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1 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO III. Teatro Olandese: Danese: Suedese: Polacco. » pp. 253-256
iasi distinto nel passato secolo il poeta Poot, hanno recitate ancora favole sceniche, nondimeno lenti colà saranno sempre i p
del loro Vondel, e del Van-del-Does appena si lodano come le migliori favole del paese due tragedie di Rotgans, ed un’ altra d
anni Ewald morto da non molto ha composto la Morte di Balder ed altre favole che gli fecero onore fra’ suoi. Ma singolarmente
La regina Cristina si valse della penna del Messenio per far comporre favole suedesi comiche e tragiche per rappresentarsi da’
i, e Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, ed altre favole musicali imitate dalle francesi, cioè Procri e Ce
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO II. Teatro Olandese: Danese: Suedese: Polacco. » pp. 32-37
i che siesi distinto nel secolo XVII il poeta Poot, recitarono ancora favole sceniche; nondimeno lenti colà saranno sempre i p
del loro Vondel, e del Van-del-Does appena si lodano tralle migliori favole del paese due tragedie di Rotgans, ed un’ altra d
ovanni Ewald morto verso il 1780 compose la Morte di Balder, ed altre favole che gli fecero onore fra suoi. Dee però singolarm
La regina Cristina si valse della penna del Messenio per far comporre favole in idioma suedese tragiche e comiche da rappresen
n Cora ed Alonso componimento posto in musica dal Nauman, e con altre favole musicali imitate dalle francesi, cioè Procri e Ce
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
l teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere delle di lui favole consisteva nel seminarvi acconciamente la sapienz
lui vestigia. Licone presso Suida attribuiva ad Epicarmo trentacinque favole ; ma Giovanni Meursio ne raccolse quaranta titoli,
te, Prometeo, Pirra, Atalanta, i Persi ecc., che si registrano tralle favole di Epicarmo, volle Martin del Rio collocarlo tra’
sse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice secondo Atene
e rinunziò alla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questo comico dieci favole , una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa
dia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una delle di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella quale si satireggi
li argomenti. Imperciocchè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole di Omero e dalla mitologia; ma i comici soccorsi
he non feci nel 1777 nella Storia de’ Teatri in un solo volume, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto,
4 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 66-74
ra comici. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro cui dà il nome di poeta comico.
da Ateneo si citano l’Eroine e le Baccanti di questo drammatico come favole tragiche. Corsero intorno a mille anni dal tempo
ecedutob. I Giovani Sacri, il Forbante, il Penteo sono nomi di alcune favole Tespiane. Appartiene a Tespi questo frammento rap
accessoria del coro divennero corpo principale del dramma, trattarono favole ed affetti, e formarono uno spettacolo sì dilette
per vantaggio della patriaa. Frinico inventò ancora il tetrametro. Le favole che di lui si citano, sono: Pleuronia, gli Egizj,
5 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIII. Commedia Mezzana. » pp. 141-150
ntunque da alcuni si pretenda che dopo quel tempo Eupoli avesse altre favole composte, e che egli non morisse in mare ma in Eg
dell’altra guisa la voce πατρος presso Suida. Meursio raccolse delle favole di Alesside intorno a centotredici titoli, che pe
scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole . Stefano di lui figliuolo, secondo Suida, seguì l
i passarono alla latinaa. Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte intorn
di cavalcare, fu così altiero, che soffriva con impazienza che le sue favole rimanessero superate nel certame, e tal dispetto
6 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
e Platina, due Carcini, un altro Euripide cui Snida attribuisce dieci favole , con due delle quali riportò la tragica corona. F
ttro tragediea. Dionisio il maggiore tiranno siracusano compose varie favole tragiche che niuno volle con lui tener per buone.
te quelli che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone, Alessi
mento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie sulle tracce delle favole di Menandroa. Si corruppe finalmente la Greca lin
7 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIV. Commedia Nuova. » pp. 151-170
lui fatiche per farsi luogo sulla scena, e composero essi pure alcune favole coltivando la commedia nuova; ed uno di essi spic
mmedia nuova. Non sono però gl’intelligenti sempre d’accordo circa le favole intitolate Galatae, Ephebi, Lacaena, Icetes, Hecy
la quale dà per innamorati Archiloco e Ipponatte. Alcune delle di lui favole furono trasportate nel teatro latino da Marco Acc
ca mori sul teatro ridendo smoderatamente, dopo aver composte novanta favole , delle quali Giulio Polluce, Ateneo e Stobeo hann
l certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale di quattro di lui favole si valse, cioè dell’Andria, della Perintia, dell’
tato Comico Latino. Non lieve argomento del pregio di queste ed altre favole di Menandro si è L’uso ed il saccheggio fattone d
perdita irreparabile della poesia rappresentativa niuna di tante sue favole potè salvarsi intera dal tempo distruttore e da’
8 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
lio seguendo l’esempio di Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favole spagnuole al lor teatro, purgandole per lo più da
be per guida gl’ Italiani; benchè senza tradire l’interesse di queste favole straniere seppe dar loro maestrevolmente un color
lla recita del Cocu immaginaire scritto più correttamente delle prime favole . Il carattere di questa favola parimente ricavata
ricchire il suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole è d’avvertirsi che egli da prima accomodò i suoi
Brumoy; benchè qualche remota rassomiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto delle francesi. Ma è ce
avuto modello in veruna nazione. E se tanti e tanti altri materiali e favole degl’ Italiani imitò o tradusse Moliere con felic
ici. La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento delle sue favole ; qualche passo dato talvolta oltre il verisimile
rdiniere galante, sono le di lui commedie più pregevoli. Tutte le sue favole vanno impresse in dieci volumetti, ma si stima ch
ig. ab. Andres nel III tomo della sua opera su di ogni letteratura le favole francesi ricavate dalle spagnuole afferma che il
9 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CONCHIUSIONE. Dell’antica storia teatrale. » pp. 239-246
a satira; dal che proviene la bella varietà e delicatezza delle nuove favole nate a dilettare ed istruire. Fu la Grecia, fu At
nzosi e pieni sotanto della loro potenza e libertà finanche le greche favole , la Perintia, l’Andria, non che le straniere post
a del proprio difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i di lui figliuoli vennero ad illustrar questo
10 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313
, per delicatezza ne’ caratteri e per vaghezza di locuzione? Se altre favole comiche non potessero mostrare gl’Italiani del se
lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, nè sulle favole notate a sogetto, tralle quali lasciò lunga fama
comprendere l’indole comica di questo cavaliere e la natura delle sue favole , bastano le quattordeci che raccolte in quattro v
a Trappolaria e l’Astrologo, ne rimarrebbe oscurata buona parte delle favole di lui tolte in prestanza da’ Greci. Talvolta si
antatori scimie ridevoli de’ soldati di ventura. L’economia delle sue favole è sempre verisimile, semplice ed animata da piace
Napolitani fin dal principio del secolo si segnalarono con ingegnose favole comiche regolari, l’Isa, lo Stellati, il Gaetano
atino. Rancida parrebbe ancora l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù di qualche persona in Tur
11 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Francese prima della Medea di P. Corneille. » pp. 157-165
tto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie languide e basse, commedie gro
ornelio, Racine e Moliere. Giovanni Mairet, Rotrou, Ryer componevano favole poco vivaci, e poco decenti. Il teatro inglese ov
ioni del teatro de’ ballerini da corda della Fiera di san-Germano. Le favole si rappresentavano all’aria aperta e senza lumi,
12 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76
esco I vissero Antonio Forestier e Giacomo Bourgeois autori di alcune favole comiche già perdute; nè di essi altro ci rimane c
Pietro Corneille che venne dopo dell’uno e dell’altro. Scrissero poi favole drammatiche Moncretien, Baro, ed Hardy, i quali,
e violate, cortigiane, adultere, sono le persone principali delle sue favole . Secondo l’espressione di Fontenelle, le prime te
i alcuni attori, presero il nome di Confidenti, e vi recitarono varie favole italiane, e tra queste la Fiammella pastorale, in
13 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12
I vissero Antonio Forestier e Giacomo Bourgeois che composero alcune favole comiche già perdute; nè di essi ci rimane altro c
e Pietro Cornelio che venne dopo dell’uno e dell’altro. Scrissero poi favole drammatiche Monchretien, Baro ed Hardy, i quali,
e violate, cortigiane, adultere, sono le principali persone delle sue favole . Secondo l’espressione di Fontenelle, le prime te
i alcuni attori, presero il nome di Confidenti, e vi recitarono varie favole italiane, e tra queste la Fiammella pastorale, in
14 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO I. Stato del Teatro Francese prima della Medea di Pietro Cornelio. » pp. 4-7
tto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie languide e basse, commedie gro
ustri di Cornelio, Racine e Moliere. Mairet, Rotrou, Ryer componevano favole poco vivaci e poco decenti. Il teatro inglese ove
15 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 13-20
are un verseggiatore fecondissimo suol dirsi è un Hann Sachs. In tali favole fra mille goffaggini e bassezze, dicono gl’ intel
colari che vi manteneva l’elettor Federigo detto il pietoso14. Simili favole che aveano tutt’altro oggetto che di formare il g
mario, di Rut del Drisearo, di Giuseppe del Ditero. Queste non furono favole stravaganti e maligne; ma non vi si guardano le r
16 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
lio seguendo l’esempio di Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favole spagnuole al lor teatro, purgandole per lo più da
lla recita del Cocu immaginario scritto più correttamente delle prime favole . Il carattere di questa parimente ricavata dagl’I
ricchire il suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole , è da avvertirsi che egli da prima accomodò i suo
Brumoy; benchè alcuna remota rassomiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto di quelle di Moliere. C
vuto modello in veruna nazione . È se tanti è tanti altri materiali e favole italiane Moliere imitò o tradusse con felice rius
ici. La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento delle sue favole ; qualche passo dato talvolta oltre del verisimile
Giardiniere galante, sono le sue commedie più pregevoli. Tutte le sue favole vanno impresse in dieci volumetti; ma si crede ch
iovanni Andres nel tomo III della sua opera su di ogni letteratura le favole francesi tratte dalle spagnuole, affermache il Co
17 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VIII. Teatro Lirico: Opera Comica: Teatri materiali. » pp. 177-187
inault che tira dal fondo dell’immaginazione e dall’allegoria e dalle favole un ammasso di prodigj e stravaganze, nel nostro s
di Teti e Peleo, Voltaire di Pandora e di Sansone, Marmontel di varie favole musicali alla francese. Le Batteux52, e lo stesso
cia, il Dottor Sangrado, &c. Ascendono a più di ottanta le di lui favole , ma ne scrisse alcune in compagnia d’altri. La su
e varie società particolari rappresentano tragedie e commedie e certe favole novelle composte per tali brigate espressamente.
18 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XV. Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. » pp. 171-200
Satiri: Ilarodie: Magodie: Parodie: Mimi: Pantomimi. Oltre alle favole tragiche e comiche coltivarono i Greci altre spec
eva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico. Tralle favole di Euripide citansi otto drammi satirici; ma il s
sciuto il numero degli spettacoli teatrali de’ Greci con queste nuove favole , che dal suo nome chiamaronsi ancora Rintoniche.
ne e l’Ercole recandone un frammento. Giulio Polluce nomina tre altre favole di Rintone, cioè due Ifigenie, in Aulide e in Tau
e fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italiche si dissero ancora le favole del di lui compatriotta Rintone. Il Meleagro è un
non fu in Grecia soltanto un artifizio usato di passaggio nelle loro favole da Epicarmo, Carcino, Eupoli, Ermippo, Aristofane
, cioè avanti che la rappresentazione indirizzasse il ballo ad imitar favole compiute o comiche o tragiche o satiresche, e a d
19 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 269-289
CAPO VIII. Continuazione del Teatro Greco. Oltre alle favole tragiche e comiche coltivarono i Greci altre spec
eva, come si è detto, tre componimenti tragici ed un satirico. Tralle favole di Euripide citansi otto drammi Satirici; ma il s
sciuto il numero degli spettacoli teatrali de’ Greci con queste nuove favole , che dal suo nome chiamaronsi ancora Rintoniche.
e, e l’Ercole recandone un frammento. Giulio Polluce nomina tre altre favole di Rintone, cioè due Ifigenie in Aulide e in Taur
e fu uno de’ poeti Italici, e si sa che Italiche si dissero ancora le favole del di lui compatriotto Rintone. Il Meleagro è un
non fu in Grecia soltanto un artifizio usato di passaggio nelle loro favole da Epicarmo, Carcino, Eupoli, Ermippo, Aristofane
, cioè avanti che la rappresentazione indirizzasse il ballo ad imitar favole compiute o comiche o tragiche o satiresche, e a d
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
l celebre inventor delle macchine, trasformazioni, voli, ecc., per le favole teatrali scritte da Carlo Gozzi pel capo-comico S
21 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
del suo Lucano, e quindi di essersi sollevato più che nelle altre sue favole . Ma gli ornamenti e le figure epiche e liriche, c
on predilezione amava Cornelio la Rodoguna come la migliore delle sue favole ; ed i critici Francesi singolarmente ne pregiaron
ncese, del sentimento, anche senza tanti pregi che adornano le di lui favole , avrebbero bastato a farle riuscire in Francia e
ssimo forse la poesia francese pervenne alla possibile venustà per le favole di Racine e per li componimenti di Boileau; ma il
indebolisca quasi tutte le tragedie francesi. Racine nelle sue belle favole non sempre si appressa alla perfezione, benchè se
si interessi, simil tragedia, dico, rimarrà sempre nella classe delle favole malinconiche poco degne di Melpomene. Così Racine
olare. I vizj, le virtù ed anche gli attributi accidentali nelle loro favole (nota il Colepio) diventano le persone agenti. L’
lche immagine superflua. Più rari sono questi difetti nelle altre sue favole , benchè alcuno se ne rinvenga ancora nel Mitridat
de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di queste favole che si ascoltarono per qualche anno e sparvero se
22 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
ciò avvenne ancora, perchè i primi traduttori spagnuoli delle antiche favole non ne diedero una idea capace d’invitare all’imi
o IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numero di favole . Talora si videro tre autori occupati al lavoro d
d Antonio Coello, ed il terzo a Francesco Roxas, il quale molte altre favole pur compose. Il primo atto desta la curiosità ed
vede Baltassarra già spirata. Ma Francesco de Roxas ha prodotte molte favole interamente sue. In quelle che si chiamano istori
Madrid, si vide comparir su quelle scene. Egli è però autore di varie favole non dispregevoli nel genere comico chiamato colà
a di Don Giovanni tormentata. Giambatista Diamante è autore di varie favole , alcune delle quali sino a’ giorni nostri si sono
da lui coltivati furono tre, l’allegorico degli auti sacramentali, le favole istoriche, e le commedie di spada e cappa. Quanto
na mima elevar la sfera sacramentale, e cantare il Tantum ergo. Nelle favole istoriche dove introduconsi personaggi reali, reg
stessa nè quel che si voglia nè quel che intenti. Pur tra simili sue favole istoriche se ne leggono alcune più interessanti e
) Calderòn non altrimenti che l’italiano Muzio Manfredi, pubblicò due favole sulle avventure di Semiramide. Nella prima ne dim
pagnuolo. Ma il merito particolare del Calderòn non si appalesa nelle favole istoriche, ove per lo più volendo esser tragico,
nclusion el Trono, ò Dominacion, Quanto mas el Potestad. In tutte le favole Calderoniche non è da cercarsi regolarità ed unit
Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzione, le favole di Pietro Calderòn de la Barca contengono molti p
concesso a tanti e tanti commediografi, bisogna dire che nelle di lui favole si nasconda un perchè, uno spirito attivo vivace
e usa della libertà spagnuola meno dal Calderòn, per lo più nelle sue favole distendendosi la durata dell’azione a pochi giorn
gli andamenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole di cattivo esempio che danno peso appo i volgari
ad una contadinaa Verisimilmente l’autore ne tolse l’argomento dalle favole del Moreto e dell’anonimo o di Matos. Non per tan
l’unità di tempo quasi mai non si valse della libertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno di vent
za nella proprietà della comica locuzione, non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali cade Calderò
di Caro ecc. Ma qual vantaggio o diletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di giudizi
gigantesco? Essi tutto posero lo studio a riempiere le sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture di
ontrarii al genere rappresentativo, formavano allora il sublime delle favole spagnuole e niuno de’ loro autori ne andò libero.
icansi atti, ma sì bene una rappresentazione de’ fatti di essa in tre favole separate. Trattasi nell’atto primo dell’incontro
ontiene molti fatti e molte uccisioni, ed è la più spropositata delle favole del Virues. Ad eccezione di uno o di due personag
questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione di favole sceniche spagnuole scelta e ragionata, mille volt
o tomo I. a. Da ciò si vede che Linguet ha raccolte ma non scelte le favole pel suo Teatro Spagnuolo. a. Quest’autore ha com
e favole pel suo Teatro Spagnuolo. a. Quest’autore ha composte altre favole difettose per condotta e per istile, che più non
o di Pegny col Milord, il quale interesse ben si trova nelle indicate favole spagnuole. a. Mi astengo di allegar quì di nuovo
23 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO V. Rappresentazioni chiamate Regie: Attori Accademici: Commedianti pubblici. » pp. 345-356
nze fantastiche e la storia, e la vita civile cd il miracoloso. Altre favole si formarono ad imitazione di quelle dette di esp
alderòn e di altri spagnuoli. Allora il Pisani toscano compose le sue favole sul medesimo gusto. Lionardo de Lionardis nel 167
se le irregolarità manifeste  sebbene non vò lasciar di dire che alle favole che fece sue traducendole liberamente, manchi la
24 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « AVVISO A’ LEGGITORI. » pp. 237-240
anno p. 77. v. 23. dell’Edia dell’Eolia p. 83. v. 9. in ta’ favole in tali favole p. 84. v. 5. Non si vede N
. 23. dell’Edia dell’Eolia p. 83. v. 9. in ta’ favole in tali favole p. 84. v. 5. Non si vede Non vi si vede
25 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
appresentazione di poche ore i fatti di trenta anni: introdusse nelle favole tragiche persone basse, prostitute, ubbriachi, ca
a la sua possanza su i re come su gli altri24. L’ intreccio delle sue favole (parla il medesimo Johnson) in generale è tessuto
ncora contribuì agli avanzamenti del teatro Britannico. Tralle di lui favole passa per eccellente quella che intitolò il Re no
 III. 18. Noi non ci perderemo in tessere partitamente analisi delle favole di questo maraviglioso Inglese, non volendo cader
’ arduità ed i misteri della poesia rappresentativa con altro che con favole sceniche senza stile e senza lingua, le quali veg
26 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Pastorali: Teatri materiali. » pp. 224-253
gran letterato ed avvocato e cattedratico grande senza la pompa delle favole Liveriane richiamò sulle patrie scene le bellezze
ita, che io vidi solo accennata a soggetto, come sono tante altre sue favole , il Saturno, il Metafisico, i Mal’ occhi, il Dott
rrita via della bella commedia di Moliere. Queste sono l’epoche delle favole Goldoniane. Amalasunta tragedia lirica, Belisario
, imperciocchè le perturbazioni tragiche, le piacevolezze comiche, le favole anili, le metamorfosi a vista, un fondo di eloque
n più volumi pubblicato in Venezia un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole in versi ed in prosa. Singolarm
a prima corona del concorso del 177864. Questa commedia lontana dalle favole di Mercier quanto è dalla sapienza e dalla veraci
tteri. II. Pastorali. Non sono del gusto del nostro secolo le favole pastorali. Appena possiamo nominarne alcuna bench
l Signorelli? Sapesse almeno codesto infelice capire che cosa sono le favole di Mercier e di Villi, e che cosa è la Faustina!
27 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
predilezione amava il Cornelio la Rodoguna come la migliore delle sue favole ; ed i critici francesi singolarmente ne pregiavan
lla francese, del sentimento, anche senza tanti pregi che adornano le favole del Racine avrebbero bastato a farle riuscire in
ssimo forse la poesia francese pervenne alla possibile venustà per le favole del Racine e pe’ componimenti del Boileau; ma il
ca quasi tutte le tragedie francesi, Giovanni Racine nelle sue belle favole non sempre si appressa alla perfezione, benchè se
si interessi: simil tragedia, dico, rimarrà sempre nella classe delle favole malinconiche poco degne di Mel Melpomene. Così Ra
are. I vizii e le virtù ed anche gli attributi accidentali nelle loro favole (osserva il Calepio) diventano le persone agenti.
ualche immagine superflua. Più rari sono tali difetti nelle altre sue favole , benchè alcuno se ne rinvengano anche nel Mitrida
ale, come già osservammo, non cominciava a comporre i versi delle sue favole prima di averne disposto tutto il piano. In simil
de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di quelle favole che si ascoltarono per qualche anno e sparvero se
28 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
e’ Tre Secoli collocare senza veruna riserba la di lui Eugenia tralle favole viziose e contrarie alla scena di Talia. Confesso
ma tante que je l’aime! Questa delicatezza che pur si rinviene nelle favole Terenziane, non isconviene alla commedia, e nocer
uona commedia tenera, ha contribuito ancora il Voltaire con due buone favole malgrado di alcun difetto, cioè col Figliuol Prod
29 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285
ciò avvenne ancora perchè i primi traduttori Spagnuoli delle antiche favole non ne diedero una idea capace d’invitare all’imi
o IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numero di favole . Talora si videro tre autori occupati al lavoro d
Antonio Coello, ed il terzo a Francesco de Roxas il quale molte altre favole compose. Il primo atto desta curiosità, ed è meno
finchè si vede Baltassarra già spirata. Ma il Roxas ha prodotte molte favole interamente sue. In quelle che si chiamano istori
questi tempi si vede comparir sulle scene. Ma egli è autore di varie favole non dispregevoli nel genere comico chiamato di sp
li stringe la mano e l’uccide. Giambatista Diamante è autore di varie favole , alcune delle quali sino a’ giorni nostri si sono
da lui coltivati furono tre, l’allegorico degli auti sacramentali, le favole istoriche, e le commedie di spada e cappa. Quanto
una mima elevar la sfera sacramentale e cantare il Tantum ergo. Nelle favole istoriche dove introduconsi personaggi reali, reg
) Calderon, non altrimenti che il nostro Muzio Manfredi, pubblicò due favole sulle avventure di Semiramide. Nella prima ne dim
Spagnuolo. Ma il merito particolare di Calderon non si appalesa nelle favole istoriche ove per lo più volendo esser tragico, g
sion el Trono, ò Dominacion, quanto mas el Potestad. In tutte le favole Calderoniche non è da cercarsi regolarità ed unit
a ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruzione le favole di Pietro Calderon de la Barca contengono molti p
concesso a tanti e tanti commediografi, bisogna dire che nelle di lui favole si nasconda un perchè, uno spirito attivo vivace
ugli andamenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole di cattivo esempio, che danno peso appo i volgari
una contadina119. Verisimilmente l’autore ne tolse l’argomento dalle favole di Moreto, o dell’ Anonimo o di Matos. Non per ta
l’unità di tempo quasi mai non si valse della libertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno di vent
a, nella proprietà della locuzione comica; non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali cade Calderò
i Caro ecc. . Ma qual vantaggio o diletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di giudizi
gigantesco? Essi tutto posero lo studio a riempiere le sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture di
contrarj al genere rappresentativo, formavano allora il sublime delle favole spagnuole, e niuno di essi ne andò libero. Per la
esto mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione delle favole sceniche spagnuole scelta e ragionata mille volte
o I. 116. Da ciò si vede che M. Linguet ha raccolte ma non scelte le favole pel suo Teatro Spagnuolo. 117. Quest’autore ha c
favole pel suo Teatro Spagnuolo. 117. Quest’autore ha composte altre favole difettose per condotta e per istile, che più non
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
co più utile e più dilettevole alle società? Chi detto avrebbe che le favole e le grandiose immagini del gran Cieco di Smirne
la bruttezza de’ prepotenti e cacciangli in fuga, versando nelle loro favole un tesoro di sana politica, di pura morale e di d
e i filosofi più celebri si occupassero, o, come Epicarmo, a comporre favole sceniche, o, come Aristotile, a dettarne i precet
le Clairon. In Grecia tutti gli autori erano gli attori delle proprie favole . Cleone perseguitato negli Equiti fu contraffatto
re il vostro fervido ingegno, e per isciorne a nobil volo i vanni con favole originali, frangendo i lacci servili delle smunte
31 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139
degli Straccioni, nè l’Oddi della Prigione d’Amore e delle altre due favole , nè il Guarino dell’Idropica, nè il Brignole Sale
mente il Bonciario, che “non da’ rottami di Menandro, nè dalle intere favole di Aristofane, ma di loro invenzione ed ingegno f
ate dalle più sconce arlecchinate a cagione di cinquanta scheletri di favole tessute a soggetto pubblicate dal Commediante Fla
ri degli Strioni, che doveano cercar del pane, e seguirono colle loro favole dell’Arlecchino chiamate Dell’Arte, perdendo semp
a Don Blas de Nasarre), e non corretti e ripresi, come avveniva nelle favole antiche, che mostravano le meretrici quali erano,
gliare una riforma. Antonio Lopez si lamenta delle irregolarità delle favole del Vega, e de’ suoi coetanei1: strepita contro i
lis, del Moreto, del Roxas, di La-Hoz &c., scegliendo tralle loro favole quelle che meritano la pubblica stima, e tutto ci
mira il sistema della Commedia di Lope, forse ciò fu nelle prime sue favole , che scrisse pel Teatro Istrionico allora assai c
32 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
e agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares da me vedute ripetere in Madrid son
benchè gli appartenga, tanto più che egli si è nominato in altre due favole . Tirso dunque racchiuse in un giorno l’inazione d
ia della commedia, e nel prestarle interesse e calore. Tutte le altre favole pubblicate nella penisola sono tali che ci rendon
o ne’ secoli più rozzi di ogni nazione si sono presentate sulle scene favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid d
è Lampillas, nè Huerta esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina (che battezzano per
avesse posseduta fantasia atta ad inventare e disporre acconciamente favole compiute in tanti anni, non l’ha certamente manif
ni, non l’ha certamente manifestato. In effetto ad eccezione di certe favole allegoriche, le quali per lo più non si comprendo
te, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole , a somiglianza di quel Damasto soprannomato Procr
33 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo III. Teatri orientali. » pp. 14-18
amente ne’ balli e ne’ travestimenti di ladro. Gl’interlocutori delle favole cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedia
e nella China, nel Tunkino, e nel Giappone la divisione europea delle favole teatrali in tragiche e comiche. Si cerca solo di
34 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
lontana da quella del tempo di Socrate. Differiscono tanto le moderne favole sceniche di Costantinopoli dalle antiche, quanto
ni. Dura tre anni, cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole e inglesi de
35 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
l teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere delle di lui favole consisteva nel seminarvi acconciamente la sapienz
lui vestigia. Licone presso Suida attribuiva ad Epicarmo trentacinque favole ; ma Giovanni Meursio ne raccolse quaranta titoli,
ete, Prometeo, Pirra, Atalanta, i Persi ecc. che si registrano tralle favole di Epicarmo, volle Martino Del Rio collocarlo tra
sse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice secondo Atene
ilene, e rinunziò alla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questi dieci favole , una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa
dia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una delle di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella quale si satireggi
gli argomenti. Imperciochè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole di Omero e dalla mitologia: ma i comici soccorsi
più circostanziato che non feci nella Storia impressa nel 1777, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto,
appartiene alla commedia bassa e alla farsa. Ma serpeggiano nelle sue favole tali tinte veramente comiche, tali politiche vedu
ttatuzzo risponde, che un poeta aver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia; e chi ne fa delle effemminate, uopo
Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le di lui favole colla squadra della commedia, e dovea adoperarvi
competitori e antepassati; dice di esser questa la migliore delle sue favole , e spera che l’uditorio l’accolga benignamente, t
a Teognide e al comico Cratino, i quali entrano pressochè in tutte le favole di Aristofane. Il Pluto (Πλουτος). Quarant’anni
il Pluto per mio giudizio par che tenga il principato di tutte quelle favole ; perocchè quivi non sei stomacato da laidezze, nè
ano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ magistrati che governava
iese114. E quantunque si pretenda da alcuni che dopo quel tempo altre favole avesse composto, e che egli non morisse in mare m
ltra guisa la voce πατρως presso Suida. Meursio raccolse delle di lui favole in torno a cento tredici titoli, ma egli ne scris
scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole . Stefano di lui figliuolo seguì, secondo Suida, l
ui passarono alla Latina. Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte intorn
di cavalcare, fu così altiero, che soffriva con impazienza che le sue favole rimanessero superate nel certame, e tal dispetto
lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e composero essi pure delle favole coltivando la commedia nuova; ed uno di essi spic
nuova; ma gl’ intelligenti non sono sempre tra loro concordi circa le favole intitolate Galatæ, Ephebi, Lacæna, Icetes, Hecyræ
la quale dà per innamorati Archiloco e Ipponatte. Alcune delle di lui favole furono trasportate nel teatro Latino da Marco Acc
ca morì sul teatro ridendo smoderatamente, dopo aver composte novanta favole , delle quali Giulio Pollice, Ateneo e Stobeo hann
l certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale di quattro di lui favole si valse, cioè dell’Andria, della Perintia, dell’
tato comico Latino. Non lieve argomento del pregio di queste ed altre favole di Menandro si è l’uso e il saccheggio fattone da
perdita irreparabile della poesia rappresentativa, niuna di tante sue favole potè salvarsi intera dal tempo distruttore. Ma pe
36 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
non parli delle macchine, delle decorazioni, della mitologia e delle favole , come del carattere principale del melodramma in
attenzione la noia. Ma se invece di tutto ciò prendete a narrargli le favole d’Esopo, o gli strani e incredibili avvenimenti d
te illusione a se stessi. [6] Un altro fonte del piacere che recan le favole si è l’istinto che ci porta a cercar la nostra fe
. A soddisfare siffatta inquietezza sono conducenti la mitologia e le favole . Che le cose accaggiano secondo l’ordinario tenor
chiamano barbari66, [15] Alle accennate cause della propagazion delle favole debbe a mio giudizio aggiugnersi un’altra. La fil
ssione e di vera melodia. E siccome per le cagioni esposte fin qui le favole e il maraviglioso erano, per così dire, l’anima d
37 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
isvegliano le sue poesie liriche, le Canzoni di un’ Amazone, e le sue favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli er
, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo nel 176
Efraim Lessing imitatore degl’Inglesi nato nel 1730 in Kamenz. Le sue favole lugubri a noi note sono: Minna de Barnhelm, Filot
. Giovanni Goete nato nel 1749 in Francfort sul Meno, oltre ad alcune favole comiche in prosa sparse di versi per cantarsi, ha
a l’aver contribuito al risorgimento dell’arte pantomimica con intere favole . Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varii
38 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
svegliano le sue Poesie Liriche, le Canzoni dî un’ Amazzone, e le sue favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli er
, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo nel 176
fraim Lessing imitatore degl’ Inglesi nato nel 1730 in Kamenz. Le sue favole lugubri a noi note sono: Minna de Barnhelm, Filot
. Giovanni Goete nato nel 1749 in Francfort sul Meno, oltre ad alcune favole comiche in prosa sparse di versi per cantarsi, ha
a l’aver contribuito al risorgimento dell’arte pantomimica con intere favole . Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varj
39 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
e agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares da me vedute ripetere in Madrid son
e nel prestare alla sua commedia interesse e calore24. Tutte le altre favole pubblicate nella penisola sino a questi ultimi an
e? Quando ne’ secoli più rozzi d’ogni nazione si sono poste in iscena favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid d
teratura. Egli potrà aver anche fantasia per inventare e ben disporre favole nuove compiute; ma in tanti anni non l’ha certame
te, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole , a somiglianza di quel Damasto soprannomato Procr
40 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127
e’ Tre Secoli collocare senza veruna riserba la di lui Eugenia tralle favole viziose, e contrarie alla scena di Talia. Confess
ma tante que je l’aime! Questa delicatezza che pur si rinviene nelle favole Terenziane, non isconviene alla commedia, e nocer
media tenera, ha contribuito ancora il sig. di Voltaire con due buone favole malgrado di alcun difetto, cioè col Figliuolo pro
41 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
pania gli Osci, i quali vi furono chiamati a rappresentare le proprie favole mimiche celebri per la loro speciale piacevolezza
a Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano. Le favole Atellane (disse il Gesuita Francese Pietro Cantel
ttori ingenui Atellanarii riguardarono la salsa giocondità delle loro favole da principio esenti da ogni oscenità. E la corruz
stato il primo a volgere gli animi degli spettatori dalle satire alle favole teatrali36, per la cui rappresentazione gli fu as
reverio e pubblicati in Lione nel 1720, trovansi nominate le seguenti favole di Andronico: Achille, Adone, Ajace, Andromeda, A
e, Laodamia o Protesilaodamia, Tereo, Teucro. Cicerone afferma che le favole Liviane non meritavano di leggersi la seconda vol
se, Ifigenia, Licurgo, Protesilaodamia. Il Patrici conta fino a venti favole di Nevio che tutte trasportò dalle Greche, e tra
nato anno 549) cacciato da’ nobili Romani che solea mordere nelle sue favole . Contemporaneo di Andronico e di Nevio fu Quinto
non meno degli altri Latini si arricchì colle invenzioni delle greche favole , ma per evitare la satira de’ particolari, non al
on cose immaginate per muovere il riso per qualunque via. Queste sono favole di cattivo esempio. Qual moderno teatro soffrireb
logo recitato nella ripetizione che se ne fece, superò tutte le altre favole , Hæc cum primum acta est, vicit omnes fabulas.
servato il nome greco, nè altrove ricordandomi di averlo letto tralle favole di quel comico citate dagli antichi. Eccone l’arg
esimo poeta. Aristofane in qualche coro ragiona a lungo delle proprie favole e delle altrui, cose che niuna relazione hanno co
ceto M. Regnard. Il teatro Spagnuolo conta eziandio un gran numero di favole di somiglianza, come el Parecido en la Corte, el
la persona dell’ attore nel più bello del dramma, è cosa comune nelle favole di Plauto. E’ degno di osservarsi che nella scena
Cestrione e Astraba. Aulo Gellio col filosofo Favorino riconosce per favole Plautine la Beozia che si ascriveva ad Aquilio, l
42 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
lontana da quella del tempo di Socrate. Differiscono tanto le moderne favole sceniche, quanto da Atene il borgo di Setina. Ecc
ni. Dura tre anni, cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole ed inglesi d
43 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO IV. Stato presente degli spettacoli teatrali. » pp. 293-299
ttissimo ab. Arnaud: “Non vi si rappresentano (diceva) che le antiche favole , alcune insipide imitazioni delle commedie e nove
Marmontel. Se il Goldoni che ha mostrato a’ Francesi coll’ ultime sue favole la vera guisa onde scuotere e gettar via il fosco
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 93
ebbero state in una storia vera, di quello che figurano in mezzo alle favole . Patente allusione all’opere del Piazza, che ha p
45 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VI. Tragici Spagnuoli, secondo il Signor Lampillas, negletti, o censurati a torto dal Signorelli. » pp. 43-68
credo, Signor Lampillas, che potremo per lo meglio affermare, che le favole del Malara fossero state Tragedie, come le sei de
. . per la stretta via “Illustrando la Comica Poesia.” Adunque o le favole del Malara chiamate Tragedie n’ebbero il nome per
e n’ebbero il nome per l’abuso nazionale d’intitolare alla rinfusa le favole sceniche or Tragedie, or Commedie, or Tragicommed
molto vantaggio per la gioventù, dovessi poi consumare il tempo sulle favole del Malara che non esistono, nè si sa che cosa fo
to scritto secondo i dettati della verisimiglianza. Vadano adunque le favole del Cueva in quattro atti como pies de niños, sec
evate leggere nel mio Libro, che io non avea avuto sotto gli occhi le favole del Cueva. Ma per quella mia osservazione vorrest
que declinasen à la formacion de estos hormaphroditas (così chiama le favole Spagnuole), ò monstruos de la Poesia, como los ll
46 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
ovità degli argomenti; imperciocché i tragici traevano i propri dalle favole di Omero e dalla mitologia assai ben nota; e i co
iene alla commedia bassa e alle farse; e pur serpeggiano nelle di lui favole alcune tinte veramente comiche da piacere in tutt
a che riuscirà negli sforzi che farà per dimenticar, mentre legge, le favole comiche de moderni, e s’internerà nello spirito d
isse in mare, ma in Egina, e che dopo quel tempo avesse scritto altre favole , sempre é certo che per un editto di Alcibiade no
o accadevano come uomini, non come eroi. I mimi greci furono picciole favole buffonesche le quali poterono derivare da quelle
co, e Sofrone siciliano contemporaneo d’Euripide, furono scrittori di favole mimiche. I pantomimi erano imitazioni mute fatte
oca, cioé avanti che la rappresentazione insegnasse al ballo a imitar favole seguite e compiute tragiche e comiche, esso non e
47 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 77-87
scolari che vi manteneva l’elettor Federigo detto il pietosob. Simili favole che aveano tutt’altro oggetto che di formare il g
mario, di Rut del Drisearo, di Giuseppe del Ditero. Queste non furono favole stravaganti e maligne; ma non vi si guardano le r
48 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
CAPO VIII. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella interessa
facevano gli altri poeti, i quali per lo più recitavano nelle proprie favole . Sino alle cose più picciole distese Sofocle le s
? Se tale fosse il sentimento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che ci rimangono di questi due tragici. Aristotil
per volta, ne seguirebbe che Eschilo non avesse introdotti nelle sue favole che due soli attori, oltre del Coro, la qual cosa
ettura in essa espressa. a. Tra gli esempii delle irregolarità delle favole antiche intorno al luogo reca Metastasio Ajace, p
49 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
ra comici. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro, cui dà il nome di poeta comico
da Ateneo si citano l’Eroine e la Baccante di questo drammatico come favole tragiche. Corsero intorno a mille anni dal tempo,
ota III). I Giovani sacri, il Forbante, il Penteo sono nomi di alcune favole Tespiane. Appartiene a Tespi questo frammento rap
accessoria del coro divennero corpo principale del dramma, trattarono favole ed affetti, e formarono uno spettacolo si dilette
er vantaggio della patria47. Frinico inventò ancora il tetrametro. Le favole che di lui si citano, sono: Pleuronia, gli Egizi,
te seppe con arte e felicità maggiore degli antecessori trasportar le favole Omeriche al genere tragico e maneggiarle in istil
le Coefore, l’Eumenidi, e i Persi. Di queste non meno che delle altre favole greche a noi giunte, in grazia della gioventù cur
composte, vinse secondo Suida e Quintiliano quattro volte con alcune favole del Padre, alle quali diede novella forma. III
orma. III. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella interessa
facevano gli altri poeti, i quali per lo più recitavano nelle proprie favole . Sino alle cose più picciole stese Sofocle le sue
e nella Poetica, un poco di negligenza nel condurre e disporre le sue favole ; ciocchè pruova ch’egli poneva più cura a ritrarr
icesse coronato Στεϕκνηϕορος, dalla corona riportata dal poeta. Altre favole conseguirono la corona teatrale ne’ giuochi Olimp
iù che su i pregi degli antichi proviene la moderna non curanza delle favole Greche e l’idolatria per le romanzesche degli ult
ina, due Carcini, un altro Euripide, che secondo Suida compose dodici favole e vinse due volte, un di lui nipote dello stesso
ro tragedie88. Dionisio il maggiore tiranno Siracusano scrisse ancora favole tragiche che niuno volle con lui tener per buone.
te quelli che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone e Aless
ento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie a somiglianza delle favole di Menandro90. Si corruppe finalmente la Greca li
? Se tale fosse il sentimento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che ci rimangono di questi due tragici. Aristotil
e il coro, la qual cosa come si è detto sarebbe smentita dalle di lui favole ; perocchè nel solo Prometeo alla prima scena inte
Luperce,   Quatuor. 62. Tra gli esempj delle irregolarità delle favole antiche interno al luogo reca Metastasio l’Ajace;
50 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO V » pp. 4-31
CAPO V I. Diverse specie di favole sceniche latine. Ebbe il teatro Latino due sp
a di Mecenate, e l’Ottavia che si è voluta attribuire a Seneca ec. Le favole Italiche, delle quali parla Donato nella prefazio
Carisio, Festo e Macrobio, hanno conservati i nomi di moltissime sue favole . Tali sono: gli Adelfi, Agamennone supposto, l’Ar
lle mime. A tempo di Giulio Cesare fiorirono due celebri scrittori di favole mimiche, Decimo Laberio cavaliere Romano, e Publi
51 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO V. Continuazione del teatro Latino. » pp. 222-242
CAPO V. Continuazione del teatro Latino. I. Diverse specie di favole sceniche Latine. Ebbe il teatro latino due sp
zzio, l’ Ottavia di Mecenate, e l’Ottavia attribuita a Seneca ecc. Le favole Italiche, delle quali parla Donato nella prefazio
Carisio, Festo e Macrobio, hanno conservati i nomi di moltissime sue favole . Tali sono gli Adelfi, Agamennone supposto, l’Aru
lle mime. A tempo di Giulio Cesare fiorirono due celebri scrittori di favole mimiche, Decimo Laberio cavaliere Romano e Publio
52 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195
, per delicatezza ne’ caratteri e per vaghezza di locuzione? Se altre favole comiche non potessero mostrare gl’ Italiani del s
lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, nè sulle favole notate a sogetto, tralle quali lasciò lunga fama
comprendere l’indole comica di questo cavaliere e la natura delle sue favole , bastano le quattordici che raccolte in quattro v
olaria e l’Astrologo, ne rimarrebbe oscurata buona parte delle di lui favole tolte in prestanza da’ Greci. Talvolta si elevò a
antatori scimie ridevoli de’ soldati di ventura. L’economia delle sue favole è verisimile, semplice ed animata da piacevoli co
sin dal principio del secolo si segnalarono con ingegnose e regolari favole comiche, l’Isa, lo Stellati, il Gaetano duca di S
atino. Rancida parrebbe ancora l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù di qualche persona in Tur
renze fantastiche e la storia, la vita civile ed il miracoloso. Altre favole si formarono ad imitazione di quelle di espada y
alderon e di altri Spagnuoli. Allora il Pisani Toscano compose le sue favole sul medesimo gusto. Lionardo de Lionardis nel 167
e irregolarità manifeste; sebbene non vo lasciar di dire che alle sue favole manchi la grazia e la purezza e l’eleganza della
53 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
pania gli Osci, i quali vi furono chiamati a rappresentare le proprie favole mimiche celebri per la loro speciale piacevolezza
a Livio, non da Strabone, non da Valerio Massimo che ne favellano. Le favole Atellane (disse il gesuita Francese Pierre Cantel
e basterà accennare che egli I toglie agli Osci l’originalità di tali favole da tutti gli antichi loro accordata, 2 che le cre
ttori ingenui Atellanarii riguardarono la falsa giocondità delle loro favole da principio esenti da ogni oscenità, e la corruz
stato il primo a volgere gli animi degli spettatori dalle satire alle favole teatralia, per la cui rappresentazione gli fu ass
creverio e publicati in Lione nel 1720, trovansi nominate le seguenti favole di Andronico: Achille, Adone, Ajace, Andromeda, A
e, Laodamia o Protesilaodamia, Tereo, Teucro. Cicerone afferma che le favole Liviane non meritavano di leggersi la seconda vol
enia, Licurgo, Protesilaodamia. Francesco Patrizio conta sino a venti favole di Nevio che tutte trasportò dalle Greche, e tra
nominato 549) cacciato da’ Nobili Romani che morder soleva nelle sue favole . Contemporaneo di Andronico e di Nevio fu Quinto
o degli altri Latini si arricchì Plauto colle invenzioni delle greche favole , ma per evitare la satira de’ particolari, non al
i dice nel prologo recitato allorchè si ripetè, superò tutte le altre favole : Haec cum primum acta est, vicit omnes fabulas.
servato il nome greco, nè altrove ricordandomi di averlo letto tralle favole di quel Comico citate dagli antichi. Eccone l’arg
esimo poeta. Aristofane in qualche coro ragiona a lungo delle proprie favole e delle altrui, cose che niuna relazione hanno co
ceto m. Regnard. Il teatro spagnuolo conta eziandio un gran numero di favole di somiglianza, el Parecido en la Corte, el Parec
la persona dell’attore nel più bello del dramma, è cosa comune nelle favole di Plauto. È degno di osservarsi che nella scena
Cestrione e Astraba. Auto Gellio col filosofo Favorino riconosce per favole Plautine la Beozia che si ascriveva ad Aquilio, l
54 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
mostrerà sempre al giovane studioso la maniera di modernar le greche favole con vantaggio e senza sconciarle. Chi si sovverrà
ficiosa pittura de’ moderni costumi applicata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare di Euripide, spec
ostrò gusto e buon senno colla scelta di ottimi argomenti per due sue favole impresse in Napoli nel 1715, il Crispo e la Polis
del Maurizio il Principe di Ardore del Ridolfo. Caratterizzano queste favole una locuzione pura ed elegante e sobriamente poet
fei Veronese chiaro per dottrina e per erudizione trasse dalle greche favole il più interessante argomento tragico, e compose
era tragica, scritta in prosa e impressa in Venezia nel 1722. Da tali favole trasse la sua tragedia il Baruffaldi, nè se ne in
e gli affetti naturali e bene espressi, sono i meriti generali delle favole del Bettinelli. Vediamone qualche particolarità.
Forse la diversità dell’effetto deriva dalla dissomiglianza delle due favole . La virtù di Augusto, come quella di Tito dell’ i
scritta e ben verseggiata, e pregevole per la semplicità delle greche favole e pel decoro delle moderne, che vi si osserva. Vi
nar: altrove usato D’altro consiglio avrei. Con maggior copia di favole ha cercato il sig. conte Alessandro Pepoli di Bol
de e dell’Hamlet, se non chi di tutto parla per tradizione? In queste favole gli spettri appariscono e parlano realmente, come
neggiate con terribile maniera le caratterizzano, e la condotta delle favole è accomodata al moderno teatro. Il pregio singola
ensieri che contribuirono a consumare i gran delitti. Nulla nelle sue favole rallenta l’azione, tutto va al fine, tutto tende
mp;c. Si è puerilmente affermato che la decadenza del credito di tali favole sia derivata dall’essersi divulgato che i loro ar
ale Infante onorò l’autore colla medaglia d’oro onde si coronavano le favole rimesse al certame, e ne fe imprimere e rappresen
eal Protettore ha concesso all’Aristodemo gli onori e ’l premio delle favole coronate. Or come osa dire il citato impostore ch
lon, Voltaire ebbero torto quando imitarono i Greci nell’adottarne le favole ? L’ebbe il chiar. Bettinelli che nel Discorso del
o dal giovane don Francesco Saverio Salfi in Napoli; e come parlar di favole non pubblicate da noi non lette? Finalmente trala
empj e i gran malvagi dalle tragedie, coll’ ammettere com’ egli fa le favole cittadine e lagrimanti, che ne son piene a ricolm
55 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
Ariosto da prima, cioè ne’ suoi verdi anni cominciò a scrivere le sue favole in prosa circa il 1498a; e così furono scritte i
o; perchè pregio fu degl’Italiani il non aver cominciato dal comporre favole mostruose, come le Cinesi, le Inglesi e le Spagnu
così ne parla: …… Che fuor che titoli E vanti e fumi, ostentazioni e favole , Ci so veder poco altro di magnifico. Tutto ciò c
nel boccale, allor dimenola. Cint. Te ne fai beffe, e ti par di udir favole ? Or che dirai di questo, che invisibile Va a suo
che egli è sì ingegnosamente regolare e semplice nell’economia delle favole , sì vivace grazioso e piacevole, sì alle occorren
dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole di Terenzio e di Plauto, non accoppino principalm
nteresse. In molte parti si desidera quel verisimile che accredita le favole sceniche e chiama l’attenzione dello spettatore.
orgenti che non si scorgono nella Mandragola, sogliono cagionar nelle favole sceniche lentezza e languore. Ma sapere abbigliar
eniche lentezza e languore. Ma sapere abbigliar di moderno le antiche favole , sarebbe in una favola un pregio di più che rende
he Plauto stesso e Cecilio e Nevio e Terenzio ed Afranio fecero delle favole greche. E sarebbe a desiderare che nella nostra c
amata illuminata età, in vece di scriversi scempiate traduzioni delle favole Plautine, se ne facessero sulle orme del Machiave
Machiavelli che lo stil fiorentino? Ed intanto mille o duemila altre favole col medesimo pregio dello stil fiorentino fanno s
bell’esempio del modo di trasportare nelle moderne liugue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità di colorit
Dovizio, Machiavelli si valsero per tutti i personaggi delle proprie favole del solo linguaggio toscano; in quelle degl’Intro
tite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere nelle
56 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42
ndo sicuri della loro specie, come poteva il Varchi compaparle con le favole del Ruzzante? come posporle a queste? In oltre il
e da’ Poeti antichissimi, onde i Tragici trassero gli argomenti delle favole che ne idearono, di che vedasi il citato Pausania
vio, si stizza, s’imbizzarrisce poi perchè si chiamino Traduzioni due favole Greche travestite, raccorciate, e scritte in pros
sto esangue e muto “Riman più guerra.” Riguardo poi all’esser queste favole del Perez composte in prosa, se vuole il Signor L
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 931-932
il quale ci dice come queste opere regolate fossero precedute da due favole spettacolose Arabinda prima e Arabinda seconda, c
58 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO VI » pp. 94-106
o giornate, ma una rappresentazione de’ fatti di questa regina in tre favole separate. Nella prima giornata trattasi dell’inco
iene molti fatti e molti ammazzamenti, ed è la più spropositata delle favole del Virues. Ad eccezione di uno o due personaggi
59 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275
a’ loro continui bisogni. Un altro momentaneo soccorso trassero dalle favole spagnuole piene d’avvenimenti notturni, di duelli
o gl’italiani in quel periodo di decadenza. Ma l’irregolarità di tali favole , e la poca somiglianza che aveano cogli originali
60 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 17-27
ome i Francesi, e ne’ travestimenti di ladro. Gl’ interlocutori delle favole Cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedia
ce nella China, nel Tunkino e nel Giappone la divisione Europea delle favole teatrali tragiche e comiche. Si cerca solo di cop
61 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171
o favorevole giudizio portatone da Cicerone, il quale attesta, che le favole liviane non meritavano di esser lette la seconda
alcune cosa per compiacere al popolo, impetrò di rappresentar le sue favole tacitamente col gesto e atteggiamento, mentre che
alche commedia non serba con esattezza l’unità; ma d’ordinario le sue favole son regolari, vagamente semplici, ingegnose, viva
ione degli argomenti; il che rende; sensibile la perdita della di lui favole . Cicerone fa menzione del Sinefebo, e Aulo Gellio
o. Aulo Gellio anche dimostra, che Cecilio avea deteriorati nelle sue favole molti pasti originali di Menandro. Intanto la sce
ia con mirabil felicità; ma senza curarsi di prender da Omero o dalle favole gli argomenti, con nobile intrepidezza espose sul
azio Materno, celebre poeta e giureconsulto; in Plinio secondo, delle favole togate di Virgilio Romano, e delle tragedie di Po
giche, dalla sublime terribile Medea! Il teatro latino ebbe tragedie, favole italiche, commedie, mimi, e pantomimi. Le tragedi
che rappresentavano il costume de’ romani che usavano la pretesta. Le favole italiche, di cui parla Donato nella prefazione al
quali doveano rassomigliare alle greche ilarodie, Per altro nome tali favole si chiamavano rintoniche da Rintone, poeta tarent
e, che questo nome equivaglia a Manduco. I mimi latini erano picciole favole buffonesche, che da prima si usavano per intermez
A tempo di Giulio Cesare fiorirono due celebri scrittori e attori di favole mimiche Decimo Laberio dell’ordine equestre, di c
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
ecc. Si è puerilmente affermato che la decadenza del credito di tali favole sia derivata dall’essersi divulgato che i loro ar
ro tutti gli empii e i gran malvagi, coll’ammettere, come egli fa, le favole cittadine e lagrimanti che ne sono piene a ricolm
sostanza questo nuovo genere detto fisedia altro non è che una delle favole più spropositate che uscite sieno dalla Spagna, d
tà prescritto nella legge III. E non è questa libertà osservata nelle favole spagnuole vecchie almeno di due secoli ? Il Ladis
ridicolo, e ne forma la sua legge VIII della fisedia. Ma in tutte le favole inglesi spagnuole ed anche francesi prima del XVI
unque le fisedie debbono aver lieto fine per la legge XIV. E tutte le favole spagnuole e di altre nazioni non terminano per lo
capriccio fisedico del Pepoli. Non sono del gusto del secolo XVIII le favole pastorali. Appena possiamo nominarne alcuna, benc
de’caratteri, senza parlare della regolarità che si osserva in queste favole . Anche Pietro Trinchera di professione Notajo int
o gran letterato avvocato e giureconsulto sommo, senza la pompa delle favole Liveriane richiamò sulle patrie scene gli artific
veduta solo accennata a soggetto, come sono tutte le altre ingegnose favole del Cirillo, il Saturno, il Metafisico, i Mal’occ
mmedia di Moliere. Queste sono l’epoche e le differenti maniere delle favole Goldoniane. Amalasunta tragedia lirica, Belisario
nella lingua, nella versificazione, e nella vivacità richiesta nelle favole per chiamar l’attenzione ; il teatro istrionico n
mmi romanzeschi pieni di colpi teatrali per cattar meraviglia. Le sue favole il Koulican, e le Sorelle Cinesi si scrissero con
Dama serpente. Le perturbazioni tragiche, le piacevolezze comiche, le favole anili, le metamorfosi a vista, un fondo di eloque
pubblicò in Venezia in più volumi un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole, di uno o due atti, in versi ed
a prima corona del concorso del 1778(a) questa commedia lontana dalle favole di Mercier quanto è dalla sapienza e dalla veraci
on vigore la culta bricconeria e insinua la morale e la virtù. Le sue favole tutte in prosa, eccetto una, sono di genere diffe
si scorgono varii intoppi nella traccia, ne’caratteri e nel piano. Le favole ripiene di apparenze sono : 1 il Tempo e la Ragio
nsi gli eventi che stanno accadendo altrove a’ personaggi lontani. Le favole romanzesche sono : 1 la Vedova di prima notte, ne
atico continuò più anni a provvedere le compagnie comiche lombarde di favole che quando con tinte comiche e quando con apparen
bertà la non mai serva Atene Rossane, Non mai serva ? Efestione, Che favole  ! Antipatro, Impostori ! Efest. Serva sempre dei
l romano Silvio Stampiglia poeta Cesareo dell’imperadore Carlo VI. Le favole dello Stampiglia sono doppie e piene d’intrighi a
che ne dinota bene il carattere è l’aver saputo in ciascun atto delle favole preparare una scena vistosa, popolare, interessan
re nella Bilancia di Pandolfo Scornabecco, che Metastasio tolse varie favole da’ Francesi, senza avvertire quante e quante dag
nificata ai pregi naturali del sito di Partenope. Vi sono altresi due favole boscherecce musicali, l’Isola incantata, e l’Amor
a oggetto concatenato. Anch’essa rappresenta co’soli gesti in cadenza favole compiute comiche o tragiche. Il toscano Angiolini
dotto abate Arnaud. » Non vi si rappresentano (diceva) che le antiche favole , alcune insipide imitazioni delle commedie e nove
apesse almeno codesto pitocco della valle di Elicona che cosa sono le favole di Mercier e di Villi, e che cosa è la Faustina !
63 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
si rivolse poi di proposito alle tragedie e n’empì più volumi. Le sue favole sono ingegnose e regolate; le passioni trattate c
agedie, Giunio Bruto, Marco Bruto, Cesare, e Druso. La condotta delle favole n’é sommamente giudiziosa; lo stile grande e subl
to altro che il nome, e qualche frammento, e un argomento secco nelle favole d’Igino. Ignorò parimente l’anonimo, che bastaron
rice di una tragedia passabile. Non son del gusto di questo secolo le favole pastorali. Possiamo ravvisarne una spezie nell’En
rde, ne’ quali le perturbazioni tragiche, le piacevolezze comiche, le favole anili, le metamorfosi, un ricco fondo d’eloquenza
rammi di Silvio Stampiglia, poeta cesareo dell’imperador Carlo VI. Le favole dello Stampiglia sono doppie e piene d’intrighi a
ni; ma quali? Molti critici hanno asserito che la maggior parte delle favole metastasiane viene dalle francesi, perché non sep
talia la danza e l’arte pantomimica ridotta finalmente a rappresentar favole intiere e seguite. Il signor Angiolini Toscano ha
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 195-196
nella Compagnia di Flaminio Scala. Nello spoglio del suo Teatro delle favole rappresentative, ella entra tre volte. Nel Vecchi
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 684-685
sposò la figliuola (V. Sacco-Vitalba Angela), e recitò ammirato nelle favole di Carlo Gozzi, dalle cui Memorie inutili riferis
66 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO V. Primi passi del dramma musicale. » pp. 295-309
onunziano con magistral sicurezza, che il canto rende inverisimile le favole drammatiche. Come risponderemo loro per renderli
l’invenzione di tanti nuovi tragici argomenti nazionali e tante nuove favole comiche ignote a’ Latini; per aver somministrati
li inveiscono contro l’opera Italiana. Il diletto che partoriscono le favole poetiche proviene dalla dolce alleanza del vero c
67 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
re. Imita spesso i Greci, e se ne appropria molte bellezze; ma le sue favole assai più complicate delle più ravviluppate delle
ha pareggiata, non che adombrata. Dee a lui il coturno non solo varie favole degne di mentovarsi al pari del Cinna, dell’Atali
na poetica piena di gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue favole stesse, sparsa nelle sue opere multiplici e nell’
porta giustamente il titolo di questa favola. Sempre ne’ piani delle favole del Voltaire si desidera che ne sieno le circosta
ella maravigliosa opposizione di sentimenti che anima le più semplici favole , spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e di
ina muore per mano di Ninia? Voltaire che avea ricavate le precedenti favole dal Dolce, dal Shakespear, dal Conti, dal Maffei,
revole. Noi non abbiamo dissimulati alcuni difetti delle migliori sue favole , affinchè la gioventù non creda di trarre da sì r
di lei opere impresse in Parigi nel 1788. La Place ha tradotto molte favole inglesi, ed ha composto Jeanne d’Angleterre, e Ad
olini &c.? Che gl’ Inglesi e gli Spagnuoli in quasi tutte le loro favole ? Tra’ medesimi Francesi fu egli forse il primo ad
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 36-38
commedie dalla cronaca giornaliera, attorno alla quale egli ricamava favole intricatissime, chiassone, quasi direi acrobatich
69 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
contro del Principe, cagionarono la morte del poeta. Uno scrittore di favole Atellane per un verso ambiguo fu da Caligola fatt
da Capitolino mentovato solamente Marco Marullo attore e scrittore di favole mimiche, il quale ebbe l’ardire di satireggiare i
e reliquie e di cerimonie Cristiane danzando e cantando esponevano le favole delle gentili divinità188; nè gl’ ignorati o negl
a satira, dal che proviene la bella varietà e delicatezza delle nuove favole nate a dilettare ed instruire. Fu la Grecia, fu A
a del proprio difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i di lui figliuoli, vennero ad illustrar quest
70 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
e violate, cortigiane, adultere, sono le persone principali delle sue favole . Le prime tenerezze di due innamorati, secondo l’
ontribuì ancora agli avanzamenti del teatro brittannico, e tra le sue favole passa per eccellente quella che intitolò Il Re no
71 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO I. Vuoto della Storia Teatrale nell’età mezzana. » pp. 57-79
contro del principe, cagionarono la morte del poeta. Uno scrittore di favole Atellane per un verso ambiguo fu da Caligola fatt
da Capitolino mentovato solamente Marco Marullo attore e scrittore di favole mimiche, il quale ebbe l’ardire di satireggiare i
za di pagane reliquie e di cerimonie Cristiane danzando esponevano le favole delle divinità gentilia; nè gl’ignorati o neglett
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62
nunziano con magistral franchezza che il canto rende inverisimili le favole drammatiche . Come risponderemo loro per porli ne
’invenzione di tanti nuovi tragici argomenti nazionali, e tante nuove favole comiche ignote a’ Latini; per aver somministrati
li inveiscono contro l’opera Italiana. Il diletto che partoriscono le favole poetiche proviene dalla dolce alleanza del vero c
73 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96
derato come il Plauto del Portogallo, e talmente applaudironsi le sue favole , che invogliarono Erasmo Roterdamo a studiar la l
Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. Probabilmente simili favole furono novelle in dialogo. Verso i primi anni del
o non differiscono da quelle che chiamò commedie. Altre sei delle sue favole volle denominar tragedie, cioè el Duque de Viseo,
a mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre sue favole . Molti sono i drammi di Lope destinati a celebrar
il drammatico più fecondo, ed oggi il più dimenticato. Esalta indi le favole artificiose di Miguèl Sanchez comendato anche dis
ente non sono rigorose tragedie più delle sei del Vega, e delle altre favole eroiche di tanti altri, e delle commedie del Cast
al Lampillas non si è provata) si lusinga di rendere contemporanee le favole del Perez alle prime tragedie Italiane. Vuole in
e i vivi e più gli amici) si adornano delle penne altrui. 38. Delle favole sceniche di questo gesuita favellò con somma lode
ali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole , ed obbligato dall’Accademia a giustificarsi il f
74 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO III. Della vera Commedia Francese e della Italiana in Francia. » pp. 128-191
ia presenta tutti i vantaggi della sensibilità posta in tumulto nelle favole lagrimanti, ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’e
el Moro e nella Sorella. Non sono le lagrime che rendono difettose le favole di Sedaine, Mercier e tanti altri; ma il tuono tr
lo dell’autore della Pamela e della Nanina da quello che colorisce le favole lagrimanti di Sedaine o di Mercier! Gli autori fr
mico, ma dalle strettezze obligato a scriver troppo, mostra nelle sue favole l’effetto della precipitazione. Non si dovea stam
tazione del Cleante del Tartuffo, e dell’Aristo del Mechant. Per tali favole veramente la poesia comica nulla ha guadagnato; b
ro tuttavia un buon numero di componimenti. Come attore nelle proprie favole rappresenta felicemente alcuni caratteri original
ono ad abbandonar Parigi. Il pubblico però benchè non pago delle loro favole compiacevasi della buona condotta, dell’urbanità,
75 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140
tomo I di questa istoria) non cominciava a comporre i versi delle sue favole prima di averne disposto tutto il piano. ADDIZ
olata le False Confidenze lavorata sul medesimo conio delle altre sue favole , nelle quali si trova sempre una sorpresa dell’am
e la decenza richiesta negli argomenti e ne’ costumi descritti nelle favole che si rappresentano. ADDIZIONE XXII* Opera i
ioni del teatro de’ ballerini da corda della fiera di san Germano. Le favole si rappresentavano all’aria aperta e senza lumi,
76 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
te seppe con arte e facilità maggiore degli antecessori trasportar le favole Omeriche al genere tragico e maneggiarle in istil
al ballo cinese. E che vuol dir mai festa teatrale di ballo serio? Le favole del padre della tragedia greca furono, come quell
composte, vinse secondo Suida e Quintiliano quattro volte con alcune favole del padre, alle quali diede novella forma. a. Α
77 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO II. LIBRO II » pp. 34-49
secondo la regola del Denina, sapendosi che gli argomenti delle loro favole si trassero quasi tutti da Omero e da’ tragici pi
e’ tragici latini e nella scarsezza di sublimità; perchè dalle ultime favole moderne risalendo sino ai cori di Bacco in Icaria
78 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO III. Teatri Orientali. » pp. 23-39
come i Francesi, e ne’ travestimenti di ladro. Gl’interlocutori delle favole Cinesi sogliono essere otto o nove; ma i commedia
ce nella China, nel Tunkino e nel Giappone la divisione Europea delle favole teatrali tragiche e comiche. Si cerca solo di cop
79 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
derato come il Plauto del Portogallo, e talmente applaudironsi le sue favole , che invogliarono Erasmo Roterdamo a studiar la l
Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. Probabilmente simili favole furono novelle in dialogo. Verso i primi anni del
o non differiscono da quelle che chiamò commedie. Altre sei delle sue favole volle denominar tragedie, cioè el Duque de Viseo,
a mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre sue favole . Molti sono i drammi di Lope destinati a celebrar
il drammatico più fecondo ed oggi il più dimenticato. Esaltò indi le favole artificiose di Miguèl Sanchez commendato anche di
no certamente tragedie rigorose più delle sei del Vega, e delle altre favole eroiche di tanti altri, e delle commedie del Cast
al Lampillas non si è provata) si lusinga di rendere contemporanee le favole del Perez alle prime tragedie italiane. Vuole in
simili rochi corbacci le piume involate a’ nobili augelli. a. Delle favole sceniche di questo gesuita favellò con somma lode
ali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole , ed obbligato dall’Accademia a giustificarsi, il
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230
nault, che tira dal fondo dell’immaginazione e dall’allegoria e dalle favole un ammasso di prodigi e di stravaganze, nel secol
le fu autore di Teti e Peleo, Voltaire di Pandora, Marmontel di varie favole musicali alla francese. Le Batteux a, e lo stesso
Francia, il Dottor Sangrado ecc. Ascendono a più di ottanta le di lui favole ; ma in alcune fu ajutato da qualche altro. La sua
à particolari rappresentano tragedie, commedie, e segnatamente alcune favole composte per tali brigate espressamente. Lo spiri
81 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
re. Imita spesso i Greci, e se ne appropria molte bellezze; ma le sue favole assai più complicate delle più ravviluppate delle
pareggiata, non che adombrata. Debbe a lui il coturno non solo varie favole degne di mentovarsi al pari del Cinna, dell’Atali
na poetica piena di gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue favole stesse, sparsa nelle sue opere moltiplici e nell’
nderlo trionfante agli occhi dello spettatore. Sempre ne’ piani delle favole del Voltaire si desidera che ne sieno le circosta
ella meravigliosa opposizione di sentimenti che anima le più semplici favole , spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e di
na muore per mano di Ninia? Voltaire che avea ricavate le precedenti favole dal Dolce, dal Shakespear, dal Conti, dal Maffei,
nnello. Noi non abbiamo dissimulati alcuni difetti delle migliori sue favole , affinchè la gioventù non creda di trarre da si r
788, se non si vede sulle scene. Ma Place trasportò in francese varie favole inglesi e compose Jeanne d’Angleterre, e Adele de
negli Ugolini? Che gl’Inglesi e gli Spagnuoli in quasi tutte le loro favole ? Tra’ medesimi Francesi fu egli forse il primo a
ile duro stentato e carico di puerilità? Che Belloy aveva nelle prime favole esauriti i suoi tesori, e che non seppe idear que
82 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160
iela, benchè gli appartenga; tanto più che si è nominato in altre due favole migliori, delle quali dovrà farsi parola. ADDI
è Huerta, nè Lampillas esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina mostruosi parti dram
83 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « NOTE E OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 281-290
gli è certo, che i Romani molto tardi ebbero teatri stabili, e che le favole drammatiche in tempo de’ Ludi si rappresentavano
periculo a bandirli da Roma, non cessarono le rappresentazioni delle favole teatrali, segno evidentissimo che non vennero com
84 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
riosto da prima, cioè ne’ suoi verdi anni, cominciò a scrivere le sue favole in prosa circa il 1498108; e così furono scritte
erchè pregio degl’ Italiani fu il non avere incominciato dal comporre favole mostruose, come le Cinesi, le Inglesi, e le Spagn
parla: . . . . Che fuor che titoli E vanti e fumi, ostentazioni e favole , Ci so veder poco altro di magnifico. Tutto c
el boccale, allor dimenola. Cint. Te ne fai beffe? e ti par di udir favole ? Or che dirai di questo, che invisibile Va a
che egli è sì in gegnosamente regolare e semplice nell’economia delle favole , sì vivace, grazioso e piacevole, sì alle occorre
ipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole di Terenzio e di Plauto, non accoppino principalm
esse. In molte sue parti si desidera quel verisimile che accredita le favole sceniche e chiama l’attenzione dello spettatore.
he Plauto stesso e Cecilio e Nevio e Terenzio ed Afranio fecero delle favole greche. E sarebbe a desiderare che nella nostra i
la nostra illuminata età, in vece di farsi scempiate traduzioni delle favole Plautine, se ne facessero sulle orme del Machiave
bell’ esempio del modo di trasportare nelle moderne lingue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità di colorit
tite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere nelle
85 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO II. Tragedie latine d’oltramonti, Tragici Olandesi, e Teatro Alemanno. » pp. 135-142
ore del Collegio di Zittau precipitò nel basso e nel triviale. Le sue favole comiche e tragiche si rappresentarono da’ collegi
86 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO V. Tragedie Latine d’Oltramonti: Tragici Olandesi: Teatro Alemanno. » pp. 286-290
ore del collegio di Zittau precipitò nel basso e nel triviale. Le sue favole comiche e tragiche si rappresentarono da’ collegi
87 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO IV. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 257-261
ncora il vero nascimento del teatro nazionale. Lasciando le incondite favole di Trediakouski, e le deboli di Lomonosow, possia
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 954-957
n Personaggio, or senza maschera altro ne rappresentava ; e nelle sue favole non introduceva visibilmente Donna alcuna, e nepp
89 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
ta centro delle lettere, rappresentate nel loro natural linguaggio le favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513
be di recare egli solo nella latina favella molte delle più pregevoli favole greche. Trasportò da Euripide Medea, Ippolito, le
90 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO V. Produzioni comiche di Commediani di mestiere nel secolo XVI. » pp. 256-264
Otwai, che tra gli attori si segnalarono ancor componendo; ma le loro favole piene di bellezze e di mostruosità, non trovano c
91 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO III. Spettacoli scenici della Russia. » pp. 38-46
ncora il vero nascimento del teatro nazionale. Lasciando le incondite favole di Trediakouski e le deboli di Lomonosow, possiam
92 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
one, Tantalo, Teucro, Tieste. Vi si leggono altri di lui frammenti di favole incerte; ma non quello del sagacissimo imitatore
gli argomenti; il che rende ben rincrescevole la perdita delle di lui favole . Nato però e allevato fuori dell’Italia nella reg
cita i di lui Sinefebi, e Aulo Gellio la commedia intitolata Plozio, favole di Menandro da Cecilio imitate. Egli è vero, che
ica quel diletto che ben di rado si prova nella lettura delle moderne favole . Mirabile nella seconda scena dell’atto primo è i
ette in vista gli antichi suoi meriti; e siccome per opera sua alcune favole di Cecilio alla prima rigettate si riprodussero,
ivelato a costui sì bel secreto, che gli autori nel pubblicar le loro favole l’empivano di noterelle, come fanno oggidì i mode
e sia però di questo, dobbiamo osservare che Terenzio in tutte le sue favole , e con ispecialità in questa, si scaglia contro i
Menandro, Posidio, Apollodoro ed Alesside, vedeva ad occhi le latine favole , al confronto de’ greci originali onde traevansi,
empio di Apollo o delle Muse, ove i poeti recavansi a recitar le loro favole . Spurio Mecio o Mezio Tarpa era il più assiduo e
93 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VII. Della vera commedia Francese e dell’Italiana in Francia. » pp. 144-176
ia presenta tutti i vantaggi della sensibilità posta in tumulto nelle favole lagrimanti, ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’e
el Moro e nella Sorella. Non sono le lagrime che rendono difettose le favole di Sedaine, Mercier, Falbaire e tanti altri, ma i
ma obbligato dalle sue strettezze a scriver troppo, mostra nelle sue favole l’ effetto della precipitazione. Non si dovea sta
ono ad abbandonar Parigi. Il pubblico però benchè non pago delle loro favole compiacevasi della buona condotta, dell’urbanità
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
l verso endecasillabo sciolto all’italiana, formano il merito di tali favole . Mancano però d’anima, di grandezza, di moto. Nel
non si scorge quale esser possa in tal tragedia. Noi scorgiamo nelle favole del Montiano la regolarità nascente nella nazione
onale merita ogni lode. Ma il mezzo che scelse di ripetere le antiche favole del teatro patrio col solo vantaggio di renderle
nelle Fenicie, negli Eraclidi, nelle Supplici, ne’ Persi, nelle quali favole essi presero un oggetto principale per iscopo col
nni in circa. Rileva di più l’editore, che se i Francesi dividendo le favole in cinque atti hanno la libertà di abbandonar qua
he eseguì al fine del Teatro Spagnuolo. Questa abbraccia trentacinque favole oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni di
nza merito particolare. Chi avrebbe (diamone un esempio) omessa nelle favole eroiche o la Judia de Toledo, o Dar la vida por s
L’esgesuita Pedro Garcia de la Huerta non prese a tradurre o imitare favole straniere; ma pieno dello spirito di Vincenzo suo
95 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. » pp. 20-25
do y Eneas? Con qual fondamento diremo ancora che fossero Tragedie le favole accennate dal Barbadillo? Sappiamo in oltre che l
96 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
mo capo Calepio affronta la questione della proprietà catartica delle favole tragiche; l’autore, ricollegandosi ad un’ampia tr
ttato. Il primo capo prosegue con una lunga e puntuale disamina delle favole greche, italiane e francesi, volta a determinare
ntato inutile all’interno del dramma moderno, proprio perché priva le favole agite a palazzo della necessaria segretezza su cu
ostume, circa l’elocuzione e circa il metro. Capo I. S’esaminan le favole tragiche nella lor proprietà principale. Art
empi era ancora troppo bambina. Assai maggiore applauso ebbero alcune favole di Quinault nel secolo posteriore, benché molto i
l soddisfatto d’Aristotele che condanna intieramente quella spezie di favole ove coloro che vogliono ammazzare persone conosci
oir de leur part. [1.1.9] Appare però che Cornelio vuole che le sue favole decidano del valor delle regole, non già che le r
alor delle regole, non già che le regole siano norma a giudicar delle favole . Ma tale assunto diviene più strano per la frivol
lle osservazioni sopra la poetica d’Aristotele mostri conoscere nelle favole francesi del disviamento, abbia asserito, nella p
poesia. [1.2.8] Egli non ha dubbio, a dir vero, che se ponderiamo le favole de’ greci autori se ne incontrano molte cui manca
Euripide sembra essere stato men regolare nella invenzione delle sue favole . Fra queste non trovo che l’Oreste, l’Ippolito e
seguire la scorta de’ Greci s’avvisarono per lo più dover imitare le favole più regolari. La Sofonisba del Trissino (per comi
monda del Razzi, il Torrismondo del Tasso, l’Elisa del Closio e nelle favole di Pomponio Torelli il Tancredi per mio avviso do
abbiano che una larva della medesima e confundendo ciò che le greche favole han di buono con ciò che hanno d’imperfetto e che
o di Pier Jacopo Martelli, il quale non par che guari abbia curato le favole di questo primo ordine. Tal proprietà fu dall’aut
niuno è stato provveduto de’ mezzi propri per arrivarvi. Di molte lor favole occorrerammi di ragionare nel decorso di questo p
apo nominate l’hanno alle loro peripezie d’ordinario congiunta, ma le favole doppie ancora. Fra le quali ci presta assai bell’
o. [2.2.3] I combattimenti delle passioni che sono nel decorso delle favole e vengono sopra tutto approvati da Cornelio lasci
che non l’hanno, perché ciò farebbe riprovare un pregio nobile delle favole tragiche, massimamente quando essi sono adatti al
za ignoranza operanti sono per mio parere lodevoli massimamente nelle favole doppie, o di lieto fine, imperocché non avendo di
or cessazione. Ha degnamente luogo il riconoscimento in ogni sorta di favole : esso dove dall’uditore s’attende produce una cer
ll’altro. Hassi un chiaro indizio di ciò nel vedere eschiuse in varie favole le persone crudeli, o di costume per altro odioso
tribuisce mai questo: anzi egli non dubita di preporre a tutte le sue favole la Rodoguna, ove più che in altre esso è notabile
te al coro l’uffizio del compatire. Questa prerogativa non manca alle favole italiane, ove d’ordinario appare la cura d’intere
atori di ciò, laonde egli incontra non rado di vedere terminar le lor favole con un secco avviso del funesto avvenimento. Mi s
e prolissità, ma perché furono amanti della semplicità, non pur nelle favole tragiche ma nelle comiche ancora, siccome si racc
assamento di successi oppressa la virtù dell’azion principale: le lor favole sono per lo più semplici e, nelle più composte, q
o de’ passi che debbonsi troncare. [3.1.5] Né dissimulerò che in più favole riesconmi ancora disaggradevoli certi intervenime
tti era appresso de’ Greci quasi una specie di episodio che dava alle favole una convenevol misura, così certe tragedie italia
e episodio, se si fosse osservata tutta l’accortezza in far sì che le favole ne godessero benefizio senza offesa della lor pro
3.2.1] Non può negarsi che le digressioni usate da Francesi in alcune favole con moderazione e con ingegno non diano loro molt
no di necessità. [3.2.4] 2. Mi spiace il veder talora frammessi alle favole accidenti che, benché siano investigati per rende
ti per altro degni di rappresentazione, ma non saprei compatir quelle favole , le cui circostanze ideate da’ poeti non posson r
agedie, non già per passione primaria sopra di cui debba aggirarsi la favole , come altri ha loro ingiustamente rimproverato, m
ia necessaria de’ loro episodi, perciocché, a dir vero, poche sono le favole puramente fondate sopra intrichi amorosi, quale m
figlia Tamar, persone tutte superflue alla costituzione di quelle due favole , non veggendosi alcun successo dipendente dal lor
ci sieno stati maestri degli altri per l’invenzione sustanziale delle favole tragiche, contuttociò, perché difficilmente le co
atori col far loro narrare lo stato de’ successi, onde dipendevano le favole , da qualche attore che pareva venire in teatro a
go pago di quegli stessi autori, che fattisi imitatori delle migliori favole di Sofocle si guardaron bensì d’usare πρόσωπα προ
i sogni da cui li nostri prendono occasione d’aprir l’argomento delle favole e d’adombrarle. Io so che, dove s’imiti alcuna ri
cena sono non di rado diversissimi da quelli dell’altra. Laonde certe favole mostrano uno aggregamento di varie piccole azioni
provare, né sarebbe difficile rinvenire pari disordini in molte altre favole . [4.2.2] Tuttoché non manchino ne’ Francesi di s
nel viluppo tragico la maniera con cui si trattan gli affari in molte favole italiane di coro continuo. Nelle tragedie greche
mma. [4.3.3] La maniera tenuta da’ Francesi nello sviluppare le loro favole siccome è più naturale, così più parmi ingegnosa
osto a conoscere, massimamente quando sia de’ principali. Fra l’altre favole ove s’incontra un tal mancamento pare assai notab
persone rappresentate che nuoce con l’affettazione al verisimile. Le favole del Giraldi son sopra l’altre piene di coteste in
che dire. Una simile maniera si puote osservare anche in molte altre favole , per la quale di vero ogni rappresentazione riman
fferenti affari. All’incontro con miglior arte si veggono disposte le favole de’ moderni italiani che degli antichi, ma niuno
ziosi, deliberativi, patetici e simili, mi sembra parimenti che nelle favole francesi abbiano maggiore energia e gravità, vene
la corruttela del secolo prossimamente scorso aveva empito le nostre favole , mi fa concepire quanto sia difficile anche a’ pi
con l’azion principale e ad incorporar meglio gli episodi, rechi alle favole quel maggior pregio che hanno nella scoltura le i
, ma non è nuovo il suo sentimento; hansi esempli di ciò nelle nostre favole antiche, de’ quali mi ricordo ora averne notato n
oltre di che rimane alle scene quel vincolo che dà tanto pregio alle favole . Articolo VII. [4.7.1] Terminerò questa pa
aggiugner loro maggiori perfezioni, come perché fa di mestiere che le favole sieno proporzionate al tempo in cui si fanno ed a
parte l’ignoranza degli istrioni che scelgono sovente le più sciocche favole per le loro rappresentazioni) certo è bensì che p
iunque pareggi l’Ifigenia in Tauris e l’Alceste d’Euripide con le due favole fatte da Pier Jacopo Martelli sopra i medesimi ar
lcuna delle nostre la perfezione che hanno per queste circostanze più favole de’ Francesi, i quali han posto in ciò tanta cura
e fini, ma come compagni e talor quasi accessori, come erano in certe favole accennate da Aristotele in quelle parole della Po
la ricompensa delle buone; ma certo egli mostrasi poco erudito delle favole de’ tragici antichi, ove si scorge un simil fine,
i non fioriva una morale sì fina come ne’ nostri e che però molte lor favole riescono difettose, ma sconcio è pure sì l’asseri
dunque avvisatosi Cornelio d’avere stabilito un nuovo giovamento alle favole tragiche, introdusse l’usanza, seguita poscia da’
tragedie. La ragione che a ciò mi muove è che il popolo, per cui tali favole son fatte, non apprende l’idea d’un re senza l’id
ro la medesima, così riescono meno ingegnose e men dilettevoli le lor favole , e talor anche meno utili. Con tale libertà sono
nvenevolezza dispensa dallo rassomigliare la stessa storia non che le favole , quando si può dissimulare alcun difetto senza co
poscia osservato in altre. Il medesimo dee dirsi di gran parte delle favole nostre de’ passati secoli: quindi avviene che mol
ntro è più diretta a muovere che a provare. Esamineremo adunque nelle favole de’ nostri e de’ francesi poeti la qualità sì de’
ori di quel secolo avvedendosi della languidezza che pativan le prime favole tragiche, s’avvisaron di provvedere al mancamento
er altro dotto, ma che per la tema d’incorrere nella noia delle altre favole e per l’avidità di far pompa di tutte le ricchezz
saprei punto scolparlo d’avere sparso di sua invenzione in più altre favole de’ concetti d’una strana bizzarria, e che sono t
vecque tant d’ennuis63. [6.3.10] Per recare qualche esempio d’altre favole del medesimo, dirò che improprio per un funesto r
iandosi d’esser quindi giunto a maggiore sublimità che nell’altre sue favole . Coloro istessi che hanno lodato i Francesi d’una
come opportune per ispiegar le passioni violente, e si trovano nelle favole francesi de’ passi in cui se n’è fatto un uso deg
de’ continui endecasillabi, il quale ha ’l comun seguito, rechi alle favole un importuno vezzo, non mi rimuovo punto dal cred
ichi. Io discorrendo secondo la sola ragione son di parere che, nelle favole drammatiche, le quali vogliono stile non disdicev
aga donna languisce beltà scompagnata da graziosa leggiadria, così le favole teatrali senza il verso rimangon prive di certa v
o l’elocutio; nell’ultimo la versificazione. Capo I. S’esaminan le favole tragiche nella lor proprietà principale. Art
d’intelletto, ma un volontario accidental mancamento», salva, fra le favole di Eschilo, proprio le tre che indicava Calepio,
ha usata più libertà, e men che gli altri, nell’invenzione delle sue favole ha posto a questa regola mente. L’Ione, l’Oreste,
i. [2.2.5] Per quanto anteponga l’agnizione alla rappresentazione di favole incapaci di destare compassione, Calepio precisa
, scrive Calepio, può essere trascurata più facilmente all’interno di favole doppie, dove si palesa immediatamente la diversa
so destino — dei buoni e dei cattivi; in questo caso, così come nelle favole di lieto fine, la soluzione teorizzata da Corneil
(Paragone I, 1-2) e i soggetti trattati con meno decoro rispetto alle favole italiane (Paragone I, 3, [4]). Sebbene molti teor
osto di ordine estetico, in quanto gli amori che si frappongono nelle favole tragiche spesso, a suo parere, impediscono all’au
itazion di Sofocle più che d’Euripide, il quale dà principio alle sue favole con figura narrativa» (Gian Vincenzo Gravina, «De
sta a Calzabigi la tragedia «di un solo filo ordita», condanna quelle favole in cui i numerosi episodi secondari si inseriscon
ragici greci fossero stati in grado di mettere in scena coerentemente favole che prevedevano una certa segretezza, senza fare
i intreccio era ripreso dalla mitologia greca. Egli condannava quelle favole in cui, davanti ad un Coro stabile, i protagonist
come il vero padre della fanciulla fatta uccidere (V, 5). Tra queste favole , l’Aristodemo viene considerato migliore, in quan
sezioni del dramma. [4.4.4] Un altro difetto che affligge talora le favole italiane consiste nel non tratteggiare con coeren
. Ancora una volta Calepio insiste sulla necessità di assicurare alle favole che si basano su intrighi politici una verosimile
i scenici poco credibili. [4.4.5] Indagando la verosimiglianza delle favole dal punto di vista politico Calepio censura anche
ngegneri, Della poesia rappresentativa e del modo di rappresentare le favole sceniche, a cura di Maria Luisa Doglio, Modena, P
ngegneri, Della poesia rappresentativa e del modo di rappresentare le favole sceniche, a cura di Maria Luisa Doglio, Modena, P
medio della tragedia», Angelo Ingegneri, Del modo di rappresentare le favole sceniche. Trattato, in Id., Della poesia rapprese
, in Id., Della poesia rappresentativa e del modo di rappresentare le favole sceniche, a cura di Maria Luisa Doglio, Modena, P
eoria calepiana, come quell’autore italiano capace di far rivivere le favole tragiche greche senza rimanere troppo servilmente
e della tragedia, il quale dal poeta è finto, come già era dato dalle favole , cioè di bonta mediocre. […] Da quai sagge consid
che, sebbene «quando il Poeta si vale dell’istoria nel formar le sue favole , non v’[h]a dubbio alcuno, ch’egli gode amplissim
oponendo il divieto di partirsi dal racconto della storia sacra nelle favole bibliche: «Di essi [degli angeli], e di tutti gen
e hanno cercato di conservare questa nociva semplicità all’interno di favole tratte dalla storia romana, come accade ad esempi
iocri stessi», e ammoniva i drammaturghi contemporanei ad adeguare le favole al costume dei tempi: «È di avere riguardo (come
ito e di Elettra, figurati come personaggi amorosi, benché le antiche favole li rappresentassero al contrario come degli eroi
n questo senso; se in precedenza già aveva accennato una critica alle favole imperniate su argomenti inventati, alludendo tant
entati, alludendo tanto alle tragedie del Cinquecento che sceglievano favole misconosciute, quanto alle pastorali seicentesche
Laterza, 1978, pp. 283-286), nel Settecento è opinione comune che le favole di soggetto storico debbano essere privilegiate r
cagionarono dunque le peripezie de’ Romani, e queste molto più che le favole , e le Greche storie conformi a’ nostri costumi, e
rdo si era soffermato sul costume e sulla portata etica delle diverse favole e delle sentenze drammaturgiche, egli passa ora a
ngegneri, Della poesia rappresentativa e del modo di rappresentare le favole sceniche, a cura di Maria Luisa Doglio, Modena, P
a in questo primo elenco in quanto rientravano nella categoria delle « favole doppie». Nella lista delle migliori tragedie cont
are. I vizii e le virtù ed anche gli attributi accidentali nelle loro favole (osserva il Calepio) diventano le persone agenti.
97 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
seo che più non l’ami. Ati recitata nel 1676 dee reputarsi una delle favole più interessanti del Quinault. Vi si trova la sol
, e nel Tempio della Pace balletto, e nell’Orlando tragedia, le quali favole si cantarono nel 1685, si ripetono le decorazioni
98 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
seo che più non l’ami. Ati recitata nel 1676 dee reputarsi una delle favole più interessanti di Quinault. Vi si trova la soli
dia che si cantarono nel 1685, si ripetono le decorazioni delle altre favole interrotte talvolta da qualche scena interessante
99 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244
one, Tantalo, Teucro, Tieste. Vi si leggono altri di lui frammenti di favole incerte; ma non quello del sagacissimo imitatore
sizione degli argomenti. Ciò rende ben rincrescevole la perdita delle favole da lui composte. Nato però e allevato fuori dell’
cità i di lui Sinefebi, e Aulo Gellio la commedia intitolata Plotium, favole di Menandro da Cecilio imitate. Egli è vero che G
ica quel diletto che ben di rado si prova nella lettura delle moderne favole . Mirabile nella 2 scena dell’atto I è il ritratto
ette in vista gli antichi suoi meriti; e siccome per opera sua alcune favole di Cecilio alla prima rigettate si riprodussero e
rivelato a colui si bel secreto, che gli autori nel pubblicar le loro favole le colmavano di noterelle, come fanno oggidì molt
e sia però di questo, dobbiamo osservare che Terenzio in tutte le sue favole , e con ispecialità in questa, si scaglia contro i
Menandro, Posidio, Apollodoro ed Alesside, vedeva ad occhi le latine favole al confronto de’ greci originali onde traevansi,
empio di Apollo e delle Muse, ove i poeti recavansi a recitar le loro favole . Spurio, Mecio o Mezio Tarpa era il più assiduo e
100 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
o endecasillabo sciolto all’italiana, formano tutto il merito di tali favole . Mancano poi di anima, di grandezza, di moto. Nel
nazionale merita ogni lode. Ma il mezzo scelto di ripetere le antiche favole del patrio teatro col solo vantaggio di renderle
nelle Fenicie, negli Eraclidi, nelle Supplici, ne’ Persi, nelle quali favole essi presero un oggetto principale per iscopo col
nni in circa. Rileva di più l’editore, che se i Franzesi dividendo le favole in cinque atti hanno la libertà di abbandonar qua
to V. Don Pedro Garcia de la Huerta non ha preso a tradurre o imitare favole straniere, ma pieno dello spirito del fratello vo
, ed Huerta l’ha dissimulato. 16. Questa collezione che abbraccia 35 favole , oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni,
nza merito particolare. Chi avrebbe (diamone un esempio) omessa nelle favole dette eroiche o la Judia de Toledo, o Dar la vida
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