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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 62-67
e a testimonianza di molti una delle più forti attrici del suo tempo, per dottrina, sì per valore artistico. Ma ci bast
di molti una delle più forti attrici del suo tempo, sì per dottrina, per valore artistico. Ma ci basti sapere da Franc
llo che nel soggietto si contiene. Intanto resta dunque assodato che il Sand (op. cit.), sì il Magnin nel suo Teatro C
i contiene. Intanto resta dunque assodato che sì il Sand (op. cit.), il Magnin nel suo Teatro Celeste in Rev. d. deux
Cielo : Di musiche Sirene il vostro Mare. Beato il Ciel, ch'è tetto a bel Mare, Beato il Mar, ch'è specchio a sì bel Ci
eato il Ciel, ch'è tetto a sì bel Mare, Beato il Mar, ch'è specchio a bel Cielo. Mentre è sereno il Ciel, tranquillo il
uesto Mare. O pur mi concedesse amico il Cielo Morir nuovo Leandro in bel Mare, Perir nuovo Fetonte in sì bel Cielo. E
o il Cielo Morir nuovo Leandro in sì bel Mare, Perir nuovo Fetonte in bel Cielo. E metto qui ancora il seguente, non c
ica spinse la petulanza, il pettegolezzo, la malignità, l’abbiettezza alto, come la madre di Maria, a cui s’aggiungeva
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
e invariabili leggi percorrono le loro orbite; è quella stessa che in picciol globo, com’è la nostra Terra, spiegò la s
eri, coi La-Grange, coi Mascheroni, e coi Fontana. L’uomo adunque già debole, sì goffo, sì misero, seppe trovare nelle
-Grange, coi Mascheroni, e coi Fontana. L’uomo adunque già sì debole, goffo, sì misero, seppe trovare nelle proprie for
oi Mascheroni, e coi Fontana. L’uomo adunque già sì debole, sì goffo, misero, seppe trovare nelle proprie forze fisiche
trice, Bisogni eccitativi. Ora sfolgorando la specie umana di tanta e luminosa coltura, sembrava che l’Uomo, dopo di av
e arte di svolger la serie delle proprie idee colle sole parole ma in fatta guisa e con tale aggiustatezza ed eleganza
izzate ad Apollo, gl’inni ditirambici fatti per Bacco, le persone che sovente Omero introduce a favellare in sua vece,
, dal Volga al Nilo, e dal giallo fiume Cinese all’Orenoco, i semi di bell’arte, cioè imitazione, versi, musica, saltaz
le passioni eccessive ed infondervi la virtù e la giustizia. Trovansi bene ne’ barbari climi fra g l’Indiani, fra gli A
la pesta i tanto complicati vizj dell’uomo colto e del lusso, i quali ben nascondonsi sotto ingannevoli apparenze, ed a
che non è troppo fino. Non debbe dunque recarci stupore che la Grecia dotta maestra, ed apportatrice di luce, tanta cur
cidere del loro merito. Comprese quella nazione pensatrice e di gusto fine, che la Scenica Poesia portata all’eccellenz
i lavori. La ragione umana che inventò e perfezionò in Grecia un’arte bella, sì utile e sì necessaria alla gloria e all
La ragione umana che inventò e perfezionò in Grecia un’arte sì bella, utile e sì necessaria alla gloria e all’educazion
umana che inventò e perfezionò in Grecia un’arte sì bella, sì utile e necessaria alla gloria e all’educazione de’ popol
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 587
critturò il 1829 con la Società Vedova-Colomberti, riuscendo in breve per la svegliatezza di mente, sì per la correttez
edova-Colomberti, riuscendo in breve sì per la svegliatezza di mente, per la correttezza dei modi e la spontaneità, un
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
ui educata all’arte riuscì a farsi molto apprezzare dai vari pubblici nelle commedie e nei drammi, sì nelle tragedie. M
si molto apprezzare dai vari pubblici sì nelle commedie e nei drammi, nelle tragedie. Morirono entrambi a Roma, egli ne
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 208-209
tata come una gentile promessa. Nel '63 era già prima attrice egregia nelle parti drammatiche, sì nelle tragiche, ma pi
sa. Nel '63 era già prima attrice egregia sì nelle parti drammatiche, nelle tragiche, ma più in queste che in quelle, e
n sempre e innamorata ? Ond’è che a noi d’intorno tanta pietà veggiam tosto nata ? Che mai da'nostri cigli a spremer va
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 699-
el ruolo di generico primario. Nelle parti dignitose non ebbe rivali, per la maestà della persona, sì per l’altisonanza
elle parti dignitose non ebbe rivali, sì per la maestà della persona, per l’altisonanza della voce. Fu avuto in gran pr
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 311
azione del Bugiardo, il quale rappresentava in modo vario, ogni sera, da esser reputato in quella parte superiore al gr
nni, andava dicendo a ogni aperta di bocca, gli scemarono il credito, che si ridusse in Sicilia conduttore di compagnie
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 240
ito una buona compagnia, che durò parecchi anni con buona fortuna. Ma per voluto sbilancio nelle finanze, sì per la niu
chi anni con buona fortuna. Ma sì per voluto sbilancio nelle finanze, per la niuna compatibilità dei caratteri, ella do
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 413
si fa specialmente apprezzare dai vari pubblici nostri e forastieri, nell’Armando della Signora dalle Camelie, sì nel
ici nostri e forastieri, sì nell’Armando della Signora dalle Camelie, nel Claudio della Moglie di Claudio, e nell’Obrey
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 585
on l’esempio del gran Demarini doventò in breve attore de' più egregi pel dramma come per la tragedia. Dopo alcuni mesi
iara inclinazione ; ma l’amore per l’arte drammatica prevalse in lui, che, tornato alle scene, s’ebbe le più entusiasti
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 591
rancesca. Moglie del precedente, nata Sora, fu attrice di gran merito nelle commedie improvvise, sì nelle scritte, sott
e, nata Sora, fu attrice di gran merito sì nelle commedie improvvise, nelle scritte, sotto il nome di Clarice. Fu prima
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 524-525
erede dell’alta fama di Antonio Petito, a niuno secondo degli artisti dialettali, sì italiani per la fecondità dell’ing
fama di Antonio Petito, a niuno secondo degli artisti sì dialettali, italiani per la fecondità dell’ingegno, per l’abb
no rinnovato, lo compensò di tante miserie, di tante lagrime versate, da fargli scrivere nelle sue nuove Memorie (Napol
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 657-659
iversità di Firenze, quando quegli morì. Abbandonati allora gli studj di medicina, sì legali, Gaetano, padrone omai di
nze, quando quegli morì. Abbandonati allora gli studj sì di medicina, legali, Gaetano, padrone omai di sè, vinto dal fa
i per fare una società con Antonio Feoli, che sortì esito disastroso, ch'egli ritornò attore scritturato nella nuova Co
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 344-345
ammirato dal pubblico della Piazza Vecchia, Teatro degli Arrischiati, che vi fu perfino chi lo paragonò a Vestri nella
garbati. Il Ricci, poi agente teatrale, entrò in una certa agiatezza, che potè comprarsi al Ponte alla Badia una villa,
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 404
’Importuno e il distratto. Recitò assai bene il repertorio goldoniano in dialetto, sì in italiano ; e specialmente L'uo
distratto. Recitò assai bene il repertorio goldoniano sì in dialetto, in italiano ; e specialmente L'uomo di mondo.
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 480-481
rancese. Fece parte con onore della nuova Filodrammatica pisana, indi aggregò nella Compagnia Capodaglio, per un breve
e quell’anima piena d’ardore e di passione, distruggere quel cervello forte a briciolo a briciolo ! Salvadori e Ceresa.
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 760-762
valor suo in Italia e oltre i monti. La sua valentia nel recitare era grande che propriamente incantava gli spettatori.
anto i vostri concetti è d’amor pregni, e ogni altra qualità xe in vu bella che se Dea dei Teatri a mille segni. Per e
el ziro, e i passi. V’assalto in versi bassi ; xe vero, ma però parlo schietto, che de coscienza un pel mi no ghe metto
18 (1772) Dell’opera in musica 1772
critica e molto meno alla storia, ond’è ch’ei ci lascia a desiderare nell’una che nell’altra» 3. Di letteratura Planel
bigi, messa in musica dal cavaliere Cristoforo Gluck. Questa musica è conforme all’idea qui espressa della musica teatr
eve, di quella musica, in altra parte un degno professore ne mostrava sensatamente la pratica. Siami dunque lecito d’au
ui esposto della musica teatrale, e di accattare a me credito con una valevole testimonianza (III.III.25). Quali sono
; e allora «il povero cantante è obbligato suo malgrado a pronunziare fattamente le parole, ch’egli ha più bisogno d’in
vo paragone pittorico: «Non pretenda però alcuno di chiamare ad esame fatto genere di musica avanti a un domestico cimb
in vederlo convertito in osteria e in bisca, condanna a gran ragione notabili abusi. Ora io ardisco di pronunziar fran
dominante in Italia, dei castrati: gli eunuchi non possono eseguire fatti precetti. Essi mentre vogliono comandare, a
protestare ch’essi in fabbricando non avrebbero dato alle colonne un fragile appoggio» (V.II.8). Un po’ meno stretto P
one) Planelli rispondeva a sua volta con una domanda: «chi è preso da fatto dubbio, che mai direbbe, se vedesse in un m
nell’utopia, non però mai scompagnata dal buon senso; perché filosofo , ma il ballerino doveva comunque avere il physiqu
nel progresso delle belle arti e della publica costumatezza. Pure una nobil materia, e così atta per la varietà sua ad
ano scrivere non fossero ἀγεωμέτρητοι, ἄμουσοι, ἀθεώρητοι; queste tre sublimi doti (che in ispiegarsi in altra lingua l
aestri i Greci. Si desiderava che in nostra stagione una n’uscisse di gran pregio, dolendosi ognuno che colle stampe ve
elta e la scolpita onestà. Il pubblico, son certo, che a tutte queste belle doti farà plauso. V. M. con pronto compiaci
ichità, la quale non tramandò a noi monumenti bastevoli a determinare fatta epoca. Quel solo che con maggior franchezza
ntico aveano in costume quelli di Borgo San Priano di dare al publico fatti solazzi. Qual dramma fosse stato cantato in
evendo in casa gl’illustri sposi, diede in quel genere uno spettacolo magnifico, che la descrizione, che ne fu publicat
lla poesia. E quantunque fin da’ principi del secolo onde favelliamo, l’antica tragedia come la commedia avessero otten
rte predominante di questo spettacolo è quella della poesia. Il che è vero, che tra tutte le altre facultà da noi annov
he un piccolo grano di sabbia sia il doppio d’un altro? E discernerlo agevolmente, come fa se paragoni la statura d’un
uomo con quella d’un fanciullo che sia alla metà del primo? O chi ha fino orecchio, ch’egli si accorga dell’uguaglianz
orga della ragione di due architettonici membri, ma non se ne accorga di leggieri coll’uso del solo tatto. D’altra part
o [Sez.I.3.5.1] Veduto che la simmetria è l’origine dell’estetico, naturale come artifiziale, è ora da dichiarare qu
le ragioni che passano tra varie grandezze, n’abbia l’uomo a rilevare fatto contento, ch’egli n’esca talvolta come fuor
da, cioè d’un’ idea dalla quale può lo spirito dedurne molte altre; e direi, che non i soli piaceri intellettuali, ma i
cora delle sue parti, e dell’architrave, del fregio, della cornice, e pure quella di tutti i piccioli membri componenti
ragioni evidenti son quelle che si discernono agevolmente. Senza che fatte idee troppo cariche di simmetrie cagionereb
termine, oltre al quale essa non sarebbe più grata. [Sez.I.3.5.5] Da fatta connessione d’idee che l’anima trova nella
care di produrre in noi il piacer patetico. È nondimeno di tal natura fatto piacere, ch’esso non può nell’animo nostro
no escludi l’endecasillabo e ‘l novenario, non men degni degli altri, perché non mancano d’armonia e perché meglio anco
erso seguente: Era il giorno che al sol si scoloraro noi spicchiamo sensibilmente la sesta sillaba, che il verso par
ben consuona l’ottonario col quinario, come son questi del Zeno: In gravi angosce e pene Quella che viene Più lenta e
ro mancava l’arte che oggi si ammira su’ teatri d’Europa, di cambiare prontamente e con tal garbo la scena, che lo spet
i di senno, quali sono appo Sofocle que’ personaggì, non si governano negligentemente e con tanta imprudenza in affari
favola il consenta. La seconda di non fingere la scena, che sparisce, lontana da quella che le succede, che il popolo d
IV. Del finimento tristo e lieto [Sez.II.4.0.1] L’antica tragedia amava il finimento tristo, che quelle poche che d
tare, come fa in oggi la sola lettura delle tragedie greche. Il che è vero, che quelle medesime tragedie che sul modell
no ad entrare nel cammino della virtù, che veggiamo dalla provvidenza dichiaratamente difesa e ricompensata. [Sez.II.5
un altro di carattere sublime. Ma basterebbe l’esperienza a confutare speziosa obbiezione. Si leggano due tragedie, l’u
inisce propriamente al quarto atto: il quinto è tutto borra. Il che è manifesto, che il Dacier si è creduto in dovere d
ica tragedia avesse ammesso un minor numero d’atti, non avrebbe rotto spesso in quello scoglio. [Sez.II.6.0.4] Di qui
poteano pur riflettere non esser quello un diletto del melodramma, ma di que’ compositori che non sanno dargli quella m
ciò i duetti, i terzetti, i quartetti ecc. di questo grand’uomo fanno maraviglioso effetto sul teatro. Ma, mi si permet
ha voluto che Matusio, non già il protagonista terminasse la scena, e la terminasse colla massima: Ah che né mal verac
i Sofocle, vuol derogare in menoma parte alla bellezza del dramma per miserabile intento. [Sez.II.7.2.7] Per somiglian
, Che alla patria, all’amico io non ritorno. [Sez.II.7.2.8] Dopo un bello e sì tenero recitativo, io mi aspettava un’
patria, all’amico io non ritorno. [Sez.II.7.2.8] Dopo un sì bello e tenero recitativo, io mi aspettava un’ aria che r
nte gelare il cuore da un’ aria, colla quale terminando Arbace quella passionata scena, si diverte in assomigliar sé me
. E sarà mai verisimile, che un uomo agitato da un tumulto di tanti e diversi affetti, nel procinto d’abbandonar la pat
derogare in menoma parte al gran nome che l’immortal Metastasio si è degnamente acquistato. La critica, quando sia ris
Cavalier Gluck messa all’Alceste, dramma del valoroso Calsabigi, fece bell’ effetto sul teatro di Vienna nel 1769, fors
cché il canto dell’aria non termina altrimenti alla seconda parte, ma bene alla replica dell’intercalare; e però senza
upato dal corpo sonante, la superficie è formata dall’onda che sia da fatto centro la più lontana, e coloro che si trov
mo, costante è il principio dell’estetico e della bellezza sensibile, naturale, come artifiziale. [Sez.III.1.1.4] Non è
plicissimo. Tre invenzioni soprattutto contribuirono a rendere in ciò diverse queste due spezie di musica. La prima fu
ali, più facili e più comodi assai degli antichi, i quali non poteano distintamente e sì chiaro esprimere i concetti de
iù comodi assai degli antichi, i quali non poteano sì distintamente e chiaro esprimere i concetti del compositore. L’ul
a di que’ movimenti d’animo da noi altra volta provati nell’ascoltare fatti tuoni. Per esempio, un tuono compassionevol
o) la moderna musica è molto da men dell’antica. Pervennero i Greci a perfettamente analizzare questa parte della lor m
dell’antica musica così regolare e così certo, e quello della moderna incerto e sì disordinato. La prima è la differenz
usica così regolare e così certo, e quello della moderna sì incerto e disordinato. La prima è la differenza dell’esteti
rodurgli e di riconoscere le idee affettuose, complesse con quelle di fatti tuoni. Più indiscernevoli ancora e più ince
onesse in uso. Perciò la musica antica, la quale non ebbe un estetico ricercato, avea maggiore azione su’ nervi diateti
suo cantore. [Sez.III.1.4.9] Ma come erano giunti i Greci a formare giusta idea della musica? Condotti dalla loro pro
ivi. In effetti che non doveano essi attendere da un’arte destinata a nobil uso ? Non è egli vero, che il mezzo più spe
to, quanto in quella che muove l’animo. Ed essi ne fecero un articolo essenziale dell’educazione, che Temistocle fu avu
oro sapienti, i più consumati tra’ loro filosofi presero a professare elegante ed util arte60. E questa è appunto, a mi
alunque musica che sul teatro sia riuscita patetica: vi si troveranno poche note, che in un solo di que’ mortali gorghe
lati, Tarantella è detta volgarmente. Questa sonata maravigliosa, che straordinari effetti cagiona sullo spirito e sull
e’ più illustri teatri d’Europa una valente cantatrice dotata di voce acuta, che non avea forse avuta mai la pari in qu
’affettuoso. Di qui si comprende come i Greci avessero potuto riuscir bene in questo genere di musica, non ostante che,
i, que’ trilli, quelle volate, que’ gruppi, quegli arpeggi, che fanno ben sentire su d’alcuni stromenti. Ma non badaron
ica stromentale, a cui appartiene, anzi queste ancora dee d’uno stile ricercato fare assegnato uso e discreto. Conciosi
di quella città la porta del primo edifìzio, che fuvvi eretto, parve bella, e sì garbeggiò a que’ buoni uomini, che ci
ittà la porta del primo edifìzio, che fuvvi eretto, parve sì bella, e garbeggiò a que’ buoni uomini, che ciascuno a fur
sinfonie a cui in pena della loro sconnessione si vogliono sostituire fatti compendi, essendo sempre l’affetto che regn
loro professione, e che prenda un sincero interesse nella lor gloria, francamente per loro vantaggio ragioni. Se essi s
o fare i nostri antichi compositori, dalle quali dié loro Jacopo Peri belli esempi65, essi vi discernerebbero una certa
nvano fu a lui amichevolmente rappresentato, che il senso non amettea fatta interruzione, e ch’egli da sé medesimo si p
re quanto mal sonasse quello «Ah, giusti non fate» condannato a stare lungamente sospeso. Ma si ebbe un bel dire: il ma
numero e la cadenza del verso. Avvi de’ compositori, che distruggono fattamente ogni traccia di verso nella poesia, ch
pronunziar netto e chiaramente, evitando il fallo di taluni, i quali scomoda musica adoprar sogliono, che il povero ca
gliono, che il povero cantante è obbligato suo malgrado a pronunziare fattamente le parole, ch’egli ha più bisogno d’in
ima parte dell’aria, e le introduzioni e ritornelli delle medesime; e vorrebbero che dal recitativo si passasse immedia
spettatore, che già coll’aria correva in furore, sentendoti arrestato d’improvviso, biasima non a torto il mal gusto de
bigi, messa in musica dal cavaliere Cristoforo Gluck. Questa musica è conforme all’idea qui espressa della musica teatr
eve, di quella musica, in altra parte un degno professore ne mostrava sensatamente la pratica. Siami dunque lecito d’au
ui esposto della musica teatrale, e di accattare a me credito con una valevole testimonianza. Il passo è così bello, ch
e secondo il mio cuore. Non pretenda però alcuno di chiamare ad esame fatto genere di musica avanti a un domestico cimb
le pronunziazione ci sia accorgere essere egli il primo a non credere fatte cose. E gli uomini non che s’annoino, ma si
che si riservasse tal arte pe’ rostri o pe’ teatri; essi la stimavano necessaria anche ne’ familiari trattenimenti, che
di sua eloquenza scompigliava la Grecia intiera, egli era debitore di felici successi a un altro attore. Ogni volta che
ischiate da quel popolo di squisito gusto ed insolente, finattantoché dolorose ammonizioni nol condussero ad apprendere
hironi della gioventù nostra non ebbero mai pur sospetto, che un’arte fatta dovesse impiegare una parte del tempo desti
nzione; ma i cantanti de’ drammi in musica sono in questo particolare negligenti, e fanno degli atti sì sconvenevoli e
n musica sono in questo particolare sì negligenti, e fanno degli atti sconvenevoli e mal graziosi, ch’è pure un fastidi
in vederlo convertito in osteria e in bisca, condanna a gran ragione notabili abusi. Ora io ardisco di pronunziar fran
de’ tragici attori. Lungi dall’eroica scena, le persone cui fu negato fatto dono. Esse al più possono aver luogo nelle
bbastanza guardato da somigliante difetto sul teatro d’Atene, incorse fattamente nello scherno di quel popolo dilicato,
ono ad ogni sillaba del dramma musicale, ha liberati questi ultimi da fatte sollecitudini. Non per questo però si creda
ratoris, lib. II [Sez.IV.2.2.6] Ma gli eunuchi non possono eseguire fatti precetti. Essi mentre vogliono comandare, a
isimiglianza, io, ciò nulla ostante, ho per fermo che l’Italia non ha presto dimenticato un Buzzoleni, un Fabri, un Bab
ra che ha fatto, e quello ch’è per fare. E quest’unico gesto è talora felicemente assortito, che la sua impressione sce
ti che ne rimangono delle medesime: da che que’ buon uomini vestivano positivo, che le’ loro fogge non potrebbero ammet
ono in teatro senza la menoma traccia di caratteristico vestimento, e sembrano due signorini sbarcati pure allora di Pa
ta passeranno anch’esse per antiche fogge. Ma perché egli conseguisca fatto intento, conviene, siccome si è detto, ch’e
ri non appartenenti a persona che viva, ma nati nella lor fantasia; e ne compongono il ritratto, che chi lo vede ricono
. Il colore degli abiti vuol essere diverso da quello della scena, ma che facciano insieme armonia. Se la scena è d’un
’uno stromento. Se nella composizione degli abiti non sarà consultato fatto rapporto, questi e le scene si pregiudicher
, e i casamenti, le logge, le porte, le finestre, le cornici erano di bizzarra e stravagante invenzione, e sì nel tempo
finestre, le cornici erano di sì bizzarra e stravagante invenzione, e nel tempo stesso comparivano vere, che con dolce
protestare ch’essi in fabbricando non avrebbero dato alle colonne un fragile appoggio; quando eccoti salta in mezzo un
corridori, le scale, va fabbricato di mattoni, di pietra o di marmo, per dare solidità all’edifizio, sì molto più per
di mattoni, di pietra o di marmo, sì per dare solidità all’edifizio, molto più per garantirlo al possibile dagl’incend
ondenti a siti diversi; articolo essenzialissimo nella costruzione di fatti edifizi. Ove le porte sien poche, o corrisp
onde questo materiale è tessuto, percosse dalla voce concepiscono un soave ondeggiamento, ch’esse ne propagano il suon
n potrebbe. Ma se abbiamo a dire il parer nostro, costoro in adottare fatto artifizio diedero del loro discernimento un
a Sighizzi, e imitata più volte da i Bibbiena. Questa consiste in far che i palchetti secondoché dalla scena, o sia dal
misure, affinché ciascuno di essi avesse il suo tuono particolare: e fatti vasi invigorivano mirabilmente la voce degl
omini tengono per l’ordinario in negligente positura, le loro membra, che essi, quanto è in loro, estinguono quelle bel
passeggiata poc’anzi dal greco o dal romano coturno. Chi non vede che fatto ballo sta in quel luogo, per così dire, a p
i del proseguimento. [Sez.VI.2.1.4] Ma quale sarà il modo d’ottenere fatta unione? Il suggetto della danza vuol esser
iungono, ciò non ostante, a piacere. Molto più dunque piaceranno, ove strettamente sieno connesse al loro tutto. Qual d
rdi a spiegare per mezzo del suono ciò ch’egli spiegherà colla danza: perché venga osservata l’unità tra la danza e la
la danza: sì perché venga osservata l’unità tra la danza e la musica, ancora perché quella musica, che ha una medesima
re, si faccia sentire una sonata che gli vada a verso, egli si leverà prontamente, come se fosse nel periodo più florid
me se fosse nel periodo più florido di sua vita, e danzerà in modo, e lungamente, che qualunque robusto uomo si sgoment
mmatica, per condir l’opera col sale della varietà. Ma chi è preso da fatto dubbio, che mai direbbe, se vedesse in un m
il disapprova altamente. Non rincresca al lettore, ch’io mi richiami spesso al gusto de’ Greci. Sono essi, per consens
nvenienza hanno col dramma, nol fanno mica per zelo della varietà, ma perché que’ balli sono più acconci al loro stile,
la varietà, ma sì perché que’ balli sono più acconci al loro stile, e perché non sanno, o non si vogliono dar pensiero
re». Pilade, Batillo, Ila, e quegli altri famosi danzatori che furono cari alla colta e dilicata corte d’Augusto, non i
immortalarono i loro nomi spiccando salti e intrecciando cavriole, ma rendendosi maravigliosi nell’esprimere colla danz
era più bassi di quella; la terza più bassa della seconda, e via via; che l’ultima era formata da ragazzi e ragazze. Tu
i delle più polite nazioni. La ragione che rendette allora necessario fatto arnese, fu l’ampiezza enorme degli antichi
e noi già osservammo fin da prima111, che la perfezione, a cui queste per tempo vennero tra noi, a quelli si debba in b
da un’ altra Commedia del citato Molière forse non mi sarebbe creduto di leggieri, se non mi garantisse l’autorità di r
i cintolini e stia a cuore la buona riuscita dell’opera; s’egli sotto spezioso pretesto si rilassa punto punto sopra qu
edir quelle della loro arte. [Sez.VII.2.0.2] L’unico mezzo d’evitare fatti disordini, si è che il direttore non riposi
re novità. E la principal cagione che rendette gli antichi spettacoli superiori a’ moderni, si è che quelli non erano a
ascuna di esse ad uscieri di capacità e di coraggio, i quali facciano che tutto passi con tranquillità e con buon ordin
. Presso un popolo incivilito dovrebbe essere ignoto anche il nome di fatte villanie. Gli uscieri assegneranno a ciascu
tore dell’opera in musica sia il costume della nazione. La cosa parla vivamente da sé, che a volersi arrestare a darne
spetto lodevole a’ più rei e più contagiosi esempi. Massime ed esempi fatti noi non gli soffriremmo in un libro, in un
simo spettacolo, ci rende poco attenti a ciò che passa dentro di noi, che, uscendo poi di teatro, troviamo alcuna volta
ni a cui Onfale soggettò Ercole. E di questa Taide si fa un carattere lodevole, che basta per togliere dall’animo della
che abbiano il coraggio di sacrificare all’onestà un passo leggiadro , ma seducente, di rinunziare a un movimento eloqu
d’equivoca probità, siane il sesso qualunque. Ma (non si dissimuli) è ardua e sì dura tale intrapresa, ch’egli è ben ma
probità, siane il sesso qualunque. Ma (non si dissimuli) è sì ardua e dura tale intrapresa, ch’egli è ben malagevole di
usica insinui le prime e discrediti i secondi119. Perché egli ottenga fatto intento, la sua prima cura consisterà nella
spesse anzi pernizioso che utile. Così i drammi greci, che contengono frequenti pitture delle tirannie usate da’ monarc
dalla grandezza de’ tragici avvenimenti, ed essi ne sdegneranno, come sdegna contro un buffone chi è occupato da grandi
personaggi in mezzo a infami azioni, ti regalavano a luogo a luogo di mortali tratti di morale, che cavato avrebbono Ar
orrere la virtù a fronte scoperta, ma bensì come non fosse suo fatto, che il popolo non si accorga che si cerchi anzi d
stume quegli di borgo san Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, mandarono un bando, che chiunque volesse sapere n
lla Carraia, il quale era allora di legname da pila a pila, si caricò di gente che rovinò in più parti, e cadde colla g
buire ad Orazio Vecchi cittadin modenese. Fu costui uomo valentissimo nella poesia, come nella musica, ed io nelle Memo
vile imitazione de’ Greci, e render grate all’udito e alla vista cose ripugnanti al nostro genio e al nostro costume».
presso da Algarotti. [commento_Sez.III.3.2.1] • diè loro Jacopo Peri belli esempi: il passo di Planelli sembra dipende
«[…] Jacopo Peri, che nel Proemio dell’Euridice dà precetti e ragioni chiare, e sì profonde nel magistero suo nel recit
eri, che nel Proemio dell’Euridice dà precetti e ragioni sì chiare, e profonde nel magistero suo nel recitativo singola
i versi; ma li proferì con una inflessione di voce, e con una maniera acconcia al costume e al sentimento della persona
più assai che quella che aveva altra volta fatto [...]; ed in queste fatte opere meritò tanta più lode, quanto per gra
lateo) quanto si può il più, e la bruttezza per lo contrario è molti, come tu vedi che sono i visi delle belle e delle
egli antichi di far succedere a un tragico un comico o mimico dramma, che non era difficile il vedere in un giorno tre
, per esserti fido, / vedermi astretto a comparire ingrato, / ed a re clemente, / che oltraggiato e potente / l’offese
esattezza i propri sentimenti, quindi derivò la taccia d’ateismo che spesso fu loro apposta. Questi medesimi sentiment
o: l’unità di Dio era uno de’ principali dommi di que’ misteri. Domma fatto era comune a’ misteri d’Iside e d’Osiride,
amente individui costoro, ma essa, chi ben l’esamini, terrà sempre un fatto linguaggio che dichiari abbastanza non aver
uirono senza interruzione le loro teatrali rappresentazioni; il che è vero che quell’anno medesimo fu decretato che Aug
ate. Ma quanto poca ragione abbia avuto quel Prelato di dare un senso ristretto alla Dottrina del Santo, lo à ben dimos
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 236
delaide Tessero. Francesco Pasta era nato, si può dire, primo attore, pel fisico, era di figura più tosto forte e di fi
l fisico, era di figura più tosto forte e di fisionomia marcatissima, pe 'l carattere, come s’è detto, freddo, talvolta
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 472-473
ai pregiata artista per le parti di donna seria col nome di Beatrice, nelle commedie a soggetto, sì nelle scritte. Fu s
ti di donna seria col nome di Beatrice, sì nelle commedie a soggetto, nelle scritte. Fu sempre nella Compagnia del mari
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 568-569
ca Talli-Sichel-Tovagliari, una delle più fortunate del nostro tempo, per la novità e originalità del repertorio, sì pe
nate del nostro tempo, sì per la novità e originalità del repertorio, per la spigliatezza e l’affiatamento. Stette posc
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 533-536
te dita, Quando per fulminar pronte l’armaro ! Ah che a quel fulminar dolce e caro Soffrirebbe ogni core ogni ferita. C
ggio, prode, grande, e vile Ne piega per tant’Arti e finte e vere, A bella virtù l’alma servile. Leonardo Sebastiani
terra al dì che muore, Precorre l’altra in Ciel l’alba che nasce. Pur gli accoppia in sen d’Eularia Amore Che in faccia
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 863
corrispondergli la sua parte di guadagno giornaliero, e portargliela in casa, sì in carcere, ecc. ecc. Il guadagno net
rgli la sua parte di guadagno giornaliero, e portargliela sì in casa, in carcere, ecc. ecc. Il guadagno netto della Com
24 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275
iradarono in gran parte le tenebre, che ne coprivano il magisterio. A magnanima, importante e utile impresa intenta l’I
lla di San Marco, portò in Venezia questo spettacolo novello, dove fu bene accolto e sì pomposamente decorato. Tra Melo
portò in Venezia questo spettacolo novello, dove fu sì bene accolto e pomposamente decorato. Tra Melodrammi che si fece
a musica e la rappresentazione dell’opera moderna, in cui la verità é negletta dagli eutropi teatrali, e della tragedia
ccioli, assettati e superficiali? L’ingegno umano sale e scende, e in fatto modo cammina sempre. «Le Siècle des talents
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 625-626
giornali del tempo hanno molte parole di lode pel suo metodo squisito nella commedia, sì nel dramma, per la voce insinu
hanno molte parole di lode pel suo metodo squisito sì nella commedia, nel dramma, per la voce insinuante, per la verità
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 230-232
ome un gallinaccio per l’indignazione con cui proferiva le parole : «  , con questa spada, lo giuro ! oh, sì !… lo giuro 
con cui proferiva le parole : « sì, con questa spada, lo giuro ! oh,  !… lo giuro !… Con questa spadaaa ! » Ma il pubbl
27 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
io men vado fingendo di essere con voi in collera, seguitemi, ma non presto perchè non s’insospettiscano”. Se la modes
Cronegh nato in Anspach poteva forse divenire un tragico eccellente, patetico e dilicato si dimostra nelle sue tragedi
e il primo uomo nell’imminente termine del suo vivere. E con un fatto comune, com’ è la morte naturale di un uomo decre
del Salomone scritto in versi alla foggia antica e non rimati, non è vivo come quello dell’Adamo, perchè (come egli st
e ne incresce che tutti essi fieno così lunghi, e che si disviluppino lentamente. Ciò che dispiace ancora a coloro che
iute, ed ebbe in ciò un abile seguace nel toscano Angiolini. Un paese vasto, sì popolato, sì diviso in varj principati,
bbe in ciò un abile seguace nel toscano Angiolini. Un paese sì vasto, popolato, sì diviso in varj principati, sì dedito
abile seguace nel toscano Angiolini. Un paese sì vasto, sì popolato, diviso in varj principati, sì dedito in questo se
iolini. Un paese sì vasto, sì popolato, sì diviso in varj principati, dedito in questo secolo a coltivare la poesia tea
28 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XI. Se il Ch. Poeta Cesareo Metastasio imitò, o poteva imitare le Opere di Pietro Calderèn de la Barca. » pp. 140-148
one, direste che ne siegue la dottrina? Nè anche Zenone formerebbe di inestricabili raziocinj. Ciò basterebbe su tale a
proibirne la rappresentazione per le buffonate che si mischiavano con augusto Mistero, e per le proposizioni assurde, e
to delle miniere Americane, non avete inteso dire, che alcune ve n’ha scarse che si abbandonano? Il diligente Bowles no
sei altri di Autos, per trovarvi qualche verso imitabile? Il fate voi povero? il credete un accattatore? Vi pare poi ch
credete un accattatore? Vi pare poi che quei tratti ch’io dico, sieno proprj di Calderòn, che altrove, e con molto mino
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 694-696
la Compagnia de Comici Seruitori Vmilissimi di Vostra Altezza Ser.ma ritroua in Brescia, ma con sì poca fortuna, che p
ori Vmilissimi di Vostra Altezza Ser.ma sì ritroua in Brescia, ma con poca fortuna, che può dirsi disgratia, e questa o
miglioramento, stante l’improprietà della Stagione, doppo un Viaggio dispendioso da Genoua à questa parte, con un debi
30 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
oro divennero corpo principale del dramma, e formarono uno spettacolo dilettevole che meritò d’essere introdotto in Ate
o capitano, giudicando assennatamente gli ateniesi, che chi sapea con fatta solidità ragionar delle operazioni belliche
degno di comandare alle squadre per vantaggio della patria19. Egli fu amato, che assalito da un suo natural timore ed o
lor natura. Eschilo, il settatore di Pittagora, sopravviene in punto favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentat
te. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene gloriosa, mostra nello stile la grandezza, il bri
ebbe bisogno dell’esempio altrui per condurre alla perfezione questa rilevante parte de’ componimenti drammatici, nell
i e cautele erano necessarie per disporre l’uditorio a uno spettacolo atroce, come é quello di vedere un figlio bagnars
colla vanità del giovane, e con tal delicatezza mettonsi in bocca di gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di Se
ali sappiano mettere in opera i bei colori della natura, agli antichi famigliari! Si rappresenta nelle Trachiniane la m
to a narrarlo in Trachina. É naturale ch’egli avesse passato in tempo corto uno stretto considerabile interposto da un
so Sofocle avrebbe esposto agli occhi de’ greci un’inverisimilitudine manifesta, se il fatto non si rendesse sopportabi
Lacera finalmente i cuori sensibili la preghiera di Edipo ridotto in misero stato per abbracciar le figliuole, e quand
parte del coro che conchiude l’atto I. Santo oracol di Giove    Che soave spiri,  Con che annunzio venisti  Dagli ecc
’accusa, recitò loro quest’Edipo Coloneo, scritto da lui in quell’età avanzata, e ne fu ammirato e assoluto, e l’accusa
ni diciotto osò metter fuori la prima sua tragedia. Ardua impresa per pochi anni gareggiar colla riputazione d’un Sofoc
era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrifizio. Un fatto strepitoso avvenuto in pubblico, poteva ignorarti
nia non dee tradursi letteralmente per l’istessa misura de’ versi, ma bene per lo medesimo lamento, e così fece il Dolc
e i poco esperti al carattere d’Achille, che essendosi mostrato prima fervoroso a difenderla, ne soffre poi pacificamen
e poi senza vita, i suoi figli, il marito, il coro, formano un quadro patetico che farà cader la penna dalle mani di ch
isogna retrocedere almeno venti secoli per giudicar diritto perché un gran maestro, come Euripide, non avrà presentato
io sposa?      Per dominar sull’Asia       Non per morir tra’ barbari presto,      Credei produrti, o figlio… Oh Dio! t
ena bastano per conoscerne in parte l’argomento. Questo gran tragico, savio conoscitore del cuore umano, sì gran filoso
argomento. Questo gran tragico, sì savio conoscitore del cuore umano, gran filosofo, e ragionatore sì eloquente dimoran
sì savio conoscitore del cuore umano, sì gran filosofo, e ragionatore eloquente dimorando in Macedonia, dopo di aver ce
visse ad Euripide, e nella morte di questo suo Emulo mostrò un dolore vivo e sì vero, che lo rende meritevole degli app
uripide, e nella morte di questo suo Emulo mostrò un dolore sì vivo e vero, che lo rende meritevole degli applausi dell
genere infinte specie di componimenti perfetti benché dissimili); ma bene vuol dire che la tragedia greca fondata sul
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
Drammi Latini del XVI secolo. Leone X che illustrò i primi anni di bel secolo, amando l’erudizione, la poesia e gli
ar la fede a chi la debbo. No (quella risponde) io ciò non insinuo ma bene di cedere ai potenti (Αλλʹ ου διδασκω τοις κ
ui Cristo, ben possiamo con sicurezza e compiacenza affermare che per maestosa e grave tragedia debbe in tal Cosentino
ve tragedia debbe in tal Cosentino raffigurarsi un Sofocle Cristiano, savio egli si dimostra nell’economia dell’azione,
cle Cristiano, sì savio egli si dimostra nell’economia dell’azione, e grande insieme, patetico e naturale nelle dipintu
naturale nelle dipinture de’ caratteri e degli affetti, e nello stile sublime. Meriterebbe un lungo estratto, ma cel vi
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 152-154
lice unione di Bernardone, in cui fu accolta dall’applauso universale per la grazia del canto, sì per la eloquenza dell
n cui fu accolta dall’applauso universale sì per la grazia del canto, per la eloquenza dell’azione, e ancora per la sic
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article »
del secolo scorso. Fu lodato e stimato non solamente dal pubblico, ma dai comici, e morì nel miglior tempo della sua vi
34 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
altri Popoli. Dal 1730. e non prima, hanno cominciato gli Alemanni, e bene, che già se ne ammirano molti felici frutti
e nazionale, e spirito di patriotismo. Sieguano dunque gli Apologisti belle scorte, in vece di proteggere los mamarrach
i ragionatori rischiarati, de’ quali oggi trovasi così gran numero in famosa Corte. Ed ecco il modo di accreditarsi di
reditarsi di benemerito della Nazione: secondare le sublimi vedute di benefico Monarca, e de’ patriotici zelanti Minist
ia diventava infatti, e non immaginariamente, Greca. E tante furono e illustri le Colonie, che dalla Grecia vennero ad
eligione?” Venghiamo ora ad osservare il poco fondamento dell’arrivo remoto de’ Fenici nella Spagna. Se questo non si
teraria. Ora rifletta il Sig. Apologista di quai soccorsi si valga in remota antichità! Autori illustri, laboriosi, eru
asserzioni positive. Non è cosa ben ridicola il supporre a quei tempi remoti gli Spagnuoli informati del sistema degli
questi aurei giorni de’ PRINCIPI BORBONICI fiorentissima? Ha bisogno gloriosa Nazione di far quasi Spagnuolo l’African
na Novella fondare la di lei perizia nella Poesia Rappresentativa? Di meschine gloriole, di queste apologetiche petites
35 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
oscani veggasi qualche duro colonnato ed arco gotico? Egli in somma é vario e sì vasto, che non fa un tutto se non all’
asi qualche duro colonnato ed arco gotico? Egli in somma é sì vario e vasto, che non fa un tutto se non all’occhio fino
questo é quel che più ch’altro m’attrista, Che i perfetti giudici son rari. 272. Qui l’autore intende di que’ dotti
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 454-467
ma con supplica fresca, la maestà zagnesca prega, per impetrar gratia cara, de poderse introdur ne la zagnara. Bagolin
so Regno. Perchè za le Vallade son del tutto estirpade, e per destin crudo e manigoldo, nol ghe xe un Zagno più che va
al me tolse de fretta el Tabar con la Bretta, e son remasto un Zagno deserto, ch’el neva, e tegno star col cao scovert
e in paese me chiama de Muzzina la fama, el qual per fabbricar canzon spesso, el merita segur d’esser ammesso. Fenocch
Fenocchio, che al mondo se fe’ cognoscer tanto e in su le scene ognor furibondo, ne riportò tra Zagni il pregio e il va
l’orecchio, el gran valor de quel Muzzina dotto, in zovanil età Zanno vecchio, a te digo, Signore, ch’el merita ogni on
merita ogni onore, per esser fio de la Zia Mona solo, ch’un tempo fu grata al nostro stuolo. I Paggi tornano con un B
chè daspò che semo stà sbrigadi ciascun s’è messo a caminar da senno, che in tempo arrivando con gusto massa grando, ho
se su lo stocco attacco, o con sferza la sforzi a star a stecco, che la sciocca non mi secchi il sacco. Scusimi il cie
37 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
rima ballerino, poi Arlecchino di pregio. Ebbe da un colpo di pistola malconcia una mano, che si dovette amputargliela 
38 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
ù scarsamente del bisogno veggo trattarsi dagli scrittori italiani un ampio e sì interessante argomento. Ma tale è la d
te del bisogno veggo trattarsi dagli scrittori italiani un sì ampio e interessante argomento. Ma tale è la disgrazia di
i da esse, sia un troppo picciolo frutto per l’uomo, la di cui vita è breve, e i piaceri sì scarsi, ocome se fosse un m
po picciolo frutto per l’uomo, la di cui vita è sì breve, e i piaceri scarsi, ocome se fosse un miglior uso de’ propri
le,         Ed al fuoco temprò di lente faci,         E ne formò quel mirabil cinto         Ond’ella avea il bel fianco
zione ed articolazione, e alla felice mescolanza delle medesime fanno che la poesia italiana, ove maneggiata venga a do
atre caverne,         E l’aer cieco a quel romor rimbomba         Nè stridendo mai dalle superne         Regioni del c
dalle superne         Regioni del cielo il folgor piomba,         Nè scossa giammai trema la terra         Quando i va
versi di Virgilio da quelli di Lucano, e di Lucrezio, che fa comparir gentile il Petrarca dirimpetto al fiero e ruggino
ome in “morì, bontà, virtù”, dal che vario e differente suono risulta nelle rime che nei periodi, e più facile diviene
polmoni prima che arrivi a terminar un periodo: né che non preferisca in verso che in prosa uno stile conciso, e pieno
rcare onde abbiasi la lingua italiana acquistata quella dolcezza, che abile al canto la rende, e da quai fonti siano de
coppiarsi colla musica. Un intiero volume potrebbe scriversi contro a leggiera asserzione, nel quale si proverebbe ad e
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
(1782), recitando – egli scrive – con grazia e ponderato sentimento, nelle comiche, che nelle tragiche rappresentazion
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1005-1006
ta nel bel terreno dell’ adriache scene, ed innaffiata dall’ acqua di benefico cielo, non potea che crescere in poco te
argherita, assai contenti, quando saggia affatichi in sulle scene ; e n’ alletti, che ciascun pur senti te innalzar fra
41 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo I. Ritorno delle Rappresentazioni Teatrali dopo nate le Lingue moderne. » pp. 181-187
a loro barbarie; ed oh quanto tardi il tempo distrugge gli effetti di luttuoso vicende! Pose sulle nostre ruine il suo
razie? E pure il corso naturale delle nazioni apportò una rivoluzione vaga e sì mirabile. Per un flusso e riflusso cost
ure il corso naturale delle nazioni apportò una rivoluzione sì vaga e mirabile. Per un flusso e riflusso costante avver
popoli non venissero distratti dalla divozione, alla prima proscrisse fatti spettacoli, ed in seguito, cangiando condot
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 526-529
a Venezia, la formò difatti, e la condusse a Palermo ; ma essa era di mediocri elementi, che subito cadde, procurando a
fatal destino, Siamo costretti a scegliere così lungo cammino ? Ah di ria partenza quanto il dolor sia atroce Dicalo il
o già non t’invidio i gaudi immensi, che in Ciel tu godi, ora che sei presso al Sol, che alluma il benedetto chiostro ;
43 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111
ed instruire la gioventù. Vengo a dire il perchè nella prima edizione mi condussi: bene inteso, che se allora parlai po
i, la Drammatica Italiana fosse competentemente fra noi conosciuta, e la scorsi assai leggermente. Feci altrettanto del
che non vi fosse stato in Italia verun Ruzzante chiamato Belocci, ma bene un Angelo Beolco1. Pensava che questo Ruzzan
adotta le ben ponderate opinioni del Signor Lampillas, ed al cenno di instruita scorta, è pronto a tenere per un tessut
o per me credo fermamente a quanto quì dice. E che importa che contro bella e felice pensata del Lampillas mormori l’is
ogisti. Or dove sono i decantati insigni Drammatici prima di Lope? Ma , che il Signor Lampillas mette fuori le tre Lette
il Signor Lampillas, se quest’ultimo pregiudizio non ha voluto cedere presto alla di lui autorità; ma svanirà infine co
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
poverissimi. Carlo e Margherita Santi, comici, che la vider bambina, n’ ebber pietà che ottennero da' parenti di poter
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 36-38
sti traditoròn. Perdonéme, compare, à hè vezù cento apicché, che n’ha mala ciera con haì vu. A no dighe, compare, inten
pare, intendì vu ? che abbiè mala ciera de omo, intendì vu ? Mò que a spelatò marzo al fumo. Cancaro à ghe, n’aì bu ’na
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article »
a cantanti e ballerini. Il Bartoli ci dà la notizia che il Gritti di fatte gemme formò con buona simmetria un piccolo
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 601
critte, il quale incomincia : Qual timor, o compagni,e qual ribrezzo vi sorprende, il vostro passo arresta, e vi rende
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 668
to io mora, mi sarà dato, anzi il partir di vita, un momento goder di bell’ Hora !
49 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
universale della virtù, del sapere e della poesia. Che diremo noi di raro e felice ingegno che corrisponda alla sua gr
raro e felice ingegno che corrisponda alla sua grandezza? Ch’egli era grande che ha inspirato in tutti i contemporanei
Pradon è un petit-maître colla sua bella accanto74? Poteva nascere da molle e negletto padre l’eroico, il Romano Attili
sprezzata . . . . . . Vendetta! Ah Tito, e tu sarai capace D’un basso desio, che rende uguale L’offeso all’offe
, della grandezza, del calore Metastasiano. I loro disegni non furono ricchi e giudiziosi; non originali o quasi tali l
lice dell’ arte che sa arricchirsi nell’immenso campo della natura di varie e vaghe e preziose pompe, ad onta de’ valor
della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezzione di bell’ arte è confinata nella parte più occidental
ssi non sapevano (dice Marmontel nella Poet. Fr.) che la commedia può bene essere avvivata dalla musica prima che gl’ I
ile drammatico: che Zeno è più di Metastasio elegante ne’ suoi drammi bene scritti ec. Noi vogliamo credere a questo ac
rendesse per eleganza anche lo stile contorto ed oscuro in cui taluno spesso cade; vorremmo poi che il mondo che si tra
che questo mondo culto e sensibile si commovesse più spesso ai drammi bene scritti del valoroso Zeno, e non già soltant
ompassione. Di qual tempera sarà il cuore del sig. Andres che pure ha vaga ed elegante la penna? Ma nel giudicar di poe
50 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85
a io, conoscendo me medesimo, mi dichiaro troppo debole per un Atleta esercitato e vigoroso. Concedo ancora, se piace a
ropriarselo. Or l’accennata mia confessione, per dirla alla Francese, umiliante, basta al rigido Apologista? Essa è dun
mancanza di cuore sensibile. Non soffre l’impaziente Signor Lampillas ardita proposizione, quasi che io, ciò dicendo, v
oposizione, quasi che io, ciò dicendo, venissi a tacciare d’ignoranza celebre Scrittore. E per ribatterla vi si accinge
re Erminia? Nulla di questo. E pure il maestoso Virgilio che riscalda bene il Rapin, mischia in fatti in certo modo il
ia certa specie di ridicolo per l’avventura di Darete. Così Rapin con famosa censura travia, s’ègare, perchè si allonta
elle di lui bellissime Riflessioni, e che un cuore, che si è mostrato poco sensibile alle grazie, alle delicatezze, al
51 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
ione che prescelse, ad onta di averla renduta al possibile armoniosa, per esser nuova in teatro, sì per la rima e la mo
averla renduta al possibile armoniosa, sì per esser nuova in teatro, per la rima e la monotonia che l’accompagna, e le
Per me segui ad amarlo: le voglie tue sian sue, Tue sian le sue: uniti siate ambo in ambedue. Virtù piacciavi se
’Andromeda; ma qual vantaggio poteva ciò recare al moderno teatro che poco desiderava le stesse lodate tragedie de’ cin
un solo scrittore per modello, alcuno non trovandosene nel suo genere compiuto che tutte contenga le perfezzioni. La fi
te dal Marchese la perizia che mostrano della mitologia. Ma pur non è grande lo svantaggio dell’Italiano per le sentenz
no per le sentenze e per la locuzione, nè gli affetti riescono in lui poco vivaci al confronto; e quanto alle nutrici (
no, ma nel fissarvi lo sguardo si avvede che non è il suo Eraclio, ma bene il figlio della stessa Irene che eroicamente
da fiera, senza ingegno, senz’arte e senza fantasia (Nota I). Astuzia vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la l
ti Leggi che a’ danni miei tutte vi unite, Perchè appunto tra voi opposte siete? Quale debb’io seguir? da qual so
assione non par che sia condotta a quell’attivo fremito che ci scuote spesso in Euripide che si pretende invecchiato. L
erto. Queste osservazioni però basteranno per impedir che si registri nobil favola accanto alla Merope, al Cesare ed a
accanto alla Merope, al Cesare ed a qualche altra eccellente? Faranno che con affettata incontentabilità si ripeta coll
agionamenti troppo prolongati benchè proprj ed eleganti, serpeggi per bella tragedia qualche lentezza. Dione che liber
aturale, e la stessa ricchezza di frase e purità di lingua, che è pur necessaria al teatro, o che sì di rado s’incontra
di frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria al teatro, o che di rado s’incontra. Egli però aggiugne: ove trove
re: Due stille sol di colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per poco io muojo. Lo stile di questa favola non è
to ad occhio attento parranno poco utili all’azione e forse superflue la scena 6 dell’atto III, che la prima del IV. In
nalmente nella sesta scena tornano a gareggiare. Avrei desiderato che bella situazione, benchè non nuova, e sì patetica
ggiare. Avrei desiderato che sì bella situazione, benchè non nuova, e patetica e nobil gara non perdesse col ripetersi
tà del disegno del Real Protettore, e per mostrare che l’Italia non è lontana dal calzar con piena riuscita il coturno
sai scarso di morali sentenze; ma questa è la sua maggior lode, esser ricco di lumi filosofici, come specialmente dimos
la scellerata . . . Ma l’amaro Suo simular, quel fingere . . . . ah questo, Facendomi arrossir, m’empie di sdegno.
ata di Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza effetto da mani deboli, è stato in questi ultimi anni impugnato c
à bene rassomigliarsi a quello che gli dà la storia, ma non essere nè tragico nè sì grande come quello della Cleopatra
gliarsi a quello che gli dà la storia, ma non essere nè sì tragico nè grande come quello della Cleopatra del cardinal D
ue nato io fossi, Io comandar dovea. L’utile nome Di libertà, che l’Inglese apprezza, Quì mi chiama a regnar: alt
ente a quest’altro. Ci tratterremo noi a dare una compiuta analisi di nota tragedia enunciata in tanti giornali buoni e
suicidio della catastrofe, non vi si rappresenta atrocità veruna, ma bene terrori e rimorsi d’averne anticamente comme
de’ teatri una storia generale ma ragionata, che desse a un argomento trito l’utile novità degli esami sentiti e non fa
tà, penati, figli, Già dolci nomi, or di noi schiavi in bocce Mal confan, finchè quell’un respira, Che ne rapisce
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 212
le. Pur dirà ad onor tuo musa piacevole, che hai ne’sguardi e nel dir dolce pania, che a ridur Giove a qualche nuova in
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 282
primario. Vittorio Pieri non ereditò la forza comica del padre ; ma la sua semplicità e correttezza…. e però ebbe ass
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 530
dozzinale il seguente epitaffio : Moglie fui per virtù di quel gran , che detto retroceder non si può. Mio marito da m
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
omica per le parti di serva, che cominciò a sostenere all’improvviso, in dialetto che in italiano, con tal grazia ed el
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
te scenica, fu al suo esordire applauditissima, nè solo come attrice, ancora come danzatrice ; chè nel balletto d’uso d
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 438-443
? Arlequin. Noi cominciaremo per l’incendio di Troja. Colombine. Ah sì, mi piace, il soggetto è buono. E che personag
Arlequin. Noi cominciaremo per l’incendio di Troja. Colombine. Ah sì , mi piace, il soggetto è buono. E che personaggio
Empereur Romain. Io sarò Titus e voi Berenice. Colombine. Oh questa sarà bonissima. Appunto a forza di vederla e di l
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »
a vicenda con quell’Anna Pellandi, che doveva poi più tardi salire in gran fama. Dotata di squisita bellezza, di prodig
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article »
molta lode per codesta attrice che all’inizio della sua carriera dava belle speranze di sè, avendo sortito dalla natura
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
attagliavan parti di sentimento ; ma in quelle comiche profondeva una misurata e signorile e spontanea gaiezza, con una
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 753
tro per la rappresentazione, fu côlto, pel grande riscaldo, da febbre violenta che in capo a pochi giorni lo condusse a
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
o di applaudir le ed ammirarle. Non s’era mai visto in tanta gioventù gran copia d’intelligenza per la commedia. » Fran
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 875
Ferro Alberto. Attore assai pregiato per le parti serie, come per le comiche, si trova
64 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267
aùn consumi el patrimonio que ha fido mucho peor, il che vuol dir di . Ma nella giornata V l’eremita domanda la medesim
ita, il quale, senza sapersi perché, si rende complice d’un attentato atroce, aspetta fino a quel punto a fare una rich
n attentato sì atroce, aspetta fino a quel punto a fare una richiesta importante e necessaria per impedir l’uccisione d
ia incominciava, e per farla continuare, Floristan dovea risponder di ; e l’eremita domanda verso la fine, e se gli risp
tutta l’aria d’ingenuità che manca alla dissertazione, e distruggono manifestamente le congetture del Nasarre, ch’io g
nes, figure che alludevano alle quattro parti del Mondo, per le quali gran mistero si trova propagato. 173. S’inganna
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
loro natura. Eschilo il settatore di Pitagora sopravviene in un punto favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentat
te. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene gloriosa, mostra nello stile la grandezza, il bri
bisogno dell’esempio altrui per condurre alla perfezione questa parte rilevante del dramma, nella quale tanti moderni f
o dal poeta in tale spaventevole e mostruosa foggia mascherati, e con orribili modi e grida entrarono nella scena, che
nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che spesso declama contro gli antichi, ne adottò la d
del giovane regnante, e con tale delicatezza mettendovisi in bocca di gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di Se
66 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
i originali che poteva attendersi dal suo pennello, ma che noi venuti tardi più non sappiamo rinvenirci. Con simili pre
tenta fa del danaro impegnando la roba e la beretta. Il servo Corbolo per discolparlo del pegno fatto, come per trarre
di Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura, senza volerlo fa che si manifesti l’amore di Cintio e Lavinia, rim
ffatto grossi come tortore. Cin. Perchè? Mass. Perchè hanno tutti buon stomaco. È questa l’esagerata gelosia Ital
di tu? Ma con chi parl’ io? Ove diavolo Corre costui? perchè da me subito S’è dileguato? io credo che farnetichi.
de che si potrà commutare in qualche opera pia, non essendovi obbligo grande, Che non si possa scior con l’elemosine
on aggiugneremo intorno alle commedie dell’Ariosto, se non che egli è in gegnosamente regolare e semplice nell’economia
è sì in gegnosamente regolare e semplice nell’economia delle favole, vivace, grazioso e piacevole, sì alle occorrenze
semplice nell’economia delle favole, sì vivace, grazioso e piacevole, alle occorrenze patetico e delicato ne’ caratteri
sì alle occorrenze patetico e delicato ne’ caratteri e negli affetti, elegante e naturale nello stile, e con tanta aggi
opria loro città. Nè crediate però (si soggiugne) che per negromanzia presto da Roma vengano quì . . . . perciocchè la
ra che vedete quì (cioè nella scena) è Roma, la quale già esser solea ampla . . . . e ora è sì picciola diventata, che,
ella scena) è Roma, la quale già esser solea sì ampla . . . . e ora è picciola diventata, che, come vedete, agiatamente
vo al morto, se non in quanto che il morto non si muove mai e il vivo ; e però, quando tu faccia come io ti dirò, sempre
a. Oh bene. Che cosa è a far co’ savj! chi avria mai imparato a morir bene come ha fatto questo valentuomo, il quale mu
duta la carrucola di Pisa. Nic. Tu vuoi dire la verrucola. Lig. A , la verrucola. A Livorno vedeste voi il mare? Ni
anguidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie, potrebbe bene esser questa giusto motivo di vietarne la le
a Casina, ha la foggia, il colore, i fregi, tutto vivace e moderno, e ben rassettata, che par nativa di Firenze e non d
si ammira in quest’altra favola del Bentivoglio. Egli che pur sapeva bene inventare e disporre senza altra scorta che
eggiò pure con felicità grande colla Clizia del Machiavelli, per aver acconciamente avvicinata l’antica Mostellaria ai
l’ Italiani d’allora come troppo vicini al funesto sacco di Roma, che gran parte ne ridusse in miseria; e la commedia n
e piacevole e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna di leggiadro scrittore. Tuttavolta (sebbene non vi s
umulare notizie anche insulse, perchè ricavate da scritti inediti, ma bene nella copia delle vere bellezze delle opere
a di altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra donna, in tante e dure fortune sono stata sempre d’animo costante,
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 202
pagnia Filippo II Re delle Spagne, ne’ principii del Suo Regno : e fu valente nell’arte sua, che moltissima fama si acq
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
atto, molti ne inferirono che non foss’egli autore di que' drammi, ma un suo defunto compagno di catena. Il Rotti morì
69 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7
a all’attività laboriosa della scienza. Scortato l’uomo da un affetto vivo e per indole osservatore non poté non avvede
non s’incontrano in vari luoghi senza esservi state traspiantate? Da gran tempo si dipigne, si scolpisce, si canta, si
le dell’Andalusia, e di Lima? Perché imitano le loro madri. Se furono molli i sibariti, magnifici e ghiottoni i colofon
70 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 10-16
lora ha l’uomo nella debolezza del proprio discorso. Quindi è che non tosto egli comincia a far pruova delle forze del
to florido, e quando i vizj dell’uomo colto e del lusso, i quali sono complicati, e sì bene nascondono sotto ingannevol
ndo i vizj dell’uomo colto e del lusso, i quali sono sì complicati, e bene nascondono sotto ingannevoli apparenze la pr
71 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
que octavo 98. Cecilio molto amico di Ennio godette una riputazione grande e sì bene stabilita, che quando Terenzio p
8. Cecilio molto amico di Ennio godette una riputazione sì grande e bene stabilita, che quando Terenzio presentò agli
resenterà agli occhi di Cremete. E così avviene. Il vecchio ne rimane persuaso, che pensa di rompere il contratto, e a
e sola azione della favola una fortunata natural conseguenza. Fece di vaga commedia una elegante libera imitazione in p
e, proponendo di ritirarsi ella in campagna. La proposta di una madre buona aumenta il dolore del figlio. Lo stato di P
erato in una poco plausibile e ben difettosa commedia larmoyante. Può vaga favola Terenziana tenersi per una delle più
ì felicemente n’è scelto il punto onde incomincia l’azione, e vi sono maestrevolmente maneggiate le passioni. Non ha ga
ducendo due vecchi, due figliuoli ecc. Ma un comico di tanto valore e amico della proprietà delle voci, avrebbe senza s
, e Demifone s’incamina verso la sua casa Deos penates salutatum. Quì che termina l’azione incominciata, e può essere a
i codici della Vaticana. Che se Geta cercando Antifone il vede venire opportunamente e l’attende, come mai può qui term
notava le azioni de’ personaggi. E chi di grazia ha rivelato a costui bel secreto, che gli autori nel pubblicar le loro
rale con qualche frammento della sua bella versione e del di lui nome degno, sì noto, sì caro alle muse Italiane. Egli
ualche frammento della sua bella versione e del di lui nome sì degno, noto, sì caro alle muse Italiane. Egli me ne tras
ammento della sua bella versione e del di lui nome sì degno, sì noto, caro alle muse Italiane. Egli me ne trasmise a Ma
Per quale strada mi farò a cercarlo? Fed. V’ha nominato. Ant. Ah , che me l’aspetto, Di sentirmi annunziar qualch
nterpretando essi quell’acta II. Convengo non essere improbabile, che bella commedia piacesse a’ Romani per tal modo, c
a Un supplicio che lavi ogni tua colpa. Fed. Ribalda, indegna! Or conosco bene La sua nequizia, e la miseria mia,
cercar Mizione altrove, insegnandogli un camino lungo e intralciato, che non ne esca in tutto il giorno. Ciò è stato i
za, Biagio . . . . Biagio. Ghiotta assai forse? Cur. E di un’ aria modesta e graziata che non si può dir cosanè più
mine di seguito: ma in udire da loro essere una sorella della Fulvia, mi sentii subito un tocco al cuore: oh oh, dissi
che battè la porta Dromone, ed esce fuor donna attempata, Che non tosto l’uscio aperse, ch’entro Dromon passovvi,
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 184
ta Andreini. Nè la collera dei compagni contro il fuggitivo si spense facilmente : essi obbligarono l’ Andreini a redig
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 602
tar sciolto, e dimesso. Il moto, il gesto, e l’espression vivace Fer di Donna (cui dal Ciel concesso Fu gli estinti av
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 730
te la dice invece : instabile e prosuntuosa ; robusta e di gran voce, , ma non brava : piuttosto giovine, fresca e fatti
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 616-618
oni, entrò a sostenere il ruolo di prima donna ; nel quale tanto e in breve tempo s’innalzò, che Salvatore Fabbrichesi
Cavalletti che sostiene le parti di [ILLISIBLE] l’attrice a fronte di illustri soggetti capaci di adombrare il merito d
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 703-705
lei che più vedea dallo spiraglio la racchiusa gente : e ve n’era una ostinata e dura che ceder non volea la sua fessu
e Botteghe e per le Piazze anche in Zendale a far triste figure ; son curiose queste donne pazze, che se l’ Uscio era p
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 146
. Ma la sciagurata compensò l’appassionato marito coll’abbandonarlo ; che, non potendo egli farsi una ragione del perdu
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 210
il Morelli. Ma con la fama crebbero in lui le pretese e la baldanza, che l’artista celebre, creando ad essi ognor nuov
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 325
a d’ Inghilterra », pei quali occorreva l’uso d’armi da fuoco : e far che il Raparelli portasse dette armi, e, avvisato
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41
e l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di notabile novità, quando di altre particolarità pi
nifestò non meno colle difese che coll’applauso generale che riscosse vago componimento, e colla moltitudine delle trad
glio dire alcuni pensieri più studiati, i quali per altro non sono in gran numero come suppongono alcuni critici accigl
l’anime sensibili. Eccellente è l’unica scena che forma l’atto V, ove leggiadramente si narra la caduta non mortale di
o l’Aminta a. Si è veduto come ben per tempo e più volte s’impresse e tradusse in Francia, prima che quivi si conoscess
del Cavaliere, furono pastorali degli ultimi anni del secolo dettate, , con istile lirico, ma non tale da recarci rossor
rali, domando, dico, se loro sembri verisimile che il famoso Manfredi scrupoloso negli abiti e nel ballo, avrebbe incul
gilio dagli Elisii). Gli si perdonino i suoi difetti, per non guastar bell’opera ponendovi mano Roma e Atene vorrebbero
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Parma, ove dovea far la stagione d’estate coi Parenti, fu colpito da repente e terribile male, che dovette, in capo a
82 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
loro natura. Eschilo il settatore di Pitagora sopravviene in un punto favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentat
te. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene gloriosa, mostra nello stile la grandezza, il bri
bisogno dell’esempio altrui per condurre alla perfezione questa parte rilevante del dramma, nella quale tanti moderni f
nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che spesso declama contro gli antichi, ne adottò la d
ità del giovane regnante; e con tale delicatezza mettonsi in bocca di gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di Se
che sappiano mettere in opera i bei colori della natura agli antichi famigliari! Or perchè mai trascurarono di osserva
Trachinia. É mai naturale che egli avesse due volte valicato in tempo corto uno stretto di sessanta miglia italiane int
o Sofocle avrebbe esposto agli occhi de’ Greci una inverisimilitudine manifesta, se il fatto non fosse sembrato comport
al solo dramma dell’Edipo ardisca contrapporle? Certo niuno. Si apre bel componimento con uno spettacolo curioso e com
norano la potenza della sensibilità, la preghiera di Edipo ridotto in misero stato per abbracciar le figliuole, e quand
l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori: Santo oracol di Giove Che soave spiri, Con che annunzio venisti Dagli e
co, ed al fragore del mare che sentiva stando nell’antro di Lenno. Ma lieve neo non meritava di esser tanto esagerato i
osò metter fuori la prima sua tragedia (Nota XII). Ardua impresa per pochi anni, gareggiare colla rinomanza di un Sofo
atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna di gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole conte
e d’Ifigenia tradurre letteralmente per la stessa misura di versi, ma bene per lo medesimo lamento, come ben fece il Do
suo privato dolore, che si ricorda di esser padre e s’indebolisce in pericolosa occasione. Sembra anche una contraddiz
sere veduta. Presso il Francese la stessa Fedra confessa una passione vergognosa, la confessa innanzi a tutti gli spett
Pirro, e nel quinto si narra in Ftia questa uccisione già avvenuta in poco tempo, e vien portato il cadavere di Pirro,
glio, io sposa? Per dominar sull’Asia, Non per morir tra’ barbari presto, Credei produrti, o figlio ... Oh Dio! t
Dizionario Critico di Pietro Bayle. L’autore di tante belle tragedie, gran filosofo, conoscitore sì savio del cuor dell
ayle. L’autore di tante belle tragedie, sì gran filosofo, conoscitore savio del cuor dell’uomo, e ragionatore sì eloque
gran filosofo, conoscitore sì savio del cuor dell’uomo, e ragionatore eloquente, dimorando in Macedonia per compiacere
contro di lui qualche epigramma; ma poichè fu morto mostrò un dolore vivo e sì vero, che non meno per ciò si rende mer
lui qualche epigramma; ma poichè fu morto mostrò un dolore sì vivo e vero, che non meno per ciò si rende meritevole de
sia e fece alcuni poemi in di lui lode; ma questo principe lo stimava poco, che soleva dire, che avrebbe voluto essere
genere infinite specie di componimenti perfetti benchè dissimili); ma bene vuol dire, che la tragedia Greoa, fondata su
igenia, ed altri componimenti Greci. Quando il fatto deponesse ancora vantaggiosamente in favore delle tragedie moderne
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 759
di secondo noviziato, qual primo attore di Francesco Garzes, che ebbe malaugurata fine, poi di Emanuel, poi della Duse,
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 538
e questo con parole spessissime, e vibrate con forza fra le labbra in fatto modo, che il popolo movevasi a fargli un gr
85 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
gli spettatori erano membri della sovranità. Osò per questo un poema straordinario internarsi impunemente nel segreto
, potentissimo freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in alto punto di prosperità, e per conseguenza, di m
due, o ventitré secoli indietro, la quale passi nelle nostre contrade cambiate da quello che erano allora? E pure oggid
ditando nel suo teatro greco l’arte e le bellezze dello stile. Questi , che possono farsene giudici; ma giudici siffatti
spettatori con facezie, o piangere con avventure compassionevoli, ma bene l’additar loro i doveri più sacri, il fortif
rmonioso di questo poeta, e se n’era talmente invaghito che, onorò un eccellente comico con un distico del tenor seguen
se gittati i fondamenti l’istesso Aristofane col Pluto, dove si trova un coro, ma ben lontano dall’antica baldanza e mo
a52. Ne’ frammenti che di lui abbiamo, si ammira una locuzione nobile , ma veramente comica, e vi si sente un sale grazi
erano animati in teatro da quel, medesimo spirito geloso che dettava spesso l’ostracismo contra il merito e la virtù.
86 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
i originali che poteva attendersi dal suo pennello, ma che noi venuti tardi più non sappiamo rinvenirvi. Con simili pre
tenta fa del denaro impegnando la roba e la beretta. Il servo Corbolo per discolparlo del pegno fatto, come per trarre
di Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura, senza volerlo fa , che si manifesti l’amore di Cintio e Lavinia, ri
o grossi come tortore. Cint. Perchè? Mass. Perchè?Perchè hanno tutti buon stomaco. È questa l’esagerata gelosia Itali
he di tu? Ma con chi parlo io? Ove diavolo Corre costui? perchè da me subito S’è dileguato? Io credo che farnetichi. M
de che si potrà commutare in qualche opera pia, non essendovi obbligo grande, Che non si possa scior con l’elemosine.
on aggiungeremo intorno alle commedie dell’Ariosto, se non che egli è ingegnosamente regolare e semplice nell’economia
i è sì ingegnosamente regolare e semplice nell’economia delle favole, vivace grazioso e piacevole, sì alle occorrenze p
semplice nell’economia delle favole, sì vivace grazioso e piacevole, alle occorrenze patetico e delicato ne’ caratteri
sì alle occorrenze patetico e delicato ne’ caratteri e negli affetti, elegante e naturale nello stile, e con tanta aggi
ia loro città. Nè crediate però (si soggiungue) che per negromanzia presto da Roma vengano quì…. perciocchè la terra
che vedete quì (cioè nella scena) è Roma, la quale già esser soleva ampia…. e ora è sì picciola diventata, che, come
ioè nella scena) è Roma, la quale già esser soleva sì ampia…. e ora è picciola diventata, che, come vedete, agiatamente
vo al morto, se non in quanto che il morto non si muove mai e il vivo ; e però quando tu faccia come io ti dirò, sempre
a. Oh bene. Che cosa è a far co’ savii! Chiavria mai imparato a morir bene come ha fatto questo valentuomo, il quale mu
r veduta la carrucola di Pisa. Nic. Tu vuoi dire la verrucola. Lig. A , la verrucola: A Livorno vedeste voi il mare? Nic
esta osservazione può adattarsi alla Mandragola? Vedesi forse in essa grande studio di rendere italiane le maniere lati
languidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie potrebbe bene esser questa giusto motivo di vietarne a’ fa
a Casina, ha la foggia, il colore, i fregi, tutto vivace e moderno, e ben rassettata, che par nativa di Firenze, e non
eggiò pure con felicità grande colla Clizia del Machiavelli, per aver acconciamente avvicinata l’antica Mostellaria ai
’Italiani di allora, come troppo vicini al funesto sacco di Roma, che gran parte ne ridusse in miseria; e la commedia n
e piacevole, e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna di leggiadro scrittore. Tuttavolta (sebbene non vi s
87 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
costumi, tanto maggior maraviglia ci reca il veder in quelle contrade negletta la buona commedia in questo secolo, in c
L’infausto istante: Gio: Ah che non sai qual pena . . . Isa: Eh , quanto io ti debba io non ignoro, So . . . par
i morire .. Ma infin ten vai? ma certo è dunque? è certo? Dopo un fido amor, dopo tant’anni, Dopo tante speranze,
r; la morte Terminerà il mio male. Isa. Il ciel nol voglia. Io, , ne morirò, che in me non sento Valor per tante
e del 1783 fornirono di tramezzi le patrie scene, non seppero mai dar bel passo, 1 perchè non si avvisarono d’imparar l
Matrimonio a forza, Pourceaugnac &c. Ma in vece di apprendere da gran maestro l’arte di formar quadri compiuti di
88 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
, potentissimo freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in alto punto di prosperità, e per conseguenza di mo
? non era egli sulla Rocca di Giove? Non si sa veramente come veggasi bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga alle
ire espressamente in istrada per siffatte cose? Di più se è di notte, che non possa esser veduto, ond’è che sopravviene
pe de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita di buon’ ora senza di lui saputa. Ella si discolp
so nella bocca le quistioni politiche, e per distruggere i pregiudizj che i volgari vi si ammaestrino senza tediarsi de
pagnata dalla parodia e caricata con azione buffonesca solea produrre piacevole effetto sulle scene Ateniesi. La donna
perchè un furbo, com’ egli è, saprà contribuire dalla sua banda a far che io possa agevolmente condurlo meco. Erc. Ed
dotto Nisieli ha rilevate le sconcezze del viaggio fatto da Bacco in poco tempo dalla superficie della terra al centro
steriore, Socrate dopo lunghe e seriose esperienze è giunto a sciorre gran problema, e si è assicurato, che il canto ve
llissima. Vedi tu, o Socrate, questa pietra de’ venditori di farmachi rilucente, colla quale si accénde il fuoco? Socr
ne, non essendo preparati a uno spettacolo così strano. Ma lo stupore dissipò a poco a poco per l’arte del poeta, e le
io possa tutto narrarti, prendi questo parasole, e tienlo sopra di me che non sia veduto daglì dei. Pist. Ottima inve
o di giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle quali davasi il ed il no nelle deliberazioni) e debole anzi che n
attenzione di chi ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non imiti gran maestro nel preparare l’uscita del personagg
rsi fino alla vecchiaja, perchè cessò di dir male. Cratino che meritò gran lode, stette in fiore finchè fu mordace; ma
erse dal vostro sdegno il comico Cratete, che pure profferiva tante e belle e urbane sentenze? Voi adunque benignamente
cle che succedette a Pericle da mercatante di montoni che egli era, e buono che il poeta lo nomina per terzo dopo Cinna
Carione manifesta di esser Pluto il dio delle ricchezze e di trovarsi mal condotto, sporco e privo degli occhi per l’in
chè non potessi distinguere i cattivi da i buoni, a’ quali egli porta grande invidia. Cremilo gli domanda, se ricuperan
vista eviterebbe i malvagi e arricchirebbe i buoni? Pluto risponde di , e vuol partire. Cremilo nol permette, gli dice c
arione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una favola moderata si tralasciava di motteggiar contro la p
to degli studiosi additando l’arte e le bellezze dello stile. Questi, , che possono farsene giudici; ma sono pur troppo
i spettatori con facezie o piagnere con avventure compassionevoli, ma bene l’additar loro i più sacri doveri, il fortif
rmonioso di questo poeta, e se n’era talmente invaghito, che onorò un eccellente comico con un distico del tenor seguen
gettati i fondamenti il medesimo Aristofane col Pluto, dove abbiamo, , trovato un coro, ma ben lontano dall’antica bald
che Menandro espresse con giudizio, nitidezza e piacevolezza, Cecilio studiò inutilmente di voltare in Latino con ugual
mirasi in simili bellissime reliquie di Menandro una locuzione nobile che non eccede la mediocrità comica, e vi si sent
fuoco prima a scrivere che a pensare, si vuol ripetere quello che di gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ autorit
favola prima di averne formato tutto il piano e ordinate le parti. E gran caso faceva di simil pratica, che quando ave
i erano ugualmente animati in teatro dallo spirito geloso che dettava spesso l’ostracismo contro il merito e la virtù.
il tomo III del Teatro Greco del P. Brumoy. 105. Cleone che divenne potente in Atene era un plebeo che esercitava il
89 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
zioni Virgiliane. In ogni modo l’autore che fra’ suoi correva una via poco battuta, non meritava la persecuzione che so
n dovea il poeta riflettere che la di lei passione poteva scemare per cruda richiesta propria a scoprire tutta l’ambizi
del crimen el castigo! Siffatta tragedia in una nazione che ne ha poche, dovea accogliersi, ripetersi, acclamarsi,
struida in cinque atti in endecasillabi coll’ assonante. La storia di famosa città è senza dubbio compassionevole, e ba
alogo uniforme ed elegiaco, e della durezza dello stile. Gl’ increbbe bene ch’io avessi reputato tale argomento più pro
n popolo che stà morendo di fame. E pur non è il peggior male un amor impertinente. Olvia innamorata vicina a morir di
lla poi mostrasi sorpresa da un nuovo doloroso pensiero. Aluro amante paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo di
chi non ne conchiuderà che erano due inettissimi generali Megara che male guardavasi dalle sorprese, e Scipione che no
sso di un sepolcro che si eleva più degli altri, e gliel’ addita. Sì, (ripiglia lo stupido Giugurta) colui che vi giace
a voce della propria innamorata da quella di Terma, due persone a lui note? Due voci femminili poi senza veruna circost
uando lo spettatore sa ch’ella amava Aluro, e l’autore ne ha condotto destramente il carattere e l’ affetto, che il di
o volte la scena, l’autore della Rachele privandosi spontaneamente di comodo sussidio riduce a un atto la sua, perchè q
il re vuole andare alla caccia ad onta de i di lei pericoli. Alfonso innamorato e non ignaro del tumulto de’ suoi, di
umulto de’ suoi, di cui ebbe egli stesso tanta paura, l’abbandona per lieve motivo? L’autore è caduto in quest’altro in
rò che il pubblico si stomacò di vedere quell’insipida figura rimasta lungo tempo col pugnale alla mano. E dovea così a
e poi se ne torni dentro ancor senza perchè. Ora quando in argomenti rancidi e trattati bene da più centinaja di poeti
var Dircea dal sacrifizio. Nel dramma del Colomès però in prima non è pressante la necessità di svelare il secreto alla
90 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO IV » pp. 55-66
da la più eccelsa balza. Deh qual parca crudel noi sventurati   Di spietato mostro a l’ira espone?   O Bacco, o dol
i suggesti il latte; Non che germana, io ti fui balia e madre. Or bei nomi un giorno sol m’invola! Tu tramontasti
ominati? Certo è poi che fra gl’Italiani la decisione del Denina, che franco decreta in tutto quel suo discorso, è molt
91 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO II. La Poesia Drammatica ad imitazione della forma ricevuta dagli antichi rinasce in Italia nel secolo XIV. » pp. 32-40
nno desiderar molto il rimanente. Non per tanto egli è degno di lode, per essere stato uno de’ primi a tentar questo gu
gno di lode, sì per essere stato uno de’ primi a tentar questo guado, per avere dopo del Mussato preso a trattare un ar
?), e ci obbliga ad apporre quì una breve analisi dell’Eccerinis, che per tempo assicura all’ Italia il vanto di una tr
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 915-921
a della gloria a nove anni, in cui diè prova di gran valore artistico nelle parti scritte come nelle improvvise. A sedi
mio destin. Chi non temer potria la dubbia inappellabile sentenza di dotta città ? Quanto vi debbo, spirti bennati !
r che propizia sorte mi rende a voi, ne’ miei timori infonde conforto , non però calma. E come sperar poss’ io di non tr
93 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XII. Confronto Apologetico della Opera Italiana, e della Commedia Spagnuola. » pp. 149-181
che è quello che potrebbe tener sospesi, e divertiti gli Spettatori, che assistessero svegli in platea, e senza giuoca
, ma quelle imperfette del secolo passato, e Voi in queste troverete, , certa languidezza lirica, certi amori nojosi, un
astigliani seppe metterle in vago aspetto; e voi le dissimulate, e di leggiadro Poema non citate se non un solo verso?
mmatica cerca per tutte le vie quel verisimile che tira l’attenzione, , che poco rimanga da supplire all’Uditorio. La Po
on produce quel felice inganno? Dovea venire l’Apologista per fare di nuove invidiabili scoperte. Egli schiverà l’assal
udiati que’ due Libri del Goldoni, Mondo e Teatro? Avete su tali cose profondamente meditato, che già vedete chiaro, ch
a degli attori; e che per conseguenza lo spettatore non la troverebbe viva e naturale, se non considerasse, che a quell
dalla bocca moribonda di quella infelice bellezza. Or vi pare questa viva, sì naturale rappresentazione da partorire d
cca moribonda di quella infelice bellezza. Or vi pare questa sì viva, naturale rappresentazione da partorire da se la i
mmagini? Io non dubito, Signor Abate, che a un bisogno voi parlereste bene di Pittura, come fate di Poesia Rappresentat
ico manifesto all’osservatore a poco, a poco gli si rendè famigliare, che in mirando le Opere di quegli abili Artefici,
94 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
gi in Europa il volgar francese. Leone X che illustrò i primi anni di gran secolo, amando l’erudizione e gli spettacoli
i dice da Paolo Giovio, se il pontefice vi assistette. Una protezione dichiarata di un principe così dotto inspirò ne’
son di gran lunga inferiori ai latini. Oltracciò l’Ariosto si valse, , di alcuni caratteri delle scene latine, adattand
igi i comedianti italiani, e sulle di loro farse arlechinesce giudicò saviamente della commedia italiana156. Ma una naz
osse stata compromessa con tale asserzione, e perciò ne ha sentito un vivo dolore che nel Mercurio di Francia di questo
dato degli odierni gaulesi, come Monzù De la Harpe, per insultare con feroce stolidezza e calunniare con sì stupida ins
De la Harpe, per insultare con sì feroce stolidezza e calunniare con stupida insolenza la più ingegnosa e benemerita n
issimo, che gl’italiani e i greci non hanno mai connesse le loro idee scioccamente, come Monzù de la Harpe, il quale, a
na nazione così rispettabile come la francese che io amo e venero, ma bene a que’ suoi indiscreti e impertinenti critic
a Giambatista Rousseau a M. Brossette, parlando Di giudici e pedanti scorretti Che hanno maggior la foggia, che i becc
, che sumministrò a i gravi romani una nuova spezie di commedia bassa , e sparsa di oscenità, secondo il Poliziano in Pe
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 866
l cognome e la patria e il ruolo concordano. Ma qual ragione potè far che il Goldoni, come di sconosciuto, non accennas
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 412
. L'incalzar degli anni accennava pur troppo a privarlo della vista, che dovette abbandonar l’arte, povero : e anche o
97 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
nte acquistata la proprietà: dopo, dico, l’epoca della desolazione di gran parte della terra, le razze Affricane, Ameri
pevole, e lo rimanda alle Spagne carico di catene? La vita adunque di grand’uomo fu piena di amarezze per le macchinazi
otto, e un Verazzani, uomini divini, per li quali il mondo è divenuto grande. Ora se possono questi grand’uomini esser
la Condamine ne’ Viaggi dell’America Meridionale) non merita un nome terribile, per essere incomparabilmente meno intr
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 590
si tuoi, e in Socco, ed in Coturno il male e il bene fingi, e proponi , che non annoi. No, che non vide mai Roma nè Aten
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 343
dolcissima, lo spirito non comune fecer di lei un’artista di pregio ; che, passata con Girolamo Medebach, il Chiari ebb
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 363
ti tutta la tua vita | la tua figlia adelaide | che amavi tanto e che presto ti ha perduto | questo monumento | debole
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