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1 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO II. Se i Mori Spagnuoli ebbero Poesia Scenica. » pp. 9-13
nelle forze del proprio ingegno, vorrebbe in ogni conto trovarla fra loro ; nel che parmi che corra dietro alla pietra Filos
otevano empiere talmente il gusto de’ Mori di Spagna, che non dessero loro luogo a desiderare altri spettacoli, tuttochè Ave
mano per tutti i Mori Spagnuoli; ciò appunto meglio svilupperebbe il loro genio avverso agli spettacoli scenici. Ma quanti
ne e gli rese fecondi di tante festive invenzioni, come restarono tra loro sconosciuti gli scenici spettacoli? Io non so com
eglessero gli spettacoli scenici, perchè pieni erano e paghi di tante loro invenzioni festive, che rendevangli sicuri coll’e
e e giochi. Gli abitatori delle Arabie forse un tempo, alterandosi le loro usanze, sentiranno quel conato che spinge l’uomo
elli oggetti. Che se per le colpe de’ Cristiani la Provvidenza avesse loro duplicate le forze della mano e del senno, se da’
videnza avesse loro duplicate le forze della mano e del senno, se da’ loro acquisti sorta fosse, invece di varj piccioli dom
rj piccioli dominj una sola potente Monarchia, o al più due, forse il loro Regno durerebbe tranquillo e rispettato, e forse
ica, come alla Poesia rifiutando i frivoli giuochetti meccanici della loro versificazione, e camminerebbero sulle tracce di
Romano Imperio? Se dunque le vicende di questi seppellirono sotto le loro rovine tanti componimenti Drammatici Greci e Lati
i Greci e Latini sono periti: ma tanti ne sono rimasti da provarci il loro studio in questo genere. Se dunque le tante vicen
e misura di quelle dell’Arabico) non ci hanno privato interamente de’ loro Drammi, le vicende dell’Arabico in Ispagna, potev
mpre in piedi tanti parlanti testimonj di tali studj nelle rovine de’ loro Teatri: ma in Ispagna in poco più di tre Secoli,
ronto di questi argomenti co’ suoi, e di buona fede ci dica, quali di loro preponderino nel suo perspicace del pari e imparz
2 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
più non udrà risuonar que’ gran nomi che tanto splendore alla nazion loro recarono, se troverà le moltiplici parti che conc
o, non ha potuto produrre effetti simili a quelli che producevano fra loro le medesime cose. Gli uffizi di poeta, di musico,
mpo separate la filosofia, la legislazione, la poesia e la musica, la loro individuale influenza ha dovuto esser minore perc
di essi rami rinato dipersè e cresciuto separatamente dagli altri, la loro unione non ha potuto rendersi tanto adattata e pi
é il musico alcuna ingerenza negli affari dello Stato, anzi riuscendo loro troppo pericoloso il mischiarvisi, non hanno potu
loro troppo pericoloso il mischiarvisi, non hanno potuto esercitar il loro talento se non se intorno ad argomenti di puro di
a diversa maniera di prender codesti oggetti ha dovuto influire sulla loro mediocrità. Imperocché ove le cose non hanno altr
vorrebbe far l’onore agl’Italiani di non credere che così avvenga ne’ loro teatri, ed attribuisce simili effetti che si vegg
i tuoni acquistano vaghezza e lavoro di note, vano essi deviando dal loro carattere imitativo; sendochè la loro successione
di note, vano essi deviando dal loro carattere imitativo; sendochè la loro successione nella voce dell’uomo semplice per se
Furono singolari fra gli altri quelli di Sparta e di Creta. Tutte le loro canzoni e le loro danze erano, secondo la testimo
fra gli altri quelli di Sparta e di Creta. Tutte le loro canzoni e le loro danze erano, secondo la testimonianza di Platone
azzuffarsi in battaglia coi nemici diriggevano la marcia delle truppe loro piuttosto col suono dei flauti che con quello del
e musico e poeta mossero guerra al nascente corrompimento; gli sforzi loro altro non fecero che ritardar per poco la malatti
, né più sì conservò per l’avvenire l’applicazione delle cantilene ai loro rispettivi uffizi. Sovente, al dire di Plutarco,
e rapire in estasi di divozione e di dolcezza interna, lo che non era loro avvenuto di esperimentare sentendo lo stesso salm
fiumi e camminare le selve. Credono i Cinesi che l’antica musica del loro paese avesse fatto scender dal cielo l’intelligen
gusto della musica che vi regna» diceva Confucio. Ma quanto siasi fra loro cambiata questa influenza dacché s’introdusse un
Vantavano anch’essi in Ishac, in Kathab Al Moussouly e in Alfarabi i loro Lini, i loro Ismeni e i loro Epimenidi, che opera
ch’essi in Ishac, in Kathab Al Moussouly e in Alfarabi i loro Lini, i loro Ismeni e i loro Epimenidi, che operavano dei mira
, in Kathab Al Moussouly e in Alfarabi i loro Lini, i loro Ismeni e i loro Epimenidi, che operavano dei miracoli colla voce
pimenidi, che operavano dei miracoli colla voce e cogli strumenti. La loro musica era innestata colla filosofia, e i sapient
assioni fondati sui moti della musica, e sulle diverse vibrazioni dei loro strumenti. Il Khaschbat e l’oud erano i principal
endere dalla traduzione del seguente squarcio che si trova in uno dei loro poeti, come lo ricavo da una erudita memoria del
ardo degli uomini, inciampano frattanto negli agguati ch’egli ha teso loro nelle ascose reti. «Il pastore, riposando allorch
la legge di tutte le cose umane, nondimeno conservarono lungamente il loro splendore a motivo della eccellente loro costituz
o conservarono lungamente il loro splendore a motivo della eccellente loro costituzione, e dell’intimo rapporto che avevano
della lor perfezione: diamone presentemente una occhiata all’interno loro meccanismo, onde rintracciar meglio la differenza
? Socrate: appunto. Considera dunque qual nome può ricevere l’arte da loro . Alcib. Pare che tu vogli accennare la musica. So
he fa in altro luogo lo stesso Platone ‌ 116, la melodia costava appo loro di poesia di ritmo, e d’armonia. Dalla perfezione
di poesia di ritmo, e d’armonia. Dalla perfezione ove fu condotta da loro ciascuna di esse parti separatamente prese, e dal
ti la frenarono con severa legge e invariabile. La lingua che serviva loro di strumento era la più flessibile, la più vaga,
dorico, ionico, eolico ed attico, che indifferentemente s’usavano dai loro scrittori, per mezzo dei quali le cose che non po
one rappresentasse all’anima un gruppo d’immagini, erano vantaggi per loro , ai quali noi per soverchia timidezza abbiamo in
delle lingue e della poesia. Che si dirà poi dell’arte che avevano i loro musici nel contrasegnare gli accenti, onde così s
dai poeti secondo il diverso oggetto che prendevano a dipignere117. I loro poemi, e singolarmente quelli di Omero (genio imm
. Di cento ventiquattro piedi tra semplici e composti onde costava la loro prosodia (numero prodigioso, dal quale solo potre
ato che le passioni dell’animo s’esprimono con movimento analogo alla loro natura, la tristezza, per esempio, e lo scoraggia
più rimessi il timore, e così delle altre, s’avvisarono d’imitare il loro andamento nella poesia dando quantitativo valore
alle sillabe, e certa misura alle parole, affinchè esprimessero colla loro durazione, lentezza o velocità l’indole fisica di
movimenti, dal che trassero origine i poetici piedi e la combinazione loro diversa. [17] Come una conseguenza di siffatta co
estiere che i ritmi poetici e musicali comprendessero nella imitazion loro tutta la varietà di movimenti degli oggetti imita
he, e il secondo di due lunghe precedute da una breve, mostravano col loro tardo andamento la lentezza della cosa rappresent
. Di ciò ne basti arrecar una pruova. Essi facevano uso più volte nei loro versi di due piedi il giambo e il trocheo compost
a d’uopo metter Archiloco) adoperavano il giambo per guerreggiare coi loro nemici mentrechè gli autori drammatici all’incont
coloro i quali tengono per favolosi tutto ciò che non è conforme alle loro picciole idee, nondimeno la testimonianza degli a
io le virtù contrarie. Quindi è che il ritmo e i numeri acquistano la loro forza nella educazion musicale, ed esercitano la
i acquistano la loro forza nella educazion musicale, ed esercitano la loro grande influenza sulle passioni dell’anima». 119
re altresì in qual parte della musica greca fosse riposta la tanto da loro vantata qualità d’ispirar le virtù, e di corregge
emperamento, i moti de’ quali dipendono dalle impressioni che vengono loro comunicate, o che ponno comunicarsi dalla educazi
influenza dell’armonia. Mille pruove di fatto mi fornirebbe la storia loro se il mio scopo fosse quello di far pompa d’erudi
lo di far pompa d’erudizione121. [21] Dal particolare studio posto da loro nella formazion della poesia e del metro non meno
ù accreditati. Noi non possiamo abbastanza comprendere cosa fossero i loro generi diatonico, cromatico, edenarmonico, parole
tramandata. Non sappiamo con esattezza cosa fossero i modi, quale il loro uffizio invariabile, e l’accezione comune di siff
vocabolo presso a lor‌o. Ignoriamo la costruzione e l’uso preciso dei loro strumenti, il numero delle consonanze che potevan
ei loro strumenti, il numero delle consonanze che potevano entrar nei loro sistemi, mille altre circostanze insomma, senza l
t’opera, dalla sola melodia, così rivolsero ad essa principalmente la loro attenzione, la costituirono il fine ultimo dell’a
valli fra gli altri, quei menomi componimenti specifici che sembravan loro acconci ad eccitar piutosto certa classe di affet
egli strumenti, e singolarmente delle tibie chiamate coriche dall’uso loro , siccome corauli s’appellavano i suonatori. La lo
coriche dall’uso loro, siccome corauli s’appellavano i suonatori. La loro esattezza arrivava fino a determinar il gener di
ti d’agevolare lo studio al solo fine che richiedevano le circostanze loro , non sospettaron neppure i cangiamenti che dovean
ente ci resta siamo ben lontani dal poter venire in paragone con esso loro . Imperocché consistendo senza controversia ogni r
role, della quale nasceva in gran parte il numero, e la cadenza delle loro poesie125. [26] Superiore nella esattezza del tem
e al valor delle note musicali, le quali non avendo nella collocazion loro altro regolatore fisso che il solo arbitrio del m
tazion poetica e musicale? Ignorano forse che queste non producono il loro effetto se non in quanto rappresentano simultanea
ttro minuti nel profferire una vocale. Il secondo di non assegnare la loro individuale differenza ai ritmi che costano di tr
misurandosi tutti tre ad un modo, cioè con una tripla, rimangono fra loro indistinti. né sono il trocheo ed il giambo i sol
dia, e così delle altre affezioni dell’animo in guisa tale che se fra loro si mischiano movimenti di diversa natura, non è p
effetto; fintantoché i minimi componenti dell’armonia non avranno fra loro un essenziale e perfetto combaciamento; fintantoc
di vivere eternamente attaccati ai pregiudizi della lor nazione e del loro secolo come le cariatidi al piedistallo delle sta
parlare due scrittori cogniti alla Europa non che alla Italia per la loro perizia nelle scienze musicali, e che non possono
uente quanto da me è stato detto finora intorno alle due musiche. «La loro musica (parla dei Greci) era finalmente e precipu
’avviso che se i soldati s’avezzassero a seguitar con esattezza nelle loro marcie la battuta dei tamburi e dei pifferi, si p
ca e della poesia riflette saggiamente che l’idea che noi abbiamo del loro genere enarmonico debbono esser alterate e false.
narmonico debbono esser alterate e false. Imperocché dicendosi che le loro corde medie si distinguevano per intervalli di qu
ora nello stesso rispettabile autore le intrinseche differenze tra il loro genere cromatico ed enarmonico paragonati coi nos
o sicuro che ci serva di guida in cotal labirinto. Alcuni desumono la loro diversità dalla sola differenza che corre fra i g
semituoni, di tuoni intieri, o con maggiore distanza; cosa fossero le loro tibie, o flauti semplici, doppi, obliqui, destri,
umero le terze e le seste, noi non possiamo comprendere qual fosse la loro armonia, né riconoscer alcuna relazione tra la lo
ere qual fosse la loro armonia, né riconoscer alcuna relazione tra la loro e la nostra. E dopo tale e tanta ignoranza si tro
retendono di giudica dell’antica musica, e di posporla alla nostra! I loro racconti mi sembrano avere la stessa autorità che
3 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
re tutte quante le arti imitative per conseguire pienamente l’effetto loro . Siccome lo scopo di quest’opera era di parlare p
assati o viventi, i quali, comecché meritino un qualche elogio per la loro abilità, non hanno però contribuito al migliorame
e una cosa di puro istinto e d’abitudine, ned hanno rivolto l’ingegno loro se non se a considerare la sua parte grammaticale
osofi a niente badarono fuorché alle varie combinazioni de’ suoni fra loro , cioè a dire alla sua parte scientifica. Quanto a
li adoperano le più delle volte fuorché ad abbellire i capricci della loro fantasia, ne ha in tal guisa sformati i lineament
e i migliori mezzi onde sarà eseguita allo studio per me fatto della loro musica e in un della poesia loro. Quando si parla
guita allo studio per me fatto della loro musica e in un della poesia loro . Quando si parla o si scrive sopra le belle arti,
siffatta parola. Allorché noi sappiamo indubitatamente che la musica loro era rigorosamente soggetta alla quantità, d’altro
tità, d’altro non abbiam d’uopo che di por niente al meccanismo della loro poesia per fissare insieme l’importante e vera fo
8 ci riporta che i Lacedemoni correano animosi alla zuffa, allorché i loro bellici strumenti facevano sentire l’anapesto; e
cé la veemenza e l’impeto di questo piede Tirteo riaccese negli animi loro il valor guerriero, che da molte reiterate perdit
onde noi ci serviamo, senza metter in chiaro lume questa parte della loro musica onde mi sono inoltrato con tanto più impeg
nostri musici quanto lor monterebbe di conoscere il meccanismo della loro lingua, e segnatamente di rivolgere l’attenzion l
meccanismo della loro lingua, e segnatamente di rivolgere l’attenzion loro all’energia de’ piedi onde ogni parola è composta
ion loro all’energia de’ piedi onde ogni parola è composta. Io addito loro i moltissimi vantaggi che ne trarrebbono da quest
sovente difettosa delle lor sinfonie. Mi farò in oltre a svegliare la loro emulazione mostrando il grado di perfezione a cui
ssi hanno avuto de’ successori, coi quali vengo alle prese, e oppongo loro delle ragioni invincibili, e senza replica cavate
portato a dedurne delle altre intorno al meccanismo delle lingue, al loro genio, e al loro carattere. Avvegnaché vi sieno d
e delle altre intorno al meccanismo delle lingue, al loro genio, e al loro carattere. Avvegnaché vi sieno dei filosofi, i qu
disordine, la confusione, ed anche il solo cangiamento entrasse nella loro musica195. La lettura di Platone formava l’occupa
che la decadenza della musica de’ Greci seco trasse anche quella de’ loro costumi. Ma tornando a noi, la musica de’ Greci f
modo solo196. E questo ci rende ragione della quantità prodigiosa de’ loro strumenti, e in un ci scopre come essi giunsero a
se i musici si mostreranno ritrosi nell’accordarmela, io dimanderò a loro donde nasca ch’essi tutti spinti da un senso inte
ppunto i nostri compositori a non confondere le proprietà de’ modi da loro impiegati, a rintracciarne quelli ch’essi trascur
tura di suoni omogenei e proporzionati che hanno un intimo legame fra loro , e ch’esistono in qualche guisa da sé. E siccome
ana alcuni personaggi ragguardevoli per la varietà e l’ampiezza delle loro cognizioni, con quello che ne han pensato i più g
igliare a quegli amanti appassionati che adorano fino i difetti delle loro belle200. I dotti i più giudiziosi e più illumina
hé dunque ci faremo noi coscienza di osservarli entrando nel medesimo loro sentimento? Del resto, perché la poesia italiana
e le nostre idee su tale proposito sieno di gran lunga superiori alle loro cognizioni. L’arte delle fughe, delle imitazioni,
delle fughe, delle imitazioni, dei disegni opposti e in contrasto fra loro , quel concorso di dissonanze, quelle ardite combi
zi, che adoprano tutte le arti imitatrici cogli oggetti che devono da loro imitarsi. In tali circostanze i suoni meno atti a
proprietà non potrebbero alterarsi per quanto fossero differenti fra loro i mezzi, e lo strumento, e le vie prese da ciascu
si, pure non furono giammai comprese nel numero de’ poemi, non perché loro mancava l’entusiasmo, ma perché era da loro sband
ero de’ poemi, non perché loro mancava l’entusiasmo, ma perché era da loro sbandita la finzione. Egli è non pertanto indubit
mi teologi, i primi legislatori, ned altro fecero che comunicare alla loro nazione la sapienza ch’essi ritraevano dagli Egiz
oncie ad essere cantate, com’io proverollo più a lungo parlando della loro declamazione. Quindi io ritorno ai mezzi che la m
perfetti, non essendo per lo più che una serie d’episodi staccati fra loro senza verun bisogno e senza veruna verosimiglianz
n bisogno e senza veruna verosimiglianza. Esorto i poeti a sbandir da loro quel pregiudizio a cui ha dato origine la debolez
greca. Ne contento d’incorraggiar gli altri col consiglio precedette loro ancora coll’esempio in questa traduzione d’un’ele
a Sifillide scrisse. Ma i toscani gelosi di conservare l’autorità del loro Dante, e del loro Petrarca, e il volgo alloppiato
e. Ma i toscani gelosi di conservare l’autorità del loro Dante, e del loro Petrarca, e il volgo alloppiato dal facile e pron
cascante la renderebbero nell’esametri, i quali per sostenersi nella loro pienezza e rotondità hanno bisogno dell’aiuto del
e osservata fintantoché i poeti formarono eglino stessi la musica de’ loro versi, ma quando la poesia e la musica si separar
gridarono forte contro tale abuso che se ne faceva: pure malgrado il loro zelo e l’eloquenza loro i piaceri della ragione f
tale abuso che se ne faceva: pure malgrado il loro zelo e l’eloquenza loro i piaceri della ragione furono sagrificati a que’
a che potesse mai farsi nella musica drammatica, scoperta che ha dato loro senza contrasto la preferenza sulla musica delle
avvicini ad un’aria perfetta. Finalmente le arie e i cori sono nella loro esecuzione tanto lungi dall’essere naturali, che
4 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
io mesti in apparenza e pensosi: e’ vi risponderanno che ciò si fa da loro per poter liberamente badare agli amabili deliri
ntellettuale attività che fa vedere la concatenazione delle cause coi loro effetti, le occulte fisiche forze, che facevano s
vo umor sospingendo verso l’estremità, fosse la cagion prossima della loro verzura e freschezza, e parimenti un Apollo si fi
e negli affari degli uomini, e ch’esse agevolmente divenissero amiche loro o inimiche, così nell’uomo cresceva la stima di s
rapimento d’Elena o gli oltraggi recati alla Grecia le cagioni delle loro disavventure ma l’odio inveterato d’alcuni Iddi c
li vengono sovente ad amareggiare i frali ed interrotti piaceri della loro vita, gli uomini non hanno altro supplemento che
l pensiero tutti i beni che a ciascun senso appartengono, e il numero loro e l’intensità quanto si può amplificando, giunser
e Maometto destinò ai piaceri de’ suoi fedeli musulmani dopo la morte loro , non altronde ebbero principio se non se dai voli
moderni che, volendo tutte le belle arti al preteso vero d’una certa loro astratta filosofia ridurre, mostrano di non inten
e delle montagne, e pei gran boschi scorrendo, sembrano cogli orrendi loro muggiti di voler ischiantare i cardini della terr
zione approfittandosi, i pretesi saggi di quella gente chiamati nella loro lingua “Runers”, o “Rimers”, che riunivano i tito
ventarono, o almea promossero, quella sorte di maraviglioso che parve loro più conducente ad eccitare in proprio vantaggio l
tri della Scandinavia. La guerra posta quasi nel numero degli dei dal loro antico conquistatore Oddino avea tinto d’umano sa
più prodi campioni era quello di bere un nettare delizioso presentato loro nel cranio de’ propri nemici dalle Ouris, ninfe d
e la ragione. Così nemmeno fra le delizie sapevano dimenticarsi della loro fierezza. Sembra che Oddino altro divisamento non
l’eccidio del genere umano. Siffatte idee trasparivano eziandio nella loro mitologia ripiena di geni malefici, i quali usciv
avasi sopra coloro che riposavano tranquillamente sul letto, e levava loro la facoltà di parlare e di muoversi. Bo era un ar
e fra gl’impieghi che cercavano i Septi, ovvero sia i principiali tra loro per la buona educazione de’ figliuoli, uno dei pr
i possessori. L’uno e l’altro fu fatto, ed ecco divenir familiari tra loro gli incantesimi, le malìe, i sortilegi, le strego
razioni, colle quali assicuravano di poter eccitare e serenar a grado loro le tempeste, sedar il mare, sparger il terrore fr
di malattie e render gli uomini invulnerabili, del che non pochi fra loro vantavansi d’aver fatto in se medesimi lo sperime
nelle cose morali che nelle fisiche, nacque la custodia più gelosa di loro , e il combatter per esse, e il ritorle dai rapito
a e del ferro rovente se non se allorquando niun campione prendeva la loro difesa. Era perciò ben naturale che queste consap
coi giganti, nani, damigelle, e scudieri a servigio delle belle o in loro custodia, cogl’incantatori, le fate, e i demoni o
idoli, di demoni, di geni, di silfi e di gnomi, vocaboli inventati da loro per sostituirli nella spiegazione delle cose natu
o i poemi del Pulci, del Boiardo, del Berni, dell’Ariosto, e dietro a loro anche il Tasso, che non piccola parte introdusse
iano d’undici sillabe. Altri disputerà quanto vuole per contrastar la loro opinione; io che l’attribuisco più che a mancanza
le; ora chiamando in aiuto gli altri sensi affinchè riempissero colla loro illusione quel divario, che pur durava tra le due
nostri tempi. Non parlo di quelli del Chiari, quali per la scipitezza loro non possono far né bene né male: nemmeno di quell
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 564
ia de’ comici veneziani venuti mesi sono da Venezia a divertire colle loro applaudite fatiche la nobiltà di questa Metropoli
e la nobiltà di questa Metropoli e che ora ritornano a Venezia, colle loro famiglie, servitori, attrezzi teatrali e robbe di
ioni capo della compagnia de’ Comici di S. Luca di Venezia, che colle loro fatiche anno con applauso divertito la nobiltà di
.° D.e Teatro, e che or ripassano da Pavia per il Pò alla Patria, con loro servitù, armi, bagaglio, vestiti, ed arnesi teatr
6 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della maniera del cantare e del recitare »
ro di musica non può lusingarsi di tanto co’ suoi virtuosi. A’ più di loro non è mai caduto in pensiero quanto sarebbe prima
un vocabolo con l’altro. [3.2] Niente vi ha di più sconcio di quella loro comune pratica di mangiarsi le finali, e nel tene
oprappiù47. [3.3] L’andare dipoi de’ nostri attori, gli atteggiamenti loro , il portamento della vita, i moti della persona n
l pronunziare e nello esprimersi. Che se ne’ principi primi dell’arte loro pur sono cosi disadatti e goffi, qual maraviglia
r nondimeno, non si può mettere in dubbio che il dare a quei passi il loro finimento sta al ballerino medesimo e il condirgl
rni virtuosi preso partito, avendo unicamente al cantare rivolto ogni loro cura e pensiero. Se non che quivi ancora non osse
adattano le stesse grazie musicali ad ogni sorta di cantilena, e co’ loro passaggi, co’ loro trilli, colle loro spezzature
grazie musicali ad ogni sorta di cantilena, e co’ loro passaggi, co’ loro trilli, colle loro spezzature e volate fioriscono
ogni sorta di cantilena, e co’ loro passaggi, co’ loro trilli, colle loro spezzature e volate fioriscono, infrascano, disfi
e si rassomigliano, in quella guisa che le donne in Francia, con quel loro rossetto e con que’ tanti lor nei, paiono tutte d
che sia da preferirsi il costume dei Francesi, che non permettono a’ loro cantori quegli arbitri de’ quali troppo sovente s
i pochi che amò singolarmente Apollo sieno permessi i supplementi del loro , come a quelli che possono entrare nella intenzio
li strumenti. A tutti gli altri ci provegga il maestro, scrivendo per loro ogni cosa, guidandogli a mano in ogni mutazione,
aci, i Buzzoleni, i Cortona, la cui memoria non è già col suono della loro voce trapassata ed ispenta? E se una melodia espr
7 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
ce, che godevano quelle provincie sotto il lungo e felice governo de’ loro sovrani, e alla galanteria, e il lusso di alcune
rrando da castello in castello, da città in città, accompagnati dalle loro moglie e dai loro figliuoli, a imitazione degli a
in castello, da città in città, accompagnati dalle loro moglie e dai loro figliuoli, a imitazione degli antichi Rapsodi del
strumento, o intertenevano il popolo con varie buffonerie. L’impiego loro principale era lo stesso che sempre hanno avuto i
anza dell’uomo come il mezzo più sicuro di mantenere ed accrescere la loro influenza sul nostro sesso; le donne finalmente i
per eccellenza fomentata dagli usi politici per nasconder agli occhi loro il sentimento della propria dipendenza, non potea
mandare le sue illusioni ai secoli futuri. Per altro non mancavan tra loro quei macchiavellisti in amore, i quali noi credev
Se in ogni tempo vi sono stati degli amanti che hanno divinizzate le loro belle, anche in ogni tempo vi sono stati degli sp
o vi sono stati degli spiriti forti che hanno bestemmiato contro alla loro divinità. «Tutto il mondo è fatto come la mia fam
i di Napoli e di Sicilia, molte truppe di Menestrieri, che venivano a loro servigio, cominciarono a farsi conoscere di qua d
ciarono a farsi conoscere di qua dai monti, ove insieme colla maniera loro di poetare e colle prime rozze idee della drammat
a sotto le note che gareggino nell’Antichità con quelli presentati da loro . Molti codici, dove si contengono le poesie loro,
quelli presentati da loro. Molti codici, dove si contengono le poesie loro , vengono citati dagli eruditi, i quali, benché si
rancesi, i quali dicono che l’epoca delle prime poesie composte nella loro lingua volgare (comprendendo sotto questo nome an
to sconosciute ad essi. Gli esempi, che s’adducono non sono tratti da loro , ma dagli Spagnuoli, e quelli non sono anteriori
ompiacevano i saraceni poeti , trattata da questi, niuna allusione a’ loro scritti, alla lor religione, a’ loro costumi. S’u
ta da questi, niuna allusione a’ loro scritti, alla lor religione, a’ loro costumi. S’udivano bensì frequentemente nelle can
ineamenti dell’originale; se le facoltà appartenenti al gusto hanno i loro principi comuni a tuti i popoli e a tutti gli spi
di sembrar fatta dai poeti sopra un unico getto. Gli argomenti delle loro canzoni sono meschini per lo più, né mai s’inalza
ità degna del linguaggio dei numi. Le gesta dei paladini, le lodi del loro poetare, qualche sarcasmo contro ai loro rivali i
ta dei paladini, le lodi del loro poetare, qualche sarcasmo contro ai loro rivali in poesia e l’esposizione poco dilicata de
la verzura delle campagne, e le penne variopinte degli uccelli. Nelle loro egloghe o “pastorelle” v’era, a così dire, stabil
cenda. Il disgusto procurato da cotale uniformità si risentiva fin da loro stessi. Tebaldo Conte di Sciampagna, celebre trov
rché a coloro che non sanno poetare altrimenti.» Un altro difetto dei loro versi era la mancanza d’immagini e di colorito po
d’immagini e di colorito poetico. Per lo più gli amanti esponevano la loro passione alle innamorate in istile di gazzetta, e
gazzetta, e si direbbe quasi che volessero presentare il manuale dei loro sintomi amorosi come i piloti presentano al capit
atica che appassionata; stile, che necessariamente nascer dovea dalla loro foggia di poetar tenzonando, altro non cercandosi
ce espressione della natura. [9] D’un genere non molto diverso era la loro musica. In una canzone composta dall’antico menes
no al canto diverse furono le mutazioni. Da principio si cantavano le loro canzonette a orecchio senza la composizion musica
ir meglio, altrettante parodie del canto ecclesiastico. In moltissime loro canzoni si trova alla fine il primo versetto o la
omposizione furono esse modellate. In seguito alcuni bravi musici fra loro composero a bella posta delle arie profane divers
antate per lo più da una sola voce potevano più a lungo conservare la loro semplicità primitiva. Dico più a lungo e non semp
ani, e de’ grandi e sontuosi regali, onde veniva rimunerata l’abilità loro . I Malatesti di Rimini, gli Scaligeri di Verona,
lero sovente li perseguitò fino a proibire con frequenti scomuniche i loro congressi, o perché temeva che portando gli uomin
si poscia cogl’istrioni, e coi mimi, erano divenuti infami al paro di loro per pubblica scostumatezza. Ma i principi sdegnat
imenti, condannavano talvolta i preti a dover pagare ai giocolieri la loro mercede, il qual abuso fu poi corretto da un Conc
particolar menzione dappoiché il Crescimbeni, il Quadrio, e meglio di loro il Tiraboschi hanno sparsa cotanta luce su quella
tuirono ne’ secoli barbari i monaci e i frati che convocavano a grado loro il popolo, intimavano la guerra e la pace, si met
d’allora non potevano eccitar né l’uno né l’altro per l’indole della loro lingua troppo fiacca per inalzarsi alla sublimità
imità de’ Greci e degli orientali, e per le circostanze altresì della loro nazione troppo divisa perché lo spirito di patrio
resentato nella piazza di Firenze col disegno di voler conciliare fra loro con un’oda i guelfi e i ghibellini, o se un Orfeo
in mano in mezzo agli abitatori della moderna Roma per richiamare al loro spirito le spente idee di libertà e di gloria, il
a seducente e inespribile simpatia, che mille moti diversi ridesta in loro alla presenza d’un amabile oggetto, quella medesi
, ovvero siano canzonette che intuonavano gli amanti per dimostrar la loro passione alle donne amate. Abbiamo l’esempio sul
vera erano soliti gli amanti a piantare in faccia alle finestre delle loro innamorate un piccolo arboscello verde di nuova f
usica per gl’intermezzi di canto e di suono, che si frapponevano alle loro farse o commedie. In alcune di esse ho veduto nel
dai monti massimamente nel perfezionar il contrappunto, che il gusto loro nazionale nella musica italiana trasfusero. [22]
privi di testimonianza così autorevole, si consoleranno nella perdita loro ripensando a tanti altri illustri scrittori suoi
rincipi italiani bramosi d’accrescer lustro e magnificenza alle feste loro si prevalsero a ciò della unione delle tre arti.
occhi nelle pubbliche feste portavano sul principio il carattere dei loro tempi. Consistevano per lo più in cavalcate di co
ensazioni nell’atto che le moltiplica, e la connessione che hanno fra loro tutti gli oggetti del gusto fecero avvertiti gli
dopo avec eseguito un ballo figurato, che rappresentava l’ammirazione loro alla vista d’una principessa cotanto gentile, e d
eo con una truppa di amorini. Tenevano dietro le Grazie, e in mezzo a loro la fede coniugale, ch’elleno presentarono alla pr
ano fuoco ai nastri ed ai veli, onde aveano fregiate le teste. Invece loro ecco sortire Lucrezia, Artemisia, Giuditta, Porci
ope portando nelle mani le palme del pudore che aveano meritate nella loro vita. Dopo averle offerte alla principessa, ed es
otizia, niuna allusione, niun cenno neppur lontano si scorge fatto da loro ai riti, nomi, storia, costumanze, o che che altr
come conoscitori dell’arte drammatica per aver usato il dialogo nelle loro poesie. Dunque ec.» Ma codesti dialoghi poetici s
essoché tutte le nazioni del mondo, che hanno coltivata la poesia; la loro esistenza presso gli arabi non può non pertanto f
bi non può non pertanto formare una ragione esclusiva in favore della loro influenza sui provenzali. IV. «Famose sono le ten
e per via di appuntamento s’incontrarono in Lochabar per vendicare il loro onore, e quello dei rispettivi Capi in una pubbli
i e Latini. La ragione si è, perché sebbene gli arabi adottassero ne’ loro versi la misura e quantità delle sillabe, avevano
uogo, se gli arabi, per confessione del Signor Abbate, adottarono ne’ loro versi la misura e quantità delle sillabe, come fe
Abbate, ciò non vorrebbe dir altro se non che gli arabi badarono ne’ loro versi all’accento di rinforzo, cioè all’acutezza
, cioè all’acutezza e gravità delle sillabe, e ad alternar queste fra loro in diversa foggia, cioè al numero o ritmo; due ci
e andavano in giro per le diverse contrade del regno rappresentando i loro rozzi spettacoli, e che protetti prima dai signor
i non avevano preso a sostenere un sistema, e non aveano adottata per loro cliente letteraria l’araba nazione. Ed ecco i fon
ndice al suo Trattato de Letteratura Runica) egli è impossibile che i loro versi non avessero una tessitura, e una proporzio
osso volume tutto ciò che appartiene agli arabi, e a far conoscere la loro letteratura, si contenta poi quando arriva alla m
to impegno, e che forma uno dei rami più curiosi e più illustri della loro gloria nelle arti di genio) di darci per ogni ist
u questi validissimi e decisivi argomenti, il grandioso sistema della loro influenza sul resto dell’Europa, come se gli euro
ella gamma degli arabi paragonata colla nostra, alla disposizione dei loro intervalli musicali, al numero delle consonanze,
ietà de’ modi, alla differenza e divisione de’ tuoni, alle regole del loro canto, al genere della loro melodia, s’eglino con
za e divisione de’ tuoni, alle regole del loro canto, al genere della loro melodia, s’eglino conoscessero, o no, il nostro c
tà i cantambanchi, stimando una solenne follia versare su tal genia i loro tesori. Ma dove parlo io di cantambanchi chiamati
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 546
istanza al Consiglio di potere per quattro giorni mostrar dovunque le loro doti artistiche con salti e commedie, e prendere
quali si fecer rappresentare a S. M. Imperiale da Antonio di Bolzano, loro interprete, fu pagato un fiorino perchè potessero
forse un attestato ?) e favoriti di quattro fiorini per continuare il loro viaggio. Con data del 10 gennajo del 1551 si perm
najo del 1551 si permise ai commedianti italiani di dare il domani la loro rappresentazione coi ragazzi saltatori e con altr
9 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
ca antica si ritrovava o negli inni, che cantavansi a’ falsi numi ne’ loro templi, o nelle drammatiche rappresentazioni, che
ararsi dai primi cristiani la musica, perché l’uno, e l’altro erano a loro religiosamente vietati, siccome domicili di genti
’essi erano altrettante scuole, ove correva il popolo per imparare la loro religione, e la loro morale. Erano altresì l’albe
te scuole, ove correva il popolo per imparare la loro religione, e la loro morale. Erano altresì l’albergo della dissolutezz
e nota è parimenti la esecrabile costumanza di privar della virilità loro i fanciulli, acciò più agili, e più snelli diveni
to sommesso, e timido senza strepito di strumenti, i quali il disagio loro , e la povertà mal comportavano, e che avrebbero c
la povertà mal comportavano, e che avrebbero col romore il solitario loro ritiro agevolmente scoperto. Attalchè, quando i c
ionali apportò in seguito totale rovina. Que’ popoli frammischiando i loro rozzi idiomi alla purità del latino discorso, alt
ferite cori voci sorde e confuse, non potevano far ispiccare il canto loro in altra maniera, che rinforzando il suono delle
poesia quanto nella musica. Si tolse conseguentemente alle sillabe il loro quantitativo valore, e alla prosodia i suoi piedi
sillabe in ogni verso, e dall’accoppiamento delle desinenze simili da loro chiamate rime, e nuova musica parimenti, la quale
o un coro di mutici romani, che italiani furono detti dall’istitutore loro , come fece anche Leone Secondo, e San Damaso spag
si circa il primato del canto, volendo questi introdurre in Italia la loro rozza maniera di modulare, vantandosi quelli all’
la musica perché seguitavano la scuola di San Gregorio, ed onorando i loro rivali col modesto titolo d’ignoranti, zotici, e
ranti ancora, i quali pronunziavano a caso delle parole non intese da loro senz’altro aiuto che la memoria, né altra regola
enz’altro aiuto che la memoria, né altra regola d’intuonazione che il loro rozzo ed imbarbarito orecchio. Guido Aretino mona
perte delle quali s’ignora l’autore, come già fecero gli Egiziani coi loro Teutes, e col loro Mercurio. Niuno, cred’io, pret
’ignora l’autore, come già fecero gli Egiziani coi loro Teutes, e col loro Mercurio. Niuno, cred’io, pretenderà che mi tratt
retino e dopo lui non servivano ad altro che a segnar colla posizione loro i gradi, e le differenze della intonazione. Tutt’
ce colla diversa figura, che si diè ad esse note, la quale segnava il loro rispettivo valore; dal che ebbero origine la mass
i manoscritti della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore come di cose di già conosciute a’ suoi tem
pregiavansi le opere dell’ingegno, perché neppur si sospettava della loro utilità: dal niun commercio tra popoli confinanti
osi, e poco sicuri, o si chiudevano nella tomba per sempre insiem coi loro inventori, o si giacevano fra l’eterno silenzio d
continuati di questa verità incontrastabile. Però gli spettacoli nel loro nascere, ovunque si formano dipersè, e non per pu
adonna di Puy e tali altri santuari, cominciarono i primi nel ritorno loro a farsi sentire or soli, or molti insieme cantand
furono insiem sacerdoti, e che eglino medesimi recitavano al popolo i loro componimenti, il qual costume durò sul teatro cos
cre avessero presso a noi lo splendore e la durata ch’ebbero presso a loro quelle dei Greci. Di ciò due ne veggo esser state
uesta, tenne dietro anche quella della morale. Giunsero non pochi fra loro a scordarsi, che la simonia, la venere sciolta e
omini. Da tanti errori le belle arti ritraevano gran vantaggio per la loro perfezione, e progressi: merito assai tristo per
e: mentre le leggi politiche si sforzavano di riparare colla saviezza loro ai danni cagionati dalla religione: mentre la fil
benza di presiedere alle canzoni. Ove le passioni avevano in cielo la loro difesa, e le arti il loro modello, ben si vede qu
anzoni. Ove le passioni avevano in cielo la loro difesa, e le arti il loro modello, ben si vede qual entusiasmo dovea accend
gli uomini: anzi, ponendo mente alle assurdità e ai vizi attribuiti a loro dai poeti , chiunque avea fior di senno dovea pre
a del suo esposta sulle scene. Gli spettatori non vedevano tra essa e loro quella distanza infinita, la quale, togliendo ogn
le imitazione. Sapevano essi dalla pubblica tradizione, che la natura loro non liberava gli dei né i Semidei dagli affetti p
gitata e sconvolta, cosicché potevano prender interesse nelle vicende loro , come noi lo prendiamo nelle sciagure di Zenobia,
e qual conto facessero degli dei tanto il poeta, che metteva in bocca loro simili oscenità, quanto il popolo, che ne applaud
, le belle arti, la politica e la religione erano talmente legati fra loro , e, per così dire, innestati, che non poteva alcu
posata e ragionatrice ne istituissero le difese. Si può credere che i loro argomenti erano egualmente sensati che la loro ca
. Si può credere che i loro argomenti erano egualmente sensati che la loro causa. Un Francese dottore in teologia giunse a s
Gedeone, altercando insieme per sapere chi fosse il più bravo fra di loro . Sopragiugne Sansone con una gran mascella scarna
rassero senza la menoma idea di buon gusto, ond’è che ricercavansi da loro le parole più barbare, s’usavano i metri più esot
10 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
ritenevano de’ barbarici costumi degli antichi Longobardi, e che ne’ loro costumi e linguaggio compariva molto della pulizi
poco prezzo, leggendosi nelle Cronache di Verona, che delle 200 date loro da uno Scaligero per le sue nozze, la minore cost
elle moderne lingue volgari, si distinguevano con varj nomi secondo i loro varj mestieri, in Troubadores, cioè trovatori, co
orneamenti ecc., non mancavano di venirvi in folla per dar saggio del loro valore, e farsi gran nome. V. il Sig. De la Curne
ssima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati da i capi delle loro nazioni e tribù a cariche assai ragguardevoli; pe
i delle loro nazioni e tribù a cariche assai ragguardevoli; perchè la loro arte riguardavasi da’ nazionali come qualche cosa
oro arte riguardavasi da’ nazionali come qualche cosa di divino, e la loro persona come sacra. I Bardi, per quanto ricavasi
conservavano per mezzo della tradizione tutte le poesie composte da’ loro predecessori, e di continuo coltivavano la memori
attendo con entusiasmo l’arpa; e fu Eduardo I talmente persuaso della loro potente influenza su di essi, che avendo fatta la
cisi. In tempo di pace ordinariamente cantavano l’ eroiche azioni de’ loro guerrieri per tramandarle a’ posteri; e per ciò T
disse de’ Germani, che altra storia essi non aveano che i canti de i loro Poeti; e i Bardi furono energicamente chiamati da
mente chiamati da Ossian i Re della fama. Gli Scaldi accompagnavano i loro Re ancora ne’ combattimenti, e nelle corti, e per
elle corti, e per incitarli a marziali ed onorate imprese cantavano i loro versi chiamati runici, e i loro cantici appellati
rziali ed onorate imprese cantavano i loro versi chiamati runici, e i loro cantici appellati wises, de’ quali serbasi una gr
on senno le arti tutte e gli artefici? La Francia e l’Inghilterra per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono di quest
rmonica tempera, e per la delicatezza de’ sensi, per la proprietà del loro temperamento, per la massima parte melancolico se
, e sentenziar di quelle cose, ch’essi ignorano, o che non sono della loro competenza! Non hanno meritato lo studio dell’alt
tanti argomenti nuovi di drammi Italiani, da cui gli Oltramontani nei loro drammi di simile argomento hanno spesse fiate tra
secolo, se non per altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro lingua che a que’ tempi rifioriva? Eppur il sig.
11 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
ccenti, trovano pure il segreto di farsi intendere a meraviglia dalle loro nutrici, e l’educazion ragionata, onde sono capac
posto, e che dalla usanza appunto di parlar agli occhi acquistaron le loro espressioni un carattere di forza, cui tenterebbe
e di muover la guerra a que’ popoli, si vede comparir avanti da parte loro un araldo che gli appresenta una rana, un topo, u
avore dall’aringa d’Iperide abbastanza commossi, s’inginocchia avanti loro , si straccia i veli che le ricoprivano il seno, o
avanti loro, si straccia i veli che le ricoprivano il seno, offre ai loro sguardi una candidezza abbagliante, e per la muta
icurgo; che la vita frugale e laboriosa, il costume puro e severo, la loro naturale robustezza d’animo erano qualità e circo
o erano i Greci ai piaceri dello spirito oltre l’applicazione che sul loro esempio fecero della danza propriamente detta ad
mpressione fecero su i Romani, e sì pericolosa influenza ebbero sulla loro libertà e su i loro costumi. L’Abate Du Bos 163,
i Romani, e sì pericolosa influenza ebbero sulla loro libertà e su i loro costumi. L’Abate Du Bos 163, il Caliacchi 164, e
icato, il quale, essendo dagli spettatori facilmente compreso, faccia loro nascer tosto in mente l’immagine della cosa che v
ce, e nell’atteggiamento167. Il saperli afferrare e il combinarli fra loro , formando una serie ragionata, è quello che costi
perspicue e scelte. L’aggiustatezza richiede che si dia alle cose il loro genuino colore senz’alterarle per eccesso o per d
sione con quelle mosse inaspettate e decisive così atte a produrre il loro effetto, e che sono il frutto più pregiato dello
guibile forse per poco tempo e mentre gli spettacoli erano sul nascer loro non poteva continuarsi allorché divennero essi pi
re d’illusione, soffrono però mal volentieri di dover assoggettare la loro imaginazione ad un altro, il quale sia in contrad
na voce nascosta dietro alle scene spiegasse cantando l’argomento del loro ballo. Una siffatta idea è non meno stravagante a
rtani usavano d’un certo ballo particolare nell’atto d’azzuffarsi coi loro nemici in battaglia, non disdirebbe punto ad un p
o in parti independenti, le quali non producono l’effetto perché vien loro impedito lo scambievole rapporto. Se sarebbe cosa
gli occhi? I Greci, dai quali gl’Italiani si vantano d’aver tratto il loro spettacolo, cosiffatto abuso mai non conobbero. L
ver tratto il loro spettacolo, cosiffatto abuso mai non conobbero. Le loro azioni drammatiche formavano un tutto non mai int
on mai interrotto dal principio sino alla fine, e persino ignota fu a loro la divisione delle tragedie in iscene oin atti, n
. Ballavano essi, egli è vero, nella tragedia e nella commedia, ma il loro ballo era innestato col componimento, come lo era
n mischiare la pantomima colle azioni musicali. Erano queste presso a loro due cose affatto separate, e se ad imitazione dei
lla bocca ecc. A questi s’accostò il buon Jason, e feceli arare posto loro il giogo, e l’aratro, e poi seminò i denti del dr
che certo parevano vive, e sopra esse cavalcavano due amorini con le loro facelle accese in mano, e gli archi, e turcassi a
nanzi al carro poi quattro amorini, e dietro quattro altri pur con le loro facelle accese al medesimo modo, ballando una mor
sia finto cosa simile al vero; e tutti questi uccelli ballavano ancor loro un brando, con tanta grazia quanto sia possibile
a dice: «Onde a questi tempi in Francia sogliono rappresentare quelle loro farse mute ove solamente coi gesti senza una mini
o escludersi dalla gloria che giustamente ad essi appartiene. Tre fra loro seppero acquistarsi un gran nome anche fra le naz
ia, la Spagna, l’Italia, la Germania e la Grecia, le quali avevano al loro seguito la Loira, il Guadalquivir, il Reno, il Te
ll’Europa aveva tre paggi caratterizzati cogli abiti delle respettive loro provincie. La Francia menava seco un basso Breton
onetta, a ciascuna scena delle quali si ballava in diversa foggia. La loro musica non meno che la loro cadenza consisteva in
le quali si ballava in diversa foggia. La loro musica non meno che la loro cadenza consisteva in una serie di note lunghe le
aceva pensare agli spettatori tutt’altro che quello che s’offeriva ai loro sguardi, un linguaggio de’ gesti così oscuro che
sto andava in rovina. Per fortuna dell’arte Lulli non badò punto alle loro declamazioni, e seguitò l’intrapresa riforma cont
i personaggi rappresentati l’atteggiamento e le mosse che convenivano loro , e si vide Plutone per la prima volta conservar d
distinti nell’arte di menar carole cominciarono anch’essi a variar le loro danze, come variavano altresì le arie negli strum
pidezze, e le novelle galanti. Questi personaggi fecero per ordine le loro sortite, dopo le quali comparve il tempo, che man
si prevalsero tosto della scoperta rendendola in tal guisa propria di loro che parve affatto francese all’altre nazioni. Con
più nelle operazioni degli artefici, se vedrò che le linee tirate da loro invece di tendere ad un centro comune gli sono an
tegnosi, e lontani da quello sfogo spontaneo onde traggono i gesti la loro espressione; dovechè nella seconda la più rozza,
ne imitate più spensierate e più schiette, fa sì che s’abbandonino al loro istinto con minore ritegno secondando più liberam
stinto con minore ritegno secondando più liberamente gl’impulsi della loro sensibilità. [36] A siffatta scarsezza nella mate
mezzi proporzionati esporre agli occhi la legatura degli oggetti fra loro , né il risalto che acquistano dalla riflessione,
ra Clelia ed Orazio, al castello di Langres tra Eponnina e Sabino coi loro figliuoli, compagnia non per tanto di cui non pot
alli dove si fanno gambettare gli esseri meno a proposito traendo dal loro ritiro i solitari e penitenti bramini, e persin d
I marinari sbarcano, adocchiano l’incaute danzatrici, e divisano fra loro di rapirle. Quella ch’era arrivata l’ultima fa de
pugna vengono ad un accomodamento, i cui patti sono di dividersi fra loro l’amabil preda. Benché le greche si mostrino paur
a. Benché le greche si mostrino paurose non mancano di significare la loro paura cogli stessi salti, e coi passi medesimi co
asciano ammansare dai rapitori, mangiano, beono, e si trastullano con loro , escono mezzo ubbriache dalla grotta, intrecciano
statisi questi inseguiscono il pargoletto, che s’invola frettoloso ai loro sguardi. Tornate in iscena le danzatrici lo cerca
lto popolo sembra congratularsi a forza di salti colle danzatrici del loro fortunato ritorno. [39] Ho cercato di mettere sot
o più da essi pressocchè inoperosi e negletti. Non così la intende il loro capiscuola Noverre, il quale nella decima delle s
la decima delle sue lettere assai chiaramente e distintamente intuona loro all’orecchio: «Se vogliamo approssimare l’arte no
e non se dal‌l’aver voluto i musici primeggiare colla sveltezza della loro voce o de’ loro strumenti senza curarsi punto del
ver voluto i musici primeggiare colla sveltezza della loro voce o de’ loro strumenti senza curarsi punto della subordinazion
comune, così il volerne ora i ballerini far pompa dell’agilità della loro persona e della destrezza delle loro gambe (nel c
ini far pompa dell’agilità della loro persona e della destrezza delle loro gambe (nel che non può negarsi che molti e bravi
ano costretti parte per impossibilità, e parte per ignoranza a dar ai loro atteggiamenti un significato così strano, così ca
vive». [44] Questo complesso di cause che producono quasi sempre il loro effetto, siccome rende ragione del trasporto che
sa) il volgo, dico, è quello che regola gli spettacoli, e della sorte loro imperiosamente decide. Serve per tutt’altrove, ma
ricercarlo e che amano la diversità nei piaceri perché si confà colla loro intolleranza, l’esiliare affatto la pantomima dal
io l’usanza, ma io ho avvezzato tanto i miei lettori a non regolare i loro giudizi sull’esempio di essa, che un’autorità di
mpio di essa, che un’autorità di più non avrebbe oramai a generare in loro un effetto diverso da quello che una scomunica de
la toleranza, la fuga de’ piaceri, e l’amore della fatica affinchè il loro consorzio non ispirasse agli uomini la pigrizia,
dovute cau-tele era lo stesso che rintuzzare in non piccola parte la loro attività, e che però la totale nudità delle donze
a modestia di tante nostre civette, le quali non velano una parte del loro corpo se non per rendere più seducente l’altra ch
andonar lo spettacolo subito che cominciava la cantilena. I poeti dal loro canto non potendo scuoter il giogo si vendicavano
he gli uomini giudicano degli oggetti a misura delle disposizioni del loro spirito, e che tutti più o meno rassomigliamo a q
dunque non ismentisce se stesso qualora gli fa venire alle prese con loro , né gli spettatori hanno occasione di ributtarsen
ati preparati prima a questa credenza dall’ipotesi mitologica offerta loro sin d’avanti. Ma da quale ipotesi, opinione, o cr
12 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
me in altri tempi musici, poeti e filosofi insieme, il costume che dà loro la preferenza sarebbe non solo commendabile, ma n
ipalmente l’essenza dell’opera, e perciò ne’ recitativi ponevano ogni loro studio i compositori; sebbene il cattivo gusto al
arono a far un uso più frequente delle arie, o strofette liriche, nei loro drammi, della quale usanza invaghiti i maestri do
trovandosi con siffatto metodo liberi della fatica che doveva costar loro la verità e i tuoni più vicini al discorso natura
plicarono a coltivar principalmente le arie, dove potevano spaziare a loro talento mostrando tutte le delicatezze dell’arte,
antanti; imperocché accomodandosi questi ad un sistema che proccurava loro l’occasione di sfoggiare nel canto più raffinato
Giaghi della superiorità che gli Europei si vantano d’avere sopra di loro . Parlo del privar che si fa spietatamente delle s
rilità tanti esseri men colpevoli che infelici, non per sigillare col loro sangue la verità della nostra augusta religione c
onori e ricchezze favoreggiano un abuso cotanto infame, a rivolgere i loro tesori e la protezione loro ad altri usi meno dis
no un abuso cotanto infame, a rivolgere i loro tesori e la protezione loro ad altri usi meno disonoranti per la ragione, e m
iosi alla umana spezie. Farei arrossire i filosofi, che impiegando le loro ricerche in oggetti inutili, o facendo servire l’
un pregiudizio che non può far a meno, che non la offenda, e metterei loro sotto gli occhi l’esempio del Pontefice Clemente 
se più generale renderebbe affatto inutile sulla terra l’impero delle loro attrattive, e persin la loro tanto da noi pregiat
fatto inutile sulla terra l’impero delle loro attrattive, e persin la loro tanto da noi pregiata esistenza140. [3] Ma poiché
uello che apparisce a prima vista, e che risulta immediatamente dalla loro figura e costituzione fisica, la quale li rende i
umana spezie? Fra la dolce e vigorosa fierezza d’Achille col languido loro atteggiamento? Fra lo sguardo decisivo e celeste
iamento? Fra lo sguardo decisivo e celeste di Marte o di Apolline col loro volger d’occhio effeminato e cascante? Come potra
quasi tutti gli altri cantori. Occupati solo del gorgheggiare, pare a loro che l’azione e il gesto non ci abbiano a entrare
osì si veggono sovente muover le labbia, s’ode la soave armonia delle loro voci come si sentiva risuonar nell’antica Menfi l
ettesse per retaggio dal maestro al discepolo, così vedrete usarsi da loro in ogni e qualunque circostanza certe maniere di
io che ci mettono su tali cose, e nelle false idee che si formano del loro mestiero, non sapendo, o non volendo sapere, che
rtamente di merito fra le mani de’ presenti cantori ridotti per colpa loro a servir d’intermezzo ai ballerini, che avendo us
contenti di aver grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più delle volte noiose, lasciano il peso
] E pazienza s’eglino almeno avessero imparati gli elementi dell’arte loro e cantassero come va fatto, ma per disgrazia nost
ale sarà, cred’io, non inutile affatto ai signori virtuosi, se pur la loro ignoranza o la vanità o i pregiudizi che partecip
vanità o i pregiudizi che partecipano dell’una e dell’altra, lasciano loro tanto di modestia e di buona fede quanto basta pe
non essendo altro che il linguaggio naturale delle passioni nei vari loro caratteri, è quello che serve di fondamento alla
ia precisione e giustezza. Le tre cose accennate sono così legate fra loro e così essenziali nel melodramma che ove mancasse
i che niuna immagine, niuna idea presenterebbe allo spirito. Ma se la loro azione è necessaria nel melodramma, non è necessa
unirla colle parole affinchè queste non perdano totalmente l’effetto loro . Quindi la natural divisione della poesia musical
onata messa di voce, con portamento giusto, serbando religiosamente i loro diritti alla poesia e alla lingua, prendendo dall
finora dai musici intorno all’uso di cotali ornamenti, trovandosi fra loro chi vorrebbeli esclusi affatto dal canto come cos
ve, quando, e come deve usar il musico degli ornati per conciliar fra loro i due estremi difficili, di emendar cioè coll’art
utta e intiera fissarsi sul tale oggetto, e dall’altra cuoprono colla loro pompa alcune bellezze naturali di esso onde resta
stanza in principio, fa d’uopo riserbar i fiori per quel tempo ove la loro attenzione comincia ad illanguidire. [27] Quarta.
8] Quinta. Né meno in quella spezie di affetti che ricavano il pregio loro maggiore dalla semplicità con cui si sentono, e d
lle orazioni piuttosto che i fanciulli sogliono cinguettare presso al loro babbo. Ora adoperano una cantilena perpetua che a
e non si capirebbe punto la relazione fra le parole né il significato loro se non venisse in aiuto il libretto per far ciò c
e di giudicare e di sentire, la moltiplicità dei confronti, la lingua loro piena di dolcezza e di melodia, la sveltezza e ag
in esecuzione da parecchi cantori viventi, abilità ch’io riconosco in loro e la quale tanto più volontieri confesso quanto p
orto pei cani o pei cavalli maggiore talvolta di quella che hanno pe’ loro simili, o il frequente e piacevole conversar coi
simili, o il frequente e piacevole conversar coi buffoni non lasciano loro né il tempo necessario ad istruirsi, né l’abitudi
ssario ad istruirsi, né l’abitudine di riflettere, sebbene non tolgan loro per lo più la prosunzione di decidere. Volgo è la
i urbani o domestici, o lo studio ad altre cose rivolto non concedono loro l’agio d’attendere a così delizioso pascolo della
gliati e malinconici che stampano su tutti gli oggetti l’impronta del loro carattere, e che fatti per abitar piuttosto il mo
giudicare direttamente. E questi assai lontani dall’incoraggiare coi loro applausi i pregiudizi dominanti sono anzi della m
meccanici dell’amore si riducono pressocchè al nulla qualora manchino loro l’influenza della immaginazione, o l’energia del
il deposito della bellezza musicale; asserzione, che vien provata da loro esagerando i pregi di questo brillante spettacolo
ali ecc. [60] Dirò soltanto che la varietà delle opinioni e il rapido loro cangiamento nasce dal principio medesimo che fece
ad eccitar una determinata passione, ma a piacere all’orecchio colla loro varietà e successione. Quindi non è da maraviglia
non può a meno di non travvisarle a segno che più non si riconosca la loro origine. Quindi a molti in Francia è venuta in pe
rovandosi tutti lontani dal retto sentiero, la maggior grazia che può loro farsi è quella di giudicarli per approssimazione.
n è di mia competenza il decidere, ma se le descrizioni fattemi della loro maniera di cantare non sono state alterate, se le
degli orientali per assicurarsi con questo mezzo della fedeltà delle loro donne, cui l’influenza del clima e il potere dei
uperiorità rispetto agli altri) sono tutti motivi erronei bensì nella loro applicazione, ma plausibili nel loro principio. M
tutti motivi erronei bensì nella loro applicazione, ma plausibili nel loro principio. Ma noi? Noi, che vantiamo ragionevolez
eminiscenza o sulla fantasia degli ascoltanti agisce unicamente sulla loro macchina, quindi le piacevoli sensazioni eccitate
ma niuna fra le belle arti merita questo titolo; giacché non v’h tra loro alcuna che non tralasci o non aggiunga qualche co
torno all’economia degli antichi teatri, e la natura intrinseca della loro musica. Due cose sembrano incontrastabili attesa
prosa semplice, così da ciò che, secondo gli Antichi, si cantasse il loro recitativo, niun lume si può cavare per decidere
arlare comune, e Dionigi d’Alicarnasso ci assicura che nel linguaggio loro ordinario gli alzamenti e gli abbassamenti della
do dell’esercitarsi che facevano i recitanti della tragedia nell’arte loro , adopera la parola “declamitant”. Apuleio (Florid
tragedie. Essi sortivano alla scena con una gran maschera che copriva loro la testa, la quale era chiusa da per tutto se non
lirica, e qualche volta vi concorrevano anche gli autori a provare i loro componimenti prima d’esporli al pubblico giudizio
e volte Eschilo ed Euripide, Filemone e Menandro. Che questo fosse il loro uso cel dimostra oltre l’autorità di Plutarco nel
ccettuati i senatori e qualche altra famiglia distinta che avevano il loro posto più vicino alla orchestra, né si chiudeva q
un canto delicato e gentile. III. Rispetto ai cori pare bensì che la loro melopea avesse i caratteri del vero canto: I. Per
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 228
quelli d’oggidì. Stavano molti giorni in viaggio, accompagnati dalle loro famiglie, e dovean provvedere da sè al loro mante
aggio, accompagnati dalle loro famiglie, e dovean provvedere da sè al loro mantenimento : la Corte pensava alle spese di tra
kowsky, proprio quando arrivarono i comici italiani a Dresda, accordò loro ogni suo favore, accogliendo di quando in quando
uando in quando istanze per sussidj ; ma ciò non bastava a procacciar loro una vita tranquilla…. Alcuni poterono a stento ri
14 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo I. Origine della poesia drammatica. » pp. 2-7
ca da Pekin al Messico, ancorché i popoli non abbiansi partecipate le loro scoperte. E’ noto dalla storia che le nazioni in
tutte le nazioni allorché vi brillano i raggi della coltura, inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche, e le maes
a’ dotti li conduce ad attribuire alla propria nazione, o a quella da loro più studiata, tutte le arti e invenzioni seminate
e etimologica, in un monumento ambiguo, in un paralogismo, ciascun di loro ha creduto di veder prima che altrove, nelle anti
, perché gli organi che servono all’espulsione della voce, facilitano loro l’imitazione di quelli della propria specie che s
mo e facciamo. Perché ungonsi di grasso i cafri? Perché ungevansene i loro padri. Perché fumano ancor tenere le fanciulle de
ncor tenere le fanciulle dell’Andalusia, e di Lima? Perché imitano le loro madri. Se furono sì molli i sibariti, magnifici e
onale, neppur tutti i piccioli continenti italiani si conoscevano tra loro ? Il nome (non che altra cosa de’ greci) il nome d
erenza alcuna, l’armata romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non avevano (al dir di Floro lib. I. cap. 
15 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-11
ca da Pekin al Messico, ancorchè i popoli non abbiansi partecipate le loro scoperte. É noto dalla storia che le nazioni in s
i, i Moscoviti. Ma una vanità comune a tutte le nazioni culte inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche e le maest
, perchè gli organi che servono al l’espulsione della voce facilitano loro l’imitazione di quelli della propria specie, i qu
iosi. Veggiamo e facciamo. Perchè ungonsi di grasso i Cafri? perchè i loro padri se ne ungevano. Perchè fumano ancor tenere
ncor tenere le fanciulle del l’Andalusia e di Lima? perchè imitano le loro madri. Se furono molli i Sibariti nella loro corr
Lima? perchè imitano le loro madri. Se furono molli i Sibariti nella loro corruzione, magnifici e ghiottoni i Colofonii, tr
tutti l’occulta forza del l’esempio domestico che più di ogni altro è loro vicino. A chi attribuiremo la prima invenzione de
nale, neppure tutti i piccioli continenti Italiani si conoscevano tra loro ? Il nome (non che altra cosa de’ Greci) il nome d
oltraggiarono l’armata Romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non aveano, al dir di Floro a, piena notiz
16 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO PRIMO. Origine della Poesia Drammatica. » pp. 2-9
ca da Pekin al Messico, ancorchè i popoli non abbiansi partecipate le loro scoperte. È noto dalla storia che le nazioni in s
i, i Moscoviti. Ma una vanità comune a tutte le nazioni culte inspira loro l’ambizione di credersi le più antiche e le maest
rale conduce i dotti ad attribuire alla propria nazione o a quella da loro più studiata tutte le arti e invenzioni quà e là
, perchè gli organi che servono all’espulsione della voce, facilitano loro l’imitazione di quelli della propria specie i qua
osi. Veggiamo, e facciamo. Perchè ungonsi di grasso i Cafri? perchè i loro padri se ne ungevano. Perchè fumano ancor tenere
ancor tenere le fanciulle dell’Andalusia o di Lima? perchè imitano le loro madri. Se furono molli i Sibariti, magnifici e gh
tutti l’occulta forza dell’esempio domestico che più di ogni altro è loro vicino. A chi attribuiremo la prima invenzione de
nale, neppure tutti i piccioli continenti Italiani si conoscevano tra loro ? Il nome (non che altra cosa de’ Greci) il nome d
oltraggiarono l’armata Romana che navigava a forza di remi avanti la loro città, non avevano, al dir di Floro15, piena noti
17 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulietea. » pp. 42-43
di declamazione e di danza; benchè noi eravamo pochissimo versati nel loro idioma, e perciò incapaci di comprenderne l’argom
nsi per involarlo: i servi si studiavano di custodirlo e salvarlo da’ loro tentativi. Si addormentavano poi i bruni intorno
e’ piedi sollevavano leggermente gli addormentati arghi, e toglievano loro il paniere. Svegliavansi i servi, avvedevansi del
o. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro pas-de-deux i ballerini Europei hanno a sazietà r
18 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
consistono nel distrugger i sentimenti della natura per inalzar sulle loro rovine l’idolo dell’opinione, nel ridurre ogni af
quell’uso appunto, che sogliono fare delle altre cose. Come la regola loro di pensare e di vivere non è il sentimento ma l’u
focle e di Menandro. Uditori altrettanto incomodi per l’indiscretezza loro quanto giudici infelici pel niun discernimento re
bili al mantenimento d’un teatro non rendesse necessaria la frequenza loro , come la necessità di far numero in un’armata cos
mero delle citazioni, e il merito degli autori secondo i secoli della loro nascita, giudicano a un dippresso dell’arte dramm
zza di colorito, altro egli non potè sentire giammai che le spine. Il loro studio consiste nel verificar appuntino le date,
a forte de’ caratteri, il linguaggio fine delle passioni, tutto è per loro come se non esistesse. Se per disavventura delle
ere s’affibbiano essi la giornea d’Aristarco per giudicare, l’impegno loro si riduce ad accozzar con freddissima logica una
’esempio e dall’autorità degli antichi mal intesi e peggio gustati da loro per misurar poscia su quelli come sul letto di Pr
grafia antica, e nella Iliade l’armatura dei Greci, o la figura delle loro fibbie, seppur le avevano. Se ragionasi di teatro
il merito degli autori subalterni secondo più o meno s’avvicinano al loro esemplare, e getta dentro a’ gorghi di Lete i ped
o ai principi a fine di rintracciar meglio l’origine della perfezione loro , o del loro decadimento. In una parola si ricerca
i a fine di rintracciar meglio l’origine della perfezione loro, o del loro decadimento. In una parola si ricerca che sia eru
suo intrinseco valore l’autorità di cert’uni, che opprimono col nome loro i lettori creduli ed infingardi. Ma presto m’avvi
, i quali veggendo le altrui fatiche esser un tacito rimprovero della loro dappocaggine, si sforzano di consolar il loro amo
tacito rimprovero della loro dappocaggine, si sforzano di consolar il loro amor proprio dispregiandole essi stessi, e cercan
punto a que’ satiri che ci descrive Claudiano, i quali esclusi per la loro petulanza e schifezza dal soggiorno delle grazie,
caso rimangano essi anticipatamente avvisati, che non ho scritto per loro , e che la mia divisa per cotal genia di lettori s
i il mio oggetto) e se i maestri dell’arte non le trovassero degne di loro , potranno, esse almeno divenir opportune ai giova
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
Fiorinetta su tutti gli altri, per quanto sfoggio essi facciano delle loro ricchezze ; e tra' suoi Scenarj cinque ve n’ha in
scandalosissimi, e lodati da tanti illustri uomini non già pel merito loro , ma per la loro invenzione. Andreini poi spiega i
e lodati da tanti illustri uomini non già pel merito loro, ma per la loro invenzione. Andreini poi spiega il perchè della p
re il soggetto solo ; ma di esplicare i personaggi coi nomi e qualità loro , l’argomento della favola, il luogo ove si recita
farli di quei benefizij che i Principi grandi sanno et possono fare a loro cari servi.ri, ho cercato col tener questa compag
è solito de Comedianti. Et io gli lasciavo (come si dice) cuocere nel loro grasso, ma venuta la quaresima, che le minestre s
questo affare ma che gli farei sapere quanto mi pareva bene per utile loro et il mio desiderio, mi tornorno tutti a dire, co
nti più tosto harebbono eletto di andare dispersi, perchè vedevono la loro manifesta rovina, mentre si disunissero et dovend
S. alla libera vedendo in quel che consiste e da quel che depende la loro risoluzione, non ho saputo, ne anche voluto (per
me povero Cav.re di spada et cappa non ho il modo a dare a ciascun di loro 500 scudi per ciascuno, il vitto e'l vestire per
re a ciascun di loro 500 scudi per ciascuno, il vitto e'l vestire per loro e per le loro famiglie per tutto l’anno, come ogn
i loro 500 scudi per ciascuno, il vitto e'l vestire per loro e per le loro famiglie per tutto l’anno, come ogni uno di loro
re per loro e per le loro famiglie per tutto l’anno, come ogni uno di loro quest’ anno s’è guadagnato, che prima che scriver
e ? Che carità christiana harei havuta verso questi poveri huomini et loro famiglie ? Che atto di cortesia o di gratitudine
no obbedito al cenno, se io gli havessi rovinati et sprofondati, come loro tengono d’ essere quando saranno disuniti ? Sig.r
sempre, che per qual si voglia accidente si disunischino, ogni uno di loro farà quel ch' io vorrò. V. S. vede ch' io non ho
t d’impero, talchè questi poveri huomini usi a una fratellanza fra di loro , mai si ridurrebbon con essi in una servitù pacif
20 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
olo non hanno fra noi quella relazione e congegnamento totale che fra loro avean messi la lunga usanza di molti secoli e lo
ì con ragione esiger da essi che non isformino quella di cui lo stato loro presente le rende capaci. Colpa è di loro la niun
mino quella di cui lo stato loro presente le rende capaci. Colpa è di loro la niuna rassomiglianza che ravvisa lo spettatore
oveva imitarsi, e le belle arti che promettono d’imitarla. Colpa è di loro lo sconcerto e disunione che regna nel tutto, e g
nno preso piede in ciascuno di questi rami in particolare. Colpa è di loro la mancanza d’illusione e di verosimile che vi tr
non conoscono, e nella profonda meditazione di cui sono incapaci, la loro invenzione ad altro non si riduce che ad uno stil
che ad uno stile capriccioso, ad un falso raffinamento che lusinga la loro vanità, e che rovina intieramente la musica. [4]
iene piuttosto agli strumenti, i quali pella varietà e configurazione loro diversa onde capaci riescono di combinazioni più
ll’atto di profferire colla bocca il fatale decreto gli strumenti coi loro suoni non altro spiranti che tenerezza ci faranno
revemente. La prima si è la difficoltà che apparisce nel combinar fra loro tante parti diverse subordinandole in maniera che
n muovimento che s’accordi col numero e colla natura delle vibrazioni loro , il risultato del suono sarà più vigoroso, perché
ali, veggendo dalle ingiurie del tempo sfrondarsi a poco a poco sulle loro guancie le fresche rose e vivaci che rallumavano
za de’ voluttuosi atteggiamenti un riparo al successivo mancare delle loro attrattive. [15] La terza è quella smania d’intro
musicali piaceri. Ma, s’avessero eglino ricavati i principi dell’arte loro non da una sciocca e ridicola usanza, ma dagl’int
he opportuna a sedar il confuso mormorio degli uditori, a svegliar la loro attenzione, e a preparar gli animi al silenzio ed
colla dovuta accuratezza lo scambievole rapporto degli strumenti fra loro , e colla natura dell’oggetto cui devono rappresen
, ma essendo intermedie tra quelli e questo, servirebbero ad unir fra loro con una certa continuità i suoni diversi, e sareb
nti or s’affretti sconciamente la pronunzia, che le parole perdano il loro effetto, e che non vi si scorga punto quella pere
carte musicali si troverà che rare volte si conserva in essi il vero loro carattere, ch’è quello d’essere una cosa di mezzo
per formar una idea complessa; debbonsi in tal guisa subordinare fra loro i suoni, che l’unione dell’uno non nuoca punto an
capo solito a mettersi nel fine delle arie. Senza l’abitudine che fa loro chiuder gli occhi su tante improprietà, gl’Italia
risponderà (e a che non rispondono i maestri?) che la colpa non è di loro , ma degli ascoltanti che chiedono con furore la r
h’essi un’udienza da contentare, ma cotale assurdità non si trova ne’ loro grammi, la quale era riserbata alla svogliatezza,
o in ciascun vocabolo occasione di fermarsi a dar mostra dell’abilità loro con cose affatto disparate, o almeno estranee al
on siffatte anticaglie, che sono (quasi direi) venute a nausea per la loro frequenza. Anfossi, che pur non è fra cotesto vol
so nelle parole. Queste due cose hanno una così stretta relazione fra loro che la musica fatta sulle parole d’un’aria non po
aniera lo spirito delle parole che chiunque volesse o cambiar le arie loro o accomodar il motivo, gli accompagnamenti e l’es
sione totale ad un’altra poesia non farebbe che distrugger affatto la loro verità musicale. E questo è appunto il segno più
loro verità musicale. E questo è appunto il segno più decisivo della loro eccellenza. [41] Ma i moderni compositori hanno n
consista l’espressione poetica? Basta gettar uno sguardo sulle carte loro per chiarirsene ad evidenza di tutto il contrario
Lo stesso motivo che serve di fondamento ad un’aria d’amore viene da loro impiegato per significare la benivolenza, la divo
are la benivolenza, la divozione, la pietà e l’amicizia, passioni fra loro cotanto differenti. Il sospetto crudele, l’agitaz
e altresì la facilità che trovano i moderni compositori di cambiar le loro composizioni adattandole a cento sentimenti diver
ttamente l’orecchio. Hanno essi delle cose eccellenti in dettaglio, i loro diversi stili abbondano di tratti vivi, animati e
biscrome anzi che quella della vera eloquenza musicale. Non s’insegna loro la rettorica dell’arte, quella cioè che sollevand
no tralasciare e in quali occasioni debbano adoperarsi. Non s’insegna loro la fisica propria del mestiere che consisterebbe
oltissimo alla perfezione e maggior finezza dell’arte. Non s’insegnan loro quei rami di filosofia applicabili all’uffizio de
scienza dell’uomo sensibile, la cognizione delle umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e varietà dei loro movimenti se
zione delle umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e varietà dei loro movimenti secondo i rispettivi caratteri e le sit
gono a bene osservarsi uno sguardo più esperimentato. Non s’istillano loro i principi di quella erudizione che tanto è neces
rota. Di queste ed altre cose appartenenti più da vicino alla scienza loro sono così all’oscuro la maggior parte dei moderni
ca della musica nel nostro secolo, sono nomi egualmente sconosciuti a loro che al gran Lama del Tibet, o ai Telapoini del Si
imi hanno i lumi sufficienti a conoscere i pregiudizi e gli abusi del loro mestiere, o conoscendoli, la buona fede di confes
tiere, o conoscendoli, la buona fede di confessarli. Pare che l’anima loro non esista fuorché nei tasti del cembalo, che la
are che l’anima loro non esista fuorché nei tasti del cembalo, che la loro esistenza tutta si raduni sulle punte dei diti, e
che gli spartiti siano la carta geografica dove si comprende tutto il loro universo scientifico. Se si dovesse cercare un em
oni intellettuali dell’umano spirito hanno così stretta relazione fra loro che non può farsi gran via in una scienza o facol
perta e sotto libero cielo, non ponno fiorire colà dove i coltivatori loro le prendono per un mestiero che debbe unicamente
prendono per un mestiero che debbe unicamente servire di stromento al loro guadagno; egli fa d’uopo confessare, che la music
anno contribuito a viziar il gusto del pubblico, anche il pubblico ha loro non poche volte fatto uscir di sentiero. L’amore
. L’amore del piacere, che ricompensa gl’Italiani della perdita della loro antica libertà e che va dal paro in una nazione c
’ quali le donne amate sono sicure di ottener il perdono di qualunque loro arditezza, gli uditori sono indulgentissimi con c
rditezza, gli uditori sono indulgentissimi con chi è lo stromento de’ loro piaceri. Cotal licenza può giovare di molto all’a
are di molto all’avanzamento delle arti allorché queste essendo nella loro fanciullezza, e confidate alle mani di saggi rego
odi, il discostarsi dai maestri e il creder che hanno fatto meglio di loro quando hanno fatto diversamente. Tale è il destin
una rapida prospettiva. Quello che in generale può dirsi è che nelle loro mani la musica acquista a certi riguardi una magg
21 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 8-13
re umano diviso in gran famiglie e società civili ha assicurata la di loro sussistenza coll’unione delle forze particolari d
ari del del Lazio, gl’inni peruviani al Sole, quelli de’ germani alle loro guerriere divinità, e tanti altri. Pieni adunque
i tali idee religioso, le trasportano molto naturalmente eziandio ne’ loro piaceri, i quali in tal guisa quasi consacrati si
abitavano nelle coste del Baltico, ebbero le famose rime runiche de’ loro poeti chiamati scaldi 2. I celti, nazione più ant
più antica e più potente de’ goti, ebbero in grande stima ed onore i loro bardi. Fiorirono tra gli antichi scozzesi ed irla
ne insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali conteneano l’imprese de’ loro eroi, e servivano d’istorie. «Strana cosa (diceva
cherzevoli capricci. Da tal punto i poeti teatrali rivolgono tutta la loro curiosità verso gli oggetti non religiosi, notano
22 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
utti sono in istato di rilevare l’esattezza di quelli, e d’aggiugnere loro maggior lume colle proprie scoperte, come molti p
i, e dalle idee dominanti in una nazione o in un secolo; le relazioni loro sono così fine, così complicate, così difficili;
di coloro che le perfezionano. Qualora suppongasi non pertanto che la loro coltura diviene comune in un popolo, questa suppo
polo, questa supposizione non può andare disgiunta dal sospetto della loro mediocrità, perocché abbandonate fra le mani del
inferiori incapaci di sollevarsi fino a quell’altezza che richiede la loro natura, non può far di meno che non divengano tri
amare anacreontiche, petrarchesche, o pindariche, quantunque convenga loro siffatta appellazione colla stessa giustizia a un
ialogo di Luciano. Immagini tutte le quali benché fossero belle nella loro origine, e capaci di produrre un piacere inaspett
etto che nasce dalla sorpresa, né quello che viene dal riflesso della loro convenienza. Da ciò deriva lo spirito d’imitazion
porta gli uomini a celar le proprie vergogne. Ed è ben ragione che il loro destino non sia punto migliore della loro capacit
ne. Ed è ben ragione che il loro destino non sia punto migliore della loro capacità. Vili schiavi dell’impresario, del compo
ovata la radice dell’abuso nel trascurar i recitativi, nel porre ogni loro studio nel canto delle arie, e pello sfoggiare su
, questi duetti o questi finali isolati fossero tali almeno che colla loro vaghezza, novità od interesse ci ricompensassero
ogna altresì non pensare ai rapporti intrinseci che hanno i suoni fra loro , rapporti che formano, a così dire, la metafisica
nicamente quelli che hanno inflessione chiara e sensibile cosicché la loro espressione porti seco un significato da per se c
confonda con verun altro. Lo sono i tuoni variati e distinti o per la loro gravità ed acutezza, o per la loro lentezza e vel
tuoni variati e distinti o per la loro gravità ed acutezza, o per la loro lentezza e velocità, essendo certo che un uniform
lla progressione armonica vengono generati da esso; poichè ciascun di loro corrisponderà colla sua individuale espressione a
lla potrebbe servirsene. Se i Greci, non avvisandosi di eccitar nelle loro tragedie altri movimenti che il terrore e la piet
l poeta perché inutili affatto all’intreccio, né qual occupazione dar loro , bisogna pure che pensi a trovar un paio d’amanti
racciato dai compositori drammatici perché favoreggia mirabilmente la loro ignoranza e s’accomoda più d’ogni altro alla loro
gia mirabilmente la loro ignoranza e s’accomoda più d’ogni altro alla loro inerzia. L’anzidetto pattuito gergo cava d’impacc
er ciò non havvi mezzo tanto opportuno quanto il titillare sovente le loro dilicatissime orecchie con siffatti bei concettic
ll’insigne scrittore ha fatto attribuir al melodramma i difetti della loro incapacità, e perché non hanno essi saputo supera
incitrice influenza del nome francese e i brillanti sofismi di alcuni loro filosofi altrove da me confutati154 gli Italiani
ndio delle comparse, dare ai musici le paghe considerabili che davano loro per lo passato, questi scoraggiti nell’arringo ra
uelli scrittori melodrammatici che o meritano un luogo distinto pe’ i loro talenti, o non meritano andar confusi collo stoli
li sconsiglino Alceste dal morire, laddove sarebbe più confaccente al loro carattere e al loro interesse il confermarla nell
te dal morire, laddove sarebbe più confaccente al loro carattere e al loro interesse il confermarla nella sua risoluzione, c
re ragunando le cinquanta figlie nel tempio di Nemesi, e consigliando loro l’uccisione degli sposi senza che questi maravigl
la cagione di così improvvisa e furibonda allegrezza, e senza che la loro venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello d
lsabigi, ch’è di far apparire l’inferno coi demoni, mettendo in bocca loro per giunta una moralità tanto ad essi appropriata
lo ove perduta aveano ad un solo tratto pressoché tutta la stirpe dei loro re, non era il più a proposito per ordinare quatt
ti dello slegamento delle scene, succedendosi queste in tal guisa fra loro , che tolta via qualunque di esse, poco o nulla ne
polare sono meno riconcentrate, e conseguentemente sono più aperte. I loro caratteri meno artefatti e perciò più facili ad e
rtefatti e perciò più facili ad essere rappresentati. L’accento della loro voce più sfogato e vivace, e in conseguenza più m
voce più sfogato e vivace, e in conseguenza più musicale. I ridicoli loro più evidenti e più caricati che è lo stesso che d
rimo uomo e alla prima donna. Guai se venisse cantato da altri che da loro ! Nascerebbe un dissidio poco minore di quello che
fa di mestieri parimenti che tutti i personaggi cantino per ordine le loro ariette incominciando dal primo uomo o dalla prim
fare che tutti gli attori abbandonino il teatro dopo aver cantato le loro ariette, e che verso la fine dell’atto vadino sfi
ldoni hanno fatta in questo genere qualche composizione passabile, il loro merito è comparativo, e non assoluto. Essi non de
Essi non devono confondersi tra i Bavi o i Mevi, ma qual distanza fra loro e gli Aristofani o i Terenzi? Ma se l’Abate Casti
23 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
di declamazione e di danza; benchè noi eravamo pochissimo versati nel loro idioma, e perciò incapaci di comprenderne l’argom
nsi per involarlo: i servi si studiavano di costodirlo e salvarlo da’ loro tentativi. Si addormentavano poi i bruni intorno
e’ piedi sollevavano leggermente gli addormentati arghi, e toglievano loro il paniere. Svegliavansi i servi, avvedevansi del
o. Chi non vi ravvisa una copia esatta di ciò che per introduzione ai loro pas-de-deux i ballerini Europei hanno a sazietà r
ndecenti, ma che force altro oggetto non aveano che di manifestare la loro agilità estrema. Fuvvi parimente una danza grotte
ipali personaggi del l’isola, la quale consisteva nel movimento delle loro teste con tal forza, che faceva dubitare agli ast
24 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
i compositori italiani. Scuole celebri di canto, e di suono col vario loro carattere. [1] Lo spettacolo dell’opera tutto in
il cuore non vi si mischiava per nulla, gli occhi almeno trovavano il loro pascolo, e se il terrore e la pietà non laceravan
eferenza degli occhi, e s’avvidero i musici che la possanza dell’arte loro avvegnaché ne abbia per fondamento gli accordi e
re da que’ movimenti medesimi che avrebbe in noi eccitati la presenza loro . Essa è finalmente quella che sottopone, a così d
lle parole, e servendosi di esse come di veicoli delle idee, comunica loro quella espressione, che da sé sole non avrebbero
i vocaboli, ora unendo con alcune leggi di modulazione la succession loro , come l’ortografia ne distingue i periodi, ora re
invaghiscano l’occhio de’ riguardanti, nulla dicono però allo spirito loro ; laddove una voce solitaria, che risuoni dolcemen
contrappunto, a concertar con più esattezza le parti, a connetter fra loro i passaggi secondo il luogo, che debbono occupare
uistata sugli affari di Europa. Documento luminoso a’ sovrani per far loro conoscere che la sola maniera d’eternar il lor no
bisogni degli uomini, e favoreggiando le scienze che perfezionano il loro spirito. La gloria delle armi e delle conquiste p
rami della quale appendevano corone di fiori le ninfe, e i capitani i loro militari trofei86. [7] L’accennata circostanza un
non solo in Francia, ov’egli è indubitabile che arrivarono al maggior loro splendore, ma nelle contrade straniere eziandio.
di un’agiata fortuna quanto più si mostrano disprezzatori di esse ne’ loro scritti; somiglianti appunto a que’ sacerdoti mus
valenti Italiani emuli a Parigi e imitatori del Lulli riportarono al loro ritorno nella patria idee più chiare e più distin
ioni dell’Hendel. Gli Inglesi, che ad un vivo interesse per la patria loro sanno accoppiare quella imparziale filosofia che
ora il premio del tripode, ora il privilegio di recitar sul teatro i loro componimenti. [8] Allora si coltivò l’espressione
a, e fornite si veggono d’accompagnamenti più copiosi e brillanti. Il loro andamento è più spiritoso e più vivo che non sole
arini lucchese, Sarro, Mancini ed alcuni altri lavorarono all’esempio loro con ottimo gusto, benché con istili alquanto dive
da, o questi all’incontro su quelli; che non convenendo mischiare fra loro suoni di diversa natura, faceva di mestieri collo
isognava studiar bene la natura di ciascuno per meglio combinarli fra loro , e farli muovere a luogo e tempo; che i subaltern
ezzar di buon ora i sonatori alla giustezza del tempo, e a regolar il loro movimento colla mossa generale degli altri, affin
posizione, comunicavansi a vicenda i lor sentimenti e le osservazioni loro al comune giudizio esponevano, onde poi copiosi l
uontempi illustre allievo della scuola romana, di condurre a spasso i loro discepoli fuori delle mura di Roma colà dove si r
eplicando distintamente le modulazioni, gli ammoniva con evidenza de’ loro difetti, e gli disponeva a correggersi più facilm
rpora, dai quali uomini valentissimi non meno nella pratica dell’arte loro che nel metodo d’insegnarla, sortirono poscia que
ora parte viventi, e parte defunti bella testimonianza del valore del loro maestro. La taccia di avere in qualche modo contr
sconti, e di tanti altri, l’abilità de’ quali è ita sotterra con esso loro , sebben non rimanga spenta in quanto alla fama. B
antanti, di ballerini, e di macchinisti bravissimi, che sortivano dal loro paese per procacciar ad essi un sì vario, sì gent
e inutile quella gloria che ritraggono gl’Italiani dal vedere che la loro lingua, musica, e poesia sono superiori a quelle
sale quanto a prima vista apparisce. Se le armoniche facoltà ebbero i loro Orazi e i loro Virgili, non mancarono di Bavi e d
rima vista apparisce. Se le armoniche facoltà ebbero i loro Orazi e i loro Virgili, non mancarono di Bavi e di Mevi anche in
erare di aver voluto adombrar il vero, o recar onta alle glorie della loro patria. L’uno si è il signor conte Benvenuto di S
mini singolari ha, come dice un poeta francese, pronunziata contro di loro : «Sois grand homme, et sois malheureux.» 88. [Nd
25 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 10-16
ome il genere umano diviso in gran famiglie e società civili ha la di loro suffistenza assicurata coll’unione delle forze pa
aliari del Lazio, gl’ inni Peruviani al Sole, quelli de’ Germani alle loro guerriere divinità, e tanti altri. Pieni adunque
di tali idee religiose molto naturalmente le trasportano eziandio ne’ loro passatempi, i quali in tal guisa quasi consacrati
ndo dagli Ebrei l’ opera letteraria più antica sono i due Cantici del loro legislatore Mosè. Le memorie dei defunti scolpite
o, ebbero le famose poesie Runiche che talora erano ancor rimate, e i loro poeti detti Scaldi 18, i cui canti chiamaronsi Wy
lti nazione più antica e più potente de’ Goti pregiarono sommamente i loro Bardi. Tra gli antichi Scozzesi ed Irlandesi di o
9. Secondo Tacito i Germani non aveano altra storia che i canti de’ loro Bardi. Lino, Orfeo, Museo, Esiodo, Omero ecc. fio
insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali contenevano le imprese de’ loro eroi e servivano d’istorie. “Strana cosa (diceva
26 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
rappresentare una spedizione militare. La partenza de’ guerrieri dai loro villaggi (cosi ne parla lo storico Robertson a),
ele colle quali si accampano, l’accortezza con cui pongono alcuni del loro partito in agguato, la maniera di sorprendere l’a
no una dopo l’altra. Gli operatori eseguiscono con tale entusiasmo le loro diverse occupazioni, sono cosi bizzarri i loro ge
con tale entusiasmo le loro diverse occupazioni, sono cosi bizzarri i loro gesti, il viso, la voce, e così bene accomodati a
bizzarri i loro gesti, il viso, la voce, e così bene accomodati alle loro varie espressioni, che gli Europei durano fatica
lavansi al ballo il canto e i motteggi, condusse i Greci a formarsi i loro spettacoli teatrali. Un annuo sacrifizio e convit
esti nobili attori, prima e dopo la rappresentazione, occupavano tra’ loro uguali i luoghi corrispondenti alla propria digni
a Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata una viva e cara
costumi conservata una viva e cara rimembranza, che solo gli attuali loro padroni potranno a poco a poco cancellare o almen
e più conforme all’umanità. Essi in certi giorni solenni prendono la loro antica foggia di vestirsi e menano per le strade
i e menano per le strade le immagini del sole e della luna. Alcuni di loro sogliono farsi lecito di rappresentare certe fest
, che gli accordarono volentieri una parte principale nel dirigere le loro operazioni in quel corso ? Sa il Lampillas che co
27 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
rappresentare una spedizione militare. La partenza dei guerrieri dai loro villaggi (così ne parla lo storico Robertson 34),
ele colle quali si accampano, l’accortezza con cui pongono alcuni del loro partito in aguato, la maniera di sorprendere l’ a
no una dopo l’altra. Gli operatori eseguiscono con tale entusiasmo le loro diverse parti, sono così bizzarri i loro gesti, i
scono con tale entusiasmo le loro diverse parti, sono così bizzarri i loro gesti, il viso, la voce, e così bene accomodati a
bizzarri i loro gesti, il viso, la voce, e così bene accomodati alle loro varie espressioni, che gli Europei durano fatica
olavasi al ballo il canto e i motteggi, condusse i Greci a formarsi i loro spettacoli teatrali. Un annuo sacrifizio e convit
esti nobili attori, prima e dopo la rappresentazione, occupavano tra’ loro uguali i luoghi corrispondenti alla propria digni
’ Peruviani, i quali gemono avviliti da più dura schiavitù, hanno de’ loro antichi riti e costumi conservata una viva e cara
costumi conservata una viva e cara rimembranza, che solo gli attuali loro padroni potranno a poco a poco cancellare o almen
e più conforme all’ umanità. Essi in certi giorni solenni prendono la loro antica foggia di vestirsi, e menano per le strade
, e menano per le strade le immagini del Sole e della Luna. Alcuni di loro sogliono farsi lecito di rappresentare certe fest
, che gli accordarono volentieri una parte principale nel dirigere le loro operazioni in quel corso? Sa il Lampillas che cos
28 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76
Anche i Confratelli detti della Passione continuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I Misteri degli Atti
altro teatro; ma nel decreto stesso del 1548, con cui si permisero le loro rappresentazioni nel nuovo teatro, si prescrisse
tomisero, ma non istimando di poter continuare a montar sul palco con loro decoro, cessato l’oggetto della loro confraternit
ontinuare a montar sul palco con loro decoro, cessato l’oggetto della loro confraternità, si diedero ad ammaestrare alcuni n
strare alcuni nuovi attori che rappresentarono sino al 1588 quando il loro teatro si cedette ad un’altra compagnia di attori
re che essi appena ne trassero i nudi argomenti che abbigliarono alla loro foggia. Cleopatra fu una delle tragedie di Jodell
il Voltaire, vendevano a’ commedianti che giravano per la Francia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Il fecondo Hard
meno che sia possibile. I primi commedianti Italiani che aprirono il loro teatro comico in Francia, furono i Gelosi che nel
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 597
embra egli apparisca assai più impresario che attore. Se le Signorie loro Ill.me uolessero acquistar nella forma qui sotto,
atro, m’obbligo in questo caso, di far quello comandarano le Signorie loro Ill.me auertendo m’intendo di non darli cosa alcu
o uinti anni che in questo mi rimetto nella benignita delle Signorie loro Ill.me facendo tutto questo per conseruar l’amici
30 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo IV. Teatro americano. » pp. 19-25
trali? L’inca mentovato ce ne dà alcune notizie senza istruirci della loro origine. Pure io mi credo di rinvenirne i princip
luogo, del tempo, e degli spettatori, né mai gli amauti avvilirono i loro talenti all’oscenità di Aristofane, e degl’ingles
Questi nobili attori prima e dopo la rappresentazione occupavano tra’ loro uguali i luoghi corrispondenti alla loro dignità
resentazione occupavano tra’ loro uguali i luoghi corrispondenti alla loro dignità e a’ propri impieghi; e allorché si disti
urali, i quali gemono avviliti dalla schiavitù, han conservato per li loro antichi riti e costumanze una viva e cara rimembr
conforme all’umanità. Essi adunque in certi giorni solenni riprendono loro antica foggia di vestirsi, e menano per le strade
, e menano per le strade le immagini del Sole e della Luna. Alcuni di loro sogliono permettersi di rappresentare certe feste
31 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VIII. Commedia turca. » pp. 422-425
ù in noi l’idea della coltura delle altre nazioni a proporzione della loro lontananza. Tutto ciò che non ci rassomiglia, sem
e riflettere se ne sottraggono. Generalmente i turchi, malgrado della loro comunicazione con alcune corti europee che potreb
reco e ’l latino. Quei che attendono alle cose della religione e alla loro giurisprudenza, si applicano sui comenti dell’Alc
i, e sul codice e le costituzioni de’ nostri principi. Si trovano fra loro ancora molte biblioteche. Golio famoso olandese d
uminati, i quali gli permisero di andar scartabellando i codici delle loro librerie261. Hanno vari collegi in tutte le mosch
32 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Indice. » p. 443
14. Apollodoro comico Greco 102. Arabi, se abbian avuto teatro 177. loro dialoghi 178. Aragona (Errico d’) p. S. 207. Ar
399. 404. Arnaud de Baculard (Francesco-Maria d’) p. F. 363. Arti, loro origine 2. Asinio Pollione coltivò la Tragedia 1
., di Commedie Tedesche 249. 288. 397. 427. Autos Sacramentales 260. loro mostruosità 276 n. Avvocato Patelin Commediola ra
ue Opere 30. empio in una tragedia é condannato a morte 36. Etruschi loro sapere 109. Eupoli comico Greco 82. sua disgrazi
229. n. illuminati dagl’Italiani 213. n. 270. n. 294. n. cosa dice di loro Finirco Materno 226. n. la Fontaine e Montesquieu
affei 294. n. dal Muratori e Orsi 295. n. da M. de Fenelon 294. n. da loro Autori 962. 297. n. da G. G. Rousseau, dall’Ab. D
seau, dall’Ab. Deffontaines e dal Voltaire ivi., mal organati 353. n. loro guasta Filosofia 360. n. 427. n. Freron (Elia-Ca
sori di essa in Italia 352. in Germania 405. gl’Inglesi migliorano la loro sul gusto italiano 396. Murphy p. I. 393. N
 L. 118. Pantomimi Cinesi e Indiani 17. Greci 104. Latini 169. Onori loro renduti dagl’Imperadori 173. Italiani 354. France
u Claudio-Pietro p. F. 376.     Pecchia Carlo p. It. 330. Peruviani loro divertimenti 21. 24. loro luttuosa tragedia 25.
.     Pecchia Carlo p. It. 330. Peruviani loro divertimenti 21. 24. loro luttuosa tragedia 25. Perabò Antonio p. It. 327.
io p. S. 280. Spagnuoli antichi se abbian avuto   teatro 177sModerni loro ignoranza 258. n. illuminati dai Nebbrissense e d
ni 42. Peruviani 24. Cinesi e Giapponesi non sono fìssi 14. Spagnuoli loro descrizione 414. Saguntino sue rovine 178. n . T
della Passione pieni di ridicolo 206. XVI. Drammi sacri di Chocquet e loro buffoneria 241. Momerie ivi. Giuochi di piselli
esco p. F. 304. 359. Trovatori o Troubadours poeti Provenzali 185 n. loro drammi 191. Turchi non cotanto ignoranti 423.
a impertinenza 225. gli Scrittori Francesi sulle arguzie 295. e sulla loro franchezza nel giudicare e decidere della Lettera
33 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
tà, trovarono da poi ne’ poeti comici tanti zelanti patrocinatori de’ loro diritti offesi; ed il magistrato Ateniese permise
itti offesi; ed il magistrato Ateniese permise che si pubblicassero i loro oltraggi in teatro; ed animò con ciò i poeti ad i
orma alolor poema, che gonfii della riuscita presero a gareggiare co’ loro modelli, e ne sostennero arditamente il paragone
e per iscemare l’ammirazione che sino a quel punto riscossa avevano i loro emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di
tto dalla novità degli argomenti. Imperciocchè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole di Omero e dalla mitologia;
otenti e perniciosi cittadini, non solo con una vivace imitazione de’ loro costumi, ma col nominarli e copiarli al naturale
Evang. Lib. X. a. Ne’ frammenti della Repubblica lib. IV. Perdoniamo loro l’aver feriti i Cleoni, gl’Iperboli ecc.; ma Peri
come noi andiamo agli Esercizii Spirituali, e che la Commedia era il loro Catechismo, e la Tragedia là lore Predica grande.
34 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
i Giuli Romani e i Triboli, che diedero prova anche in tal genere del loro valore; o almeno faria mestieri che i nostri uomi
ndo, trabiccoli, centinamenti, tritumi, trafori, ogni cosa è messo da loro in opera, purché abbia dello strano. E per non pa
o in opera, purché abbia dello strano. E per non parlare di una certa loro arbitraria prospettiva che sonosi creati in mente
vura di mano. Quando saltò su un certo Licinio matematico, che aperse loro gli occhi. «E non vedete voi», disse loro, «che s
inio matematico, che aperse loro gli occhi. «E non vedete voi», disse loro , «che se voi nelle pitture quello approvate che n
ostarsi dall’altra, quasi sogni di gente inferma, che non hanno nelle loro parti connessione veruna. Ma dei Licini ne saltan
to in una fabbrica, e dandogli per ciò non lieve carico; quando tolse loro ogni pensiero, secondo che riferisce egli stesso,
tri di quel secolo. Non vorrei né meno che da noi s’imitassero quelle loro pagode e quelle torri di porcellana, salvo se cin
sua. [5.6] Loro costume è di scegliere quegli oggetti che nel genere loro piacciono il più alla vista, disporgli in maniera
n fantasia fornito farebbe gran senno a ricopiare così a puntino que’ loro paesaggi, imitando quel valentuomo il quale, piut
rebbon mai far andare colà dove i capitelli delle colonne giugnessero loro alle spalle o alla cintola, dove venissero a togl
35 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »
a Firenze parecchi uomini celebri in questo genere, annoverandosi tra loro corte il più distinto un certo Messer Alberto chi
rattere della scostumatezza e della licenza nelle canzoni chiamate da loro Drinking Catches, ovvero sia da cantarsi nei brin
3. [7] La Germania l’accolse parimenti versò la metà del Seicento. Le loro antiche fiere, ovvero siano feste carnascialesche
to di comparse e di suoni vi si celebravano; la musica strumentale da loro coltivata con impegno; la magnificenza degli elet
affinchè riuscissero sontuosissimi gli spettacoli che si davano alle loro corti, aveano di già appianata la via al melodram
taliani e che l’Imperator Leopoldo 74 molto si dilettava della musica loro , fu chiamato gran numero di suonatori e di cantan
Calderon, Montalban, Solis, Mureto e tanti altri sotto le insegne del loro antecessore Lope de Vega, non avessero altrove ch
la moscovitica di particolare, si è che la poesia veniva esclusa dai loro componimenti musicali, perocché i russi non canta
mato tra i giacci e le paludi del settentrione convenevol risposta ai loro dubbi poco fondati, e le nazioni meridionali, che
dolcissime scosse dell’armonia, dovranno confessare di non poter coi loro linguaggi neppur venire al paragone (almeno in qu
dovea aspettare, i grandi della nazione, ed ecco a gara coltivarsi da loro la musica, anche per imitare l’imperatore, il qua
civilizzazione dei russi, i quali, ignorando le ascose cagioni della loro bellezza, altro non saranno giammai che languidi
nguidi e freddi copisti. Laddove se le arti di genio fossero presso a loro piante native e non avventizie, se il novello leg
privilegiati climi della Grecia e dell’Italia additerebbono anche a’ loro cultori nuovi originali da imitare sulle rive del
36 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 722-723
ito. Il quale pare stia a provare come regnasse un’antica ruggine fra loro per gelosia di mestiere, e come anche Costantini
mano et evaginò la spada, tirandoli delle stocate per essimersi dalle loro mani, come depongono li Testimoni. Lui stesso con
iaria, vedendosi seguire da essi sbiri pose mano alla spada contro di loro , ne voleva che lo pigliassero, e che voleva saper
voleva sapere prima d’ordine di chi lo volevano pigliare, sì che poi loro li dissero essere per ordine di Vostra Altezza Se
37 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
ita, stimano che altre cognizioni non vi siano d’apprendere nell’arte loro fuor di quella di prestar il cembalo, e di seguit
tere consonanti, si fa, qualora passando gli organi della bocca dalla loro posizione fissa ad un’altra momentaneamente varia
esattamente le sillabe dalle parole, e dall’accoppiamento, ed ordine loro si forma poi la sintassi, e il discorso. I vari c
della voce sono incommensurabili, vale a dire, non si distinguono fra loro per intervalli perfettamente armonici, né possono
i nostri sistemi di musica. Il canto è quello che li determina, dando loro un valore e una durazione esprimibile per alcuno
ma sono principalissime presso a’ toscani, come si vede negli autori loro , ed io ho non poche fiate osservato. E maggiore e
e veloce de’ napoletani, che squartano, a così dire, le sillabe colla loro larga pronunzia, che sarebbe perciò opportunissim
izio sicuro può ritrarsi eziandio circa lo stil de’ poeti, e il vario loro carattere. Ed è siffatto carattere musicale, che
sillaba; ond’è che i cantanti per rendere men monotono il recitativo loro , e più gradevole all’orecchio, si veggono costret
ricandolo di falsi ornamenti. Al che s’aggiugne eziandio l’indole de’ loro versi, i quali, essendo dappertutto rimati, e dov
gnificante, un cadavero senz’anima soltantochè si cangino dall’ordine loro le parole, mettendo sul principio quelle, che son
Le cortesie, l’audaci imprese, io canto.» ognun vede quanto accresca loro d’armonia quell’“io canto” messo infine. Si ponga
gorie sono le delizie degl’Italiani, e degli Spagnuoli ancora: Che le loro lingue portano sempre le cose a qualche estremo:
e si vede nella lingua francese, la quale altro non è, se crediamo a’ loro autori più illustri, che un antico dialetto celti
nati all’esercizio della parola trova subito quelle, che alla maniera loro di concepire maggiormente si confanno. Avvegnaché
o fine eziandio ora per l’agio, e morbidezza di vivere, che ispira il loro commercio, onde s’addolcì la guerresca ferocia di
io d’imitarle ne’ letterati avidi di procacciarsi con questo mezzo la loro grazia, o la loro protezione, massimamente nel Ci
letterati avidi di procacciarsi con questo mezzo la loro grazia, o la loro protezione, massimamente nel Cinquecento, secolo
Così fecero Petrarca, e Bocaccio, prime sorgenti della mollezza della loro lingua come Dante fu il primo ad aggiugner la rob
a gioventù frivola e degradata sagrifica alle insidiose tiranne della loro libertà insiem col tempo che perde anche i talent
, di cui ne abusa: quando gli autori veggonsi costretti a mendicar la loro approvazione se vogliono farsi applaudire da un p
imperiosamente i giudizi e la critica di tanti uomini più femmine di loro : quando bisogna per non recar dispiacere ad esse,
eni fatti per illustrar il suo secolo e per sovrastarlo sono malgrado loro sforzati a preferire lo stile d’un giorno, che na
ntiquattro, che compongono l’alfabeto, cioè “x”, “g” e “iota”; che il loro suono, quando vien proferito da bocca castigliana
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mediolani 20 Iunii 1601. » pp. 242-244
fonso di Ferrara, di ridonar a entrambi la sua protezione, che sembrò loro tolta, quando Pedrolino, trovandosi al soldo di c
ostra Altezza Ser.ma con ogni debito di riuerenza la supplicano à far loro grazia di una lettera di fauore al S.r Conte de F
azia di una lettera di fauore al S.r Conte de Fuentes, che uoglia dar loro licenza di poter recitar Comedie in Milano, finit
S. Altezza di Savoia con ogni debito di riverenza la supplicano a far loro gratia, che possano in Milano nella stanza solita
che possano in Milano nella stanza solita del suo Palazzo recitar le loro honeste Comedie ; hanno già supplicato, et hora d
39 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. » pp. 12-22
saliari del Lazio, gl’inni Peruviani al Sole, quelle de’ Germani alle loro guerriere divinità, e tanti altri. Pieni adunque
di tali idee religiose molto naturalmente le trasportanò eziandio ne’ loro passatempi, i quali in tal guisa quasi consacrati
inciando dagli Ebrei l’opera letteraria più antica sono i Cantici del loro legislatore Mosè. In versi erano le memorie de’ d
o, ebbero le famose poesie Runiche che talora erano ancor rimate, e i loro poeti detti Scaldi a, i cui canti chiamaronsi Wys
lti nazione più antica é più potente de’ Goti pregiarono sommamente i loro Bardi. Tra gli antichi Scozzesi ed Irlandesi di o
condo Tacito i Germani non aveano altra storia se non che i canti de’ loro Bardi. Lino, Orfeo, Museo, Esiodo, Omero ecc. Fio
insegnavano alcune a’ fanciulli, le quali contenevano le imprese de’ loro eroi e servivano d’istorie. «Strana cosa (diceva
40 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12
Anche i Confratelli detti della Passione continuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I misteri degli Atti
altro teatro; ma nel decreto stesso del 1548, con cui si permisero le loro rappresentazioni nel nuovo teatro, si prescrisse
tomisero; ma non istimando di poter continuare a montar sul palco con loro decoro, cessato l’oggetto della loro confraternit
ontinuare a montar sul palco con loro decoro, cessato l’oggetto della loro confraternita, si diedero ad ammaestrare alcuni n
De Voltaire, vendevano a’ commedianti che giravano per la Francia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Il fecondo Hard
meno che sia possibile. I primi commedianti Italiani che aprirono il loro teatro comico in Francia, furono i Gelosi che nel
che essi appena ne trassero i nudi argomenti, che poi vestirono alla loro foggia. 10. Zeno Annotaz. al Fontanini.
41 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
e musiche un parallelo ragionevolissimo. La nostra ignoranza circa le loro teorie musicali farà che non si possano comparare
idenza si trova però essere falsissima svolgendo anche leggermente le loro storie. Bisogna vivere in una profonda ignoranza
hi scrittori. Che i Greci, massimamente i primitivi, considerassero i loro musici e i loro poeti come rivestiti d’un caratte
e i Greci, massimamente i primitivi, considerassero i loro musici e i loro poeti come rivestiti d’un carattere legislativo s
poeti come rivestiti d’un carattere legislativo si vede da ciò che le loro prime leggi, le prime politiche istituzioni, furo
a poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una delle loro più celebri legislatrici non altrimenti che que’
ltrimenti che que’ della Beozia ammiravano Pindaro come uno de’ primi loro sapienti. Terpandro e Tirteo erano tenuti in Ispa
esi, popoli della Magna Grecia, come il Franklin e il Wasington della loro patria. Il lettore non ha bisogno d’essere avvert
musici e ballerini, e niente v’era di più comune quanto il vedere le loro imagini o sculte o dipinte con in mano qualche st
ima d’incominciar lo spettacolo si portavano attorno in processione i loro simolacri, o gli emblemi che gli rappresentavano.
resentazioni teatrali il fatto è fuor d’ogni dubbio, o si riguardi la loro origine, o si ponga mente all’autorità de’ più il
o essi così persuasi che fossero una specie di rito religioso che per loro l’assistere a’ teatri era lo stesso che confessar
co’ gentili, i vostri spettacoli, in quanto abbiamo in odio l’origine loro che sappiamo venire dalla superstizione». Il seco
degli spettacoli sono feste de’ numi, e si fanno per sollenizzare il loro giorno natalizio o per dedicarne un qualche tempi
essione) non potendo il poeta e il compositore di musica eseguirli da loro stessi, non seguì il medesimo dei drammi greci qu
è perché il poeta e il compositore di musica non possono eseguirli da loro stessi. Dunque (prima conseguenza) non essendo in
essendo in Italia il costume che il poeta e il maestro eseguiscano da loro stessi i drammi, tutti saranno malamente eseguiti
amicis, né Davide poeti o compositori di musica, i drammi eseguiti da loro saranno malamente eseguiti, ed eglino dovranno co
po separate la filosofia, la legislazione, la poesia, e la musica, la loro individuale influenza ha dovuto esser minore perc
rze che lo spingono sono divergenti, o contrarie, che quando l’azione loro è verso d’un solo punto diretta. Che la separazio
detto prima dell’estrattista; ma da questa separazione appunto e dal loro ingrandimento successivo traggono i filosofi la c
poetiche e le musicali acquistassero nuove ricchezze e perdessero la loro antica energia. Leggete, o mio caro giornalista,
icazione alla musica, ho esaminata la forza de’ suoni considerata nel loro carattere fisico e morale, l’ho confermato scorre
tra: la considerazione in cui l’aveano i Greci, che l’impiegavano nei loro maggiori bisogni ecc. quest’è un discorrere in ar
degli uomini; quando Ateneo ci assicura che gli Arcadi deponessero la loro ferocia costretti dalla soavità dell’armonia, e c
iosi effetti morali prodotti dalla musica sugli animi dei Greci sulla loro educazione, sulla loro politica, sui loro costumi
dotti dalla musica sugli animi dei Greci sulla loro educazione, sulla loro politica, sui loro costumi, e il dubitare di ques
sugli animi dei Greci sulla loro educazione, sulla loro politica, sui loro costumi, e il dubitare di questi se non paratamen
non paratamente, almeno in grosso, e quanto basta per attribuire alla loro musica una sorprendente energia, è lo stesso che
ro che spedire nel nuovo continente il maestro Manfredini che insegni loro quattro leggi di contrappunto al giorno accompagn
migliore, e lo stesso ha fatto in Italia. I Greci ebbero ancor essi i loro “guastamestieri” corruttori del buon gusto ecc,…
ca cangiasse al tempo dei Greci, come ha fatto nel nostro; che presso loro fosse prima bambina; che indi a poco a poco cresc
e poi divenisse adulta al paro dell’italiana; che i Greci avessero i loro guastamestieri come abbiamo noi; ciò ha tanto che
mo realmente all’oscuro sulla vera natura dell’armonia de’ Greci, sui loro generi, modi, strumenti ecc. quindi gli sembra st
modi, strumenti ecc. quindi gli sembra strano che si voglia pospor la loro musica alla nostra; ma per le stesse ragioni non
na, e quando i musici ubbidivano religiosamente alle leggi prescritte loro dai poeti. Non replicherò le pruove, che trovansi
trappunto è moderato (cioè quando le altre parti non confondano colle loro cantilene la cantilena principale, ma solamente l
artini e il Marcello sono stati certamente grandi uomini, ma ebbero i loro pregiudizi ancor essi, fra gli altri quello che h
essori di qualunque arte, e ch’è prodotto da una specie d’invidia pei loro contemporanei, cioè di lodare assai le cose antic
ra gli uomini fu grandissimo il numero di coloro a cui piacque più la loro età che l’antica, non tanto perché reputiamo un a
aglia e di cui non potrebbe assegnarsi il luogo che occupano presso i loro contemporanei, ciò nonostante inalzano a tal segn
alentuomini ha talvolta ripreso qualche difetto, lo ha fatto rendendo loro la dovuta giustizia, separandoli dalla feccia com
per la medesima; ma non perché i maestri insegnano il contrappunto ai loro scolari col fargli ritrovare gli accordi, e conce
e e combinare l’idee. Tutti gli oggetti dell’universo sono legati fra loro e quasi direi in dipendenza scambievole gli uni d
tto le traccie della vera imitazione, smarrita la quale non resta per loro altro principio regolatore fuorché il capriccio,
proposizioni hanno dei rapporti alquanto lontani, ma conciliabili fra loro , non si scorge da chi legge il filo che le avvici
rapida prospettiva. Quello che in generale può dirsi è che nelle mani loro (cioè non de’ maestri accennati prima ma di quest
di far valere la melodia, e che poi nel luogo citato da lui l’avessi loro espressamente conceduta. Non potendo egli provare
è: «L’amor del piacere che ricompensa gl’Italiani della perdita della loro antica libertà, e che va del paro in una nazione
razie al cielo non vi sono tante opinioni che ci facciano dubitare di loro certezza, ma anzi vi sono tante belle verità, spe
o secondo l’estrattiva tante opinioni che gli facciano dubitare della loro certezza: pure i principi ond’io parto per esamin
o il melodramma ad una serie di quadri con pochissima connessione fra loro come hanno fatto il Calsabigi, e il Conte Rezzoni
oltà, io ho avuto ogni ragione di dire ch’esse sono al presente nella loro decadenza; giacché lo stato d’un’arte in un secol
lenza, perché non trarre i classici esemplari dalla nostra musica, da loro anziché da quella degli inventori del buon gusto?
a gioventù, come può darsi che la musica abbia sempre guadagnato dopo loro , e che si ritrovi nella sua eccellenza, ora che t
no, ciò nonostante, d’essere divenuti gli Ettorri e gli Arganti della loro nazione e del loro secolo menando colpi a diritto
d’essere divenuti gli Ettorri e gli Arganti della loro nazione e del loro secolo menando colpi a diritto ed a rovescio cont
ndo colpi a diritto ed a rovescio contro chiunque non s’assoggetta a’ loro privati e piccoli pensamenti. Stimano soprattutto
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1023
imo risoluto di mostrare ad esse un attestato della mia munificenza à loro utile e vantaggio, con le ingionte Propositioni.
oltre m’obligo à luogare le sue due sorelle della medes.ª nelgrado di loro inspiratione, si di monacare, come di maritarsi,
ad essa che alla madre, non ricevere servitio di qualsisia Pupe anco loro naturale, nè andar à recitare positivam.te à Vene
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1009-1013
racchiude le scene francesi che furono, si può dire, incastonate ne’ loro soggetti, de’ quali non sarebbe stato possibile d
icata distesamente. I comici italiani non imparan nulla a memoria ; a loro basta, per recitare una commedia, di averne visto
ima di andare in iscena. Di tal guisa la maggior bellezza delle opere loro è inseparabile dall’ azione, dipendendo il succes
dipendendo il successo di esse esclusivamente dagli attori che dànno loro maggiore o minor pregio secondo il maggiore o min
e al Gherardi da Monsignor Cancelliere il privilegio accordato. Ma la loro irragionevolezza sta nel fatto che i novecento es
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 508-512
Dio sa quando si sarebbe potuto provvedere. Il Duca di Modena aveva loro ordinato di andare per proprio conto a Modena, e
Altezza, raccomandandosi in ogni modo, acciocchè voglia somministrar loro il bisognevole per fare un viaggio tanto dispendi
e al Dottore per valersene nel viaggio da Roma a Modena a conto delle loro provvisioni : una miseria codesta, se vogliam cre
ini abbiamo al nuovo Duca, morto Francesco, con la quale espongono la loro critica posizione e domandano un ajuto. La istanz
rmidabili negli incruenti duelli della parola e nell’ espressione dei loro giudizj (Ferravilla e Compagni, Milano, Aliprandi
45 (1772) Dell’opera in musica 1772
, debbono essere come publici educatori destinati all’istituzione de’ loro concittadini» (VII.III.18). Se c’è un eroe della
nzi tutto la musica. La sinfonia d’apertura? « Per quanto diversi tra loro sieno i drammi, che voi prendete a mettere sotto
teatrali — ripete Planelli — non soffrono le tante repliche d’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol ess
elli — non soffrono le tante repliche d’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol essere de’ nostri composit
ncantare colle macchine e colle decorazioni, sedussero per modo colla loro vaghezza il gusto dagl’incauti nostri maggiori, c
o» (III.I.5). In realtà, non tutto gioca a favore dei moderni e della loro grande sapienza formale. Planelli è infatti convi
del teatro musicale, venerati e insieme ferocemente criticati per le loro qualità e per i loro capricci. A un fatto apparen
venerati e insieme ferocemente criticati per le loro qualità e per i loro capricci. A un fatto apparentemente solo tecnico,
aomettano fastoso, e lo stesso rozzo Americano, nell’architettura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli
zo Americano, nell’architettura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi delle loro abitazioni, han
’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi delle loro abitazioni, hanno di che adornare con novità le n
a scultura, per la poesia, per la musica, e se portò queste arti alla loro perfezione, mentre il genio degli altri popoli, d
re l’uso di questa gran molla per volgere a lor talento gli animi de’ loro popoli. Degno perciò della comun riconoscenza è q
nte trattato che a risvegliare i sovrani ingegni d’Italia e a indicar loro quanto degno di loro attenzione sarebbe questo su
svegliare i sovrani ingegni d’Italia e a indicar loro quanto degno di loro attenzione sarebbe questo suggetto da essi finor
usica, gli architetti, gli attori, onde in unità di bellezza la parte loro esponessero a’ risguardanti. Del resto l’intero p
favelliamo, sì l’antica tragedia come la commedia avessero ottenuti i loro restauratori quella nella persona del Trissino, q
ncantare colle macchine e colle decorazioni, sedussero per modo colla loro vaghezza il gusto dagl’incauti nostri maggiori, c
su’ teatri di Venezia, i melodrammi de’ quali, colla suntuosità delle loro decorazioni, attirarono l’ammirazione di tutta Eu
ap. III. Delle belle arti in generale § I. Che sieno belle arti: loro origine ed importanza [Sez.I.3.1.1] Belle art
la musica, l’architettura, la pittura, la scultura e la danza, colle loro spezie. Si faccia attenzione a qualunque opera ch
ntanto quell’agitazione, ch’è propria dell’allegrezza, mette tutta la loro macchina in movimento. Le membra non possono aver
que’ primitivi strumenti e al canto di quella nascente poesia; e que’ loro movimenti dan nascita alla danza. Altrove, finalm
va moltissimo il guadagnarli prima i sensi, esse a questi diriggono i loro primi attacchi. Quindi è, che qualora io ascolto
consiste questo artifizio nella simmetria ch’esse mettono nelle opere loro : il che esser vero, chiaro apparirà quando della
di due grandezze, col quale noi conosciamo senza fatica se sieno tra loro eguali, o di quanto l’una sia maggiore dell’altra
l doppio dell’altra, queste due linee avranno un’evidente ragione tra loro , e però si diranno essere in simmetria. [Sez.I.3
me Liberata? La seconda regola è di adoperar grandezze non troppo tra loro ineguali: perché è difficile a’ sensi il paragone
perché come più le grandezze si allontanano dall’uguaglianza, più la loro ragione si rende oscura a’ sensi, e più scema per
rende oscura a’ sensi, e più scema per conseguenza la bellezza della loro simmetria. Onde avviene che la simmetria più aggr
, o vogliam dire tra grandezze che in ragione d’uguaglianza sieno tra loro . Dopo di questa la più aggradevole è quella che h
na altro artifizio egli architetti che vogliono render belle le opere loro , se non il dominio di quelle ragioni sopra ogni p
l’estremità del mento, e quella degli orecchi, tutte sieno eguali tra loro . Se eguali tra loro sieno ancora lo spazio che un
o, e quella degli orecchi, tutte sieno eguali tra loro. Se eguali tra loro sieno ancora lo spazio che un occhio divide dall’
iore, o pure, come un matematico direbbe, i piaceri estetici sono tra loro come la fecondità delle idee. Non vorrei però che
ella durata delle note, ma che queste note niuna affinità abbiano tra loro , onde non producano melodia alcuna. Ripetetegliel
. Un tale artifizio consiste nello scegliere per suggetti delle opere loro i più perfetti oggetti di nostre passioni, e nell
ien conosciuti: e solo allora cominciano ad esser patetici, quando la loro impressione giugne a tal grado nell’animo nostro,
tati sieno veri e non già finti da quelle. Tanto più perfetto sarà il loro patetico, quanto più colla sua forza sarà capace
nto intorno alle belle arti abbiamo osservato, si fa manifesto che la loro perfezione e bellezza dipende dal ben regolare l’
1.1.1] Sono gli uomini dalla natura medesima portati a dividere colle loro azioni il tempo in parti eguali. Se respirano, se
. Se respirano, se camminano, se lavorano, se cantano, se danzano, le loro respirazioni, i loro passi, il lor lavoro, la cad
mminano, se lavorano, se cantano, se danzano, le loro respirazioni, i loro passi, il lor lavoro, la cadenza del lor canto e
tre. [Sez.II.1.1.2] Di qui è che i padri della poesia, nel dispone le loro locuzioni, altro prima non fecero che frammetterv
dì osserviamo che i versi, che i fanciulli senz’arte compongono nelle loro allegrezze, o nel proverbiarsi l’un l’altro, son
a della sillabe, quanto i tuoni di esse, cioè l’acutezza e la gravità loro , perciò i primi poeti di queste nazioni presero a
badar tanto alla lunghezza o alla brevità delle sillabe, quanto alla loro gravità ed acutezza; onde nacque la poesia armoni
e alla gravità delle sillabe, ed in quella aver non se ne debba alla loro brevità e lunghezza. Intendo solo che la bellezza
ria (ed è quella delle rime), procurando che l’ultimo tuono acuto de’ loro versi o fosse solo, o seguito da uno, o da due al
olanza de’ versi di varie misure e il tempo, il tuono e la rima delle loro sillabe. § II. Come da essi convenga derivar l
più sofficienti si renderebbero or colla tardanza, or colla rapidità loro , ad esprimere la mestizia, l’allegrezza, o qualun
poeti soverchia libertà s’attribuirono, unendo insieme versi così tra loro ripugnanti, che la gonna d’Arlotto men disparate
sparate toppe accoppiava. Altri più timidi raro, o non mai nelle arie loro unirono versi ineguali, privando queste della bel
quando pure non ammettano veruna contiguità di brevi, colla cortezza loro (la quale fa spesso sentire il ritorno della simm
condoché l’arie sono di più o di meno versi composte, così è varia la loro combinazione. E però questo saggio basti sulle ar
enienti coll’introdurre mutazioni di scene nella tragedia: perciocché loro mancava l’arte che oggi si ammira su’ teatri d’Eu
l garbo la scena, che lo spettatore non se ne accorga. Si mutavano le loro scena con tanta lentezza, che i poeti drammatici
on certo ch’eglino sarebbero stati men tenacemente attaccati a questa loro unità. Non avrebbe Sofocle menati Oreste, Pilade
ci, che conservavano ancora in mezzo alle più colte città un resto di loro antica selvatichezza. Le tragedie, che di essa ri
scordie che la gelosia e ‘l desiderio di primeggiare accendeva tra le loro città, contribuivano a rendergli crudeli. Che più
eva tra le loro città, contribuivano a rendergli crudeli. Che più? La loro stessa religione, la medesima teologia aumentavan
he più? La loro stessa religione, la medesima teologia aumentavano la loro ferocia, avendo quella de’ barbari riti e che dis
que’ moderni che, non badando alla diversità de’ tempi, posero nelle loro tragedie tutta l’atrocità delle antiche; difetto
é il carattere del primo è quasi d’una spezie d’esseri distinta dalla loro , e colla sua perfezione, anzi che interessare, gl
l’indispettisce, ricevendo eglino da quella un segreto rimprovero de’ loro vizi; ma un uomo soggetto alle nostre debolezze è
olta, che quando alle arie si dia una musica propria e confacente, la loro inverisimiglianza cessa quali in tutto; e qual mu
allegando le buone ragioni ch’ebbero gli antichi di rappresentare le loro tragedie cantando. [Sez.II.7.1.3] Ma i fautori de
fautori dell’antica tragedia, per trar questa d’imbarazzo, fondano la loro difficoltà non sul canto in generale, ma sulla di
antica e la moderna musica teatrale, avendo gli antichi adoperato ne’ loro drammi una musica semplice, robusta, espressiva,
ca semplice, robusta, espressiva, e solendo i moderni unire a’ drammi loro una musica cianciosa troppo e snervata. Nondimeno
gli uni e quali delle altre. Poi qualche riflessione aggiugneremo sul loro stile. § II. Della materia propria de’ recitat
i drammatici più sentenziosi sono appunto quelli che meno intesero la loro arte. [Sez.II.7.2.6] Le massime adunque, o le sen
con quella favorevole prevenzione, che i gran nomi trovano in noi, i loro falli non possono abbagliarci o sorprendere. Ma i
o Ne giorni tuoi felici, spiegassero ciascuno con una similitudine il loro stato: che perdita per lo teatro! Quante volte qu
o rimetta gli occhi della mente alla virtuosa famiglia. § III. Del loro stile [Sez.II.7.3.1] Lo stile delle arie debb
cello che vi s’immerga. I quali ondeggiamenti in ciò differiscono tra loro , che questo dell’acqua circolarmente, quello dell
r quanto da quelle notizie si ritrae, che fino a noi pervennero della loro musica stromentale. È chiaro che una musica, la q
nza che passa tra il movimento di questi e le passioni dell’animo, il loro oscillamento ne desterà quella passione che corri
ceano testimonianza di ciò ch’essi medesimi sperimentavano nell’animo loro e in altrui, e come la storia medesima il conferm
he i moderni compositori non riescano talvolta nel patetico, ma costa loro un continuo sforzo d’ingegno, e spesso inutile, c
giunti i Greci a formare sì giusta idea della musica? Condotti dalla loro propria esperienza. Essi erano stati istituiti pe
ati istituiti per mezzo della musica, e a questa erano debitori della loro cultura. Lino, Orfeo, Cadmo, Anfione, da’ quali e
. Con un canto accompagnato dall’accordo d’un musico stromento furono loro insegnati i doveri verso l’essere supremo, promul
ll’amor coniugale, l’urbanità, la beneficenza, la compassione verse i loro simili, il coraggio militare56. [Sez.III.1.4.10]
coraggio militare56. [Sez.III.1.4.10] I Greci adunque, che aveano in loro stessi sperimentata l’efficacia della musica ad a
sciplina. Quindi derivò l’alta considerazione in cui questa venne tra loro . Pitagora, a cagion d’esempio, la riguardava come
one a render florida e formidabile la sua patria59». I più gravi tra’ loro sapienti, i più consumati tra’ loro filosofi pres
a sua patria59». I più gravi tra’ loro sapienti, i più consumati tra’ loro filosofi presero a professare sì elegante ed util
amente uno strumento. Ed oggi la cosa è giunta a tale, che quelli tra loro che hanno il farnetico d’ostentarsi impassibili,
da una data passione, e qual movimento danno eglino in tai casi alle loro parole. Di poi si vogliono diligentemente notare
, come avvien tuttavolta. I lamenti e le tenerezze medesime, in bocca loro debbono avere ben altro contegno che in bocca fem
bile abuso, ch’essi temerebbero di passar per novizi nella profession loro , se nell’esecuzione d’una sonata o d’una cantata,
omine, de te Fabula narratur. [Sez.III.3.1.3] Per quanto diversi tra loro sieno i drammi, che voi prendete a mettere sotto
ive schiere di baccanti, che con allegre danze celebrano le feste del loro Dio, non richiede altra apertura che un balletto.
più così sconnesso, come sono le nostre sinfonie a cui in pena della loro sconnessione si vogliono sostituire sì fatti comp
. Deh non si abbiano a male, che uno ch’è sommamente affezionato alla loro professione, e che prenda un sincero interesse ne
che prenda un sincero interesse nella lor gloria, sì francamente per loro vantaggio ragioni. Se essi sullo stile che fa la
ssioni che soleano fare i nostri antichi compositori, dalle quali dié loro Jacopo Peri sì belli esempi65, essi vi discernere
o nella poesia, ch’essa diviene una prosa pretta e sputata: e così la loro musica annienta, in vece d’avvalorare, come suo u
rimieramente le arie teatrali non soffrono le tante repliche d’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol ess
atrali non soffrono le tante repliche d’alcune loro parole e d’alcuni loro versi, come vezzo suol essere de’ nostri composit
rie teatrali, non iscemi in vece d’accrescere, com’ è mio intento, la loro bellezza. Anzi però ch’io prenda ad assicurar cos
consiste in disegnare, dipingere e comunicar queste idee in tutta la loro energia e bellezza. [Sez.IV.1.0.2] La pronunziaz
tante volte trionfato nella capitale del mondo, e ottenuto all’autor loro il primato tra’ romani oratori. [Sez.IV.1.0.3] L
estro di cappella, quando pure avessero composti de’ capolavori nelle loro arti, possono essere sicuri d’aver gittate al ven
lle loro arti, possono essere sicuri d’aver gittate al vento le opere loro , se gli attori non aggiungano ad esse una convene
ini non che s’annoino, ma si sdegnano anzi contro chi voglia spacciar loro per vero, ciò ch’egli medesimo faccia conoscere i
la pronunziazione. In questa i Greci e i romani si esercitavano dalla loro più tenera fanciullezza: e adulti poi ne continua
ostene e Cicerone, a due attori doveano in buona parte la forza della loro trionfatrice persuasione. Il romano oratore, cert
a a noi talento di ragionare; e forte ne chiameremmo per contenti, se loro giugnessimo a persuadere l’importanza della pronu
nsero in quest’arte. [Sez.IV.1.0.7] Finché i musici si rimarranno nel loro errore, e finché i direttori de’ teatri non gli o
, ma è obbligazione di tutti gli attori che sono in iscena. Tutti ne’ loro gesti muti debbono mostrar la ragione, che gli co
parlante, a’ quali se si aggiugnesse la parola perderebbero tutta la loro forza. Questa sola riflessione dovrebbe determina
e e languide, com’è pur vezzo di molti. Il che facea dire a uno della loro professione, che si fidava di cantar sulla scena
i circostanti. Gli animi umani sono come accordati in consonanza tra loro : non può uno mandar fuora il suo tuono, che tutti
elle medesime: da che que’ buon uomini vestivano sì positivo, che le’ loro fogge non potrebbero ammettere la vaghezza, che s
allora di Parigi, che gli spettatori non si possono contenere di dar loro del ben venuto. [Sez.V.1.0.3] Adunque l’inventor
rdo e carico, le vesti dimandano una tintura sfumata e schietta, e ‘l loro ornamento non sarà l’argento e l’oro, ma la genti
i degli abiti e delle scene, è già troppo noto che i colori hanno tra loro quel medesimo rapporto che passa fra’ tuoni d’uno
a le aperture, onde gli attori debbono uscire ed entrare, affinché la loro statura ben si accordi colla grandezza, e colla l
aomettano fastoso, e lo stesso rozzo Americano, nell’architettura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli
zo Americano, nell’architettura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi delle loro abitazioni, han
’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi delle loro abitazioni, hanno di che adornare con novità le n
hi, inimicizie, duelli, ed anche impegni tra corone per occasione de’ loro ministri. [Sez.V.4.1.3] L’interno del teatro non
che gli antichi di pietre o di marmi soleano costruire l’interno de’ loro teatri, ma per rimediare al danno, che da tai mat
atte in modo che servissero come di tromba. E oltre a ciò i Greci ne’ loro teatri situavano de’ gran vasi di rame, ne’ quali
e il parer nostro, costoro in adottare sì fatto artifizio diedero del loro discernimento un’assai ambigua pruova. Mercecché,
lla d’una semiellisse troncata sull’asse maggiore; e questi hanno per loro l’autorità del celebre Palladio, il quale tal fig
ciocché gli uomini tengono per l’ordinario in negligente positura, le loro membra, sì che essi, quanto è in loro, estinguono
ario in negligente positura, le loro membra, sì che essi, quanto è in loro , estinguono quelle belle disposizioni e misere ch
de più agevole il discernimento delle ragioni che le membra hanno tra loro ) ed alla macchina intera. §. II. Del patetico
e. Molto più dunque piaceranno, ove sì strettamente sieno connesse al loro tutto. Qual diletto non avrà il popolo, in vedere
o all’architetto, che credessero avere in tal guisa allontanata dalle loro opere la noiosa uniformità? Se egli avrà mai esam
tà non consiste in un ammasso di cose, le quali niuna lega abbian tra loro (che ciò costituisce l’imperfezione e la bruttezz
ulla medesima linea disposte, questa esatta unità bella renderebbe la loro serie, e tanto più bella, quanto il loro numero f
ta unità bella renderebbe la loro serie, e tanto più bella, quanto il loro numero fosse maggiore. Adunque il dramma, la musi
a per zelo della varietà, ma sì perché que’ balli sono più acconci al loro stile, e sì perché non sanno, o non si vogliono d
. Ma que’ danzatori, che non trascurarono le cognizioni necessarie al loro mestiere, entrano pienamente nel nostro avviso. E
sto ne abbia. Gli antichi, non ostante che del pantomimo facessero le loro delizie, non incorsero però mai in tale sconvenev
oro delizie, non incorsero però mai in tale sconvenevolezza. Essi ne’ loro spettacoli quel solo pantomimo ammetteano, che fo
, ma solo il cordace, pantomimo grottesco e pieno della licenza delle loro commedie. Il medesimo discernimento dovrebbe oggi
verità volea persuadere a’ danzatori francesi. Nondimeno, quelli tra loro che con occhio filosofico penetrarono l’indole de
quelli tra loro che con occhio filosofico penetrarono l’indole della loro professione, benché eccellenti nel ballo alto, pu
sua perfezione, finché a questo non rivolgessero i ballerini tutti i loro pensieri. Vagliami per tutti il prenominato Nover
no sì cari alla colta e dilicata corte d’Augusto, non immortalarono i loro nomi spiccando salti e intrecciando cavriole, ma
Depongano dunque una volta i nostri danzatori su questo particolare i loro pregiudizi. Essi debbono badare a rendersi eccell
nunziazione delle prime. Quindi è che poca pratichezza mostrano nella loro professione que’ maestri di balli, che tutta la l
a mostrano nella loro professione que’ maestri di balli, che tutta la loro attenzione consumando attorno a’ primi ballerini,
nzione consumando attorno a’ primi ballerini, lasciano i figuranti in loro balia. [Sez.VI.2.3.2] Procuri in oltre d’osserva
he quanto più le figure si allontanano dallo spettatore, tanto più la loro statura vada decrescendo. So che ciò non può semp
are non tanto la figura del ballo e le gambe de’ ballerini, quanto il loro volto, perciocché questo fornisce i più espressiv
a lunga esperienza, i comici di Francia le hanno oggimai sbandite dal loro teatro. Molti sensati ballerini hanno fatto il me
oro teatro. Molti sensati ballerini hanno fatto il medesimo; e quando loro occorra d’introdurre tritoni, fauni, ecc. non più
tritoni, fauni, ecc. non più gli mascherano, ma s’ingegnano di tinger loro il viso di tal colore, o di contrassegnare il lor
ngegnano di tinger loro il viso di tal colore, o di contrassegnare il loro capo e le membra di tali attributi, che caratteri
voce. Ma oggi, che i teatri sono di gran lunga più angusti, perché la loro porta è tenuta a tutti coloro che non intendono d
2] Facciamo però giustizia a danzatori dell’età nostra. Non manca tra loro chi conosca questa verità, testimonio il più volt
i de’ mutoli, i quali col movimento or d’una, or d’un’altra parte del loro corpo si compongono un visibile parlare (come lo
il nostro primo poeta) e un copioso vocabolario di tutto ciò che vien loro in talento d’esprimere. Lionardo da Vinci, che sa
sicurare i ballerini. [Sez.VI.3.1.4] Può in oltre di grande uso esser loro la lettura di que’ libri e la cognizione di quell
colla danza una grande affinità, come fu da noi osservato, e però le loro leggi sono in buona parte all’una e all’altra com
tri de’ costumi delle intere nazioni; e le inclinazioni di queste, le loro più serie determinazioni, le loro usanze, si sono
ni; e le inclinazioni di queste, le loro più serie determinazioni, le loro usanze, si sono mutati a talento d’un tragico o d
i, i quali a’ più riguardevoli magistrati affidavano la direzione de’ loro spettacoli. [Sez.VII.1.0.3] Ma tra quanti n’ebber
no, domina dispoticamente il teatro; e la poesia, la musica e l’altre loro compagne, sono costrette a seguir le sue leggi e
gne, sono costrette a seguir le sue leggi e a trasgredir quelle della loro arte. [Sez.VII.2.0.2] L’unico mezzo d’evitare sì
io, e le quali in fine di ciascun anno saran tenute a render conto di loro amministrazione. Ma qualora circostanze particola
le più umilianti debolezze degli uomini, ma che dieno a conoscere ne’ loro ragionamenti qual idea aver si debba dell’essere
sere supremo. Il qual linguaggio non sarà punto inverisimile in bocca loro , ben si sapendo che dalla teologia del volgo paga
ente. Perciocché rari sono coloro che giudicano delle cose secondo il loro intrinseco valore: i più ne giudicano dal nodo on
ambe le classi, non contano l’onestà fra le virtù più necessarie alla loro professione. [Sez.VII.3.0.8] Per ciò che concerne
oi alle persone che si destinano alla danza, non è men noto quanto la loro professione inclini al libertinaggio quasi di sua
odesta licenza, a cui altra volta si lasciaron trascorrere, rovinò la loro arte, attirando sopra di essa i fulmini del sacer
zatrici grottesche gran libertà s’arrogano su queste punto, sicché il loro ballo par che voglia talvolta gareggiare colla pr
adunque, che le cantatrici e le ballerine non rare volte fanno della loro professione, indusse la saggia Roma, sedente Inno
gione o a torto vien riputato infame: non v’ha che i trasandati sulla loro riputazione e su’ loro costumi, che possono entra
putato infame: non v’ha che i trasandati sulla loro riputazione e su’ loro costumi, che possono entrar di buon animo in tal
Secondoché gli stati sono diversamente governati, così richiedono ne’ loro sudditi diverse virtù. Le virtù, esempigrazia, on
tengono sì frequenti pitture delle tirannie usate da’ monarchi, delle loro sventure e delle sollevazioni de’ popoli contro i
onarchi, delle loro sventure e delle sollevazioni de’ popoli contro i loro principi, tai drammi composti in favore d’un popo
lla commedia, o sia nell’opera comica, un accorto poeta non concederà loro mai luogo. Al contrario i leggieri difetti, quell
bbe nell’animo di chi n’è infetto. Perciocché, coloro ben sanno che i loro vizi son degni della publica esecrazione, onde, v
rider di sé, purché eglino sien lasciati proseguire in pace il fatto loro . Credete voi che mai l’Aulularia di Plauto abbia
no indegnamente l’umanità, e scuoprono la malvagia tempera dell’animo loro . Per qual colpa meritarono il disprezzo degli alt
rso altrui? Qual ragione ha l’inumano poeta d’aggravare il peso della loro miseria? [Sez.VII.3.0.18] Non solamente il poeta
, debbono essere come publici educatori destinati all’istituzione de’ loro concittadini, ma ciascuno di essi ha il suo propr
more del popolo e de’ cittadini, sperando che mettesse buona pace tra loro [è il tempo della contesa tra Cerchi e Donati], p
e riguardiamo alla plebe ed agli Artisti, che vivono del sudore delle loro braccia, a pro loro cadevano le grandi spese che
lebe ed agli Artisti, che vivono del sudore delle loro braccia, a pro loro cadevano le grandi spese che portavan seco questi
ro delle Tragedie, tali non oserei quasi chiamarle, non si convenendo loro , anzi abborrendosi da loro (se pure han da essere
oserei quasi chiamarle, non si convenendo loro, anzi abborrendosi da loro (se pure han da essere perfette) la Musica, quale
a mi maggiore. Si tratta evidentemente di tonalità assai lontane fra loro , donde la censura del Planelli» (Degrada). [comm
ndo i princìpi espresso da Algarotti. [commento_Sez.III.3.2.1] • diè loro Jacopo Peri sì belli esempi: il passo di Planelli
r nondimeno non si può mettere in dubbio, che il dare a quei passi il loro finimento sta al ballerino medesimo e il condirgl
ovando le idee di Planelli sugli evirati si dimostrava scettico sulla loro scomparsa dai palcoscenici (anche cadendo il band
r conto niuno non l’avrebbono fatto in una fabbrica. Se non che tolse loro ogni pensiero, secondo che riferisce egli stesso,
ecetti al pittore]: «Le figure degli uomini abbiano atto proprio alla loro operazione, in modo che vedendoli tu intenda quel
alla loro operazione, in modo che vedendoli tu intenda quello che per loro si pensa o dice, li quali saran bene imparati da
a, e di tutta la persona, nel volere esprimere il concetto dell’animo loro » (Leonardo da Vinci, Trattato della pittura, Roma
elle e delle leggiadre giovani; perciocché le fattezze di ciascuna di loro paion create pure per uno stesso viso, il che nel
Tirteo, accortosi che piegavano, cambiando il lidio in frigio ottenne loro la vittoria col riaccendere per mezzo del modo fr
er maestri Dracone ateniese e Metello agrigentino, altresì famosi ne’ loro dì. Arcesilao imparò la musica da Santo, celebre
Parlo de’ gran teatri poiché, quanto a’ teatri di poca estensione, il loro interno può senza molto scapito essere costruito
propri sentimenti, quindi derivò la taccia d’ateismo che sì spesso fu loro apposta. Questi medesimi sentimenti venivano inse
ga sperienza s’erano fatti conoscere prudenti e fedeli a’ segreti che loro erano commessi. 115. Io non so con quanta ragio
i pantomimi e quegli altri giocolari che su’ teatri colla licenza de’ loro diverbi e colla petulanza de’ loro movimenti s’in
i che su’ teatri colla licenza de’ loro diverbi e colla petulanza de’ loro movimenti s’ingegnavano di dilettare.«Infamia not
li attori tragici e comici i quali proseguirono senza interruzione le loro teatrali rappresentazioni; il che è sì vero che q
natori più gravi, i quali si guardavano esattamente d’ammettere nella loro familiarità persone infami; ma ancora che da Sill
applicano a’ nostri Teatri le invettive de’ Padri contro i Teatri de’ loro dì. A tre capi riducono gli Eruditi tutto ciò che
, non avrebbero così spesso, come fecero, confermati i precetti della loro morale con sentenze di Tragici e di Comici. Ma no
ogo gli Attori Drammatici, ma bensì que’ sollazzevoli uomini, che col loro buon umore porgono festa, e riso alle brigate. Ma
he i Principi e i Magistrati avessero sempre presente il ricordo dato loro da S. Carlo Borromeo, in ordine a quelle varie sp
46 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
Dotti”. Aggiugnete (p. 278.): “I Poeti, i quali nulla curando che le loro Commedie, o Tragedie occupino con plauso i pubbli
che i Drammi “non furono inventati per dilettare i Savj Solitarj ne’ loro Gabinetti, ma per dilettare ed instruire il Pubbl
ltivatori delle Scienze più recondite, i quali di rado scendono dalla loro contemplazione a partecipare del commercio social
manente? Così pare, che l’intendiate voi con dire i Savj solitarj ne’ loro Gabinetti. Nò, amico, costoro con quanti per elez
elezione, principj, o instituto, vivono a così fatto modo, paghi del loro cannocchiale, de’ loro rosi rimasugli dell’antich
instituto, vivono a così fatto modo, paghi del loro cannocchiale, de’ loro rosi rimasugli dell’antichità, delle loro arruggi
del loro cannocchiale, de’ loro rosi rimasugli dell’antichità, delle loro arrugginite medaglie, de’ loro alfabeti Orientali
o rosi rimasugli dell’antichità, delle loro arrugginite medaglie, de’ loro alfabeti Orientali, della loro notte Metafisica,
, delle loro arrugginite medaglie, de’ loro alfabeti Orientali, della loro notte Metafisica, delle loro guastade, e de’ lamb
glie, de’ loro alfabeti Orientali, della loro notte Metafisica, delle loro guastade, e de’ lambicchi chimici, meritano ogni
icchi chimici, meritano ogni rispetto, ma non si debbono rimovere dal loro centro, poco atti essendo per la loro rintuzzata
ma non si debbono rimovere dal loro centro, poco atti essendo per la loro rintuzzata sensibilità a intendersi e a gustare d
ere gli eccellenti, gli ravvisi in quelli, che i Dotti conservano ne’ loro Gabinetti, dopo che se ne dilettarono insieme con
Commedia Nuova? o fu onorato con Statue da’ rischiarati Ateniesi nel loro Teatro accanto ad Euripide, e Sofocle1? Publio Te
in tanti paesi la delizia de’ dotti? non sono prezioso ornamento de’ loro Gabinetti, non meno che delle più scelte Bibliote
struose, che i Capitani soleano mostrare al Popolo per dilettarlo ne’ loro Trionfi, e nomina il Camelo pardale, e l’Elefante
ulla curarono di osservare le più importanti regole, purchè riuscisse loro il piacere agli oziosi concorrenti, e soprattutto
adescati da’ Romanzieri si scostarono dalla semplicità naturale nelle loro Pastorali. E questo vuol dire, che nulla curarono
Signor Lampillas? Gli stessi Strioni sono forse oggidì così dediti a’ loro Soggetti dell’Arte, che gli vadano seminando per
a Caminer Turca colle tante Traduzioni di moderne Favole straniere ha loro aperta una vena copiosissima di Drammi regolati.
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 704
, se una turba di figliuoli non fosse venuta a porre un ostacolo alla loro carriera. Benchè un tantino enfatici nella traged
La moglie era morta ad Ascoli Piceno il 10 maggio 1875. Nacquero dal loro matrimonio tre maschi e tre femmine tutti comici 
48 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
e, e di pantomima, le quali, ma principalmente le tre prime, sono fra loro così strettamente unite, che non può considerarse
aganza che gli eroi e l’eroine s’allegrino, s’adirino, e si dicano le loro ragioni cantando. Tal cosa sarebbe certamente un
i d’ottica, d’idrostatica, e talvolta di nuda e secca geometria nelle loro gotiche poesie2. [6] Egli è vero che negli autori
a: ma esaminando bene cotai componimenti, si troverà, che le sentenze loro o si risolvono ultimamente in qualche movimento d
rtengono ad altri sensi e non all’udito; il musico rappresenta invece loro l’effetto, che in noi cagiona la veduta maninconi
n conto, imperocché, essendo destinata a parlar ai sensi, e per mezzo loro al cuore, né potendo agire per altra via che per
iscono fisicamente sopra di noi, sono più atti a conseguire l’effetto loro che non sono i versi, i quali dipendendo dalla pa
ciò che spesso i sacri Profeti avanti di proferir i vaticini ispirati loro da Iddio, richiedevano il suonatore, che risvegli
i ispirati loro da Iddio, richiedevano il suonatore, che risvegliasse loro lo spirito. Si vede tra i profani nell’incomincia
un tuono di voce uniforme e composto, non fanno spiccar nella favella loro quella chiarezza e forza d’accento, quella variet
i egualmente coi caratteri freddi, tranquilli, o dissimulati, che coi loro opposti. Ma la natura del canto, per cui vuolsi e
i, non può conseguirsi senza un intima cognizione degli uomini, delle loro proprietà, e debolezze, delle vicende della fortu
azione, e di sistema capace di rilevar la connessione delle cause coi loro eventi, e di risalire fino ai principi. Èdunque a
essi, e a discoprirvi le relazioni segrete che passano tra la natura loro e la propria. La fantasia ripiena di ciò che le v
dai fanciulli, e dalle persone più rozze anche inavvertentemente ne’ loro famigliari discorsi. “Ardo di rabbia”, “cielo all
musico potrà addattare una modulazione eccellente, ma sempre mancherà loro la primaria bellezza, che consiste nella fedele e
uni l’esempio di Sofocle, e d’Euripide, che ne usarono talvolta nelle loro tragedie; ma (dicasi con coraggio) né Sofocle, né
animato ne’ sentimenti. [29] Che se pochi autori hanno osservate ne’ loro scritti siffatte distinzioni, se si leggono arie,
prova se non che pochi autori hanno penetrato nello spirito dell’arte loro , e che appunto veggonsi tanti drammi noiosi e lan
, né la composizione più bella del musico sortiranno perfettamente il loro effetto, se il luogo della scena non è preparato
1] Da quai prestigi eglino abbacinati, ed assaliti, a così dire nelle loro facoltà da tutte le bande veggonsi all’improvviso
improvviso trasferiti, come Psiche, nel palazzo incantato d’amore. La loro immaginazione tutta occupandosi nel godimento, no
stima per così chiari scrittori ardisco di slontanarmi dalla opinione loro , tanto più che la trovo appoggiata sulle false no
ri immaginari, de’ quali ignoro le proprietà e la natura, né la sorte loro sarà in alcun tempo la mia. Altrettanto varrebbe
ono degli intervalli, ne’ quali il poeta abbia luogo d’intrecciar fra loro gli avvenimenti, e l’uditore, e il musico di resp
costante dello Zeno e del Metastasio, i quali hanno terminato tutti i loro drammi con lieto fine. Ma siffatta usanza ebbe or
o contrario, que’ poeti per secondarlo avrebbero fatto andare tutti i loro componimenti a tristo fine, e dall’esempio loro s
fatto andare tutti i loro componimenti a tristo fine, e dall’esempio loro si sarebbe cavata una regola inviolabile pei suoi
isma e ricevuti su una carta occupano sopra la carta si ritrovano fra loro nella stessa ragione, che i numeri esprimenti gli
ssezza e diversa elasticità si vibrano differentemente e in tempi fra loro ineguali; i globetti o particole eteree per la me
49 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Della musica »
à e perfezione: ma giunte al sommo, quel principio medesimo che diede loro la vita è anche quello che dà loro la morte. Appr
quel principio medesimo che diede loro la vita è anche quello che dà loro la morte. Appresso tutte le nazioni hanno esse pr
alto sorgevano del recitativo. Il vecchio Scarlatti fu il primo a dar loro più di mossa e di spirito; e le rivestì sopra tut
i scuri della musica? Perché non rimettere i liuti e le arpe, che col loro pizzicato danno a’ ripieni non so che del frizzan
o danno a’ ripieni non so che del frizzante? Perché non restituire il loro luogo alle violette instituite già per fare la pa
aria di una voce e di un oboe, di una voce e di una tromba; e far tra loro seguire con varie botte e risposte una gara senza
e il cuore o scaldar l’immaginativa di chi ascolta. E ad ottenere tal loro intendimento l’uscir bene spesso dalle righe, pro
digalizzare i passaggi, ripeter le parole senza fine e intralciarle a loro piacimento, sono i tre principalissimi mezzi ch’e
ere quivi i maestri, essendone mediocrissimi i cantanti, dispiegare a loro talento tutti i secreti dell’arte, tutti i tesori
talento tutti i secreti dell’arte, tutti i tesori della scienza; onde loro malgrado sono costretti ad attenersi al semplice
a accordare col nostro canto le orecchie dei Francesi, ed era da essi loro rigettata l’oltramontana melodia, come vi fu altr
di alcuni vecchi pregiudizi, come è aperto a vedersi in alcune delle loro composizioni, e nell’Andromaca singolarmente del
composizioni, e nell’Andromaca singolarmente del Iomelli, riuscirebbe loro meno difficile che agli altri lo entrare nella in
50 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IX. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 426-437
tetico, la maestà, l’eleganza, il calore dello stile di Metastasio; i loro disegni non sono sì ricchi e giudiziosi, le loro
ile di Metastasio; i loro disegni non sono sì ricchi e giudiziosi, le loro invenzioni non sono originali, o da passar come t
iosi, le loro invenzioni non sono originali, o da passar come tali, i loro colpi di teatro, i loro quadri spariscono a front
non sono originali, o da passar come tali, i loro colpi di teatro, i loro quadri spariscono a fronte del colorito vigoroso
caso di cagionare in questo una crisi favorevole, e convertir l’opera loro in tragedia confinata all’imitazione della natura
l’altro, e l’Ifigenia dai Silfi e dalle Barbe turchine, van dietro ai loro errori. Osserviamo ancora, che la maggior gloria
lo più di poco ingegno, di cuore freddo e di gusto depravato, che col loro pretesto spirito filosofico, e con quella loro ve
sto depravato, che col loro pretesto spirito filosofico, e con quella loro ventosa loquacità, «quae animos juvenum ad magna
ezzanamente instruiti e superlativamente fanatici che per mostrare la loro esistenza, cospirano a distrugger tutto, e alla s
omparire straordinari e spiritosi alla moda; uomini anche in mezzo al loro vantato scetticismo dogmaticamente decisivi che p
uomini fieramente superbi e boriosi che quando veggonsi tassati nelle loro stravaganze e bestemmie, arruffano il ceffo con r
51 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO IV. Memorie drammatiche d’oltramonti nel medesimo secolo XIV. » pp. 140-147
dice m. de Fontenelle, che hanno esistiti al mondo Greci e Latini. I loro pezzi chiamati drammatici nudi di azione, erano a
a di Francia, in cui dominarono col titolo di duchi di Septimania, il loro nativo idioma ; e crede ciò provato a meraviglia
no nero e puzzolente in mezzo a più di cento diavoli che ridevano del loro supplizio: vi si vide ancora una volpe prima semp
nsi da principio a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, ed appresso montarono sudi un rustico pa
52 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO III. Memorie drammatiche d’oltramonti nel medesimo secolo XIV. » pp. 41-46
o, dice M. de Fontenelle, di esservi stati al mondo Greci e Latini. I loro pezzi chiamati drammatici nudi di azione, erano a
e di Francia, in cui dominarono col titolo di duchi di Septimania, il loro nativo idioma; e credè ciò provato a maraviglia c
no nero e puzzolente in mezzo a più di cento diavoli che ridevano del loro supplizio: vi si vide ancora una volpe prima semp
nsi da principio a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e di poi montarono su d’un rustico palco
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 471
nti, dei quali hora io mi servo, desiderano di haver voi in compagnia loro , il che anche a me piace, per intender la suffici
osponendo ogni cosa, vi transferiate qui a servire me et a compiacere loro , che vi amano molto. State sana. Per farvi piacer
54 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO V. Primi passi del dramma musicale. » pp. 295-309
il canto rende inverisimile le favole drammatiche. Come risponderemo loro per renderli meglio istruiti? Che le antiche trag
e una specie di opera151? Ma bisognerebbe prima d’ogni altra cosa far loro intendere che cosa fosse fra gli antichi orchestr
er una tacita convenzione tra’ rappresentatori e l’uditorio152? Ma il loro svaporato cervellino mal sosterrebbe il travaglio
degli spettacoli teatrali. Appigliamci al partito più proprio per la loro capacità, rimandandogli a leggere ciò che in tal
l pensiero di accoppiarvi comunque le parole. I selvaggi cantavano le loro parole misurate. I villani dell’Attica cantavano
cantavano le loro parole misurate. I villani dell’Attica cantavano le loro poesie nomiche e ditirambiche, e quando pensarono
mitare, non a copiare il vero in maniera che non perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria delle rispettive loro a
perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria delle rispettive loro arti. Barbara, stupida e quasi sacrilega temerità
a inviluppare in un continuo ragionar fallace. Ma sottilizzino pure a loro posta per confinar la dramatica a questo vero imm
ferma a considerare in qual vocale, in quale a, in qual e formarono i loro gorgheggi e le volate la Gabrieli e il Pacchiarot
55 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IX. Pregiudizj dell’Autore della Storia de’ Teatri, rilevati dall’Apologista. » pp. 95-111
il Quadrio, purchè parlino a modo dell’Apologista, ed iscreditino per loro fini, le Commedie Italiane del cinquecento. E’ ve
rca i secondi stimo, che quella parte della Storia de’ Teatri, che di loro favella, non sia stata punto crollata per quanto
i, vi avrebbero preso interesse, tanto più che sapeano che i migliori loro Letterati sospiravano per una riforma. Ma qualche
do la verità istorica, e gli emuli forestieri mettevano a profitto le loro parole per iscreditarlo. Adunque cedei a queste a
vano l’eleganti Commedie surriferite, altre ne producevano scritte da loro con purezza, grazia, ed arte (lontane certamente
medie Spagnuole i Graziosi fondano in ciò la principale ricchezza de’ loro sali. Apra qualunque de’ loro Autori (appena salv
dano in ciò la principale ricchezza de’ loro sali. Apra qualunque de’ loro Autori (appena salvandosi da tal contagio il solo
ben poteva urbanamente riconvenirlo, ch’egli occultasse il merito de’ loro buoni Drammatici. Ora su tali fondamenti conchius
pel di lui strano modo di comporre, il fecero perchè aveano veduto il loro Teatro in altro stato di salute prima di Lope. Ma
re spinti a riconvenir Lope, non per aver veduto in migliore stato il loro Teatro, ma per sapere teoricamente che in miglior
ioso, che soffre in sua Casa un Militare, che corteggia la Moglie, a’ loro stretti espressivi colloqui si pone le due mani i
56 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « [Dedica] » pp. -
ata la storia del teatro greco e latino; ed altri han circoscritte le loro fatiche ne’ soli teatri della propria nazion di c
o degli antipodi i peruviani e i messicani a far la barbara pompa de’ loro strani spettacoli. Un’opera così ripiena, e di di
scrittori che anche in cose di puro piacere discompagnar non fanno le loro vedute dalla sublime infallibile scorta della fil
ogn’uom di buon senso, é un partigiano dichiarato degli antichi e del loro buon gusto; ed il principale suo scopo sembra ess
re (toltone alcune cose, che non sono, so non relative ai costumi de’ loro tempi) sono state e saranno mai sempre i nostri m
modelli: tutto l’oro, che più lampeggia fra noi, é stato tratto dalle loro miniere; e i moderni tanto più lusingar si posson
nza gli debbono intanto gli amatori della drammatica, per aver aperto loro un largo campo da poter comparir dotti in queste
i in queste materie, senza imprendere la penoso fatica di divenirlo a loro spese. Ognuno che va a teatro, o volge tralle man
57 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 316-325
gli Attori un Coro di Musica, che regola da lungi le variazioni delle loro voci, e che, quantunque non si sentisse ciò che d
diedero il nome di Euripide per la celebre vittoria dagli Ateniesi di loro compatriotti riportata sopra i Persiani presso al
tudio delle tragedie di Euripide, mirabili progressi fecero nell’arte loro . A buon diritto adunque il nostro dotto e facondo
cura di quello che ai Poeti Tragici facesse per la recitazione delle loro tragedie bisogno. E particolarmente teneva cura d
Onde i Poeti Comici si servivano per il Coro, non delle persone date loro dal Magistrato, ma di quelli che eglino stessi a
one date loro dal Magistrato, ma di quelli che eglino stessi a voglia loro o di esse, si provvedevano. Nota XVIII.
o nulla conoscono, è un dono particolare, che la natura ha conceduto loro solamente. Nota XXII. Platone per mostrar
Fiere di San Germano, e di San Lorenzo, seppero così ben fare i fatti loro , che da molti anni sono padroni di varie terre, l
58 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299
composizioni del secolo passato che conservano le due compagnie come loro fondi. Inoltrata la state si sospendono le recite
perate, gelosi arrabbiati che danno a mangiare alle spose i cuori de’ loro amanti, uomini dabbene che vanno a rubare in istr
e la diffondono? se i novelli venuti in Parnaso ad essi consacrano il loro tragico cittadinesco e comico lugubre? se fin anc
mico-lugubre francese. Ma chi guarirà certi letterati furiofili della loro demonomania delle mascherate infernali e de’ pres
lla non curanza e quella desolazione a cui trovansi negli scrigni de’ loro per altro rispettabili autori condannate le Danai
59 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
guersi da’ barbari, imitano le umane vicissitudini senza sceverar ne’ loro drammi gli evenimenti ridicoli da’ compassionevol
re e non si oscurano mai. Questi tre rari ingegni spiegavano tutta la loro energia nel delineare con maestria singolare le u
favelle antiche e moderne, e adoperando quasi sempre una molla per la loro nazione efficacissima, cioè la forza del fato e l
on pari effetto da que’ repubblicani baldanzosi e pieni sotanto della loro potenza e libertà finanche le greche favole, la P
60 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo I. Ritorno delle Rappresentazioni Teatrali dopo nate le Lingue moderne. » pp. 181-187
e vi stabilirono, togliendoci i patri costumi, ci trasformarono nella loro barbarie; ed oh quanto tardi il tempo distrugge g
guerra per bisogno formavano un sol corpo, nella pace nulla quali fra loro , e poco s’attenevano al tutto. Naturalmente gelos
a ateniese e romana? che tutte le muse doveano abbellirle di tutte le loro grazie? E pure il corso naturale delle nazioni ap
sta Asinaria, nella quale intervenivano tutti i profeti antichi colle loro divise, e l’istesso Balaam sull’asina. Correva il
de’ rapsodi dopo il tempo di Omero, andavano suonando e cantando sui loro stromenti la musica, e i versi de’ trovatori prov
e festa, costoro non mancavano di venirvi in folla per dar saggio del loro valore poetico, e farli gran nome. V. l’Histoire
61 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
ioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idoli22. Verun teatro pubblico e fisso non si tro
amente i commedianti Cinesi di casa in casa, innalzano in un attimo i loro teatri portatili, e recitano ne’ cortili o nelle
ndono infami i commedianti nell’Oriente, non si lascia di ammirare la loro abilità di rappresentare, e sono in pregio gli at
ove; ma i commedianti non sono più di quattro o cinque, e ciascuno di loro rappresenta due o tre parti. Ed affinchè lo spett
la può trasportare gli ascoltatori in un mondo apparente per insegnar loro a ben condursi nel vero30. Oltre alle rappresenta
è fuori di se. I balletti di tali donne voluttuose abbellite dal vago loro abbigliamento (descritto leggiadramente dal chiar
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62
l canto rende inverisimili le favole drammatiche . Come risponderemo loro per porli nel dritto sentiero? che le antiche tra
he una specie di operaa? Ma bisognerebbe prima di ogni altra cosa far loro intendere che cosa importasse appo gli antichi or
per una tacita convenzione tra’ rappresentatori e l’uditoriob? Ma il loro svaporato cervellino mal sosterrebbe il travaglio
degli spettacoli teatrali. Appigliamoci al partito più proprio per la loro capacità rimandandogli a leggere ciò che in tal q
l pensiero di accoppiarvi comunque le parole. I Selvaggi cantavano le loro parole misurate. I villani dell’Attica cantavano
cantavano le loro parole misurate. I villani dell’Attica cantavano le loro poesie nomiche e ditirambiche; e quando pensarono
mitare non a copiare il vero, in maniera che non perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria delle rispettive loro a
perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria delle rispettive loro arti. Barbara, stupida, e quasi sacrilega temerit
a inviluppare in un continuo ragionar fallace. Ma sottilizzino pure a loro posta per confinar la drammatica a questo vero im
rma a considerare in qual vocale, in quale a o in quale e formarono i loro gorgheggi e le volate la Bandi o il Pacchiarotti?
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 385
à – d’una vecc hia di 70 anni. – Gli umili offerenti hanno riposte le loro speranze nella comprovata magnanimità di un Pubbl
e nella generosità della Nobile Guarnigione, e sperando di essere nei loro voti favoriti vi tributano in concambio stima, ri
64 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94
e. Non si curarono, a quel che sembra, di coltivarla i Latini: ma de’ loro Drammi ci sono rimaste troppo scarse reliquie per
. Che che sia di ciò, Virgilio, Calfurnio rinnovarono in Italia colle loro Ecloghe i Teocriti e i Bioni. Al risorgere delle
e altre moderne Nazioni possono sì di buon’ ora additarne pesta nelle loro contrade. Prese indi forma migliore la Pastorale
a stampate le Commedie del Rueda dopo la di lui morte, è pruova della loro amicizia? E su tali fondamenti parvi che possa re
loghi intorno al mestiere, e a’ costumi de’ Commedianti, mostrando la loro laboriosissima vita; e il suo Libro impresso in M
i del mestiere, della vita laboriosa de’ Commedianti Spagnuoli, e de’ loro costumi, sono in verità ben altra cosa che una St
llustre Poeta: perchè non le picciole macchie, ma la massa intera del loro luminoso merito poetico dee tenersi avanti gli oc
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
ioni teatrali, che formano una parte del culto di que’ popoli verso i loro idolia. Verun teatro pubblico e fisso non si trov
amente i commedianti Cinesi di casa in casa, innalzano in un attimo i loro teatri portatili, e recitano ne’ cortili o nelle
dono infami i commedianti del l’Oriente, non si lascia di ammirare la loro abilità di rappresentare, e sono in pregio gli at
ove; ma i commedianti non sono più di quattro o cinque, e ciascuno di loro rappresenta due o tre parti. Ed affinchè lo spett
la può trasportare gli ascoltatori in un mondo apparente per insegnar loro a ben condursi nel veroa L’ultima opera del rip
dello sposo, e si congeda da Cano. Giova trascrivere uno sqarcio del loro dialogo. «Sac. Permettete, o Padre, che io consa
è fuori di se. I balletti di tali donne voluttuose abbellite dal vago loro abbigliamento (descritto bellamente dal Raynal a
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 617-622
tarono l’inuito, et arriuati che furono, e fatto la prima Comedia, fu loro leuata la licenza dall’istesso Sig. Gouernatore,
eccato mortale, e che gli aueuano mostrato quello, che ne scriueua il loro Arciuescouo : i Comici cominciarono à dire le lor
che ne scriueua il loro Arciuescouo : i Comici cominciarono à dire le loro ragioni, ma il Sig. Gouernatore disse, andate dal
i volendo che l’autorità dell’habito potesse far autentica legge alle loro opinioni : ma l’amoreuole Superiore diceua, lasci
Tomaso d’Aquino ; et impose à Comici che mostrassero i Scenarij delle loro comedie giorno per giorno al suo foro, e così ne
67 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VII. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 418-421
el patriarca, non aveano idea se non di quello ch’era sotto gli occhi loro , e ignoravano tutte le arti, a riserba di quelle
natura stessa de’ suoi stati, e i costumi de’ popoli, e introduce fra loro lo spirito d’industria, le arti, le scienze, coll
i stranieri. Tuttavolta gli attori russi oggidì vengono encomiati da’ loro compatrioti. Sin da quando cominciò in Russia l’o
68 (1878) Della declamazione [posth.]
scenica e dal contatto con gli attori. In realtà, la maggior parte di loro prestava notevole attenzione all’aspetto performa
getto della tragedia è l’interesse politico delle nazioni e quindi la loro indipendenza e l’odio de’ tiranni26.» Salfi, come
e la sua condizione particolare, sicché, tutte armonizzandosi fra di loro , primeggino sempre le figure predominanti42. Per
no siedono i cardinali, i vescovi, i prelati, teologi ecc. secondo il loro ordine. Dai due lati del trono siedono ancora il
rimi a imitare pedissequamente i moderni e lasciarsi soggiogare dalle loro regole. Il rifiuto aprioristico di restrizioni ch
i sovente neglette59. Lo sviluppo dei caratteri dei personaggi nella loro complessità in effetti era una delle parole d’ord
In quella sede, Manzoni legava la questione delle unità di luogo e il loro mancato rispetto allo sviluppo dei caratteri. Egl
cui del passaggio della generazione di attori presa in esame e delle loro messe in scena non restano che tracce sbiadite, l
ari, qualora la volontà non può concorrere a ostacolare o favorire la loro attuazione, o spontanei. Gli spontanei possono as
clamazione degli antichi, trovavano giustificazione nella vastità dei loro teatri. L’attore tragico deve allora declamare co
iuttosto che eliminarli, per Salfi la soluzione risiede nel conferire loro quella dignità che merita chi viene chiamato a cu
aggi in scena inquadrati in una posa individuale che corrisponde alla loro reazione all’evento che si sta verificando sulla
ma, il canto nacquero quasicché tutte contemporanee, o andarono nella loro infanzia lungo tempo indivise, giovandosi l’una d
Simile rappresentazione pur celebravano i Romani nel giorno detto da loro nonae caprotinae, con danze ed altri giuochi, imi
verità e la bellezza originale, che i monumenti superstiti delle arti loro tuttavia ci conservano, più che altro ci debbon r
clamando i vincitori, che ne ottennero la libertà se gli Abderiti nel loro delirio febbrile declamavano l’Andromeda di Eurip
cché potevano servire d’interpreti a’ barbari, che non intendevano la loro lingua. E perciò non dee far maraviglia se lo ste
Silla. [Intro.10] Cadono con l’impero romano tutte le arti, e fra le loro ruine si perde ogni arte drammatica e pantomimica
teatri ed uomini e demoni ed angeli e bestie, che dialogizzavano fra loro con quella edificazione, che tali spettacoli dove
cialmente quelle di Francia e di Vienna, cominciarono a provvederne i loro teatri; e furono celebri i nomi di Pietro Maria C
no qui apprezzati e distinti come tutti gli altri artisti, che per la loro eccellenza hanno meritato la comune ammirazione.
a propria esperienza ho più volte provato gli effetti reali dell’arte loro , e quali che siano i difetti delle persone, o del
altri attori ed attrici in quegl’incontri, ne’ quali più spiccava il loro talento; ed è questa una pruova evidente della st
stessi poeti hanno in certo modo fondata e determinata col genere dei loro drammi. E siccome questo è molto libero e qualche
ondo questi tre modelli si dee distinguere il carattere proprio della loro declamazione. Non è questo il luogo di pronunciar
della loro declamazione. Non è questo il luogo di pronunciare chi di loro meriti in questa parte la preferenza. Io noto sol
larmente favorito gl’italiani, a paragone delle altre nazioni, avendo loro dato voce armonica e melodiosa, e facilità e ricc
eganza di modi; il perché tanta gloria si potrebbero impromettere dal loro impiego, quanta maggiore sarebbe la loro vergogna
potrebbero impromettere dal loro impiego, quanta maggiore sarebbe la loro vergogna, se questi doni trascurassero della natu
pronunciazione oratoria intesero ragionare; di modo che per quanto al loro subbietto particolare importava, alla teatrale de
te se ne occuparono; la Francia, l’Inghilterra e l’Alemagna ebbero le loro opere particolari in questo genere. Ha la Francia
non pure animate che inanimate, in quanto i diversi accidenti che al loro stato esteriore successivamente si spiegano, ne a
i poeti, specialmente epici e ciclici, recitando al pubblico le cose loro ; ma l’impressione particolare che fecero pur decl
articolare che fecero pur declamando gli attori tragici, riuscendo la loro declamazione, e più efficace per l’uso, e più mir
E per conseguenza quest’azione e questa vita, che la declamazione dee loro comunicare, è il vero subbietto che noi prendiamo
e hanno comunicato le consonanti. Or nessuno di questi elementi e de’ loro modi si dee trascurare o alterare sia parlando, o
più sottilmente hanno lo stesso acuto in più ancor distinto, parendo loro delle stesse sillabe accentate l’una più spiccata
llabe accentate l’una più spiccata, e l’altra più rotonda, sia per la loro natura assoluta e primitiva, sia per la differenz
, se i nostri accenti e le nostre quantità con gli accenti e quantità loro si paragonino? Ed altronde non potendo noi conosc
lle più semplici e inseparabili. Quindi il periodo, i suoi membri, le loro parti o frasi, ecc. Di tali periodi vien formato
a della maggiore o minor relazione, che hanno con la principale e fra loro . E, non si potendo tali relazioni logiche facilme
ale dà un certo suono particolare a certe parole o frasi, secondo, il loro ordinario significato, o l’intenzione straordinar
monia, che pur conspira allo stesso fine, si diedero ai periodi ed a’ loro membri tali incominciamenti, tali cadenze, tali r
zione di chi parlava e l’attenzione di chi ascoltava. Ebbero dunque i loro suoni particolari le virgole, i punti virgole, i
riferisca. Così parimenti, modulando il tuono delle parole secondo il loro senso, per quanto tali modulazioni sieno varie e
rimeggiano sono il viso, gli occhi e le ciglia, le mani e le dita. La loro azione si modifica e si accorda siffattamente con
di poterli tutti ridurre alle seguenti spezie, distinguendoli per la loro natura, per la loro origine e pel loro uso. [3.3
durre alle seguenti spezie, distinguendoli per la loro natura, per la loro origine e pel loro uso. [3.3] 1.º I primi sono i
spezie, distinguendoli per la loro natura, per la loro origine e pel loro uso. [3.3] 1.º I primi sono indicativi, in quant
arole ed espressioni vocali sufficienti per esprimere adeguatamente i loro pensieri. Io ho confermato più volte questo fenom
riescono più o meno belli e significanti quanto maggiore o minore la loro relazione di similitudine. In questa maniera noi
ompleti e per così dire strozzati si trovano obbligati ad accennar di loro appena alcuna parte o più facile, o più sensibile
e e segni pittagorici che hanno perduto per noi l’antica relazione al loro significato. Ogni specie di gesti è stata più o m
esti convenzionali ed arbitrari, i quali, sia perché non si scorge la loro prima ragione, sia perché non abbiano altro che i
i, alle quali doveva particolarmente servire. [3.19] Laonde ebbero la loro propria conversazione, il foro, il campo, il temp
ando leggeva la storia sua, né Licurgo e Solone quando proponevano le loro leggi, né finalmente Socrate quando si tratteneva
colte e gl’Italiani principalmente hanno continuato a verseggiare le loro migliori tragedie, ancorché avessero per lungo te
verso dal ritmo dell’altra; e questo ritmo non può non influire su la loro propria pronunciazione. Il non ben distinguere, i
ento e quasiché zoppicando, ed ora a sentirti la lena affannata dalla loro spossatezza e dal loro languore; e così il ritmo
ndo, ed ora a sentirti la lena affannata dalla loro spossatezza e dal loro languore; e così il ritmo del verso col significa
a celerità con cui s’incalzavano le grida e i lamenti, nel secondo il loro continuato prolungamento; e nel terzo la confusio
con la medesima passione con cui furono composti, pronunciarli, e dar loro quell’accento, quel tempo e quel ritmo, che la st
, le frasi, i versi, i periodi hanno de’ suoni più o meno analoghi al loro significato, cioè alla natura dell’oggetto o dell
iano somministreranno agevolmente il tuono della pronunciazione che a loro conviene. E questa risulterà da quanto saremo per
l’impulso ed il moto. E siccome pur tanto variano e le passioni ed il loro grado e i loro accidenti, infinite ancor risultan
moto. E siccome pur tanto variano e le passioni ed il loro grado e i loro accidenti, infinite ancor risultano le modulazion
e vocali, le consonanti, le articolazioni, le parole intere ed alcuni loro accenti grammaticali; ma gli accenti ed i tuoni d
te che hanno i pittori e i poeti principalmente descritta nelle opere loro .                                     Divenni smo
facilmente indicare e determinare. Non così le passioni, che, per le loro infinite modificazioni, e per la rapidità dei pas
ono e si riposano affatto, mentre gli altri parlano ed operano invece loro . Ond’é che alcune parti rimangono immobili e inan
e principale nella pronunciazione, spesso dà luogo ad altri organi, o loro affida quello che esso o non potrebbe affatto, o
semplice e generale, noi cercheremo di ridurle e ordinarle secondo la loro più giusta teorica, onde più accuratamente e seco
o e li promuovono. Or riguardando tali segni od effetti rispetto alle loro cagioni, possono riferirsi o alla percezione o al
voce, il viso, gli occhi, la fronte ecc., che acquistano anch’essi le loro espressioni particolari. Noi ne abbiamo la pruova
re che le più astratte verità e le idee più sincere hanno anch’esse i loro piaceri ed i loro affetti, e quindi la loro espre
atte verità e le idee più sincere hanno anch’esse i loro piaceri ed i loro affetti, e quindi la loro espressione conveniente
sincere hanno anch’esse i loro piaceri ed i loro affetti, e quindi la loro espressione conveniente. [6.4] Egli è poi veriss
meccanici seguono necessariamente ed immediatamente l’influenza delle loro cagioni, senza che la nostra volontà vi cooperi o
sentiamo volentieri ed anche nostro malgrado sospinti a comporci alla loro maniera per una specie d’istinto, che ci obbliga
ensibili, si passò di mano in mano ad imitare e dipingere eziandio le loro relazioni, e quindi le idee più astratte ed intel
ltiplicare. Ma queste a misura che si vanno allontanando dall’origine loro e che si alterano, la loro forma primitiva, la lo
ura che si vanno allontanando dall’origine loro e che si alterano, la loro forma primitiva, la loro analogia si viene egualm
ando dall’origine loro e che si alterano, la loro forma primitiva, la loro analogia si viene egualmente oscurando, sicché pe
ti che si riguardano come più o meno naturalmente espressivi. E nella loro ragione sta tutta la teorica e l’arte della pronu
tri eseguirsi da tutti gli organi con la stessa prontezza, sia per la loro natura meno disposta a tale attitudine, sia per a
rvendo ciascuno al suo fine particolare, servono tutti ad un tempo al loro fine generale e comune. Il perché se l’interesse
apportano; da quegli altri più particolareggiati e minuti, che per la loro lenta e successiva descrizione propriamente pitto
ano gli uni dagli altri, sia per altre relazioni che hanno questi fra loro , che varie specie di passioni n’emergono. In ques
ni, che abbiamo finora tratteggiato, ci mostrano chiaramente come nel loro sviluppo e ne’ loro eccessi non ad altro intendon
ra tratteggiato, ci mostrano chiaramente come nel loro sviluppo e ne’ loro eccessi non ad altro intendono, che ad esprimere
viluppo e ne’ loro eccessi non ad altro intendono, che ad esprimere i loro effetti necessari, o a dipingere la loro cagione,
ntendono, che ad esprimere i loro effetti necessari, o a dipingere la loro cagione, o ad impiegare i mezzi più o meno volont
cagione, o ad impiegare i mezzi più o meno volontari di soddisfare i loro bisogni. E sovente questi tre disegni diversi si
nite ed infinitamente varie delle passioni di sopra allegate, e delle loro specie e gradi. Chi potrebbe tutti notare i moti,
e degli stessi principî possiamo e dobbiam fare a tutte quelle altre loro specie o modificazioni, che abbiamo omesse. Egli
e delle cagioni, riducendo ad uno o a’ principî più semplici tutti i loro fenomeni. In tale studio noi troviamo assai più l
migliori artisti si sono formati e sono riusciti eccellenti nell’arte loro . [8.3] Leonardo da Vinci, secondo che ne certifi
siamo ben dirlo egualmente degli Italiani fra’ moderni. Questi per la loro costituzione organica, e specialmente pel torno d
uesti per la loro costituzione organica, e specialmente pel torno de’ loro articoli, per l’energia delle loro passioni, e pe
nica, e specialmente pel torno de’ loro articoli, per l’energia delle loro passioni, e per la finezza delle loro sensibilità
o articoli, per l’energia delle loro passioni, e per la finezza delle loro sensibilità hanno l’eloquenza della fisonomía e d
verse, ed anche contrarie, sono così vicine e facili a scambiarsi fra loro , che spesso nostro malgrado, o per vizio dell’org
rché più o meno fittizie, riflessive e circospette hanno anch’esse il loro carattere, la loro forza ed espressione. E se la
tizie, riflessive e circospette hanno anch’esse il loro carattere, la loro forza ed espressione. E se la passione è strana e
lli che realmente vi mancano. Oltre che per quanto perfetta riesca la loro espressione, essa è sempre simultanea, e a un pun
nque riguardarsi anch’essi come altrettanti modelli passivi dell’arte loro . E noi dobbiamo osservare in essi la varietà degl
rminati i generi e le specie degli esseri, e dato a ciascuna classe i loro fini e le loro leggi particolari, e prescindendo
i e le specie degli esseri, e dato a ciascuna classe i loro fini e le loro leggi particolari, e prescindendo dal concorso de
tri, in quanto più o meno ubbidiscono a tali leggi, e conseguiscono i loro fini. Dal conflitto degli altri esseri cooperanti
ll’altro. [9.4] Fra tutti gli esseri che più o meno corrispondono ai loro fini, e che sono più o meno belli e perfetti dei
orrispondono ai loro fini, e che sono più o meno belli e perfetti dei loro simili, ve ne ha certuni in particolare, i quali
uni in particolare, i quali prescindando dalla corrispondenza ai fini loro , per se stessi grandemente dilettano. Essi presen
espressiva non sarà mai bella, se tutte le parti non corrispondano al loro fine comune, e quindi per tal rispetto non si acc
issime, che appena si movano o par lino perdono tosto l’incanto della loro bellezza apparente. E per lo contrario altre pers
contrario altre persone sotto forme men belle, rendono gratissima la loro espressione per l’armonia degli elementi che la c
to ci apparisce più bella, quanto tutti e ciascuno impiegano tutte le loro facoltà per manifestarci quello, che altrimenti r
ne è più interessante della specie delle altre, per la differenza del loro significato, ch’è più interessante nelle prime ch
generalizzare certi fenomeni particolari, per non saperli ridurre a’ loro veri principî. [9.12] L’espressione è cooperativ
rumentali hanno tentato di tratteggiare alcuna parte della poesia, da loro più o men maneggevoli. Ma per quanto l’una e l’al
gni o naturali o arbitrari per avvicinarsi il più che possono al tipo loro . Il tipo adunque della declamazione si confonde e
erti obbietti che, riguardati nel vero o troppo da presso, sia per la loro figura apparente, sia pel significato a cui si ra
ini, i quali, ancorché veri, potessero dispiacere mediatamente per la loro figura, o immediatamente pel loro significato, e
sero dispiacere mediatamente per la loro figura, o immediatamente pel loro significato, e quindi respingere quel grado d’ill
verissime, ed anche belle, ove sieno dal poeta descritte, perdono il loro effetto imitato dall’attore, perocché il senso in
e macchine inanimate ed automi, capaci di sorprendere e dilettare co’ loro movimenti, ma non mai di sentire, e di far sentir
a sua origine. Quindi sono quei tratti di luce e di fuoco, che per la loro evidenza ed efficacità sorprendono, atterriscono
tare e raccogliere quell’espressioni, che hanno date alle passioni da loro descritte, ma bensì per esperimentare tutto l’eff
i ammolliscono, non possono credere ed apprezzar ciò che sembra dalla loro presente condizione diverso affatto o contrario.
o i costumi, le passioni o i caratteri sieno lontani e diversi, debbe loro improntar quella forma, di cui sono essi più o me
n posso che semplicemente accennare. [12.4] Quel carattere eroico da loro dato agli accidenti e alle persone tragiche era p
quel terribile e quel sublime, che era lo scopo indispensabile della loro tragedia. Ond’è che tutti i poeti che si sono dis
i eroi di una taglia più che umana; ed io veggio all’incontro sotto i loro nomi una figura mediocre, una taglia meschina, un
re il vero, non possono dar luogo a tali virtù senza allontanarsi dal loro fine. E di fatti lo stesso esempio di Shaskepeare
feriscono, trasparisce pur sempre di mezzo a tali accidenti l’indole loro superiore. Tale appariva Apollo, quantunque pasto
tutt’altro mestiere, che all’arte nobile che professano. A quanti di loro potrebbe farsi la stessa dimanda che fece a non s
cuni che la declamazione rappresenti il colloquio di persone, che tra loro conversano, hanno concluso che il tuono di essa n
erare e sforzare il tuono della voce, e declamar fortemente per farsi loro malgrado sentire. Non v’ha dubbio che la vastità
si gli attori tragici se vogliono veramente imitare il tipo dell’arte loro , e perciò non possono sentire e parlare, siccome
za preciso e semplice. Ciò esclude i molti movimenti ed atti, che pel loro numero e rapidità offenderebbero a un tempo la di
oscono per impossibili. Omero, Eschilo, Alfieri ci hanno presentato i loro personaggi come grandi, generosi, straordinari, m
rte, che l’amor dell’arte. Il signor Eximano dice pure apertamente di loro che pajono energumeni, che ad ogni atteggiamento
più importa si è che gli stessi francesi hanno pur riconosciuto appo loro questo difetto. Clement, fra gli altri, ne ha giu
e se non per convulsioni e fanno patir chi gli ascolta per gli strani loro sforzi di voce e pel dilaceramento del loro petto
li ascolta per gli strani loro sforzi di voce e pel dilaceramento del loro petto. [13.11] Ma se ben si riflette lo stesso d
ti, e si può dire ch’essi fanno per lo più consistere il merito della loro declamazione in una specie di predicazione o di c
rato, che se i francesi danno più che gli altri in quell’eccesso, ciò loro interviene, perché degli altri naturalmente più e
oluto tutto rappresentare con questo. Quindi il dramma è divenuto per loro una mera storia rappresentativa, che in altro dal
mprendesse il numero di commedianti sufficiente a rendere completa la loro compagnia. Ora a quali specie più o meno determin
madri dee primeggiare, sempre che dalla fierezza non debba essere il loro carattere sensibilmente alterato ecc. [14.6] Que
rno, con l’abito e con le maschere potevano alterare ed ingrandire le loro ordinarie proporzioni. Ma noi non possiamo egualm
bili e facili ad alterarsi, possono prendere quelle modificazioni che loro vogliamo imprimere. Ma se queste modificazioni pe
ancora, se come tali non sapesse l’attore rappresentarli. Oltreché la loro difformità offenderebbe la stessa dignità dei per
di siffatti esseri, specialmente ove li debbano chiamare a parte dei loro segreti e dei loro interessi; e sovente perdono g
, specialmente ove li debbano chiamare a parte dei loro segreti e dei loro interessi; e sovente perdono gran parte del loro
i loro segreti e dei loro interessi; e sovente perdono gran parte del loro effetto per non essere opportunamente secondati e
oro effetto per non essere opportunamente secondati e sostenuti nelle loro rappresentazioni. [14.12] Forse l’Alfieri per ra
da lungo tempo perduta. [14.14] Ma non solo debbono rappresentare il loro genere, ma del pari la loro specie, e ciò vuol di
.14] Ma non solo debbono rappresentare il loro genere, ma del pari la loro specie, e ciò vuol dire che il carattere tragico
ciale, che nelle modificazioni di quello consiste. Quindi è che nelle loro degradazioni dee ciascuno conservare il suo posto
a, quante parti medie non s’interpongono? Ma tutte debbono servire al loro interesse comune, né quindi pregiudicare alle pri
andosi. Questa legge si trova osservata dai più celebri artisti nelle loro pitture e sculture, siccome dai poeti nei loro po
celebri artisti nelle loro pitture e sculture, siccome dai poeti nei loro poemi. Nei loro quadri, gruppi e disegni tutte le
nelle loro pitture e sculture, siccome dai poeti nei loro poemi. Nei loro quadri, gruppi e disegni tutte le figure e le per
a, il timore ecc. soffrono differenti modificazioni, e quindi hanno i loro tratti particolari e la loro espressione convenie
fferenti modificazioni, e quindi hanno i loro tratti particolari e la loro espressione conveniente. Quindi procedono i diver
tali e tanti gli elementi che li costituiscono, e sì differenti nella loro qualità, intensità e combinazione, che niun tempe
vivo contrasto di due passioni diverse o contrarie, che, rilevando la loro forza a vicenda, conspirano maravigliosamente al
sociati; perocché tutti i sentimenti che ne emergono debbono avere la loro analoga espressione. [15.13] Si narra che Le Kain
più interessanti del tutto e delle sue parti, e, comparandole fra di loro , potremo al tutto e a ciascuna sua parte minore d
ntro della figlia e di Clitennestra, e massimamente quando alla vista loro si trova scoperto e giustamente rimproverato. Cos
o pure un valor relativo, e perciò differente, e quindi hanno pure il loro massimo grado, minimo e medio di forza e di espre
ersi e rinforzarsi secondo il bisogno. [16.15] Altrimenti accadrà di loro , quel che Orazio diceva di quei poeti che con tro
eva di quei poeti che con troppo strepito ed arroganza cominciavano i loro poemi: Parturient montes, nascetur ridiculus mus
ine, come in quei sonetti che lo facevano consistere unicamente nella loro chiusa, e riuscendo sempre alla stessa modulazion
dall’uno all’altro modo o grado suol farsi. Spesso è quasi massima la loro differenza d’indole, e minima la distanza dall’un
a quella legge di continuità, a cui la natura ha tutti gli esseri e i loro fenomeni sottoposti. Imperocché dando ad ogni eff
irino, o pur discordino, s’intertengono a ragionare e disputar fra di loro . [17.2] Questa relazione reciproca, la quale pur
manente. In questo modo gli stessi interlocutori possono cangiare fra loro di interesse, di contegno, di tuono e di passione
ressione può variare al variar non solo degli interlocutori, ma delle loro relazioni. Stabilite queste necessarie distinzion
agli spettatori, e la testa e lo sguardo per lo più rivolti verso di loro . [17.7] Determinata questa prima relazione, seco
eterminare la positura particolare, che gli attori debbono tenere fra loro in qualunque scena. Finora par che si sia adottat
ionare insieme. Occupato un cotal sito che il caso o la scelta abbia, loro fornito, essi non debbono variarlo se dal seguito
iti a tal cangiamento. Sino a questo momento essi debbono guardare il loro posto, ma non sì che ciascuno nel suo non prenda
in piedi, perché la condizione del luogo e delle persone non vietasse loro di sedere o durante tutta la scena, o almeno in q
e. Poco accennano le persone autorevoli per quella ragione analoga al loro carattere, che o non amano di troppo trattenersi
parte Erifile per vendicarsi di Achille ecc.;ma quale debbe essere il loro andare, la loro attitudine, l’espressione di tali
r vendicarsi di Achille ecc.;ma quale debbe essere il loro andare, la loro attitudine, l’espressione di tali momenti? Uno de
] Io ho parlato finora degli interlocutori principali; ma spesso alla loro presenza se ne trovano dei subalterni, i quali co
e la sua condizione particolare, sicché, tutte armonizzandosi fra di loro , primeggino sempre le figure predominanti. E sicc
ttori, meglio istruiti e confortati da’ lumi e dagli artisti dell’età loro , non avessero osato dichiararsi contro questa bar
vere o verisimili quelle trascegliere che più si accordassero fra di loro con quella conveniente proporzione che le princip
scene e quei gruppi che ci presentassero siffattamente armonizzate le loro figure? Di quanto non si accrescerebbe l’espressi
hi rinforzava ed ingrandiva la voce a proporzione della grandezza dei loro teatri, sarebbero costretti a forzarla oltremodo,
e delle persone, e quel che risulta di più considerevole intorno alle loro relazioni e contrasti, ed a quai punti le loro pa
iderevole intorno alle loro relazioni e contrasti, ed a quai punti le loro passioni massimamente si spiegano e si distinguon
one. Si è disputato lungamente fra molti, se gli antichi notassero la loro declamazione, come noi il recitativo, e se quella
o la loro declamazione, come noi il recitativo, e se quella fosse per loro in tutto od almeno inparte una specie di canto, c
specie di canto, capace di tali gradazioni più o men spiccate per la loro intonazione o tenuta. Ma lasciando agli eruditi t
, i più esperti commedianti se n’erano assai prima giovati secondo la loro maniera particolare. L’avea di fatti adoperata Ba
tt’occhi, e può esaminarne la giustezza e correggerne i difetti e dar loro quella perfezione che non avessero ne’ primi espe
o con le altre. Tali atteggiamenti possono quindi considerarsi per la loro importanza e specialità come separati da tutto il
a figura, che in certi momenti raccomandano al maneggio dell’abito il loro effetto. Così il farsi cadere or di un modo, or d
uove e significanti. I pittori non hanno trascurato questo studio ne’ loro panneggiamenti. Timante presentò Agamennone col v
atore, e potrebbero ancor dieci non esser bastanti. Credo però che il loro numero dovrebbe determinarsi secondo l’esercizio
r le sue parti. E i Baron, i LeKain, le Clairon hanno pure emulato il loro studio e la loro gloria. Capitolo XXII. Ind
i Baron, i LeKain, le Clairon hanno pure emulato il loro studio e la loro gloria. Capitolo XXII. Indizi ed effetti de
cedente gli Abderiti non sarebbero giunti a delirare tragicamente ne’ loro accessi febbrili, e declamare le scene intere di
o dipende per l’ordinario o dalla natura stessa delle parole, o dalla loro artificiale combinazione. L’una costituisce la pa
ultori, a vicenda, emulare da lui quel ch’egli aveva prima emulato da loro . [23.6] Ballo. Se questo tende principalmente a
nza prima aver conosciuto il fare dei romani e dei greci dalle storie loro ? I riti diversi e una parte di quei gesti che abb
i, non potrebbero punto imitarsi, senza averli prima conosciuti nella loro storia rispettiva, che è come dire senza prima av
come dire senza prima aver qualche tempo dimorato e vissuto con esso loro ? [23.10] Morale. Pare che questa non solamente si
cui dovrà sostenere le parti. Tutte le passioni ed abitudini hanno la loro fisonomia particolare, e quindi i loro tratti, le
passioni ed abitudini hanno la loro fisonomia particolare, e quindi i loro tratti, le loro tinte, la loro figura; e se di qu
udini hanno la loro fisonomia particolare, e quindi i loro tratti, le loro tinte, la loro figura; e se di queste si avesse u
loro fisonomia particolare, e quindi i loro tratti, le loro tinte, la loro figura; e se di queste si avesse un’ idea oscura
ne, alla facilità dello scioglimento, per cui, il più delle volte, le loro tragedie, o non sono ben declamate, perché male i
te, le loro tragedie, o non sono ben declamate, perché male intese da loro , o si trascurano affatto, perché da loro non appr
amate, perché male intese da loro, o si trascurano affatto, perché da loro non approvate. La Francia stessa ha sofferto più
i ch’è ricevuto, troncandone e sopprimendone alcune parti, credute da loro superflue, e che spesso sono importantissime alla
delicati sono spesso male accolti e peggio declamati, perché sembrano loro poco interessanti, per non saperne gustare le fin
destino d’Ifigenia, e per conseguenza di qual pregiudizio riusciva la loro soppressione all’azione ed all’interesse del dram
tori? Noi abbiam pure osservato quale e quanta opera dessero all’arte loro Ila, Esopo e Roscio. Essi erano spesso gli ammira
Cicerone, che tutta volta si compiacevano di comunicarsi a vicenda le loro cognizioni. Lo stesso Baron si formò sotto la dis
Riccoboni e la moglie avevano ancora delle cognizioni superiori alla loro professione. I migliori attori di Francia e d’Ing
’Inghilterra sono per l’ordinario istruiti; e perché debbono essere a loro inferiori gl’Italiani? perch’essi soli non debbon
po questo primo esperimento dovranno studiar la parte. E qui si debbe loro persuadere la necessità di mandarla a memoria ril
fficilissimi ad emendare. E così, correggendo le viziose, procederà a loro insegnare le adattate e le proprie, richiamando s
[24.1] Gli alunni, divenuti artisti, passeranno a professare l’arte loro su le scene; ma non per questo è da credersi che
e i declamatori debbono studiare i monumenti più espressivi dell’arte loro . Tutte le arti d’imitazione si debbono l’una l’al
Esso dunque abbraccerebbe l’analisi ed il giudizio de’ drammi, della loro rappresentazione, del merito degli attori, e degl
settecentesca. Le belle arti risultano in questo modo accomunate nel loro oggetto di imitazione, distinguendosi invece per
aliari del Lazio, gli inni peruviani al Sole, quelli dei Germani alle loro guerriere divinità, e tanti altri». (Pietro Napol
la e Pilade, i due istrioni che dilettavano il pubblico romano con le loro pantomime in epoca augustea, Signorelli attribuis
. Engel, al contrario, propone una teoria che segua le passioni nella loro dimensione dinamica, e auspica all’elaborazione d
o non ajutate dall’azione, non possono ottenere, né per metà pure, il loro effetto; essendo fatte assai più per gli occhi, c
scritto da Trissino: «[…] sì come i Latini, ed i Greci governavano i loro Poemi per i tempi, noi, come vederemo, gli govern
, vol. III, libro XI, cpv. 85, p. 1893). Anche Lessing aveva dedicato loro uno spazio all’interno della Drammaturgia d’Ambur
a due gemelle sordo-mute, che egli incontrò attorno al 1760. Morto il loro precettore, il padre Vavint, l’Abate le prese sot
a montagna da imitare il corpo umano che la imita sono due entità tra loro troppo dissimili, che a stento hanno dei punti in
e altrove le proprie radici, sarebbe riconducibile al fondatore della loro religione, il quale avrebbe manifestato la sua in
ttere in scena la simultaneità tra l’avvicendarsi dei sentimenti e la loro espressione, l’uso della versificazione difficilm
a. I testi da cui attingere sono dunque selezionati in funzione della loro potenzialità drammatica, della loro capacità di g
que selezionati in funzione della loro potenzialità drammatica, della loro capacità di generare immagini mentali. Come scriv
no mai tanto notabili, che quando caratterizza i suoi personaggi e le loro passioni. Direbbesi che le sue frasi hanno qualch
ella pietà; quando li baciamo ci sembra di toccare l’anima stessa; da loro scendono i rivi di pianto che bagnano il viso» (P
ti composti di passioni composte. La trattazione delle passioni nella loro accezione fisica veniva tradotta da Le Brun in un
laddove invece il filosofo ne aveva sottolineato la soggettività, il loro mutare da individuo a individuo. Si veda Robert D
[commento_5.37] «A che scopo attendi un ordine esplicito, quando la loro volontà traspare anche solo dal silenzio? […] Inv
si presenta come tratto sovrapposto all’Amore e all’Odio, conferendo loro un dinamismo, un impulso all’azione del tutto ine
sero una potenza tale da manifestarsi così rapidamente e attraverso i loro effetti più violenti?» (Johann Jakob Engel, Lette
è più caldo; espressioni che però anche noi, proprio in virtù di tale loro eccesso di verità, siamo in grado di comprendere
. Egli riprende infatti da Lessing la menzione dei gladiatori e della loro morte dignitosa che suscitava interesse nel pubbl
e è la «semplice natura», che gli permetta di esprimere umanamente le loro sensazioni (Gotthold Ephraim Lessing, Laocoonte,
no essere scelte per la grazia del movimento che esprimono, ma per la loro capacità di resa veritiera dell’espressione. Da q
le caratteristiche della cosa designata stessa. Le passioni sono, per loro natura, connesse a determinati movimenti degli or
ti, usa segni naturali. Si dicono invece arbitrari quei segni che per loro natura non hanno nulla a che fare con la cosa des
anto all’altra si chiamano corpi. Di conseguenza sono i corpi, con le loro qualità visibili, i veri oggetti della pittura. O
Belle Arti ricondotte a unico principio, accomunava le belle arti nel loro oggetto di mimesi, ossia la bella natura. Al cont
vano di doni naturali, non ho mai potuto farne che le mie scimmie. Il loro debutto prometteva le più grandi speranze perché
gioventù e la bellezza, ma si è visto che, cessando le mie lezioni, i loro talenti erano scomparsi» (ivi, n. 271, p. 156).
ilo e di Sofocle non erano meno oscuri ed incerti gli argomenti delle loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e delle persone,
menti delle loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e delle persone, da loro caratterizzati» (Francesco Saverio Salfi, Virgini
e dalla sua consorte, Elena Balletti Riccoboni, che avevano mosso le loro critiche contro lo stile recitativo troppo realis
atrice del dramma. In esso compaiono «[…] personaggi che comunicano i loro sentimenti nel momento stesso in cui ricevono una
entimenti nel momento stesso in cui ricevono una data impressione; le loro idee nel momento stesso in cui le concepiscono; c
e e di quei sentimenti, bensì intendono sempre perseguire una mira, i loro pensieri sono sempre proiettati in avanti, verso
o l’avvenire, sono sempre soggetti a cambiamenti e rivolgimenti della loro condizione interiore o esteriore, cambiamenti e r
tisti oltremontani più stravaganti e d’imitare, ed anche esagerare la loro maniera. Quindi a’ drammi di Mercier, d’Arnaud, d
ra, nomi tutti universalmente sprezzati da quegli stessi Italiani che loro usavano qualche indulgenza nel teatro» (Francesco
rdie o favoriti, sono i depositari di tutti i grandi segreti, vengono loro affidati ordini importantissimi» (Hippolyte Clair
ti esseri, che ha voluto rappresentarci. Sembra qualche volta ispirar loro il proprio pensiero, piuttosto che esprimere il l
he volta ispirar loro il proprio pensiero, piuttosto che esprimere il loro : ciò che viene a gettare una tinta un poco unifor
ignore? Una Parta, una furia che chiede ai suoi amanti la testa della loro madre e regina, una parte tenera? Ecco, certo, un
ottolinea l’impossibilità di considerare le passioni unicamente nella loro individualità, dal momento che si contaminano con
ua preferenza per pittori quali Greuze e Van Loo, che raffiguravano i loro soggetti assorbiti dalle loro attività, inconsci
i Greuze e Van Loo, che raffiguravano i loro soggetti assorbiti dalle loro attività, inconsci di essere osservati. Questa te
pieni di tante e sì gravi vicende, che nell’abbondanza e nel tumulto loro mi si confondono e mi si cancellano quasi dalla m
gli sdegni oltre la morte? O Lajo, / Deh! dividili tu. — Ma al fianco loro  / Stan l’Eumenidi infami!… Ultrice Aletto, / Io s
cui scrivo, la massa di capelli e le mostruose acconciature danno al loro insieme una sproporzione scioccante, denaturandon
e incantatrici ma isolate, e che sembrano non aver veruno attacco fra loro » (Francesco Saverio Salfi, Saggio di fenomeni ant
ma per musica, sempre pronti a cogliere di sorpresa il pubblico con i loro virtuosismi, inclini maggiormente a mettere in ri
nti l’uno dall’altro, egli lascia cadere le braccia e le mani dove il loro peso le porta naturalmente; è ciò che si chiama,
69 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo II. La Poesia Drammatica a imitazione degli antichi rinasce in Italia nel Secolo XIV. » pp. 188-193
ne sacra teatrale, di cui parlano Giovanni Villani e l’Ammirato nelle loro storie, il Vasari nella vita di Buffalmacco, il C
e Fontenelle, che nel Mondo eranvi una volta stati greci e latini. Le loro composizioni chiamate drammatiche, nude d’azione,
cipio fermavansi a cantar nelle piazze, facendo come uno steccato co’ loro bordoni, e appresso montarono su di un rustico pa
enti propri de’ personaggi, cui rappresentavano, ma non venissero tra loro a dialogo. 125. «Comoediam me admodum tenera ae
70 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356
a nuova foggia di commedie spagnuole, che gl’Italiani, non osando dar loro il nome di commedie e tragedie, chiamarono opere
diverse popolazioni che compongono la Nazione Italiana, recitavano le loro commedie dell’arte tessute solo a soggetto senza
a rapidamente i suoi progressi. Laonde alla mancanza del concorso nel loro teatro pensarono i commedianti di riparare colle
di trasformazioni, e con intermezzi in musica, passeggieri ripari a’ loro continui bisogni. Contribuiva parimenti al loro d
passeggieri ripari a’ loro continui bisogni. Contribuiva parimenti al loro discredito la destrezza degl’Italiani più culti n
71 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
Catania ed altre città del regno di Napoli e della Sicilia, videro i loro teatri per quel periodo assai frequentati. Di mol
pagnuoli fanno menzione di altre rovine teatrali che si trovano nella loro Penisola. Presso il luogo che oggi occupa Senetil
mmiano Marcellino169, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti maestri furono privilegiat
sero quasichè da per tutto, or perchè non riproducono da per tutto il loro gusto? Oltre a’ riferiti dialoghi o commedie, in
fossero introdotte. Lasciando stare i travestimenti de’ Cherici, e le loro danze nella festa del Natale di Cristo e nell’Epi
nazioni anche rozze, cioè musica, balli e travestimenti adoperati ne’ loro giuochi di canne, quadriglie e tornei. Furono anc
pa di acrostichi, antitesi e giuochetti sulle parole, sembrando che i loro talenti non si fussero avvezzati a soffrire il pe
danno al tronco e alle radici degli alberi, e privansi per sempre de’ loro frutti. TAL fu nel mondo conosciuto l’antico stat
guersi da’ barbari, imitano le umane vicissitudini senza sceverar ne’ loro drammi gli evenimenti ridicoli da’ lagrimevoli. P
re e non si oscurano mai. Questi tre rari ingegni spiegavano tutta la loro energia nel delineare con maestria singolare le u
favelle antiche e moderne, e adoperando quasi sempre una molla per la loro nazione efficacissima, cioè la forza del fato e l
ero essi in quel clima la meta alla gloria tragica, che spirò pur con loro , ancor prima che la Grecia divenisse schiava. Fu
n pari effetto da que’ repubblicani baldanzosi e pieni soltanto della loro potenza e libertà, la Perintia, Euclione, gli Ade
Livio Andronico, Ennio, Pacuvio, ed anche Nevio il Campano, insegnano loro ad amar le lettere e a coltivar la poesia drammat
e di Seneca, e all’Agave di Stazio. La grandezza eroica campeggia nel loro stile con carattere particolare, meno attaccato a
72 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del teatro »
di che ha da essere, intorno alla disposizione dei palchetti e ornato loro , non sarà fuori del presente argomento toccare an
onfanno cogli organi dell’udito. In effetto mettevano gli antichi ne’ loro teatri i vasi di bronzo, affine di aumentar la vo
i di rimbalzo ad insegnare a’ moderni di che materia e’ debban fare i loro teatri. Nel che è necessario avvertire che il leg
onzo che rinforzavano le voci, le bocche delle maschere che usavano i loro attori, erano quasi una foggia di tromba parlante
almente prescelto fra tutte le figure quella della campana, che piace loro di chiamar fonica. La bocca della campana rispond
hetti, risponderemo: la stessa che usavano gli antichi a disporre nel loro teatro i gradini, cioè il semicerchio. Di tutte l
sì, pigmee, di quel grandioso troppo perdendo e di quella dignità che loro si conviene. E il sopraornato, quand’anche si fac
73 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 281-290
ia attori di farse, che quando essi riuscivano di suo gusto, regalava loro in ricompensa molte moggia di terra. Nota IX.
l’ intesi discorrer sul merito degli antichi e moderni comici. Uno di loro antiponendo Moliere ad ogni altro, francamente va
ncesi sogliono per natural malignità, e per porger grata pastura alla loro nazione, inventare e spargere nel descrivere i lo
rata pastura alla loro nazione, inventare e spargere nel descrivere i loro Viaggi d’Italia, di Spagna &c. Nota XVIII
quali senz’ordine de’ magistrati, e fuora de’ Ludi sagri, facevano i loro giuochi. Egli è certo, che quando Tiberio cacciò
certo, che quando Tiberio cacciò da tutta Italia gl’ istrioni per la loro somma petulanza e immodestia, e che quando Nerone
iche di parole, di canti, di gesti e di salti, erano divenute anco a’ loro tempi così necessarie in alcune festive solennità
74 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
ire insiem col sincero amor delle lettere e delle utili cognizioni. I loro ragionamenti cadevano per lo più sugli abusi intr
e, delle migliori che ci rimangono di quel secolo fortunato. Avanti a loro Arrigo Glareano, scrittore svizzero, e Don Niccol
o che l’orecchio non può determinare se non difficilmente il rapporto loro , lo che essendo cagione all’anima di qualche pena
dole prima che arrivino con suoni dilettevoli che cuoprano l’asprezza loro , facendo dopo succedere modulazioni vive e brilla
non entrassero per niente nella natura della musica, la quale secondo loro consisteva nell’armonia complicatissima. Così era
r le parole, le storpiassero in così fatto modo che né il significato loro si capiva dagli ascoltanti, né quelli si curavano
gionare. Aggiungasi ancora il frequente uso delle pause introdotte da loro , per cui molte volte avveniva che mentre l’una di
orché i soppralodati Italiani intrapresero la riforma. Si credette da loro che ad ottener questo fine bisognava lasciar da b
alle prese coi contrappuntisti, esponendo in modo luminoso gli errori loro , e combattendoli. L’invidia, quell’arma velenosa
maestri e cantati da tutte le belle: circostanza che dovea assicurar loro una rapida e universale celebrità. La musica stru
ione, erano, ciò nonostante, nel medesimo caso per l’indole de’ poemi loro nella maggior parte narrativi, per la lunghezza d
tivo de’ Greci, ch’era stato da lungo tempo il principale scopo delle loro ricerche. Per veder come riusciva in pratica il n
musici per capo d’opera dell’arte in quel genere, e si rammentava da loro non altrimenti che si rammenti in oggi la Serva P
a sfoggiata pompa della nostra. La poesia e la lingua vi conservano i loro diritti; a differenza dell’odierna, ove le parole
ilosofi, e da filosofi ragionavano. Lo studio delle cose antiche fece loro conoscere che quella sorte di voce, che da’ Greci
i “continuata” appellavano. Le riflessioni sulla propria lingua fecer loro avvertire, che nel parlar comune alcune voci s’in
Ebrei. Egli picchia alla porta del ghetto, mentre quegli recitano le loro orazioni. «Fran. Tich, tach, toch,            Ti
o grandemente i poeti e i musici se credono di veder chiaro nell’arte loro senza l’aiuto dei filosofi. «Tocca (dice un celeb
75 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388
tor de’ greci, senza esserne schiavo pedantesco, converte in succo le loro bellezze e se le appropria. Le sue favole veramen
eressante Orosmano, la candida Alzira, Edipo, Cesare, Bruto, così fra loro diversi e con tanta energia ed eleganza espressi.
t de toi. Non regolandosi il giudizio delle tragedie di Voltaire pel loro evento prospero o sinistro avuto in teatro, il qu
ino fatali, e lo spettatore possa pensare che posto egli stesso nella loro situazione, si appiglierebbe al medesimo partito,
ri verseggiatori di simil fatta, hanno veduto spirare sotto gli occhi loro stessi le proprie tragedie. Benché manchino a M. 
che due commedie, le Flatteur e le Capricieux. Queste, mal grado de i loro difetti, non sono da dispreggiarsi e debbono per
die romanzesche, colle quali i commedianti francesi hanno avvilito il loro teatro da alcuni anni in qua». Dopo questi sopra
el Re e una pensione di quindicimila lire nel 1723. I componimenti da loro rappresentati ne’ primi anni nell’idioma italiano
no di richiamare il concorso col ripetere i componimenti francesi de’ loro predecessori, e perciò erano già determinati a us
rminati a uscir di Parigi; ma il pubblico, benché poco contento delle loro rappresentazioni, era però pago della condotta, u
deva partir con pena. Ciò mette alcuni poeti nazionali a scrivere pel loro teatro varie favole francesi, nelle quali s’ingeg
iti francesi a vista della compagnia di Riccoboni han rimproverato a’ loro paesani l’affettazione e la durezza. «Io preferis
(dice M. Diderot) rappresentano con più franchezza de’ francesi… Nel loro gestire apparisce un certo non so che d’originale
e che mi diletta, e diletterebbe ognuno, se non venisse sfigurato dal loro dialogo insipido e dall’intreccio assurdo». Con g
i francesi; l’altro il mettersi dirimpetto all’uditorio a declamar le loro relaciones con una incessabile gesticulazione, no
la figura d’Orazio, Humano capiti etc.». Non parlano diversamente de’ loro commedianti alcuni francesi ancora. «L’arte della
sanno parlare se non per convulsioni, i quali ci fanno patire per gli loro strani sforzi di voce e pel dilaceramento del lor
nno patire per gli loro strani sforzi di voce e pel dilaceramento del loro pettoetc.». I pantomimi francesi di questi giorn
cidio. É stato per altro osservato, che i tragici francesi con quelle loro tirate ambiziose, e con que’ sentimenti studiati
n cui sono gli autori, di creare vere commedie e vere tragedie, ma il loro gusto eteroclito e depravato. «Thalie aime à rir
76 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
ilmente i commedianti cinesi di casa in casa, inalzano in un attimo i loro teatri portatili, e recitano ne’ cortili, o nelle
endono infami nell’oriente i commedianti, non si lascia d’ammirare la loro abilità di ben rappresentare e si stimano gli att
nove; ma i commedianti non son più di quattro o cinque; e ciascuno di loro fa due o tre parti. E acciocché lo spettatore non
hé fuor di se. I balletti di tali donne voluttuose abbellite dal vago loro abbigliamento (descritto con leggiadria dal rinom
77 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LETTERA dell’autore all’editore. » pp. -
ben piccioli per la sublimità dì tali censori. V’ha però chi sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le tracce di Aris
o sulle scene delle più colte nazioni ritrarre al vivo i ridicoli del loro tempo, che rappresentar nella società gli origina
in ogni tempo fecersi un pregio, e forse un dovere di contribuire co’ loro lumi al miglioramento del teatro, e se ne occupar
hiari per nascita e letteratura e per gradi, intenti a promuovere co’ loro lavori gli avanzamenti della teatral poesia. E q
78 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
colendo in noi l’idea della coltura delle nazioni a proporzione della loro lontananza. Ciò che non ci rassomiglia sembraci i
di comparare ne vanno esenti. Generalmente i Turchi, mal grado della loro comunicazione con alcune corti Europee, che potre
barbari e rozzi. La storia però ci fa vedere che non sia sì grande la loro rozzezza e barbarie. Questa nazione guerriera che
rtesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro librerie77. In tutte le moschee considerabili si
79 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
i per la città, trovarono ne’ poeti comici tanti zelanti avvocati de’ loro diritti offesi, ed il magistrato Ateniese permise
itti offesi, ed il magistrato Ateniese permise che si pubblicassero i loro oltraggi in teatro, ed animò con ciò i poeti ad i
zione al lor poema, che gonfj della riuscita presero a gareggiare co’ loro modelli, e ne sostennero arditamente il paragone
e per iscemare l’ammirazione che sino a quel punto aveano riscossa i loro emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di
otto dalla novità degli argomenti. Imperciochè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole di Omero e dalla mitologia:
otenti e perniciosi cittadini, non solo con una vivace imitazione de’ loro costumi, ma col nominarli e copiarli al naturale
l teatro Greco e l’arte usata da que’ repubblicisti nel maneggiare la loro commedia antica, il presentare ad essa qualche es
fatuità, e che debbono apprendere e ritenere, per sovvenirsene nelle loro decisioni, che questo Aristofane era un Ateniese,
ci, nè ascoltar quelli che gli porgono suppliche. Aggiugne che per la loro ostinazione essi non vedranno più la Pace, che da
uerra. I soli agricoltori tirano concordemente e con sincerità, e co’ loro sforzi giungono a smuovere le pietre e a sprigion
eme assai amichevolmente. I lavoratori con piena sicurezza tornano a’ loro campi senza spade e senza lance, e si rallegrano
ornano a’ loro campi senza spade e senza lance, e si rallegrano colle loro famiglie. Trigeo invita il coro a salutar la dea.
arsi cogli Spartani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti di valersi dei diritti del contratto nuzzi
e, altiere, ambiziose, si ravvisa in questa favola. Si ridicolizza la loro stravagante pretensione di togliere agli uomini i
omini il reggimento delle pubbliche cose. Mostra in prima il poeta la loro scempiaggine nel modo da esse eletto per ottenerl
o per ottenerlo. Si mascherano con abiti virili, lasciano crescere la loro lanugine, e si appiccano al mento delle barbe pos
ento delle barbe posticcie, per andare al Consiglio. Espone poscia la loro imperizia nel concionare. Prassagora stessa che s
quale diffondendosi nelle lodi delle donne, ha dimostrato doversi dar loro il governo della città. Vengono indi le donne fre
e donne frettolose per metter giù i pallii, i bastoni e le scarpe de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di esser
tano, e stanno attendendo i giovani; le giovanette altercano con esso loro ; i giovani vogliono avvicinarsi alle fanciulle se
ontro di essi non si avventino strali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più viva
o la meretrice che tradisce il drudo, o le vecchiarde che regalano i loro mercenarj amanti. Atto II. Il banditore intima l’
ionare e va noverando tutti gl’ improperj detti dal tragico contro il loro sesso, e le debolezze e gli artificj donneschi da
io suo suocero vestito da donna a prendere la sua difesa e a spiare i loro consigli. L’angustia di Mnesiloco vicino ad esser
nfine il sospetto sulla finta donna, per non essere essa da veruno di loro conosciuta. Fanno sopra di lui tutte le necessari
ta dà ad intendere in qual modo esse digiunavano, e mette in vista la loro ipocrisia, mentre, provvedendo in segreto al loro
e mette in vista la loro ipocrisia, mentre, provvedendo in segreto al loro ventre, osservano all’ apparenza le pratiche dell
ar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male di loro . Le donne sono di accordo, ma temono che il custo
. Passano indi alla censura de’ canti o sia della musica apposta alla loro poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarci
. Questa è adunque la ragione, ripiglia Strepsiade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su, di dir c
tori. Le Nuvole gliel promettono ordinando che si dia in potere delle loro fantesche e si adatti ad obedirle. Socrate cominc
Latini premisero alla favola. I Greci però sono scusabili, perchè il loro coro si fingeva composto di una parte del popolo
, quanto il Torto che insegna a’ giorni nostri, dicano pacatamente le loro ragioni, sicchè Fidippide e gli ascoltatori possa
popolo a pregiarle e tenerle per dee, mostrandogli i beneficj che da loro può ricevere, dispensando a tempo la piova e la s
bitate, e che sieno più degli dei meritevoli di venerazione. Persuade loro che imprendano a edificarsi una gran muraglia, ad
ricchezza. Gli argomenti poi onde invitano ed allettano gli uomini al loro culto, son questi. Se alcuno di voi, o spettatori
i notizie degli applausi e onori fattigli da tutti a cagione de’ beni loro apportati colla nuova città e religione. Accorron
i tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso degli Ateniesi e il loro costume che si andava disusando ed ora torna a ve
autorità e superiorità che hanno i giudici nella città esercitando la loro carica, ed il figliuolo vuol provare che essi son
ccusa e calunnia i compagni e ne carpisce danaro, se vogliono ch’egli loro non rechi nocumento. Questa anticipazione del car
nel preparare l’uscita del personaggio principale. Per far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi
acezie o piagnere con avventure compassionevoli, ma sì bene l’additar loro i più sacri doveri, il fortificarli contra ogni n
onigi il tiranno, che per ben conoscere gli Ateniesi e lo stato della loro repubblica, bastava leggere le commedie di Aristo
eggiati. Eupoli che fiorì nell’olimpiade LXXXVIII fu la vittima della loro potenza, essendo stato gettato in mare, secondo c
mezzana. Questo rigore raccolse come in un centro tutte le forze del loro ingegno, e ne ingrandì l’attività. La necessità d
one gli artifizj come sconcezze, ciò avviene perchè non seppero nelle loro fantastiche poetiche giammai distinguere tempi, g
orirono nella commedia nuova; ma gl’ intelligenti non sono sempre tra loro concordi circa le favole intitolate Galatæ, Epheb
Lacæna, Icetes, Hecyræ latinizzata da Terenzio, non sapendo a qual di loro esse si appartengano. Il Meursio le attribuisce a
i essi trovati intrigati dopo di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedia, non sapendo di che trattare nel terzo?
, come noi andiamo agli Esercizj Spirituali, e che la commedia era il loro Catechismo, e la tragedia la loro Predica grande.
pirituali, e che la commedia era il loro Catechismo, e la tragedia la loro Predica grande. Ma le cose sin quì accennate e ci
nere espressioni usate dai due rivali, ha omesso la maggior parte del loro dialogo, nel quale Agoracrito rimprovera a Cleone
e nel paragone di Eschilo ed Euripide fatto nelle Rane si discusse il loro merito intorno alla poesia e alla musica, ma niun
80 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
rsero a gara per onorar con inni di laudi chi più d’ogni altro recava loro vergogna ed oltraggio. Tanto è vero che il giudiz
scrissero in secolo così sventurato79 né intorno ai titoli dei drammi loro , de’ quali può a ragione asserirsi che ne perisse
o luogo il maraviglioso più ne rimaneva pei caratteri, e sì perchè il loro stile più vicino al familiare non ammetteva le fr
si rallegrano scambievolmente di ciò che i mali degli uomini fanno il loro guadagni, e che la terra seppelisce tutti i loro
egli uomini fanno il loro guadagni, e che la terra seppelisce tutti i loro spropositi. La verità comparisce avanti chiedendo
elisce tutti i loro spropositi. La verità comparisce avanti chiedendo loro aita per trovarsi tutta pesta, e mal concia dalle
ll’usanza non è fatta,               A chi l’ha serve d’impaccio.» A loro altresì ricorre la verità, ma, come può ben crede
ambedui la sfuggono. Si presenta alle dame ma con eguale riuscita. La loro risposta è:               «Sebben conforme è il
o di violino, introdussero nella musica strumentale mille chiamato da loro galanterie, che si riducevano a trilli, strascich
seguito da fanciulli. Ma l’ingrossamento della voce, che succedeva in loro col crescer dell’età, e la difficoltà che si trov
enza in teatro. Non può dirsi a punto fisso l’epoca della introduzion loro . Da una bolla di Sisto V indirizzata al Nunzio di
i, che escluse le vollero costantemente; il rischio, cui si espone la loro virtù esercitando una professione, ove per un orr
uon ordine della società; la mollezza degli affetti, che ispirano coi loro atteggiamenti espressivi di già troppo avvalorata
a parte i disordini forse maggiori che nascevano dal sostituir invece loro giovinastri venali e sfacciati, ai quali, dopo av
n ci era maniera di supplire per altro verso alla dolcezza delle voci loro così acconcie ad esprimere e comunicare gli affet
81 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139
da’ rottami di Menandro, nè dalle intere favole di Aristofane, ma di loro invenzione ed ingegno fecero gl’Italiani delle lo
Aristofane, ma di loro invenzione ed ingegno fecero gl’Italiani delle loro Commedie gli argomenti, intrecciamenti, e sciogli
tutti i Teatri, e le Accademie teatrali non videro più desiderate le loro Tragedie, Pastorali, e Commedie, e si slacciarono
Teatri degli Strioni, che doveano cercar del pane, e seguirono colle loro favole dell’Arlecchino chiamate Dell’Arte, perden
ana de’ Lincei &c., diffusero per tutta la Nazione, per mezzo de’ loro individui, il vero lume della Ragione, e delle Es
III. Tra gli altri meriti contratti dal Vega, dal Calderòn, e da’ loro seguaci col moderno Teatro novera il Signor Lampi
”. Gran merito, se fosse vero! Essa tolse le ruffiane e i mezzani, ma loro sostituì i Graziosi e le Graziose, che, senza por
nte1. Non comparvero in Teatro le meretrici nel proprio nome, e nelle loro divise: ma trionfarono in esso las Naranjeras, la
partito) los Majos de potencia (bertoni di tali donne, e di ordinario loro ruffiani), i condennati a’ presidj, i zingani e l
le zingane, i Mariti sacrificati alla leggerezza e a’ capricci delle loro Mogli di tal natura, le quali sulle scene dimenan
ro di peggio. Le Dame, le fanciulle onorate, per lo più introducono i loro amanti in casa, gli occultano all’arrivo di un Pa
quelli dimorano medianto il soccorso de los Mantos, fuggono con esso loro di notte dalle paterne case &c. Nella Dama Me
el Solis, del Moreto, del Roxas, di La-Hoz &c., scegliendo tralle loro favole quelle che meritano la pubblica stima, e t
ovvisatori, che sono innumerabili, soprattutto in Italia, e che la di loro voce finisce, come quella de’ Cigni, colla vita,
ol. 318. 1. Nell’Amparar al Enemigo del Solis ecco come spiegano il loro carattere rimproverandosi i Graziosi: “Elvira. “
82 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
zione al lor poema, che gonfi della riuscita, presero a gareggiar co’ loro modelli, e ne sostennero arditamente il paragone
nti poi dell’uguaglianza, ambirono di sovrastare; e per impiccolire i loro emuli, adoperando le proprie armi, cercarono di a
otenti e perniciosi cittadini, non solo con una vivace imitazione de’ loro costumi, ma col nominarli e copiarli al naturale
commedia. Ma che un venditor di porci insegni ai figli contraffare il loro grugnito per invitar alla compera, egli é una sce
ne sa la satira, dicendo che la sua commedia non comparisce, come le loro , con vesti lacere per far ridere i fanciulli; non
cezie, o piangere con avventure compassionevoli, ma sì bene l’additar loro i doveri più sacri, il fortificarli contra ogni,,
nigi il tiranno, che «per ben conoscere gli Ateniesi e lo stato della loro repubblica, bastava leggere le commedie di Aristo
scena. Eupoli che fiorì nell’Olimpiade LXXXVIII, fu la vittima della loro potenza, estendo stato per ordine di Alcibiade ge
ncatenò i poeti. Esso raccolse, come in un centro, tutte le forze del loro ingegno, e ne ingrandì l’attività. Indi venne una
quivano Personaggi grandi ed eroici, ma vi si dipingevano i fatti che loro accadevano come uomini, non come eroi. I mimi gre
indiani, etiopi, egizi, traci, arabi, americani, tutti hanno avuto il loro Androne. Quali molle e ingegni non mette in opera
veggono gli avanzi56. Argo, Corinto, Tebe, Delo, Megalopoli, aveano i loro Teatri, qual per vastità, qual per magnificenza,
roducevano o ladroni che rubavano delle frutta, o medici stranieri. I loro commedianti chiamanvansi dicelistae; e secondo Su
i spirituali, che la commedia era il lor catechìsmo, e la tragedia la loro predica grande. Ma le cose di sopra rapportate so
o nulla conoscono, é un dono particolare, che la natura ha conceduto loro solamente. 45. Leggasi il coro dell’atto II degl
83 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
rchè si vedessero in teatro brillare i piedi de’ ballerini, fe calzar loro certi calzari bianchi. Scrisse centodiciassette o
ogni minimo neo nello sceneggiamento, e ogni leggera espressione che loro paresse bassa e grossolana, per non avere abbasta
nche di Cassandro. Or quello che i Greci profferivano ne’ tempi della loro maggior coltura, nè già nel solo teatro, ma dove
sì misero stato per abbracciar le figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora di loro fratello ora pad
e figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora di loro fratello ora padre, Figlie, ove sete, o figlie?
eci preso con felice successo tutto il bello , o hanno tratto dalle loro miniere tutto il piombo e lasciato l’oro ? Egli è
nto orrore colmava i Greci, che non ardivano quasi mai mentovarle col loro vero nome, e per antifrasi le appellavano Eumenid
’Eumenidi, affinchè questo forestiere e le di lui figlie rifuggite al loro tempio non incorressero in qualche errore nel ven
per convincere i giudici della falsità del l’accusa, presentò e lesse loro l’Edipo Coloneo da lui scritto in età tanto avanz
zie di declamatori alla prima che Tespi avea tratta dal coro, assegnò loro certo grado, ed ordine, facendo riconoscere per f
tto la sepoltura; e noi nel censuarli non dobbiamo dimenticarci delle loro opinioni. a. Anche Euripide compose un’ Antigone
84 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimo »
l’ingegno a cotal genere di componimenti modellarono intieramente il loro gusto e la loro maniera su quella delle produzion
al genere di componimenti modellarono intieramente il loro gusto e la loro maniera su quella delle produzioni italiani, che
gli avanzamenti del gusto mi sapranno forse buon grado ch’io esibisca loro un qualche saggio dello stile di questo poeta pre
aggior conto, e che paghe strabocchevoli richiedessero per le fatiche loro , onde venne in seguito la necessità d’appigliarsi
costume, caricarono (checché ne dica in contrario la prevenzione) le loro tragedie di mille sconvenenze a fatica ricompensa
ezze, che dopo venti e più secoli siamo pur costretti ad ammirare nei loro scritti drammatici. [10] Siffatta riforma venne a
tanti autori che il pubblico ha dimenticati da lungo tempo senza far loro alcun torto. Carlo Maggi e Francesco Lemene scris
guitarono l’esempio dello Stampiglia con qualche credito allora, ma i loro nomi coi drammi loro non riceveranno dalla poster
ello Stampiglia con qualche credito allora, ma i loro nomi coi drammi loro non riceveranno dalla posterità altro premio se n
ti per condannar l’uno di essi alla morte, e ch’egli ignora quale tra loro ne sia il proprio figliuolo, e quale il figliuolo
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 606-607
omici siino p. l’absenza di V. S. Ill.ma quasi smarriti, et io più di loro trauagliata. li scrissi jeri che sabbato prossimo
andarmi più tosto che io mi rimanghi di recitare, che il riunirmi con loro . le cagioni sono tante, e tali, che mi uergogno d
necessitato a perderci la uita, o farla perder ad’altrui ; poi che il loro fine, e stato d’oltraggiarmi nella riputazione, e
86 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VIII. Vuoto della Storia Teatrale. » pp. 172-179
à di quelle provincie che ora compongono il regno di Napoli, ebbero i loro teatri, de’ quali veggonsi anche oggi alcune vest
secondo Ammiano105, si contarono in Roma più di tremila, le quali co’ loro cori, e con altrettanti loro maestri, furono priv
ono in Roma più di tremila, le quali co’ loro cori, e con altrettanti loro maestri, furono privilegiate ed eccettuate da un
azioni anche rozze, cioé musica, balli, e travestimenti adoperati ne’ loro giuochi di canne, quadriglie, e tornei. Furono pu
pa di acrostichi, antitesi, e giuochetti sulle parole, e sembra che i loro talenti poetici non fossero atti a soffrire il pe
87 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
i quali fanno vedere le più belle qualità per affrettare la ruina del loro paese, là dove nell’imprenderne la difesa gli avr
rregolare degli spagnuoli nell’uno e nell’altro genere, e non meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di una fa
lo per fecondità, non per questo diventa minore ne’ punti additati la loro rassomiglianza. Egli meritò gli elogii del celebr
ate comiche: ”Si contentavano prima gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi
gi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi baroncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo ch
88 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
i quali fanno vedere le più belle qualità per affrettare la ruina del loro paese, che nell’imprenderne la difesa gli avrebbe
irregolare degli Spagnuoli nell’ uno e nell’altro genere, nè meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di una fa
lo per fecondità, non per questo diventa minore ne’ punti additati la loro rassomiglianza. Egli meritò gli elogj del celebre
ate comiche. “Si contentavano prima gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi
gi ridicoli dal ceto de’ servi; ma questi baroncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo ch
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Venetia, 23 di marzo 1675. » pp. 351-354
per la difficoltà de’ dialetti, e in una traduzione scemerebber della loro freschezza e spontaneità. Trascriverò piuttosto i
i, per odio di nostri parenti a noi portato, e per fuggire le insidie loro a noi nella vita tese, fummo disgiunti : quello c
ttà molte madonne, tanto inordinatamente acconcie ed ornate, che se a loro stesse fossero così note come a chi le mira, si a
rnaro e Francesco Pisano, preposti ecclesiastici di Padova, fecero il loro ingresso nella città, tutti, a qualunque classe a
ngresso nella città, tutti, a qualunque classe appartenessero, mosser loro incontro con gran festa. Fu allora che, dopo la c
90 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
iolendo in noi l’idea della coltura delle nazioni a proporzione della loro lontananza. Ciò che non ci rassomiglia, sembraci
di comparare, ne vanno esenti. Generalmente i Turchi, malgrado della loro comunicazione con varie corti Europee, che potreb
bari e rozzi totalmente. La storia ci dimostra non esser sì grande la loro rozzezza e barbarie. Questa nazione guerriera che
rtesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro libreriea In tutte le moschee considerabili si tr
91 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « AVVISO A’ LEGGITORI. » pp. 237-240
liopea. A questi inconvenienti comuni a tutti coloro che pubblicano i loro travagli, aggiungansi quelli che seco porta nel p
. v. 11. di buon secolo di un buon secolo p. 200. v. 12. così a loro soggetti   così dediti a’ loro Soggetti p. 
uon secolo p. 200. v. 12. così a loro soggetti   così dediti a’ loro Soggetti p. 201. v. 11. di fatti de’ fatti
92 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 32-37
di presse so facevano l’effetto medesimo de’ vasi. Incredibile era la loro sontuosità. L’immaginazione de’ romanzieri la più
che mandavansi spesso per ambasciadori i figliuoli de’ liberti, negò loro il luogo nell’orchestra. Oltre a ciò pose Augusto
collocarono in un sito o cuneo separato: in un altro i pretestati co’ loro pedagoghi: in un altro anche a parte i mariti ple
93 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VI. Teatro Materiale. » pp. 243-247
un di presso facevano l’effetto medesimo de’ vasi. Incredibile era la loro sontuosità. L’immaginazione de’ romanzieri la più
che mandavansi spesso per ambasciadori i figliuoli de’ liberti, negò loro il luogo nell’orchestra. Oltre a ciò pose Augusto
un altro anche a parte i mariti plebei: in un altro i pretestati co’ loro pedagoghi: e alle donne, che prima solevano inter
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 877-878
uni comici della compagnia, perchè il Marchese Bentivoglio concedesse loro il teatro di Ferrara pel mese di ottobre, dovendo
o al nome di Areliari. Qui aggiungiamo che allora S. A. S. pagava per loro sussistenza ai comici, quando si trattenevano in
rano a Venezia ; e da un documento del 1681 rileviamo che si pagavano loro sessanta ducatoni d’argento di parte intiera. Il
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 294-295
scenti, prendevano per passatempo il passeggiare sul cornicione della loro casa, portando sulle spalle enormi pesi, a rischi
ntiva in mezzo ad scelli, un esercito. Essendosi incendiato presso la loro casa un fondaco di legname, tre dei quattro frate
codesti piccoli eroi, volle regalarli di 50 scudi, ma il padre inibi loro d’accettare ed essi non opposero verbo, ossequent
96 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 185-186
Firenze. Dal che appare evidente che le due Compagnie alternavano le loro rappresentazioni…. nè di prosa soltanto, ma anche
r d’avril mil cinqsoixante douze. » Soldino e Anton Maria avevano la loro residenza a Parigi, e furono chiamati a Blois per
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 358-359
sano a questa Metropoli per divertire la nobiltà della medesima colle loro fatiche, con loro famiglie, servitù, armi all’uso
opoli per divertire la nobiltà della medesima colle loro fatiche, con loro famiglie, servitù, armi all’uso militare, ed attr
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 405-406
delle nostre servette è tutto pieno di tanti fiori già appassiti nel loro nascere, come quelli che hanno sulla loro gonnell
nti fiori già appassiti nel loro nascere, come quelli che hanno sulla loro gonnella. Tutte le suaccennate qualità le scorgia
99 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170
mezzana. Questo rigore raccolse come in un centro tutte le forze del loro ingegno, e ne ingrandì l’attività. La necessità d
ne gli artificii come sconcezze; ciò avviene perchè non seppero nelle loro fantastiche Poetiche giammai distinguere tempi, g
per così dire, dell’umano ingegno e delle diverse società civili nel loro nascere e progredire. Contavansi tra’ principali
acaena, Icetes, Hecyra latinizzata da Terenzio, non sapendo a qual di loro esse si appartengano. Il Meursio le attribuisce a
ia. Ora che si dirà di que’ commediografi, i quali ci avvertono nelle loro prefazioni di essersi essi trovati imbrogliati do
essi trovati imbrogliati dopo di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedia, non sapendo di che trattane nel terzo?
e nel paragone di Eschilo ed Euripide fatto nelle Rane si discusse il loro merito intorno alla poesia e alla musica, ma niun
100 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
azioni, che si sono rendute illustri, si sono in tal guisa condotti i loro Filosofi, i veri amatori della Patria. Se non si
i, Matematici, Musici teorici, e Poeti, ed anche non pochi avanzi de’ loro aurei Libri. Or se, come dice l’Apologista, la Sp
este non saranno mai nobili figlie della vera Eloquenza, quando manca loro il sostegno della verità. E come parlare, o scriv
ἀκήρατον, i Fenici furono posteriori alla venuta de’ Samj, e così la loro venuta di 1500. anni prima di Cristo va a rovinar
ia, introducendovisi con motivo di soccorrere i Gaditani oppressi da’ loro vicini. Da ciò risulta, che più recente ancora fu
ni non determinano il tempo, in cui i Fenici fecero in queste Coste i loro primi viaggi, come mai dice il Signor D. Saverio
ertamente gli Etruschi pruove cotanto autentiche dell’antichità della loro Letteratura”. E donde gli nasce ora quel certamen
chia, conquistatrice in Europa, e padrona di un nuovo Mondo intero a’ loro giorni, e sotto i loro auspicj scoperto? Temuta,
Europa, e padrona di un nuovo Mondo intero a’ loro giorni, e sotto i loro auspicj scoperto? Temuta, e corteggiata da tutti
gnuoli erano Gramatici e Verseggiatori, i Romani rozzi duravano nella loro ignoranza, quando che ciò è contrario al vero, me
ostenere i mostri teatrali del Vega e di Calderon, quasi dovesse alla loro caduta vacillare l’Ispana Monarchia? Nò, Signori
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