’ incalza e
scene teatrali io non intendo però unicamente certi colpi speciosi di scena decorati con pompa, e sovente combinati a forza.
lui manto : la riconoscenza di Telemaco col padre nell’atto III : la scena del IV tra Penelope ed Ulisse chiuso nell’armi, c
ibero mostra quanto detesti l’idea di veder la patria serva. La sesta scena di Arminio e Telgaste dipinge eccellentemente due
mo ancor Germani. Quì l’oro il padre d’ogni colpa, è fango ec. Nella scena terza dell’ atto II avviene l’annua adunanza de’
sto tra l’imbelle toga, Ma te chiamando a singolar certame. A questa scena popolare e grande, siegue la quintà di Velante e
l’una, e l’amor di sposo e di patria nell’ altro. Nell’atto III nella scena di Baldèro è così acconciamente misto il patetico
e di altri nostri poeti : l’appassionato trasporto di Penelope nella scena quarta dell’atto II in procinto di aprirsi il fog
procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposso ; il colpo di scena quando al volersi ferire essendo trattenuta da Ul
riconosce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo ; la bella scena ottava dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indo
a il parricidio. Egli si discolpa del suo silenzio con Telegono nella scena settima dell’atto V cosi : Temer d’un parricidi
Canno, e d’Idotea e di Mileto, e raffredda la Bibli. Sin dalla prima scena Bibli interessa e commuove. Essa non contiene al
ne procede languida e lenta. Tornando Bibli prende nuovo vigore nella scena quinta col suo incontro con Cauno, nella quale na
di Bibli destinata dall’ oracolo ad immolare una vittima. Buona è la scena settima in cui Bibli apre il suo cuore ad Eurinoe
il piè vacilla… io non mi reggo. Ahi lassal io muojo. Nell’atto V la scena di Bibli e Cauno è scritta con vigore, e Bibli be
nchè colpevole combattuta dall’orrore e dall’amore desta pietà. Ma la scena terza, la quarta ben lunga, e la quinta di quest’
pere in musica. Oltreacciò non si è l’autore soggettato all’uso della scena stabile, facendola cambiare ben otto volte ; ed i
o volte ; ed in conseguenza non ha potuto scansare di far rimanere la scena vota ; regola che non osservarono nè gli antichi
e un’ atrocità impetuosa mette in maggior movimento le passioni sulla scena , e una spietatezza, per dir così, riposata alla m
ior. Non pertanto assai patetica riesce la descrizione di Marco nella scena seconda dell’ atto II della rassegnazione di Ugol
ere di lui già scellerato contrito e ravveduto nelle avversità. Nella scena quarta del III otinamente seguente è il suo rifiu
di portar le armi contro Genova che lo protegge. Energiche in questa scena sono le sue parole : Non mi rapir quel bene Che
artito. Vera e patetica è pure l’espressione di Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli : V’udrò di nuovo Chieder
llustre autore di averne ideato un piano assai più convenevole per la scena tragica di quello del Shakespear. Confesseremo no
na tragica di quello del Shakespear. Confesseremo non pertanto che la scena dell’ atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio,
l 1798. L’autor filosofo ha saputo rintracciar nuovi argomenti per la scena tragica ne’ bassi tempi che ne sono così fecondi.
muro insuperabile ed immenso ; e le impone di evitarlo. II la quinta scena del III in cui s’incontra Ormesinda con Consalvo,
salvo si allontani, alternando rimproveri, preghiere e comandi. IV la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divi
e i due e commosso dalle di lei preghiere, rimane sospeso. V la terza scena dell’atto V, in cui Albumasar intende che Ormesin
i di virtù che opera in petto de’ Cristiani la religione. VI l’ultima scena in cui Ormesinda tira a se tutto l’interesse e la
l rimanente ; pur ne indicheremo alquanti. Notabile nell’atto II è la scena terza di Enrico, che come ambasciadore rileva i d
’istesso Racine. Nel IV degna singolarmente di osservarsi è la quinta scena , quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella
ntro con la spada sguainata. Una bellezza omerica si nota nella sesta scena del V, in cui Enrico descrivendo con verità di co
sostenuto da Fernando ed Anagilda. Chiude egregiamente la tragedia la scena ultima, in cui spira Anagilda e Fernando : Anagi
lodarsi è il vedervisi introdotta la madre di Corradino ; il colpo di scena dell’ incontro inaspettato di lei col figlio che
che neo e della copia delle apostrofi, e specialmente di quella della scena quinta dell’atto I, O fortunata quella cerva alp
d Ifigenia, nell’ ultimo patetico congedo di Oreste coll’ amico nella scena terza dell’ atto IV. Ci basti accennare che rendo
a e posta in azione ci trasporta in Londra, e ci schiude la terribile scena di un legittimo re solennemente condannato da’ pr
e sa le vie del cuore. Serva di saggio ciò che dice Farfè nella bella scena quinta dell’ atto II, in cui si ammirano quattro
gusto. Osservisi il ritratto di Cromwel in queste parole della prima scena dell’ atto IV : Diadema non curo o regia spogli
mbrano lodevoli i caratteri di Cleonice e di Sofronimo, e patetica la scena terza dell’ atto IV. Rincrescerà però a taluno il
ti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena , cioè di fatti, che di situazioni tragiche. Norma
de’ moderni e guardarsi dal lasciar voto il teatro. Bruto nella prima scena , Cicerone nella seconda, Messala e Casca nella qu
l cospetto dell’ uditorio ; ma forse la provvida variazione di quella scena , che risparmia tanta atrocità, non toglie alla fa
degli affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena dell’atto II che si palesassero meglio le interne
allettar gli animi nobili e sensibili ed inspirare eroismo. Anche la scena ottava dell’atto IV parve al Calsabigi stesso man
fiero e Pietro nella Venezia salvata di Otwai. Veramente la ben lunga scena della tragedia inglese in mezzo ad alcune nojosit
e nojosità presenta varie bellezze che avrebbero potuto entrare nella scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e
lconcio da’ tormenti, e la favola correndo allo scioglimento. Ora una scena diffusa calcata su quella dell’ inglese, come sar
che a me pajono più notabili in tal componimento, sono i seguenti. La scena sesta del III tra Gualtieri e Romeo si rende preg
. Romeo Udisti. Gualtieri E ben ? Romeo Silenzio e morte. La quarta scena del IV tra Adelinda e Romeo si ammira per la rivo
i di Adelinda che gli si prostra per ottener che ceda, danno a questa scena molta vivacità, la quale all’arrivo di Erardo lor
a eccita il tragico terrore, come si vede nel terribil racconto della scena quarta dell’atto I ; nel congedo di Cesira ed Ari
la terza dell’atto III ; nella mirabile dipintura dello spettro della scena settima dell’atto stesso ; nella seconda del IV i
re indicato un saggio del valor tragico del signor Monti, legga nella scena settima del III e nell’ultima dell’atto V i framm
gli spira. Per saggio dello stile rechiamo un frammento della seconda scena dell’atto I. Zambrino malvagio consigliere insinu
e l’uso costante de’tragici eccellenti antichi e moderni accorda alla scena (a). La versificazione tende ad un sublime tragico
strofe preveduta sin dal principio ; la venuta d’Isabella nella prima scena del I atto senza perchè o solo per tornare dentro
simulatore Filippo. Gomez insidiosamente lo dipinge ad Isabella nella scena quinta del IV, ma con eccellenza, Niun pregio ha
Spagne(a) Bene è dunque dipinto nella tragedia, e singolarmente nella scena quinta del III fra’ suoi adulatori iniqui consigl
devano in seno gli antichi Romani. Particolare attenzione richiede la scena seconda dell’atto III, in cui il forte Icilio fre
a Mal si confan, finchè quell’un respira Che ne rapisce tutto. Nella scena seguente interessa l’appassionato incontro di Vir
tante per l’arrivo di un gran re vittorioso. Anche il resto di questa scena presenta un falso racconto di Egisto che manca di
de far velo al lor venire. Elettra va parlando sola a voce alta nella scena seconda dell’ atto I, ed è intesa da Pilade ed Or
spezzate acclamazioni nell’eccesso delle passioni. In questa medesima scena lunghissima benchè bella, avviene la riconoscenza
isegno non avesse che d’irritarlo, e morire invendicato. Pilade nella scena seconda dell’atto IV, per rimediare alle impruden
e prevenire uno che gli si avventò collo stile alla mano. Ottima è la scena quarta di Egisto con Merope e felice e naturale i
e che si sovviene di suo figlio. È dipinta altresì egregiamente nella scena seconda del terzo la madre in ogni tratto, e sing
che potesse avvertirla. Finalmente sembra che Polifonte nell’ ultima scena abbia più pazienza e meno scorgimento di quel che
neggiano la patria. L’avversione di Roma traluce, nè foscamente nella scena quarta dell’ atto IV da i detti di Lorenzo. Nel V
icemente la finale azione alla presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente d
i l’intera invidia e ne rimangono sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro di David e Michol è tra
ettura e più diletteranno ben rappresentate. Contrastano nella quarta scena del IV l’energiche profezie di Achimelech coll’ e
ennata ed il patetico che vi scorgo. In prima l’osservo nella seconda scena dell’ atto II, in cui Agide esorta la moglie a so
angue mio giovar può a Sparta, Non il mio pianto a te. Il la seconda scena nell’ atto III, in cui segue l’abboccamento di Ag
oll’io, tu’l compi, e a me ne involi La gloria eterna. III nel IV la scena terza del giudizio di Agide. Egli distrugge le al
Agide… ah crudi ! Lasciar nol voglio… Agide.. addio……… VI la quinta scena , in cui all’additata tenera divisione della mogli
ompetono senza svantaggio. Qual cosa v’ha di più grande della seconda scena dell’ atto III tra Cesare e Bruto ? Il parlar di
Cesare in seguito gli svela l’arcano di esser egli suo figlio ; e la scena prende nuovo vigore per la natural tenerezza che
e al coturno. Uno de’ passi da notarsi è la parlata di Annibale nella scena quarta dell’atto IV, dove rammenta le antiche sue
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
a la parte, e lei studiava, imparava e creava. Le commedie metteva in scena e dirigeva da sè : e tutto faceva con una semplic
anni, la piccola grande artista abbandonò per sempre il teatro della scena per darsi con gran fervore a quello degli studj c
14 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
lt nella tragedia-balletto di Psychè. Per buona sorte, e gloria della scena musicale francese, Lulli favorito da madama di Mo
del Teseo cantata nel 1675 è teatrale l’angustia di Egle nella quarta scena dell’atto IV, che per salvar la vita a Teseo prom
a di sposare il re, e rinunziare all’amor di Teseo; come ancora nella scena quinta è delicato lo sforzo di Egle stessa per ap
degni del tempo del gran Metastasio. Può servire di esemplo la bella scena sesta dell’atto primo di Sangaride, ed Ati, di cu
ce in uccello di rapina, di Argo in pavone. Pur vi si trova una bella scena di Jerace ed Io. L’amante si lamenta della di lei
tile e della versificazione in diverse passioni. Ed oltre alla citata scena dell’Iside, mentovò ancora quella dell’atto V del
o e render semplici e facili i proprii soggetti per accomodargli alla scena musicale. Ecco in fatti ciò che narrasi del modo
suo decreto si concedeva appellazione. Il poeta tornava a scrivere la scena criticata cercando di soddisfare al maestro. Lull
allora metteva tale attenzione alle parole che leggendo più volte la scena recatagli la mandava a memoria, la cantava a l’ce
Egli copriva le sue cantilene di stromenti quando non aveva ricevuta scena veruna dal poeta. Così concorrevano entrambi ques
15 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
APO II. Prima epoca del teatro Latino. I. Semi primitivi della scena in Roma. L’unico spettacolo Circense frequent
aschera, ma perchè soli ebbero il privilegio di non mai deporla sulla scena ; là dove gli altri istrioni commettendo qualche f
e vennero in simil guisa privilegiate e conservate ancora dopo che la scena Latina ammise drammi migliori? Perchè, secondo il
milmente dall’imitazione contagiosa de’ mimi Greci già ricevuti nella scena Romana. Tacito ci fa sapere che Tiberio dopo vari
na che per servire al Tonante la notte si è prolongata, e nella prima scena s’indirizza così alla notte stessa: Perge, nox
Sat habet favitorum semper qui recte facit. e nell’atto secondo, scena seconda, . . . Ita quoique comparatum Est in
ur. Si osservi finalmente in qual maniera Anfitrione adirato nella scena terza dell’atto quarto sollevi il tuono, e minacc
sovente coll’ amore e colla necessità di guadagnare, sono nella terza scena dell’atto primo e e nella prima del terzo delinea
si ritraggono le arti della cochetteria, o sia civetteria nella prima scena dell’atto quarto: Neque illæc ulli suo pede pe
il tratto patetico della divisione di Argirippo e Filenia nella terza scena dell’ atto terzo. Del rimanente la commedia è pie
, e ne imitò diverse espressioni, e quelle singolarmente della quinta scena dell’atto secondo, Inimica est tua uxor mihi,
anti di mala fede e i falsi testimoni. Con molta grazia nella seconda scena dell’atto quarto negli arzigogoli del pescatore G
commedia scritta con vivacità e piacevolezza è singolarmente la terza scena dell’ atto II per la graziosa competenza di Carin
Patetico è poi il congedo che Carino prende dalla patria nella prima scena dell’atto quinto. I gramatici e i critici de’ sec
in Carmide stesso padre di Lesbonico che rimpatria, e ne risulta una scena sommamente piacevole imitata poi soventi fiate da
il linguaggio da se coltivato. Giuseppe Scaligero56 considerò questa scena poco lontana dalla purità dell’ebraismo; e il Par
pascolarsi in quanto, oltre a’ nominati, dissero per illustrar questa scena il Salmasio, il Reinesio, il Petit, il Bochart, i
oracoli, con maggior senno e vantaggio osserveremo che nella seconda scena del medesimo quinto atto il servo Milfione che ap
passano a’ simili interlocutori e alla bassa commedia; ma fuori della scena riescono freddi, nè in teatro si ammettono in un
i di tal modo che un personaggio posto a favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto da chi agiva i
ito. S’incontrano poi i due messaggi Sofoclidisca e Pegnio, e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè di una f
parlar del contratto, per ben conoscerne le maniere e il pensare. La scena in cui esce Sagaristione favellando colla fanciul
ndolo danno fine alla commedia. Rimane qualche dubbio sul luogo della scena . I primi atti si passano in istrada; ma quel bago
istima che si celebrasse in istrada, e suppone che siasi cambiata la scena . Ma figurandosi cambiato il luogo in una stanza p
in Napoli in tempo del Marchese di Liveri, ne’ quali senza cangiar la scena vedevansi azioni fatte nell’ interiore di una cas
’altro supposto si conserverebbe l’unità del luogo senza mutazione di scena . Pseudolo. Vedesi in questa favola un altro ruff
na delle più ingegnose e piacevoli di quante se ne sono esposte sulla scena ; e Cicerone nel suo Catone ci fa sapere che Plaut
os oblectem, hanc fabulam dum transigam ec. Parimente nella quarta scena dell’atto II nega di narrare l’accaduto agli altr
e dall’affettazione possono notarvisi. Tali a me sembrano p. e. nella scena seconda dell’atto secondo queste, . . . . Si an
are a nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto quarto egli comparisce nel luogo dove h
asi premesso all’ azione ma in essa inserito, e collocato nella terza scena dell’atto primo. Con Plautina felicità veggonsi n
lla terza scena dell’atto primo. Con Plautina felicità veggonsi nella scena di Alcesimarco, che è la prima dell’atto secondo,
rtamento delle donne, ed il lunghissimo portico. Il primo verso della scena seguente, quid tibi visum est hoc mercimonii, che
arole, equidem haud usquam a pedibus abscedam tuis, dimostra o che la scena , come abbiam detto, sia rimasta vuota nel tempo n
zioni di luoghi per rappresentarsi67, ove non si sappia costruire una scena alla maniera di Liveri. Il Soldato millantatore.
es gloriosus; ed è il servo Palestrione che ciò manifesta nella prima scena dell’atto secondo, adoprata in vece di prologo, c
opolinice. Le Bacchidi sorelle. Il prologo col principio della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina,
cosa comune nelle favole di Plauto. E’ degno di osservarsi che nella scena seconda dell’atto secondo Pistoclero racconta al
ta favola. Filocrate nel fine dell’atto secondo parte dal luogo della scena che è Calidone di Etolia: va in Elide: tratta qui
i celebra per instituto de’ maggiori, continua a rappresentarsi sulla scena Romana. 23. V. ciocchè da Giacomo Guitero nel li
16 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
Scena che si diede al luogo delle prime rappresentazioni. È noto che scena deriva da Σκεας umbra, per quell’ombra che formav
ra diviso in tre ordini tagliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena nè delle colonne e de’ fregi che l’adornavano, ri
da Platone, cui rincresceva appunto che gli uomini comparissero sulla scena da donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta
ιον, reale, e l’una e l’altra de’ lati Ξενοδοκειον, ospitale a Questa scena , a seconda de i drammi che vi si esponevano, dive
ezzo di macchine, le quali secondo Serviob cangiavano l’aspetto della scena o col volgere velocemente i tavolati o col ritira
dalla vista una dipintura e farne comparire un’altra. Nell’alto della scena era ancor situata la macchina versatile, dalla qu
ini, come dinota la voce Κεραυνοσκοπειον che le diederoc Dietro della scena era il Βροντειον, il luogo, in cui con otri ripie
sentazione. Il luogo spazioso e libero posto innanzi alle porte della scena , secondo Isidoro e Diomede, chiamavasi Proscenio,
modulata. Si collocavano a tal fine in un luogo voto rivolti verso la scena e sostenuti da cunei ad essi sottoposti perchè no
ella scalinata terminava in un portico che pareggiava l’altezza della scena ed era anche coperto da un tetto, rimanendo il re
o ancora una parte del teatro alcuni grandi portici edificati dopo la scena , i quali servivano al popolo per ricoverarsi quan
17 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO VI. Teatri Materiali. » pp. 357-365
o è mistilinea congiungendosi a un semicerchio due rette laterali. La scena dal muro alla bocca del proscenio ha di lunghezze
bocca del palco occultano a chi siede lateralmente buona parte della scena . Oltre a ciò si oppone al solito effetto della si
tempo e dell’abbandono che non senza qualche ritegno si montava sulla scena per osservarsi minutamente. Celebra per le pompos
assaggio alla voce per dissiparvisi, in vece di essere rimandata alla scena . Non può negarsi che tali stanzini diano alle bri
Padovano fu di tal vastità che nel 1680 si videro in esso girar nella scena tirate da superbi destrieri sino a cinque carrozz
18 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
i popolari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra con Oreste nel l’atto quarto sommament
nfelice Ad ambedue conviene. Nuovo movimento acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle pre
er sacrilego, e quindi desiste dalla promessa difesa. Segue a ciò una scena assai patetica, in cui Ifigenia rassegnata a mori
di questa tragedia sieno sei, e che il quinto termini dopo la tenera scena del l’ultimo addio della madre e d’Ifigenia, coll
ne la statua di Diana Taurica. È da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale ter
ndare in Grecia ad Oreste. Fra quante agnizioni si sono esposte sulla scena , questa ad Aristotile parve una delle eccellenti,
ditorio, e a tenerlo sospeso. Osserviamo in questa favola che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il Coro canta solo nella sce
avola che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il Coro canta solo nella scena quarta del l’atto quinto, Celebriamo le lodi di
rando vai ; il terzo terminerebbe col Coro sopraccennato della quarta scena del l’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dall
della quarta scena del l’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la divisione degli atti non mi sembra
potrebbe esser questa la fine di un atto? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedra la quale naturalmente par congiunta coll
trista. Ah cedi al fato, Cedi, meschina, al tuo delirio, e mori. La scena del l’atto secondo, in cui Fedra manifesta alla N
ubito a quelle parole, conosci tu il figlio del l’Amazone? Anche la scena di Teseo ed Ippolito del l’atto quarto è stata da
bellezze, come il dolore di Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il racconto della di lui mo
a letteratura degli antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena francese le ode di Orazio Flacco sono più oscure
assassinamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente la scena di Ulisse con Ecuba e Polissena nel l’atto primo,
one è manifestamente doppia, benchè tutta si rapporti ad Ecuba. Nella scena in cui le si enuncia la morte di Polidoro, osserv
ca riguarda. Egli stesso non fece di più nel tradurre questa medesima scena in maniera, com’egli dice, diversa dalla Salvinia
tra che si ristrigne a un solo passo spogliato della situazione della scena : Figlio, viscere mie, da queste braccia Ti svelg
ico e noto a ogni Tebano? Scarsezza d’arte. Havvi poi in Euripide una scena fra un vecchio ed Antigone che da un luogo elevat
nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. Nè anche l’ebbe in pregio il sign
a, per convincere di inverisimiglianza Omero, Euripide e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co’ figli è degna di partico
tra loro qualche relazione nella condotta. Lo spettacolo della prima scena delle Supplici di Euripide dovea produrre un pien
atto di ferire quel mostro di tre corpi ec. Così è condotta tutta la scena . Virgilio in simil guisa descrive Enea che osserv
io, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale di questa scena di Euripide nel l’Achille in Sciro, ma sulle trac
di Achille ozioso in quella reggia. Notabile nel medesimo atto I è la scena di Creusa e Ione che non si conoscono. Il ragiona
a eroica non abbiano saputo incastrare ne’ loro componimenti. l’altra scena di Ione e Creusa che termina l’atto IV e che dovr
he tragedie che trattavano soltanto di Bacco. Havvi nel l’atto IV una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor
zamento del disgraziato re preso per un cinghiale. Assai tragica è la scena in cui Agave riviene dal suo furore e riconosce n
l’onorò col suo pianto, ed impose a’ suoi attori di presentarsi sulla scena senza corone, senza ornamenti ed in abiti lugubri
19 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
ì in Italia, in Francia e nelle Spagne fremerebbe lo spettatore a una scena simile alla terza dell’atto III. “Un picciolo ris
la dicendo, “che seno di alabastro! che vista”! Peggiore è la seconda scena dell’atto IV. “Madama, dice Simone, è gran tempo
tre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio, un amant
te guise ritrasse la bella e semplice natura, volle pur mettere sulla scena le bellezze pastorali ch’egli seppe leggiadrament
rale applaudita la Fedeltà al cimento 68. Noi ne commendiamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone
cato a tempo, ma non è Dori. Bello è pur l’altro di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtillo infelice, chi ti cons
rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella seconda scena dell’atto II n’esprime con vivacità il fatale amo
lla regina senza gran varietà di concetti. Patetica però è la seconda scena dell’atto IV in cui Lancastro dipinge ad Edoardo
l padre che geme nella prigione. Le agitazioni d’Isabella nella terza scena dell’atto V, poichè l’esecrando delitto è compito
oro a me sembra più interessante, più della precedente propria per la scena , meno della prima prolissa, e in generale più com
stima in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di M
onorare un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scena ; cioè l’obbligare, ad onta della propria nobiltà,
20 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
o e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapì dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori? quell
te chiamata Pasibola. I giovani studiosi debbono ammirare nella prima scena dell’atto primo il modo di raccontare con grazia,
l’accettai, Io serberò la fede. Bella e ingegnosa è parimente la scena quinta dell’atto quarto, nella quale Miside dopo
geva il disegno del poeta, Più volte e Plauto e Terenzio hanno in una scena usato questo colore di dire alcuna cosa a voce al
motto sottovoce scemerebbe il pregio del ritrovato e la grazia della scena . Davo nella precedente alla prima si accinge a sc
o si prova nella lettura delle moderne favole. Mirabile nella seconda scena dell’atto primo è il ritratto della buona moglie
esce sommamente interessante e dilettevole. Panfilo mesto nella prima scena per la discordia della madre e della moglie, rifl
lo di qualche grande sciagura, e corre su dalla moglie. Nella seconda scena la buona Sostrata vorrebbe andar di nuovo a visit
rola datane a Mirrina. Tale angustia è ben maneggiata in questa terza scena , e l’espressioni son tutte dettate dalla passione
butta a’ piedi, e palesa la disgrazia. Tutte le circostanze di questa scena presentano quadri vivacissimi, pieni di affetto,
O fortuna, ut nunquam perpetuo es bona! Del pari interessante è la scena quinta di Panfilo col padre e col suocero, nella
esta ragione da ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la seconda scena dell’atto quarto di Panfilo con Sostrata. La madr
momenti. Fidippo ha saputo che Filomena ha partorito, e nella quarta scena viene a dirgli, che se vuol rompere il contratto,
esta nuova giunta al di lui dolore egregiamente si maneggia in questa scena . Lachete ascrive la di lui ritrosìa agli antichi
qualche favola, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempirà la scena . Scorge da ciò ognuno non essere stata più felice
di luogo. Si offende quella di tempo perchè l’atto primo con qualche scena del secondo esige il giorno, viene poi la notte n
diverse bellezze; ma noi accenneremo soltanto alcuna cosa della terza scena dell’atto secondo, la quale contiene venustà di p
io e di Farnabio. L’atto primo a patto veruno non può terminare colla scena quarta e col verso, Succenturiatus, si quis defic
forza che si risolva; e la venuta di Demifone è la risoluzione della scena . Ed avendo Fedria e Geta con Demifone conchiuso c
o inconveniente nasce ancora dal collocarsi per prima dell’atto II la scena che incomincia, Itane tandem uxorem duxit Antipho
ione, e gli ha narrato l’accaduto. Ma se l’ atto II incomincerà dalla scena di Formione con Geta, tutto procederà con ogni ve
sa pare che non regga il rimanente, nè possa terminar l’atto II colla scena quarta, e col verso, Sed eccum ipsum video in tem
scrizione della bellezza senza artificj nella persona di Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è preceduta da un pat
on era, Avrian tai cose ogni bellezza estinta. Bella è la quarta scena dell’atto I, in cui Geta e Fedria cercano di anim
ascia all’abilità dell’attore e al discernimento di chi legge. Questa scena è tanto più vaga, quanto le cose umili sembrano m
oto, sì caro alle muse Italiane. Egli me ne trasmise a Madrid qualche scena . L’anno 1784 poi, mentre io già mi trovava in Nap
dell’incomparabile traduttore. Ecco intanto la versione dell’additata scena : Get. Geta, per te è finita, se non trovi Qua
comando a voi Fania e la mia vita. ecc. Artificiosa finalmente è la scena di Geta e Formione, ascoltando da parte Demifone,
tori teatrali intelligenti. Trascriverei di buon grado l’intera prima scena originale, ma per compiacere qualche volta a chi
frutti Che noi coglier dobbiam, via se ne porta. Della bellissima scena seconda di Taide con Fedria e Parmenone potrebber
collocare le ottime regole di educazione che si ricavano dalla prima scena , le quali usate colla dovuta moderazione incamine
. Per ciò che riguarda la comica piacevolezza merita di osservarsi la scena terza dell’atto III di Demea con Siro. Applaudesi
o, E mostro lor come hansi a contenere. Siro stesso nella seconda scena dell’atto quarto, per allontanarlo da quelle vici
ualche commediografo Italiano, e spezialmente dal Porta. Nella quinta scena del medesimo atto quarto è notabile la riprension
go delle disgrazie e dei delirii della sua famiglia che egli fa nella scena ultima del medesimo atto quarto coll’ impeto cons
indebolirsi e scemar di pregio (Nota VII). IV. Splendidezza della scena Latina, e Censori teatrali. Ma già era cessat
di esser detti amici de’ Terenzii tuttochè stranieri e servi. Già la scena spiegava tutto il lusso, il fasto e la magnificen
ti dovuti. Senza l’approvazione di alcuno di essi non compariva sulla scena componimento veruno. I loro congressi facevansi n
are e tradurre di questo letterato, rechiamo un frammento della prima scena dell’atto I. Narrata la morte della Genovese Fulv
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 280-281
saluto da lui appena accennato di tra le quinte, avanti d’ entrare in scena , si propagava in un attimo per tutto il teatro la
o (il suggeritore non esisteva per lui), riempieva egli solo tutta la scena . Dire delle commedie ov' egli maggiormente eccels
anno rappresentato Goldoni. Lo stesso Paolo Ferrari che me la pose in scena , mi fa i più lusinghieri complimenti. La feci stu
22 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
n qual maniera poteva una bizzarria convertirsi verisimilmente in una scena sublime interessante secondando le passioni e i p
ati. Soprattutto in essa comendiamo il soliloquio di Prometeo nella 1 scena , e l’ultima sua disperazione. Ne’ dialoghi poi de
alsabigi67. Si è provato il sig. avvocato Pagano anche a produrre una scena somigliante nel suo Agamennone, ch’egli intitola
he v’ intervengono, per la qual cosa con più proprietà si nominerebbe scena o favola lirica &c. II. Opera buffa.
to, come in qualche altra, l’abuso delle tinte troppo tragiche per la scena comica. Ma che mai può increscere nella bellissim
attere è l’aver saputo in ciascun atto delle sue favole preparare una scena vistosa, popolare, interessante che tiene sveglia
e rapidezza nella favola, per servire al suo oggetto più con colpi di scena e situazioni che col dialogo obbligato dalla mode
er comprendere appieno la diversità de’ due caratteri, pongasi, nella scena full’ abdicazione di Augusto, Sesto in luogo di C
oducono situazioni ancor più differenti. Senza dubbio eccellente è la scena prima dell’atto V tra Cinna ed Augusto dopo scope
scoprimento della congiura? Due incontri originali inimitabili. Nella scena 4 del II Tito sa che si congiura contro la sua vi
di Sesto lacerato da’ rimorsi! E chi non invidierà all’Italia questa scena impareggiabile? Nella scena 6 del III non si cono
si! E chi non invidierà all’Italia questa scena impareggiabile? Nella scena 6 del III non si conosce meno il maestro. Tito pi
lo spettatore vi ammira un quadro patetico degno del Raffaello della scena tragica: Ses. (Numi! è quello ch’io miro Di Ti
l’ ammirabile combattimento di Tito nel soscrivere la sentenza nella scena 7 del III, che meritò l’ammirazione di Voltaire.
  Un’ alma che non ha   Che un sol desio. Voltaire parlando della scena 6 del III della Clemenza di Tito e del costui mon
giudiziosi; non originali o quasi tali le invenzioni; i loro colpi di scena spariscono a fronte del vigoroso colorito di Apos
, e quei che insegnarono a ricongiungere con proprietà e verità sulla scena la poesia e la musica. Dal di lei seno senza cont
il giovane studioso subito dopo la critica del Bettinelli almeno una scena del Regolo; legga il suo arrivo in Senato (sc. 7
la natura presenta, e l’arte ha introdotto con felice successo sulla scena , perchè mai quest’ambiziosa Vitellia che ondeggia
ndetta e l’amore, increbbe all’ab. Andres, e vorrebbe sbandirlo dalla scena , non che dall’opera di Metastasio? Perchè così gl
23 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO VI » pp. 94-106
so. Intanto per chi ne volesse un saggio recheremo quì un passo della scena quarta del I atto in cui l’autore rileva i terror
Grondan tutte di sangue. Vediamone ancora un altro frammento della scena terza del III, in cui Corradino avendo saputa la
amente il Caraccio; sono i due versi seguenti detti da un Messo nella scena prima del IV atto: O superbia superba, o de le
colo XVII. Sa egli però che di tali ornamenti non sempre proprj della scena molti se ne hanno non solo nel Caraccio, ma in al
i. Vi muojono otto interlocutori, e nello scioglimento veggonsi sulla scena cinque cadaveri; tal che lepidamente un erudito S
e. Ella, tuttochè piena della memoria di Sicheo, promette nella prima scena di unirsi all’Affricano. Alcuni capitani suoi vas
24 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
eziandio su’ teatri stranieri, principalmente perchè sin dalla prima scena il pubblico s’interessa per Sofia e per Saint-Alb
nel Figlio naturale ed in Costanza, che farà sempre sbadigliare sulla scena . Il disprezzo che avea Beaumarchais per l’eccelle
runa riserba la di lui Eugenia tralle favole viziose e contrarie alla scena di Talia. Confesso che egli dovea meglio contener
osa qual si richiede nella tragedia. Il m’avait (dice Eugenia nella 2 scena dell’atto I) caché ces bruits dans la crainte de
nviene alla commedia, e nocerebbe alla tragedia. La quinta e l’ottava scena dell’atto III sono belle e teatrali. È patetica m
’atto III sono belle e teatrali. È patetica ma non terribile la terza scena del IV, ed interessante la deliberazione del Padr
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 360
può attribuire al ritegno che avevan sempre le donne di apparir sulla scena (e però più vivo per le parti di fantesca), ma fo
il protettore, il critico, si credevano in diritto di penetrar sulla scena , e mettere gli attori e più specialmente le attri
26 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253
sse, mostrò tra’ primi in Parigi colle sue giudiziose commedie che la scena comica italiana non si pasce di pure arlecchinate
Errico. Esse sono tutte romanzesche nell’intreccio, piene di colpi di scena , e di situazioni inaspettate, e terminano con più
o di due gran signori col seguito rispettivo, come nel Solitario: una scena detta del padiglione nell’Errico, che metteva sot
ando più si vedranno sulle scene comiche? L’ artifiziosa veduta della scena era di tal modo congegnata per indicarvi a un tem
ual cosa dee osservarsi nella lettura di esse colla descrizione della scena . Il chiar. sig. Carlo Goldoni stimò di aver compr
e deferenza agli attori, la non buona versificazione, le mutazioni di scena in mezzo agli atti ec. e veggiamo noi in queste i
nteriore della platea, si va allargando a misura che si avvicina alla scena : i cinque ordini di palchetti sono disposti in mo
que ordini di palchetti sono disposti in modo che i più lontani dalla scena sporgono più in fuori; idea che il Galli Bibiena
Le porte onde si entra in teatro, sono laterali e non dirimpetto alla scena , la qual cosa produce il doppio vantaggio di non
pazio della platea e d’ impedire a parecchi palchetti la veduta della scena . La lunghezza della platea è di 62 piedi e la lar
rga; e tutto il rimanente scale, ingressi, corridoi, camere dietro la scena indicava meschinità. Oggi tutto è decente e ragio
ogo per ogni cosa coll’ industrioso partito di cangiare il sito della scena , collocandola sulla retta che faceva la larghezza
prolungano in linee quasi rette, che si accostano avvicinandosi alla scena . Il diametro maggiore dell’uditorio è di piedi pa
corrisponde a tanta splendidezza, e sino il gran telone che copre la scena prima d’incominciar l’opera dipinto a sughi d’erb
to all’ illusione la giunta fatta dal Fuga ne’ lati della bocca della scena di alcuni palchettini, da’ quali comincia a rubar
27 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294
ramente in versi francesi, dopo di averne fatto un saggio sulla prima scena , il sig. Boyer l’anno stesso ne fece in Londra un
di Adisson la pièce plus belle qui soit sur aucun thèâtre . Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Por
or che a riva cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra. Dalla scena quarta dell’atto II, in cui Giuba manifesta a Cat
rende di essere amato. Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta. Ma il rimanente contiene un tratto forte
l carattere veramente romano dì Catone. L’atto V coll’indicata ultima scena del IV forma il grande di questa tragedia. Strana
ertamente che il saggio Adisson non abbia schivato nè gli abusi della scena tragica francese ed inglese riguardo agli amori,
li amori, nè i soliloquii narrativi, come è quello di Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la mancanza d’incatenamento
sta in lodar tanto la risposta di Porzio data data a Sempronio nella scena seconda dell’atto I: Ah Sempronio, vuoi tu parla
e tempeste, e grandemente cade Misto a ruine di cadente stato. Nella scena quarta alla forza e destrezza del corpo lodata da
empo a chieder le catene. Perchè un punto anzi tempo cadria Roma? La scena con Decio legato di Cesare è in quest’atto il tri
miei sacrificare invano. Catone Ami tanto la vita, e sei Romano? La scena quinta dell’atto III, in cui Catone con dignità s
iovane? Disgrazia grande non poter morire che una volta sola!» Questa scena si accolse con ammirazione in Londra, e in alcune
ior spiaggia U’ Cesar non fia mai a noi vicino. Nell’atto V la prima scena filosofica è un prodotto del dialogò di Platone s
utori, tutto si perde ben presto nel nulla. Errico Brooke diede alla scena inglese una tragedia di Gustavo Wasa, ossia il Li
ensa ad ammazzarsi. Questa situazione è dipinta con forza nella prima scena . Avendo disegnato di’ morire congeda l’affettuoso
Era sua massima che i componimenti teatrali debbano giudicarsi sulla scena e non impressi. Ma quanti di essi scritti pessima
persona. Che non ho io fatto per voi (dice alla moglie nella seconda scena dell’atto II)? Per darvi gusto non son diventato
Henns rustico occupato sempre de’ suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta rile
to ricavato dal Dissipatore del des-Touches, specialmente nella prima scena . Le menzogne del servo Sharp ne formano il groppo
Mugnajo di Mansfield, di cui si fe parola nel tomo precedente. Nella scena nona si trova un satirico ritratto della città di
alvagi, affinchè tradiscano i loro amici. Il Mendico che nell’ultima scena torna in teatro col commediante, gli dice: Nel c
ltri per avere una marina armata ed un commercio! a. Nell’atto III scena terza partiti Marco e Porzio; nell’atto IV scena
a. Nell’atto III scena terza partiti Marco e Porzio; nell’atto IV scena prima partite Marzia e Lucia, e nella scena terza
co e Porzio; nell’atto IV scena prima partite Marzia e Lucia, e nella scena terza. a. Vedi il tomo I dell’École de litteratu
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 754-756
quella massima, che l’attore, tranne i personaggi co’quali trovasi in scena , deve credere non esservi altra persona che lo gu
tutti i doni necessarj per raggiungere la perfezione nell’arte della scena . Ad una giusta e proporzionata figura univa un po
con occhio semispento ; eppure giungere a destare il fanatismo in una scena di rimprovero al nipote e alla nuora per la loro
con varj colori per dipingersi in modo che quando si presentava sulla scena molte volte il pubblico non lo riconosceva che al
rivere, una sedia, un tavolino, per ricavarne un effetto certo in una scena o in altra della produzione. E tante volte, alla
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 718-721
salutato da un fragoroso, unanime applauso al suo primo apparir sulla scena , dopo appena tre sere dal suo debutto. Restò c
. Perchè…. pochi artisti hanno come lui il privilegio di riempiere la scena . Io lo metterei subito, nella scena dialettale, a
lui il privilegio di riempiere la scena. Io lo metterei subito, nella scena dialettale, accanto a Ferravilla e alla Zanon : d
per Goldoni. Bisogna vederlo fra un atto e l’altro, e magari fra una scena e l’altra, in quel suo camerino, ingombro di giub
a o forastiera che tramonta…. E così, mercè sua, Goldoni rivive sulla scena , di vita, se non anche gagliarda, non più tisica
30 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO I. Stato del Teatro Francese prima della Medea di Pietro Cornelio. » pp. 4-7
so, per non picciolo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie langu
e poco decenti. Il teatro inglese ove l’oscenità trionfa, non ha una scena peggiore di quella di Pamfilo e Nisa della Celian
esso alla Sofonisba, e la sorpassò; anzi Voltaire ne comendò la prima scena e quasi tutto l’atto quarto. La sua Antigone vien
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 597-599
onore ; e così di lui lasciò scritto Gianvito Manfredi nell’Attore in scena  : Gaetano Casali, detto Silvio, non meno celebre
udendo con esso le recite dell’autunno. Nel cap. XXXIV descrive la scena occorsagli, mentre stava all’Arena di Verona un g
’estate 1734, accennando al Casali, che scoprendolo al pubblico sulla scena al mutar di una decorazione, lo fece fischiare. A
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 859-861
è stata forse la più vera delle attrici madri e caratteristiche della scena italiana. A dare una idea esatta del valore artis
re ch’ella fu un Cesare Dondini in gonnella. Com’era apparsa in su la scena , avea già fatto metà della parte con una figura d
anno Morelli rimaner lunghissimi anni, vero specchio di verità, su la scena . Oggi vive a Napoli, ov’è anche il figliuolo Artu
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 278
l’amore dell’arte la ricondusse dopo un solo anno di matrimonio su la scena , prima donna della Compagnia Mazzola, poi della L
resentazione della Frine di Castelvecchio, in cui mostrava all’ultima scena tutta la opulenza delle sue forme ; e che oggi tr
34 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231
urla interamente in versi francesi dopo il saggio fattone della prima scena , il sig. Boyer l’anno stesso ne fece in Londra un
teresse e con molta lentezza, e ne riempiono tutte le pause. Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Por
che a riva cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra. Dalla scena quarta dell’atto II, in cui Giuba manifesta a Cat
tende di essere amato. Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta, di cui il rimanente contiene un tratto fo
carattere veramente Romano di Catone. L’ atto quinto con quest’ultima scena del quarto forma il grande di questa tragedia. St
rtamente che il saggio Addisson non abbia schivato nè gli abusi della scena tragica francese ed inglese riguardo agli amori,
gli amori, nè i soliloquj narrativi, come è quello di Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la mancanza d’ incatenament
lopedista in lodar tanto la risposta di Porzio data a Sempronio nella scena 2 dell’atto I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’
empeste e grandemente cade Misto a ruine di cadente stato. Nella scena quarta alla forza e destrezza del corpo lodata da
chieder le catene .. Perchè un punto anzi tempo cadria Roma? La scena con Decio legato di Cesare è in quest’atto il tri
miei sacrificare invano. Cat. Ami tanto la vita, e sei Romano? La scena quinta dell’atto III, in cui Catone con dignità s
spiaggia U’ Cesar non fia mai a noi vicino. Nell’atto V la prima scena filosofica è un prodotto del dialogo di Platone s
ensa ad ammazzarsi. Questa situazione è dipinta con forza nella prima scena . Avendo disegnato di morire congeda l’affettuoso
Era sua massima che i componimenti teatrali debbano giudicarsi sulla scena e non impressi. Ma quante composizioni posizioni
lico, o di un partito che mai non manca agl’impostori, riuscite sulla scena sono state schernite alla lettura? La massima di
persona. “Che non ho io fatto per voi? dice alla moglie nella seconda scena dell’atto II. “Per darvi gusto non son diventato
Henns rustico occupato sempre de’ suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta, ril
to ricavato dal Dissipatore del Des Touches, specialmente nella prima scena . Le menzogne del servo Sharp ne formano il groppo
l Mugnajo di Mansfield di cui si fe parola nel tomo precedente. Nella scena nona vi si trova un satirico ritratto della città
malvagi affinchè tradiscano i loro amici”. Il Mendico che nell’ultima scena torna sul teatro col commediante, gli dice: “nel
nell’atto IV sc. 1 partite Marzia e Lucia, e nella sc. 3. 60. Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più di un
35 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Enea in Troia »
e troiane, di Greci, di dei, altri amici ed altri nimici di Troia. La scena dell’Atto primo rappresenta la campagna dintorno
da cadere, non cada invendicata. Indi corre al palagio di Priamo. La scena cangia, rappresentando una piazza dinanzi al temp
luogo a luogo strida e lamenti di gente ferita e presso a morire. La scena dell’Atto quarto è nel cortile del palagio di Pri
ona da sinistra, e il padre Anchise consente finalmente alla fuga. La scena cangia e rappresenta l’orrido d’una città smantel
36 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Francese prima della Medea di P. Corneille. » pp. 157-165
me, per non picciolo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie langu
aci, e poco decenti. Il teatro inglese ove l’oscenità trionfa, non ha scena piggiore di quella di Panfilo e Nisa della Celian
eslao, che la superò per lo stile; ed il Voltaire ne comendò la prima scena , e quasi tutto l’atto quarto. L’Antigone dello st
no all’aria aperta e senza lumi, i quali s’introdussero più tardi. La scena si adornava di tapezzerie, per le aperture delle
37 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 118-120
ta, ed in credito quattr'anni dopo a Livorno. Alle attitudini per la scena congiungeva la Medebach – dice il Bartoli – una f
malata tosto guariva. Mi presi la libertà di farla rappresentar sulla scena da sè medesima. Se ne accorse alcun poco ; ma tro
ttro anni. Vedendo la prima attrice fuor di stato d’ esporsi sopra la scena , all’ apertura del carnevale feci una Commedia pe
compagnia, una delle prime città delle Marche a veder le donne sulla scena . Sposò, il 6 dicembre 1786, Clemente Giovanna, fi
38 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
in Italia, in Francia, e nelle Spagne fremerebbe lo spettatore a una scena simile alla terza dell’atto III. Un piccolo rist
arla dicendo, che seno di alabastro! che vista! Piggiore è la seconda scena dell’atto IV. Madama , dice Simone, è gran tempo
tre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio amante di
molto applaudita la Fedeltà al cimento a. Noi ne commendiamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone
to a tempo, ma non è Dori . Bello è pur l’altro di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtillo infelice! chi ti con
rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella seconda scena dell’atto II n’ esprime con vivacità il fatale am
a regina senza grande varietà di concetti. Patetica però è la seconda scena dell’atto IV, in cui Lancastro dipinge ad Edmondo
l padre che geme nella prigione. Le agitazioni d’Isabella nella terza scena dell’atto V, poichè l’esecrando delitto è compiut
sono rischiarati. Il Tesoro più della precedente sembra propria della scena , meno della prima prolissa, ed in generale più co
stima in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di M
onorare un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scena ; cioè l’obbligare, ad onta della propria nobiltà,
39 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
. Prima Epoca del Teatro Latino. I. Semi primitive della scena in Roma. L’unico spettacolo Circense frequent
aschera, ma perchè soli ebbero il privilegio di non mai deporla sulla scena , la dove gl’altri istrioni, commettendo qualche f
e vennero in simil guisa privilegiate e conservate ancora dopo che la scena latina ammise drammi migliori? Perchè, secondo il
ilmente dal l’imitazione contagiosa de’ mimi Greci già ricevuti nella scena Romana. Tacito ci fa sapere che Tiberio dopo vari
na che per servire al Tonante la notte si è prolongata, e nella prima scena s’indrizza cosi alla notte stessa: Perge, nox, u
toribus. Sat habet favitorum semper qui rectè facit. E nell’atto II, scena 2, … Ita quoique comparatum Est in actate hominu
atur. Si osservi finalmente in qual maniera Anfitrione adirato nella scena 3 dell’atto IV sollevi il tuono del dire, e minac
tono sovente coll’amore e colla necessità di guadagnare; sono nella 3 scena dell’atto I e nella 1 del III delineate eccellent
Con pratica e maestria si ritraggono le arti della civetteria nella I scena dell’atto IV: Neque illaec ulli suo pede pedem h
e il tratto patetico della separazione di Argirippo e Filenia nella 3 scena dell’atto III. Del rimanente la commedia è piena
asina, e ne imito diverse espressioni, e quelle singolarmente della 5 scena dell’atto II: Inimica est tua uxor mihi, inimicu
anti di mala fede e i falsi testimoni. Con molta grazia nella seconda scena dell’atto IV negli arzigogoli del pescatore Gripp
ta commedia scritta con vivacità e piacevolezza, è singolarmente la 3 scena dell’atto II per la graziosa competenza di Carino
ata. Patetico è poi il congedo che Carino prende dalla patria nella I scena dell’atto V. I gramatici e i critici de’ secoli p
llo stesso Carmide padre di Lesbonico che rimpatria, e ne risulta una scena sommamente piacevole imitata poscia soventi fiate
e il linguaggio da se coltivato. Giuseppe Scaligeroa considerò questa scena poco lontana dalla purità dell’ebraismo; e Filipp
pascolarsi in quanto, oltre a’ nominati, dissero per illustrar questa scena il Salmasio, il Reinesio, il Petit, il Bochart, i
di fole, con maggior senno è vantaggio osserveremo che nella seconda scena del medesimo V atto il servo Milfione che appena
passano a’ simili interlocutori e alla bassa commedia; ma fuori della scena riescono freddi, nè in teatro si ammettono in un
i di tal modo che un personaggio posto a favellare in una banda della scena poteva essere coperto e non veduto da chi agiva i
pito. S’incontrano poi i due messagi Sofoclidisca e Pegnio; e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè di una f
parlar del contratto, per ben conoscerne le maniere ed il pensare. La scena in cui esce Sagaristione favellando colla fanciul
ndolo danno fine alla commedia. Rimane qualche dubbio sul luogo della scena . I primi atti si passano in istrada; ma quel bago
istima che si celebrasse in istrada, e suppone che siesi cambiata la scena . Figurandosi però cambiata il luogo in una stanza
mpo di Domenico Barone marchese di Liveri, ne’ quali senza cambiar la scena vedevansi azioni fatte nell’interiore di una casa
’altro supposto si conserverebbe l’unità del luogo senza mutazione di scena . Pseudolo. Vedesi in questa favola un altro ruff
na delle più ingegnose e piacevoli di quante se ne sono esposte nella scena . Cicerone nel suo Catone ci fa sapere che Plauto
Qui vos oblectem, hanc fabulam dum transigam ecc. Parimente nella 4 scena dell’atto Il nega di narrare l’accaduto agli altr
e dall’affettazione possono notarvisi. Tali a me sembrano p. e. nella scena seconda dell’atto II le seguenti: … Si animus es
are a nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto IV egli comparisce nel luogo dove ha de
on si premette all’azione, ma vi s’inserisce e si colloca nella terza scena dell’atto I. Con Plautina felicità veggonsi nella
a nella terza scena dell’atto I. Con Plautina felicità veggonsi nella scena di Alcesimarco che è la prima dell’atto II dipint
artamento delle donne ed il lunghissimo portico. Il primo verso della scena seguente, quid tibi visum est hoc mercimonii , c
ole, equidem haud usquam a pedibus abscedam tuis , dimostra o che la scena , come dicemmo, sia rimasta vota nel tempo che si
azioni di luoghi per rappresentarsia; ove non si sappia costruire una scena alla maniera di Liveri. Il Soldato millantatore.
Miles gloriosus; ed è il servo Palestrione che ciò manifesta nella 1 scena dell’atto II, adoperata in vece di prologo, che p
gopolinice. Le Bacchidi sorelle. Il prologo col principio della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina,
è cosa comune nelle favole di Plauto. È degno di osservarsi che nella scena 2 dell’atto II Pistoclero racconta al servo l’amo
n questa favola. Filocrate in fine dell’atto II parte dal luogo della scena che è Calidone di Etolia: va in Elide: tratta qui
si celebra per istituto de’ maggiori, continua a rappresentarsi sulla scena Romana. b. Vedasi ciò che si dice da Giacomo G
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 849
accettò il posto governativo di ispettore e maestro d’avviamento alla scena nell’Accademia fiorentina dei Fidenti, poi, il 18
o e pregevole maestro, come colui che seppe accoppiare all’arte della scena una coltura non comune. Dalla nuova opera di V. T
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 260-262
medie in musica con sua moglie, la Tincanera. Datosi più tardi alla scena di prosa, vi riuscì attore eccellente, e il '49 l
mmine, confidando nella durata della lor voce, trascuran l’arte della scena . Fu maestro di recitazione del Somigli (V.), det
ta dalla stessa Ristori. Ma la giovinetta non osava abbandonar per la scena l’incisione e il disegno. Propostole il Pezzana,
42 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VIII. Teatro Lirico: Opera Comica: Teatri materiali. » pp. 177-187
edere non può avere la verità richiesta nell’epopea, l’avrà poi sulla scena ? Ebbe dunque ragione M. Diderot allorchè declamò
vero gl’ incanti e la mitologia, e le divinità furono scacciate dalla scena quando imparò ad introdurvi gli uomini55. Scrisse
M. Coignet. Il sig. Elmotte ha voluto imitare il Pigmalione colla sua scena lirica le Lagrime di Galatea, la quale benchè lon
gna nè in Italia gli spettatori si frammischiano con gli attori sulla scena stessa, come avviene in Francia, lasciando appena
latea larga 39 piedi e lunga 32 si vede una scalinata dirimpetto alla scena . Nel palazzo di Versailles si edificò nel 1770 da
lunga 54 piedi e larga 40; vi sono gradini intorno ed in faccia alla scena , e tre ordini di logge continuate senza veruna di
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
rtanto, anzi che no, pajonmi le angustie della terza, quarta e quinta scena dell’atto III. Un figlio che per una capricciosa
estino che trascina ad atrocità, non è l’oggetto più istruttivo sulla scena . E quì domandiamo con rispetto al riputato sig. A
re applauso a questo dramma in uno de’teatri di Venezia. Vi è qualche scena nell’atto I, che può lodarsene. Non così di ciò c
però varii dubbii per gli eventi che in esso accaggiono. Sofia nella scena settima senza prenderne consiglio dall’amante si
l La Fosse) mostrò tra’ primi in Parigi colle sue composizioni che la scena comica Italiana non si pasce di pure arlecchinate
o, l’Errico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene di colpi di scena e di situazioni inaspettate, e terminano con più
i due signori grandi col seguito rispettivo, come nel Solitario : una scena detta del padiglione nell’Errico che metteva sott
ando più si vedranno sulle scene comiche ? L’artificiosa veduta della scena era di tal modo congegnata per indicarvi a un tem
rvarsi nella lettura delle commedie Liveriane colla descrizione della scena . Il sagace Carlo Goldoni stimò di aver compreso d
e pajono originali. Per darne un saggio trascriveremo una parte della scena seconda dell’atto II. Epidico aveva inteso da par
eferenza per gli attori, la non buona versificazione, le mutazioni di scena in mezzo agli atti ecc. Ecc. Veggiamo noi nell’ul
la corrispondenza della versione coll’originale. È tratto dalla nona scena dell’atto quarto. Il traduttore dà ad Eugenio e R
1 la Vedova di prima notte, nella quale chiama l’attenzione la sesta scena dell’atto IV, in cui avviene l’abboccamento della
. Forte e conveniente al carattere del marchese Giulio, è il colpo di scena che mena una situazione interessante. Il padre tr
arbe, cinture ecc. onde rassettare men porcamente gli Ateniesi. Nella scena quarta dell’atto III si alza un telone, e compari
tro commedie prime sono adattabili ad ogni tempo, luogo e costume. La scena dell’ Antidoto si finge nell’isole Orcadi nelle c
cendo, è cresciuta subito in una donzella di venti anni. Nell’ ultima scena viene. Pigliatutto, Mischach e la Neonata. Mischa
nteriore della platea, si va allargando a misura che si avvicina alla scena  : i cinque ordini di palchetti sono disposti in m
que ordini di palchetti sono disposti in modo che i più lontani dalla scena sporgono più in fuori ; idea che il Galli Bibiena
e porte onde si entra in teatro, sono laterali, e non dirimpetto alla scena , la qual cosa produce il doppio vantaggio di non
spazio della platea e d’impedire a parecchi palchetti la veduta della scena . La lunghezza della platea è di piedi 62 e la lar
ni cosa necessaria coll’industrioso partito di cangiare il sito della scena , collocandola sulla retta che faceva la larghezza
e quarantatre e mezzo di altezza dal pavimento alla finta volta ; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio, di
prolungano in linee quasi rette, che si stringono avvicinandosi alla scena . Il diametro maggiore dell’uditorio è di piedi pa
usione la giunta fatta dall’architetto Fuga ne’lati della bocca della scena di alcuni palchettini, da’ quali comincia a rubar
poteva una bizzarria non nuova convertirsi con verisimiglianza in una scena sublime interessante secondando le passioni e i p
provò il fu infelice Francesco Mario Pagano a produrre in Napoli una scena simile prendendo per oggetto Agamennone che intit
accorto ed in alcune altre l’abuso delle tinte troppo tragiche per la scena comica. Ma che mai può increscer nella piacevole
carattere è l’aver saputo in ciascun atto delle favole preparare una scena vistosa, popolare, interessante che tiene sveglia
Tito, Temistocle, Catone, Regolo, quando comparvero più grandi sulla scena  ? e qual tesoro di filosofia non vi profondono. E
tudioso subito dopo la strana critica del Bettinelli legga almeno una scena del Regolo ; legga il suo arrivo in senato (sc. 7
gettare il dialogo alla più rigorosa precisione per disporre colpi di scena e situazioni che rendano lo spettacolo accetto al
o intento, e vi avrebbero mancato se il primo serviva più ai colpi di scena ed alle situazioni che al dialogo, ed il secondo
che a quelli, ed avrebbe fatto il Francese un’ azione propria per la scena musicale, e l’ Italiano avrebbe di una buona trag
e la natura presenta e l’arte ha introdotto con felice successo sulla scena tragica e musicale ; perchè mai quest’ambiziosa V
l’amore, increbbe a Giovanni Andres, che vorrebbe cacciarlo via dalla scena , non che dall’opera di Metastasio ? La critica ha
Per comprendere appieno la diversità de’due caratteri, pongasi nella scena dell’ abdicazione di Augusto Sesto in luogo di Ci
o situazioni ancor più differenti. Senza dubbio eccellente è la prima scena dell’atto V tra Cinna ed Augusto. Ma dopo scopert
coprimento della congiura ? Due incontri originali inimitabili. Nella scena quarta dell’atto II Tito sa che si congiura contr
di Sesto lacerato da’rimorsi ! E chi non invidierà all’Italia questa scena impareggiabile ? Nella scena sesta del III non si
 ! E chi non invidierà all’Italia questa scena impareggiabile ? Nella scena sesta del III non si conosce meno il maestro. Tit
o, e lo spettatore ammira in essi un quadro degno del Raffaello della scena tragica : Sesto (Numi ! E quello ch’io miro Di T
: l’ammirabile combattimento di Tito nel soscrivere la sentenza nella scena settimà del III che meritò l’ammirazione di Volta
fa ; Un’ alma che non ha, Che un sol desio. Voltaire parlando della scena 6 dell’atto III della Clemenza di Tito, e del suo
giudiziosi, non originali o quasi tali le invenzioni. I loro colpi di scena poi speriscono a fronte del vigoroso colorito di
no di riprendere chi tanto e tanto ha meritato. Viene Atelvolto nella scena quarta e s’incontra con Elfrida, e prima che nel
, e veder la sposa. Orgando che ito era, al dir di Evelina, sin dalla scena settima dell’atto I ad ossequiare il re ; giunge
a dello spettatore, e non seppe meglio farli trovare insieme. La loro scena è appassionata, malgrado di un terzetto che vi si
e lo spettatore per le troppe esitazioni del marito. Ciò che rende la scena importante è il segreto che a lei palesa dell’ing
so sulla deliberazione che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione di scena nella quinta scena, in cui il re si trattiene, co
one che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione di scena nella quinta scena , in cui il re si trattiene, come ha pur fatto nel
le loro ceneri, espressioni fredde, consuete, poco energiche, questa scena poteva forse produrre un duetto più appassionato
ando come ciò sa ? Ella ha manifestato il suo disegno al marito nella scena quinta ; è venuto il re che è presente, ed ella c
; è venuto il re che è presente, ed ella col re se n’è spiegato nella scena sesta ; or chi l’ha detto ad Orgando che arriva n
rbosa certo e con ripetizioni che potevano risparmiarsi, parte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resiste
. L’azione va al suo fine, malgrado di qualche ripetizione, e qualche scena inutile. Vi trionfa il carattere nobile e appassi
scurata nell’ apparecchio abbellimento e decorazione convenevole alla scena . Egli volle scusarne la solenne caduta con asserz
che al Calsabigi che ci promette per là musica tragedie vere ? Nella scena 2 viene Osmida secondo confidente, che dopo quest
ere ? Nella scena 2 viene Osmida secondo confidente, che dopo questa scena sparisce, e solo interviene nella decima per dire
moltiplicare i personaggi con un Osmida inutile che parla in una sola scena  ? Tratto tragico. Egli è stato mandato avanti da
esplorar tutto nel giardino. Elvira mostra impazienza amorosa, ma una scena sì lunga di lei coll’ esploratore Osmida tira a s
ello spettatore che brama l’incontro degli amanti. Verte poi siffatta scena su fatti tutti noti a i due confidenti ; a che du
e, e parte seco niun altro rimanendo in iscena. Aggiorna e si muta la scena , e l’istesso Ricimero che parlava nel giardino, s
contarsi tra’ personaggi i falegnami che eseguiscono le mutazioni, la scena è rimasta vota come avviene ad atto finito ; ovve
Jodelle preso pe’ capegli un suo vassallo seguitandolo a calci per la scena , ed in questo senso Calsabigi avrà ben saputo tra
lar solennemente a Odorico, e di recargliene l’avviso. Adallano nella scena decima propone l’unione degli Spagnuoli, e de’ Mo
e e della figlia, e poi una cavatina di Elvira(a). In fine segue una scena inutile di ciarle con Selinda ! Nella quarta sce
In fine segue una scena inutile di ciarle con Selinda ! Nella quarta scena viene Adallano a proporre ad Elvira una fuga. Rip
essioni generali che ben remoto attaccamento hanno col soggetto della scena . Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimen
nteria riempiono tutta la sedicente tragedia di Elvira. Odorico nella scena quinta dalle sue logge si accinge all’armi. Comme
ma cosa alcuna importante. Prima di passar oltre si osservi che nella scena quarta facendo Adallano premura perchè Elvira fug
tra. L’ultimo verso profferito da Elvira, peggior non v’è, precede la scena 7, in cui Odorico oziosamente si va dondolando fr
t in vidua tristia signa domo. Più, parla ad uno spettro sanguinoso, scena nuova ; ma passi ancora. Ella dice, Spettro che
 ! Questa illusione della sua fantasia è ben lunga occupando tutta la scena  ; e non finirebbe mai se non passasse ad un pensi
onesche che costano poco e giungono talvolta a far romor grande sulla scena . Per simile stranezza potrebbero gl’ inesperti de
de forse con rincrescimento che nel rappresentarsi si tralasciò nella scena 6 un altro pezzo di musica che dovea cantarsi da
lla degl’ interessati all’impresa si finiva così ottimamente la prima scena , Tutto perdei, per me non v’ ê più mondo, tronca
44 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244
o e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapi dalla scena gli animi tutti de’ più volgari spettatori? quell
te chiamata Pasibola. I giovani studiosi debbono ammirare nella prima scena dell’atto I il modo di raccontare con grazia, ele
Io l’accettai, Io serberò la fede. Bella e ingegnosa è parimente la scena quinta dell’atto IV, nella quale Miside dopo aver
geva il disegno del poeta. Più volte e Plauto e Terenzio hanno in una scena usato questo colore di dire alcuna cosa a voce al
motto sottovoce scemerebbe il pregio del ritrovato, e la grazia della scena . Davo nella precedente alla prima si accinge a sc
di rado si prova nella lettura delle moderne favole. Mirabile nella 2 scena dell’atto I è il ritratto della buona moglie che
I riesce sommamente interessante e dilettevole. Pamfilo mesto nella I scena per la discordia della madre e della moglie, rifl
lo di qualche grande sciagura, e corre su dalla moglie. Nella seconda scena la buona Sostrata vorrebbe andar di nuovo a visit
a parola datane a Mirrina. Tale angustia è ben maneggiata in questa 3 scena , e l’espressioni sono tutte dettate dalla passion
butta a piedi, e palesa la disgrazia. Tutte le circostanze di questa scena presentano quadri vivacissimi, pieni di affetto,
. O fortuna, ut nunquam perpetuo es bona! Del pari interessante è la scena 5 di Pamfilo col padre e col suocero, nella quale
una onesta ragione di ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la 2 scena dell’atto IV di Pamfilo con Sostrata. La madre il
ndo a momenti. Fidippo ha saputo che Filomena ha partorito, e nella 4 scena viene a dire a Pamfilo, che se vuole rompere il c
sto nuovo aumento al di lui dolore egregiamente si maneggia in questa scena . Lachete ascrive la di lui ritrosia agli antichi
qualche favola, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempirà la scena . Scorge da ciò ognuno, non essere stata più felic
o e di luogo. Si offende quella di tempo, perchè l’atto I con qualche scena del II esige il giorno, viene poi la notte nella
lezze; ma ci contenteremo soltanto di fermarci in alcuna cosa della 3 scena dell’atto II, la quale contiene venustà di più di
Einsio e di Farnabio. L’atto l a patto veruno non può terminare colla scena 4, e col verso Succenturiatus si quis deficiet.
forza che si risolva; e la venuta di Demifone è la risoluzione della scena . Ed avendo Fedria e Geta con Demifone conchiuso c
o inconveniente nasce ancora dal collocarsi per prima dell’atto II la scena che incomincia, Itane tandem uxorem duxit Antiph
mione, e gli ha narrato l’accaduto. Ma se l’atto II incomincerà dalla scena di Formione con Geta, tutto procederà con ogni ve
sa pare che non regga il rimanente, nè possa terminar l’atto II colla scena 4, e col verso, Sed eccum ipsum video in tempore
crizione della bellezza senza artificii nella persona di Fannia nella scena 2 dell’atto I; ed è preceduta da un patetico racc
a beltà non era, Avrian tai cose ogni bellezza estinta. Bella è la 4 scena dell’atto I, in cui Geta e Fedria cercano di anim
scia all’abilità dell’attore, e al discernimento di chi legge. Questa scena è tanto più vaga, quanto le cose umili sembrano m
ome sì caro alle Muse Italiane. Egli me ne trasmise in Madrid qualche scena . L’anno 1784 poi, mentre io già mi trovava in Nap
no del medesimo eccellente traduttore. Ecco intanto la versione della scena indicata: Geta. Geta, per te è finita se non tro
ccomando a voi Fannia e la mia vita ecc. Artificiosa finalmente è la scena di Geta e Formione, ascoltando da parte Demifone,
tori teatrali intelligenti. Trascriverei di buon grado l’intera prima scena originale; ma per compiacere qualche volta a chi
ci frutti Che noi coglier dobbiam, via se ne porta. Della bellissima scena seconda di Taide con Fedria e Parmenone potrebber
collocare le ottime regole di educazione che si ricavano dalla prima scena , le quali usate colla dovuta moderazione incamine
. Per ciò che riguarda la comica piacevolezza merita di osservarsi la scena 3 dell’atto III di Demea con Siro. Applaudesi il
o specchio, E mostro lor come hansi a contenere. Siro stesso nella 2 scena dell’atto IV, per allontanarlo da quelle vicinanz
da qualche commediografo Italiano, e specialmente dal Porta. Nella 5 scena del medesimo atto IV è notabile la riprensione mo
go delle disgrazie e de’ delirii della sua famiglia che egli fa nella scena ultima del medesimo atto IV coll’impeto consueto
evansi, indebolirsi e scemar di pregio. IV. Splendidezza della scena Latina, e Censori teatrali. MA già era cessa
i esser detti amici di un Terenzio tuttochè straniero e servo. Già la scena spiegava tutto il lusso, il fasto e la magnificen
ti dovuti. Senza l’approvazione di alcuno di essi non compariva sulla scena componimento veruno. I loro congressi facevansi n
are e tradurre di questo letterato, rechiamo un frammento della prima scena dell’atto I. Narrata la morte della Genovesa Fulv
45 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
lchetti e tutte quelle interne parti che guardano l’imboccatura della scena . Poiché, così adoperando, si andrebbe contro a un
hiamar fonica. La bocca della campana risponde alla imboccatura della scena ; e il palchetto di mezzo viene ad esser posto col
la platea e il far perdere a parecchi palchetti la veduta di tutta la scena , e alcune altre che qui riferire non giova. Che s
ori posti nella circonferenza del semicerchio sono tutti rivolti alla scena di un modo, la veggon tutta; ed essendo tutti dal
ichi, troppo grande viene a riuscire la imboccatura o la luce di essa scena . Al che pronto per altro e facilissimo è il ripar
opera anch’essi. E sta in questo, che i palchetti, secondo che dalla scena camminano verso il fondo del teatro, vadano sempr
endo all’infuori. In tal guisa meglio si affaccia ogni palchetto alla scena ; e l’uno non impedisce punto la vista dell’altro;
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 765-771
e sin da bimba aveva dato prove non dubbie di molte attitudini per la scena , e che esordì a Torre Del Greco in una Compagnia
Dal primo articolo : « gli entusiasmi. » Come nella vita così sulla scena soddisfa e rinvigorisce tutto ciò che è frutto de
Tina Di Lorenzo si vede questo che è la pura bellezza dell’arte della scena  ; vivere una creatura, non fare una parte con tut
rte sua : – l’interpretazione. Essere soltanto Tina Di Lorenzo, sulla scena , in qualunque umana vicenda da un dramma o da una
ome veramente sono. La Tina Di Lorenzo è una speranza benedetta della scena italiana, ma nulla più …… Dal quarto articolo :
, non ha bisogno di pensare, non ha bisagno di ricordare : esce sulla scena così com’ è, e le meraviglie dell’arte si succedo
sono trascinate, e in preda al delirio : e la storia dell’arte della scena straccia tutte le pagine delle date memorabili, p
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656
ito il giovine artista, e capite subito le sue chiare attitudini alla scena , lo consigliò ad assumer le parti del capocomico,
osì detti promiscui, che lo fecero in breve il signore assoluto della scena . Ma, ahimè, il carnovale del 1822 volle forse abb
vixit. a. lx. dec. xiiii. k. sept. m dccc xxxxi sodal. concordes in. scena . per. otium. agentes pec. conl. pos ob. offerit
no ei rendeva un carattere ; con una modulazione di voce avvivava una scena . Di Felice Scifoni : A vederlo, pareva che la n
imandassero le trattate passioni. Da quel punto ch'egli entrava sulla scena fino a che non ne fosse uscito, era tutto immedes
li sguardi nei palchi o nella platea, mentre l’altro attore ch'era in scena con lui favellava ; non ammiccare al suggeritore 
er detto che Vestri sa commovere il cuore quando la circostanza d'una scena patetica lo esige, conclude : nessun altro attore
empre peggio dell’altra…. Sempre gli stessi intrighi : è in tutte una scena di riconoscimento, un figlio perduto, ecc. Sarebb
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 255-256
comici, fiorito dal 1790 al 1820, anno della sua morte, si diede alla scena giovanissimo, come primo amoroso, ma con poca riu
panciotto della stoffa di ogni nuovo abito ch'ella facesse, o per la scena o per fuori, o in costume o in borghese ; tal che
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 498
yer Angela, trevisana, una delle più forti attrici che illustraron la scena italiana dal ’50 al ’60. Essa apparteneva a quell
e destò l’entusiasmo nel pubblico colle poche parole che chiudono la scena del rapimento. Fu poi nella Compagnia Peracchi e
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 75-76
a la più deliziosa coppia d’innamorati che si potesse mai veder su la scena . Svegliatissima di mente, di spirito pronto, ebbe
trar grande partito da ogni situazione la più semplice ; una piccola scena recitata da lei, assumeva proporzioni gigantesche
51 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
ere del benefico infelice protagonista. Ella in tal guisa entra nella scena , secondochè io traduco: Quai terre? Ove son io
tatori e quando vengono minacciate e quando effettivamente agitano la scena . Prometeo l’ascolta, prevede il resto della minac
ato ancora dai due gran tragici che vennero appresso. Sin dalla prima scena vi si espone lo stato dell’azione con arte e niti
dio che è per commettere. Nè di ciò pago il savio poeta, in una lunga scena di Elettra e del coro con Oreste, fa che questi a
uosa foggia mascherati e con si orribili modi e grida entrarono nella scena , che tutto il popolo si riempì di terrore, ed è f
o di Apollo in Delfo e un’ altra in Atene. Si vuol notare nella prima scena la pittura terribile dell’Eumenidi fatta dalla sa
e gli animi alle commozioni che si vogliono eccitare, fe dipingere la scena , secondochè afferma Aristotile nella Poetica, pro
l Conte Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli
cia di stoltezza; or dove sono gli obbrobrj esagerati? Più forte è la scena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato pe
ciò arriva Ulisse, e cerca di placare Agamennone; nè in questa ultima scena trovansi punto le villanie decantate. Perchè dunq
llissima imitazione. Tragica e degna del gran Sofocle è pure l’ultima scena . Antigone conosciuta per moltissime traduzioni s
al grado del vigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, che disprez
il di lei carattere ottimamente scolpito spicca con ispezialità nella scena con Crisotemi. Quella poi in cui Elettra piagne l
tivi obbligati o vogliamo dire accompagnati dagli stromenti. La prima scena dell’atto quinto è molto vivace pel vago contrast
i popolari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra con Oreste nell’atto quarto sommamente
ice Ad ambedue conviene. Nuovo movimento acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle pre
er sacrilego, e quindi desiste dalla promessa difesa. Segue a ciò una scena assai patetica, in cui Ifigenia rassegnata a mori
di questa tragedia sieno sei, e che il quinto termini dopo la tenera scena dell’ultimo addio della madre e d’Ifigenia, colle
e la statua di Diana Taurica. E’ da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale ter
ndare in Grecia ad Oreste. Fra quante agnizioni si sono esposte sulla scena , questa ad Aristotile parve una delle eccellenti,
uditorio e a tenerlo sospeso. Osserviamo in questa favola che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il coro canta solo nella sce
avola che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il coro canta solo nella scena quarta dell’atto quinto, Celebriamo le lodi di Fe
rrando vai; il terzo terminerebbe col coro sopraccennato della quarta scena dell’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla
della quarta scena dell’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena quinta. Ma la divisione degli atti non mi sembra
n potrebbe esser questa la fine dell’atto? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedra, la quale naturalmente par congiunta col
rista. Ah cedi al fato, Cedi, meschina, al tuo delirio e mori. La scena dell’atto secondo, in cui Fedra manifesta alla Nu
a subito a quelle parole, Conosci tu il figlio dell’Amazone? Anche la scena di Teseo e Ippolito dell’atto quarto è stata copi
bellezze, come il dolore di Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il racconto della di lui mo
a letteratura degli antichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena Francese le Ode di Orazio Flacco sono più oscure
assassinamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente la scena di Ulisse con Ecuba e Polissena nell’ atto primo,
festamente doppia, benchè tutta si rapporti ad Ecuba (Nota XV). Nella scena in cui le si enuncia la morte di Polidoro, osserv
ca riguarda. Egli stesso non fece di più nel tradurre questa medesima scena in maniera diversa dalla Salviniana. Non saprei p
tra che si ristrigne a un solo passo spogliato della situazione della scena : Figlio, viscere mie, da queste braccia Ti s
co e noto ad ogni Tebano? Scarsezza di arte. Vi è poi in Euripide una scena fra un vecchio ed Antigone che da un luogo elevat
nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. Nè anche se n’è curato il Signor
a, per convincere d’inverisimilitudine Euripide, Omero e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co i figli è degna di partic
tra loro qualche relazione per la condotta. Lo spettacolo della prima scena dovea produrre un pieno effetto. Etra madre di Te
di ferire quel mostro di tre corpi ecc. E così è condotta tutta la scena . Virgilio in simil guisa descrive Enea che osserv
asio fino discernitore delle bellezze degli antichi si vale di questa scena di Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracc
chille ozioso in quella reggia. Notabile nel medesimo atto primo è la scena di Creusa e Jone che non si conoscono. Il ragiona
a eroica non abbiano sáputo incastrare ne’ loro componimenti. L’altra scena di Jone e Creusa che termina l’atto quarto e che
tragedie che trattavano soltanto di Bacco. Havvi nell’atto quarto una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor
amento del disgraziato re preso per un cinghiale; ed assai tragica la scena in cui Agave riviene dal suo furore, e riconosce
l’onorò col suo pianto, e impose a’ suoi attori di présentarsi sulla scena senza corone, senza ornamenti e con abiti lugubri
e smentita dalle di lui favole; perocchè nel solo Prometeo alla prima scena intervergono la Forza, la Violenza, Vulcano e Pro
52 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
si parimenti riprendere l’inverisimiglianza dell’equivoco preso nella scena ottava da Rosmunda. Ella entra dicendo a Sigerico
mi. Y de tu hijo? Guz. Y de tu hijo?El Moro determine. Interessa la scena dell’atto II, in cui Gusmano esamina il valore de
di tornare al campo nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito a. Temi la morte? dice Gus
a di lui speranza. Si osserva per altro in questa tragedia più di una scena di gran forza, e specialmente la quarta dell’atto
verso suelto, oltre di un endecasillabo coll’assonante ottimo per la scena nazionale. Se a queste cose avvertiva il bibliogr
o, mi avrebbe conceduto parimente che i versi rimati per coppia nella scena non sono i migliori tra’ metri castigliani, e non
ie stesse degli alberi, a cibarsi di cadaveri umani. A questa lugubre scena una ne segue amorosa di sette pagine di Olvia ed
eme coll’amante e con tutti, di che si occupa singolarmente in questa scena ? forse del prossimo esterminio della patria? no;
se tante lodi dal precitato bibliografo. L’atto II incomincia con una scena di Olvia stessa e di Aluro. Essi come partirono s
atto I viene appresso Megara. Hanno però essi nulla detto o in quella scena o nell’intervallo dell’atto di ciò che voleva Olv
ererebbe Olvia se avesse pattuito collo stesso Scipione? Anche questa scena fondata su ipotesi tutte false e mancante d’inter
quasi altro oggetto non avesse che d’irritar gli assalitori. E questa scena inutile e cattiva viene anche prescelta come ecce
formole famigliari, e poco gravi, sia per esempio questa della prima scena Romper de mi silencio la clausura, e quest’altra
favole in cinque atti hanno la libertà di abbandonar quattro volte la scena , l’autore della Rachele privandosi spontaneament
vittorie riportate prima del suo innamoramento. In somma in tutta la scena Manrique conta false vittorie del re, e Garcia gl
a codicia. I medesimi errori di storia ripete Garcia a Rachele nella scena seconda, la quale accoglie con fasto le adulazion
i si esige che l’azione inevitabilmente si avanzi al suo fine o sulla scena o fuori di essa. Diceva l’editore che l’azione de
al genere lirico in cui parla un poeta ispirato, ma si reputano sulla scena false fantastiche contrarie all’effetto ed allo s
pettatore) se poche ore prima l’avete eseguito senza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere di Alfo
Giornata III. I medesimi personaggi escono con altri sollevati della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare pe
passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragica. L’esecuzione reale lascia il fatto come
llio nel parlar di Polo, e dall’istesso Sofocle. Egli sin dalla prima scena fa dire ad Oreste; torneranno portando nelle mani
che contenga il mio corpo bruciato, e ridotto in cenere . Anche nella scena della riconoscenza Elettra indirizzando la parola
sseduto da’ rimorsi nel caso che trionfasse di Roma; grave la seconda scena dell’atto V, in cui Vetturia espugna la durezza d
ezza del figlio; buone imitazioni di Torquato Tasso si scorgono nella scena sesta descrivendosi la rotta de’ Volsci; interess
esta descrivendosi la rotta de’ Volsci; interessante in fine l’ultima scena per la morte di Coriolano. Del medesimo abate Col
del figliuolo. Il secreto delle nozze occulte svelato al re forma una scena interessante dell’atto V dell’uno e dell’altro dr
raccia i nipoti; ed il Colomès si è bene approfittato di questa bella scena . Il veleno apprestato dalla regina ad Agnese, per
Si allontana poi il Lassala dall’uno e dall’altro tragico nell’oziosa scena seconda dell’atto II, in cui Achille con gli occ
solea. Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di pre
al greco, e ciò che ella dice ancora nella conchiusione della settima scena dell’atto V. L’esgesuita Pedro Garcia de la Huert
53 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
È pure da riprendersi l’inverisimiglianza dell’ equivoco preso nella scena 8 da Rosmunda. Ella entra dicendo a Sigerico che
spada; Ami. Y de tu hijo? Guz. El Moro determine. Interessa la scena dell’atto II, in cui Gusmano esamina il valore de
a di tornar al campo nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito 2. Temi la morte? dice Gus
unica molla della di lui speranza. Per altro vi si osserva più di una scena di molta forza specialmente la quarta dell’atto I
e foglie stesse degli alberi, a cibarsi di cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amorosa di sette pagine di Olvia ed
me coll’ amante e con tutti, di che si occupa singolarmente in questa scena ? forse del prossimo esterminio della patria? no:
se tante lodi dal precitato bibliografo. L’atto II incomincia con una scena della medesima Olvia con Aluro, e poi viene Megar
ererebbe Olvia se avesse pattuito collo stesso Scipione? Anche questa scena fondata in ipotesi tutte false e mancante d’inter
quasi altro oggetto non avesse che d’irritar gli assalitori. E questa scena inutile e cattiva viene anche prescelta come ecce
po stesso di formole famigliari e poco gravi, come questa della prima scena Romper de mi silencio la clausura, e quest’
favole in cinque atti hanno la libertà di abbandonar quattro volte la scena , l’autore della Rachele privandosi spontaneamente
vittorie riportate prima del suo innamoramento. In somma in tutta la scena Manrique conta false vittorie e Garcia gliele men
mera 10 vil à la codicia. I medesimi errori di storia ripete nella scena 2 Garcia a Rachele, la quale accoglie con fasto l
uali sono espressioni appena ammesse nel genere lirico, e false sulla scena , fantastiche e contrarie alla verità, all’affetto
pettatore) se poche ore prima l’avete eseguito senza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere di Alfo
Giornata III. I medesimi personaggi escono con altri sollevati della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare pe
passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragica. L’esecuzione reale lascia il fatto com’
sseduto da’ rimorsi nel caso che trionfasse di Roma: grave la seconda scena dell’atto V, in cui Vetturia espugna la durezza d
a la durezza del figlio: buone imitazioni del Tasso si scorgono nella scena 6 descrivendosi la rotta de’ Volsci: interessante
na 6 descrivendosi la rotta de’ Volsci: interessante in fine l’ultima scena per la morte di Coriolano. Del medesimo sig. Colo
ro del figlio. Il secreto delle nozze occulte svelato al re forma una scena interessante dell’atto V dell’uno e dell’altro dr
a i nipoti; ed il sig. Colomès si è bene approfittato di questa bella scena . Il veleno apprestato ad Agnese dalla regina, il
Si allontana poi il Lassala dall’uno e dall’altro tragico nell’oziosa scena 2 dell’atto II, in cui Achille con gli occhi bass
lea. Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di pre
ratto dal greco, e ciò ch’ella dice ancora nella conchiusione della 7 scena dell’atto V. Don Pedro Garcia de la Huerta non ha
Spagnuoli hanno di più un endecasillabo coll’ assonante ottimo per la scena nazionale. Se queste cose avesse avvertito il bib
o, mi avrebbe conceduto parimente che i versi rimati per coppia nella scena non sono i migliori tra’ metri castigliani, e non
un macello, come significa carnicero. 18. Sofocle sin dalla prima scena fa dire ad Oreste, torneranno portando nelle mani
gendo che contenga il mio corpo bruciato e ridotto in cenere. E nella scena della riconoscenza Elettra indirizzando la parola
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
Carlo e Filippo. Lodevole fu il disegno dell’autore di esporre sulla scena alla pubblica derisione la ridicola vanità degli
tiene scrupolosamente alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena , e si vale di una locugione propria della mediocr
duelo? La giovane Rufina carattere freddo ma di buona morale nella scena seconda del II atto vorrebbe che Cortines suo pad
singanno accader possa con danno o dispiacere del padre. Quindi nella scena seguente domandandole Giusto che cosa mai pensi d
go pieno di un patetico che giugne al cuore, dice la pastorella nella scena prima del atto II : Ay! Esta misma vega Testigo
a quitaba! Ay triste! el valle dura, Y acabò mi ventura! Nella terza scena del III in cui si parlano la prima volta dopo la
con Fausto. L’azione si conduce regolarmente con istile proprio della scena comica, e colla solita buona versificazione di ot
zione del carattere di Don Mariano indicate ottimamente nella seconda scena dell’atto I, e la di lui vita oziosa descritta da
que Dios le ha dado. Stimabile finalmente è l’incontro comico della scena dodicesima dell’atto II di donna Monica dama rico
erse conversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena di ricamare poco propria in campagna, un giuoco d
parlare all’amante, mentre egli da parte ascolta ed osserva, la quale scena , benchè non nuova, produce tutto l’effetto; commo
uce tutto l’effetto; commovente quanto comporta il genere comico è la scena in cui Isabella ode il tiro di leva del vascello
zione. Ne adduco per saggio la mia traduzione di buona porzione della scena undecima citata dell’atto II : Isabella Vien gen
llo stile e del giudizio. Lodevoli singolarmente sono nell’atto I; la scena prima in cui si espone il soggetto, si dipingono
più austera una corona più gloriosa, ma bisogna obedire al padre : la scena in cui don Luigi vorrebbe che ella si fidasse di
55 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
e gli animi alle commozioni che si vogliono eccitare, fe dipingere la scena , secondochè afferma Aristotile nella Poetica, pro
l conte Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli
ia di stoltezza; or dove sono gli obbrobrii esagerati? Più forte è la scena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato pe
ciò arriva Ulisse, e cerca di placare Agamennone; nè in questa ultima scena trovansi punto le villanie decantate. Perchè dunq
llissima imitazione. Tragica e degna del gran Sofocle è pure l’ultima scena . Antigone conosciuta per moltissime traduzioni s
ado del vigoroso divieto di Creonte. E notabile nel l’atto secondo la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, che disprez
il di lei carattere ottimamente scolpito spicca con ispezialità nella scena con Crisotemi sua sorella. La moderazione di ques
di questa serve d’artifizioso contrasto col trasporto di Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste tenendo l’urna delle
erno obbligato, o vogliam dire accompagnato dagli stromenti. La prima scena del l’atto quinto è molto vivace pel vago contras
da quelle che ce ne rimangono; perocchè nel solo Prometeo alla prima scena intervengono la Forza, la Violenza, Vulcano e Pro
l’antico pittore teatrale Apatario, il quale dipinse acconciamente la scena nel teatro di Tralles. Ciò che di lui si dice ind
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342
ione più unica che rara. Annunciava, secondo l’uso, la sua entrata in scena con qualche parola : va bene, va bene, ecc. ecc.
u vuoi venire nella Compagnia di X ? Sei un briccone : e il Dio della scena ti punirà d’aver disertato la bandiera di monsign
lotti, negli ultimi anni d’arte, s’impaperava più dell’onesto. In una scena nella quale sorprendeva una conversazione intima,
57 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
e, alle usanze dei tempi e delle nazioni che sono rappresentate sulla scena . E dico accostarsi il più che sia possibile; che
a Vitruvio come, avendo un pittore di quadratura dipinto a Tralli una scena , e avendovi figurato non so quali cose là dove pe
enir dal fondo del teatro, perché di là solamente ci è l’uscita nella scena ; ed ognuno può avere avvertito con quanta disconv
torrioni di giganti quei personaggi che si affacciano dal fondo della scena , facendocegli giudicare oltre modo lontani la pro
icare oltre modo lontani la prospettiva e l’artifizio appunto di essa scena . E cotesti giganti impiccoliscon dipoi e diventan
spalle o alla cintola, dove venissero a toglier via l’illusione della scena . E generalmente parlando, nel mescolare il vero c
o artifiziosamente, mandandolo come in massa sopra alcune parti della scena e quasi privandone alcune altre, non è egli da cr
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 1636, ai 5 di giugno. » p. 603
lò, ma non mantenendosi del tutto fedele neppure a costui, provocò la scena di gelosia della quale abbiam fatto parola, e che
e processo, lo condannò, ma quando volle applicare la pena dovuta, la scena si cangiò ad un tratto. Il sergente in forza del
59 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
gli lasciò le occupazioni teatrali prima di depurarle del tutto, e la scena francese dopo di lui si riempì della morale dell’
Inès. Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Do
ra notarvisi varie allegorie, apostrofi, perifrasi poco proprie della scena e della passione. In compenso i suoi caratteri mi
on ancora perfezionata. La dichiarazione di amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor
per tanto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode e Marianna mostra egregiam
s &c., è maestrevolmente espressa. Viva e teatrale è parimente la scena seconda dell’atto V, in cui ella posta nel maggio
he circostanza e si desidera spazio più verisimile agli eventi. Nella scena terza dell’atto V Bruto manda i Padri Coscritti e
evole Tito con Bruto, compie ogni aspettativa, vedendosi nella quinta scena dipinta egregiamente l’ umiliazione di Tito, e la
ella loro povertà, non vagliono unite insieme quattro versi di questa scena . Giva così il Voltaire avvicinandosi al Cornelio,
Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di Fatima nell’ultima scena . Ella offendeva il nostro Dio, dice il primo,
pericolo, come fa lo stesso Narba ed altri ancora. Nell’ interessante scena quarta del medesimo atto III di Merope che crede
suo odio verso di lui. Barbaro, tiranno, l’ha chiamato nella seconda scena dell’atto IV. Va, gli ha detto quando ha saputo d
ifonte? Stravagante, e senza utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui egli vien fuori unicamente pe
e tragico al più alto punto, coll’ interesse sostenuto che aumenta di scena in iscena, coll’ unione in un gran quadro ottimam
di lui difesa. Perchè si cerca che lo scellerato rimanga punito sulla scena ? Certamente per ricavarsene un frutto morale da f
imo di Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena quarta dell’atto III: Alz. O jours! o doux mome
arte che l’accrediti. Meglio combinata col mausoleo si vorrebbe nella scena sesta dell’atto terzo la sala dell’assemblea nazi
peggiano le sue vedute filosofiche senza interessare abbastanza sulla scena , Ericia ossia la Vestale, Artemira disapprovata d
però squarci vigorosi i seguenti. La parlata di Orbassan nella prima scena pieno di nobile indignazione per vedere la Sicili
de’ tempi della cavalleria è pure il bell’ orgoglio di Amenaide nella scena quinta dell’atto IV, Lui me croire coupable! . .
. . Il devoit me connoître &c. Ma sopra ogni altra cosa l’ultima scena è delicatamente toccata co’ più patetici colori n
erchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a recar sulla scena i fatti nazionali? e tutti i compatriotti perchè
o di Belloy! E che direbbero i suoi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome di qualche principe de
iti dal teatro moderno i traditori, gli empj, i gran furbi &c. La scena che richiede somma varietà, correrebbe rischio di
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 584-585
a folla stupefatta, poi volgeva le spalle e riprendeva serenamente la scena interrotta. Si racconta che al famoso monologo de
ipe di Danimarca, disse il suo e non essere coll’accento voluto dalla scena . Talora l’esquilibrio della mente lo fece nervoso
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 667-669
l pubblico. Attore distinto, come diremo più innanzi, non portò sulla scena i convenzionalismi della scuola, piacendo anzi pe
della Canobbiana, nacque a Milano il 1836. Cresciuta si può dir su la scena , desiderò vivamente di farsi artista ; e dopo una
posò Francesco Ciotti. Recitò fino al ’70 ; poi dovette abbandonar la scena per mal ferma salute, e si ritirò a Firenze nella
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 414-417
quali comincia una comica lotta di parole con l’Eco, che torna poi in scena , per dir così, con Titiro al secondo atto, e con
scene, sono versi abbastanza garbati come i seguenti che tolgo dalla scena undecima dell’atto quarto. Dopo che Fiammella ha
Comedia, Virtù, Onore, Ignoranza. La Comedia non osa più mostrarsi in scena , perchè aborrita da gente neghittosa a cagion d’i
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 647
Checcherini Marianna. L’ultima caratterista della scena napoletana, attrice di grandissimo pregio, nacque
a con la madre e una sorella, Giulietta. Dopo il ’44 spariscono dalla scena del Teatro Nuovo. Ma poi vi si rivede la Marianna
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 797-798
na lunga lotta finisce col soccombere. Nessuno dei tanti Otelli della scena moderna, incarna questa lotta tremenda con più ef
ntro di lui, s’abbandona tutto alle sue furie, giura vendetta. Fu una scena meravigliosa a cui il pubblico assistette stupefa
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 218-219
embianze geniali, e gli occhi suoi sono due vivi specchi in cui sulla scena conosconsi chiaramente gli affetti interni dell’a
spettacolosa, con promessa in un manifesto reboante, di mutamenti di scena a vista prodigiosi, di macchinismi non più veduti
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 405-406
i, attraeva a sè ogni specie di spettatori al suo primo apparir su la scena . Degl’inni di lode alzati alla diletta artista sc
e per l’abbandono della Commedia goldoniana. Riaperte le porte della scena al nostro Goldoni anche alcuni moderni scrittori
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 474-476
Modena, fatta di elementi giovani, non viziati da eroi o eroine della scena . Giuseppe Costetti ne traccia il seguente ritratt
ostetti racconta che avendo ella baciato veramente Paolo nella famosa scena d’amore della Francesca di Pellico a' Fiorentini
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 676-677
Comedia italiana il 19 gennajo 1719 con l’abito di Arlecchino in una scena aggiunta alla commedia di Gueullette, Arlequin Pl
che ha il potere di afferrare il pubblico al suo primo apparir su la scena . Sposò Maria Agnese Siméon, che esordì alla Comed
69 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230
edere non può avere la verità richiesta nell’epopea, l’avrà poi sulla scena ? Ebbe dunque ragione m. Diderot allorchè declamò
arvero gl’incanti e la mitologia, e le divinità vidersi bandite dalla scena allorchè essa imparò ad introdurvi gli uominia. S
da m. Coignet. Il sig. Elmotte volle imitare il Pigmalione colla sua scena lirica le Lagrime di Galatea, la quale lontana da
elancourt il proprio cognato. Chi approverà un esempio siffatto sulla scena ? Vedere una giovanetta virtuosa che in apparenza
ttimo successo Una notte di Federigo II, in cui si osserva più di una scena ben maneggiata, e varie idee piacevoli e spiritos
in Italia gli spettatori si frammischiano con gli attori sulla stessa scena , come avviene in Francia, lasciando appena dieci
i tempi del XVIII si è riparato all’inconveniente di mischiarsi sulla scena gli spettatori con gli attori. Vero è pur anche c
latea larga 39 piedi e lunga 32 si vede una scalinata dirimpetto alla scena . Nel palazzo di Versailles si edificò nel 1770 da
sedio di Citera. Ciascun atto ha una nuova decorazione e mutazione di scena ; ma vi è l’inconveniente che in ognuno si cala il
ipario, e l’uditorio dee attendere che si pianti con gran lentezza la scena . Lione ha un teatro grande sopra tutti i teatri f
unga 54 piedi, e larga 40; vi sono gradini intorno, e dirimpetto alla scena , e tre ordini di logge continuate senza divisione
o della verità e del senno prendendo ad imitar gli uomini anche nella scena musicale. Debbo però soggiugnere che al contrario
70 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO IV. LIBRO V » pp. 67-93
esporne la tessitura e le principali bellezze, senza omettere qualche scena che ci sembri disdicevole alla gravità tragica.
di armi, il quale nel voler parlare al cantar del gallo sparisce. La scena si cangia nell’interiore della regia. Il re attua
orali in tuono famigliare, e le impone di più non parlargli. Torna la scena del muro della regia, dove giugne Amlet accompagn
io che cinguetta in tuono famigliare, basso talvolta, e proprio della scena comica. Viene sua figlia Ofelia, e gli narra la n
rla ad alcuni di essi con famigliarità; vuol poi sentir declamare una scena sulla morte di Priamo. Egli stesso prima ne decla
de. Io farò che quegli attori rappresentino avanti di mio zio qualche scena che rassomigli alla morte di mio padre. Così lo t
razio, di cui egli si fida, gl’ingiunge, che mentre si rappresenta la scena da lui aggiunta, tenga egli l’occhio attento su d
o? “Aml. Questo è un assassinamento. “Ofel. Al parere adunque questa scena muta contiene l’argomento del dramma”. Si finge
ta scena muta contiene l’argomento del dramma”. Si finge nella prima scena che il re e la regina esprimano i loro affetti. I
he stà mal disposto, perchè ella si è ammazzata da se coll’affogarsi: scena comica bassa. Cade il loro discorso sulla nobilit
denti, ed alcune interessanti situazioni tragiche che vi sono come la scena dell’ombra con Amlet nell’atto I, e l’altra di Am
71 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
i personaggi che parlano, e qualche volta s’indica l’argomento della scena . Nell’atto I leggesi in margine Rex Borsius loqu
re, il coro ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel III la scena passa da Ferrara a Napoli, ed in esso un ambascia
agnia di Drusiana compiange la prigionia del Piccinino. Nel V atto la scena torna a Ferrara. Un messo racconta al duca Borso
ne ad Orfeo nell’inferno. Ma quì si chiederà come debba concepirsi la scena , passando tutta l’azione in due luoghi. Giudica i
luoghi. Giudica il prelodato Affò essersi dovuta in Mantova formar la scena ad imitazione delle antiche, che figuravano a un
inarsi alla reggia di Plutone, e dall’altro l’inferno stesso. Ma tale scena bipartita converrebbe all’atto IV, e non al riman
un’apparenza diversa da quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la scena nella guisa che oggi avviene ne’ drammi musicali,
a guisa che oggi avviene ne’ drammi musicali, servendo all’azione. La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a pi
mane armenti, Ma ben sentii mugghiar là dietro al monte. Ed in tale scena potevano passare anche il II e III atto parlandov
azione de’ loro riti. Che se di tutte queste cose volesse idearsi una scena stabile, non riuscirebbe difficile compartirvele;
i Pluto, mentre altrove espongonsi cose assai meno vivaci. Adunque la scena nell’Orfeo fuor di dubbio cangiossi, servendo anc
72 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
i personaggi che parlano, e qualche volta s’indica l’ argomento della scena . Nell’atto I leggesi nel margine Rex Borsius loqu
, il coro ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel terzo la scena passa da Ferrara a Napoli, ed in esso un ambascia
di Drusiana compiange la prigionia del Piccinino. Nel quinto atto la scena torna a Ferrara. Un messo racconta al duca Borso
e ad Orfeo nell’inferno. Ma quì si chiederà, come debba concepirsi la scena , passando tutta l’azione in due luoghi. Giudica i
ghi. Giudica il prelodato P. Affò essersi dovuta in Mantova formar la scena ad imitazione delle antiche, che figuravano a un
inarsi alla reggia di Plutone, e dall’altro l’inferno stesso. Ma tale scena bipartita converrebbe all’atto IV, e non al riman
n’ apparenza diversa da quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la scena nella guisa che oggi avviene ne’ drammi musicali,
a guisa che oggi avviene ne’ drammi musicali, servendo all’azione. La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a pi
e armenti, Ma ben sentii mugghiar là dietro al monte; ed in tale scena potevano passare anche il II e III atto parlandov
azione de’ loro riti. Che se di tutte queste cose volesse idearsi una scena stabile, non riuscirebbe difficile il compartirve
di Pluto, mentre altrove espongonsi cose assai men vivaci. Adunque la scena nell’Orfeo fuor di dubbio cangiossi, servendo anc
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 438-443
o si vorrebbe far risalire al teatro antico ; e il Sand trascrive una scena della Mostellaria, mettendo a raffronto delle ser
icolo del Mercurio di Francia, che s’è visto al nome di Francesca, la scena dell’incendio che precede la parodia di Berenice,
no a che la servetta ha seguito l’antica traccia, essa ha avuto sulla scena una parte spiccatissima e un ruolo per sè. Chi ab
pubblico. Le Sacchi-Paladini, le Romagnoli, le Cutini spariron dalla scena , e il ruolo della servetta fu a poco a poco ingoi
74 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160
Carlo e Filippo. Lodevole fu il disegno dell’autore di esporre sulla scena alla pubblica derisione la ridicola vanità degli
tiene scrupolosamente alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena , e si vale di una locuzione propria della mediocr
duelo? La giovane Rufina carattere freddo ma di buona morale nella scena II del II vorrebbe che Cortines suo padre (sarto
singanno accader possa con danno o dispiacere del padre. Quindi nella scena seguente comandandole Giusto che cosa mai pensi d
go pieno di un patetico che giugne al cuore, dice la pastorella nella scena prima del II: Ay! esta misma vega Testigo fue
taba! Ay triste! el valle dura, Y acabò mi ventura! Nella terza scena del III, in cui si parlano la prima volta dopo la
75 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
avola. Dall’altra parte non vedesi nell’italiana vestigio della bella scena del Dispetto di Lucilla ed Erasto, in cui essi la
ben può indicare che da tal commedia egli trasse probabilmente quella scena . Comunque sia la storia dimostra che siccome Guil
rava nel Misantropo, comincia nel Tartuffo a sentirsi sin dalla prima scena della vecchia Pernelle. La vivacità ch’è l’anima
-ballo, in cui Moliere raccolse tutti i divertimenti introdotti nella scena , uscì nel 1670. La varietà degli oggetti che appa
o recitata nel 1671, sebbene il sacco in cui si avvolge Scapino, e la scena della galera appartengano a un genere comico più
one; ma da un soggetto così arido Moliere seppe trarne partito per la scena comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata
duto il teatro di Borgogna che manifestò la sua inclinazione verso la scena . Coltivò i suoi talenti colle lettere studiando p
Se imbatteva in qualche personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena , nol perdeva di vista prima di averlo pienamente
da artefice sagace che abbellisce imitando. È incerto che in qualche scena del Borghigiano Gentiluomo e del Tartuffo avesse
da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta trasportata sulla scena . Il Dispetto amoroso è del Secchi. Lo Stordito e
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — 1759 – 16 Settembre. » pp. 258-259
a soggetto di Carlo Antonio Veronese, fu accidentalmente ferito sulla scena , e non si riebbe più perfettamente. Da quando ebb
o dal Campardon, riporterò l’aneddoto, concernente la ferita fatta in scena al nostro artista. 1759 – 16 Settembre. Dichiar
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 300
e vecchia, com’ ella era, si conservava brillante, e vivace sopra la scena , un poco troppo anch’ ella nella parti serie ed i
sera fu certo più accetta al pubblico della tragedia stessa, fuor di scena pare fosse un vero grano di pepe. Ella era prima
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 763-764
’invenzione d’alcune commedie a soggetto delle quali anch’ oggi sulla scena se ne suol far uso. » Morì in Romagna nel 1747.
chisce la voce, che l’Autore e gli amici che gli facevan corona su la scena , temetter per un istante che il Diligenti non pot
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 869-873
fezione di arte ? E a vederlo e sentirlo nel Maester Pastizza e nella scena musicale a soggetto, chi crederebbe ch’egli sappi
Pastizza ? E nel Pedrin o Massinelli coll’incomparabile vecchio della scena a soggetto ? A tal proposito, ben fece la Perseve
coll’amico del Spos sequestraa, che in due minuti si trasforma su la scena da vecchio, può infatti competere col celebre att
ona. Non sarebbe anche qui il caso, a vedere il Ferravilla fuor della scena , con quell’aria d’uomo triste o almen d’uomo anno
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
le occupazioni teatrali prima di depurar del tutto la tragedia, e la scena francese, dopo di lui si riempì della morale dell
iede. Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pi
ra notarvisi varie allegorie, apostrofi, perifrasi poco proprie della scena e della passione. In compenso i suoi caratteri mi
ncora non perfezionata. La dichiarazione di amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor
per tanto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode e Marianna mostra egregiam
fils ec, è maestrevolmente espressa. Viva e teatrale è parimente la scena seconda dell’atto V, in cui ella posta nel maggio
e circostanza, e si desidera spazio più verisimile agli eventi. Nella scena terza dell’atto V Bruto manda i Padri Coscritti e
evole Tito con Bruto, compie ogni aspettativa, vedendosi nella quinta scena dipinta egregiamente l’umiliazione di Tito, e la
povertà, non vagliono unite in un fascio quattro soli versi di questa scena . Giva cosi il Voltaire avvicinandosi al Cornelio,
Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di Fatima nell’ultima scena . Ella offendeva il nostro Dio, dice il primo, Et
pericolo, come fa lo stesso Narba, ed altri ancora. Nell’interessante scena quarta del medesimo atto III di Merope che crede
ato il suo odio verso di lui. Barbaro, tiranno , l’ha chiamato nella scena seconda dell’atto IV. Va, gli ha detto, quando ha
lifonte? Stravagante e senza utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui egli vien fuori unicamente pe
re tragico al più alto punto, coll’interesse sostenuto che aumenta di scena in iscena, coll’unione in un quadro grande ottima
iti dal teatro moderno i traditori, gli empii, i furbi solenni ec. La scena che richiede somma varietà, correrebbe rischio di
a del Voltaire. Perchè si cerca che lo scelerato rimanga punito sulla scena ? Certamente per ricavarsene un frutto morale da f
imo di Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena quarta dell’atto III: Alz. O jours! o doux momen
arte che l’accrediti. Meglio combinata col mausoleo si vorrebbe nella scena sesta dell’atto III la sala dell’assemblea nazion
il cui piano gli costò moltissimo senza interessare abbastanza sulla scena , Ericia ossia là Vestale, Artemira disapprovata d
strano la convizione del delitto. La concione di Orbassan della prima scena pieno di nobile indignazione al vedere la Sicilia
de’ tempi della cavalleria è pure il bell’orgoglio di Amenaide nella scena quinta dell’atto IV: lui me croire coupable!… il
coupable!… il devoit me connoître . Ma sopra ogni altra cosa l’ultima scena è delicatamente toccata co’ più patetici colori n
erchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a recar sulla scena i fatti nazionali? E perchè i suoi compatriotti g
del Belloy! E che direbbero i suoi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome di qualche principe de
pello prenderà in isposa Bianca unica prole di Contarini. Atto II. La scena rappresenta un appartamento della casa di Contari
de Contarini, io non sono più l’arbitro del destino di mia figlia. La scena lunghissima alfine contiene che Contarini decisiv
sul palazzo dell’ambasciadore di Spagna. In seguito della lunghissima scena dell’atto III della contesa poco tragica di Conta
pronuncia, e nel fondo punisce. Montcassin e Pisani si ritirano, e la scena rimane vota secondo il più recente metodo de’ mod
81 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388
che l’autore ebbe l’imprudenza di smascherarsi. Trasparisce nella VI scena dell’atto III la grazia comica di Molière oggidì
rancaleu creduto effetto dell’arte da essi posta in rappresentare una scena , grida attonito: Comment diable! à merveille! à
aurait jouer mieux que vous du visage. Sommamente comica ancora é la scena IV dell’atto IV, nella quale Francaleu, che ha da
e le sue premure piacevoli, per lo spettatore animano egregiamente la scena . Lepida é pur la scena VI di Lisetta, che destram
oli, per lo spettatore animano egregiamente la scena. Lepida é pur la scena VI di Lisetta, che destramente fa confessare a Da
aestria possano avere le moderne scene. A gran tratti é marcato nella scena II da Lisetta: S’il n’avait de mauvais que le fi
ce perfide. Cleone stesso perfeziona il proprio ritratto nell’ottima scena I dell’atto II: Quand je n’y trouverais que de q
quoi m’amuser, Oh! c'est le droit des gens; et je veux en user. La scena III dell’atto II é piena di dipinture naturali de
di quei che vogliono parer gravi e laconici. Non può terminar sì vaga scena con una osservazione né più vera, né più gloriosa
volupté pure. Et c’est là qu’on entend le cri de la nature. L’ultima scena dell’atto IV contiene presso a poco lo stesso str
V del IV atto del Tartuffo, sebbene l’arte comica che campeggia nella scena di Molière, é più risentita, più vivace, più maes
ltra penserebbe Saint-Albin? Delicato é ancora ciò ch’egli dice nella scena VIII dell’atto II «Si on me la refuse qu’on m’app
ote243. Si é dunque a quelli tempi tentato due volte di mostrar sulla scena un padre di famiglia, e non pertanto questo carat
i senza dubbio son comici, e gli affetti delicati. Dice ella nella II scena dell’atto I: «Il m’avait caché ces bruits dans la
mile a quello della Perintia, dell’Andria, dell’Hecira? La V e l’VIII scena dell’atto III son belle e teatrali. La III del IV
francesi a voce bassa borbottando quando compariscono dal fondo della scena , e declamano più sonoramente quando si accostano
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 275-276
ad esempio come recitatore, non fosse, come tutti i suoi colleghi di scena un’arca di scienza : e nel Consiglio villanesco d
zione della commedia, di Roma che era, in Firenze, recando così sulla scena i leggiadri e ricchi vestimenti della sua terra :
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 268-269
condanna aperta, senza mezzi termini, or de' controsensi di messa in scena , or di quel volere l’ applauso a ogni scena, a og
' controsensi di messa in scena, or di quel volere l’ applauso a ogni scena , a ogni parlata, a detrimento della verità, della
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553
o Parabosco ebbe un giorno a scrivergli : E’ mi par vedervi sopra la scena farvi schiavi quanti vi veggono et odono. Io sent
l’avversione o apatia del pubblico, dovette piegarsi, e abbandonar la scena a cinquant’anni circa, per godersi il danaro che
specie nelle egloghe. Dalla prima di esse appunto traggo parte della scena di introduzione, che è uno de’ soliti assalti amo
85 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417
Era sua massima che i componimenti teatrali, doveano giudicarsi sulla scena , e non impressi. Certamente acquistano fama agli
e quando affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. Egli nella scena II dell’atto II fa nella propria persona una dipi
suo morbo, sul modo di contenerli colla moglie, é ben graziosa nella scena II. La prima dell’atto III di Lovemore a tavola c
tant cambiata da Lovemore, e ne risulta l’equivoco grazioso della VII scena . La Moglie Gelosa, commedia del signor Giorgio C
co occupato sempre de’ suoi cavalli, é ben espresso. Graziosa nella I scena dell’atto II é la genealogia di una giumenta, la
teatro italiano, il francese, e lo spagnuolo ancora fremerebbe a una scena simile alla III dell’atto III tra madama Orgone e
rvore, esclamando, «che seno alabastrino! che vista!» Peggio nella II scena dell’atto IV «Madama, dice Simone, egli é lunga p
guadagno, lo spettatore crede di esser congedato, quando nell’ultima scena comparisce un nuovo personaggio, un signor Antoni
mancare di fedeltà all’amico, é un tratto ammirabile; ma l’idea della scena tra Raps e Anselmo é quasi degna di Molière. I dr
si contengano ne’ limiti del verisimile, allettino il pubblico dalla scena , e piacciano agl’intelligenti nella lettura per l
molti anni, fu rifatto nel 1767 in nuova forma senza tavolato per la scena , essendo destinato ai balli in maschera, oggi pur
va a un sonator di chitarra, il quale alle occorrenze compariva sulla scena stessa e accompagnava le donne che cantavano. Ogg
mantillas, seggono, tutte unite in un gran palchetto dirimpetto alla scena , il qual si chiama cazuella e congiunge i due arc
n gran palco chiamato tertulla, posto, come la cazuela in faccia alla scena di là gode lo spettacelo la gente, più seria e qu
86 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136
porremo la tessitura e le bellezze principali, senza omettere qualche scena che ci sembri disdicevole alla gravità tragica. A
i armi, il quale, nel voler parlare, al cantar del gallo sparisce. La scena si cangia nell’interiore della reggia. Il re attu
varie domande risolve di recarsi nel luogo dove apparve. Si cangia la scena in una casa del vecchio Polonio. Laerte prende co
orali in tuono famigliare, e le impone di più non parlargli. Torna la scena del muro della reggia, dove giugne Amlet accompag
ancia in tuono famigliare, basso di tratto in tratto, e proprio della scena comica. Viene la figlia Ofelia, e gli narra la no
a ad alcuni di essi con famigliarità, e vuol poi sentir declamare una scena sulla morte di Priamo. Egli stesso prima ne decla
de. Io farò che quegli attori rappresentino avanti di mio zio qualche scena che rassomigli alla morte di mio padre. Lo trafig
questo? Aml. Questo è un assassinamento. Of. Al parere adunque questa scena muta contiene l’argomento del dramma. Si finge n
sta scena muta contiene l’argomento del dramma. Si finge nella prima scena che il re e la regina esprimano i loro affetti. I
e stà mal giudicato, perchè ella si è ammazzata da se coll’affogarsi; scena comica bassa. Cade indi il loro discorso sulla no
, e da alcune interessanti situazioni tragiche che vi sono, come è la scena dell’ombra con Amlet nell’atto primo, e l’altra c
alche motto che muova a riso. Ma questo vero indiscreto non dee sulla scena imitarsi; in prima perchè la parte più sana ripre
la conversazione, dovrà come in fatti avviene, dispiacere ancor nella scena , dove la natura dee comparire scelta e convenient
ve se ne sarebbe come altrove trovato più d’uno. Voleva mettere sulla scena un usurpatore e un omicida, e per renderlo dispre
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 71
(op. cit.) per questo artista, che dipinse pel teatro di Varsavia una scena di camera.
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117
o dar bella Donna altrui diletto e pena, che in su la viva e luminosa scena faccia a Venere, a Palla, invidia e scorno. Febo
tro quaggiù cesse il desio, che sua vita per sempre ebbe serena. O di scena dolcissima Sirena, o de’ Teatri Italici Fenice, o
lano Apollo, questa il cui valor cotanto ammiri, ed ave per teatro e scena Italia e ’l Mondo ; e d’ eloquenza piena, e de’ s
ta ruina sua memoria immortal rode, o cancella. D’ogni gloria maggior scena fastosa, fatti giardin d’un sempiterno alloro, gi
Quivi Accesa d’amor, d’amor accende l’eterno Amante ; e ne l’empirea scena , che d’angelici lumi è tutta piena, dolce canta,
iti de recitanti — Colori de gli habiti — Habiti barbari piu uaghi in scena  — Habiti delle tragedie — Habiti pastorali — Habi
e. Et uoglio che sappiate, che quantunque spesso paia a chi recita in scena , di dire adagio, non è mai tanto tardo, che a l’u
possi fra moderni ueder meglio per chè in fatti ella è tale su per la scena , che non par gia a gli uditori di ueder rappresen
O quante uolte son io stato ambiguo un pezzo, nel riconoscere uno in scena , per non esser ben differente da un altro recitan
ni nouita piu piace assai, riesce molto piaceuole spettacolo ueder in scena habiti barbari, et astratti dalle nostre usanze,
ite alla greca. Et per questo, piu che per altra cagione fo io che la scena della comedia nostra che uedrete martedi [piacend
nciare. Sant. A questo modo, non è periglio, che possi restar da una scena all’ altra, il Theatro uoto. hora ueniamo al mand
ate le tende, con passo lentissimo et graue da la estrema parte della scena . et giunto con tardità a mezo d’ essa ; fermarsi
come per iscostarsi quanto piu sia possibile dalle prospettiue della scena , poi che accostandolisi perdono del lor naturale,
sforza. Mass. Questo è benissimo inteso. hor ditene di gratia se la scena si fingerà, per cosi dire, esser Roma, et che la
come lor citta dino : dandoli notitia della citta che rappresenta la scena  ; della qualita et del titolo della fauola, chied
oggi cosa alcuna ? Ver. Lasciando di parlar di quelli che apaiono in scena , di che si trattarà dimane, come ui ho detto, e d
co alcuna uolta di mezzo un’ altro, et il non comparire personaggi in scena  ; fa questo effetto con maggiore eficacia. Mass.
tto assai : et in uero mi conuiene essere a far proua di alluminar la scena della nostra comedia, per ueder che non gli manch
esto cortese inuito ? Mass. E per che no ? Ver. Andiamo dunque alla scena . Sant. Andiamo. Nulla di più importante e di pi
o. Nulla di più importante e di più interessante per la storia della scena italiana, di questo dialogo, in cui sono massime
ico schierati presso la ribalta, al restar gran tempo inchiodati alla scena di fondo, presso un camino con le spalle verso il
89 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127
eziandio su’ teatri stranieri, principalmente perchè sin dalla prima scena il pubblico s’interessa per Sofia, e per Saint-Al
el Figlio naturale, ed in Costanza, che farà sempre sbadigliare sulla scena . Il disprezzo che aveva Beaumarchais per l’eccell
una riserba la di lui Eugenia tralle favole viziose, e contrarie alla scena di Talia. Confesso che egli dovea meglio contener
osa qual si richiede nella tragedia. Il m’avait (dice Eugenia nella scena seconda dell’atto I) cachè ces bruits dans la cra
alla commedia, e nocerebbe spesso alla tragedia. La quinta e l’ottava scena dell’atto III sono belle e teatrali. È patetica m
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327
erità a tale esagerazione, che, nel Carlo XII, dovendo presentarsi in scena bagnato, si faceva buttar sul capo due grosse sec
a, impetrò allora e ottenne dal Governo che non più si adoprassero in scena armi vere. L’Alfieri soleva dire del nostro attor
altre Dive. Blanes comparve, e alzando ambe le braccia « Dell’Italica scena ecco il sostegno » gridàr contente, e si baciaro
etto del pubblico, doventava un semplice e modesto mortale fuor della scena …. Ripensando il tempo della maggior gloria di Bel
truccatura più specialmente ; chè quando Belli-Blanes appariva sulla scena , ci si trovava ogni sera di fronte a un quadro nu
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
sul punto di slanciarsi colla spada alla mano, conforme richiedeva la scena , sul suo nemico, côlto da male improvviso, morì.
92 (1715) Della tragedia antica e moderna
ieno le tragedie di Gravina. Io vorrei vedere cotesti greci metter in scena una tragedia di gusto loro. Mi par impossibile ch
l’Impostore. Ciò che Martello fece, certamente, è confrontarsi con la scena parigina, con la recitazione degli attori e la sp
ate nell’occhio del ciclone romano-felsineo e la frequentazione della scena parigina si fondono così in un organismo coerente
ca; alle unità pseudo-aristoteliche e alla liceità della mutazione di scena ; allo ‘sceneggiamento’ nella tragedia antica e in
giudice competente, egli è però delle azioni che si rappresentano in scena . [1.111ED] Se tu vorrai che il popolo (e quando d
del fatto rappresentato quanto vi vedrebbero i veri personaggi che in scena sono imitati se, non finta, ma realmente operasse
rca ad un solo obbietto; perché, se più azioni si rappresentassero in scena , il senso, che tanto è minore quanto è intento a
ci certamente succede fuori del luogo della rappresentazione che è la scena , ma per lo più succede appunto in tale distanza c
ione si è che, abbisognando la tragedia di questo esterno aiuto della scena per essere rappresentata, quanto più se le moltip
che si figuri seguita in un solo luogo, ma quanto di essa si vede in scena e quanto di essa non si vede e che compie con le
ne, non segue mai che in più luoghi. [2.50ED] Quello che si vede è la scena , ma questa è sempre stata composta di più parti c
vari lor fini e secondo la varia lor condizione gli attori, sicché la scena tragica presa in se stessa non è un solo portico
itare i personaggi da’ quali è maneggiata l’azione, e questa sorta di scena anche oggi fra’ vostri dipintori conserva la deno
troverai in quello che non si vede, perché le cose seguite fuor della scena e che si narrano in essa sono parte essenzialissi
mmaginazione si possano mettere sotto gli occhi con la mutazion della scena . [2.55ED] Tu mi dici che tanto meno la tragedia è
e il supporlo è lo stesso. [2.62ED] Tu mi dirai che la mutazion della scena , che è mutazione fisica di luogo, non è verisimil
ien supposto — soggiunsi — che i tragici greci non abbiano mutato mai scena e di questa costante opinione è il padre Scamacca
alcuna violenza di mente e con diletto maggiore dell’occhio cangiando scena e collocando i discorsi degli occulti affari ne’
ED] Tuttavolta egli è certo che cotesta prodigiosa facilità di mutare scena , della quale ha la gloria maggior la tua patria,
rsi così che il guardo non può raggiungere la volubile rapidità della scena , e si scorge il tutto mutato prima che lo spettat
di mutare. [2.69ED] Tu ti sei trovato a quei rozzi tempi ne’ quali la scena consisteva in una lunga e diritta via di logge o
oce per farsi udire al di fuori. [2.70ED] Più rozza avresti veduta la scena se tu fossi nato un secolo avanti e rozzissima se
è mica vero che ne’ nostri teatri non si pensasse alla mutazion della scena . [2.76ED] Ricorri al tuo Vitruvio e vi troverai c
[2.76ED] Ricorri al tuo Vitruvio e vi troverai che tre cangiamenti di scena si congegnavano sui nostri palchi: tragica, comic
hereccia, certa cosa è che favole boscherecce non furono mai poste in scena né da’ Greci né da’ Latini, benché gli uni e gli
, non vi ha dubbio che vi erano ordigni per cangiare l’una nell’altra scena congegnati a foggia di trigono che, raggirandosi
oico ed a far spettacoli scenici in onore del suo Cesare, cantò: Vel scena ut versis discedit frontibus. [2.81] Lo che, co
hé Virgilio ripone la pompa di quello spettacolo nella mutazion della scena , cosa la quale per chi partisse da un’opera e all
a io alle rappresentazioni di alcune tragedie greche con mutazioni di scena non paragonabili certamente alle vostre, ma, col
.84ED] Parliamo primieramente del primo. [2.85ED] Egli cominciava con scena tragica. Avresti veduto una reggia in un padiglio
[2.92] Eccolo uscito fuori del padiglione ed ecco mutarsi la tragica scena in satirica, morendo Aiace al cospetto degli udit
E lascia dire il padre Scamacca intestato di questa unità rigorosa di scena , che non contento d’aver in grazia di essa ammess
de tre ore di un suo discorso a provare, che nell’Aiace non si cangiò scena , cosa affatto inutile, per non dirla affatto ride
, dato e non concesso che ciò potesse essere, ciò sempre saria mutare scena di tragica in satirica, se non sul palco almeno n
fine essendo la morte di Aiace, ben saria strano il farla seguire in scena , per rappresentarla nell’orizonte. [2.95ED] I pit
ED] Eccone uno appunto sul bel fronte della tragedia ove è dipinta la scena di Antigone. Il luogo è sacro, siccome congettur
ED] E che sia vero che questa tragedia è composta di due mutazioni di scena , Elettra, quella Elettra che prima sedeva al lett
ito in strada; ma d’altra parte appiattandosi Fedra in casa, ecco una scena fra la di lei ancella, il coro ed il semicoro, pe
[2.117ED] Ippolito, poi che è morto vicino al mare, vien portato in scena e Teseo esce a farvi sopra le smanie e ciò segue
Sofocle non ho io fatto menzione per esemplificarti la mutazion della scena , che ivi veracemente non è, ma per dirti che la s
mutazion della scena, che ivi veracemente non è, ma per dirti che la scena satirica fu alle volte costantemente usata da’ no
a in teatro. [2.128ED] Càcciati dunque di capo lo scrupolo di cangiar scena e lascia gracchiare a questi affettati adoratori
to altro non considerarono che il loro bisogno, piantando talvolta in scena per un atto intero, per due ed anche quasi per tu
le ragioni. [3.17ED] In tanto piace il ragionamento rappresentato in scena in quanto imita il vero parlare de’ gran personag
resentiamo, seguendo in ciò la regola generale di tutti i discorsi di scena che, per non annoiar gli uditori, s’imitan sempre
ragionamenti; e quindi avviene che in tre ore al più si discorrono in scena materie che non si digerirebbero in otto, anzi in
ottamenti. [3.27ED] Ma quando un personaggio non ha chi lo ascolti in scena ed ivi è o credesi solo, allora, essendo in tutta
empli a tuo favore non si scarseggia. [3.32ED] Ma certa cosa è che la scena appresso di noi compariva sempre guernita di pers
ta di personaggi, benché un solo parlasse. [3.33ED] Noi piantavamo in scena una certa razza di popolo che alle volte s’instat
e ‘comparse’. [3.35ED] Questo popolo adunque, che sempre trovavasi in scena , non impediva con la sua presenza i soliloqui per
nita a’ vostri bravi poeti; e perché dunque non la rappresentarono in scena con tutto il suo fuoco e nel suo maggior lume, si
in un astuto, in un rimbambito, e di venerabile me lo fa comparir in scena ridevole. [3.73ED] Tu ti torci, ma abbi pazienza;
o se ne usurpa dipoi altrettanto. [3.83ED] Nell’Ifigenia hai posta in scena una vergine innamorata, ma che però preferisce il
può dal cuor suo sradicarsi, è almen necessario col rappresentare in scena gli amori, insegnarle a nodrirli con sobrietà, di
in numero quattro volte maggior delle case, fanno di sé medesime una scena assai vaga, che ad ogni passo si cangia e nella q
un servo accendendo le dodici lampane di cristallo che illuminavan la scena , sento tirarmi il mantello e mi volgo e mi vedo a
agedia, giacché il concerto delle viole ci fa sperare quanto prima in scena gli attori. — [4.25ED] Così avendomi parlato quel
.110ED] Imperocché gran parte di loro conosce quell’istrione fuori di scena che in scena rappresenta Edipo; conosce che quell
ocché gran parte di loro conosce quell’istrione fuori di scena che in scena rappresenta Edipo; conosce che quell’Oreste è un
si sopranomina Lelio, che l’Ifigenia è la Flaminia, che quella è una scena dipinta, che quegli abiti gioiellati son oro fals
e cristallo; sa che quelle parole sono premeditate; e sente che dalla scena vi è con la candeletta sul libro chi le suggerisc
r versi. Dunque non li dei compor senza rima. [4.179ED] Voltiamo ora scena e raziociniamo a pro dell’intenzion del tuo autor
’imbarazzano in questa razza di dramma ed io, che vari ne ho posti in scena , non ho maladetti di cuore i momenti impiegati a
eremo che cotesto bel corpo sorga di vesti ricche, vaghe, bizzarre in scena abbigliato; e queste saran le sue penne e le sue
lo già dilettevole per se stesso, esser molto più per gli aiuti della scena , dell’avvenenza e de’ vestimenti. [5.63ED] Ma inc
lve, perciocché i noderosi tronchi e le frasche non son da pittore da scena e per lo più gli alberi al lume delle candele rie
siti molto maggiore del vero; giardini con vere fontane, derivate in scena con arte; una vista di mare con l’onda spumosa ch
ndo più volentieri in questi che in altri suggetti la mutazione della scena . [5.72ED] I castrati, oltre l’essere di voce agil
essa l’intenzione dell’impresario medesimo, cioè quante mutazioni di scena egli voglia ordinare al pittore, se commette macc
gio quand’era bambino, e che poi all’uopo del riconoscerlo vengono in scena o son raccontati. [5.123ED] Ma quanto alle peripe
so in recitativo ed in ariette o le diciam canzonette. [5.131ED] Ogni scena dee contenere o solo recitativo o sola arietta o
oro. [5.142ED] Le escite si adopreranno quando un personaggio esce in scena e queste ne’ soliloqui sogliono esser accette, e
alersi delle medie, perché riescono fredde ogni volta che a mezzo una scena gli attori muti sono obbligati a star così ritti
tà di note in esprimerla. [5.146ED] Gl’ingressi debbono chiudere ogni scena e un musico non dee mai partire senza un gorghegg
verisimile, poco importa. [5.148ED] Troppo solletica quel sentire la scena terminata con spirito e con vivezza. [5.149ED] Ma
n spirito e con vivezza. [5.149ED] Ma avverti bene che terminando una scena con aria d’ingresso, non cominci l’altra con canz
li atti comparisce bene l’escita. [5.153ED] I duetti nel mezzo di una scena si ascoltano volentieri, perché danno un’azione r
gegno ed avendone con molta, ma non infinita difficoltà, posta una in scena con grido, vogliono dar ad intendere aver assai p
o di trovarsi il dopo pranzo nel passeggio delle Tuillerie all’ultima scena del nostro ragionamento. [6.2ED] Io mi assisi int
o dunque su quel terreno, che forma il palco. [6.19ED] — Ed eccoci in scena — cominciò il vecchio — a rappresentar un filosof
ssendo un accompagnamento di pianto e di gemito con quelli che son in scena . [6.54ED] Da ciò dedurrai che il vero coro sempre
on si cantano, anzi, quando l’istesso coro accompagna i personaggi in scena , non canta, ma geme con quelli, essendo troppo ri
rriva punto a piacermi quel continuo passeggiare che per voi fassi in scena attraverso, l’un dietro all’altro; come nemmen lo
’un estremo nell’altro, cominciando sempre i colloqui dal fondo della scena in voce sì bassa che dall’orchestra stessa non è
. [6.96ED] Molta avvertenza hanno i Franzesi nel non lasciar vuota la scena , volendo la maggior parte de’ tragici loro che re
do la maggior parte de’ tragici loro che resti sempre un attore della scena la qual finisce a colloquio con uno di quelli che
per facilitare il movimento de’ corpi, tanto più che questo vuoto di scena è difetto del corago, non del poeta, conseguendos
 Demairre, che ivi era Giunia, e di Quinault, che era Brittannico, la scena in cui questa povera principessa è astretta da Ne
narlo; esce poi Nerone, dal quale licenziandosi la meschina, parte di scena , entrando là dove era un momento avanti entrato B
avità, e ben di rado adiviene che variino i tuoni del loro parlare in scena , sempre sostenuto in tuon famigliare, ma nobile,
o: ‘pubblico’, sempre, cfr. infra I.[111]. [commento_1.110ED] egli… scena : il pubblico è il solo giudice delle opere teatra
Manziana, Vecchiarelli, 2000, p. 15, che sostiene che la mutazione di scena renderebbe «imperfetta la favola, facendosi bisog
2. [commento_2.90] Non… fuori: ivi, 735. [commento_2.93ED] padre… scena : cfr. supra II.[64]. [commento_2.98ED] Sofocle,
ena. [commento_3.11ED] libertà… occasione: l’ingresso o l’uscita di scena di un personaggio è solitamente regolata da una r
ascolti: descrive la convenzione dell’‘a parte’, in cui un attore in scena pronuncia una battuta che convenzionalmente non è
ia una battuta che convenzionalmente non è udita dall’altro attore in scena . [commento_3.31ED] Aiace… medesimo: particolarm
ommento_3.33ED] s’instatuiva… bande: ‘s’immobilizzava ai lati (della scena )’. creanza da Greci: ‘buona educazione alla Grec
Sei e Settecento una lunga querelle, alimentata dal confronto con la scena tragica francese in cui il tema amoroso non patis
rand. [commento_4.6ED] s’incontra: ci s’imbatte. [commento_4.7ED] scena … abbigliate: si noti la descrizione ‘teatrale’ di
enti non simile sarebbe, ma l’istesso». [commento_4.110ED] conosce… scena : conosce l’identità dell’attore che recita. Leli
D] apostrofe: in quanto il personaggio si rivolge ad un altro già in scena . [commento_5.145ED] interrogazione: che avvia i
Orazio, Ars poet., 1-5. [commento_6.98ED] sortir… canto: ‘uscire in scena da quella parte’. [commento_6.100ED] Demairre:
n il titolo di Teatro italiano o sia scelta di tragedia per uso della scena (Verona, presso Jacopo Vallarsi, 1723-1725). una
noi Italiani è creduta.» 26. Vera o piuttosto immaginata la gustosa scena di un Martello paladino degli Italiani al Caffè d
93 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273
ura intenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitori e con Mammolino, quando e
embrano tutti caratteri mediocri, privati, e proprii piuttosto per la scena cotuica. La favela nulla ha di grande che congiun
ed abbandona con pari facilità militare. Non è meno comica la seconda scena del medesimo atto di molte donne Capuane co’ sold
afilla e Pirindra sono al solito uniformi. Ma comica soprammodo, è la scena terza, in cui le sorelle cercano scalzarsi a vice
stanze de’ suoi fedeli che l’esortano a schivare le insidie. La sesta scena dell’atto III del loro nobile contrasto è piena d
dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quella di Amfia nella seconda scena , Rotin gli astri innocenti , che possono dirsi n
nti; ma la gioventù schiverà sempre queste liriche attillature. Nella scena sesta della Nutrice con Merope si svolge il nobil
rova più d’un passo notabile e vigoroso. Grande è Zenobia nella prima scena , nè il carattere è smentito dallo stile. Grande a
roso e senza lirico belletto è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è i
legante edificio. Ma con qual arte? L’accenna egli forse in una mezza scena puerilmente, e senza cavarne frutto per l’azione,
ato. Ed in poemi si lunghi non mai traviò. Un saggio se ne veda nella scena quarta dell’atto I, dove l’autore calcando le orm
Caraccio affatto lontano da i difetti del secolo in cui visse, nella scena terza dell’atto III, in cui Corradino saputa la d
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »
troncò da giovanetto gli studi per viver con suo padre la vita della scena , alla quale non era chiamato. Stava alla porta e
95 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42
pregi. Tra questi possiamo notare quel patetico accennato da me nella scena del veleno e di Sofonisba moribonda, che forma un
meno seguiterebbe a cercar di deprimere la Sofonisba col criticare la scena che siegue alla morte di questa Regina, allorchè
iegue alla morte di questa Regina, allorchè viene Masinissa, la quale scena all’ Apologista sembra freddissima. Quando anche
logista sembra freddissima. Quando anche ciò fosse, che perderebbe la scena da me lodata? Se in un quadro si osservi una figu
ostrare a dirittura la mia mala scelta, il mio mal gusto nella citata scena , palesandone la mancanza di verità e di patetico.
variazioni, o troncamenti, quando posponendo, o anteponendo, qualche scena , o tutta, o in parte. E questo non è tradurre? No
. . . Oltre al non esservi natura in questo modo di esprimersi sulla scena , scorgesi in tal sentenza una falsità più propria
mente le fa annunziare l’amara notizia il tragicissimo Euripide nella scena che incomincia, ιὠ μᾶτερ μᾶτερ τι βοᾶς. Ecco come
96 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
dera nel Misantropo, comincia nel Tartuffo a sentirsi sin dalla prima scena della vecchia Pernelle. La vivacità ch’è l’anima
aballo, in cui Moliere raccolse tutti i divertimenti introdotti nella scena , uscì nel 1670. La varietà degli oggetti che appa
o recitata nel 1671, sebbene il sacco in cui si avvolge Scapino, e la scena della galera appartengano a un genere comico più
one; ma da un soggetto così arido Moliere seppe trarre partito per la scena comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata
duto il teatro di Borgogna che manifestò la sua inclinazione verso la scena . Coltivò i suoi talenti colle lettere studiando p
Se imbatteva in qualche personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena , non lo perdeva di vista prima d’averlo pienament
da artefice sagace che abbellisce imitando. É incerto che in qualche scena del Borghiggiano Gentiluomo e del Tartuffo avesse
da una novella del Boccaccio già dallo stesso Porta trasportata sulla scena . Il Dispetto amoroso è del Secchi. Lo Stordito è
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 1748, 10, Dicembre » pp. 9-10
ita col Vitalba) (V.) ; e scrisse per lei un intermezzo. Tutta questa scena d’amori, di gelosie, di perdoni, di abbandoni, de
no far riconoscere la Passalacqua, Goldoni e Vitalba, e mostrar sulla scena la mala condotta della prima, la buona fede del s
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1005-1006
a, a Bologna, a Genova, potè sviluppare le sue grandi attitudini alla scena , diventando una delle più valenti attrici del suo
imo de’benignissimi Veneziani. » Il Pantalone Bissoni poi, che faceva scena con lei, aggiunse un’arguta raccomandazione, chia
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 657-659
enda ad abbracciare il primogenito maschio, e quando ricomparve sulla scena , il pubblico, messo a parte omai dell’avvenimento
Rossini di Livorno, e mostrando subito le più chiare attitudini alla scena , le quali poi sviluppò con gran successo al fianc
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 770-771
lia d’artisti, ebbe sin da piccola una passione viva per l’arte della scena , che coltivò poi alla filodrammatica milanese sot
tatori d’ Italia, di provar lungo tempo le gioie ch'ella sa dar dalla scena con le incomparabili sue riproduzioni artistiche.
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