Capitolo secondo Ricerche sull’attitudine della
lingua
italiana per la musica dedotte dalla sua formazio
li eruditi, e mi restringo ad esaminare soltanto i vantaggi che ha la
lingua
italiana per la musica: circostanza che più d’ogn
pertura della bocca nel proferir certi suoni, rimanendo le labbra, la
lingua
, e i denti in una situazione fissa e permanente s
riata agiscono l’uno sopra l’altro con qualche movimento, battendo la
lingua
ne’ denti, o nelle labbra, o questi scambievolmen
torno alla formazione delle vocali, e delle consonanti risulta che la
lingua
più a proposito per il canto sarà quella: primo,
ito, e corrente, perché ciò contribuisce non meno alla dolcezza della
lingua
, che all’agevole collocazione delle note. [4] Ma
vere eziandio, delle quali farò parola in appresso. [6] Ora se alcuna
lingua
d’Europa riunisce tutte, o la maggior parte delle
non si fossero lasciati imporre un despotico giogo di tribunale e di
lingua
, per cui vien tolta ad essi la facoltà di prevale
racchè spesseggiano le dizioni, moltiplicando le elisioni, rendono la
lingua
italiana molle e dolcissima sopra ogni credere. N
ompiacciono di giudicare di ciò che mostrano di non intendere, che la
lingua
italiana sia troppo effemminata e cascante12. Tal
Ugolino, e le prodezze di Rodomonte in Parigi, indi si giudichi se la
lingua
italiana ad altro non è buona che ad esprimere l’
’oggetto, che esprimono: l’una e l’altra dipende dalla prosodia della
lingua
non meno che dalla cadenza ritmica del periodo, e
li, e l’eleganza del fraseggiare: voglionsi parole scielte, grazie di
lingua
, torni d’espressione inusitati, versi talora roto
e» del Tasso non recansi in mezzo a provare la robusta asprezza della
lingua
italiana tante altre stanze dell’Ariosto ricche d
l’anapesto e il giambo15. [14] Da ciò ne siegue che la melodia della
lingua
e del canto italiano è la più viva e sensibile di
enza chiarissimo, che più espressiva sarà la melodia a misura, che la
lingua
sarà più abbondevole e varia in questo genere, pe
etta. Che se alcun m’opponesse che i vantaggi di sopra indicati nella
lingua
italiana appartengono all’accento prosodiaco e no
usica strumentale ha fondamenti contrari o diversi della vocale. Ogni
lingua
dunque, la quale sarà doviziosa di accenti, sarà
intendenti principalmente riposta. Il qual vantaggio non può avere la
lingua
francese, dove tutte le parole si pronunziano col
i, e può dal compositore rapidità or maggiore, or minore ricevere. La
lingua
italiana ha dunque un discorso che facilmente div
cosicché la poesia fosse dalla musica inseparabile, come avvenne alla
lingua
greca nel suo principio. L’illustre Geometra ha d
ser, avvicinandola alla declamazione17. [16] Un altro vantaggio della
lingua
italiana per l’oratoria, la musica e la poesia è
o sul fine quelle, ch’erano in principio. né avviene altrimenti nella
lingua
italiana. Prendete per esempio i due primi versi
, e la disinvoltura sono i principali ornamenti. Ma dico bensì che la
lingua
che avrà il vantaggio della trasposizione farà in
ezza sua solita nel giudicare non ebbe difficoltà di dire: «Che è una
lingua
affatto giochevole, che altro non intende che di
ali bellezze della musica italiana nascono appunto da queste: «Che la
lingua
italiana non può esprimere la natura, e ch’essa n
giadro giudizio, che dà intorno alle tre lingue sorelle: «Cioè che la
lingua
spagnuola è una superba di genio altiero, che vuo
però ha dell’aspro né del fiero» 18. Chi così parla intendeva egli la
lingua
italiana né la spagnuola? Oppure si credeva abbas
no19? [18] Che se alcun volesse filosofando ricercare onde abbiasi la
lingua
italiana acquistata quella dolcezza, che sì abile
servar i suoi primitivi caratteri meglio delle altre nazioni, dove la
lingua
, e i costumi non men che la religione, e le leggi
no dovuto piegare sotto il furore delle conquiste, come si vede nella
lingua
francese, la quale altro non è, se crediamo a’ lo
dal latino parlare o dal settentrionale, ma dai rottami ancora della
lingua
italica primitiva anteriore alla latina, e che fo
di Celso Cittadini, e del Muratori assai cognite agli eruditi. Cotal
lingua
confusa poi colla latina, e notabilmente alterata
fecero Petrarca, e Bocaccio, prime sorgenti della mollezza della loro
lingua
come Dante fu il primo ad aggiugner la robustezza
a un dipresso le ascose cagioni, che fecero degenerare la poesia e la
lingua
dopo i secoli d’Alessandro e d’Augusto, e che cor
ggiungere due parole intorno al pregiudizio di questo scrittore sulla
lingua
spagnuola; tanto più che non si è fermato soltant
Alpi ha penetrato ancora in Italia dove si crede comunemente, che la
lingua
spagnuola sia piena di fasto, e di boria, in niun
le si proverebbe ad evidenza: Che la pronunzia gutturale della nostra
lingua
si riduce a tre sole lettere delle ventiquattro,
i, Francesi e Latini; che però siffatte terminazioni rendono la notra
lingua
maestosa, e sonora senza renderla per questo men
a, come le frequenti desinenze in “-as, -es, -os” non toglievano alla
lingua
greca l’esser dolce, e soavissima; che quasi tutt
quasi tutti i vantaggi insomma, che sono stati da me osservati nella
lingua
italiana circa la netezza de’ suoni, gli accenti,
progressi, e decadenza di quest’arte, il quale francamente pospone la
lingua
spagnuola alla italiana in quanto alla musica. A
cali spagnuole è più spiccata, e più rotonda. Finalmente se la nostra
lingua
he conservato alcune desinenze gotiche, onde talv
si neppur sospettano, che si possano trovare le seguenti parole: «Una
lingua
che abbondasse in vocali, e sopra tutto in vocali
radevole, dee non solamente esser dolce, ma esser ancora variata. Una
lingua
, che avesse come la spagnuola, una opportuna misc
ulosi, che ogni uno di questi parlano a suo modo, senza osservanza di
lingua
, differenti da M. Simone, Zanne de i Signori Gelo
nori Confidenti che questi osservano il vero dicoro de la Bergamascha
lingua
.
etrarca. Il poemetto delle prodezze di Manoli Blessi è scritto in una
lingua
(greco volgare ?) che ha – dice il Rossi (le lett
no alcune Rime, tuttavia inedite nel codice Marciano It. IX 173, e in
lingua
italiana un Dialogo ovver Contrasto d’amore, e un
notte e a più felice occaso i giorni miei. E abbiamo una lettera in
lingua
graziana (V. Bianchi [De] Ludovico) tratta dalle
it encore plus rare chez les Espagnols. Nota II. Quanto alla
lingua
Italiana è stato non senza ragione detto, che sim
ura e dal clima, poetavano per solo desio d’onore, e per genio, nella
lingua
Provenzale, lingua, al dir del dottissimo Provenz
etavano per solo desio d’onore, e per genio, nella lingua Provenzale,
lingua
, al dir del dottissimo Provenzale Abate Arnaud, c
quali serbasi una gran quantità nel settentrione, scritti nell’antica
lingua
Scandinava, o Gotica, o Teutonica, ch’era una ead
to, e del gusto, per la leggiadria, dolcezza, energia, e maesià della
lingua
, pe ’l propizio influsso del cielo, per la sereni
mposte alla greca, stravolte, nuove e risentite, manca del tutto alla
lingua
Francese, per non esserne capace, come confessa l
rancese, per non esserne capace, come confessa l’Ab. Arnaud; nè altra
lingua
moderna vi è tanto acconcia, quanto l’Italiana, s
o, se non per altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro
lingua
che a que’ tempi rifioriva? Eppur il sig. Andres
re nazioni per la superiorità di parlare con tanta cultura la propria
lingua
, come se di questa sola facesse tutto lo studio.
agna fu la prima nazione che abbracciasse l’esempio dell’Italia; e la
lingua
Spagnuola in fatti è l’unica che conti, come l’It
pittore, dall’impiegato al cantante di operette. Impadronitosi della
lingua
, si scritturò primo attore in una Compagnia spagn
03 ; per tornarsene dipoi in Italia, col proposito di riprender nella
lingua
patria l’antico ruolo di brillante. Ronzoni Anto
un Istituto della Svizzera tedesca, ed ebbe famigliare su l’altre la
lingua
inglese. Si recò in America dell’ '82 con Ernesto
i. Quando il Rossi tornò, egli restò colà, dove, perfezionatosi nella
lingua
, si fe' sentire, invitato dal signor Palmer, già
ston, Washington, Filadelfia, Nuova Orlèans : riuscir a parlar in una
lingua
straniera, e non pur a parlare, ma a recitare in
de’ Galli, che fiorì prima della stessa Grecia (Nota I), e che colla
lingua
, i riti, le arti e le usanze tanto contribuì all’
olgari Europee. Volunnio, secondo Varrone, scrisse alcune tragedie in
lingua
Etrusca. Che sieno però esse state composte avant
nche sotto il dominio Romano potevano gli Etruschi poetare nella loro
lingua
patria. Ed in fatti ognun sa che gli stessi Roman
T. II, p. 349. 12. Etruria Regale lib. III, c. 35. 13. Varrone de
lingua
latina lib. IV. 14. Tito Livio lib. I. Del Pomer
e non essendovi troppo bene inteso, mescolò, impratichitosi di quella
lingua
, alcune parole spagnuole al proprio dialetto berg
ere facete di Cesare Rao, si trova un Lamento di Giovanni Ganassa, di
lingua
bergamasca ridotto nell’italiana toscana ; ma non
idotto nell’italiana toscana ; ma non è ben chiaro se si tratti della
lingua
materna di lui, o di quella, come a me par più pr
i conti di Barcellona dominarono alcuni anni in Provenza, e perchè la
lingua
catalana e la provenzale si rassomigliarono molto
rovincie confinanti che tralle lontane. Ma come dedurre da ciò che la
lingua
provenzale derivi dalla catalana? L’amor del dial
lenato nell’anno 844. Questo epitafio prova bene la somiglianza della
lingua
catalana colla provenzale; ma in niun conto può p
i conti di Barcellona dominarono alcuni anni in Provenza, e perchè la
lingua
Catalana e la Provenzale si rassomigliarono molto
ovincie confinanti che tralle lontane. Ma come dedurre da ciò, che la
lingua
Provenzale derivi dalla Catalana? L’amor del dial
elenato nell’anno 844. Quest’epitafio prova bene la somiglianza della
lingua
Catalana colla Provenzale, ma in niun conto può p
nto, sì per la eloquenza dell’azione, e ancora per la sicurezza della
lingua
tedesca. Così il Kurz nel preavviso di tal commed
capace di rendere. Ed essendo essa italiana, e però non padrona della
lingua
tedesca, tanto più ne sarà maravigliosa l’azione.
moderati, producono i veri poeti. A misura che questi si elevano, la
lingua
si sublima e perfeziona, e conscia delle proprie
me fece Omero in grecia ed Ennio nel Lazio) innalzata e arricchita la
lingua
italiana moderna, che si adoperò nella Poesia Dra
gran letterati, a’ quali dee l’Europa il rinascimento del gusto della
lingua
latina e dell’erudizione, al dotto Muffato, dico,
ri musici quanto lor monterebbe di conoscere il meccanismo della loro
lingua
, e segnatamente di rivolgere l’attenzion loro all
rando il grado di perfezione a cui essi potrebbero inalzare la nostra
lingua
. La greca, che per la sua bellezza meritò d’esser
o vantaggioso e superiore ancora ad una delle maggiori bellezze della
lingua
greca, voglio dire all’onomatopea, di cui Quintil
a, di cui Quintiliano ne fa tanto conto, che si lagna forte perché la
lingua
latina non ne sia abbastanza doviziosa. La nostra
ni, l’istituzione de’ quali è posteriore d’assai alla bella età della
lingua
greca, non furono inventati se non per fissare i
sieno dei filosofi, i quali sostengono che parlando a rigore non avvi
lingua
alcuna che possa dirsi superiore ad ogni altra, e
ere quanto resterebbe un opera di gusto trasferita da una in un’altra
lingua
. Di ciò non può dubitarsi in verun conto. Sì: ogn
é. E siccome giusta l’osservazione de’ veri filosofi il canto in ogni
lingua
debbe essere sì vario come lo è l’accento natural
rale, (poiché altrimenti ciò ch’esprimerebbe bene una passione in una
lingua
, la esprimerebbe male in un’altra) così io soggiu
ferir dal nostro, come l’accento, le inflessioni, il meccanismo della
lingua
, e i costumi degli Italiani differiscono dalla pr
’antica usanza del ritmo, tentando in tal guisa d’inalzare la propria
lingua
fino a renderla capace di gareggiar colla greca.
ella tuttavia era appoggiata sulla ragione e sull’indole stessa della
lingua
italiana, la quale avendo da lungo rempo acquista
le e pieghevole non meno pel genere eroico che pel lirico sarà quella
lingua
che col solo cangiar terminazione esprima in una
nte a divedere non potersi introdurre il ritmo, o numero antico nella
lingua
italiana senza alterarla considerabilmente; oltre
Di quest’oda narrativa od epica vari esempi bellissimi vi sono nella
lingua
inglese scritti da Pope, e da Dryden, e anche dal
ano regnato ne’ paesi a lui soggetti, e ne fece fare le traduzioni in
lingua
Turca76. All’amore della storia debbesi la benefi
e con uno storico Italiano. Giammaria Angiolello Vicentino compose in
lingua
italiana e nella turca la storia delle di lui ges
e studiava, e soprattutto su i Comentarj di Cesare che fe tradurre in
lingua
turca. La milizia turca nel secolo XVI era la più
approfittandosi, i pretesi saggi di quella gente chiamati nella loro
lingua
“Runers”, o “Rimers”, che riunivano i titoli di p
arti della timida immaginazione, e della impostura. Nicka nell’antica
lingua
degli Scandinavi era uno spirito, il quale si com
mune e la musica. Io ho esaminato di sopra i caratteri musicali della
lingua
italiana, ed holla per questa parte commendata mo
tre lingue d’Europa, e che molto calerebbero di pregio la poesia e la
lingua
italiana se invece di paragonarle colle viventi s
invece di paragonarle colle viventi si paragonasse colla poesia e la
lingua
de’ Greci. So che alcuni eruditi non si sgomentan
sampogna di Pane che della lira d’Apollo. [18] Chechessia di ciò, la
lingua
italiana, come tutte le altre, non si dispose a r
o prosaico dal poetico. Cotal lontananza divenne maggiore allorché la
lingua
dovette accoppiarsi colla musica: impercioché sic
e cose, che di quarantaquattromila e più voci radicali che formano la
lingua
italiana, solo sei o settemila in circa fossero q
trar potessero nella musica69. Dall’altra parte questa rinata come la
lingua
più per caso o per usanza, che per meditato diseg
attista da Rimino, perchè « osservano il vero dicoro de la Bergamasca
lingua
; » e Francesco Andreini (Bravure, XIV) lo cita i
ano regnato ne’ paesi a lui soggetti, e ne fece fare le traduzioni in
lingua
turca a. Al l’amore della storia debbesi la benef
e con uno storico italiano. Giammaria Angiolello vicentino compose in
lingua
italiana e turca la storia delle di lui gesta, gl
studiava, e soprattutto su i Comentarii di Cesare che fe tradurre in
lingua
turca. La milizia musulmana nel secolo XVI era la
ell’anno col testo a fronte e colla dicitura : « Da rappresentarsi in
lingua
francese nel Teatro San Samuele ».
L' ANGIOLINI-ZANONI Imita nel mestier la fu tua madre. Abborrisci la
lingua
di tuo padre. Certo è questa stessa, moglie di A
ralità ; ove difetto si è troppo grave l’ essere troppo licenzioso di
lingua
. E se Mescolino era tacciato di freddezza perchè
. Il Roti – dice F. Bartoli – era un uomo d’ingegno, pratico della
lingua
latina, della francese e della tedesca ; e molto
Romani e de’ Galli, che fiori prima della stessa Greciaa, è che colla
lingua
, co’ suoì riti ed arti ed usanze tanto contribuì
olgari Europee. Volunnio, secondo Varrone, scrisse alcune tragedie in
lingua
Etrusca. Che sieno però state composte prima che
nche sotto il dominio Romano potevano gli Etruschi poetare nella loro
lingua
patria. Di fatti ognun sa che i Romani stessi stu
ottore, e fu in Vienna al servizio dell’Imperator Carlo VI. Sapeva la
lingua
francese e la tedesca, e fu esso l’introduttore d
; e ne uscì vittoriosa. Forse avrebbe potuto tentar la recitazione in
lingua
; nella dialettale milanese fu certo meritevole d
arità17. Sotto quel cielo non ancora abbastanza rischiarato la stessa
lingua
non era allora nè polita nè fissata, quando sulle
l’Italia, dove (per valermi delle parole di un elegante Spagnuolo) la
lingua
greca diventò sì comune dopo la presa di Costanti
atica, l’ ignorare le cose greche recava vergogna agl’ Italiani, e la
lingua
greca più fioriva nell’Italia che nella stessa Gr
ingano ed osano di voler ragionare di ogni poeta anche ignorandone la
lingua
. Cotali vani cianciatori allorchè promettono di a
rappresentativa con altro che con favole sceniche senza stile e senza
lingua
, le quali veggano p. e. il teatro pieno un solo g
ce in Italia nel secolo XIV. Mentrechè risorgeva dentro le Alpi la
lingua
latina col l’ammirarsene i preziosi codici scappa
rie, nasceva da’ rottami greci, latini, orientali e settentrionali la
lingua
italiana, la quale per mezzo di Dante che è stato
al prelodato Mussato, promotore dell’erudizione e dello studio della
lingua
latina, l’aver richiamata in Europa la drammatica
ce in Italia nel secolo XIV. Mentrechè risorgeva dentro le alpi la
lingua
latina coll’ ammirarsene i preziosi codici scappa
rie, nasceva da’ rottami greci, latini, orientali e settentrionali la
lingua
italiana, la quale per mezzo di Dante che è stato
al prelodato Mussato, promotore dell’erudizione e dello studio della
lingua
latina, l’aver richiamata in Europa la drammatica
aschera, e per mettere nna statua in scena, che non mova altro che la
lingua
, non mi par bene. Non voglio che S. A. creda a qu
er l’improviso. Trovarebbe ancora il nostro Pantalone buono sì per la
lingua
matterna, quanto per la pratica dei soggietti ant
e bene dei giovani studiosi, quali in Fiorenza dove è la scuola della
lingua
Toscana sono stati sommamente graditi, con speran
rimette a tutto quello che vuole S. A. e che verrò a servirlo con la
lingua
per terra io, la moglie, la madre, figliuoli e se
colto e popolare dopo Modena. Dettò versi in dialetto milanese, e in
lingua
(Milano, Fr. Vallardi, 1859 ; Bologna, Cavazzi. s
loso, | & altre manifatture, & Compositioni | nella sua buona
lingua
(s. d. nè l.), comprendono : una ottava alli lett
ni son tutte una insulsaggine ancor più insulsa di quelle usate nella
lingua
graziana : eccone un saggio : 3. Vn che sempre h
pagno sembrava d’esser fra tanti Barbari, non intendendo punto quella
lingua
. Ha da esser erudito per dir a tempo e luogo qual
gangherate quanto all’espressura, il condimento delle quali fosse vna
lingua
Bolognese in quella forma, ch’ella viene essercit
tto il nome di Camillo Scaligeri della Fratta, nel suo Discorso sulla
lingua
bolognese, vorrebbe sostenere che il Dottor Grazi
lettere sue, nelle quali è sparso in larga copia l’elemento di quella
lingua
a travestimenti che fu poi nella Commedia dell’ar
Canzoni, ed il Commento di due sonetti del Petrarca in antica materna
lingua
(Venezia, Bertacagno, 1553). Le lettere. — Quatt
le quantunque di nascita mantovano, e non del tutto in possesso della
lingua
veneziana, ha saputo tanto piacere in virtù del s
va una viscomica naturale, una facilità di memoria, una scioltezza di
lingua
, una castigatezza di gesti e di modi, che lo rend
poli conosciuta la poesia rappresentativa. La scarsa cognizione della
lingua
toglieva all’equipaggio di Cook l’opportunità di
imi : e non minore attitudine ebbe alla pronunzia correttissima della
lingua
francese, di cui molto si valse, facendo smascell
cere del canto è nulladimeno così universale e così radicato, dove la
lingua
è per se stessa armoniosa e cantabile, e dove tal
principalmente a produr l’espressione, cioè l’accento patetico della
lingua
, l’armonia, e la melodia, ciascuna delle quali su
l’illusione e l’interesse dello spettacolo. L’accento patetico della
lingua
non essendo altro che il linguaggio naturale dell
n sarebbe possibile l’ottenere l’effetto delle altre. L’accento della
lingua
sciolto, a così dire, e vagante non avrebbe altra
ione sia nello stesso grado dappertutto né che sia simultanea. In una
lingua
armoniosa per natura come la greca, dove la poesi
aria; divisione troppo necessaria nei nostri sistemi di armonia e di
lingua
, ma la quale per motivi contrari non era né potev
guente problema: Assegnare fino a qual punto l’accento naturale della
lingua
possa divenir musicale, e fino a qual punto la mu
lle parole con chiara e netta pronunzia, osservando la prosodia della
lingua
senza confonderla, facendo sentir all’orecchio il
n animo agitato da mille movimenti contrari, l’accento patetico della
lingua
piglia anch’esso un nuovo carattere nel recitativ
i risolve in uno o più sentimenti determinati, allora l’accento della
lingua
rinforzato dal vigore che gli somministra la sens
nto giusto, serbando religiosamente i loro diritti alla poesia e alla
lingua
, prendendo dall’arte quel tanto e non più che ci
bitudine di giudicare e di sentire, la moltiplicità dei confronti, la
lingua
loro piena di dolcezza e di melodia, la sveltezza
on si conosce a qual passione appartengano, onde ne risulta una nuova
lingua
, che non intendiamo? Dove non si comprende che vi
acilmente nelle nostre lingue moderne, ma s’intendeva benissimo nella
lingua
greca, la quale, siccome abbiamo veduto, era talm
a due volte la medesima quinta. Presso ai Latini sebbene non avessero
lingua
tanto bella qianto i Greci, nulladimeno la pronun
ni d’Italia, ma varcando le Alpi portò la gloria della musica e della
lingua
italiana per tutta l’Europa. La superba Francia,
la poesia germanica con un teatro lirico nazionale; ma o fosse che la
lingua
rozza e inflessibile non potesse alla dolcezza mu
e rime76. [10] A così strana usanza danno occasione gli accenti della
lingua
russa, i quali sono così spiccati e sensibili, ch
a melodia senza l’aiuto del metro. Coloro che non comprendono come la
lingua
greca fosse cotanto musicale, troveranno in un ba
francesi, come italiane, poichè parlava assai bene e l’una e l’altra
lingua
, delle quali possedeva tutte le finezze. Ebbe dal
he diventò poi gli Amori di Zelinda e Lindoro. Quelli che conoscon la
lingua
italiana, applaudirono il modo di improvvisar del
si, i quali dicono che l’epoca delle prime poesie composte nella loro
lingua
volgare (comprendendo sotto questo nome anche la
riva d’una certa mollezza, né di certi piccoli vezzi propri di quella
lingua
, ma troverà nel tempo stesso che il suo gran dife
stiche colla musica semibarbara, che allora regnava, applicata ad una
lingua
, cui il popolo non intendeva, onde mancò la poesi
lora non potevano eccitar né l’uno né l’altro per l’indole della loro
lingua
troppo fiacca per inalzarsi alla sublimità de’ Gr
che prese dalle circostanze, dalla voluttà, dai costumi. Cresciuta la
lingua
italiana, crebbe parimenti l’usanza d’accoppiar q
re, e illeggiadrir la sua Corte, il quale non si sdegnò di poetare in
lingua
non ancor ben purgata dalle siciliane maniere, e
cor doglioso, Onde io vado pensoso, Di te biasmar la
lingua
s’affatica. E se di grazia ti vuò far mendica,
l compendio del sistema di esso Uregna fatto, e pubblicato in Roma in
lingua
spagnuola l’anno 166947 così per un destino che s
forzo, e il numero o ritmo proporzionato all’indole e pronunzia della
lingua
. VI. «Molti princìpi presso agli arabi seguivano
nia o da Spagna nel monistero della Pomposa? Quel monaco intendeva la
lingua
araba? Se ne fece una qualche traduzione? Si ritr
altre poesie armoniche benché accomodata alla pronunzia della propria
lingua
e con quelle variazioni, che sono comuni ai metri
e lunghissima composta dal citato Lodbrog re di Danimarca nell’antica
lingua
scandinava, ch’era comune a tutti i popoli del No
desi, e danesi si trovano nel Saggio citato scritte tutte nell’antica
lingua
scandinava, la quale, torno a dire, era l’idioma
o e il Roscio dell’ età sua. Scrisse commedie, orazioni e dialoghi in
lingua
rustica, che pubblicò prima a parte a parte, poi
e, secondo l’uso, a esilarar gli animi, recitò le sue tre orazioni in
lingua
rustica, magna cum astantium voluptate. Morì a s
quest’ultimo in francese, in francese l’ho lasciato per essere quella
lingua
fatta oramai tanto comune, che non vi è in Europa
ni particolari nel 1757 in Copenaghen colla mira di dimostrare che la
lingua
patria ben si adatta alla musica. Incoraggita da’
Beltrame, Niccolò Barbieri, che era milanese, e che volendo parlar la
lingua
del suo paese, ne portava anche il vestito. Nel r
ni particolari nel 1757 in Copenaghen colla mira di dimostrare che la
lingua
patria ben si adatta alla musica. La Suezia incor
e il volume delle sue opere, e nella quale è descritta una visione in
lingua
rustica, piena di allegorie e di argute osservazi
uori. Il Bartoli riferisce in sua lode il seguente sonetto caudato in
lingua
veneziana : Per la signora Diana bella ed eccelle
musicale, a giudizio di tutta l’Europa; e questo lavoro nella nostra
lingua
non s’inventò prima degli ultimi tre anni del Cin
arii o fogli periodici che si copiano tumultuariamente d’una in altra
lingua
, e che con tali preziosi materiali essi pronunzia
ani il mio raziocinio non solo, ma le mie parole trascritte nella sua
lingua
, facendone una parafrasi nel canto IV del suo poe
dietro, bravando et bestemmiando, non essendogli restato altro che la
lingua
per potersi vendicare. Nel 1567 a Mantova recita
endo i tre lustri dell’età sua toccati appena, possedeva benissimo la
lingua
latina, e felicissimamente vi spiegava ogni conce
parato, dove risplende il foco, ripiglio alquanto il fiato, e poi, la
lingua
sciolta, io parlo, ed ella ascolta. — Dunque è, b
il Sig. di Voltaire giudice competente in tal materia e nella patria
lingua
e versificazione, afferma: C’est la diction seule
pe in Italia nel 773, sfornito de’ rudimenti gramaticali della latina
lingua
, conobbe in Pavia il diacono Pietro da Pisa ed es
arte degli ecclesiastici intendeva a stento il breviario (Nota I). La
lingua
latina non solo degenerò negli scrittori imbarbar
o il monaco Gonsalo Berceo forse il più antico Spagnuolo che poetò in
lingua
Castigliana. Pure nè anche vi si trovano poesie t
ostrare che gl’ Italiani erano a que’ tempi ignoranti e barbari nella
lingua
latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adr
sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della
lingua
e alla vaghezza dello stile. Che se volesse il Si
ostenendovi il personaggio di Bilora. Vedi il secondo de’ dialoghi in
lingua
rustica, in cui sono interlocutori : Bilora e Pit
olgore o Stella, E non sai se più alletti, o se più fera. Ma a la sua
lingua
, a la sua Man non cede, Nodi intrecciando e Laber
onostante i rimproveri che le move d’introdur troppi gallicismi nella
lingua
italiana, e italianismi nella francese, assicura
ni altra cosa necessario che imparassero a ben pronunziare la propria
lingua
, a bene articolare, a farsi intendere e a non isc
ilogo48. [3.8] Instruiti che fossero i nostri virtuosi nella propria
lingua
, esercitati nell’azione, fondati nella musica, e
osto dalla corruzione della poesia drammatica sino alla perdita della
lingua
latina avvenuta principalmente per l’incursione d
mbroni mia pregevole collega nell’Università di Bologna Professora di
lingua
e letteratura Greca, un modello di questo teatro
undecimo Epoca di Metastasio. Vantaggi recati da lui alla poesia e
lingua
italiana. Esame de’ suoi pregi. Riflessioni sulla
e, e della maniera che vuole. Niuno meglio di lui ha saputo piegar la
lingua
italiana all’indole della musica ora rendendo vib
nell’originale ebraico perché idiomatiche e perché proprie di quella
lingua
, diverrebbero forse ampollose e gonfie se trasfer
empre ed ingenuo, onde s’arricchisce di mille forme diverse la patria
lingua
, si dilatano i confini della elocuzione poetica,
ndità e pieghevolezza del verso per quanto lo comporta l’indole della
lingua
francese più ruvida dell’italiana; sebbene la pro
ut è molto al di sotto di Metastasio non solamente nel maneggio d’una
lingua
più bella, ma nella scelta ancora degli argomenti
e troubler les douceurs d’un si charmant silence.» [36] Chi gusta la
lingua
francese troverà questi versi d’un’armonia e pien
ano e conseguentemente non abbastanza inoltrato nella cognizion della
lingua
, fa di mestieri andar a rilento nel decidere siff
né rigettarle, mi contento di dire che sebbene a imparar, come va, la
lingua
toscana, e a formarsi uno stile elegante e robust
tino. In una nazione dove non si è convenuto finora quale sia la vera
lingua
degli scrittori; dove la sanese contrasta il prim
à dell’inventore o gli perdonerà volentieri qualche neo di stile e di
lingua
in grazia degli affetti che sentirà strapparsi da
idioma. «Resta a fissarsi», dice un ameno ed elegante scrittore, «la
lingua
viva ed a farsi universale ad uso di tutti, come
nti. In prima esse continuarono a rappresentarsi in Roma nella patria
lingua
Osca ancora nel fiorir della Latina favella e sin
oltivarono con singolar diletto, perchè ignorando i primi Atellani la
lingua
latina si valevano della propria con molta grazia
aì Romani non riescisse malagevole il gustare delle grazie di quella
lingua
, può dedursi da ciò che scrive Tito Livio del Con
ese? Osceno significò per avventura impudico, turpe, licenziose nella
lingua
Osca, o nella Sabina o nell’Etrusca o nella Messa
’onesto amico. Oh se qualor si leva un romor falso, D’una in un’altra
lingua
rimontando Si venisse a indagar da chi mai nacque
ente si sono applicati a interpretare que’ pochi versi scritti in una
lingua
morta e ignorata, e della quale non rimangono lib
essere essa differente dall’idioma Maltese, nel quale secondo lui la
lingua
punica si è conservata. La curiosità troverà da p
sti imperiti e di Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nella
lingua
del paese, e viene a sapere che vive in Agorastoc
mentre tu pensi che io sia da Lenniselene ; motto, ovvero, giusta la
lingua
de’ Comici dell’arte, lazzo e botta adottata in s
ografia. Estinta la nazione degli Osci, n’è rimasta appo i Romani la
lingua
, e certi versi, ed un certame mimico speciale che
etam. Itaque postquam est orchio traditus thesauro, Obliti sunt Romae
lingua
latina loqui. c. Vedi Macrobio nel libro VI de
a. Epist. 362. b. Coment. ad Plaut. Punica. c. Nel Saggio della
lingua
Punica pubblicato l’anno 1718 in Marpurg. d. Può
i studiare, e soprattutto sui commentari di Cesare che fé tradurre in
lingua
turca. Nel secolo XVI quella nazione avea una mil
egli stranieri, ridotti per piacervi a dimenticar noi medesimi. Nuova
lingua
, nuovo genere di spettacoli, nuovi costumi ! Le n
che ebbero quelli lavorando su parole sconnesse e mezzo barbare d’una
lingua
morta, non lo ebbe già il musico fiorentino cui t
ndole della natura e della passione, nell’accomodar la prosodia della
lingua
coll’accento musicale in maniera che vi si distin
ogni giorno al lido del mare affine di emendare la balbuzie della sua
lingua
col suono de’ ripercossi flutti, gli esercitavano
altro Redi parimenti Francesco, che tanti vantaggi ha recato alla sua
lingua
, alla poesia, e alla fisica. Ma gli empori più il
utile quella gloria che ritraggono gl’Italiani dal vedere che la loro
lingua
, musica, e poesia sono superiori a quelle degli o
lano con esse in maniera che non possono reggersi da per sé; così una
lingua
ripolita, abbondante, armoniosa, e pieghevole sup
nti fatti. I. Esse continuarono a rappresentarsi in Roma nella patria
lingua
Osca ancora nel fiorir della Latina favella e sin
scoltarono con singolar diletto, perchè ignorando i primi Atellani la
lingua
Latina, si valeano della propria con molta grazia
a’ Romani non riuscisse malagevole il gustare delle grazie di quella
lingua
, può dedursi da ciò che scrive Tito Livio del Con
ese? Osceno significò per avventura impudico, turpe, licenzioso nella
lingua
Osca, o nella Sabina, nell’Etrusca, nella Messapi
sto amico. Oh se qualor si leva un romor falso D’una in un’ altra
lingua
rimontando Si venisse a indagar da chi mai nacq
te si sono applicati a interpretare questi pochi versi scritti in una
lingua
morta e ignorata, e della quale non rimangono lib
essere essa differente dall’idioma Maltese, nel quale secondo lui la
lingua
Punica si è conservata. La curiosità troverà da p
sti imperiti e di Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nella
lingua
del paese, e viene a sapere che vive in Agorastoc
eografia: Estinta la nazione degli Osci, n’è rimasta appo i Romani la
lingua
e certi versi, ed un certame mimico speciale, che
m. Itaque postquam est orchio traditus thesauro, Obliti sunt Romæ
lingua
latina loqui. 41. Vedi Macrobio nel lib. VI
lmente in teatro, discernere e distinguere in un dramma gli errori di
lingua
, i versi cattivi, i pensieri falsi, e ciò che non
L’eloquente Ferrarese Bartolommeo Riccio, insigne Gramatico della
lingua
Latina, il quale morì d’anni 79 nel 1569, è di se
tto satirico, vien tenuto per arguto ; ma il poverello è stimato mala
lingua
. Se un nobile dà noja ad un povero compagno, è ri
chera è la stessa di Scappino. Beltrame, milanese, volendo parlare la
lingua
del paese, ne portava anche il vestito. L’incisi
o, che dissero essere il Trissino stato il primo a scrivere in nostra
lingua
una Tragedia degna di sì gran nome. Ma se avesse
che il Vicentino fu il primo a scrivere una degna Tragedia in questa
lingua
, cioè in idioma Italiano. Nè poteva dire altrimen
sino sostenuto che il Dialetto Fiorentino non dovea considerarsi come
lingua
generale Italiana. Or quando l’erudizione antica,
poli conosciuta la poesia rappresentativa. La scarsa cognizione della
lingua
toglieva al l’equipaggio di Cook l’opportunità di
lle tracce delle favole di Menandroa. Si corruppe finalmente la Greca
lingua
, e se più tardi in que’ paesi si scrisse alcuna f
, che atterriti dalle critiche tralasciarono di più comporre opere in
lingua
tedesca. Così l’opera italiana e la commedia fran
a vostra gran bellezza è forse eguale. Lascio quest’ occhi, e questa
lingua
mia nel fin de’ suoi lamenti, e de’ suoi pianti,
n principe in Italia nel 773 sfornito de’ rudimenti gramaticali della
lingua
latina; conobbe in Pavia il diacono Pietro da Pis
si. L’arte di scrivere era del pari ignorata presso gli Spagnuoli. La
lingua
Latina non solo si obbliò generalmente, ma degene
o il monaco Gonsalo Berceo forse il più antico Spagnuolo che poetò in
lingua
castigliana. Non-dimeno ne’ suoi componimenti non
mostrare che gl’Italiani erano a que’ tempi ignoranti e barbari nella
lingua
latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adr
sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della
lingua
, e alla vaghezza dello stile. Che se volesse il s
uire dagli accademici trattandosi di termini comunemente accettati in
lingua
che tuttavia vive e cresce, e che per or non ha i
pronunciate diversamente pèrfido e infìdo; e pure, se si perdesse la
lingua
italiana ora viva, quei che venissero non potrebb
la sillaba breve e dove lunga dovesse pronunciarsi. [4.45ED] Ma nella
lingua
latina e così pur nella greca, per abuso de’ prof
itabilmente consentono, si è che quello solamente sia verso in vostra
lingua
che ha rima. — [4.104ED] — Oh qui sì — io ripigl
e il caso porti la rima che la misura, alla qual la natura di cotesta
lingua
, anzi quella di tutte le lingue, è meno inclinata
monico il vostro. [4.128ED] Ciascuno si vaglia de’ mezzi alla propria
lingua
proporzionati per lo conseguimento della dolcezza
del nostro non è stato da’ nostri maggiori imitato perché, come alla
lingua
latina e alla greca conviene la quantità, così no
l’equilibrio della divisione vuole che, siccome per render musiche la
lingua
latina e la greca è stata assegnata la quantità t
1ED] Ciascuna di queste nazioni ha misura e rima nel verso, e la sola
lingua
italiana, che nel verso tragico sciolto non ha ch
ella latina da’ greci e latini professori più che ogni altra presente
lingua
fu coltivata, al giudicio de’ più savi si riflett
u sempre incerto ed ineguale il periodo delle lingue, così finché una
lingua
non è morta non si può giudicar del suo stato, qu
lenti scrittori di quelli che ha finora avuti non sia per aver quella
lingua
che tuttavia vive e fiorisce; e quanto a me, non
a che nello stesso periodo il Loico si contradice, asserendo: «che la
lingua
greca e latina da’ greci e latini professori più
ca e latina da’ greci e latini professori più che ogni altra presente
lingua
fu coltivata». [4.170ED] Imperocché, se la lingua
ogni altra presente lingua fu coltivata». [4.170ED] Imperocché, se la
lingua
italiana e vivente non è arrivata alla coltivazio
ezza? [4.171ED] In due cose, al mio credere, consiste la legge di una
lingua
: la prima sono i vocaboli, la seconda si è l’uso
seconda si è l’uso loro. [4.172ED] Certo è che quanto ai vocaboli una
lingua
viva sempre dee crescere e la stessa Accademia de
con un altro che più copioso sta preparando, dà a divedere che questa
lingua
non ha finito di crescere e di arricchire. [4.173
modoché se a’ tempi di Dante, del Boccaccio e del Petrarca dovette la
lingua
italiana ricevere le sue regole stabili per l’avv
ontradice al nostro giureconsulto quando asserisce che lo stato della
lingua
italiana è quello de’ rimatori e poi condanna la
] Per usare di un miglior raziocinio doveva egli dire piuttosto della
lingua
italiana vivente non potersi assegnare ancora lo
nera oscurità nella spiegazione de’ sentimenti, la quale dalla nostra
lingua
si vuole più disinvolta e spedita o meno lontana
egli più fondamento di sperare pervenuta allo stato di perfezione la
lingua
vostra, ora che sono uscite le sue tragedie senza
a raggirandosi l’uno e l’altro raziocinio arriva a convincerti: Ogni
lingua
si dice giunta allo stato di perfezione, quando a
ssero nel secolo del Trecento, diedero lo stato della perfezione alla
lingua
. Nessuno degli scrittori del Trecento né de’ loro
quelle son regole buone nel verso che dagli scrittori del Trecento la
lingua
ricevé e lasciò all’avvenire. Dunque nessuno degl
anto nel verso dagli scrittori che fecero lo stato di perfezione alla
lingua
. Ma Dante e il Petrarca nel verso diedero lo stat
Ma Dante e il Petrarca nel verso diedero lo stato di perfezione alla
lingua
. Dunque, se tu vuoi far verso, dovrai prender le
anei. Nessun scrittore de’ rinomati nello stato della perfezion della
lingua
nel verso compose verso senza rima. Ma tu vuoi co
enzion del tuo autore sovra la stessa sua proposizion generale. Ogni
lingua
si dice giunta allo stato di perfezione quando ab
poeti di matematica, co’ matematici meri di poesia; co’ periti della
lingua
volgare italiana discorrerà della greca e così pa
appresentazion musicale a voi Italiani. [5.54ED] Per lo men la vostra
lingua
, come più dolce e più copiosa di vocali distesame
sentenze con sovraciglio autorevole sull’opere de’ gran poeti di ogni
lingua
, di ogni nazione, ed averne sonori applausi dalle
o cantandone una di queste nelle quali i diminutivi tanto odiosi alla
lingua
e genio franzese, aggiungono leggiadria. [5.184ED
e fanno i Franzesi, non per altro se non perch’è più sonora la nostra
lingua
, come più copiosa di jambi de’ quali è affatto st
emarre quel mostrare di mettere alla scoperta tutto il suo cuor sulla
lingua
, e perciò lanciarsi dietro alle spalle una ciocca
colui, i Greci inginocchioni, [e] si è cimentato a tradurre nella sua
lingua
franzese (dic’ei) fedelmente l’Edipo liscio di So
il tal principe mi li fà star per forza, la cui auttorità mi lega, la
lingua
, e le mani : le quai cose fanno stare in continua
e rappresentava. Faceva ancora egregiamente la parte di Ceccobimbi in
lingua
gretta fiorentina, intitolandosi Mercante di fich
llegrinaggi continui ai quartieri di Porto e di Pendino ove imparò la
lingua
e il costume della nostra gente, diventandovi, pu
servizio di due padroni, o sia che barbiere in Gheldria, tu abbia la
lingua
più affilata del rasoio, o sia che scudiere in Be
scena, non rilevato avanti. Il gergo teatrale propriamente detto, la
lingua
di cui si servivano i comici abitualmente da’temp
ha lasciato più che un saggio Carlo Goldoni nella Locandiera, quella
lingua
, dico, è oggi del tutto scomparsa. E credo per lo
se per vedere ed ascoltare, ed ecco in un tratto si dà principio, con
lingua
fiorentinesca, a qualche pappolata ridicolosa, e
ol per far ridere, alcuna espressione barbara, forzata, o nuova nella
lingua
, ripresa da Fénélon, La-Bruyere, e Bayle, molte c
ate Perrin pensò, che questo spettacolo farebbe meglio ricevuto nella
lingua
nazionale, e compose un’opera pastorale intitolat
nno che l’abate Desfontaines, per riparare alla corruzione della loro
lingua
, ha composto le Dictionnaire néologique, à l’usag
gnor di Voltaire, giudice competente in questa materia e nella patria
lingua
e versificazione, afferma: «C’est la diction seul
on in tutto almeno in gran parte dipende dalle qualità musicali della
lingua
, ovvero sia dalla magia de’ suoni combinati diver
tutte le altre: circostanza che tanto più divien necessaria quanto la
lingua
è men musicale, poiché qual cosa imiterebbe la mu
’indole della musica: Secondo: conoscere le relazioni di questa colla
lingua
in cui scrive: Terzo: assoggettar alia musica la
questa colla lingua in cui scrive: Terzo: assoggettar alia musica la
lingua
e la poesia. Per il musico: Primo: conoscere il v
ngua e la poesia. Per il musico: Primo: conoscere il vero genio della
lingua
, e del verso. Secondo: saperne trar vantaggio dal
ni a qualunque unione possibile. Il diverso genio della musica, della
lingua
, e della poesia in una nazione, le costumanze, e
schina, in uno stato dove né il teatro conserva i suoi diritti, nè la
lingua
i suoi privilegi, in uno stato dove la musica non
cale la condotta, lo sceneggiar, l’orditura, trasandar lo stile e la
lingua
, perder mille situazioni vive e appassionate e ac
riore agli altri suoi componimenti. Benché vi si scorga correzione di
lingua
e qualche aria ben lavorata, ciò nonostante non s
empio non facile a rinvenirsi ha avuto il coraggio d’intraprendere in
lingua
non sua uno de’ più difficili lavori della ragion
gante e di compiacenza per la propria salvezza159. [20] Purgatezza di
lingua
, venustà di stile, colorito poetico, varietà e de
t’opera, dove si parlò delle qualità che deggiono avere lo stile e la
lingua
per rendersi musicali, e dalle ragioni ivi allega
causa de’suoi colleghi, il Re accennò a Biancolelli di parlare. — Che
lingua
– disse al Re il bizzarro attore – vuol Sua Maest
musicale; a giudizio di tutta l’ Europa; e questo lavoro nella nostra
lingua
non s’inventò prima degli ultimi tre anni del cin
narj o fogli periodici che si copiano tumultuariamente d’una in altra
lingua
, e che con tali preziosi materiali essi pronunzia
da vendere, dirò anch’io col Morandi : Dio gli benedica le mani e la
lingua
. A questa indole indiavolata accenna anche il Mo
emplicità di linguaggio parlato, utilissime per istudi comparativi di
lingua
, ma opportunissime per far salire il palco scenic
ati dalle opere di coloro che vi si motteggiano per lo stile e per la
lingua
. Lo scioglimento è che Prisciano uscito dalle man
enza. Taci dunque mia Musa ; e in un silenzio rispettoso ed umil tua
lingua
arresta ; che dall’incarco grave io ti licenzio e
per gli eredi di Francesco Grossi : Sopra Celia Comica Scioglier la
lingua
, & annodare i cori, melar le labra, e amaregg
. Un anonimo arriva fino a rimproverare al Voltaire qualche errore di
lingua
e di rima; lo chiama copiatore e traduttor della
ciò molti buoni letterati hanno trasportate con maestria nella nostra
lingua
le migliori tragedie francesi, e tra essi si sono
assioni, più forza e nobiltà nelle dipinture de’ caratteri eroici. La
lingua
é pura, lo istile é ricco, lontano dal lirico, pr
ali tra le quarantaquattro mila noverate da Anton-Maria Salvini nella
lingua
italiana) ce l’insegna Orazio allorché dice nell’
é discretissima ed esente di legge, i versi, in quanto lo permette la
lingua
, sono pieni di ritmo, e però facili d’adattarsi a
più vicino ai Latini nel suo poema che scrittor felice nella propria
lingua
; Rinieri, Varchi, Guidiccione, Molza e mille altr
allor si faceva della musica madrigalesca, e dal non aver per anco la
lingua
italiana preso l’andamento rapido e breve ch’esig
le a molti riguardi alla sfoggiata pompa della nostra. La poesia e la
lingua
vi conservano i loro diritti; a differenza dell’o
he gli antichi “continuata” appellavano. Le riflessioni sulla propria
lingua
fecer loro avvertire, che nel parlar comune alcun
laritàa. Sotto quel cielo non ancora abbastanza rischiarato la stessa
lingua
non era allora nè polita nè fissata, quando sulle
utti manifestarono la propria reità, perchè la colpa, benchè priva di
lingua
, sempre si manifesta quando meno si attende. Io f
’Italia, dove, per valermi delle parole di un elegante Spagnuolo) la
lingua
greca diventò sì comune dopo la presa di Constant
amatica, l’ignorare le cose greche recava vergogna agl’Italiani, e la
lingua
greca più fioriva nell’Italia che nella stessa Gr
hneiden ne fece una versione tedesca stampata nel 1642 in Amburgo. In
lingua
illirica fu anche trasportato da Domenico Slaturi
r la traduzione dell’Elettra, e di Piramo e Tisbe, ed altri drammi in
lingua
schiava. La prima rappresentazione dell’Aminta se
n Venezia. a. Vedi il Crescimbeni Storia della volgar Poesia. a. La
lingua
castigliana riuscirà sempre più della francese ne
hneiden ne fece una versione tedesca stampata nel 1642 in Amburgo. In
lingua
illirica fu anche trasportato da Domenico Slaturi
, e per la traduzione dell’ Elettra, e di Piramo e Tisbe, ed altre in
lingua
schiava. La prima rappresentazione dell’Aminta, s
enezia. 133. Vedi il Crescimbeni Stor. della volgar Poesia. 134. La
lingua
Castigliana riuscirà sempre più della Francese ne
ati dalle opere di coloro che vi si motteggiano per lo stile e per la
lingua
. Lo scioglimento è che Prisciano uscito dalle man
diciotto anni in Parigi ed il resto della vita in Italia l’onor della
lingua
e della letteratura Italiana. Egli godè l’amicizi
ossedeva un’istruzione davvero superiore : conosceva perfettamente la
lingua
latina, la greca, la francese, la spagnuola, ed e
ise di data : L’Amor giusto, Egloga pastorale in napolitana e toscana
lingua
, fu stampato il 1605 da Pandolfo Malatesta a Mila
ttimo giudice ne cita un vago frammento dell’atto I, che nella nostra
lingua
io così traduco: Sette Guerrier spietatamente au
dell’atto primo difficilmente può passare senza indebolirsi in altra
lingua
. La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa
a attori privilegiati che godevano della Romana cittadinanza, e nella
lingua
nativa del paese degli Osci donde venne; ma dopo
va il lodato valoroso antiquario che la voce Maccus appartenesse alla
lingua
osca, la qual cosa non sembra improbabile; ma è p
a attori privilegiati che godevano della Romana cittadinanza, e nella
lingua
nativa del paese degli Osci donde venne; ma dopo
va il lodato valoroso antiquario che la voce maccus appartenesse alla
lingua
Osca, la qual cosa non sembra improbabile; ma è p
i Alessandro D’Ancona, che quelle del Bartoli restrinse e tradusse in
lingua
umana. « L’ Andreini pistoiese, nato circa il 15
iù delle volte, a dir vero, la differenza non è che nel nome, o nella
lingua
; tutto sta a chi le spara più grosse. C’ è la so
mala pena gionta in Francia, gli hanno dato di becco, e tradottala in
lingua
francese, cioè francese e italiana ; ma non più c
rbolica parte par che suoni meglio nella Spagnuola, che nell’Italiana
lingua
, come quella a cui vediamo esser più proprij, &am
rgarlo da i superflui sarebbe al certo un ridurlo poco meno che senza
lingua
. Che uno di questi tali dichi, che la Regina di N
to famoso Bardo Celtico di Scozia figliuolo di Fingal, che scrisse in
lingua
Ersa o Gallica, merita un posto distinto tra’ poe
ltri suoi compatriotti troverebbe poco glorioso per la testa e per la
lingua
francese): e che Lope de Vega, il Castro e il Cal
ll’Antigone italiana noverando l’autore tra’ benemeriti della toscana
lingua
Bembo, Trissino, Molza, Tolomeia. E quel che ’nf
benivolenza; e questa del medesimo atto Orazio vincitor per la mia
lingua
Con la bocca del cor ti bacia in fronte, e quest
lei concetti: Madre, io pur vel dirò, benchè vergogna Affreni la mia
lingua
e risospinga Le mie parole indietro: a lui sovent
ando ogni altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di
lingua
e di eloquenza italiana, la proprietà, la coltura
o, se non per altro, per la cultura, proprietà, purgatezza della loro
lingua
che a que’ tempi rifioriva? E pure il signor Andr
re nazioni per la superiorità di parlare con tanta coltura la propria
lingua
, come se di questa facesse tutto lo studio. Al pr
ato un difetto piuttosto rilevante, ossia l’aver fatto ricorso ad una
lingua
troppo verbosa e familiare che ha tolto la necess
le auctoritates, che non tiene conto una differenza strutturale della
lingua
italiana rispetto a quella greca, ossia la maggio
stigmatizza l’abuso di figure e tropi petrarcheschi all’interno della
lingua
tragica dei secoli precedenti. Se allegorie, ossi
re, che Alfieri bandirà dal proprio teatro, alla ricerca di una nuova
lingua
tragica grave, per nulla fiaccata da calchi del C
e come caratteristiche di una stagione ormai tramontata. Venendo alla
lingua
tragica francese Calepio riconosce in effetti una
siste sempre sul medesimo punto, ossia la necessità di garantire alla
lingua
tragica la maggior verosimiglianza possibile. Cal
la maggior verosimiglianza possibile. Calepio parrebbe scorgere nella
lingua
dei tragici francesi del Seicento gli stessi vizi
iens d’Ariste et d’Eugène, secondo cui il francese era al contempo la
lingua
più semplice e nobile al mondo, naturalmente osti
pre sui trampoli», già il Calepio aveva denunciato la gonfiezza della
lingua
tragica francese — peraltro teorizzata icasticame
ursiana: il gesuita francese aveva infatti ingiustamente attaccato la
lingua
poetica italiana, denunciando la monotonia delle
a dimostrare nel concreto la maggiore armonia e verosimiglianza della
lingua
poetica italiana, la quale, priva del giogo delle
onisba del Trissino (per cominciar dalla prima che comparve in nostra
lingua
) contiene l’azione d’una reina generosa che per i
orso. Sei maniere di verseggiare furono ne’ secoli addietro in nostra
lingua
messe in opera per la tragedia. La prima fu quell
prese egli non lieve sbaglio sì nel credere che mancasse alla nostra
lingua
metro convenevole per sostener la tragica gravità
uindi mostrerò. Articolo II. [7.2.1] È bensì mio parere che la
lingua
italiana non abbia in verun metro quella dignità
role licenziosamente composte a somiglianza delle greche. [7.2.2] La
lingua
francese non ha punto maggiore idoneità per raffi
detto che l’allungamento d’una traduzione non mostra il difetto d’una
lingua
, ma che è conseguenza del timore che hanno i trad
di molta leggerezza, mentre (per tacere l’altre inezie) decide che la
lingua
italiana è più graziosa nelle materie tenere e pr
dama Dacier, nella prefazione del suo Omero, confessa candidamente la
lingua
francese essere insufficiente a conservare l’eroi
bensì li suoi avversari di riprovare tale accusa, ora con dire che la
lingua
francese è non pure veramente ricca per aver voci
ntichi. Ma vana appare tale difesa, prima perché se pareggiasi quella
lingua
con altre, e particolarmente colla greca e coll’i
i puramente ha ’l necessario per vivere, così ricca non può dirsi una
lingua
mancante de’ medesimi, i quali non solamente coll
enevra, rispondo che quel nostro poeta non attribuisce vantaggio alla
lingua
francese nel valore e nella dignità delle espress
non dubito punto di non mostrare con evidenza che, siccome l’italiana
lingua
ha la prerogativa d’essere più ricca di locuzioni
ale difetto: nonpertanto, rapito dal capriccio d’introdurre in nostra
lingua
un nuovo sistema, approvò l’uso francese, adducen
della rima francese: avvene uno che per essere sol proprio di quella
lingua
non fu dal Martelli partecipato. Questo è la scar
te come faits, effets, paix, attraits, jamais. Per la qual cagione la
lingua
francese impoverisce ancora sì dell’altre rime di
rore loda Racine per ricchezza di rime. S’aggiunga che essendo quella
lingua
assai men ricca che la nostra, non solamente essa
odmer, a cura di Rinaldo Boldini, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1964, pp. 5-17), il Calepio rispondeva alle rich
latina, a cura di Christina Roaf, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1982, p. 104), mentre lo Speroni li riteneva inv
l’anno presente colla meravigliosa Rappresentazione del Cid nella sua
lingua
natia ha destata ne i Teatri di Roma la maravigli
iani, a cura di Sergio Romagnoli, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1962, p. 43), forse anche sulla scorta delle aff
difesa, a cura di Christina Roaf, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1982). Già allora, soprattutto grazie alle non d
a più altamente il poeta in sua persona, e quasi ragiona con un’altra
lingua
, sì come colui che finge d’esser rapito da furor
Descrizione de’ costumi italiani, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1962, pp. lviii-lix). Il Gorini stesso nel tratt
e preparata fin dalle prime battute («Volendo io scrivere Tragedie in
lingua
Italiana, mi son dato a scorrere i grandi origina
alcuni idioti che leggono i divinissimi libri d’Omero trasportati in
lingua
», Torquato Tasso, «Discorsi del poema eroico», in
ra altro in lui da’ buoni giudizi, che egli avesse avuta così pure la
lingua
romana, come ebbe la greca Euripide: che non vi è
difesa, a cura di Christina Roaf, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1982, p. 150). Ben più attento a conservare il c
a un difetto strutturale rilevante, ossia l’aver fatto ricorso ad una
lingua
troppo verbosa e familiare che ha tolto la necess
no riprodotto la felice semplicità senza tener conto del fatto che la
lingua
italiana, naturalmente maestosa, non avrebbe sopp
rebbe sopportato un simile abbassamento («Nulladimeno perché la greca
lingua
, oltre le altre sue felicità, poggia in alto coll
traslazione, se avessero questa sospinta oltre le forze della nostra
lingua
, in vece d’acquistar grandezza, perduto avrebbe d
etafore e similitudini si addice perfettamente alla topica lirica, la
lingua
tragica non può che essere improntata, a suo pare
è il contributo di Petrarca e del petrarchismo alla fondazione della
lingua
tragica cinquecentesca, riproponendo, in fondo, u
difesa, a cura di Christina Roaf, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1982). [6.2.5] I due passaggi della Canace ripo
difesa, a cura di Christina Roaf, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1982, p. 17 [I, 2]; pp. 23-24 [II, 1]): nel prim
neille e di Racine. Quanto al fatto che gli Italiani non avessero una
lingua
tragica, e che soltanto in questo genere fossero
sca, dal fatto che i Francesi non avessero il medesimo divario fra la
lingua
della prosa e la lingua della poesia che caratter
ncesi non avessero il medesimo divario fra la lingua della prosa e la
lingua
della poesia che caratterizzava invece l’italiano
riflettendo su quella che era considerata la «povertà» del francese,
lingua
che a differenza del greco e del latino non soppo
te et d’Eugène (1671), in cui veniva argomentata la superiorità della
lingua
francese, quanto della Manière de bien penser dan
iana. Al Bouhours, che celebrava la semplicità e la naturalezza della
lingua
francese (cfr. l’edizione moderna, con i relativi
o eccesso di raffinamento, volto a compensare le carenze insite nella
lingua
francese, verranno rimproverate a lungo alla dram
al Bouhours nei suoi Entretiens d’Ariste et d’Eugène — secondo cui la
lingua
francese veniva considerata la più nobile, e al c
ncese veniva considerata la più nobile, e al contempo la più semplice
lingua
del mondo. Bouhours aveva infatti sostenuto che l
iù semplice lingua del mondo. Bouhours aveva infatti sostenuto che la
lingua
francese, a differenza di quella italiana, rigett
conseguentemente aveva raccomandato, a discapito della mimesi di una
lingua
diastratica, che i discorsi degli eroi non fosser
il Maffei essi costituirebbero la prova della scarsa poeticità della
lingua
francese, in cui la poesia non può di molto dista
eduto, che il principal difetto della Poesia Francese sia il non aver
lingua
Poetica, né Poetiche forme e il potersi in questo
o passa a criticare l’impiego di allegorie e apostrofi, tipiche della
lingua
tragica francese sei-settecentesca, autorizzate i
rasi si rendeva poi necessaria a colmare una carenza intrinseca della
lingua
poetica francese, ossia la scarsezza dei termini;
orico-linguistico, di Antonio Sorella, «La tragedia», in Storia della
lingua
italiana, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifon
cosa espresse molto bene Monsignore il Bembo nelle prose della volgar
lingua
», Giambattista Giraldi Cinzio, «Giudizio sopra la
latina, a cura di Christina Roaf, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1982, p. 138. In conclusione l’autore aggiunge c
lessandrini ancora dalla perpetua uniformità del suono, non avendo la
lingua
né quantità, né varietà d’accenti come la nostra,
fetta in quanto, proprio a causa del fatto che la conformazione della
lingua
italiana lo costringeva ad impiegare lunghe perif
iani, a cura di Sergio Romagnoli, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1962, pp. XLIII-LVI) —, si permetteva di contest
il formarsi, se da tanto fosse, un nuovo modo: e tanto più in nostra
lingua
, che delle viventi, di cui notizia abbiamo, l’uni
poema eroico documenterebbero di conseguenza l’incapacità della loro
lingua
di sostenere la nobiltà che l’epopea comporta. Ca
dal francese — ossia citare uno straniero che loda le bellezze della
lingua
altrui —, il Bergamasco richiama l’introduzione d
lgere i versi omerici in francese consisteva nell’inadeguatezza della
lingua
d’arrivo («Toutes les difficultez que j’ai envisa
ta ricostruzione storiografica dell’Algarotti nel suo Saggio sopra la
lingua
francese (Francesco Algarotti, Saggi, a cura di G
, che rispondevano piccati alla Dacier esaltando l’«exactitude» della
lingua
francese, Calepio rinfacciava la scarsa estension
ouhours, il quale, negli Entretiens d’Ariste et d’Eugène, accusava la
lingua
italiana di «tombe[r] dans le ridicule» nel fare
tino — che permettevano di arricchire le possibilità espressive della
lingua
; i Francesi, non avendo diminutivi, erano costret
[7.2.6] Viene riconosciuta al francese la superiorità rispetto alle
lingua
classiche in quanto ad estensione del vocabolario
ntale — delle parole del Martello circa la presunta superiorità della
lingua
tragica francese a quella italiana fatta dal Seig
io oppone a questa premessa il fatto che Martello ammetta pure che la
lingua
italiana aveva le potenzialità di forgiare una fo
lessandrini ancora dalla perpetua uniformità del suono, non avendo la
lingua
né quantità, né varietà d’accenti come la nostra,
», Antonio Conti, Dissertazione su l’Atalia del Racine tradotta nella
lingua
italiana, in Id., Prose e poesie, t. I, Venezia,
l verso alla prosa, ma in virtù del processo di semplificazione della
lingua
poetica. [7.3.3] Nelle anonime Réflexions d’un A
p. 456). [7.4.3] Il difetto principale che Calepio attribuisce alla
lingua
poetica francese è la scarsità di desinenze che c
na spessissimo in fine di verso. Sulle medesime caratteristiche della
lingua
francese aveva ragionato anche il Muratori, in ri
to anche il Muratori, in risposta alle accuse mosse dal Bouhours alla
lingua
italiana negli Entretiens d’Ariste et Eugène, in
Champion, 2003, p. 109). Il Bouhours, nell’esaltare la varietà della
lingua
francese («Pour les rimes, nostre langue ne les p
odmer, a cura di Rinaldo Boldini, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1964, p. 117, lettera del 20 Agosto 1730), è il
aveva già fatto nel primo tomo della rivista, sulla superiorità della
lingua
e della letteratura francese a quella olandese, d
naturalezza, oppure sulla maestosità, che si richiedeva alla nascente
lingua
tragica italiana. Nello scontro ebbe la meglio il
rancese, mantenendosi su posizioni più tradizionali: se è vero che la
lingua
drammatica deve imitare la prosa, senza la lusing
letteratura a mera riproduzione del reale —, è sufficiente limare la
lingua
poetica così da renderla spoglia di quell’ornato
iani, a cura di Sergio Romagnoli, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1962, e Pietro Calepio, Lettere a J. J. Bodmer,
e glossario di Sergio Romagnoli, Bologna, Commissione per i testi di
lingua
, 1964. Appendice indispensabile di questo cartegg
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