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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 447-448
Normali del Regno, e da Corinna Casazza. L' '86 gli morì il padre, ed egli , interrotti dell’ '88 gli studi liceali dopo il s
ltima scrittura, non aveva mostrato a qual grado sarebbe salito. Oggi egli è uno de' più forti artisti giovani, mercè una gr
i studi, accoppiate all’intelligenza svegliata. Di questa e di quelli egli va dando non dubbie prove, specie con la interpre
zio. Aitante della persona, piacente del volto, elettissimo de' modi, egli potrà salir ancora molto alto, quando abbia saput
a velata. Al pari del suo collega Ciro Galvani, benchè in altro modo, egli unisce a questa del comico l’arte del disegnatore
preferito è la caricatura, e in moltissime, specialmente del Novelli, egli ha mostrato tutta la pieghevolezza del suo ingegn
2 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 52-54
entrar nelle maggiori grazie del pubblico col Ferréol di Sardou, che egli recitava magnificamente, e diventandone poi il Be
ubblico, da speciali interpretazioni di Amleto e di Otello. E infatti egli si mostrò sotto le spoglie de' varj grandi person
a ; e la fama del trionfo corse ovunque nel vecchio e nuovo mondo, ed egli s’ebbe onori inaspettati in Russia, in America, i
ivali. Se non potè salire alla sommità, deve incolpare sè stesso. Può egli asserire di avere assiduamente e profondamente st
nte studiata l’arte sua ? Non lo credo. Quali tesori di doni naturali egli possiede ! Quale intuizione estesa, feconda, ma a
i, dell’arte, e ne avrebbe ottenuto uno splendido effetto. Nuli ameno egli occupa uno dei primi posti nell’areopago dell’art
indole dolcissima dell’artista e dell’uomo. Al momento in cui scrivo, egli si trova in Società con l’attore Della Guardia al
3 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 18-21
tteggiamenti. Esordì bambino nella Compagnia di suo padre, e così, egli stesso, mi descrive i suoi primi passi : « quella
Cesare Dondini. « Ciò che fece Bellotti per me in quella occasione –  egli mi diceva – non posso descrivertelo : un padre no
la cinquantesima replica : rade volte, al momento di andare in scena, egli non rilegge all’ uscio d’ entrata o non ripete a
sua parte per addentrarsi nel personaggio. E che deliziose macchiette egli produsse, rimaste incancellate nella storia del n
misurata, aristocratica comicità ! E con che arte, con che sentimento egli seppe a'suoi ideali piegare i varj generi che si
trecciano con prodigiosa rapidità ! Che nota elegante, che sciccherìa egli ha saputo mettere nel più grottesco delle moderné
buona fede. Nemico per principio, o per consuetudine, del soggettare, egli ripete il suo testo con una fedeltà scrupolosa. N
rso all’applauso o alla risata prodotti da una inconsulta scurrilità, egli sopprime le soverchie arditezze, a scapito non so
nei confini del teatro. Dotato di un singolare spirito di imitazione egli disegna, dipinge, pupazzetta con correttezza e sp
4 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 283-285
proibito di mandargli il più piccolo soccorso di danaro, di guisa che egli fu costretto a sciogliersi, aspettando il danaro
ta fu confermato con una paga che gli desse da vivere ; e indi a poco egli fu primo attor giovine. Passò in due o tre anni n
giovine, ai Fiorentini di Napoli dove stette sino al '73, anno in cui egli si creò primo attore, direttore, Capocomico e…. m
rimo attore, direttore, Capocomico e…. marito di Silvia Fantechi, ch' egli aveva conosciuta seconda donna nella Compagnia di
rettore e fratello per quattro anni : dal’ 77 all’ 81. Prima di tutto egli seppe accoppiare una grande intelligenza a una gr
nte nelle scene più confuse i movimenti de'singoli attori !… Mostrava egli le scene, recitava da donna, da vecchio, da giovi
Ma il concetto della parte era sempre qual si doveva, e si mostrasse egli come Esopo, o Padre Prodigo, o Bernard, o Cavalie
alattia da lei ignorata, e che fu per lui la più atroce agonìa…. Oggi egli è stato chiamato, dicono, ad aiutar nella direzio
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 17
issero che, ritornando in patria, avrebbe riavuto il suo impiego ; ed egli rispose ringraziandoli, non convenendogli di rinu
era drammatica. Qualche anno dopo, la Compagnia ligure si sciolse, ed egli accettò una scrittura colla Compagnia Negrini, st
Milano, nella Compagnia Goldoni, di cui era capo F. A. Bon. « Quando egli può — dice un giornale del tempo — e vuolsi cacci
che aveva più volte contrastata la palma al Pertica e al Vestri. Però egli era molto vecchio e malaticcio. ……………………….. Mio p
flemmatico, diverti l’uditorio e fu anche applaudito ; ma, lo ripeto, egli era malaticcio ; e, benchè si vedesse in lui l’av
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 11-12
on si [illisible chars]scene attore [illisible chars]. Eppare credesi egli il [illisible chars]del nostro [illisible chars]
i giorno qualche infelice và alla gran prova, e sappia leggere, o no, egli lo lusinga, vantandosi, per la sua abilità d’inse
rispettare nemmeno il Moliere dell’ Italia, il famoso Goldoni, a cui egli è debitore di tutto quello che al mondo possede.
gi, che recano decoro e vantaggio alla sua Compagnia, crede di bastar egli solo al sostentamento della medesima, lascia anda
uno, è villano ed insolente con tutti. Per queste sue pessime qualità egli ha privato il Teatro Italiano del suo migliore or
orio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo egli con buon discernimento alternar le commedie, coi
gedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari, egli potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il
7 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 105-106
Martinelli Drusiano. Fratello del precedente, Arlecchino anch' egli , era nel 1572 capocomico in Inghilterra, secondo
est’anno qui in Spagna. Abbiam veduto nell’ articolo precedente, com’ egli nel '600 fosse, se non il direttore della Compagn
tratore…. Nessun documento ci parla del valor suo artistico ; e forse egli era più bravo armeggione che buono attore, se, pi
i designato fratello di Arlecchino, o marito di Madama Angelica, com’ egli medesimo si sottoscrive in una lettera al Duca di
, à visso sempre de mio con il vivere ch' io mandavo a sua moglie, et egli atendeva a godere e star alegramente sapendo bene
o intendere per la massaia che si trovi da vivere, che non voglio ch' egli viva de mio, mena rovina et parla di ricorso al A
enerlo, esso à consentito a qualunque cosa che io ho, come infame che egli è. Da lungo tempo durava la tresca fra il Catra
8 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Di Venezia, 21 marzo 1620.Venezia, 16 di giugno 1618. » pp. 513-520
cenno di lui ? Di lui, ch'egli ebbe in tal considerazione da dettare egli stesso la prefazione alle favole rappresentative,
losa Isabella, La pazzia di Isabella, di cui era una parte principale egli medesimo ? Comunque sia, se le lacune nello stato
oi Scenarj cinque ve n’ha intitolati dal suo nome di teatro, e in cui egli è protagonista : La fortuna di Flavio, Flavio tra
il suo nobile nascimento) e in quello fece tanto e tale profitto ch' egli meritò d’esser posto nel numero de' buoni comici,
concertare il soggetto, ufficio esclusivo del Direttore di Compagnia, egli dice : Il Corago, Guida-Maestro, o più pratico d
gando i lazzi e assegnandoli a'varj punti della Commedia. Certo, com’ egli avverte nel Proemio al rappresentare all’ improvv
a, ma comici isolati no ; chè sarebbe un distruggere la Compagnia ch' egli con tanta pazienza e con tanto amore tiene insiem
loro cari servi.ri, ho cercato col tener questa compagnia insieme che egli possa sostentarsi cavandone utile che veramente m
o, nè penserò più a' commedianti, et lo Scala è tanto galanthuomo che egli medesimo instantemente mi ha pregato ch' io operi
ri in questo affare in guisa che V. A. resti servita di conoscere ch' egli serve volontieris.° a gran Principi suoi pari sen
dusse subito a dirgli che non occorreva ne per acqua ne per terra che egli venissi in costà, se non haveva altro negozio in
protezione, essendosi mitissimamente ristabilita, nella quale ancor' egli si ritrova et che quanto a altri comici che S. A.
che S. A. fa trattenere costì, soggiunsegli che non vedevo quello che egli vi havesse che fare, et dissigli di più, che mi m
havesse che fare, et dissigli di più, che mi maravigliavo che essendo egli informatissimo della rissolutissima volontà et st
pensasse a venir costà con le mani piene di vento, et soggiungendomi egli che si moveva per ubbidire, io gli supplicai, che
endomi egli che si moveva per ubbidire, io gli supplicai, che già che egli sapeva non poter servire a cosa alcuna nel concer
he mi pareva prima di dovere io scrivere a V. S. quanto passava acciò egli non facesse un viaggio a sproposito ; et così lo
tti dell’A. S. et la sua molta prudenza, non ho creduto veramente ch' egli habbia a voler premere tanto in questo negozio, c
eramente ch' egli habbia a voler premere tanto in questo negozio, ch' egli habbia a voler mandare spersi questi poveri huomi
no. Se adunque lo Scala non viene, V. S. scusi me, et non lui, perchè egli , come buona persona, veniva a toccare una nasata,
9 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 142-145
a con la professione paterna, istituì filodrammatiche società, di cui egli era esperto direttore, recitandovi con successo p
e la stampa d’allora lo chiamava la delizia universale. Naturalmente egli ebbe comuni coi grandi stenterelli le scurrilità,
e parole a dar l’idea esatta dell’arte del Moncalvo e del fascino ch' egli esercitava sul pubblico. Quanto al Meneghino, egl
e del fascino ch' egli esercitava sul pubblico. Quanto al Meneghino, egli s’adontava ogni qualvolta gli si desse il nome di
ettesse in mazzo con Arlecchino, Brighella e Pantalone. « Meneghino –  egli diceva – è carattere e non maschera, » e Ambrogio
nti parole, aggiunge : « ed io credo fosse proprio nel vero, perocchè egli fosse la sintesi fedele del carattere milanese o
do per condizione di contratto una recita a suo beneficio, alla quale egli avesse preso parte. Per tal modo egli vide la luc
ita a suo beneficio, alla quale egli avesse preso parte. Per tal modo egli vide la luce della ribalta a poco men che ottant’
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 940
ere. La cagione dell’andar Michelagnolo in Francia si fu, che essendo egli stato ascoltato da alcuni Signori Francesi in cas
i XIV, allora giovane, e lo fece chiamare con onorato stipendio. Andò egli con due suoi Compagni, ma non incontrò molto appl
he nascea dagli atteggiamenti ridicoli di Michelagnolo ; e per altro, egli non era grazioso, se non allora quando faceva sce
i rappresentare all’Improviso, nè capivano la di lui intenzione, onde egli penava a muovere le risate. Contuttociò gli fu da
da volta, che Cesare vide la Francia, dove alla perfine mori, e tanto egli , quanto il suo figliuolo dipinsero qualche cosa p
11 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 216-217
nza di realtà, che non era possibile il desiderar di più. Nè si fermò egli a un tipo unico : il suo repertorio fu de'più vas
no naturali e semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo, egli si formò una travagliosa vecchiaja, confortata a
ti compagni, o che sentivan pietà della miseria sua. Se molto bene egli fece altrui (il beneficio è più presto scordato)
bene egli fece altrui (il beneficio è più presto scordato) molto male egli fece a sè ; e questo il mondo dell’arte non gli h
suo predecessore della Commedia italiana a Parigi, Antonio Camerani, egli mangiò tutto quanto guadagnò, e più volte anche,
iù volte anche, non pago, mangiò a credenza. Con la propria coscienza egli potè transigere attenuando le decadi, e tal volta
12 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 122
ganini, ci dà il seguente ritratto dell’ uomo e della maschera : Era egli d’ una statura alquanto piccola, pingue oltre il
a nel mezzo, quasi simile a quella del Giangurgolo calabrese. Parlava egli un grossolano linguaggio di Bologna, meschiandovi
oscane di tempo in tempo, che davano grazia a' suoi ragionamenti. Era egli lepido nel suo discorso, accorto, e pronto nelle
sua particolare fatica e di sua invenzione, il Bartoli assicura aver egli toccato il sommo dell’ arte, in una scena special
13 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 980-981
divieto del Parlamento, non ostante le Lettere Patenti del Re di cui egli era munito. Forse, tornandosene in Italia lo stes
e, si fermò a recitare a Lione. Tornò a Parigi nel ’72, e prese parte egli e i suoi ai festeggiamenti pel matrimonio del Re
da un fiorentino, huomo di molto spirito e pratico della Spagna, ch’ egli circa l’anno 1610 stando in Siviglia, seppe da ce
di comici italiani, e cominciò a recitare all’ uso nostro ; e se bene egli , come anche ogni altro suo compagno, non era bene
o dall’ udirlo e grandemente se gli affettionava. Quanto al tipo ch’ egli rappresentava, esso non fu, credo, che una delle
o in dispetto e a derisione degli Spagnuoli, di cui, come Pulcinella, egli esagerava il naso prominente e la mascella avanza
14 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 401-403
rtogli il padre nel’700, e rimaritatasi la madre coll’avvocato Duret, egli ebbe da entrambi tali maltrattamenti, che, sebben
gli annunziò il suo arrivo, e infatti alle quattro del giorno stesso egli fu in Basilea, e rivolse le sue prime cure all’ab
uccesso non essendo stato qual era da sperare, dopo non molte recite, egli fu ancora in Provincia, a Bordeaux, a Bruxelles,
il 13 maggio. « Alto e ben fatto, – dice il Dizionario dei teatri, –  egli aveva la voce un po' sorda, e sembrava patir gran
gran pena, allorchè aveva da dire un brano un po' lungo. Fuori di ciò egli era attore egregio in ogni genere di parti, eccel
Filippo Nicolini nella Compagnia di Nicola Petrioli, fuggito il quale egli ne prese le redini per alcun tempo. Ma pare che q
pare che questa nel 1776 si sciogliesse avanti la fine dell’anno, ed egli si scritturasse assieme alla famiglia con Alessan
15 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 718-721
erlo e udirlo, senza lasciarsi andare alla più matta risata. Perchè…. egli è piccolo, molto piccolo, inverosimilmente piccol
o dal Reccardini, che formava le delizie del popolo triestino, mentr' egli , Zago, era con Gelich, Tollo e Papadopoli al Teat
ice Marianna Moro-Lin, la Compagnia si sciolse, e ne formò subito una egli stesso in società con Borisi diretta da Giacinto
, nella sera di congedo, dopo gran numero di chiamate alla Compagnia, egli dovette andar solo a ricever le acclamazioni dell
ti comiche [V. la prima fotografia del quadro]), addolorato soltanto, egli , artista nell’ anima, di non aver più potuto, e n
nuove del repertorio di Gallina. « L'avvenire del teatro veneziano –  egli disse una sera dell’ottobre '98 al Rossini di Ven
o dal bisogno nel pubblico lavoratore di una distrazione spensierata, egli debba mostrarsi nelle innocue e pur vilipese aber
ro brontolon, I Rusteghi, Oci del cor, e quel Fator galantomo, in cui egli , incredibile dictu, muore in iscena, e commuove i
arlo Goldoni fatta dallo stesso vero ; e al teatro di Goldoni infatti egli volge oggi ogni pensiero, ogni studio, ogni aspir
16 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
di Coviello. Fr. Bartoli lo dice un eccellente comico, e aggiunge ch' egli aveva una presenza veramente marziale, e che i su
poranei (V. D'Origny, De Boulmiers, etc.), concordano in questo : ch' egli corruppe con cento pistole l’ incaricato di Luigi
ue, nè dispiacque. Amante delle grandezze e dedito alle dissipazioni, egli mise carrozza, ed ebbe ognor tavola imbandita. Ma
17 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 280-281
la Compagnia di Astolfi, morto questi di colera a Pistoia, ne assunse egli la condotta e la direzione, fortunatissimo sempre
e alquanto istruito (il suggeritore non esisteva per lui), riempieva egli solo tutta la scena. Dire delle commedie ov' egli
per lui), riempieva egli solo tutta la scena. Dire delle commedie ov' egli maggiormente eccelse non è possibile, poichè in t
mmedie ov' egli maggiormente eccelse non è possibile, poichè in tutte egli fu eccellente. Talvolta anche uscì dal suo ruolo,
i nessuno toccò nel Colombi la perfezione di lui, e quanto al Goldoni egli scriveva a Francesco Righetti il 18 agosto' 54 da
18 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 657-659
rso di filosofia. Il padre lo aveva destinato all’avvocatura, sebbene egli inclinasse più alla medicina : ma ossequente all’
conversare piacevolissimo, di coltura non comune, di mente svegliata, egli andò perdendo a gradi ogni conoscenza : e in volg
era preso da una cattiva sonnolenza e appariva come ebete. Un giorno egli stesso confessò che si sentiva quasi un vuoto nel
sito della testa smisurata di Vestri, lo stesso Mazzocca racconta che egli « si divertiva talvolta a entrare in un negozio d
icolari si hanno del valor suo artistico, ma per comune consentimento egli fu ritenuto come quello de'figli che più si accos
19 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
i una infinità di monologhi drammatici, comici, grotteschi, coi quali egli può far valere tutte le sue qualità di trasformis
castrate in tal altra, soppressioni o creazioni di personaggi…. tutto egli si permette…. Ma coglie giusto sempre ; e il lavo
giacere per ottener certe maraviglie di bulino ? Fino a qual grado ha egli esercitata la pazienza nelle discipline degli stu
uni de' suoi grandi predecessori, fra cui primo il Coltellini famoso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissim
ti guadagni dell’artista mercante ! E nell’acquisto di un’alabarda egli mette lo stesso entusiasmo che in una recita dell
del giudizio de'suoi connazionali ; ma il grande, unico premio, a cui egli ambisse, di veder le platee tra noi riboccanti di
l’agiatezza gli erano sconosciute. In quella compagnia disciplinata, egli , se bene spirito indipendente, sapeva essere disc
priolava, rideva, piangeva, e si faceva batter le mani. Un aneddoto : egli si seccava mortalmente a recitar nelle farse. Da
responsabilità della parola gli lasciava una piena libertà di azione, egli soleva allora dedicare al suo personaggio insigni
ale artista, dicesse quattro parole, o recitasse i primi attori. E se egli avesse continuato in quella via, il pubblico avre
n Shylock, di Francesco I in Amleto, di Mario Amari in Otello. Invece egli passò caratterista con Bellotti-Bon, soggetto a B
mpi di pertinacia ch'egli ci ha dato più volte, si può concludere che egli dal modesto principio saprà pervenire a una magni
20 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 732-736
i Rodrigo Lombardi (V.), e col quale andò il '53 in Portogallo. Forse egli , buono, sarebbe rimasto col cognato sino alla mor
lla Compagnia, ecc. » Il Gozzi, pregato dal Sacco d’interporsi perchè egli non se n’andasse, lo pregò a sua volta, prometten
di rimanere, ridendo però sulla scrittura disegnata, perocchè (diss’ egli ) lei vedrà che con mio cognato le scritture non v
Francesi e Spagnoli, non che Italiani [bello quel non che], ha saputo egli trovare una fonte di gustosi concetti, di massime
i Saturno, nella Vedova Indiana, ed in altre commedie dell’arte, dove egli abbia un assoluto maneggio vedesi pure il Zannoni
i giudizi su di un attore van dati in considerazione dei tempi in cui egli fiorì ; chè se s’avesse a giudicar lo Zannoni col
la data di rappresentazione del Codice Faustini ne è erronea ; avendo egli rilevato dal Diario Riminaldi che la Compagnia di
ppe Alcaini che prelude ai Motti della prima edizione (Venezia, 1787) egli dice : « Nella mia vecchiezza, fatta più grave da
21 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 584-585
a pausa eterna, tanto da destar qualche mormorio nel pubblico. Allora egli si volgeva alla platea coll’occhio vitreo, col vi
la scena interrotta. Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto, egli , una volta, proferito il primo essere…. si fermò…
tempo uno del pubblico ad alta voce gli disse : Mo avanti dunque ! Ed egli placidamente : Mo aspetta !… Dopo le quali parole
’arte lo coglieva, quando la sua mente era intera nel personaggio che egli rappresentava, quando si mostrava al pubblico sic
22 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 678
sabotiers e Les Vendanges, suscitandovi entusiasmo. Non si sa quando egli esordisse veramente a la Comedia italiana, in cui
ui assunse come suo padre e suo nonno il nome di Thomassin. Si sa ch' egli recitò il caratterista a vicenda col Larouette, e
li aveva rapita la moglie appena diciannovenne (gennajo 1776), mentre egli era a recitare a Versailles. Visentini Luigia, E
23 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 36-38
fianco di Salvatore Petito e di Serafina Zampa. Poco dopo, di attore egli si era, come il Cammarano e lo Schiano, mutato in
Traeva le sue commedie dalla cronaca giornaliera, attorno alla quale egli ricamava favole intricatissime, chiassone, quasi
sue commedie valevan poco o punto…. A lui non importava de’ posteri : egli voleva campare onoratamente la sua numerosa famig
ico dalla musoneria ; e vi riuscì compiutamente. Come attore, invece, egli avrebbe diritto ad uno studio accurato che ne riv
quattro ! » Ma notevole è la schietta semplicità del monologo con cui egli apre la Moschetta, e in cui si lamenta con sè ste
24 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 432-435
o che dovea poi, non molti anni dopo, farlo al sommo famoso. Pare che egli recitasse, ancor giovinetto, nella Compagnia del
Cicalmento (pag. 46) non si recò allora a Parigi per la prima volta : egli vi andò sul finire del’45, quando da quella Crist
uto. Non mi fu dato rintracciare il titolo della commedia colla quale egli esordì : si sa solo che il primo Zanni della comp
affinata, ma un po’manierata di Trivelino ; morto il quale, nel 1671, egli ne prese il posto, conservando la maschera di arl
iù che potè. Ma sciagura volle che, abbandonata la scena sudatissimo, egli prese tal raffreddore che, mutatosi di punto in b
rovenza, e cavaliere dell’ordine militare di S. Luigi. Molte commedie egli scrisse pe’l teatro francese, e solo, e in societ
Arlequin qui nous a fait tant rire Dût sitôt nous faire pleurer ? Se egli avesse molta istruzione non è affermato : almeno
25 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Milano, 1°Aprile 1803. » pp. 318-327
i zingari. Pensò bene di mutar nome, e per conservare le iniziali ch’ egli aveva sulla biancheria, si fece chiamare Pellegri
ruto di Alfieri, e fu applaudito. Venuto il Cardinal Ruffo in Napoli, egli fu in que’ moti politici arrestato, e dovè esular
tini al mese sua vita natural durante a Coriolano figlio naturale ch’ egli ebbe dalla signora Margherita della Rose, dimoran
vano capo e madre e fratelli e figli di fratelli, alla cui educazione egli attendeva severamente. A queste lettere vanno agg
tistica ; ed altri ancora forse avrebbe passati, se futili motivi ch’ egli oggi riconosce e rimpiange non lo avesser separat
terista e promiscuo, ultimo grado della sua vita artistica, sul quale egli si trova tuttavia a fianco di Claudio Leigheb e d
o il tempo della maggior gloria di Bellotti-Bon, che fu quello in cui egli aveva un’unica, e quale ! compagnia, non è cui no
a, il pubblico non d’altri poteva occuparsi. A codesto ascendente ch’ egli aveva sullo spettatore, a codesta specie di fasci
ente ch’ egli aveva sullo spettatore, a codesta specie di fascino ch’ egli esercitava su di lui, molto certo contribuiva la
i. Alle suppliche della moglie atterrita, alle sue lagrime incessanti egli dovè cedere finalmente : e, passando di pericolo
’affari per l’arte comica in Bologna, ove morì nel ’42, a 83 anni. Fu egli amoroso egregio, egregio primo attore, ed egregio
26 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
nvisibili, un leone, un sorcio ed il chiaro della luna che favellano: egli non seppe nè astenersi dal miracoloso ed incredib
rimproverare a Shakespear le bassezze miste ai gran tratti. Studiando egli la natura mancò di giudizio nell’ imitarne ciò ch
r che altro fa colui, che, volendo intenerire e commuovere, impedisce egli stesso la riuscita del suo disegno, distraendo lo
mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egli gran poeta descrittivo, con altra palpabile contr
’Irlandese del non essere istruito della letteratura Italiana, quando egli ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta c
a natura e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed egli non vide che gli uomini. Egli avea bisogno di un
o di Roma, ove fe ne sarebbe, come altrove, trovato più d’uno. Voleva egli mettere sulla scena un usurpatore e un omicida, e
o, Sig. Martino), diviene freddo e snervato; imperciocchè allora solo egli è grande quando si contiene nella natura . . . .
non poche a lui da questo e da quello suggerite in Italia le quali ha egli registrate senza esame e senza ben ricucirle col
sione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare. Per umiltà avrà egli voluto occultarci i progressi da lui fatti nelle
he ne scrisse M. De Voltaire il più degno di giudicarne: “Shakespear ( egli disse) non ha presso gl’ Inglesi altro titolo che
brillavano in una oscurissima notte. Tale è il privilegio del genio; egli corre senza guida, senz’arte, senza regola per in
Longino gli ha mai dato esempj di simili paragoni impossibili? E pure egli stesso riprende coloro che comparano Racine e Sha
ssati i ventidue anni; altrimenti con quali altri ascoltatori avrebbe egli potuto impunemente spacciare quanto venuto fosseg
27 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 420-431
tri talvolta di quello assai peggiori. Voltasi la madre alla polizia, egli dovette un po' colle buone, un po' colle minaccie
i : poi pensò di fare da sè ; e scioltasi la Compagnia Monti e Preda, egli subentrò al Santa Radegonda con un contratto che
. L'operosità, oserei dir mostruosa, di Rossi Mario arrivò a questo : egli ebbe in un’epoca a Genova quattro teatri : Le Pes
sperò inutilmente scovare colui che l’aveva rovinato. Da dodici anni egli vive a Zante, mantenuto da'suoi figli, alimentato
è stesso…. E non sappiamo quale dei due più : forse sè stesso ! Certo egli credette che l’arte dovesse molto a lui, non ch'e
ovesse molto a lui, non ch'egli dovesse molto all’arte…. Di tal guisa egli si mostrò nella vita un po' sempre personaggio di
o ; ma se taluno avesse osato esser pietra d’inciampo al suo cammino, egli , solennemente e paternamente mite coi devoti, sar
andola millanteria. Talvolta il fumo dell’incenso l’acciecò, e allora egli pensò di essere un po'di tutto : maestro di music
n legname, e da Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato, ma egli , che già da bimbo aveva mostrato un amor grande a
due alle quattro crazie al giorno. Per fortuna la quaresima veniente, egli entrò in Compagnia Calloud, Fusarini e Marchi ed
bbero anche l’intiero disgusto del Pubblico…. Dopo le quali ragioni, egli si crede in diritto o meglio in dovere, di passar
regalo di lire mille per una sol volta. Ammalatosi il Pieri nel '53, egli dovette sostituirlo per tre mesi, recitando trage
o io era troppo giovine per poter giudicare dell’ opera sua, e quando egli era troppo vecchio, perchè potessi farmi un’idea
è avvenuto in ogni epoca d’arte, avrebbe potuto razzolar male. Invece egli la profondità dell’analisi a tavolino, teorica, s
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716
senza aspirazioni, pur di far bene, a toccar cime elevate, alle quali egli si trovò direi quasi senza saperlo, per una conse
a conseguenza logica del suo gran merito. E la duttilità dell’ingegno egli ha mostrato fino a qui, e mostrerà pur sempre, pa
e lo alletti più di un’altra ; e, purchè l’opera sia elevata e umana, egli abbia provato e provi egual godimento intellettua
Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. Dominici. A un dato momento egli sentì che il suo dire caldo, sincero, impulsivo a
ali ? O si dovrebbe attribuir forse al fatto che, quanto maggiormente egli si dà con l’andar degli anni e il crescer della r
della rinomanza alla disanima profonda di un personaggio, tanto meno egli pensa al modo di esprimerla col cesello della par
idea. Di quel famoso monologo, per un esempio, di Lorenzaccio, in cui egli medita e determina e assapora con voluttà bestial
personaggi della Storia, anche quando la forma del lavoro è elevata, egli trova modo di arrotondare colla sua naturalezza,
, tanto più che, come accade il più spesso per ogni attor subalterno, egli , vivendo al fianco del grande artista, ne ritrass
dell’intelligenza grandissima e del genio dell’Emanuel, spesse volte egli avrà dovuto dissentire da lui, metodico per eccel
affascinante del Cappelli, per altro di altri ? Come avrebbe potuto, egli , così ricco d’intuito artistico, riproduttor dell
ricorda ancora, fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando egli , al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spo
he davanti i suoi guadagni che gli concedon oggi più che l’agiatezza, egli ha serbato intatta una famigliarità di modi parti
mura di Bologna, presso la sua cara villetta, o in riva al gran mare, egli è a nozze ; e un bel sorriso sano gli risiede sul
29 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 547-549
n farmacia, e continuò gli studj per uscirne dottore, quando nel '42 ( egli aveva già mostrato chiare attitudini alla scena,
pale nei Due Sergenti. E l’audacia del giovine ebbe tal riuscita, ch' egli risolse di abbandonar la medicina per darsi inter
, della quale era prima attrice Laura Bon. Il ' 56 diventò capocomico egli stesso, e continuò a esserlo fino alla fine della
l coraggio civile e la bella fiamma d’affetto ed intelligenza con cui egli alzava la sua voce a far più bello il grido della
o scorso febbrajo metteva all’ ordine del giorno. In quella sera egli declamò I due sogni di Matilde del Berchet e del
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 130-141
co II, mostrarono – dice il Teatro mod. app. (vol. III, XXI) – quanto egli fosse capace di sostenere i più sublimi caratteri
anni replicar più sere il Saul e l’Aristodemo ; quel Saul, nel quale egli fu sommo, e pel quale vuol la leggenda di palcosc
mento ; dacchè pare irrefragabilmente provato da chi lo avvicinò, che egli fosse d’indole buona e avesse un amore sviscerato
cellente e galantuomo rarissimo. Nei sette anni di esilio di Gustavo, egli , con sacrifici di ogni maniera, privandosi quasi
eran parti principali la celebre Grassini, la Pasta e Debegnis basso, egli fu dopo reciproche provocazioni generate dal divi
ortuna ; ma quando la rivoluzione di Milano preluse a quella del '48, egli , chiamato a soccorrer la patria del suo braccio e
on scema vigore e non toglie efficacia. » Dell’ Insegnamento popolare egli riferisce il sunto che ne fece il Lami al Preside
ella parte del dialogo riguardante il Canosa, a proposito della quale egli sarebbe incline a credere che lo spiedo immaginat
era della Commissione editrice degli scritti di G. Mazzini, col quale egli eresse a sè l’oraziano monumento più durevole del
di scudi, date anche alla commedia i mezzi di decorare la scena. » Ma egli , il giornalista, comincia dall’ abonarsi con due
far tre recite per settimana in Milano colla detta sua compagnia, se egli avesse trovato i duecento sovventori che chiedeva
– Bocca – Ugolino (Canti XXXII, XXXIII, XXXIV). Nè minore entusiasmo egli suscitava in assurdità incredibili come quella fa
on ottenner dalla cattedra tutti insieme gli eruditi espositori, com’ egli dalla scena al popolo infiammato. Dice il Leon
i, com’ egli dalla scena al popolo infiammato. Dice il Leoni ch' «  egli tutto possedeva tranne la perfetta voce. Studente
31 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 680-681
Ristabilitosi alquanto, ritornò a Napoli, e ricominciò a recitare, ma egli non era più il celebre Visetti : più che l’ammira
mberti e l’ Aliprandi, i quali lasciarono scritto ne' lor ricordi che egli era fortissimo attore in ogni genere di lavori, m
a affascinava il pubblico, e si faceva strepitosamente applaudire, ma egli studiava poco, non sapeva le parti, e però mancav
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 774-779
’63 Cavaliere di SS. Maurizio e Lazzaro. Quanto a’ meriti artistici egli n’ebbe moltissimi. Nonostante una figura tozza, u
plauso de’ pubblici i più varj, e nelle parti di ogni specie ; poichè egli mirabilmente passava dalla rappresentazione de’ p
co e Segretario. Colla interpretazione particolareggiata, sminuzzata, egli incideva i pensieri più riposti di una parte. La
ogni patto che il Domeniconi sostenesse la parte di Paolo. Recitando egli a Pistoia l’estate del ’33 in società con Ferdina
un lungo carteggio col noto scrittore e commediografo Antonio Benci, egli si presenta il vero capocomico sereno, senza livo
l’imbarazzo ! E interessantissima è la lettera del 29 aprile 1830 che egli scrive da Roma, ragguagliando il Benci e dell’Iti
omaro ed il più incomodo di tutti i revisori. Quasi a tutte le parole egli dà una maliziosa interpretazione. Non si permette
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 674-675
antalone, ma un secondo nome di famiglia. Infatti, nell’atto di morte egli è chiamato Antonio Mattiucy Collalto. Il Goldoni
zione per l’ingegno e l’arte del Collalto, alla grandezza della quale egli aveva, come ho già detto, contribuito in Venezia
’suoi insegnamenti. Intorno all’Avventuriere onorato (Ediz. Pasquali) egli dice : Io anzi aveva prima un tal Personaggio sc
portamento, cranvi molti che non poteano persuadersi che fosse sempre egli solo, che quei tre personaggi rappresentasse. Pas
zione del comico : la commedia dei tre gemelli ne è la prova. In essa egli era alla sua volta galante, amoroso, appassionato
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 703-705
Cocomero con la comica compagnia da Giovanni Roffi diretta. Sostiene egli le parti di padre, e di altri caratteri seriosi e
vendibili al negozio Cambiagi nella Stamperia Gran Ducale. In esse ha egli procurato d’essere spiritoso, ma non osceno ; pun
lità di Recitante e alla sua Musa naturalmente piacevole. Meriterebbe egli un più lungo elogio, ma questo gli vien fatto da’
atto da’ suoi proprj talenti, che sanno farsi distinguere dovunque ha egli sin ora avuta occasione di presentarsi. Viveva e
uere dovunque ha egli sin ora avuta occasione di presentarsi. Viveva egli dunque ancora nel 1782. Dei libretti pubblicati d
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 682-683
dolevan di lui, perchè scordandosi il carattere dell’amoroso, faceva egli l’arlecchino. Mi sovviene, che rappresentandosi i
Mi sovviene, che rappresentandosi il mio Bellisario (in cui sosteneva egli un tal personaggio), nella scena tenera e dolente
tina per dieci giorni. La febbre non gli venne più così gagliarda, ma egli si trovava in tale stato di affiacchimento, da no
di S. A. S. il Sig.r Duca di Modena Francesco I ; ma è un errore, chè egli stesso si firma : Antonio Vitalba detto Ottavio C
Pietra, per le quali ogni spettatore bisognava che confessasse esser egli un comico perfetto, a cui nulla mancava per dirlo
36 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
e cattivo verseggiatore. Seguitando il sistema de’ passati drammatici egli scrisse commedie sregolate ma dilettevoli per la
ganze fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede egli nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pe
a Doña Geronima e sforzato ne’ motteggi, e cadde in certi difetti ch’ egli in altri avea ripresi. Ne scrisse poi un’ altra c
’angustia d’Isabella astretta dal vecchio a parlare all’amante mentre egli da parte ascolta ed osserva, che benchè non nuova
. Mariano indica ch’egli venga a casa prima dell’ora del pranso; e se egli non ha desinato in sua casa, non faceva uopo dirs
mpre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva: che egli non dovrebbe continuare nè a moralizzare nè a cor
to della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D. Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I: che in una favola che
issime commedie o scempie traduzioni del medesimo La Cruz. Per natura egli ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a r
Ninguno era Cristiano. In far simili ritratti dell’infima plebaglia egli ha mostrato destrezza. Segno a’ suoi strali mimic
invenzioni allegoriche che per lo più non si lasciano comprendere27, egli si è limitato a tradurre alcune farse francesi, e
l’arte di formar quadri compiuti di giusta grandezza simili al vero, egli ha rannicchiate, poste in iscorcio disgraziato e
arle a conoscere nelle nostre contrade. 25. Voi non sapete vivere, egli dice a Fausto, siete schiavo del vostro impiego.
di ottobre del 1789: oqq;Il nominato Don Ramòn (il quale, secondo che egli stesso ridicolamente millanta, ha di V.S. trionfa
ipe, di cui a’ miei dì non penso di veder cosa peggiore”. Ayer la vi ( egli aggiugne), y ni yo ni quantos asistieron à ella p
l 1777 al 1783, mentre io pur dimorai in Madrid. Dopo la mia partenza egli ha gridato, ha fatto gridar Sampere, ha malmenato
elli all’usanza de’ presidianti e de’ Manoli ch’egli ritratta. Ma può egli distruggere ciò che è storia pura? può fare ch’eg
37 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 88-136
invisibili, un leone, un sorcio, il chiaro, della luna che favellano: egli non seppe nè astenersi dal miracoloso ed incredib
agici, e che giustifica il giudizio datone da’ suoi compatriotti, che egli abbondi di difetti innumerabili e di bellezze in
’ soldati che videro l’ombra del re trapassato. Dice Amlet che sempre egli l’ha presente. Orazio che egli l’ha veduto effett
l re trapassato. Dice Amlet che sempre egli l’ha presente. Orazio che egli l’ha veduto effettivamente la scorsa notte, e ne
agione de’ trascorsi del nipote, e così conchiude: Altra idea chiude egli nell’animo che fomenta la sua tristezza; la quale
i si fida, gl’ingiunge che mentre segue la rappresentazione di quanto egli ha aggiunto alla tragedia scelta, tenga l’occhio
o attento sopra del re e l’esamini con tutta la cura, e dice che farà egli lo stesso, e si communicheranno poi le osservazio
l re e la regina esprimano i loro affetti. Il re mostra timore che se egli venisse a morire, ella ne prenderebbe un altro. I
cciso onde provenne la follia di Ofelia. Il re l’assicura di non aver egli avuta colpa veruna nella morte di Polonio. Lo pre
li è sovvenuto per disfarsi di Amlet: Sul supposto che verisimilmente egli ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per fa
Il principe racconta che mentre dormivano Guildestern e Rosencrantz, egli entrò leggermente, e s’impossessò delle loro cart
imarca e dell’Inghilterra. Ne mostra l’ordine ad Orazio. Aggiugne che egli scrisse in nome del re di Danimarca al re d’Inghi
i subito con Laerte. Amlet risponde che se quell’ora è comoda pel re, egli è pronto. Amlet confessa ad Orazio di sentir qual
e l’affanna. Orazio vorrebbe dissuaderlo dall’impresa. Amlet dice che egli si ride di simili presagi; pur nella morte (agg
l’assalto. Amlet dà la prima stoccata a Laerte. Il re bee e vuole che egli beva ancora; Amlet vuol prima fare il secondo ass
Amlet, dell’uomo di lettere il più degno di giudicarne. «Shakespear ( egli disse) non ha presso gl’Inglesi altro titolo che
. Or che altro fa colui che volendo intenerire e commuovere impedisce egli stesso la riuscita del suo disegno distraendo lo
Longino gli ha mai dati esempi di simili paragoni impossibili? E pure egli stesso riprende coloro che comparano Racine e Sha
letteratura vada tirando di taglio e di punta contro i fantasimi che egli stesso infanta, e giudichi de’ popoli colla più d
mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egli gran poeta descrittivo , con altra palpabile con
a levatura del non essere istruito della letteratura Italiana, quando egli ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta c
natura, e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed egli altro non vide che gli uomini. Avea egli bisogno
vola de’ Romani e de’ re, ed egli altro non vide che gli uomini. Avea egli bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di
tento, signor Martino) diviene freddo e snervato; imperciocchè allora egli è grande quando si contiene nella natura… Esprime
n poche a lui da questo e da quello Italiano sugeritegli, le quali ha egli registrate senza esame, e senza ben ricucirle col
sione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare. Per umiltà avrà egli voluto occultarci i progressi da lui fatti nelle
ltrepassati i ventidue anni, altrimenti con altri ascoltatori avrebbe egli potuto impunemente spacciare quanto venivagli all
38 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 336
o di lui un primo attore, ma, secondo le considerazioni antiche, oggi egli è sempre primo attor giovine ; come, secondo le m
ttor giovine ; come, secondo le moderne, si dee dire che primo attore egli è da un pezzo, almeno da quando, ammalatosi il Sa
attore egli è da un pezzo, almeno da quando, ammalatosi il Salvadori, egli lo sostituì nell’Armando con la Marini. Il Reinac
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 711-720
ta dopo la chiusura del teatro in segno di lutto pel perduto artista, egli in una scena preparata all’uopo ricevè da Colombi
a su la faccia piacevole, se bene alquanto bruna, del Costantini ; ma egli serbò il ruolo di Arlecchino sino al successo di
ttori assai completa così per le commedie come per le opere italiane, egli si recò nel ’98 a Parigi, e sì bene compiè la sua
raio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno di Momo. In tal prologo, egli cantò rivolto al pubblico i seguenti versi, accom
na con Arlecchino applauditissima. Fu questa l’ultima commedia in cui egli ebbe parte : e l’enorme successo annunciato dal M
Duca, il quale volle saperne la ragione : e, dettagliela Mezzettino, egli rimproverò severamente i tre inservienti, e mandò
hi del pubblico fatti non mai accaduti. Ma se il libro è detestabile, egli dice, ne va compatito l’autore, il quale ha dovut
riproduco dalla superba incisione originale del Jacob), dopo la quale egli dovette andarsene in Germania, si dovesse alle al
40 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. » pp. 20-25
o dico: Voi avete poche Tragedie (regolate o sregolate che siano); ed egli replica: Voi ne avete poche ben regolate. Non son
mento preso dallo scarso numero di eccellenti Epici Italiani, i quali egli riduce a due. Il numero de’ nostri buoni Epici tr
che confessa di avere scritte Commedie? a che Vasco Dias di cui tutto egli ignora? a che il Malara? a che Guillèn de Castro?
li ignora? a che il Malara? a che Guillèn de Castro? O se questi vuol egli decorare col titolo di Tragici, perchè non accont
sse, che l’impressione non si fece sotto gli occhi dell’Autore. Potea egli però, come altri gentilmente ha praticato, essere
sersi confusi i segni di alcune giunte, che io trasmetteva in Napoli, egli non ignorasse il tempo in cui surse, e quello in
41 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Del libretto »
ni, i macchinisti, i pittori, coloro che hanno la cura del vestiario; egli comprende in mente il tutto insieme del dramma, e
ramma, e quelle parti che non sono eseguite da lui le ha però dettate egli medesimo. [1.2] Immaginarono da principio i poet
chiedono, metter sogliono il poeta a troppo ristretti termini, perché egli possa in un determinato tempo tessere e sviluppar
minato tempo tessere e sviluppare una favola come si conviene, perché egli abbia campo di far giocare i caratteri e le passi
nostre opere sogliono anche dentro al gabinetto accompagnare i re. Ed egli è troppo difficile trovare balli e simili altri i
re il soggetto della sua favola con discrezione grandissima. E perché egli possa conseguire il fin suo, che è di muovere il
sorte di decorazione; e per esser semplice e nota, né di tanto lavoro egli avrà mestieri, né di così lunghe preparazioni per
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1033
poi Pantalone. Fu qualche tempo con Onofrio Paganini, poi capocomico egli stesso. Si trovava il 1760 al teatro della Sala i
oniere di Giustizia, Le stravaganze del caso, intermezzo musicale che egli eseguiva in compagnia. Sosteneva il Gnochis, oltr
43 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO IV. LIBRO V » pp. 67-93
ra del trapassato re. Dice Amlet che sempre l’ha presente; Orazio che egli l’ha veduto effettivamente la scorsa notte, e ne
amore che cagiona i di lui trascorsi e con chiude così: “Qualche idea egli tiene nell’animo che fomenta la sua tristezza, la
nti a’ commedianti per ben rappresentare; indi uscendo Orazio, di cui egli si fida, gl’ingiunge, che mentre si rappresenta l
l’ingiunge, che mentre si rappresenta la scena da lui aggiunta, tenga egli l’occhio attento su di suo zio; l’esamini con ogn
gli l’occhio attento su di suo zio; l’esamini con ogni cura; dice che egli farà lo stesso; uniranno poi le loro osservazioni
re e la regina esprimano i loro affetti. Il re mostra timore, che se egli venisse a morire, ella ne prenderebbe un altro. I
s’innamora dell’uccisore”. A ciò il re si alza; tutto resta sospeso; egli parte. Ahi! Orazio, dice Amlet; quanto disse lo s
lo spirito è troppo certo! Polonio lo chiama per parte della regina; egli manda tutti via, e parte. Sala del palazzo. Il re
copritemi colle ali vostre! Che vuoi, ombra veneranda? “Reg. Oh Dio! egli è fuor di se! “Aml. Vieni forse a riprendere la n
anche la follia di Ofelia. Il re gli parla, assicurandolo di non aver egli avuta colpa veruna nella morte di Polonio. Lo pre
li è sovvenuto per disfarsi di Amlet. Sul supposto che verisimilmente egli ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per fa
Il principe racconta che mentre dormivano Rosencrantz e Guildenstern egli entrò leggermente, e s’impossessò delle loro cart
imarca e dell’Inghilterra. Ne mostra l’ordine ad Orazio. Aggiugne che egli scrisse in nome del re di Danimarca a quel d’Ingh
ar subito con Laerte. Amlet risponde che se quell’ora è comoda al re, egli è pronto. Amlet confessa ad Orazio di sentir qual
l’affanna. Orazio vorrebbe dissuaderlo dall’impresa. Amlet dice, che egli si ride di tali presagj; pur nella “morte (aggiug
’assalto. Amlet dà la prima stoccata a Laerte; il re bee, e vuole che egli beva ancora: Amlet vuol prima fare il secondo ass
merito dell’autor dell’Amlet il più degno di giudicarne. “Shakespear ( egli disse) non ha presso gl’Inglesi altro titolo che
brillavano in una oscurissima notte. Tale è il privilegio del genio; egli corre senza guida, senz’arte, senza regola, per i
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Nelvi Andrea. Bolognese. Attore reputatissimo, recitasse egli a viso scoperto, o con la maschera del Dottore o
ignora Luna, alla quale accorreva il pubblico in folla, e nella quale egli rappresentava una parte di ebreo a meraviglia. Av
45 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Introduzione »
ad ammaliare il cuore e fare un dolce inganno alla mente. Se non che egli avviene dell’opera come degli ordigni della mecca
ro nelle scene, e come si pecca persino nella costruzione de’ teatri, egli sarà assai facile a comprendere qualmente una sce
and’anche sensatamente scritto e composto fosse un dramma, come verrà egli eseguito dipoi, se non è per niente ascoltata la
o dipoi, se non è per niente ascoltata la voce dei capi? E come potrà egli essere sensatamente composto e scritto, se quegli
sono pur essi che dettan leggi e comandano? Qual cosa in somma si può egli aspettare che riesca di buono da una banda di per
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 310-312
 ; e nell’elenco a stampa della Compagnia pel 1820 (un anno prima che egli avesse l’incarico di formar la famosa Compagnia R
r le parti di padre, e Giovanni per quelle di generico. Comunque sia, egli sali in rinomanza esclusivamente come conduttore
e quella del 21 marzo 1853 ; ma è un errore evidente, poichè nel 1844 egli non era più nella Compagnia Reale Sarda, alla dir
e le massime e gli esempi non giovano all’artista drammatico se prima egli non abbia pensato a istruirsi la mente, a educars
e mezzo secolo fa. Interessantissima è sopra ogni altra l’analisi ch’ egli fa delle varie parti, o ruoli (amoroso, primo uom
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 554-557
ti sino a Parigi, e fu colà chiamato, perchè la parte dell’Innamorato egli recitasse nella Truppa Italiana. » Bartolommeo Ca
e controverse, dappoichè dice il Campardon (Les comédiens du Roi) ch’ egli esordì avec fort peu de succès, mentre il D’Orign
succès, mentre il D’Origny (Annales du Théâtre italien), afferma ch’ egli fece l’amoroso avec une noblesse, une aisance et
Ciavarelli, che recitava alla Commedia Italiana le parti di Scapino, egli lo sostituì, riuscendo, dice il Campardon, aussi
/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img008.jpg] Quanto alla gastronomia, egli lasciò rinomanza di avere avuto il maggior numero
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 297-298
socio di Ermete Zacconi, ma il suo nome più che all’arte del recitare egli legò all’opere sue drammatiche, nelle quali è sem
sulla scena per dire : – è un insigne artista. – Ma, qualunque parte egli facesse, nonostante l’arte finissima, non poteva
una e alla dignità della comica cosa pigliano particolare interesse ; egli , con la fede e l’entusiasmo degli ottimi. Infatti
igliori de' nostri artisti tedeschi (Iffland e Wiedmann eccettuati) : egli è anche il beniamino del pubblico, al quale sfugg
pubblico, al quale sfugge un mormorio di contentezza, ogni qualvolta egli appar su la scena. E a pagina 96 : Il vecchio
49 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
darai motivo ad Euripide di far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è fermo nel suo pensiero, si congeda, cavalca uno
opponga. Ma Trigeo dove ha trovati alla mano questi compagni? Non era egli sulla rocca di Giove? Non si sa veramente come ve
oprie famiglie. Trigeo invita il Coro a salutar la Dea. Dopo il canto egli vuol sapere da Mercurio, onde avvenne che la Pace
cia? Mercurio ne dà la prima colpa a Fidia; indi a Pericle, il quale ( egli aggiunge) accese il fuoco fralle città gittando
egli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale ( egli dice) è ottimo compositore di commedie e pieno d
) è ottimo compositore di commedie e pieno di gloria . Rammenta come egli sia stato il primo ad acchetare gli uomini che co
i che contendevano, si calunniavano e combattevano per frascherie. Ha egli banditi, soggiugne, dal teatro gli Ercoli divorat
, indi meravigliato della di lui attillatura e mollezza; Donde sei ( egli domanda) o tu che non sembri uomo del tutto? qual
oglie di Menelao. Una donna lo rimprovera per questa nuova follia; ma egli senza darle retta pronunzia alcuni versi tragici
e alle donne, che se vogliono venir seco a patti e liberar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male d
Jofone? Bac. Questo è l’unico che sia passabile, ma non so dire dove egli sia. Erc. Non sarebbe meglio portar qui Sofocle a
ad Euripide? Bac. Io non vò altri che Euripide, perchè un furbo come egli è saprà contribuire dalla sua banda a far sì che
a far sì che io possa agevolmente condurlo meco. Erc. Ed Agatone dove egli è ito? Bac. Mi ha lasciato questo poetino tanto d
antia risponde di no, e stima che le abbia dette per ispaventarlo; ma egli è bravo, non conosce timore. Curiosa in questo lu
i leone. Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed egli dice a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Ea
opravvenga. San. E perchè dunque Eschilo è cosi adirato? Eac. Perchè egli aveva la sede onorifica della tragedia come ottim
San. Ma Sofocle perchè non ha occupato il posto tragico? Eac. Quando egli discese giù, porse la mano ad Eschilo, lo bacio,
nfermare ad Eschilo la cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perde, fa conto di combattere contro di Euripide.
note agli spettatori. A quest’ultima cosa Bacco aggingne che in fatti egli aveva un’intera notte vegliato, per sapere che ma
sede tragica a Sofocle, affinchè gliela conservi, in caso che dovesse egli ritornare all’inferno, non istimando altri degno
zioni di quell’erudito contro Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le di lui favole colla squadra del
iuolo. Mentre tutti dormono, e il figliuolo sogna cavalli e carrette, egli vigila rivedendo i suoi conti. Va rimembrando lo
vedendo i suoi conti. Va rimembrando lo sproposito fatto nell’essersi egli uomo di campagna voluto congiungere in nodo marit
moda il figliuolo; il bisogno stringe; e Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta di Socrate, e
domanda in prima che cosa faccia in quel cesto. Socrate risponde che egli va colla mente spaziando per l’aere e meditando s
lle persone del Coro le proprie lodi, come si è veduto nella Pace, ma egli stesso si caccia avanti a favellar di se. È quest
a scoperta, pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e
favole, e spera che l’uditorio l’accolga benignamente, tanto più che egli è in possesso della sua cortesia, da che non aven
nse una vecchia ubbriaca che faceva un ballo lascivo, e questa ancora egli tolse da Frinico. Ermippo poi l’introdusse di nuo
iore del semisestario. Socr. Tu dici delle bestialità. Strep. O non è egli tetrametro il semisestario? Socr. Va alle forche,
parar di eanto. Strep. O o, che giovano i canti alla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo di per
menare alla scuola qualche figliuolo già grande se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice di aver
Strepsiade, in vece di rispondere congruamente, gli domanda, se pensi egli che Giove faccia piovere ognora acqua fresca, o s
ed in ciò fece gran senno essendo il suo disegno utile e lodevole. Ma egli per malignità voleva far passare Socrate per tale
e le Nuvole furono avidissimamente ascoltate. E tali e tanti applausi egli ne riportò, che fu a pieni voti dichiarato vincit
icità di Madama Dacier che l’aveva letta quaranta volte a, si sarebbe egli mai immaginato che contenesse tante bellezze e ta
si? Essi domandavano chi fosse quel Socrate? Io sono Socrate (par che egli dicesse loro serenamente): vi pare che io sia que
nando novità negli altrui paesi per raccorre cariche e tesori. Mostra egli a’ volatili come essi sieno stati i primi regnato
e suol dirsi a bacchetta! Osò il comico poeta assalirlo nel tempo che egli era più rispettato e temuto. Osò accusarlo a disp
re in iscena a rappresentarlo. Aristofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tinge
, accusa e calunnia i compagni, e ne carpisce danajo, se vogliono che egli loro non rechi nocumento. Questa anticipazione de
di lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e pe
è stato amichevolmente insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà d
gico, e Lisicle che succedette a Pericle da mercatante di montoni che egli era, e sì buono che il poeta lo nomina per terzo
isie. Sopraggiungono gli. Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento egli ottiene di essere ascoltato. Per prepararsi alla
e, trovandosi Lamaco piagato in una gamba e colla testa rotta. Giugne egli stesso lamentandosi e considerando per cordoglio
rra la risposta dell’oracolo; prega indi il cieco a volergli dire chi egli sia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato da
sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male ( egli dice) mi viene da Giove invidioso del bene altrui
oposi di andar soltanto in traccia di uomini savii giusti e probi; ed egli mi tolse la vista, affinchè non potessi distingue
ista, affinchè non potessi distinguere i cattivi da i buoni, a’ quali egli porta grande invidia. Cremilo gli domanda, se ric
to risponde di sì, e vuol partire. Cremilo nol permette; gli dice che egli è uomo dabbene; e gli fa sperare di adoperarsi pe
che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto. Pure egli non sa risolversi ad entrare nella casa di Cremil
a’ giorni suoi. Se entro in casa di qualche pazzo dissipatore, tosto egli scialacqua colle femmine e col giuoco quanto io p
piace di vederlo tutto ad un tratto divenuto ricco; ed ha timore che egli abbia rubato a qualche nume la ricchezza. Cremilo
, e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’elogio
re Aristofane? Facciamolo giudicare dal critico Freron a. Aristofane ( egli dice) le cui commedie empivano con tanto applauso
uemila anni dopo la morte di tal valoroso scrittore viene a dirci che egli altro non era che un satirico sfrontato, un paro
volta scappano fuori alcune bellezze inaspettate ? In tal guisa viene egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui
i più belli dialoghi, e mise sotto il di lui nome il hel discorso che egli fa dell’amore. b. Vuolsi a ciò aggiugnere: e del
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 646-656
uesta ancora, benchè dopo due anni desse di sè le più liete speranze, egli sentiva essere la sua via. Le recite con dilettan
ecie quella del Filippo, che Alfieri fece in sua casa, rappresentando egli stesso il protagonista, e affidando a lui il Gome
i disonorante. Quanto più dunque essa attraeva il giovine, tanto meno egli sperava di potersi dare a lei col consenso patern
valentissimo maestro Marchesi, il quale ne dirigeva la esecuzione, ed egli e tutti i professori filarmonici e cantanti, arti
pagnia si trovava vicina alla sua, si volgeva a lui per soccorso ; ed egli , se il suo dovere glie lo consentiva, accorreva s
l Vestri avria potuto in quel punto rattenere la foga delle passioni, egli non già, che troppo sentiva altamente. Nel pronun
arsi quasi la mostra del gusto predominante in un popolo, secondo ch' egli si studia maggiormente piacere per via della seri
o simile. Egli non può mostrarsi senza essere subito applaudito. Oggi egli fu chiamato fuori al secondo atto. Venne, si allo
ne, si allontanò di nuovo, ma il pubblico non era ancora contento, ed egli dovette venir fuori un’altra volta. Al degna alm
si i nostri teatri. Al principio del diario di Venezia (24 settembre) egli dice infatti : Abbiamo finalmente da otto giorni
cere lo forma il non potertene ora manifestare il motivo. » Recitando egli nel R. Teatro del Giglio in Lucca nella primavera
51 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 566-567
nzo. Rinomato Stenterello. Condusse sempre compagnie, delle quali era egli il principale ornamento, e nelle quali fecer le p
sberleffo, il riso sghignazzata ; in cotesti sberleffi e sghignazzate egli si grogiolava. Non più una parola senza un doppio
ppio senso, non più una frase, una situazione la più semplice, in cui egli non trovasse modo di mettere la men pulita allusi
el carnevale, ma perchè non vuol esser da meno de’ suoi predecessori, egli appresta un balletto ; s’io non temessi di fargli
52 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 251-253
asi due anni, finchè ammalatosi quel primo amoroso, Pietro Boccomini, egli , che s’era già acquistata fama tra'filodrammatici
…………………….. Voci di poco galantuomismo co'suoi attori su Rossi, l’aver egli cessato affatto di scrivermi dopo mie ripetute le
non gli fu accordato, che dopo un anno di prova, trascorso il quale, egli si scritturò con la Compagnia Astolfi e Sadowski,
n questa parte si camblavano in belle qualità. Io dissi solamente che egli era stato degno della sua parte – se fosse valso
53 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 160
lei scritturato da Alessandro Salvini ; e, sciolta poi la Compagnia, egli risolse, mosso a pietà di tanti sciagurati, di ri
il bene che con la sua attività, con la sua onestà, con la sua mente egli s’era procacciato. Senza più attori di grido, sen
egli s’era procacciato. Senza più attori di grido, senza repertorio, egli dovè piegare fatalmente, privo del più tenue fil
54 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » p. 592
uolo in quella di Andò e Leigheb per un triennio ; terminato il quale egli assumerà il ruolo di primo attore assoluto nella
elligenza, elettissimo di modi, dicitore garbato, accurato, studioso, egli saprà, son certo, vincere trionfalmente l’ardua p
55 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » p. 935
Barone ö Byrn sui comici italiani in Sassonia (V. Bastona Marta) come egli recitasse anche nella Compagnia di Corte con la m
naca del tempo dice : « è un uomo tarchiato e piccoletto. Si vede che egli vuol piacere : lavora abbastanza bene : fa il suo
56 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
e, e Giovanni Armonio Marso la Stephanium commediaa, nella quale fece egli stesso da attoreb. Antonio Mureto, benchè per nas
accorre alla reggia. Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser presente agl
ere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare. Il Coro col Messo ne geme; inveis
rano celebre vescovo di San Marco in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli divenne il Seneca del regno di Napoli anzi dell’I
el regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte delle più pregevo
istofane il Pluto, e le Nubi; e con tal senno e garbo e buon successo egli il fece, che niuno de’ moderni latini drammi comp
tc. Ma in contracambio dove campeggia il patetico del greco pennello egli ritiene interamente le più importanti scene, come
ra tutta la compassione. Gli si avventano Agave, Ino, le Baccanti, ed egli , perchè lo riconosca, così favella senza frutto a
ia debbe in tal Cosentino raffigurarsi un Sofocle Cristiano, sì savio egli si dimostra nell’economia dell’azione, e sì grand
lustri del secolo colle otto sue tragedie e colle due commedie eseguì egli solo con ottima riuscita quanto a fare imprese in
57 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 461-471
i stessi Padroni detto di S. Gio. Grisostomo, e ne tolse la direzione egli solo. In tutti due questi Teatri fece valere Anto
protettore di scrivergli alcun lavoro senza maschere : per tal guisa egli avrebbe riposato, e i detrattori si sarebber ricr
rimenti, forse, a parer del Goldoni, per ragione d’interesse, volendo egli essere di punto in bianco ricevuto a parte (V. le
dente primario degli spettacoli M. de la Ferté (V. lettera s. c.), ma egli nè anche 'sta volta vi andò. Andò invece a Innsbr
 maggio l’Imperatore Giuseppe II proveniente da Firenze. La sera dopo egli era al teatro in Mantova ; e lo Spinelli riferisc
a chiedergli con un bacio perdono e compassione. Sul cadere dell’ 88 egli morì sopra una nave nel tragitto da Genova a Mars
marittimi, d’essere gettato in mare. Sarà vero che molto in sua vita egli abbia guadagnato e molto speso : ma è vero non me
ebbe un grosso volume. Nè dal tempo delle fiabe scritte, dopo tornato egli da Lisbona, datan le offese e difese dei due camp
lui. Questa Commedia l’ho disegnata espressamente per lui, anzi mi ha egli medesimo l’argomento proposto, argomento un po' d
li scrive : Benchè in teatro, per compiacere il grosso dell’udienza, egli si lasci scappare qualche cosetta un po'grassetta
re qualche cosetta un po'grassetta, pure nel suo conversare familiare egli è tale che le vostre intemerate Marianne e Carlot
l cognome del nostro artista non saprei che decisione prendere. Sacco egli è detto nell’Arco del Portico di S. Luca ; e Fr.
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 13
, che ricercava gli effetti nella varietà delle voci, di cui, dicesi, egli aveva uno scatolino. L’originale non dava dunque
nella famiglia dei brillanti alla quale appartiene. Noi vorremmo che egli sapesse liberarsi da una certa cantilena, nella q
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
famiglia a Barcellona, d’onde tornò in Italia dopo un anno, prendendo egli le redini della Compagnia, per la morte del suoce
e a sostener la maschera del Brighella, e dice il Bartoli (1781), che egli era comico sufficiente, e musico di molta abilità
60 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 552-
llo pare fossero molti ; poichè, in forza appunto di quegli applausi, egli trovò posto nelle più reputate compagnie del suo
anni, fievolita la voce, impinguato il ventre, raggrinzita la faccia, egli non trovò più posto che in compagnie di secondo,
61 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 18-20
volta che il maestro gli strappò di mano e lacerò una sua commediola, egli , furibondo, gli scaraventò in faccia il calamaio.
lice annunzio : « Signor Conte, la carrozza è pronta : » annunzio che egli , ad attenuare la triste figura che avrebbe fatta
una scena, di riconoscere se un ritratto era quello del sovrano ; ed egli  : « è lui, è lui. E chi non lo riconoscerebbe a q
irettore della famosa Compagnia dei Fiorentini di Napoli, nella quale egli scritturò pe’l corso di quarant’anni i più rinoma
62 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
cattivo verseggiatore. Seguitando il sistema de’ passati drammatici, egli scrisse commedie sregolate ma dilettevoli per la
a, non è meno ridicolo. Ha costui due figliuole, delle quali la prima egli destina a don Lucas, il quale però ama l’altra sc
anze, fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede egli nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pe
e anagramma di Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco; ma se egli ricusò di riconoscere per sua tal commedia, non è
a, non è giusto attribuirgliela, benchè gli appartenga, tanto più che egli si è nominato in altre due favole. Tirso dunque r
all’annottare. Il trage de por la mañana di don Mariano indica che egli venga a casa prima dell’ora dipranso; e se egli n
on Mariano indica che egli venga a casa prima dell’ora dipranso; e se egli non ha desinato nella propria casa, non dovea dir
pochi versi nella settima del medesimo atto. Voi non sapete vivere , egli dice a Fausto, siete schiavo del vostro impiego
o della finta lettera posta di soppiatto in tasca di don Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I. Sembra in fine che in
er dissiparne la ripugnanza, le danno a credere con false lettere che egli abbia colà preso moglie. Si conchiude l’inegualis
angustia d’Isabella astretta dal vecchio a parlare all’amante, mentre egli da parte ascolta ed osserva, la quale scena, benc
fissime commedie e scempie traduzioni del medesimo autore. Per natura egli ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a r
imici furono frequentemente gli Abati che ostentavano letteratura. Se egli avesse posseduta fantasia atta ad inventare e dis
i certe favole allegoriche, le quali per lo più non si comprendono a, egli si limitò a tradurre alcune farse francesi, e par
n maestro l’arte di formar quadri di giusta grandezza simili al vero, egli ha rannicchiate, poste in iscorcio disgraziato e
etto a. a. Di ciò sono io stato più volte testimonio; ma sento che egli ha continuato sino alla morte nel medesimo gusto.
6 di ottobre del 1789. «Il nominato don Ramòn (il quale, secondochè egli stesso ridicolamente millanta, ha di U. S. trionf
e, di cui a’ miei dì non penso di veden cosa peggiore.» Ayer la vi ( egli aggiugne) y ni yo ni quantos asistieron à ella, p
l 1777 al 1782, mentre io pur dimorai in Madrid. Dopo la mia partenza egli ha gridato, ha fatto gridar Sampere, ha malmenato
enato il Signorelli all’usanza de’ suoi presidianti e Manoli. Ma potè egli mai distruggere ciò che è storia pura? Potè mai f
63 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
nciata un’ Ifigenia in Tauride, nel cui piano non entravano amori. Ma egli lasciò le occupazioni teatrali prima di depurarle
indegno di essere ricordato con lode; sebbene al dire di M. Palissot egli volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La
entura non contento di quelli del Cornelio e del Voltaire. In effetto egli purga quest’argomento tanto dell’ episodio degli
rgomento. Oltre a ciò che suggerì all’autore la nota sventura d’Inès, egli ne ha renduta vie più lagrimevole la morte, facen
imo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell
per mezzo de’ suoi rimorsi, che voi l’amavate ancora, che alla tomba egli portò la vostra stima. Questa preghiera lacera il
la vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore di Bruto. Oh Roma ( egli esclama) oh patria! indi lo condanna e l’abbracci
il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo, e del Radamisto. Ma egli si fa distinguere per l’umanità, pel patetico, pe
ose il piano. É la sola tragedia tenera composta da Voltaire, in cui ( egli dice) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e c
ncor pretesti, e Fatima vuole irritarla contro dell’amante. Che mi ha egli fatto? ella ripiglia, e lo giustifica. Ecco intan
iò di tesserne una francese degna di parteciparne la gloria. Nel 1736 egli l’ avea già composta, ma si trattenne alcuni anni
e il trasporto che si avea per la Merope del Maffei. Comunque ciò sia egli si valse del migliore della tragedia italiana, ma
n Elide? En quel trouble il me jette! Son nom? Parle: répons. Se egli avesse detto che suo padre si chiamava Narba, sic
lla sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. Ma egli dice che suo padre si chiama Policlete, e la rein
za utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui egli vien fuori unicamente per dire all’ardito eroe: v
he senz’armi ancora l’ha insultato? Incatenato poi o libero non dovea egli temere ancora che la di lui presenza commovesse u
onde riceve le ultime fine pennellate il di lui ritratto, facendo che egli col suo gran nemico deponga la maschera e manifes
eventi sembrino fatali, e facciano pensare allo spettatore, che posto egli in quella situazione si appiglierebbe all’ istess
spirante, Regarde ce tombeau, contemple ton ouvrage; ma come ha egli saputo ciò che si è passato dentro del mausoleo?
come ha egli saputo ciò che si è passato dentro del mausoleo? come sa egli che la reina muore per mano di Ninia? Voltaire ch
de’ nostri giorni, cioè di M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo
atore non manca mai di colpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a re
li Spagnuoli in quasi tutte le loro favole? Tra’ medesimi Francesi fu egli forse il primo ad aprire questo sentiero? Voltair
e pur gli dissimula, e poi nell’atto quinto, parlandogliene Bajardo, egli falsamente risponde aver lui sempre sdegnato di c
ria di tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della virtù. Ma se egli travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non
oè a una prefazione e ad alcune note nel fine. Nell’una e nelle altre egli pretende giustificare le nere calunnie da lui sem
per questa gran ragione che non sa d’ où il emprunte ce recit. Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli
nte ce recit. Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar vivendo! Du-Bos che ignorava molto meno d
ria gli avrebbe suggerito qualche Bresciano, se l’avesse saputa46; ma egli lo scelse tra’ Napolitani. A quale oggetto? Per n
io come subornatore di Bajardo esortandolo a tradire il suo re mentre egli era in arme contro la Francia? E ciò appunto gl’
E chi più del Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è Francese il
gio sì scellerato qual è l’ Arabo Profeta impostore. Accreditato com’ egli è dalla stessa storia e migliorato dall’impegno d
stone che nella pubblica piazza il fe decapitare . . . volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 598-599
……….. L'artista per me è stato a un tempo rivelazione e ispirazione : egli è stato causa di studi profondissimi sul teatro v
imperiture ? Nemico di ogni convenzionalismo anche sul palcoscenico, egli ha saputo trasformare il trovarobe, i macchinisti
imi passi di due artiste possenti : la Tessero e la Pezzana. Nel 1864 egli fece erigere in Cuneo un teatro a proprie spese,
onsiglio dell’ordine dei Cavalieri dei SS. Maurizio e Lazzaro, di cui egli , primo tra gli artisti comici d’Italia, era insig
65 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — 1759 – 16 Settembre. » pp. 258-259
Da quando ebbe abbandonato il teatro, sino al giorno della sua morte, egli , secondo il Casanova, passò il suo tempo in opera
ga non lieve nella carne, alla parte esterna della coscia destra, che egli medicò, e che gli parve causata da una palla, che
tto artista non venne subito a far la sua dichiarazione, si fu perchè egli credette non valerne la pena, essendo il fatto ac
66 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 254
agnia di Pietro Rosa ; ma ammalatosi l’Arlecchino Bugani, lo sostituì egli più volte. Passò il '73 con Giuseppe Lapy al Sant
ato, gli venner da ogni parte contratti di grande importanza, potendo egli omai frequentare le principali Piazze del Regno.
no per l’addietro un solo pregio della Compagnia d’Antonio Sacco ; ed egli medesimo n’ha inventate, e dirette le tanto diffi
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 479
itar giovinetto, e talvolta anche in parti di brillante, ma veramente egli salì in rinomanza come suggeritore, che doventò c
ale, a farne comprendere coi sacri doveri i non men sacri diritti. Ed egli cominciò col pagare di tasca, poichè al suo nuovo
e del divorzio, Fu Toupinel, L'ostacolo, Il docente a prova, ecc. Ora egli sta preparando la Storia del teatro contemporaneo
68 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
nciata una Ifigenia in Tauride, nel cui piano non entravano amori. Ma egli lasciò le occupazioni teatrali prima di depurar d
ci suoi talenti, e svegliò nel pubblico, e ne’ posteri viva brama che egli avesse potuto o calzar più per tempo il coturno,
, e non indegno di ricordarsi con lode; sebbene, al dir del Palissot, egli volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La
argomento. Oltre a ciò che sugeri all’autore la nota sventura d’Inès, egli ne ha renduta vie più lagrimevole la morte, facen
imo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell
do per mezzo de’ suoi rimorsi, che voi l’amate ancora, che alla tomba egli portò la vostra stima. Questa preghiera lacera i
vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore di Bruto: oh Roma , egli esclama, oh patria! indi lo condanna e l’abbracc
è il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo e del Radamisto. Ma egli si fa distinguere per l’umanità, pel patetico, pe
ne fossero sempre sicuri? Tornando al Voltaire si osserva ancora che egli colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi
se il piano. È la sola tragedia tenera composta dal Voltaire, in cui ( egli dice) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e c
ncor pretesti, e Fatima vuole irritarla contro dell’amante. Che mi ha egli fatto? ella ripiglia, e lo giustifica. Ecco intan
iò di tesserne una francese degna di parteciparne la gloria. Nel 1736 egli l’avea già composta, ma si trattenne alcuni anni
il trasporto che si aveva per la Merope del Maffei. Comunque ciò sia egli si valse del migliore della tragedia italiana, ma
e? en Elide? En quel trouble il me jette! Son nom? parle, rêpons. Se egli avesse detto che suo padre si chiamava Narba, sic
lla sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. Ma egli dice che suo padre si chiama Policlete, e la rein
za utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui egli vien fuori unicamente per dire all’ardito eroe: v
e senza armi ancora l’ha insultato? Incatenato poi o libero non dovea egli temere ancora che la di lui presenza commovesse u
onde riceve le ultime fine pennellate il di lui ritratto, facendo che egli abboccandosi col suo gran nemico deponga la masch
il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perchè s’ egli non l’amasse sì altamente, il concederla al rival
eventi sembrino fatali e facciano pensare allo spettatore, che posto egli in quella situazione si appiglierebbe all’istesso
ome ha colui saputo ciò che si è passato dentro del mausoleo? come sa egli che la reina muore per mano di Ninia? Voltaire c
di Quinault, o per la Semiramide del Metastasio o del Crebillon, che egli in una epistola a mad. di Pompadur chiamò suo ma
orrezione dello stile. Da prima, a quanto ne dicono i nazionali, avea egli dato un figlio al re Toante facendolo innamorato
cò sul trono britannico Edoardo donde il volle poscia discacciare. Fu egli l’eroe del partito de’ Yorck opposto ai Lancastri
i a’ quali si profusero tutti gli onori e le dignità, di che cercando egli di vendicarsi perì nella battaglia di Barnet. Que
ato in Parigi, cioè del signor di Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo
latore non manca mai di colpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a re
li Spagnuoli in quasi tutte le loro favole? Tra’ medesimi Francesi fu egli forse il primo a calcar questo sentiero? Voltaire
Avogadro, e pur gli dissimula, e nell’atto V, parlandogliene Bajardo, egli falsamente risponde di aver sempre sdegnato di co
ria di tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della virtù. Ma se egli travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non
prefazione e ad alcune note stampate nel fine. Nell’una e nelle altre egli pretende giustificare le nere calunnie da lui sem
per questa gran ragione che non sa d’où il emprunte ce recit . Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli
te ce recit . Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar vivendo? Du-Bos che ignorava molto meno d
Gastone, che nella pubblica piazza il fe decapitare.. volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi
toria gli avrebbe sugerito qualche Bresciano, se l’avesse saputaa; ma egli lo scelse tra’ Napoletani. A quale oggetto? Per n
Giulio subornatore di Bajardo esortandolo a tradire il suo re, mentre egli era in arme contro la Francia? E ciò appunto gl’i
E chi più del Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è francese il
assin con risposte pungenti trafigge Bianca, che gli dice che a torto egli di lei si lagna. Distruggi dunque (le dice) i mie
cassin ha violata la legge terribile ai nobili che la trasgrediscono; egli passava le mura del palazzo di Bedmar. Tutti lasc
orte. Capello prima di giudicarlo reo vorrebbe che su i suoi progetti egli avesse somministrate pruove, vorrebbe una convizi
innanzi all’altare paterno di essere sua sposa. Sopraggiunto il padre egli si determinò a suggire pel muro della casa di Spa
gli avea pianto alle circostanze di Bianca; je regrette mes larmes , egli disse al fine lieto inatteso; il mio dolore (aggi
Foscarini. Bianca non è moglie ma figlia nubile di Contarini, di cui egli frequenta la casa senza verun delitto. Contarini
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 333-339
e ; e così, potendo al nome del padre aggiungere quello del padrigno, egli si presentò alla ribalta con un augurio doppiamen
si recò fuor d’Italia, applauditissimo sempre ; e finalmente si fece egli stesso capocomico. A questo punto, pare a me, com
sotto la sua bandiera i più grandi artisti del tempo : altri ne formò egli di pianta. Dai modi insinuanti, dalla parola conv
iamo alla sua Compagnia unica, la vera Compagnia modello, nella quale egli era tuttavia per viscomica, per finezza, per veri
di costernazione schiettamente sentita tutti i pubblici d’Italia, ch’ egli aveva mosso per tanti anni alle più sane risate.
e ad un posto di spazzino comunale. Povero e glorioso artista !!!! Ed egli si appuntò la rivoltella a una tempia, quando nel
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 12
o, o Gioanpaulo dalli Agochij, detto Dottor Gratiano Scarpazon : così egli si sottoscrive in una lettera indirizzata da Roma
ata da Roma al Duca di Mantova il dì 13 di novembre 1593, nella quale egli racconta come, perseguitato da un parente, fosse
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 207
cui militò, e per tanti anni si trovò a essere conduttor di compagnie egli stesso ! Figlio d’artisti, dovè naturalmente, com
trò in una delle infime compagnie. E come il sangue non è acqua, così egli potè in breve, a motivo di una dizione purissima,
72 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
ridusse a Sassuolo, ove morì verso il 1860. – In Compagnia Rafstopulo egli aveva sposato Adelaide, figlia della celebre Tere
gli sopravvisse. Dagli elenchi della Compagnia si rileva che il 1820 egli era ancor celibe.
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498
rica del Nord per recitar prima, il 29, a Filadelfia, poi a New-York, egli solo, in italiano, con una compagnia di attori am
e in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici, di cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’anno di graz
esidente ; poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903), egli crede di dare un addio alle scene a fianco di suo
e, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite di addio, egli sta trattando per recarsi l’aprile e il maggio de
e sedurre la sensuale madre di Oreste. A me parve che in quella parte egli raggiungesse la perfezione. Una sfumatura di meno
ordine. Nessuno della presente generazione può farsi un’idea del come egli sapesse trar partito da una parola, da un monosil
nelle officialità il petto dell’altro, così, all’opposto dell’altro, egli fu in ogni tempo e in ogni dove sprezzatore del p
ndarono più la seconda, e si rimandò la gente alla terza. Sempre così egli vinse : con la sola potenza dell’arte. In rivi
te di una tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Eloisa, nella quale egli sa risvegliare tutta l’antica forza. Oggi il Mini
74 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
rre nella poesia castigliana la tessitura de’ metri italiani, Con ciò egli non solo venne a mostrare il meccanismo di una ve
ellica ed il germe della decadenza nazionale, fu poeta e bell’ingegno egli stessoa, e nel proteggere le lettere moltiplico i
a sorgere, e dagl’Italiani che andavano decadendo. Vuolsi che avesse egli stesso composta qualche commedia pubblicata con a
della banda. Elisabetta si fa dall’amore abbassare sino al vassallo; egli innalza a lei le sue speranze; l’uno e l’altra fr
nvinto dagl’indizii evidenti di alto tradimento. Per sua difesa altro egli non dice che di essere innocente. E condannato a
ndo le scrive una lettera, incaricando al servo di consegnarla poichè egli sarà morto. Ma la Regina che ha sottoscritta la s
che nel suo Conte d’Essex; ma nella dipintura del carattere del conte egli rimane al di sotto dell’originale. Nella favola s
oggiace alla morte colla taccia di traditore. Nella tragedia francese egli comparisce mattamente innammorato, e, come ben di
si favella? Ei solo se ne intende. Ad ogni lama Che non ha impronta, egli un maestro assegna. Cento commedie ha insino ad o
ta con altre pennellate ancora avviva il ritratto di Don Luca. Fa che egli imponga che nel passare Isabella sua sposa da Mad
le istanze del ricco, ma alle fervide insinuanti preghiere del povero egli rimane intenerito ed irresoluto a segno che al fi
cioè di permettergli di sperare la mano della figliuola nel caso che egli migliorasse di fortuna; ed a tale effetto chiede
storiche, e le commedie di spada e cappa. Quanto agli auti sembra che egli non avesse compresi gl’inevitabili inconvenienti
ena la delicata materia de’ misteri della nostra religione. Al vedere egli deliziavasi nell’interpretarli con mille giuochet
rne l’avviso di Mosè, Giobbe, Davide e Geremia, i quali affermano che egli la meriti pel quarto del Padre; dopo di che il Mo
trionfo di Ottaviano e dell’armata ebrea distrutta dalla tempesta. Ma egli a dispetto del pugnale che l’ha trafitto, vuole t
ene varii ritratti. Pensa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei mo
to di spada e cappa che si accinge ad un’ avventura notturna; là dove egli prima per dissipare i sospetti del Tetrarca magna
personaggi? Ottaviano si arresta; ella fugge e getta via il pugnale; egli le corre dietro. Chi riconosce più in tal conflit
he le passioni sfrenate e la pazza gelosia cagionano ruine e miserie, egli si è studiato d’insegnare che esse provengono dal
ento della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomigliante nella condotta della tragedia f
rte di tanto precedè il francese e lo spagnuolo, così confessiamo che egli , non osando abbandonar la storia, non migliorò qu
izia del tiranno coll’infruttuoso suo pentimento; o se dopo l’eccidio egli avesse con tutta evidenza fatto conoscere al gelo
e condotta in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Stà egli colà pensando di menar via un’altra donzella di q
a sua benefattrice. Se l’argomento della favola del Calderòn è finto, egli immaginò quel che eseguì il detestabile Inglese.
ròn è finto, egli immaginò quel che eseguì il detestabile Inglese. Se egli trasse dal fatto della Caraìba l’argomento del su
uesta spietatezza (di che lascio a’ nazionali la cura d’investigarlo) egli è da dire che l’umana malvagità volle copiare se
e parole. E se Calderòn vivesse, confesserebbe che a tavolino distese egli con qualche studio ciò che suppone che i suoi per
si contenga nel dovuto rispetto alla presenza del Podestà. Norabuena, egli risponde, Diciendo yo la verdad, ser que importa
iuscire in una impresa allora forse riputata difficilissima. Di fatti egli si studiò sempre di trovare argomenti artificiosi
l tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che egli di tanti componimenti arricchiva il teatro castig
o del genere comico, eccetto quando parla l’innamorato, perchè allora egli si perde nel lirico e nello stravagante al pari d
i degli altri. Le facezie ed i motteggi sono graziosi e frequenti; ma egli segue i compatrioti nell’usanza di scherzare sull
cendo don Cosmo nella I giornata a Leonora che vada a Consuegra, dove egli si porterà passati dieci giorni e nella prima sce
orsi undici giorni, e l’azione principale non è pure incominciata, Ma egli compose la Confusion de un Jardin, in cui seppe t
e, il signor Andres le ha mai contate fralle buone della sua nazione, egli che s’immaginò di avere assicurato il suo trionfo
il suo trionfo colla Celestina alla mano la quale, mel permetta pure, egli mal conobbe? E Garzia de la Huerta, inurbano Gong
ana coll’ultima fierezza e col disdegno più altiero. Per la qual cosa egli scaltramente ripiglia la dissimulazione, ed ella
là e delle città, castelle e villaggi che le sono intorno, vantandosi egli di passeggiare sempre per le proprie possessioni
ilera. Dipoi don Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Perchè egli più di una volta ha mostrato disprezzo del valor
quista del Messico Antonio Solis. Senza eccettuarne l’istesso Moreto, egli ha rispettate più di ogni spagnuolo le regole del
se all’estinto commediografo nel comporre gli autos sacramentales; ma egli risolutamente ricusò di porvi la mano, confessand
nta su e si pone a sedere. Giugne chi se ne ingelosisce e lo disfida; egli accetta, ma vuol battersi senza levarsi da sedere
che parla e camina e convita ed uccide Don Giovanni. Quanto al tempo egli si permise la licenza di tre mesi d’intervallo da
veva dunque insegnare che al principe conviene studiar bene. In fatti egli vien dipinto ignorante non solo ne’ principii pol
e e delle genti, ma ancor nella geografia e nella storia. Or che avea egli studiato? delle ciance pedantesche? Candamo dunqu
e tragedie del secolo XVII appartengono a Cristofaro Virues, avendone egli solo prodotto cinque nel 1609. S’intitolano la Gr
mide moglie di Mennone, cui il re propone di cedergliela; e ricusando egli , il regliela toglie per forza, e Mennone s’impicc
affermava che in questa favola si rispettano le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità di tempo o di luogo. Il
io Gonzalez de Salas che s’impresse nel 1633, ma in essa quasi sempre egli superò l’originale in gonfiezza, come pure l’Herc
’opera del nominato Roxas; e quindi convien dire o che fu imposturato egli stesso, o che volle imposturare.
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
Raimondi Teodoro. Figlio del precedente, egli fu, come abbiam visto, sempre al fianco di suo pa
della tisi, alla quale dovette poco dopo soccombere. Fra le parti ch' egli sosteneva egregiamente v'era, a detta del Pieri,
76 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo VI. Spettacoli Scenici Spagnuoli nel medesimo Secolo XVI. » pp. 252-267
Filippo II, c’informa in un prologo ad otto sue commedie, ch’essendo egli ragazzo, il teatro si componea di quattro o sei t
etti antichi; Serafina lo rimprovera, e chiede la morte della moglie; egli promette di ammazzarla fra un’ora, e la cortigian
nella giornata I domanda, se ha confumato il matrimonio con Orfea, ed egli risponde, y aùn consumi el patrimonio que ha fid
dicibile applauso in Roma e in Napoli» sotto Leone X. Donde il ricavò egli ? Paolo Giovio, minuto biografo di questo Pontefic
gedie che la posterità ha trovate strane e difettose. Di più annunziò egli nel suo prologo, come scritte con arte, le otto u
el Nasarre, ch’io giudico che mai questo letterato non credé da senno egli stesso quel che si sforzava di persuadere agli al
e anteriore; ma qual era il Teatro Spagnuolo prima di Lope? Ecco come egli stesso il dipinge a’ suoi contemporanei per disco
del Poliziano in Firenze, e fecevi gran profitto, e dopo lesse ancora egli in Salamanca per lo spazio di 20 anni in compagni
re le quali, per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio, afferma egli stesso che gli tenea chiusi con sei chiavi. E com
o, afferma egli stesso che gli tenea chiusi con sei chiavi. E come fu egli il primo a conoscere e dar precetti della vera co
il primo a conoscere e dar precetti della vera commedia in Europa, s’ egli nacque nel 1562, cioé anni ottantaquattro dopo la
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [E-F]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 832-837
altezze non immaginate, non parrà strano che a soli ventiquattr’anni egli si disponesse, capocomico e primo attore assoluto
lunga e minuziosa disamina sui fatti e sulle frasi e parole, ai quali egli suole abbandonarsi. Ma quando si presenta ai lumi
– e via ! – Padrone, che vuol dire : I prattle out of fashion ?… – ed egli  : – Chiaccherare più del necessario !… – Ho capit
reazione è fatta. Le quali parole sono anche una riprova del come egli si venne acquistando la fama di direttore preclar
ll’artista, è sommo il direttore, il maestro, e, sotto quest’aspetto, egli mi rammenta Gustavo Modena, che fu il rinnovatore
asione. A Roma del ’70, poco innanzi l’entrata delle truppe italiane, egli , caduto di leva, desiderò di abbandonar la compag
tato. Questa città dette i natali a un grande, a Vittorio Alfieri, ma egli , se ebbe la disgrazia di nascervi, ebbe anche il
ù che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale egli fu spacciato una ventina di volte al meno. A ogni
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 284-287
Bologna da Severino Bartoli, e Maddalena Boari, che erano, come dice egli stesso, Povera in vero, ma onorata gente. Comin
valo intendere a lavori materiali di facchino, o di semplice manuale, egli fu messo da’suoi in una libreria perchè v’apprend
nella Compagnia di Antonio Sacco, quanto per sua moglie favorevole —  egli dice con rara ingenuità — altrettanto per lui dan
r troppo, gran parte della salute ancora. Povero Bartoli !… Frattanto egli cercava di levarsi i grattacapi, che la moglie a
peregrinità del suo ingegno ed una coltura vasta, dicon chiaro quanto egli perseverasse negli studi. Ha inserito nelle notiz
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 426-430
iniatura, del quale aveva già fatto promessa per lettera, e sul quale egli scrisse la seguente ottava : Già fu il mio primo
abella col padre, la madre e i figliuoli era a colazione da Buffetto, egli la pregò di volergli lasciare per tutta la giorna
berare. E perchè i comici avean fra l’altre stravaganze inventato che egli , una volta fatto il matrimonio, si sarebbe libera
te le quali, Buffetto con nuova generosità offerse alla moglie quanto egli aveva potuto avanzar nell’arte in quattordici ann
imagini di Colombina abbiamo nel quadro di Porbus del 1572, nel quale egli ritrae un ballo della Corte di Carlo IX : il cost
80 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO V. Sulle due Sofonisbe Italiane, e su due Traduzioni dal Greco di Fernan Perez de Oliva. » pp. 26-42
’opinione dell’Ingegnieri, perchè non si oppone alla mia; che sebbene egli dica che era stravagante, non però nega che fosse
quosdam actus nonnumquam ille recitat.1 Con ciò si afferma forse che egli terminò di scriverla verso il 1515., come Voi fat
archi preferì le Favole del Ruzzante alle Atellane. Ma di queste avea egli una chiara idea, qual debbe aversi nel comparar d
egli una chiara idea, qual debbe aversi nel comparar due cose? poteva egli averla? Io trovo sulle Atellane così contrarie op
Francesi? a quello di M. de Voltaire Tragico insigne? “Essa è nobile ( egli dice), è regolare, e scritta puramente. Havvi de’
sino a’ principj del 1517. Ciò posto soggiugne [p. 79.]: “Ora avendo egli composte le sue Tragedie nel tempo in cui dimorò
ti più prodigiosi di quello di Alvarado nel Messico. Dite, ora avendo egli composte le sue Tragedie in Italia: E quando Voi,
e prima del 1533., ma non già che ciò avvenisse in Italia: “Costando ( egli dice) che le compose prima del 1533., e trovandos
e il Signorelli chiamarle Traduzioni, e il Lampillas che pur le avea egli stesso così chiamate in un altro Volume del Saggi
Greco Maestro, l’avesse con più fedeltà seguita! Quanto a’ personaggi egli ha conservati ancora quelli degli originali, coll
tico, o alla maestà che in quello si ammira. E quante bellezze non ha egli perdute nel lasciarne i bellissimi Cori? Ma io no
Calderon. Io non dubito del gusto dell’Apologista in Poesia, avendone egli dato pruove e co’ suoi Sonetti e colle sue Critic
81 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 27 sett.bre 1808. » pp. 50-51
concesso ad altre compagnie la privativa di rappresentarle non poteva egli farne uso senza ledere i diritti altrui, per cui
i, per cui gli autori medesimi reclamavano un compenso equitativo. Ma egli adducendo d’ignorare una tal privativa e dichiara
cendo d’ignorare una tal privativa e dichiarando, che dal momento che egli acquistò le sunnominate produzioni da altri comic
82 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — 1754, a dì 17 Luglio.Die16 Julii 1754. » pp. 159-160
zzare per la eleganza di modi e di parole ch’egli adoperava. Nel 1744 egli fu tradotto in carcere, accusato nientemeno di es
ale fu subito carcerato : ma non avendo l’accusa fondamento di sorta, egli potè colla stessa sollecitudine essere rimesso in
occhi applauditi i compagni, senza che riportasse dal pubblico ancor egli la sua parte di applauso. Aumentavano perciò le s
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 448
non riappare che il 18 febbraio 1777 in Arlequin esprit folet di cui egli era l’autore. Questa volta il pubblico l’accolse
n ha nulla che vedere con quello dell’attore ch’egli deve surrogare ; egli non ne ha nè la grazia, nè la finezza, nè la semp
tezza e d’una rapidità singolari. Nulla uguaglia la prontezza con cui egli cambia di costume e di maschera ; la sua perizia
84 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 954-957
ntera compagnia di comici. E il Bartoli più distesamente : …… Saliva egli in Banco in una Piazza, raccontando novellette on
, e venite a sentire la mia commedia. Il popolo seguivalo curioso, ed egli solo recitava interamente la Commedia. Or mascher
avole non introduceva visibilmente Donna alcuna, e neppure da femmina egli vestivasi, ma solo dentro la scena voleva, che la
apino al Duca di Mantova, dice che il Siuello era suo amorevole. Ma s’ egli viveva nel 1633, come mai il Caetani scriveva l’
85 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 116-117
dal Bettinelli il teatro di Goldoni, senza il di lui consenso, tanto egli se ne asprì che ruppe il contratto, passando a sc
ocuratagli ingratamente da chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti, egli prudente e saggio, egli pietoso soccorritore dell
da chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti, egli prudente e saggio, egli pietoso soccorritore delle miserie altrui, merita
il nome d’uomo onorato, e rendesi degno della stima d’ognuno. Essendo egli poi stato l’unico movente, per cui l’Italia possa
86 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO IV » pp. 55-66
censura del sig. Andres sulle commedie del Machiavelli di aver voluto egli parlare (stò per dire) di una provincia che non a
delle medesime commedie volle dare il sig. Bettinelli “Ben è curioso ( egli dice) il legger le lodi date da molti a queste co
le biblioteche? Ma di grazia incresce al censore l’oscenità? E perchè egli parlando della rappresentazione che fecesi in Rom
indulgenza? E lasciando da banda l’oscenità comune ad entrambe, pensa egli mai che il merito della Calandra sorpassasse quel
ig. ab. Bettinelli, per rendergli giustizia, ciò non dee ignorare; ma egli può noverarsi tra certi eruditi, i quali censuran
verificata in verun paese. Lasciamo stare i Greci, de’ quali non avrà egli certamente preteso parlare, perchè tra questi non
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 745-749
rsi all’arte fu orologiajo, ed ebbe bottega in Piazza del Duomo. Come egli risolvesse di calcar le scene non sappiamo : ma è
rtista (ivi, 13 e 20 aprile ’91), io credo che il nome di Stenterello egli prendesse da sè stesso, essendo piccolo di statur
n particolare poi, sommo nel così detto carattere di Stenterello, che egli stesso inventò, ed inimitabilmente e gustosamente
rne con ragione, poichè fu con lui scritturato per tutto il 1800, che egli passò, dice, in un batter d’occhio, perchè fu de
E ciò fu nel 1830 all’età di ottant’anni : e si racconta, che dovendo egli salire sur una tavola, e non riuscendovi, a uno d
o pettinava ogni mattina, acconciandogli il codino stenterellesco che egli non abbandonò mai. Trascrivo il dialogo della sfi
88 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 724-729
ini alla scena, tanto che, occorrendo ad Antonio Sacco un Innamorato, egli ne assunse il ruolo col mezzo del soprintendente
ma sostenuta, formano in lui que'tratti armonici e varj, co'quali sa egli così ben piacere e dilettare a segno di strappare
lottete (di De la Harpe ?) e in altre moltissime opere di ogni genere egli spiegava tutta la forza della sua intelligenza si
eguente notizia, nell’Amore assottiglia il cervello, al 1790. Adunque egli racconta che Amore assottiglia il cervello, comme
vato all’Ara, che col suon de'suoi carmi il ciel disserra ? Mia prole egli è, prole diletta e cara. Disse : ed il volto suo
chiudo con quest’altro, pur riferito dal Bartoli, « parto elegante –  egli dice – di dottissima penna genovese, » dedicato
89 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 238
ietoso di utili ricordi di gratitudine. Anzi il Ferretti aggiunge che egli si fece un peccato di susurrare (invano, s’intend
r Vestris…. Abbiamo di lui circa duecento produzioni a stampa, bench’ egli ne componesse oltr’ a seicento. All’amico Iacopo
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 784
Pucci, del quale sposò poi la figlia Teodora. Il carnevale del 1817, egli era, (dopo di essere stato alcun tempo capocomico
uratovi il Dondini per le parti dignitose, e il ’27, probabilmente, o egli morì, o si ritirò dalle scene, perchè nol vediam
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » p. 807
mmedia omonima. Prese alla morte del padre le redini della compagnia, egli seppe colla sua sagacia di conduttore e la sua va
oveva trascinarsi in scena, svenuta, sorretta da Giorgio. A un tratto egli , come quasi celiando, le disse piano : « A moment
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » p. 59
ituirlo sotto nome di Morandini. Morto il padre nel febbraio del '62, egli entrò di punto in bianco primo amoroso ai Fiorent
er Cremona a raggiunger la Compagnia di Alamanno Morelli, della quale egli era il primo attore assoluto. Due anni di arte, d
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article »
brichesi, fuggendo con un inglese dovizioso. Pare non fosse attrice : egli certo non ne parlò mai. L'attore Francesco Righet
ia che qualche volta mi ferivano l’orecchio nella Commedia ! Come era egli nobile, e maestoso ! Tutta la dignità del Senato
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 969-973
l’Adelaide Borchi, Andrea Vitaliani, Martinengo, ecc., e nella quale egli esordì a Caltanissetta colla parte di Riccardo ne
’arte, la compagnia si formò in società con Livini e Majeroni. Il ’48 egli prese parte alla battaglia di Vicenza nel battagl
ur oggi a ottant’ anni vegeto e robusto. Ma non tanto come artista egli merita qui una menzione particolare, quanto come
potrai, vieni in mio soccorso. Va, e che Iddio ti protegga. – Invano egli insistè ; la risoluzione della povera martire fu
insistè ; la risoluzione della povera martire fu invincibile. Allora egli prese la bambina ; e dicendole di tenerlo stretto
ro per ritornare al vapore, ma quella massa nera era sparita. Intanto egli sentiva passare sotto di lui fra due acque i mort
uomo piangeva ; si convenne che dopo che mi fossi tornato a tuffare, egli mi avrebbe ajutato tirando la fune : abbracciai i
95 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 722-723
ertà. Nel 1697, appena dato l’ordine di chiusura del teatro italiano, egli si restituì a Verona, la patria di suo padre, ove
l Re in Italia, ne rilasciò ampia testimonianza, in forza della quale egli potè al suo ritorno in Parigi, che fu il 1708, av
S. Lorenzo. Nel 1716, alla venuta della nuova Compagnia del Reggente, egli ottenne finalmente un impiego amministrativo, del
96 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
ione degli uomini addottrinati nelle antichità; ma a qual altri dovrà egli aver ricorso piuttosto che al poeta, all’autor me
utto quello che può meglio abbellire e render verisimile l’azione che egli ha tolto a rappresentare ? [5.3] Quantunque la p
veduta se ne va anche a finire la immaginativa dello spettatore. Avea egli sotto buoni maestri studiato i principi dell’arte
ore di quel nuovo mostro in architettura delle colonne a sedere. Avea egli nella pittura di una cupola fatto reggere le colo
lieve carico; quando tolse loro ogni pensiero, secondo che riferisce egli stesso, un professore, amico suo, il quale si obb
itto, maestra primiera di ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha egli di più grandioso e severo, lasciando stare le pir
sopra alcune parti della scena e quasi privandone alcune altre, non è egli da credere che producesse anche nel teatro quegli
lume di disegni di questo autore, il quale mostra assai meglio quanto egli valesse, che non fanno tutte le invenzioni che va
97 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 490
esse con regolarità e precisione, non era cosa per lui : forse perchè egli pure era vecchio e si stancava. Suppliva però a q
Così Ernesto Rossi (op. cit.). Fu poi scritturato dalla Ristori, che egli seguì in Italia e all’estero, e della quale educò
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1021-1022
ente tra Pierrot e il Dottore. Soppresso il teatro italiano nel 1697, egli si ritirò in un suo piccolo possedimento ne’ dint
o stesso Watteau, che riproduco nella testata della lettera G, in cui egli è segnato a dito non so se qual capocomico o prin
99 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Mantoua, 9 Aprile 1676. Affet.mo Seruitore » p. 324
sto dell’ Ottavio Zanotti. Il successo se non strepitoso fu buono, ed egli avrebbe potuto rimanere in Francia amato e stimat
nturate opinioni sulle vicende del tempo. Il che saputosi alla Corte, egli ebbe tosto decreto di espulsione. Restituitosi in
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 572-573
onti ('78), di Vincenzo Udina ('81), ecc. Nè sol delle doti di attore egli andava ornato, ma anche di disegnatore, chè egli
delle doti di attore egli andava ornato, ma anche di disegnatore, chè egli precedette i comici Galvani, Ruggeri e Farulli ne
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