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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 754
colla Sadowski, prima nella Compagnia diretta da Cesare Rossi, poi in quella diretta da Luigi Monti, col quale, capocomico, to
vecchi, da' figli adorati, spinti quasi nelle braccia della morte, in quella terra fatale che avea già tolto brutalmente all’a
cciare tutto i repertorio, quali : Pia Marchi e Annetta Campi. Allora quella prima donna, che chiameremo in gergo comico di sp
… Chi può farsi una ragione del come potevan quell’anima soavissima e quella mente serena riprodurre al vivo tutte le simulazi
serena riprodurre al vivo tutte le simulazioni, tutta la perfidia di quella donna ! ? E la scena di Clotilde con Pomerol dell
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 617-622
o nelle lettere greche e latine ; e con tuttociò in iscena non avendo quella grazia che si aspettava, benchè di bellissima pre
ale eran parte il pantalone Braga e lo Zanni Pedrolino (Pelesini). Di quella stagione il Beltrame Barbieri nel Capitolo XXXVI
erona la Compagnia del Signor Adriano Vallerini Comico gentilhuomo di quella Città, Dottore et assai buon Poeta Latino, e volg
, e volgare : e l’Eccellentissimo Signor Gouernatore di Milano inuitò quella Compagnia à dar trattenimento à quella Città ; i
r Gouernatore di Milano inuitò quella Compagnia à dar trattenimento à quella Città ; i Comici accettarono l’inuito, et arriuat
i meno honesti dei riueduti : il Braga (così chiamano il Pantalone di quella Compagnia) et il Pedrolino haueuano ancora (e non
e presto si potrà trouare. Secondo Adolfo Bartoli sarebbe stata quella la Compagnia degli Uniti, che si erano formati, –
osi, e il coro dell’Imeneo che chiude il primo atto di Afrodite. Da quella conca avventurosa e bella che fuor dell’onde l’al
na d’esser nel Ciel fatta una stella : tolse le perle rilucenti, e in quella bocca le pose di sua man Cupido, cagion che da me
o, l’altra di Corno, per la porta d’Auorio passano i sogni falsi, per quella di Corno i veri. CORO Sacrosanto Himeneo, Che a
Cigni a bere inuita, Per c’habbin la corona Dal figlio di Latona, Di quella fronde, ch'ha perpetua uita, E d’essa ornati poi,
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 298-299
ernava le parti comiche colle tragiche, fra cui, incredibile a dirsi, quella dell’ Amleto e dell’ Otello !!! Sciolta il padre
nticabile coppia d’innamorati. Il suo maggior grido anzi gli venne in quella compagnia, nella quale era segnato a dito come il
me il più nobile de’giovani brillanti. Passò da questa del Morelli in quella di Bellotti-Bon sino al ’76 ; dal ’77 all’ ’82 in
l Morelli in quella di Bellotti-Bon sino al ’76 ; dal ’77 all’ ’82 in quella di Giuseppe Pietriboni, poi finalemente, dall’ ’8
uella di Giuseppe Pietriboni, poi finalemente, dall’ ’83 all’ ’85, in quella di Andrea Maggi. Stabilitosi a Torino, fu prima d
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 786-787
oroso il ’26 nella Compagnia di Lorenzo Tassani, dalla quale passò in quella di Monti, Rosa e Marchionni, scritturato per le p
diretta da Lorenzo Pani, poi successivamente, assieme alla madre, in quella di Colapaoli, Ghirlanda e Nardelli. Fece i suoi p
Romualdo Mascherpa in cui stette sino al ’45, per poi scritturarsi in quella Reale Sarda che abbandonò il ’53 per passare dall
Sarda che abbandonò il ’53 per passare dalla parte di attore pagato a quella di capocomico ; e formò una compagnia di cui fu s
Bottega del caffè ? Nella parte del padre del Bugiardo di Goldoni : a quella famosa lettura della lettera : non faceva ridere
e allo scopo non poteva fra i due attori aver paragone : e quantunque quella del Dondini fosse minima, pure riusciva più bella
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 601
ità il carattere di prima donna in varie Compagnie, e specialmente in quella condotta e diretta da Onofrio Paganini. La primav
r in miglior modo passare il restante della sua vita.  » Forse ell’è quella stessa che Goldoni trovò a Rimini il 1743, buonis
insieme alla Bonaldi servetta, della compagnia che recitava allora in quella città.
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
, cominciò a recitare nella Compagnia reale sarda coi parenti, poi in quella ch'egli avea formata in società con suo padre. Da
adre. Da questa passò poi, sempre col marito, in Compagnia Feoli e in quella di Bellotti-Bon, nella quale cominciarono i primi
ella fu qualche mese in Compagnia di Luigi Bonazzi, poi sette anni in quella Trivelli. Fu il '66 a Napoli con la Sadowski e Ma
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
lle Compagnie di Francesco Berti e di Pietro Rossi, poi, nel 1762, in quella di Onofrio Paganini, per tornar poi, dopo un solo
in quella di Onofrio Paganini, per tornar poi, dopo un solo anno, in quella del Rossi. Affetto da aneurisma nel collo, dovè,
Brescia nel Convitato di pietra, e in cui sono le lodi sperticate di quella città.
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 782-783
ntaneità del giovinetto, divenne a poco a poco la più importante dopo quella del protagonista, e diè forse l’idea del maggiore
l’ ’86, un po’ della stabile al Teatro Rossini di Napoli, e un po’di quella condotta dal Bollini con la Tessero prima attrice
Gli fu data al Brasile la croce di cavalier della Rosa, in Portogallo quella dell’ordine di Cristo, e da noi, ministro Coppino
Portogallo quella dell’ordine di Cristo, e da noi, ministro Coppino, quella della Corona d’Italia.
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 317
con cui raccapezzar pochi soldi per potere abbandonare la piazza. Da quella del Majer passò poi nella Compagnia Fini, poi in
la piazza. Da quella del Majer passò poi nella Compagnia Fini, poi in quella Colapaoli, poi su su in Compagnia di maggior cont
in quella Colapaoli, poi su su in Compagnia di maggior conto, sino a quella di Luigi Taddei, nella quale lo troviamo il 1836
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 311
nche perchè, fuor della scena, l’indole sua rispondeva a meraviglia a quella del suo personaggio. Ai primi tempi della sua vit
quale rappresentava in modo vario, ogni sera, sì da esser reputato in quella parte superiore al gran De Marini. Le sue irrequi
mpagnia per l’Arena ch'egli ebbe il superiore permesso d’innalzare in quella città, alla Marina.
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Firenze, 3 settembre 1841. » pp. 473-475
re ardente per l’attrice Assunta Perotti, lasciò Venezia, ed entrò in quella Compagnia, diventandone in poco tempo uno de’prin
pagnia Sarda di Torino, dalla quale uscì dopo un anno, per entrare in quella Goldoni-Riva, di cui sposò la prima attrice Luigi
e troncato dalla vedova Gaetana Goldoni ogni contratto, il Bon formò quella società comica Bon-Romagnoli-Berlaffa, colla qual
tutto il carnevale del 1831. Fu poi il Bon in Compagnia Cesaroni e in quella di Camillo Ferri colla moglie prima attrice. Rima
into Battaglia, come direttore. Si fece poi egli stesso conduttore di quella impresa, la quale dopo tre anni cedette ad Alaman
o. Lasciata l’arte e ridottosi a Padova, fu nominato direttore di quella filodrammatica. Quivi sposò in seconde nozze una
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 146
nte, recitava le parti d’innamorato, alternando l’arte del comico con quella della pittura, nella quale riuscì ritrattista med
no Romagnoli, al posto di Nicola Petrioli che n’ era fuggito, poi con quella di Domenico Bassi. Mortagli la prima moglie, s’ab
no, come racconta il Piazza nel suo Teatro : Eravi un’altra donna in quella Compagnia, che si rese poi celebre nella Comica S
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 303-304
a amorosa nella Compagnia del rinomato Pellegrino Blanes, e il '17 in quella di Domenico Righetti, in cui sposò il primo amoro
dice : « nel vederla vestita in armatura, quale ci vien rappresentata quella martire nelle sue statue, con i suoi lunghi e bel
n varie culte città d’Italia per la parte di Chiara di Rosemberg, per quella di Herfort nell’Atrabiliare di Nota, e negl’Innam
o, fra il terror, la gioja, il pianto : Non la Polvaro, ma la Saffo è quella .
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 201
endo la parte di primo innamorato, finchè la sorte non lo condusse in quella ben nota di Francesco Paganini, ove potè far appr
a nell’elenco della Compagnia Paganini, poi prima donna a soggetto in quella di Giuseppe Pellandi nel 1797-98, poi madre nobil
getto in quella di Giuseppe Pellandi nel 1797-98, poi madre nobile in quella di Morrocchesi nel 1802, nella quale il marito er
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 734-735
te e bellissima attrice, ben degna insomma di succedere nella Reale a quella celebrità del grembiule. La Cutini-Mancini re
che a buon diritto era chiamata la Déjazet italiana, per avere, come quella , creato in Italia le parti di Richelieu, Napoleon
a quale è veramente l’erede dell’esimia Romagnoli. – Ed io, se non di quella sera, di quella interpretazione serbo il più vivo
nte l’erede dell’esimia Romagnoli. – Ed io, se non di quella sera, di quella interpretazione serbo il più vivo ricordo. La Dar
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 763-764
e nell’arte del teatro chi lo superasse. La sua vita è tutta legata a quella della Diana di cui prese il nome. « Procurava – d
condotta da suo padre fino alla morte di lui. Passò il ’53 amoroso in quella di Luigi Robotti e Gaetano Vestri, con la madre V
ne, s’ebbe grido di celebrità, e conquistò con l’arte sua due croci : quella dell’ordine del Megediè, e altra datagli dal vice
dell’interpretazione del Biagi e del Monti si diceva lietissimo, e di quella di Ernesto Rossi era supremamente orgoglioso, chi
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442
gione Masi e prese parte alla pugna del Casino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio. Al Casino dei Quattro Ven
anno 1853 mio padre, dopo essere stato con le Compagnie Calamai e con quella del Tassoni si trovava in Corsica in Compagnia Co
si per il giovane comico. Egli sosteneva il ruolo di amoroso, che con quella voce e con quel naso, non era proprio fatto per c
a amoroso. In quell’anno sposò mia madre Giuseppina Rocchi, nipote di quella Antonietta Rocchi, milanese, che era stata guidat
egui a Vercelli e, il carnevale, a Milano al Teatro Re. Per mio padre quella stagione del Teatro Re era la prova del fuoco, e
’indifferenza del pubblico. Quale delusione ! Nella scena culminante, quella dell’andata via colla giacchetta rovesciata, la p
ia che sapesse l’affare della malattia, sia che mio padre non sapendo quella sera le norme altrui recitasse a modo suo e appar
te. Erano alle prove, e poichè pareva che Ernesto Rossi desse ragione quella volta al Gattinelli, mio padre se la prese anche
Ernesto Rossi pregandolo di cedergli l’attore Cesare Rossi. Anche in quella occasione Ernesto Rossi si mostrò buon amico di m
di recitare la commedia, il dramma, e la tragedia ! e che tragedia ! quella di Shakespeare, che in quei tempi era come un tem
nte : ella non ha nè la figura, nè l’eleganza adatta per disimpegnare quella parte : guardi là ! c’è uno specchio : si guardi 
ccare, immediatamente dopo con Bellotti-Bon la toccò, e altissima, in quella indimenticabile compagnia, della quale eran prime
à, che grandezza, nelle scene aspre col figliuolo ! Che arte somma in quella finale col servo, poi colla Duchessa !… Quattro
ia, in volgarità e peggio. Dunque relativa : ma allora tanto è verità quella d’oggi, quanto fu quella d’jeri e dell’altr'jeri,
. Dunque relativa : ma allora tanto è verità quella d’oggi, quanto fu quella d’jeri e dell’altr'jeri, e magari di tre secoli f
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 486
giadro scrittore. Fra le sue commediole si vuol notare principalmente quella intitolata : I viaggi di una donna di spirito. Co
rte di Giulio nel noto dramma L’Abate de l’Epée, pensò di produrlo in quella colla Compagnia di Antonio Morelli che allora rec
Antonio Morelli che allora recitava in Venezia. Il Bonfìo sostenne in quella sera la parte del protagonista. Ahimè !… L’arguto
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583
azzi a fianco di Virginia Santi e di Enrico Cappelli, prima ; indi in quella di Alamanno Morelli, con cui stette acclamatissim
ina di Marenco al D'Angennes di Torino, in unione a Giacinta Pezzana, quella che raccolse degnamente la sua eredità artistica
onna o Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere ! che vita vissuta fu quella di Adelaide Tessero sulla scena ! Con quale spont
e Novelli, uno dei pochi, il solo forse, veramente capace d’intendere quella recitazione tutta impulsi, senza un fil di meccan
o male, che non compresi null’altro, se non il dovere di difendere da quella jena quei disgraziati ! Me le avventai addosso fu
sapevo che ripeterle : « come sei grande, come sei grande ! » E dopo quella memorabile recita, ella tornò a Sampierdarena, ov
20 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
sione de’ tuoni e delle note i diversi accenti delle passioni. Essa è quella che adoperando i muovimenti or rapidi, or lenti,
li oltrepassano la limitata sfera dei sensi, e che trasmette a’ suoni quella energia dominatrice che ne’ componimenti s’ammira
esimi che avrebbe in noi eccitati la presenza loro. Essa è finalmente quella che sottopone, a così dire, l’universo all’imperi
’orecchio, non altramente che il sottopongano la pittura e la poesia, quella al giudizio degli occhi, e questa a quella della
no la pittura e la poesia, quella al giudizio degli occhi, e questa a quella della immaginazione. [4] Tutto ciò non può ottene
basti l’averla osservato perché altri divenga oratore. La rettorica è quella che disponendo a sua voglia delle regole e delle
arole, e servendosi di esse come di veicoli delle idee, comunica loro quella espressione, che da sé sole non avrebbero fra le
pennello, non rimane altresì ozioso nel sentire una voce che canti in quella solitudine o in quel boschetto. Le frondi degli a
a sola maniera d’eternar il lor nome e di farsi adorare dai posteri è quella di rendersi veramente utili alla umanità, promove
a memoria se non per le rovine che ci attestano della strage; laddove quella de’ principi che proteggono le cognizioni proficu
tto quanto una bottiglia di eccellente liquore europeo. L’emulazione, quella figlia pericolosa dell’amor proprio, che alle vol
Inglesi, che ad un vivo interesse per la patria loro sanno accoppiare quella imparziale filosofia che generalizza i sentimenti
, mirabile nella forza e vivacità delle immagini, prese a perfezionar quella specie di composizione detta volgarmente recitati
rono a fiorire dopo la metà del passato secolo. Le più celebri furono quella del Corelli, e non molto dopo quella del Tartini.
to secolo. Le più celebri furono quella del Corelli, e non molto dopo quella del Tartini. La prima, che ebbe origine dal più g
e maravigliosi. Spicca nei suoi componimenti quell’aurea schiettezza, quella unità di pensiero, quella incomparabile semplicit
suoi componimenti quell’aurea schiettezza, quella unità di pensiero, quella incomparabile semplicità, quel patetico dolce e d
overebbe la perfezione delle altre parti costitutive della musica, se quella , cui tutte debbono riferirsi, e dalla quale ogniu
tazioni possibili la più gradita al cuor dell’uomo sarà in ogni tempo quella della propria sensibilità e delle proprie affezio
armo la statua di Galatea, questo è simile al nume propizio che animò quella statua medesima e che ai sensi sottopose dell’art
i, e le incantatrici parole indizi di vita trasfusa all’improvviso in quella pietra infeconda, e delizioso alimento alle spera
intente a promuover quest’arte incantatrice, e ripolirla. Modena ebbe quella di Francesco Peli, come Genova quella di Giovanni
trice, e ripolirla. Modena ebbe quella di Francesco Peli, come Genova quella di Giovanni Paita, l’Orfeo e il Batillo della Lig
enché senz’accompagnamento, che se l’orchestra suonava all’improvviso quella nota dove ei si trovava, fosse bemolle, o fosse d
li prerogative che gli vengono unanimemente accordate, e che poscia a quella sublime fortuna il condussero che non può ignorar
nne, che si fecero a quel tempo sentir sul teatro con gloria uguale a quella de’ più celebrati cantori. La prima fu Vittoria T
ir di fame, ma (ciò che fa.fremere ogni cuor sensibile) in Italia, in quella città stessa, che dovrebbe andar più superba d’av
erne l’universale riconoscenza. Donna incomparabile! Tu sei sicura di quella di tutte l’anime oneste. S’io desidero qualche ce
n riflessivo e interessante scrittore91 abbia chiamata vana e inutile quella gloria che ritraggono gl’Italiani dal vedere che
, non vi dominassero da lungo tempo. né può tampoco chiamarsi inutile quella gloria, che al sostentamento serve di tanta gente
saglio della invidia, e che sembra essersi avverata nella sua persona quella severa e incomprensibil sentenza, che la natura,
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 766-767
no a tutto il '72. Sempre collo stesso ruolo fu poi dal '73 al '76 in quella N.° 2 di Bellotti-Bon, il '77 e '78 in quella di
u poi dal '73 al '76 in quella N.° 2 di Bellotti-Bon, il '77 e '78 in quella di Luigi Monti, dal '79 all’ '81 in quella social
lotti-Bon, il '77 e '78 in quella di Luigi Monti, dal '79 all’ '81 in quella sociale Marini-Bellotti ; poi l’ '82 con Pasta, e
e Cesare, già attore in Compagnia Benini, oggi secondo brillante in quella Mariani-Zampieri. Ebbe anche una sorella, Adelaid
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 44
o Goldoni-Riva, in cui stette fino al '21, per entrar poi a Napoli in quella di Salvador Fabbrichesi, superando la più diffici
istenza doveva essere anzi tempo troncata, non così tragicamente come quella del fratello, ma non men stranamente. Alessandro
la prova senza conseguenza ; ma l’ebbe 'sta volta, e fatalissima. Da quella sera, al momento della digestione, acutissimi dol
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 664
r ogni specie di parti, dopo di avere esordito con ottimo successo in quella di vecchia mugnaia nei Mulinari. In breve doventò
i di carattere, le maschere di Pierrot e Arlecchino. Dopo due anni di quella vita travagliosa, il fratello Gaetano lo volle co
Con Leopoldo Vestri, attore pregiato quanto modesto, appartenente a quella schiera omai perduta di brillanti, che suscitando
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
iglia veneziana, fu prima nella Compagnia de' Lombardi, poi (1776) in quella di Pietro Rossi, assieme a Vincenza sua moglie. P
aschera, e avrebbe meritata – disse Fr. Bartoli – migliore fortuna di quella ch'egli ebbe.
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
a in Compagnia Lipparini, col ruolo di generico. Lo vediamo il '64 in quella di Zocchi, e il '65 nella Dante Alighieri, dirett
donna in Compagnia Carbonin, diretta da Antonio Giardini, e il '76 in quella di Luciano Cuniberti. Morì nel '95 di affezione c
26 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Corriere di Napoli, 19 febbraio 1899). » pp. 270-274
mpagnia Rossi e Dondini) formò con Virginia Marini e Adelaide Tessero quella gloriosa trinità, che per circa un trentennio ten
e Lavaggi di una vita nuova al pubblico, tutta anima, tutta passione, quella Baronessa d’ Isola nei Mariti di Torelli !… Oh !
sua gloriosa carriera. Giacinta Pezzana – alla cui gloria è mancata quella continuità di fulgore la quale non si può ottener
l’eleganza, che ha sempre eliminato stranamente dalla sua personalità quella forza muliebre che dai palcoscenici ha tanta virt
ergine. E la recitazione di Giacinta Pezzana, con tutte le armonie di quella voce dolcissima, con tutta l’eccellenza dei suoi
fu meravigliata. E più tardi – cosi ella mi raccontava – provò ancora quella impressione ascoltando certe prodigiose e sublimi
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 265
dopo solo due anni al grado di amorosa in compagnia di Carbonin e in quella assai buona di Arcelli, e di prima donna assoluta
onin e in quella assai buona di Arcelli, e di prima donna assoluta in quella di un certo Tognotti. Ma se l’arte le arrise dal
ompensata da una voce potente e melodiosa. A Maria Barach mancò forse quella guida che altre artiste modificò e migliorò, togl
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 498
che illustraron la scena italiana dal ’50 al ’60. Essa apparteneva a quella gloriosa falange di artisti, scelti da Gustavo Mo
va a quella gloriosa falange di artisti, scelti da Gustavo Modena per quella Compagnia che doveva segnar la riforma della reci
apimento. Fu poi nella Compagnia Peracchi e Trivelli il ’58-’59, e in quella di Rossi e Trivelli dal ’63-’64 a tutto il ’67-’6
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Recitò da innamorato in diverse vaganti Compagnie, e specialmente in quella di Onofrio Paganini. Riuscì grazioso in alcuni ca
iegato nella Compagnia d’Antonio Sacco più anni, e nel 1770 passò con quella di Girolamo Medebach per recitarvi nella maschera
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 379-381
il padre pensò bene di lasciar l’arte dell’oreficeria per abbracciar quella del palcoscenico. La madre morì a Mantova di part
un anno, il padre formò compagnia per teatri di minor conto, e fu con quella a Smirne, ad Atene, nelle Isole Ionie, e nell’ Eg
seconda Compagnia della Sadowski, diretta da Luigi Monti, e il ’74 in quella di Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentime
Falconi, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in quella di Luigi Monti, che lasciò dopo due anni, scrittu
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 94-95
ch'egli ne dice alla pagina 18 del secondo volume : Il Brighella di quella Compagnia era un bolognese nasuto che faceva il s
se nasuto che faceva il sartore di professione, e cangiata l’aveva in quella di commediante. Il suo pregio maggiore è un gran
ro Romana parla da Dottore, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce da bufalo, formano una coppia galante da far
, e dove trovare tra i comici una voce da stali e premi più sonora di quella  ? Qualora detto venivagli, che qualche altro reci
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 684-685
a la parte di Don Adone cugino del Duca al comico Benedetti, romano : quella di Alessandro Gran Cancelliere del Duca amante di
Ma più. La pettinatura di quell’attore, era affettatamente imitata da quella del detto signore. Il colore dei vestiti, il tagl
ia, volle al suo andare a Milano in quello stesso anno, ritentarla in quella città. Ahimè ! Il Vitalba, andando o ritornando d
lba non era l’Angelina, figlia del Sacchi ? La madre del Vitalba ? Ma quella si chiamava Costanza ed era morta il '36. E nell’
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »
erista buffo della Compagnia di Giacomo Modena nel 1819 ; nel 1825 di quella condotta da Mario Internari ; e nel 1826 di quell
1819 ; nel 1825 di quella condotta da Mario Internari ; e nel 1826 di quella Pisenti e Solmi. Un giornale del tempo rimprovera
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 808
ti drammatiche, fu primo attor giovane in Compagnia del padre, poi in quella di Pisenti, Miutti e Mazzola, poi, per un trienni
poi in quella di Pisenti, Miutti e Mazzola, poi, per un triennio, in quella di Toselli. Tornato in famiglia, sostenne per alc
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 46
strandosi artista egregio nelle commedie all’improvviso. Passò poi in quella migliore di Vincenzo Bugani, col quale stette più
pirito nella commedia dell’arte, e per la intelligenza e diligenza in quella studiata……
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 689
irò in patria, che lasciò poi per recarsi a Ravenna (1829) a dirigere quella filodrammatica. Morì in Cortona il 1834, seguìto
a lui affidate, e la passione vivissima per l’arte lo fecer lasciare quella compagnia : nè sappiamo ove si recasse sino al ’3
turato al teatro de’ Fiorentini, pel quale ebbe più volte incarico da quella Corte di formar compagnia, ed ora libero. Fu Gius
37 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 18-21
di suo padre, e così, egli stesso, mi descrive i suoi primi passi : «  quella che non mi andava giù era la parte di uno dei fig
enerico giovine, secondi brillanti e mami, in varie compagnie, ultima quella di Sterni, Rosaspina e Bonivento, in cui, animato
corso del celebrato Cesare Dondini. « Ciò che fece Bellotti per me in quella occasione – egli mi diceva – non posso descrivert
N.° 3 di Bellotti-Bon, diretta da Cesare Rossi ; dal '77 all’ '81 in quella della Città di Torino, l’'82 con la Marini, dall’
o va al Campo di Paolo Ferrari ? Che irresistibili effetti di riso in quella misurata, aristocratica comicità ! E con che arte
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
uovo. Un’altra qualità, non so più se buona o cattiva, di Novelli, è quella di rimaneggiar tal volta le opere che rappresenta
ne senton solleticata la propria vanità, a coltivarla, e ad afforzar quella immaginazione, discuton volentieri di malattie e
e in lui un eroe da tragedia. Ricordo il Novelli Generico primario di quella Compagnia di Giuseppe Pietriboni, che si acquistò
ovelli d’adesso. La celebrità e l’agiatezza gli erano sconosciute. In quella compagnia disciplinata, egli, se bene spirito ind
e se ne andò livido di rabbia ; e Novelli ottenne il suo intento : da quella sera non ebbe più parte nelle farse del secondo b
zione. Chi non ricorda, per esempio, il Marecat de' Nostri intimi con quella enorme pancia, con quella faccia rosea, ridente,
r esempio, il Marecat de' Nostri intimi con quella enorme pancia, con quella faccia rosea, ridente, piena, fatta di bambagia,
accia rosea, ridente, piena, fatta di bambagia, nè già grottesca come quella di un siur Cámola, ma ritraente un de'più belli e
ro parole, o recitasse i primi attori. E se egli avesse continuato in quella via, il pubblico avrebbe visto, come la cosa più
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 453
a. Fu il 1820 nella Compagnia con balli di Gaetano Perotti, il ’22 in quella di Paolo Belli-Blanes, e il ’27 in quella di Caro
Gaetano Perotti, il ’22 in quella di Paolo Belli-Blanes, e il ’27 in quella di Carolina Internari, colla moglie Anna, buona s
40 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — [Epigrafo] »
[Epigrafo] «Non per questo perché a noi manca quella squisitezza, e quella vivezza d’ingegno, la quale
Epigrafo] «Non per questo perché a noi manca quella squisitezza, e quella vivezza d’ingegno, la quale ebbero Tucidide, e gl
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 708
Collinetti. Il Goldoni, descrivendo a parte a parte i personaggi di quella Compagnia nel vol. XIII dell’ edizione Pasquali,
mirabile nelle scene di Spavento, e di agitazione. Egli è il Padre di quella bravissima danzatrice, detta la Pantaloncina, che
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 355-357
i grido. Nel 1812 fu in Compagnia di Giacomo Dorati, poi, nel ’19, in quella di Vestri e Venier, e finalmente in quella di Lui
o Dorati, poi, nel ’19, in quella di Vestri e Venier, e finalmente in quella di Luigi Favre, del quale sposò una figlia, la Gi
i sa che a Venezia gli fu venduta all’asta pubblica tutta la roba con quella del capocomico : grave infortunio, compensatogli
ecitata soltanto dalla fu Compagnia Goldoni nell’ Anno 1815 giacchè a quella sola apparteneva. Egli si riputerà abbastanza for
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 644-646
azioni. Passato dalla Compagnia Pezzana qual primo attore assoluto in quella della Sadowski, diretta da Cesare Rossi con la Ca
gli avrebbe potuto salire. Lasciò la Compagnia Sadowski per entrar in quella di Luigi Bellotti-Bon, dalla quale fu strappato p
a favore del povero Ceresa, al quale pervenner oltre duemila lire. In quella sera Felice Cavallotti improvvisava durante lo sp
ità di persona e di volto ;… ma qualsiasi menda rimaneva assorbita da quella dizione limpida e pura, soave nel sentimento, gag
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 501-502
ben chiara più tosto della indigenza che della guitteria dominante in quella compagnia. Fu Giuseppe Bracci, il restante del ’6
Fu il ’74 nella Compagnia di Michele Bozzo e Angelo Vestri, il ’75 in quella di Michele Ferrante, il ’76 colla Ditta Vernier-I
tore de’ più coscienziosi e accurati. Tra le parti da lui create cito quella dello Chamillac di A. Daudet, nella quale si proc
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 945-946
rri, diretta da Augusto Bon, e a diciotto la prima attrice giovane di quella diretta da Corrado Vergnano, sotto la celebre Car
bilmente le parti di madre e caratteristica, che avea già recitate in quella di Bellotti-Bon. I faentini ristamparon per lei,
comicità nelle parti comiche, tra le quali i vecchi artisti ricordan quella del Birichino di Parigi, in cui non ebbe rivali.
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 390-391
pagnia Bottazzi e Berlaffa del 1845 ; e fu per alcuni mesi del '48 in quella di Micheloni e Dondini, scioltasi a mezz'anno a c
Dondini, scioltasi a mezz'anno a cagion della guerra. Entrò il '50 in quella di Edoardo Majeroni diretta da Gaetana Rosa. Spos
? Chi può ripensar quei famosi or ora glie lo dico, senza riderne ? E quella famosa dichiarazione d’amore ch'egli, non eccezio
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
Battista da Rimino. Non ho trovato altra menzione di lui, fuor di quella fatta dal comico Bartolomeo Rossi, da Verona, il
a la vera parola Bergamascha, non importa, perchè la sua parte e come quella di Pedrolino, di Buratino, d’Arlechino, et altri
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 25-26
ortuna artistica. Fu per alcun tempo applauditissima prima attrice di quella Compagnia negli ultimi anni del capocomicato di A
così, colla Duse, in Compagnia di Cesare Rossi, poi seconda donna in quella della stessa Duse, poi seconda donna e madre in q
conda donna in quella della stessa Duse, poi seconda donna e madre in quella di Pasta, al fianco della Tina Di Lorenzo. Fu l’A
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 788-789
il ruolo di generico e secondo brillante, passò brillante assoluto in quella che Cesare aveva formato il ’53 ; e poco mi resta
ior tempo della sua vita artistica, essendo essa legata intimamente a quella del fratello. Quando questi lasciò il capocomicat
a la Società artistica per le sue distrazioni, natural conseguenza di quella sua mitezza d’indole che lo faceva fiacco, debole
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 14
Cesare Rossi, Bellotti-Bon, Annetta Campi, fu tra'primi ornamenti di quella gran compagnia, che, sbocconcellata di poi, segnò
ò in America, dove (1881), un colpo d’apoplessia, prostrò d’un tratto quella fibra gagliarda d’artista, che, moribondo, sorret
onservando con l’ avvedutezza e con la operosità a sè e alla famiglia quella vita di agiatezze che s’ era formata col teatro.
51 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — adi 15 Aprile 1651 in Bologna. » p. 30
glieri di colà, con le quali ci persuadono a non andare a recitare in quella Città, altrimenti scoreremo graui pericoli per es
sersi diuisa la Città nel prethendere, chi la nostra Compagnia, e chi quella della Sig.ra Armellina, che per ciò ci consiglian
Fichetto e compagni, ecc. ecc. » prova mi pare che il Lolli avesse in quella compagnia principalissima parte.
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 264
tò attore, dedicandosi alle parti di padre e tiranno, nelle quali, in quella di tiranno specialmente, fu acclamatissimo. Milit
ie di secondo ordine, ma assai pregiate, fra le quali, nel 1854-1855, quella portante la ditta Barac, Andreani e Gattinelli. N
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
dusse poi varie compagnie in società con altri, e finalmente entrò in quella primaria di Antonio Raftopulo, dalla quale si all
si nella sua Volterra, ove morì nel 1845. Probabilmente fu sua moglie quella Laura Cappelletti che nella stessa Compagnia Ando
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
poco innanzi, il maggio del 1740. Di fisonomia men regolare forse di quella di sua sorella, ma più viva e animata, fornita de
egava con una voce passabile tutte le grazie ond’era piena, specie in quella di Fedra, che fu come suggello alla sua celebrità
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 759-763
tto il colonnello Gallieno, e con essa combattere a Vicenza. Passò da quella al Reggimento Italia Libera, comandato dal colonn
e fu accolto come praticante nella farmacia militare, prima ; poi in quella dell’ospedale, dandosi a tutto potere allo studio
un triennio Gaetano Vestri in Compagnia Robotti, dalla quale passò in quella di Arcelli, diretta da Alessandro Salvini. Fu dop
re il teatro, andando a stabilirsi a Rocca San Casciano, direttore di quella Società filodramatica, a cui diede tutto il suo i
altri comici ; pochi. Una serenità, una giocondità regnava per tutta quella mensa, che metteva voglia. Problemi ardui da riso
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 922-927
tore della maschera di Pulcinella, perfezionata poi dal Calcese, e di quella di Capitan Matamoros, sotto il cui nome arrivò fi
qual tempo la Compagnia di Molière cominciò a trovarsi mescolata con quella degl’ italiani, recitando alternativamente nella
re, non più alla Sala del Petit-Bourbon, ch’ era stata demolita, sì a quella del Palais-Royal. Ma che vuol dire quella parente
h’ era stata demolita, sì a quella del Palais-Royal. Ma che vuol dire quella parentesi aggiunta nel mezzo del titolo : « Farce
more ? Vale a dire : era un personaggio della compagnia italiana o di quella francese ? Egli è nel terzo piano dietro a Le Gra
ma. Le lettere d’Isabella e Tiberio han la data del primo e 2 luglio, quella di Giovan Battista per sè e per la moglie, la dat
57 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
almente, per l’interior del teatro, a prescegliere si abbia il legno; quella materia cioè di che fannosi appunto gli strumenti
materia cioè di che fannosi appunto gli strumenti da musica, siccome quella che è più atta di ogni altra, quando percossa dal
a che è più atta di ogni altra, quando percossa dal suono, a concepir quella maniera di vibrazioni che meglio si confanno cogl
avaglio alla geometria hanno finalmente prescelto fra tutte le figure quella della campana, che piace loro di chiamar fonica.
che, per la costruzione del nostro palco scenario, differentissima da quella degli antichi, troppo grande viene a riuscire la
ibattuta, si disperde. Vuolsi ancora dall’interno del teatro sbandire quella maniera di ornati, tanto alla moda in Italia, che
, tornano, a dir così, pigmee, di quel grandioso troppo perdendo e di quella dignità che loro si conviene. E il sopraornato, q
o, se l’architettura all’incontro ha da esser quasi tutta permeabile, quella dello interno del teatro è pur dessa. Niente vi h
o in Berlino ad Apollo e alle Muse; ed è uno dei primari ornamenti di quella città regina. 57. [Nota d’autore n. 18] «Itaque
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
ugni Smeraldo, nacque in Pisa nel 1775. Compiti gli studi di legge in quella Università, s’innamorò perdutamente di una comica
u persuaso di darsi all’arte drammatica. Dopo il primo passo fatto in quella compagnia d’infimo ordine, abbandonata l’amante,
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
e uno de’ più forti artisti de’ suoi giorni. In alcune parti, come in quella di Flodder nella Teresa e Claudio e del Re nell’I
ova del Federici. Sposò una certa Teodora Donati attrice poco nota di quella Compagnia, e morì il 1812 circa.
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 974
che lasciò dopo due anni per andar prima attrice giovane assoluta in quella di Serafini, poi, collo stesso ruolo, in quella f
e giovane assoluta in quella di Serafini, poi, collo stesso ruolo, in quella formata da Michele Fantechi, del quale diventò be
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 238
inia Marini servetta e Silvia Fantechi generica giovane. Passò poi in quella di Alessandro Monti, ove stette l’intero triennio
i Alessandro Monti, ove stette l’intero triennio '60, '61, 62, poi in quella de' Fiorentini di Napoli a sostituirvi la Virgini
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 856
di Ciotti, Marchi e Lavaggi, dalla quale passò, dopo un solo anno, in quella N.º 1 di Bellotti-Bon, sotto l’artista Antonio Ze
n quella N.º 1 di Bellotti-Bon, sotto l’artista Antonio Zerri, poi in quella che lo stesso Zerri formò in società con Lavaggi.
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
simo nella Compagnia di Domenico Narini, poi al S. Luca di Venezia in quella di Luigi Perelli, nella quale si sposò colla giov
ella quale si sposò colla giovane attrice Chiara Mattordese. Passò da quella del Perelli nelle Compagnie di Marta Coleoni e di
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
vediam coi parenti il 1846 in Compagnia Balduini e Rosa, e il 1847 in quella Capodaglio, nei cui elenchi figura come parte ing
elmo Privato. Fu poi colla moglie in altre compagnie, e finalmente in quella di Romolo Lotti, colla quale si recò in America o
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106
ronte (V. Garavini), e che il D'Ancona propenderebbe invece a ritener quella Margherita Pavoli (V.), che il Duca raccomandava
ci mette al nudo Drusiano e Angelica nella lor intimità conjugale, è quella che il Capitano Catrani scriveva di Mantova il 29
parla di ricorso al Alt.ª Sua, et di più per haverli fatto sapere che quella casa è mia, poi che io ne pago il fitto (come mos
et che se ne proveda d’una, tratta alla peggio sua moglie, con farli quella mala compagnia che S. A. potrà sapere ; et di più
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 9-10
levarsi a più spirabil aere, il Landozzi passò per l’anno '30-'31 in quella dell’Anna Pieri, qual semplice generico, salendo
e degnamente per lunghi anni. Passò il '31, dalla Compagnia Pieri, in quella di Domenico Verzura, poi, nel '33, primo attore i
a Pieri, in quella di Domenico Verzura, poi, nel '33, primo attore in quella di Lorenzo Cannelli, nel '34 di Corrado Vergnano,
67 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »
vezzo, un vocabolo con l’altro. [3.2] Niente vi ha di più sconcio di quella loro comune pratica di mangiarsi le finali, e nel
inguettano. Diceva a tal proposito assai piacevolmente il Salvini che quella recitazione che per essere intesa ha bisogno di e
modulazioni del gesto e del viso dia segno che sopra di lui ha fatto quella impressione che si conviene, non altro che sorrid
il signor Zolfanello. Ed ecco per avventura la principal sorgente di quella noia sovrana che signoreggia alla rappresentazion
le, sarà anche più atta a meglio esprimere il meno, e potrà farIo con quella facilità che aggiugne tanto di grazia alle cose c
posizione, e arrivano a far sì che tutte le arie si rassomigliano, in quella guisa che le donne in Francia, con quel loro ross
ha da essere tratta dal cuore dell’aria, variare secondo la indole di quella , esserne quasi la perorazione e l’epilogo48. [3.
tenuti a freno da’ buoni maestri, che vieta il credere non rimettesse quella maniera di cantare che si sente nell’anima, non r
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 526
a nella Nina pazza per amore. Nell’autunno del’94 allo stesso teatro, quella di Isabella nell’Olivo e Pasquale del Sografi, e
lla di Isabella nell’Olivo e Pasquale del Sografi, e il 4 gennaio ’95 quella della protagonista nella Ginevra di Scozia del Mi
69 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7
avidità di sapere chiamossi da’ latini, e poi da noi, curiosità, come quella che dalla stupida inazione dell’ignoranza ci guid
ervazioni, le quali, ridotte indi a metodo, divennero arti. Or perché quella spinta industrioso é comune a tutti gli uomini e
versale fra’ dotti li conduce ad attribuire alla propria nazione, o a quella da loro più studiata, tutte le arti e invenzioni
scossa fu dolorifica, cioé se con maggiore asprezza esse incresparono quella tela, le contempla come male. Si avvezza dunque l
ara per rassomiglianza. Di tutte le imitazioni però la più naturale é quella de’ simili, contribuendovi assai l’uniformità de’
ar gli uomini che parlano ed operano; é adunque di tutte l’invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatri
70 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-9
o studio d’indagare chiamossi da’ latini e poi da noi curiosità, come quella che dalla stupida inazione dell’ignoranza ci guid
col tratto del tempo ridotte a metodo si denominarono Arti. Or perchè quella spinta industriosa è comune a tutti gli uomini e
meno generale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella da loro più studiata tutte le arti e invenzioni q
scossa fu dolorifica, cioè se con maggiore asprezza esse incresparono quella tela, le contempla come male. L’uomo adunque si a
ara per rassomiglianza. Di tutte le imitazioni però la più naturale è quella de’ simili, ed assai vi contribuisce l’uniformità
r gli uomini che parlano ed operano; è adunque di tutte le invenzioni quella che più naturalmente deriva dalla natura imitatri
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339
rionfi. Esordì come amoroso nella Compagnia Tassani ; poi passò in quella di Gustavo Modena che lo iniziò nelle parti comic
allo una signora. Eccone l’ultimo passo : Quando dico una cosa io, è quella , ed in fatto di equitazione, credo di aver voce i
ento col capo e col frustino, ma bisogna voltarsi con grazia verso di quella , portar la mano destra alla punta del cappello, v
resse ogni sera a empire il teatro…. Ma ahimè ! Come la formazione di quella Compagnia segnò la grandezza morale e materiale d
tto per esercitarsi nella maschera da Pantalone ; però, travestito in quella foggia, andava in tempo di carnevale per le vie e
meriti, fu accolto nella Compagnia d’Antonio Marchesini ; e quindi in quella d’Antonio Sacco fu con piacere accettato. Il Bell
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 227
primo attore, passando per le migliori compagnie del suo tempo, come quella di Salvini (1867), di Vitaliani (’68), la Romana
sempre affettuosi compagni. Alla stima di essi andò congiunta sempre quella del pubblico e della stampa. Nel’75 diventò condu
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 874
esca da Rimini del Pellico, la bella sua voce che era tanto unisona a quella della Marchionni, vi produceva un mirabile effett
gioiello per l’accordo, col quale i due attori eseguivano e sentivano quella famosa scena. Venuto a tarda età, si stabilì in T
74 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 207
gliardia di fibra, un de'più pregiati direttori di compagnie, fra cui quella di Teresa Mariani-Zampieri, nella quale stette as
, nella quale stette assai gran tempo, ammiratissimo. — Fu il 1900 in quella di Bianca Iggius, scritturandosi poi pel '901 con
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 667-669
portò sulla scena i convenzionalismi della scuola, piacendo anzi per quella sua naturalezza spontanea del gesto, del portamen
lui dal vecchio Dumas, del Duello, dei Mariti, ecc. Egli appartenne a quella falange gloriosa di artisti, e ne fu principale o
orito. Però recitò con giustezza e con diligenza inappuntabili. Sotto quella sua dolce serenità si vedevano la risolutezza, la
lo in Compagnia di Alessandro Monti, e il ’58, come seconda donna, in quella di Luigi Domeniconi, nella quale conobbe e sposò
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026
nque gl’italiani : e i primi a mostrare la differenza grandissima tra quella loro pesantezza e la nostra vivacità furono Massi
Pantalone, e uno Zanni, ossia : un padrone e un servo), si recarono a quella Corte per rallegrare co’ dialoghi, colle canzonci
usnitz. Fu l’anno dopo, 1576, che il Duca, forse a perenne ricordo di quella giocondità, omai dileguata per sempre, fece istor
) con le più comiche e svariate scene della commedia dell’arte ; e di quella probabilmente rappresentata da Orlando di Lasso,
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498
a a Firenze, ove si dà allo studio di nuove parti ; e il '54 entra in quella di Astolfi con la Santoni e il Pieri. Ma eccolo d
merica del Sud, il '73 nell’America del Nord, e il '74, di nuovo…. in quella del Sud ; il '75 a Londra, al Drury-Lane ; il '76
ssia, acclamatissimo come a' primi tempi, poi si aggrega a questa o a quella Compagnia per dar di quando in quando alcuna rapp
er allettare e sedurre la sensuale madre di Oreste. A me parve che in quella parte egli raggiungesse la perfezione. Una sfumat
mmaso allora classico per eccellenza. Dubitando di poterlo seguire in quella eccellenza classica, anche richiesto non volli ma
ella eccellenza classica, anche richiesto non volli mai rappresentare quella parte, nè quella tragedia. E di tra le tante tes
lassica, anche richiesto non volli mai rappresentare quella parte, nè quella tragedia. E di tra le tante testimonianze di amm
ona e la voce poderosa ; chè accanto alle frasi in cui si richiedevan quella persona e quella voce, altre ve ne avean di somme
erosa ; chè accanto alle frasi in cui si richiedevan quella persona e quella voce, altre ve ne avean di sommesse consacrate da
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 697-702
la Maddalena lasciva e penitente di Gio. Batt. Andreini, direttore di quella Compagnia, (Milano, Malatesta, 1652), sono le lod
er il servitore a posta. La patente che V. A. m’à concesso non è come quella che à dato a Flaminio ond’io la bramerei come que
cesso non è come quella che à dato a Flaminio ond’io la bramerei come quella che dice per essere rafermato nella sua servitù h
perchè non è compita, e così come si è comincio parmi meglio assai di quella dell’anno passato, come sarà arrivato Flaminio pe
ia, la quale è questa, nel viagiare, all’ osteria mi sono dimenticata quella scufia bianca, della quale V. A. mi fece haver la
lla scufia bianca, della quale V. A. mi fece haver la moda, dico però quella della notte, che se non m’inganno disse, che glie
bene il Bartoli chiami l’Eularia giovinetta nel 1652, ho pensato che quella potesse essere figliuola di questa, e che la madr
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 840
llati, e in cui fu scritturato come poeta Paolo Giacometti. Scioltasi quella , dopo nove anni di buona fortuna, la coppia Giard
e sempre con crescente favore del pubblico ; ma venuta la Carolina in quella età in cui mal si addicon a un’attrice le parti d
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
o della Compagnia Sadowski-Astolfi, e primo attor giovine, il '55, di quella di Ernesto Rossi, il quale di lui lasciò scritto
ra le parti ch' egli sosteneva egregiamente v'era, a detta del Pieri, quella comica di Suggeritore nel Goldoni e le sue Sedici
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 995-998
largo di quelle lodi che lo decisero a lasciar l’arte del bulino per quella di commediante ; e abbandonata la casa paterna e
di pochissimo conto, passando, dopo alcuni anni di vagabondaggio, in quella di Francesco Taddei, col quale stette dodici anni
potè da Francesco Taddei e Luigi Vestri, e adattarlo a’suoi mezzi. Da quella di Solmi e Pisenti passò, la quaresima del 1826,
resima del 1826, nella Compagnia di Luigi Domeniconi, poi, il ’35, in quella di Romualdo Mascherpa, col quale stette sino all’
. M., alle quali assistevan tutti i comici della Compagnia Reale e di quella del Favre. Angelo Brofferio nel Messaggere torine
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 288-292
Armani, e della Lidia : Ma soprattutto parmi degna d’ eccelsi honori quella divina Vittoria, che fa metamorfosi di sè stessa
ori quella divina Vittoria, che fa metamorfosi di sè stessa in scena, quella bella maga d’ amore, che alletta i cori di mille
maga d’ amore, che alletta i cori di mille amanti con le sue parole, quella dolce sirena, ch' ammalia con soavi incanti l’ al
tare à quanto conosco esser di sua sodisfacione non dimeno astreta da quella pietà che ogniuno hà di sè stesso uedendomi una t
ore, et accresse la mia col suo cordoglio : ma perche una sintilla de quella benignità, con la quale la mi ha sempre fauorita
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 468
Alberti, passando poi di sbalzo, dopo soli due anni di noviziato, in quella di Gaspare Lavaggi e Antonio Zerri, qual prima at
ile della verde età, suppliva la rara esuberanza dello slancio. Forse quella esuberanza, a cui fu prodigo il pubblico di tanto
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 565
ccarsene mai più. Fu per due anni in compagnia Faleni, poi, l’ 86, in quella di Dominici al Manzoni di Roma. Scritturato il ’9
agnie Boetti Valvassura prima e Marchi e soci dopo, per passar poi in quella di Emanuel. Ma una malattia fierissima lo colse e
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 681
a. Questa brava Attrice conservava nella sua età avanzata un resto di quella bellezza, che la rese amabile ne’ suoi begli anni
lle Memorie del Goldoni (Cap. XXXVII) – nei primi anni del secolo con quella Compagnia a cui appartenevano Gaetano e Gennaro S
86 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1032
resentare una parte difanciullo nella Giuditta, col babbo Oloferne, e quella di Delfino nella Maria Antonietta col babbo Luigi
e.  – Una delle ultime parti che le dieder fama di eletta artista, fu quella di Giacinta nella commedia di Luigi Capuana.
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 159
di aver fatto parte di molte Compagnie di giro, si fermò il 1774 con quella di Lapy al Sant’Angelo di Venezia, ove recitò La
ol Lapy ; dal quale tornò in Compagnie vaganti, trovandosi il 1781 in quella di Antonio Camerani. Fra i tanti versi ch'ella is
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 591
ene, che le cose altrui ben chiare sapran meglio recitare…. Passò da quella del Paganini nella Compagnia di Girolamo Medebach
valore artistico nelle commedie dell’abate Chiari, e specialmente in quella intitolata La Madre tradita. Il 1770 abbandonò l’
89 (1772) Dell’opera in musica 1772
rte d’Europa io stendea un teorico saggio, ma debolissimo e breve, di quella musica, in altra parte un degno professore ne mos
versi» (III.III.21). Ma anche la poesia aveva avuto qualche torto in quella sorta di degenerazione edonistica che era diventa
adisce chi l’adopera, dimostrando ch’egli non ha il cuore occupato da quella passione che vuol fingere con noi?» (II.VII.22).
scontri dappertutto (Euripide aveva scritto Le supplici «per disporre quella nazione a far la pace co’ lacedemoni, come l’Addi
nza (I.I.20): Non potea però l’opera in musica conservar lungo tempo quella bellezza che sortita avea nelle mani del Rinuccin
olta guidato dagli aristotelici «compassione» e «terrore», «posto che quella poesia al genere tragico appartenga» (il che non
[mi maggiore], e una, che fu parlante, divenire aria di gorgheggio, e quella , che altra volta tardamente procedea guidata dall
no dell’opera in musica; e ‘l maestro di cappella, tocco anch’egli da quella malia, s’immaginò d’entrare in un nuovo mondo mus
ivoloso per un devoto, anche se Voltaire aveva prudentemente dedicato quella politicissima pièce a papa Benedetto XIV. Il Plan
esia, la musica, la meccanica, la danza, fecero di sé tanta mostra in quella occasione, che gli autori dell’Encyclopédie 29 in
ntica tragedia come la commedia avessero ottenuti i loro restauratori quella nella persona del Trissino, questa nel cardinal D
iconosce una gran parte di sua coltura) attendere quest’ultimo dramma quella regolarità che tuttor gli mancava. Sul cadere adu
brera. Alla Dafne fece il Rinuccini succedere L’Euridice e L’Arianna, quella nel 1600, questa nel 1608, messi anche in musica
[Sez.I.1.0.20] Non potea però l’opera in musica conservar lungo tempo quella bellezza che sortita avea nelle mani del Rinuccin
, cominciarono a distinguersi i grandi ingegni che doveano restituire quella poesia alla sua antica bellezza. Tra’ primi suoi
diciamo una macchina, se ciascuno de’ pezzi che la compongono tenda a quella funzione a cui la macchina è destinata; e al cont
, si vuol riflettere che la parte predominante di questo spettacolo è quella della poesia. Il che è sì vero, che tra tutte le
assai aperto si vede che tutte le altre debbono seguire il cammino di quella , e che il fine a tutte comune è quello stesso a c
incipale, che sarebbe il muovere a compassione e a terrore, posto che quella poesia al genere tragico appartenga; ma ben anche
e il nome della persona, onde imita l’esteriori fattezze. Così ancora quella parte d’un’orazione che comprende le pruove, non
e materiali sembianze. Il nome d’eloquente è propriamente riserbato a quella parte che tende a muovere i nostri affetti: e qua
poso: ciascuno pruova un segreto impulso di lanciarle e di muoverle a quella cadenza medesima colla quale il canto e ‘l suono
mpulso; si muovono al suono di que’ primitivi strumenti e al canto di quella nascente poesia; e que’ loro movimenti dan nascit
e che noi il patetico diremo di quelle. Non era la sonorità del verso quella che facea piangere S. Agostino nella lettura del
cernerlo sì agevolmente, come fa se paragoni la statura d’un uomo con quella d’un fanciullo che sia alla metà del primo? O chi
ch’egli si accorga dell’uguaglianza di due lunghi sermoni, come fa di quella de’ due primi versi della Gerusalemme Liberata? L
mmetria. Onde avviene che la simmetria più aggradevole allo spirito è quella che si trova tra grandezze eguali, o vogliam dire
one d’uguaglianza sieno tra loro. Dopo di questa la più aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’una delle quali sia un
ria nondimeno che nascerà dalla ragione doppia, sarà più piacevole di quella che dalla tripla, e questa più della seguente, e
a qual vuole che si adoperino grandezze non troppo ineguali. Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’una d
la simmetria. Bello in effetti è un volto, se l’altezza della fronte, quella del naso, quella dello spazio compreso tra ‘l con
lo in effetti è un volto, se l’altezza della fronte, quella del naso, quella dello spazio compreso tra ‘l confine del naso e l
lo spazio compreso tra ‘l confine del naso e l’estremità del mento, e quella degli orecchi, tutte sieno eguali tra loro. Se eg
ora lo spazio che un occhio divide dall’altro, la larghezza del naso, quella della bocca (non compresavi la ripiegatura dell’e
a bocca (non compresavi la ripiegatura dell’estremità delle labbra) e quella del mento, talmenteché tutti questi spazi sieno t
ompresi; se l’altezza della fronte sia il doppio della sua ampiezza e quella del volto intero il triplo dell’altezza della fro
tezza della fronte; se la lunghezza d’un ciglio sia una volta e mezzo quella dell’occhio, e così discorrendo per gli altri mem
mano. Da’ quali si può apprendere che la ragion dominante in questo è quella d’uguaglianza; più rara è la multiplice, e più di
nza ragione insegnò Vitruvio che un edificio deve offerire all’occhio quella medesima simmetria che si osserva nel corpo d’una
tarmi a mettere in chiaro questa teoria del piacere in generale, come quella che troppo mi distrarrebbe dal mio suggetto. Mess
piacere consiste nella deduzione che fa lo spirito d’una grandezza da quella d’un’ altra. Nell’ascoltare per esempio un poetic
l’altre: ché dall’altezza del piedestallo egli può facilmente dedurre quella di ciascuna sua parte, quella della colonna e di
piedestallo egli può facilmente dedurre quella di ciascuna sua parte, quella della colonna e di ciascuna ancora delle sue part
le sue parti, e dell’architrave, del fregio, della cornice, e sì pure quella di tutti i piccioli membri componenti queste part
qual s’è l’una di queste grandezze egli si accorge di poterne dedurre quella di tutte l’altre e dell’ordine intero. E se non s
ssero presenti. E il piacer patetico altro non è che la speranza, che quella vivace imitazione produce nel nostro animo, di go
he presentano oggetti non reali, ma finti, sono incapaci di svegliare quella specie di piacere di cui ragioniamo, finattantoch
a simmetria ed a metterla dovunque possiamo, e tra tutte le simmetria quella che nasce dalla ragione d’uguaglianza è sovra ogn
ssero il tempo in parti eguali, onde nacque l’uguaglianza de’ versi e quella de’ piedi, o sieno parti di ciascun verso. Tra qu
fu l’artifizio de’ padri della poesia, massime della metrica, cioè di quella onde l’estetico consiste nella combinazione delle
pezie della musica metrica, che considera le durate de’ suoni (qual è quella de’ cembali, delle nacchere, de’ tamburi), la qua
ali, delle nacchere, de’ tamburi), la quale altra bellezza non ha che quella che nasce della ragione, che passa fra i tempi de
o alla loro gravità ed acutezza; onde nacque la poesia armonica, cioè quella onde l’estetico consiste nella distribuzione dell
e nella distribuzione delle sillabe acute e gravi. Tal è l’italiana e quella delle altre colte lingue viventi. Siccome la poes
ualora però io chiamo metrica la poesia greca e la latina ed armonica quella delle moderne nazioni, per questo non niego che i
ed armonica quella delle moderne nazioni, per questo non niego che in quella non siesi avuto alcun riguardo all’acutezza e all
avuto alcun riguardo all’acutezza e alla gravità delle sillabe, ed in quella aver non se ne debba alla loro brevità e lunghezz
ella poesia armonica introdussero in questa una nuova simmetria (ed è quella delle rime), procurando che l’ultimo tuono acuto
a poesia italiana, i nostri maestri di poetica il dimostrano, sebbene quella parte che riguarda la lunghezza e la brevità dell
arie loro unirono versi ineguali, privando queste della bellezza che quella ineguaglianza, ove sia ben collocata, reca alla n
arte delle arie: poiché l’accento che ha sull’ultima sillaba sostiene quella parte, che terminata con verso piano languidissim
ontigue sieno brevi e che il verso riesca veloce. Laonde se più volte quella contiguità sarà replicata nel medesimo verso, que
a seconda e la terza, quanto la quinta e la sesta sieno brevi; e però quella contiguità è due volte iterata. Ma nel terzo vers
la sesta, come nel secondo verso, ma ancora l’ottava e la nona; onde quella contiguità è tre volte replicata. [Sez.II.1.2.26]
o, l’allegrezza, la disperazione, attissimi sono i versi celeri, come quella sorta di settenari, d’ottonari e d’endecasillabi,
sopra i medesimi o simili suggetti, perché poche erano le favole che quella rigida unità potessero tollerare. La quale povert
sa ne rimane, ma ancora (perché altri non dica che da pochi avanzi di quella mal si argomenta ciò ch’essa fu) lo conferma Aris
e le migliori tragedie si aggiravano intorno a poche famiglie, come a quella d’Oreste, d’Edipo ed a qualche altra. [Sez.II.3.
n si governano sì negligentemente e con tanta imprudenza in affari di quella importanza. Molti altri simili esempi, ove uopo f
e più bella la renderebbero. [Sez.II.3.0.5] Ma qualora noi approviamo quella licenza che il melodramma si attribuisce sull’uni
enta. La seconda di non fingere la scena, che sparisce, sì lontana da quella che le succede, che il popolo dia il buon pro a’
a religione, la medesima teologia aumentavano la loro ferocia, avendo quella de’ barbari riti e che disonorano l’umanità, e pr
’altrui scelleratezza. [Sez.II.5.0.2] Ma la moderna tragedia, siccome quella che non è a finimento tristo obbligata, può (può,
rfezione, anzi che interessare, gl’indispettisce, ricevendo eglino da quella un segreto rimprovero de’ loro vizi; ma un uomo s
iletto del melodramma, ma sì di que’ compositori che non sanno dargli quella musica che gli conviene. Che se eglino degneranno
drammatica in generale è poco amica di queste dommatiche merci, come quella che intende a mettere la morale in azione, non in
comporre in modo l’azione, che lo spettatore ne deduca da sé medesimo quella istruzione. Un dramma intarsiato di massime scopr
pertezza del poeta, il quale non sapendo dare all’azione quel colore, quella forza che basta per far nascere una data massima
llo spettatore, usurpa l’uffizio di questo, esprimendo da sé medesimo quella sentenza. Infatti i drammatici più sentenziosi so
vvisamente gelare il cuore da un’ aria, colla quale terminando Arbace quella sì passionata scena, si diverte in assomigliar sé
restare l’altrui attenzione; perciocché non essendo esse ricevute con quella favorevole prevenzione, che i gran nomi trovano i
bellezze: da che l’imitazione de’ difetti è ben più agevole che non è quella delle virtù. [Sez.II.7.2.10] Per meglio sperimen
ella passione cominciata nel recitativo, egli con una musica adatta a quella passione avrebbe intenerito tutto il teatro. [Se
II.7.2.14] Quindi una tal aria non ha mai sui nostri teatri cagionata quella commozione che altre arie del medesimo dramma, pe
a propria delle arie, e si è che questa abbia stretta connessione con quella del recitativo, per modo che l’aria nasca dal rec
adisce chi l’adopera, dimostrando ch’egli non ha il cuore occupato da quella passione che vuol fingere con noi? [Sez.II.7.3.2]
illazione l’altra ne farà due, questa darà l’ottava alta del tuono di quella ; se ne farà quattro darà la doppia ottava, se ott
oni un’altra ne farà quattro, questa darà l’ottava bassa del tuono di quella ; se due la doppia ottava bassa, se una la tripla
lazioni un’ altra ne farà tre, questa produrrà la quinta del tuono di quella . IV. Che se in tempo che l’una farà quattro oscil
itmica; e 3. la varia intensità de’ tuoni, o deboli o forti, simile a quella de’ colori nella pittura. Ma di essi a me non occ
a rendere in ciò sì diverse queste due spezie di musica. La prima fu quella del contrappunto, facultà ignota agli antichi, si
iti dopo le pruove datene dal chiarissimo padre Martini. La seconda è quella degli odierni caratteri musicali, più facili e pi
medesimi alletti, che già ne svegliò la persona che è l’archetipo di quella imitazione o ritratto. Tale appunto è il modo, on
nde e, dirò così, echeggia nella nostra macchina una mozione simile a quella che allora accompagnò le mentovate agitazioni del
ichi a stabilire in quelle regioni la sede degli affetti, verbigrazia quella dell’amore nel fegato, dell’ira nel fiele, del ri
lle maggiori differenze che passa tra la struttura del nostro corpo e quella del corpo de’ bruti, consista nella moltitudine d
i diatetici, moverà necessariamente e immediatamente tai nervi, e per quella corrispondenza che passa tra il movimento di ques
o di questi e le passioni dell’animo, il loro oscillamento ne desterà quella passione che corrisponde a quel dato moto prodott
iore d’ellamì, e una, che fu parlante, divenire aria di gorgheggio, e quella , che altra volta tardamente procedea guidata dall
ciò che i Greci otteneano con una semplice osservanza delle regole di quella parte della musica. Tra’ nostri componitori e i G
are i nervi uditori, che già la sua azione è totalmente cancellata da quella d’un altro suono che sopraggiugne all’istante, e
ragione è l’idea che hanno della musica i moderni maestri, diversa da quella che ne ebbero gli antichi. Oggi è questa trattata
iato da Agamennone presso a Clitennestra non si applicava a divertire quella principessa con una musica puramente estetica. Eg
e sotto la protezion delle leggi le dolcezze della civile società, di quella si erano serviti ad umanare, diciam così, quegli
e e la voluttà». Il medesimo linguaggio tennero gli altri filosofi di quella nazione, e Plutarco sopra tutti, [per] il quale n
o della musica, gli portò a coltivarla con sommo studio, non tanto in quella parte che la rende grata all’udito, quanto in que
io, non tanto in quella parte che la rende grata all’udito, quanto in quella che muove l’animo. Ed essi ne fecero un articolo
va il patetico dell’antica musica in paragon della nostra. Perciocché quella fu professata dal fiore della letteratura d’una n
po carica di note. Ma d’un’esperienza anche più manifesta ne fornisce quella sonata, che dall’essere adoperata alla guarigione
no dell’opera in musica; e ‘l maestro di cappella, tocco anch’egli da quella malia, s’immaginò d’entrare in un nuovo mondo mus
Pergolesi, i Vinci, che dal mondo di là non poteano essere a parte di quella scoperta, benediceva il cielo (come già que’ prim
di Timoteo e di Terpandro63, si guardarono bene di protestare contro quella novità; quantunque chiaramente conoscessero, che
o quella novità; quantunque chiaramente conoscessero, che lo stile di quella cantatrice potesse per avventura fare onore a un
ti maestri) allora la musica può dirsi perfetta, quando ella ha in se quella apparente facilità, per cui …. sibi quivis Spere
mpagne. Questa rende esempigrazia l’eloquenza di Cicerone superiore a quella di Seneca, la musa del Petrarca a quella del Mari
enza di Cicerone superiore a quella di Seneca, la musa del Petrarca a quella del Marino, l’antica architettura alla gotica, la
i questo stile sia nello stil medesimo cantata, il compositore dee in quella esprimer tutto, e nella abbandonare all’arbitrio
li edifìzi. Era questa uniformità avvenuta perché nella fondazione di quella città la porta del primo edifìzio, che fuvvi eret
ndo in un’aria s’incontrino parole appartenenti a passione diversa da quella che regna nell’aria stessa, queste parole vanno m
rte d’Europa io stendea un teorico saggio, ma debolissimo e breve, di quella musica, in altra parte un degno professore ne mos
poggiato sulle prime parti e sulle seconde. Le altre non hanno se non quella passione, che nasce dalla consapevolezza dell’alt
a men caldamente che non converrebbe, e gli spettatori si annoiano di quella melensaggine. Dal che si vede, che quanto meno in
e quali passa nel corso del dramma, egli darà alla sua pronunziazione quella proprietà, quel decoro, che non si può in conto a
ersonaggio greco o romano, egli noti dee così scrupolosamente seguire quella maniera di vestire usata dalle mentovate nazioni,
tire adoperato dalla costui nazione, onde chi sia inteso degli usi di quella , ve gli possa discernere, e confessi l’abito rass
tendo addosso a un personaggio lontano colori d’una vivacità eguale a quella che si vede addosso a’ vicini, que’ personaggi co
, novità e verisimiglianza. [Sez.V.2.1.2] La scena è il fondamento di quella piacevole illusione, onde lo spettatore è traspor
o di molta circospezione, per non degenerare in rilassatezza, come fu quella d’alcuni pittori che nella prospettiva delle scen
iano. Quindi è che nella prospettiva non v’ha cosa più malagevole che quella delle scene, ad eseguir la quale non bastano le r
star lode d’ingegnose, e di valente nell’arte sua, dee contrassegnare quella campagna con tali particolarità, che indichi appa
ena sia verisimile, ciò architettata regolarmente, e secondo l’uso di quella contrada, in cui s’immagina l’azione del dramma.
a non adoperare gli usi e le maniere che attualmente sono in voga in quella città a cui appartiene il teatro ch’egli dipinge;
he stenti a giugnere al suo sito, ma molto più ancora perché esse con quella tardanza estinguono ogni drammatico piacere101. [
nto all’idea del pittore, distribuisce le fiaccole a capriccio; e con quella sbadataggine sua distrugge lutto il bello dell’om
mbra finta da’ colori. Perché però il macchinista tragga buon viso da quella faccenda, consulti sempre il pittor delle scene:
d enorme a’ suoi teatri. L’estensione a cui un teatro può giugnere, è quella della portata d’una voce mandata fuora senza sten
mo una figura di campana, disposta in modo che l’orlo, o il labbro di quella , corrisponda a’ palchi più vicini alla scena, e i
to tutto opposto a quello del mentovato stromento. La campana ottenne quella sua figura, perché destinata a mandare il suono f
il suono fuori di sé, e quanto più potesse de sé lontano. Le fu data quella quasi conica figura, e quelle labbra rimboccate i
lle scene. [Sez.V.4.3.2] La miglior figura per l’interno del teatro è quella d’un semicerchio, la di cui aia sia occupata dall
il numero de’ palchetti essendo la periferia dell’ellisse maggiore di quella d’un cerchio, il diametro del quale sia eguale al
lla d’un cerchio, il diametro del quale sia eguale all’asse minore di quella . [Sez.V.4.3.3] Altri preferiscono a ogni altra f
nore di quella. [Sez.V.4.3.3] Altri preferiscono a ogni altra figura quella d’una semiellisse troncata sull’asse maggiore; e
è necessario, che que’ sostegni, che dividono un palco dall’altro, e quella fascia, che separa i diversi ordini o file di pal
lla è una delle belle arti, e si divide in alta e bassa. Danza alta è quella che fa il ballerino, elevandosi da terra quanto p
o, elevandosi da terra quanto più può con ambi i piedi. Danza bassa è quella ch’egli fa, appoggiando a terra tutteddue i piedi
una novella simmetria, ma solo rende più discernevole e più manifesta quella che dalla natura ebbe il nostro corpo. Perciocché
hé venga osservata l’unità tra la danza e la musica, sì ancora perché quella musica, che ha una medesima espressione colla dan
al su, quale in mezzo, e questa fosse un palmo discosta dall’altra, e quella dieci, e una quadra, e una rotonda, e va discorre
ontra lo stesso imperatore, senza che la maestà del popolo romano, né quella d’Augusto, si mostrasse offesa dell’entusiasmo de
er la stessa ragione per cui, parlando della pronunziazione, si disse quella delle ultime parti essere più malagevole che la p
a rappresentare una caccia. Egli divise i trentasei figuranti, di cui quella truppa era composta, in sei classi, ciascuna di s
le persone della più vantaggiosa statura; la seconda era più bassi di quella ; la terza più bassa della seconda, e via via; sì
tatura de’ figuranti degradava, degradava parimente la musica, talché quella dell’ultima comparsa era così sommessa, che parev
Con questa degradazione di statura e di musica, andò d’accordo anche quella de’ colori delle vestimenta, onde parlammo in alt
i cavalli, o il ponte doveva essere più vicino. [Sez.VI.2.3.4] Che se quella comparsa lontana dovesse essere eseguita da balle
vivace e la più feconda parte de’ pantomimici elementi, e lo riduce a quella inabilità, a cui sarebbe ridotto uno che fosse co
i l’allegrezza che anima quelle guance, là lo squallore che ottenebra quella fronte, e d un’altra parte la tenerezza che illan
maschera fecero gli antichi. Questa invenzione di sozza origine, come quella a cui diede nascimento il volto impiastrato di fa
rir sul teatro d’una polita nazione? Non farebbe forse un oltraggio a quella nazione, di crederla di cattivo gusto, di facile
elle arie di lei avrà messi tai sentimenti che non dieno gran presa a quella sorta di canto a cui sola è avvezza, e se avrà di
ro, ben si sapendo che dalla teologia del volgo pagano era tutt’altra quella delle colte persone, le quali rigettando la molti
metà del secolo sedicesimo. Senza che ogni altra ragione dee cedere a quella della publica costumatezza. [Sez.VII.3.0.12] Per
n d’esempio intitolata Le Supplicanti fu da lui composta per disporre quella nazione a far la pace co’ lacedemoni, come l’Addi
ca riguarda Crescimbeni). [commento_Sez.I.1.0.5] • Giovanni Villani: quella festa teatrale di calendimaggio ebbe in realtà un
getturando in tal modo: «non può essere, s’io non m’inganno, se non o quella di Teofilo, in fine della quale potrebbesi veder
Diavoli nello Inferno con l’Ebreo, uno Angelo dà licenza; o più tosto quella di Lazzero ricco e Lazzero povero, nella fin dell
segno, e delle Matematiche e Meccaniche, per ridurre la professione a quella perfezione in questo genere, che adesso la gode i
i, in mezzo alla Piazza eretto, fatto superbamente adornare ad uso di quella Tragedia, la quale noi i primi in questa età abbi
ella didascalia da p. 425). Altre feste furono organizzate a Roma per quella storica vittoria: F. Cruciani, Teatro nel Rinasci
introdurvi Melpomene accompagnata dalla musica, dal ballo, e da tutta quella pompa, che a’ tempi di Sofocle e di Euripide le s
il miglior oratore non vale niente, mentre uno mediocre, ma abile in quella , può battere i sommi oratori. Si dice che Demoste
uncia, tenne quindi per cosa piccola, anzi da nulla, l’esercitarsi in quella facoltà, quando si trascuri la pronuncia e l’azio
XVI, 1461b: «Ci si può chiedere se sia superiore l’imitazione epica o quella tragica. Se è superiore quella meno volgare […],
se sia superiore l’imitazione epica o quella tragica. Se è superiore quella meno volgare […], è chiaro che quella che imita t
quella tragica. Se è superiore quella meno volgare […], è chiaro che quella che imita tutto è volgare: come se non si capisse
i mi verrebbe in acconcio di dire, che siccome rozza e imperfetta era quella pittura negli antichissimi tempi, ne’ quali, per
le figure: questo è un cane, questo un cavallo: così imperfetta fosse quella recitazione, che per essere intesa, avesse bisogn
poi in molte capricciose mascherate dell’ingegno del Tribolo, come in quella degli Orsi, per un palio di Bufale, in quella de’
no del Tribolo, come in quella degli Orsi, per un palio di Bufale, in quella de’ Corbi, ed in altre». Niccolò Pericoli, detto
apparato e la prospettiva, che non fu manco bella, anzi più assai che quella che aveva altra volta fatto [...]; ed in queste s
entemente delle scene e prospettive, era stato dismesso, facendosi in quella vece feste e rappresentazioni; ed o prima o poi c
mbra finta da’ colori. Perché però il macchinista tragga buon viso da quella faccenda, consulti sempre il pittor delle scene:
vivace e la più feconda parte de’ pantomimici elementi, e lo riduce a quella inabilità, a cui sarebbe ridotto uno che fosse co
30. Ciò può il lettore chìaramente raccogliere da più d’un luogo di quella farsa, impressa colle altre opere del Sannazaro i
. 49. La musica ebrea dovette essere perfettissima, anzi superiore a quella di qualunque altra nazione antica o moderna, come
rirono con questa republica, e nulla contribuirono alla perfezione di quella musica che si propagò per tutte le colte nazioni
la differenza che passa tra il sito della macchina umana e ‘l sito di quella de’ bruti. Perciocché le funzioni vitali in un co
e non conoscesse la falsità del politeismo e non deridesse in privato quella religione ch’era obbigata a professare in publico
parlano d’istrioni notati d’infamia, che una tal arte, dissi, non sia quella degli attori di drammi regolari e in particolare
m excitant tam Dicentes, quam Audientes, admittendae sunt. Dubito che quella stessa ragione, ch’ebbero coloro, che applicarono
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 684-685
ezione del Salvini, tanto si adoperò che abbandonata dopo alcun tempo quella società e la famiglia, se ne tornò collo Zocchi a
, e con lei si recò in Compagnia di Romualdo Mascherpa, prima, poi in quella del caratterista Belisario Viti. Ammalatasi la mo
a Compagnia Mascherpa, passò con la moglie pel triennio 1837-38-39 in quella di Gaetano Nardelli. Tornò poi il’ 40-41-42 col M
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 504-506
primo, colpito da tanto accento drammatico, sclamasse : « Per Iddio, quella ragazza dovrebbe far l’ attrice. » Fu profeta, pe
renze. Dopo tre anni passò nella Compagnia Lipparini, poi, il '43, in quella primaria di Luigi Domeniconi. Ammogliatasi al mar
uel genere di parti, che i francesi chiamano fort premier rôle, e per quella di madre tragica, con l’annuo stipendio di lire n
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656
' quali ei fu non ultimo mai e tal volta primo, lo esaltarono, specie quella del Filippo, che Alfieri fece in sua casa, rappre
tò la stima e la benevolenza ë l’amore di ogni classe di pubblico. Da quella del Bianchi passò il 1809, socio, nella Compagnia
cio, nella Compagnia del Dorati, e da questa il 1812, scritturato, in quella del Blanes, per formar poscia il 1816 un’ottima C
n unica – accenna il biografo Scifoni – per un artista drammatico. Da quella di Napoli, passò il '29 dopo la morte del Righett
ob. offerita La bontà dell’animo suo fu quasi proverbiale. Certo a quella non corrispose l’ordine, l’equilibrio nella condo
sana commedia e l’arte sana : triste delusione ! Il teatro non contò quella sera oltre cinquanta spettatori. Egli allora si t
lo ritraeva con libera agevolezza, per quasi innata facoltà. Erano in quella persona l’arte consumata e la schietta natura in
te il mal gusto popolare. Or dunque il Vestri aveva anche tolto da sè quella menda, facendo come Goldoni, che prima blandì l’u
rte. Curiose erano anche le sue più vecchie scritture teatrali. Io ho quella di Luigi Forti colla data del 22 gennajo 1822, tu
93 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
in siffatte comparazioni la differenza della commedia greca Antica da quella de’ posteri di Aristofane? quella che correva tra
enza della commedia greca Antica da quella de’ posteri di Aristofane? quella che correva tra Atene emula di Serse e tra quella
teri di Aristofane? quella che correva tra Atene emula di Serse e tra quella della Grecia avvilita sotto i Macedoni, o tra que
a di Serse e tra quella della Grecia avvilita sotto i Macedoni, o tra quella di Roma donna del Mondo noto, o della Francia che
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 694-696
nte la suplicano ad esercitar seco in si urgente Ocasione gl’ atti di quella Generosità con cui assistè sempre a’ suoi Servi,
rò il Coralli in Francia, esercitandosi in altre cose per servizio di quella Truppa, fino a tanto che venne in questi ultimi t
decoroso mantenimento. » Una delle migliori creazioni del Coralli fu quella del fratello minore nei Gemelli Bergamaschi di Fl
rappresentava il fratello maggiore : e una delle peggiori pare fosse quella nel Venceslao, dramma francese, come appare dalla
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 297-298
ammirato dal pubblico per la sobrietà e verità di recitazione, e per quella specie di bonomia ch'ei sapeva trasfondere ne' pe
a : – avremo il grande piacere di riveder quel viso buono, di riudire quella cara voce, e di applaudirlo, e di sentirlo applau
dal Bartoli come attore diligente, che all’arte del dire sapeva unir quella del canto. Recitava le parti d’Innamorato, e trov
6 gennajo la parte di Eumeo nell’Aristodemo, e il carnovale dell’ '88 quella di Zambrino nel Galeotto Manfredi di Vincenzo Mon
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Pisa, li 13 agosto 1745. » pp. 192-197
que circa il 1710 a Venezia. Innamoratosi dell’arte comica, abbandonò quella dello specchiaro, nella quale (V. Fr. Bartoli) sa
vicentino, del quale discorreremo a suo tempo). Ebbe il D’Arbes in quella Corte straniera onori non comuni, e fra gli altri
etro Algeri, Giacomo Casanova che viveva allora a Parigi, e che oltre quella del Faraone, aveva anche di sfuggita, la occupazi
onio Sacco, il celebre Truffaldino, col quale stette fino al 1769. Da quella del Sacco passò nella Compagnia Lapy al Teatro S.
ella del Sacco passò nella Compagnia Lapy al Teatro S. Angelo, poi in quella di giro di Vincenzo Bugani, dalla quale entrò in
ngelo, poi in quella di giro di Vincenzo Bugani, dalla quale entrò in quella della Maddalena Battaglia, nel 1776, allorchè le
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 915-921
in quale anno, nè con qual compagnia (secondo il Mazzoni nel ’90 con quella del Menichelli, ma forse più tardi col Pellandi),
l finire del ’95, sposò il figlio di lui, Antonio. Da quel tempo e in quella Compagnia la fama di Anna Fiorilli si affermò per
ismo si mutò in delirio, nè fu possibile proseguire la recitazione di quella scena. E terminata la tragedia, il pubblico affol
ender la parte di Rosmunda nella tragedia omonima di Alfieri, anzichè quella di Romilda. Formò poi società con Belli-Blanes pe
ntinui dissesti finanziari di cui fu causa il marito di sua figlia. E quella donna che aveva percorso la vita in mezzo ai trio
Molte son le testimonianze che abbiamo del valore di lei ; fra cui quella del Sografi, che nella prefazione alle sue Inconv
98 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
ballo, e gli altri rami appartenenti a cotesto delizioso spettacolo a quella semplicità, e a quella verità d’espressione, alle
appartenenti a cotesto delizioso spettacolo a quella semplicità, e a quella verità d’espressione, alle quali dovrebbono aspir
ico, il Dottor Don Pietro Napoli-Signorelli, degnissimo segretario di quella Reale Accademia; della quale opera benché nulla a
Né ho difficoltà di asserire che fra tutte le materie questa è forse quella intorno alla quale gli uomini si sieno vieppiù es
a de’ trattati analitici ripieni di precetti e d’esempi, e la musica, quella di tutte le belle arti che più ci commove, quella
sempi, e la musica, quella di tutte le belle arti che più ci commove, quella che ha maggior imperio sugli animi nostri, è l’un
i è vero bensì che la via d’intenderli bene e di gustarli non è tanto quella della discussione, e dell’analisi, quanto quella
gustarli non è tanto quella della discussione, e dell’analisi, quanto quella del gusto, e d’un certo tatto squisito somministr
ognor più accorciando i nostri suoni indeboliamo di giorno in giorno quella parte della espression musicale, ch’è fuor d’ogni
ente dileguasi, e poco manca che le lettere e le arti non ricadano in quella confusione onde furono tratte dai riflessivi nost
emo a coloro che preferiranno l’archittetura de’ Goti e de’ barbari a quella de’ Greci e de’ Romani, il poema di Lucano a quel
mo di Tiro, che la decadenza della musica de’ Greci seco trasse anche quella de’ loro costumi. Ma tornando a noi, la musica de
one, e che innanzi ad ogni altra cosa abbia egli in vista d’afferrare quella giusta ed adeguata misura, fuor della quale fuggo
i abbonda il linguaggio della nazione. Distinguo la melodia libera da quella che non lo è. La melodia libera, la strumentale a
attando siffatta materia, io cercherò di farlo con quel candore e con quella imparzialità che si richiede da chi ama e tiene i
ll’armonia di situazione ovvero sia di carattere, e la ravviserò come quella corrispondenza di mezzi, che adoprano tutte le ar
mitazione. Essa giusta il parere dell’Ab. Fraguier otteneva ciò mercè quella misura invariabile composta di differenti parole,
imitazione, dice Aristotile, è la più semplice, e la meno semplice è quella senza dubbio che vuol tutto imitare. Vò scorrendo
quali il gran Fracastoro non disdegnò di concorrere alla riforma con quella stessa penna che in versi tanto armoniosi e virgi
iù facile e pieghevole non meno pel genere eroico che pel lirico sarà quella lingua che col solo cangiar terminazione esprima
unico recitativo diverrebbe monotona ed insopportabile. L’aria sola è quella che fa conoscere in tutta la sua estensione l’abi
namento musicale nelle parti narrative, perderà qui una gran parte di quella improbabilità che l’ingombra nella rappresentazio
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 288-292
al fisico della Ricci, ecco quanto lo stesso Gozzi ne scrive : Vidi quella giovane di bella figura, quantunque una sua gravi
a, indebolita, e rovinata negli angoli da’tarli del vajuolo, sforzava quella povera giovine ad un involontario difetto. ………………
ozzi cominciò di punto in bianco a proteggere la nuova arrivata, come quella che più se ne sentiva bisognevole. E codesta prot
otto ; lei ignorante al sommo grado : immagini il lettore le scene di quella coppia. Entrò di mezzo il Conte Gozzi…. La profer
Ricci, le fece fare una smorfietta di ringraziamento ; la proferta di quella materiale, le fece spalancar tanto d’occhi, e man
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 754-756
primo amoroso della Compagnia di Pietro Pianca, dalla quale passò in quella di Andrea Bianchi, sino al 1801. In codest’anno e
e assoluto nei drammi e nelle commedie con scelta di parti. Scioltasi quella compagnia, restò De Marini col Fabbrichesi, recan
e del tacito patto fra l’attore ed il pubblico sul limite stabilito a quella massima, che l’attore, tranne i personaggi co’qua
ombrano un cotal poco un si gran quadro, non distruggono l’effetto di quella luce, di che n’è tutto raggiante, e non si può me
erità all’effetto, perchè diceva : questo si ottiene sempre, seguendo quella . Ecco ciò che fu Giuseppe De Marini. E in una no
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