nell’opera fossero veramente un soprappiù47. [3.3] L’andare dipoi de’
nostri
attori, gli atteggiamenti loro, il portamento del
in Atene, fa gran parte della vita e dello studio. Buon per noi se i
nostri
attori avessero ugualmente studiato il recitare d
a che altri il dica, quanto sieno valenti, quanto studio vi pongano i
nostri
Rosci. A tutt’altro han l’animo, attendono ad ogn
sa fermar la voce, non sa cantare. Al quale pongono così poco mente i
nostri
virtuosi, che del sostenerla e portarla a dovere,
ro cantori quegli arbitri de’ quali troppo sovente sogliono abusare i
nostri
, riducendogli ad essere meri esecutori, e non più
Ella sembra, dice il Tosi, la girandola di Castel S. Angelo, a cui i
nostri
virtuosi dan fuoco in sul fine dell’aria; e la ca
ne quasi la perorazione e l’epilogo48. [3.8] Instruiti che fossero i
nostri
virtuosi nella propria lingua, esercitati nell’az
irritato dal vento50; tanto è lo strepito che vi mena l’udienza. E i
nostri
più attenti spettatori stannosi soltanto zitti a
o preso oggimai il cuore delle persone51. Egli sembra in verità che i
nostri
teatri sieno fatti più per un’ accademia di ballo
duto tal proposizione erronea; se non che da parecchi de’ più valenti
nostri
maestri di musica fu assicurato ch’ella cammina a
le di lui, tra le quali furono queste : Due cose vi dispiacciono : i
nostri
difetti e quelli delle nostre commedie. Per quant
o alle nostre commedie, io non ho troppo da invidiare la felicità de'
nostri
predecessori, che vi han pure attratto e divertit
' essi ci fan dire, e del come noi lo diciamo. Siateci indulgenti pei
nostri
sforzi, e li raddoppieremo di giorno in giorno. P
eremo di giorno in giorno. Proteggendoci, voi vi venite allevando pei
nostri
figli de' giovini attori, che, nati tra voi, form
bene placito, però andar et stare in qualsivoglia città et luoghi dei
nostri
Stati et recitar comedie senza portar segno alcun
andando perciò espressamente a tutti li ministri ufficiali et Datiari
nostri
non gli debbano dar molestia alcuna per tal conto
noi sulla Bibbia e i santi padri, e sul codice e le costituzioni de’
nostri
principi. Si trovano fra loro ancora molte biblio
se, é in que’ paesi il principe de’ poeti turchi e persiani, come ne’
nostri
Virgilio, il Tasso, e l’Ariosto degl’italiani. La
gli odierni spettacoli scenici di Costantinopoli dagli antichi e da’
nostri
, quanto da Atene il borgo di Setines. Ecco un ar
Della musica [2.1] Che se niuna facoltà o arte a’ giorni
nostri
di ciò abbisogna, la musica è dessa; tanto ha ell
eminata e leziosa. Della novità in tal genere sono pur troppo vaghi i
nostri
uomini. Vero è che senz’essa non avrebbe ricevuto
forestieri venire ad apprenderla. E lo stesso sarebbe anche a’ giorni
nostri
, se in essa non usasse veramente il suo soperchio
esti ne sono, per cosi dire, la parte più sorda. E pare oggimai che i
nostri
compositori sieno venuti in parere che i recitati
o commovevano gli animi dell’udienza in modo, che niun’aria a’ giorni
nostri
ha saputo fare altrettanto. [2.5] Una qualche co
e. Non picciola è la mutazione che da quel maestro è seguita a’ tempi
nostri
, nei quali si è oltrepassato ogni segno, e le ari
ino e sieno ad esso straniere o repugnanti. [2.12] Egli sembra che i
nostri
compositori adoperino come quegli scrittori che p
n è però che una qualche immagine di verità non si scorga anche a’ di
nostri
nella musica. Ne sono in esempio singolarmente gl
tanto che bastasse e nulla più. Infatti ella è opinione de’ migliori
nostri
maestri che il contrappunto, o vogliam dire l’arm
are come lo sbozzo e quasi un preludio dell’opera. L’intendimento de’
nostri
poeti fu di rimettere sul teatro moderno la trage
ai, quando l’una di queste arti tornata alla imitazione degli antichi
nostri
autori ed arricchitasi l’altra di nuovi ornamenti
li converrà prendere un’azione seguita in tempi o almeno in paesi da’
nostri
molto remoti ed alieni, che dia luogo a più manie
etti favolosi dei tempi addietro, ritenendo il buono dei soggetti dei
nostri
tempi, si verrebbe quasi a far dell’opera quello
le arti che più ci commove, quella che ha maggior imperio sugli animi
nostri
, è l’unica facoltà a cui niuno, ch’io sappia, ha
erriero, che da molte reiterate perdite era quasi spento del tutto. I
nostri
artisti se ne prevalgono ognora ne’ canti bellico
requente del ritmo della musica antica. Io non poteva far conoscere a
nostri
musici tutti i mezzi che il ritmo appresta per l’
prosodia delle nostre lingue, che spezzando e ognor più accorciando i
nostri
suoni indeboliamo di giorno in giorno quella part
è fuor d’ogni dubbio la più vigorosa. Io voglio adunque persuadere a’
nostri
musici quanto lor monterebbe di conoscere il mecc
i non ricadano in quella confusione onde furono tratte dai riflessivi
nostri
antenati per opera appunto di coloro, la fama, e
il fa minore nelle cantilene tetre e lugubri? Or io esorto appunto i
nostri
compositori a non confondere le proprietà de’ mod
ito, e la verità dei diversi componimenti che dovrebbono eseguirsi; i
nostri
organi acquistarebbero un’aggiustatezza più decis
tezza, e con sicurezza maggiore. Potremmo eziandio comparare allora i
nostri
tuoni con quelli degli antichi, e venirne a capo,
o lo permettono le parole197. Onde può rilevarsi a qual segno monti a
nostri
compositori il fare uno studio serio e profondo n
ezza inestimabile e negletta per disavventura dalla maggior parte de’
nostri
artisti anche più celebri. Io osservo che nella m
iunta che della sola melodia francese: così li traggo dalle opere de’
nostri
più rinomati autori. Poscia mi rivolgo al canto i
quinci ne traggo molte cose nuove accende a riordinare la forma de’
nostri
drammi lirici, che di tutti i drammi sono certame
gli argomenti tragici, grandi, e regolari. E appunto io fo accorti i
nostri
compositori, come ciò verrebbe lor fatto, se essi
partizioni, o capitoli. Nel primo discorso, risalendo all’origine de’
nostri
sentimenti si tratterà delle intrinseche relazion
enti si tratterà delle intrinseche relazioni poste dalla natura fra i
nostri
sensi sì esterni che interni con tutto ciò che fo
lanti homini che di recitare perfettamente si sono dilettati a' tempi
nostri
(poco oltre la metà del secolo xvi).
certo Dottore, medico di professione, fu chiamato un altro Roscio de’
nostri
tempi. E Fr. Bartoli, da cui tolgo la notizia, ag
o, e di cui Tomaso Garzoni lasciò scritto (op. cit., 738) : « A’tempi
nostri
s’è visto un Fabio comico, il qual si trasmutava
le gratie, prerogative, vantaggi che sono soliti godere altri simili
nostri
seruitori.
anti homini, che di recitare perfettamente si sono dilettati a’ tempi
nostri
…. In data del 14 marzo 1580, il Duca di Mantova e
ratto. Nota IX. Luigi Riccoboni è stato il Roscio Italiano de’
nostri
tempi, amato estimato da Pier Jacopo Martelli, da
ima in particolare riuscì la di lei azione sempre che rappresentò ne’
nostri
teatri la parte di Merope nella tragedia del Maff
i Roma : Carlo Romagnoli tenne meritamente uno dei primi posti fra i
nostri
attori. Aveva bella voce, prestante la persona ;
a celebre Carolina, e ricordo di aver sentito da lui la prima volta I
nostri
buoni villici di Sardou, in cui con molta perizia
rizia che la elevarono al grado delle prime celebrità drammatiche dei
nostri
giorni. Nella Laboranti traluce il dire ed il ges
a fianco della quale si fa specialmente apprezzare dai vari pubblici
nostri
e forastieri, sì nell’Armando della Signora dalle
no gran fatto malinconia coloro che seggono presentemente arbitri de’
nostri
piaceri. Anzi se vorremo por mente come pochissim
o i virtuosi sotto regola e governo; e noi potremmo sperare a’ giorni
nostri
di veder quello che a’ tempi de’ Cesari e de’ Per
aire in 5 atti. Il teatro sarà illuminato di Reggia per rischiarare i
nostri
errori passati, presenti e futuri. Morì nel 1864
lontano dalla stitichezza e dalla pedanteria. Ma se non si esige da’
nostri
Canziani ch’e’ taglino le vesti all’antica, cosi
va anche in tal genere del loro valore; o almeno faria mestieri che i
nostri
uomini che presiedono al vestiario fossero inspir
seguite fossero le tracce di un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’
nostri
teatri il tempio di Giove o di Marte non avesse s
6. [5.7] Ma per tornare a cose più vicine a noi, che non istudiano i
nostri
pittori quelle che pur hanno negli occhi? Oltre a
ne colle tante incisioni, specialmente del Watteau, che riproducono i
nostri
comici a Parigi, nelle quali Pierrot occupa sempr
degli Scenarj di Flaminio Scala, la più importante per la storia dei
nostri
comici. Essa racchiude le scene francesi che furo
e del Bonnart, importantissime per la storia del costume teatrale dei
nostri
comici sullo scorcio del secolo XVII.
isagio la Storia, e la Logica. Inprima non sono tante le migliaja de’
nostri
Drammi: ed è pregio della meritamente lodata Nazi
i eccellenti Epici Italiani, i quali egli riduce a due. Il numero de’
nostri
buoni Epici trascende forse del doppio quello del
e armi di Richelieu, Il Positivo, Il Cantico, Il Bicchier d’ acqua, I
nostri
buoni villici, La Sposa sagace, ecc. – Nel primo
’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol essere de’
nostri
compositori, i quali con una disordinata ripetizi
razioni, sedussero per modo colla loro vaghezza il gusto dagl’incauti
nostri
maggiori, che si cominciò a poco a poco a non esi
acchina’, non accadrebbe): «noi sperimentiamo tai scotimenti anche su
nostri
nervi; talmenteché nell’ascoltare un suono soffri
iamo talora un tremore in alcun luogo della nostra macchina. Dunque i
nostri
nervi hanno anch’essi un tuono determinato, o, ch
di questo dominante spettacolo che quasi solo occupa da lungo tempo i
nostri
teatri ; il quale perché più pomposamente d’ogni
nvenuto, qui anticipatamente lo attesto. [Pref.5] Tal non curanza de’
nostri
scrittori ha data dunque occasione al presente tr
razioni, sedussero per modo colla loro vaghezza il gusto dagl’incauti
nostri
maggiori, che si cominciò a poco a poco a non esi
Martelli, l’abate Frugoni, il marchese Maffei, Paolo Rolli, ed altri
nostri
valenti poeti, seguirono le vestigia medesime. Ma
oquente è propriamente riserbato a quella parte che tende a muovere i
nostri
affetti: e quando noi ce ne sentiamo effettivamen
elle arti io chiamo quello artifizio ch’esse adoperano per piacere a’
nostri
sensi. Patetico delle belle arti, quell’artifizio
ico delle belle arti, quell’artifizio ch’esse adoperano per muovere i
nostri
affetti. Entriam ora ad esaminare in che l’uno e
le belle arti per quello artifizio che adoperano a fine di piacere a’
nostri
sensi. Or consiste questo artifizio nella simmetr
sere in simmetria. [Sez.I.3.4.2] Quanto adunque più evidente farà a’
nostri
sensi la ragione d’una a un’altra grandezza, tant
.5.6] Dalla medesima connessione d’idee che si trova in qualunque de’
nostri
piaceri, si può intendere il senso di ciò che com
tire, come ben notò Cicerone parlando del numero oratorio. Perciò ne’
nostri
movimenti questa simmetria d’uguaglianza per natu
ome da questi cinque fonti derivi l’estetico della poesia italiana, i
nostri
maestri di poetica il dimostrano, sebbene quella
one di sillabe, di diverso metro maggior bellezza si accrescerebbe a’
nostri
versi, e questi più sofficienti si renderebbero o
sopra la terza, sarà anch’esso bene unito al quadrisillabo, quando i
nostri
poeti si risolvano a dargli luogo nelle arie. [S
pi che la memoria ne ha suggeriti. Altri se ne potranno rinvenire ne’
nostri
poeti; ed altri pure da’ due stabiliti princìpi i
atte alle leggi di questa, per ragione della diversità che passa tra’
nostri
costumi e quelli che regnavano nella nazione e ne
nenti a que’ particolari capi, e le contrarie ragioni che indussero i
nostri
poeti a modificarle. Le quali discussioni, nel te
iscussioni, nel tempo stesso che saranno per avventura non inutili a’
nostri
poeti per condurre il melodramma alla sua perfezi
nella placidezza, nella urbanità, nella demenza, che che si dicano i
nostri
misantropi. Nella nascita dell’antica tragedia er
tragedie tutta l’atrocità delle antiche; difetto in cui incorse a’ dì
nostri
il Crebillon e ‘l Lazzarini. [Sez.II.4.0.4] Ad ot
ure (tanto bastando a destare la compassione e ‘l terrore negli animi
nostri
) e quindi fu dispensata dal terminare con queste
iò rende questa ben più istruttiva dell’antica e più atta a formare i
nostri
costumi, potendo nella persona del protagonista e
ssima: Ah che né mal verace, Nè vero ben si dà: Prendono qualità Da’
nostri
affetti. [Sez.II.7.2.5] E così quell’agitazione
drammatica hanno svegliata la compassione nel più intimo degli animi
nostri
! Come sperare che una lambiccata sentenza, una ri
tutto il teatro. [Sez.II.7.2.14] Quindi una tal aria non ha mai sui
nostri
teatri cagionata quella commozione che altre arie
noi abbiam nominati. [Sez.III.1.3.4] Sembra in oltre manifesto, che i
nostri
nervi, come altrettante corde d’uno stromento, ab
he risuona attualmente. Ma noi sperimentiamo tai scotimenti anche su’
nostri
nervi; talmenteché nell’ascoltare un suono soffri
iamo talora un tremore in alcun luogo della nostra macchina. Dunque i
nostri
nervi hanno anch’essi un tuono determinato, o, ch
o assai verisimile l’azione immediata della musica sul meccanismo de’
nostri
affetti. La quale immediata azione pare che venga
a semplice osservanza delle regole di quella parte della musica. Tra’
nostri
componitori e i Greci quel divario passa, che pas
confini delle umane cognizioni, come avveniva tra’ Greci: che anzi i
nostri
filosofi si recano per lo più a una cotal onta di
evole Menchenio. Non essendo adunquo in oggi la musica esercitata da’
nostri
filosofi, non potè il suo patetico profittar molt
più che oggi non ebbe questa impropria maniera di canto tanta voga su
nostri
teatri. La maravigliosa gorga d’una celebre odier
rice62 ha ingerito su questo particolare uno spirito di vertigine ne’
nostri
compositori. Da che essa cominciò a comparire su’
unga di suo capo la menoma appoggiatura. Conciosiaché corre oggi tra’
nostri
virtuosi un intollerabile abuso, ch’essi temerebb
d’un allegro, d’un largo e d’un balletto. [Sez.III.3.1.4] Pure se i
nostri
compositori avessero consultate le leggi del buon
di questo paragrafo, facessero quelle riflessioni che soleano fare i
nostri
antichi compositori, dalle quali dié loro Jacopo
un’ aria tartara o moresca. [Sez.III.3.2.7] Se con tali avvertenze i
nostri
maestri si porranno alla composizione de’ recitat
obbligato, ove si usi a luogo e tempo, non già come talvolta fanno i
nostri
compositori, i quali non avendo mai pensato al fi
’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol essere de’
nostri
compositori, i quali con una disordinata ripetizi
hai fior d’ingegno se queste ripetizioni, che tanto vanno a verso a’
nostri
compositori, possono dar sostegno ed anche, se a
parola presenta all’intendimento. E poiché ciò che fa impressione su’
nostri
sensi, più ci muove che quello che va dirittament
. [Sez.IV.1.0.6] Ma in oggi tal arte è in un estremo dichinamento. I
nostri
oratori sdegnano d’accordarle una seria occupazio
nevoli e mal graziosi, ch’è pure un fastidio a vedergli. Ciascuno de’
nostri
arioni, quando abbia messo la sua tenera gorgozza
ossero sulle scene quegli applausi, che forse non ebbe mai alcuno de’
nostri
soprani, e che certamente furono più ragionevoli,
e? Inestimabili tesori serbano ancora per lui le opere di quelli tra’
nostri
pittori, che più nell’espression si distinsero, c
[Sez.IV.3.0.5] Ciò che la scultura, e la pittura offerisce agli occhi
nostri
, la storia e la poesia offeriscano alla nostra im
questa il gesto e la voce che l’è dovuta; e mettendo sotto gli occhi
nostri
i segni del dolore, del timore, dell’ira, sarà si
giunsero ancora il Frigeri, i due Canziani, e il Boquet, il quale de’
nostri
dì si ha tanta gloria acquistata oltremonti colla
aggirarsi fra ‘l solitario lido di Nasso, si caccia nel bel mezzo de’
nostri
palchi, ogni verisimiglianza cessa all’istante; e
quanta allora che sia terminato un ballo fatto come sogliano essere i
nostri
. [Sez.VI.2.1.3] Tal sorta dunque di ballo contami
travestito Achille. Qual più bella materia di questa per un ballo? I
nostri
danzatori adopran pure somiglianti materie, quand
. Queste forza della musica si sperimenta in un modo maraviglioso su’
nostri
tarantolati. A un di costoro, ancorché giaccia in
iamo a’ medesimi molto addietro finora. [Sez.VI.2.1.8] Quanto poi a’
nostri
ballerini, se essi per lo più scelgono danze che
tro avviso. Ecco ciò che scrive uno di essi, che più si è distinto a’
nostri
giorni ne’ balli teatrali: «Finché i balli dell’o
loro commedie. Il medesimo discernimento dovrebbe oggi osservarsi su’
nostri
teatri, non ammettendo nelle tragedie in musica s
ssa, senza far ricordo alcuno dell’alta. Depongano dunque una volta i
nostri
danzatori su questo particolare i loro pregiudizi
nche messa al novero delle belle arti, si rinunzi pure’ a quelli tra’
nostri
bagattellieri che fanno spettacolo dell’agilità d
pettacoli. [Sez.VII.1.0.3] Ma tra quanti n’ebbero i passati tempi e i
nostri
, niuno più dell’opera in musica ha bisogno d’un d
olmente, per imprimere una più profonda e durevol traccia negli animi
nostri
. [Sez.VII.1.0.4] Evvi ancora un’altra ragione, pe
mpia esattamente i suoi doveri. Comparisce tutta intesa ad emendare i
nostri
difetti, a ingentilire le nostre maniere; ma inta
on si possono, la buona mercé di Dio, rimproverare alle ballerine de’
nostri
giorni i disordini delle antiche. Nondimeno rare
o però giustizia al vero: noi cadiamo in una strana contraddizione. I
nostri
drammi sono publicati colla sovrana e coll’eccles
si cessi di declamare generalmente contro i teatri, e d’applicare a’
nostri
attori117 il vituperio e l’infamia, a cui erano c
esto è il mezzo più efficace di pervenire alla totale depurazione de’
nostri
teatri. A questo fine il parlamento di Parigi nel
i, sieno attissimi ad introdurre alcune date disposizioni negli animi
nostri
, e ad impedirne alcune altre. E tali avvertenze,
rrendosi da loro (se pure han da essere perfette) la Musica, quale a’
nostri
giorni s’usa» (al solito Muratori era piuttosto c
pera in musica, Livorno, Coltellini, 1763, p. 14: «L’intendimento de’
nostri
poeti fu di rimettere sul Teatro moderno la Trage
ll’«Amico lettore» Vallaresso scrive tra l’altro: «Come sono a’ tempi
nostri
cessati tutti que’ motivi, per i quali all’antica
ì è parso all’Autore molto strano ed inopportuno il voler avvezzare i
nostri
Teatri alla totale, e servile imitazione de’ Grec
/ Ah che né mal verace, / né vero ben si dà; / prendono qualità / da’
nostri
affetti. / Secondo in guerra o in pace / trovano
vigliose, ed apersono la via a coloro che ne hanno poi fatto a’ tempi
nostri
» (G. Vasari, Le vite cit., II, pp. 259-260). Bald
i, sieno attissimi ad introdurre alcune date disposizioni negli animi
nostri
, e ad impedirne alcune altre. E tali avvertenze,
l cambiamento di metro sia un errore. Esso è una licenza accordata a’
nostri
poeti; licenza però della quale io non mi varrei
ubito che quella stessa ragione, ch’ebbero coloro, che applicarono a’
nostri
Attori le leggi romane sugl’Istrioni s’abbiano qu
e leggi romane sugl’Istrioni s’abbiano quegli altri, che applicano a’
nostri
Teatri le invettive de’ Padri contro i Teatri de’
e mostra nel prospetto tre uscite e due laterali. Sussiste ancora a’
nostri
dì questo teatro ben conservato per diletto de’ v
, e si calzò con decenza il Coturno ed il Socco; ma allora erano fra’
nostri
dotti le greche lettere quali così comuni, come o
uor di moda, cose che non ne guastano l’essenziali bellezze, anche a’
nostri
giorni farà piacere e maraviglia a leggitori impa
dappoiché essi altro allora non si prefissero se non di rimettere sui
nostri
teatri la forma del dramma de’ greci, non già il
pra della vita comune. E quello é quello che da’ greci ne imitarono i
nostri
italiani, i quali sono ben anche dal Mattei assai
so! un Trissino! E come senza saper che fossero? Non son essi i primi
nostri
scrittori italiani, specialmente del cinquecento,
in altre guise di là da’ monti? E che si é scoperto di più a’ giorni
nostri
? Che ci dice di più il signor Mattei? Che la trag
avrebbe senza veruna riserba avanzato nella lettera al Maffei, che i
nostri
comici son di gran lunga inferiori ai latini. Olt
ese; ma non fu timida e circospetta quanto la latina, essendo stati i
nostri
autori comici persone nobili e ragguardevoli nell
i a ripigliare i francesi con certa asprezza che costa molta pena a i
nostri
, i quali per natura e per riflessione sono urbani
volgar nostro; Dante che perciò fu dal Petrarca chiamato ille eloquii
nostri
dux, da Paolo Giovio il fondatore del Toscano lin
l’altro della Prefazione alle sue Epistole Famigliari, vennero dopo i
nostri
Siciliani a verseggiare e a far uso della rima ne
ionati Oltramontani per lo singolar talento, che in esse posseggono i
nostri
a quel grado che vuole il migliore entusiasmo. Ma
i e Spagnuoli con molto maggior minutezza e povertà, che non aveano i
nostri
mostrata nell’imitazione de’ Greci. Or da questo
issimo rapporto a Vostra Altezza Serenissima a disimpegno de' proprii
nostri
doveri. Dice il Bartoli che la grazia gli venne
ivo d’accordargli la nostra prottezione, con ascriverlo nel numero de
nostri
attuali Sruitori, l’accompagniamo colle presenti
, la generosa protezione, e la magnanima liberalità e munificenza de’
nostri
principi, ministri, generali, e grandi verso le l
r le cure, l’ingegno e ’l buon gusto del degretario e vonsigliere de’
nostri
re aragonesi Giovanni Pontano135, e del precettor
hie trovansene fino alla metà di questo secolo scritte in latino da i
nostri
più accreditati Letterati. Il celebre Leonardo Br
trovati furano nel secolo XV dagl’italiani in Italia, od altrove. Tre
nostri
famosi letterati viaggiarono in Grecia a tal’uopo
che diletta e piace chi può mai dir d’una Maestra Scena, che sovra i
nostri
cor troppo efficace i più svegliati spiriti incat
erravilla anzi, sotto certi rispetti, ha punti di contatto coi grandi
nostri
della commedia dell’arte. E tale e tanta la sua s
isce tal grandezza e finezza di arte da collocar lui fra i primissimi
nostri
! L’io ne ho dodici del Maester Pastizza da quali
vero. L’Alberto Pregalli, I Fourchambault, I Borghesi di Pontarcy, I
nostri
buoni villici, Goldoni e le sue sedici commedie l
natura, si unirono con pietoso e gentile proposito i migliori artisti
nostri
, i quali dettero una di quelle rappresentazioni c
rancese ci guadagnerebbe qualche lavoro di Marivaux, ben recitato dai
nostri
artisti, e massacrato oggi da codesti buffoni d’
e, come istruttore, moltissimi onori : il ritratto che presentiamo a’
nostri
lettori fu disegnato dal vero, in quell’epoca, da
le : « il giovane attore che compose questa rappresentazione merita i
nostri
elogi e gl’ incoraggiamenti del Pubblico, il qual
nella dedicatoria, si puote sicuramente dire il Roscio e l’Esopo de’
nostri
tempi , ne fu uno de’ principali attori. Giulio P
io di sole, Un luogo destinato a’ sacrifici, Che soglion farsi da’ re
nostri
all’ombre, A Proserpina irata, al fier Plutone, O
ravvisarsi il primo esempio moderno di una tragedia cittadina, che i
nostri
scrittori nè seguirono nè pregiarono, e che più t
i nè prima nè dopo di Rapin non si è mai pensato a sostenere contro i
nostri
poeti romanzieri, che i costumi della cavalleria
Rapin e di la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas, o la stupidità de’
nostri
scioli che affettano nausea per tutto ciò che non
uente secolo l’escursione e i progressi del mal gusto. Quasi a giorni
nostri
il celebre marchese Maffei vi fece alcuni troncam
da Spagnuoli, con molto maggior minutezza e povertà che non aveano i
nostri
mostrata nell’imitazione de’ Greci ? S’ingannò du
si stata, che in Grecia l’accompagnò costantemente. Si contentarono i
nostri
di farne cantare i soli cori, come si fece in Vic
spettacolo di quella nazione con tutte le circostanze locali, che a’
nostri
parvero troppo aliene da’ tempi e da’ popoli, al
ettura e nella nuda recita che in una rappresentazione cantata. Ora i
nostri
imitarono la tragedia greca appunto in quello che
seppero essi che cosa fossero le tragedie greche? Non furono i primi
nostri
scrittori, specialmente nel Cinquecento, quelli c
simili guise al di là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorni
nostri
? Qual riposto arcano ci ha rilevato la singolare
ll’articolo V, pubblicato in Napoli nel 1782, col quale rallegrammo i
nostri
leggitori a sue spese. a. Lasciamo pare al gesui
storia dei comici è storia del Teatro ; e dacchè nei secoli scorsi, i
nostri
attori tennero il primato fra tutti, e diffusero
grande famiglia comica che dalla fine del secolo decimoquinto sino ai
nostri
giorni ha, si può dire, dominato il teatro europe
verrà di giorno in giorno più degno della pubblica considerazione. A’
nostri
dì si è segnalato tra’ Danesi il barone Holberg c
Augusto divisero in parti una Roma. Egli avviene ben di rado che ne’
nostri
ballerini si trovi congiunta con la grazia la for
le accademia, parve degno della publica considerazione. Si segnalò a’
nostri
di tra’ Danesi il barone Holberg con varie commed
rsi mostri, che mascherati di soave apparenza, si fanno i tiranni dei
nostri
affetti, e tutto sfigurano il nostro spirito. L’a
i primo attore ebbe tanti schietti encomj dai giornali e dai pubblici
nostri
e forestieri, metto qui una nota autobiografica,
del pallido amante la smorta fanciulla si china…. « Oh Armando ! pei
nostri
due cori mai ora più bella non fu ! Mio povero Ar
to, e su ciò fonda che noi dobbiamo far capital degli amori, perché i
nostri
teatri son pieni di donne, dove, essendo rimosse
d’Eschilo, di Sofocle e di Euripide a’ tuoi primi giorni, siccome a’
nostri
quelle de’ due Corneli, del Racine, del Capistron
a e l’architettura sono riuscite appresso di noi perfettissime; e da’
nostri
artefici i vostri han ritratto quanto è di buono
inganni nel credere che io abbia veduto rappresentare le tragedie de’
nostri
autori e de’ vostri, siccome ancora ho gustati fr
dipinto in colori italiani un’immagine così giusta delle tragedie de’
nostri
greci antenati, ma siete ben poco tenuti a’ nostr
delle tragedie de’ nostri greci antenati, ma siete ben poco tenuti a’
nostri
greci antenati dell’avere essi a lui lasciato un
ti i sentimenti de’ vostri attori ed avviliti col paragone quelli de’
nostri
, è stata ancor l’inventrice di questo ingegnoso v
i, nobilissimo cavalier piacentino che meriterebbe venir per terzo a’
nostri
ragionamenti tanto è gentile ne’ suoi soavi costu
ioventù volonterosa di lode a quell’applauso al quale avea condotti i
nostri
poeti la ben disposta natura e il giudicioso disc
inverisimili maggiori assai che accadono nelle tragedie di alcuni de’
nostri
Greci, per voler rappresentar tutto in piazza, e
entazione e che, per cosi dire, facessero tutto in strada. [2.72ED] I
nostri
re ricevono in strada gli ambasciadori; tramano i
. [2.72ED] I nostri re ricevono in strada gli ambasciadori; tramano i
nostri
principi in strada le occulte congiure; discorron
’immaginazione e poco dilettando la vista. [2.73ED] Egli è vero che i
nostri
re, parlo di quelli che vivevano avanti Alessandr
leggi e tutto il fasto si spaziava nell’Asia, sinché poi, sparso fra’
nostri
, si dilatò all’Italia e finalmente alla Francia c
e sino nell’Inghilterra. [2.75ED] Contuttociò non è mica vero che ne’
nostri
teatri non si pensasse alla mutazion della scena.
truvio e vi troverai che tre cangiamenti di scena si congegnavano sui
nostri
palchi: tragica, comica e satirica. [2.77ED] La t
per dirti che la scena satirica fu alle volte costantemente usata da’
nostri
tragici, ma non mai la comica, come da te puoi os
esamina, ma non so se tanto si considerasse fra’ Greci. — [3.9ED] — I
nostri
Greci — rispose il vecchio — nel loro sceneggiame
palese occasione, e in ciò (torno a dire) l’avete ficcata a’ tragici
nostri
. [3.12ED] Non perderò il tempo in esempli, bastan
ar di me) seguendo in ciò l’esempio del Tasso, del Guarino e di altri
nostri
Italiani, ho creduto dover regolarmi diversamente
tu puoi ben esser certo che la passione amorosa non era incognita a’
nostri
poeti, perché i nostri poeti erano uomini. [3.42E
o che la passione amorosa non era incognita a’ nostri poeti, perché i
nostri
poeti erano uomini. [3.42ED] Se leggerai tu Anacr
ro) conoscerai che questo affetto pizzicava ben vivamente l’animo de’
nostri
maggiori, tanto più che il nostro clima è assai p
ressione diversamente da ciò che allora sentii. [3.109ED] Gli affetti
nostri
ci portano all’ambizione, alla prepotenza, alla c
troppo severamente, muove la nostra umanità a compatirlo e caccia da’
nostri
cuori la crudeltà. [3.110ED] Questo ho io fondato
nella maggior parte dell’universo e per questo conto può essere che i
nostri
vecchi argomenti potesser piacer tuttavia a Venez
i di averne derivata la moda da certo Ciullo del Camo, che fu uno de’
nostri
antichi poeti, appunto celebre per esser fra’ pri
oteva non esser armoniosa all’orecchio, perché chiunque pronunciava i
nostri
dattili e i nostri spondei facea conoscere quella
oniosa all’orecchio, perché chiunque pronunciava i nostri dattili e i
nostri
spondei facea conoscere quella tal quantità che v
e in errori di quantità, componendo versi o greci o latini; lo che a’
nostri
poeti era, per così dire, impossibile; e dove l’a
48ED] — Ecco — disse — come sarebbesi a far morire nelle botteghe de’
nostri
librai tutti i volumi di regolette inventate per
erto di sillabe sieno versi, perché si son posti in opera da vari de’
nostri
poeti, particolarmente ne’ drammi, come anche per
ta di ritmo e di rima, e benché più antico del nostro non è stato da’
nostri
maggiori imitato perché, come alla lingua latina
i del tuo rimare nelle tragedie e dovrebbonsi dagl’Italiani imitare i
nostri
Greci, che quando inventavano una sorta di verso
nche per un caritatevol contrassegno che la provvidenza dà agli occhi
nostri
dell’impostura. [4.192ED] L’imprudente ardir di c
costarci che noi facevamo a passi lenti al castello — è una copia de’
nostri
giardini che di gran lunga si lascia addietro gli
il poeta riuscire per lo più insipide per la musica e detestabili a’
nostri
smaschiati cantori e alle nostre che per vergogna
erché in ogni caso il verseggiatore ha tutta la facoltà che avevano i
nostri
antenati di dar ad intendere delle frottole e di
dove sottigliezza di gusto non è giammai penetrata, e li paragono a’
nostri
antichi greci scultori, che si distinguono da’ lo
racemente — io risposi — ho trovato negli attori franzesi rispetto a’
nostri
attori italiani non poco di novità. [6.23ED] Diff
latino co’ versi franzesi e con gl’italiani, già ti ho mostrato che i
nostri
metri son più colanti e ritondi, ed in conseguenz
uniformità almeno con poco notabile differenza, dimodo ché paragono i
nostri
al mormorio di que’ fonti che cadono naturalmente
il tragico costume dai Greci e che tu non crederesti sì inferiori a’
nostri
, se, come vedi le tragedie del secolo di Nerone a
] Primieramente tu non hai veduto i migliori attori di Francia che a’
nostri
giorni sieno stati monsieur Baron e madame Duclos
di raggiungerla e forse di sorpassarla; noi altri Greci, trattando i
nostri
argomenti, abbigliavamo alla moda delle nostre co
prima, 1733, p. 163, si legge tuttavia: «Ciò che è notabile e raro a’
nostri
giorni, si è che questi due letterati, cioè il Gr
tiam non emo), moltiplichiamo le nostre ciancie, purchè ci troviamo i
nostri
conti, cioè finchè io mi diverta nel mio ozio, ed
dunque due innamorati rivali, che spieghiamo in differenti maniere i
nostri
affetti. Detta a lei l’amore di fare de’ sogni pi
nella dedicatoria, si puote sicuramente dire il Roscio e l’Esopo de’
nostri
tempi, ne fu uno de’ principali attori. Giulio Po
i sole, Un luogo destinato a’ sacrifici, Che soglion farsi da’ re
nostri
all’ombre, A Proserpina irata, al fier Plutone,
essa può ravvisarsi il primo esempio di una tragedia cittadina, che i
nostri
scrittori nè seguirono nè pregiarono, e che posci
i nè prima nè dopo di Rapin non si è mai pensato a sostenere contro i
nostri
poeti romanzieri che i costumi della cavalleria e
Rapin e de la Sante, o l’ignoranza del Carlencas, o la stupidità de’
nostri
scioli che affettano nausea per tutto ciò che non
ente secolo l’escursione e i progressi del mal gusto. Quasi a’ giorni
nostri
il celebre Marchese Maffei vi fece alcuni troncam
a stata, che in Grecia l’ accompagnò costantemente. Si contentarono i
nostri
di farne cantare i soli cori, come si fece in Vic
spettacolo di quella nazione con tutte le circostanze locali, che a’
nostri
parvero troppo aliene da’ tempi e da’ popoli, al
oderna non sia tale? E pure anche questo ha voluto avanzare a’ giorni
nostri
l’Avvocato Mattei ornamento del paese ammaestrato
ettura e nella nuda recita che in una rappresentazione cantata. Ora i
nostri
imitarono la tragedia greca appunto in quello che
seppero essi che cosa fossero le greche tragedie? Non furono i primi
nostri
scrittori, specialmente del cinquecento, quelli c
e simili guise di là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorni
nostri
? Qual nuova cosa ci ha rivelato la singolare erud
e mostra nel prospetto tre uscite, e due laterali. Sussiste ancora a’
nostri
dì questo teatro ben conservato per diletto de’ v
accini gentiluomo romano per passar le ore non, come è il costume de’
nostri
tempi, in oziose ciccalate, in giuoco rovinoso o
a altro non essere stata la musica greca se non se una confusione de’
nostri
tre generi cromatico, diatonico ed enarmonico fu
nella musica a cagion di piacere. La natura donando agli oggetti de’
nostri
sensi corporei le qualità necessarie per dilettar
’amaro arrivano più gradite all’orecchio: nella maniera appunto che i
nostri
Apici sogliono pizzicar più vivamente il palato c
stamente è un canto, per tutte le condizioni insomma che le arie a dì
nostri
distinguono. né si veggono soltanto ne’ drammi de
che le fanciulle del Cinquecento non differiscono punto da quelle de’
nostri
tempi. Se un poeta è rimasto invaghito della bell
tragici qualche carattere comico266. Egli era oltracciò riserbato a’
nostri
giorni l’insinuarsi che si scrivano tragedie in p
hanno cercate nel miracoloso e nelle trasformazioni istrioniche; e i
nostri
poetastri incapaci di vagliar il grano e separarn
senza pensarvi, son ritornati alla pristina confusione del coro, e i
nostri
uranghi si pregiano d’imitarne il mal gusto. Noi
oltà che hanno d’imitare, ma quella soltanto di agire fisicamente sui
nostri
nervi, anche a tal fine vedrassi la preferenza d’
otizie. «L’impiego della musica è una pruova della sua eccellenza. I
nostri
imani compagni de geni celesti la impiegano nelle
l’arenoso vento dominatore dei deserti della Petrea, e d’abbagliare i
nostri
occhi colle vane appariscente di mille fantastici
nismo, onde rintracciar meglio la differenza che passa tra quelli e i
nostri
. Simplificando l’idea che noi abbiamo della music
roduca in noi la stessa passione che ecciterebbe se sopposta fosse ai
nostri
sensi. Ora, siccome gli oggetti dell’universo agi
gli accennati principi il sistema della prosodia antica, nel quale i
nostri
ciurmatori grammatici altro non sanno vedere che
a, i confini della musica erano gli stessi che quelli della poesia. I
nostri
compositori si troverebbono fortemente imbarazzat
enti dall’altro, ha posto quei rilevante divario che pur sussiste nei
nostri
moderni sistemi ad onta degli sforzi di tanti uom
n facile da comprendersi dal non udirsi che appena o di rado da canti
nostri
, benché da vari consonante copiosi, e di vari mov
differenze tra il loro genere cromatico ed enarmonico paragonati coi
nostri
. Rispetto a modi siamo egualmente nella oscurità,
pe, tal volta pusillanime, tal volta eroe. Gran numero di scrittori e
nostri
e forestieri si occupò della origine della sua pe
il grido della libertà e della indipendenza nazionali che usciva dai
nostri
Poeti, e che il di 8 dello scorso febbrajo mettev
serzione. GIORNALISTA. [7] «Intendiamo dunque solamente di esporre i
nostri
dubbi sopra alcune opinioni sparse nel medesimo c
iolino in mano? Crediamo che la Madonna fosse ballerina? Si legge ne’
nostri
libri canonici che gli apostoli promulgassero la
esposta l’imagine di Gesù crocifisso sulle scene, o ne’ palchetti de’
nostri
teatri? Vi si veggono le statue di San Francesco
Leda verranno fuori delle cose pellegrine. Secondo l’estrattista se i
nostri
drammi sono talvolta malamente eseguiti dai “guas
e lo spirito, non più il progresso della filosofia e dei lumi sono a’
nostri
tempi le cagioni che hanno “umanizzata gran parte
musica e regolava il numero delle note, qual altro regolatore hanno i
nostri
compositori nelle cose accennate fuorché il propr
l’antica, non tanto perché reputiamo un atto lodevole pensar bene de’
nostri
contemporanei, quanto perché traendo origine ogni
provviso in parziale, la parola “moderna” si confonde con quella “de’
nostri
tempi”, dal sistema si salta al gusto e da tal co
tanti altri, e dei quali son più di venti anni che sin la ciurma dei
nostri
compositori se ne astiene, e in cui veramente i b
anno ecc.» RISPOSTA. [64] Se i difetti da me apposti alla musica de’
nostri
tempi sono stati conosciuti da tanti altri, essi
che ha fatto la musica dai tempi del Pergolesi e del Vinci insino a’
nostri
giorni, io ho detto il mio sentimento nell’ultimo
non ci fanno punto vedere ne’ drammi greci quelle rassomiglianze coi
nostri
ch’egli pretende che vi siano. Per esempio, nella
giornalista non si crederebbe ch’egli fosse un maestro di musica de’
nostri
tempi, ma che simile al greco Epimenide si fosse
o lodata la musica del Pergolesi e del Leo a preferenza di quella de’
nostri
tempi? Ecco le sue parole: «E se il Signor Arteag
si può vantar, che vinto Dal rispetto, di lor più non favello. I
nostri
dotti poi stupido ammiro. La lor filosofia di q
ne Ragionar sanno ancor gli appaltatori: Son di decenza esempio i
nostri
abati: Di studio e di saviezza i curiali. Non
hè servono il pubblico con più attenzione”. Diderot diceva ancora: “I
nostri
commedianti Italiani rappresentano con più franch
e teatrale di M. Dorat scrive ancora: “Io avrei coperti di ridicolo i
nostri
attori ossessi, i quali caricano tutto, e non san
cantava nella fiera, sogliono anche rappresentarsi opere italiane de’
nostri
più celebri maestri, e pastorali, opere-comiche,
di scrivere e declamare, hanno svegliati i compatrioti a comporre a’
nostri
dì più di una Tragedia ragionevole, perchè volete
urono e sì illustri le Colonie, che dalla Grecia vennero ad abitare i
nostri
paesi, che Strabone mentova moltissime Città Grec
ntemente col torto manifesto? Ambiste mai di passare pel Carneade de’
nostri
giorni? Ma i Carneadi cavillosi si rigettano, si
nici questa dottrina, se vennero a Spagna alcuni Filosofi . . . . . i
nostri
ebbero occasione di apprendere il sistema degli A
gi. Aggiungerò solo che una volta, passando in rivista le origini de’
nostri
artisti, ella mi raccontò come, giovinetta, si re
inceppato a parlare della verità di questa piccola fata. Gli artisti
nostri
che recitano con verità si somigliano : la Duse è
stra, e soprattutto a un risollevamento della coscienza artistica de’
nostri
attori è fuor di dubbio ; e di questo anche le va
ndo una educazione la più raffinata esteriore e interiore. Gli attori
nostri
non dimentichino che, stil vecchio o stil novo, q
, si determinò di licenziare 51 persone del seguito, fra le quali e i
nostri
saltatori e lo stesso Scolari : e con essi probab
to tuo, fin là dove t’estolli, le caduche speranze, e i pensier folli
nostri
rimira col tuo bel candore. Così vedrai, che quan
rata…. » E oggi pare abbia voluto e voglia davvero, dacchè i pubblici
nostri
e quelli di Spagna e d’America s’inchinano ammira
gli Antichi assennatamente gli soccorsero cogli stromenti. Erano que’
nostri
Eruditi, a differenza de’ Criticastri transalpini
’Opera? I trilli i passaggi, o gorgheggi, co i quali la Musica “a’ dì
nostri
, in cambio di esprimere sentimenti e passioni uma
a. . . la lecora o il canario” 1. Adunque, o mio Signor Apologista, i
nostri
grand’uomini non si accomunano cogl’imperiti Crit
tione, come accade del pallino ne’ bussolotti, e interpretando male i
nostri
Scrittori, terminano nel precipizio ove sprofondò
asso per la diversità delle chiavi? Non è ugualmente Canto quello de’
nostri
Recitativi e quello delle Arie, quello di un’ Ari
e imitato le verità morali nel Popolo. A questo scopo contribuirono i
nostri
celebri Pittori di quadratura i Bibbiena, i Natal
ttora in Italia come reliquia dell’asiatica voluttà per monumento dei
nostri
vizi, per oltraggio della natura, e per consolar
regger l’uomo alle squisitezze d’una melodia come è quella usata ne’
nostri
teatri, se dovesse prolungarsi senza interruzion
mplice, recitativo obbligato ed aria; divisione troppo necessaria nei
nostri
sistemi di armonia e di lingua, ma la quale per m
nomeno dalla impressione più gagliarda che i suoni musicali fanno sui
nostri
nervi, o dalla compiacenza che risulta nell’anima
l teatro all’artifizio e delicatezza di modulazione che si pratica a’
nostri
giorni142. [47] Ma se per canto s’intende l’arte
enti Lasciate in abbandono: Impetuosi venti I
nostri
affetti sono: Ogni diletto è scoglio
a decisione, da qual tribunale emanò un’autorità così destruttiva dei
nostri
più squisiti piaceri? Il popolo può giudicare ben
corrispondeva al nostro dialogo, e “monodia”, ch’era lo stesso che i
nostri
monologhi o soliloqui. I. Tutta la declamazione d
ossero così grandi come in Roma, pure erano vastissimi paragonati coi
nostri
. Quello di Bacco, così chiamato per esser vicino
sibile, che s’adoperasse nel recitare il suono dilicato e fievole dei
nostri
canti, ma piuttosto una voce vigorosa e fortissim
ma giudizio. Si difendono altresì, ma senza spirito di patriotismo, i
nostri
dalle insulse censure di coloro che ben sovente m
relative ai costumi de’ loro tempi) sono state e saranno mai sempre i
nostri
modelli: tutto l’oro, che più lampeggia fra noi,
or Guarnacci nel lib. VII dell’Origini Italiche, e sostenuto da altri
nostri
valentuomini di questo secolo. Che i Greci ricevu
VII. “Noi (dice Gellio lib. II, c. 23.) leggiamo le commedie de’
nostri
poeti prese e tradotte da quelle de’ Greci, di Me
rgheggiare nelle chiese, e rappresentar da Alessandro e da Cesare ne’
nostri
teatri. Contenti gli antichi delle voci naturali
ssai comuni sulle scene italiche) gli eunuchi si erano introdotti ne’
nostri
melodrammi, Ora riducendo discretamente questi mo
i Francesco Sbarra. a. Dalla Germania e dalla Francia chiamavansi i
nostri
maestri ballerini. Du Bellai (adduce questa tes
hio un principal personaggio, e declamò alcune parole alla foggia de’
nostri
recitativi con gestire espressivo, che agl’Ingles
loro principio. Nuova rinomanza ha questo poeta acquistata a’ giorni
nostri
per l’elegante versione fatta delle sue poesie da
mostruoso di gonfiezze insieme e di bassezze buffonesche ignorando i
nostri
autori le più comunali regole del teatro. La comm
mostruoso di gonfiezze insieme e di bassezze buffonesche, ignorando i
nostri
autori le più comunali regole del teatro. La comm
nelle parti comiche e ingenue, e potrebbe misurarsi coi migliori de'
nostri
artisti tedeschi (Iffland e Wiedmann eccettuati)
gion si può vantar, che vinto Dal rispetto, di lor più non favello. I
nostri
dotti poi stupido ammiro. La lor filosofia di qua
e cene Ragionar sanno ancor gli appaltatori: Son di decenza esempio i
nostri
abbati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si
tessa egregiamente eseguiva, e singolarmente allorchè rappresentò ne’
nostri
teatri la parte di Merope nella tragedia del Maff
è servono il pubblico con più attenzione» . Diderot diceva ancora. «I
nostri
commedianti Italiani rappresentano con più franch
one teatrale di Dorat scrive ancora: «Io vorrei coperti di ridicolo i
nostri
attori ossessi, i quali caricano tutto, e non san
ntava nella Fiera; e che sogliono rappresentarvisi opere italiane de’
nostri
più celebri maestri, e pastorali, e commedie, bal
Bambasio da Ferrara, della cui amistà si gloriava questo principe de’
nostri
lirici, come il principe degli oratori latini di
smorfiosa, ecc. Se questa penna far potesse l’ufficio di pennello, i
nostri
lettori vedrebbero la vera immagine d’una pulcell
utto ben considerato, somigliava un’educanda uscita fresca fresca dai
nostri
Collegi-Convitti delle monache. Io ebbi la fortun
del '901. Degli altri un solo non si diede all’arte, Vincenzo, un dei
nostri
ufficiali più egregi, capitano d’ Affrica, insign
riserba veruna avanzato nella lettera scritta a Scipione Maffei che i
nostri
Comici son di gran lunga inferiori a’ Latini. È v
sicuri. Ciò serva di norma ancora ad altri pretesi filosofi de’ tempi
nostri
disprezzatori dell’erudizione di cui scarseggiano
se. Ma non fu già timida e circospetta quanto la Latina. Imperocchè i
nostri
autori comici erano per lo più persone nobili e r
e immagini ritratte dal vivo par che si scostino dalle caricature de’
nostri
giorni; ma chi non sa che di tutta la poesia, la
gl’Italiani che hanno più di una fiata portato sulla scena a’ giorni
nostri
i Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli
notabili per qualche ragione che più interessi o istruisca. Tra primi
nostri
letterati che ci arricchirono di buone commedie,
he nella satira e nella commedia si avvicinò di molto al principe de’
nostri
poeti Lodovico Ariosto suo amico, compose tre com
iavelli, per aver sì acconciamente avvicinata l’antica Mostellaria ai
nostri
costumi, e lo superò ancora colla sempre dilettev
avanzamento della poesia comica. Queste sono le commedie italiane da’
nostri
chiamate antiche ed erudite. Or quali di queste h
notar ciò in carattere corsivo per comodo de’ plagiarii accattoni de’
nostri
paesi, i quali vogliono, a dispetto degli uomini
senza veruna riserba avanzato nella lettera scritta al Maffei, che i
nostri
Comici son di gran lunga inferiori a’ Latini. E’
. Ma non fu già timida e circospetta quanto la latina; imperciocchè i
nostri
autori comici erano per lo più persone nobili e r
le immagini ritratte al vivo par che si scostino dalle caricature de’
nostri
giorni; ma chi non sa che di tutta la poesia, la
aliani quelli che hanno portato più d’una fiata sulla scena a’ giorni
nostri
i Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli
notabili per qualche ragione che interessi ed instruisca. Tra’ primi
nostri
letterati che ci arricchirono di ottime commedie,
he nella satira e nella commedia si avvicinò di molto al principe de’
nostri
poeti Lodovico Ariosto suo amico, compose tre com
iavelli, per aver sì acconciamente avvicinata l’antica Mostellaria ai
nostri
costumi; e lo superò ancora colla sempre dilettev
avanzamento della poesia comica. Queste sono le commedie Italiane da’
nostri
chiamate antiche ed erudite. Or quali di queste h
eri. Ciò serva di norma ancora ad altri sedicenti filosofi de’ giorni
nostri
disprezzatori dell’ erudizione di cui scarseggian
otar ciò in carattere corsivo, per comodo de’ plagiarii accattoni de’
nostri
paesi, i quali vogliono, a dispetto degli uomini
ene ricche di bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed altri
nostri
critici, per nulla dire de’ transalpini falsi bel
portato in italiano. Simili traduzioni animate, fedeli, armoniose de’
nostri
cinquecentisti fanno vedere quanto essi intendeva
Mattei affermi nella mentovata dissertazione (alla pagina 210) che i
nostri
antichi traevano da quelle miniere (de’ tragici
Trattato della musica scenica, rimase fra le tenebre inedita fino a’
nostri
giorni. Anche il celebre gesuita Atanasio Kircher
andio; la influenza grande nella società, e maggiore in teatro, che i
nostri
sistemi di governo permettono alle donne, dal che
tti, che da quelli fatti dal ciclo per ispirarlo; la ristrettezza de’
nostri
teatri picciolissimi a paragon degli antichi, dov
aver ragionato alla lunga dei difetti del canto, soggiugne: «Mentre i
nostri
cantori cercano di schivare la durezza e la tropp
getti che le mettono in esercizio, lo specchio delle nostre idee e de
nostri
sentimenti rinovellato alla memoria per mezzo del
ano fatto i moderni italiani. La difficoltà consiste nella natura de’
nostri
sistemi musicali composti di moltiplicità di part
olo passato, né aggirandosi intorno a’ vani arzigogoli, come a’ tempi
nostri
, ma ponendo ogni suo studio nell’immitar l’accent
tosto sviluppare i portentosi suoi talenti pel canto. Ni uno a’ tempi
nostri
ha sortito dalla natura còrde più valenti, e insi
rtolino faentino, e il Minelli uno di que’ cantori che hanno a’ tempi
nostri
posseduto con eminenza l’accento musicale, erano
ar per gradi la lena, e vacillar il gusto, e finalmente si trovano a’
nostri
giorni confusi i giusti principi con alcune novel
al genere, se si fosse contenuto ne’ giusti limiti, sarebbe a’ giorni
nostri
senza giustizia proscritto dal giudizioso abate S
. Ecco come in essa si favella de’ cattivi drammi francesi de’ giorni
nostri
: Je ne saurais souffrir ces bourgeoises douleurs
maggior grazia, e perché servono il pubblico con più attenzione». «I
nostri
commedianti italiani (dice M. Diderot) rappresent
Poema della declamazione teatrale di M. Dorat) coperti di ridicolo i
nostri
attori ossessi, i quali caricano tutto, e non san
; non distrarsi insomma in quelle cose, da cui anche gl’ infimi tra'
nostri
comici sarebbe ormai tempo cessassero, perchè non
lle produzioni straniere e italiane inascoltabili, ond’ eran invasi i
nostri
teatri. Al principio del diario di Venezia (24 se
ci occupiamo sulla Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’
nostri
legislatori. Sin dal XVI secolo abbondavano ne’ p
i dell’Orlando. Riferisco dall’album, tuttavia inedite, le parole dei
nostri
grandi artisti : Carolina Internari fu una delle
lla. Compagni miei, coraggio. Mentre sarem lontani, Non sieno i sudor
nostri
infruttuosi, e vani, E ritornar ci veggano questi
più erudito filosofo e dell’ uomo del più squisito gusto che abbia a’
nostri
dì ragionato dell’opera in musica, cioè del conte
versi senza una specie di canto, oltre alla musica vera che ebbero i
nostri
madrigali, le ballate, le canzoni ecc. La musica
sì : Non v'ha dubbio che il Drammatico trattenimento sia divenuto ai
nostri
giorni la scuola del costume, e lo specchio delle
ò infatti : chè il 28 del '52 la Ristori gli scriveva da Roma : « Nei
nostri
cuori fece gran senso la Sua lettera, ed in modo
cupiamo sulla Sacra Bibbia, su i santi Padri e sulle costituzioni de’
nostri
legislatori. Sin dal XVI secolo abbondavano nella
esia Alemanna, che dovea abbracciare il tempo scorso da Opitz sino a’
nostri
giorni. Uscita poi la Storia Critica de’ Teatri n
uso, e con profitto della cassa, avendo dato ai comici di entrata de’
nostri
docati 123080? Ma appena incomincia l’ottobre tor
to, ed umano Tu, l’ira del terribile Astigiano Infondesti primier nei
nostri
petti. Ei ti udi, e sen compiacque, e ai forti e
l più erudito filosofo e dell’uomo di gusto più squisito che abbia a’
nostri
giorni ragionato dell’opera in musica, dico del c
versi senza una specie di canto, oltre alla musica vera che ebbero i
nostri
madrigali, le ballate, le canzoni ecc. La musica
i dipigne quali veramente siamo, per avvertirci delle discordanze de’
nostri
ritratti dalle bellezze della sapienza. La morale
a ecc. 8. (*) Forse per le stesse mie ragioni un abile scrittore de’
nostri
tempi non si astenne dall’usare la voce gergone s
Faustina, commedia di un altro carattere. Terminiamo il racconto de’
nostri
poeti comici col fecondo prelodato sig. conte Pep
per cui si fece, e dell’Augusta Coppia che oggi forma la felicità de’
nostri
paesi, e l’ornamento più caro de’ nostri scenici
e oggi forma la felicità de’ nostri paesi, e l’ornamento più caro de’
nostri
scenici spettacoli. Edificato tutto di pietra, tu
me con alacrità di animo altrove rammentati tra’ grandi ornamenti de’
nostri
dì, la prestanza e l’utilità di un genere di poes
i i Giuochi Scenici; e le rovine di tanti antichi Teatri, che sino a’
nostri
giorni si conservano in diverse Città, sono altre
alemanna, il quale dovea abbracciare il tempo scorso da Opiz sino a’
nostri
giorni . Ma dopo che nel 1777 uscì la Storia crit
le Arti tom. II) era pur esso un’ arte solo Italiana, e chiamavansi i
nostri
maestri in Francia e in Germania. Il Poeta antico
ida t’estendi Mentre sfavilli nel bel lume chiaro Invisibil ne’ petti
nostri
scendi, Nudrita da pensier soave, & caro, Io
arte più importante : Terminato il carnovale del 1832 finiscono i
nostri
impegni con il Mascherpa. Noi recitiamo al Teatro
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