della propria con molta grazia23; al che allude il noto verso di una
favola
di Titinio citato da Pompeo Festo24. E che a’ Rom
ità che reputo più degne di notarsi. Anfitrione. Se non è questa una
favola
tessuta alla foggia della Greca ilarodia, non sap
endosi dal camino tragico probabilmente battuto da Euripide nella sua
favola
perduta intitolata Alcmena. Plauto nel prologo fa
intitolata Alcmena. Plauto nel prologo fa dire a Mercurio che la sua
favola
è una tragedia; ma prevedendo la maraviglia del p
i servi comici non convenienti alla tragedia, dice che la renderà una
favola
mista chiamata tragicommedia. Scherza egli in tal
ta tragicommedia. Scherza egli in tal guisa sull’indole della propria
favola
che non ignorava di essere una vera commedia, com
altri Italiani cominciando da Pandolfo Collenuccio tradussero questa
favola
, e cento volte ne imitarono l’artificio e i comic
Plauto lo studio di filosofare con qualche affettazione; ma in questa
favola
sparge alcuna massima filosofica senza gonfiezza,
il Castelvetro, l’Einsio, hanno osservato che Plauto pecca in questa
favola
contro la verisimiglianza, facendo che Alcmena ne
ndanza dello stile veramente latino. L’Asinaria. Onagos chiamavasi la
favola
del Greco Demofilo dalla voce όνος, asino, la qua
ni non si allontaneranno dagli antichi. Havvi non per tanto in questa
favola
molta vivacità comica. I caratteri della ruffiana
ettore l’erudito Benedetto Fioretti54. Casina. Greca ancora è questa
favola
appartenente al comicissimo Difilo, e s’intitolav
ia esse e proxumo, Eaque nubet Euthynico nostro herili filio. La
favola
appartiene alla commedia bassa ed è piena di piac
Inimica est tua uxor mihi, inimicus filius, ecc. Difilo in questa
favola
non si dimostra indegno del soprannome acquistato
a est, vicit omnes fabulas. La Corda (Rudens in latino) è pure una
favola
greca del medesimo Difilo, dalla quale parimente
commedia detta il Ruffiano. Non so se Difilo avesse intitolata la sua
favola
προτονος che significa rudens, non avendocene Pla
l ruffiano spergiuro ha svegliata la procella, forma il prologo della
favola
Plautina, nel quale scagliansi diversi tratti sat
e Plauto l’imitò ritenendone il titolo. Notasi nel prologo di questa
favola
una novità simile a quella che abbiamo osservata
e di dipingere con verità i costumi. Il Trinummo. Questa è un’ altra
favola
di Filemone intitolata in greco Θησαυρὸς, e da Pl
co e di Lesbonico colla figliuola dell’onorato amico Callicle. Questa
favola
tutta decente e nobile e condotta con regolarità
edia, e specialmente nell’Astrolago. Il Persiano. Si tratta in questa
favola
dell’astuzia di un servo che aggira un ruffiano.
unità del luogo senza mutazione di scena. Pseudolo. Vedesi in questa
favola
un altro ruffiano aggirato e truffato, e tanto pi
ne. Il più volte lodato Cavaliere della Porta prese ad imitare questa
favola
Plautina nella poc’anzi mentovata Trappolaria, ma
l’indegno che la tiene in bocca e nel cuore. Si osservi che in questa
favola
ancora Pseudolo distrugge l’ illusione col volger
ettere nel vero punto di vista le umane ridicolezze. Per tali cose la
favola
del Pseudolo fu da Gellio chiamata festivissima,
arassito che inganna un soldato millantatore, prende il titolo questa
favola
. Egli ruba al vantatore un anello, per cui mezzo
fa che la Vergine venga riconosciuta per sorella del soldato. Se v’ha
favola
di Plauto, su cui a ragione cada l’ osservazione
ubblica prima di Terenzio. Aulularia. Somministra il titolo a questa
favola
un vase o pentola ripiena di oro d’intorno a quat
Italiani, Spagnuoli, Francesi e Inglesi; e lo scioglimento di questa
favola
in molte commedie moderne si è ripetuto. Sebbene
are. O dunque bisogna dire col celebre Metastasio che i luoghi di tal
favola
sien due, o secondo noi concepire un teatro compo
Bolognese sotto Sigismondo e Federico III Imperadori supplì a questa
favola
alcuni versi, e l’illustrarono altri più recenti
, Stefano Riccio, Maurizio Sidelio65. Cestellaria. Denominasi questa
favola
da un cestino cogli ornamenti infantili di una ba
so adunque sarebbe il trattenersi lungamente a favellare di così nota
favola
, la cui varietà e lepidezza invita a replicarne l
lui e pel figliuolo. Nel moderno teatro Francese si trasportò questa
favola
, ed ebbe per titolo le Rétour imprevû. E’ stato o
. Il Soldato millantatore. Αλαζων, jactator, fu chiamata in greco la
favola
che Plauto intitolò Miles gloriosus; ed è il serv
Plauto fatto da uno degl’ interlocutori, e collocato nel mezzo della
favola
. Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso da
affetando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso. Questa
favola
si vuol collocare tralle più piacevoli di Plauto
l’attore che m’infastidisce e mi ammazza. Epidico, non dico altro, la
favola
prediletta e da me amata al pari di me stesso, mi
applaudito, e poco accetto allo stesso Plauto. Epidico. Questa è la
favola
mentovata nelle Bacchidi. Epidico è un servo, che
ice evento ne ottiene, non che il perdono, la libertà. Contasi questa
favola
tralle Plautine più ben disposte e verseggiate; e
ompose. I Prigioni. Tralle antiche commedie rispettate dal tempo, la
favola
più decente e pudica è questa che Plauto intitolò
è l’altro figlio di Egione. L’unità di tempo non si osserva in questa
favola
. Filocrate nel fine dell’atto secondo parte dal l
ella verisimiglianza. Convengono i più sagaci critici in tener questa
favola
per una delle più eccellenti di sì gran Comico. D
ta l’avea prevenuto nel prologo: “Non troverete (egli dice) in questa
favola
nè versi laidi, nè ruffiani spergiuri, nè perfide
so: “O spettatori (dice il coro degli attori col nome di grex) questa
favola
è composta per chi ama le dipinture de’ costumi p
Poetica. 68. Fabrizio Bibl. Lat. 69. Illustrò separatamente questa
favola
Andrea Wilchio nel 1604. 70. Gli si attribuiscon
nteressante è il Cominge, più nojosa l’Eufemia. Nell’una e nell’altra
favola
si tesse una serie di evenimenti romanzeschi che
tenerezza che meglio si adatterebbe col comico utile disviluppo della
favola
e col cangiamento di M. de Lys affrettato bellame
ere e stravaganze mette tutto in iscompiglio. L’ invenzione di questa
favola
appartiene al nostro Goldoni, il quale scrisse in
la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una
favola
tetra, poco men che lugubre quanto una commedia l
o Figlio naturale dramma serio privo di ogni carattere comico. Questa
favola
discende dal Vero Amico dell’Italiano, il quale m
a che Monrose il quale pieno de’ suoi spaventi e pericoli porta nella
favola
la propria tristezza quasi tragica. Voltaire pubb
ia tristezza quasi tragica. Voltaire pubblicò di aver tradotto questa
favola
da una di M. Hume fratello del celebre Hume stori
iose avventure di Filli e Tirsi educati fra’ Turchi allontanano dalla
favola
il languore che suole accompagnare la maggior par
tare che gli accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della
favola
più di quello che vien concesso ad un episodio. I
mente della finta Megilla ha una nobiltà che incanta. Tutto poi nella
favola
è vero, tenero, patetico, e senza languidezza ver
catori. Giulio Cesare Cortese compose nel dialetto napoletano la Rosa
favola
boschereccia pubblicata nel 1621. Viene questa fa
oletano la Rosa favola boschereccia pubblicata nel 1621. Viene questa
favola
mentovata dal Fontanini, ed esaltata da Gian Vinc
sta Braganzano, il quale diede alla luce nel 1630 il Vendicato Sdegno
favola
pescatoria, e nel 1637 le Varie fortune boscherec
teca Imperiali due pastorali di un caprajo improvvisatore, il Siringo
favola
cacciatoria impressa in Siena nel 1636, ed il Neg
gina di Ungheria per Mantua a. Cesare stesso compose la Piaga felice
favola
nei boschi divisa in cinque atti. Egli che ebbe l
iose avventure di Filli e Tirsi educati fra’ Turchi allontanano dalla
favola
il languore che suole accompagnare la maggior par
tare che gli accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della
favola
più di quello che vien concesso a un episodio. Il
mente della finta Megilla ha una nobiltà che incanta. Tutto poi nella
favola
è vero, tenero, patetico, e senza affettazione nè
argomento villesco (Nota III). Giulio Cesare Cortese compose la Rosa
favola
boschereccia nel dialetto Napoletano pubblicata n
sta Bregazzano, il quale diede alla luce nel 1630 il Vendicato Sdegno
favola
pescatoria, e nel 1637 le Varie Fortune boscherec
teca Imperiali due pastorali di un caprajo improvvisatore, il Siringo
favola
cacciatoria impressa in Siena nel 1636, ed il Neg
che fu composta da Don Cesare69. Egli compose ancora la Piaga felice
favola
ne i boschi divisa in cinque atti, il cui origina
so duca di Savoja Carlo Emanuele I a cui si dedicò70. 67. Di questa
favola
mentovata dal Fontanini e dal Gravina esaltata ne
o della propria con molta graziab; al che allude il noto verso di una
favola
di Titinio citato da Pompeo Festoc. E che aì Roma
particolarità più degne di notarsi. Anfitrione. Se non è questa una
favola
tessuta alla foggia della greca Ilarodia, non sap
dosi dal sentiero tragico probabilmente battuto da Euripide nella sua
favola
perduta intitolata Alcmena. Plauto nel prologo fa
intitolata Alcmena. Plauto nel prologo fa dire a Mercurio che la sua
favola
è una tragedia. Ma prevedendo la meraviglia del p
i servi comici non convenienti alla tragedia, dice che la renderà una
favola
mista chiamata tragicommedia. Scherza egli in tal
ta tragicommedia. Scherza egli in tal guisa sull’indole della propria
favola
che non ignorava di essere una vera commedia, com
altri Italiani cominciando da Pandolfo Collenuccio tradussero questa
favola
e cento volte ne imitarono l’artifizio e i comici
Plauto lo studio di filosofare con qualche affettazione; ma in questa
favola
sparge alcuna massima filosofica senza gonfiezza,
il Castelvetro, l’Einsio, hanno osservato che Plauto pecca in questa
favola
contro la verisimiglianza facendo che Alcmena nel
ndanza dello stile veramente latino. L’Asinaria. Onagos chiamavasi la
favola
del Greco Demofilo dalla voce όνος, asino, la qua
rni non si allontaneranno dagli antichi. Havvi non pertanto in questa
favola
molta vivacità comica. I caratteri della ruffiana
tettore l’erudito Benedetto Fiorettia Casina. Greca ancora è questa
favola
appartenente al comicissimo Difilo, e s’intitolav
filia esse a proxumo. Eaque nubet Euthynico nostro herili filio. La
favola
appartiene alla commedia bassa, ed è piena di pia
I: Inimica est tua uxor mihi, inimicus filius ecc. Difilo in questa
favola
non si dimostra indegno del soprannome acquistato
cta est, vicit omnes fabulas. La Corda (in latino Rudens) è pure una
favola
greca del medesimo Difilo, dalla quale parimente
commedia detta il Ruffiano. Non so se Difilo avesse intitolata la sua
favola
προτονος che significa rudens, non avendone. Plau
l Ruffiano spergiuro ha svegliata la procella, forma il prologo della
favola
Plautina, nel quale scagliansi diversi tratti sat
e Plauto l’imitò ritenendone il titolo. Notasi nel prologo di questa
favola
una novità simile a quella che abbiamo osservata
e di maneggiar con verità i costumi. Il Trinummo. Questa è un’ altra
favola
di Filemone intitolata in greco Θεσαυρος, e da Pl
o, e di Lesbonico colla figliuola dell’onorato amico Callicle. Questa
favola
tutta decente e nobile e condotta con regolarità
edia, e specialmente nell’Astrologo. Il Persiano. Si tratta in questa
favola
dell’astuzia di un servo che agira un ruffiano. E
mentovando il Corago e gli Edili si fanno sparire i personaggi della
favola
, e venire innanzi gl’istrioni e le persone che as
unità del luogo senza mutazione di scena. Pseudolo. Vedesi in questa
favola
un altro ruffiano aggirato e truffato, e tanto pi
ne. Il più volte lodato Cavaliere della Porta prese ad imitare questa
favola
Plautina nella poc’anzi mentovata Trappolaria; ma
l’indegno che la tiene in bocca e nel cuore. Si osservi che in questa
favola
ancora Pseudolo distrugge l’illusione col volgers
ettere nel vero punto di vista le umane ridicolezze. Per tali cose la
favola
Pseudolo fu da Gellio chiamata festivissima ed am
arassito che inganna un soldato millantatore, prende il titolo questa
favola
. Egli ruba al vantatore un anello, pel cui mezzo
ganno, la vergine viene riconosciuta per sorella del Soldato. Se v’ha
favola
di Plauto, in cui a ragione cada l’osservazione d
ubblica prima di Terenzio. Aulularia. Somministra il titolo a questa
favola
un vaso o pentola ripiena d’oro d’intorno a quatt
a, in Ispagna, in Francia ed in Inghilterra, e lo scioglimento di tal
favola
in molte comedie moderne si è ripetuto. Sebbene l
are. O dunque bisogna dire col celebre Metastasio che i luoghi di tal
favola
sien due; o secondo noi concepire un teatro compo
Bolognese sotto Sigismondo e Federigo III Imperadori suppli a questa
favola
alcuni versi, e l’illustrarono altri più recenti
z, Stefano Riccio, Maurizio Sidelioa. Cistellaria. Denominasi questa
favola
da un cestino con gli ornamenti infantili di una
ioso adunque sarebbe il trattenersi lungamente a favellare di si nota
favola
, la cui varietà e lapidezza invita a replicarne l
lui e pel figliuolo. Nel moderno teatro francese si trasportò questa
favola
, ed ebbe per titolo le Retour imprevû. È stato os
i. Il Soldato millantatore. Αλαζων, jactator, fu chiamata in greco la
favola
che Plauto intitolò Miles gloriosus; ed è il serv
affettando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso. Questa
favola
si vuol collocare tralle più piacevoli di Plauto
’attore che m’infastidisce e mi ammazza. Epidico, non dico altro, la
favola
prediletta a me cara al pari di me stesso, mi div
ttore poco applaudito, o poco accetto a Plauto. Epidico. Questa è la
favola
mentovata nelle Bacchidi. Epidico è un servo che
ice evento ne ottiene, non che il perdono, la libertà. Contasi questa
favola
tralle Plautine più ben disposte e verseggiate; e
poeta. I Prigioni. Tralle antiche commedia rispettate dal tempo, la
favola
più decente e pudica è questa che Plauto intitolò
è l’altro figlio di Egione. L’unità di tempo non si osserva in questa
favola
. Filocrate in fine dell’atto II parte dal luogo d
ella verisimiglianza. Convengono i più sagaci critici in tener questa
favola
per una delle più eccellenti di Plauto. Dousa n’e
a l’avea prevenuto nel prologo: « Non troverete (egli dice) in questa
favola
nè versi laidi, nè ruffiani spergiuri, nè perfide
sso: O spettatori (dice il coro degli attori col nome di grex) questa
favola
è composta per chi ama le dipinture de’ costumi p
in tempo alcuno fece parte della Magna Grecia. Anzi Plauto nella sua
favola
Miles Gloriosus (at. II, sc. 2) fa che Palestrion
brizio Bibliot. Latina. a. Illustrò separatamente dalle altre questa
favola
Andrea Wilchio nel 1604. a. Gli si attribuiscono
i Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo del Linguet; ma la
favola
del Cañizares è assai più piacevole, ed è la sola
elicità di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’interesse nella
favola
e nel costume. Nel Saggio teatrale del sig. Sebas
otto il nome anagrammatico di Don Tirso Ymareta. L’inazione di questa
favola
si chiude in un giorno con particolare nojosità.
passato secolo. E quando mai nel tempo del Calderone venne fuori una
favola
più mostruosa del Koulicàn di un tal Camacho? Qua
per mezzo di un tentato matrimonio clandestino. Discostandosi questa
favola
dalla precedente nella sola specie ne conserva i
ola volta nell’ultimo atto, è un ritratto degli antichi sicofanti. La
favola
consiste nel discoprimento e nella punizione di D
ttonarj coll’ assonante. Alcuno troverà soverchie le operazioni della
favola
nel periodo che si racchiude dall’ ora di sesta a
i dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa
favola
le origini della corruzione del carattere di D. M
sconsigliata propensione per un vagabondo ciarlatano; come nell’altra
favola
D. Monica contribuisce alla ruina di D. Mariano:
corrisponde a D. Alfonso, per cui è scoverta la falsa dama dell’altra
favola
. Il viluppo e lo scioglimento di questa è fondato
tasca di D. Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I: che in una
favola
che l’autore vuol far cominciare di buon mattino
rivo di un nuovo personaggio &c. Checchessia però di tutto ciò la
favola
merita molta lode per la regolarità, per lo stile
no prima di tutto dedicarsi alla filosofia scrisse tre tragedie e une
favola
satiresca, per concorrere con una tetralogia nel
he si esercitò in tal carriera. Ad un Alceo tragico si attribuisce la
favola
Cœlum, se è vero che sia stata tragedia, come la
hiama Macrobio che ne rapporta tre versia. Giulio Polluce parla della
favola
Endimione, ma non si sa a quale di questi due ult
mente la Greca lingua, e se più tardi in que’ paesi si scrisse alcuna
favola
drammatica, fu dettata nel Greco moderno. Leone A
siti. Nell’edizione che se ne fece in Venezia nel 1525 si vede questa
favola
preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’aut
odestia dell’autore gli fè dissimulare il merito principale della sua
favola
, che consiste nell’averla avviluppata e sciolta c
gli avvocati. Non parlo poi della regolarità della condotta di questa
favola
come delle altre, non dell’Ariosto solamente, ma
la lettura continuata che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa
favola
ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si
di vaghe e graziose dipinture si valse del metro medesimo di tutta la
favola
. In alcune circostanze le immagini ritratte dal v
’una scimia. Ma giova osservare in qual maniera si esprima in questa
favola
un innamorato. Eulalia lo rimprovera perchè le se
niversale di tutti gl’intrighi delle nostre commedie? Ma di ciò nella
favola
seguente. Il Negromante. Questa commedia (che ci
gli scornato e scoperto per impostore. Delle molte bellezze di questa
favola
additiamone alcuna che ne sembri più piacevole, e
ro abusi. Per questo aspetto mirava Platone le Nubi, quando inviò tal
favola
al re Dionisio per dargli a conoscere gli Atenies
era di conversare insieme l’uno e l’altro sesso somministratomi dalla
favola
del Negromante. Ecco quel che dice Cintio a Massi
ica. Continuando la ricerca di alcune bellezze e dell’artificio della
favola
del Negromante, osserviamo che il carattere di Ma
erra, e seppelliscimi. Ogni parola dà nuovo moto, e nuovo calore alla
favola
. Cintio disperato pensa a fuggire (egli dice) Tan
ione infonda e conservi l’attività ne’ caratteri, e la vivacità nella
favola
a. Diede Cesare a tal movimento il nome di forza
e’ sali e de’ motteggi, non parmi che si apponesse. Una languidissima
favola
non mai avrà la forza accennata da Cesare, per qu
possibili lepidezze, non credo che ispirerebbero forza e calore a una
favola
fredda e dilombata. Della stessa maniera una trag
vi desìderava quel piacevole e comico calore e movimento che anima la
favola
, e tiene svegliato lo spettatore. Si appose dunqu
co, vivace, che l’Ariosto inventore manifesta ad ogni trattoa. Questa
favola
fu rappresentata in Roma a’ tempi di Leone X, che
questi dà all’altro il nome di Bartolo. Si trova introdotto in questa
favola
un frate teologo con cui Bartolo si consiglia. Co
enza sospetto di veleno l’anno 1520. Un pieno applauso riportò questa
favola
nelle replicate rappresentazioni che se ne fecero
ione un prologo ed un argomento. Si espone nel primo la qualità della
favola
, ed in fine si dà una graziosa discolpa dell’accu
mento poi narrato da un altro attore viene l’uditorio istruito che la
favola
si aggira sulle avventure di due gemelli nati in
er l’amorosa follia di Fulvia moglie del dissennato Calandro (onde la
favola
prende il nome) i fratelli lietamente si riconosc
prima del Moliere. Ma sebbene tutto sia comico e piacevole in questa
favola
, e tutto lontano dalla decantata gelosia e vendet
ia. La Mandragola. La freschezza e la vivacità del colorito di questa
favola
, se l’oscenità dell’argomento non la tenesse lont
vioa, «i medesimi cittadini proverbiati, e punti altissimamente nella
favola
di Nicia soffrirono con pazienza l’ingiuria, e la
quale erasi in Firenze rappresentata». Il Giovio chiama Nicia questa
favola
, perchè n’è il personaggio principale il balordo
dell’azione, e degl’interlocutori. Vi si dice fralle altre cose: La
favola
Mandragola si chiama: La cagion voi vedrete Nel
ore. Ma sapere abbigliar di moderno le antiche favole, sarebbe in una
favola
un pregio di più che renderebbe quegli antichi be
eschezza del colorito, e per conseguenza allontanerebbe sempre più la
favola
dalla languidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità
n fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa
favola
ci si presentano i bellissimi ritratti del buon p
gelosia e vendetta delle commedie italiane, avuto in pensiere questa
favola
? Quì in fatti si presenta un vecchio medico gelos
iavelli, regneranno per avventura come nel proprio elemento in questa
favola
del Bentivoglio che di proposito dipinge un gelos
ona Nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di questa
favola
è nuovo. L’autore stesso dice nel prologo che si
e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa
favola
son da contarsi gl’impedimenti che sopravvengono
n Livia. Macro congedando gli spettatori mostra lo scopo morale dalla
favola
: Voi che avete moglier giovane e bella, Da lui p
gante imitazione della Mostellaria di Plauto si ammira in quest’altra
favola
del Bentivoglio. Egli che pur sapeva si bene inve
ggi e i sali in alcune non sieno sempre i più decenti, ed in altra la
favola
sia soverchio complicata. Al declinar del secolo
ndonar la mia madre nè di andar dispersa dalla mia patria, nè divenir
favola
del mondo? Ricordatevi che per voi sono state tan
nte Elfenice, e che è menato a morir Milziade. Potrebbe dunque questa
favola
servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi di situazio
i grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravaganze. Io trovo nella
favola
descritta ben maneggiate le passioni ed espresse
e che s’impresse in Viterbo presso Girolamo Discepolo nel 1604. E una
favola
assai avviluppata, piena per altro di colori comi
cose che riguardano Torquato! Che sia poi piuttosto da riferirsi tal
favola
al Tasso napoletano nato in Sorrento che al Liber
e lo visitò; ed altro di lui non si afferma se non che fece in quella
favola
gl’intermedii, e che si dilettava del genere dram
nteressante è il Cominge, più nojosa l’Eufemia. Nell’una e nell’altra
favola
si tesse una serie di evenimenti romanzeschi che
iere e stravaganze mette tutto in iscompiglio. L’invenzione di questa
favola
appartiene al nostro Carlo Goldoni, il quale scri
la volle imitare e correggere, e ne snaturò il genere formandone una
favola
tetra, poco men che lugubre quanto una commedia l
Figlio naturale, dramma serio privo di ogni carattere comico. Questa
favola
discende dal Vero Amico dell’italiano, il quale m
più del Figlio naturale, benchè Diderot nel tempo che si valeva della
favola
italiana, volle chiamarla farsa senza che ne aves
che Monrose, il quale pieno de’ suoi spaventi e pericoli porta nella
favola
la propria tristezza quasi tragica. Voltaire pubb
ia tristezza quasi tragica. Voltaire pubblicò di aver tradotto questa
favola
da una di m. Hume fratello del celebre Hume istor
i Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo del Linguet. Ma la
favola
del Cañizare è assai più piacevole, ed è la sola
grazia di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’interesse nella
favola
e nel costume. Nel Saggio teatrale del sig. Sebas
due favole. Tirso dunque racchiuse in un giorno l’inazione di questa
favola
con particolare nojosità. Egli avea in mente un e
l secolo XVII. E quando mai al tempo del Calderòn venne alla luce una
favola
più mostruosa del Koulican di un tal Camacho? Qua
me bassezze, e giungono anche ai delitti. Trigueros osserva in questa
favola
le regole dell’unità, si attiene scrupolosamente
o vè que es mi padre. Non posso con tutto ciò lasciar di dire che la
favola
procede con lentezza e languore, e si disviluppa
ammesse nel dramma pastorale, appassionato ne’ punti principali della
favola
; la verificazione armoniosa di endecasillabi e se
tro don Taddeo Trapalon che è un ritratto degli antichi sicofanti. La
favola
consiste nel discoprimento e nella punizione di d
ttonarii coll’assonante. Taluno troverà soverchie le operazioni della
favola
nel periodo che si racchiude dall’ora di sesta al
i dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa
favola
le origini della corruzione del carattere di Don
consigliata propensione per un vagabondo ciarlatano; come nella prima
favola
donna Monica avventuriera contribuisce alla ruina
sponde ad Alfonso, per cui viene a scoprirsi la falsa dama dell’altra
favola
. Il viluppo e lo scioglimento di questa è fondato
genio, che egli non ignora sin dall’atto I. Sembra in fine che in una
favola
che l’autore vuol che cominci di buon mattino e t
e, arrivo di un nuovo personaggio ec.. Chechesia però di tutto ciò la
favola
merita lode per la regolarità, per lo stile conve
per mezzo di un tentato matrimonio clandestino. Discostandosi questa
favola
dalla precedente nella sola specie, ne conserva i
il grazioso carattere di don Pedro fratello della vecchia delusa. La
favola
semplice e verisimile, i caratteri tratti a dirit
i pregi che gl’imparzialì non possono negare di riconoscere in questa
favola
. II. Tramezzi. I Tramezzi che oggi nel
della francese, il cui quinto atto mal congegnato raffredda tutta la
favola
. Dall’altra parte non vedesi nell’italiana vestig
rappresentarono prima del 1658 in Beziers con molto applauso. Questa
favola
ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia lo stil
uscita consolò l’autore, e cancellò la svantaggiosa impressione della
favola
precedente; e gl’Importuni commedia in cui non tr
llati sugli Adelfi di Terenzio. Gli accidenti del velo della medesima
favola
, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Prin
iani e l’Inavvertito del Barbieri. Il Cornuto immaginario viene dalla
favola
italiana intitolata il Ritratto. Il Tartuffo stes
per raffigurarvi il Tartuffo, se l’autore non avesse voluto nella sua
favola
aggruppare gli eventi che nascono da una somiglia
cità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi che ne copiarono qualche
favola
alterandola e guastandola a lor modo; tutte quest
li nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede al teatro le Rivali
favola
tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, su
per coquette? L’autore ebbe principalmente in mira di tessere la sua
favola
sul disgusto di due amanti procurato per furberia
i d’opera. Egli in ciò s’ingannò, come anche nel credere sì buona tal
favola
. Non era uscito nel 1664 il Misantropo; ma le Pre
poco credibile. Carlo Goldoni introdusse questo carattere in una sua
favola
, facendolo comparire pochissime volte come person
balletti comici di Moliere sino all’anno 1670. a. Si osservi che una
favola
italiana anonima fredda e scandalosa intitolata S
iti. Nell’edizione che se ne fece in Venezia nel 1525, si vede questa
favola
preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’aut
odestia dell’autore gli fe dissimulare il merito principale della sua
favola
, che consiste nell’ averla avviluppata e sciolta
avvocati. Io non parlo poi della regolarità della condotta di questa
favola
, e delle altre, non dell’Ariosto solamente, ma de
la lettura continuata che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa
favola
ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si
imia, ecc. Ma giova osservare in qual maniera si esprima in questa
favola
un innamorato. Eulalia lo rimprovera perchè le se
iversale di tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? ma di ciò nella
favola
seguente. Il Negromante. Questa commedia (che ci
gli scornato e scoperto per impostore. Delle molte bellezze di questa
favola
additiamone alcuna che ne sembri più piacevole e
ro abusi. Per questo aspetto mirava Platone le Nubi, quando inviò tal
favola
al re Dionisio per dargli a conoscere gli Atenies
ra di conversare insieme l’uno e l’altro sesso, somministratomi dalla
favola
del Negromante. Ecco quel che dice Cintio a Massi
e seppelliscimi. Ogni parola dà un nuovo moto un nuovo calore alla
favola
. Cintio disperato pensa a fuggire, egli dice,
ne, infonda e conservi l’ attività ne’ caratteri, e la vivacità nella
favola
110. Diede Cesare a tal movimento il nome di forz
e’ sali e de’ motteggi, non parmi che si apponesse. Una languidissima
favola
non mai avrà la forza accennata da Cesare, per qu
possibili lepidezze, non credo che ispirerebbero forza e calore a una
favola
fredda e dilombata. Della stessa maniera una trag
vi desiderava quel piacevole e comico calore e movimento che anima la
favola
, e tiene svegliato lo spettatore111. Or questa fo
, vivace, che l’Ariosto inventore manifesta ad ogni tratto112. Questa
favola
fu rappresentata in Roma a’ tempi di Leone X, che
uesti dà all’ altro il nome di Bartolo. Si trova introdotto in questa
favola
un frate teologo con cui Bartolo si consiglia. Co
enza sospetto di veleno l’anno 1520. Un pieno applauso riportò questa
favola
nelle replicate rappresentazioni che se ne fecero
ione un prologo ed un argomento. Si espone nel primo la qualità della
favola
, ed in fine si dà una graziosa discolpa dell’ acc
ento poi narrato da un altro attore viene l’uditorio instruito che la
favola
si aggira sulle avventure di due gemelli nati in
er l’amorosa follia di Fulvia moglie del dissennato Calandro (onde la
favola
prende il nome) i fratelli lietamente si riconosc
prima de’ Molieri. Ma sebbene tutto fia comico e pîacevole in questa
favola
e tutto lontano dalla decantata gelosia e vendett
ia. La Mandragola. La freschezza e la vivacità del colorito di questa
favola
, se l’oscenità dell’argomento non la tenesse lont
vio120 “i medesimi cittadini proverbiati e punti altissimamente nella
favola
di Nicia soffrirono con pazienza l’ ingiuria e la
quale erasi in Firenze rappresentata”. Il Giovio chiama Nicia questa
favola
, perchè n’è il personaggio principale il balordo
ell’azione e degl’ interlocutori. Vi si dice fralle altre cose: La
favola
Mandragola si chiama: La cagion voi vedrete
n fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa
favola
ci si presentano i bellissimi ritratti del buon p
gelosia e vendetta delle commedie Italiane, avuto in pensiere questa
favola
? Quì in fatti abbiamo un vecchio medico geloso in
iavelli, regneranno per avventura come nel proprio elemento in questa
favola
del Bentivoglio che di proposito dipinge un gelos
ona nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di questa
favola
è nuovo. L’autore stesso dice nel prologo che si
e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa
favola
son da notarsi gl’ impedimenti che sopravvengono
n Livia. Macro congedando gli spettatori mostra lo scopo morale della
favola
: Voi che avete moglier giovane e bella, Da l
gante imitazione della Mostellaria di Plauto si ammira in quest’altra
favola
del Bentivoglio. Egli che pur sapeva sì bene inve
ggi e i sali non sieno sempre in alcune i più decenti, ed in altre la
favola
sia soverchio complicata. Al declinar del secolo
donar la mia madre, nè di andar dispersa dalla mia patria, nè divenir
favola
del mondo? Ricordatevi, che per voi sono state ta
ente Elfenice e che è menato a morir Milziade. Potrebbe dunque questa
favola
servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi di situazio
i grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravaganze. Io trovo nella
favola
descritta ben maneggiate le passioni ed espresse
che s’ impresse in Viterbo presso Girolamo Discepolo nel 1604. E’ una
favola
assai ravviluppata, piena per altro di colori com
intorno alle cose di Torquato! Che sia poi piuttosto da riferirsi tal
favola
al Tasso Napoletano che al Liberati di Caprarola,
izio. Si notava, come dicono i commedianti, a soggetto il piano della
favola
e la distribuzione e sostanza dell’azione di ogni
e las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una
favola
Venatoria, le quali lasciò imperfette. Tutte le c
uffonerie frammischiate alle cose sacre: l’infelice esposizione della
favola
, non avendo saputo introdurla se non con fare che
Carlino non si ha che il primo atto e buona parte del secondo. Questa
favola
è più comica, e sebbene la solita pedanteria vi s
ispiacevole posta alla vista sulle scene che nella lettura. Da questa
favola
del Gongora si vede che la commedia spagnuola non
del carattere del conte egli rimane al di sotto dell’originale. Nella
favola
spagnuola Essex è un innamorato, tuttochè combatt
esenta. Al fine rapita da pio entusiasmo, interrompendo i versi della
favola
, dice a vista degli spettatori e de’ compagni, A
il tempo si stende oltre il confine di un giorno, ma non tanto che la
favola
ne divenga inverisimile, restringendosi al più a
o il regno del di lui successore Ferdinando, rendono mostruosa questa
favola
che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia.
mma leggerezza. Il teatro odierno non parmi che di questo frate altra
favola
rappresenti eccetto il Burlador de Sevilla, per a
chele condotta a morire prende dal padre. Diamante scrisse anche una
favola
sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcuni pensi
cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua
favola
) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di
e quella che più spesso ho veduta riprodursi sul teatro di Madrid. La
favola
si aggira sul timore che ha Marianna di una predi
o darebbe la morte alla persona da lui più amata. Risaltano in questa
favola
il carattere di Marianna virtuosa quanto bella e
iù in tal conflitto e strano inseguimento l’Ottaviano del resto della
favola
? Il Tetrarca viene col disegno di tentar di parla
e, incontra Marianna e l’ammazza, e poi si getta in mare. Questa è la
favola
del Tetrarca de Jerusalèn che l’autore volle chia
colla religione? Calderòn incorse nel medesimo difetto nell’altra sua
favola
reale la Vida es sueño. Credè il signor Giovanni
egli di rassomigliante nella condotta della tragedia francese e della
favola
spagnuola, in cui si vedono le additate tinte com
amento nella Barbata, vendè la sua benefattrice. Se l’argomento della
favola
del Calderòn è finto, egli immaginò quel che eseg
tta a due opposizioni. Primieramente la prima voce da prendersi nella
favola
del Calderòn è sempre il principio di un verso, e
ncerto, e dall’altra parte è sicuro che il vivacissimo colorito della
favola
francese ha un impasto originale. La commedia Mej
di lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlò e salvarlo. In questa
favola
Calderòn non ha evitato il solito difetto di mesc
ità nel tempo, nel luogo, nell’azione e nell’interesse. Ma nella sola
favola
los Empeños en seis horas si trova di’ proposito
i difetti del teatro spagnuolo, e più di una volta ne rise. In questa
favola
motteggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni,
so da i di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle comporre una
favola
dentro le regole senza dipendere dall’uso spagnuo
mai poste in vista? Si confrontino le loro scritture. Anche in questa
favola
si osservano le solite allusioni buffonesche alle
, e di un amor nascente nel cuore di Diana! Che interesse in tutta la
favola
progressivamente accresciuto a misura che si avan
i. Il sign. Linguet ha renduto a Moreto tutta la giustizia per questa
favola
preferendola a quella de’ Menecmi di Regnard. Egl
iardia. Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ultima
favola
del Moreto ci torna in mente quante volte i poeti
gitori vedranno forse con piacere tradotto qualche squarcio di questa
favola
; ed io prescelgo un discorso di Juan Pasqual, col
aretta di Madrid. Una novella di Cervantes diede l’argomento a questa
favola
, che ha somma grazia in castigliano, e perde assa
ermine di poco più di un giorno. Il personaggio che dà il titolo alla
favola
è tratto della commedia imperfetta del Gongora, e
Convitato di pietra in parte rettificato. Zamora spogliò la mostruosa
favola
del frate di molte inverisimiglianze; colorì assa
si. Poche commedie spagnuole hanno la piacevolezza di questa ridicola
favola
. El Castigo de la miseria, il castigo dell’avari
indiana che in effetto è una povera donna di Salamanca. Anche questa
favola
partecipa assai della farsa; ma i caratteri sono
e rende gli argomenti interessanti. Imprese Candamo a dar nella prima
favola
una lezione scenica a’ principi col medesimo inte
si renderanno i soggetti e se stessi felici e gloriosi. Adunque dalla
favola
di Candamo risulta uno sciocco insegnamento, cioè
gli errori de’ principi sono sempre fatali. Questo soltanto che nella
favola
di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’e
lge nel resto in avventure mal accozzate, in bassezze e indecenze. La
favola
di Elisa Dido non rappresenta questa regina di Ca
questa regina di Cartagine amante di Enea come immaginò Virgilio. La
favola
spagnuola si aggira sul matrimonio che Jarba vuol
e, e terminato nel quinto. Il signor Montiano affermava che in questa
favola
si rispettano le regole; ma per regole egli inten
questa Dido una tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad una
favola
di cui tre atti almeno sono inutili, e nella qual
lla Choix des petites pièces du Thèätre Anglois che vi ha inserita la
favola
di Dodsley commenda l’autore di essa come uomo on
scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere di questa
favola
parimente ricavata dagl’ Italiani non è de’ più d
uscita consolò l’autore, e cancellò la svantaggiosa impressione della
favola
precedente, e gl’ Importuni commedia in cui non s
llati sugli Adelfi di Terenzio. Gli accidenti del velo nella medesima
favola
, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Prin
ani, e l’Inavvertito del Barbieri. Il Cornuto immaginario viene dalla
favola
Italiana intitolata il Ritratto. Il Tartuffo stes
per raffigurarvi il Tartuffo, se l’autore non avesse voluto nella sua
favola
aggruppare gli eventi che nascono da una somiglia
cità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi che ne copiarono qualche
favola
alterandola e guastandola a lor modo; tutte quest
li nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede al teatro le Rivali
favola
tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, su
a per coquette? L’autore ebbe principalmente in mira di tesser la sua
favola
sul disgusto di due amanti procurato per furberia
’opera. Egli in ciò s’ ingannò, come anche nel credere sì buona cotal
favola
. Non era uscito nel 1664 il Misantropo, ma le Pre
nde poco credibile. Il Goldoni introdusse questo carattere in una sua
favola
, facendolo comparire pochissime volte, come perso
mpata l’anno seguente. Eccoci all’epoca dell’invano combattuto Aminta
favola
boschereccia dell’immortale Torquato Tasso. La pr
timento può esser ignoto l’argomento semplice di questa elegantissima
favola
che con una condotta regolare rappresenta una nin
ancesi imparate dagli Spagnuoli. Antonio Ongaro nel 1582 produsse una
favola
nel genere dell’Aminta, ma imitando i costumi pes
nto che monsignor Paolo Regio sin dal 1569 pubblicò in Napoli una sua
favola
pescatoria intitolata Siracusa da me però non ved
el 1590. Una delle più vive battaglie letterarie si accese per questa
favola
, che vive e viverà a dispetto de’ critici per l’e
ore del Pastor fido. Il parlare troppo elegante de’ pastori in questa
favola
ebbe anche fuori dell’Italie un censore nel Rapin
tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale. Anche di questa
favola
si fecero in Francia varie traduzioni in prosa mo
rsificazione corrente, ben sostenuti e ben coloriti i caratteri, e la
favola
è semplice, e serva le regole. Benchè framischiat
Erbenio mago, oltre a Cupido trasformato in ninfa, i quali empiono la
favola
di prodigii. Esercitossi parimente in questo gene
sportare nelle pastorali tutti i raffinamenti della lirica poesia. La
favola
dell’Andreini non ha cori a. Nel medesimo anno 15
la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti
favola
boschereccia di Pietro Lupi pisano si pubblicò in
a che gli si faccia sapere che è viva, e ne seguono le loro nozze. La
favola
è divisa in cinque atti senza suddivisione di sce
mpata l’anno seguente. Eccoci all’epoca dell’invano combattuto Aminta
favola
boschereccia dell’immortale Torquato Tasso. La pr
mento può essere ignoto l’ argomento semplice di questa elegantissima
favola
che con una condotta regolare rappresenta una nin
ancesi imparate dagli Spagnuoli. Antonio Ongaro nel 1582 produsse una
favola
nel genere dell’Aminta, ma imitando i costumi pes
nto che monsignor Paolo Regio sin dal 1569 pubblicò in Napoli una sua
favola
pescatoria intitolata Siracusa da noi però non ve
el 1590. Una delle più vive battaglie letterarie si accese per questa
favola
, che vive e viverà, a dispetto de’ critici, per l
ore del Pastor fido. Il parlare troppo elegante de’ pastori in questa
favola
ebbe anche fuori dell’Italia un censore nel Rapin
tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale. Anche di questa
favola
si fecero in Francia varie traduzioni in prosa mo
rsificazione corrente, ben sostenuti e ben coloriti i caratteri, e la
favola
semplice e regolare. Benchè frammischiato di qual
Erbenio mago, oltre a Cupido trasformato in ninfa, i quali empiono la
favola
di prodigj. Esercitossi parimente in questo gener
sportare nelle pastorali tutti i raffinamenti della lirica poesia. La
favola
dell’Andreini non ha cori141. Nel medesimo anno 1
la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti
favola
boschereccia di Pietro Lupi Pisano si pubblicò in
che gli si faccia sapere che è viva, ed ei la toglie per consorte. La
favola
è divisa in cinque atti senza suddivisione di sce
e las Firmezas de Isabela commedia, el Doctor Carlino commedia, e una
favola
Venatoria, le quali lasciò imperfette. Tutte le c
uffonerie frammischiate alle cose sacre: l’infelice esposizione della
favola
, non avendo saputo introdurla se non con fare che
Carlino non si ha che il primo atto e buona parte del secondo. Questa
favola
è più comica, e sebbene la solita pedanteria vi s
ispiacevole posta alla vista sulle scene che nella lettura. Da questa
favola
del Gongora si vede che la commedia Spagnuola non
del carattere del conte egli rimane al di sotto dell’originale. Nella
favola
Spagnuola Essex è un innamorato, tuttochè combatt
il tempo si stende oltre il confine di un giorno, ma non tanto che la
favola
ne divenga inverisimile, restringendosi al più a
o il regno del di lui successore Ferdinando, rendono mostruosa questa
favola
che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia.
za. Il teatro odierno non parmi che di questo frate rappresenti altra
favola
se non el Burlador de Sevilla, per altro titolo i
achele condotta a morire prende dal padre. Diamante scrisse anche una
favola
sul Cid, e Pietro Cornelio ne trasse alcuni pensi
cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua
favola
) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di
e quella che più spesso ho veduta riprodursi sul teatro di Madrid. La
favola
si aggira sul timore che ha Marianna di una predi
o darebbe la morte alla persona da lui più amata. Risaltano in questa
favola
il carattere di Marianna virtuosa quanto bella, a
iù in tal conflitto e strano inseguimento l’Ottaviano del resto della
favola
? Il Tetrarca viene col disegno di tentar di parla
, incontra Marianna, l’ammazza, e poi si getta in mare. E questa è la
favola
del Tetrarca de Jerusalèn che l’ autore volle chi
colla religione? Calderon incorse nel medesimo difetto nell’altra sua
favola
reale la Vida es sueño. Credè il sig. Andres che
egli di rassomigliante nella condotta della tragedia francese e della
favola
Spagnuola, in cui si vedono le additate tinte com
vamento nella Barbata, vendè la sua liberatrice. Se l’argomento della
favola
di Calderon è finto, egli immaginò quel che esegu
tta a due opposizioni. Primieramente la prima voce da prendersi nella
favola
di Calderon è sempre il principio di un verso e n
certo, ed è sicuro dall’altra parte che il vivacissimo colorito della
favola
francese ha un impasto originale. La commedia Mej
di lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlo e salvarlo. In questa
favola
Calderon non ha evitato il solito difetto di mesc
ità nel tempo, nel luogo, nell’azione e nell’interesse. Ma nella sola
favola
los Empeños en seis horas, vi si trova di proposi
uso da’ di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle comporre una
favola
dentro le regole senza dipendere dall’uso spagnuo
ri e da’ Lampillas? Si confrontino le loro scritture. Anche in questa
favola
si vedono le solite allusioni buffonesche alle co
, e di un amor nascente nel cuore di Diana! Che interesse in tutta la
favola
progressivamente accresciuto a misura che si avan
delitti. M. Linguet ha renduta a Moreto tutta la giustizia per questa
favola
preferendola ai mentovati Menecmi di Regnard. Egl
iardia. Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ultima
favola
di Moreto ci torna in mente quante volte i poeti
gitori vedranno forse con piacere tradotto qualche squarcio di questa
favola
; ed io prescelgo un discorso di Juan Pasqual con
retta di Madrid. Una novella di Cervantes diede l’ argomento a questa
favola
, che ha somma grazia in castigliano, e perde nell
ermini di poco più di un giorno. Il personaggio che dà il titolo alla
favola
è tratto dalla commedia imperfetta del Gongora, e
Convitato di pietra in parte rettificato. Zamora spogliò la mostruosa
favola
del frate di molte inverisimiglianze, colorì assa
i. Poche commedie spagnuole hanno la piace-volezza di questa ridicola
favola
. El Castigo de la miseria, cioè il castigo dell’
Indiana che in effetto è una povera donna di Salamanca, Anche questa
favola
partecipa assai della farsa; ma i caratteri sono
e rende gli argomenti interessanti. Imprese Candamo a dar nella prima
favola
una lezione scenica a’ principi, col medesimo int
lazione, essi renderanno i soggetti e se stessi felici. Adunque dalla
favola
di Candamo risulta uno sciocco insegnamento, cioè
gli errori de’ principi sono sempre fatali. Quello soltanto che nella
favola
di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’
ella Choix de Petites Pieces du Théâtre Anglois che vi ha inserita la
favola
di Dodsley commenda l’autore di essa come uomo on
trascorsa età sieno stati rappresentati in musica; lasciando stare la
favola
di Orfeo del Poliziano, che fu accompagnata da st
i, perché egli possa in un determinato tempo tessere e sviluppare una
favola
come si conviene, perché egli abbia campo di far
otrà il poeta far riparo se non collo scegliere il soggetto della sua
favola
con discrezione grandissima. E perché egli possa
é di così lunghe preparazioni per dare a conoscere i personaggi della
favola
e per far, come si conviene, giocar le passioni,
ttissimo Anton Maria Salvini, presentiamo L’annessa analisi di questa
favola
, di cui Omero fornì l’ argomento nel IX libro del
eca, e fugge con tutto il Coro de’ Satiri, i quali intervengono nella
favola
con Sileno, Ulisse e Polifemo. Atto I. Sileno vec
tto Ilarodia o Ilarotragedia. Per l’idea lasciatane da Ateneo era una
favola
festevole di lieto fine, nella quale intervenivan
o ancora le favole del di lui compatriotta Rintone. Il Meleagro è una
favola
di Scira di cui recammo un frammento nel tomo I d
cangiare un solo Pantomimo per contraffare tutti i personaggi di una
favola
; la qual cosa avendo osservata uno straniere, qu
quello che ottimamente esprimeva la poesia e la musica, senza che la
favola
ne divenisse più perfetta. Della quale osservazio
nere che si raccomandava a Marte, e quanto altro apparteneva a questa
favola
; ma con tale perspicuità, con tanta leggiadria, c
zione alle Vicende della Coltura delle Sicilie un frammento della sua
favola
intitolata Πορφυρα. a. Si vegga la di lui opera
ttissimo Anton-Maria Salvini, presentiamo l’annessa analisi di questa
favola
, di cui Omero fornì l’ argomento nel IX libro del
eca, e fugge con tutto il coro de’ Satiri, i quali intervengono nella
favola
con Sileno, Ulisse e Polifemo. Atto I. Sileno vec
a l’ilarodia o ilarotragedia. Per l’idea lasciatane da Ateneo era una
favola
festevole di lieto fine, nella quale intervenivan
o ancora le favole del di lui compatriotto Rintone. Il Meleagro è una
favola
di Scira di cui recammo un frammento nel citato t
cangiare un solo pantomimo per contraffare tutti i personaggi di una
favola
; la qual cosa avendo osservata uno straniere, que
quello che ottimamente esprimeva la poesia e la musica, senza che la
favola
ne divenisse più perfetta. Della quale osservazio
nere che si raccomandava a Marte, e quanto altro apparteneva a questa
favola
, ma con tale perspicuità, con tanta leggiadria, c
roduzione delle Vicende della Colt. delle Sic. un frammento della sua
favola
intitolata πορφυρα. 135. V. la di lui opera post
la dell’Ariosto amata da Zerbino. Ed appunto nella prima parte del la
favola
del Virues accade a Marcella l’avventura d’Isabel
non rappresenta questa regina amante di Enea come cantò Virgilio. La
favola
del Virues si aggira sul matrimonio che Jarba vuo
tro volte, e compiuto nel quinto. Il Montiano affermava che in questa
favola
si rispettano le regole, ma per regole intende so
questa Dido una tragedia perfetta. Compete questa osservazione ad una
favola
, di cui tre atti almeno sono inutili, e dove Dido
lirsi rappresentando una parte inferiore, che ciascuno sostiene nella
favola
il medesimo carattere che lo distingue nello stat
desiderata incantatrice illusione che tiene sospesi ed attaccati alla
favola
gli ascoltatori. I Cinesi non distruggono questa
re volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni
favola
è divisa in più atti senza numero determinato, e
ambino, che dopo quattro lustri si enuncia come il protagonista della
favola
. Mancano adunque i Cinesi d’arte e di gusto nel d
amiglia e co’ suoi ministri politici e militari, rappresentar qualche
favola
drammatica8. Ed é tale l’esattezza che si esige n
re volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni
favola
é divisa in più atti senza numero determinato, e
ambino che dopo quattro lustri si annunzia come il protagonista della
favola
. Mancano adunque i poeti cinesi d’arte e di gusto
posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico di questa
favola
il lettore prenderà diletto a misura che si avvez
cosi bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga allegoria di questa
favola
consiste nel Coro che fa sforzi grandi, tirando a
ni gli deridono e seguitano a godere, a cantare, a saltare. In questa
favola
vedesi trasgredita l’unità del tempo in varie gui
nsura è quella dell’erudito Nisielia? La pace, ove consiste tutta la
favola
, non dice mai una parola. Non dice mai una parol
i una parola. Non dice mai una parola, ed è pure il fondamento della
favola
; or che perciò? qual convenienza, qual regola in
ere dal Nisieli contra l’Einsio, è l’oggetto interessante di tutta la
favola
, è la persona in cui cade una riconoscenza, e no
n dice mai una parola . Lisistrata (Λυσιστρατη). L’oggetto di questa
favola
è d’inspirar la pace come nella precedente, ma l’
a contro le donne sfacciate, altiere, ambiziose, si osserva in questa
favola
. Si ridicolizza la loro stravagante pretenzione d
era uno de’ principali oggetti della commedia antica, non leggendosi
favola
veruna, ove contro di essi non si avventino stral
ontro le accuse delle donne satireggiate da questo tragico che in tal
favola
a tutto potere vien motteggiato. Nell’atto I Mnes
mpo che va tramezzandosi fra essa ed il Comico Greco. Anche in questa
favola
osserva il riputato Poeta Cesareo (nel capitolo V
ipide erano già trapassati, quando fu composta e rappresentata questa
favola
, nella quale di que’ tragici si giudica, e specia
ndo lo Scoliaste, neppure compariva in iscena, ha dato il titolo alla
favola
. Finisce la navigazione; scende Bacco dalla barca
in ogni censura domandassero a se stessi, a qual genere appartiene la
favola
che io esamino? La maggior parte delle osservazio
È questo l’equivalente di un vero prologo che i Latini premisero alla
favola
. I Greci però sono scusabili, perchè il loro Coro
in iscena con poche apparenti variazioni due o tre volte la medesima
favola
. Io m’ingegno di comporne sempre delle nuove e sp
del proprio gusto) il quale nè arte ne ordine riconosceva in questa
favola
e si rideva della semplicità di Madama Dacier che
i a durar la fatica di leggere con riflessione. Si rappresentò questa
favola
nella festività de Baccanali con un prodigioso co
oimè! la malignità opprime i virtuosi! Gli Uccelli (Ορνιθες). Questa
favola
ha per oggetto gli affari politici di quel tempo
li nella nuova città. Il verisimile drammatico viene offeso in questa
favola
manifestamente, formandosi il progetto, ed esegue
stetero, e terminano gli esercizii spirituali dell’empietà. In questa
favola
che parmi la più strana e bizzarra e la più irreg
enerlo chiuso. Parlano intanto con gli spettatori della qualità della
favola
. Non aspettino (dice un di essi) da noi gli spe
iuolo di Carcino. I Cavalieri (Ιππεις). L’oggetto del poeta in questa
favola
denominata così da un Coro di Equiti o Cavalieri
meglio la fisonomia, e la foggia di vestire, e riuscì così bene nella
favola
a svelarné i ladronecci e gli artifizii che il po
gorico pizzicagnolo de’ Cavalieri. Gli Acarnesi (Αχαρνεις). In questa
favola
ancora si vuole insinuar la pace, mostrandone i v
. Si vedé una dipintura naturale del mercato di Atene per decorare la
favola
, e vi accorrono varii venditori di Megara e della
on dovette avvedersi di tale artifizio, allorchè asseri che in questa
favola
era uno confusione di cose parle orribili e part
nni dopo che Aristofane produsse sotto l’Arconte Diotimo la prima sua
favola
sulle scene Ateniesi, fu scritta la commedia del
sola ne forma tutta la piacevolezza. La spoglia allegorica di questa
favola
copre un tesoro di filosofiche verità, e mette in
dice Carione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una
favola
si moderata si tralasciava di mormorar contro la
hisce. Osserva giustamente l’erudito Benedetto Fioretti che in questa
favola
l’azione abbraccia lo spazio di due giorni; ma la
mento dopo l’Aretino e il Cornelio egli, dando come il primo alla sua
favola
il titolo di Orazia, conservò per lei sola sino a
e di contraddizioni! Se Euripide tutti precedette nell’inventar simil
favola
, perchè non dire che appartiene alla Grecia? Se è
all’occhiuta critica materia da esercitarsi. Ma rendono pregevole tal
favola
la regolarità e l’interesse che vi regna, lo stil
cader nel basso. Ma, come bene osserva l’ab. Conti, si sfigura questa
favola
in certo modo col raddoppiarsene l’azione colla m
dato alle cose n’è lo stile, regolare e ben condotta l’economia della
favola
, ottima la versificazione, conveniente il colorit
e per l’ interpretazione dell’oracolo fatalmente colpevole. Se questa
favola
da alcuni non si voglia ammettere tralle migliori
ste osservazioni però basteranno per impedir che si registri sì nobil
favola
accanto alla Merope, al Cesare ed a qualche altra
l Giovanni di Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Quest’ultima
favola
che empie il suo oggetto d’inspirare il terrore c
figlia di Jefte. Regolarità, interesse, giudizio nella traccia della
favola
, destrezza nel colorire i caratteri, gran sentime
lo stesso autore, ma si rende assai pregevole per la semplicità della
favola
animata dal bell’ episodio de’ figli de’ due re,
dell’umano ingegno l’invenzione, l’intreccio e lo scioglimento di una
favola
che non produce in pro del protagonista (io ne ap
ngustie di Jefte, la grandezza de’ sentimenti di Seila, sostengono la
favola
nel medesimo vigore. Ma nel IV (quando dovrebbe c
i, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. Lo stile di questa
favola
non è quello del Granelli o del Varano, ma è preg
te nel perdono dato ad Atene da Demetrio, ma nel disviluppo prende la
favola
il portamento del Cinna di Pietro Cornelio, di cu
morava, e il nome Di Dario ripetea &c. I caratteri di questa
favola
sostengono bene il proprio decoro e l’ uguaglianz
iascuna di queste due avventure non potesse apprestar materia per una
favola
di cinque atti. Egli vi aggiunse anche una scelta
e tre fatti d’armi. Ecco ciò che ci sembra più interessante in questa
favola
, oltre ad alcune vaghe imitazioni della maniera M
e di Bibli e di Fedra: la stessa tragica forza anima l’una e l’ altra
favola
: la stessa galanteria subalterna d’Ippolito ed Ar
lo di Apollo in Delo, il quale serve allo scioglimento naturale della
favola
senza l’intervento di una machina; nel che però n
oè non per la lettera d’Ifigenia da recarsi in Argo, come nella greca
favola
, ma pel nome di Oreste scritto sul monumento eret
osa per essersi congiunto in matrimonio con Elgiva sua cugina. In tal
favola
, che ha un coro mobile nel I, II e IV atto, e non
sua moglie Zulfa con Errico, per li quali si serba l’interesse della
favola
. Non per tanto è patetico il congedo che prende Z
son, non manca di sublimità e di forza, nè gli amori subalterni della
favola
inglese interrompono il buono effetto dell’italia
parte di Argia la celebre Gardosi52; nè con minor lode si accolse tal
favola
in Roma recitandovi il valoroso Zanarini. L’argom
espear ne’ loro migliori momenti. Ne vorremmo, è vero, le parti della
favola
più concatenate; più fondato e naturale il disegn
spensione dell’uditorio. Affermò il fattore di Colpi d’occhio che tal
favola
è piena di atrocità, nel che s’inganna o mentisce
simo folliculario. Ma può mancar di calore, interesse e movimento una
favola
che esprime con tanta forza il terrore tragico, c
a in faccia al tiranno, il loro ultimo patetico congedo, rendono alla
favola
la verità e la forza. Virginia. I monologhi di A
parte narrativi, qualche intoppo che si presenta nella condotta della
favola
, l’ondeggiamento circospetto e picciolo del Popol
travolti iperbati; tutto ciò, dico, non ci nasconde i pregi di questa
favola
. Noi ne ammiriamo la dipintura de’ caratteri d’Ic
to. Oreste. Non siam contenti di alcune circostanze del piano di tal
favola
. Oreste e Pilade s’inoltrano fin nella reggia ind
one, senza vederla. Rosmunda. Sembra il trionfo dell’iniquità questa
favola
in cui invano si cercherà un oggetto morale. L’in
ica; ma se n’è manifestata la cagione? Certo è però che dopo l’ultima
favola
coronata nel concorso del 1778 (recitata poi nel
(Pier Maria Cecchini). Di quel che gli occorse a Mantova recitando la
favola
de' tre gobbi, vedi Pasquati Giulio.
osciuto in Roma, perchè essendo egli di ottant’anni avea data una sua
favola
ai medesimi Edili, a’ quali Azzio ne avea present
à della Tracia. Terenzio si prevalse di entrambe nell’accozzar la sua
favola
, e ritenne il titolo della prima. L’argomento si
ipugnato a tal disegno. Alcuni critici ancora hanno detto, che questa
favola
conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo,
un’ altra azione, ma si bene accennar della vera e sola azione della
favola
una fortunata natural conseguenza. Fece di sì vag
hiesto al congresso di Bacchide in quella casa. Le bellezze di questa
favola
si presentano in folla, e noi ne accenneremo alcu
. Pam. Omnibus modis miser sum, nec quid agam, scio. Questa bella
favola
ha un patetico proprio della commedia nobile: vi
una poco plausibile e ben difettosa commedia larmoyante. Può sì vaga
favola
Terenziana tenersi per una delle più interessanti
questa cosa potrebbe fare che un poeta assennato chiamasse doppia una
favola
di argomento semplice? Tommaso Farnabio rigettand
lla proprietà delle voci, avrebbe senza sconcezza chiamata doppia una
favola
per averne raddoppiati i personaggi? E qual grazi
inutile raddoppiamento? Provisi poi chiunque ad eseguirlo in qualche
favola
, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempi
o la traccia di un’ altra azione forse di sua invenzione, per fare la
favola
più ravviluppata, accomodandosi al piacere del po
quindi con tutta ragione la chiamò doppia, perchè in fatti doppia la
favola
ne divenne. L’argomento Greco consisteva negli am
uod quisque perperam discit, in senectute confiteri non vult? Questa
favola
è scritta con particolare eleganza e purezza di l
ut Rejectus negligenter, pax! 106 Si rappresentò da prima questa
favola
dal soprallodato L. Ambivio Turpione e da L. Atti
nell’anno di Roma 591. Il Formione. Apollodoro cui appartiene questa
favola
, scrisse una commedia intitolata Epidicazomenos,
ra più giusta che consiste in ben dividerne gli atti senza mutilar la
favola
. Ed a me sembra potersi ciò fare in due sole mani
reta la seconda, la terza, la settima volta; or perchè solo in questa
favola
vuolsi che significhi bis, puntellandola con supp
uando altro non si sa dire: la sua sostanza è tutta tolta dal Colace,
favola
scritta da Nevio e da Plauto. Terenzio nel prolog
bellezza di quella fanciulla, la quale di poi gli diventa moglie. La
favola
è condotta con buona economia e con ispecial graz
ria sulla soglia di Taide. Quattro versi che danno principio a questa
favola
, sono la disperazione degli scrittori teatrali in
me altre che lasciansi alla loro diligenza, abbondandone questa bella
favola
forse la migliore tralle Latine. Non vediamo però
enenti alla vita di Terenzio, abbiano francamente asserito che questa
favola
fosse tratta da una di Menandro. Niun critico, pe
e la stessa sorte col loro sovrano. Ci dice in oltre che Plauto dalla
favola
di Difilo trasse la sua intitolata Commorientes;
cupiat Salus Servare prorsus, non potest hanc familiam. L’ultima
favola
fu questa che Terenzio espose sulle scene Romane.
dusse Pilade ed Oreste. Dalla Medea di Pacuvio e da qualche altra sua
favola
non isdegnò Virgilio di trarre alcun versoc. Quin
osciuto in Roma, perchè essendo egli di ottant’anni avea data una sua
favola
ai medesimi Edili, a’ quali Azzio ne aveva presen
dimenticare, come diceva Michele di Montaigne b, delle bellezze della
favola
? quell’arte, quel giudizio, quelle sentenze tratt
à della Tracia. Terenzio si prevalse di entrambe nell’accozzar la sua
favola
, e ritenne il titolo della prima. L’argomento si
pugnalo a sì bel disegno. Alcuni critici hanno ancor detto che questa
favola
conteneva due azioni, una degli amori di Pamfilo,
un’ altra azione, ma sì bene accennar della vera e sola azione della
favola
una fortunata natural conseguenza. Fece di sì vag
hiesto al congresso di Bacchide in quella casa. Le bellezze di questa
favola
si presentano in folla, e noi ne accenneremo alcu
o, Pam. Omnibus modis miser sum, nec, quid agam, scio. Questa bella
favola
ha un patetico proprio della commedia nobile. Vi
n una non plausibile e ben difettosa commedia larmoyante. Può sì vaga
favola
Terenziana tenersi per una delle più interessanti
questa cosa potrebbe fare che un poeta assennato chiamasse doppia una
favola
di argomento semplice? Tommaso Farnabio rigettand
lla proprietà delle voci, avrebbe senza sconcezza chiamata doppia una
favola
per averne raddoppiati i personaggi? E qual grazi
inutile raddoppiamento? Provisi poi chiunque ad eseguirlo in qualche
favola
, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempi
o la traccia di un’ altra azione forse di sua invenzione, per fare la
favola
più ravviluppata, accomodandosi al piacere del po
quindi con tutta ragione la chiamò doppia, perchè in fatti doppia la
favola
ne divenne. L’argomento greco consisteva negli am
od quisque perperam discit, in senectute confiteri non vult? Questa
favola
è scritta con particolare eleganza e purezza di l
t Rejectus negligenter; pax!a. Si rappresento la prima volta questa
favola
dal soprallodato L. Ambivio Turpione e da L. Atti
nell’anno di Roma 591. Il Formione. Apollodoro cui appartiene questa
favola
, scrisse una commedia intitolata Epidicazomenos,
tra più giusta che consiste in ben dividere gli atti senza mutilar la
favola
. Ed a me sembra potersi ciò fare in due sole mani
a seconda volta, la terza, la settima volta; or perchè solo in questa
favola
vuolsi che significhi bis, puntellandola consuppl
do altro non si sa dire che la sua sostanza è tutta tolta dal Colace,
favola
scritta da Nevio e da Plauto. Terenzio nel prolog
bellezza di quella fanciulla, la quale di poi gli diviene moglie. La
favola
è condotta con buona economia e con ispecial graz
ria sulla soglia di Taide. Quattro versi che danno principio a questa
favola
, sono la disperazione degli scrittori teatrali in
me altre che lasciansi alla loro diligenza, abbondandone questa bella
favola
forse la migliore delle latine. Non vediamo però
enenti alla vita di Terenzio, abbiano francamente asserito che questa
favola
fosse, tratta da una di Menandro. Niun critico, p
e la stessa sorte col loro sovrano. Ci dice in oltre che Plauto dalla
favola
di Difilo trasse la sua intitolata Commorientes;
si cupiat Salus Servare, prorsus non potest hanc familiam. L’ultima
favola
fu questa che Terenzio espose sulle scene Romane.
er grandezza di disegno, per sale e per baldanza si allontana da ogni
favola
comica moderna. I frammenti che ci rimangono de’
posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico di questa
favola
il lettore prenderà diletto a misura che si avvez
i sì bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga allegoria di questa
favola
consiste nel Coro che fa sforzi grandi, tirando a
e seguitano a godere, cantare, saltare. Si vede trasgredita in questa
favola
l’unità del tempo in varie guise. Gli effetti par
nsura è quella dell’erudito Nisieli94? La pace, ove consiste tutta la
favola
, non dice mai una parola. Non dice mai una parola
ai una parola. Non dice mai una parola, ed è pure il fondamento della
favola
; or che perciò? qual convenienza, qual regola in
ere dal Nisieli contra l’Einsio, è l’oggetto interessante di tutta la
favola
, è la persona in cui cade una riconoscenza, e non
non dice mai una parola. Lisistrata (Λυσιϛρατη). L’oggetto di questa
favola
è d’inspirar la pace come nella precedente, ma l’
a contro le donne sfacciate, altiere, ambiziose, si ravvisa in questa
favola
. Si ridicolizza la loro stravagante pretensione d
era uno de’ principali oggetti della commedia antica, non leggendosi
favola
veruna, ove contro di essi non si avventino stral
del tempo che va tramezzandosi fra essa ed il comico. Anche in questa
favola
osserva il gran poeta Cesareo (nel capitolo V del
ipide erano già trapassati, quando fu composta e rappresentata questa
favola
, nella quale di que’ tragici si giudica, e si fa
ndo lo Scoliaste, neppure compariva in iscena, ha dato il titolo alla
favola
. Finisce la navigazione, scende Bacco, ed incontr
in ogni censura domandassero a se stessi, a qual genere appartiene la
favola
che io esamino? La maggior parte delle osservazio
’ questo l’equivalente di un vero prologo che i Latini premisero alla
favola
. I Greci però sono scusabili, perchè il loro coro
in iscena con poche apparenti variazioni due e tre volte la medesima
favola
. Io m’ingegno di comporne sempre delle nuove e sp
è del proprio gusto) il quale nè arte nè ordine riconosceva in questa
favola
e si rideva della semplicità di Madama Dacier che
i a durar la fatiga di leggere con riflessione. Si rappresentò questa
favola
nella festività de’ Baccanali con un prodigioso c
oimè! la malignità opprime i virtuosi! Gli Uccelli (Ορνιθες). Questa
favola
ha per oggetto gli affari politici di quel tempo
li nella nuova città. Il verisimile drammatico viene offeso in questa
favola
manifestamente, formandosi il progetto ed eseguen
istetero, e terminano gli esercizj spirituali dell’empietà. In questa
favola
che parmi la più strana e bizzarra e la più irreg
erlo chiuso; e intanto parlano con gli spettatori della qualità della
favola
. Non aspettino (dice un di essi) da noi gli spett
uolo di Carcino. I Cavalieri (Ιππεις). L’oggetto del poeta in questa
favola
denominata da un coro di Equiti o Cavalieri che v
meglio la fisonomia, e la foggia di vestire; e riuscì così bene nella
favola
a svelarne i ladronecci e gli artifizj, che il po
gorico pizzicagnolo de’ Cavalieri. Gli Acarnesi (Αχαρνεις). In questa
favola
ancora si vuole insinuar la pace, mostrandone i v
. Si vede una dipintura naturale del mercato di Atene per decorare la
favola
, e vi accorrono varj venditori di Megara e della
eli non si avvide di questo artifizio, allorchè asserì, che in questa
favola
era una confusione di cose parte orribili e parte
nni dopo che Aristofane produsse sotto l’Arconte Diotimo la prima sua
favola
sulle scene Ateniesi, fu scritta la commedia del
sola ne forma tutta la piacevolezza. La spoglia allegorica di questa
favola
cuopre un tesoro di filosofiche verità, e mette i
dice Carione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una
favola
sì moderata si tralasciava di motteggiar contro l
isce. Osserva giustamente l’erudito Benedetto Fioretti, che in questa
favola
l’azione abbraccia lo spazio di due giorni, ma la
Fozio, Suida, Ateneo, Festo e Plutarco. Al Carisio si attribuisce la
favola
detta Mactata, della quale Grozio reca questo fra
mmenti rapportati da Ertelio e da Grozio, è mentovata da Ateneo121 la
favola
intitolata Saffo, alla quale dà per innamorati Ar
e un esempio (prosegue Gellio) cui giova premettere l’argomento della
favola
. Una figliuola di un cittadino povero, deflorata
i Plutarco e di Acrone. Menandro non mai si applicava a verseggiar la
favola
prima di averne formato tutto il piano e ordinate
Sofonisba; e benchè nell’imitarlo variasse la condotta della propria
favola
, osservò non per tanto le tre unità1; ed il popol
la Sofonisba, le quali si rappresentarono nel 1630, cioè la Cleopatra
favola
ben condotta, ed il Grande ed ultimo Solimano reg
ce che questo gran tragico moderno, prima di mettere in versi qualche
favola
, formatone il piano, la scriveva in prosa; e poic
della francese, il cui quinto atto mal congegnato raffredda tutta la
favola
. Dall’altra parte nella commedia del Secchi non v
amp;c. ADDIZIONE IX* Scaramuccia Eremita. Si osservi che una
favola
italiana anonima fredda e scandalosa intitolata S
si scopre al solito spirito e finezza soverchia nella condotta della
favola
. Questa commedia si è di nuovo rappresentata in P
medesimo anno 1636, non trovandosi tralle dodici che vi si leggono la
favola
dal Tetrarca nominato; la qual cosa sarebbe stata
di quella di Tristan, che fece recitare e stampare la sua prima della
favola
del Calderòn. *. Al Capo II, pag. 34, dopo le pa
ta antica ruvidezza che gli concilia rispetto. Intervengono in questa
favola
numi, ninfe, eroi e personaggi allegorici, come l
della misera Io trasformata in giovenca accresce il terrore di questa
favola
, e benchè vi sia introdotta senza manifesta neces
lle minute obbiezioni del per altro erudito Robortelli fatte a questa
favola
che spira per tutto grandezza e nobiltà e un pate
tano la robustezza dello stile e la forza dell’ingegno di Eschilo. La
favola
intitolata le Coefore, cioè Donne che portano le
fanciullo e più d’una donna incinta si sconciasse. Eschilo in questa
favola
trasgredì le regole del verisimile, coll’esporre
dipartirmene per seguire l’affetto che m’inspira la lettura di questa
favola
. Io non mi sono proposto in quest’opera di copiar
lirsi rappresentando una parte inferiore, che ciascuno sostiene nella
favola
il medesimo carattere, che lo distingue nello sta
desiderata incantatrice illusione che tiene sospesi ed attaccati alla
favola
gli ascoltatori. I Cinesi non distruggono questa
re volte vengono scompagnate da bassezze e motteggi buffoneschi. Ogni
favola
è divisa in più atti senza numero determinato, e
ambino, che dopo quattro lustri si enuncia come il protagonista della
favola
. Mancano dunque i Cinesi di arte e di gusto nel d
rio più col movimento e colla vivacità e coll’economia naturale della
favola
che con la magnificenza delle decorazioni. E perc
capi del campo Greco, tra molte bellezze generali e varii pregi della
favola
e de’ caratteri, si ammirino con ispezialità le t
chio in un luogo simile, e a misura che vansi i fatti rischiarando la
favola
diviene interessante. Vuolsi osservare come qui G
ed aggiustatezza di Sofocle nel l’economia del l’azione. Tutto in tal
favola
è grande e sino al fine sostenuto da un interesse
ulle vestigia di Sofocle, tragiche e grandi. Può osservarsi in questa
favola
che i Cori del primo e del terzo atto sembrano pi
poeta per tessere e condurre con più agevolezza e verisimilitudine la
favola
, coll’opera di altri interlocutori di terza speci
finora potuto nemmeno dalla lunga tener dietro a questa incomparabile
favola
del più famoso Tragico della Grecia. Vedi la sua
este di Euripide, ed aggiugnendovi episodii che converrebbero ad ogni
favola
, e che non hanno un legame necessario col fatto d
ueste patetiche espressioni tengono svegliato lo spettatore in questa
favola
, e ne formano la vera bellezza; là dove il lavoro
potevano occupare tutti gli occhi, ma non tutti i cuori. Iside è la
favola
della figlia d’Inaco perseguitata da Giunone fatt
rno, ed Io sotto il nome d’Iside diventa immortale. Si osserva in tal
favola
il solito uniforme ammasso di personaggi allegori
ione sarà debole, si corre rischio di coprir l’azione di ridicolo. La
favola
già per ciò intepidita nell’atto III con gli esse
provate e improbabili? Il Teatro Spagnuolo quasi ogni anno mostra una
favola
col titolo Los Amantes de Toruel, che appartiene
distribuzione delle scene: quasi che questa potesse introdurre nella
favola
la moltiplicità delle azioni dove non sia. Egli p
rta Isabella, oggetto principale della Tragedia, e si può dire che la
favola
stia nel maggior vigore. Si continua l’intreccio:
iù principali, lasciando appena in vita alcuni servi introdotti nella
favola
. Quindi è che se io dovessi dire, quante sieno le
ornamenti poetici permessi ad altri generi? Come si scagionerà questa
favola
di certe apostrofi non brevi fatte da Isabella al
tendimento di mettere in vista tutte le pruove, che ha dato in questa
favola
il per altro famoso Poeta Argensola, e della poca
rovato ancora che il Montiano il confessa allorchè riprende in questa
favola
la incredibilità che risulta dall’eccessivo orror
rsi quel comun ricorso degl’ingegni (cioè l’amore unico ordigno della
favola
), e ammettersi fralle regolari. Quì dunque si dis
ita toda per el estilo de Griegos y Latinos. L’Elisa dunque è l’unica
favola
che il Virues tiene per veramente regolare; e se
lla pagina 275, lin. 15, dopo le parole, e colla sua dote: (1) Questa
favola
del Federici è copiata dalla novella del sig. Mar
gusto e lo spirito di verità nell’ espressione e di semplicità nella
favola
acquistato coll’ imitazione de’ Greci. Non aveano
ti caratteri mediocri, privati e proprj piuttosto per la commedia. La
favola
nulla ha di grande che congiunga all’azione i pub
are. Con tutto ciò varj colpi di teatro formano gli episodj di questa
favola
, che agli amatori delle situazioni appassionate e
a, il di lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’interesse della
favola
, accresce la compassione nello scioglimento. L’az
vedere il suo uccisore mentre spira, e chiama a se l’interesse della
favola
. Porta poi Aristodemo all’eccesso la vendetta del
gedia del Bonarelli. Non dee omettersi però, che per l’economia della
favola
la vittoria par che sia del Dottori. Nel Solimano
rescendo con episodj opportuni e degni del coturno. L’interesse nella
favola
del Bonarelli è principalmente per Mustafà e non
ti, espressioni meno studiate in certi incontri, e più vivacità nella
favola
. Posteriore di alquanti anni alle tragedie del De
Sofonisba, e benchè nell’imitarlo variasse la condotta della propria
favola
, osservò non pertanto le tre unitàa, ed il popolo
ri alla Sofonisba, le quali si rappresentarono nel 1630, la Cleopatra
favola
ben condotta, ed il Grande ultimo Solimano regola
iti il terrore, producete la tragedia domestica o cittadina: se a tal
favola
frammischiate alcuni tratti comici, cadete nella
più languido ed a parer mio meno pregevole per aver l’ autore in tal
favola
voluto valersi delle fate e delle trasformazioni.
a verità de’ caratteri e per la semplicità degli evenimenti, è questa
favola
ben lontana da que’ drammi così poco degni di sti
ivo genere il sig. Collé ha non di rado manifestato disprezzo. Questa
favola
è nel gusto delle commedie di Terenzio. I sentime
d altre commedie d’ intrigo, ed il Tamburro notturno che viene da una
favola
Inglese. In generale Des Touches è uno de’ buoni
erale Des Touches è uno de’ buoni comici della Francia, e qualche sua
favola
riesce dilettevole, e molte interessanti; ma la p
. La Bacchettona, ovvero la Custoditrice della Cassetta tratta da una
favola
inglese è parimente scritta in versi di dieci sil
vedeva partire. Ciò mosse alcuni Francesi a comporre per essi qualche
favola
nella propria favella in cui cercarono di unire l
entovato nella Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una
favola
intera di tre atti. Io non ho veduto che uno sche
orme del gran Ginevrino il conte Alessandro Pepoli nella sua Pandora
favola
lirica divisa in cinque scene, in cui intervengon
forse nell’esecuzione. Quest’ornatissimo cavaliere ha pur composta la
favola
odecoreutica di Ati e Cibele che attendiamo con a
tervengono, per la qual cosa con più proprietà si nominerebbe scena o
favola
lirica &c. II. Opera buffa. Centauri,
pel teatro musicale, abbisogna di maggiore attività e rapidezza nella
favola
, per servire al suo oggetto più con colpi di scen
se quest’ ultimo avesse seguite l’orme del primo nella condotta della
favola
, avrebbe fatta un’ opera fredda di una buona trag
el seducente stile Metastasiano. Marco Coltellini richiamò la pomposa
favola
di Psiche già sceneggiata da Moliere, e mostrò in
vea Metastasio di non seguire il Cornelio alla pesta, e di tessere la
favola
del suo Tito più rapida e più capace di compiere
o tal differenza nell’unità di luogo, nell’esito tristo o lieto della
favola
, nel carattere del protagonista, nel numero degli
Fozio, Suida, Ateneo, Festo e Plutarco. Al Carisio si attribuisce la
favola
detta Mactata, della quale Grozio reca questo fra
rammenti rapportati da Ertelio e da Grozio, è mentovata da Ateneoa la
favola
intitolata Saffo, alla quale dà per innamorati Ar
e un esempio (prosegue Gellio) cui giova premettere L’argomento della
favola
. Una figliuola di un cittadino povero deflorata s
i Plutarco e di Acrone. Menandro non mai si applicava a verseggiar la
favola
prima di averne formato tutto il piano e ordinate
non da molto tempo avvezzi alla coltura che raffina gli artificii. La
favola
sino all’atto V si aggira sulla delicatezza dell’
la tracotanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa
favola
di quella saggia graduazione che progressivamente
ente la storia, pretendeva che il Moratin avesse introdotto nella sua
favola
Bruto finto pazzo. Ma questa è la smania de’ foll
zman el bueno discendente da quell’eroe. L’effetto primario di questa
favola
è l’ammirazione che risulta dall’eroismo di Gusma
ria spada perchè esegua la minaccia. Benchè l’autore avesse divisa la
favola
in tre atti, pure si trovò in angustia e gli conv
a tragedia rappresentata l’anno stesso, in cui pretese rettificare la
favola
di Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona
leggitore o l’ascoltatore sin dal principio osservato avrà in questa
favola
accozzata una serie di minuti fatti spogliati del
i cargo, Y aùn tal vez accreedor à gracias tuyas. Lascio poi che tal
favola
non ha verun carattere, non eccitando nè compassi
e si allontana dalla reggia non è ripiego inverisimile, là dove nella
favola
congegnata da Huerta il re s’invoglia risolutamen
ffari, decreta, e fa quello stesso ch’ella un secolo prima fece nella
favola
di Diamante la Judia de Toledo. Pensa di far tron
? L’azione corre, vola, e non permette indugio veruno. Osservo che la
favola
di Diamante in questo passo è più rapida. Ruben s
o di spettatori le scene spagnuole, per eleggere Eco y Narciso nojosa
favola
mitologica di Calderòn de la Barca che più non si
perde le bellezze del Coro senza rimpiazzarle in verun modo; rende la
favola
pesante colla nojosa lunghezza e languore de’ rag
gnese, e la ribellione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella
favola
francese è di un padre sensibile che ama il valor
fedel traduttore, e nella sua copia non altera punto la traccia della
favola
spagnuola, nè rende meno ineguale e più congruent
steriore a tanti altri moderni tragici ebbe pur bisogno di copiare la
favola
e i pensieri del Ferreira, il secondo formandosi
Siciliani e de’ Tarentini. Un altro ne adduce lo stesso Ateneo della
favola
Mandragorizomena, ossia lo Stupido per l’uso dell
Sozione Alessandrino ne reca un altro pur trascritto da Ateneo della
favola
Ασωτιδασκαλος, ossia Magister Lussuriae, che può
opo l’Aretino ed il Cornelio, il Pansuti diede come il primo alla sua
favola
il titolo di Orazia, ma conservò per lei sola tut
Euripide tutti precedette i tragici che conosciamo nel maneggiar tal
favola
, perchè sdegnare di attribuirla alla Grecia ? Se
all’occhiuta critica materia da esercitarsi. Ma rendono pregevole tal
favola
la regolarità e l’interesse che vi regna, lo stil
der nel basso. Ma, come bene osserva l’abate Conti, si sfigura questa
favola
in certo modo con raddoppiarsene l’azione colla m
se accomodato n’è lo stile ; regolare e ben condotta l’economia della
favola
; ottima la versificazione, proprio il colorito d
ce per l’interpretazione dell’oracolo fatalmente colpevole. Se questa
favola
da taluni non si voglia ammettere tralle migliori
te osservazioni però basteranno per impedire che si registri sì nobil
favola
accanto alle migliori ? Faranno sì che con affett
Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Singolarmente quest’ultima
favola
che empie il suo oggetto d’inspirare il terrore c
figlia di Jefte. Regolarità, interesse, giudizio nella traccia della
favola
, destrezza nel colorire i caratteri, sentimenti g
ome egli stesso confessò, di destar la compassione, ma conservò nella
favola
il pregio della semplicità animata dal bello epis
dell’umano ingegno l’invenzione l’intreccio, e lo scioglimento di una
favola
che non produce in pro del protagonista (io ne ap
angustie di Jefte, la grandezza de’sentimenti di Seila, sostengono la
favola
nel medesimo vigore. Ma nel quarto (quando dovreb
ustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. Lo stile di questa
favola
non è quello del Granelli nè del Varano, ma si re
e nel perdono dato ad Atene da Demetrio ; ma nel disviluppo prende la
favola
il portamento del Cinna di Pietro Cornelio, di cu
i sensi mormorava, e il nome Di Dario ripetea. I caratteri di questa
favola
sostengono bene il proprio decoro e l’uguaglianza
suo figlio non conosciuto. Nè ciò parve all’autor sufficiente per una
favola
di cinque atti, e vi aggiunse anche la scelta di
e di Bibli e di Fedra ; la stessa tragica forza anima l’una e l’altra
favola
; la stessa galanteria subalterna d’Ippolito ed A
ssione. Per saggio dello stile e del patetico che serpeggia in questa
favola
, se ne vegga lo squarcio seguente. Ormesinda Pad
le della lagrimevole strage di essi per fondamento e strato della sua
favola
ricca di quadri tragici e di situazioni patetiche
di affetti, nè la sceneggiatura sconnessa senza incatenamento, nè la
favola
spoglia d’interesse, di compassione, e di terror
ico e di varie produzioni poetiche ben degne di leggersi. Dopo alcuna
favola
scritta nell’ adolescenza, contava appena venti a
lo di Apollo in Delo, il quale serve allo scioglimento naturale della
favola
senza l’intervento di una macchina. Sembra però c
ioè non per la lettera d’Ifigenia da recarsi in Argo come nella greca
favola
, ma pel nome di Oreste scritto sul monumento eret
osa per essersi congiunto in matrimonio con Elgiva sua cugina. In tal
favola
che ha un coro mobile nel primo e nel secondo, e
sua moglie Zulfa con Errico, per li quali si serba l’interesse della
favola
. Vedesi ciò nel patetico congedo che prende Zulfa
di sublimità e di forza, nè amori subalterni, come sono quelli della
favola
dell’ inglese, interrompono il buon effetto della
azione di quella scena, che risparmia tanta atrocità, non toglie alla
favola
il terrore che se ne attende. Finalmente sul fond
l’esiga, appassionato nel conflitto degli affetti, semplice quando la
favola
richiede apparecchio e non elevatezza, fa risalta
arsi l’atto in sul finire ed Uberto così malconcio da’ tormenti, e la
favola
correndo allo scioglimento. Ora una scena diffusa
econda tragedia del Pepoli quasi del tutto rifusa nell’economia della
favola
e nello stile, è Carlo ed Isabella rappresentata
mica ; ma se ne manifestò la cagione ? Certo è però che dopo l’ultima
favola
coronata nel concorso del 1778, recitata poi nel
espeare ne’loro migliori momenti. Ne vorremmo, è vero, le parti della
favola
più concatenate : più fondato e naturale il diseg
e ha la catastrofe. Affermò il fabbricante di Colpi d’occhio, che tal
favola
è piena di atrocità ; ed in ciò pur s’inganna o m
zzettiere fallito. Ma può mancar di calore, interesse e movimento una
favola
che con tanta forza eccita il tragico terrore, co
congedo che prendono la vedova è la sorella di Polinice, rendono alla
favola
la verità e la forza. Virginia. Non può non ammi
vola la verità e la forza. Virginia. Non può non ammirarsi in questa
favola
la viva dipintura de’caratteri d’Icilio, di Virgi
avolti iperbati, qualche intoppo che si presenta nella condotta della
favola
, l’ondeggiamento circospetto e picciolo del popol
te E volto, tutto è sangue… Ma, secondo me, come male termina questa
favola
! Egisto dice che già di funeste grida intorno su
sentenza ad ogni spinta, e muore senza tirare a se l’interesse della
favola
. Maria poco attiva ancora diventa scherno delle i
soggiacciono, e Lorenzo trionfa. L’autore nel dar perere su di questa
favola
ravvisa per attivi solo il terzo ed il quinto att
simile effetto la semplicità dell’azione, la giudiziosa traccia della
favola
, il ben colorito disviluppo, lo stil maschio sobr
ceste di Euripide, ed aggiugnendovi episodj che converrebbero ad ogni
favola
e che non hanno un legame necessario col fatto de
Queste patetiche situazioni tengono svegliato lo spettatore in questa
favola
, e ne formano la vera bellezza; là dove il lavoro
potevano occupare tutti gli occhi, ma non tutti i cuori. Iside è la
favola
della figlia d’Inaco perseguitata da Giunone, e f
ommuovere: se l’esecuzione sarà debole, si corre rischio di coprir la
favola
di ridicolo. L’azione già intepidita nel III con
non da molto tempo avvezzi alla coltura che raffina gli artifizj. La
favola
sino all’atto V si aggira sulla delicatezza dell’
la tracotanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa
favola
di quella savia graduazione che progressivamente
ipetere la storia, pretendeva che Moratin avesse introdotto nella sua
favola
Bruto finto pazzo. Ma questa è la smania de’ foll
dro de Guzman el bueno discendente da quell’eroe. L’effetto di questa
favola
è l’ ammirazione che risulta dall’eroismo di Gusm
ria spada perchè esegua la minaccia. Benchè l’autore avesse divisa la
favola
in tre atti, pur si trovò in angustia e gli conve
a tragedia rappresentata l’anno stesso, in cui pretese rettificare la
favola
di Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona
vile soddisfazione. Il leggitore sin dal principio scorgerà in questa
favola
una serie di minuti fatti spogliati della necessa
rgo, Y aùn tal vez accreedor à gracias tuyas. Lascio poi che tal
favola
non ha verun carattere, non eccitando nè compassi
a che abbraccia sette anni, non è ripiego inverisimile, là dove nella
favola
dell’Huerta il re s’invoglia di andare alla cacci
perde le bellezze del coro senza rimpiazzarle in verun modo: rende la
favola
pesante colla nojosa lunghezza de’ ragionamenti:
Agnese e la ribellione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella
favola
francese è di un padre sensibile che ama il valor
fedel traduttore non ha nella sua copia nè alterata la traccia della
favola
originale, nè renduti meno ineguali e più congrue
o di spettatori le scene spagnuole, per eleggere Eco y Narciso nojosa
favola
mitologica di Calderon che più non si recita? 1
teriore a tanti altri moderni tragici pure ebbe bisogno di copiare la
favola
ed i pensieri del Ferreira, il secondo non si for
iti il terrore, producete la tragedia domestica o cittadina: se a tal
favola
frammischiate alcuni tratti comici, cadete nella
anguido ancora ed a parer mio meno pregevole per aver l’autore in tal
favola
voluto valersi delle fate e delle trasformazioni.
a verità de’ caratteri, e per la semplicità degli evenimenti è questa
favola
ben lontana da que’ drammi così poco degni di sti
vo genere il sig. Collè ha non di rado manifestato disprezzo».«Questa
favola
è nel gusto delle commedie di Terenzio, i sentime
ed altre commedie d’intrigo, ed il Tamburro notturno che viene da una
favola
inglese. In generale Des Touches è uno de’ buoni
erale Des Touches è uno de’ buoni comici della Francia, e qualche sua
favola
riesce dilettevole, e molte interessanti; ma la p
pria fortuna alla smania di poetare. Giudiziosamente viene egli nella
favola
enunciato prima di comparire. La serva domanda no
. La Bacchettona ovvero la Conservatrice della Cassetta tratta da una
favola
inglese è parimente scritta in versi di dieci sil
orie e nell’erudizione e nelle belle arti. Boully introduce nella sua
favola
un muto e sordo cui l’abate pone il nome di Teodo
vedeva partire. Ciò mosse alcuni Francesi a comporre per essi qualche
favola
nella propria favella, in cui cercarono di unire
e parole ed il canto; ma non si va più oltre. Poesia rappresentativa,
favola
di giusta grandezze, sviluppo di grandi o mediocr
l gusto e lo spirito di verità nell’espressione e di semplicità nella
favola
acquistato coll’imitazione de’ Greci. Non aveano
e. Con tutto ciò varii colpi di teatro formano gli episodii di questa
favola
, che agli amatori delle situazioni appassionate e
a, il di lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’interesse della
favola
, accresce la compassione nello scioglimento. L’az
vedere il suo uccisore mentre spira, e chiama a se l’interesse della
favola
. Porta poi Aristodemo all’eccesso la vendetta del
gedia del Bonarelli. Non dee omettersi però, che per l’economia della
favola
la vittoria par che rimanga al Dottori. Nel Solim
scendo con episodii opportuni, e degni del coturno. L’interesse nella
favola
del Bonarelli è principalmente per Mustafà, e non
ti, espressioni meno studiate in certi incontri, e più vivacità nella
favola
. Posteriore di alquanti anni alle tragedie del De
dendo nelle ultime bassezze o in delitti. Trigueros osserva in questa
favola
le regole delle unità, si attiene scrupolosamente
tines, me daràs contento. Pero vè que es mi padre. Contuttociò la
favola
procede con lentezza e languore, e si disviluppa
sse nel drammatico pastorale, appassionato ne’ punti principali della
favola
; la versificazione armoniosa di endecasillabi e s
ta antica ruvidezza che gli concilia rispetto. Intervengono in questa
favola
numi, ninfe, eroi e personaggi allegorici, come l
della misera Io trasformata in giovenca accresce il terrore di questa
favola
; e benchè vi sia introdotta senza manifesta neces
lle minute obbiezioni del per altro erudito Robortelli fatte a questa
favola
che spira per tutto grandezza e nobiltà e un pate
ciullo e più di una donna incinta vi si sconciasse. Eschilo in questa
favola
trasgredì le regole del verisimile, facendo passa
dipartirmene per seguire l’affetto che m’inspira la lettura di questa
favola
. Io non mi sono punto proposto in quest’opera di
io più col movimento e colla vivacità e colla economia mirabile della
favola
, che colla magnificenza delle decorazioni. E perc
senza contrasto vien preferito a tutti i tragici per l’economia della
favola
. Nell’Ajace, detto flagellifero dalla sferza, col
capi del campo Greco, tra molte bellezze generali e varj pregi della
favola
e de’ caratteri, si ammirino con ispezialità le t
io in un luogo simile; e a misura che vanno i fatti rischiarandosi la
favola
diviene interessante. Si vuole osservare come quì
ed aggiustatezza di Sofocle nell’ economia dell’azione. Tutto in tal
favola
è grande e sino al fine sostenuto da un interesse
ulle vestigia di Sofocle, tragiche e grandi. Può osservarsi in questa
favola
che i cori del primo e del terzo atto sembrano pi
ezza sotto gli occhi quanto stimava necessario per intelligenza della
favola
, egli sempre fece uso del prologo, là dove Sofocl
l’attenzione dell’uditorio e a tenerlo sospeso. Osserviamo in questa
favola
che dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il coro ca
nto teatrale sommamente tragico. Quello che mai non piacerà in questa
favola
è il personaggio di Egeo introdottovi senza verun
ltri successi da riempiere storie più che da formare una tragedia. La
favola
enunciata in questa guisa subito sveglierà ne’ le
ima di dedicarsi totalmente alla filosofia scrisse tre tragedie e una
favola
satiresca, delle quali componeasi la tetralogia n
nel capo seguente. A questo Alceo tragico da alcuni si attribuisce la
favola
Cœlum, se è vero che sia stata una tragedia, come
ragedia, come la chiama Macrobio che ne rapporta tre versi86. L’altra
favola
Endimione citata da Giulio Polluce non si sa a qu
rruppe finalmente la Greca lingua, e se in appresso si compose alcuna
favola
drammatica, fu dettata nel Greco moderno. Leone A
poeta per tessere e condurre con più agevolezza e verisimilitudine la
favola
, coll’ opera di altri interlocutori benchè di ter
per mancanza degli opportuni letterari sussidi, come il Dedalo della
favola
allorché adagiava le piume sugli omeri del figlio
hezza mirabile dell’aureo stile, salveranno sempre dall’obblio questa
favola
; la languidezza e l’episodio poco tragico dell’at
dar conveniente idea del suo gusto e giudizio, additeremo in ciascuna
favola
la maniera da lui tenuta nel tradurre i Greci. Ne
a pomposa evocazione de’ morti. Seguì l’originale nell’economia della
favola
; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo
e freddi amori subalterni di sei personaggi de’ dieci che sono nella
favola
. Sventuratamente questi difetti ne menano al fine
auroit besoin pour corriger ses moeurs de semblables spectacles. Una
favola
seria difettosa per la mescolanza comica è stata
atti, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Egli compose ancora una
favola
tragica sommamente applaudita, la Sposa in lutto.
pria moglie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella
favola
di Murphy che in quella di La Chaussée. Constant
media in cinque atti rappresentata nel 1766 con sommo applauso. É una
favola
ravviluppata, in cui non si trascura la dipintura
, alquanti difetti, poche grazie, non poca noja caratterizzano questa
favola
. Terenzio e Moliere, dirò sempre, si leggono e si
ocietà culta. Il Cieco di Bethnal-Green (titolo che portava un’ altra
favola
antica del poeta Iohnday del tempo di Giacomo I)
egli altri per avere un’ armata e un commercio! 57. Egli la chiama
favola
assai irregolare e piena di assurdità, con ciò ca
eroica è personaggio ozioso sino all’ atto quinto. La condotta della
favola
merita riprensione per certi racconti intempestiv
nell’Edipo del Voltaire. La Motte provvidamente corregge pur anco la
favola
greca dell’inverisimile ignoranza di Edipo intorn
nel difetto del Voltaire. Nè anche si riconosce come vantaggioso alla
favola
il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polin
rinnovandosi la depone e si allontana. Riconosce il Calepio in questa
favola
pregi assai superiori alle sue imperfezioni: ma n
innamorata dell’altro figlio da lui non amato. Artaserse nella stessa
favola
è un carattere incerto, e più di uno lo reputerà
tragedia, che non seppe scansarne alcune durezze nella condotta della
favola
, e che l’amoroso episodio di Teseo e Dirce da lui
e lacera i cuori sensibili. Per l’oggetto morale che si cerca in ogni
favola
, sarebbe in questa la correzione delle passioni e
to straordinaria; Alzira dunque porta giustamente il titolo di questa
favola
. Sempre ne’ piani delle favole del Voltaire si de
adal, le Blanc, Pavin ed altri obbliati dalla nazione stessa. Qualche
favola
tragica meno negletta han no pubblicato mad. du B
e diamo qualche sguardo a’ di lui maligni errori come storico. La sua
favola
è posta in mezzo a due baluardi istorici, cioè a
on si presto, perchè non s’insospettiscano. Se la modestia in questa
favola
è offesa, l’arte non vi è risparamiata. Lo sciogl
teresse, e tutto così a bell’agio come si farebbe nel bel mezzo della
favola
. Giovanni Cristiano Krüger nato in Berlino, e mo
nel dipingere i caratteri, e per la grazia che riluce in qualche sua
favola
; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età d
a. Il buon tuono, la piacevolezza, il sale comico campeggia nella sua
favola
. Conta l’Alemagna tra’ suoi tragici il celebre mi
sinteresse, e tutto così a bell’ agio come si farebbe nel mezzo della
favola
. Giovanni Cristiano Krüger nato in Berlino e mort
e nel dipingere i caratteri e per la grazia che riluce in qualche sua
favola
; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età d
a. Il buon tuono, la piacevolezza, il sale comico campeggia nella sua
favola
. Conta l’Alemagna tra’ suoi tragici il celebre mi
. La novità del carattere del personaggio principale ha dato a questa
favola
credito e corso. Il Tesoro a me sembra più intere
sso i moderni. Quelli variavano la maschera giusta il bisogno di ogni
favola
; e questi si hanno inchiodate sul viso sempre le
sso i moderni. Quelli variavano la maschera giusta il bisogno di ogni
favola
; e questi si hanno inchiodare sul viso sempre le
vigoroso ed energico, onde viene l’umore che prende Voltaire per una
favola
tanto dagli antichi, e da’ moderni maneggiata e r
e. Sofocle ha somministrata la materia di questa; ma la traccia della
favola
va piggiorando a misura che si scosta dal l’origi
r apportar con garbo quel felice scioglimento che egli diede alla sua
favola
; là dove Seneca accenna variè circostanze senzach
rsi che egli in simil luogo ammazzò ancora un uomo. Tiresia che nella
favola
greca viene alla presenza del re chiamato per ben
ttere a profitto quelle patetiche situazioni che nello svilupparsi la
favola
stessa naturalmente appresterebbe. Le disperate r
Ciò abbiamo voluto con ingenuità rilevare, sebbene il piano di questa
favola
non parmi disposto col giudizio che si richiede p
dell’azione è cangiata. Nel greco è più manifesta la duplicità della
favola
, e nel latino i due oggetti, l’ammazzamento di Li
rit Alcides necem? Ph. Quo nemo vitam. Seneca dà lieto fine a questa
favola
facendo comparire Ercole deificato a consolare e
onati da un sogno funesto, e sembra che vadano a cominciare una nuova
favola
. Il Coro loda la bellezza di Poppea, e un Messo e
n Utica i Cesariani. Perchè dunque il sig. Giovanni Andres la chiama
favola
assai irregolare e piena di assurdità ? Manca non
freddi amori subalterni di sei personaggi de’ dieci che entrano nella
favola
. Sventuratamente questi difetti ne menano al fine
auroit besoin pour corriger ses moeurs de semblabes spectacles. Una
favola
seria difettosa per la mescolanza comica è stata
nobili, onesti e virtuosi in parole. Si ha di Congreve parimente una
favola
tragica sommamente applaudita, la Sposa in lutto.
pria moglie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella
favola
di Murphy che in quella di La-Chaussèe. Constant
media in cinque atti rappresentata nel 1766 con sommo applauso. È una
favola
ravviluppata, in cui non si trascura la dipintura
alquanti difetti, poche grazie, non poca noja, caratterizzano questa
favola
. Terenzio e Moliere, dirò sempre, si leggono e si
società culta. Il Cieco di Betnal-Green (litolo che portava un’ altra
favola
antica del poeta Johnday del tempo di Giacomo I)
osa, come è dovere, si riferisca ad Enea, che è il protagonista della
favola
. Il secondo è la medesima azione che fu da Euripi
e ben colorito72. Il suo Amor non previsto, o Cupido filosofo, altra
favola
in versi pur di un atto fu parimente bene accolta
per più di quarant’anni il primo posto a la Commedia Italiana. In una
favola
intitolata Proteo, un poeta anonimo tessè un ampi
to, al comico Vitalba. Invitato dopo tante peripezie alla prova della
favola
, trovò invertite le due parti. Perchè ? Il Sacchi
virtù eroica, è personaggio ozioso sino all’atto V. La condotta della
favola
merita riprensione per certi racconti intempestiv
nell’Edipo del Voltaire. La Motte provvidamente corregge pur anco la
favola
greca dell’inverisimile ignoranza di Edipo intorn
nel difetto del Voltaire. Nè anche si riconosce come vantaggioso alla
favola
il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polin
rinnovandosi la depone e si allontana, Riconosce il Calepio in questa
favola
pregi assai superiori alle imperfezioni che vi si
ipessa innamorata dell’altro da lui non amato. Artaserse nella stessa
favola
è un carattere incerto, e più d’uno lo reputerà s
tragedia, che non seppe scansarne alcune durezze nella condotta della
favola
, e che l’amoroso episodio di Teseo e Dirce da lui
e lacera i cuori sensibili. Per l’oggetto morale che si cerca in ogni
favola
, sarebbe in questa la correzione delle passioni e
to straordinaria; Alzira dunque porta giustamente il titolo di questa
favola
, e mostra che il disegno dell’autore fu bene di r
m. La Harpe cominciò i suoi lavori tragici col Warwick tirando la sua
favola
dalla storia di questo generale che collocò sul t
ed altri ad essi somiglianti obbliati dalla propria nazione. Qualche
favola
tragica meno negletta pubblicarono Madamigella Du
e diamo qualche sguardo a’ di lui maligni errori come storico. La sua
favola
è posta in mezzo a due baluardi istorici, cioè a
. L’autore si approfittò della giudiziosa avvertenza, e rendette alla
favola
il fine tragico, e così comparve sulle scene e pe
i vista della qualità del protagonista e del grado di patetismo della
favola
. Fra le tragedie settecentesche la preferenza è d
non è neppure presa in considerazione a causa dell’esito doppio della
favola
, che non soddisfaceva l’esigenza catartica richie
giore frequenza, oppure assumono, per centralità nello sviluppo della
favola
e per dimensione, uno spazio uguale se non maggio
agiranno nel dramma, utili a comprendere lo sviluppo successivo della
favola
. I Francesi non sono caduti in simili errori, ma
o del drammaturgo, piuttosto che da cause interne allo sviluppo della
favola
, testimoniano l’impietosa capacità di esaminare i
d ammaliare e stupire lo spettatore, imponendogli una ricezione della
favola
esclusivamente passiva; al contrario nel Paragone
agiona poi ancora sulla fedeltà alla storia nell’organizzazione della
favola
a partire da una contraddizione che pareva insita
ma e general divisione della tragedia parmi acconcio il considerar la
favola
quasi anima e l’altre parti cioè il costume, la s
avella ed il metro quasi corpo della medesima. [Ded.2] Potrebbesi la
favola
riguardare altresì come il disegno nella pittura
Meritando adunque riflessione distinta la perfezione che spetta alla
favola
, comincerò da’ pregi che son di questa propri, de
lla pratica: ma non di tutto ciò che vien compreso dalla natura della
favola
stimo che or debba farsi particolar osservazione;
ine, allega que’ testi che stabiliscono consister la perfezione della
favola
tragica nel muover la compassione ed il timore pe
6] Però soggiunge egli che Aristotele, non giudicando essenziali alla
favola
tragica le sentenze ed i discorsi instruttivi, né
e di Cimene la cagione della peripezia. Se a me lice anatomizzare tal
favola
meglio dell’autore, il trascorso che dà moto alla
o che fassi qualche purgazione di tale reità, ma non piena, perché la
favola
termina lietamente e per qualche altra ragione ch
n ha le condizioni di protagonista. La pietà ch’ella muove giova alla
favola
solamente come una conseguenza funesta dell’azion
tragico che immediatamente può produrre l’effetto proposto. Tale è la
favola
di Prometeo, ove egli si scorge punito d’una colp
paterno delitto che gli dei vogliono castigato nella discendenza. La
favola
de’ Sette contro Tebe è priva di simili protagoni
cevole il castigo con la compassione degli oppressi: e di vero questa
favola
, siccome in più cose, così nell’argomento mal cor
ice aver il Rucellai voluto in essa imitare l’Ecuba d’Euripide. Ma la
favola
del poeta greco è molto meno ordinata per lo prop
ricevuta con applauso in teatro, non merita ella però precedenza come
favola
doppia per la bellezza (come si dice) dell’argome
è di parlare in questo capo della sola dignità più sustanziale della
favola
tragica, paragonando in ciò gl’Italiani con li Fr
d’un romanzo che protagonista d’una tragedia, non consistendo questa
favola
che nella impresa d’acquistare il pacifico posses
insinua mirabilmente la confidenza verso Dio, ho sempre avuto per tal
favola
una particolare estimazione. [1.4.15] Io farei c
tono talora l’uditore dalle passioni e fanno perdere l’efficacia alla
favola
, oltre qualche altra sconvenevolezza che toccherò
ente per le imperfezioni degli episodi con cui egli ha tolto a quella
favola
la forza che ha presso il greco poeta. Il differi
le la compassione che dovevasi alla sua morte, mentre in tutta quella
favola
ad altro pare che non attenda se non a renderlo o
sveni involontariamente. Egli credendo di migliorare in tal guisa la
favola
, halle tolto parte della sua efficacia, perciocch
l’azione primaria. Però di leggieri non si può scorgere che l’antica
favola
di Fedra nella riforma fatta dal Racine ha vantag
imo veggo altresì l’uso degli episodi sì moderato che perfezionano la
favola
non che non le nuocano. [3.2.2] Un esempio della
lione, gli amori di Lagisca e d’Eurindo sono cose tutte aliene dalla
favola
e, ciò massimamente importa, male insieme vincola
si, né solamente intendo di quelli che sembrano anzi spettatori della
favola
che attori, come l’infante del Cid, ma d’altri an
principio deduce egli che, avendo mestieri il poeta di racchiudere la
favola
nell’unità di luogo e del tempo, lice in molte az
.5] Una delle male conseguenze che produce l’amore è render fredda la
favola
invece di tenere occupato l’uditore nelle premure
i Francia meno regolari che le nostre nella teorica costituzion della
favola
, parimenti confesserò che queste sono assai difet
tituire tutto il primo atto di Deità separate affatto dal resto della
favola
, e per la qualità delle persone, e per la natura
eressati nell’azione, appaiono prima più per rendere intelligibile la
favola
che per proprio interesse. Nella Sofonisba e nell
tragici antichi. Questa consiste nel far comparire in principio della
favola
persona dallei separata e senza nome a dire il te
te questa introduzione, come parte inventata per solo soccorso di tal
favola
. Nulladimeno non può negarsi ch’ella non facesse
isamente Aidina con Alicola a dare il motivo della riconoscenza della
favola
, né da tale difetto aliena è la venuta di Licisco
i mezzi inverisimili di sospender la catastrofe sino al termine della
favola
: di che puote esserci esempio, nella Berenice di
de non resta sì nascosta sotto la sembianza del vero l’economia della
favola
. [4.4.4] Per mancanza di cotale avvertimento in
membro di cantilene noiose che non abbiano veruna connessione con la
favola
, non potendo versare che sopra cose generali, le
che prima di sdegnarsi conveniva attender l’esito infelice che nella
favola
egli aveva. Plutarco parimenti narra36 ch’Euripid
amps, ove l’autore si vale della libertà poetica per inchiudere nella
favola
Farnace, che nulla ha che fare nella azione, e no
ano bensì varie passate virtù, ma non se ne vede orma nel corso della
favola
che possa rendere compatibile la di lei disgrazia
’ha sommamente stomacato quella che compone tutto il fondamento della
favola
intitolata l’Appio Claudio del Gravina, conciossi
gere quanto male scusisi il poeta con dire ch’egli non ci presenta la
favola
di Sofocle o d’altri, ma la sua, e che non si può
copiosamente e vivamente costumati, cresce altresì l’ornamento che la
favola
riceve dalle predette circostanze, oltre di che l
a, essendo di sua natura unita a’ fatti e però necessaria a qualunque
favola
. Che se Aristotele narra essersi composte da cert
regi particolari, rimangono addietro nelle cose più sustanziali della
favola
e rispettivamente a qualche italiana tragedia del
Romolo, come dall’essere invaghito della inflessibilità che in quella
favola
mostra Tazio. [Giunta.4] Prima dirò che una tal
agedia: perciocché altre cose che ivi si toccano son concernenti alla
favola
particolare dell’Edippo, ed occorrerà favellare a
porvi ciò che ho notato nelle tragedie, comincerò da’ Macabei. Questa
favola
parmi lodevole per passioni vivamente espresse, p
nès sono proprissime per un tragico protagonista ed i pregi di questa
favola
sono per mio parere assai superiori alle sue impe
di corrispondenza amorosa con Don Pietro: ma in vece di giovare alla
favola
con l’artifizio appoggiato all’inversimile, aggiu
de Voltaire, ed ha con ingegno corretto un inescusabile errore della
favola
greca rispetto all’ignoranza inverisimile che ivi
n rendere Edippo innocente, in riguardo alla morte di Laio, leva alla
favola
il giovamento essenziale. Egli si sforza di giust
sata colla colpa dell’uccisione di Laio, la quale sì secondo l’antica
favola
, sì secondo la presente si vuole punita dagli dei
n sia reo d’alcuna delinquenza, il che è falsissimo: perciocché nella
favola
del greco il risentimento che fece Edippo ucciden
Edippo uccidendo Laio non fu senza notabile reità. Nell’ordine della
favola
disapprovo la divisione della riconoscenza, per c
divisione dell’opera, che tratterà in primo luogo della qualità della
favola
— e quindi della scelta dell’intreccio su cui si
to che a causa dell’impossibilità di eseguire la propria vendetta, la
favola
non sarebbe certo risultata meno tragica. Al di l
one nel beneficio che il pubblico può trarre dall’osservazione di una
favola
dietro alla quale aleggia la presenza del Deus ab
e? O come si osserverebbe il precetto Aristotelico d’introdurre nella
favola
Tragica soggetti non iscelerati, se introdurre i
temporum, notava una manifesta ripresa, da parte del Rucellai, della
favola
dell’Ecuba di Euripide («Fuit et praeclari ingeni
a più riprese sottolineato, preferisce di gran lunga la più regolare
favola
semplice, e quindi ritiene in questo senso più ap
che pure, significativamente, non compare nell’elenco in quanto è una
favola
doppia, nella quale si dimostra «come sia favorit
ico che appariva troppo capace per potersi appagare della sola esigua
favola
greca (cfr. Georges Forestier, Essai de génétique
una parte, il fatto che la vicenda di Dircé e Thesée costituisce una
favola
diversa da quella di Edipo, utile a dilatare l’ef
to il malvagio, ma non dà luogo ad alcun tipo di compassione: «In una
favola
in cui Cesare è protagonista non dovevasi quegli
arziale, che i Francesi, benché meno regolari nella costruzione della
favola
, riescono a creare personaggi più abili a muovere
rsi su solide basi storiche che garantiscano la verosimiglianza della
favola
e facciano sì che lo spettatore creda plausibili
gini pastorali della prima polemica arcadica», in La tradizione della
favola
pastorale in Italia: modelli e percorsi, a cura d
oz, 2005. [2.1.7] Aristotele contrapponeva nella Poetica due tipi di
favola
: quella semplice, strutturata sul rivolgimento de
o spesso con la catastrofe. L’esempio proposto per il secondo tipo di
favola
è invece quello dell’Odissea, risoltasi con la st
do i medesimi argomenti, Calepio rivendica la proprietà tragica della
favola
semplice a conclusione infausta, mostrandosi rilu
ano chiaramente i paratesti del Pastor Fido, si fondava proprio sulla
favola
doppia e sull’inserimento del lieto fine (cfr. in
parti, confesso, che nella doppia di Aristotile, non è il riso della
favola
Tragicomica; non concedo però, che così l’una com
quella che consisteva nel destare pietà e terrore; la tipologia della
favola
doppia si adatterebbe meglio alla cultura contror
ace di quella francese. La Merope di Scipione Maffei, pur essendo una
favola
doppia, dal momento che i destini dei protagonist
si saldava al rivolgimento della peripezia proprio all’interno di una
favola
doppia di fine lieto. Il bergamasco precisa che t
el Settecento Calepio non può ovviamente citare la Merope del Maffei,
favola
doppia in cui il malvagio tiranno Polifonte viene
timare una tipologia drammaturgica contemplata da Aristotele, come la
favola
doppia. Infatti, rispetto al primo capo, dove Cal
alla scelleratezza. Questo espediente era tuttavia costitutivo della
favola
doppia, in cui si prevedeva un diverso esito per
una compassione pari o maggiore a quella che imponeva la tradizionale
favola
complessa, eletta a prototipo da Aristotele. A su
i sentimenti più vivi di pietà e terrore. Se quindi, da una parte, la
favola
doppia della Rodogune, con il finale lieto riserv
osce ancora una volta in questa tragedia la riprovata struttura della
favola
doppia e ritiene la soluzione raciniana assai men
ienza diretta del suo Œdipe; anch’egli infatti aveva concepito la sua
favola
, in ossequio all’autorità di Edipo e di Dacier, c
Dottori. Se nel primo caso è ovviamente rispettata la linearità della
favola
, nella quale non sono introdotti episodi secondar
ssertazioni sterili su oggetti che non sono utili allo sviluppo della
favola
, né cooperano ad aumentare la verosimiglianza del
a capace di fondere in maniera convincente gli episodi secondari alla
favola
principale. La tragedia del Recanati, letterato v
ità di ricorrere ai confidenti — necessari alla verisimiglianza della
favola
—, dei quali nobilitava l’origine, sostenendo che
censurati da Calepio è quella delle vicende che si introducono nella
favola
guastando l’unità d’azione. Se il Bergamasco si e
abbellire l’intreccio. Nel Corésus et Callirhoé La Fosse riprende una
favola
narrata da Pausania nel Viaggio in Grecia, resa c
difese (Paolo Beni, «Risposta al Malacreta», ivi, pp. 210-224). Nella
favola
di Pausania Coreso, sacerdote di Bacco, arrabbiat
cco alla storia, ed è un episodio congiunto, s’io non m’inganno, alla
favola
della maniera che c’insegna Aristotile dovere ess
e gli altri effetti di Despina, innestandola in modo col tronco della
favola
principale, che l’una non possa reggersi, ne fini
more di Policare per Merope, «lungi dall’indebolire l’interesse della
favola
, accresce la compassione nello scioglimento» (Pie
ttatore, benché manchevole dal punto di vista della costruzione della
favola
, al contrario quello italiano appare sotto questo
recitati da divinità o prosopopee che ricostruivano l’argomento della
favola
, citando dapprima l’esempio biasimevole dell’Alce
confinarle in un prologo appositamente adibito a questa funzione («La
favola
tragica sarà sempre più convenevole alla maestà d
dere edotti gli spettatori delle vicende precedenti all’esordio della
favola
. Nella Tullia l’omonima protagonista entrava in s
oli probabilmente dannosi alla verosimiglianza e alla linearità della
favola
; egli elenca anche altre tragedie cinquecentesche
spettatore le informazioni necessarie a comprendere lo sviluppo della
favola
. In quella sede il Francese teorizzava la necessi
o a riconoscere la superiorità dei Francesi in materia di avvio della
favola
, dal momento che le loro tragedie solitamente sca
pettatore, per via allusiva, quello che succederà nel prosieguo della
favola
, aumentando il piacere e la sorpresa di chi assis
eno interessanti in quanto più artificiosi e separati dal cuore della
favola
, ossia quelli, di ascendenza terenziana, in cui u
zion di Plauto, che appunto introduce il Prologo a dire il tema della
favola
» (Giuseppe Salìo, Esame critico intorno a varie s
mal grado, del Coro, cioè d’uno stuolo di sfaccendati, inutile per la
favola
, che, secondo la definizione dello stesso Aristot
icolo III. [4.3.1] Dopo aver trattato della maniera di avviare la
favola
, Calepio si sofferma sui mezzi attraverso i quali
he abitualmente non fanno dipendere la peripezia dallo sviluppo della
favola
, ma la preparano in maniera artificiosa, facendol
bilità di introdurre molteplici peripezie all’interno di una medesima
favola
, e individuava nell’Iliade un soggetto che preved
la stessa maniera. Una volta morto Sisifo — e siamo all’esordio della
favola
scenica —, mentre i figli di Atamante fanno ritor
per più atti senza una valida ragione, se non quella di allungare la
favola
fino alla prefissata conclusione del quinto atto.
soltanto nel primo e nell’ultimo atto, mentre la parte centrale della
favola
è spesso occupata da dialoghi ritenuti sterili fr
ano dalla scena per un motivo preciso, intrinseco allo sviluppo della
favola
. Secondo Calepio il Torrismondo risulterebbe part
rensione della pièce, ma scaturisse direttamente dallo sviluppo della
favola
; che nessun altro personaggio udisse il monologo
to di scene, segno della scarsa varietà della materia impiegata nella
favola
e di alcune pecche nella costruzione della comple
drammaturgica sulla base del rapporto fra tempo scenico e tempo della
favola
si rimanda al contributo di Piermario Vescovo, En
pazienza degli spettatori che vogliono conoscere la conclusione della
favola
. Meno giustificabile sarebbe invece Joseph-Franço
distanza che separa Dodona dalla Calidonia, luogo in cui si svolge la
favola
. Arbas infatti, rivolto a Callirhoé, pronuncia la
ntione di Iacopo Corsi, e mia, mise con tanta gratia sotto le note la
favola
di Dafne composta da me solo per far una semplice
odo standosene il coro, sarà egli comodamente ora interlocutore della
favola
e ora spettatore ozioso di quanto passa. Ma quand
i metterlo in qualche modo d’accordo col dramma, interessandolo nella
favola
; ma da questa poca felice cura sofferse, appunto,
motivo, in una piazza ed a rimanervi ozioso per tutto il corso d’una
favola
. Le sofferse, perché cantando, prima, odi ed inni
della tragedia ammetteva di essere intervenuto in diversi punti sulla
favola
greca, levando il personaggio inverosimile della
ristotele nella Poetica (1450a 15-25), ritenuta meno importante della
favola
, in quanto la tragedia era imitazione di azione e
ribadire il fatto che i costumi sono elementi secondari rispetto alla
favola
, sostiene che la tradizione drammaturgica frances
ell’autorità, che vengono a condannare Euripide, il quale, secondo la
favola
portava, rappresentò non solo i mediocri, come If
precedentemente citato, in cui l’autore raccomandava di non mutare la
favola
qualora il soggetto fosse tratto dai miti tradizi
lle, 1640, p. 31); poco più avanti egli arrivava a prescrivere che la
favola
drammatica rassomigliasse così da vicino alla sto
i mezzi, con che altri ne scrissero la storia, l’opera mancando della
favola
, diverrà storia, e non poema, e se quelli vorrà v
considerava lecita ogni trasgressione rispetto alla storia, purché la
favola
ne guadagnasse («On demande encore ordinairement
cra Scrittura, e tragedia cristiana, di argomento agiografico, la cui
favola
poteva essere in qualche misura manipolata in qua
giustificare il fatto che egli avesse aggiunto di sua iniziativa alla
favola
elementi che non appartenevano alla storia («Nous
esse alterato diverse circostanze della storia sacra da cui traeva la
favola
; ad esempio egli «fa morir la Figliuola di Giefte
apprezza il rispetto della storia sacra con cui Racine ha trattato la
favola
dell’Esther, lancia i suoi strali anche contro il
stesso Brumoy riconosceva che talora quel «trop de simplicité» della
favola
greca poteva risultare meno piacevole di un intre
vanni Battista Filippo Ghirardelli, il quale, giudicando indecente la
favola
edipica, e postulando in definitiva una nozione r
lcire» un soggetto così crudo finivano per guastare la bellezza della
favola
antica («car enfin tous les efforts que fait Mons
rtuna internazionale soprattutto nel tardo Settecento, diventando una
favola
adatta a descrivere le tensioni che animano il pe
dio amoroso di Hyppolite e Aricie come inutile allo svolgimento della
favola
, prendendolo ad esempio per argomentare che la tr
moltissimi modi differenti, soprattutto nelle svariate riprese della
favola
di Antigone: introducendo un personaggio innamora
un’imitazione di costumi umani, siano questi fondati sopra Storia, o
favola
nota, od invenzione, tutto può egualmente servire
Calepio aveva già ripreso dal punto di vista della costruzione della
favola
: la Progne di Lodovico Domenichi, l’Idalba di Maf
melle Capovane edite dal Maffei, entra probabilmente nel merito della
favola
piuttosto che dello stile, censurando il fatto ch
nte menzionato nel primo capo come esemplari dal punto di vista della
favola
(I, 3) a eccezione dell’Achille del Montanari e d
accademia cangiate, e le capanne in gabbinetti politici: quasi quella
favola
ordisse per dar fuori quel che sapea», Gian Vince
atura dell’azione che doveva essere aristotelicamente al centro della
favola
tragica («Enfin le Lieu qui sert à ses Representa
utore di un Absalon già criticato nel Paragone sotto il profilo della
favola
(Paragone III, 3, [9]); il traslato in questione
e tragedie francesi risultano meno ortodosse dal punto di vista della
favola
, ma più godibili per lo spettatore, benché, nel c
tazione si svolga in un medesimo luogo e non crede che restringere la
favola
nel giro di ventiquattrore garantisca all’intrecc
lici sottotrame, tese a sostenere e ad alimentare il patetismo di una
favola
che pare in sostanza riproporre, nel contesto del
cit., pp. 586-587). Quindi passa a riflettere sugli svantaggi di una
favola
semplice: benché possa essere più facilmente segu
ome fonte di commozione nel pubblico e di reazione, all’interno della
favola
, dei personaggi, al lungo elenco di tragedie ince
va il verso ancor più sostanziale all’esercizio poetico rispetto alla
favola
(Francesco Patrizi da Cherso, Della Poetica, vol.
indi nasce tutto l’orrore e la compassione, il quale è il nervo della
favola
; et si dee ciò aggrandire con ogni maniera di dir
llo svolgimento dell’azione e in particolare nella ripartizione della
favola
che mette in scena l’episodio tratto dal secondo
che la presenza dell’autore, intento ad accomodare l’andamento della
favola
per potenziare l’effetto patetico si scorga in ma
V, 7-8; V, 1). Calepio registra poi delle pecche nella condotta della
favola
, ancora una volta macchinosa in certi passaggi, e
ice Guion, Paris, H. Champion, 2002, p. 669). Un altro problema della
favola
del de La Motte starebbe, secondo Calepio, nello
to e ben colorito a. Il suo Amor non previsto o Cupido filosofo altra
favola
in versi, ed in un atto, fu parimente favorevolme
un aforismo delle parole del Voltaire54, non dicono che i numi della
favola
, gli eroi invulnerabili, i mostri, le trasformazi
clamazione teatrale e della melopea de’ Greci, fe recitare quella sua
favola
senza farne cantar le parole. La musica esprimeva
dde e basse, prive di ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella
favola
, senz’arte nell’ intreccio, senza decenza nel cos
nte quando mi suerte llegare. Frattanto il vizio radicale della
favola
rende l’autore incerto fralla decenza e la verisi
di commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carboneros de Francia
favola
bene accolta in teatro. Non si dimenticò Cervante
imitazione del Cid fatta da Pietro Cornelio. Egli compose una seconda
favola
de las Mocedades del Cid, la quale impropriamente
vi si tratta delle di lui gesta giovanili, sì perchè le azioni di tal
favola
si aggirano sulle fraterne contese de’ figliuoli
re del re Don Pietro nobile e di grande innamorato, in questa seconda
favola
apparisce fiero, atroce, violento, anche indecent
n carcere e tormentati, e nell’atto V giustiziati? In somma ha questa
favola
tali e tanti difetti, che mi parve di un altro au
evoli alla tragica gravità, la strage di dieci persone che rendono la
favola
atroce, dura, violenta, le inesattezze circa le u
ll’Eufrosina credendole tragedie. 34. Dee però avvertirsi che questa
favola
di Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vic
adre. Parmi che il Pepoli per bizzarria si prefisse di congegnare una
favola
che da niun’ altra vinta fosse in istravaganze e
mplimenti voti di sincerità. I versi dilombati e la languidezza della
favola
le rendono meno accette. Giulio Cesare Beccelli c
l 1739 si pubblicò in Venezia, e si reimpresse in Napoli nel 1740 una
favola
curiosa che mescola a molti tratti di farsa la pi
dia, presentando in Carlo Sundler un ritratto di quel padre che nella
favola
francese l’Umanità si trasporta ad assalire un uo
si osserva con rincrescimento una deflorazione violenta. Lo Schiavo è
favola
totalmente tragica e scritta in versi ; ma vi si
binetto della Verità ; 2 di apparenze ed allegorie non è men ricca la
favola
detta il Dervis o Savio di Babilonia, in cui vegg
vagità del ministro che vien punito ; 5 il Tempo fa giustizia a tutti
favola
di due antichi abbandoni e di riconoscimenti, in
caratteri le seguenti : 1 i Pregiudizii de’paesi piccioli, nella qual
favola
si rileva la ridicolezza de’paesi provinciali pie
forza un apparente rigore alla bella prima, la guarisce ; solo in tal
favola
si mira come ozioso il personaggio del conte Ippo
aschera e lo sposa ; 9 la Cambiale di matrimonio, ossia la Semplicità
favola
poco vivace e piacevole rappresenta l’avarizia di
di alcune particolari istruzioni agli attori per l’esecuzione di ogni
favola
. Ogni tomo contiene due commedie ed una farsa. T
della virtuosa Teresa e la perversità di Don Bastiano, danno a questa
favola
un’ aria men piacevole che seriosa. L’autore stes
8 in Roma. Ma la seconda recitata in Roma pur nel medesimo anno è una
favola
lugubre che l’istesso autore esitava, se dovesse
entovato nella Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una
favola
intera di tre atti. Io non ho vedutò che uno sche
’orme del gran Ginevrino il conte Alessandro Pepoli e scrisse Pandora
favola
lirica divisa in cinque scene, in cui intervengon
tro musicale abbisogna di maggiore attività varietà e rapidezza nella
favola
, per servire al disegno di allettare i sensi senz
e par che avvampi L’isola tutta allo strisciur de’ lampi ! L’altra
favola
si aggira sulla vendetta presa contro di Apollo d
schiva a’suoi prieghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la
favola
rendendola di lieto fine con mostrar Dafne restit
fralle popolazioni Spaignuole ed Arabe. In Granata per ipotesi della
favola
domina Odorico prepotente colla sua fazione spagn
stessa prometteva nè per dipintura di caratteri, nè per artificio di
favola
, nè per grazia di stile. Lo Scavamento recitato n
1778, venne il dì prefisso alla decisione accademica, e non si premiò
favola
veruna ; l’autore stampò la sua Faustina nel 1779
ste al concorso ? Il Sovrano è sommamente desideroso di veder qualche
favola
coronata, e questa vostra era appunto al caso. Er
di ma separatamente. Come, signori, non avete avuta nelle mani gueste
favola
manoscritta ? Sei giudici distinti per rango e pe
al differenza nell’ unità del luogo, nell’ esito tristo o lieto della
favola
, nel numero de gli atti e nel verso. Dissi ê ripe
n Trento nel 1472 col titolo di Catinia da Catinio protagonista della
favola
, la quale, secondo che pensa Apostolo Zeno145, é
o mano148; e a’ 21 di gennaio dell’anno seguente vi si rappresentò la
favola
pastorale di Cefalo, divisa in cinque atti, e scr
o di D. Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era una serenata, o
favola
allegorica, nella quale intervengono la giustizia
sule, i due Macchi, Pitone Gorgonio, ed altre moltea. Di quest’ultima
favola
parlando Scaligero intorno a Varrone, dice: Pomp
Nimirum hac die Uno plus vixi mihi quam vivendum fuit. Nella stessa
favola
poi sparse altri tratti di satira che andavano a
catezza che non soccorsi dall’elocuzione tutta sapevano esprimere una
favola
scenica, come si può senza nota di leggerezza ass
le, i due Macchi, Pitone Gorgonio, ed altre molte130. Di quest’ultima
favola
parlando Scaligero intorno a Varrone, dice: Pompo
irum hoc die Uno plus vixi mihi quam vivendum fuit. Nella stessa
favola
poi sparse altri tratti di satira che andavano a
catezza che non soccorsi dalla locuzione tutta sapevano esprimere una
favola
scenica, come si può senza nota di leggerezza ass
di Titiro, innamorato d’Ardelia, si capisce subito l’intreccio della
favola
. A queste persone principali s’aggiungono un Fame
el 1739 si pubblicò in Venezia e si reimpresse in Napoli nel 1740 una
favola
curiosa, che mescola a molti tratti di farsa la p
1778; venne il dì prefisso alla decisione accademica, e non si premiò
favola
veruna; l’autore stampò la sua Faustina nel 1779.
questa commedia? Il Sovrano è sommamente desideroso di veder qualche
favola
premiata; questa appunto era al caso. Erano i ris
concordi ma separatamente. Come, Signori, non avete voi veduta questa
favola
manoscritta? Sei giudici tutti distinti per rango
iacevolezza, grazia e naturalezza, verità ed arte con un’ azione, una
favola
, e un vero ritratto de’ costumi del tempo: Un
aterna. Vi si osserva di più, che Seneca, per dar lieto fine alla sua
favola
, ne scioglie ragionevolmente il nodo per macchina
o sette delle quindici Tragedie Spagnuole. Tutto ciò non dà a questa
favola
la giusta denominazione di Tragedia? La mente adu
rinvenire un fatto Eroico proprio della Tragedia, che il tesserne la
favola
e il ben verseggiarla: il Signor Lampillas ardisc
Greca non sono già molte, come Voi dite, senza forse ricordarvi della
favola
di Euripide, ma due, cioè la morte di Polissena,
e parole ed il canto; ma non si va più oltre. Poesia rappresentativa,
favola
di giusta grandezza, sviluppo di grandi o mediocr
gro, come lo dipinge Virgilio, Eneide ; Leandro magro…. come narra la
favola
, Abelardo magro come descrive Rousseau, Romeo mag
e. Sofocle ha somministrata la materia di questa; ma la traccia della
favola
va peggiorando a misura che si scosta dall’ origi
i, per apportar con garbo quel felice scioglimento che diede alla sua
favola
; là dove Seneca accenna varie circostanze senzach
rsi che egli in simil luogo ammazzò ancora un uomo. Tiresia che nella
favola
greca viene alla presenza del re chiamato per ben
profitto quelle patetiche situazioni che nello svilupparsi la stessa
favola
naturalmente appresterebbe. Le disperate riflessi
Ciò abbiamo voluto con ingenuità rilevare, sebbene il piano di questa
favola
non sembrami disposto con quel giudizio che si ri
dell’azione è cangiata. Nel greco è più manifesta la duplicità della
favola
, e nel latino i due oggetti, cioè l’ ammazzamento
dde e basse, prive di ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella
favola
, senza arte nell’intreccio, senza decenza nel cos
nitente, quando mi suerte llegare. Frattanto il vizio radicale della
favola
rende l’autore incerto fralla decenza e e la veri
di commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carboneros de Francia
favola
assai bene accolta in teatro. Non si dimenticò Ce
mitazione del Cid fatta da Pietro Corneille. Egli compose una seconda
favola
De las Mocedades del Cid, la quale impropriamente
del re don Pietro nobile e grandemente innamorato, in questa seconda
favola
apparisce fiero, violento, atroce, basso ancora e
n carcere e tormentati, e nell’atto V giustiziati? In somma ha questa
favola
tali e tanti difetti, che mi parve di un altro au
evoli alla tragica gravità, la strage di dieci persone che rendono la
favola
atroce, dura, violenta, le inesattezze circa le u
ll’Eufrosina credendole tragedie. a. Dee però avvertirsi, che questa
favola
di Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vic
zio. Si notava, come dicono i commedianti, a soggetto, il piano della
favola
e la distribuzione e sostanza dell’azione di ogni
abile vaghezza dell’aureo stile, salveranno sempre dall’obblìo questa
favola
: la languidezza e l’ episodio poco tragico dell’a
dar conveniente idea del suo gusto e giudizio additeremo in ciascuna
favola
la maniera da lui tenuta nel tradurre i Greci. Ne
pomposa evocazione de’ morti. Seguì l’ originale nell’economia della
favola
; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo
episodio della discordia de’ figliuoli di Edipo, per cui si rende la
favola
doppia e si commette un anacronismo totalmente in
iose e slogate, ed i racconti di cose che meglio avrebbero animata la
favola
poste alla vista ed in azione, e ’l non essersi l
vono di base al cambio di Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la
favola
di qualche scena di poca importanza della nutrice
per lo stile. Riconosce parimente il Conte Calepio nel Nino di questa
favola
un carattere sommamente idoneo al fine della trag
ongiunte mirabilmente le premesse, i mezzi e le conseguenze della sua
favola
ingegnosa. E’ notabile nella scena quarta dell’at
tichi ne ha inventata e disposta con tanta regolarità ed artificio la
favola
e con tale eccellenza vigore ed eloquenza scolpit
ene, ed al coro continuo che spesso nuoce a’ secreti importanti della
favola
, è un difetto comune alla maggior parte delle tra
oso, e nell’Aurora en Copacavana di Calderòn, da cui è nata un’ altra
favola
mostruosa (ancora più di quella del Colombo scrit
mpiace de’ Pupi de’ Ciarlatani. Quando poi si vuol dare al Popolo per
favola
ben condotta e artificiosa la più spropositata fa
Don Chisciotte, e con ispezialità riprese l’introdurre nella medesima
favola
un personaggio prima giovane, e poi vecchio, e il
icia Linda in fasce alla prima non interviene poi nel rimanente della
favola
in età di quindici anni? Nè anche si troverà (sog
r grandezza di disegno, per fale, e per baldanza si allontana da ogni
favola
comica moderna. I frammenti che ci restano de’ pr
le ricchezze, Mercurio, e la povertà. La spoglia allegorica di questa
favola
vela un tesoro di filosofiche verità, e mette in
scrivere che a pensare. Menandro mai non si applicava a verseggiar la
favola
avanti di averne formato tutto il piano e ordinat
tar da poeta comico. Oltre alla tragedia e alla commedia, e a qualche
favola
pastorale, quale sembra il Ciclope di Euripide, e
. Nondimeno questo desiderato vero effetto della tragedia, che in tal
favola
in verun conto si produce, vien compensato dal no
vandosi fralle dodici che l’autore sino a quell’anno avea composte la
favola
del Tetrarca; la qual cosa sarebbe stata omission
ecitava il Bajazette del Racine tragedia di gran lunga superiore alla
favola
del giovine Cornelio; ma pure l’Arianna riscosse
li apologisti spagnuoli loro confratelli doveano contare ancor questa
favola
del Quinault tra quelle che i Francesi trassero d
to nel conflitto degli affetti, semplice quando la disposizione della
favola
richieda apparecchio e non elevatezza, fa risalta
ire, di trovarsi Uberto così malconcio da’ tormenti, e del moto della
favola
che corre al fine; ora una scena diffusa calcata
econda tragedia del Pepoli quasi del tutto rifusa nell’economia della
favola
e nello stile, è Carlo e Isabella rappresentata i
eguente per saggio dello stile e del patetico che serpeggia in questa
favola
: Orm. Padre amato, ti lascio . . . ed or che il
vale della loro lagrimevole strage di strato e fondamento per la sua
favola
ricca di quadri tragici e di patetiche situazioni
ll’azione? quale accrescimento al tragico? Si vorrebbe oltre a ciò la
favola
meglio organizzata, più tendente al fine, meno ca
namento, e senza motivarsi l’entrare e l’uscire de’ personaggi, nè la
favola
spoglia d’interesse, di compassione e di terror t
va. Comparisce un certo Germondo, personaggio affatto estrinseco alla
favola
, ma che sebbene si enuncii come eroe, Normanno, e
ò perchè il pubblico possa decidere se gli amori introdotti nella sua
favola
abbiano le condizioni che gli costituiscano domin
naturale del fatto istorico per tali amori, ne viene offuscato, e la
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diventa un’ azione comunale di un principe che si
sentenza ad ogni spinta, e muore senza tirare a se l’interesse della
favola
. Maria poco attiva ancora diventa scherno delle i
edia, e presenta in Carlo Sundler un ritratto di quel padre che nella
favola
francese dell’Umanità si trasporta ad assalire un
l gabinetto della Verità; nè di apparenze ed allegorie è men ricca la
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detta il Dervis, o Savio di Babilonia, ove si pre
mpedito un incestuoso congiungimento: 2 l’Uomo migliorato da’ rimorsi
favola
corrispondente al disegno dell’autore, interessan
forza un apparente rigore alla bella prima, la guarisce; solo in tal
favola
si mira come ozioso il personaggio del conte Ippo
che avvampi L’isola tutta allo strisciar de’ lampi! . . . L’altra
favola
boschereccia si aggira sulla vendetta presa da Cu
evera a’ suoi prieghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la
favola
rendendola di lieto fine con mostrar Dafne restit
i fralle popolazioni spagnuole ed arabe. In Granata per ipotesi della
favola
domina Odorico prepotente colla sua fazione spagn
viene Osmida secondo confidente, il quale è sì necessario in tutta la
favola
, che dopo di questa scena sparisce, e solo interv
Ma no: udii dire che assistendo talvolta alla rappresentazione di una
favola
alcune persone molto colpevoli, sono state così v
veleno ma finto; oibò! che mal esempio? “Re. Che titolo porta questa
favola
? “Aml. La Trappola. E’ un titolo metaforico. Il
favore del Principe di Norvegia. Ognuno vede la popolarità di questa
favola
originata dalla varietà degli accidenti, ed alcun
duzione Italiana, intitolandola Catinia da Catinio protagonista della
favola
, e pubblicolla in Trento nel 1472.a Venne poi l’
ed eseguiscono la morte, e con una canzonetta ditirambica termina la
favola
. Vuolsi in essa notare ancora che molte cose dove
ventuno poi del medesimo mese del seguente anno vi si rappresentò la
favola
di Cefalo divisa in cinque atti e scritta in otta
duzione Italiana, intitolandola Catinia da Catinio protagonista della
favola
, e pubblicolla in Trento nel 147258. Venne poi l’
ed eseguiscono la morte, e con una canzonetta ditirambica termina la
favola
(Nota IX). Egli vi si vuol notare ancora che molt
ventuno poi del medesimo mese del seguente anno vi si rappresentò la
favola
di Cefalo divisa in cinque atti e scritta in otta
alcuni fatti de’ bassi tempi intorno a Carlo-Magno tesse l’autore una
favola
che chiama comica su Ildegarde di lui moglie calu
nel qual anno fu ad essa dedicata da Bernardino Lombardi la Fillide,
favola
pastorale dell’ acceso accademico Rinovato. » Cos
ari. Vi manca un calore nelle passioni, un’attività progressiva nella
favola
, un’interciso in tutto, onde si mantenga svegliat
vi si maneggiano gli affetti. Il piano é semplice, e l’economia della
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é sul gusto de’ greci; ma é scritta in prosa, giu
esce dalla nazione portoghese, dagli affetti e dalla semplicità della
favola
spagnuola. Ma il Demofoonte si scosta moltissimo
uola. Ma il Demofoonte si scosta moltissimo dall’originale, perché la
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avviluppata alla maniera dell’Edipo, i costumi di
o tal differenza nell’unità di luogo, nell’esito tristo o lieto della
favola
, nel carattere del protagonista, nel numero degli
comporre una qualche poesia drammatica, lo che egli fece colla Dafne,
favola
boscherecchia che si rappresentò in casa del Cors
indusse il Binuccini a sceglier per suggetto della sua invenzione una
favola
boscherecchia, onde ne trasse talvolta lo stile l
fino all’eccesso negli altri, come dall’esito lieto che diè alla sua
favola
non per altro motivo se non perché «ciò gli parvi
to v’ha di più bello nel mondo fisico, quante vaghezze somministra la
favola
tutto fu per ornarle leggiadramente inventato60.
Ma no. Udii dire che assistendo talvolta alla rappresentazione di una
favola
alcune persone malvage furono così vivamente feri
n veleno ma finto; oibo! che mal esempio? Re. Che titolo porta questa
favola
? Aml. La Trappola. È un titolo metaforico. Il Duc
favore del principe di Norvergia. Ognuno vede la popolarità di questa
favola
originata dalla moltiplicità e varietà degli avve
Shakespear sacrifica tutto alla natura, e alla verità. Esigeva la sua
favola
de’ Romani e de’ re, ed egli altro non vide che g
llo detto οιωνον. Giova riferire l’altro passo citato da Ateneo nella
favola
Mandragorizomena, ossia lo Stupido per l’uso dell
rapportato da Sozione Alessandrino, che pure trovasi in Ateneo della
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Ασωτιδασκαλος, ossia Magister luxuriae, che può e
et de Armenia, é un carattere maneggiato con piacevolezza, sebbene la
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offende l’unità cominciando in Ortaz, e terminand
o antico e di un amor nascente nel cuor di Diana! Che interesse nella
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progressivamente aumentato a misura che si avanza
…….. « Si trasformava come un novo Proteo a i diversi accidenti della
favola
, e se nella comedia facea vedere quanto ornamento
apesse certo le lagrime di lei esser finte….. « Si vestiva, finita la
favola
, in abito lugubre e nero, rappresentando la istes
un aforismo delle parole del Voltaire c, non dicono che i numi della
favola
, gl’eroi invulnerabili, i mostri, le trasformazio
lamazione teatrale, e della melopea de’ Greci, fe recitare quella sua
favola
senza che se ne cantassero le parole. La musica e
le. Nel teatro du Marais fece molto strepito senza valerne la pena la
favola
intitolata i Ciarlatani letterarii per le pretese
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