larissimo. La cortese protezione, che V. A. Serenissima tiene di me e
mia
povera casa ; i benefizj ricevuti, gli utili ed h
otto il patrocinio di V. A. sperando non sia per spiacerli che questa
mia
piccola fatica porti in fronte il glorioso suo no
si insana. E venuto al testamento, egli proruppe e disse : Spinetta
mia
consorte, Diana figlia cara, Sa il Ciel se per vo
te io sono stato mal ricompensato dal Dottore il quale ingiuriò me et
mia
moglie nel honore et riputatione presente tuto il
Compagnia, et si come lui e stato causa che mai ho fato quest’anno la
mia
scola per non agiustarse a lasar fare la prima pa
non me marauigliaua che lui auesse disgusto anco di questa Comedia de
mia
moglie, lui alborosato per la Comedia che bramaua
moglie, lui alborosato per la Comedia che bramaua el popolo ò per la
mia
andata da donna olimpia me disse, ch’ io era un u
zerona te farò ben ueder mi a suo tempo se hauerò più de due mani, la
mia
pouera moglie piangendo di rabbia disse marito ab
e farnese non protegieua giente infame come, me haueua imputato me et
mia
moglie il dottore, et che non bramo da lui nisuna
, d.1 14½ ; et la Sig.ra Principessa Giustiniani uolse la chittara de
mia
moglie et le donnò 5 dopie ming.no dal S.r Cardin
nte da un mal homo che non stima ne dio ne la Gente del mondo, io, ne
mia
moglie, non uolcuamo recitare più sino al Comando
ò pronto a seruirla ma l’esser poi strapazato con quella pouerazza de
mia
moglie sono cose che fano catiuo, tanto più che i
infame et ingiuriose con quasi fatti usatemi dal dottore et moglie, a
mia
moglie et io come tutta Roma ne informato contra
di detta letera capitate doue che non solo in tutto e per tutto io et
mia
pouera casa ci rimetiamo alla Giusticia di S. A.
e uedendoci non solo questa infamia publica in faccia ma adolarata la
mia
cara moglie in maniera tale che siamo piu che dis
Domenicana doue con bona licenza di S. A. me ne paserò a bologna con
mia
moglie per farlo la figlio de quel monastero che
usto di sua madre. — Per mio socero suplico di tutto core insieme con
mia
moglie di qualche resolezione in bologna per lui
che mio socero non si deporta male, et in fiorenza e stato piaciuto :
mia
moglie scriue ancora lei due reghe in detta leter
rmi mezano acio io non resti mortificata da questo mal omo contra ala
mia
inocenza che piu tosto con bona licenza del patro
el quale più aderisse a essere prete che frate. — Suplichiamo S. A.,
mia
moglie et io per il mio povero uechio acciò abbi
a benignità de S. A. che sò che non uorà comportare questo danno alla
mia
povera casa : Scriuendo à mio socero V. S. potrà
ro patrone a V. S. per la protecione di ciò di tutto core insieme con
mia
moglie me racomando restando per sempre obligatis
fatta copiare in bona forma e qui umilmente inchinandomi con tutti di
mia
casa con Profonda riuerenza bacciamo la sacra por
io non ho hauto nisuna lettera per mio Governo et per consolazione de
mia
moglie et mia pouera famiglia, e pure dio benedet
o nisuna lettera per mio Governo et per consolazione de mia moglie et
mia
pouera famiglia, e pure dio benedetto sa et il mo
mi pare in estremo che S. A. comporti ch’io sia infamato insieme con
mia
moglie senza farne fare almeno una parola sola di
nno della pouera Compagnia, nissune cosse mie noue ho fatto ne mai la
mia
scola per le ragione scritte tanto basti a chi di
padrone oss.mo Hauendo la Diana Comica unita in Ferrara ad’istanza
mia
una buona, et numerosa compagnia, con obligo di u
buona, et numerosa compagnia, con obligo di uenir à seruirmi ad’ogni
mia
richiesta, desiderarei, che potesse per qualche t
ezza Serenissima supplicandola à degnarsi di concedergliele in gratia
mia
, ch'io le ne restarò singolarissimamente obligato
o giorni ui si trattenga recitando, hò uoluto accompagnarla di questa
mia
, per assicurar l’Altezza Vostra Ser.ma che d’ogni
per assicurar l’Altezza Vostra Ser.ma che d’ogni fauore, ch'in gratia
mia
ella degnarà di far à detta Compagnia, io restarò
arò lei singolarissimamente obligato ; Et ricordandole la continnuata
mia
deuotione uerso di lei, et il desiderio in ch'io
i scriveva a Francesco Righetti il 18 agosto' 54 da Venezia : Qui la
mia
Compagnia piace immensamente, qualunque altra in
ui la mia Compagnia piace immensamente, qualunque altra in vece della
mia
non farebbe le spese serali, tanti sono i passate
to mese Venezia ; pure ò 116 abbonati e nove palchi a stagione. Colla
mia
destrezza sostengo persino la Dreoni, che viene s
tia io sono il più festeggiato, e ne ho potenti prove pecuniarie. Per
mia
beneficiata feci il Goldoni e le sue sedici comme
scriveva : « non voglio più dolori di testa, nei più begli anni della
mia
carriera : questo è il momento di farmi pagar ben
ù del dovere, dico fra me ; ch’il ciel sia ringraziato che diede alla
mia
figlia un gran sapere : per opra sua mi trovo in
repapelle ci vuol per casa almen due reginelle. 2ª sera Ora che la
mia
figlia è maritata con quel Zannetto più fier del
nsier schietto e reale dico che son contenta del marito, che ha preso
mia
figlia in forma tale, che mi è parso toccare il c
a ; ora vi parlo con materno affetto, già siete dello sposo e non più
mia
, e questo è ciò che mi trafigge il petto. Cercate
ire a Mantova con qnalche cosa di novo, non ho che agiungere e con la
mia
putta riverentiss.º me l’inchino. Padova, 28 lug
per lo Stato veneto, come mi giova di credere, lascierei parte della
mia
robba qui in Venetia. Qui sono finite le recite c
a fra di noi, et se pure vi è stata qualche cosa, ho procurato con la
mia
flemma di superar tutto, aciò che S. A. S. et V.
nti, non ho che agiungere e riverentiss.º me l’inchino a sieme con la
mia
putta. Venetia, 16 marzo 1675. Di V. S. Ill.ma
vane, et non havendo che sogiungere, riverentis.º me l’inchino con la
mia
putta. Venetia, 23 marzo 1675. Di V. S. Ill.ma
a lettera di raccomandatione al S.r Card.le legato di Bologna per una
mia
lite. Il S.r Truff.no doppo haver quasi perso il
. S. Ill. conserverà l’obligatione, e riverent.mo me l’inchino con la
mia
putta. Venetia, 30 marzo 1675. Di V. S. Ill.ma
a qual parte deve incaminarsi, come nella sua mi accenna, giacchè la
mia
putta sta assai bene et è in stato di potersi met
vo per lettera di Ferrara per la Gabella, et augurando insieme con la
mia
putta a V. S. Ill. felicis.e le feste della S.ma
pregiatiss.i comandi, et non havendo che soggiungere, a sieme con la
mia
putta riverentis.º me l’inchino. Venetia, 20 ap.
l Carnouale in presto Basterami là Generosita di V. A. S. ; Se questa
mia
Vmilissima Oferta fosse dal A. V. Gradita ed’Acet
gnarmi sino alla Venuta delle Letere di modona ; perdoni V. A. questa
mia
temerita, non esendo stato Altro il stimolo che l
che l’Ardente Brama ch’io nutro d’Auer l’onore di seruire l’A. V., Là
mia
Compagnia è Composta tutta di Giouentù, Bone masc
r uantaggio alla Compagnia Comica del Cattoli da me riceuuta sotto la
mia
Protezione, mi prendo la confidenza di pregare ui
Questa
mia
opera• dei comici italiani • voglio consacrata •
uesta mia opera• dei comici italiani • voglio consacrata • al nome di
mia
moglie • TERESA SORMANI • che da quindici anni •
ua serua mi manda, per ch'io parli col mio padrone : ma eccolo a fede
mia
, e nò burlo già, che volete voi da me ? Gra. Des
qella plizza. Po c. Eccoci il giorno, ma chi mi ha portato qui senza
mia
licenza, & m’ha riuestito, che paio vn huomn
en l’aqua ferma, .. subi pr vna cosa dè porca : mo fat qui, va in tal
mia
studi, e tuà al mia cumtrafat dpint int l’voli da
subi pr vna cosa dè porca : mo fat qui, va in tal mia studi, e tuà al
mia
cumtrafat dpint int l’voli dal naturai, e puortal
fat dpint int l’voli dal naturai, e puortal alla sgnora Angzielica da
mia
parte, e dii cha vuoi parlar cun lià stà sira sac
cà d’la sorella d’la patrona, sat Pocintesta garbat ? e mi andarò dal
mia
cumpar per vn mia disegn.
la patrona, sat Pocintesta garbat ? e mi andarò dal mia cumpar per vn
mia
disegn.
o dell’arte, senza precedenti. In una particina di schiava nera della
mia
Clodia, si tingeva tutte le sere a buono la facci
crive — nell’ assenza de’corteggiatori, rappresentano gli amici della
mia
vita intima solitaria ! Amici fedeli che seppi e
vita intima solitaria ! Amici fedeli che seppi e volli preparare alla
mia
vecchiaja ! »
detto Silvio e Agata Calderoni detta Flaminia sua moglie, nonna della
mia
. » E perchè non : Francesco Calderoni e Agata Cal
è non : Francesco Calderoni e Agata Calderoni sua moglie, nonni della
mia
? Dunque Elena era nipote per parte soltanto dell
stro sbarco, propose di condurci in un buon albergo : diede braccio a
mia
madre, combinò il prezzo del porto delle valigie,
adre da consegnarle ; » e glie la diedi. Questa prima avventura della
mia
giovinezza mi cagionò un’immensa gioja. La sola
e trovandosi su coperta del legno sommerso furono tutte trovate, meno
mia
moglie e la mia povera Adelina. Il Maire concesse
coperta del legno sommerso furono tutte trovate, meno mia moglie e la
mia
povera Adelina. Il Maire concesse un posto gratui
ari, e la numerosa colonia italiana assisterono al funebre corteo. La
mia
riconoscenza non verrà mai meno per l’ottima citt
biacheria che portava erano un A e un G ; e il Sindaco, supponendola
mia
figlia, l’aveva fatta seppellire in chiesa, ponen
consolazione ! Tutti i miei cari riposavano in terra benedetta, meno
mia
moglie…… Eravamo ai primi di marzo. Mi alzai pres
ma trovai resistenza. Salito su, dissi al marinajo che avevo trovato
mia
moglie ! Il buon uomo piangeva ; si convenne che
e. Ciò che accennai son già molti anni al l’editor Veneto di questa
mia
opera che imprese a reimprimere, ripeto ora in pa
reimprimere, ripeto ora in parte a voi che ne intraprendete l’ultima
mia
edizione. Le storie ragionate che per mano della
diverse epoche; la qual cosa per lo suo peggio veder non seppe nella
mia
Storia teatrale certo picciolo autore di un tumul
come credo di aver dìmostrato nel discorso seguente premesso a questa
mia
storia. Sanno ben essi di non doversi il Buon Tea
o. Occupiamoci adunque io ad aumentare e perfezionare al possibile la
mia
storia teatrale, voi a riprodurla di tanto accres
Dei libretti pubblicati dal Cambiagi due soli potei vedere ; l’uno di
mia
proprietà, che contiene 47 ottave cantate dalla p
Udienza, cui render grazie in tutto io non saprei ; per dimostrar la
mia
riconoscenza più energico, eloquente esser vorrei
enza più energico, eloquente esser vorrei ; che debbo far presso alla
mia
partenza ? Se glorifica in parte i versi miei, ne
ei, nel giubilo del sen farò che sia gloria del suo bel cor la gloria
mia
. Altra ne troverà il lettore al nome della prima
r cura del Sig. Flavio ho havuta, che se non fosse la sincerità della
mia
coscienza che mi accerta di essere innocente di q
ndosi contentato chi le ha fatto durare questa fatica ; ne per cagion
mia
, ne di altri vi è stato detto pure una parola. De
quasi le lachrime agli occhi. Godo che S. A. facci capitale di me, di
mia
moglie, del dottore, del Capitano, di Citrullo e
finalmente Mezzettino. Il perchè più brevemente che potrò con questa
mia
lo paleserò a V. S. et lo potrà mostrare a S. A.,
parti manco un quarto ; e dove è un’altra serva non ci ha a che fare
mia
moglie e per conseguenza manc’io. Mezzettino non
o che la lingua, non mi par bene. Non voglio che S. A. creda a questa
mia
, ma facci scrivere, che vedrà non poter haver Cin
esser amalato lo troverebbe un secondo Arlichino. Non dirò di me, di
mia
moglie, del Dottore, del Capitano e di Citrullo,
i disgusti. Per tanto V. S. mi facci gratia di leggere a S. A. questa
mia
che non vi sij altro che V. S. e S. A. e signific
re, che fanno in tutto quatordeci persone. Mi perdoni V. S. se questa
mia
non è stata lettera, ma un processo, tutta via mi
suplico per le Vissere di Gesu Christo a non esser causa de la ruina
mia
et creda che se cosi non fosse uorei prima perder
o che per non infastidir taccio chiedendoli perdono de la molestia et
mia
sforzata importunità, con che gli resto humilissi
rnarmi nella sua gratia, et l’istesso dico di petrollino, poi che per
mia
causa è incorso in errore, il quale per l’affano
e sente si può dir che facia la penitenza de l’errore, et accresse la
mia
col suo cordoglio : ma perche una sintilla de que
et questo suo deuoto benche basso seruo raccomando, oferendo me et la
mia
Compagnia suplire al mancamento et pregar Dio per
t., cxxviii). Ma di altra opera importantissima dovrem parlare qui, a
mia
notizia non mai pubblicata per le stampe, possedu
he più famigliarmente con loro praticavano ; e la prova si vede nella
mia
persona che tanto dite assomigliarsi a questa Cel
Sia come si voglia, se come vi ho detto volete venire a stare in casa
mia
, mi sarete caro e rimanerete beneficato dell’ajut
Fulvio. Vi amo ; e per mostrare quale verso di voi sia la confidenza
mia
, vi costituisco secretario delle mie passioni amo
, vi costituisco secretario delle mie passioni amorose, confidando la
mia
salute nella vostra diligenza. Ho amato quella Ce
la scienza della nomandia nel nome di Lauinia mi facesse prevedere la
mia
morte, che in ogni modo a confusione di Celia l’a
o Fulvio, a servirti, sperando ancora nella notte così horrida della
mia
sventura, e nel mare così procelloso de’miei sdeg
l mille cinquecento novantaquattro, che fu il quatordicesimo dell’età
mia
, dopo lo avere passato per tutte le angustie e pa
esto ornamento sopra d’un Mulo carico di mezza soma di ferro oltre la
mia
persona, uscii di Bologna il di 15 di Gennaio la
seggio per donna egregia fier contrasto nacque ; Euterpe disse : « è
mia
! Suoi pregi veggio nella divina voce : » e qui s
fia, lo dica il pianto di Malvina bella. Alle scene costei, Annina è
mia
! » Così parlò la comica sorella ; applauser l’al
Napoli, » ha detto Dumas ; il Vesuvio, che io scorgo benissimo dalla
mia
finestra, mi sembra l’arciprete dei monti che con
mi chiama ; e la bistecca è il mio debole che mi rinforza, il vino la
mia
passione che mi rasserena, dappoichè, come dice B
ti ! a me sereno il guardo rivolgeste e rinacqui, i sforzi infermi di
mia
giovine età grazia clemente da voi trovaro, e gli
la tua speme avverar : se tutti i frutti, quali ei si sian, dell’arte
mia
son opra del tuo favor, se un tal favore è figlio
, o valorosi e chiari figli di Marte, ver presidio e fregio d’Euganea
mia
, che di vostr’armi invitte fate all’arti di pace
o Alfieri alla presenza dell’Autore. Giunta alla frase : « Oh ! madre
mia
felice ! Almen concesso a lei sarà di morire al t
to, ella dicesse : « Sono memorie di oltre tomba, e mi ricorderanno a
mia
figlia e a’ miei nipoti. » E domandatole perchè n
attori. Tra le prime, nella parte della Genovese Tatà, la prediletta
mia
Anna Fiorilli-Pellandi. Ed in che ella non fu pri
e avrebbe proseguito il viaggio) le scrive : Voi conoscete troppo la
mia
onestà e la mia sincera ed altissima stima pei vo
uito il viaggio) le scrive : Voi conoscete troppo la mia onestà e la
mia
sincera ed altissima stima pei vostri rari talent
in altre ancora : ….. Io godo della vostra riputazione più che della
mia
: avete il suffragio dell’Italia, e voi non avete
state dunque certa che io godo della vostra gloria come se fosse cosa
mia
, e mi piace che abbiate nell’arte quel primo segg
ù innanzi nella vostra arte di quello ch'io sia e possa esserlo nella
mia
. ….. Voi avete per voi il suffragio d’Italia : io
oi indegni cultori. Vi giuro avanti a Iddio, che non ha rimproveri la
mia
coscienza ; e se ho potuto far del bene anche ai
elle sue memorie, che riproduco fedelmente per non sciuparle : …. la
mia
predilezione per le Cameriere mi fece fissare sul
amente che avesse in sè quella magìa che nell’opera le si suppone. La
mia
bella fiorentina moriva di voglia di far vedere i
festa quello di vederla ad eseguir bene quell’ importante parte nella
mia
Commedia. Ma oh Cielo ! Il fratello di Madama Bac
drammatica – Refugium peccatorum – (che latesin !). Nell’arte conobbe
mia
madre, buona creatura, donna dei tempi primitivi
dei tempi primitivi ! Quando io fui grande mi sembrava che lei fosse
mia
figlia, ed è perciò che credo d’averla amata il d
ielo adesso ? Povero nono ! Altro che el Conte Ugolino ! ! ! La mamma
mia
nacque a Brescia : « che Dio la benedissa », avè
a verità, le prime particine andarono bene, ma mio fratello scrisse a
mia
madre di non calcolare su di me, perchè in arte n
iedere lo scioglimento ; tuttavia siccome ero a Venezia, ov'era anche
mia
sorella, che parlava venezianissimo, fui aiutata,
iarlo, bensì io più che altro in obbligo di conoscere i bisogni della
mia
Compagnia, ho cercato fra gli Accademici, se si p
anti era inutile cercarlo ; non ci è assolutamente : trovai, per mala
mia
ventura, il sig. Avogadro di Treviso (V.) ; gli a
nacciando di castigare i perturbatori alla forma che meritano. Dalla
mia
collezione d’ autografi traggo anche la seguente
fato scriuere è mi fa operare per potere autenticare à V. E. Illma la
mia
sincerità, lo stato in cui mi trovo, non u’ ha du
o non so, nè posso imaginarmene la cagione, se non è per interesse di
mia
moglie, e mia sorella ; e vedendo essere impossib
osso imaginarmene la cagione, se non è per interesse di mia moglie, e
mia
sorella ; e vedendo essere impossibile di poter p
o che dire non voler che io sia dove lui, e che non vol recitare dove
mia
moglie faccia da prima donna. Io, Sigre, intenden
il nome di V. E., e con tanto mio pregiudizio, promettendoli Valeria
mia
sorella in Compagnia, con suo gusto particolare.
rtiale e devoto servo, che tanto tempo si è stato, con tanto danno di
mia
moglie, senza ch’ella recitasse fuori che nel far
nza ch’a me s’aspetta, et a V. E. si conviene, vengo a suplicarla che
mia
moglie riceva dall’ E. V. gratia d’essere posta n
d’essere posta nelle prime parti, o almeno alternatamente, ma non con
mia
sorella ; direi anco senza il Sig.r Fulvio, ma vo
poichè quest’anno è nato tal disordine per lei, che è stato quasi la
mia
rovina, e della perdita dell’anima e del corpo, e
disce, il pentimento è certo, la perfidia è d’altrui, la pertinacia è
mia
il pianto è mia bevanda, la preghiera non giova,
ento è certo, la perfidia è d’altrui, la pertinacia è mia il pianto è
mia
bevanda, la preghiera non giova, la purità non ba
ua, et al mio sommo desiderio di seruirla di persona : dorrommi della
mia
pouera ventura. l’amoreuole proferta ch’ella mi f
i 7 infanti dell’ara con machina nel prologo dell’Aurora, ma doppo la
mia
lettera vennero in mia casa gl’ Ill.mi Sig.ri D.
n machina nel prologo dell’Aurora, ma doppo la mia lettera vennero in
mia
casa gl’ Ill.mi Sig.ri D. Ascanio, et il fratello
etto Silvio, e Agata Calderoni detta Flaminia sua moglie, nonna della
mia
. [La figlia di Francesco ed Agata Calderoni, spo
ri ; la Sig.ª Flaminia à dato una delle sue parte che ne faceva due à
mia
sorella addesso pare che la Sig.ª Ippolita con la
. E. ci accopariano. È qui con farli umiliss.ma riuerenza p. parte di
mia
sorella che se li dedica serua, mi notifico Di V.
, e dirli che mi fauorisca auuisarmi per qual causa non ha pagato una
mia
polizza d’una doppia dicendo non auer denari de m
lderoni d.º Siluio. Molt. Ill.re S.re e P.ne Oss.mo Replico questa
mia
per non parere che stij sul grande, ma so dirli c
enze, nè tampoco pagarmi il costo della vettura pel trasporto di me e
mia
famiglia fino a Forli, crescendo d’ora in ora i m
ssere per me di necessità di provvedere sull’istante ai bisogni della
mia
esistenza, a quelli di mia moglie, de’miei quattr
i provvedere sull’istante ai bisogni della mia esistenza, a quelli di
mia
moglie, de’miei quattro figli, non potendo più so
quarti stieno nel suo posto che se gli altri di Compagnia, toltone la
mia
casa, glie la uoran dare, l’hauro caro anzi p no
oi parte ona cbe in sostanza io no resti defraudata nelle parte della
mia
casa, son pouera giouane, son stata tanti mesi se
tioni Masanieleschi et un Cattiuo ne fa cento io no prometto che p la
mia
casa, e saremo a Dio piacendo quest’Autunno umilm
se il romantico e il convenzionale sanno persuadermi e far vibrare la
mia
anima per modo che io possa trasfondere nel pubbl
ia anima per modo che io possa trasfondere nel pubblico la commozione
mia
, li accetto. » Di qui la grande varietà del suo r
studio in ferrovia – le rispose con semplicità la Vitaliani. — Nella
mia
esistenza affannosa e turbinosa, le ore che io pa
, chi mi tira, chi mi prega, chi mi sforza a dispensargli parte della
mia
dotta dottoraggine ; di maniera, che spesso spess
o vi stampo la vera Etimologia di quella Città, donde si conoscerà la
mia
buona ragione. Quando trasformato in Toro haueuo
gliate leuar la gloria delle mie fatiche ? Io hò fabricato Bologna di
mia
mano, e molto prima, che impregnando Rea dessi ca
sse con la moglie ? Vmbè allora appunto, capi da sassate, io presi la
mia
madonna Venere in braccio, e di peso me la portai
allor Venere) che voi ò Marte faceste quella Città, ma la faceste di
mia
commissione ; e però io debbo esserne detta la fo
(come falsamente andate dicendo). Io, io fui quella che spalancata la
mia
larga bottega, chiamai quella Città Felsina, cioè
edificare vna Città, doue per sempre fusse la sedia, & abitation
mia
; e perchè si riconoscesse per Città di Pallade D
UTORE ALL’EDITOR VENETO Alfine voi imprendete a riprodurre costà la
mia
storia teatrale antica e moderna? La gentil manie
ettate invide maschere del merito, io mi ritrarrò dall’impiegar sulla
mia
storia teatrale le terze cure. Ben sanno i veri f
siccome m’ingegnai d’indicar nel breve ragionamento che premisi alla
mia
storia, dirigendolo a chi ama la poesia rappresen
ta languire nell’indigenza. Io adunque di bel nuovo mi occuperò della
mia
storia teatrale, e voi coll’accuratezza promessa
direi quasi, non più visti accapigliamenti. ……………………….. Dacchè la
mia
mente si aperse all’arte non ebbi che un maestro
a croce di cavaliere ; unico mio giudice, inappellabile, assoluto, la
mia
coscienza. Quando imprendo a studiare una gran pa
tà, mi mettevo ad urlare : – Padrone, padrone ! – Eccomi ! – e quella
mia
vittima interrompendo il foglio delle tagliatelle
lla del Maffei la più vibrata, quella del Rusconi la più chiara, e la
mia
(modestia a parte) la più fedele. ……………………….. O g
che ora mi va addentando cosi rabbiosamente, levava ai sette cieli la
mia
interpretazione del Nerone per la mia naturalezza
mente, levava ai sette cieli la mia interpretazione del Nerone per la
mia
naturalezza e l’abbandono d’ogni convenzionalismo
e la città, ch’a nominarla piango. Quella Bologna cara, quella patria
mia
, quel caro albergh, quella dove s’impara, e lo co
ettar da Zan Muzzina, la Riosa sol, e no toccar la spina. La Zia Mona
mia
mare, scarsella mai me diede, Zan Pitocca Batocc
occhio, qual fu el pare, d’un strazzo de Tabar me lassò erede ; ma la
mia
trista sorte causò dopo la morte gran nascita de
comedie a sti Signori. Scappino Per no desdire al canto de l’ombra
mia
paterna, va pur felice, e ’n su le scene intanto
ppresentato al vivo il suo stato miserevole. « Le vicissitudini della
mia
fortuna » dice nelle parole al lettore (V. la Cor
» dice nelle parole al lettore (V. la Corona maccheronica) « dopo la
mia
nascita, hanno stillato sempre di farmi vivere in
oscie. » E più oltre : « Spero una volta frenare gli empiti di questa
mia
sorte, ecc., ecc. » E ora, ecco un brano, che tol
lo e con lo calassione, sentendo in giro chi da là e da quà : Lucia
mia
Bernagualà ! Veder talvolta comparir in scena co
a spese vi guarireste allor febbre o micrania. Quella frase di Lucia
mia
Bernagualà, o era il primo verso di una canzone c
servì il Callot per il frontespizio de’suoi balli di Sfessania (Lucia
mia
, Bernovallà, che buona mi sa), nel quale essa è i
eal Villa, giva indagando, per di lei incarico, se mai uscisse alcuna
mia
risposta al Volume del Saggio, in cui Ella egregi
e le glorie del Teatro Spagnuolo, per potervi tosto rispondere. Colla
mia
solita sincerità replicai al prelodato valentuomo
buona grazia, mi vedea in una specie di obbligo, nel prodursi qualche
mia
bazzecola, di avvertirne io stesso il valoroso co
esa? Ella già non mi scrisse privatamente ciò che le dispiaceva nella
mia
Storia de’ Teatri. Anzi in Genova mi avvidi che c
come ci diamo a credere, con bravura l’avversario. Io sento essere la
mia
macchina ben lontana dallo sconcertarsi per lo ri
ù, signori miei, pagatemi un bolognino per uno, e venite a sentire la
mia
commedia. Il popolo seguivalo curioso, ed egli so
Testamento per partirmi dal mondo più contento. In prima lascio a voi
mia
pura fede e l’honesto amor mio che tanto vale, ch
ra gran bellezza è forse eguale. Lascio quest’ occhi, e questa lingua
mia
nel fin de’ suoi lamenti, e de’ suoi pianti, sol
iva intenzione sarebbe un pezzo che l’avrei messa in opera, ma mai di
mia
vita ho pensato a darli un minimo disgusto. Non è
e sono scoperte e presenti è dato di distinguere l’ombre dal lume, la
mia
che dalle imposture fatele si conosce incontamina
mi averebe conceduta la gratia se non avesse conosciuta per giusta la
mia
dimanda ; questa atione in facia de Dio e del mon
nore e Padrone Colendissimo Non avendo a chi potere confidare questa
mia
letera per poterla fare recapitare a mio figlio c
eresi di fraca (Francia ?) pasarmene a chasa per la quiete de l’anima
mia
ove averò ochasione di ricevere i suoi comandi ;
ll.mo signor mio, signore e Padrone colendissimo Vengho con ques[t]a
mia
a reverire V. S. Ill.ma con ogurarli le sa[n]tiss
l signor A[n]tonio Aveni avochato a ciò mi renda conto de 33 anni che
mia
moglie ha goduti i miei beni tanto delle grazie c
iei interessi mi farà una gran gratia V. S. Ill.ma sarà avisata della
mia
partenca a ciò mi onori di suoi comandi. Averei a
olendissimo Ricevo la cortesissima di V. S. Ill.ma in risposta della
mia
. Rendo infenite gratie a V. S. Ill.ma de’ boni av
n avenga mai più con lui, avendo quest’ homo quado parti conpro senca
mia
saputa una carica di comisario di guera senca lag
grande che li portavo li fece in el suo matrimonio donacione dopo la
mia
morte e li fu venduta la carica sopra la mia dona
imonio donacione dopo la mia morte e li fu venduta la carica sopra la
mia
donacione e perchè lui si era obligato pagarli 7c
pagati, e cosi si è ag[i]ustato il venditore con darli la terra senza
mia
saputa e nel darli li sudeti prima 9 mila fra[n]c
il tutto come i strapacci fatomi. Suplicho V. S. Ill.ma se con questa
mia
lo infastedisco e l’asicoro che quato li scrivo è
pasarmene a casa e subito che sua Maestà sarà de ritorno chiederò la
mia
licenca. Dui anni sono che sarebe partito e sareb
devo a quella che col vago sembiante i cori accende. Ahi che la Musa
mia
stolta pretende cantar donna che sia fra saggia e
endo ella prima fondata ogni sua speranza, stima che la intercessione
mia
, come di servitore tanto obbligato et divoto di V
del Garzoni : non lascio da parte quella Lidia gentile della patria
mia
, che con si politi discorsi, e con si bella grazi
, che perso nel suo amore, le mandò quel Sonetto, che comincia, Lidia
mia
, il di, che d’ Adrian per sorte ti strinse amor c
e ne le scole Venete appresi dichiarommi scaltro A scaltro pari a cui
mia
voglia dissi, Ed ei m’accolse, ore notturne al di
state alma pietosa A lutto (foste almen mie gioie inferme) Tranquilla
mia
tu del Picen nel seggio Sovran dov’esser cheggio
rà me, che franga Ogn’ora il duol per non poter l’istesso A prò de la
mia
cara. Ahi pur concesso A fera vien, che col ruggi
mi or ora, E ferito m’avrei prima, che i suoi Lumi chiudesse a noi La
mia
diletta ; è vero al ciel salendo Per fruir lieta
za al Natisone Ci è gran tratto di via per ogni via ; Dov’è la Figlia
mia
Fermati, e posa : poi di loco in loco Di’, che de
a famiglia, che spesso dà molestia al suo vicino ; ho tra l’altre una
mia
picciola figlia, che co’ suoi modi pargoletti in
i ? Romolo. Romolo, or che più brami ? Ersilia. Che più speri, alma
mia
. Romolo. Che più paventi, o core. a 2. Fra cate
più paventi, o core. a 2. Fra catene d’amore. Romolo. In sen de la
mia
Diva. Ersilia. In braccio del mio bene. Romolo.
i bisogno aver l’ali. Ost. E ben alato n’andrò, mentre risiede nella
mia
mente Cupido. che dà l’ali al pensier, la fiamma
n diventerà pietosa a’ miei lamenti ? Fillide, anima cara, e consorte
mia
carissima, mentre che tu vivevi, erano per me i g
i altri miei pastorali strumenti solo inuertiti a gloria e onor della
mia
cara Fillide. » Quando a Vincenzo figlio del Duca
di Troja Ettòr quel Semideo. Non ti pensar che col veloce giro di sta
mia
spada mi fesser Trofeo, ma tutti ucciderei con un
vado spazzo la campagna de’ Mostri, e cadon le città dov’entro ; alla
mia
forza valorosa e magna, cedono i fier Ciclopi ; e
e, e di Bombarde. Non vi accostate, o miseri mortali, che da la bocca
mia
sputo saette, e le parole mie son tutte strali, c
tri, e al mio convito tengo fieri giganti, a me simili, nè polli a la
mia
mensa, o cappon grassi, voglio, ma pasto mio son
che, e statui cupi tiro i serpenti, & il lor dosso attasto con la
mia
claua, che ogni forza attera, che d’Ercole fu già
io guardi per traverso ; e da quest’e da quel signor chiamato son per
mia
fama in tutto l’Universo ; mando io in dui pezzi
in poluere converso. Dieci elefanti, con un pugno solo, come la fama
mia
ne gira a volo. E che terror più grande e che sp
… Non ho voluto mancare quest’anno di non entrare in campo con questa
mia
operetta piena di piacevolezze, facendo comparire
, morta a Lione quattr’anni sono, vero honore della Comica eloquenza,
mia
singularissima & antica Padrona. Ho letto inf
o non lo sputasse in seno a me : dormiva, fa tuo conto, sotto l’ombra
mia
. Ogni tanto gli bisogna sentirsi accarezzar l’or
rai si osservante de’ miei fatti preclari, sarai sempre de’primi alla
mia
tavola. E Tempesta allora per non esser da meno
volte hai tu veduto, Tempesta, maggior fasci di barbe svelte in casa
mia
, che di fieno il verno ? Temp. Non vi dico ? Non
fatto tutto de’ peli de la barba di coloro c’ hanno avuto tal’ hor la
mia
disgratia. Nel Servo fedele, Commedia nuova per
ente da lui rispondere : tu puro puorte lettere ? E scusame, Culabria
mia
…. ; evidentemente, dico, vediamo non trattarsi d’
E talmente mi compiacqui in essa, ch’io lasciai di recitare la parte
mia
principale, la quale era quella dell’innamorato.
eua meno sicuro sin tanto, ch’egli non seppe ch’io haueua lasciato la
mia
spada in Vienna per farli un fodro della pelle di
. Perchè adunque differite voi a dargli questa consolazione ? D’A. La
mia
famiglia, i miei parenti, la mia patria non mi ri
dargli questa consolazione ? D’A. La mia famiglia, i miei parenti, la
mia
patria non mi rivedranno, che gloriosamente cinto
che per vanagloria io vi abbia esagerato i vantaggi di cui godo nella
mia
professione : ma son comico, mi fo conoscere ad u
io mantenere a loro la parola. G. (sorridendo). Voi dunque volete una
mia
produzione ? D’A. Si ; vi conosco per fama ; so c
hi. Ne trascrivo alcune ottave, per debito di coscienza. Taci dunque
mia
Musa ; e in un silenzio rispettoso ed umil tua li
core anco più tetro, ed angustiato. Il Brighella mi piace, e in fede
mia
che un pari ad esso qui non è mai stato. Son brav
tra brama resa sazia. L’Amico se n’andò per iscaldarsi, e qui la musa
mia
vuole acchetarsi. Ahimè ! Non dunque soltanto la
liano non ci ha dato che questa immagine di Violetta, che tolgo dalla
mia
raccolta. (Suite Herisset).
ian da lumentare lome de mè, perquè a no me diea mè inamorare in tuna
mia
comare con hè fatto, ne cercar de far becco un me
mmedia chiamata la Donna costante, essendo questo uno de’frutti della
mia
professione, ecc. ecc. È questa la sola notizia c
ica fersi l’ asinesca d’ amor turba gregaria. Prendi il dono Eularia
mia
, cui portatore, diceva il primo. Or tu la squadr
ator l’Archimandrita, e direbbe, leccandosi le dita, questi dell’alma
mia
sono i confetti. Ma che sto a dir ! Qualor voi fa
Firenze l’A. V. Io invio il mio servitore a Mantova acciò che questa
mia
le giunga più presto di quello che farebbe per la
bramo in questo particolare. Le giungerà per la posta di Venetia una
mia
lettera che sarà di quatro o cinque righe in circ
dell’Alpi d’Italia il serto d’Arduin sull’elmo, ma nol vedrà, chè di
mia
spada il lampo vince il riflesso della mia corona
elmo, ma nol vedrà, chè di mia spada il lampo vince il riflesso della
mia
corona. Che quantità e varietà di note in quest
e pur tanto efficace ! quell’alzata rapida, acuta di voce all’ultimo
mia
, con rapido abbassarsi a corona. E la chiusa del
alto spavento è la tromba a Saùl e il non men famoso : Ma è poco a
mia
vendetta ei solo. Manda in Nob l’ira mia, che arm
on men famoso : Ma è poco a mia vendetta ei solo. Manda in Nob l’ira
mia
, che armenti e servi madri, case, fanciulli uccid
Non è dunque l’opera presente una semplice seconda impressi ne della
mia
storia teatrale, ma sì bene un nuovo libro che co
e gergone rassomiglia anche al jargon de’ Francesi, quale in ciò è la
mia
colpa? Sono forse poche le parole comuni a queste
ad alcune sue prime note che rimanevano fuor di luogo nell’essersi la
mia
storia dilatata, altre non meno pregevoli, intere
à detto il mio dotto amico 14. Finalmente nel rendere più copiosa la
mia
narrazione ho fatto resistenza alla piena che sop
ne giustificata dall’equivoco preso dal Sig. Ab. Lampillas, che stimò
mia
una nota del Sig. Vespasiano (che il leggitore tr
ico. Anche il Sig. Bettinelli o confuse o volle che si consondesse la
mia
storia colla lettera premessavi dall’ erudito Ab.
Fran ceschina comico (alias Batista Amorevoli, il quale e tutto cosa
mia
, et e buona persona et desidero che gli facciate
acciate per amor mio buona cera) un pacchetto, dove è 3 libri di quei
mia
, del quale V. S. hebbe il primo tomo : ce ne rest
' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima
mia
lè scrissi poichè là mia Flemma si è resa in tutt
à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima mia lè scrissi poichè là
mia
Flemma si è resa in tutto è per tutto in habile à
e alcune femmine teatrali si promettono in quella metropoli. » In una
mia
raccolta di elenchi della fine del secolo xviii u
o degli Aneddoti (Modena, Sarasino, 1891) e che serbo originali nella
mia
biblioteca, appare chiaramente esserne il Bellaga
ogative di V. Serenità che uolano per tutto il mondo, anno animata la
mia
humilissima oseruanza di venire a' suoi piedi sup
a la robba, et comportava che sua moglie stesse da me et venisse alla
mia
abitatione, et non atendeva ad altro che a dormir
so al Alt.ª Sua, et di più per haverli fatto sapere che quella casa è
mia
, poi che io ne pago il fitto (come mostrarò) et c
e di farmi sapere lo stato di sua salute; nol dimenticare» «Can. No,
mia
cara, nol dimenticherò» «Sac. Ma chi si attacca a
mia cara, nol dimenticherò» «Sac. Ma chi si attacca alle falde della
mia
veste e mi trattiene?» «Can. E il tuo figlio adot
bbandonare la sua liberatrice» «Sac. Perchè ti affliggi, o caro, alla
mia
partenza? Io ti allevai allorchè perdesti la madr
iacque d’inviarmi da Pisa a Napoli colla speranza che potessero colla
mia
assistenza quivi tradursi e pubblicarsi. La curio
conchiude : mandai a farsi benedire da qualche impresario musicale la
mia
prima donna…… ecc.
Sig.r D. Alfonso me lò và continuamente insinuando, mà per Dio che là
mia
Patienza fa miracoli. Attendo uostre risposte, è
iuamente uenne à ritrouarmi per darmi parte dell’ultimo esterminio di
mia
Casa ; e li detti huomeni mi conducono per certo
, con poca pace, et è facile, ch' un giorno ne siano scacciate per la
mia
absenza. Appresso di me non ho nulla ; ne mai ho
in mendicità estrema, e senza quel poco, che haueuo riseruato per la
mia
Vecchiaia alla Patria, per causa, non dico già de
espresso. Quindi l’udj gridar, chi sei, che intorno Si ben ravvivi, e
mia
virtù propaghi, Attrice esperta, e la rimetti al
eguente, in data 2 aprile 1583 : A M.ª Giulia Bolico, Comica. Car.ma
mia
. Li comici Confidenti, dei quali hora io mi servo
cutione di Lelio marchetti e suoi adherenti, che è stato la rouina di
mia
casa, che se io hauessi hauto minimo comando nel
esagerando il male con tal conchiusione : « Sì che unito con tutta la
mia
povera famiglia supplico per l’amor di Dio l’Alte
tezza Vostra a non comandarmi tal cosa se desidera il mantenimento di
mia
casa ». Ma dell’andata a Napoli non si ha più tra
be alcuno ? A chi volle alludere in quel passo al Duca : con tutta la
mia
povera famiglia ? Alla moglie, al padre, alla mad
do al Lampillas, parliamo ora del sig. Huerta, il quale contro questa
mia
breve narrazione su i teatri di Madrid ha diretta
zialità, non ne ho anzi espresso implicitamente l’esistenza? E’ colpa
mia
s’egli ignorava l’italiano? Saben II: “che il no
mene dall’Huerta che dimorava in Oran, altrimente avrei arricchita la
mia
storia colla mangiata de’ chorizos, ed avrei mani
rdia sussistevano, e ne fui io stesso testimonio nel primo anno della
mia
dimora in Madrid. Con tali provvidenze non rimase
i (non senza il solito ricco corredo di villanie) conchiuse che nella
mia
Storia io dovea verificare le importanti particol
non perdere il tempo nella parte critica que tanto resplandece nella
mia
opera; perchè critica nel vocabolario di Huerta e
abolario di Huerta equivale a satira, a maldicenza, ed è pruova della
mia
poca istruzione e dell’intenzione poco retta. Con
ttosto che dire ch’io non amo di farne parte. Di quanto scrissi nella
mia
del 9 non mi rimuovo d’una sillaba. V’auguro for
. è vero che io non porto un nome Reale ma ho sempre fatto onore alla
mia
firma in modo da non invidiare quella del sig. Ba
equitare con la Compagnia Reale. Dato il caso io vado in tracia della
mia
fortuna, si come fu di Nardelli, che non fa che r
ella mia fortuna, si come fu di Nardelli, che non fa che ripetere, la
mia
sorta la Devo alla Bettini…. Il Paladini il 24 s
che trascrivo quasi integralmente : Angelica Creatura, Perdonate la
mia
importunità. Vi dispiacerebbe se vi offerissi, a
io egualmente onde non restarmene in pendenza e potere realizzare la
mia
idea di trovarmi nuovamente vicino alla prima att
: È egli vero ? Si attende un tuo assenso perchè ogni sventura della
mia
famiglia stia per avere un termine ! Mia cara Ama
ace, come tutti abbiamo un torace, era indisposto. Domani a sera, per
mia
beneficiata, sentirete Capodaglio Orosmane. Si ra
r che con parole tonde Bravi Costanzo e Giulia ancuo la chiama. Se la
mia
Musa grama dopo fenì i bagordi in sta Città segui
to della Contessina Adelia. Annovero tra i pochi giorni festivi della
mia
vita questi che passo a Venezia alternati tra le
a procellosa immensa Non puoi darla nè torla, avara terra ! — Ella è
mia
questa gioia, e mi lampeggia Nella fronte e negli
Cabala, la Calunnia. Se Prati mi vuol bene non nuoce però punto alla
mia
carriera, ed anzi mi incoraggia a progredire ogno
va per lettere, ch’ella soleva intestare colle soavi parole : « Mamma
mia
divina. » Povera Adelia ! Si dovè aspettare che i
Adelaide Ristori Del Grillo con disperato accento esclama : Oh Madre
mia
tu sai quanto in terra t’amai ; Dal luogo ove tu
pensier casto e immutabile. Lucido. Non vuoi del mio servir, dolce
mia
Lidia, aver pietà ? Deh, non voler si rigida fart
n voler si rigida farti contro di me, Ninfa bellissima. Se cerchi con
mia
morte farti gloria, t’inganni. Anzi ti fia di mag
al mio amor proprio. Io direi che ho più fatto io, al cominciar della
mia
carriera, e ne’ miei teneri anni, che non attori
perbia per si rare qualità, io le ho sempre considerate effetti della
mia
buona stella, piuttostochè del mio merito ; e se
pur che unita con lui habbia la moglie al recitare. Auisai con altra
mia
humilissima lettera all’ A. V. Sere.ma come in ub
sigierà uada nelle sue mani : La Compagnia, che faremo sij durante la
mia
uita, o uinti anni che in questo mi rimetto nella
ima anche in Francia ho creduto di non poter meglio terminare l’opera
mia
intorno al teatro musicale che dandola tradotta a
proprio quello cioè di trovare gran parte di quelle idee sparse nella
mia
opera, che da alcuni imperiti sono state riputate
al Sig. Co. di Caylus e stampata l’anno 1754 Signore, [3] L’opera
mia
ha per oggetto la musica. Quell’arte deliziosa, c
quanto ha relazione con essa. Confesso però ch’io debbo l’idea della
mia
opera, e i migliori mezzi onde sarà eseguita allo
elodia, e l’armonia. Non già ch’io adotti questa divisione nell’opera
mia
. No, mio Signore, egli è impossibile il ridurre t
e la disputa che sembrava conchiusa da lui, e reco a pro dell’opinion
mia
una folla di passaggi, dai quali sfido chiunque a
o scopo ch’è l’imitazione, vengo al più importante oggetto dell’opera
mia
, ch’è l’imitazione medesima. Questa si rappresent
ell’opera mia, ch’è l’imitazione medesima. Questa si rappresenta alla
mia
mente come il principio universale di tutte le be
l’avanzamento delle arti m’incoraggiava talvolta, il sentimento della
mia
debolezza, e la grandezza, e la difficoltà della
cui va frequentemente soggetta, e dei quali ho parlato a lungo nella
mia
opera. 200. [NdA] Lo stimato autore d’un Giornal
un raggio della divina luce di tua sovrana intelligenza. Riscalda la
mia
povera anima d’artista…. rinvigoriscila ! Musa, s
novembre del ’39, comincia così : La sera che mandai al Bonsaver la
mia
per unire alla sua, ricevetti la scatola benedett
o la morte del D’Arbes. Vedasi a pag. seg. l’elenco, che traggo dalla
mia
raccolta. Manca la data, ma è certo del 1782. (Cf
d’ella si cingeva in Medea, con queste parole : Eccoti, Carolina, una
mia
memoria : io portai questa corona per venti anni,
Teatro italiano di D’Origny. Signori, voi potete essere certi della
mia
paura : le ragioni da cui è motivata vi son note
da serva a vicenda con la Flaminia, ciò che è pregiudicio totale alla
mia
reputatione, e quello che più importa è che il ne
ipio in uno di questi Theatri marti V di aprile, con che in sieme con
mia
moglie divottam.te mell’inchino et prego da Dio o
a lei ricceuti, non essendole [ILLISIBLE] ueputo a far riuerenza alla
mia
partita Come erra mio debito, ma fu la subita et
à, poichè siate cagione, che i ridotti si chiudono, e che con essi la
mia
bottega fallischi. » Le Lettere facete e morali
t. XII) : Credete ch’io non sappia che ricevete dispiacere da questa
mia
? Io lo so ; ma, perchè non voglio nulla del vost
ica, scrive (XLIII) : S’io dicessi d’ amar assai più la vostra della
mia
salute, e ch’ io vorrei poter aggiunger a i giorn
ch’ io vorrei poter aggiunger a i giorni della vostra vita que’ della
mia
, userei di quelle parole, che sogliono usar i cor
r mostrar m’ingegno. Me in viva tela di colori involto T’ofro l’imago
mia
, poichè men degno Pregio mortal d’immortal lode è
pochi anni e di molto sorriso, come lei. È questa la sola cosa, nella
mia
vita, che non mi è costata nè studio, nè fatica,
a vita, che non mi è costata nè studio, nè fatica, nè sforzo sopra la
mia
volontà. È calcolabile ! Mi son rincantucciata in
arriva scalzo e colla barba bianca per la piccola questua…. Eccovi la
mia
giornata !… La mia salute progredisce, e il petto
la barba bianca per la piccola questua…. Eccovi la mia giornata !… La
mia
salute progredisce, e il petto non mi duole – non
na grande pace nello spirito – un gran sorriso – per Lei – la piccina
mia
– e un benessere assoluto del mio fisico, che com
ari certo) l’ultimo atto dell’Adriana Lecouvreur. Nel Capitolo della
mia
Arte del comico (Milano, 1890) si trova scritto a
io di discutere l’opinione dell’Ingegnieri, perchè non si oppone alla
mia
; che sebbene egli dica che era stravagante, non p
ermi, il modo più proprio di conseguirlo si è mostrare a dirittura la
mia
mala scelta, il mio mal gusto nella citata scena,
qualche scena, o tutta, o in parte. E questo non è tradurre? Non sarà
mia
la Biblioteca, se Voi veniste in mia Casa, e scon
questo non è tradurre? Non sarà mia la Biblioteca, se Voi veniste in
mia
Casa, e sconvolgeste l’ordine de’ miei Libri? Ma
o quien es? adonde està? “Hec. Està con los muertos. “Pol. Ahi, Madre
mia
, con hombre muerto me quieren casar?” Ora in tal
n di presso così : « letto un lavoro che mi piaccia, esso resta nella
mia
mente, e mi segue costante come la larva del sole
nte come la larva del sole nella pupilla ; e, pur continuando l’opera
mia
consueta, provando altri lavori già vecchi, ragio
commedia letta, e ch'io desidero di rappresentare, non esce mai dalla
mia
mente, e a poco a poco si disegna più chiara e de
o di aver tutto compreso, sospendo le prove e comincio ad imparare la
mia
parte, mandandola a memoria. Non studio mai ad al
to di S. Giovanni Laterano ; il di lui cadavere fu seppolto in questa
mia
chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Laterano con f
iacera di far conoscere al suddetto quanto gli sia stata fruttuosa la
mia
intercessione, e qui raccordando a V. A. il mio s
ti, Ben venga Clori. Io non ti udii già dir come solevi, Cloride vita
mia
. Poi ti se’ data a gir d’intorno errando Torbida
on t’è caro il mio amor, caro ti sia Perchè il mio amor sarà la morte
mia
. O Tirsi, o Tirsi ingrato, Filli che per te nacqu
ersio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25 di marzo 1627, la chiama la
mia
povera Procri, e così ne parla a’ 15 di aprile a
Ben venga Clori. Io non t’udii già dir come solevi, Cloride vita
mia
. Poi ti se’ data a gir d’intorno errando Torb
t’è caro il mio amor, caro ti sia Perchè il mio amor sarà la morte
mia
. O Tirsi, o Tirsi ingrato, Filli che per te n
Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25 di Marzo 1627 la chiama la
mia
povera Procri. Così ne parla a’ 15 di aprile a mo
prese a risalire dugento anni indietro. Sperai allora di potermi alla
mia
volta approfittare della sua fatiga riguardo alla
uanto gli Alemanni scrissero in latino pel teatro, che io nella prima
mia
Storia registrai, e che ora con nuove giunte ripr
meritarono una particolare considerazione, nessuno ha presentato alla
mia
mente un contrasto più bizzarro quanto il nostro
lendolo da ogni lato. Questi è il solo valente artista con cui, nella
mia
carriera teatrale, mi sia trovato in contatto fin
piena dì spirito, e naturalmente accorta, dava un nuovo stimolo alla
mia
immaginativa, e incoraggiavamì a lavorare in quel
cor scolpita ? Pur questa speme che avverar si debbe Può alla perdita
mia
recar sollievo. Allettata da questa, in me rinasc
tato a robato et de laltri compagni sono del mio umore pero scrino la
mia
uolunta el dotore non parla perche a meso el pito
nobile, Vergani mezzo carattere, Bordiga amoroso. In quell’anno sposò
mia
madre Giuseppina Rocchi, nipote di quella Antonie
ece baruffa, protestò il contratto, e andò a casa infuriato dicendo a
mia
madre, servetta nella Compagnia, che facesse su l
Cesare Rossi specialmente : di modo che, un giorno lo chiamai a casa
mia
e gli dissi : – Scusi, ma lei crede proprio di av
icuro ! – mi rispose di botto, senza lasciar tempo a riflettere sulla
mia
domanda. — Mi permette, che le parli chiaro e ton
i voglio vendicar di costoro. Dell’uno (Lucca) perchè è cagione della
mia
ruina, e ha dilapidato ogni mio avere ; dell’altr
. di significargliene il motivo, considerando che non potrei da parte
mia
differir di partecipar con Lei le sue angustie, e
oluto dar questo motiuo à Vostra altezza in segno dall’ottima volontà
mia
, che professo di caminaretrà di noi con ogni uice
Delicati Luigi. Il Bartoli lo dice di Ravenna, ma ogni
mia
ricerca negli archivj parrocchiali e del Comune r
a) ti tormentavano ! E che gioja infantile allorchè un battimano, una
mia
parola d’elogio, o un cenno favorevole sul giorna
tieri e di buon animo risoluto di mostrare ad esse un attestato della
mia
munificenza à loro utile e vantaggio, con le ingi
e tanto, che d’essere in Leucadia ormai mi credo ; e libero disciolgo
mia
favella, gridando, fra il terror, la gioja, il pi
TE del Vergerio. Ma come compatirlo, quando io le avea riferite nella
mia
Storia, e il Ch. Tiraboschi ch’egli scartabella e
a giusta la forma regolare degli Antichi? Queste cose io narrai nella
mia
Storia, che il Signor Abate Lampillas vuol non ve
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