Normali del Regno, e da Corinna Casazza. L' '86 gli morì il padre, ed
egli
, interrotti dell’ '88 gli studi liceali dopo il s
ltima scrittura, non aveva mostrato a qual grado sarebbe salito. Oggi
egli
è uno de' più forti artisti giovani, mercè una gr
i studi, accoppiate all’intelligenza svegliata. Di questa e di quelli
egli
va dando non dubbie prove, specie con la interpre
zio. Aitante della persona, piacente del volto, elettissimo de' modi,
egli
potrà salir ancora molto alto, quando abbia saput
a velata. Al pari del suo collega Ciro Galvani, benchè in altro modo,
egli
unisce a questa del comico l’arte del disegnatore
preferito è la caricatura, e in moltissime, specialmente del Novelli,
egli
ha mostrato tutta la pieghevolezza del suo ingegn
entrar nelle maggiori grazie del pubblico col Ferréol di Sardou, che
egli
recitava magnificamente, e diventandone poi il Be
ubblico, da speciali interpretazioni di Amleto e di Otello. E infatti
egli
si mostrò sotto le spoglie de' varj grandi person
a ; e la fama del trionfo corse ovunque nel vecchio e nuovo mondo, ed
egli
s’ebbe onori inaspettati in Russia, in America, i
ivali. Se non potè salire alla sommità, deve incolpare sè stesso. Può
egli
asserire di avere assiduamente e profondamente st
nte studiata l’arte sua ? Non lo credo. Quali tesori di doni naturali
egli
possiede ! Quale intuizione estesa, feconda, ma a
i, dell’arte, e ne avrebbe ottenuto uno splendido effetto. Nuli ameno
egli
occupa uno dei primi posti nell’areopago dell’art
indole dolcissima dell’artista e dell’uomo. Al momento in cui scrivo,
egli
si trova in Società con l’attore Della Guardia al
tteggiamenti. Esordì bambino nella Compagnia di suo padre, e così,
egli
stesso, mi descrive i suoi primi passi : « quella
Cesare Dondini. « Ciò che fece Bellotti per me in quella occasione –
egli
mi diceva – non posso descrivertelo : un padre no
la cinquantesima replica : rade volte, al momento di andare in scena,
egli
non rilegge all’ uscio d’ entrata o non ripete a
sua parte per addentrarsi nel personaggio. E che deliziose macchiette
egli
produsse, rimaste incancellate nella storia del n
misurata, aristocratica comicità ! E con che arte, con che sentimento
egli
seppe a'suoi ideali piegare i varj generi che si
trecciano con prodigiosa rapidità ! Che nota elegante, che sciccherìa
egli
ha saputo mettere nel più grottesco delle moderné
buona fede. Nemico per principio, o per consuetudine, del soggettare,
egli
ripete il suo testo con una fedeltà scrupolosa. N
rso all’applauso o alla risata prodotti da una inconsulta scurrilità,
egli
sopprime le soverchie arditezze, a scapito non so
nei confini del teatro. Dotato di un singolare spirito di imitazione
egli
disegna, dipinge, pupazzetta con correttezza e sp
proibito di mandargli il più piccolo soccorso di danaro, di guisa che
egli
fu costretto a sciogliersi, aspettando il danaro
ta fu confermato con una paga che gli desse da vivere ; e indi a poco
egli
fu primo attor giovine. Passò in due o tre anni n
giovine, ai Fiorentini di Napoli dove stette sino al '73, anno in cui
egli
si creò primo attore, direttore, Capocomico e…. m
rimo attore, direttore, Capocomico e…. marito di Silvia Fantechi, ch'
egli
aveva conosciuta seconda donna nella Compagnia di
rettore e fratello per quattro anni : dal’ 77 all’ 81. Prima di tutto
egli
seppe accoppiare una grande intelligenza a una gr
nte nelle scene più confuse i movimenti de'singoli attori !… Mostrava
egli
le scene, recitava da donna, da vecchio, da giovi
Ma il concetto della parte era sempre qual si doveva, e si mostrasse
egli
come Esopo, o Padre Prodigo, o Bernard, o Cavalie
alattia da lei ignorata, e che fu per lui la più atroce agonìa…. Oggi
egli
è stato chiamato, dicono, ad aiutar nella direzio
issero che, ritornando in patria, avrebbe riavuto il suo impiego ; ed
egli
rispose ringraziandoli, non convenendogli di rinu
era drammatica. Qualche anno dopo, la Compagnia ligure si sciolse, ed
egli
accettò una scrittura colla Compagnia Negrini, st
Milano, nella Compagnia Goldoni, di cui era capo F. A. Bon. « Quando
egli
può — dice un giornale del tempo — e vuolsi cacci
che aveva più volte contrastata la palma al Pertica e al Vestri. Però
egli
era molto vecchio e malaticcio. ……………………….. Mio p
flemmatico, diverti l’uditorio e fu anche applaudito ; ma, lo ripeto,
egli
era malaticcio ; e, benchè si vedesse in lui l’av
on si [illisible chars]scene attore [illisible chars]. Eppare credesi
egli
il [illisible chars]del nostro [illisible chars]
i giorno qualche infelice và alla gran prova, e sappia leggere, o no,
egli
lo lusinga, vantandosi, per la sua abilità d’inse
rispettare nemmeno il Moliere dell’ Italia, il famoso Goldoni, a cui
egli
è debitore di tutto quello che al mondo possede.
gi, che recano decoro e vantaggio alla sua Compagnia, crede di bastar
egli
solo al sostentamento della medesima, lascia anda
uno, è villano ed insolente con tutti. Per queste sue pessime qualità
egli
ha privato il Teatro Italiano del suo migliore or
orio dunque della Compagnia fu a iniziativa sua de' più varj, sapendo
egli
con buon discernimento alternar le commedie, coi
gedie : e di tal discernimento accoppiato a una operosità senza pari,
egli
potè godersi i frutti nella vecchiaja. « Vive il
Martinelli Drusiano. Fratello del precedente, Arlecchino anch'
egli
, era nel 1572 capocomico in Inghilterra, secondo
est’anno qui in Spagna. Abbiam veduto nell’ articolo precedente, com’
egli
nel '600 fosse, se non il direttore della Compagn
tratore…. Nessun documento ci parla del valor suo artistico ; e forse
egli
era più bravo armeggione che buono attore, se, pi
i designato fratello di Arlecchino, o marito di Madama Angelica, com’
egli
medesimo si sottoscrive in una lettera al Duca di
, à visso sempre de mio con il vivere ch' io mandavo a sua moglie, et
egli
atendeva a godere e star alegramente sapendo bene
o intendere per la massaia che si trovi da vivere, che non voglio ch'
egli
viva de mio, mena rovina et parla di ricorso al A
enerlo, esso à consentito a qualunque cosa che io ho, come infame che
egli
è. Da lungo tempo durava la tresca fra il Catra
cenno di lui ? Di lui, ch'egli ebbe in tal considerazione da dettare
egli
stesso la prefazione alle favole rappresentative,
losa Isabella, La pazzia di Isabella, di cui era una parte principale
egli
medesimo ? Comunque sia, se le lacune nello stato
oi Scenarj cinque ve n’ha intitolati dal suo nome di teatro, e in cui
egli
è protagonista : La fortuna di Flavio, Flavio tra
il suo nobile nascimento) e in quello fece tanto e tale profitto ch'
egli
meritò d’esser posto nel numero de' buoni comici,
concertare il soggetto, ufficio esclusivo del Direttore di Compagnia,
egli
dice : Il Corago, Guida-Maestro, o più pratico d
gando i lazzi e assegnandoli a'varj punti della Commedia. Certo, com’
egli
avverte nel Proemio al rappresentare all’ improvv
a, ma comici isolati no ; chè sarebbe un distruggere la Compagnia ch'
egli
con tanta pazienza e con tanto amore tiene insiem
loro cari servi.ri, ho cercato col tener questa compagnia insieme che
egli
possa sostentarsi cavandone utile che veramente m
o, nè penserò più a' commedianti, et lo Scala è tanto galanthuomo che
egli
medesimo instantemente mi ha pregato ch' io operi
ri in questo affare in guisa che V. A. resti servita di conoscere ch'
egli
serve volontieris.° a gran Principi suoi pari sen
dusse subito a dirgli che non occorreva ne per acqua ne per terra che
egli
venissi in costà, se non haveva altro negozio in
protezione, essendosi mitissimamente ristabilita, nella quale ancor'
egli
si ritrova et che quanto a altri comici che S. A.
che S. A. fa trattenere costì, soggiunsegli che non vedevo quello che
egli
vi havesse che fare, et dissigli di più, che mi m
havesse che fare, et dissigli di più, che mi maravigliavo che essendo
egli
informatissimo della rissolutissima volontà et st
pensasse a venir costà con le mani piene di vento, et soggiungendomi
egli
che si moveva per ubbidire, io gli supplicai, che
endomi egli che si moveva per ubbidire, io gli supplicai, che già che
egli
sapeva non poter servire a cosa alcuna nel concer
he mi pareva prima di dovere io scrivere a V. S. quanto passava acciò
egli
non facesse un viaggio a sproposito ; et così lo
tti dell’A. S. et la sua molta prudenza, non ho creduto veramente ch'
egli
habbia a voler premere tanto in questo negozio, c
eramente ch' egli habbia a voler premere tanto in questo negozio, ch'
egli
habbia a voler mandare spersi questi poveri huomi
no. Se adunque lo Scala non viene, V. S. scusi me, et non lui, perchè
egli
, come buona persona, veniva a toccare una nasata,
a con la professione paterna, istituì filodrammatiche società, di cui
egli
era esperto direttore, recitandovi con successo p
e la stampa d’allora lo chiamava la delizia universale. Naturalmente
egli
ebbe comuni coi grandi stenterelli le scurrilità,
e parole a dar l’idea esatta dell’arte del Moncalvo e del fascino ch'
egli
esercitava sul pubblico. Quanto al Meneghino, egl
e del fascino ch' egli esercitava sul pubblico. Quanto al Meneghino,
egli
s’adontava ogni qualvolta gli si desse il nome di
ettesse in mazzo con Arlecchino, Brighella e Pantalone. « Meneghino –
egli
diceva – è carattere e non maschera, » e Ambrogio
nti parole, aggiunge : « ed io credo fosse proprio nel vero, perocchè
egli
fosse la sintesi fedele del carattere milanese o
do per condizione di contratto una recita a suo beneficio, alla quale
egli
avesse preso parte. Per tal modo egli vide la luc
ita a suo beneficio, alla quale egli avesse preso parte. Per tal modo
egli
vide la luce della ribalta a poco men che ottant’
ere. La cagione dell’andar Michelagnolo in Francia si fu, che essendo
egli
stato ascoltato da alcuni Signori Francesi in cas
i XIV, allora giovane, e lo fece chiamare con onorato stipendio. Andò
egli
con due suoi Compagni, ma non incontrò molto appl
he nascea dagli atteggiamenti ridicoli di Michelagnolo ; e per altro,
egli
non era grazioso, se non allora quando faceva sce
i rappresentare all’Improviso, nè capivano la di lui intenzione, onde
egli
penava a muovere le risate. Contuttociò gli fu da
da volta, che Cesare vide la Francia, dove alla perfine mori, e tanto
egli
, quanto il suo figliuolo dipinsero qualche cosa p
nza di realtà, che non era possibile il desiderar di più. Nè si fermò
egli
a un tipo unico : il suo repertorio fu de'più vas
no naturali e semplici, e di una meravigliosa efficacia. » Come uomo,
egli
si formò una travagliosa vecchiaja, confortata a
ti compagni, o che sentivan pietà della miseria sua. Se molto bene
egli
fece altrui (il beneficio è più presto scordato)
bene egli fece altrui (il beneficio è più presto scordato) molto male
egli
fece a sè ; e questo il mondo dell’arte non gli h
suo predecessore della Commedia italiana a Parigi, Antonio Camerani,
egli
mangiò tutto quanto guadagnò, e più volte anche,
iù volte anche, non pago, mangiò a credenza. Con la propria coscienza
egli
potè transigere attenuando le decadi, e tal volta
ganini, ci dà il seguente ritratto dell’ uomo e della maschera : Era
egli
d’ una statura alquanto piccola, pingue oltre il
a nel mezzo, quasi simile a quella del Giangurgolo calabrese. Parlava
egli
un grossolano linguaggio di Bologna, meschiandovi
oscane di tempo in tempo, che davano grazia a' suoi ragionamenti. Era
egli
lepido nel suo discorso, accorto, e pronto nelle
sua particolare fatica e di sua invenzione, il Bartoli assicura aver
egli
toccato il sommo dell’ arte, in una scena special
divieto del Parlamento, non ostante le Lettere Patenti del Re di cui
egli
era munito. Forse, tornandosene in Italia lo stes
e, si fermò a recitare a Lione. Tornò a Parigi nel ’72, e prese parte
egli
e i suoi ai festeggiamenti pel matrimonio del Re
da un fiorentino, huomo di molto spirito e pratico della Spagna, ch’
egli
circa l’anno 1610 stando in Siviglia, seppe da ce
di comici italiani, e cominciò a recitare all’ uso nostro ; e se bene
egli
, come anche ogni altro suo compagno, non era bene
o dall’ udirlo e grandemente se gli affettionava. Quanto al tipo ch’
egli
rappresentava, esso non fu, credo, che una delle
o in dispetto e a derisione degli Spagnuoli, di cui, come Pulcinella,
egli
esagerava il naso prominente e la mascella avanza
rtogli il padre nel’700, e rimaritatasi la madre coll’avvocato Duret,
egli
ebbe da entrambi tali maltrattamenti, che, sebben
gli annunziò il suo arrivo, e infatti alle quattro del giorno stesso
egli
fu in Basilea, e rivolse le sue prime cure all’ab
uccesso non essendo stato qual era da sperare, dopo non molte recite,
egli
fu ancora in Provincia, a Bordeaux, a Bruxelles,
il 13 maggio. « Alto e ben fatto, – dice il Dizionario dei teatri, –
egli
aveva la voce un po' sorda, e sembrava patir gran
gran pena, allorchè aveva da dire un brano un po' lungo. Fuori di ciò
egli
era attore egregio in ogni genere di parti, eccel
Filippo Nicolini nella Compagnia di Nicola Petrioli, fuggito il quale
egli
ne prese le redini per alcun tempo. Ma pare che q
pare che questa nel 1776 si sciogliesse avanti la fine dell’anno, ed
egli
si scritturasse assieme alla famiglia con Alessan
erlo e udirlo, senza lasciarsi andare alla più matta risata. Perchè….
egli
è piccolo, molto piccolo, inverosimilmente piccol
o dal Reccardini, che formava le delizie del popolo triestino, mentr'
egli
, Zago, era con Gelich, Tollo e Papadopoli al Teat
ice Marianna Moro-Lin, la Compagnia si sciolse, e ne formò subito una
egli
stesso in società con Borisi diretta da Giacinto
, nella sera di congedo, dopo gran numero di chiamate alla Compagnia,
egli
dovette andar solo a ricever le acclamazioni dell
ti comiche [V. la prima fotografia del quadro]), addolorato soltanto,
egli
, artista nell’ anima, di non aver più potuto, e n
nuove del repertorio di Gallina. « L'avvenire del teatro veneziano –
egli
disse una sera dell’ottobre '98 al Rossini di Ven
o dal bisogno nel pubblico lavoratore di una distrazione spensierata,
egli
debba mostrarsi nelle innocue e pur vilipese aber
ro brontolon, I Rusteghi, Oci del cor, e quel Fator galantomo, in cui
egli
, incredibile dictu, muore in iscena, e commuove i
arlo Goldoni fatta dallo stesso vero ; e al teatro di Goldoni infatti
egli
volge oggi ogni pensiero, ogni studio, ogni aspir
di Coviello. Fr. Bartoli lo dice un eccellente comico, e aggiunge ch'
egli
aveva una presenza veramente marziale, e che i su
poranei (V. D'Origny, De Boulmiers, etc.), concordano in questo : ch'
egli
corruppe con cento pistole l’ incaricato di Luigi
ue, nè dispiacque. Amante delle grandezze e dedito alle dissipazioni,
egli
mise carrozza, ed ebbe ognor tavola imbandita. Ma
la Compagnia di Astolfi, morto questi di colera a Pistoia, ne assunse
egli
la condotta e la direzione, fortunatissimo sempre
e alquanto istruito (il suggeritore non esisteva per lui), riempieva
egli
solo tutta la scena. Dire delle commedie ov' egli
per lui), riempieva egli solo tutta la scena. Dire delle commedie ov'
egli
maggiormente eccelse non è possibile, poichè in t
mmedie ov' egli maggiormente eccelse non è possibile, poichè in tutte
egli
fu eccellente. Talvolta anche uscì dal suo ruolo,
i nessuno toccò nel Colombi la perfezione di lui, e quanto al Goldoni
egli
scriveva a Francesco Righetti il 18 agosto' 54 da
rso di filosofia. Il padre lo aveva destinato all’avvocatura, sebbene
egli
inclinasse più alla medicina : ma ossequente all’
conversare piacevolissimo, di coltura non comune, di mente svegliata,
egli
andò perdendo a gradi ogni conoscenza : e in volg
era preso da una cattiva sonnolenza e appariva come ebete. Un giorno
egli
stesso confessò che si sentiva quasi un vuoto nel
sito della testa smisurata di Vestri, lo stesso Mazzocca racconta che
egli
« si divertiva talvolta a entrare in un negozio d
icolari si hanno del valor suo artistico, ma per comune consentimento
egli
fu ritenuto come quello de'figli che più si accos
i una infinità di monologhi drammatici, comici, grotteschi, coi quali
egli
può far valere tutte le sue qualità di trasformis
castrate in tal altra, soppressioni o creazioni di personaggi…. tutto
egli
si permette…. Ma coglie giusto sempre ; e il lavo
giacere per ottener certe maraviglie di bulino ? Fino a qual grado ha
egli
esercitata la pazienza nelle discipline degli stu
uni de' suoi grandi predecessori, fra cui primo il Coltellini famoso,
egli
ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissim
ti guadagni dell’artista mercante ! E nell’acquisto di un’alabarda
egli
mette lo stesso entusiasmo che in una recita dell
del giudizio de'suoi connazionali ; ma il grande, unico premio, a cui
egli
ambisse, di veder le platee tra noi riboccanti di
l’agiatezza gli erano sconosciute. In quella compagnia disciplinata,
egli
, se bene spirito indipendente, sapeva essere disc
priolava, rideva, piangeva, e si faceva batter le mani. Un aneddoto :
egli
si seccava mortalmente a recitar nelle farse. Da
responsabilità della parola gli lasciava una piena libertà di azione,
egli
soleva allora dedicare al suo personaggio insigni
ale artista, dicesse quattro parole, o recitasse i primi attori. E se
egli
avesse continuato in quella via, il pubblico avre
n Shylock, di Francesco I in Amleto, di Mario Amari in Otello. Invece
egli
passò caratterista con Bellotti-Bon, soggetto a B
mpi di pertinacia ch'egli ci ha dato più volte, si può concludere che
egli
dal modesto principio saprà pervenire a una magni
i Rodrigo Lombardi (V.), e col quale andò il '53 in Portogallo. Forse
egli
, buono, sarebbe rimasto col cognato sino alla mor
lla Compagnia, ecc. » Il Gozzi, pregato dal Sacco d’interporsi perchè
egli
non se n’andasse, lo pregò a sua volta, prometten
di rimanere, ridendo però sulla scrittura disegnata, perocchè (diss’
egli
) lei vedrà che con mio cognato le scritture non v
Francesi e Spagnoli, non che Italiani [bello quel non che], ha saputo
egli
trovare una fonte di gustosi concetti, di massime
i Saturno, nella Vedova Indiana, ed in altre commedie dell’arte, dove
egli
abbia un assoluto maneggio vedesi pure il Zannoni
i giudizi su di un attore van dati in considerazione dei tempi in cui
egli
fiorì ; chè se s’avesse a giudicar lo Zannoni col
la data di rappresentazione del Codice Faustini ne è erronea ; avendo
egli
rilevato dal Diario Riminaldi che la Compagnia di
ppe Alcaini che prelude ai Motti della prima edizione (Venezia, 1787)
egli
dice : « Nella mia vecchiezza, fatta più grave da
a pausa eterna, tanto da destar qualche mormorio nel pubblico. Allora
egli
si volgeva alla platea coll’occhio vitreo, col vi
la scena interrotta. Si racconta che al famoso monologo dell’Amleto,
egli
, una volta, proferito il primo essere…. si fermò…
tempo uno del pubblico ad alta voce gli disse : Mo avanti dunque ! Ed
egli
placidamente : Mo aspetta !… Dopo le quali parole
’arte lo coglieva, quando la sua mente era intera nel personaggio che
egli
rappresentava, quando si mostrava al pubblico sic
sabotiers e Les Vendanges, suscitandovi entusiasmo. Non si sa quando
egli
esordisse veramente a la Comedia italiana, in cui
ui assunse come suo padre e suo nonno il nome di Thomassin. Si sa ch'
egli
recitò il caratterista a vicenda col Larouette, e
li aveva rapita la moglie appena diciannovenne (gennajo 1776), mentre
egli
era a recitare a Versailles. Visentini Luigia, E
fianco di Salvatore Petito e di Serafina Zampa. Poco dopo, di attore
egli
si era, come il Cammarano e lo Schiano, mutato in
Traeva le sue commedie dalla cronaca giornaliera, attorno alla quale
egli
ricamava favole intricatissime, chiassone, quasi
sue commedie valevan poco o punto…. A lui non importava de’ posteri :
egli
voleva campare onoratamente la sua numerosa famig
ico dalla musoneria ; e vi riuscì compiutamente. Come attore, invece,
egli
avrebbe diritto ad uno studio accurato che ne riv
quattro ! » Ma notevole è la schietta semplicità del monologo con cui
egli
apre la Moschetta, e in cui si lamenta con sè ste
o che dovea poi, non molti anni dopo, farlo al sommo famoso. Pare che
egli
recitasse, ancor giovinetto, nella Compagnia del
Cicalmento (pag. 46) non si recò allora a Parigi per la prima volta :
egli
vi andò sul finire del’45, quando da quella Crist
uto. Non mi fu dato rintracciare il titolo della commedia colla quale
egli
esordì : si sa solo che il primo Zanni della comp
affinata, ma un po’manierata di Trivelino ; morto il quale, nel 1671,
egli
ne prese il posto, conservando la maschera di arl
iù che potè. Ma sciagura volle che, abbandonata la scena sudatissimo,
egli
prese tal raffreddore che, mutatosi di punto in b
rovenza, e cavaliere dell’ordine militare di S. Luigi. Molte commedie
egli
scrisse pe’l teatro francese, e solo, e in societ
Arlequin qui nous a fait tant rire Dût sitôt nous faire pleurer ? Se
egli
avesse molta istruzione non è affermato : almeno
i zingari. Pensò bene di mutar nome, e per conservare le iniziali ch’
egli
aveva sulla biancheria, si fece chiamare Pellegri
ruto di Alfieri, e fu applaudito. Venuto il Cardinal Ruffo in Napoli,
egli
fu in que’ moti politici arrestato, e dovè esular
tini al mese sua vita natural durante a Coriolano figlio naturale ch’
egli
ebbe dalla signora Margherita della Rose, dimoran
vano capo e madre e fratelli e figli di fratelli, alla cui educazione
egli
attendeva severamente. A queste lettere vanno agg
tistica ; ed altri ancora forse avrebbe passati, se futili motivi ch’
egli
oggi riconosce e rimpiange non lo avesser separat
terista e promiscuo, ultimo grado della sua vita artistica, sul quale
egli
si trova tuttavia a fianco di Claudio Leigheb e d
o il tempo della maggior gloria di Bellotti-Bon, che fu quello in cui
egli
aveva un’unica, e quale ! compagnia, non è cui no
a, il pubblico non d’altri poteva occuparsi. A codesto ascendente ch’
egli
aveva sullo spettatore, a codesta specie di fasci
ente ch’ egli aveva sullo spettatore, a codesta specie di fascino ch’
egli
esercitava su di lui, molto certo contribuiva la
i. Alle suppliche della moglie atterrita, alle sue lagrime incessanti
egli
dovè cedere finalmente : e, passando di pericolo
’affari per l’arte comica in Bologna, ove morì nel ’42, a 83 anni. Fu
egli
amoroso egregio, egregio primo attore, ed egregio
nvisibili, un leone, un sorcio ed il chiaro della luna che favellano:
egli
non seppe nè astenersi dal miracoloso ed incredib
rimproverare a Shakespear le bassezze miste ai gran tratti. Studiando
egli
la natura mancò di giudizio nell’ imitarne ciò ch
r che altro fa colui, che, volendo intenerire e commuovere, impedisce
egli
stesso la riuscita del suo disegno, distraendo lo
mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia
egli
gran poeta descrittivo, con altra palpabile contr
’Irlandese del non essere istruito della letteratura Italiana, quando
egli
ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta c
a natura e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed
egli
non vide che gli uomini. Egli avea bisogno di un
o di Roma, ove fe ne sarebbe, come altrove, trovato più d’uno. Voleva
egli
mettere sulla scena un usurpatore e un omicida, e
o, Sig. Martino), diviene freddo e snervato; imperciocchè allora solo
egli
è grande quando si contiene nella natura . . . .
non poche a lui da questo e da quello suggerite in Italia le quali ha
egli
registrate senza esame e senza ben ricucirle col
sione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare. Per umiltà avrà
egli
voluto occultarci i progressi da lui fatti nelle
he ne scrisse M. De Voltaire il più degno di giudicarne: “Shakespear (
egli
disse) non ha presso gl’ Inglesi altro titolo che
brillavano in una oscurissima notte. Tale è il privilegio del genio;
egli
corre senza guida, senz’arte, senza regola per in
Longino gli ha mai dato esempj di simili paragoni impossibili? E pure
egli
stesso riprende coloro che comparano Racine e Sha
ssati i ventidue anni; altrimenti con quali altri ascoltatori avrebbe
egli
potuto impunemente spacciare quanto venuto fosseg
tri talvolta di quello assai peggiori. Voltasi la madre alla polizia,
egli
dovette un po' colle buone, un po' colle minaccie
i : poi pensò di fare da sè ; e scioltasi la Compagnia Monti e Preda,
egli
subentrò al Santa Radegonda con un contratto che
. L'operosità, oserei dir mostruosa, di Rossi Mario arrivò a questo :
egli
ebbe in un’epoca a Genova quattro teatri : Le Pes
sperò inutilmente scovare colui che l’aveva rovinato. Da dodici anni
egli
vive a Zante, mantenuto da'suoi figli, alimentato
è stesso…. E non sappiamo quale dei due più : forse sè stesso ! Certo
egli
credette che l’arte dovesse molto a lui, non ch'e
ovesse molto a lui, non ch'egli dovesse molto all’arte…. Di tal guisa
egli
si mostrò nella vita un po' sempre personaggio di
o ; ma se taluno avesse osato esser pietra d’inciampo al suo cammino,
egli
, solennemente e paternamente mite coi devoti, sar
andola millanteria. Talvolta il fumo dell’incenso l’acciecò, e allora
egli
pensò di essere un po'di tutto : maestro di music
n legname, e da Teresa Tellini. Il padre voleva farne un avvocato, ma
egli
, che già da bimbo aveva mostrato un amor grande a
due alle quattro crazie al giorno. Per fortuna la quaresima veniente,
egli
entrò in Compagnia Calloud, Fusarini e Marchi ed
bbero anche l’intiero disgusto del Pubblico…. Dopo le quali ragioni,
egli
si crede in diritto o meglio in dovere, di passar
regalo di lire mille per una sol volta. Ammalatosi il Pieri nel '53,
egli
dovette sostituirlo per tre mesi, recitando trage
o io era troppo giovine per poter giudicare dell’ opera sua, e quando
egli
era troppo vecchio, perchè potessi farmi un’idea
è avvenuto in ogni epoca d’arte, avrebbe potuto razzolar male. Invece
egli
la profondità dell’analisi a tavolino, teorica, s
senza aspirazioni, pur di far bene, a toccar cime elevate, alle quali
egli
si trovò direi quasi senza saperlo, per una conse
a conseguenza logica del suo gran merito. E la duttilità dell’ingegno
egli
ha mostrato fino a qui, e mostrerà pur sempre, pa
e lo alletti più di un’altra ; e, purchè l’opera sia elevata e umana,
egli
abbia provato e provi egual godimento intellettua
Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. Dominici. A un dato momento
egli
sentì che il suo dire caldo, sincero, impulsivo a
ali ? O si dovrebbe attribuir forse al fatto che, quanto maggiormente
egli
si dà con l’andar degli anni e il crescer della r
della rinomanza alla disanima profonda di un personaggio, tanto meno
egli
pensa al modo di esprimerla col cesello della par
idea. Di quel famoso monologo, per un esempio, di Lorenzaccio, in cui
egli
medita e determina e assapora con voluttà bestial
personaggi della Storia, anche quando la forma del lavoro è elevata,
egli
trova modo di arrotondare colla sua naturalezza,
, tanto più che, come accade il più spesso per ogni attor subalterno,
egli
, vivendo al fianco del grande artista, ne ritrass
dell’intelligenza grandissima e del genio dell’Emanuel, spesse volte
egli
avrà dovuto dissentire da lui, metodico per eccel
affascinante del Cappelli, per altro di altri ? Come avrebbe potuto,
egli
, così ricco d’intuito artistico, riproduttor dell
ricorda ancora, fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando
egli
, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spo
he davanti i suoi guadagni che gli concedon oggi più che l’agiatezza,
egli
ha serbato intatta una famigliarità di modi parti
mura di Bologna, presso la sua cara villetta, o in riva al gran mare,
egli
è a nozze ; e un bel sorriso sano gli risiede sul
n farmacia, e continuò gli studj per uscirne dottore, quando nel '42 (
egli
aveva già mostrato chiare attitudini alla scena,
pale nei Due Sergenti. E l’audacia del giovine ebbe tal riuscita, ch'
egli
risolse di abbandonar la medicina per darsi inter
, della quale era prima attrice Laura Bon. Il ' 56 diventò capocomico
egli
stesso, e continuò a esserlo fino alla fine della
l coraggio civile e la bella fiamma d’affetto ed intelligenza con cui
egli
alzava la sua voce a far più bello il grido della
o scorso febbrajo metteva all’ ordine del giorno. In quella sera
egli
declamò I due sogni di Matilde del Berchet e del
co II, mostrarono – dice il Teatro mod. app. (vol. III, XXI) – quanto
egli
fosse capace di sostenere i più sublimi caratteri
anni replicar più sere il Saul e l’Aristodemo ; quel Saul, nel quale
egli
fu sommo, e pel quale vuol la leggenda di palcosc
mento ; dacchè pare irrefragabilmente provato da chi lo avvicinò, che
egli
fosse d’indole buona e avesse un amore sviscerato
cellente e galantuomo rarissimo. Nei sette anni di esilio di Gustavo,
egli
, con sacrifici di ogni maniera, privandosi quasi
eran parti principali la celebre Grassini, la Pasta e Debegnis basso,
egli
fu dopo reciproche provocazioni generate dal divi
ortuna ; ma quando la rivoluzione di Milano preluse a quella del '48,
egli
, chiamato a soccorrer la patria del suo braccio e
on scema vigore e non toglie efficacia. » Dell’ Insegnamento popolare
egli
riferisce il sunto che ne fece il Lami al Preside
ella parte del dialogo riguardante il Canosa, a proposito della quale
egli
sarebbe incline a credere che lo spiedo immaginat
era della Commissione editrice degli scritti di G. Mazzini, col quale
egli
eresse a sè l’oraziano monumento più durevole del
di scudi, date anche alla commedia i mezzi di decorare la scena. » Ma
egli
, il giornalista, comincia dall’ abonarsi con due
far tre recite per settimana in Milano colla detta sua compagnia, se
egli
avesse trovato i duecento sovventori che chiedeva
– Bocca – Ugolino (Canti XXXII, XXXIII, XXXIV). Nè minore entusiasmo
egli
suscitava in assurdità incredibili come quella fa
on ottenner dalla cattedra tutti insieme gli eruditi espositori, com’
egli
dalla scena al popolo infiammato. Dice il Leon
i, com’ egli dalla scena al popolo infiammato. Dice il Leoni ch' «
egli
tutto possedeva tranne la perfetta voce. Studente
Ristabilitosi alquanto, ritornò a Napoli, e ricominciò a recitare, ma
egli
non era più il celebre Visetti : più che l’ammira
mberti e l’ Aliprandi, i quali lasciarono scritto ne' lor ricordi che
egli
era fortissimo attore in ogni genere di lavori, m
a affascinava il pubblico, e si faceva strepitosamente applaudire, ma
egli
studiava poco, non sapeva le parti, e però mancav
’63 Cavaliere di SS. Maurizio e Lazzaro. Quanto a’ meriti artistici
egli
n’ebbe moltissimi. Nonostante una figura tozza, u
plauso de’ pubblici i più varj, e nelle parti di ogni specie ; poichè
egli
mirabilmente passava dalla rappresentazione de’ p
co e Segretario. Colla interpretazione particolareggiata, sminuzzata,
egli
incideva i pensieri più riposti di una parte. La
ogni patto che il Domeniconi sostenesse la parte di Paolo. Recitando
egli
a Pistoia l’estate del ’33 in società con Ferdina
un lungo carteggio col noto scrittore e commediografo Antonio Benci,
egli
si presenta il vero capocomico sereno, senza livo
l’imbarazzo ! E interessantissima è la lettera del 29 aprile 1830 che
egli
scrive da Roma, ragguagliando il Benci e dell’Iti
omaro ed il più incomodo di tutti i revisori. Quasi a tutte le parole
egli
dà una maliziosa interpretazione. Non si permette
antalone, ma un secondo nome di famiglia. Infatti, nell’atto di morte
egli
è chiamato Antonio Mattiucy Collalto. Il Goldoni
zione per l’ingegno e l’arte del Collalto, alla grandezza della quale
egli
aveva, come ho già detto, contribuito in Venezia
’suoi insegnamenti. Intorno all’Avventuriere onorato (Ediz. Pasquali)
egli
dice : Io anzi aveva prima un tal Personaggio sc
portamento, cranvi molti che non poteano persuadersi che fosse sempre
egli
solo, che quei tre personaggi rappresentasse. Pas
zione del comico : la commedia dei tre gemelli ne è la prova. In essa
egli
era alla sua volta galante, amoroso, appassionato
Cocomero con la comica compagnia da Giovanni Roffi diretta. Sostiene
egli
le parti di padre, e di altri caratteri seriosi e
vendibili al negozio Cambiagi nella Stamperia Gran Ducale. In esse ha
egli
procurato d’essere spiritoso, ma non osceno ; pun
lità di Recitante e alla sua Musa naturalmente piacevole. Meriterebbe
egli
un più lungo elogio, ma questo gli vien fatto da’
atto da’ suoi proprj talenti, che sanno farsi distinguere dovunque ha
egli
sin ora avuta occasione di presentarsi. Viveva e
uere dovunque ha egli sin ora avuta occasione di presentarsi. Viveva
egli
dunque ancora nel 1782. Dei libretti pubblicati d
dolevan di lui, perchè scordandosi il carattere dell’amoroso, faceva
egli
l’arlecchino. Mi sovviene, che rappresentandosi i
Mi sovviene, che rappresentandosi il mio Bellisario (in cui sosteneva
egli
un tal personaggio), nella scena tenera e dolente
tina per dieci giorni. La febbre non gli venne più così gagliarda, ma
egli
si trovava in tale stato di affiacchimento, da no
di S. A. S. il Sig.r Duca di Modena Francesco I ; ma è un errore, chè
egli
stesso si firma : Antonio Vitalba detto Ottavio C
Pietra, per le quali ogni spettatore bisognava che confessasse esser
egli
un comico perfetto, a cui nulla mancava per dirlo
e cattivo verseggiatore. Seguitando il sistema de’ passati drammatici
egli
scrisse commedie sregolate ma dilettevoli per la
ganze fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede
egli
nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pe
a Doña Geronima e sforzato ne’ motteggi, e cadde in certi difetti ch’
egli
in altri avea ripresi. Ne scrisse poi un’ altra c
’angustia d’Isabella astretta dal vecchio a parlare all’amante mentre
egli
da parte ascolta ed osserva, che benchè non nuova
. Mariano indica ch’egli venga a casa prima dell’ora del pranso; e se
egli
non ha desinato in sua casa, non faceva uopo dirs
mpre una morale avvelenata da un’ aria d’importanza e precettiva: che
egli
non dovrebbe continuare nè a moralizzare nè a cor
to della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D. Eugenio, che
egli
non ignora sin dall’atto I: che in una favola che
issime commedie o scempie traduzioni del medesimo La Cruz. Per natura
egli
ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a r
Ninguno era Cristiano. In far simili ritratti dell’infima plebaglia
egli
ha mostrato destrezza. Segno a’ suoi strali mimic
invenzioni allegoriche che per lo più non si lasciano comprendere27,
egli
si è limitato a tradurre alcune farse francesi, e
l’arte di formar quadri compiuti di giusta grandezza simili al vero,
egli
ha rannicchiate, poste in iscorcio disgraziato e
arle a conoscere nelle nostre contrade. 25. Voi non sapete vivere,
egli
dice a Fausto, siete schiavo del vostro impiego.
di ottobre del 1789: oqq;Il nominato Don Ramòn (il quale, secondo che
egli
stesso ridicolamente millanta, ha di V.S. trionfa
ipe, di cui a’ miei dì non penso di veder cosa peggiore”. Ayer la vi (
egli
aggiugne), y ni yo ni quantos asistieron à ella p
l 1777 al 1783, mentre io pur dimorai in Madrid. Dopo la mia partenza
egli
ha gridato, ha fatto gridar Sampere, ha malmenato
elli all’usanza de’ presidianti e de’ Manoli ch’egli ritratta. Ma può
egli
distruggere ciò che è storia pura? può fare ch’eg
invisibili, un leone, un sorcio, il chiaro, della luna che favellano:
egli
non seppe nè astenersi dal miracoloso ed incredib
agici, e che giustifica il giudizio datone da’ suoi compatriotti, che
egli
abbondi di difetti innumerabili e di bellezze in
’ soldati che videro l’ombra del re trapassato. Dice Amlet che sempre
egli
l’ha presente. Orazio che egli l’ha veduto effett
l re trapassato. Dice Amlet che sempre egli l’ha presente. Orazio che
egli
l’ha veduto effettivamente la scorsa notte, e ne
agione de’ trascorsi del nipote, e così conchiude: Altra idea chiude
egli
nell’animo che fomenta la sua tristezza; la quale
i si fida, gl’ingiunge che mentre segue la rappresentazione di quanto
egli
ha aggiunto alla tragedia scelta, tenga l’occhio
o attento sopra del re e l’esamini con tutta la cura, e dice che farà
egli
lo stesso, e si communicheranno poi le osservazio
l re e la regina esprimano i loro affetti. Il re mostra timore che se
egli
venisse a morire, ella ne prenderebbe un altro. I
cciso onde provenne la follia di Ofelia. Il re l’assicura di non aver
egli
avuta colpa veruna nella morte di Polonio. Lo pre
li è sovvenuto per disfarsi di Amlet: Sul supposto che verisimilmente
egli
ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per fa
Il principe racconta che mentre dormivano Guildestern e Rosencrantz,
egli
entrò leggermente, e s’impossessò delle loro cart
imarca e dell’Inghilterra. Ne mostra l’ordine ad Orazio. Aggiugne che
egli
scrisse in nome del re di Danimarca al re d’Inghi
i subito con Laerte. Amlet risponde che se quell’ora è comoda pel re,
egli
è pronto. Amlet confessa ad Orazio di sentir qual
e l’affanna. Orazio vorrebbe dissuaderlo dall’impresa. Amlet dice che
egli
si ride di simili presagi; pur nella morte (agg
l’assalto. Amlet dà la prima stoccata a Laerte. Il re bee e vuole che
egli
beva ancora; Amlet vuol prima fare il secondo ass
Amlet, dell’uomo di lettere il più degno di giudicarne. «Shakespear (
egli
disse) non ha presso gl’Inglesi altro titolo che
. Or che altro fa colui che volendo intenerire e commuovere impedisce
egli
stesso la riuscita del suo disegno distraendo lo
Longino gli ha mai dati esempi di simili paragoni impossibili? E pure
egli
stesso riprende coloro che comparano Racine e Sha
letteratura vada tirando di taglio e di punta contro i fantasimi che
egli
stesso infanta, e giudichi de’ popoli colla più d
mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia
egli
gran poeta descrittivo , con altra palpabile con
a levatura del non essere istruito della letteratura Italiana, quando
egli
ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta c
natura, e alla verità. Esigeva la sua favola de’ Romani e de’ re, ed
egli
altro non vide che gli uomini. Avea egli bisogno
vola de’ Romani e de’ re, ed egli altro non vide che gli uomini. Avea
egli
bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di
tento, signor Martino) diviene freddo e snervato; imperciocchè allora
egli
è grande quando si contiene nella natura… Esprime
n poche a lui da questo e da quello Italiano sugeritegli, le quali ha
egli
registrate senza esame, e senza ben ricucirle col
sione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare. Per umiltà avrà
egli
voluto occultarci i progressi da lui fatti nelle
ltrepassati i ventidue anni, altrimenti con altri ascoltatori avrebbe
egli
potuto impunemente spacciare quanto venivagli all
o di lui un primo attore, ma, secondo le considerazioni antiche, oggi
egli
è sempre primo attor giovine ; come, secondo le m
ttor giovine ; come, secondo le moderne, si dee dire che primo attore
egli
è da un pezzo, almeno da quando, ammalatosi il Sa
attore egli è da un pezzo, almeno da quando, ammalatosi il Salvadori,
egli
lo sostituì nell’Armando con la Marini. Il Reinac
ta dopo la chiusura del teatro in segno di lutto pel perduto artista,
egli
in una scena preparata all’uopo ricevè da Colombi
a su la faccia piacevole, se bene alquanto bruna, del Costantini ; ma
egli
serbò il ruolo di Arlecchino sino al successo di
ttori assai completa così per le commedie come per le opere italiane,
egli
si recò nel ’98 a Parigi, e sì bene compiè la sua
raio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno di Momo. In tal prologo,
egli
cantò rivolto al pubblico i seguenti versi, accom
na con Arlecchino applauditissima. Fu questa l’ultima commedia in cui
egli
ebbe parte : e l’enorme successo annunciato dal M
Duca, il quale volle saperne la ragione : e, dettagliela Mezzettino,
egli
rimproverò severamente i tre inservienti, e mandò
hi del pubblico fatti non mai accaduti. Ma se il libro è detestabile,
egli
dice, ne va compatito l’autore, il quale ha dovut
riproduco dalla superba incisione originale del Jacob), dopo la quale
egli
dovette andarsene in Germania, si dovesse alle al
o dico: Voi avete poche Tragedie (regolate o sregolate che siano); ed
egli
replica: Voi ne avete poche ben regolate. Non son
mento preso dallo scarso numero di eccellenti Epici Italiani, i quali
egli
riduce a due. Il numero de’ nostri buoni Epici tr
che confessa di avere scritte Commedie? a che Vasco Dias di cui tutto
egli
ignora? a che il Malara? a che Guillèn de Castro?
li ignora? a che il Malara? a che Guillèn de Castro? O se questi vuol
egli
decorare col titolo di Tragici, perchè non accont
sse, che l’impressione non si fece sotto gli occhi dell’Autore. Potea
egli
però, come altri gentilmente ha praticato, essere
sersi confusi i segni di alcune giunte, che io trasmetteva in Napoli,
egli
non ignorasse il tempo in cui surse, e quello in
ni, i macchinisti, i pittori, coloro che hanno la cura del vestiario;
egli
comprende in mente il tutto insieme del dramma, e
ramma, e quelle parti che non sono eseguite da lui le ha però dettate
egli
medesimo. [1.2] Immaginarono da principio i poet
chiedono, metter sogliono il poeta a troppo ristretti termini, perché
egli
possa in un determinato tempo tessere e sviluppar
minato tempo tessere e sviluppare una favola come si conviene, perché
egli
abbia campo di far giocare i caratteri e le passi
nostre opere sogliono anche dentro al gabinetto accompagnare i re. Ed
egli
è troppo difficile trovare balli e simili altri i
re il soggetto della sua favola con discrezione grandissima. E perché
egli
possa conseguire il fin suo, che è di muovere il
sorte di decorazione; e per esser semplice e nota, né di tanto lavoro
egli
avrà mestieri, né di così lunghe preparazioni per
poi Pantalone. Fu qualche tempo con Onofrio Paganini, poi capocomico
egli
stesso. Si trovava il 1760 al teatro della Sala i
oniere di Giustizia, Le stravaganze del caso, intermezzo musicale che
egli
eseguiva in compagnia. Sosteneva il Gnochis, oltr
ra del trapassato re. Dice Amlet che sempre l’ha presente; Orazio che
egli
l’ha veduto effettivamente la scorsa notte, e ne
amore che cagiona i di lui trascorsi e con chiude così: “Qualche idea
egli
tiene nell’animo che fomenta la sua tristezza, la
nti a’ commedianti per ben rappresentare; indi uscendo Orazio, di cui
egli
si fida, gl’ingiunge, che mentre si rappresenta l
l’ingiunge, che mentre si rappresenta la scena da lui aggiunta, tenga
egli
l’occhio attento su di suo zio; l’esamini con ogn
gli l’occhio attento su di suo zio; l’esamini con ogni cura; dice che
egli
farà lo stesso; uniranno poi le loro osservazioni
re e la regina esprimano i loro affetti. Il re mostra timore, che se
egli
venisse a morire, ella ne prenderebbe un altro. I
s’innamora dell’uccisore”. A ciò il re si alza; tutto resta sospeso;
egli
parte. Ahi! Orazio, dice Amlet; quanto disse lo s
lo spirito è troppo certo! Polonio lo chiama per parte della regina;
egli
manda tutti via, e parte. Sala del palazzo. Il re
copritemi colle ali vostre! Che vuoi, ombra veneranda? “Reg. Oh Dio!
egli
è fuor di se! “Aml. Vieni forse a riprendere la n
anche la follia di Ofelia. Il re gli parla, assicurandolo di non aver
egli
avuta colpa veruna nella morte di Polonio. Lo pre
li è sovvenuto per disfarsi di Amlet. Sul supposto che verisimilmente
egli
ricuserebbe d’imprendere un nuovo viaggio, per fa
Il principe racconta che mentre dormivano Rosencrantz e Guildenstern
egli
entrò leggermente, e s’impossessò delle loro cart
imarca e dell’Inghilterra. Ne mostra l’ordine ad Orazio. Aggiugne che
egli
scrisse in nome del re di Danimarca a quel d’Ingh
ar subito con Laerte. Amlet risponde che se quell’ora è comoda al re,
egli
è pronto. Amlet confessa ad Orazio di sentir qual
l’affanna. Orazio vorrebbe dissuaderlo dall’impresa. Amlet dice, che
egli
si ride di tali presagj; pur nella “morte (aggiug
’assalto. Amlet dà la prima stoccata a Laerte; il re bee, e vuole che
egli
beva ancora: Amlet vuol prima fare il secondo ass
merito dell’autor dell’Amlet il più degno di giudicarne. “Shakespear (
egli
disse) non ha presso gl’Inglesi altro titolo che
brillavano in una oscurissima notte. Tale è il privilegio del genio;
egli
corre senza guida, senz’arte, senza regola, per i
Nelvi Andrea. Bolognese. Attore reputatissimo, recitasse
egli
a viso scoperto, o con la maschera del Dottore o
ignora Luna, alla quale accorreva il pubblico in folla, e nella quale
egli
rappresentava una parte di ebreo a meraviglia. Av
ad ammaliare il cuore e fare un dolce inganno alla mente. Se non che
egli
avviene dell’opera come degli ordigni della mecca
ro nelle scene, e come si pecca persino nella costruzione de’ teatri,
egli
sarà assai facile a comprendere qualmente una sce
and’anche sensatamente scritto e composto fosse un dramma, come verrà
egli
eseguito dipoi, se non è per niente ascoltata la
o dipoi, se non è per niente ascoltata la voce dei capi? E come potrà
egli
essere sensatamente composto e scritto, se quegli
sono pur essi che dettan leggi e comandano? Qual cosa in somma si può
egli
aspettare che riesca di buono da una banda di per
; e nell’elenco a stampa della Compagnia pel 1820 (un anno prima che
egli
avesse l’incarico di formar la famosa Compagnia R
r le parti di padre, e Giovanni per quelle di generico. Comunque sia,
egli
sali in rinomanza esclusivamente come conduttore
e quella del 21 marzo 1853 ; ma è un errore evidente, poichè nel 1844
egli
non era più nella Compagnia Reale Sarda, alla dir
e le massime e gli esempi non giovano all’artista drammatico se prima
egli
non abbia pensato a istruirsi la mente, a educars
e mezzo secolo fa. Interessantissima è sopra ogni altra l’analisi ch’
egli
fa delle varie parti, o ruoli (amoroso, primo uom
ti sino a Parigi, e fu colà chiamato, perchè la parte dell’Innamorato
egli
recitasse nella Truppa Italiana. » Bartolommeo Ca
e controverse, dappoichè dice il Campardon (Les comédiens du Roi) ch’
egli
esordì avec fort peu de succès, mentre il D’Orign
succès, mentre il D’Origny (Annales du Théâtre italien), afferma ch’
egli
fece l’amoroso avec une noblesse, une aisance et
Ciavarelli, che recitava alla Commedia Italiana le parti di Scapino,
egli
lo sostituì, riuscendo, dice il Campardon, aussi
/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img008.jpg] Quanto alla gastronomia,
egli
lasciò rinomanza di avere avuto il maggior numero
socio di Ermete Zacconi, ma il suo nome più che all’arte del recitare
egli
legò all’opere sue drammatiche, nelle quali è sem
sulla scena per dire : – è un insigne artista. – Ma, qualunque parte
egli
facesse, nonostante l’arte finissima, non poteva
una e alla dignità della comica cosa pigliano particolare interesse ;
egli
, con la fede e l’entusiasmo degli ottimi. Infatti
igliori de' nostri artisti tedeschi (Iffland e Wiedmann eccettuati) :
egli
è anche il beniamino del pubblico, al quale sfugg
pubblico, al quale sfugge un mormorio di contentezza, ogni qualvolta
egli
appar su la scena. E a pagina 96 : Il vecchio
darai motivo ad Euripide di far di te una tragedia. Tutto è inutile;
egli
è fermo nel suo pensiero, si congeda, cavalca uno
opponga. Ma Trigeo dove ha trovati alla mano questi compagni? Non era
egli
sulla rocca di Giove? Non si sa veramente come ve
oprie famiglie. Trigeo invita il Coro a salutar la Dea. Dopo il canto
egli
vuol sapere da Mercurio, onde avvenne che la Pace
cia? Mercurio ne dà la prima colpa a Fidia; indi a Pericle, il quale (
egli
aggiunge) accese il fuoco fralle città gittando
egli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (
egli
dice) è ottimo compositore di commedie e pieno d
) è ottimo compositore di commedie e pieno di gloria . Rammenta come
egli
sia stato il primo ad acchetare gli uomini che co
i che contendevano, si calunniavano e combattevano per frascherie. Ha
egli
banditi, soggiugne, dal teatro gli Ercoli divorat
, indi meravigliato della di lui attillatura e mollezza; Donde sei (
egli
domanda) o tu che non sembri uomo del tutto? qual
oglie di Menelao. Una donna lo rimprovera per questa nuova follia; ma
egli
senza darle retta pronunzia alcuni versi tragici
e alle donne, che se vogliono venir seco a patti e liberar Mnesiloco,
egli
promette con giuramento di non dir mai più male d
Jofone? Bac. Questo è l’unico che sia passabile, ma non so dire dove
egli
sia. Erc. Non sarebbe meglio portar qui Sofocle a
ad Euripide? Bac. Io non vò altri che Euripide, perchè un furbo come
egli
è saprà contribuire dalla sua banda a far sì che
a far sì che io possa agevolmente condurlo meco. Erc. Ed Agatone dove
egli
è ito? Bac. Mi ha lasciato questo poetino tanto d
antia risponde di no, e stima che le abbia dette per ispaventarlo; ma
egli
è bravo, non conosce timore. Curiosa in questo lu
i leone. Vengono però altri servi che lo prendono per un rubatore, ed
egli
dice a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Ea
opravvenga. San. E perchè dunque Eschilo è cosi adirato? Eac. Perchè
egli
aveva la sede onorifica della tragedia come ottim
San. Ma Sofocle perchè non ha occupato il posto tragico? Eac. Quando
egli
discese giù, porse la mano ad Eschilo, lo bacio,
nfermare ad Eschilo la cessione in caso che rimanga vincitore; se poi
egli
perde, fa conto di combattere contro di Euripide.
note agli spettatori. A quest’ultima cosa Bacco aggingne che in fatti
egli
aveva un’intera notte vegliato, per sapere che ma
sede tragica a Sofocle, affinchè gliela conservi, in caso che dovesse
egli
ritornare all’inferno, non istimando altri degno
zioni di quell’erudito contro Aristofane svanisce al considerarsi che
egli
volle misurare le di lui favole colla squadra del
iuolo. Mentre tutti dormono, e il figliuolo sogna cavalli e carrette,
egli
vigila rivedendo i suoi conti. Va rimembrando lo
vedendo i suoi conti. Va rimembrando lo sproposito fatto nell’essersi
egli
uomo di campagna voluto congiungere in nodo marit
moda il figliuolo; il bisogno stringe; e Strepsiade risolve di andare
egli
stesso a studiare. Batte alla porta di Socrate, e
domanda in prima che cosa faccia in quel cesto. Socrate risponde che
egli
va colla mente spaziando per l’aere e meditando s
lle persone del Coro le proprie lodi, come si è veduto nella Pace, ma
egli
stesso si caccia avanti a favellar di se. È quest
a scoperta, pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò,
egli
parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e
favole, e spera che l’uditorio l’accolga benignamente, tanto più che
egli
è in possesso della sua cortesia, da che non aven
nse una vecchia ubbriaca che faceva un ballo lascivo, e questa ancora
egli
tolse da Frinico. Ermippo poi l’introdusse di nuo
iore del semisestario. Socr. Tu dici delle bestialità. Strep. O non è
egli
tetrametro il semisestario? Socr. Va alle forche,
parar di eanto. Strep. O o, che giovano i canti alla farina? In fine
egli
si dichiara di voler solo apparare il modo di per
menare alla scuola qualche figliuolo già grande se l’ha, non essendo
egli
più in età di apprendere. Strepsiade dice di aver
Strepsiade, in vece di rispondere congruamente, gli domanda, se pensi
egli
che Giove faccia piovere ognora acqua fresca, o s
ed in ciò fece gran senno essendo il suo disegno utile e lodevole. Ma
egli
per malignità voleva far passare Socrate per tale
e le Nuvole furono avidissimamente ascoltate. E tali e tanti applausi
egli
ne riportò, che fu a pieni voti dichiarato vincit
icità di Madama Dacier che l’aveva letta quaranta volte a, si sarebbe
egli
mai immaginato che contenesse tante bellezze e ta
si? Essi domandavano chi fosse quel Socrate? Io sono Socrate (par che
egli
dicesse loro serenamente): vi pare che io sia que
nando novità negli altrui paesi per raccorre cariche e tesori. Mostra
egli
a’ volatili come essi sieno stati i primi regnato
e suol dirsi a bacchetta! Osò il comico poeta assalirlo nel tempo che
egli
era più rispettato e temuto. Osò accusarlo a disp
re in iscena a rappresentarlo. Aristofane non perdè coraggio. Assunse
egli
stesso la cura di far la parte di Cleone, e tinge
, accusa e calunnia i compagni, e ne carpisce danajo, se vogliono che
egli
loro non rechi nocumento. Questa anticipazione de
di lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti antichi, perchè
egli
abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e pe
è stato amichevolmente insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma
egli
ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà d
gico, e Lisicle che succedette a Pericle da mercatante di montoni che
egli
era, e sì buono che il poeta lo nomina per terzo
isie. Sopraggiungono gli. Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento
egli
ottiene di essere ascoltato. Per prepararsi alla
e, trovandosi Lamaco piagato in una gamba e colla testa rotta. Giugne
egli
stesso lamentandosi e considerando per cordoglio
rra la risposta dell’oracolo; prega indi il cieco a volergli dire chi
egli
sia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato da
sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (
egli
dice) mi viene da Giove invidioso del bene altrui
oposi di andar soltanto in traccia di uomini savii giusti e probi; ed
egli
mi tolse la vista, affinchè non potessi distingue
ista, affinchè non potessi distinguere i cattivi da i buoni, a’ quali
egli
porta grande invidia. Cremilo gli domanda, se ric
to risponde di sì, e vuol partire. Cremilo nol permette; gli dice che
egli
è uomo dabbene; e gli fa sperare di adoperarsi pe
che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto. Pure
egli
non sa risolversi ad entrare nella casa di Cremil
a’ giorni suoi. Se entro in casa di qualche pazzo dissipatore, tosto
egli
scialacqua colle femmine e col giuoco quanto io p
piace di vederlo tutto ad un tratto divenuto ricco; ed ha timore che
egli
abbia rubato a qualche nume la ricchezza. Cremilo
, e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli antichi. Avea
egli
tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’elogio
re Aristofane? Facciamolo giudicare dal critico Freron a. Aristofane (
egli
dice) le cui commedie empivano con tanto applauso
uemila anni dopo la morte di tal valoroso scrittore viene a dirci che
egli
altro non era che un satirico sfrontato, un paro
volta scappano fuori alcune bellezze inaspettate ? In tal guisa viene
egli
malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui
i più belli dialoghi, e mise sotto il di lui nome il hel discorso che
egli
fa dell’amore. b. Vuolsi a ciò aggiugnere: e del
uesta ancora, benchè dopo due anni desse di sè le più liete speranze,
egli
sentiva essere la sua via. Le recite con dilettan
ecie quella del Filippo, che Alfieri fece in sua casa, rappresentando
egli
stesso il protagonista, e affidando a lui il Gome
i disonorante. Quanto più dunque essa attraeva il giovine, tanto meno
egli
sperava di potersi dare a lei col consenso patern
valentissimo maestro Marchesi, il quale ne dirigeva la esecuzione, ed
egli
e tutti i professori filarmonici e cantanti, arti
pagnia si trovava vicina alla sua, si volgeva a lui per soccorso ; ed
egli
, se il suo dovere glie lo consentiva, accorreva s
l Vestri avria potuto in quel punto rattenere la foga delle passioni,
egli
non già, che troppo sentiva altamente. Nel pronun
arsi quasi la mostra del gusto predominante in un popolo, secondo ch'
egli
si studia maggiormente piacere per via della seri
o simile. Egli non può mostrarsi senza essere subito applaudito. Oggi
egli
fu chiamato fuori al secondo atto. Venne, si allo
ne, si allontanò di nuovo, ma il pubblico non era ancora contento, ed
egli
dovette venir fuori un’altra volta. Al degna alm
si i nostri teatri. Al principio del diario di Venezia (24 settembre)
egli
dice infatti : Abbiamo finalmente da otto giorni
cere lo forma il non potertene ora manifestare il motivo. » Recitando
egli
nel R. Teatro del Giglio in Lucca nella primavera
nzo. Rinomato Stenterello. Condusse sempre compagnie, delle quali era
egli
il principale ornamento, e nelle quali fecer le p
sberleffo, il riso sghignazzata ; in cotesti sberleffi e sghignazzate
egli
si grogiolava. Non più una parola senza un doppio
ppio senso, non più una frase, una situazione la più semplice, in cui
egli
non trovasse modo di mettere la men pulita allusi
el carnevale, ma perchè non vuol esser da meno de’ suoi predecessori,
egli
appresta un balletto ; s’io non temessi di fargli
asi due anni, finchè ammalatosi quel primo amoroso, Pietro Boccomini,
egli
, che s’era già acquistata fama tra'filodrammatici
…………………….. Voci di poco galantuomismo co'suoi attori su Rossi, l’aver
egli
cessato affatto di scrivermi dopo mie ripetute le
non gli fu accordato, che dopo un anno di prova, trascorso il quale,
egli
si scritturò con la Compagnia Astolfi e Sadowski,
n questa parte si camblavano in belle qualità. Io dissi solamente che
egli
era stato degno della sua parte – se fosse valso
lei scritturato da Alessandro Salvini ; e, sciolta poi la Compagnia,
egli
risolse, mosso a pietà di tanti sciagurati, di ri
il bene che con la sua attività, con la sua onestà, con la sua mente
egli
s’era procacciato. Senza più attori di grido, sen
egli s’era procacciato. Senza più attori di grido, senza repertorio,
egli
dovè piegare fatalmente, privo del più tenue fil
uolo in quella di Andò e Leigheb per un triennio ; terminato il quale
egli
assumerà il ruolo di primo attore assoluto nella
elligenza, elettissimo di modi, dicitore garbato, accurato, studioso,
egli
saprà, son certo, vincere trionfalmente l’ardua p
Barone ö Byrn sui comici italiani in Sassonia (V. Bastona Marta) come
egli
recitasse anche nella Compagnia di Corte con la m
naca del tempo dice : « è un uomo tarchiato e piccoletto. Si vede che
egli
vuol piacere : lavora abbastanza bene : fa il suo
e, e Giovanni Armonio Marso la Stephanium commediaa, nella quale fece
egli
stesso da attoreb. Antonio Mureto, benchè per nas
accorre alla reggia. Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota di aver
egli
mutato luogo senza lasciare di esser presente agl
ere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge
egli
stesso in mare. Il Coro col Messo ne geme; inveis
rano celebre vescovo di San Marco in Calabria. Fiorendo verso il 1530
egli
divenne il Seneca del regno di Napoli anzi dell’I
el regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe di recare
egli
solo nella latina favella molte delle più pregevo
istofane il Pluto, e le Nubi; e con tal senno e garbo e buon successo
egli
il fece, che niuno de’ moderni latini drammi comp
tc. Ma in contracambio dove campeggia il patetico del greco pennello
egli
ritiene interamente le più importanti scene, come
ra tutta la compassione. Gli si avventano Agave, Ino, le Baccanti, ed
egli
, perchè lo riconosca, così favella senza frutto a
ia debbe in tal Cosentino raffigurarsi un Sofocle Cristiano, sì savio
egli
si dimostra nell’economia dell’azione, e sì grand
lustri del secolo colle otto sue tragedie e colle due commedie eseguì
egli
solo con ottima riuscita quanto a fare imprese in
i stessi Padroni detto di S. Gio. Grisostomo, e ne tolse la direzione
egli
solo. In tutti due questi Teatri fece valere Anto
protettore di scrivergli alcun lavoro senza maschere : per tal guisa
egli
avrebbe riposato, e i detrattori si sarebber ricr
rimenti, forse, a parer del Goldoni, per ragione d’interesse, volendo
egli
essere di punto in bianco ricevuto a parte (V. le
dente primario degli spettacoli M. de la Ferté (V. lettera s. c.), ma
egli
nè anche 'sta volta vi andò. Andò invece a Innsbr
maggio l’Imperatore Giuseppe II proveniente da Firenze. La sera dopo
egli
era al teatro in Mantova ; e lo Spinelli riferisc
a chiedergli con un bacio perdono e compassione. Sul cadere dell’ 88
egli
morì sopra una nave nel tragitto da Genova a Mars
marittimi, d’essere gettato in mare. Sarà vero che molto in sua vita
egli
abbia guadagnato e molto speso : ma è vero non me
ebbe un grosso volume. Nè dal tempo delle fiabe scritte, dopo tornato
egli
da Lisbona, datan le offese e difese dei due camp
lui. Questa Commedia l’ho disegnata espressamente per lui, anzi mi ha
egli
medesimo l’argomento proposto, argomento un po' d
li scrive : Benchè in teatro, per compiacere il grosso dell’udienza,
egli
si lasci scappare qualche cosetta un po'grassetta
re qualche cosetta un po'grassetta, pure nel suo conversare familiare
egli
è tale che le vostre intemerate Marianne e Carlot
l cognome del nostro artista non saprei che decisione prendere. Sacco
egli
è detto nell’Arco del Portico di S. Luca ; e Fr.
, che ricercava gli effetti nella varietà delle voci, di cui, dicesi,
egli
aveva uno scatolino. L’originale non dava dunque
nella famiglia dei brillanti alla quale appartiene. Noi vorremmo che
egli
sapesse liberarsi da una certa cantilena, nella q
famiglia a Barcellona, d’onde tornò in Italia dopo un anno, prendendo
egli
le redini della Compagnia, per la morte del suoce
e a sostener la maschera del Brighella, e dice il Bartoli (1781), che
egli
era comico sufficiente, e musico di molta abilità
llo pare fossero molti ; poichè, in forza appunto di quegli applausi,
egli
trovò posto nelle più reputate compagnie del suo
anni, fievolita la voce, impinguato il ventre, raggrinzita la faccia,
egli
non trovò più posto che in compagnie di secondo,
volta che il maestro gli strappò di mano e lacerò una sua commediola,
egli
, furibondo, gli scaraventò in faccia il calamaio.
lice annunzio : « Signor Conte, la carrozza è pronta : » annunzio che
egli
, ad attenuare la triste figura che avrebbe fatta
una scena, di riconoscere se un ritratto era quello del sovrano ; ed
egli
: « è lui, è lui. E chi non lo riconoscerebbe a q
irettore della famosa Compagnia dei Fiorentini di Napoli, nella quale
egli
scritturò pe’l corso di quarant’anni i più rinoma
cattivo verseggiatore. Seguitando il sistema de’ passati drammatici,
egli
scrisse commedie sregolate ma dilettevoli per la
a, non è meno ridicolo. Ha costui due figliuole, delle quali la prima
egli
destina a don Lucas, il quale però ama l’altra sc
anze, fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede
egli
nel 1751 alla luce in Madrid sotto il nome del Pe
e anagramma di Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco; ma se
egli
ricusò di riconoscere per sua tal commedia, non è
a, non è giusto attribuirgliela, benchè gli appartenga, tanto più che
egli
si è nominato in altre due favole. Tirso dunque r
all’annottare. Il trage de por la mañana di don Mariano indica che
egli
venga a casa prima dell’ora dipranso; e se egli n
on Mariano indica che egli venga a casa prima dell’ora dipranso; e se
egli
non ha desinato nella propria casa, non dovea dir
pochi versi nella settima del medesimo atto. Voi non sapete vivere ,
egli
dice a Fausto, siete schiavo del vostro impiego
o della finta lettera posta di soppiatto in tasca di don Eugenio, che
egli
non ignora sin dall’atto I. Sembra in fine che in
er dissiparne la ripugnanza, le danno a credere con false lettere che
egli
abbia colà preso moglie. Si conchiude l’inegualis
angustia d’Isabella astretta dal vecchio a parlare all’amante, mentre
egli
da parte ascolta ed osserva, la quale scena, benc
fissime commedie e scempie traduzioni del medesimo autore. Per natura
egli
ha lo stile dimesso ed umile assai accomodato a r
imici furono frequentemente gli Abati che ostentavano letteratura. Se
egli
avesse posseduta fantasia atta ad inventare e dis
i certe favole allegoriche, le quali per lo più non si comprendono a,
egli
si limitò a tradurre alcune farse francesi, e par
n maestro l’arte di formar quadri di giusta grandezza simili al vero,
egli
ha rannicchiate, poste in iscorcio disgraziato e
etto a. a. Di ciò sono io stato più volte testimonio; ma sento che
egli
ha continuato sino alla morte nel medesimo gusto.
6 di ottobre del 1789. «Il nominato don Ramòn (il quale, secondochè
egli
stesso ridicolamente millanta, ha di U. S. trionf
e, di cui a’ miei dì non penso di veden cosa peggiore.» Ayer la vi (
egli
aggiugne) y ni yo ni quantos asistieron à ella, p
l 1777 al 1782, mentre io pur dimorai in Madrid. Dopo la mia partenza
egli
ha gridato, ha fatto gridar Sampere, ha malmenato
enato il Signorelli all’usanza de’ suoi presidianti e Manoli. Ma potè
egli
mai distruggere ciò che è storia pura? Potè mai f
nciata un’ Ifigenia in Tauride, nel cui piano non entravano amori. Ma
egli
lasciò le occupazioni teatrali prima di depurarle
indegno di essere ricordato con lode; sebbene al dire di M. Palissot
egli
volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La
entura non contento di quelli del Cornelio e del Voltaire. In effetto
egli
purga quest’argomento tanto dell’ episodio degli
rgomento. Oltre a ciò che suggerì all’autore la nota sventura d’Inès,
egli
ne ha renduta vie più lagrimevole la morte, facen
imo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo,
egli
non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell
per mezzo de’ suoi rimorsi, che voi l’amavate ancora, che alla tomba
egli
portò la vostra stima. Questa preghiera lacera il
la vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore di Bruto. Oh Roma (
egli
esclama) oh patria! indi lo condanna e l’abbracci
il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo, e del Radamisto. Ma
egli
si fa distinguere per l’umanità, pel patetico, pe
ose il piano. É la sola tragedia tenera composta da Voltaire, in cui (
egli
dice) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e c
ncor pretesti, e Fatima vuole irritarla contro dell’amante. Che mi ha
egli
fatto? ella ripiglia, e lo giustifica. Ecco intan
iò di tesserne una francese degna di parteciparne la gloria. Nel 1736
egli
l’ avea già composta, ma si trattenne alcuni anni
e il trasporto che si avea per la Merope del Maffei. Comunque ciò sia
egli
si valse del migliore della tragedia italiana, ma
n Elide? En quel trouble il me jette! Son nom? Parle: répons. Se
egli
avesse detto che suo padre si chiamava Narba, sic
lla sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. Ma
egli
dice che suo padre si chiama Policlete, e la rein
za utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui
egli
vien fuori unicamente per dire all’ardito eroe: v
he senz’armi ancora l’ha insultato? Incatenato poi o libero non dovea
egli
temere ancora che la di lui presenza commovesse u
onde riceve le ultime fine pennellate il di lui ritratto, facendo che
egli
col suo gran nemico deponga la maschera e manifes
eventi sembrino fatali, e facciano pensare allo spettatore, che posto
egli
in quella situazione si appiglierebbe all’ istess
spirante, Regarde ce tombeau, contemple ton ouvrage; ma come ha
egli
saputo ciò che si è passato dentro del mausoleo?
come ha egli saputo ciò che si è passato dentro del mausoleo? come sa
egli
che la reina muore per mano di Ninia? Voltaire ch
de’ nostri giorni, cioè di M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo
egli
si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo
atore non manca mai di colpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè
egli
si arroga la gloria di essere stato il primo a re
li Spagnuoli in quasi tutte le loro favole? Tra’ medesimi Francesi fu
egli
forse il primo ad aprire questo sentiero? Voltair
e pur gli dissimula, e poi nell’atto quinto, parlandogliene Bajardo,
egli
falsamente risponde aver lui sempre sdegnato di c
ria di tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della virtù. Ma se
egli
travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non
oè a una prefazione e ad alcune note nel fine. Nell’una e nelle altre
egli
pretende giustificare le nere calunnie da lui sem
per questa gran ragione che non sa d’ où il emprunte ce recit. Ma se
egli
dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli
nte ce recit. Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè
egli
dubitar vivendo! Du-Bos che ignorava molto meno d
ria gli avrebbe suggerito qualche Bresciano, se l’avesse saputa46; ma
egli
lo scelse tra’ Napolitani. A quale oggetto? Per n
io come subornatore di Bajardo esortandolo a tradire il suo re mentre
egli
era in arme contro la Francia? E ciò appunto gl’
E chi più del Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è
egli
l’autore di Gabriela di Vergy? Non è Francese il
gio sì scellerato qual è l’ Arabo Profeta impostore. Accreditato com’
egli
è dalla stessa storia e migliorato dall’impegno d
stone che nella pubblica piazza il fe decapitare . . . volendo vedere
egli
stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi
……….. L'artista per me è stato a un tempo rivelazione e ispirazione :
egli
è stato causa di studi profondissimi sul teatro v
imperiture ? Nemico di ogni convenzionalismo anche sul palcoscenico,
egli
ha saputo trasformare il trovarobe, i macchinisti
imi passi di due artiste possenti : la Tessero e la Pezzana. Nel 1864
egli
fece erigere in Cuneo un teatro a proprie spese,
onsiglio dell’ordine dei Cavalieri dei SS. Maurizio e Lazzaro, di cui
egli
, primo tra gli artisti comici d’Italia, era insig
Da quando ebbe abbandonato il teatro, sino al giorno della sua morte,
egli
, secondo il Casanova, passò il suo tempo in opera
ga non lieve nella carne, alla parte esterna della coscia destra, che
egli
medicò, e che gli parve causata da una palla, che
tto artista non venne subito a far la sua dichiarazione, si fu perchè
egli
credette non valerne la pena, essendo il fatto ac
agnia di Pietro Rosa ; ma ammalatosi l’Arlecchino Bugani, lo sostituì
egli
più volte. Passò il '73 con Giuseppe Lapy al Sant
ato, gli venner da ogni parte contratti di grande importanza, potendo
egli
omai frequentare le principali Piazze del Regno.
no per l’addietro un solo pregio della Compagnia d’Antonio Sacco ; ed
egli
medesimo n’ha inventate, e dirette le tanto diffi
itar giovinetto, e talvolta anche in parti di brillante, ma veramente
egli
salì in rinomanza come suggeritore, che doventò c
ale, a farne comprendere coi sacri doveri i non men sacri diritti. Ed
egli
cominciò col pagare di tasca, poichè al suo nuovo
e del divorzio, Fu Toupinel, L'ostacolo, Il docente a prova, ecc. Ora
egli
sta preparando la Storia del teatro contemporaneo
nciata una Ifigenia in Tauride, nel cui piano non entravano amori. Ma
egli
lasciò le occupazioni teatrali prima di depurar d
ci suoi talenti, e svegliò nel pubblico, e ne’ posteri viva brama che
egli
avesse potuto o calzar più per tempo il coturno,
, e non indegno di ricordarsi con lode; sebbene, al dir del Palissot,
egli
volle contraffare Omero, Anacreonte, Virgilio, La
argomento. Oltre a ciò che sugeri all’autore la nota sventura d’Inès,
egli
ne ha renduta vie più lagrimevole la morte, facen
imo non meno che dalla delicatezza ed eleganza armoniosa del secondo,
egli
non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell
do per mezzo de’ suoi rimorsi, che voi l’amate ancora, che alla tomba
egli
portò la vostra stima. Questa preghiera lacera i
vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore di Bruto: oh Roma ,
egli
esclama, oh patria! indi lo condanna e l’abbracc
è il maschio vigore tragico dell’autor dell’Atreo e del Radamisto. Ma
egli
si fa distinguere per l’umanità, pel patetico, pe
ne fossero sempre sicuri? Tornando al Voltaire si osserva ancora che
egli
colla dipintura de’ costumi e de’ riti religiosi
se il piano. È la sola tragedia tenera composta dal Voltaire, in cui (
egli
dice) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e c
ncor pretesti, e Fatima vuole irritarla contro dell’amante. Che mi ha
egli
fatto? ella ripiglia, e lo giustifica. Ecco intan
iò di tesserne una francese degna di parteciparne la gloria. Nel 1736
egli
l’avea già composta, ma si trattenne alcuni anni
il trasporto che si aveva per la Merope del Maffei. Comunque ciò sia
egli
si valse del migliore della tragedia italiana, ma
e? en Elide? En quel trouble il me jette! Son nom? parle, rêpons. Se
egli
avesse detto che suo padre si chiamava Narba, sic
lla sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egisto. Ma
egli
dice che suo padre si chiama Policlete, e la rein
za utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui
egli
vien fuori unicamente per dire all’ardito eroe: v
e senza armi ancora l’ha insultato? Incatenato poi o libero non dovea
egli
temere ancora che la di lui presenza commovesse u
onde riceve le ultime fine pennellate il di lui ritratto, facendo che
egli
abboccandosi col suo gran nemico deponga la masch
il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perchè s’
egli
non l’amasse sì altamente, il concederla al rival
eventi sembrino fatali e facciano pensare allo spettatore, che posto
egli
in quella situazione si appiglierebbe all’istesso
ome ha colui saputo ciò che si è passato dentro del mausoleo? come sa
egli
che la reina muore per mano di Ninia? Voltaire c
di Quinault, o per la Semiramide del Metastasio o del Crebillon, che
egli
in una epistola a mad. di Pompadur chiamò suo ma
orrezione dello stile. Da prima, a quanto ne dicono i nazionali, avea
egli
dato un figlio al re Toante facendolo innamorato
cò sul trono britannico Edoardo donde il volle poscia discacciare. Fu
egli
l’eroe del partito de’ Yorck opposto ai Lancastri
i a’ quali si profusero tutti gli onori e le dignità, di che cercando
egli
di vendicarsi perì nella battaglia di Barnet. Que
ato in Parigi, cioè del signor di Belloy morto nel 1775. Benchè privo
egli
si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo
latore non manca mai di colpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè
egli
si arroga la gloria di essere stato il primo a re
li Spagnuoli in quasi tutte le loro favole? Tra’ medesimi Francesi fu
egli
forse il primo a calcar questo sentiero? Voltaire
Avogadro, e pur gli dissimula, e nell’atto V, parlandogliene Bajardo,
egli
falsamente risponde di aver sempre sdegnato di co
ria di tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della virtù. Ma se
egli
travide nel dipingere gli eroi ed i virtuosi, non
prefazione e ad alcune note stampate nel fine. Nell’una e nelle altre
egli
pretende giustificare le nere calunnie da lui sem
per questa gran ragione che non sa d’où il emprunte ce recit . Ma se
egli
dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli
te ce recit . Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè
egli
dubitar vivendo? Du-Bos che ignorava molto meno d
Gastone, che nella pubblica piazza il fe decapitare.. volendo vedere
egli
stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi
toria gli avrebbe sugerito qualche Bresciano, se l’avesse saputaa; ma
egli
lo scelse tra’ Napoletani. A quale oggetto? Per n
Giulio subornatore di Bajardo esortandolo a tradire il suo re, mentre
egli
era in arme contro la Francia? E ciò appunto gl’i
E chi più del Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è
egli
l’autore di Gabriela di Vergy? Non è francese il
assin con risposte pungenti trafigge Bianca, che gli dice che a torto
egli
di lei si lagna. Distruggi dunque (le dice) i mie
cassin ha violata la legge terribile ai nobili che la trasgrediscono;
egli
passava le mura del palazzo di Bedmar. Tutti lasc
orte. Capello prima di giudicarlo reo vorrebbe che su i suoi progetti
egli
avesse somministrate pruove, vorrebbe una convizi
innanzi all’altare paterno di essere sua sposa. Sopraggiunto il padre
egli
si determinò a suggire pel muro della casa di Spa
gli avea pianto alle circostanze di Bianca; je regrette mes larmes ,
egli
disse al fine lieto inatteso; il mio dolore (aggi
Foscarini. Bianca non è moglie ma figlia nubile di Contarini, di cui
egli
frequenta la casa senza verun delitto. Contarini
e ; e così, potendo al nome del padre aggiungere quello del padrigno,
egli
si presentò alla ribalta con un augurio doppiamen
si recò fuor d’Italia, applauditissimo sempre ; e finalmente si fece
egli
stesso capocomico. A questo punto, pare a me, com
sotto la sua bandiera i più grandi artisti del tempo : altri ne formò
egli
di pianta. Dai modi insinuanti, dalla parola conv
iamo alla sua Compagnia unica, la vera Compagnia modello, nella quale
egli
era tuttavia per viscomica, per finezza, per veri
di costernazione schiettamente sentita tutti i pubblici d’Italia, ch’
egli
aveva mosso per tanti anni alle più sane risate.
e ad un posto di spazzino comunale. Povero e glorioso artista !!!! Ed
egli
si appuntò la rivoltella a una tempia, quando nel
o, o Gioanpaulo dalli Agochij, detto Dottor Gratiano Scarpazon : così
egli
si sottoscrive in una lettera indirizzata da Roma
ata da Roma al Duca di Mantova il dì 13 di novembre 1593, nella quale
egli
racconta come, perseguitato da un parente, fosse
cui militò, e per tanti anni si trovò a essere conduttor di compagnie
egli
stesso ! Figlio d’artisti, dovè naturalmente, com
trò in una delle infime compagnie. E come il sangue non è acqua, così
egli
potè in breve, a motivo di una dizione purissima,
ridusse a Sassuolo, ove morì verso il 1860. – In Compagnia Rafstopulo
egli
aveva sposato Adelaide, figlia della celebre Tere
gli sopravvisse. Dagli elenchi della Compagnia si rileva che il 1820
egli
era ancor celibe.
rica del Nord per recitar prima, il 29, a Filadelfia, poi a New-York,
egli
solo, in italiano, con una compagnia di attori am
e in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici, di cui
egli
è Presidente ; poi, finalmente, nell’anno di graz
esidente ; poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903),
egli
crede di dare un addio alle scene a fianco di suo
e, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite di addio,
egli
sta trattando per recarsi l’aprile e il maggio de
e sedurre la sensuale madre di Oreste. A me parve che in quella parte
egli
raggiungesse la perfezione. Una sfumatura di meno
ordine. Nessuno della presente generazione può farsi un’idea del come
egli
sapesse trar partito da una parola, da un monosil
nelle officialità il petto dell’altro, così, all’opposto dell’altro,
egli
fu in ogni tempo e in ogni dove sprezzatore del p
ndarono più la seconda, e si rimandò la gente alla terza. Sempre così
egli
vinse : con la sola potenza dell’arte. In rivi
te di una tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Eloisa, nella quale
egli
sa risvegliare tutta l’antica forza. Oggi il Mini
rre nella poesia castigliana la tessitura de’ metri italiani, Con ciò
egli
non solo venne a mostrare il meccanismo di una ve
ellica ed il germe della decadenza nazionale, fu poeta e bell’ingegno
egli
stessoa, e nel proteggere le lettere moltiplico i
a sorgere, e dagl’Italiani che andavano decadendo. Vuolsi che avesse
egli
stesso composta qualche commedia pubblicata con a
della banda. Elisabetta si fa dall’amore abbassare sino al vassallo;
egli
innalza a lei le sue speranze; l’uno e l’altra fr
nvinto dagl’indizii evidenti di alto tradimento. Per sua difesa altro
egli
non dice che di essere innocente. E condannato a
ndo le scrive una lettera, incaricando al servo di consegnarla poichè
egli
sarà morto. Ma la Regina che ha sottoscritta la s
che nel suo Conte d’Essex; ma nella dipintura del carattere del conte
egli
rimane al di sotto dell’originale. Nella favola s
oggiace alla morte colla taccia di traditore. Nella tragedia francese
egli
comparisce mattamente innammorato, e, come ben di
si favella? Ei solo se ne intende. Ad ogni lama Che non ha impronta,
egli
un maestro assegna. Cento commedie ha insino ad o
ta con altre pennellate ancora avviva il ritratto di Don Luca. Fa che
egli
imponga che nel passare Isabella sua sposa da Mad
le istanze del ricco, ma alle fervide insinuanti preghiere del povero
egli
rimane intenerito ed irresoluto a segno che al fi
cioè di permettergli di sperare la mano della figliuola nel caso che
egli
migliorasse di fortuna; ed a tale effetto chiede
storiche, e le commedie di spada e cappa. Quanto agli auti sembra che
egli
non avesse compresi gl’inevitabili inconvenienti
ena la delicata materia de’ misteri della nostra religione. Al vedere
egli
deliziavasi nell’interpretarli con mille giuochet
rne l’avviso di Mosè, Giobbe, Davide e Geremia, i quali affermano che
egli
la meriti pel quarto del Padre; dopo di che il Mo
trionfo di Ottaviano e dell’armata ebrea distrutta dalla tempesta. Ma
egli
a dispetto del pugnale che l’ha trafitto, vuole t
ene varii ritratti. Pensa ad impedirgliene il possesso ancor dopo che
egli
sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei mo
to di spada e cappa che si accinge ad un’ avventura notturna; là dove
egli
prima per dissipare i sospetti del Tetrarca magna
personaggi? Ottaviano si arresta; ella fugge e getta via il pugnale;
egli
le corre dietro. Chi riconosce più in tal conflit
he le passioni sfrenate e la pazza gelosia cagionano ruine e miserie,
egli
si è studiato d’insegnare che esse provengono dal
ento della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò
egli
di rassomigliante nella condotta della tragedia f
rte di tanto precedè il francese e lo spagnuolo, così confessiamo che
egli
, non osando abbandonar la storia, non migliorò qu
izia del tiranno coll’infruttuoso suo pentimento; o se dopo l’eccidio
egli
avesse con tutta evidenza fatto conoscere al gelo
e condotta in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Stà
egli
colà pensando di menar via un’altra donzella di q
a sua benefattrice. Se l’argomento della favola del Calderòn è finto,
egli
immaginò quel che eseguì il detestabile Inglese.
ròn è finto, egli immaginò quel che eseguì il detestabile Inglese. Se
egli
trasse dal fatto della Caraìba l’argomento del su
uesta spietatezza (di che lascio a’ nazionali la cura d’investigarlo)
egli
è da dire che l’umana malvagità volle copiare se
e parole. E se Calderòn vivesse, confesserebbe che a tavolino distese
egli
con qualche studio ciò che suppone che i suoi per
si contenga nel dovuto rispetto alla presenza del Podestà. Norabuena,
egli
risponde, Diciendo yo la verdad, ser que importa
iuscire in una impresa allora forse riputata difficilissima. Di fatti
egli
si studiò sempre di trovare argomenti artificiosi
l tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che
egli
di tanti componimenti arricchiva il teatro castig
o del genere comico, eccetto quando parla l’innamorato, perchè allora
egli
si perde nel lirico e nello stravagante al pari d
i degli altri. Le facezie ed i motteggi sono graziosi e frequenti; ma
egli
segue i compatrioti nell’usanza di scherzare sull
cendo don Cosmo nella I giornata a Leonora che vada a Consuegra, dove
egli
si porterà passati dieci giorni e nella prima sce
orsi undici giorni, e l’azione principale non è pure incominciata, Ma
egli
compose la Confusion de un Jardin, in cui seppe t
e, il signor Andres le ha mai contate fralle buone della sua nazione,
egli
che s’immaginò di avere assicurato il suo trionfo
il suo trionfo colla Celestina alla mano la quale, mel permetta pure,
egli
mal conobbe? E Garzia de la Huerta, inurbano Gong
ana coll’ultima fierezza e col disdegno più altiero. Per la qual cosa
egli
scaltramente ripiglia la dissimulazione, ed ella
là e delle città, castelle e villaggi che le sono intorno, vantandosi
egli
di passeggiare sempre per le proprie possessioni
ilera. Dipoi don Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Perchè
egli
più di una volta ha mostrato disprezzo del valor
quista del Messico Antonio Solis. Senza eccettuarne l’istesso Moreto,
egli
ha rispettate più di ogni spagnuolo le regole del
se all’estinto commediografo nel comporre gli autos sacramentales; ma
egli
risolutamente ricusò di porvi la mano, confessand
nta su e si pone a sedere. Giugne chi se ne ingelosisce e lo disfida;
egli
accetta, ma vuol battersi senza levarsi da sedere
che parla e camina e convita ed uccide Don Giovanni. Quanto al tempo
egli
si permise la licenza di tre mesi d’intervallo da
veva dunque insegnare che al principe conviene studiar bene. In fatti
egli
vien dipinto ignorante non solo ne’ principii pol
e e delle genti, ma ancor nella geografia e nella storia. Or che avea
egli
studiato? delle ciance pedantesche? Candamo dunqu
e tragedie del secolo XVII appartengono a Cristofaro Virues, avendone
egli
solo prodotto cinque nel 1609. S’intitolano la Gr
mide moglie di Mennone, cui il re propone di cedergliela; e ricusando
egli
, il regliela toglie per forza, e Mennone s’impicc
affermava che in questa favola si rispettano le regole; ma per regole
egli
intende soltanto le unità di tempo o di luogo. Il
io Gonzalez de Salas che s’impresse nel 1633, ma in essa quasi sempre
egli
superò l’originale in gonfiezza, come pure l’Herc
’opera del nominato Roxas; e quindi convien dire o che fu imposturato
egli
stesso, o che volle imposturare.
Raimondi Teodoro. Figlio del precedente,
egli
fu, come abbiam visto, sempre al fianco di suo pa
della tisi, alla quale dovette poco dopo soccombere. Fra le parti ch'
egli
sosteneva egregiamente v'era, a detta del Pieri,
Filippo II, c’informa in un prologo ad otto sue commedie, ch’essendo
egli
ragazzo, il teatro si componea di quattro o sei t
etti antichi; Serafina lo rimprovera, e chiede la morte della moglie;
egli
promette di ammazzarla fra un’ora, e la cortigian
nella giornata I domanda, se ha confumato il matrimonio con Orfea, ed
egli
risponde, y aùn consumi el patrimonio que ha fid
dicibile applauso in Roma e in Napoli» sotto Leone X. Donde il ricavò
egli
? Paolo Giovio, minuto biografo di questo Pontefic
gedie che la posterità ha trovate strane e difettose. Di più annunziò
egli
nel suo prologo, come scritte con arte, le otto u
el Nasarre, ch’io giudico che mai questo letterato non credé da senno
egli
stesso quel che si sforzava di persuadere agli al
e anteriore; ma qual era il Teatro Spagnuolo prima di Lope? Ecco come
egli
stesso il dipinge a’ suoi contemporanei per disco
del Poliziano in Firenze, e fecevi gran profitto, e dopo lesse ancora
egli
in Salamanca per lo spazio di 20 anni in compagni
re le quali, per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio, afferma
egli
stesso che gli tenea chiusi con sei chiavi. E com
o, afferma egli stesso che gli tenea chiusi con sei chiavi. E come fu
egli
il primo a conoscere e dar precetti della vera co
il primo a conoscere e dar precetti della vera commedia in Europa, s’
egli
nacque nel 1562, cioé anni ottantaquattro dopo la
altezze non immaginate, non parrà strano che a soli ventiquattr’anni
egli
si disponesse, capocomico e primo attore assoluto
lunga e minuziosa disamina sui fatti e sulle frasi e parole, ai quali
egli
suole abbandonarsi. Ma quando si presenta ai lumi
– e via ! – Padrone, che vuol dire : I prattle out of fashion ?… – ed
egli
: – Chiaccherare più del necessario !… – Ho capit
reazione è fatta. Le quali parole sono anche una riprova del come
egli
si venne acquistando la fama di direttore preclar
ll’artista, è sommo il direttore, il maestro, e, sotto quest’aspetto,
egli
mi rammenta Gustavo Modena, che fu il rinnovatore
asione. A Roma del ’70, poco innanzi l’entrata delle truppe italiane,
egli
, caduto di leva, desiderò di abbandonar la compag
tato. Questa città dette i natali a un grande, a Vittorio Alfieri, ma
egli
, se ebbe la disgrazia di nascervi, ebbe anche il
ù che i medici, gli affibbiarono, sin dal ’67, una tisi, per la quale
egli
fu spacciato una ventina di volte al meno. A ogni
Bologna da Severino Bartoli, e Maddalena Boari, che erano, come dice
egli
stesso, Povera in vero, ma onorata gente. Comin
valo intendere a lavori materiali di facchino, o di semplice manuale,
egli
fu messo da’suoi in una libreria perchè v’apprend
nella Compagnia di Antonio Sacco, quanto per sua moglie favorevole —
egli
dice con rara ingenuità — altrettanto per lui dan
r troppo, gran parte della salute ancora. Povero Bartoli !… Frattanto
egli
cercava di levarsi i grattacapi, che la moglie a
peregrinità del suo ingegno ed una coltura vasta, dicon chiaro quanto
egli
perseverasse negli studi. Ha inserito nelle notiz
iniatura, del quale aveva già fatto promessa per lettera, e sul quale
egli
scrisse la seguente ottava : Già fu il mio primo
abella col padre, la madre e i figliuoli era a colazione da Buffetto,
egli
la pregò di volergli lasciare per tutta la giorna
berare. E perchè i comici avean fra l’altre stravaganze inventato che
egli
, una volta fatto il matrimonio, si sarebbe libera
te le quali, Buffetto con nuova generosità offerse alla moglie quanto
egli
aveva potuto avanzar nell’arte in quattordici ann
imagini di Colombina abbiamo nel quadro di Porbus del 1572, nel quale
egli
ritrae un ballo della Corte di Carlo IX : il cost
’opinione dell’Ingegnieri, perchè non si oppone alla mia; che sebbene
egli
dica che era stravagante, non però nega che fosse
quosdam actus nonnumquam ille recitat.1 Con ciò si afferma forse che
egli
terminò di scriverla verso il 1515., come Voi fat
archi preferì le Favole del Ruzzante alle Atellane. Ma di queste avea
egli
una chiara idea, qual debbe aversi nel comparar d
egli una chiara idea, qual debbe aversi nel comparar due cose? poteva
egli
averla? Io trovo sulle Atellane così contrarie op
Francesi? a quello di M. de Voltaire Tragico insigne? “Essa è nobile (
egli
dice), è regolare, e scritta puramente. Havvi de’
sino a’ principj del 1517. Ciò posto soggiugne [p. 79.]: “Ora avendo
egli
composte le sue Tragedie nel tempo in cui dimorò
ti più prodigiosi di quello di Alvarado nel Messico. Dite, ora avendo
egli
composte le sue Tragedie in Italia: E quando Voi,
e prima del 1533., ma non già che ciò avvenisse in Italia: “Costando (
egli
dice) che le compose prima del 1533., e trovandos
e il Signorelli chiamarle Traduzioni, e il Lampillas che pur le avea
egli
stesso così chiamate in un altro Volume del Saggi
Greco Maestro, l’avesse con più fedeltà seguita! Quanto a’ personaggi
egli
ha conservati ancora quelli degli originali, coll
tico, o alla maestà che in quello si ammira. E quante bellezze non ha
egli
perdute nel lasciarne i bellissimi Cori? Ma io no
Calderon. Io non dubito del gusto dell’Apologista in Poesia, avendone
egli
dato pruove e co’ suoi Sonetti e colle sue Critic
concesso ad altre compagnie la privativa di rappresentarle non poteva
egli
farne uso senza ledere i diritti altrui, per cui
i, per cui gli autori medesimi reclamavano un compenso equitativo. Ma
egli
adducendo d’ignorare una tal privativa e dichiara
cendo d’ignorare una tal privativa e dichiarando, che dal momento che
egli
acquistò le sunnominate produzioni da altri comic
zzare per la eleganza di modi e di parole ch’egli adoperava. Nel 1744
egli
fu tradotto in carcere, accusato nientemeno di es
ale fu subito carcerato : ma non avendo l’accusa fondamento di sorta,
egli
potè colla stessa sollecitudine essere rimesso in
occhi applauditi i compagni, senza che riportasse dal pubblico ancor
egli
la sua parte di applauso. Aumentavano perciò le s
non riappare che il 18 febbraio 1777 in Arlequin esprit folet di cui
egli
era l’autore. Questa volta il pubblico l’accolse
n ha nulla che vedere con quello dell’attore ch’egli deve surrogare ;
egli
non ne ha nè la grazia, nè la finezza, nè la semp
tezza e d’una rapidità singolari. Nulla uguaglia la prontezza con cui
egli
cambia di costume e di maschera ; la sua perizia
ntera compagnia di comici. E il Bartoli più distesamente : …… Saliva
egli
in Banco in una Piazza, raccontando novellette on
, e venite a sentire la mia commedia. Il popolo seguivalo curioso, ed
egli
solo recitava interamente la Commedia. Or mascher
avole non introduceva visibilmente Donna alcuna, e neppure da femmina
egli
vestivasi, ma solo dentro la scena voleva, che la
apino al Duca di Mantova, dice che il Siuello era suo amorevole. Ma s’
egli
viveva nel 1633, come mai il Caetani scriveva l’
dal Bettinelli il teatro di Goldoni, senza il di lui consenso, tanto
egli
se ne asprì che ruppe il contratto, passando a sc
ocuratagli ingratamente da chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti,
egli
prudente e saggio, egli pietoso soccorritore dell
da chi mai nol dovea. Egli, urbano con tutti, egli prudente e saggio,
egli
pietoso soccorritore delle miserie altrui, merita
il nome d’uomo onorato, e rendesi degno della stima d’ognuno. Essendo
egli
poi stato l’unico movente, per cui l’Italia possa
censura del sig. Andres sulle commedie del Machiavelli di aver voluto
egli
parlare (stò per dire) di una provincia che non a
delle medesime commedie volle dare il sig. Bettinelli “Ben è curioso (
egli
dice) il legger le lodi date da molti a queste co
le biblioteche? Ma di grazia incresce al censore l’oscenità? E perchè
egli
parlando della rappresentazione che fecesi in Rom
indulgenza? E lasciando da banda l’oscenità comune ad entrambe, pensa
egli
mai che il merito della Calandra sorpassasse quel
ig. ab. Bettinelli, per rendergli giustizia, ciò non dee ignorare; ma
egli
può noverarsi tra certi eruditi, i quali censuran
verificata in verun paese. Lasciamo stare i Greci, de’ quali non avrà
egli
certamente preteso parlare, perchè tra questi non
rsi all’arte fu orologiajo, ed ebbe bottega in Piazza del Duomo. Come
egli
risolvesse di calcar le scene non sappiamo : ma è
rtista (ivi, 13 e 20 aprile ’91), io credo che il nome di Stenterello
egli
prendesse da sè stesso, essendo piccolo di statur
n particolare poi, sommo nel così detto carattere di Stenterello, che
egli
stesso inventò, ed inimitabilmente e gustosamente
rne con ragione, poichè fu con lui scritturato per tutto il 1800, che
egli
passò, dice, in un batter d’occhio, perchè fu de
E ciò fu nel 1830 all’età di ottant’anni : e si racconta, che dovendo
egli
salire sur una tavola, e non riuscendovi, a uno d
o pettinava ogni mattina, acconciandogli il codino stenterellesco che
egli
non abbandonò mai. Trascrivo il dialogo della sfi
ini alla scena, tanto che, occorrendo ad Antonio Sacco un Innamorato,
egli
ne assunse il ruolo col mezzo del soprintendente
ma sostenuta, formano in lui que'tratti armonici e varj, co'quali sa
egli
così ben piacere e dilettare a segno di strappare
lottete (di De la Harpe ?) e in altre moltissime opere di ogni genere
egli
spiegava tutta la forza della sua intelligenza si
eguente notizia, nell’Amore assottiglia il cervello, al 1790. Adunque
egli
racconta che Amore assottiglia il cervello, comme
vato all’Ara, che col suon de'suoi carmi il ciel disserra ? Mia prole
egli
è, prole diletta e cara. Disse : ed il volto suo
chiudo con quest’altro, pur riferito dal Bartoli, « parto elegante –
egli
dice – di dottissima penna genovese, » dedicato
ietoso di utili ricordi di gratitudine. Anzi il Ferretti aggiunge che
egli
si fece un peccato di susurrare (invano, s’intend
r Vestris…. Abbiamo di lui circa duecento produzioni a stampa, bench’
egli
ne componesse oltr’ a seicento. All’amico Iacopo
Pucci, del quale sposò poi la figlia Teodora. Il carnevale del 1817,
egli
era, (dopo di essere stato alcun tempo capocomico
uratovi il Dondini per le parti dignitose, e il ’27, probabilmente, o
egli
morì, o si ritirò dalle scene, perchè nol vediam
mmedia omonima. Prese alla morte del padre le redini della compagnia,
egli
seppe colla sua sagacia di conduttore e la sua va
oveva trascinarsi in scena, svenuta, sorretta da Giorgio. A un tratto
egli
, come quasi celiando, le disse piano : « A moment
ituirlo sotto nome di Morandini. Morto il padre nel febbraio del '62,
egli
entrò di punto in bianco primo amoroso ai Fiorent
er Cremona a raggiunger la Compagnia di Alamanno Morelli, della quale
egli
era il primo attore assoluto. Due anni di arte, d
brichesi, fuggendo con un inglese dovizioso. Pare non fosse attrice :
egli
certo non ne parlò mai. L'attore Francesco Righet
ia che qualche volta mi ferivano l’orecchio nella Commedia ! Come era
egli
nobile, e maestoso ! Tutta la dignità del Senato
l’Adelaide Borchi, Andrea Vitaliani, Martinengo, ecc., e nella quale
egli
esordì a Caltanissetta colla parte di Riccardo ne
’arte, la compagnia si formò in società con Livini e Majeroni. Il ’48
egli
prese parte alla battaglia di Vicenza nel battagl
ur oggi a ottant’ anni vegeto e robusto. Ma non tanto come artista
egli
merita qui una menzione particolare, quanto come
potrai, vieni in mio soccorso. Va, e che Iddio ti protegga. – Invano
egli
insistè ; la risoluzione della povera martire fu
insistè ; la risoluzione della povera martire fu invincibile. Allora
egli
prese la bambina ; e dicendole di tenerlo stretto
ro per ritornare al vapore, ma quella massa nera era sparita. Intanto
egli
sentiva passare sotto di lui fra due acque i mort
uomo piangeva ; si convenne che dopo che mi fossi tornato a tuffare,
egli
mi avrebbe ajutato tirando la fune : abbracciai i
ertà. Nel 1697, appena dato l’ordine di chiusura del teatro italiano,
egli
si restituì a Verona, la patria di suo padre, ove
l Re in Italia, ne rilasciò ampia testimonianza, in forza della quale
egli
potè al suo ritorno in Parigi, che fu il 1708, av
S. Lorenzo. Nel 1716, alla venuta della nuova Compagnia del Reggente,
egli
ottenne finalmente un impiego amministrativo, del
ione degli uomini addottrinati nelle antichità; ma a qual altri dovrà
egli
aver ricorso piuttosto che al poeta, all’autor me
utto quello che può meglio abbellire e render verisimile l’azione che
egli
ha tolto a rappresentare ? [5.3] Quantunque la p
veduta se ne va anche a finire la immaginativa dello spettatore. Avea
egli
sotto buoni maestri studiato i principi dell’arte
ore di quel nuovo mostro in architettura delle colonne a sedere. Avea
egli
nella pittura di una cupola fatto reggere le colo
lieve carico; quando tolse loro ogni pensiero, secondo che riferisce
egli
stesso, un professore, amico suo, il quale si obb
itto, maestra primiera di ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha
egli
di più grandioso e severo, lasciando stare le pir
sopra alcune parti della scena e quasi privandone alcune altre, non è
egli
da credere che producesse anche nel teatro quegli
lume di disegni di questo autore, il quale mostra assai meglio quanto
egli
valesse, che non fanno tutte le invenzioni che va
esse con regolarità e precisione, non era cosa per lui : forse perchè
egli
pure era vecchio e si stancava. Suppliva però a q
Così Ernesto Rossi (op. cit.). Fu poi scritturato dalla Ristori, che
egli
seguì in Italia e all’estero, e della quale educò
ente tra Pierrot e il Dottore. Soppresso il teatro italiano nel 1697,
egli
si ritirò in un suo piccolo possedimento ne’ dint
o stesso Watteau, che riproduco nella testata della lettera G, in cui
egli
è segnato a dito non so se qual capocomico o prin
sto dell’ Ottavio Zanotti. Il successo se non strepitoso fu buono, ed
egli
avrebbe potuto rimanere in Francia amato e stimat
nturate opinioni sulle vicende del tempo. Il che saputosi alla Corte,
egli
ebbe tosto decreto di espulsione. Restituitosi in
onti ('78), di Vincenzo Udina ('81), ecc. Nè sol delle doti di attore
egli
andava ornato, ma anche di disegnatore, chè egli
delle doti di attore egli andava ornato, ma anche di disegnatore, chè
egli
precedette i comici Galvani, Ruggeri e Farulli ne
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