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1 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7
ici osservazioni, le quali, ridotte indi a metodo, divennero arti. Or perché quella spinta industrioso é comune a tutti gli uo
tono e fioriscono, e per molti secoli ripugnano a comunicare insieme, perché quel timore che raccoglie gli uomini in società,
da prima conceputi, si compiace della rassomiglianza e si rallegra. E perché non se ne ripeterebbe il diletto? Si rammenta pur
e, e la vicinanza degli oggetti. Cantano gli augelli, latrano i cani, perché gli organi che servono all’espulsione della voce,
i, effemminati, ipocriti, o filosofi orgogliosi. Veggiamo e facciamo. Perché ungonsi di grasso i cafri? Perché ungevansene i l
fi orgogliosi. Veggiamo e facciamo. Perché ungonsi di grasso i cafri? Perché ungevansene i loro padri. Perché fumano ancor ten
o. Perché ungonsi di grasso i cafri? Perché ungevansene i loro padri. Perché fumano ancor tenere le fanciulle dell’Andalusia,
i. Perché fumano ancor tenere le fanciulle dell’Andalusia, e di Lima? Perché imitano le loro madri. Se furono sì molli i sibar
2 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Conclusione »
o da avere tra loro le varie parti constitutive dell’opera in musica, perché ne riesca un tutto regolare ed armonico. E tanto
rché ne riesca un tutto regolare ed armonico. E tanto pur dee bastare perché , col favore di qualche principe virtuoso, possa f
è come in embrione; questo è spiegato in ogni sua parte e compito. E perché portò già il caso che io dovessi distendere quest
ella Eneide messo in azione con qualche leggieri mutazioni solamente, perché ogni cosa, come è dovere, si riferisca ad Enea, c
3 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
alcune mie idee intorno alla musica, il teatro e le Lettere. Ecco il perché ho creduto bene di rispondergli. Avrei nello stes
GIORNALISTA. [2] «Noi non intendiamo di criticar questo libro, prima perché il nostro istituto è di non criticare, ma cercar
il nostro istituto è di non criticare, ma cercar solo la verità; poi perché desso è realmente corredato di molta erudizione,
bro è “degno di esser letto”, ma il giornalista fa tutto il possibile perché nessuno il legga criticandolo perpetuamente, non
ri drammi sono talvolta malamente eseguiti dai “guastamestieri” gli è perché il poeta e il compositore di musica non possono e
“guastamestieri”. Dunque quando “peggioravano” furono eseguiti bene, perché rappresentati dal maestro di musica, e dal poeta.
ia, e la musica, la loro individuale influenza ha dovuto esser minore perché divisa. Ha dovuto altresì esser minore, perché sp
ha dovuto esser minore perché divisa. Ha dovuto altresì esser minore, perché spesse volte contraria distruggendo l’una l’azion
dal loro ingrandimento successivo traggono i filosofi la cagione del perché nella Grecia le arti poetiche e le musicali acqui
abilmente simile alla presente, e se non v’era, sarà stata inferiore; perché il diventar più ricca specialmente in materia dì
dica in buona logica la diversità delle cause. GIORNALISTA. [35] «Ma perché incolpare la musica, che adesso non operi tanto,
la più perfetta, e perfettamente eseguita?» RISPOSTA. [38] E appunto perché di questa musica veramente la più perfetta, e per
benissimo né malissimo la quantità delle sillabe nella nostra poesia, perché nessuno può conoscere ciò che non esiste. Fino i
il compositore conosca la quantità sillabica nella parola “spoglie”, perché sa che costa di due sillabe, e non di tre. Il sap
pra alla musica stessa si possono applicar varie parole, ciò dipende, perché il musico nella collocazione delle note non ha al
minare se per disavventura siamo ora in questo caso. Ei mi rimprovera perché noverando gli intervalli che sono in uso nella no
a armonia, non ho fatto parola delle due seconde maggiore e minore, e perché non ho detto che tutti gli altri intervalli a ris
minore, e l’ottava; nulla di più (noti bene l’accigliato estrattista) perché il resto non è che una replicazione degli anteced
intervallo; lo chè in altri termini equivale a condannare uno storico perché nominando Cicerone non s’è presa la cura d’avvert
ncora Marco Tullio. Così potrebbe con eguale giustezza rimproverarmi, perché non mi sono avvisato di dire che la terza minore
renza l’appellazione di settima superflua. Indi mi potrebbe accusare, perché non ho parlato del triton e della quinta falsa, e
rlato del triton e della quinta falsa, e dopo aver parlato di queste, perché non ho fatto menzione della quinta superflua, e d
superflua, e della settima diminuita, e così riprendermi all’infinito perché spiegandole cause generali della decadenza del me
l contrappunto non può produrre la detta serie di movimenti conformi, perché composto di moltiplicità di parti, ciascuna delle
scuna delle quali agisce con un movimento non conforme, ma diverso, e perché si prevale d’intervalli, ciascuno de’ quali agisc
zione è falsa secondo la pratica (notate bene, Manfredini dolcissimo, perché mi preme che un giornalista sia docile alla verit
ice che la vostra proposizione è falsa secondo la pratica) in armonia perché tre voci contro una sola han più forza sebben la
umero di coloro a cui piacque più la loro età che l’antica, non tanto perché reputiamo un atto lodevole pensar bene de’ nostri
putiamo un atto lodevole pensar bene de’ nostri contemporanei, quanto perché traendo origine ogni nostra affezione dall’amor p
giornalista mi riprende mettendomi nel numero de’ vecchi sprezzatori, perché ho lodato Palestrina e Carissimi, due compositori
icità avvegnacchè non vi si facesse allora particolar riflessione, sì perché il gusto del pubblico rivolto intieramente alle m
lle decorazioni badava poco alla dilicatezza della composizione, come perché la poesia dei drammi così poco interessante facev
o. Del resto appunto perciò ho commendati i recitativi del Carissimi, perché fra quelli de’ suoi contemporanei sono i meno ing
batterle, e non contentarsi di citar se stesso e le Regole armoniche, perché ned egli né le sue Regole armoniche fanno autorit
musica teatrale è tal quale ei lo dipinge.» RISPOSTA. [70] E appunto perché le buone composizioni di Piccini, Sacchini, Gugli
, lo che è più vero) poteva dire che pochi riescono nell’arte musica, perché non tutti son nati per la medesima; ma non perché
o nell’arte musica, perché non tutti son nati per la medesima; ma non perché i maestri insegnano il contrappunto ai loro scola
Manfredini mi doveano far accorto del mio errore. GIORNALISTA. [75] « Perché condannar tanto il desiderio di novità che hanno
e se a quelli che non sono automi viene infuso dalla natura? Dunque, perché vi fu un Orazio, un Virgilio ecc. non doveva scri
zio, un Virgilio ecc. non doveva scrivere un Tasso, un Ariosto, ecc.? Perché vi è stato un Pergolesi, un Giumelli, ecc., non d
cerca di avanzarsi nella sua carriera per sentieri non battuti ecc., perché farlo reo, quando al contrario giusto per questo
eso né poco né molto lo stato della quistione, e che lavora in falso, perché non sa dare alla parola “novità” il significato c
golatore fuorché il capriccio, onde si genera la stravaganza. Ecco il perché la novità degenera sì spesso in licenza nelle mat
ché la novità degenera sì spesso in licenza nelle materie di gusto, e perché il rispetto per gli antichi e così commendabile,
per ispiegar la decadenza del gusto non può essere alterato con tre “ perché ” e con cinque ridicolosi “eccetera”, i quali fann
dalla prima. Trova un’opposizione il giornalista ne’ miei sentimenti, perché avendo resa imprima la dovuta giustizia ad una qu
[79] «S’egli vuol sostenere, per esempio, che la musica sia decaduta, perché nel primo tomo parlando della melodia si è lascia
l’estrattista giuochi al giuoco degli spropositi, e che interrogato “ perché fa caldo nella state?” risponda “perché il Padre
propositi, e che interrogato “perché fa caldo nella state?” risponda “ perché il Padre Sanchez ha fatto il Trattato del matrimo
le giuste idee del N. A., ma preghiamo il lettore a vederle in fonte, perché troppo ci vorrebbe se tutte volessimo qui riporta
a poesia senza opprimerla». Il giornalista risponde che non è vero, e perché ? «Perché la musica può regnar sola, e perché i ma
senza opprimerla». Il giornalista risponde che non è vero, e perché? « Perché la musica può regnar sola, e perché i maestri san
sponde che non è vero, e perché? «Perché la musica può regnar sola, e perché i maestri sanno benissimo ch’ella è più efficace
o”. Se in tempo di notte vi fosse il sole, ci si vedrebbe, ma appunto perché di notte il sole non c’è, non ci si vede. Se i dr
moverebbono di più che se fossero semplicemente recitati, ma appunto perché non c’è codesto accompagnamento ben adattato né c
e il giornalista, il quale finora altro non ha fatto che menar rumore perché mi sono mostrato poco contento dello stato presen
succederà alle migliori che si compongono presentemente, e tutto ciò perché vi è molta musica, tanto antica che moderna, assa
ta niente affatto alle parole e agli oggetti che deve imitare ecc. Ma perché parlar di questa, e non della buona? Non segue fo
si trovano dalla pag. 82 fino alla 89 del presente volume, ed ecco il perché mi dispenso dal riportarle qui di nuovo. Ivi pure
llenti nell’arte di comporre. E non m’ha egli ripreso in altro luogo, perché ho lodata la musica del Pergolesi e del Leo a pre
eo infino al presente, e se trovasi attualmente nella sua eccellenza, perché non trarre i classici esemplari dalla nostra musi
4 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
nte escludere da questa regola la teologia e la metafisica. La prima, perché appoggiandosi principalmente sull’autorità e sul
l conseguimento del vero che ai vantaggi della religione. La seconda, perché pochi essendo i principi veri sui quali s’appoggi
oltà che riguardano il bello otterrà giammai i suffragi del pubblico, perché non sarà trovato capace di poterle promuovere una
mitazione e il ricopiarsi l’un l’altro necessario nella massima parte perché la massima parte scarseggia di ricchezze proprie.
ta dal canto è naturalmente meno espressiva che non è la musica; cioè perché non trovasi in lei una moltitudine si grande di t
no afoni di sua natura, lo sono tuttavia rispetto alla musica vocale, perché non le offrono varietà né chiarezza di accento. E
i moderni, i quali avendo adottato un sistema drammatico più dilatato perché più conforme al presente stato politico della soc
ntorno ai sospiri, ai lamenti, e alle nenie di quella passione. E ciò perché ? Perché un inveterato costume vuole che in ogni o
i sospiri, ai lamenti, e alle nenie di quella passione. E ciò perché? Perché un inveterato costume vuole che in ogni opera dev
olta anche tré, della metà delle quali non sapendo che farsi il poeta perché inutili affatto all’intreccio, né qual occupazion
può far a meno di non coincidere spesso e ripetere le cose medesime, perché le situazioni sono a un dipresso le stesse in tut
erché le situazioni sono a un dipresso le stesse in tutti i drammi, e perché gli uomini posti ineguali circostanze sempre si s
. [9] Questo abuso è stato poi abbracciato dai compositori drammatici perché favoreggia mirabilmente la loro ignoranza e s’acc
e ha fatto attribuir al melodramma i difetti della loro incapacità, e perché non hanno essi saputo superare gli inciampi i che
con molta ragione Aristotile 155, i poemi drammatici. La cagione si è perché le orecchie, che sono le giudici nella epopea, po
heduna delle sue compagne, cioè l’armonia o la decorazione. Di questa perché quanto più d’attenzione porgerà l’uditore allo sf
macchine e ai colpi di scena tanto meno gli resterà per la melodia, e perché non potendo gl’impressari, a motivo del gran disp
è in Parnaso la mia. Incespo ad ogni passo, e se non bestemmio, si è perché sono un poeta dabbene. Voi vedrete questa mia lad
n ispirito, con disinvoltura e con brio benché inesatta in più luoghi perché troppo libera, e mancante forse di quella dilicat
atto alla musica quanto quello di Arminia e di Lucio. La cagione si è perché a produrre l’azione (ch’è l’anima del teatro musi
he non la saggia fermezza d’un eroe di cui poco si pregia la vittoria perché poco gli è costato il sagrifìzio. Marco Aurelio e
un capriccio irragionevole. Ma cotal difesa non giova. In primo luogo perché non da principio riflesso di virtù si suppone ivi
gi d’un musico e dalle istigazioni d’una cortigiana. In secondo luogo perché nel caso ancora che un falso amore della patria d
motivo ad una musica nobile e patetica, devono essere meno frequenti, perché nell’universo morale, come nel fìsico, le grandi
iverso morale, come nel fìsico, le grandi catastrofi sono più rare, e perché , sebbene la vita umana sia una serie di muoviment
mitabile. Lo è per il secondo a motivo della più facile esecuzione sì perché i tratti dell’oggetto rappresentato sono più spic
tratti dell’oggetto rappresentato sono più spiccati e decisivi, come perché ritrova ovunque originali da poter agiatamente st
ralmente parlando, in migliore stato in Italia che la musica seria, e perché per un motivo di quest’ultimo genere che si senta
to d’aprire a questo settembre uno spettacolo, e voglio che sia nuovo perché il pubblico è ormai ristucco delle anticaglie di
ovrete dipartire. «Non vorrei che il dramma fosse intieramente serio, perché vi vorrebbono troppe spese, né tampoco buffo del
serio, perché vi vorrebbono troppe spese, né tampoco buffo del tutto, perché si confonderebbe colle opere dozzinali. Vorrei ch
5 (1715) Della tragedia antica e moderna
buon giudicio; e però appena pubblicate, le tengo come suppresse, sì perché ne ho in prova altre due che voglio aggiungere a
e che voglio aggiungere a queste quando usciran dalla lima, sì ancora perché in queste voglio prima udire il giudizio de’ gior
l’è creduto, e su ciò fonda che noi dobbiamo far capital degli amori, perché i nostri teatri son pieni di donne, dove, essendo
n il luogo per le vestali e nel teatro greco vi era una legge a posta perché le donne sedessero nel teatro a vista de’ foresti
i, scopersi in esso un difetto ancora di più ed era che ei balbutiva, perché , balbutendo appunto, mi disse: [1.7ED] — Tu mi gu
non dissimigliante alla mia. [1.23ED] Dormirono alcuni più lungamente perché a misura che il farmaco è più o meno possente, la
1.44ED] Vengo sino ad inventarmi un miracolo per lodarli. [1.45ED] Ma perché ti sei posta tu la parrucca se cotesta, a’ tempi
la parrucca se cotesta, a’ tempi che dici tuoi, non usavasi? [1.46ED] Perché non vesti col pallio greco e perché non copri il
dici tuoi, non usavasi? [1.46ED] Perché non vesti col pallio greco e perché non copri il tuo dorso con catenelle d’oro, sicco
che allora tu adoperassi? [1.47ED] Tu mi dirai d’aver mutate le vesti perché il mondo pur le ha mutate e così, per non parer s
o e temperamento proporzionano l’artificiosa capellatura. [1.51ED] Ma perché voi altri Greci non imbandir di ghiande le tavole
gliorato il sistema de’ vostri rozzi antenati colle carni e col vino, perché massimamente dopo il diluvio non si convince che
tà vostre e le nostre. [1.55ED] Io non voglio correre per gli esempli perché altro che poche sessioni si richiederebbono al no
avventura adducessi. [1.56ED] Nella poesia sì che sta tutto il guaio, perché questa fu, per così dire, inventata e certamente
e franzesi piacciono più delle vostre e la ragione vi dee ben essere, perché senza valente ragione egli è poi difficile, sapet
l Barbieri, del Maratta e del Cignano e de’ loro più valenti scolari, perché mi lusingo che la gloria greca in ciò non superer
ia ed infallibile connessione. [1.81ED] Noi imitiamo le vostre statue perché le troviamo perfette; ma non trovando in tutto pe
al Tassoni. [1.84ED] Vi sono virtù insuperabili e queste imitiamo non perché noi non le avessimo sapute inventare, ma perché i
e queste imitiamo non perché noi non le avessimo sapute inventare, ma perché i vostri, nati prim di noi, sono stati in necessi
anno imitata la natura e noi, imitandola, sembra che quelli imitiamo; perché come vorresti dipingere un uom senza testa, se se
o. — [1.110ED] — Ed egli averà il torto — qui ripigliò l’Impostore — perché , se bene il popolo non sempre delle composizioni
ti) giudichi saviamente della bellezza di un sonetto, di una canzone, perché si ricerca un intelletto purificato dalla notizia
sì, massime nella tragedia in cui non dassi il primo luogo all’amore, perché , dove l’amore occupa principalmente l’azione, sem
lico opera da privato e tal volta il principe da plebeo. [1.130ED] Ma perché non si può avere un popolo spettatore tutto di pr
colpa loro e parte per colpa di un malvagio destino, precipitati; e, perché la ragione degli opposti è la stessa, che un pers
osa; di maniera che difficilmente consiglio i tragici a frequentarla, perché pochissime di queste agnizioni si trovano che sia
e mura, in venerazione del gran poeta, sedemmo a favellare di poesia, perché io cominciai : [2.4ED] — L’unità del tempo e del
à del tempo e del luogo fa gran figura fra’ zelanti tragici d’oggidì, perché là si crede maggior perfezione ove è maggior semp
del tempo e del luogo sono necessarie alla perfezione della tragedia perché appunto ivi è maggior perfezione ove è maggiore s
erché appunto ivi è maggior perfezione ove è maggiore semplicità; ma, perché , secondo il sentimento del vostro Orazio In vit
i è uopo eccitar l’uno e l’altro movimento circa ad un solo obbietto; perché , se più azioni si rappresentassero in scena, il s
gorosamente ristretta nel solo spazio d’un giorno, e ciò non ho fatto perché , se bene io crederei di maggiormente dilettar gli
che sotto altro nome ed in abiti diversi viveano nascosti, nondimeno, perché il mirabile facilmente si scosta dal verisimile,
n luogo; ma questa unità non è così semplice come altri se la figura; perché siccome l’azione è un corpo composto di più membr
2.26ED] Ed io voglio questa volta dir qualche cosa contra i filosofi, perché tu conosca almeno da questo la mia ingenuità, par
inioni. [2.28ED] Nulla è più perfetto della perfetta idea delle cose, perché certo ogni cosa creata è sempre inferiore all’ide
ttuoso che il voler ridurre le cose istesse alla perfezion dell’idea, perché ciò è sovra le nostre forze, e sovra le leggi del
ura. [2.30ED] L’idea del corpo umano si può concepir perfettissima e, perché sia perfettissima, sarà ancor una e sarà una prop
guai a Cicerone medesimo se si fosse voluto prendere un tal pensiero, perché né egli sarebbe il primo degli oratori né i suoi
si vede. [2.52ED] Tanto meno la ritroverai in quello che non si vede, perché le cose seguite fuor della scena e che si narrano
7ED] E lo significa l’istesso Aiace, dicendo: Non vai tu via di qua! perché non esci! [2.88] E susseguentemente, ragionand
rsa di Edipo è nelle vicinanze di Atene, il rimanente è poi in Atene, perché Teseo rimprovera Creonte: Imperocché non hai fat
rappresentazione un attore. [3.10ED] Lo fanno ancora talora sortire, perché venga a dire i suoi versi che dan progresso alla
come uom seco stesso favelli, ma questo rare volte avviene nel vero, perché rare volte uom seco stesso favella in guisa che a
età, ci vien dato interamente anzi doppiamente da’ finti: interamente perché non solo imitiamo i soliloqui che in luoghi solit
l pensamento, allora son di parere che il soliloquio possa allungarsi perché sarà sempre breve rispetto al tempo in cui taluno
vria parlar da se stesso, in maniera che l’altro attore non l’udisse, perché così vogliono i suoi interessi, parli con voce pi
dee udirlo, tanto l’udirà maggiormente l’attore che è più vicino; ma perché in altra guisa non si potrebbe per noi uditori sa
] Ben è vero che allora il discorso in disparte dee esser brevissimo, perché o fosse borbottare o fosse mero pensare quello de
mpre trovavasi in scena, non impediva con la sua presenza i soliloqui perché , se color che parlavano fisicamente non erano sol
tile ed antica, che non poté esser incognita a’ vostri bravi poeti; e perché dunque non la rappresentarono in scena con tutto
sser certo che la passione amorosa non era incognita a’ nostri poeti, perché i nostri poeti erano uomini. [3.42ED] Se leggerai
questa union d’intelletti non possa avvenir fra l’uomo e la donna, ma perché può essere frastornata dalla natura che aspira al
ll’uno che nell’altro oggetto amante ed amato egualmente. [3.59ED] Ma perché questo amore veramente platonico non è popolare,
i illegittimi, lo che vi fa molto cauti ne’ vostri amoreggiamenti; ma perché il senso d’altra parte è lo stesso ne’ moderni ch
una o gran principe, non può però scordarsi della nativa bassezza, e, perché pure vorrebbe sopprimere il rimorso di sua viltà,
a, o avria dovuto abbandonarne il soggetto o assolutamente emendarlo, perché il poeta non è tenuto a rappresentar gli avvenime
er dovettero. In questo difetto cadono gran parte de’ tragici vostri, perché in quegli argomenti ne’ quali l’amore ha luogo na
D] — Io non vorrei invanire — soggiunsi — di qualche studio impiegato perché l’amore non mi guadagni la briglia nelle tragedie
monsieur che presentemente il nostro teatro è assai diverso dal greco perché a que’ tempi pudici le donne tanto si astenevano
le vestali e v’era il luogo per esse medesime destinato. [3.96ED] Ma, perché si parla del greco, non vo’ che tu creda alla mia
Ma, perché si parla del greco, non vo’ che tu creda alla mia parola, perché ritorceresti contro di me che ti parlo la mia sen
gi XIV: come diverso è il lor impero, così le cure ne son differenti, perché il mio principe ha quelle che convengono ad un vi
irtude e col mostrar gastigato il vizio che se le oppone. [3.126ED] E perché tanto più spiccano la virtù e il vizio, il premio
ito Marlì. [4.10ED] Nessun fiume al mondo è più tormentato di questo, perché anche quivi fra verdure costrette a far di sé log
frenò col dirmi all’orecchio: [4.15ED] — Figliuolo, sta ben composto perché questa per altro allegra nazione che tu hai vedut
qualche fracasso, ma non di quello che ormai comincia ad assordarmi, perché io credeva in questa parte i miei giudici men pas
o quale apparenza di maggior gravità e d’onorevolezza al mio verso; e perché so quanto vaglia appresso di noi il seguir più to
hi affatto o invidiosi o maligni, mentre non cessan di borbottarne; e perché pur vorrebbero, mordendo il verso delle tragedie,
e o con rime frequenti o senza veruna sorta di esse si congegnassero, perché finalmente son anche in tempo di cedere alla corr
vano una misura la quale non poteva non esser armoniosa all’orecchio, perché chiunque pronunciava i nostri dattili e i nostri
esse scoperto per verso e pubblicato ne’ suoi Comentari. [4.54ED] Sai perché ? [4.55ED] Perché il verso vostro non ha un’essenz
verso e pubblicato ne’ suoi Comentari. [4.54ED] Sai perché? [4.55ED] Perché il verso vostro non ha un’essenziale armonia, ma
non s’accorga alla corrispondenza delle desinenze quello esser verso, perché la vostra essenziale armonia consiste principalme
e io non baciassi il mio gobbo, tanto solleticavami il mio ragionare, perché soggiunsi: [4.82ED] — Io ti prometto, Aristotile
mio verso non è così pertinace come è il verso alessandrino franzese, perché il mio non è sempre della stessa misura, benché p
ia, come ho diffusamente spiegato nella mia prima dissertazione e ciò perché io considero questa misura di versi non regolata
i sapere che la tragedia è fatta per esser udita, io parlo de’ versi, perché rispetto allo spettacol, egli è fatto per esser v
rispetto a’ versi ascoltata, e rispetto all’apparato veduta. [4.94ED] Perché dunque si comprenda da’ leggitori che l’epopeia i
il componimento; lo che per avventura ne’ terzetti non fu necessario, perché i loro periodi son brevi e, se le desinenze non s
’attenderle e non sospende soverchiamente l’aspettazione. [4.96ED] Ma perché al parere del vostro Orazio: Segnius irritant an
faccian meno aspettare, e in conseguenza mi piace di udirle contigue, perché subito mi fan giudicare della misura e del verso
Né ti dia che pensare la nausea che dal troppo dolce suol provenire, perché tu sai che io nel mio fragmento della Poetica sto
o nel mio divulgato fragmento lodare io nella tragedia «i versi ambi, perché essi imitano il parlare ordinario e vi stan bene
e diciamo anche il tuo alla gravità del jambo assai si avvicinano; ma perché ho scritto che «vi stan bene tutti que’ nomi che
però anziché biasimar coteste rime, le lodo e le credo io necessarie, perché queste unicamente mi contrasegnano il verso che i
lo prendono e sempre lo prenderanno per un verso di nuova invenzione, perché solamente nell’ultimo del suo periodo risonando l
o non giudicano che sia verso, ove il quattordicisillabo credono tale perché ha la rima. [4.103ED] E nella guisa che, quando v
tti, e tanto li giudica che ce li fa apprendere e traveder come tali, perché il raziocinio abbaglia e vince la forza contraria
terati, che vedono il tuo verso esser due, lo giudicano come un solo, perché l’ingenito raziocini vince in ciò il senso; e la
Italiani che molto schiamazzo abbiano fatto e facciano sul mio verso, perché solo apprendean per verso quel misurato ragioname
ciolti da rima ma regolati da un numero certo di sillabe sieno versi, perché si son posti in opera da vari de’ nostri poeti, p
pera da vari de’ nostri poeti, particolarmente ne’ drammi, come anche perché credono che la rima repugni all’imitazione del pa
Io — replicava l’Impostore — ti ho detto altre volte che l’imitazione perché diletti dee contentarsi di una perfezione la qual
n sarebbe lodata, se in tutte le cose il leone con Ettore convenisse, perché allora Ettore ed il leone sarebbero una cosa mede
arla, e la condotta naturale e fervida dell’azione appunto piacciano, perché nel finto cotanto lontano dal vero si ravvisa un
er gli affetti è inefficace un’imitazione la qual si lasci conoscere; perché l’applauso vien dall’ingegno e la compassione dal
tante la vergine Ifigenia; e pure all’udirla il popolo piange; ma sai perché ? [4.118ED] Perché con l’imaginazione facendosi pr
figenia; e pure all’udirla il popolo piange; ma sai perché? [4.118ED] Perché con l’imaginazione facendosi presente quel caso,
ti in questa piccola parte al genio corrotto del popolo. [4.133ED] Ma perché nelle altre gravissime parti della tragedia chi p
rompimento ci faccia conoscere il verso, non so biasimar l’artificio; perché così dassi pure non so che di men ordinato e di p
i piani che troverai tu di verso? [4.145ED] Vi troverai ben il ritmo, perché finalmente vi è l’eguaglianza della misura; ma qu
benché più antico del nostro non è stato da’ nostri maggiori imitato perché , come alla lingua latina e alla greca conviene la
incorrere io nell’errore del metter piede in una professione non mia, perché imiterei il vostro giureconsulto che vuol compari
a madre, chi la sorella, chi la consorte, chi il figlio. [4.162ED] Ma perché nessuno a questo mondo manca di amici, lo portò i
i studio mi son mescolato della maniera ch’è nota a tutti gl’ingegni, perché nulla meno ha costui che il vantato buon raziocin
vocato. [4.168ED] E qui comincia a vacillare il nostro raziocinante, perché se le lingue per lunga esperienza avessero il per
ora vissero e l’illustrarono; ma costoro di gran lunga ingannarsi, sì perché le voci ne crescono giornalmente, sì perché tanto
gran lunga ingannarsi, sì perché le voci ne crescono giornalmente, sì perché tanto la prosa che il verso con l’uso delle voci
penna di monsignor Fontanini; essersi allora sofferto il verso rimato perché : «essendosi perduta la distinzion delicata e gent
lettere, essendosi notabile differenza fra la riputazione e l’onore; perché l’onore intrinsecamente da noi medesimi, la riput
no, ma di altrettanta imprudenza. [4.190ED] Vi vuole un vasto ingegno perché sia capace di risoluti e temerari pensieri, ricer
sempre merito del più esquisito artificio alla negligenza dell’arte, perché , torno a dire, costoro senza malizia e senza tale
hino di tenerseli amici contro coscienza e pe’ loro fini particolari, perché la politica insegna il far conto di chi, biasiman
ue parole allo specchio, si picchi; ma se l’immagine non lo somiglia, perché se n’offende? [4.198ED] Se lo somiglia, perché no
agine non lo somiglia, perché se n’offende? [4.198ED] Se lo somiglia, perché non emendasi? [4.199ED] Ma lasciando in un canto
i fra le gambe il lungo tratto dal borgo di San Germano agl’Invalidi, perché mi piacque godermi a piedi con maggior libertà ne
[5.6ED] — Ma crederesti — cominciò egli — io non ho veduta Versaglie, perché quando io partii ultimamente di Francia non venia
tata già la Medea, che perciò accorderai potersi denominare tragedia, perché è un’imitazione drammatica de’ migliori, e differ
, e differisce, come le vostre opere in musica, dall’antica tragedia, perché in esse parte solamente cantavasi, in questa tutt
uello ch’ei pronunzia de’ suoi nazionali puoi tu distenderlo a’ tuoi, perché , a dir vero, la maggior parte di quelle che ho in
alenti in componimento che mai non vivrà, né farà vivere i loro nomi; perché o i drammi loro saran novellamente cantati sovra
osa varietà delle scene fra le quali si alternino i canti. [5.60ED] E perché tanto più alletta quell’augelletto che canta, qua
n poeti dunque, ma piuttosto verseggiatori, ma nemmeno verseggiatori, perché poi vi ha ad esser la favola che fa essere non so
lle borse degli uditori non meno i ‘viva’ che la moneta. [5.82ED] Ma perché purtroppo avviene che pochi mastri di cappella sa
Ciò pure sarà difficile, ma non impossibile nell’argomento favoloso, perché in ogni caso il verseggiatore ha tutta la facoltà
oglia, comporrà cattive tragedie per musica; ma pur tragedie saranno, perché altrimenti non servirebbe alla pompa degli abiti
quanti e quali sieno i cantanti condotti dall’impresario. [5.101ED] E perché alla spesa ancora è d’uopo che abbia riguardo il
[5.106ED] L’uso comanda che il tuo melodramma sia diviso in tre atti perché , se in cinque lo partirai, potresti far credere d
peripezie per te si può far piuttosto veder le cose che immaginarle, perché ciò che percuote i sensi più piace al popolo, ass
ente. [5.144ED] Con la medesima cautela è d’uopo valersi delle medie, perché riescono fredde ogni volta che a mezzo una scena
a. [5.153ED] I duetti nel mezzo di una scena si ascoltano volentieri, perché danno un’azione reciproca a più di un attore, e n
a’ liberi poetastri: vorrei una corrispondenza ben regolata di rime, perché questa non può che piacere al compositore, a’ mus
nimento convenga più il moderato e venusto, che il grave e magnifico; perché la musica, essendo arte inventata per delizia e a
anto più le proposizioni son generali, tanto più piacciono al popolo, perché trovandole o verisimili o vere, se ne fa un capit
i azioni guàrdati pure da’ generali e commettiti a’ soli particolari, perché , se l’azione non si vuol fredda, si ricerca che l
l compositore, alle cantatrici, a’ cantori ed allo stesso impresario, perché le lascino vivere per riputazion tua e per onore
a voce del musico. [5.192ED] L’a potrà cangiarsi nella e, non nella i perché nitrirebbe, e abbaierebbe nella u. [5.193ED] Dei
stagioni può dilatarsi. [5.203ED] Ma mi fan rider costoro. [5.204ED] Perché dunque non tessono un’epopeia? [5.205ED] Le corte
ure era di questa opinione allora che abbozzai la mia Poetica o fosse perché credei troppo al mio diletto Agatone, che tutto c
ha fatte, molte Euripide ed Omero il Tragico molte; e la ragione si è perché , dovendo il poeta tragico ire in traccia di carat
te apparenza di una natura diversa e deformato ancor piace; ma piace, perché il colore là non si crede sostanza, dove non oper
delle voci o degli strumenti. [5.243ED] Che se tanto si loda il sonno perché i sensi della miserabile umanità legando li astra
a comparire nell’impressione del tuo teatro la poesia melodrammatica, perché faresti un’ingiustizia alla musica di cui è mera
con forse maggior delizia che se ti trovassi presente a que’ luoghi, perché così impiccoliti, l’occhio li gode con brevità di
a di musica che voi usate nelle vostr’opere, dico che non si cantava, perché tu ben conosci quanto è ridevole che un personagg
re vecchie tragedie. [6.35ED] Già queste si tessevano in versi, prima perché essendo poesia di sua natura involgono la misura
costume del recitar tragedie in prosa (parlo delle tragedi originali, perché le tradotte, anche dalla dottissima penna del mar
iusta parte della tragedia non susseguita da verun canto del coro; ma perché vi ha una parte di coro la qual si mescola con gl
, ma non canore, e quella de’ recitanti era declamazione, non musica, perché , se canore fossero state, non le avrebbe Vitruvio
rum auxilio consonantiam vocis. [6.60ED] Dice etiam in citharoedis, perché questi servivano non men a chi recitava che a chi
, credo che i discorsi lunghi sian del carattere vero della tragedia, perché di cose gravi da gravi e gran personaggi gravemen
ne, il ragionare tumultuoso ed interrotto e per avventura più scarso, perché gli affari che si maneggiano da’ privati, essendo
torno a dire che nella rappresentazione tutto dee esser caricato, sì perché lo spazio fra gli attori ed il popolo sminuisce l
a gli attori ed il popolo sminuisce la caricatura con la distanza, sì perché l’impostura vuol qualcosa di violento per far l’e
i voce. [6.70ED] Io non credo di aver teco a contrastar dell’azione, perché di questa nel teatro franzese veduto avrai maravi
poi è affatto leggiadro; né mi disgusta il vederle dipinte ne’ volti, perché così facevano ancora i primi comici che a’ tempi
7ED] Son ben altresì in tua sentenza a non ammetter vuoto nell’azione perché , se ciò è difetto, egli saria non del corago, ma
teggiamenti amorosi, e piace ancora generalmente all’altre provincie, perché l’amore è una passione che è comune a tutto il ge
o, e ciascheduna di essa si stima ne’ suoi teatri e sprezza le altre, perché ciascuno preferisce con troppo amore il proprio g
ti gli attori, ma il nostro vestiario era assai più parco del vostro, perché noi finivamo nel finger porpora ed oro, ove voi a
ato degli accidenti del teatro. [6.134ED] La materia l’avete copiosa, perché avete più fatti di noi da lavorarvi sopra tragedi
ia: ‘se nella realtà storica Fedra e Ippolito fossero stati amanti’. perché … dovettero: celebre distinzione aristotelica, Poe
, p. 182, laddove apprezza dell’alessandrino la lunghezza versale sia perché duttile allo scambio dialogico sia perché consent
no la lunghezza versale sia perché duttile allo scambio dialogico sia perché consente una giusta distanza tra le rime che, se
) richiama il passo di Gravina, Della tragedia, p. 542: «Ogni simile, perché sia simile, dee ancor esser diverso dalla cosa cu
ie di Luigi. chi… suggerisce: ‘il suggeritore’. [commento_4.112ED] perché … vero: Gravina, Della ragion poetica, pp. 216-217
, 1-27. [commento_4.160ED] gramaglia: ‘lutto’. [commento_4.164ED] perché … bocca: perché ha tanto raziocinio quanto sono on
nto_4.160ED] gramaglia: ‘lutto’. [commento_4.164ED] perché… bocca: perché ha tanto raziocinio quanto sono onorevoli coloro
AM, II.[28-29]: «Nulla è più perfetto della perfetta idea delle cose, perché certo ogni cosa creata è sempre inferiore all’ide
ttuoso che il voler ridurre le cose istesse alla perfezion dell’idea, perché ciò è sovra le nostre forze, e sovra le leggi del
6 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
alche novità più piccanti e più vive. La prima cosa non poteva farsi, perché cangiarsi non potevano gl’inalterabili rapporti m
oli destinati al canto, non giovavano molto ai progressi dell’arte, e perché comprendevano per lo più lunghe riflessioni moral
per lo più lunghe riflessioni morali incapaci di bella modulazione, e perché cantandosi a molte voci, erano più idonei a far r
io. La bella Donna mia         Già sì cortese e pia,         Non so perché ,         So ben che mai         Non volge a me   
ella morte d’Euridice. «Orf. Ninfa, deh! Sii contenta          Ridir perché t’affanni,          Che tacciuto martir troppo to
saggio. La qual licenza scusabile nel Rinuccini per esser il primo, e perché forse il suo argomento noi comportava altrimenti,
dall’esito lieto che diè alla sua favola non per altro motivo se non perché «ciò gli parvi convenire in tempo di tanta allegr
lito.» ma ch’io non trascrivo intieramente per esser troppo lunga, e perché dagli squarci di sopra recati può il merito del R
no un’aria perfetta non meno in musica che in poesia. Le ragioni sono perché vi precede la sinfonia, perché il basso seguita t
musica che in poesia. Le ragioni sono perché vi precede la sinfonia, perché il basso seguita tutte quante le note del cantore
a sinfonia, perché il basso seguita tutte quante le note del cantore, perché si accompagna con altri stromenti, perché si fa i
quante le note del cantore, perché si accompagna con altri stromenti, perché si fa il ritornello alla seconda parte, perché il
a con altri stromenti, perché si fa il ritornello alla seconda parte, perché il metro è diverso da quello del recitativo, perc
la seconda parte, perché il metro è diverso da quello del recitativo, perché manifestamente è un canto, per tutte le condizion
arcabugi, et alle collubrine         Set’uso a far gran core,          Perché temete poi schermi d’amore? Cap. Perché todo vinc
’uso a far gran core,         Perché temete poi schermi d’amore? Cap. Perché todo vince amor. Isab. Amor non sò, ma voi ben mi
. L’anima essendo fatta per sentire, cerca d’avere sensazioni diverse perché ciascuna di esse le arreca una novella modificazi
à. L’anima cerca di mettere una graduazione nelle proprie sensazioni, perché questa solletica più dolcemente la sensibilità, e
he nascono dalla novità; cerca altresì di mettere un ordine fra esse, perché queste risparmiandole la fatica, nella percezion
dell’ingegno può dilettare compiutamente senza soccorso di entrambe, perché nessuna di esse in particolare è capace di soddis
esempio, i lavori dell’archittetura o della pittura. La cagione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno dei suon
7 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
i di volo sopra un così orribile attentato che si sostiene unicamente perché autorizzato dal tempo e perché fiancheggiato dal
e attentato che si sostiene unicamente perché autorizzato dal tempo e perché fiancheggiato dal despotismo del piacere. Rideste
ata l’attenzione del popolo, che hanno gli altri meritamente perduta; perché contenti di aver grattato le orecchie con una son
tare colla evidenza del gesto ciò che la voce non esprime abbastanza, perché trovasi, a così dir, soffogata dall’affollamento
uole significare fuorché l’opportunità e la scelta negli ornamenti. E perché molto si è parlato e nulla si è conchiuso finora
diritti di questa, e senza distruggere l’illusione propria del canto, perché dovrò sbandirla dalla scena? Perché dovrò con sov
re l’illusione propria del canto, perché dovrò sbandirla dalla scena? Perché dovrò con soverchia stitichezza rinunziare ai vez
i aggiunti alla semplice e schietta natura nuocono invece di giovare, perché da una banda chiamano a se parte di quell’attenzi
r la stessa cagione che non s’infiora l’esordio di una orazione, cioè perché ivi è più che altrove necessaria la semplicità ad
uol dire il motivo, il quale mal si capirebbe travvisato dall’arte, e perché supponendosi gli uditori attenti abbastanza in pr
tava. Si può far uso di qualche fregio nelle arie allegre e festevoli perché proprio è dell’allegrezza il diffondersi, e perch
llegre e festevoli perché proprio è dell’allegrezza il diffondersi, e perché lo spirito non fissato immobilmente (come nelle a
[32] Nona. Come nelle arie ancora che si chiamano di mezzo carattere; perché non esprimendosi in esse veruno slancio di passio
ornamenti, non si dee replicarlo di nuovo vestito in foggia diversa; perché s’hai colpito nel segno la prima volta, saranno n
enti che s’introducono debbono essere di vaga e leggiadra invenzione, perché il solo fine d’introdurli è quello di difettare;
alla sua perfezione, guastata, pervertita, e corrotta la musica, non perché manchi questa di eccellenti qualità, ma perché ne
orrotta la musica, non perché manchi questa di eccellenti qualità, ma perché ne fanno una pessima applicazione. [48] Diffatti
situazione del personaggio suppone forse troppo di studio e di gusto perché deva sperarsi dagli automati canori che si chiama
che frequentano il teatro o per le stesse cagioni che i precedenti, o perché gli affari urbani o domestici, o lo studio ad alt
o a un di presso nello stesso sofisma di quei pseudofilosofi, i quali perché lo sfogo materiale dei sensi nell’amore viene acc
ali si cambiano non solo da secolo a secolo, ma da lustro a lustro, e perché siffatti cangiamenti siano più visibili in essa c
apriccio. Così nel canto moderno mancando la verità della espressione perché le modulazioni imitative sono troppo lontane dall
della morte d’Eurialo nella Eneide si gustano pure, e s’assaporiscono perché spirano ancora la lor primitiva freschezza; niuna
un classico esemplare, che fìssi immobilmente lo studio dei giovani, perché dipendendo in massima parte la bellezza del canto
asiatici antichi e moderni non è tanto abbominevole quanto la nostra, perché almeno la sapevano palliare con un pretesto in ap
stra frale natura attacca un sentimento così intimo e così delizioso, perché al godimento dei sensi unisce il piacere riflesso
ircostanze entrambe che lusingano grandemente il nostro amor proprio, perché ci fanno vedere la nostra superiorità rispetto ag
roloni, che formano il pomposo filosofico gergo dei nostro secolo…Noi perché facciamo la medesima cosa? Per sentir una voce ch
ballo pantomimo, questa è bensì più perfetta di quella del ballo alto perché è più imitativa, ma non può venir in paragone col
iva, ma non può venir in paragone colla musica applicata alle parole, perché nella pantomima non accompagna se non il gesto fu
ra talmente accentuata che bastava misurar la prosa col ritmo poetico perché divenisse cantabile. Infatti Aristosseno dice che
on ponno assoggettarsi ad un sistema regolato di note. In primo luogo perché poche debbono essere l’inflessioni apprezzabili c
apprezzabili capaci d’entrare nel sistema armonico. In secondo luogo perché non sono esse abbastanza fisse e determinate, e f
ogo perché non sono esse abbastanza fisse e determinate, e finalmente perché , ammesso una volta che tutte l’inflessioni sensib
pare bensì che la loro melopea avesse i caratteri del vero canto: I. Perché si misurava colle note musicali che regolavano i
sua voglia la voce, altrimenti partorirebbe dissonanza perpetua. II. Perché i cori si regolavano colle leggi della musica lir
8 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
pompa che a’ tempi di Sofocle e di Euripide solea farle corteggio. E perché essa pompa fosse come naturale alla tragedia, avv
ovi ornamenti, condotte si stimarono assai vicine alla perfezione. Ma perché troppo nuda ed uniforme non si rimanesse la rappr
che richiedono, metter sogliono il poeta a troppo ristretti termini, perché egli possa in un determinato tempo tessere e svil
n determinato tempo tessere e sviluppare una favola come si conviene, perché egli abbia campo di far giocare i caratteri e le
scegliere il soggetto della sua favola con discrezione grandissima. E perché egli possa conseguire il fin suo, che è di muover
9 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
e, a così dire, la forza del suono spezzandolo in parti troppo deboli perché troppo leccate, nella stessa guisa che ‌l’ecceden
onia, la serie di sensazioni che si svegliano in lui diviene inutile, perché priva d’oggetto. Allora non trova più verosimigli
dee, delle alternative fra i sentimenti, dei silenzi che nulla dicono perché si vorrebbe dir troppo, delle circostanze dove si
lla natura. Zenobia scaccierà via dalla sua presenza l’amato Tiridate perché la sua virtù la costrigne a levarsi dagli occhi u
vimento ne risulterebbe il massimo effetto possibile. La cagione si è perché essendosi osservato che quando il tuono fondament
tura delle vibrazioni loro, il risultato del suono sarà più vigoroso, perché composto dall’unione di tutti gli elementi che lo
l senso del recitativo, o per comprendere un movimento inaspettato, o perché esprime la via tenuta dall’intelletto, o dalla pa
one in un’altra differente, ha bisogno di esposizione preliminare. Ma perché premetterlo a tante arie piene d’affetto, le qual
iene d’affetto, le quali hanno stretta relazione col senso anteriore? Perché frapporlo quando il differire sarebbe inopportuno
ndo il differire sarebbe inopportuno attesa la natura della passione? Perché non entrar subito in materia senza far pompa d’ar
gli autori del Cinquecento, i quali tutti sospiravano alla platonica perché talmente avea sospirato due secoli prima il Petra
niuno strumento si possono cavare tanti vantaggi quanti dal violino, perché niun altro è così acconcio a render dei suoni ana
tasti fino al ponticello, e da questo fino alla cordiera. Ed ecco il perché gli strumenti da corda e da arco s’impiegano nell
enti, che a tempo e luogo adoperati farebbero un grandissimo effetto. Perché , per esempio, non ammettere un organo nella orche
io vi può essere che non riesca talvolta nella musica drammatica136? ‌ Perché non dar luogo più frequente alle violette, le qua
sognerebbe posporre le note due parole dopo, cioè inanzi al “Ma chi?” perché facendosi ivi manifestamente il passaggio da un m
tesso recitativo allorché in quelle parole: «Se vè clemenza in Cielo perché non cade un fulmine, e risolve La Reggia in fumo,
i si spezza in seno il cor:         Di morirti almeno al lato          Perché a me tu nieghi ancor? Giusto Ciel, che acerbi aff
rché a me tu nieghi ancor? Giusto Ciel, che acerbi affanni!          Perché , oh Dio! tanto rigor?         Deh! m’uccida, astr
il terzo “Di mo….rirti al-me-no al” e doppo un lungo intervallo “lato perché a me tu nieghi an-cor?” Indi collo stesso tritume
con benignità e conmiserazione le nostre richieste, il motivo ne sia perché non hanno inteso abbastanza le nostre ragioni, e
motivo ne sia perché non hanno inteso abbastanza le nostre ragioni, e perché a lor non è noto quanto sarebbe di mestieri il no
difetti non minori di quello cui si cerca di schivare. Il motivo si è perché essendo troppo difficile il comprendere in tante
nienze della poesia? Alle volte la scena costerà di venticinque versi perché altrettanti vi vogliono per bene esprimere il sen
prime parole, farebbe appuntino il medesimo effetto. La cagione si è perché i tratti musicali apposti all’aria di Metastasio
he consiste nella esatta relazione colle parole e col tutto. E questo perché ? Per mancanza di studio e di riflessione, per man
per mantenere i pregiudizi che hanno ormai acquistato forza di legge, perché vogliono ridurre a due o tre dozzine di esempi tu
ssione de’ flagellanti che si faceva in Campazas, sua patria. Insomma perché imparano la musica da pedanti e non da filosofi.
gran Lama del Tibet, o ai Telapoini del Siam. Pochi vi sanno dire il perché d’una legge musicale o rendervi la ragion filosof
api d’opera del Jumella e del Sassone giacciono polverosi e negletti, perché il popolo avido di novità gli pospone, dopo averl
uno stile ricercato e difficile. La maniera naturale e facile appunto perché è tale, sembra riserbata alla debole comprensione
rro, ciò che suppone un qualche sforzo di mente per ben comprendersi, perché ciò fa onore alla penetrazione e alla dottrina de
Dico che l’aria, di cui ora intraprendo la censura, è dell’Astaritta, perché così ho sentito dire da taluno della professione.
10 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
o ad imitare la pittura, e la poesia. Onde accusar il dramma musicale perché introduce i personaggi che cantano, è lo stesso c
erché introduce i personaggi che cantano, è lo stesso che condannarlo perché si prevale nella imitazione de’ mezzi suoi invece
ad imitarsi col suono, e col canto: è in una parola accusar la musica perché è musica. [3] Posta la prima legge fondamentale d
la ragione. In contraccambio la musica è più espressiva della poesia, perché imita i segni inarticolati che sono il linguaggio
conseguenza il più energico, egli imita col mezzo de’ suoni, i quali, perché agiscono fisicamente sopra di noi, sono più atti
oppo complicata mal si confarebbe colla natura del dramma. La musica, perché faccia il suo effetto, ha bisogno di certi interv
ella Merope, e simili altri fanno un gran effetto sul teatro tragico, perché i personaggi che imitano, parlano alla ragione ez
co, perché i personaggi che imitano, parlano alla ragione eziandio, e perché la poesia piace non meno quando istruisce che qua
a tragedia sì per la strettezza, e rapidità che la musica esige, e sì perché , essendo il canto o la melodia l’ultimo fine dell
, i quali ogni e qualunque sentenza vorrebbero escludere dalle arie, « perché , dicono essi, della passione non è proprio il dom
tta intanto Torna, disse, a ridir, ch’io nulla intesi.» [23] Ecco il perché gli apotegmi amorosi riescono così insipidi sul t
erfezionarli, riducendoli alla maggiore semplicità e verosimiglianza. perché il poeta drammatico sceglierà per il duetto il pu
dell’arte loro, e che appunto veggonsi tanti drammi noiosi e languidi perché non sono stati scritti secondo le regole, che pre
si la musica, poca unità d’espressione vi può mettere il compositore, perché essa non si trova nell’argomento, poco interesse
erché essa non si trova nell’argomento, poco interesse nella melodia, perché poco v’ha nell’azione, e perché la poesia non è c
omento, poco interesse nella melodia, perché poco v’ha nell’azione, e perché la poesia non è che un tessuto di madrigali inter
costume di que’ popoli della Guinea, che dipingono neri gli Angioli, perché stimano, che il sommo grado della bruttezza consi
ffa, nella quale vuolsi, come nella commedia, giocondo fine. né veggo perché il Catone in Utica sarebbe men pregievole se il p
nostro sistema drammatico-lirico, e quello degli antichi. 2. [NdA] perché di cento uomini di gusto e sensibili, che leggono
e, che leggano due volte nella lor vita il poema intiero di Lucrezio? Perché tutto è anima, tutto immagine, tutto dilicatezza
tutto è anima, tutto immagine, tutto dilicatezza nel poeta mantovano. perché sa parlare alla fantasia idoleggiando ogni cosa,
che i suoni, e la musica dovea essere di luce, ma il progetto svanì, perché nella esecuzione mostrò più ingegno che giudizio.
11 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
niuno di cotai luoghi potea impararsi dai primi cristiani la musica, perché l’uno, e l’altro erano a loro religiosamente viet
enti. né potevano allora i cristiani una musica a lor modo inventare, perché essendo dai gentili ferocemente perseguitati, ved
dosi quelli all’incontro di essere i soli e veri maestri della musica perché seguitavano la scuola di San Gregorio, ed onorand
del linguaggio a cui s’applicavano. Ma tal diversità era poco sicura, perché la distinzione delle sillabe in lunghe e brevi er
sceva. Non sarebbe inverosimile che gl’Italiani l’avesser trovata, sì perché non sembra probabile che avesser musica da tanto
a conoscer quelle cose, che sono indispensabili a ben regolarla, come perché le invenzioni di Guido a quelle altre agevolmente
e, dimanderà qualcheduno, tanta incertezza nella storia della musica? Perché tal oscurità circa il tempo delle invenzioni, e d
ichezza e alla ferocia, dove nulla pregiavansi le opere dell’ingegno, perché neppur si sospettava della loro utilità: dal niun
gli spiriti, che ne’ tempi e nelle nazioni che diconsi illuminate, sì perché venendo per lo più la coltura delle arti e delle
vi religiosi abbiano gran potere, ove i vizi han troppa licenza, come perché , essendo il carattere generale della filosofia qu
mo non si stenda anche agli oggetti più rispettabili, i quali appunto perché sono tali, e perché mettono a disagio le nostre p
he agli oggetti più rispettabili, i quali appunto perché sono tali, e perché mettono a disagio le nostre passioni, si vorrebbe
mi Turban le cose, negli umani eventi Confusion, disordine mischiando Perché dell’avvenir nulla sapendo Siamo costretti a vene
angiarsi senza che tutti gli altri non se ne risentissero. Ed ecco il perché le rappresentazioni sacre ebbero in Grecia sì lun
vina, e delle cose che le appartengono, una idea troppo rispettabile, perché possano servir sulla scena di spettacolo agli uom
la scena di spettacolo agli uomini. Incomprensibile ne’ suoi misteri, perché le operazioni dell’Esser infinito oltrepassano la
smo) i nostri Maggiori persone illibate e santissime, la celebravano, perché non dovremo celebrarla ancor noi? Tutti gli uomin
estieri dar un pò d’aria a cotesto vino a fine di scemarne il vigore, perché non si renda nuocevole, come fanno i cantinieri n
12 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
’onomatopea, di cui Quintiliano ne fa tanto conto, che si lagna forte perché la lingua latina non ne sia abbastanza doviziosa.
a, senza che v’entri per niente la sua quantità, ed io non capisco il perché la maggior parte degli eruditi s’ostinano a slung
porto, e quasi direi con delirio. Ma basta egli che piaccia una cosa, perché debba essere accolta ed applaudita? E non fa egli
ati dell’Italia traveggono de’ difetti e de’ vizi nella lor musica, e perché dunque ci faremo noi coscienza di osservarli entr
ienza di osservarli entrando nel medesimo loro sentimento? Del resto, perché la poesia italiana è dotata d’un’arditezza maggio
el resto, perché la poesia italiana è dotata d’un’arditezza maggiore, perché ha più di spirito e di brio che non la nostra, pe
tezza maggiore, perché ha più di spirito e di brio che non la nostra, perché abbonda di tuoni più felici fa d’uopo perciò avvi
in versi, pure non furono giammai comprese nel numero de’ poemi, non perché loro mancava l’entusiasmo, ma perché era da loro
mprese nel numero de’ poemi, non perché loro mancava l’entusiasmo, ma perché era da loro sbandita la finzione. Egli è non pert
ella sintassi che nuoce alla trasposizione, al numero, e all’armonia, perché mentre l’italiano si vede costretto a dire in tre
repub. 196. [NdA] Secondo Iginio, Apolline non vinse Marsia se non perché questi che servivasi d’un flauto adatto soltanto
isegni, e colla leggiadria del suo canto, che non il recitativo. Ecco perché gli Italiani hanno sempre considerata l’invenzion
ariamente conservare anche adesso per la perfezione di questa specie: perché una azione complicata produrrebbe inevitabilmente
uella improbabilità che l’ingombra nella rappresentazione drammatica: perché qui il recitante è un musico di professione, l’uf
lese non é per niente adattata al melodramma italiano. In primo luogo perché qui non si tratta di creare un componimento misto
chiesa od in camera, ma non da mettersi in teatro. In secondo luogo, perché gli inconvenienti, a’ quali il Brown vorrebbe ovv
enire è l’indicato dall’autore nel testo, sul quale non mi trattengo, perché a un di presso il medesimo che da me fu lungament
13 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
mpagni di Enea la berretta e i braconi alla foggia olandese52. [5.2] Perché i vestiti fossero costumati insieme e bizzarri, c
ni pittori seguite fossero le tracce di un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio di Giove o di Marte n
esù, una piazza di Cartagine non si vedesse architettata alla gotica, perché in somma nelle scene si trovasse col pittoresco u
a trascorsa età di considerabili aumenti. Né altrimenti esser poteva; perché essendo sì innalzati in quella medesima età per d
attori. Veggonsi assai volte i personaggi venir dal fondo del teatro, perché di là solamente ci è l’uscita nella scena; ed ogn
el mescolare il vero col falso sono necessarie le più grandi cautele, perché l’uno non ismentisca l’altro, e il tutto paia di
14 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
solo per ascoltarvi. Interrogate un amante, addimandate ad un poeta, perché raminghi e soli inoltrandosi fra le più cupe fore
no a credere le sue finzioni medesime e a compiacersene. Le credette, perché un sistema, che spiegava materialmente i fenomeni
grossolani, su i quali aveano i sensi cotanto imperio. Sen compiacque perché l’amor proprio, quel mobile supremo dell’uman cuo
le mura, le faceva dai fondamenti crollare. S’Enea abbandona Didone è perché un nume gliel comanda, e se i Tiri dopo sette mes
enza s’arrendono ad Alessandro, non è per mancanza di coraggio, gli è perché Ercole è comparso in sogno al celebre conquistato
te le delizie possibili. [7] L’ultima causa è l’amore della novità. O perché l’essenza del nostro spirito è riposta nell’azion
perché l’essenza del nostro spirito è riposta nell’azione continua, o perché , essendo di capacità indefinita, non trova alcun
onde nasce il desiderio di percorrere tutti gli oggetti possibili, o perché l’ingenita tendenza al piacere lo spinge a variar
e quel divario, che pur durava tra le due facoltà sorelle. Ed ecco il perché fin dal principio di rado o non mai venne sola la
, che si chiamano solide, di spiriti malinconici dicentisi giudiziosi perché sono privi d’imaginazione, d’uomini letterati, e
15 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Enea in Troia »
il cavallo: … timeo Danaos et dona ferentes. Enea si accosta a lei, perché almeno si esplori se dentro al cavallo vi fosse q
destino della patria, attesta gli dei di aver fatto quanto era in lui perché non venisse condotto dentro di Troia il cavallo f
dei la forza di cui era dotato Ettore, quando arse le navi dei Greci, perché la Patria, se ha da cadere, non cada invendicata.
16 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
creda utilissima anzi necessaria al sommo in un poeta drammatico, né perché stimi che siasi Metastasio mostrato in essa più t
siasi Metastasio mostrato in essa più trasandato che nelle altre, ma perché dovendo restringermi fra i limiti di quella discr
uelle frasi, le quali comechè siano bellissime nell’originale ebraico perché idiomatiche e perché proprie di quella lingua, di
comechè siano bellissime nell’originale ebraico perché idiomatiche e perché proprie di quella lingua, diverrebbero forse ampo
quale contribuisce moltissimo alla bellezza di quelle scene non solo perché tende a schivare le lunghe dicerie dei tragici de
ci del Cinquecento, e gli ambiziosi ornamenti di moderni Francesi, ma perché risveglia maggiormente l’attenzione degli uditori
rancesi, ma perché risveglia maggiormente l’attenzione degli uditori, perché ravviva il loro interesse mettendo più di rapidit
ravviva il loro interesse mettendo più di rapidità nelle circostanze, perché rende la musica più unita, e conseguentemente più
perché rende la musica più unita, e conseguentemente più energica, e perché la scena diventa più viva frammettendovisi molt’a
olore. Così è naturalissimo che Timante disposto a morire prorompa: « Perché bramar la vita? e qual piacere In lei si trova? O
creatrici; ancor diresti,        Che i miei Dei non son Dei! Oz. Sì, perché molti. Ach. Io ripugnanza alcuna        Nel numer
obbligato a condannar un amico trovato deliquente si lagna cogli dei perché , lasciandogli il suo cuore, gli abbiano fatto il
ra questi due estremi egualmente lontani dal vero scopo della natura, perché egualmente discosti dall’essenza dell’uomo, il qu
estremi inapplicabili l’uno e l’altro alla imitazion teatrale, quello perché troppo spirituale e forse chimerico, e questo per
teatrale, quello perché troppo spirituale e forse chimerico, e questo perché troppo sconcio ed abietto; il Metastasio ha trova
quell’autore favorito cui tutti hanno vaghezza di leggere. Gli uomini perché vi ritrovano la vera copia dell’originale che han
trovano la vera copia dell’originale che hanno dentro di sé. Le donne perché niun altro scrittore fa loro conoscer meglio la p
a dell’amore, filosofia la quale benché facile sembri a comprendersi, perché comune alla maggior parte del genere umano e perc
i a comprendersi, perché comune alla maggior parte del genere umano e perché appoggiata sul sentimento, è tale, nonostante, ch
andi artefici sono più pericolosi degli altri ai progressi dell’arte, perché autorizzati da un più eccellente esemplare. Allor
ne per esempio di Fedra nella tragedia di Racine è interessantissima, perché forma il tutto della favola, ed è la cagion prima
tutti; quella d’Ippolito e di Aricia è fredda, e quasi senza effetto perché subalterna. Mi fa tremare l’amore di Mitridate sc
cagion principale di quella effemminatezza, di quelle tinte alterate perché rammorbidite all’eccesso, onde vengono sformati i
n è una riflessione puerile di Cleonice quella di paragonarsi al nume perché serba fedeltà ad un lauro? Vorrebbe forse il poet
suo personaggio: «Il mio sangue esce dalla ferita fumante di collera, perché fu sparso per altri che per la Dama», o come quel
bene alla virtù combattuta, risponde: «Em. A me non giova             Perché non l’amo. Aquil. È necessario amarlo            
ione non ha luogo, voi siete sicuro, che lo scioglimento si prepara o perché il personaggio, trovandosi alle strette, si vuol
ere sgorgar il sangue, si placa subitamente per levarsi d’impaccio, o perché in un tradimento ordito da un fellone, oppure in
nnato alla perfine il barbaro re gli concede il desiderato perdono, o perché l’amata e il vago stanchi delle opposizioni e bra
mentale concatenazion delle idee, m’accuserà forse di contraddizione perché , avendo commendato di sopra in Metastasio la sua
17 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
per il canto sarà quella: primo, che conti maggior numero di vocali, perché facendosi in esse le permanenze della voce, sarà
do, che impieghi maggior numero d’inflessioni diverse nel proferirle, perché ogni inflessione diversa nella pronunzia apporta
: terzo, dove la pronunzia di essi suoni sia più decisiva, e marcata, perché ivi avrà più forza l’accento, e più sensibile ren
po rincontro di lettere consonanti senza l’interruzione delle vocali, perché tardandosi troppo nel proferirle, la misura si re
oferirle, la misura si renderebbe lesta ancor essa, ed imbarazzata, e perché costretto il compositore a escludere molte parole
o, dove il passaggio di parola in parola sia più spedito, e corrente, perché ciò contribuisce non meno alla dolcezza della lin
cconcio a tal fine. Non debbe avere pronunzia gutturale nelle vocali, perché nascendo cotal difetto da troppo aspra percussion
sce assottigliato nella guisa che si richiede. Non dee averla nasale, perché facendosi una risuonanza troppo confusa nella cav
nunziano, i passaggi s’intorbidano, e la misura musicale s’imbroglia, perché bisogna notarle quantunque scommettano nel discor
francese. Non ha d’avere dittonghi di suono indeterminato, e confuso, perché non avendo essi un valore determinato nella pronu
Signor Abate Bettinelli gran difensore del poeta ferrarese13 dimanda perché invece del «Chiama gli abitator dell’ombre eterne
misura, che la lingua sarà più abbondevole e varia in questo genere, perché l’imitazione della natura diverrà più perfetta. C
si nelle regole del bello, fanno perder il gusto delle cose semplici, perché non si cercano se non le stravaganti: quando ci è
18 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179
rioni, noi cominciamo di qui a trovar il vuoto della storia teatrale, perché la poesia drammatica in tal periodo non acquistò
tichità si lessero pressoché in tutti i tempi e in tutti i luoghi; or perché non riprodussero sempre gli’ stessi effetti? Oltr
agione o autorità113, e solo prorompe in invettive contra Filostrato, perché nella vita di Apollonio affermò, che la Betica in
02. Id. lib. V. 103. Non si é fatta menzione finora di teatro ebreo, perché effettivamente non ve ne fu prima che nella Pales
19 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267
lche commedia che non si trova mentovata da Cervantes, probabilmente, perché non si rappresentò, né influì agli avanzamenti de
domanda la medesima cosa, ed ei risponde, «ni pude, ni quisiera». Or perché poi cotesto scempiato eremita, il quale, senza sa
ra». Or perché poi cotesto scempiato eremita, il quale, senza sapersi perché , si rende complice d’un attentato sì atroce, aspe
er di sì; e l’eremita domanda verso la fine, e se gli risponde di no, perché la commedia dovea terminare. Tralasciamo poi, che
ne, Saule e Gionata. Ma furono veramente tragedie? Non si può sapere, perché gli spagnuoli convengono in dire che questo «Tanc
al 1502» (epoca, com’ei crede, della prima tragedia degl’italiani), « perché non vi é specie che ripugni all’esser nato Vasco
die han prodotto gl’italiani assai prima del Carretto. Né ciò si dice perché importi gran fatto l’esser primo; ché io amerei p
20 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
di parole inconseguenti. Se Euripide precedette a tutti in trattarlo, perché non si ha da dire che appartiene alla grecia? S’é
é non si ha da dire che appartiene alla grecia? S’é di tutti i paesi, perché ne attribuisce la proprietà alla Francia, e tacci
turatamente ha fatti tutti i discepoli in estremo affettati e noiosi, perché egli sentiva, leggeva, e copiava la natura, e i d
al Petrarca dallo Zeno, da’ Francesi ha saputo trarre qualche mele; e perché astenersene quando i moderni dipingono la bella n
che la maggior parte delle favole metastasiane viene dalle francesi, perché non seppero che la maggior parte delle francesi s
della tragedia spagnuola di Bermudez; e ’l di lui plagio é manifesto, perché non esce dalla nazione portoghese, dagli affetti
vola spagnuola. Ma il Demofoonte si scosta moltissimo dall’originale, perché la favola avviluppata alla maniera dell’Edipo, i
ndicar la morte d’un padre; nel che si trova qualche aria di romanzo, perché l’affetto filiale narrato non scuote tanto lo spe
a con applauso universale, aspettandosene con ansia il proseguimento, perché scriva di supplimento alla storia civile del regn
lirici greci Orazio siasi fatto corona, comeché poco di essi ci resti perché si possano puntualmente simili usurpazioni notare
de’ semidotti ascolta, e de’ dotti appassionati», non so comprendere, perché certi critici vanno assaggiandole colle ristrette
iù d’ogni altro acconcio e adatto al cantare! Egli é dolce e gentile, perché abbonda di parole che cominciano e finiscono in v
esseggia l’elisioni e fa più fluida la pronunzia: é sonoro e maestoso perché le sue vocali sono per lo più aperte e vigorose,
e il suono delle voci chiaro e pieno: é armonioso, musico, e poetico, perché é dotato di una profonda vie più sensibile di que
vorevole alla musica e alla varietà de’ suoni: é ricco e abbondevole, perché più d’ogni altro ha tratto dall’erario de’ greci
ustatezza delle modulazioni: finalmente é pieghevole e accomodantesi, perché può, a giudizio dell’orecchio e dell’intendimento
21 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
di Solone, fornito di competente gusto e discernimento, gli separò; e perché si attenne sempre al solo tragico, gli fu attribu
o. Eschilo disgustato della patria così per questo contrattempo, come perché cominciavano ad applaudirsi piò delle sue le trag
on una mirabile economia, che colla magnificenza delle decorazioni. E perché tuttavia gli parve di mancar di attori per l’esec
o alle più picciole cose per far risplendere l’abilità di ciascuno; e perché si vedessero in teatro brillare i piedi de’ balle
lottete, le cui saette fatali conducono in Lenno Ulisse e Neottolemo, perché si richiedevano indispensabilmente per sa caduta
mai l’artifizio di Elettra? Chiamar Clitennestra nella propria casa, perché voglia assisterla nel finto parto imminente. Era
ch’egli avea dell’originale, riesce snervata e languida quali sempre, perché mancavagli il gran calore che accendeva la fantas
situazione di Agamennone che si ricopre il volto, é assai men bella, perché fuor di tempo ci mostra un generale pieno del suo
e niuno europeo «ancora ha capito che cosa sieno le tragedie greche»; perché niuno, a suo credere, le ha ancora ben divise: ma
er tanto bisogna retrocedere almeno venti secoli per giudicar diritto perché un sì gran maestro, come Euripide, non avrà prese
ai poeti, e niun’altra di esse ne acquistò il titolo di coronata. Or perché si darà ad Ippolito per tal ragione, quando egli
tratta presso Euripide, secondo la nostra debole traduzione: Fed. Ah perché non poss’io spegner la sete     Ne l’onda pura d
non poss’io spegner la sete     Ne l’onda pura di solingo rio?      Perché sul verde prato al rezzo assisa     I miei mali
a presedere elette     A l’esercizio de’ corsieri ardenti,     Deh perché non poss’io con questa mano     Generoso destrie
cato, dove Fedra risponde all’istanze della nutrice: Ah, prevenirmi perché mai non puoi? Perché non dir tu stessa Ciò che
nde all’istanze della nutrice: Ah, prevenirmi perché mai non puoi? Perché non dir tu stessa Ciò che forza é scoprir? Per
coppi con vigore, e non già in ordinare varie elegie, e declamazioni; perché queste, in vece di avvivar le passioni e renderle
’Andromaca d’Euripide non contiene l’azione dell’Andromaca di Racine; perché questa, é la vedova di Ettore che teme per la vit
ei produrti, o figlio… Oh Dio! tu piangi?      Prevedi il tuo destin. Perché mai stringi      L’imbelle madre tua, e ti raccog
iocasta narrasse a un servo tutti gli avvenimenti passati di Edipo: e perché ? scarsezza d’arte. Appresso in Euripide vi é una
ma Virgilio le anima colla passione e coll’interesse di quel troiano, perché appartenenti alle sventure di Troia. L’immortal M
er esaminare, ma di cuore per sentire, e di buon sonno per apprezzare perché altrimenti si portano giudizi strani, e si può an
o a disperare di poter mai produrre tragedie maravigliosamente belle ( perché anzi noi pretendiamo, e l’abbiamo altrove dimostr
22 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — [Epigrafo] »
[Epigrafo] «Non per questo perché a noi manca quella squisitezza, e quella vivezza
23 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
utta la possibile somiglianza coll’oggetto che vogliono imitare. Così perché la danza rappresenta le azioni umane per mezzo de
nella serie accennata si trovano dei muovimenti che m’imbarazzano, o perché nulla significano, o perché hanno una significazi
ovano dei muovimenti che m’imbarazzano, o perché nulla significano, o perché hanno una significazione ideale, arbitraria, non
zione ideale, arbitraria, non fissata dall’uso e dalla convenzione, o perché non sono abbastanza connessi cogli antecedenti e
hé non sono abbastanza connessi cogli antecedenti e coi posteriori, o perché distornano la mia attenzione dalla idea principal
riori, o perché distornano la mia attenzione dalla idea principale, o perché si distruggono a vicenda e si contraddicono; il l
ltima circostanza è più d’ogni altra legge necessaria alla pantomima, perché non avendo verun altro compenso, qualora non espr
ituazione viva dell’anima, essa non significa niente. La ragione si è perché nessuna operazione dell’uomo porta seco un gesto
l’uso de’ vocaboli, ha un significato men chiaro e meno intelligibile perché men fissato dalla convenzione, e meno atto a rapp
sonaggi che parlano, appoggiata sulla storia o sulla tradizione. Così perché la storia ci assicura che gli Spartani usavano d’
seguita dunque che la sua introduzione come intermezzo è condannabile perché viziosa e contraria al fine dello spettacolo. Com
ale e poetico in parti independenti, le quali non producono l’effetto perché vien loro impedito lo scambievole rapporto. Se sa
rapponendo dei lunghi intervalli alla continuazione delle sue pruove, perché dovremo pensare altrimenti di cotesto stravaganti
a Sarmacanda, e dall’epoca dei Medici perfino a quella di Tamberlano, perché il sorriso del buon senso non dovrà parimenti con
e del secondo s’udirono per la prima volta l’arie dette di prestezza, perché in esse il movimento divenne più vivo e la cadenz
titolo d’un ballo eseguito a Torino in un carnovale, così denominato perché tal era il colore di cui compiacevasi negli abiti
volta per mille altre volte è uno spettacolo assurdo. La cagione si è perché la materia primitiva de’ gesti su cui s’esercita
mini rende necessaria, ci hanno parimenti insegnato a frenare i gesti perché non ci tradiscano a dare ad essi un significato c
o segni di tenerezza, senza che gli spettatori possano comprendere il perché . Ecco apparir in lontananza un vascello che veleg
to senza la fatica di ricercarlo e che amano la diversità nei piaceri perché si confà colla loro intolleranza, l’esiliare affa
Così, dic’egli, i soldati diverrebbero più intrepidi e più virtuosi, perché la virtù cresce in proporzione del maggior piacer
cresce in proporzione del maggior piacere che le s’offre in premio, e perché i maggiori anzi i soli piaceri della vita sono qu
osto. Conobbe egli che bisognava dar alle donne le virtù degli uomini perché quelle non dassero a questi le proprie debolezze,
24 (1772) Dell’opera in musica 1772
itta dal Calzabigi)? Il melodramma, per Planelli, ha perso naturalità perché ha sposato la convenzionalità, accettando il prev
scena non è occupata da’ primi attori, lo spettatore sbuffa di tedio, perché gli altri attori non possono essergli a grado, né
ma a riso. Una tal voce ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce molle e delicata, comoda
uove invidia nelle italiane fanciulle (IV.II.17). Critica non nuova, perché tutti hanno in mente i versi di Parini (ne La mus
allo non deve essere estrinseco ma avere intima unione con la favola, perché in questo modo «alimenta ed accresce l’affetto ac
le che sconfina nell’utopia, non però mai scompagnata dal buon senso; perché filosofo sì, ma il ballerino doveva comunque aver
l teatro (è reclutato tra gli altri Carlo Borromeo). Mossa calcolata, perché a metà Settecento il partito dei rigoristi, ispir
lazzo: sono agli occhi d’un filosofo vasti e importantissimi oggetti; perché gli guarda come una delle più possenti cagioni de
gli altri popoli, dirò così, bamboleggiava, ciò avvenne in gran parte perché gli spettacoli sostennero in essa il gusto di que
e perché gli spettacoli sostennero in essa il gusto di queste arti, e perché i suoi teatri gareggiavano con quelli dell’antich
acolo che quasi solo occupa da lungo tempo i nostri teatri ; il quale perché più pomposamente d’ogni altro si vale del soccors
compiacimento può dare all’illustre autore il permesso della stampa, perché in tutta l’opera si scorge quest’ultima virtù; e
secolo presente è uno de’ più felici per l’opera in musica. Nondimeno perché si conosca se con tutto ciò ella sia oggimai perv
acchina è destinata; e al contrario imperfetta, se alcun di quelli, o perché mal formato o perché male cogli altri connesso, n
e al contrario imperfetta, se alcun di quelli, o perché mal formato o perché male cogli altri connesso, non tenda a quel fine.
e annoverate, ma dichiarata quasi tale dall’uso, e questa è la danza. Perché dunque l’opera in musica possa dirsi perfetta e b
.1] Così per vie diverse si affrettano tutte di giugnere al cuore. Ma perché a facilitarsene il cammino giova moltissimo il gu
’una a un’altra grandezza, tanto più grata riuscirà la lor simmetria: perché tanto minor fatica durerà lo spirito a discernerl
seconda regola è di adoperar grandezze non troppo tra loro ineguali: perché è difficile a’ sensi il paragone di tali grandezz
decidere di quanto un di que’ dadi sia più breve del suo bastone. Il perché come più le grandezze si allontanano dall’uguagli
mano di dire. Non m’inoltro a dichiarare altre spezie di ragioni, tra perché le già esposte bastano al mio intendimento, e per
di ragioni, tra perché le già esposte bastano al mio intendimento, e perché da esse derivano le più piacevoli simmetrie. Tutt
fra i tempi delle percosse di così fatti strumenti. [Sez.II.1.1.4] Ma perché la lingua d’alcune nazioni non distingueva tanto
ata alle regole della distribuzion delle lunghe e delle brevi, è solo perché da una ragionata distribuzione di sillabe, di div
escludi l’endecasillabo e ‘l novenario, non men degni degli altri, sì perché non mancano d’armonia e perché meglio ancora che
venario, non men degni degli altri, sì perché non mancano d’armonia e perché meglio ancora che la maggior parte degli annovera
che versa il mio cor. Ma vedrei, Questo ancor da prendersi a scherno, Perché sprezzi le leggi d’amor. [Sez.II.1.2.12] E poich
to s’estolle Là sovra quel colle, Lieta e vaga i suoi pampini spiega, Perché in moglie al bell’olmo si lega. [Sez.II.1.2.20]
Sez.II.1.2.20] Giacché tanto «Quella vite», quanto «Lieta, e vaga» e « Perché in moglie», che costituiscono le prime parti di q
alto s’estolle Sovra quel colle, Lieta e vaga i suoi pampini spiega, Perché in moglie al bell’olmo si lega. [Sez.II.1.2.21]
dizio dell’udito. Non si è fatta particolar parola de’ versi tronchi, perché sieguono le medesime regole de’ piani a cui appar
al numero di sillabe, l’uno è pesantissimo e scorrevolissimo l’altro, perché nel primo la disposizione delle sillabe lunghe e
o poi a’ versi più brevi, questi sono da adoperare con circospezione, perché quando pure non ammettano veruna contiguità di br
tti e al verso tragico. La qual mutazione da taluni vien riprovata, o perché ingiustamente prevenuti contro tutto ciò ch’è mod
obbligandola ad aggirarsi sempre sopra i medesimi o simili suggetti, perché poche erano le favole che quella rigida unità pot
tragedia non sole apparisce da ciò che di essa ne rimane, ma ancora ( perché altri non dica che da pochi avanzi di quella mal
a comparire quelle debolezze, alle quali essi medesimi sono soggetti. Perché il carattere del primo è quasi d’una spezie d’ess
non so (dice uno de’ maggiori letterati, che oggi s’abbia l’Italia44) perché la tragedia dovesse esser men bella se fosse divi
ristea45 : MEGACLE: Ne’ giorni tuoi felici Ricordati di me. ARISTEA: Perché così mi dici, Anima mia perché? ecc. le parole
tuoi felici Ricordati di me. ARISTEA: Perché così mi dici, Anima mia perché ? ecc. le parole sono quelle medesime che vengon
nto più le proposizioni sono generali, tanto più piacciono al popolo, perché trovandole verisimili o vere, se ne fa un capital
eatri cagionata quella commozione che altre arie del medesimo dramma, perché esenti da tal difetto, cagionar sogliono in noi,
artifizio. Il che non si potrà mai ripeter troppo a’ poeti, i quali, perché le arie sono composte di versi lirici, danno alle
gionato. L’unisono, a cagion d’esempio, è la più perfetta consonanza, perché dovendo i suoi tuoni mandare a un tempo eguale, e
se dopo l’unisono la più perfetta consonanza è l’ottava, ciò avviene perché è una simmetria fondata sulla ragione multiplice,
ta di tutte le simmetrie. Co’ medesimi princìpi agevolmente si spiega perché la quinta sia una consonanza più perfetta della t
orno all’azione immediata della musica sul meccanismo delle passioni, perché potrà in alcun modo contribuire nel capitolo segu
dell’educazione, che Temistocle fu avuto per incolto e per incivile, perché , essendo stato richiesto di toccar la lira in un
o dalla sua perfezione, e qual cammino per giugnervi dovrebbe tenere: perché quando manchi in questa parte, non solo non può s
e. [Sez.III.2.2.3] È questa sorta di musica amica di tuoni temperati, perché ella, se voglia muovere, deve imitare la voce del
zibaldoni, non tanto per adoperargli qualora gli fosser luogo, quanto perché di essi può valersi come di nozioni direttrici ne
rdo alcuno alla qualità degli edifìzi. Era questa uniformità avvenuta perché nella fondazione di quella città la porta del pri
sse, in tal compendio sarebbe forse bene accolto nel fine dell’opera, perché richiamerebbe alla memoria la già terminata azion
o così in musica il libricciuolo, egli passa nelle mani de’ cantanti, perché vi aggiungano un’idonea pronunziazione. Veggiamo
cora interessanti non le pronunzi, non ottiene da noi alcuna fede71 , perché la sua sconvenevole pronunziazione ci sia accorge
i nomi dell’Acquino, di Catterina Aschieri, del Nicolini, della Tesi, perché sopra gli altri si distinsero in quest’arte. [Sez
finché i cantanti non sieno obbligati a una perfetta pronunziazione. Perché di grazia i mentovati abusi nacquero ne’ teatri d
e chi l’adopera. Così un adirato ringhia, e dà del piede in terra. Ma perché a questa spezie di gesto fu dato il nome d’affett
a: e si è questa denominazione ristretta all’ultima delle annoverate, perché questa più propriamente delle altre caratterizza
tori riescono in questo gesto più agevolmente che i terzi e i quarti, perché tutto il patetico del dramma, è appoggiato sulle
scena non è occupata da’ primi attori, lo spettatore sbuffa di tedio, perché gli altri attori non possono essergli a grado né
ma a riso. Una tal voce ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce molle e delicata, comoda
delli ed a perfezionare le sue naturali disposizioni. [Sez.IV.3.0.8] Perché poi adatti elegantemente alla sua parte una pronu
ell’inventiva dell’artista passeranno anch’esse per antiche fogge. Ma perché egli conseguisca sì fatto intento, conviene, sicc
’egli è costretto a declinare alquanto dal rigor di tai regole, anche perché le scene facciano buon effetto vedute da qualunqu
ne e delle scene, io non ho che a raccomandarne la prontezza non solo perché è noiosissima a vedere una macchina o una scena c
na o una scena che stenti a giugnere al suo sito, ma molto più ancora perché esse con quella tardanza estinguono ogni drammati
ettiva e reale è più efficace del lume e dell’ombra finta da’ colori. Perché però il macchinista tragga buon viso da quella fa
quello del mentovato stromento. La campana ottenne quella sua figura, perché destinata a mandare il suono fuori di sé, e quant
cora la vista dello spettatore. Il che sarebbe biasimevole anche più, perché nel teatro non va perduto un dito solo di spazio
appartiene alle belle arti. L’alta non può entrare in questo numero, perché inetta al movimento delle passioni.105 Questa sec
che si pruova in vedere uno che balli fuor di cadenza, nasce appunto perché egli non lega con simmetria veruna questi tempi d
a spiegare per mezzo del suono ciò ch’egli spiegherà colla danza: sì perché venga osservata l’unità tra la danza e la musica,
sì perché venga osservata l’unità tra la danza e la musica, sì ancora perché quella musica, che ha una medesima espressione co
gl’intervalli, ma nel bel mezzo dagli atti, e vi stanno a maraviglia, perché richiesti dall’azione medesima. [Sez.VI.2.1.7] T
nienza hanno col dramma, nol fanno mica per zelo della varietà, ma sì perché que’ balli sono più acconci al loro stile, e sì p
varietà, ma sì perché que’ balli sono più acconci al loro stile, e sì perché non sanno, o non si vogliono dar pensiero d’inven
ombo alla voce. Ma oggi, che i teatri sono di gran lunga più angusti, perché la loro porta è tenuta a tutti coloro che non int
iera di Policleto, né troppo alta né troppo bassa né pingue né magra, perché con gli accada quello che ad alcuni del suo mesti
ti la gagliarda e universale impressione che gli spettacoli fanno. Il perché non si potrà mai abbastanza lodare la saviezza de
buon ordine dello spettacolo dell’opera in musica [Sez.VII.2.0.1] Perché lo spettacolo sia ben eseguito, il direttore dee
e a darne pruove egli sarebbe un cespitar nel piano. [Sez.VII.3.0.2] Perché dunque non si desideri la di lui diligenza in un
Così il giovane Cherea incoraggisce sé stesso a violare una vergine, perché il massimo Giove avea prima di lui fatto a Danae
] Ciò che finora osservammo, appartiene alle precauzioni da prendere, perché il nostro spettacolo non offenda la publica costu
are che l’opera in musica insinui le prime e discrediti i secondi119. Perché egli ottenga sì fatto intento, la sua prima cura
orse a quello spettacolo, egli non vi morì, come molti altri feciono, perché quando appunto rovinò il ponte in sulla machina c
VI:«Utilissime poi per molti capi riuscivano queste Feste alla Città; perché se riguardiamo alla plebe ed agli Artisti, che vi
, per conto delle cose rappresentate, ne miglioravano gli spettatori, perché erano tali che si potevano rappresentare in Chies
o sacro: tuttavia lo spettacolo allora allestito era qualcosa di più, perché comprendeva costumi, apparati e una complessa sce
rte all’epoca della Reggenza, chiamò a Parigi Luigi Rossi (1598-1653) perché componesse un’opera: e fu la tragicommedia Orfeo,
e poesie, Bologna, Pisarri, 1724, p. 252. [commento_Sez.II.1.2.11] • perché sprezzi de leggi d’amor: G. Gigli, La forza del s
ne terza, Venezia, Novelli, 1769, p. 531. [commento_Sez.II.1.2.19] • perché in moglie al bell’olmo si lega: A. Guidi, La Dafn
erni drammi per l’ordinario, se non Tragedie vestite della Musica. Ma perché mi pare a dismisura mutato sotto questo abito il
esteso: «Megacle: Ne’ giorni tuoi felici / ricordati di me. Aristea: Perché così mi dici, / anima mia perché? Megacle: Taci b
i felici / ricordati di me. Aristea: Perché così mi dici, / anima mia perché ? Megacle: Taci bell’idol mio. Aristea: Parla mio
to, di tempesta, di venticello, di violetta, di augelletto, e simili, perché queste son tutte cose, che guidano l’idea in non
to di Megacle e Aristea: «Ne’ giorni tuoi felici / ricordati di me // Perché così mi dici, / anima mia, perché?» ecc.). [comm
ni tuoi felici / ricordati di me // Perché così mi dici, / anima mia, perché ?» ecc.). [commento_Sez.II.7.2.14] • le arie Cons
ane condottiero è motteggiato dai giovani esperti nelle arti liberali perché non sa accordare la lira o maneggiare il salterio
«[Terpandro] fu punito dagli Efori che gli appesero la cetra al muro perché vi aveva aggiunto una corda allo scopo di diletta
ommento_Sez.III.3.1.2] • fabula narratur: Orazio, Satire, I,I,69-70 (« Perché ridi? Sotto altro nome è proprio di te che si par
, il reduce Marcello, / e porterai alle stelle un facile vincitore; / perché usando un modo dolcissimo di parlare / meglio si
er altro sono convinto di poterne scrivere con sufficiente efficacia, perché se così non fosse, riterrei inutile quanto ho fat
9, v. 3 («altri, però che ‘l gran lume gli offende»): fuori contesto, perché l’incipit del sonetto si riferisce al vario modo
corporis contineri» (‘L’uomo è tutto intero nella testa e nel volto; perché il discernimento e tutti i sensi sono riuniti in
a delle pergamene e potrai distruggere / quanto non avrai pubblicato, perché voce fuggita poi richiamar non vale’). • securus,
ettiva e reale è più efficace del lume e dell’ombra finta da’ colori. Perché però il macchinista tragga buon viso da quella fa
il terzo e ‘l quarto verso non ritengono lo stesso metro degli altri, perché la seconda e la terza sillaba, che gli altri han
ché nella nostra poesia è impossibile la contiguità di due lunghe. Ma perché si è detto che i notati versi non ritengono lo st
delle atellane non erano compresi tra gl’istrioni notati dalle leggi perché non esercitavano l’arte ludicra, nonostante che q
assero indistintamente, e in generale gli spettacoli: ma ciò avveniva perché tutti indistintamente peccavano allora ne’ tre di
25 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
nondimeno agli Italiani ad onta de’ suoi difetti sì per la novità, sì perché non ne avevano un altro migliore. Avendo perduta
a questo di proprio, che basta che ci si mostri nel suo vero aspetto, perché tosto faccia nascer vaghezza di sé. Ecco il momen
he dalla sintassi in tal modo dipendano, che basti l’averla osservato perché altri divenga oratore. La rettorica è quella che
e passioni si convertirà in un intervallo armonico, il quale, appunto perché è figlio dell’arte, non produrrà il menomo effett
parte escludendo una folla di suoni attissimi a commuovere unicamente perché non entrano nel sistema arbitrario dell’armonia,
amo, i quali ammiravano la bellezza di Elena senza sentirsi commossi, perché non vi ravviserò punto quel principio d’imitazion
tutto. Ludovico Viadana, inventando il basso continuo, così chiamato perché dura tutto il tempo della composizione, inventò p
licità, avvegnaché non vi si facesse allora particolar riflessione sì perché il gusto del pubblico rivolto intieramente alle m
lle decorazioni badava poco alla dilicatezza della composizione, come perché la poesia dei drammi così poco interessante facev
i abbia egli lasciate memore della massima di Zeussi: «Dipingo adagio perché dipingo per tutti i secoli». Lo stesso Lulli si r
ti, di trilli, e di mille altri abbellimenti, se bene piacesse in lui perché proprio e tutto suo, era nullameno esposto a dege
gioranza nelle doti dell’ingegno, e in quelle dell’arte. Nelle prime, perché né la musica né la poesia possono arrivar a tanta
io ad una intiera nazione l’omaggio di tutti i secoli. Nelle seconde, perché la perfezione di quelle facoltà è un indizio sicu
26 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
ca sì vocale che strumentale o la resero più comune. Dico più comune, perché da un verso latino del monaco Donizone: «Timpana
nservare la loro semplicità primitiva. Dico più a lungo e non sempre, perché appena prese voga il contrappunto, la musica prov
rseguitò fino a proibire con frequenti scomuniche i loro congressi, o perché temeva che portando gli uomini al dissipamento se
evano più utilmente convertirsi in limosine a servigio dell’Altare, o perché mescolandosi poscia cogl’istrioni, e coi mimi, er
é potè avere degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi. Perché ciò? Perché una general corruttela avea tarpate l
degli Alcei, dei Tirtei, dei Pindari, e degli Epimenidi. Perché ciò? Perché una general corruttela avea tarpate le ali dell’e
ruttela avea tarpate le ali dell’entusiasmo, come quelle della virtù; perché la poesia fu riguardata soltanto come ministra di
nto e di piacere, non mai come strumento di morale o di legislazione; perché essendo disgiunta dalla musica aver non poteva un
vigore che non fosse effimero, né una energia che non fosse fattizia; perché trar non si seppe alla unione di quelle due arti
sia innale, e con essa uno dei fonti più copiosi del sublime poetico; perché i governi non pensarono a dar all’impiego di poet
a delle armate, ed erano non poche fiate l’anima de’ pubblici affari; perché finalmente, non potendo la lirica eroica giugnere
entali, e per le circostanze altresì della loro nazione troppo divisa perché lo spirito di patriotismo vi si potesse vivamente
ata da intestine discordie, e dalla inquieta politica di certe corti, perché vi si potesse sviluppare quell’interesse generale
delle altre ho voluto trascegliere e per la celebrità dell’autore, e perché ottiene un luogo distinto fra le composizioni di
della musica, e quelli che l’hanno restaurata e ridotta a perfezione, perché l’anno tanto propria, naturale, che uomini e donn
i legumi, e Pomona e Vertunno che dispensavano i frutti più saporiti. Perché nulla mancasse a cotanta lautezza, ecco aprirsi i
ica nel dramma intitolato la Conversion di San Paolo messo, non sò il perché , dal Cavalier Planelli tra i componimenti profani
dei versi arabici che con quella dei Greci e Latini. La ragione si è, perché sebbene gli arabi adottassero ne’ loro versi la m
a origine stessa; non di quei rapporti universali, che nulla provano, perché provano troppo, e sui quali il Signor Abbate inal
uesta piuttosto dissertazione che nota, nella quale mi sono inoltrato perché la riputazion letteraria, di cui meritevolmente g
27 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »
dava tal diletto, ne riesce di noia presentemente e di fastidio; non perché sia men buona, ma perché divenuta vecchia, perché
sce di noia presentemente e di fastidio; non perché sia men buona, ma perché divenuta vecchia, perché andata fuori di usanza.
e di fastidio; non perché sia men buona, ma perché divenuta vecchia, perché andata fuori di usanza. E non meno che avvenga ne
ogo che giovi al governo di quello, gli è al contrario d’impedimento. Perché non far lavorare maggiormente i bassi, e accresce
ere piuttosto il numero de’ violini, che sono gli scuri della musica? Perché non rimettere i liuti e le arpe, che col loro piz
pe, che col loro pizzicato danno a’ ripieni non so che del frizzante? Perché non restituire il loro luogo alle violette instit
28 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275
berali, onore d’Italia, non che del regno, pure fassene qui menzione, perché parecchi membri di essa col lor capo vissero nel
’anni fa, e ch’é della Filosofia, come delle mode, che non sono mode, perché comincino a usare adesso, ma perché é un pezzo ch
me delle mode, che non sono mode, perché comincino a usare adesso, ma perché é un pezzo che non erano usate».
29 (1878) Della declamazione [posth.]
si dee diminuire il prezzo, il più ch’è possibile, degli spettatori, perché se ne agevoli il concorso33. Sempre per incentiv
ed infelicemente per delle istituzioni pregiudicevoli o pericolose: e perché non debbono esisterne per un teatro nazionale34?
essere dannoso non per il venir meno all’auctoritas di Aristotele, ma perché impedisce allo spettatore di seguire il filo dell
zione tra i due partiti che stavano dividendo l’Italia come l’Europa, perché a suo parere il progresso delle Lettere non può c
delle Lettere non può che essere ostacolato dalle frontiere interne e perché i punti di disgiunzione tra le due scuole sembran
utto di convenzione, il teatro non avrebbe avuto alcun impatto morale perché impossibilitato a costruire quell’effetto di illu
perativa o viceversa. Tali transizioni sono di difficile riproduzione perché è impossibile scindere perfettamente l’espression
— Ballo, affinché conferisca eleganza al proprio contegno; — Musica, perché possa esercitare la voce nel passaggio da un tono
aratteri storici e i costumi dei popoli presenti e passati; — Morale, perché abbia chiaro il sistema di ripartizione degli aff
é abbia chiaro il sistema di ripartizione degli affetti; — Eloquenza, perché gli insegni a sostenere le arringhe in scena; — P
acilità e ricchezza di espressioni, e nobiltà ed eleganza di modi; il perché tanta gloria si potrebbero impromettere dal loro
suoi tempi trattato propriamente della declamazione oratoria. Ed ecco perché si vedevano gli oratori apprenderla dagli stessi
d un tempo lo stato interno, o l’interno principîo che li produce. Il perché non è tutto metaforico quel che i poeti fan dire
i imitanti, che mezzi e stromenti dell’arte rispettiva soglion dirsi; perché erano questi i più ovvi ed i più facili a conosce
sonomia, il portamento ed il gesto secondo il bisogno le prestano. Il perché le parole si possono riguardare come la materia p
ndo a quando, e di prendere secondo il bisogno più o men di riposo. E perché tali pause giovassero a un tempo a chi parla ed a
inguere tali distacchi e riposi costituisce la pronunciazione logica, perché nota e distingue la separazione e la dipendenza r
senso delle parole, ed agevolano l’intelligenza di chi le ascolta. E perché dalla varietà e combinazione di tali suoni risult
r conseguente il valore e l’importanza delle cose ch’espone. [2.21] E perché non si prenda equivoco intorno al significato ed
mente si distinguono i gesti convenzionali ed arbitrari, i quali, sia perché non si scorge la loro prima ragione, sia perché n
bitrari, i quali, sia perché non si scorge la loro prima ragione, sia perché non abbiano altro che il capriccio e la convenzio
fierezza, Sublime ingegno, e in avvenenti spoglie Bellissim’alma; ah! perché tal ti fero Natura e il cielo?… Oimè! che dico? i
citato in questo genere di delicate sensazioni, le avverte e ne gode; perché non si debbono con la pronunciazione rilevarle op
mbombo di voci di pianto, Che mi fean pianger, tremare, ululare, E il perché non sapea. [4.16] Nel verso: Era la orribil not
S’egli ama bene, e bene spera, e crede              Non t’è occulto, perché il viso hai quivi,              Ove ogni cosa dip
o, e teniamo mezzo aperte le labbra, e quasicché gli occhi socchiusi, perché tendiamo ad abbracciarlo ed a possederlo, e ad ev
ro, o temperandone l’amarezza o alimentandone la compiacenza. Ed ecco perché nella tristezza profonda che ci abbatte, molti at
icolare, servono tutti ad un tempo al loro fine generale e comune. Il perché se l’interesse principale che domina esige di mos
erendo questi versi nel suo poema su la Declamazione, commenda Baron, perché fu veduto declamandoli impallidire e successivame
e, e della gioia, di cui era Cinna in quel momento ripieno. [6.22] E perché non si tragga abuso dall’esposta teoria, noi non
di chi ragiona, che l’indole e le qualità di che si ragiona. Ed ecco perché Quintiliano, commentando l’osservazione di Cicero
mente, non hanno applicato tutta quella precisione che richiedeva. Il perché non è da credersi una tale discussione come un ar
scerò che sono più acconce al nostro intento e più forti e risentite, perché le altre, o più semplici o men ovvie, allo stesso
olare e la sua propria fisonomia. E in tale stato noi la riguardiamo, perché i tratti della sua espressione corrispondente sie
ietra, che mentre quelli piangono, egli immobile punto non piange; né perché gli chiegga il suo amato Anselmuccio che si abbia
sta medesima osservazione deve esser fatta con giudizio e con metodo. Perché riesca efficace e profittevole è necessario in pr
n cui può e dee studiarsi la vera espressione delle passioni. [8.9] E perché non si abusi di tale considerazione, che, presa t
persona ecc., e tali oggetti sensibili si dicono propriamente belli, perché universalmente piacciono ed interessano. E questo
visibile che ci presenta. Alcune affezioni dell’animo sono più belle, perché più nobili e generose. Quindi l’espressioni che v
. Quindi l’espressioni che vi corrispondono diventano belle del pari, perché contraggono il carattere di quelle qualità. In qu
o il segno si veste anch’esso della bellezza del significato. Ed ecco perché certe espressioni appajono più belle di alcune al
e espressioni appajono più belle di alcune altre dello stesso genere, perché la specie delle une è più interessante della spec
e più in questo che in quel momento, e più a questo che a quell’uso, perché l’effetto, il fine e il significato dell’uno è pi
ere che meriti l’ammirazione e gli applausi degli spettatori. Ed ecco perché il dolore di Ajace, di Filottete e di Ercole ci p
a sarebbe difforme, insignificante, bruttissima; e così viceversa. Il perché siccome sta bene all’amore l’inchinar dolcemente
ed incurvare lievemente le braccia verso l’obbietto che si desidera, perché intendiamo di assimilarci ed unirci ad altri, e t
e ritengono pure dell’elegante, del grazioso, del morbido, ciò accade perché questo temperamento essendo analogo al carattere
l’artista sul vero si forma un mondo ideale, che mentre è verisimile, perché sul reale formato, è di questo assai più bello ed
binato col probabile e col possibile, che più interessi e diletti. Ma perché questo tipo abbia un termine più o men diffinito
le ed il probabile, che più giovi all’indole ed al fine dell’arte. Il perché non può ben determinarsi il tipo ideale di ciascu
questa intrinseca differenza delle arti imitative sta la ragion vera, perché talvolta quel che può imitarsi e piace imitato da
o sarebbe un tale effetto, se la declamazione imprendesse a produrlo, perché niun’arte, più ch’essa, può rappresentarci e quas
grado, in cui, quantunque vere, sogliono ordinariamente spiacere, sia perché stranamente disformano la figura, sia perché ci r
nariamente spiacere, sia perché stranamente disformano la figura, sia perché ci rappresentano passioni per sé ignobili, disgus
ch’essi quel che nella musica vocale e strumentale, le dissonanze. Il perché se l’attore non può, né dee tutte imitare l’espre
la sua espressione, che dalla mente del poeta che lo ha concepito. Il perché tutto il carattere e le parti più minute dell’esp
quelle idee e quei sentimenti, che sono il soggetto dell’arte sua. Il perché bisogna esporsi all’azione delle grandi passioni,
te imitazioni storiche hanno riportato su le stesse scene inglesi. Il perché ove tali sconci caratterizzassero personaggi stor
la voce applicare, nel che la declamazione principalmente consiste. E perché su tal particolare o variano più, o s’intendono m
rcostanza, all’argomento della conversazione che si vuole imitare. Il perché tanta distanza dee passare fra il tuono ordinario
vato e conservato agli attori delle altre nazioni e di tutti i tempi, perché era l’abuso più facile e quasi proprio del genere
ancesi danno più che gli altri in quell’eccesso, ciò loro interviene, perché degli altri naturalmente più enfatici, sentono tr
gni tutte le figure e le persone subalterne concordemente conspirano, perché risalti e primeggi la principale. L’eccellenza ad
debbe determinarle. E perciò fu censurata a ragione l’attrice Gaupin, perché esprimeva secondo il senso isolato delle parole,
no importanti s’interpongono, che debbonsi tutti notare e paragonare, perché l’espressione a tutti e a ciascuno proporzionatam
attenzione, ed a’ quali dee riservarsi principalmente l’espressione, perché dagli altri non sia imprudentemente esaurita e so
el tutto e in ciascuna parte qual sia il punto massimo di elevazione, perché i subalterni e minori siano a quello subordinati,
e il loro massimo grado, minimo e medio di forza e di espressione. Il perché deve prima notarsi quella parola, la quale fra tu
ere. Debbono perciò gli attori contenere prudentemente l’espressione, perché possa più modularsi, accrescersi e rinforzarsi se
lazione periodica e progressiva, si rende questa ad un tempo e falsa, perché non propria, e monotona, perché sempre a un di pr
si rende questa ad un tempo e falsa, perché non propria, e monotona, perché sempre a un di presso la stessa. [16.17] L’altro
la loro differenza d’indole, e minima la distanza dall’uno all’altro, perché l’impressione par che dall’uno all’altro passi ra
o diventa il quadro più vario, più vero, più spontaneo e più bello. E perché non si abusi di questa libertà, essa debb’essere
cutori non seggono; ma non perciò dovrebbero sempre tenersi in piedi, perché la condizione del luogo e delle persone non vieta
lità dell’attore. [18.2] In generale l’attore è obbligato a tacere, o perché debba ascoltare chi parla, o perché non vuole né
l’attore è obbligato a tacere, o perché debba ascoltare chi parla, o perché non vuole né debbe parlare, ancorché l’altro si t
sta di chi ascolta od attende la risposta, l’interlocutore si tace, o perché non osa, o perché non dee dire, e pur suo malgrad
od attende la risposta, l’interlocutore si tace, o perché non osa, o perché non dee dire, e pur suo malgrado egli dice alla f
oglie e alla figlia il suo atroce proponimento, e fa tutti gli sforzi perché la sua tenerezza non lo tradisca. E qui si posson
ti. E siccome atteggiamenti siffatti hanno bisogno di molto artifizio perché si formi un bel tutto, tutto dee parere naturalme
Non è la notte… Gelido sudore Mi scorre sopra le agghiacciate carni… Perché ?… Temo di me?… Io son qui solo…. Riccardo ama Ric
io vi sono… Dunque fuggiam…. Che…. da me stesso?,.. Sì, Da me stesso: Perché ?… Perché vendetta Non faccia… Come!… in me di me?
o… Dunque fuggiam…. Che…. da me stesso?,.. Sì, Da me stesso: Perché?… Perché vendetta Non faccia… Come!… in me di me? Io m’amo
re siracusano, e con una zappa d’oro accanto per lavorare la terra. E perché de’ pittori e degli scultori, il cui fine è meno
è possibile, conciliare prudentemente la verità con la consuetudine, perché non si diminuisca o distrugga da una parte il ver
ebbono regolare lo studio che ogni attore dee fare della sua parte. E perché molte cose si trascurano, e molte altre se ne fan
glio determinarne la pratica. Dico dunque che la parte dee studiarsi, perché se ne comprenda tutto il valore, perché si mandi
e che la parte dee studiarsi, perché se ne comprenda tutto il valore, perché si mandi tutta a memoria, e perché se ne esprima
é se ne comprenda tutto il valore, perché si mandi tutta a memoria, e perché se ne esprima tutta l’azione. [21.2] A conseguire
ti ogni altra cosa si legga la tragedia a tutti gli attori in comune, perché da tutti egualmente si comprenda la natura del su
delle sue parti, e quel che gli attori hanno di comune e di proprio, perché poi ognuno, imparando la parte da sé, non divaghi
ammi e di genere diversissimo, che sono obbligati a rappresentare, sì perché sono essi pochissimi di numero, si perché debbono
bligati a rappresentare, sì perché sono essi pochissimi di numero, si perché debbono rappresentar sempre dei nuovi drammi, i q
e, il quale dovrebbe limitarsi a seguire l’attore soltanto col guardo perché sia pronto a richiamarlo e soccorrerlo ove alcuna
ui giudizio si sottoponga l’attore. Se Roscio lo faceva con Cicerone, perché non possono e debbono farlo i nostri attori, che
ggiungere in ultimo che talvolta la vera tragedia è stata proscritta, perché si temeva che gli spettatori, fortemente commossi
ciando da capo. Che s’egli diceva che non vi è arte in Italia finora, perché non vi son tragedie eccellenti e commedie, ora ch
l’insegnamento, secondo i veri principî del gusto e della ragione. E perché se tutte le arti imitatrici hanno delle pubbliche
e che ben eseguita può a vicenda a tutte le altre giovare? Sarà forse perché si reputa meno delle altre difficile, men dilette
eputa meno delle altre difficile, men dilettevole, men necessaria. Ma perché sono sì rari gli attori, anche là dove l’arte e l
ne apparisce colà dove né dell’arte, né della scuola si tiene conto? Perché sprezzare la perfezione di un’arte che anche rozz
imperfetta qual’è, attira e diletta il pubblico più che ogni altra? E perché trascurarla se oltre il diletto potrebbe servire
offrirebbe un attore che pronunciasse con l’accento dei Provenzali. E perché si dovrebbe soffrire qualunque pronunzia provinci
e parole, quante frasi, quante sentenze si pronunciano senza effetto, perché se ne ignora la vera forza? [23.12] Eloquenza. S
cui, il più delle volte, le loro tragedie, o non sono ben declamate, perché male intese da loro, o si trascurano affatto, per
o ben declamate, perché male intese da loro, o si trascurano affatto, perché da loro non approvate. La Francia stessa ha soffe
I caratteri più delicati sono spesso male accolti e peggio declamati, perché sembrano loro poco interessanti, per non saperne
ne. Luciano richiedeva ancor più per la semplice danza o pantomima. E perché i pantomimi di quel tempo devono essere più istit
ri attori di Francia e d’Inghilterra sono per l’ordinario istruiti; e perché debbono essere a loro inferiori gl’Italiani? perc
rima evitare quelle più sconce maniere a cui gli alunni inclinassero, perché insensibilmente non si fortifichino, e diventino
is ponendis uterentur, in quibus victoriam essent adepti. [24.4] Or perché non adoperare opportunamente lo stesso ripiego? e
loro. Tutte le arti d’imitazione si debbono l’una l’altra giovare; e perché tutto conspiri armonicamente ad un fine comune, e
esseri umani fin dall’infanzia e ciò li distingue dagli altri animali perché sono i più inclini all’imitazione e attraverso l’
tazione e attraverso l’imitazione si procurano le prime conoscenza, e perché sono portati tutti a provare piacere delle imitaz
mmento_Intro.4] La declamazione è la prima a distinguersi tra le arti perché indotta dal bisogno naturale dell’uomo di imitare
tazione evitava con cura di abbandonarsi più del dovuto al sentimento perché temeva che la mancanza di autocontrollo potesse n
sentarsi degli stessi segni, che fossero essi accidentali o naturali, perché per entrambi era necessaria la riproposizione del
ativo che consente la verifica dell’impatto sullo spettatore, proprio perché il testo, specie nel caso dei quinti atti, trova
ine gerosolimitano, cit., p. 26). Lo stesso in Napoli Signorelli: «Ma perché la pronunciazione di cui in questo capo trattiamo
utila e debole, è quasi impossibile dire quanti movimenti possiedano, perché essi eguagliano quasi il numero stesso delle paro
urale e nazionale. [commento_3.3] Essi hanno dunque natura deittica, perché fanno riferimento al contesto spazio-temporale in
adando al punteggiato, divenivano oscuri. Recitati, parlano energici, perché il dire era breve, e non cantabile, né cantato» (
1] «Infatti, ai versi occorre dare un volto, per così dire, mutevole, perché il primo verso non sia mai uguale al secondo e il
mai uguale al secondo e il secondo non sia uguale al terzo; insomma, perché nessuno di essi appaia mai con la fisionomia di u
nto_5.28] «spingere indietro i capelli dalla fonte in modo innaturale perché si drizzino in modo terrificante» (Marco Fabio Qu
utila e debole, è quasi impossibile dire quanti movimenti possiedano, perché essi eguagliano quasi il numero stesso delle paro
quanto affermato da Engel: «Distinguo pertanto due specie di affetti. Perché l’attività dell’anima può risolversi nella contem
la coesistenza di espressione e rappresentazione. Questo si verifica perché il succedersi delle passioni è talmente rapido ch
i Baron vi fosse riuscito, la scelta non sarebbe stata degna di lode, perché il sentimento dominante da trasmettere sarebbe st
conformarsi troppo scrupolosamente alle sue spiegazioni e partizioni. Perché per il filosofo c’è unità, laddove per l’analista
sso. Quella dell’incertezza è dunque una frase transitoria necessaria perché si possa deliberare se quello che si prova per l’
e più delle altre assume forme di gradazione differenti è la gelosia, perché accoglie ora i tratti della tristezza, ora quelli
enica. A proposito della posizione delle braccia ad esempio afferma: « Perché il movimento del braccio sia dolce ecco la regola
esso si muove sempre seguendo una linea retta. La ragione è evidente; perché il desiderio vuole congiungersi all’oggetto che b
le grida vengono tramutate in stoicismo nell’accettazione del dolore, perché la bocca spalancata negava la legge suprema della
che le mie scimmie. Il loro debutto prometteva le più grandi speranze perché ero dietro le quinte e perché il pubblico si entu
butto prometteva le più grandi speranze perché ero dietro le quinte e perché il pubblico si entusiasmava sempre per la giovent
di questi passaggi intermedi sia interamente nelle mani dell’attore, perché si tratta di gradazioni impercettibili che il poe
società. Tra i punti cardine, un certo numero di spettacoli gratuiti perché anche il popolo accorresse, e l’abolizione di log
il terreno libero per la manifestazione del genio del singolo attore, perché non tutto può essere annotato con precisione; né
are. In queste circostanza, è bene che la prova sia fatta in costume, perché l’interazione con l’abito di scena può contribuir
neppure per ombra contentato nessuna persona di senso e di gusto […] perché avean fatto due o tre sole prove, e male, in vece
30 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
sia e la musica, la loro individuale influenza ha dovuto esser minore perché divisa. La seconda, che essendo ciascuno di essi
se ne riporta una compita vittoria. Bisognava civilizzare gli Arcadi, perché troppo sanguinai e feroci? Il solo mezzo atto ad
a aggiugnendo due corde di più alla lira. Da ciò si rileva altresì il perché in seguito gli uomini più saggi fra i Greci, pers
er fatica a lavorarne l’uguale, quella riesce appunto così eccellente perché composta con somma semplicità musicale, e perché
unto così eccellente perché composta con somma semplicità musicale, e perché istituita per una sola voce, e partecipando della
oni dee per conseguenza rappresentare i suddetti cangiamenti. Ecco il perché dalla natura del ritmo musicale si ricavava press
er le gravi e semplici materie, il cromatico, languido ed effemminato perché composto di semituoni e di terze minori, era fatt
la falsità di tanti principi ricevuti come incontrastabili unicamente perché nessuno ha voluto chiamarli a contrasto. Come la
gio, e superiore assai nel secondo. Eguale nel regolamento del tuono, perché sebbene non badassero eglino per formare i versi
denza delle loro poesie125. [26] Superiore nella esattezza del tempo, perché venendo assegnato a ciascuna sillaba poetica il s
za bisogno d’impiegar tre tempi in due sillabe sole? Colla dupla? No, perché questa divide il valore in due soli tempi. Colla
nti coll’autorità spezie di argomento che l’inerzia adotta volentieri perché la dispensa dal ragionare, e che il pregiudizio a
nto di lui. Il primo è Ovidio, il quale scherza col nome di Tuticano, perché non può entrare nel verso elegiaco a motivo d’ave
ctus habere neger.» L’altro è Marziale, il quale si scusa con Earino perché , avendo la prima breve, non può mettere il suo no
pugnas» dice poi che i Greci avrebbero potuto farlo più comodamente, perché si prendevano maggior libertà su questo punto, ma
e Marziale s’astenne dall’inserire nel verso il nome di Earino se non perché non avrebbe potuto alterare il valore della prima
31 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
l cielo olimpo e Pelia ed Offa, E mi scacci dal letto, e mi dimostri, Perché io vi fugga da sanguigna sferza, Un’orrida spelon
e per virtù; ma gl’italiani han saputo contenerli ne’ confini comici, perché non hanno confusi i generi. Se M. Castilhon avess
nfelicemente, sia per debolezza delle penne che vi s’impiegarono, sia perché la prosa francese é incapace di render competente
i sui carri e altre macchine161. Ma tutto ciò non era punto un’opera. Perché divenisse tale, bisognava che le macchine per app
a capitale delle Gallie. Pare dunque che ’l Trissino, il quale non so perché , e donde venga dal signor di Voltaire, ed indi da
io, «sono più riflessivi degl’Italiani e de’ Greci», mi direbbe egli, perché i suoi nazionali hanno inondato e infettato il mo
tale obblivione restarono ingoiati? A me pare che ciò addivenuto sia, perché «chi poco considera (secondo che dice il proverbi
era (secondo che dice il proverbio), presto parla e presto scrive», e perché i francesi facendo sempre da suffisants (voce car
crede subito, ch’egli parli del concetto; ma non la chiama puerilità perché (gran ragione! é possibile che sia uscita dal set
r tacciato di puerilità? Neppure per le regole critiche di M. Sulzer; perché se ’l mio piacere mi riempie e trasporta, se l’af
32 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171
bio, uno de’ primi poeti latini. Egli solea dire, che avea tre cuori, perché possedea perfettamente tre lingue, la greca, l’os
e tira tutta l’attenzione. Di più l’interesse par maggiore in questa, perché Seneca ingegnosamente suppone che Giasone é costr
aratteri delle passioni conchiude: Magis haec timet, quam moeret; e perché si manifesti affatto la madre, cerca d’atterrirla
di lui figliuoli. Or questo debbe con somma cura fuggirsi da’ poeti, perché lo spettatore che ha motivo d’ingannarsi sul di l
disprezzo. Nel frammento del atto II Edipo comparisce un mentecatto, perché pregato a interporre la sua autorità fra i due fr
adhuc Civile bellum, frater in fratrem ruat; Nec hoc sat est etc. ma perché ? qual motivo avea Edipo d’abbandonarli al lor fur
non solo non é come diceva il P. Brumoy la più stravagante di tutte ( perché qual più stravagante dell’Ercole Oeteo, e pur l’i
equeris mors, miseros fugis, imitato dal Metastasio nell’Artaserse. Perché tarda é mai la morte Quando é termine al martir.
mazione o elegia generale di Ottavia, la quale esce e si ritira senza perché . Le succede una nutrice che si querela delle vice
ciano le nenie a due. Apre l’atto II Seneca, che pur viene, non si sa perché , e si mette a moralizzare sulle diverse età del m
attori atellani erano cittadini romani, e ne conservavano i diritti, perché non lanciavano di servir nelle legioni, e non era
mirabilmente per gesti da Mnestere, poteva far vergogna alla ragione, perché la vita del pantomimo era libertina, o perché le
vergogna alla ragione, perché la vita del pantomimo era libertina, o perché le matrone romane s’innamoravano di tali istrioni
perché le matrone romane s’innamoravano di tali istrioni-ballerini, o perché essi prendevano dominio fu gl’imperadori, e influ
mo poeta e precettatore ( scrive Anton Maria Salvini ) rende ragione, perché i comici latini non abbiano aggiunto all’eccelezz
reliquorum quae extant Tragaediis Animadversiones. 89. Le sentenze, perché non sembrino assettate, e raffreddino la passione
33 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »
tà della musica dee senza dubbio farsi anch’esso da’ giovani cantori, perché la voce divenga in ogni occasione ubbidiente, per
giovani cantori, perché la voce divenga in ogni occasione ubbidiente, perché si dirompa a far quello che pare al di là di sua
orse anche tra noi quegli medesimi effetti che cagionava anticamente, perché accompagnata appunto e fortificata dai medesimi s
34 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo III. Progressi Teatrali in Francia tardi, ma grandi nel medesimo Secolo XVII. » pp. 291-315
n tal Durval nel 1636 le metteva affatto in ridicolo. Non so adunque, perché Lope de Vega, che mori nel 1635, al pari della ce
aîtres puramente francesi, saranno pretti personaggi comici. L’amore, perché sia tragico, dee esser forte, disperato, funesto,
nti notturni, errori di nomi, travestimenti, e lettere intercettate e perché spiccano in questo genere le commedie spagnuole,
del XV, e XVI secolo, son proscritti tra’ francesi ancor dall’epopea. Perché dunque con un gusto contraddittorio ammettono tut
dove parlano gli uomini e non il poeta, e dove si rendono incredibili perché smentite da’ sensi? Se questo sistema, al lor cre
0. I difetti dei grandi esemplari sono sempre fatali alle belle arti, perché accompagnati da molte bellezze e da virtù incompa
di squisito discernimento giovano assai nella repubblica letteraria, perché formano il gusto, raffinano il giudicio, e produc
35 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
a agli occhi di alcuni, ma né buona né bella per chi dritto estima. E perché in tale occasione molte e varie cose furono dispu
Assai più spaziosi dei nostri esser potevano i teatri degli antichi. Perché , oltre ai vasi di bronzo che rinforzavano le voci
travisare non si voglia ogni verità nella rappresentazione. [6.4] Ma perché gli uomini vanno generalmente presi a ciò che ha
36 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »
in ogni tempo si dichiarò protettrice delle arti e delle lettere, sì perché le une e le altre servono ad abbellire il maestos
altre servono ad abbellire il maestoso edifizio della religione, come perché questa nuova maniera di signoreggiare negli animi
mi si confà molto alle mire di quella Capitale del mondo cristiano, e perché gli avanzi non anco spenti della sua grandezza la
lauti in una vescica di bue inumidita. La Gusli, stromento più nobile perché usato nelle città eziandio, rassomiglia nella fab
37 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388
o, che ne’ difetti, messe riserbata alla critica comunale. Tuttavolta perché la gioventù non creda di scavar da questa ricca m
li che a un cuor sensibile congiungono una mente che ben concepisce); perché il patetico é sì bene una delle parti importantis
ne annunziato prima che comparisca in iscena, cosa che importa assai, perché lo spettatore prenda interesse al personaggio pri
ura tom. I pag. 266 seqq. e ne’ tre Secoli letterari de’ francesi238, perché il tenero dee far molti passi prima di pervenire
recedente, ed i caratteri sono ancor più propri del genere comico. Ma perché quell’ingegnoso autore di due commedie siffatte h
Francese la pone nella classe delle riprovate commedie piagnevoli; e perché mai? Vuol egli tener per commedie viziose tutte q
di Voltaire) quest’italiani a’ vostri insipidi commedianti francesi, perché essi rappresentano più naturalmente, e per conseg
ppresentano più naturalmente, e per conseguenza con maggior grazia, e perché servono il pubblico con più attenzione». «I nostr
38 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417
l ridicolo il fatto che potrebbe ricavarsi dalla morale del teatro. E perché ? Che connessione ha l’una cosa coll’altra? La tet
a nel prepararli, acciocché mostrassero di avvenire naturalmente, non perché il poeta ne abbisogna. Quando l’arte si mostra pi
e Garrick. Terenzio e Molière si leggono e si encomiano da per tutto: perché da per tutto s’imitano sì poco250? Sin dal secol
alata?» Appresso si sente soffocare, ha una difficoltà di respirare e perché , senza accorgersene, ha tenuto il seno scoperto,
duzione del Cinna fatta nel 1713 da D. Francesco Pizarro Piccolomini; perché il Paolino, goffa produzione di un ignorante stra
par che non siano per ora in istato di convertirli in vere commedie, perché 1. non istudiano per apprendere a sceglier le dip
n Barbero de Foncarràl. Fu la prima e l’ultima opera seria spagnuola, perché l’autore non si ricordò del precetto oraziano: S
39 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
di clic», è notevolmente facilitato —, ma induce anche — soprattutto perché l’edizione del Paragone è inclusa in una collana
ssere anche molto lunghi e trattare di temi assai differenti, proprio perché il poema epico assume, come già accadeva nella Po
o, istituto diventato inutile all’interno del dramma moderno, proprio perché priva le favole agite a palazzo della necessaria
o: i Francesi sono superiori dal punto di vista scenico agli Italiani perché cercano nelle proprie composizioni una maggior na
passa egli lievemente ciò che di maggior dichiarazione ha mestiere, e perché non discende a certe prove particolari che sarebb
ticolari che sarebbono necessarie per appagare il mondo, e finalmente perché non credesi totalmente giusta qualche sua censura
eripezie e delle passioni indi derivanti; in terzo luogo gli episodi: perché s’approva bensì presso da amendue le nazioni la n
o imperfetto il libro del poema epico fatto dal padre Bossu solamente perché l’autore proponendo per esemplari Omero e Virgili
2.3] Tutto ciò ch’io trovo opposto a tale principio parmi assai vano. Perché laddove Cornelio dice che tal purgazione gli semb
mente, dico che fassi qualche purgazione di tale reità, ma non piena, perché la favola termina lietamente e per qualche altra
e vere colpe anche per le gravi conseguenze de’ misfatti involontari, perché si credeva che contaminassero; però l’oracolo pre
tico abbia creduto che questa ultima fosse persona affatto innocente, perché la sua disobbedienza verso a Creonte fu per motiv
se stesso mortalmente, ma la compassione ch’egli muove è menomissima, perché trova l’uditore occupato da quella di Teodora e d
tù del poeta. L’Andromaca pare che dovesse anzi intitolarsi l’Oreste, perché questi sembra l’attore primario, cominciando e te
are che la sua disGrazia corregga la violenza della passione amorosa, perché sarebbe ridevole il creder che alcuno s’avvisi pe
tragedia di Mitridate eccita spavento, ma muove poca compassione, sì perché quel re appare di costume alquanto crudele, come
mpassione, sì perché quel re appare di costume alquanto crudele, come perché la commozione che fa Monima contrasta a quella ch
a vita per lo solo eccesso d’amore, ma tale censura è di niun valore, perché si suppone che l’eroe tragico debba essere perfet
endosi in pericolo d’oppressione un fanciullo innocente; contuttociò, perché insinua mirabilmente la confidenza verso Dio, ho
re de’ casi orribili per quelle vie onde meno si tema di pericolo, sì perché paiono meno evitabili i mali più comuni a fronte
no meno evitabili i mali più comuni a fronte degli straordinari, come perché vie più si commove la nostra umanità mentre appre
oni, ove s’opera tra persone note, invece di crescere vanno scemando, perché non si possono per tanto tempo sostenere. [2.2.4
ersone e di non lasciar luogo agli affetti di quelli che non l’hanno, perché ciò farebbe riprovare un pregio nobile delle favo
che impedisca il frutto del castigo; ma sopra tutto esso è pregevole perché reca seco negli avvenimenti una rarità per cui ap
rimane soverchiata dalla avversione che si concepisce contro di lei, perché si spera la loro salvezza. [2.4.3] Ma questa dif
o misfatto che d’un altro simile che spera di compire; dalla ragione, perché lo sperare la liberazione de’ buoni, oltreché sos
eci non s’astennero per tale riflesso dalle episodiche prolissità, ma perché furono amanti della semplicità, non pur nelle fav
sarie nelle tragedie fa di mestiere introdurle a ragionare d’amore sì perché loro è più naturale, come perché ne parlano megli
re introdurle a ragionare d’amore sì perché loro è più naturale, come perché ne parlano meglio che d’ogn’altra cosa, anzi senz
i avere qualche indulgenza maggiore per li Francesi che per altri, sì perché tal sorta di galanteria s’accomoda agevolmente se
senza offesa di certe convenienze al costume di quella nazione, come perché l’applauso delle loro tragedie dipende principalm
ltri per l’invenzione sustanziale delle favole tragiche, contuttociò, perché difficilmente le cose hanno ne’ suoi principi ogn
lunghi ragguagli, i quali sogliono per due ragioni infastidire, cioè perché stancano la memoria dell’uditore con molti fatti
perché stancano la memoria dell’uditore con molti fatti antecedenti e perché riescono freddi, non essendo ancora il popolo ecc
senza saperne le circostanze, le apprende poi con maggior maraviglia, perché sono inaspettate, ma nonpertanto que’ sogni che s
continuo. Nelle tragedie greche non è notabile tale inconvenienza sì perché il costume di que’ tempi permetteva al medesimo i
que’ tempi permetteva al medesimo il famigliarizzarsi con li re, come perché alla loro condotta non era per lo più necessaria
one hanno amato la permanenza del coro, riescono sovente improprie, o perché rappresentano azioni romane alla cui maestà non c
poi si scuopre alla presenza del coro delle donne che sono seco —, o perché versano intorno soggetti che, avendo del moderno,
nza della vera azione, parendo che le persone si mostrino sulla scena perché il poeta le fa venire, non perché gli affari ne d
le persone si mostrino sulla scena perché il poeta le fa venire, non perché gli affari ne diano loro la spinta. Laonde non re
Primieramente mi spiace in molte la troppa frequenza de’ medesimi, sì perché li soliloqui sono di sua natura una invenzione li
ione licenziosa di cui deesi fare minor uso ch’egli è possibile, come perché in vederli sì frequenti si direbbe che il poeta,
oracolo, ma troppo esso appare sì per la chiarezza della storia, come perché da niuno storiografo abbiamo che fosse alcun orac
propria età; nel che fare i nostri son meno lodevoli degli altri, sì perché le tragedie antiche non sono sì raffinate e perfe
che non s’avesse a tentare d’aggiugner loro maggiori perfezioni, come perché fa di mestiere che le favole sieno proporzionate
più perfezioni che difetti. Ma quello Francese cade in errore, prima perché la tragedia non vuole di necessità una eroica vir
costumi delle persone quali sono dati e reca esempli di tali persone, perché il loro carattere è de’ più noti, non perché non
esempli di tali persone, perché il loro carattere è de’ più noti, non perché non si potesse citarne dì migliori. [5.2.3] Ma i
onisti empi che né possono muover compassione, né giovar col terrore, perché di quella sono indegni e questo si rende inutile
lo meno quella censura che nelle Rane d’Aristofane dassi ad Euripide, perché indusse de’ re sul teatro sotto abito non decoros
faccia la spia all’ascoltante, levandolo in tal qual modo d’inganno: perché per far conoscere l’eccellenza dell’arte è d’uopo
teressano e ne sentono compassione. Ma egli prende un granchio, prima perché non occorrono artifizi per dare a vedere l’imitaz
mbianza, però comeché in Lucano non sieno disdicevoli molti pensieri, perché dove parla un poeta conviene uscire da confini um
ma mère69? L’esclamazione ha la sua forza senza il secondo verso, ma perché in questo si riconosce la combinazion ricercata d
ti sconci né lo stile di Racine, né quello degli altri più moderni. E perché presso alcuno farei per incorrere nella taccia di
ente. Le circollocuzioni sono massimamente poco idonee alla tragedia, perché con superfluità di parole né trattansi dalle pers
er quanto so, non ha veduto la luce. Piacque allui la forma di questi perché , come egli dice, altro essi non hanno di verso ch
za comoda per esprimere intieramente qualunque difficile sentimento e perché non lascia da vicino sentir le rime. Si mosse pos
eran del tutto ignote agli antichi. Ma vana appare tale difesa, prima perché se pareggiasi quella lingua con altre, e particol
ità diverse che presso i Francesi sono inesplicabili; secondariamente perché è falso non pure il dire che la ricchezza d’un li
lla Canace disse che si potrebbe muovere una lite a Greci ed a Latini perché usassero nella tragedia versi più corti che nella
ffenda; ma chiunque ha fior di senno puote agevolmente convincerlo sì perché il verso endecasillabo non è minore che di due si
caratteri più cattivino gli uditori qualor danno in qualche eccesso, perché secondo il pregiudizio comune del popolo una tal
te: «Che essa ha sembianza di maggiore grandezza che non ha la virtù, perché s’ammira maggiormente»; parmi doversi riflettere
e e rade a succedere: anzi non per altro s’ammirano i virtuosi se non perché appunto son radi. Non si dee però da tal meravigl
si dee però da tal meraviglia indurre che gli uditori ammirino Tazio, perché concepiscano idee non pure di gran virtù, ma di q
ccarsi con Misaele per dare allei tormento. S’accresce l’incredibile, perché il motivo che aveva il re di farlo custodire sepa
ovviso lo sfoderare ed il colpire doveva essere un atto solo. Inoltre perché fingere che cento braccia sieno per ferirlo in un
nell’operetta intorno la poesia tragica dalla tardanza del compirla, perché già è lungo tempo ch’ella rimane in riposo senza
vviene non pure per le molte distrazioni che ho sin ad ora patito, ma perché aspetto da Napoli più tragedie, una buona parte d
bono mostrare uomini dabbene che passino dalla fortuna alla sfortuna, perché questa è cosa che non desta né terrore né pietà,
e essere un uomo mlto malvagio a cadere dalla fortuna nella sfortuna, perché una simile composizione avrebbe sì la simpatia um
d’indurre la gente all’odio, ed all’orrore delle grandi malvagità, sì perché queste non sono comuni, sì perché sono generalmen
l’orrore delle grandi malvagità, sì perché queste non sono comuni, sì perché sono generalmente odiate senza bisogno d’arte, ch
cimbeni, nella quale l’idea di catarsi viene fondamentalmente bandita perché reputata contraria ai principi cristiani, in favo
ri tempi, secondo quel che a me ne pare, diversamente dee giudicarsi, perché il fine della Tragedia non è, né può essere, l’as
ione del favore, e della difesa, che all’innocenza viene dal Cielo. E perché il Protagonista delle ottime Tragedie debbe esser
imento dell’ingiustizia della pena, dovrà sempre giudicarsi migliore; perché oltre al destar ne’ nostri animi il timor del gas
la Favole delle Eumenidi, nella quale è rappresentato Oreste punito, perché uccisore della madre Clitemnestra, e di Egisto; m
tento esclusivo di ammonire gli uomini affinché non si inorgogliscano perché un tale mutamento di stato non sarebbe improbabil
l’Elettra una tragedia molto confacente al gusto del pubblico proprio perché , a differenza dell’Edipo, apparteneva a quel tipo
re al poeta la facoltà di cogliere il bene, dove l’incontra? Adunque, perché un martire è un personaggio perfetto, e Cristo è
quale agisce deliberatamente uccidendo il padre di Chimène, non tanto perché travolto da una passione irrefrenabile, o perché
i Chimène, non tanto perché travolto da una passione irrefrenabile, o perché trasportato da qualche peculiare difetto, ma in q
to e di Antioco, ricambia il primo, ma è costretta a separarsi da lui perché questi non vuole imporre al popolo romano un’impe
agliatore di corrotto, e non sano giudizio si convincea. Se il primo; perché ostentare queste Tragedie, come ben’organizzate,
are queste Tragedie, come ben’organizzate, e perfette? Se il secondo, perché troncarne?», Pier Jacopo Martello, L’Euripide lac
erando — in particolare le tragedie di Corneille — dei drammi eroici, perché costruiti sulla figura del martire o più in gener
ditato a modello la peripezia dell’Edipo Re di Sofocle (1452a 21-28), perché giungeva del tutto a sorpresa, dal momento che il
tando […]. Ma ’l giovar dilettando è per aventura di tutte le poesie: perché giova dilettando la tragedia, e giova dilettando
dilettando la comedia. Ma il fine di ciascuna dovrebbe esser proprio, perché sì come altro fine ha l’arte de’ freni, altro que
i col diletto, e colla maraviglia a conoscere, e seguitare il meglio; perché , essendo proprio dell’Epica più, che di qualunque
e che deriva dalla tragedia, piuttosto quello proprio della commedia: perché in quest’ultima anche quelli che nel mito sono ne
usto. Ora s’è stato lecito a i Poeti di variare affatto le Relazioni, perché non deve esser lecito a me, non dico già di cangi
zialità patetiche della riconoscenza: «Pietro Cornelio […] ne taccia, perché facciamo troppo studio nell’uso dell’Agnizione: i
studio nell’uso dell’Agnizione: il che vuol dire, che noi pecchiamo, perché trattiamo colla maggiore eccellenza possibile la
ma la ragione richiegga nella perfetta Tragedia. Diciamo la ragione; perché consistendo la forza della Tragedia nel commuover
censurata in questo senso dal Maffei nelle sue Osservazioni, proprio perché in questa tragedia campeggiava il carattere fiera
gedia; ed è che la peripezia del nuovo Edippo si compie in due volte, perché prima si ricconosce ch’egli è l’omicida ricercato
incipale Azione; e quanta debba essere la lor pertinenza alla stessa, perché sieno lodevoli. Bisogna confessare, che un bellis
té de la comédie (1667) condannava in toto il teatro francese proprio perché in esso si rappresentava abitualmente la passione
re di una madre nei confronti del figlio non tanto — o non soltanto — perché questo fosse reputato meno sconveniente, ma perch
— o non soltanto — perché questo fosse reputato meno sconveniente, ma perché un simile sentimento si prestava a commuovere un
«non mancherà chi, all’incontro, tenga qui appunto consister l’error: perché se un Tragico prenderà a rappresentar l’Amore, e
me inventate, e variate dalla storia, sì per le ragioni suddette, si perché veramente ella ha pur non so che d’appicco alla s
nsegna Aristotile dovere essere. Non è affatto spiccata dalla storia, perché leggendosi in quella, che dal Bassà dell’Amasia f
lto del dio Baal. Dopo un lungo elenco di tragedie francesi censurate perché zeppe di episodi amorosi che sviano l’attenzione
compariscono, quasi troppo si declini dall’uso delle odierne recite; perché in primo luogo nulla osta, che non possa anche il
luoghi, fra’ quali è il Robortello nell’esposizione di questo luogo, perché spesse volte i Trojani sono vincitori, ed i Greci
ostenendo che il Coro fosse inammissibile sulla scena moderna proprio perché la sua introduzione avrebbe pregiudicato la veros
mene: «Io non ardia appressarmi/ vedendo il ragionar: ma, mia reina,/ perché ti veggio sì turbata?» Merope: «Il tutto/ saprai
ti i Drami musicali. Né però gli a parte son da escludere totalmente, perché rari e brevi, e tanto più in Personaggi non gravi
punto necessario al proceder de’ fatti, né al fargli comprender bene, perché ciò sarebbe contrario all’artifizio cui è tenuto
insieme dall’altra, senza che questi odan quelli? Se così in fatti è, perché non potrà il Poeta imitare e rappresentare il ver
edie infiniti. Non si verifica che ciò non si praticasse dal Trisino, perché nella Sofonisba forse venti versi trovansi così p
i molti più: un discorso fa Oreste con Pilade, non udito da Ifigenia, perché pregata prima a scostarsi alquanto», Scipione Maf
non solo con la favella de i Cori; ma con quella delle Scene ancora: perché la Scena sola per mezzo de i suoi personaggi rapp
a ed a rimanervi ozioso per tutto il corso d’una favola. Le sofferse, perché cantando, prima, odi ed inni, che si suppongono p
critta da Aristotele — ma egli aveva dovuto tralasciarla di proposito perché troppo lampante («Aristote dans ce qui nous reste
ile a conservarsi per grandi che siano le difficoltà nelle altre due, perché quale è quel luogo che nel medesimo tempo possa e
, intitolata dal poeta ferrarese «tragedia di scena mutabile» proprio perché forzava il principio dell’unità di luogo, secondo
z’ora insultando suo padre, e rimproverandolo, e quasi minacciandolo, perché non abbia voluto morire per esso lui, come lo tro
e’ costumi buoni del Protagonista, come malamente espone Castelvetro: perché in quella particola si tratta del costume di tutt
ro ridursi a mettere in atto quell’immaginario processo di purgazione perché , da pagani, non avevano la contezza che la letter
ina insensibile all’amore coniugale e incline a maltrattare il marito perché interessata soltanto alla vicenda politica del su
iversale supposito; quelli che son necessari non può il poeta mutare, perché diverrebbono contra historiam, ma quelli che non
are la propria ritorsione («Sì che lasciami far, quel ch’ho pensato./ Perché o vendetta far di tanto oltraggio/ voglio; o con
ico. Al contrario il Bergamasco Grazia le tragedie antiche, non tanto perché queste venivano considerate figlie di un’etica no
morte della coppia di amanti innocenti, Perselide e Zeanghire, felici perché finalmente riuniti nel trapasso. Questo finale, c
sogno di raggirarsi per teneri, o bassi amori, come avviene oggidì. E perché non possono rappresentarsi gli Eroi, e le nobili
ata «piombò, e gran tonfo». Questa nota pittoresca era stata inserita perché si confaceva bene al carattere giovane del protag
iace. Ma con questo comodo è un incomodo peraventura, e non picciolo, perché insieme con l’antichità de’ tempi è quasi necessa
ndere non soltanto il teatro di Gravina, ma anche quello del Maffei — perché , nel modulare il personaggio del vecchio Polidoro
lpa di questi drammaturghi, i quali si sono adeguati al costume greco perché i soggetti delle loro tragedie erano prese dal mi
a gravità del loro eloquio, essi faticano a coinvolgere lo spettatore perché non presentano la vivacità necessaria, che si inc
maestosa, non avrebbe sopportato un simile abbassamento («Nulladimeno perché la greca lingua, oltre le altre sue felicità, pog
lia se i nostri autori di tragedie a quella sublimità non pervennero, perché non potendo alzar lo stile se non colla traslazio
fronte ad alcuni passaggi troppo fioriti dell’Aristodemo del Dottori, perché le bellezze celate in queste opere ripagavano l’i
i anche in Italia le lor Tragedie», scriveva il Veronese, ma soltanto perché un secolo di buffoni e comici dell’arte avevano g
quel teatro che aveva ottenuto la denominazione di «classique», anche perché reputato libero da quel raffinamento lirico e con
so attraverso l’iperbole in un punto che richiedeva tale raffinatezza perché proteso verso il sublime («En effet, si ce que di
enti naturali e divini le sembrano avversi, e la terra le pare gemere perché stanca di sopportarne i passi («Et que prétendez-
(I, 4, 10), giudicato altrettanto infelice, ma tuttavia più scusabile perché posto in un contesto elegiaco e non drammatico. I
. 189-192). Nella Polyxène del de La Fosse la protagonista, disperata perché in procinto di essere assegnata come schiava ai G
(Phèdre, I, 5, v. 360). In questo caso egli approva tale uso figurato perché Œnone, nel tentare di convincere Phèdre, ricorre
rstizione credono che lo sdrucciolo non convenga a nobili sentimenti, perché la penultima cade: senza distinguere il corso rap
dall’ultima parola monosillaba. La rapidità conferisce alla nobiltà, perché è numerosa e sonora; la caduta le toglie. […] La
do tale che in esse non appaia mica il poeta ma solamente l’attore. E perché lasciando a parte il fraseggiamento poetico, teme
cotal mischianza; il che per verità non gli sarà conceduto da tutti, perché sembra disconvenir troppo all’odierna Tragedia ch
ene grandemente alla Tragedia, in quanto è pur solo mescolamento […]; perché come mescolamento, importa imperfezione, instabil
ha mestieri di questo vizioso frammischiamento per variar l’armonia: perché l’Endecasillabo da sé si può formare variamente a
epoca (cfr. supra) che l’alessandrino sia inferiore all’endecasillabo perché meno mosso e tendenzialmente più noioso. Il verso
almente più noioso. Il verso italiano può essere declinato variamente perché diverse sono le potenziali sedi accentuative (egl
utoria. Ma si potrebbe in ciò muovere una lite a i Greci e ai Latini, perché alla Commedia adattassero i versi più lunghi, e a
l’udito il discernimento. […] Vi concorse la barbarie dell’artifizio, perché sin dal secondo secolo della nostra redenzione av
quello rimato («L’artifizio della rima è troppo lontano dalla natura, perché comparisce tutto al di fuori, ed all’incontro il
isti con molto più piacere ascoltati, che non le tragedia alla greca. Perché ciò? Se non perché i suoi dolcissimi versi, pieni
piacere ascoltati, che non le tragedia alla greca. Perché ciò? Se non perché i suoi dolcissimi versi, pieni de’ bei sentimenti
ogni scena appaia come necessaria nel punto in cui è stata introdotta perché prepara i successivi sviluppi dell’intreccio («Il
parere egli non doveva far commettere un fratricidio al protagonista, perché in questo modo ne avrebbe minato il carattere vir
e de’ figliuoli. Et questo, credo io, che si conceda in persona tale, perché indi nasce tutto l’orrore e la compassione, il qu
ro e verosimile, e conseguentemente tra prosa e poesia: «Ogni simile, perché sia simile dee ancora esser diverso dalla cosa, d
a, di cui rassomiglia: altrimenti non simile sarebbe, ma l’istesso. E perché l’imitazione, la quale è somiglianza del vero non
dre e figlio, che in origine erano stati separati dal sovrano proprio perché la donna non potesse rinfocolare la fede di Misaë
non tanto per la riproposizione di un topos logoro, quanto piuttosto perché pronunciato all’interno di un disperato discorso
o di comunicazione ovvero la comunità all’interno della quale operano perché i loro componenti si riconoscono facendo l’uno ri
a. Le morti de martiri eroi parmi che s’accostino all’indole tragica, perché mentre dalla qualità de’ loro supplìci si commove
edia convenga ad ogni persona il medesimo stile; il che è falsissimo, perché i sentimenti d’una nutrice debbono essere diversi
40 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VII. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 418-421
se, che pur vi si rappresenta, bisogna cambiar spessissimo il dramma, perché non tedii. Quanto a’ balli assicurano i nazionali
41 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
gendosi alla meglio il volto, e studiandosi di contraffarlo in tutto, perché si ravvisasse. Egli riuscì così bene ad accusarlo
l’orgoglio, rende men feroci i costumi, e induce a pensar giusto. Or perché eccitato una volta in qualunque guisa lo spirito
e e gl’insegnamenti della morale. Rifiutò ogni dipintura particolare, perché appresa dalla filosofia che i difetti d’un sol pr
polo d’Atene il personaggio di Anfiteo introdotto in questa commedia, perché gli sembrava essere insultato dall’alterigia di q
magnificenza co’ primi d’Atene che gli facevano una spezie di corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la di lui borsa s
42 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Commento »
idera questo episodio la prima vera coreografia della danza italiana, perché tutti i balletti erano legati da un’idea unitaria
a Prefazione dell’Enciclopedia. Fontenelle: la celebre frase «Sonata perché mi ossessioni?» apocrifa, attribuita a Bernard Le
nda metà del Settecento; è oggetto di critiche presso i contemporanei perché realizzava grandi balli storici scissi dall’azion
tà di carattere… di carattere incoerente ce lo dà Ifigenia in Aulide, perché la donna che supplica non assomiglia per niente a
43 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « [Dedica] » pp. -
CARTH. C. M. Tra le grandi greche invenzioni si é quella de’ teatri, perché ponendosi in iscena il vizio, si preferita più or
re ex cathedra; ma pochi son quelli, che intendono ciò che si dicono, perché pochi si son dati la pena di consultar le sorgent
44 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
tro a fine di risentire il piacevole incanto dell’arte drammatica, ma perché vi vanno gli altri soltanto. Adocchiare per esser
ttosi giardini. Sarebbe operosa e inutil fatica il risponder a quelle perché la verità non ammerte risposta, e a queste perché
risponder a quelle perché la verità non ammerte risposta, e a queste perché taluni non cangiano opinione giammai ove si tratt
45 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Conchiusione » pp. 438-442
in istato di scriver componimenti simili all’Atalia e al Misantropo, perché non furono quelli la prima volta ricevuti favorev
46 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
«Saettator fornito D’alto fuoco infinito Onde ogni cosa accendi, Deh! perché meco a saettar non prendi L’aspro smalto onde Cef
Preti, e pochi altri. [16] Minore fu il contagio nelle opere buffe sì perché avendo in esse meno luogo il maraviglioso più ne
  Se tu fossi tra noi saria spedita.» Un soldato fa la medesima cosa perché la verità lo beffeggia per le sue millanterie. Ot
colla orchestra il suono del papagallo e dell’artiglieria unicamente perché nel dramma si faceva menzione del canto dell’uno,
47 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 8-13
n poca spesa si allontanano dal linguaggio naturale. Quindi si scorge perché tutte le prime composizioni sceniche, come non mo
48 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
cinese non si spazia in episodi che son fuori dell’azione principale, perché tutti prende a rappresentare i fatti più rilevant
49 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
3), Saggio sopra il Gentilesimo (1754), Saggio sopra quella quistione perché i grandi ingegni a certi tempi sorgano tutti ad u
Le opzioni tematiche sono uno degli argomenti centrali del discorso, perché da esse derivano le scelte drammaturgiche e lo sv
da avere tra loro, le varie parti constitutive dell’opera in musica, perché ne riesca un tutto regolare, ed armonico». Sono a
are l’oltramontano travaglio de’ suoi orecchini. Il marito frattanto ( perché fra il Popolone de’ pigmeiha scroccato fama di sa
50 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290
immortali le produzioni d’ingegno. Vi debbe certamente serpeggiare un perché , uno spirito attivo, vivace, incantatore, pel qua
azio, i poemi piaceranno, ripetuti dieci e cento volte. Egli é questo perché , questo spirito elettrico che sfugge al tatto gro
51 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
opera. Primieramente potrebbero esprimere rappresentare e declamare, perché cantare dicesi pure da’ latini e da noi il recita
Philodoxeos, che per due lustri fu creduta opera di antico scrittore « perché (al dir del prelodato Tiraboschi) comunque scritt
52 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94
stessa voce1. Così l’egregio Signor Lampillas aspirando (senza saper perché ) all’anteriorità della Pastorale, che è l’Itaca c
53 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IX. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 426-437
di peggio. Si dispera di pervenire all’altezza del drammatico romano, perché s’ignorano le cose che meritano riforma nell’otti
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
hanno rotte troppe scarpe in quel mestiero, et io gli ho per scusati, perché ancor' io più volentieri ho comandato che ubbedit
55 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »
na, (quasi le due sole nazioni che somministrino argomenti al teatro, perché esse quasi le sole furono ove si conoscessero que
56 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
ono indigene de’ nostri paesi, ma che gli Osci le presero da’ Fenici, perché questi le portarono a’ Greci ed agli Etruschi, do
57 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
facesse tiranno. Tal caso di tirannia, a dritto dire, non è seguito, perché Odorico ha soltanto detto a Ricimero che la volev
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