o soffocante. E la lettera è firmata : Io Virginio Costante affermo
quanto
di sopra si contiene. Io Aurelio di Secchi A fer
te affermo quanto di sopra si contiene. Io Aurelio di Secchi A fermo
quanto
in ciò si contiene. Io Vittoria Amoreuoli detta
to in ciò si contiene. Io Vittoria Amoreuoli detta Isabella confermo
quanto
nel presente si contiene. Io Francesca Tabò anch
tanto co’ suoi virtuosi. A’ più di loro non è mai caduto in pensiero
quanto
sarebbe prima di ogni altra cosa necessario che i
dell’opera, non riceve per gli orecchi impressione alcuna distinta di
quanto
e’ cinguettano. Diceva a tal proposito assai piac
con ciò le vie tutte che ha da tenere; non può metter piede in fallo
quanto
alle differenti inflessioni e durate delle voci s
a dell’attore; ed esso è, per l’illusione teatrale, tanto importante,
quanto
importa il non vedere una causa rimanersi inopero
effetto. Ora in tal parte ognuno può sapere senza che altri il dica,
quanto
sieno valenti, quanto studio vi pongano i nostri
arte ognuno può sapere senza che altri il dica, quanto sieno valenti,
quanto
studio vi pongano i nostri Rosci. A tutt’altro ha
ltra cosa, fuorchè a quello che pur dovrebbono. Invece che uno badi a
quanto
gli dice un altro attore, e per via delle differe
cita per musica», e non è scritto «si canta». [3.5] Ma dicano i savi
quanto
sanno, del recitare hanno i moderni virtuosi pres
a melodia; ond’egli vi possa dipoi supplire a suo talento, e metterci
quanto
gli aggrada del suo. A considerare il bene e il m
ole il musico racchiuder quivi indifferentemente e distillarvi dentro
quanto
di grazie, di rarità, di artifizi musicali ha sap
sono assai diverse dalle antiche pel fine, per la forma, e per l’uso.
Quanto
al fine si è già veduto nel volume I che gli anti
ero alle maschere se non per muovere il riso con una figura caricata.
Quanto
alla forma gli antichi nelle maschere rappresenta
o sulla testa di una figura di donna che dimostra che stà cantando. E
quanto
all’uso della maschera nulla di più ragionato pre
degli strioni moderni coll’esempio delle antiche sostenendo con vana
quanto
trita erudizione la loro mimica pertinacia, poltr
Placido suo marito, riuscì un’eccellente prima attrice. È indicibile
quanto
fosse il valor suo nelle cose dell’arte, e quanto
trice. È indicibile quanto fosse il valor suo nelle cose dell’arte, e
quanto
unitamente al suo consorte facesse brillare le sc
za avvertire a qual segno sia indecente sulle scene simile argomento.
Quanto
alle regole sino al 1640 si disputava ancora se d
a Francia, la quale nel di lui fiorire avea un teatro tanto sregolato
quanto
l’alemanno e ’l cinese, e di gran lunga inferiore
sar delle donne somministri copia di caratteri differenti. Gli uomini
quanto
più si associano, tanto più s’imitano e si rassom
avvedesse delle proprie forze nel genere tragico, e che comprendesse
quanto
la regolarità contribuisca all’accrescimento dell
Dottore suo marito ecc. io isabella Franchini detta Colonbina afermo
quanto
di sopra. Io Bernard.º Coris detto Siluio comico
ermo quanto di sopra. Io Bernard.º Coris detto Siluio comico affermo
quanto
di sopra si contiene. Io Eustachio lolli fichett
rmo quanto di sopra si contiene. Io Eustachio lolli fichetto affermo
quanto
di sopra. Io Gio. Andrea Zanotti detto Ottauio a
mia produzione ? D’A. Si ; vi conosco per fama ; so che siete garbato
quanto
abile, non mi darete una negativa. G. Ho molte oc
a e lo scudo, di cui armato andrò a sfidare i teatri tutti del mondo.
Quanto
sono adesso felice ! Ho scommesso cento ducati co
Commedia non è ancora sbarazzata dalle Meteore, che la circondano, ma
quanto
prima, superata la convalescenza, uscirà dalle ca
oder tutte le più compie felicità. Ma sento alcuni, che disendo va :
quanto
, quanto s’inganna el to pensier ; quello del matr
te le più compie felicità. Ma sento alcuni, che disendo va : quanto,
quanto
s’inganna el to pensier ; quello del matrimonio l
va assai meno della difficoltà di trovare un attore abile e piacevole
quanto
il perduto Pantalone. (Fu poi sostituito da Anton
e ritornò in Italia ben provvisto e fornito d’abiti e di denaro. Per
quanto
concerne la dimora del D’Arbes a Dresda, abbiamo
he trascriver fedelmente le notizie di lui, comunicatemi dall’egregio
quanto
modesto scrittore di cose nostre teatrali, Antoni
da sollevare o sul maggior tragitto da percorrere tanto più preferito
quanto
più irto di pericoli, specie allorchè lasciando i
a intelligente chiarezza con cui rese sempre il giusto significato di
quanto
esponeva. Dotato d’una memoria fenomenale e predi
e mercè i palpiti veri che gli venivano dal cuore. Di animo generoso,
quanto
aveva era degli altri, e se nel momento del bisog
sono assai diverse dalle antiche pel fine, per la forma e per l’uso.
Quanto
al fine si è già veduto nel volume I che gli anti
ero alle maschere se non per muovere il riso con una figura caricata.
Quanto
alla forma gli antichi nelle maschere rappresenta
ano sulla testa di una figura di donna che dimostra di star cantando.
Quanto
all’uso della maschera nulla di più ragionato pre
scoppiar della guerra di sette anni ? O segretario di Corte per tutto
quanto
concerneva i comici stessi ? Che il nome del Bert
rneva i comici stessi ? Che il nome del Bertoldi fosse legato a tutto
quanto
era manifestazione di arte sulle scene del Teatro
ol mezzo di buffonerie…. In capo a qualche tempo, il Bissoni ne seppe
quanto
il maestro, del quale divenne il socio, poi separ
cettare la eredità. La lettera è pubblicata per intero dal Campardon.
Quanto
al costume e al carattere dello Scapino, metto qu
lo Scapino, poichè la maschera dell’uno è uguale a quella dell’altro.
Quanto
al carattere di Scapino, è il medesimo degli schi
ia avvertire a qual segno sia indecente sulla scene simile argomento.
Quanto
alle regole sino al 1640 si disputava ancora se d
Francia, la quale nel di lui fiorire aveva un teatro tanto sregolato
quanto
l’Alemanno ed il Cinese, e di gran lunga inferior
sar delle donne somministri copia di caratteri differenti. Gli uomini
quanto
più si associano, tanto più s’imitano, e si rasso
avvedesse delle proprie forze nel genere tragico, e che comprendesse
quanto
la regolarità contribuisca all’accrescimento dell
la storia e l’erudizione teatrale antica e moderna già descritta, ma
quanto
rimaneva a narrarsi comparso posteriormente sulle
e. Contiene la Parte II le Addizioni copiose fatte pel sesto volume e
quanto
serve a condurre la storia sino alla fine del 179
ipi e ne’ palagi de’ gran signori, ci entravano sontuose macchine con
quanto
di più mirabile ne presenta la terra e il cielo,
i provvedimenti e partiti; onde da una banda si venisse a risparmiare
quanto
profondere doveasi dall’altra. Lasciati da canto
[1.4] La verità si è che tanto co’ soggetti cavati dalla mitologia,
quanto
dalla storia, vanno quasi necessariamente congiun
cca si starebbono di Apollo o di Venere. Non forniscono tanta varietà
quanto
i soggetti favolosi; sogliono peccare di severità
gnuoli vedutisi per la prima volta insieme, e verrebbesi a dispiegare
quanto
in ogni maniera di cose avea di magnifico e pereg
binazioni de’ suoni fra loro, cioè a dire alla sua parte scientifica.
Quanto
a me, senza imbarazzarmi in una teoria, in ogni a
’io imprenderò a trattare lungamente della musica degli antichi, e di
quanto
ha relazione con essa. Confesso però ch’io debbo
e e di gustarli non è tanto quella della discussione, e dell’analisi,
quanto
quella del gusto, e d’un certo tatto squisito som
parte della loro musica onde mi sono inoltrato con tanto più impegno
quanto
più sapeva nulla essersi scritto finora di conclu
oscuro e secreto che l’anima fa senza esserne consapevole190. [6] Da
quanto
ho l’onore di dirvi, o Signore, ne viene che gli
dubbio la più vigorosa. Io voglio adunque persuadere a’ nostri musici
quanto
lor monterebbe di conoscere il meccanismo della l
incipale, e l’artifizio il più felice della greca versificazione. Per
quanto
siasi beffato il celebre Erasmo dei sapienti del
dal re il permesso di formare un’Accademia di musica a Parigi, ma per
quanto
dilettosa ella si fosse, non essendo né diatonica
rimane tanto sfigurato, ove si voglia trasportarlo ad un’altro genere
quanto
resterebbe un opera di gusto trasferita da una in
correre a suo grado per tutte le idee musicali che si vorranno, e per
quanto
vaga e indeterminata sia la sua espressione, purc
ssere toccante, viva, allegra, maninconica, dolce e terribile, se non
quanto
lo permettono le parole197. Onde può rilevarsi a
uoghi che si dovrebbero trascurare, o levar via del tutto, imperocché
quanto
più un’arte è dilettevole, altrettanto è vicina a
iù adito alcuno a chi volesse sostenere il sentimento opposto; ma per
quanto
rispetto io porti alla memoria di questo sapiente
dulazioni. [10] Dopo che vi ho accennati, o Signore, e sviluppati per
quanto
ad un estratto si conviene, i mezzi, onde si prev
arti, la cui natura, e le cui proprietà non potrebbero alterarsi per
quanto
fossero differenti fra loro i mezzi, e lo strumen
sistemi. Io ho voluto tanto più applicarmi all’esame di questa parte
quanto
più vedeva l’affinità di essa col mio soggetto, s
vero sia ragionamento metafisico intorno alla origine delle lingue in
quanto
sono il fondamento dell’armonia, della melodia e
o e come nuocano i diversi sistemi di morale, e di legislazione, e in
quanto
contribuiscano le opinioni pubbliche, lo spirito
le dal teatro e ridurre la melodia drammatica al solo recitativo. Per
quanto
sia bella in se stessa questa parte della musica,
ivo. Per quanto sia bella in se stessa questa parte della musica, per
quanto
il recitativo italiano, quand’è maneggiato da man
l’Abhorito Tamiggi ; Attendo perciò un Ostro fauoreuole per scostarmi
quanto
prima dà questi lidi ; Nel’ quali' tempo là prego
lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è di
quanto
nel’ultima mia lè scrissi poichè là mia Flemma si
a lui protetta. Altro non mi fu possibile rinvenire, specialmente per
quanto
potesse concernere un suo grado di parentela con
Trilogia di Lindoro, sono alcune particolarità che toccan la Catroli.
Quanto
al Lindoro, non essendovi più l’Arlecchino, si po
allerina, o alla figlia del sig. Rosa. Il che potrebbe star a provare
quanto
la Catrolli tenesse, forse anche troppo, alla sua
beni che a ciascun senso appartengono, e il numero loro e l’intensità
quanto
si può amplificando, giunsero a inventare i favol
one dell’uomo, stimarono esser la favola tanto necessaria alla poesia
quanto
l’anima al corpo, all’opposito d’alcuni moderni c
al nostro argomento, ricercando brevemente la sua origine storica in
quanto
ha relazione col melodramma. Il meraviglioso, che
cuor delle belle riconquistate: grazia che tanto più dovea esser cara
quanto
più ritrosa e difficile, e quanto più erano consa
azia che tanto più dovea esser cara quanto più ritrosa e difficile, e
quanto
più erano consapevoli a se medesimi d’aversela me
Particolari cagioni fecero sì che tanto questa spezie di maraviglioso
quanto
quello della mitologia degli antichi s’unissero a
d’armonia paragonato coll’italiano d’undici sillabe. Altri disputerà
quanto
vuole per contrastar la loro opinione; io che l’a
revole alla melodia. Il qual imbarazzo tanto dovette esser più grande
quanto
che la natura di esso accoppiamento esigeva, che.
ica, ovvero a più voci, che ne rimangono de’ cinquecentisti per veder
quanto
allor fosse imbarazzata e difficile pei vizi ment
la energia musicale, e contrari al fine di quella facoltà divina. Per
quanto
adunque s’affaticassero que’ valent’uomini della
nse nell’Amante di Clarice un mostro di perfìdia tanto più pericoloso
quanto
che si suppone fornito di gran penetrazione di sp
a ciò che ne è provenuto? Che i suoi personaggi altrettanto singolari
quanto
l’autore, filosofando in mezzo al delirio, pieni
poco esperto e poco incline alla mercatura, finì in pochissimo tempo
quanto
aveva ereditato. Mostrate nella Filodrammatica de
nche dal fisico volgare ; ma in compenso : quale esuberanza di vita !
quanto
amore alle parti che recitava ! e soprattutto : q
ose, il brillante è sempre il beniamino del pubblico, che gli perdona
quanto
punirebbe in altri senza misericordia. Amilcare B
roia o nel Messico, nei campi Elisi o su nell’Olimpo. Or chi non vede
quanto
sia necessario che la fantasia del pittore sia re
al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato l’arte al sommo, per
quanto
si appartiene alla magnificenza e a un certo che
arte dell’edificar le case; ma, presa la natura come esemplare, fanno
quanto
sanno d’imitarla nella irregolarità e varietà sua
elli che piantano gl’Inglesi dietro al medesimo modello della natura.
Quanto
ella ha di vago e di vario, boschetti, collinette
di Marchetto Ricci e di Claudio, che nella natura hanno saputo vedere
quanto
vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi no
agine della stessa grandezza, l’oggetto sarà veduto tanto più grande,
quanto
più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono
osso volume di disegni di questo autore, il quale mostra assai meglio
quanto
egli valesse, che non fanno tutte le invenzioni c
posto di terzo moroso, et esercitare quello del secondo, e tanto più
quanto
che dovendovi essere (come si dice un capitano sp
tre quarti e doverà l’anno a venire guadagnare la parte che la merita
quanto
ogni principiante della sua conditione, supp.co l
to toccare anche di simili particolari alcuna cosa; acciocchè se, per
quanto
era in noi, si è dichiarata la vera forma dell’op
a del luogo ove si ha da vedere et udire. [6.2] E primieramente, per
quanto
si spetta alla materia, non si potranno se non mo
polo il foro non paia disabitato e solitario58. Senza parlare adunque
quanto
disdirebbe a una picciola terra un teatro grande,
aprà ristrignersi a una gentile e ben intesa intagliatura di legname,
quanto
se ne saprà arricchire l’esterno con di bei loggi
erno con di bei loggiati di pietra, con iscalinate e con nicchie, con
quanto
ha di più sontuoso e magnifico l’architettura. Se
enuto di vedere in Italia, ne’ quali, non ostante che nulla manchi di
quanto
richiedono le moderne rappresentazioni, la maestà
a con esso lui prima di metter nota in carta, lo consulti dipoi sopra
quanto
avrà scritto, ne abbia quella dipendenza che avea
sinfonia. Di due allegri è composta sempre e di un grave, strepitosa
quanto
si può il più, non è mai varia, cammina sempre di
ne. Dove ben altrimenti la intesero gli antichi maestri. Basta vedere
quanto
nel proemio della Euridice ne scrive Iacopo Peri,
a fantasia? Non se ne può dare a mio giudizio la più manifesta prova,
quanto
adducendo in esempio la maggior parte dell’ultimo
ù sana parte di essa rincrescevoli. E non si può abbastanza esprimere
quanto
diletto sorgesse in contrario dal fare ad ora ad
quell’uso degli acuti che si fa dei lumi ardenti nella pittura. [2.9]
Quanto
ai passaggi, prescrive la sana ragione che non co
fatti soltanto in grazia della musica e che non formano senso veruno,
quanto
non sono essi mai noiosi ed insoffribili? Le paro
mirassero solamente a porre insieme e ad infilzare di belle voci. Per
quanto
sonore ed armoniose si fossero, non altro che van
osso un qualche passeggero applauso, è lasciata dall’un de’ lati, per
quanto
artifizio siasi posto nella scelta delle combinaz
, onde arrivar si potesse al proposto fine. E ben si può asserire che
quanto
di più attrattivo ha la poesia, quanto ha la musi
ine. E ben si può asserire che quanto di più attrattivo ha la poesia,
quanto
ha la musica e la mimica, l’arte del ballo e la p
n che egli avviene dell’opera come degli ordigni della meccanica, che
quanto
più riescono composti, tanto più ancora si trovan
o spagnuolo, la vince nel cuore di Fiorinetta su tutti gli altri, per
quanto
sfoggio essi facciano delle loro ricchezze ; e tr
gli avverte nel Proemio al rappresentare all’ improvviso, bellissima
quanto
difficile e pericolosa è l’ impresa, nè vi si dev
con esso, io sapevo che non poteva in modo alcuno havere effetto. In
quanto
però appartiene alla compagnia de Confidenti, che
mitissimamente ristabilita, nella quale ancor' egli si ritrova et che
quanto
a altri comici che S. A. fa trattenere costì, sog
rtato suo con S. A. che mi pareva prima di dovere io scrivere a V. S.
quanto
passava acciò egli non facesse un viaggio a sprop
ligo che haveva qui in Venezia, e poi a quaresima harei procurato per
quanto
potevo di servire all’A. S., et in vero credetti
che non mi volevo impacciare di questo affare ma che gli farei sapere
quanto
mi pareva bene per utile loro et il mio desiderio
e V. A. et sia certa che la servirò conforme la mia obligatione et in
quanto
potrò. Venezia, 16 di giugno 1618. Dev.mo et obl
lpi eziandio l’unico intento che mi mosse, di appalesar per le stampe
quanto
io mi pregi della preziosa padronanza onde mi ono
io mi pregi della preziosa padronanza onde mi onorate da più anni, e
quanto
io ammiri le rare doti dell’animo vostro, la vost
ela un mezzo fondamentale per colmare la lacunosità delle fonti3. Per
quanto
concerne i trattati italiani sull’arte dell’attor
alfi teorico e autore del teatro giacobino: Egualmente ci domandiamo
quanto
dell’esperienza teatrale parigina risulti nell’op
isulti nell’opera Della declamazione che egli avrebbe letto al Talma,
quanto
derivi dalla conoscenza dei testi del Riccoboni,
tto al Talma, quanto derivi dalla conoscenza dei testi del Riccoboni,
quanto
dalla sua precedente vita teatrale in Italia5. Q
a rappresentazione delle tragedie alfieriane, che alludono in germe a
quanto
Salfi teorizzerà nel trattato: Non sempre si ric
sto nel progredire un monologo, un dialogo, una qualunque ripresa. Di
quanto
effetto sarebbero talvolta alcuni riposi opportun
n giustissimo risentimento e della natural verecondia37! Invece, per
quanto
riguarda l’interprete di Appio, lamenta l’assenza
sviluppo progressivo del carattere. Occorre a questo punto domandarsi
quanto
del Della declamazione si mostrasse già in germe
zandosi fra di loro, primeggino sempre le figure predominanti42. Per
quanto
concerne invece Il general Colli a Roma, il manos
no la bellezza dello spettacolo44». Questo fa pensare che non solo da
quanto
si evince dalle indicazioni didascaliche, ma anch
«[…] Petronio Zanarini, come il solo fenomeno, il quale mostrando, di
quanto
gli restino indietro gli attori italiani, mostra
di quanto gli restino indietro gli attori italiani, mostra altresì di
quanto
potrebbero andare avanti50». La figura dell’attor
ifestano, abolendo in tal modo la distinzione tra poesia e storia. In
quanto
al non rispetto delle unità drammatiche, che era
romantica, ed è quello di riuscire a penetrare i caratteri meglio di
quanto
non facciano i classici. Egli ammette così che [
, uccide: queste sono tutte espressioni proprie della gelosia, eppure
quanto
sono infinitamente discordanti e multiformi67! L
drammi. Voltaire condanna infatti il sentimento a un appiattimento in
quanto
, vincolando la sua tragedia al rispetto delle uni
con verosimiglianza caratteri provenienti da ogni tempo e luogo. Per
quanto
riguarda la gradazione dei sentimenti, Shakespear
a”75 che implica una collaborazione dello spettatore a immaginare che
quanto
non avviene sulla scena si verifichi negli interv
à, come sottolinea De Luca, la scelta di una tale interlocutrice, per
quanto
plausibile se inserita in un contesto in cui fior
rlocutore al partito engeliano. Così nell’esordio della Lettera V: A
quanto
pare la situazione si è ribaltata e proprio lei c
fieriane sull’assenza di interpreti degni delle proprie tragedie. Per
quanto
riguarda gli insegnamenti da impartire al futuro
mpre qualcosa dell’espressione che precede e di quella che segue. Per
quanto
concerne la coesistenza di cooperazione e imitazi
rti godono di una maggiore perfezione, e dilettano per sé stesse. Per
quanto
concerne l’espressione patetica, la sua bellezza
lo spettatore. Tali divieti variano a seconda dell’arte in questione:
quanto
può dispiacere in un quadro, può non farlo all’in
moderne, nelle quali l’azione si sposta frequentemente di luogo. Per
quanto
concerne l’edificio teatrale, esso deve essere st
i grafici che segnalino i passaggi più difficoltosi per l’attore. Per
quanto
concerne invece lo specchio, il suo utilizzo vien
ne contenente una scelta di commedie, di tragedie, di melodrammi. Per
quanto
concerne la Selva, le fonti citate spaziano dal D
e (XIV, 280), e quello del Pepoli > è quello del Pepoli (XV, 298),
quanto
sono > quando sono (XVIII, 353); — Si sono sci
mitare. Sotto questo rapporto l’uomo è un naturale contraffacitore di
quanto
ascolta e di quanto vede; egli non può ristarsi d
rapporto l’uomo è un naturale contraffacitore di quanto ascolta e di
quanto
vede; egli non può ristarsi dal rifare quel che a
i, debbono più che altronde farci arguire, quanta fosse quest’arte, e
quanto
lo studio per bene apprenderla ed esercitarla. Ne
loro tuttavia ci conservano, più che altro ci debbon render certi di
quanto
pregio esser dovesse la teatrale imitazione press
benché fosse a tutti gli artisti superiore, bastò a farci comprendere
quanto
fosse l’arte sua conosciuta ed apprezzata univers
e; e gli onori che l’Inghilterra gli rendette alla sua morte, mostran
quanto
quella nazione avesse in pregio e l’arte e gli ar
e conosciuta la sua innegabile imperfezione, ed hanno procurato, per
quanto
è possibile, di promuoverla e di migliorarla, sec
ella sola pronunciazione oratoria intesero ragionare; di modo che per
quanto
al loro subbietto particolare importava, alla tea
costituiscono. Quindi diciamo l’uno più o meno operativo dell’altro,
quanto
più o meno produce e spiega al di fuori di tali e
rlano e si esprimono tutte le cose non pure animate che inanimate, in
quanto
i diversi accidenti che al loro stato esteriore s
trebbe dirsi; ed essa fu a un tempo e vocale e pittorica e mimica, in
quanto
che la persona esclamava e si colorava e si muove
er prontezza e per varietà, si presta, più che le altre, ad esprimere
quanto
il bisogno, l’utilità o il piacere esigono. Ed an
rime. Essa può distinguersi in due parti, cioè vocale ed acustica, in
quanto
riguarda le parole ed i segni che l’organo della
o della voce pronuncia, e che l’udito raccoglie; e mobile e ottica in
quanto
riguarda la figura e i moti del corpo, che gesti
ocché le sillabe disaccentate riescono tanto più rapide a pronunziare
quanto
più sono dall’accento lontane, o dall’accento piu
parola riesce, a proporzione dell’altra, più rapida e più sfuggevole
quanto
ha più sillabe disaccentate e continue, e più anc
indi pur si distinsero le parole piane, le tronche e le sdrucciole in
quanto
hanno o possono avere l’accento sulla penultima,
Ma se fossero simili a’ moderni chi può asserirlo od indovinarlo? Per
quanto
si voglia fare uso dell’imperio della tradizione
un solo, non può né pure avere che una sola sillaba lunga; e che per
quanto
dall’autorità degli antichi raccogliamo, avevano
parimenti, modulando il tuono delle parole secondo il loro senso, per
quanto
tali modulazioni sieno varie e moltiplici, non de
a. Noi possiam dire fondamentale il tuono del discorso, e questo, per
quanto
acconciamente si diversifichi da quello de’ perio
ella musica. Impresa forse impossibile, e finora ridicola; imperocché
quanto
si è detto e tentato non mira ad altro che a dist
nno pur sempre discordato i retori ed i grammatici, noi, riepilogando
quanto
abbiamo osservato, possiamo conchiudere che l’acc
a loro origine e pel loro uso. [3.3] 1.º I primi sono indicativi, in
quanto
accennano semplicemente gli oggetti esterni, sian
mincia a conoscere. [3.4] 2.º I secondi possono dirsi eccitatori, in
quanto
sono indirizzati principalmente a risvegliare ed
elli rassomiglianti; ed essi riescono più o meno belli e significanti
quanto
maggiore o minore la loro relazione di similitudi
mente, io non posso dispensarmi dal dire alcuna cosa della metrica in
quanto
a quella particolarmente appartiene. Capitolo
Riconosciuta la differenza tra la lingua metrica e la prosastica, per
quanto
sia questa sonora ed armoniosa, il ritmo dell’una
i al genere di declamazione, e cui sono destinati, il declamatore per
quanto
si studi e mostri di parlare come estemporaneamen
gli affetti che producevano. E tanto più comparisce un tal magistero,
quanto
più si cerca bentosto di esprimere, con la dolcez
’imitazione e lo sforzo; e ciò potrà fare con tanta maggior facilità,
quanto
più si studierà di servire, pronunciando, al sens
tuono della pronunciazione che a loro conviene. E questa risulterà da
quanto
saremo per dire intorno all’espressione della pas
altrettanti gridi più o meno veementi, e per l’ordinario imitativi di
quanto
più fortemente sentivano e immaginavano. Per cota
itenne sempre il primo suono della passione che l’aveva creata, e per
quanto
siasi in progresso modificata e trasformata in pa
può ancora determinare la voce, che a quelle risponde. E questo è pur
quanto
hanno finora trattato gli antichi ed i moderni. Q
ea più che gli altri diffusamente parlato; ed egli non ne dice più di
quanto
ne avea detto più brevemente Cicerone avanti di l
ritmo della voce corrispondente all’indole ed al moto della passione
quanto
il Buffon: “Certe mozioni mentali, egli dice, aff
scorso”. [5.7] E qui pur deesi notare che lo stesso ragionatore per
quanto
si supponga tranquillo, non può non ricevere e co
meno espressivi e parlanti. Niuno ha meglio espresso questa efficacia
quanto
l’autore di quell’epigramma riferitoci dal commen
per imitarle. Sulzer proponeva questa classificazione, e sperava che
quanto
si è fatto nella Botanica si potesse ancor fare n
l’espressione riuscirà tanto più vera, più viva, e più significante,
quanto
è più evidente e diretta la relazione tra l’idea
tal uopo s’impiegano, diventano tanto più espressivi e significanti,
quanto
più sono necessari ed efficaci a conseguirlo. La
gione sta tutta la teorica e l’arte della pronunciazione patetica, in
quanto
abbiamo osservato la pronunciazione tutta si rest
grado, per bene ordinare e adoperare la prima, io dell’una mi gioverò
quanto
basti a bene esporre e commentar l’altra, special
e si affisano, senza pur riconoscere gli oggetti d’intorno; e la mano
quanto
incontra afferra e stringe violentemente, il viso
, che non è abbastanza esercitata e sicura. Descartes aveva osservato
quanto
il moto del pianto è vicino a quello del riso, e
gran mondo, bisogna osservare i fanciulli, i selvaggi, i popoli, ch’è
quanto
dire le persone semplici e incolte, che sono i mo
opere del Canova, che hanno tutto dell’antico, fuorché l’età. [8.13]
Quanto
più tale statue vagheggi e contempli, credi che s
ogliere e meditare tali osservazioni, che sono tanto più interessanti
quanto
più sono rare e straordinarie. Il sig. di Marmont
immaginare e supporre quelli che realmente vi mancano. Oltre che per
quanto
perfetta riesca la loro espressione, essa è sempr
istinguiamo alcuni individui come più o meno perfetti degli altri, in
quanto
più o meno ubbidiscono a tali leggi, e conseguisc
le parti, efficacia dei segni, importanza del significato. [9.5] Per
quanto
una persona sia ben formata e bella in tutte le s
conspiranti allo stesso significato, e tanto ci apparisce più bella,
quanto
tutti e ciascuno impiegano tutte le loro facoltà
facilità della nostra intelligenza, che accrescono il nostro diletto,
quanto
più chiaramente ed agevolmente ci si presenta l’o
l colore, l’indole e l’importanza, e tanto più c’interessa e diletta,
quanto
più c’interessa l’obbietto invisibile che ci pres
one; e perciò esclude ogni difformità ed ogni eccesso o difetto; ch’è
quanto
dire, ch’ella debb’essere tale e tanta, quale e q
e in accrescerne e disvilupparne le forze ordinarie tanto nel fisico,
quanto
nel morale, allora ne diventan gli effetti più ri
a specie di perfezione immaginata e artificiale tanto più ci diletta,
quanto
che rappresentando il vero sotto la forma del ver
rmine più o men diffinito non dee allontanarsi dal tipo reale, se non
quanto
il comporti il possibile ed il probabile, che più
ing, quelle i corpi nello spazio, e questa le azioni nel tempo. E per
quanto
sia la forza maggiore della poesia essa non giung
iare alcuna parte della poesia, da loro più o men maneggevoli. Ma per
quanto
l’una e l’altra procurino di lusingare nell’uno o
l verisimile e l’ideale pel vero e reale, ed anche le altre arti, per
quanto
procurino di avvicinarvisi, non possono giunger p
no giunger pur mai; perocché essa presenta l’obbietto imitato quale e
quanto
è; mentre le altre appena ne accennano alcuna par
ne sarebbe allora in contrasto con l’oggetto e con se medesima, che è
quanto
dire, assurda e ridicola. E qui non intendo solo
ita ornati, ut non nati secl ab aliquo eleo facti esse videantur. Or
quanto
più dee ciò dirsi degli attori? [11.3] Spesso co
bbero sempre mancato di ciò che nelle sue desiderava Pigmalione, ch’è
quanto
dire, sarebbero sempre macchine inanimate ed auto
enza del tipo, il cuore lo dimostra siffattamente, che tutto, quale e
quanto
è, dagli organi esterni si esprime. Io chiamo que
fetto che esse producono, e così per appassionarsi ed interessarsi su
quanto
essi vivamente e caldamente ci espongono, per abi
rriva a sentire e sviluppare questo genio, non ha più bisogno di arte
quanto
nel momento che n’è dominato. Imperocché in ogni
n l’incivilimento delle nazioni, che perdono di grandezza e di forza,
quanto
più acquistano di eleganza e di incivilimento, e
ch’essa debbe più o men conservare la sua original dignità, e che per
quanto
i costumi, le passioni o i caratteri sieno lontan
che altra cosa la poetica di Aristotele, ben intesa, prova abbastanza
quanto
io qui non posso che semplicemente accennare. [1
re agli spettatori quando Ettore sopravvenisse, non essendo quegli da
quanto
appariva, che il fanciullo Astianatte. E per lo c
i potrebbe darci la storia dei moderni teatri, e che tutti ci provano
quanto
sia necessario all’attore tragico l’aver la figur
unt quae nostra theatra? Garganum mugire putes nemus. [13.3] Ma per
quanto
si ponessero vasti i teatri, e tumultuanti gli as
le, come colui che ad ogni istante ne dubitasse. La natura umana, per
quanto
si sollevi all’eroica, non cessa mai di essere um
tura del dramma, e fa dire ad Amleto così: Niuna cosa mi offende più
quanto
il sentire un autore inparrucca, il quale co’ suo
egno della persona, che il tuono ed il gesto della espressione. E per
quanto
questo scorra pe’ suoi gradi e per le sue specie,
la massima differenza dei caratteri e delle parti, niuno attore, per
quanto
si supponga abile nell’arte sua, dovrebbe indisti
nere; altronde le abitudini e le arti si sviluppano e si perfezionano
quanto
più sono limitate e circoscritte. E poi certi mir
tutto l’effetto possibile dalla parte dello spettatore. Perocché per
quanto
l’uno si trasporti e trasformi di abito, di conte
trazione, o per contrasto. E tanto più si correrebbe questo pericolo,
quanto
maggiore sarebbe la distanza dall’una all’altra s
di turbarne e distruggerne l’illusione. Lo stesso Garrick ha provato
quanto
io dico, non ottenendo tutto l’effetto convenient
lta. Prima ciascuna non dee perdere di vista il genere tragico, e per
quanto
questo si modifichi e si digradi, dee pur serbare
vevano essere dal teatro stranamente sbanditi. Lo stesso Alfieri, per
quanto
si fosse lusingato di osservar questa legge, si v
sto correggere le imperfezioni ordinarie dei confidenti, e tanto più,
quanto
che non sono mancati né mancano attori, i quali,
l’immaginazione e la penna dell’uno, che sotto quella d’un altro, in
quanto
l’uno più che l’altro ha saputo sviluppare e lume
attere e la passione predominante; perocché tanto più questa risalta,
quanto
è maggiore la reazione e il contrasto che dee sup
annunziano l’amore, l’odio, l’ira, il terrore ecc., ma non sempre il
quanto
ed il come. Il solo tipo del carattere individual
perocché siccome le ottave sono equisone, tanto nell’organo musicale,
quanto
nel vocale, può ben conservarsi nella voce lo ste
he veramente domina nel periodo. E ciò riuscirebbe tanto più assurdo,
quanto
che certe parole si prendono in senso negativo o
gi in un momento che sembrano meno disposti ad ubbidire? [16.18] Per
quanto
si voglia rapido un tal passaggio, e la passione
conseguenza di distruggere una preesistente combinazione diversa, per
quanto
si supponga operosa e celere, e quasi che improvv
dissonante, irregolare e quasi impossibile ad eseguirsi. Perocché per
quanto
la persona sia indifferente od inetta, allorché d
variar delle scene e delle persone. Ma diventano tanto più difficili
quanto
più sono vere e belle ed interessanti, eseguendol
si trattenga con Clitennestra e con Elettra, o con Agamennone. Ma di
quanto
più cresce la difficoltà e l’interesse, ove quest
di contegno e di tuono, ancorché sono minute e vicinissime. Si sa con
quanto
artificio e verità esprimesse un celebre attore l
llo dell’altro, o questo ripete esattamente il tuono di quello, che è
quanto
dire, se l’uno con l’altro non si modifica e comb
ono fra chi termini e chi ricominci; ma bensì che l’uno all’altro per
quanto
varii la sentenza, corrisponda e rincalzi. Questo
onvenienti al suo stato, e spesso tanto più risentiti e significanti,
quanto
meno può con l’organo della voce apertamente spie
e, e i figliuoli di G. Bruto al padre, e Cinna ad Augusto ecc., che e
quanto
non possono e debbono esprimer tacendo? Spesso l’
e ripigli il suo discorso, ha già fatto intravedere nel suo movimento
quanto
si dispone a fare od a dire. E ciò massimamente i
to i fenomeni della meraviglia e del terrore; ma di tutte le passioni
quanto
sono montate ad un certo eccesso può dirsi: Inge
empre, quando essi tacciono, mostrarsi più o meno scossi e turbati da
quanto
o ascoltano, o vedono. [18.14] Quali ch’ei sieno,
nto all’altro; e tali passaggi sono tanto più difficili e pericolosi,
quanto
è minore l’intervallo e la relazione che li separ
na. [20.1] Tutto ciò che riguarda la decorazione tanto dell’attore
quanto
della scena dee anche esso considerarsi come part
usione unicamente consiste. E l’attore sarebbe tanto più riprovevole,
quanto
è più facile l’adempì mento di questa parte, e so
rte, questa medesima illusione esige talvolta che non tutta si mostri
quanto
è, se troppo si trovasse in contraddizione con gl
ell’espressione e dell’arte. Dunque dee mostrarsi della stessa verità
quanto
basti a farla riconoscere e vagheggiare, ed a pro
ppi che ci presentassero siffattamente armonizzate le loro figure? Di
quanto
non si accrescerebbe l’espressione degli attori,
zione riuscirebbe tanto più fatale alla verosimiglianza ed illusione,
quanto
più fosse sensibile e facile ad evitarsi. E perci
l’attore la forma, la capacità del teatro. Noi abbiamo altrove notato
quanto
nuoce alla verità ed al progresso dell’espression
. Ma di tale sconcio son pur cagione gli attori medesimi, i quali per
quanto
sia il dramma eccellente, non potendo interessar
tali ricerche e congetture, noi ci contentiamo di osservare, che per
quanto
gli elementi della pronunciazione ordinaria sieno
mente o perpendicolarmente tanto al finire o cominciare delle parole,
quanto
al di sopra o di sotto, assegnando a ciascuno il
be determinarsi secondo l’esercizio e l’abilità degli attori. Ora per
quanto
questi si suppongono abili ed esercitati, una o d
non tam artis indigent quam laboris. E se ciò dell’oratore avvertiva,
quanto
più dell’attore si debbe esigere? Improbo fu lo s
compiacersene nel suo segreto, avanti che agli altri l’esponga; e per
quanto
l’amor proprio lo insidi, è desso il primo giudic
eso e conveniente per la parte più difficile dell’espressione. [23.8]
Quanto
abbiamo osservato dei tuoni, delle modulazioni e
uelle persone, di quelle genti e di quei tempi che debbe imitare. Per
quanto
sieno questi accennati o tratteggiati dal poeta,
odo come se attualmente la declamassero, tanto se la leggono a bassa,
quanto
che ad alta voce. [23.20] Se non si usasse questa
tro in altre particolarità, che si possono raccogliere agevolmente da
quanto
abbiamo discorso di sopra. Capitolo XXIV. A
presenta » 232. » 15. penuta rifugge pentita rifugge » 233. » 25.
quanto
sono quando sono » 247. » 32. Riconosciato rico
del Settecento, Bologna, Il Mulino, 1995. [commento_Intro.2] Si veda
quanto
affermato da Aristotele nella Poetica: «L’imitare
Sull’origine liturgica delle prime rappresentazioni teatrali, si veda
quanto
affermato da Pietro Napoli Signorelli: «Troviamo
ento delle origini e sviluppi della pantomima nell’antichità, si veda
quanto
scritto da Luciano nel dialogo De saltatione, nel
. (ivi, vol. I, p. 138) [commento_Intro.9] Su Nerone attore, si veda
quanto
affermato da Napoli Signorelli: «Nerone stesso, s
a de’ teatri antichi e moderni, cit., vol. II, 1787, p. 235-236). Per
quanto
riguarda Ila e Pilade, i due istrioni che diletta
tor Lombardo, Co’ tipi di Luigi Nervetti e C., MDCCCXXIX, p. 11). Per
quanto
concerne la storia dell’evoluzione della commedia
ativo naturale, distante dall’enfasi declamatoria del tempo. Si legga
quanto
affermato da Marmontel: «Baron parlait en déclama
e per la cura che metteva nella scelta degli abiti di scena. Si legga
quanto
affermato da Luigi Rasi: «Nel Padre di famiglia d
’imitazione di una natura non realisticamente intesa, ma sublimata di
quanto
potrebbe ledere alla convenientia. Sulla produzio
chez la veuve Duchesne, MDCCLXXV, p. 45). A questo proposito, si veda
quanto
affermato da Sabine Chaouche: «Une perception du
elemento passionale a partire dai fenomeni nei quali si manifesta, in
quanto
il suo scopo è tratteggiarne «la natura fisica» (
precisa la distanza che intercorre tra attore e oratore, in linea con
quanto
avevano già fatto i suoi predecessori, a partire
oise, Paris, chez Perlet, 1803, pp. 257-258). [commento_2.7] Si veda
quanto
scritto da Marmontel: «C’est l’accent qui donne d
d’Olivet, cit., p. 24). [commento_2.10] A questo proposito si legga
quanto
scritto da Trissino: «[…] sì come i Latini, ed i
gli oratori dell’antichità. Era Quintiliano infatti a affermare: «Per
quanto
riguarda le mani, poi, senza le quali l’azione or
’inadeguatezza della Dactylologie, ossia dell’alfabeto a due mani, in
quanto
questi segni non sono che lettere, incapaci di co
ione sensibile del contegno, della disposizione che l’anima assume in
quanto
compenetrata dal pensiero di un determinato ogget
, Milano, BUR, 2012, canto XXIV, 19, p. 798. [commento_3.17] Si veda
quanto
affermato da Engel: «Stando al Talmud, invece, la
erso l’enfasi declamatoria dell’alessandrino. Sull’argomento si legga
quanto
osservato da Georges Lote, «Quelles que soient en
sulla necessità da parte degli interpreti di comprendere il senso di
quanto
stessero recitando e adattarvi la propria declama
’Alfieri costituisce per Salfi il modello privilegiato di riferimento
quanto
alla versificazione. Questi aveva infatti intuito
che viene visto come riflesso diretto della passione, al contrario di
quanto
avverrà in epoche più recenti, che vedranno l’asc
muscoli e mette continuamente in contraddizione ciò che si sente con
quanto
si vede» (Hippolyte Clairon, Memorie e riflession
ere il culmine dell’espressività nei movimenti delle sopracciglia, in
quanto
costituiscono la parte più vicina alla ghiandola
es loquentem adiuvant, hae, prope est ut dicam, ipsae locuntur» («Per
quanto
riguarda le mani, poi, senza le quali l’azione or
riportata anche in Engel, nel quale suscitava il medesimo dissenso: «
Quanto
poi al paragone così dissimilmente simile su cui
ivi, che si ripercuote nel binomio imitazione / cooperazione. Si veda
quanto
affermato da Engel: «Distinguo pertanto due speci
ni diverse, dislocate in organi differenti. [commento_6.15] Si legga
quanto
affermato da Engel: «Se poi considera la gelosia
, uccide: queste sono tutte espressioni proprie della gelosia, eppure
quanto
sono infinitamente discordanti e multiformi! Quan
a gelosia, eppure quanto sono infinitamente discordanti e multiformi!
Quanto
poco simili a se stesse ad ogni istante!» (Johann
ulla mimica, cit., pp. 436-437.) Sulla figura di Otello si veda anche
quanto
scritto da Home: «He is resolved to put her to de
ione dell’oratore, cit., vol. III, Libro XI, 3, 90, p. 1895). Si veda
quanto
affermato da Engel: «Dunque ciò che Quintiliano v
lettre, in Id., Le passioni dell’anima, cit., p. 110). Si veda anche
quanto
scritto nelle Lettere stelliniane: «Mi guardi il
ssibile noverarli tutti, non che ridurli a certe classi, varii tanto,
quanto
sono varii gli oggetti che li destano, la costitu
e per il fuori, ora l’immobilità è data da un interesse troppo forte,
quanto
improvviso, per un oggetto o un individuo. Descar
mica, cit., p. 418). [commento_7.18] A questo proposito si rimanda a
quanto
scritto nelle Lettere stelliniane: «Questa pienez
ia di tipo distale (Keir Elam, Semiotica del teatro, cit., p. 78), in
quanto
tutti gli organi del corpo, in un atteggiamento d
UTET, 1997, III, vv. 152-158, pp. 208-209). [commento_7.27] Si veda
quanto
affermato da Le Brun a proposito dell’orrore: «[…
e umane che si facciano o dicano più che alcuna altra, e ciò è fuggir
quanto
più si po, e come un asperissimo e pericoloso sco
entativa, cit., cap. I, vv. 109-126, p. 56). [commento_10.2] Si veda
quanto
scritto a proposito del genio da Batteux: «Sa fon
lle altre due arti sopraelencate, rappresenti una fase successiva, in
quanto
all’assenza sostituisce la presenza tramite l’esp
ative, tutte le arti operanti nello spazio; dal secondo la poesia, in
quanto
essa si rivolge non solo ai sensi, bensì alla fan
dacia sfrontata di un Bernini […] ma essa non deve indugiarvi troppo,
quanto
piuttosto prepararle a poco a poco attraverso i m
a. Al contrario, Lessing scardinava questa unione, sottolineando come
quanto
era concesso rappresentare all’una, non lo era al
e riportata in nota dalla traduttrice: «Ahimè, malgrado le mie cure e
quanto
avevano di doni naturali, non ho mai potuto farne
161): non è tanto necessario calarsi nelle emozioni del personaggio,
quanto
attingere a emozioni già sperimentate e adattarle
cena abbiano la grandezza che era propria di quelle antiche. Si legga
quanto
scritto nella prefazione alla Virginia bresciana:
one di queste contaminazioni tra tragico e comico in Italia, si legga
quanto
scritto da Salfi nel Saggio storico-critico della
flessioni volte non tanto a perfezionare la resa scenica del singolo,
quanto
l’orchestrazione armonica del dramma nel suo comp
al contrario la qualità più apprezzata era la versatilità nel comico
quanto
nel tragico, risultò in molti casi disorientante:
debba riuscire più caldo, meno stucchevole, e altrettanto probabile,
quanto
una lunga scena tra quel personaggio importante e
ono forme differenti a seconda del carattere del personaggio, si veda
quanto
affermato da Riccoboni: «les mêmes passions ne re
adence de la Comédie Latine, cit., pp. 303-304). [commento_15.4] Per
quanto
riguarda la figura di Nerone, la tragedia di Raci
te dell’orgoglio e dell’umiltà, di convivere nello stesso momento, in
quanto
entrambe hanno per oggetto l’Io: una lo sublima,
tonito. E quell’altro attore famoso: Che aiuto potrò chiedere? recita
quanto
più dolcemente e placidamente possibile, senza al
ques Garnier, 2013, III, 5, p. 1047. A questo proposito si veda anche
quanto
affermato nel paragrafo Il Tempo da François Ricc
mmento_19.9] A proposito di Salfi traduttore di Shakespeare, si legga
quanto
scritto da Renzi sulla fuga del cosentino da Napo
er Jacopo Martello, cit., p. 172. A proposito della Clairon, si legga
quanto
l’attrice scrive nelle sue Memorie: «Desidero, in
ancora dominato dal suggeritore, figura professionale che si era resa
quanto
mai necessaria con la fine del sistema della comi
hraïm Lessing, Drammaturgia d’Amburgo, cit., p. XXII). Si legga anche
quanto
scritto da Noverre a proposito di Garrick: «Garri
ture, troisième partie, cit., pp. 174-175). [commento_21.9] Si legga
quanto
scrive Larive a proposito della novità del suo me
azione, ma ad un’effimera presa sullo spettatore. Si legga ad esempio
quanto
scritto nel Saggio di fenomeni antropologici rela
eva pronunciare da uno dei commensali nei confronti di un’attrice, in
quanto
questi invalidava il suo giudizio contaminando il
no chiamate a svolgere, finiti i fuochi della rivoluzione era apparsa
quanto
più impellente la necessità di creare un settore
to d’idioma in Italia, è certo che le cose teatrali sono scritte, per
quanto
sa l’autore, sempre in lingua toscana; onde vogli
erza, 1991, pp. 136-137. [commento_23.5] A questo proposito si legga
quanto
scritto da Talma: «Ce n’est que lorsque notre cél
ferimento alla danza era fondamentale per François Riccoboni. Si veda
quanto
scritto ne L’arte del teatro: «Se si facesse atte
alentin Riccoboni, L’arte del teatro, cit., p. 173). Si legga inoltre
quanto
affermato dalla Clairon: «Per camminare armoniosa
llelo instaurato tra musica e declamazione da Engel. Si legga inoltre
quanto
scritto da M.lle Clairon: «Senza pretendere di ap
di Edipo, introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese,
quanto
di quello non meno eterogeneo della galanteria di
contro con la Roma di Gravina e Crescimbeni, in un contesto culturale
quanto
mai teso che sfocerà nello scisma del 1711, proie
ri, e del pubblico. Entrambi non mancarono di giungere benevoli — per
quanto
filtrati da resoconti di parte — nell’estate del
un Prologo storico-teorico (esplicitamente citato nell’Impostore)11,
quanto
agli sterili osservanti aristotelici. Una prima t
nuova che vi sia chi scriva contro le vostre tragedie, le quali, per
quanto
sieno censurate, si difendono assai da se stesse.
osta alle letture del corrente classicismo, dovette essere forte, per
quanto
smontata dall’intelligenza martelliana in una ser
l’ala crescimbeniana dell’Accademia (cui resterà formalmente fedele),
quanto
i Quirini, facendosi latore di una loro richiesta
ttata tanto dal Calepio del Paragone della poesia tragica d’Italia 49
quanto
dal Bianchi del Dei vizi e dei difetti del modern
fa vivere un secolo, e già è per me voto il vetro preservatore e, per
quanto
io abbia poi faticato coll’arte a riempierlo, la
o alla vita che va a finir pochi lustri dopo la tua. [1.25ED] Ed ecco
quanto
io posso addurti per render più verisimile quello
ederebbono al nostro ragionamento, né ti credo lontano dal concedermi
quanto
in simil materia per avventura adducessi. [1.56ED
a con cui si debbono leggere ed osservare le antiche tragedie ed ecco
quanto
io posso dire di quelli che leggono i tragici gre
sso di noi perfettissime; e da’ nostri artefici i vostri han ritratto
quanto
è di buono nelle opere loro senza giammai arrivar
de’ secoli è in colpa. — [1.76ED] — Ma — ripigliai io — ti si conceda
quanto
tu dici sopra il valore de’ tuoi scultori, de’ tu
tuoi scultori, de’ tuoi dipintori e de’ tuoi architetti. [1.77ED] Io,
quanto
alla pittura, so che avrei molto che dire; e so c
ovani derisori che, oh lor fortunati se tanto di moderazione avessero
quanto
hanno d’ingegno! — [1.94ED] — E qual fu questa co
[1.105ED] Se pronunciassi contro di te, parrebbe fatto in vendetta di
quanto
hai contra me scritto nella Poetica. [1.106ED] Io
, e così il maggior numero strascinerà seco il migliore. [1.112ED] Ma
quanto
alle azioni sceniche, la maggior parte e la più d
caratteri, e tanto vede addentro la condotta del fatto rappresentato
quanto
vi vedrebbero i veri personaggi che in scena sono
o che metta in curiosità l’auditore di ciò che avverrà, in guisa che,
quanto
dee poi avvenire, riesca nuovo ed inaspettato. [1
al leggerle in una stanza ove non appariscono che per metà. [1.120ED]
Quanto
poi alla decisione pronunziata da quel congresso,
più azioni si rappresentassero in scena, il senso, che tanto è minore
quanto
è intento a più cose, divagherebbe o con poca o s
ragedia di questo esterno aiuto della scena per essere rappresentata,
quanto
più se le moltiplica questo bisogno, tanto più si
tutto potessesi agevolmente rappresentare; dovendosi confessare, che
quanto
più la tragedia ha bisogno d’esterni aiuti, per e
Esopo; ma questo passar il lione la natura del bruto animale si rende
quanto
mostruoso altrettanto incredibile, e pure in line
e rappresentata da tragico che si figuri seguita in un solo luogo, ma
quanto
di essa si vede in scena e quanto di essa non si
figuri seguita in un solo luogo, ma quanto di essa si vede in scena e
quanto
di essa non si vede e che compie con le sue parti
ella scena. [2.55ED] Tu mi dici che tanto meno la tragedia è perfetta
quanto
più d’aiuti esterni abbisogna. [2.56ED] Ed io ti
sseguentemente, ragionando del tenero figlio, conferma lo stesso: Ma
quanto
prima prendi questo fanciullo, e conducilo fuori;
urato arsenale ove e negli edifici architettati secondo il bisogno di
quanto
può ridurre a stato di correre armati il mare ses
lungo specchio di quel pacifico molo; e tanto maggiormente mi piacque
quanto
, vedendovi per entro cullarsi la bella galea su c
ni. [3.17ED] In tanto piace il ragionamento rappresentato in scena in
quanto
imita il vero parlare de’ gran personaggi ne’ gra
ro in questi ragionamenti rappresentato, l’uditore può sospettare che
quanto
uomo esprime anche ad un suo confidente non l’esp
ran macchine qualche volta accade) seco stesso altercando mette fuori
quanto
ha nel cuore non credendo che altri l’ascolti, gr
, grandissimo diletto ne concepiamo e non si può a bastanza esprimere
quanto
validamente un parlare di questa sorta ci muova a
cino; ma perché in altra guisa non si potrebbe per noi uditori sapere
quanto
o dice o pensa in disparte colui, di buona voglia
se mal non giudico o qualche genio che ho per te non mi accieca, per
quanto
ho letto le tue tragedie, non hai da pentirti né
dra del tuo Racine, e mettendo una Fedra dirimpetto all’altra, vedrai
quanto
più sincera e lascivamente la nostra, quanto più
mpetto all’altra, vedrai quanto più sincera e lascivamente la nostra,
quanto
più scaltra e con pretesti apparentemente onesti
a generazion di notizie tanto è più nobile e tanto è più profittevole
quanto
è reciproca. [3.58ED] L’uomo corporalmente genera
ma era macchia ora diventa ornamento. [3.62ED] Questa maniera d’amare
quanto
era incognita ai Greci tanto è conosciuta e famig
po vivamente spiccare questa passione amorosa. [3.64ED] Tanto l’amore
quanto
lo sdegno son fuoco: questi due fuochi però son d
resistenza non tanto si dee rifondere nella virtù del giovane casto,
quanto
nella preoccupazione del genio innocente e amoros
alinconia: questo è il vero senso del testo, ma io senza dipendere da
quanto
ho scritto, posso ora interpretare quella espress
ntorniato da’ popoli suoi e non suoi, d’ogni condizion, d’ogni sesso,
quanto
più famigliare, tanto più re; ed i suoi Franzesi,
ivere il rimanente de’ giorni suoi spensierato. — [3.117ED] — Approvo
quanto
tu dici in questa parte — io risposi — e tanto ma
dici in questa parte — io risposi — e tanto maggiormente io l’approvo
quanto
che son bolognese. Io vanto un monarca che nel ma
rché tanto più spiccano la virtù e il vizio, il premio e la punizione
quanto
più in personaggi illustri e reali si veggono, eg
un sol letto nel mare. [4.3ED] In sì ameno luogo mi diedi a scrivere
quanto
mi era rimasto nella memoria de’ discorsi avuti c
simo a questa tragedia, giacché il concerto delle viole ci fa sperare
quanto
prima in scena gli attori. — [4.25ED] Così avendo
parenza di maggior gravità e d’onorevolezza al mio verso; e perché so
quanto
vaglia appresso di noi il seguir più tosto l’esem
prometto, Aristotile, di affatto disdirmi in tutti i miei scritti di
quanto
ho temerariamente asserito contro alle tue senten
ni dell’uditore in quella dell’attore; imperocché non si può esprimer
quanto
possa l’armonia variamente usata o a commuovere o
— che vi vogliono delle comparazioni per dar ad intendere tanto a me,
quanto
agli altri Italiani che molto schiamazzo abbiano
artello mio) da lusingarsi che si possa condur l’impostura tant’oltre
quanto
per avventura tu lo vorresti. [4.112ED] Ma tutti
4.120ED] Questa meditazione ti arriverà forse nuova, ma mi glorio che
quanto
più vi rifletterai, tanto più la ritroverai vera,
Fabio Carselini, ne’ quali due libri vedrai chiaramente la verità di
quanto
ti espongo. [4.148ED] Di questa natura per lo più
ittori che abbondi più che mai per tutte le materie e tanto in prosa,
quanto
in versi risplenda, allora come ascesa al colmo d
avuti non sia per aver quella lingua che tuttavia vive e fiorisce; e
quanto
a me, non so se bilanciandosi il decimosesto seco
ma sono i vocaboli, la seconda si è l’uso loro. [4.172ED] Certo è che
quanto
ai vocaboli una lingua viva sempre dee crescere e
ice giunta allo stato di perfezione, quando abbonda tanto nella prosa
quanto
nel verso di valenti scrittori, per cui prenda a
urono nel secolo del Trecento. Dunque gli scrittori tanto nella prosa
quanto
nel verso che vissero nel secolo del Trecento, di
’è concesso, ogni regola si dee prender in avvenire tanto nella prosa
quanto
nel verso dagli scrittori che fecero lo stato di
ice giunta allo stato di perfezione quando abbonda tanto nella prosa,
quanto
nel verso di valenti scrittori, per cui prenda in
ualche originale che lo somiglia; ma io non lo somiglierò forse tanto
quanto
per avventura tu speri. [4.183ED] Primieramente,
.197ED] — So chi rassomigliare al modello; puo essere, se io scriverò
quanto
fra noi si è discorso, che taluno vedendosi nelle
della musica di spaziarvisi a suo talento e di sfogar la sua idea che
quanto
meno è storpiata dall’angustia de’ sentimenti tan
iù forti, più vegeti a tutte le operazioni umane, e così tanto fisica
quanto
moralmente è utile alla repubblica non meno della
a franzese. [5.52ED] Ma questo è certo che tanto le orecchie tedesche
quanto
le Inglesi preferiscono l’italiana, e queste nazi
a insensibilmente più ore, se più ne dura, con diletto tanto maggiore
quanto
che i sonatori fanno co’ vari loro strumenti sinf
anti. [5.60ED] E perché tanto più alletta quell’augelletto che canta,
quanto
è più leggiadro nella sua corporal dispostezza, e
degl’impresari o siano appaltatori dell’opere in musica. [5.76ED] Ma
quanto
a’ versi, che farem noi sicché non riescan discar
ati alle note! [5.80ED] E pur, in leggendoli sul libriccino stampato,
quanto
insipidi e fievoli dipoi li conobbi! [5.81ED] Ma
ta sull’osservazione e sulla sperienza che sulla ragione, e mescolerò
quanto
posso per appagarti le incumbenze del corago, del
e ad abil pittore una dicevole mutazione di scene; se il vestiario è,
quanto
almen basta, ben conservato e pomposo, ancorché n
.112ED] Nel secondo atto tu dei pensare al viluppo tanto delle azioni
quanto
delle passioni. [5.113ED] I leggeri equivoci, i c
uopo del riconoscerlo vengono in scena o son raccontati. [5.123ED] Ma
quanto
alle peripezie per te si può far piuttosto veder
nza mi va consolando, ma sanarmi bastante non è. [5.172] Ma quanti e
quanto
poi i vostri verseggiatori se ne sono ideati di m
giungono leggiadria. [5.184ED] Mettiti ancora in capo che nelle arie,
quanto
più le proposizioni son generali, tanto più piacc
in conseguenza può contenersi dentro una minor lunghezza di tempo; e
quanto
a me, credo che Omero avrebbe poco più penato a m
rretto dintorno e negli atteggiamenti sicuri e commossi della figura,
quanto
ne’ sottili andamenti de’ capelli, delle barbe e
ità legando li astrae e li rende per poche ore immuni dalle sventure,
quanto
sarà mai più pregevole un’arte che senza sospende
limitazione di luogo. [6.21ED] Tu mi troverai pronto a sodisfarti su
quanto
ti verrà talento di chiedermi; e poiché ti sei tr
e due nazioni, almeno per ora, ma solamente dirò con eguale sincerità
quanto
mi piace e quanto mi spiace in questi istrioni, s
eno per ora, ma solamente dirò con eguale sincerità quanto mi piace e
quanto
mi spiace in questi istrioni, se pur v’ha cosa ch
ate nelle vostr’opere, dico che non si cantava, perché tu ben conosci
quanto
è ridevole che un personaggio agitato dalla passi
tisco gli autori italiani se si sono assuefatti alla moda, mentre per
quanto
essi abbiano faticato ne’ cori che si leggono o n
tutto.» [6.51ED] Ma per tornare nel nostro cammino, tu omai conosci
quanto
s’ingannin coloro che credono essersi per noi tut
o del lor recitare assai più moderato nelle declamazioni, e armonioso
quanto
bastava a non guastare il giro e posatura del met
cano la tragedia che la commedia, tanto nella lunghezza del ragionare
quanto
nella declamazione, e così per l’appunto hanno a
ppunto hanno a fare per conformarsi alla natura ed a’ Greci. [6.65ED]
Quanto
a me, credo che i discorsi lunghi sian del caratt
giusto titolo di vero riformatore de’ recitamenti italiani. [6.129ED]
Quanto
al vestiario (perdoni la Crusca questo ed altri t
sto quasi esclusivamente di endecasillabi sdruccioli; strutturale, in
quanto
appunto generale e non introduttivo a una tragedi
issima: nell’Ifigenia in Tauride di Euripide l’agnizione è doppia, in
quanto
comporta dapprima il riconoscimento di Ifigenia d
: Cicerone, Orator ad M. Brutum. [commento_2.41ED] una… Sofocle: in
quanto
tragedia perfetta. Ma questo giudizio sull’Edipo
le: altra teoria di origine platonica (espressa tanto nella Republica
quanto
nel Fedro, con il mito dell’auriga) che distingue
a Racine e Corneille la preferenza accordata al secondo è motivata in
quanto
più prossimo a un ethos eroico. [commento_3.79ED
e riunirebbe così gli aspetti positivi tanto della forma repubblicana
quanto
di quella monarchica. [commento_3.125ED] La trag
utto’. [commento_4.164ED] perché… bocca: perché ha tanto raziocinio
quanto
sono onorevoli coloro che si riempiono la bocca d
. [commento_4.199ED] lasciando… giureconsulto: costruzione retorica
quanto
mai esplicita nel concludere la sovrapposizione d
. sentimento: ‘significato’. [commento_5.140ED] escite: si ricordi
quanto
precisato a proposito di III.[10]. [commento_5.1
precisato a proposito di III.[10]. [commento_5.142ED] apostrofe: in
quanto
il personaggio si rivolge ad un altro già in scen
erenza per il melodramma, che razionalmente non può che condannare in
quanto
monstruum, ma che dal punto di vista sensoriale è
di H. S. Noce, Bari, Laterza, II, 1981, p. 800: «Il mondo letterato,
quanto
è stato ammiratore di così bella fatica, altretta
è riuscito con fortuna più grande dello sperato, ma del meritato (in
quanto
alla composizione) non mai abbastanza.» E cfr. il
anciosi, non senza l’averli convinti del non essere io tanto da nulla
quanto
per essoloro gran parte di noi Italiani è creduta
, Spinto da vanità, non da virtute, Grazie l’uom versa e doni. In
quanto
al cibo Nel medesimo dì bianchi i brodetti In
25, lin. 20, dopo le parole, a ben condursi nel vero (1), si aggiunga
quanto
segue, che non si trova nell’edizion veneta. *.
n. 18, dopo le parole, rappresentato sulle. nostre scene, si aggiunga
quanto
segue. 1. Vedi il libro terzo capo 3 del tomo II
130, lin. 5, dopo le parole, di contenerli e disarmarli, si aggiunga
quanto
segue. *. Al medesimo Capo VI, art. V, pag. 147,
ole, de’ costumi e delle ragioni, si tolga la nota (1), e si aggiunga
quanto
segue. 1. Si sono quì sostituite queste bevande
attro commedie, si tolgano i quattro versi che seguono, e si aggiunga
quanto
segue. *. Al Capo X, pag. 301, lin. 22, dopo le
la, si cancelli dalla lin. 22 alla 4 della pag. 302, e si sostituisea
quanto
segue. 1. Bibl. Hist. lib. 16. Ne favella anche
di Secchi e Vittoria Amorevoli è la firma : « Io Oratio landi Afermo
quanto
in ciò si contiene, » che fu omessa per errore.
n grato stupore Planelli registra la consonanza tra le proprie idee e
quanto
, a sua insaputa, pochi anni prima (nel 1767) era
que lecito d’autorizzare colle proprie parole di questo dotto maestro
quanto
abbiamo fin qui esposto della musica teatrale, e
tto e riguarda innanzi tutto la musica. La sinfonia d’apertura? « Per
quanto
diversi tra loro sieno i drammi, che voi prendete
ena del dramma» e, talvolta, anche con l’esito del dramma stesso, per
quanto
sia difficile suggerire una complessa peripezia i
ll’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e
quanto
agevolmente l’inosservanza delle leggi di questa
ini e del Peri: essa andava incontro al secolo diciassettesimo, epoca
quanto
fortunata per le scienze, altrettanto infelice pe
e passioni, Planelli specula, non senza qualche filosofico dubbio, su
quanto
le nostre fibre siano destinate a risuonare come
ero interpretare il patetico musicale in maniera molto più sottile di
quanto
non facessero i moderni: «Se si dimandava a un gr
a antica). Si tratta evidentemente di precetti rivolti al cantante in
quanto
attore; ciò che può sorprenderci oggi è l’additat
ll’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e
quanto
agevolmente l’inosservanza delle leggi di questa
rattato che a risvegliare i sovrani ingegni d’Italia e a indicar loro
quanto
degno di loro attenzione sarebbe questo suggetto
ero nate anche prima di sua fondazione. Il che tanto è più probabile,
quanto
che tra coloro, che dell’istituto di tal confrate
ini e del Peri: essa andava incontro al secolo diciassettesimo, epoca
quanto
fortunata per le scienze, altrettanto infelice pe
Casa con eleganza e da filosofo scrisse: «vuol essere la bellezza uno
quanto
si può il più, e la bruttezza per lo contrario è
a propagare in altrui la propria passione. Dal che si può comprendere
quanto
importante sia la cognizione di queste facultà, e
col quale noi conosciamo senza fatica se sieno tra loro eguali, o di
quanto
l’una sia maggiore dell’altra. Se per esemplo, fi
gione tra loro, e però si diranno essere in simmetria. [Sez.I.3.4.2]
Quanto
adunque più evidente farà a’ nostri sensi la ragi
ensi il paragone di tali grandezze. Non distinguerà un giardiniere di
quanto
il suo pino sia più alto d’un basto arbusto, come
solo aiuto, e senza adoperare altro artifizio, non potrà decidere di
quanto
un di que’ dadi sia più breve del suo bastone. Il
gine dell’estetico, sì naturale come artifiziale, è ora da dichiarare
quanto
è in noi l’essenza del piacere che da esso ne vie
edersene, anzi senza saper mai d’esser capace di farle. [Sez.I.3.5.4]
Quanto
adunque un’ idea è più feconda di ragioni, tanto
rei però che quindi deducesse taluno, che un’opera tanto più piacerà,
quanto
più in essa si moltiplicherà la simmetria; e che
e non già finti da quelle. Tanto più perfetto sarà il loro patetico,
quanto
più colla sua forza sarà capace d’ingerir questa
facultà ha sempre coll’illusione un medesimo grado. [Sez.I.3.6.2] Da
quanto
intorno alle belle arti abbiamo osservato, si fa
abe brevi e delle lunghe, come fu la greca e la romana. La poesia, in
quanto
è metrica, è spezie della musica metrica, che con
azioni non distingueva tanto la brevità e la lunghezza della sillabe,
quanto
i tuoni di esse, cioè l’acutezza e la gravità lor
resero a non badar tanto alla lunghezza o alla brevità delle sillabe,
quanto
alla loro gravità ed acutezza; onde nacque la poe
illabe, e di questa più dal tuono che dal tempo. [Sez.II.1.1.6] Or di
quanto
la musica d’un gravicembalo, d’un violino è più p
Ma non essendo questo luogo da ciò, noi non altro qui esamineremo che
quanto
singolarmente riguarda il melodramma, esponendo q
recalo a me. [Sez.II.1.2.3] Nel qual esempio non sola è dà osservare
quanto
ben convenga alle arie la sonorità di questa spez
n convenga alle arie la sonorità di questa spezie di verso, ma ancora
quanto
la sua celerità sia propria ad esprimere l’ansia,
i convien premettere, appartenenti al tuono delle sillabe (tanto però
quanto
basta al nostro istituto), poiché senza questa pr
e al bell’olmo si lega. [Sez.II.1.2.20] Giacché tanto «Quella vite»,
quanto
«Lieta, e vaga» e «Perché in moglie», che costitu
la quarta sillaba e la settima, fa, che tanto la seconda e la terza,
quanto
la quinta e la sesta sieno brevi; e però quella c
dolore, E che, so non si muore Sia facile a soffrir. [Sez.II.1.2.31]
Quanto
poi a’ versi più brevi, questi sono da adoperare
nte di questa: mercecché lo spettatore tanto più ama il protagonista,
quanto
questi è più virtuoso. Perciò il protagonista del
gli uomini non s’interessano tanto per le persone di virtù eminenti,
quanto
per chi in mezzo alle sue virtù faccia comparire
sarci, e questo interesse, piuttosto che diminuire, tanto più cresce,
quanto
più quello è sublime; massimamente quando in esso
e sappia gustare anche ciò che non sa d’antico, parrà nobile e grave,
quanto
qual altro pezzo che si scelga di tragedia fatta
lasci sorprendere al Quadrio il quale asserisce46, che «nelle ariette
quanto
più le proposizioni sono generali, tanto più piac
i d’avere adoperato nella Merope una similitudine tratta da Virgilio:
quanto
più degni di tal censura son que’ poeti che quest
di tanti e sì diversi affetti, nel procinto d’abbandonar la patria e
quanto
ha di più caro al mondo, si perda in quegli ultim
ieratamente una lunga similitudine? Si dirà forse che essendosi detto
quanto
si potea di più patetico nel recitativo, nulla re
da’ Greci, niuno stromento de’ quali sorpassò mai le tre ottave, per
quanto
da quelle notizie si ritrae, che fino a noi perve
iguardavano la musica non tanto come destinata ad appagar l’orecchio,
quanto
a muovere e regolare le passioni ch’essi dirigean
sommo studio, non tanto in quella parte che la rende grata all’udito,
quanto
in quella che muove l’animo. Ed essi ne fecero un
irà la materia del capo seguente. Al che conduce ancora l’aver notato
quanto
il patetico della nostra musica sia tuttor lontan
ori, o zibaldoni, non tanto per adoperargli qualora gli fosser luogo,
quanto
perché di essi può valersi come di nozioni dirett
uzione d’una sonata o d’una cantata, non vi cacciassero, bene o male,
quanto
sanno. E siccome ognun d’essi ha il proprio stile
uesto paragrafo abbiamo osservato. Io non so ad altri che ne paia; ma
quanto
è a me, le cadenze son pure la più sazievol cosa
delineato lo stile della musica teatrale, non ci crederemmo d’avere,
quanto
è in noi, promossa la perfezione di questa, se no
uid rides? mutato nomine, de te Fabula narratur. [Sez.III.3.1.3] Per
quanto
diversi tra loro sieno i drammi, che voi prendete
fatta interruzione, e ch’egli da sé medesimo si potea ben’ accorgere
quanto
mal sonasse quello «Ah, giusti non fate» condanna
sonaggio pronunziasse così fil filo un soliloquio. [Sez.III.3.2.9] Ma
quanto
quel recitativo si affà al soliloquio, altrettant
nondimeno dar talvolta de’ rincontri, ne’ quali, tutto all’opposto di
quanto
si è detto, il recitativo obbligato convenga a un
que lecito d’autorizzare colle proprie parole di questo dotto maestro
quanto
abbiamo fin qui esposto della musica teatrale, e
zza; non ho giudicato pregievole la scoperta di qualche novità se non
quanto
sulle naturalmente somministrata dalla situazione
elle destinate al movimento dell’animo70. Ciò basta a far comprendere
quanto
sia questa necessaria all’opera in musica. Il poe
ione, ciò che dovea far l’argomento di sue lezioni73. [Sez.IV.1.0.5]
Quanto
poi fosse studiata dagli attori è chiaro non solo
ara, con altrettanti diversi gesti il medesimo sentimento esprimea75.
Quanto
a Demostene, s’egli tonava, se co’ fulmini di sua
ato di disputare la palma del canto agli usignoli, crede d’aver fatto
quanto
è il pregio dell’opera e di potere legittimamente
i spettatori si annoiano di quella melensaggine. Dal che si vede, che
quanto
meno interessanti sono gli attori, tanto più deve
lore della poesia e del canto. § II. Della voce [Sez.IV.2.2.1]
Quanto
alla modificazion della voce, è quest’arte più ne
alla bella pronunziazione: nulla essendo tanto naturale agli uomini,
quanto
il contraffare quelle maniere di parlare e di ges
ano delle mode correnti; e tanto maggior lode acquisterà l’inventore,
quanto
più esattamente eviterà queste mode anche nelle m
ra qualche volta una cantatrice godrà di vestire un abito capriccioso
quanto
si voglia, e non mai veduto, ma quanto alla petti
i vestire un abito capriccioso quanto si voglia, e non mai veduto, ma
quanto
alla pettinatura ella non può soffrire bizzarria
derà di vista i personaggi, subito che questi cesseranno di muoversi.
Quanto
è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori d
na legge della visione, osservata esattamente dalla pittura, si è che
quanto
più un oggetto s’allontana, tanto più il suo colo
e non bastano le regole dell’arte, ma bisogna anche conoscere dove, e
quanto
è necessario di declinare dalle medesime. Il che
uando rappresenta una campagna la quale tanto può trovarsi in Egitto,
quanto
in ogni altra parte del mondo), il pittore, se am
osa, Sat. 3.). Cap. III. Ufizio del macchinista [Sez.V.3.0.1]
Quanto
al movimento delle macchine e delle scene, io non
iù l’opere sue diletterebbero che quelle de’ duumviri di quel genere,
quanto
il lume e l’ombra effettiva e reale è più efficac
i fra la platea e fuori delle scene; il qual ripiego, avvicinando per
quanto
si può l’attore agli opposti palchi, fa che la co
quella sua figura, perché destinata a mandare il suono fuori di sé, e
quanto
più potesse de sé lontano. Le fu data quella quas
a un edifizio destinato non a spargere il suono fuori di sé, e lungi
quanto
si possa il più, ma al contrario a concentrarlo e
oggetto non vanno risparmiati i loggiati, le scalinate, le nicchie, e
quanto
altro ha di fastoso e di magnifico l’architettura
ce la voce una stanza apparata di carta, o di lino, di seta, di lana,
quanto
le dà risalto un’ altra, che foderata sia d’asse.
separa i diversi ordini o file di palchetti, sieno sottili e gracili
quanto
si possa il più: né so quanto ben facciano coloro
e di palchetti, sieno sottili e gracili quanto si possa il più: né so
quanto
ben facciano coloro, che per un’ architettonica p
bri riusciranno meschinissimi e sproporzionati, per rendergli sottili
quanto
poc’anzi abbiamo detto che vogliono essere, o per
e bassa. Danza alta è quella che fa il ballerino, elevandosi da terra
quanto
più può con ambi i piedi. Danza bassa è quella ch
per l’ordinario in negligente positura, le loro membra, sì che essi,
quanto
è in loro, estinguono quelle belle disposizioni e
uesta esatta unità bella renderebbe la loro serie, e tanto più bella,
quanto
il loro numero fosse maggiore. Adunque il dramma,
he vantiamo, siamo a’ medesimi molto addietro finora. [Sez.VI.2.1.8]
Quanto
poi a’ nostri ballerini, se essi per lo più scelg
seguita in maniera che il pantomimo sia tanto men forte e men carico,
quanto
è meno la parte che ha il ballante nella favola.
d’osservar tra’ ballanti la degradazione della statura, per modo che
quanto
più le figure si allontanano dallo spettatore, ta
più bel giuoco. Il popolo vedendo i figuranti tanto più impicciolire,
quanto
più andavano in là, credea che fossero sempre que
te a regolare non tanto la figura del ballo e le gambe de’ ballerini,
quanto
il loro volto, perciocché questo fornisce i più e
i mezzi all’imitazion degli affetti. Il che fa abbastanza comprendere
quanto
l’uso delle maschere sia condannabile nel ballo t
à di maschere. Da ciò che si è detto della maschera, s’intende ancora
quanto
sarebbe desiderabile che si abolisse sul teatro l
ovendo il ballerino procurare non tanto di divenire agile e leggiero,
quanto
di rendere le mani e ‘l corpo eloquenti (come il
Dipendendo però il buon successo d’uno spettacolo non tanto da essi,
quanto
dall’opera di quel magistrato a cui n’è commessa
oggetti ambidue, tanta dipendenza hanno dagli spettacoli, ben si vede
quanto
a questi sia necessaria la direzione d’un capo do
rediletto, lo menerà in iscena, abbia pure tanto che fare col dramma,
quanto
la luna co’ granchi. La cantatrice priverà di sua
incipale consiste, per nostro avviso, a vegliare sull’impresario. Io,
quanto
a me, rare volte soffrirei impresari alla testa d
st hoc Securus, cadat, an recto stet fabula talo113. [Sez.VII.2.0.3]
Quanto
al buon ordine, il direttore baderà che non nasca
ica il publico costume [Sez.VII.3.0.1] Io non entrerò a dimostrare
quanto
importante oggetto pel direttore dell’opera in mu
n risa rallegrando i suoi spettatori, tanto è più degna d’attenzione,
quanto
meno par che ne meriti. Essa delle volte sembra c
iene con Gliceria, e i suoi raggiri per deludere il padre. Rende anzi
quanto
può amabile il carattere di quel giovane, e dispr
che le poche or ora esposte bastino per ricordare al dotto direttore
quanto
più delle tragiche abbiano l’opere comiche musica
probità degli attori e de’ ballerini. Sieno le prefate arti gastigate
quanto
si voglia il più, tutto è nulla se il musico e il
o il canto donnesco, e una funeste e giornaliera esperienza fa vedere
quanto
spesso se ne abusino le donne di questa professio
n ordine poi alle persone che si destinano alla danza, non è men noto
quanto
la loro professione inclini al libertinaggio quas
vantaggio sarebbe desiderabile che la professassero. Donde apparisce
quanto
gioverebbe l’uscire una volta di simile contraddi
a rovinare la costituzione del governo britannico. [Sez.VII.3.0.16]
Quanto
a rendere amabile la virtù, e in particolare quel
, alla qual distinzione tanto è più necessario che badi il direttore,
quanto
che spesse volte è dimenticata dal poeta drammati
ssi ha il suo proprio stile, dal quale non è lecito d’allontanarsi. E
quanto
biasimevole sarebbe un filosofo, che prendesse il
, uno degli ultimi, se non proprio l’ultimo discepolo di Galilei; per
quanto
la Divinatio sia un trattato importante nel campo
sembra a Planelli, d’aver propiziato la nascita dell’opera in musica,
quanto
semmai il diffondersi dei balli spettacolari mode
tanto lodata dai letterati, pur con le importanti riserve del Tasso,
quanto
raramente messa in scena. • Divizio da Bibbiena:
possono essere suggetti di poesia», p. 23), anticipano di pochi anni
quanto
teorizzato da Saverio Bettinelli in Dell’entusias
identi inverosimili sono insinuati nella Tragedia, e tanto più gravi,
quanto
che o il costume, o la condotta del poema, o la d
tusio (citata sotto, in forma abbreviata, da Planelli) suonano così: «
Quanto
le menti umane / son mai varie fra lor! Lo stesso
presentato per la prima volta senza grande successo, contrariamente a
quanto
scrive Planelli, al Burgtheater di Vienna il 26 d
almente diversi a Demostene stesso: il quale avendo così ben compreso
quanto
di ornamento e di grazia si apporti al ragionare
on ciò le vie tutte, che ha da tenere; non può mettere piede in fallo
quanto
alle differenti inflessioni e durate delle voci s
egnare in iscritto: cfr. Cicerone, Ad Herennium, III, 15: ‘Non ignoro
quanto
sia difficile il mio compito di imitare con parol
con sufficiente efficacia, perché se così non fosse, riterrei inutile
quanto
ho fatto: voglio dunque fornire opportune raccoma
volta fatto [...]; ed in queste sì fatte opere meritò tanta più lode,
quanto
per gran pezzo addietro l’uso delle commedie, e c
.2] • quodcumque ostendis mihi sic, incredulus odi: ‘odio, incredulo,
quanto
tu mi mostri’ (Orazio, Ars poetica, v. 188). [co
terrai chiuso / nella cassetta delle pergamene e potrai distruggere /
quanto
non avrai pubblicato, perché voce fuggita poi ric
l domenicano Daniele Concina. Un’attenzione puntuale è riservata, per
quanto
riguarda la scenografia, alla testimonianza degli
iù l’opere sue diletterebbero che quelle de’ duumviri di quel genere,
quanto
il lume e l’ombra effettiva e reale è più efficac
ichiarar sempre meglio il mio proposito; e ‘l fo tanto più volentieri
quanto
che con la sua naturalezza e leggiadria non può m
’ miei lettori : «Vuol essere la bellezza uno (così egli nel Galateo)
quanto
si può il più, e la bruttezza per lo contrario è
i il nume / sempre sarai, come finor lo fosti; / ma comincio a sentir
quanto
mi costi.» 44. Il Zanotti, Dell’arte poet., Rag
101. V. il cap. III della II sez. 102. Parlo de’ gran teatri poiché,
quanto
a’ teatri di poca estensione, il loro interno può
omini, che col loro buon umore porgono festa, e riso alle brigate. Ma
quanto
poca ragione abbia avuto quel Prelato di dare un
laccio non saprebbe tessere un ben ordinato raziocinio giusto e dotto
quanto
quello di Rapin, acuto quanto potrebbe concepirlo
ben ordinato raziocinio giusto e dotto quanto quello di Rapin, acuto
quanto
potrebbe concepirlo il Signor Lampillas. Le lagri
reste questo pregio di un cuore sensibile nell’inserire in un libro e
quanto
ci dissero della parte morale delle umane passion
ile, Cicerone, Plutarco, Marco Antonino, Epitteto, ed altri Stoici, e
quanto
della fisica e morale insieme trattarono ne’ molt
cio, con tal grazia, e leggiadria delineate dal grand’Epico Italiano?
Quanto
più l’Eroe comparisce tutto pieno dell’amor della
Rapin (Rifles. XXIV.), che in Teatro nulla vaglia tanto a dilettare,
quanto
la Sorpresa. La Sorpresa non si vuole escludere d
non riscaldare il vostro zelo in sua difesa, perchè io dissi, che in
quanto
accennò delle Tragedie del Trissino, e del Tasso,
llo di un Brumoy, il quale ha dato a divedere nel suo Teatro Greco di
quanto
per ogni banda si eleva sulle Riflessioni, e su’
e svogliata noi abbiamo la mente, il veder sulla scena Pelizza, tutto
quanto
obliare ci fa.
eschi, i russi, e i turchi sono stati prodotti sulla scena ad esporvi
quanto
serban di prezioso e di raro, o di ordinario e di
or palese per tutte le parti o essenziali o integranti dell’opera. Oh
quanto
sono stimabili quegli scrittori che anche in cose
. Si penetra, in somma, si analizza, si filtra con una chiara brevità
quanto
ha ed aver debbe di proprio, di regolare e d’inte
derni tanto più lusingar si possono di non mettere il piede in fallo,
quanto
più dappresso a questi grandi originali si accost
uanto più dappresso a questi grandi originali si accostano. Ed eccovi
quanto
divisar ha potuto il debole mio intendimento per
to : ad esser più efficace, più vera….. Un particolare d’arte : Per
quanto
magra e sottile, è forte e resiste alle fatiche.
lsioni della sua anima. Studiando e agendo così conquistò la verità.
Quanto
a note biografiche, Irma Gramatica ne ha pochissi
che pretende di trattenere la Compagnia per suo servigio, e si adopra
quanto
puole per via di Gentilhuomini ; ma spero p. quan
igio, e si adopra quanto puole per via di Gentilhuomini ; ma spero p.
quanto
sarà possibile di condurre la Compagnia à Ferrara
o che un «dilettante gentiluomo» la cui fama andava ridimensionata in
quanto
le sue speculazioni erano sempre in linea con la
are cristianamente la fragilità dell’essere umano, mai al riparo, per
quanto
virtuoso, dalla tentazione e dal peccato. Il prot
nei confronti della drammaturgia non è tanto di natura archeologica,
quanto
piuttosto militante, e decisamente rivolto a inci
ata generalmente inferiore a quella italiana sotto questo profilo, in
quanto
gli autori transalpini, a partire da Corneille, h
spettatore allo sviluppo della vicenda sino al suo esito conclusivo.
Quanto
invece alle «passioni», il ragionamento di Calepi
irtù del fatto che sono sempre sul punto di apparire inverosimili, in
quanto
dipendenti dalla fictio teatrale, e non genuiname
riminali che rischiano di risultare assai dannosi per il pubblico, in
quanto
insegnerebbero ad ammirare il male. Questi timori
o l’introduzione di personaggi assolutamente malvagi, a differenza di
quanto
facevano per ragioni diverse Du Bos — il quale si
tà, del sesso, della nazione del personaggio. Tra i modelli positivi,
quanto
al rispetto del costume, andrà notata la particol
preziosiscono lo stile lirico, esse risultano dannose in tragedia, in
quanto
compromettono la verosimiglianza dei discorsi app
azioni, allegorie, segni, traslati, perifrasi ed epiteti per mostrare
quanto
sia comunemente diffuso, nelle prove d’oltralpe,
’Orsi nelle sue Considerazioni, viene considerata la più efficace, in
quanto
, mentre la ripetizione dello sciolto — verso pred
ato il Muratori — una netta superiorità dell’italiano sul francese in
quanto
a varietà rimica. La traduzione di un passaggio,
ni ringraziamento sarà sempre insufficiente, ma senza di lei nulla di
quanto
ho fatto avrebbe preso forma. Paragone della
ò parlando de’ costumi. [2.1.6] Per avvedersi di ciò basta osservare
quanto
la Sofonisba di Pietro Cornelio, che ha per altro
errore e d’amar però meglio la semplicità, ma non seppe sempre usarla
quanto
era d’uopo per non violare la verisimiglianza. [
o l’altre calamità tragiche ch’ella soffra debbono tanto più muovere,
quanto
ha più di forza sopra noi ciò che distrugge la no
che nell’Alessandro, tragedia che per ciò riesce assai attiva, benché
quanto
al rimanente irregolare. [4.1.7] Per cagione del
rrazione d’Eudossa nell’atto secondo dell’Eraclio di Pietro Cornelio.
Quanto
agli altri discorsi suasivi, contenziosi, deliber
ode i segreti di Diana. [4.5.7] Li Francesi, che da ciò si sono, per
quanto
m’è venuto fatto di vedere, attenuti in ogni inco
tà del teatro in Grazia degli uditori, tanto sono essi men tolerabili
quanto
più si dilata la loro licenza col farne tra gli a
o prossimamente scorso aveva empito le nostre favole, mi fa concepire
quanto
sia difficile anche a’ più dotti scrittori libera
ostanze più favole de’ Francesi, i quali han posto in ciò tanta cura,
quanto
han trasandato le regole toccate ne’ capitoli pre
n vice dont les sots ne sont pas capables». Quindi puossi comprendere
quanto
egli si compiaccia vanamente sì del carattere di
aendo l’uditore in affetti diversi dalla pietà. Lascio però giudicare
quanto
sia ridevole il motivo per cui mostra questo Fran
isio, uomo d’iniquità ben nota, la quale riesce tanto più biasimevole
quanto
importuno al fin morale della poesia è il suo sop
ppo in Grazia dell’amore i loro eroi, il che riesce tanto più assurdo
quanto
procacciano di farli maggiori che non sono. Per t
ti dice cose indegnissime: in che tanto è più da biasimarsi l’autore,
quanto
pecca contro la storia introducendola ad operar p
rsa a tutto ciò ch’aveva attenenza con Egisto. Quindi si può scorgere
quanto
male scusisi il poeta con dire ch’egli non ci pre
amente alla retorica, ma tanto distinguesi dalla oratoria invenzione,
quanto
l’una viene con agevolezza in mente e si serve di
razioni ed allegorìe, le quali appaiono tanto maggiormente improprie,
quanto
sovente si fanno proferire a persone appassionate
ne di gravi, egli sarebbe tanto più lodevole del Tasso e del Guarini,
quanto
è servito di scorta all’Aminta dell’uno ed al Pas
ione. Pier Jacopo Martelli è tra nostri assai sublime ed enfatico, ma
quanto
egli acquista di gravità con i modi di dire, tant
re, piuttosto che per operare; il che talora riesce tanto più sconcio
quanto
tali dottrine lo raffreddano per la tranquillità
. Per questo riguardo può giustificarsi in gran parte chi scrisse che
quanto
i Francesi dovevano cedere agli Italiani per gli
Martelli, che non è stato seguito se non in qualche tragedia che, per
quanto
so, non ha veduto la luce. Piacque allui la forma
’ moltissimi che noi abbiamo, tanto cedono in grandezza agli Italiani
quanto
si lodano d’avanzarli. Madama Dacier, nella prefa
aggiormente la favella di parole idonee per qualunque stile. [7.2.6]
Quanto
a’ vocaboli delle scienze e dell’arti io non sapr
risimile rappresentanza delle umane immaginazioni che l’accompagnano.
Quanto
alla sentenza del Martelli, recata dall’anonimo s
ieme quelli due metodi de’ nostri poeti, non m’aggrada tanto il primo
quanto
il secondo, perciocché il verso endecasillabo, ch
i leggieri s’avvedrà che questi ammettono un’armonia tanto più varia,
quanto
sono differenti le pose della misura che hanno, p
alcun tuono straordinario. Articolo IV. [7.4.1] Per conoscere
quanto
disconvenga la rima alle tragedie basta considera
tratto in sì spiacevole repetizione. [7.4.4] Quindi si può scorgere
quanto
s’inganni sì l’abate Tarasson142, che distinguend
re il vizio colla virtù, ad amare, a seguire il medesimo. [Giunta.5]
Quanto
alla resistenza inflessibile di Tazio, per compia
ere che l’ammirazione non tanto è proprio effetto della altrui virtù,
quanto
delle cose strane e rade a succedere: anzi non pe
oeta non dee tanto essere di metter sotto gli occhi un eroe perfetto;
quanto
di muovere utilmente la compassione ed il terrore
ere poetiche, le quali tanto meno credo che sieno capaci della prosa,
quanto
più richiedono di locuzion figurata: per consegue
e questa proprietà non deriva in essa tanto dalla sola consuetudine,
quanto
dalla sua natura: perocché essendo la poesia stat
ebbono all’incredibilità. Ma ne’ drammi esso riesce tanto più facile;
quanto
i versi drammatici si scostan meno dal suono dell
di correggere i falli, che si conoscono dopo il bollor del comporre.
Quanto
all’ultimo giovamento che monsieur de la Motte sp
a più che nell’altre sue tragedie. [Giunta.22] L’Inès de Castro, per
quanto
raccolgo, è stata soggetta a molte critiche ed an
me De feux aussi parfaits n’ait embrasé mon âme146. Lascio giudicare
quanto
convenga questo motto giocoso al doloroso annunzi
Maffei, con un’operazione che si potrebbe definire archeologica, per
quanto
erudita, si era limitato a pubblicare il meglio d
critto da uno svizzero o da un tragediografo italiano di scarsa fama.
Quanto
allo specifico contenuto della dedica sarà necess
e opinioni contrastanti che avevano espresso, non soltanto i moderni,
quanto
soprattutto gli antichi, nascevano i Discorsi Poe
o Calepio, non tanto alla pedissequa imitazione della tragedia greca,
quanto
alla scarsa perizia degli autori e all’immaturità
oria drammaturgica — profondamente divergente da quella di Aristotele
quanto
alla natura dei personaggi e alla considerazione
ubblico tanto per l’orribilità del misfatto precedentemente compiuto,
quanto
per la lievità della colpa rappresentata nella pi
ostrerebbe, secondo Corneille, capace soltanto di suscitare pietà, in
quanto
nessuno di coloro che assistono alla rappresentaz
re, in riferimento a modelli eterogenei che comprendono tanto Guarini
quanto
Lope de Vega, si veda il prezioso contributo di G
ondo una prospettiva pre-positivistica che coinvolge tanto le scienze
quanto
la letteratura e le arti. Uno dei momenti di magg
re che la tragedia estirpasse la pietà dal cuore degli spettatori, in
quanto
così facendo avrebbe imposto agli ateniesi di pro
non si son tanto affatigati i Filosofi per render tranquillo l’animo,
quanto
in cercar di purgarlo da questi affetti», Alessan
alinconia. Questo è il vero senso del testo, ma io senza dipendere da
quanto
ho scritto, posso ora interpretare quella espress
che proponevano ad esempio i drammi incentrati sul soggetto amoroso,
quanto
piuttosto, rifacendosi alla Politica piuttosto ch
età»): Edipo e Tieste sono additati ad esempio dal filosofo greco, in
quanto
sono ritenuti uomini illustri che cadono in disGr
are cristianamente la fragilità dell’essere umano, mai al riparo, per
quanto
virtuoso, dalla tentazione e dal peccato. Anche p
e la rappresentazione di vicende incentrate sul martirio dei santi in
quanto
queste «quantunque non abbiano il requisito di co
lle Tragedie dell’ordine primiero, partecipano dell’indole tragica in
quanto
muovono chi ha buona religione a confidare ne’ be
spettatori per suscitarne l’ammirazione, come accadeva in Corneille,
quanto
piuttosto dalla convinzione nel beneficio che il
rappresentano le calimità degli innocenti possono giovare infatti in
quanto
insegnerebbero «che la giustizia di Dio è incensu
eficare. Laonde può derivare agli Spettatori il frutto di comprendere
quanto
sieno caduche le umane prosperità, e che la vera
arità di Edipo e Tieste come protagonisti della perfetta tragedia, in
quanto
i due non parevano corrispondere al profilo teori
mard, 1987, p. 145), Tieste è interamente malvagio nell’antefatto, in
quanto
incestuoso, e uomo dabbene nella tragedia, in cui
ato a scegliere se preservare l’onore del padre o l’amore di Chimène,
quanto
piuttosto sul dissidio tra il perseguimento della
enti con l’argomentazione precedentemente sviluppata; al contrario di
quanto
faceva Corneille, infatti, il bergamasco non si a
mmaturgia francese prevale la concezione di un Sofocle maldestro — in
quanto
concentra ossessivamente la tragedia sul tema del
’introduzione degli amori di Dirce e Teseo nell’Œdipe di Corneille in
quanto
guastavano l’unità dell’azione predisposta da Sof
rgazione. Prometeo è infatti un personaggio che genera compassione in
quanto
, disubbidendo indisciplinatamente a Zeus, si macc
dove invece la catastrofe non è presente fin dalla prima scena — per
quanto
il racconto iniziale dell’incubo della regina car
di Ifigenia che in realtà costituisce il vero motore dell’azione, in
quanto
Clitemnestra uccide il marito proprio per vendica
inferiore rispetto ai due grandi tragici che lo avevano preceduto in
quanto
meno rispettoso delle regole prescritte nella Poe
, vol. II, a cura di Ada Ruschioni, Milano, Marzorati, 1971, p. 589).
Quanto
alla qualità del personaggio principale, il berga
nte virtuoso caduto in disGrazia che genera compassione e terrore, in
quanto
egli si mostra troppo vanagloriosamente orgoglios
. La moglie di Ettore viene infatti ritenuta un personaggio valido in
quanto
accetta empiamente di sposare il figlio di Achill
l’Oreste, in cui l’eroe eponimo sarebbe inescusabile e non mezzano in
quanto
matricida, e all’Ippolito, che invece presentereb
un eroe come Fedra, «ni tout coupable, ni tout-à-fait innocente», in
quanto
la passione illegittima è mossa in lei dagli dei,
l medesimo soggetto — risulta invece debole agli occhi di Calepio, in
quanto
mette in scena una di quelle tragedie che Aristot
3.2] Oltre alla Sofonisba del Trissino, Calepio considera ottima, per
quanto
riguarda la natura del protagonista, la Rosmonda
sicuramente una colpa, che si rivela tuttavia degna di molta pietà in
quanto
la giovane era stata spinta ad addentrarsi fra gl
ragedia antica ed una moderna, risolto tutto a favore dei moderni, in
quanto
la Rosmonda appare a Calepio molto più «ordinata
arlo a morte. Celia risulta in questo caso un personaggio mezzano, in
quanto
colpevole di aver assecondato un amore che la sua
quello stilato dal Maffei si dovranno riconoscere alcune differenze:
quanto
al primo Cinquecento, Calepio non cita l’Edipo tr
imitato scioccamente le tragedie greche, riprendendone tanto i pregi
quanto
i difetti: l’innegabile erudizione del Gravina ve
fine, mi permetto di rimandare al mio «“Or che sta sotto il pericolo/
quanto
è dolce la Reina!” Una proposta di lettura dell’A
na non voleva rappresentare con Papiniano un uomo per metà colpevole,
quanto
piuttosto un’altra figura di martire ingiustament
le la tragedia del martire, benché non facilmente rappresentabile, in
quanto
gli sembrava molto difficile sceneggiare la compl
grecheggiante che aveva goduto di una certa fortuna, tanto editoriale
quanto
scenica, nel primo Settecento, e che era stata og
innamorato della troiana Polissena — e quindi per metà colpevole, in
quanto
amante di una nemica —, a causa della quale cade
l’attenzione di Calepio si sofferma anche su pièces recentissime, in
quanto
il suo interesse nei confronti della drammaturgia
nei confronti della drammaturgia non è tanto di natura archeologica,
quanto
piuttosto militante e fortemente radicato nella s
del Maffei — che pure, significativamente, non compare nell’elenco in
quanto
è una favola doppia, nella quale si dimostra «com
sia favorita alfin da Dio la virtù, e punita l’usurpazione», secondo
quanto
scriveva Calepio nella lettera inviata al verones
atto nella Temisto avrebbe trovato moltissimi difetti da criticare —,
quanto
piuttosto «il trattare delle proprietà comuni si
o che la tragedia francese è inferiore rispetto a quella italiana per
quanto
riguarda la qualità del protagonista, elemento ri
ristotelica circa la virtù mediocre del protagonista: tanto Corneille
quanto
Racine avrebbero fallito nel destare sentimenti u
refrenabile, o perché trasportato da qualche peculiare difetto, ma in
quanto
desideroso di vendicare il proprio genitore secon
ene che questi, essendo un attore secondario, non muova a compassione
quanto
i veri protagonisti del dramma, Teodora e Didimo.
do l’Orazia dell’Aretino fra le tragedie italiane meglio costruite in
quanto
a qualità del protagonista (Paragone I, 3, [3]).
dei sentimenti, eppure risulta migliore agli occhi del bergamasco in
quanto
la materia tragica è distribuita in maniera molto
la concezione dell’eroe corneilliano secondo cui il sovrano è tale in
quanto
dimostra la propria superiorità rispetto ai suddi
x sta per concludere la pace imminente e da lui tanto desiderata — in
quanto
così potrebbe finalmente dismettere i panni belli
tragico, benché sicuramente venga apprezzato più del predecessore in
quanto
, anziché dubitare della portata reale della catar
a catarsi, si sforza a riflettere sul meccanismo della purgazione per
quanto
in maniera del tutto tradizionale, come dimostran
la quale avrebbe potuto evitare tanto di far condannare un’innocente,
quanto
scansare la macchinosa soluzione euripidea del de
nde eroiche ed amorose di un eroe che non combatte tanto per l’onore,
quanto
per il possesso di Cléophile. Nella prima Préface
all’Athalie, tragedia religiosa tradotta e lodata da Antonio Conti in
quanto
capace di far rivivere la poesia biblica. Anche i
d, contro cui si scaglia la terribile ira della malvagia Athalie. Per
quanto
la tragedia sia apprezzabile in quanto è incentra
ra della malvagia Athalie. Per quanto la tragedia sia apprezzabile in
quanto
è incentrata sul tema della fede in Dio, essa non
i conclude con l’esercizio di una meccanica clemenza, sulla scorta di
quanto
accadeva in alcuni drammi per musica di Metastasi
n tanto sullo scontro fra natura e religione, come vorrebbe Voltaire,
quanto
piuttosto squisitamente sull’amore di Alzire («Ce
pate si fa lecito di recidere dalle medesime qualche parte, la quale,
quanto
egli stima importar poco alla Favola, altrettanto
ipo di personaggio sarebbe perfetto all’interno di un poema epico, in
quanto
desterebbe di certo l’ammirazione, vero fine dell
a rivissuto nel Settecento, risolvendosi a tutto favore della storia,
quanto
piuttosto, se non si fraintende, alle tante trage
; in questo frangente il filosofo greco ammette che tanto la tragedia
quanto
l’epica debbono produrre il meraviglioso (θαυμαστ
uro e il «teatro delle meraviglie», Manziana, Vecchiarelli, 2007. Per
quanto
riguarda la situazione della tragedia e della tra
passaggio di Aristotele nel quale si rilevava che la meraviglia, per
quanto
non debba venire esclusa dalla tragedia, è una pe
l quale tant’è maggiore dell’utile, che si riceve da gli altri Poemi,
quanto
il tutto è maggiore di ciascuna sua parte» (Giova
ue considerazioni sul dramma eroico di Corneille, tragedia fallita in
quanto
guarda più ad ottenere l’applauso dello spettator
pplauso dello spettatore che non a destarne la pietà. Al contrario di
quanto
scrivevano Tasso e Crescimbeni quindi, per Calepi
che la tragedia francese sia sbilanciata sul versante dell’epica, in
quanto
impiega personaggi eroici. Ciò depotenzia la port
ancora una volta sulle differenze fra poema eroico — legittimato, in
quanto
rappresentazione generale della vita umana, a con
a ma sostanziale vicinanza della tragicommedia alla tragedia doppia: «
Quanto
poi alla diversità delle parti, confesso, che nel
’elaborazione teorica di un dramma basato non tanto sulla purgazione,
quanto
sulla punizione dei rei e sul trionfo dei buoni.
tirici, a cura di Hannbal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, pp. 206-207),
quanto
Scipione Maffei, autore di una Merope che si basa
capo (Paragone I, 4 [5]) — l’Edipo di Corneille sia mal costruito, in
quanto
offre ampio spazio a un episodio secondario, l’am
un personaggio post mortem non aveva un grande effetto sulla scena in
quanto
l’agnizione veniva assorbita e sminuita dalla cat
riori di un personaggio nel quale non può immedesimarsi. [2.2.5] Per
quanto
anteponga l’agnizione alla rappresentazione di fa
, la soluzione teorizzata da Corneille viene reputata ammissibile, in
quanto
non guasta l’efficacia della catastrofe. Nella su
a rosa degli affetti rappresentabili diventa ben più ampia rispetto a
quanto
accadeva nella tragedia antica, anche in virtù de
a Mazzocut-Mis e Paola Vincenzi, Palermo, Aesthetica, 2003, p. 16) —,
quanto
piuttosto l’atto del patire e precisamente la com
Calepio non contesta al de La Fosse l’inosservanza del dato storico,
quanto
piuttosto la scarsa efficacia, sul piano patetico
[2.3.4] Nella Polissena (1715) di Annibale Marchese, diversamente da
quanto
accade in quella del Francese, Pirro uccide l’ama
rofe finale è un elemento imprescindibile del dispositivo tragico, in
quanto
proprio la risoluzione nefasta causa nello spetta
lità del soggetto e del personaggio di Cléopâtre, che a differenza di
quanto
scrive il drammaturgo francese in un altro passo
storia di Santa Teodora, oggetto dell’amore casto e devoto di Didyme,
quanto
di quello di Placide, figlio del governatore di A
durre l’ammirazione, che ha luogo di fronte ad oggetti tanto positivi
quanto
negativi, purché grandi, come ricordava Cartesio
odore, anche il Polyeucte di Corneille viene biasimato da Calepio, in
quanto
il martirio finale dell’eroe non viene descritto
se della critica voltairiana: la sua tragedia era risultata noiosa in
quanto
la peripezia veniva sdoppiata inutilmente, facend
isodi nella tragedia e nell’epopea, specificando che, a differenza di
quanto
accade nei drammi, nei quali le digressioni che r
acere causato dalle rappresentazioni teatrali è di tipo «obliquo», in
quanto
porterebbe lo spettatore a compiacersi della prop
uto con Merope, nel tentativo di dipingerla come vittima inadatta, in
quanto
non più vergine. Tutte queste diversioni sembrano
, mentre biasima nelle italiane non tanto lo sviluppo dell’intreccio,
quanto
l’introduzione di episodiche sconvenevolezze stil
e la Demodice, considerate in grado di mostrare al pubblico inglese «
quanto
i virtuosi Italiani si sieno inalzati presentemen
cruciale della propria teoria tragica: a suo parere, contrariamente a
quanto
sosteneva Saint-Évremond, l’amore non è l’unica c
intimo: agli astanti è permesso immedesimarsi nell’eroe sventurato in
quanto
scorgono in lui dei piccoli difetti ai quali essi
lodava invece il Racine per l’uso della passione amorosa in scena, in
quanto
«jamais chez lui la passion de l’amour n’est épis
alla Lettera del Sig. di Voltaire, Verona, Ramanzini, 1745, p. 152).
Quanto
al rimprovero di eccessiva galanteria rivolto ai
merso altrove, un elemento disturbante non tanto dell’unità d’azione,
quanto
dell’esclusiva ricerca del perseguimento di pietà
e Merope gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della vicenda, in
quanto
proprio Policare, nel tentativo disperato di salv
di fatto inadatta a svolgere il ruolo di vittima sacrificale (IV, 1).
Quanto
al Solimano, sulla natura del personaggio inventa
a e Mustafà erano ammissibili sulla base della Poetica (1551b 33), in
quanto
davano luogo ad un episodio «appicco» alla trama,
hi francesi, l’unico a venire risparmiato delle critiche calepiane in
quanto
non aveva introdotto nelle sue tragedie digressio
da tipologia di opere, andrà ricordato, non è tanto di natura morale,
quanto
piuttosto di ordine estetico, in quanto gli amori
non è tanto di natura morale, quanto piuttosto di ordine estetico, in
quanto
gli amori che si frappongono nelle favole tragich
terrà alcuna parte riguardevole della Favola; e tanto più avrà luogo,
quanto
meno il suggetto della Tragedia sarà noto, come i
e’ personaggi, che vengono in Scena. Non osservano i poco giudiziosi,
quanto
sia inverisimile, che una persona racconti ad un’
Corneille, di cui vengono condannati il Cid, il Pompée e la Rodogune.
Quanto
al Cid, Calepio ribadisce la consueta critica nei
e quelli di Cléopâtre a Charmion erano in questo senso esemplari, in
quanto
si imponevano come imprescindibili per rendere ed
a italiana del Seicento — ma anche del primo Settecento —, ben più di
quanto
accadesse nel dramma francese. Il Bergamasco, anc
cisa che, in qualche misura, sogni ed oracoli possono essere utili in
quanto
prefigurano allo spettatore, per via allusiva, qu
uguri, strumenti di un potere corrotto tanto nel Palamede di Gravina,
quanto
nel Seleuco di Calepio. Interessante è anche la c
tri tipi di prologo, agli occhi di Calepio certo meno interessanti in
quanto
più artificiosi e separati dal cuore della favola
a intratteneva il pubblico con un breve panegirico di papa Paolo III.
Quanto
al primo tipo di prologo, impiegato nel Cinquecen
dai maligni, e ignoranti […] che mordevano le sue Commedie […]. Ecco
quanto
egli in fretta asserisce le cose, e perciò male a
2.1] In questo articolo viene ribadita la superiorità dei Francesi in
quanto
alla tecnica con cui avviare l’intreccio tragico.
ione Maffei, Teatro Italiano, t. II, Verona, Vallarsi, 1723, p. 223).
Quanto
al Solimano, la medesima perplessità del Calepio
i drammi greci, nei quali l’introduzione del Coro era appropriata, in
quanto
la distanza tra sovrani e popolo non era abissale
V, 5). Tra queste favole, l’Aristodemo viene considerato migliore, in
quanto
prepara in qualche misura, con la fuga di Licisco
nto di vista di Calepio la peripezia è in questo caso mal gestita, in
quanto
dipende dall’accidentale morte di Ipseo e sopratt
o che guarda a questo dramma come ad un modello di verosimiglianza in
quanto
allo sviluppo del sentimento amoroso. L’Aminta av
to un’importanza singolare nel corso della polemica Orsi-Bouhours, in
quanto
era stato uno dei testi maggiormente vituperati d
ta e dell’Aminta», Studi Tassiani, LVI-LVIII, 2008-2010, pp. 257-270.
Quanto
alla pièce di Racine, va notato che l’autore rive
edia francese riesce migliore di quella italiana, secondo Calepio, in
quanto
mette fin da subito gli spettatori nella condizio
ede con una lentezza, di cui lo spettatore è tanto più impaziente, in
quanto
la prolissità del dialogo gli fa spiacevolmente s
erto nella teoria drammaturgica calepiana, a differenza ad esempio di
quanto
accadeva nel Térence justifié (François Hédelin d
Francesi risultano superiori anche in questa sezione del Paragone in
quanto
, come già accennato in precedenza, limitano le na
an macchine qualche volta accade) seco stesso altercando, mette fuori
quanto
ha nel suo cuore, non credendo, che altri l’ascol
grandissimo diletto ne concepiamo, e non si può a bastanza esprimere,
quanto
validamente un parlare di questa sorta ci muova a
rimoti e lontanissimi da ogni sospizione di poter essere sopravenuto.
Quanto
al secondo, di nottetempo saranno più tolerabili.
ettendo che questi erano tutt’altri che innaturali e inverosimili, in
quanto
atti ad esprimere il flusso dirompente delle pass
debba riuscire più caldo, meno stucchevole, e altrettanto probabile,
quanto
una lunga scena tra quel personaggio importante e
l’esecuzione. Questo espediente viene molto apprezzato dal Calepio in
quanto
ritenuto verosimile e intrinseco allo sviluppo de
istoire du Theatre Italien, t. II, Paris, Cailleau, 1731, pp. 77-78).
Quanto
a Calepio, egli ritiene che siano le tragedie ita
go in disparte fra Ismene e Merope sarebbe pienamente ammissibile, in
quanto
riprodurrebbe verosimilmente una situazione del t
n l’analisi di Calepio, affermando che tanto la Sofonsiba di Trissino
quanto
l’Oreste di Rucellai presentavano a loro volta de
uccessiva edizione («Contuttociò io prometto all’autore di correggere
quanto
potrò nella seconda ristampa della mia Tragedia i
orneille, dove l’accelerazione del tempo è peraltro più scusabile, in
quanto
va incontro all’impazienza degli spettatori che v
comodamente ora interlocutore della favola e ora spettatore ozioso di
quanto
passa. Ma quando egli rimarrà solo nella Scena, a
iù diletto arrechino quale non tanto per l’armonia che fanno cantando
quanto
per li spasseggi et intrecciamenti che con Grazia
zioso il Coro, ma semplicemente inefficace a paragone degli attori in
quanto
non agiva direttamente come loro (Giuseppe Salìo,
ile» proprio perché forzava il principio dell’unità di luogo, secondo
quanto
l’autore stesso affermava in un Ragionamento into
ancese sia superiore a quella italiana dal punto di vista scenico, in
quanto
è costruita per ottenere l’applauso del pubblico,
a per ottenere l’applauso del pubblico, mentre le prove italiane, per
quanto
più rispettose delle regole e più vicine ai model
ficiente dal punto di vista della tenuta scenica, particolarmente per
quanto
riguardava le prove di Gravina e di Salìo, più vo
olgeva le proprie parodiche frecciate tanto all’Ulisse del Lazzarini,
quanto
alla Merope del Maffei, la quale, benché quasi ma
tabilrlo con sode ragioni, e a darne giuste regole, facendo conoscere
quanto
egli sia più dell’altro eccellente, e perfetto; a
e Calepio scorgerà nell’avversario un uomo incapace — al contrario di
quanto
egli stesso aveva sempre rivendicato di saper far
lta come un autore che perseguiva un ideale tragico grecheggiante, in
quanto
nella sua Merope, fondata su di una doppia agnizi
ella Poetica (1450a 15-25), ritenuta meno importante della favola, in
quanto
la tragedia era imitazione di azione e non di uom
ni Corio si pronunciava sulla superiorità degli antichi ai moderni in
quanto
alla trattazione del costume, ma nel paragone fra
Achille, nell’Iffigenia di Racine, che sono la medesima cosa, ma con
quanto
maggior costume resti espresso dall’Italiano, che
entrambe rappresentano il vertice patetico delle rispettive opere, in
quanto
mettono in scena il ricongiungimento degli amanti
ica greca era contemplato l’impiego di protagonisti tanto eccellenti,
quanto
particolarmente deplorevoli e non solo degli uomi
sposare Euchérius, suo secondo figlio e favorito dell’imperatore, in
quanto
non lo ritiene alla sua altezza. Stilicon medita
146). Secondo il Bergamasco la supposizione di Corneille è falsa, in
quanto
nella letteratura antica non mancano esempi di un
ncipessa pia e coraggiosa, protagonisti di due tragedie sofoclee. Per
quanto
riguarda Edipo, Calepio riprende le argomentazion
nza fra storia e poesia («Si dubita dunque da V[ostra] S[ignoria] per
quanto
ella mi scrive, ch’essendo stati particolarizzati
iblica, il cui soggetto non poteva essere in nessun punto alterato in
quanto
fondato sulla Sacra Scrittura, e tragedia cristia
ografico, la cui favola poteva essere in qualche misura manipolata in
quanto
non era ricavata direttamente dalla Bibbia. Il dr
o che tale personaggio non possa risultare nocivo per il pubblico, in
quanto
lo spettatore è ineluttabilmente portato ad odiar
overa non tanto per essersi scostato troppo dalla narrazione storica,
quanto
per aver fatto entrare ingiustificatamente in sce
un uomo tanto crudele — e quindi di fatto incapace tanto di dilettare
quanto
di giovare all’utilità del dramma —, con la scusa
la pièce. Al contrario il Gravina viene ancora una volta biasimato in
quanto
i protagonisti delle sue tragedie, piuttosto che
é queste venivano considerate figlie di un’etica non cristiana, ma in
quanto
erano incentrate sulla figura di Ippolito e non s
Bozza assume un ruolo di rilievo nel panorama delle Fedre moderne, in
quanto
pare scostarsi da quel processo di cristianizzazi
ea così sconcia delle sue Deità; non ha Omero al suo ufficio mancato,
quanto
all’arte poetica, rappresentandole in quella scon
deva alle critiche adducendo il fatto che nelle corti, tanto francesi
quanto
turche, i comportamenti delle dame potevano esser
nti minori del costume, generalmente rispettati dai tragici francesi.
Quanto
al decoro circa «l’ufficio» — ossia il sacro vinc
us souvient-il assez que j’étais votre fille?», III, 2, vv. 874-876).
Quanto
all’età, Calepio invece trova inappropriato il fa
tino», in Id., Il Costantino. Tragedia, Roma, Andreoli, 1660, p. 67).
Quanto
alla semplicità, altro carattere distintivo per a
onisba del Trissino, e successivamente nell’Appio Claudio di Gravina.
Quanto
alla Sofonisba, Calepio riprende puntualmente la
la tragedia di Pradon risultava meno godibile di quella raciniana, in
quanto
i tentativi di «addolcire» un soggetto così crudo
Secondo il Bergamasco il problema della Tullia è ancora maggiore, in
quanto
nel racconto liviano la donna non era mossa dall’
oltre misura la qualità del protagonista, rendendolo inverosimile, in
quanto
le doti eroiche che gli vengono attribuite non so
ura erotica. Dello stesso parere di Calepio si mostrerà Juan Andrés («
Quanto
è freddo, e nocivo all’interesse del dramma l’inv
o alle tragedie del Cinquecento che sceglievano favole misconosciute,
quanto
alle pastorali seicentesche (Paragone I, 4, [18])
e l’Orbecche o il Torrismondo, potesse potenzialmente dilettare tanto
quanto
i drammi fondati sulla storia, egli confessava di
ione, come si evince dalla sua introduzione alla tragedia del Tasso («
Quanto
all’Argomento della Tragedia, l’Autore secondo l’
ente criticate sotto il profilo del costume (Paragone V, 2, [10]), in
quanto
nell’Absalon il protagonista è rappresentato come
veva dipinto Jonathas, nell’altra sua tragedia sacra, come più reo di
quanto
riportato dalla storia sacra per renderlo in part
aul. Su questo punto cfr. Paragone V, 2, [2]. Tra i modelli positivi,
quanto
al costume, Calepio propone ancora Conti, capace
a soltanto di riflesso dalle azioni occorse nel dramma. Tanto i Greci
quanto
i tragici italiani del Cinquecento avrebbero pecc
iva rappresentazione dei costumi nella letteratura greca, tanto epica
quanto
tragica (cfr. ad esempio La disputa sei-settecent
si dispiega a livello della macrostruttura narrativa e del costume —,
quanto
quella “esterna”, rispondente a criteri più propr
uesta circostanza l’arcade emiliano raccomandava che, a differenza di
quanto
accadeva nel poema epico e nella lirica, laddove
o l’esempio non tanto di una realizzazione retorica troppo elaborata,
quanto
piuttosto dell’affiorare di un inopportuno lingua
sediziose: un volto ignorato del petrarchismo, Milano, Angeli, 2012.
Quanto
al ruolo assegnato all’allegoria nella teoria let
ano, s.e., 1801, p. 6). Ancora concorde con il giudizio di Calepio in
quanto
allo stile delle tragedie cinquecentesche si dimo
nati, presenterebbero uno stile eccessivamente ornato e prolisso. Per
quanto
riguarda la tragedia tassiana, l’accusa di ampoll
icerca retorico-linguistica perpetrata nel Torrismondo: «A mio parere
quanto
risulta […] a Grosser di “compromissorio” e altro
eggiante, già altrove osservato, teso non al mescidamento alto-basso,
quanto
ad un avvitamento verso l’alto, in uno stato di t
luce, saranno bastanti a confondere l’altrui invidia, e a mostrar di
quanto
sia capace il nostro Idioma» (Giovan Mario Cresci
e tragedie del Martello che non contemplava in questo primo elenco in
quanto
rientravano nella categoria delle «favole doppie»
’altro che disposto a trascurare lo sfoggio del proprio ingegno —, in
quanto
è ben conscio fin dal momento in cui entra a teat
lle —, ma godrebbero non tanto dell’avvertire quella natura fittizia,
quanto
delle emozioni che il soggetto dipinto esercitere
e sulle sezioni pseudo-liriche il mio «“Or che sta sotto il pericolo/
quanto
è dolce la Reina!” Una proposta di lettura dell’A
re apprezzato da un così attento esaminatore della prassi scenica, in
quanto
danneggiavano la tenuta del dramma, minandola sot
rore, e spesso comportava una distrazione anche per lo spettatore, in
quanto
tali detti morali erano pronunciati da personaggi
lo stesso periodo, e quelle più recenti, pareggiate dagli Italiani in
quanto
all’elocutio. Questa ripartizione, ereditata anch
i scadimenti, traendo esempi dalle tragedie di Corneille e di Racine.
Quanto
al fatto che gli Italiani non avessero una lingua
ancese seicentesca, recentemente riproposto ad esempio dal Martello («
Quanto
nelle poesie liriche, nell’epiche e nelle pastora
671), in cui veniva argomentata la superiorità della lingua francese,
quanto
della Manière de bien penser dans les ouvrages d’
enza va giudicata tanto sotto il profilo, per così dire, concettuale,
quanto
sotto quello estetico, Calepio asserisce che i Fr
vvezza, perde il senso alla espressione della natura, e del vero, e a
quanto
ha di più eccellente l’arte Poetica», Scipione Ma
e sono, secondo Calepio, redarguibili sotto il profilo stilistico, in
quanto
manifestano una tensione alla magniloquenza e una
d, pure caratterizzato da talune pecche compositive, è risparmiato in
quanto
viene giudicato — anche al fine di svalutarne la
ndolo particolarmente difettoso sotto l’aspetto della convenienza, in
quanto
Corneille introduce immagini ingegnose che poco s
iene biasimata tanto l’insistenza di Corneille sui medesimi concetti,
quanto
la scarsa originalità delle immagini impiegate da
rvento superfluo d’autore, costituisce un difetto e non un pregio, in
quanto
raffredda il corso delle passioni e rende inveros
iproduce l’argomentazione del bergamasco, condanna tanto questo verso
quanto
quello della Phèdre che Calepio citerà nel paragr
rrivabile «naïveté» che le permetteva di eccellere tanto nella prosa,
quanto
nella poesia («Mais ce qu’il y a de plus merveill
riche, nell’arte rappresentativa il tono doveva rimanere più basso in
quanto
a parlare non era il poeta, bensì i personaggi («
eroi non fossero diversi da quelli dei plebei («Anzi per me credo che
quanto
è più sublime il sentimento ed il concetto, tanto
ica dell’evidenza nel Settecento europeo, tanto in ambito letterario,
quanto
figurativo, si veda invece Alberto Beniscelli, Le
t l’Empire des Figures, le Theatre en est le Thrône», ibid. [ibid.]).
Quanto
all’apostrofe, nello specifico, d’Aubignac ritene
onio Muratori, Della perfetta poesia italiana, vol. I, cit., p. 383).
Quanto
al testo raciniano citato dal Calepio, esso è tra
onimento lirico, ma ne condanna qualsiasi uso nella poesia tragica in
quanto
ogni deroga alla brevità che accompagna il fluire
l quale ricompare la formula «nera notte», ma con maggior diritto, in
quanto
il termine «ἐυφρόνη» è a sua volta un traslato pe
resa concreta di questo principio teorico, spesso insoddisfacente, in
quanto
versi brevi e sonori — a causa della necessità di
e non secondaria in questi passaggi — tanto nel lamento di Andromeda,
quanto
in quello di Polissena — una compromissione con i
della pastorale (cfr. Enrico Zucchi, «“Or che sta sotto il pericolo/
quanto
è dolce la Reina!” Una proposta di lettura dell’A
varietà appresso a’ Greci ed a’ Latini tra la commedia e la tragedia,
quanto
a’ versi (che della materia ora non parlo) quantu
luzione mista di settenari ed endecasillabi saltuariamente rimati, in
quanto
richiamavano troppo da vicino la leggerezza della
per l’alessandrino, che gli sembra assai conveniente alla tragedia in
quanto
permette di esprimere pensieri complessi grazie a
a strada di avere l’accortezza di variare molto più frequentemente di
quanto
facevano i Francesi le parole-rima («Meglio dunqu
uella del Salvini, giudicata la migliore, benché talora imperfetta in
quanto
, proprio a causa del fatto che la conformazione d
enticava che, in fatto di drammaturgia, tanto i letterati transalpini
quanto
i suoi connazionali avevano concordemente assegna
nosciuta al francese la superiorità rispetto alle lingua classiche in
quanto
ad estensione del vocabolario scientifico e filos
he riportate, ma si risolverebbe esclusivamente a livello poetico, in
quanto
nasce dalla puntualità e dalla verosimiglianza de
rappresentativi riconoscesse la preminenza della tragedia francese («
Quanto
nelle poesie liriche, nell’epiche e nelle pastora
llo nel trattato Del verso tragico, respingendo tanto l’alessandrino,
quanto
l’endecasillabo sciolto — sicuramente preferibile
ri) non rimati e presenti nella medesima proporzione, a differenza di
quanto
accadeva nei due contrari prototipi della Canace,
azioni («Nelle nostre tragedie si usa non tanto l’endecasillabo solo,
quanto
l’arbitraria mistura con esso del settesillabo, m
il quale nel Della tragedia ammetteva di preferire gli sdruccioli, in
quanto
maggiormente armoniosi e capaci di riprodurre più
andava acquistando la comunione dei consensi tanto dei drammaturghi,
quanto
degli attori, altrettanto impegnati nella ricerca
one, giudicando l’endecasillabo assai più proprio per la tragedia, in
quanto
più duttile e variabile dell’alessandrino («Gran
no e diversificano il periodo, e lo rendono tanto più atto al dialogo
quanto
più che il verso, potendosi rompere in qualsivogl
o mescolamento egli sia, si disconviene grandemente alla Tragedia, in
quanto
è pur solo mescolamento […]; perché come mescolam
nia: perché l’Endecasillabo da sé si può formare variamente armonico,
quanto
piace, colla sola diversità delle pose, che ne co
editerebbe, secondo Calepio, la stessa rigidità dell’alessandrino, in
quanto
i due emistichi gli appaiono entità separate che
alimentata tanto dall’antagonismo nei confronti dei tragici francesi,
quanto
dall’assenza, nei venerandi autori classici, di q
in questa sede («Or tanto l’ignoranza naturale delle nazioni barbare,
quanto
il giudizio già corrotto delle nazioni latine con
l Trissino, e segnatamente alla lettera dedicatoria della Sofonisba («
Quanto
poi al non aver per tutto accordate le rime, non
o paragone; la tragedia italiana viene riconosciuta come difettosa in
quanto
troppo condizionata dalla necessità di imitare gl
dei redattori, Julius Van Effen, di soffermarsi, più distesamente di
quanto
aveva già fatto nel primo tomo della rivista, sul
ivere questa auto-censura di parte francese, perfettamente conforme a
quanto
aveva stabilito in precedenza sulla copiosità del
uesto profilo, si era dimostrato assai più difettoso di Corneille, in
quanto
aveva rivestito del medesimo carattere amoroso og
0). Calepio condivide soltanto in parte queste ultime affermazioni in
quanto
egli, a partire da questo principio, condannava n
zioni del Francese, prossime a quelle contenute nel Paragone, sia per
quanto
riguarda la scarsa considerazione dell’unità di l
forse, con una interpretazione più letterale, che però asseconderebbe
quanto
già ammesso in precedenza, esclusivamente sul pro
udar de La Motte, «Premier discours sur la tragédie…», cit., p. 560).
Quanto
allo stile prescritto nel Discours sur la tragédi
rançoise Gevrey et Béatrice Guion, Paris, H. Champion, 2002, p. 585),
quanto
piuttosto, come si vedrà, all’insistenza, di marc
orneille, l’admiration procede tanto da esempi estremamente virtuosi,
quanto
assolutamente pessimi, come nel caso della Cléopâ
e dei Discours, secondo cui la virtù mediocre non ci appassiona tanto
quanto
fa la virtù o il vizio spinto fino all’eccesso (H
renata nel corso dei secoli da considerazioni tanto di ordine morale,
quanto
religioso. Sul primo versante si segnalano le amp
Castro de La Motte», Vives Lettres, IV, 1998, p. 149-169. [Giunta.9]
Quanto
alla condotta dell’azione, il de La Motte prescri
alepio approva questo ragionamento, mentre non si trova d’accordo con
quanto
scrive il de La Motte sull’Iphigénie di Racine. D
in questo caso non è soltanto legato all’organizzazione dei dialoghi,
quanto
piuttosto alla cattiva costruzione del carattere
vi, pp. 656-657). Per Calepio questo commento non è condivisibile, in
quanto
il drammaturgo, a suo parere, non deve badare a c
lia, Firenze, Istituto di Studi sul Rinascimento, 1969, pp. 118-119),
quanto
quelli di matrice aristotelica, e in primis Caste
o, votata appunto, sulla linea dubosiana, alla ricerca del «plaisir»,
quanto
piuttosto alla riflessione critica italiana conte
e, senza che altri paia sordo o pazzo. Laonde si può giudicare ancora
quanto
siano da lodare coloro che a nostri dì hanno comp
de La Motte, tanto nel Discours à l’occasion de la tragédie d’Œdipe,
quanto
ne La Libre Éloquence, ammetteva che l’introduzio
a è reputato superiore rispetto alla media delle tragedie francesi in
quanto
meno affettato, ma vengono mossi rilievi allo svo
l’esercito sconfitto dovrebbe disperdersi e fuggire, a differenza di
quanto
accade secondo la rhesis di Tatius, impegnato a d
bia da solo affrontato vittoriosamente un nutrito manipolo di uomini,
quanto
piuttosto la preparazione dell’episodio e la cond
nore toujours qu’il me doit cet avis», ivi, p. 114). [Giunta.22] Per
quanto
riguarda la fortuna dell’Inès de Castro, Calepio
Dupuis, 1730, p. 164), che risulterebbero freddi e inappropriati, in
quanto
mossi soltanto dalla necessità di dar modo all’au
165), indecoroso non tanto per la riproposizione di un topos logoro,
quanto
piuttosto perché pronunciato all’interno di un di
Motte viene considerato superiore a quelli di Corneille e Voltaire in
quanto
alla composizione dell’intreccio, dal momento che
nfigurazione di Edipo penalizza, secondo Calepio, l’intero dramma, in
quanto
impedisce di creare quel meccanismo purgativo a c
era Bruto il feritore? Merita questo concettuzzo di esser preferito a
quanto
vantò di grande la latina e la greca eloquenza? L
r vanta così gran copia di opere nelle quali ad evidenza si manifesta
quanto
si coltivi il greco idioma in Roma, in Napoli, in
iali. Io tanto più di buon grado ne trascriverò qualche osservazione,
quanto
più mi sembra conducente a far meglio conoscere p
ndicando notizie e traduzioni di Shakespear da taluno che forse ne sa
quanto
lui; ma è riserbato a colui, che oltre di possede
olo che quel di divino. Pure le sue tragedie sono altrettanti mostri.
Quanto
può immaginarsi di assurdo, di stravagante, di mo
con quali altri ascoltatori avrebbe egli potuto impunemente spacciare
quanto
venuto fossegli alla bocca contro dell’Italia, an
sai reputato ; come uomo, dice il Bartoli ch' ebbe indole tanto mite,
quanto
l’ebbe stravagante la sua compagna.
Teresa Passaglione, Teresa Amoroso, Maria Grasso, Antonia Spina. Per
quanto
, la supplica dell’Arcieri dicesse in proposito :
tto ch'io mi impegni a servirli mentre m’ hano in tutto sodisfatta di
quanto
richiedevo ; onde mi dispiace n’ poter sortir for
conde nozze con una giovane bolognese, non comica. Rubatogli di notte
quanto
s’era venuto accumulando co' suoi risparmi, risol
o forestieri che naturali; nè più reca stupore il vedervi abbarbicato
quanto
si trova nel l’antico continente. Nella Nuova Spa
si esercita la pittura, la danza, la musica; e vi si trovano teatri.
Quanto
a Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura
anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti
quanto
più vaste sono le corti? E chi ne ignora la forza
eguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato?
Quanto
non ne fu combattuto e al fine oppresso, morta la
ato. Non credo adunque (per tornare al Cabotto) che il Lampillas, per
quanto
egli siesi apologista spacciato, possa fondarsi s
o forestieri che naturali, nè più reca stupore il vedervi abbarbicato
quanto
si trova nell’antico continente. Nella Nuova Spag
si esercita la pittura, la danza, la musica: e vi si trovano teatri.
Quanto
a’ Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura
anzi l’ordinario effetto del rigiro e della cabala tanto più potenti
quanto
più vaste sono le Corti? E chi ne ignora la forza
eguitati, e sottoposti ad un raggiratore più scaltro e più fortunato?
Quanto
non ne fu combattuto e al fine oppresso, morta la
ato. Non credo adunque (per tornare al Cabotto) che il Lampillas, per
quanto
egli siasi apologista spacciato, possa fondarsi s
a sincerità della mia coscienza che mi accerta di essere innocente di
quanto
mi viene apposto non solo non ardirei di scriverl
a V. E. ogni felicità con la sottoscrizione di propria mano affermerà
quanto
di sopra è scritto, di Lucca il dì 8 settembre 16
o, poichè è la meglio seconda donna che reciti, sì per il premeditato
quanto
per l’improviso. Trovarebbe ancora il nostro Pant
rovarebbe ancora il nostro Pantalone buono sì per la lingua matterna,
quanto
per la pratica dei soggietti antichi e moderni. B
ra non ho havuto alcuna lettera del S.r Marliani, ma se l’haverò farò
quanto
verrà da S. A. per mezzo di quella imposto. E con
d’écrire étoit encore plus rare chez les Espagnols. Nota II.
Quanto
alla lingua Italiana è stato non senza ragione de
i il Tiraboschi tom. III. Nota V. I Poeti Provenzali, che per
quanto
chiaramente ricavasi da due passi del Petrarca l’
me qualche cosa di divino, e la loro persona come sacra. I Bardi, per
quanto
ricavasi dalla dotta dissertazione critica dello
faisans. E il nostro celebre filosofo Antonio Genovesi (degnissimo di
quanto
ne ha maestrevolmente e veracemente ragionato nel
e confessa l’Ab. Arnaud; nè altra lingua moderna vi è tanto acconcia,
quanto
l’Italiana, siccome può vedersi da i Ditirambi de
ico filosofo, e poeta drammatico Don Pietro Napoli Signorelli, vedesi
quanto
il sig. Ab. Andres s’inganni e vada errato allorc
e di Menandro. Uditori altrettanto incomodi per l’indiscretezza loro
quanto
giudici infelici pel niun discernimento recherebb
me il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose, delle quali per
quanto
s’ingegnassero i circostanti a fargli capire la s
palesar al pubblico, e che renderà tanto meno scusabili i falli miei
quanto
più mezzi ho avuti di schivarli, mi fece scoprire
vanto della esattezza e novità delle notizie sulle quali è appoggiato
quanto
qui si scrive. Leggendo i molti e celebri autori
nno nel titolo di straniero una suspizione d’invidia contro l’Italia.
Quanto
a me animato perfettamente da spirito repubblican
ro, voglia screditar la nazione, esso sarebbe tanto più insussistente
quanto
che la maggior parte di quest’opera depone in con
contrario. Basta legger soltanto di fuga i primi capitoli per vedere
quanto
ivi si largheggi di lodi colla Italia, come si pr
n Grecia l’antica. La qual meraviglia tanto dee crescere maggiormente
quanto
che la sfoggiata ricchezza della nostra colla pov
ri, la loro unione non ha potuto rendersi tanto adattata e pieghevole
quanto
la medesima lo era presso agli antichi. La terza,
quei di Mitilene colla celebre Saffo? [3] Da ciò si vede naturalmente
quanto
la diversa maniera di prender codesti oggetti ha
da qualunque altra passione impetuosa e vivace. Ora egli è certo che
quanto
più l’armonia diviene artifiziale e complessa, ta
rocché codesta seconda maniera d’agire dei suoni tanto è più efficace
quanto
più gagliarde sono le impressioni che per mezzo d
timento od una imagine, e cotali inflessioni sono tanto più energiche
quanto
più fedelmente esprimono la voce della natura. Qu
ire gli affetti della ubbriacchezza tanto più pericolosa a que’ tempi
quanto
che gli animi non ancor dirozzati si trovavano na
li altri non seppero rinvenir altra via che la novità e la stranezza.
Quanto
più moltiplicavano essi i capricci dell’arte tant
vi? Si guardi il gusto della musica che vi regna» diceva Confucio. Ma
quanto
siasi fra loro cambiata questa influenza dacché s
ti piedi sembra che ad ogni passo raddoppi altrettanto del suo vigore
quanto
ne va scemando il secondo, così i poeti satirici
a loro vantata qualità d’ispirar le virtù, e di correggere i vizi. Da
quanto
si è detto finora risulta ch’ella consisteva sovr
rse di esser trattato con maggior estensione, si comprende facilmente
quanto
sia rimasta addietro l’avvedutezza dei moderni. S
iosi effetti che dovrebbono attendersi dalla sua unione colla poesia.
Quanto
più avanti s’anderà col pensiero si ricaverà che
le? Ignorano forse che queste non producono il loro effetto se non in
quanto
rappresentano simultaneamente all’anima una medes
esperimentare da sé tentando di ridurli all’odierno modo di misurare.
Quanto
ciò ne ritardi l’effetto lo sanno coloro che hann
e in parti contrarie senza fissarla ad un movimento determinato. [31]
Quanto
si dice della moltiplicità delle parti si dice al
bre Padre Martini, il quale sembra avere epilogato nel testo seguente
quanto
da me è stato detto finora intorno alle due music
reca concorrevano ad eccitar le passioni, si spiega in tal guisa: «Ma
quanto
poi siano queste in oggi tolte a noi da nuovo cos
lunga nota senza rapportare un curioso aneddotto, il quale fa vedere
quanto
ridicolamente si giudichi su questa materia da ch
lla sua Dissertazione intorno alla misura del tempo nella poesia, che
quanto
ci vien narrato dai grammatici intorno al valore
lla Francia. Un certo sig. de Leyre passato in Italia dimenticossi di
quanto
facevasi nel proprio paese, e scriveva da Parma a
iti di Noverre tanto per le lettere che scrisse intorno all’arte sua,
quanto
per l’invenzione di varii balli, e pel modo di ba
ici e piacevoli nè musiche fatighe, nè rappresentatori, nè ballerini.
Quanto
alla musica possiamo noverare tra i drammi serii
ui con gran ragione pregiasi la Francia. II. Opera Comica.
Quanto
a ciò che intendesi per opera comica, ossia buffa
componimento un buon numero d’incoerenze, ed il piano mal congegnato,
quanto
il pessimo esempio che ne risulta per chi v’assis
dichiara che non consentirà mai a tale unione sconvenevole, e rileva
quanto
occulta ha ella osservato. Dulinval è penetrato d
colo di tener occulto un uomo con iscapito della propria riputazione.
Quanto
poi al merito letterario di tal componimento, ne’
iluppato, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto di poesia
quanto
di musica. Altre opere possono parimente rammenta
ificazione, e per la scelta felice delle rime, reggono al paragone di
quanto
si è mai prodotto in simil genere». Si recitò nel
le essendo da me vista, et in qualche parte imbellita, o fiorita, per
quanto
con la comica prattica sapevo, introducendoli il
e in adulazioni di ogni maniera per ottener finalmente un buon pasto.
Quanto
alla sua origine e al suo potere, il Capitan Cocc
ri, e lasciava ancor sorridere, nel sonno, le loro labbra dischiuse.
Quanto
al costume, la maschera del pulcinella è nata con
o negli ultimi anni (V. il Ghezzi), e più corta ne'primi (V. Callot).
Quanto
al carattere, il pulcinella, dapprima stragoffiss
ramo della italiana letteratura. Il che tanto più volentieri eseguirò
quanto
più opportuna comprendo essere siffatta investiga
comprendo essere siffatta investigazione alla facile intelligenza di
quanto
dovrò in appresso narrare, e più scarsamente del
e, alle quali bisogna far avvertenza per non confonderle. Tanto l’una
quanto
l’altra consistono nella convenienza delle parole
usta. Ne’ versi fatti per musica cercasi non tsnto la forza determini
quanto
la relazione che hanno essi col canto: per lo che
passione, ed essendo esse inflessioni tanto più variate, e moltiplici
quanto
maggiore è la varietà degli accenti nella sua pro
armi, gli amori Le cortesie, l’audaci imprese, io canto.» ognun vede
quanto
accresca loro d’armonia quell’“io canto” messo in
i stili, conservando, ciò nonostante, l’indole sua propria, e nativa:
quanto
vaglia a esprimer tutte le passioni, e a dipinger
, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo illustre
quanto
fosse altro mai per le donne italiane: ora per le
nsetti efimeri, alle bellezze maschie e vigorose altrettanto durevoli
quanto
la natura, ch’esprimono. Tali furono a un dipress
te, il quale francamente pospone la lingua spagnuola alla italiana in
quanto
alla musica. A me sembra però, che la lite rimang
i, e degli accozzamento sgradevoli. Nel far questa nota non mi sfugge
quanto
larga materia di riso abbia io preparato a’ zerbi
sto poco carneuale poiche esso si offerisce pronto di seruirla se non
quanto
che comporta la sua grandezza, almeno secondo che
l’ardor nel cor ristretto. Pietà desta in altrui, gioja e diletto, e
quanto
tace più tanto innamora. Tenti Florante ogni lusi
alenti, fuorchè un esercizio più lungo, mancanza a cui il tempo porrà
quanto
prima il compenso ; ma intanto è dolce il vederla
atore in qualche parte le addossa, d’essere cioè troppo giovine. Oh !
quanto
meglio ciò conta che il vedere provetta attrice c
e 7. A dare un’idea del valore artistico della Bettini, e del come e
quanto
ella fosse apprezzata da’compagni di arte ; e anc
vostra Compagnia piuttosto che dire ch’io non amo di farne parte. Di
quanto
scrissi nella mia del 9 non mi rimuovo d’una sill
n appalto sospeso. Da Ferrara il Domeniconi il 23 aprile 38, conferma
quanto
le ha proposto a mezzo del suo futuro socio Gotta
ivere a te se vuoi essere la prima attrice di codesta Compagnia ; sai
quanto
i Romani ti amano, ed apprezzano il tuo merito si
Compagnia che per primo scopo doveva riformare il teatro italiano in
quanto
alla buona recitazione. Io chino il capo alle cir
opo altri cinque anni, ma prima di far ciò desidero ardentemente (per
quanto
il mio scarso ingegno lo permetterà) cooperare co
rato una sera per la finestra, mentre tutti erano in teatro, gli rubò
quanto
più potè. Desolato per tanta sciagura, il pover’u
to con in fronte il ritratto qui riprodotto. Opera l’uno e l’altro, a
quanto
sembra, dello stesso autore, nascosto sotto le in
e le lettere di V. S. Ill.ma per parte del Serenissimo Sig.r Duca. di
quanto
scriuo gliene potrà far fede il nostro Beltramme
uietar ch’io sia con li sudetti leandro e brighella, che sarà tanto,
quanto
il conseruar la uita, e la salute dell’Anima, ad
terli, I. PREGIUDIZIO. Il Signorelli (dice l’Apologista p. 166.)
quanto
esalta giustamente il Teatro Spagnuolo sopra il T
un’ altra falsa opinione, che io covava in mente. Io credeva che, per
quanto
si stimi un Autore, un ingegno libero non mai si
quindi innanzi approvare, trascrivere, adottare senza esame, non solo
quanto
pensano i Ch. Tiraboschi, e Bettinelli, ma il Var
ria de’ Teatri, che di loro favella, non sia stata punto crollata per
quanto
in più pagine abbia ammonticato per conseguirlo i
issime Commedie di Cervantes. E ciò farà con alacrità tanto maggiore,
quanto
che l’Apologista l’incoraggia con quel bellissimo
tà e serietà con cui afferma simil cosa? Io per me credo fermamente a
quanto
quì dice. E che importa che contro sì bella e fel
no obligato per mia parola d’appresentare a V. A. S. la quale portarò
quanto
prima se mi appresenterà l’occasione ; et con que
l’antichitá, & che a tempo isguainasse fuori sentenze propositate
quanto
alla materia ; ma sgangherate quanto all’espressu
nasse fuori sentenze propositate quanto alla materia ; ma sgangherate
quanto
all’espressura, il condimento delle quali fosse v
legista cattedratico del vecchio studio bolognese deve essere, quasi
quanto
lo studio stesso, antichissima. Inutilmente il P.
comico. Ma questa ottava prova il contrario : prova che Graziano, per
quanto
portasse il nome di diverse patrie, parlava prett
riguardato come un tempo Roscio fu in Roma, ed è a me caro ed amico,
quanto
fu questi a Cicerone. E qui si dà a descriver co
r il che supponendo che il lettore non si sia per anco dimenticato di
quanto
si è detto nel capitolo primo di quest’opera circ
Anacreontiche, le quali sono tanto lavorate sul gusto di quell’autore
quanto
sono conformi alla natura i ridevoli sistemi dei
rande e del bello, che attesta la sua origin celeste. [16] Riflettasi
quanto
sia naturale il suo sentenziare e non pedantesco,
di riflessioni che nascono spontaneamente in una persona incalzata da
quanto
ha di più vivo il dolore. Così è naturalissimo ch
uale avvitamento tanto più agevolmente è divenuto signore degli animi
quanto
che le persone gentili gli appone il loro spontan
scorger la virtù, la sapienza, la grandezza, il valore, in una parola
quanto
avvi fra gli uomini di più cospicuo, e di più ris
r meglio signoreggiar sul padrone? [31] Niuno ha sentito tanto avanti
quanto
Metastasio nella filosofia dell’amore, filosofia
gran cantore di Orlando. Ma dall’altra parte egli è vero altresì che
quanto
è più difficile a dipinger bene l’anima combattut
reggia di Serse che le pazzie del Signor d’Anglante per le campagne;
quanto
è più pregievole strappar dal cuore gli affetti c
la natura che scioglier pazzescamente la briglia alla immaginazione;
quanto
è più utile richiamar il bel sesso col mezzo d’un
he il sacrificar questa ad ogni passo sull’altare della dissolutezza;
quanto
è più interessante un poeta che soddisfa nel mede
rei il pomo della bellezza. [33] E tanto gliel donerei più volentieri
quanto
che la sua influenza sul gusto italiano e su quel
nto; ciò che dice questo non è che un’amplificazione, uno sviluppo di
quanto
accenna quell’altra, e siccome è impossibile o al
to. Se la sua cattiva sorte il fa inciampare in alcuna dei primi, per
quanto
ingegno abbia egli sortito dalla natura, per quan
l’adegui nel numero, armonia, rotondità e pieghevolezza del verso per
quanto
lo comporta l’indole della lingua francese più ru
rancese troverà questi versi d’un’armonia e pienezza mirabile. Ma con
quanto
maggior grazia, brevità e disinvoltura si dice lo
I drammi del Quinaut altro non sono che un continuato recitativo. In
quanto
alla spezie di canto compreso in due o più strofi
i quelli autori contribuisca in oggi tanto agli avanzamenti del gusto
quanto
giovano alla vera cognizione dell’Antichità le ri
charmante beauté con più altre caricature francesi. Tutto ciò non so
quanto
sembrerebbe conforme ai costumi nazionali in Pecc
non so quanto sembrerebbe conforme ai costumi nazionali in Pecchino;
quanto
a me credo, che chiunque abbia fior di senno ripo
oria, o che sarebbe proprio della sua situazione. Ho già fatto vedere
quanto
sconvenga all’impiego e dignità di Fulvio legato
a della tragedia ha tanto che fare col carattere del dramma in musica
quanto
avrebbe la romana madre de’ Gracchi con una balle
eologi al suo libro sulla esistenza di Dio; intendo solo di dire, che
quanto
v’ha in lui di sodo, e di vero tutto stato in bre
tili al teatro. La seconda disamina in spezie quelle doti medesime in
quanto
s’impiegano talvolta da lui mal a proposito o per
un bordello d’ innamoramenti di p…… con questi furfanti ; e questo è
quanto
mi occorre per hora. »
etto dall’avversa fortuna a recarsi in Lombardia, ove consumato tutto
quanto
gli restava ancora, si unì a una compagnia di gui
palazzo. Oltradicchè diventa oggimai tanto più necessario il parlarne
quanto
che la possente influenza della imitazione france
’affaccia innanzi a chi le avea fatta la dimanda; l’altrettanto bella
quanto
incontinente Frine, che vedendo i giudici dell’Ar
esti, come c’è l’eloquenza de’ suoni, e la maniera di render efficace
quanto
si può la pantomima (della quale sola e non delle
ma può essere considerata sotto due relazioni differenti. La prima in
quanto
è un’arte rappresentativa somigliante alla poesia
rappresentativa somigliante alla poesia e alla musica. La seconda in
quanto
viene applicata al melodramma o come parte costit
omima in iscena come intermezzo tra atto ed atto. Se il fatto valesse
quanto
la ragione, il problema non farebbe nemmeno una q
one, poiché basterebbe volger gli occhi a qualunque teatro per vedere
quanto
spazio di tempo ivi occupi il ballo, come interro
l dramma un frammesso della danza. Nondimeno siccome i pregiudizi per
quanto
siano essi fissi e radicati altamente non distrug
produr l’interesse; se niuna cosa contribuisce tanto a produr questo
quanto
l’illusione; se non è possibile ottener l’illusio
imico (giacché di questo solo è il discorso) è tanto antico in Italia
quanto
il teatro. Nella Calandra del Cardinale Dovizio B
nacquero a poco a poco del palco uomini armati all’antica, tanto bene
quanto
cred’io che si possa; e questi ballarono una fier
tutti questi uccelli ballavano ancor loro un brando, con tanta grazia
quanto
sia possibile a dire né immaginare. Finita poi la
ancor ella ecc» 178. Questa lode è tanto più dovuta a quella nazione
quanto
che in ogni tempo si è in tal genere di gentilezz
, gli Hayden, i Graun e tanti altri rispettabili professori di musica
quanto
fosse stato indecente e ridicolo il quesito propo
la, Pilade, e Batillo. Giammai scrittore ha tanto nobilitato il ballo
quanto
Noverre. I misteri ch’egli vi ritrova sono così m
ò egli di letterarie specolazioni, ma volle ancora mettere in pratica
quanto
colla voce e colla penna insegnava agli altri. Lo
ica? Esaminiamolo. [35] Non negherò già che la mimica, considerata in
quanto
è un linguaggio muto d’azione, non abbia in se st
o scarso numero d’imagini, laddove per gli occhi manifestandosi tutto
quanto
è l’oggetto alla potenza visiva, e riconoscendosi
o men necessaria la copia e la veemenza dei gesti. Conseguentemente a
quanto
si è detto la mimica eroica dev’essere più scarsa
é molt’altre ancora può rappresentare la pantomima, eppure ognun vede
quanto
essenziali siano esse all’orditura di quella trag
one, hanno avuta nel ballo la stessa origine che nella musica. Perciò
quanto
s’è detto dell’una è perfettamente applicabile al
al gusto del Paese, e vi riuscì. E a chi gli domandava, meravigliato,
quanto
gli fosser costati progressi così rapidi, – ho mo
p. 40. v. 10. tristos gemidos tristes gemidos p. 40. v. 22. in
quanto
dite in quanto dice p. 41. v. 20. vò partar
istos gemidos tristes gemidos p. 40. v. 22. in quanto dite in
quanto
dice p. 41. v. 20. vò partar vò portare
alana e la provenzale si rassomigliarono molto. Dico solo di passagio
quanto
alla prima parte, che siccome i Napoletani, i Tos
conti di Barcellona non faranno che i Provenzali chiaminsi spagnuoli.
Quanto
alla seconda parte io credo che nell’origine degl
lana e la Provenzale si rassomigliarono molto. Dico solo di passaggio
quanto
alla prima parte, che siccome i Napoletani, i Tos
conti di Barcellona non faranno che i Provenzali chiaminsi Spagnuoli.
Quanto
alla seconda parte io credo che nell’origine degl
uonatori e cantanti ; e l’agilità dei movimenti era tanto apprezzata,
quanto
la trovata di un motto arguto…. Lo stesso Fiorill
riographie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img179.jpg]
Quanto
alla paga annuale, sappiamo di due a cui furono a
e i pensier folli nostri rimira col tuo bel candore. Così vedrai, che
quanto
in terra giace, è fumo ed ombra : e scorgerai che
loria del sposo suo, pompa del mondo, e dei teatri luminosa Aurora.
Quanto
a' suoi pregi artistici, par ch' Ella ne avesse p
i dispiacciono : i nostri difetti e quelli delle nostre commedie. Per
quanto
ci concerne, io vi prego di rammentare che noi si
cellenti, men ridicoli certo ai vostri occhi, fors’anco sopportabili.
Quanto
alle nostre commedie, io non ho troppo da invidia
e debba prenderlo cotto o naturale, e s’abbia da mescolargli altro, e
quanto
n’avrà da prendere e per quanti giorni ; e quanto
escolargli altro, e quanto n’avrà da prendere e per quanti giorni ; e
quanto
sangue stimerà bene si faccia levare, e cosa debb
ri morali e politici tanto per ciò che l’una società debbe all’altra,
quanto
per quello che debbonsi mutuamente gl’individui d
La ragione umana che sugerì sì vaga ed utile morale rappresentativa,
quanto
vide profondamente nella natura dell’uomo! Adunqu
nirlo delle moltissime cose che la rendono del tutto nuova. Dirò solo
quanto
allo stile che dopo l’autorevole approvazione del
delle parole del Gozzi che tradusse il di lui Saggio di Critica. Ecco
quanto
io ho fatto in quest’opera per diletto ed istruzi
si astenne dal l’usare la stessa voce gergone, e pure si sa in Italia
quanto
puri ed eleganti scrittori si fossero que’ due Am
iferisce una cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni vedova
quanto
si voglia nobile compariva sulle scene prezzolata
liuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello di Elettra.
Quanto
poi alla condizione nobile delle Spartane che rap
vere anche lavorato alcun poco come scrittore. Si è veduto similmente
quanto
fosse pregiato e rispettato Egemone il parodo. Es
a il coragio che oggi si direbbe la guardaroba del coro, serbandovisi
quanto
faceva d’uopo alla rappresentazione. Il luogo spa
dore destar non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta di
quanto
avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad
conoscitrice dei vantaggi che dalle sceniche Produzioni ne derivano,
quanto
magnanima per incoraggiare nei loro tentativi gli
lius, Clarissa Harlowe, ecc. : quelle parti insomma con le quali, per
quanto
sieno eseguite con dignità, è d’uopo sostenere un
ione, a 20,000 franchi, che le furon dal Righetti accordati assieme a
quanto
d’altro chiedeva, in alcun punto solamente e liev
rano parallelo tra lei e la Rachel, nel quale si sforzava di mostrare
quanto
più grande fosse la tragica straniera della tragi
tazioni. Posso dire di doverle molto, poichè, soccorso dal ricordo di
quanto
le vidi fare, mi son servito bene spesso de' suoi
ancese rimpastata e riprodotta sulle scene, come diremo a suo tempoa,
Quanto
dunque comparve sulle scene francesi anche sotto
sua tragedia Les Horaces; ma non avendola io veduta dir non saprei nè
quanto
egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll
è quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll’Orazia, nè
quanto
a lui dovesse Pietro Corneille che venne dopo del
ancese rimpastata e riprodotta sulle scene, come diremo a suo tempo4.
Quanto
dunque comparve sulle scene francesi anche sotto
ua tragedia les Horaces; ma non avendola io veduta, dir non saprei nè
quanto
egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll
quanto egli dovesse a Pietro Aretino che il precedè coll’ Orazia, nè
quanto
a lui dovesse Pietro Cornelio che venne dopo dell
falso in cui purtroppo, se rari sono gli autori che non v’incorrino,
quanto
più facilmente vi caderà quello che tratta di una
ti dal Meibomio e dal Wallis ci ponno servire di guida per inoltrarci
quanto
basta nella ricerca di questo ramo delle greche c
ttore non ha bisogno d’essere avvertito che parlandosi di que’ secoli
quanto
si dice della poesia intendersi dee anche della m
stessi erano creduti musici e ballerini, e niente v’era di più comune
quanto
il vedere le loro imagini o sculte o dipinte con
m numero, qui semper apud omnes sancti sunt habiti atque dicti». [15]
Quanto
s’è detto della poesia e della musica si debbe in
6] Ma nulla fa capir meglio lo spirito delle antiche rappresentazioni
quanto
lo zelo de’ primi padri della chiesa nel riprende
tanto rifiutiamo, dice parlando co’ gentili, i vostri spettacoli, in
quanto
abbiamo in odio l’origine loro che sappiamo venir
i dio coi salmi penitenziali posti in bocca d’Aristea, o di Cleonice.
Quanto
a noi meno costumati e purtroppo meno divoti v’an
’ottime massime religiose morali, e politiche” contenute nel libretto
quanto
gli indiani, allorché prendono il betel, o l’opio
omune fra noi che il veder i governi prescriver delle leggi opposte a
quanto
detterebbe la sana filosofia, che sentir i filoso
ho detto nel capitolo stesso citato dal Manfredini, acciocché si veda
quanto
deve fidarsi il lettore di certa classe d’estratt
tumi, e il dubitare di questi se non paratamente, almeno in grosso, e
quanto
basta per attribuire alla loro musica una sorpren
molti uomini assai più dotti di me, superava altrettanto la moderna,
quanto
questa supera l’antica in altre doti pregievoli.
rre il vero patetico ovvero sia l’imitazione degli affetti umani. Per
quanto
le cantilene subalterne accompagnino e rinforzino
rché reputiamo un atto lodevole pensar bene de’ nostri contemporanei,
quanto
perché traendo origine ogni nostra affezione dall
nto del proprio ingegno, e ciò che oltremodo fa meravigliare si è che
quanto
più si scarseggia di talento, tanto di se medesim
po ciò si vergognerà forse di aver combattuto una proposizione chiara
quanto
il lume di giorno, e capirà che un ragionamento c
a proposizione tanto ai compositori greci, latini, tedeschi, francesi
quanto
agli italiani. Per trovarmi dunque in contraddizi
to imposto per penitenza che dica una lode e un biasimo. Lo ringrazio
quanto
debbo, e debbo ringraziarlo moltissimo per la pri
per la prima, la quale cortesemente mi dispensa senza meritarla; e in
quanto
al secondo compreso nella parentesi mi protesto c
o, o che non l’ha inteso? [89] Si mostra inoltre molto soddisfatto di
quanto
dissi intorno «all’infame usanza dell’evirazione»
tivo obbligato, ed aria fosse la stessa stessissima presso ai Greci».
Quanto
a me ho ritrovato bensì la distinzione tra il rec
to né cotesta acconcia esecuzione, essi ci lasciano sul teatro freddi
quanto
un ghiaccio. Che così realmente accadda in pratic
, cioè che la musica d’allora in poi non è stata mai tanto eccellente
quanto
lo è presentemente.» Ora se la nostra musica “ha
falso, in cui pur troppo se rari sono gli autori che non v’incorrino,
quanto
più facilmente vi caderà quello che tratta d’una
ed egli dovette contentarsi di percorrere con compagnie modeste, per
quanto
decorose, i teatri di minor conto. Lo vediamo il
vaga, o Cintia, in ciel tu giri, ricca di tanta luce il volto adorno,
quanto
quest’altra Cintia, ond’hai tu scorno, gira degli
ma per dilettare ed instruire il Pubblico ne’ Teatri”. Questo solo in
quanto
avete detto è vero; nati sono i Poeti Scenici a d
ella Nazione, avesse impreso a introdurre sul Teatro di Madrid Favole
quanto
vivaci, e ben verseggiate, altrettanto giudiziose
morio strepitoso? Da queste cose voi per voi stesso potete ora vedere
quanto
male la condotta del Vega di servire al gusto del
piede fuori delle Greche vestigia, e senza la scorta di Aristotele in
quanto
alla forma del Dramma, non si curarono di osserva
astorali posti in giudizio risultassero rei di regole infrante tanto,
quanto
ne rimasero convinti Lope, Cervantes, Virues, Cas
, pure produsse almeno intorno a sessanta Commedie, che se mancano al
quanto
per ciò, che concerne il gusto, non sono però nè
ano il buon costume; ma punto non si bada al miglioramento di essi in
quanto
all’arte ed al gusto, come addiviene in tante alt
Storia de’ Teatri, che non ci fa camminar sicuri ed a chiusi occhi su
quanto
egli asserisce. In questo medesimo passo ei dice:
. Racine. “Si pretende (p. 312.), che abbia Racine purgato l’amore di
quanto
contiene di grossiero e d’illecito, presentando s
sifane, Filisco e Licofrone. quest’ultimo è il più noto per l’erudito
quanto
oscuro poema di Cassandra, e per le varie tragedi
idioma scrisse in verso una tragedia intitolata Erofila elegante per
quanto
comporta l’odierno linguaggio delle Grecia serva,
, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam.
Quanto
ai componimenti nel nativo idioma, benchè in Olan
he i mentovati componimenti di Opitz scritti con eleganza superiore a
quanto
erasi in quelle contrade prima di lui prodotto, b
, o Sofamponea, ed il Cristo paziente stampate nel 1648 in Amsterdam.
Quanto
ai componimenti nel nativo idioma, benchè in Olan
otte note. Tutti questi componimenti scritti con eleganza superiore a
quanto
erasi colà prima di lui prodotto, bastarono ad ad
rischiarata, rendono la Russia oggetto dell’ammirazione dell’Europa.
Quanto
agli spettacoli scenici continuano a fiorire e a
o ballerino molto applaudito è stato nazionale e chiamavasi Bublikow.
Quanto
al teatro materiale del real palazzo di Pietrobur
e d’istituzione pagana le scienze e le università dove s’insegnavano.
Quanto
al teatro la nazione sin dal regno di Carlo I ave
riche e colle indecenze che si osservano nella Cleopatra del Dryden a
Quanto
a me Dryden sembrami più simile a Lope de Vega ta
ega tanto per la varietà, la copia e l’irregolarità de’ componimenti,
quanto
per avere al pari di Lope ben compresa la delicat
per entro la sorgente onde ricavò Lulli il suo recitativo, se non in
quanto
lo svantaggio che ebbero quelli lavorando su paro
tanto più bramosi nella pratica di ricchezze, e di un’agiata fortuna
quanto
più si mostrano disprezzatori di esse ne’ loro sc
l’astinenza del vino, niun’altra cosa assaporiscono con tanto diletto
quanto
una bottiglia di eccellente liquore europeo. L’em
bandonata modulato in gran parte da lui a questo modo è preferibile a
quanto
han di più fiero e più terribile nella pittura i
ità, quel patetico dolce e dilicato tanto graditi dalle anime gentili
quanto
difficili a ben difinirsi. Egli comprese in tutta
potrà meglio imparare l’arte difficilissima di combinar gli strumenti
quanto
dal rinomatissimo Hass, ovvero sia il sassone edu
osa contribuì tanto a render chiara la musica italiana in quest’epoca
quanto
l’eccellenza e la copia de’ cantori, che fioriron
ampiezza di voce. Questa volava indistintamente per tutti i tuoni per
quanto
fossero essi gravi, acuti, e profondi. Una fantas
de’ quali è ita sotterra con esso loro, sebben non rimanga spenta in
quanto
alla fama. Basterà non per tanto l’accennar breve
e belle arti cava, se ben si considera, tanto lucro questa provincia,
quanto
da quei che servono al melodramma. principalmente
gusto musicale quale è stato finora descritto, fosse così universale
quanto
a prima vista apparisce. Se le armoniche facoltà
Di nulla meno si tratta che di fare man bassa e pressoché annientare
quanto
forma in oggi la delizia, l’ammirazione e il tras
n genere solo si attenne ; chè tanto era valente nelle parti comiche,
quanto
nelle drammatiche ; e le commedie del Goldoni, e
domi del nobiliss.º honore che ha ottenuto ; posto tanto più meritato
quanto
meno desiderato. Gli notifico poi come sono in Ri
; lo stile ricco, sublime, ed elegante; e la versificazione armonioso
quanto
comporta il metro nuovo in teatro, dal suo nome c
re, dove fui prigioniera Senza bramar fra’ lacci la libertà primiera?
Quanto
or mi rivedete, quanto da me diversa, Non di lagr
a Senza bramar fra’ lacci la libertà primiera? Quanto or mi rivedete,
quanto
da me diversa, Non di lagrime liete, ma di funest
produzioni teatrali uscite della velocissima sua penna in poco tempo,
quanto
varrebbe in questo genere, se il suo ingegno viva
gli eruditi la di lui profonda erudizione, tanto sacra negli oratori,
quanto
latina e greca da per tutto. Imita gli antichi, m
o; e se in lui sono Impeti di malizia, io gli perdono. Notisi ancora
quanto
acconciamente si trovino incastrate nello stile d
nzo, perché l’affetto filiale narrato non scuote tanto lo spettatore,
quanto
i benefici attuali di Augusto, e la di lei passio
cessit, habere Sudoris minimum, sed habet comoedia tanto Plus oneris,
quanto
veniae minus. 215. Egli é certo che niuno de’
. L’accoppiare quelle due virtù, tra se opposte, brevità e chiarezza,
quanto
sia difficile nelle composizioni (e massimamente
e, corrente, maestoso, nobile, facile, solea dire: Ah! questo facile,
quanto
é difficile! perocché sapeva ben egli per quante
certezza si può affermare, i più rinomati autori francesi hanno tolto
quanto
vi é di più bello ne’ loro componimenti. «J’ai to
filosofi. La sua rima é discretissima ed esente di legge, i versi, in
quanto
lo permette la lingua, sono pieni di ritmo, e per
on tanto Gian Battista a quello, per cui cinque cittadi a garra foro,
quanto
è di quell’ il suo miglior soggetto. Onde ben pos
nfonie e i mutamenti di scena a vista che dànno un’idea ben chiara di
quanto
l’Andreini fosse padrone degli effetti teatrali.
stupirci se il pubblico di due secoli e mezzo fa andava in visibilio.
Quanto
alla recitazione, ammettiam pure dal contesto del
e dovesse assai più convenire al lavoro che una recitazione parlata ;
quanto
alla musica, il nome del Monteverdi è tale da non
nome del Monteverdi è tale da non far dubitare del valore di essa ; e
quanto
all’allestimento scenico, si può esser certi come
ito è rimasto ognuno in veder fatto possibile l’impossibile ; poichè,
quanto
le chimere poetiche han saputo inventare, tutto s
guito lo stile d’ Isabella sua madre — esclama Francesco Bartoli — oh
quanto
migliori sarebbero gli scritti dell’ Andreini ! G
all’ Ingannata Proserpina, e all’ Alterezza di Narciso del padre.
Quanto
alla parte dell’ innamorato ch’ egli « faceva — d
compagna delle altre due, anzi in tanto si dice buona, o cattiva, in
quanto
più, o meno si adatta ai genio della musica, e de
i altri lavori delle arti imitative, non ha tanto per oggetto il vero
quanto
la rappresentazione del vero, né si vuole da esso
a ragione d’analogia della musica colla poesia consiste: imperciocché
quanto
più la espressione poetica de’ motti s’avvicina a
esto oggetto non forma un carattere distintivo della poesia se non in
quanto
è una conseguenza delle altre due: cosicché una i
igettarne tutte le altre: circostanza che tanto più divien necessaria
quanto
la lingua è men musicale, poiché qual cosa imiter
l’animo, come la suppongono le lagrime, e il riso, e tanto più grande
quanto
esso è più vivo e calcato. Cosicché chi canta è i
ventino Gli urli del Cerbero Se un dio non è.» [18]
Quanto
più varia, e per conseguenza più dilettevole non
nguaggio, che corrisponde, può essere lirico bensì ma con parsimonia,
quanto
basti per dar al canto grazia e vivacità, senza t
tterizza Metastasio sopra tutti gli altri. [20] Si osserva facilmente
quanto
la natura del canto e dello stil musicale debba i
l’uso del parlar figurato e comparativo tanto è maggiore in un popolo
quanto
è più scarso il linguaggio, e meno progressi v’ha
, e si confondono, dicendo le medesime parole, senza curarsi l’uno di
quanto
risponde quell’altro: ciò è contrario egualmente
ente nell’esito tristo o lieto della favola, potendosi tanto nell’uno
quanto
nell’altro caso accoppiare una eccellente poesia
altrettanto per provar che l’esito infelice era essenziale all’opera,
quanto
fanno ora per provare l’opposto. Così avverrà sem
nobili imitazioni ora più ora meno libere ugual senno e buon gusto in
quanto
altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quant
ra più ora meno libere ugual senno e buon gusto in quanto altera e in
quanto
annoda con nuovo ordine. Quanto al di lui Cristo,
no e buon gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine.
Quanto
al di lui Cristo, ben possiamo con sicurezza e co
ue tragedie e colle due commedie eseguì egli solo con ottima riuscita
quanto
a fare imprese in tutto il secolo l’Italia tutta,
breve tempo competere colle migliori attrici dell’età sua, mostrando
quanto
valesse ne’ caratteri più disparati, come Ottavia
stori Del Grillo con disperato accento esclama : Oh Madre mia tu sai
quanto
in terra t’amai ; Dal luogo ove tu sei or tu vedi
che Arabia ornò, ch'orna l’Ausonie Arene ; pingi virtù, pingi arte, e
quanto
aduna Melpomene di grande in auree Scene. Spiri o
te dalle attrici, a commedie che erano di esse il caval di battaglia.
Quanto
alla Zingara, vedi al nome di Piissimi Vittoria ;
i battaglia. Quanto alla Zingara, vedi al nome di Piissimi Vittoria ;
quanto
alla Pazzia, è per me fuor di dubbio trattarsi de
rta in Lione, la maggior comica, che sia mai stata nell’ esercitio. »
Quanto
al valor letterario d’Isabella Andreini, poco mi
’io che sia questa : che douendo l’histrione ingegnarsi, et sforzarsi
quanto
piu può [come diremo] d’ingannar lo spettatore in
e essercitati, come gli si richiede. Sant. Certo, conosco esser uero
quanto
dite, per che io mi son ritrouato ueder rappresen
ma noue, che sono riuscite garbatissime. Mass. Hor sia detto assai,
quanto
alla clettione della comedia, et ditene eletta ch
rei parere attempato, ma decrepito, et grinzo, bisognando. Et per che
quanto
alla elettione, e della comedia e de i recitanti
rò alzar la uoce in modo de gridare, ma alzarla tanto temperatamente,
quanto
basti a farsi udire comodamente a tutti gli spett
ndo le uoci, Et accompagnandoui i gesti, secondo i propositi] far che
quanto
si dice, sia con efficacia esplicato, Et che non
come uoi dite anco gl’ usi de’ nostri tempi. Ver. Io mi ingegno poi
quanto
piu posso, di uestire i recitanti fra loro differ
ne gl’ huomini, come nelle donne : però siano diuersi tutti fra loro
quanto
piu si possa, et di foggia, et di colori. Sant.
per che a me basta il trasformarli, e non trasfigurarli, ingegnandomi
quanto
piu posso, di farli parer tutti persone noue. per
ire nelle comedie ; cioè, farli tra lor piu differenti che si può, Et
quanto
al generale il lor uestir sara questo. Coprir le
rande effetto. hor ueniamo ai prologhi et alle qualita di essi. Ver.
Quanto
alle qualita loro, a me pare, che abbiano molta m
per accostarsi il più che si può a gl’ uditori ; come per iscostarsi
quanto
piu sia possibile dalle prospettiue della scena,
iferisce una cosa assai più notabile, cioè che in Isparta ogni vedova
quanto
si voglia nobile compariva sulle scene prezzolata
liuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello di Elettra.
Quanto
poi alla condizione nobile delle Spartane che rap
vere anche lavorato alcun poco come scrittore. Si è veduto similmente
quanto
fosse pregiato e rispettato Egemone parodo. Eschi
a il Coragio che oggi si direbbe la guardarobe del coro, serbandovisi
quanto
faceva d’uopo alla rappresentazione. Il luogo spa
ore destar non doveva ne’ generosì scrittori un’ adunanza composta di
quanto
avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad
fonti, di fiumi, di gemme, di metalli, di sali, di solfi, di piriti,
quanto
nell’aspetto esteriore di un maestoso disordine d
’imperi e di nazioni grandi. Lo veggiamo agiato non solo e fornito di
quanto
bisogna alla sua sussistenza, ma disdegnoso de’ p
sì misero, seppe trovare nelle proprie forze fisiche e intellettuali
quanto
fecegli mestiere a penetrar nell’arcano magistero
utto; e poi, perchè mai tanto più essa inoltrisi verso la perfezione,
quanto
più cresce nelle nazioni la coltura? L’una e l’al
la, sì utile e sì necessaria alla gloria e all’educazione de’ popoli,
quanto
vide profondamente nella natura dell’uomo! Cisalp
▲