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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 744
o soffocante. E la lettera è firmata : Io Virginio Costante affermo quanto di sopra si contiene. Io Aurelio di Secchi A fer
te affermo quanto di sopra si contiene. Io Aurelio di Secchi A fermo quanto in ciò si contiene. Io Vittoria Amoreuoli detta
to in ciò si contiene. Io Vittoria Amoreuoli detta Isabella confermo quanto nel presente si contiene. Io Francesca Tabò anch
2 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »
tanto co’ suoi virtuosi. A’ più di loro non è mai caduto in pensiero quanto sarebbe prima di ogni altra cosa necessario che i
dell’opera, non riceve per gli orecchi impressione alcuna distinta di quanto e’ cinguettano. Diceva a tal proposito assai piac
con ciò le vie tutte che ha da tenere; non può metter piede in fallo quanto alle differenti inflessioni e durate delle voci s
a dell’attore; ed esso è, per l’illusione teatrale, tanto importante, quanto importa il non vedere una causa rimanersi inopero
effetto. Ora in tal parte ognuno può sapere senza che altri il dica, quanto sieno valenti, quanto studio vi pongano i nostri
arte ognuno può sapere senza che altri il dica, quanto sieno valenti, quanto studio vi pongano i nostri Rosci. A tutt’altro ha
ltra cosa, fuorchè a quello che pur dovrebbono. Invece che uno badi a quanto gli dice un altro attore, e per via delle differe
cita per musica», e non è scritto «si canta». [3.5] Ma dicano i savi quanto sanno, del recitare hanno i moderni virtuosi pres
a melodia; ond’egli vi possa dipoi supplire a suo talento, e metterci quanto gli aggrada del suo. A considerare il bene e il m
ole il musico racchiuder quivi indifferentemente e distillarvi dentro quanto di grazie, di rarità, di artifizi musicali ha sap
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO VI. Maschere materiali moderne. » pp. 265-269
sono assai diverse dalle antiche pel fine, per la forma, e per l’uso. Quanto al fine si è già veduto nel volume I che gli anti
ero alle maschere se non per muovere il riso con una figura caricata. Quanto alla forma gli antichi nelle maschere rappresenta
o sulla testa di una figura di donna che dimostra che stà cantando. E quanto all’uso della maschera nulla di più ragionato pre
degli strioni moderni coll’esempio delle antiche sostenendo con vana quanto trita erudizione la loro mimica pertinacia, poltr
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1042
Placido suo marito, riuscì un’eccellente prima attrice. È indicibile quanto fosse il valor suo nelle cose dell’arte, e quanto
trice. È indicibile quanto fosse il valor suo nelle cose dell’arte, e quanto unitamente al suo consorte facesse brillare le sc
5 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO I. Stato del Teatro Francese prima della Medea di Pietro Cornelio. » pp. 4-7
za avvertire a qual segno sia indecente sulle scene simile argomento. Quanto alle regole sino al 1640 si disputava ancora se d
a Francia, la quale nel di lui fiorire avea un teatro tanto sregolato quanto l’alemanno e ’l cinese, e di gran lunga inferiore
sar delle donne somministri copia di caratteri differenti. Gli uomini quanto più si associano, tanto più s’imitano e si rassom
avvedesse delle proprie forze nel genere tragico, e che comprendesse quanto la regolarità contribuisca all’accrescimento dell
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — adi 15 Aprile 1651 in Bologna. » p. 30
Dottore suo marito ecc. io isabella Franchini detta Colonbina afermo quanto di sopra. Io Bernard.º Coris detto Siluio comico
ermo quanto di sopra. Io Bernard.º Coris detto Siluio comico affermo quanto di sopra si contiene. Io Eustachio lolli fichett
rmo quanto di sopra si contiene. Io Eustachio lolli fichetto affermo quanto di sopra. Io Gio. Andrea Zanotti detto Ottauio a
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Pisa, li 13 agosto 1745. » pp. 192-197
mia produzione ? D’A. Si ; vi conosco per fama ; so che siete garbato quanto abile, non mi darete una negativa. G. Ho molte oc
a e lo scudo, di cui armato andrò a sfidare i teatri tutti del mondo. Quanto sono adesso felice ! Ho scommesso cento ducati co
Commedia non è ancora sbarazzata dalle Meteore, che la circondano, ma quanto prima, superata la convalescenza, uscirà dalle ca
oder tutte le più compie felicità. Ma sento alcuni, che disendo va : quanto , quanto s’inganna el to pensier ; quello del matr
te le più compie felicità. Ma sento alcuni, che disendo va : quanto, quanto s’inganna el to pensier ; quello del matrimonio l
va assai meno della difficoltà di trovare un attore abile e piacevole quanto il perduto Pantalone. (Fu poi sostituito da Anton
e ritornò in Italia ben provvisto e fornito d’abiti e di denaro. Per quanto concerne la dimora del D’Arbes a Dresda, abbiamo
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
he trascriver fedelmente le notizie di lui, comunicatemi dall’egregio quanto modesto scrittore di cose nostre teatrali, Antoni
da sollevare o sul maggior tragitto da percorrere tanto più preferito quanto più irto di pericoli, specie allorchè lasciando i
a intelligente chiarezza con cui rese sempre il giusto significato di quanto esponeva. Dotato d’una memoria fenomenale e predi
e mercè i palpiti veri che gli venivano dal cuore. Di animo generoso, quanto aveva era degli altri, e se nel momento del bisog
9 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO III. Maschere materiali moderne. » pp. 263-266
sono assai diverse dalle antiche pel fine, per la forma e per l’uso. Quanto al fine si è già veduto nel volume I che gli anti
ero alle maschere se non per muovere il riso con una figura caricata. Quanto alla forma gli antichi nelle maschere rappresenta
ano sulla testa di una figura di donna che dimostra di star cantando. Quanto all’uso della maschera nulla di più ragionato pre
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
scoppiar della guerra di sette anni ? O segretario di Corte per tutto quanto concerneva i comici stessi ? Che il nome del Bert
rneva i comici stessi ? Che il nome del Bertoldi fosse legato a tutto quanto era manifestazione di arte sulle scene del Teatro
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 451-452
ol mezzo di buffonerie…. In capo a qualche tempo, il Bissoni ne seppe quanto il maestro, del quale divenne il socio, poi separ
cettare la eredità. La lettera è pubblicata per intero dal Campardon. Quanto al costume e al carattere dello Scapino, metto qu
lo Scapino, poichè la maschera dell’uno è uguale a quella dell’altro. Quanto al carattere di Scapino, è il medesimo degli schi
12 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Francese prima della Medea di P. Corneille. » pp. 157-165
ia avvertire a qual segno sia indecente sulla scene simile argomento. Quanto alle regole sino al 1640 si disputava ancora se d
Francia, la quale nel di lui fiorire aveva un teatro tanto sregolato quanto l’Alemanno ed il Cinese, e di gran lunga inferior
sar delle donne somministri copia di caratteri differenti. Gli uomini quanto più si associano, tanto più s’imitano, e si rasso
avvedesse delle proprie forze nel genere tragico, e che comprendesse quanto la regolarità contribuisca all’accrescimento dell
13 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « L’EDITORE A CHI LEGGE » pp. -
la storia e l’erudizione teatrale antica e moderna già descritta, ma quanto rimaneva a narrarsi comparso posteriormente sulle
e. Contiene la Parte II le Addizioni copiose fatte pel sesto volume e quanto serve a condurre la storia sino alla fine del 179
14 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
ipi e ne’ palagi de’ gran signori, ci entravano sontuose macchine con quanto di più mirabile ne presenta la terra e il cielo,
i provvedimenti e partiti; onde da una banda si venisse a risparmiare quanto profondere doveasi dall’altra. Lasciati da canto
[1.4] La verità si è che tanto co’ soggetti cavati dalla mitologia, quanto dalla storia, vanno quasi necessariamente congiun
cca si starebbono di Apollo o di Venere. Non forniscono tanta varietà quanto i soggetti favolosi; sogliono peccare di severità
gnuoli vedutisi per la prima volta insieme, e verrebbesi a dispiegare quanto in ogni maniera di cose avea di magnifico e pereg
15 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
binazioni de’ suoni fra loro, cioè a dire alla sua parte scientifica. Quanto a me, senza imbarazzarmi in una teoria, in ogni a
’io imprenderò a trattare lungamente della musica degli antichi, e di quanto ha relazione con essa. Confesso però ch’io debbo
e e di gustarli non è tanto quella della discussione, e dell’analisi, quanto quella del gusto, e d’un certo tatto squisito som
parte della loro musica onde mi sono inoltrato con tanto più impegno quanto più sapeva nulla essersi scritto finora di conclu
oscuro e secreto che l’anima fa senza esserne consapevole190. [6] Da quanto ho l’onore di dirvi, o Signore, ne viene che gli
dubbio la più vigorosa. Io voglio adunque persuadere a’ nostri musici quanto lor monterebbe di conoscere il meccanismo della l
incipale, e l’artifizio il più felice della greca versificazione. Per quanto siasi beffato il celebre Erasmo dei sapienti del
dal re il permesso di formare un’Accademia di musica a Parigi, ma per quanto dilettosa ella si fosse, non essendo né diatonica
rimane tanto sfigurato, ove si voglia trasportarlo ad un’altro genere quanto resterebbe un opera di gusto trasferita da una in
correre a suo grado per tutte le idee musicali che si vorranno, e per quanto vaga e indeterminata sia la sua espressione, purc
ssere toccante, viva, allegra, maninconica, dolce e terribile, se non quanto lo permettono le parole197. Onde può rilevarsi a
uoghi che si dovrebbero trascurare, o levar via del tutto, imperocché quanto più un’arte è dilettevole, altrettanto è vicina a
iù adito alcuno a chi volesse sostenere il sentimento opposto; ma per quanto rispetto io porti alla memoria di questo sapiente
dulazioni. [10] Dopo che vi ho accennati, o Signore, e sviluppati per quanto ad un estratto si conviene, i mezzi, onde si prev
arti, la cui natura, e le cui proprietà non potrebbero alterarsi per quanto fossero differenti fra loro i mezzi, e lo strumen
sistemi. Io ho voluto tanto più applicarmi all’esame di questa parte quanto più vedeva l’affinità di essa col mio soggetto, s
vero sia ragionamento metafisico intorno alla origine delle lingue in quanto sono il fondamento dell’armonia, della melodia e
o e come nuocano i diversi sistemi di morale, e di legislazione, e in quanto contribuiscano le opinioni pubbliche, lo spirito
le dal teatro e ridurre la melodia drammatica al solo recitativo. Per quanto sia bella in se stessa questa parte della musica,
ivo. Per quanto sia bella in se stessa questa parte della musica, per quanto il recitativo italiano, quand’è maneggiato da man
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 31-32
l’Abhorito Tamiggi ; Attendo perciò un Ostro fauoreuole per scostarmi quanto prima dà questi lidi ; Nel’ quali' tempo là prego
lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima mia lè scrissi poichè là mia Flemma si
a lui protetta. Altro non mi fu possibile rinvenire, specialmente per quanto potesse concernere un suo grado di parentela con
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 609
Trilogia di Lindoro, sono alcune particolarità che toccan la Catroli. Quanto al Lindoro, non essendovi più l’Arlecchino, si po
allerina, o alla figlia del sig. Rosa. Il che potrebbe star a provare quanto la Catrolli tenesse, forse anche troppo, alla sua
18 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
beni che a ciascun senso appartengono, e il numero loro e l’intensità quanto si può amplificando, giunsero a inventare i favol
one dell’uomo, stimarono esser la favola tanto necessaria alla poesia quanto l’anima al corpo, all’opposito d’alcuni moderni c
al nostro argomento, ricercando brevemente la sua origine storica in quanto ha relazione col melodramma. Il meraviglioso, che
cuor delle belle riconquistate: grazia che tanto più dovea esser cara quanto più ritrosa e difficile, e quanto più erano consa
azia che tanto più dovea esser cara quanto più ritrosa e difficile, e quanto più erano consapevoli a se medesimi d’aversela me
Particolari cagioni fecero sì che tanto questa spezie di maraviglioso quanto quello della mitologia degli antichi s’unissero a
d’armonia paragonato coll’italiano d’undici sillabe. Altri disputerà quanto vuole per contrastar la loro opinione; io che l’a
revole alla melodia. Il qual imbarazzo tanto dovette esser più grande quanto che la natura di esso accoppiamento esigeva, che.
ica, ovvero a più voci, che ne rimangono de’ cinquecentisti per veder quanto allor fosse imbarazzata e difficile pei vizi ment
la energia musicale, e contrari al fine di quella facoltà divina. Per quanto adunque s’affaticassero que’ valent’uomini della
nse nell’Amante di Clarice un mostro di perfìdia tanto più pericoloso quanto che si suppone fornito di gran penetrazione di sp
a ciò che ne è provenuto? Che i suoi personaggi altrettanto singolari quanto l’autore, filosofando in mezzo al delirio, pieni
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 340-342
poco esperto e poco incline alla mercatura, finì in pochissimo tempo quanto aveva ereditato. Mostrate nella Filodrammatica de
nche dal fisico volgare ; ma in compenso : quale esuberanza di vita ! quanto amore alle parti che recitava ! e soprattutto : q
ose, il brillante è sempre il beniamino del pubblico, che gli perdona quanto punirebbe in altri senza misericordia. Amilcare B
20 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
roia o nel Messico, nei campi Elisi o su nell’Olimpo. Or chi non vede quanto sia necessario che la fantasia del pittore sia re
al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato l’arte al sommo, per quanto si appartiene alla magnificenza e a un certo che
arte dell’edificar le case; ma, presa la natura come esemplare, fanno quanto sanno d’imitarla nella irregolarità e varietà sua
elli che piantano gl’Inglesi dietro al medesimo modello della natura. Quanto ella ha di vago e di vario, boschetti, collinette
di Marchetto Ricci e di Claudio, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi no
agine della stessa grandezza, l’oggetto sarà veduto tanto più grande, quanto più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono
osso volume di disegni di questo autore, il quale mostra assai meglio quanto egli valesse, che non fanno tutte le invenzioni c
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Venetia, li 30 marzo 1671. » pp. 605-
posto di terzo moroso, et esercitare quello del secondo, e tanto più quanto che dovendovi essere (come si dice un capitano sp
tre quarti e doverà l’anno a venire guadagnare la parte che la merita quanto ogni principiante della sua conditione, supp.co l
22 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
to toccare anche di simili particolari alcuna cosa; acciocchè se, per quanto era in noi, si è dichiarata la vera forma dell’op
a del luogo ove si ha da vedere et udire. [6.2] E primieramente, per quanto si spetta alla materia, non si potranno se non mo
polo il foro non paia disabitato e solitario58. Senza parlare adunque quanto disdirebbe a una picciola terra un teatro grande,
aprà ristrignersi a una gentile e ben intesa intagliatura di legname, quanto se ne saprà arricchire l’esterno con di bei loggi
erno con di bei loggiati di pietra, con iscalinate e con nicchie, con quanto ha di più sontuoso e magnifico l’architettura. Se
enuto di vedere in Italia, ne’ quali, non ostante che nulla manchi di quanto richiedono le moderne rappresentazioni, la maestà
23 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »
a con esso lui prima di metter nota in carta, lo consulti dipoi sopra quanto avrà scritto, ne abbia quella dipendenza che avea
sinfonia. Di due allegri è composta sempre e di un grave, strepitosa quanto si può il più, non è mai varia, cammina sempre di
ne. Dove ben altrimenti la intesero gli antichi maestri. Basta vedere quanto nel proemio della Euridice ne scrive Iacopo Peri,
a fantasia? Non se ne può dare a mio giudizio la più manifesta prova, quanto adducendo in esempio la maggior parte dell’ultimo
ù sana parte di essa rincrescevoli. E non si può abbastanza esprimere quanto diletto sorgesse in contrario dal fare ad ora ad
quell’uso degli acuti che si fa dei lumi ardenti nella pittura. [2.9] Quanto ai passaggi, prescrive la sana ragione che non co
fatti soltanto in grazia della musica e che non formano senso veruno, quanto non sono essi mai noiosi ed insoffribili? Le paro
mirassero solamente a porre insieme e ad infilzare di belle voci. Per quanto sonore ed armoniose si fossero, non altro che van
osso un qualche passeggero applauso, è lasciata dall’un de’ lati, per quanto artifizio siasi posto nella scelta delle combinaz
24 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Introduzione »
, onde arrivar si potesse al proposto fine. E ben si può asserire che quanto di più attrattivo ha la poesia, quanto ha la musi
ine. E ben si può asserire che quanto di più attrattivo ha la poesia, quanto ha la musica e la mimica, l’arte del ballo e la p
n che egli avviene dell’opera come degli ordigni della meccanica, che quanto più riescono composti, tanto più ancora si trovan
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
o spagnuolo, la vince nel cuore di Fiorinetta su tutti gli altri, per quanto sfoggio essi facciano delle loro ricchezze ; e tr
gli avverte nel Proemio al rappresentare all’ improvviso, bellissima quanto difficile e pericolosa è l’ impresa, nè vi si dev
con esso, io sapevo che non poteva in modo alcuno havere effetto. In quanto però appartiene alla compagnia de Confidenti, che
mitissimamente ristabilita, nella quale ancor' egli si ritrova et che quanto a altri comici che S. A. fa trattenere costì, sog
rtato suo con S. A. che mi pareva prima di dovere io scrivere a V. S. quanto passava acciò egli non facesse un viaggio a sprop
ligo che haveva qui in Venezia, e poi a quaresima harei procurato per quanto potevo di servire all’A. S., et in vero credetti
che non mi volevo impacciare di questo affare ma che gli farei sapere quanto mi pareva bene per utile loro et il mio desiderio
e V. A. et sia certa che la servirò conforme la mia obligatione et in quanto potrò. Venezia, 16 di giugno 1618. Dev.mo et obl
26 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -
lpi eziandio l’unico intento che mi mosse, di appalesar per le stampe quanto io mi pregi della preziosa padronanza onde mi ono
io mi pregi della preziosa padronanza onde mi onorate da più anni, e quanto io ammiri le rare doti dell’animo vostro, la vost
27 (1878) Della declamazione [posth.]
ela un mezzo fondamentale per colmare la lacunosità delle fonti3. Per quanto concerne i trattati italiani sull’arte dell’attor
alfi teorico e autore del teatro giacobino: Egualmente ci domandiamo quanto dell’esperienza teatrale parigina risulti nell’op
isulti nell’opera Della declamazione che egli avrebbe letto al Talma, quanto derivi dalla conoscenza dei testi del Riccoboni,
tto al Talma, quanto derivi dalla conoscenza dei testi del Riccoboni, quanto dalla sua precedente vita teatrale in Italia5. Q
a rappresentazione delle tragedie alfieriane, che alludono in germe a quanto Salfi teorizzerà nel trattato: Non sempre si ric
sto nel progredire un monologo, un dialogo, una qualunque ripresa. Di quanto effetto sarebbero talvolta alcuni riposi opportun
n giustissimo risentimento e della natural verecondia37! Invece, per quanto riguarda l’interprete di Appio, lamenta l’assenza
sviluppo progressivo del carattere. Occorre a questo punto domandarsi quanto del Della declamazione si mostrasse già in germe
zandosi fra di loro, primeggino sempre le figure predominanti42. Per quanto concerne invece Il general Colli a Roma, il manos
no la bellezza dello spettacolo44». Questo fa pensare che non solo da quanto si evince dalle indicazioni didascaliche, ma anch
«[…] Petronio Zanarini, come il solo fenomeno, il quale mostrando, di quanto gli restino indietro gli attori italiani, mostra
di quanto gli restino indietro gli attori italiani, mostra altresì di quanto potrebbero andare avanti50». La figura dell’attor
ifestano, abolendo in tal modo la distinzione tra poesia e storia. In quanto al non rispetto delle unità drammatiche, che era
romantica, ed è quello di riuscire a penetrare i caratteri meglio di quanto non facciano i classici. Egli ammette così che [
, uccide: queste sono tutte espressioni proprie della gelosia, eppure quanto sono infinitamente discordanti e multiformi67! L
drammi. Voltaire condanna infatti il sentimento a un appiattimento in quanto , vincolando la sua tragedia al rispetto delle uni
con verosimiglianza caratteri provenienti da ogni tempo e luogo. Per quanto riguarda la gradazione dei sentimenti, Shakespear
a”75 che implica una collaborazione dello spettatore a immaginare che quanto non avviene sulla scena si verifichi negli interv
à, come sottolinea De Luca, la scelta di una tale interlocutrice, per quanto plausibile se inserita in un contesto in cui fior
rlocutore al partito engeliano. Così nell’esordio della Lettera V: A quanto pare la situazione si è ribaltata e proprio lei c
fieriane sull’assenza di interpreti degni delle proprie tragedie. Per quanto riguarda gli insegnamenti da impartire al futuro
mpre qualcosa dell’espressione che precede e di quella che segue. Per quanto concerne la coesistenza di cooperazione e imitazi
rti godono di una maggiore perfezione, e dilettano per sé stesse. Per quanto concerne l’espressione patetica, la sua bellezza
lo spettatore. Tali divieti variano a seconda dell’arte in questione: quanto può dispiacere in un quadro, può non farlo all’in
moderne, nelle quali l’azione si sposta frequentemente di luogo. Per quanto concerne l’edificio teatrale, esso deve essere st
i grafici che segnalino i passaggi più difficoltosi per l’attore. Per quanto concerne invece lo specchio, il suo utilizzo vien
ne contenente una scelta di commedie, di tragedie, di melodrammi. Per quanto concerne la Selva, le fonti citate spaziano dal D
e (XIV, 280), e quello del Pepoli > è quello del Pepoli (XV, 298), quanto sono > quando sono (XVIII, 353); — Si sono sci
mitare. Sotto questo rapporto l’uomo è un naturale contraffacitore di quanto ascolta e di quanto vede; egli non può ristarsi d
rapporto l’uomo è un naturale contraffacitore di quanto ascolta e di quanto vede; egli non può ristarsi dal rifare quel che a
i, debbono più che altronde farci arguire, quanta fosse quest’arte, e quanto lo studio per bene apprenderla ed esercitarla. Ne
loro tuttavia ci conservano, più che altro ci debbon render certi di quanto pregio esser dovesse la teatrale imitazione press
benché fosse a tutti gli artisti superiore, bastò a farci comprendere quanto fosse l’arte sua conosciuta ed apprezzata univers
e; e gli onori che l’Inghilterra gli rendette alla sua morte, mostran quanto quella nazione avesse in pregio e l’arte e gli ar
e conosciuta la sua innegabile imperfezione, ed hanno procurato, per quanto è possibile, di promuoverla e di migliorarla, sec
ella sola pronunciazione oratoria intesero ragionare; di modo che per quanto al loro subbietto particolare importava, alla tea
costituiscono. Quindi diciamo l’uno più o meno operativo dell’altro, quanto più o meno produce e spiega al di fuori di tali e
rlano e si esprimono tutte le cose non pure animate che inanimate, in quanto i diversi accidenti che al loro stato esteriore s
trebbe dirsi; ed essa fu a un tempo e vocale e pittorica e mimica, in quanto che la persona esclamava e si colorava e si muove
er prontezza e per varietà, si presta, più che le altre, ad esprimere quanto il bisogno, l’utilità o il piacere esigono. Ed an
rime. Essa può distinguersi in due parti, cioè vocale ed acustica, in quanto riguarda le parole ed i segni che l’organo della
o della voce pronuncia, e che l’udito raccoglie; e mobile e ottica in quanto riguarda la figura e i moti del corpo, che gesti
ocché le sillabe disaccentate riescono tanto più rapide a pronunziare quanto più sono dall’accento lontane, o dall’accento piu
parola riesce, a proporzione dell’altra, più rapida e più sfuggevole quanto ha più sillabe disaccentate e continue, e più anc
indi pur si distinsero le parole piane, le tronche e le sdrucciole in quanto hanno o possono avere l’accento sulla penultima,
Ma se fossero simili a’ moderni chi può asserirlo od indovinarlo? Per quanto si voglia fare uso dell’imperio della tradizione
un solo, non può né pure avere che una sola sillaba lunga; e che per quanto dall’autorità degli antichi raccogliamo, avevano
parimenti, modulando il tuono delle parole secondo il loro senso, per quanto tali modulazioni sieno varie e moltiplici, non de
a. Noi possiam dire fondamentale il tuono del discorso, e questo, per quanto acconciamente si diversifichi da quello de’ perio
ella musica. Impresa forse impossibile, e finora ridicola; imperocché quanto si è detto e tentato non mira ad altro che a dist
nno pur sempre discordato i retori ed i grammatici, noi, riepilogando quanto abbiamo osservato, possiamo conchiudere che l’acc
a loro origine e pel loro uso. [3.3] 1.º I primi sono indicativi, in quanto accennano semplicemente gli oggetti esterni, sian
mincia a conoscere. [3.4] 2.º I secondi possono dirsi eccitatori, in quanto sono indirizzati principalmente a risvegliare ed
elli rassomiglianti; ed essi riescono più o meno belli e significanti quanto maggiore o minore la loro relazione di similitudi
mente, io non posso dispensarmi dal dire alcuna cosa della metrica in quanto a quella particolarmente appartiene. Capitolo
Riconosciuta la differenza tra la lingua metrica e la prosastica, per quanto sia questa sonora ed armoniosa, il ritmo dell’una
i al genere di declamazione, e cui sono destinati, il declamatore per quanto si studi e mostri di parlare come estemporaneamen
gli affetti che producevano. E tanto più comparisce un tal magistero, quanto più si cerca bentosto di esprimere, con la dolcez
’imitazione e lo sforzo; e ciò potrà fare con tanta maggior facilità, quanto più si studierà di servire, pronunciando, al sens
tuono della pronunciazione che a loro conviene. E questa risulterà da quanto saremo per dire intorno all’espressione della pas
altrettanti gridi più o meno veementi, e per l’ordinario imitativi di quanto più fortemente sentivano e immaginavano. Per cota
itenne sempre il primo suono della passione che l’aveva creata, e per quanto siasi in progresso modificata e trasformata in pa
può ancora determinare la voce, che a quelle risponde. E questo è pur quanto hanno finora trattato gli antichi ed i moderni. Q
ea più che gli altri diffusamente parlato; ed egli non ne dice più di quanto ne avea detto più brevemente Cicerone avanti di l
ritmo della voce corrispondente all’indole ed al moto della passione quanto il Buffon: “Certe mozioni mentali, egli dice, aff
scorso”. [5.7] E qui pur deesi notare che lo stesso ragionatore per quanto si supponga tranquillo, non può non ricevere e co
meno espressivi e parlanti. Niuno ha meglio espresso questa efficacia quanto l’autore di quell’epigramma riferitoci dal commen
per imitarle. Sulzer proponeva questa classificazione, e sperava che quanto si è fatto nella Botanica si potesse ancor fare n
l’espressione riuscirà tanto più vera, più viva, e più significante, quanto è più evidente e diretta la relazione tra l’idea
tal uopo s’impiegano, diventano tanto più espressivi e significanti, quanto più sono necessari ed efficaci a conseguirlo. La
gione sta tutta la teorica e l’arte della pronunciazione patetica, in quanto abbiamo osservato la pronunciazione tutta si rest
grado, per bene ordinare e adoperare la prima, io dell’una mi gioverò quanto basti a bene esporre e commentar l’altra, special
e si affisano, senza pur riconoscere gli oggetti d’intorno; e la mano quanto incontra afferra e stringe violentemente, il viso
, che non è abbastanza esercitata e sicura. Descartes aveva osservato quanto il moto del pianto è vicino a quello del riso, e
gran mondo, bisogna osservare i fanciulli, i selvaggi, i popoli, ch’è quanto dire le persone semplici e incolte, che sono i mo
opere del Canova, che hanno tutto dell’antico, fuorché l’età. [8.13] Quanto più tale statue vagheggi e contempli, credi che s
ogliere e meditare tali osservazioni, che sono tanto più interessanti quanto più sono rare e straordinarie. Il sig. di Marmont
immaginare e supporre quelli che realmente vi mancano. Oltre che per quanto perfetta riesca la loro espressione, essa è sempr
istinguiamo alcuni individui come più o meno perfetti degli altri, in quanto più o meno ubbidiscono a tali leggi, e conseguisc
le parti, efficacia dei segni, importanza del significato. [9.5] Per quanto una persona sia ben formata e bella in tutte le s
conspiranti allo stesso significato, e tanto ci apparisce più bella, quanto tutti e ciascuno impiegano tutte le loro facoltà
facilità della nostra intelligenza, che accrescono il nostro diletto, quanto più chiaramente ed agevolmente ci si presenta l’o
l colore, l’indole e l’importanza, e tanto più c’interessa e diletta, quanto più c’interessa l’obbietto invisibile che ci pres
one; e perciò esclude ogni difformità ed ogni eccesso o difetto; ch’è quanto dire, ch’ella debb’essere tale e tanta, quale e q
e in accrescerne e disvilupparne le forze ordinarie tanto nel fisico, quanto nel morale, allora ne diventan gli effetti più ri
a specie di perfezione immaginata e artificiale tanto più ci diletta, quanto che rappresentando il vero sotto la forma del ver
rmine più o men diffinito non dee allontanarsi dal tipo reale, se non quanto il comporti il possibile ed il probabile, che più
ing, quelle i corpi nello spazio, e questa le azioni nel tempo. E per quanto sia la forza maggiore della poesia essa non giung
iare alcuna parte della poesia, da loro più o men maneggevoli. Ma per quanto l’una e l’altra procurino di lusingare nell’uno o
l verisimile e l’ideale pel vero e reale, ed anche le altre arti, per quanto procurino di avvicinarvisi, non possono giunger p
no giunger pur mai; perocché essa presenta l’obbietto imitato quale e quanto è; mentre le altre appena ne accennano alcuna par
ne sarebbe allora in contrasto con l’oggetto e con se medesima, che è quanto dire, assurda e ridicola. E qui non intendo solo
ita ornati, ut non nati secl ab aliquo eleo facti esse videantur. Or quanto più dee ciò dirsi degli attori? [11.3] Spesso co
bbero sempre mancato di ciò che nelle sue desiderava Pigmalione, ch’è quanto dire, sarebbero sempre macchine inanimate ed auto
enza del tipo, il cuore lo dimostra siffattamente, che tutto, quale e quanto è, dagli organi esterni si esprime. Io chiamo que
fetto che esse producono, e così per appassionarsi ed interessarsi su quanto essi vivamente e caldamente ci espongono, per abi
rriva a sentire e sviluppare questo genio, non ha più bisogno di arte quanto nel momento che n’è dominato. Imperocché in ogni
n l’incivilimento delle nazioni, che perdono di grandezza e di forza, quanto più acquistano di eleganza e di incivilimento, e
ch’essa debbe più o men conservare la sua original dignità, e che per quanto i costumi, le passioni o i caratteri sieno lontan
che altra cosa la poetica di Aristotele, ben intesa, prova abbastanza quanto io qui non posso che semplicemente accennare. [1
re agli spettatori quando Ettore sopravvenisse, non essendo quegli da quanto appariva, che il fanciullo Astianatte. E per lo c
i potrebbe darci la storia dei moderni teatri, e che tutti ci provano quanto sia necessario all’attore tragico l’aver la figur
unt quae nostra theatra? Garganum mugire putes nemus. [13.3] Ma per quanto si ponessero vasti i teatri, e tumultuanti gli as
le, come colui che ad ogni istante ne dubitasse. La natura umana, per quanto si sollevi all’eroica, non cessa mai di essere um
tura del dramma, e fa dire ad Amleto così: Niuna cosa mi offende più quanto il sentire un autore inparrucca, il quale co’ suo
egno della persona, che il tuono ed il gesto della espressione. E per quanto questo scorra pe’ suoi gradi e per le sue specie,
la massima differenza dei caratteri e delle parti, niuno attore, per quanto si supponga abile nell’arte sua, dovrebbe indisti
nere; altronde le abitudini e le arti si sviluppano e si perfezionano quanto più sono limitate e circoscritte. E poi certi mir
tutto l’effetto possibile dalla parte dello spettatore. Perocché per quanto l’uno si trasporti e trasformi di abito, di conte
trazione, o per contrasto. E tanto più si correrebbe questo pericolo, quanto maggiore sarebbe la distanza dall’una all’altra s
di turbarne e distruggerne l’illusione. Lo stesso Garrick ha provato quanto io dico, non ottenendo tutto l’effetto convenient
lta. Prima ciascuna non dee perdere di vista il genere tragico, e per quanto questo si modifichi e si digradi, dee pur serbare
vevano essere dal teatro stranamente sbanditi. Lo stesso Alfieri, per quanto si fosse lusingato di osservar questa legge, si v
sto correggere le imperfezioni ordinarie dei confidenti, e tanto più, quanto che non sono mancati né mancano attori, i quali,
l’immaginazione e la penna dell’uno, che sotto quella d’un altro, in quanto l’uno più che l’altro ha saputo sviluppare e lume
attere e la passione predominante; perocché tanto più questa risalta, quanto è maggiore la reazione e il contrasto che dee sup
annunziano l’amore, l’odio, l’ira, il terrore ecc., ma non sempre il quanto ed il come. Il solo tipo del carattere individual
perocché siccome le ottave sono equisone, tanto nell’organo musicale, quanto nel vocale, può ben conservarsi nella voce lo ste
he veramente domina nel periodo. E ciò riuscirebbe tanto più assurdo, quanto che certe parole si prendono in senso negativo o
gi in un momento che sembrano meno disposti ad ubbidire? [16.18] Per quanto si voglia rapido un tal passaggio, e la passione
conseguenza di distruggere una preesistente combinazione diversa, per quanto si supponga operosa e celere, e quasi che improvv
dissonante, irregolare e quasi impossibile ad eseguirsi. Perocché per quanto la persona sia indifferente od inetta, allorché d
variar delle scene e delle persone. Ma diventano tanto più difficili quanto più sono vere e belle ed interessanti, eseguendol
si trattenga con Clitennestra e con Elettra, o con Agamennone. Ma di quanto più cresce la difficoltà e l’interesse, ove quest
di contegno e di tuono, ancorché sono minute e vicinissime. Si sa con quanto artificio e verità esprimesse un celebre attore l
llo dell’altro, o questo ripete esattamente il tuono di quello, che è quanto dire, se l’uno con l’altro non si modifica e comb
ono fra chi termini e chi ricominci; ma bensì che l’uno all’altro per quanto varii la sentenza, corrisponda e rincalzi. Questo
onvenienti al suo stato, e spesso tanto più risentiti e significanti, quanto meno può con l’organo della voce apertamente spie
e, e i figliuoli di G. Bruto al padre, e Cinna ad Augusto ecc., che e quanto non possono e debbono esprimer tacendo? Spesso l’
e ripigli il suo discorso, ha già fatto intravedere nel suo movimento quanto si dispone a fare od a dire. E ciò massimamente i
to i fenomeni della meraviglia e del terrore; ma di tutte le passioni quanto sono montate ad un certo eccesso può dirsi: Inge
empre, quando essi tacciono, mostrarsi più o meno scossi e turbati da quanto o ascoltano, o vedono. [18.14] Quali ch’ei sieno,
nto all’altro; e tali passaggi sono tanto più difficili e pericolosi, quanto è minore l’intervallo e la relazione che li separ
na. [20.1] Tutto ciò che riguarda la decorazione tanto dell’attore quanto della scena dee anche esso considerarsi come part
usione unicamente consiste. E l’attore sarebbe tanto più riprovevole, quanto è più facile l’adempì mento di questa parte, e so
rte, questa medesima illusione esige talvolta che non tutta si mostri quanto è, se troppo si trovasse in contraddizione con gl
ell’espressione e dell’arte. Dunque dee mostrarsi della stessa verità quanto basti a farla riconoscere e vagheggiare, ed a pro
ppi che ci presentassero siffattamente armonizzate le loro figure? Di quanto non si accrescerebbe l’espressione degli attori,
zione riuscirebbe tanto più fatale alla verosimiglianza ed illusione, quanto più fosse sensibile e facile ad evitarsi. E perci
l’attore la forma, la capacità del teatro. Noi abbiamo altrove notato quanto nuoce alla verità ed al progresso dell’espression
. Ma di tale sconcio son pur cagione gli attori medesimi, i quali per quanto sia il dramma eccellente, non potendo interessar
tali ricerche e congetture, noi ci contentiamo di osservare, che per quanto gli elementi della pronunciazione ordinaria sieno
mente o perpendicolarmente tanto al finire o cominciare delle parole, quanto al di sopra o di sotto, assegnando a ciascuno il
be determinarsi secondo l’esercizio e l’abilità degli attori. Ora per quanto questi si suppongono abili ed esercitati, una o d
non tam artis indigent quam laboris. E se ciò dell’oratore avvertiva, quanto più dell’attore si debbe esigere? Improbo fu lo s
compiacersene nel suo segreto, avanti che agli altri l’esponga; e per quanto l’amor proprio lo insidi, è desso il primo giudic
eso e conveniente per la parte più difficile dell’espressione. [23.8] Quanto abbiamo osservato dei tuoni, delle modulazioni e
uelle persone, di quelle genti e di quei tempi che debbe imitare. Per quanto sieno questi accennati o tratteggiati dal poeta,
odo come se attualmente la declamassero, tanto se la leggono a bassa, quanto che ad alta voce. [23.20] Se non si usasse questa
tro in altre particolarità, che si possono raccogliere agevolmente da quanto abbiamo discorso di sopra. Capitolo XXIV. A
presenta » 232. » 15. penuta rifugge pentita rifugge » 233. » 25. quanto sono quando sono » 247. » 32. Riconosciato rico
del Settecento, Bologna, Il Mulino, 1995. [commento_Intro.2] Si veda quanto affermato da Aristotele nella Poetica: «L’imitare
Sull’origine liturgica delle prime rappresentazioni teatrali, si veda quanto affermato da Pietro Napoli Signorelli: «Troviamo
ento delle origini e sviluppi della pantomima nell’antichità, si veda quanto scritto da Luciano nel dialogo De saltatione, nel
. (ivi, vol. I, p. 138) [commento_Intro.9] Su Nerone attore, si veda quanto affermato da Napoli Signorelli: «Nerone stesso, s
a de’ teatri antichi e moderni, cit., vol. II, 1787, p. 235-236). Per quanto riguarda Ila e Pilade, i due istrioni che diletta
tor Lombardo, Co’ tipi di Luigi Nervetti e C., MDCCCXXIX, p. 11). Per quanto concerne la storia dell’evoluzione della commedia
ativo naturale, distante dall’enfasi declamatoria del tempo. Si legga quanto affermato da Marmontel: «Baron parlait en déclama
e per la cura che metteva nella scelta degli abiti di scena. Si legga quanto affermato da Luigi Rasi: «Nel Padre di famiglia d
’imitazione di una natura non realisticamente intesa, ma sublimata di quanto potrebbe ledere alla convenientia. Sulla produzio
chez la veuve Duchesne, MDCCLXXV, p. 45). A questo proposito, si veda quanto affermato da Sabine Chaouche: «Une perception du
elemento passionale a partire dai fenomeni nei quali si manifesta, in quanto il suo scopo è tratteggiarne «la natura fisica» (
precisa la distanza che intercorre tra attore e oratore, in linea con quanto avevano già fatto i suoi predecessori, a partire
oise, Paris, chez Perlet, 1803, pp. 257-258). [commento_2.7] Si veda quanto scritto da Marmontel: «C’est l’accent qui donne d
d’Olivet, cit., p. 24). [commento_2.10] A questo proposito si legga quanto scritto da Trissino: «[…] sì come i Latini, ed i
gli oratori dell’antichità. Era Quintiliano infatti a affermare: «Per quanto riguarda le mani, poi, senza le quali l’azione or
’inadeguatezza della Dactylologie, ossia dell’alfabeto a due mani, in quanto questi segni non sono che lettere, incapaci di co
ione sensibile del contegno, della disposizione che l’anima assume in quanto compenetrata dal pensiero di un determinato ogget
, Milano, BUR, 2012, canto XXIV, 19, p. 798. [commento_3.17] Si veda quanto affermato da Engel: «Stando al Talmud, invece, la
erso l’enfasi declamatoria dell’alessandrino. Sull’argomento si legga quanto osservato da Georges Lote, «Quelles que soient en
sulla necessità da parte degli interpreti di comprendere il senso di quanto stessero recitando e adattarvi la propria declama
’Alfieri costituisce per Salfi il modello privilegiato di riferimento quanto alla versificazione. Questi aveva infatti intuito
che viene visto come riflesso diretto della passione, al contrario di quanto avverrà in epoche più recenti, che vedranno l’asc
muscoli e mette continuamente in contraddizione ciò che si sente con quanto si vede» (Hippolyte Clairon, Memorie e riflession
ere il culmine dell’espressività nei movimenti delle sopracciglia, in quanto costituiscono la parte più vicina alla ghiandola
es loquentem adiuvant, hae, prope est ut dicam, ipsae locuntur» («Per quanto riguarda le mani, poi, senza le quali l’azione or
riportata anche in Engel, nel quale suscitava il medesimo dissenso: « Quanto poi al paragone così dissimilmente simile su cui
ivi, che si ripercuote nel binomio imitazione / cooperazione. Si veda quanto affermato da Engel: «Distinguo pertanto due speci
ni diverse, dislocate in organi differenti. [commento_6.15] Si legga quanto affermato da Engel: «Se poi considera la gelosia
, uccide: queste sono tutte espressioni proprie della gelosia, eppure quanto sono infinitamente discordanti e multiformi! Quan
a gelosia, eppure quanto sono infinitamente discordanti e multiformi! Quanto poco simili a se stesse ad ogni istante!» (Johann
ulla mimica, cit., pp. 436-437.) Sulla figura di Otello si veda anche quanto scritto da Home: «He is resolved to put her to de
ione dell’oratore, cit., vol. III, Libro XI, 3, 90, p. 1895). Si veda quanto affermato da Engel: «Dunque ciò che Quintiliano v
lettre, in Id., Le passioni dell’anima, cit., p. 110). Si veda anche quanto scritto nelle Lettere stelliniane: «Mi guardi il
ssibile noverarli tutti, non che ridurli a certe classi, varii tanto, quanto sono varii gli oggetti che li destano, la costitu
e per il fuori, ora l’immobilità è data da un interesse troppo forte, quanto improvviso, per un oggetto o un individuo. Descar
mica, cit., p. 418). [commento_7.18] A questo proposito si rimanda a quanto scritto nelle Lettere stelliniane: «Questa pienez
ia di tipo distale (Keir Elam, Semiotica del teatro, cit., p. 78), in quanto tutti gli organi del corpo, in un atteggiamento d
UTET, 1997, III, vv. 152-158, pp. 208-209). [commento_7.27] Si veda quanto affermato da Le Brun a proposito dell’orrore: «[…
e umane che si facciano o dicano più che alcuna altra, e ciò è fuggir quanto più si po, e come un asperissimo e pericoloso sco
entativa, cit., cap. I, vv. 109-126, p. 56). [commento_10.2] Si veda quanto scritto a proposito del genio da Batteux: «Sa fon
lle altre due arti sopraelencate, rappresenti una fase successiva, in quanto all’assenza sostituisce la presenza tramite l’esp
ative, tutte le arti operanti nello spazio; dal secondo la poesia, in quanto essa si rivolge non solo ai sensi, bensì alla fan
dacia sfrontata di un Bernini […] ma essa non deve indugiarvi troppo, quanto piuttosto prepararle a poco a poco attraverso i m
a. Al contrario, Lessing scardinava questa unione, sottolineando come quanto era concesso rappresentare all’una, non lo era al
e riportata in nota dalla traduttrice: «Ahimè, malgrado le mie cure e quanto avevano di doni naturali, non ho mai potuto farne
 161): non è tanto necessario calarsi nelle emozioni del personaggio, quanto attingere a emozioni già sperimentate e adattarle
cena abbiano la grandezza che era propria di quelle antiche. Si legga quanto scritto nella prefazione alla Virginia bresciana:
one di queste contaminazioni tra tragico e comico in Italia, si legga quanto scritto da Salfi nel Saggio storico-critico della
flessioni volte non tanto a perfezionare la resa scenica del singolo, quanto l’orchestrazione armonica del dramma nel suo comp
al contrario la qualità più apprezzata era la versatilità nel comico quanto nel tragico, risultò in molti casi disorientante:
debba riuscire più caldo, meno stucchevole, e altrettanto probabile, quanto una lunga scena tra quel personaggio importante e
ono forme differenti a seconda del carattere del personaggio, si veda quanto affermato da Riccoboni: «les mêmes passions ne re
adence de la Comédie Latine, cit., pp. 303-304). [commento_15.4] Per quanto riguarda la figura di Nerone, la tragedia di Raci
te dell’orgoglio e dell’umiltà, di convivere nello stesso momento, in quanto entrambe hanno per oggetto l’Io: una lo sublima,
tonito. E quell’altro attore famoso: Che aiuto potrò chiedere? recita quanto più dolcemente e placidamente possibile, senza al
ques Garnier, 2013, III, 5, p. 1047. A questo proposito si veda anche quanto affermato nel paragrafo Il Tempo da François Ricc
mmento_19.9] A proposito di Salfi traduttore di Shakespeare, si legga quanto scritto da Renzi sulla fuga del cosentino da Napo
er Jacopo Martello, cit., p. 172. A proposito della Clairon, si legga quanto l’attrice scrive nelle sue Memorie: «Desidero, in
ancora dominato dal suggeritore, figura professionale che si era resa quanto mai necessaria con la fine del sistema della comi
hraïm Lessing, Drammaturgia d’Amburgo, cit., p. XXII). Si legga anche quanto scritto da Noverre a proposito di Garrick: «Garri
ture, troisième partie, cit., pp. 174-175). [commento_21.9] Si legga quanto scrive Larive a proposito della novità del suo me
azione, ma ad un’effimera presa sullo spettatore. Si legga ad esempio quanto scritto nel Saggio di fenomeni antropologici rela
eva pronunciare da uno dei commensali nei confronti di un’attrice, in quanto questi invalidava il suo giudizio contaminando il
no chiamate a svolgere, finiti i fuochi della rivoluzione era apparsa quanto più impellente la necessità di creare un settore
to d’idioma in Italia, è certo che le cose teatrali sono scritte, per quanto sa l’autore, sempre in lingua toscana; onde vogli
erza, 1991, pp. 136-137. [commento_23.5] A questo proposito si legga quanto scritto da Talma: «Ce n’est que lorsque notre cél
ferimento alla danza era fondamentale per François Riccoboni. Si veda quanto scritto ne L’arte del teatro: «Se si facesse atte
alentin Riccoboni, L’arte del teatro, cit., p. 173). Si legga inoltre quanto affermato dalla Clairon: «Per camminare armoniosa
llelo instaurato tra musica e declamazione da Engel. Si legga inoltre quanto scritto da M.lle Clairon: «Senza pretendere di ap
di Edipo, introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria di
28 (1715) Della tragedia antica e moderna
contro con la Roma di Gravina e Crescimbeni, in un contesto culturale quanto mai teso che sfocerà nello scisma del 1711, proie
ri, e del pubblico. Entrambi non mancarono di giungere benevoli — per quanto filtrati da resoconti di parte — nell’estate del
un Prologo storico-teorico (esplicitamente citato nell’Impostore)11, quanto agli sterili osservanti aristotelici. Una prima t
nuova che vi sia chi scriva contro le vostre tragedie, le quali, per quanto sieno censurate, si difendono assai da se stesse.
osta alle letture del corrente classicismo, dovette essere forte, per quanto smontata dall’intelligenza martelliana in una ser
l’ala crescimbeniana dell’Accademia (cui resterà formalmente fedele), quanto i Quirini, facendosi latore di una loro richiesta
ttata tanto dal Calepio del Paragone della poesia tragica d’Italia 49 quanto dal Bianchi del Dei vizi e dei difetti del modern
fa vivere un secolo, e già è per me voto il vetro preservatore e, per quanto io abbia poi faticato coll’arte a riempierlo, la
o alla vita che va a finir pochi lustri dopo la tua. [1.25ED] Ed ecco quanto io posso addurti per render più verisimile quello
ederebbono al nostro ragionamento, né ti credo lontano dal concedermi quanto in simil materia per avventura adducessi. [1.56ED
a con cui si debbono leggere ed osservare le antiche tragedie ed ecco quanto io posso dire di quelli che leggono i tragici gre
sso di noi perfettissime; e da’ nostri artefici i vostri han ritratto quanto è di buono nelle opere loro senza giammai arrivar
de’ secoli è in colpa. — [1.76ED] — Ma — ripigliai io — ti si conceda quanto tu dici sopra il valore de’ tuoi scultori, de’ tu
tuoi scultori, de’ tuoi dipintori e de’ tuoi architetti. [1.77ED] Io, quanto alla pittura, so che avrei molto che dire; e so c
ovani derisori che, oh lor fortunati se tanto di moderazione avessero quanto hanno d’ingegno! — [1.94ED] — E qual fu questa co
[1.105ED] Se pronunciassi contro di te, parrebbe fatto in vendetta di quanto hai contra me scritto nella Poetica. [1.106ED] Io
, e così il maggior numero strascinerà seco il migliore. [1.112ED] Ma quanto alle azioni sceniche, la maggior parte e la più d
caratteri, e tanto vede addentro la condotta del fatto rappresentato quanto vi vedrebbero i veri personaggi che in scena sono
o che metta in curiosità l’auditore di ciò che avverrà, in guisa che, quanto dee poi avvenire, riesca nuovo ed inaspettato. [1
al leggerle in una stanza ove non appariscono che per metà. [1.120ED] Quanto poi alla decisione pronunziata da quel congresso,
più azioni si rappresentassero in scena, il senso, che tanto è minore quanto è intento a più cose, divagherebbe o con poca o s
ragedia di questo esterno aiuto della scena per essere rappresentata, quanto più se le moltiplica questo bisogno, tanto più si
tutto potessesi agevolmente rappresentare; dovendosi confessare, che quanto più la tragedia ha bisogno d’esterni aiuti, per e
Esopo; ma questo passar il lione la natura del bruto animale si rende quanto mostruoso altrettanto incredibile, e pure in line
e rappresentata da tragico che si figuri seguita in un solo luogo, ma quanto di essa si vede in scena e quanto di essa non si
figuri seguita in un solo luogo, ma quanto di essa si vede in scena e quanto di essa non si vede e che compie con le sue parti
ella scena. [2.55ED] Tu mi dici che tanto meno la tragedia è perfetta quanto più d’aiuti esterni abbisogna. [2.56ED] Ed io ti
sseguentemente, ragionando del tenero figlio, conferma lo stesso: Ma quanto prima prendi questo fanciullo, e conducilo fuori;
urato arsenale ove e negli edifici architettati secondo il bisogno di quanto può ridurre a stato di correre armati il mare ses
lungo specchio di quel pacifico molo; e tanto maggiormente mi piacque quanto , vedendovi per entro cullarsi la bella galea su c
ni. [3.17ED] In tanto piace il ragionamento rappresentato in scena in quanto imita il vero parlare de’ gran personaggi ne’ gra
ro in questi ragionamenti rappresentato, l’uditore può sospettare che quanto uomo esprime anche ad un suo confidente non l’esp
ran macchine qualche volta accade) seco stesso altercando mette fuori quanto ha nel cuore non credendo che altri l’ascolti, gr
, grandissimo diletto ne concepiamo e non si può a bastanza esprimere quanto validamente un parlare di questa sorta ci muova a
cino; ma perché in altra guisa non si potrebbe per noi uditori sapere quanto o dice o pensa in disparte colui, di buona voglia
se mal non giudico o qualche genio che ho per te non mi accieca, per quanto ho letto le tue tragedie, non hai da pentirti né
dra del tuo Racine, e mettendo una Fedra dirimpetto all’altra, vedrai quanto più sincera e lascivamente la nostra, quanto più
mpetto all’altra, vedrai quanto più sincera e lascivamente la nostra, quanto più scaltra e con pretesti apparentemente onesti
a generazion di notizie tanto è più nobile e tanto è più profittevole quanto è reciproca. [3.58ED] L’uomo corporalmente genera
ma era macchia ora diventa ornamento. [3.62ED] Questa maniera d’amare quanto era incognita ai Greci tanto è conosciuta e famig
po vivamente spiccare questa passione amorosa. [3.64ED] Tanto l’amore quanto lo sdegno son fuoco: questi due fuochi però son d
resistenza non tanto si dee rifondere nella virtù del giovane casto, quanto nella preoccupazione del genio innocente e amoros
alinconia: questo è il vero senso del testo, ma io senza dipendere da quanto ho scritto, posso ora interpretare quella espress
ntorniato da’ popoli suoi e non suoi, d’ogni condizion, d’ogni sesso, quanto più famigliare, tanto più re; ed i suoi Franzesi,
ivere il rimanente de’ giorni suoi spensierato. — [3.117ED] — Approvo quanto tu dici in questa parte — io risposi — e tanto ma
dici in questa parte — io risposi — e tanto maggiormente io l’approvo quanto che son bolognese. Io vanto un monarca che nel ma
rché tanto più spiccano la virtù e il vizio, il premio e la punizione quanto più in personaggi illustri e reali si veggono, eg
un sol letto nel mare. [4.3ED] In sì ameno luogo mi diedi a scrivere quanto mi era rimasto nella memoria de’ discorsi avuti c
simo a questa tragedia, giacché il concerto delle viole ci fa sperare quanto prima in scena gli attori. — [4.25ED] Così avendo
parenza di maggior gravità e d’onorevolezza al mio verso; e perché so quanto vaglia appresso di noi il seguir più tosto l’esem
prometto, Aristotile, di affatto disdirmi in tutti i miei scritti di quanto ho temerariamente asserito contro alle tue senten
ni dell’uditore in quella dell’attore; imperocché non si può esprimer quanto possa l’armonia variamente usata o a commuovere o
— che vi vogliono delle comparazioni per dar ad intendere tanto a me, quanto agli altri Italiani che molto schiamazzo abbiano
artello mio) da lusingarsi che si possa condur l’impostura tant’oltre quanto per avventura tu lo vorresti. [4.112ED] Ma tutti
4.120ED] Questa meditazione ti arriverà forse nuova, ma mi glorio che quanto più vi rifletterai, tanto più la ritroverai vera,
Fabio Carselini, ne’ quali due libri vedrai chiaramente la verità di quanto ti espongo. [4.148ED] Di questa natura per lo più
ittori che abbondi più che mai per tutte le materie e tanto in prosa, quanto in versi risplenda, allora come ascesa al colmo d
avuti non sia per aver quella lingua che tuttavia vive e fiorisce; e quanto a me, non so se bilanciandosi il decimosesto seco
ma sono i vocaboli, la seconda si è l’uso loro. [4.172ED] Certo è che quanto ai vocaboli una lingua viva sempre dee crescere e
ice giunta allo stato di perfezione, quando abbonda tanto nella prosa quanto nel verso di valenti scrittori, per cui prenda a
urono nel secolo del Trecento. Dunque gli scrittori tanto nella prosa quanto nel verso che vissero nel secolo del Trecento, di
’è concesso, ogni regola si dee prender in avvenire tanto nella prosa quanto nel verso dagli scrittori che fecero lo stato di
ice giunta allo stato di perfezione quando abbonda tanto nella prosa, quanto nel verso di valenti scrittori, per cui prenda in
ualche originale che lo somiglia; ma io non lo somiglierò forse tanto quanto per avventura tu speri. [4.183ED] Primieramente,
.197ED] — So chi rassomigliare al modello; puo essere, se io scriverò quanto fra noi si è discorso, che taluno vedendosi nelle
della musica di spaziarvisi a suo talento e di sfogar la sua idea che quanto meno è storpiata dall’angustia de’ sentimenti tan
iù forti, più vegeti a tutte le operazioni umane, e così tanto fisica quanto moralmente è utile alla repubblica non meno della
a franzese. [5.52ED] Ma questo è certo che tanto le orecchie tedesche quanto le Inglesi preferiscono l’italiana, e queste nazi
a insensibilmente più ore, se più ne dura, con diletto tanto maggiore quanto che i sonatori fanno co’ vari loro strumenti sinf
anti. [5.60ED] E perché tanto più alletta quell’augelletto che canta, quanto è più leggiadro nella sua corporal dispostezza, e
degl’impresari o siano appaltatori dell’opere in musica. [5.76ED] Ma quanto a’ versi, che farem noi sicché non riescan discar
ati alle note! [5.80ED] E pur, in leggendoli sul libriccino stampato, quanto insipidi e fievoli dipoi li conobbi! [5.81ED] Ma
ta sull’osservazione e sulla sperienza che sulla ragione, e mescolerò quanto posso per appagarti le incumbenze del corago, del
e ad abil pittore una dicevole mutazione di scene; se il vestiario è, quanto almen basta, ben conservato e pomposo, ancorché n
.112ED] Nel secondo atto tu dei pensare al viluppo tanto delle azioni quanto delle passioni. [5.113ED] I leggeri equivoci, i c
uopo del riconoscerlo vengono in scena o son raccontati. [5.123ED] Ma quanto alle peripezie per te si può far piuttosto veder
nza mi va consolando, ma sanarmi bastante non è. [5.172] Ma quanti e quanto poi i vostri verseggiatori se ne sono ideati di m
giungono leggiadria. [5.184ED] Mettiti ancora in capo che nelle arie, quanto più le proposizioni son generali, tanto più piacc
in conseguenza può contenersi dentro una minor lunghezza di tempo; e quanto a me, credo che Omero avrebbe poco più penato a m
rretto dintorno e negli atteggiamenti sicuri e commossi della figura, quanto ne’ sottili andamenti de’ capelli, delle barbe e
ità legando li astrae e li rende per poche ore immuni dalle sventure, quanto sarà mai più pregevole un’arte che senza sospende
limitazione di luogo. [6.21ED] Tu mi troverai pronto a sodisfarti su quanto ti verrà talento di chiedermi; e poiché ti sei tr
e due nazioni, almeno per ora, ma solamente dirò con eguale sincerità quanto mi piace e quanto mi spiace in questi istrioni, s
eno per ora, ma solamente dirò con eguale sincerità quanto mi piace e quanto mi spiace in questi istrioni, se pur v’ha cosa ch
ate nelle vostr’opere, dico che non si cantava, perché tu ben conosci quanto è ridevole che un personaggio agitato dalla passi
tisco gli autori italiani se si sono assuefatti alla moda, mentre per quanto essi abbiano faticato ne’ cori che si leggono o n
tutto.» [6.51ED] Ma per tornare nel nostro cammino, tu omai conosci quanto s’ingannin coloro che credono essersi per noi tut
o del lor recitare assai più moderato nelle declamazioni, e armonioso quanto bastava a non guastare il giro e posatura del met
cano la tragedia che la commedia, tanto nella lunghezza del ragionare quanto nella declamazione, e così per l’appunto hanno a
ppunto hanno a fare per conformarsi alla natura ed a’ Greci. [6.65ED] Quanto a me, credo che i discorsi lunghi sian del caratt
giusto titolo di vero riformatore de’ recitamenti italiani. [6.129ED] Quanto al vestiario (perdoni la Crusca questo ed altri t
sto quasi esclusivamente di endecasillabi sdruccioli; strutturale, in quanto appunto generale e non introduttivo a una tragedi
issima: nell’Ifigenia in Tauride di Euripide l’agnizione è doppia, in quanto comporta dapprima il riconoscimento di Ifigenia d
: Cicerone, Orator ad M. Brutum. [commento_2.41ED] una… Sofocle: in quanto tragedia perfetta. Ma questo giudizio sull’Edipo
le: altra teoria di origine platonica (espressa tanto nella Republica quanto nel Fedro, con il mito dell’auriga) che distingue
a Racine e Corneille la preferenza accordata al secondo è motivata in quanto più prossimo a un ethos eroico. [commento_3.79ED
e riunirebbe così gli aspetti positivi tanto della forma repubblicana quanto di quella monarchica. [commento_3.125ED] La trag
utto’. [commento_4.164ED] perché… bocca: perché ha tanto raziocinio quanto sono onorevoli coloro che si riempiono la bocca d
. [commento_4.199ED] lasciando… giureconsulto: costruzione retorica quanto mai esplicita nel concludere la sovrapposizione d
. sentimento: ‘significato’. [commento_5.140ED] escite: si ricordi quanto precisato a proposito di III.[10]. [commento_5.1
precisato a proposito di III.[10]. [commento_5.142ED] apostrofe: in quanto il personaggio si rivolge ad un altro già in scen
erenza per il melodramma, che razionalmente non può che condannare in quanto monstruum, ma che dal punto di vista sensoriale è
di H. S. Noce, Bari, Laterza, II, 1981, p. 800: «Il mondo letterato, quanto è stato ammiratore di così bella fatica, altretta
è riuscito con fortuna più grande dello sperato, ma del meritato (in quanto alla composizione) non mai abbastanza.» E cfr. il
anciosi, non senza l’averli convinti del non essere io tanto da nulla quanto per essoloro gran parte di noi Italiani è creduta
29 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO I. LIBRO I » pp. 12-33
, Spinto da vanità, non da virtute, Grazie l’uom versa e doni. In quanto al cibo Nel medesimo dì bianchi i brodetti In
25, lin. 20, dopo le parole, a ben condursi nel vero (1), si aggiunga quanto segue, che non si trova nell’edizion veneta. *.
n. 18, dopo le parole, rappresentato sulle. nostre scene, si aggiunga quanto segue. 1. Vedi il libro terzo capo 3 del tomo II
 130, lin. 5, dopo le parole, di contenerli e disarmarli, si aggiunga quanto segue. *. Al medesimo Capo VI, art. V, pag. 147,
ole, de’ costumi e delle ragioni, si tolga la nota (1), e si aggiunga quanto segue. 1. Si sono quì sostituite queste bevande
attro commedie, si tolgano i quattro versi che seguono, e si aggiunga quanto segue. *. Al Capo X, pag. 301, lin. 22, dopo le
la, si cancelli dalla lin. 22 alla 4 della pag. 302, e si sostituisea quanto segue. 1. Bibl. Hist. lib. 16. Ne favella anche
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
di Secchi e Vittoria Amorevoli è la firma : « Io Oratio landi Afermo quanto in ciò si contiene, » che fu omessa per errore.
31 (1772) Dell’opera in musica 1772
n grato stupore Planelli registra la consonanza tra le proprie idee e quanto , a sua insaputa, pochi anni prima (nel 1767) era
que lecito d’autorizzare colle proprie parole di questo dotto maestro quanto abbiamo fin qui esposto della musica teatrale, e
tto e riguarda innanzi tutto la musica. La sinfonia d’apertura? « Per quanto diversi tra loro sieno i drammi, che voi prendete
ena del dramma» e, talvolta, anche con l’esito del dramma stesso, per quanto sia difficile suggerire una complessa peripezia i
ll’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza delle leggi di questa
ini e del Peri: essa andava incontro al secolo diciassettesimo, epoca quanto fortunata per le scienze, altrettanto infelice pe
e passioni, Planelli specula, non senza qualche filosofico dubbio, su quanto le nostre fibre siano destinate a risuonare come
ero interpretare il patetico musicale in maniera molto più sottile di quanto non facessero i moderni: «Se si dimandava a un gr
a antica). Si tratta evidentemente di precetti rivolti al cantante in quanto attore; ciò che può sorprenderci oggi è l’additat
ll’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza delle leggi di questa
rattato che a risvegliare i sovrani ingegni d’Italia e a indicar loro quanto degno di loro attenzione sarebbe questo suggetto
ero nate anche prima di sua fondazione. Il che tanto è più probabile, quanto che tra coloro, che dell’istituto di tal confrate
ini e del Peri: essa andava incontro al secolo diciassettesimo, epoca quanto fortunata per le scienze, altrettanto infelice pe
Casa con eleganza e da filosofo scrisse: «vuol essere la bellezza uno quanto si può il più, e la bruttezza per lo contrario è
a propagare in altrui la propria passione. Dal che si può comprendere quanto importante sia la cognizione di queste facultà, e
col quale noi conosciamo senza fatica se sieno tra loro eguali, o di quanto l’una sia maggiore dell’altra. Se per esemplo, fi
gione tra loro, e però si diranno essere in simmetria. [Sez.I.3.4.2] Quanto adunque più evidente farà a’ nostri sensi la ragi
ensi il paragone di tali grandezze. Non distinguerà un giardiniere di quanto il suo pino sia più alto d’un basto arbusto, come
solo aiuto, e senza adoperare altro artifizio, non potrà decidere di quanto un di que’ dadi sia più breve del suo bastone. Il
gine dell’estetico, sì naturale come artifiziale, è ora da dichiarare quanto è in noi l’essenza del piacere che da esso ne vie
edersene, anzi senza saper mai d’esser capace di farle. [Sez.I.3.5.4] Quanto adunque un’ idea è più feconda di ragioni, tanto
rei però che quindi deducesse taluno, che un’opera tanto più piacerà, quanto più in essa si moltiplicherà la simmetria; e che
e non già finti da quelle. Tanto più perfetto sarà il loro patetico, quanto più colla sua forza sarà capace d’ingerir questa
facultà ha sempre coll’illusione un medesimo grado. [Sez.I.3.6.2] Da quanto intorno alle belle arti abbiamo osservato, si fa
abe brevi e delle lunghe, come fu la greca e la romana. La poesia, in quanto è metrica, è spezie della musica metrica, che con
azioni non distingueva tanto la brevità e la lunghezza della sillabe, quanto i tuoni di esse, cioè l’acutezza e la gravità lor
resero a non badar tanto alla lunghezza o alla brevità delle sillabe, quanto alla loro gravità ed acutezza; onde nacque la poe
illabe, e di questa più dal tuono che dal tempo. [Sez.II.1.1.6] Or di quanto la musica d’un gravicembalo, d’un violino è più p
Ma non essendo questo luogo da ciò, noi non altro qui esamineremo che quanto singolarmente riguarda il melodramma, esponendo q
recalo a me. [Sez.II.1.2.3] Nel qual esempio non sola è dà osservare quanto ben convenga alle arie la sonorità di questa spez
n convenga alle arie la sonorità di questa spezie di verso, ma ancora quanto la sua celerità sia propria ad esprimere l’ansia,
i convien premettere, appartenenti al tuono delle sillabe (tanto però quanto basta al nostro istituto), poiché senza questa pr
e al bell’olmo si lega. [Sez.II.1.2.20] Giacché tanto «Quella vite», quanto «Lieta, e vaga» e «Perché in moglie», che costitu
la quarta sillaba e la settima, fa, che tanto la seconda e la terza, quanto la quinta e la sesta sieno brevi; e però quella c
dolore, E che, so non si muore Sia facile a soffrir. [Sez.II.1.2.31] Quanto poi a’ versi più brevi, questi sono da adoperare
nte di questa: mercecché lo spettatore tanto più ama il protagonista, quanto questi è più virtuoso. Perciò il protagonista del
gli uomini non s’interessano tanto per le persone di virtù eminenti, quanto per chi in mezzo alle sue virtù faccia comparire
sarci, e questo interesse, piuttosto che diminuire, tanto più cresce, quanto più quello è sublime; massimamente quando in esso
e sappia gustare anche ciò che non sa d’antico, parrà nobile e grave, quanto qual altro pezzo che si scelga di tragedia fatta
lasci sorprendere al Quadrio il quale asserisce46, che «nelle ariette quanto più le proposizioni sono generali, tanto più piac
i d’avere adoperato nella Merope una similitudine tratta da Virgilio: quanto più degni di tal censura son que’ poeti che quest
di tanti e sì diversi affetti, nel procinto d’abbandonar la patria e quanto ha di più caro al mondo, si perda in quegli ultim
ieratamente una lunga similitudine? Si dirà forse che essendosi detto quanto si potea di più patetico nel recitativo, nulla re
da’ Greci, niuno stromento de’ quali sorpassò mai le tre ottave, per quanto da quelle notizie si ritrae, che fino a noi perve
iguardavano la musica non tanto come destinata ad appagar l’orecchio, quanto a muovere e regolare le passioni ch’essi dirigean
sommo studio, non tanto in quella parte che la rende grata all’udito, quanto in quella che muove l’animo. Ed essi ne fecero un
irà la materia del capo seguente. Al che conduce ancora l’aver notato quanto il patetico della nostra musica sia tuttor lontan
ori, o zibaldoni, non tanto per adoperargli qualora gli fosser luogo, quanto perché di essi può valersi come di nozioni dirett
uzione d’una sonata o d’una cantata, non vi cacciassero, bene o male, quanto sanno. E siccome ognun d’essi ha il proprio stile
uesto paragrafo abbiamo osservato. Io non so ad altri che ne paia; ma quanto è a me, le cadenze son pure la più sazievol cosa
delineato lo stile della musica teatrale, non ci crederemmo d’avere, quanto è in noi, promossa la perfezione di questa, se no
uid rides? mutato nomine, de te Fabula narratur. [Sez.III.3.1.3] Per quanto diversi tra loro sieno i drammi, che voi prendete
fatta interruzione, e ch’egli da sé medesimo si potea ben’ accorgere quanto mal sonasse quello «Ah, giusti non fate» condanna
sonaggio pronunziasse così fil filo un soliloquio. [Sez.III.3.2.9] Ma quanto quel recitativo si affà al soliloquio, altrettant
nondimeno dar talvolta de’ rincontri, ne’ quali, tutto all’opposto di quanto si è detto, il recitativo obbligato convenga a un
que lecito d’autorizzare colle proprie parole di questo dotto maestro quanto abbiamo fin qui esposto della musica teatrale, e
zza; non ho giudicato pregievole la scoperta di qualche novità se non quanto sulle naturalmente somministrata dalla situazione
elle destinate al movimento dell’animo70. Ciò basta a far comprendere quanto sia questa necessaria all’opera in musica. Il poe
ione, ciò che dovea far l’argomento di sue lezioni73. [Sez.IV.1.0.5] Quanto poi fosse studiata dagli attori è chiaro non solo
ara, con altrettanti diversi gesti il medesimo sentimento esprimea75. Quanto a Demostene, s’egli tonava, se co’ fulmini di sua
ato di disputare la palma del canto agli usignoli, crede d’aver fatto quanto è il pregio dell’opera e di potere legittimamente
i spettatori si annoiano di quella melensaggine. Dal che si vede, che quanto meno interessanti sono gli attori, tanto più deve
lore della poesia e del canto. § II. Della voce [Sez.IV.2.2.1] Quanto alla modificazion della voce, è quest’arte più ne
alla bella pronunziazione: nulla essendo tanto naturale agli uomini, quanto il contraffare quelle maniere di parlare e di ges
ano delle mode correnti; e tanto maggior lode acquisterà l’inventore, quanto più esattamente eviterà queste mode anche nelle m
ra qualche volta una cantatrice godrà di vestire un abito capriccioso quanto si voglia, e non mai veduto, ma quanto alla petti
i vestire un abito capriccioso quanto si voglia, e non mai veduto, ma quanto alla pettinatura ella non può soffrire bizzarria
derà di vista i personaggi, subito che questi cesseranno di muoversi. Quanto è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori d
na legge della visione, osservata esattamente dalla pittura, si è che quanto più un oggetto s’allontana, tanto più il suo colo
e non bastano le regole dell’arte, ma bisogna anche conoscere dove, e quanto è necessario di declinare dalle medesime. Il che
uando rappresenta una campagna la quale tanto può trovarsi in Egitto, quanto in ogni altra parte del mondo), il pittore, se am
osa, Sat. 3.). Cap. III. Ufizio del macchinista [Sez.V.3.0.1] Quanto al movimento delle macchine e delle scene, io non
iù l’opere sue diletterebbero che quelle de’ duumviri di quel genere, quanto il lume e l’ombra effettiva e reale è più efficac
i fra la platea e fuori delle scene; il qual ripiego, avvicinando per quanto si può l’attore agli opposti palchi, fa che la co
quella sua figura, perché destinata a mandare il suono fuori di sé, e quanto più potesse de sé lontano. Le fu data quella quas
a un edifizio destinato non a spargere il suono fuori di sé, e lungi quanto si possa il più, ma al contrario a concentrarlo e
oggetto non vanno risparmiati i loggiati, le scalinate, le nicchie, e quanto altro ha di fastoso e di magnifico l’architettura
ce la voce una stanza apparata di carta, o di lino, di seta, di lana, quanto le dà risalto un’ altra, che foderata sia d’asse.
separa i diversi ordini o file di palchetti, sieno sottili e gracili quanto si possa il più: né so quanto ben facciano coloro
e di palchetti, sieno sottili e gracili quanto si possa il più: né so quanto ben facciano coloro, che per un’ architettonica p
bri riusciranno meschinissimi e sproporzionati, per rendergli sottili quanto poc’anzi abbiamo detto che vogliono essere, o per
e bassa. Danza alta è quella che fa il ballerino, elevandosi da terra quanto più può con ambi i piedi. Danza bassa è quella ch
per l’ordinario in negligente positura, le loro membra, sì che essi, quanto è in loro, estinguono quelle belle disposizioni e
uesta esatta unità bella renderebbe la loro serie, e tanto più bella, quanto il loro numero fosse maggiore. Adunque il dramma,
he vantiamo, siamo a’ medesimi molto addietro finora. [Sez.VI.2.1.8] Quanto poi a’ nostri ballerini, se essi per lo più scelg
seguita in maniera che il pantomimo sia tanto men forte e men carico, quanto è meno la parte che ha il ballante nella favola.
d’osservar tra’ ballanti la degradazione della statura, per modo che quanto più le figure si allontanano dallo spettatore, ta
più bel giuoco. Il popolo vedendo i figuranti tanto più impicciolire, quanto più andavano in là, credea che fossero sempre que
te a regolare non tanto la figura del ballo e le gambe de’ ballerini, quanto il loro volto, perciocché questo fornisce i più e
i mezzi all’imitazion degli affetti. Il che fa abbastanza comprendere quanto l’uso delle maschere sia condannabile nel ballo t
à di maschere. Da ciò che si è detto della maschera, s’intende ancora quanto sarebbe desiderabile che si abolisse sul teatro l
ovendo il ballerino procurare non tanto di divenire agile e leggiero, quanto di rendere le mani e ‘l corpo eloquenti (come il
Dipendendo però il buon successo d’uno spettacolo non tanto da essi, quanto dall’opera di quel magistrato a cui n’è commessa
oggetti ambidue, tanta dipendenza hanno dagli spettacoli, ben si vede quanto a questi sia necessaria la direzione d’un capo do
rediletto, lo menerà in iscena, abbia pure tanto che fare col dramma, quanto la luna co’ granchi. La cantatrice priverà di sua
incipale consiste, per nostro avviso, a vegliare sull’impresario. Io, quanto a me, rare volte soffrirei impresari alla testa d
st hoc Securus, cadat, an recto stet fabula talo113. [Sez.VII.2.0.3] Quanto al buon ordine, il direttore baderà che non nasca
ica il publico costume [Sez.VII.3.0.1] Io non entrerò a dimostrare quanto importante oggetto pel direttore dell’opera in mu
n risa rallegrando i suoi spettatori, tanto è più degna d’attenzione, quanto meno par che ne meriti. Essa delle volte sembra c
iene con Gliceria, e i suoi raggiri per deludere il padre. Rende anzi quanto può amabile il carattere di quel giovane, e dispr
che le poche or ora esposte bastino per ricordare al dotto direttore quanto più delle tragiche abbiano l’opere comiche musica
probità degli attori e de’ ballerini. Sieno le prefate arti gastigate quanto si voglia il più, tutto è nulla se il musico e il
o il canto donnesco, e una funeste e giornaliera esperienza fa vedere quanto spesso se ne abusino le donne di questa professio
n ordine poi alle persone che si destinano alla danza, non è men noto quanto la loro professione inclini al libertinaggio quas
vantaggio sarebbe desiderabile che la professassero. Donde apparisce quanto gioverebbe l’uscire una volta di simile contraddi
a rovinare la costituzione del governo britannico. [Sez.VII.3.0.16] Quanto a rendere amabile la virtù, e in particolare quel
, alla qual distinzione tanto è più necessario che badi il direttore, quanto che spesse volte è dimenticata dal poeta drammati
ssi ha il suo proprio stile, dal quale non è lecito d’allontanarsi. E quanto biasimevole sarebbe un filosofo, che prendesse il
, uno degli ultimi, se non proprio l’ultimo discepolo di Galilei; per quanto la Divinatio sia un trattato importante nel campo
sembra a Planelli, d’aver propiziato la nascita dell’opera in musica, quanto semmai il diffondersi dei balli spettacolari mode
tanto lodata dai letterati, pur con le importanti riserve del Tasso, quanto raramente messa in scena. • Divizio da Bibbiena:
possono essere suggetti di poesia», p. 23), anticipano di pochi anni quanto teorizzato da Saverio Bettinelli in Dell’entusias
identi inverosimili sono insinuati nella Tragedia, e tanto più gravi, quanto che o il costume, o la condotta del poema, o la d
tusio (citata sotto, in forma abbreviata, da Planelli) suonano così: « Quanto le menti umane / son mai varie fra lor! Lo stesso
presentato per la prima volta senza grande successo, contrariamente a quanto scrive Planelli, al Burgtheater di Vienna il 26 d
almente diversi a Demostene stesso: il quale avendo così ben compreso quanto di ornamento e di grazia si apporti al ragionare
on ciò le vie tutte, che ha da tenere; non può mettere piede in fallo quanto alle differenti inflessioni e durate delle voci s
egnare in iscritto: cfr. Cicerone, Ad Herennium, III, 15: ‘Non ignoro quanto sia difficile il mio compito di imitare con parol
con sufficiente efficacia, perché se così non fosse, riterrei inutile quanto ho fatto: voglio dunque fornire opportune raccoma
volta fatto [...]; ed in queste sì fatte opere meritò tanta più lode, quanto per gran pezzo addietro l’uso delle commedie, e c
.2] • quodcumque ostendis mihi sic, incredulus odi: ‘odio, incredulo, quanto tu mi mostri’ (Orazio, Ars poetica, v. 188). [co
terrai chiuso / nella cassetta delle pergamene e potrai distruggere / quanto non avrai pubblicato, perché voce fuggita poi ric
l domenicano Daniele Concina. Un’attenzione puntuale è riservata, per quanto riguarda la scenografia, alla testimonianza degli
iù l’opere sue diletterebbero che quelle de’ duumviri di quel genere, quanto il lume e l’ombra effettiva e reale è più efficac
ichiarar sempre meglio il mio proposito; e ‘l fo tanto più volentieri quanto che con la sua naturalezza e leggiadria non può m
’ miei lettori : «Vuol essere la bellezza uno (così egli nel Galateo) quanto si può il più, e la bruttezza per lo contrario è
i il nume / sempre sarai, come finor lo fosti; / ma comincio a sentir quanto mi costi.» 44. Il Zanotti, Dell’arte poet., Rag
101. V. il cap. III della II sez. 102. Parlo de’ gran teatri poiché, quanto a’ teatri di poca estensione, il loro interno può
omini, che col loro buon umore porgono festa, e riso alle brigate. Ma quanto poca ragione abbia avuto quel Prelato di dare un
32 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VII. Su i principali Requisiti per giudicar dritto de’ Componimenti Scenici, Mente rischiarata, e Cuore sensibile. » pp. 69-85
laccio non saprebbe tessere un ben ordinato raziocinio giusto e dotto quanto quello di Rapin, acuto quanto potrebbe concepirlo
ben ordinato raziocinio giusto e dotto quanto quello di Rapin, acuto quanto potrebbe concepirlo il Signor Lampillas. Le lagri
reste questo pregio di un cuore sensibile nell’inserire in un libro e quanto ci dissero della parte morale delle umane passion
ile, Cicerone, Plutarco, Marco Antonino, Epitteto, ed altri Stoici, e quanto della fisica e morale insieme trattarono ne’ molt
cio, con tal grazia, e leggiadria delineate dal grand’Epico Italiano? Quanto più l’Eroe comparisce tutto pieno dell’amor della
Rapin (Rifles. XXIV.), che in Teatro nulla vaglia tanto a dilettare, quanto la Sorpresa. La Sorpresa non si vuole escludere d
non riscaldare il vostro zelo in sua difesa, perchè io dissi, che in quanto accennò delle Tragedie del Trissino, e del Tasso,
llo di un Brumoy, il quale ha dato a divedere nel suo Teatro Greco di quanto per ogni banda si eleva sulle Riflessioni, e su’
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 241
e svogliata noi abbiamo la mente, il veder sulla scena Pelizza, tutto quanto obliare ci fa.
34 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « [Dedica] » pp. -
eschi, i russi, e i turchi sono stati prodotti sulla scena ad esporvi quanto serban di prezioso e di raro, o di ordinario e di
or palese per tutte le parti o essenziali o integranti dell’opera. Oh quanto sono stimabili quegli scrittori che anche in cose
. Si penetra, in somma, si analizza, si filtra con una chiara brevità quanto ha ed aver debbe di proprio, di regolare e d’inte
derni tanto più lusingar si possono di non mettere il piede in fallo, quanto più dappresso a questi grandi originali si accost
uanto più dappresso a questi grandi originali si accostano. Ed eccovi quanto divisar ha potuto il debole mio intendimento per
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1038-1039
to : ad esser più efficace, più vera….. Un particolare d’arte : Per quanto magra e sottile, è forte e resiste alle fatiche.
lsioni della sua anima. Studiando e agendo così conquistò la verità. Quanto a note biografiche, Irma Gramatica ne ha pochissi
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Venetia li 28 xbre 1681. » pp. 501-502
che pretende di trattenere la Compagnia per suo servigio, e si adopra quanto puole per via di Gentilhuomini ; ma spero p. quan
igio, e si adopra quanto puole per via di Gentilhuomini ; ma spero p. quanto sarà possibile di condurre la Compagnia à Ferrara
37 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
o che un «dilettante gentiluomo» la cui fama andava ridimensionata in quanto le sue speculazioni erano sempre in linea con la
are cristianamente la fragilità dell’essere umano, mai al riparo, per quanto virtuoso, dalla tentazione e dal peccato. Il prot
nei confronti della drammaturgia non è tanto di natura archeologica, quanto piuttosto militante, e decisamente rivolto a inci
ata generalmente inferiore a quella italiana sotto questo profilo, in quanto gli autori transalpini, a partire da Corneille, h
spettatore allo sviluppo della vicenda sino al suo esito conclusivo. Quanto invece alle «passioni», il ragionamento di Calepi
irtù del fatto che sono sempre sul punto di apparire inverosimili, in quanto dipendenti dalla fictio teatrale, e non genuiname
riminali che rischiano di risultare assai dannosi per il pubblico, in quanto insegnerebbero ad ammirare il male. Questi timori
o l’introduzione di personaggi assolutamente malvagi, a differenza di quanto facevano per ragioni diverse Du Bos — il quale si
tà, del sesso, della nazione del personaggio. Tra i modelli positivi, quanto al rispetto del costume, andrà notata la particol
preziosiscono lo stile lirico, esse risultano dannose in tragedia, in quanto compromettono la verosimiglianza dei discorsi app
azioni, allegorie, segni, traslati, perifrasi ed epiteti per mostrare quanto sia comunemente diffuso, nelle prove d’oltralpe,
’Orsi nelle sue Considerazioni, viene considerata la più efficace, in quanto , mentre la ripetizione dello sciolto — verso pred
ato il Muratori — una netta superiorità dell’italiano sul francese in quanto a varietà rimica. La traduzione di un passaggio,
ni ringraziamento sarà sempre insufficiente, ma senza di lei nulla di quanto ho fatto avrebbe preso forma. Paragone della
ò parlando de’ costumi. [2.1.6] Per avvedersi di ciò basta osservare quanto la Sofonisba di Pietro Cornelio, che ha per altro
errore e d’amar però meglio la semplicità, ma non seppe sempre usarla quanto era d’uopo per non violare la verisimiglianza. [
o l’altre calamità tragiche ch’ella soffra debbono tanto più muovere, quanto ha più di forza sopra noi ciò che distrugge la no
che nell’Alessandro, tragedia che per ciò riesce assai attiva, benché quanto al rimanente irregolare. [4.1.7] Per cagione del
rrazione d’Eudossa nell’atto secondo dell’Eraclio di Pietro Cornelio. Quanto agli altri discorsi suasivi, contenziosi, deliber
ode i segreti di Diana. [4.5.7] Li Francesi, che da ciò si sono, per quanto m’è venuto fatto di vedere, attenuti in ogni inco
tà del teatro in Grazia degli uditori, tanto sono essi men tolerabili quanto più si dilata la loro licenza col farne tra gli a
o prossimamente scorso aveva empito le nostre favole, mi fa concepire quanto sia difficile anche a’ più dotti scrittori libera
ostanze più favole de’ Francesi, i quali han posto in ciò tanta cura, quanto han trasandato le regole toccate ne’ capitoli pre
n vice dont les sots ne sont pas capables». Quindi puossi comprendere quanto egli si compiaccia vanamente sì del carattere di
aendo l’uditore in affetti diversi dalla pietà. Lascio però giudicare quanto sia ridevole il motivo per cui mostra questo Fran
isio, uomo d’iniquità ben nota, la quale riesce tanto più biasimevole quanto importuno al fin morale della poesia è il suo sop
ppo in Grazia dell’amore i loro eroi, il che riesce tanto più assurdo quanto procacciano di farli maggiori che non sono. Per t
ti dice cose indegnissime: in che tanto è più da biasimarsi l’autore, quanto pecca contro la storia introducendola ad operar p
rsa a tutto ciò ch’aveva attenenza con Egisto. Quindi si può scorgere quanto male scusisi il poeta con dire ch’egli non ci pre
amente alla retorica, ma tanto distinguesi dalla oratoria invenzione, quanto l’una viene con agevolezza in mente e si serve di
razioni ed allegorìe, le quali appaiono tanto maggiormente improprie, quanto sovente si fanno proferire a persone appassionate
ne di gravi, egli sarebbe tanto più lodevole del Tasso e del Guarini, quanto è servito di scorta all’Aminta dell’uno ed al Pas
ione. Pier Jacopo Martelli è tra nostri assai sublime ed enfatico, ma quanto egli acquista di gravità con i modi di dire, tant
re, piuttosto che per operare; il che talora riesce tanto più sconcio quanto tali dottrine lo raffreddano per la tranquillità
. Per questo riguardo può giustificarsi in gran parte chi scrisse che quanto i Francesi dovevano cedere agli Italiani per gli
Martelli, che non è stato seguito se non in qualche tragedia che, per quanto so, non ha veduto la luce. Piacque allui la forma
’ moltissimi che noi abbiamo, tanto cedono in grandezza agli Italiani quanto si lodano d’avanzarli. Madama Dacier, nella prefa
aggiormente la favella di parole idonee per qualunque stile. [7.2.6] Quanto a’ vocaboli delle scienze e dell’arti io non sapr
risimile rappresentanza delle umane immaginazioni che l’accompagnano. Quanto alla sentenza del Martelli, recata dall’anonimo s
ieme quelli due metodi de’ nostri poeti, non m’aggrada tanto il primo quanto il secondo, perciocché il verso endecasillabo, ch
i leggieri s’avvedrà che questi ammettono un’armonia tanto più varia, quanto sono differenti le pose della misura che hanno, p
alcun tuono straordinario. Articolo IV. [7.4.1] Per conoscere quanto disconvenga la rima alle tragedie basta considera
tratto in sì spiacevole repetizione. [7.4.4] Quindi si può scorgere quanto s’inganni sì l’abate Tarasson142, che distinguend
re il vizio colla virtù, ad amare, a seguire il medesimo. [Giunta.5] Quanto alla resistenza inflessibile di Tazio, per compia
ere che l’ammirazione non tanto è proprio effetto della altrui virtù, quanto delle cose strane e rade a succedere: anzi non pe
oeta non dee tanto essere di metter sotto gli occhi un eroe perfetto; quanto di muovere utilmente la compassione ed il terrore
ere poetiche, le quali tanto meno credo che sieno capaci della prosa, quanto più richiedono di locuzion figurata: per consegue
e questa proprietà non deriva in essa tanto dalla sola consuetudine, quanto dalla sua natura: perocché essendo la poesia stat
ebbono all’incredibilità. Ma ne’ drammi esso riesce tanto più facile; quanto i versi drammatici si scostan meno dal suono dell
di correggere i falli, che si conoscono dopo il bollor del comporre. Quanto all’ultimo giovamento che monsieur de la Motte sp
a più che nell’altre sue tragedie. [Giunta.22] L’Inès de Castro, per quanto raccolgo, è stata soggetta a molte critiche ed an
me De feux aussi parfaits n’ait embrasé mon âme146. Lascio giudicare quanto convenga questo motto giocoso al doloroso annunzi
Maffei, con un’operazione che si potrebbe definire archeologica, per quanto erudita, si era limitato a pubblicare il meglio d
critto da uno svizzero o da un tragediografo italiano di scarsa fama. Quanto allo specifico contenuto della dedica sarà necess
e opinioni contrastanti che avevano espresso, non soltanto i moderni, quanto soprattutto gli antichi, nascevano i Discorsi Poe
o Calepio, non tanto alla pedissequa imitazione della tragedia greca, quanto alla scarsa perizia degli autori e all’immaturità
oria drammaturgica — profondamente divergente da quella di Aristotele quanto alla natura dei personaggi e alla considerazione
ubblico tanto per l’orribilità del misfatto precedentemente compiuto, quanto per la lievità della colpa rappresentata nella pi
ostrerebbe, secondo Corneille, capace soltanto di suscitare pietà, in quanto nessuno di coloro che assistono alla rappresentaz
re, in riferimento a modelli eterogenei che comprendono tanto Guarini quanto Lope de Vega, si veda il prezioso contributo di G
ondo una prospettiva pre-positivistica che coinvolge tanto le scienze quanto la letteratura e le arti. Uno dei momenti di magg
re che la tragedia estirpasse la pietà dal cuore degli spettatori, in quanto così facendo avrebbe imposto agli ateniesi di pro
non si son tanto affatigati i Filosofi per render tranquillo l’animo, quanto in cercar di purgarlo da questi affetti», Alessan
alinconia. Questo è il vero senso del testo, ma io senza dipendere da quanto ho scritto, posso ora interpretare quella espress
che proponevano ad esempio i drammi incentrati sul soggetto amoroso, quanto piuttosto, rifacendosi alla Politica piuttosto ch
età»): Edipo e Tieste sono additati ad esempio dal filosofo greco, in quanto sono ritenuti uomini illustri che cadono in disGr
are cristianamente la fragilità dell’essere umano, mai al riparo, per quanto virtuoso, dalla tentazione e dal peccato. Anche p
e la rappresentazione di vicende incentrate sul martirio dei santi in quanto queste «quantunque non abbiano il requisito di co
lle Tragedie dell’ordine primiero, partecipano dell’indole tragica in quanto muovono chi ha buona religione a confidare ne’ be
spettatori per suscitarne l’ammirazione, come accadeva in Corneille, quanto piuttosto dalla convinzione nel beneficio che il
rappresentano le calimità degli innocenti possono giovare infatti in quanto insegnerebbero «che la giustizia di Dio è incensu
eficare. Laonde può derivare agli Spettatori il frutto di comprendere quanto sieno caduche le umane prosperità, e che la vera
arità di Edipo e Tieste come protagonisti della perfetta tragedia, in quanto i due non parevano corrispondere al profilo teori
mard, 1987, p. 145), Tieste è interamente malvagio nell’antefatto, in quanto incestuoso, e uomo dabbene nella tragedia, in cui
ato a scegliere se preservare l’onore del padre o l’amore di Chimène, quanto piuttosto sul dissidio tra il perseguimento della
enti con l’argomentazione precedentemente sviluppata; al contrario di quanto faceva Corneille, infatti, il bergamasco non si a
mmaturgia francese prevale la concezione di un Sofocle maldestro — in quanto concentra ossessivamente la tragedia sul tema del
’introduzione degli amori di Dirce e Teseo nell’Œdipe di Corneille in quanto guastavano l’unità dell’azione predisposta da Sof
rgazione. Prometeo è infatti un personaggio che genera compassione in quanto , disubbidendo indisciplinatamente a Zeus, si macc
dove invece la catastrofe non è presente fin dalla prima scena — per quanto il racconto iniziale dell’incubo della regina car
di Ifigenia che in realtà costituisce il vero motore dell’azione, in quanto Clitemnestra uccide il marito proprio per vendica
inferiore rispetto ai due grandi tragici che lo avevano preceduto in quanto meno rispettoso delle regole prescritte nella Poe
, vol. II, a cura di Ada Ruschioni, Milano, Marzorati, 1971, p. 589). Quanto alla qualità del personaggio principale, il berga
nte virtuoso caduto in disGrazia che genera compassione e terrore, in quanto egli si mostra troppo vanagloriosamente orgoglios
. La moglie di Ettore viene infatti ritenuta un personaggio valido in quanto accetta empiamente di sposare il figlio di Achill
l’Oreste, in cui l’eroe eponimo sarebbe inescusabile e non mezzano in quanto matricida, e all’Ippolito, che invece presentereb
un eroe come Fedra, «ni tout coupable, ni tout-à-fait innocente», in quanto la passione illegittima è mossa in lei dagli dei,
l medesimo soggetto — risulta invece debole agli occhi di Calepio, in quanto mette in scena una di quelle tragedie che Aristot
3.2] Oltre alla Sofonisba del Trissino, Calepio considera ottima, per quanto riguarda la natura del protagonista, la Rosmonda
sicuramente una colpa, che si rivela tuttavia degna di molta pietà in quanto la giovane era stata spinta ad addentrarsi fra gl
ragedia antica ed una moderna, risolto tutto a favore dei moderni, in quanto la Rosmonda appare a Calepio molto più «ordinata
arlo a morte. Celia risulta in questo caso un personaggio mezzano, in quanto colpevole di aver assecondato un amore che la sua
quello stilato dal Maffei si dovranno riconoscere alcune differenze: quanto al primo Cinquecento, Calepio non cita l’Edipo tr
imitato scioccamente le tragedie greche, riprendendone tanto i pregi quanto i difetti: l’innegabile erudizione del Gravina ve
fine, mi permetto di rimandare al mio «“Or che sta sotto il pericolo/ quanto è dolce la Reina!” Una proposta di lettura dell’A
na non voleva rappresentare con Papiniano un uomo per metà colpevole, quanto piuttosto un’altra figura di martire ingiustament
le la tragedia del martire, benché non facilmente rappresentabile, in quanto gli sembrava molto difficile sceneggiare la compl
grecheggiante che aveva goduto di una certa fortuna, tanto editoriale quanto scenica, nel primo Settecento, e che era stata og
innamorato della troiana Polissena — e quindi per metà colpevole, in quanto amante di una nemica —, a causa della quale cade
l’attenzione di Calepio si sofferma anche su pièces recentissime, in quanto il suo interesse nei confronti della drammaturgia
nei confronti della drammaturgia non è tanto di natura archeologica, quanto piuttosto militante e fortemente radicato nella s
del Maffei — che pure, significativamente, non compare nell’elenco in quanto è una favola doppia, nella quale si dimostra «com
sia favorita alfin da Dio la virtù, e punita l’usurpazione», secondo quanto scriveva Calepio nella lettera inviata al verones
atto nella Temisto avrebbe trovato moltissimi difetti da criticare —, quanto piuttosto «il trattare delle proprietà comuni si
o che la tragedia francese è inferiore rispetto a quella italiana per quanto riguarda la qualità del protagonista, elemento ri
ristotelica circa la virtù mediocre del protagonista: tanto Corneille quanto Racine avrebbero fallito nel destare sentimenti u
refrenabile, o perché trasportato da qualche peculiare difetto, ma in quanto desideroso di vendicare il proprio genitore secon
ene che questi, essendo un attore secondario, non muova a compassione quanto i veri protagonisti del dramma, Teodora e Didimo.
do l’Orazia dell’Aretino fra le tragedie italiane meglio costruite in quanto a qualità del protagonista (Paragone I, 3, [3]).
dei sentimenti, eppure risulta migliore agli occhi del bergamasco in quanto la materia tragica è distribuita in maniera molto
la concezione dell’eroe corneilliano secondo cui il sovrano è tale in quanto dimostra la propria superiorità rispetto ai suddi
x sta per concludere la pace imminente e da lui tanto desiderata — in quanto così potrebbe finalmente dismettere i panni belli
tragico, benché sicuramente venga apprezzato più del predecessore in quanto , anziché dubitare della portata reale della catar
a catarsi, si sforza a riflettere sul meccanismo della purgazione per quanto in maniera del tutto tradizionale, come dimostran
la quale avrebbe potuto evitare tanto di far condannare un’innocente, quanto scansare la macchinosa soluzione euripidea del de
nde eroiche ed amorose di un eroe che non combatte tanto per l’onore, quanto per il possesso di Cléophile. Nella prima Préface
all’Athalie, tragedia religiosa tradotta e lodata da Antonio Conti in quanto capace di far rivivere la poesia biblica. Anche i
d, contro cui si scaglia la terribile ira della malvagia Athalie. Per quanto la tragedia sia apprezzabile in quanto è incentra
ra della malvagia Athalie. Per quanto la tragedia sia apprezzabile in quanto è incentrata sul tema della fede in Dio, essa non
i conclude con l’esercizio di una meccanica clemenza, sulla scorta di quanto accadeva in alcuni drammi per musica di Metastasi
n tanto sullo scontro fra natura e religione, come vorrebbe Voltaire, quanto piuttosto squisitamente sull’amore di Alzire («Ce
pate si fa lecito di recidere dalle medesime qualche parte, la quale, quanto egli stima importar poco alla Favola, altrettanto
ipo di personaggio sarebbe perfetto all’interno di un poema epico, in quanto desterebbe di certo l’ammirazione, vero fine dell
a rivissuto nel Settecento, risolvendosi a tutto favore della storia, quanto piuttosto, se non si fraintende, alle tante trage
; in questo frangente il filosofo greco ammette che tanto la tragedia quanto l’epica debbono produrre il meraviglioso (θαυμαστ
uro e il «teatro delle meraviglie», Manziana, Vecchiarelli, 2007. Per quanto riguarda la situazione della tragedia e della tra
passaggio di Aristotele nel quale si rilevava che la meraviglia, per quanto non debba venire esclusa dalla tragedia, è una pe
l quale tant’è maggiore dell’utile, che si riceve da gli altri Poemi, quanto il tutto è maggiore di ciascuna sua parte» (Giova
ue considerazioni sul dramma eroico di Corneille, tragedia fallita in quanto guarda più ad ottenere l’applauso dello spettator
pplauso dello spettatore che non a destarne la pietà. Al contrario di quanto scrivevano Tasso e Crescimbeni quindi, per Calepi
che la tragedia francese sia sbilanciata sul versante dell’epica, in quanto impiega personaggi eroici. Ciò depotenzia la port
ancora una volta sulle differenze fra poema eroico — legittimato, in quanto rappresentazione generale della vita umana, a con
a ma sostanziale vicinanza della tragicommedia alla tragedia doppia: « Quanto poi alla diversità delle parti, confesso, che nel
’elaborazione teorica di un dramma basato non tanto sulla purgazione, quanto sulla punizione dei rei e sul trionfo dei buoni.
tirici, a cura di Hannbal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, pp. 206-207), quanto Scipione Maffei, autore di una Merope che si basa
capo (Paragone I, 4 [5]) — l’Edipo di Corneille sia mal costruito, in quanto offre ampio spazio a un episodio secondario, l’am
un personaggio post mortem non aveva un grande effetto sulla scena in quanto l’agnizione veniva assorbita e sminuita dalla cat
riori di un personaggio nel quale non può immedesimarsi. [2.2.5] Per quanto anteponga l’agnizione alla rappresentazione di fa
, la soluzione teorizzata da Corneille viene reputata ammissibile, in quanto non guasta l’efficacia della catastrofe. Nella su
a rosa degli affetti rappresentabili diventa ben più ampia rispetto a quanto accadeva nella tragedia antica, anche in virtù de
a Mazzocut-Mis e Paola Vincenzi, Palermo, Aesthetica, 2003, p. 16) —, quanto piuttosto l’atto del patire e precisamente la com
Calepio non contesta al de La Fosse l’inosservanza del dato storico, quanto piuttosto la scarsa efficacia, sul piano patetico
[2.3.4] Nella Polissena (1715) di Annibale Marchese, diversamente da quanto accade in quella del Francese, Pirro uccide l’ama
rofe finale è un elemento imprescindibile del dispositivo tragico, in quanto proprio la risoluzione nefasta causa nello spetta
lità del soggetto e del personaggio di Cléopâtre, che a differenza di quanto scrive il drammaturgo francese in un altro passo
storia di Santa Teodora, oggetto dell’amore casto e devoto di Didyme, quanto di quello di Placide, figlio del governatore di A
durre l’ammirazione, che ha luogo di fronte ad oggetti tanto positivi quanto negativi, purché grandi, come ricordava Cartesio
odore, anche il Polyeucte di Corneille viene biasimato da Calepio, in quanto il martirio finale dell’eroe non viene descritto
se della critica voltairiana: la sua tragedia era risultata noiosa in quanto la peripezia veniva sdoppiata inutilmente, facend
isodi nella tragedia e nell’epopea, specificando che, a differenza di quanto accade nei drammi, nei quali le digressioni che r
acere causato dalle rappresentazioni teatrali è di tipo «obliquo», in quanto porterebbe lo spettatore a compiacersi della prop
uto con Merope, nel tentativo di dipingerla come vittima inadatta, in quanto non più vergine. Tutte queste diversioni sembrano
, mentre biasima nelle italiane non tanto lo sviluppo dell’intreccio, quanto l’introduzione di episodiche sconvenevolezze stil
e la Demodice, considerate in grado di mostrare al pubblico inglese « quanto i virtuosi Italiani si sieno inalzati presentemen
cruciale della propria teoria tragica: a suo parere, contrariamente a quanto sosteneva Saint-Évremond, l’amore non è l’unica c
intimo: agli astanti è permesso immedesimarsi nell’eroe sventurato in quanto scorgono in lui dei piccoli difetti ai quali essi
lodava invece il Racine per l’uso della passione amorosa in scena, in quanto «jamais chez lui la passion de l’amour n’est épis
alla Lettera del Sig. di Voltaire, Verona, Ramanzini, 1745, p. 152). Quanto al rimprovero di eccessiva galanteria rivolto ai
merso altrove, un elemento disturbante non tanto dell’unità d’azione, quanto dell’esclusiva ricerca del perseguimento di pietà
e Merope gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della vicenda, in quanto proprio Policare, nel tentativo disperato di salv
di fatto inadatta a svolgere il ruolo di vittima sacrificale (IV, 1). Quanto al Solimano, sulla natura del personaggio inventa
a e Mustafà erano ammissibili sulla base della Poetica (1551b 33), in quanto davano luogo ad un episodio «appicco» alla trama,
hi francesi, l’unico a venire risparmiato delle critiche calepiane in quanto non aveva introdotto nelle sue tragedie digressio
da tipologia di opere, andrà ricordato, non è tanto di natura morale, quanto piuttosto di ordine estetico, in quanto gli amori
non è tanto di natura morale, quanto piuttosto di ordine estetico, in quanto gli amori che si frappongono nelle favole tragich
terrà alcuna parte riguardevole della Favola; e tanto più avrà luogo, quanto meno il suggetto della Tragedia sarà noto, come i
e’ personaggi, che vengono in Scena. Non osservano i poco giudiziosi, quanto sia inverisimile, che una persona racconti ad un’
Corneille, di cui vengono condannati il Cid, il Pompée e la Rodogune. Quanto al Cid, Calepio ribadisce la consueta critica nei
e quelli di Cléopâtre a Charmion erano in questo senso esemplari, in quanto si imponevano come imprescindibili per rendere ed
a italiana del Seicento — ma anche del primo Settecento —, ben più di quanto accadesse nel dramma francese. Il Bergamasco, anc
cisa che, in qualche misura, sogni ed oracoli possono essere utili in quanto prefigurano allo spettatore, per via allusiva, qu
uguri, strumenti di un potere corrotto tanto nel Palamede di Gravina, quanto nel Seleuco di Calepio. Interessante è anche la c
tri tipi di prologo, agli occhi di Calepio certo meno interessanti in quanto più artificiosi e separati dal cuore della favola
a intratteneva il pubblico con un breve panegirico di papa Paolo III. Quanto al primo tipo di prologo, impiegato nel Cinquecen
dai maligni, e ignoranti […] che mordevano le sue Commedie […]. Ecco quanto egli in fretta asserisce le cose, e perciò male a
2.1] In questo articolo viene ribadita la superiorità dei Francesi in quanto alla tecnica con cui avviare l’intreccio tragico.
ione Maffei, Teatro Italiano, t. II, Verona, Vallarsi, 1723, p. 223). Quanto al Solimano, la medesima perplessità del Calepio
i drammi greci, nei quali l’introduzione del Coro era appropriata, in quanto la distanza tra sovrani e popolo non era abissale
V, 5). Tra queste favole, l’Aristodemo viene considerato migliore, in quanto prepara in qualche misura, con la fuga di Licisco
nto di vista di Calepio la peripezia è in questo caso mal gestita, in quanto dipende dall’accidentale morte di Ipseo e sopratt
o che guarda a questo dramma come ad un modello di verosimiglianza in quanto allo sviluppo del sentimento amoroso. L’Aminta av
to un’importanza singolare nel corso della polemica Orsi-Bouhours, in quanto era stato uno dei testi maggiormente vituperati d
ta e dell’Aminta», Studi Tassiani, LVI-LVIII, 2008-2010, pp. 257-270. Quanto alla pièce di Racine, va notato che l’autore rive
edia francese riesce migliore di quella italiana, secondo Calepio, in quanto mette fin da subito gli spettatori nella condizio
ede con una lentezza, di cui lo spettatore è tanto più impaziente, in quanto la prolissità del dialogo gli fa spiacevolmente s
erto nella teoria drammaturgica calepiana, a differenza ad esempio di quanto accadeva nel Térence justifié (François Hédelin d
Francesi risultano superiori anche in questa sezione del Paragone in quanto , come già accennato in precedenza, limitano le na
an macchine qualche volta accade) seco stesso altercando, mette fuori quanto ha nel suo cuore, non credendo, che altri l’ascol
grandissimo diletto ne concepiamo, e non si può a bastanza esprimere, quanto validamente un parlare di questa sorta ci muova a
rimoti e lontanissimi da ogni sospizione di poter essere sopravenuto. Quanto al secondo, di nottetempo saranno più tolerabili.
ettendo che questi erano tutt’altri che innaturali e inverosimili, in quanto atti ad esprimere il flusso dirompente delle pass
debba riuscire più caldo, meno stucchevole, e altrettanto probabile, quanto una lunga scena tra quel personaggio importante e
l’esecuzione. Questo espediente viene molto apprezzato dal Calepio in quanto ritenuto verosimile e intrinseco allo sviluppo de
istoire du Theatre Italien, t. II, Paris, Cailleau, 1731, pp. 77-78). Quanto a Calepio, egli ritiene che siano le tragedie ita
go in disparte fra Ismene e Merope sarebbe pienamente ammissibile, in quanto riprodurrebbe verosimilmente una situazione del t
n l’analisi di Calepio, affermando che tanto la Sofonsiba di Trissino quanto l’Oreste di Rucellai presentavano a loro volta de
uccessiva edizione («Contuttociò io prometto all’autore di correggere quanto potrò nella seconda ristampa della mia Tragedia i
orneille, dove l’accelerazione del tempo è peraltro più scusabile, in quanto va incontro all’impazienza degli spettatori che v
comodamente ora interlocutore della favola e ora spettatore ozioso di quanto passa. Ma quando egli rimarrà solo nella Scena, a
iù diletto arrechino quale non tanto per l’armonia che fanno cantando quanto per li spasseggi et intrecciamenti che con Grazia
zioso il Coro, ma semplicemente inefficace a paragone degli attori in quanto non agiva direttamente come loro (Giuseppe Salìo,
ile» proprio perché forzava il principio dell’unità di luogo, secondo quanto l’autore stesso affermava in un Ragionamento into
ancese sia superiore a quella italiana dal punto di vista scenico, in quanto è costruita per ottenere l’applauso del pubblico,
a per ottenere l’applauso del pubblico, mentre le prove italiane, per quanto più rispettose delle regole e più vicine ai model
ficiente dal punto di vista della tenuta scenica, particolarmente per quanto riguardava le prove di Gravina e di Salìo, più vo
olgeva le proprie parodiche frecciate tanto all’Ulisse del Lazzarini, quanto alla Merope del Maffei, la quale, benché quasi ma
tabilrlo con sode ragioni, e a darne giuste regole, facendo conoscere quanto egli sia più dell’altro eccellente, e perfetto; a
e Calepio scorgerà nell’avversario un uomo incapace — al contrario di quanto egli stesso aveva sempre rivendicato di saper far
lta come un autore che perseguiva un ideale tragico grecheggiante, in quanto nella sua Merope, fondata su di una doppia agnizi
ella Poetica (1450a 15-25), ritenuta meno importante della favola, in quanto la tragedia era imitazione di azione e non di uom
ni Corio si pronunciava sulla superiorità degli antichi ai moderni in quanto alla trattazione del costume, ma nel paragone fra
Achille, nell’Iffigenia di Racine, che sono la medesima cosa, ma con quanto maggior costume resti espresso dall’Italiano, che
entrambe rappresentano il vertice patetico delle rispettive opere, in quanto mettono in scena il ricongiungimento degli amanti
ica greca era contemplato l’impiego di protagonisti tanto eccellenti, quanto particolarmente deplorevoli e non solo degli uomi
sposare Euchérius, suo secondo figlio e favorito dell’imperatore, in quanto non lo ritiene alla sua altezza. Stilicon medita
 146). Secondo il Bergamasco la supposizione di Corneille è falsa, in quanto nella letteratura antica non mancano esempi di un
ncipessa pia e coraggiosa, protagonisti di due tragedie sofoclee. Per quanto riguarda Edipo, Calepio riprende le argomentazion
nza fra storia e poesia («Si dubita dunque da V[ostra] S[ignoria] per quanto ella mi scrive, ch’essendo stati particolarizzati
iblica, il cui soggetto non poteva essere in nessun punto alterato in quanto fondato sulla Sacra Scrittura, e tragedia cristia
ografico, la cui favola poteva essere in qualche misura manipolata in quanto non era ricavata direttamente dalla Bibbia. Il dr
o che tale personaggio non possa risultare nocivo per il pubblico, in quanto lo spettatore è ineluttabilmente portato ad odiar
overa non tanto per essersi scostato troppo dalla narrazione storica, quanto per aver fatto entrare ingiustificatamente in sce
un uomo tanto crudele — e quindi di fatto incapace tanto di dilettare quanto di giovare all’utilità del dramma —, con la scusa
la pièce. Al contrario il Gravina viene ancora una volta biasimato in quanto i protagonisti delle sue tragedie, piuttosto che
é queste venivano considerate figlie di un’etica non cristiana, ma in quanto erano incentrate sulla figura di Ippolito e non s
Bozza assume un ruolo di rilievo nel panorama delle Fedre moderne, in quanto pare scostarsi da quel processo di cristianizzazi
ea così sconcia delle sue Deità; non ha Omero al suo ufficio mancato, quanto all’arte poetica, rappresentandole in quella scon
deva alle critiche adducendo il fatto che nelle corti, tanto francesi quanto turche, i comportamenti delle dame potevano esser
nti minori del costume, generalmente rispettati dai tragici francesi. Quanto al decoro circa «l’ufficio» — ossia il sacro vinc
us souvient-il assez que j’étais votre fille?», III, 2, vv. 874-876). Quanto all’età, Calepio invece trova inappropriato il fa
tino», in Id., Il Costantino. Tragedia, Roma, Andreoli, 1660, p. 67). Quanto alla semplicità, altro carattere distintivo per a
onisba del Trissino, e successivamente nell’Appio Claudio di Gravina. Quanto alla Sofonisba, Calepio riprende puntualmente la
la tragedia di Pradon risultava meno godibile di quella raciniana, in quanto i tentativi di «addolcire» un soggetto così crudo
Secondo il Bergamasco il problema della Tullia è ancora maggiore, in quanto nel racconto liviano la donna non era mossa dall’
oltre misura la qualità del protagonista, rendendolo inverosimile, in quanto le doti eroiche che gli vengono attribuite non so
ura erotica. Dello stesso parere di Calepio si mostrerà Juan Andrés (« Quanto è freddo, e nocivo all’interesse del dramma l’inv
o alle tragedie del Cinquecento che sceglievano favole misconosciute, quanto alle pastorali seicentesche (Paragone I, 4, [18])
e l’Orbecche o il Torrismondo, potesse potenzialmente dilettare tanto quanto i drammi fondati sulla storia, egli confessava di
ione, come si evince dalla sua introduzione alla tragedia del Tasso (« Quanto all’Argomento della Tragedia, l’Autore secondo l’
ente criticate sotto il profilo del costume (Paragone V, 2, [10]), in quanto nell’Absalon il protagonista è rappresentato come
veva dipinto Jonathas, nell’altra sua tragedia sacra, come più reo di quanto riportato dalla storia sacra per renderlo in part
aul. Su questo punto cfr. Paragone V, 2, [2]. Tra i modelli positivi, quanto al costume, Calepio propone ancora Conti, capace
a soltanto di riflesso dalle azioni occorse nel dramma. Tanto i Greci quanto i tragici italiani del Cinquecento avrebbero pecc
iva rappresentazione dei costumi nella letteratura greca, tanto epica quanto tragica (cfr. ad esempio La disputa sei-settecent
si dispiega a livello della macrostruttura narrativa e del costume —, quanto quella “esterna”, rispondente a criteri più propr
uesta circostanza l’arcade emiliano raccomandava che, a differenza di quanto accadeva nel poema epico e nella lirica, laddove
o l’esempio non tanto di una realizzazione retorica troppo elaborata, quanto piuttosto dell’affiorare di un inopportuno lingua
sediziose: un volto ignorato del petrarchismo, Milano, Angeli, 2012. Quanto al ruolo assegnato all’allegoria nella teoria let
ano, s.e., 1801, p. 6). Ancora concorde con il giudizio di Calepio in quanto allo stile delle tragedie cinquecentesche si dimo
nati, presenterebbero uno stile eccessivamente ornato e prolisso. Per quanto riguarda la tragedia tassiana, l’accusa di ampoll
icerca retorico-linguistica perpetrata nel Torrismondo: «A mio parere quanto risulta […] a Grosser di “compromissorio” e altro
eggiante, già altrove osservato, teso non al mescidamento alto-basso, quanto ad un avvitamento verso l’alto, in uno stato di t
luce, saranno bastanti a confondere l’altrui invidia, e a mostrar di quanto sia capace il nostro Idioma» (Giovan Mario Cresci
e tragedie del Martello che non contemplava in questo primo elenco in quanto rientravano nella categoria delle «favole doppie»
’altro che disposto a trascurare lo sfoggio del proprio ingegno —, in quanto è ben conscio fin dal momento in cui entra a teat
lle —, ma godrebbero non tanto dell’avvertire quella natura fittizia, quanto delle emozioni che il soggetto dipinto esercitere
e sulle sezioni pseudo-liriche il mio «“Or che sta sotto il pericolo/ quanto è dolce la Reina!” Una proposta di lettura dell’A
re apprezzato da un così attento esaminatore della prassi scenica, in quanto danneggiavano la tenuta del dramma, minandola sot
rore, e spesso comportava una distrazione anche per lo spettatore, in quanto tali detti morali erano pronunciati da personaggi
lo stesso periodo, e quelle più recenti, pareggiate dagli Italiani in quanto all’elocutio. Questa ripartizione, ereditata anch
i scadimenti, traendo esempi dalle tragedie di Corneille e di Racine. Quanto al fatto che gli Italiani non avessero una lingua
ancese seicentesca, recentemente riproposto ad esempio dal Martello (« Quanto nelle poesie liriche, nell’epiche e nelle pastora
671), in cui veniva argomentata la superiorità della lingua francese, quanto della Manière de bien penser dans les ouvrages d’
enza va giudicata tanto sotto il profilo, per così dire, concettuale, quanto sotto quello estetico, Calepio asserisce che i Fr
vvezza, perde il senso alla espressione della natura, e del vero, e a quanto ha di più eccellente l’arte Poetica», Scipione Ma
e sono, secondo Calepio, redarguibili sotto il profilo stilistico, in quanto manifestano una tensione alla magniloquenza e una
d, pure caratterizzato da talune pecche compositive, è risparmiato in quanto viene giudicato — anche al fine di svalutarne la
ndolo particolarmente difettoso sotto l’aspetto della convenienza, in quanto Corneille introduce immagini ingegnose che poco s
iene biasimata tanto l’insistenza di Corneille sui medesimi concetti, quanto la scarsa originalità delle immagini impiegate da
rvento superfluo d’autore, costituisce un difetto e non un pregio, in quanto raffredda il corso delle passioni e rende inveros
iproduce l’argomentazione del bergamasco, condanna tanto questo verso quanto quello della Phèdre che Calepio citerà nel paragr
rrivabile «naïveté» che le permetteva di eccellere tanto nella prosa, quanto nella poesia («Mais ce qu’il y a de plus merveill
riche, nell’arte rappresentativa il tono doveva rimanere più basso in quanto a parlare non era il poeta, bensì i personaggi («
eroi non fossero diversi da quelli dei plebei («Anzi per me credo che quanto è più sublime il sentimento ed il concetto, tanto
ica dell’evidenza nel Settecento europeo, tanto in ambito letterario, quanto figurativo, si veda invece Alberto Beniscelli, Le
t l’Empire des Figures, le Theatre en est le Thrône», ibid. [ibid.]). Quanto all’apostrofe, nello specifico, d’Aubignac ritene
onio Muratori, Della perfetta poesia italiana, vol. I, cit., p. 383). Quanto al testo raciniano citato dal Calepio, esso è tra
onimento lirico, ma ne condanna qualsiasi uso nella poesia tragica in quanto ogni deroga alla brevità che accompagna il fluire
l quale ricompare la formula «nera notte», ma con maggior diritto, in quanto il termine «ἐυφρόνη» è a sua volta un traslato pe
resa concreta di questo principio teorico, spesso insoddisfacente, in quanto versi brevi e sonori — a causa della necessità di
e non secondaria in questi passaggi — tanto nel lamento di Andromeda, quanto in quello di Polissena — una compromissione con i
della pastorale (cfr. Enrico Zucchi, «“Or che sta sotto il pericolo/ quanto è dolce la Reina!” Una proposta di lettura dell’A
varietà appresso a’ Greci ed a’ Latini tra la commedia e la tragedia, quanto a’ versi (che della materia ora non parlo) quantu
luzione mista di settenari ed endecasillabi saltuariamente rimati, in quanto richiamavano troppo da vicino la leggerezza della
per l’alessandrino, che gli sembra assai conveniente alla tragedia in quanto permette di esprimere pensieri complessi grazie a
a strada di avere l’accortezza di variare molto più frequentemente di quanto facevano i Francesi le parole-rima («Meglio dunqu
uella del Salvini, giudicata la migliore, benché talora imperfetta in quanto , proprio a causa del fatto che la conformazione d
enticava che, in fatto di drammaturgia, tanto i letterati transalpini quanto i suoi connazionali avevano concordemente assegna
nosciuta al francese la superiorità rispetto alle lingua classiche in quanto ad estensione del vocabolario scientifico e filos
he riportate, ma si risolverebbe esclusivamente a livello poetico, in quanto nasce dalla puntualità e dalla verosimiglianza de
rappresentativi riconoscesse la preminenza della tragedia francese (« Quanto nelle poesie liriche, nell’epiche e nelle pastora
llo nel trattato Del verso tragico, respingendo tanto l’alessandrino, quanto l’endecasillabo sciolto — sicuramente preferibile
ri) non rimati e presenti nella medesima proporzione, a differenza di quanto accadeva nei due contrari prototipi della Canace,
azioni («Nelle nostre tragedie si usa non tanto l’endecasillabo solo, quanto l’arbitraria mistura con esso del settesillabo, m
il quale nel Della tragedia ammetteva di preferire gli sdruccioli, in quanto maggiormente armoniosi e capaci di riprodurre più
andava acquistando la comunione dei consensi tanto dei drammaturghi, quanto degli attori, altrettanto impegnati nella ricerca
one, giudicando l’endecasillabo assai più proprio per la tragedia, in quanto più duttile e variabile dell’alessandrino («Gran
no e diversificano il periodo, e lo rendono tanto più atto al dialogo quanto più che il verso, potendosi rompere in qualsivogl
o mescolamento egli sia, si disconviene grandemente alla Tragedia, in quanto è pur solo mescolamento […]; perché come mescolam
nia: perché l’Endecasillabo da sé si può formare variamente armonico, quanto piace, colla sola diversità delle pose, che ne co
editerebbe, secondo Calepio, la stessa rigidità dell’alessandrino, in quanto i due emistichi gli appaiono entità separate che
alimentata tanto dall’antagonismo nei confronti dei tragici francesi, quanto dall’assenza, nei venerandi autori classici, di q
in questa sede («Or tanto l’ignoranza naturale delle nazioni barbare, quanto il giudizio già corrotto delle nazioni latine con
l Trissino, e segnatamente alla lettera dedicatoria della Sofonisba (« Quanto poi al non aver per tutto accordate le rime, non
o paragone; la tragedia italiana viene riconosciuta come difettosa in quanto troppo condizionata dalla necessità di imitare gl
dei redattori, Julius Van Effen, di soffermarsi, più distesamente di quanto aveva già fatto nel primo tomo della rivista, sul
ivere questa auto-censura di parte francese, perfettamente conforme a quanto aveva stabilito in precedenza sulla copiosità del
uesto profilo, si era dimostrato assai più difettoso di Corneille, in quanto aveva rivestito del medesimo carattere amoroso og
0). Calepio condivide soltanto in parte queste ultime affermazioni in quanto egli, a partire da questo principio, condannava n
zioni del Francese, prossime a quelle contenute nel Paragone, sia per quanto riguarda la scarsa considerazione dell’unità di l
forse, con una interpretazione più letterale, che però asseconderebbe quanto già ammesso in precedenza, esclusivamente sul pro
udar de La Motte, «Premier discours sur la tragédie…», cit., p. 560). Quanto allo stile prescritto nel Discours sur la tragédi
rançoise Gevrey et Béatrice Guion, Paris, H. Champion, 2002, p. 585), quanto piuttosto, come si vedrà, all’insistenza, di marc
orneille, l’admiration procede tanto da esempi estremamente virtuosi, quanto assolutamente pessimi, come nel caso della Cléopâ
e dei Discours, secondo cui la virtù mediocre non ci appassiona tanto quanto fa la virtù o il vizio spinto fino all’eccesso (H
renata nel corso dei secoli da considerazioni tanto di ordine morale, quanto religioso. Sul primo versante si segnalano le amp
Castro de La Motte», Vives Lettres, IV, 1998, p. 149-169. [Giunta.9] Quanto alla condotta dell’azione, il de La Motte prescri
alepio approva questo ragionamento, mentre non si trova d’accordo con quanto scrive il de La Motte sull’Iphigénie di Racine. D
in questo caso non è soltanto legato all’organizzazione dei dialoghi, quanto piuttosto alla cattiva costruzione del carattere
vi, pp. 656-657). Per Calepio questo commento non è condivisibile, in quanto il drammaturgo, a suo parere, non deve badare a c
lia, Firenze, Istituto di Studi sul Rinascimento, 1969, pp. 118-119), quanto quelli di matrice aristotelica, e in primis Caste
o, votata appunto, sulla linea dubosiana, alla ricerca del «plaisir», quanto piuttosto alla riflessione critica italiana conte
e, senza che altri paia sordo o pazzo. Laonde si può giudicare ancora quanto siano da lodare coloro che a nostri dì hanno comp
de La Motte, tanto nel Discours à l’occasion de la tragédie d’Œdipe, quanto ne La Libre Éloquence, ammetteva che l’introduzio
a è reputato superiore rispetto alla media delle tragedie francesi in quanto meno affettato, ma vengono mossi rilievi allo svo
l’esercito sconfitto dovrebbe disperdersi e fuggire, a differenza di quanto accade secondo la rhesis di Tatius, impegnato a d
bia da solo affrontato vittoriosamente un nutrito manipolo di uomini, quanto piuttosto la preparazione dell’episodio e la cond
nore toujours qu’il me doit cet avis», ivi, p. 114). [Giunta.22] Per quanto riguarda la fortuna dell’Inès de Castro, Calepio
Dupuis, 1730, p. 164), che risulterebbero freddi e inappropriati, in quanto mossi soltanto dalla necessità di dar modo all’au
 165), indecoroso non tanto per la riproposizione di un topos logoro, quanto piuttosto perché pronunciato all’interno di un di
Motte viene considerato superiore a quelli di Corneille e Voltaire in quanto alla composizione dell’intreccio, dal momento che
nfigurazione di Edipo penalizza, secondo Calepio, l’intero dramma, in quanto impedisce di creare quel meccanismo purgativo a c
38 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
era Bruto il feritore? Merita questo concettuzzo di esser preferito a quanto vantò di grande la latina e la greca eloquenza? L
r vanta così gran copia di opere nelle quali ad evidenza si manifesta quanto si coltivi il greco idioma in Roma, in Napoli, in
iali. Io tanto più di buon grado ne trascriverò qualche osservazione, quanto più mi sembra conducente a far meglio conoscere p
ndicando notizie e traduzioni di Shakespear da taluno che forse ne sa quanto lui; ma è riserbato a colui, che oltre di possede
olo che quel di divino. Pure le sue tragedie sono altrettanti mostri. Quanto può immaginarsi di assurdo, di stravagante, di mo
con quali altri ascoltatori avrebbe egli potuto impunemente spacciare quanto venuto fossegli alla bocca contro dell’Italia, an
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 124
sai reputato ; come uomo, dice il Bartoli ch' ebbe indole tanto mite, quanto l’ebbe stravagante la sua compagna.
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 162
Teresa Passaglione, Teresa Amoroso, Maria Grasso, Antonia Spina. Per quanto , la supplica dell’Arcieri dicesse in proposito :
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — 1690. 31 mag.° – Bologna (ad un ministro del Duca)Bologna 31 mar.° 1690. »
tto ch'io mi impegni a servirli mentre m’ hano in tutto sodisfatta di quanto richiedevo ; onde mi dispiace n’ poter sortir for
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
conde nozze con una giovane bolognese, non comica. Rubatogli di notte quanto s’era venuto accumulando co' suoi risparmi, risol
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
o forestieri che naturali; nè più reca stupore il vedervi abbarbicato quanto si trova nel l’antico continente. Nella Nuova Spa
si esercita la pittura, la danza, la musica; e vi si trovano teatri. Quanto a Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura
anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le corti? E chi ne ignora la forza
eguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato? Quanto non ne fu combattuto e al fine oppresso, morta la
ato. Non credo adunque (per tornare al Cabotto) che il Lampillas, per quanto egli siesi apologista spacciato, possa fondarsi s
44 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
o forestieri che naturali, nè più reca stupore il vedervi abbarbicato quanto si trova nell’antico continente. Nella Nuova Spag
si esercita la pittura, la danza, la musica: e vi si trovano teatri. Quanto a’ Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura
anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti quanto più vaste sono le Corti? E chi ne ignora la forza
eguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato? Quanto non ne fu combattuto e al fine oppresso, morta la
ato. Non credo adunque (per tornare al Cabotto) che il Lampillas, per quanto egli siasi apologista spacciato, possa fondarsi s
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 958-966
a sincerità della mia coscienza che mi accerta di essere innocente di quanto mi viene apposto non solo non ardirei di scriverl
a V. E. ogni felicità con la sottoscrizione di propria mano affermerà quanto di sopra è scritto, di Lucca il dì 8 settembre 16
o, poichè è la meglio seconda donna che reciti, sì per il premeditato quanto per l’improviso. Trovarebbe ancora il nostro Pant
rovarebbe ancora il nostro Pantalone buono sì per la lingua matterna, quanto per la pratica dei soggietti antichi e moderni. B
ra non ho havuto alcuna lettera del S.r Marliani, ma se l’haverò farò quanto verrà da S. A. per mezzo di quella imposto. E con
46 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
d’écrire étoit encore plus rare chez les Espagnols. Nota II. Quanto alla lingua Italiana è stato non senza ragione de
i il Tiraboschi tom. III. Nota V. I Poeti Provenzali, che per quanto chiaramente ricavasi da due passi del Petrarca l’
me qualche cosa di divino, e la loro persona come sacra. I Bardi, per quanto ricavasi dalla dotta dissertazione critica dello
faisans. E il nostro celebre filosofo Antonio Genovesi (degnissimo di quanto ne ha maestrevolmente e veracemente ragionato nel
e confessa l’Ab. Arnaud; nè altra lingua moderna vi è tanto acconcia, quanto l’Italiana, siccome può vedersi da i Ditirambi de
ico filosofo, e poeta drammatico Don Pietro Napoli Signorelli, vedesi quanto il sig. Ab. Andres s’inganni e vada errato allorc
47 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
e di Menandro. Uditori altrettanto incomodi per l’indiscretezza loro quanto giudici infelici pel niun discernimento recherebb
me il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose, delle quali per quanto s’ingegnassero i circostanti a fargli capire la s
palesar al pubblico, e che renderà tanto meno scusabili i falli miei quanto più mezzi ho avuti di schivarli, mi fece scoprire
vanto della esattezza e novità delle notizie sulle quali è appoggiato quanto qui si scrive. Leggendo i molti e celebri autori
nno nel titolo di straniero una suspizione d’invidia contro l’Italia. Quanto a me animato perfettamente da spirito repubblican
ro, voglia screditar la nazione, esso sarebbe tanto più insussistente quanto che la maggior parte di quest’opera depone in con
contrario. Basta legger soltanto di fuga i primi capitoli per vedere quanto ivi si largheggi di lodi colla Italia, come si pr
48 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
n Grecia l’antica. La qual meraviglia tanto dee crescere maggiormente quanto che la sfoggiata ricchezza della nostra colla pov
ri, la loro unione non ha potuto rendersi tanto adattata e pieghevole quanto la medesima lo era presso agli antichi. La terza,
quei di Mitilene colla celebre Saffo? [3] Da ciò si vede naturalmente quanto la diversa maniera di prender codesti oggetti ha
da qualunque altra passione impetuosa e vivace. Ora egli è certo che quanto più l’armonia diviene artifiziale e complessa, ta
rocché codesta seconda maniera d’agire dei suoni tanto è più efficace quanto più gagliarde sono le impressioni che per mezzo d
timento od una imagine, e cotali inflessioni sono tanto più energiche quanto più fedelmente esprimono la voce della natura. Qu
ire gli affetti della ubbriacchezza tanto più pericolosa a que’ tempi quanto che gli animi non ancor dirozzati si trovavano na
li altri non seppero rinvenir altra via che la novità e la stranezza. Quanto più moltiplicavano essi i capricci dell’arte tant
vi? Si guardi il gusto della musica che vi regna» diceva Confucio. Ma quanto siasi fra loro cambiata questa influenza dacché s
ti piedi sembra che ad ogni passo raddoppi altrettanto del suo vigore quanto ne va scemando il secondo, così i poeti satirici
a loro vantata qualità d’ispirar le virtù, e di correggere i vizi. Da quanto si è detto finora risulta ch’ella consisteva sovr
rse di esser trattato con maggior estensione, si comprende facilmente quanto sia rimasta addietro l’avvedutezza dei moderni. S
iosi effetti che dovrebbono attendersi dalla sua unione colla poesia. Quanto più avanti s’anderà col pensiero si ricaverà che
le? Ignorano forse che queste non producono il loro effetto se non in quanto rappresentano simultaneamente all’anima una medes
esperimentare da sé tentando di ridurli all’odierno modo di misurare. Quanto ciò ne ritardi l’effetto lo sanno coloro che hann
e in parti contrarie senza fissarla ad un movimento determinato. [31] Quanto si dice della moltiplicità delle parti si dice al
bre Padre Martini, il quale sembra avere epilogato nel testo seguente quanto da me è stato detto finora intorno alle due music
reca concorrevano ad eccitar le passioni, si spiega in tal guisa: «Ma quanto poi siano queste in oggi tolte a noi da nuovo cos
lunga nota senza rapportare un curioso aneddotto, il quale fa vedere quanto ridicolamente si giudichi su questa materia da ch
lla sua Dissertazione intorno alla misura del tempo nella poesia, che quanto ci vien narrato dai grammatici intorno al valore
49 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230
lla Francia. Un certo sig. de Leyre passato in Italia dimenticossi di quanto facevasi nel proprio paese, e scriveva da Parma a
iti di Noverre tanto per le lettere che scrisse intorno all’arte sua, quanto per l’invenzione di varii balli, e pel modo di ba
ici e piacevoli nè musiche fatighe, nè rappresentatori, nè ballerini. Quanto alla musica possiamo noverare tra i drammi serii
ui con gran ragione pregiasi la Francia. II. Opera Comica. Quanto a ciò che intendesi per opera comica, ossia buffa
componimento un buon numero d’incoerenze, ed il piano mal congegnato, quanto il pessimo esempio che ne risulta per chi v’assis
dichiara che non consentirà mai a tale unione sconvenevole, e rileva quanto occulta ha ella osservato. Dulinval è penetrato d
colo di tener occulto un uomo con iscapito della propria riputazione. Quanto poi al merito letterario di tal componimento, ne’
iluppato, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto di poesia quanto di musica. Altre opere possono parimente rammenta
ificazione, e per la scelta felice delle rime, reggono al paragone di quanto si è mai prodotto in simil genere». Si recitò nel
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 741-743
le essendo da me vista, et in qualche parte imbellita, o fiorita, per quanto con la comica prattica sapevo, introducendoli il
e in adulazioni di ogni maniera per ottener finalmente un buon pasto. Quanto alla sua origine e al suo potere, il Capitan Cocc
51 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 263-265
ri, e lasciava ancor sorridere, nel sonno, le loro labbra dischiuse. Quanto al costume, la maschera del pulcinella è nata con
o negli ultimi anni (V. il Ghezzi), e più corta ne'primi (V. Callot). Quanto al carattere, il pulcinella, dapprima stragoffiss
52 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
ramo della italiana letteratura. Il che tanto più volentieri eseguirò quanto più opportuna comprendo essere siffatta investiga
comprendo essere siffatta investigazione alla facile intelligenza di quanto dovrò in appresso narrare, e più scarsamente del
e, alle quali bisogna far avvertenza per non confonderle. Tanto l’una quanto l’altra consistono nella convenienza delle parole
usta. Ne’ versi fatti per musica cercasi non tsnto la forza determini quanto la relazione che hanno essi col canto: per lo che
passione, ed essendo esse inflessioni tanto più variate, e moltiplici quanto maggiore è la varietà degli accenti nella sua pro
armi, gli amori Le cortesie, l’audaci imprese, io canto.» ognun vede quanto accresca loro d’armonia quell’“io canto” messo in
i stili, conservando, ciò nonostante, l’indole sua propria, e nativa: quanto vaglia a esprimer tutte le passioni, e a dipinger
, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo illustre quanto fosse altro mai per le donne italiane: ora per le
nsetti efimeri, alle bellezze maschie e vigorose altrettanto durevoli quanto la natura, ch’esprimono. Tali furono a un dipress
te, il quale francamente pospone la lingua spagnuola alla italiana in quanto alla musica. A me sembra però, che la lite rimang
i, e degli accozzamento sgradevoli. Nel far questa nota non mi sfugge quanto larga materia di riso abbia io preparato a’ zerbi
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
sto poco carneuale poiche esso si offerisce pronto di seruirla se non quanto che comporta la sua grandezza, almeno secondo che
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 667
l’ardor nel cor ristretto. Pietà desta in altrui, gioja e diletto, e quanto tace più tanto innamora. Tenti Florante ogni lusi
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Venezia il 31 10bre 1837.E il 14 novembre : » pp. 389-402
alenti, fuorchè un esercizio più lungo, mancanza a cui il tempo porrà quanto prima il compenso ; ma intanto è dolce il vederla
atore in qualche parte le addossa, d’essere cioè troppo giovine. Oh ! quanto meglio ciò conta che il vedere provetta attrice c
e 7. A dare un’idea del valore artistico della Bettini, e del come e quanto ella fosse apprezzata da’compagni di arte ; e anc
vostra Compagnia piuttosto che dire ch’io non amo di farne parte. Di quanto scrissi nella mia del 9 non mi rimuovo d’una sill
n appalto sospeso. Da Ferrara il Domeniconi il 23 aprile 38, conferma quanto le ha proposto a mezzo del suo futuro socio Gotta
ivere a te se vuoi essere la prima attrice di codesta Compagnia ; sai quanto i Romani ti amano, ed apprezzano il tuo merito si
Compagnia che per primo scopo doveva riformare il teatro italiano in quanto alla buona recitazione. Io chino il capo alle cir
opo altri cinque anni, ma prima di far ciò desidero ardentemente (per quanto il mio scarso ingegno lo permetterà) cooperare co
56 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 721
rato una sera per la finestra, mentre tutti erano in teatro, gli rubò quanto più potè. Desolato per tanta sciagura, il pover’u
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 181
to con in fronte il ritratto qui riprodotto. Opera l’uno e l’altro, a quanto sembra, dello stesso autore, nascosto sotto le in
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 606-607
e le lettere di V. S. Ill.ma per parte del Serenissimo Sig.r Duca. di quanto scriuo gliene potrà far fede il nostro Beltramme
uietar ch’io sia con li sudetti leandro e brighella, che sarà tanto, quanto il conseruar la uita, e la salute dell’Anima, ad
59 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111
terli, I. PREGIUDIZIO. Il Signorelli (dice l’Apologista p. 166.) quanto esalta giustamente il Teatro Spagnuolo sopra il T
un’ altra falsa opinione, che io covava in mente. Io credeva che, per quanto si stimi un Autore, un ingegno libero non mai si
quindi innanzi approvare, trascrivere, adottare senza esame, non solo quanto pensano i Ch. Tiraboschi, e Bettinelli, ma il Var
ria de’ Teatri, che di loro favella, non sia stata punto crollata per quanto in più pagine abbia ammonticato per conseguirlo i
issime Commedie di Cervantes. E ciò farà con alacrità tanto maggiore, quanto che l’Apologista l’incoraggia con quel bellissimo
tà e serietà con cui afferma simil cosa? Io per me credo fermamente a quanto quì dice. E che importa che contro sì bella e fel
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Pistoia, questo dì 21 di ottobre 1589. » pp. 405-415
no obligato per mia parola d’appresentare a V. A. S. la quale portarò quanto prima se mi appresenterà l’occasione ; et con que
l’antichitá, & che a tempo isguainasse fuori sentenze propositate quanto alla materia ; ma sgangherate quanto all’espressu
nasse fuori sentenze propositate quanto alla materia ; ma sgangherate quanto all’espressura, il condimento delle quali fosse v
legista cattedratico del vecchio studio bolognese deve essere, quasi quanto lo studio stesso, antichissima. Inutilmente il P.
comico. Ma questa ottava prova il contrario : prova che Graziano, per quanto portasse il nome di diverse patrie, parlava prett
riguardato come un tempo Roscio fu in Roma, ed è a me caro ed amico, quanto fu questi a Cicerone. E qui si dà a descriver co
61 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
r il che supponendo che il lettore non si sia per anco dimenticato di quanto si è detto nel capitolo primo di quest’opera circ
Anacreontiche, le quali sono tanto lavorate sul gusto di quell’autore quanto sono conformi alla natura i ridevoli sistemi dei
rande e del bello, che attesta la sua origin celeste. [16] Riflettasi quanto sia naturale il suo sentenziare e non pedantesco,
di riflessioni che nascono spontaneamente in una persona incalzata da quanto ha di più vivo il dolore. Così è naturalissimo ch
uale avvitamento tanto più agevolmente è divenuto signore degli animi quanto che le persone gentili gli appone il loro spontan
scorger la virtù, la sapienza, la grandezza, il valore, in una parola quanto avvi fra gli uomini di più cospicuo, e di più ris
r meglio signoreggiar sul padrone? [31] Niuno ha sentito tanto avanti quanto Metastasio nella filosofia dell’amore, filosofia
gran cantore di Orlando. Ma dall’altra parte egli è vero altresì che quanto è più difficile a dipinger bene l’anima combattut
reggia di Serse che le pazzie del Signor d’Anglante per le campagne; quanto è più pregievole strappar dal cuore gli affetti c
la natura che scioglier pazzescamente la briglia alla immaginazione; quanto è più utile richiamar il bel sesso col mezzo d’un
he il sacrificar questa ad ogni passo sull’altare della dissolutezza; quanto è più interessante un poeta che soddisfa nel mede
rei il pomo della bellezza. [33] E tanto gliel donerei più volentieri quanto che la sua influenza sul gusto italiano e su quel
nto; ciò che dice questo non è che un’amplificazione, uno sviluppo di quanto accenna quell’altra, e siccome è impossibile o al
to. Se la sua cattiva sorte il fa inciampare in alcuna dei primi, per quanto ingegno abbia egli sortito dalla natura, per quan
l’adegui nel numero, armonia, rotondità e pieghevolezza del verso per quanto lo comporta l’indole della lingua francese più ru
rancese troverà questi versi d’un’armonia e pienezza mirabile. Ma con quanto maggior grazia, brevità e disinvoltura si dice lo
I drammi del Quinaut altro non sono che un continuato recitativo. In quanto alla spezie di canto compreso in due o più strofi
i quelli autori contribuisca in oggi tanto agli avanzamenti del gusto quanto giovano alla vera cognizione dell’Antichità le ri
charmante beauté con più altre caricature francesi. Tutto ciò non so quanto sembrerebbe conforme ai costumi nazionali in Pecc
non so quanto sembrerebbe conforme ai costumi nazionali in Pecchino; quanto a me credo, che chiunque abbia fior di senno ripo
oria, o che sarebbe proprio della sua situazione. Ho già fatto vedere quanto sconvenga all’impiego e dignità di Fulvio legato
a della tragedia ha tanto che fare col carattere del dramma in musica quanto avrebbe la romana madre de’ Gracchi con una balle
eologi al suo libro sulla esistenza di Dio; intendo solo di dire, che quanto v’ha in lui di sodo, e di vero tutto stato in bre
tili al teatro. La seconda disamina in spezie quelle doti medesime in quanto s’impiegano talvolta da lui mal a proposito o per
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 53
un bordello d’ innamoramenti di p…… con questi furfanti ; e questo è quanto mi occorre per hora. »
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 944
etto dall’avversa fortuna a recarsi in Lombardia, ove consumato tutto quanto gli restava ancora, si unì a una compagnia di gui
64 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
palazzo. Oltradicchè diventa oggimai tanto più necessario il parlarne quanto che la possente influenza della imitazione france
’affaccia innanzi a chi le avea fatta la dimanda; l’altrettanto bella quanto incontinente Frine, che vedendo i giudici dell’Ar
esti, come c’è l’eloquenza de’ suoni, e la maniera di render efficace quanto si può la pantomima (della quale sola e non delle
ma può essere considerata sotto due relazioni differenti. La prima in quanto è un’arte rappresentativa somigliante alla poesia
rappresentativa somigliante alla poesia e alla musica. La seconda in quanto viene applicata al melodramma o come parte costit
omima in iscena come intermezzo tra atto ed atto. Se il fatto valesse quanto la ragione, il problema non farebbe nemmeno una q
one, poiché basterebbe volger gli occhi a qualunque teatro per vedere quanto spazio di tempo ivi occupi il ballo, come interro
l dramma un frammesso della danza. Nondimeno siccome i pregiudizi per quanto siano essi fissi e radicati altamente non distrug
produr l’interesse; se niuna cosa contribuisce tanto a produr questo quanto l’illusione; se non è possibile ottener l’illusio
imico (giacché di questo solo è il discorso) è tanto antico in Italia quanto il teatro. Nella Calandra del Cardinale Dovizio B
nacquero a poco a poco del palco uomini armati all’antica, tanto bene quanto cred’io che si possa; e questi ballarono una fier
tutti questi uccelli ballavano ancor loro un brando, con tanta grazia quanto sia possibile a dire né immaginare. Finita poi la
ancor ella ecc» 178. Questa lode è tanto più dovuta a quella nazione quanto che in ogni tempo si è in tal genere di gentilezz
, gli Hayden, i Graun e tanti altri rispettabili professori di musica quanto fosse stato indecente e ridicolo il quesito propo
la, Pilade, e Batillo. Giammai scrittore ha tanto nobilitato il ballo quanto Noverre. I misteri ch’egli vi ritrova sono così m
ò egli di letterarie specolazioni, ma volle ancora mettere in pratica quanto colla voce e colla penna insegnava agli altri. Lo
ica? Esaminiamolo. [35] Non negherò già che la mimica, considerata in quanto è un linguaggio muto d’azione, non abbia in se st
o scarso numero d’imagini, laddove per gli occhi manifestandosi tutto quanto è l’oggetto alla potenza visiva, e riconoscendosi
o men necessaria la copia e la veemenza dei gesti. Conseguentemente a quanto si è detto la mimica eroica dev’essere più scarsa
é molt’altre ancora può rappresentare la pantomima, eppure ognun vede quanto essenziali siano esse all’orditura di quella trag
one, hanno avuta nel ballo la stessa origine che nella musica. Perciò quanto s’è detto dell’una è perfettamente applicabile al
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 454
al gusto del Paese, e vi riuscì. E a chi gli domandava, meravigliato, quanto gli fosser costati progressi così rapidi, – ho mo
66 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « AVVISO A’ LEGGITORI. » pp. 237-240
p. 40. v. 10. tristos gemidos tristes gemidos p. 40. v. 22. in quanto dite in quanto dice p. 41. v. 20. vò partar
istos gemidos tristes gemidos p. 40. v. 22. in quanto dite in quanto dice p. 41. v. 20. vò partar vò portare
67 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO IV. Memorie drammatiche d’oltramonti nel medesimo secolo XIV. » pp. 140-147
alana e la provenzale si rassomigliarono molto. Dico solo di passagio quanto alla prima parte, che siccome i Napoletani, i Tos
conti di Barcellona non faranno che i Provenzali chiaminsi spagnuoli. Quanto alla seconda parte io credo che nell’origine degl
68 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO III. Memorie drammatiche d’oltramonti nel medesimo secolo XIV. » pp. 41-46
lana e la Provenzale si rassomigliarono molto. Dico solo di passaggio quanto alla prima parte, che siccome i Napoletani, i Tos
conti di Barcellona non faranno che i Provenzali chiaminsi Spagnuoli. Quanto alla seconda parte io credo che nell’origine degl
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1024-1026
uonatori e cantanti ; e l’agilità dei movimenti era tanto apprezzata, quanto la trovata di un motto arguto…. Lo stesso Fiorill
riographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img179.jpg] Quanto alla paga annuale, sappiamo di due a cui furono a
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 386-389
e i pensier folli nostri rimira col tuo bel candore. Così vedrai, che quanto in terra giace, è fumo ed ombra : e scorgerai che
loria del sposo suo, pompa del mondo, e dei teatri luminosa Aurora. Quanto a' suoi pregi artistici, par ch' Ella ne avesse p
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 670-674
i dispiacciono : i nostri difetti e quelli delle nostre commedie. Per quanto ci concerne, io vi prego di rammentare che noi si
cellenti, men ridicoli certo ai vostri occhi, fors’anco sopportabili. Quanto alle nostre commedie, io non ho troppo da invidia
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 682-683
e debba prenderlo cotto o naturale, e s’abbia da mescolargli altro, e quanto n’avrà da prendere e per quanti giorni ; e quanto
escolargli altro, e quanto n’avrà da prendere e per quanti giorni ; e quanto sangue stimerà bene si faccia levare, e cosa debb
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « A CHI AMA la poesia rappresentativa » pp. -
ri morali e politici tanto per ciò che l’una società debbe all’altra, quanto per quello che debbonsi mutuamente gl’individui d
La ragione umana che sugerì sì vaga ed utile morale rappresentativa, quanto vide profondamente nella natura dell’uomo! Adunqu
nirlo delle moltissime cose che la rendono del tutto nuova. Dirò solo quanto allo stile che dopo l’autorevole approvazione del
delle parole del Gozzi che tradusse il di lui Saggio di Critica. Ecco quanto io ho fatto in quest’opera per diletto ed istruzi
si astenne dal l’usare la stessa voce gergone, e pure si sa in Italia quanto puri ed eleganti scrittori si fossero que’ due Am
74 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
iferisce una cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni vedova quanto si voglia nobile compariva sulle scene prezzolata
liuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle Spartane che rap
vere anche lavorato alcun poco come scrittore. Si è veduto similmente quanto fosse pregiato e rispettato Egemone il parodo. Es
a il coragio che oggi si direbbe la guardaroba del coro, serbandovisi quanto faceva d’uopo alla rappresentazione. Il luogo spa
dore destar non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
conoscitrice dei vantaggi che dalle sceniche Produzioni ne derivano, quanto magnanima per incoraggiare nei loro tentativi gli
lius, Clarissa Harlowe, ecc. : quelle parti insomma con le quali, per quanto sieno eseguite con dignità, è d’uopo sostenere un
ione, a 20,000 franchi, che le furon dal Righetti accordati assieme a quanto d’altro chiedeva, in alcun punto solamente e liev
rano parallelo tra lei e la Rachel, nel quale si sforzava di mostrare quanto più grande fosse la tragica straniera della tragi
tazioni. Posso dire di doverle molto, poichè, soccorso dal ricordo di quanto le vidi fare, mi son servito bene spesso de' suoi
76 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76
ancese rimpastata e riprodotta sulle scene, come diremo a suo tempoa, Quanto dunque comparve sulle scene francesi anche sotto
sua tragedia Les Horaces; ma non avendola io veduta dir non saprei nè quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll
è quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll’Orazia, nè quanto a lui dovesse Pietro Corneille che venne dopo del
77 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12
ancese rimpastata e riprodotta sulle scene, come diremo a suo tempo4. Quanto dunque comparve sulle scene francesi anche sotto
ua tragedia les Horaces; ma non avendola io veduta, dir non saprei nè quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll
quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll’ Orazia, nè quanto a lui dovesse Pietro Cornelio che venne dopo dell
78 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
falso in cui purtroppo, se rari sono gli autori che non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta di una
ti dal Meibomio e dal Wallis ci ponno servire di guida per inoltrarci quanto basta nella ricerca di questo ramo delle greche c
ttore non ha bisogno d’essere avvertito che parlandosi di que’ secoli quanto si dice della poesia intendersi dee anche della m
stessi erano creduti musici e ballerini, e niente v’era di più comune quanto il vedere le loro imagini o sculte o dipinte con
m numero, qui semper apud omnes sancti sunt habiti atque dicti». [15] Quanto s’è detto della poesia e della musica si debbe in
6] Ma nulla fa capir meglio lo spirito delle antiche rappresentazioni quanto lo zelo de’ primi padri della chiesa nel riprende
tanto rifiutiamo, dice parlando co’ gentili, i vostri spettacoli, in quanto abbiamo in odio l’origine loro che sappiamo venir
i dio coi salmi penitenziali posti in bocca d’Aristea, o di Cleonice. Quanto a noi meno costumati e purtroppo meno divoti v’an
’ottime massime religiose morali, e politiche” contenute nel libretto quanto gli indiani, allorché prendono il betel, o l’opio
omune fra noi che il veder i governi prescriver delle leggi opposte a quanto detterebbe la sana filosofia, che sentir i filoso
ho detto nel capitolo stesso citato dal Manfredini, acciocché si veda quanto deve fidarsi il lettore di certa classe d’estratt
tumi, e il dubitare di questi se non paratamente, almeno in grosso, e quanto basta per attribuire alla loro musica una sorpren
molti uomini assai più dotti di me, superava altrettanto la moderna, quanto questa supera l’antica in altre doti pregievoli.
rre il vero patetico ovvero sia l’imitazione degli affetti umani. Per quanto le cantilene subalterne accompagnino e rinforzino
rché reputiamo un atto lodevole pensar bene de’ nostri contemporanei, quanto perché traendo origine ogni nostra affezione dall
nto del proprio ingegno, e ciò che oltremodo fa meravigliare si è che quanto più si scarseggia di talento, tanto di se medesim
po ciò si vergognerà forse di aver combattuto una proposizione chiara quanto il lume di giorno, e capirà che un ragionamento c
a proposizione tanto ai compositori greci, latini, tedeschi, francesi quanto agli italiani. Per trovarmi dunque in contraddizi
to imposto per penitenza che dica una lode e un biasimo. Lo ringrazio quanto debbo, e debbo ringraziarlo moltissimo per la pri
per la prima, la quale cortesemente mi dispensa senza meritarla; e in quanto al secondo compreso nella parentesi mi protesto c
o, o che non l’ha inteso? [89] Si mostra inoltre molto soddisfatto di quanto dissi intorno «all’infame usanza dell’evirazione»
tivo obbligato, ed aria fosse la stessa stessissima presso ai Greci». Quanto a me ho ritrovato bensì la distinzione tra il rec
to né cotesta acconcia esecuzione, essi ci lasciano sul teatro freddi quanto un ghiaccio. Che così realmente accadda in pratic
, cioè che la musica d’allora in poi non è stata mai tanto eccellente quanto lo è presentemente.» Ora se la nostra musica “ha
falso, in cui pur troppo se rari sono gli autori che non v’incorrino, quanto più facilmente vi caderà quello che tratta d’una
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 360
ed egli dovette contentarsi di percorrere con compagnie modeste, per quanto decorose, i teatri di minor conto. Lo vediamo il
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
vaga, o Cintia, in ciel tu giri, ricca di tanta luce il volto adorno, quanto quest’altra Cintia, ond’hai tu scorno, gira degli
81 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
ma per dilettare ed instruire il Pubblico ne’ Teatri”. Questo solo in quanto avete detto è vero; nati sono i Poeti Scenici a d
ella Nazione, avesse impreso a introdurre sul Teatro di Madrid Favole quanto vivaci, e ben verseggiate, altrettanto giudiziose
morio strepitoso? Da queste cose voi per voi stesso potete ora vedere quanto male la condotta del Vega di servire al gusto del
piede fuori delle Greche vestigia, e senza la scorta di Aristotele in quanto alla forma del Dramma, non si curarono di osserva
astorali posti in giudizio risultassero rei di regole infrante tanto, quanto ne rimasero convinti Lope, Cervantes, Virues, Cas
, pure produsse almeno intorno a sessanta Commedie, che se mancano al quanto per ciò, che concerne il gusto, non sono però nè
ano il buon costume; ma punto non si bada al miglioramento di essi in quanto all’arte ed al gusto, come addiviene in tante alt
Storia de’ Teatri, che non ci fa camminar sicuri ed a chiusi occhi su quanto egli asserisce. In questo medesimo passo ei dice:
. Racine. “Si pretende (p. 312.), che abbia Racine purgato l’amore di quanto contiene di grossiero e d’illecito, presentando s
82 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
sifane, Filisco e Licofrone. quest’ultimo è il più noto per l’erudito quanto oscuro poema di Cassandra, e per le varie tragedi
idioma scrisse in verso una tragedia intitolata Erofila elegante per quanto comporta l’odierno linguaggio delle Grecia serva,
83 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO II. Tragedie latine d’oltramonti, Tragici Olandesi, e Teatro Alemanno. » pp. 135-142
, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam. Quanto ai componimenti nel nativo idioma, benchè in Olan
he i mentovati componimenti di Opitz scritti con eleganza superiore a quanto erasi in quelle contrade prima di lui prodotto, b
84 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO V. Tragedie Latine d’Oltramonti: Tragici Olandesi: Teatro Alemanno. » pp. 286-290
, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam. Quanto ai componimenti nel nativo idioma, benchè in Olan
otte note. Tutti questi componimenti scritti con eleganza superiore a quanto erasi colà prima di lui prodotto, bastarono ad ad
85 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO IV. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 257-261
rischiarata, rendono la Russia oggetto dell’ammirazione dell’Europa. Quanto agli spettacoli scenici continuano a fiorire e a
o ballerino molto applaudito è stato nazionale e chiamavasi Bublikow. Quanto al teatro materiale del real palazzo di Pietrobur
86 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
e d’istituzione pagana le scienze e le università dove s’insegnavano. Quanto al teatro la nazione sin dal regno di Carlo I ave
riche e colle indecenze che si osservano nella Cleopatra del Dryden a Quanto a me Dryden sembrami più simile a Lope de Vega ta
ega tanto per la varietà, la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per avere al pari di Lope ben compresa la delicat
87 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
per entro la sorgente onde ricavò Lulli il suo recitativo, se non in quanto lo svantaggio che ebbero quelli lavorando su paro
tanto più bramosi nella pratica di ricchezze, e di un’agiata fortuna quanto più si mostrano disprezzatori di esse ne’ loro sc
l’astinenza del vino, niun’altra cosa assaporiscono con tanto diletto quanto una bottiglia di eccellente liquore europeo. L’em
bandonata modulato in gran parte da lui a questo modo è preferibile a quanto han di più fiero e più terribile nella pittura i
ità, quel patetico dolce e dilicato tanto graditi dalle anime gentili quanto difficili a ben difinirsi. Egli comprese in tutta
potrà meglio imparare l’arte difficilissima di combinar gli strumenti quanto dal rinomatissimo Hass, ovvero sia il sassone edu
osa contribuì tanto a render chiara la musica italiana in quest’epoca quanto l’eccellenza e la copia de’ cantori, che fioriron
ampiezza di voce. Questa volava indistintamente per tutti i tuoni per quanto fossero essi gravi, acuti, e profondi. Una fantas
de’ quali è ita sotterra con esso loro, sebben non rimanga spenta in quanto alla fama. Basterà non per tanto l’accennar breve
e belle arti cava, se ben si considera, tanto lucro questa provincia, quanto da quei che servono al melodramma. principalmente
gusto musicale quale è stato finora descritto, fosse così universale quanto a prima vista apparisce. Se le armoniche facoltà
88 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Avvertimento al lettore per la presente edizione »
Di nulla meno si tratta che di fare man bassa e pressoché annientare quanto forma in oggi la delizia, l’ammirazione e il tras
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 361
n genere solo si attenne ; chè tanto era valente nelle parti comiche, quanto nelle drammatiche ; e le commedie del Goldoni, e
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Rimini, li 22 Giug.º 1698. » p. 489
domi del nobiliss.º honore che ha ottenuto ; posto tanto più meritato quanto meno desiderato. Gli notifico poi come sono in Ri
91 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
; lo stile ricco, sublime, ed elegante; e la versificazione armonioso quanto comporta il metro nuovo in teatro, dal suo nome c
re, dove fui prigioniera Senza bramar fra’ lacci la libertà primiera? Quanto or mi rivedete, quanto da me diversa, Non di lagr
a Senza bramar fra’ lacci la libertà primiera? Quanto or mi rivedete, quanto da me diversa, Non di lagrime liete, ma di funest
produzioni teatrali uscite della velocissima sua penna in poco tempo, quanto varrebbe in questo genere, se il suo ingegno viva
gli eruditi la di lui profonda erudizione, tanto sacra negli oratori, quanto latina e greca da per tutto. Imita gli antichi, m
o; e se in lui sono Impeti di malizia, io gli perdono. Notisi ancora quanto acconciamente si trovino incastrate nello stile d
nzo, perché l’affetto filiale narrato non scuote tanto lo spettatore, quanto i benefici attuali di Augusto, e la di lei passio
cessit, habere Sudoris minimum, sed habet comoedia tanto Plus oneris, quanto veniae minus. 215. Egli é certo che niuno de’
. L’accoppiare quelle due virtù, tra se opposte, brevità e chiarezza, quanto sia difficile nelle composizioni (e massimamente
e, corrente, maestoso, nobile, facile, solea dire: Ah! questo facile, quanto é difficile! perocché sapeva ben egli per quante
certezza si può affermare, i più rinomati autori francesi hanno tolto quanto vi é di più bello ne’ loro componimenti. «J’ai to
filosofi. La sua rima é discretissima ed esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua, sono pieni di ritmo, e per
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 118-139
on tanto Gian Battista a quello, per cui cinque cittadi a garra foro, quanto è di quell’ il suo miglior soggetto. Onde ben pos
nfonie e i mutamenti di scena a vista che dànno un’idea ben chiara di quanto l’Andreini fosse padrone degli effetti teatrali.
stupirci se il pubblico di due secoli e mezzo fa andava in visibilio. Quanto alla recitazione, ammettiam pure dal contesto del
e dovesse assai più convenire al lavoro che una recitazione parlata ; quanto alla musica, il nome del Monteverdi è tale da non
nome del Monteverdi è tale da non far dubitare del valore di essa ; e quanto all’allestimento scenico, si può esser certi come
ito è rimasto ognuno in veder fatto possibile l’impossibile ; poichè, quanto le chimere poetiche han saputo inventare, tutto s
guito lo stile d’ Isabella sua madre — esclama Francesco Bartoli — oh quanto migliori sarebbero gli scritti dell’ Andreini ! G
all’ Ingannata Proserpina, e all’ Alterezza di Narciso del padre. Quanto alla parte dell’ innamorato ch’ egli « faceva — d
93 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
compagna delle altre due, anzi in tanto si dice buona, o cattiva, in quanto più, o meno si adatta ai genio della musica, e de
i altri lavori delle arti imitative, non ha tanto per oggetto il vero quanto la rappresentazione del vero, né si vuole da esso
a ragione d’analogia della musica colla poesia consiste: imperciocché quanto più la espressione poetica de’ motti s’avvicina a
esto oggetto non forma un carattere distintivo della poesia se non in quanto è una conseguenza delle altre due: cosicché una i
igettarne tutte le altre: circostanza che tanto più divien necessaria quanto la lingua è men musicale, poiché qual cosa imiter
l’animo, come la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più grande quanto esso è più vivo e calcato. Cosicché chi canta è i
ventino         Gli urli del Cerbero         Se un dio non è.» [18] Quanto più varia, e per conseguenza più dilettevole non
nguaggio, che corrisponde, può essere lirico bensì ma con parsimonia, quanto basti per dar al canto grazia e vivacità, senza t
tterizza Metastasio sopra tutti gli altri. [20] Si osserva facilmente quanto la natura del canto e dello stil musicale debba i
l’uso del parlar figurato e comparativo tanto è maggiore in un popolo quanto è più scarso il linguaggio, e meno progressi v’ha
, e si confondono, dicendo le medesime parole, senza curarsi l’uno di quanto risponde quell’altro: ciò è contrario egualmente
ente nell’esito tristo o lieto della favola, potendosi tanto nell’uno quanto nell’altro caso accoppiare una eccellente poesia
altrettanto per provar che l’esito infelice era essenziale all’opera, quanto fanno ora per provare l’opposto. Così avverrà sem
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
nobili imitazioni ora più ora meno libere ugual senno e buon gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quant
ra più ora meno libere ugual senno e buon gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quanto al di lui Cristo,
no e buon gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quanto al di lui Cristo, ben possiamo con sicurezza e co
ue tragedie e colle due commedie eseguì egli solo con ottima riuscita quanto a fare imprese in tutto il secolo l’Italia tutta,
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 328
breve tempo competere colle migliori attrici dell’età sua, mostrando quanto valesse ne’ caratteri più disparati, come Ottavia
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 363
stori Del Grillo con disperato accento esclama : Oh Madre mia tu sai quanto in terra t’amai ; Dal luogo ove tu sei or tu vedi
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 455
che Arabia ornò, ch'orna l’Ausonie Arene ; pingi virtù, pingi arte, e quanto aduna Melpomene di grande in auree Scene. Spiri o
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117
te dalle attrici, a commedie che erano di esse il caval di battaglia. Quanto alla Zingara, vedi al nome di Piissimi Vittoria ;
i battaglia. Quanto alla Zingara, vedi al nome di Piissimi Vittoria ; quanto alla Pazzia, è per me fuor di dubbio trattarsi de
rta in Lione, la maggior comica, che sia mai stata nell’ esercitio. » Quanto al valor letterario d’Isabella Andreini, poco mi
’io che sia questa : che douendo l’histrione ingegnarsi, et sforzarsi quanto piu può [come diremo] d’ingannar lo spettatore in
e essercitati, come gli si richiede. Sant. Certo, conosco esser uero quanto dite, per che io mi son ritrouato ueder rappresen
ma noue, che sono riuscite garbatissime. Mass. Hor sia detto assai, quanto alla clettione della comedia, et ditene eletta ch
rei parere attempato, ma decrepito, et grinzo, bisognando. Et per che quanto alla elettione, e della comedia e de i recitanti
rò alzar la uoce in modo de gridare, ma alzarla tanto temperatamente, quanto basti a farsi udire comodamente a tutti gli spett
ndo le uoci, Et accompagnandoui i gesti, secondo i propositi] far che quanto si dice, sia con efficacia esplicato, Et che non
come uoi dite anco gl’ usi de’ nostri tempi. Ver. Io mi ingegno poi quanto piu posso, di uestire i recitanti fra loro differ
ne gl’ huomini, come nelle donne : però siano diuersi tutti fra loro quanto piu si possa, et di foggia, et di colori. Sant.
per che a me basta il trasformarli, e non trasfigurarli, ingegnandomi quanto piu posso, di farli parer tutti persone noue. per
ire nelle comedie ; cioè, farli tra lor piu differenti che si può, Et quanto al generale il lor uestir sara questo. Coprir le
rande effetto. hor ueniamo ai prologhi et alle qualita di essi. Ver. Quanto alle qualita loro, a me pare, che abbiano molta m
per accostarsi il più che si può a gl’ uditori ; come per iscostarsi quanto piu sia possibile dalle prospettiue della scena,
99 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
iferisce una cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni vedova quanto si voglia nobile compariva sulle scene prezzolata
liuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle Spartane che rap
vere anche lavorato alcun poco come scrittore. Si è veduto similmente quanto fosse pregiato e rispettato Egemone parodo. Eschi
a il Coragio che oggi si direbbe la guardarobe del coro, serbandovisi quanto faceva d’uopo alla rappresentazione. Il luogo spa
ore destar non doveva ne’ generosì scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad
100 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
fonti, di fiumi, di gemme, di metalli, di sali, di solfi, di piriti, quanto nell’aspetto esteriore di un maestoso disordine d
’imperi e di nazioni grandi. Lo veggiamo agiato non solo e fornito di quanto bisogna alla sua sussistenza, ma disdegnoso de’ p
sì misero, seppe trovare nelle proprie forze fisiche e intellettuali quanto fecegli mestiere a penetrar nell’arcano magistero
utto; e poi, perchè mai tanto più essa inoltrisi verso la perfezione, quanto più cresce nelle nazioni la coltura? L’una e l’al
la, sì utile e sì necessaria alla gloria e all’educazione de’ popoli, quanto vide profondamente nella natura dell’uomo! Cisalp
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