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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442
Giulio che fu amico del Foscolo, e i fratelli Rossi, fra i quali era mio padre, scapparono da Fano per recarsi a Vicenza.
lla che gli trapassò la gola. Caduta nel sangue la Repubblica Romana, mio padre ritornò a casa, ma ormai non era più tempo
letti fu sempre portato nell’ ultimo atto della Gerla di papà Martin, mio padre scappò ancora di casa e cominciò la sua per
par fuori e gridarmi a braccia aperte : Sandrino buttati giù ! mentre mio padre figurandosi che io corressi un gran pericol
ressi un gran pericolo si struggeva. Ciò mi ricorda un altro aneddoto mio . Tu sai che il povero papà piangeva davvero sulla
no, io ero Gino e papà il nonno. Nella famosa scena del ritrovamento, mio padre mi prese in braccio con tale commozione, ch
to, mio padre mi prese in braccio con tale commozione, che io vedendo mio padre piangere tanto furiosamente mi misi a urlar
do così inconsolabile, che per farmi capire la ragione, non valse che mio padre si ricomponesse, si mettesse a ridere, fra
ma si dovette calare la tela, e non pensarci più. Nell’anno 1853 mio padre, dopo essere stato con le Compagnie Calamai
atori attrice della Compagnia, la quale poverina morì dando alla luce mio fratello. Ma quegli anni erano stati troppo tris
co, sfiduciato, povero, ammalato, desolato per la morte della moglie, mio padre decise di dare un addio alle scene, e col f
a ribellione contro una pattuglia di papalini. La malinconia prese il mio povero papà, ed il dottor Claudio Tommasoni, quel
se non voleva languire di nostalgia. Nell’inverno di quell’anno 1855 mio padre lasciò per la terza volta la propria casa,
pendio era meschino e l’impegno di vestiario assai costoso. A Firenze mio padre, me lo ricordano spesso, dovette fare un de
bel giovane, egli era applauditissimo. Nell’anno successivo il 1856, mio padre passò, sempre come brillante in Compagnia A
e poi la segui a Vercelli e, il carnevale, a Milano al Teatro Re. Per mio padre quella stagione del Teatro Re era la prova
poche recite mise sul cartellone : Le disgrasie di un bel giovane, e mio padre si tenne sicuro di scuotere finalmente l’in
sarebbe ripresentato nella farsa : A tamburo battente. Una farsa che mio padre non aveva studiato, che non aveva visto far
lla propria ferocia, sia che sapesse l’affare della malattia, sia che mio padre non sapendo quella sera le norme altrui rec
ominciarono gli applausi, gli applausi continuarono, e calata la tela mio padre si trovò fra le braccia di Ernesto, che era
agnia di Ernesto era formata pel triennio 1857-1860. Come ti ho detto mio padre aveva un ruolo secondario, inferiore, cioè
ista, che godeva già meritamente molta fama. In questa rivalità certo mio padre in quel tempo avrebbe trovato molti ostacol
iorno a Trieste nel carnevale del 1858 scoppiò aperto il dissidio fra mio padre e Gattinelli, a proposito di una parte. Era
hè pareva che Ernesto Rossi desse ragione quella volta al Gattinelli, mio padre se la prese anche con lui, fece baruffa, pr
i si trovava in Austria, e si sciolse. Ernesto, con la famiglia Job e mio padre noleggiarono a Trieste un barigozzo e sciol
ossi. Anche in quella occasione Ernesto Rossi si mostrò buon amico di mio padre, e senza farsi troppo pregare accettò di sc
olo importante lasciato dal Vestri. Anche quello fu un gran passo pel mio povero papà, che non solo andava ad affrontare un
n anno, lieto oggi di poter discorrere di tutte le grandi qualità del mio primo maestro. Si è detto che Cesare Rossi era
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 570-583
ver signore come vi piace, pur ch’io non v’inganni, state ad udir del mio canto il tenore. Tra le perdite grandi di mill’an
ri Principi ; mi sforzano (e con ragione) far noto al mondo, che ogni mio affare dipende tutto dal patrocinio dell’Alt. Vos
sto il presente Cicalamento, intorno a ciò, il quale come tributo del mio debito l’espongo alla luce del Mondo sotto il pat
tella È tanto l’ardore, che per amor vostro intorno alla pignatta del mio cuore s’è acceso, che dando negli eccessi, il bor
io cuore s’è acceso, che dando negli eccessi, il borbottamento d’ogni mio sentimento, dubito che non crepi : mi sforzo però
ento, dubito che non crepi : mi sforzo però di dimenar il mescolo del mio affetto per disaccenderlo, ma non faccio nulla, d
vi comparisca avanti. Prima che facci questo strabalzo il trottolante mio cuore, vi supplico cum totam coradellam meam, di
à dalle pupille qualche lagrimetta, la quale rinfrescherà alquanto il mio ardore. Fatemene dunque la grazia, che ciò facend
bbligato tanto di là, come di qua dal sempre obbligatissimo anco con mio scomodo Buffetto. È strano che di questo artista,
l’ ultimo addio, Hor nell’ultimo addio, Ambo heredi vi fo di tutto il mio , Di tutto il mio. Il solo fatto adunque che può l
Hor nell’ultimo addio, Ambo heredi vi fo di tutto il mio, Di tutto il mio . Il solo fatto adunque che può lasciar dubbio sul
esse per la scena intima d’allora. Molto Il.e et molto Reue.do Sig.r mio patrone Colen.mo Li mali termini usati si in com
o con l’ effigie di nostro Signore la quale pesa 10 scudi conosco. il mio libro e aplaudito, mercè la gratia del Sere.mo pa
l Sere.mo patrone di qualche ordine non solo per li miei interessi et mio gouerno ma per l’utile di chi sarà mio Compagno,
solo per li miei interessi et mio gouerno ma per l’utile di chi sarà mio Compagno, il tutto però io scriuo con riserbo del
itore Carlo Cantù detto Bufetto. Molto III.e et molto Reue.do Sig.r mio patrone Col.mo 1er sera che fu il Giorno di Carn
inchiniamo con Profonda Riverenza et le bacciamo le sacre uesti — il mio figlio magiore Dio l’inspira di essere frate nell
o la figlio de quel monastero che cosi e il gusto di sua madre. — Per mio socero suplico di tutto core insieme con mia mogl
acio io non receua questo danno che li prometto da uero seruitore che mio socero non si deporta male, et in fiorenza e stat
on ogni riuerenza come sua serua obligatissima la prego ancora per il mio pouero padre come mio marito ha scrito e umilment
sua serua obligatissima la prego ancora per il mio pouero padre come mio marito ha scrito e umilmente gli bacio le mani da
ani dandoli auiso che spero fra dieci o dodici giorni di dar frate il mio filgio magiore in bologna con il fauore pero di S
er.e Carlo Cantù Detto Buffetto. Molto Ill.e et molto Reue.º sig.r mio patrone Col.mo Per conto della licenza per recit
ci tornerò e poi ne darò minuto raguaglio. — Me sono informato ch’ el mio figliolo lucha tanto io lo posso far uestire da f
essere prete che frate. — Suplichiamo S. A., mia moglie et io per il mio povero uechio acciò abbi in bologua una bona Comp
a : prometto però a V. S. Sig.r Don Cornelio che non si deporta malle mio Socero nella parte di pantalone, et per dio come
e non uorà comportare questo danno alla mia povera casa : Scriuendo à mio socero V. S. potrà fare cossi à Francesco Franchi
ruitore Carlo Cantù detto Buffetto. Molto Ill.e et molto Reu.do Sig.r mio patrone Colend.mo Siamo quasi alla fine di Qua
alla fine di Quatragesima e ancora io non ho hauto nisuna lettera per mio Governo et per consolazione de mia moglie et mia
scola per le ragione scritte tanto basti a chi di me più intende. il mio povero socero atende Grazia per guadegnarse un pe
sono soli, et io con Colombina non li posso far seruicio ben che sia mio socero : del tutto pero me contento per seruire a
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 195-196
le parole, il volto, e quei lucenti occhi crudi omicidi minacciano al mio cor guerre e tormenti. O che vezzoso stile di Com
cogli occhi pena. Se di perir non brami in fiero ardore fuggi, fuggi mio core, nè ti fidar del finto nome, o stolto ; ma c
ran dolor, portar sto peso adosso, soffrir sto batticor, perch' ho el mio ben za perso, vado desperso criando adess : Olive
me in la gola, amor nel cor. Olivetta Se podesse za mai con Bagolin mio bell, ballar, tirarghe dentro, provandome con ti
i calzon de quando in quand. Olivetta E mi grama meschina priva del mio ben car, tutto el dì in la cusina me posso smaniz
n un balletto farte veder robba, che ti dirà dal gran stupor, viva el mio Bagolin, viva el mio cor. Olivetta Orsù via me
eder robba, che ti dirà dal gran stupor, viva el mio Bagolin, viva el mio cor. Olivetta Orsù via me contento, però vogio
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 606-607
rò non pensare a quegli onori che la sua presenza mi concedeua, et al mio sommo desiderio di seruirla di persona : dorrommi
V. S. Ill.ma Ill.mo Sig.re et padron Coll.mo I Comici a quali mio marito, già molti giorni sono, promesse per le no
si ardire col fauore di V. S. Ill.ma d’offerirli a Sua Altezza Ser.ma mio sempre riuerito padrone suplico dunque riuerente
on questa sua consegnata dall’Ill.mo Monsig.r Bentiuogli suo nepote a mio marito, mi persuade a non rifiutare il fauore che
uien fatto da cossi gran principe di mettermi nella sua Compagnia con mio marito, rispondo a V. S. Ill.ma che la maggior br
iuerenza che si deue, e ch’io osseruo al Serenissimo padrone : che se mio marito non fosse in’atto all’armi per la infermit
ntera felicità del Serenissimo Sig.r Duca e di V. S. Ill.ma unita con mio marito riuerenti gli si inchiniamo. Roma li 13 f
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Adi 21 8bre 1678 » pp. 220-224
re 1678, interessantissima, che riferisco intera : Molto Reu.do Sig.r mio Sig.r Padrone Coll.mo Il mio fiero destino mi r
riferisco intera : Molto Reu.do Sig.r mio Sig.r Padrone Coll.mo Il mio fiero destino mi riduce agl’estremi, mentre doppo
mpagnato da 5 huomini armati, trè delle guardie, e due della Casa del mio hospite, fui d’improuiso condotto fuori di Mantou
e mie poche Robbe (mentre degl’Abiti è un pezzo che sono priuo) et un mio Nipote febricitante, quale della Patria fortiuame
i mi conducono per certo nel Castello di Casale ; se bene nel partire mio da Mantoua mi fecero credere di incaminarmi alla
Pur consideri pietosamente la Paternità Sua Molto Reu.ª, qual sia il mio stato infelice. Il Giouine, ch' assisteua al mio
o Reu.ª, qual sia il mio stato infelice. Il Giouine, ch' assisteua al mio negozio di libri ; doppo hauere pagato di mano pr
ia Vecchiaia alla Patria, per causa, non dico già della prontezza del mio obedire gl’altrui sourani comandi ; ma per i miei
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 288-292
et credendo pur che Vostra Altezza perseueri perche non conosca tanto mio danno et dissonore però di nouo la suplico per le
ssima serua suplicandola di nouo concedermi con pedrolino la Vita del mio honore et del Corpo che nel restar di pedrollino
et del Corpo che nel restar di pedrollino consiste però gratia Ser.mo mio Signor gratia per l’amor de Dio che quale la chie
er.ce Vittoria Pijssimi. Di fuori : Al Ser.mo Sig.r Duca di Ferrara mio sig.re colendissimo. Ser.mo Sig.re Da molti mi
ma serua Vittoria Pijssimi. Di fuori : Al Ser.mo S.r Duca di Ferrara mio sig.re colend.mo Del 1590 abbiamo questa letter
Lanza del Teatro Ferrarese nella seconda metà del secolo xvi : Ser.mo mio Sig.re Oss.mo Per l’instanza che me vien fatta
ento. O spietata pietate, o cara feritate, dal vostro dolce amaro con mio diletto imparo come amante gioisce quando in mezz
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 881-887
senza perder il corpo, ell’anima cosi barbara unione. il Signor Duca mio Signore per cui prego ogni giorno, cosi Dio, mi f
mmazzarmi in Bologna con questi, mi conserui in sua grazia, mostri il mio affetto al Ser.mo Signor Duca, e li mostri in uno
tore d’antico affetto Cintio Fidenzi Comico. Ill.mo Signor et padron mio Col.mo In Bologna dal S.r Francesco Toschi, ric
mi, con Beatrice, Trappolino et altri Comici. or’io, per guarire d’un mio male, uenni à padoua, e mi couenne recitare in un
ò suplico Vostra Signoria Ill.ma à fauorirmi d’insinuar nel Ser.mo il mio bisogno ; qual’è di sapere, s’io ho da seruirlo i
 ; poi che essend’io pouer’huomo, non ho modo da sostentarmi senza il mio esercitio questo tempo, si che, hauendo da seruir
ra Signoria Ill.ma che ne saprà il uero, ond’io possa aquetar l’animo mio , co ’l quale riuerentemente la inchino. Padoua l
Lagrimosa proruppe in questi accenti : Figli, viscere mie, Più del mio stesso core amati figli, Che chiedete piangendo ?
eggio Il vostro innocentissimo desìo, Figli cibo non ho, vi do il cor mio . Apritemi le vene, Delibate il mio sangue, Pur
Figli cibo non ho, vi do il cor mio. Apritemi le vene, Delibate il mio sangue, Pur che viviate voi Poco a me cale il rim
nde : Diva, che dici mai ? da quanto ascolto Difficil cosa all’esser mio richiedi. Lasciai, nol niego, in quell’età che re
mancanza di buon accordo. La morte della moglie fu a lui fatale. Nel mio libro degli Aneddoti, sono i Ricordi di un comico
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 363
to il 5 marzo del 1796 | mancato ai vivi il 3 settembre del 1861 || o mio dilettissimo padre | a te che mi fosti esempio |
ia tu sai quanto in terra t’amai ; Dal luogo ove tu sei or tu vedi il mio duol, gli affanni miei ; benedici i miei figli, i
or tu vedi il mio duol, gli affanni miei ; benedici i miei figli, il mio consorte nel cammin della vita ed anche in morte 
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 35-37
e, ubbidiente e devoto all’amico, al padre, al protettore e difensore mio  ; ma voglio qui, in questo libro, ov'è trasfusa t
Pocointesta & Gratiano Poc. Che cosa vorrà il suo seruitor dal mio patrone cosi allo scuro, che non ne habbiamo anch
sonno, & la patrona della sua serua mi manda, per ch'io parli col mio padrone : ma eccolo a fede mia, e nò burlo già, c
giorno di notte, che par di mezzo Agosto. o bel solaio alla sala del mio patrone ; ho patrona dite al messere, che non vog
to, che paio vn huomn di legno ? patrone son qui ; perchè M. & il mio messere con Pocointesta madorono la casa del seru
pareua hora dormendo, che haueuate perduto il ceruello, & che il mio per cercarlo era restato pegno per la vettura del
te vn sacchetto di mente per il bastardo, da far l’amito al basto del mio patrone, & contrafarà nello studio del Pittor
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 164-168
ppunto (ò bel caso diavolo, alzate l’intelletto per cortesia) ero nel mio studio a spolverare i libri, quando sento con gra
lo fò passare, lo fò sedere, e gli domando quel che voglia dal fatto mio  ; egli affannato mi dice. Gli Dei son raunati in
entenza erano quasi quasi venuti alle mani ; perciò tutti allegri del mio arriuo Con mille reverenze e mille inchini fattom
dice così. Quando al tempo antico io fui scacciato dal Regno da Gioue mio figliuolo, me n’andai vn gran pezzo ramingo pe ’l
nando di Creta passai per doue oggi è Bologna, & alloggiato da vn mio pouero amico, che staua in una piccola casetta su
scere in quel luogo vna Città, per ricompensa, facendone Signore quel mio ospite ; & in memoria, che sotto forma di Tor
douendo venir di nuouo in concorrenza con Venere. Pure assicurata dal mio mostaccio d’huomo da bene, fatto vn ghigno sott’o
Iudex, vel Domine Spacca. Costoro, questi cujum pecus, senza l’aiuto mio non si ricordano dalla bocca al naso ; Igitur adu
vostra, che Illa ego qui quondam sbalzata fuor del mazzucco di Gioue mio padre, cominciai à pascere tra gl’altri Dei, me n
gioni, il quale senza aspettar l’inuito, cauatosi il capelletto, e di mio ordine messo in vn canto quel baston, che suol po
cisi. Rimasero tutti con vn palmo di naso, spantati, strasecolati del mio sapere ; e fatto metter in ordine la carrozza del
attomi compagnia insieme Alla porta d’ Oriente, me ne rimandarono nel mio studio ; e si vede, che dal gran caldo son diuent
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 738-742
la geniale semplicità dell’arte sua : Nata…. nel '52…. brrrr ! Papà mio , Giovanni Zanon, era di famiglia benestante, e pe
storia non dice se vi fu luminaria !). Dunque, quando venni al mondo, mio padre s’era già ritirato dall’arte, e impiegato n
chiamavano El Foresto. Mancò ch'io era giovinetta, e venni affidata a mio fratello maggiore che era in arte (fu per molt’an
una figlia ; per dire la verità, le prime particine andarono bene, ma mio fratello scrisse a mia madre di non calcolare su
fare assegnamento : si trovava presso una sua sorella, aspettando che mio fratello avesse trovato per me una scrittura. Un
gnia Fanelli quasi tre anni, e imparai a parlar toscano al punto, che mio fratello disse che non sarei più entrata in nessu
le parti m’aiutarono a vincere l’antipatia del dialetto ereditata da mio padre…. Ah ! dimenticavo di dirvi che il secondo
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 954-957
di Lettera Alla molto gentil, legiadra, e bella, quella c’ hoggi il mio cor tanto desìa ornata di virtù Lavinia bella. Pe
Lavinia bella. Per la presente io vi faccio sapere se non porget’ al mio gran mal conforto la novella vdirete ch’ io sia m
mal conforto la novella vdirete ch’ io sia morto. E pria che ’l corpo mio vada sotterra a me par bene di far Testamento per
do più contento. In prima lascio a voi mia pura fede e l’honesto amor mio che tanto vale, che a vostra gran bellezza è fors
pio a i sventurati amanti. Di gennaro alli quindeci fu scritto questo mio chiaro, e cauto testamento fatto del mille tre co
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Ferrara il dì 27 febraro 1618. » pp. 519-525
tta e mi preghi) mi ha di maniera contro di lei alterato, che ad ogni mio potere mi sono disposto, aborrendo le sue nozze,
ne acquistarete. Fulvio. Sete molto pratico delle cose del mondo, il mio Lucio. Celia. Se V. S. mi conoscesse bene, fareb
o, et nel consumarmi per le altrui delicie ? Di quai tempre s’arma il mio cuore per resistere alle uiolenze di questi colpi
r resistere alle uiolenze di questi colpi ? Di qual forza si ueste il mio corpo per sostenere lo sforzo di tanta sventura ?
rtare lo impossibile per il gusto di una sì bella causa, misurando il mio cuore alla grandezza delle mie passioni. Vengo du
o di Dio) così vivamente gli anni inanti fece sentire, intendendo che mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo di ritorno
nze. La mattina entrato, dopo l’avere a molti chiesto lo albergo dove mio padre alloggiava, trovatolo in fine, il desiderio
d’abbracciare il padre, mi fece abbracciar l’oste che anch’egli come mio Padre era convalescente ; e dichiarandomi per suo
overe, gli vennero le lagrime a gli occhi ; ed accertatosi dell’esser mio , abbracciatomi e di li a poco fattomi vedere a’su
). Questo fu il primo prologo ; e così entrato nelle Commedie, e con mio Padre vivendo tra’ Commedianti, conobbi l’arte no
E. V. di obligarmi ad altri, nè di procurarmi ad altrui persuasione o mio capriccio compagnia, mi ha trattenuto che in niun
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 928
o il riso. Mascherata l’astuzia esser m’avviso, che faceta produce il mio contento ; se l’ombre del tuo volto io miro inten
a lettera che tolgo dall’Archivio di Stato di Modena : Seren.mo Sig.r mio e Nipote osser.mo Gio. Battista Fiorillo Comico
proportionati per comprouare con la corrispondenza l’affettuosissimo mio ossequio. Et a V. A. bacio affettuosamente le man
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 728-730
ato, come : Ersilia. Da così dolci lusinghe già è posto il freno al mio sdegno. Ostilio. Da così vago sembiante già fu p
eno al mio sdegno. Ostilio. Da così vago sembiante già fu piagato il mio seno. Romolo. Da così altera bellezza già affasc
ene d’amore. Romolo. In sen de la mia Diva. Ersilia. In braccio del mio bene. Romolo. Cada il Regno. Ersilia. Pera il m
nta al sicuro. Ost. Tale già si confessa vinto da tua beltà questo mio core. Ers. Eh, parliamo di guerra e non d’amore
parliam di pace. Ers. Oh Dio non posso ! Ost. Ah che non vuoi, cor mio  ! Ers. Non so, non deggio ! Ost. Cruda, perchè 
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1009-1013
palcoscenico, e uscivo dal collegio della Marca, ove avea compiuto il mio corso di filosofia sotto il dottor signor Balli),
l mio corso di filosofia sotto il dottor signor Balli), la scelsi per mio primo esperimento (1 ottobre 1689), quando apparv
occhi de’ più gentili e intelligenti, avrei bene di che soddisfare al mio amor proprio. Io direi che ho più fatto io, al co
o sempre considerate effetti della mia buona stella, piuttostochè del mio merito ; e se alcuna cosa ha potuto lusingar l’an
tostochè del mio merito ; e se alcuna cosa ha potuto lusingar l’animo mio in tali congiunture, ciò non fu che il piacere di
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Ferrara, li 4 marzo 1618.Ferrara, li 3 marzo 1618. » pp. 170-184
cherò anch’ io, sì come gli altri àn fatto, scriverli ciò che l’animo mio sente, sì per discolparmi di quanto mi viene apos
tia comandato, e sapendo quanto da lei sia amato, pregando lui che da mio cognato volesse separarmi, stimando nel rimovere
to esso sig.r Flavio a compiacere le mie honeste dimande, ha fatto in mio servitio ciò che V. E. sa molto meglio di me, là
tare dove mia moglie faccia da prima donna. Io, Sigre, intendendo con mio estremo disgusto questo, e sapendo che per essere
testi dal Sig.r Flavio fatti, spendendo il nome di V. E., e con tanto mio pregiudizio, promettendoli Valeria mia sorella in
ità nello scriverle, e del disgusto ch’avrà riceuto della maniera del mio scrivere, detato dalla purità d’un riverente affe
ho auto bon stomaco con la Nespola per l’interesse passato tra lei e mio marito, e sempre ho cercato di passarmela alla me
ne, e infino si sa chi ella è, e di qual vallore ; ma perchè vedo che mio marito fa (come si suol dire) orecchie di mercant
una parte e pure sono risolutissima di non essere con loro. Ma perchè mio marito dice che farrà quello che V. E. li comande
con Nespola : ma che il Sig.r Flavio non tenga concerto di questo con mio marito, perchè ne succederà qualche gran rovina ;
o ; correggendo l’ortografia, per non affaticar troppo il lettore. O mio dolce Teseo, o non più mio se tu da me ten fuggi,
a, per non affaticar troppo il lettore. O mio dolce Teseo, o non più mio se tu da me ten fuggi, e vuoi ch’io pera. Ah, che
la fortuna m’aggira, la forza mi sospinge, le furie mi dàn l’armi, il mio furor m’accieca, la gelosia m’aggela, la guerra m
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 929-930
a ecco la citata lettera, di cui metto la firma autografa. Se.mo Pn.e mio Sig.e Io no ho mai hauto magiore ambitione che
poter fare una mediocre compagnia, ma la Regalai più di quello che il mio stato conportaua ; giunsi a Fiorenza e sa Dio i d
del ’54, tornata di fresco da Parigi. Eminent.mo et R.mo Sig.r Nipote mio Oss.mo La S.ra Beatrice vitelli Comica, nel cor
proportionati per comprouare con la corrispondenza l’ affettuosissimo mio ossequio ; Et a V. Em.za bacio affettuosamente le
19 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « LETTERA » pp. 3-14
irne io stesso il valoroso competitore. Laonde per adempiere a questo mio dovere, anticipando colla presente le informazion
o artificio ad oggetto di scansarne la forza. Come esca dunque questo mio picciolo Discorso, di cui la prevengo, gliene far
cie, purchè ci troviamo i nostri conti, cioè finchè io mi diverta nel mio ozio, ed Ella possa approfittarsi del diletto che
stre Nazioni dipenda dall’esistenza del suo Saggio Apologetico, e del mio Ragionamento. Inoltre facciamo, se vuole, da Cava
ali nè pochi sono, nè volgari, come mostrerò nell’ultimo Articolo del mio Discorso. A lei, nel diffondersi nelle sue lodi,
coli. Il di lei amore trascende fino ad idolatrarne le lentiggini: il mio me non accieca a segno di non vederle, anzi vorre
dopo aver letta la Storia de’ Teatri, il di lei VI. Volumetto, ed il mio presente Discorso, qual di noi due sappia più uti
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Padova, 28 luglio 1674.Venetia, 16 marzo 1675.Venetia, 23 marzo 1675.Venetia, 30 marzo 1675.Venetia, 13 ap.le 1675.Venetia, 20 ap.le 1675. » pp. 28-35
; ma sono dirette ai Ministri del Duca di Mantova. Molto Ill.re Sig.r mio Sig.r Col.mo Dimani faciamo l’ultima comedia qu
et Obl.mo Ser.re Francesco Allori detto Valerio. M.to Ill.re Sig.r mio Col.mo Al ultima di V. S. Ill.ma risposi prima
evot.mo et Obbl.mo Ser.re Fran.co Allori detto Valerio. Ill.mo S.re mio Col.mo Il Sig.r Federico Beretta detto il Capit
Devot.mo et Obl.mo Ser.re Fran.co Allori detto Valerio. Ill.mo S.r mio S.re e pad.ne Col.mo Il Sig.r Capitan Beretta s
i sarò sempre riverentissimo, in tanto sono suplicarla a suplicare in mio nome il S.mo Padrone di una lettera di raccomanda
Devot.mo et Obbl.mo Ser.re Fran.ºAllori detto Valerio. Ill.mo S.r mio S.re e Pa.ne col.mo Starò qui in Venetia sin ve
ot.mo et Oblig.mo Servitore Fran.co Allori detto Valerio. Ill.mo S.r mio S.re e Pad.ne Col.mo Ricevo la cortesiss.ª sua
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mediolani 20 Iunii 1601. » pp. 242-244
ovanni Medici, che toglie ogni dubbio sul proposito : Ser.mo Sig.r mio et Pron. Oss.mo Giouanni Pellesini detto Petrol
o con tutto l’affetto dell’animo supplicandola a compiacersi per amor mio et per compiacerne me et obligarne singolarmente
i con le comedie, e forse con speranza di tornare questo Carnovale al mio seruitio desiderano per esser più vicini, et comm
etta Compagnia che possa in quel tempo recitar sola che l’ascriuero à mio singolariss.mo fauore. L'89 sappiamo ch'era a Fi
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87
su l’osteria, dove per lo più si paga bene, e stassi male. Poteva pur mio padre mettermi a qualche altro mestiero, nel qual
poichè chi ha arte ha parte in questo mondo, soleva dire Farfanicchio mio compagno. Pazienza ! Io ci sono entrato ; e basta
o rinchiuse le virtù tutte, e le bell’opere, s’è talmente cangiato il mio destino, ch’altro non mi rimane, che la memoria d
ale. Ho detto « esattezza storica problematica ; » e corroboro questo mio avviso colla osservazione non superficiale sulle
sercito Romano ha fatto in guerra mai tanto rumore, quanto che questo mio tagliente brando, che gambe teste e braccie vo ta
nerbo, chiunque auanti di me riuolge il piede. Vo fra le selue, e col mio viso acerbo d’Orsi e Leoni faccio horribil prede,
serpente ; e di pugnar con Mostri ogn’ hor son uago ; e al calcar del mio piè gemer si sente il terren solo, & a un’ Is
n flagello ; i basilischi uccido e mangio arrosto ; nè nuoce al petto mio tosco o napello ; faccio crollare i monti, e a me
’io fauello cadon gl’vccelli giù da le lor fronde, e al fiero aspetto mio Febo s’ asconde. Sol con un chricco trito ogni gr
o strangolo Elefanti, e saccio il vento tornare indietro con il valor mio  ; bisogno mai non ho d’or nè d’argento, con quest
a loco, che ho tutto quel che voglio e non è poco. State discosto dal mio fiero aspetto, che dalla bocca getto fiamma e foc
o ; chi a me s’accosterà vedrà l’effetto, che in cener manderollo col mio foco ; nè con altro combatto che col fiato, col q
o il mondo in ogni lato. Trema ogn’uno per me, sospira e lagna, e col mio nome fo tremare il centro : ovunque io vado spazz
te insieme, ch’ han timor molto e non poco, di non restar consunte al mio gran foco. Trema, si crolla, s’ange, e si torment
lito i più superbi tetti, e rendo humili i più tremendi Mostri, e al mio convito tengo fieri giganti, a me simili, nè poll
me simili, nè polli a la mia mensa, o cappon grassi, voglio, ma pasto mio son marmi e sassi. E più, pascomi ancor di tigri
viv’era. Udite, udite, questa è una gran possa, pian, pian finisco il mio combattimento ; Caucaso, Tauro, Atlante, Olimpo,
impo, & Ossa, sentendomi parlar prendon spavento : e al mover del mio piè si move, e scossa il globo tutto, & al fu
uro frangere e fracassare un uovo duro. Ma che occorre a brauar se il mio valore da un polo all’altro si dilata e stende, c
ata e stende, che con un grido sol pongo terrore al Mondo tutto, e un mio sospiro accende l’aria, e d’intorno, ove il mio g
al Mondo tutto, e un mio sospiro accende l’aria, e d’intorno, ove il mio gran furore le Nubi passa, e sopra il Cielo ascen
il mio gran furore le Nubi passa, e sopra il Cielo ascende ; E se il mio nume giunge in quella parte, si cacan nelle bragh
rima Ercole, e poi gli altri suddetti, è passata finalmente in questo mio corpo, e però coloro ed io siamo gl’istessi, anzi
o delle glorie come sarebbe il dire : « Quando che il Turco seppe il mio arriuo al Campo sotto Buda, non osò mai di uscir
la frequenza dell’uso di tanti, che l’hanno rappresentata lontana dal mio parere, onde ridotto in natura il costume parebbe
dar principio (caso però che il parer d’altri non li piacesse più del mio ). (Frutti delle moderne comedie et avisi a chi l
con un motto che diceva Virtù, fama ed honor ne fèr gelosi. Trappola mio , di quelle compagnie non se ne trovano più, e ciò
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 639-643
generale dei nomi). Qui metto solamente una lettera di lei al Ser.mo mio S.r et padron Col.mo il S.r Prencipe di Modona tr
tto, che aveva fatto dispiacere a Frittellino. Ser.mo S.re et Col.mo mio padrone Quando ch’ io intesi che la protecione d
mio padrone Quando ch’ io intesi che la protecione dell’ inocenza di mio frattello era stata presa dall’A. V. S. cominciai
oltre jl pregar nostro Signore per la sua salute sforzarò insieme il mio seruicio per acrescer il gusto dell’A. V. S. alla
; caro, Io per te sola incenerirmi sento Ardendo, & son del’arder mio contento. DELLO STUPIDO (98) Mentre pompe funes
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
elo Brofferio, di cui, metto qui il brano seguente : Ti ringrazio, o mio buon Moncalvo, lume e splendore dei Meneghini, ti
sorriso che chiami sulle mie labbra, della serenità che trasfondi nel mio cuore. O sia che servitore in Venezia tu ti accin
ebbe mai altro nemico che la mestizia de'suoi uditori. Ah ! tu eri il mio Eroe : tu sei la gemma degli Eroi. Prosegui animo
bene recita allora le trentatrè disgrasie di Meneghino…. e non sia il mio articolo la trentesima quarta. E mi par dovre
25 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « L’EDITORE A CHI LEGGE » pp. -
ta, e l’autore cessò di rimettere colà il rimanente. Nacque da ciò il mio pensiere di pubblicare in Napoli con tali notamen
’ sei dell’edizione napolitana, e l’autore si compiacque, annuendo al mio disegno, accordarmi il manoscritto domandato di t
26 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213
izione pregiudichi al gusto Spagnuolo? Dite voi ciò per vostro, o per mio sentimento? Se al vostro giudizio sembra, che la
n migliore stato che non è quello de la la Cruz, se n’edificasse, per mio gusto sempre riterrei le medesime scalinate, e le
rrenti. Quello però che è più notabile, e di maggiore importanza, per mio avviso, è il caso di un veloce incendio, nel qual
intesa libertà del volgo. Ciò si verifica co’ fatti. Sappiate, Signor mio (che io ben mi avveggo, che i vostri gravi studj
inora ne avea fatto motto. Siete soddisfatto? Siete pure espantadizo, mio caro Signor Apologista.
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 203-211
tera di dedica « al Molto magnifico Signor, il Signor Antonio Prioli, mio Padron singolarissimo, » poi un non brutto sonett
e, ond’è formata. Eccola : Notte felice e lieta prescritta al piacer mio , onde l’alma s’acqueta del suo dolce desio, notte
turbar ponno i miei piaceri immensi, tal ch’io senza sospetto goda il mio ben perfetto. Ecco : pur giunta è l’ora prefissa
a, prendo il notturno manto, ed al luogo m’invio, dove alberga il cor mio . L’uscio ch’io tocco appena, mi sento aprir pian
n tremante passo lieto guidar mi lasso. Giunto al felice loco ch’è al mio piacer parato, dove risplende il foco, ripiglio a
e poi, la lingua sciolta, io parlo, ed ella ascolta. — Dunque è, ben mio , pur vero ch’io sia da voi degnato, qui dov’esser
felice, anzi beato ? Son desto, o pur sogn’io ? Troppo contento è il mio  ! Non merta la mia pena sofferta, e il mio tormen
’io ? Troppo contento è il mio ! Non merta la mia pena sofferta, e il mio tormento, una, di mille appena gioje che per voi
me con lei ringrazio amore che in gioje alme e supreme bear voglia il mio core…. poi nel piacer perduto la miro, e resto mu
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106
te in questa città che son da cinque mesi in circa, à visso sempre de mio con il vivere ch' io mandavo a sua moglie, et egl
er la massaia che si trovi da vivere, che non voglio ch' egli viva de mio , mena rovina et parla di ricorso al Alt.ª Sua, et
haver saputo che 'l mobile che è nella suddetta casa, è maggior parte mio et che io lo vorrò quando mi tornerà comodo. Ques
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 561-564
nza degli studj supplì con la prontezza singolare dell’ingegno. In un mio manoscritto di notiziole, raccolte dalla bocca de
na odicina del Guadagnoli dettata (1832) pel medesimo soggetto. Gigi mio , Gigi mio, se sapessi tu quant’io ho penato, trib
del Guadagnoli dettata (1832) pel medesimo soggetto. Gigi mio, Gigi mio , se sapessi tu quant’io ho penato, tribolato, nel
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
stare V. A. che senza far reflessione sopra cosa alcuna accomoderò il mio desiderio al suo gusto, nè penserò più a' commedi
re ma che gli farei sapere quanto mi pareva bene per utile loro et il mio desiderio, mi tornorno tutti a dire, con humiliss
vedere il buon guadagno che hanno fatto quest’ anno. Io Sig.r Hercole mio per parlar con V. S. alla libera vedendo in quel
ofondati, come loro tengono d’ essere quando saranno disuniti ? Sig.r mio , son povero sì, ma son generoso, et confesso il v
on si fanno dividere quando si viene all’atto et al fatto. Sono Sig.r mio notissimi et conosciuti i Lelij, le Florinde, le
osson rimediare gli inconvenienti. Non voglio anche tacere a V. S. un mio pensiero che io tengo per sicuriss.° che la prude
andai in Villa a dare le lett.e di V. A. all’Ecc.mo S.r D.n Giovanni mio Sig.re, al quale feci relatione del regalo fatto
re la patienza, ond’in vece di far una grossa spesa per acconciarlo a mio dosso, mi converrà tenerlo per reliquia cara del
er acconciarlo a mio dosso, mi converrà tenerlo per reliquia cara del mio Ser.mo Sig.re. Starò attendendo i comandamenti de
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
condai, … Ah de’ tuoi dì felici Questo il più glorioso Sarà del viver mio l’estremo giorno. Sangaride Numi! Ati Numi!Il fu
omento, Il simular che’ giova il suo tormento? Sangaride Io fremo; il mio timor deh rassicura, Ati, per qual sventura Morir
po è ver!M’ami? Ati Ti adoro; Tel dissi già; condannerai tu stessa Il mio foco il mio ardire, Mi lascerai morir. Castigo io
mi? Ati Ti adoro; Tel dissi già; condannerai tu stessa Il mio foco il mio ardire, Mi lascerai morir. Castigo io merto; Un r
io ardire, Mi lascerai morir. Castigo io merto; Un rival generoso, Un mio benefattor pur troppo offendo. Ah ma l’offendo in
to è dolore! Confessar che un rival degno è d’amore! Senza ritegno il mio morir decreta. Sangaride Oh Dio! Ati Oh Dio!Sosp
oggetto del tuo foco: Ciò che pianger tu dei È che mi perdi, e l’idol mio tu sei. Ati Io? Ciel che ascolto? M’ami tu, mio b
he mi perdi, e l’idol mio tu sei. Ati Io? Ciel che ascolto? M’ami tu, mio bene? Sangaride T’amo, e lo stato tuo peggior div
32 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
i . . Ah de’ tuoi dì felici Questo il più glorioso Sarà del viver mio l’estremo giorno. Sangar. Numi! Ati. Il funes
mento, Il simular che giova il suo tormento? Sangar. Io fremo; il mio timor deh rassicura, Ati, per qual sventura M
M’ami? Ati. T’adoro; Te ’l dissi già, condannerai tu stessa Il mio foco il mio ardire, Mi lascerai morir. Castigo
. T’adoro; Te ’l dissi già, condannerai tu stessa Il mio foco il mio ardire, Mi lascerai morir. Castigo io merto,
ire, Mi lascerai morir. Castigo io merto, Un rival generoso, Un mio benefattor pur troppo offendo. Ah ma l’offendo
dolore! Confessar che un rival degno è d’amore! Senza ritegno il mio morir decreta. Sangar. Oh Dio! Ati. Sospiri?
tto del tuo foco: Ciò che pianger tu dei È che mi perdi, e l’idol mio tu sei! Ati. Io? ciel che ascolto! M’ami tu, mi
mi perdi, e l’idol mio tu sei! Ati. Io? ciel che ascolto! M’ami tu, mio bene? Sangar. T’amo, e lo stato tuo peggior div
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Piacenza li 4 marzo 1640. » p. 287
a lettera seguente, che traggo dall’Archivio di Modena : Ser.mo Sig.r mio oss.mo Hauendo Pietro Paulo comico vna lite in
ia stata fruttuosa la mia intercessione, e qui raccordando a V. A. il mio solito desiderio di sempre seruirla, le bacio con
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Venetia, li 30 marzo 1671. » pp. 605-
ente lettera di Venezia, che toglie ogni dubbio in proposito : Ill.mo mio S.re et Pad.ne Col.me, Gia venti giorni in circa
ni. Non manco ancora di pregar V. S. Ill.ma di benigna protetione per mio figliolo Virginio, che desidera abbandonare il po
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 17
pubblico si licenziò, e venne in sua vece scritturato Daniele Alberti mio padre, valentissimo artista, che aveva più volte
novelli sposi e i loro parenti. La commedia piacque bastantemente ; e mio padre che rappresentava la parte di un uomo flemm
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 617-622
ncenza al Ciel spiegar le penne. MADRIGALI v Or ch'altro scampo al mio martir non trouo, Spero che il Tempo mi darà salu
matutine, Torrà fors’anco a me del cor le spine. vii Vanne picciol mio parto Se ben pochi ornamenti hai dentro, e fuore,
ie braccia, e di goderti ; Fa che non passi il sogno Per l’Auorio ben mio de i denti tuoi, Perchè saria fallace ; Se vuoi c
ti tuoi, Perchè saria fallace ; Se vuoi ch'ei sia verace, Soccorri al mio bisogno, E passi il Sonno per la fronte poi Del t
37 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
o 50 anni, cioè l’undici febbraio 1848. Mia Madre era una Rosa Pugno, mio Padre si chiamava Guglielmo. All’età di 3 anni mi
Guglielmo. All’età di 3 anni mi portarono a Torino. Finito il Liceo, mio padre mi disse, lagrimando, che non poteva più ma
ollecitai mai un articolo di lode, nè…. la croce di cavaliere ; unico mio giudice, inappellabile, assoluto, la mia coscienz
acevo a scuola del cómpito, poi comincio a plasmare da me e per me il mio personaggio : quando sono riuscito a contentare m
un buon borghese, che era stato quindici anni in Inghilterra. Era il mio uomo : era il formaggio sui maccheroni : il forma
esso di Fedora è dovuto, in gran parte, all’esecuzione. L’ Emanuel, a mio credere, ha trovato la via per la quale, nell’int
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 395-399
oetica di Cintio. L'ode comincia : Fiamma de l’intelletto, mobil del mio voler, moto dell’alma, colmo d’estro, e dispetto,
colmo d’estro, e dispetto, a te perturbator della mia calma, parlo, o mio Genio insano : a te che sei, forsennata cagion de
stanza. Molte n’ho fatte, è vero, in varia istanza a Vostra Altezza, mio Padron sovrano ; e pur con tante stanze essendo a
39 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -
on isdegnaste l’umile e tenue omaggio. Di fatti che cosa è mai questo mio povero presente agli occhi dell’Autor preclaro de
, come Erudito di ogni maniera figurate vantaggiosamente ed ornate il mio patriotico racconto dell’Epoca Fernandiana. Accog
40 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 235-236
i grandemente che il buon desiderio di questa donna fosse ajutato dal mio reverente affetto. Supplico adunque V. A. S. con
osa già ricevuta le resto con quel magior obligo che possi venire dal mio conoscimento. La qual lettera concorderebbe col
41 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 516-517
i tuoi nemici. Ti basta ? Vuoi di più ? Rosa, che dici ? Fidati del mio cor : Parla l’Autore : Temi di sorte rea l’empio
ntai, ad onta ancor d’ogni destino infido, io tuo sostegno, e Tu onor mio sarai. Recitando con universale applauso la valo
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
ontanamento dal Teatro. Col termine del carnovale 50 in 51 termino il mio contratto e la carriera drammatica per cambiare d
nostri cuori fece gran senso la Sua lettera, ed in modo speciale nel mio , chè cresciuta, allevata, ed iniziata nell’arte d
lo di un favorevole successo. A render tutto ciò meno difficile, mio marito pensa partire per Parigi il 20 0 25 corren
ni altro può in ciò giovarci, e mandarci qualche lettera che presenti mio marito, per ora, e quindi ma alle distinte e ragg
poggio quest’esperimento drammatico italiano, pel quale colà si porta mio marito (Giuliano dei Marchesi Capranica, Marchese
scena della denunzia in Patria era del Ristorismo più puro. Per conto mio non ho mai veduto niente di più bello al teatro,
i dirigere ; e sono orgoglioso di poter qui legare in qualche modo il mio piccolo nome a quello di lei grandissimo e venera
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 841-848
, Ch’abbia sofferto mai misero core. O tenace dolore Mentre del viver mio la sorte scrivo Come languido son per te mal vivo
n sol d’ambiziosi fasti : Ma, perchè troppo osasti Altri non dica, al mio spietato Achille Torno ; stanco non mai di farmi
’ ha d’oro i bei costumi Benchè di ferro il nome, un si riposa Iacopo mio primier estinto germe ; Vittoria tu chiudesti i c
or d’Amor tempesta o tuono. Mi chiamano Flaminio uomini assai : ma ’l mio nome è Gio. Paolo, e son de’Fabbri nato in Friul.
olo, e son de’Fabbri nato in Friul. …………… Signor, non ho denari, e ’l mio Destino padre mi fa di povera famiglia, che spess
he in tutto ogni altra vinci, io volli allor allora, venir a dirvi il mio doglioso lutto : Ma per ventura, d’una stanza fuo
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 534-535
o, interessantissima per la storia del costume, coll’indirizzo : « al mio conzontao in openion, M. Antonio Burchiela, » e c
ozj suoi neghittoso alle fredde ombre ti rese, alma risorgi, e fa al mio cor palese quell’affetto d’amor che or dorme in n
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 889-912
antadue anni adunque egli recitava ancora a Parigi. III.mo Signore et mio Padrone Colendissimo Negli interessi della cosce
arla. Tuto questo non è stato risposto che in ordine a i consigli del mio confesore e avrei uno eterno rimorso se non l’ave
eseguitori sarà senpre la stesa. Non ò che agungere fori che non è in mio potere il far ritorno in Italia là dove l’ arbitr
Pariggi li 10 Agosto 1685. Servitore Tiberio Fiorilli. Ill.mo Signor mio Signore e Padrone Colendissimo Non avendo a chi
chi potere confidare questa mia letera per poterla fare recapitare a mio figlio cosa che asai mi preme ò preso ardire conf
.ma Umiliss.mo e Dev.mo Servitore Tiberio Fiorilli. Ill.mo signor mio signor Parigi li 23 Luglio’88 ( ?). Suplicho V.
dare V. S. Ill.ma La suplico a onorarmi di far ricapitare l’inclusa a mio figlio e spero che fenito ch’averò i miei interes
. S. Ill.ma Devotissimo Servitore Tiberio Fiorilli. Ill.mo signor mio , signore e Padrone colendissimo Vengho con ques[
S. A. S. che per molti anni mi a senpre continovato le sue grace. Al mio arivo paleserò la vita disoluta e infame tanto de
patrocinio. Parigi li 3 Marco 1692. Tiberio Fiorilli. Ill.mo Signor mio , signore e padrone Colendissimo Ricevo la cortes
o e ritiratomi dalle sene comiche e se non fose stato quello che camo mio figlio sarebe a casa sei anni sono ; ma perchè mi
e mi à messo un’ altra lite al parlameto e poi mi fece dire : dite a mio padre che se viene a Firence che non comadi i suo
n pesase ad altro. Questa è la riconpesa delle mie fatiche che con il mio sodore ò aquistato, come V. S. Ill.ma n’è bene in
irle ackora….) : che corro ogni gorno per i Tribonali. Ill.mo Signor mio , signore e padrone colendissimo Ricevo la cortes
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 42-49
astide colla data del ’92, dice : « …. ciò intanto, di cui accerto il mio rispettabilissimo pubblico fiorentino che da dodi
di che rea Sorte prepara a ogni contento umano, Quel di che tanto il mio desir lontano, E si vicino il mio timor facea. De
ontento umano, Quel di che tanto il mio desir lontano, E si vicino il mio timor facea. Dell’età pastorale al dolce incanto
h’Io mi perdo ! Addio. Addio Ninfe, Pastori. A voi soltanto Il timido mio dir volger si debbe, Ed ai Numi non già. Sembrar
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « 15 ottobre 1896. » p. 
da quindici anni • collaboratrice fedele e costante • leva in alto il mio spirito • confortandomi nel lavoro • sostenendomi
48 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
opo tante speranze, ecco qual premio Ci preparò la sorte! Ah l’amor mio Ciò meritò? Gio: L’ho meritato io forse? In
cesti mai? Per te, per te ... tu la cagion tu sei D’ogni tormento mio ! Qual fu la tua Facilità crudel! Dunque ha potu
izj indegni! Vana illusione e gelosia fallace In te si armaro del mio amore a danno! Fralezza femminile! Isa. Il cu
ppia; Tardi ne piango. Gio: Tardi, è ver; la morte Terminerà il mio male. Isa. Il ciel nol voglia. Io, sì, ne mor
in me non sento Valor per tante pene; ahi sventurata! Gio: Addio mio ben, non ci vedrem più mai, Lungi da te cercher
ltro da te non bramo. Amami, pensa a me; forse ristoro Troverò al mio dolore, immaginando Che una lagrima almen, qual
calma. Deh piaccia al ciel, cugina, che tu vegga Dal sincero amor mio rassicurata La tua felicità, giacchè vi prende
mio rassicurata La tua felicità, giacchè vi prende Tanta parte il mio cuor, ch’esser non voglio Felice io stessa, se
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 1754, a dì 17 Luglio.Die16 Julii 1754. » pp. 159-160
ui relativamente agli stravaganti effetti delle nostre malinconie. Al mio arrivo in Milano lo incontro in peggiore condizio
nge fino al palchetto dove era io. Oh cielo ! È morto l’Angeleri ! Il mio compagno di malinconie ! Nell’istante medesimo es
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 307-309
PERAZIONE Ohimè ! parte l’infido, e me qui lascia tradita, e sola al mio dolore in preda. Perfido ! Arresta i passi, e rie
sordo è il mar, sordo è il ciel. Io son tradita, son disperata, e il mio dolor soltanto che mi lacera il cor, può con un c
51 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
affetto e naturalezza; nel che ha avuto un emulo gentile e felice nel mio da molti anni defunto amico Nicolàs Fernandez de
ipiglia: Reg. Come tuo sposo? (Io fremo, io più non vedo!) Bia. Come mio sposo? (o ciel che intendo!) Reg. Come mio sposo
più non vedo!) Bia. Come mio sposo? (o ciel che intendo!) Reg. Come mio sposo? (o ciel che intendo!)Indegna, Folle, debol
nte… Reg. Oltraggiar la maestà, se il conte…(O amore! Io deliro!) Il mio sdegno, o Bianca, è zelo Del tuo decoro. Bia. De
la gelosia L’ira in me risvegliò… Delirio strano! Odimi attenta. Dal mio finto sdegno Impara, o Bianca, ove tal caso avven
ti di rendita di un maggiorato, e se io non ho figli, viene ad essere mio cugino il mio successore. Mi vien detto che voi e
di un maggiorato, e se io non ho figli, viene ad essere mio cugino il mio successore. Mi vien detto che voi ed io possiamo
i questa scena. Vieni tu con salute? dice Isabella. Saprai poi del mio stato , risponde Diego; ma tu come stai? Morta so
. Partisti… Die. E bene?Si ostinò Fernando, L’interesse parlò, l’udì mio padre. Corse il romor della mentita morte… Ah mal
ermi non vò.Pensa. Isa. E perdermi non vò. Pensa.Non giova. Die. Ben mio … Isa. Ben mio…Vanne… Die. Ben mio… Vanne…Ah tu
sa. Isa. E perdermi non vò. Pensa.Non giova. Die. Ben mio… Isa. Ben mio …Vanne… Die. Ben mio… Vanne…Ah tu speri invan, cr
non vò. Pensa.Non giova. Die. Ben mio… Isa. Ben mio…Vanne… Die. Ben mio … Vanne…Ah tu speri invan, crudele, Che tal fredde
Prova la forza.È vana. Die. Vientene meco. Isa. Vientene meco.L’onor mio m’è caro. Die. Fuggi sola. Isa. Fuggi sola.Ove?
arito, e dal tuo fianco Appartarmi potrà solo la morte. Isa. E l’onor mio ? Die. E l’onor mio?Tutto si perda omai. Isa. E l
nco Appartarmi potrà solo la morte. Isa. E l’onor mio? Die. E l’onor mio ?Tutto si perda omai. Isa. E la tua vita? Die. E
. E la tua vita?Oggi finisca. Isa. E la tua vita? Oggi finisca.E il mio Consorte? Die. Consorte?Non ti goda. Isa. Conso
a. Isa. Consorte? Non ti goda.E i miei parenti? Die. Versin tutto il mio sangue. Isa. Versin tutto il mio sangue.Invano i
miei parenti? Die. Versin tutto il mio sangue. Isa. Versin tutto il mio sangue.Invano io priego? Die. Io nulla ascolto. I
r persuadere; e quando mai, aggiugne, il di lui sdegno confondesse il mio discorso, Yo harè que enmienden los ojos lo erro
migliorò quanto doveva i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderòn dipinse più vivacemente il geloso
sto Un cernefice vil quell’empio capo Recida… Ma che dico ? Oimè, ben mio , Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa d
vil quell’empio capo Recida… Ma che dico ? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vu
ti renda onor geloso. Io pure udii dal labbro tuo talvolta Che sposo mio saresti. Ah per sì caro Nome che meritai qualche
rore Di sua casa salii, che vi ritorno I suoi dubbii a calmar, che di mio padre L’ira io fuggia, tu lei salvar credendo Sal
; nè più avvilir si puote Disingannato amor, femminil fasto. Ma se il mio pianto a intenerirti è vano Per quel che sono, a
rabil vecchio Pensa qual resterà, quando l’infausta Novella a lui del mio destin pervenga. Vendicarsi vorrà, quando non sia
Mi balza il cor… dalla funesta rupe Già scende il Cagnerìa…. Signor, mio bene, Pietà di me, In te stesso per te ; cangi il
; un placido riposo Una gioja innocente appien gradito Rende lo stato mio ; che l’uom felice Tant’è quant’ei si reputa. Lont
hanno seguito il di lui metodo. Io potrei impinguare questa parte del mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nomi
i erano avvisati i nazionali di far diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una colle
onali bramosi di una riforma nelle patrie scene, avendogli citato nel mio Discorso Storico-critico contro le strane asserzi
de’ commedianti Spagnuoli . Può di ciò vedersi Nicolàs Antonio, ed il mio Discorso Storico-critico. Lampillas dunque raccog
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « LUIGI RASI. I COMICI ITALIANI » pp. -
o. Enrico Corradini (Il Marzocco, 28 giugno ’96). ……………………… Ma non il mio ringraziamento solo, stimatissimo Sig. Direttore 
ento solo, stimatissimo Sig. Direttore : io voglio esprimere anche il mio migliore augurio. Poichè l’opera Sua, come si può
e una gioia se potrò in qualche modo esserle utile nella cerchia del mio lavoro nella Baviera. Se Ella desiderasse delle n
no avuti rapporti colla Corte bavarese e che non siano menzionati nel mio studio sui Comici Italiani, io farò tutte le rice
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 245-250
ia, e mi piace che abbiate nell’arte quel primo seggio che tenete nel mio core, e nei miei pensieri. Quanto a me che, come
questa città, e voi dovreste parlare a Domeniconi, pregandolo, a nome mio , che faccia mettere in iscena questa tragedia (An
cui è contento di farsi mangiare il suo. Io ho fatto il contrario, e mio marito non ha potuto secondare i vizi dei comici
ira e di crudel furore ; in estasi dolcissima rapito oltre l’usato il mio pensier veloce al Ciel s’estolle, e dopo averti u
54 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
inaio di drammi scritti nella dinastia di Yuen: «Io sono Tching-poei, mio padre naturale é Tching-yng, mio padre adottivo é
astia di Yuen: «Io sono Tching-poei, mio padre naturale é Tching-yng, mio padre adottivo é Tu-ngan-cu; io soglio la mattina
mi nelle armi, e la sera nelle lettere; ora vengo dal campo per veder mio padre naturale». Non si conosce nella China, nel
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 266-272
nsieri a mover i passi per questi contorni. E se ben amore semina nel mio cuore abbondantissime granella de’suoi meriti, e
no il loro officio di generare, non havend’io già mai con l’acqua del mio consenso inaffiato questo cuore, il seme non ha p
che meni via una sua morosa, che ufficio si chiama ? Scap. Ad un par mio si direbbe di ruffiano ; ma se ciò facesse un gen
, come ne può far fede l’Ill.mo ed Eccell.mo Sig. Duca della Valletta mio Capitano ; e l’Eminent.mo e Rever.mo Sig. Cardina
può dir ancora per lettere scrittegli da Sua Maestà Cristianissima a mio favore, fin dove la benignità di quel gran Re si
56 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Conclusione »
to che s’è fatto insino a qui; non altro essendo stato l’intendimento mio , che di mostrar la relazione che hanno da avere t
meglio esprimere in francese. Nel rimanente ho procurato supplire col mio di maniera che il lavoro non dovesse aver sembian
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article »
ui dedicata al senatore Tiepolo con queste parole : « avendo il padre mio questo carnevale passato (1546), aperto in Venezi
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 453
ante fanatico del Giraud, L’Ulivo e Pasquale del Sografi, Così faceva mio padre del Bon furono i lavori nei quali si levò a
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 28-29
in cui troviamo anche notizia della moglie Gabbrielli : Ser.mo Sig.re mio S.re e Prone. sempre Coll.mo Hieri mandai un pi
ni.º e dev.mo Ser.e oseq.mo sempre Alessandro Superchi. Ser.mo Sig.re mio Sig.re e Pron. sempre Coll.mo Questa passata not
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638
di avere una tanta artista ; ed io sarei ben fortunato se avessi nel mio paese un’interprete come voi…. » Nè solo nella in
l 30 marzo 1622 pubblicata in parte dal Baschet. Ser. Sig. et solo mio Sing. Padrone Ha piacciuto a Iddio doppo tanti a
ato caro, sì come figliuolo, ma molto più caro per haver ritrovato al mio ritorno di Ferrara che l’hanno rassegnato sotto i
erpetuo vassallo si come le sonno antichiss.º seruitore, posciachè il mio servitio comintiò sin l’anno 1583, nel cui tempo
ze, come appare da questa sua lettera, diretta allo jll.mo et ecce.mo mio S.r et Patron Coll.mo jl sig.r Gia battista londe
A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato di Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll.mo Confesso di haver fato
sendole [ILLISIBLE] ueputo a far riuerenza alla mia partita Come erra mio debito, ma fu la subita et jnnaspetata noua che m
cij che in leggere cosse che uenghino da sogeto cossi basso come è il mio , pur mi affida la Gracia sua è la vecchia seruitù
recita il Verno, et dove sono sempre chiamate le buone compagnie ; al mio arrivo, già anni sono, mi fu detto da un Mastro D
r or vegno Heroe celeste, in picciol carte accolto Vostra pompa, è ’l mio cor mostrar m’ingegno. Me in viva tela di colori
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 506-512
 ! Udire quella brutta vecchiaccia a chiamarlo sempre colviscere mie, mio core, anima mia, parole paralitiche che le ballav
ze, Colombani, 1774). Ecco l’uno e l’altra : ADDIO Questa è per onor mio la sesta volta, Che me presento a sta benigna Udi
ho una passion, che me devora el petto, Quando no posso far l’obbligo mio , E lo fazzo de cuor, come convien, E no go invidi
erò stae bone a far star suso L’altre Commedie andade a tombolon. Ben mio , no fe’ de quel proverbio abuso : La forza ghe ne
62 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 88-117
me Nicolò Barbieri nel Capo VII della sua Supplica : Fra’ moderni del mio tempo, la Signora Isabella Andreini comica celebr
chivio di Stato di Firenze) che Isabella scriveva Al molto Ill re , mio S re , e pron col. mo il S r Cavalier Vinta Seg
ll’Andreini. Anche questa è diretta al Segretario Vinta. Molto Ill.re mio S.re e Pron col.mo Alla Commissione della Maest
està della Regina cristianiss.ª & alla Sua bontà V. S. perdoni il mio fastidiolo. Ch’ io sia lontana dal darle molestia
ne, confidata nella gentilezza, e nell’ humanità del S.r Cav.r Vinta, mio Signore offiziosissimo, verso chi ricorre alla su
se bisognato altra lettera, l’haueria scritta, certiss.ª d’ottener in mio benefizio quel c’ hauessi dimandato. Scriuo dunqu
ace ella contenta or siede ? Non è morta Isabella, è viva in Dio. Del mio carcer terreno uscito fuora, là su di rivederla h
di nubi, ch’egli è mal tempo ; e voi mille volte m’avete detto che il mio viso è un cielo angusto, ma che le mia ciglia tor
canzone, la seconda delle poesie funebri (pag. 217) nitida e piana a mio giudizio, e soavissima quant’altre mai. Sonetto L
gno, E ben se l’vede Amor, d’ogni suo strale ; Nè schermo io trouo al mio martir fatale, (Lassa) e prego non valmi arte, od
accendo sdegno ; E’l duol, che’ntenerir potrebbe i sassi, E l’amaro mio pianto han per mercede Noue lagrime sol, nouo tor
ianto han per mercede Noue lagrime sol, nouo tormento ; E per maggior mio mal misera i’sento, Che per girsen’à lui, ch’à me
misera i’sento, Che per girsen’à lui, ch’à me non crede, L’infiammato mio cor sù l’ale stassi. Sonetto CXXV Io non t’amo
ua bellezza Porti sembianza, à me si vago splende, Che contra’l voler mio nel cor mi scende Vn’affetto d’amara empia dolcez
gni mia spene, Nè pace più, nè più salute spero Se da cotanti riui il mio duol viene. HIELLE piange la madre Fvggendo il
no, e la sua pompa è morta. Morta è la nobil Donna, Che fù del viuer mio securo appoggio ; E breu’vrna sotterra Gran beltà
erch’ella conosce, Ch’essendomi crudel fora pietosa, Perdona al viuer mio , Quando l’alma dolente altro non brama, Che trar
he si trattarà dimane, come ui ho detto, e darouui anco sopra essi il mio parere circa il loro accrescere o scemare riputat
e non gli manchi cosa alcuna, et però con uostra licenza farò fine al mio ragionamento, se però non uoleste uenir anco uoi,
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
ella di Luigi Perelli. L'elenco non ha data ; ma è dell’'85 circa. Un mio fascicoletto manoscritto di epigrammi reca il seg
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Di Milano, il dì 28 agosto 1620. » pp. 140-157
’ introduzione di A. Bartoli (pag. cxxxviii) riproduco intera. Ill.mo mio Sig.re Ricordevole degli obblighi ch’ io tengo
ccio faccio quanto posso, ma credo che non durerò. Per tanto, caro il mio Sig.re, procuri con l’ Altezza Sereniss.ma del su
ssere più donna da bene. Et per fine, raccomandandole D. Pietro Paulo mio cognato, le bacio la sua generosa mano, non mai s
tolsi. Al sol l’oro furai. Del arco io men privai. E ’l uago FIOR nel mio giardino io colsi. Questi e altri madrigali e tr
sonetti furono mandati dal Galvagni Al Virtuoso, et Gentilis.mo Sig.r mio Oss.mo Il Sig.r Gio. Battista Andreini — Mantova,
del tuo bel uiso Flora gentil, uago di quel pallore Si fa ghiaccio il mio core. Se poi ripiglia i suoi uiui colori, Tosto r
cchi, che di sua mano amor compose, non occhi no : ma strali al morir mio  ; occhi stelle del ciel, belle e ritrose, fontane
ampiezza da quest’altra lettera colla data del 20 settembre : Ill.mo mio S.r et Patrone Col.mo Gionto il mio messo et ri
data del 20 settembre : Ill.mo mio S.r et Patrone Col.mo Gionto il mio messo et ricevuto la lettera di V. S. Ill.ma la q
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Vicenza, 24 novembre 1587. » pp. 308-309
to cosa mia, et e buona persona et desidero che gli facciate per amor mio buona cera) un pacchetto, dove è 3 libri di quei
el Corbinelli : è buona persona et desidero che gli facciate per amor mio buona cera. Siccome gli infiniti favori et grat
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 305-306
tessa conduttrice di compagnie. Ma ecco le due lettere : Seren.mo S.r mio et padrone oss.mo Hauendo la Diana Comica unita
e Il Principe della Mirandola. (al duca di Modena). Seren.mo Signor mio et padrone oss.mo Partendo di qui la compagnia
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 260-263
aggio, che del soverchio ardir sovvienmi appena. Sulle vostre orme il mio pensiero intento segue l’ardor che mi sospinge e
al tragico racconto…, risponde : Facciol perchè l’ingrato entro il mio amore specchi sua colpa, e sè convinto accusi. Be
iuto che nella comica giungerà al colmo della perfezione. Concludo il mio discorso coll’assicurarla, che se la Truppa Franc
68 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
ano. Io seppi I tormenti affrontar: debole donna Gismonda, l’amor mio , la mia delizia Giunge a imitar la mia fortezza
spetto Io sia, tu scorgi; in pié mi reggo appena. Comprendere dal mio quel di Gismonda Peggiore assai, facil sarà. Ti
ti?... In essi. Adel. L’amor? . . . Rom. L’amor? . . . Tu sola il mio . Adel. L’amor? . . . Tu sola il mio. Quel di co
Rom. L’amor? . . . Tu sola il mio. Adel. L’amor? . . . Tu sola il mio . Quel di colei?... Rom. Uberto. Adel. Uberto.
ol di patria. E giuri? E giuro. Adel. Ahi non resisto più, vieni al mio seno. Adelinda disingannata e piena di gioja cr
sospir concesse A me di rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio destino obblio . . . Se un dì la patria rivedra
glorie Qual viss’ ella fra i ceppi, e qual morio . . . Oh tu del mio destin compagna amata, Rimanti in pace . . . tu
i fedel . . . siegui il cammino De la fe, de la gloria . . . ama in mio padre La figlia estinta, e più che i nostri amo
vengo meno . . . ah caro padre . . . Ah Consalvo . . . deciso è il mio destino . . . Dividerci convien . . . Di tua vi
e diventæ Onta o martir. Su queste mura il padre Pugna e lo sposo mio ; da queste mura Se non fuggo col padre, e con l
sposo, Quì restar voglio, e si confonda insieme Il lor sangue col mio . Ricuso, Enrico, L’offerte tue, la tua pietà.
Dentro il campo nemico e tra coloro, Che han dato morte al padre mio . . . se qualche Conforto trova questo cuor . .
che Conforto trova questo cuor . . . è solo Nel morirti vicino, o mio Fernando . . . O difensor dell’innocenza . . .
ome potrò Scacciar dal sen la deitâ suprema Che tempio ed ara nel mio cor possiede, Che vi riceve l’idolatro incenso.
lse i miei sospiri, e pari Ardor accese l’alma sua gentile, Ed al mio amor ben largo premio ottonni In quella notte (
avento. Dolci memorie in fero duol converse! Deh quali oggetti il mio pensier dipinge! O voi d’Erbele aurati e lieti
dubita di lei, e dice con nobil disdegno, Dammi la morte, e l’onor mio rispetta. Viene Filinto e si attacca tra lui e
Il caro amico nel partir che disse? Che mai t’impose? profferì il mio nome? E quì l’autore pensò ad imitare le domand
tito più volte il racconto di Zelinda, che dice, Più fiate il labro mio gli estremi detti A te narrò, dove se vuolsi
negli opposti dilettosi monti. Allora, soggiugne, La mia virtù col mio tranquillo stato Portasti teco. Allor fu tratto
illo stato Portasti teco. Allor fu tratto il dardo Del sangue del mio cor fatto vermiglio. In somma se l’amor di Geld
Corradino esclama        Voi, del Ciel potenze, Non pareggiate il mio giojoso stato. Terza scena. Carlo dice Quì ven
    Per me non voglio il crine Cinger del serto altrui, che son del mio Stato contento. E cederei del regno A lui lo
Questa vita, e quest’alma è tua. Disponi Arbitro ognor di me, del mio destino. Io non vò entrare a decidere, se ad un
. Ahi dolce oggetto de’ timor materni, A ciò ti porsi il seno, e del mio sangue Io ti nutrii?” ma Iroldo ciò copiando fa
     “Perchè mai stringi L’imbelle madre tua, e ti raccogli Nel seno mio , quale augellin rifugge Sotto l’ali materne?” Ir
onna, Spartana sei, d’Agide moglie; il pianto Raffrena. Il sangue mio giovar può a Sparta, Non il mio pianto a te. .
ie; il pianto Raffrena. Il sangue mio giovar può a Sparta, Non il mio pianto a te. . . Il nell’atto III la seconda, i
ja . . or dammi . . . Scegli, Due ferri son, quel che tu lasci é il mio . Ag. Oh cielo! . . . E vuoi . . . . . . Age.
ia . . . . . A far rinascer Roma L’ultimo sangue or necessario è il mio . Purch’io liberi Roma, a voi nè un solo Giorn
del padre. Mir.         Oh dura, Fera, orribil minaccia! . . Or al mio estremo Sospir che già s’appressa ... alle tant
Cachelonie le cred’io . . . Corrad. Peggio peggio. Macar. Padron mio , Cachelonie son chiamate, Perchè intorno al f
svelse dall’amata pianta. Lo stil drammatico del Gennaro è quello, a mio credere, signorile, che nè serve al metastasiano
inseparabili . . . Rimira . . . Rifletti . . . . Quest’acciaro E’ mio ... tuo se lo vuoi ... Ti basta il core D’impug
. Oh Dio! s’io l’amo,   Se più di me l’amai,   Sa il ciel, lo sa il mio core,   Padre, e il tuo cor lo sa. Anche quì l
n io, Se mi struggo a’ tuoi bei lumi, Sallo amor, lo sanno i numi, Il mio core, il tuo lo sa.” Chi poi riprende lo stil Me
astasio: Soltanto mi sgomento, Padre, che un giorno avrai del barbaro mio stato pietà, rimorso e orror. L’espressioni di El
ù che t’amo, Più apprezzo me: di te non ero indegno; Tel prova il mio perdono. In quante pene, Quante amarezze ha inv
manti diriggono i loro voti alla notte, Prolunga, o notte amica, il mio contento, e si allontanano e perdonsi nel bosch
tarmi D’Elvira il core, Meno orgoglioso Fra l’ire e l’armi Il mio valore Ti renderà. Comendiamo l’imitazione de
delle armi, gli sente dire alla bella prima, Ed ancora ostinata al mio volere Non si arrende la figlia? E nol preved
fermate. Chi sei? gli è domandato. Io non venni, risponde, a dire il mio nome, son cavalier vi basti: Voi malvagi accusa
lla prima scena vi è un altro ben anche finale La comprerò col sangue mio ben anche. 1. Terza scena terzo ben anche finale
ORIG. Rach. Oh momento fatal che mi rischiara, Ma che il rigor del mio destin non cangia! E come, oddio! tanti anni se
ad Emilio, E di Rachele a lui novelle io chiesi, E l’avvisai del mio ritorno ancora. Rach. Oimè! tutto comprendo! oh
ch. Nè mi vedrai mai più? Per nostra pace. Eug. Pretendi dunque il mio morir? Rach. Pretendi dunque il mio morir? Non
pace. Eug. Pretendi dunque il mio morir? Rach. Pretendi dunque il mio morir? Non mai. Anzi quoi dì che la mia pena in
stituita nella sua edizione. III dopo il verso Oh qual giubilo è il mio nell’abbracciarti, si soggiugneva un altro duet
iugneva un altro duettino di Odorico, e di Elvira: Odo. Nell’ultimo mio dì A un immortal riposo . . . Elv. Dell’adora
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 317
nti. Dai Ricordi di un comico (1822-25-26) pubblicati in estratto nel mio Libro degli Aneddoti (Modena, Sarasino, 1891) e c
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 181
re, nascosto sotto le iniziali C. C. : Qual comparve il tuo volto al mio pensiero, tal l’incise la man : guancia di rosa,
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 541
eva orecchi da mercante. « Questo giovane – insisteva Goldoni – non è mio parente, ma ho preso impegno di assicurarlo, e de
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 793-794
te comunicatami gentilmente dal cav. Azzolini : Ill.mo et Ecc.mo Sig. mio e Pron. Cols.mo A mio ariuo in Parma fu da me i
nte dal cav. Azzolini : Ill.mo et Ecc.mo Sig. mio e Pron. Cols.mo A mio ariuo in Parma fu da me il Sig. Marchese di Vigol
73 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO II. Pastorali Italiane del XVII secolo. » pp. 274-291
ddezza di lei: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh che nuovi portenti? Sul mio primo apparire alle tue case Tu mi accogliesti ap
E forza, oimè! ch’io t’ami; Io t’amo, e se per altro Non t’è caro il mio amor, caro ti sia Perchè il mio amor sarà la mort
t’amo, e se per altro Non t’è caro il mio amor, caro ti sia Perchè il mio amor sarà la morte mia. O Tirsi, o Tirsi ingrato,
di Guastalla; ma tal componimento, per avviso del lodato religioso e mio , è poco degno di trattenerci. Le altre due sono d
74 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — [Dedica] »
o nei Tulli e nei Demosteni, antecessori suoi. Possa solamente questo mio scritto esser da tanto, che trovi anch’esso un lu
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 752
patienza di ripigliarui. Sè bene dal’altro canto non uorei uedere un mio nemico in questa Compagnia à causa delle continue
76 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285
ripiglia: Come tuo sposo? (Io fremo, io più non vedo!) Bian. Come mio sposo? (o ciel che intendo!) Reg. Indegna, Fol
ltraggiar la maestà, se il Conte . . Reg. O amore! Io deliro. ) Il mio sdegno, o Bianca, è zelo Del tuo decoro. Bian.
ia L’ira in me risvegliò . . . Delirio strano! Odimi attenta. Dal mio finto sdegno Impara, o Bianca, ove tal caso avv
ucati di rendita di un maggiorato, e se non ho figli, viene ad essere mio cugino il mio successore. Mi vien detto che voi e
ta di un maggiorato, e se non ho figli, viene ad essere mio cugino il mio successore. Mi vien detto che voi ed io possiamo
o di questa scena. Vieni tu con salute? dice Isabella. Saprai poi del mio stato, risponde Diego; ma tu come stai? Morta sop
. Die. E bene? Isa: Si ostinò Fernando, L’interesse parlò, l’udì mio padre. Corse il romor della mentita morte . .
E perdermi non vo’. Die. Pensa . . . Isa: Non giova. Die: Ben mio . . . Isa: Vanne. Die: Ah tu speri invan, crud
: Prova la forza. Isa: È vana. Die: Vientene meco. Isa: L’onor mio m’è caro. Die: Fuggi sola. Isa: Ove? Die: A
o, e dal tuo fianco Appartarmi potrà solo la morte. Isa: E l’onor mio ? Die: Tutto si perda omai. Isa: E la tua vita
si perda omai. Isa: E la tua vita? Die: Oggi finisca. Isa: E il mio Consorte? Die: Non ti goda. Isa: E i miei p
? Die: Non ti goda. Isa: E i miei parenti? Die: Versin tutto il mio sangue. Isa: Invano io prego? Die: Io nulla a
r persuadere; e quando mai, aggiugne, il di lui sdegno confondesse il mio discorso, Yo harè que enmienden los ojos los
n migliorò quanto dovea i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderon dipinse più vivacemente il geloso
Un carnefice vil quell’empio capo Recida ... Ma che dico? Oimè, ben mio , Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono,
uell’empio capo Recida ... Ma che dico? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che
renda onor geloso. Io pure udii dal labbro tuo talvolta Che sposo mio saresti. Ah per sì caro Nome che meritai qualch
e Di sua casa salii, che vi ritorno I suoi dubbj a calmar, che di mio padre L’ira io fuggia, tu lei salvar credendo
più avvilir si puote Disingannato amor, femminil fasto. Ma se il mio pianto a intenerirti è vano Per quel che sono,
l vecchio Pensa qual resterà, quando l’infaustæ Novella a lui del mio destin pervenga. Vendicarsi vorrà, quando non s
cor ... dalla funesta rupe Già scende il Cagnerì 113 . . . Signor, mio bene, Pietà di me, pietà di te: rientra In te
placido riposo, Una gioja innocente appien gradito Rende lo stato mio ; che l’uom felice Tant’è quant’ei si reputa. Lo
hanno seguito il di lui metodo. Io potrei impinguare questa parte del mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nomi
i erano avvisati i nazionali di far diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una colle
affetto e naturalezza; nel che ha avuto un emulo gentile e felice nel mio defunto amico Nicolàs de Moratin. Tra’ sonetti de
boriosissima de’ commedianti Spagnuoli; di che vedasi l’Antonio, e ’l mio Discorso. Lampillas dunque ricevè da qualche Huer
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Bologna, 23 dicembre 1639. » pp. 5-7
i già tanto celebre. Ma ecco, senz’altro, il documento : Serm. signor mio osserv. Essendo stato jer l’altro, nel viaggio c
o ardore : e quando a imitar Venere t’hai tolto, per figlio avesti il mio verace amore. Io venni ad osservar la tua Pazzia
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Firenze, 3 settembre 1841. » pp. 473-475
apolavoro di furberia, di comicità, di movimento scenico. Così faceva mio padre, modellato sul Todaro brontolon e sul Burbe
g. cav. Azzolini. Stimatiss.mo Sig. Ferri. Non potendo ella sopra il mio credito di circa duemila lire somministrarmi scud
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 386-389
volto ; or quale sconsigliato furor, morte, t’assale di fare al regno mio si grave incarco ? Ella ben mille a me alme rubel
oni : ….. « Amico, i' godo il cielo, non dir ch' in verde età sia al mio fin giunta, chè grave è sempre all’alma il mortal
80 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 414-417
tero, lodando il mondo, in suon chiaro, et profondo, acquista fede al mio giuditio intero. Primo a sè stesso, a null’altro
’all’intorno d’ogni sorte uccelli, ………… Ardelia dice : E tu, Titiro mio , se mi compiaci, ti vo' donar una bella ghirlanda
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 682-683
oroso, faceva egli l’arlecchino. Mi sovviene, che rappresentandosi il mio Bellisario (in cui sosteneva egli un tal personag
quale il povero Goldoni non fa la più bella figura al mondo, vedi il mio monologo La Spigliatezza (Mil., 1888). Del resto,
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article »
il Chiesa gli dicesse un giorno in Firenze : « Io ebbi in Francia il mio primo figliuolo, e fu tenuto a battesimo dal Duca
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 551
iù accreditate. Sono lieto di mettere qui il nome di Giuseppe Strini, mio caro compagno del tempo della Sadowsky (1873), il
84 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
ò, che per le mie risposte venga nell’animo vostro alterata, come nel mio non la turbarono le vostre apologie sceniche. Inf
ttura colla usata franchezza, sareste smentito da tutte le parole del mio Libro. Ma passiamo ad esaminare il vostro savio s
lvetro. E felicemente trovai, che il dottissimo Gravina l’intendeva a mio modo: “Dee il Poeta (ei dice1) tener del Popolo q
to questo Popolo non è mica il vostro diletto Volgo, Signor Lampillas mio . E a questo Popolo rischiarato non fia gloria il
Plebe e della Gente colta. Oh quanti vostri pregiudizj, Signor Abate mio , avreste detestati, se nello scorso Dicembre del
i dirà, in che mai si distinguono i Dotti da’ Volgari? In ciò, Signor mio , che i Volgari pensano come i Dotti, ad una buona
è il Camelo pardale, nè l’Elefante bianco, furono mai, Sig. Lampillas mio dolcissimo, siccome fin quì avete innocentemente
onquista del Perù fatta da Pizarro da me veduta rappresentare dopo il mio ritorno dall’Italia nel Teatro de la Cruz. Ora un
i comporre de’ migliori e più famigerati Drammatici, Signor Lampillas mio , i quali formano Scuola, e non da qualche meschin
85 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
, Dopo tante speranze ecco qual premio Mi preparò la sorte! Ah l’amor mio Ciò meritò? Giovanni Ciò meritò?L’ho meritato io
che facesti mai? Per te, per te… tu la cagion tu sei D’ogni tormento mio ! Qual fu la tua Facilità crudel! Dunque ha potuto
tifizii indegni! Vana illusione e gelosia fallace In te si armaro del mio amore a danno! Fralezza femminile! Isabella Fral
piango. Giovanni Tardi ne piango.Tardi, è ver; la morte Terminerà il mio male. Isabella Terminerà il mio male.Il ciel nol
.Tardi, è ver; la morte Terminerà il mio male. Isabella Terminerà il mio male.Il ciel nol voglia. Io, sì, ne morirò, chè i
n me non sento, Valor per tante pene… ahi sventurata! Giovanni Addio, mio ben; non ci vedrem più mai. Lungi da te cercherò
a; altro da te non bramo. Amami, pensa a me; forse ristoro Troverò al mio dolore, immaginando Ch’una lagrima almen, qualche
la calma. Deh piaccia al ciel, cugina, che tu vegga Dal sincero amor mio rassicurata La tua felicità, giacchè vi prende Ta
mor mio rassicurata La tua felicità, giacchè vi prende Tanta parte il mio cuor, ch’esser non voglio Felice io stessa, se no
86 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »
principalmente nella canzone Donna negli occhi vostri, la quale è al mio avviso il più ricco gioiello del moderno parnaso
ntumace         Israele         Guerra orribile, e crudele         Il mio braccio arrecherà. Torri eccelse a terra andran
        Dal lampo della spada,         Che strisciare su voi farà il mio sdegno.         Che se dove s’invoca         L’al
u voi farà il mio sdegno.         Che se dove s’invoca         L’alto mio nome alzo la verga, e batto:         Voi sol quas
ta gioventù?         Almen potessi anch’io         Seguirti o del cor mio                 Parte migliore. Al tuo bel sen fa
lisse. «Guarda pur: o quello o questo         È tua prole, e sangue mio .         Tu nol sai; ma il so ben io,         Nè
87 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
ente la differenza e la conformità, l’unione e la distinzione, fu, al mio avviso, trovata per mero accidente, e introdotta
   Le mie parole:         E se a ragion mi doglio         Piangete al mio cordoglio. La bella Donna mia         Già sì co
tite che martiro. Ohimè! Che tristo e solo         Sol’io piango il mio duolo,         L’alma lo sente         Sentilo il
ose mie parole,          Mentre con mesti accenti          Il perduto mio ben con voi sospir:          E voi, deh per pietà
 Il perduto mio ben con voi sospir:          E voi, deh per pietà del mio martiro,          Che nel misero cor dimora etern
ro,          Che nel misero cor dimora eterno,          Rimbombate al mio pianto, ombre d’Inferno. Ohimè! Che sull’Aurora
   Com’angue suole in fredda piaggia il verno.          Rimbombate al mio pianto, ombre d’Inferno. E tu mentre al Ciel pi
      Versa il tuo caro Orfeo dal cor interno.          Rimbombate al mio pianto, ombre d’Inferno.» [21] Nonostante, il R
a in quella scena bellissima, la quale incomincia: «O Teseo, o Teseo mio , Se tu sapessi, oh Dio! Se tu sapessi ohimè! Come
dizioni che ci presenta l’esame dell’umano spirito, non è la minore a mio avviso quella d’amare l’unità, che tende a riconc
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — Pisa, li 13 agosto 1745. » pp. 192-197
a con canna d’India alla mano e cappello tondo all’inglese. Entra nel mio studio a passi contati, ed io mi alzo : costui fa
ore di esser conosciuto da voi ; voi però dovete conoscere in Venezia mio padre e mio zio ; in una parola, sono il vostro s
conosciuto da voi ; voi però dovete conoscere in Venezia mio padre e mio zio ; in una parola, sono il vostro servo umiliss
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 587
lita guarnigione. Questa sera non avete sentito Capodaglio, perchè il mio torace, come tutti abbiamo un torace, era indispo
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 866
, Chiamato Ferramonti, non mi avea mai lasciato in tutto il tempo del mio soggiorno a Bologna. » Non par che il Goldoni acc
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 313
averi licenziosamente spendesse, arditamente rispose : Anzi, tutto il mio spendo con prudenza, intendendo dire con una donn
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 412
parti, che a quella principale e di protagonista : e da ciò, a parer mio , si distingue sopratutto l’artista ragionevole e
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 958-966
il Principe Don Giovanni De’ Medici : Ill.mo et Ecc.mo Sig.r et Pron mio Col.mo Mi è stata così nuova la nuova che per cu
to mi viene apposto non solo non ardirei di scriverli, ma confuso nel mio mancamento cercherei con la forza del merito di a
e sarebbe un offendere me stesso per far dispetto ad altri. Ma perchè mio pensiero è solo di far conossere all’ E. V. che s
, per le notizie importanti che ci dà di alcuni comici : Ill.re Sig.r mio Dal Ill.mo S.r Marchese Nicolò Tassone domenica
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 229
e di grande utilità ai miei componimenti, come di grata ricordanza al mio cuore. » Colpito da congestione cerebrale nel 18
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 938
mie Vittorie, Or che del vostro amor mi rendon degno. In voi trova il mio Cor riposo, e nido, Ed or, ch’arde per voi d’onor
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua, 9 Aprile 1676. Affet.mo Seruitore » p. 324
in cambio del Parrino (V.), che Questi cedeva a Quello. Ser.mo Sig.r mio Oss.mo Spedisco Aurelio, perchè serua a Vostra
97 (1715) Della tragedia antica e moderna
belle verdure delle Tuillerie. In questo discorso immortala ancora il mio nome inserendolo più per comprova alla bella incl
i appaia negli occhi ed ora ancor maggiormente che mi odi deforme nel mio pronunziare come mi vedi nella persona; ma qualun
nausee e gli scotimenti del mare; ma, poiché ti sei dato a spiare il mio interno, io te l’apro ben volentieri acciocché tu
ande Alessandro. [1.11ED] Ma lode al cielo che ridi scopertamente del mio parlare. [1.12ED] Sfògati, figlio, ch’egli è di r
o ti sia permesso per l’amore di quella verità che tu cerchi e che un mio invincibil genio mi ha posto in animo di scoprirt
convincerti, che io sono Aristotile. [1.17ED] Hai tu mai letto chi fu mio padre? [1.18ED] Fu questi Nicomaco, medico di pro
fendo; così ancor io riderei se tu mi dicessi cose lontane dal creder mio . [1.21ED] Ma non hai tu contezza di tanti che han
ome più acconcio a custodire lo spirito che furtivamente v’infusi del mio possente preservativo; di modo che quel giorno fu
rate ho consumati tutti i miei anni e ne consumerei altrettanti se il mio destino non mi trascinasse inevitabilmente alla f
ssa. [1.31ED] Io ti giuro che più d’una volta ho pianto amaramente il mio nome, vedendo l’opere mie più di me stroppiate da
una legge che fra di essi mi rende ancor venerabile. [1.32ED] Questo mio resto di riputazione sia raccomandato anche a te
d’intendere quel che io ne giudichi, però ti prego a non curarti del mio giudicio, ma di quello dell’università de’ letter
per parlare (come abbiam proposto) della tragedia. [1.57ED] Ma, padre mio , io so che le tragedie franzesi piacciono più del
al giudicio di una più saggia posterità. [1.67ED] Io pretendo che il mio esemplare infallibile siano non già i Greci soli,
infallibile siano non già i Greci soli, ma la natura, e che siano il mio fondamento non già i soli tuoi scritti né quelli
ti né quelli de’ tuoi comentatori, ma la ragione. [1.68ED] Essendo, a mio credere, ne’ tragici Greci molte sconvenevolezze
io soggiunsi — non posso negarti che mi mortificasse il veder dopo un mio lavoro di più di vent’anni venirmene un altro add
ui, parrebbe fatto in vendetta dello strapazzo continuo che ei fa del mio nome in ogni occasione di scrivere o di parlare.
in ciò forse il popolo non travede. In altra cosa sbaglia, al creder mio , giudicando che la condotta di quelle tragedie si
glio paragonar qui la tragedia con la commedia, né vo’ decidere se in mio concetto prevaglia Sofocle ad Aristofane, il Corn
zio gl’ingegni. [1.151ED] Le ho dati lumi per metterla in traccia del mio cammino, ma ho voluto che si avvezzi per le teneb
to, ma o non udirai più Aristotile o fa’ di tacere per ora ad essi il mio nome e di contentarti che a quattr’occhi fra noi
licata unità; e anticipatamente ho da dirti che prima di concepire il mio libro della tragedia, del quale avete appena un a
al popolo, conobbi ancora che lo stesso faceva loro giustizia e che a mio credere ancora quelle eran le più perfette. [2.10
si patisce e sì gli antichi come i moderni e tu stesso convenite col mio sentimento. [2.12ED] L’unità del tempo, che io c
imeno, perché il mirabile facilmente si scosta dal verisimile, che, a mio credere, è l’anima di tutti gli avvenimenti, non
e che gran cose in breve tempo succedano, e però leggerai scritto nel mio frammento della Poetica al cap. II: «Poiché la tr
po scarse all’azione. [2.18ED] Dell’unità del luogo ho io parlato nel mio libro della tragedia, ma nel frammento che voi ne
ndividui non corrisponderebbero alla perfezion dell’idea. [2.36ED] Il mio maestro volle ridur la repubblica all’idea, tempe
gilio, che che ne dicano i semidotti. [2.83ED] Io so che al tempo del mio gran re53 presedeva io alle rappresentazioni di a
ga un secolo quella notte per trovarmi colà sul nascer del Sole ed il mio gobbo fu non meno ratto di me ad arrampicarsi per
ol di lui nome coonesta le vostre corrispondenze amorose. [3.50ED] Il mio maestro ebbe in mente che la propagazione di se s
per verun conto rispondere. [3.103ED] Allora, che doveva farsi per un mio pari ch’era filosofo e cortigiano? [3.104ED] Mi s
delle lor lingue a ciò che né essi né io intendevamo. [3.106ED] Ma il mio purgar gli affetti col terrore e con la compassio
esta sfera, e son obbligato all’interpretazione che in ciò ha data al mio testo l’eruditissimo abate Fraguier. [3.107ED] La
me diverso è il lor impero, così le cure ne son differenti, perché il mio principe ha quelle che convengono ad un viceddio,
[4.1] Da Marsiglia dunque a Parigi mi convenne rimaner digiuno del mio erudito Impostore e, quantunque passassi per luog
ne dava non so quale apparenza di maggior gravità e d’onorevolezza al mio verso; e perché so quanto vaglia appresso di noi
sciocchezza di questa? [4.35ED] Quasi che fra il verso franzese ed il mio non sia notabile differenza, sì nella disposizion
vorrei credere) intesa. [4.37ED] Alcuni altri han soggiunto che quel mio verso così rimato non può recitarsi senza stuccar
bbia scritto più volte riuscire agli attori suoi comodissimo il verso mio ; ché, ciononostante, duri di cervice più degli Eb
e se maggior maestà e gravità conterrebbe sì il verso franzese che il mio se o con rime frequenti o senza veruna sorta di e
a frenar tu le risa e voi giovincelli ve ne siete presi sollazzo, al mio credere, più di una volta, mentre non posando la
le cause de’ suoi clientoli nella curia; e ciò ha egli derivato da un mio sentimento, essendo uopo, secondo l’opinion mia,
e di solo nome sarebbe. — [4.81ED] Poco mancò, che io non baciassi il mio gobbo, tanto solleticavami il mio ragionare, perc
Poco mancò, che io non baciassi il mio gobbo, tanto solleticavami il mio ragionare, perché soggiunsi: [4.82ED] — Io ti pr
ante dolcezza all’orecchio, quando non sia sì contigua come nel verso mio e nel verso franzese costantemente si osserva. [4
ci né da’ Latini nelle loro tragedie. [4.85ED] Ben è però vero che il mio verso non è così pertinace come è il verso alessa
non è così pertinace come è il verso alessandrino franzese, perché il mio non è sempre della stessa misura, benché per una
ebba scegliere, quando altra ragione non ti sovvenga per sostenere il mio impegno; e però in questa parte usa pure della tu
e replicò: [4.91ED] — Se ben tu mi chiami a palesar con franchezza il mio sentimento, ti dorrebbe però (lo conosco) che fos
nausea che dal troppo dolce suol provenire, perché tu sai che io nel mio fragmento della Poetica sto predicando che i parl
che più al parlar grave e naturale si accosta, e però avrai letto nel mio divulgato fragmento lodare io nella tragedia «i v
agli altri Italiani che molto schiamazzo abbiano fatto e facciano sul mio verso, perché solo apprendean per verso quel misu
spazio si rappresenti. [4.111ED] E queste non son bagatelle (Martello mio ) da lusingarsi che si possa condur l’impostura ta
mile, né con periodo più sonoro e ritondo potrebbe esser espressa dal mio Demostene oppur dal tuo Cicerone. [4.167ED] Passa
escere di copia, di maturità e di bellezza? [4.171ED] In due cose, al mio credere, consiste la legge di una lingua: la prim
ggiar senza rime. [4.180ED] Ebbi a scoppiar dalle risa in vedere il mio soprossuto volermi pur dar ad intendere ch’egli e
iù del Filosofo, se non la mattina destinatami da lui stesso, dopo il mio ritorno dalla villa real di Versaglie, per ragion
[5.17ED] Entrato poscia nella stanza del re, compii tutti li voti del mio viaggio nella sua vista. [5.18ED] L’aria, il port
se hai tu udito deplorare la perdita della musica antica, di’ a nome mio a cotesti adoratori dell’antichità, che sono impo
isinvoltura. [5.187ED] La professione del compor melodrammi (Martello mio ) è un scuola per voi di morale, che più di ogni a
ne allora che abbozzai la mia Poetica o fosse perché credei troppo al mio diletto Agatone, che tutto ciò ch’ei voleva mi da
tone lodato, di quell’affetto che a lui mi legava. [5.207ED] Ma se il mio libro compiuto Della tragedia, ch’io scrissi, fos
che per difetto di vita non han partorite e che, se avessero avuto il mio segreto, avrebbero poste alla luce con plauso. [5
come ad italiano e come ad uomo che mille grazie ne avea ricevute nel mio passeggero soggiorno per quella metropoli, la bel
mente respiri fra le commosse verdure. [6.17ED] Rideva in un canto il mio Impostore, fattosi ad osservarmi estatico e immer
non si cantasse. [6.53ED] Tu lo vedi sin accennato nel capitolo X del mio frammento della Poetica, ove, divisando le parti
ici, a cura di A. Calogerà, t. II, 1729, pp. 273-292, p. 288, corsivo mio ). 21. A partire dall’Elogio pubblicato sul «Gior
satirici, a cura di H. S. Noce, Bari, Laterza, 1963, p. 524 (corsivo mio ); Id., Lo sternuto d’Ercole, ivi, p. 378, laddove
i l’italiana poesia a quella medesima ragione ed idea, alla quale nel mio ragionamento Delle antiche favole ridussi già la
98 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111
rollata per quanto in più pagine abbia ammonticato per conseguirlo il mio spregiudicato Maestro Apologista. Trovo un’ altra
e questa querela non avrà più luogo, pubblicata la nuova edizione del mio Libro. Lasciamo ancora, che io per uno de’ miei s
che i migliori loro Letterati sospiravano per una riforma. Ma qualche mio amorevole compatriota m’insinuò, che nel reimprim
a qualche mio amorevole compatriota m’insinuò, che nel reimprimere il mio Libro parlassi pure del Teatro Italiano al pari d
solo l’Apologista tra tutti i nazionali e gli stranieri? Voi, Signor mio , par che me gli cacciate sotto il naso, e pur Voi
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 169
ndosi chi con uno chi con altro pretesto ; dopo di che insistendo nel mio debito hò condotto da M.r Residente suo Fabritio
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 267
ha il padre che è caratterista, niente cattivo attore, anzi, a parer mio , buon attore ; e se non sta col padre, passa in p
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