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1 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
quei viaggiatori e criticastri di corta vista, scempi o impazienti, i quali si sono occupati sol di una parte di esso, e dall
sono rarissimi. All’incontro moltissimi fra’ dotti, come son coloro i quali calcolano il corso de’ pianeti, o Fan triangoli,
corso de’ pianeti, o Fan triangoli, tondi, e forme quadre; coloro i quali vagando pe’ voti spazi della loro immaginazione,
elligibili, e rimoti dal senso e dalla cognizione dell’uomo; coloro i quali con ammirabile franchezza favellano de’ corpuscol
dre natura allorché disciogliendo il caos, partorì il mondo; coloro i quali vogliono farla da riformatori con immaginari sist
gliono farla da riformatori con immaginari sistemi politici; coloro i quali visitando le cave delle piramidi d’Egitto, si arr
er diradarne l’antica ruggine e farci vedere quel che non é; coloro i quali son dottoroni pel solo capitale della memoria, o
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 549
ichezza l’onorasse sappiamo dalle sue lettere (Roma, 1888), tre delle quali , le migliori politiche (18, 129, 179) furono a lu
on badiamo alle nostre miserie. Splendide parole, ma che non tutti, i quali non avean la grande anima del Modena, pure non es
iovanile di vent’anni come seppe il Modena, e non sapeva rassegnarsi, quali avversità, quali stenti, qual vita ! Fortunatamen
anni come seppe il Modena, e non sapeva rassegnarsi, quali avversità, quali stenti, qual vita ! Fortunatamente s’arrivò alla
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 355-357
rovvisatori in maschera. Uomini eccellenti in questa professione, da’ quali si soleva qualche poetica invenzione recitare all
Benedetto Mancini Vale la pena di trascriver qui le parole colle quali il Bergamaschi invitò il pubblico alla sua benefi
osì belle sociali pitture noi non troviamo che nelle Allegorie, nelle quali con vive immagini osserviamo i diversi mostri, ch
ch’ella dava di sè. Dalla coppia Bergonzio nacquer dodici figli, de’ quali i quattro sopravissuti, Luigi, Adalgisa, Linda e
omica anch’essa, dalla quale ebbe quattro figli, tutti comici ; tra i quali Teresita, promettentissima attrice, morta a Roma
4 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
adi di coltura, compongono la storia de’ teatri di tutta la terra. Ma quali sono queste modificazioni? A qual punto d’eccelle
itale dell’isola di Giava, e ch’é divisa in due gran parti, una delle quali é abitata da’ cinesi che le danno il nome, qualun
chiave abbiette, ed infami, si prostituiscono ai nobili giapponesi, i quali le sprezzano, e le incensano, le arricchiscono vi
tazione colle maschere sempre nemiche della vera rappresentazione, le quali si adoperano unicamente ne’ balli e ne’ travestim
ne di Surate nel Guzurate, penisola posta tra l’Indo e ’l Malabar, le quali da’ portoghesi chiamaronsi Bayladeras. Vengono es
ndente, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori, de’ quali son tutte asperse e profumate le fa grondar di su
posseggono in grado eminente, son quasi tutti pantomimi amorosi, de’ quali il piano, il disegno, le attitudini, il tempo, il
5 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »
i romani l’uso delle musiche di camera e delle cantate, a comporre le quali concorrevano a gara i primi poeti e le più brave
tanti stranieri e la magnificenza di tante famiglie principesche, le quali si pareggiavano coi sovrani nella sontuosità e ne
nel comando, fece di nuovo venir dall’Italia gran numero di musici, i quali rappresentarono per la prima volta sul teatro Bor
, massimamente ne’ conviti e ne’ tempi di pubblica allegrezza, tra le quali assai bella e ingegnosa comparsa ne fece quella r
la d’Inghilterra e di cui ne daremo in altro luogo la descrizione. Da quali principi incoraggito il Cambert mostrò per la pri
la musica loro, fu chiamato gran numero di suonatori e di cantanti, i quali sparsero dappertutto il gusto dell’opera, e furon
o il gusto dell’opera, e furono scelti poeti che ne componessero, tra quali il marchese Santinelli ne scrisse cinque drammi i
l’Alessandro magnanimo. L’Italia è debitrice di molto ai tedeschi, i quali , procurando agli ingegni italiani l’agio e il com
lo l’immagine della vera e genuina commedia, e nella composizione dei quali ebbe gran nome Don Luigi di Benavente nel secolo
ra la preferenza data da Filippo Quarto alle commedie nazionali nelle quali furono insigni al suo tempo Calderon, Montalban,
si rappresentarono alcuni drammi colla musica del Lulli, il primo dei quali fu intitolato l’Armida. Indi a non molto, non pia
così strana usanza danno occasione gli accenti della lingua russa, i quali sono così spiccati e sensibili, che agevolmente p
tarino comunissimo presso al popolo, composto di due corde, una delle quali si vibra colla man sinistra mentre con la destra
trowna figliuola di Pietro, menò seco dodici bravi musici tedeschi, i quali fecero sentire per la prima volta a’ moscoviti un
ue se non assai debolmente influire sulla civilizzazione dei russi, i quali , ignorando le ascose cagioni della loro bellezza,
6 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo IV. Teatro americano. » pp. 19-25
on che di necessità; ma non ebbe della drammatica se non que’ semi, i quali sogliono produrla da per tutto, cioé travestiment
ti. Tutto ciò contenevano le danze messicane, chiamate mitotes, nelle quali si trasformavano nobili e plebei, e e divisi in v
i haravec (vocabolo che corrisponde a inventore, trovatore, poeta), i quali fecero versi, in cui si scorgono alcuni lampi di
. Un rito così strano dovette precedere agli spettacoli teatrali, ne’ quali si veggono le idee meglio ordinate. Forse il piac
la rappresentazione eroica e militare; e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganz
presentazioni si faceano nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la sopraccennata Raymi), e vi assisteva il ma
e la musica, e vi si trovano teatri. Quanto a’ peruviani naturali, i quali gemono avviliti dalla schiavitù, han conservato p
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 329
ufficienti, si recò in Italia per scritturarne altri importanti, fra’ quali Andrea Bertoldi, Pantalone, Marianna Bertoldi, Ro
rianna Bertoldi, Rosetta, e Natale (Natalino) Bellotti, Arlecchino, i quali rappresentarono gran varietà di Commedie improvvi
rtoldi. Si sa che il Bellotti era retribuito con 600 fiorini annui, i quali pare non fosser punto sufficienti al suo quieto v
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 129
in Compagnia di Goldoni e Riva, poi di Bon, Romagnoli e Berlaffa, coi quali stette più anni, applauditissimo ed amatissimo se
seconda donna e madre, poi caratteristica, e due figliuole, una delle quali , la Claudia, che sostenne per alcun tempo il ruol
e ne vendè le lunghe falde a un rigattiere per quindici carlini, coi quali potè allo Scoglio di Frisi far la sospirata meren
9 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
sti. Tutto cio contenevano le danze Messicane chiamate Mitotes, nelle quali i nobili e i plebei si trasformavano, e divisi in
lo storico Robertson a), la marcia nel paese nemico, le cautele colle quali si accampano, l’accortezza con cui pongono alcuni
abile che un rito così strano precedesse gli spettacoli teatrali, ne’ quali veggonsi più ordinate idee. Forse il piacere prod
sentazione eroica e marziale? Chi sa che quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganz
resentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la mentovata Raymi) assistendovi il maggior i
a, la danza, la musica; e vi si trovano teatri. Quanto a Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’
dal vescovo di Ceuta e da i due medici e geografi Ebrei Portoghesi, i quali per ispogliarlo del l’onore e dei vantaggi del su
ivore mostrato dal Fonseca vescovo di Badajoz? Chi le calunnie per le quali fu mandato pel sentiero segnato dal Colombo un gi
sia nazionale ? Tutto ciò e peggio fanno i rigiri degl’invidiosi, da’ quali viene il merito conculcato. Non credo adunque (pe
rg, di Lubeck, di Dantzich, e soprattutto di Genova, e di Venezia, le quali solamente sapevano allora costruire e condurre ar
davano al l’Europa un Cabotto, e un Verazzani, uomini divini, per li quali il mondo è divenuto si grande. Ora se possono que
10 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
sti. Tutto ciò contenevano le danze Messicane chiamate mitotes, nelle quali i nobili e i plebei si trasformavano, e divisi in
o storico Robertson 34), la marcia nel paese nemico, le cautele colle quali si accampano, l’accortezza con cui pongono alcuni
abile che un rito così strano precedesse gli spettacoli teatrali, ne’ quali veggonsi più ordinate idee. Forse il piacere prod
sentazione eroica e marziale? Chi sa che quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganz
resentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la nominata Raymi), assistendovi il maggior I
, la danza, la musica: e vi si trovano teatri. Quanto a’ Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’
dal Vescovo di Ceuta e da i due medici e geografi Ebrei Portoghesi, i quali per ispogliarlo dell’onore e de’ vantaggi del suo
ivore mostrato dal Fonseca Vescovo di Badajoz? Chi le calunnie per le quali fu mandato pel sentiero segnato dal Colombo un gi
sia nazionale? Tutto ciò e peggio fanno i rigiri degl’ invidiosi, da’ quali viene il merito conculcato. Non credo adunque (pe
burg, di Lubeck, di Dantzich, e sopratutto di Genova e di Venezia, le quali solamente sapeano allora costruire e condurre arm
lombo, un Vespucci, un Cabotto, e un Verazzani, uomini divini, per li quali il mondo è divenuto sì grande. Ora se possono que
11 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
o di scendere all’esame di alcune quistioni, dallo scioglimento delle quali risulta la perfezione delle arti di gusto: come s
’ propri talenti, l’applicarli all’investigazione di certi oggetti, i quali la natura ha bastevolmente mostrato di non voler
condo: per le oscillazioni reciproche dei ligamenti della glottide, i quali or s’increspano, or si rallentano a guisa delle c
ta, ecc. [5] Da tali differenze introdotte dal canto si scorge ancora quali proprietà si richieggano oltre le accennate di so
chiarezza. Debbe altresì esser priva di sillabe, o vocali mute, sulle quali , non potendo la voce far le sue poggiature a cagi
rminato nella pronunzia, non possono né meno riceverlo dalle note, le quali non hanno in tal caso che una espressione insigni
o i riposi sulle vocali. Altre qualità dovrebbe avere eziandio, delle quali farò parola in appresso. [6] Ora se alcuna lingua
fabeto, si ricavano nella pronunzia più di trentaquattro elementi. Le quali diversità non vengono comunemente notate nella Lo
li esempi si debbe argomentare, come fanno alcuni critici francesi, i quali si compiacciono di giudicare di ciò che mostrano
emente su alcune consonanti “b, ff, r” come “arruffa, vibrato”, sulle quali , principalmente sulla prima, i toscani formano un
no in alcune circostanze generiche, hanno però delle differenze, alle quali bisogna far avvertenza per non confonderle. Tanto
si talora rotondi talora spezzati colla scelta di voci più ruvide, le quali composte di maggior numero di consonanti elidano
, e che mette Torquato Tasso al di sopra di Chiabrera, e d’Ariosto, i quali , e principalmente l’ultimo, benché ricchi siano d
italiana sia di gran lunga inferiore alla latina e alla greca, nelle quali la velocità, o lentezza de’ tempi impiegati nel p
come “sogno”, e il dattilo, come “timido”, dal vario accopiamento de’ quali può conseguentemente imitare dei versi l’esametro
alsi ornamenti. Al che s’aggiugne eziandio l’indole de’ loro versi, i quali , essendo dappertutto rimati, e dovendo la musica
, basta osservare i periodi di Cicerone, l’inesprimibile bellezza de’ quali diverrà un suono rozzo e insignificante, un cadav
, come adiviene fra gli altri nello Speroni, nel Dolce, e nel Casa, i quali ti fanno sfiatare i polmoni prima che arrivi a te
sino alla fine del periodo. Nel che è da osservarsi che le lingue, le quali per conservar rigorosamente l’ordine analitico de
ell’italiana favella, della evidenza delle sue frasi imitative, delle quali si trovano esempi maravigliosi negl’autori, della
stizia altresì con cui parlano di essa alcuni scrittori francesi, tra quali il gesuita Bouhours colla leggerezza sua solita n
iano, gli Italiani sospirano, né ci ha propriamente che i Francesi, i quali parlino». Dopo i quali spropositi non ci dobbiamo
irano, né ci ha propriamente che i Francesi, i quali parlino». Dopo i quali spropositi non ci dobbiamo punto maravigliare del
che hanno per immediato strumento la parola. Le donne inoltre, dalle quali ogni civile socievolezza dipende, avendo per cagi
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 453
regio caratterista. Fece parte delle migliori compagnie del suo tempo quali di Marta Coleoni, Fiorilli-Pellandi, Goldoni, Raf
squale del Sografi, Così faceva mio padre del Bon furono i lavori nei quali si levò a maggior altezza. Fu il 1820 nella Compa
13 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
tto muove, che riempie lo spazio immenso di Soli infiniti, intorno a’ quali altrettanti sistemi d’astri erranti con eterne in
quanto nell’aspetto esteriore di un maestoso disordine di rottami, i quali , agli occhi del profano, sembrano ruine, e pur so
i tutto il regno vegetabile, la popolò d’innumerabili esseri animati, quali d’ingenti forze dotati come i leoni, quali in mil
numerabili esseri animati, quali d’ingenti forze dotati come i leoni, quali in mille guise proficui come tanti armenti, pesci
, quali in mille guise proficui come tanti armenti, pesci e volatili, quali di vaghe e care spoglie abbigliati, come le marto
liati, come le martore, gli armellini, le zebre e le americane tigri, quali per dolci concenti commendabili come usignuoli, c
centi commendabili come usignuoli, canarii, uccelli-mosche e colibrì, quali notabili per sagace istinto come le api, i destri
l Mondo naturale ed a crearsi egli stesso tutto il Mondo civile. E di quali mezzi l’Uomo si valse per imprese così grandi? e
o civile. E di quali mezzi l’Uomo si valse per imprese così grandi? e quali ordigni lo spinsero tant’oltre? 1 Fisica costituz
ar le parole con certa misura e certa legge, e ne nacquero i versi. I quali nel pronunciarsi con certa cantilena e con espres
i, e disposto a riprendere in altri le ridicolezze e gli eccessi, da’ quali si chi de lontano, gode della somiglianza de’ rit
rsi alla pesta i tanto complicati vizj dell’uomo colto e del lusso, i quali sì ben nascondonsi sotto ingannevoli apparenze, e
re. Sul Tamigi attori erano ed autori Shakespear, Otwai, e Garrick, i quali vivono ancora tuttochè coperti dalla terra. In Fr
14 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. III. Teatri materiali. » pp. 132-135
, e costruiti da più chiari ingegneri, il Sansovino ed il Palladio, i quali perchè furono formati di legno già più non esisto
ale Ludovico Ariosto. Ma di questi ultimi teatri non sapremmo dire in quali parti avessero seguiti gli antichi, ed in quali a
non sapremmo dire in quali parti avessero seguiti gli antichi, ed in quali altre se ne fossero allontanati. a. Di ciò veda
15 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
uò facilmente conoscersi dalla esperienza. Haccene di quelle cose, le quali avvegnaché assurde e incredibili paiano all’intel
molti secoli de’ romanzi e delle avventure degli erranti cavalieri, i quali libri, quantunque pieni fossero di menzogne assur
quel sole, trovarono più facile inventar certi agenti invisibili, a’ quali la cura commettessero di produrre simili effetti.
omeni della natura, era più adattato a quegli uomini grossolani, su i quali aveano i sensi cotanto imperio. Sen compiacque pe
sero a inventare i favolosi paradisi, ovvero sia luoghi di delizie, i quali sappiamo a tutte le nazioni essere stati comuni.
re avvenimenti stravaganti e impensati, il vedere una folla d’Iddi, i quali sospendono il corso regolare della natura, e into
ro la troppa combattuta virtù del giovane eroe. Perciò gli antichi, i quali sapevano più oltre di noi nella cognizione dell’u
che il mondo; venti fierissimi venuti da mari sempre agghiacciati, i quali , sbuccando dalle lunghe gole delle montagne, e pe
rasparivano eziandio nella loro mitologia ripiena di geni malefici, i quali uscivano dal grembo stesso della morte per far da
lìe, i sortilegi, le stregonerie e le altre magiche operazioni, colle quali assicuravano di poter eccitare e serenar a grado
solo colle parole e col tatto, ma con misteriosi caratteri ancora, i quali aveano virtù d’allontanare ogni guai da chi li po
nir a personale tenzone, combattevano per mezzo dei lor cavalieri, ai quali veniva troncata la mano in caso di perdita. In al
a propria fievolezza pregiassero molto i cavalieri prodi e leali, dai quali oltre l’istinto naturale del sesso, attendevano a
mandato dai settentrionali, nacquero i romanzi in verso e in prosa, i quali altro non sono stati in ogni secolo se non se la
costanza congiunta a dilicatezza inesprimibile, e tali altre cose, le quali schierate innanzi agli occhi d’un tranquillo filo
rtici e ne’ vasti teatri degni della romana grandezza, per riempire i quali vi voleva tutto lo sfoggio delle arti congiunte.
sui romanzi morali dei nostri tempi. Non parlo di quelli del Chiari, quali per la scipitezza loro non possono far né bene né
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — adi 15 Aprile 1651 in Bologna. » p. 30
tte a fichetto nostro compagno, scritte da Cauaglieri di colà, con le quali ci persuadono a non andare a recitare in quella C
ano a non andarui per non mettere a rischio la uita d’uno di noi ; le quali tre lettere se gli è ritirato a se un Cauagliere
la sua compagnia si recasse a recitar colà, com’era già stabilito. Ai quali ordini seguì la seguente lettera dell’Obizzi : Se
17 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
popolo spensierato e voluttuoso con quello d’Orfeo e di Terpandro, i quali o richiamavano al suono della lira i selvaggi err
a produrre combinazioni più variate di suoni. Ma siffatti presidi, i quali rendono la nostra musica più brillante e più vaga
natura, cioè dalla espressione più esatta di quei toni naturali, nei quali prorompe l’uomo allorché si sente oppresso dal do
lito qual sorta di sacrifizi doveva assegnarsi a ciascuna divinità, e quali canzoni e cori a ciascun sagrifizio. E se qualcun
di quelli correggesse la ferocia dei soldati, il soverchio ardore dei quali mal s’accomodava alla necessaria subordinazione.
generava tutti gli anni un qualche mostro di nuova spezie113. Dopo le quali mutazioni di cui Melanippide, Frini, Cinesia, Pol
a medesima cosa parlando delle antiche cantilene della Chiesa, fra le quali se si ritrova qualcheduna talmente grave, dolce e
sioni applicarsi con eguale felicità a molti altri popoli, presso ‌a’ quali la musica vigorosa e commovente nel suo principio
, ci fa restringer quest’arte in così brevi limiti. Ma gli antichi, i quali aveano di essa nozioni più generali, comprendevan
co, che indifferentemente s’usavano dai loro scrittori, per mezzo dei quali le cose che non potevano esprimersi bene in una m
esentasse all’anima un gruppo d’immagini, erano vantaggi per loro, ai quali noi per soverchia timidezza abbiamo in massima pa
mero in questo genere, come quelle altresì dei poeti drammatici fra i quali basterà per ultimo l’addurre una pruova tratta da
’universo imitati dalla musica col mezzo del tempo e del movimento, i quali , risvegliando nell’anima la memoria o l’idea di q
spondei, e i molossi venivano in aiuto del compositore, il primo dei quali costando di due sillabe lunghe, e il secondo di d
anto ne va scemando il secondo, così i poeti satirici (alla testa dei quali fa d’uopo metter Archiloco) adoperavano il giambo
cazione. Benché tal proposizione paia ridicola agli occhi di coloro i quali tengono per favolosi tutto ciò che non è conforme
este al modo o all’armonia; su queste materie concerterete con Damone quali piedi o misure siano più adattate per esprimere l
esprimere l’avarizia, la petulanza, il fanatismo e gli altri vizi, e quali metri esprimano meglio le virtù contrarie. Quindi
ri, troveremo che anticamente v’era una gran varietà di misure, delle quali se ne faceva un gran uso, perocché nell’età trasc
fia che le virtù e i vizi puramente umani (non le virtù teologali, le quali suppongono un abito soprannaturale infuso dalla g
iù un effetto della sensibilità e del fisico temperamento, i moti de’ quali dipendono dalle impressioni che vengono loro comu
no entrar nei loro sistemi, mille altre circostanze insomma, senza le quali riesce impossibile non che difficile il formar un
ed artifiziose modulazioni che questa produce presso di noi, e delle quali va così orgogliosa la nostra musica, ma non mostr
con uffizio conveniente all’indole e costumi di quelle nazioni dalle quali aveano preso il nome. Ad ognuna delle anzidette c
contrasto. Come la musica risorse fra noi ne’ più barbari secoli, nei quali gli spiriti non ancor digrossati erano incapaci d
mini. Attalchè la musica si trova in oggi agguisa di quelle città, le quali fabbricate in origine su una pianta assai ristret
ta né la perfezione, né la varietà di quella degli antichi, presso a’ quali non mai disgiugnendosi l’una dall’altra, i confin
ti lentezza, e velocità, oppure col vario intrecciamento dei ritmi, i quali guidavano la misura. Non così accade nell’italian
ad abbandonare la poesia per badare al valor delle note musicali, le quali non avendo nella collocazion loro altro regolator
aggi diversi, quello cioè del poeta e quello del musico, ciascuno dei quali , cercando vestirsi di bellezze sue proprie e inde
compagna. [28] So che i fautori della moderna musica, alla testa de’ quali fa d’uopo metter il Signor Don Saverio Mattei nap
sure musicali accettate da noi? Se si parla delle misure semplici, le quali non sono che due la dupla cioè, e la tripla, la p
a, per esempio, si renderebbero il giambo, e il trocheo, il primo de’ quali costando d’una breve e d’una lunga, e l’altro d’u
to della espressione rendersi comune ai mentovati piedi, ciascuno de’ quali ha la sua individuale e privativa energia. [30] N
la sua individuale e privativa energia. [30] Non mancano di quelli, i quali stimano la nostra musica abbastanza ricompensata
rodotta, è proporzionale alla sua estensione, gravità ed acutezza, le quali essendo rispettive in ciascun intervallo, differe
lli mentre il soprano corre successivamente per quelli delle terze, i quali essendo d’indole diversa dagli altri e operando a
ro qualche menoma parte di quelli antichi tanto ammirabili effetti, i quali a chiunque odali raccontare sembrar convengono pi
le moderne poesie. Non è questo il luogo d’esaminare le ragioni colle quali sostiene egli siffatta opinione; basterà soltanto
to autore non ha posto mente all’autorità di due antichi scrittori, i quali manifestamente distruggono il sentimento di lui.
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 264
uca, diventò attore, dedicandosi alle parti di padre e tiranno, nelle quali , in quella di tiranno specialmente, fu acclamatis
socio in varie compagnie di secondo ordine, ma assai pregiate, fra le quali , nel 1854-1855, quella portante la ditta Barac, A
19 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO V. Produzioni comiche di Commediani di mestiere nel secolo XVI. » pp. 256-264
s’impressero nel 1598, cioè lo Fiorina, l’Anconitana e la Piovana, le quali dal Varchi nell’Ercolano furono anteposte alle an
ni sorte di buffoneria, e vi si faceva uso di maschere diverse, colle quali nel vestito, nelle caricature e nel linguaggio si
rilevansi con irrisione vicendevole. In queste farse dell’arte, nelle quali erroneamente varii oltramontani male istruiti sog
ificato questo suo avviso in alcun paese? Lasciamo stare i Greci, de’ quali non avrà egli certamente preteso parlare; perchè
di mestieri Calmo, Ruzzante, Capitan Coccodrillo, Lombardo, Scala, i quali o non mai osarono porre il piede ne’ sacri penetr
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
ico famoso, a cui fecer capo nel loro inizio artisti sommi ed egregi, quali la Ristori, la Sadowski, la Robotti, la Lipparini
rto direttore, recitandovi con successo parti di tragedie alfieriane, quali di Filippo, di Agamennone, di Egisto, ecc. Fattos
ura chiamare I Menechini, facendo risalire il nostro tipo, non so con quali argomenti, alla Commedia plautina. Nel Mattino d
to di tutti gl’intrighi e degli avvenimenti del quartiere, intorno ai quali emetteva giudizî pieni di acume e di sale ; così
lui si hanno alcune notiziole biografiche, pubblicate nel '58, delle quali principalmente si servì il Bertolotti nel distend
21 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
spettacolo a quella semplicità, e a quella verità d’espressione, alle quali dovrebbono aspirare tutte quante le arti imitativ
opportuno il far menzione di tanti professori o passati o viventi, i quali , comecché meritino un qualche elogio per la loro
le differenti energie di essa, a indicarci le forme particolari, alle quali la musica deve la sua possanza di commovere, e di
’abuso sorprendente che di tali obbietti fanno i più degli artisti, i quali non gli adoperano le più delle volte fuorché ad a
o parimenti ravvisato i più dotti artisti e gli amatori dell’arte, ai quali comunicai le mie esperienze) accordarsi esattamen
distruggere l’armonia del verso. Cosiffatti segni, l’istituzione de’ quali è posteriore d’assai alla bella età della lingua
nto siasi beffato il celebre Erasmo dei sapienti del suo secolo192, i quali confondendo in tal guisa i suoni coi tempi s’eran
ifettosa pronuncia, ad ogni modo essi hanno avuto de’ successori, coi quali vengo alle prese, e oppongo loro delle ragioni in
loro genio, e al loro carattere. Avvegnaché vi sieno dei filosofi, i quali sostengono che parlando a rigore non avvi lingua
a rendere di giorno in giorno più giuste le inquietudini de’ saggi, i quali gridano contro alla decadenza del gusto. L’idea d
nostri antenati per opera appunto di coloro, la fama, e il grado de’ quali sembra che renderli dovesse non i distruggitori m
iusa da lui, e reco a pro dell’opinion mia una folla di passaggi, dai quali sfido chiunque a trarne un senso favorevole ove n
misura invariabile composta di differenti parole, la modulazion delle quali variavasi all’infinito. Ma come quest’illustre ac
o aver nemmeno della poesia la medesima idea che i Greci, i poeti de’ quali furono i primi teologi, i primi legislatori, ned
ere insieme de’ testi separati capevoli di varie interpretazioni, sui quali può ognuno profferire il proprio giudizio; così d
sendochè il canto era inseparabile dalla poesia degli antichi, appo i quali l’arte di comporre in versi era secondo l’Abate V
onterrà essa una Introduzione, e cinque lunghi discorsi, ciascuno dei quali sarà divisp in più partizioni, o capitoli. Nel pr
ssione, dove partitamente si esporrà l’influenza del clima sul gusto, quali religioni debbano essere favorevoli, quali contra
uenza del clima sul gusto, quali religioni debbano essere favorevoli, quali contrarie al progresso delle arti d’imitazione, c
trovò di sommo grido, che la invenzione sua più oltre condussero, tra quali il gran Fracastoro non disdegnò di concorrere all
d’undici sillabe, fievole e cascante la renderebbero nell’esametri, i quali per sostenersi nella loro pienezza e rotondità ha
a chiamar in aiuto un’altro verbo dicendo “sono amato, era amato”. Le quali ragioni danno chiaramente a divedere non potersi
verissima, si ricava essere insussistente l’opinione di coloro (tra’ quali deve contarsi il Muratori nel secondo tomo della
nazioni, nonostante gli abusi a cui va frequentemente soggetta, e dei quali ho parlato a lungo nella mia opera. 200. [NdA] L
sono che una possente copia tratta dalla natura, che spigne coloro, i quali ascoltano la recita dell’azione, e sono informati
da mettersi in teatro. In secondo luogo, perché gli inconvenienti, a’ quali il Brown vorrebbe ovviare, rimangono gli stessi n
22 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179
ncie che ora compongono il regno di Napoli, ebbero i loro teatri, de’ quali veggonsi anche oggi alcune vestigia. In grecia es
restiere, secondo Ammiano105, si contarono in Roma più di tremila, le quali co’ loro cori, e con altrettanti loro maestri, fu
nsipido ogni altro spettacolo scenico fuorché i pantomimi e i mimi, i quali occuparono interamente i teatri. In tempo di Anto
scrittori drammatici. Non ne troviamo nel VII, VIII, e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto degli uomini pressoché interam
cangiamenti maravigliosi che non poterono accadere senza l’esterminio quali totale degli antichi abitatori. Non empiono quest
, ma si limitavano per lo più a’ componimenti di non molti versi, ne’ quali facevano pompa di acrostichi, antitesi, e giuoche
ei dall’Egitto, intitolata Εξαγωγη. Gli antichi poeti e musici ebrei, quali furono Davide, Salomone, Asaf, Eman, ed altri, si
23 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo I. Ritorno delle Rappresentazioni Teatrali dopo nate le Lingue moderne. » pp. 181-187
unire, tagliava ogni più dilatato reame in tante minute signorie, le quali se nella guerra per bisogno formavano un sol corp
se nella guerra per bisogno formavano un sol corpo, nella pace nulla quali fra loro, e poco s’attenevano al tutto. Naturalme
, opposte a’ compagni e al sovrano più che a’ nemici stranieri, delle quali e nel nostro regno e altrove veggenti tuttavia in
costumanze. La giudicatura cadde nelle mani d’uomini senza lettere, i quali non di rado venivano dalle parti obbligati a prov
à di farsi intendere dava la vita a certi nuovi gergoni, ciascuno de’ quali prendeva un carattere nazionale e distinto, in It
ltata la predica in chiesa. Tali pietosi divertimenti ne’ cimiteri, i quali fango sovvenire del bel contrasto del famoso quad
cantati da’ pellegrini che visitavano il sepolcro di San Giacomo, da’ quali ha saputo Don Blàs de Nasarre rintracciare la fam
24 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
adi di coltura, compongono la storia de’ teatri di tutta la terra. Ma quali sono queste modificazioni? a qual punto di eccell
la capitale dell’isola di Giava, ed è divisa in due gran parti, delle quali una è abitata da’ Cinesi che le danno il nome, qu
schiave, abjette ed infami si prostituiscono a i nobili Giapponesi i quali le sprezzano e le incensano, le arricchiscono viv
agilità, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori de’ quali tutte sono esse sparse e profumate, le fa grondar
posseggono in grado eminente, sono quasi tutti pantomimi amorosi, de’ quali il piano, il disegno, le attitudini, il tempo, il
tanti possiede tre commedie originali Cinesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi da Pisa a Napol
invano mi adoperai presso i Preti regolari della Sacra Famiglia, fra’ quali trovansi non pochi alunni Cinesi, per farne tradu
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Venetia, 23 di marzo 1675. » pp. 351-354
onna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori di drappi siano più confacevoli alla donna
. E quali colori di drappi siano più confacevoli alla donna bianca, e quali alla bruna ; e quali panni meglio si accompagnano
rappi siano più confacevoli alla donna bianca, e quali alla bruna ; e quali panni meglio si accompagnano alle divise e alle n
o, o coprendo tutti li capegli, o lasciandone vedere un dito o due. A quali donne riescono le orecchie forate, e come meglio
in filza come faccino parere più altera la donna. Delle anella ancora quali dita si debbano ornare ; come deve muovere il pas
a, come deve ridere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più di grazia e più d’onestà si trova. Come
cchi si rimirano, o al judicio cieco delle fantesche si riportano, le quali più presto di una scanciera di scudelle che di ad
26 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
e fosse possibile, che questo era Bruto. Longino, Orazio e Boelò, de’ quali con privilegio esclusivo vantasi ammiratore il Sh
stendo la sua grand’opera che in pagine 104 in picciolo ottavo, delle quali (sebbene protesti di voler fare un libro picciolo
sia perchè trionfi del tempo. Tutte queste incoerenze, io dico, delle quali si compone il di lui bel Consiglio a un giovane,
provincie, come la Magna Grecia, la Japigia e parte della Sicilia, le quali altro linguaggio non aveano che il greco, e manda
ll’Italia in fine che oggi ancor vanta così gran copia di opere nelle quali ad evidenza si manifesta quanto si coltivi il gre
ed altre non poche a lui da questo e da quello suggerite in Italia le quali ha egli registrate senza esame e senza ben ricuci
gina Elisabetta. Grevil compose due tragedie Alaham e Mustapha, nelle quali introdusse il coro alla maniera greca. Contempora
iali che pur da se stessi si danno il titolo di profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano di voler ragionare di ogni
tiva con altro che con favole sceniche senza stile e senza lingua, le quali veggano p. e. il teatro pieno un solo giorno, pio
sinceri; ma abbiamo in mente soltanto que’ viaggiatori mendicanti, i quali lodano p. e. l’ Inghilterra, perchè qualche Ingle
ai giovani che non hanno oltrepassati i ventidue anni; altrimenti con quali altri ascoltatori avrebbe egli potuto impunemente
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article »
lo stabilì la censura per le bozzature delle commedie, su poche delle quali però appose la sua firma, perchè, pei molti affar
uffizio, fece tralasciar l’ordine, fidando nella parola dei comici, i quali giurarono che non sarebbero stati gli altri sogge
28 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267
me, intitolandole novelle, tragicommedie, tragedie, e commedie, delle quali inutilmente si farebbe un catalogo compiuto. Esse
hezza maestrevole del pennello ne’ quadri naturali del costume, per i quali si mostrano alla gioventù con somma evidenza le f
l 1596 scrisse alcune commedie che io non ho potuto legger finora, le quali , secondo Nasarre, potrebbero passar per buone, se
favola rende il poeta incerto tra la decenza e la verisimiglianza, le quali non sapendo conciliare, s’inviluppa nelle diffico
ntes. Egli compose trenta commedie ricevute con molto applauso, delle quali altro non se ne conserva, se non il titolo di alq
Velez de Guevara, Antonio Calarza, Gaspar de Avila ed altri molti, i quali scrissero tutti sul gusto di Lope. Nell’inondazio
di tanti scrittori drammatici di questo tempo ne troviamo quattro, i quali scrissero undici tragedie, Fernan Perez de Oliva,
la d’Euripide, e la Venganza de Agamemnon dall’Elettra di Sofocle, le quali si pubblicarono in Cordova nel 1585. Questo maest
ti anni compose tre tragedie l’Isabella, l’Alessandra, e la Filli, le quali si rappresentarono con grandissimo concorso e mol
igantones, figure che alludevano alle quattro parti del Mondo, per le quali sì gran mistero si trova propagato. 173. S’inga
ntonio Lope de Vega, e di altri moltissimi nazionali contemporanei, i quali mormoravano della mostruosità delle di lui commed
e proprie commedie applaudite dal volgo dell’età sua, nel comporre le quali , per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio,
29 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31
i. Le tragedie erano o palliate che imitavano i costumi de’ Greci, a’ quali appartenevasi il pallio, o pretestate, che diping
evasi il pallio, o pretestate, che dipingevano i costumi de’ Romani i quali usayano la pretesta. Di quest’ultima specie erano
via che si è voluta attribuire a Seneca ec. Le favole Italiche, delle quali parla Donato nella prefazione alle commedie di Te
mmedie di Terenzio, erano azioni giocose di personaggi pretestati, le quali dovevano rassomigliare alla greche Ilarodie. La c
vano i poeti Atellanarii nelle persone del Macco e del Buccone, delle quali favellasi in un passo di L. Apulejo da Giusto Lip
appresentazione de’ loro esodii o farse giocose gli altri istrioni, i quali per lo più erano schiavi, e in generale pochissim
pare che cadesse su i tragedi e i comedi, ma su gli attori mimici de’ quali parleremo appressoa. Senza ciò che dovremmo pensa
. Di questo liberto sono a noi pervenute alcune centinaja di versi, i quali contengono eccellenti sentenze e insegnamenti per
ati trovansene in fine di un codice del Capitolo Veronese, alcuni de’ quali sono riferiti dal marchese Maffei nel suo trattat
Canace che partorivaa. Non così nelle mimiche rappresentazioni, nelle quali , per condire di oscenità la buffoneria, s’introdu
fasti scenici mentovati i nomi delle mime Origine e Arbuscula, delle quali favella Orazio ne’ Sermoni, e di Citeride mima fa
arono le due famose scuole o partiti chiamati i Batilli e i Piladi, i quali scambievolmente si disprezzavano e facevansi ogni
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
er Italia con la dimora in Parma, pag. 28, riguardanti il 1605, nelle quali è detta la Compagnia di Frittellino, « la miglior
tengono anche in dubbio le date lasciateci dall’oroscopo, secondo le quali ella avrebbe avuto il 1605 dodici anni (V. Antona
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. » pp. 4-14
cci, del Passeri, dell’Accademia di Cortona ed anche del Dempstero, i quali sparsero da non gran tempo non picciola luce sull
’usanza de’ Toscani imitati poscia da’ Romani. Tali i due Tempii, de’ quali il primo semplice, grave, solido contiene sei col
el magistero degli Etruschi nel dipingere oltre a’ Vasi colorití, de’ quali savella il Masseib ed altri posteriormente scoper
. Vero è che in Plinio si osserva che altri l’attribuisce a’ Greci, i quali da Corinto vennero in Italia con Demarato padre d
Marte e molte urne di alabastro con grande artificio istoriate, nelle quali veggonsi incisi caratteri Etruschi, come ancora u
a la poesia, il tempo ci ha conservate alcune tavole di bronzo, nelle quali leggonsi incisi alcuni inni sacri. Sappiamo altre
32 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 10-16
CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. Una catena d’i
ose molto naturalmente le trasportano eziandio ne’ loro passatempi, i quali in tal guisa quasi consacrati si cangiano in una
pongono canzoni20. I Messicani ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali contenevano le imprese de’ loro eroi e servivano
ne che aveano comune con tutti, adoperarono la meccanica de’ versi, i quali subito e a poco costo allontanansi dal linguaggio
i orientali e in quello del Perù, se gli storici e i viaggiatori, da’ quali soltanto noi possiamo instruirci sulla legislazio
ad uno stato florido, e quando i vizj dell’uomo colto e del lusso, i quali sono sì complicati, e sì bene nascondono sotto in
33 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. » pp. 20-25
ù proprio dell’umanità. Sono compatibili, io diceva, gli Stranieri, i quali asseriscono non aver la Spagna consciuta la Trage
l’argomento preso dallo scarso numero di eccellenti Epici Italiani, i quali egli riduce a due. Il numero de’ nostri buoni Epi
o in questo numero alcune altre composizioni chiamate Tragedie, delle quali fa passeggiera menzione il Signor Montiano nel II
ano dal Salas Barbadillo. Ora di questi altri sette o otto Drammi, a’ quali si dà il nome di Tragedie, a buona ragione non po
a’ quali si dà il nome di Tragedie, a buona ragione non possiamo dire quali di essi fossero tali in effetto. Lope de Vega chi
34 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO I. Vuoto della Storia Teatrale nell’età mezzana. » pp. 57-79
i costumi e gli studii aveano già preso nuovo cammino. II. In quali secoli quasi del tutto mancarono gli scrittori sc
sino alla fine del I secolo, mentovandovisi i Gaulesi della Loira, i quali scrivevano su gli ossi le sentenze di morte pronu
scrittori drammatici. Non ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto degli uomini pressochè interam
usati da’ Cherici nelle feste solenni dal VII sino al X secolo, nelle quali con istrana mescolanza di pagane reliquie e di ce
aminando i costumi che vi si dipingono, e le dottrine ed opinioni, le quali potrebbero menarne a rinvenire il nascimento di q
Escoriale) si limitavano a’ componimenti di non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa di acrostichi, antitesi e giuchett
o non trovai un solo componimento drammatico, non dico de’ secoli de’ quali ora si favella, ma nè anche de’ seguenti sino all
oesia drammatica allignasse in Ispagna, e conchiude, che gli Arabi (i quali , come si è dimostrato, no l’aveano) ve la portaro
a’ tenpi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi despoti, i quali fecero ammutolire i poeti, spaventandoli con diff
che i teatri risonassero unicamente di buffonerie e laidezze, per le quali ci bisogna più impudenza che ingegno. Sorse posci
de’ vantaggi: a somiglianza di quegl’impazienti matti coltivatori, i quali in vece di potare e recidere i rami lussureggiant
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 688
Carolina Spelta in Cammarano, ed ebbe undici figli, tutti comici, dei quali Colomba, Michele, Guglielmo, Edoardo, Ernesto, Ma
poi bella e brava seconda donna in Compagnie nostre di maggior conto, quali di Marchi-Ciotti-Lavaggi, di Tommaso Salvini, di
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 472
segretario, errando poi sino a tutto il ’63 in Compagnie di 3° ordine quali di Napoleone Berzacola, Saverio Petracchi ed Enri
Garzes e Reinach, e il ’94, ’95, ’96 con Pasta e Tina Di Lorenzo, coi quali trovasi tuttora, scritturato pel triennio ’97, ’9
37 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 662
amente, ancora col Rossi, e con Pietro Rosa. Ebbe tre mariti, uno dei quali , il secondo, a noi sconosciuto. Gli altri due fur
e alla figlia con l’intenzione di lasciar per sempre le scene ; alle quali poi pare tornasse dopo un solo anno, scritturata
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 449-450
poli, poi, ammalatasi la Duse, fu la prima donna de' suoi comici, coi quali fece il giro della Sicilia. Passò quindi, sotto l
Manzoni di Milano la Fedora, e n’ebbe assai lodi dai critici maggiori quali D'Arcais e Ferrigni (Yorick).
39 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
un aggregato di poesia, di musica, di decorazione, e di pantomima, le quali , ma principalmente le tre prime, sono fra loro co
ollo stile poetico; altrimenti s’avesse a dipignere veramente le cose quali furono, sarebbe costretto a far parlar Maometto,
oll’accento naturale della voce quelle fibre intime, all’azione delle quali è, per così dire, attaccato il sentimento. [5] Qu
co, e più chiaramente si scorge ne’ moderni suoi pretesi imitatori, i quali si credono di poter discacciar Apollo dal seggio
a misura, col movimento, e colla melodia que’ fisici riposti nervi, i quali con certa ma inesplicabil legge movendosi, all’od
le sensazioni, che in noi producono le immagini di quegli oggetti, i quali per esser privi di suono non cadono sotto la sfer
e per conseguenza il più energico, egli imita col mezzo de’ suoni, i quali , perché agiscono fisicamente sopra di noi, sono p
oi, sono più atti a conseguire l’effetto loro che non sono i versi, i quali dipendendo dalla parola, che è un segno di conven
nostri piaceri si sono mostrati quegli autori per altro stimabili, i quali hanno voluto tutte le parti dello spettacolo dram
modifica tuttavia diversamente secondo i diversi generi di poemi, ai quali si applica. Nell’ode siccome chi canta è particol
a piace non meno quando istruisce che quando commuove; la prima delle quali cose può conseguirsi egualmente coi caratteri fre
é io non saprei convenire col cavalier Planelli 4, né col Sulzer 5, i quali ogni e qualunque sentenza vorrebbero escludere da
ngono suggerite all’animo dallo stato presente del nostro spirito. Le quali lontano dal disconvenirsi ad una persona appassio
eralmente è più dominato dai sensi che dalla ragione. Le catene colle quali la natura l’ha legato agli altri esseri dell’univ
me i grani d’oro assottigliati, e ridotti in foglia dagli artefici, i quali , come dice l’Abbate Terrason, perdono in solidità
e separatamente considerarsi come squarci bellissimi di poesia, sulle quali un gran musico potrà addattare una modulazione ec
rebbe lo stesso, che render affatto inverosimili tali componimenti, i quali hanno bisogno di tutta la magia della musica per
, e sempre vaghissimi nelle frequenti mutazioni della scena. Tutte le quali cose producono l’illusione, non solo come supplem
un tal fine siano più acconci degli altri gli argomenti favolosi, ne’ quali il poeta, non essendo obbligato allo sviluppo sto
embra, che ciò non s’ottenga così bene negli argomenti di storia, ne’ quali la verosimiglianza seguitandosi principalmente, c
ttrista sono le fate, i silfi, i geni ed altri esseri immaginari, de’ quali ignoro le proprietà e la natura, né la sorte loro
esentare gli umani eventi, che il musico ha tante volte veduti, o de’ quali almeno può formarsi una giusta idea, gli sarà di
esta in grazia di quella, e che si ricchieggono degli intervalli, ne’ quali il poeta abbia luogo d’intrecciar fra loro gli av
troppo viva commozione, che desterebbesi da una melodia continua. Le quali circostanze sono le stesse non solo per gli argom
, che sia nel tragico, e nel comico. Anche in quelle occasioni, nelle quali gli si comanda, o gii si permette di piegarsi all
ddursi all’incontro l’esempio costante dello Zeno e del Metastasio, i quali hanno terminato tutti i loro drammi con lieto fin
in gran parte della sua gloria drammatica, era uno di que’ Signori a’ quali non aggradavano gli spettacoli sanguinari, non vo
dei colori. Altri rapporti ne trova il citato gesuita, appoggiato ai quali stabilì il suo famoso clavicembalo oculare, dove
40 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242
i. Le tragedie erano o palliate che imitavano i costumi de’ Greci, a’ quali appartenevasi il pallio, o pretestate che dipinge
enate, e l’Ottavia attribuita a Seneca ecc. Le favole Italiche, delle quali parla Donato nella prefazione alle commedie di Te
mmedie di Terenzio, erano azioni giocose di personaggi pretestati, le quali doveano rassomigliare alle greche Ilarodie. La co
vano i poeti Atellanarii nelle persone del Macco e del Buccone, delle quali favellasi in un passo di L. Apulejo da Giusto Lip
appresentazione de’ loro esodii e farse giocose gli altri istrioni, i quali per lo più erano schiavi e in generale pochissimo
pare che cadesse su i tragedi e i comedi, ma su gli attori mimici de’ quali parleremo appresso. Senza ciò che dovremmo pensar
lio. Di questo liberto ci sono pervenute alcune centinaja di versi, i quali contengono eccellenti sentenze e insegnamenti per
ati trovansene in fine di un codice del Capitolo Veronese, alcuni de’ quali sono riferiti dal Marchese Maffei nel suo trattat
nace che partoriva145. Non così nelle mimiche rappresentazioni, nelle quali , per condire di oscenità la buffoneria, s’introdu
fasti scenici mentovati i nomi delle mime Origine e Arbuscula, delle quali favella Orazio ne’ Sermoni, e di Citeride mima fa
ono le due famose scuole, o partiti, chiamate i Batilli e i Piladi, i quali scambievolmente si disprezzavano e facevansi ogni
41 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
e degli altri Cesari e di Alessandro e di Costantino e di Teodosio, i quali aveano regnato ne’ paesi a lui soggetti, e ne fec
amia ed in Costantinopoli, trovò molti Turchi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro li
torio di uomini vi sono compagnie di uomini senza veruna donna, nelle quali scelgono giovanetti di vago aspetto che rappresen
una adunanza femminile vi sono compagnie di sole donne, alcune delle quali rappresentano da uomini. Comuni sono ancora fra T
t. Si compiacciono parimente i Turchi e i Persiani de’ pantomimi, ne’ quali riescono eccellentemente i Costantinopolitani.
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 294
ese – dice Fr. Bartoli – alcune cose appartenenti al suo Mestiere, le quali poi con molta cura, ritornato in Italia pose in e
quali poi con molta cura, ritornato in Italia pose in esecuzione. Le quali cose consistevano in bizzarre novità di allestime
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 362
colla famosa Lotti, sotto la direzione del maestro Antoldi ; studi, i quali ella dovette abbandonare quando più le arrideva l
nire, per la decisa avversione che i parenti avevano al teatro ; ma i quali furono a lei di non poca utilità nell’arte comica
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 539
on Compagnie essenzialmente comiche, e con artisti egregi nel genere, quali  : Talli, Tovagliari, Zoppetti, Guasti, Falconi, C
da grave anemia, dovè per alcun tempo allontanarsi dalle scene, alle quali è tornata l’autunno del '903.
45 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
ciascuno vuol esser originale da sé ed aprirsi delle vie novelle, le quali non trovandosi se non se nella ricerca della natu
fra le mani principalmente del Buranello, dell’Hass, e del Jumelli, i quali seppero, nonostante, conservarla senza dar negli
é altro egli non sentendo che il romore degli stromenti, né sapendo a quali parole, a quai sentimenti si riferisca tutta quel
giato e torrente che proprio sembra di alcune scuole tedesche, fra le quali campeggia quella del celebre Giovanni Stamitz, bo
stromenti da fiato, con modulazioni rapide, veloci e precipitate, le quali , imitando i fenomeni che accompagnano la terribil
eloquenza di Virgilio, come sarebbe a dire, le strane vicende per le quali è pervenuto quel ferro da i campi di Troia fino a
cono, a così dire, il cuore a colpi raddoppiati, e dall’aggregato de’ quali risulta poi nello spirito quella sensazione compl
noi quel vivo interesse che sogliono destare il canto e la poesia, le quali esprimendo una qualche passione determinata che s
i augelli. Siffatta incombenza appartiene piuttosto agli strumenti, i quali pella varietà e configurazione loro diversa onde
deducono alcune conseguenze di pratica oltre le indicate di sopra, le quali non sia inutile osservar brevemente. La prima si
ò che non può concedere al cuore. Come fanno appunto quelle donne, le quali , veggendo dalle ingiurie del tempo sfrondarsi a p
e preliminare. Ma perché premetterlo a tante arie piene d’affetto, le quali hanno stretta relazione col senso anteriore? Perc
rtura. Se difficilmente si fanno intendere i musici ne’ ritornelli, i quali sono l’esposizione d’un’aria sola, ci sarà da spe
rmola ricavata da qualche libro, o come gli autori del Cinquecento, i quali tutti sospiravano alla platonica perché talmente
in oggi di più comune che il mischiare degli strumenti, l’azione dei quali si distrugge a vicenda. I flauti, per esempio, il
drammatica136? ‌Perché non dar luogo più frequente alle violette, le quali non avendo il suono così acuto come i violini, né
sorta nella maniera d’eseguire i recitativi, intorno alla natura dei quali essendosi parlato in più luoghi di quest’opera, e
semplice italiano è quello d’essere troppo trascurato dai maestri, i quali contenti d’accompagnare di quando a quando la voc
tinte necessarie nell’armonia dal paro che nella pittura; difetti dei quali forse non è andato esente in ogni sua parte lo st
sere indecisa quando pronunzia quelle parole «Tolgan gli dei ec.», le quali esprimono un sentimento risoluto, cioè quello di
oi ha la medesima disgrazia che i cadetti delle famiglie illustri, ai quali tocca languire in ristrettezza di fortune mentre
usanza inoltre non potrebbe aver luogo fuorché nelle arie giocose, le quali , rappresentando caratteri poco profondi, e che ri
gl’individuali sentimenti; dovechè nelle arie tragiche e di forza, le quali aprono larga sorgente di espressione alla melodia
vero in queste altre “affanno”, “smania”, “cordoglio” e simili, nelle quali esprimendosi la natura con un accento più vivo e
o volgo, non ha avuto difficoltà d’impiegare nove battute e mezza (le quali a sedici note per battuta rendono il numero di ce
o io di sentimenti diversi? Poche sono le arie musicali moderne, alle quali (restando la composizione qual era) non possono a
ta in sospiri         Sul volto amabile         Del caro ben.» nelle quali avendo voluto il poeta esprimere il giubbilo d’un
lla musica corrispondenti a quelli della prosa e del verso, mostrando quali figure o tropi servano a lumeggiar l’idioma dell’
a lumeggiar l’idioma dell’armonia, quando si debbono tralasciare e in quali occasioni debbano adoperarsi. Non s’insegna loro
oro movimenti secondo i rispettivi caratteri e le situazioni diverse, quali accenti, quali inflessioni, quai toni di voce con
econdo i rispettivi caratteri e le situazioni diverse, quali accenti, quali inflessioni, quai toni di voce convengono a ciasc
parte di essi di quei principi dell’arte propria, per comprenderne i quali basta una mente avvezza a ragionare che abbia avu
rogressi nelle scienze e nelle arti senza la speditezza dei metodi, i quali per la maggior parte degli uomini sono ciò ch’è l
i primi per dar luogo ad altre modulazioni più vive, l’effetto delle quali è di guastare e corromper l’orecchio avvezzandolo
ertà che concede ai coltivatori di essi. Simili agli amanti presso a’ quali le donne amate sono sicure di ottener il perdono
ragonabili a quelle fisonomie formate troppo presto nei fanciulli, le quali annunziano per lo più la debolezza dell’individuo
osi eredi dello spirito di Tartini cioè Pagin e Nardini, il primo dei quali si creò un suo particolare stile mirabile per la
46 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
, un altro Euripide cui Snida attribuisce dieci favole, con due delle quali riportò la tragica corona. Fuvvi parimente un di
. Acheo Siracusano anche poeta tragico compose dieci tragedie, tralle quali l’Etone dramma satirico, dal quale si vuole che E
dito quanto oscuro poema di Cassandra, e per le varie tragedie, delle quali se ne trovano venti rammentate da Suida. Tra esse
mentovati e di altri sostituire i poemi di san Gregorio Nazianzeno, i quali comechè utilissimi fossero per infiammare i crist
47 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
ttere e conseguentemente stimatore giusto, e amante de’ letterati, a’ quali ogni aiuto e favore somministrava: qualità tutte
veri geni. Da lui perciò concorrevano i primi uomini della città tra quali si distinguevano Girolamo Mei, Vicenzo Galilei pa
esa l’avesse ad illustrare; e di toccar principalmente que’ punti ne’ quali consistendo a giudizio degli uomini saggi la sua
sica antica, e moderna con un altro De Modis Musica inedito finora, i quali quantunque abbondino di errori rispetto alla musi
ele, a così dire, amiche, impiegandole in favore delle consonanze, le quali mescolate con quel poco d’amaro arrivano più grad
oetico che ne sceglievano, facendo in guisa di quei meschini poeti, i quali dopo aversi formato in testa il piano d’una trage
da essi “enimmi del canto” con vocabolo assai bene appropriato, delle quali ho veduto non pochi esempi. Chi volesse sapere pi
ali ho veduto non pochi esempi. Chi volesse sapere più alla distesa a quali strani ghiribizzi si conducessero in que’ tempi i
le differenze che corrono fra l’armonia musicale e la poetica, delle quali parlai nel capitolo secondo, la poesia non avea p
ogni dove gli autori a lavorar a bella posta poesie pel canto, tra i quali D. Angelo Grillo scrisse a sua richiesta i Pietos
ella sua vita menato in Francia, e Jacopo Peri musico valentissimo, i quali d’accordo col Caccini e col Corsi tanto studiaron
a Jacopo Corsi, e quelle del personaggio d’Euridice e dei cori, nelle quali ebbe mano il Caccini. Tutte le circostanze concor
si uomini d’Italia chiamati a bella posta dal Sovrano in Firenze, tra quali assistettero Giambattista Jaccomelli, Luca Dati,
elici tormentati, boschi ed alberi nati all’improvviso, i tronchi de’ quali aprendosi i saltellanti Satiri partorivano, e Fau
a non udir altra musica che la ecclesiastica e la madrigalesca, nelle quali spiccavano simili difetti. In contraccambio regna
nguerle per intervalli armonici, alcune non s’intuonano punto, per le quali leggiermente si scorre finché si giugne ad altre
l’adirarsi, e nelle altre passioni adoprano comunemente, a misura de’ quali conobbero che dovea farsi movere il basso or più
ia nei cori una dolc’aura, un riso                   Di Paradiso.» i quali sono un’aria perfetta non meno in musica che in p
ei drammi per lo passato non hanno mai avuto luogo i cori, invece de’ quali sono stati inventati intermedi d’ogni maniera»64.
pio, nella musica, è più difficile a comprendersi, che nelle cose, le quali si veggono in un colpo d’occhio come, per esempio
48 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
osa avvenne in fatti agli ultimi Tartari conquistatori della China, i quali ritenendo la polizia, la legislazione e i costumi
e formarono un corpo di varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo di guerra si congiungevano per bi
rtezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove s
hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo
stumanzea. La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non di rado venivano dalle parti astretti a prova
nto idiomi oltramontani si convertì in certi nuovi parlari gergoni, i quali presero un carattere nazionale e distinto in Ital
segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di lettere posposte, le quali sprezzate risolvonsi in nulla. Basti alla moderna
itatore e rappresentativo. Fece il commercio stabilir le fiere, nelle quali ad oggetto di chiamarvi e trattenervi il concorso
elebrarvi con una specie di rappresentazione certe feste bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che
io di alcune pastorali de’ Provenzali che erano piccioli dialoghi ne’ quali confabulava il poeta e qualche pastorella. Tale f
ualche pastorella. Tale fu quella di Paulet e della sua pastorella, i quali entrarono a parlare degli affari politici e delle
ro Giullari o Giucolieri, che equivalevano a’ Giocolieri o buffoni, i quali nelle pubbliche piazze, nelle fiere, e nelle fest
Scozia, dell’Irlanda e del paese di Galles nella Gran Brettagna. De’ quali verseggiatori famosi favellarono egregiamente lo
che visitavano in Galizia il sepolcro dell’apostolo san Giacomo, da’ quali seppe don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa o
eva la pratica, lo stile tenuto nel giudicare ne’ secoli appunto, ne’ quali l’apologista suppone in osservanza il già dimenti
ere colle Romane leggi, e colle costituzionì de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque nell’Esarcato di Ravenna, e
e, ebbe il suo corso nell’Italia trasteverina per sino al 1183, delle quali cose vedasi il Conrigio, Lindebrogio, Montesquieu
e far da padroni, si concedeva in quella festa a’ giovani Clerici, i quali officiavano in chiesa con mille buffonerie e schi
questuanti, giardinieri, di officiare con profanazioni stravaganti, i quali prendevano vesti sacerdotali tutte lacere, e mett
ento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empio
49 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
, contro di cui scrisse una commedia. Altri se ne possono nominare, i quali o di poco prevennero Aristofane, o vissero contem
tria per dirsi Ateniese. Lasciò questo comico dieci favole, una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l’inter
to nuovo. Di là uscirono quelle maravigliose dipinture allegoriche le quali incantavano la Grecia. Accoppiavansi in esse all’
e Rane simboli de’ molesti verseggiatori ciclici; quelle Nuvole colle quali si satireggiava l’ipocrisia morale e l’inutilità
l tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce ne istruiscono. Non voglionsi pe
tempi. Altr’aria, altre mire, altri comici ordigni vi campeggiano, i quali non appariscono agevolmente senza la fiaccola de’
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 915-921
o d’Antenòr, tu sol tu puoi la tua speme avverar : se tutti i frutti, quali ei si sian, dell’arte mia son opra del tuo favor,
e nel dramma. Ritirati dall’arte i Fiorilli e il vecchio Pellandi, ai quali subentrò nell’impresa il marito di lei, si recò a
poetici (Firenze, Carli, 1813) alla Fiorilli e a Belli-Blanes, e dai quali tolgo la medaglia qui retro, son versi di Tommaso
egarense, pastore arcade, in cui abbiamo accennate alcune parti nelle quali essa primeggiò, quali Medea, Zaira, Vitellia, Cle
de, in cui abbiamo accennate alcune parti nelle quali essa primeggiò, quali Medea, Zaira, Vitellia, Cleonice, Mirra, Pamela,
a Internari, impresso in Roma il 2 di maggio del 1818, la prima delle quali è del Ferretti, e diretta Ad Anna Fiorilli Pella
51 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290
o questo poeta mostrò a prova di non conoscer veruna delle regole, le quali é più difficil cosa ignorare che sapere: non sepa
inevitabili nella rappresentazione de’ suoi autos sacramentales, ne’ quali si espongono i misteri della religione non rare v
e degni d’attenzione. E tralle commedie dette di Capa y Espada, nelle quali osserva più regolarità, e lo stile é più convenie
arcòn, Velez, Fregoso, Paz, Zarate, e di altri cento commediografi, i quali si abbandonarono a’ trasporti d’un’immaginazione
di dodicimila componimenti drammatici, lavorati sul medesimo conio, i quali ogni dì compariscono sulle scene spagnuole. Tutta
el Casandra, Attila furioso, la Infelix Marcela, ed Elisa Dido, nelle quali , a riserba dell’ultima, non osservò regola veruna
e permanente. Egli fu con debolezza fecondato da alcuni scrittori, i quali , perduta di mira la natura, correvano dietro a un
cate nel 1665, Ibraim nel 1673, e Sofonisba, e Cleopatra nel l682, le quali , benché piene di mostruosità, presentano di quand
tà del cioccolato. E queste sono le colpe leggieri degli auti, per le quali mi é piaciuto di darli in parte a conoscere più c
raziocini arbitrari e sofistici. E siffatti mostri d’incoerenze, ne’ quali le laidi rappresentavano da Maria Vergine, e una
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 203-211
del D’Ancona, il quale cita al proposito i vari comici D’Armano, dei quali si parla più oltre. Le notizie della sua vita abb
e dice nulla, ed esclude perfino Modena dalle città annoverate, nelle quali essa colse tanta messe di lodi. Dell’Armani, bell
ha tolto li miliori : li era la Sig.ª Vicenza et la Sig.ra Flaminia, quali hanno recitato benissimo, ma tanto ben vestite ch
ma fu però d’origine di Trento, e di Trento furono i parenti suoi, i quali vennero per diporto a Venezia, e ivi la madre ch’
rtirsi. Che dirò delle pastorali da lei prima introdotte in scena, le quali di cosi vaghi avvenimenti intesseva, che di tropp
i fa una lista de’ grandi comici, attori e autori, greci e romani ; i quali tutti, s’intende, sono zero appetto a lei : nè ai
, in Parma, in Piacenza, in Pavia, in Cremona e in altre città, nelle quali tutte è rimaso il nome delle sue virtù impresso n
debita convenienza, fiammeggiavano gli occhi a guisa di Zaffiri, nei quali irraggi il sole….. Le guancie nella calda ed anim
issime…. virtuose mani, le cui dita coronavano gemme orientali, dalle quali usciva tanto splendore, che quanti gesti delle ma
li e da altri : rime tutte che seguono l’orazione del Valerini ; alle quali tengon dietro le rime dell’Armani stessa al Duca
53 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
e della musica che cagioni degli effetti morali nel cuor dell’uomo, i quali oltrepassano la limitata sfera dei sensi, e che t
picciolissimo numero di modi le varie e moltiplici inflessioni delle quali è capace il linguaggio dell’uomo appassionato, im
e’ vecchi descritti da Omero, che formavano il consiglio di Priamo, i quali ammiravano la bellezza di Elena senza sentirsi co
lettere, eccitò in particolar maniera la curiosità degli Italiani, i quali vi si portarono in folla spinti non meno dal desi
i appunto a que’ sacerdoti musulmani, di cui parlano i viaggiatori, i quali , predicando fervidamente ai turchi l’astinenza de
e, ne trovava aperto un vastissimo campo in tanti rivali illustri, su quali diveniva sommamente gloriosa la vittoria, e scusa
ariamente portare ciascun’arte alla rispettiva lor perfezione, fra le quali la musica ebbe non mediocre fortuna. Luigi Rossi,
aldara, il famoso Giovanni Buononcini, e Pietro Sandoni, bolognese, i quali sostennero con tanto decoro la gloria del nome it
arziale filosofia che generalizza i sentimenti e le idee, e presso ai quali il titolo di straniero non è, come per tutto altr
ente le fughe, le contrafughe, i canoni, e gli altri lavori simili, i quali sebben provino, allorché sono eseguiti esattament
essandro Scarlatti e Leonardo Leo, napoletani, nelle composizioni de’ quali incominciarono le arie a vestirsi di convenevol g
al secondo ei maneggiò con felicità incomparabile i diversi stili de’ quali si fa uso nella musica, mostrandosi grave, maesto
sempio loro con ottimo gusto, benché con istili alquanto diversi, de’ quali però, non formando classe da per sé, ma riducendo
nelle sue brillanti variazioni e soprattutto nelle suonate a solo, le quali sono la più pregievol raccolta che ci resta della
e fra gli altri i maestri napoletani, alla particolar avvedutezza de’ quali ne è debitrice l’Italia della sua superiorità in
lora per l’industria e pe’ talenti dei Fedi, e di Giuseppe Amadori, i quali uniti con esempio non troppo comune ai letterati
di Francesco Feo, di Alessandro Scarlatti, e di Niccolò Porpora, dai quali uomini valentissimi non meno nella pratica dell’a
e nel metodo d’insegnarla, sortirono poscia que’ tanti discepoli, che quali novelli prodigi di melodia si fecero ammirare da
i canto, che dell’uno e dell’altro sesso ebbe allora l’Italia, oppure quali fossero i diversi stili de’ Buzzoleni, de’ Corton
oschi, delle Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti altri, l’abilità de’ quali è ita sotterra con esso loro, sebben non rimanga
nti di voce, mille altre qualità insomma, la rarità e il pregio delle quali viene stimato soltanto dai conoscitori, scrissero
ttore un pregio, che suole accompagnare il regno di quei monarchi, a’ quali si dà il titolo di grandi, cioè, che a suoi tempi
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 
 ; e conchiude con l’annuncio di due lettere (non potute trovare), le quali avrebber fatto conoscere le doplicate malignità d
tto conoscere le doplicate malignità de' comici parmiggiani, capo de' quali è Brighella(V. Cantù Carlo) e Mario (V. Grisanti
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 570-571
oleone Tassani rappresentava di preferenza i drammoni da popolino, ai quali faceva seguire la declamazione dei libretti di op
di opera Trovatore, Norma, Ernani, ecc., con cori e orchestra. Dio sa quali  ! In quell’estate dell’anno '57 a Bologna, la Com
56 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
rte tribù, o compagnie d’uomini chiamati genericamente “Mnestrels”, i quali senz’aver soggiorno fìsso sen givano errando da c
he sembra più verosimile) come una reliquia dei commedianti latini, i quali , dopo varie trasformazioni e vicende accadute nel
à dell’amore, che nella prontezza dell’ingegno. Le donne, presso alle quali l’elogio fatto alla bellezza fu sempre l’omaggio
uri. Per altro non mancavan tra loro quei macchiavellisti in amore, i quali noi credevamo non potersi trovare fuorché nei sec
i, dove si contengono le poesie loro, vengono citati dagli eruditi, i quali , benché siano antichi, non salgono però ad un’epo
menzione fra gli altri il Tritemio, Arrigo gandavense, e il Moreri, i quali l’annoverano anche fra gli scrittori ecclesiastic
medesima l’asserzione della massima parte degli scrittori francesi, i quali dicono che l’epoca delle prime poesie composte ne
abica posta in versi dai provenzali, niuna question filosofica, delle quali in singoiar modo si compiacevano i saraceni poeti
nno i loro principi comuni a tuti i popoli e a tutti gli spiriti, ne’ quali convengon gli uomini per puro istinto senza che c
e il genio che riscaldò gli abitatori della fervida Arabia, presso ai quali la vita umana si chiamava l’«istmo della eternità
te da simile difetto; tanto più che le poesie amorose e gentili, alle quali s’applicava comunemente, ne rendevano la mollezza
arsi dal costume usato in chiesa di cantar a più voci, ciascuna delle quali cantando a modo suo, era più facile che degeneras
. [12] Anche i governi secolari fecero qualche volta lo stesso, fra i quali si trova nella storia del Ghirardacci all’anno 12
a principalmente pella dominazione degli Angiovini ivi stabilita, dei quali non mi fermerò a fare particolar menzione dappoic
te sotto le note a tre voci. Succedettero in seguito i madrigali, dei quali abbiamo fra i primi l’esempio in quelli di Lemmo
iù colte e più gentili. Furono ancora molto in uso le villotte, delle quali eccone per saggio due strofi, affinchè il lettore
tta fu una picciola parte delle sue immense conquiste, a motivo delle quali i pacifici coltivatori delle lettere che abitavan
upuslupi, Cortois, Crecquillon, Clemente non papa, e Cornelio Canis i quali tutti sono morti, e di presente vivono Cipriano d
ero più di dugento) posciachè molto si compiaceva della musica, nella quali era intelligentissimo.» 44 Questo testo viene fal
a musica italiana non solo con opere assai pregiate a’ suoi tempi, le quali furono stampate in Roma l’anno 1585, ma con belle
nazione, ignorò il gran numero e il valore dei mentovati stranieri, i quali si portarono in Italia ad illustrar sì distintame
quello che sarebbe stata in tanti altri punti poco interessanti, ne’ quali però ha egli avuta la compiacenza di fermarsi a l
ta loro ripensando a tanti altri illustri scrittori suoi nazionali, i quali hanno siffatta gloria tra essi e gl’Italiani meri
greca foggia vestiti vedeansi sbuccare da diverse parti del bosco, i quali , credendosi sicuri per non veder il serpente fuor
al gesuita Marotta, come ancora il Pastor fido con tante altre, delle quali parlano a lungo gli eruditi. Dagl’intermedi, e da
vero, incominciò la festa aprendo Giasone la scena cogli Argonauti, i quali s’avanzarono in aria minacciosa al suono d’una si
parve Diana vestita da cacciatrice e accompagnata dalle sue ninfe, le quali al suono di boscherecchi strumenti portavano sovr
to prendersi la briga di spiegarci partitamente le circostanze, dalle quali però, siccome dipende sovente la formazion delle
o che s’addossano l’incombenza di scrivere la storia delle lettere, i quali agguisa de’ commentatori sono per lo più diffusi
chi galli, e che lo furono altresì agli scozzesi montanari, presso ai quali durarono più lungo tempo. Il Brown nel suo bel li
orda leggiera, il palo congiunto e il disgiunto» (termini oscuri, dei quali non è facile il trovar la chiara interpretazione)
er loro cliente letteraria l’araba nazione. Ed ecco i fondamenti, sui quali il Signor Abbate Andres stabilisce il gran edifiz
premi conferiti ai poeti , e l’uso dei giuocolieri sono tutte cose le quali prese collettivamente furono conosciute da più na
rapporti universali, che nulla provano, perché provano troppo, e sui quali il Signor Abbate inalza la sua fabbrica rovinosa.
e d’Ossian, e in più altri rinomati scrittori, l’autorità riunita dei quali deve acquistare se non la credenza dovuta alle di
re dell’alfabeto con più altri punti importanti, dalla cognizione de’ quali dipende la forza, o la debolezza del sistema da l
riche agli astronomi che abbracciarono il sistema dei cieli solidi, i quali ad ogni arrivo d’una nuova cometa si vedeano astr
ichi del Giunti, e in altri luoghi? E tali Accademici, alla testa dei quali si trovavano Enzo e Manfredi figliuoli dell’Imper
57 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
radi di coltura compongono la storia de’ teatri di tutta la terra. Ma quali sono queste modificazioni? a qual punto di eccell
capitale dell’isola di Giava, ed è divisa in due grandi parti, delle quali una è abitata da’ Cinesi che le danno il nome, qu
schiave, abjette ed infami si prostituiscono ai nobili Giapponesi, i quali le sprezzano é le incensano, le arricchiscono viv
agilità, la quale accoppiata al desiderio di piacere e agli odori de’ quali tutte sono esse sparse e profumate, le fa grondar
posseggono in grado eminente, sono quasi tutti pantomimi amorosi, de’ quali il piano, il disegno, le attitudini, il tempo, il
ucci possedeva tre commedie originali cinesi impresse nella China, le quali nel 1779 si compiacque d’inviarmi da Pisa a Napol
invano mi adoperai presso i preti regolari della Sacra Famiglia (fra’ quali trovansi non pochi alunni cinesi) per farne tradu
58 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 77-87
l 1553 compose 55 giuochi di carnevale, 76 commedie e 59 tragedie, le quali cose racchiudonsi in cinque volumi in foglio. Il
al calzolajo si valse di molti argomenti tratti da’ Greci e Latini, i quali scrittori legger non poteva originali, e che a su
sei giuochi di carnevale, compose molti drammi chiamati cantanti, de’ quali se ne sono conservati nove. Il signor Gotsched ch
ste e la Nomothesia tragedie, ed il Sacrificio d’Isacco, commedia, le quali appartengono a Girolamo Zieglero professor di poe
rde, Giulio resuscitato, Prisciano battuto, gli Elvezii Germani, alle quali aggiunse due tragedie Venere e Didone. S’impresse
59 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
el teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Rossi, de’ quali tutti ha fatta menzione il chiar. Tiraboschi156,
secondo Ammiano Marcellino169, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti maestri furono pr
l faceva recare innanzi e di propria mano lo flagellava174. Si sa per quali infami vie ottenne il favore di questo medesimo i
repubblica si ebbe un Accio, un Cecilio, un Afranio, e un Terenzio, i quali se non uguagliarono i Menandri e i Sofocli, passa
tumi e gli studii aveano già preso nuovo cammino. IV. Secoli, ne’ quali mancarono gli scrittori scenici. In tempo di
scrittori drammatici. Non ne troviamo nel VII, VIII e IX secolo, ne’ quali sparì dal cospetto degli uomini pressochè interam
usati da’ Cherici nelle feste solenni dal VII sino al X secolo, nelle quali con istrana mescolanza di pagane reliquie e di ce
aminando i costumi che vi si dipingono, e le dottrine ed opinioni, le quali potrebbero menarne a rinvenire il nascimento di q
Escoriale) si limitavano a’ componimenti di non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa di acrostichi, antitesi e giuochet
o non trovai un solo componimento drammatico; non dico de’ secoli de’ quali ora favelliamo, ma nè anche de’ seguenti sino all
oesia drammatica allignasse in Ispagna; e conchiude, che gli Arabi (i quali , come si è dimostrato, non l’aveano) ve la portar
a’ tempi de’ Tiberii, de’ Caligoli e degli altri imperiosi despoti, i quali fecero ammutolire i poeti, spaventandoli colle di
che i teatri risonassero unicamente di buffonerie e laidezze, per le quali ci vuole più impudenza che ingegno. Sorse poscia
ancor de’ vantaggi: a somiglianza di quegl’ impazienti coltivatori, i quali in vece di potare e recidere i rami lussureggiant
tà. Eccone intanto i principali lineamenti raccolti in un sol quadro, quali vengono somministrati dalla storia verace che nul
i Pantomimi trionfano del socco e del coturno sotto gl’ Imperadori, i quali , non che flagellare i togatarii e gli atellanarii
60 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139
ero gli stranieri), con caratteri di Orientali, di Egizj, Africani, i quali non si rinvengono nel Teatro Greco, e con tessitu
el Machiavelli, i Fantasmi del Bentivoglio, e moltissime altre, nelle quali si palpano gl’Italiani del tempo degli Autori. Io
ci per rimanersi soggetti alle sobrie leggi della Verisimiglianza, le quali sono indispensabili per chi non è stravagante; ma
ro gl’Italiani più di trenta Tragedie degne di leggersi, alcune delle quali sono entrate nella Raccolta cominciata dal Maffei
narelli, del Malavolti, di Brignole Sale, del Castelletti &c., le quali non cedono alle altre Erudite del Cinquecento. Vi
Erudite del Cinquecento. Vi furono alcune Pastorali pregevoli, tra le quali spiccano quelle del Chiabrera, del Bracciolini, e
di Cafri, Utentotti, Eschimali, e Topinambù. Dite a quei tempi! E di quali tempi credete di parlare? Quelli furono i tempi g
Luce, perfezionata indi dal divino Newton. Furono quelli i tempi, ne’ quali il Galilei scopriva le macchie solari, i cinque S
società di Pastori e Cacciatori? E ditemi, nell’archivio apologetico quali sono i tempi più luminosi? Fra quelli che non son
lasciate il favellare de’ volgari, riprendete quello de’ Saggi, tra’ quali con gran ragione io vi conto. L’ardore per le Sci
urono in Italia tuttavia moltissime Accademie di Lettere amene, nelle quali , benchè in istile alterato dal mal gusto, che all
cati alla leggerezza e a’ capricci delle loro Mogli di tal natura, le quali sulle scene dimenandosi a un di presso nella guis
resi, come avveniva nelle favole antiche, che mostravano le meretrici quali erano, cioè spregevoli, detestabili. “El artifici
ancora un buon numero di savj nazionali, veri amatori della Patria, i quali riprovano quelchè l’Apologista prende a difendere
li Hardy e cogli Hann Sacs? Non v’ha che de’ Terenzj, Signor Abate, i quali sanno scrivere solo sei Commedie da non perire gi
avole, che scrisse pel Teatro Istrionico allora assai corrotto, delle quali fa egli menzione, se non m’inganna la memoria, ne
avaliere e la Dama, ed altre Commedie di Carattere del Goldoni, nelle quali esattamente copia la natura, e invece di Lope sie
61 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VII. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 418-421
portuno a conseguir l’intento. Incoraggiare e perfezionare i poeti, i quali sono l’anima di tutto lo spettacolo, ed essi insp
spettacolo, ed essi inspireranno il proprio entusiasmo agli attori, i quali rappresenteranno con tanta energia e sensibilità
il veneto Buranelli, a cui é succeduto il nostro Traetta, ciascun de’ quali vi ha avuto 3500 rubli di paga. I cori dell’opera
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 69-70
ì nella Compagnia di Pietro Rossi con parti di poca importanza, nelle quali però die' subito a vedere a qual grado sarebbe sa
za del discernimento l’indole di compatire ; che ne' divertimenti co' quali il secolo invita la freschezza della età vostra,
saggio del vostro carattere, ma robusto di verità, mallevadori delle quali potranno farsi tutti quelli, che vi conoscono e t
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 590
ma un ottimo generico primario, scritturato nelle migliori compagnie, quali di Luigi Domeniconi e Romualdo Mascherpa ; poi un
rontezza ed elettezza di parole. S’ebbe da varj poetiche lodi, tra le quali il seguente iperbolico sonetto del Dott. L. P. Sc
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 614
d’Italia. Passò da quella del Manni in altre compagnie vaganti, colle quali ebbe campo di farsi ammirare anche a Napoli, sape
abbandonò mai più, e che sostenne lodevolmente in compagnie egregie, quali dell’Emanuel, del Morelli, Maggi, Rossi, De Sanct
65 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
incipe favorito, erano poeti ed attori sommamente stimati in Atene, i quali mirabilmente influivano nelle politiche deliberaz
va coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte, delle quali quella del mezzo dicevasi βαοιλειον, reale, e l’u
ie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo di macchine, le quali secondo Servio164 cangiavano l’aspetto della scen
a tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da Vitruvio chiama
a una parte del teatro alcuni gran portici edificati dopo la scena, i quali servivano al popolo per ricoverarvisi quando le p
sentazione. Adjacenti al teatro facevansi pure spaziosi passeggi, ne’ quali il popolo trattenevasi attendendo l’ora prefissa
che n’erano gli organi. Qual magnificenza, qual concorso, qual lusso, quali profusioni per un semplice divertimento di una re
tanti poderosi stati moderni arricchiti dalle miniere Americane, ne’ quali son pure così meschini e spregevoli i teatri! Ma
ici: i barbari vanno a ridere in un teatro rozzo e goffo e ne tornano quali vi entrarono; i soli popoli illuminati consacrand
66 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Enea in Troia »
onsola celebrando insieme con Priamo la fuga de’ Greci; dell’onta de’ quali sarà un perpetuo monumento il cavallo consecrato
tra le guardie della rocca e alcuni Greci usciti fuor del cavallo, i quali vorrebbono impadronirsi di essa rocca. Cresce il
e umbra complexa Penates Quivi trovasi Ecuba con alcune Troiane, le quali tutte paurose e supplichevoli abbracciano le stat
orano le calamità loro, e di Greci che nella marcia gl’insultano; dei quali il corifeo è Calcante. Partiti questi, entra Enea
67 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Francese prima della Medea di P. Corneille. » pp. 157-165
pose ancora altre due tragedie non molto inferiori alla Sofonisba, le quali si rappresentarono nel 1630, la Cleopatra favola
Germano. Le favole si rappresentavano all’aria aperta e senza lumi, i quali s’introdussero più tardi. La scena si adornava di
più tardi. La scena si adornava di tapezzerie, per le aperture delle quali entravano ed uscivano gli attori; appunto come av
e o lampadari ciascuna di quattro candele poste davanti al teatro, le quali con corde visibili si abbassavano allorchè un uom
68 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento delle Romane. » pp. 2-8
ci, del Passeri, dell’ Accademia di Cortona ed anche del Dempstero, i quali sparsero da non gran tempo non picciola luce nell
l magistero degli Etruschi nel dipingere, oltre ai vasi coloriti, de’ quali favella il Maffei6 e ad altri posteriormente scop
Marte e molte urne di alabastro con grande artificio istoriate, nelle quali veggonsi incisi caratteri Etruschi, come ancora u
a la poesia, il tempo ci ha conservate alcune tavole di bronzo, nelle quali leggonsi incisi alcuni inni sacri. Sappiamo altre
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553
he fu poi il Dottore [se ci facciamo a ricordar le lettere sue, nelle quali è sparso in larga copia l’elemento di quella ling
Io sento fin qui il rumore dello applauso che vi danno le genti : le quali montando le mura del loco dove sete, rompendo por
lettere. — Quattro libri (Venezia, 1547-48-52). Nelle Commedie nelle quali andò allargando il concetto, non so dire se più p
ginale, sbrodolata, il più delle volte a travestimenti burleschi, ne’ quali non campeggia mai la efficacia della parodia. L’o
70 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
eature indifinibili, che si chiamano gente di mondo, le massime delle quali consistono nel distrugger i sentimenti della natu
acolo; come un ricovero all’inquieta effervescenza di tanti oziosi, i quali in altra guisa distratti potrebbono alla società
mmatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose, delle quali per quanto s’ingegnassero i circostanti a fargli
rsi troppo comunemente negli avari posseditori d’erudite ricchezze, i quali somiglianti al drago custode degli orti Esperidi,
on mi dò il menomo vanto della esattezza e novità delle notizie sulle quali è appoggiato quanto qui si scrive. Leggendo i mol
zioni che gli legano insieme, e d’abbracciare gli oggetti analoghi, i quali , entrando comodamente nel mio argomento, potevano
ti far passare per legge, e parte ancora da quegli uomini incomodi, i quali veggendo le altrui fatiche esser un tacito rimpro
altri: somiglianti appunto a que’ satiri che ci descrive Claudiano, i quali esclusi per la loro petulanza e schifezza dal sog
o ne’ privati discorsi e nelle stampe. né vi mancheranno di quelli, i quali , ricorrendo a’ luoghi topici della ignoranza, tro
nime delle colte nazioni, e dagli scritti di tanti uomini illustri, i quali o come filosofi, o come critici hanno ampiamente
egne di loro, potranno, esse almeno divenir opportune ai giovani, pei quali furono scritte principalmente. Io mi terrò fortun
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 689
ovinetto, come ogni figlio d’arte, insieme al padre e alla madre, coi quali trovavasi ancora, amoroso il 1848 in Compagnia Li
anno annoverate come le migliori, l’Amore, e Lord Byron a Venezia, le quali , ricche di tutto il convenzionalismo teatrale, e
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 754
si badava anche a questo) non poteau abbracciare tutto i repertorio, quali  : Pia Marchi e Annetta Campi. Allora quella prima
se bene ancore giovine, alle parti di seconda donna e di madre, colle quali trovò in ogni pubblico le stesse simpatie di quan
73 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
nel 1541 in tre volumi. Vi si veggono varie combriccole di demoni, i quali ne sembrano i buffoni166. Rappresentavansi oltre
tori non erano pubblici commedianti, ma sì bene persone di nome, tra’ quali due poeti Belleau e La-Peruse. Più azione delle t
mulare; egli é solo sorprendente (soggiugne) che gli ecclesiastici, i quali vi son ritratti, non abbian messo schiamazzo». In
e nella Fedra. A Garnier succedettero Montchrétien, Baron, e Hardy, i quali vendevano, dice M. de Voltaire, a i commedianti c
dal 1518 fino al 1553, settantasei comedie, e cinquantanove tragedie, quali cose si racchiudono in cinque grossi volumi in fo
carnevale. Oltracciò compose moltissimi drammi chiamati cantanti, de’ quali se ne sono conservati nove. Il signor Gottsched c
74 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
osa avvenne in fatti agli ultimi Tartari conquistatori della China, i quali ritenendo la polizia, la legislazione e i costumi
e formarono un corpo di varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo di guerra si congiungevano per bi
rtezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove s
hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o tasse degli uomini, per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo
stumanze4. La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non di rado venivano dalle parti astretti a pruov
cento idiomi oltramontani si cangiò in certi nuovi parlari gergoni, i quali presero un carattere nazionale e distinto in Ital
segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di lettere posposte, le quali sprezzate risolvonsi in nulla. Basti alla moderna
itatore e rappresentativo. Fece il commercio stabilir le fiere, nelle quali ad oggetto di chiamarvi e trattenervi il concorso
elebrarvi con una specie di rappresentazione certe feste bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che
che visitavano in Galizia il sepolcro dell’ Apostolo San Giacomo, da’ quali seppe Don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa o
neva la pratica, lo stile tenuto nel giudicare ne’ secoli appunto ne’ quali l’ apologista suppone in osservanza il già diment
vere colle Romane leggi e colle costituzioni de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque nell’esarcato di Ravenna e
e, ebbe il suo corso nell’Italia trasteverina per sino al 1183, delle quali cose vedasi il Conrigio, il Lindebrogio, il Monte
e far da padroni, si concedeva in quella festa a’ giovani clerici, i quali officiavano in chiesa con mille buffonerie e schi
ri, questuanti, giardinieri, di officiare con istrane profanazioni, i quali prendevano vesti sacerdotali tutte lacere, e mett
ento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empio
75 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
della religione. La seconda, perché pochi essendo i principi veri sui quali s’appoggia e dipendendo in parte dalle nozioni di
cui presentemente si trova la poesia italiana. Una folla di poeti, i quali , per valermi d’una espressione di Agnolo Polizian
fiaccola d’imeneo che rischiara il sentiero alle anime degli eroi, i quali attendono impazienti lassù nelle sfere il felice
ro a Giove il famoso Timone nel dialogo di Luciano. Immagini tutte le quali benché fossero belle nella loro origine, e capaci
i il costume, che suol tenersi col frammenti della greca scultura de’ quali in mancanza d’una intiera statua s’ammira pure e
sì dire, la metafisica e l’algebra della musica, ma la cognizione de’ quali non è altrimenti necessaria al cantore. Né si dee
cioè perché non trovasi in lei una moltitudine si grande di tuoni, i quali imitino fisicamente i muovimenti dell’anima. In c
ri freddi, contiposti, severi e dissimulati, quegli oggetti insomma i quali benché non siano afoni di sua natura, lo sono tut
sì variato e sì ricco, con più ragione dovrebbero averlo i moderni, i quali avendo adottato un sistema drammatico più dilatat
comparir sul teatro due donne e talvolta anche tré, della metà delle quali non sapendo che farsi il poeta perché inutili aff
azione dar loro, bisogna pure che pensi a trovar un paio d’amanti coi quali si vezzeggino a vicenda insipidamente. Vedendosi
rativa e farci credere le cose mirabili, laddove gli occhi innanzi ai quali si suppone che si rappresenti l’azione drammatica
rà l’uso frequente o perpetuo dei cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solito di andare soggetto, per esempio di urtar
presentarsi con regia magnificenza nel teatro della corte di Parma, i quali pruovano quanto siano limitati i confini dell’uma
Parmi nella seconda di ravvisare una di quelle donne sgraziate, alle quali l’avara natura negò il fortunato dono di piacere
e e con viste musicali ha lavorato il Signor Riniero de’ Calsabigi, i quali ponno vedersi nel tomo secondo delle sue opere. T
co ed elegante manca di quella mollezza e di quella facilità senza le quali non è possibile adattar acconciamente le parole a
la violenza, e dall’altra parte la classe dei personaggi illustri, a’ quali appartengono esse, è di numero troppo scarso risp
a nelle case dei vasellami d’argento e delle gioie di gran valore, le quali si cavano fuori in una occasione straordinaria, m
mia perdita, così mi permetterete che vi dia alcuni suggerimenti dai quali non vi dovrete dipartire. «Non vorrei che il dram
e buono per altro che per comporre secondo le leggi di Aristotile, le quali nulla han che fare coll’opera: mi piacerebbe bens
a codesta legge non ci sarebbe verso di contentar le mie virtuose, le quali vogliono ad ogni modo smaniar un tantino in prese
più vivo e incalzante. Ma coteste sono sottigliezze dell’arte, nelle quali non me ne intrico. Quello ch’io so è che, fornito
ri e virtuosi non vogliono più faticare.» [26] Con tali principi, su quali s’aggira in pratica tutto l’edifizio dell’opera b
76 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 18-20
ra : Non ha lo Alberti elemento, se questo non è comico del tutto. E quali sono mai le sue parti nella commedia ? Le più fac
li sono mai le sue parti nella commedia ? Le più facili in apparenza, quali reputansi comunemente quelle in cui il ridicolo è
tanto diversi sconcerti e difetti naturali od abituali di testa, coi quali possono considerarsi o no congiunte le buone e fi
77 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 8-13
Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. Una catena d’i
gioso, le trasportano molto naturalmente eziandio ne’ loro piaceri, i quali in tal guisa quasi consacrati si cangiano in una
omponeano canzoni. I messicani ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali conteneano l’imprese de’ loro eroi, e servivano d
orientali e presso il peruviano, se gli storici e i viaggiatori, da’ quali soltanto possiamo instruirci della legislazione e
78 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIII. Commedia Mezzana. » pp. 141-150
igarchia cangiò la commedia di portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutta si concentrò la pubblica autorità, posero f
sero nella commedia mezzana. Compose intorno a trenta commedie, delle quali a noi sono soltanto pervenuti pochi frammenti. As
le nazioni. Ciò rilevasi da’ frammenti che se ne sono conservati, de’ quali alcuni ne riferii con mia traduzione nel tomo I d
ssandride, benchè ne avesse composte intorno a sessantacinque, per le quali dieci volte soltanto riportò la corona teatrale.
79 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
tamia e in Costantinopoli, trovò molti Turchi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro li
itorio di uomini vi sono compagnie di uomini senza veruna donna nelle quali scelgono giovanetti di vago aspetto che rappresen
anza femminile vi sono compagnie composte di sole donne, alcune delle quali rappresentano da uomini. Comuni sono ancora fra’
t. Si compiacciono parimente i Turchi e i Persiani de’ pantomimi, ne’ quali riescono eccellentemente i Costantinopolitani.
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. » pp. 12-22
CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. Una catena d’i
ose molto naturalmente le trasportanò eziandio ne’ loro passatempi, i quali in tal guisa quasi consacrati si cangiano in una
mpongono canzonia. I Messicani ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali contenevano le imprese de’ loro eroi e servivano
one che aveano comune contutti, adoperarono la meccanica de’ versi, i quali subito, e a poco costo allontanansi dal linguaggi
orientali, e in quello del Perù, se gli storici e i viaggiatori, da’ quali soltanto noi possiamo instruirci sulla legislazio
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 74
r nelle società napoletane le poesie del Giusti e del Berchet, per le quali s’ebbe non so quanti giorni di carcere. Tutto int
o intento nel pensiero del teatro, conobbe a Napoli varj comici, tra' quali Rafaele Negri, padre di Adelaide Falconi, del qua
82 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
a della Società, che sono i Dotti”. Aggiugnete (p. 278.): “I Poeti, i quali nulla curando che le loro Commedie, o Tragedie oc
tti? Forse certi solinghi, coltivatori delle Scienze più recondite, i quali di rado scendono dalla loro contemplazione a part
i nominati dal Zanotti occupati unicamente in danzare e cavalcare), i quali in molti paesi coltivano con successo e le belle
ancora un buon numero d’ingegnosi Militari, di cui conosco alcuni, i quali al brio marziale, al buon gusto, alla pratica del
Francesi, e Spagnuoli, e Alemanni, certi Giurisprudenti disinvolti, i quali , senza rinunziare alla gioconda Società, senza in
ata ancora dotate di gusto, e di natural raziocinio aggiustato, delle quali potrei addurre copiosi esempj somministratimi dal
sta si compiacciono. Sicuro del voto del Volgo, e de’ Commedianti (a’ quali oggi si unisce quello del Sign. Lampillas) niuna
j Giuochi, come gli Apollinari, i Cereali, i Romani, i Megalesi1, ne’ quali talora si cantavano, e si ballavano altri poemi a
giuochi Ginnici appartenenti al Circo: la seconda per i Gladiatori, i quali combattevano nell’Anfiteatro. Ma nè i Pugili, nè
abile delirio dell’Apologista? I più rinomati Poeti di quel secolo, i quali passarono il centinajo, e scrissero più di mezzo
mirabile franchezza di scriverle, e stamparle? E perchè non prova in quali Drammi il Trissino, lo Speroni, il Giraldi, l’Ala
ramente nelle prime decine di anni fiorirono moltissimi Drammatici, i quali , aspirando ad avvicinarsi agli Antichi non meno c
ha posto in movimento? E quanti altri Drammi hanno veduta la luce, i quali sono giudiziosi, regolati, e vicini alla perfezio
o di Roma dar principio ad una Commedia con un Concilio di Diavoli, i quali consultavano sull’ajuto da darsi a una Maga”. Io
rre de’ migliori e più famigerati Drammatici, Signor Lampillas mio, i quali formano Scuola, e non da qualche meschino dozzina
83 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
oeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie, sette delle quali riportarono la corona Olimpica. Ma ricevé tal com
l tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce ne instruiscono. Non voglionsi p
rne. Altr’aria, altre mire, altri comici espedienti vi campeggiano, i quali non appariscono senza la fiaccola de’ principi so
arda l’esecuzione; il che ingegnosamente allude alle città greche, le quali non convenendo nel medesimo progetto, fanno sussi
o Molière, meglio di tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i quali tutti (a riserba di qualche Chamfort) hanno avuta
riticastri, ha invasata e corrotta la maggior parte de francesi, fra’ quali oggigiorno tanto abbondano i Castilhon, e i Chamf
igarchia cangiò la commedia di portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutta si concentrò la pubblica autorità, posero i
ro nella commedia di mezzo e compose intorno a trenta commedie, delle quali a noi non son pervenuti se non pochi frammenti. N
ccesso Apollodoro, Difilo, Menandro, Alesside, Filemone, Posidio, de’ quali ci rimangono appena pochi frammenti. Spiccò sopra
ni, non come eroi. I mimi greci furono picciole favole buffonesche le quali poterono derivare da quelle farse satiriche che s
uno assai puerile. Ebbe la grecia i suoi neurospasti, o ciarlatani, i quali con fila e cordicelle faceano gestire, rappresent
porta, che gli spartani aveano alcune commedie ridicole, ma semplici, quali a tale nazione convenivano, e vi s’introducevano
d’uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’ teatri moderni, i quali in fatti esser dovrebbero le vere scuole pubblich
Nuvole dà la baia alle minuzie e a i piccioli dettagli di fisica, de’ quali i filosofi del suo tempo si occupavano troppo ser
arum Historiis Dialog. VII. 52. Che pensare di que’ commediografi, i quali vi dicono in qualche prefazione, che si sono vedu
84 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
rincipe favorito erano poeti ed attori sommamente stimati in Atene, î quali mirabilmente influivano nelle politiche deliberaz
va coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte, delle quali quella del mezzo dicevasi Βασιλειον, reale, e l’u
ie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo di macchine, le quali secondo Serviob cangiavano l’aspetto della scena
a tre piccioli piani formati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da Vitruvio chiama
una parte del teatro alcuni grandi portici edificati dopo la scena, i quali servivano al popolo per ricoverarsi quando le pio
sentazione. Adjacenti al teatro facevansi pure spaziosi passeggi, ne’ quali il popolo trattenevasi attendendo l’ora prefissa
ri che n’erano gli organi. Qual magnificenza qual concorso qual lusso quali profusioni per un semplice divertimento di una re
tanti poderosi stati moderni arricchiti dalle miniere Americane, ne’ quali sono pure cosi meschini e spregevoli i teatri! Ma
ci: i barbari vanno a ridere in un teatro rozzo e goffo, e ne tornano quali vi entrarono; i soli popoli illuminati, consacran
85 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
, contro di cui scrisse una commedia. Altri se ne possono nominare, i quali o di poco prevennero Aristofane, o vissero contem
alla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questi dieci favole, una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l’inter
to nuovo. Di là uscirono quelle maravigliose dipinture allegoriche le quali incantavano la Grecia. Accoppiavansi in esse alla
e Rane simboli de’ molesti verseggiatori ciclici; quelle Nuvole colle quali satireggiavasi l’ipocrisia morale e l’inutilità d
l tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce ne istruiscono. Non voglionsi pe
tempi. Altr’aria, altre mire, altri comici ordigni vi campeggiano, i quali non appariscono senza la fiaccola de’ principj si
ell’Era Cristiana. Cinquanta e più commedie compose Aristofane, delle quali per la maggior parte è perita ancora la memoria.
l’esecuzione; il che allude alle discordie delle città Greche, per le quali sussiste la guerra. I soli agricoltori tirano con
le tollerava, e si appiglierà solo alle molte finezze comiche, delle quali abbonda la Pace non meno che al buon senno e all’
ventre. Cremete viene dal Consiglio a raccontare quanto vi è passato, quali oratori hanno aringato, e la concione di certo gi
con lui e va cercando il modo di difenderlo dalle donne irritate, le quali nel celebrarsi le feste accennate debbono giudica
pide, e mostra quante e quante altre cose ha taciute quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore delle
è che l’ azione si rappresenta nel terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello di mezzo era consacr
omico contava certamente sulla varietà delle imitazioni e parodie, le quali presso la posterità già sazia delle trasformazion
eseguirsi nel vasto teatro Ateniese, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’alt
. Egli è morto. Erc. E Pitangelo? . . . . E tanti altri giovani, i quali sono autori di più di diecimila tragedie e sono p
quarcio ne dà la storia de’ tragici che sopravvissero a Sofocle, fra’ quali , al dir di Aristofane, il meno cattivo era Jofone
di il giro della palude. Si sente il molestissimo coro delle Rane, le quali coll’ ingrato gracidare Brecececex coax coax fann
omi? Un coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i perversi, i furfanti, i traditori, che deb
di niun uso continuate per una serie di anni da’ pseudonaturalisti, i quali appo il volgo vogliono passare per ingegni rari a
ade si maraviglia de’ visacci e degli strani gesti de’ discepoli, de’ quali altri incantato guarda al suolo, altri stralunato
che rappresentano la geometria, e l’astronomia, e i mappamondi, su i quali gli va il discepolo mostrando Atene, l’Eubea, la
rra, perchè questa attrarrebbe a se l’umore delle sue cogitazioni, le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazio
on Socrate, insegna che non vi sia altro nume fuor delle Nuvole, alle quali fa una preghiera con parole incomprensibili per a
a indecenza nè bassezza porta seco, come quelle degli altri comici, i quali fanno uso di vesti lacere . . . per far ridere i
o mette in ridicolo siffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva di ogni piacere e delizia della v
nei che ne comprendevano l’allusione, ma perduti per gli posteri, pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre. Chi è quell’uc
coro ed anche in una scena antecedente di Epope alcune strofe, nelle quali le parole vengono alternate colla cantilena tioti
i dei. Viene Iride a dire che bisogna sacrificare agli dei. Pist. A quali ? Ir. A quali! A noi che siamo dei del cielo. P
ide a dire che bisogna sacrificare agli dei. Pist. A quali? Ir. A quali ! A noi che siamo dei del cielo. Pist. Voi dei?
fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle quali davasi il sì ed il no nelle deliberazioni) e debo
divenuto principe a forza e Sganarello fatto medico a suo dispetto, i quali con dispiacere e ripugnanza entrano nell’impresa,
agedia antica per aringare al popolo. Ottiene quelle di Telefo, colle quali si abbiglia per rassembrare un povero. Con tal ve
tacolo Greco essere stato di maneggiarvisi le questioni politiche, le quali secondo gli affari correnti si agitavano in Atene
a Cleonimo ingordo, e al freddo poeta Teognide e al comico Cratino, i quali entrano pressochè in tutte le favole di Aristofan
e la vista, affinchè non potessi distinguere i cattivi da i buoni, a’ quali egli porta sì grande invidia. Cremilo gli domanda
età e dell’economia politica. Quali popoli furono codesti Greci, fra’ quali nella stessa buffoneria s’insegna a pensare e a r
re stesso, meglio di tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i quali tutti hanno avuta la compiacenza di ammirare Aris
igarchia cangiò la commedia di portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutta si concentrò la pubblica autorità, posero i
nella commedia mezzana. Egli compose intorno a trenta commedie, delle quali a noi non son pervenuti che pochi frammenti. Assa
ima volta sulle scene le avventure amorose e le vergini deflorate, le quali cose si rappresentarono con frequenza nella comme
ssandride, benchè ne avesse composte intorno a sessantacinque, per le quali solo dieci volte riportò la corona teatrale. Ques
Aristofane tra gli altri figliuoli Ararote, Nicostrato e Filetero, i quali e si valsero delle di lui fatighe per farsi luogo
atro ridendo smoderatamente, dopo aver composte novanta favole, delle quali Giulio Pollice, Ateneo e Stobeo hanno conservati
uando se ne alterna la lettura, comparisce la debolezza de’ Latini, i quali disperando di emularle con dignità, alle bellezze
Tutte queste patetiche commozioni dipingonsi nella Greca commedia, le quali nella Latina divengono pesanti, pigre, snervate,
aver terminata la commedia. Ora che si dirà di que’ commediografi, i quali sogliono avvertirci in qualche prefazione di esse
i uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’ teatri moderni, i quali in fatti esser dovrebbero le vere scuole pubblich
ndezza, decoro, debbono ricavarsi dalle voci orientali הפ’ ed ’פ’, le quali dinotano esser bello e pieno di decoro, e che sar
e il nome; nel che da quanti moderni plebei non viene ella imitata, i quali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Seip
loro dialogo, nel quale Agoracrito rimprovera a Cleone le arti, colle quali ricava danaro dalle città vendendo la patria, e l
. II. 117. Ciò rilevasi dai frammenti che se ne sono conservati, de’ quali alcuni ne traducemmo nelle Vicende della Coltura
86 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
isordini negli ornamenti della persona e dei vestiti dei ballerini. I quali vestiti, come anche quelli de’ musici, hanno da a
di quadratura dipinto a Tralli una scena, e avendovi figurato non so quali cose là dove per la verisimiglianza figurarle non
ntichità. Molti nobili esempi ce ne fornisce l’Italia e la Grecia, a’ quali siam pur debitori del risorgimento della buona ar
ma nazione. I giardinieri della Cina sono come altrettanti pittori, i quali non piantano mica un giardino con quella regolari
diano i campi di architettura che adornano molti quadri di Paolo, co’ quali ben si può dire ch’egli ha reso teatrali gli avve
, e di alcune statue che meglio si direbbero fastellacci di carta, le quali ricevendo similmente il lume a traverso di certe
ebbe a dire esser venuto il tempo di abbatter quegl’idoli dinanzi a’ quali avevano i Francesi sino allora abbruciato l’incen
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 228
’era il signor di Breitenbauch incaricato dell’alloggio dei comici, i quali in codesto andare e venire tra Dresda e Varsavia
Isabella e il ballerino Alessandro Vulcani aveano tre camere, fra le quali una grande per le prove. Le coppie Franceschini e
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 528
oberto al terzo. Da Bettola richiamato a casa si rimise agli studi, i quali abbandonò di bel nuovo, appena uscito di tutela.
elle De Ogna. Artista garbato e colto egli scrisse anche poesie delle quali alcune furon pubblicate a Piacenza in un volume c
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 863
a provincia insieme ; e da certi prologhi di Bruscambillo pubblicati, quali a Bergerau, quali a Bordeaux e a Rouen, pare che
e ; e da certi prologhi di Bruscambillo pubblicati, quali a Bergerau, quali a Bordeaux e a Rouen, pare che Gian Farina fosse
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 661-662
erti, Taddei, Majeroni, Salvini, la Sadowski, la Cazzola, in mezzo ai quali cominciò ad acquistarsi la più bella rinomanza ar
lto come d’uso in Napoli, » arrivò a pena, dopo quattordici anni, nei quali era diventato il beniamino del pubblico, a riceve
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
igiosa multiformità, a' più grandi attori della Commedia dell’arte, i quali , recitando e le buffonate e la tragedia, eran cap
o…. Poi una infinità di monologhi drammatici, comici, grotteschi, coi quali egli può far valere tutte le sue qualità di trasf
one e confusione, a volte, gli permette famigliarità col pubblico, le quali niun altro artista si permetterebbe…. Ma se il pu
tà del tempo. Come si è rivelato il genio dall’artista ? Col mezzo di quali profondi studj è salito a tanta altezza ? A quali
ista ? Col mezzo di quali profondi studj è salito a tanta altezza ? A quali torture del cervello ha dovuto soggiacere per ott
lla sua casa di Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato, che tra' più gustosi ane
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 349-355
lio, fu fatto arrestare per istanza a S. A. S. di alcuni Cavalieri, i quali nella sera delli 11 gennajo del 1710 avendo recit
o alla venuta delle Serenissime piuttosto da lui che dai Cavalieri, i quali adontati, ottennero che il Marchese Lodovico Rang
media dell’ arte, buone opere scritte, tolte dall’ antico repertorio, quali Sofonisba del Trissino, Semiramide di Muzio Manfr
l Tasso, e altre, e altre, che troppo sarebbe voler qui enumerare, le quali allestì al pubblico con molto decoro, e recitò co
asi altro di servirsi de' costumi delle Maschere del Teatro Italiano, quali dell’Arlecchino, dello Scaramuccia, del Pantalone
amico dei comici Gueullette, come si rileva dalle sue lettere, nelle quali ora domanda, per dar l’ultima mano al suo lavoro,
93 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
lle arie oltrepassava di poco nell’artifizio quello dei recitativi, i quali costituivano principalmente l’essenza dell’opera,
o facendo servire l’analisi alla destruzione di quelle verità, delle quali esser dovrebbero i principali sostenitori, passan
ostanza certe maniere di muover le braccia, il collo e le mani, dalle quali non si diparton giammai. Si cangia la musica annu
ccento patetico della lingua, l’armonia, e la melodia, ciascuna delle quali suddividendosi in vari altri rami formano quell’a
minosi e brillanti mi si fanno innanzi dopo l’enunciato problema, sui quali però mi è forza passare di lungo per fermarmi sol
alche riflessione più filosofica e più precisa, imitando i chimici, i quali riducono ad un picciol vasetto di quint’essenza o
prietà atte a produrre in noi un determinato genere di sensazioni, le quali proprietà sparse prima nel mondo morale o nel fis
amor?» nell’Achille in Sciro, e varie altre di questa classe, nelle quali siccome il personaggio non rappresenta, ma canta,
o scopo del canto drammatico è quello di rappresentar le passioni, le quali non si manifestano nell’uomo col suono dell’oboè,
antori scusarsi di cantar male i recitativi accagionando i maestri, i quali coi rivolgimenti inaspettati del basso fanno aber
re lo cantano male oltre l’inciampar che fanno in mille altri vizi, i quali nulla hanno di comune col movimento del basso. Pa
gilità della voce procurata a spese della umanità sono tutte cause le quali hanno dovuto render gli Italiani altrettanto capa
sono eglino distinti a segno che non solo le nazioni moderne, tra le quali è incontrastabile che nessuna può venire in parag
to d’ora in mezzo ai trilli vezzosissimi e alle deliziose cadenze, le quali doveano pur convenire maravigliosamente in quella
le arie cantate con le stranezze e le inverosimiglianze, contro alle quali vi scagliate sì fieramente, sono quelle appunto c
il suo cuore di sentimenti? Come crederle in una union di persone, le quali per lunghissima e non mai smentita esperienza veg
ito la massima parte delle vezzose dame e dei brillanti cavalieri, ai quali «La gola, il sonno, e l’oziose piume» l’occupaz
to degli uditori maggiore assai di quello che comunemente si crede, i quali indifferenti per natia rigidezza d’orecchio al pi
cadono a un di presso nello stesso sofisma di quei pseudofilosofi, i quali perché lo sfogo materiale dei sensi nell’amore vi
a dalla determinazione bensì che ricevono essi suoni dalle parole, le quali , facendo vedere la dipendenza in cui sono gli uni
ell’opera fuorché una moltitudine di personaggi vestiti all’eroica, i quali vengono, s’incontrano, tengono aperta la bocca pe
origin cioè la rapidità con cui si succedono i gusti nella musica, i quali si cambiano non solo da secolo a secolo, ma da lu
abisso del nulla. [61] Con ciò si risponde all’obbiezione di coloro i quali vedendo che le arie de’ trapassati maestri riesco
azione. Tra gli altri molto si parla di Marchesi e di Pacchierotti, i quali con istile e gusto diverso tengono divisi ancora
amputatis testiculis et abscisso veretro in Ecclesiam Domini.» Dalle quali parole si scorge che ci dovevano esser gli eunuch
essero eglino la parola canto. Lo stesso avviene degli strumenti, coi quali s’accompagnavano presso ai Greci e Latini tante c
ri in iscena, ma non hanno quella melodia che si richiede nei cori, i quali possono più facilmente procurarla parlando sempre
mi prendo la libertà di dubitare. Mi muovono a farlo due argomenti, i quali al mio parere convincono che la melopea degli ant
rti v’erano in Roma nel tempo del suo gran lusso altri più piccoli, i quali erano coperti, dove il popolo poteva godere, e in
lettere che essendo divisi i teatri in varie partizioni, in una delle quali si recitava la commedia, in altra la tragedia, in
anto, imperciocché ivi si tenevano le pubbliche sfide di musica, alle quali assisteva il fior della Grecia per ottenere il pr
orgheggi, trilli e volate che s’usano nell’arie dei teatri moderni, i quali non potrebbero ottenersi da un complesso di perso
94 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 13-20
uochi di carnevale, settantasei commedie e cinquantanove tragedie, le quali cose racchiudonsi in cinque volumi in foglio. Il
sei giuochi di carnevale, compose molti drammi chiamati cantanti, de’ quali se ne sono conservati nove. Il Sig. Gotsched chia
aste, e la Nomothesia tragedie ed il Sacrificio d’Isacco commedia, le quali appartengono a Girolamo Zieglero professor di Poe
arde, Giulio resuscitato, Prisciano battuto, gli Elvezi Germani, alle quali aggiunse due tragedie Venere e Didone. S’impresse
95 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96
1500, e porta il titolo di tragicommedia, divisa in atti ventuno, de’ quali solo il primo fu scritto dal primo autore. Non è
rutto colle dipinture e situazioni sommamente laide e lascive, per le quali ne fu meritamente proibita la lettura. Nell’atto
opo la di lui morte se ne pubblicarono le opere in cinque volumi, de’ quali il secondo contiene le commedie, il terzo le trag
le commedie intitolate Eufrosina, Armedina, Medora e i Disinganni, le quali cose si pubblicarono in Valenza nel 1567 dal libr
ici ed amori di persone plebee, come della figlia di un fabbro, nelle quali però, egli dice, . . . . . . està en su fuerza
igliuola del ferrajo, e passarono a’ personaggi alti e a’ principi, i quali posti in circostanze pericolose e tragiche trasse
e, e nel 1577 pubblicò la sua versione delle commedie di Terenzio, le quali ben potranno giovare a’ Tedeschi per apprendere l
favola rende l’autore incerto fralla decenza e la verisimiglianza, le quali cose non sapendo conciliare, si avvolge in diffic
no a trenta commedie ricevute, al suo dire, con sommo applauso, delle quali altro non si conserva che qualche titolo. Quelle
arse ascendono a duemila e dugento i di lui componimenti scenici45, i quali quasi tutti Lope ebbe il piacere di veder rappres
troduttore di battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comica, le quali dimostrano con evidenza che sull’incominciare i c
ciò, s’incontrano dodici componimenti col titolo di tragicommedie, le quali punto non differiscono da quelle che chiamò comme
azioni e farse introdotte nelle Chiese Spagnuole, come altrove, dalle quali vennero indi escluse da’ concilj e dagli sforzi d
ntones figure colossali allusive alle quattro parti della terra nelle quali si è sì gran mistero propagato. Or siccome in tal
le συνθηματα, i segni allusivi al gran mistero, per le strade, per le quali passava la processione, così poi per le medesime
Guadix, che compose varj volumi di commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carboneros de Francia favola bene accolta in
aggirano sulle fraterne contese de’ figliuoli del re Fernando, nelle quali assai accessoriamente anzi oziosamente entra il C
commedie Italiane furono da lui tradotte nel medesimo linguaggio, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio d
co Spagnuolo quelle mille tragedie dell’Andaluzzo Giovanni Malara, le quali , sull’ asserzione di Giovanni della Cueva che le
ripide, e la Venganza de Agamemnon tratta dall’Elettra di Sofocle, le quali non si pubblicarono se non nel 1585 in Cordova da
nti anni compose tre tragedie l’Isabella, la Filli e l’Alessandra, le quali si rappresentarono con gran concorso e vantaggio
la, di Antonio Lopez e di altri moltissimi nazionali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole
o. E donde ricavò egli tal supposizione? Ed in qual cosa è fondata? E quali furono queste prime commedie Spagnuole anteriori
l cumolo di villanie che vomita contro gl’ Italiani e i Francesi, de’ quali il buon uomo perfettamente ignorava, non che il v
tandogli molte prefazioni, approvazioni a’ libri e cose simili, nelle quali ciò si asseriva. Ma dove ora trovar siffatte merc
stesso mostrò di saperne più di me? mostrò anzi di saper queste cose quali esse siensi prima che io le dicessi? Al contrario
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 450
sto Rossi, Lombardi-Pavoni, Andrea Maggi, e Micheletti Pezzaglia, coi quali si trova attualmente quale amministratore. Egli f
u, come il maggior fratello Giovanni, attore di non pochi pregi, tra’ quali primo : la spontaneità. Fu volontario nel ’66 ; e
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 945-946
licava in Livorno la primavera del ’50 un inno in versi sciolti, tra’ quali i seguenti : …………. Ove mi traggi ? In qual pa
, ebbe una vena irresistibile di comicità nelle parti comiche, tra le quali i vecchi artisti ricordan quella del Birichino di
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 390-391
gregia per le parti di seconda donna. L'esempio dei maestri, sotto i quali militò, e sui quali si modellò, la sua attitudine
di seconda donna. L'esempio dei maestri, sotto i quali militò, e sui quali si modellò, la sua attitudine e il suo buon voler
99 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VIII. Commedia turca. » pp. 422-425
potamia, e Costantinopoli, trovò molti turchi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di andar scartabellando i codici de
’udienza d’uomini vi son compagnie d’uomini senza veruna donna, nelle quali giovani di vago aspetto rappresentano le parti di
n’udienza femminile vi son compagnie composte di sole femmine, tralle quali alcune rappresentano da uomini. Le rappresentazio
100 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 32-37
la scena trecentosessanta colonne divise in tre ordini, nel primo de’ quali esse erano di marmo di trentotto piedi di altezza
llocato più alto avrebbe incomodato i più ragguardevoli spettatori, i quali sedevano nell’orchestra che ad esso pulpito era i
mezzano e superiore, detti da’ Latini ima, media e summa cavea, delle quali parti l’ima occupavasi da’ senatori e cavalieri,
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