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1 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — (Corriere di Napoli, 19 febbraio 1899). » pp. 270-274
ata a Torino il 28 gennaio 1841 da Giovanni Pezzana, ricco negoziante di mobili, e Carlotta Tubi. Entrata nell’Accademia F
nte di mobili, e Carlotta Tubi. Entrata nell’Accademia Filodrammatica di Torino il '57, e cacciata per mancanza di disposi
ll’Accademia Filodrammatica di Torino il '57, e cacciata per mancanza di disposizioni per l’ arte, e ciò per opera del fam
rnesto Rossi, poi fino al '67 con Bellotti-Bon. '68-'69 ai Fiorentini di Napoli con l’Alberti. '70-'71-'72, Compagnia con
ti-Privato, poi Spagna e America. » Fin qui la nota, che cercherò io di completare. Alla Spagna e all’America vanno uniti
o. Torna in Italia, e solleva il pubblico all’entusiasmo al Dal Verme di Milano con la Messalina di Pietro Cossa. Il '78 r
va il pubblico all’entusiasmo al Dal Verme di Milano con la Messalina di Pietro Cossa. Il '78 riprende il largo per l’Amer
riprende il largo per l’America, ove per la prima volta ha l’audacia di cimentarsi nella parte di Amleto. Di nuovo in It
merica, ove per la prima volta ha l’audacia di cimentarsi nella parte di Amleto. Di nuovo in Italia, si scrittura ai Fior
ella parte di Amleto. Di nuovo in Italia, si scrittura ai Fiorentini di Napoli, ove interpreta colossalmente la Teresa Ra
i Fiorentini di Napoli, ove interpreta colossalmente la Teresa Raquin di E. Zola. Entra l’ '80 con Cesare Rossi nella Comp
di E. Zola. Entra l’ '80 con Cesare Rossi nella Compagnia della Città di Torino, che abbandona dopo un anno per rivedere l
i suoi sessant’ anni non han saputo infiacchirle la eccezionale fibra di acciaio. Giacinta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi
acciaio. Giacinta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi Gualtieri, scrittore di romanzi e di drammi assai noti quali L'Innominato
inta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi Gualtieri, scrittore di romanzi e di drammi assai noti quali L'Innominato e La voce de
trentennio tenne lo scettro dell’arte in Italia. Grande nella Zelinda di Goldoni, non fu meno grande nella Medea di Legouv
alia. Grande nella Zelinda di Goldoni, non fu meno grande nella Medea di Legouvé. La sua voce maschia e vigorosa nella tra
ce maschia e vigorosa nella tragedia, trovava nel dramma moderno note di dolcezza ineffabile. Nessuna attrice del suo temp
attrice del suo tempo, compresa la Ristori, potè vantare tal vastità di repertorio. Tornata dalle Americhe non si atrofiz
valore. Chi non ricorda la Pezzana al glorioso tempo della Compagnia di Bellotti-Bon, della quale ella fu principale orna
? Quella Signora dalle Camelie, vissuta con Lei e con Gaspare Lavaggi di una vita nuova al pubblico, tutta anima, tutta pa
co, tutta anima, tutta passione, quella Baronessa d’ Isola nei Mariti di Torelli !… Oh ! se tutti volessimo enumerare i la
lessimo enumerare i lavori, in cui la Pezzana esercitò il suo fascino di grande artista ci bisognerebbe scrivere un libro.
idea ben chiara della morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormevil
la morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Co
orìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Sha
da di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta d
edea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suo
eville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Ra
– Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora da
a Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio –
eresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio –  Fernanda di Sardou – Adriana Leco
Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio –  Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor
le Camelie di Dumas figlio –  Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le G
Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni –
Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La
di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo
so di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La G
Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Ca
asa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Anto
La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecch
o Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuov
 – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuova Società di Feuillet
ampagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuova Società di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Fer
chia e la Nuova Società di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ec
à di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ecc. Al fianco di Ern
o di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ecc. Al fianco di Ernesto Rossi pare ella rivelasse in uno scatto i
uno scatto improvviso, inatteso, l’arte suprema che avrebbe poi fatto di lei una delle più geniali attrici del nostro teat
ebbe poi fatto di lei una delle più geniali attrici del nostro teatro di prosa. Si recitava l’ Otello di Shakspeare. Ernes
più geniali attrici del nostro teatro di prosa. Si recitava l’ Otello di Shakspeare. Ernesto Rossi nella sua foga furibond
na scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e di lacrime vere, che trasc
ome se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e di lacrime vere, che trascinò il pubbl
tata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e di lacrime vere, che trascinò il pubblico all’ entus
a salir la scena per congratularsi col novissimo astro. E a proposito di queste sorprese di effetti, Roberto Bracco raccon
r congratularsi col novissimo astro. E a proposito di queste sorprese di effetti, Roberto Bracco racconta di lei che la Du
E a proposito di queste sorprese di effetti, Roberto Bracco racconta di lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui co
na, mostrandone le qualità meravigliose, non senza toccare quel tanto di male che potè nuocere in parte alla sua gloriosa
iera. Giacinta Pezzana – alla cui gloria è mancata quella continuità di fulgore la quale non si può ottenere senza che al
doli con fiducia ai diffidenti, io ho una speciale predilezione fatta di convincimenti e di reminiscenze. In arte, niente
diffidenti, io ho una speciale predilezione fatta di convincimenti e di reminiscenze. In arte, niente mi sembra più merav
reminiscenze. In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello di ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un
me un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine. E la recitazione di Giacinta Pezzana, con tutte le armonie di quella
a vergine. E la recitazione di Giacinta Pezzana, con tutte le armonie di quella voce dolcissima, con tutta l’eccellenza de
profondità del sentimento che sa destare, con tutte le sue gradazioni di comicità e di drammaticità, con tutto ciò che in
sentimento che sa destare, con tutte le sue gradazioni di comicità e di drammaticità, con tutto ciò che in altri artisti
on tutto ciò che in altri artisti della scena può essere il risultato di magistero magnifico, ha avuto sempre, per me, que
ltato di magistero magnifico, ha avuto sempre, per me, quel carattere di vera sincerità e di congenita bellezza che esclud
agnifico, ha avuto sempre, per me, quel carattere di vera sincerità e di congenita bellezza che esclude ogni supposizione
vera sincerità e di congenita bellezza che esclude ogni supposizione di sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e di at
rità e di congenita bellezza che esclude ogni supposizione di sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e di attività voli
genita bellezza che esclude ogni supposizione di sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e di attività volitiva. E quest
lude ogni supposizione di sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e di attività volitiva. E queste manifestazioni genuin
rio cerebrale e di attività volitiva. E queste manifestazioni genuine di arte somma paiono specchi che riflettano tutto qu
che riflettano tutto quanto accade dinanzi ad essi. Nella recitazione di Giacinta Pezzana si sono potuti ritrovare gli att
ola camminando concitatamente e mettendo in ogni ripetizione un suono di voce strano, intenso, irresistibile. Eleonora Dus
coltando certe prodigiose e sublimi insistenze vagneriane. (Corriere di Napoli, 19 febbraio 1899). A complemento delle
ospedale italiano ; altre ne diede a Buenos Ayres per quegli istituti di beneficenza, ed altre ancora a Rosario per la Soc
e semplicità :… mediocremente in versi. Un chiaro e gentile esempio di gratitudine ci diede colla pubblicazione di un li
chiaro e gentile esempio di gratitudine ci diede colla pubblicazione di un libricciuolo in memoria di Carolina Malfatti,
ratitudine ci diede colla pubblicazione di un libricciuolo in memoria di Carolina Malfatti, di cui fu la principale alliev
lla pubblicazione di un libricciuolo in memoria di Carolina Malfatti, di cui fu la principale allieva, non solo per attitu
na Malfatti, di cui fu la principale allieva, non solo per attitudine di arte, ma per affezione e devozione profonde alla
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
CAPO I. Teatro Francese Tragico. Decadendo l’arte di Sofocle in Italia, e perdendosene le tracce nelle
avano in Francia assai dappresso al punto della perfezione, una folla di loro imitatori nel seguirli sempre senza raggiung
ano non entravano amori. Ma egli lasciò le occupazioni teatrali prima di depurar del tutto la tragedia, e la scena frances
ali prima di depurar del tutto la tragedia, e la scena francese, dopo di lui si riempì della morale dell’opera di Quinault
a, e la scena francese, dopo di lui si riempì della morale dell’opera di Quinault a. Alcibiade (aggiunge il citato autore)
ipe persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi di madamigella Scudery, che dipingeva i borghiggiani
nato de’ romanzi di madamigella Scudery, che dipingeva i borghiggiani di Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L
umerosa oscura prole della nojosa mediocrità. Ma la natura ha bisogno di riposo dopo di aver prodotto un ingegno raro. In
prole della nojosa mediocrità. Ma la natura ha bisogno di riposo dopo di aver prodotto un ingegno raro. In tal periodo non
1723 scrisse diverse tragedie che non cedono per regolarità a quelle di Racine. Esse furono anche bene accolte nella rapp
cine. Esse furono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba di Virginia e di Pompea, le quali caddero; il suo An
ono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba di Virginia e di Pompea, le quali caddero; il suo Andronico ed il
d il Tiridate restarono al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla pos
aragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di vigore nello stile, di proprietà ed eleganza nell
essi non passano alla posterità quando mancano di vigore nello stile, di proprietà ed eleganza nella lingua, di armonia ne
mancano di vigore nello stile, di proprietà ed eleganza nella lingua, di armonia nella versificazione, e d’interesse nell’
ntonio La Fosse detto d’Aubigny nato in Parigi nel 1653, e morto a’ 2 di novembre del 1708, corse la tragica carriera, poi
a quarantatre anni della sua età. Nel Teseo manifestò ugual sublimità di pensieri, vivacità ne’ caratteri, giudizio nello
costasse fatiga. Nel Manlio Capitolino formato sulla Venezia salvata di Otwai col trasportare fra gli antichi Romani il f
Voltaire riconosce nell’Amasi più arte ed interesse, che nella Merope di Jean la Chapelle recitata nel 1683, e non meno de
arne il tragico soggetto con un freddo intrigo amoroso. Ciò però finì di corrompere il tragico teatro francese. Longepierr
ua tragedia annojò e cadde. I Francesi si confermarono nella credenza di esser passata la moda della greca semplicità, att
di esser passata la moda della greca semplicità, attribuendo al gusto di essa l’effetto della particolar debolezza del Lon
e morto nel 1731 era veramente uomo d’ingegno, erudito, e non indegno di ricordarsi con lode; sebbene, al dir del Palissot
’ Macabei locuzione corrispondente al soggetto, sublime talora, ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affet
ra, ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affettazione di stile da’ Francesi adottata nelle tragedie. Le pa
ne che fa comparir languido il rimanente. Salmonea modello certamente di virtù eroica, è personaggio ozioso sino all’atto
suoi soldati che altro non cercano se non che una donna; ma al Conte di Calepio sembra incredibile il di lui amore, perch
no se non che una donna; ma al Conte di Calepio sembra incredibile il di lui amore, perchè nato tra’ continui disprezzi di
mbra incredibile il di lui amore, perchè nato tra’ continui disprezzi di Ersilia. Più fondatamente potrebbe riprendersene
prezzi di Ersilia. Più fondatamente potrebbe riprendersene la maniera di amare. Tante lagrime, tanta sofferenza, tante ang
o eroe guerriero fervido feroce. Non è poi verisimile che Tazio vegga di lontano scintillare i pugnali nel volersi trucida
erarsi i ferri e trafiggerlo. Ersilia che nell’atto III dice da parte di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza d’
l 1726 La Motte volle produrre un Edipo a, per avventura non contento di quelle tragedie che su di questo personaggio scri
urre un Edipo a, per avventura non contento di quelle tragedie che su di questo personaggio scrissero Corneille e Voltaire
effetto La Motte purga tale argomento tanto dell’episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di Edipo, in
nto dell’episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di Edipo, introdotto con mal consiglio dal padre del
o, introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria di Fi
eatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria di Filottete che con rincrescimento si legge nell’Ed
damente corregge pur anco la favola greca dell’inverisimile ignoranza di Edipo intorno alle circostanze della morte di Laj
’inverisimile ignoranza di Edipo intorno alle circostanze della morte di Lajo. Egli però ne tolse ogni utilità col rendere
ilità col rendere Edipo pienamente innocente nell’ammazzamento del re di Tebe. Dividendo poi la riconoscenza rende meno me
riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polinice contro l’idea lasciatane dagli
mento che mena il poeta a lottare colle opinioni radicate negli animi di chi ascolta, e per conseguenza a rendere poco imp
verso del padre? Sarebbe lecito introdurre Achille dandogli i costumi di Tersite, ovvero Ascanio o Astianatte che combatte
resente qualche modello in tale argomento. So però che oltre al poema di Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferreira, ed i
pariscano tutte le altre. Lo stile della Ines generalmente è migliore di quello del Romolo; ma essa non ha nè la versifica
esia nè l’abbondanza nè la grandezza nè la delicatezza de’ sentimenti di Giovanni Racine. Esposta questa tragedia alle cri
su i teatri per le situazioni interessanti ben prese e ben collocate di sì patetico argomento. Oltre a ciò che sugeri all
sospirata grazia ella si trovi impensatamente avvelenata. I plagiarii di professione copieranno questo colpo teatrale del
aci, che cosa in fine essi si troveranno fralle mani? L’arida spoglia di un serpente che rinnovandosi la depone e si allon
egi assai superiori alle imperfezioni che vi si notano; ma non lascia di osservarvi certa mancanza di unità d’interesse, c
rfezioni che vi si notano; ma non lascia di osservarvi certa mancanza di unità d’interesse, che La Motte nelle sue prose o
tra il tragico artificio (dice ancora il dotto critico) le belle doti di Costanza distraggono alquanto dall’attenzione che
me Costanza rende più compassionevole Inès che non ha neppure ragione di lagnarsi di lei per la virtù che possiede. Ripren
rende più compassionevole Inès che non ha neppure ragione di lagnarsi di lei per la virtù che possiede. Riprende altresì d
agione di lagnarsi di lei per la virtù che possiede. Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la reina nella scena
che dice la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pietro in corte gli occhi di lui distratti al
rta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pietro in corte gli occhi di lui distratti altro non vi cercavano che Inès; se
ell’amata, ciò che dee mantenere sempre viva la sua fiamma. Il signor di Crebillon nato in Digione l’anno 1674 e morto in
d eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immagi
ondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di c
ico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e di energia, ma talora troppo n
llo, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e di energia, ma talora troppo nera, lo sc
’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e di energia, ma talora troppo nera, lo scorge non di
i forza, di calore e di energia, ma talora troppo nera, lo scorge non di rado nell’aspro e nell’inelegante ed in certe cos
iluppate delle greche, rendono talora difficile il rinvenirvi l’unità di azione; potrebbero ancora notarvisi varie allegor
con molta vivacità. Soprattutto è mirabile e veramente tragico quello di Radamisto nella tragedia che ne porta il nome: il
maestrevolmente il suo Catilina, benchè non a torto da Federigo II re di Prussia in una lettera scritta al Voltaire nel fe
ripresa per trovarvisi sfigurata la Repubblica Romana ed il carattere di Catone e di Cicerone. Atreo, Tieste, Farasmane, P
trovarvisi sfigurata la Repubblica Romana ed il carattere di Catone e di Cicerone. Atreo, Tieste, Farasmane, Palamede sono
o dipinti con molto vigore. Ciò che nell’Elettra riguarda la vendetta di Agamennone è trattato gravemente e con gran forza
n gran forza; ma quanto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor d
nto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea d
e argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoc
este, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoci dagli antichi; intempe
tramandatoci dagli antichi; intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tanto
intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tanto l’Elettra e la Semiramide s
Non per tanto l’Elettra e la Semiramide si reputarono dal medesimo re di Prussia tragedie de toute beautè al pari del Rada
inia viva, macchina la rovina della propria sorella, cui, mancando il di lei figliuolo, apparterrebbe il trono. Questa Sem
Serse par che avvilisca il padre ed il monarca nell’adoperarsi in pro di un figliuolo favorito per sedurre la principessa
arimente (contro l’intenzione dell’autore) sembra lo stesso Consiglio di Persia che condanna Dario alla morte senza punto
nsiglio di Persia che condanna Dario alla morte senza punto sospettar di Artabano, il quale per mille indizii, risulta reo
i Artabano, il quale per mille indizii, risulta reo dell’ammazzamento di Serse al pari di Dario. Queste osservazioni non d
ale per mille indizii, risulta reo dell’ammazzamento di Serse al pari di Dario. Queste osservazioni non debbono gran fatto
osservazioni non debbono gran fatto diminuire la meritata riputazione di ottimo tragico acquistata dal robusto Crebillon,
on, che pure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir di famea. Possono però additarci la diffico
ure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir di famea. Possono però additarci la difficoltà di gi
a in procinto di morir di famea. Possono però additarci la difficoltà di giugnere alla perfezione nella tragica poesia. L’
l Triumvirato che ha varii pregi, ma che si rende singolarmente degna di ammirazione per essere stata scritta trovandosi l
na di ammirazione per essere stata scritta trovandosi l’autore in età di anni ottantuno. L’altro insigne tragico di cui pu
trovandosi l’autore in età di anni ottantuno. L’altro insigne tragico di cui può vantarsi la Francia nel nostro secolo, è
rsi la Francia nel nostro secolo, è il celebre Francesco Maria Arouet di Voltaire, la cui gloria niuno de’ suoi contempora
non che adombrata. Debbe a lui il coturno non solo varie favole degne di mentovarsi al pari del Cinna, dell’Atalia e del R
al pari del Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena di gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue
l Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena di gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue favole ste
pulsi ad entrar nella tragica carrieraa.Non ancora avea letto l’Edipo di P. Cornelio a, contando appena ne 1718 anni 19 de
l suo Edipo. Il pubblico l’accolse con applauso, e si recitò 45 volte di seguito, rappresentando il personaggio di Edipo i
lauso, e si recitò 45 volte di seguito, rappresentando il personaggio di Edipo il giovane Du Frene che poi divenne assai c
po il giovane Du Frene che poi divenne assai celebre attore, e quello di Giocasta la valorosa attrice Desmarès. Non ci cur
re, e quello di Giocasta la valorosa attrice Desmarès. Non ci curiamo di ripetere nojosamente o quanto l’autore scrisse in
o quanto l’autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, quello del Cornelio ed il proprio, o ciò
alcune durezze nella condotta della favola, e che l’amoroso episodio di Teseo e Dirce da lui stesso riconosciuto per inut
ll’Edipo del Cornelio, non bastò a fargli evitare l’antica galanteria di Filottete colla vecchia Giocasta. La Marianna pub
felice. Il famoso Michele Baron già vecchio che sostenne il carattere di Erode, Adriana Le Couvreur insigne attrice che ra
di Erode, Adriana Le Couvreur insigne attrice che rappresentò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’e
ntò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’energia di una vivace rappresentazione naturale, e che inseg
ntazione naturale, e che insegnarono la prima volta in Francia l’arte di declamare senza la solita istrionica affettazione
ire sino alla fine la rappresentazione. L’uditorio ravvisò non so che di ridicolo nel veleno presentato a Marianna in una
arianna in una coppa. Nel seguente anno l’autore cangiò questo genere di morte in quello onde Ludovico Dolce in Italia fec
mostra nell’autore un’ arte ancora non perfezionata. La dichiarazione di amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto
da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutt
tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto al
tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto al carattere enunciato dell’un
ell’altra. Innamora non per tanto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode
a Erode e Marianna mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà, ma sen
mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà, ma sensibilissimo ed inna
mente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà, ma sensibilissimo ed innamorato, e di u
o pieno di sospetti e di crudeltà, ma sensibilissimo ed innamorato, e di una consorte virtuosa che non si smentisce mai. L
l’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della sua vita sdegna di seguir Varo che vuol salvarla. Giunio Bruto rapp
tiva, vedendosi nella quinta scena dipinta egregiamente l’umiliazione di Tito, e la severità di Bruto combattuta dalla pat
uinta scena dipinta egregiamente l’umiliazione di Tito, e la severità di Bruto combattuta dalla paterna tenerezza. Tito co
a tomba egli portò la vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore di Bruto: oh Roma , egli esclama, oh patria! indi
rgi, misero oggetto Di tenerezza e orror, caro sostegno Sperato invan di questa età cadente, Sorgi, abbraccia tuo padre :
ta al supplizio Tu quel maschio valor che in me non trovo. Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi, e ti
hio valor che in me non trovo. Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi, e ti ammiri. Le poetiche di tutt
me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi, e ti ammiri. Le poetiche di tutti i possibili Marmontel, i discorsi, le lette
ella loro povertà, non vagliono unite in un fascio quattro soli versi di questa scena. Giva cosi il Voltaire avvicinandosi
Voltaire, il quale meglio si diffini da se stesso. C’est l’auteur ( di se diceva nel discorso premesso all’Alzira) de qu
asseriscono il contrario) dalla taccia imputata a’ suoi compatriotti di travestire tutti i personaggi alla francese. In f
ed inelegante del Crebillon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. La Morte di Cesare in tre atti divisa
illon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. La Morte di Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intri
co fuor di proposito. La Morte di Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di tr
i Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di trasporti per la libertà, fu compo
atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di trasporti per la libertà, fu composta dopo il 173
opo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. Shakespear ed il duca di Buckingam in Londra, l’abate Antonio Conti in Ven
ese, ma facendo Bruto ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene di Bruto con Cesare, cioè la quinta dell’atto II, in
uto con Cesare, cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di essere di lui padre, e la quarta del III, in cui
sare, cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di essere di lui padre, e la quarta del III, in cui Bruto supp
padre, e la quarta del III, in cui Bruto supplica il padre a lasciar di regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio del
asciar di regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio della parlata di Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corp
o della parlata di Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corpo di Cesare in iscena, che il Shakespear con arte mino
e) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e cominciar tardi a parlar di amore. Ma quest’amore troppo sventurato contrasta
ni eccessive per mezzo dell’infelicità che le accompagna. Ma il Conte di Calepio critico non volgare oppone non senza appa
Ma il Conte di Calepio critico non volgare oppone non senza apparenza di ragione, che essendo Zaira uccisa appunto quando
rinunziare alla felicità che attendeva dalle sue nozze, sembra che la di lei morte non possa concepirsi come castìgo della
lei non è mai vinto, si oppone con ugual forza alla religione, ed il di lei castigo può ammaestrare. In fatti lo stato de
ne, ed il di lei castigo può ammaestrare. In fatti lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di
trare. In fatti lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella off
lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella offendeva il nostr
ione? E contro questo eccesso non si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poc
on si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poca verisimiglianza, d’inesattezz
ilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poca verisimiglianza, d’inesattezze fatte a sì be
o indulgenza per li pregi che vi si ammirano, pel magnanimo carattere di Orosmane, per quel di Zaira sensibile e virtuoso,
egi che vi si ammirano, pel magnanimo carattere di Orosmane, per quel di Zaira sensibile e virtuoso, per l’altro di Nerest
tere di Orosmane, per quel di Zaira sensibile e virtuoso, per l’altro di Nerestano generoso e nobile, per la dolce ed uman
senza deviare e progressivamente aumentando l’interesse senza bisogno di veruno episodio e ricco delle sole tragiche situa
tuazioni che presenta l’argomento. Essa vantar può eziandio il merito di essere stata la prima a mostrare sulle scene fran
azione. Shakespear ha preparata la materia della Zaira colla tragedia di Othello, che l’Inglese ricavò dagli Ecatomiti del
, che l’Inglese ricavò dagli Ecatomiti del Giraldi Cintio. Un eccesso di amore forma l’azione dell’una e dell’altra; la ge
ghilterra quando vi si rappresentò tradotta da Hille. L’attrice Viber di anni diciotto sostenne con mirabile e colà non us
tto sostenne con mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira; quello di Orosmane fu rappresentato da un
mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira; quello di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non
ello di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non da un attore di professione. In Italia tradotta da Gasparo Gozzi
pa la Merope del marchese Scipione Maffei, quando Voltaire s’invogliò di tesserne una francese degna di parteciparne la gl
one Maffei, quando Voltaire s’invogliò di tesserne una francese degna di parteciparne la gloria. Nel 1736 egli l’avea già
loria. Nel 1736 egli l’avea già composta, ma si trattenne alcuni anni di pubblicarla, o per non farla comparire mentre si
i pubblicarla, o per non farla comparire mentre si applaudiva l’Amasi di m. La-Grange, in cui sotto nomi differenti si tra
ciò sia egli si valse del migliore della tragedia italiana, ma cercò di accomodarla meglio al gusto francese togliendole
, ma cercò di accomodarla meglio al gusto francese togliendole l’aria di greca semplicità e naturalezza che vi serbò l’aut
di e frequenti in tutta la tragedia: ha preparata benissimo la venuta di Egisto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha gi
isto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare
rio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col m
ore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio di
ensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio di Merope: ha variata l’invenzione nell’atto IV, e m
tiranno ella stessa il proprio figlio. Ma la sana critica non lascia di desiderare nel bel componimento francese qualche
rsone subalterne, nè i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli di Narba e d’Ismenia nell’atto III, nè il parlar da
ed altri ancora. Nell’interessante scena quarta del medesimo atto III di Merope che crede vendicare in Egisto la morte del
li avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egist
me furie, lo chiama mostro, perfido, lo fa trascinare presso la tomba di Cresfonte, e gli si avventa per ferirlo. Ciò è se
a di Cresfonte, e gli si avventa per ferirlo. Ciò è senza ragione. La di lui candidezza che tutto confessa, dee almeno tog
la sicurezza che esige la vendetta; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente in vece di un reo, ma il f
a; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente in vece di un reo, ma il figlio stesso in vece dell’uccisore
mio figlio. Il nome che non combina, non basta a metterla nello stato di certezza della morte del figlio, potendovi essere
dovi essere diversi possibili pe’ quali l’armatura può essere, come è di Egisto, e colui che si chiama di lui padre, aver
quali l’armatura può essere, come è di Egisto, e colui che si chiama di lui padre, aver preso un nome ignoto alla regina,
ignoto alla regina, come è in fatti. L’uditorio dunque non può godere di sì interessante situazione, nè esser commosso qua
desiderio la venuta del vecchio che impedisca l’esecrando sacrificio di un figlio per mano della stessa madre che pensa a
nando assai peggio Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’
Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si sme
iglio, per costringerla alle abborrite nozze, facendola temere per la di lui vita? Egli dice: Voila mon fils, madame, où
ma victime. Egisto non ambiguamente ha manifestato il suo odio verso di lui. Barbaro, tiranno , l’ha chiamato nella scen
nella scena seconda dell’atto IV. Va, gli ha detto, quando ha saputo di esser figlio di Merope, Va, je me crois son fils
onda dell’atto IV. Va, gli ha detto, quando ha saputo di esser figlio di Merope, Va, je me crois son fils, mes preuves so
Me jurer à genoux un hommage èternel. Egisto risponde da discendente di Alcide, rendimi il ferro, e ti risponderò, e cono
iene, avventarsi al tiranno. Ma sé libero, Polifonte non dovea temere di un giovane sì intraprendente che senza armi ancor
nsultato? Incatenato poi o libero non dovea egli temere ancora che la di lui presenza commovesse un popolo così affezionat
a di lui presenza commovesse un popolo così affezionato alla famiglia di Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì
movesse un popolo così affezionato alla famiglia di Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì al più volte lodato
iflessioni non isfuggì al più volte lodato Calepio, e mal grado della di lui parzialità per la Merope Volteriana, non potè
do della di lui parzialità per la Merope Volteriana, non potè lasciar di dire che nel miglior punto della passione rimane
ual vantaggio essi rechino alle belle arti e alla gioventù col coprir di fiori i loro difetti. L’epoca della pubblicazione
dice composta fin dal 1736 e mandata allora al principe reale poi re di Prussia Federigo II. Tanto su questa tragedia dis
tore nelle sue prose or parlando al nominato sovrano or sotto il nome di altri più volte sino al 1743; e tanto con varia c
sino al 1743; e tanto con varia critica ne favellarono i giornalisti di Francia, e con maestria l’abate Melchiorre Cesaro
ti profondi pensatori (i quali non pertanto galleggiano come cortecce di sughero in ogni materia), quando non vogliano rip
tere al loro solito senza citare, non saprei che cosa potranno dir su di essa, come millantano, in vantaggio dell’arte dra
rziali e screditato e proibito per cabala degl’impostori, per gelosia di mestiere e per naturale malignità de’ folliculari
rrore tragico al più alto punto, coll’interesse sostenuto che aumenta di scena in iscena, coll’unione in un quadro grande
cena in iscena, coll’unione in un quadro grande ottimamente combinata di caratteri robusti animati colla forza del pennell
mente combinata di caratteri robusti animati colla forza del pennello di Polidoro e colla copia spiritosa del Tintoretto.
tto. Tali sembrano con ispezialità le seguenti. La quarta dell’atto I di Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i caratteri
n cui si disviluppano i caratteri e si prepara egregiamente la venuta di Maometto; la quinta dell’atto II sommamente maest
to II sommamente maestrevole onde riceve le ultime fine pennellate il di lui ritratto, facendo che egli abboccandosi col s
la necessità che non gli permette altro partito; quelle dell’atto IV di Zopiro con Seide e Palmira, e singolarmente la qu
i solenni ec. La scena che richiede somma varietà, correrebbe rischio di rimaner presto senza spettatori riducendosi a que
i riducendosi a que’ pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno di frammischiarvi scellerati che contribuiscono ad e
’altra inutile catena dell’ingegno che produrrebbe una nuova sorgente di sterilità. E quanto all’Arabo impostore essendo a
rattutto una pericolosa e scandalosa rappresentazione a taluni quella di simile scellerato felice e trionfante a spese del
e trionfante a spese della virtù disgraziata. Lo stesso autore pensò di soddisfare a questa censura, mostrando che la pas
ne amorosa gareggia in Maometto colla sua ambizione, e che la perdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla
erdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla vista del di lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacol
alla vista del di lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacolo di un uomo potentissimo e non pertanto infelicissimo
iù atroci delitti in pregiudizio della virtù. Il frutto morale dunque di questa tragedia è manifesto essere di prevenire g
virtù. Il frutto morale dunque di questa tragedia è manifesto essere di prevenire gl’incauti contro l’illusione della sup
’incauti contro l’illusione della superstizione; e per conseguenza la di lei rappresentazione lungi dell’essere scandalosa
, diviene istruttiva ed utile alla società, malgrado della prosperità di uno scellerato. L’Alzira una delle migliori trage
dedicata alla celebre marchesa du Chatelet autrice delle Istituzioni di Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della
du Chatelet autrice delle Istituzioni di Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della traduzione de’ Principii del Ne
ibnitz, e della traduzione de’ Principii del Newton, la quale terminò di vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de
erito a morte. Questo disegno non può abbastanza lodarsi; ma il Conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegn
il Conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegno prima di comporla, giacchè ne prese il titolo da Alzira e
da Alzira e non da Gusmano. A me però punto non sembra che il titolo di Alzira cangi la veduta segnalata dall’autore. Alz
nalata dall’autore. Alzira è l’anima e la sorgente dell’azione eroica di Gusmano; Alzira ama vivamente e mette in contrast
usmano; Alzira ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e di Gusmano; Alzira senza volerlo muove Z
ra ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e di Gusmano; Alzira senza volerlo muove Zamora a dann
danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perch
più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perchè s’egli non l’amasse sì altamente,
ne non molto straordinaria; Alzira dunque porta giustamente il titolo di questa favola, e mostra che il disegno dell’autor
titolo di questa favola, e mostra che il disegno dell’autore fu bene di rilevare al possibile l’eroismo Cristiano e rende
andezza d’animo; ma sono ugualmente dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. Quell
dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. Quella meravigliosa opposizione di senti
llo e col vivace colorito di Tiziano. Quella meravigliosa opposizione di sentimenti che anima le più semplici favole, spic
ti che anima le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di
le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che p
picca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira
ttutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno
e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende
trasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena q
te voie! Zam. Tu gemis, et me vois! Le cristiane espressioni piene di nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriter
ioni piene di nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriterebbero di essere quì trascritte, ma ci contenteremo di un s
do Gusmano meriterebbero di essere quì trascritte, ma ci contenteremo di un sol frammento rapportandolo colla bellissima t
al pentimento? Gus. Forzar me stesso al pentimento? Io voglio Anche di più : forzar ti vò ad amarmi. Alzira insino ad or
appresentata nel 1748 non ismentisce la forza e la maestà dello stile di Voltaire, e le situazioni tragiche vi si veggono
fondata sull’apparizione dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi di Semiramide per mano di Ninia suo figliuolo che ig
ne dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi di Semiramide per mano di Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive s
mano di Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive sotto il nome di Arsace. Questa macchina prediletta del teatro spa
glese, mi sembra nella tragedia francese meno artificiosaa dell’ombra di Dario ne’ Persi di Eschilo. Il poeta greco la ren
lla tragedia francese meno artificiosaa dell’ombra di Dario ne’ Persi di Eschilo. Il poeta greco la rende interessante per
Grecia; per la Persia coll’insinuare per bene del pubblico sentimenti di pace al suo successore, e per la Grecia col mette
l’arte le lodi de’ Greci in bocca dello stesso suo nemico. Ma l’ombra di Nino non ha altro oggetto che la vendetta di un d
o suo nemico. Ma l’ombra di Nino non ha altro oggetto che la vendetta di un delitto occulto, utile oggetto veramente all’i
a inferiore a fronte dell’interesse politico della tragedia nazionale di Eschilo. Soffre poi l’ombra di Nino molte e rilev
esse politico della tragedia nazionale di Eschilo. Soffre poi l’ombra di Nino molte e rilevanti opposizioni. In prima un’
lo spettatore e non produce l’effetto tragico. In secondo luogo manca di certa nota di terribile che simili apparizioni ri
e non produce l’effetto tragico. In secondo luogo manca di certa nota di terribile che simili apparizioni ricevono dalla s
e contribuiscono a far nascere o ad aumentare i rimorsi de’ colpevoli di grandi delitti. Oltre a ciò essa distrugge le spe
ti. Oltre a ciò essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire di quasi tutti gli uomini; perchè una vendetta atroc
propone una solenne atrocità. Gli dei che vogliono vendicar la morte di Nino, ne ordinano l’espiazione con un parricidio?
enunciato come santo, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno di una madre? Si dice, è vero, Au sacrificateur on
non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra, or non bastava di far loro sapere l’ar
glio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra, or non bastava di far loro sapere l’arcano? Il poeta si è perduto n
ndamento. Qual sicurezza ha Ninia del delitto della madre? La lettera di Nino moribondo a Fradate non dice altro se non ch
passato dentro del mausoleo? come sa egli che la reina muore per mano di Ninia? Voltaire che avea ricavate le precedenti
ramide o per la celebre tragedia del Manfredi, o almeno per l’Astrato di Quinault, o per la Semiramide del Metastasio o de
amide del Metastasio o del Crebillon, che egli in una epistola a mad. di Pompadur chiamò suo maestro . Quest’ultimo scrit
Triumvirato, coll’Elettra, coll’Atreo apprestò ancora la materia alla di lui Roma salvata recitata nel 1752, all’Oreste, e
el Metastasio; ma a quest’opera si rassomiglia per l’eroico carattere di Zamti. L’Olimpia in cui trovansi scene molto inte
tale, Artemira disapprovata dal medesimo autore, Adelaide, ed il Duca di Foix tragedie mediocri di fatti nazionali; e Tanc
a dal medesimo autore, Adelaide, ed il Duca di Foix tragedie mediocri di fatti nazionali; e Tancredi intrigo condotto con
intrigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci, e torrebbe Tancre
cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci, e torrebbe Tancredi di augustia. Poteva in questa essere una cautela, be
essere una cautela, benchè inutile, il tacere che fa Amenaide il nome di Tancredi nel biglietto che la rende colpevole; ma
are, lascia il lettore poco soddisfatto. Argiro troppo poco si sforza di sapere con distinzione l’apparente delitto della
ifende; i giudici non mostrano la convizione del delitto. La concione di Orbassan della prima scena pieno di nobile indign
nvizione del delitto. La concione di Orbassan della prima scena pieno di nobile indignazione al vedere la Sicilia in preda
cità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che di grande: Grecs, Arabes, Français, Germains, tout
Nobile e proprio de’ tempi della cavalleria è pure il bell’orgoglio di Amenaide nella scena quinta dell’atto IV: lui me
comparire queste cinque Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo
Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo di buone Merope, Marian
, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo di buone Merope, Marianna, Roma salvata, Oreste, l’O
mpia. Tutte le altre costituiscono a’ nostri sguardi una terza classe di tragedie meno perfette e vigorose, sebbene vi si
uni difetti delle migliori sue favole, affinchè la gioventù non creda di trarre da si ricca miniera mai sempre oro puro; m
eda di trarre da si ricca miniera mai sempre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti c
mpre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. Il sagace osservatore ma
ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. Il sagace osservatore manifesta con dil
ti. Anche i fanciulli sanno notare la mano con sei dita in una figura di Raffaello; ma il tragico del suo pennello, l’espr
tesso Voltaire) che si vogliono far giudici degli autori, sogliono su di essi scrivere volumi; io vorrei piuttosto due pag
pagine sole che ce ne additassero le bellezze.» Poche altre tragedie di questo secolo sono da riporsi tralle bene accolte
pochissime tralle applaudite con giustizia. Voltaire sostenne l’onore di Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio
ieri pronti a sparger menzogne e tratti maligni sulle opere acclamate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefatto
ate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. Una folla di bastardi Volteriani scimieschi apportarono su que
ne la decadenza, ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e d
ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali dis
o inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali disperati, che
ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali disperati, che in vece d
ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali disperati, che in vece di toccare il c
orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali disperati, che in vece di toccare il cuore spaventano e fanno inorridire. N
no inorridire. Non mancarono negli anni seguenti alcuni che cercarono di battere alla meglio il dritto sentiero. Guymond d
ingolarmente per l’atto III in cui si maneggia con energia la contesa di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la ricono
la contesa di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la riconoscenza di Oreste ed Ifigenia. Non ostante l’autor giovane n
igenia. Non ostante l’autor giovane non ancora avea acquistata l’arte di pulir lo stile e di tornir meglio i suoi versi; o
l’autor giovane non ancora avea acquistata l’arte di pulir lo stile e di tornir meglio i suoi versi; ond’è che nella lettu
re Toante facendolo innamorato d’Ifigenia. Ma il signor Collè dotato di gusto migliore gli avvertì che tali amori raffred
ozioso e quell’amor freddo. Il maestro della Poetica Francese il sig. di Marmontel morto di ottanta anni ritirato a Gallio
freddo. Il maestro della Poetica Francese il sig. di Marmontel morto di ottanta anni ritirato a Gallion l’anno ottavo del
are il coturno. Nel Dionigi sua prima tragedia, secondo l’espressione di Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanz
o l’espressione di Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimpr
ti; e gli Eraclidi molto più. Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni altro, perdeva coll’esercizio; e forse disin
ll, Artaserse, Ipermestra e Barnevel, tragedie non meno dure e secche di quello che fu la Pucelle di Chapelain. Vedasene u
Barnevel, tragedie non meno dure e secche di quello che fu la Pucelle di Chapelain. Vedasene un saggio ne’ seguenti versi
agica coll’Amenofi e con Bianca e Guiscardo, le quali rimasero presto di menticate, per essere scritte in istile duro, ine
i suoi lavori tragici col Warwick tirando la sua favola dalla storia di questo generale che collocò sul trono britannico
gli l’eroe del partito de’ Yorck opposto ai Lancastri. Edoardo ricusò di prendere in moglie una principessa di Francia per
to ai Lancastri. Edoardo ricusò di prendere in moglie una principessa di Francia per cui l’istesso Warwick avea negoziato,
avea negoziato, e preferì Elisabetta Voodwil, Warwick fu posposto a’ di lei parenti ed amici a’ quali si profusero tutti
parenti ed amici a’ quali si profusero tutti gli onori e le dignità, di che cercando egli di vendicarsi perì nella battag
quali si profusero tutti gli onori e le dignità, di che cercando egli di vendicarsi perì nella battaglia di Barnet. Questi
e le dignità, di che cercando egli di vendicarsi perì nella battaglia di Barnet. Questi fatti istorichi non ebbero luogo n
al generale, il quale riduce agli estremi il suo rivale, ma penetrato di dolore dal di lui pericolo pentito dimentica che
l quale riduce agli estremi il suo rivale, ma penetrato di dolore dal di lui pericolo pentito dimentica che Eduardo è suo
ad intendere che la sua tragedia dovesse tenersi per modello d’arte e di gusto. Discordarono dall’autore gl’intelligenti a
’arte e di gusto. Discordarono dall’autore gl’intelligenti a dispetto di una lettera ch’egli scrisse al suo maestro Voltai
al suo maestro Voltaire, in cui amaramente satireggia i difetti allor di moda sulle scene francesi, e profonde un torrente
i difetti allor di moda sulle scene francesi, e profonde un torrente di encomii sul suo protettore. L’arbitro della lette
a prematura, e la smania magistrale che enunciava da lontano l’autore di tanti volumi precettivi di letteratura e di altre
gistrale che enunciava da lontano l’autore di tanti volumi precettivi di letteratura e di altre produzioni tragiche mal ri
ciava da lontano l’autore di tanti volumi precettivi di letteratura e di altre produzioni tragiche mal riuscite e di una t
ecettivi di letteratura e di altre produzioni tragiche mal riuscite e di una traduzione infelice della Gerusalemme del gra
rusalemme del gran Torquato. Voltaire molto finamente in una risposta di poche linee che gli scrisse, accennò con acutezza
cennò con acutezza alcune indiscrete asserzioni del suo allievo pieno di boria, fingendo di approvarle; e senza avventurar
alcune indiscrete asserzioni del suo allievo pieno di boria, fingendo di approvarle; e senza avventurare qualche inutile l
e , come accennò un gazzettiere, opprimendolo con perfide lodi capaci di condurre il di lui amor proprio a renderlo ridico
ò un gazzettiere, opprimendolo con perfide lodi capaci di condurre il di lui amor proprio a renderlo ridicolo . Gli applau
derlo ridicolo . Gli applausi riscossi col Warwick diedero a’ fautori di La Harpe grandi speranze. Ma l’istesso Palissot c
Harpe grandi speranze. Ma l’istesso Palissot che mostrò all’apparenza di esserne uno, convenne che il rimanente delle sue
pena la luce e disparvero. Non furono più felici nè Coriolano, in cui di più si notano gli accidenti accumolati in un dì s
risimiglianza, nè Filottete publicata nel 1786 imitata dalla tragedia di Sofocle, quasi volendo rivenire dalle passate str
nezze sulle orme de’ Greci, i quali pur si pretende da’ belli-spiriti di essere usciti di moda. Colardeau altro giovane m
de’ Greci, i quali pur si pretende da’ belli-spiriti di essere usciti di moda. Colardeau altro giovane morto dopo i due s
e Calisto, fu preceduto dalle sue tragedie. Savigny compose la Morte di Socrate che è piuttosto un panegirico di quell’At
ie. Savigny compose la Morte di Socrate che è piuttosto un panegirico di quell’Ateniese che una tragedia. Scrisse anche Ir
Ateniese che una tragedia. Scrisse anche Irza superiore alle tragedie di Colardeau; ma se ne riprende la versificazione po
meo, ed il Re Lear trascritte dal teatro del Shakespear. Sulla tracce di Ma Harpe alcuni altri si rivolsero alla Grecia; e
este del Voltaire, seguendo Sofocle; Du Puis tradusse il teatro tutto di questo gran tragico; e Prevost quello di Euripide
uis tradusse il teatro tutto di questo gran tragico; e Prevost quello di Euripide. In ambidue questi scrittori si desidera
bidue questi scrittori si desiderano i grandi originali greci. Lascio di favellare nè punto nè poco del Nadal, Le Blanc, P
y, Pompignan e Piron. Du Bocage scrisse le Amazoni che si trova nelle di lei opere impresse in Parigi nel 1788, se non si
specialmente Aristofane senza averne conservato il calore ed il sale, di che convengono anche i giornalisti francesi. Ques
applauso, racchiudendo in essa il piano dell’Iliade, in cui si valse di alcuni ornamenti Omerici. Pubblicò altresì un Aja
edenti. Palissot ne commenda lo studio d’imitare la nobile semplicità di Giovanni Racine. Il marchese Le Franc de Pompigna
Le Franc de Pompignan nato in Montalbano nel 1709 si esercitò in più di un genere poetico, ed oltre alla traduzione del P
tò in più di un genere poetico, ed oltre alla traduzione del Prometeo di Eschilo, compose una Didone, tirando le situazion
Il Voltaire nella satira le Pauvre Diable lo motteggiò, dicendo della di lui Didone, Le quel jadis a brodè quelque phrase
se. Scrisse parimente una Zoraide che l’istesso Voltaire non lasciò di mettere in ridicolo. Non a torto però Palissot lo
ttere in ridicolo. Non a torto però Palissot lodava la versificazione di questo scrittore, cui il signor di Ferney non acc
Palissot lodava la versificazione di questo scrittore, cui il signor di Ferney non accordò la sua protezione. Alessio Pi
oltivò la tragedia, e diede al teatro il Callistene nel 1730 tragedia di semplice viluppo che punto non riuscì sulle scene
rappresentò nel 1744 senza applauso. Il credito dunque che godè Piron di uno de’ tragici francesi degno di rammemorarsi co
o. Il credito dunque che godè Piron di uno de’ tragici francesi degno di rammemorarsi con onore, vennegli dal Gustavo cens
memorarsi con onore, vennegli dal Gustavo censurato da alcuni critici di poco conto e difeso dal proprio autore con forza
sempi nella storia, e molto meno dee contrastarsi al poeta la facoltà di fingerne, purchè ne faccia risultare il diletto d
quale vi si è veduta ricomparire sempre con diletto, e si rappresentò di nuovo nel 1793. È una dipintura de’ constumi selv
che per questa parte ha con l’Alzira, non ha nociuto al buon succsso di Zuma. Le situazioni patetiche che vi regnano, l’i
benchè questo talvolta eccede e cade nell’enfatico) ed il personaggio di Zuma rappresentato in detto anno con molta energi
Raucourt, tutto ciò fa che questa tragedia seguiti a ripetersi. Prima di far parola de’ tragici componimenti prodotti sull
ne della Francia nel formarsi la Repubblica Francese, convien parlare di un altro tragico nato in Parigi, cioè del signor
, convien parlare di un altro tragico nato in Parigi, cioè del signor di Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimos
oè del signor di Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’i
. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’ingegno, come altresì di ogni conoscenz
certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’ingegno, come altresì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero,
no, come altresì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di
noscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione; con tutto c
ll’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione; con tutto ciò il di lu
e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio d
ed eleganza di stile e di armonia di versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio di Calais, e Gabriela di Vergy ebbero
stile e di armonia di versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio di Calais, e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita i
versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio di Calais, e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita invidiabile sul teatro,
quali a tutto andare si piaggia la nazione. L’adulatore non manca mai di colpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè egl
piaggia la nazione. L’adulatore non manca mai di colpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di
olpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a recar sulla scena i fatti
nti della propria storia? Che i Latini stessi nella tragedia Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che
? Che i Latini stessi nella tragedia Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che gl’Italiani ne’ Piccini
stessi nella tragedia Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che gl’Italiani ne’ Piccinini, negli Ezze
ro? Voltaire non l’avea preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di
a preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di primeggiare in un mod
Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di primeggiare in un modo o in un altro, quanti non
tone e Bajardo se ne pavoneggia sino all’estrema noja. Ma che diremo di quest’altra tragedia parimente di argomento nazio
no all’estrema noja. Ma che diremo di quest’altra tragedia parimente di argomento nazionale scritta in istile duro stenta
mente di argomento nazionale scritta in istile duro stentato e carico di puerilità? Che Belloy aveva nelle prime favole es
pudenti sue menzogne. Gli eroi stessi suoi paesani diventano sotto la di lui penna dispregevoli e piccioli. L’Orazio Cocli
relazione hanno poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bres
no poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bresciana? Influi
congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bresciana? Influiscono forse a
può veder senza nausea un uffiziale come Bajardo mandare un biglietto di disfida al suo generale, ed accettarla costui pre
Si vous sçaviez le sort de mon prèmier rival! o la graziosa antitesi di Gastone che abbraccia il rivale e sfodera la spad
iama augusta la propria umiliazione? Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? Si vede che l’anima di Belloy era ben poco
azione? Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? Si vede che l’anima di Belloy era ben poco eroica, se prestava tali bass
e eroi. Non è meno inconsideratamente delineato il carattere del Duca di Urbino enunciato come virtuoso, ma che intanto fi
mula, e nell’atto V, parlandogliene Bajardo, egli falsamente risponde di aver sempre sdegnato di comprenderne i segreti. È
landogliene Bajardo, egli falsamente risponde di aver sempre sdegnato di comprenderne i segreti. È virtù questa falsità? L
i segreti. È virtù questa falsità? L’autore che aspirava alla gloria di tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della
nza testimoni. V’ è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito di una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da sco
. V’ è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito di una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V.
tto I, da scoppiare nel V. Infallibile, al lor credere, è la riuscita di questa mina; or perchè non attenderne l’evento si
non attenderne l’evento sicuro? perchè disporre senza bisogno che uno di essi truciderà Bajardo e l’altro Gastone? Questa
lta (dice Belloy) da altre congiure. Perchè dunque mentisce dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica p
dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo
piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo spirito di menzogna che lo predomina. Un disertore Francese
ià; ma ad Eufemia figlia del principale congiurato. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie di
cipale congiurato. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno nell’atto
. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avoga
te espressioni false, gigantesche e puerili. È piacevole p. e. questa di Bajardo ferito che vuol tornare alla pugna, e dic
cora posso condurvi; e quest’altra, in cui scoppiata la mina, si dice di Avogadro e del Disertore morti entrambi nel sotte
sparsi e trasportati dal fulmine . Rapportiamoci dunque su gli altri di lui difetti nè piccioli nè pochi come poeta a ciò
ta a ciò che ne dissero i Francesi stessi, e diamo qualche sguardo a’ di lui maligni errori come storico. La sua favola è
care le nere calunnie da lui seminate contro del conte Luigi Avogadro di Brescia, del principe d’Altamura napoletano, del
Avogadro di Brescia, del principe d’Altamura napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la na
tamura napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la nazione Italiana. Il tragico storico (ch
i Veneziani il governo sino al 1509b. Luigi XII pretensore del ducato di Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria
ensore del ducato di Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria di Ghiara d’Adda, e Brescia atterrita gli si rende.
rescia atterrita gli si rende. Entranvi i Francesi allora poco capaci di disciplina, e di cattivarsi la benevolenza de’ po
gli si rende. Entranvi i Francesi allora poco capaci di disciplina, e di cattivarsi la benevolenza de’ popoli, abusano del
blica. Il conte Luigi viene particolarmente oltraggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di
rticolarmente oltraggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di una Francese, implora la giust
ggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di una Francese, implora la giustizia de’ nuovi padr
e le private offese fanno che si rivolga alla Repubblica, e promette di aprire alle di lei truppe la porta delle Pile. Ri
ffese fanno che si rivolga alla Repubblica, e promette di aprire alle di lei truppe la porta delle Pile. Rientrano i Venez
rescia. Or non si potrebbe con qualche fondamento ribattere la taccia di ribelle che gli s’imputa? Furono ribelli gli Spag
ddito oppresso che non ha la virtù della tolleranza, e che disperando di ottener giustizia dal nuovo signore, si ricovera
a forma ribelle, che scellerato, ruffiano della figliuola, traditore di Bajardo e Gastone, e vile e basso ed assassino ?
leraggini, le infamie, gli assassinamenti, le frodi nacquero dal capo di codesto pseudotragico come Minerva da quello di G
odi nacquero dal capo di codesto pseudotragico come Minerva da quello di Giove. Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quando d
lsero nel castello? Non sempre la ritirata è viltà (lâchetè) mancanza di valore; ed Avogadro diede del suo coraggio non du
morte che gli fu data, se non per natural crudeltà, almeno per ragion di stato. «Tutto l’esercito (dicesi dell’esecuzione
almeno per ragion di stato. «Tutto l’esercito (dicesi dell’esecuzione di Avogadro in una lettera istorica su di Gastonea )
ercito (dicesi dell’esecuzione di Avogadro in una lettera istorica su di Gastonea ), chiedeva ad alta voce il supplizio di
lettera istorica su di Gastonea ), chiedeva ad alta voce il supplizio di lui, e del figliuolo… Invano per fuggir l’ignomin
figliuolo… Invano per fuggir l’ignominiosa morte èssi rappresentavano di esser nati sudditi de’ Veneziani….Si ascoltò la p
tenerito. «A questo spettacolo (dicesi in fine della lettera) il duca di Nemours che sentiva commuoversi, e credeva necess
e per istudio fosse stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi di questo tratto istorico proprio d
se stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi di questo tratto istorico proprio del coturno narrat
te in osservare, che l’ esposto non si dica dallo storico della vita di Bajardo, dando tutto il peso di una pruova istori
non si dica dallo storico della vita di Bajardo, dando tutto il peso di una pruova istorica ad un’ asserzione negativa. O
a dal primo racconto in qualche circostanza dicendo, che i due figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo ;
e figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo ; ed anche di ciò vuol dubitare il Belloy per questa gran ragio
n ragione che non sa d’où il emprunte ce recit . Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar viv
d’où il emprunte ce recit . Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar vivendo? Du-Bos che ign
di che non dovè egli dubitar vivendo? Du-Bos che ignorava molto meno di lui della storia, narrò ciò che si trova dagli st
ondo giorno a ² il conte Luigi Avogadro, mentre in abito finto fuggia di città, riconosciuto, fermato e presentato a Gasto
volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi di replicarlo ne’ due già presi figliuoli. Volle po
else tra’ Napoletani. A quale oggetto? Per non lasciare veruna specie di calunnia intentata. E da qual classe di Napoletan
er non lasciare veruna specie di calunnia intentata. E da qual classe di Napoletani il tolse? Dalla più ragguardevole. L’a
pour ce qui concerne le rang et les titres . È pur questo un bel modo di comporre tragedie nazionali sulla storia, valersi
esto un bel modo di comporre tragedie nazionali sulla storia, valersi di un nome illustre per denigrarlo, e per vestirne u
oi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue di Franciab. È
scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue di Franciab. È inoltre precetto di poetica nelle tr
di qualche principe del real sangue di Franciab. È inoltre precetto di poetica nelle tragedie nazionali il dir grosse vi
e all’imperadore Massimiliano, a Ferdinando il Cattolico, al marchese di Pescara? E qual parte ebbe questo Scipione della
po del Belloy? Di qual diritto’ poi questo picciolo scarabbocchiatore di carta osò nel suo garbuglio tragico trattare il p
ce il Belloy. È però una cosa stessa col dipingere Giulio subornatore di Bajardo esortandolo a tradire il suo re, mentre e
la Francia? E ciò appunto gl’imputa il Belloy, facendò dire dal duca di Urbino al Bajardo                  on peut sans
r son roi? Qual fu poi in sostanza per rapporto a’ Francesi la reità di quel papa in quella guerra? Il proteggere la libe
otesse nuocere la potenza e l’ambizione de’ Veneziani, e formò contro di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più p
di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più pericolosi nemici di tal libertà fossero gli stranieri, e se ne distac
refazione il Belloy imputa agl’Italiani generalmente «un raffinamento di perfidia e di crudeltà, che ci fa credere (aggiug
elloy imputa agl’Italiani generalmente «un raffinamento di perfidia e di crudeltà, che ci fa credere (aggiugne) oggi ancor
Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è francese il suo Fajele e
gnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è francese il suo Fajele ed il più imp
vendetta i cuori umani? E chi ha imbrattate le moderne scene francesi di maggiori atrocità? La candeur française (proseg
ma la stomachevole vanità del Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza
obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza ed umanità ne’ luoghi dove fecero la g
hi dove fecero la guerra e dove dimorarono. Poco in vero disdegnarono di punire nella presa di Brescia, se si attenda alla
ra e dove dimorarono. Poco in vero disdegnarono di punire nella presa di Brescia, se si attenda alla storia del cardinal B
e del citato Verdizzotti. Poco candidamente si condussero nell’isola di Sicilia, ond’è che diedero motivo a quel famoso V
di Sicilia, ond’è che diedero motivo a quel famoso Vespro conseguenza di una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono
di una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono con gli abitanti di Castellaneto, spogliandoli e molestando le loro d
refazioni del Belloy, e conchiudiamo che delle sue tragedie l’Assedio di Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il
i Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il crudele e Gabriela di Vergy, già più non rimangono che i nomi, mancando
ni altra dote dello stile. Mentre la terribile procella tutto copriva di tenebre e d’orrore il cielo francese e seguiva il
e seguiva il cangiamento della monarchia in democrazia, non mancarono di componimenti teatrali quelle agitate contrade, mo
rcier, Lagouvèe, Mazoyer e qualche altro. Il cittadino Chenier autore di varie tragedie, si è distinto negli ultimi anni d
e Carlo IX in tempo della rivoluzione per certa analogia della strage di San-Bartolommeo con gli orrori e l’esecuzioni del
dipinture de’ caratteri nel poema epico del Voltaire, si trovano fuor di dubbio più forti e più vere di quelle che Chenier
ma epico del Voltaire, si trovano fuor di dubbio più forti e più vere di quelle che Chenier mette in azione. La morte di C
più forti e più vere di quelle che Chenier mette in azione. La morte di Coligni nell’Erriade assai più patetica eccita la
ssione tragica che si desidera nella tragedia. L’incertezza per altro di Carlo IX sempre irrisoluto sino al punto che si a
lineata, e preserva dalla languidezza un soggetto per se stesso pieno di terrore ma che nella tragedia accenna ogni istant
se stesso pieno di terrore ma che nella tragedia accenna ogni istante di cader nel languore veleno del teatro. Il cardinal
nna ogni istante di cader nel languore veleno del teatro. Il cardinal di Lorena prende con Carlo IX il tuono di Maometto,
veleno del teatro. Il cardinal di Lorena prende con Carlo IX il tuono di Maometto, ma Carlo non è posseduto dal fanatismo
Carlo IX il tuono di Maometto, ma Carlo non è posseduto dal fanatismo di Seide. Questo cardinale nel tempo della tremenda
rtà audacia stomachevole del poeta . La morale permette per istruire di relevare la malvagità, ma non di calunniare con f
ta . La morale permette per istruire di relevare la malvagità, ma non di calunniare con falsità il malvagio. Chenier ries
Coligny, il Cancelliere de l’Hôpital, ed Errico IV nascente. Lo stile di Chenier non profferisce bellezze luminose; merita
e. Lo stile di Chenier non profferisce bellezze luminose; merita però di esser applaudito per la purezza, per l’eleganza,
buoni modelli; e lo meriterebbe ancor più se vi regnasse minor copia di declamazioni triviali. Alcuni pàssi diretti contr
Tra gli attori che lo rappresentarono, si distinse Talma nella parte di Carlo IX, Monvel in alcuni squarci del Cancellier
sentò con arte il carattere del Cardinale, benchè alieno da i talenti di quell’attore fatti per rappresentar felicemente l
uose. L’anno IX della repubblica si rappresentò ancora Teseo tragedia di Mazoyer giovane autore di felice riuscita, mal gr
bblica si rappresentò ancora Teseo tragedia di Mazoyer giovane autore di felice riuscita, mal grado di alcuni difetti. Con
eseo tragedia di Mazoyer giovane autore di felice riuscita, mal grado di alcuni difetti. Contiene il dominio che ebbe Mede
ne il dominio che ebbe Medea in Atene sposando il re Egeo, e l’arrivo di Teseo erede del regno che Medea cerca di far mori
sando il re Egeo, e l’arrivo di Teseo erede del regno che Medea cerca di far morire. Il piano è ideato con giudizio; l’azi
one regolare condotta con arte, benchè non molto vivace; il carattere di Teseo è dipinto con nobiltà, quello di Medea con
non molto vivace; il carattere di Teseo è dipinto con nobiltà, quello di Medea con molto vigore, se non che ostenta soverc
quattro atti trattennero l’uditorio con piacere per varii passi pieni di forza e di estro, singolarmente per una felice de
i trattennero l’uditorio con piacere per varii passi pieni di forza e di estro, singolarmente per una felice descrizione d
non rimane materia sufficiente, non contenendo che un lungo monologo di Medea, e Teseo che viene fuori a dire che ha vint
la giovanezza dell’autore. Vi si notano nondimeno alcune scene degne di lode. Tali sono: quella di Medea che propone di a
Vi si notano nondimeno alcune scene degne di lode. Tali sono: quella di Medea che propone di avvelenar Teseo ad Egeo che
no alcune scene degne di lode. Tali sono: quella di Medea che propone di avvelenar Teseo ad Egeo che ignora di esser suo f
no: quella di Medea che propone di avvelenar Teseo ad Egeo che ignora di esser suo figlio; l’artificio di Medea per giugne
i avvelenar Teseo ad Egeo che ignora di esser suo figlio; l’artificio di Medea per giugnere al suo scopo rendendosi vie pi
Medea per giugnere al suo scopo rendendosi vie più padrona del cuore di Egeo; quella di Teseo, Pallante e Medea, in cui T
ere al suo scopo rendendosi vie più padrona del cuore di Egeo; quella di Teseo, Pallante e Medea, in cui Teseo con acuta i
vous fûtes mère , rimproverandole la strage de’ proprii figli; quella di Teseo riconosciuto dal padre alla presenza del po
distinsero nel rappresentar Medea e Teseo. Sul teatro de’ Troubadeurs di Parigi udii recitar di questa tragedia una parodi
ntar Medea e Teseo. Sul teatro de’ Troubadeurs di Parigi udii recitar di questa tragedia una parodia intitolata Taisez-vou
si recitò nel mese Pratile nel Teatro della Repubblica. Ha il merito di essere un argomento nazionale scritto in istile c
rima rappresentazione che sin da’ primi atti essa manca d’interesse e di azione. Vi si notano tre intrighi di amori, e di
mi atti essa manca d’interesse e di azione. Vi si notano tre intrighi di amori, e di amori illegittimi posti in azione o a
manca d’interesse e di azione. Vi si notano tre intrighi di amori, e di amori illegittimi posti in azione o almeno mentov
endo richiamato a se il suo componimento per ritoccarlo, più non curò di renderlo al teatro o di pubblicarlo per le stampe
suo componimento per ritoccarlo, più non curò di renderlo al teatro o di pubblicarlo per le stampe. Lagouée prodotto avev
i del secolo XVIII recitate sul teatro della Repubblica. Oscar figlio di Ossian di cinque atti che si rappresentò l’anno q
lo XVIII recitate sul teatro della Repubblica. Oscar figlio di Ossian di cinque atti che si rappresentò l’anno quarto dell
epubblica, e si replicò sul cominciar del 1800; Cajo Mario a Minturno di tre atti recitata nel maggio del 1791, che più no
ata nel maggio del 1791, che più non si rivide; e Bianca e Montcassin di cinque atti rappresentata nel 1799. Quanto alla p
ata nel 1799. Quanto alla prima rende vie più manifesta la difficoltà di tornarsi a trattare i costumi di certi tempi mezz
ende vie più manifesta la difficoltà di tornarsi a trattare i costumi di certi tempi mezzani e di certe popolazioni lontan
difficoltà di tornarsi a trattare i costumi di certi tempi mezzani e di certe popolazioni lontane dalla coltura de’ tempi
el Romano, ma non in tutto il componimento. Ci occuperemo un poco più di Bianca e Montcassin. Atto I. L’autore suppone che
ambasciadori esteri, o si trovi nel recinto delle loro case, sia reo di morte. La legge è stabilita. Due de’ tre Inquisit
case, sia reo di morte. La legge è stabilita. Due de’ tre Inquisitori di stato nemici per interessi di famiglia, Contarini
ge è stabilita. Due de’ tre Inquisitori di stato nemici per interessi di famiglia, Contarini e Capello, per por fine alla
imistà, conchiudono che Capello prenderà in isposa Bianca unica prole di Contarini. Atto II. La scena rappresenta un appar
i Contarini. Atto II. La scena rappresenta un appartamento della casa di Contarini. Mentre Bianca si trattiene con Costanz
ella casa di Contarini. Mentre Bianca si trattiene con Costanza sui i di lei amori con Montcassin, Contarini viene ad annu
i lei amori con Montcassin, Contarini viene ad annunciare alla figlia di averle destinato uno sposo illustre, nè più soggi
iso potendo meritare il titolo d’illustre. Giugne Montcassin contento di essere ritornato a lei vicino. Viene Capello pien
cassin contento di essere ritornato a lei vicino. Viene Capello pieno di contento per avere inteso da Contarini che ella h
i contento per avere inteso da Contarini che ella ha dato il consenso di prenderlo in isposo. Bianca resta a ciò turbata e
ta a ciò turbata e addolorata, e Montcassin sbalordito. La confusione di Bianca attrista ugualmente i due amanti. Ella ric
La confusione di Bianca attrista ugualmente i due amanti. Ella ricusa di dare una risposta precisa che si riserba di dare
i due amanti. Ella ricusa di dare una risposta precisa che si riserba di dare fra pochi istanti. Capello si ritira dicendo
i riserba di dare fra pochi istanti. Capello si ritira dicendo, pieno di rispetto, che l’attenderà. Montcassin con rispost
con risposte pungenti trafigge Bianca, che gli dice che a torto egli di lei si lagna. Distruggi dunque (le dice) i miei s
i? L’amor mio, replica Bianca; quando mio padre è venuto a prevenirmi di avermi destinata al maggiore degli eroi di Venezi
adre è venuto a prevenirmi di avermi destinata al maggiore degli eroi di Venezia, ho creduto ch’egli con ciò ti avesse vol
zia, ho creduto ch’egli con ciò ti avesse voluto indicare, ed ho dato di buon grado il mio consenso! Si dispera, si chiama
sin che si lagna della sua fortuna, che ella non sarà mai d’altri che di lui. Atto III. Contarini viene a far premure alla
altri che di lui. Atto III. Contarini viene a far premure alla figlia di non porre ulteriore indugio alla sua obedienza, p
Bianca nettamente dice, che questa obedienza la fa tremare, e rivela di aver fatta un’ altra scelta. E chi è colui che ha
che giugne. Contarini a lui rivolto gli dice: siete voi il seduttore di mia figlia? Montcassin: io l’ho sedotta! Contarin
munque sia, risponde Contarini, io non sono più l’arbitro del destino di mia figlia. La scena lunghissima alfine contiene
he nulla sarà bastante a piegarlo, e Montcassin risponde: credete voi di costringere vostra figlia ad obedirvi finchè io e
ini, che la vostra presenza può offendere l’autorità paterna; giurate di rispettar l’ingresso della mia casa fino a che Bi
in quella dello sposo. Montcassin ricusa. Contarini comanda che esca di sua casa. Montcassin minaccevole gli dice: Ah ce
d’outrage Comme à ta cruautè, met le comble à ma rage; ho finito di supplicare; io tenterò tutto ciò che mi sugerirà
mio palazzo; riceverete coll’usata sacra cerimonia Bianca dalle mani di suo padre. Atto IV. Il teatro cangia in una cappe
dre. Atto IV. Il teatro cangia in una cappella particolare della casa di Contarini con altare, in cui una porta aperta nel
vedere una sala con finestre che danno sul palazzo dell’ambasciadore di Spagna. In seguito della lunghissima scena dell’a
uito della lunghissima scena dell’atto III della contesa poco tragica di Contarini, e Montcassin, si è questi risoluto a c
i è questi risoluto a chiedere a Bianca con un bigliettino un momento di udienza secreta. Bianca glie l’accorda nel luogo
l padre soparavvenisse) per l’evasione al palazzo vicino del ministro di Spagna. Egli viene; tutto è perduto, dice,      
un uomo decantato per eroe, per virtuoso annunzia una delle tragedie di Hardy. Bianca trema alla proposta scelta di morte
nunzia una delle tragedie di Hardy. Bianca trema alla proposta scelta di morte o di fuga. Montcassin l’affretta a fuggirà.
delle tragedie di Hardy. Bianca trema alla proposta scelta di morte o di fuga. Montcassin l’affretta a fuggirà. In questo
erna per seguire l’amante. Bianca per provarglielo vuol giurarle fede di sposa in faccia al Crocifisso eh e è nella Cappel
ibile, vi sono troppi testimoni; ma non vi è altra via che il palazzo di Spagna. Bianca: ah in esso ti segue la morte! Mon
role che l’uniscono a Capello, ella sviene nelle braccia del Prete, e di Capello. Arriva Pisani a dire, che un evento disg
ile ai nobili che la trasgrediscono; egli passava le mura del palazzo di Bedmar. Tutti lasciano Bianca, che ritornando in
ed intende che Montcassin è ne’ ferri, e portato al tribunale coperto di un mantello. Risolve di volere andarvi anch’essa,
n è ne’ ferri, e portato al tribunale coperto di un mantello. Risolve di volere andarvi anch’essa, e divider seco il suo d
ell’assemblea de’ tre Inquisitori. Vi sono per essi tre sedie nere su di uno strato nero ancora. Il Greffiere al di sotto
per essi tre sedie nere su di uno strato nero ancora. Il Greffiere al di sotto di essi siede con una tavola davanti. L’acc
tre sedie nere su di uno strato nero ancora. Il Greffiere al di sotto di essi siede con una tavola davanti. L’accusato è i
rivale? per cangiar forse il suo giudice in amante irritato? Il cuore di Capello è lacerato da doveri contrarii di giudice
n amante irritato? Il cuore di Capello è lacerato da doveri contrarii di giudice imparziale, e di amante sventurato. Conta
re di Capello è lacerato da doveri contrarii di giudice imparziale, e di amante sventurato. Contarini gli fa riflettere ch
e ingenuamente. Domandato se ha discolpa veruna da allegare; risponde di non averne alcuna. Capello gli dice: grande inter
etro al fondo del teatro. Si giudica. Contarini pronunzia il suo voto di morte. Capello prima di giudicarlo reo vorrebbe c
. Si giudica. Contarini pronunzia il suo voto di morte. Capello prima di giudicarlo reo vorrebbe che su i suoi progetti eg
ndo anche potesse discolparsi de’ suoi progetti, non sarebbe meno reo di aver contravvenuto alla legge. Egli vota di morte
tti, non sarebbe meno reo di aver contravvenuto alla legge. Egli vota di morte, ed invita Capello a votare. Contarini lo c
inquente in non addurre discolpa veruna, e Capello si risolve a votar di morte. Si ordina l’esecuzione. Si annunzia che un
estimone arriva; e questo testimone è Bianca velata. Si svela, e dice di venire per l’accusato. Dice, Son crime c’est l’a
alazzo da lei introdotto, e che ella giurò innanzi all’altare paterno di essere sua sposa. Sopraggiunto il padre egli si d
Sopraggiunto il padre egli si determinò a suggire pel muro della casa di Spagna. Gl’Inquisitori Loredano e Contarini per c
da essa che una gentil donna per nome Teresa nata nel 1601 fu moglie di un nobile de’ Contarini uomo zotico niente amabil
tico niente amabile ed immorale, ed amata da Antonio Foscarini dotato di bellezza, di cuor sensibile, di amabili costumi e
mabile ed immorale, ed amata da Antonio Foscarini dotato di bellezza, di cuor sensibile, di amabili costumi e di eloquenza
ed amata da Antonio Foscarini dotato di bellezza, di cuor sensibile, di amabili costumi e di eloquenza incomparabile. Si
Foscarini dotato di bellezza, di cuor sensibile, di amabili costumi e di eloquenza incomparabile. Si amarono queste due pe
oquenza incomparabile. Si amarono queste due persone; ma la necessità di andarla a vedere di notte passando per un muro de
e. Si amarono queste due persone; ma la necessità di andarla a vedere di notte passando per un muro del palazzo del Minist
darla a vedere di notte passando per un muro del palazzo del Ministro di Spagna, cagionò l’ignominiosa morte del Foscarini
ro di Spagna, cagionò l’ignominiosa morte del Foscarini, per la legge di cui nella tragedia francese si parla. Egli non po
na discolpa, per non pregiudicare al decoro dell’amata, e creduto reo di stato fu dagl’Inquisitori condannato e mori stran
mori strangolato. Questo fatto venne dal cavaliere Ipolito Pindemonte di Verona descritto in una novella in ottavarima da
n Napoli insieme con un’ altra in prosa del cavalier Tommaso Gargallo di Siracusa. Dimorando Arnault in Venezia trovò il c
gedia che dedicò a Napoleone Bonaparte membro dell’Istituto Nazionale di Parigi. Piacque all’autore di abbigliarlo a suo m
onaparte membro dell’Istituto Nazionale di Parigi. Piacque all’autore di abbigliarlo a suo modo. Diede da prima all’azione
prese Bonaparte sentendola leggere. Egli avea pianto alle circostanze di Bianca; je regrette mes larmes , egli disse al f
lieto inatteso; il mio dolore (aggiunse) è una emozione passeggiera, di cui quasi ho perduta la memoria al vedere gli ama
Foscarini veneto è trasformato in un Montcassin francese che si dice di aver salvata due volte Venezia. Ma è permesso in
non già per iscemarne l’energia. E ciò appunto avviene nella tragedia di Arnault. Allorchè il leggitore comincia ad intene
Foscarini nobil veneto avvocato insigne, e l’illusione che si sforza di occuparlo, ad ogni passo si allontana. In Venezia
overà per conseguire l’effetto tragico diversi ostacoli; e le lagrime di Bonaparte tutte si saranno versate per Bianca. In
tivamente, e questo è un arcano tra i due, e passa sempre pel palazzo di Spagna. Se Foscarini volesse colla verità del fat
. Se Foscarini volesse colla verità del fatto render nullo il delitto di stato prevenuto dalla legge, dovrebbe palesare la
coprirla d’infamia. Eccolo in un bivio tragico, ed eccolo ridotto per di lei decoro ad un silenzio che lo fa soggiacere al
dotto per di lei decoro ad un silenzio che lo fa soggiacere alla pena di morte dovuta ad un reo di stato; e questo silenzi
un silenzio che lo fa soggiacere alla pena di morte dovuta ad un reo di stato; e questo silenzio diventa nobile al pari d
e dovuta ad un reo di stato; e questo silenzio diventa nobile al pari di quello del Conte di Essex. Ben diversa è l’azione
i stato; e questo silenzio diventa nobile al pari di quello del Conte di Essex. Ben diversa è l’azione della tragedia di A
i di quello del Conte di Essex. Ben diversa è l’azione della tragedia di Arnault. Montcassin non può partecipare dell’impo
gica del silenzio del Foscarini. Bianca non è moglie ma figlia nubile di Contarini, di cui egli frequenta la casa senza ve
zio del Foscarini. Bianca non è moglie ma figlia nubile di Contarini, di cui egli frequenta la casa senza verun delitto. C
i, di cui egli frequenta la casa senza verun delitto. Contarini padre di Bianca ha saputo da lui stesso l’amore che nutre
n in un sol momento è costretto dalla necessità a passare per la casa di Spagna; e non offenderebbe punto il decoro dell’a
nderebbe punto il decoro dell’amata, se per giustificarsi del delitto di stato confessasse che ama Bianca che vorrebbe spo
ario il silenzio del Foscarini, non si può riconoscere nel Montcassin di Arnault. Quanto poi allo stile, i leggitori ben v
Quanto poi allo stile, i leggitori ben vedranno che l’autore sovrasta di gran lunga al Lemiere, al Belloy ed a’ loro simil
Racini a i Volteri. Appartiene parimenti a questo periodo la tragedia di Lemercier intitolata l’Agamennone. È tratta da qu
la tragedia di Lemercier intitolata l’Agamennone. È tratta da quella di Vittorio Alfieri; ma quando se ne diparte e vi fr
appresentò e l’altro in prosa non mai recitato. a. Vedi un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si de
ntò e l’altro in prosa non mai recitato. a. Vedi un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee à Let
he si dice in varie collezioni delle sue opere, si veggano le Memorie di m. di Palissot. a. Trovo nelle opere postume di
dice in varie collezioni delle sue opere, si veggano le Memorie di m. di Palissot. a. Trovo nelle opere postume di Federi
i veggano le Memorie di m. di Palissot. a. Trovo nelle opere postume di Federigo II che a lui sembrava affatto ridicola
e di Federigo II che a lui sembrava affatto ridicola . a. Tralascio di ripeterla avendola schernita pienamente m. Freron
e era stata sotto il dominio Veneto per dieci anni. a. Vedi il libro di m. Gaillard Melange Litteraire impresso in Amster
estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima d
o, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’e
Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo.
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO VII [IV]. Teatro Lirico: Opera Comica: Vaudeville. » pp. 192-230
l fondo dell’immaginazione e dall’allegoria e dalle favole un ammasso di prodigi e di stravaganze, nel secolo XVIII non ca
immaginazione e dall’allegoria e dalle favole un ammasso di prodigi e di stravaganze, nel secolo XVIII non calcò miglior s
colo XVIII non calcò miglior sentiero. Il palazzo del Sole, la Reggia di Plutone, divinità, fate, silfi, incantatori, appa
della Francia. Un certo sig. de Leyre passato in Italia dimenticossi di quanto facevasi nel proprio paese, e scriveva da
servare che le arlecchinate e pulcinellate italiane si hanno in conto di prette buffonerie ancor dalle contadine e fantesc
ntro le Alpi alimentar l’ignoranza. Al contrario chi fosse dell’umore di codesto Francese, ben potrebbe con maggior fondam
gi dall’inspirare a’ compatriotti il saggio gusto dell’opera istorica di Stampiglia, di Zeno, di Metastasio, alcuni di lor
re a’ compatriotti il saggio gusto dell’opera istorica di Stampiglia, di Zeno, di Metastasio, alcuni di loro si applicaron
patriotti il saggio gusto dell’opera istorica di Stampiglia, di Zeno, di Metastasio, alcuni di loro si applicarono a compo
sto dell’opera istorica di Stampiglia, di Zeno, di Metastasio, alcuni di loro si applicarono a comporre opere puramente mi
applicarono a comporre opere puramente mitologiche, ed altri presero di proposito a screditar l’opera istorica per sosten
tar l’opera istorica per sostener la miracolosa. Fontenelle fu autore di Teti e Peleo, Voltaire di Pandora, Marmontel di v
ostener la miracolosa. Fontenelle fu autore di Teti e Peleo, Voltaire di Pandora, Marmontel di varie favole musicali alla
Fontenelle fu autore di Teti e Peleo, Voltaire di Pandora, Marmontel di varie favole musicali alla francese. Le Batteux a
mò contro l’assurdità del teatro lirico francese, e deplorò l’ingegno di Quinault occupato in un genere cattivo. Egli però
so, ma lodato pel suo Jeste, Fuselier e Cahusac morto nel 1764 autore di Calliroe, e Bernard che compose le Sorprese dell’
il teatro lirico, e la poesia scenica pastorale nulla in Francia ebbe di più vago, di più dilicato, di più interessante pe
ico, e la poesia scenica pastorale nulla in Francia ebbe di più vago, di più dilicato, di più interessante per le parole,
scenica pastorale nulla in Francia ebbe di più vago, di più dilicato, di più interessante per le parole, e per la musica d
più interessante per le parole, e per la musica del Divin du village di Gian Giacomo Rousseau. «In Francia (disse m. Romi
ian Giacomo Rousseau. «In Francia (disse m. Romilly a) non si ha idea di un colorito più fresco, nè di un tono più acconci
cia (disse m. Romilly a) non si ha idea di un colorito più fresco, nè di un tono più acconcio di semplicità campestre. Qua
non si ha idea di un colorito più fresco, nè di un tono più acconcio di semplicità campestre. Quante e quante volte non s
l linguaggio che giugne al cuore, perchè dal cuor parte.» Merita pure di mentovarsi la novità musicale degna dello spirito
a pure di mentovarsi la novità musicale degna dello spirito singolare di Rousseau provata in Lione felicemente col Pigmali
iva soltanto gl’intervalli e le pause della declamazione. Molti pezzi di tal musica si composero dallo stesso Gian Giacomo
Elmotte volle imitare il Pigmalione colla sua scena lirica le Lagrime di Galatea, la quale lontana dal suo originale, non
di Galatea, la quale lontana dal suo originale, non lasciò tal volta di commuovere. In tal periodo del XVIII secolo mentr
pere del Voltaire. Anche madama Alard contasi tralle famose ballerine di quel tempo, come tra gli uomini di maggior nome s
rd contasi tralle famose ballerine di quel tempo, come tra gli uomini di maggior nome si distinsero Dauberval, e l’italian
l, e l’italiano Vestris traspiantato in Parigi. Niuno ignora i meriti di Noverre tanto per le lettere che scrisse intorno
le lettere che scrisse intorno all’arte sua, quanto per l’invenzione di varii balli, e pel modo di ballare, potendosi con
orno all’arte sua, quanto per l’invenzione di varii balli, e pel modo di ballare, potendosi contare tra’ primi ristoratori
lerini. Quanto alla musica possiamo noverare tra i drammi serii Ecuba di Milcent animata dalla musica di Fontenelle nuovo
amo noverare tra i drammi serii Ecuba di Milcent animata dalla musica di Fontenelle nuovo maestro che meritò qualche atten
co, ad onta delle parole poco applaudite. Il sign. Leger in compagnia di un altro maestro che ignoro, compose Don Carlos l
eucade posto in musica da Dalayrac, e non meno che le Cabriolet jaune di Sègur, e le Fruit defendu, ed Epicure di Dumonstr
meno che le Cabriolet jaune di Sègur, e le Fruit defendu, ed Epicure di Dumonstrier posto in musica da Mèhul e Cherubini,
l riuscite. Beniouski, o gli Esigliati a Kamschatka opera in tre atti di Alessandro Duval, ad onta delle inverisimilitudin
, ad onta delle inverisimilitudini, parve interessante. La sua musica di un’armonia sostenuta appartiene a Boïeldieu. Pra
n’armonia sostenuta appartiene a Boïeldieu. Praxitele, o la Ceinture di un atto solo contiene due azioni, l’una rappresen
con più ragione meritato da Prassitele, e l’altra tratta degli amori di questo per Aglae una delle Grazie. Venere vorrebb
ore, o il cinto, ciò che fa una situazione poco decente. La musica fu di Devismes. L’Ariodante, e Montano e Stefania, sono
’Ariodante, e Montano e Stefania, sono due opere tratte dall’episodio di Ginevra dell’Ariosto, le quali riscossero molti a
no de’ migliori allievi francesi del nostro egregio maestro Sacchini, di cui con gran ragione pregiasi la Francia. II.
alcuni commedianti della Fiera ottenuta la permissione dell’Accademia di musica per rappresentare farse piacevoli d’ogni s
ademia di musica per rappresentare farse piacevoli d’ogni sorte miste di prosa, e accompagnate da balletti, ed alcune paro
siva gli altri attori, ond’è che si divietò a tali attori della Fiera di più recitarle. Allora essi si avvisarono di suppl
a tali attori della Fiera di più recitarle. Allora essi si avvisarono di supplirvi con certi cartelloni, ne’ quali scrivev
, e si riprodusse l’opera comica che dal 1724 durò sino al 1745, dopo di che alla Fiera si rappresentarono soltanto pantom
, Ornerai, Crolet, Vadè. Panard morto nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi, di parodie, e di vaudeville t
. Panard morto nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi, di parodie, e di vaudeville tutti ben accolti. L’att
nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi, di parodie, e di vaudeville tutti ben accolti. L’attore Favart dee
dee contarsi tra’ più fecondi e piacevoli scrittori d’opere comiche e di vaudevilles. Scrisse ancora parodie e burlette co
città, il Cinese in Francia, il Dottor Sangrado ecc. Ascendono a più di ottanta le di lui favole; ma in alcune fu ajutato
ese in Francia, il Dottor Sangrado ecc. Ascendono a più di ottanta le di lui favole; ma in alcune fu ajutato da qualche al
Palissot, si reputa la più ingegnosa opera buffa francese. La moglie di lui attrice che gli premorì, altre ne compose ben
62. Ma generalmente però fuvvi intorno a quel tempo un immenso numero di componimenti stravaganti in questo genere che ecc
ammodo nel paese dove nacquero Fedra, Cinna e Zaira. Serva per pruova di ciò il Vello d’oro rappresentato nel 1786 la pigg
ato nel 1786 la piggiore tralle cattive opere musicali, e l’Alcindoro di Chabannes rappresentato nel 1787, ed il Re Teodor
Re Teodoro a Venezia del sig. Moline opera detta eroicomica che manca di comico e di eroico, posta in musica dal nostro Pa
Venezia del sig. Moline opera detta eroicomica che manca di comico e di eroico, posta in musica dal nostro Paisiello, e T
di comico e di eroico, posta in musica dal nostro Paisiello, e Tarara di Beaumarchais stravaganza in cinque atti con prolo
uesti dì alcune composizioni comiche in musica, le quali benchè colme di difetti non parvero stravaganti, e talora ebbero
ora ebbero buon successo. Ne rammenterò una gran parte. Verso il mese di luglio del 1800 si rappresentò Zoe ovvero la Pauv
il mese di luglio del 1800 si rappresentò Zoe ovvero la Pauvre Petite di Bouilly colla musica di Plantade. Non incresce ta
00 si rappresentò Zoe ovvero la Pauvre Petite di Bouilly colla musica di Plantade. Non incresce tanto in tal componimento
vede gli ostacoli che si oppongono a tale unione, e prende il partito di partecipare alla di lui madre stessa il disegno d
e si oppongono a tale unione, e prende il partito di partecipare alla di lui madre stessa il disegno del figlio, e ne impl
consiglio. Oltreacciò prega una buona donna venuta ad abitare presso di lei a compiacersi di conviver seco, e farle da ma
ò prega una buona donna venuta ad abitare presso di lei a compiacersi di conviver seco, e farle da madre. Questa donna è l
si di conviver seco, e farle da madre. Questa donna è la stessa madre di Dulinval che ha accettato, ed abita con Zoe senza
senza esserne conosciuta, per osservarne la condotta. Incantata della di lei virtù la stima degna di unirsi col figliuolo.
r osservarne la condotta. Incantata della di lei virtù la stima degna di unirsi col figliuolo. Intanto un vecchio libertin
Intanto un vecchio libertino chiamato Furard proprietario della casa di Zoe, e di lei amante viene a sollecitare l’effett
n vecchio libertino chiamato Furard proprietario della casa di Zoe, e di lei amante viene a sollecitare l’effetto delle sp
dole sapere che già ella più volte ha ricevuto del danaro, e promesso di soddisfarlo. Madama Dulinval non la crede capace
anaro, e promesso di soddisfarlo. Madama Dulinval non la crede capace di sì infame convenzione; ma ad una nuova visita di
non la crede capace di sì infame convenzione; ma ad una nuova visita di Furard, essendosi tenuta celata, si assicura di a
a ad una nuova visita di Furard, essendosi tenuta celata, si assicura di avergli egli detta la verità. Di più giunge un al
i più giunge un altro uomo e vede, che Zoe loriceve con tutti i segni di viva affezione, e lo fa occultare nel suo gabinet
gni di viva affezione, e lo fa occultare nel suo gabinetto all’arrivo di Dulinval, cui già la madre avea accordato di spos
suo gabinetto all’arrivo di Dulinval, cui già la madre avea accordato di sposar Zoe. Tal procedere sveglia lo sdegno di Ma
a madre avea accordato di sposar Zoe. Tal procedere sveglia lo sdegno di Madama che comparisce e dichiara che non consenti
ezza e la riconoscenza, e permette che sposi suo figlio. Furard pieno di vergogna, e ravveduto riconosce anche in Delancou
etta virtuosa che in apparenza si prostituisce per esercitare un atto di beneficenza o di gratitudine! La virtù tutto può
in apparenza si prostituisce per esercitare un atto di beneficenza o di gratitudine! La virtù tutto può sacrificare, fuor
rezzo a più riprese, alimentar desiderii, e speranze infami, è scuola di morale da soffrirsi su di un teatro culto? Oltrea
ntar desiderii, e speranze infami, è scuola di morale da soffrirsi su di un teatro culto? Oltreacciò Zoe che ha un amante
offrirsi su di un teatro culto? Oltreacciò Zoe che ha un amante ricco di buona intenzione, non poteva più convenevolmente
ata? Poteva ancora fidarsi nella buona vicina per evitare il pericolo di tener occulto un uomo con iscapito della propria
n iscapito della propria riputazione. Quanto poi al merito letterario di tal componimento, ne’ giornali stessi di Parigi s
nto poi al merito letterario di tal componimento, ne’ giornali stessi di Parigi se ne rilevarono molti difetti particolari
ono molti difetti particolari, lentezze, inverisimiglianze, monotonia di scene, e non pochi vizii nello stile. Contuttociò
e; pauvre petit succès; pauvre petite recette. Nello stesso teatro di Favart l’anno medesimo 1800 si rappresentò con ot
art l’anno medesimo 1800 si rappresentò con ottimo successo Una notte di Federigo II, in cui si osserva più di una scena b
ò con ottimo successo Una notte di Federigo II, in cui si osserva più di una scena ben maneggiata, e varie idee piacevoli
evoli e spiritose. Vi si recitò l’anno stesso le Locataire in un atto di Sèverin colla musica di Gaveaux. L’azione complic
recitò l’anno stesso le Locataire in un atto di Sèverin colla musica di Gaveaux. L’azione complicata produsse poco intere
li espedienti dell’autore spesso falliscono per la debole opposizione di un tutore inetto e per la timidezza di un rivale.
cono per la debole opposizione di un tutore inetto e per la timidezza di un rivale. L’anno stesso si rimise nel medesimo t
ce Favart coll’eccellente musica del Martini che si reputa un modello di semplicità graziosa e di melodia. Si sono parimen
musica del Martini che si reputa un modello di semplicità graziosa e di melodia. Si sono parimente rappresentate nel mede
odia. Si sono parimente rappresentate nel medesimo teatro ed in altri di Parigi con varia fortuna le seguenti opere comich
le seguenti opere comiche. Le Tableau des Sabines operetta piacevole di Jouy, alla cui musica lavorarono i due maestri La
la cui musica lavorarono i due maestri La-Foi e Long-champs. Le Maçon di Sèverin cadde affatto; ed i Francesi dissero, che
issero, che da tale opera appare che l’autore conosceva meglio l’arte di muratore che l’arte drammatica. Le due Giornate d
ceva meglio l’arte di muratore che l’arte drammatica. Le due Giornate di Bouilly si ricevette con applauso singolarmente p
sica del riputato maestro romano Cherubini. Anche il Marcellino opera di Bernardo Valville, benchè mancante di verisimigli
bini. Anche il Marcellino opera di Bernardo Valville, benchè mancante di verisimiglianza, si ascoltò con piacere per la mu
chè mancante di verisimiglianza, si ascoltò con piacere per la musica di Lebrun. Appartiene anche a Valville l’Ingannatore
re con piacere in Parigi. Contansi tralle opere cadute: le Petit Page di Gilbert Pixerecour posto in musica da Lebrun, l’E
Pixerecour posto in musica da Lebrun, l’Esclave dè Gossè colla musica di Bruni, e le Roman del medesimo colla musica di Pl
dè Gossè colla musica di Bruni, e le Roman del medesimo colla musica di Plantade, e Laure, o l’Actrice chez elle opera fr
colla musica di Plantade, e Laure, o l’Actrice chez elle opera fredda di Marsollier e Daleyrac. D’Auberge en auberge di Du
chez elle opera fredda di Marsollier e Daleyrac. D’Auberge en auberge di Dupaty presenta moltissimi cangiamenti di decoraz
eyrac. D’Auberge en auberge di Dupaty presenta moltissimi cangiamenti di decorazioni e mille precauzioni per produrre picc
musica è del maestro Tarchi della buona scuola italiana, e non manca di vivacità. Piacque la Dame voilèe di Sègur il giov
uona scuola italiana, e non manca di vivacità. Piacque la Dame voilèe di Sègur il giovine posta in musica dal Mengozzi cel
ro italiano e si reputa il suocapo d’opera. Le Calife de Bagdad opera di Saint-Just colla buona musica di Boieldieu piacqu
o d’opera. Le Calife de Bagdad opera di Saint-Just colla buona musica di Boieldieu piacque e si replicò più volte. La Mais
Boieldieu piacque e si replicò più volte. La Maison du Marais, poesia di Duval con musica di della Maria, sermone soporife
si replicò più volte. La Maison du Marais, poesia di Duval con musica di della Maria, sermone soporifero, sentenze ribadit
o male avviluppato, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto di poesia quanto di musica. Altre opere possono pari
o, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto di poesia quanto di musica. Altre opere possono parimente rammentarsi
di poesia quanto di musica. Altre opere possono parimente rammentarsi di non meno varia fortuna; ma ad accezione di alcune
sono parimente rammentarsi di non meno varia fortuna; ma ad accezione di alcune che ne accenneremo nel parlar del Vaudevil
esenta principalmente in un edificio posto dirimpetto al Palais-Royal di Parigi. Dal nome del componimento prende il suo q
genere che non è nè commedia nè tragedia nè opera nè parodia, ma che di tali generi partecipa ad un bisogno, dando luogo
so. I motteggi che vi campeggiano, consistono per Io più in una lotta di concetti e di scherzi mordaci sulla parola, de’ q
che vi campeggiano, consistono per Io più in una lotta di concetti e di scherzi mordaci sulla parola, de’ quali i Frances
dito e sacrificato per alquanti anni. Alcuni in seguito si avvisarono di riprodurlo facendone giudice il pubblico, e si ri
à, e mal comportandovisi la ripetizione. Questo repertorio è composto di commedietto alquanto serie che per buona fortuna
o di commedietto alquanto serie che per buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima di ritratti di scrittori
erie che per buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di al
buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastora
na galleria vastissima di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e
a di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e di tragedie e commed
i di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e di tragedie e commedie altrove r
esi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e di tragedie e commedie altrove rappresentate, di arl
ie, di opere musicali e di tragedie e commedie altrove rappresentate, di arlecchianate, di parate ancora, tuttochè questo
ali e di tragedie e commedie altrove rappresentate, di arlecchianate, di parate ancora, tuttochè questo genere insipido si
’ caratteri, basta per la riuscita. Rare volte il Vaudeville è lavoro di un solo. Giungono spesso ad occuparvisi ben cinqu
lavoro di un solo. Giungono spesso ad occuparvisi ben cinque autori; di maniera che la lode o il biasimo si divide sovent
vien singolarmente esaltata la parodia che si fece dell’opera eroica di Prassitele intitolata Bilboquet. Essa si compose
ir d’agosto del 1800 sul teatro del Vaudeville. Consiste in una serie di quadri l’uno più grottesco dell’altro che eccitan
ersificazione, e per la scelta felice delle rime, reggono al paragone di quanto si è mai prodotto in simil genere». Si rec
e riscosse molti applausi. Qualche riuscita ebbe Young, ossia la Vita di Creuzet. Un anonimo produsse Champagnac et Suzett
usse Champagnac et Suzette che ebbe un successo passeggiero in grazia di un travestimento di un’attrice. Boursault o la Ba
uzette che ebbe un successo passeggiero in grazia di un travestimento di un’attrice. Boursault o la Barbe de frere Jean, r
un’attrice. Boursault o la Barbe de frere Jean, ristretto della vita di Boursault composto dal Desfontaine si applaudì pe
da indecenze. Si novera tra’ vaudevilli piu felici le Carosse Espanol di Gersain di un intrigo leggero condito di ariette
e. Si novera tra’ vaudevilli piu felici le Carosse Espanol di Gersain di un intrigo leggero condito di ariette spiritose e
iu felici le Carosse Espanol di Gersain di un intrigo leggero condito di ariette spiritose e piacevoli, che contiene alcun
de Fielding, Madama Deshoulieres, Plus heurreux que sage primo lavoro di Fievèe, Gesner, la Nièce curieuse, l’Entrevue, e
utano fra’ migliori Cristophe Morin azione poco importante ma copiosa di piacevoli strofette. Men pregevole fu la Clef for
nte ma copiosa di piacevoli strofette. Men pregevole fu la Clef forèe di Leger e Creusè. Le Connoisseur de Marmontel si po
tro Favart si diede il Vaudeville intitolato Une Nuit d’ètè garbuglio di accidenti inverisimili senza decoro. Nel teatro d
riali. Si amano in Francia, universalmente gli spettacoli scenici di ogni maniera. Havvi almeno venti case private di
i spettacoli scenici di ogni maniera. Havvi almeno venti case private di teatro solo in Parigi, dove varie società partico
nte alcune favole composte per tali brigate espressamente. Lo spirito di rappresentazione che anima i Francesi, i grandi m
esi, i grandi modelli nazionali che riempiono le loro scene, il gusto di cui credonsi con privilegio esclusivo in possesso
ere un solo sguardo alla meschinità de’ loro pubblici teatri. Le sale di tutti gli spettacoli di Parigi (dicono i nazional
meschinità de’ loro pubblici teatri. Le sale di tutti gli spettacoli di Parigi (dicono i nazionali) cioè quelle del Teatr
taliana, e del Teatro Lirico, sono senza magnificenza, strette, prive di ogni gusto, ingrate per le voci, incomode per gli
diceva il Voltaire che solo in Francia prevale l’impertinente usanza di obbligare la maggior parte dell’uditorio ad assis
erò, che negli ultimi tempi del XVIII si è riparato all’inconveniente di mischiarsi sulla scena gli spettatori con gli att
l Foyer architettato con magnificenza vi si collocarono i mezzi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di
rchitettato con magnificenza vi si collocarono i mezzi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di Moliere,
vi si collocarono i mezzi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di Moliere, di Regnard, Des-Touches, Du F
carono i mezzi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di Moliere, di Regnard, Des-Touches, Du Fresni, Danc
zi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di Moliere, di Regnard, Des-Touches, Du Fresni, Dancourt, Piron,
ll’Opera alzato in Parigi nel 1769 co’ disegni dell’architetto Moreau di figura ovale lunga, si contano quattro ordini di
ll’architetto Moreau di figura ovale lunga, si contano quattro ordini di logge senza divisione, e nella platea larga 39 pi
i e lunga 32 si vede una scalinata dirimpetto alla scena. Nel palazzo di Versailles si edificò nel 1770 dall’architetto Ga
o di Versailles si edificò nel 1770 dall’architetto Gabriel un teatro di figura semicircolare con una scalinata che gira i
rda, e si cantano drammi burleschi. I primi ad elevarsi furono quello di Nicolet intitolato i Gran Ballerini da corda, que
furono quello di Nicolet intitolato i Gran Ballerini da corda, quello di Audinot detto l’Ambigu Comique, e quello dell’Ecl
vi del ballo dell’opera, e quello de’ Commedianti fanciulli del Bosco di Bologna. I nomi di alcune delle sale sceniche men
pera, e quello de’ Commedianti fanciulli del Bosco di Bologna. I nomi di alcune delle sale sceniche mentovate si sono post
alterati, e se n’è costruita qualche altra nuova. Accennerò una parte di quel che vidi rappresentarvisi nella mia dimora n
ia dimora nel 1800. Nel teatro de la Gaitè si recitavano componimenti di varii generi, ma per lo più l’opera comica. Nella
e n’è rappresentata con successo che una intitolata il Pazzo supposto di Armand Charlemagne, in cui si trova piacevolezza,
olezza, ed alcuna situazione comica tratta per altro dalla Metromania di Piron, e dal Medico de’ Pazzi di Mimaut. Nell’Am
ca tratta per altro dalla Metromania di Piron, e dal Medico de’ Pazzi di Mimaut. Nell’Ambigu Comico vidi applaudito lo St
u Comico vidi applaudito lo Statuario Greco, o Sophronime, imitazione di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di s
pplaudito lo Statuario Greco, o Sophronime, imitazione di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di stato immaginari
ophronime, imitazione di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di stato immaginario di Etienne, imitazione di un co
di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di stato immaginario di Etienne, imitazione di un componimento Suedese. N
ian, ed il Calderajo uomo di stato immaginario di Etienne, imitazione di un componimento Suedese. Nel teatro de la Citè si
ppresentavano componimenti d’ogni genere. La commedia de’ Viaggiatori di Charlemagne si recitò più volte con applauso. Non
Serraglio, la Festa del Gran Mogol, il Fanciullo del mistero, Armand di Joinville, i Cinesi. Non ebbero gran concorso alc
rso alcuni drammi malinconici, come Jenny o gli Scozzesi, ed Eleonora di Rosalba dell’attore ed autore Saint-Pière. Nel te
e piacevoli che tiravano gran concorso, ed anche qualche composizione di spettacolo come le Chateau misterieux, e la Pasto
omposizione di spettacolo come le Chateau misterieux, e la Pastorella di Saluzzo, ed alcun vaudeville. Havvi un altro teat
Nel teatro detto Sans pretension si ascoltava volentieri la tragedia di Giuseppe già rappresentata a Nantes, ed il dramma
titolato l’Angelo ed il Diavolo, i quali si contrastavano la condotta di un giovane, imitazione stravagante di Shakespear.
li si contrastavano la condotta di un giovane, imitazione stravagante di Shakespear. Si vedeva a quel tempo nel teatro del
Leonora, ed i Pericoli dell’ambizione, e la tragedia Arato liberatore di Sicione, e qualche vaudeville. Nel teatro du Mara
equentato, e non è de’ più piccioli. Vi si rappresentano componimenti di ogni genere, commedie, vaudeville, opere. Vi si v
enere, commedie, vaudeville, opere. Vi si vede sovente la Pipe cassèe di Leger, Gouffe e George Duval, il Prestito forzoso
si ripetevano spesso, sono: la Lezione conjugale, ed il Diavolo color di rosa. Nel teatro Montausier che è nel recinto del
oyal, si rappresentavano mal grado della loro caduta, le composizioni di Pixerecourt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere di
uta, le composizioni di Pixerecourt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere di Sègur maggiore, ed il Duello di Bambin di Dumania
urt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere di Sègur maggiore, ed il Duello di Bambin di Dumaniant vi si veggono con maggior fre
es, e Chazet. Il Gondoliere di Sègur maggiore, ed il Duello di Bambin di Dumaniant vi si veggono con maggior frequenza. Ne
minati della Capitale altri ne ha la Francia ne’ dipartimenti. Quello di Marsiglia non è picciolo, e vi si recitano traged
Siège de Cythere, in cui i Ciclopi meditano, ed eseguiscono l’assedio di Citera. Ciascun atto ha una nuova decorazione e m
’assedio di Citera. Ciascun atto ha una nuova decorazione e mutazione di scena; ma vi è l’inconveniente che in ognuno si c
ga 40; vi sono gradini intorno, e dirimpetto alla scena, e tre ordini di logge continuate senza divisione di palchi similm
rimpetto alla scena, e tre ordini di logge continuate senza divisione di palchi similmente forniti di scalini. Questo edi
dini di logge continuate senza divisione di palchi similmente forniti di scalini. Questo edifizio (dicesi nel trattato d
i. Questo edifizio (dicesi nel trattato del Teatro) è ben provvisto di convenienti accessorii, ed ha la facciata retta a
visto di convenienti accessorii, ed ha la facciata retta a tre ordini di finestre con gran ringhiera nel mezzo, e con bala
re con gran ringhiera nel mezzo, e con balaustrata in cima arricchita di statue. Più picciolo è il teatro di Mompellier
balaustrata in cima arricchita di statue. Più picciolo è il teatro di Mompellier benchè regolare e di migliore apparenz
di statue. Più picciolo è il teatro di Mompellier benchè regolare e di migliore apparenza al di fuori. È costruito a cam
è il teatro di Mompellier benchè regolare e di migliore apparenza al di fuori. È costruito a campana lungo 44 piedi, e la
ngo 44 piedi, e largo 30. Havvi un portico nella platea, e tre ordini di logge continuate divisi in palchetti soltanto da
assaggio da un palco all’altro, ma non la veduta. In Bordeaux il dì 7 di aprile del 1780 si aprì una nuova sala di spettac
veduta. In Bordeaux il dì 7 di aprile del 1780 si aprì una nuova sala di spettacoli assai magnifica, e vi si rappresentò A
rappresenta un parallelogrammo circondato da portici, la cui facciata di 200 piedi consiste in un maestoso colonnato d’ord
nnato d’ordine corintio con peristilo, le cui colonne hanno tre piedi di diametro, e su di esse corre una balaustrata con
intio con peristilo, le cui colonne hanno tre piedi di diametro, e su di esse corre una balaustrata con piedistalli ornati
i diametro, e su di esse corre una balaustrata con piedistalli ornati di figure analoghe alla destinazione del luogo. Le f
arcate su tutta la lunghezza. La facciata dell’entrata è sulla piazza di 50 tesi di lunghezza sopra 24 di larghezza. Sotto
utta la lunghezza. La facciata dell’entrata è sulla piazza di 50 tesi di lunghezza sopra 24 di larghezza. Sotto il peristi
facciata dell’entrata è sulla piazza di 50 tesi di lunghezza sopra 24 di larghezza. Sotto il peristilo si veggono cinque p
si veggono cinque porte che introducono ad un vasto vestibolo ornato di sedici colonne doriche, il cui fondo ripete le ci
a che sono ad esse opposte, e formano altrettanti portici aperti. Tre di questi nel mezzo comunicano colla principale scal
l’altro alla scalinata che mena al terzo ordine delle logge. La porta di entrata è riccamente adorna. Due cariatidi grandi
esentano Talia e Melpomene, e quando l’edificio si costruì, eranvi al di sopra le armi del re con una iscrizione. La sala
onne d’ordine composito che nella loro altezza comprendono due ordini di logge. I primi palchi seguono il piano circolare
logge. I primi palchi seguono il piano circolare della sala composta di tre scaglioni in anfiteatro con balaustrata. Il s
re scaglioni in anfiteatro con balaustrata. Il secondo e terzo ordine di palchi sono negl’intercolunnii. Vi sono altresì t
arda il teatro, e l’altre due da’ due lati della sala, il cui fondo è di marmo bianco venato. a. Beaux-Arts rèduites à
este teatrali che alluder dovevano alla nascita o ad altre occorrenze di personaggi grandi e di principi. Sconciamente e c
er dovevano alla nascita o ad altre occorrenze di personaggi grandi e di principi. Sconciamente e con niuna verisimiglianz
rappresentarvisi gli eroi dell’antichità; là dove con certa apparenza di proprietà poteva parlarsene in un argomento mitol
nel XVII secolo e nel seguente hanno continuato a comparire i drammi di . Quinault, e l’ultima recita dell’Armida colla mu
ire i drammi di. Quinault, e l’ultima recita dell’Armida colla musica di Lulli segui nel dicembre del 1764 col solito appl
o; nè per essersi poi posta in musica dal Gluck e rappresentata a’ 23 di Settembre del 1777 si vide con minor diletto; e c
dell’ottimo effetto che hanno prodotto le traduzioni e le imitazioni di qualche opera del Metastasio colà recitata colla
musica de’ nostri ultimi celebri maestri. Nè questo nè il buon senno di uno scrittore Francese ha punto giovato a richiam
del XVIII secolo. Egli seppe adattare alla musica nel 1772 l’Ifigenia di Racine e l’inviò al maestro Gluck che dimorava in
a nell’aprile del 1774 con assai felice successo Rolet segui il piano di Racine,e ne abbreviò l’azione togliendone l’episo
egui il piano di Racine,e ne abbreviò l’azione togliendone l’episodio di Erifile, e mettendo alla vista dell’uditorio lo s
to. «Senza il soccorso delle macchine (dicesi nel Mercurio del maggio di quell’anno) senza l’intervento degli dei si è rap
ieri Calsabigi che sedusse anche il conte Alessandro Pepoli, incapaci di riescir nell’opera di Zeno e di Metastasio predic
usse anche il conte Alessandro Pepoli, incapaci di riescir nell’opera di Zeno e di Metastasio predicarono coll’esempio e c
il conte Alessandro Pepoli, incapaci di riescir nell’opera di Zeno e di Metastasio predicarono coll’esempio e colle parol
i l’articolo inserito nella seconda edizione delle Memorie letterarie di Palissot intorno al celebre Cittadino di Ginevra.
one delle Memorie letterarie di Palissot intorno al celebre Cittadino di Ginevra.
4 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
eatro Alemanno. La turgidezza, u frizzi e le metafore stravanganti di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano
zi e le metafore stravanganti di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano Weisse, andavano sin dal principo del s
ensieri, e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller,
e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagerdor
ione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagerdorn, Mosheim,
ro alemanno? Una donna, un’ attice, la famosa Neuber ebbe il coraggio di pensarvi e d’intraprenderne l’esecuzione, coll’an
enti francesi. L’entusiasmo della Neuber passò al nominato professore di Lipsia Gottsched pieno della lettura de’ drammi f
rappresentarono in Lipsia ed in Brunswich. A norma ancora del Catone di Adisson compose il sua Catone moribondo. Zelante
; freddo, depresso, e poco nobile verseggiatore la vesti umilmente. I di lui colleghi produsseto Dario, Benisa, il Bello-S
onimenti, e gli publicò in sei volumi. Mad. Gottsched conferi pure ai di lui disegni col Penteo tragedia, e colle commedie
il Matrimonio disuguale scritte con purezza, ma pesanti, sprovvedute di calore, e spesso per la lunghezza nojose. La nazi
a lunghezza nojose. La nazione posta un movimento applaudi al disegno di una riforma, ma molti ne disapprovavano il mezzo
igliano più agl’Inglesi che a’ Francesi; nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa, e non si v
ragedia francese; il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi più impressione del tenero e dell’appassionat
n una occhiata.» Simili riflessioni contrapposte a quelle de’ seguaci di Gottsched fecero nascere in scrupolosi osservator
sched fecero nascere in scrupolosi osservatori delle regole imitatori di Corneille e Racine, e quello de’ seguaci di Shake
ri delle regole imitatori di Corneille e Racine, e quello de’ seguaci di Shakespear ed Otwai anche nelle mostruosità. Appl
ate stravaganze. L’Alemagna già conta varii scrittori dramatici degni di lode. Tale è in prima Giovanni Elia Schlegel benc
i scenici furono cinque tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca, e l’Elettra di Eu
tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca, e l’Elettra di Euripide, e tre commedie i
nio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca, e l’Elettra di Euripide, e tre commedie in prosa, il Trionfo del
ità, benchè vi si desideri la piacevolezza comica. La morte gl’impedì di riuscir quanto poteva. Il re di Danimarca Federig
acevolezza comica. La morte gl’impedì di riuscir quanto poteva. Il re di Danimarca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi domi
marca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi dominii, ove Schlegel godeva di una commoda fortuna essendo cattedratico a Soroë.
fortuna essendo cattedratico a Soroë. Giovanni Behermann negoziante di Amburgo morto da non molti anni compose due trage
to competente; ma i critici vi desiderano più calore e sfoggio minore di massime filosofiche. Cristiano Gellert nato nell
istarello , ella risponde, chi vi permette questa libertà? Non temete di ammalarvi abbracciando una inferma? Ella poi si
re senza accorgersene… Simone torna ad abbracciarla dicendo, che seno di alabastro! che vista! Piggiore è la seconda scena
nire alcuno, ho paura che ci osservino; sentite; io men vado fingendo di essere con voi in collera, seguitemi, ma non si p
lietton, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un
isce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, prot
tonio amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste di amore e disinteresse, e tutto così a bell’agio co
avola. Giovanni Cristiano Krüger nato in Berlino, e morto in Amburgo di anni ventotto nel 1750 costretto dalla povertà en
entotto nel 1750 costretto dalla povertà entrò nella compagnia comica di Schonemann,e lavorò come attore e come poeta. Cor
rse poi per l’Alemagna, e connobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie
Alemagna, e connobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie sono; i Candid
he per altro raccolse varie notizie recenti del teatro tedesco, disse di quest’ultima, che oltre all’essere stata imi tata
assò anche in Napoli, e comparve in un’ opera buffa. In ciò s’ingannò di ogni maniera. Egli per l’opera buffa vedutasi sul
era buffa vedutasi sulle scene napoletane ebbe la mira al Finto cieco di Pietro Trinchera; ma quest’opera è ben diversa da
oll’apparente difetto de’ suoi occhi dà opportunità alle sue figluole di scroccare; là dove il Krüger dipinge uno Sposo ch
Krüger. Ma il dramma napoletano lo Cecato fauzo comparve sulle scene di questa città sin dal 1727 allorchè Krüger era bam
a città sin dal 1727 allorchè Krüger era bambino. Al contrario dunque di ciò che suppose il Bertòla, lo Sposo cieco del Kr
quando il Krüger contava anni cinque d’età. Giovanni Federigo barone di Cronegh nato in Anspach poteva forse divenire un
caratteri, e per la grazia che riluce in qualche sua favola; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età di ventisei an
in qualche sua favola; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età di ventisei anni. Egli amava i buoni drammatici dell
i similimente nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè di verità nè di piacevolezza. Vi si dipinge un sospe
nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè di verità nè di piacevolezza. Vi si dipinge un sospettoso allevat
mpagna, e menato ad un tratto a studiar legge senza l’accompagnamento di altre cognizioni sociali che sogliono ripulire la
e sogliono ripulire la zotichezza scolaresca, e correggere lo spirito di sottigliezza, e di cautela facile a degenerare in
la zotichezza scolaresca, e correggere lo spirito di sottigliezza, e di cautela facile a degenerare in diffidenza. Questa
a commedia si trova tradotta dall’abate Arnaud nel Giornale straniero di Parigi nel mese di aprile 1762. Intorno al medesi
tradotta dall’abate Arnaud nel Giornale straniero di Parigi nel mese di aprile 1762. Intorno al medesimo tempo fiorì il s
e le bellezze pastorali che egli leggiadramente seppe colorire. Degna di molte lodi fu la sua pastorale Evandro ed Alcimna
lcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristoforo Gaërtner professore di eloquenza nato in Freiberg compose parimente una
applaudita la Fedeltà al cimento a. Noi ne commendiamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di
diamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed
nge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori . Bello è
ieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori . Bello è pur l’altro di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirti
i. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 ha mostrato nelle sue poesie di più di un genere or la delicatezza di Guido Reni
stiano Felice Weiss nato nel 1726 ha mostrato nelle sue poesie di più di un genere or la delicatezza di Guido Reni e dell’
26 ha mostrato nelle sue poesie di più di un genere or la delicatezza di Guido Reni e dell’Albano, ora il terribile di Mic
enere or la delicatezza di Guido Reni e dell’Albano, ora il terribile di Michelangelo, or la piacevolezza di Teniers. Tali
i e dell’Albano, ora il terribile di Michelangelo, or la piacevolezza di Teniers. Tali idee ci risvegliano le sue poesie l
i Teniers. Tali idee ci risvegliano le sue poesie liriche, le Canzoni di un’ Amazone, e le sue favole tragiche e comiche.
ue favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli errori tanto di chi contento della regolarità de’ Francesi non se
to della regolarità de’ Francesi non sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto di chi trasportato
on sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto di chi trasportato dall’entusiasmo di Shakespear sen
di una servile imitazione, quanto di chi trasportato dall’entusiasmo di Shakespear senza possederne l’ingegno, ne contraf
ruosità che le bellezze, il patetico, il sublime. Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e
l patetico, il sublime. Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e la forza dell’Inglese. Con
ile, pel calore del dialogoa. Quanta energia non ha la virtù in bocca di Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso
n bocca di Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso carattere di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual cont
o carattere di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! I
di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo
epresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella
trasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella seconda scena dell’atto II n’ esprime c
no dal trono. Ma non piacemi che nell’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di
’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina
ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza grande
Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza grande varietà di concetti. Patetica però è la seconda scena dell’a
. È da osservarsi ancora l’effetto che fa in lei l’immagine del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessa grandement
ora l’effetto che fa in lei l’immagine del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessa grandemente il di lei dialogo c
ne del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessa grandemente il di lei dialogo col figlio. Secondo me Weiss ha porta
ene scritta e ben tradotta dal Riviere in francese, Weiss si prefisse di correggere col ridicolo due partiti egualmente st
egualmente stravaganti. L’Alemagna era divisa in due opposte schiere di verseggiatori. L’una a forza di stentati esametri
gna era divisa in due opposte schiere di verseggiatori. L’una a forza di stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di
tori. L’una a forza di stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enigmatici, di tenebre e di gonfiezze si
tentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enigmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar
tri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enigmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar Milton e Klop
nsane, di pensieri enigmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar Milton e Klopstock; l’altra con versi r
ti, radendo il suolo con freddi snervati e bassi concetti, pretendeva di avere acquistata la dolcezza, la grazia e la semp
pretendeva di avere acquistata la dolcezza, la grazia e la semplicità di Gessner. Weiss satireggiò i primi dipingendoli ne
nato nel 1732 in Quedlinburgo. Egli compose quattro tragedie la Morte di Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia di Ar
ttro tragedie la Morte di Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia di Arminio. La prima in tre atti ha una bellezza ori
L’autore filosofo retrocedendo sino a’ tempi primitivi ha conseguito di rilevare i sentimenti che doveano occupare il pri
ne del suo vivere. E con un fatto sì comune, come è la morte naturale di un uomo decrepito, è giunto a destare quel terror
unto a destare quel terrore tragico, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesch
ico, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo
a in cinque atti, in cui si rappresentano gli errori ed il pentimento di Salomone. Tra’ personaggi s’introducono in essa M
roprie de’ caratteri e de’ costumi delle nazioni sono meno universali di quelle che si traggono dalla natura umana. Egli n
de, in cui si legge una robusta descrizione della peste. La Battaglia di Arminio scritta parte in prosa e parte in versi p
ta parte in prosa e parte in versi per cantarsi contiene la sconfitta di Varo ricevuta da Germani condotti da Arminio. Ma
gustarle dolcezze del riposo, quando tutto ad un tratto mi e sembrato di trovarmi in una ripida balza. Voi mi precedevate
i ed in certi, e pareva che mi deste coraggio con qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra di me
on qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra di me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente
sopra di me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi. Era la voce di mio padre… Misera me!
ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi. Era la voce di mio padre… Misera me! non posso dimenticarlo! Ah
detestabile è il carattere dell’empia Marwood, e rassomiglia a quello di Milvoud del Barnwelt Inglese; ma perchè lasciarla
è lasciarla impunita nel fine? Trovasi in generale nel drammi lugubri di Lessing invenzione, forza, patetico e giudizio ed
famiglie più cospicue italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione di riprenderlo anche il sig. Bet
e italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione di riprenderlo anche il sig. Bettinelli. L’abate And
riprenderlo anche il sig. Bettinelli. L’abate Andres errò nel parlar di Lessing in diverse guise. In prima egli non istim
ar di Lessing in diverse guise. In prima egli non istimò composizione di Lessing l’Emilia Gallotti che egli non senza ragi
a reale dalla cittadina maneggiata dal Lessing; ed alla malagevolezza di riuscire in un piano vasto che chiami l’attenzion
popoli interi più che delle famiglie private; ed in fine all’arduità di mostrarsi eloquente in versi e nel genere drammat
za alterarne la natura. Attenderà dunque il sig. Andres che un autore di tragedie urbane, ancorchè buone, riesca del pari
a ha ben colorita la malvagità del dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno di essere schernito e corretto. Combat
ita la malvagità del dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno di essere schernito e corretto. Combatte nella secon
e schernito e corretto. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgr
o. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgrazia di esser privo d
izio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgrazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’oppost
grazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’opposto incapace di vizii chiunque nasce ne’ paesi che ne sono rischi
più comica ed interessante. Si ammira singolarmente in essa il tratto di generosità di Filto che vuol perdere per qualche
interessante. Si ammira singolarmente in essa il tratto di generosità di Filto che vuol perdere per qualche tempo piuttost
perdere per qualche tempo piuttosto la stima in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps
in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moli
. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. Giovanni Guglielmo di Gerstenberg nato
e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. Giovanni Guglielmo di Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore de
ielmo di Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore della maniera di Ossian nelle sue Poesie di uno Scaldo, ha dato al
el 1737 a Tundern, imitatore della maniera di Ossian nelle sue Poesie di uno Scaldo, ha dato al teatro tedesco l’Ugolino t
agicommedia in prosa in cinque atti, e la Locanda commedia rattoppata di ritagli della Scozzese e del Beverley. Due traged
gusto inglese si coronarono verso il 1780 in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker , ed il Giulio di Taranto di Leusewitz, n
no verso il 1780 in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker , ed il Giulio di Taranto di Leusewitz, nell’ultima delle quali si
1780 in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker , ed il Giulio di Taranto di Leusewitz, nell’ultima delle quali si notano alcu
quale però si pretende che non abbia secondato il disegno dell’autore di produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con
ell’autore di produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con alcuna di Racine, cosa che sembrava tanto difficile al Wiel
o al naturale i costumi e le ridicolezze della nazione, fe dire al re di Prussia Federigo II che i Tedeschi sono più felic
onde commedia scritta in prosa francese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome di m. Satirico, e
cese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome di m. Satirico, e fatta , com’egli disse per recitar
e fatta , com’egli disse per recitarsi incognito. L’oggetto morale è di mostrare l’importanza dell’educazione della giove
ell’educazione della gioventù; e la satira vi lancia i suoi strali su di coloro che per falsi principii la corrompono. Vi
di coloro che per falsi principii la corrompono. Vi motteggia contro di un falso analista e metafisico che tiene stipendi
ci dello stato all’ignoranza dell’algebra. Di più vi si si dipinge un di lui figliuolo che dall’università degli studii ha
ate . Ma l’azione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il ba
ione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmi
tta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto i
d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto il Padre di famiglia Tedesc
comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto il Padre di famiglia Tedesco, che si trova nella collezione d
utore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scen
lla propria nobiltà, il figliuolo a mantener la fede ad una fanciulla di condizione inferiore ch’egli avea renduta feconda
in Francfort sul Meno, oltre ad alcune favole comiche in prosa sparse di versi per cantarsi, ha composto una tragedia patr
omposto una tragedia patriotica, che chiamò spettacolo intitolata Göz di Berlichingen, notabile per la lunghezza, equivale
ttori che passano i trenta, e per le assurdità non inferiori a quelle di Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino co
uelle di Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino con trasporto di piacere, e con quegli applausi che nelle società
, e con quegli applausi che nelle società che conservano qualche idea di libertà spirante, tributerà sempre il patriotismo
lla musica italiana. Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di musica nazionale vocale, il rinomato Hendel, il c
del, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorii di Napoli; il patetico ed armonico Back, l’impareggi
ico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alcuni anni sono di una statua in Parigia. Quanto a’ poeti melodramma
vata l’opera mitologica rifutata dall’Italia. Federigo Augusto Werthy di Wietemberg nato nel 1748 ha composte due opere mu
vea prima la tragedia Giovanna Grais, compose la Rosamunda, la Scelta di Ercole, l’Aurora, l’Alceste drammi musicali alla
piacesse al cielo che fosse questa la sola ragione che sino a questi di tiene tanto lontani codesti freddi monodrammisti
ono imitare privi come sono d’ingegno! Ma l’augusta Marianna Walburga di Baviera che era elettrice di Sassonia discordando
’ingegno! Ma l’augusta Marianna Walburga di Baviera che era elettrice di Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il mel
di Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il melodramma istorico di Zeno e Metastasio, ed ella stessa l’animò colla m
sorgimento dell’arte pantomimica con intere favole. Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varii balli di azioni compi
intere favole. Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varii balli di azioni compiute, ed ebbe in ciò un abile seguace
secolo XVIII a coltivar con tanto ardore la poesia teatrale, dee fuor di dubbio aver teatri materiali per numero, e per ma
teatri materiali per numero, e per magnificenza convenienti al lustro di ciascuna città di primo ordine. Sappiamo che tutt
er numero, e per magnificenza convenienti al lustro di ciascuna città di primo ordine. Sappiamo che tutti sono costruiti a
e. Sappiamo che tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti, e con platea di forma per lo più ovale
costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti, e con platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di
chetti, e con platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di Vienna che sin dal secolo XVII fu addetto all’ope
decorazioni, e per gli balli. Il ridotto del giuoco fatto nel recinto di tale edifizio comunica col teatro. Le rappresenta
he si eseguiscono in Vienna in un teatro diverso, ed anche più grande di quello della corte. I teatri dell’opera e della c
di quello della corte. I teatri dell’opera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e t
pera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. M
superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di M
za quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo.
poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell
al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Be
o i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Berlino si costruì sotto il gran Federigo II, e s
erlino si costruì sotto il gran Federigo II, e si reputa il più bello di tutto il settentrione, ed è il solo che può gareg
tentrione, ed è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli di Torino e di Napoli. Il re quasi appena asceso al
d è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli di Torino e di Napoli. Il re quasi appena asceso al trono tra i
agnia de’ balli da Parigi. La prima opera che vi si rappresentò nel I di dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica di G
si rappresentò nel I di dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica di Graun. Una delle opere assai applaudite in Berlin
a di Graun. Una delle opere assai applaudite in Berlino fu l’Ifigenia di cui fa menzione l’Algarotti. In Potsdam eravi un
a. Se ne vegga la traduzione inserita nel tomo i del Teatro Tedesco di Huber e Lieubault. a. V. il Giornale straniero a
ro Tedesco di Huber e Lieubault. a. V. il Giornale straniero al mese di maggio del 1760 a. Mi si permetta qui una osserv
760 a. Mi si permetta qui una osservazione: In Italia a qual maestro di musica eccellente si è fatto altrettanto? Se n’er
tanto? Se n’eresse mai alcuna a Leo, a Pergolese, a Jommelli? I busti di Sacchini e di Piccinni non si sono esposti che in
esse mai alcuna a Leo, a Pergolese, a Jommelli? I busti di Sacchini e di Piccinni non si sono esposti che in Parigi stesso
uesto cielo senza premii ed incoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza g
ncoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senaz… an
e statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senaz… anzi…
5 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. Pietro Cornelio che portò la tragedia
e col Poliuto, cioè nel 1641 o 1642. Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir di Voltaire, fu la
642. Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir di Voltaire, fu la prima ricchezza del comico teatro
za del comico teatro francese; ma secondo M. de Fontenelle nella Vita di Cornelio, essa non bastò per istabilirvi la vera
bbonda. Boisrobert, Scarron, Desmaret, T. Cornelio seguendo l’esempio di Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favol
tabile Moliere, cui i posteri diedero e conservano il meritato titolo di padre della commedia francese. Dopo le guerre civ
medesimi Francesi non ignorarono, che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da una commedia Ita
a luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito 12, la quale servì di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante
media l’Inavvertito 12, la quale servì di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante Indiscreto ossia il Padrone Sto
ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Q
ta nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. Abbiamo poi già notato che il
4, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. Abbiamo poi già notato che il Dispetto
hi. La storia dunque ci dimostra, che siccome Guillèn de Castro servì di scorta al gran Cornelio nella tragica carriera, c
Moliere ebbe per guida gl’ Italiani; benchè senza tradire l’interesse di queste favole straniere seppe dar loro maestrevol
la prima volta in Beziers con molto applauso. L’intrigo ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia graziosamente il mal gu
econda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in una di queste un vecchio rapito dal piacere gridò dalla
lla Francia. Cominciò le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore
Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare di questa comitiva piacque alla cor
na delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ott
ntare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ottenne dal re di stabilirsi in Parigi, e di alternare sul teatro d
acque alla corte, e Moliere ottenne dal re di stabilirsi in Parigi, e di alternare sul teatro del Picciolo-Borbone colla c
taliana. La dimora ch’ei fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di Moliere intorno al cuore umano e a’ costumi nazio
mmaginaire scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere di questa favola parimente ricavata dagl’ Italiani n
si vede altra connessione se non quella che si trova in una galleria di belli ritratti, ma pure si accolse con indulgenza
ci giorni. Intanto il graziosissimo attore comico conosciuto col nome di Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662
o attore comico conosciuto col nome di Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662 prese congedo dal pubblico per ve
se congedo dal pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi di assenza, ed al suo arrivo i Parigini accorsero co
accorsero con tale affluenza e trasporto ad ascoltarlo, che il teatro di Moliere, mal grado del di lui credito, rimase per
za e trasporto ad ascoltarlo, che il teatro di Moliere, mal grado del di lui credito, rimase per tutto il mese di novembre
ro di Moliere, mal grado del di lui credito, rimase per tutto il mese di novembre desolato13. Nè vi ritornò il concorso se
in dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti Facete di Straparola14. Essendo stata questa piacevole comm
commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia più che di gusto e d’intelligenza, Moliere nel seguente anno
li critici colla grazia comica a lui naturale. Volle indi scagionarsi di un sospetto insorto che poteva nuocergli, cioè ch
ortigiani; e se ne giustificò alla presenza del re coll’ Improvvisata di Versailles recitata nell’ottobre del 1663, e poi
, e poi in Parigi nel seguente mese. Derise in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgo
in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgogna, contraffacendoli, e segnatamente vi pos
forza intitolato Ballo del re perchè vi danzò Luigi XIV, il Convitato di pietra che scrisse in prosa in cinque atti nel 16
altre ridicolezze umane. Ma niuno che io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuos
ed austera. Un carattere virtuoso ma intollerante, che si maraviglia di tutto e tutto condanna: che per non tradire il ve
tradire il vero, a costo della politezza e senza necessità, si pregia di dire ad un cavaliere il quale ha la debolezza di
necessità, si pregia di dire ad un cavaliere il quale ha la debolezza di voler esser poeta, che i suoi versi son cattivi:
lezza di voler esser poeta, che i suoi versi son cattivi: che in vece di compatire gli errori umani vuol perdere la rendit
vi: che in vece di compatire gli errori umani vuol perdere la rendita di quarantamila lire, per lasciare a’ posteri nel su
antamila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio di una sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffat
il fondo, ha pure il suo ridicolo degno d’esser corretto, ed il genio di Moliere seppe seguirlo alla pesta e riprenderlo c
i come questa rimangono da esporsi allo scherno scenico. Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello di Fili
no scenico. Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello di Filinto, e dà movimento a tutti gli altri che lo
ento a tutti gli altri che lo circondano. L’intreccio veramente manca di vivacità, e i colori assai delicati non possono r
e la prima volta che si rappresentò, e Moliere scaltramente si avvisò di accompagnarlo colla farsa piacevole del Medico a
darono gl’ ipocriti, e la commedia assai bene accolta dal pubblico fu di bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due
e due attori spediti da Moliere gli presentarono un memoriale contro di tal divieto; ma non prima del 1669 si ottenne la
al divieto; ma non prima del 1669 si ottenne la permissione autentica di riprodursi il Tartuffo. Come esso fu ben compreso
fu ben compreso, caddero le macchine dell’impostura, la quale temendo di essere smascherata volea farlo passare per una sa
e scene, aumenta per gradi col comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV. Nel
comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e
a. Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, uscì ancora la farsa di M. de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provinc
tuffo, uscì ancora la farsa di M. de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio
i che appagavano i sensi, fe mirare con indulgenza questo spettacolo, di cui avea suggerito il piano lo stesso Luigi XIV,
, comparve in teatro a ballare scosso da alcuni versi del Brittannico di Racine (Nota V). La corte nel medesimo anno che a
più favorevolmente de’ suoi cortigiani, il che dimostra il buon gusto di questo monarca e la stima che faceva di Moliere.
il che dimostra il buon gusto di questo monarca e la stima che faceva di Moliere. Parigi meglio della corte sentì la verit
ere. Parigi meglio della corte sentì la verità della comica dipintura di M. Giordano, in cui si ridicolizza vagamente la c
tura di M. Giordano, in cui si ridicolizza vagamente la comune vanità di parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovan
ità di parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovano molti colpi di teatro proprj della farsa; benchè gli uomini di g
i trovano molti colpi di teatro proprj della farsa; benchè gli uomini di gusto non pedantesco sanno bene che per rendere n
ar qualche volta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Fu
lta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Sca
avagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il sacco in cu
l prologo, dell’atto I, e delle due scene prime del II e del III sono di Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Corn
rnelio, Quinault lavorano ad un sol componimento destinato al piacere di Luigi XIV. Bel regno! illustri nomi! Le Donne Le
do Moliere seppe trarre partito per la scena comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata del merito ideale di Trisso
a comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata del merito ideale di Trissottino. Dietro a questa commedia nell’anno s
sso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas, una pastorale comica di cui rimasero solo i nomi de’ personaggi, e la com
edia-balletto l’Ammalato immaginario recitata nel 1673, ultimo frutto di questo raro ingegno. Alla quarta rappresentazione
to raro ingegno. Alla quarta rappresentazione che se ne fece il dì 17 di febbrajo, morì in sua casa questo principe della
i alla poesia comica più che alla seria, appena ebbe veduto il teatro di Borgogna che manifestò la sua inclinazione verso
ò i suoi talenti colle lettere studiando per cinque anni nel collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pi
nque anni nel collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragio
scoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragionare, ed analizzare, che si vede trionfa
entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la filosofia di Moliere non fu quella che orgogliosa e vana sdegn
Ma la filosofia di Moliere non fu quella che orgogliosa e vana sdegna di piegarsi al calore della passione, o ignora l’art
a sdegna di piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace di mostrar di perdersi in esso per celare i suoi ord
piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace di mostrar di perdersi in esso per celare i suoi ordigni e le s
, de’ suoi calcoli e dell’ austerità della sua dottrina. La filosofia di Moliere e di ogni uomo che pensa e medita per gio
lcoli e dell’ austerità della sua dottrina. La filosofia di Moliere e di ogni uomo che pensa e medita per giovare, è quel
propria nazione. Se imbatteva in qualche personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena, non lo perdeva di vista pri
e personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena, non lo perdeva di vista prima d’averlo pienamente studiato (Note VI
prima d’averlo pienamente studiato (Note VI). In Versailles ebbe agio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerl
VI). In Versailles ebbe agio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli al vivo; essi stessi contribuirono tal
tazione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo stud
Gentiluomo e del Tartuffo avesse avuta la mira alle Nuvole e al Pluto di Aristofane, come pretese Brumoy; benchè qualche r
che con qualche tratto delle francesi. Ma è certo che sono imitazioni di Plauto l’Anfitrione e l’Avaro, e che i fratelli d
e che i fratelli della Scuola de’ mariti sono modellati sugli Adelfi di Terenzio. Gli accidenti del velo nella medesima f
cidenti del velo nella medesima favola, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’ Elide, ed una parte del
cune grazie della medesima Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie d
ella medesima Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta. Gio
le17. Ma si vuol notare che il Bernagasso ed il Tartuffo vennero dopo di due altri componimenti Italiani, ne’ quali si dip
di due altri componimenti Italiani, ne’ quali si dipinse il carattere di un falso divoto, cioè dalla commedia latina del V
lese Mercurio Ronzio De falso hypocrita & tristi, e dall’Ipocrito di Pietro Aretino, in cui nulla desidereresti per ra
favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamorati, le quali cose gl’ imp
ti, le quali cose gl’ impedirono il rilevar tutti i tratti più vivaci di tal fecondo detestabile carattere sempre necessar
tti più vivaci di tal fecondo detestabile carattere sempre necessario di essere esposto alla pubblica derisione. Ora se gl
ndo scrisse che Moliere nulla dovea agl’ Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della
dovea agl’ Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della commedia del Secchi, e del C
a del Secchi, e del Cornuto immaginario. Da ciò si vede la difficoltà di esser critico e pensatore senza cognizione della
nza cognizione della storia. Bisogna però mostrare maggiore ingenuità di codesti eruditi Francesi, e confessare che Molier
li originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo d’og
empre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo d’ogni oggetto: niuno mosse
erne raccolti i tratti più rassomiglianti. Di quì venne quella verità di carattere che costituisce il maggior talento di q
ì venne quella verità di carattere che costituisce il maggior talento di questo grand’uomo, e che lo rende superiore di ge
sce il maggior talento di questo grand’uomo, e che lo rende superiore di genio a tutti gli altri comici. La poca felicità
ar ridere; alcuna espressione barbara, forzata, o nuova nella lingua, di che fu ripreso da Fénélon, La Bruyere e Baile; mo
lte composizioni scritte per necessità con troppa fretta; la mancanza di vivacità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi
ltro qualche tragico del nostro secolo; ma dove è il degno successore di Moliere? Egli è ancor solo. Mentre egli fioriva a
crissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champ
rono il nome a chi non volle comparire. Trarremo solo da questa folla di poca importanza il Pedante burlato piacevole comm
questa folla di poca importanza il Pedante burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarj di Desmaret morto
la di poca importanza il Pedante burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarj di Desmaret morto nel 1676
Pedante burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarj di Desmaret morto nel 1676 commedia in quel tempo st
media in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia che una filza di scene di ritratti immaginarj cattiva e maltessuta
quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia che una filza di scene di ritratti immaginarj cattiva e maltessuta, e i Lit
a di scene di ritratti immaginarj cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscit
cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi di aver i
ine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi di aver in qualche modo contribuito e Despréaux e Fu
altri chiari letterati18. Dicasi pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir di Moliere. Contando
i pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir di Moliere. Contando egli nel 1653 il diciottesimo a
te nel fiorir di Moliere. Contando egli nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta
di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali
vali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali e sul loro travestimento da uomo
iani, commedia assai difettosa per condotta, per economia, e per arte di dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito d
ssai difettosa per condotta, per economia, e per arte di dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri ed a
lto inferiore all’Inavvertito del Barbieri ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi nella di lui Comm
i ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi nella di lui Commedia senza commedia recitata nel 1655 gra
astorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia della morte di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata s
di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armida. La Mère coquette rappresentata con gran c
liore delle sue commedie, ma troppo lontana dal mettersi in confronto di quelle di Moliere. La dipintura di una Madre che
e sue commedie, ma troppo lontana dal mettersi in confronto di quelle di Moliere. La dipintura di una Madre che si enuncia
lontana dal mettersi in confronto di quelle di Moliere. La dipintura di una Madre che si enuncia per civetta, mal corrisp
una Madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde alla vera idea di tal carattere. Ella è una donna attempata, che si
er caratterizzarla per coquette? L’autore ebbe principalmente in mira di tesser la sua favola sul disgusto di due amanti p
tore ebbe principalmente in mira di tesser la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. V
esser la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritra
per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto di un marchese stordito e impudente, come accennò Vo
e diceva che Moliere non trovò il teatro francese totalmente sfornito di buone commedie; e che quando questa si rappresent
isantropo, ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di Versailles, ed assai p
idicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tar
ue; ma l’autore del Calendario degli Spettacoli vuole che sia mancato di vivere nel 1710, e Palissot reca la di lui morte
ettacoli vuole che sia mancato di vivere nel 1710, e Palissot reca la di lui morte seguita nel 1709. Di genio allegro, gio
genio allegro, giocondo e comico meritò, dopo lunghissimo intervallo, di occupare il secondo posto appresso Moliere. Il su
o posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta da Plauto vien
elligenti; ed è da notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux contro di cui poi scrisse una satira, parendogli di non ess
a dedicò a Desprèaux contro di cui poi scrisse una satira, parendogli di non essergli stata dall’Orazio della Francia rend
testabile. Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il Mutolo. Egli abbellì ancor
court nato nel 1661 o 1662 e morto nel 1725 o 1726, fu un commediante di mediocre abilità, ed uno de’ buoni autori comici.
tteri copiosi nelle nazioni opulente, i quali sanno così ben coprirsi di politezza e di onestà, che merita ogni applauso i
elle nazioni opulente, i quali sanno così ben coprirsi di politezza e di onestà, che merita ogni applauso il delicato comi
iarli graziosamente al pubblico. Il Cavaliere alla moda, il Cittadino di qualità, il Giardiniere galante, sono le di lui c
e alla moda, il Cittadino di qualità, il Giardiniere galante, sono le di lui commedie più pregevoli. Tutte le sue favole v
si stima che alcune sieno state pubblicate da autori anonimi sotto il di lui nome. Verseggiava languidamente, ma scriveva
ra più fortunata che alternava colla Compagnia Francese or nel teatro di Borgogna, or nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo
r nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo Reale. Sette anni dopo la morte di Moliere si unirono le due Compagnie Francesi nel
la morte di Moliere si unirono le due Compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla s
rono le due Compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino
uso. Per lo più essa rappresentava commedie dell’arte ripiene sovente di apparenze e trasformazioni per dar luogo alle fac
ecchino. Nondimeno il teatro francese conserverà sempre grata memoria di Scaramuccia e della Commedia Italiana dove andava
uccia e della Commedia Italiana dove andava Moliere a studiare l’arte di rappresentar con grazia nelle situazioni ridicole
ntar con grazia nelle situazioni ridicole. 10. Vedasi la prefazione di M. Linguet al suo Teatro Spagnuolo. 11. V. il li
Teatro Spagnuolo. 11. V. il libro intitolato Nouvelles de Nouvelles di Vizé pubblicato in Parigi l’anno 1663. 12. V. ci
se Maffei nelle Osservazioni letterarie. 13. V. Grimarest nella Vita di Moliere, e la Muse historique di Loret presso l’a
erarie. 13. V. Grimarest nella Vita di Moliere, e la Muse historique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla Vita e
rique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla Vita e sulle Opere di Moliere. 14. Vedi le anzi citate Nouvelles de No
lle Opere di Moliere. 14. Vedi le anzi citate Nouvelles de Nouvelles di Vizè. 15. Numerando il sig. ab. Andres nel III t
zè. 15. Numerando il sig. ab. Andres nel III tomo della sua opera su di ogni letteratura le favole francesi ricavate dall
le favole francesi ricavate dalle spagnuole afferma che il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò pa
francesi ricavate dalle spagnuole afferma che il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’
ancor mal riuscito è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene
l riuscito è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.
vi fece una dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del pennello di Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo il componim
del pennello di Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo il componimento di Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro g
è dunque tutto spagnuolo il componimento di Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata
o spagnuolo il componimento di Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello
e? 16. Commedia-ballo si chiamò in Francia un divertimento composto di ballo e rappresentazione, il quale vi fu trasport
XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori di violino Italiani, mandato dal maresciallo di Bris
no de’ migliori sonatori di violino Italiani, mandato dal maresciallo di Brisac alla regina Gaterina Medici, che lo fece s
iallo di Brisac alla regina Gaterina Medici, che lo fece suo valletto di camera, v’introdusse questi balli comici. Uno se
omici. Uno se ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato ne
ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica da
582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e da Be
da Chesnaye, a cui Giacomo Patin pittore del re fece le decorazioni, di che vedasi il trattato del P. Menestrier. Ottavio
balletti nel principio del secolo XVII. Ma non furono molto dilicati di gusto quelli che poi diede il cardinale Richelieu
oè nell’Ercole amante insieme colla regina, nella mascherata in forma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ ba
rma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici di Moliere sino all’anno 1670. 17. V. il Diz. Crit.
nno 1670. 17. V. il Diz. Crit. art. Poquelin Nota F. 18. V. la Vita di Racine e la di lui prefazione alla commedia de’ P
V. il Diz. Crit. art. Poquelin Nota F. 18. V. la Vita di Racine e la di lui prefazione alla commedia de’ Plaideurs. 19.
. 19. V. le Memorie Letterarie che formano il tomo II della Dunciade di Palissot.
6 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
CAPO VI Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. Pietro Cornelio che portò la tragedi
e col Poliuto, cioè nel 1641 e 1642. Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir del Voltaire, fu la
u la prima ricchezza del comico teatro francese; ma secondo il signor di Fontenelle nella Vita di Pietro Cornelio, essa no
comico teatro francese; ma secondo il signor di Fontenelle nella Vita di Pietro Cornelio, essa non bastò per istabilirvi l
a. Boisrobert, Scarron, Desmaret, Tommaso Cornelio seguendo l’esempio di Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favol
tabile Moliere, cui i posteri diedero e conservano il meritato titolo di padre della commedia francese. Dopo le guerre civ
I medesimi Francesi non ignorarono che l’azione ed i principali colpi di teatro della prima si tolsero da una commedia ita
la luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito b, la quale servi di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante
mmedia l’Inavvertito b, la quale servi di modello prima alla commedia di Quinault l’Amante Indiscreto, ossia il Padrone St
ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Q
ta nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. La commedia di Niccolò Secchi
4, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. La commedia di Niccolò Secchi milanese
Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. La commedia di Niccolò Secchi milanese forni al Moliere la sua d
arte non vedesi nell’italiana vestigio della bella scena del Dispetto di Lucilla ed Erasto, in cui essi lacerano vicendevo
. Comunque sia la storia dimostra che siccome Guillên de Castro servi di scorta al gran Cornelio nella tragica carriera, c
ma del 1658 in Beziers con molto applauso. Questa favola ha una tinta di farsa, ma vi si motteggia lo stile affettato roma
econda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in una di queste un vecchio rapito dal piacere gridò dalla
lla Francia. Cominciò le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore
Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare di questa comitiva piacque alla cor
na delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ott
ntare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ottenne dal re di stabilirsi in Parigi, e di alternare sul teatro d
acque alla corte, e Moliere ottenne dal re di stabilirsi in Parigi, e di alternare sul teatro del Picciolo-Borbone colla c
a. La dimora che Moliere fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi di lui intorno al cuore umano e a’ costumi nazionali
mmaginario scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere di questa parimente ricavata dagl’Italiani non è de’
n trovasi altra connessione se non quella che si vede in una galleria di bei ritratti; ma pure si accolse con indulgenza p
ci giorni. Intanto il graziosissimo attore comico conosciuto col nome di Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662
o attore comico conosciuto col nome di Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662 prese congedo dal pubblico per ve
se congedo dal pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi di assenza, ed al suo arrivo i Parigini accorsero co
ccorsero con tale affluenza e transporto ad ascoltarlo, che il teatro di Moliere, malgrado del credito acquistato, rimase
di Moliere, malgrado del credito acquistato, rimase per tutto il mese di novembre desolatoa. Nè vi ritornò il concorso se
nel dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti facete di Straparolab. Essendo stata questa piacevole comme
commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia, più che di gusto e d’intelligenza, Moliere nel seguente anno
li critici colla grazia comica a lui naturale. Volle indi scagionarsi di un sospetto insorto che poteva nuocergli, cioè ch
cortigiani; e se ne giustificò alla presenza del re coll’Improvvisata di Versailles recitata nell’ottobre del 1663, e poi
, e poi in Parigi nel seguente mese. Derise in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgo
in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgogna, contraffacendoli, e segnatamente pose a
forza intitolato Ballo del Re perchè vi danzò Luigi XIV, il Convitato di pietra che scrisse in prosa in cinque atti nel 16
la civetteria, la maldicenza, l’ingiustizia, la vanità ed ogni specie di ridicolezza umana. Ma niuno ch’io sappia trovò ma
cie di ridicolezza umana. Ma niuno ch’io sappia trovò mai il ridicolo di una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuos
ed austera. Un carattere virtuoso ma intollerante, che si meraviglia di tutto e tutto condanna: che per non tradire il ve
tradire il vero, a costo della politezza e senza necessità, si pregia di dire ad un cavaliere, il quale ha la debolezza di
ecessità, si pregia di dire ad un cavaliere, il quale ha la debolezza di voler esser poeta, che i suoi versi sono cattivi:
ezza di voler esser poeta, che i suoi versi sono cattivi: che in vece di compatire gli errori umani vuol perdere la rendit
vi: che in vece di compatire gli errori umani vuol perdere la rendita di quarantamila lire, per lasciare a’ posteri nel su
antamila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio di una sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffat
ni per la virtù che ne fa il fondo, ha pure il proprio ridicolo degno di esser corretto; ed il genio di Moliere seppe segu
ndo, ha pure il proprio ridicolo degno di esser corretto; ed il genio di Moliere seppe seguirlo alla pesta e riprenderlo c
i come questa rimangono da esporsi allo scherno scenico. Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello di Fili
no scenico. Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello di Filinto, e dà movimento a tutti gli altri che lo
ento a tutti gli altri che lo circondano. L’intreccio veramente manca di vivacità, e i colori assai delicati non possono r
e la prima volta che si rappresentò; e Moliere scaltramente si avvisò di accompagnarlo colla farsa piacevole del Medico a
ecederono un altro capo d’opera, il famoso Tartuffo. I tre primi atti di questo componimento si rappresentarono sin dal 16
darono gl’ippocriti, e la commedia assai bene accolta dal pubblico fu di bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due
Lilla, e due attori spediti da Moliere gli presentarono un memoriale di tal divieto; pure non prima del 1669 si ottenne l
divieto; pure non prima del 1669 si ottenne la permissione autentica di riprodursi il Tartuffo. Come esso si comprese, ca
sso si comprese, caddero le macchine dell’impostura, la quale temendo di essere smascherata voleva farlo passare per una s
le scene aumenta per gradi col comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV. Nel
comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e
sale comico scema in parte la riprensione meritata per la leggerezza di Angelica. Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tar
a. Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, usci ancora la farsa di Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di p
usci ancora la farsa di Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio
i che appagavano i sensi, fe mirare con indulgenza questo spettacolo, di cui avea suggerito il piano l’istesso Luigi XIV,
l’istesso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e di poi da Apollo; ma fu l’ultima volta che questo mo
orevolmente de’ suoi cortigiani, la qual cosa manifesta il buon gusto di questo monarca e la stima che faceva di Moliere.
cosa manifesta il buon gusto di questo monarca e la stima che faceva di Moliere. Parigi meglio della corte sentì la verit
ere. Parigi meglio della corte sentì la verità della comica dipintura di Monsieur Giordano, in cui si ridicolizza vagament
i Monsieur Giordano, in cui si ridicolizza vagamente la comune vanità di parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovan
ità di parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovano molti colpi di teatro proprii della farsa; benchè gli uomini di
trovano molti colpi di teatro proprii della farsa; benchè gli uomini di gusto non pedantesco sanno bene che per rendere n
ar qualche volta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Fu
lta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Sca
avagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il sacco in cu
l prologo, dell’atto I e delle due scene prime del II e del III, sono di Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Corn
nelio, Quinault lavorano ad un sol componimento, destinato al piacere di Luigi XIV. Bel regno! illustri nomi! Le Donne Let
do Moliere seppe trarne partito per la scena comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata del merito ideale di Trisso
a comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata del merito ideale di Trissottino. Dietro a questa commedia nell’anno s
sso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas, una pastorale comica di cui rimasero soltanto i nomi de’ personaggi, e la
ommedia-ballo l’Ammalato immaginario recitata nel 1673, ultimo frutto di questo raro ingegno. Alla quarta rappresentazione
i questo raro ingegno. Alla quarta rappresentazione che se ne fece il di 17 di febbrajo, morì in sua casa questo principe
to raro ingegno. Alla quarta rappresentazione che se ne fece il di 17 di febbrajo, morì in sua casa questo principe della
i alla poesia comica più che alla seria, appena ebbe veduto il teatro di Borgogna che manifestò la sua inclinazione verso
ò i suoi talenti colle lettere studiando per cinque anni nel Collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pi
nque anni nel Collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragio
scoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragionare ed analizzare, che si vede trionfar
entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la filosofia di Moliere non fu quella orgogliosa e vana che sdegn
Ma la filosofia di Moliere non fu quella orgogliosa e vana che sdegna di piegarsi al calore della passione, o ignora l’art
e sdegna di piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace di mostrar di perdersi in esso per celare i suoi ord
piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace di mostrar di perdersi in esso per celare i suoi ordigni e le s
o, de’ suoi calcoli e dell’austerità della sua dottrina. La filosofia di Moliere e di ogni uomo che pensa e medita per gio
alcoli e dell’austerità della sua dottrina. La filosofia di Moliere e di ogni uomo che pensa e medita per giovare, è quel
i ammaestramento. Or questa filosofia da quanti filosofi e matematici di ostentazione è conosciuta? Scorrendo per le provi
propria nazione. Se imbatteva in qualche personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena, nol perdeva di vista prima
lche personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena, nol perdeva di vista prima di averlo pienamente studiato. Riferi
o originale degno di ritrarsi sulla scena, nol perdeva di vista prima di averlo pienamente studiato. Riferisce m. Arnaud c
mente studiato. Riferisce m. Arnaud che avendo egli trovato un dì uno di tali uomini originali segnato con tratti caricati
e e non l’abbandonò finchè non l’ebbe studiato in tutte le gradazioni di ridicolo che ne formavano il carattere. In Versai
di ridicolo che ne formavano il carattere. In Versailles ebbe saggio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerl
re. In Versailles ebbe saggio di osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerli al vivo; e si sa che essi stessi contr
azione delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo stud
entiluomo e del Tartuffo avesse avuto la mira alle Nuvole ed al Pluto di Aristofane, come pretese Pietro Brumoy; benchè al
somiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto di quelle di Moliere. Certo è però che sono imitazio
a si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto di quelle di Moliere. Certo è però che sono imitazioni di Plau
qualche tratto di quelle di Moliere. Certo è però che sono imitazioni di Plauto l’Anfitrione e l’Avaro, e che i fratelli d
e che i fratelli della Scuola de’ mariti sono modellati sugli Adelfi di Terenzio. Gli accidenti del velo della medesima f
cidenti del velo della medesima favola, e nel Siciliano, il Convitato di pietra, la Principessa d’Elide, ed una parte dell
alcune grazie della stessa Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie d
della stessa Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta; Gio
ani. Di ciò convengono il Baile a, il Leris nel Dizionario de’ Teatri di Parigi, e l’abate Dubos mentovato dal sig. Bret n
l’abate Dubos mentovato dal sig. Bret nella sua edizione delle Opere di Moliere. Diceva Dubos che si ricordava di aver le
la sua edizione delle Opere di Moliere. Diceva Dubos che si ricordava di aver letto che Moliere doveva al teatro italiano
l notare però che il Bernagasso mentovato ed il Tartuffo vennero dopo di due altri componimenti italiani, ne’ quali si dip
di due altri componimenti italiani, ne’ quali si dipinse il carattere di un falso divoto, cioè dalla commedia latina di Me
i dipinse il carattere di un falso divoto, cioè dalla commedia latina di Mercurio Ronzio vercellese De falso hypocrita et
curio Ronzio vercellese De falso hypocrita et tristi, e dall’Ipocrita di Pietro Aretino, in cui nulla si desidererebbe per
favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli di cinque coppie d’innamorati, le quali cose gl’impe
ati, le quali cose gl’impedirono il rilevar tutti i tratti piû vivaci di tal secondo detestabile carattere che sempre con
do scrisse che Moliere nulla dovea agli Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della
dovea agli Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della commedia del Secchi e del Co
sare un debito per negarne uno maggiore. Da ciò si vede la difficoltà di esser critico e pensatore senza cognizione della
nza cognizione della storia. Bisogna però mostrare ingenuità maggiore di codesti Francesi eruditi, e confessare che Molier
li originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo di o
empre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo di ogni oggetto: niuno mosse
copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo di ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destr
ù al vivo la natura seguendola dapertutto senza lasciarla se non dopo di averne raccolti i tratti più rassomiglianti. Da c
erne raccolti i tratti più rassomiglianti. Da ciò venne quella verità di carattere che costituisce il talento maggiore di
venne quella verità di carattere che costituisce il talento maggiore di quell’ingegno grande, e che lo rende superiore a
far ridere; alcuna espressione barbara, forzata o nuova nella lingua, di che fu ripreso da Fenèlon, la Bruyere e Baile; mo
composizioni scritte per necessità con soverchia fretta; la mancanza di vivacità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi
altro qualche tragico del XVIII secolo; ma dove è il degno successore di Moliere? Egli è ancor solo. Mentre egli fioriva a
crissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle di Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champ
a chi le scrisse e non vole comparire. Trarremo solo da questa folla di poca importanza il Pedana burlato piacevole comme
questa folla di poca importanza il Pedana burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarii di Desmaret mort
lla di poca importanza il Pedana burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarii di Desmaret morto nel 1676
Pedana burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarii di Desmaret morto nel 1676 commedia in quel tempo st
ia in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia se non una filza di scene di tratti immaginarii cattiva e maltessuta,
l tempo stimata inimitabile, benchè non sia se non una filza di scene di tratti immaginarii cattiva e maltessuta, e i Liti
za di scene di tratti immaginarii cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscit
cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi di avere
ine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi di avere in qualche nodo contribuito e Desprèaux e F
altri chiari letteratia. Dicasi pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir di Moliere. Cortando
i pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir di Moliere. Cortando egli nel 1653 il diciottesimo a
te nel fiorir di Moliere. Cortando egli nel 1653 il diciottesimo anno di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta
di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali,
vali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali, e sul loro travestimento da non
aliani, commedia però difettosa per condotta, per economia e per arte di dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito d
però difettosa per condotta, per economia e per arte di dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri, ed
to inferiore all’Inavvertito del Barbieri, ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi nella di lui Comm
, ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi nella di lui Commedia senza commedia recitata nel 1655 gra
astorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia de la morte di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata s
di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento di Armida. La Mère coquette rappresentata con gran c
la migliore delle sue commedie, ma lontana dal sostenere il confronto di quelle di Moliere. La dipintura di une madre che
e delle sue commedie, ma lontana dal sostenere il confronto di quelle di Moliere. La dipintura di une madre che si enuncia
lontana dal sostenere il confronto di quelle di Moliere. La dipintura di une madre che si enuncia per civetta, mal corrisp
i une madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde all’idea vera di tal carattere. Ella è una donna attempata che si
er caratterizzarla per coquette? L’autore ebbe principalmente in mira di tessere la sua favola sul disgusto di due amanti
ore ebbe principalmente in mira di tessere la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. V
ssere la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritra
per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto di un Marchese stordito e imprudente, come accennò V
verità e la vivacità comica che acquistò poi tal carattere per mezzo di Moliere. Voltaire stesso avendo riguardo a questa
e diceva che Moliere non trovò il teatro Francese totalmente sfornito di buone commedie; e che quando questa si rappresent
isantropo; ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa, e l’Improvisata di Versailles, ed assai p
idicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa, e l’Improvisata di Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tar
nni Francesco Regnard nato in Parigi nel 1674, secondo Voltaire, mori di anni cinquantadue, ma l’autore del Calendario deg
ue, ma l’autore del Calendario degli spettacoli vuole che sia mancato di vivere nel 1710, e Palissot reca la di lui morte
ettacoli vuole che sia mancato di vivere nel 1710, e Palissot reca la di lui morte seguita nel 1709. Di genio allegro, gio
o allegro, giocondo, comico, meritò, per altro dopo lungo intervallo, di occupare il secondo posto appresso Moliere. Il su
o posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto di quel gran comico. I Menecmi tratta da Plauto vien
ti; ed è da notarsi che l’autore la dedicò a Boileau Desprèaux contro di cui poi acrisse una satira, parendogli di non ess
a Boileau Desprèaux contro di cui poi acrisse una satira, parendogli di non essergli stata dall’Orazio della Francia rend
estabile . Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco di Terenzio intitolata il Mutolo. Egli abbelli ancor
ncourt nato nel 1661 o 1662 e morto nel 1725 o 1726 fu un commediante di mediocre abilità. ed uno de’ buoni autori comici.
i nelle nazioni numerose ed opulente, i quali sanno così ben coprirsi di politezza e di onestà, che merita ogni applauso i
numerose ed opulente, i quali sanno così ben coprirsi di politezza e di onestà, che merita ogni applauso il delicato comi
iarli graziosamente al pubblico. Il Cavaliere alla moda, il Cittadino di qualità, il Giardiniere galante, sono le sue comm
si crede che alcune sieno state pubblicate da autori anonimi sotto il di lui nome. Verseggiava languidamente, ma scriveva
nte, ma scriveva con vivacità in prosa. Quanto alla Commedia Italiana di Parigi fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima
ra più fortunata che alternava colla Compagnia Francese or nel teatro di Borgogna or nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo-R
r nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo-Reale. Sette anni dopo la morte di Moliere si unirono le due compagnie Francesi nel
la morte di Moliere si unirono le due compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla s
rono le due compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino
uso. Per lo più essa rappresentava commedie dell’arte ripiene sovente di apparenze e trasformazioni per dar luogo alle fac
ecchino. Nondimeno il teatro Francese conserverà sempre grata memoria di Scaramuccia e della commedia Italiana frequentata
e della commedia Italiana frequentata da Moliere per istudiar l’arte di rappresentar con grazia nelle situazioni ridicole
entar con grazia nelle situazioni ridicole. a. Vedasi la prefazione di m. Linguetal suo Teatro Spagnuolo. a. Vedi il li
Teatro Spagnuolo. a. Vedi il libro intitolato Nouvelles de Nouvelles di Visè pubblicato in Parigi l’anno 1663. b. V. qua
l Maffei nelle Osservazioni Letterarie. a. Vedi Grimarest nella Vita di Moliere é la Muse historique di Loret presso l’au
erarie. a. Vedi Grimarest nella Vita di Moliere é la Muse historique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla vita e
rique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla vita e sulle opere di Moliere. b. Vedi le citate Nouvelles de Nouvelle
a e sulle opere di Moliere. b. Vedi le citate Nouvelles de Nouvelles di Vizè. a. Numerando Giovanni Andres nel tomo III
i Vizè. a. Numerando Giovanni Andres nel tomo III della sua opera su di ogni letteratura le favole francesi tratte dalle
ra le favole francesi tratte dalle spagnuole, affermache il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò pa
le francesi tratte dalle spagnuole, affermache il Convitato di pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’
riuscito sul teatro è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene
sul teatro è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.
vi fece una dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del pennello di Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo. Si direbbe
l pennello di Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata
Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro guastasanti una figura animata da Raffaello
ne? a. Commedia-ballo si chiamò in Francia un divertimento composto di ballo e rappresentazione, il quale vi si trasport
XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori di violino italiano, mandato dal maresciallo di Bris
no de’ migliori sonatori di violino italiano, mandato dal maresciallo di Brisac alla regina Caterina Medici, che lo fece s
iallo di Brisac alla regina Caterina Medici, che lo fece suo valletto di camera, v’introdusse simili balli comici. Uno se
omici. Uno se ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nel
ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nella musica da
582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nella musica da Salmon e da Bea
do Chesnaye, a cui Giacomo Patin pittore del re fece le decorazioni; di che vedasi il trattato del p. Menestrier. Ottavio
non furono per gusto molto dilicati quelli che diede poi il cardinal di Richelieu, in cui danzò una volta Luigi XIII nel
oè nell’Ercole amante insieme colla Regina, nella mascherata in forma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ ba
rma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici di Moliere sino all’anno 1670. a. Si osservi che un
vi si proibiva il Tartuffo. In essa un eremita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra di una donna m
eremita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra di una donna maritata, e poi ricomparisce, dicendo:
dasi anche il Riccoboni nelle Osservazioni sulle commedie e sul gusto di Moliere. Il sig. Bret però si oppone all’avviso d
t però si oppone all’avviso de’ riferiti autori. a. Si vegga la Vita di Racine e la di lui prefazione de’ Plaideurs. a.
e all’avviso de’ riferiti autori. a. Si vegga la Vita di Racine e la di lui prefazione de’ Plaideurs. a. Vedi le Memorie
a. Vedi le Memorie letterarie che formano il tomo II della Dunciade di Palissot.
7 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
Teatro Alemanno. La turgidezza, i frizzi e le metafore stravaganti di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano
zzi e le metafore stravaganti di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano Weisse, andavano sin dal principio del
pensieri e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller,
e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn
ione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn, Mosheim,
o Alemanno? Una donna, un’ attrice, la famosa Neuber ebbe il coraggio di pensarla e d’imprenderne l’esecuzione, e coll’ an
oraggiosamente gli sforzi traducendo alcuni componimenti francesi. Il di lei entusiasmo passò al nominato professore di Li
ponimenti francesi. Il di lei entusiasmo passò al nominato professore di Lipsia Gottsched pieno della lettura de’ drammi f
rappresentarono in Lipsia ed in Brunswick. A norma ancora del Catone di Addisson compose il suo Catone moribondo. Zelante
e; freddo, depresso e poco nobile verseggiatore la vestì umilmente. I di lui colleghi conposero Dario, Benisa, il Bello sp
nti, e gli pubblicò in sei volumi. Madama Gottsched conferì ancora a’ di lui disegni col Penteo tragedia e colle commedie
il Matrimonio disuguale scritte con purezza, ma pesanti, sprovvedute di calore e spesso nojose per la lunghezza. La nazio
e per la lunghezza. La nazione posta in movimento applaudi al disegno di una riforma, ma se ne disapprovava il mezzo scelt
gliano più agl’ Inglesi che a’ Francesi: nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa e non si ve
ragedia francese: il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi più impressione del tenero e dell’appassionat
n una occhiata”. Simili riflessioni contrapposte a quelle de’ seguaci di Gottsched fecero nascere in Germania due partiti,
tsched fecero nascere in Germania due partiti, quello degl’ imitatori di Cornelio e Racine scrupolosi osservatori delle re
io e Racine scrupolosi osservatori delle regole, e quello de’ seguaci di Shakespear ed Otwai anche nelle mostruosità. Appl
delle passate stravaganze. L’Alemagna già conta varj drammatici degni di lode. Tale in prima è Giovanni Elia Schlegel benc
i scenici furono cinque tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca e l’Elettra di Eur
tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca e l’Elettra di Euripide, e tre commedie in
inio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca e l’Elettra di Euripide, e tre commedie in prosa, il Trionfo del
tà, benchè vi si desideri la piacevolezza comica. La morte gl’ impedì di riuscir quanto poteva. Il re di Danimarca Federig
cevolezza comica. La morte gl’ impedì di riuscir quanto poteva. Il re di Danimarca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi domi
imarca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi dominj, ove Schlegel godeva di una comoda fortuna essendo cattedratico a Soroë.
a fortuna essendo cattedratico a Soroë. Giovanni Behermann negoziante di Amburgo morto da non molti anni compose due trage
ompetente, e solo i critici vi desiderano più calore e minore sfoggio di massime filosofiche. Cristiano Gellert nato nell’
ristarello, ella risponde, chi vi permette questa libertà? Non temete di ammalarvi abbracciando una inferma”? Ella poi si
abbracciando una inferma”? Ella poi si sente suffocare, ha difficoltà di respirare . . . il seno se le discopre senza acco
za accorgersene . . . Simone torna ad abbracciarla dicendo, “che seno di alabastro! che vista”! Peggiore è la seconda scen
enire alcuno, ho paura che ci osservino; sentite io men vado fingendo di essere con voi in collera, seguitemi, ma non sì p
glietto, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende di essere congedato, comparisce nell’ultima scena un
nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio, un amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, prot
o, un amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste di amore e disinteresse, e tutto così a bell’ agio c
favola. Giovanni Cristiano Krüger nato in Berlino e morto in Amburgo di anni ventotto nel 1750 costretto dalla povertà en
entotto nel 1750 costretto dalla povertà entrò nella compagnia comica di Schönemann, e lavorò come attore e come poeta. Co
Corse poi per l’Alemagna e conobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie
l’Alemagna e conobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie sono i Candida
uno sposo che si finge cieco per gelosia66. Giovanni Federigo barone di Cronegh nato in Anspach poteva forse divenire un
caratteri e per la grazia che riluce in qualche sua favola; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età di 26 anni. Eg
in qualche sua favola; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età di 26 anni. Egli amava i buoni drammatici della Fran
cì similmente nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè di verità nè di piacevolezza. Vi si dipinge un sospe
nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè di verità nè di piacevolezza. Vi si dipinge un sospettoso allevat
ampagna e ad un tratto menato a studiar legge senza l’accompagnamento di altre cognizioni sociali che sogliono ripulirne l
sogliono ripulirne la zotichezza scolaresca e correggerne lo spirito di sottigliezza e di cautela facile a degenerare in
e la zotichezza scolaresca e correggerne lo spirito di sottigliezza e di cautela facile a degenerare in diffidenza67. Into
na le bellezze pastorali ch’egli seppe leggiadramente colorire. Degna di molta lode è la sua pastorale Evandro ed Alcimna
lcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristoforo Gaërtner professore di eloquenza nato in Freiberg compose parimente una
pplaudita la Fedeltà al cimento 68. Noi ne commendiamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di
diamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed
nge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori. Bello è p
pieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori. Bello è pur l’altro di Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtil
re la sua Dori. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 nelle sue poesie di più di un genere ha mostrato or la delicatezza di
ua Dori. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 nelle sue poesie di più di un genere ha mostrato or la delicatezza di Guido
26 nelle sue poesie di più di un genere ha mostrato or la delicatezza di Guido e dell’Albano, or il terribile di Michelang
ha mostrato or la delicatezza di Guido e dell’Albano, or il terribile di Michelangelo, or la piacevolezza di Teniers. Tali
do e dell’Albano, or il terribile di Michelangelo, or la piacevolezza di Teniers. Tali idee ci risvegliano le sue Poesie L
ue favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli errori tanto di chi contento della regolarità de’ Francesi non se
to della regolarità de’ Francesi non sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto di chi trasportato
on sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto di chi trasportato dall’entusiasmo di Shakespear sen
di una servile imitazione, quanto di chi trasportato dall’entusiasmo di Shakespear senza possederne l’ingegno, ne contraf
ruosità che le bellezze, il patetico, il sublime. Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e
l patetico, il sublime. Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e la forza dell’Inglese. Con
le, pel calore del dialogo69. Quanta energia non ha la virtù in bocca di Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso
n bocca di Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso carattere di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual cont
o carattere di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! I
di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo
epresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella
trasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella seconda scena dell’atto II n’esprime co
no dal trono. Ma non piacemi che nell’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di
’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina
ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza gran v
i Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza gran varietà di concetti. Patetica però è la seconda scena dell’a
È da osservarsi ancora l’effetto che fa in lei l’ immagine del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessante è pur i
ra l’effetto che fa in lei l’ immagine del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessante è pur il di lei dialogo col
agine del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessante è pur il di lei dialogo col figlio. Secondo me Weiss è quello
ene scritta e ben tradotta dal Riviere in francese, Weiss si prefisse di correggere col ridicolo due partiti ugualmente st
ugualmente stravaganti. L’Alemagna era divisa in due schiere opposte di verseggiatori. L’una a forza di stentati esametri
gna era divisa in due schiere opposte di verseggiatori. L’una a forza di stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di
tori. L’una a forza di stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enimmatici, di tenebre e di gonfiezze si
tentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enimmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar
tri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enimmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar Milton e Klop
nsane, di pensieri enimmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar Milton e Klopstock: l’altra con versi r
i, radendo il suolo con freddi, snervati e bassi concetti, pretendeva di aver acquistata la dolcezza, la grazia e la sempl
pretendeva di aver acquistata la dolcezza, la grazia e la semplicità di Gessner. Weiss satireggiò i primi dipingendoli ne
nato nel 1732 in Quedlinburgo. Egli ne ha composte quattro, la Morte di Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia di Ar
oste quattro, la Morte di Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia di Arminio. La prima in tre atti ha una bellezza ori
L’autore filosofo retrocedendo sino a’ tempi primitivi ha conseguito di rilevare i sentimenti che doveano occupare il pri
ne del suo vivere. E con un fatto sì comune, com’ è la morte naturale di un uomo decrepito, è giunto a destare quel terror
unto a destare quel terrore tragico, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesch
ico, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori di favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo
sa in cinque atti, in cui si rappresentano gli errori e ’l pentimento di Salomone. Tra’ personaggi vi s’introducono Moloch
roprie de’ caratteri e de’ costumi delle nazioni sono meno universali di quelle che si traggono dalla natura umana. Egli n
ide, in cui leggesi una robusta descrizione della peste. La Battaglia di Arminio scritta parte in prosa e parte in versi p
ta parte in prosa e parte in versi per cantarsi contiene la sconfitta di Varo ricevuta da’ Germani condotti da Arminio. Ma
ustar le dolcezze del riposo, quando tutto ad un tratto mi è sembrato di trovarmi in una ripida balza. Voi mi precedevate
idi ed incerti e pareva che mi deste coraggio con qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra di me
on qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra di me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente
sopra di me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi. Era la voce di mio padre . . . Misera
ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi. Era la voce di mio padre . . . Misera me! non posso dimenticarlo
detestabile è il carattere dell’empia Marwood, e rassomiglia a quello di Milvoud del Barnwelt Inglese; ma perchè lasciarla
è lasciarla impunita nel fine? Trovasi in generale ne’ drammi lugubri di Lessing invenzione, forza, patetico e giudiziosa
no del francese Belloy attribuisce i più infami tradimenti usciti dal di lui capo, alle famiglie più cospicue Italiane, co
famiglie più cospicue Italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione di riprenderlo anche il chiar. B
e Italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione di riprenderlo anche il chiar. Bettinelli. L’ab. And
la composizione del Lessing70 ha ripresa l’Emilia Gallotti come piena di bassezze e di assurdità, afferma poi senza esitar
e del Lessing70 ha ripresa l’Emilia Gallotti come piena di bassezze e di assurdità, afferma poi senza esitare che Lessing
gici nazionali. Ma se questo valentuomo rifletterà alla malagevolezza di riuscire in un piano grande che interessi le nazi
nde che interessi le nazioni più che le famiglie private, ed a quella di essere eloquente in versi e nel genere drammatico
re drammatico senza alterarne la natura, egli attenderà che un autore di buone tragedie urbane riesca del pari nelle reali
a ha ben colorita la malvagità de’ dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno di essere schernito e corretto. Combat
ita la malvagità de’ dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno di essere schernito e corretto. Combatte nella secon
e schernito e corretto. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgr
o. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgrazia di esser privo d
izio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgrazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’oppost
grazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’opposto incapace di vizj chiunque nasce ne’ paesi che ne sono rischia
, e in generale più comica. Singolarmente si ammira in essa il tratto di generosità di Filto che vuol perdere per qualche
e più comica. Singolarmente si ammira in essa il tratto di generosità di Filto che vuol perdere per qualche tempo piuttost
perdere per qualche tempo piuttosto la stima in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps
in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moli
. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. Giovanni Guglielmo di Gerstenberg nato n
s e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. Giovanni Guglielmo di Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore de
ielmo di Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore della maniera di Ossian nelle sue Poesie di uno Scaldo, ha dato al
el 1737 a Tundern, imitatore della maniera di Ossian nelle sue Poesie di uno Scaldo, ha dato al teatro tedesco l’Ugolino t
agicommedia in prosa in cinque atti, e la Locanda commedia rattoppata di ritagli della Scozzese e del Beverley. Due traged
to Inglese si coronarono non ha molti anni in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker, e ’l Giulio di Taranto di Leusewitz, nel
non ha molti anni in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker, e ’l Giulio di Taranto di Leusewitz, nella quale si notano molte
ti anni in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker, e ’l Giulio di Taranto di Leusewitz, nella quale si notano molte bassezze e
quale però si pretende che non abbia secondato il disegno dell’autore di produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con
ell’autore di produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con alcuna di Racine, cosa che sembrava tanto difficile al Wiel
o al naturale i costumi e le ridicolezze della nazione, fe dire al re di Prussia Federigo II che i Tedeschi sono più felic
onde commedia scritta in prosa francese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome di M. Satirico, e
cese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome di M. Satirico, e fatta, com’ egli disse, per recita
e fatta, com’ egli disse, per recitarsi incognito. L’oggetto morale è di mostrare l’importanza dell’educazione della giove
ell’educazione della gioventù; e la satira vi lancia i suoi strali su di coloro che per falsi principj la corrompono. Vi s
i coloro che per falsi principj la corrompono. Vi si motteggia contro di un falso analista e metafisico che tiene stipendi
tici dello stato all’ignoranza dell’ algebra. Di più vi si dipinge un di lui figliuolo che dall’università degli studj ha
mate. Ma l’azione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il ba
ione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmi
tta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto i
d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto il Padre di famiglia Tedesc
comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto il Padre di famiglia Tedesco, che si trova nella collezione d
utore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre di famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scen
lla propria nobiltà, il figliuolo a mantener la fede ad una fanciulla di condizione inferiore, ch’ egli avea renduta fecon
in Francfort sul Meno, oltre ad alcune favole comiche in prosa sparse di versi per cantarsi, ha composto una tragedia patr
omposto una tragedia patriotica che chiamò spettacolo, intitolata Göz di Berlichingen, notabile per la lunghezza equivalen
ttori che passano i trenta, e per le assurdità non inferiori a quelle di Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino co
uelle di Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino con trasporto di piacere, e con quegli applausi che nelle società
, e con quegli applausi che nelle società che conservano qualche idea di libertà spirante, tributerà sempre il patriotismo
lla musica italiana. Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri di musica nazionale vocale, il rinomato Hendel, il c
ndel, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorj di Napoli, il patetico ed armonico Back, l’impareggi
ico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alcuni anni sono di una statua in Parigi71? Quanto a’ poeti melodramm
mitologica rifiutata dall’Italia. Federigo Augusto Werthy del ducato di Wirtemberg nato nel 1748 ha composto due opere mu
posto anche Giovanna Grais tragedia, produsse la Rosamunda, la Scelta di Ercole, l’ Aurora, l’Alceste drammi musicali alla
ntani questi ed altri freddi monodrammisti dal Pigmalione che cercano di copiare senza ingegno! Ma l’augusta Maria Anna Wa
he cercano di copiare senza ingegno! Ma l’augusta Maria Anna Walburga di Baviera elettrice di Sassonia discordando da’ naz
senza ingegno! Ma l’augusta Maria Anna Walburga di Baviera elettrice di Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il mel
di Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il melodramma istorico di Zeno e di Metastasio, ed ella stessa l’animò coll
ia discordando da’ nazionali coltivò il melodramma istorico di Zeno e di Metastasio, ed ella stessa l’animò colla musica,
el Trionfo della fedeltà pastorale. Può anche contarsi per una specie di pregio dell’Alemagna l’aver contribuito al risorg
sorgimento dell’arte pantomimica con intere favole. Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varj balli di azioni compiu
intere favole. Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varj balli di azioni compiute, ed ebbe in ciò un abile seguace
, sì dedito in questo secolo a coltivare la poesia teatrale, dee fuor di dubbio aver teatri materiali per numero e per mag
teatri materiali per numero e per magnificenza conveniente al lustro di ciascuna città. Essi tutti sono costruiti alla fo
una città. Essi tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti e con una platea di forma per lo più ov
truiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti e con una platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di
tti e con una platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte di Vienna che sin dal passato secolo fu addetto all’
decorazioni e per gli balli. Il ridotto del giuoco fatto nel recinto di quest’edifizio comunica col teatro. Le rappresent
zioni tedesche si fanno in Vienna in un altro teatro ancor più grande di quello di corte. I teatri dell’opera e della comm
sche si fanno in Vienna in un altro teatro ancor più grande di quello di corte. I teatri dell’opera e della commedia nazio
de di quello di corte. I teatri dell’opera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e t
pera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. M
superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di M
za quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo.
poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell
al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Be
o i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Berlino fu fatto costruire dal gran Federigo II,
ino fu fatto costruire dal gran Federigo II, e si reputa il più bello di tutto il settentrione, ed è il solo che può gareg
tentrione, ed è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli di Torino e di Napoli. Il re quasi appena asceso al
d è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli di Torino e di Napoli. Il re quasi appena asceso al trono tra i
agnia de’ balli da Parigi. La prima opera che vi si rappresentò nel 1 di dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica di G
si rappresentò nel 1 di dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica di Graun. Una delle opere assai riuscite in Berlino
ica di Graun. Una delle opere assai riuscite in Berlino fu l’Ifigenia di cui fa menzione l’Algarotti. In Potsdam eravi un
ma un padre trincato che per tal mezzo dà opportunità alle figliuole di scroccare. 67. Nel Giornale straniero al mese di
nità alle figliuole di scroccare. 67. Nel Giornale straniero al mese di aprile del 1762 si trova il Diffidente tradotto d
68. Se ne vegga la traduzione inserita nel tomo I del Teatro Tedesco di Huber e Lieubault. 69. V. il Giornale straniero
o Tedesco di Huber e Lieubault. 69. V. il Giornale straniero al mese di maggio del 1760. 70. Federigo II il Grande dicev
raniero al mese di maggio del 1760. 70. Federigo II il Grande diceva di Lessing: io lo stimerei, se non avesse composto E
se non avesse composto Emilia Gallotti. 71. In Italia a qual maestro di musica eccellente si è fatto altrettanto? Se n’er
questo cielo senza premj ed incoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza g
ncoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senza . .
e statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senza . . . anzi . . .
8 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
n interesse più generale si comunichi a’ circostanti: e che vada così di mano in mano continuando a prender forma, finchè
ue una festa, un sacrifizio e un convito rinnovato ogni anno in tempo di vendemmia, nel quale la licenza del tripudio e l’
se conteneva la gran pianta della poesia drammatica, la quale vedremo di quì a poco ingombrar tant’aria e spandere per tut
eano naturalmente partorir sazietà e svegliare in alcuno un desiderio di rianimargli con qualche novità. Così in fatti avv
ualche novità. Così in fatti avvenne. Vi è chi attribuisce ad Epigene di Sicione il pensamento d’interporvi altri racconti
per rendere la festa più varia o per dar tempo a’ saltatori e cantori di prender fiato41. I primi cori contenevano le sole
i e cantori di prender fiato41. I primi cori contenevano le sole lodi di Bacco, e gli episodj parlavano di tutt’altro. Il
primi cori contenevano le sole lodi di Bacco, e gli episodj parlavano di tutt’altro. Il popolo se ne avvide, e mormorò del
, e la società avanza nella coltura. Chi adunque arzigogolando sdegna di riconoscere da tali principj la tragedia e la com
la tragedia e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e di apparente importanza a’ proprj scritt
e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e di apparente importanza a’ proprj scritti, e formar
intamente tragedia e commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico talvolta di comico poeta. Apollofane da S
commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico talvolta di comico poeta. Apollofane da Suida vien detto anti
ci. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro, cui dà il nome di poeta comico. I
Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro, cui dà il nome di poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico
detto comico da Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e la Baccante di questo drammatico come favole tragiche. Corsero i
Corsero intorno a mille anni dal tempo, in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta di Tespi, ed in tal periodo mo
e anni dal tempo, in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta di Tespi, ed in tal periodo moltissimi Poeti coltiva
ivarono in Atene la tragedia, spiegando tutto il patrio veleno contro di quel re che dipinsero come ingiusto e crudele, pe
de’ giovani da esporsi al Minotauro in vendetta dell’ucciso Androgeo di lui figliuolo43. Ma il genere tragico sino all’ol
ade LX o LXI non si vide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo di Solone provveduto di competente gusto e discernim
ide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo di Solone provveduto di competente gusto e discernimento gli separò; e pe
eceduto (Nota III). I Giovani sacri, il Forbante, il Penteo sono nomi di alcune favole Tespiane. Appartiene a Tespi questo
ogni mescolanza comica, nel passare nell’ olimpiade LXVII nelle mani di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria d
ca, nel passare nell’ olimpiade LXVII nelle mani di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria del coro divennero cor
ssare nell’ olimpiade LXVII nelle mani di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria del coro divennero corpo princip
ole ed affetti, e formarono uno spettacolo si dilettevole, che meritò di essere introdotto in Atene. Cherilo l’Ateniese ch
nell’ olimpiade LXIV, avea trovata la maschera ed abolita la feccia, di cui prima tingevansi gli attori46, e Frinico acco
si gli attori46, e Frinico accomodò quest’invenzione anche alle parti di donne. Se abbiasi riguardo allo stato della dramm
alle parti di donne. Se abbiasi riguardo allo stato della drammatica di quel tempo, Frinico merita l’ammirazione de’ post
ammirazione de’ posteri. In una tragedia pose alcuni versi così pieni di robustezza, di energia e di arte militare, e gli
posteri. In una tragedia pose alcuni versi così pieni di robustezza, di energia e di arte militare, e gli rappresentò con
una tragedia pose alcuni versi così pieni di robustezza, di energia e di arte militare, e gli rappresentò con tanto brio c
militare, e gli rappresentò con tanto brio che scosse gli spettatori di un modo che nel medesimo teatro fu creato capitan
tanto solidamente favellare delle operazioni belliche, era ben degno di comandare alle squadre per vantaggio della patria
o della patria47. Frinico inventò ancora il tetrametro. Le favole che di lui si citano, sono: Pleuronia, gli Egizi, Atteon
Atteone, Alcestide, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Sui
e, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di
Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di un altro po
lo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmon
di un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione di Mileto, di cui parla Eliano stesso48, appartiene
poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione di Mileto, di cui parla Eliano stesso48, appartiene a un altro
di cui parla Eliano stesso48, appartiene a un altro Frinico figliuolo di Melanta, il quale per tal tragedia fu punito dagl
nta, il quale per tal tragedia fu punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. Questo Frinico di Melanta fu il poe
u punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. Questo Frinico di Melanta fu il poeta che rappresentando la mentova
proseguire, ed il popolo lo fe ritirare dalla scena49. II. Teatro di Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tr
. Teatro di Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre uomini di talento, ognuno de’ quali sorpassò il predecessor
il predecessore e diede nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a q
e nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel grado di perfezion
e passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel grado di perfezione, in cui le arti, come ben dice Aristot
e Aristotile, si posano ed hanno la loro natura. Eschilo il settatore di Pitagora sopravviene in un punto sì favorevole, c
norato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di padre della tragedia. Come poeta eccellente seppe
e altri tragici del suo tempo montavano su tavolati non solo sforniti di quanto può contribuire all’illusione, ma così mal
ce ad esse calzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera di Cherilo e di Frinico. Volle innoltre egli stesso
lzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera di Cherilo e di Frinico. Volle innoltre egli stesso e comporre la
ini. Secondò parimente molto meglio il pensiero de’ suoi predecessori di scemare il numero degl’ individui del coro musico
scerne quello degli attori degli episodj; e con questa seconda classe di rappresentatori rendè l’azione vie più viva e var
ma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Setta
ti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Settanta, o com
farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Settanta, o come altri vuo
are ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Settanta, o come altri vuole, novanta,
e intorno a trenta volte. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stil
intitolano Prometeo al Caucaso, le Supplici, i Sette Capi all’assedio di Tebe, Agamennone, le Coefore, l’Eumenidi, e i Per
larne qualche difetto. Traluce nel Prometeo l’elevazione dell’ingegno di Eschilo, e l’energia de’ suoi concetti mista si v
rsonaggi allegorici, come la Forza e la Violenza. Vulcano per comando di Giove annoda Prometeo al Caucaso con catene indis
uomini punito. Io ardisco per saggio recare in Italiano il principio di esse per coloro che non amano le latine letterali
se per coloro che non amano le latine letterali traduzioni e soffrono di vederne qualche squarcio comunque da me espresso:
non si vince il fato, E alla necessità nulla contrasta. Un coro di Ninfe dell’Oceano viene a consolarlo, colle quali
ometeo in buon grado le parole dell’amico, e dopo aver seco favellato di altri rigori da Giove usati con Atlante e con Tif
ione del nuovo regnante. Favella poi col coro dei diversi ritrovati e di tante arti insegnate agli uomini, i quali prima p
li errori della misera Io trasformata in giovenca accresce il terrore di questa favola; e benchè vi sia introdotta senza m
e Senza speme e consiglio il piè mi trasse? .... Ma l’usato furor di nuovo annebbia La mia ragione, e mi trasporta,
asporta, e punge! ... Sento già risuonar le note avene; 51 Sorger di nuovo, oimè! veggio dall’orco Argo severo, e co
forza Dove mi spinge mai! Giove, e qual colpa Sì in me punisci, e di terrore ignoto L’alma riempi, ed a vagar mi sfo
forzi? Ah per pietà m’incenerisci, o il suolo S’apra e m’ingoi, o di marini mostri Esca infelice in mezzo al mar mi
cipitosamente sen fugge. Mentre Prometeo affretta co i voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di preveder
fugge. Mentre Prometeo affretta co i voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Me
affretta co i voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da
edere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove di più atroci pene, se non palesa questo nuovo succe
in Prometeo una grandezza d’animo che nelle disgrazie lo rende degno di rispetto. Non si piega ai comandi, non si avvilis
de la Vilade, de’ quali per altro abbonda ogni nazione. Mercurio dopo di avere pregato invano, spiega tutta la serie de’ n
avere pregato invano, spiega tutta la serie de’ nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di t
nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ mon
sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del di lui cuore, apportano terrore agli spettatori e qu
pratica osservazione nel prescrivere che il protagonista debba essere di una bontà mediocre mista a debolezze ed errori, n
on senno che ci porta ad ammirare giustamente il bellissimo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri an
a ad ammirare giustamente il bellissimo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime trage
mo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime tragedie moderne (Nota V). Nella condotta
alla città, venendo discacciato l’araldo dell’ armata Egiziana nemica di queste principesse. Quest’araldo ne prende una pe
esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro di persone reali; ma per giudicarne drittamente biso
antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la
a diletto ed invita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni
vita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni maravigliose,
giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni maravigliose, fatta in somma per pres
ioni maravigliose, fatta in somma per presentare uno spettacolo degno di ogni attenzione. Longino ottimo giudice ne cita u
dursi: Sette Guerrier spietatamente audaci Stan presso a un’ ara di gramaglie cinta In atto minacciosi e con orrend
gonsi nel sangue Fumante ancor d’un moribondo toro. Sommo impeto di vigorosa eloquenza scorgesi nel coro del medesimo
esi nel coro del medesimo atto primo, e la dipintura vivace del sacco di una città presa per assalto si legge con gran pia
poichè si è sciolto l’assedio per l’ esito funesto del combattimento di Eteocle e Polinice. La tragedia Agamennone fu cor
igero nelle loro Poetiche ne osservano la manifesta inverisimiglianza di vedervisi a un tempo stesso Agamennone ucciso e s
ne ucciso e sepolto. Si può notare eziandio che o la rappresentazione di questa tragedia dee durare alcuni giorni, o, come
tanze del tempo. E la ragione si è perchè la guardia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee
posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire l
che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone, vede appena il fuoco e ne porta la no
ra, che giugne il marito quasi nel medesimo punto. Noi ci contentiamo di osservare che quantunque l’azione sembri languire
ove si veggono le passioni condotte al più alto punto. L’esclamazioni di Cassandra tutte piene di enimmi enfatici e d’imma
i condotte al più alto punto. L’esclamazioni di Cassandra tutte piene di enimmi enfatici e d’immagini inimitabili manifest
gini inimitabili manifestano la robustezza dello stile e dell’ingegno di Eschilo. Le Coefore, ovvero Donne che portano le
ore, ovvero Donne che portano le libazioni, rappresentano la vendetta di Agamennone presa da’ suoi figliuoli, argomento po
ell’atto I difficilmente può passare in altra lingua. La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa nel II per mezzo de’
a e delle vestigia impresse nel suolo simili a quelle della sorella e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Ore
quelle della sorella e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua
di Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua Elettra si burla di simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per
fatti non si prenderà mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita di verisimiglianza. Ma egli poi
à mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita di verisimiglianza. Ma egli poi mostra molto giudizi
ste rifletta sull’impresa a cui si accinge: che si lagni dell’oracolo di Apollo onde è minacciato de’ più crudeli supplicj
deli supplicj, se lascia invendicato il padre: che s’intenerisca alla di lui rimembranza: che si mostri ancora sensibile a
n certo modo sopportabile il gran parricidio che è per commettere. Nè di ciò pago il savio poeta, in una lunga scena di El
e è per commettere. Nè di ciò pago il savio poeta, in una lunga scena di Elettra e del coro con Oreste, fa che questi appa
ssipando col sovvenirsi delle terribili circostanze dell’ammazzamento di Agamennone, alle quali fremendo dice che darà la
spensabili per disporre l’uditorio ad uno spettacolo oltremodo atroce di un figlio che si bagna del sangue di una madre. S
uno spettacolo oltremodo atroce di un figlio che si bagna del sangue di una madre. Segue nell’atto IV l’uccisione di Egis
che si bagna del sangue di una madre. Segue nell’atto IV l’uccisione di Egisto, ed il pianto che sparge Clitennestra per
isto, ed il pianto che sparge Clitennestra per quest’usurpatore serve di cote al furor di Oreste e lo determina ad uccider
o che sparge Clitennestra per quest’usurpatore serve di cote al furor di Oreste e lo determina ad ucciderla. Nel V il poet
gran maestro, facendo vedere benchè in abbozzo l’ infelice situazione di Oreste che trasportato da’ rimorsi va perdendo la
perseguitato dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore di Apollo e di Minerva e per la sentenza dell’Areopa
o dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore di Apollo e di Minerva e per la sentenza dell’Areopago, è l’argo
ili modi e grida entrarono nella scena, che tutto il popolo si riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciul
i riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciullo e più di una donna incinta vi si sconciasse. Eschilo in qu
ole del verisimile, facendo passare una parte dell’ azione nel tempio di Apollo in Delfo e un’ altra in Atene. Si vuol not
idi fatta dalla sacerdotessa, l’inno magico infernale pieno del fuoco di Eschilo cantato dal coro dell’atto III per aver t
to dal coro dell’atto III per aver trovato Oreste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel V coll’ intervento di Miner
reste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel V coll’ intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo a
fatto nel V coll’ intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e delle Furie accusatric
e i Persi, tragedia data da Eschilo otto anni dopo la famosa giornata di Salamina sotto l’Arconte Menon, è fondata sulla s
i Salamina sotto l’Arconte Menon, è fondata sulla spedizione infelice di Serse nella Grecia, argomento prima di Eschilo tr
data sulla spedizione infelice di Serse nella Grecia, argomento prima di Eschilo trattato da Frinico. La condotta n’è così
gero ne censurò54 la soverchia semplicità, nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso
onto della perdita della battaglia nell’atto II bellamente interrotto di quando in quando dalle querele del coro de’ vecch
ndo dalle querele del coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo dramma. L’atto IV, in cui comparisce l’Omb
delle bellezze di questo dramma. L’atto IV, in cui comparisce l’Ombra di Dario, è veramente un capo d’opera, con tanto sen
eramente un capo d’opera, con tanto senno vi contrasta coll’ambizione di Serse il governo di Dario divenuto pacifico, la p
pera, con tanto senno vi contrasta coll’ambizione di Serse il governo di Dario divenuto pacifico, la prudenza del vecchio
vanità del giovane regnante; e con tale delicatezza mettonsi in bocca di sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di
a mettonsi in bocca di sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di Serse nel V atto aumenta la dolorosa situazione d
nuta di Serse nel V atto aumenta la dolorosa situazione del Consiglio di Persia. Queste bellezze che sfuggono alla pedante
voglia impadronirsi della grande arte d’interessare e in conseguenza di commuovere e piacere (Nota VI). Discordi pure da
elitto il dipartirmene per seguire l’affetto che m’inspira la lettura di questa favola. Io non mi sono punto proposto in q
ettura di questa favola. Io non mi sono punto proposto in quest’opera di copiar ciecamente gli altrui giudizj (che sarebbe
altrui giudizj (che sarebbe un’ infruttuosa improba fatica), ma bensì di comunicare co’ miei leggitori l’effetto che in me
iche e le moderne produzioni drammatiche. Noi siamo persuasi che dopo di essersi la mente preparata co’ saldi invariabili
addita le bellezze. Dopo queste succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’ incresca di ascoltare ciò che all
ste succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’ incresca di ascoltare ciò che alla solita sua maniera ne dice
terpretare i tragici Greci. Altro per lui non sono che feste teatrali di ballo serio preparate da alcune poetiche declamaz
del Signor Mattei tutte le idee naturali scompigliate per lo prurito di dir cose nuove che al fine si risolvono in nulla.
nuove che al fine si risolvono in nulla. Se poi non le conosce, sulle di lui parole ne concepirà una immagine tutta aliena
declamazioni in Eschilo preparassero un ballo serio, come i discorsi di Tancia e Lisinga in Metastasio introducono al bal
tastasio introducono al ballo Cinese. Che vuol dir mai festa teatrale di ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come
o Cinese. Che vuol dir mai festa teatrale di ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come quelle di Sofocle e di Eurip
a teatrale di ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come quelle di Sofocle e di Euripide, vere azioni drammatiche er
ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come quelle di Sofocle e di Euripide, vere azioni drammatiche eroiche accompa
arsi trall’uno e gli altri, se non quella che si scorge ne’ caratteri di diversi artefici che lavorano in un medesimo gene
i crede, che allora la tragedia era una danza animata dall’intervento di questi genj mali e buoni piuttosto che una vera a
eri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della mu
ci, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore
ofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride,
nerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di graz
o, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai
rasportato una volta dal proprio entusiasmo cantò alcuni versi notati di manifesta empietà, ed il governo che vigila per l
gione e per li costumi, condannò alla morte l’ardito poeta. Ma Aminia di lui minor fratello, che nella pugna di Salamina a
orte l’ardito poeta. Ma Aminia di lui minor fratello, che nella pugna di Salamina avea perduta una mano, alzando il mantel
ottenne il perdono. Per questo rigore usato seco Eschilo si disgustò di Arene sua patria, tanto più quanto cominciarono a
ocle. La prima volta che questo nuovo tragico, contando anni ventotto di età, produsse un suo componimento e trionfo di Es
contando anni ventotto di età, produsse un suo componimento e trionfo di Eschilo già vecchio, fu nel celebrarsi la solenni
lebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione delle ossa di Teseo, nella quale Cimone nominò i giudici scegli
e ossa di Teseo, nella quale Cimone nominò i giudici scegliendone uno di ogni tribù (Nota VII). Or qual colpo per un veter
nti trionfi poetici da lui riportati al vedersi vinto al primo saggio di questo novizio soldato! Egli prese il partito di
into al primo saggio di questo novizio soldato! Egli prese il partito di allontanarsi volontariamente da Atene, e si ritir
o Plutarco56 fu sotterrato presso Gela. O servisi però che la contesa di questi due gran tragici avvenne negli ultimi anni
do anno dell’olimpiade LXXVIII57. Adunque Eschilo che secondo i marmi di Arondel morì nel primo anno dell’olimpiade LXXXI,
dodici anni. Vuolsi in oltre che quando Eschilo si ritirò alla corte di Jerone, trovasse questo re occupato in riedificar
di Jerone, trovasse questo re occupato in riedificare l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome d
are l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento p
ittà di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la
i essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la nuova edificazione di tal città, ove Jerone invitò ancora de’ nuovi abi
l fratello Aminia, e trovò allora Jerone occupato nella ristaurazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofo
pato nella ristaurazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì l
vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì la morte di quel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre
uel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre anni dopo la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’ epoca d
la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’ epoca della di lui morte, che seguì nell’ultimo anno dell’olimpi
ltimo anno dell’olimpiade LXXX, o nel primo della LXXXI, essendo egli di anni sessantanove59. Ma il sommo credito che anda
he andava Sofocle acquistando, non nocque gran fatto alla riputazione di Eschilo. Gli Ateniesi diedero pubblici attestati
li Ateniesi diedero pubblici attestati della stima che facevano delle di lui tragedie, avendo decretato60 che si rappresen
ui tragedie, avendo decretato60 che si rappresentassero anche dopo la di lui morte, onore ad altri non compartito, pel qua
a con lui. In fatti alcuni tragici che si dedicarono a ritoccarne più di una, ne riportarono più volte la corona teatrale.
di una, ne riportarono più volte la corona teatrale. Euforione figlio di Eschilo, oltre ad alcune tragedie da lui composte
cune favole del Padre, alle quali diede novella forma. III. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle fav
III. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella interessante
ella interessante vivacità che può renderla accetta, qualche reliquia di rozzezza nella decorazione e la scarsezza di moto
ccetta, qualche reliquia di rozzezza nella decorazione e la scarsezza di moto, additavano a Sofocle una corona tragica non
gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’ altra specie di attori, volle separar dal coro una terza classe d
o un’ altra specie di attori, volle separar dal coro una terza classe di cantori e ballerini per aggregarla ai semplici de
per mettere alla vista il luogo dell’azione. Ebbe ancora l’accortezza di scerre argomenti adattati al talento e alla dispo
alento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza di voce non potè rappresentare, come facevano gli al
ciole stese Sofocle le sue osservazioni per far risplendere l’abilità di ciascuno; e perchè si vedessero in teatro brillar
i studj, divengono gli esemplari de’ più pellegrini ingegni. Lo stile di Sofocle è talmente sublime, magnifico e degno del
co e degno della tragedia, che per caratterizzare la maestosa gravità di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al cot
à di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto di Sofocleo (Nota VIII). Tale è poi l’aggiustatezza
ispezialità le tre seguenti bellissime scene: la situazione patetica di Ajace rivenuto dal suo furore col figliuolo Euris
e e colla sposa Tecmessa; la pittura naturalissima della disperazione di Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che pr
si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro, ed il dolore di Tecmessa e del coro allo
co quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro, ed il dolore di Tecmessa e del coro allo spettacolo di Ajace ucci
venuta di Teucro, ed il dolore di Tecmessa e del coro allo spettacolo di Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta
ga la natura ritratta da un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia di gran pennelli, che sappiano mettere in opera i be
i della natura agli antichi sì famigliari! Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche di bellezze inimita
migliari! Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche di bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed
transalpini falsi belli-spiriti la-Mothe, d’Argens, Perrault, in vece di perdersi a censurarne ogni minimo neo nello scene
e grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritr
ttuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici
iurie l’uno contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or
contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i
scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i Greci profferivano ne’
si del destino della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di
o della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare da
ino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi
i dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi di quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiar
seo ed Agamennone. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro, e spezial
. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro, e spezialmente in quella d
a di Menelao e poi di Agamennone con Teucro, e spezialmente in quella di Ulisse, tante villanie obbrobriose quante nel Par
Paragone della Poesia Tragica ne rimprovera a Sofocle il Conte Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta
e Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli rip
alepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli riprende nell’al
ltanto che quegli riprende nell’altro la soverchia baldanza, e questi di rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli
ende nell’altro la soverchia baldanza, e questi di rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli obbrobrj esagerati? P
cena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato per la resistenza di Teucro gli rinfaccia di aver egli, che pur non è
sti come re de’ re irritato per la resistenza di Teucro gli rinfaccia di aver egli, che pur non è che un figlio di una cat
nza di Teucro gli rinfaccia di aver egli, che pur non è che un figlio di una cattiva, σέ . . . . τὸν έκ της αιχμαλώτιδος,
rare agli ordini de’ supremi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra di esser nato di Telamone e
emi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una Regina, e si mara
Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una Regina, e si maraviglia come a
servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una Regina, e si maraviglia come a lui favelli a
elli a quel modo Agamennone nipote del barbaro e Frigio Pelope figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa c
rbaro e Frigio Pelope figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva U
e di Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva Ulisse, e cerca di placare Agamennone; nè in questa ultima scena tro
e poesie barbabaro, stolto, insano, vile, mostro, tralcio illegittimo di tronco oscuro ecc. ecc.; nè Corneille, Crebillon,
medesime cose in Sofocle?62. Si rappresenta nelle Trachinie la morte di Ercole avvenuta per lo dono funesto di Dejanira,
senta nelle Trachinie la morte di Ercole avvenuta per lo dono funesto di Dejanira, nella quale con tutta verità e delicate
a quale con tutta verità e delicatezza si vede delineato il carattere di una moglie tenera e gelosa. Nell’atto quarto Ilo
rale che egli avesse due volte valicato in tempo sì corto uno stretto di sessanta miglia italiane interposte da Ceneo a Tr
ile per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nell’oscurità di tanti secoli? Sommamente patetico in quest’atto è
stati da Antigone al fratello Polinice mal grado del vigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle
ed Ismene, che disprezzando a competenza la morte accusano se stesse di aver trasgredita la legge. Questo contrasto tener
esto contrasto tenero e generoso imitò il gran Torquato nell’episodio di Olindo e Sofronia, e l’immortale Metastasio lo ra
e Sofronia, e l’immortale Metastasio lo ravvivò con tutto il patetico di una passione grande e lo rendè più interessante n
figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Euridice di lui madre che ne intende il racconto, istupidita
o applauso ben trentadue volte, fe decorare l’autore colla prefettura di Samo (Nota IX). Dove si conosce il pregio dell’ a
lei, i Newton64. L’Elettra contiene lo stesso argomento delle Coefore di Eschilo maneggiato con e sattezza maggiore. L’int
termezzo, ossia canto del coro dell’atto II, è congiunto alle querele di Elettra. La riconoscenza molto tenera fassi con p
Elettra. La riconoscenza molto tenera fassi con più verisimilitudine di quello che avviene nella tragedia del predecessor
dine di quello che avviene nella tragedia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in
o che avviene nella tragedia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in tutta l’azion
dia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a mar
re di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a maraviglia, ed il di lei carattere ottimamente scolpito spicca con isp
poi in cui Elettra piagne la morte del fratello tenendo l’urna delle di lui ceneri si rappresentò da Polo che sostenevane
a a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre benchè colpevole. Chi oggidì non fremer
di una madre benchè colpevole. Chi oggidì non fremerebbe alle parole di Elettra che incoraggisce Oreste a replicare i col
a rilevar meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità di obedire all’oracolo che dovea fuor di dubbio lace
ci della natura colla necessità di obedire all’oracolo che dovea fuor di dubbio lacerare in quel punto il cuore di Oreste?
all’oracolo che dovea fuor di dubbio lacerare in quel punto il cuore di Oreste? Eschilo non gliene avea dato nello stesso
allorchè scema la sospensione dell’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella di Egisto, perchè ne
pensione dell’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella di Egisto, perchè ne rende meno interessan
ell’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella di Egisto, perchè ne rende meno interessante lo scio
de meno interessante lo scioglimento. L’Edipo re 65 è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte
o re 65 è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la
one di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stup
più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stupidità o il capriccio di certi pregiudicati incurabili moderni appena bast
ati incurabili moderni appena basta per ingannar se stessi sul merito di questo capo d’opera, e per supporre la tragedia a
tili nel tempo che si producevano simili componimenti che nulla hanno di mediocre (Nota X). Torresti tu (diceva col solito
ocre (Nota X). Torresti tu (diceva col solito discernimento Longino66 di esser piuttosto Bacchilide che Pindaro, e nella t
edia Jone Chio che Sofocle? . . . . E chi sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte insieme le opere di Jone, al s
hi sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte insieme le opere di Jone, al solo dramma dell’Edipo ardisca contrappo
curioso e compassionevole. Vedesi in una gran piazza il real palagio di Edipo: alla porta di esso si osserva un altare, i
evole. Vedesi in una gran piazza il real palagio di Edipo: alla porta di esso si osserva un altare, innanzi al quale si pr
rta di esso si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro di vecchi e di fanciulli: si rileva dalle parole che
si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro di vecchi e di fanciulli: si rileva dalle parole che in lontanan
ananza dovea vedersi il popolo afflitto radunato intorno ai due tempj di Pallade e all’altare di Apollo. Nè ciò era diffic
popolo afflitto radunato intorno ai due tempj di Pallade e all’altare di Apollo. Nè ciò era difficile ne’ teatri Greci, la
moderni, benchè alquanti assai vasti se ne contino. Dopo il contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nell’atto III cercando
Dopo il contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nell’atto III cercando di consolare il consorte con iscreditare le predizio
e con iscreditare le predizioni racconta come andò a vuoto un oracolo di Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio d
nta come andò a vuoto un oracolo di Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio dovea essere l’uccisore del padre; imp
diviene interessante. Si vuole osservare come quì Giocasta si studia di torre il credito agli oracoli; e nell’ atto IV Ed
eduto padre è morto in Corinto, ne deduce per conseguenza l’inutilità di consultare l’oracolo di Apollo. Ma frattanto nel
orinto, ne deduce per conseguenza l’inutilità di consultare l’oracolo di Apollo. Ma frattanto nel rimanente della tragedia
rimanente della tragedia si mostra appunto la falsità del raziocinio di que’ due spiriti-forti, e si accreditano col fatt
ccreditano col fatto le divine risposte, stabilendosi l’infallibilità di Apollo, e l’insuperabile forza del fato, quella f
nza poi mirabilmente condotta per tutte le circostanze nell’atto IV e di qual tragica catastrofe produttrice! Aristotile q
le parole del messaggiero non lasciano più dubbio alcuno dell’essere di Edipo, in se stessa concentrata e piena del propr
nsibili un oggetto sommamente compassionevole. Ella giusta la maniera di Sofocle esprime col silenzio l’intensità della su
o teatrale invano cercato dai declamatori e ragionatori. Edipo sicuro di essere egli quel figlio colpevole additato dall’o
destino, ecco una volta Tutti svelati i tuoi decreti! Io nato Son di cui non dovea: ho un letto offeso Cui d’innalza
a quanto è tragico e spaventevole nell’atto V il racconto della morte di Giocasta e dell’acciecamento di Edipo! Che spetta
e nell’atto V il racconto della morte di Giocasta e dell’acciecamento di Edipo! Che spettacolo Edipo acciecato! Quivi è il
zza! ritornaste Nel ventre de la madre il seme istesso Concependo di lui parti nefandi. Fratelli, padre e figli prod
e il dottissimo Brumoy desiderava nella per altro elegante traduzione di questo passo fatta da Niccolò Boileau. Lacera fin
i i cuori che non ignorano la potenza della sensibilità, la preghiera di Edipo ridotto in sì misero stato per abbracciar l
r le figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora di loro fratello ora padre: Figlie, ove sete o fi
ate ottimamente dipinte. Il coro conchiude la tragedia colla sentenza di Solone. Tutti i cori dell’Edipo esprimono al vivo
e. Tutti i cori dell’Edipo esprimono al vivo la sublimità dello stile di Sofocle, e si veggono mirabilmente accomodati all
ti alle particolarità dell’azione, nella qual cosa Sofocle riuscì più di ogni altro tragico. Qualche frammento di quello d
qual cosa Sofocle riuscì più di ogni altro tragico. Qualche frammento di quello dell’atto I dell’elegantissima versione fa
fattane dal lodato Giustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori: Santo oracol di Gi
oventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori: Santo oracol di Giove Che sì soave spiri, Con che annunzio ve
iove Che sì soave spiri, Con che annunzio venisti Dagli eccelsi di Delfo aurati tempj A la nobile Tebe? Trema la
lecita tema Scuotere il cor mi sento. Sacro e possente Dio Signor di Delo Che risanando sgombri I perigliosi morbi
cata poi Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali di Tebe: Giace dal morbo afflitto il popol tutto,
In largo e folto stuolo, Più che il foco leggere Fuggon l’alme di Stige ai tristi liti. Ma l’infinita turba abban
e tutto il piombo e lasciato l’ oro? Passiamo alle rimanenti tragedie di Sofocle. Egli è un altro capo d’opera dell’antich
sse e Neottolemo, perchè richiedevansi indispensabilmente alla caduta di Troja. Filottete è il più compiuto esemplare dell
à della tragedia antica, e della costante regolarità ed aggiustatezza di Sofocle nell’ economia dell’azione. Tutto in tal
o tende con energia al suo scopo. Dipinto a maraviglia è il carattere di Neottolemo. I moderni non vedrebbero con piacere
ne dimostra che certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo di convenzione teatrale, perderebbe affatto il credi
leggiadria da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle vestigia di Sofocle, tragiche e grandi. Può osservarsi in que
più parlanti del secondo; il che trovandosi ancora in altre può valer di pruova che non sempre terminavano gli atti con un
eclamazione del rimanente. Il coro del quarto è accoppiato ai lamenti di Filottete, i quali pajono una spezie de’ moderni
scena dell’atto quinto è molto vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che
to vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che il soprallodato Conte di Cale
eottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che il soprallodato Conte di Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe
prallodato Conte di Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe di Filottete al proprio arco, ed al fragore del mare
al proprio arco, ed al fragore del mare che sentiva stando nell’antro di Lenno. Ma sì lieve neo non meritava di esser tant
che sentiva stando nell’antro di Lenno. Ma sì lieve neo non meritava di esser tanto esagerato in una tragedia che gli pre
gli presentava molte bellezze da esercitare il gusto e l’ erudizione di chiunque e da ammaestrare la gioventù. La tragedi
strare la gioventù. La tragedia termina per machina coll’ apparizione di Ercole, pel cui comando Filottete accompagna Neot
compagna Neottolemo a Troja68. L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria di Sofocle, contiene la venuta di Edipo cieco in Ate
L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria di Sofocle, contiene la venuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di
contiene la venuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie n
enuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio dell
ie nel tempio delle venerabili dive, cioè delle furie, la cui memoria di tanto orrore colmava i Greci, che non ardivano qu
sacrificj che facevansi all’eumenidi, affinchè questo forestiere e le di lui figlie rifuggite al loro tempio non incorress
re nel venerarle. Or perchè quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso al Signor di Calepio? Edipo avendo
quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso al Signor di Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di
o e ozioso al Signor di Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di Teseo, secondo l’oracolo va a morire in un luogo
morire in un luogo a tutti ignoto. Fra questa tragedia e le Supplici di Eschilo scorgesi qualche conformità riguardo al p
si qualche conformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima di morire fu da Iofante suo figliuolo chiamato in gi
di morire fu da Iofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accusato di fatuità, ed il poeta, per convincere i giudici de
condo Luciano nel catalogo de’ macrobj, morì strangolato con un grano di uva di anni novantacinque (Nota XI). IV. Teatr
uciano nel catalogo de’ macrobj, morì strangolato con un grano di uva di anni novantacinque (Nota XI). IV. Teatro di Eu
to con un grano di uva di anni novantacinque (Nota XI). IV. Teatro di Euripide. Era Sofocle già vecchio, quando Eur
ciata la palestra degli Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica e di anni diciotto osò metter fuori la prima sua trage
ota XII). Ardua impresa per sì pochi anni, gareggiare colla rinomanza di un Sofocle! Pure quali ostacoli non vince l’attiv
dispensabile per isviluppar l’ ingegno e rintracciar le bellezze vere di ogni genere. Egli per natura malinconico ed avver
alinconico ed avverso alla mollezza cercò negli orrori e nel silenzio di una caverna nell’isola di Salamina70 tutto l’agio
mollezza cercò negli orrori e nel silenzio di una caverna nell’isola di Salamina70 tutto l’agio per insinuarsi negli avvo
dipignere al vivo le passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore e di rapire
passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore e di rapire gli animi maneggiand
zi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore e di rapire gli animi maneggiando un patetico sommamen
più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile davagli il titolo di Τραγικωτατος, tragico in supremo grado. Certo il
suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col più vivace colorito tutti gli affetti
elle sentenze, e una ricchezza filosofica ne caratterizzano lo stile; di modo che i Greci l’appellavano filosofo tragico,
’appellavano filosofo tragico, e davano alla sua filosofia l’aggiunto di coturnata. Si appressa, secondo Quintiliano, al g
imputa poi, nè senza fondamento, da Aristotile nella Poetica, un poco di negligenza nel condurre e disporre le sue favole;
die; ma contando le diciannove intere che ne rimangono, e i frammenti di molte altre raccolti nella bella edizione del Bar
le ha successivamente ammirate; ma nel certame drammatico cinque sole di esse riportarono la corona, e nelle altre egli so
ra Senocle (figlio del tragico Carcino anteriore ad Euripide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, al d
ipide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, al dir di Eliano, sciocchi o subornati. Le tragedie che ne
oduzione rimane Euripide a Sofocle inferiore. Egli nella riconoscenza di Oreste e della sorella perderebbe anche al confro
riconoscenza di Oreste e della sorella perderebbe anche al confronto di Eschilo per cagione della vivacità che in questo
che in questo è maggiore; ma quella immaginata da Euripide la supera di verisimiglianza, avvenendo con molta proprietà pe
di verisimiglianza, avvenendo con molta proprietà per mezzo dell’Ajo di Oreste e per una cicatrice che questi avea sulla
si trova inaspettatamente vivo, apporta la rivoluzione della fortuna di Elettra, e la fa passare da un sommo dolore a una
a, e la fa passare da un sommo dolore a una somma gioja. Il carattere di Elettra si vede da Euripide dipinto molto più fer
e che dagli altri due tragici. Elettra si prende da se stessa la cura di uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cu
a la cura di uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cui pensa di trarla nella rete, disegno e fierezza atroce in u
avie prevenzioni che osservammo in Eschilo. Ma qual è mai l’artifizio di Elettra? Chiamar Clitennestra nella propria casa
era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrificio. Un fatto di tanta importanza avvenuto pubblicamente, poteva i
e, poteva ignorarsi con verisimilitudine dalla regina? Mal grado però di simili negligenze, che noi schiettamente rileviam
rileviamo, ma senza il fiele de’ nemici dell’ antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e di calore, i c
e de’ nemici dell’ antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e di calore, i costumi vi si veggono vivacem
ci dell’ antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e di calore, i costumi vi si veggono vivacemente color
le passioni vi sono espresse con grande energia. L’Oreste, una delle di lui tragedie coronate, seguita la materia dell’El
er l’uccisione della madre. Si legge nell’atto primo un breve dialogo di Elena e di Elettra sua nipote, le quali si motteg
one della madre. Si legge nell’atto primo un breve dialogo di Elena e di Elettra sua nipote, le quali si motteggiano in un
o si dipinge l’Assemblea Argiva, la quale par che alluda all’Areopago di Atene, e vi si satireggiano di passaggio alcuni o
, la quale par che alluda all’Areopago di Atene, e vi si satireggiano di passaggio alcuni oratori contemporanei del poeta,
osservano da per tutto tratti assai popolari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra c
lari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra con Oreste nell’atto quarto sommamente te
scena di Elettra con Oreste nell’atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna di sì gran tragico. Va
ll’atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole co
come degna di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno deg
di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti
nti naturali domande d’ Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche di Agamennone, la di lei sincera gioja nell’abbracci
de d’ Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche di Agamennone, la di lei sincera gioja nell’abbracciare il padre, ed i
di lei sincera gioja nell’abbracciare il padre, ed il profondo dolore di costui nascosto sotto l’esteriore serenità e alle
ro opere, il quale non iscintilla per chi non lo cura o non sa l’arte di farlo scappar fuori. Io compiango coloro che ne g
esse non fanno così, dunque gli antichi offendono il decoro. L’azione di questa tragedia acquista dal principio dell’atto
ostenuto da un vivo continuo interesse, benchè cominci con una spezie di rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza
ci con una spezie di rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza di Orfeo e l’arte onde egli seppe costringere i sass
quel cominciamento: ma la sua versione, benchè per più riguardi degna di lode, riesce quasi sempre languida e snervata, pe
son dolci. Guardami, caro padre, io quella sono, Che a profferir di padre il dolce nome Primiera appresi, quella a
esti e a me dicevi allora: Deh quanto fia che a nobile consorte E di me degno e di fortuna amico Ti vegga unita trar
cevi allora: Deh quanto fia che a nobile consorte E di me degno e di fortuna amico Ti vegga unita trarre i dî felici
ia età ti lasci. No, no, teco io vivrò: tu mi nutristi, Io curerò di te, finchè avrò fiato. Oimè! de’ nostri detti i
etto a sacrificarti. Partito il re, l’ espressione d’Ifigenia è degna di notarsi. La madre ha detto: ah figlia, ah madre s
ata per cagione della tua morte; ed ella ripiglia: la medesima misura di versi conviene allo stato mio, o come traduce il
Soggiugne a ciò l’erudito Brumoy: l’autore dee mai mostrarsi inteso di parlare in versi? Ma l’espressione Greca è figura
l’espressione d’Ifigenia tradurre letteralmente per la stessa misura di versi, ma sì bene per lo medesimo lamento, come b
e nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere di Clitennestra e la pietà che ne mostra quell’eroe,
sospesa e agitata da varj pensieri sulle conseguenze della difesa che di lei vuol prendere Achille. Una muta rappresentazi
altra apparente opposizione sogliono fare i poco esperti al carattere di Achille, per essersi prima mostrato tutto fervoro
per soffrirne poi pacificamente il sacrifizio senza nulla tentare in di lei prò. Achille avea promesso di salvarla dalla
l sacrifizio senza nulla tentare in di lei prò. Achille avea promesso di salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre
lle avea promesso di salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre di buon grado alla morte, secondo i principj della r
rte, secondo i principj della religione pagana non gli era lecito più di liberarnela senza esser sacrilego, e quindi desis
o grande ingegno mostra l’immenso dolore del padre più eloquentemente di quello che avrebbero fatto i moderni declamatori
acean larga corona Al nostro re, come venir la vide, Benchè fuori di tempo e troppo tardi, Da paterna pietà gelossi
i è retto dall’iracondo Achille. Ora in tal congiuntura la situazione di Agamennone che si cuopre il volto, è perduta, e d
ci fa vedere un Generale pieno del suo privato dolore, che si ricorda di esser padre e s’indebolisce in sì pericolosa occa
lisce in sì pericolosa occasione. Sembra anche una contraddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrat
rato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re, era condisceso a sacrificar la figliuo
figliuola. Si osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad
osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad esprimere il d
nale, come ha pur fatto il P. Carmeli. Non è improbabile che gli atti di questa tragedia sieno sei, e che il quinto termin
, colle parole che questa dice alle fanciulle perchè cantino in onore di Diana nella sua disgrazia. Non si vede però allor
o conterrebbe il racconto che fa il Nunzio a Clitennestra e la venuta di Agamennone che lo conferma. Il Carmeli conservand
tante cose narrate. Ifigenia in Tauride rappresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto di esser da lei co
Tauride rappresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto di esser da lei come sacerdotessa sacrificato, e la
sacrificato, e la fuga che eseguiscono seco loro menandone la statua di Diana Taurica. E’ da notarsi in tal tragedia la t
tatua di Diana Taurica. E’ da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale termin
la bellissima riconoscenza per mezzo della lettera che Ifigenia pensa di mandare in Grecia ad Oreste. Fra quante agnizioni
ro canta solo nella scena quarta dell’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e di Diana. Or non sarebbe questo il finale
olo nella scena quarta dell’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e di Diana. Or non sarebbe questo il finale di un atto
elebriamo le lodi di Febo e di Diana. Or non sarebbe questo il finale di un atto? Allora potrebbe la tragedia dividersi in
nderli per oracoli celesti. Nella tragedia intitolata Elena si tratta di Elena virtuosa in Egitto, secondo ciò che ne racc
Egitto, secondo ciò che ne racconta Erodoto72. Vi si maneggia la fuga di Menelao con quest’Elena ingannando astutamente Te
. Nell’Alcestide che si offre vittima volontaria alla morte in cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi bi
a chi oggi voglia esercitarsi nella tragica poesia. Il contrasto però di Admeto col padre, e i rimproveri ch’egli fa a que
rimproveri ch’egli fa a quel povero vecchio cui non è bastato l’animo di morire in vece del figlio, potevano forse tollera
osa che potesse contraddire ai loro costumi e alle passioni dominanti di que’ tempi. Ippolito coronato produsse al poeta
e trentacinque anni. Contiene la morte d’Ippolito per la falsa accusa di Fedra sua madrigna ed amante. S’inganna però chi
chi Olimpici o in Atene, e niuna si vede che ne avesse tratto il nome di coronata. Ippolito dopo il prologo viene in teatr
e egli porta, ricevè quell’aggiunto, della stessa maniera che l’Ajace di Sofocle s’intitolò Μαςτιγοϕορος per la sferza che
primo partito Ippolito resta solo il coro e si trattiene fullo stato di Fedra; or non potrebbe esser questa la fine dell’
ebbe esser questa la fine dell’atto? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedra, la quale naturalmente par congiunta colla
ar congiunta colla prima dell’atto secondo. Quella felice distrazione di Fedra egregiamente dipinta dal Racine Dieu que ne
pinta dal Racine Dieu que ne puis-je assise, è una bellezza originale di Euripide. Fedra in mezzo alle donne del coro, ass
ssistita dalla nutrice, piena della propria passione, distratta, fuor di se, secondo la mia versione, favella in Euripide
guisa: Fed. Ah perchè non poss’ io spegner la sete Nell’onda pura di solingo rio? Perchè sul verde prato al rezzo as
este torri appresso Limpidi fonti non vi sono e piante? Fed. Dive di Linna, a presedere elette A l’esercizio de’ cor
il volto M’inonda e bagna involontario pianto. Sento che avvampo di vergogna. O cruda E pur cara follia! L’error mi
o male, fu ancora trasportata quasi interamente dal Racine, a riserba di uno squarcio molto delicato, dove Fedra risponde
to a quelle parole, Conosci tu il figlio dell’Amazone? Anche la scena di Teseo e Ippolito dell’atto quarto è stata copiata
Racine; ma la Greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo di Fedra morta. Racine in somma si è approfittato da
erente, ne ha dovuto perdere non poche altre bellezze, come il dolore di Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d
erdere non poche altre bellezze, come il dolore di Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. I
di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il racconto della di lui morte è vagamente ornato ma sobrio e naturale
i cavalli, non presta al suo Ippolito altro pensiero se non se quello di governarli: Seneca gli diede maggior coraggio fac
nte umana che tende sempre alla perfezione. Io ardisco dissentire dal di lui avviso. Ognuno de’ tre potrebbe trovare qualc
egli autori antichi e moderni in un medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel t
medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel tempo stesso l’arte drammatica con f
crede. Di grazia quando anche accorderemo a Udeno Nisieli, al Signor di Calepio e ad ogni altro, che Ippolito trafitto da
eligione verso gli dei, che cosa avremo appreso de’ pregi inimitabili di questa bella tragedia? I giovani non ne sapranno
o disegno leggeva i Greci il saggio Racine e ne ritrasse il vantaggio di rendersi superiore a tanti e tanti tragici. Con a
l’eccellente parallelo fatto dal chiar. Ab. Le-Batteux dell’Ippolito di Euripide e della Fedra del Racine 73. Osserva in
, in episodj, che la Greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno di maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi ri
più difficile il formarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragi
mero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragiche. L’anima di chi si trattiene negli spettacoli moderni è così
si avanza, s’imbarazza, scoppia finalmente, diremo così, pel fermento di certe cagioni interne, dalle quali gli effetti si
non ha più forza, e lo stesso dee seguire nelle opere dell’arte emule di quelle della natura”. Entra poscia l’erudito auto
acine congiunge all’azione principale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più di quattrocento versi. D
rincipale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più di quattrocento versi. Due amori, due confidenze, du
ore l’una accanto all’altra. Nell’Ippolito non si ragiona della morte di Teseo. Questa morte non è in verun modo preparata
il segreto è svelato ad Ippolito dalla Nutrice non ostante il divieto di Fedra. Questa non soffre avanti i suoi occhi il r
Ippolito dal principio al fine. Tutto è lagrime in Euripide: lagrime di Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime di Teseo, lagr
è lagrime in Euripide: lagrime di Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime di Teseo, lagrime del Coro e della Nutrice: tutto sp
tutto spira dolore e tristezza, tutto è veramente tragico. Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi di amore: amo
tristezza, tutto è veramente tragico. Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi di amore: amor timido che geme, amo
è veramente tragico. Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi di amore: amor timido che geme, amore ardito e deter
nare, amor disperato che si vendica sopra se stesso: ecco la tragedia di Racine. Altrettanti quadri si trovano nell’Ippoli
niun dialogo che raffreddi la pietà degli spettatori, Giovane, ornato di nobili costumi, sofferente nella calunnia senza a
tenero col padre benchè ingiusto, Ippolito non lascia un sol momento di agitare e tirare a se tutti i cuori sensibili. Fe
n toglie al carattere del giovane eroe, virtuoso sempre, sempre degno di compassione in Euripide, debole qualche volta, qu
le nazioni il diverso carattere dell’uno e dell’altro poeta. “L’amico di Socrate non sarebbe stato mai così mal accorto di
tro poeta. “L’amico di Socrate non sarebbe stato mai così mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina
ate non sarebbe stato mai così mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avi
e stato mai così mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avido d’intrighi.
tanto sovrastano agli antichi, quanto la Repubblica Romana del tempo di Giulio Cesare superava in potenza quella che era
i Giulio Cesare superava in potenza quella che era sotto il Consolato di Papirio Cursore. Aggiungiamo qualche sentenza spa
rio Cursore. Aggiungiamo qualche sentenza sparsa nel Saggio sul Gusto di Cartaud de la Vilade, affinchè il leggitore, dopo
divertirsi con un piacevole contrasto del gusto vero col fantastico, di una scelta erudizione colla leggerezza, e del dot
o La Vilade. Questo moderno derisore degli antichi si mostra nauseato di quell’Ippolito che Euripide ci dipinse, sembrando
e, sembrandogli un Cavaliere fort peu galunt; e per maggior trastullo di chi ciò legge dice (pag. 48) colla solita sua sic
ita sua sicura lettura e martellata erudizione, che questa tragedia è di Sofocle. Avventuratamente però per Ippolito La Vi
l’Achillè dell’Ifigenia, supponendolo un innamorato, e trovando nella di lui passione un accento soprammodo grossolano. Si
Si consolino intanto questi Greci Principi, e con loro Omero tacciato di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo
i, e con loro Omero tacciato di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles,
di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles, perchè questo formidabile G
er saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles, perchè questo formidabile Gradasso no
gli Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor di proposit
doto narra da uomo ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor di proposito, senza piano e senza v
o ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor di proposito, senza piano e senza verisimilitudine n
risimilitudine nelle aringhe; Polibio non è un storico, ma una spezie di parlatore che fa riflessioni sulla storia; gli Or
toria; gli Oratori Greci, senza eccettuarne Demostene, sono spogliati di ogni savia economia necessaria a condurre gli ani
o. Questo Saggio che ben può chiamarsi del mal gusto e dell’imperizia di Cartaud, si accompagni colle sessanta pagine del
mperizia di Cartaud, si accompagni colle sessanta pagine del Cavalier di Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Pe
tichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena Francese le Ode di Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattiv
Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattive, insoffribili, le di lui Satire e l’Arte Poetica un ammasso di nojosit
, cattive, insoffribili, le di lui Satire e l’Arte Poetica un ammasso di nojosità, mostruosità e disordini. Egli ammirava
gne) aver la testa d’ une furieuse trempe per resistere a un torrente di loquacità che nulla dice . . . . Ma è dunque una
e quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba si aggira sulla morte di Polissena e sulla vendetta dell’assassinamento di
aggira sulla morte di Polissena e sulla vendetta dell’assassinamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente
inamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente la scena di Ulisse con Ecuba e Polissena nell’ atto primo, do
o, scoppiare il cuore per la pietà. Nel patetico racconto della morte di Polissena nell’atto secondo si ammirano varj trat
i ammirano varj tratti pittoreschi e tragici, come il nobile contegno di Polissena, che non vuole esser toccata nell’atten
suo candido seno mostrò fuori: e finalmente l’atto grande e nobile di cadere con decenza dopo il colpo così espresso da
ecedenti, Cadd’ ella e nel cader mirabilmente Serbò degna onestà di real donna. Le riflessioni morali di Ecuba su
bilmente Serbò degna onestà di real donna. Le riflessioni morali di Ecuba su i buoni e i cattivi, sull’educazione e l
una forza tragica terribile; ma nell’atto terzo si tratta della morte di Polidoro, per la quale l’azione è manifestamente
apporti ad Ecuba (Nota XV). Nella scena in cui le si enuncia la morte di Polidoro, osserva Brumoy che vi sono sparse alcun
l loro artificio per ciò che la musica riguarda. Egli stesso non fece di più nel tradurre questa medesima scena in maniera
che il cor, la mente, infiamma, accende, Lacera e squarcia? Io fuor di me già sono, Comincio a delirar. Dopo ciò mi
questo è inganno. A un furor da baccante che trasporta Ecuba fuori di se, far succedere un dubbio sul fatto? Ma questo
i bene che questa voce quì manifesta l’enorme, atroce, stupenda serie di disgrazie che l’opprime. Osserviamo in oltre che
uto convertire in terzetto, si va cercando ancora l’autor della morte di Polidoro. Ecco come traduce il citato Erasmo poco
erzetto serio, perchè essi, a giudizio del celebre Gluck, abbisognano di passioni forti per dar motivo all’espressione del
di passioni forti per dar motivo all’espressione della musica. I cori di questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni
la musica. I cori di questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni di passione non meno che di bellezze poetiche. Vegga
ta tragedia sono tratti dal soggetto e pieni di passione non meno che di bellezze poetiche. Veggasi quello dell’atto primo
l loro destino vanno immaginando in qual parte toccherà loro in sorte di essere trasportate75. Quello dell’atto terzo mi s
, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione. A noi piacque di tradurlo ancora, ed affinchè i giovani avessero u
o ancora, ed affinchè i giovani avessero una competente idea de’ cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le
ovani avessero una competente idea de’ cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le immagini e lo spirito del
he a le nemiche genti Inaccessibil rocca Asia ti appelli, Che già di greche squadre un nuvol denso Ti copre, e cinge
ere conversa Nereggiano de’ muri i sassi informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le
ce letto Lascio allor sbigottita in lieve avvolta Semplice gonna: di Diana all’ara Mi prostro, e piango, oh vani pri
e mille Elena detestando e il suo rattore, E le adultere nozze, e di un avverso Genio persecutor l’odio potente, C
iosi flutti, Nè i patrii tetti a riveder mai giunga. L’Andromaca di Euripide non contiene l’azione dell’ Andromaca di
nga. L’Andromaca di Euripide non contiene l’azione dell’ Andromaca di Racine; perchè questa è la vedova di Ettore che t
ontiene l’azione dell’ Andromaca di Racine; perchè questa è la vedova di Ettore che teme per la vita di Astianatte, e nell
a di Racine; perchè questa è la vedova di Ettore che teme per la vita di Astianatte, e nella tragedia Greca è la stessa An
tianatte, e nella tragedia Greca è la stessa Andromaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da q
a è la stessa Andromaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi
uesto secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità di
onio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità di Andromaca moglie di
one il nobile dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella trage
di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il c
la semplicità di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il carattere di Ermione renduto poi senz
a moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il carattere di Ermione renduto poi senza dubbio dal Racine più d
. Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi a
a uccisione già avvenuta in sì poco tempo, e vien portato il cadavere di Pirro, la qual cosa sembra sconcezza che offende
similitudine. Nella tragedia intitolata le Trojane si tratta la morte di Astianatte insieme col destino delle prigioniere
tte insieme col destino delle prigioniere fatte in Troja. Le profezie di Cassandra nell’atto secondo, e l’addio che Ella d
o secondo, e l’addio che Ella dà alla madre e alla patria, sono degne di osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle di
a patria, sono degne di osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle di Eschilo nell’Agamennone. Squarcia poi i cuori anc
nell’Agamennone. Squarcia poi i cuori ancor meno sensibili il dolore di Andromaca nell’atto terzo al vedersi strappar dal
ere mie, da queste braccia Ti svelgono i crudeli. Ah tu morrai, E di tuo padre il nome Che tanti ne salvò, ti fia fu
eso è una tragedia senza prologo, e senza que’ tratti patetici proprj di Euripide, ma in contraccambio ha molta arte nel d
go e aggiustatezza nella distribuzione dell’azione, particolar pregio di Sofocle; per il che pretende alcuno che ad esso e
ò il parere men sicuro quello del Barnès e del Carmeli che la stimano di Euripide, se si attenda tanto al vecchio consenti
la stimano di Euripide, se si attenda tanto al vecchio consentimento di moltissimi critici che la noverarono sempre trall
o consentimento di moltissimi critici che la noverarono sempre tralle di lui tragedie, quanto alle molte espressioni del R
i del Reso famigliari a questo tragico. L’argomento è lo strattagemma di Ulisse che con Diomede ammazza questo re di Greci
gomento è lo strattagemma di Ulisse che con Diomede ammazza questo re di Grecia nel campo Trojano. Nell’atto quarto compar
ga, ed ella si fa credere Venere, mentre i suoi favoriti non lasciano di ravvisarla per Minerva. Tali cose allora conveniv
an parte delle tragedie antiche) per mezzo della musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carr
della musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso s
dre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è u
ontiene l’atroce vendetta presa da Medea contro Giasone, Creonte e la di lui figliuola. Degno singolarmente di osservarsi
ea contro Giasone, Creonte e la di lui figliuola. Degno singolarmente di osservarsi è lo squarcio dell’atto quarto, dove M
e gli destina alla morte, ascolta i moti della natura e la tenerezza di madre, e sente risvegliare i suoi furori alla rim
re, e sente risvegliare i suoi furori alla rimembranza dell’infedeltà di Giasone. Il racconto della morte della nuova spos
dell’infedeltà di Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa di Giasone e del di lei padre Creonte è terribile. I
i Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa di Giasone e del di lei padre Creonte è terribile. I figli che cercan
tragico. Quello che mai non piacerà in questa favola è il personaggio di Egeo introdottovi senza veruna ragione per prepar
ro, siccome narrano Parmenisco, Didimo e Creofilo presso lo Scoliaste di Euripide sulla Medea; e per ischivar l’infamia ch
hivar l’infamia che ad essi ne ridondava, si avvisarono probabilmente di guadagnar qualche poeta per attribuirne l’assassi
cino tragico anteriore ad Euripide introdusse Medea che si discolpava di tale imputazione77. Ma Carcino non era di tanto c
sse Medea che si discolpava di tale imputazione77. Ma Carcino non era di tanto credito da distruggere una tradizione istor
, compose la sua tragedia, facendo rea la madre stessa dell’uccisione di que’ fanciulli, e la menzogna per l’eccellenza de
o78 afferma esser fama anche a’ suoi tempi (fiorendo egli dopo quelli di Adriano) che i Corintii solevano offerire quasi i
che i Corintii solevano offerire quasi in perpetuo tributo alle ombre di que’ pargoletti certi sacrifizj espiatorj. Le Fen
que’ pargoletti certi sacrifizj espiatorj. Le Fenisse, altra tragedia di Euripide coronata, contiene la morte di Eteocle e
j. Le Fenisse, altra tragedia di Euripide coronata, contiene la morte di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avve
a di Euripide coronata, contiene la morte di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio di Tebe. L
di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio di Tebe. Lodovico Dolce che ne fece una libera imita
o, e fe che Giocasta narrasse a un servo tutti gli evenimenti passati di Edipo. E perchè narrare al servo ciò che era pubb
arrare al servo ciò che era pubblico e noto ad ogni Tebano? Scarsezza di arte. Vi è poi in Euripide una scena fra un vecch
ata Argiva e ne vanno descrivendo i capi, che è una felice imitazione di un passo del terzo libro dell’Iliade, che dal Tas
he dal Tasso pur si trasportò nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. N
ezza, e la sua scena rimane sterile. Nè anche se n’è curato il Signor di Calepio cui sembra inverisimile che Antigone stan
nor di Calepio cui sembra inverisimile che Antigone stando sulle mura di Tebe assediata potesse vedere e distinguere i per
rsonaggi del campo Argivo e le loro armature. É da credersi che prima di fare questa censura quel dotto critico si sarà as
re d’inverisimilitudine Euripide, Omero e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co i figli è degna di particolar rifless
e, Omero e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co i figli è degna di particolar riflessione per la maestrevole dipintu
e’ due fratelli ugualmente fieri, ed accaniti nell’odio reciproco, ma di carattere diversi, e per lo dolore interessante d
si, e per lo dolore interessante della madre che s’interpone, e cerca di contenerli e disarmarli. Le Supplici si aggirano
e disarmarli. Le Supplici si aggirano sulle conseguenze dell’assedio di Tebe, e sulla sepoltura negata da’ Tebani a i Cap
ulla sepoltura negata da’ Tebani a i Capi Argivi, là dove le Supplici di Eschilo parlano delle Danaidi; pure queste due tr
ttacolo della prima scena dovea produrre un pieno effetto. Etra madre di Teseo stà coll’ offerta in mano a piè dell’altare
ta in mano a piè dell’altare in mezzo a’ sacerdoti: il tempio è pieno di donne che portano rami di olivo: Adrasto Re d’Arg
re in mezzo a’ sacerdoti: il tempio è pieno di donne che portano rami di olivo: Adrasto Re d’Argo resta nel vestibulo coll
ntichità e tradizioni; il che, come altrove accennammo non lasciavano di fare i tragici Greci per mostrare la nobiltà remo
costumi a gloria della nazione. Nell’atto secondo però Teseo risolve di portar la guerra a Tebe, e appena incominciato l’
egli un miracolo? vi è corso il tempo necessario? È lo stesso difetto di verisimiglianza osservato nell’Andromaca. Ercole
no all’atto terzo tratta della giusta vendetta presa da Ercole contro di Lico tiranno e oppressore degli Eraclidi: negli u
ico tiranno e oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a t
di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segno, che questi di sua mano saetta i p
ata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segno, che questi di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più
cole a segno, che questi di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa
e questi di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa deplorabile str
i proprj figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa deplorabile strage, in cui eccitano ugual
o ugual compassione il saettatore e i saettati. Euristeo fatal nemico di Ercole ne perseguitò ancora la posterità, minacci
ciando guerra a chiunque osasse ricoverarne i figliuoli. Jolao nipote di quell’eroe e la vecchia Alcmena di lui madre insi
overarne i figliuoli. Jolao nipote di quell’eroe e la vecchia Alcmena di lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati
vecchia Alcmena di lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati di città in città fuggono in Atene all’ara della Mis
in città fuggono in Atene all’ara della Misericordia sotto il governo di Demofonte e Acamante79. Copreo araldo di Euristeo
isericordia sotto il governo di Demofonte e Acamante79. Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di
nte79. Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di concederli, e si accende aspra guerra tra gli Ate
Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde prende il titolo questa tragedia. L’
ichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginarseli, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Eu
li, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a
favola enunciata in questa guisa subito sveglierà ne’ lettori l’idea di un dramma Cinese o Spagnuolo che comprenda più az
risteo a favor degli Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo di tempo. Ecco quel che si legge nella tragedia di E
o un discreto periodo di tempo. Ecco quel che si legge nella tragedia di Euripide. Gli Argivi armati alla rovina degli Era
pide. Gli Argivi armati alla rovina degli Eraclidi, stando a’ confini di Atene, mandano un araldo a richiederli a Demofont
ini di Atene, mandano un araldo a richiederli a Demofonte, e nel caso di negativa a intimargli la guerra. L’araldo Copreo
e affermò il Nisieli, ma ad Alcatoe, dove trovasi Euristeo alla testa di un esercito congregato prima d’incominciare il dr
a d’incominciare il dramma, e non già che si congrega dopo il ritorno di Copreo come pur disse il Nisieli. L’esercito muov
e Corinto, siccome accennò l’araldo stesso: Mi aspettano le migliaja di guerrieri comandati da Euristeo medesimo (μυρίοι
uale utilità, volle numerarne il critico Fiorentino. Una bella aringa di Jolao, per determinar gli Ateniesi a proteggere g
raclidi, leggesi nell’atto primo. L’oracolo che comanda un sacrificio di una vergine illustre perchè gli Ateniesi possano
onesto nè sperabile che qualche illustre Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue di una prop
Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue di una propria figlia. Ode nell’atto secondo questo
nell’atto secondo questo nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fra
uesto nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vitt
concerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vittima volontari
da Jolao. Nell’atto terzo un Messo riferisce la venuta d’Illo figlio di Ercole con un esercito a favore de’ congiunti. Se
egra Alcmena; ma è da notarsi che ella verun motto non fa sul destino di Macaria degna di tutto il suo dolore e per esser
è da notarsi che ella verun motto non fa sul destino di Macaria degna di tutto il suo dolore e per esser figlia del suo fi
per esser figlia del suo figliuolo e per l’azione eroica fatta in pro di tutta la famiglia. Nell’atto quarto essa riceve l
glia. Nell’atto quarto essa riceve la notizia della vittoria d’Illo e di Jolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella
fanciulla immolata, ma neppure si mostra in alcun modo sensibile alla di lei morte. Si racconta ancora il miracolo di Jola
lcun modo sensibile alla di lei morte. Si racconta ancora il miracolo di Jolao ringiovenito che ha imprigionato Euristeo,
ta tragedia ancora Euripide nulla omette che possa ridondare in onore di Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Cr
mette che possa ridondare in onore di Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo re di Atene,
ssa ridondare in onore di Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo re di Atene, fondatore d
onore di Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo re di Atene, fondatore della Jonia, è l’e
sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo re di Atene, fondatore della Jonia, è l’eroe della trag
dia così intitolata. Questo Jone a se stesso ignoto e alla madre, che di poi si congiunse in matrimonio con Suto, è alleva
rio, mentre Jone attende alla cura delle cose sacre, il coro composto di donne Ateniesi va osservando curiosamente e con m
i bassi rilievi, diciferandone le storie. Jon. Vedete quì il figlio di Giove che colla dorata falce ammazza l’idra di Le
Vedete quì il figlio di Giove che colla dorata falce ammazza l’idra di Lerna. Cor. Lo vedo bene. Jon. E quest’altro
ola accesa. Cor. Chi è mai egli? Sembra una figura che siamo solite di rappresentare ne’ nostri ricami. Jon. Egli è Jo
olite di rappresentare ne’ nostri ricami. Jon. Egli è Jola scudiere di Ercole. Vedete quest’altro su di un cavallo alato
ricami. Jon. Egli è Jola scudiere di Ercole. Vedete quest’altro su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di
scudiere di Ercole. Vedete quest’altro su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di tre corpi ecc. E così è c
dete quest’altro su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di tre corpi ecc. E così è condotta tutta la scena
ilio in simil guisa descrive Enea che osserva le dipinture del tempio di Cartagine; ma Virgilio le anima colla passione e
sse dell’eroe Trojano, perchè esse tutte rappresentano la distruzione di Troja. L’immortale Metastasio fino discernitore d
ale Metastasio fino discernitore delle bellezze degli antichi si vale di questa scena di Euripide nell’Achille in Sciro, m
ino discernitore delle bellezze degli antichi si vale di questa scena di Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracce d
le di questa scena di Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracce di Virgilio rende le immagini utili all’ azione con
e immagini utili all’ azione con alludere vivacemente alla situazione di Achille ozioso in quella reggia. Notabile nel med
ozioso in quella reggia. Notabile nel medesimo atto primo è la scena di Creusa e Jone che non si conoscono. Il ragionamen
imo è la scena di Creusa e Jone che non si conoscono. Il ragionamento di Jone a Suto nell’atto secondo è ben vago e natura
ca non abbiano sáputo incastrare ne’ loro componimenti. L’altra scena di Jone e Creusa che termina l’atto quarto e che dov
ermina l’atto quarto e che dovrebbe essere la prima del quinto, è una di quelle che meritano maggiore attenzione. Interess
r la vivacità il riconoscimento che avviene nel quinto; ma le domande di Jone intorno al suo nascere mettono in angustia l
per giustificarla. Questa tragedia è assai teatrale, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione
ragedia è assai teatrale, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione di una madre e di un figli
benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione di una madre e di un figlio, che non conoscendosi pe
i di abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione di una madre e di un figlio, che non conoscendosi per errore si tra
rrore si tramano la morte, è molto vaga; e Metastasio non ha lasciato di approfittarsene nel Ciro Riconosciuto, dandole nu
esse e forse più leggiadria. L’argomento delle Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei
e Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei sorelle descritta da Ovidio nel terzo delle M
si, e forse trattata anche da Stazio nella sua Agave. Questa tragedia di Euripide ha un carattere differente dalle altre s
o spettacolo satirico e alle antiche tragedie che trattavano soltanto di Bacco. Havvi nell’atto quarto una scena totalment
tto quarto una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor di senno vestito come una baccante e Bacco che glì v
sivi agli effetti del vino si veggono ne’ cori e nel rito delle Orgie di Bacco. É terribile il racconto dell’ammazzamento
ato. Il Ciclope è un dramma satirico, ed è il solo che ci è pervenuto di simil genere; ma di esso favelleremo nel trattar
dramma satirico, ed è il solo che ci è pervenuto di simil genere; ma di esso favelleremo nel trattar de’ Satiri. Della Da
o, della Penelope, dell’Edipo, del Frisso, del Teseo, dell’Archelao e di molte altre tragedie di Euripide, altro a noi non
Edipo, del Frisso, del Teseo, dell’Archelao e di molte altre tragedie di Euripide, altro a noi non è pervenuto se non se a
sua Andromeda per la strana malattia degli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era questa una febbre che di ordinario
gli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era questa una febbre che di ordinario durava sette giorni, e riscaldava di mo
questa una febbre che di ordinario durava sette giorni, e riscaldava di modo l’immaginazione degl’ infermi che faceva div
faceva diventarli rappresentatori. In tal periodo essi non cessavano di recitar versi tragici, e specialmente quelli dell
Perseo, Andromeda, Medusa, e ne recitavano i versi, imitando il modo di rappresentare di Archelao. Il morbo fu contagioso
a, Medusa, e ne recitavano i versi, imitando il modo di rappresentare di Archelao. Il morbo fu contagioso, e potè contribu
a Tracia era popolata da gente stupida e grossolana per testimonianza di Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo
ossolana per testimonianza di Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo in tempo avesse prodotti non pochi uomini i
li vedasi Stefano Bizantino alla voce Ἅβδηρα, e il Dizionario Critico di Pietro Bayle. L’autore di tante belle tragedie, s
o alla voce Ἅβδηρα, e il Dizionario Critico di Pietro Bayle. L’autore di tante belle tragedie, sì gran filosofo, conoscito
al re Archelao assai amante delle lettere e degli uomini dotti, dopo di aver cenato con esso lui, nel ritornarsene a casa
da Crateva Tessalo poeti invidiosi, più che della gloria poetica, del di lui favore presso il regnante. Morì Euripide dell
mpiade XCIII (Nota XVI); e Archelao n’ebbe tal dolore, che al riferir di Solino volle recidersi i capelli, e fece in di lu
dolore, che al riferir di Solino volle recidersi i capelli, e fece in di lui onore innalzare un magnifico avello nella cit
lli, e fece in di lui onore innalzare un magnifico avello nella città di Pella. I Macedoni talmente si gloriavano di posse
nifico avello nella città di Pella. I Macedoni talmente si gloriavano di possederne le ossa, che le negarono concordemente
pide sopravvisse, mentre vivea questo suo grand’emulo, compose contro di lui qualche epigramma; ma poichè fu morto mostrò
e il Filottete. Ègli l’onorò col suo pianto, e impose a’ suoi attori di présentarsi sulla scena senza corone, senza ornam
Diogene Laerzio83 antepongono Eschilo agli altri due. Socrate l’amico di Euripide, sembra averlo preferito a tutti, ben di
ue. Socrate l’amico di Euripide, sembra averlo preferito a tutti, ben di rado o non mai facendosi vedere in teatro se non
r la sapienza con cui gli nobilitava. Quintiliano84 posponeva Eschilo di lunga mano a Sofocle e ad Euripide, e di questi d
ntiliano84 posponeva Eschilo di lunga mano a Sofocle e ad Euripide, e di questi due affermava non potersi facilmente decid
ipide, e di questi due affermava non potersi facilmente decidere qual di essi fusse più riuscito ne’ due differenti sentie
nley nelle Note ad Eschilo senza preferirne veruno vuole che ciascuno di essi abbia avuto alcun pregio particolare, nel qu
agica poesia Greca avremmo contato un altro pellegrino ingegno capace di arricchirla di nuove maraviglie, se avesse contin
eca avremmo contato un altro pellegrino ingegno capace di arricchirla di nuove maraviglie, se avesse continuato ad esercit
ato ad esercitarvisi il divino Platone, il quale secondo Eliano prima di dedicarsi totalmente alla filosofia scrisse tre t
mponeasi la tetralogia necessaria per concorrere nel certame85. Delle di lui tragedie non per tanto si racconta che avendo
ie non per tanto si racconta che avendole Socrate ascoltate l’insinuò di bruciarle, dicendo: questo Platone ha bisogno del
, dicendo: questo Platone ha bisogno dell’opera tua, o Vulcano. Prima di dedicarsi dell’intutto all’eloquenza oratoria il
socrate si provò ancora nella poesia tragica. Il rètore Melito nemico di Socrate si esercitò parimente nella tragedia. Anc
e una tragedia molto applaudita intitolata Mausolo, la quale a’ tempi di Aulo Gellio ancor si leggeva. V’erano stati altri
pi di Aulo Gellio ancor si leggeva. V’erano stati altri poeti tragici di qualche nome o poco innanzi o intorno al tempo de
ripide, che secondo Suida compose dodici favole e vinse due volte, un di lui nipote dello stesso nome, ed Alceo tragico di
ande Euripide fu tra gli altri Senocle che ne’ Giuochi Olimpici restò di lui vincitore colle tragedie Edipo, Licaone, Bacc
dipo, Licaone, Bacchide, e coll’ Atamante dramma satirico. Intorno al di lui tempo visse pure Euforione e Bione, e lo scri
Intorno al di lui tempo visse pure Euforione e Bione, e lo scrittore di tragedie non meno che di commedie Agatone che Pla
visse pure Euforione e Bione, e lo scrittore di tragedie non meno che di commedie Agatone che Platone onorò della sua amic
che di commedie Agatone che Platone onorò della sua amicizia. Che che di lui motteggi Aristofane nelle Tesmoforie, è certo
Tesmoforie, è certo che Aristotile nella Poetica celebra la tragedia di Agatone intitolata ἄνθος, il Fiore, nella quale i
poeta, e non tratte dalla storia o dalle favole87. Eraclide Pontico, di cui Laerzio ha scritta la vita, fu ancora poeta,
che avea composto alcune tragedie che volle pubblicare sotto il nome di Tespi. Egli passa per uno scrittore capriccioso,
i le proprie fatiche e talvolta si appropriava le altrui, cioè quelle di Omero e di Esiodo, di che l’incolpa Camaleone. Ac
e fatiche e talvolta si appropriava le altrui, cioè quelle di Omero e di Esiodo, di che l’incolpa Camaleone. Acheo Siracus
talvolta si appropriava le altrui, cioè quelle di Omero e di Esiodo, di che l’incolpa Camaleone. Acheo Siracusano fu un a
n altro poeta tragico, che compose dieci tragedie, e si vuole che dal di lui Etone satirico avesse Euripide imitato il suo
celebre pitagorico Agrigentino e poeta fisico rinomato fu pure autore di ventiquattro tragedie88. Dionisio il maggiore tir
tragica il celebre Dione cognato de i due Dionisii, e Mamerco tiranno di Catania, il quale più di una volta contendendo co
cognato de i due Dionisii, e Mamerco tiranno di Catania, il quale più di una volta contendendo co’poeti della Grecia orien
co’poeti della Grecia orientale riportò la tragica corona89. A’ tempi di Tolommeo Filadelfo spiccarono nella poesia tragic
nella poesia tragica sette scrittori celebrati sotto lo specioso nome di Plejade diversa in parte da un’altra Plejade ment
da un’altra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la quale si componeva di poeti di varj generi. Secondo Efestione la Plejad
tra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la quale si componeva di poeti di varj generi. Secondo Efestione la Plejade tragica
poeti di varj generi. Secondo Efestione la Plejade tragica si formava di Omero il giovane figlio di Mira poetessa Bizantin
do Efestione la Plejade tragica si formava di Omero il giovane figlio di Mira poetessa Bizantina, di Sositeo, Alessandro,
ica si formava di Omero il giovane figlio di Mira poetessa Bizantina, di Sositeo, Alessandro, Anantiade, Sosifane, Filisco
cofrone. Quest’ultimo è il più noto per l’erudito quanto oscuro poema di Cassandra, o Alessandra, e per varie tragedie, ve
Ippolito, Cassandride, Penteo, Pelopida, Telegono. Egli fu ammazzato di un colpo di freccia, per quel che appare da quest
assandride, Penteo, Pelopida, Telegono. Egli fu ammazzato di un colpo di freccia, per quel che appare da questi versi di O
ammazzato di un colpo di freccia, per quel che appare da questi versi di Ovidio in Ibin notati dal dottissimo Pietro Bayle
lo da esse mai più non uscirono Euripidi e Sofocli, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più chiari drammatici di
, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più chiari drammatici di quella nazione furono consegnati alle fiamme. Ecc
avellò presso l’Alcionio Giovanni Medici essendo Cardinale: Sovviemmi di avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Ca
bero tanto credito e tale autorità presso i Cesari Bizantini, che per di loro favore ebbero la libertà di bruciare la magg
à presso i Cesari Bizantini, che per di loro favore ebbero la libertà di bruciare la maggior parte degli antichi poeti, e
aggior parte degli antichi poeti, e specialmente quelli che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole
li che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone e Alesside
avole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone e Alesside, e i poemi di Saffo, Erinna, Anacreonte, Minnermo, Bione, Alcmo
per instruire la gioventù in difetto de’ nominati sostituire i poemi di San Gregorio Nazianzeno, i quali comechè utilissi
itando Euripide, e scrisse ancora commedie a somiglianza delle favole di Menandro90. Si corruppe finalmente la Greca lingu
ggio della Grecia serva, e l’unica che abbia meritato ne’ bassi tempi di esser letta e pregiata. Passiamo alla poesia comi
tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 42. Plutarco Sympos. lib. I, quæst. I.
Parigi. 42. Plutarco Sympos. lib. I, quæst. I. 43. Vedi il Dialogo di Platone intitolato Minos. 44. Orazio: Ignotu
Dicitur, & plaustris vexisse poemata Thespis. 45. Vedi la di lui raccolta de’ Frammenti drammatici Greci p. 44
a di lui raccolta de’ Frammenti drammatici Greci p. 446 dell’edizione di Parigi. 46. Di tre Cherili fanno menzione gli an
oronato, se ne attribuisce una intitolata Alope. Era questa figliuola di Cercione, dalla quale Nettuno ebbe Ippotoonte uno
be Ippotoonte uno dei dieci eroi che diedero il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alica
che diedero il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto
il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto’ e scrisse
tene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto’ e scrisse in versi la vittoria degli Ate
oria degli Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Archelao re di Macedonia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in A
nia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in Asia e fece alcuni poemi in di lui lode; ma questo principe lo stimava sì poco,
soleva dire, che avrebbe voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. 47. E
e voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. 47. Eliano Storia Varia lib.
ssere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. 47. Eliano Storia Varia lib. III, cap.
ia de’ teatri del 1777 attribuimmo quest’ultima avventura del Frinico di Melanta all’ altro più famoso che fu figliuolo di
ventura del Frinico di Melanta all’ altro più famoso che fu figliuolo di Poliframmone. Vi fu un terzo Frinico poeta comico
riginale si nomina il suono della fistula dopo dell’immagine orribile di Argo. 52. In questo solo verso vibrato ho chiuso
inale μηδέ μοι φθονησης ecc. disteso in quattro, non essendomi fidato di renderlo con pari armonia in molte parole senza i
monia in molte parole senza indebolirlo. 53. Estratto della Poetica di Aristotile cap. V. 54. Poetic. lib. VII cap. 4.
. Poetic. lib. VII cap. 4. 55. Proginnasmo LXXXIII. 56. Nella Vita di Cimone. 57. Vedi Diodoro Siciliano nel lib. XI,
odoro Siciliano nel lib. XI, cap. 66. 58. Vedi il Dizionario Critico di Pietro Bayle all’articolo Eschilo, Nota H. 59.
Nota H. 59. Stanley Not. in Æschil. p. 704. 60. Vedi lo Scoliaste di Aristofane presso il citato Stanley. 61. L’ opi
itato Stanley. 61. L’ opinione che io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle in
da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dall’avviso di molti valorosi critici, e mi è questa volta parut
te additarne a’ miei leggitori la ragione. Diogene Laerzio nella Vita di Platone accennò che la tragedia veniva prima rapp
ggiunse un altro, e Sofocle il terzo. Ma contengono forse le tragedie di Eschilo soltanto due interlocutori e tre quelle d
forse le tragedie di Eschilo soltanto due interlocutori e tre quelle di Sofocle? Se tale fosse il sentimento di Laerzio,
ue interlocutori e tre quelle di Sofocle? Se tale fosse il sentimento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che c
mento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che ci rimangono di questi due tragici. Aristotile così narra questo
lla tragedia . . . . Eschilo trovò il secondo, cioè un’ altra maniera di contrafacitori . . . . dividendo il ballo dal can
o ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o una classe o specie di attori per ballare, cantare e sonate, che altra c
cantava e sonava. Or quest’uffizio, secondo che io l’intendo, si era di declamar la tragedia con certa armonia che non gi
he non giugneva alla melodia che costituisce il canto propriamente, e di questa cura si allegerì il coro, come accenna Ari
i, oltre il coro, la qual cosa come si è detto sarebbe smentita dalle di lui favole; perocchè nel solo Prometeo alla prima
ori delle prime, seconde e terze parti. L’oratore Eschine competitore di Demostene ne’ pubblici affari e nell’ eloquenza e
Demostene ne’ pubblici affari e nell’ eloquenza era un attore scenico di terze parti, siccome accenna il suo grande emulo
’aringa per la Corona. Eschilo adunque aggiugnendo una seconda spezie di declamatori alla prima che Tespi avea tratta dal
rime parti; e la terza spezie che vi accrebbe Sofocle, dovette essere di attori ancor meno qualificati, ma necessarj al po
condurre con più agevolezza e verisimilitudine la favola, coll’ opera di altri interlocutori benchè di terza spezie. Non v
verisimilitudine la favola, coll’ opera di altri interlocutori benchè di terza spezie. Non vogliamo però dissimulare che i
issimulare che il lodato Metastasio tanto nell’Estratto della Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione d
atto della Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere
Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione
rsione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più di tre ef
so ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più di tre effettivamente gl’ istrioni Greci, ciascuno d
i. Forse nè anche le compagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno in tempo di Marziale, giacchè egli ne
pagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno in tempo di Marziale, giacchè egli nel festo epigramma del VI
terno al luogo reca Metastasio l’Ajace; perchè avendo questi risoluto di uccidersi in un luogo solitario per non essere im
o solo nel luogo cercato e vi si uccide. Ma quì non ardirei affermare di essersi il luogo cambiato, potendo nel vasto teat
o nel vasto teatro Greco ben concepirsi un luogo stabilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor d
abilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor di mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibi
eatrino del Real Palazzo sotto Carlo III colla direzione del Marchese di Liveri possono esserne tanti evidenti esempj. 63
Liveri possono esserne tanti evidenti esempj. 63. Possono in pruova di ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poe
n parte delle quali sono poste in opera nell’aureo libro de’ Principj di una Scienza Nuova del dottissimo Vico il Varrone
tidire chi legge, accenniamo soltanto la memorabile patetica supplica di Priamo ad Achille nel XXIV dell’Iliade per ricupe
posta dal poeta alla precedente tragedia Ajace, come diceva il Signor di Calepio, per darie una giusta misura, l’ impegno
diceva il Signor di Calepio, per darie una giusta misura, l’ impegno di Teucro che vigorosamente si oppone ai Greci duci
anno dice l’originale; ma fra noi questa parola sveglia l’idea odiosa di un dominio usurpato e crudele, là dove in Greco d
Ω φως, che nell’originale va innanzi all’epilogo dei delitti o errori di Edipo. Trovo che elegantemente in ciò si è attenu
rabile Metastasio traducendo questo passo nell’Estratto della Poetica di Aristotile cap. V, benchè siasene dipartito in qu
visi. Chi men doveasi io scellerato uccisi. 68. Tra’ frammenti di Euripide trovansi alcuni versi di una sua tragedi
ato uccisi. 68. Tra’ frammenti di Euripide trovansi alcuni versi di una sua tragedia sul medesimo personaggio. 69. V
ma in Abramo traluce una forza eroica sovraumana che lo guida e rende di gran lunga più grave e più venerando l’ eveniment
lib. II. 73. Nell’Antologia si mentovò in Roma col dovuto onore la di lui erudita dissertazione nel mese di agosto 1776
ovò in Roma col dovuto onore la di lui erudita dissertazione nel mese di agosto 1776 num. VI. 74. Bellissima gradazione.
I. 74. Bellissima gradazione. Essa addita alla gioventù la vera arte di tessere un dramma, che consiste in porre sotto gl
chè per necessità scoppj con vigore; e non già in ordinare una catena di elegie e di declamazioni; perchè queste in vece d
ssità scoppj con vigore; e non già in ordinare una catena di elegie e di declamazioni; perchè queste in vece di avvivare l
rdinare una catena di elegie e di declamazioni; perchè queste in vece di avvivare le passioni per render le atte a commuov
seguendone il trasporto progressivo, le fanno divenir pesanti e fuor di proposito loquaci; e quindi stancando la mente se
are al cuore, diminuiscono l’interesse e in conseguenza l’ attenzione di chi ascolta. 75. Ho fatto in questa edizione alc
Ho fatto in questa edizione alcun cangiamento sulle pause degli atti di questa tragedia, ed è bene avvertirne la gioventù
abricio nella Biblioteca Greca, dal Barnès nell’ edizione delle opere di Euripide, e dal Carmeli nella Narrazione premessa
ilegj della poesia fa che la protezione degli Eraclidi sia presa da i di lui figli Demofonte e Acamante, forse per diversi
e, forse per diversificare alquanto il presente dramma rassomigliante di molto alle Supplici, dove aveva già introdotto Te
li Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebre pittore maestro di Apelle, compose anche una buona tragedia il poeta
’ grand’ingegni della Grecia da chiunque sa da essi apprendere l’arte di studiare e dipingere la natura, ci astringe alla
igenti delle nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle fatiche di Sofocle e di Euripide l’epoca del maggior lustro
nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle fatiche di Sofocle e di Euripide l’epoca del maggior lustro della tragedi
della tragedia. E ciò non vuol dire che i moderni abbiano a disperare di poter mai produrre tragedie maravigliosamente bel
poca fecondità della natura, celandosi in ogni genere infinite specie di componimenti perfetti benchè dissimili); ma sì be
gioni fisiche e morali della diversità del genio delle nazioni, oltre di ostentare certo barbaro disprezzo per la lingua,
on sono Francesi, asserisce con magistrale superiorità che nelle mani di Sofocle e di Euripide la tragedia étoit à son ber
esi, asserisce con magistrale superiorità che nelle mani di Sofocle e di Euripide la tragedia étoit à son berceau. Ma le r
dia étoit à son berceau. Ma le ragioni che ne adduce danno a divedere di non essersi egli molto curato di provvedersi di l
gioni che ne adduce danno a divedere di non essersi egli molto curato di provvedersi di lumi sufficienti per distinguere d
duce danno a divedere di non essersi egli molto curato di provvedersi di lumi sufficienti per distinguere dalla specie di
urato di provvedersi di lumi sufficienti per distinguere dalla specie di tragedia maneggiata da’ Greci le altre coltivate
Fedra, le quali si riconoscono per giudiziose traduzioni o imitazioni di Euripide, di cui pure si è notato essersi dal Fra
li si riconoscono per giudiziose traduzioni o imitazioni di Euripide, di cui pure si è notato essersi dal Francese tralasc
i principj e accomodandosi al gusto e a i costumi correnti, fanno uso di nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione degli spe
fanno uso di nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione degli spettatori di questo tempo, essi fanno gran senno e meritano so
ono ancor essi riusciti egregiamente nella poesia tragica: conveniamo di più che qualche volta hanno uguagliati gli antich
degli uni e degli altri nel proprio genere. Ma che perciò? Chi ardirà di sentenziare su i generi stessi? Chi di preferire
ere. Ma che perciò? Chi ardirà di sentenziare su i generi stessi? Chi di preferire il moderno all’ antico, senza aver ragi
diversità de’ tempi e de’ paesi, senza avere in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto ci assicura che da più migl
ltura delle Sicilie pag. 207 e seg. 90. Vedi la Storia Ecclesiastica di Socrate nel libro III, c. 16, e nel libro V, c. 1
9 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Latino e del Libro II — CAPO VII. Copia di Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione eccessiva negli spettacoli sceneci. » pp. 38-55
CAPO VII. Copia di Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione ec
iva negli spettacoli sceneci. Ci si prepara l’increscevole aspetto di un gran voto della storia teatrale. Esso seguì ne
o, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno di Napoli e della Sicilia, videro i loro teatri per
gonci anche oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’altro presso il lago di B
oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’altro presso il lago di Bolsena ramm
talia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’altro presso il lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal
l lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di q
blicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Ro
l Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Rocco Volpi,
, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Rocco Volpi, e del tea
llo di Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Ros
rbissimo che ancor si ammira e si conserva col nome d’Arena. Vestigii di teatro veggonsi nel Piceno dove era Alia rovinata
Piceno dove era Alia rovinata dal Goto Alarico, della quale a’ tempi di Procopio rimanevano appena poche reliquie. Nell’U
appena poche reliquie. Nell’Umbria veggonsi in Eugubio alcuni rottami di un teatro, che ebbe le mura reticolatea. Spoleto
o, ebbe un teatro rovinato da’ Goti insieme colla città dopo la morte di Teodorico. Veggonsi in Rimini alcuni rottami di m
a città dopo la morte di Teodorico. Veggonsi in Rimini alcuni rottami di mattoni, ne’ quali altri riconosce un teatro, alt
e sono opera de’ bassi tempi, come si rileva dal lavoro troppo minuto di alquante basi di colonne colà rimaste. Credonsi p
bassi tempi, come si rileva dal lavoro troppo minuto di alquante basi di colonne colà rimaste. Credonsi percio piuttosto p
Muraccio o il Terrazzo dell’Ausa fiume che bagna la città dalla parte di oriente. Oltre Terracina ancora, seguitando la Vi
carnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero di s. Angelo sul monte, del quale dice il nomato Alb
o sul monte, del quale dice il nomato Alberti descrivendo la Campagna di Roma, benchè io abbia veduto molti teatri et anf
na perieranta.. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ec
a.. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio
stevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure
tanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran t
Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran teatro, il
gran teatro, il quale col resto della città su rovinato dalle truppe di Severoa. Antiochia ne avea un altro, e i di lui i
su rovinato dalle truppe di Severoa. Antiochia ne avea un altro, e i di lui istrioni furono cagione della trascuraggine e
i lui istrioni furono cagione della trascuraggine e della fatal ruina di Macrinob. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un t
cagione della trascuraggine e della fatal ruina di Macrinob. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che di là av
uina di Macrinob. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che di là avesse Pilade tratte alcune novità che introdu
, non si trova mentovato verun teatro Ebreo. Fu solo sotto il dominio di tali nazioni che fiorì colà qualche poeta drammat
e veniva appellato il Poeta delle Storie Giudaiche; e i frammenti del di lui dramma si trovano inseriti nella collezione d
ane consiste in una introduzione fatta da Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo legislatore e capo degli Ebrei
eto ardente, e finalmente in un racconto fatto da un Messo della fuga di quel popolo e dell’evento del Mar Rosso. Vero è c
menti drammatici, e per tale senza contrasto è considerata la Cantica di Salomone. Ma che simili poesie pervenissero ad es
divisi in cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna part
cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’
ano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che al
mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che altrove diedero l’origine alla poes
Europee già nominate, nel rimanente dove giunsero le vincitrici armi di Roma, trovansi pure teatri. Vedevansi eretti in q
ntarono colonie Romane. Tacito fa menzione della colonia de’ Veterani di Camaloduno, dove era un tempio dell’imperador Cla
Trinobanti governando Paulino Suetonio i Brittanni, s’intese risonare di gemiti ed urlamentia. Nella Spagna solevano alle
rlamentia. Nella Spagna solevano alle occasioni alzarsi alcuni teatri di legno. Cosi fece in Cadice il Pretore Balbo, il q
rapine e ingiustizie, fe costruirvi un teatro con quattordici ordini di scalini per l’ordine equestre; e per potersi mill
ici ordini di scalini per l’ordine equestre; e per potersi millantare di essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo gi
i per l’ordine equestre; e per potersi millantare di essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo giorno de’ giuochi don
le rovine del teatro Saguntino, essendo questa città eretta nel regno di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era que
di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era questo teatro capace di circa novemila persone, secondo il calcolo fatton
i circa novemila persone, secondo il calcolo fattone dal dotto Decano di Alicante don Manuel Martì. tanto amico del nostro
e a monsignor Zondadaria. Alluse a questo teatro e ad altre antichità di Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scri
tabernas y mesonesb. Alcuni moderni autori Spagnuoli fanno menzione di altre rovine teatrali che si trovano nella loro p
ega distante da Calpe, venendosi da Algezira, si osservano i vestigii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine del
Calpe, venendosi da Algezira, si osservano i vestigii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città
ii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città di Tarteso (differente da Cadice che pure portò ques
che pure portò questo nome) detta da’ Greci Carteia. Tralle antichità di Merida, dove Augusto pochi anni prima dell’era Cr
a, dove Augusto pochi anni prima dell’era Cristiana mandò una colonia di Legionarii, vedesi tuttavia quasi intera quella p
ici, ballerini e declamatori moltiplicaronsi oltremodo. Fin dal regno di Tiberio componevano un corpo sì numeroso, e ricev
ligato a rimediarvi col minorarne la mercedea. Nè conseguì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe,
ì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe, che di sole ballerine forestiere, secondo Ammiano Marcel
erine forestiere, secondo Ammiano Marcellinob, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti
con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sgombero dalla città intimato per timore di cares
ed eccettuate da un bando di sgombero dalla città intimato per timore di carestia a tutti i filosofi, retori ed altri lett
de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Egli punì come reo di maestà lesa un poeta che in una tragedia avea ins
avea inserite alcune parole ingiuriose contro il re Agamennone. Assai di rado egli fecesi vedere nel teatro dopo che una v
idesi astretto a manomettere il comedo chiamato Accioa. Avea promesso di riedificare il teatro di Pompeo bruciato casualme
ere il comedo chiamato Accioa. Avea promesso di riedificare il teatro di Pompeo bruciato casualmente, non essendovi nella
uciato casualmente, non essendovi nella famiglia del gran competitore di Giulio Cesare alcuno che potesse a suo tempo sost
icazione, come racconta Tacitob. Intanto però la gente da teatro avea di giorno in giorno acquistato tal predominio sopra
i, e ne divise le spoglie tra gl’istrioni. Diede a una mima la tunica di sua madre, a un mimo la lacerna del padre, a un t
madre, a un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un
un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un altro pa
lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un altro pallio in cui
il proprio nome e quello della mogliea. Peggio era avvenuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, do
enuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, dopo di averlo fatto menare scopando per tre teatri, Stef
o per tre teatri, Stefanione togatario, il quale giunse all’impudenza di farsi servire alla tavola da una matrona Romana i
o nel proprio palazzo, siccome apparisce dall’iscrizione scolpita nel di lui sarcofago recata dal Fabretto e dal Ficoroni.
ri questi eccessi passarono a delirii. Cajo Caligola non avea ritegno di baciare in pubblico l’eccellente pantomimo tragic
atore facesse il più picciolo strepito, se ’l faceva recare innanzi e di propria mano lo flagellavaa. Si sa per quali infa
ria mano lo flagellavaa. Si sa per quali infami vie ottenne il favore di questo medesimo imperadore un altro famoso attore
i Caligoli sono come le fiere addimesticate, che non mai si spogliano di tutta la nativa ferità, e quando meno si attende,
attende, la riprendono. Trovavasi un dì Caligola presso ad una statua di Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di
resso ad una statua di Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di domandargli, qual de’ due fra Giove e lui gli sem
oco a rispondere, lo fece battere aspramente, insultando frattanto al di lui dolore, con dire che nel tuono lamentevole an
con dire che nel tuono lamentevole ancora spiccava la dolcezza della di lui vocea. Vitellio resse l’imperio quasi sempre
Eliogabalo distribuì le maggiori dignità a’ pubblici ballerini; molti di essi furono da lui destinati procuratori delle pr
enatorio; ed uno che da giovine avea rappresentato nella stessa città di Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercitoc. Q
a gli Etruschi ed i Campani aveano favole sceniche senza potersi dire di averle tratte da’ Greci. Tali popoli Italiani ne
le lettere e a coltivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un t
ivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un tempo Difilo, Filemo
renzio seguito da Afranio, indossando felicemente le spoglie preziose di Menandro e degli Apollodori, mal grado delle glor
decoro e gravità la greca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovi
reca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito e al
o il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito e alla Medea e alla Troade d
cenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito e alla Medea e alla Troade di Seneca e all’Agave di Stazio. La grandezza eroica
Ovidio, all’Ippolito e alla Medea e alla Troade di Seneca e all’Agave di Stazio. La grandezza eroica campeggia nel loro st
e per la sola combinazione delle passioni, nè mette capo nella catena di un destino inesorabile. Ma i Mimi e i Pantomimi t
gni coltura, e sparvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria d
parvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria di dissiparlo? Do
inoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria di dissiparlo? Dove risorsero le arti, la drammatica
Letteratura Italiana T. II lib. III b. Nel II libro delle Antichità di Verona. a. Vedi la Descrizione dell’Italia di L
libro delle Antichità di Verona. a. Vedi la Descrizione dell’Italia di Leandro Alberti, dove parla del ducato di Spoleto
la Descrizione dell’Italia di Leandro Alberti, dove parla del ducato di Spoleto. a. In Vit. Tiberii c. 40. a. Vedi il
oleto. a. In Vit. Tiberii c. 40. a. Vedi il libro III delle Storie di Erodiano. b. Lo stesso Erodiano libro V. a. Ved
ano. b. Lo stesso Erodiano libro V. a. Vedasi il Dizionario critico di Pietro Bayle artic. Ezechiel. a. Tacito nel XIV
nio Pollione nella lettera 32 inserita nel VII libro delle Famigliari di Cicerone. a. Trovasi in Bologna in potere della
bre letterata Clotilde Tambroni mia pregevole collega nell’Università di Bologna Professora di lingua e letteratura Greca,
Tambroni mia pregevole collega nell’Università di Bologna Professora di lingua e letteratura Greca, un modello di questo
rsità di Bologna Professora di lingua e letteratura Greca, un modello di questo teatro mirabilmente combinato con tutte le
esto teatro mirabilmente combinato con tutte le misure, e colle parti di esso ben allocate e supplite dove il tempo le ha
intorno a questo teatro la lettera 8 del tomo IV del Viage de España di don Antonio Ponz segretario dell’Accademia di San
IV del Viage de España di don Antonio Ponz segretario dell’Accademia di San Ferdinando in Madrid. a. Vedasene il II disc
b. Delle accennate magnifiche ruine può vedersi la Historia de Merida di Bernabe Moreno Vargas, las Antiquedades de España
storia de Merida di Bernabe Moreno Vargas, las Antiquedades de España di Ambrosio Morales, ed il citato tomo VIII del Viag
45. a. Suetonio in Vit. Calig. c. 55. a. Suetonio nella stessa Vita di Caligola c. 33. b. Lo stesso biografo nella Vita
ella stessa Vita di Caligola c. 33. b. Lo stesso biografo nella Vita di Vitellia c. 12. c. Erodiano nel libro V.
10 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 130-141
Modena Giacomo. Attore insigne in ogni genere di parti, ma più specialmente in quelle di padre nob
Attore insigne in ogni genere di parti, ma più specialmente in quelle di padre nobile e tiranno tragico per le quali si ag
il 1773. Si recò a quindici anni a Verona, per impararvi il mestiere di sartore ; ma innamoratosi del teatro, entrò in un
a compagnia, in cui dalle ultime parti potè salir ben presto a quelle di prima importanza, quali di padre e di tiranno ; e
ltime parti potè salir ben presto a quelle di prima importanza, quali di padre e di tiranno ; e con tal successo, che in c
potè salir ben presto a quelle di prima importanza, quali di padre e di tiranno ; e con tal successo, che in capo a pochi
i lo vediam già nello stesso ruolo in Compagnia del vecchio Zanerini, di cui potè seguire, senza servilità, la vecchia scu
Zanerini, di cui potè seguire, senza servilità, la vecchia scuola, e di Maddalena Battaglia (1795-96), destando a Venezia
a Venezia, al San Gio. Grisostomo, coll’ Ubaldo nel Galeotto Manfredi di Vincenzo Monti, specie nella scena del quarto att
– dice il Teatro mod. app. (vol. III, XXI) – quanto egli fosse capace di sostenere i più sublimi caratteri e di esprimere
XI) – quanto egli fosse capace di sostenere i più sublimi caratteri e di esprimere le più veementi passioni. » Grande nell
ratteri e di esprimere le più veementi passioni. » Grande nella parte di Macmut nella trilogia Goldoniana La sposa persian
n quelle del Sacerdote ne' Baccanali e del Padre nell’Elena e Gerardo di Pindemonte. Nè le tragedie di Alfieri, Saul, Agam
canali e del Padre nell’Elena e Gerardo di Pindemonte. Nè le tragedie di Alfieri, Saul, Agamennone, Oreste, Virginia, Poli
ilio Regolo, Temistocle, Catone in Utica, ebbero più forti interpreti di lui. A questi si univan l’Abate de l’ Epée, il Cu
i interpreti di lui. A questi si univan l’Abate de l’ Epée, il Cugino di Lisbona, il Ministro d’onore, il Medico olandese,
mo ; quel Saul, nel quale egli fu sommo, e pel quale vuol la leggenda di palcoscenico ch'egli si mostrasse geloso del figl
l Saul :« no g' avè rispeto gnanca de vostro pare » ebbe più un tuono di amorosa compiacenza, che di sciocco risentimento 
gnanca de vostro pare » ebbe più un tuono di amorosa compiacenza, che di sciocco risentimento ; dacchè pare irrefragabilme
co solo), direttore eccellente e galantuomo rarissimo. Nei sette anni di esilio di Gustavo, egli, con sacrifici di ogni ma
direttore eccellente e galantuomo rarissimo. Nei sette anni di esilio di Gustavo, egli, con sacrifici di ogni maniera, pri
o rarissimo. Nei sette anni di esilio di Gustavo, egli, con sacrifici di ogni maniera, privandosi quasi del pane per sè e
ogni maniera, privandosi quasi del pane per sè e i suoi, gli fu largo di soccorsi in Francia e in Isvizzera, sopportando s
sopportando sempre con rassegnazione i molti dolori che per tristizia di tempi ebbe a patire nel corso non breve della sua
ire nel corso non breve della sua vita. Sazio d’encomi, e ben fornito di danaro, pensò di lasciar le scene per darsi alla
breve della sua vita. Sazio d’encomi, e ben fornito di danaro, pensò di lasciar le scene per darsi alla vita tranquilla d
auro Corniani d’ Algarotti gli dedicò il seguente SONETTO Ai prischi di della Superba Roma Roscio dal palco gli animi vol
dal palco gli animi volgea, e dai signori della terra doma alta mèsse di plausi allor cogliea. De'più gravi pensier posta
ue a Venezia il 13 febbraio del 1803. Iniziato alle lettere nel liceo di Verona sotto le discipline di Ilario Casarotti, p
l 1803. Iniziato alle lettere nel liceo di Verona sotto le discipline di Ilario Casarotti, passò poi a studiar legge nell’
pline di Ilario Casarotti, passò poi a studiar legge nell’ Università di Padova. Apertosi il 1820, quel teatro, restaurato
Apertosi il 1820, quel teatro, restaurato, colla Fedra dell’Orlando, di cui eran parti principali la celebre Grassini, la
li fu dopo reciproche provocazioni generate dal divieto agli studenti di partecipare alle prove degli spettacoli, ferito a
dottori Fabris e Ruggeri nel lor rapporto lo dichiararono in pericolo di vita. Dopo un mese di malattia, « espulso, – dice
ri nel lor rapporto lo dichiararono in pericolo di vita. Dopo un mese di malattia, « espulso, – dice il Leoni (Dell’ Arte
mese di malattia, « espulso, – dice il Leoni (Dell’ Arte e del Teatro di Padova. Ivi '73) – per la colpa d’essere stato fe
ve si laureò avvocato, recitando talvolta co' filodrammatici le parti di primo attore, nelle quali mostrava di riuscir som
lta co' filodrammatici le parti di primo attore, nelle quali mostrava di riuscir sommo. Morto Alessandro Lombardi, Salvato
riuscir sommo. Morto Alessandro Lombardi, Salvator Fabbrichesi pensò di sostituirlo col giovane Gustavo, il quale, chiama
vane Gustavo, il quale, chiamato a Venezia (1824), esordì colla parte di David nel Saul di Alfieri ; e s’andò man mano acq
uale, chiamato a Venezia (1824), esordì colla parte di David nel Saul di Alfieri ; e s’andò man mano acquistando tal fama,
dò man mano acquistando tal fama, che poco dopo entrò nella Compagnia di Antonio Raftopulo come primo attore. Formò dopo
ol padre e la celebre Carlotta Polvaro ; e abbiam d’allora, al Giglio di Lucca (15 maggio 1830), un programma particolareg
, al Giglio di Lucca (15 maggio 1830), un programma particolareggiato di una rappresentazione straordinaria di spettacolo
un programma particolareggiato di una rappresentazione straordinaria di spettacolo straordinario con colpi di scena e sce
rappresentazione straordinaria di spettacolo straordinario con colpi di scena e scenari straordinari del solito pittore d
itazioni politiche del’ 31 nello Stato della Chiesa, e la rivoluzione di Bologna, ove Modena trovavasi la quaresima con la
ecero risolvere ad abbandonar questa per correre a difender sui campi di Rimini la libertà d’ Italia contro gli austriaci.
rali, ei dovè riparare in Francia. Tornò il '32 a Bologna, ma i fatti di Cesena lo ricacciarono in esilio : e fu a Brussel
tti di Cesena lo ricacciarono in esilio : e fu a Brusselle correttore di stampe, maestro di scuola e commerciante di macch
cacciarono in esilio : e fu a Brusselle correttore di stampe, maestro di scuola e commerciante di maccheroni e di cacio lo
fu a Brusselle correttore di stampe, maestro di scuola e commerciante di maccheroni e di cacio lodigiano ; poi in Isvizzer
orrettore di stampe, maestro di scuola e commerciante di maccheroni e di cacio lodigiano ; poi in Isvizzera, poi di nuovo
mmerciante di maccheroni e di cacio lodigiano ; poi in Isvizzera, poi di nuovo in Francia, d’onde tornò, dopo sette anni d
in Isvizzera, poi di nuovo in Francia, d’onde tornò, dopo sette anni di esilio, a riveder la patria e i parenti, per amni
ustriaco Ferdinando I. Comparve allora sulle scene del Teatro Carcano di Milano sotto le spoglie del divino Alighieri, dec
l divino Alighieri, declamandone, sviscerandone alcuni canti, fra cui di Ugolino e di Francesca, che suscitaron l’entusias
hieri, declamandone, sviscerandone alcuni canti, fra cui di Ugolino e di Francesca, che suscitaron l’entusiasmo. Si unì po
nie, colle quali dava or qui or là poche recite, maturando il disegno di formare e condurre una Compagnia propria di giova
ite, maturando il disegno di formare e condurre una Compagnia propria di giovani forze da avviare, da ammaestrare, da guid
potè mettere assieme una mediocre fortuna ; ma quando la rivoluzione di Milano preluse a quella del '48, egli, chiamato a
striaci vittoriosi e trionfanti nel Veneto, si vendicaron tristamente di lui, atterrando e distruggendo la casa e la terra
ercorrendone le varie città or con compagnie rilevate, or con formate di nuovo. Lo vediamo alla fine del '58 all’ Apollo d
te, or con formate di nuovo. Lo vediamo alla fine del '58 all’ Apollo di Genova, ove diede il mercoledì 22 dicembre un’ult
rappresentazione compresa nell’ abbonamento del carnevale col dramma di Delavigne, Luigi XI. Cacciati i borboni da Napoli
dramma di Delavigne, Luigi XI. Cacciati i borboni da Napoli, deliberò di presentarsi colà come artista ; ma côlto da un ma
sere generale dovè tornare a Torino, ove, sviluppatosi il male, cessò di vivere a soli cinquantott’anni, il 21 febbraio de
uantott’anni, il 21 febbraio del 1861. Molte cose abbiamo a stampa di lui, o che discorron di lui, uomo politico ed art
raio del 1861. Molte cose abbiamo a stampa di lui, o che discorron di lui, uomo politico ed artista ; e principali fra
esse : I. L' Istruzione al popolo italiano e l’Insegnamento popolare di Gustavo Modena« scrittura – dice il Martini (Gius
uro Macchi, secondo afferma il Ricciardi, e pubblicato con prefazione di Giuseppe Mazzini, ma che vide soltanto la luce ne
o la luce nel 1888 per opera della Commissione editrice degli scritti di G. Mazzini, col quale egli eresse a sè l’oraziano
dell’affetto che a lui legava la incomparabile compagna Giulia Calame di Berna, che lo aveva sposato fuggiasco, e che fu –
i e per amore alla sua seconda patria ; corse più tardi ogni pericolo di guerra accanto al marito nel Veneto…… IV. Una le
ertolotti nel suo studio sul Moncalvo. V. Gustavo Modena e l’arte sua di Luigi Bonazzi, che ha data un’idea abbastanza chi
che ha data un’idea abbastanza chiara, a noi che non avemmo la sorte di sentirlo, della sua artistica grandezza. VI. Un c
entirlo, della sua artistica grandezza. VI. Un capitolo nelle memorie di Tommaso Salvini, intitolato : Come G. Modena istr
o Salvini, intitolato : Come G. Modena istruiva. VII. Una conferenza di Adriano Palombi (Roma, '99). VIII. Una conferenz
Una conferenza di Adriano Palombi (Roma, '99). VIII. Una conferenza di Edmondo De Amicis (Speranze e Glorie. Milano, Tre
(Speranze e Glorie. Milano, Treves, 1900), alta, appassionata, piena di fervore patriotico. IX. Una conferenza di Carlo Z
, alta, appassionata, piena di fervore patriotico. IX. Una conferenza di Carlo Zangarini (Bologna, Zanichelli, 1900), ov'è
ate Iacopo Ferrazzi a Bassano. I. Caro Mariano, Mascherpa ha ragione di mettersi in collera con Montazio. Quando un giorn
all’ opera ; e voi accademie orecchiute che per l’opera date migliaja di scudi, date anche alla commedia i mezzi di decora
per l’opera date migliaja di scudi, date anche alla commedia i mezzi di decorare la scena. » Ma egli, il giornalista, com
ro a spendere e spandere per decorare le produzioni con una esattezza di costumi e con uno sfarzo ignoto fino ai nostri gi
Bergamo, perchè ho messo il biglietto a una lira, m’avean minacciato di fischiarmi nei pubblici caffè. E a questo proposi
to di fischiarmi nei pubblici caffè. E a questo proposito il pubblico di Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo.
ffè. E a questo proposito il pubblico di Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo :
questo proposito il pubblico di Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo : non ne
lui. Che non piaccia a Civitavecchia è possibile : perchè il pubblico di Civitavecchia non avrebbe da esser asino ? Lo son
già licenziata la mia compagnia, ed ho messa in libertà la quaresima di Padova, e coll’ultimo di carnovalone 45 in 46 fin
mpagnia, ed ho messa in libertà la quaresima di Padova, e coll’ultimo di carnovalone 45 in 46 finisce il mio capocomicato.
comicato. Probabilmente verrò a passar l’anno venturo in un villaggio di Toscana, alla campagna. Battaglia è in trattato c
In fin dei conti io credo che la Compagnia del Battaglia finirà prima di cominciare come quella di Alì impresario per le S
che la Compagnia del Battaglia finirà prima di cominciare come quella di Alì impresario per le Smirne. Addio. Saluta tutti
rofessore, Mi ascrivo ad obbligo il dare pronto riscontro al gradito di Lei foglio 28 spirato gennaio. E dopo di averle r
pronto riscontro al gradito di Lei foglio 28 spirato gennaio. E dopo di averle resi i più vivi ringraziamenti per le gent
entili espressioni che in quello Ella si compiace dirigermi, La prego di voler manifestare a cotesto illustre Ateneo i sen
tre Ateneo i sensi della mia riconoscenza per l’onore che mi ha fatto di nominarmi suo Socio corrispondente. Mi è poi di g
onore che mi ha fatto di nominarmi suo Socio corrispondente. Mi è poi di grandissima compiacenza l’entrare seco Lei in tal
a l’entrare seco Lei in tali rapporti, che mi procureranno il piacere di conoscer La personalmente, e di riconoscere in pa
porti, che mi procureranno il piacere di conoscer La personalmente, e di riconoscere in pari tempo il di Lei merito anche
acere di conoscer La personalmente, e di riconoscere in pari tempo il di Lei merito anche in fatto di pubblico insegnament
mente, e di riconoscere in pari tempo il di Lei merito anche in fatto di pubblico insegnamento. Frattanto ho il vantaggio
to anche in fatto di pubblico insegnamento. Frattanto ho il vantaggio di potermeLe dichiarare Obblmo. Devmo. Servitore G
Devmo. Servitore G. Modena. Grande e bella figura questa del Modena, di cui non sappiam bene se più e meglio valesse la m
o nel Capitan cortese del 12 aprile '96 con queste parole : Fu tutto di un pezzo : repubblicano sin dalla prima giovinezz
prima giovinezza, fiero nemico così dell’ oppressione straniera, come di qualunque arroganza anche tribunizia che mirasse
on la dittatura della piazza, sia con quella della Reggia. Mi ricordo di averlo veduto nell’Assemblea Toscana in cui era d
emblea Toscana in cui era deputato, capitanare un giorno un tentativo di rivolta dell’Assemblea Toscana in cui era deputat
emblea Toscana in cui era deputato, capitanare un giorno un tentativo di rivolta dell’ Assemblea contro la dittatura di Gu
un giorno un tentativo di rivolta dell’ Assemblea contro la dittatura di Guerrazzi – dittatura acre, aspra, sgarbata, che
ea era troppo sfiaccolata per reggervi. – Il dittatore impose il voto di fiducia e l’ottenne. – Ma l’urto fra i due uomini
l voto di fiducia e l’ottenne. – Ma l’urto fra i due uomini, entrambi di ferro, fra i due caratteri irti di punte e di ang
l’urto fra i due uomini, entrambi di ferro, fra i due caratteri irti di punte e di angoli, fu terribile. – Guerrazzi risp
i due uomini, entrambi di ferro, fra i due caratteri irti di punte e di angoli, fu terribile. – Guerrazzi rispose alla in
nte e di angoli, fu terribile. – Guerrazzi rispose alla interpellanza di Modena, secco, sdegnoso, iracondo, e chiuse dicen
la raccolgo. Sappia il signor Guerrassi che io mi sento tanto altero di recitare la tragedia al Teatro di Borgognissanti,
rrassi che io mi sento tanto altero di recitare la tragedia al Teatro di Borgognissanti, quanto umiliato nel prender parte
nissanti, quanto umiliato nel prender parte a questa indegna commedia di Palazzo Vecchio. Guerrazzi, dal suo banco m
uerrazzi, dal suo banco ministeriale, pallido, terreo, mandando lampi di collera dai cristalli dei suoi occhiali d’oro, ir
Non feci allusioni : – non si accalori così. È tutto rosso. E Modena di rimando : « Risponderò a lei come fu già risposto
non da commedia, a Napoleone I : È il nostro destino quando si parla di libertà – per me di arrossire, per voi di impalli
Napoleone I : È il nostro destino quando si parla di libertà – per me di arrossire, per voi di impallidire. » L'Assemblea
tro destino quando si parla di libertà – per me di arrossire, per voi di impallidire. » L'Assemblea andò sossopra – il pub
andò sossopra – il pubblico batteva freneticamente le mani. Era uomo di passione, ma il sentimento dell’ onestà e della r
itica e ai rancori personali. ……………………….. Nessuno certo potè mai più di lui nè come lui suscitar l’entusiasmo nel popolo
l’entusiasmo nel popolo affollato, sia si mostrasse sotto le spoglie di Paolo, sia di Luigi  XI, sia di Saul, sia di Davi
nel popolo affollato, sia si mostrasse sotto le spoglie di Paolo, sia di Luigi  XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelc
to, sia si mostrasse sotto le spoglie di Paolo, sia di Luigi  XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstei
strasse sotto le spoglie di Paolo, sia di Luigi  XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Citt
le spoglie di Paolo, sia di Luigi  XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino di Gand
Paolo, sia di Luigi  XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino di Gand, o di Maomett
i Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di
di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di Raimondo, o
di Walenstein, o del Cittadino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di Raimondo, o di Dante, del quale interp
ein, o del Cittadino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di Raimondo, o di Dante, del quale interpretava (com
adino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di Raimondo, o di Dante, del quale interpretava (come abbiamo da un
ndo, o di Dante, del quale interpretava (come abbiamo da un programma di sua beneficiata al Teatro del Giglio di Lucca, la
(come abbiamo da un programma di sua beneficiata al Teatro del Giglio di Lucca, la domenica 7 giugno 1840, in Compagnia Do
infisso con gran violenza sul piano della tavola, che…. doveva essere di marmo. Ma…. altri tempi, allora. La missione del
mo. Ma…. altri tempi, allora. La missione del teatro non era, allora, di mostrare al vivo malattie del nostro spirito e de
o e del nostro corpo, senza ragione, senza concetto, senza ideali ; o di intrecciar pazzie e bizzarrie per ridar vita alla
re, da ingagliardire…. E l’artista e il patriotto insieme si servivan di ogni mezzo per riuscir nell’intento. Non occupiam
servivan di ogni mezzo per riuscir nell’intento. Non occupiamoci ora di stabilire se antiartistica, o poco logica, o addi
, o poco logica, o addirittura grottesca potesse essere l’apparizione di Modena sotto le spoglie di Dante, che i canti del
ura grottesca potesse essere l’apparizione di Modena sotto le spoglie di Dante, che i canti dell’Inferno declamava, immagi
le spoglie di Dante, che i canti dell’Inferno declamava, immaginando di improvvisarli e dettarli inspirato a un giovinett
na…. Quel che più cercasse il Modena con tali declamazioni, se, cioè, di ravvivar nelle genti l’amore pel grande volume, o
è, di ravvivar nelle genti l’amore pel grande volume, o non piuttosto di mostrar loro i più riposti sentimenti politici de
l giorno che Gustavo Modena chiuse le sue rappresentazioni nel Teatro di Palma, intitolato poi dal suo nome. No – non è l
lo consola l’eco possente della tua parola. Forse l’industre artefice di questa nova gloria era presago, quando il suo cir
, che gli fu seconda patria, inaugurò, per l’opera costante e amorosa di Giuseppe Cauda, un giornalista, che dell’arte del
e del teatro s’è fatto un culto, il sospirato monumento, degno lavoro di A. Bi stolfi, al quale porse il saluto della patr
patria Enrico Panzacchi, e sul quale sono incise queste degne parole di A. Graf : gustavo modena | per altezza d’ingegn
le di A. Graf : gustavo modena | per altezza d’ingegno | per carità di patria | per integrita di vita | degno di accompa
modena | per altezza d’ingegno | per carità di patria | per integrita di vita | degno di accompagnarsi coi sommi | l’arte
ezza d’ingegno | per carità di patria | per integrita di vita | degno di accompagnarsi coi sommi | l’arte scenica aderse |
compagnarsi coi sommi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo | di verita di virtu di bellezza | memorabile esempio
i coi sommi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo | di verita di virtu di bellezza | memorabile esempio | a imitat
mi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo | di verita di virtu di bellezza | memorabile esempio | a imitatori ed em
ta di virtu di bellezza | memorabile esempio | a imitatori ed emuli | di vera gloria bramosi. | 1803-1861.
11 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
scerà per diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi di esso una meno confusa idea, considerandone la str
za degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di Teatro che da τεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio o
immaco (lib. IV, ep. 51 Variarum) fu tradotto Visorium, è più moderno di quello di Scena che si diede al luogo delle prime
b. IV, ep. 51 Variarum) fu tradotto Visorium, è più moderno di quello di Scena che si diede al luogo delle prime rappresen
ano i rami e le fronde soprapposte ai tabernacoli, o alle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attor
i e le fronde soprapposte ai tabernacoli, o alle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attori dal Sol
de soprapposte ai tabernacoli, o alle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attori dal Sole e dalle p
prima che essi fossero ammessi a rappresentare in città. I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero esser
arri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie di tenda portatile che prontamente si rassettava all
e apparato campestre. Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei, si eresse estemporan
Agatarco celebre architetto da noi altrove mentovato, colla direzione di Eschiloa, costruì in Atene il primo teatro. Un al
Eschiloa, costruì in Atene il primo teatro. Un altro più famoso tutto di marmo dedicato a Bacco se ne alzò dal chiaro arch
altri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio di una collina a cui si appoggia, e intorno a trecen
dal mare, che riguarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia di un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con
guarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia di un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con tutta la profond
rmo, il cui diametro preso con tutta la profondità degli scaglioni, è di 250 piedi, e la periferia di 500b. Oggi pure si o
n tutta la profondità degli scaglioni, è di 250 piedi, e la periferia di 500b. Oggi pure si osserva in Samo lo spazio che
i si trasportarono per edificarne Coraa. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia Minore era quello di Smirne, il q
aa. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia Minore era quello di Smirne, il quale probabilmente fu il luogo dove b
bilmente fu il luogo dove bruciarono vivo san Policarpo primo vescovo di quella città in età di anni 96 sotto Marco Aureli
ve bruciarono vivo san Policarpo primo vescovo di quella città in età di anni 96 sotto Marco Aurelio o Antonino Pio. I Tur
Caravaneb. Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome di Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputaro
anzio vicina che si reputarono entrambe come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di ta
e come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una de
a città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle marav
lla nazione Greca, si vogliono quì rammemorare le reliquie de’ teatri di quell’ isola. Pregevoli singolarmente si reputano
la. Pregevoli singolarmente si reputano i ruderi esistenti del teatro di Siracusa chiamato massimo da Cicerone contra Verr
di Siracusa chiamato massimo da Cicerone contra Verre, cui a giudizio di Diodoro Siculo cedeva anche il teatro di Agira su
contra Verre, cui a giudizio di Diodoro Siculo cedeva anche il teatro di Agira sua patria, che egli appellò il più bello d
Alberti vide nel sito, ove era Acradina e Tica, alcuni pochi rottami di tal superbo teatro tagliato nel sassob. Il Conte
edevasi (dicec) posto in parte eminente, donde si scoprivano le città di Napoli, Ortigia ed Acradina bassa, i due porti, i
fregi che l’adornavano, rimane alcun vestigio. Merita tra le reliquie di questo teatro particolare attenzione il più basso
to teatro particolare attenzione il più basso scalino della gradinata di mezzo. Vi si erano osservate queste lettere grech
modo che non si curarono mai. Riescì al lodato Conte Gaetani nel 1756 di scoprire nella parte opposta in faccia al levante
n Siracusa al cui tempo forse potè edificarsi il teatroa. L’esistenza di tal regina de’ Siracusani si compruova con un gra
sistenza di tal regina de’ Siracusani si compruova con un gran numero di medaglie registrate nell’edizioni della Sicilia N
dall’Agostino, dal Mayer, dall’ Avercampio. Il Gaetani molte ne vide di argento, e qualcheduna di rame. Il Torremuzzab al
dall’ Avercampio. Il Gaetani molte ne vide di argento, e qualcheduna di rame. Il Torremuzzab altre ne reca tutte di argen
di argento, e qualcheduna di rame. Il Torremuzzab altre ne reca tutte di argento, che rappresentano Filistide in varie età
ra, vicino alla vecchiaja, vecchia affatto e rugosa. Oltre de’ teatri di Siracusa e di Agira, abbiamo con qualche particol
a vecchiaja, vecchia affatto e rugosa. Oltre de’ teatri di Siracusa e di Agira, abbiamo con qualche particolarità rammenta
i Agira, abbiamo con qualche particolarità rammentato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di
iamo con qualche particolarità rammentato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta, di
he particolarità rammentato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Sim
rità rammentato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Similmente degn
ato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Similmente degni sono di ra
quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i
i Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di R
i Segesta, di Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di Reggio, e di altre città
i Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di Reggio, e di altre città della Magna
Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di Reggio, e di altre città della Magna Grecia. Memo
gni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di Reggio, e di altre città della Magna Grecia. Memorabili sopra
tà della Magna Grecia. Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto
agna Grecia. Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompe
cia. Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Er
li sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Na
i sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. Si è pu
antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. Si è pure nella n
atri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. Si è pure nella nostra citat
, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. Si è pure nella nostra citata opera della
stra citata opera della Coltura delle Sicilie fatta parola del teatro di Venosa sacro ad Imeneo secondo l’Antonini, di que
fatta parola del teatro di Venosa sacro ad Imeneo secondo l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di
ad Imeneo secondo l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja, di Alife e di Sessa. Vuolsi dagli
secondo l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja, di Alife e di Sessa. Vuolsi dagli eruditi L
l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja, di Alife e di Sessa. Vuolsi dagli eruditi Lancianesi
di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja, di Alife e di Sessa. Vuolsi dagli eruditi Lancianesi che in Ans
uditi Lancianesi che in Ansano, oggi Lanciano, si eresse un teatro su di un colle all’occidente in un trivio non lontano d
atro su di un colle all’occidente in un trivio non lontano dal tempio di Apollo, che poi verso il 1227 si convertì in una
e sotto il titolo dell’Assunta. Essi ci attestano che in una orazione di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite d
he in una orazione di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite di Giacomo Fella e di Pietro Polidoro se ne fa menzi
di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite di Giacomo Fella e di Pietro Polidoro se ne fa menzione; aggiungendo ch
ndo che anche nel secolo XVI n’esistevano varii rottami. Tralle ruine di un tempio dedicato, come si crede a Bacco, il med
tempio dedicato, come si crede a Bacco, il medesimo Polidoro assicura di aver trovata la seguente iscrizione: Q. Aureliu
agnifico, della cui bellezza favellano Pausania e Plutarco nella Vita di Agesilao. In fattinulla parmi che si possa aggiun
l’errore del Cragio, il quale ha creduto che gli Spartani mancassero di spettacoli scenici, ed ha indotti nel medesimo er
gari. Quel teatro i cui vecchi fondamenti si additano presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia d
no presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia di Platea, era veramente fatto per gli esercizii gin
ndo giorno delle feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciul
tie, che celebravansi ogni anno nel mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciullo Giacinto da lui amato e pe
cora che il gramatico Sosibio Spartano compose un trattato sul genere di commedia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote
l trattato scritto contro le stravaganze del p. Concina si maraviglia di ciò che asserì Cornelio, non parendogli probabile
poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di es
l rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni
Cornelio Nipote afferma con tal franchezza il fatto riferito, scevro di ogni timore di essere smentito da’ contemporanei,
e afferma con tal franchezza il fatto riferito, scevro di ogni timore di essere smentito da’ contemporanei, che sembra esc
ontemporanei, che sembra escludere ogni sospetto suscitato dal Maffei di essersi lasciato ingannare da qualche falsa relaz
che gli uomini comparissero sulla scena da donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora di un tragedo che nell’us
sulla scena da donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese u
di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella
schera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita di Silla mentova pure un certo Metrobio attore Lisio
va pure un certo Metrobio attore Lisiodo cioè che rappresentava parti di donne, a differenza de’ Magodi che rappresentavan
entavano quelle dell’uno e dell’altro sesso. È notissimo poi il passo di Aulo Gelliob intorno all’attore Polo, il quale so
di Aulo Gelliob intorno all’attore Polo, il quale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle
l’attore Polo, il quale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell
o la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo figliuolo,
edia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo figliuolo, ed espresse vivamente il propri
i un suo figliuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle
rsità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri uomini grandi della Grecia,
i de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri uomini grandi della Grecia, e la declamazio
ecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. Quasi tutti i poeti sc
to capitano dagli Ateniesi in grazia de’ suoi versi che mostravano la di lui perizia nelle çose belliche. Eschilo musico a
meno che poeta, era uno de’ valorosi capitani del suo tempo, e sotto di lui godeva la pubblica stima il saltatore Teleste
ferito a qual segno godesse il favore del re Archelao e dell’amicizia di Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte c
di Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte che recitava nelle di lui tragedie, era rispettato in Atene e sommament
e sommamente caro allo stesso tragico, nei cui drammi correva romore di avere anche lavorato alcun poco come scrittore. S
prima attore teatrale, e si distinse nel rappresentare il personaggio di Enomao, benchè non facesse che le terze parti, si
te influivano nelle politiche deliberazioni, e attraversarono le mire di Demostene. Neottolemo stabilito in Macedonia, men
ngeva alla spedizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze di Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’
edizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze di Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’ Molossi, rapp
ro re de’ Molossi, rappresentò un suo componimento intitolato Cinira, di cui Diodoro Siculo ci ha conservato un frammento
n grande stima era Satiro celebre attore al quale secondo il racconto di Plutarco dovè Demostene tutto il vantaggio che ri
ndo statue colonne e ornati nobili, comica imitando piazze e finestre di edifizii particolari, e satirica presentando rupi
presentando rupi caverne boscaglie. Le decorazioni accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo d
accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo di macchine, le quali secondo Serviob cangiavano l’a
ietro della scena era il Βροντειον, il luogo, in cui con otri ripieni di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’
di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’ tuoni. Anche al di dietro era il Coragio che oggi si direbbe la guar
i e i planipedi, ovvero mimi che non usavano nè coturni nè socchi. Al di sotto del pulpito e nel bel mezzo del teatro era
il pulpito descritto, come scrisse Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ musici e da’
ati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da Vitruvio chiamaronsi Precinzioni a, e
fatte non per sedere ma per montare ai rispettivi ounei. Ogni coppia di queste picciole scalinate conteneva uno spazio, c
e dall’andarsi sempre ristringendo nel calar giù presentava la figura di un cuneo e secondo Giusto Lipsioa diede il nome a
segnati ai diversi ceti degli spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo separati, che gli apici degli angoli de’ gra
gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A ren
chiare e soavi le voci degli attori, immaginarono i Greci certi vasi di bronzo chiamati echei artificiosamente lavorati e
spettacolo. Marmi, bronzi, statue, colonne ed altre preziose reliquie di tanti teatri Greci, a dispetto degli anni che gli
tà e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano una de
icenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano una delle cure predi
ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di queste cure erano i teatrali. Se ne occupavano pe
Adriano stesso poscia imperadore ne fu decorato. Due splendidi campi di onore aperse agl’ingegni la Grecia, l’uno ne’ giu
ardore destar non doveva ne’ generosì scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia desti
on doveva ne’ generosì scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad assiste
re al certame e pronta a coronare il vincitore! Questa onorata fiamma di gloria, questa bella utile contesa così chiamat
uesta bella utile contesa così chiamata da Esiodo perchè nulla avea di quella bassa malignità che tormenta gl’invidi imp
rammatica; e le sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nell
e sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più sodenni
gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più sodenni feste di Minerva dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie
gare Olimpiche. Nelle più sodenni feste di Minerva dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie famose pel gran concorso de’
le nuove tragedie, preparavansi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correve da più
edie, preparavansi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correve da più parti fontan
co di vivande e di licori, e si facevano correve da più parti fontane di vinoa Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intor
rimanevano esclusi e i ricchi pagando per gli poveri approfittavansi di tale occasione per comperarne i voti ed il favore
a plebe decretò che certo denaro pubblico riserbato per le occorrenze di qualche invasione straniera, si desse a’ cittadin
rrenze di qualche invasione straniera, si desse a’ cittadini in tempo di pace per abilitarli ad assistere agli spettacoli;
iamato τό θεωρικὸν o sia degli spettacoli. Sul cominciar della guerra di Olinto volle Apollodoro fare un decreto che quest
re del popolo promulgò una strana legge, cioè che chiunque proponesse di trasportare ad uso di guerra il danajo teatrale,
una strana legge, cioè che chiunque proponesse di trasportare ad uso di guerra il danajo teatrale, fosse reo di mortea In
ponesse di trasportare ad uso di guerra il danajo teatrale, fosse reo di mortea Incredibili erano per conseguenza di tanto
anajo teatrale, fosse reo di mortea Incredibili erano per conseguenza di tanto ardore e di tanta avidità per gli spettacol
sse reo di mortea Incredibili erano per conseguenza di tanto ardore e di tanta avidità per gli spettacoli, gli applausi le
ual concorso qual lusso quali profusioni per un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto di tanti
r un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto di tanti poderosi stati moderni arricchiti dalle min
profondeva in quello tanti tesori, e negavagli ai patriotici progetti di Demostene, si corruppea, rovinò per questo appunt
del dovere; la nazione è perduta. Non pertanto dove i costumi mancano di una pubblica scuola teatrale che ammaestri il pop
una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro in cambio di
polo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro in cambio di essere scuola fomenta le laidezze le goffaggini l
tà le bassezze i pregiudizii, e resta abbandonato dalla gente colta e di gusto: dove la poesia drammatica si trascura, si
che; ognuno vede che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e di morale che sono le ausiliatrici d
che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e di morale che sono le ausiliatrici della legislazion
sta bell’ epoca teatrale. a. Trovansene ne’ libri dell’Architettura di Vitruvio; nel Gallucei della Tragedia, e Commedia
tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. a. Vitruvio nella prefazione al libro V
truvio nella prefazione al libro VII. a. Spon nel Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia e del Levante tom. IV pag. 02
prefazione al libro VII. a. Spon nel Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia e del Levante tom. IV pag. 02 e seg. b.
a. Biblioth. Histor. lib. XVI Ne favella anche Plutarco nella Vita di Timoleone, e Giustino parlando di Agatocle nel li
e favella anche Plutarco nella Vita di Timoleone, e Giustino parlando di Agatocle nel libro XXII. b. Descrizione della S
dal nomato Conte Gaetani ebbe la pianta del teatro, per inserirla nel di lui Stato presente de’ Monumenti antichi Sicilian
Monumenti antichi Siciliani del 1767. La rapportò poscia il principe di Torremuzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia.
rapportò poscia il principe di Torremuzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia. b. Medaglie antiche di Sicilia 1781.
rremuzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia. b. Medaglie antiche di Sicilia 1781. c. Vicende della Coltura delle Si
ca lib. III. b. Noct. Attic. lib. VII, cap. 5. a. Nella traduzione di Demostene tomo II, pag. 9. a. Giulio Polluce nel
e nell’Onomastico lib. IV. cap. 18. b. Nel III libro delle Georgiche di Virgilio. c. Esse perciò si dissero ductiles, e
. lib. V, cap. 3. a. De Amphitheatris. a. Toureil sulla Filippica di Demostene appresso il Cesarotti Tomo I. a. Di qu
12 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
proseliti potè in Roma formarsi un’ accademia sotto il modesto titolo di Arcadia, le cui colonie si sparsero per l’ Italia
furono i precursori del rinascimento della tragedia italiana. L’onore di primo restauratore di essa nel nostro secolo debb
l rinascimento della tragedia italiana. L’onore di primo restauratore di essa nel nostro secolo debbesi senza dubbio al Bo
atico e poeta Eustachio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gust
hio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gusto, emulo del Maffei
iaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gusto, emulo del Maffei e del Gravina36, avea com
blimità e l’eleganza dello stile, nè la copia de’ pensieri, nè l’arte di colorire acconciamente i caratteri e le passioni.
colorire acconciamente i caratteri e le passioni. Nocquegli in molte di esse la versificazione che prescelse, ad onta di
. Nocquegli in molte di esse la versificazione che prescelse, ad onta di averla renduta al possibile armoniosa, sì per ess
nuova in teatro, sì per la rima e la monotonia che l’accompagna, e le di lui tragedie dopo alcuni anni cessarono di rappre
nia che l’accompagna, e le di lui tragedie dopo alcuni anni cessarono di rappresentarsi. Certo è però che i forestieri ste
pplausi. I giornalisti Olandesi ne manifestarono varj pregi, e quelli di Trevoux asserirono che pochi tragici pareggiavano
pochi tragici pareggiavano il Martelli. Certo è pure che la compagnia di Luigi Riccoboni le rappresentò con applauso non e
la compassione maneggiata con arte e decenza, il magnanimo carattere di Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la di
te e decenza, il magnanimo carattere di Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la dipintura d’un Ottomano geloso del
er saggio dello stile e della versificazione l’ appassionato monologo di Perselide dell’atto III, Eccomi donna e sola fra
o stesso? Misero, il penso e vivo? nè questo cor mi schianto, Che di dolor non scoppia? . . . Soliman? questo è pianto
debolezza sin colla crudeltade .. La delicatezza dell’espressioni di Mustafo che va a morire, è notabile: egli non vuo
uanto ei m’ami e quanto lui dalle fasce amai; Tu pur, vergine degna di miglior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo:
esti estremi ricordi serba col tuo consorte, E non cercar più nulla di qualunque mia sorte. Sol se qualche novella (ch
che del suo nome nelle note a me care Partir tu mi vedesti, e finir di parlare. Una tragedia di tal pregio non meritav
a me care Partir tu mi vedesti, e finir di parlare. Una tragedia di tal pregio non meritava occupare il luogo delle G
di tal pregio non meritava occupare il luogo delle Gemelle Capuane o di qualche altra del Teatro Italiano? Ciò che diffin
iffinisce i primi progressi della tragedia italiana sin dal principio di questo secolo, è appunto la saggia imitazione fat
a imitazione fatta dal Martelli dell’Ifigenia in Tauri e dell’Alceste di Euripide. Gl’ Italiani del XVI secolo aveano tras
delle antiche vestigia, ed i Francesi del XVII secolo fecero un passo di più maneggiandoli in guisa che si adattassero al
olo ed al tempo in cui si ripetono. Il Martelli partecipò felicemente di questa gloria, e con miglior senno de’ nostri cin
artifizio della moderna economia. Il confronto dell’Ifigenia in Tauri di Euripide con quella del Martelli mostrerà sempre
on quella del Martelli mostrerà sempre al giovane studioso la maniera di modernar le greche favole con vantaggio e senza s
o l’ interesse dell’antica senza inverisimilitudini, senza il trionfo di Ercole nell’inferno e senza le indecenti altercaz
a il trionfo di Ercole nell’inferno e senza le indecenti altercazioni di Admeto col padre. Impaziente parimente del risorg
già usato dal Grattarolo nella Altea e nella Polissena), lusingandosi di poterlo elevare alla grandezza tragica e sostitui
uri la versificazione, l’ uso frequente de’ latinismi, l’affettazione di alcune similitudini poste in canzonette, il suo m
’affettazione di alcune similitudini poste in canzonette, il suo modo di sceneggiare all’antica &c. Ma se ne comendi l
erni costumi applicata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare di Euripide, specialmente nel Papini
licata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare di Euripide, specialmente nel Papiniano. Soprattutto
almente nel Papiniano. Soprattutto si encomj col dotto critico Pietro di Calepio per aver saputo travestire ed applicare a
lepio per aver saputo travestire ed applicare all’azione quella sorte di sentenze che contengono massime di morale, nella
applicare all’azione quella sorte di sentenze che contengono massime di morale, nella quale arte il Gravina si è distinto
zzioni. La filosofia consiglierà sempre a valersi della nota sagacità di quel Greco pittore che raccolse da molte leggiadr
vera storia teatrale ragionata; e questo non sanno fare nè i plagiarj di mestiere quando copiano e furano a metà, nè gli a
ando copiano e furano a metà, nè gli apologisti preoccupati. Il regno di Napoli produsse ne’ primi anni del secolo due alt
poli produsse ne’ primi anni del secolo due altri pregevoli scrittori di tragedie, il consigliere conte Saverio Pansuti, e
spesso fangoso, e nell’atto V si accumolano troppe cose dopo la morte di Sejano, le quali conveniva accennar brevemente. M
io ad Apicata, tragici i rimorsi che atterriscono Livia dopo la morte di Druso, e opportuna l’osservazione della nutrice i
nte nella Sofonisba trovansi sparsi gli ornamenti lirici, e non manca di passi tragici bene espressi. La Virginia, mal gra
e Numitore nell’atto I, e del racconto felice e senza ridondanza del di lei ammazzamento, si posporrà sempre a tutte le a
e dell’ episodio della deflorata Volunnia che si frammischia al fatto di Virginia. Migliore delle precedenti è il Bruto de
enti è il Bruto dettato in istile sublime e raramente gonfio, e ricco di passi ben espressi. Lodevole nell’atto I è il rit
ed in Furio de’ repubblicisti, sul gusto delle politiche discussioni di P. Cornelio, e la descrizione delle arti degli am
I l’ambasciata degnamente esposta da Celio: nel IV i gravi sentimenti di Furio che tenta di richiamar Tito nel camin dritt
amente esposta da Celio: nel IV i gravi sentimenti di Furio che tenta di richiamar Tito nel camin dritto: nel V i forti ri
o che tenta di richiamar Tito nel camin dritto: nel V i forti rimorsi di Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento d
V i forti rimorsi di Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento di lui colla madre, gli eroici insieme e patetici se
ccamento di lui colla madre, gli eroici insieme e patetici sentimenti di Bruto. Ma l’ Orazia rappresentata in Napoli con a
ino e il Cornelio egli, dando come il primo alla sua favola il titolo di Orazia, conservò per lei sola sino all’atto V tut
ublime e col patetico. Meritano particolare attenzione l’amor tragico di Orazia e Curiazio, il carattere eroico e feroce d
one l’amor tragico di Orazia e Curiazio, il carattere eroico e feroce di Orazio, l’amara divisione di Orazia e Curiazio ne
e Curiazio, il carattere eroico e feroce di Orazio, l’amara divisione di Orazia e Curiazio nell’atto III, la notizia della
II, la notizia della pugna stabilita tra’ Curiazj e gli Orazj nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo s
a tra’ Curiazj e gli Orazj nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo sposo, il contrasto delle allegrezze
za l’altra scena di Orazio collo sposo, il contrasto delle allegrezze di Roma colle smanie di Orazia per la sanguinosa vit
razio collo sposo, il contrasto delle allegrezze di Roma colle smanie di Orazia per la sanguinosa vittoria del fratello e
di Orazia per la sanguinosa vittoria del fratello e per la morte del di lei sposo, e finalmente l’ azione del V interessa
di lei sposo, e finalmente l’ azione del V interessante per la morte di Orazia, pel pericolo di Orazio condannato e per l
nte l’ azione del V interessante per la morte di Orazia, pel pericolo di Orazio condannato e per la patetica aringa di Pub
di Orazia, pel pericolo di Orazio condannato e per la patetica aringa di Publio in pro del figlio superstite che commuove
la poesia tragica il coltissimo duca Annibale Marchese, il quale dopo di aver governato da preside in Salerno entrò nel 17
governato da preside in Salerno entrò nel 1740 tra’ Padri Gerolimini di Napoli e glorioso per la rinunzia dell’ arcivesco
i Gerolimini di Napoli e glorioso per la rinunzia dell’ arcivescovato di Palermo e del vescovato di Lecce a lui offerti mo
orioso per la rinunzia dell’ arcivescovato di Palermo e del vescovato di Lecce a lui offerti morì nel 1753 ammirato per le
irtù. Sin dalla prima gioventù mostrò gusto e buon senno colla scelta di ottimi argomenti per due sue favole impresse in N
l Crispo che è un ritratto dell’Ippolito greco, col patetico pennello di Euripide e coll’ eleganza armoniosa del Racine sc
ravità il Gravina, colla purezza del linguaggio il Pansuti. Meritò la di lui Polissena che da Pietro di Calepio si preferi
a del linguaggio il Pansuti. Meritò la di lui Polissena che da Pietro di Calepio si preferisse nel confronto a quella del
pel piano meglio ragionato, pel costume più conveniente, e per l’arte di muovere la compassione. Egli è vero che all’istes
di muovere la compassione. Egli è vero che all’istesso Calepio sembra di trovare nella Polissena francese maggior bellezza
trici (qualora se ne conceda l’uso), può accordarsi loro certa specie di coltura al riflettersi che esse non rassomigliano
non rassomigliano alle moderne balie, ma si supposero sempre persone di alta condizione e compagne delle regine sino alla
lmaïr, quale dal Napoletano Baldi, quale dal Veneziano Zucchi. I cori di esse posti in musica da varj eccellenti maestri N
ti maestri Napoletani si trovano stampati colle note musicali in fine di ciascun tomo. Tommaso Carapelle pose in musica i
lla Draomira: Nicola Fago detto il Tarantino dell’Eustachio: Leonardo di Leo della Sofronia: Nicola Porpora dell’Ermenegil
Porpora dell’Ermenegildo: Francesco Mancini del Maurizio il Principe di Ardore del Ridolfo. Caratterizzano queste favole
oismo cristiano che riscaldava il petto dell’autore. Per saggio della di lui maniera di colorire vedasi un frammento del r
che riscaldava il petto dell’autore. Per saggio della di lui maniera di colorire vedasi un frammento del racconto che fa
intanto Dice fra gridi e fra tumulti, e sempre Più lievi ascolto di sue voci il suono. Lontananza e fragor d’onda s
oci. Svolazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor, di fe, di duolo; e a lei rispondo (Ch’altro meco no
olazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor, di fe, di duolo; e a lei rispondo (Ch’altro meco non ho) c
sce Più ognor l’aere fra noi per lontananza &c. Ricca miniera di affetti e di caratteri eccellentemente contrappos
or l’aere fra noi per lontananza &c. Ricca miniera di affetti e di caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti
di affetti e di caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti, e di gran pensieri con eleganza e sublimità espressi,
lante cattolico, rispettoso figliuolo e tenero consorte, Igonda piena di magnanimità e di vero affetto pel marito, Recared
rispettoso figliuolo e tenero consorte, Igonda piena di magnanimità e di vero affetto pel marito, Recaredo sensibile e gen
ano e persecutore implacabile. Questo insidiatore strappa dalla bocca di Leovigildo la sentenza della morte del figliuolo,
della morte del figliuolo, se non rinunzj al culto cattolico; e colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Rec
ulto cattolico; e colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Recaredo, che al fine gli dice:   Udito ho sempr
Recar. Caro è a Dio sol chi al suo dovere intende, E il tuo non è di consigliar regnanti. Trionfa anche il carattere
arattere d’Igonda allorchè in faccia a Leovigildo consiglia al marito di preferir la morte al sacrilegio d’imbrattar con r
fortezza lascia il freno alla sua sensibilità. Notabile in fine è la di lei grandezza d’animo, con cui dopo aver vinto Le
que il Marchese rilevare il pregio maggiore della Cristiana religione di perdonare e amare il nemico, prima che Voltaire a
agna degnamente l’Ermenegildo. Quest’ imperadore che si era macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora
te l’Ermenegildo. Quest’ imperadore che si era macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora da Dio di es
macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora da Dio di esserne punito in questo mondo e non con pene ete
colpi prima che il tiranno Foca lo faccia uccidere. Avea Maurizio un di lui bambino in potere d’Irene, e Foca vuol sapere
no in potere d’Irene, e Foca vuol sapere dove si nasconda minacciando di far tormentar Maurizio con tutta l’atrocità. Iren
dore non comporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara di virtù e di eroismo e con queste tragiche situazio
mporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara di virtù e di eroismo e con queste tragiche situazioni prevenne
e che si trascrivesse il patetico e vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso col
il patetico e vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di
vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di Dante. Presen
i tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di Dante. Presenta dunque il Marchese più d’una trag
io Bruto, Marco Bruto, Giulio Cesare e Druso. Il pregio singolare del di lui stile è la gravità, la precisione e la verità
enatori Romani con poca convenevolezza alla loro gravità e al costume di que’ tempi. Marco Bruto è la tragedia più critica
è la tragedia più criticata e spesso con solido fondamento dal conte di Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte di seg
do fondamento dal conte di Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro d
citata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro di San Samuele, oltre a i pregi generali dello stile
stile, del costume e del metro, si rende notabile per la forte aringa di Bruto animata da sobria eloquenza e bellezza poet
olino Doria, dal celebre Giambatista Vico, dall’istesso lodato Pietro di Calepio e dal chiarissimo Bettinelli, basterebbe
nteressante argomento tragico, e compose la Merope, che dopo la prima di Modena del 1713 ha avuto più di 60 edizioni, è st
compose la Merope, che dopo la prima di Modena del 1713 ha avuto più di 60 edizioni, è stata recata in tante lingue stran
lingue straniere, si rappresentò in Venezia in un solo carnovale più di quaranta volte, e comparve sopra gli altri teatri
quella del 1735 colla prefazione del marchese Orsi e con annotazioni di Sebastiano Paoli. Ne corse ben presto la fama olt
ignota la Merope del Maffei? Chi nel solo mentovarla non si sovviene di quel patetico animato ma umano e naturale che ti
aturale che ti riempie in ogni scena, e ti trasporta in Messenia? Chi di quella interessante semplicità della condotta? de
ella condotta? della verità de’ caratteri? del mirabile vivo ritratto di una madre? della dolce forza che ti fanno le pass
anno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti? di quel vago racconto di Egisto nell’atto I, e dell’
sse in istil nobile ed accomodato agli affetti? di quel vago racconto di Egisto nell’atto I, e dell’avventura del IV conse
e atto V ove tutto mira al disviluppo felicemente ed avviene la morte di Polifonte narrata con maestria? Chi poi non sa ri
Polifonte narrata con maestria? Chi poi non sa ripetere colle parole di Voltaire che i Francesi schivi non soffrirebbero
schivi non soffrirebbero nel lor teatro Ismene che parla della febbre di Merope? che questa regina per iscarsezza d’arte d
non doveasi tener conto dopo una grande rivoluzione e l’ammazzamento di un re? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprime
zamento di un re? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprimerla, dopo di essersi ornato delle sue principali bellezze segu
italiana. Egli ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso e impaziente di tirare alla sua copia tutti gli elogj tributati a
elogj tributati all’originale. E perchè serbando l’onorato carattere di amico del Maffei non avrebbe potuto versar su di
l’onorato carattere di amico del Maffei non avrebbe potuto versar su di lui che a metà e con moderatezza il suo fiele, si
che a metà e con moderatezza il suo fiele, si mascherò col finto nome di un monsieur de la Lindelle, e sciolse il freno al
sieur de la Lindelle, e sciolse il freno alla mordacità, trattando la di lui tragedia come produzione puerile e da collegi
sì vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la letteratura, copre di nuvole il chiarore del secolo e abbassa Voltaire.
i non va esente da ogni neo; ma qual produzione teatrale può vantarsi di una perfezzione assoluta? La Merope del Voltaire
zione assoluta? La Merope del Voltaire non ha difetti? Sovvenghiamoci di ciò che so n’è ragionato nel tomo precedente. I F
’è ragionato nel tomo precedente. I Francesi stessi ve ne riconobbero di molti. Un anonimo in una brochure uscita in Parig
cita in Parigi dopo la prima rappresentazione vi notò fin anco errori di lingua e di rime; chiamò Voltaire traduttore, cop
gi dopo la prima rappresentazione vi notò fin anco errori di lingua e di rime; chiamò Voltaire traduttore, copiatore, pigg
el Maffei specialmente nell’atto V. Volle poi quest’anonimo far pompa di erudizione, ed affermò che l’Italiano avea sacche
a suo. Preso poi da un capogirlo aggiunse che Merope era un argomento di tutti i paesi trattato già da Éuripide. Qual cumo
a un argomento di tutti i paesi trattato già da Éuripide. Qual cumolo di sciempaggini e di contraddizioni! Se Euripide tut
tutti i paesi trattato già da Éuripide. Qual cumolo di sciempaggini e di contraddizioni! Se Euripide tutti precedette nell
ventar simil favola, perchè non dire che appartiene alla Grecia? Se è di tutti i paesi, perchè l’infarinato anonimo ne att
farinato anonimo ne attribuì la proprietà alla Francia? perchè tacciò di furto or Maffei or Voltaire? perchè non s’informò
chi ’l sapea, che il Cavalerino, il Liviera, il Torelli precedettero di più d’un secolo il suo la Grange in comporre Mero
ana che Voltaire copiò, ancor non avrebbe la Francia una Merope degna di passare a’ posteri? L’anonimo oscuro che tante co
a’ posteri? L’anonimo oscuro che tante cose ignorava, ebbe l’audacia di scagliarsi contro l’originale del Maffei, e la co
si contro l’originale del Maffei, e la copia del Voltaire, produzioni di due grand’ingegni, cui egli mirar non dovea che c
lorata Demodice per mano del fratello Critolao avviene appunto per le di lei imprecazioni contro Tegea loro patria, il cui
cazioni contro Tegea loro patria, il cui amore tutto riempie il cuore di Critolao. Lo sceneggiamento all’antica lasciandos
ca lasciandosi spesso il teatro vuoto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conform
si spesso il teatro vuoto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto d
sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto di lei e de’ sei campioni, i poco utili ed all’ azio
pioni, i poco utili ed all’ azione mal connessi episodj dell’amicizia di Eurindo e Critolao, del conflitto di costui col l
l connessi episodj dell’amicizia di Eurindo e Critolao, del conflitto di costui col leone, degli amori di Lagisca ed Eurin
di Eurindo e Critolao, del conflitto di costui col leone, degli amori di Lagisca ed Eurindo, offrono all’occhiuta critica
empre elegante e sublime ma chiaro e conveniente alle passioni, e più di una situazione patetica felicemente espressa. Ser
ma si dice nella dedicatoria alla marchesa Isotta Nogarola Pindemonte di essersene prima fatta un’ altra edizione, ed in B
le passioni alla Demodice; ma le sovrasta per nobiltà e per grandezza di stile, e per la semplicità dell’azione avvivata p
resta il teatro vuoto; havvi parimente la tanto ripetuta descrizione di un sogno; ma non si particolareggia per additare
particolareggia per additare appuntino gli evenimenti. Vi si scorgono di bei passi nè pochi. Nell’ atto secondo spira magn
bei passi nè pochi. Nell’ atto secondo spira magnanimità la risposta di Didone all’ambasciadore di Jarba. Teatrale è nell
atto secondo spira magnanimità la risposta di Didone all’ambasciadore di Jarba. Teatrale è nell’atto terzo il contrasto di
ne all’ambasciadore di Jarba. Teatrale è nell’atto terzo il contrasto di Didone, che giugne gioliva e piena di speranze, c
è nell’atto terzo il contrasto di Didone, che giugne gioliva e piena di speranze, con Enea che all’ordine di Giove era di
done, che giugne gioliva e piena di speranze, con Enea che all’ordine di Giove era disposto a partire senza vederla. Bene
a partire senza vederla. Bene espressa è la maraviglia e la tristezza di lei al silenzio indi al partir del Trojano con po
disdegno. Tratta dal naturale orgoglio ella dà a credere a se stessa di essersi disingannata, e di ravvisare il torto che
ale orgoglio ella dà a credere a se stessa di essersi disingannata, e di ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne
i ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta: si duole di vedersi adorna di altri abiti che de’ vedovili: o
to che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta: si duole di vedersi adorna di altri abiti che de’ vedovili: ordina a Bargina ch
abiti che de’ vedovili: ordina a Bargina che trovi Enea e l’ ingiunga di partir subito senza vederla. Ma che? Anna le rife
subito senza vederla. Ma che? Anna le riferisce l’ imminente partenza di Enea, e allora il di lei fuoco sopito sotto quell
Ma che? Anna le riferisce l’ imminente partenza di Enea, e allora il di lei fuoco sopito sotto quella rassegnazione sugge
orte amore, Sì, troppo forte che al dover contrasti, Qual vincerà di voi? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo
rà di voi? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo degli affetti di Didone, questo tragico contrasto acconciamente ap
a rassegnazione con quest’impeto repentino, tutta manifestano l’anima di Didone e l’ ingegno dell’autore. La scena quinta
re. La scena quinta dell’atto quarto ci sveglia l’idea dell’abbandono di Armida e di Rinaldo che si sente morire, e pur la
quinta dell’atto quarto ci sveglia l’idea dell’abbandono di Armida e di Rinaldo che si sente morire, e pur la lascia. Did
Ubaldo. Questa buona tragedia colle precedenti smentisce l’asserzione di chi imparando la storia letteraria d’Italia sulle
ed in istile lodato dagl’ intelligenti. Se ne riprende il personaggio di Ansedisio di nota malvagità come poco necessario
lodato dagl’ intelligenti. Se ne riprende il personaggio di Ansedisio di nota malvagità come poco necessario e lasciato im
i da Amabilia. Lo stesso autore pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane di scena mutabile, la cui invenzione non gli apparti
a nella condotta dell’azione qualche leggiero intoppo. Antigona madre di Giocasta (che Creonte volle far morire per mano d
casta (che Creonte volle far morire per mano del suo figliuolo Osmene di lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e
ndo il cammino della reggia ch’ella non dee ignorare. Viene con animo di dar la morte a Creonte, e nel darsi a conoscere a
a Creonte, e nel darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno di uccidere il di lui padre, e pretende ch’egli vi c
l darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno di uccidere il di lui padre, e pretende ch’egli vi concorra. Io por
gli tutta l’ira mia. Se ciò dicesse spinta da disperazione e da tedio di vivere, sarebbero espressioni convenienti: ma ell
sarebbero espressioni convenienti: ma ella ciò dice pensando in fatti di eseguirlo per far la sua vendetta, senza riflette
sibilità della riuscita. Forse potrebbesi risecare qualche cicaleccio di Ormindo. Forse più che tragedia parrà questa Gioc
tragedia parrà questa Giocasta un romanzo drammatico per tanti colpi di teatro e per le avventure che vi si accumulano in
I Osmene al padre per non isposar Giocasta. Tenera è la riconoscenza di Antigona e Osmene nell’ atto II; giuste le di lei
enera è la riconoscenza di Antigona e Osmene nell’ atto II; giuste le di lei prime espressioni; passionata la narrazione d
e proprie sventure e della fanciulla che diede alla luce; grande è il di lei coraggio ed il disprezzo della morte in facci
ce; grande è il di lei coraggio ed il disprezzo della morte in faccia di Creonte nel IV atto. Piace soprattutto nell’atto
te nel IV atto. Piace soprattutto nell’atto V la patetica separazione di Antigona e Osmene nel punto di esser ferita da Gi
to nell’atto V la patetica separazione di Antigona e Osmene nel punto di esser ferita da Giocasta. Ella s’ intenerisce all
Mentre si applaudiva la Merope del Maffei, l’ab. Domenico Lazzatini di Morro patrizio Maceratese illustre poeta e pubbli
ini di Morro patrizio Maceratese illustre poeta e pubblico professore di lettere umane in Padova, dopo averla censurata se
uo Ulisse il Giovane, nella qual tragedia imitò elegantemente l’Edipo di Sofocle richiamando sulla scena tutto il terrore
lo stile, della versificazione, e della nobiltà de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo di R
de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo di Ruzvanscad il Giovane del Vallaresso nobil Veneto
itissima tralle poche italiane. Discepolo del Lazzarini e seguace del di lui gusto tragico fu l’ab. Giuseppe Salio Padovan
esentate. L’ultima fu dedicata ad Apostolo Zeno che la lodò. Il conte di Calepio comendò la scelta del protagonista nella
nel Paragone della Poesia Tragica, e perciò nel 1738 produsse contro di quest’opera egregia il di lui Esame Critico, al q
Tragica, e perciò nel 1738 produsse contro di quest’opera egregia il di lui Esame Critico, al quale vigorosamente replicò
ico, al quale vigorosamente replicò il Calepio colla sua Confutazione di molti sentimenti del Salìo. Comunicato lo spirito
produsse in Roma nel 1724 la sua tragedia il Conte Ugolino. La Morte di Achille del conte Ludovico Savioli Bolognese si p
lla perfezione. Sebastiano degli Antonj Vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo di Cesare pubblicata nel 1733 in
astiano degli Antonj Vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo di Cesare pubblicata nel 1733 in Vicenza, la quale s
derno teatro uscito in Roma nel 1753, pubblicò sotto il nome Arcadico di Lauriso Targiensé nel 1761 in quattro volumi dodi
ri, decenti e giudiziose, ma non vigorose, eccellenti e sublimi. Otto di esse sono in prosa, cioè Don Alfonso, Jefte, Mati
Virginia. Recitavansi in un teatrino, che ancor sussiste nel convento di Orvieto, da’ suoi studenti con grandissimo concor
une considerazioni sopra il teatro per lo più utili e sagge. Ma niuna di tali tragedie levò grido, o parve degna compagna
della Perselide del Martelli. Toccò al Varano e al Granelli il vanto di dar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varan
vanto di dar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varano de’ duchi di Camerino distinto per natali, per dottrina e per
, per dottrina e per ingegno poetico morto in Ferrara carico d’anni e di meriti letterarj a’ 23 di giugno del 178841 arric
no poetico morto in Ferrara carico d’anni e di meriti letterarj a’ 23 di giugno del 178841 arricchì il teatro tragico di t
eriti letterarj a’ 23 di giugno del 178841 arricchì il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala
1 arricchì il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala e Agnese. L’autore che forse pensava di s
ie Demetrio, Giovanni di Giscala e Agnese. L’autore che forse pensava di seppellirle con tante altre poetiche ricchezze, s
re il Demetrio in Padova nel 1749 con correzione e magnificenza, dopo di essersi querelato nelle Novelle letterarie di Ven
ne e magnificenza, dopo di essersi querelato nelle Novelle letterarie di Venezia del Berno librajo Veronese che nel 1745 s
elle letterarie di Venezia del Berno librajo Veronese che nel 1745 su di un esemplare non ritoccato nè concesso dall’ auto
Berenice ed Araspe. Due oracoli sono le molle che muovono le passioni di una madre a danni del figliuolo sin dalle fasce,
a madre a danni del figliuolo sin dalle fasce, il quale è salvato dal di lei furore, vive incognito, se le presenta con al
cognito, se le presenta con altro nome, n’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato e accusato di fellonia,
n’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato e accusato di fellonia, e finalmente cagiona la di lei morte se
e, è poi perseguitato e accusato di fellonia, e finalmente cagiona la di lei morte secondo la predizione dell’ oracolo. Of
a al sagace osservatore molti passi pregevoli per nobiltà ed eleganza di dizione. Nobilmente si esprime la magnanima Arsin
l’atto III, e vi sono con felicità e dignità disviluppate le angustie di Artamene combattuto dal colpevole amore che ha pe
ia. Ahi lasso! Io amo entrambe, una ch’è madre Benchè sia indegna di tal nome, e l’altra Perchè degna d’amor benchè
tragica assai ben espressa. Artamene con un falso foglio è fatto reo di una congiura presso Seleuco; il re pretende solo
pretende solo che si scagioni giurando che niun altro congiuri contro di lui; ma egli ciò non può eseguire nell’alternativ
ngiuri contro di lui; ma egli ciò non può eseguire nell’alternativa o di accusar la madre o di mentire. Nel V investigando
ma egli ciò non può eseguire nell’alternativa o di accusar la madre o di mentire. Nel V investigando Berenice la condizion
usar la madre o di mentire. Nel V investigando Berenice la condizione di Artamene vedesi con maestria e con nobiltà animat
n maestria e con nobiltà animato il lor dialogo, e singolarmente ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di De
, e singolarmente ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di Demetrio. Vedasene questo squarcio poichè si è sc
nutrito, e dalla madre Son trafitto nel cor. Tu mi accusasti Che di Seleuco io meditai la morte, E per aver qualche
metrio suo figlio, e ne manda a sospendere l’esecuzione. L’agitazione di Seleuco nel dubbio che il soldato non giunga a te
o nel dubbio che il soldato non giunga a tempo per impedirla, è piena di moto e acconciamente espressa. Ma Demetrio è salv
o, la virtù felice, e la tragedia ha lieto fine, non ostante la morte di Berenice per l’ interpretazione dell’oracolo fata
ende invecchiato. L’altro ostacolo potrebbe nascere dall’ ostinazione di Artamene a non palesarsi per Demetrio in tempo ch
to. So bene che tal condotta può colorirsi col timore che ha Demetrio di perdere totalmente la speranza di placare Arsinoe
olorirsi col timore che ha Demetrio di perdere totalmente la speranza di placare Arsinoe, e colla sicura conoscenza che ha
gnerebbe essere qualche affamato gazzettiere enciclopedico, o un uomo di un libro solo, o alcun maligno plagiario perpetuo
atteri non discordano dal Demetrio tanto nell’Agnese che nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Quest’
trio tanto nell’Agnese che nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Quest’ultima favola che empie il suo
etto d’inspirare il terrore colla morte del Giscala e la ruina totale di Gerusalemme, fu dedicata al pontefice Benedetto X
s’impresse splendidamente in Venezia nel 1754, ornata in ciascun atto di alcune medaglie battute da’ Romani in onore di Ve
ornata in ciascun atto di alcune medaglie battute da’ Romani in onore di Vespasiano e di Tito, e con un eruditissimo disco
n atto di alcune medaglie battute da’ Romani in onore di Vespasiano e di Tito, e con un eruditissimo discorso intorno alle
rso intorno alle profezie e agl’ istorici monumenti della distruzione di Gerusalemme, ed a varie circostanze rammentate ne
ramma. Notabile in esso è la dipintura della feroce grandezza d’animo di Giscala, e più di una scena vigorosa e teatrale,
esso è la dipintura della feroce grandezza d’animo di Giscala, e più di una scena vigorosa e teatrale, come quella dell’a
vanni Granelli gesuita Genovese, predicatore e bibliotecario del Duca di Modena, morto l’anno 1769, è l’altro autore che c
l’anno 1769, è l’altro autore che ci ha somministrate tragedie degne di mentovarsi insieme colla Merope, col Cesare, e co
qual meno, tutte però lodevoli, Sedecia, Manasse, Dione, Seila figlia di Jefte. Regolarità, interesse, giudizio nella trac
e che ne fossero escluse, e che si rappresentassero solo nel collegio di San Luigi di Bologna nel 1732 e ne’ due seguenti
ero escluse, e che si rappresentassero solo nel collegio di San Luigi di Bologna nel 1732 e ne’ due seguenti anni, e si ri
nto con quell’anima sublime e sensibile che pur manifesta, se in vece di limitarsi a rassomigliar nelle sue azioni sacre l
profetico linguaggio scritturale, si fosse dedicato a tesserne altre di argomenti più atti ad eccitar la compassione e il
citar la compassione e il terrore tragico, e a migliorar la sublimità di Cornelio spogliandola dalle gonfiezze, ed il pate
sonaggi della seconda, lasciando vuoto il teatro, ed ha i cori mobili di Assirj, Caldei ed Israeliti. Non ha per principal
a favola animata dal bell’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti
l’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la be
vilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la benevolenza di chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione
nza di chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione del pericolo di Evilmero nel bosco e del combattimento di Giosia
la descrizione del pericolo di Evilmero nel bosco e del combattimento di Giosia colla fiera. Merita parimente lode il Gran
colla fiera. Merita parimente lode il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù e di grandi passion
ta parimente lode il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù e di grandi passioni, tal che, com’
il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù e di grandi passioni, tal che, com’ egli pur dice, in
e, com’ egli pur dice, in tutte le sue virtù si scorge il pregiudizio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni
izio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni il principio di una grande virtù. Il suo Geremia ben rassembra al
la terra, onde Israello Debba sperar salute, e quelle l’armi, Che di me non curando e del mio Tempio, In sua difesa
ti prodigj orrendi? Perchè poi da l’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno? Degna di notarsi è pu
’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno? Degna di notarsi è pur la profezia dell’atto IV che il Gra
notarsi è pur la profezia dell’atto IV che il Granelli ad imitazione di quella di Giojada dell’Atalia del Racine fa proff
pur la profezia dell’atto IV che il Granelli ad imitazione di quella di Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Ge
i Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Geremia dell’eccidio di Babilonia e dell’impero degli Assirj trasferito a
reti della Divinità. Non merita minore attenzione la magnanima aringa di Sedecia nell’atto II. Manasse seconda sua traged
ivenendo sensibile al suo pericolo. L’autore, senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non
lo. L’autore, senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non abbiasi esempio nè degli antich
i nè de’ moderni tragici. Io però credo che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il di lui Manasse, essendo uno sce
ici. Io però credo che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il di lui Manasse, essendo uno scellerato renduto migli
llon, che riconosce e detesta i passati suoi falli, esprima il dolore di questo re di Giuda. Ben è vero che in Manasse tut
onosce e detesta i passati suoi falli, esprima il dolore di questo re di Giuda. Ben è vero che in Manasse tutto è rettific
ò il Granelli fu preceduto dal Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione di un figlio di Manasse salvato dal sommo sacerdote,
fu preceduto dal Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione di un figlio di Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran p
io di Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran parte del bello di questa tragedia. L’ artifizio usato felicemente n
l’azione dato in sogno il divino comando a Nabucco, onde si cangia il di lui animo avverso in favore di Manasse, salva la
o comando a Nabucco, onde si cangia il di lui animo avverso in favore di Manasse, salva la tragedia (e l’avvertì pur l’aut
vertì pur l’autore) dallo sciorsi per machina, e dà luogo a una serie di cose che conduce a discoprire in Manasse la perso
nti. Vi riconosciamo altresì col chiar. Bettinelli la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza d
la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria
di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria al teatro, o che
frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria al teatro, o che sì di rado s’incontra. Egli però aggiugne: ove troveras
’ingegno in tanta chiarezza e profondità d’invenzione, d’intreccio, e di scioglimento? qual taccia daremo al Dione per non
riporlo tra le prime tragedie italiane? Non ardisco proporre a titolo di taccia quanto penso intorno al Dione; pur mi sent
e italiane anzi il Sedecia e il Manasse, che il Dione. Oso profferire di non parermi l’ultimo sforzo dell’umano ingegno l’
sforzo dell’umano ingegno l’invenzione, l’intreccio e lo scioglimento di una favola che non produce in pro del protagonist
roduce in pro del protagonista (io ne appello all’ interno sentimento di chi la legga o l’ascolti) tutto l’effetto della t
o benchè più amato. Callicrate in faccia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro
licrate in faccia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro di Alcimene. Io sono (d
cia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro di Alcimene. Io sono (dice egli stess
Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro di Alcimene. Io sono (dice egli stesso) e fui suo ne
ciò non richiedea la verisimiglianza che Callicrate nemico dichiarato di Alcimene e menzognero convinto dovesse meritare a
assai minor fede che il suo rivale? Pure Dione tutto si abbandona su di codesto insidiatore, che può dirsi un Davo tragic
e accumola e intesse in ogni incontro) e ciò solo perchè gli promette di dargli in mano Apollocrate figliuolo di Dionigi.
ciò solo perchè gli promette di dargli in mano Apollocrate figliuolo di Dionigi. Ma per tale utile tradimento, ben potreb
a’ rei che fanno denunzie utili allo stato) ma non già un privilegio di esser solo creduto fedele e veritiero. Non per ta
lui dipendenti, e ne viene a man salva ucciso. Lascio che le menzogne di Callicrate non si sostengono senza qualche studia
gne di Callicrate non si sostengono senza qualche studiata reticenza; di maniera che se Celippo p. e. o Apollocrate non di
rito, crolla la machina. Lascio ancora la poco verisimile ipotesi che di tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente
mile ipotesi che di tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente di Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate f
parente di Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate figliuolo di questo discacciato tiranno, ed anche Ireno. Tante
avor dell’empio per avvolgere e disviluppar questo nodo danno indizio di qualche intrinseco difetto nel piano. Previde il
re l’opposizione che singolarmente far si poteva alla somma credulità di Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’h
ione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto al pericolo di far parere Dione uomo troppo più facile e credulo
lo che ad un eroe non conviene; e pregò il leggitore a por mente alle di lui circostanze, ed a consigliar se stesso a qual
nzi appigliato. Ma se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato
. Ma se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi pe
entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi per attendere sulla congiura maggior luc
Egli è vero che la storia dà a Dione un carattere d’imprudente44. La di lui imprudenza istorica però si restrinse ad appr
imprudenza istorica però si restrinse ad approvare l’astuto consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e ne
orica però si restrinse ad approvare l’astuto consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e nemico di Dione
to consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e nemico di Dione per iscoprire i veri congiurati; ma la stor
veri congiurati; ma la storia non attribuisce a Dione l’ imbecillità di confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto
tà di confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto d’ impostura e di menzogna. E quando pure la storia gli avesse sugg
ossono nuocere ad eccitare il terrore e la compassione. Seila figlia di Jefte è l’ultima tragedia del Granelli. Seila è u
sta prepara l’uditorio alla tragica compassione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’ senti
io alla tragica compassione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’ sentimenti di Seila, sost
le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’ sentimenti di Seila, sostengono la favola nel medesimo vigore.
cosa sgombra il timore che agitava gli animi col pericolo della vita di Seila, e la compassione quasi non ha più luogo. N
a, e la compassione quasi non ha più luogo. Nel V essa riprende tanto di forza quanto permette la determinazione di Seila
Nel V essa riprende tanto di forza quanto permette la determinazione di Seila che vuol rimanere offerta volontaria in olo
timori ad esporre de componimenti scenici la luce e le ombre, in vece di pronunziar secchi responsi da oracolo e giudizj m
oracolo e giudizj magistrali, che lasciano la gioventù qual era prima di ascoltarli, parleremo ora del valor tragico dell’
lor tragico dell’ab. Saverio Bettinelli nato l’anno 1718 nella patria di Virgilio45. Se ne hanno tre ragionevoli tragedie,
ie, Gionata, Demetrio Poliorcete, ossia la Virtù Ateniese, e Serse Re di Persia, le quali colla traduzione della Roma Salv
del Bettinelli. Vediamone qualche particolarità. Gionata è tragedia di lieto fine semplice quanto altra mai fondata in q
lis, & ecce morior, così espresso dall’ autore: Due stille sol di colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì p
mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. Lo stile di questa favola non è quello del Granelli o del Var
tetico senza veruna bassezza. Vi s’ imitano i tratti dell’Ifigenia or di Euripide or di Racine, e la compassione è condott
runa bassezza. Vi s’ imitano i tratti dell’Ifigenia or di Euripide or di Racine, e la compassione è condotta al suo punto,
Racine, e la compassione è condotta al suo punto, e vi si scorge più di un bel passo da comendare. Tale è il lamento di S
o, e vi si scorge più di un bel passo da comendare. Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III: Questa
endimi il figlio, e tienti scettro e regno. Tale è la scena quarta di Saule e Gionata, il quale ignorando il suo destin
sposta dell’oracolo e vuol consolare il padre che risponde in termini di doppio significato alla maniera di Agamennone nel
e il padre che risponde in termini di doppio significato alla maniera di Agamennone nella Ifigenia in Aulide. Sono ancora
nnone nella Ifigenia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle
enia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di O
anti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lode
rezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì
opolo nella Teocrazia come avrebbero potuto cangiare le deliberazioni di Saule, cui era tolto ogni arbitrio dal proprio gi
ui era tolto ogni arbitrio dal proprio giuramento e dallo zelo temuto di Samuele per la volontà del cielo enunciata dal sa
e il figlio, che il Cielo condanna. Egli intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur
li intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur non è più in suo arbitrio. Nel Demetr
rcete abbondano i sentimenti eroici, e lo stile si eleva alquanto più di quello del Gionata. Il fondo istorico dell’azione
Demetrio, ma nel disviluppo prende la favola il portamento del Cinna di Pietro Cornelio, di cui s’imitano singolarmente i
sviluppo prende la favola il portamento del Cinna di Pietro Cornelio, di cui s’imitano singolarmente i memorabili versi di
di Pietro Cornelio, di cui s’imitano singolarmente i memorabili versi di Augusto, o siècles, o memoires &c., dicendo D
à verranno L’alta memoria della mia vendetta, Che la maggior sarà di mie vittorie. L’imitazione può chiamarsi esatt
che recitandosi quelli del Cinna facea piangere il gran Condè all’età di venti anni. E perchè? Forse la diversità dell’eff
à dell’effetto deriva dalla dissomiglianza delle due favole. La virtù di Augusto, come quella di Tito dell’ inimitabile Me
lla dissomiglianza delle due favole. La virtù di Augusto, come quella di Tito dell’ inimitabile Metastasio, trionfa sopra
l Demetrio l’ammirazione ha più oggetti, esigendone il rigido eroismo di Timandro, la virtù de’ suoi figli, ed il bel perd
igido eroismo di Timandro, la virtù de’ suoi figli, ed il bel perdono di Demetrio. Di più Cinna e Sesto vassalli beneficat
vassalli beneficati ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di Augusto e di Tito; là dove Timandro e i figli son
ficati ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di Augusto e di Tito; là dove Timandro e i figli sono individui d
rdono di Augusto e di Tito; là dove Timandro e i figli sono individui di una repubblica non affatto estinta, sono nemici c
ono nemici che hanno ancora l’ armi alla mano, e la resistenza nobile di un nemico non è la stessa cosa che la machina inf
stenza nobile di un nemico non è la stessa cosa che la machina infame di un vassallo beneficato e traditore. Produce ottim
beneficato e traditore. Produce ottimo effetto la tragica situazione di Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza d
sto prezzo Dal fiero eccidio ella campasse almeno. Ma che diremo di questi altri profferiti poco prima dal medesimo?
vano ridurre ad una sola? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti di Timandro e de’ figli. Dice il padre: Io come p
ì come l’ho già salvata. Fido pugnai, fido morrò per lei. Ma paga di me sol sia tua vendetta; Il fratel viva. Dic
o del figlio. Il Serse risale colla Semiramide del Voltaire a i Persi di Eschilo, u andovisi dell’ombra introdotta da ques
itudine, e perciò rimane inferiore non meno a quella de’ Persi che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena I d
inferiore non meno a quella de’ Persi che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena I dell’atto III, per l’ombr
rian: celava il volto Lugubre velo: per le man traea Tutto sparso di lagrime un fanciullo. Io tento di fuggir ma non
: per le man traea Tutto sparso di lagrime un fanciullo. Io tento di fuggir ma non so dove . . In quello un pianto,
sensi mormorava, e il nome Di Dario ripetea &c. I caratteri di questa favola sostengono bene il proprio decoro e
sostengono bene il proprio decoro e l’ uguaglianza. Vigoroso è quello di Serse, savio quel di Clearco, candido e naturale
oprio decoro e l’ uguaglianza. Vigoroso è quello di Serse, savio quel di Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto
uel di Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto quello odioso di Artabano che intriga se stesso nelle sue sofistic
il coturno italiano con drammi che dalla sola invidia, sotto pretesto di delicatezza di gusto, può inspirarsi il basso esp
iano con drammi che dalla sola invidia, sotto pretesto di delicatezza di gusto, può inspirarsi il basso espediente di occu
pretesto di delicatezza di gusto, può inspirarsi il basso espediente di occultarne il merito con un maligno silenzio, pia
tarne il merito con un maligno silenzio, piacque ad un’ altra schiera di letterati di recare esattamente nel nostro idioma
to con un maligno silenzio, piacque ad un’ altra schiera di letterati di recare esattamente nel nostro idioma le più appla
o idioma le più applaudite e felici tragedie francesi. Non parlerò io di certe fangose compilazioni di traduzioni senza sc
elici tragedie francesi. Non parlerò io di certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorte di tragedie
n parlerò io di certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorte di tragedie buone, mediocri e cattive,
i certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorte di tragedie buone, mediocri e cattive, le quali serv
endere ambiguo il gusto alla studiosa gioventù, e ad apprestare copia di materiali a’ pubblici commedianti. Parlo solo del
e e del Maometto del chiar. ab. Melchiorre Cesarotti, del Radamisto e di altre del rinomato compatriotto del Chiabrera Inn
o Frugoni, della mentovata Roma Salvata del Bettinelli, della Zaira e di altre dell’elegante conte Gasparo Gozzi, dell’Orf
nte Gasparo Gozzi, dell’Orfano della Cina del signor Giuseppe Pezzana di Parma, dell’Irene dell’ab. Zacchiroli di Ferrara,
del signor Giuseppe Pezzana di Parma, dell’Irene dell’ab. Zacchiroli di Ferrara, di alquante del sig. marchese Albergati,
Giuseppe Pezzana di Parma, dell’Irene dell’ab. Zacchiroli di Ferrara, di alquante del sig. marchese Albergati, del cavalie
a desiderare l’eccellente versione dell’Alzira dell’insigne traduttor di Teocrito il P. M. Giuseppe Maria Pagnini Pistojes
è parimente la traduzione della Fedra fatta dall’ab. Giacinto Ceruti di Torino comparsa nella Biblioteca teatrale di Lucc
dall’ab. Giacinto Ceruti di Torino comparsa nella Biblioteca teatrale di Lucca l’anno 1762, e fra i di lui opuscoli nel 17
rino comparsa nella Biblioteca teatrale di Lucca l’anno 1762, e fra i di lui opuscoli nel 178148. Non ha poco contribuito
un nuovo ardore per la poesia tragica il generoso invito del Sovrano di Parma pel cui benefico genio Borbonico abbiam ved
e’ buoni componimenti che non ebbero verun modello? La seconda corona di quell’anno si destinò al Corrado tragedia naziona
l Corrado tragedia nazionale del conte Francesco Antonio Magnocavallo di Casal-Monferrato. Non si premiò tragedia alcuna n
guente anno conseguì la prima corona il Valsei, ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze
uì la prima corona il Valsei, ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze morto qualche ann
il Valsei, ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze morto qualche anno appresso. Rimase
na la Rossana del nominato conte Magnocavallo, il quale è pure autore di una Sofonisba pubblicata in Vercelli nel 1782. Il
seguirono meritamente la promessa corona, avendo allora in preferenza di altre soddisfatto alle condizioni del programma s
o al Cinna, alla Fedra, all’Alzira, al Radamisto. Molto meno si pensa di proporle per modelli a chi voglia ottenere una co
oporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse di Apollo, secondo l’espressione del sig. Andres. Ma
i Apollo, secondo l’espressione del sig. Andres. Ma dalle mani almeno di chi si compiace encomiar l’Ifigenia del Lassala,
la e l’Agamennone dell’Huerta, non potrebbe, oltre del Maffei, sperar di essere coronato qualche altro Italiano di questo
e, oltre del Maffei, sperar di essere coronato qualche altro Italiano di questo secolo? Intorno al tempo che si maturava l
iata non meno del suo Giulio Sabino; il conte Alessandro Carli autore di Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobard
ulio Sabino; il conte Alessandro Carli autore di Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobardi impressa nel 1769; il
ll’uditorio l’apparato del Decemviro per sentenziare sulla condizione di Virginia; il ripetersi tre fiate la citazione de’
dilazione per sospendere la sentenza, sembra povertà d’arte. Le scene di Claudio sono troppo staccate e talvolta si frappo
rata. La sceneggiatura non serva il modo accettato da’ moderni, e più di una volta il teatro rimane vuoto. Il partire ed i
verisimile, ma secondo il bisogno dell’autore. V’ha non pertanto più di un passo vigoroso. Virginio nell’atto III parla c
ginio nell’atto III parla con eroica grandezza al Decemviro: nel V la di lui difesa contro l’impostura di Marco è sobria e
ica grandezza al Decemviro: nel V la di lui difesa contro l’impostura di Marco è sobria e giudiziosa: patetiche nel medesi
arco è sobria e giudiziosa: patetiche nel medesimo sono l’espressioni di Virginia: buono il racconto non diffuso che fa Cl
ferita data dal padre a Virginia: assai compassionevoli son l’ultime di lei parole. Il cavaliere Ippolito Pindemonte pari
poeti viventi diede alla luce in Firenze l’anno 1778 Ulisse tragedia di lieto fine degna di mentovarsi come regolare, ben
alla luce in Firenze l’anno 1778 Ulisse tragedia di lieto fine degna di mentovarsi come regolare, bene scritta e ben vers
a in una sola azione principale che si va disviluppando senza bisogno di estrinseci episodj, ci presenta varie scene teatr
presenta varie scene teatrali49. Tali mi sembrano le seguenti: quella di Penelope nell’atto II, che intende la morte di Ul
no le seguenti: quella di Penelope nell’atto II, che intende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto: la riconoscen
Penelope nell’atto II, che intende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto: la riconoscenza di Ulisse e Telemaco n
tende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto: la riconoscenza di Ulisse e Telemaco nell’atto III: la scena del IV
to V Penelope si lamenta del tripudiar che fanno i proci per la morte di Ulisse, mentre stanno a mensa con Telemaco e con
ccesa una gran mischia tra’ proci, Telemaco e lo straniere. Cresce la di lei agitazione; ma secondo me ella si perde in tr
po lunghi discorsi dopo tal notizia intempestivi. Trattasi del tutto, di un figlio unico suo sostegno, perduto Ulisse; e c
a in quel punto? È l’evento della pugna che dee occuparla tutta. Dopo di aver saputo da Mentore ancora che tuttavia si com
uesto dubbio che molesterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo di Telemaco salvo e di Ulisse vincitore. Ella sviene
esterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo di Telemaco salvo e di Ulisse vincitore. Ella sviene, e ripigliando l’us
tre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro di essa, fingendole fatte da un altro; ma esse altro
osi colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di
l mal gusto e la pedanteria e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie
anteria e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie. Egli oppone ancora
ori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie. Egli oppone ancora al suo componime
tragedie. Egli oppone ancora al suo componimento che sia assai scarso di morali sentenze; ma questa è la sua maggior lode,
o di morali sentenze; ma questa è la sua maggior lode, esser sì ricco di lumi filosofici, come specialmente dimostra il di
r sì ricco di lumi filosofici, come specialmente dimostra il discorso di Ulisse in fine dell’atto IV, e sapere occultar se
1773 un altro Ulisse il dottore Francesco Franceschi Lucchese autore di varie lodevoli produzioni, di un’ apologia del Me
re Francesco Franceschi Lucchese autore di varie lodevoli produzioni, di un’ apologia del Metastasio, e della tragedia int
n’ apologia del Metastasio, e della tragedia intitolata il Coreso. Il di lui Ulisse destinato al concorso di Parma intimat
tragedia intitolata il Coreso. Il di lui Ulisse destinato al concorso di Parma intimato nel 1771 non si ristrigne, come qu
ma intimato nel 1771 non si ristrigne, come quello del Pindemonte, al di lui ritorno in Itaca e alla vittoria su i proci,
a vittoria su i proci, ma ne contiene anche la morte seguita per mano di Telegono suo figlio non conosciuto. Parve all’eru
nel discorso fatto all’Accademica Deputazione Parmense, che ciascuna di queste due avventure non potesse apprestar materi
di queste due avventure non potesse apprestar materia per una favola di cinque atti. Egli vi aggiunse anche una scelta di
eria per una favola di cinque atti. Egli vi aggiunse anche una scelta di uno sposo da farsi da Penelope tra’ proci; gli ar
favola, oltre ad alcune vaghe imitazioni della maniera Metastasiana e di altri nostri poeti: l’appassionato trasporto di P
aniera Metastasiana e di altri nostri poeti: l’appassionato trasporto di Penelope nella scena 4 dell’atto II in procinto d
ssionato trasporto di Penelope nella scena 4 dell’atto II in procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposo; il co
I in procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposo; il colpo di scena quando al volersi ferire essendo trattenuta
trattenuta da Ulisse ella il riconosce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo; la bella scena 8 dell’atto IV, in
prirlo; la bella scena 8 dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole di Telemaco, e poi si dà a conoscere. Parrà poi fors
itico imparziale, che con poca verisimiglianza Alcandro il confidente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’a
con poca verisimiglianza Alcandro il confidente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nas
dente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nascita, taccia sino al fine e lasci che avve
Io lo credei. Nè del tuo amor gli effetti Io potei paventar, che di soverchio La fe della madrigna a me palese Er
sizioni inverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori di Circe ed Ulisse, colui che fanciullo nascose Tele
a ciò che non ignorava, poicchè ben potea su Telegono cader la scelta di Penelope, ed in effetto su di lui è pressochè seg
è ben potea su Telegono cader la scelta di Penelope, ed in effetto su di lui è pressochè seguita; ed egli intanto personag
odena nel 1774, e si era rappresentata con grande applauso nel teatro di corte la primavera dell’anno precedente. L’amor d
appassionata Bibli per Cauno suo fratello segue le tracce della Fedra di Racine. La stessa furiosa passione contrastata da
a Fedra di Racine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di F
acine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra: la ste
passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra: la stessa tragica forza anima l
ntrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra: la stessa tragica forza anima l’una e l’ a
ricia che indebolisce l’interesse della Fedra, caratterizza gli amori di Cauno, d’Idotea e di Mileto, e raffredda l’azione
l’interesse della Fedra, caratterizza gli amori di Cauno, d’Idotea e di Mileto, e raffredda l’azione della Bibli. Sin dal
to un freddo racconto del passato, bensì una dipintura patetica della di lei situazione; ma il rimanente dell’atto I e par
one; ma il rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori di Mileto e d’Idotea, e l’azione procede languida e
anguida e lenta. Tornando Bibli prende nuovo vigore nella scena 5 col di lei incontro con Cauno, nella quale narrando con
iamma. Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea e nel disegno di Mileto su di cos
’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea e nel disegno di Mileto su di costei dalla quale è odiato. L’atto
o impiegate negli amori di Cauno ed Idotea e nel disegno di Mileto su di costei dalla quale è odiato. L’atto risorge colla
Mileto su di costei dalla quale è odiato. L’atto risorge colla venuta di Bibli destinata dall’ oracolo ad immolare una vit
Eurinoe, che i dei Voglian da me nuovi delitti ad onta D’un resto di virtù che m’han lasciato? Come (riflette) appr
lar, quel fingere . . . . ah sì questo, Facendomi arrossir, m’empie di sdegno. Ella ha ceduto alla passione, ha mandat
he tuona? Si oscura il giorno, fugge il sol . . . Non vedi L’aria di sangue e di caligin tinta? Sostienmi . . . il p
Si oscura il giorno, fugge il sol . . . Non vedi L’aria di sangue e di caligin tinta? Sostienmi . . . il piè vacilla .
. . . ie non mi reggo. Ahi lassa! io muojo. Nell’atto V la scena di Bibli e Cauno è scritta con vigore, e Bibli bench
amore desta pietà. Ma la scena terza, la quarta ben lunga e la quinta di quest’atto, che non ne contiene che sette, si agg
ferita condotta a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo verso di se l’ attenzione e l’interesse. Us
a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo verso di se l’ attenzione e l’interesse. Uscì in Bergamo n
1778 Calto tragedia del P. Giuseppe Maria Salvi sommasco lavorata su di un argomento tratto dalle poesie di Ossian. Prend
Maria Salvi sommasco lavorata su di un argomento tratto dalle poesie di Ossian. Prendono talvolta l’espressioni qualche n
ssian. Prendono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente &c
endono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente &c. proprie
lta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente &c. proprie del Celtico
ressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente &c. proprie del Celtico Poeta, c
le de’ popoli cacciatori introdotti nel Calto dovrebbero esser sempre di molti gradi lontane dalle idee de’ popoli culti e
cambiandosi ben otto volte; ed in conseguenza non ha potuto scansare di non lasciar la scena vuota, regola che non osserv
n Bassano nel 1779 Ugolino Conte de’ Gherardeschi tragedia senza nome di autore, la quale non sembra che ottenga pienament
vi si notino alcuni passi lodevoli che ne accenneremo. Forse l’orrore di uno che muore per fame, prolongato per cinque att
o che muore per fame, prolongato per cinque atti non permette varietà di situazioni, e rende a poco a poco quasi indiffere
ezza, per dir così, riposata alla maniera de’ Caligoli, qual’è questa di Nino che dà luogo all’artifizio, rivolta gli anim
questa di Nino che dà luogo all’artifizio, rivolta gli animi in vece di atterrirli. Forse quest’ argomento non esige cinq
moniosa, e lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche di Marco, di tempo i
lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche di Marco, di tempo in tempo ra
energico. Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche di Marco, di tempo in tempo rallentano gli affetti;
Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche di Marco, di tempo in tempo rallentano gli affetti; e un ambas
sciadore Genovese che viene a implorar mercè e ad intercedere a favor di Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerba
favor di Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerbando l’animo di Nino con rimproveri e declamando quasi fosse a lu
crizione che fa Marco nella scena 2 dell’atto II, della rassegnazione di Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara
one di Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara il carattere di lui già scellerato pentito e ravveduto nelle avve
uto nelle avversità. Nella scena 4 del III ottime sono l’ espressioni di Ugolino: nobile nella seguente è il rifiuto della
ile nella seguente è il rifiuto della libertà offertagli a condizione di portar le armi contro Genova che lo protegge: ene
armi contro Genova che lo protegge: energiche in questa scena son le di lui parole:   Non mi rapir quel bene Che mi d
r difesa d’un nome e d’un partito. Patetica e vera è l’espressione di Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli:  
pressione di Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli:   V’udrò di nuovo Chiedermi un pane, nè in risposta avrete
ino, io muojo, E ti perdono. Niccolò Crescenzio regio professore di filosofia in Napoli che nel 1727 produsse il Cori
ano tragedia languida e regolare: il cavaliere Scipione Cigala autore di una Cleopatra stampata in Napoli nel 1736, mentov
Allacci e onorata con un bel distico del consigliere Giuseppe Aurelio di Gennaro eccellente giureconsulto e poeta latino50
llo stile: il sig. Flaminio Scarpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone di Casale di Monferrato autori di alquante tragedie
il sig. Flaminio Scarpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone di Casale di Monferrato autori di alquante tragedie regolari:
rpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone di Casale di Monferrato autori di alquante tragedie regolari: il conte Alessandro V
Alessandro Verri che nel 1779 impresse in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie la Congiura di Milano, e P
e in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedìa
edie la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedìa di Senofonte: sin anco due donne, cioè la sig. Franc
edìa di Senofonte: sin anco due donne, cioè la sig. Francesca Manzoni di Milano, e la sig. Maria Fortuna auttrice della Za
te del Maffei. Ma che diremo del Diluvio Universale, dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme,
uvio Universale, dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme, del Nabucco, del Davide, della Sara
o, del Davide, della Sara &c. del P. Ringhieri ristampate dopo la di lui morte, e ripetute da’ commedianti Italiani, p
pate dopo la di lui morte, e ripetute da’ commedianti Italiani, piene di tragiche mostruosità, e scritte in istile inelega
ruosità, e scritte in istile inelegante, prosaico, snervato, seminate di dispute sottili e mezzo scolastiche? Che della su
te sottili e mezzo scolastiche? Che della sua Bologna liberata armata di una prefazione contro di certo Dottore Don Pietro
tiche? Che della sua Bologna liberata armata di una prefazione contro di certo Dottore Don Pietro Napoli Signorelli che no
e? Ciò che ne dicemmo altra volta, cioè che può bastar loro il servir di capitale a parecchie compagnie di commedianti. Ag
cioè che può bastar loro il servir di capitale a parecchie compagnie di commedianti. Aggiugneremo quel che ne dice un gio
mostruose e talvolta interessanti reimpresse in Roma colla falsa data di Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza ef
teressanti reimpresse in Roma colla falsa data di Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza effetto da mani sì deboli
fervido e pronto d’ingegno ha prodotto in Venezia nel 1787 due volumi di Capricci Teatrali, ne’ quali trovansi tre tragedi
o d’un imperadore Romano loro nemico, ed avventurar tutto pel piacere di sfidarlo. Arrigo nell’Odoardo inferocisce atrocem
la sposa che perchè gli ha svenata la madre. Il senatore Marescalchi di Bologna diede alla luce delle stampe in Bassano n
Bologna diede alla luce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grad
delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varj tratti di Romana
Bassano nel 1788 una tragedia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varj tratti di Romana grandezza che vi
dia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varj tratti di Romana grandezza che vi si possono notare. Accord
a che vi si possono notare. Accorderemo parimente all’illustre autore di averne ideato un piano assai più conveniente alla
re di averne ideato un piano assai più conveniente alla scena tragica di quello del Shakespear. Confesseremo nonpertanto c
lo del Shakespear. Confesseremo nonpertanto che la scena dell’atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll
ll’atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea di adescarlo al suo amore mentre il marito dorme, do
rsi ne’ misteri de’ baccanti. Vivace la dipintura che fa dell’empietà di essi nell’atto II Fecenia spaventata dal vedere a
ante a quella nefanda adunanza. L’istesso autore ha composto i Coloni di Candia di egual merito. Ma si è desiderato in ent
lla nefanda adunanza. L’istesso autore ha composto i Coloni di Candia di egual merito. Ma si è desiderato in entrambe magg
vecchio Ebuzio trafitto da cento colpi pensò a tramandare, fidandosi di una baccante, la notizia del proprio eccidio a un
otizia del proprio eccidio a un figlio allora fanciullo, scrivendo su di un cuojo col proprio sangue. Il sig. Matteo Borsa
a e dal conte Alfieri, un portamento novello col variare il carattere di Clitennestra, cui non fa rea dell’uccisione del m
fa rea dell’uccisione del marito. Il sig. Biamonti seguendo le tracce di Euripide ha prodotta in Roma nel 1789 un’ Ifigeni
ne scene, per nulla dire del conte Gian Rinaldo Carli che l’avviluppò di amori, d’inganni e di avventure romanzesche. Il s
re del conte Gian Rinaldo Carli che l’avviluppò di amori, d’inganni e di avventure romanzesche. Il sig. Biamonti calca le
d’inganni e di avventure romanzesche. Il sig. Biamonti calca le orme di Euripide in tutte le circostanze della patetica g
orme di Euripide in tutte le circostanze della patetica generosa gara di Pilade ed Oreste, e della riconoscenza d’Ifigenia
nde Tauri è afflitta, per cui si è mandato Reso a consultar l’oracolo di Apollo in Delo, il quale serve allo scioglimento
uale serve allo scioglimento naturale della favola senza l’intervento di una machina; nel che però non sembra ideato con t
nel che però non sembra ideato con tutta l’arte questo comodo arrivo di Reso nel punto stesso che Oreste è per cadere sot
a d’Ifigenia da recarsi in Argo, come nella greca favola, ma pel nome di Oreste scritto sul monumento erettogli come morto
funebri e tal dolore d’Ifigenia non si fossero totalmente fondati sul di lei sogno e prima della notizia recata da Lico ch
ima della notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado di ciò, e di qualche neo e della copia delle apostro
notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado di ciò, e di qualche neo e della copia delle apostrofi, e spez
i ciò, e di qualche neo e della copia delle apostrofi, e spezialmente di quella della scena 5 dell’atto I, O fortunata
overà molti squarci eccellenti tratti singolarmente da tutte le scene di Pilade ed Oreste, dalla 4 dell’atto III d’Ifigeni
4 dell’atto III d’Ifigenia co’ medesimi, dall’ultimo patetico congedo di Oreste coll’ amico nella 3 dell’atto IV &c. A
ca quanto richiede il genere. All’ab. Giambatista Alessandro Moreschi di Bologna dobbiamo Carlo I Re d’Inghilterra tragedi
i trattano amori, non intervengono confidenti inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che
identi inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che trasse verso il Tamigi tutta l’ attenzi
ad Astiage, o Alessandro a Dario, o Tamerlano a Bajazzette, sventure di personaggi eroici che altro non fanno che cangiar
ene de’ regni. Quì si vede una tremenda catastrofe della costituzione di un popolo che conculca le proprie leggi per alzar
sta in azione ci trasporta in Londra, e ci schiude la terribile scena di un legittimo monarca solennemente condannato da’
isa alla vastità de’ suoi disegni e alla naturale spietatezza vestita di empia politica: Farfè che rappresenta tutto l’ent
smo Inglese per la libertà, la quale gli occulta l’atrocità del mezzo di stabilirla: Federiga e Dacri che dipingono la vir
acrificato. La dizione è nobile, convenevole al gran fatto, e spoglia di ornamenti quasi sempre inutili al tragico che sa
amenti quasi sempre inutili al tragico che sa le vie del cuore. Serva di saggio ciò che dice Farfè nella bella scena 5 del
ssomiglianti ugualmente importanti e ben espressi nella deliberazione di Carlo sul foglio del Parlamento:    Hai tu vagh
D’alzare oltre te stesso il tuo pensiero? Lo scettro a te cagion di lungo affanno Osa deporre, cittadin diventa;
iventa; Imita Silla, e sii maggior d’Augusto. Vedasi il ritratto di Cromuel in queste parole della I scena dell’atto
regnar: altrove usato D’altro consiglio avrei. Con maggior copia di favole ha cercato il sig. conte Alessandro Pepoli
on maggior copia di favole ha cercato il sig. conte Alessandro Pepoli di Bologna abbandonar parimente i greci argomenti in
nte i greci argomenti investigando nuova materia tragica nella storia di ogni nazione, ed ha sinora pubblicate sette trage
inora pubblicate sette tragedie che si trovano raccolte nell’edizione di Venezia del 1787 e 1788. Trasse dalle cronache In
prima intitolata Eduigi re d’Inghilterra che perseguitato dallo zelo di Dunstano perde la vita, il regno e la sposa per e
. Sulle storie Spagnuole fabbricò la Gelosia snaturata ossia la Morte di Don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo,
e fabbricò la Gelosia snaturata ossia la Morte di Don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo, per le cui lascivie pa
ò la Spagna sotto il dominio de’ Mori. Scrisse la prima ad emulazione di quella del conte Alfieri, nella quale piacquegli
e autore essendo stata pessimamente accolta in Venezia per gli sforzi di un partito avverso. Vi si vede una Clotilde viola
memoria Della misera Zulfa, oh Dio! perdona. Tolse dalla storia di Pausania re di Sparta la Cleonice, in cui mi semb
a misera Zulfa, oh Dio! perdona. Tolse dalla storia di Pausania re di Sparta la Cleonice, in cui mi sembrano lodevoli i
nia re di Sparta la Cleonice, in cui mi sembrano lodevoli i caratteri di Cleonice e di Sofronimo, e grande insieme e patet
ta la Cleonice, in cui mi sembrano lodevoli i caratteri di Cleonice e di Sofronimo, e grande insieme e patetica la scena 3
Taluno però sentirà qualche rincrescimento del non delicato carattere di Pausania e del di lui indecente invito mandato a
à qualche rincrescimento del non delicato carattere di Pausania e del di lui indecente invito mandato a Cleonice perchè ve
premio sperare le fue nozze; nè meno sconvenevole parrà la mediazione di Scilace di lei padre che cerca tutte le vie di pe
are le fue nozze; nè meno sconvenevole parrà la mediazione di Scilace di lei padre che cerca tutte le vie di persuader la
le parrà la mediazione di Scilace di lei padre che cerca tutte le vie di persuader la figlia ad andarvi. L’argomento della
le vie di persuader la figlia ad andarvi. L’argomento della tragedia di Dara è tratto dagli eventi de’ successori di Tame
argomento della tragedia di Dara è tratto dagli eventi de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di
o dagli eventi de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni
venti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche.
ssori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche. Nurmal e Cajea
lano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche. Nurmal e Cajeam interessano;
ta dal fratello, non si manifesta, qual si enuncia, valoroso nè privo di accortezza. Il colpo di Mirza colla pistola coper
manifesta, qual si enuncia, valoroso nè privo di accortezza. Il colpo di Mirza colla pistola coperta, che non prende fuoco
nsidie l’uno fa a Jemla e l’altro a Zopiro. Maometto potea lusingarsi di trarre vantaggio dalla sua astuta sincerità coll’
ar la preferenza sulle altre per istile, per condotta e per grandezza di caratteri. Marco Bruto vi comparisce degnamente,
namente, e se non potrà compararsi col Catone dell’Addison, non manca di sublimità e di forza, nè gli amori subalterni del
on potrà compararsi col Catone dell’Addison, non manca di sublimità e di forza, nè gli amori subalterni della favola ingle
iano la scena vuota. Rapita Porcia dal trasporto per la libertà prima di uccidersi accanto a Bruto trucida con ispietato e
i figli al cospetto dello spettatore; ma forse la provvida variazione di quella scena, che risparmia tanta atrocità, non t
torico dell’invito fatto dalla repubblica Fiorentina a Gualtieri duca di Atene a governarla, ha l’illustre autore immagina
o del chiar. marchese Albergati che vi sostenne egregiamente la parte di Uberto, mentre si distinse a maraviglia la nobil
si distinse a maraviglia la nobil donna sig. Teresa Venier in quella di Adelinda, e l’autore stesso in quella di Romeo. C
sig. Teresa Venier in quella di Adelinda, e l’autore stesso in quella di Romeo. Chiudiamo con lieta fronte la classe de’ m
ra composte due tragedie, l’ Aristodemo, e Galeotto Manfredi Principe di Faenza. S’impresse la prima nel 1786, e si recitò
ma con pieno applauso in due autunni consecutivi, sostenendo la parte di Argia la celebre Gardosi52; nè con minor lode si
secolo passato; ma ciò che formò l’azione del primo Aristodemo, serve di antecedente a quest’altro. Ci tratterremo noi a d
cedente a quest’altro. Ci tratterremo noi a dare una compiuta analisi di sì nota tragedia enunciata in tanti giornali buon
blime e poetico quanto comporta il genere: molte invidiabili bellezze di esecuzione: le passioni espresse col terribile pe
i bellezze di esecuzione: le passioni espresse col terribile pennello di Crebillon e di Shakespear ne’ loro migliori momen
secuzione: le passioni espresse col terribile pennello di Crebillon e di Shakespear ne’ loro migliori momenti. Ne vorremmo
parti della favola più concatenate; più fondato e naturale il disegno di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non
favola più concatenate; più fondato e naturale il disegno di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eu
di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eumeo, di obbligar Taltibio con un giuramento a non palesar
ligar Taltibio con un giuramento a non palesarne la nascita; l’entrar di Argia nella tomba della sorella preparato almeno
la stessa cosa con quelli della Semiramide e dell’Hamlet, se non chi di tutto parla per tradizione? In queste favole gli
vole gli spettri appariscono e parlano realmente, come anche il genio di Marco Bruto nel Filippi del conte Pepoli: ma nell
mo, come nel Serse del Bettinelli, il simolacro che adombra i rimorsi di questi gran delinquenti, si presenta solo alla lo
hè già se ne prevede il fine. Traspare, è vero, il disegno ch’egli ha di uccidersi; ma in qual guisa l’effettuerà? Argia s
le cose che formano la sospensione dell’uditorio. Affermò il fattore di Colpi d’occhio che tal favola è piena di atrocità
uditorio. Affermò il fattore di Colpi d’occhio che tal favola è piena di atrocità, nel che s’inganna o mentisce, mentre ec
ori e rimorsi d’averne anticamente commesse. E’ nojosa, fredda, priva di movimento e d’interesse, disse il medesimo follic
ovimento e d’interesse, disse il medesimo folliculario. Ma può mancar di calore, interesse e movimento una favola che espr
si vede nel terribil racconto della scena 4 dell’atto I, nel congedo di Cesira e Aristodemo della 3 dell’atto III, nella
o, nella 2 del IV in cui Aristodemo atterrito cade sul teatro a piedi di Cesira ed a lei si discopre reo, nello scioglimen
tutte Dormon le cose, ed io sol veglio, e siedo Al chiaror fioco di notturno lume, Ecco il lume repente impallidirs
ecedente nell’edizione Romana del 1788. L’azione consiste nella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia
one Romana del 1788. L’azione consiste nella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia che ha di lui la Be
ella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia che ha di lui la Bentivoglio sua moglie ingannata da un mal
ressanti ognuno per se e tutti insieme nel contrasto sono i caratteri di Manfredi, Elisa, Matilde, Ubaldo; quello di Zambr
ontrasto sono i caratteri di Manfredi, Elisa, Matilde, Ubaldo; quello di Zambrino nero e detestabile inspira ne’ buoni tut
ne per noi singolarmente pregevoli sono le seguenti: nell’atto I la 2 di Manfredi co’ suoi cortigiani, e la 3 di Ubaldo e
le seguenti: nell’atto I la 2 di Manfredi co’ suoi cortigiani, e la 3 di Ubaldo e Manfredi; nel II la 2 in cui si dipinge
do e Manfredi; nel II la 2 in cui si dipinge felicemente la tenerezza di Elisa; nel III la riconciliazione di Matilde e Ma
dipinge felicemente la tenerezza di Elisa; nel III la riconciliazione di Matilde e Manfredi col congedo che viene a prende
del virtuoso Ubaldo che si allontana dalla corte; nel V la tenerezza di Manfredi che ordina che si richiami nella scena 1
erezza di Manfredi che ordina che si richiami nella scena 1, le furie di Matilde inspiratele da Zambrino nella 6, e sopra
e da Zambrino nella 6, e sopra ogni altra l’ultima tragica situazione di Manfredi trafitto a torto e di Matilde che ne int
ogni altra l’ultima tragica situazione di Manfredi trafitto a torto e di Matilde che ne intende l’innocenza quando egli sp
affetti e talora alquanto dimesso e famigliare specialmente in bocca di Zambrino. Le bellezze delle scene indicate sono m
Lucenti ferri, e circondarti il fianco. Ma se lo perdi, un milion di brandi Non ti assicura! Non ha forza il braccio
rai Fra tante spade disarmato e nudo. Dopo tanti contrarj avvisi di critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e
i contrarj avvisi di critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e di censori periodici o buoni che servono alla verità
ebolezza. Dieci egli ne ha sinora pubblicate dall’impressore Graziosi di Venezia raccolte in tre volumi nel 1785: Filippo,
’Alfieri da moltissimi contemporanei ed oltrepassati, è l’arte grande di rintracciare entro il più intimo del cuore umano
osito si accomoda alle situazioni. Lo stile enfatico, e troppo, manca di ogni poesia, di colori, di ornamenti, non dico gi
a alle situazioni. Lo stile enfatico, e troppo, manca di ogni poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati ep
azioni. Lo stile enfatico, e troppo, manca di ogni poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati epici e liric
ico già de’ vietati epici e lirici da lui meritamente abborriti56, ma di quelli che l’uso costante de’ tragici eccellenti
non naturale, cruschevole sino alla noja. Egli si priva rigorosamente di ogni sorte di confidenti, ed è quindi astretto a
cruschevole sino alla noja. Egli si priva rigorosamente di ogni sorte di confidenti, ed è quindi astretto a valersi con fr
ragica gravità questo componimento mal grado della snaturata barbarie di Filippo; della catastrofe preveduta sin dal princ
fra’ suoi adulatori iniqui consiglieri, che ci rimembra un’ immagine di quel cupo imperadore in mezzo al servo Senato Rom
ato Romano, qual ci viene delineato da Tacito. Polinice. I caratteri di Eteocle e Polinice che si abborriscono, e Giocast
rriscono, e Giocasta che palpita per ambedue, sono espressi con forza di colorito veramente tragico. Eteocle non sa veders
citata in Roma nel 1782 m’incresce singolarmente l’introduzione priva di verisimiglianza e proprietà. Argia giovane princi
priva di verisimiglianza e proprietà. Argia giovane principessa sola di notte s’inoltra in una reggia nemica per ottener
del regio divieto ad andar nel campo per bruciare il corpo insepolto di Polinice; secondo monologo. S’incontrano in fine,
ed Argia in una reggia per lei tanto sospetta vede una donna, e dice di cercare Antigone e di aver con lei comune la piet
a per lei tanto sospetta vede una donna, e dice di cercare Antigone e di aver con lei comune la pietà ed il dolore. Ciò ch
enza riflessione se non per timore della loro vita, almeno per quello di non condurre a fine la meditata impresa. A tali a
è condotto il poeta per voler trasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La gara però di Argia ed Antigone, gli ardi
r voler trasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di quest
gia di Tebe. La gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di questa in faccia al tiranno, il loro ultimo patet
edo, rendono alla favola la verità e la forza. Virginia. I monologhi di Appio e di Virginio in parte narrativi, qualche i
o alla favola la verità e la forza. Virginia. I monologhi di Appio e di Virginio in parte narrativi, qualche intoppo che
l giudizio, l’impunita tirannide minacciosa ancor dopo l’ammazzamento di Virginia, la durezza e l’oscurità prodotta nelle
azzamento di Virginia, la durezza e l’oscurità prodotta nelle maniere di dire dalla mancanza degli articoli e da’ troppo s
’ troppo stravolti iperbati; tutto ciò, dico, non ci nasconde i pregi di questa favola. Noi ne ammiriamo la dipintura de’
questa favola. Noi ne ammiriamo la dipintura de’ caratteri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, veramente Romana, la vigo
. Noi ne ammiriamo la dipintura de’ caratteri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, veramente Romana, la vigorosa scena 2 d
amente Romana, la vigorosa scena 2 dell’atto III58, e la 3 passionata di Virginio che incontra la figliuola e la consorte
Virginio che incontra la figliuola e la consorte col nobile disdegno di Virginia, col terribil pensiero d’Icilio, ah!
ad ammirare in particolar modo questa tragedia eccellente, mal grado di circa otto soliloquj, delle solite eccezioni sull
isviluppa la riposta sorgente del gran misfatto. Le insidiose maniere di Egisto che conduce la cieca Clitennestra all’esec
ino all’atto IV col velo della modestia e del grande amore che mostra di nutrir per lei. Quindi nascono quattro mirabili s
. La gioventù studiosa vedrà mirabilmente dipinto lo stato dell’animo di Clitennestra e quando è per giungere Agamennone,
ndo vi s’ incontra, e quando freme all’idea della proposta lontananza di Egisto, e quando si determina al colpo atroce, e
quando esce bagnata del sangue del marito. Oreste. Non siam contenti di alcune circostanze del piano di tal favola. Orest
el marito. Oreste. Non siam contenti di alcune circostanze del piano di tal favola. Oreste e Pilade s’inoltrano fin nella
rire invendicato. Pilade nella 2 del IV per rimediare alle imprudenze di Oreste gli dà il proprio nome di Pilade non meno
del IV per rimediare alle imprudenze di Oreste gli dà il proprio nome di Pilade non meno imprudentemente, giacchè Egisto n
i sono espressi con tutta la forza tragica. Eccellente è la dipintura di Clitennestra che palpita alternativamente or pel
er lui paventa. Soprattutto nell’ atto V lodevolissimo è il trasporto di Oreste nel trucidar Egisto, col quale si colorisc
utti i suoi nemici e la virtù e l’innocenza in Romilda. Questa figlia di Alboino imprudentemente e senza necessità fa una
ntanea del secreto del suo cuore alla barbara matrigna e all’uccisore di suo padre. Il prode Ildovaldo che ha più volte gi
re di suo padre. Il prode Ildovaldo che ha più volte giurata la morte di Almachilde, essendo da questo re chiamato a duell
etta e poi ricusa per non abbassarsi. In oltre egli comanda le truppe di Rosmunda contro Almachilde, si pugna, e mentre fe
a il campo e torna insulsamente nella reggia &c. Ottavia. Supera di gran lunga quell’altra attribuita a Seneca, e vi
ta a Seneca, e vi si vede con forza e giustezza espresso il carattere di quest’imperatrice. Ma Nerone è tiranno con affett
blicisti, rimane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Brut
imane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Bruto novello,
er cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Bruto novello, spegne in Timo
ne repentina della tirannia, e pel ravvedimento del tiranno nell’atto di spirare. L’eroismo trionfa in Timoleone senza tra
brano frequenti le solite eccezioni dello stile; ma il primo monologo di Merope è troppo narrativo; ed a chi racconta ella
ensa dopo dieci anni a sposar Merope per politica; ma egli imbrattato di tanto sangue perchè ha conservato tanto tempo nel
mpo nella propria reggia questa nemica irriconciliabile? Il carattere di Egisto è colorito egregiamente nella scena dell’a
conto con mie man sua destra afferro, non dovea esser la prima azione di un disarmato che affronti uno che gli si avventa
ozzando domandava la madre sua, alla cui immagine si desta il palpito di Merope che si sovviene del figlio. Dipinta eziand
ell’armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei. L’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al
’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al furore di Merope che lo crede uccisore del proprio figlio,
che Polifonte nell’ultima scena abbia più pazienza e meno scorgimento di quel che a lui starebbe bene in lasciar dir tanto
discorsi sediziosi a’ Messenj. Evitar tutti i nei nell’arduo impegno di tessere una buona tragedia, è ben difficil cosa:
el cuore umano le arcane sorgenti degli affetti. Mille parodiette del di lui stile si faranno come quella del Socrate; ma
nno come quella del Socrate; ma quanti fra mille si appresseranno a i di lui pregi? Oh chi congiungesse lo stile del sig.
ranno a i di lui pregi? Oh chi congiungesse lo stile del sig. Monti o di qualche altro che non trascuri di colorire, a’ ta
giungesse lo stile del sig. Monti o di qualche altro che non trascuri di colorire, a’ talenti veramente tragici dell’Alfie
ragedie cittadine e commedie lagrimanti. Non ha l’Italia ricusato di accogliere nel suo recinto di simili merci oltram
agrimanti. Non ha l’Italia ricusato di accogliere nel suo recinto di simili merci oltramontane, fossero pur di quelle
accogliere nel suo recinto di simili merci oltramontane, fossero pur di quelle che la sana criti ca ed un gusto fine ripr
ate da fanghose macchie eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni di atroci fatti privati de’ signori Falbaire, Mercie
ine, Dorat, Arnaud, Beaumarchais &c. o tutte tragiche o mescolate di tratti comici, si sono alla rinfusa tradotte e re
e commedie lagrimanti, alcune originali alcune tratte da’ romanzetti di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene intere
ali alcune tratte da’ romanzetti di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene interessanti e di lugubri pantomimi nojosam
manzetti di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene interessanti e di lugubri pantomimi nojosamente ripetuti. Venezia h
satore Leggerenza e del sedicente letterato Pirotè entrambi scrocconi di mestiere. Il sig. ab. Villi occupò per alcun temp
Alpi &c. Si è puerilmente affermato che la decadenza del credito di tali favole sia derivata dall’essersi divulgato c
l’invenzione; ma potrebbe togliere a que’ drammi il merito intrinseco di una condotta naturale e di una felice esecuzione?
ogliere a que’ drammi il merito intrinseco di una condotta naturale e di una felice esecuzione? Euripide e Sofocle senza i
e Sofocle senza il vantaggio dell’invenzione ripetevano gli argomenti di Eschilo, di Carcino, di Platina &c., ed occup
nza il vantaggio dell’invenzione ripetevano gli argomenti di Eschilo, di Carcino, di Platina &c., ed occupavano i prim
ggio dell’invenzione ripetevano gli argomenti di Eschilo, di Carcino, di Platina &c., ed occupavano i primi onori del
i primi onori del coturno. Ciò che suol nuocere a’ moderni scrittori di drammi lugubri, è l’ uniformità delle tinte, la l
onte Pepoli trovansi finora tre drammi lagrimosi in prosa, Don Alonso di Zuniga, ossia il Dovere mal inteso, Gernand, ossi
, interesse, terrore tragico giudiziosamente procurato meno con colpi di scena che con quadri e situazioni patetiche. Se n
iche. Se ne dee pur lodare, oltre del pregio dell’ invenzione, quello di un ottimo oggetto morale, cioè di distruggere un
del pregio dell’ invenzione, quello di un ottimo oggetto morale, cioè di distruggere un colpevole pregiudizio che si occul
del dovere. Troviamo altresì teatrale l’atto IV, e vera la dipintura di Don Alonso oppresso da’ rimorsi nell’atto V. L’au
so oppresso da’ rimorsi nell’atto V. L’autore benchè in prosa si vale di uno stile immaginoso e poetico, che però non di r
nchè in prosa si vale di uno stile immaginoso e poetico, che però non di rado riesce troppo studiato. Forse anche le angus
otte oltre il verisimile. Un figlio che per una capricciosa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la v
osa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la vita di un padre e la propria: questo padre che per non d
i un padre e la propria: questo padre che per non dissimile capriccio di non dipartirsi dal sepolcro dell’amico da lui ucc
morte se stesso ed un figlio amato: questi personaggi, dico, mettendo di più in mortal pericolo, non che il virtuoso Sanci
uole eccitare. Ma nel Gernand raffiguro una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che di situazioni, atroce per d
nand raffiguro una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che di situazioni, atroce per disegni scellerati che dis
atroce per disegni scellerati che disonorano l’umanità, frammischiata di bassezze comiche de’ servi Merville e Ricauld. Ag
cui macchie egli seppe preservarsi ancor vivendo nel loro secolo. Ma di ciò in altro tempo. 36. Scrisse contro il primo
mo il famoso Femia sentenziato componimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a M
omponimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a Messer Cattabrighe. Favellò contr
a la Tragedia antica e moderna intitolato l’ Impostore. 37. Il conte di Calepio gli rendè giustizia dicendo: Pier Jacopo
stri assai sublime ed enfatico, ma quanto acquista gravità con i modi di dire, tanto ne perde per lo stucchevol vezzo dell
cooptabimus. 40. Il chair mio amico il P. Ireneo Affò Bibliotecario di Parma cortesemente mi comunicò tal notizia con al
cortesemente mi comunicò tal notizia con altre intorno al P. Bianchi, di cui ha favellato il Mazzucchelli sulla scorta del
tro celebre ab. Gaetano Migliore Prefetto degli studj nell’università di Ferrara si posero nella sala dell’accademia degl’
onis. 45. L’elegante sig. ab. Andres ha lodati in termini generali i di lui componimenti e quelli del Granelli, contentan
i generali i di lui componimenti e quelli del Granelli, contentandosi di accennar solo che le circostanze legavano loro le
ebbe saputo far nascere, nè ridurre i loro drammi a quella perfezione di cui sarebbero forse stati capaci. Ma con ciò (pot
eguirò dunque? quali fiori sparse il lor genio fecondo e quali lasciò di far nascere? Simili desiderj antiveduti mi spinse
colo dell’Enciclopedia secondo la moda de’ nostri conosciuti plagiarj di mestiere. 46. L’autore nel Discorso del Teatro I
ne traduit point le gènie, aggiugne e dice benissimo, e ciò può dirsi di altre ancora. 48. Egli formò anche delle Troadi
irsi di altre ancora. 48. Egli formò anche delle Troadi e dell’Ecuba di Euripide le sue Disgrazie di Ecuba tragedia patet
li formò anche delle Troadi e dell’Ecuba di Euripide le sue Disgrazie di Ecuba tragedia patetica e semplice alla. greca ma
o il Ceruti. A qualche osservatore parrà che il solo titolo manifesti di non esserne una l’azione: che gli eventi si enunc
i enuncino con certa uniformità che può ristuccare: e che nella morte di Astianatte il dolor di Andromaca prenda le prime
iformità che può ristuccare: e che nella morte di Astianatte il dolor di Andromaca prenda le prime parti sopra del persona
ate nelle situazioni dolorose e ne’ quadri dipinti con maestria molli di lagrime accompagnino la madre di Ettore e di Poli
e’ quadri dipinti con maestria molli di lagrime accompagnino la madre di Ettore e di Polissena. 49. Dicendo scene teatral
pinti con maestria molli di lagrime accompagnino la madre di Ettore e di Polissena. 49. Dicendo scene teatrali io non int
na. 49. Dicendo scene teatrali io non intendo unicamente certi colpi di scena decorati con pompa e combinati a forza. Tut
ltrui voci senza afferrarne le idee. 50. Si trova nel libro III de’ di lui versi latini impressi nel 1742: Scipio hic
oste nel presente secolo per lo più da’ gesuiti, cioè: l’ Ermenegildo di Marcantonio Ducci impresso in Roma nel 1707; Stan
ildo di Marcantonio Ducci impresso in Roma nel 1707; Stanislao Kostka di Giovanni Lascari quivi pur pubblicata del 1709; M
cata del 1709; Maurizio Imperadore, e Artavasdo Principe dell’ Impero di monsignor Gian Lorenzo Lucchesini da Lucca, il qu
due ne scrisse ancora in italiano, il Maurizio, e Clodoaldo Principe di Danimarca; le sei tragedie latine del dotto Carpa
ie latine del dotto Carpani stampate in Roma nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi di San G
arpani stampate in Roma nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi di San Giorgio uscita verso i
nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi di San Giorgio uscita verso il 1749, e poi tradotta
ia come prima facevasi delle coronate. Ciò dimostra l’ animo costante di quel Sovrano in pro della poesia drammatica; e co
di quel Sovrano in pro della poesia drammatica; e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio,
a drammatica; e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio, il quale interpretava malignament
ncorso del 1778 (recitata poi nel 1781) S.A.R. degnò dichiararsi Capo di essa, e successore del degno Conte San-Vitale def
li deplorabili infarinati calunniatori. 53. Questa tragedia ha avuti di gran lodatori, e di censori non pochi. Ma che dir
inati calunniatori. 53. Questa tragedia ha avuti di gran lodatori, e di censori non pochi. Ma che diremo a chi si accinge
accingesse a ripeterne senza bisogno i difetti in gran paroloni vuoti di senso e colmi di ritagli altrui mal collocati? Di
terne senza bisogno i difetti in gran paroloni vuoti di senso e colmi di ritagli altrui mal collocati? Diremo col medesimo
ea voluto enunciare che la sua tragedia era urbana, cioè che trattava di principi ma non di prima classe. Il buon uomo pre
che la sua tragedia era urbana, cioè che trattava di principi ma non di prima classe. Il buon uomo prendeva domestica fac
lasse. Il buon uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o di personaggi di seconda classe. Orazio è un osso tr
uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o di personaggi di seconda classe. Orazio è un osso troppo duro da r
il chiar. Bettinelli che nel Discorso del Teatro Italiano si pregiava di seguire la scorta di Eschilo e di Euripide? 56.
che nel Discorso del Teatro Italiano si pregiava di seguire la scorta di Eschilo e di Euripide? 56. L’autor Colpo d’ occ
rso del Teatro Italiano si pregiava di seguire la scorta di Eschilo e di Euripide? 56. L’autor Colpo d’ occhio incolpa l
dunque possibile ch’egli ne indovini una? Com’ è mai fatta la retina di cotal cianciatore che tutto gli dipinge a rovesci
tutto gli dipinge a rovescio? 57. Oltre agli storici nazionali delle di lui gesta, e ad una descrizione spagnuola da me l
a, e ad una descrizione spagnuola da me letta manoscritta della morte di Don Carlo, apparisce il simulato procedere del ge
procedere del geloso Filippo nella Relazione tragica si, ma veridica di Don Carlo sacrificato &c. stampata in Colonia
680, la quale poi si trova impressa in francese fralle opere dell’ab. di San-Reale senza che si accenni di essere una pret
a in francese fralle opere dell’ab. di San-Reale senza che si accenni di essere una pretta letterale traduzione da capo a
n tutti? Patria, onor, libertà, penati, figli, Già dolci nomi, or di noi schiavi in bocce Mal sì confan, finchè quel
incautamente la sua intenzione presentando a Clitennestra l’immagine di Cassandra sua rivale vicina a torle talamo e regn
. Cli. Ma tacendo il chiedi, ed avendola Egisto condotta al punto di più non inorridire all’ idea di cercare una mano
ed avendola Egisto condotta al punto di più non inorridire all’ idea di cercare una mano un ferro che trucidi il marito,
idea di cercare una mano un ferro che trucidi il marito, sarebbe fuor di tempo l’uso di quel primo colore. Ciò che segue b
una mano un ferro che trucidi il marito, sarebbe fuor di tempo l’uso di quel primo colore. Ciò che segue ben dimostra di
fuor di tempo l’uso di quel primo colore. Ciò che segue ben dimostra di essersi fra lor perfettamente intesi: Cli. Io d
segue ben dimostra di essersi fra lor perfettamente intesi: Cli. Io di Cassandra ancella? Io di te priva? Eg. Atride i
ersi fra lor perfettamente intesi: Cli. Io di Cassandra ancella? Io di te priva? Eg. Atride il vuol. Cli. Atride per
Pepoli imita un po troppo la celebre Olimpia col semplice cangiamento di nomi, nè dell’Agrippina detta dal medesimo lirica
ope del Maffei ridotta in prosa con pessimo consiglio nel 1772, ed il di lui Teodosio pubblicato nel 1773 scritto in prosa
il di lui Teodosio pubblicato nel 1773 scritto in prosa frammischiata di frequenti involontarj versicoli. Tralasciamo alcu
roli comendata dal marchese Albergati: il Don Carlo del sig. Principe di Caposele: quelle che ci fa desiderare la nota eru
ordoni Veneziano: il Corradino che, dopo quello del Caracci, sappiamo di essere stato composto da circa otto anni dal feco
irca otto anni dal fecondo improvvisatore don Gaspare Mollo de’ duchi di Lusciano: un terzo Corradino scritto dal giovane
itto dal giovane don Francesco Saverio Salfi in Napoli; e come parlar di favole non pubblicate da noi non lette? Finalment
to nel dicembre del 1789 dal noto avvocato don Francesco Mario Pagano di Brienza: il di lui Gerbino uscito nel 1787 recita
del 1789 dal noto avvocato don Francesco Mario Pagano di Brienza: il di lui Gerbino uscito nel 1787 recitato tre sere da’
di lui Gerbino uscito nel 1787 recitato tre sere da’ comici Lombardi di Napoli: gli Esuli Tebani altra di lui tragedia pr
citato tre sere da’ comici Lombardi di Napoli: gli Esuli Tebani altra di lui tragedia primogenita impressa verso il 1780 (
na sua orazione latina) ma non recitata. Non ci affrettiamo a parlare di queste tre tragedie, sapendo che l’autore nel tem
guenti cartucce, letterine, ed analisi. Noi attenderemo l’impressione di simili cose enunciate dall’autore all’orecchio de
dres, in proposito del Varembon personaggio basso, furbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione
rbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione di sbandire gli empj e i gran malvagi dalle tragedie
13 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
inalzavano in Francia sì presso al punto della perfezione, una folla di loro imitatori seguendogli sempre senza raggiugne
ano non entravano amori. Ma egli lasciò le occupazioni teatrali prima di depurarle del tutto, e la scena francese dopo di
zioni teatrali prima di depurarle del tutto, e la scena francese dopo di lui si riempì della morale dell’opera di Quinault
to, e la scena francese dopo di lui si riempì della morale dell’opera di Quinault27. Alcibiade (aggiugne l’istesso scritto
ipe Persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi di madamigella Scudery che dipingeva i borghiggiani
inato de’ romanzi di madamigella Scudery che dipingeva i borghiggiani di Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L
umerosa oscura prole della nojosa mediocrità. Ma la natura ha bisogno di riposo dopo aver prodotto un ingegno raro. In tal
1723 scrisse diverse tragedie, che non cedono per regolarità a quelle di Racine, esse furono anche bene accolte nella rapp
cine, esse furono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba di Virginia e di Pompea le quali caddero; il suo And
ono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba di Virginia e di Pompea le quali caddero; il suo Andronico ed il T
d il Tiridate restarono al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra di paragone de’ drammi, ed essi non passano alla pos
aragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di stile, di lingua, di buona versificazione, d’inte
’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed
d essi non passano alla posterità quando mancano di stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed in quelli d
stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed in quelli di Campistron si desidera forza, calore, ed eleganza
. Diedero allora qualche passo nella poesia tragica Riouperoux autore di un’ Ipermestra: La Fosse che della Venezia salvat
ouperoux autore di un’ Ipermestra: La Fosse che della Venezia salvata di Otwai formò il suo Manlio Capitolino trasportando
lino trasportando agli antichi Romani il fatto recente della congiura di Bedmar contro Venezia, e che compose anche una Po
figurarne il tragico soggetto con un freddo intrigo amoroso. Ciò finì di corrompere il tragico teatro francese. Longepierr
a tragedia cadde ed annojò. I Francesi si confermarono nella credenza di esser passata la moda della greca semplicità, att
di esser passata la moda della greca semplicità, attribuendo al gusto di essa l’effetto della debolezza del Longepierre. I
morto nel 1731 era veramente uomo d’ ingegno, erudito, e non indegno di essere ricordato con lode; sebbene al dire di M.
erudito, e non indegno di essere ricordato con lode; sebbene al dire di M. Palissot egli volle contraffare Omero, Anacreo
abei una locuzione corrispondente al soggetto, sublime talora e ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affet
a e ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affettazione di stile da’ Francesi adottata nelle tragedie. Le pa
e che fa comparire languido il rimanente. Salmonea modello certamente di virtù eroica è personaggio ozioso sino all’ atto
nza de’ suoi soldati che altro non cercano che una donna; ma al conte di Calepio sembra incredibile il di lui amore perchè
n cercano che una donna; ma al conte di Calepio sembra incredibile il di lui amore perchè nato tra’ continui dispregi di E
sembra incredibile il di lui amore perchè nato tra’ continui dispregi di Ersilia. Più fondatamente però se ne riprende la
dispregi di Ersilia. Più fondatamente però se ne riprende la maniera di amare. Tante lagrime, tanta sofferenza, tanta ang
a angoscia sembrano convenire più ad un innamorato francese del tempo di Artamene, che ad un Romolo eroe, guerriero, fervi
roe, guerriero, fervido, feroce. Non è poi verisimile che Tazio vegga di lontano scintillare i pugnali nel volersi trucida
i ferri ed il trafiggerlo. Ersilia che nell’atto terzo dice da parte di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza di
terzo dice da parte di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza di arte nel poeta, ed oltre a ciò con poca verisimig
l 1726 La Motte volle produrre un Edipo 30 per avventura non contento di quelli del Cornelio e del Voltaire. In effetto eg
n effetto egli purga quest’argomento tanto dell’ episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di Edipo, in
to dell’ episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di Edipo, introdotto con mal consiglio dal padre del
o, introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria di Fi
eatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria di Filottete che con rincrescimento si legge nell’Ed
damente corregge pur anco la favola greca dell’inverisimile ignoranza di Edipo intorno alle circostanze della morte di Lai
’inverisimile ignoranza di Edipo intorno alle circostanze della morte di Laio. Egli però ne tolse ogni utilità col rendere
ilità col rendere Edipo pienamente innocente nell’ammazzamento del re di Tebe. Dividendo poi la riconoscenza rende meno ma
riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri di Eteocle e Polinice contro l’idea lasciatacene dag
mento che mena il poeta a lottare colle opinioni radicate negli animi di chi ascolta, e per conseguenza a rendere poco int
à verso del padre? Sarebbe lecito introdurre Achille dandogli costumi di Tersite, ovvero Ascanio o Astianatte che combatte
resente qualche modello in tale argomento; so però che oltre al poema di Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferreira, ed i
pariscano tutte le altre. Lo stile della Inès generalmente è migliore di quello del Romolo; ma essa non ha nè la versifica
a, nè l’abbondanza, nè la grandezza, nè la delicatezza de’ sentimenti di Racine. Esposta questa tragedia alle critiche tal
su i teatri per le interessanti situazioni ben prese e ben collocate di sì patetico argomento. Oltre a ciò che suggerì al
sospirata grazia ella si trovi impensatamente avvelenata. I plagiarj di professione copieranno questo colpo teatrale del
aci, che cosa in fine essi si troveranno fralle mani? l’arida spoglia di un serpente che rinnovandosi la depone e si allon
sta favola pregi assai superiori alle sue imperfezioni: ma non lascia di notarvi certa mancanza d’unità d’interesse, che L
ricongiunge. Contro il tragico artificio (dice ancora) le belle doti di Costanza distraggono alquanto dall’attenzione che
lquanto dall’attenzione che debbesi a quelle d’Inès. Riprende altresì di sconvenevolezza ciò che dice la Reina nella scena
dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Don Pietro in corte i di lui occhi distratti altr
quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Don Pietro in corte i di lui occhi distratti altro non vi cercavano che In
d eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immagi
ondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di c
ico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e di energia, ma talvolta troppo
llo, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e di energia, ma talvolta troppo nera, lo
’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e di energia, ma talvolta troppo nera, lo scorge non d
forza, di calore e di energia, ma talvolta troppo nera, lo scorge non di rado nell’aspro e nell’inelegante ed in certe cos
iluppate delle Greche, rendono talora difficile il rinvenirvi l’unità di azione; potrebbero ancora notarvisi varie allegor
con molta vivacità. Soprattutto è mirabile e veramente tragico quello di Radamisto nella tragedia che ne porta il nome: il
maestrevolmente il suo Catilina, benchè non a torto da Federigo II re di Prussia in una lettera scritta a Voltaire nel feb
ripresa per trovarvisi sfigurata la repubblica Romana ed il carattere di Catone e di Cicerone: Atreo, Tieste, Farasmane, P
trovarvisi sfigurata la repubblica Romana ed il carattere di Catone e di Cicerone: Atreo, Tieste, Farasmane, Palamede sono
ipinti con tutto il vigore. Ciò che nell’Elettra riguarda la vendetta di Agamennone è trattato gravemente e con molta forz
molta forza: ma quanto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor d
nto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea d
e argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoc
este, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoci dagli antichi: intempe
tramandatoci dagli antichi: intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tanto
intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tanto l’Elettra e la Semiramide s
. Non per tanto l’Elettra e la Semiramide si reputano dal medesimo re di Prussia tragedie de toute beauté al pari del Rada
Ninia viva, machina la rovina della propria sorella, cui, mancando il di lei figliuolo, apparterrebbe il trono. Questa Sem
erse par che avvilisca il padre ed il monarca nell’ adoperarsi in pro di un figlio favorito per sedurre una principessa in
on amato. Artaserse nella stessa favola è un carattere incerto, e più di uno lo reputerà stolto o maligno nel giudicar suo
arimente (contro l’intenzione dell’autore) sembra lo stesso Consiglio di Persia, che condanna Dario alla morte senza punto
iglio di Persia, che condanna Dario alla morte senza punto sospettare di Artabano, il quale per mille indizj risulta reo d
di Artabano, il quale per mille indizj risulta reo dell’ammazzamento di Serse al pari di Dario. Queste osservazioni non d
quale per mille indizj risulta reo dell’ammazzamento di Serse al pari di Dario. Queste osservazioni non debbono gran fatto
osservazioni non debbono gran fatto diminuire la meritata riputazione di ottimo tragico acquistata dal robusto Crebillon,
on, che pure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir di fame31; possono però additarci la diffic
ure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir di fame31; possono però additarci la difficoltà di g
in procinto di morir di fame31; possono però additarci la difficoltà di giugnere alla perfezione nella tragica poesia. L’
il Triumvirato che ha varj pregi, ma che si rende singolarmente degna di ammirazione per essere stata scritta trovandosi l
na di ammirazione per essere stata scritta trovandosi l’autore in età di anni ottantuno. L’altro insigne tragico di cui pu
trovandosi l’autore in età di anni ottantuno. L’altro insigne tragico di cui può vantarsi la Francia nel nostro secolo, è
rsi la Francia nel nostro secolo, è il celebre Francesco Maria Arouet di Voltaire, la cui gloria niuno de’ suoi contempora
, non che adombrata. Dee a lui il coturno non solo varie favole degne di mentovarsi al pari del Cinna, dell’Atalia e del R
al pari del Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena di gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue
l Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena di gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue favole ste
sparsa nelle sue opere multiplici e nell’edizione che fece del teatro di Cornelio. La prima direzione letteraria avuta da’
si ad entrare nella tragica carriera32. Non ancora avea letto l’Edipo di Cornelio33, contando appena nel 1718 anni diciann
. Il pubblico l’accolse con applauso e si recitò quarantacinque volte di seguito, rappresentando il personaggio di Edipo i
recitò quarantacinque volte di seguito, rappresentando il personaggio di Edipo il giovane Du Frene che poi divenne assai c
po il giovane Du Frene che poi divenne assai celebre attore, e quello di Giocasta la valorosa attrice Desmarés. Non ci cur
re, e quello di Giocasta la valorosa attrice Desmarés. Non ci curiamo di ripetere nojosamente o quanto l’autore scrisse in
o quanto l’autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, quello di Cornelio ed il proprio, o ciò
scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, quello di Cornelio ed il proprio, o ciò che in una edizione
alcune durezze nella condotta della favola, e che l’amoroso episodio di Teseo e Dirce da lui stesso riconosciuto per inut
ll’Edipo del Cornelio, non bastò a fargli evitare l’antica galanteria di Filottete colla vecchia Giocasta. La Marianna pub
felice. Il famoso Michele Baron già vecchio che sostenne il carattere di Erode, Adriana le Couvreur insigne attrice che ra
di Erode, Adriana le Couvreur insigne attrice che rappresentò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’e
ntò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’energia di una vivace rappresentazione naturale, e che inseg
ntazione naturale, e che insegnarono la prima volta in Francia l’arte di declamare senza la solita istrionica affettazione
ire sino alla fine la rappresentazione. L’uditorio ravvisò non so che di ridicolo nel veleno presentato a Marianna in una
arianna in una coppa. L’autore nel seguente anno cangiò questo genere di morte in quello con cui il Dolce in Italia fece m
i fa vedere in lui un’ arte non ancora perfezionata. La dichiarazione di amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto
da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutt
tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto al
tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto al carattere enunciato dell’un
ell’altra. Innamora non per tanto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode
a Erode e Marianna mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà ma sens
mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà ma sensibilissimo ed innam
mente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e di un
so pieno di sospetti e di crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e di una consorte la di cui virtù non si smentisce mai
i e di crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e di una consorte la di cui virtù non si smentisce mai. La nobile e patet
l’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della sua vita sdegna di seguir Varo che vuol salvarla. Giunio Bruto rapp
iva, vedendosi nella quinta scena dipinta egregiamente l’ umiliazione di Tito, e la severità di Bruto combattuta dalla pat
inta scena dipinta egregiamente l’ umiliazione di Tito, e la severità di Bruto combattuta dalla paterna tenerezza. Tito co
la tomba egli portò la vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore di Bruto. Oh Roma (egli esclama) oh patria! indi lo
gli esclama) oh patria! indi lo condanna e l’abbraccia35. Le poetiche di tutti i possibili Marmontel, i discorsi, le lette
pedanti nella loro povertà, non vagliono unite insieme quattro versi di questa scena. Giva così il Voltaire avvicinandosi
ublime del creator del teatro francese, nè la seducente tenerezza del di lui elegante competitore, nè il maschio vigore tr
asseriscono il contrario) dalla taccia imputata a’ suoi compatriotti di travestire tutti i personaggi alla francese. In f
o e inelegante del Crebillon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. La Morte di Giulio Cesare in tre atti
illon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. La Morte di Giulio Cesare in tre atti divisa spogliata di ogn
di proposito. La Morte di Giulio Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di tr
o Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di trasporti per la libertà fu compos
atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di trasporti per la libertà fu composta dopo il 1730
opo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. Shakespear ed il duca di Buckingam in Londra, l’ab. Conti in Venezia, avea
ear, ma facendo Bruto ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene di Bruto con Cesare cioè la quinta dell’atto II, in
ruto con Cesare cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di esser di lui padre, e la quarta del III, in cui B
Cesare cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di esser di lui padre, e la quarta del III, in cui Bruto supp
padre, e la quarta del III, in cui Bruto supplica il padre a lasciar di regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio del
asciar di regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio della parlata di Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corp
o della parlata di Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corpo di Cesare in iscena, che il Shakespear con arte mino
e) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e cominciar tardi a parlar di amore. Ma quest’amore troppo sventurato contrasta
ni eccessive per mezzo dell’infelicità che le accompagna. Ma il conte di Calepio critico non volgare oppone non senza appa
Ma il conte di Calepio critico non volgare oppone non senza apparenza di ragione, che essendo Zaira uccisa appunto quando
rinunziare alla felicità che attendeva dalle sue nozze, sembra che la di lei morte non possa concepirsi come castigo della
lei non è mai vinto, si oppone con ugual forza alla religione, ed il di lei gastigo può ammaestrare. In fatti lo stato de
ne, ed il di lei gastigo può ammaestrare. In fatti lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di
trare. In fatti lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella off
lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella offendeva il nostr
sione? e contro quest’eccesso non si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poc
on si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poca verisimiglianza, d’inesattezz
ilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poca verisimiglianza, d’inesattezze fatte a sì be
o indulgenza per li pregi che vi si ammirano, pel magnanimo carattere di Orosmane, pel sensibile e virtuoso di Zaira, pel
mirano, pel magnanimo carattere di Orosmane, pel sensibile e virtuoso di Zaira, pel nobile e generoso di Nerestano, per la
di Orosmane, pel sensibile e virtuoso di Zaira, pel nobile e generoso di Nerestano, per la dolce ed umana filosofia che vi
senza deviare e progressivamente aumentando l’interesse senza bisogno di veruno episodio e ricco delle sole tragiche situa
tragiche situazioni che presenta l’argomento. Ella ha pure il merito di essere stata la prima a mostrare sulle scene fran
azione. Shakespear ha preparata la materia della Zaira colla tragedia di Othello. Un eccesso di amore forma l’azione dell’
reparata la materia della Zaira colla tragedia di Othello. Un eccesso di amore forma l’azione dell’una e dell’ altra, la g
hilterra quando vi si rappresentò tradotta da Hille. L’ attrice Ciber di anni diciotto sostenne con mirabile e colà non us
tto sostenne con mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira; quello di Orosmane fu rappresentato da un
mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira; quello di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non
ello di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non da un attore di professione. In Italia tradotta dal conte Gasparo
ulta Europa la Merope del marchese Maffei, quando Voltaire s’invogliò di tesserne una francese degna di parteciparne la gl
ese Maffei, quando Voltaire s’invogliò di tesserne una francese degna di parteciparne la gloria. Nel 1736 egli l’ avea già
oria. Nel 1736 egli l’ avea già composta, ma si trattenne alcuni anni di pubblicarla, o per non farla comparire, mentre si
pubblicarla, o per non farla comparire, mentre si applaudiva l’Amasi di M. La Grange, in cui sotto nomi differenti si tra
ciò sia egli si valse del migliore della tragedia italiana, ma cercò di accomodarla meglio al gusto francese togliendole
, ma cercò di accomodarla meglio al gusto francese togliendole l’aria di greca semplicità e naturalezza che vi serbò l’Ita
di e frequenti in tutta la tragedia: ha preparata benissimo la venuta di Egisto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha gi
isto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare
rio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col m
ore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio di
ensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio di Merope: ha variata l’invenzione nell’atto IV e ma
la stessa il proprio figlio al tiranno. Ma la sana critica non lascia di desiderare nel bel componimento francese qualche
rsone subalterne, nè i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli di Narba e d’Ismenia nell’atto III, nè il parlar da
d altri ancora. Nell’ interessante scena quarta del medesimo atto III di Merope che crede vendicare in Egisto la morte del
li avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava di sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egist
me furie, lo chiama mostro, perfido, lo fa trascinare presso la tomba di Cresfonte, e va per ferirlo. Ciò è senza ragione.
esso la tomba di Cresfonte, e va per ferirlo. Ciò è senza ragione. La di lui candidezza che tutto confessa, dee almeno tog
la sicurezza che esige la vendetta; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente in vece di un reo, ma il f
a; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente in vece di un reo, ma il figlio stesso in vece del suo uccis
mio figlio. Il nome che non combina, non basta a metterla nello stato di certezza della morte del figlio, potendovi essere
vi essere diversi possibili, pe’ quali l’armatura può essere, com’ è, di Egisto, e colui che si chiama di lui padre aver p
quali l’armatura può essere, com’ è, di Egisto, e colui che si chiama di lui padre aver preso un nome ignoto alla regina,
gnoto alla regina, com’ è in fatti. L’ uditorio dunque non può godere di sì interessante situazione, nè esser commosso qua
desiderio la venuta del vecchio che impedisca l’ esecrando sacrificio di un figlio per mano della stessa madre che pensa v
nando assai peggio Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’
Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura di mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si sme
figlio per costringerla alle abborrite nozze col farla temere per la di lui vita, Voila mon fils, Madame, où voila ma
victime? Egisto non ambiguamente ha manifestato il suo odio verso di lui. Barbaro, tiranno, l’ha chiamato nella second
o nella seconda scena dell’atto IV. Va, gli ha detto quando ha saputo di esser figlio di Merope, Va je me crois son fil
scena dell’atto IV. Va, gli ha detto quando ha saputo di esser figlio di Merope, Va je me crois son fils, mes preuves s
jurer à genoux un hommage éternel. Egisto risponde da discendente di Alcide: rendimi il ferro, e ti risponderò, e cono
nsultato? Incatenato poi o libero non dovea egli temere ancora che la di lui presenza commovesse un popolo così affezionat
a di lui presenza commovesse un popolo così affezionato alla famiglia di Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì
movesse un popolo così affezionato alla famiglia di Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì al dotto Calepio, e
di tali riflessioni non isfuggì al dotto Calepio, e e mal grado della di lui parzialità per la Merope Volteriana non potè
ado della di lui parzialità per la Merope Volteriana non potè lasciar di dire che nel miglior punto della passione rimane
qual vantaggio essi rechino alle belle arti e alla gioventù coprendo di fiori i loro difetti. L’epoca della pubblicazione
dica composta sin dal 1736 e mandata allora al principe reale poi re di Prussia Federico II. Tanto intorno a tal tragedia
ore nelle sue prose, or parlando al nominato sovrano or sotto il nome di altri più volte sino al 1743; e tanto con varia c
sino al 1743; e tanto con varia critica ne favellarono i giornalisti di Francia, e con maestria l’ab. Cesarotti, ed altri
i profondi pensatori (i quali non per tanto galleggiano come cortecce di sughero in ogni materia), quando non vogliano rip
tere al loro solito senza citare, non saprei che cosa potranno dir su di essa, come millantano, in vantaggio dell’arte dra
iali, e screditato e proibito per cabala degl’ impostori, per gelosia di mestiere e per naturale malignità de’ follicularj
rore tragico al più alto punto, coll’ interesse sostenuto che aumenta di scena in iscena, coll’ unione in un gran quadro o
scena in iscena, coll’ unione in un gran quadro ottimamente combinata di caratteri robusti animati colla forza del pennell
mente combinata di caratteri robusti animati colla forza del pennello di Polidoro e colla copia spiritosa del Tintoretto.
tto. Tali sembrano con ispezialità le seguenti: la quarta dell’atto I di Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i caratteri
n cui si disviluppano i caratteri e si prepara egregiamente la venuta di Maometto; la quinta dell’atto II sommamente maest
to II sommamente maestrevole onde riceve le ultime fine pennellate il di lui ritratto, facendo che egli col suo gran nemic
la necessità che non gli permette altro partito; quelle dell’ atto IV di Zopiro con Seide e Palmira e singolarmente la qui
armente che fosse una pericolosa e scandalosa rappresentazione quella di uno scellerato felice e trionfante a spese della
ne amorosa gareggia in Maometto colla sua ambizione, e che la perdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla
erdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla vista del di lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacol
alla vista del di lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacolo di un uomo potentissimo e non pertanto infelicissimo
ertanto infelicissimo. Noi osiamo aggiugnere qualche cosa alla stessa di lui difesa. Perchè si cerca che lo scellerato rim
iù atroci delitti in pregiudizio della virtù. Il frutto morale dunque di questa tragedia è manifesto essere il prevenire g
incauti contro l’illusione della superstizione; e per conseguenza la di lei erappresentanza lungi dall’ essere scandalosa
dedicata alla celebre marchesa du Chatelet autrice delle Instituzioni di Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della
du Chatelet autrice delle Instituzioni di Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della traduzione de’ Principj di Newt
ica secondo la filosofia di Leibnitz, e della traduzione de’ Principj di Newton, la quale terminò di vivere in agosto del
Leibnitz, e della traduzione de’ Principj di Newton, la quale terminò di vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de
erito a morte. Questo disegno non può abbastanza lodarsi; ma il conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegn
il conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegno prima di comporla, giacchè ne prese il titolo da Alzira e
titolo da Alzira e non da Gusmano. A me però non sembra che il titolo di Alzira cangi la veduta segnalata dall’autore. Alz
alata dall’autore. Alzira è l’ anima e la sorgente dell’azione eroica di Gusmano; Alzira ama vivamente e mette in contrast
usmano; Alzira ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e di Gusmano; Alzira senza volerlo muove Z
ra ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e di Gusmano; Alzira senza volerlo muove Zamoro a dann
danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perch
più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perchè s’ei non l’amasse sì altamente, i
ne non molto straordinaria; Alzira dunque porta giustamente il titolo di questa favola. Sempre ne’ piani delle favole del
andezza d’animo; ma sono ugualmente dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. Quell
dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. Quella maravigliosa opposizione di senti
llo e col vivace colorito di Tiziano. Quella maravigliosa opposizione di sentimenti che anima le più semplici favole, spic
ti che anima le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di
le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che p
picca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira
ttutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno
e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende
trasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena q
voie. Zam. Tu gémis & me vois? Le Cristiane espressioni piene di nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriter
ioni piene di nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriterebbero di essere quì trascritte, ma ci contenteremo di un s
do Gusmano meriterebbero di essere quì trascritte, ma ci contenteremo di un sol frammento rapportandolo colla bellissima t
, vorresti Forzar me stesso al pentimento? Gus. Io voglio Anche di più: forzar ti vo’ ad amarmi. Alzira insino ad
appresentata nel 1748 non ismentisce la forza e la maestà dello stile di Voltaire, e le situazioni tragiche vi si veggono
fondata sull’apparizione dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi di Semiramide per mano di Ninia suo figliuolo che ig
ne dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi di Semiramide per mano di Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive s
mano di Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive sotto il nome di Arsace. Questa machina prediletta del teatro spag
lese, mi sembra nella tragedia francese meno artificiosa38 dell’ombra di Dario ne’ Persi di Eschilo. Il poeta greco la ren
la tragedia francese meno artificiosa38 dell’ombra di Dario ne’ Persi di Eschilo. Il poeta greco la rende interessante per
recia; per la Persia coll’ insinuare per bene del pubblico sentimenti di pace al suo successore, e per la Grecia col mette
arte le lodi de’ Greci in bocca dello stesso suo nemico. Ma l’ ombra di Nino non ha altro oggetto che la vendetta di un d
suo nemico. Ma l’ ombra di Nino non ha altro oggetto che la vendetta di un delitto occulto, utile oggetto veramente all’i
a inferiore a fronte dell’interesse politico della tragedia nazionale di Eschilo. Soffre poi l’ombra di Nino molte e rilev
esse politico della tragedia nazionale di Eschilo. Soffre poi l’ombra di Nino molte e rilevanti opposizioni. In prima un’
nell’animo dello spettatore e non produce l’effetto tragico. II Manca di certa nota di terribile che simili apparizioni ri
lo spettatore e non produce l’effetto tragico. II Manca di certa nota di terribile che simili apparizioni ricevono dalla s
scellerati. III Essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire di quasi tutti gli uomini; perchè una vendetta atroc
mortels. IV Che atrocità! Gli dei che vogliono vendicare la morte di Nino, ne ordinano l’espiazione con un parricidio?
enunciato come santo, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno di una Madre? Si dice, è vero, Au sacrificateur o
non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra; or non bastava di far loro sapere l’ar
glio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra; or non bastava di far loro sapere l’arcano? Il poeta si è perduto n
ndamento. Qual sicurezza ha Ninia del delitto della Madre? La lettera di Nino moribondo a Fradate, non dice altro se non c
passato dentro del mausoleo? come sa egli che la reina muore per mano di Ninia? Voltaire che avea ricavate le precedenti f
amide o per la celebre tragedia del Manfredi, o almeno per l’ Astrato di Quinault e per la Semiramide del Metastasio e del
iramide del Metastasio e del Crebillon ch’egli in una epistola a mad. di Pompadur chiamò suo maestro. Quest’ultimo scritto
iumvirato, coll’ Elettra, coll’ Atreo apprestò ancora la materia alla di lui Roma salvata, recitata nel 1752, all’Oreste,
l Metastasio, ma a quest’opera si rassomiglia per l’ eroico carattere di Zamti. L’Olimpia in cui trovansi scene interessan
. L’Olimpia in cui trovansi scene interessanti, venne dalla Cassandra di M. La Calprenede. Scrisse anche l’autore dell’Err
ano gli costò moltissimo senza recargli moltissimo applauso, le Leggi di Minos ove campeggiano le sue vedute filosofiche s
stale, Artemira disapprovata dal medesimo autore, Adelaide ed il Duca di Foix tragedie mediocri di fatti nazionali, e Tanc
ta dal medesimo autore, Adelaide ed il Duca di Foix tragedie mediocri di fatti nazionali, e Tancredi, intrigo condotto con
intrigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci e torrebbe Tancred
cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci e torrebbe Tancredi di angustia. Poteva essere una cautela, benchè inuti
essere una cautela, benchè inutile, il tacere che fa Amenaide il nome di Tancredi nel biglietto che la rende colpevole; ma
are, lascia il lettore poco soddisfatto. Argiro troppo poco si sforza di sapere con distinzione l’apparente delitto della
izione del delitto. Sono però squarci vigorosi i seguenti. La parlata di Orbassan nella prima scena pieno di nobile indign
i vigorosi i seguenti. La parlata di Orbassan nella prima scena pieno di nobile indignazione per vedere la Sicilia in pred
cità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che di grande: Grecs, Arabes, Français, Germains, tou
Nobile e propria de’ tempi della cavalleria è pure il bell’ orgoglio di Amenaide nella scena quinta dell’atto IV, Lui me
comparire queste cinque Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo
Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo di buone, Merope, Maria
, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo di buone, Merope, Marianna, Roma salvata, Oreste, Ed
mpia. Tutte le altre costituiscono a’ nostri sguardi una terza classe di tragedie meno perfette e vigorose, sebbene vi si
uni difetti delle migliori sue favole, affinchè la gioventù non creda di trarre da sì ricca miniera sempre oro puro; ma tr
n creda di trarre da sì ricca miniera sempre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti c
mpre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. Il sagace osservatore ma
ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che di bellezze. Il sagace osservatore manifesta con dil
ti. Anche i fanciulli sanno notare la mano con sei dita in una figura di Raffaele, ma il tragico del suo pennello, l’espre
tesso Voltaire) che si vogliono far giudici degli autori, sogliono su di essi scriver volumi; io vorrei piuttosto due pagi
pagine sole che ce ne additassero le bellezze”. Poche altre tragedie di questo secolo sono da riporsi tralle bene accolte
ochissime tralle applaudite con giustizia. Voltaire sostenne l’ onore di Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio
ieri pronti a sparger menzogne e tratti maligni sulle opere acclamate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefatto
ate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. Una folla di bastardi Volteriani scimieschi apportarono su que
ne la decadenza, ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e d
ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali dis
o inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali disperati, che
ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali disperati, che in vece d
ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali disperati, che in vece di toccare il c
orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali disperati, che in vece di toccare il cuore spaventano e fanno inorridire. L
l 1760 compose una Ifigenia in Tauride che rimase al teatro a cagione di alcune situazioni interessanti; ma che perde di c
e al teatro a cagione di alcune situazioni interessanti; ma che perde di credito nella lettura per lo stile duro e scorret
are il coturno. Nel Dionigi sua prima tragedia, secondo l’espressione di M. Palissot, non tutti ravvisarono in lui la manc
’espressione di M. Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza di gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimpr
ti, e gli Eraclidi molto più. Così quest’enciclopedista, al contrario di ogni altro scrittore, perdeva coll’ esercizio; e
ell, Artaserse, Ipermestra e Barnevel tragedie non meno dure e secche di quello che fu la Pucelle di Chapelain39. M. Sauri
Barnevel tragedie non meno dure e secche di quello che fu la Pucelle di Chapelain39. M. Saurin cominciò la carriera tragi
Spartaco sacrificati. M. de la Harpe produsse alla prima la tragedia di Warvick che a’ suoi fautori dava grandi speranze;
miglianza, nè il Filottete pubblicata nel 1786 imitata dalla tragedia di Sofocle quasi rivenendo dalle passate stranezze s
o dalle passate stranezze sulle orme de’ Greci che si vogliono usciti di moda. M. Colardeau morto da non molti anni, il qu
to, delle quali durano ancora i nomi. M. Savigny ha composto la Morte di Socrate che è piuttosto un panegirico di questo A
Savigny ha composto la Morte di Socrate che è piuttosto un panegirico di questo Ateniese che una tragedia. Scrisse anche I
Ateniese che una tragedia. Scrisse anche Irza superiore alle tragedie di Colardeau; ma se ne riprende la versificazione po
reste del Voltaire, seguendo Sofocle. M. Dupuis ha tradotto il teatro di questo Greco, e M. Prevost quello di Euripide. La
M. Dupuis ha tradotto il teatro di questo Greco, e M. Prevost quello di Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco di Nad
il teatro di questo Greco, e M. Prevost quello di Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco di Nadal, le Blanc, Pavin ed
co, e M. Prevost quello di Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco di Nadal, le Blanc, Pavin ed altri obbliati dalla na
pignan e Piron. Mad. du Bocage produsse le Amazoni che si trova colle di lei opere impresse in Parigi nel 1788. La Place h
conservato il calore ed il sale, secondo che affermano i giornalisti di Buglione, diede al teatro la Briseida rappresenta
a con applauso, nella quale racchiuse il piano dell’Iliade e si valse di qualche ornamento Omerico. Pubblicò poi un Ajace
e Le Franc de Pompignan nato a Montalbano nel 1709 si esercitò in più di un genere, ed oltre alla traduzione del Prometeo
i esercitò in più di un genere, ed oltre alla traduzione del Prometeo di Eschilo, ha composto una Didone togliendone le si
i Eschilo, ha composto una Didone togliendone le situazioni da quella di Metastasio40, ed una Zoraide, che Voltaire pur me
he Voltaire pur mette in ridicolo; ma Palissot loda la versificazione di questo scrittore. Rimane a parlare di un altro tr
Palissot loda la versificazione di questo scrittore. Rimane a parlare di un altro tragico Parigino de’ nostri giorni, cioè
Rimane a parlare di un altro tragico Parigino de’ nostri giorni, cioè di M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si
i, cioè di M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’i
. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’ingegno, come altresì di ogni conoscenz
certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’ingegno, come altresì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero,
no, come altresì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di
noscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione, con tutto c
ll’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione, con tutto ciò il di lu
e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio d
ed eleganza di stile e di armonia di versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio di Calais e Gabriela di Vergy ebbero
stile e di armonia di versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio di Calais e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita in
versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio di Calais e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita invidiabile sul teatro,
quali a tutto andare si piaggia la nazione. L’adulatore non manca mai di colpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè eg
iaggia la nazione. L’adulatore non manca mai di colpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di
lpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di essere stato il primo a recar sulla scena i fatti
gli evenimenti della loro storia? Che i Latini stessi nello Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che
ro storia? Che i Latini stessi nello Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che gl’ Italiani ne’ Piccin
i Latini stessi nello Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che gl’ Italiani ne’ Piccinini, negli Ezz
ro? Voltaire non l’avea preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di
a preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di primeggiare in un mod
Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di primeggiare in un modo o in un altro, quanti non
stone e Bajardo se ne pavoneggia fino all’estrema noja. Ma che diremo di quest’altra tragedia parimente di argomento nazio
ino all’estrema noja. Ma che diremo di quest’altra tragedia parimente di argomento nazionale scritta in istile duro, stent
nte di argomento nazionale scritta in istile duro, stentato, e carico di puerilità? Che Belloy avea nelle prime esauriti i
e impudenti menzogne. Gli eroi stessi suoi paesani diventano sotto la di lui penna dispregevoli e piccioli. L’Orazio Cocli
relazione hanno poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bres
no poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bresciana? Influi
congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bresciana? Influiscono forse a
può veder senza nausea un uffiziale come Bajardo mandare un biglietto di disfida al suo generale sul punto di darsi una ba
ome Bajardo mandare un biglietto di disfida al suo generale sul punto di darsi una battaglia, ed il generale accettarla pr
vous sçaviez le sort de mon premier rival! o la graziosa antitesi di Gastone che abbraccia il rivale e sfodera la spad
iama augusta la propria umiliazione? Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? Si vede che l’anima di Belloy era ben poco
azione? Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? Si vede che l’anima di Belloy era ben poco eroica, se prestava tali bass
e eroi. Non è meno inconsideratamente delineato il carattere del Duca di Urbino enunciato come virtuoso, ma che intanto si
andogliene Bajardo, egli falsamente risponde aver lui sempre sdegnato di comprenderne i secreti. É virtù questa falsità? L
i secreti. É virtù questa falsità? L’autore che aspirava alla gloria di tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della
enza testimonj. V’è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito di una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da sco
j. V’è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito di una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V.
tto I, da scoppiare nel V. Infallibile, al lor credere, è la riuscita di questa mina; or perchè non attenderne l’evento si
non attenderne l’evento sicuro? perchè disporre senza bisogno che uno di essi truciderà Bajardo e l’altro Gastone? Questa
tolta (dice Belloy) da altre congiure. Perchè dunque mentisce dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica p
dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo
piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo spirito di menzogna che lo predomina. Un disertore Francese
ià, ma ad Eufemia figlia del principale congiurato. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie di
cipale congiurato. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno nell’atto
. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie di contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avoga
te espressioni false, gigantesche e puerili. É piacevole p. e. questa di Bajardo ferito che vuol tornare alla pugna e dice
ncora posso condurvi; e quest’altra, in cui scoppiata la mina si dice di Avogaro e del Disertore morti entrambi nel sotter
ssi sparsi e trasportati dal fulmine. Rapportiamci dunque sugli altri di lui difetti nè piccioli nè pochi come poeta a ciò
ta a ciò che ne dissero i Francesi stessi, e diamo qualche sguardo a’ di lui maligni errori come storico. La sua favola è
care le nere calunnie da lui seminate contro del conte Luigi Avogadro di Brescia, del principe d’ Altamura Napoletano, del
vogadro di Brescia, del principe d’ Altamura Napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la na
tamura Napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la nazione Italiana. Il tragico storico (ch
Veneziani il governo sino al 150943. Luigi XII pretensore del ducato di Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria
ensore del ducato di Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria di Ghiara d’Adda, e Brescia atterrita gli si rende.
Brescia atterrita gli si rende. Vi entrano i Francesi allora incapaci di disciplina e di cattivarsi la benevolenza de’ pop
a gli si rende. Vi entrano i Francesi allora incapaci di disciplina e di cattivarsi la benevolenza de’ popoli, abusano del
blica. Il conte Luigi viene particolarmente oltraggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di
rticolarmente oltraggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di una Francese, implora la giust
ggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di una Francese, implora la giustizia de’ nuovi padr
i e le private offese fanno che si rivolga alla repubblica e prometta di aprire alle di lei truppe la porta delle Pile. Ri
offese fanno che si rivolga alla repubblica e prometta di aprire alle di lei truppe la porta delle Pile. Rientrano i Venez
eneziani in Brescia. Or non si può con fondamento ribattere la taccia di ribelle che gli s’imputa? Furono ribelli gli Spag
ddito oppresso che non ha la virtù della tolleranza, e che disperando di ottener giustizia dal nuovo signore, si ricovera
ta forma ribelle, che scellerato, ruffiano della figliuola, traditore di Bajardo e Gastone, e vile, basso, assassino? Ques
o, assassino? Questo Avogadro dipinto sì neramente è figlio legittimo di Belloy, non della storia. Le scelleraggini, le in
leraggini, le infamie, gli assassinamenti, le frodi nacquero dal capo di questo tragico come Minerva da quello di Giove. N
, le frodi nacquero dal capo di questo tragico come Minerva da quello di Giove. Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quando d
lsero nel castello? Non sempre la ritirata è viltà, lâcheté, mancanza di valore; ed Avogadro diede del suo coraggio non du
morte che gli fu data se non per natural crudeltà, almeno per ragion di stato. “Tutto l’esercito (dicesi dell’ esecuzione
ito (dicesi dell’ esecuzione dell’Avogadro in una Lettera istorica su di Gastone44) chiedeva ad alta voce il supplicio di
Lettera istorica su di Gastone44) chiedeva ad alta voce il supplicio di lui e del figliuolo . . . Invano per fuggir l’ign
uolo . . . Invano per fuggir l’ignominiosa morte essi rappresentavano di esser nati sudditi de’ Veneziani . . . Si ascoltò
del popolo intenerito. “A questo spettacolo (dicesi in fine) il duca di Nemours che sentiva commuoversi e credeva necessa
e per istudio fosse stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi di questo tratto istorico proprio d
se stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi di questo tratto istorico proprio del coturno narrat
za consiste in osservare che ciò non si dica dallo storico della vita di Bajardo, dando tutto il peso di una pruova istori
non si dica dallo storico della vita di Bajardo, dando tutto il peso di una pruova istorica ad un’ argomento negativo. Os
ria dal primo racconto in qualche circostanza dicendo che i due figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo; e
due figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo; ed anche di ciò vuol dubitare il Belloy per questa gran ragio
an ragione che non sa d’ où il emprunte ce recit. Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar viv
a d’ où il emprunte ce recit. Ma se egli dubitava di quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar vivendo! Du-Bos che ign
di che non dovè egli dubitar vivendo! Du-Bos che ignorava molto meno di lui della storia, narrò ciò che si trova dagli st
else tra’ Napolitani. A quale oggetto? Per non lasciare veruna specie di calunnia intentata. E da qual classe di Napolitan
er non lasciare veruna specie di calunnia intentata. E da qual classe di Napolitani il tolse? Dalla più ragguardevole. L’a
ur ce qui concerne le rang & les titres. È pur questo un bel modo di comporre tragedie nazionali, valersi di un nome i
res. È pur questo un bel modo di comporre tragedie nazionali, valersi di un nome illustre per denigrarlo e per vestirne un
nome illustre per denigrarlo e per vestirne un figlio infame del capo di Belloy! E che direbbero i suoi compatriotti se si
oi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue di Francia?47 È
scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue di Francia?47 È in oltre precetto di poetica nelle
i qualche principe del real sangue di Francia?47 È in oltre precetto di poetica nelle tragedie nazionali il dir grosse vi
ie all’imperador Massimiliano, a Ferdinando il Cattolico, al marchese di Pescara? E qual parte ebbe questo Scipione della
o Scipione della storia moderna nelle furbesche trame uscite dal capo di Belloy? Di qual diritto poi questo picciolo scara
capo di Belloy? Di qual diritto poi questo picciolo scarabocchiatore di carta osò nel suo garbuglio tragico trattare il p
elloy. Ma ciò è una cosa stessa col dipingere Giulio come subornatore di Bajardo esortandolo a tradire il suo re mentre eg
ro la Francia? E ciò appunto gl’ imputa Belloy, facendo dire dal Duca di Urbino al Bajardo   on peut sans effroi, Pour
son Roi. Qual fu poi in sostanza per rapporto a’ Francesi la reità di quel papa in quella guerra? Il proteggere la libe
otesse nuocere la potenza e l’ambizione de’ Veneziani, e formò contro di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più p
di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più pericolosi nemici di tal libertà fossero i Francesi, e si distaccò da
efazione il Belloy imputa agl’ Italiani generalmente “un raffinamento di perfidia e di crudeltà, che ci fa credere (aggiug
lloy imputa agl’ Italiani generalmente “un raffinamento di perfidia e di crudeltà, che ci fa credere (aggiugne) oggi ancor
Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è Francese il suo Fajele e
gnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela di Vergy? Non è Francese il suo Fajele ed il più imp
vendetta i cuori umani? E chi ha imbrattate le moderne scene francesi di maggiori atrocità? La candeur Française (prosiegu
ti codesto candore e la natural generosità; ma la stomachevole vanità di Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di que’ t
ma la stomachevole vanità di Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza
obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza ed umanità ne’ luoghi dove fecero la g
ne’ luoghi dove fecero la guerra e dove dimorarono. Poco disdegnarono di punire nella presa di Brescia48. Poco candidament
la guerra e dove dimorarono. Poco disdegnarono di punire nella presa di Brescia48. Poco candidamente si condussero i Fran
a di Brescia48. Poco candidamente si condussero i Francesi nell’isola di Sicilia, e diedero motivo a quel famoso Vespro co
l’isola di Sicilia, e diedero motivo a quel famoso Vespro conseguenza di una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono
za di una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono cogli abitanti di Castellaneto, spogliandoli e tentando le loro don
efazioni del Belloy, e conchiudiamo che delle sue tragedie l’ Assedio di Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il
i Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il crudele e Gabriela di Vergy già più non rimangono che i nomi, mancando
Voltaire riconosce nell’Amasi più arte e interesse, che nella Merope di Jean la Chapelle recitata nel 1683 e non meno det
rappresentò, l’altro in prosa non mai recitato. 31. V. un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si de
sentò, l’altro in prosa non mai recitato. 31. V. un frammento di una di lui lettera sulla considerazione che si dee a’ le
lui lettera sulla considerazione che si dee a’ letterati. 32. V. il di lui discorso premesso all’Alzira. 33. V. la di l
letterati. 32. V. il di lui discorso premesso all’Alzira. 33. V. la di lui epistola a S. A. la Duchessa du Maine. 34. O
dice in varie collezioni delle sue opere, vedi le Memorie letterarie di M. de Palissot. 35. Ne traduco per saggio gli u
misero oggetto Di tenerezza e orror, caro sostegno Sperato invan di questa età cadente, Sorgi, abbraccia tuo padre:
l supplizio Tu quel maschio valor che in me non trovo; Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi e ti
valor che in me non trovo; Più Romano di me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi e ti ammiri. 36. Quel tetro
o valoroso scrittore si diffinì meglio da se stesso. C’ est l’auteur ( di se diceva nel discorso premesso all’ Alzira) de q
giudizj ne fossero sempre sicuri? 37. Noi non contiamo tra’ difetti di questa tragedia l’introduzione di un personaggio
37. Noi non contiamo tra’ difetti di questa tragedia l’introduzione di un personaggio sì scellerato qual è l’ Arabo Prof
furbi &c. La scena che richiede somma varietà, correrebbe rischio di rimaner presto senza spettatori riducendosi a que
i riducendosi a que’ pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno di scellerati, che contribuiscono a far esercitar l’
uest’altra inutile catena dell’ingegno che sarebbe una nuova sorgente di sterilità. 38. Trovo nelle Opere Postume di Fede
rebbe una nuova sorgente di sterilità. 38. Trovo nelle Opere Postume di Federico II che a lui sembrava affatto ridicola.
40. Voltaire lo motteggiò nella sua satira le Pauvre Diable, e della di lui Didone disse: Le quel jadis a brodé quelqu
elques Phrase Sur la Didon qui fut de Métastase. 41. Tralascio di ripeterla avendola schernita pienamente M. Freron
a stata sotto il dominio Veneto per soli dieci anni. 44. V. il libro di M. Gaillard Mélange Litteraire impresso in Amster
secondo giorno il conte Luigi Avogadro, mentre in abito finto fuggia di città, riconosciuto, fermato e presentato a Gasto
volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi di replicarlo ne’ due già presi figliuoli. Verdizzot
estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima
principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare n
, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’e
sabella fu moglie di Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo. 48. Io sde
l quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo. 48. Io sdegno di ripetere gli eccessi, le atrocità, i sacrilegj co
14 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200
e si restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. Avea quivi preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passio
vi preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo di san Mauro. Chi riflette alla
amma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo di san Mauro. Chi riflette alla vittoriosa forza del
nto in tutta l’Europa Cristiana. In Francia tirò una prodigiosa folla di spettatori. Ma perchè difficilmente possono le co
senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto di Parigi proibir tali rappresentazioni. Gli attori
evano profitto, implorarono il favore della Corte prendendo il titolo di Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
la Passione e diversi misteri del vecchio e del nuovo testamento. Uno di questi drammi della Passione scritto circa la met
ella Passione scritto circa la mettà del secolo si crede composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in conce
la mettà del secolo si crede composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la v
composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la vita di Cristo dalla predicaz
chele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la vita di Cristo dalla predicazione del Precursore sino all
one del Precursore sino alla Risurrezzione, e consisteva in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra, senza divisi
in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra, senza divisione di atti, e si recitava in più giorni. V’intervenivan
ntervenivano il Padre Eterno, Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena e i di lei innammorati. Vi si vedeva Satana zoppicando p
ella Cananea spiritata vi profferiva parole soverchio libere. L’anima di Giuda non potendo uscire per la bocca che avea ba
se fuori del ventre insieme colle interiora. Gesù-Cristo sulle spalle di Satana volava sul pinacolo ec. Tali rappresentazi
iù rilevanti, come le parole del Padre Eterno. Sotto la denominazione di Misteri vengono parimente le Vite de’ Santi poste
inasi da’ collettori de’ pezzi teatrali francesi la Vita e i Miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di
e’ pezzi teatrali francesi la Vita e i Miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. S’impresse in
la Vita e i Miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. S’impresse in Grenoble la Vita di S. Cris
di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. S’impresse in Grenoble la Vita di S. Cristofano composizione del maestro Chevalet,
tofano composizione del maestro Chevalet, il quale conseguì il titolo di sovrano maestro in siffatti drammi. Narrasi in es
a varii re, perchè gli crede potenti, indi al diavolo da lui stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa di u
iavolo da lui stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa di una croce ed udendone dall’istesso diavolo la cag
istesso diavolo la cagione, ne abbandona il servizio, e va in traccia di colui che l’aveva vinto. Nel tragittar che fa, pe
accia di colui che l’aveva vinto. Nel tragittar che fa, per consiglio di un’ eremita, i viandanti da una sponda all’altra
fa, per consiglio di un’ eremita, i viandanti da una sponda all’altra di un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cu
ola fralle nuvole. Reprobo riceve il battesimo. Termina il dramma col di lui martirio, e colla conversione del re di Licia
mo. Termina il dramma col di lui martirio, e colla conversione del re di Licia, il quale per miracolo è ferito in un occhi
quale per miracolo è ferito in un occhio da una saetta che dal petto di Cristofano ritorna verso di lui, e per miracolo a
in un occhio da una saetta che dal petto di Cristofano ritorna verso di lui, e per miracolo ancora ricupera la vista gius
a da venire, l’Incarnazione e la Nascita, sono altre farse spirituali di quel tempo, nelle quali solevano intervenire or c
i in Francia, oltre a’ Fratelli della Passione, varie altre compagnie di rappresentatori. Gli Spensierati (les Enfans sans
tte Moralità, proseguirono rappresentando mere buffonerie. I Cornards di Normandia sotto un capo chiamato l’Abate de’ Corn
che e insolenti. Tali spettacoli francesi del XV secolo erano scuole di superstizione, indecenza e rozzezza a . Colà non
in Parigi l’anno 1436, vi fu ricevuto come in trionfo, e dalla porta di san Dionigi sino alla chiesa di Nostra Signora tr
cevuto come in trionfo, e dalla porta di san Dionigi sino alla chiesa di Nostra Signora trovò tutte le strade piene di pal
ionigi sino alla chiesa di Nostra Signora trovò tutte le strade piene di palchi con simili rappresentazioni. La prima che
e tre virtù teologali e dalle quattro virtù cardinali. Nella penisola di Spagna il popolo trattenevasi colle buffonerie de
atori. Nelle chiese recitavansi farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono es
n Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici
oluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici della nazione.
gli storici della nazione. Ho voluto pormi sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del biblioteca
n, il tomo VI del Parnaso Espanol del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere nè gl’infedeli sofistici Saggi apologeti
luto trascurar di rivedere nè gl’infedeli sofistici Saggi apologetici di Saverio Lampillas, nè le maligne rodomontate e ca
Saverio Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Vincenzo Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri
onate senza palla di Vincenzo Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri di ogni letteratura del gesuita sig. Andres. Dopo qu
tura del gesuita sig. Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato di più di quello che altra volta ne accennai, cioè d
l gesuita sig. Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato di più di quello che altra volta ne accennai, cioè dei due
che altra volta ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali di don Errico di Aragona marchese di Villena e di Gi
a ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali di don Errico di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Enci
dei due componimenti quasi teatrali di don Errico di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di
nimenti quasi teatrali di don Errico di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di essi una sere
di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di essi una serenata o favola allegorica, nella qual
verità e la misericordia, la quale secondo il cronista Gonzalo Garcia di Santa Maria citato anche dal Nasarre, si rapprese
ttolici re , come asserì il Lampillas. Questo medesimo apologista (su di cui si fondò il più volte lodato Andres suo confr
gista (su di cui si fondò il più volte lodato Andres suo confratello) di tale festa teatrale dell’Encina ne fece diversi
na, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi , di cui il primo autore Rodrigo C
nfessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi , di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse
e’ ventuno che n’ebbe nel seguente secolo per altra manoa. Lo spirito di apologia nemico della verità e del merito stranie
i apologia nemico della verità e del merito straniero imbratta in più di un luogo varie belle opere. In Alemagna erano a
belle opere. In Alemagna erano a que’ tempi assai usitati i giuochi di carnovale, dialoghi che la gioventù mascherata gi
Rosenblut in Norimberga. Se ne contano sei così intitolati: 1 Giuoco di carnovale, 2 i Sette Padroni, 3 il Turco, nel qua
a per pacificare i Cristiani, a cui un legato del Pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villani
ristiani, a cui un legato del Pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed i
ato del Pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed il Capro, il 5 tratta d
caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed il Capro, il 5 tratta di tre persone che si sono salvate in una casa, ed i
i sono salvate in una casa, ed il 6 contiene una dipintura della vita di due persone maritate. Oltre a questi giuochi comi
cun poco agli antichi e tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio di Zwickau un estratto di due commedie Terenziane de
tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio di Zwickau un estratto di due commedie Terenziane de stinate a rappresentar
1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte le commedie del comico Latino. Nelle Fiandr
pubblici ingressi de’ sovrani nelle città. Allorchè Carlo ultimo duca di Borgogna entrò in Lilla nel 1468, i Fiaminghi rap
468, i Fiaminghi rappresentarono per mistero senza parole il Giudizio di Paride. Tre femmine nude erano le tre Dive: una b
Paride. Tre femmine nude erano le tre Dive: una ben robusta, pingue e di statura gigantesca figurava Giunone; Venere era d
in Inghilterra i Misteri e le Farse, come può vedersi dal Dizionario di Chambers. Tale è la storia teatrale dal risorgim
Polentone, ed in volgare assicurarono alle italiche contrade il vanto di non essere state da veruno prevenute nel dettar d
o prevenute nel dettar drammi volgari, la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio di amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il
la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio di amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: final
azionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del r
morte del Piccinino, le avventure del signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di G
Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena. Che se l’esser
zelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena. Che se l’esser primo nelle arti reca qual
rico, oltraggio pel rimanente dell’Europa? Dovea egli perciò meritare di esser lo scopo delle villanie del superficialissi
col carro in un Prologo da premettersi ad una immaginaria collezione di componimenti spagnuoli, che non aveva ancor fatta
che non aveva ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e di principii? Ci si present
eva ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e di principii? Ci si presenterà nel pr
, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e di principii? Ci si presenterà nel proseguimento del
quasi offuscata, ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo di tributare al merito straniero le dovute lodi, ma
dell’altrui ragionamento, l’andar accumulando contro l’Italia quanto di maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed
de Lampillas, Huerta, Sherlock, Archenheltz, Kotzbue pel solo merito di aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che c
pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano di potersi accreditare per amici zelanti del proprio
e per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero. Ma di grazia che cosa guadagnano i declamatori di mesti
ndosi nemici del vero. Ma di grazia che cosa guadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco di com
ia che cosa guadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono di relazioni
uadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando dell
mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando della di loro sottile eloquenza
ce di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando della di loro sottile eloquenza, della dialettica cavillos
ta Europa? a. Vedi l’abate Millot t. II degli Elemensì della Storia di Francia. a. Vedi la dissertazione del Nasarre.
ne reca un frammento da lui detto rude, incompositaeque vetustatis , di cui eccone alcuni versi: >Don Fadrique Henriq
tovato dal Nasarre, ma da niuno, eccetto che dal Lampillas, si parla di diversi componimenti drammatici composti dall’Enc
tore dell’atto primo della Celestina. Alcuno l’attribuisce a Giovanni di Mena. Lo stesso Fernando de Roxas che la terminò,
di Mena. Lo stesso Fernando de Roxas che la terminò, dice nel prologo di non sa pere tra il Cotta ed il Mena chi avesse co
avesse composto quell’atto primo. a. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna di Ponto Heutero.
osto quell’atto primo. a. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna di Ponto Heutero.
15 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO I. Teatro Spagnuolo. » pp. 4-134
’eloquenza i modelli che prendonsi ad imitare, oltre all’avvertimento di Orazio che inculcava lo studio ostinato de’ Greci
storia in ogni nazione e singolarmente dalla Spagnuola. Gli abitanti di quella penisola per natura d’ingegno acre, vivo,
picace ed atto ad ogni impresa, possedendo una lingua figlia generosa di bella madre, ricca, espressiva, maestosa, pieghev
, espressiva, maestosa, pieghevole, armoniosa, e nobile, doveano fuor di dubbio segnalarsi nelle amene lettere tosto che n
e modo i Latini e formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro di arte
formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro di arte maggiore, e ridond
zionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro di arte maggiore, e ridondiglie, decime, quintiglie,
metri italiani, Con ciò egli non solo venne a mostrare il meccanismo di una versificazione straniera, come taluno si died
ne straniera, come taluno si diede buonamente a credere. La necessità di apprendere l’artificio e il portamento del nostro
canzone, dell’ottava, della terzina, rendè loro famigliare la lettura di Dante, Petrarca, Sannazzaro, Ariosto e Bembo; ed
one. Forse la novità tentata dal commediante Naarro coll’introduzione di battaglie, assedii, duelli, dovette allettare ass
mi e gli evenimenti delle cronache nazionali. Forse lo spirito stesso di cavalleria, e l’amore delle avventure strane che
tiero, e l’intemperanza e la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada; a somiglianza di un fogoso destriero che
la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada; a somiglianza di un fogoso destriero che trascorrendo a salti per
pesta quanto incontra, e finisce la carriera in un precipizio. L’amor di novità sedusse i contemporanei e i successori, ap
alla soga della fantasia, e sursero i Gongora e i Gongoreschi. Luigi di Gongora e Argote cordovese nato nel 1561 e morto
dosi dalla gentilezza e verità seguita da Garcilasso ed Argensola. Le di lui poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le
poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le Canzoni sono un tessuto di metafore strane e ridevoli. Noi non ne rechiamo q
entargli al signor Vicente Huerta che n’era cieco idolatra, perchè la di lui morte ci sciolse dall’impegno seco contratto
olatra, perchè la di lui morte ci sciolse dall’impegno seco contratto di dargliele a conoscere. Oltreacciò non ignorano i
o si è seagliato parimente contro gli spropositati groppi gongoreschi di matte metafore. La gioventù dee però esser preven
metafore. La gioventù dee però esser prevenuta che Gongora non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventor
ngora non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie di romance, in cui narransi avventure
a di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie di romance, in cui narransi avventure di Mori innamo
dirsi l’inventore di una spezie di romance, in cui narransi avventure di Mori innamorati con moltissima grazia, leggiadria
Un personaggio chiama la morte alcalde de huesso ; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi
alcalde de huesso ; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi pettinati del sole della prude
nna della memoria scrive con inchiostro d’argento ; altrove la città di Toledo è chiamata turbante di lavoro affricano ,
nchiostro d’argento ; altrove la città di Toledo è chiamata turbante di lavoro affricano , a cui il Tago serve di benda d
Toledo è chiamata turbante di lavoro affricano , a cui il Tago serve di benda di mosellina bianca listata de oro . In som
chiamata turbante di lavoro affricano , a cui il Tago serve di benda di mosellina bianca listata de oro . In somma in ogn
imorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che servegli di zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi,
zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno di certo Gerardo con una Lucrezia maritata che traff
crezia maritata che traffica vergognosamente per compiacerlo a prezzo di cento scudi. L’innamorato chiede in prestanza tal
al danaro al marito, lo passa alla donna, e dice poscia al prestatore di aver restituito il danaro alla consorte. Questa n
ntura del bacio dato da Mirtillo del Guarini ad Amarilli col pretesto di farsi guarire dalla puntura dell’ape. Composero a
go. Contemporaueo del Gongora fu Giovanni de Tasis y Peralta conte II di Villamediana poeta distinto per la nascita, per l
stinto per la nascita, per le avventure e per la morte, essendo stato di notte in Madrid ucciso nella propria carrozza da
sciuto mosso, come si espresse Gongora, de impulso soberano . Tralle di lui opere poetiche impresse in Saragoza nel 1619
colle sue dame, dove intervengono pastori, deità, il Tago ed il mese di Aprile. Cristofero Suarez de Figueroa giureconsul
el 1618. Non furono così bene accolte le altre sue commedie. Naturale di Siviglia su ancora Feliciana Henriquez de Guzman
lirico troppo ricercato; le quali si trovano nel II tomo delle opere di questa dama. Simone Machado anche portoghese poet
o scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, ciòè due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella Alfea. Scrissero anco
a Pastorella Alfea. Scrissero ancora commedie verso la fine del regno di Filippo III e principio del seguente due castigli
gliani Antonio Hurtado de Mendoza, ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma di questi ed altri portoghesi e castigliani che tral
ero seppellite ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebrità di quelle che si composero sotto Filippo IV. Questo
uesto monarca che guerreggiò con varia fortuna, specialmente con Anna di Austria sua sorella, come regina di Francia e mad
ia fortuna, specialmente con Anna di Austria sua sorella, come regina di Francia e madre di Luigi XIV, che non seppe ripar
mente con Anna di Austria sua sorella, come regina di Francia e madre di Luigi XIV, che non seppe riparare i mali dell’esp
a e madre di Luigi XIV, che non seppe riparare i mali dell’espulsione di un immenso popolo di Mori Spagnuoli, e che nutrì
V, che non seppe riparare i mali dell’espulsione di un immenso popolo di Mori Spagnuoli, e che nutrì ne’ vasalli senza tra
Gli spettacoli scenici ch’egli amò con predilezione, fiorirono sotto di lui a tal segno, che il Vega, il Calderòn, il Sol
posta qualche commedia pubblicata con altro nome o con quello anonimo di un Ingenio secondo l’usanza spagnuola. È tradizio
sanza spagnuola. È tradizione poco contrastata che frutto della penna di Filippo IV su il Conde de Essex conosciuto col ti
non ne avesse dato che il solo piano, come molti stimano, essa merita di conoscersi originalmente sì in grazia del coronat
o quasi ogni anno si rappresenta in Madrid. L’argomento è la privanza di quel conte presso la regina Elisabetta d’Inghilte
te e fiera nemica occulta d’Elisabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di ca
la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di campagna, dove trovasi a diporto la regina. Il co
er Bianca, giugne opportunamente a salvar la regina, la quale coperta di una mascheretta grata al suo liberatore gli dà un
servidore fatto a tal sine dal poeta rimanere indietro. Questa sorte di racconti divenuti essenziali nelle commedie spagn
falsi e puerili, e l’attore seguendo i delirii della poesia con gesti di scimie delle mani, de’ piedi, degli occhi, del co
indichi. Di maniera che ho veduto io stesso l’attore tutto grondante di sudore per lo studio che pone ad imitare i movime
o che pone ad imitare i movimenti del becco, delle ali, degli artigli di un uccello, lo strisciar della serpe, il corvetta
ino, trovò una dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un colpo di pistola, e che la difese dalle spade degli assali
si, ne’ quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata di un boschetto
del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata di un boschetto pettinata dal vento con difficoltà ,
nava, correvano sciolte in acqua , o se l’acqua congelata formava le di lei gambe , come ancora il bere ch’ella fece dell
non si bevesse parte della mano . Dopo queste scipitezze allora assai di moda parte il conte col servo, cangia la scena, e
na della mal riuscita impresa ne parla coll’amante con tutto l’impeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’
mpeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amore tenta di tirarlo al suo partito. Il conte seco’ stesso det
a regina. Nell’incontrarsi col conte Elisabetta si avvede dalla banda di dovergli la vita, oltre alla potente inclinazione
e alla potente inclinazione che glielo raccomanda. Essex da’ moti del di lei volto si accorge esser ella la donatrice dell
ovimenti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione di suddito
stà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione di suddito. Giornata II. Interessante è il secondo i
o e rapita dalla propria debolezza, e del conte combattuto dall’amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una regin
l conte combattuto dall’amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una regina dotata di bellezza. Ma questo punto de
ll’amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una regina dotata di bellezza. Ma questo punto dell’azione vien raffre
e ser males quitte el orror de ser mios. Il conte prende l’occasione di scoprirsi amante della regina, parlandole sotto i
’occasione di scoprirsi amante della regina, parlandole sotto il nome di Laura e glossando (interpretando) questi versi. L
idezza dell’amante che si discolpa col rispetto; entrambi fanno pompa di acutezze, là dove era da disvilupparsi una tenere
ai interessante e vivace. Il conte animato in tal guisa è in procinto di scoprirsi amante, quando comparisce Bianca colla
coprirsi amante, quando comparisce Bianca colla banda che porta sopra di se, avendola ricevuta dal servo del conte. La reg
, il conte comincia a dichiararsi; ma Elisabetta furiosa rivestendosi di tutto il rigore della sovranità irritata, a me t
sci? sai chi sono? lo rammenti? Parti, allontanati, nè mai più ardire di entrar nella reggia; non so come in questo punto
, l’altro abbattuto e stordito. Bianca intanto si appiglia al partito di palesare alla Regina tutta la storia de’ proprii
sia rassembraa. Reg. Io! Gelosa io non son ; mi offende il dubbio. Ma di un vassallo pur fingi un momento Presa chi regna,
gne luci, il sangue berne, Strapparle il cor, incenerir l’audace? (Ah di me mi scordai?) Bianca, io gelosa Mi finsi, e fin
tro è arrestato. Giornata III. Essex è convinto dagl’indizii evidenti di alto tradimento. Per sua difesa altro egli non di
i evidenti di alto tradimento. Per sua difesa altro egli non dice che di essere innocente. E condannato a perdere la testa
dice che di essere innocente. E condannato a perdere la testa. Prima di morire chiede il conte di parlare a Bianca; gli è
nte. E condannato a perdere la testa. Prima di morire chiede il conte di parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo
negato; altro non potendo le scrive una lettera, incaricando al servo di consegnarla poichè egli sarà morto. Ma la Regina
l concedersi a’ rei che veggono la faccia del sovrano. Nega la Regina di altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo
. Nega la Regina di altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo di fuggire. Sdegna il conte di fuggire, getta la chi
tere a suo prò dopo avergli dato il mezzo di fuggire. Sdegna il conte di fuggire, getta la chiave nel fiume sottoposto all
one, e le dice che se non vuol essere ingrata, dee cercar nuova guisa di soddisfare al suo debito. La Regina risponde di a
ee cercar nuova guisa di soddisfare al suo debito. La Regina risponde di altro non potere, ed estremamente addolorata, ma
servo per curiosità la lettera scritta dal conte a Bianca. Scopre il di lei delitto e l’innocenza del padrone, e la reca
a volta tutti i ribelli. La lettera termina con un consiglio a Bianca di desistere dall’impresa di vendicarsi della Regina
a lettera termina con un consiglio a Bianca di desistere dall’impresa di vendicarsi della Regina, aggiungendo: Mira que s
della Regina per lo più sobrie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, malgrado di non pochi difetti, dan
rie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, malgrado di non pochi difetti, danno fine a questo componimen
te d’Essex; ma nella dipintura del carattere del conte egli rimane al di sotto dell’originale. Nella favola spagnuola Esse
. Nella favola spagnuola Essex è un innamorato, tuttochè combatta nel di lui cuore l’ambizione e l’amore; ma eroicamente d
Bianca la vita per non iscoprirla, e soggiace alla morte colla taccia di traditore. Nella tragedia francese egli comparisc
i comparisce mattamente innammorato, e, come ben dice il conte Pietro di Calepio, muore più per disperazione che per grand
no si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. La corte di Filippo IV si empì di verseggiatori che produsser
fonde in tutti i sensi per la nazione. La corte di Filippo IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numer
ippo IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al l
gran numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro di una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’ è
dendosene gli atti; ond’ è che se ne leggono più centinaja col titolo di Comedia de tres Ingenios, i quali talvolta vi si
tal guisa. Una ne aveva io veduta rarissima intitolata la Balthasara, di cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guev
sara, di cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guevara, autore di molte altre commedie allora stimate morto nel 164
disgusta dalla propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio
mente. Nell’atto del Guevara si vede alla prima la dipintura naturale di un teatro spagnuolo qual era a que’ tempi. Esce a
teatro spagnuolo qual era a que’ tempi. Esce ad affiggere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta
gere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta di Eredia commediante famoso di quel tempo che n’era
commedia un servo della compagnia detta di Eredia commediante famoso di quel tempo che n’era il capo. Si figura che tal c
in Madrid sino ad alcuni anni fa (prima del tumulto accaduto in tempo di Carlo III), vanno gridando avellanas, piñones, pe
e conservato sino agli ultimi tempi da’ commedianti) facendo la parte di Rosa Solimana. Nel meglio del recitare si distrae
loro perdite, e termina l’atto. Il secondo contiene la vita penitente di Baltassarra, le preghiere e le lagrime di un suo
contiene la vita penitente di Baltassarra, le preghiere e le lagrime di un suo amante, i tentativi del demonio per distor
mmamente stravagante, e la condotta difettosissima. Di ciò può servir di esempio quella che intitolò los Aspides de Cleopa
a, azione tragica scritta in pessimo stile colla solita trasgressione di ogni regola, e mescolanza di buffonerie arlecchin
pessimo stile colla solita trasgressione di ogni regola, e mescolanza di buffonerie arlecchinesche, la quale anche verso g
morai in Madrid, si vide comparir su quelle scene. Egli è però autore di varie favole non dispregevoli nel genere comico c
tore di varie favole non dispregevoli nel genere comico chiamato colà di spada e cappa. In quella intitolata Entre bovos a
i spada e cappa. In quella intitolata Entre bovos anda el juego degno di notarsi è il carattere comico di un toledano chia
lata Entre bovos anda el juego degno di notarsi è il carattere comico di un toledano chiamato Don Lucas del Cigarral bella
moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia o nido di cicale Da lui piantato, è un cavaliere scarmo, Gr
a lui piantato, è un cavaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Longhissimo di gambe, che ha le mani Più r
avaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Longhissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’ vi
Cortissimo di busto, Longhissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’ villani, I piedi lunghi bassi al collo
lani, I piedi lunghi bassi al collo e piatti Come hanno l’oche e pien di nodi e calli, Goffo un poco, un pò calvo, verdine
n pò calvo, verdinero Più che poco, e ancor più schifoso e sozzo, Più di quaranta volte molto porco. Se canta la mattina,
Toledo. Mangia come un studente, Beve come un Tedesco, Come un signor di mille cose chiede, Cinguetta al pari d’un ben gra
bello. Questa dipintura, oltre all’essere ben graziosa, ha il merito di prevenire l’uditorio sul carattere del protagonis
protagonista. Il poeta con altre pennellate ancora avviva il ritratto di Don Luca. Fa che egli imponga che nel passare Isa
ponga che nel passare Isabella sua sposa da Madrid a Toledo, si copra di una mascheretta. Ecco tradotta la lettera che le
tradotta la lettera che le scrive, la quale spira tutta la gentilezza di Don Luca. Sorella, io possiedo seimila e quarant
lezza di Don Luca. Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati di rendita di un maggiorato, e se io non ho figli, v
n Luca. Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati di rendita di un maggiorato, e se io non ho figli, viene ad ess
inchè io viva, voi non dovete essere nè veduta nè udita. Nell’osteria di Torrejoncillo vi attendo; venite subito, che i te
ncillo vi attendo; venite subito, che i tempi correnti non permettono di aspettar molto nelle osterie. Dio vi guardi, e vi
. Dio vi guardi, e vi dia più figliuoli che a me. Un altro bel colpo di pennello riceve da un altro suo foglio portato da
a un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene una carta di quitanza così dettata. Ho ricevuto da don Antoni
ha da essere mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi; alta di persona, di pelo nera, e pulcella nelle fattezze.
e mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi; alta di persona, di pelo nera, e pulcella nelle fattezze. E la conseg
gnerò tale e quanta ella e, sempre che mi sarà domandata in occasione di nullità o divorzio. In Toledo a’ 4 di Settembre d
mi sarà domandata in occasione di nullità o divorzio. In Toledo a’ 4 di Settembre del 1638. Don Luca Cigarral. In conseg
eri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. Degno di lui è pure nell’atto III che si rappresenta in Ca
i lui è pure nell’atto III che si rappresenta in Cabañas, il pensiero di far maritare Isabella col suo cugino per vendicar
ne non offende l’unità richiesta; il tempo si stende oltre il confine di un giorno, ma non tanto che la favola ne divenga
eccetto nel dialogo degl’innammorati, perchè allora i poeti credevano di cader nel basso, nel famigliare, nel triviale, se
sero con semplicità e naturalezza. Seguace, ammiratore e quasi alunno di Lope de Vega fu Giovanni Perez de Montalbàn nato
dona de Galicia, e los Amantes de Teruel. La Lindona. Una mescolanza di avventure tragiche e comiche, di persone reali, b
Teruel. La Lindona. Una mescolanza di avventure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fat
ure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fatti che formano anzi un romanzo che un dramma,
nzi un romanzo che un dramma, in cui nell’atto I interviene Sancio re di Castiglia, e nel II l’azione segue sotto il regno
ne Sancio re di Castiglia, e nel II l’azione segue sotto il regno del di lui successore Ferdinando, rendono mostruosa ques
rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia. Due cose secondo me l’hanno fatta conser
lizia. Due cose secondo me l’hanno fatta conservare in teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo
in teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo di questa dama che parla nel proprio dialetto galizi
izzarria e fierezza raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper pa
za raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper parlare, che si va
senza saper parlare, che si va disviluppando a poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le ispira la veduta di un
poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le ispira la veduta di un giovane principe. Linda viene indi conosciuta
di un giovane principe. Linda viene indi conosciuta per la figliuola di Lindona che ella avea gettata in mare per vendica
dona che ella avea gettata in mare per vendicarsi del principe Garzia di lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terr
arzia di lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici
terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici di due amanti virtuosi morti di dolore l’uno nell’ar
orre una tradizione degli amori infelici di due amanti virtuosi morti di dolore l’uno nell’arrivar ricco per isposare la s
el impresso in Valenza nel 1617, e poi Montalbàn ne compose il dramma di cui parliamo. Malgrado de i difetti consueti l’az
. Ferdinando altro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina occulta amante di Diego formano gli os
sabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina occulta amante di Diego formano gli ostacoli della loro felicità. I
ella la destina ad un ricco e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l
ricco e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l’altro nell’atto I la
rdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l’altro nell’atto I la chiedono a
erchè è tale, ed al ricco per non dispiacere al povero valoroso degno di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un a
di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè di permettergli di sperare la mano della figliuola n
na. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè di permettergli di sperare la mano della figliuola nel caso che egli
rgli di sperare la mano della figliuola nel caso che egli migliorasse di fortuna; ed a tale effetto chiede che destini uno
itare sotto Carlo V che muove contro Solimano. Nell’atto II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le let
II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le lettere di Diego giungano alla cugina, nè quelle di lei sien
e anni e mezzo nè le lettere di Diego giungano alla cugina, nè quelle di lei sieno a Diego indirizzate. In oltre per abbat
a, nè quelle di lei sieno a Diego indirizzate. In oltre per abbattere di un colpo la costanza d’Isabella si fa arrivare un
bella si fa arrivare un finto soldato colla falsa notizia della morte di Diego, che riduce agli estremi la vita d’Isabella
nza indebolirne la passione. Dall’altra parte Diego ha fatti prodigii di valore, ha salvata la vita all’Imperadore, si è f
i è fatto ammirare nella Goletta, è stato il primo a montare sul muro di Tunisi, ma sempre sfortunato si trova tuttavia po
overo. Disperato si vuole ammazzare; giugne all’Imperadore la notizia di quel trasporto; ne intende le avventure ed i meri
ella propria compagnia; gli assegna tremila scudi annui sulle rendite di Teruel per mantenersi, e gliene dà altri quattrom
pese del viaggio. Non può disporsi Isabella a sposar Ferdinando prima di compiersi lo spazio accordato al creduto morto su
l marito. L’affretta a partire. Tradurrò esattamente qualche squarcio di questa scena. Vieni tu con salute? dice Isabell
ar non m’è concesso. Ti dirò solo in breve, che un soldato A noi recò di te nuove funeste; Che sospirai, che piansi, Che m
Oddio! non è più tempo Di rammentar quel che obbliare è forza. Die. E di che è tempo? Isa. E di che è tempo?Di pensar ch’
i rammentar quel che obbliare è forza. Die. E di che è tempo? Isa. E di che è tempo?Di pensar ch’è questa L’ultima volta,
ante invano Volli oppormi al destin ; minaccia il padre; Donna, priva di te, figlia, obedisco. E infin…. deggio pur dirlo?
piena de’ violenti affetti non resiste a quest’ultimo colpo, e spira di puro dolore, cagionando colla sua morte quella d’
e quella d’Isabella che gli muore accanto. La relazione ch’ella prima di spirare fa della morte del suo amante al marito,
patetica e naturale che abbiamo tradotta, essendo il rimanente pieno di arguzie, sofisticherie, scipitezze e concettuzzi
i. Questa composizione per lo più si rappresenta ogni anno sul teatro di Madrid sempre con piacere e concorso, quante volt
più fecondi trasportati da sfrenata fantasia fu frate Gabriel Tellez di Madrid religioso di s. Maria della Mercede morto
tati da sfrenata fantasia fu frate Gabriel Tellez di Madrid religioso di s. Maria della Mercede morto verso il 1650. Le su
in tre volumi in Madrid ed in Tortosa nel 1634 portauo il finto nome di Maestro Tirsi de Molina. Egli accumolava di tal s
634 portauo il finto nome di Maestro Tirsi de Molina. Egli accumolava di tal sorte gli avvenimenti che oltrepassava gli ec
Spagne al Perù con somma leggerezza. Il teatro odierno non parmi che di questo frate altra favola rappresenti eccetto il
resenti eccetto il Burlador de Sevilla, per altro titolo il Convitato di pietra. Niuno ignora la fortuna di questa stravag
lla, per altro titolo il Convitato di pietra. Niuno ignora la fortuna di questa stravagantissima composizione. In Ispagna
ancor più grottesca. Il Moliere la rettificò, facendone una dipintura di un discolo, la spogliò della varietà intemperante
to Carlo Goldoni. Il dramma originale del Tellez ha trionfato per più di cento anni su tanti teatri, e si riproduce da’ ba
tanti teatri, e si riproduce da’ ballerini pantomimi; ad onta del re di Napoli che esce col candeliere alla mano ai gridi
a mano ai gridi d’Isabella vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di don Giovanni Tenorio,
vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di don Giovanni Tenorio, de i di lui duelli, della s
sconosciuto, di tante amorose avventure di don Giovanni Tenorio, de i di lui duelli, della statua che parla e camina, che
mano e l’uccide, e dello spettacolo dell’inferno aperto e dell’anima di Don Giovanni tormentata. Giambatista Diamante è
dell’anima di Don Giovanni tormentata. Giambatista Diamante è autore di varie favole, alcune delle quali sino a’ giorni n
quali sino a’ giorni nostri si sono conservate in teatro, e nel giro di ciascun anno costantemente vi si ripetono. Ogni p
te vi si ripetono. Ogni prima Dama del teatro spagnuolo per far pompa di abilità apprende a rappresentar la di lui Judia d
teatro spagnuolo per far pompa di abilità apprende a rappresentar la di lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al re
ppresentar la di lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno di Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni p
i Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno di Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore
Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore di una Ebrea toledana chiamata nelle cronache nazion
ache nazionali Fermosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de’ fatti di lei un poema di 76 ottave intitolato la Raquel ch
ermosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de’ fatti di lei un poema di 76 ottave intitolato la Raquel che si trova inser
sovrano, prosegue col reciproco innammoramento, e termina colla morte di Rachele per mano de’ Castigliani sollevati. Le st
verità che si osserva nella dipintura delle passioni e de’ caratteri di Rachele innammorata ed ambiziosa, e di Alfonso ac
delle passioni e de’ caratteri di Rachele innammorata ed ambiziosa, e di Alfonso accecato dall’amore. Traluce agli occhi c
vigoroso e naturale, benchè sommerso, per così dire, da una tempesta di metafore spropositate. Tale parmi nella giornata
dice, delle vostre ragioni per persuadere; e quando mai, aggiugne, il di lui sdegno confondesse il mio discorso, Yo harè
tro Cornelio ne trasse alcuni pensieri. A lui debbe questo sentimento di Chimene, Je sai que je suis fille, et que mon pe
ippo IV. Egli compose almeno centoventi commedie oltre al gran numero di prologhi o loas, delle quali una gran parte sino
el 1717, che contengono settantadue autos sacramentales. Ma il numero di questi e delle commedie apparisce molto maggiore
aggiore perchè gliene attribuirono altre non sue per accreditarle col di lui nome. Di questo celebre commediografo variame
sime cose da migliorare; non le amare invettive degli altri a cagione di molti pregi che possedeva. Blâs de Nasarre, il qu
più celebri drammatici spagnuoli, per sostituir loro un merito ideale di altri oscuri scrittori, declamò prolissamente con
declamò prolissamente contro le stravaganze, gli errori e l’ignoranza di Calderòn. Senza dubbio questo poeta (per accennar
nza dubbio questo poeta (per accennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola
cennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o al
le prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di praticare
di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di praticare veruna delle regole che è più difficil
egole che è più difficil cosa ignorare che sapere: pensando far pompa di acutezza nell’elevare lo stile, si perdè, non che
bbellì i vizii (errore sopra ogni altro inescusabile) e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento di
ile) e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento di pessimo esempio come el Galàn sin Dama: cadde sov
to di pessimo esempio come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn e
esempio come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immagi
e el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immaginazione pro
eleganza: seppe chiamar I’ attenzione degli spettatori con una serie di evenimenti inaspettati che producono continuament
lla smania cavalleresca e de i duellisti mercè del piacevole pennello di Miguèl Cervantes, i personaggi di Calderòn rassem
llisti mercè del piacevole pennello di Miguèl Cervantes, i personaggi di Calderòn rassembrano tutti Rodomonti e Pentesilee
e erranti; ma era cosa comune al suo tempo che un cavaliere prendesse di notte le sue armi, andasse in ronda sospirando so
a della sua bella, e si battesse con chi passava. Per giudicar dritto di un autor comico, non basta intender l’arte, ma co
r comico, non basta intender l’arte, ma convien saper trasportarsi al di lui secolo. I generi scenici da lui coltivati fur
llegorico degli auti sacramentali, le favole istoriche, e le commedie di spada e cappa. Quanto agli auti sembra che egli n
voco meschino alle croci del Calvario e alla calle de las tres Cruces di Madrid. Con simile equivoco si dice che la Samari
strano anacronismo intervengono in un medesimo auto personaggi divisi di tempi e di paesi, come la Trinità, il demonio, sa
ronismo intervengono in un medesimo auto personaggi divisi di tempi e di paesi, come la Trinità, il demonio, san Paolo, Ad
e che questo personaggio per concedergliela voglia sentirne l’avviso di Mosè, Giobbe, Davide e Geremia, i quali affermano
emia, i quali affermano che egli la meriti pel quarto del Padre; dopo di che il Mondo si determina a dare a Cristo la Croc
a Graziosa, che corrisponde alle nostre Servette e Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a r
re Servette e Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a redimere il mondo, dice del mare, … p
era tanta espuma. Garcia de la Huerta per giustificar l’anacronismo di Calderòn di aver fatto usar l’artiglieria in temp
puma. Garcia de la Huerta per giustificar l’anacronismo di Calderòn di aver fatto usar l’artiglieria in tempo dell’imper
o Calderòn si propose ancora in grazia del sublime e del maraviglioso di mentovar l’uso del chocolate prima della venuta d
e del maraviglioso di mentovar l’uso del chocolate prima della venuta di Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero
di Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. Ma è inutile di più tra
i avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. Ma è inutile di più trattenersi su gli auti sacramentali banditi
interpretazioni arbitrarie e gli arzigogoli de’ poeti stravaganti su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi s
goli de’ poeti stravaganti su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulle scene una Laide rappresentar da Mar
za modo per correre dietro alle novità, ed all’inaspettato ad oggetto di chiamare il concorso. Calderòn ne compose moltiss
rati ed apparenze senza numero, e si stravolge il bellissimo episodio di Olinto e Sofronia del gran Torquato: la Aurora en
i Peruviani sono delineati a capriccio, e la storia dello scoprimento di Pizarro vi è adulterata ed involta in miracoli ed
ire, el Tetrarca de Jerusalen, la Niña de Gomes Arias. Sotto il nome di Hija del aire (figlia del vento) Calderòn non alt
ti che l’italiano Muzio Manfredi, pubblicò due favole sulle avventure di Semiramide. Nella prima ne dimostrò la prima giov
e con Mennone indi con Nino re degli Assiri. Nella seconda trattò del di lei regno dopo la morte di Nino, della maniera co
re degli Assiri. Nella seconda trattò del di lei regno dopo la morte di Nino, della maniera come tolse il freno del gover
del governo al figliuolo inetto e regnò sotto spoglie virili e della di lei morte. Nell’una e nell’altra è dipinto vivace
i lei morte. Nell’una e nell’altra è dipinto vivacemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e di
dipinto vivacemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e di ambizione; ma nella seconda sono gli
cemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e di ambizione; ma nella seconda sono gli evenimenti a
nzione dell’uditorio. El Tetrarca de Jerusalen contiene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle
ni istoriche, e quella che più spesso ho veduta riprodursi sul teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Mar
sul teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione di un astrologo che ella perirebbe
rid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione di un astrologo che ella perirebbe preda di un gran
a Marianna di una predizione di un astrologo che ella perirebbe preda di un gran mostro, e che Erode col pugnale che sempr
lla persona da lui più amata. Risaltano in questa favola il carattere di Marianna virtuosa quanto bella e quello di Erode
questa favola il carattere di Marianna virtuosa quanto bella e quello di Erode eccessivamente amante e geloso. Nell’atto I
sivamente amante e geloso. Nell’atto I Erode tenta dissipare i timori di Marianna riguardo al mostro, e perchè non abbia a
fosse città marittima. Ma questo ferro fatale va a cadere appunto su di un uomo che a nuoto tenta salvarsi da un naufragi
naufragio, e questi è Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso di Marcantonio contro di Ottaviano. È condotto quest
Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso di Marcantonio contro di Ottaviano. È condotto questo Tolomeo col pugnale
pugnale fitto nel corpo, e prima che spiri fa un racconto del trionfo di Ottaviano e dell’armata ebrea distrutta dalla tem
ha trafitto, vuole tutto ciò riferire in settantacinque versi ripieni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi
e tutto ciò riferire in settantacinque versi ripieni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di
eni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato di avorio e di coralli , il ma
i circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato di avorio e di coralli , il mare divenuto Nembrot d
e inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato di avorio e di coralli , il mare divenuto Nembrot de’ venti che
’ venti che pone monti sopra monti e città sopra città , la tavola su di cui si salva Tolomeo fatta delfino impietosito ,
eta errante, che corre la sfera dell’aria contro l’umano vascello del di lui corpo . Un poeta più sobrio avrebbe ad un mor
poeta più sobrio avrebbe ad un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri st
d un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri stravaganti. Tout ce qu’on d
ndo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri stravaganti. Tout ce qu’on dit de trop
ant. Intanto Ottaviano in Menfi per alcune carte comprende i disegni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperado
ende i disegni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore di Roma. È una ipotesi troppo inverisimile e ridevol
evole per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore di una parte della Palestina nel tempo che contendev
Ottaviano e Marcantonio dell’impero del mondo, concepisca il disegno di farsi padrone di Roma. Ottaviano tralle carte nom
antonio dell’impero del mondo, concepisca il disegno di farsi padrone di Roma. Ottaviano tralle carte nominate appartenent
arianna, e gli vien dato ad intendere esser quella dipintura immagine di una bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spett
l poeta riconduce lo spettatore a Gerusalemme ad ascoltare un dialogo di Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a v
si figura il Tetrarca fatto prigioniero, ed è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto di Maria
è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto di Marianna. Erode s’ingelosisce; Ottaviano lo minac
ttaviano lo minaccia e rimprovera, e gli volge le spalle; Erode tenta di ferirlo col suo pugnale. Per render verisimile qu
Ottaviano. Il pugnale tolto dalla percossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto ad una torre per a
possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo a
ordina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso di una damigella questa lettera passa nelle mani del
use in un mucchio d’espressioni fantastiche. È notabile la situazione di Marianna, dopo la lettura di quel foglio. La torm
ni fantastiche. È notabile la situazione di Marianna, dopo la lettura di quel foglio. La tormentano l’amore e l’indignazio
o III passa in Gerusalemme. Marianna si presenta ad Ottaviano coperta di un velo, e domanda la vita del consorte. Egli non
sino esouchas? Ottaviano convinto da tal detto si arresta, ma ricusa di ascoltarla se non discopre il suo volto. Marianna
gli rimprovera l’ordine dato per farla morire, mostrandogli il foglio di lui. Molti pensieri patetici e vigorosi si trovan
io di lui. Molti pensieri patetici e vigorosi si trovano sparsi nelle di lei querele; ma sono frammischiati a varie impert
i lei querele; ma sono frammischiati a varie impertinenze pedantesche di quel tempo. Ella si ritira al suo appartamento pe
arvi. Intende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa u
ende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamor
olve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamorato di spada e cappa che si accinge ad un’ avventura not
mente diede ragione della maniera onde acquistato avea il ritratto, e di più lo lasciò in potere della stessa Marianna. Eg
di più lo lasciò in potere della stessa Marianna. Egli in fatti entra di notte nelle stanze di lei con poco decoro della m
tere della stessa Marianna. Egli in fatti entra di notte nelle stanze di lei con poco decoro della maestà e con rischio de
iano insiste, l’impedisce, vuol prenderlo a viva forza. Ella minaccia di ammazzarsi col pugnale di Erode che Ottaviano por
vuol prenderlo a viva forza. Ella minaccia di ammazzarsi col pugnale di Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa
tutta comica ed indecente contraria alla verisimiglianza ed al decoro di simili personaggi? Ottaviano si arresta; ella fug
nto l’Ottaviano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno di tentar di parlare a Marianna. Si maraviglia de’ f
viano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno di tentar di parlare a Marianna. Si maraviglia de’ fregi donne
el suo pugnale che era rimasto in potere dell’imperadore; ode la voce di lui e quella di Marianna; sente tutta la sua gelo
he era rimasto in potere dell’imperadore; ode la voce di lui e quella di Marianna; sente tutta la sua gelosia; imbatte in
’influsso. Ed in ciò ancora è da riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè ch
da riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè che le passioni sfrenate e la pa
ese Tristano avesse tolto l’argomento della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomiglia
della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomigliante nella condotta della tragedia fran
rusalemme a Menfi e da Menfi a Gerusalemme, la cura puerile del poeta di accreditar gli errori volgari dell’influsso? Ben
ri volgari dell’influsso? Ben però è certo che Lodovico Dolce precedè di un secolo Calderone e Tristano nel porre sulle sc
lo Calderone e Tristano nel porre sulle scene l’argomento della morte di Marianna e della gelosia di Erode riferita da Giu
porre sulle scene l’argomento della morte di Marianna e della gelosia di Erode riferita da Giuseppe Ebreo, e ne formò una
, e ne formò una tragedia regolare recitata con tale applauso in casa di Sebastiano Erizzo che quando volle ripetersi nel
asa di Sebastiano Erizzo che quando volle ripetersi nel ducal palazzo di Ferrara, la calca che vi accorse ne impedì la rap
se ne impedì la rappresentanza. E chi non vede quanto più la Marianna di Tristano rassomigli quella del Dolce, il quale, s
lche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed inter
una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di
iccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di tanto precedè il francese e lo spagnuolo, così co
n osando abbandonar la storia, non migliorò quanto doveva i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderò
donar la storia, non migliorò quanto doveva i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderòn dipinse più
là dove a mio avviso Calderòn dipinse più vivacemente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere di M
mente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere di Marianna amante, offesa, virtuosa, sensibile e gr
l’Italiano nello scioglimento produsse assai meglio l’effetto tragico di quello che fece lo spagnuolo colla morte di Maria
meglio l’effetto tragico di quello che fece lo spagnuolo colla morte di Marianna seguita all’oscuro per un equivoco mal c
tutta evidenza fatto conoscere al geloso il suo inganno e l’innocenza di Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la det
i Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la detestabile dipintura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e se
ias contiene la detestabile dipintura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e segnatamente di tradire tutte le s
intura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e segnatamente di tradire tutte le semplici donzelle che le prestan
ella) si permise che dimorassero alcuni Mori come tributarii, i quali di tempo in tempo calavano al piano e rendevano schi
asa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Stà egli colà pensando di menar via un’altra donzella di quella casa stessa
suo traditore. Stà egli colà pensando di menar via un’altra donzella di quella casa stessa, e per errore porta seco Dorot
vano nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista di Benamexì città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia,
di Benamexì città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia, l’ingiuria, vuol di nuovo abbandonarla. Piagne la meschina, domanda l
no fa una risoluzione più barbara, e invitando i Mori a calare tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorot
più barbara, e invitando i Mori a calare tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorotea, malgrado de’ fredd
do i Mori a calare tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorotea, malgrado de’ freddi concetti che le detu
ioni, non sostituirò ad esse i miei pensieri, ma le trascriverò a piè di pagina. Ecco come a lui parla Dorotea. Mostro, b
chiava Se mi fe un folle amor, libera io nacqui? Di qual barbaro mai, di qual selvagio Tanta infamia si udì? Quella che am
i udì? Quella che amasti, Nè vo’ già dir la sposa tua, tu stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi
a, tu stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi di te ; l’aria ti manchi, Ti nieghi il sol la luce,
dico ? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. Ma se ti offesi, Se nel tuo sde
ometto e giuro Obbliarla per sempre ed in un chiostro Girmi a chiuder di quì, dove co’ voti Dal Ciel t’implorerò giorni fe
errore Di sua casa salii, che vi ritorno I suoi dubbii a calmar, che di mio padre L’ira io fuggia, tu lei salvar credendo
intenerirti è vano Per quel che sono, a quel che fui deh pensa Nacqui di nobil padre, il sai, da lui Amata mi vedesti, e r
… dalla funesta rupe Già scende il Cagnerìa…. Signor, mio bene, Pietà di me, In te stesso per te ; cangi il pentirti In me
i liberata dalle armi della regina Isabella, la quale informata delle di lei aventure, ed avuto in suo potere lo spietato
in suo potere lo spietato Arias, decreta ch’egli risa rcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di u
i risa rcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di un palco. Ognuno vede che questo atroce misfatto
atroce misfatto è lo stesso che commise un mostro Inglese in persona di una Caraiba, la quale oltre all’avergli dato il c
i una Caraiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore e il possesso di se stessa, gli avea di più salvata la vita. L’uom
oltre all’avergli dato il cuore e il possesso di se stessa, gli avea di più salvata la vita. L’uomo ingrato in ricompensa
e antiche leggende spagnuole si rinviene eziandio questa spietatezza ( di che lascio a’ nazionali la cura d’investigarlo) e
venta turgido, pedantesco, puerile. Egli trionfa nelle commedie dette di spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori
te di spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori un gran numero di situazioni interessanti, colpi di teatro curiosi
’ sagaci osservatori un gran numero di situazioni interessanti, colpi di teatro curiosi disposti acconciamente, regolarità
aturale. Quindi è avvenuto che mentre le commedie dello stesso Lope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono
ope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono sulle scene di Madrid, vi si sostengono quelle del Calderòn. Noi
ostengono quelle del Calderòn. Noi qui potremmo addurne diverse degne di leggersi; ma ci contenteremo di quelle che più sp
oi qui potremmo addurne diverse degne di leggersi; ma ci contenteremo di quelle che più spesso si rappresentano, o che han
suo favorito, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi, e di fuggirsi via. Nell’al
, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi, e di fuggirsi via. Nell’altra un servo
secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi, e di fuggirsi via. Nell’altra un servo diventa la spia
tra un servo diventa la spia del proprio padrone, che è il segretario di una principessa da cui è occultamente amato. Egli
rincipessa da cui è occultamente amato. Egli ama una dama della corte di lei, e la principessa ne sa l’amore, ma non l’ama
iscorso diverso dal secreto, del qual discorso però ogni prima parola di un verso s’intende diretta all’amante; di modo ch
orso però ogni prima parola di un verso s’intende diretta all’amante; di modo che raccogliendo in fine tutte le prime voci
ima voce da prendersi nella favola del Calderòn è sempre il principio di un verso, e non già di un periodo terminato. Di p
ella favola del Calderòn è sempre il principio di un verso, e non già di un periodo terminato. Di poi la lunghezza del dis
imile all’improvviso nel parlare, dovendosi fare due discorsi seguiti di materie differenti colle medesime parole. E se Ca
y que con tu dama hablaste, de que muy zelosa està. Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola
Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola di ogni verso del discorso generale indirizzato a tu
la di ogni verso del discorso generale indirizzato a tutti gli altri; di maniera che ciascuno di questi versi fornisce le
corso generale indirizzato a tutti gli altri; di maniera che ciascuno di questi versi fornisce le quattro prime parole de’
ldad. Da ciò apparisce l’inverisimiglianza della pratica esecuzione di tal cifra parlando. Vi è però la maniera di migli
della pratica esecuzione di tal cifra parlando. Vi è però la maniera di migliorar tale artificio, per fuggir l’incovenien
bien dado. La commedia No ay burlas con el amor contiene i caratteri di due sorelle che si contrastano; Leonora sensibile
nte stoica, affettata. L’ostentazione dell’erudizione, greca e latina di Beatrice c’induce a sospettare che Moliere ne ave
taba è fondata ( come la maggior parte delle spagnuole ) nel concorso di varii colpi di teatro. Ma ben notabile ( e l’avve
( come la maggior parte delle spagnuole ) nel concorso di varii colpi di teatro. Ma ben notabile ( e l’avvertì anche il si
) è la situazione delle prime scene, in cui Carlo si ricovera in casa di Flora per avere ammazzato un uomo, ed è da Flora
n uomo, ed è da Flora nascosto. Ella intende poscia che l’ucciso è il di lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlò e sal
Ella intende poscia che l’ucciso è il di lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlò e salvarlo. In questa favola Calderòn
salvarlo. In questa favola Calderòn non ha evitato il solito difetto di mescolar colle scurrilità le cose sacre. Il buffo
osservar le regole che prescrive la verisimiglianza, ma per desiderio di riuscire in una impresa allora forse riputata dif
allora forse riputata difficilissima. Di fatti egli si studiò sempre di trovare argomenti artificiosi capaci di recar mer
i fatti egli si studiò sempre di trovare argomenti artificiosi capaci di recar meraviglia; senza industriarsi di cercarli
argomenti artificiosi capaci di recar meraviglia; senza industriarsi di cercarli idonei ad ispirare amore per qualche vir
ttiva. E che insegna quest’intrigo degl’Impegni in sei ore? Per mezzo di un manto si prende senza verisimiglianza un equiv
il diletto non mai dee andar disgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzio
ai dee andar disgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzione, le favole di
sgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzione, le favole di Pietro Calderòn
nta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzione, le favole di Pietro Calderòn de la Barca contengono molti preg
cora in Ispagna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima di Moliere ed in Italia nel passato secolo. Chè se a
non è concesso a tanti e tanti commediografi, bisogna dire che nelle di lui favole si nasconda un perchè, uno spirito att
uesto perchè, questo spirito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che e
rito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che egli di tanti componiment
to grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che egli di tanti componimenti arricchiva il teatro castiglia
reto giusta il costume del secolo scrisse varie commedie in compagnia di altri poeti, e non poche ne produsse solo raccolt
n tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò di comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri
ndendosi la durata dell’azione a pochi giorni. Ha parimente più copia di sali e più lepidezza; dipinge i caratteri con mag
idezza; dipinge i caratteri con maggior vivacità comica; i suoi colpi di teatro hanno più varietà. Se la moda e l’esempio
oliere delle Spagne. La perizia che possedeva in rilevare il ridicolo di un carattere, comparisce singolarmente nella sua
s del Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore tutto pieno di una sognata nobiltà, di cui pretende tirar l’orig
archese è un ridicoloso vantatore tutto pieno di una sognata nobiltà, di cui pretende tirar l’origine da Noè. Il signor Sc
la tradusse in Francia intitolandola Don Japhet, ma non contentandosi di ritenerne le grazie, la caricò fuor di proposito.
n Japhet, ma non contentandosi di ritenerne le grazie, la caricò fuor di proposito. Lo stile di Moreto generalmente è mode
tandosi di ritenerne le grazie, la caricò fuor di proposito. Lo stile di Moreto generalmente è moderato e proprio del gene
gi sono graziosi e frequenti; ma egli segue i compatrioti nell’usanza di scherzare sulle parole sacre. Don Cosmo dice nell
ubblica non suole avere che il teatro, si conferma con ciò nell’abito di abusare delle sacre espressioni. Moreto non perta
l’abito di abusare delle sacre espressioni. Moreto non pertanto pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuol
to pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più di una volta ne rise. In questa favola motteggia sul
teggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni, che sono gli arlecchini di quelle scene, ad assistere ai discorsi de’ princi
discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tempo e di luogo si vale de’ privilegii nazionali
e’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tempo e di luogo si vale de’ privilegii nazionali ma con dis
az e prosegue e termina in Consuegra, e vi s’impiega almeno lo spazio di dodici giorni; dicendo don Cosmo nella I giornata
cui seppe tessere un’azione regolare passata in un giardino nel giro di una notte. Anche in essa riprese i compatriotti c
o all’entrar nel giardino dia congedo al suo servo, il quale si lagna di essere il primo servo con cui il padrone non si c
servo con cui il padrone non si consigli, e che rimanga escluso da i di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle com
gl’Impegni in sei ore del Calderòn; ma è più semplice, meno caricata di accidenti, e non meno dilettevole. Ma queste comm
sciando gl’innumerabili insetti del Parnasso spagnuolo che professano di tutto ignorare, il signor Andres le ha mai contat
le ha mai contate fralle buone della sua nazione, egli che s’immaginò di avere assicurato il suo trionfo colla Celestina a
dee, però dissimularsi che nè gl’Impegni in sei ore, nè la Confusione di un Giardino ho mai veduto rappresentare in Madrid
olarità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni di una dama bizzarra che vuol parere superiore all’a
fronte dell’originale. Che vivacità in Moreto! Che delicato contrasto di un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di
e delicato contrasto di un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di un amor nascente nel cuore di Diana! Che interess
oglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di un amor nascente nel cuore di Diana! Che interesse in tutta la favola progressi
e trasportò l’azione fra remotissimi principi Greci d’Elide, d’Itaca, di Pilo e della Messenia; e con ciò alla bella prima
on ciò alla bella prima ne diminuì l’evidenza e l’interesse, che fuor di dubbio noi prendiamo più facilmente per oggetti c
so Polilla spagnuolo comparisce un freddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere, che è il conte di Urgel di Moreto, intro
isce un freddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere, che è il conte di Urgel di Moreto, introduce il suo stratagemma di
reddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere, che è il conte di Urgel di Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi
iere, che è il conte di Urgel di Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico d’amore spogliato di circostanze
to, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico d’amore spogliato di circostanze che l’accreditino, ed in un modo lang
a principessa d’Elide entra nell’impegno d’innammorare Eurialo, copre di gelo l’invenzione di Moreto. Je vous avove (att
entra nell’impegno d’innammorare Eurialo, copre di gelo l’invenzione di Moreto. Je vous avove (atto 2 scena 5) que cela
cette hauteur. Qual differenza da queste parole a quelle della scena di Diana con Cintia in cui nasce l’impegno di lei! C
arole a quelle della scena di Diana con Cintia in cui nasce l’impegno di lei! Con quanta energia ella s’irrita alla fredde
sce l’impegno di lei! Con quanta energia ella s’irrita alla freddezza di Carlo! Qual pennellata maestrevole in questi due
rendir à este necio, ne’ quali tutta si manifesta l’anima orgogliosa di Diana, e la facilità ch’ella si lusinga d’incontr
essi dalla singolare attrice Mariquita Ladvenant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di un ri
Mariquita Ladvenant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di un riso ironico, che pareva di ave
nant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di un riso ironico, che pareva di aver letto nell’an
rta sicurezza maestosa, di dispetto, e di un riso ironico, che pareva di aver letto nell’anima di Moreto. Nè anche la copi
i dispetto, e di un riso ironico, che pareva di aver letto nell’anima di Moreto. Nè anche la copia francese rappresenta in
a copia francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali di una scena della II giornata, in cui Carlo cade a
bellezza della scena della III giornata, in cui Carlo si finge preso di un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelo
preso di un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelosia finisce di trionfare del cuore di Diana. E finalmente la lan
chiede in isposa, così che la gelosia finisce di trionfare del cuore di Diana. E finalmente la languidezza, con cui la pr
a d’Elide vuole esigere da Aglante che la vendichi rifiutando la mano di Eurialo, se si confronti colle infocate espressio
utando la mano di Eurialo, se si confronti colle infocate espressioni di Diana gelosa, superba e disprezzata, rassomiglia
ba e disprezzata, rassomiglia un suoco fiaccamente dipinto alla vista di una fornace ardente. Anche l’altro valoroso comic
ace ardente. Anche l’altro valoroso comico francese Regnard rimase al di sotto di Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi var
te. Anche l’altro valoroso comico francese Regnard rimase al di sotto di Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene
to nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene piacevoli della commedia di Moreto la Occasion hace el ladron. In essa una ba
baligia cambiata ed un nome preso a caso da un cavaliere cui importa di non esser conosciuto, forma un intrigo assai viva
che situazioni, e con verità dipinti i caratteri, specialmente quello di don Manuel de Herrera in cui sí ravvisa un natura
purchè non rubino; quasi che l’infamia dipenda da questo solo genere di delitti. Il sign. Linguet ha renduto a Moreto tut
utta la giustizia per questa favola preferendola a quella de’ Menecmi di Regnard. Egli l’ha inserita nel suo Teatro Spagnu
orte, e con No puede ser guardar la muger. Il Parecido è una commedia di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli, e do
damenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole di cattivo esempio che danno peso appo i volgari all
appo i volgari alle massime perverse del libertinaggioa. Termineremo di parlar del Moreto colla commedia intitolata el Va
tutto il vigore il governo feodale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre di Castiglia padrone di Alcalà e delle città, castel
overno feodale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre di Castiglia padrone di Alcalà e delle città, castelle e villaggi che le
delle città, castelle e villaggi che le sono intorno, vantandosi egli di passeggiare sempre per le proprie possessioni pe
li di passeggiare sempre per le proprie possessioni per dieci miglia di circuito , e queste non ottenute già per mercede
à per mercede da qualche sovrano, ma guadagnate contro i Mori a colpi di lancia. Egli gonfio non meno della ricchezza, che
derne le ingiustizie e le violenze; e vien descritto come ingannatore di nobili donzelle deluse con parola di matrimonio,
vien descritto come ingannatore di nobili donzelle deluse con parola di matrimonio, e poi rifiutate con discortesia e dis
atrimonio, e poi rifiutate con discortesia e disprezzo, come rapitore di spose illustri, come derisore dell’autorità reale
orità reale quando si tratta della sua pretesa giurisdizione. È degna di osservarsi l’ultima scena della prima giornata, i
iceve nella propria casa il re don Pietro detto il crudele in qualità di un privato cortigiano chiamato Aguilera. Don Tell
lzandosi ne lo riprende con bizzarria; ma don Tello quasi sdegnandosi di corrucciarsi con una persona tanto, al suo creder
on tranquilla superiorità, Sientese el buen Aguilera. Questo tratto di alterigia è vendicato nella II giornata. Don Tell
o tempo il sovrano, il quale esce al fine ad ascoltarlo, ma mostrando di leggere una lettera, nè badando a don Tello che g
ipoi don Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Perchè egli più di una volta ha mostrato disprezzo del valor persona
ode, per ordine secreto del sovrano è condotto fuori della prigione e di Madrid. Il re senza farsi conoscere duella con lu
enza farsi conoscere duella con lui, lo disarma, e si scopre, godendo di avere umiliato e convinto l’orgoglioso vassallo n
ioso vassallo non meno del proprio podere che della gagliardia. Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ult
l proprio podere che della gagliardia. Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ultima favola del Moreto ci
con cui nel tempo della cena ragiona allegramente, ed intende parlar di se senza le basse lusinghe cortigianesche da un u
ntende parlar di se senza le basse lusinghe cortigianesche da un uomo di buon carattere, e fornito di saviezza. L’altra co
basse lusinghe cortigianesche da un uomo di buon carattere, e fornito di saviezza. L’altra commedia, el Sabio en su retiro
ili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon sen
essa il carattere del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon senso naturale
del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon senso naturale. Interessante sin
nso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon senso naturale. Interessante singolarmente è
nte singolarmente è la scena della loro cena; ed i discorsi del re, e di Juan Pasqual sono ben degni degli elogii de’ gior
Juan Pasqual sono ben degni degli elogii de’ giornalisti francesi, e di Linguet. I miei leggitori vedranno forse con piac
I miei leggitori vedranno forse con piacere tradotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso di Jua
adotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso di Juan Pasqual, col quale s’indirizza all’autore de
a all’autore della natura, perchè ne manifesta il carattere. Arbitro di natura, alto sovrano Della terra e del ciel, qual
no Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla tua pietà, che di tai doni Sì mi colmasti, che quanto si scopre Dal
i colmasti, che quanto si scopre Dalla vicina rupe a quella valle Che di alte olive sì folta verdeggia, Tutto a me serve!
copiosi favia Quanto mele raccolgono, al suol quanti Gravosi tralci di dolcissime uve Inchina il ricco peso, quanti mont
ro Nacqui, e dodici lustri io vissi lieto ; Nè il re vidi giammai, nè di Siviglia L’altera corte, e sol due leghe appena L
è ben somma follia Per cader poi con più fatal ruina. Temo l’esempio di robusta quercia Che de’ venti al soffiar spesso s
Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente i
il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente il nome di novella drammatica. Vi si vede un re d’Inghilterr
’autore ne tolse l’argomento dalle favole del Moreto e dell’anonimo o di Matos. Non per tanto m. Sedaine, che ha scritto i
, e m. Collet autore della Partie de chasse de Henri IV, confessarono di aver seguita la favoletta inglese, ignorando che
nio Solis. Senza eccettuarne l’istesso Moreto, egli ha rispettate più di ogni spagnuolo le regole del verisimile. Circa l’
pettate più di ogni spagnuolo le regole del verisimile. Circa l’unità di tempo quasi mai non si valse della libertà nazion
di tempo quasi mai non si valse della libertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiqu
ertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. No
di spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca di colpi di teatro e
un giorno di ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca di colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera
di ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca di colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera l’istess
tr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca di colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera l’istesso Calderòn s
’eleganza nella proprietà della comica locuzione, non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali c
della comica locuzione, non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali cade Calderòn. Solis fa par
li si tradusse in prosa intitolandola Proteggere l’inimico che ha più di una situazione interessante, locuzione propria, n
una situazione interessante, locuzione propria, nè l’azione dura più di due notti e tre giorni. La Xitanilla de Madrid si
la de Madrid si tradusse dal medesimo Celano col titolo la Zingaretta di Madrid. Una novella di Cervantes diede l’argoment
e dal medesimo Celano col titolo la Zingaretta di Madrid. Una novella di Cervantes diede l’argomento a questa favola, che
to a questa favola, che ha somma grazia in castigliano, e perde assai di naturalezza nelle traduzioni. Le communi passioni
nno in essa un grazioso e nuovo colorito. La durata dell’azione passa di poche ore le ventiquattro. Sebbene per le passion
grazia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più di una fiata ho veduta rappresentare questa commedia
i applauso, benchè per differenti pregi, si segnalarono nel carattere di Preziosa. Rendevasi accetta la prima per certa gr
rasparire in mezzo ai modi ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conv
n mezzo ai modi ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad una
di ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad una giovinetta d
azia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad una giovinetta di sommo talento e vivacità ma disdegnosa e bizzarra
ma disdegnosa e bizzarra ancor nell’amore, la quale in fine si scopre di esser nata di famiglia distinta. Si fece ammirare
e bizzarra ancor nell’amore, la quale in fine si scopre di esser nata di famiglia distinta. Si fece ammirare in seguito la
presentazione fattasene nel 1781 per la viva imitazione delle maniere di quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi n
i quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza di una grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapp
rla nel passar che fece il Conte d’Artois per Madrid andando al campo di San Roque; ma dopo la prima scena ella cadde in u
venne che la Graziosa per nome Apollonia supplisse sul fatto la parte di Preziosa; nè poichè si riebbe dalla nuova infermi
del Solis è il Doctor Carlino, la quale anche si contiene nel termine di poco più di un giorno. Il personaggio che dà il t
il Doctor Carlino, la quale anche si contiene nel termine di poco più di un giorno. Il personaggio che dà il titolo alla f
e i costumi e le leggerezze giovanili. È posta in vista la galanteria di una dama ed un cavaliere che mostrano di amarsi,
posta in vista la galanteria di una dama ed un cavaliere che mostrano di amarsi, avendo però ciascuno più d’un intrigo amo
fo nel comporre gli autos sacramentales; ma egli risolutamente ricusò di porvi la mano, confessandosi insufficiente di seg
li risolutamente ricusò di porvi la mano, confessandosi insufficiente di seguirlo in tal carriera. Verisimilmente questo v
Verisimilmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia nè di Lope nè di Calderòn nè de’ loro seguaci, nell’irr
nte questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia nè di Lope nè di Calderòn nè de’ loro seguaci, nell’irregolarità d
ncora gl’incovenienti e le mostruosità annesse a quell’informe specie di dramma. Si avvicinano a’ soprallodati poeti il m
è oggi poche se ne rappresentino. Comparisce alcuna volta la commedia di Alarcòn intitolata No ay mal que por bien no veng
de Don Blas. Scorgesi in essa veramente la solita viziosa mescolanza di grandi interessi reali con avventure mediocri e d
viziosa mescolanza di grandi interessi reali con avventure mediocri e di persone tragiche con caratteri comici senza rispe
ità. Notabile nonpertanto per le stravaganze è il carattere originale di Don Domingo, cavaliere onorato e valoroso, ma tal
propria libertà, che giugne all’eccesso e ne diviene ridicolo. Il re di Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura d
ne ridicolo. Il re di Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura di andar con gli altri nobili a corteggiarlo. Il re
i lo prega che se continua a dimorare in Zamora gli risparmii l’onore di più chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantand
ù chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantando? Per goder da vicino di quella musica, senza invito monta su e si pone a
n servo che oltre ad un parasole porta sotto il braccio uno scabello, di cui Don Domingo si serve in istrada quando vuol r
ca il buffonesco della farsa, è non per tanto interessante pel valore di cui è dotato, e per la fedeltà che in ogni incont
fedeltà che in ogni incontro mostra verso il sovrano. Tralle commedie di Antonio Zamora che raccolte in due tomi si sono i
refisso che non arrivi, nè debito che non si paghi; ed è il Convitato di pietra in parte rettificato. Zamora spogliò la mo
ra in parte rettificato. Zamora spogliò la mostruosa favola del frate di molte inverisimiglianze; colorì assai meglio il c
ta ed uccide Don Giovanni. Quanto al tempo egli si permise la licenza di tre mesi d’intervallo dal I al II atto, nel qual
a. Anche lo stile è più sobrio e lontano da molte stranezze nazionali di que’ tempi. L’altra commedia del Zamora solita a
olita a rappresentarsi è l’Hechizado por fuerza, l’ammaliato a forza, di cui lo stile, l’azione, i caratteri si contengono
orza, di cui lo stile, l’azione, i caratteri si contengono ne’ limiti di quel genere comico che si appressa alla farsa. Pe
mese; come altresi in quella del luogo, benchè non esca da’ contorni di Madrid; ma l’uno e l’altro difetto rimarrebbe dis
endosene alcuni versi. Poche commedie spagnuole hanno la piacevolezza di questa ridicola favola. El Castigo de la miseria
ridicola favola. El Castigo de la miseria, il castigo dell’avarizia di Giovanni La-Hoz lascia alla critica poche cose da
a poche cose da censurare, e non poche da lodare. La sudicia avarizia di Don Marcos Gil, che oltrapassa gli Euclioni e gli
pagoni, è colorita con tratti vigorosi e ben punita con un matrimonio di una finta ricchezza di una vedova indiana che in
tratti vigorosi e ben punita con un matrimonio di una finta ricchezza di una vedova indiana che in effetto è una povera do
nta ricchezza di una vedova indiana che in effetto è una povera donna di Salamanca. Anche questa favola partecipa assai de
l Sarto del Campiglio, il Duello contra l’Innamorata. Non v’ha regola di verisimile che in esse non si trasgredisca, nè st
ha regola di verisimile che in esse non si trasgredisca, nè stranezza di stile che non possa notarvisi; e pur vi si scorge
a lezione scenica a’ principi col medesimo intento che ebbe il signor di Marmontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario
ipi col medesimo intento che ebbe il signor di Marmontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro di t
armontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro di tal Francese la morale e la politica che vi si sp
da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza, e da più errori di calcolo politico e morale, oltre a quelli di reli
glianza, e da più errori di calcolo politico e morale, oltre a quelli di religione; così nel dramma spagnuolo la lezione c
osta. Un vassallo ardito che crede avere studiato, censura il governo di Trajano, e si ribella. L’imperadore benigno per c
radore benigno per castigarlo se l’associa al trono. Il suo disegno e di mostrare che non vale lo studio scompagnato dall’
ima: que no es ciencia que se studia la del reinar , cioè che l’arte di regnare non si studia, la quale è manifestamente
te falsa. Studio richiede il regno; ma studio saldo, profondo; studio di cognizioni immediatamente necessarie a’ diversi r
e; studio non iscompagnato dall’intelligenza degli affari. Il Camillo di Candamo avea studiato male; si doveva dunque inse
non a disprezzare i libri, ma bensì a saperli scegliere per l’oggetto di studiar l’arte di regnare, e che questa si appren
i libri, ma bensì a saperli scegliere per l’oggetto di studiar l’arte di regnare, e che questa si apprende non meno ne’ bu
solano pregiudizio contro il sapere. Se i principi studieranno l’arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in ve
ieranno l’arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece di quella di regnare, diventeranno musici, ballerini
arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece di quella di regnare, diventeranno musici, ballerini e rimator
come Alfonso che fu detto il Savio, studieranno l’astronomia a segno di credersi abili a dar consigli all’Autor delle cos
ranno astronomi temerarii e principi inetti. Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprii popoli, di pesarne l’ener
i inetti. Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprii popoli, di pesarne l’energia, di dirigerla a vantaggio dello
ranno l’arte di ben conoscere i proprii popoli, di pesarne l’energia, di dirigerla a vantaggio dello stato, di calcolarne
i popoli, di pesarne l’energia, di dirigerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne
gerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti,
to, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ p
e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premii in vece di scoraggia
i e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premii in vece di scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli erro
i animarne la virtù co’ premii in vece di scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli errori da padre e non da despoto; i
e degni principi. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri di ogni classe di uomini, a scemare i loro bisogni e
i. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri di ogni classe di uomini, a scemare i loro bisogni e per conseguenz
i, a scemare i loro bisogni e per conseguenza i loro delitti, in vece di aumentarli, e si faranno istruire da’ veri filoso
ienziati, essi riscuoteranno gli applausi universali e l’approvazione di se stessi. Se s’illumineranno co’ viaggi, co’ lib
la conversazione de’ sapienti e de’ buoni, come fece Pietro il grande di Russia, e come hanno fatto a’ nostri giorni diver
alora discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione di comentatori, come pensò in Napoli
e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione di comentatori, come pensò in Napoli Carlo III Borbo
eranno i soggetti e se stessi felici e gloriosi. Adunque dalla favola di Candamo risulta uno sciocco insegnamento, cioè ch
richiede disposizione naturale, studio ostinato e pratica ragionata, di grazia l’arte di regnare ch’è l’ultimo sforzo del
zione naturale, studio ostinato e pratica ragionata, di grazia l’arte di regnare ch’è l’ultimo sforzo dell’umana ragione,
a, senza aver coltivata la ragione? ogni arte che si acquista a forza di pratica materiale, s’impara errando, e gli errori
ori de’ principi sono sempre fatali. Questo soltanto che nella favola di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’esem
nella favola di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’esempio di Camillo questa verità morale, cioè che un princip
e delizie concesse a’ privati. E questa verità imparata colla pratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le a
E questa verità imparata colla pratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocle
ratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di
un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina d
a prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’
di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra comme
tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Canda
icazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto
o, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza d
. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici di affetti privati, e di accident
di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici di affetti privati, e di accidenti mal disposti con
l Campiglio è una mescolanza di affari pubblici di affetti privati, e di accidenti mal disposti con qualche situazione int
tortuose. Una dama bizzarra esige dall’amante infedele un giuramento di non palesarla, e prende l’apparenza di un princip
’amante infedele un giuramento di non palesarla, e prende l’apparenza di un principe nella corte della sua rivale. Col nom
into, altro non potendo, sfida l’amante. Egli trovasi nell’angustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica
ustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica piazza, o di rimaner disonorato, o di mancare al giuramento fa
tro una donna amata nella pubblica piazza, o di rimaner disonorato, o di mancare al giuramento fatto di non iscoprirla. Ma
ica piazza, o di rimaner disonorato, o di mancare al giuramento fatto di non iscoprirla. Ma toccando a lui l’elezione dell
Ma toccando a lui l’elezione dell’armi, esce dall’impegno scegliendo di combattere colla sola spada e col petto nudo non
o scegliendo di combattere colla sola spada e col petto nudo non solo di armi ma di vesti. La donna altera vinta da questo
o di combattere colla sola spada e col petto nudo non solo di armi ma di vesti. La donna altera vinta da questo artificio
ianto. Nel tempo stesso l’innamorato, il quale si era raffreddato nel di lei amore per un sospetto ingiusto, si trova disi
ingiusto, si trova disingannato per altri accidenti, e le dà la mano di sposo, Questo scioglimento curioso ha renduto not
l Calderòn, i quali con minor vena, fuoco e felicità hanno seguito il di lui metodo. Io potrei impinguare questa parte del
odo. Io potrei impinguare questa parte del mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nominati scrittori e di molti
mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nominati scrittori e di molti altri, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz
i, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz, Huerta, Zarate, Monroy, Anna di Caro ecc. Ma qual vantaggio o diletto apporterebb
nna di Caro ecc. Ma qual vantaggio o diletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di
iletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di giudizio? Qual gloria alla nazione num
rterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di giudizio? Qual gloria alla nazione numero sì gran
te, di gusto e di giudizio? Qual gloria alla nazione numero sì grande di talenti abbandonati al trasporto di una immaginaz
ria alla nazione numero sì grande di talenti abbandonati al trasporto di una immaginazione calda e disordinata, ed innamor
al trasporto di una immaginazione calda e disordinata, ed innamorati di un parlar gergone metaforico enimmatico gigantesc
sco? Essi tutto posero lo studio a riempiere le sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture di ca
sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture di cavalli, tori, armature, navi, giardini, palagi,
i, giardini, palagi, duelli, battaglie navali e terrestri, naufragii, di avventure romanzesche di ogni maniera. Questi orn
li, battaglie navali e terrestri, naufragii, di avventure romanzesche di ogni maniera. Questi ornamenti ridondanti strani
arono negli ultimi tre secoli contro le follie teatrali, lusingandosi di arrestare l’inondazione fangosa colle loro letter
espressioni dal Canariese Giovanni Ceverio de Vera, morto in concetto di santità nel 1600, con un dialogo contro le commed
e sono le commedie che da tali rimproveri si esimono. Ma non lasciamo di dire che se essi al loro sale nativo, alla vivaci
ilezione che hanno pel teatro, accoppiato avessero un prudente timore di offendere la verisimiglianza, e si fossero appigl
e giornate, o dicansi atti, ma sì bene una rappresentazione de’ fatti di essa in tre favole separate. Trattasi nell’atto p
i essa in tre favole separate. Trattasi nell’atto primo dell’incontro di Nino con Semiramide moglie di Mennone, cui il re
Trattasi nell’atto primo dell’incontro di Nino con Semiramide moglie di Mennone, cui il re propone di cedergliela; e ricu
’incontro di Nino con Semiramide moglie di Mennone, cui il re propone di cedergliela; e ricusando egli, il regliela toglie
al terzo atto, in cui si tratta della dichiarazione che fa Semiramide di esser donna, della cessione dello scettro a Ninia
sioni, ed è la più spropositata delle favole del Virues. Ad eccezione di uno o di due personaggi che poco figurano nella m
è la più spropositata delle favole del Virues. Ad eccezione di uno o di due personaggi che poco figurano nella multiplici
ri in una volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, che in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazi
, che in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione di una peste. Tutto in essa è sconcerto, stranezza,
ce in atrocità. Muojono in essa intorno a cinquantasei persone, oltre di una galera bruciata con tutto l’equipaggio e i pa
una galera bruciata con tutto l’equipaggio e i passeggieri. La furia di Atila non disapprovata dal signor Montiano, mi se
l dramma. Atila dovrebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno di rimorsi, almeno come dominato dall’ira in estremo
un pazzo. La terza tragedia la Infeliz Marcela non è solo una specie di novella, come diceva il medesimo Montiano, ma un
na specie di novella, come diceva il medesimo Montiano, ma un tessuto di scene sconnesse, improprie, talvolta buffonesche,
tinue, lo stile ineguale, ora plebeo della feccia del volgo, ora fuor di proposito elevato, sempre sconvenevole e lontano
d’Isabella condotta da tre seguaci del suo amante e restata in potere di uno di essi preso per lei d’amore, il quale allon
lla condotta da tre seguaci del suo amante e restata in potere di uno di essi preso per lei d’amore, il quale allontanato
, invia Ismenio a procurare un cocchio, e ferisce Tersillo che ricusa di secondarlo. Marcella tenta di fuggire; Alarico la
cocchio, e ferisce Tersillo che ricusa di secondarlo. Marcella tenta di fuggire; Alarico la trattiene; accorrono alle gri
Marcella tenta di fuggire; Alarico la trattiene; accorrono alle grida di lei alcuni banditi, ed Alarico fugge. Formio capo
resto in avventure mal accozzate, in bassezze e indecenze. La favola di Elisa Dido non rappresenta questa regina di Carta
ze e indecenze. La favola di Elisa Dido non rappresenta questa regina di Cartagine amante di Enea come immaginò Virgilio.
avola di Elisa Dido non rappresenta questa regina di Cartagine amante di Enea come immaginò Virgilio. La favola spagnuola
he Jarba vuol contrarre con Didone. Ella tuttochè piena della memoria di Sicheo, promette nella prima scena di unirsi all’
la tuttochè piena della memoria di Sicheo, promette nella prima scena di unirsi all’Affricano. Alcuni capitani suoi vassal
ri, e rimangono uccisi. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome di Jarba le presenta una spada, una corona ed un ane
nze ove dimorava Didone, e si vede questa regina trafitta dalla spada di Jarba ed ha la corona a’ piedi ed una lettera in
uto in iscena unicamente a leggere quel foglio e a disporre l’esequie di Didone) comprende dalla lettera che la regina per
ha scelta la morte. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi di adorarla come una divinità, e finisce la tragedia
atti sono ripieni d’inutili inverisimili e freddi amori de’ capitani di Dido e di un racconto de’ suoi andati casi impert
ripieni d’inutili inverisimili e freddi amori de’ capitani di Dido e di un racconto de’ suoi andati casi impertinentement
si rispettano le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità di tempo o di luogo. Il signor Lampillas poco intell
no le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità di tempo o di luogo. Il signor Lampillas poco intelligente di p
o le unità di tempo o di luogo. Il signor Lampillas poco intelligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò ques
ogo. Il signor Lampillas poco intelligente di poesia che volle parlar di drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfet
Dido una tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad una favola di cui tre atti almeno sono inutili, e nella quale D
e la necessità che l’astringe a promettersi a Jarba, è posta nel caso di darsi la morte per non isposarlo? Ciò è tanto più
in iscena sì tardi, si dimostra ben lontano da ogni fierezza, dotato di un cuor compassionevole e religioso. Si dirà perf
e Ismenia, personaggi totalmente oziosi, la riempiono sino alla noja di declamazioni e di racconti gratuiti e seccanti ?
aggi totalmente oziosi, la riempiono sino alla noja di declamazioni e di racconti gratuiti e seccanti ? È argomento di per
noja di declamazioni e di racconti gratuiti e seccanti ? È argomento di perfezione, che mentre i personaggi subalterni ci
intitolata Pompeyo compose Cristofero de Mesa traduttore dell’Iliade di Omero, e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 161
ose Cristofero de Mesa traduttore dell’Iliade di Omero, e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 1615, ed anche dell’Ecloghe
araviglia che un ingegno così esercitato, e che oltreacciò pregiavasi di avere per ben cinque anni frequentato, ed ascolta
sistema erroneo de’ compatriotti, anzi che l’esempio degli antichi e di Torquato. Il suo Pompeo comparisce in Lesbo, pass
ontare altre tragedie del XVII secolo, che la traduzione delle Troadi di Seneca fatta da Giuseppe Antonio Gonzalez de Sala
superò l’originale in gonfiezza, come pure l’Hercules Furente y Oeteo di Francesco Lopez de Zarate pubblicata con altre op
è queste nè quelle del Virues sono mai state rappresentate ne’ teatri di Madrid negli anni che io vi dimorai. Tale è la st
simi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi particolareggiare, ed accennarne con fondame
, e le bellezze, delle quali non ancora si erano avvisati i nazionali di far diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro
diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione di favole sceniche spagnuole
ssa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione di favole sceniche spagnuole scelta e ragionata, mil
on da noverarsi gli scritti de’ Lampillas, dei Garcia de la Huerta, e di altri simili tagliacantoni letterarii, ed infedel
ta, e di altri simili tagliacantoni letterarii, ed infedeli adulatori di se stessi, e de i difetti del teatro nazionale. A
agnuolo qual mi vollero dipingere, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione, di cui non meno nel Discorso sopra l
vollero dipingere, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione, di cui non meno nel Discorso sopra le sviste del Lam
Montiano che riprende i riferiti difetti degli attori nazionali. Ma i di lui clamori non sono stati ancora ascoltati. a.
Zelos, significando zelo la prima, e gelosia la seconda senza bisogno di cangiar voce. a. L’abate Arnaud nel tomo II dell
cangiar voce. a. L’abate Arnaud nel tomo II della Gazette litteraire di Parigi mostrò con candidezza quanto il Cornelio t
uti sacramentali con due Discorsi intitolati Desengaños. a. Marianna di religione ebrea e della stirpe sacerdotale degli
abbondante, e forse rappresenta meglio il primo impeto della passione di lei, ma mi è sembrato estremamente ricercato, ed
a. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso una specie di delirio, facendo che Dorotea in quello stato dubi
ubiti se il Cagnerì sia una nuvola nera che si abbassi al mare delle di lei lagrime per poi precipitare in diluvio che in
per poi precipitare in diluvio che inondi la terra . Si è tralasciato di tradurre questo gergo contrario al vero e alla pa
o a porsi nelle relaciones. Dorotea gli dice che si volgeranno contro di lui cielo, sol, luna, estrellas, hombres, aves, f
me sono el Job de las mugeres, los Vandos da Rabenna ecc. E’ migliore di queta el Galàn de su Muger. a. L’originale veram
delle puerilità dello scorso secolo. Coprono, si dice in tanti versi, di tal sorte la campagna i miei armenti, che quando
ix des petites pièces du Thèätre Anglois che vi ha inserita la favola di Dodsley commenda l’autore di essa come uomo onest
tre Anglois che vi ha inserita la favola di Dodsley commenda l’autore di essa come uomo onesto e scrittore filosofo che no
l’autore di essa come uomo onesto e scrittore filosofo che non perde di vista la correzione de’ costumi e la proscrizione
la correzione de’ costumi e la proscrizione del ridicolo; ma confessa di non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole di
dicolo; ma confessa di non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole di teatro lo credo che il maggior difetto di essa si
aviezza d’intrigo nè regole di teatro lo credo che il maggior difetto di essa sia che manchi d’interesse tanto il caratter
anchi d’interesse tanto il carattere del Mugnajo quanto l’avvenimento di Pegny col Milord, il quale interesse ben si trova
nteresse ben si trova nelle indicate favole spagnuole. a. Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramos
trova nelle indicate favole spagnuole. a. Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramosi di una riform
a. Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramosi di una riforma nelle patrie scene, avendogli citato
i citato nel mio Discorso Storico-critico contro le strane asserzioni di Saverio Lampillas. a. L’abbate Lampillas travede
mestiere e della vita laboriosissima de’ commedianti Spagnuoli . Può di ciò vedersi Nicolàs Antonio, ed il mio Discorso S
s dunque raccoglieva qualche notizia per lo più falsa da alcun Huerta di Madrid sulla letteratura teatrale spagnuola e su
16 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO III. Della vera Commedia Francese e della Italiana in Francia. » pp. 128-191
ie della vera commedia noi contiamo, la Tenera, e la Piacevole, prima di parlar della Commedia Italiana che troviamo allig
Commedia Tenera. La tragedia grande e la domestica si prefige di eccitare il pianto, ed esclude ogni riso: la comm
iversi modi, e non esclude certo pianto. Se voi fate una tela lugubre di persone private che ecciti il terrore, producete
cangiate in una lodevole commedia tenera. Adunque quest’ultima specie di commedia presenta tutti i vantaggi della sensibil
ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono di disperazione, i pericoli grandi. L’amor tenero di
e nella Sorella. Non sono le lagrime che rendono difettose le favole di Sedaine, Mercier e tanti altri; ma il tuono tragi
la Pamela e della Nanina da quello che colorisce le favole lagrimanti di Sedaine o di Mercier! Gli autori francesi che a m
ella Nanina da quello che colorisce le favole lagrimanti di Sedaine o di Mercier! Gli autori francesi che a me sembra che
si che a me sembra che siensi contenuti alcune volte in questa specie di commedia senza cadere nelle lagrimanti, sono: La
di commedia senza cadere nelle lagrimanti, sono: La Chaussèe, madama di Graffigny, Voltaire, e Collet. Nivelle de la Cha
a può avere certe lagrime senza cangiar natura. Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati
certe lagrime senza cangiar natura. Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici c
ici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro di voler palesare a lei il suo affetto colla segrete
e della consorte che l’ama; simile argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza
l’ama; simile argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta
rgomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta il pregio dell
comica, che manifesta il pregio della commedia tenera. A torto contro di questo genere si sarebbero scagliati Chassiron, P
cittadina, se la Chaussèe avesse con pari felicità proseguito. Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul
esse con pari felicità proseguito. Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul cangiamento di un nome, e tro
Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul cangiamento di un nome, e troppo lontana dall’esser commedia, be
l favola voluto valersi delle fate e delle trasformazioni. Francesca di Graffigny nata in Nansi nel 1695 e morta in Parig
95 e morta in Parigi nel 1758 diede al pubblico Cenia sotto il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di gov
o Cenia sotto il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di governo di m. de la Chaussèe senza uguagliare l’o
to il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di governo di m. de la Chaussèe senza uguagliare l’originale. N
nteresse ed essendo stata rappresentata assai bene nel 1750, malgrado di essere sfornita di veri colori comici, riuscì mir
stata rappresentata assai bene nel 1750, malgrado di essere sfornita di veri colori comici, riuscì mirabilmente e si è an
ta e tradotta altrove. In seguito l’autrice diede al teatro la Figlia di Aristide del medesimo genere, la quale non ebbe u
lgenza era passato . La Pamela del Goldoni tratta dal celebre romanzo di Richardson mosse verisimilmente Voltaire a compor
Parigi, non si accolse troppo favorevolmente. L’azione è più semplice di quella della Pamela; ha di più il merito di esser
po favorevolmente. L’azione è più semplice di quella della Pamela; ha di più il merito di essere bene scritta in versi; i
. L’azione è più semplice di quella della Pamela; ha di più il merito di essere bene scritta in versi; i costumi vi sono t
della fanciulla; perchè Nanina al più vien riconosciuta per figliuola di un soldato nato in una onesta famiglia, là dove i
figliuola di un soldato nato in una onesta famiglia, là dove il padre di Pamela nella commedia italiana si scopre un Signo
le passioni hanno maggior forza nella Pamela: il contrasto nel cuore di Milord dell’amore e della nobiltà più vivace e te
ttenzione, specialmente col contrasto del Cavaliere viaggiatore pieno di leggerezze. In fatti la Pamela non invecchiò per
pieno di leggerezze. In fatti la Pamela non invecchiò per lunga serie di anni finchè non si alterò il gusto comico italian
istendo alla seduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel di lui Teatro di società si osservano varie scene ec
eduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel di lui Teatro di società si osservano varie scene eccellenti. Senz
evenimenti è questa favola ben lontana da que’ drammi così poco degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadi
ntana da que’ drammi così poco degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadinesche e di commedie lagrimanti,
co degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadinesche e di commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il si
e di commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il sig. Collè ha non di rado manifestato disprezzo».«Questa favola è nel
rado manifestato disprezzo».«Questa favola è nel gusto delle commedie di Terenzio, i sentimenti sono veri, i caratteri ben
edia può appassionarsi, adirarsi, intenerire, purchè non trascuri poi di far ridere la gente onesta. Comprese questa medes
ta. Comprese questa medesima differenza fin anche Chassiron tesoriere di Francia, il più severo valoroso ed ingegnoso oppu
volta giugnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione di amore di farle spandere». Al contrario non la com
gnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione di amore di farle spandere». Al contrario non la comprese l’a
’ Tre Secoli della Letteratura francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella di Moliere, la quale è ver
tura francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella di Moliere, la quale è veramente ottima, ma non la s
Castres pone nella classe riprovata delle commedie dolorose la Caccia di Errico IV del medesimo Collè. E perchè mai? Che c
Caccia di Errico IV del medesimo Collè. E perchè mai? Che ci presenta di lugubre? Forse le lagrime liete e gentili che ver
in Francia. II. Commedia piacevole. Dopo i felici seguaci di Moliere del XVII secolo Regnard, Brueys, Dancourt
tri del XVIII Du Fresny nato nel 1648 e morto nel 1724, il quale dopo di aver lavorato per l’antico teatro Italiano di Par
nel 1724, il quale dopo di aver lavorato per l’antico teatro Italiano di Parigi insieme con Regnard, diede al Francese dic
con Regnard, diede al Francese diciotto buone commedie. Nello Spirito di Contraddizione, che può passare per una delle mig
ltra, il sagace osservatore scorgerà maneggiata con arte certa specie di ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palisso
erà maneggiata con arte certa specie di ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non veders
ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui F
di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso verg
alissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso vergognoso di ess
ulle scene di Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso vergognoso di esserlo, a cui il prelodato Collè fece alcune fel
i del Du Fresny (dice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard; ma il di lui stile è più puro. Io noto n
ice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard; ma il di lui stile è più puro. Io noto nelle sue espressio
iù puro. Io noto nelle sue espressioni certo studio non molto occulto di mostrarsi spiritoso.» Un personaggio comico (ben
o di mostrarsi spiritoso.» Un personaggio comico (ben diceva il sign. di Voltaire) non dee studiarsi di mostrarsi spiritos
ersonaggio comico (ben diceva il sign. di Voltaire) non dee studiarsi di mostrarsi spiritoso; e bisogna che sia piacevole
ritoso; e bisogna che sia piacevole a suo dispetto, e senza avvedersi di esserlo». Quindi avviene che la maniera del Du Fr
iera del Du Fresny alcuna volta degenera in affettazione, e fa perder di vista i personaggi imitati palesando il poeta. F
to comico, benchè non possa sostenere il confronto della piacevolezza di Regnard, e molto meno dello stile e delle grazie
ella piacevolezza di Regnard, e molto meno dello stile e delle grazie di Moliere. Istruttiva è la commedia del Dissipatore
e delle grazie di Moliere. Istruttiva è la commedia del Dissipatore e di sicura riuscita, e i caratteri vi sono assai ben
scita, e i caratteri vi sono assai ben dipinti: ma si vorrebbe che la di lui ruina venisse affrettata per altri mezzi, e s
le sue inconsiderate prodigalità, anzi che per un giuoco precipitoso di dubbio evento, che poteva eludere i disegni dell’
l medesimo critico passa per un capo d’opera; ma per meritare il nome di filosofo che ha vergogna di far sapere che sia ma
un capo d’opera; ma per meritare il nome di filosofo che ha vergogna di far sapere che sia maritato, non si doveano far c
pubblico che nulla in esso impara per correggersi, nè prende diletto di un ridicolo non manifesto. Le stravaganze solo po
molte interessanti; ma la piacevolezza non è il pregio caratteristico di questo commediografo pregevole. Cristofaro Barto
aro Bartolommeo Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato di facilità e di naturalezza nel genere comico, ma d
o Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato di facilità e di naturalezza nel genere comico, ma dalle strettezz
turalezza i costumi, e vi si ammira molta piacevolezza comica. Piron di cui si è parlato fra gli scrittori tragici, forse
poeta consolarsi coll’applauso che ottenne la sua pastorale le Corse di Tempe. Ma la sua gloria comica si assicurò colla
e in un giovane ben nato che sacrifica la propria fortuna alla smania di poetare. Giudiziosamente viene egli nella favola
a di poetare. Giudiziosamente viene egli nella favola enunciato prima di comparire. La serva domanda notizie distinte di l
avola enunciato prima di comparire. La serva domanda notizie distinte di lui ad un servo, che risponde così dipingendolo b
i si trattiene col servo su i proprii amori per una pretesa letterata di provincia ch’egli non conosce se non per le di le
una pretesa letterata di provincia ch’egli non conosce se non per le di lei poesie recate nel Mercurio. Egli prevede che
carattere che subito danno al ritratto la vera fisonomia. La Dulcinea di tale Don Chisciotte poetico allude all’avveniment
ia. La Dulcinea di tale Don Chisciotte poetico allude all’avvenimento di m. Maillard poeta brettone, il quale avendo pubbl
tone, il quale avendo pubblicate alcune poesie mediocri sotto il nome di Mademoiselle de Malcrais, ne ricevè gli elogii de
vè gli elogii de’ più noti poeti della Francia, e varie dichiarazioni di amore in versi, ma gli elogii e gli amori si conv
mori si convertirono in dispregi tosto che l’autore ebbe l’imprudenza di smascherarsi. Traspare nella scena sesta dell’att
cherarsi. Traspare nella scena sesta dell’atto terzo la grazia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’i
ia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’incontro di Arpagone col-figliuolo nell’Avaro si è rinnovato
agone col-figliuolo nell’Avaro si è rinnovato in certo modo in quello di Balivò con Dami suo nipote, al cui vero stupore c
ell’atto IV, nella quale Francaleu che ha data la sua parola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso D
uale Francaleu che ha data la sua parola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta
rola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta, a prendere sopra di se tal carcera
i lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta, a prendere sopra di se tal carcerazione. Dami se n’era scusato sulla
est èconduite, et Venus a la pomme. Ma intendendo poi che si tratta di lui stesso, finge di addossarsene l’impegno, e di
nus a la pomme. Ma intendendo poi che si tratta di lui stesso, finge di addossarsene l’impegno, e dice. Oh! je le servir
virai, si ce n’est que cela. Francaleu allora ricusa, avendo pensato di valersi di un altro; Dami insiste, e le sue premu
e n’est que cela. Francaleu allora ricusa, avendo pensato di valersi di un altro; Dami insiste, e le sue premure riescono
te, e le sue premure riescono piacevoli. Lepida è pure la sesta scena di Lisetta che scaltramente sa confessare a Dami di
pure la sesta scena di Lisetta che scaltramente sa confessare a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che p
che scaltramente sa confessare a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che poi si sa di essere stata fischi
e a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che poi si sa di essere stata fischiata nella rappresentazione. La
chiata nella rappresentazione. La settima è ancora più vivace e piena di sale comico. In essa Durante ingannato dagli abit
vivace e piena di sale comico. In essa Durante ingannato dagli abiti di Lisetta la prende per Lucilla, e la rimprovera pe
to che Dami le bacia la mano. Lo scioglimento corrisponde alle grazie di questa eccellente commedia, nella quale colla sfe
timamente si flagella una ridicolezza comune a tutte le nazioni culte di far versi a dispetto della natura, il quale argom
iambatista Luigi Gresset nato in Amiens nel 1709, e quivi morto a’ 16 di giugno del 1777 autore della graziosa novelletta
esentata nel 1740 con molto applauso. Vi si dipinge un Malvagio pieno di spirito, di cui veggonsi nelle società culte molt
1740 con molto applauso. Vi si dipinge un Malvagio pieno di spirito, di cui veggonsi nelle società culte molti originali,
irito, di cui veggonsi nelle società culte molti originali, che sotto di un esteriore polito nascondono un cuore il più ne
taire nel Pauvre Diable poco bene affetto a Gresset pretende che alle di lui commedie manchi azione, interesse, piacevolez
ra de’ costumi correnti. Convenendo col sommo critico per la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche di azione, pa
sommo critico per la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche di azione, parmi di non potersi negare alla commedia
r la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche di azione, parmi di non potersi negare alla commedia del Mechant il m
ione, parmi di non potersi negare alla commedia del Mechant il merito di un vivace colorito ne’ caratteri, della buona ver
ito di un vivace colorito ne’ caratteri, della buona versificazione e di uno stile elegante e salso. Ecco il carattere del
haine, et la division, Faire du mal enfin; voila votre Cleon. Degne di essere singolarmente notate mi sembrano le seguen
nte notate mi sembrano le seguenti scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo di Parigi; la set
scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo di Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio c
tture naturali del gran mondo di Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che con
o di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco di teatro, in cui Cleone sottovoce ora anima Valerio
nima Valerio a farsi credere uno stordito, ora fa notare a Geronte le di lui sciocchezze ed impertinenze; mentre che Valer
creditar se stesso; e Geronte s’impazienta, freme, si pente e risolve di rompere ogni trattato. Tralle scene bene scritte
ato dal Cleante del Tartuffo) volendo distaccar Valerio dall’amicizia di Cleone entra a dipingere i malvagi culti che si a
i Cleone entra a dipingere i malvagi culti che si arrogano il diritto di dare il tono negli spettacoli, e quei che prendon
ettacoli, e quei che prendono l’aria beffarda, e quelli che affettano di parer gravi e laconici. Questa scena termina con
a con una osservazione vera e gloriosa per l’umanità. Valerio temendo di comparir singolare per troppa bontà asserisce che
riosa al generè umano con una risposta notabile, la quale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non men
ale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomi
gegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini di mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono t
detesta: Tale è la calca, è ver, d’uomini falsi, Di spregevoli donne, di buffoni, Spiriti bassi, spiriti gelosi, Senza one
piriti gelosi, Senza onestà, senza principi, senza Costume meritevole di stima; Gente infingevol che a se stessa rende Giu
a disprezzandosi a vicenda. Ma questa detestabile genìa Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di sco
si a vicenda. Ma questa detestabile genìa Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura in
uesta detestabile genìa Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui boutà
ile genìa Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui boutà di cuore. Per
i freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui boutà di cuore. Per dissipar tal nebbia, e mostrar chiaro
accolto in un teatro. Quivi quando alcun tratto si dipigne Di candor, di bontà, dove trionfi E del proprio splendor tutta
nefica e gentile, Di pura voluttà s’empie ogni cuore, Quivi s’intende di natura il grido. L’ultima scena dell’atto IV con
maestria. Lo scioglimento del Mèchant avviene senza sforzo per mezzo di una lettera del medesimo Cleone. Dee però notarsi
poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno. Ardisco
gità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno. Ardisco dir ciò a mezza bo
in tal commedia, trova in quella nazione ed in altre ancora una folla di malvagi di società che gli rassomigliano. E che s
edia, trova in quella nazione ed in altre ancora una folla di malvagi di società che gli rassomigliano. E che sia ciò vero
ocietà che gli rassomigliano. E che sia ciò vero, odasi ciò che disse di tal commedia colla solita ingenuità l’eloquente f
uto far fremere sopra loro stessi tutti quelli che hanno la disgrazia di rassomigliargli, si credette un carattere mal col
venne alla luce si disse, che’ il Mèchant conteneva eccellenti versi di satira più che di commedia; ma la satira è tanto
i disse, che’ il Mèchant conteneva eccellenti versi di satira più che di commedia; ma la satira è tanto aliena dalla comme
mputa all’autore l’aver dato a’ personaggi il proprio spirito in vece di farli parlare giusta i costumi e le condizioni, n
Secreto della commedia da lui letta a’ suoi amici, ed il Mondo com’è, di cui solo si conosce il titolo. Il sig. di Voltair
i amici, ed il Mondo com’è, di cui solo si conosce il titolo. Il sig. di Voltaire oltre alle riferite commedie tenere, alt
iscreto commedia più dilicata del Chiacchierone del Goldoni, ma priva di azione. Scrisse ne’ medesimi versi la Donna ragio
la Donna ragionevole uscita nel 1758, la quale può dirsi una galleria di bei ritratti; ma v’introdusse m. Durn che poco ve
olto tempo sconosciuto nella propria casa. Pubblicò nel 1762 in versi di dieci sillabe ottimi per la commedia il Dritto de
ttimi per la commedia il Dritto del Barone interessante pel carattere di Acanta, ma tessuta di avventure romanzesche-sforz
il Dritto del Barone interessante pel carattere di Acanta, ma tessuta di avventure romanzesche-sforzate. La Bacchettona ov
la Cassetta tratta da una favola inglese è parimente scritta in versi di dieci sillabe. Si vede in essa dipinta una falsa
tuosa contrapposta ad una sua cugina amante de’ piaceri, ma ingenua e di buon cuore, come anche ad un uomo candido, il qua
ta sulle apparenze, che però al fine si disinganna a stento per opera di una fanciulla che si occulta sotto spoglie virili
lie virili. L’istesso illustre scrittore compose eziandio la Contessa di Gibri, e la Principessa di Navarra commedia balle
tre scrittore compose eziandio la Contessa di Gibri, e la Principessa di Navarra commedia balletto ec. Luigi di Boussy na
sa di Gibri, e la Principessa di Navarra commedia balletto ec. Luigi di Boussy nato nel 1694 e morto nel 1758 compose int
quelle del suo contemporaneo Des Touches, benchè l’autore abbondasse di talento. «Mancavagli (dice Palissot) la profonda
dialogo drammatico fondato nell’imitazione fedele del miglior genere di conversazione.» Delle commedie del Boussy sono ri
nzi e commedie. Egli non pareggiò i contemporanei, ma ebbe certo modo di ridicolizzare a lui proprio, che gli fe un nome.
certo modo di ridicolizzare a lui proprio, che gli fe un nome. Dotato di spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello
ui proprio, che gli fe un nome. Dotato di spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello stile, e gli noceva singolarmen
singolarmente certo parlar gergone a se particolare. Voltaire diceva di lui che conosceva tutte le vie del cuore, fuorch
. Qualcheduna meritava che si conoscesse. Del resto senza pregiudizio di qualche merito del Marivaux, nulla prova, una tra
egiudizio di qualche merito del Marivaux, nulla prova, una traduzione di un’ opera infelice fuori del paese nativo, se non
e di un’ opera infelice fuori del paese nativo, se non che l’analogia di meschinità tra l’autore, ed il traduttore. Possia
ità tra l’autore, ed il traduttore. Possiamo chiamare il capo d’opera di questo autore la commedia les Fausses Confidences
olezza si trova in essa congiunta all’interesse. Questa commedia si è di nuovo rappresentata in Parigi nel 1793. Antonio
in Parigi nel 1793. Antonio Bret nato nel 1717 scrittore della Vita di Ninon l’Enclos si esercitò pure nel genere comico
ero della commedia piacevole, e si rivolse al genere serioso, e tutto di lui si dimenticò ben presto, fuorchè il Falso Gen
lui si dimenticò ben presto, fuorchè il Falso Generoso, in cui mostrò di saper maneggiare questo genere difettoso senza ca
gnoso che vedeva con pena il teatro francese allontanato dalle tracce di Moliere, compose il Ritorno dell’ombra di Moliere
se allontanato dalle tracce di Moliere, compose il Ritorno dell’ombra di Moliere buona commedia recitata con ottima riusci
issata lodate da’ nazionali, e dagli esteri ragionevoli. La dipintura di una cochetta esige sagacità per ricavare dal fond
oso e giudizioso è l’avviso che in essa si dà a chi crede aver motivo di querelarsi della leggerezza donnesca: Le bruit e
et ne dit mot. Il parigino Saurin che si esercitò in diverso specie di poesia scenica, che riuscì competentemente con Sp
e l’Orfana lasciata in legato non riscossero applauso. Il Matrimonio di Giulia non si recitò, perchè i commedianti la ric
essi a noi ignoti, che per debolezza del componimento, e per mancanza di piacevolezza. L’Anglomano ritratto bene espresso
l teatro inglese, e le pubblicò in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè d
in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente di Desmahy
lumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente di Desmahys nato nel 1761. La
ondra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente di Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia
ahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia in tre atti, ed in versi di m. Barthe dell’Accademia di Marsiglia, si rappres
gelosa commedia in tre atti, ed in versi di m. Barthe dell’Accademia di Marsiglia, si rappresentò nel 1771, e s’impresse
vedono con gelosia il merito nascente delle figliuole, e si studiano di tenerle lontane dalla conversazione, temendo che
, temendo che ne rimanga la loro vanità ecclissata. L’Inglese a Bordò di m. Favart si compose dopo la guerra della Francia
el 1740, in cui intervengono tre personaggi, cioè una Fata, Alcindoro di lei figlio e Lucinda, il cui carattere è un tessu
doro di lei figlio e Lucinda, il cui carattere è un tessuto leggiadro di vezzi: le Grazie rappresentata nel 1744, ed impre
ed impressa nel seguente anno, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte di Amore immollato dalla pioggia, e da
l seguente anno, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte di Amore immollato dalla pioggia, e dalla XXX dell’i
alla pioggia, e dalla XXX dell’istesso. Amore annodato con una catena di fiori dalle Muse secondo l’istesso Greco, o dalle
le passioni degli uomini. In questa favoletta si accenna, che il modo di rendere gli uomini meno colpevoli, non è già la s
s palais; la mere se couvrira des vaisseaux ec. , le quali sagge idee di Aristofane ebbero luogo in una delle sue commedie
gusto letterario gl’inspirò il nominato poema satirico ad imitazione di quello di Pope; e l’abborrimento conceputo contro
terario gl’inspirò il nominato poema satirico ad imitazione di quello di Pope; e l’abborrimento conceputo contro i suoi co
abborrimento conceputo contro i suoi compatriotti, che davano il nome di filosofia ai loro capricciosi sistemi, gli dettò
giò su i moderni filosofi francesi, servendo al piano delle Letterate di Moliere. L’oggetto fu lodevole, ma non perciò que
ella satira le Russe à Paris Voltaire lanciò alcuni amari motteggi su di essa. Palissot avea introdotto insipidamente Gian
ibrò pure contro i filosofi le più acerbe punture comiche. Il Valerio di quest’altra è una imitazione del Cleante del Tart
poesia comica nulla ha guadagnato; benchè l’intenzione dell’autore fu di manifestar le conseguenze perniciose delle nuove
manifestar le conseguenze perniciose delle nuove massime de’ filosofi di ultima moda, per li quali non esiste nè legge nè
ultima moda, per li quali non esiste nè legge nè virtù veruna. Serva di saggio l’ironico frammento che ne soggiungo trado
non dubbia fede Con tal ragion si può vantar, che vinto Dal rispetto, di lor più non favello. I nostri dotti poi stupido a
più non favello. I nostri dotti poi stupido ammiro. La lor filosofia di quai non sparse Delizie e fiori il viver de’ mort
orme lor nelle festive cene Ragionar sanno ancor gli appaltatori: Son di decenza esempio i nostri abbati: Di studio e di s
gli appaltatori: Son di decenza esempio i nostri abbati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si può far di più, con vo
io i nostri abbati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si può far di più, con voi convengo. Meraviglioso in tutto è il
lioso in tutto è il secol nostro. M. Dorat noto poeta morto nel 1780 di anni quarantasei coltivò anche la poesia drammati
ia de’ suoi talenti. Cominciò nel 1760 con Zulica, e Teagene tragedie di niuna riuscita. Fu un poco più felice il Regolo n
al genere comico troviamo che nel 1772 imitò il Desdèn con el desdèn di Agostino Moreto nella commedia Fingere per amore
ere. Chabanon tralle sue poesie ha pubblicate due commedie lo Spirito di partito ovvero i Contrasti alla moda, ed il Falso
atti ed in versi rappresentata in Parigi nel 1787, manifesta la mano di un giovane che potrebbe andar più oltre. La Conte
festa la mano di un giovane che potrebbe andar più oltre. La Contessa di Genlis compose due Teatri, l’uno per l’educazione
compose due Teatri, l’uno per l’educazione della gioventù, e l’altro di società, ne’ quali si pregiano singolarmente la B
emiche, il Magistrato. Il sig. Pieyre colla Scuola de’ Padri in versi di cinque atti recitata in Parigi nel 1787 poteva an
rme della buona commedia e a ricondurre in Francia il socco festevole di Moliere. Videro il ridicolo de’ semidotti che aff
estevole di Moliere. Videro il ridicolo de’ semidotti che affettavano di darsi la riputazione di fisici e di chimici ignor
ero il ridicolo de’ semidotti che affettavano di darsi la riputazione di fisici e di chimici ignorando gli elementi primi
olo de’ semidotti che affettavano di darsi la riputazione di fisici e di chimici ignorando gli elementi primi di tali scie
si la riputazione di fisici e di chimici ignorando gli elementi primi di tali scienze, alcuni autori, e tentarono di rilev
orando gli elementi primi di tali scienze, alcuni autori, e tentarono di rilevarlo comicamente. La Fisica in un atto è una
a Fisica in un atto è una imitazione debole per altro delle Letterate di Moliere. In essa una donna d’altro non vuol parla
Letterate di Moliere. In essa una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloui vo
oliere. In essa una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloui volanti. Non fu m
In essa una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloui volanti. Non fu migliore
a d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloui volanti. Non fu migliore imitazione delle
ioni in versi in cinque atti rappresentata in Parigi nel 1788. Madama di Gouge scrisse in prosa una commedia enunciata da’
ge scrisse in prosa una commedia enunciata da’ gazzettieri col titolo di episodica Moliere in casa di Ninon, che s’ impres
dia enunciata da’ gazzettieri col titolo di episodica Moliere in casa di Ninon, che s’ impresse nel medesimo anno, nella q
imo anno, nella quale intervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV. La Giovane sposa del sig. di Cubieres
rsone più distinte del secolo di Luigi XIV. La Giovane sposa del sig. di Cubieres in tre atti in versi si lodò per la mora
odò per la morale e per la buona dipintura de’ caratteri nel giornale di Buglione; ma non si replicò. La Morte di Moliere
a de’ caratteri nel giornale di Buglione; ma non si replicò. La Morte di Moliere anche in versi ed in tre atti altro non p
in tre atti altro non produsse che rinnovare il dolore della perdita di quell’ingegno raro. Il Matrimonio segreto di tre
il dolore della perdita di quell’ingegno raro. Il Matrimonio segreto di tre atti si tollerò in grazia de’ buoni attori.
rodusse ne’ tempi della Repubblica l’Ottimista, ossia l’Uomo contento di tutto, in cui prese a rilevare il ridicolo ove me
ima Leibniziana, tutto è bene. La migliore delle sue commedie e forse di quante se ne composero negli ultimi anni del seco
puro ed elegante senza smentirsi mai, versificata felicemente, piena di tratti piccanti, fini, dilicati, riuscì compiutam
e della giovanetta che, secondochè si espresse l’autore, servir dovea di norma e modello alle fanciulle che le rassomiglia
ratura, accoglie in casa varii letterati. Le sue adunanze sembrano al di lei marito ridicole. Ella s’intalenta di dare in
Le sue adunanze sembrano al di lei marito ridicole. Ella s’intalenta di dare in matrimonio sua figlia ad un poetastro di
le. Ella s’intalenta di dare in matrimonio sua figlia ad un poetastro di madrigali sciocco e vano; mentre il marito disegn
ad un poetastro di madrigali sciocco e vano; mentre il marito disegna di concederla ad un altro poeta più meritevole, e de
sultano, determinano il sig. Armand a proporre alla moglie un partito di rimetterne la risoluzione e la scelta all’evento
moglie un partito di rimetterne la risoluzione e la scelta all’evento di due componimenti novelli appartenenti ai due riva
enti novelli appartenenti ai due rivali, e si stabilisce che l’autore di quello che sarà ben ricevuto dal pubblico, sarà l
ote gli applausi degli spettatori. Con tutto ciò la donna riconvenuta di stare al patto ricusa e nega di consentire alle n
i. Con tutto ciò la donna riconvenuta di stare al patto ricusa e nega di consentire alle nozze della figliuola con Dami. M
con Dami. Ma il marito per abbattere l’ostinazione della moglie, cava di tasca un manoscritto delle poesie di Floricourt,
l’ostinazione della moglie, cava di tasca un manoscritto delle poesie di Floricourt, fralle quali si legge una satira fatt
tte che Dami sposi la figliuola. Questo componimento manca totalmente di azione, di situazioni che chiamino l’attenzione,
i sposi la figliuola. Questo componimento manca totalmente di azione, di situazioni che chiamino l’attenzione, e di vivaci
anca totalmente di azione, di situazioni che chiamino l’attenzione, e di vivacità comica. In sostanza è un tessuto di tedi
chiamino l’attenzione, e di vivacità comica. In sostanza è un tessuto di tediosi dialoghi, ed un insipido riscaldamento de
tediosi dialoghi, ed un insipido riscaldamento delle Donne Letterate di Moliere, e della Metromania di Piron. Non voglion
do riscaldamento delle Donne Letterate di Moliere, e della Metromania di Piron. Non vogliono obbliarsi varii altri poeti c
ediograso stimabile. Se ne commenda la commedia intitolata il Filinto di Moliere, e l’Arancio di Malta suo postumo lavoro
ne commenda la commedia intitolata il Filinto di Moliere, e l’Arancio di Malta suo postumo lavoro che gli era stato invola
L’Abate de l’Epèe in fatti si stimò un tempo un personaggio istorico di cara memoria a’ Francesi, che istituì in Parigi u
ti e nelle cognizioni del resto della società quegli sventurati privi di due sensi necessarii per comunicare gli oggetti e
y introduce nella sua favola un muto e sordo cui l’abate pone il nome di Teodoro, di cui si dice che otto anni prima era s
nella sua favola un muto e sordo cui l’abate pone il nome di Teodoro, di cui si dice che otto anni prima era stato da un p
o e tutore trasportato in quella gran città da Tolosa, e colà vestito di rustici panni abbandonato, con far correre voce d
sa, e colà vestito di rustici panni abbandonato, con far correre voce di esser morto, onde potè usurpare col braccio della
usurpare col braccio della magistratura i beni appartenenti al Conte di Haraucourt. Raccolto questo fanciullo che mostrav
enenti al Conte di Haraucourt. Raccolto questo fanciullo che mostrava di contar nove o dieci anni di vita fu condotto alla
t. Raccolto questo fanciullo che mostrava di contar nove o dieci anni di vita fu condotto alla scuola dell’Abate. Quest’uo
to alla scuola dell’Abate. Quest’uomo penetrante scorse negli sguardi di lui certa fierezza, e certa sorpresa di vedersi i
netrante scorse negli sguardi di lui certa fierezza, e certa sorpresa di vedersi involto in panni rozzi; e ne argomentò di
a, e certa sorpresa di vedersi involto in panni rozzi; e ne argomentò di essere stato così trasformato a bella posta e sma
luppandosi nel fanciullo, l’affezionò a lui, e si studiò al possibile di coltivarlo talmente che a capo di tre anni aperse
onò a lui, e si studiò al possibile di coltivarlo talmente che a capo di tre anni aperse l’anima a varie cognizioni. Passe
lla guisa soleva stringerlo affettuosamente fralle braccia e bagnarlo di lagrime. Trasse l’Abate da ciò indizio che potess
e l’Abate da ciò indizio che potesse essere figlio o parente prossimo di qualche magistrato. Vide un altro giorno che pass
mo di qualche magistrato. Vide un altro giorno che passando l’esequie di una persona di qualità, Teodoro si alterò a misur
agistrato. Vide un altro giorno che passando l’esequie di una persona di qualità, Teodoro si alterò a misura che l’accompa
ccompagnamento si avanzava; e co’ segni espresse che poco tempo prima di esser condotto a Parigi anch’egli piangendo avea
ompagnamento in veste nera e con capegli sparsi la cassa del cadavere di quel magistrato che l’accarezzava. Ricavò quindi
Ricavò quindi l’Abate che il suo allievo esser dovea orfanello erede di grandi beni probabilmente usurpati da qualche ing
ni probabilmente usurpati da qualche ingordo parente. Ciò che restava di più importante era l’indovinare la patria di quel
parente. Ciò che restava di più importante era l’indovinare la patria di quell’infelice. Gli domandò se si sovveniva del l
ovveniva del luogo dove la prima volta si trovò in Parigi. Egli disse di Averlo presente; e fatto con l’Abate il giro dell
li disse di Averlo presente; e fatto con l’Abate il giro delle sbarre di Parigi, s’imbattè in quella, in cui vennero, a vi
icordava. Argomentò dal luogo l’Abate che egli era venuto pel cammino di mezzogiorno, e domandando quanto tempo avea posto
caminare a piedi, e scorse diverse città, senza che Teodoro mostrasse di essere mai stato in esse, pervennero a Tolosa. Te
ra partito. Al ogni passo si anima, si scuote, gli occhi si riempiono di lagrime. Accenna di aver trovata la patria. Giung
passo si anima, si scuote, gli occhi si riempiono di lagrime. Accenna di aver trovata la patria. Giungono in faccia al gra
patria. Giungono in faccia al gran palazzo che è dirimpetto alla casa di un avvocato. Teodoro si abbandona sulle braccia d
i. Dagl’informi presi ricava l’Abate esser quella la dimora de’ Conti di Haraucourt, de’ quali Teodoro è l’unico rampollo,
t, de’ quali Teodoro è l’unico rampollo, e trovarsi oggi tutti i beni di tal famiglia in potere di un signor Darlemont zio
nico rampollo, e trovarsi oggi tutti i beni di tal famiglia in potere di un signor Darlemont zio materno, e tutore di Teod
i tal famiglia in potere di un signor Darlemont zio materno, e tutore di Teodoro, il cui nome era Giulio; essendosene post
della morte del legittimo erede. L’Abate ricorre al migliore avvocato di Tolosa, per cui mezzo vien confuso l’usurpatore,
l’evento felice la fa tuttavia conservare tralle applaudite commedie di questi ultimi tempi. Alessandro Duval attore deb
n tre atti, il Prigioniero, il Lovelace Francese, ossia la Giovanezza di Richelieu. Tralle commedie pubblicate nel corso d
si contano le Brigand par amour, Crevecoeur, e le Mariage du Capucin di Volmerange, il quale, al dir di Piniere autore de
, Crevecoeur, e le Mariage du Capucin di Volmerange, il quale, al dir di Piniere autore della satira le Siecle, pare che f
scoltatori, e a rivoltare incessantemente la natura. Il Convalescente di qualità è una fredda dipintura delle affettate gr
alescente di qualità è una fredda dipintura delle affettate grandezze di quelli che si credono per esse farsi tener per no
istorie de’ rigori inumani, e delle atrocità che si commettevano non di rado nell’interno delle case religiose da i despo
ur, i Parlatori del Degligny attore ed autore imitati da una commedia di Collin d’Harleville, il Medico de’ Pazzi del sig.
da una commedia di Collin d’Harleville, il Medico de’ Pazzi del sig. di Mimault, in cui si trova qualche imitazione del R
i Mimault, in cui si trova qualche imitazione del Ritorno inaspettato di Regnard, i Viaggiatori di Carlomagno, i Parenti d
qualche imitazione del Ritorno inaspettato di Regnard, i Viaggiatori di Carlomagno, i Parenti di Dorvo. Contansi tra’ com
itorno inaspettato di Regnard, i Viaggiatori di Carlomagno, i Parenti di Dorvo. Contansi tra’ componimenti teatrali di Gui
i Carlomagno, i Parenti di Dorvo. Contansi tra’ componimenti teatrali di Guilleman alcune commedie. Egli ne scrisse intorn
Luigi Benedetto Picard nato in Parigi nel 1769, merita in preferenza di esser rammentato tra’ buoni compositori di commed
1769, merita in preferenza di esser rammentato tra’ buoni compositori di commedie, e come attore, e capo di compagnia. In
rammentato tra’ buoni compositori di commedie, e come attore, e capo di compagnia. In qualità di capo egli anima e govern
mpositori di commedie, e come attore, e capo di compagnia. In qualità di capo egli anima e governa i Societarii dell’Odeon
gnia. In qualità di capo egli anima e governa i Societarii dell’Odeon di Parigi che prima passarono al teatro Feydeau, ind
’Odeon di Parigi che prima passarono al teatro Feydeau, indi a quello di Louvois, e somministra loro tuttavia un buon nume
indi a quello di Louvois, e somministra loro tuttavia un buon numero di componimenti. Come attore nelle proprie favole ra
i ripetono. Io ne conosco le seguenti: il Collaterale, in cui ad onta di qualche circostanza poco verisimile, da taluni si
commenda quanto ogni buona commedia del mentovato Dancourt a cagione di più d’una situazione comica, della condotta facil
e di più d’una situazione comica, della condotta facile ed ingegnosa, di alcune scene nuove e piacevoli, e del dialogo viv
data l’antica Compagnia non vi fu più commedia italiana per lo spazio di anni diciannove, cioè sino al 1716, quando il Duc
sino al 1716, quando il Duca d’Orleans regente v’invitò la Compagnia di Lelio e Flaminia nomi teatrali presi da Luigi Ric
chiama l’abate Quadrioa. Questi nuovi attori detti prima commedianti di S. A., e poi del Re nel 1723 ottennero una pensio
ma commedianti di S. A., e poi del Re nel 1723 ottennero una pensione di 15000 lire. Rappresentarono ne’ primi anni compon
porre per essi qualche favola nella propria favella, in cui cercarono di unire la ragione e la novità alle grazie dell’Arl
ne e la novità alle grazie dell’Arlecchino; e quindi nacque un genere di commedia che partecipava. della francese, e dell’
ne compose anche il lodato Riccoboni che si stimò il Roscio Italiano di que’ tempi pregiato sommamente da Pier Jacopo Mar
e Conti, non meno che da varii leterati Francesi che frequentavano la di lui casa, e scrisse della tragedia e della commed
agedia e della commedia con molta erudizione e giudizio; come pure la di lui moglie che componeva assai bene in italiano,
uiva, e singolarmente allorchè rappresentò ne’ nostri teatri la parte di Merope nella tragedia del Maffei. Nella medesima
ommedia intitolata le Arti e l’Amicizia in un atto recitata nel 1788, di cui per altro qualche giornalista giudicò che non
nè edificante, benchè condotta con interesse e semplicità. La maniera di rappresentare di quegl’Italiani diede motivo agli
nchè condotta con interesse e semplicità. La maniera di rappresentare di quegl’Italiani diede motivo agli scrittori France
rappresentare di quegl’Italiani diede motivo agli scrittori Francesi di rimproverare a’ commedianti nazionali l’affettazi
franchezza de’ Francesi. Nel loro gestire apparisce certo non so che di originale e di facile che mi diletta, e dilettere
Francesi. Nel loro gestire apparisce certo non so che di originale e di facile che mi diletta, e diletterebbe ognuno se n
ò si scorge, che la bella declamazione naturale del celebre discepolo di Moliere Michele Baron nato net 1653, e morto nel
amento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena colle contorsioni, con cui potrebbe un ammal
olor colico . Non so se il sign. Eximeno sia stato testimonio oculare di ciò che asserisce, ma ben lo fu il nostro Pier Ja
’ grandi affari, ma ne’ bei passi, e nell’enfasi de’ gran sentimenti; di modo che par che non solo essi vogliano rilevare
a che l’attore si avvicini; l’arte che non sappia combinare il comodo di chi ascolta colla verità del dialogo, è la madrig
n un angolo del teatro. È un infelice attore colui che ignora l’arte di accomodarsi alla convenienza richiesta nel favell
hiesta nel favellar con gli altri, alla decenza teatrale ed al comodo di chi ascolta. Riprende in oltre il Martelli nel Bo
ascolta. Riprende in oltre il Martelli nel Bouhour il vizio frequente di voltar le spalle al compagno, e nel Quinault di l
ur il vizio frequente di voltar le spalle al compagno, e nel Quinault di lui imitatore censura il soverchio vibrar delle b
l collare, dal collo poscia in giù in giubbone e in braghe dintornate di giojelli, ricamate di oro, ridevole, nè francese
oscia in giù in giubbone e in braghe dintornate di giojelli, ricamate di oro, ridevole, nè francese nè greco nè di nazione
rnate di giojelli, ricamate di oro, ridevole, nè francese nè greco nè di nazione che si sappia finora scoperta nell’univer
ambe, eccolo divenir greco in un tratto, ecco-applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni, di modo che parm
tto, ecco-applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni, di modo che parmi appunto quella figura d’Orazio Hum
to non parlano diversamente dell’affettazione degli attori i Francesi di questi tempi. «L’arte della declamazione (dice u
ori i Francesi di questi tempi. «L’arte della declamazione (dice uno di essi ironicamente) si è fra noi innalzata ad un p
nelle sue Osservazioni critiche sul poema della Declamazione teatrale di Dorat scrive ancora: «Io vorrei coperti di ridico
ella Declamazione teatrale di Dorat scrive ancora: «Io vorrei coperti di ridicolo i nostri attori ossessi, i quali carican
onvulsioni, e fanno patire chi gli ascolta per gli strani loro sforzi di voce e pel dilaceramento del loro petto.» Con tut
Dumenil che tutte superava le campagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope, e la meravigliosa Clairon, la
tutte superava le campagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope, e la meravigliosa Clairon, la quale trion
la declamazione l’ attuale attore tragico Talma, e dalla buona scuola di Du Gazon usciva La-Fond, che cominciò a farsi pre
lla Semiramide la parte d’Arsace, e nella Zaira quella d’Orosmane. La di lui riputazione è cresciuta con gli anni. Gl’inte
on gli anni. Gl’intelligenti allora desideravano in lui minore azione di braccia. Il sublime non richiede veruna esagerazi
cominciò a comparire in teatro i Francesi notarono in lui il difetto di prolongar troppo l’e muta. Io gl’intesi profferir
ouufre per goufre, forse per esprimere colla pronunzia il significato di questa voce. Tralle donne che in quel tempo si am
urt (venuta in Napoli nel luglio del 1809) nella tragedia. Nulla v’ha di più maestoso e grande allorchè rappresenta Semira
falsa e rincresce all’orecchio. Accanto a lei rappresentava la parte di Azema la Fleury che diede speranza di grandi prog
to a lei rappresentava la parte di Azema la Fleury che diede speranza di grandi progressi. Degli attori La Rive, Manhove e
ano ancor più che in quella delle tragedie, chiudono in se quanto v’è di perfetto nell’uno e nell’altro sesso, madamigella
tutti i talenti che esige una perfetta rappresentazione. Delicatezza di espressione, sensibilità dignitosa, facilità di a
ntazione. Delicatezza di espressione, sensibilità dignitosa, facilità di azione, continenza inimitabile nel presentarsi in
che tutte ne condisce le posizioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza di voce e di sguardi senza stento
sce le posizioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza di voce e di sguardi senza stento ed artificio ricer
izioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza di voce e di sguardi senza stento ed artificio ricercato; tutt
on ariette che si recitò con applauso nel 1787. Confessano i Francesi di dovere le prime idee delle vere bellezze musicali
ssano i Francesi di dovere le prime idee delle vere bellezze musicali di genere comico alla Serva Padrona dell’immortale n
omministrarono eziandio opere musicali alla Compagnia comica Italiana di Parigi. Vi si segnalarono Favart, Saint-Foix, Bou
rt, Saint-Foix, Boussy, Marivaux, Marmontel, Sedaine e Framary autore di Nannete et Lucas, e dell’Isola disabitata traduzi
ramary autore di Nannete et Lucas, e dell’Isola disabitata traduzione di quella di Metastasio che si animò colla musica de
ore di Nannete et Lucas, e dell’Isola disabitata traduzione di quella di Metastasio che si animò colla musica dell’insigne
ede una commedia istorica in tre atti con musica intitolata il Barone di Trenck. Ma di quanto altro concerne la musica vuo
ia istorica in tre atti con musica intitolata il Barone di Trenck. Ma di quanto altro concerne la musica vuolsi osservare
una nota la nomina Elena Bàlletti. a. Conviene però all’imparzialità di uno storico avvertire che simile improprietà di v
però all’imparzialità di uno storico avvertire che simile improprietà di vestiti si è posteriormente corretta, e l’osservò
17 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
CAPO VII. Teatro di Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre
Teatro di Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre uomini di talento particolare, ognuno de’ quali sorpassò il
il predecessore e diede nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a q
e nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel grado di prefezion
e passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel grado di prefezione, in cui le arti, come ben dice Aristot
e Aristotile, si posano ed hanno la loro natura. Eschilo il settatore di Pitagora sopravviene in un punto sì favorevole, c
norato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e di padre della tragedia. Come poeta eccellente seppe
e altri tragici del suo tempo montavano su tàvolati non solo sforniti di quanto può contribuire al l’illusione, ma così ma
ce ad esse calzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera di Cherilo e di Frinico. Volle in oltre egli stesso
lzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera di Cherilo e di Frinico. Volle in oltre egli stesso e comporre la
ini. Secondò parimente molto meglio il pensiero de’ suoi predecessori di scemare il numero degl’individui del Coro musico
cerne quello degli attori degli episodii, e con questa seconda classe di rappresentatori rendè l’azione vie più viva e var
ma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Setta
ti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Settanta, o, co
farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Settanta, o, come altri vu
are ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e di direttore. Settanta, o, come altri vuole, novanta
e intorno a trenta volte. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna di Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stil
titolano: Prometeo al Caucaso, le Supplici, i Sette Capi al l’assedio di Tebe, Agamennone, le Coefore, l’Eumenidi, e i Per
arne qualche difetto. Traluce nel Prometeo l’elevazione del l’ingegno di Eschilo, e l’energia de’ suoi concetti mista si v
olenza. Allegorica essa è in fatti in quanto che il poeta si prefigge di pignervi la prepotenza della maggior parte de’ Gr
e benefici; la qual cosa era lo scopo de’ Greci poeti, repubblicani, di che fecero pure qualche motto Andrea Dacier e poi
qualche motto Andrea Dacier e poi Pietro Brumoy. Vulcano per comando di Giove annoda Prometeo al Caucaso con catene indis
ua beneficenza. Io ardisco per saggio recare in italiano il principio di esse per coloro che non amano le latine traduzion
se per coloro che non amano le latine traduzioni letterali e soffrono di vederne qualche squarcio comunque da me espresso:
chè non si vince il fato, E alla necessità nulla contrasta. Un coro di Ninfe del l’Oceano viene a consolarlo, colle qual
meteo in buon grado le parole del l’amico, e dopo aver seco favellato di altri rigori da Giove usati con Atlante e con Tif
ione del nuovo regnante. Favella poi col coro dei diversi ritrovati e di tante arti insegnate agli uomini, i quali prima,
li errori della misera Io trasformata in giovenca accresce il terrore di questa favola, e benchè vi sia introdotta senza m
de errante Senza speme e consiglio il piè mi trasse? Ma l’usato furor di nuovo annebbia La mia ragione, e mi trasporta e p
one, e mi trasporta e punge! Sento già risonar le note avenea; Sorger di nuovo, oimè! veggio dal l’orco Argo severo, e con
rna forza Dove mi spinge mai! Giove, e qual colpa Sì in me punisci, e di terrore ignoto L’alma riempi, ed a vagar mi sforz
mi sforzi? Ah per pietà m’incenerisci, e il suolo S’apra e m’ingoi, o di marini mostri Esca infelice in mezzo al mar mi sc
ecipitosamente sen fugge. Mentre Prometeo affretta coi voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di preveder
n fugge. Mentre Prometeo affretta coi voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Me
affretta coi voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da
edere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove di più atroci pene, se non palesa questo nuovo succe
on palesa questo nuovo successore. Traspare in Prometeo una grandezza di animo che nelle disgrazie lo rende degno di rispe
in Prometeo una grandezza di animo che nelle disgrazie lo rende degno di rispetto. Non si piega ai comandi, non si avvilis
de la Vilade, de’ quali per altro abbonda ogni nazione. Mercurio dopo di aver pregato invano, spiega tutta la serie de’ nu
i aver pregato invano, spiega tutta la serie de’ nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di t
nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ mon
sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del di lui cuore, apportano terrore agli spettatori e qu
pratica osservazione nel prescrivere che il protagonista debba essere di una bontà mediocre mista a debolezze ed errori, n
uon senno che ci porta ad ammirar giustamente il bellissimo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri an
ta ad ammirar giustamente il bellissimo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime trage
mo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime tragedie moderne. Nella condotta delle Dan
i si osserva una regolarità così naturale che con tutta la semplicità di azione tiene sospeso il leggitore sino all’atto 3
alla città, venendo discacciato l’araldo dell’armata egiziana nemica di queste principesse. Quest’araldo si fa lecito di
mata egiziana nemica di queste principesse. Quest’araldo si fa lecito di prenderne una per la chioma e la strascina verso
esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro di persone reali; ma per giudicarne drittamente biso
antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici di Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la
a diletto ed invita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni
vita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni meravigliose,
giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni meravigliose, fatta in somma per pres
ioni meravigliose, fatta in somma per presentare uno spettacolo degno di ogni attenzione. Longino ottimo giudice ne cita u
sì traduco: Sette Guerrier spietatamente audaci Stan presso a un’ara di gramaglie cinta In atto minacciosi e con orrendi
tingonsi nel sangue Fumante ancor d’un moribondo toro. Sommo impeto di vigorosa eloquenza scopresi nel coro del medesimo
esi nel coro del medesimo atto primo, e la dipintura vivace del sacco di una città presa per assalto si legge con gran pia
, poichè si è sciolto l’assedio per l’esito funesto del combattimento di Eteocle e Polinice. La tragedia Agamennone fu cor
igero nelle loro Poetiche ne osservano la manifesta inverisimiglianza di vedervisi a un tempo stesso Agamennone ucciso e s
ne ucciso e sepolto. Si può notare eziandio che o la rappresentazione di questa tragedia dee durare alcuni giorni, o, come
ne alle circostanze dell’unità del tempo. La guardia posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee
posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire l
che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta di Agamennone, scorge appena il fuoco e ne porta la
ra, che il marito giugne quasi nel medesimo punto. Noi ci contentiamo di osservare che quantunque l’azione sembri languire
cui si veggono le passioni condotte al più alto segno. l’esclamazioni di Cassandra tutte piene di enigmi enfatici e d’imma
i condotte al più alto segno. l’esclamazioni di Cassandra tutte piene di enigmi enfatici e d’immagini inimitabili manifest
itabili manifestano la robustezza dello stile e la forza dell’ingegno di Eschilo. La favola intitolata le Coefore, cioè Do
zioni (dalla parola χοἠ, libatio) rappresenta la vendetta della morte di Agamennone presa da’ suoi figliuoli, argomento po
vante del dramma, nella quale tanti moderni fanno pietà, a differenza di Pietro Metastasio e di qualche altro che vi riesc
quale tanti moderni fanno pietà, a differenza di Pietro Metastasio e di qualche altro che vi riesce felicemente. L’energi
lmente può passare senza indebolirsi in altra lingua. La riconoscenza di Elettra e del fratello si fa nel secondo atto per
este sulla tomba, e delle vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanci
ba, e delle vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Ore
a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua
di Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua Elettra si burla di simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per
fatti non si prenderà mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita di verisimiglianza. Dacier, crit
à mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita di verisimiglianza. Dacier, critico per altro non vo
gare, la biasima anch’egli, per essere troppo lontana dal cangiamento di stato. Falsa ragione, secondo me; perchè se i seg
ro meno equivoci, basterebbe all’azione principale il passo che si fa di riunire i fratelli e far che si riconoscano al co
fa di riunire i fratelli e far che si riconoscano al commune disegno di vendicare il padre. Eschilo poi mostra molto giud
este rifletta all’impresa a cui si accinge: che si lagni dell’oracolo di Apollo ond’è minacciato de’ più crudeli supplizj,
deli supplizj, se lascia invendicato il padre: che s’intenerisca alla di lui rimembranza: che si mostri anche sensibile ai
certo modo supportabile il gran parricidio che è per commettersi. Nè di ciò pago lo scorto poeta, in una lunga scena di E
è per commettersi. Nè di ciò pago lo scorto poeta, in una lunga scena di Elettra col Coro e con Oreste, fa che questi appa
sipando col sovvenirsi delle terribili circonstanze dell’ammazzamento di Agamennone, alle quali fremendo dice che darà la
spensabili per disporre l’uditorio ad uno spettacolo oltremodo atroce di un figlio che si bagna del sangue di una madre. S
uno spettacolo oltremodo atroce di un figlio che si bagna del sangue di una madre. Segue nell’atto quarto l’uccisione di
si bagna del sangue di una madre. Segue nell’atto quarto l’uccisione di Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennes
isione di Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve di cote al furor di Oreste, e lo determina ad uccide
ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve di cote al furor di Oreste, e lo determina ad ucciderla. Nel quinto a
te la sua maestria, mostrando benchè in abbozzo l’infelice situazione di Oreste che trasportato da rimorsi va perdendo la
perseguitato dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore di Apollo e di Minerva e per la sentenza dell’Areopa
o dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore di Apollo e di Minerva e per la sentenza dell’Areopago, è l’argo
orribili modi e grida entrarono nella scena, che il popolo si riempì di terrore, ed è fama cha vi morisse qualche fanciul
regole del verisimile, coll’esporre una parte dell’azione nel tempio di Apollo in Delfo, e un’altra in Atene. Si vuol not
dal Coro dell’atto terzo per aver trovato Oreste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel quinto coll’intervento di M
e, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel quinto coll’intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo a
o nel quinto coll’intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e delle Furie accusatric
te i Persi tragedia data da Eschilo otto anni dopo la famosa giornata di Salamina sotto l’arconte Menon, è fondata sullà s
i Salamina sotto l’arconte Menon, è fondata sullà spedizione infelice di Serse contro la Grecia, argomento innanzi a lui t
iosa che il leggitore dal principio alla fine vi prende parte al pari di chi nacque in Grecia; tale essendo l’arte incanta
igero ne censuròa la soverchia semplicità, nè le diede altro nome che di semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso
la perdita della battaglia nell’atto secondo acconciamente interrotto di quando in quando dalle querele del Coro de’ vecch
ndo dalle querele del Coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo dramma. L’atto quarto, in cui comparisce l
e bellezze di questo dramma. L’atto quarto, in cui comparisce l’Ombra di Dario, è un capo d’opera con tanto senno contrast
ario, è un capo d’opera con tanto senno contrastandovi coll’ambizione di Serse il governo di Dario ch’era divenuto pacifio
era con tanto senno contrastandovi coll’ambizione di Serse il governo di Dario ch’era divenuto pacifio, la prudenza del ve
tà del giovane regnante, e con tale delicatezza mettendovisi in bocca di sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di
ttendovisi in bocca di sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di Serse nel quinto atto aumenta la dolorosa situazi
di Serse nel quinto atto aumenta la dolorosa situazione del Consiglio di Persia. Queste bellezze che sfuggono alla pedante
voglia impadronirsi della grand’arte d’interessare, e in conseguenza di commuovere e piacere. Discordi pure da questo avv
elitto il dipartirmene per seguire l’affetto che m’inspira la lettura di questa favola. Io non mi sono proposto in quest’o
a la lettura di questa favola. Io non mi sono proposto in quest’opera di copiar ciecamente gli altrui giudizj (che sarebbe
altrui giudizj (che sarebbe una infruttuosa improba fatica) ma bensì di communicare co’ miei leggitori l’effetto che in m
che e le moderne produzioni drammatiche. Noi siamo persuasi che, dopo di essersi la mente preparata co’ saldi invariabili
addita le bellezze. Dopo queste succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’incresca di ascoltare ciò che alla
este succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’incresca di ascoltare ciò che alla solita sua maniera (ch’io
tare i tragici Greci. Esse per lui altre non sono che feste teatrali di ballo serio preparate da alcune patetiche declama
i, in cui tutte le idee naturali veggonsi scompigliate per lo prurito di dir cose nuove che in fine si risolvono in nulla.
nuove che in fine si risolvono in nulla. Se poi non le conosce, sulle di lui parole ne concepirà un giudizio tutto alieno
lamazioni in Eschilo preparassero ad un ballo serio, come i propositi di Tancia e Lisinga in Metastasio introducono al bal
stasio introducono al ballo cinese. E che vuol dir mai festa teatrale di ballo serio? Le favole del padre della tragedia g
arsi tra l’uno e gli altri, se non quella che si scorge ne’ caratteri di diversi artefici che lavorano in un medesimo gene
crede, che allora la tragedia era una danza animata dall’intervento di questi genj mali e buoni piuttosto che una vera a
eri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della mu
ci, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore
ofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride,
nerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di graz
o, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai
rasportato una volta dal proprio entusiasmo cantò alcuni versi notati di manifesta empietà, cd il governo che vigila per l
gione e per li costumi, condannò alla morte l’ardito poeta. Ma Aminia di lui minor fratello, che nella pugna di Salamina a
orte l’ardito poeta. Ma Aminia di lui minor fratello, che nella pugna di Salamina avea perduta una mano, alzando il mantel
ottenne il perdono. Per questo rigore usato seco Eschilo si disgustò di Atene sua patria, tanto più quanto cominciarono a
ocle. La prima volta che questo nuovo tragico, contando anni ventotto di età, produsse un suo componimento, e trionfò di E
ontando anni ventotto di età, produsse un suo componimento, e trionfò di Eschilo già vecchio, fu nel celebrarsi la solenni
lebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione delle ossa di Teseo dall’isola di Sciro in Atene, nella quale C
à del ritrovamento e della traslazione delle ossa di Teseo dall’isola di Sciro in Atene, nella quale Cimone nominò i giudi
Sciro in Atene, nella quale Cimone nominò i giudici scegliendone uno di ogni tribùa. Atene dovette all’istituzione di que
iudici scegliendone uno di ogni tribùa. Atene dovette all’istituzione di quell’annuo aringo letterario fra gli scrittori t
provennero al genere tragico per l’emulazione che eccitò. La vittoria di Sofocle fu un colpo mortale per un veterano come
per tanti trionfi da lui riportati, vedendosi vinto dal primo saggio di un soldato novizio. Egli prese il partito di allo
i vinto dal primo saggio di un soldato novizio. Egli prese il partito di allontanarsi volontariamente da Atene, e si ritir
ia, ove dopo alquanti anni morì, e secondo Plutarco nella citata vita di Cimone, fu sotterrato presso Gela. Osservisi però
a di Cimone, fu sotterrato presso Gela. Osservisi però che la contesa di questi due gran tragici avvenne negli ultimi anni
ndo anno dell’olimpiade LXXVIIIb. Adunque Eschilo che secondo i Marmi di Arondel morì nel primo anno dell’olimpiade LXXXI,
dodici anni. Vuolsi in oltre che quando Eschilo si ritirò alla corte di Jerone, trovasse questo re occupato in riedisicar
di Jerone, trovasse questo re occupato in riedisicare l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome d
are l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento p
ittà di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la
i essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la nuova edifieazione di tal città, ove Jerone invitò ancora de’ nuovi abi
del fratello Aminia, e vi trovò Jerone occupato nella riedificazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofo
ato nella riedificazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì l
vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì la morte di quel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre
uel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre anni dopo la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’epoca de
o la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’epoca della di lui morte che seguì nell’ultimo anno dell’olimpia
ltimo anno dell’olimpiade LXXX, o nel primo della LXXXI, essendo egli di anni sessantanovea. Ma il sommo credito che andav
he andava Sofocle acquistando, non nocque gran fatto alla riputazione di Eschilo. Gli Ateniesi diedero pubblici attestati
li Ateniesi diedero pubblici attestati della stima che facevano delle di lui tragedie, avendo decretatob che si rappresent
lui tragedie, avendo decretatob che si rappresentassero anche dopo la di lui morte, onore ad altri non compartito, pel qua
iù d’una, ne riportarono sovente la corona teatrale. Euforione figlio di Eschilo, oltre ad alcune tragedie da lui composte
iginale si nomina il suono della fistula dopo del l’immagine orribile di Argo. a. In questo solo verso vibrato ho chiuso
inale μηδὲ μοι φτονητης ecc. disteso in quattro, non essendomi fidate di renderlo con pari armonia e proprietà in molte pa
Poetic.lib. 7. cap. 4. a. Proginnasmo 83. a. V.Plutarco nella vita di Cimone. b. Vedi Diodoro Siculo nel lib. II, cap.
i Diodoro Siculo nel lib. II, cap. 66. a. Vedi il Dizionario Critico di Pietro Bayle all’articolo, Eschilo, Nota H. a.
o, Nota H. a. Stanley Not. in Æschil. p. 704. b. Vedi lo Scoliaste di Aristofane presso il citato Stanley.
18 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO V. Teatro Tragico Francese nel XVII secolo. » pp. 166-211
ico, fu la Medea Egli amava con predilezione Lucano e Seneca, e nelle di loro opere attinse non meno l’amor del sublime ch
pari de’ suoi modelli nell’enfatico e nell’ampolloso. Il sublime Moi di tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi dell
ncia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso ad impulso di certo m. Chalons segretario della regina Maria Me
ssi a leggere le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici d
le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici della Spagna,
matici della Spagna, ne formò una tragedia. Non fu questa la prima nè di Cornelio, perchè la Medea l’avea preceduta, nè de
nel tempo stesso implorano dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; e l’altra di Rodrigo e Chimene, qu
al sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; e l’altra di Rodrigo e Chimene, quando parlando questa con Elv
iene indisparte ad ascoltare, quella altresì del contrasto del dovere di figlia colla passione amorosa onde Chimene è torm
ere de’ Mori, e non de’ Cristiani (che è il grande errore che nel Cid di Cornelio notò esultando colla solità insolenza Vi
per varii difetti non senza fondamento, anche per aderire al cardinal di Richelieu, che volle deprimerla non avendo potuto
i, diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici di quel tempo. Egli impose silenzio agl’invidiosi e
eille scorta migliore, o che ne dovesse a dirittura la via all’Orazia di Pietro Aretino, o che vi s’incaminasse sull’imita
’Orazia di Pietro Aretino, o che vi s’incaminasse sull’imitazione che di questa tragedia italiana fatta ne avea venticinqu
, la forza delle passioni episodiche rendono la tragedia degli Orazii di gran lunga superiore al Cid, e vincono anche pe’
no. Così avesse il Cornelio seguito questo modello italiano nel punto di maggiore importanza, cioè nell’interessar l’udito
a favore del vittorioso Orazio. Egli però attese a rendere più degne di compassione Sabina e Camilla, per la qual cosa, s
e di compassione Sabina e Camilla, per la qual cosa, secondo il Conte di Calepio, i primi tre atti riescono appassionatiss
o decantato qu’il mourut del vecchio Orazio sfolgoreggia il sublime di tutto il suo lume. Chi non sente elevarsi e commu
gnato, Albe vous a nommè, je ne vous connois plus; ed alla risposta di Curiazio, Je vous connois encore, et c’est ce qu
co dell’abdicazione dell’Imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che sta
ne dell’Imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando c
ò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando contro di lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura di
simi cortigiani che stanno congiurando contro di lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di
congiurando contro di lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di Augusto, ci si presenta un
lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di Augusto, ci si presenta un saggio ingegnoso misto
na e nel perdono di Augusto, ci si presenta un saggio ingegnoso misto di grandi passioni private e di pubblici destini, in
ci si presenta un saggio ingegnoso misto di grandi passioni private e di pubblici destini, in che è posto il carattere del
lla vera. tragedia. La nobiltà ed il patetico che respirano le parole di Augusto nell’abboccamento con Cinna, formano un g
l’abboccamento con Cinna, formano un grande elogio dell’anima elevata di Corneille: Tu t’en souviens, Cinna; tant d’heur
de Clementia del filosofo Cordovese Anneo Seneca; ma pure è un tratto di gusto e d’ingegno l’averne ravvisata la bellezza
favola in verun conto si produce, vien compensato dal nobile perdono di Augusto quanto meno atteso tanto più accetto. Il
qui t’en convie. Queste parole manifestano certamente l’anima grande di chi le profferisce; ma il poeta stesso ne minora
ebbe dirgli; passi che tu gli doni la vita; ma puoi tu divenire amico di un uomo dispregevole e privo di virtù? Per la qua
ni la vita; ma puoi tu divenire amico di un uomo dispregevole e privo di virtù? Per la qual cosa non ebbe torto quel Mares
imè! tu mi guasti il soyons amis Cinna. Si abbassa altresì il perdono di Augusto, perchè il poeta fa che Livia, personaggi
a che esorti Augusto ad esser clemente, togliendoli con ciò il merito di quel perdono magnanimo. Il Poliuto è un’altra del
e Paolina e dell’appassionato e nobile Severo. Pregiavasi il Cornelio di aver procurato di far sentire nel suo Pompeo e ne
ppassionato e nobile Severo. Pregiavasi il Cornelio di aver procurato di far sentire nel suo Pompeo e ne’ pensieri e nelle
o di far sentire nel suo Pompeo e ne’ pensieri e nelle frasi il genio di Lucano, e quindi di essersi elevato più che in al
suo Pompeo e ne’ pensieri e nelle frasi il genio di Lucano, e quindi di essersi elevato più che in altre sue tragedie. Ma
Pompeo varie espressioni nella descrizione degli effetti della strage di Farsaglia e non pochi concetti affettati del racc
della strage di Farsaglia e non pochi concetti affettati del racconto di Acoreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente
non pochi concetti affettati del racconto di Acoreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente fatto a Cesare della di lui
coreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente fatto a Cesare della di lui testa. Pur vi si scorgono alcuni tratti subli
e front qu’il donnoit des ètats. Patetica e nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompe
nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompeo: Restes d’un demidieu, dont à peine je pu
ede, il Sertorio e la Rodoguna. Quantunque il Nicomede non iscarseggi di difetti, nè sia un argomento che si elevi alla gr
ed al terror tragico si pel viluppo che per la qualità de’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor gr
or tragico si pel viluppo che per la qualità de’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor grande di Nic
pel viluppo che per la qualità de’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor grande di Nicomede innamor
e’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor grande di Nicomede innamora, e porta la magnanimità a un pu
ta la magnanimità a un punto assai luminoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e di perizia mili
punto assai luminoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più
minoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più di un tratto n
strare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più di un tratto nobile, come questo, Rome n’est plus d
si singolarmente ne pregiavano l’atto quinto. Ma l’eccessiva crudeltà di Cleopatra, che qual altra Medea trucida Seleuco s
ne. Poco pregiarono i Francesi, e singolarmente il Voltaire, le altre di lui tragedie, Eraclio, Pertarite, Teodora, Edipo,
Pulcheria, Agesilao, Sancio, Attila, il Vello d’oro, tutte, malgrado di varie scene eccellenti, si reputarono mediocri, e
rticolareggiare su i loro difettia. Il Cornelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro, pure vi era stato di nuovo i
nelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro, pure vi era stato di nuovo indotto, al fine da buon senno nel 1675 dop
ppresentazione del Surena, che non fe scorno alla vigorosa vecchiezza di sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica.
re e legislatore del teatro francese morto nel 1684 in Parigi, merita di studiarsi da chi voglia coltivar la tragica poesi
da chi voglia coltivar la tragica poesia. « Non è così facile (disse di lui con verità Giovanni Racine) trovare un poeta
ica, come fece specialmente nel Sertorio e nell’Attila. Con un tratto di peunello imprime in chi legge o ascolta la più su
ime in chi legge o ascolta la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire: « Per mezzo de’ medesimi capi d’opera
l’esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di questi potrebbero passar per eccellenti oggi che
ributo al mal gusto delle arguzie viziose che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV
zie viziose che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi r
e che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi
di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli
cipio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli e di pensieri che oltrepa
Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli e di pensieri che oltrepassando i giusti limiti del su
i che oltrepassando i giusti limiti del sublime, cadono nella durezza di certa popolarità ricercata e strana. Per avviso d
vviso dello stesso suo compatriotto Giambatista Rousseau egli in vece di esprimere negli amanti il carattere dell’amore, h
ndulgente verso il gran Cornelio, colse nel segno affermando che “ il di lui ingegno tutto ha creato in Francia dove prima
ermando che “ il di lui ingegno tutto ha creato in Francia dove prima di lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi
appresentò l’Agesilao del Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui co
di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui cominciò una specie di tragedia quasi novella. Nelle tragedie del Cornel
o intendono, e poco prendono interesse, p. e., nelle vedute politiche di un tiranno, nell’ambizione di un conquistatore, n
nteresse, p. e., nelle vedute politiche di un tiranno, nell’ambizione di un conquistatore, nel patriotismo eroico di un Ro
n tiranno, nell’ambizione di un conquistatore, nel patriotismo eroico di un Romano o di un Greco. Ma subito prestano atten
’ambizione di un conquistatore, nel patriotismo eroico di un Romano o di un Greco. Ma subito prestano attenzione a ciò che
con vivacità e conoscimento. Qual giovinetta posta nelle circostanze di Ermione non vi farà le medesime richieste? Mais
tte le donne possono comprendere senza stento la dolorosa separazione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso;
e senza stento la dolorosa separazione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regin
arazione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regina si sentiranno penetrate da q
el Racine avrebbero bastato a farle riuscire in Francia è nella corte di Luigi XIV che respirava per tutto amoreggiamenti
ilitari. Ma Giovanni Racine al tenero, al seducente accopiò il merito di una versificazione mirabilmente fluida e armonios
one mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria e nobiltà di stile, ed una eloquenza sempre eguale, che è la d
dubbio più giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più perfette di quelle di Pietro Corneille, per avviso de’ più sc
giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più perfette di quelle di Pietro Corneille, per avviso de’ più scorti criti
onfano l’Ifigenia rappresentata nel 1675, in cui con singolar diletto di chi non ignora il tragico tesoro greco, si ammira
di chi non ignora il tragico tesoro greco, si ammirano tante bellezze di Euripide, mal grado delle avventure di Erifile ch
co, si ammirano tante bellezze di Euripide, mal grado delle avventure di Erifile che muore in vece d’Ifigenia senza destar
trovando lo spettatore disposto unicamente a compiangere la figliuola di Agamennone; l’Atalia uscita nel 1691, ove il poet
sentato nel 1670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di pa
670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’ins
errore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’insegna a’ principi ad astenersi da c
al carattere d’Ippolito, e fredda a fronte del tragico disperato amor di Fedra, non si approvò nè da’ contemporanei nè da’
episodici, e disse del padre che « doveva esser meno compiacente pel di lui secolo, e non introdurre un amor galante in u
) bandiremo l’amore dalle tragedie? Non so per quale gotica stranezza di gusto i Critici pedanti rendono problematiche le
nifeste. L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari di ogni altro contribuire ad eccitar la compassione
chi può dubitarne? Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio di una famiglia legittimamente sovrana, o apporti un
ena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande saprà usar con arte di entrambe tali furiose passioni per destar le vere
o, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di
; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di E
iocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e di
è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e di altri nel Corneille, dell
Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior p
Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior parte de’ pers
Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e M
altri nel Corneille, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco
a maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco e Porzio e Sempronio e Gi
eria famigliare da bandirsi dalla vera tragedia. Ippolito innammorato di Aricia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d
bandirsi dalla vera tragedia. Ippolito innammorato di Aricia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’Ippolito figliuolo
cia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’Ippolito figliuolo del di lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovend
tterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tragica è la situazione di Fedra: Je sai mes perfidies, Oenone, et ne suis
ser mes cheveux. Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida in Torquato Tasso, di Sem
Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida in Torquato Tasso, di Semiramide e Nino e
tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida in Torquato Tasso, di Semiramide e Nino e Dircea in Muzio Manfredi, di
a in Torquato Tasso, di Semiramide e Nino e Dircea in Muzio Manfredi, di Mustafà e Despina nel Bonarelli, di Bibli nel Cam
Nino e Dircea in Muzio Manfredi, di Mustafà e Despina nel Bonarelli, di Bibli nel Campi. Al contrario sparisce ogni idea
ario sparisce ogni idea tragica allorchè Cesare presso Corneille dice di aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia
Cesare presso Corneille dice di aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia pe’ begli occhi di madama Cleopatra ,
di aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia pe’ begli occhi di madama Cleopatra , espressione tolta a’ marchesin
spressione tolta a’ marchesini francesi. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa , e l
esi. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa , e la protesta che egli fa di aspirare a
aclio agli occhi tutti divini di Eudossa , e la protesta che egli fa di aspirare al trono unicamente per la sorte che ha
esta che egli fa di aspirare al trono unicamente per la sorte che ha di farne parte alla sua bella . Nel Sertorio si conf
’idea del gran capitano e del gran politico colla poco grave immagine di un vecchio visconte o colonnello francese innamor
onnello francese innamorato. La Sofonisba del Mairet, anco per avviso di Saint-Evremont, ci nasconde affatto la magnanima
avviso di Saint-Evremont, ci nasconde affatto la magnanima figliuola di Asdrubale, manifestando solo una coquette comunal
bale, manifestando solo una coquette comunale. Tomiri che nella Morte di Ciro del Quinault va cercando sul teatro les tabl
nte, armonioso e saggio. Nulla più lontano dal carattere del vincitor di Dario e dalla tragica gravità quanto il di lui Al
dal carattere del vincitor di Dario e dalla tragica gravità quanto il di lui Alessandro che sembra uno degli eroi da roman
embra uno degli eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle parole di Pietro da Calepio, scopre anche la gioventù del p
ù per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene di quell’irriconciliabil nemico de’ Romani; e si val
el nome ritiene di quell’irriconciliabil nemico de’ Romani; e si vale di un’astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti
Romani; e si vale di un’astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti di Monima. Mai non si ripeterà abbastanza che la tra
naggi coll’interesse dello stato, e quando singolarmente si aggiri su di amorosi interessi: simil tragedia, dico, rimarrà
ico, rimarrà sempre nella classe delle favole malinconiche poco degne di Mel Melpomene. Così Racine, tuttochè mirabile per
dell’idilio e della commedia anzichè della tragedia.» Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di Piet
agedia.» Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di Pietro Corneille e di Giovanni Racine e di altri
le di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di Pietro Corneille e di Giovanni Racine e di altri che gli seguirono, ven
ogare ai pregi inimitabili di Pietro Corneille e di Giovanni Racine e di altri che gli seguirono, vengono in generale tacc
al marchese Scipione Maffei, dal Muratori, dal Gravina e dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti rice
ffei, dal Muratori, dal Gravina e dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi
atori, dal Gravina e dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi pr
o lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espre
ercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate, di figure sconvenevoli all
di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate, di figure sconvenevoli alla drammatica. A ciò che fr
gl’Italiani; ma da’ Francesi drammatici usate con troppa frequenza, e di rado variate colla mescolanza di altre formole po
matici usate con troppa frequenza, e di rado variate colla mescolanza di altre formole poetiche non disdicevoli alla scena
li si distingue da’ tragici mediocri. In questi quel perpetuo tessuto di astratti i quali diventano persone, e la ripetizi
a alcune trasposizioni inusitate, e certe maniere non sempre limpide, di che giudichino di pieno diritto i nazionali. Cert
ioni inusitate, e certe maniere non sempre limpide, di che giudichino di pieno diritto i nazionali. Certo è però che speci
e nell’Ifigenia. Nella Fedra, più che la soverchia pompa del racconto di Teramene da ognuno osservata, ferisce il gusto ed
e regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. Se pur una di simili prerogative avesse posseduto Vicente Garci
affermar del Racine in un gran papelon chiamato Prologo. Al l’avviso di codesto arrogante spagnolo Giovanni Racine fu uno
d una scrupolosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad, d’ingegno, di vivacità e
polosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad, d’ingegno, di vivacità e di fuoco e
lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad, d’ingegno, di vivacità e di fuoco e d’immaginazione. Per simile
atamente: mancava di forza, di masculinidad, d’ingegno, di vivacità e di fuoco e d’immaginazione. Per simile Aristarco l’A
e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo, con che procurò di supplire alla mancanza dell’ingegno . Nella Fedra
ò di supplire alla mancanza dell’ingegno . Nella Fedra misero lavoro di tre anni ravvisò codesto tagliacantone pedante
edante i più madornali difetti ; e quali egli ne accenna? la scelta di un’azione tanto abbominevole e così piena di orro
i ne accenna? la scelta di un’azione tanto abbominevole e così piena di orrori , che egli stando in Parigi non ebbe valor
le e così piena di orrori , che egli stando in Parigi non ebbe valore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil
ore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil il carattere di Fedra, in cui così sensibilmente si oltraggia la
de’ due meglio competano i gentili elogii d’ignoranza, d’imbecillità, di meschinità, d’incapacità che lo spagnuolo declama
onimenti drammatici del signor Vincenzo, che sembra una immonda arpia di Stinfalo che imbratta e corrompe le imbandite men
da arpia di Stinfalo che imbratta e corrompe le imbandite mense reali di Fineo. Aggiungiamo su questo insigne tragico nato
in Parigi nell’aprile del 1699, che lasciò tralle sue carte il piano di una Ifigenia in Tauride, dal quale apparisce che
piano di una Ifigenia in Tauride, dal quale apparisce che egli prima di mettere in versi una tragedia, formatone il piano
in prosa tutte le scene sino alla fine senza scriverne un verso, dopo di che diceva di averla terminata; e non avea torto.
le scene sino alla fine senza scriverne un verso, dopo di che diceva di averla terminata; e non avea torto. Da ciò veniva
osservammo, non cominciava a comporre i versi delle sue favole prima di averne disposto tutto il piano. In simil guisa de
declinando il passato secolo pose in Francia il suo seggio una specie di tragedia inferiore alla greca per energica sempli
er disegno e per ordigni, forse più nobile per li costumi, fondata su di un principio novello. I Greci che nella poesia ra
oscamente, e quali d’alto mare veggonsi le terre che pajono un groppo di azzurre nuvolette. Il più volte mentovato avvocat
Diceva poi altresì che le tragedie francesi possono definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed
resì che le tragedie francesi possono definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tra
gici non comici . Non so quanto i Francesi possano chiamarsi contenti di codesta specie d’indovinello, paradosso, o garbug
nverno del 1636 il Cid, produsse laMarianne, in cui, facendo la parte di Erode il commediante Mondori declamò con tal vigo
i rendette inabile a più comparire in teatro ed indi a non molto fini di vivere. Meraviglioso fu il successo di questa Mar
eatro ed indi a non molto fini di vivere. Meraviglioso fu il successo di questa Marianne, essendosi sostenuta a fronte del
piacer del pubblico che la vide senza stancarsene comparire in iscena di tempo in tempo per lo spazio di quasi cento anni,
senza stancarsene comparire in iscena di tempo in tempo per lo spazio di quasi cento anni, come osservò il sig. di Fontene
empo in tempo per lo spazio di quasi cento anni, come osservò il sig. di Fontenelle. La rammentò con disprezzo il sig. di
come osservò il sig. di Fontenelle. La rammentò con disprezzo il sig. di Voltaire, nè senza ragione, se si riguardi allo s
ione, se si riguardi allo stile generalmente basso e sparso d’inezie, di pensieri falsi e di ornamenti stranieri alla poes
allo stile generalmente basso e sparso d’inezie, di pensieri falsi e di ornamenti stranieri alla poesia scenica. Ma il ca
i falsi e di ornamenti stranieri alla poesia scenica. Ma il carattere di Erode dipinto con bastante forza e verità, ed alc
orza e verità, ed alcune situazioni che interessano, e l’intrepidezza di Marianne condotta a morire, mostrano che Tristano
Tristano meritò in certo modo gli applausi che riscosse da’ Francesi di quel tempo. L’abate Giovanni Andres però affermò
lderòn. Oltre a ciò che precedentemente noi affermammo della Marianna di Lodovico Dolce, di Don Pedro Calderòn de la Barca
che precedentemente noi affermammo della Marianna di Lodovico Dolce, di Don Pedro Calderòn de la Barca e di Tristano, vuo
della Marianna di Lodovico Dolce, di Don Pedro Calderòn de la Barca e di Tristano, vuolsi quì osservare ancora, che nell’a
vesse questo argomento da’ Francesi, approfittandosi o della Marianne di Hardy rappresentata in Parigi nel 1610, o di quel
tandosi o della Marianne di Hardy rappresentata in Parigi nel 1610, o di quella di Tristano che fece recitare e stampò la
della Marianne di Hardy rappresentata in Parigi nel 1610, o di quella di Tristano che fece recitare e stampò la sua prima
e non comparisse il Tetrarca del Calderòn. Tommaso Cornelio fratello di Pietro minore d’intorno a venticinque anni compos
672 nel tempo stesso che si recitava il Bajazette del Racine tragedia di gran lunga superiore alla favola del giovine Corn
petuta sino a’ giorni nostri, tuttochè soggiaccia al difetto generale di aggirarsi sugl’intrighi amorosi proprii di una co
iaccia al difetto generale di aggirarsi sugl’intrighi amorosi proprii di una commedia. L’autore spese in comporla quaranta
è quello che manca all’Arianna. Trasse Tommaso Cornelio il suo Conte di Essex dalla commedia spagnuola del Coello o di Fi
Cornelio il suo Conte di Essex dalla commedia spagnuola del Coello o di Filippo IV Dar la vida por su Dama; ma rendendola
a; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. Il di lui Timocrate (componimento cattivo carico di acc
arattere dell’Essex. Il di lui Timocrate (componimento cattivo carico di accidenti romanseschi poco verisimili e mal verse
che i commedianti infastiditi dopo ottanta recite chiesero in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debol
ro in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debolezza di stile e con minore ingegno del fratello merita an
del fratello merita ancor la stima de’ nazionali per essere stato più di Pietro castigato nell’uso delle arguzie viziose,
era ornato, e per la purezza con cui parlava la propria lingua. Sotto di Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo
i Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo era il solo degno di essere il primo , eccettuandone sempre Racine cui
one sempre Racine cui niuno de’ contemporanei fu comparabile. Cirano di Bergerac nato nel Perigord nel 1620 e morto nel 1
nel Perigord nel 1620 e morto nel 1655 fece una tragedia della Morte di Agrippina, e nel personaggio di Sejano diede il p
el 1655 fece una tragedia della Morte di Agrippina, e nel personaggio di Sejano diede il primo esempio delle massime ardit
e, al dir del Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or che diremo di certi ultimi Italiani che hanno portato al colmo
attro tragedie. Tralle prime riscosse particolari applausi Agrippa re di Alba, ovvero il Falso Tiberino rappresentata nel
a El Galàn Fantasma, la quale cangiando linguaggio non acquistò punto di vivacità ne’ colpi di teatroa. Le tragedie sono l
a quale cangiando linguaggio non acquistò punto di vivacità ne’ colpi di teatroa. Le tragedie sono la Morte di Ciro uscita
stò punto di vivacità ne’ colpi di teatroa. Le tragedie sono la Morte di Ciro uscita nel 1656, in cui si veggono stranamen
l gran Ciro, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre ai difetti di arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’
o, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre ai difetti di arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli;
arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli; Astrato re di Tiro rappresentata per tre mesi nel 1663, e rimas
tata per tre mesi nel 1663, e rimasto al teatro malgrado de’ motteggi di Boileau; Bellorofonte tragedia fischiata nel 1665
tuna. Invano si rileverebbe l’effemminatezza dello stile, la mancanza di verità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’
imiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di quelle favole che si ascoltarono per qualche anno
io ingegno e l’immaginazione. Faceva versi ben torniti, ma non mostrò di esser nato per la poesia tragica. Nelle sue trage
più intempestiva che degenera in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Desprèaux Boileau amico di Racine e degli antichi
ra in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Desprèaux Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato dal Perrault
ileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato dal Perrault emulo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cat
lo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cattivo scrittore di varie tragedie spesso rappresentate con affluenza
attivo scrittore di varie tragedie spesso rappresentate con affluenza di spettatori, prese contro il medesimo satirico fra
a di spettatori, prese contro il medesimo satirico francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV
il medesimo satirico francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcu
mo satirico francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcune tragedi
fesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della s
ebbe l’onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala di madama di Maintenon, le quali si recitarono dalla
ore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala di madama di Maintenon, le quali si recitarono dalla Duchessa
la sala di madama di Maintenon, le quali si recitarono dalla Duchessa di Borgogna e dal duca di Orleans col famoso commedi
intenon, le quali si recitarono dalla Duchessa di Borgogna e dal duca di Orleans col famoso commediante Baron che le dirig
i Orleans col famoso commediante Baron che le dirigeva. Egli si valse di argomenti tratti dal Testamento Vecchio. Il suo G
ne amorosa che le deturpi, in ciò preferendo con senno la sola Atalia di Racine a tutto il teatro tragico francese. Non pe
cine a tutto il teatro tragico francese. Non per tanto Achinoa moglie di Saulle colle sue figliuole introdotte nel Gionata
tragedie latine. Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e qu
l medesimo anno 1620 uscirono alla luce la Solima e la santa Felicita di Niccolò Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in
Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in Parigi le quattro tragedie di Francesco Le Jay, cioè il Giuseppe riconoscente i
il Daniele. Si crede che appartenga al secolo XVII parimente la Morte di Solone, di cui s’ignora l’autore, non mentovata d
Si crede che appartenga al secolo XVII parimente la Morte di Solone, di cui s’ignora l’autore, non mentovata dagli scritt
e, di cui s’ignora l’autore, non mentovata dagli scrittori drammatici di quel tempo, e non rappresentata mai nè in frances
n noi converranno che vi si scorge principalmente un tuono continuato di fredda elegia e di galanteria, per cui spariscono
he vi si scorge principalmente un tuono continuato di fredda elegia e di galanteria, per cui spariscono i tratti important
fredda elegia e di galanteria, per cui spariscono i tratti importanti di libertà che tutta ingombra l’anima di Solone. Le
spariscono i tratti importanti di libertà che tutta ingombra l’anima di Solone. Le scene per lo più lunghe, oziose e quas
a di Solone. Le scene per lo più lunghe, oziose e quasi sempre fredde di quattro donne che v’intervengono, spargano per tu
atti, un languore mortale. A un tratto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi nè g
re mortale. A un tratto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi nè gli amici nè i n
atto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi nè gli amici nè i nemici, così che poc
ere alle donne del dramma che il Senato è condisceso all’innalzamento di Pisistrato al trono, e che Solone nell’opporsi a’
lzamento di Pisistrato al trono, e che Solone nell’opporsi a’ soldati di lui è stato mortalmente ferito. Dopo alcune scene
rtificio ed una reticenza scrupolosa, poco tragica intorno a i natali di Cleorante ad oggetto di valersene per impedire co
a scrupolosa, poco tragica intorno a i natali di Cleorante ad oggetto di valersene per impedire con autorità di padre che
natali di Cleorante ad oggetto di valersene per impedire con autorità di padre che Pisistrato che l’ama opprimesse la patr
oto che il proprio sangue non si mescolerà con quello dell’oppressore di Atene. Sembra dunque che l’eroe legislatore diven
Policrita. Interessa eziandio la stessa Policrita appassionata amante di Pisistrato e della libertà, e che seconda le mire
assionata amante di Pisistrato e della libertà, e che seconda le mire di Solone a costo del proprio amore. Solone altro no
ontribuisca a distruggere il partito oppressore: opporsi alla fortuna di Pisistrato contro il volere del Popolo e del Sena
nasse minor noja, freddezza e languore. a. Vedasi il tomo III della di lui opera sopra ogni letteratura. La storia ci ob
Condè che alla prima rappresentazione del Cinna, trovandosi nell’età di venti anni, pianse ai detti di Augusto, osservò o
tazione del Cinna, trovandosi nell’età di venti anni, pianse ai detti di Augusto, osservò ottimamente: C’ètaient là des l
a. Chi ne bramasse qualche saggio, consulti l’edizione del teatro di Pietro Cornelio pubblicato colle osservazioni del
tingue de Pradon (diceva Racine) c’est que je sai écrire. Il signor di Voltaire ottimo giudice così si esprime in-tal pr
19 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271
proseliti potè in Roma formarsi un’ accademia sotto il modesto titolo di Arcadia, le cui colonie si sparsero per l’Italia
agedia italiana senza esser soggetti alle macchie secentiste. L’onore di primo ristauratore d’essa nel secolo XVIII debbes
atico e poeta Eustachio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gust
hio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gusto, emulo del Maffei
iaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gusto, emulo del Maffei e del Gravina(a), avea co
blimità e l’eleganza dello stile, nè la copia de’ pensieri, nè l’arte di colorire acconciamente i caratteri e le passioni.
colorire acconciamente i caratteri e le passioni. Nocquegli in molte di esse la versificazione che prescelse, ad onta di
. Nocquegli in molte di esse la versificazione che prescelse, ad onta di averla renduta al possibile armoniosa, sì per ess
rì il Barretti) sì per la rima e la monotonia che l’accompagna ; e le di lui tragedie dopo alcuni anni cessarono di rappre
ia che l’accompagna ; e le di lui tragedie dopo alcuni anni cessarono di rappresentarsi. Certo è però che i forestieri ste
lausi. I giornalisti Olandesi ne manifestarono varii pregi ; e quelli di Trevoux asserirono che pochi tragici pareggiavano
pochi tragici pareggiavano il Martelli. Certo è pure che la compagnia di Luigi Riccoboni le rappresentò con profitto e con
in Tauri, Alceste, Procolo, Cicerone, Q. Fabio, Taimingi. Non lasciò di rendergli giustizia fra’ nostri singolarmente il
Non lasciò di rendergli giustizia fra’ nostri singolarmente il Conte di Calepio. Pier Jacopo Martelli (egli dice) è tra’
tra’ nostri assai sublime ed enfatico ; ma quanto acquista con i modi di dire, tanto perde per lo stucchevol vezzo delle r
la compassione maneggiata con arte e decenza, il magnanimo carattere di Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la di
te e decenza, il magnanimo carattere di Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la dipintura di un Ottomano geloso del
carattere di Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la dipintura di un Ottomano geloso del potere, e perciò crudele,
ide, la dipintura di un Ottomano geloso del potere, e perciò crudele, di Solimano, conferiscono al merito della Perselide.
de. Veggasi per saggio dello stile e della versificazione il monologo di questa principessa nell’ atto III Eccomi donna e
giamente la sua situazione, e tutta esprime la passione, e nulla v’ è di narrativo. Notabile nell’ atto IV è il discorso d
ione, e nulla v’ è di narrativo. Notabile nell’ atto IV è il discorso di Solimano dopo di aver deliberata la morte del suo
è di narrativo. Notabile nell’ atto IV è il discorso di Solimano dopo di aver deliberata la morte del suo gran figlio ; vi
pugna colla barbarie ed il sospetto. La delicatezza dell’ espressioni di Mustafo che va a morire, merita l’attenzione de’
uanto ei m’ami, e quanto lui dalle fasce amai ; Tu pur, vergine degna di miglior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo : l
Questi estremi ricordi serba col tuo consorte, E non cercar più nulla di qualunque mia sorte. Sol se qualche novella (che
i che del suo nome nelle note a me care Partir tu mi vedesti, e finir di parlare. Simile tragedia piena di grandezza che
care Partir tu mi vedesti, e finir di parlare. Simile tragedia piena di grandezza che commuove che tira tutta l’attenzion
a di grandezza che commuove che tira tutta l’attenzione, non meritava di occupare il luogo delle Gemelle Capuane o di qual
attenzione, non meritava di occupare il luogo delle Gemelle Capuane o di qualche altra poco più importante del Teatro Ital
itazione che fece il Martelli dell’ Ifigenia in Tauri e dell’ Alceste di Euripide. Gl’ Italiani del secolo XVI aveano tras
sservanza delle antiche vestigia. I Francesi del XVII fecero un passo di più maneggiandoli in guisa che si adattassero al
ed al tempo in cui gli ripetevano. Il Martelli partecipò felicemente di questa gloria della Francia, e con miglior senno
on quella del Martelli mostrerà sempre a’ giovani studiosi la maniera di modernar le greche favole con vantaggio e senza p
o l’interesse dell’ antica senza inverosimilitudini, senza il trionfo di Ercole nell’ inferno, e senza le indecenti alterc
il trionfo di Ercole nell’ inferno, e senza le indecenti altercazioni di Admeto col padre(a) Impaziente parimenti del ri
(già usato dal Grattarolo nell’ Altea e nella Polissena) lusingandosi di poterlo elevare alla grandezza tragica e sostitui
olta ingiustizia gli fecero i contemporanei e fangli alcuni semidotti di ultima data. Non si proponga a modello, ma se ne
ficazione, si censuri l’uso frequente de’ latininismi, l’affettazioni di alcune comparazioni poste in canzonette, il modo
i, l’affettazioni di alcune comparazioni poste in canzonette, il modo di sceneggiare all’ antica. Ma se ne comenti la rego
erni costumi applicata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare di Euripide, specialmente nel Papini
licata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare di Euripide, specialmente nel Papiniano. Sopratutto
almente nel Papiniano. Sopratutto sì encomii col dotto critico Pietro di Calepio per aver saputo travestire ed applicare a
epio per aver saputo travestire ed applicare all’ azione quella sorte di sentenze che contengono massime di morale, nella
applicare all’ azione quella sorte di sentenze che contengono massime di morale, nella quale arte il Gravina si è distinto
ponesse alla gioventù un solo scrittore per modello per la difficoltà di trovarsene alcuno nel suo genere sì compiuto che
ezioni. La filosofia consiglierà sempre a valersi della nota sagacità di quel greco pittore che raccolse da molte leggiadr
a storia teatrale ragionata ; e questo non sanno fare, nè i plagiarii di mestiere quando copiano o furano a mettà, nè gli
ndo copiano o furano a mettà, nè gli apologisti preoccupati. Il regno di Napoli produsse ne’ primi anni del secolo XVIII d
rodusse ne’ primi anni del secolo XVIII due altri pregevoli scrittori di tragedie, il consigliere conte Saverio Pansuti, e
egli per gravità, e per versificazione il Gravina, e scorger fece non di rado elevatezza e sublimità, e quel patetico e te
pesso fangoso, e nell’ atto V si accumulano troppe cose dopo la morte di Sejano, le quali doveansi appena accennar di volo
roppe cose dopo la morte di Sejano, le quali doveansi appena accennar di volo. Ma vi si scorgono varie pennellate franche
o ad Apicata ; tragici i rimorsi che atterriscono Livia dopo la morte di Druso, ed opportuna la riflessione della nutrice
e Numitore nell’ atto I, e del racconto felice e senza ridondanza del di lei ammazzamento, si posporrà sempre a tutte le a
e dell’ episodio della deflorata Volunnia che si trasmischia al fatto di Virginia. Migliori delle precedenti è il Bruto de
enti è il Bruto dettato in istile sublime e raramente gonfio, e ricco di passi nobili. Lodevole nell’atto I è il ritratto
o ed in Furio de’ repubblicani, sul gusto delle politiche discussioni di Pietro Cornelio ; come ancora la descrizione dell
l’ambasciata degnamente esposta da Celio : nel IV i gravi sentimenti di Furio che tenta di richiamar Tito nel camin dritt
mente esposta da Celio : nel IV i gravi sentimenti di Furio che tenta di richiamar Tito nel camin dritto : nel V i forti r
che tenta di richiamar Tito nel camin dritto : nel V i forti rimorsi di Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento d
V i forti rimorsi di Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento di lui colla madre, gli eroici non meno che patetici
mento di lui colla madre, gli eroici non meno che patetici sentimenti di Bruto. Ma l’Orazia rappresentata in Napoli con am
il Cornelio, il Pansuti diede come il primo alla sua favola il titolo di Orazia, ma conservò per lei sola tutto l’interess
ublime e col patetico. Meritano particolare attenzione l’amor tragico di Orazia e Curiazio, l’amara divisione di questi ne
are attenzione l’amor tragico di Orazia e Curiazio, l’amara divisione di questi nell’ atto III, il carattere eroico e fero
mara divisione di questi nell’ atto III, il carattere eroico e feroce di Orazio, la notizia della pugna stabilita tra i Cu
io, la notizia della pugna stabilita tra i Curiazii ed Orazii nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo s
a tra i Curiazii ed Orazii nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo sposo della sorella, il contrasto de
na di Orazio collo sposo della sorella, il contrasto delle allegrezze di Roma per la vittoria ottenuta da Orazio colle sma
le allegrezze di Roma per la vittoria ottenuta da Orazio colle smanie di Orazia per essere questa riuscita sanguinosa e pe
lo sposo, e finalmente l’azione del V interessante per l’ammazzamento di Orazia, pel pericolo di Orazio condannato, e per
’azione del V interessante per l’ammazzamento di Orazia, pel pericolo di Orazio condannato, e per la patetica aringa di Pu
i Orazia, pel pericolo di Orazio condannato, e per la patetica aringa di Publio in pro del figlio superstite che commuove
l pubblico a vederla rappresentare. Onorevole menzione deile tragedie di Saverio Pansuti fe l’immortale Alessio Simmaco Ma
la poesia tragica il coltissimo duca Annibale Marchese, il quale dopo di aver governato da preside in Salerno entrò nel 17
in Salerno entrò nel 1740 tra’ Padri dell’ Oratorio detti G rolimini di Napoli, e glorioso ancora per la rinunzia dell’ar
imini di Napoli, e glorioso ancora per la rinunzia dell’arcivescovato di Salerno, e del vescovato di Lecce a lui offerti,
ancora per la rinunzia dell’arcivescovato di Salerno, e del vescovato di Lecce a lui offerti, morì nel 1753 ammirato per l
irtù. Sin dalla prima gioventù mostrò gusto e buon senno colla scelta di ottimi argomenti per due sue favole impresse in N
Crispo che è un ritratto dell’ Ippolito greco, col patetico pennello di Euripide, e coll’ eleganza armoniosa del Raoine s
vità il Gravina, e colla purezza del linguaggio il Pansuti. Meritò la di lui Polissena, che da Pietro di Calepio si prefer
del linguaggio il Pansuti. Meritò la di lui Polissena, che da Pietro di Calepio si preferisse nel confronto a quella del
pel piano meglio ragionato, pel costume più convenevole, e per l’arte di muovere la compassione. Vero è, che all’ istesso
te di muovere la compassione. Vero è, che all’ istesso Calepio sembra di trovare nella Polissena francese maggior bellezza
(qualora voglia concedersene l’uso) puo accordarsi loro certa specie di coltura ove si rifletta, che esse punto non rasso
non rassomigliano alle moderne balie, ma si supposero sempre persone di distinta condizione, e compagne delle regine sino
maestri napoletani, e si trovano stampati colle note musicali in fine di ciascun tomo. Tommaso Carapelle pose in musica i
a Draomira : Nicola Fago detto il Tarantino dell’Eustachio : Leonardo di Leo della Sofronia : Nicola Porpora dell’Ermenegi
ell’Ermenegildo : Francesco Mancini del Maurizio : il Principe Milano di Ardore poi Marchese di San Giorgio del Ridolfo ;
esco Mancini del Maurizio : il Principe Milano di Ardore poi Marchese di San Giorgio del Ridolfo ; di maniera che questi d
l Principe Milano di Ardore poi Marchese di San Giorgio del Ridolfo ; di maniera che questi due volumi contengono come un
di maniera che questi due volumi contengono come un saggio accademico di diverse belle arti riunite. Caratterizzano queste
istiano che riscaldava il petto dell’autore. Per saggio della maniera di colorire da lui usata vedasi un frammento del rac
chio intanto Dice fra gridi e fra tumulti, e sempre Più lievi ascolto di sue voci il suono. Lontananza e fragor d’onda son
re voci. Svolazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor, di fe, di duolo, e a lei rispondo (Ch’altro meco non
. Svolazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor, di fe, di duolo, e a lei rispondo (Ch’altro meco non ho) co
e e cresce Più ognor l’aere fra noi per lontananza ec. Ricca miniera di affetti e di caratteri eccellentemente contrappos
ù ognor l’aere fra noi per lontananza ec. Ricca miniera di affetti e di caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti
di affetti e di caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti, e di gran pensieri con eleganza e sublimità espressi,
ante cattolico, rispettoso figliuolo e tenero consorte ; Igonda piena di magnanimità e di vero affetto pel marito ; Recare
ispettoso figliuolo e tenero consorte ; Igonda piena di magnanimità e di vero affetto pel marito ; Recaredo sensibile e ge
ano e persecutore implacabile. Questo insidiatore strappa dalla bocca di Leovigildo la sentenza di morte del figliuolo, se
ile. Questo insidiatore strappa dalla bocca di Leovigildo la sentenza di morte del figliuolo, se non rinunzii al culto cat
di morte del figliuolo, se non rinunzii al culto cattolico ; e colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Rec
lto cattolico ; e colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Recaredo che al fine gli dice : Udito ho sempre
. Recaredo Caro è a Dio sol chi al suo dovere intende, E il tuo non è di consigliar regnanti. Questo è pungere alla manie
E il tuo non è di consigliar regnanti. Questo è pungere alla maniera di Euripide e del calabrese Gravina, cioè dipingendo
endo i caratteri senza scoccar massime e sentenze a modo de’pedanti e di Seneca. Trionfa anche il carattere d’Igonda allor
arattere d’Igonda allorchè in faccia a Leovigildo consiglia al marito di preferir la morte al sacrilegio d’imbrattar con r
anta fortezza lascia il freno alla sensibilità. Notabile è in fine la di lei grandezza d’animo, con cui dopo aver vinto Le
vinto Leovigildo colle armi, fa trionfare la religione sul desiderio di vendetta, e gli perdona. Seppe dunque il Marchese
que il Marchese rilevare il pregio maggiore della cristiana religione di perdonare ed amare il nemico, prima che il sig. d
ristiana religione di perdonare ed amare il nemico, prima che il sig. di Voltaire avesse composta l’Alzira. Ma a’giorni de
fra’leggitori delle tragedie cristiane del Marchese senza passare su di un pubblico teatro accreditato. Prima ancora del
pagna degnamente l’Ermenegildo. Quell’imperadore che si era macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora
nte l’Ermenegildo. Quell’imperadore che si era macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora da Dio di es
macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora da Dio di esserne punito in questo mondo, e non con pene et
colpi prima che il tiranno Foca lo faccia uccidere. Aveva Maurizio un di lui bambino in potere d’Irene, e Foca vuol sapere
no in potere d’Irene, e Foca vuol sapere dove si nasconda minacciando di far tormentar Maurizio con tutta l’atrocità. Iren
alvezza della prole reale. Ecco un tratto eroico degno delle tragedie di prima fila che ha preceduto il sacrificio fatto d
rchè non comporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara di virtù e di eroismo prevenne il Marchese anche l’O
mporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara di virtù e di eroismo prevenne il Marchese anche l’Orfano della
e che si trascrivesse il patetico e vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso col
il patetico e vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di
vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di Dante, e ciò
i tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di Dante, e ciò prima che il gran tragico francese p
strage dell’imperial famiglia cinese. Presenta dunque il Marchese più di una tragedia degna dell’attenzione degl’intellige
pecialmente, che esse potrebbero meglio arricchire una nuova raccolta di un buon Teatro tragico Italiano. Antonio Conti no
natori romani cou poca convenevolezza al a loro gravità ed al costume di que’ tompi. Marco Bruto è la tragedia più critica
è la tragedia più criticata e spesso con solido fondamento dal Conte di Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte di seg
do fondamento dal Conte di Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro d
citata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro di San-Samuele, oltre a i pregi generali dello stile
stile, del costume e del metro, si rende notabile per la forte aringa di Bruto animata da solida eloquenza e bellezza poet
losofo Paolino Doria, dal celebre Giambatista Vico, dal lodato Pietro di Calepio, e dal riputato Saverio Bettinelli, baste
gico più interessante, e compose la Merope che dopo la prima edizione di Modena del 1713 n’ebbe oltre a sessanta altre, si
lingue straniere, si rappresentò in Venezia in un solo carnevale più di quaranta volte, e comparve sopra gli altri teatri
el 1735 colla prefazione del marchese Ginseppe Orsi e con annotazioni di Sebastiano Paoli. Ne corse ben presto la fama olt
hi è ignota la Merope del Maffei ? Chi nel mentovarla non si sovviene di quel patetico animato ma umano, e naturale che ti
iempie in ogni scena e ti trasporta in Messenia ? Chi non si compiace di quella interessante semplicità di condotta ? dell
a in Messenia ? Chi non si compiace di quella interessante semplicità di condotta ? della verità de’caratteri ? del mirabi
di condotta ? della verità de’caratteri ? del mirabile vivo ritratto di una madre ? della dolce forza che ti fanno le pas
nno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti ? di quel vago racconto di Egisto nell’atto I, e dell’
se in istil nobile ed accomodato agli affetti ? di quel vago racconto di Egisto nell’atto I, e dell’avventura del IV conse
e atto V ove tutto mira al disviluppo felicemente ed avviene la morte di Polifonte narrata con maestria ? Dall’altra parte
schivi non soffrirebbero sul lor teatro Ismene che parla della febbre di Merope ? che questa regina per iscarsezza d’arte
non doveasi tener conto dopo una grande rivoluzione e l’ammazzamento di un re ? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprim
amento di un re ? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprimerla, dopo di essersi ornato delle sue principali bellezze segu
gico Francese ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso ed impaziente di tirare alla sua copia tutti gli elogii tributati
elogii tributati all’originale. E perchè serbando l’onorato carattere di amico del Maffei non avrebbe potuto versar su di
l’onorato carattere di amico del Maffei non avrebbe potuto versar su di lui che a metà e con moderatezza il suo fiele, si
metà e con moderatezza il suo fiele, si mascherò sotto il finto nome di un monsieur de la Lindelle, e sciolse il freno al
sieur de la Lindelle, e sciolse il freno alla mordacità, trattando la di lui tragedia come produzione puerile e da collegi
sì vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la letteratura, copre di fosche nuvole il chiarore del secolo ed abbassa V
affei non va esente da’nei ; ma qual produzione teatralo puo vantarsi di una perfezione assoluta ? La Merope del Voltaire
one assoluta ? La Merope del Voltaire non ha difetti ? Sovvenghiamoci di quanto ne ragionammo trattando de’tragici frances
de’tragici francesi del XVIII secolo. I Francesi stessi ne rilevarono di molti. Un anonimo in una brochure uscita in Parig
Un anonimo in una brochure uscita in Parigi vi notò fin anche errori di lingua e dirima ; chiamò Voltaire traduttore, cop
el Maffei specialmente nell’atto V. Volle poi quest’anonimo far pompa di erudizione, ed affermò che l’Italiano avea sacche
ione, ed affermò che l’Italiano avea saccheggiato e sfigurato l’Amasi di m. la Grange, e che Voltaire rivendicando il furt
uo. Preso poi da nuovo capogirlo aggiunse che Merope era un argomento di tutti i paesi trattato già da Euripide. Qual cumu
a un argomento di tutti i paesi trattato già da Euripide. Qual cumulo di proposizioni che si combattono ! Se Euripide tutt
te i tragici che conosciamo nel maneggiar tal favola, perchè sdegnare di attribuirla alla Grecia ? Se è di tutti i paesi,
neggiar tal favola, perchè sdegnare di attribuirla alla Grecia ? Se è di tutti i paesi, perchè l’anonimo infarinato ne att
nimo infarinato ne attribuì la proprietà alla Francia ? perchè tacciò di furto ora il Maffei ora il Voltaire ? perchè non
chi’l sapeva, che il Cavalerino, il Liviera, il Torelli precedettero di più di un secolo il suo la Grange autore dell’Ama
sapeva, che il Cavalerino, il Liviera, il Torelli precedettero di più di un secolo il suo la Grange autore dell’Amasi, in
ana che Voltaire copiò, ancor non avrebbe la Francia una Merope degna di conoscersi da’posteri ? Avrebbe avuto l’Inghilter
gna di conoscersi da’posteri ? Avrebbe avuto l’Inghilterra il Douglas di Home, tragedia (disse il Walker) che onora la lin
ignorava, ebbe l’audacia, fidando nelle tenebre in cui si avvolgeva, di scagliarsi contro l’originale del Maffei e la cop
rsi contro l’originale del Maffei e la copia del Voltaire, produzioni di due ingegni grandi, cui egli mirar dovea con risp
ca Decreto et aere publico Anno MDCCXXVII Maggiori encomii merita la di lui modestia che al suo ritorno volle che si togl
lui modestia che al suo ritorno volle che si togliesse, a differenza di qualche orgoglioso pedante, che a quel che intesi
busto marmoreo e lo collocò tra Platone e Tullio. Verona però dopo la di lui morte ve lo ripose con un’altra iscrizione :
lorata Demodice per mano del fratello Critolao avviene appunto per le di lei imprecazioni e contro Tegea loro patria, il c
zioni e contro Tegea loro patria, il cui amore tutto riempie il cuore di Critolao. Lo sceneggiamento all’antica, lasciando
ca, lasciandosi spesso il teatro voto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conform
osi spesso il teatro voto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto d
sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto di lei e de’suoi campioni, i poco utili ed all’azion
pioni, i poco utili ed all’azione mal connessi episodii dell’amicizia di Eurindo e Critolao e del conflitto di costui col
connessi episodii dell’amicizia di Eurindo e Critolao e del conflitto di costui col leone e degli amori di Lagisca ed Euri
Eurindo e Critolao e del conflitto di costui col leone e degli amori di Lagisca ed Eurindo, offrono all’occhiuta critica
passioni, e diverse situazioni patetiche felicemente espresse, Serva di esempio la scena quinta dell’atto III, in cui Dem
ma nella dedicatoria alla marchesa Isotta Nugarola Pindemonte si dice di essersene fatta prima un’altra edizione, ed appre
sersene fatta prima un’altra edizione, ed appresso nel 1724 si stampò di nuovo con tutte le rime dell’autore. Non cede que
delle passioni alla Demodice ; ma le sovrasta per nobiltà e grandezza di stile e per la semplicità dell’azione avvivata pe
e resta il teatro voto. Havvi parimente la tanto ripetuta descrizione di un sogno ; ma vi si evita il particolareggiar sov
fatto, per additare appuntino i fatti della tragedia. Vi si scorgono di bei passi nè pochi. Spira magnanimità nell’ atto
no di bei passi nè pochi. Spira magnanimità nell’ atto II la risposta di Didone all’ ambasciadore di Jarba. Teatrale nell’
ira magnanimità nell’ atto II la risposta di Didone all’ ambasciadore di Jarba. Teatrale nell’ atto III è il contrasto di
ne all’ ambasciadore di Jarba. Teatrale nell’ atto III è il contrasto di Didone che giugne gioliva e piena di speranze, co
le nell’ atto III è il contrasto di Didone che giugne gioliva e piena di speranze, con Enea che all’ ordine di Giove si di
done che giugne gioliva e piena di speranze, con Enea che all’ ordine di Giove si disponeva a partire senza vederla. Bene
a partire senza vederla. Bene espressa è la maraviglia e la tristezza di lei al silenzio indi al partir del Trojano con po
disdegno. Tratta dal naturale orgoglio ella dà a credere a se stessa di essersi disingannata e di ravvisare il torto che
rale orgoglio ella dà a credere a se stessa di essersi disingannata e di ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne
i ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta. Si duole di vedersi adorna di altre spoglie che delle vedovil
to che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta. Si duole di vedersi adorna di altre spoglie che delle vedovili. Ordina a Bargin
vedersi adorna di altre spoglie che delle vedovili. Ordina a Bargina di trovare Enea, ed imporgli di partir subito senza
lie che delle vedovili. Ordina a Bargina di trovare Enea, ed imporgli di partir subito senza vederla. Ma che ? Anna le rif
subito senza vederla. Ma che ? Anna le riferisce l’imminente partenza di Enea, ed allora il foco sopito sotto quella rasse
o forte amore, Si, troppo forte che al dover contrasti, Qual vincerà di voi ? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo
rà di voi ? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo degli affetti di Didone, questo tragico contrasto acconciamente ap
zione con quest’ impeto repentino, tutta manifestano l’anima trafitta di Didone, e l’ingegno dell’ autore. La scena quinta
tore. La scena quinta dell’ atto IV ci sveglia l’idea dell’ abbandono di Armida, e del combattuto Rinaldo che si sente mor
aldo. Questa buona tragedia colle precedenti smentisce l’affettazione di taluno che imparando la storia letteraria d’Itali
n istile dagli intelligenti commendato. Se ne riprende il personaggio di Ansedisio di nota malvagità come poco necessario
i intelligenti commendato. Se ne riprende il personaggio di Ansedisio di nota malvagità come poco necessario e lasciato im
i da Amabilia. Lo stesso autore pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane di scena mutabile. L’invenzione di questa non appart
pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane di scena mutabile. L’invenzione di questa non appartiene al Baruffaldi ; perchè il c
a nella condotta dell’ azione qualche leggero intoppo. Antigona madre di Giocasta (che Creonte volle far morire per mano d
a (che Creonte volle far morire per mano del proprio figliuolo Osmene di lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e
o il cammino della reggia, che ella non dee ignorare. Viene con animo di dar la morte a Creonte, e nel darsi a conoscere a
a Creonte, e nel darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno di uccidere il di lui padre, e pretende che egli vi
l darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno di uccidere il di lui padre, e pretende che egli vi concorra. « Io
tutta l’ira mia ». Se così parlasse spinta da disperazione e da tedio di vivere, sarebbero espressioni convenienti ; ma el
arebbero espressioni convenienti ; ma ella ciò dice pensando in fatti di eseguirlo per vendicarsi, senza riflettere all’ i
sibilità della riuscita. Forse potrebbesi risecare qualche cicaleccio di Ormindo. Forse che più che tragedia parrà questa
tragedia parrà questa Giocasta un romanzo drammatico per tanti colpi di teatro e per le avventure che in essa si accumola
I Osmene al padre per non isposar Giocasta. È tenera la riconoscenza di Antigona ed Osmene nell’ atto II. Sono giuste le
a la riconoscenza di Antigona ed Osmene nell’ atto II. Sono giuste le di lei prime espressioni. Appassionata è la narrazio
lle proprie sventure e della fanciulla che diede alla luce. Grande il di lei coraggio ed il disprezzo della morte in facci
e nel IV atto. Piace soprattutto nell’ atto V la patetica separazione di Antigona ed Osmene nel punto di esser ferita da G
nell’ atto V la patetica separazione di Antigona ed Osmene nel punto di esser ferita da Giocasta. Ella s’intenerisce alla
Mentre si applaudiva la Merope del Maffei, l’abate Domenico Lazzarini di Morro patrizio maceratese illustre poeta e pubbli
ini di Morro patrizio maceratese illustre poeta e pubblico professore di lettere umane in Padova, la censurò severamente.
isse il giovane, nella qual tragedia non senza eleganza imitò l’Edipo di Sofocle, richiamando sulla scena tutto il terrore
ichiamando sulla scena tutto il terrore e la forza tragica del teatro di Atene. È scritto in endecasillabi ed ettasillabi
vigoroso, della versificazione e della nobiltà de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo di R
de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo di Ruzvanscad il giovane del Vallaresso nobil veneto
otissima tralle poche italiane. Discepolo del Lazzarini e seguace del di lui gusto tragico fu l’abate Giuseppe Salio padov
rono mai. L’ultima fu dedicata ad Apostolo Zeno che la lodò. Il Conte di Calepio comendò la scelta del protagonísta nella
nel Paragone della Poesia Tragica, e perciò nel 1738 produsse contro di questa opera egregía l’ Esame Critico, al quale v
ico, al quale vigorosamente replicò il Calepio colla sua Confutazione di molti sentimenti del Salio, dopo di che più non s
il Calepio colla sua Confutazione di molti sentimenti del Salio, dopo di che più non si parlò delle di lui tragedie. Comun
one di molti sentimenti del Salio, dopo di che più non si parlò delle di lui tragedie. Comunicato lo spirito di simil gene
di che più non si parlò delle di lui tragedie. Comunicato lo spirito di simil genere per la riuscita del Conti, del Marte
pubblicò in Roma nel 1724 la sua tragedia il Conte Ugolino. La Morte di Achille del Conte Ludovico Savioli bolognese uscì
la perfezione. Sebastiano degli Antonii vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo di Cesare pubblicata in Vicenza n
stiano degli Antonii vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo di Cesare pubblicata in Vicenza nel 1733, la quale s
a nel 1758, conosciuto per gli sforzi perduti contro la Storia Civile di Pietro Giannone, e pel libro De’ vizii e de difet
zii e de difetti del mo lerno teatro, pubblicò sotto il nome arcadico di Lauriso Targiense nel 1761 in quattro volumi dodi
ari, decenti e giudiziose, ma non vigorose, sublimi, eccellenti. O to di esse sono scritte in prosa, cioè don Alfonso, Jef
eatrino, che sussisteva ancora verso la fine del secolo nel convenuto di Orvieto da’ suoi studenti con grandissimo concors
a senza dote rimaste inedite. Il Mazzucchelli ne favello sulla scorta di Giovanni degli Agostini autore delle Vite degli S
e mi si comunicarono dal riputato moi amico Ireneo Affò bibliotecario di Parma. Bonaventura Antonio Bravi Veronese pur min
dute da alcune considerazioni sul teatro utili e giudiziose. Ma niuna di tutte queste tragedie levò il grido e parve degna
e del Maurizio del Marchese. Toccò al Varano ed al Granelli il vanto di recar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Var
anto di recar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varano de’duchi di Camerino distinto per natali, per dottrina e per
er natali, per dottrina e per ingegno poetico morto in Ferrara carico di anni e di meriti letterarii a’23 di giugno del 17
per dottrina e per ingegno poetico morto in Ferrara carico di anni e di meriti letterarii a’23 di giugno del 1788(a). Arr
o poetico morto in Ferrara carico di anni e di meriti letterarii a’23 di giugno del 1788(a). Arricchi il teatro tragico di
iti letterarii a’23 di giugno del 1788(a). Arricchi il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala
. Arricchi il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala ed Agnese che si trovano impresse nelle O
esse nelle Opere Poetiche del Varano pubblicate nella reale stamperia di Parma nel 1789(a). L’autore che forse pensava di
ella reale stamperia di Parma nel 1789(a). L’autore che forse pensava di seppellirle con tante altre poetiche richezze, si
re il Demetrio in Padova nel 1749 con correzione e magnificenza, dopo di essersi querelato nelle Novelle Letterarie di Ven
ne e magnificenza, dopo di essersi querelato nelle Novelle Letterarie di Venezia del Berno librajo veronese che nel 1745 s
elle Letterarie di Venezia del Berno librajo veronese che nel 1745 su di un esemplare nè riveduto nè concesso dall’autore
Berenice ed Araspe. Due oracoli sono le molle che muovono le passioni di una madre a danno del figliuolo sin dalle fasce,
adre a danno del figliuolo sin dalle fasce, il quale vien salvato dal di lei furore, vive incognito, se le presenta con al
cognito, se le presenta con altro nome, n’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato ed accusato di fellonia
’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato ed accusato di fellonia, e finalmente cagiona la morte di lei se
i perseguitato ed accusato di fellonia, e finalmente cagiona la morte di lei secondo la predizione dell’oracolo. Offre que
a al sagace osservatore molti passi pregevoli per nobiltà ed eleganza di dizione. Nobilmente si esprime la magnanima Arsin
a mia. Ahi lasso ! Io amo entrambe, una ch’è madre Benche sia indegna di tal nome, e l’altra Perchè degna di amor benchè s
una ch’è madre Benche sia indegna di tal nome, e l’altra Perchè degna di amor benchè sia ingrata. Nell’atto IV si ammira
tragica assai bene espressa. Artamene per un falso foglio diviene reo di una congiura presso Seleuco ; il re pretende solo
pretende solo che si scagioni giurando che niun altro congiuri contro di lui ; ma egli ciò nou può esegnire nell’ alternat
iuri contro di lui ; ma egli ciò nou può esegnire nell’ alternativa o di accusar la madre o di mentire. Nel V investigando
a egli ciò nou può esegnire nell’ alternativa o di accusar la madre o di mentire. Nel V investigando Berenice la condizion
usar la madre o di mentire. Nel V investigando Berenice la condizione di Artamene vedesi con maestria e con nobiltà animat
con nobiltà animato il lor dialogo, e singolarmente è da notarsi ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di De
ente è da notarsi ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di Demetrio. Vedasene il seguente squarcio poichè si
fui nutrito, e dalla madre Son trafitto nel cor. Tu mi accusasti Che di Seleuco io meditai la morte, E per aver qualche r
metrio suo figlio, e ne manda a sospendere l’esecuzione. L’agitazione di Seleuco nel dubbio che il soldato non giunga a te
o nel dubbio che il soldato non giunga a tempo per impedirla, è piena di moto ed espressa acconciamente. Ma Demetrio è sal
felice, la tragedia si conchiude con lieto fine, non ostaute la morte di Berenice per l’interpretazione dell’oracolo fatal
tende invecchiato. L’altro ostacolo potrebbe nascere dall’ostinazione di Artamene a non palesarsi per Demetrio in tempo ch
to. So bene che tal condotta può colorirsi col timore che ha Demetrio di perdere totalmente la speranza di placare Arsinoe
olorirsi col timore che ha Demetrio di perdere totalmente la speranza di placare Arsinoe, e colla sicura conoscenza che ha
gnerebbe essere qualche affamato gazzettiere enciclopedico, o un uomo di un libro solo, o un copiatore dell’Esprit des Jou
eri non discordano dal Demetrio tanto nell’Agnese quanto nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Singol
o tanto nell’Agnese quanto nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Singolarmente quest’ultima favola ch
ma favola che empie il suo oggetto d’inspirare il terrore colla morte di Giscala, e colla rovina totale di Gerusalemme, ci
d’inspirare il terrore colla morte di Giscala, e colla rovina totale di Gerusalemme, ci obbliga a fermarsi su di essa un
scala, e colla rovina totale di Gerusalemme, ci obbliga a fermarsi su di essa un poco più dell’Agnese. Fu dedicata al pont
s’impresse splendidamente in Veuezia nel 1754 ornata in ciascun atto di alcune medaglie battute da’Romani in onore di Ves
ornata in ciascun atto di alcune medaglie battute da’Romani in onore di Vespasiano e di Tito, e con un discorso sommament
un atto di alcune medaglie battute da’Romani in onore di Vespasiano e di Tito, e con un discorso sommamente erudito intorn
dito intorno alle profezie e agl’istorici monumenti della distruzione di Gerusalemme, ed a varie circostanze rammentate ne
ramma. Notabile in esso è la dipintura della feroce grandezza d’animo di Giscala, e per molte sce ne vigorose e teatrali,
coll’altro, e meritano l’attenzione degl’intelligenti essendo ricchi di pensieri sublimi poeticamente espressi(a). Il ges
vese Giovanni Granelli predicatore riputato, e bibliotecario del duca di Modena morto l’anno 1769, è l’altro autore che ci
l’anno 1769, è l’altro autore che ci ha somministrate tragedie degne di mentovarsi insieme colla Merope, colla Perselide,
e col Demetrio. Il sig. Andres nel mentovar con onore i componimenti di lui, e dell’altro suo confratello Bettinelli, si
onimenti di lui, e dell’altro suo confratello Bettinelli, si contentò di spiegarsi in termini generali, ed accennò solo ch
bbe saputo far nascere, nè ridurre i loro drammi a quella perfezione, di cui sarebbero forse stati capaci. Ma con ciò (chi
rse stati capaci. Ma con ciò (chiedere potrebbe un giovane desideroso di apprendere l’arte) che ho io imparato ? e che fug
che seguirò ? quali fiori sparse il lor genio fecondo, e quali lasciò di far nascere ? Simili desiderii antiveduti mi spin
uale meno, tutte però lodevoli, Sedecia, Manasse, Dione, Seila figlia di Jefte. Regolarità, interesse, giudizio nella trac
e che ne fossero escluse, e che si rappresentassero solo nel Collegio di San Luigi di Bologna nel 1732, e ne’due seguenti
ero escluse, e che si rappresentassero solo nel Collegio di San Luigi di Bologna nel 1732, e ne’due seguenti anni, e si ri
nto con quell’anima sublime e sensibile che pur manifesta, se in vece di limitarsi a rassomigliar nelle sue azioni sacre l
profetico linguaggio scritturale, si fosse dedicato a tesserne altre di argomenti più atti ad eccitar la compassione ed i
a sublimità del Cornelio spogliandola dalle gonfiezze, ed il patetico di Racine preservandolo dalla mollezza elegiaca ? Ve
ervandolo dalla mollezza elegiaca ? Venghiamo a qualche particolarità di ciascuna delle sue favole. Sedecia dedicata al c
IV partono i personaggi, e lasciano voto il teatro. Ha i cori mobili di Assiri, Caldei ed Israeliti. Non si prefisse l’au
ei ed Israeliti. Non si prefisse l’autore, come egli stesso confessò, di destar la compassione, ma conservò nella favola i
licità animata dal bello episodio de’figliuoli de’due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti
episodio de’figliuoli de’due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la be
vilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la benevolenza di chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione
nza di chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione del pericolo di Evilmero nel bosco, e del combattimento di Giosia
a descrizione del pericolo di Evilmero nel bosco, e del combattimento di Giosia colla fiera. Merita parimente lode il Gran
colla fiera. Merita parimente lode il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù, e di passioni gran
ta parimente lode il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù, e di passioni grandi, tal che, come
l Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù, e di passioni grandi, tal che, come egli pur dice, in
e, come egli pur dice, in tutte le sue virtù si scorge il pregiudizio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni
izio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni il principio di una grande virtù. Il suo Geremia ben rassembra al
e è la terra, onde Israello Debba sperar salute, e quelle l’armi, Che di me non curando e del mio Tempio, In sua difesa i
nti prodigii orrendi ? Perchè poi da l’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno ? Degna di notarsi è pur
l’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno ? Degna di notarsi è pur la profezia dell’atto IV, che il Gr
notarsi è pur la profezia dell’atto IV, che il Granelli ad imitazione di quella di Giojada dell’Atalia del Racine fa proff
pur la profezia dell’atto IV, che il Granelli ad imitazione di quella di Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Ge
i Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Geremia dell’eccidio di Babilonia, e dell’impero degli Assiri trasferito
reti della divinità. Non merita minore attenzione la magnanima aringa di Sedecia nell’atto II. Manasse seconda sua traged
divenendo sensibile al suo pericolo. L’autore senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non
olo. L’autore senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che di tal carattere non abbiasi esempio nè degli antich
, nè de’moderni tragici. Io però credo, che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il di lui Manasse ; essendo Tieste
ci. Io però credo, che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il di lui Manasse ; essendo Tieste uno scellerato rendu
llon, che riconosce e detesta i passati suoi falli, esprime il dolore di questo re di Giuda. Ben è vero che in Manasse tut
onosce e detesta i passati suoi falli, esprime il dolore di questo re di Giuda. Ben è vero che in Manasse tutto è rettific
receduto dal marchese Annibale Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione di un figlio di Manasse salvato dal sommo sacerdote,
marchese Annibale Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione di un figlio di Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran p
io di Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran parte del bello di questa tragedia. L’artifizio usato felicemente ne
l’azione dato in sogno il divino comando a Nabucco, onde si cangia il di lui animo avverso in favore di Manasse, salva la
o comando a Nabucco, onde si cangia il di lui animo avverso in favore di Manasse, salva la tragedia (e l’avvertì pure l’au
rtì pure l’autore) dallo sciorsi per macchina, e dà luogo a una serie di cose che conduce a discoprire in Manasse la perso
nti. Vi riconosciamo altresi coll’abate Bettinelli la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza d
la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di fiase e purità di lingua che è pur sì necessaria
di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di fiase e purità di lingua che è pur sì necessaria al teatro, e che s
fiase e purità di lingua che è pur sì necessaria al teatro, e che sì di rado s’incontra. Aggiugne però il suo confratello
ingegno in tanta chiarezza, e profondità d’invenzione, d’intreccio, e di scioglimento ? Qual taccia daremo al Dione per no
iporlo tra le prime tragedie italiane ? Non ardisco proporre a titolo di taccia quanto penso intorno al Dione ; pure mi se
e italiane anzi il Sedecia e il Manasse, che il Dione. Oso profferire di non parermi l’ultimo sforzo dell’umano ingegno l
sforzo dell’umano ingegno l’invenzione l’intreccio, e lo scioglimento di una favola che non produce in pro del protagonist
produce in pro del protagonista (io ne appello all’interno sentimento di chi la legga o l’ascolti) tutto l’effetto della t
o benchè più amato. Callicrate in faccia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro
licrate in faccia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro Alcimene. Io sono (dice
cia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro Alcimene. Io sono (dice egli stesso)
iò non richiedeva la verisimiglianza che Callicrate nemico dichiarato di Alcimene, e menzognero convinto dovesse meritare
assai minor fede che il suo rivale ? Pure Dione tutto si abbandona su di codesto insidiatore, che può dirsi un Davo tragic
accumola e intesse in ogni incontro), e ciò solo perchè gli promette di dargli in mano Apollocrate figliuolo di Dionigi.
ciò solo perchè gli promette di dargli in mano Apollocrate figliuolo di Dionigi. Ma per tale utile tradimento, ben potreb
a’ rei che fanno denunzie utili allo stato), ma non già un privilegio di esser solo creduto fedele e veritiero. Non pertan
lui dipendenti, e ne viene a man salva ucciso. Lascio che le menzogne di Callicrate non si sostengono senza qualche studia
ne di Callicrate non si sostengono senza qualche studiata reticenza ; di maniera che se Celippo p. e. o Apollocrate non di
ito, crolla la macchina. Lascio ancora la poco verisimile ipotesi che di tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente
mile ipotesi che di tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente di Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate f
parente di Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate figliuolo di questo discacciato tiranno, ed anche Ireno. Tante
vor dell’empio per avvolgere e disviluppar questo nodo, danno indizio di qualche intrinseco difetto nel piano. Previde il
re l’opposizione che singolarmente far si poteva alla somma credulità di Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’h
ione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto al pericolo di far parere Dione uomo troppo più facile e credulo
o che ad un eroe non conviene ; e pregò il leggitore a por mente alle di lui circostanze, ed a consigliare se stesso a qua
se stesso a qual partito sarebbesi egli anzi appigliato. Dopo dunque di aver come leggitore consigliato me stesso ponendo
aver come leggitore consigliato me stesso ponendomi nelle circostanze di Dione, dico, che se Dione fosse almeno ugualmente
i Dione, dico, che se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato
che se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi pe
entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi per attendere sulla congiura maggior luc
a maggior luce dall’amico Eumene, non avrebbe egli scansata la taccia di troppo facile e credulo, e mostrato costanza nel
. Callicrates (disse Cornelio Nipote) se armat imprudentia Dionis. La di lui imprudenza rilevata dalla storia si restringe
za rilevata dalla storia si restringe ad approvare l’astuto consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e ne
lla storia si restringe ad approvare l’astuto consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e nemico di Dione
to consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e nemico di Dione per iscoprire i veri congiurati. Ma la stor
veri congiurati. Ma la storia non attribuisce a Dione l’imbecillità, di confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto
tà, di confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto d’impostura e di menzogna evidente. E quando pure la storia gli av
rregge e rettifica nelle circostanze che possono nuocere a conseguire di eccitare il terrore e la compassione, secondocchè
ia tragica. Dopo ciò vedrà il leggitore se ebbe ragione il Bettinelli di ammirare nel Dione l’ultimo sforzo d’ingegno nell
rzo d’ingegno nell’invenzione, nell’intreccio e nello scioglimento, e di non trovare in essa taccia veruna che osti a ripo
runa che osti a riporla tralle prime tragedie italiane. Seila figlia di Jefte è l’ultima tragedia del Granelli. Seila è u
sta prepara l’uditorio alla tragica compassione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’sentim
io alla tragica compassione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’sentimenti di Seila, soste
o le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’sentimenti di Seila, sostengono la favola nel medesimo vigore.
osa sgombra ogni timore che agitava gli animi col pericolo della vita di Seila, e la compassione quasi non ha più luogo. N
a, e la compassione quasi non ha più luogo. Nel quinto riprende tanto di forza quanto permette la determinazione di Seila
Nel quinto riprende tanto di forza quanto permette la determinazione di Seila che vuol rimanere offerta volontaria in olo
i per le nostre fanciulle destinate a rendersi religiose in un ritiro di clausura. Prima di passare alle tragedie dell’ist
ciulle destinate a rendersi religiose in un ritiro di clausura. Prima di passare alle tragedie dell’istesso signor Bettine
Lascari nel 1709 Stanislao Koska ; monsignor Gian Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio imperadore, ed Artavasdo, oltre di
Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio imperadore, ed Artavasdo, oltre di altre due tragedie scritte in italiano. Sei ne pr
rodusse in Roma il dotto p. Carpani nel 1745. Il p. Giovanni Spinelli di Napoli de’principi di san Giorgio compose un Epam
to p. Carpani nel 1745. Il p. Giovanni Spinelli di Napoli de’principi di san Giorgio compose un Epaminonda verso il 1746,
ola Maria Neri bolognese. Egli che col proprio esempio insegnò l’arte di congiungere felicemente nella poesia italiana la
i del cardinale Ottoboni. Il riputato Fabroni che ne scrisse la vita, di tali componimenti afferma satis eleganter ea scri
gli anzinominati scrittori, ne’quali invano si desidererebbe vivacità di azione, energia di caratteri, perturbazione tragi
rittori, ne’quali invano si desidererebbe vivacità di azione, energia di caratteri, perturbazione tragica, ed interesse. I
se ad addestrare alcuni giovani a rappresentare in latino le commedie di Plauto e di Terenzio, le quali si ascoltarono con
rare alcuni giovani a rappresentare in latino le commedie di Plauto e di Terenzio, le quali si ascoltarono con indicibile
i si ascoltarono con indicibile applauso e con numerosissimo concorso di persone di ogni ceto, perchè que’giovani attori e
arono con indicibile applauso e con numerosissimo concorso di persone di ogni ceto, perchè que’giovani attori erano stati
oeta. Proseguendo alla nostra guisa senza odii ingiusti, senza vanità di sovrastare, e senza timori de’pretesi giganti de’
esporre de’componimenti più a noi vicini la luce e le ombre, in vece di pronunziar secchi responsi da oracolo e giudizii
racolo e giudizii magistrali, che lasciano la gioventù qual era prima di ascoltarli. Parliamo dunque dell’altro valoroso l
letterato esgesuita Saverio Bettinelli nato l’anno 1718 nella patria di Virgilio, e morto l’anno 1808. Se ne hanno tre ra
ie, Gionata, Demetrio Poliorcete, ossia la Virtù Ateniese, e Serse re di Persia, le quali colla traduzione della Roma Salv
del Bettinelli. Vediamone qualche particolarità. Gionata è tragedia di lieto fine semplice quanto altra mai fondata in q
mellis, et ecce morior, così espresso dall’autore : Due stille sol di colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poc
olto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. Lo stile di questa favola non è quello del Granelli nè del Va
atetico senza veruna bassezza. Vi s’imitano i tratti dell’Ifigenia or di Euripide or di Racine, e la compassione si conduc
eruna bassezza. Vi s’imitano i tratti dell’Ifigenia or di Euripide or di Racine, e la compassione si conduce al suo punto,
uripide or di Racine, e la compassione si conduce al suo punto, e più di un bel passo se ne può comendare. Tale è il lamen
o punto, e più di un bel passo se ne può comendare. Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III : Questa è
Rendimi il figlio, e tienti scettro e regno. Tale è la scena quarta di Saule e Gionata, il quale ignorando il suo destin
posta dell’oracolo, e vuol consolare il padre che risponde in termini di doppio significato alla maniera di Agamennone nel
e il padre che risponde in termini di doppio significato alla maniera di Agamennone nell’Ifigenia in Aulide. Sono ancora i
ennone nell’Ifigenia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle
enia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di O
anti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lode
rezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì
opolo nella Teocrazia come avrebbero potuto cangiare le deliberazioni di Saule, cui era tolto ogni arbitrio dal proprio gi
ui era tolto ogni arbitrio dal proprio giuramento e dallo zelo temuto di Samuele per la volontà del cielo enunciata dal sa
e il figlio, che il cielo condanna. Egli intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur
li intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur non è più in suo arbitrio. Nel Demetr
orcete abbondano i sentimenti eroici, e lo stile si eleva alquanto su di quello del Gionata. Il fondo istorico dell’azione
Demetrio ; ma nel disviluppo prende la favola il portamento del Cinna di Pietro Cornelio, di cui si sono imitati i memorab
sviluppo prende la favola il portamento del Cinna di Pietro Cornelio, di cui si sono imitati i memorabili versi di Augusto
l Cinna di Pietro Cornelio, di cui si sono imitati i memorabili versi di Augusto, o siècles, o memoires, dicendo Demetrio,
e età verranno L’alta memoria della mia vendetta, Che la maggior sarà di mie vittorie. L’imitazione può chiamarsi esatta,
che recitandosi quelli del Cinna facea piangere il gran Condè all’età di venti anni. E perchè ? Forse la diversità dell’ef
à dell’effetto deriva dalla dissomiglianza delle due favole. La virtù di Augusto, come quella di Tito dell’inimitabile Met
lla dissomiglianza delle due favole. La virtù di Augusto, come quella di Tito dell’inimitabile Metastasio, trionfa sopra t
el Demetrio l’ammirazione ha più oggetti esigendone il rigido eroismo di Timandro, la virtù de’suoi figli, ed il bel perdo
rigido eroismo di Timandro, la virtù de’suoi figli, ed il bel perdono di Demetrio. Di più Cinna e Sesto vassalli beneficat
assalli beneficati, ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di Augusto e di Tito ; là dove Timandro e i figli so
icati, ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di Augusto e di Tito ; là dove Timandro e i figli sono individui
dono di Augusto e di Tito ; là dove Timandro e i figli sono individui di una repubblica non affatto estinta, sono nemici c
sono nemici che hanno ancora l’armi alla mano, e la resistenza nobile di un nemico non è la stessa cosa che la trama infam
sistenza nobile di un nemico non è la stessa cosa che la trama infame di un vassallo beneficato e traditore. Produce ottim
beneficato e traditore. Produce ottimo effetto la tragica situazione di Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza d
questo prezzo Dal fiero eccidio ella campasse almeno. Ma che diremo di questi altri profferiti poco prima dall’istesso p
ano ridurre ad una sola ? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti di Timandro e de’figli. Dice il padre : Io come pad
così come l’ho già salvata. Fido pugnai, fido morrò per lei. Ma paga di me sol sia tua vendetta, Il fratel viva. e Cleom
o colla scure. Il Serse risale colla Semiramide del Voltaire ai Persi di Eschilo, adoprandosi un’ombra come l’introdusse q
erciò rimane inferiore non meno all’Ombra introdotta ne’Persi, che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena pri
on meno all’Ombra introdotta ne’Persi, che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena prima dell’atto III, per l’
oprian : celava il volto Lugubre velo : per le man traea Tutto sparso di lagrime un fanciullo. Io tento di fuggir ma non s
elo : per le man traea Tutto sparso di lagrime un fanciullo. Io tento di fuggir ma non so dove… In quello un pianto, un ge
ozzi Ignoti sensi mormorava, e il nome Di Dario ripetea. I caratteri di questa favola sostengono bene il proprio decoro e
sostengono bene il proprio decoro e l’uguaglianza. Vigoroso è quello di Serse, saggio quel di Clearco, candido e naturale
oprio decoro e l’uguaglianza. Vigoroso è quello di Serse, saggio quel di Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto
uel di Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto quello odioso di Artabano che intriga se stesso nelle sue sofistic
il coturno italiano con drammi che dalla sola invidia sotto pretesto di delicatezza di gusto può inspirarsi il basso espe
liano con drammi che dalla sola invidia sotto pretesto di delicatezza di gusto può inspirarsi il basso espediente di occul
o pretesto di delicatezza di gusto può inspirarsi il basso espediente di occultarne il merito con un maligno silenzio o co
zio o colla sola eccezione della Merope ; piacque ad un’altra schiera di letterati di recare eccellentemente nel nostro id
ola eccezione della Merope ; piacque ad un’altra schiera di letterati di recare eccellentemente nel nostro idioma quasi tu
nostro idioma quasi tutto il teatro tragico francese. Non parlerò qui di certe fangose compilazioni di traduzioni senza sc
eatro tragico francese. Non parlerò qui di certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorta di tragedie
parlerò qui di certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorta di tragedie buone mediocri e cattive,
i certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorta di tragedie buone mediocri e cattive, le quali servo
i commedianti. Parlo solo delle non moltissime versioni eccellenti, e di altre fatte da’letterati a richiesta dell’editore
francese pubblicata son molti anni in Venezia. Il celebre traduttore di Ossian e di Omero Melchiorre Cesarotti mancato da
bblicata son molti anni in Venezia. Il celebre traduttore di Ossian e di Omero Melchiorre Cesarotti mancato da non molto c
o Frugoni tradusse il Radamisto in buona edizione, sebbene piacquegli di allontanarsi dall’originale. La Zaira fu tradotta
cia a desiderare l’ottima versione dell’Alzira del celebre traduttore di Teocrito e degli altri bucolici Greci il pistojes
lici Greci il pistojese p. Giuseppe Maria Pagnini(a). Giacinto Ceruti di Torino tradusse con eleganza la Fedra pubblicata
o tradusse con eleganza la Fedra pubblicata nella Biblioteca teatrale di Lucca l’anno 1762, indi fra i di lui opuscoli nel
pubblicata nella Biblioteca teatrale di Lucca l’anno 1762, indi fra i di lui opuscoli nel 1781. Egli formò anche delle Tro
di lui opuscoli nel 1781. Egli formò anche delle Troadi e dell’Ecuba di Euripide le sue Disgrazie di Ecuba patetico e sem
li formò anche delle Troadi e dell’Ecuba di Euripide le sue Disgrazie di Ecuba patetico e semplice componimento che non è
itta in prosa armonica seguendo il progetto del fu Diderot. Diremo su di essa di passaggio che se si esamina come una sua
prosa armonica seguendo il progetto del fu Diderot. Diremo su di essa di passaggio che se si esamina come una sua imitazio
se si esamina come una sua imitazione libera, dal solo titolo appare di avere introdotto nell’argomento greco multiplicit
o titolo appare di avere introdotto nell’argomento greco multiplicità di azione. Oltre a ciò gli eventi si enunciano con c
formità che dee ristuccare nella rappresentazione. Di più nella morte di Astianatte il dolore di Andromaca prende le prime
re nella rappresentazione. Di più nella morte di Astianatte il dolore di Andromaca prende le prime parti sul personaggio p
arzoni lucchese portò in italiano la Berenice del Racine, ed una dama di lui compatriotta rendette italiano il Bruto del V
uazzesi tradusse competentemente l’Ifigenia in Aulide del Racine ; ma di tale versione parlando il dotto abate Arnaud nell
mamente, on ne traduit point le gènie. L’abate Placido Bordoni autore di due tragedie, delle quali parleremo, forni alla r
due belle versioni dell’Ifigenia in Aulide del Racine, e degli Orazii di Pietro Cornelio. Di quest’ultimo tradussero Giuse
la Polissena del La Fosse da Vincenzo Comarchi, l’Ifigenia in Tauride di Guymond de la Touche eccellentemente da Francesco
ntemente da Francesco Baldi. Vuolsi aggiugnere ai nominati traduttori di tragedie anche il Napoli-Signorelli autore di que
ai nominati traduttori di tragedie anche il Napoli-Signorelli autore di questa istoria, per l’opera che fece imprimere in
Traduzioni ed Analisi comparative. Il tomo primo contiene l’Appolito di Euripide e la Fedra di Giovanni Racine trasportat
comparative. Il tomo primo contiene l’Appolito di Euripide e la Fedra di Giovanni Racine trasportate nel nostro idioma e c
econdo presenta la versione del frammento che ci rimane del Cresfonte di Euripide comparandosi ciò che ce ne narrano Pluta
dosi in vista il lodevole oggetto che ebbe il nominato autore e prima di lui il Maffei, indi il Metastasio nel Ciro, e l’A
la China. Il tomo terzo racchiude le versioni dell’Ifigenia in Aulide di Euripide, e di quella del Racine, e comparandole
mo terzo racchiude le versioni dell’Ifigenia in Aulide di Euripide, e di quella del Racine, e comparandole si rilevano i n
di quella del Racine, e comparandole si rilevano i nei e le bellezze di entrambe. Non si procedette più oltre del tomo te
tre del tomo terzo, come si era prefisso l’autore, perchè la cattedra di Diplomatica addossatagli dal Governo lo menò all’
ttedra di Diplomatica addossatagli dal Governo lo menò all’Università di Bologna nel 1805. Capo II Certame Drammatic
un nuovo ardore per la poesia tragica il generoso invito del sovrano di Parma che vi ricondusse in pro delle belle arti n
e’buoni componimenti che non ebbero verun modello ? La seconda corona di quell’anno si destinò al Corrado tragedia naziona
l Corrado tragedia nazionale del conte Francesco Antonio Magnocavallo di Casal Monferrato. Non si premiò tragedia alcuna n
nno seguente conseguì la prima corona il Valsei ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze
guì la prima corona il Valsei ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze morto qualche ann
a il Valsei ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze morto qualche anno appresso. Rimase
na la Rossana del nominato conte Magnocavallo, il quale è pure autore di una Sofonisba pubblicata in Vercelli nel 1782. Il
nseguirono meritamente la promessa corona avendo allora in preferenza di altre soddisfatto alle condizioni del programma,
o al Cinna, alla Fedra, all’Alzira, al Radamisto. Molto meno si pensa di proporle per modelli a chi voglia ottenere una co
oporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse di Apollo, secondo l’espressione del tante volte da
el tante volte da noi mentovato Giovanni Andres. Ma dalle mani almeno di questo scrittore che si compiace encomiar l’Ifige
l’Ifigenia del Lassala e la Numanzia dell’Ayala ed anche l’Agamennone di Garcia de la Huerta, non dovrebbe, oltre della Me
cia de la Huerta, non dovrebbe, oltre della Merope del Maffei, sperar di esser coronato qualche altro Italiano de’nostri g
i giorni ? Intorno al tempo che si maturava l’eccitamento della corte di Parma corsero il tragico aringo molti illustri co
corte di Parma corsero il tragico aringo molti illustri compatriotti di Scipione Maffei. Se non con molto calore e con gr
il conte Alessandro Carli autore della tragedia Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobardi che s’impresse nel 176
l’ apparato del Decemviro per profferir la sentenza sulla condizione di Virginia ; il ripetersi tre fiate la citazione de
lazione per sospendere la sentenza, sembra scarsezza d’arte. Le scene di Claudio sono troppo staccate, e talvolta si frapp
rata. La sceneggiatura non serva il modo accettato da’ moderni, e più di una volta il teatro rimane voto. Il partire ed il
verisimile, ma secondo il bisogno dell’autore. V’ha non pertanto più di un passo vigoroso. Virginio nell’atto III parla c
inio nell’atto III parla con eroica grandezza al Decemviro : nel V la di lui difesa contro l’ impostura di Marco è sobria
a grandezza al Decemviro : nel V la di lui difesa contro l’ impostura di Marco è sobria e giudiziosa : patetiche nel medes
sobria e giudiziosa : patetiche nel medesimo atto sono l’espressioni di Virginia : buono il racconto non diffuso che fa C
rginia riceve dal padre : assai compassionevoli sono le ultime parole di lei. Il cavaliere Ippolito Pindemonte parimente v
eti viventi, diede alla luce in Firenze l’anno 1778 l’Ulisse tragedia di lieto fine degna di mentovarsi come regolare, ben
lla luce in Firenze l’anno 1778 l’Ulisse tragedia di lieto fine degna di mentovarsi come regolare, bene scritta e ben vers
a in una sola azione principale che si va disviluppando senza bisogno di estrinseci episodii, ci presenta varie scene teat
do scene teatrali io non intendo però unicamente certi colpi speciosi di scena decorati con pompa, e sovente combinati a f
rrarne le idee. Teatrali p. e. mi sembrano le seguenti scene : quella di Penelope nell’atto II che intende la morte di Uli
seguenti scene : quella di Penelope nell’atto II che intende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto : la riconosce
i Penelope nell’atto II che intende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto : la riconoscenza di Telemaco col padre
ende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto : la riconoscenza di Telemaco col padre nell’atto III : la scena del I
to V Penelope si lamenta del tripudiar che fanno i proci per la morte di Ulisse, stando a mensa con Telemaco, ed Ulisse st
accesa una gran mischia tra’Proci, Telemaco e lo straniere. Cresce la di lei agitazione ; ma secondo me ella si perde in t
po lunghi discorsi dopo tal notizia intempestivi. Trattasi del tutto, di un figlio unico suo sostegno, perduto Ulisse ; e
in quel punto ? E l’evento della pugna che dee occuparla tutta. Dopo di aver saputo da Mentore ancora che tuttavia si com
uesto dubbio che molesterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo di Telemaco salvo, e di Ulisse vincitore. Ella svien
sterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo di Telemaco salvo, e di Ulisse vincitore. Ella sviene, e ripigliando l’us
tre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro di essa, fingendole fatte da un altro. Esse però alt
si colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria, e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di
mal gusto e la pedanteria, e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di un nuovo modo di comporre tr
teria, e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di un nuovo modo di comporre tragedie. Egli oppone a
ri di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di un nuovo modo di comporre tragedie. Egli oppone ancora contro il p
gli oppone ancora contro il proprio componimento che sia assai scarso di morali sentenze. Ma questa è la sua maggior lode
so di morali sentenze. Ma questa è la sua maggior lode esser sì ricco di lumi filosofici, come specialmente dimostra il di
r sì ricco di lumi filosofici, come specialmente dimostra il discorso di Ulisse in fine dell’ atto IV, e sapere occultar s
a pubblicata nel 1804 in Filadelfia presso Klert l’Arminio che merita di conoscersi, come una luminosa prova che questo sc
rci una tragedia eccellente, in cui contrappone a’ Romani del regnato di Tiberio i Germani di quell’ epoca, in cui giacque
llente, in cui contrappone a’ Romani del regnato di Tiberio i Germani di quell’ epoca, in cui giacque Varo colle Legioni d
Tiberio i Germani di quell’ epoca, in cui giacque Varo colle Legioni di Roma. La tragedia è preceduta da un prologo di Me
que Varo colle Legioni di Roma. La tragedia è preceduta da un prologo di Melpomene scritto nel 1797. Ella rammenta i felic
ammenta i felici eventi sortiti in Grecia, i meno prosperi su i colli di Roma, benchè vi dimorasse lungamente, al che, dic
All’ inondazione della barbarie boreale ella si ritirò nelle foreste di Pimpla seco recando la sacra face che avea accesa
oreste di Pimpla seco recando la sacra face che avea accesa nel petto di Sofocle. Attese che la notte boreale cedesse, e t
i alunni. Bevete ne’ fonti Greci e Romani, e nell’ Arno, e non temete di alzarvi a volo per l’intera faccia dell’ universo
rato canto Quelle che in sen volvete ignee faville. Grande è il nome di Arminio nella storia, e nella tragedia punto non
lla storia, e nella tragedia punto non si smentisce. Preso dall’ amor di regnare traspare nel grande l’uomo qual si conobb
mente muore pentito e ravveduto de’ passi dati scorto dall’ ambizione di sovrastare. Il Pindemonte lò dipinge degnamente i
me senza ricorrere a trasposizioni inusitate, senza mostrar lo stento di elevarsi obbligando l’Italica favella a far sacri
Italica favella a far sacrificii. Lontauo da soliloquiì non abbisogna di confidenti nojosi. Ritrae nobilmente l’eroismo co
novelli trasportandolo ai costumi Germani tratti dalle sovrane carte di Tacito. Rileva l’amor di libertà de’ Cherusci sen
i costumi Germani tratti dalle sovrane carte di Tacito. Rileva l’amor di libertà de’ Cherusci senza convertilo in ruvidezz
za mai cadere nell’ uniformità. Dipigne gli amori tragici contrastati di Velante e Telgaste lontano da ogni mollezza elegi
i Velante e Telgaste lontano da ogni mollezza elegiaca. Rileva l’amor di patria nel giovine Baldèro senza renderlo feroce
i patria nel giovine Baldèro senza renderlo feroce e spietato. Figlio di Arminio si sforza di ogni maniera per dissuaderlo
Baldèro senza renderlo feroce e spietato. Figlio di Arminio si sforza di ogni maniera per dissuaderlo dal soggettar la pat
a per dissuaderlo dal soggettar la patria colle istesse idee e vedute di Marco Bruto figlio di Cesare, ma non fa che infie
soggettar la patria colle istesse idee e vedute di Marco Bruto figlio di Cesare, ma non fa che infierisca contro del propr
esare, ma non fa che infierisca contro del proprio padre ; ed in vece di fargli dire mentre viene dagli altri trafitto, ed
no le seguenti. La prima disviluppa lo stato de’ Cherusci, il disegno di Arminio, l’amor di patria di Baldèro che ne infor
prima disviluppa lo stato de’ Cherusci, il disegno di Arminio, l’amor di patria di Baldèro che ne informa Telgaste venuto
iluppa lo stato de’ Cherusci, il disegno di Arminio, l’amor di patria di Baldèro che ne informa Telgaste venuto da Roma, i
e ne informa Telgaste venuto da Roma, il quale vicino ad esser genero di Arminio, come uomo libero mostra quanto detesti l
sser genero di Arminio, come uomo libero mostra quanto detesti l’idea di veder la patria serva. La sesta scena di Arminio
mostra quanto detesti l’idea di veder la patria serva. La sesta scena di Arminio e Telgaste dipinge eccellentemente due er
oi discordi ne’ disegni pari nel valore, l’uno grande coll’ eccezione di voler sovrastare alla patria, l’altro grande nell
l’altro grande nell’ opporsi col riguardo che dee all’ambizioso padre di Velante. Invito la gioventù studiosa ad osservare
singolar certame. A questa scena popolare e grande, siegue la quintà di Velante e Telgaste, urtandosi in questi due virtu
elante e Telgaste, urtandosi in questi due virtuosi personaggi l’amor di figlia e di sposa nel l’una, e l’amor di sposo e
gaste, urtandosi in questi due virtuosi personaggi l’amor di figlia e di sposa nel l’una, e l’amor di sposo e di patria ne
e virtuosi personaggi l’amor di figlia e di sposa nel l’una, e l’amor di sposo e di patria nell’ altro. Nell’atto III nell
personaggi l’amor di figlia e di sposa nel l’una, e l’amor di sposo e di patria nell’ altro. Nell’atto III nella scena di
e l’amor di sposo e di patria nell’ altro. Nell’atto III nella scena di Baldèro è così acconciamente misto il patetico al
nte misto il patetico alla grandezza, che chi si sovviene delle scene di Cesare e Marco Bruto di altre tragedie, ammira co
la grandezza, che chi si sovviene delle scene di Cesare e Marco Bruto di altre tragedie, ammira con diletto la novità de’
o invincibili. Il leggitore ne osserverà il bel passo dal verso Amor di libertà, d’Arminio invidia Pungerà molti ; civil
uesta morte aliena da Arminio gran parte de’ Cherusci. Dopo il dolore di Arminio Gismondo torna ad eccitare in lui il desi
Dopo il dolore di Arminio Gismondo torna ad eccitare in lui il desio di regnare. Si dà una gran battaglia, Gismondo è ucc
una gran battaglia, Gismondo è ucciso da Telgaste, Arminio fra’ monti di uccisi, rimane oppresso da mille ferite. Vince il
d’Ippolito Pindemonte avea in Lucca nel 1773 pubblicata una tragedia di Ulisse il dottor Franceschi che ne avea pure scri
suo ritorno in Itaca, ma ne contiene anche la morte seguita per mano di Telegono suo figlio non conosciuto. Nè ciò parve
lio non conosciuto. Nè ciò parve all’autor sufficiente per una favola di cinque atti, e vi aggiunse anche la scelta di uno
ficiente per una favola di cinque atti, e vi aggiunse anche la scelta di uno sposo da farsi da Penelope tra’ Proci, gli ar
ssante oltre ad alcune vaghe imitazioni della maniera metastasiana, e di altri nostri poeti : l’appassionato trasporto di
iera metastasiana, e di altri nostri poeti : l’appassionato trasporto di Penelope nella scena quarta dell’atto II in proci
ato trasporto di Penelope nella scena quarta dell’atto II in procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposso ; il
in procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposso ; il colpo di scena quando al volersi ferire essendo trattenuta
trattenuta da Ulisse ella il riconosce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo ; la bella scena ottava dell’atto
 ; la bella scena ottava dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole di Telemaco, e poi si dà a conoscere. Parrà pero al
itico imparziale, che con poca verisimiglianza Alcandro il confidente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’a
con poca verisimiglianza Alcandro il confidente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nas
dente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nascita, taccia sino al fine, e lasci che avv
into Io lo credei. Nè del suo amor gli effetti Io potei paventar, che di souverchio La fe della madrigna a me palese Era.
sizioni inverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori di Circe ed Ulisse, colui che fanciullo nascose Tele
ciò che non ignorava ; poichè ben poteva su Telegono cader la scelta di Penelope ; ed in effetto su di lui è pressocchè s
ben poteva su Telegono cader la scelta di Penelope ; ed in effetto su di lui è pressocchè seguita ; ed egli intanto person
odena nel 1774, e si era rappresentata con grande applauso nel teatro di corte la primavera dell’ anno precedente. L’amor
appassionata Bibli per Cauno suo fratello segue le tracce della Fedra di Giovanni Racine. La stessa furiosa passione contr
i Giovanni Racine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di F
acine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra ; la st
passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra ; la stessa tragica forza anima
ntrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra ; la stessa tragica forza anima l’una e l’a
o ed Aricia che indebolisce la Fedra francese, caratterizza gli amori di Canno, e d’Idotea e di Mileto, e raffredda la Bib
isce la Fedra francese, caratterizza gli amori di Canno, e d’Idotea e di Mileto, e raffredda la Bibli. Sin dalla prima sce
o racconto del passato, bensì una dipintura patetica della situazione di lei ; ma il rimanente dell’atto I e parte del II
ei ; ma il rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori di Mileto ed Idotea, e l’azione procede languida e l
iamma. Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su di co
atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su di costei che l’odia. L’atto risorge co
impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su di costei che l’odia. L’atto risorge colla vénuta di
isegno di Mileto su di costei che l’odia. L’atto risorge colla vénuta di Bibli destinata dall’ oracolo ad immolare una vit
ro, Eurinoe, che i Dei Voglian da me nuovi delitti ad onta D’un resto di virtù che m’han lasciato ? Come (riflette) appre
ciel che tuona ? Si oscura il giorno, fugge il sol … Non vedi L’aria di sangue e di caligin tinta ? Sostienmi il piè vaci
ona ? Si oscura il giorno, fugge il sol … Non vedi L’aria di sangue e di caligin tinta ? Sostienmi il piè vacilla… io non
vacilla… io non mi reggo. Ahi lassal io muojo. Nell’atto V la scena di Bibli e Cauno è scritta con vigore, e Bibli bench
more desta pietà. Ma la scena terza, la quarta ben lunga, e la quinta di quest’ atto, che non ne contiene che sette, si ag
ferita condotta a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo presso di se l’attenzione e l’interesse. Us
a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo presso di se l’attenzione e l’interesse. Uscì in Bergamo ne
nel 1778 Calto tragedia del sommasco Giuseppe Maria Salvi lavorata su di un argomento tratto daile poesie di Ossian. Prend
Giuseppe Maria Salvi lavorata su di un argomento tratto daile poesie di Ossian. Prendono talvolta l’espressioni qualche n
ssian. Prendono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente ec. pr
endono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente ec. proprie del
lta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente ec. proprie del Celtico poe
ressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi di luna cadente ec. proprie del Celtico poeta, come
ec. proprie del Celtico poeta, come si vede nel racconto che fa Calto di una sua visione. Ma nel rimanente lo stile rassom
la cambiare ben otto volte ; ed in conseguenza non ha potuto scansare di far rimanere la scena vota ; regola che non osser
affei nè anche da’ tironi si trasgredisce. Se il p. Salvi (che dicesi di aver composte altre tragedie ancora) non avesse d
enere, anche da tali osservazioni passeggiere mi sarei astenuto. Guai di quel poeta il cui dramma nè si vitupera nè si lod
to. Guai di quel poeta il cui dramma nè si vitupera nè si loda ! guai di quello ancora che ha solo se stesso per lodatore
in Bassano nel 1779 Ugolino Conte de’ Gerardeschi tragedia senza nome di autore, la quale non sembra che ottenga pienament
no notarvisi alcuni passi lodevoli che ne accenneremo. Forse l’orrore di una tragedia di uno che muore di fame, prolongata
uni passi lodevoli che ne accenneremo. Forse l’orrore di una tragedia di uno che muore di fame, prolongata per cinque atti
i che ne accenneremo. Forse l’orrore di una tragedia di uno che muore di fame, prolongata per cinque atti, non permette va
o che muore di fame, prolongata per cinque atti, non permette varietà di situazioni e rende a poco a poco quasi indifferen
i sulla scena, e una spietatezza, per dir così, riposata alla maniera di Caligola, quale è questa di Nino che dà luogo all
ezza, per dir così, riposata alla maniera di Caligola, quale è questa di Nino che dà luogo all’artifico, desta rincrescime
moniosa, e lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche di Marco di tempo i
lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche di Marco di tempo in tempo ral
energico. Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche di Marco di tempo in tempo rallentano gli affetti  ;
Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche di Marco di tempo in tempo rallentano gli affetti  ; e un amb
i Marco di tempo in tempo rallentano gli affetti  ; e un ambasciodore di Genova che viene ad implorar mercè e ad intercede
iodore di Genova che viene ad implorar mercè e ad intercedere a favor di Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerba
favor di Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerbando l’animo di Nino con rimproveri e declamando quasi fosse a lu
sse a lui superior. Non pertanto assai patetica riesce la descrizione di Marco nella scena seconda dell’ atto II della ras
izione di Marco nella scena seconda dell’ atto II della rassegnazione di Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara
one di Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara il carattere di lui già scellerato contrito e ravveduto nelle avv
mente seguente è il suo rifiuto della libertà offertafli a condizione di portar le armi contondizione di portar le armi co
della libertà offertafli a condizione di portar le armi contondizione di portar le armi contro Genova che lo protegge. Ene
dio mio. Il sangue vidi De’ cittadin fedeli a terra sparso Per difesa di un nome e di un partito. Vera e patetica è pure
angue vidi De’ cittadin fedeli a terra sparso Per difesa di un nome e di un partito. Vera e patetica è pure l’espression
sa di un nome e di un partito. Vera e patetica è pure l’espressione di Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli 
essione di Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli : V’udrò di nuovo Chiedermi un pane, nè in risposta avrete Fu
. Nino… io muojo, E ti perdouo. Niccolò Grescenzio region professore di filosofa in Napoli nel 1727 produsse il Coriolano
i Ne 1736 mentovata nella Drammaturgia dell’Allacci ; essa fu onorata di un bel distico del consigliere Guiseppe Aurelio d
 ; essa fu onorata di un bel distico del consigliere Guiseppe Aurelio di Gennaro eccelente giureconsulto en poeta latinoa 
e Alessandro Verri nel 1779 fe stampare in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie, la Congiura di Milano, e
in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie, la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedia
die, la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedia di Senofonte, per le quali non può dubitarsi che l’a
on debbono obbliarsi, il Creso ed il Pausania. Il sig. Ignazio Gajone di Casal di Monferrato scrisse diverse tragedie dell
o obbliarsi, il Creso ed il Pausania. Il sig. Ignazio Gajone di Casal di Monferrato scrisse diverse tragedie delle quali c
diverse tragedie delle quali ciascuna costogli in Madrid otto giorni di lavoro. Lo stile era più metastasiano che non ric
etastasiano che non richiede la tragedia. La nobile Francesca Manzoni di Milano si esercitò parimente nella poesia tragica
, e più altri. Ma che diremo del Diluvio Universale, dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme,
uvio Universale, dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme, di Nabucco, del Davide, della Sara,
dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme, di Nabucco, del Davide, della Sara, ed altre tragedi
Sara, ed altre tragedie dell’ olivetano Ringhieri ristampate dopo la di lui morte, e tanto ripetute da’ commedianti Lomba
opo la di lui morte, e tanto ripetute da’ commedianti Lombardi, piene di tragiche mostruosità, scritte in istile inelegant
struosità, scritte in istile inelegante, prosaico, snervato, seminate di dispute sottili ? Che della sua Tomiri, in cui (d
Tomiri, in cui (dice il dottor Burney presso Cooper Walker) si parla di Gesù Cristo, della Trinità, del libero arbitrio e
l’esamina su i principii religiosi, e gli fa pronunciare una protesta di fede ? Che della Bologna liberata armata di una p
pronunciare una protesta di fede ? Che della Bologna liberata armata di una prefazione contro di certo Dottore don Pietro
di fede ? Che della Bologna liberata armata di una prefazione contro di certo Dottore don Pietro Napoli-Signorelli che no
ne scrivemmo, cioè che può ad esse bastare l’aver servito alcuni anni di capitale a parecchie compagnie comiche. Aggiugner
ghieri varie situazioni interessanti e teatrali in mezzo ad un cumolo di stranezze. Fu egli dunque calzando il coturno ciò
ostruose, e talvolta interessanti reimpresse in Roma colla falsa data di Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza ef
teressanti reimpresse in Roma colla falsa data di Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza effetto da mani sì deboli
se fervido e pronto d’ingegno produsse in Venezia nel 1787 due volumi di Capricci teatrali, ne’ quali trovansi tre tragedi
i Capricci teatrali, ne’ quali trovansi tre tragedie, Gertruda Regina di Aragona, Giulio Sabino in Roma, e Odoardo. Esse p
, e la sua sposa ardiscano penetrare con poco scorgimento nel palazzo di un imperadore loro nemico, ed avventurar tutto pe
palazzo di un imperadore loro nemico, ed avventurar tutto pel piacere di sfidarlo. Arrigo nell’ Odoardo infierisce atrocem
la sposa, che perchè gli ha svenata la madre. Il senatore Marescalchi di Bologna, che fu alcuni anni ministro degli affari
ce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varii tratti di romana
in Bassano nel 1788 una tragedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varii tratti di romana grandezza che v
gedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varii tratti di romana grandezza che vi si possono notare. Accord
a che vi si possono notare. Accorderemo parimente all’illustre autore di averne ideato un piano assai più convenevole per
di averne ideato un piano assai più convenevole per la scena tragica di quello del Shakespear. Confesseremo non pertanto
del Shakespear. Confesseremo non pertanto che la scena dell’ atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll
l’ atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea di adescarlo al suo amore mentre il marito dorme, do
titrice, infingevole, civetta, potrà bene rassomigliarsi a quello che di essa accenna la storia, e forse non sarà lontano
e di essa accenna la storia, e forse non sarà lontano dalla Cleopatra di Jodelle, ma non essere nè sì tragico, nè sì grand
ia l’ Alessandro VI, in cui mirabilmente vengono ritratti i caratteri di codesto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Sp
cui mirabilmente vengono ritratti i caratteri di codesto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Spagnuoli di quell’ epoca,
caratteri di codesto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Spagnuoli di quell’ epoca, di cui ebbi il piacere nella sua ca
sto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Spagnuoli di quell’ epoca, di cui ebbi il piacere nella sua casa in Parigi di u
uoli di quell’ epoca, di cui ebbi il piacere nella sua casa in Parigi di udirne leggere dall’ autore l’atto primo che somm
in Napoli nel giugno del 1796, mi partori insperatamente col piacere di riveder dopo tanti anni l’antico amico che conobb
antico amico che conobbi in Madrid in casa dell’ ambasciadore Quirini di Venezia presso il Cattolico augusto re Carlo III,
Quirini di Venezia presso il Cattolico augusto re Carlo III, l’altro di udirgli leggere tali tragedie, e di ottenerne cop
ico augusto re Carlo III, l’altro di udirgli leggere tali tragedie, e di ottenerne copia che le mie posteriori disgrazie m
a la guarnigione de’soldati per una sortita. Dal Vargas nella cronica di quell’ Ordine militare, dal Barbosa, dal Caramuel
scatto degli schiavi colle ricchezze, ma non ricusavano ad un bisogno di rimanere essi medesimi schiavi, quando altrimenti
potessero redimerne. Si sa eziandio che i professi facevano pure voti di povertà, di castità e di obedienza. Con tali fond
dimerne. Si sa eziandio che i professi facevano pure voti di povertà, di castità e di obedienza. Con tali fondamenti e con
a eziandio che i professi facevano pure voti di povertà, di castità e di obedienza. Con tali fondamenti e con eventi veris
eventi verisimili vien condotta Ormesinda difenditrice della fortezza di Martos prigioniera in Fez del re Albumazar che le
della sua nazione, ne ambisce la mano, e le offre lo scettro. Osta al di lui amore la fede e la tenerezza che Ormesinda se
oso dal padre. Questo sposo credendola morta precipitata dal castello di Martos, si fa cavaliere della Mercede e diviene p
rtos, si fa cavaliere della Mercede e diviene professo. Alfonso padre di Ormesinda giugne in Fez per riscattare gli schiav
eduta da Consalvo possa egli vacillare ad onta del suo voto ; e tenta di evitare che s’incontrino, ma invano. Intanto il g
li schiavi domandati insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso di sapere il nome di colui che le fu destinato sposo
ti insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso di sapere il nome di colui che le fu destinato sposo. Alfonso assicura
nde alcune patetiche situazioni, ed esercitano singolarmente la virtù di Ormesinda, che implora per essi la pietà del sovr
pietà del sovrano. Intanto alcuni nemici Affricani assalgono la sede di Albumasar che va a combatterli. In procinto di re
cani assalgono la sede di Albumasar che va a combatterli. In procinto di restare ucciso è salvato da un guerriero ignoto ;
e della virtù, la quale in Alfonso è rigida e religiosa, nobile mista di tenerezza in Consalvo, ed in Albumasar, e più anc
le scene che mi sembrano più teatrali. In prima la quarta del II atto di Alfonso che trova viva la figlia, e le fa sapere
voto alza e distende Un muro insuperabile ed immenso ; e le impone di evitarlo. II la quinta scena del III in cui s’inc
ntra Ormesinda con Consalvo, e si veggono i teneri palpiti e la virtù di lei, e l’amor di Consalvo. III la sesta in cui so
n Consalvo, e si veggono i teneri palpiti e la virtù di lei, e l’amor di Consalvo. III la sesta in cui sopravviene Alfonso
ndi. IV la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divieto di Alfonso si presenta ad Albumasar, il quale si mer
l divieto di Alfonso si presenta ad Albumasar, il quale si meraviglia di Alfonso che vuol lasciare in Affrica Ormesinda pe
e vuol lasciare in Affrica Ormesinda per un arcano che non rivela ; e di Consalvo che si determina a rimaner prigione, fin
gione, finchè l’altro non abbia condotti via gli schiavi. Egli stanco di soffrire ordina che s’incatenino. Arriva Ormesind
to amante. Il re, irritato per le reticenze de i due e commosso dalle di lei preghiere, rimane sospeso. V la terza scena d
sinda è il guerriero che gli ha salvata la vita, ed ammira i prodigii di virtù che opera in petto de’ Cristiani la religio
ascio… ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir concesse A me di rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio des
i rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio destino obblio… Se un di la patria rivedrai, ch’io stessa Più non vedrò, s
nati, un dì le nostre Virtù possano trarre altrui dagli occhi Lagrime di pietade e meraviglia. Sento che vengo meno…ah car
ita del Bordoni s’intitola i Templarii, e si aggira sulla distruzione di essi seguita in Ispagna. L’opinione degli uomini
nione degli uomini lascia sospeso il giudizio sull’ innocenza o reità di quell’ Ordine militare e religioso istituito l’an
l’anno 1118 ; giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo di due secoli di glorie condannati in Parigi da Fili
giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo di due secoli di glorie condannati in Parigi da Filippo detto il b
te reputati innocenti e sterminati solo per la rapacità del nomato re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze,
re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze, da i Coneilii di Ravenna, di Salamanca e di Magonza del 1310, e di
a che aspirava alle loro immense ricchezze, da i Coneilii di Ravenna, di Salamanca e di Magonza del 1310, e di Tarragona d
alle loro immense ricchezze, da i Coneilii di Ravenna, di Salamanca e di Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come a
ezze, da i Coneilii di Ravenna, di Salamanca e di Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da s. Antonino ar
1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da s. Antonino arcivescovo di Firenze, dal Villani, dal Le Mire, dal Purtler e
re, dal Purtler e da altri. L’autore si vale della lagrimevole strage di essi per fondamento e strato della sua favola ric
imevole strage di essi per fondamento e strato della sua favola ricca di quadri tragici e di situazioni patetiche alzata s
si per fondamento e strato della sua favola ricca di quadri tragici e di situazioni patetiche alzata su di grandi passioni
ua favola ricca di quadri tragici e di situazioni patetiche alzata su di grandi passioni che urtansi con doveri grandi. An
su di grandi passioni che urtansi con doveri grandi. Anagilda figlia di Ramiro maestro de’ Templarii ama Enrico di Abarca
ri grandi. Anagilda figlia di Ramiro maestro de’ Templarii ama Enrico di Abarca che d’ordine sovrano dovè allontanarsi per
ovrano dovè allontanarsi per guerreggiare in Affrica. Ma Ramiro padre di lei assediato in Morviedro, il quale ha ricevuti
diato in Morviedro, il quale ha ricevuti potenti soccorsi da Fernando di Ricla, destina che sia sposo della figlia ; ed el
nerezza, e l’accetta. Enrico come ambasciadore viene a proporre patti di concordia che sono rigettati ; e terminata l’amba
miro l’amore che ha per la sua figlia, e Ramiro mostra rincrescimento di non esser più in tempo di gradire i suoi sentimen
sua figlia, e Ramiro mostra rincrescimento di non esser più in tempo di gradire i suoi sentimenti. Ode in quel punto che
ndo è prigioniero ; si agita ; si volge ad Enrico ; il quale promette di salvarlo e parte. Fernando e liberato. Ramiro ne
tizia ad Anagilda, aggiugnendo doversene la salvezza alla magnanimità di Enrico di Abarca. Enrico in Morviedro. Enrico vic
nagilda, aggiugnendo doversene la salvezza alla magnanimità di Enrico di Abarca. Enrico in Morviedro. Enrico vicino ad Ana
o di Abarca. Enrico in Morviedro. Enrico vicino ad Anagilda già sposa di un altro ? Qual colpo ! qual fulmine per lei ! Fe
sa nel più gran dolore. Torna Enrico che ha saputo esser Ramiro padre di Anagilda, e trovarsi ella stessa in Morviedro, e
rsi ella stessa in Morviedro, e facendo premure per parlarle, intende di essere già congiunta in matrimonio con un altro.
ndo da lui liberato, e sente esserne egli il possessore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e
il possessore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e di azione. L’assalto generale dato alla ci
ore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e di azione. L’assalto generale dato alla città toglie
e alle mura. Enrico vincitore viene a salvare Anagilda ; ella ripugna di seguirlo ; ed egli si affanna per liberarla dal p
lo imminente, e si getta a’suoi piedi. Arriva il generale Rodrigo che di ciò lo rimprovera, e la sua venuta mostra l’ester
suo padre, si confonde, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto di figlio coll’amor di marito, situazione che corona
de, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto di figlio coll’amor di marito, situazione che corona l’atto IV. Arde Sag
sotto le spade aragonesi. Enrico rappresenta al generale il pericolo di suo figlio insieme con la sposa ; vuol liberarli 
’affretta. Enrico corre fralle fiamme, ma torna colla funesta notizia di esser l’uno e l’altra mortalmente feriti. Sono co
; pur ne indicheremo alquanti. Notabile nell’atto II è la scena terza di Enrico, che come ambasciadore rileva i delitti ap
nrico, che come ambasciadore rileva i delitti apposti ai Templarii, e di Ramiro che mostra la falsità delle imputazioni, e
n un’aringa degna della sublimità che si scorge nelle scene politiche di P. Cornelio. Nel III rendonsi pregevoli la second
e Ramiro lo dissuade ; e la settima, dove Anagilda palesa all’ amante di essere già sposa di un altro, che non isdegnerebb
 ; e la settima, dove Anagilda palesa all’ amante di essere già sposa di un altro, che non isdegnerebbe riconoscer per sua
rebbe riconoscer per sua l’istesso Racine. Nel IV degna singolarmente di osservarsi è la quinta scena, quando Enrico viene
quinta scena, quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella ricusa di seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le dice Enrico :
o, Anagilda, le dice Enrico : Anagilda Io teco ? io sola ? Io figlia di Ramiro e di Fernando Sposa con te venir, con te,
le dice Enrico : Anagilda Io teco ? io sola ? Io figlia di Ramiro e di Fernando Sposa con te venir, con te, che sei L’am
. Anche la settima del medesimo atto è singolare per la riconoscenza di Fernando del proprio genitore in Rodrigo, mentre
si nota nella sesta scena del V, in cui Enrico descrivendo con verità di colori la strage de’ cavalieri, fa senza sforzo u
la strage de’ cavalieri, fa senza sforzo un quadro vivace e patetico di Ramiro moribondo sostenuto da Fernando ed Anagild
bra paterna. Ti vedo e ascolto… tu mi chiami… e voi Già mi affrettate di seguirvi, o chiare Magnanime ombre de’ Templarii,
plarii, io vengo Vengo, e con me viène Fernando ancora… Da quel globo di luce, ove tu splendi, Stendimi la tua destra, am
gio… ah dammi, Anagilda, la mano… ecco la mia (a) Non vo’ lasciare di rammemorare alcuni componimenti impressi, benchè
benchè non sieno abbastanza noti al pubblico. Usci nel 1798 l’Elettra di Sofocle tradotta e pubblicata in Roma da Giacomo
tra di Sofocle tradotta e pubblicata in Roma da Giacomo de Dominicis, di cui nulla potrei dire, non essendomi potuto riesc
de Dominicis, di cui nulla potrei dire, non essendomi potuto riescire di vederla. Il Vincas di Giacinto Andrà piemontese s
ulla potrei dire, non essendomi potuto riescire di vederla. Il Vincas di Giacinto Andrà piemontese si stampò in Torino, e
di Giacinto Andrà piemontese si stampò in Torino, e l’autore, al dir di un foglio periodico, la comunicò al marchese Fran
ssembra a una musicale opera informe per la moltiplicità delle azioni di tre eserciti, di due armate navali, di combattime
icale opera informe per la moltiplicità delle azioni di tre eserciti, di due armate navali, di combattimenti decisivi segu
r la moltiplicità delle azioni di tre eserciti, di due armate navali, di combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra
rmate navali, di combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra, e di altré azioni che accadono in luoghi differenti. C
e di altré azioni che accadono in luoghi differenti. Colla falsa data di Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino trag
a di Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino tragedia senza nome di autore. Se si attenda ai tratti pungenti che vi s
o insipidamente contro del pontefice romano, questa sembra produzione di qualche meschino filosofastro bramoso di lasciare
no, questa sembra produzione di qualche meschino filosofastro bramoso di lasciare svaporare la decisa sua rabbia più che d
losofastro bramoso di lasciare svaporare la decisa sua rabbia più che di tessere una tragedia. Se riflettasi allo stile, a
tragedia. Se riflettasi allo stile, alla versificazione, alla maniera di colorire priva del tutto dell’ arte di ritrarre a
a versificazione, alla maniera di colorire priva del tutto dell’ arte di ritrarre al vivo la natura, il componimento pare
tà. Ciò che unicamente può lodarsi è il vedervisi introdotta la madre di Corradino ; il colpo di scena dell’ incontro inas
uò lodarsi è il vedervisi introdotta la madre di Corradino ; il colpo di scena dell’ incontro inaspettato di lei col figli
la madre di Corradino ; il colpo di scena dell’ incontro inaspettato di lei col figlio che potrebbe far qualche effetto i
za scandalo presentarsi al pubblico ; e finalmente l’essersi schivato di avvilire ed imbrattare l’evenimento tragico di qu
nte l’essersi schivato di avvilire ed imbrattare l’evenimento tragico di quel giovane principe con uno svenevolissimo intr
mento tragico di quel giovane principe con uno svenevolissimo intrigo di amore. L’istesso Cosentino ne produsse in Milano
ilano un’ altra intitolata Pausania. L’indirizzò al Teatro Patriotico di quella città ; ma nè da quella società nè da’ com
a nel passare in Italia non avendolo conservato, mai più non mi curai di farne un altro. Per la condotta dell’azione mi pa
varsi altre tre tragedie dell’ altro regnicolo Francesco Mario Pagano di Brienza, uno delle vittime del 1799. Ammirando l’
one prosaica, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo di colori e di affetti, nè la sceneggiatura sconness
, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo di colori e di affetti, nè la sceneggiatura sconnessa senza inca
tura sconnessa senza incatenamento, nè la favola spoglia d’interesse, di compassione, e di terror tragico, nè la lingua sc
za incatenamento, nè la favola spoglia d’interesse, di compassione, e di terror tragico, nè la lingua scorretta e barbara,
e la memoria, si è conformato all’ avviso del pubblico, e a noi basta di averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed al Corr
si recitò tre sere da’ commedianti Lombardi nel teatro de’ Fiorentini di Napoli. Il soggetto è tutto finto ; e solo il nom
de’ Fiorentini di Napoli. Il soggetto è tutto finto ; e solo il nome di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’i
tto è tutto finto ; e solo il nome di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia
me di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle
Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle nozze del re di Granata, è t
roso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle nozze del re di Granata, è tolto dalla novella quarta della giorn
ranata, è tolto dalla novella quarta della giornata IV del Decamerone di Giovanni Boccaccio. Tolse anche l’autore dagli St
camerone di Giovanni Boccaccio. Tolse anche l’autore dagli Straccioni di Annibal Caro lo scambio della Giulietta con una s
l Caro lo scambio della Giulietta con una schiava coperta delle vesti di quella, e trucidata sul cassaro della nave, e l’a
piccò al fatto della sua Tunisina che precede la rappresentazione. Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corrad
na che precede la rappresentazione. Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corradino di Antonio Caraccio, della
entazione. Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corradino di Antonio Caraccio, della Inès de Castro del sig. L
radino di Antonio Caraccio, della Inès de Castro del sig. La Mothe, e di altri, oltre di aver l’autore posto a contribuzio
o Caraccio, della Inès de Castro del sig. La Mothe, e di altri, oltre di aver l’autore posto a contribuzione il Boccaccio,
zione più pura, più propria, e stile meno disuguale, e meno infettato di lirici ed epici colori, e di concetti secentisti 
e stile meno disuguale, e meno infettato di lirici ed epici colori, e di concetti secentisti ; i caratteri mancano di ugua
irici ed epici colori, e di concetti secentisti ; i caratteri mancano di uguaglianza, gli affetti peccano di svenevolezza,
secentisti ; i caratteri mancano di uguaglianza, gli affetti peccano di svenevolezza, le situazioni dovrebbero essere più
svenevolezza, le situazioni dovrebbero essere più tragiche, abbondar di rispetto per chi ascolta servando onestà, giacchè
enza, e vi si ostenta onore, mentre si porta in trionfo la violazione di esso in una casa reale(a) Corradino terza trage
stesso autore non rappresentata, si stampò anche in Napoli colla data di dicembre 1789, benchè si pubblicasse alcuni mesi
uelle che ci rimangono del teatro greco, non potendosi avere in conto di nazionali nè da noi, nè dagli Spagnuoli, nè da’ F
noi tragedie Zaira, Tancredi ecc., Carlo d’Inghilterra, Carlo figlio di Filippo II di Spagna ecc. Si aggiunge nel Discors
Zaira, Tancredi ecc., Carlo d’Inghilterra, Carlo figlio di Filippo II di Spagna ecc. Si aggiunge nel Discorso che i Greci
to che la tragedia debba essenzialmente esser nazionale nella Poetica di Aristotile o nel suo comentatore Eustazio, o in T
non giunte ? Certo è, che alcune pur delle rimasteci esprimono fatti di popoli stranieri. Il Prometeo al Caucaso p. e. è
tolo rimastoci che indica azioni straniere, come i Persi e gli Egizii di Frinico, il Fiore di Agatone. Accenneremo soltant
dica azioni straniere, come i Persi e gli Egizii di Frinico, il Fiore di Agatone. Accenneremo soltanto, senza fermarci su
Frinico, il Fiore di Agatone. Accenneremo soltanto, senza fermarci su di esse, diverse altre cose che discordano dalla ver
e delle antiche tragedie Italiane, cioè quelle del XVI secolo, manchi di armonia. Ci arresteremo un poco su ciò che dicesi
nni prima fece un Corradino ; che l’anonimo o il Salfi produsse prima di lui un altro Corradino. Censura di poi il Pagano
’anonimo o il Salfi produsse prima di lui un altro Corradino. Censura di poi il Pagano il Corradino del Caraccio chiamando
Pagano il Corradino del Caraccio chiamando episodico e freddo l’amore di Corradino e Beatrice, imbecille il re Carlo, la t
e di Corradino e Beatrice, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi episodii e di scene inutili e di espressio
rice, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi episodii e di scene inutili e di espressioni che si risentono d
re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi episodii e di scene inutili e di espressioni che si risentono dell’ infelicità del
scolpa con queste parole : ma come senza episo lii riempiere il vuoto di cinque atti, e presentare al pubblico lo spettaco
piere il vuoto di cinque atti, e presentare al pubblico lo spettacolo di due ore ? Se così è, perchè si maraviglia che i F
viglia che i Francesi non abbiano trattato questo, argomento incapace di riescire di giusta grandezza sensa frammischiarvi
Francesi non abbiano trattato questo, argomento incapace di riescire di giusta grandezza sensa frammischiarvi episodii es
i episodii estrinseci ed amori impertinenti ? Piace che egli confessi di non aver saputo trattarlo senza episodii e senza
er saputo trattarlo senza episodii e senza amori da riempiere il voto di cinque atti e trattenere il pubblico per due ore.
no da moderni Alfieri, Pindemonte, Granelli ecc. Dice poi che l’amore di Corradino e Gedippe è dominante e tragico dopo di
ice poi che l’amore di Corradino e Gedippe è dominante e tragico dopo di aver detto prima che è episodico e men tragico de
tragico del fatto istorico(a) Noi in questa edizione ci astenghiamo di epilogare le sconcezze del piano, e dell’ esecuzi
i astenghiamo di epilogare le sconcezze del piano, e dell’ esecuzione di tal componimento, troppo manifesti essendone gli
zzi lirici, le scene inutili, gli eventi mal preparati, l’imbecillità di Carlo, l’oziosità di Roberto, le smemoraggini del
inutili, gli eventi mal preparati, l’imbecillità di Carlo, l’oziosità di Roberto, le smemoraggini dell’ autore sul persona
ità di Roberto, le smemoraggini dell’ autore sul personaggio del duca di Austria, la malvagità scandalosa di Ermini, le in
’ autore sul personaggio del duca di Austria, la malvagità scandalosa di Ermini, le insipide narrazioni di Amelia, le scem
di Austria, la malvagità scandalosa di Ermini, le insipide narrazioni di Amelia, le scempiagini d’ Iroldo. Le analisi di q
e insipide narrazioni di Amelia, le scempiagini d’ Iroldo. Le analisi di queste tragedie allora si diressero a preservar l
Dirigo ora alla stessa gioventù i miei voti perchè si provi a prender di nuovo per mano l’argomento del Corradino, e gli r
dii eterogenei del Pagano. Per riescirci altro non occorre che cercar di obbliare tutte queste tessiture fantastiche e ril
e possibili dipinture fattizie che l’hanno sinora deturpato. Il regno di Napoli ha veduto nascero negli ultimi anni altre
rnardino Cicala nato in Lecce nel 1766 ; che in Arcadia porta il nome di Melindo Alitreo autor pregiato di qualche libro f
1766 ; che in Arcadia porta il nome di Melindo Alitreo autor pregiato di qualche libro filosofico economico e di varie pro
elindo Alitreo autor pregiato di qualche libro filosofico economico e di varie produzioni poetiche ben degne di leggersi.
e libro filosofico economico e di varie produzioni poetiche ben degne di leggersi. Dopo alcuna favola scritta nell’ adoles
po alcuna favola scritta nell’ adolescenza, contava appena venti anni di età, quando diede alla luce gli Arsacidi recitata
sembra che pure racchiuda in un argomento tre casi rilevanti. Menelao di lei padre ucciso in singolar certame da Pirro, uc
Lo stile è robusto, grave, degno del coturno ; cui gioverebbe purgare di alcune poche maniere che si risentono di troppo s
rno ; cui gioverebbe purgare di alcune poche maniere che si risentono di troppo studio. Anche l’interesse pare che si divi
io ; l’atroce impostore il Gran Sacerdote che aggira il re empiendolo di vani terrori e con ippocrito zelo facendo parlare
ed il cangiamento lieto, non per macchina, ma per l’arrivo opportuno di Licida che avendo ucciso Ismenio trafigge parimen
te e sublime par che talvolta può stimarsi soverchio studiato, sparso di qualche maniera latina. Questo autore che ci comp
ci compensa delle meschine tragedie de’Corradini e Gerbini e Pausanii di ultima data, se non soggiacesse ad incomodi conti
ni e Pausanii di ultima data, se non soggiacesse ad incomodi continui di salute fornirebbe il regno di uno de’ tragici pre
se non soggiacesse ad incomodi continui di salute fornirebbe il regno di uno de’ tragici pregevoli. Tornando ad altri paes
o coltivatore della drammatica poesia il marchese Giovanni Pindemonte di Verona per aver fornito al teatro diversi componi
ella nefanda adunanza. Compose ancora il marchese Pindemonte i Coloni di Candia di non minor successo. Si è però desiderat
da adunanza. Compose ancora il marchese Pindemonte i Coloni di Candia di non minor successo. Si è però desiderato in entra
izia del proprio eccidio ad un figlio allora fanciullo scrivendola su di un cuojo col proprio sangue. Gli appartiene parim
u di un cuojo col proprio sangue. Gli appartiene parimente la Ginevra di Scozia sempre accolta con applauso in teatro. Mat
a Seneca e dall’ Alfieri, un portamento novello variando il carattere di Clitennestra cui non fa rea dell’ uccisione del m
del marito. Il Biamonti già mio Collega ed amico nella r. Università di Bologna seguendo le tracce di Euripide produsse i
io Collega ed amico nella r. Università di Bologna seguendo le tracce di Euripide produsse in Roma nel 1789 un’Ifigenia in
, amori ed avventure romansesche. Il sig. Biamonti ha calcato le orme di Euripide nelle circostanze della generosa patetic
to le orme di Euripide nelle circostanze della generosa patetica gara di Pilade ed Oreste e della riconoscenza d’Ifigenia
de Tauri è afflitta, per cui si è spedito Reso a consultare l’oracolo di Apollo in Delo, il quale serve allo scioglimento
uale serve allo scioglimento naturale della favola senza l’intervento di una macchina. Sembra però che la venuta di Reso s
favola senza l’intervento di una macchina. Sembra però che la venuta di Reso si faccia cadere comodamente nel punto che O
ra d’Ifigenia da recarsi in Argo come nella greca favola, ma pel nome di Oreste scritto sul monumento erettogli come morto
i e tal dolore d’Ifigenia non si fossero totalmente fondati sul sogno di lei e prima della notizia recata da Lico che in A
ima della notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado di ciò e di qualche neo e della copia delle apostrof
notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado di ciò e di qualche neo e della copia delle apostrofi, e spec
di ciò e di qualche neo e della copia delle apostrofi, e specialmente di quella della scena quinta dell’atto I, O fortuna
ventù studiosa vi scorgerà molti squarci eccellenti nelle scene tutte di Pilade ed Oreste, in quella dell’ atto III tra es
la dell’ atto III tra essi ed Ifigenia, nell’ ultimo patetico congedo di Oreste coll’ amico nella scena terza dell’ atto I
oltre, givano declinando. All’ abate Giambatista Alessandro Moreschi di Bologna dobbiamo Carlo I Re d’Inghilterra, traged
i trattano amori, non intervengono confidenti inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che
identi inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che trasse verso il Tamigi tutta l’attenzio
evale ad Astiage, Alessandro a Dario, Tamerlano a Bajazette, sventure di personaggi che altro non fanno che cangiar le cat
In questa tragedia si vede una tremenda catastrofe della costituzione di un popolo che conculca le proprie leggi per alzar
sta in azione ci trasporta in Londra, e ci schiude la terribile scena di un legittimo re solennemente condannato da’ propr
la vastità de’ suoi disegni, e della naturale sua spietatezza vestita di empia politica : Farfè che rappresenta tutto l’en
bertà, per cui si occulta a’ suoi sguardi l’atrocità enorme del mezzo di stabilirla : Federiga e Dacri che dimostrano in b
acrificato. La dizione è nobile, convenevole al gran fatto, e spoglia di ornamenti quasi sempre inutili al tragico che sa
amenti quasi sempre inutili al tragico che sa le vie del cuore. Serva di saggio ciò che dice Farfè nella bella scena quint
omiglianti ugualmente importanti, e bene espressi nella deliberazione di Carlo sul foglio del Parlamento, Hai tu vaghezza
lo, D’alzare oltre te stesso il tuo pensiero ? Lo scettro a te cagion di lungo affanno Osa deporre ; cittadin diventa ; I
iventa ; Imita Silla, e sii maggior d’Augusto. Osservisi il ritratto di Cromwel in queste parole della prima scena dell’
a regnar : altrove usato D’altro consiglio avrei. Con maggior copia di favole cercò il conte Alessandro Ercole Pepoli di
Con maggior copia di favole cercò il conte Alessandro Ercole Pepoli di Bologna sin dalla giovanezza d’investigar nuova m
li di Bologna sin dalla giovanezza d’investigar nuova materia tragica di ogni nazione, abbandonando i greci argomenti. Pub
bblicò da prima sette tragedie che si trovano raccolte nell’ edizione di Venezia del 1787 e 1788. Trasse dalle cronache In
prima intitolata Eduigi re d’Inghilterra, che perseguitato dallo zelo di Dunstano perde la vita, il regno, e la sposa per
o, e nel quarto atto, e non nel terzo, è notabile la franca dipintura di un impostore vendicativo e fraudolento fatta in D
Sulle storie spagnuole fabbricò la Gelosia snaturata, ossia la Morte di don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo,
fabbricò la Gelosia snaturata, ossia la Morte di don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo, per le cui lascivie pa
ò la Spagna sotto il dominio de’ Mori. Scrisse la prima ad emulazione di quella del conte Alfieri, nella quale piacquegli
piacquegli far morire. Carlo ed Elisabetta abbracciati sotto le ruine di un carcere sotterraneo. Fu il Rodrigo sventurato
autore, essendo stato pessimamente accolto in Venezia per gli sforzi di un partito avverso. Vi si vede una Clotilde viola
lla memoria Della misera Zulfa, oh Dio ! perdona. Tolse dalla storia di Pausania re di Sparta la Cleonice, in cui sembran
la misera Zulfa, oh Dio ! perdona. Tolse dalla storia di Pausania re di Sparta la Cleonice, in cui sembrano lodevoli i ca
usania re di Sparta la Cleonice, in cui sembrano lodevoli i caratteri di Cleonice e di Sofronimo, e patetica la scena terz
parta la Cleonice, in cui sembrano lodevoli i caratteri di Cleonice e di Sofronimo, e patetica la scena terza dell’ atto I
za dell’ atto IV. Rincrescerà però a taluno il non delicato carattere di Pausania e l’indecedente invito mandato da lui a
remio sperare le sue nozze ; nè meno sconvenevole parrà la mediazione di Scilace padre di Cleonice che cerca tutte le vie
sue nozze ; nè meno sconvenevole parrà la mediazione di Scilace padre di Cleonice che cerca tutte le vie di persuader la f
rrà la mediazione di Scilace padre di Cleonice che cerca tutte le vie di persuader la figlia a condiscendere. L’argomento
ie di persuader la figlia a condiscendere. L’argomento della tragedia di Dara è tratto da’fatti de’ successori di Tamerlan
. L’argomento della tragedia di Dara è tratto da’fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di
ratto da’fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni
fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche.
ssori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche. Normal e Cajea
lano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche. Normal e Cajeam interessano 
tello, non si manifesta qual si enuncia valoroso ed accorto. Il colpo di Mirza colla pistola coperta che non prende fuoco
recare onta all’ autore che il suo Oramzeb si rassomigli al Maometto di Voltaire ; ben però se ne vede la discordanza in
Jelma, l’altro a Zopiro. L’impostore Volteriano però potè lusingarsi di trarre vantaggio dalla sua astuta sincerità coll’
are la preferenza sulle altre per istile per condotta e per grandezza di caratteri. Marco Bruto vi comparisce degnamente,
amente, e se non potrà compararsi col Catone dell’ Adisson, non manca di sublimità e di forza, nè amori subalterni, come s
n potrà compararsi col Catone dell’ Adisson, non manca di sublimità e di forza, nè amori subalterni, come sono quelli dell
all’ antica usanza. Rapita Porzia dal trasporto per la libertà prima di uccidersi accanto a Bruto trucida con ispietato e
ri figli al cospetto dell’ uditorio ; ma forse la provvida variazione di quella scena, che risparmia tanta atrocità, non t
orico dell’ invito fatto dalla Repubblica Fiorentina a Gualtieri duca di Atene a governarla, il Pepoli immaginò la tragedi
Gualtieri duca di Atene a governarla, il Pepoli immaginò la tragedia di Romeo e Adelinda impressa nel volume V del suo Te
el marchese Francesco Albergati che vi sostenne egregiamente la parte di Uberto, mentre si distinse a meraviglia la nobil
entre si distinse a meraviglia la nobil donna Teresa Venier in quella di Adelinda, rappresentando l’autore stesso quella d
a Venier in quella di Adelinda, rappresentando l’autore stesso quella di Romeo. Ma questo attivo cavaliere che vedeva dal
crescer degli anni, sentì (come egli stesso si espresse) la necessità di meglio scrivere, e diede all’ Italia altre tre tr
so nel 1789 in Torino. La diede indi alla luce per la stamperia reale di Parma nel 1791 preceduta da una lettera di Ranier
uce per la stamperia reale di Parma nel 1791 preceduta da una lettera di Ranieri di Calsabigi. Lo stile sobrio e naturale,
stamperia reale di Parma nel 1791 preceduta da una lettera di Ranieri di Calsabigi. Lo stile sobrio e naturale, sublime ov
era verso lo scioglimento in cui scoppia l’evento funesto della morte di Romeo e Adelinda. Essendo il perno intorno a cui
a cui volgesi questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella pr
si questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena d
tto. Ma questo dubbio dovea tra’ congiurati verisimilmente esaminarsi di lunga mano innanzi ad ogni altra operazione e fis
a mano innanzi ad ogni altra operazione e fissarsi la sicura tirannia di lui per base della congiura. Le incertezze di Rom
arsi la sicura tirannia di lui per base della congiura. Le incertezze di Romeo dovrebbero prendere origine nelle sue priva
ero prendere origine nelle sue private passioni che urtano co’ doveri di cittadino. Non per tanto l’autore non ha negletto
o questo punto importante. Romeo spinto dalle patriotiche espressioni di Uberto, dice : Perchè, gran Dio, Quale Uberto no
chè rendesti Un cittadin genero, amante e sposo ? Uberto Per renderti di me più grande ancora. Romeo Adelinda, Adelinda.
eo Adelinda, Adelinda. E poichè Uberto l’obbliga a leggere il foglio di Gismonda, il rapido dialogo bene esprime l’intern
glio di Gismonda, il rapido dialogo bene esprime l’interna agitazione di Romeo : Uberto Giura. Romeo Intesi ; oh cimento 
Non risolvi ? Romeo O angoscia ! Giuro. È questa la materia propria di tal situazione. Nullo però a me sembra il dubbio
ificano abbastanza l’elevatezza dell’ anima sua per giugnere al punto di procurar quel perdono. Il mostrarsi sempre più de
nere al punto di procurar quel perdono. Il mostrarsi sempre più degna di amore all’oggetto amato con atti di rara virtù, s
no. Il mostrarsi sempre più degna di amore all’oggetto amato con atti di rara virtù, suole allettar gli animi nobili e sen
ottava dell’atto IV parve al Calsabigi stesso manchevole al confronto di Giaffiero e Pietro nella Venezia salvata di Otwai
o manchevole al confronto di Giaffiero e Pietro nella Venezia salvata di Otwai. Veramente la ben lunga scena della tragedi
sità presenta varie bellezze che avrebbero potuto entrare nella scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la
scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la rapidezza di questa meglio conviene alle circostanze di trovar
la brevità e la rapidezza di questa meglio conviene alle circostanze di trovarsi l’atto in sul finire ed Uberto così malc
avea palesati i congiurati : Uberto Lasciami. Degno Nò, più non sei di questa mano. Io seppi I tormenti affrettar : debo
Io sia, tu scorgi : in piè mi reggo appena. Comprendere dal mio quel di Gismonda Piggiore assai, facil sarà. Ti vince Una
glie, d’un figlio… Uberto Il più crudele Per me fora il rimorso. Ah ! di vederti M’è grave omai : serba i tuoi doni ad alt
del III tra Gualtieri e Romeo si rende pregevole tanto per la parlata di Romeo che candidamente esprime i sentimenti del s
tieri Nè il terror d’aspri tormenti, Agonie della morte… Romeo Ah che di quelli È più barbaro assai l’amor di padre, Di co
Agonie della morte… Romeo Ah che di quelli È più barbaro assai l’amor di padre, Di consorte l’amor ; questi pavento. Gualt
Adelinda e Romeo si ammira per la rivoluzione che cagiona nell’animo di Adelinda senza veruno sforzo l’assicurarsi che Ro
rzo l’assicurarsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena di gelosia e di amore estremo pel marito che forma l
arsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena di gelosia e di amore estremo pel marito che forma la tinta imper
marito che forma la tinta imperiosa del suo carattere, vuol salvarlo di ogni modo ; e credendo che non la salvezza della
credendo che non la salvezza della moltitudine de’ ribelli, ma quella di Gismonda indicata senza nominarla, potrebbe muove
Romeo In essi… Adelinda L’amor ?… Romeo Tu sola il mio. Adelinda Quel di colei ?… Romeo Uberto. Adelinda E il padre ?… Ro
nna. Adelinda Oh dio ! se fosse ver ! ma i chiari sensi D’impazienza, di speme ?… Romeo In altra impiesa. Adelinda Di patr
a, di speme ?… Romeo In altra impiesa. Adelinda Di patria ? Romeo Sol di patria. Adelinda D giuri ? Romeo E giuro. Adelind
h non resisto più ! vieni al mio seno. Adelinda disingannata e piena di gioja crede che Romeo voglia palesare i congiurat
che Romeo voglia palesare i congiurati a prezzo della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e costanza di lui lo fa cader
urati a prezzo della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e costanza di lui lo fa cadere nel più profondo abbattimento al
lui fedele, non se ne può disgiungere e che egli fermo nel proposito di tacere rimane esposto a tutta l’indignazione del
mane esposto a tutta l’indignazione del padre. Le tenere insinuazioni di Romeo, perchè ella si disponga a soffrir con cost
ponga a soffrir con costanza la loro divisione, e i fervidi scongiuri di Adelinda che gli si prostra per ottener che ceda,
er che ceda, danno a questa scena molta vivacità, la quale all’arrivo di Erardo loro figlio aumenta a segno che Romeo inte
ede. L’ultimo atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione di Adelinda di correr la sorte del marito, con i con
o atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione di Adelinda di correr la sorte del marito, con i consigli di Arm
erminazione di Adelinda di correr la sorte del marito, con i consigli di Armanno a Gualtieri di appigliarsi alla clemenza,
di correr la sorte del marito, con i consigli di Armanno a Gualtieri di appigliarsi alla clemenza, coll’incertezza del ti
Adelinda scarmigliata ne reca la notizia dolorosa empiendo la reggia di lamenti. Romeo moribondo abbraccia il figlio e la
raccia il figlio e la sposa e spira. Adelinda disperata si rimprovera di averlo con una gelosia cieca condotto a quel punt
vera di averlo con una gelosia cieca condotto a quel punto ; riflette di non poter vivere senza rinfacciarne al padre la p
arie riflessioni a giustificarne lo scioglimento finale, ed il genere di morte degli amanti sotto le ruine del loro carcer
egolarmente ; se ne veggono i caratteri meglio espressi ; gli affetti di Carlo ed Isabella più commoventi. Per lo scioglim
ndulgenza, non tutti si attennero al suo avviso ; non solo pel genere di morte, ma perchè non si stimò ben fatto che compa
eme colla gelosia del re, e che morissero abbracciati Isabella moglie di Filippo, e Carlo figliuolo del marito d’Isabella.
e dello stile nobile e vigoroso per quanto comporta il genere) merita di notarsi che di tutte le Clitennestre da me lette,
obile e vigoroso per quanto comporta il genere) merita di notarsi che di tutte le Clitennestre da me lette, questa del Pep
certo modo partecipe della pubblica compassione un’empia adultera che di propria mano trucida un gran re suo marito ed obb
Il terrore tragico dee prodursi per questo assassinamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di
per questo assassinamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di far detestare gli atroci delitt
inamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di far detestare gli atroci delitti di sì malvagia d
sioni smoderate di chi ascolta, e di far detestare gli atroci delitti di sì malvagia donna. La compassione dee tutta eccit
a donna. La compassione dee tutta eccitarsi pel gran marito che pieno di sincera tenerezza per la moglie arriva nella sua
e perversa perfida, la quale avendo nutrito un odio inveterato contro di lui da che Ifigenia fu sacrificata in Aulide, l’a
arma con pieno applauso per due autunni continui, sostenendo la parte di Argia la celebre Gardosi ; e con pari applauso si
ndovi l’acclamato Petronio Zanarini. L’ottimo Ferdinando Borbone duca di Parma onorò l’autore colla medaglia d’oro onde si
dia come prima facevasi delle corenate. Ciò dimostra l’animo costante di quel Sovrano in pro della poesia rappresentativa,
el Sovrano in pro della poesia rappresentativa, e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio,
presentativa, e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio, il quale interpretava malignament
e San-Vitale e capo della diputazione egli stesso, e non si tralasciò di riceversi i componimenti che si trasmisero al con
ll’Italia quel debole allettamento ? L’impudenza degli Aretini rivive di ogni maniera in cotali deplorabili infarinati cal
dell’Aristodemo scritto nel secolo XVII da Carlo Dottori sul racconto di Pausania, serve di antecedente all’Aristodemo del
itto nel secolo XVII da Carlo Dottori sul racconto di Pausania, serve di antecedente all’Aristodemo del Monti. Ci tratterr
’Aristodemo del Monti. Ci tratterremo noi a dare una compiuta analisi di sì nota tragedia enunciata in tanti giornali buon
obusto animato sublime e poetico quanto comporta il genere : bellezze di esecuzione invidiabili : passioni espresse col te
e di esecuzione invidiabili : passioni espresse col terribil pennello di Crebillon e di Shakespeare ne’loro migliori momen
invidiabili : passioni espresse col terribil pennello di Crebillon e di Shakespeare ne’loro migliori momenti. Ne vorremmo
arti della favola più concatenate : più fondato e naturale il disegno di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non
avola più concatenate : più fondato e naturale il disegno di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eu
di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eumeo, di obbligar Taltibio con un giuramento a non palesar
igar Taltibio con un giuramento a non palesarne la nascita ; l’entrar di Argia nella tomba della sorella preparato almeno
la stessa cosa con quelli della Semiramide e dell’Hamlet, se non chi di tutto parla per tradizione ? In queste favole str
li spettri appariscono e parlano realmente, e così parimente il genio di Marco Bruto nel Filippi del Pepoli. Ma nell’Arist
onti e nel Serse del Bettinelli, il simulacro che infantano i rimorsi di questi gran delinquenti, si presenta solo alla lo
hè già se ne prevede il fine. Traspare, è vero, il disegno ch’egli ha di uccidersi. Ma quando ed in qual guisa l’effettuir
limento. L’Aristodemo dunque ha la catastrofe. Affermò il fabbricante di Colpi d’occhio, che tal favola è piena di atrocit
ofe. Affermò il fabbricante di Colpi d’occhio, che tal favola è piena di atrocità ; ed in ciò pur s’inganna o mentisce, me
non vi si rappresenta atrocità veruna, ma soltanto terrori e rimorsi di averne anticamente commesse. É nojosa, fredda, pr
ori e rimorsi di averne anticamente commesse. É nojosa, fredda, priva di movimento e d’interesse, disse il medesimo gazzet
o e d’interesse, disse il medesimo gazzettiere fallito. Ma può mancar di calore, interesse e movimento una favola che con
de nel terribil racconto della scena quarta dell’atto I ; nel congedo di Cesira ed Aristodemo della terza dell’atto III ;
la seconda del IV in cui Aristodemo atterrito cade sul teatro a’piedi di Cesira ed a lei si discopre reo ; nello scioglime
precedente s’impresse in Roma nel 1788. L’azione consiste nella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia
se in Roma nel 1788. L’azione consiste nella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia che di lui concepis
e nella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia che di lui concepisce la Bentivoglio sua moglie ingannat
de’buoni. Il fatto per altro senza interessare lo stato si aggira su di una gelosia di una donna che cagiona un omicidio
atto per altro senza interessare lo stato si aggira su di una gelosia di una donna che cagiona un omicidio in una famiglia
andi affetti, ma talora dimesso e famigliare particolarmente in bocca di Zambrino. Alcune scene presentano molte bellezze,
ntano molte bellezze, cioè quella dell’atto III della riconciliazione di Matilde e Manfredi col congedo che viene a prende
do si allontana dalla corte ; l’ultima del V della tragica situazione di Manfredi trafitto a torto, e di Matilde che ne co
ultima del V della tragica situazione di Manfredi trafitto a torto, e di Matilde che ne conosce l’innocenza nel punto che
scena dell’atto I. Zambrino malvagio consigliere insinua il principe di aggravare e smungere al popolo per ingrossare l’e
di aggravare e smungere al popolo per ingrossare l’esercito e fornir di soldati le fortezze, altrimente, dice, Dove dife
lle Lucenti ferri, e circondarti il fianco. Ma se lo perdi, un milion di brandi Non ti assicura. Non ha forza il braccio,
de’suoi concetti spiega l’autore in questo componimento. Il carattere di Cajo Gracco partigiano de i diritti del Popolo co
ello del console Opilio sostenitore de’ Patricii. Tenero è l’incontro di Cajo, che arriva inaspettato in Roma, colla mogli
Nobili. Le aringhe successive fatte nel Foro da Cajo e da Opilio sono di tanta energia ed eloquenza che a vicenda tirano a
pinti e morti cedono alla forza, e Cajo rimane esposto ed in procinto di cadere in mano degli avversarii. Per salvarlo dal
le della sua famiglia chiude la tragedia. Dopo tanti contrarii avvisi di critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e
contrarii avvisi di critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e di censori periodici o candidi che servono alla veri
raziosi in tre volumi nel 1785 ; e le riprodusse nella bella edizione di Parigi nel 1788 con aggiungerne altre nove inedit
Teatro Italiano si pregio d’aver nelle tragedie sue seguita la scorta di Eschilo e di Euripide ? Le passioni maneggiate co
no si pregio d’aver nelle tragedie sue seguita la scorta di Eschilo e di Euripide ? Le passioni maneggiate con terribile m
conte Alfieri da molti contemporanei ed oltrepassati, e l’arte grande di rintracciare entro il più intimo del cuore umano
situazioni. Lo stile enfatico e forse troppo, scarseggia in generale di poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’
. Lo stile enfatico e forse troppo, scarseggia in generale di poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati ep
enfatico e forse troppo, scarseggia in generale di poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati epici e liric
namenti, non dico già de’ vietati epici e lirici da lui abborriti, ma di quelli che l’uso costante de’tragici eccellenti a
 ; e riesce per lo più dura ed inarmonica ; la locuzione contorta non di rado cruschevole tal volta alla noja, sparsa benc
non di rado cruschevole tal volta alla noja, sparsa benchè raramente di qualche maniera di dire francese. Si priva l’auto
evole tal volta alla noja, sparsa benchè raramente di qualche maniera di dire francese. Si priva l’autore rigorosamente di
di qualche maniera di dire francese. Si priva l’autore rigorosamente di ogni sorta di confidenti, ed è costretto a valers
niera di dire francese. Si priva l’autore rigorosamente di ogni sorta di confidenti, ed è costretto a valersi con frequenz
senza offesa della verità nè senza rincrescimento alternano nel corso di cinque atti. L’illusione manca del necessario soc
inverisimilmente una reggia per natura popolata abbandonata, a guisa di un tugurio, ad uno o a due attori che vengono a t
ragica gravità questo componimento mal grado della snaturata barbarie di Filippo. Dopo di averlo l’autore riscritto più vo
esto componimento mal grado della snaturata barbarie di Filippo. Dopo di averlo l’autore riscritto più volte, ancor può no
III fra’ suoi adulatori iniqui consiglieri, che mi sembra un’immagine di quel cupo imperadore in mezzo al servo Senato Rom
’Isabella l’amore ch’ella nutre pel figlio, la sua falsa empia accusa di un tentato parricidio, l’insidiosa sospensione ch
insidiosa sospensione che mostrâ sulla sorte del figlio : sono tratti di Tiberiana finezza che tutta disvelano l’atrocità
lio : sono tratti di Tiberiana finezza che tutta disvelano l’atrocità di quell’anima e l’abborrimento concepito per un fig
vuol che mora per aver destata la sua gelosia. Polinice. I caratteri di Eteocle e Polinice che si abborriscono e di Gioca
a. Polinice. I caratteri di Eteocle e Polinice che si abborriscono e di Giocasta che palpita per ambedue, sono espressi c
iscono e di Giocasta che palpita per ambedue, sono espressi con forza di colorito veramente tragico. Eteocle non sa veders
nte tragico. Eteocle non sa vedersi suddito un sol momento ed a costo di qualunque delitto non respira che indipendenza ed
evono l’ultima mano nell’atto V, quando il moribondo Eteocle fingendo di abbracciare il fratello l’ uccide : Eteocle Vend
o egregiamente, onde deriva un interesse indubitato. Nondimeno io son di avviso (che che ne senta un dotto amico critico n
e non è senza interesse la differenza Alfieriana. L’enorme proditorio di Eteocle moribondo che finge d’abbracciare il frat
ge d’abbracciare il fratello e l’uccide, è un eccesso che tira contro di se tutta l’indignazione pubblica, e produce un tr
se tutta l’indignazione pubblica, e produce un tragico terrore in pro di Polinice che muore e lo perdona, perchè non può d
gio, non è questo appunto l’effetto morale che si prefige la tragedia di purgar le passioni col terrore che risveglia ? A
ata in Roma nel 1782 a me incresce singolarmente l’introduzione priva di verisimiglianza e di proprietà. Argia giovane pri
a me incresce singolarmente l’introduzione priva di verisimiglianza e di proprietà. Argia giovane principessa sola di nott
iva di verisimiglianza e di proprietà. Argia giovane principessa sola di notte s’inoltra in una reggia nemica per ottener
divieto si accinge ad andar nel campo per bruciare il corpo insepolto di Polinice ; secondo monologo. S’incontrano in fine
d Argia in una reggia tanto per lei sospetta vede una donna, e palesa di cercare Antigone e di aver con lei comune la piet
tanto per lei sospetta vede una donna, e palesa di cercare Antigone e di aver con lei comune la pietà ed il dolore. Ciò ch
ere più caute se non per timore della propria vita, almeno per dubbio di non condurre a fine la meditata impresa. A tali a
to il poeta per voler tutto addossare a quattro personaggi privandoli di ogni mezzo di verisimiglianza, e per voler traspo
r voler tutto addossare a quattro personaggi privandoli di ogni mezzo di verisimiglianza, e per voler trasportare tutta l’
verisimiglianza, e per voler trasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La patetica gara però di Argia ed Antigone,
rasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La patetica gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di quest
be. La patetica gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di questa in faccia al tiranno, l’ultimo congedo che
ccia al tiranno, l’ultimo congedo che prendono la vedova è la sorella di Polinice, rendono alla favola la verità e la forz
n ammirarsi in questa favola la viva dipintura de’caratteri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, onde ben si rileva l’anim
questa favola la viva dipintura de’caratteri d’Icilio, di Virginia e di Virginio, onde ben si rileva l’anima che chiudeva
la scena seconda dell’atto III, in cui il forte Icilio freme al nome di patria che gli par che disconvenga usare sotto il
scon tutti ? Patria, onor, libertà, penati, figli, Già dolci nomi, or di noi schiavi in bocca Mal si confan, finchè quell’
apisce tutto. Nella scena seguente interessa l’appassionato incontro di Virginio con la figliuola e con Numitoria sua con
on la figliuola e con Numitoria sua consorte, ed il generoso disdegno di Virginia. Numitoria col nobile orgoglio di una Ci
e, ed il generoso disdegno di Virginia. Numitoria col nobile orgoglio di una Cittadina plebea contro i patrizii prorompe :
, e infami sempre. Il trasporto d’Icilio penetra nel fondo del cuore di Virginio : Icilio Ah ! schiavo il sangue moi ! N
Orribil lampo Mi fan tuoi detti traveder ! Deh taci… Ma i monologhi di Appio e di Virginio in parte narrativi, la durezz
mpo Mi fan tuoi detti traveder ! Deh taci… Ma i monologhi di Appio e di Virginio in parte narrativi, la durezza e l’oscur
io in parte narrativi, la durezza e l’oscurità prodotte nelle maniere di dire dalla mancanza degli articoli e da troppo st
giudizio, e l’impunita tirannide minacciosa ancor dopo l’ammazzamento di Virginia, non possono non riucrescere agli ammira
ammiratori del genio raro dell’energico Alfieri. Agamennone. Ad onta di mille esempii datici da’seguaci di Melpomane di o
gico Alfieri. Agamennone. Ad onta di mille esempii datici da’seguaci di Melpomane di ogni nazione, ardisco profferire su
Agamennone. Ad onta di mille esempii datici da’seguaci di Melpomane di ogni nazione, ardisco profferire su questo argome
miei liberi sensi. Quando non si abbia l’idea de’ Greci repubblicani di addossare tutte le possibili scelleratezze ai des
viso un culto pubblico oggi tollerare in iscena il nefando spettacolo di una perfida adultera che prosperamente viene a ca
ndo spettacolo di una perfida adultera che prosperamente viene a capo di trucidare l’addormentato marito, e seder col drud
iene a capo di trucidare l’addormentato marito, e seder col drudo sul di lui trono. E qual vantaggio ed istruzione se ne a
ual vantaggio ed istruzione se ne attende ? Quella d’insegnare l’arte di vincere i rimorsi e di commettere impunemente i p
ione se ne attende ? Quella d’insegnare l’arte di vincere i rimorsi e di commettere impunemente i più atroci misfatti ? No
amo noi nel medesimo caso della tragedia de’ Greci ? Il fatalismo che di questa era il perno, lo è del pari della tragedia
era il perno, lo è del pari della tragedia del moderni ? Unico mezzo di far da’ volgari soffrire in teatro simili atrocit
in eccessi per non potere con umane forze evitarle. Così sulle tracce di Euripide eseguì Racine nella Fedra. L’Alfieri abb
ta sul teatro una Clitennestra infinitamente più malvagia e colpevole di Fedra, non per superno fatale impulso di qualche
nte più malvagia e colpevole di Fedra, non per superno fatale impulso di qualche deità nemica, ma valendosi delle insidios
impulso di qualche deità nemica, ma valendosi delle insidiose maniere di Egisto che avendo sedotta la cieca Clitennestra l
ttacoli da patibolo non da teatro. Simili principii non c’impediscono di confessare che in questa tragedia spicca singolar
no all’atto IV col velo della modestia e dell’ amor grande che mostra di nutrir per lei. Disse, è vero, il Pepoli che era
cautamente la sua intenzione con presentare a Clitennestra l’immagine di Cassandra vicina a torle talamo e regno. Ma essi
Cassandra vicina a torle talamo e regno. Ma essi aveano già mostrato di essersi intesi, e di convenire che non vi era che
orle talamo e regno. Ma essi aveano già mostrato di essersi intesi, e di convenire che non vi era che un crudo rimedio, il
intesi, e di convenire che non vi era che un crudo rimedio, il sangue di Atride. Il tornar indietro Egisto ed insistere ne
a donna, e si abbandona alla esecranda risoluzione. Clitennestra Io di Cassandra ancella ? Io di te priva ? Egisto Atrid
la esecranda risoluzione. Clitennestra Io di Cassandra ancella ? Io di te priva ? Egisto Atride il vuol. Clitennestra At
essendovi rimasto qualche gallicismo, come Atride già mi sospetta, e di che il sospetta, in mezzo a modi cruschevoli, ed
’ atto V, in cui Egisto penetra quasi presso del letto del re, e dice di esservi giunto inosservato al favor delle tenebre
e e della solitudine inverisimile in una reggia festante per l’arrivo di un gran re vittorioso. Anche il resto di questa s
reggia festante per l’arrivo di un gran re vittorioso. Anche il resto di questa scena presenta un falso racconto di Egisto
vittorioso. Anche il resto di questa scena presenta un falso racconto di Egisto che manca di verisimile e che persuade Cli
resto di questa scena presenta un falso racconto di Egisto che manca di verisimile e che persuade Clitennestra, perchè lo
e che persuade Clitennestra, perchè lo vuole il poeta(a). Ma lo stato di Clitennestra è ben dipinto e quando è per giunger
con lui s’incontra e quando freme all’ idea della proposta lontananza di Egisto e quando si determina al colpo spietato e
ietato e quando esce bagnata del sangue del marito, Gronda il pugnal di sangue… e mani e veste E volto, tutto è sangue…
Ma, secondo me, come male termina questa favola ! Egisto dice che già di funeste grida intorno suona la reggia tutta. Dunq
ià ; per qualche esercito che abbia pronto alle porte d’ Argo ? nulla di ciò si è premesso ; per aderenze che abbia superi
fittore ? nò, dapoichè per ipotesi del dramma Egisto viene enunciato di gloria privo, D’oro, d’armi, di sudditi, d’amici.
si del dramma Egisto viene enunciato di gloria privo, D’oro, d’armi, di sudditi, d’amici. Non gli resta che l’ attaccame
nte vi campeggia la forza tragica. Ottimamente vi si dipinge lo stato di Clitennestra che palpita alternativamente or pel
per lui paventa. Sopratutto lodevolissimo nell’ atto V è il trasporto di Oreste nel trucidar Egisto, col quale egregiament
he la vegga. Se si voglia comparare coll’ Oreste del Voltaire, questo di Alfieri, rimane superiore, perchè mentre l’ azion
eriore, perchè mentre l’ azione si appressa allo scioglimento, cresce di moto e d’ interesse ; là dove l’ Oreste Volterian
atti, tanto negli ultimi due declina. Contuttociò non siamo contenti di alcune circostanze del piano Alfieriano. Oreste e
ilade nella scena seconda dell’atto IV, per rimediare alle imprudenze di Oreste, gli dà il proprio nome di Pilade con non
o IV, per rimediare alle imprudenze di Oreste, gli dà il proprio nome di Pilade con non minore inavvertenza, giacchè Egist
ento per Pilade che per Oreste. Ed in fatti questo scambio amichevole di nomi rare volte non riesce insipido, cioè soltant
on riesce insipido, cioè soltanto nel caso che l’ uno è libero e fuor di pericolo, e l’ altro in procinto di perire, e pri
l caso che l’ uno è libero e fuor di pericolo, e l’ altro in procinto di perire, e privo di libertà. Finalmente Elettra co
libero e fuor di pericolo, e l’ altro in procinto di perire, e privo di libertà. Finalmente Elettra con poca grazia scopr
co ; ciò che dovea riflettersi dall’ Alfieri, e da altri che mostrano di non apprezzar quel gran Poeta. Non è stato del pa
tato del pari felice Alfieri nella sua Rosmunda. Detestabile non meno di Clitennestra ella ha fatto uccidere il marito, ed
itennestra ella ha fatto uccidere il marito, ed ha sposato Almachilde di lui assassino. Ella trionfa, versa tanto sangue,
ide Romilda che ha tanta virtù Quanta il ciel mai ne acchiuse in cor di donna. Ecco il trionfo vero dell’ iniquità. Ques
in cor di donna. Ecco il trionfo vero dell’ iniquità. Questa figlia di Alboino poi imprudentemente, e senza necessità fa
anea del secreto del suo cuore all’ inumana matrigna, e all’ uccisore di suo padre. Anche il prode Ildovaldo che ha più vo
suo padre. Anche il prode Ildovaldo che ha più volte giurata la morte di Almachilde, essendo da questo re chiamato a duell
erminio ? Ne rileva la naturale viltà che l’ astrinse a divenire boja di se stesso ? Al contrario egli consente alla ruina
oja di se stesso ? Al contrario egli consente alla ruina e alla morte di una virtuosa moglie, ed ammette al talamo ed al t
he questa Ottavia supera l’altra attribuita a Seneca, ed il carattere di quella sventurata imperatrice vi è ben dipinto. M
ice vi è ben dipinto. Ma Nerone in essa è un Nerone con affetti privi di ogni tragica energia, e Poppea e Tigellino hanno
atti sublimi che in essa trovansi sparsi, nè il Cesarotti potè negare di esserne il piano e i caratteri poco atti ad inter
tima lezione a’ tiranni, morir nella maggior sicurezza. Timofane dopo di avere scoperte tutte le occulte trame de’ cittadi
blicisti, rimane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Brut
imane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Bruto novello,
er cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Bruto novello, spegne in Timo
quando dovrebbero essere più energici. Io direi ancora che i rimorsi di Timoleone non gli disconvengono, nè sono orribili
rimorsi di Timoleone non gli disconvengono, nè sono orribili a segno di mostrare che si fosse deturpato del più nefando d
deturpato del più nefando delitto. Essi sono anzi quali esser debbono di un cittadino che non si pente del bene che ha fat
anto intimo cordoglio per averlo dovuto conseguire coll’ ammazzamento di un fratello che amava dopo della patria. Merope.
al gran tragico ed esaltato dal gran filosofo come il miglior modello di tragedia. Dopo le Meropi Volteriana e Maffeiana V
rano frequenti le solite eccezioni dello stile ; ma il primo monologo di Merope è troppo narrativo. Ed a chi racconta ella
nsa dopo dieci anni a sposar Marope per politica ; ma egli imbrattato di tanto sangue, perchè nella propria reggia ha cons
ata questa nemica implacabile risparmiandone il sangue ? Il carattere di Egisto è colorito egregiamente nell’ incontro del
no che gli si avventò collo stile alla mano. Ottima è la scena quarta di Egisto con Merope e felice e naturale il candido
iozzando nominava la madre sua, alla cui immagine si desta il palpito di Merope che si sovviene di suo figlio. È dipinta a
sua, alla cui immagine si desta il palpito di Merope che si sovviene di suo figlio. È dipinta altresì egregiamente nella
ll’ armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei. L’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al
’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al furore di Merope che lo crede uccisore del proprio figlio a
he Polifonte nell’ ultima scena abbia più pazienza e meno scorgimento di quel che a lui bene starebbe in lasciar tanto dir
nii lunghi discorsi sediziosi. Evitar tutti i nei nell’ arduo impegno di tessere una buona tragedia è ben difficil cosa :
el cuore umano le arcane sorgenti degli affetti. Mille parodiette del di lui stile potranno scarabbocchiarsi come quella d
abbocchiarsi come quella del Socrate ; ma quanti fra diecimila uomini di lettere per ogni popolazione si approssimeranno a
avverrà che in un tragico italiano arrivi a congiungersi con lo stile di Monti o di qualche altro che non trascuri di colo
in un tragico italiano arrivi a congiungersi con lo stile di Monti o di qualche altro che non trascuri di colorire, ed il
ongiungersi con lo stile di Monti o di qualche altro che non trascuri di colorire, ed il patetico e la delicatezza di Meta
e altro che non trascuri di colorire, ed il patetico e la delicatezza di Metastasio, e la grandezza e la penetrazione dell
ili progressi fatti nella carriera intrapresa mostrati nell’ edizione di Parigi del 1788. Non solo riprodusse le dieci pri
lo stile ; ma vi aggiunse le ultime nove inedite già nominate ricche di nuovi pregi. Scorgesi in tutte miglioramento nell
tersa ed eleganza meno cruschevole, monologhi meno frequenti, numero di personaggi accresciuto senza bisogno di confident
ologhi meno frequenti, numero di personaggi accresciuto senza bisogno di confidenti. Se ne veggano alcune particolarità in
bisogno di confidenti. Se ne veggano alcune particolarità in ciascuna di esse. Maria Stuarda. Non vi si osservano durezze
della favola. Maria poco attiva ancora diventa scherno delle insidie di Botuello, e riscuote qualche pietà senza partorir
e tolleranza, e nell’ atto V comparisce profeta veridico degli eventi di Maria. Se pronunciasse enfaticamente presagii gen
glianza. Ma essi adombrando con circostanze individuali i futuri casi di Maria, come ciò può avvenire senza superna ispira
rincipali sono deboli e nulli, e che per ciò la reputa la più cattiva di quante ne ha fatte o fosse per farne, e la sola f
zione più aperta elegante energica e i personaggi cresciuti al numero di sei la preservano dalla necessità de’ monologhi f
no dalla necessità de’ monologhi frequenti. La veemenza del carattere di Raimondo diffonde per l’azione tutta estremo vigo
marito, il quale ama lei, ama i figli, ma congiura contro i fratelli di lei che tiranneggiano la patria. L’avversione di
ra contro i fratelli di lei che tiranneggiano la patria. L’avversione di Roma traluce, nè foscamente nella scena quarta de
ma traluce, nè foscamente nella scena quarta dell’ atto IV da i detti di Lorenzo. Nel V atto si trasporta felicemente la f
te la finale azione alla presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di t
presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi al tempio ed agit
re. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi al tempio ed agitato per la tenerezza ch
a in Bianca timore pe’ fratelli, e dolore pel marito. Questa tragedia di personaggi troppo moderni di picciolo stato mal r
li, e dolore pel marito. Questa tragedia di personaggi troppo moderni di picciolo stato mal regge al confronto di altre ov
di personaggi troppo moderni di picciolo stato mal regge al confronto di altre ove intervengono Greci, o Romani, o Barbari
li opprimano o difendano la libertà. L’autore non pertanto ha cercato di elevarne al possibile l’azione ; e Raimondo diven
tratta il proprio padre suo compagno nella congiura unicamente per la di lui prudenza, e gli dice in tuono famigliare Ogn
ia, non coll’ offenderla. E qual Bruto è costui che vorrebbe obbliare di esser uomo ? Dice : Deh potess’io così, come ram
n questa tragedia. Raimondo offeso per essergli stato tolto l’impiego di gonfaloniere, par che aspiri a una vendetta più c
dissento dal dir dell’erudito professor Carmignani, che il consiglio di Raimondo, Salviati e Guglielmo nel finir dell’ at
ondo, Salviati e Guglielmo nel finir dell’ atto IV sembri un consesso di tigri, Freddo valor feroce, Man pronta e ferma,
ongiurati soggiacciono, e Lorenzo trionfa. L’autore nel dar perere su di questa favola ravvisa per attivi solo il terzo ed
ne’ due primi, e nel quarto. L’amor dell’arte lo rende rigido censore di se stesso, e meritevole anche per ciò di somma lo
arte lo rende rigido censore di se stesso, e meritevole anche per ciò di somma lode. Don Garzia. Presenta i medesimi preg
; stil nobile, lumi filosoficí senza l’affettazione, ed il portamento di massime ed aforismi, affetti energici, elocuzione
tro un pessimo cupo ambizioso malvagio calunniatore dissimulato privo di ogni virtù e di ogni affetto di fratello e di fig
upo ambizioso malvagio calunniatore dissimulato privo di ogni virtù e di ogni affetto di fratello e di figlio. Questo pers
lvagio calunniatore dissimulato privo di ogni virtù e di ogni affetto di fratello e di figlio. Questo personaggio ritratto
atore dissimulato privo di ogni virtù e di ogni affetto di fratello e di figlio. Questo personaggio ritratto di una scelle
di ogni affetto di fratello e di figlio. Questo personaggio ritratto di una scelleratezza senza pari è il solo fabbro del
zza senza pari è il solo fabbro dell’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia per la perfidia di lui uccisore dell’innoc
abbro dell’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia per la perfidia di lui uccisore dell’innocente Diego ; ed è il solo
malvagità. Ed in vero un’azione indegna, aliena assai da’ sentimenti di Garzia enunciato per buono, mi sembra quel libera
inente mortal pericolo (fosse anche sicuro) l’amata Giulia, per mezzo di un assassinamento del padre di lei a tradimento.
nche sicuro) l’amata Giulia, per mezzo di un assassinamento del padre di lei a tradimento. Nò, non mai parrà atta a svegli
e quella che si dà ai malvagi che spirano sul patibolo. E che avviene di Pietro l’unico fabbro d’ogni scelleratezza ? Rima
col tenera figlia e sposa, David giusto e prode, Gionata ottimo amico di lui, lo zelante Achimelech che fa contrasto con A
i lui, lo zelante Achimelech che fa contrasto con Abner invido nemico di David, e sopra tutti Saule agitato da’ rimorsi da
gono viva e sveglia l’attenzione del pubblico. Accompagnano la scelta di tali caratteri a produrre simile effetto la sempl
rito disviluppo, lo stil maschio sobriamente ornato. Tutte le parlate di David pajonmi eccellenti, e producono grande effe
o sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro di David e Michol è tralle più appassionate. Bella è
onate. Bella è la terza del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni di Abner a Saule contro di David, questi inopinatame
del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni di Abner a Saule contro di David, questi inopinatamente presentandosi manife
Nella terza del III si esprimono acconciamente le notturne agitazioni di Michol nell’assenza di David. Nella quarta i cant
esprimono acconciamente le notturne agitazioni di Michol nell’assenza di David. Nella quarta i canti di David ora enfatici
urne agitazioni di Michol nell’assenza di David. Nella quarta i canti di David ora enfatici ora soavi con diversità corris
i canti di David ora enfatici ora soavi con diversità corrispondente di metri per calmar le furie di Saule, dilettano nel
i ora soavi con diversità corrispondente di metri per calmar le furie di Saule, dilettano nella lettura e più diletteranno
resentate. Contrastano nella quarta scena del IV l’energiche profezie di Achimelech coll’ empietà pronunziate da Saule con
nunziate da Saule contro de’sacerdoti. Ottima è la patetica divisione di David da Micol nella prima del V ; nè men pregevo
Micol nella prima del V ; nè men pregevole è l’appassíonato monologo di Micol nella seguente. L’aumento delle furie di Sa
’appassíonato monologo di Micol nella seguente. L’aumento delle furie di Saule, la sconfitta degl’Israeliti enunciata da A
, la sconfitta degl’Israeliti enunciata da Abner colla morte de’figli di Saule, producono il funesto trasporto di lui, pel
a Abner colla morte de’figli di Saule, producono il funesto trasporto di lui, pel quale infierisce contro se stesso : Ecc
bra lo stile. Il piano mirabilmente semplice compete alle circostanze di un eroico re Spartano qual è Agide. I caratteri d
aratteri delle due virtuose donne Agesistrata madre e Agiziade moglie di Agide hanno distintivi eroici proprii della loro
ide hanno distintivi eroici proprii della loro nazione. Ansare nemico di Agide subalterno dell’ ingrato vendicativo re Leo
nida, vela col manto del pubblico spartano l’odio privato e lo studio di affrettar l’estrema ruína di Agide per timor di p
lico spartano l’odio privato e lo studio di affrettar l’estrema ruína di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimet
o privato e lo studio di affrettar l’estrema ruína di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di L
na di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di Licurgo. Si è asserito che questa tragedia manchi
gi di Licurgo. Si è asserito che questa tragedia manchi d’interesse e di moto. Io trovo in essa una serie di scene interes
sta tragedia manchi d’interesse e di moto. Io trovo in essa una serie di scene interessanti, cioè che tengono sveglia l’at
na serie di scene interessanti, cioè che tengono sveglia l’attenzione di chi ascolta, e non permettono che l’azione si ral
conda scena dell’ atto II, in cui Agide esorta la moglie a soffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli : Non
ffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli : Non assetato di vendetta io moro, Ma di virtù spartana ancorchè t
d allevar da Spartani i figli : Non assetato di vendetta io moro, Ma di virtù spartana ancorchè tarda. Purch’ella un dì n
a, Ne sarà paga l’ombra mia. Agiz. Mi squarci Il cor… oimè !… Perchè di morte ?.. Ag. Oh donna, Spartana sei, d’Agide mog
te. Il la seconda scena nell’ atto III, in cui segue l’abboccamento di Agide con Leonida. L’eroica sua franchezza che tu
e ne involi La gloria eterna. III nel IV la scena terza del giudizio di Agide. Egli distrugge le altrui imputazioni con e
con evidenze, tutta discopre l’anima sua spartana, e colla sicurezza di morire torna al suo carcere. E non interessa un q
nuta dall’ingrato Leonida ? IV nell’atto V la prima che è un monologo di Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell
ide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio di marito e di padre. Onde meglio sostener
i si vede a un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio di marito e di padre. Onde meglio sostener l’interes
un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio di marito e di padre. Onde meglio sostener l’interesse che in sì
io sostener l’interesse che in sì patetico contrapposto ? V la quarta di Agide con Agiziade, in cui si disviluppano i suoi
ione più interessante della seguente ? Agiziade Parlar non posso… Io di lasciarti... Agide Un fido Consiglio avrai nella
Ansare vengono per far uccídere Agide. I soldati ad onta del comando di Leonida rimangono immobili. Agide gli dice che eg
istrata ripiglia, due ne recai, e si uccide. Leonida Di meraviglia e di terror son pieno ! Che dirà Sparta ? Ansare I co
ù maestosamente semplice(a) Non può negarsi però all’Alfieri il vanto di tragico egregio al veder trattato con superiorità
ndano i monologhi, e vi si vede alcuna inverisimiglianza, come quella di cui parla il Carmignani, di vedersi una Sofonisba
ede alcuna inverisimiglianza, come quella di cui parla il Carmignani, di vedersi una Sofonisba sola aggirarsi come una don
i una Sofonisba sola aggirarsi come una donnicciuola pel campo Romano di tenda in tenda. Per altro il carattere di questa
nnicciuola pel campo Romano di tenda in tenda. Per altro il carattere di questa regina trionfa per la sua grandezza nobilm
a grandezza nobilmente delineata. Siface non è men generoso per amore di quello che si dimostra la consorte per fuggir la
fuggir la propria vergogna. Masinissa ama fervidamente, nè scarseggia di grandezza, benchè trascorra a qualche proposito m
’effetto della tragedia, dovendo trionfarvi senza rivali il carattere di Sofonisba. Scipione grande per se stesso, nella t
si dice da un dottissimo mio amico critico esimio, esservi duplicità di azione in tal tragedia ; l’una è il mezzo che i c
suoi figli. Io oso questa volta disconvenire dal suo avviso. Il corpo di Lucrezia spinge Roma a cacciare i Tarquinii, ed a
mento della potestà consolare che disviluppa in conseguenza l’eroismo di Bruto. Convengo col critico sagace che la serie i
Bruto. Convengo col critico sagace che la serie istorica dalla morte di Lucrezia a quella de’figli di Bruto esige il peri
agace che la serie istorica dalla morte di Lucrezia a quella de’figli di Bruto esige il periodo di un anno. Ma non è perme
a dalla morte di Lucrezia a quella de’figli di Bruto esige il periodo di un anno. Ma non è permesso al poeta teatrale di a
ruto esige il periodo di un anno. Ma non è permesso al poeta teatrale di abbreviar qualche circostanza del fatto senza ess
non produca il suo effetto, vale a dire che non interessi la parlata di Bruto nell’atto I, e la vista del corpo di Lucrez
e non interessi la parlata di Bruto nell’atto I, e la vista del corpo di Lucrezia trafitta che tutta infiamma l’indignazio
na de’ Consoli è stabilita. Ma intanto si scopre la congiura de’figli di Bruto, e l’esame a cui essi soggiacciono nell’att
essi soggiacciono nell’atto IV, disviluppa egregiamente il carattere di Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo
ell’atto IV, disviluppa egregiamente il carattere di Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo di esser figlio di R
ente il carattere di Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo di esser figlio di Roma. Il pentimento de’figli più
e di Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo di esser figlio di Roma. Il pentimento de’figli più inconsiderati ch
iglio di Roma. Il pentimento de’figli più inconsiderati che colpevoli di tradimento lacera il cuore di sì gran padre sensi
e’figli più inconsiderati che colpevoli di tradimento lacera il cuore di sì gran padre sensibile al pari di ogni altro ove
voli di tradimento lacera il cuore di sì gran padre sensibile al pari di ogni altro ove non si tratti della patria. Oh fig
o, e la venuta de’rei alla sua presenza. Nel disvilupparsi il delitto di Tito e Tiberio il Popolo cade quasi ad eccettuarg
ana forza ! Valerio Il padre, il dio Di Roma è Bruto. Popolo È il dio di Roma… Bruto Io sono L’uom più infelice che sia na
scegliersi mai, perchè mai non cadrà in pensiero in una società culta di esporsi in teatro un ardore sì criminoso. La poss
ta di esporsi in teatro un ardore sì criminoso. La possibilità stessa di pensarvi produrrebbe un esempio pericoloso da non
mpre Mirra senza che parli del suo detestabile amore. Egli ha preteso di vincere la difficoltà col fuggirla. Macchiata Mir
estabile che trovisi dall’antichità favoleggiato, ella si rende degna di tutta la compassione, perchè cerca di occultar la
voleggiato, ella si rende degna di tutta la compassione, perchè cerca di occultar la fiamma rea, e di superarla. Il più ri
na di tutta la compassione, perchè cerca di occultar la fiamma rea, e di superarla. Il più rigido filosofo non prescrivere
perarla. Il più rigido filosofo non prescriverebbe rimedii più attivi di quelli che a se Mirra stessa impone per seppellir
o più cupo del cuore la sua passione fatale, e per trionfare. A costo di morir languendo ella tace, ella sceglie uno sposo
o ella tace, ella sceglie uno sposo amabile che l’adora, ella impetra di abbandonare i suoi, come celebrate siensi le nozz
he propone, ed era vicino ad effettuarsi, e che cagioni così la morte di Pereo, ed incorra nello sdegno di Ciniro suo padr
tuarsi, e che cagioni così la morte di Pereo, ed incorra nello sdegno di Ciniro suo padre ? È vinta, secondo il piano dell
acine. Dico solo che ciò avrebbe scusato in parte il criminoso ardore di Mirra, e tirata a se vie più la compassione tragi
al pietà non avrebbe eccitata una fiamma che più non era in sua balia di vincere per la superna forza che la preme ? Se el
tato dal fato, chi non l’avrebbe compianta ? Alfieri non si è servito di questa molla. Appigliandosi alle vie più umane di
uesta molla. Appigliandosi alle vie più umane dipinge Mirra che manca di forza per eseguire la sua partenza. Ciniro la chi
osa ripugnanza ; obbligata a parlare persiste a tacere ; a Ciniro par di vedere che ella ama, ed ella lo confessa col più
te morire io lungi ? Oh madre mia felice ! almen concesso A lei sarà… di morire… al tuo fianco. Ciniro Che vuoi tu dirmi ?
ore, dall’ira, dalla pietà. Arriva Cecri, ode che Mirra giace svenata di propria mano, e che ardeva per Ciniro suo padre,
va per Ciniro suo padre, il quale le dice, andiamo A morir d’onta e di dolore altrove. Partono. Mirra spirando dice, Q
re, Antonio, Cicerone, Cassio, Cimbro. Grandeggia Alfieri dove tratta di libertà. I personaggi introdotti erano i Romani p
libertà. I personaggi introdotti erano i Romani più grandi del tempo di Cesare, ed Alfieri gli segnala co i distintivi de
tempo di Cesare, ed Alfieri gli segnala co i distintivi del carattere di ciascuno tramandatoci dalla storia. Cesare è gran
uto, come si osserva nel Marco Bruto tragedia per altro pur pregevole di Antonio Conti. Alfieri pone in azione lo stesso c
ti. Alfieri pone in azione lo stesso contrasto adoperato dal Voltaire di Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo
ato dal Voltaire di Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo di Cesare. Ma nella grandezza de’ pensieri i due aut
de’ pensieri i due autori competono senza svantaggio. Qual cosa v’ha di più grande della seconda scena dell’ atto III tra
nde della seconda scena dell’ atto III tra Cesare e Bruto ? Il parlar di Bruto da vero Romano astringe Cesare a dire : Io
degni della gravità del coturno. Cesare in seguito gli svela l’arcano di esser egli suo figlio ; e la scena prende nuovo v
che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed al proposito di ciascuno. Oh colpo inaspettato e fero ! grida Bru
ascuno. Oh colpo inaspettato e fero ! grida Bruto scorso il biglietto di Servilia. Io di Cesare figlio ? Cesare Ah sì tu
inaspettato e fero ! grida Bruto scorso il biglietto di Servilia. Io di Cesare figlio ? Cesare Ah sì tu il sei. Oh Padre
tutto per Roma il sangue, E in un per te, dove un Roman tu sei, Vero di Bruto padre… Oh gioja ! Io veggio Sul tuo ciglio
l’ambizioso smalto, Padre tu sei. Ma Cesare dice : Troppo il servir di Roma è ormai maturo. E Bruto esclama : Oh parole 
po il servir di Roma è ormai maturo. E Bruto esclama : Oh parole ! Oh di corrotto animo servo infami Sensi ! A me, no, non
urato !.. Che far vuoi dunque ? Bruto O salvar Roma io voglio O perir di tua mano. Si separano fermi l’uno di secondare l
O salvar Roma io voglio O perir di tua mano. Si separano fermi l’uno di secondare la propria ambizione, l’altro di render
. Si separano fermi l’uno di secondare la propria ambizione, l’altro di rendere a Roma la libertà. Bruto nell’ atto V pre
a nel Senato, e dice che Cesare è venuto per mostrare che sa trionfar di se stesso, e per far certo il Senato che saranno
nato che saranno ristabilite le leggi. Cesare col dar ordini in tuono di signore disapprova i detti di Bruto, e risolve l’
e leggi. Cesare col dar ordini in tuono di signore disapprova i detti di Bruto, e risolve l’impresa de’ Parti. Allora Brut
figlio, dica E che io sol ferir nol possa ! Queste parole non sono di un eroe Romano, ma di un uomo avido di sangue e b
o sol ferir nol possa ! Queste parole non sono di un eroe Romano, ma di un uomo avido di sangue e bramoso di ferir con gl
ossa ! Queste parole non sono di un eroe Romano, ma di un uomo avido di sangue e bramoso di ferir con gli altri suo padre
e non sono di un eroe Romano, ma di un uomo avido di sangue e bramoso di ferir con gli altri suo padre. Compiesi la traged
o di ferir con gli altri suo padre. Compiesi la tragedia coll’ aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla
oll’ aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla vista di Cesare trafitto, indi ascolta Bruto con attenzion
d Alfieri hanno felicemente adoprato l’istesso ordigno della scoperta di Bruto figlio di Cesare. Non investigherò, come ta
felicemente adoprato l’istesso ordigno della scoperta di Bruto figlio di Cesare. Non investigherò, come taluno ha fatto, s
i Cesare. Non investigherò, come taluno ha fatto, se il Bruto secondo di Alfieri possa far dimenticare la Morte di Cesare
fatto, se il Bruto secondo di Alfieri possa far dimenticare la Morte di Cesare di Voltaire. Ma un intelligente dell’ arte
il Bruto secondo di Alfieri possa far dimenticare la Morte di Cesare di Voltaire. Ma un intelligente dell’ arte drammatic
are di Voltaire. Ma un intelligente dell’ arte drammatica sdegnerebbe di essere autore o dell’ una o dell’ arte drammatica
ebbe di essere autore o dell’ una o dell’ arte drammatica sdegnerebbe di essere autore o dell’ una o dell’altra produzione
li autori si prefissero. Volendo Voltaire mettere alla vista la Morte di Cesare passò a far comparire Antonio che col pres
e di Cesare passò a far comparire Antonio che col presentare il corpo di Cesare trafitto e mostrarne la gloria e la benefi
o spinge a perseguitare gli uccisori. Alfieri si arrestò alla parlata di Bruto che persuade il Popolo a considerarlo come
ade il Popolo a considerarlo come un tiranno uceiso, perchè gli bastò di rilevare l’eroismo di Bruto che fa rinascere la l
erarlo come un tiranno uceiso, perchè gli bastò di rilevare l’eroismo di Bruto che fa rinascere la libertà. Quanto a tutte
ismo di Bruto che fa rinascere la libertà. Quanto a tutte le tragedie di Vittorio Alfieri, malgrado delle critiche o sagge
se alcun giovane volesse intendere la differenza che in esse a me par di vedere, dirò che reputo eccellenti coll’ ordine s
Congiura de’Pazzi, Ottavia, Don Garzia ; tollerabili appena in grazia di qualche bellezza e del meritato credito dell’ aut
nio degl’ Italiani più volentieri inclini a rilevare dietro le tracce di Euripide e di Racine il patetico proprio della tr
iani più volentieri inclini a rilevare dietro le tracce di Euripide e di Racine il patetico proprio della tragedia, che ce
o chi volesse ovver potesse seguirlo nell’ ardua carriera, ed a guisa di un gran colosso, come disse un mio amico letterat
era, ed a guisa di un gran colosso, come disse un mio amico letterato di conto, si rimane tutto solo esposto all’ altrui a
o esposto all’ altrui ammirazione. Non credo che altri siesi avvisato di tenergli dietro, ad eccezion del signor Foscolo c
del signor Foscolo che occupa oggi un posto non comune fra gli uomini di lettere, scrittore tralle altre cose delle Letter
fra gli uomini di lettere, scrittore tralle altre cose delle Lettere di Ortiz. Egli nella prima gioventù amico dell’ Alfi
lentar la lingua. Io non so se io l’abbia conseguito nelle traduzioni di alcune tragedie greche e francesi, impresse in Mi
o che dimostra parimenti che può ottenersi il sublime senza stranezze di lingua. Nella Lombardia fiorisce attualmente il S
gua. Nella Lombardia fiorisce attualmente il Segretario della Società di Scienze, Lettere ed Arti di Brescia, il signor Lu
e attualmente il Segretario della Società di Scienze, Lettere ed Arti di Brescia, il signor Luigi Scevola da più anni Vice
gnor Luigi Scevola da più anni Vice-Pibliotecario della R. Biblioteca di Bologna. Abbiamo di lui sinora impresse Socrate e
a più anni Vice-Pibliotecario della R. Biblioteca di Bologna. Abbiamo di lui sinora impresse Socrate ed Annibale. Dopo va
ivi fatti in Europa per mostrar degnamente sulle scene il personaggio di Socrate, ed esente da ogni taccia o di satira imm
nte sulle scene il personaggio di Socrate, ed esente da ogni taccia o di satira immoderatamente amara, o di certo misto di
ocrate, ed esente da ogni taccia o di satira immoderatamente amara, o di certo misto di comico e compassionevole, o di mol
te da ogni taccia o di satira immoderatamente amara, o di certo misto di comico e compassionevole, o di mollezza musica e
mmoderatamente amara, o di certo misto di comico e compassionevole, o di mollezza musica e lirica congiunta al terribile s
chità che fralle tenebre del gentilesmo seppe rintracciar l’esistenza di un solo Dio, confessarlo e morirne, preferendo ta
figli, alla patria, alla vita, vidi commosso l’uditorio. Ciascun atto di questa tragedia rileva un trionfo della virtù di
itorio. Ciascun atto di questa tragedia rileva un trionfo della virtù di Socrate, ed un passo che lo conduce gloriosamente
do alle amorevoli avvertenze dell’ arconte Policrate, che gl’ insinua di opporsi alla domanda de’ suoi amici, per iscansar
alla domanda de’ suoi amici, per iscansar le conseguenze dell’ accusa di miscredenza promossa contro di lui da Melito ; ma
r iscansar le conseguenze dell’ accusa di miscredenza promossa contro di lui da Melito ; ma Socrate all’ opposto segna egl
e intento a salvarlo manifesta al Consiglio l’offerta che fa Archelao di soccorrere Atene colle sue forze per ottenere pre
e fa Archelao di soccorrere Atene colle sue forze per ottenere presso di se Socrate ; e Socrate prova al Consiglio esser p
io esser perniciosa ad Atene la offerta. Policrate per allontanare il di lui periglio, propone di differirsi l’esame del p
ene la offerta. Policrate per allontanare il di lui periglio, propone di differirsi l’esame del proposto soccorso, ma vorr
iò egli francamente si oppone : Libero io nacqui, Vissi in Atene, e di servir al trono Io l’ arte vil mai non appresi. I
fra suoi Schiavi comprati Socrate. Policrate prende da ciò occasione di rammentare i pregi singolari di Socrate in pace e
e. Policrate prende da ciò occasione di rammentare i pregi singolari di Socrate in pace ed in guerra. L’insidioso Anito i
zolati da Anito, e Socrate è condotto al carcere. Compiesi il trionfo di Socrate nell’ atto V. Egli rimprovera i seguaci c
tto V. Egli rimprovera i seguaci che tumultuano. Disarma il trasporto di Critone ; chiama il custode, bee il veleno ed è s
a lieta novella che il Popolo ha dichiarato Socrate innocente e degno di ammettersi nel Pritaneo, ed ha condannati a perpe
te, ed essere stato Anito trucidato dal popolo furioso. Auree sono le di lui parole estreme : I miei precetti Rammentate…
ificio… al dio della salute. Annibale in Bitiniaè l’ altra tragedia di Luigi Scevola impressa in Brescia nel 1805, e col
el 1805, e colà rappresentata. Notabile in questa è pure il carattere di Annibale pel magnanimo costante odio serbato a’ R
odio serbato a’ Romani. Nobile è pure marziale e candido il carattere di Nicomede figlio di Prusia re di Bitinia. Questo r
ani. Nobile è pure marziale e candido il carattere di Nicomede figlio di Prusia re di Bitinia. Questo re debole, ma fermo
pure marziale e candido il carattere di Nicomede figlio di Prusia re di Bitinia. Questo re debole, ma fermo nel voler ser
dizione convenevole al coturno. Uno de’ passi da notarsi è la parlata di Annibale nella scena quarta dell’atto IV, dove ra
, e s’ anco Possibil fosse, la natura e il cielo. Fla. Folle pensier, di Roma al genio invitto Chi può resister ? Annibal
rà alla schiavitù, ed entrando tra’suoi la discordia il Tebro correrà di civil sangue, e gli trarrà in campo ad immolarsi
il Tebro correrà di civil sangue, e gli trarrà in campo ad immolarsi di loro mano all’ombra di Annibale. Mancando dice po
vil sangue, e gli trarrà in campo ad immolarsi di loro mano all’ombra di Annibale. Mancando dice poscia : Nicomede ? Nico
ocoso. Dicesi che sono in Napoli venuti da più regioni Italiane oltre di trenta tragedie e varie non prive di merito. Alcu
ti da più regioni Italiane oltre di trenta tragedie e varie non prive di merito. Alcune hanno riportato per vanto di farse
ragedie e varie non prive di merito. Alcune hanno riportato per vanto di farsene onorata menzione, un’altra si è fregiata
portato per vanto di farsene onorata menzione, un’altra si è fregiata di una seconda corona. La Saffo del prelodato abate
bate Scevola ottenne la prima corona, trasparendo in essa il patetico di Euripide ed il garbo e la grazia di Racine, e le
, trasparendo in essa il patetico di Euripide ed il garbo e la grazia di Racine, e le fervorose faville che brillavano sul
mo il famoso Femia sentenziato componimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a M
omponimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a Messer Cattabrighe. Favellò contr
rla del Martelli con questo disprezzo : Un certo Pier Jacopo Martelli di Bologna uomo di qualcke talento pochi anni sono i
con questo disprezzo : Un certo Pier Jacopo Martelli di Bologna uomo di qualcke talento pochi anni sono inventò un verso
i di Bologna uomo di qualcke talento pochi anni sono inventò un verso di quattordici sillabe . Non è questo l’unico spropo
to che ha scarabbocchiato l’obbliato Aristarco Scannabue. (a). Si ha di lui parimente una versione dell’Atalia di Giovann
arco Scannabue. (a). Si ha di lui parimente una versione dell’Atalia di Giovanni Racine scritta nell’anno del 1720, e pub
nell’anno del 1720, e pubblicata con una dissertazione preliminare su di quell’eccellente componimento nel 1739. (a). De
mio amico Carlo Vespasiano : « La rouille de l’envie (diceva il sig. di Voltaire) l’artifice des intrigues, le poison de
fralle altre ei ne diede nella lettera che scrisse prendendo il nome di m. la Lindelle contro l’autore della Merope, col
e nostro abate Gaetano Migliore prefetto degli studii nell’Università di Ferrara, si posero nella sala dell’accademia degl
degl’Intrepidi, e nella porta della cattedrale per onorare la memoria di sì illustre letterato. (a). Un’altra ne lasciò i
n molto impressa. (a). Così ne parlammo nel 1798 nelle Addizioni, Ho di poi inteso che si appartenga all’abate Francesco
o di poi inteso che si appartenga all’abate Francesco Salfi calabrese di Cosenza. L’analisi che ne feci trovasi nelle Addi
pera morì nascendo, a che riprodurne la centura ? Accenniamo soltanto di volo che mancano allo stile que’ tratti vivaci ch
nel numero 100 del Mercurio del 1793. Visi aggiugne però che la Corte di Madrid non avrebbe voluto che si rappresentasse,
ciarla del gazzettiere. E’verisimile che quella corte fosse sollecita di far sopprimere una rappresentazione di Don Carlos
e quella corte fosse sollecita di far sopprimere una rappresentazione di Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni di
na rappresentazione di Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni di mia dimora in Madrid ho veduto moltissime volte r
moltissime volte rappresentar dal commediante Calderòn il personaggio di Filippo II nel componimento intitolato el Segundo
punto si aggira sulla rivolta delle Fiandre e su gli amori e la morte di suo ordine data al principe don Carlos suo figliu
enunciare che la tragedia del Manfredi era urbana, cioè che trattava di principi ma non di prima classe. Il buon uomo pre
ragedia del Manfredi era urbana, cioè che trattava di principi ma non di prima classe. Il buon uomo prendeva domestica fac
lasse. Il buon uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o di personaggi di seconda classe. Orazio è un osso tr
uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o di personaggi di seconda classe. Orazio è un osso troppo duro per
dunque possibile ch’egli ne indovini una ? Come è mai fatta la retina di cotal cianciatore che tutto gli dipinge a rovesci
nazionali e ad una descrizione spagnuola da me letta ms. della morte di don Carlo, apparisce il simulato procedere del ge
procedere del geloso Filippo nella Relazione tragica ; si ma veridica di don Carlo sacrificato ec.stampata in Colonia pres
ancese del San-Reale. (a). Chi volesse vedere una più piena analisi di questa tragedia, veda il tomo IV de’nostri Oe.
ll’ Alfieri si fece dal riputato professore Carmignani nell’ edizione di Firenze del 1807 della Dissertazione Accademica s
one di Firenze del 1807 della Dissertazione Accademica sulle tragedie di Vittorio Alfreri coronata in Lucca dall’ Accademi
era che scrisse all’ Autore. (b). Nel ragionamento sopra le Tragedie di Vittorio Alfieri impresso in Mantova nel 1806. (
(c). Nella risposta al Cesarotti. (a). Nol tacque il saggio critico di Mantova Pietro Schedoni nell’indicato ragionament
une della Sofonisba nella pagina II del suo discorso. Altre parimente di simil conio ne ha osservate in diverse tragedie i
essor Carmignani. (a). Chi conosce le vicende co’prezìosi frammenti di Saffo di Mitilene, non confonderà la tragedia scr
mignani. (a). Chi conosce le vicende co’prezìosi frammenti di Saffo di Mitilene, non confonderà la tragedia scrittane lo
rittane lo scorso anno dall’ Ab. Scevola con l’altra intitolata Salto di Leucade composta dal Pindemonte, ed impressa in V
1800. Ciò appunto ha fatto ultimamente non so qual cianciatore privo di occhi. Per rendergli la vista, esporremo quì l’ep
porremo quì l’epilogo che l’istesso celebre Autore fece del suo Salto di Leucade nel seguente Sonetto : « Leucade io vegg
egli amanti : Ahi ! qual si asconde Argolico delitto, Sotto il velame di misterj santi. Da bella greca, ma infedel, trafit
20 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
precedettero la poesia Tespiana, appartata dalla tragedia come scoria di niun pregio errava per li villaggi sotto nome di
tragedia come scoria di niun pregio errava per li villaggi sotto nome di commedia preso dal vocabolo κομη che nel Peloponn
tragedia. Ed osservando poi che questa si arricchiva ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi delle fatiche d
a ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi delle fatiche di questo gran padre della poesia, e presero ad imit
ella poesia, e presero ad imitare l’aria urbana, salsa e graziosa del di lui Margite. Vennero allora in tanta fama che fur
oracità del tempo avesse rispettato il trattato della Commedia Antica di Camaleone o la Storia teatrale scritta da Juba re
ella Mauritania citata da Ateneo nel quarto libro, saremmo forse meno di quel che siamo incerti in molte cose necessarie p
a e sull’ordine cronologico de’ poeti comici. Tuttavolta la diligenza di molti valentuomini ha supplito in alcun modo alla
iligenza di molti valentuomini ha supplito in alcun modo alla perdita di quella preziosa storia e di quel trattato. Lilio
ni ha supplito in alcun modo alla perdita di quella preziosa storia e di quel trattato. Lilio Gregorio Giraldi, Isacco Vos
afi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, e approfittandosi di quelli di Ateneo, Suida, Esichio, Giulio Polluce,
scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, e approfittandosi di quelli di Ateneo, Suida, Esichio, Giulio Polluce, Stobeo, P
Stobeo, Plutarco, gettano in tanta oscurità qualche barlume. Chi ami di essere minutamente informato di siffatte cose, co
nta oscurità qualche barlume. Chi ami di essere minutamente informato di siffatte cose, consulti le opere de’ riferiti scr
ino la curiosità e rischiarino sobriamente la storia de’ predecessori di Aristofane senza opprimere la studiosa gioventù c
a gioventù con rancide discussioni. Secondo il soprallodato scoliaste di Aristofane ed il gramatico Diomede, il primo ad u
o e da Magnete. Aristotile però nella Poetica ci dice, che i Megaresi di Sicilia pretesero che Epicarmo fosse stato l’inve
ro che Epicarmo fosse stato l’inventore della commedia regolare e che di non poco spazio preceduto fosse a Connida e a Mag
mo insigne filosofo non meno che comico illustre in Siracusa a’ tempi di Gerone il vecchio. Platone nel Teeteto lo decorò
tempi di Gerone il vecchio. Platone nel Teeteto lo decorò col titolo di principe della commedia, e Teocrito lo chiamò inv
col titolo di principe della commedia, e Teocrito lo chiamò inventore di essa, avendogli data forma coll’introdurre nel te
urre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere delle di lui favole consisteva nel seminarvi acconciamente
motteggi, e Plauto secondo Orazio nell’una e nell’altra cosa calcò le di lui vestigia. Licone presso Suida attribuiva ad E
uce che ne avesse prodotte intorno a cinquantadue. A cagione dei nomi di Niobe, Busiri, Filottete, Prometeo, Pirra, Atalan
ometeo, Pirra, Atalanta, i Persi ecc. che si registrano tralle favole di Epicarmo, volle Martino Del Rio collocarlo tra’ p
della mitologia, ma essi vi facevano però la meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani, di palto
a, ma essi vi facevano però la meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani, di paltonieri, siccome
vano però la meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani, di paltonieri, siccome la fanno in Arist
meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani, di paltonieri, siccome la fanno in Aristofane Ercole
mase due volte vincitore. Formide, Evete, Eussenide, Milo, non furono di molto ad Epicarmo posteriori. Dromone comico ment
ad Epicarmo posteriori. Dromone comico mentovato da Ateneo fiorì dopo di Sannirione, ed è diverso da Drumone o Drimone, il
iverso da Drumone o Drimone, il quale secondo Eusebio92 fu più antico di Omero. A’ giorni di Sannirione e di Filillio si v
Drimone, il quale secondo Eusebio92 fu più antico di Omero. A’ giorni di Sannirione e di Filillio si vuole che scrivesse D
e secondo Eusebio92 fu più antico di Omero. A’ giorni di Sannirione e di Filillio si vuole che scrivesse Diocle Ateniese o
scrivesse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice se
sio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice secondo Ateneo, Thyestes, Bacchae,
Ateneo, Thyestes, Bacchae, Melittae, Oniri. Corse fama secondo Suida di aver Diocle inventata certa armonia tratta dal su
secondo Suida di aver Diocle inventata certa armonia tratta dal suono di alcuni vasi di creta percossi con una bacchetta d
i aver Diocle inventata certa armonia tratta dal suono di alcuni vasi di creta percossi con una bacchetta di legno. Coltiv
a tratta dal suono di alcuni vasi di creta percossi con una bacchetta di legno. Coltivarono l’antica commedia varj altri c
ome Cratete, Archesila, Cherilo, Erifo, Apollofane, Ipparco, Timocle, di cui Ateneo ci ha conservato un frammento in lode
le ebbe nimistà con Simonide Melico e con Temistocle Ateniese, contro di cui scrisse una commedia. Altri se ne possono nom
di cui scrisse una commedia. Altri se ne possono nominare, i quali o di poco prevennero Aristofane, o vissero contemporan
prevennero Aristofane, o vissero contemporaneamente o non molto dopo di lui. Tali sono Ermippo, Antifane, Eubolo, di cui
eamente o non molto dopo di lui. Tali sono Ermippo, Antifane, Eubolo, di cui Grozio rapporta qualche picciolo frammento de
Aristofane, e che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI. Alceo comico figlio di Micco era di Mitilene, e rinunziò alla patria per
che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI. Alceo comico figlio di Micco era di Mitilene, e rinunziò alla patria per dirsi Atenie
na delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l’interprete di Aristofane nell’argomento del Pluto, contese con
de XCVII. Ma Cratino, Eupoli ed Aristofane furono i più chiari comici di questo periodo. Trovavasi il teatro Ateniese nel
a gloria nell’olimpiade LXXXI, quando cominciò a fiorir Cratino poeta di stile austero, mordace e assai forte ne’ motteggi
ce e assai forte ne’ motteggi, dal quale si dee riconoscere il lustro di quel genere di commedia caustica e insolente chia
e ne’ motteggi, dal quale si dee riconoscere il lustro di quel genere di commedia caustica e insolente chiamata Satirica e
i commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una delle di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella quale s
a prosperità stessa della repubblica Ateniese diedero a questo genere di commedia i pregi e i vizj che la caratterizzano.
lla pompa poetica de’ cori. Impazienti poi dell’ uguaglianza ambirono di sovrastare, e per iscemare l’ammirazione che sino
aveano riscossa i loro emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori delle trag
ito de’ passi migliori delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcuni leggieri maliziosi cangiamenti. In ciò con
omenti. Imperciochè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole di Omero e dalla mitologia: ma i comici soccorsi sol
artificio erano lavorati quegli strani Uccelli geroglifici eloquenti di certi cittadini viziosi nati in Atene; quelle Ves
straordinario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, di alleanze, beffeggiare ambasci
ario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, di alleanze, beffeggiare ambasciatori, sc
arsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, di alleanze, beffeggiare ambasciatori, screditar mag
rli al naturale colle maschere. E per ultimo riuscì tal commedia fuor di misura sfacciata e insolente a cagione della pros
freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alto punto di prosperità, e per conseguenza di moral corruzione
Atene che trovavasi in sì alto punto di prosperità, e per conseguenza di moral corruzione, mirò senza orrore il fiele che
mici insolentissero a segno non che d’insultare i Cleoni poderosi, ma di offender Pericle (Nota XIX), di perseguitare in S
che d’insultare i Cleoni poderosi, ma di offender Pericle (Nota XIX), di perseguitare in Socrate la stessa virtù, di motte
ender Pericle (Nota XIX), di perseguitare in Socrate la stessa virtù, di motteggiare empiamente la religione, e di rimprov
in Socrate la stessa virtù, di motteggiare empiamente la religione, e di rimproverare a tutti i cittadini ciò che leggesi
egorica, Satirica, la quale per invenzione, per novità, per grandezza di disegno, per sale e per baldanza si allontana da
ompiuta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce ne istruisc
ficienza ce ne istruiscono. Non voglionsi però leggere colla speranza di trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, d
speranza di trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie de’ nost
izia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria delle Vite di Plutarco e della guerra del Peloponneso che durò
costanziato che non feci nella Storia impressa nel 1777, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi letto, e f
minato, da pochi letto, e forse da pochissimi compreso. II. Teatro di Aristofane. La poesia di questo comico vivace
se da pochissimi compreso. II. Teatro di Aristofane. La poesia di questo comico vivace, animata, fantastica, faceta
etta nelle scene nazionali senza notabili cangiamenti. Or che diverrà di una Greca di ventidue secoli indietro, se nelle n
ene nazionali senza notabili cangiamenti. Or che diverrà di una Greca di ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrad
eli contro Aristofane o dagli oltramontani ancor più ridicoli censori di tutta l’antichità. Mai abbastanza a costoro non s
tofane era un Ateniese, e che fioriva sul principio del quarto secolo di Roma nell’olimpiade LXXXV, pochi anni meno di qua
cipio del quarto secolo di Roma nell’olimpiade LXXXV, pochi anni meno di quattro secoli e mezzo prima dell’Era Cristiana.
de’ Greci agitavansi le quistioni politiche correnti, quanto i drammi di Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace
nto i drammi di Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace si è di ritrarre con pennellate vivaci i danni della guer
la guerra posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico di questa favola il lettore prenderà diletto a misur
ranata, non iscopare la Grecia, lasciala stare in pace. Ma parendogli di non esserne inteso risolve di volare in cielo per
, lasciala stare in pace. Ma parendogli di non esserne inteso risolve di volare in cielo per lamentarsi con lui più da vic
in cielo per lamentarsi con lui più da vicino. I servi e le figliuole di questo Greco Don-Chisciotte cercano rimoverlo dal
ai nel mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide di far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è f
mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide di far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è fermo ne
nel suo pensiero; si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’ autorità di un apologo di Esopo, e gli pare di essere arrivat
ero; si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’ autorità di un apologo di Esopo, e gli pare di essere arrivato alla Rocca d
lca uno scarafaggio sull’ autorità di un apologo di Esopo, e gli pare di essere arrivato alla Rocca di Giove. Olà (grida i
rità di un apologo di Esopo, e gli pare di essere arrivato alla Rocca di Giove. Olà (grida in aria) non mi aprite? Mercuri
dice che se vuol parlare a Giove, è venuto a mal tempo, essendo fuori di casa con gli altri dei, per cedere alla Guerra la
alla Guerra la propria abitazione, e lasciare agli uomini il pensiero di se stessi. Dove sono essi andati? dice Trigeo. Pi
co più basso; ma subito mostra popolarmente le perniciose conseguenze di tal flagello dell’umanità. Odesi intanto il suono
nel quale si è buttato il porro (in greco πρασον, donde viene il nome di Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar
nome di Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar produzione di Megara. Comparisce la Guerra minacciando le Grech
a come ogni altro paese infelice. Io vò mettervi ancor dentro un poco di mele Attico. Trig. No, per dio, non fare; metti
o, non fare; mettivi qualche altro mele, e risparmia l’Ateniese, ch’è di gran prezzo! La Guerra però non bada alle parol
’Ateniese, ch’è di gran prezzo! La Guerra però non bada alle parole di Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistel
di Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistello. Cidemo finge di non trovarne nè presso gli Ateniesi, nè presso i
l’hanno prestato a’ Traci. Entratasene la Guerra, Trigeo intraprende di trarre la Pace dalla caverna, eccitando all’opera
la caverna, eccitando all’opera lavoratori, fabbri, mercatanti. Tutti di buon grado si accingono all’impresa, pregando Mer
o dove ha trovati alla mano questi compagni? non era egli sulla Rocca di Giove? Non si sa veramente come veggasi sì bene a
ome veggasi sì bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga allegoria di questa favola consiste nel Coro che fa sforzi gra
i giungono a smuovere le pietre e a sprigionar la Pace; savia lezione di politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Me
muovere le pietre e a sprigionar la Pace; savia lezione di politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Mercurio fa osse
fralle città gettandovi dentro la picciola scintilla del visentimento di Megara, e in questa guisa destò un incendio così
ì via. Così istrutto Trigeo pensa a partire. Il coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di
rtire. Il coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (ei dic
ro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (ei dice) è ottimo
ne, e di lodare il suo poeta, il quale (ei dice) è ottimo compositore di commedie e pieno di gloria. Rammenta come egli si
uo poeta, il quale (ei dice) è ottimo compositore di commedie e pieno di gloria. Rammenta come egli sia stato il primo ad
re del bastone. Da ciò si ricava, che quanto i comici Latini dicevano di se e de’ poeti contemporanei ne’ prologhi, i Grec
re alla Pace. All’odore del convito viene l’indovino Jerocle coronato di alloro. Spia, chiede, s’insinua, ma non gli è dat
ttone impostore usa ogni artifizio, e comincia a predicare e mostrare di esser volontà degli dei che non si cessasse dal g
che non potrà mai farsi che un gambero cammini dritto, che un guscio di castagna non sia irsuto, e nega di partecipare de
bero cammini dritto, che un guscio di castagna non sia irsuto, e nega di partecipare de’ licori adoperati nel sacrifizio,
a Sibilla. Ognuno vede quanto graziosamente quì si ridicolizzi l’aria di oracolo che prendono gl’ impostori, profferendo c
e misterioso. Questo sacro impostore accumula sentenze e parole vuote di sostanza, per mostrarsi uomo grave, inspirato, in
ello, tu supplichi invano: tu non farai mai liscio e polito un riccio di castagna. Mangiamo pur noi, amici miei. Jer. Ed
sibilla. Il ribattere le altrui parole è un artificio scenico pieno di sale che sempre riesce vivace e dilettevole e ne’
tripudio per far vedere le felici conseguenze della pace. Un artefice di falci ringrazia Trigeo, perchè se prima non vi er
cinquanta dramme, cioè intorno a sei ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di tro
ramme, cioè intorno a sei ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerrie
oè intorno a sei ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerriere, vengo
i ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerriere, vengono a lamentarsi
poletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerriere, vengono a lamentarsi che muojon
tti, di lance e di trombe guerriere, vengono a lamentarsi che muojono di fame nella pace, e i contadini gli deridono e seg
ersi eseguiti nel giorno che si pubblica. In oltre Trigeo dice appena di voler andare in cielo che vi si trova: appena vuo
lze. Vi si trovano ancora varie immagini schifose, che svegliano idee di sporcizie puzzolenti da fuggirsi da ogni scrittor
dica un interlocutore, benchè sempre manifesti l’argomento. La Casina di Plauto presa a difendere dal Nisieli contra l’Ein
esa a difendere dal Nisieli contra l’Einsio, è l’oggetto interessante di tutta la favola, è la persona in cui cade una ric
scenza, e non dice mai una parola. Lisistrata (Λυσιϛρατη). L’oggetto di questa favola è d’inspirar la pace come nella pre
ente, ma l’argomento n’è indecentissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne G
iesi a pacificarsi cogli Spartani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti di valersi dei diritti del
partani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti di valersi dei diritti del contratto nuzziale, astri
tratto nuzziale, astringendovisi con un solenne giuramento. Un giuoco di teatro curioso nasce dall’atto del giur re fatto
ll’atto del giur re fatto colle formalità tragiche, mettendo, in vece di sangue, del vino in uno scudo. I comici non lasci
ngue, del vino in uno scudo. I comici non lasciavano occasione alcuna di contraffare quanto esponevano sulla scena i tragi
ettata da Lisistrata e ripetuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico
tuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico o marito: se mi verrà cald
tutto metterò in opera per non condiscendere. Veramente essa abbonda di pitture oscene, abominevoli e per niun modo confa
re oscene, abominevoli e per niun modo confacenti per portare il nome di catechismo, come può dedursi dalla sola esposizio
omento. E che laido catechismo non sarebbe la sfacciata e sozza scena di Mirrina con Cinesia suo marito nell’atto quarto?
i Mirrina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? Le donne per mezzo di quel ritrovato la vincono, e costringono gli uomi
sta commedia è motteggiato Pisandro (Nota XX) che per avere occasione di rubare il pubblico danajo, consigliò e promosse l
visa in questa favola. Si ridicolizza la loro stravagante pretensione di togliere agli uomini il reggimento delle pubblich
o al Consiglio. Un vecchio chiamato Blepiro viene fuori con una veste di donna indosso, essendogli stata dalla moglie port
un bisogno naturale, per fare in piazza ciò che la decenza prescrive di farsi nel più segreto della propria casa. Le comm
costume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esse
rtà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di notte: ma eravi in Atene tal costume di venire es
in vero si discolpa per esser di notte: ma eravi in Atene tal costume di venire espressamente in istrada per siffatte cose
ume di venire espressamente in istrada per siffatte cose? Di più se è di notte, sì che non possa esser veduto, ond’è che s
il colore della veste che ha indosso? Non parlando ora dell’indecenza di tali scene, nei sono questi, durezze, negligenze
si vuol procacciáre un’ opportuna illusione in chi vede o legge. Noi di buon grado le notiamo, come faremo in seguito in
lità che ne governa e con giusto sforzo (non so se felice) intendiamo di cogliere dagli scrittori di ogni tempo il più bel
usto sforzo (non so se felice) intendiamo di cogliere dagli scrittori di ogni tempo il più bel fiore per ispirare il buon
crittori di ogni tempo il più bel fiore per ispirare il buon gusto, e di osservarne anche i difetti che potrebbero guastar
erenti in ciò totalmente da certi moderni pedanti che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi e di negl
anti che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi e di negligentarne le bellezze. Blepiro adunque con na
tare quanto vi è passato, quali oratori hanno aringato, e la concione di certo giovanetto (una delle donne mascherate) il
er metter giù i pallii, i bastoni e le scarpe de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buo
bastoni e le scarpe de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buon’ ora senza di lui saputa
de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buon’ ora senza di lui saputa. Ella si discolpa c
ello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buon’ ora senza di lui saputa. Ella si discolpa col pretesto di aver
ta sì di buon’ ora senza di lui saputa. Ella si discolpa col pretesto di avere assistito un’amica che volea partorire. Int
in comune, e da questo fondo della nazione prendere il sostentamento di ciascuno; perocchè non mi piace che uno straricch
e una spanna per esservi sepolto: che uno sia circondato da una folla di schiavi e un altro per bisogno sia costretto a se
te e le vecchie. Si oppone ancora che non si conosceranno i figliuoli di ciascuno. Ma qual pro da questo? dice Prassagora.
al pro da questo? dice Prassagora. Così i vecchi passeranno per padri di tutta la gioventù. E chi lavorerà la terra? I ser
asibulo, Cefalo, Neoclide, nè vi si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereal
si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereali (Θεσμοφοριαζουσαι). La satira d
getti della commedia antica, non leggendosi favola veruna, ove contro di essi non si avventino strali di fuoco, e non si f
leggendosi favola veruna, ove contro di essi non si avventino strali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue
agiche contiene questa commedia la quale prende il titolo dalle feste di Cerere e dal soprannome di Tesmoforo (legislatric
edia la quale prende il titolo dalle feste di Cerere e dal soprannome di Tesmoforo (legislatrice) dato a questa dea. Vi si
foro (legislatrice) dato a questa dea. Vi si tratta una comica difesa di Euripide allora vivente contro le accuse delle do
co che quì vien motteggiato a tutto potere. Atto I. Mnesiloco suocero di Euripide si consiglia con lui e va cercando il mo
siloco suocero di Euripide si consiglia con lui e va cercando il modo di difenderlo dalle donne irritate, le quali nel cel
edue picchiano alla porta del giovane tragico Agatone per supplicarlo di prendere fralle donne la difesa di un suo compagn
ne tragico Agatone per supplicarlo di prendere fralle donne la difesa di un suo compagno. Viene fuori il servo di Agatone,
ndere fralle donne la difesa di un suo compagno. Viene fuori il servo di Agatone, il quale colle sue comiche espressioni s
eso (come ordinariamente avviene a’ servi de’ letterati) dalla smania di far da bell’ ingegno ad imitazione del padrone: O
letti, fate pausa a’ vostri gorgheggi: e voi, fiere selvagge, cessate di agitar correndo le boscaglie. Mnes. Cospettone!
il mio gentil padrone . . . . si accinge a verseggiare. Ad istanza di Euripide viene fuori Agatone cantando. Mnesiloco
e cantando. Mnesiloco è rapito dalla melodìa; indi maravigliato della di lui attillatura e mollezza, Donde sei (gli domand
o tu che non sembri uomo del tutto? quale è la tua patria? che foggia di vestire adopri tu? che vivere ambiguo? come accop
dopri tu? che vivere ambiguo? come accoppi tu lo specchio e la spada? di che spezie sei tu? parla: hai tutto quello che st
e Teognide ch’è freddo, freddamente verseggia. Dopo ciò vien pregato di accompagnar Mnesiloco, e di parlare a favore di E
ddamente verseggia. Dopo ciò vien pregato di accompagnar Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico
Dopo ciò vien pregato di accompagnar Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico delle donne. Agaton
ne. Agatone se ne scusa, ed è forza che il solo Mnesiloco tolga sopra di se l’ impresa. Euripide gli rade la barba e gli b
hio, e in presenza dello spettatore lo trasforma in donna cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento di Euri
ttatore lo trasforma in donna cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel
rma in donna cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel pericolo, Mnesil
cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel pericolo, Mnesiloco affettan
portamento femminile vassi a mescolar tralle donne. Un coro composto di donne insieme col banditore invoca le deità tutte
donne insieme col banditore invoca le deità tutte, pregando che muoja di mala morte colui che tende insidie al popolo, o c
tratta le donne, o che fa tregua o amicizia con Euripide, o che pensa di farsi tiranno della patria, o che manifesta qualc
e e gli artificj donneschi da lui propalati. Un’ altra donna l’accusa di ateismo e che coll’aver negato l’esistenza degli
degli dei, ella che vender solea ghirlande per gli sacrifizj, dopo le di lui tragedie, non vende la metà delle corone che
e femminile, e usando de’ tuoni acuti, sottentra ad aringare a favore di Euripide, e mostra quante e quante altre cose ha
va l’assemblea femminile contro la finta oratrice che vien minacciata di esser pelata col fuoco. Continua non per tanto Mn
Il romore che eccita questa maligna orazione, è sospeso dall’ arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagi
orazione, è sospeso dall’ arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagione dei di lui costumi) il quale fa s
l’ arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagione dei di lui costumi) il quale fa sapere alle donne di ave
di putto a cagione dei di lui costumi) il quale fa sapere alle donne di aver udito nel foro che Euripide ha inviato nel t
alle donne di aver udito nel foro che Euripide ha inviato nel tempio di Cerere il vecchio suo suocero vestito da donna a
donna a prendere la sua difesa e a spiare i loro consigli. L’angustia di Mnesiloco vicino ad essere scoperto dovea produrr
e infine il sospetto sulla finta donna, per non essere essa da veruno di loro conosciuta. Fanno sopra di lui tutte le nece
donna, per non essere essa da veruno di loro conosciuta. Fanno sopra di lui tutte le necessarie ricerche per assicurarsi
ccando la verità lo prendono per consegnarlo al magistrato. Un giuoco di teatro ben vivace dovea risultare dal movimento d
istrato. Un giuoco di teatro ben vivace dovea risultare dal movimento di tutta l’adunanza, e dalle diligenze che faceva il
tarsi, se altri vi fusse ancora così mascherato. Atto III. Il suocero di Euripide non so come si sviluppa e si distriga da
i distriga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia di una di esse una bambina tenta di fuggire. E con a
iga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia di una di esse una bambina tenta di fuggire. E con aria min
todiscono, e strappata dalle braccia di una di esse una bambina tenta di fuggire. E con aria minaccevole, facendo forie un
a tenta di fuggire. E con aria minaccevole, facendo forie una parodia di qualche scena tragica, No, dice, non sia che mai
rosseggi quest’ara. La donna chiama le altre in soccorso, e minaccia di farlo bruciare. Mnesiloco furibondo si accinge a
a genitrice: mori . . . . Che veggio? La bambina è diventata un’ otre di vino, ed ha le scarpe alla Persiana! Di quì Mnesi
terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello di mezzo era consacrato alla penitenza, e le donne l
are la pelle dell’otre; ma Mica tenera madre della bambina implora la di lui clemenza, e chiama Mannia, perchè rechi almen
raccoglierne il sangue. Altre donne sopraggiungono, e Mica affrettasi di far noto al magistrato il di lui delitto. Mnesilo
donne sopraggiungono, e Mica affrettasi di far noto al magistrato il di lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito in
strato il di lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito incide su di un legno il proprio pericolo con intenzione di af
mal partito incide su di un legno il proprio pericolo con intenzione di affrettare Euripide in suo soccorso. Il coro gius
co aspettando invano il genero tenta la fuga, fingendosi Elena moglie di Menelao. Una donna lo rimprovera per questa nuova
se veramente fosse Elena. Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio di tragedia? Questo dubbio può re
Elena. Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio di tragedia? Questo dubbio può renderci cauti in non
Questo dubbio può renderci cauti in non tacciar così spesso il comico di avere molte volte innalzato lo stile. Viene Eurip
mico di avere molte volte innalzato lo stile. Viene Euripide in forma di Menelao, e la scena è tragica e graziosa. Tutto c
. Tutto ciò che vedesi sul teatro, viene da essi adattato alla storia di Elena: il paese diventa Egitto, il tempio chiamas
lla storia di Elena: il paese diventa Egitto, il tempio chiamasi casa di Proteo, l’altare vien detto sepolcro, la donna ch
cro, la donna ch’è presente detta Critilla, è presa per Teonoe figlia di Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elen
lia di Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elena fanno vista di ravvisarsi e riconoscersi. Ecco un dialogo ed un’
esi. La donna intanto che custodisce il colpevole, annunzia la venuta di un arciero o fante della giustizia, ed Euripide s
. Euripide non comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che di lontano gli fa qualche cenno, dal quale intende (
ge con maraviglia della finta Andromeda. Ma Euripide ritorna in forma di Perseo; e da questo nuovo travestimento nasce un
venir seco a patti, e liberar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono di ac
berar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono di accordo, ma temono che il
romette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono di accordo, ma temono che il custode abbia ad oppors
ultima volta da una vecchia accompagnata da una giovanetta, per mezzo di cui adesca il custode, lo disvia, scioglie Mnesil
resso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano di pregio in ragion del tempo che va tramezzandosi f
rva il gran poeta Cesareo (nel capitolo V dell’Estratto della Poetica di Aristotile) che l’ azione incomincia in istrada,
zione incomincia in istrada, poi passa, continua e finisce nel tempio di Cerere. Ma se la scena si figuri, come agevolment
se, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacen
’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacente, il luogo in tal caso sarebbe un
assati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale di que’ tragici si giudica, e si fa spezialmenre la
uale di que’ tragici si giudica, e si fa spezialmenre la comparazione di Eschilo ed Euripide, dandosi al più antico la pre
poeta che era mal riuscito a vestire e a caratterizzare il figliuolo di Alcmena. Bacco in compagnia di Santia suo servo c
estire e a caratterizzare il figliuolo di Alcmena. Bacco in compagnia di Santia suo servo che porta alcuni vasi, il letto
suo servo che porta alcuni vasi, il letto ed altro, batte alla porta di Ercole, e gli dice che in leggendo l’Antromeda di
o, batte alla porta di Ercole, e gli dice che in leggendo l’Antromeda di Euripide erasi invogliato di trarre questo tragic
, e gli dice che in leggendo l’Antromeda di Euripide erasi invogliato di trarre questo tragico dall’inferno ed averlo seco
Erc. E Pitangelo? . . . . E tanti altri giovani, i quali sono autori di più di diecimila tragedie e sono più loquaci di E
Pitangelo? . . . . E tanti altri giovani, i quali sono autori di più di diecimila tragedie e sono più loquaci di Euripide
, i quali sono autori di più di diecimila tragedie e sono più loquaci di Euripide? Bac. Sono tutti cianciatori che fanno
la storia de’ tragici che sopravvissero a Sofocle, fra’ quali, al dir di Aristofane, il meno cattivo era Jofone. Bacco poi
calda nè troppo fredda: Erc. Te ne additerò una bella, cioè quella di un legno ed una corda, impiccandoti. Bac. Oibò,
c. Oibò, questa via suffocatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella di un pistello e di un mortajo. Bac. Intendi tu co
via suffocatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella di un pistello e di un mortajo. Bac. Intendi tu con manipolare qual
vedrai più bassa una lampada, e se chi ti vede vorrà farti la carità di mandarti giuso, vi andrai. Bac. Dove? Erc. Ab
e difficoltà che incontrerà e parte. Bacco rimane fermo nel proposito di andarvi, ma Santia vorrebbe almeno ajuto da alcun
co sembrano troppe; non convengono, e s’incamminano soli senza cercar di altri. Trovano Caronte che ammette solo Bacco nel
dagli se ha veduto tutte le cose accennate da Ercole. Santia risponde di no, e stima che le abbia dette per ispaventarlo;
redolo. Ve’ ve’ che il viso come bragia avvampale, E una gamba ha di bronzo, e l’altra .... Bac. Io palpito. Di st
i sterco? San. Appunto. Bac. E’ dessa! ove rimpiattomi? Un coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e di
o. Bac. E’ dessa! ove rimpiattomi? Un coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i pervers
ssa! ove rimpiattomi? Un coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i perversi, i furfanti,
. Qui campeggia tutta la mordacità del comico. Bacco batte alla porta di Plutone, e si annunzia per Ercole. Ercole? (rispo
e rubò il nostro cane Cerbero? Bacco s’impaurisce e prende il partito di cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio
prende il partito di cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio di lui. Ma viene una fantesca di Proserpina, la qual
esti con Santia che mostra più coraggio di lui. Ma viene una fantesca di Proserpina, la quale accoglie Santia, credendolo
e Santia, credendolo Ercole, con molta cortesia e affabilità, e pensa di presentargli un buon pranzo; la qual cosa udendo
la qual cosa udendo Bacco, per goderne, riprende la clava e la pelle di leone. Vengono però altri servi che lo prendono p
ce a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Eaco, e per sapere quale di essi due è il ladro e quale Ercole, immagina ques
na questo espediente: colui che soffrirà le bastonate senza dar segno di dolore, sarà certamente Alcide. E’ battuto or l’u
or l’uno or l’altro: vogliono lamentarsi, ma si trattengono, temendo di peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e d
e, produce in teatro un effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina.
effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina. Dopo il coro lo stesso E
piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina. Dopo il coro lo stesso Eaco parlando
a. Dopo il coro lo stesso Eaco parlando con Santia accenna la contesa di Eschilo ed Euripide, per la quale havvi tra’ mort
a legge dell’inferno che il più eccellente in un’ arte occupi la sede di Plutone, pronto a cederla a un altro di maggior n
te in un’ arte occupi la sede di Plutone, pronto a cederla a un altro di maggior nome che sopravvenga: E perchè dunque (
al trono . . . . Ora che sa che si contende pel primato, ha risoluto di confermare ad Eschilo la cessione in caso che rim
a cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perda, fa conto di combattere contro di Euripide. Si commette a Ba
e rimanga vincitore; se poi egli perda, fa conto di combattere contro di Euripide. Si commette a Bacco il giudizio. Veng
il giudizio. Vengono i poeti altercando e ingiuriandosi. Bacco cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti
co cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti, uomini di lettere, si vituperino, e dicansi villanie come d
villanie come due donnicciule che vendono del pane. Eschilo protesta di aver pena di contendere con un emulo la cui poesi
e due donnicciule che vendono del pane. Eschilo protesta di aver pena di contendere con un emulo la cui poesia è morta col
atto io così, che avendo ricevuta l’arte da te che eri gonfio e pieno di jattanza, e che adopravi parole inintelligibili,
il render gli uomini migliori nelle città. Esc. Or tu all’incontro di buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così
o di buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così io che in vece di renderli sofisti, ciarloni, astuti come tu, gli h
ciarloni, astuti come tu, gli ho fatti generosi e inclinati all’armi, di modo che chiunque ha veduti i Tebani, ha desidera
pide le Fedre meretrici, ne le Stenobee; anzi mi sono astenuto sempre di ritrarre donne innamorate. In oltre io non solo h
come conveniva parole magnifiche à semidei, ma gli ho ancora vestiti di abiti tragici, gravi e assai più nobili di quelli
, ma gli ho ancora vestiti di abiti tragici, gravi e assai più nobili di quelli che comunemente usiamo; dovechè tu distrug
hai abbigliati trivialmente. Dopo ciò Euripide riprende i prologhi di Eschilo, e in prima quello della tragedia intitol
ma quello della tragedia intitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia di quelli di Euripide; ed in qualunque cosa essi dic
della tragedia intitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia di quelli di Euripide; ed in qualunque cosa essi dicano, Bacco
apposta alla loro poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma di Eschilo, lo declami colla canti
poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma di Eschilo, lo declami colla cantilena da Eschilo us
flatto trat, come noi diciamo laralara laralà, e forse motteggiandola di monotonia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta
nia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta, riprendendo la cantilena di Euripide Ei ei ei ei. Tali critiche benchè esager
volendo che profferiscano a vicenda un verso, per esaminare qual sia di maggior peso; ma vi buffoneggia su al solito, pre
aso che dovesse egli ritornare all’inferno, non istimando altri degno di occuparla in sua vece. Il giudizio derisorio, ed
sentenza pronunziata da Bacco manifesta che Aristofane volle burlarsi di ambedue, benchè con più asprezza malmenasse Eurip
empo dalla superficie della terra al centro, passando il semidiametro di essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara
la superficie della terra al centro, passando il semidiametro di essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara il sito
artiene la favola che io esamino? La maggior parte delle osservazioni di questo erudito contro Aristofane svanisce al cons
contro Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le di lui favole colla squadra della commedia, e dovea
Nuvole (Νεϕελαι). La più artificiosa, la più salsa, la più abbondante di colori comici tralle commedie di Aristofane, è qu
osa, la più salsa, la più abbondante di colori comici tralle commedie di Aristofane, è questa intitolata le Nuvole compost
a guerra del Peloponneso, la quale diede agli Ateniesi oziosi materia di ragionare anche due mesi prima che l’autore otten
a di ragionare anche due mesi prima che l’autore ottenesse la licenza di porla in teatro. Per gustarne le grazie e l’artif
rate che astiosamente vi è malmenato, sostituirne un altro fantastico di qualche impostore malvagio corruttore della giove
ttore della gioventù. Non fu già vero ciò che s’imputò al poeta, cioè di essere stato subornato e pagàto da maligni sacerd
oè di essere stato subornato e pagàto da maligni sacerdoti professori di eloquenza Anito e Melito per comporre questa comm
ori di eloquenza Anito e Melito per comporre questa commedia col fine di procurar per tal mezzo la condanna del buon filos
e gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uomo di merito eminente e a vederlo poscia denunziare all
iglio de’ Cinquecento. Sappiamo dall’altra parte da Eliano accusatore di Aristofane, che Socrate non frequentava i teatri
commedia antica. Ora non bastavano tali cose per accendere nell’animo di Aristofane un desiderio di vendicarsene in una co
stavano tali cose per accendere nell’animo di Aristofane un desiderio di vendicarsene in una commedia? Eliano stesso dice
a Socrate de’ comici maledici) furono ancora l’origine della commedia di Aristofane. Tutto l’altro che aggiugne della subo
n possono sapersi se non dal solo Aristofane. Basti ciò per l’origine di tal commedia bella insieme e scellerata, e passia
mpagnato da qualche passeggiera riflessione. Atto I. Strepsiade padre di Fidippide si vede oppresso da i debiti contratti
suoi conti. Va rimembrando lo sproposito fatto nell’essersi egli uomo di campagna voluto ammogliare colla nipote di Megacl
tto nell’essersi egli uomo di campagna voluto ammogliare colla nipote di Megacleo donna avvezza alla vita molle e oziosa e
empi nelle più colte città: una donna vana che dameggia, un figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa di car
dameggia, un figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a qu
n villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a quattro ed a sei cavalli, e un
o mal accasato che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica di debiti e di angustie. Da questo matrimonio disugu
to che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica di debiti e di angustie. Da questo matrimonio disuguale comincia
Al fine come al ciel piacque ci accordammo nel dirlo Fidippide. Ella di poi toglieva in braccio questo figliuolo e accare
tto grande condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito di seta e di panni fini? Io all’incontro gli diceva:
condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito di seta e di panni fini? Io all’incontro gli diceva: E quando
E quando menerai tu le capre da Felleo come faceva tuo padre vestito di grosso panno? Che comici contrapposti graziosissi
comici contrapposti graziosissimi! I moderni non ne hanno immaginato di più veri nè di più vaghi. Con questi principj mat
posti graziosissimi! I moderni non ne hanno immaginato di più veri nè di più vaghi. Con questi principj materni non è mara
lusso, alla vanità, ai cavalli, alle carrette, ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di us
ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di uscire di guai sveglia Fidippide, il quale si mos
atto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di uscire di guai sveglia Fidippide, il quale si mostra verso
tra verso il padre molto rispettoso, e ciò ne darà motivo in appresso di ammirare l’arte del poeta. Gli dice che bisogna m
vita e costumi, mettere da banda la cavalleria, e diventar discepolo di Socrate per imparare a rispondere a’ creditori. N
vi si accomoda il figliuolo; il bisogno stringe; e Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta d
Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta di Socrate, e un discepolo che viene a veder chi pic
lo sgrida perchè ha interrotte le sue meditazioni. Questo solo colpo di pennello manifesta subito lo spirito della casa;
la casa; che se il servo o discepolo affetta tanto l’uomo d’ingegno e di conseguenza, che sarà il padrone o maestro? Strep
a misurando quanti de’ proprj piedi una pulce ha saltato dalla fronte di Cherefonte alla testa di Socrate. Strepsiade doma
oprj piedi una pulce ha saltato dalla fronte di Cherefonte alla testa di Socrate. Strepsiade domanda in qual modo possa ve
ha calata la pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella spezie di calzari di cera formati ai di lei piedi, e con es
a pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella spezie di calzari di cera formati ai di lei piedi, e con essi ha misur
i è raffreddata, ha tolto quella spezie di calzari di cera formati ai di lei piedi, e con essi ha misurato lo spazio corso
iade esclama: O Giove! che prodigiosa acutezza! Disc. E che dirai di quest’altra? . . . . . Domandato da Cherefonte, s
i è assicurato, che il canto venga per la parte deretana. Strep. Il di dietro adunque delle zanzare è una tromba? Con
n due pennellate avvilisce le ricerche minute intorno a certi insetti di niun uso continuate per una serie di anni da’ pse
e minute intorno a certi insetti di niun uso continuate per una serie di anni da’ pseudonaturalisti, i quali appo il volgo
natura. Di simili comiche sferzate si ha bisogno oggidì ancora in più di un luogo, ove l’impostura coglie le palme riserba
la strada. In Grecia la vastità de’ teatri dava il comodo agli attori di agire in più luoghi contigui successivamente senz
ebbe a se l’umore delle sue cogitazioni, le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione delle cose superiori
llando gran paroloni ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impos
ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi colti
i è bene antica, e si perpetuerà massime in que’ paesi che sono privi di teatro perfetto, ove possano senza pericolo smasc
ica derisione. Strepsiade pieno del suo disegno, più non badando alle di lui ciance, il prega perchè voglia insegnargli ad
lui ciance, il prega perchè voglia insegnargli ad aringare esponendo di trovarsi oppresso dalle usure e di avere impegnat
insegnargli ad aringare esponendo di trovarsi oppresso dalle usure e di avere impegnata tutta la sua roba per essere stat
essere stato consumato da un maledetto morbo cavalleresco, e promette di rimunerarlo giurando per gli dei. Che sorte di de
valleresco, e promette di rimunerarlo giurando per gli dei. Che sorte di dei giuri tu? ripiglia Socrate. Tu dei sapere che
ella falsa filosofia: la vera insegna ai Newton a provare l’esistenza di Dio dalle cose fatte97; e la falsa che tutto igno
el mezzo naturale per sollevarsi da esso gradatamente alla cognizione di un ente creatore, e si appiglia al partito di neg
tamente alla cognizione di un ente creatore, e si appiglia al partito di negarlo. Quest’ateo adunque da Aristofane introdo
pio del tuono; nel che si noti come i comici. Greci si approfittavano di ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnif
piglia Strepsiade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su, di dir cose sottili, disputar del fumo,
iade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su, di dir cose sottili, disputar del fumo, attaccarmi a
poco a poco andavano esse empiendo il teatro, comparendo in sembianza di donne. Stupisce il candidato, perchè queste Nuvol
petto donnesco, e quelle che volano per l’aria sembrando tanti volumi di lana che ondeggia. O sciocco, gli dice Socrate, n
che vogliono. Se vedono uno zotico come Senofonte, prendono la forma di centauri: se un rapace come Simone, diventano lup
ueste tre cose, il caos, le Nuvole e la lingua. Strepsiade promette di non più sacrificare, purchè col mezzo delle Nuvol
del canto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca di una delle persone del coro le proprie lodi, come
me si è veduto nella Pace, ma egli stesso si caccia avanti a favellar di se. E’ questo l’equivalente di un vero prologo ch
gli stesso si caccia avanti a favellar di se. E’ questo l’equivalente di un vero prologo che i Latini premisero alla favol
I Greci però sono scusabili, perchè il loro coro si fingeva composto di una parte del popolo per cui si rappresentava, e
sembrato strano che venisse fuori lo stesso autore come un individuo di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si s
o di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si suppone composto di esseri immaginarj, ed il poeta che si presenta al
enta alla scoperta, pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie inv
pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggi
venzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati; dice di esser questa la migliore delle sue favole, e sper
assezza porta seco, come quelle degli altri comici, i quali fanno uso di vesti lacere . . . per far ridere i fanciulli. Es
rcotendo quanto incontra, non a venire con siaccole alla mano a guisa di una furia. ma se ne viene unicamente adorna di be
cole alla mano a guisa di una furia. ma se ne viene unicamente adorna di bellezze naturali. In oltre io non cerco (egli ag
apparenti variazioni due e tre volte la medesima favola. Io m’ingegno di comporne sempre delle nuove e spiritose con tal c
ll’incontro gli altri avondo preso a pungere Iperbolo non cessano mai di trargli de’ calci. Eupoli nella sua commedia inti
ivo, e questa ancora egli tolse da Frinico. Ermippo poi l’ introdusse di nuovo in iscena, scagliandosi contro Iperbolo 98,
molto salsa e piacevole: Socr. Orsù che cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure,
cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure, di parole, o di canti? Strep. Di misure
tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure, di parole, o di canti? Strep. Di misure; perchè ul
rare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure, di parole, o di canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da
le, o di canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da un venditor di formento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr
ure; perchè ultimamente da un venditor di formento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo, m
i formento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo, ma di misure metriche, Dimmi quale stimi
o stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo, ma di misure metriche, Dimmi quale stimi tu miglior met
osso. Queste cose non sono pe’ denti tuoi. Potresti pià tosto imparar di canto. Strep. O o, che giovano i canti alla far
ep. O o, che giovano i canti alla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo di persuadere l’ ingi
lla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo di persuadere l’ ingiustizia. Socrate replica, che p
gna apprendere molte altre cose; ma si affatica invano, perchè l’uomo di grossa pasta accomoda alle cose materiali tutte l
pruova, e poi dice: Strep. O Socrate carissimo, ho trovato il modo di non pagare. Socr. E quale è questo? Strep. Di
Dimmi un poco. Socr. Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda di Tessaglia tirassi giù di notte la luna e chiusala
Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda di Tessaglia tirassi giù di notte la luna e chiusala in un vaso rotondo me la
ndi Socrate un’ altra questione: Socr. Se ti fosse scritta una pena di cinque talenti, a che modo la scancelleresti tu?
rovata; è bellissima. Vedi tu, o Socrate, questa pietra de’ venditori di farmachi sì rilucente, colla quale si accénde il
re la cera e scancellar la scrittura. Per simili puerilità e per la di lui smemoraggine Socrate s’ infastidisce, e le Nu
ola qualche figliuolo già grande se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice di aver bene un figli
e se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice di aver bene un figlio, ma che non vuole imparare. I
ed il vecchio va a chiamarlo. Atto III. Non meno piacevole è la scena di Strepsiade col figlio. Il sale comico di questa,
on meno piacevole è la scena di Strepsiade col figlio. Il sale comico di questa, per avviso del dotto Brumoy, non è dissim
iglio impiastriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del t
astriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del turbine che
la rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del turbine che regna in su
ina, di Giove che non esiste, del turbine che regna in sua vece ecc.; di sorte che il giovane crede che il padre sia diven
uori due attori che rappresentano questi esseri allegorici, e diconsi di molte ingiurie aspramente altercando. Non v’è giu
costumi. Il Torto mette in ridicolo siffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva di ogni piacer
ffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva di ogni piacere e delizia della vita. Risponde il Dr
ani, legati, magistrati e poeti tragici Ateniesi; e ardisce fin anche di andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra
rdisce fin anche di andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra di esser essi in così gran numero, che il Dritto ste
vinto, e passa dalla parte degli spettatori. Fidippide rimane in casa di Socrate per essere istruito. Le Nuvole esortano i
ndo da esso onorate. Atto IV. Vedendo Strepsiade avvicinarsi il tempo di pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Sec
di pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Secondo il racconto di Socrate il giovane è già perfettamente ammaestrat
l giovane è già perfettamente ammaestrato a negare il debito a fronte di mille testimonj. Il vecchio ne gongola. O care le
’impudenza che non avevi: tu hai un aspetto franco ed un colore degno di un impostore Ateniese. Sagace osservazione del po
ace osservazione del poeta, per far rilevare al popolo il cangiamento di Fidippide. Egli dovette venir fuori con una balda
nella prima scena, per mostrarci ora il frutto della corrotta scuola di un falso filosofo. Egli fa trapelare ancora, che
viene un creditore a domandare i suoi danari. Strepsiade nega, sfugge di rispondere con semplicità, si burla del giurament
rate, e lo discaccia. Ne sopravviene un altro; ma Strepsiade, in vece di rispondere congruamente, gli domanda, se pensi eg
Giove faccia piovere ognora acqua fresca, o se il sole attragga a se di bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde
a se di bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde che nulla sa di ciò, nè cura saperlo. Come dunque (ripiglia il de
il debitore) ardisci domandare i tuoi danari, se nulla sai delle cose di sopra? Dammi almeno l’interesse (replica il credi
teresse? (riprende Strepsiade); Or dimmi un poco: il mare è più pieno di quello che è stato prima? Io credo (il creditore)
so. Come? (conchiude il mal pagatore) il mare non cresce col concorso di tanti fiumi, e pretendi tu che il tuo danajo si a
adunque discacciato ancor quest’altro. Il coro riflette alla malizia di questo vecchio, ed al figliuolo divenuto sommamen
ne per voi. No (riprendono le Nuvole) tu sei stato a te stesso fabbro di questi mali. O perchè (replica il vecchio) non mi
vecchio) non mi dicevate allora quello che mi dite adesso, in cambio di aggirare e ingannare come faceste un povero vecch
mè! (conchiude Strepsiade) voi fate del male, ma non senza una spezie di giustizia! Ora mi accorgo che bisognava rendere i
o che bisognava rendere i danari altrui ed esser giusto. Egli risolve di vendicarsi del perfido maestro; chiama i servi, s
ro; chiama i servi, si fa dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa di Socrate che insegna i delitti, e ingiuria gli dei
i corruttori della gioventù, gl’ impostori irreligiosi e i precettori di sofisticherie e cavillazioni, ed in ciò fece gran
egnare a perseguitare e a conculcare i giusti. Il primo fu il delitto di Aristofane, e vuolsi perciò detestare come malign
o che lo renderebbe un nemico del popolo, un distruttore de’ principj di giustizia e di morale non può imputarglisi senza
ebbe un nemico del popolo, un distruttore de’ principj di giustizia e di morale non può imputarglisi senza ingiustizia, pe
e nè ordine riconosceva in questa favola e si rideva della semplicità di Madama Dacier che l’ avea letta quaranta volte 10
mai immaginato che contenesse tante bellezze, e tant’ arte, mal grado di alcuni pochi difetti che vi si notano, e dell’emp
l’empia calunnia che la deturpa? Ma i Cartaud vogliono aver il piacer di giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar l
l piacer di giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar la fatiga di leggere con riflessione. Si rappresentò questa fa
uesta favola nella festività de’ Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e di forestieri. Socrate stesso vi assistet
a nella festività de’ Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e di forestieri. Socrate stesso vi assistette di propo
gioso concorso di Greci e di forestieri. Socrate stesso vi assistette di proposito, sapendone il contenuto102. Or quale sp
quale spettacolo meritava più gli applausi della Grecia, l’arditezza di un comico calunniatore che insolentiva contro la
ico calunniatore che insolentiva contro la probità, o la tranquillità di un saggio che assisteva in piedi alla rappresenta
i Uccelli (Ορνιθες). Questa favola ha per oggetto gli affari politici di quel tempo colla Laconia, dove erasi rifuggito Al
conia, dove erasi rifuggito Alcibiade accusato in Atene. Essa abbonda di circostanze locali e di fatti particolari, piacev
ito Alcibiade accusato in Atene. Essa abbonda di circostanze locali e di fatti particolari, piacevoli senza dubbio per gli
pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre. Chi è quell’uccello raro di Fenicia dimorante nelle paludi chiamato Fenicotte
gomento è una sollevazione degli uccelli contro gli dei per consiglio di un uomo. Dalla lettura delle commedie antiche e d
ri numi, e perseguitava i miscredenti; ma intanto facevano la delizia di Atene certe commedie, che inspiravano l’ateismo e
regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli dei meritevoli di venerazione. Persuade loro che imprendano a edifi
arsi una gran muraglia, ad innalzarsi una nuova città, cui dà il nome di Nefelococcigia, a fare scorrerie in aria e ad int
. Nel coro si ragiona del caos che precedette la creazione. Era prima di ogni altra cosa il caos, la notte, l’erebo e l’im
ili dell’erebo la notte, che ha le penne negre, partorì un uovo pieno di vento, dal quale nacque l’ amore dalle ale dorate
ruttibile generazione degli dei. Così noi uccelli siamo i più antichi di tutti i beati . . . Tutti i beni più grandi (pros
i destinar potrete aruspici ed are. Noi dalle nuvole sederemo al pari di Giove, e vi saremo propizj, dandovi salute, felic
invitano ed allettano gli uomini al loro culto, son questi. Se alcuno di voi, o spettatori, volésse per l’avvenire menar g
celli è cosa utile e ben fatta. Questi esercizj spirituali sono pieni di pietà ed unzione. Questo coro grottesco di uomini
cizj spirituali sono pieni di pietà ed unzione. Questo coro grottesco di uomini con maschera di uccelli di varie spezie, i
eni di pietà ed unzione. Questo coro grottesco di uomini con maschera di uccelli di varie spezie, imitava al possibile la
à ed unzione. Questo coro grottesco di uomini con maschera di uccelli di varie spezie, imitava al possibile la fisonomia d
aschera di uccelli di varie spezie, imitava al possibile la fisonomia di coloro che si volevano additare e mordere; ed olt
a fare una capricciosa decorazione, serviva a dar motivo alla musica di essere varia e piacevole coll’ imitazione del can
vo alla musica di essere varia e piacevole coll’ imitazione del canto di varj uccelli. Si trovano in questo coro ed anche
uccelli. Si trovano in questo coro ed anche in una scena antecedente di Epope alcune strofe, nelle quali le parole vengon
Sopraggiugne in prima un verseggiatore cianciatore, il quale a forza di seccarlo cava dalle mani di Pistetero qualche ves
rseggiatore cianciatore, il quale a forza di seccarlo cava dalle mani di Pistetero qualche vestito; indi un impostore che
etero insinua a misurar solo se stesso: ottima lezione per uno stuolo di sedicenti matematici. Tutti questi oziosi vengono
anche uno spione ed uno che si spaccia per giureconsulto e venditore di giudizj. Dopo il canto del coro viene un messo a
sene le conseguenze. Ma si vuo! riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa
uenze. Ma si vuo! riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, do
vuo! riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, dove quasi tutt
macchina. L’azione prende poscia nuovo movimento per un altro avviso di una formidabile spedizione minacciata da Giove e
mo dei del cielo. Pist. Voi dei? Ir. Ve ne sono forse altri fuori di noi? Pist. Gli Uccelli sono presentemente dei,
malvagia generazione giustamente oppressa e incenerita dalla potenza di Giove. Pistetero la schernisce, minaccia il suo
fra gli Uccelli fortunati, ma ne sono esclusi, un malvagio che pensa di poter secoloro percuotere impunemente il padre, u
uvole agli uomini? Pist. Povero il mio Prometeo! . . . Prom. Taci di grazia, che mi scopriranno! Pist. Caro Prometeo
inchè io possa tutto narrarti, prendi questo parasole, e tienlo sopra di me sì che non sia veduto daglì dei. Pist. Ottim
ra di me sì che non sia veduto daglì dei. Pist. Ottima invenzione e di te degna. Ecco ti copro. Di su ora senza timore.
egue il discorso narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciatori di pace da parte di Giove; ma l’avverte a star saldo
narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciatori di pace da parte di Giove; ma l’avverte a star saldo, e a non sacrifi
erte a star saldo, e a non sacrificargli, se prima Giove non prometta di rendere l’imperio agli Uccelli e di dare a lui pe
rgli, se prima Giove non prometta di rendere l’imperio agli Uccelli e di dare a lui per consorte certa donzella che sta pr
dare a lui per consorte certa donzella che sta presso Giove e dispone di tutto; col quale avviso e consiglio Prometeo most
asciatori annunziati sono Nettuno, Ercole e un Triballo. Ercole viene di mal talento e bravando e minacciando di volere st
e e un Triballo. Ercole viene di mal talento e bravando e minacciando di volere strangolare quell’ ardito ribelle che con
hiuso fuori gli dei. Nettuno gli ricorda che essi vengono per trattar di pace. Si propone in prima una tregua, e poi la pa
questa favola che parmi la più strana e bizzarra e la più irregolare di ogni altra, si nominano e motteggiano Spintaro, E
no in questa farsa caratterizzati come vespe. Vi si dipinge la follia di Filocleone giudice, che mal grado della debolezza
la strana malattia del vecchio, e dell’espediente preso dal figliuolo di tenerlo chiuso; e intanto parlano con gli spettat
con gli spettatori della qualità della favola. Non aspettino (dice un di essi) da noi gli spettatori nè il riso rubato da
torio, nè Euripide ingannato e burlato nella cena, nè la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare d
nè la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare di dirvi cosa che forse non vi piacerà, cioè che la
ca è la più giudiziosa e la più dotta. Filocleone cerca ad ogni patto di sprigionarsi per andare a giudicare. Il coro dell
to di sprigionarsi per andare a giudicare. Il coro delle Vespe ode le di lui querele, e si presta a soccorrerlo, facendolo
pe amiche. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su di giu il viso, gli occhi, le mani. I servi e
che. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su di giu il viso, gli occhi, le mani. I servi e le Ves
leone vorrebbe senza lite comporre l’affare. Le Vespe lo rimproverano di tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso d
sando ed ora torna a venire alla moda, cioè d’incolpare per ogni poco di tirannia. Trovasi questo passo tradotto dal chiar
la contesa si riduce a parole, ed il giudice stravagante s’industria di provare l’autorità e superiorità che hanno i giud
il coro alla prima si era rallegrato dell’ aringa del padre credendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figli
dendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figliuolo cangia di avviso, approva quanto questi ha detto, e così ri
ti ha detto, e così riprende se stesso: Non voler mai giudicare prima di avere ascoltato ambedue le parti. Persuaso il cor
iuolo lo prega a desistere dal giudicare in pubblico ed a contentarsi di esercitare il suo impiego nella propria casa e ne
appagato il vecchio che pargoleggia, gli prepara il ridicolo giudizio di un cane che ha rubato un formaggio di Sicilia. Tu
li prepara il ridicolo giudizio di un cane che ha rubato un formaggio di Sicilia. Tutto è ordinato colle formalità giudizi
un formaggio di Sicilia. Tutto è ordinato colle formalità giudiziarie di Atene, e si tratta con tutta la serietà il gran l
el che si noti che quasi sempre sul teatro soleva introdursi la pompa di un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si
un altro litigio agitato in un intermezzo sul teatro Spagnuolo avanti di un ridicolo giudice pedaneo, o sia Alcalde di un
teatro Spagnuolo avanti di un ridicolo giudice pedaneo, o sia Alcalde di un picciolo villaggio. Un cane avea bevuto una gr
calde di un picciolo villaggio. Un cane avea bevuto una gran quantità di oglio in una casa. Il padrone dell’oglio volea es
è altro che quel che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore di un formaggio di Sicilia allude a un capitano, il
l che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore di un formaggio di Sicilia allude a un capitano, il quale avendo con
truppe in quell’isola, si se corrompere co’ formaggi, cioè co’ regali di quel paese104. Simili circostanze e allusioni per
ostanze e allusioni per noi perdute accrescevano pregio alle finzioni di Aristofane, e fanno in generale rimaner la copia
finzioni di Aristofane, e fanno in generale rimaner la copia Francese di gran lunga superata per vivacità e interesse dal
lla commedia nuova ed io sempre dovrei ripetere che questa differisce di molto dalla farsa allegorica, cioè dalla commedia
ifferisce di molto dalla farsa allegorica, cioè dalla commedia antica di Atene. I personaggi principali derisi nelle Vespe
Filosseno, Eschine, Fano, Acestero, e Mesato poeta tragico figliuolo di Carcino. I Cavalieri (Ιππεις). L’oggetto del poe
(Ιππεις). L’oggetto del poeta in questa favola denominata da un coro di Equiti o Cavalieri che vi s’introduce, fu di fare
la denominata da un coro di Equiti o Cavalieri che vi s’introduce, fu di fare sul teatro una denunzia di stato contro Cleo
ti o Cavalieri che vi s’introduce, fu di fare sul teatro una denunzia di stato contro Cleone cittadino potente, manifestan
na denunzia di stato contro Cleone cittadino potente, manifestando le di lui estorsioni e ruberie. Quale ardire! accusare
l tempo ch’egli era più rispettato e temuto. Osò accusarlo a dispetto di ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ric
a dispetto di ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ricusato di farne la maschera, e niuno attore volendo montare
esentarlo. Aristofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di
ofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di feccia ne imitò
egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la fo
osi il volto di feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la foggia di vestire; e riuscì così bene nella favola a svelar
on Cleone da Diodoro Siculo e da Tucidide, sieno schiavi in compagnia di Cleone, ma di lui nemici occulti. Essi l’abborris
iodoro Siculo e da Tucidide, sieno schiavi in compagnia di Cleone, ma di lui nemici occulti. Essi l’abborriscono e lo temo
niese) colerico, iracondo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezz
condo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle
ostene) al principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore di pelli, di nazione Paflagone, calunniatore e ribal
principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore di pelli, di nazione Paflagone, calunniatore e ribaldo105. Cos
e ribaldo105. Costui che ha ben conosciuto il carattere e la maniera di vivere del padrone, non risparmia riverenze, inch
riverenze, inchini, umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci di pezzi di corame tiene soddisfatto il vecchio sbal
, inchini, umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci di pezzi di corame tiene soddisfatto il vecchio sbalordito. E
vecchio sbalordito. Egli poi allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri
allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri fanno di buono, accusa e cal
iavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri fanno di buono, accusa e calunnia i compagni e ne carpisce
ch’egli loro non rechi nocumento. Questa anticipazione del carattere di Cleone è giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che
giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che cerchi dirigere l’attenzione di chi ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non
ncipale. Per far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di C
r far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per m
li schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Ago
i di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed e
un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed essi gli persuado
e. Agoracrito è tale, ed essi gli persuadono che si addossi l’impresa di far fronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al
ssi gli persuadono che si addossi l’impresa di far fronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza
ronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza di signoreggiare nel foro, ne’ porti, nel consiglio,
rrà tutto questo (domanda Agoracrito), se io non sono che un venditor di salcicce? Giusto per questo tu diverrai grande, r
tento, l’abicì. Ma (il salcicciajo) come volete che io sappia il modo di regolarmi nel governare il popolo? E Demostene: N
delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, purchè abbi cura di cattivarti l’animo del popolo, indolcendolo con b
on belle parolette, a somiglianza de’ cuochi. Animo; nulla a te manca di ciò che può rendertelo benevolo; hai la voce chio
favoriscono. E chi mi ajuterà? dice Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: H
di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: Havvi un migliajo di cavalieri dabbene che odiano Cleone, e ti ajutera
ieri dabbene che odiano Cleone, e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti
e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti proteggeranno, ed io con tutti
spalleggerò. Non temere no; che sebbene per la paura che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato
che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato di farne la maschera, pure sarà siffattamente imitat
ente imitato, che verrà tosto conosciuto, essendo questo teatro pieno di spettatori savj e sagaci. Or in queste parole non
epubblica, dallo schiavo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto di mira. Al comparir di Cleone si sgomenta Agoracrit
avo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto di mira. Al comparir di Cleone si sgomenta Agoracrito e vacilla; ma al ve
aldanza la proseguono. Agoracrito adunque è stato in parte il modello di queste moderne farse. Egli si avanza a poco a poc
i il collo. Intanto il coro si trattiene a favellare del poeta. Degno di lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti
è egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme di dire confranchezza ciò che è giusto . . . Egli è
dire confranchezza ciò che è giusto . . . Egli è vero, che da alcuni di voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente ins
da alcuni di voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha impo
nte insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà di comporre ottime
ppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà di comporre ottime commedie atte a piacere, e quanti
arte usasse, non bastò a sostenersi fino alla vecchiaja, perchè cessò di dir male. Cratino che meritò sì gran lode, stette
ltro non fa che cianciare, si vede andar con una corona secca e morto di sete; e pure per le vittorie riportate meriterebb
a secca e morto di sete; e pure per le vittorie riportate meriterebbe di bere nel Pritaneo. E quanto non sofferse dal vost
cusa il nuovo cimento. Cleone che conosce l’indole del popolo che ama di esser lusingato con parolette melate, si sforza d
del popolo che ama di esser lusingato con parolette melate, si sforza di mostrargli il suo amore; ma l’emulo usa il medesi
o usa il medesimo artifizio con maggior felicità. Il dotto traduttore di Demostene altre volte lodato106 trasporta colla s
ne altre volte lodato106 trasporta colla solita grazia alcuni squarci di questa scena per mostrare le smancerie adoperate
amante, Perchè ti adoro. Pop. E tu chi sei? rispondi. Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tem
Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo, e di giovarti struggomi. Ecco poi le offerte che ess
iche. Pop. Chi sei tu valent’uomo? or se’ tu forse Della schiatta di Armodio? ah questo al certo Fu un atto generoso
i un brodetto Eliastico 108. Salc. Ed io porgoti Un alberello pien di unguento, ond’ungerti Gli stinchi incancheriti.
renderti Un giovinastro rigoglioso. Salc. Or abbiti Questa coda di lepre, o caro, e forbiti Dagli occhietti la cis
. Il popolo finalmente disingannato per le cose dette dal venditore di salcicce, si avvede di essere stato lungo tempo a
e disingannato per le cose dette dal venditore di salcicce, si avvede di essere stato lungo tempo aggirato da Cleone, e gl
a suo favore: Agoracrito i suoi altresì, distruggendo la spiegazione di Cleone. Finalmente si verificano nella persona de
mane convinto, ed è costretto a cedergli la corona e ad esercitare il di lui mestiere vendendo trippe, salcicce e carne co
i lui mestiere vendendo trippe, salcicce e carne cotta in una bottega di piazza. Oltre a’ nominati pongonsi in berlina ne’
co, Morsimo tragico, e Lisicle che succedette a Pericle da mercatante di montoni che egli era, e sì buono che il poeta lo
oeta lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca, due famose meretrici di que’ tempi. Nisieli al solito inveisce contro Ari
Il dotto critico ciò scrivendo non badò alla costituzione democratica di Atene; ed obbliò quanto poco bastava per divenirv
ed obbliò quanto poco bastava per divenirvi cittadino ed influire nel di lei governo, avendo danajo ed eloquenza. Cleone e
no, avendo danajo ed eloquenza. Cleone era cuojajo, Iperbolo artefice di lanterne e l’anzi nominato Lisicle co’ suoi monto
iceopoli, il quale par che rappresenti il personaggio del poeta, gode di aver fatto punir Cleone colla multa di cinque tal
il personaggio del poeta, gode di aver fatto punir Cleone colla multa di cinque talenti per mezzo della commedia de’ Caval
a commedia de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si curi di trattar di pace nel Pritaneo. Egli vede ammessi i
de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si curi di trattar di pace nel Pritaneo. Egli vede ammessi i Legati del
i Legati del re, e disperando della pace per l’intera nazione, pensa di mandare Amfiteo a conchiudere co’ Lacedemoni una
nesi lo perseguitano co’ sassi per aver portata la pace alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenz
per aver portata la pace alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno
e alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace c
di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace conchiuso, e le
one di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace conchiuso, e le conseguenze che ne risultano
a regolare; ma gli Ateniesi ed Aristofane erano tacitamente convenuti di stendere i confini della verisimiglianza un poco
giungono gli Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento egli ottiene di essere ascoltato. Per prepararsi alla concione va
lla concione va a battere alla porta del tragico Euripide, e lo prega di prestargli alcune vesti cenciose della tragedia a
cenciose della tragedia antica per aringare al popolo. Ottiene quelle di Telefo, colle quali si abbiglia per rassembrare u
. Con tal vestito favella al popolo, alterca con Lamaco, e gli riesce di convincere gli ascoltatori della sua innocenza pe
di convincere gli ascoltatori della sua innocenza per aver procurato di ottenere per se solo la pace. Havvi un coro che p
iesi accusando Cleone. Vi si trova un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici di esser piaggiati, e fac
i trova un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici di esser piaggiati, e facili a prendersi colle lodi
. Ab. Cesarotti109: Quando gli ambasciatori della Grecia Bramano di accappiarvi a qualche trappola, Vi chiamano vio
omanda accordasi Sol per quel grasso, e il popolo ne gongola, Che di un majale riportò la gloria. In vece di majale
l popolo ne gongola, Che di un majale riportò la gloria. In vece di majale trovasi nel testo nominato il pesce apua a
testo nominato il pesce apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande di viole e l’aggiunto di g
to il pesce apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande di viole e l’aggiunto di grassa, lusing
pua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande di viole e l’aggiunto di grassa, lusingavano sommame
gli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande di viole e l’aggiunto di grassa, lusingavano sommamente la vanità e pueril
il coro per la pace fatta, ne va godendo i frutti. Prima conseguenza di tal pace si è la libertà del commercio per lui, e
già pel bellicoso Lamaco. Si vede una dipintura naturale del mercato di Atene per decorare la favola, e vi accorrono varj
ercato di Atene per decorare la favola, e vi accorrono varj venditori di Megara e della Beozia. Tra questi un povero Megar
ne potè allora piacere agli Ateniesi, e che ha dato al Nisieli motivo di declamar fortemente, quasi in essa consistesse tu
il contrario a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e delle Grazie, fa preparare un magnifico
oro ammira la copia e la squisitezza de’ cibi, la diligenza e lo zelo di coloro che servono, e i preziosi regali che da og
ranquille che si passano nella pace, e gli agitati momenti della vita di chi si trova in guerra. Si avvisa Lamaco, che ten
amaco, che tenga pronte le schiere, perchè i ladroni Beoti minacciano di volerli assaltare. Si avvisa Diceopoli da parte d
e, Diceopoli a cenare e a dormire. Un nuovo nunzio avvisa la famiglia di Lamaco che prepari lenzuola, balsami, empiastri,
r cordoglio maggiore che se Diceopoli il vede così piagato, si riderà di lui. Quest’amator della pace, il quale in fatti s
to, si riderà di lui. Quest’amator della pace, il quale in fatti si è di lui avveduto, per fare vie più manifesto il suo t
llegra a misura che Lamaco si lamenta. Forse il Nisieli non si avvide di questo artifizio, allorchè asserì, che in questa
o artifizio, allorchè asserì, che in questa favola era una confusione di cose parte orribili e parte ridicole. Così termin
scorge, lo scopo principale del comico spettacolo Greco essere stato di maneggiarvisi le questioni politiche, le quali se
emone codardo, Stratone e Clistene effemminati, Euripide introduttore di vestiti laceri e meschini nella tragedia, Amfiteo
ide e al comico Cratino, i quali entrano pressochè in tutte le favole di Aristofane. Il Pluto (Πλουτος). Quarant’anni dop
o. De’ pubblici affari non vi si favella punto nè poco: havvi un coro di villani nulla mordace: vi si ritraggono e satireg
, la quale sola ne forma tutta la piacevolezza. La spoglia allegorica di questa favola cuopre un tesoro di filosofiche ver
piacevolezza. La spoglia allegorica di questa favola cuopre un tesoro di filosofiche verità, e mette in azione, sotto l’as
fiche verità, e mette in azione, sotto l’aspetto piacevole e popolare di una favoletta anile; quanto nel profondo discorso
Cremilo uomo dabbene povero e disgraziato si consiglia coll’ oracolo di Apollo intorno al modo di migliorare la propria c
ro e disgraziato si consiglia coll’ oracolo di Apollo intorno al modo di migliorare la propria condizione, e al genere di
ollo intorno al modo di migliorare la propria condizione, e al genere di educazione che dovrà dare all’unico suo figliuolo
sapere ad ogni patto, perchè tenga dietro a quel cieco. Forzato dalle di lui importunità Cremilo gli narra la risposta del
lo; indi prega il cieco a volergli dire chi egli fia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato con minacce da Carione man
a il cieco di palesarsi; ma pressato con minacce da Carione manifesta di esser Pluto il dio delle ricchezze e di trovarsi
minacce da Carione manifesta di esser Pluto il dio delle ricchezze e di trovarsi sì mal condotto, sporco e privo degli oc
di trovarsi sì mal condotto, sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (ei dice) mi viene da Gi
ene da Giove invidiosó del bene altrui. Essendo io giovane mi proposi di andar soltanto in traccia di uomini savj, giusti
ne altrui. Essendo io giovane mi proposi di andar soltanto in traccia di uomini savj, giusti e probi, ed egli mi tolse la
la vista eviterebbe i malvagi e arricchirebbe i buoni? Pluto risponde di sì, e vuol partire. Cremilo nol permette, gli dic
emilo nol permette, gli dice ch’egli è uomo dabbene, e gli fa sperare di adoperarsi per fargli ricuperar la vista. Pluto n
per fargli ricuperar la vista. Pluto non osa condiscendere per timore di Giove e Cremilo riprende la di lui pusillanimità:
Pluto non osa condiscendere per timore di Giove e Cremilo riprende la di lui pusillanimità: Credi tu che i fulmini di Giov
ve e Cremilo riprende la di lui pusillanimità: Credi tu che i fulmini di Giove saranno più rispettati riacquistata che avr
muratore, un altro ruha e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti i beni e di tutti i mali. L’ incoraggisce m
ruha e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti i beni e di tutti i mali. L’ incoraggisce mostrandogli la di
re di tutti i beni e di tutti i mali. L’ incoraggisce mostrandogli la di lui onnipotenza sulla terra, e promette d’investi
a di lui onnipotenza sulla terra, e promette d’investigare la maniera di guarirlo. Per mezzo poi di Carione invita i suoi
terra, e promette d’investigare la maniera di guarirlo. Per mezzo poi di Carione invita i suoi compagni, uomini probi che
mezzo poi di Carione invita i suoi compagni, uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto.
, uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto. Pur questi non sa risolversi ad entrare ne
re de’ favori di Pluto. Pur questi non sa risolversi ad entrare nella di lui casa. Se io (dice) entro in casa di qualche a
a risolversi ad entrare nella di lui casa. Se io (dice) entro in casa di qualche avarone, incontanente mi sotterra in una
ne, incontanente mi sotterra in una fossa, e se un povero il richiede di qualunque minimo soccorso, nega di avermi veduto
fossa, e se un povero il richiede di qualunque minimo soccorso, nega di avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in cas
soccorso, nega di avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in casa di qualche pazzo dissipatore, tosto egli scialacqua
nare con popolarità! Al fine Pluto si determina ad entrare nella casa di Cremilo. Intanto i di lui compagni non sanno dar
l fine Pluto si determina ad entrare nella casa di Cremilo. Intanto i di lui compagni non sanno dar fede a Carione, nè per
nno dar fede a Carione, nè persuadersi, come un cieco pitocco e pieno di malanni possa arricchirli. Anzi Blessidemo nettam
i Blessidemo nettamente dice allo stesso Cremilo, che a lui non piace di vederlo tutto a un tratto divenuto ricco, ed ha t
a qualche nume. Cremilo giura, stragiura, e al fine rivela il segreto di tenere in casa il dio delle ricchezze. Se ne mara
casa il dio delle ricchezze. Se ne maravigliano i villani, e bramano di parteciparne. No, dice Cremilo, non è possibile,
arteciparne. No, dice Cremilo, non è possibile, se prima non si tenta di fargli ricuperare la vista. Deliberano di condurl
bile, se prima non si tenta di fargli ricuperare la vista. Deliberano di condurlo nel tempio di Esculapio. Frattanto viene
enta di fargli ricuperare la vista. Deliberano di condurlo nel tempio di Esculapio. Frattanto viene fuori la Povertà e svi
ne fuori la Povertà e svillaneggia gli astanti, perchè col macchinate di dar la vista a Pluto, pensano di scacciarla dalla
a gli astanti, perchè col macchinate di dar la vista a Pluto, pensano di scacciarla dalla città. Noi (rispondono i villani
nsano di scacciarla dalla città. Noi (rispondono i villani) cerchiamo di far del bene con isbandirti dalle nostre terre. I
plica la Povertà) vi farò toccare con mano, essere io sola la cagione di ogni bene, e non potersi commettere maggiore ecce
di ogni bene, e non potersi commettere maggiore eccesso che procurare di arricchire i giusti . . . Se Pluto torna a vedere
vedere, le ricchezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitar le arti.
hezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitar le arti. E chi vorrà pi
vise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitar le arti. E chi vorrà più fare il fabbro
anta filosofia si nascondeva Sotto il velame degli versi strani di questo comico così spregevole agli occhi cisposi
i versi strani di questo comico così spregevole agli occhi cisposi di molti scioli oltramontani ed Italiani! Il coro op
tani ed Italiani! Il coro oppone che la povertà riempie anzi il mondo di miserie. Parti (dice) una bella impresa il far na
bella impresa il far nascer mendici da’ mendici, l’infettare la terra di pulci, e d’insetti molesti e schifosi, il colmarl
ettare la terra di pulci, e d’insetti molesti e schifosi, il colmarla di miserabili che non hanno pane da satollarsi nè le
e: quella del povero in vivere parcamente e lavorare, in non abbondar di beni ma in non mancar di nulla. Io, vi dico, io s
ivere parcamente e lavorare, in non abbondar di beni ma in non mancar di nulla. Io, vi dico, io sono quella che rendo gli
. Io, vi dico, io sono quella che rendo gli uomini saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza di Pluto che gli fa d
he rendo gli uomini saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza di Pluto che gli fa diventare gottosi, panciuti, gro
a differenza di Pluto che gli fa diventare gottosi, panciuti, grossi di gambe e lascivi. I miei seguaci sono magri, sotti
ti, ingegnosi e robusti. Osservate un’ altra cosa; gli Avvocati prima di uscire dalla povertà sono giusti, circospetti, on
e ministri d’ingiustizie. Queste verità ristuccano il coro avido già di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fos
ste verità ristuccano il coro avido già di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo di essere inter
ià di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo di essere interamente persuaso. Carione reca l’avvis
rione reca l’avviso della felicità del suo padrone e della guarigione di Pluto. Racconta la cura fattagli da Esculapio, e
nell’andar la notte pel tempio rubando delle schiacciate ecc. La casa di Cremilo si converte in una reggia dell’abbondanza
a che ne fa Aristofane maestrevolmente, possiamo ravvisare il modello di tutti i prodighi, dissipatori e discoli comparsi
comodi mal grado delle grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di Pluto è egli uscito di miseria, l’ha abbondonata.
grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di Pluto è egli uscito di miseria, l’ha abbondonata. Viene poi questo medes
to medesimo giovane, il quale in veder la sua vecchia motteggia sulle di lei rughe e sulla bocca senza denti. Viene Mercur
ti. Viene Mercurio stesso per minacciar comicamente tutta la famiglia di Cremilo, perchè col far ricuperare la vista a Plu
erchè col far ricuperare la vista a Pluto non vi è più chi si ricordi di sacrificare agli dei. Ben vi sta, dice Carione, p
si ricordi di sacrificare agli dei. Ben vi sta, dice Carione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una favo
vi curate. Adunque nè anche in una favola sì moderata si tralasciava di motteggiar contro la provvidenza; tanto lungi era
si tralasciava di motteggiar contro la provvidenza; tanto lungi erano di lor natura le commedie Greche di quel tempo dall’
ro la provvidenza; tanto lungi erano di lor natura le commedie Greche di quel tempo dall’essere gli esercizii spirituali d
autore de’ Paradossi. A me, ripiglia Mercurio, non importa un frullo di tutti gli dei, ma mi dolgo per me che muojo di fa
non importa un frullo di tutti gli dei, ma mi dolgo per me che muojo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena da pa
jo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena da parassito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo d
a parassito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo di prestare ogni servigio più vile, ed il servo lo m
servo lo manda a lavar delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha pi
delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi or
ra in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi ora che Pluto cogli occhi sani vede e
Benedetto Fioretti, che in questa favola l’azione abbraccia lo spazio di due giorni, ma la preferisce a tutte le altre, in
isa esaltandola111: Le Nebbie sono per tutto un giardino fioritissimo di tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderab
ssimo di tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o di persone o d
tte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o di persone o di relazioni
e comiche e mimiche più desiderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o di persone o di relazioni allegoriche o
imiche più desiderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o di persone o di relazioni allegoriche o d’invenzioni
siderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o di persone o di relazioni allegoriche o d’invenzioni stranissime.
. Con tutto ciò il Pluto per mio giudizio par che tenga il principato di tutte quelle favole; perocchè quivi non sei stoma
chità. Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor di Socrate, e al lor pa
tri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor di Socrate, e al lor parere si sono appigliati il Fi
appigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni. Il Sig. di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o d
Rapin ed altri moderni. Il Sig. di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o di Rapin, volle aggiugnere del suo che
i moderni. Il Sig. di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o di Rapin, volle aggiugnere del suo che Aristofane no
comico nè poeta; il che certamente avventurò con tutta la leggerezza di un petit-maître. M. Marmontel volle ancora dar su
ta la leggerezza di un petit-maître. M. Marmontel volle ancora dar su di ciò il suo parere e derise Madama Dacier che avea
nto encomiato Aristofane. Ma questa famosa letterata, sebbene mancava di certo gusto poetico necessario a ben tradurre i p
ole allorchè afferma che Aristofane è fino, puro, armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna di leggerlo o
ino, puro, armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna di leggerlo originale, fortuna che auguriamo al trad
la fortuna di leggerlo originale, fortuna che auguriamo al traduttore di Lucano e all’ autore della Poetica Francese (Nota
a bellezza de’ colpi, e per la fecondità, la pienezza, il sale Attico di cui abbonda, e che oggi a’ nostri orecchi non può
netrare. Daniele Einsio, Tanaquil le Fevre, M. Boivin, ottimi giudici di poetica e di Greca lingua, ammirarono Aristofane.
ele Einsio, Tanaquil le Fevre, M. Boivin, ottimi giudici di poetica e di Greca lingua, ammirarono Aristofane. Il dotto Bru
Greca lingua, ammirarono Aristofane. Il dotto Brumoy non dissimula i di lui difetti non pochi, ma ne va con profitto degl
sti, sì, che possono farsene giudici; ma sono pur troppo rari giudici di simil fatta provveduti d’ eccellente criterio, e
oppo rari giudici di simil fatta provveduti d’ eccellente criterio, e di gran perizia nel Greco idioma, e d’ intelligenza
e di gran perizia nel Greco idioma, e d’ intelligenza della poesia e di giudizio purgato e di gusto vero per decidere int
Greco idioma, e d’ intelligenza della poesia e di giudizio purgato e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli
antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’Elogio di Moliere volle malmenare Aristofane? Facciamolo gi
dell’Era Cristiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemi
tiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servi
coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù, e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, espon
zione, ardente dichiarato nemico della servitù, e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tu
e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ m
la repubblica e de’ generali che comandavano gli eserciti. Era nelle di lui mani la commedia diventata una molla del gove
evolmente con sode lezioni. Gli Ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie non contenti di applaudirlo in teatr
li Ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie non contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fio
n contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fiori sul di lui capo, e menavanlo per la città tra sestive ac
ggior onore che far si potesse a un cittadino. Il gran re (cioè il re di Persia) domandando di questo poeta agli ambasciat
potesse a un cittadino. Il gran re (cioè il re di Persia) domandando di questo poeta agli ambasciatori Spartani, e de’ so
partani, e de’ soggetti ordinarj delle sue satire, ebbe a dire, che i di lui consigli erano diretti al pubblico bene, e ch
l’idolo de’ nostri filosofi, al quale cercano con tanti inutili forzi di parer simili, scriveva a Dionigi il tiranno, che
teniesi e lo stato della loro repubblica, bastava leggere le commedie di Aristofane. Lo stesso Platone studiavasi di forma
stava leggere le commedie di Aristofane. Lo stesso Platone studiavasi di formare la propria maniera di scrivere sullo stil
ristofane. Lo stesso Platone studiavasi di formare la propria maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce, e a
maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce, e armonioso di questo poeta, e se n’era talmente invaghito, che
da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore di Aristofane, e mai più non l’abbandonarono (Nota X
ota XXII). Ecco quello che agli occhi de i dotti era Aristofane. Dopo di ciò che pensereste di un giovane Gaulese, il qual
che agli occhi de i dotti era Aristofane. Dopo di ciò che pensereste di un giovane Gaulese, il quale più di due mila anni
ofane. Dopo di ciò che pensereste di un giovane Gaulese, il quale più di due mila anni dopo la morte di tal valoroso scrit
te di un giovane Gaulese, il quale più di due mila anni dopo la morte di tal valoroso scrittore viene a dirci che egli alt
estemmiatore, un buffone da piazza, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un ammasso di assurdità, donde
za, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un ammasso di assurdità, donde qualche volta scappano fuori alc
guisa viene egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e di Greca lingua e di poesia113 s’intende meglio del
malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e di Greca lingua e di poesia113 s’intende meglio del popolo Greco il pi
tende meglio del popolo Greco il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere
polo Greco il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di t
minato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di tanti e tanti grand’ing
io di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i
d’ingegni antichi e moderni, i quali tutti hanno avuta la compiacenza di ammirare Aristofane. Fin quì M. Freron critico do
terossi indi in Atene il governo e nell’oligarchia cangiò la commedia di portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutt
tutta si concentrò la pubblica autorità, posero il freno alla licenza di tal dramma, e più non soffrirono di essere impuni
ità, posero il freno alla licenza di tal dramma, e più non soffrirono di essere impunitamente sulla scena nominati e motte
ndo stato gettato in mare, secondo che ci attesta Platone, per ordine di Alcibiade allora prefetto della flotta Ateniese11
ti doveano obedire, ma volevano conservar la satira. Cercando adunque di conseguir coll’industria l’effetto stesso che pro
ll’indovinarli, e con maggior diletto gli ravvisava. In questa specie di commedia per la legge divenuta più ingegnosa e pi
imonia, fu tuttavia satirico e pungente. Ma non tollerando il governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mor
ungente. Ma non tollerando il governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far u
correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far uso in qualunque modo di soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace
n qualunque modo di soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace di cambiar natura (Nota XXIII). Platone, poeta comic
e di cambiar natura (Nota XXIII). Platone, poeta comico contemporaneo di Aristofane, è tenuto pel primo tra quelli che si
medie, delle quali a noi non son pervenuti che pochi frammenti. Assai di lui più chiaro in tal commedia fu Alesside di Tur
pochi frammenti. Assai di lui più chiaro in tal commedia fu Alesside di Turio zio o patrocinatore di Menandro, potendosi
i più chiaro in tal commedia fu Alesside di Turio zio o patrocinatore di Menandro, potendosi interpretare dell’una e dell’
dell’ altra guisa la voce πατρως presso Suida. Meursio raccolse delle di lui favole in torno a cento tredici titoli, ma eg
dugentoquarantacinque, i cui frammenti si leggono sparsi nelle opere di Ateneo, Polluce, Stobeo, Laerzio ed Aulo Gellio,
del Morello, dell’Ertelio e del Grozio. La grazia e la vivacità della di lui satira non veniva amareggiata dalla soverchia
mi e delle nazioni117. Secondo Plutarco questo comico eccellente finì di vivere sulla scena in mezzo agli applausi essendo
gli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole. Stefano di lui figliuolo seguì, secondo Suida, le orme del p
gli con applauso la commedia mezzana, ed Ateneo cita un frammento del di lui Filolacone o sia fautore degli Spartani. Appa
ani. Appartiene a questa commedia ancora Antifane, che fiorì al tempo di Filippo il Macedone, e tralle sue commedie tutte
, ovvero il Flautista, in cui per ischerno introdusse Betalo sonatore di flauto inesperto nel suo mestiere, di che vedasi
erno introdusse Betalo sonatore di flauto inesperto nel suo mestiere, di che vedasi Plutarco nella Vita di Demostene. Fior
flauto inesperto nel suo mestiere, di che vedasi Plutarco nella Vita di Demostene. Fiorirono parimente nella commedia mez
ate, ed Anassandride. Nacque quest’ultimo comico in Camira nell’isola di Rodi, e fiorì particolarmente verso l’olimpiade C
o osato motteggiare del governo, gli Ateniesi lo condannarono a morir di fame. Suida ci dice che questo comico portò la pr
arono alla Latina. Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte intorno a
er le quali solo dieci volte riportò la corona teatrale. Questo poeta di vantaggiosa statura, amico di vestire pomposament
iportò la corona teatrale. Questo poeta di vantaggiosa statura, amico di vestire pomposamente e di cavalcare, fu così alti
Questo poeta di vantaggiosa statura, amico di vestire pomposamente e di cavalcare, fu così altiero, che soffriva con impa
ò più delle dieci coronate, sembra verisimile quel che coll’ autorità di Camaleone asserisce Ateneo nel libro IX, cioè che
tte le forze del loro ingegno, e ne ingrandì l’attività. La necessità di schivarlo suggeri l’idea di una commedia che fu c
o, e ne ingrandì l’attività. La necessità di schivarlo suggeri l’idea di una commedia che fu chiamata Nuova, senza dubbio
o, ma ben lontano dall’antica baldanza e mordacità. Anzi in una delle di lui commedie smarrite intitolata il Cocalo si rav
figliuoli Ararote, Nicostrato e Filetero, i quali e si valsero delle di lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e compos
composero essi pure delle favole coltivando la commedia nuova; ed uno di essi spiccò singolarmente più nel rappresentare c
dal teatro, nè più si agitarono questioni politiche in uno spettacolo di puro divertimento. Si circoscrisse adunque la com
i dipintura particolare, perchè apprese dalla filosofia che i difetti di un solo privato sotto una potenza che tutto adegu
tà in un preteso ritratto particolare espose alla derisione i difetti di un ceto intero. Gioconda, ingegnosa sapienza! A d
te idee della nuova commedia Greca passate da’ Latini a noi, in forza di governo e di costumi furono ed esser doveano post
nuova commedia Greca passate da’ Latini a noi, in forza di governo e di costumi furono ed esser doveano posteriori alla c
governo e di costumi furono ed esser doveano posteriori alla commedia di Aristofane; e se tanti critici pedanti condannano
delle diverse società civili. Contavansi tra’ principali coltivatori di quest’ultima delicata commedia gli Apollodori, De
un dotto trattato impresso in Roma nel 1555 insieme colla Biblioteca di Apollodoro tradotta in latino da Benedetto Egio12
che coltivarono la poesia teatrale, se ne trovano tre, uno Siciliano di Gela, uno Ateniese, ed uno Carisio. Essi fioriron
i, Lacæna, Icetes, Hecyræ latinizzata da Terenzio, non sapendo a qual di loro esse si appartengano. Il Meursio le attribui
tessa vecchiaja è un morbo. Del poeta Difilo che meritò il soprannome di κωμικωτατος, comicissimo, come ad Euripide si die
rannome di κωμικωτατος, comicissimo, come ad Euripide si diede quello di tragicissimo, oltre a’ varj frammenti rapportati
ffo, alla quale dà per innamorati Archiloco e Ipponatte. Alcune delle di lui favole furono trasportate nel teatro Latino d
no trasportate nel teatro Latino da Marco Accio Plauto. Di Demofilo e di Posidio incontriamo alcuni frammenti; ma da una c
jopoli della Cicilia. Egli fiorì regnando Alessandro Magno poco prima di Menandro, e di anni 94 in circa morì sul teatro r
cilia. Egli fiorì regnando Alessandro Magno poco prima di Menandro, e di anni 94 in circa morì sul teatro ridendo smoderat
onservati varj nomi, e Grozio ne ha raccolti i frammenti122. Portò il di lui figlio natogli in Siracusa il nome di Filemon
ti i frammenti122. Portò il di lui figlio natogli in Siracusa il nome di Filemone il minore, e fu contemporaneo di Menandr
natogli in Siracusa il nome di Filemone il minore, e fu contemporaneo di Menandro, e più volte con lui contese per la coro
e per la corona scenica, e quasi sempre il vinse. Menandro riputavasi di gran lunga a lui superiore, e mal soffrendo di ve
e. Menandro riputavasi di gran lunga a lui superiore, e mal soffrendo di vedersi a Filemone posposto, il punse un dì con q
sto motto conservatoci da Aulo Gellio: Senza andare in collera, dimmi di grazia, Filemone, quando ti senti proclamar mio v
cilie. Ma Menandro Cefisio figliuolo del capitano Diopete e discepolo di Teofrasto spiccò sopra tutti i contemporanei e su
medie, ma solo otto volte fu coronato nel certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale di quattro di lui favole si va
lte fu coronato nel certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale di quattro di lui favole si valse, cioè dell’Andria,
nato nel certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale di quattro di lui favole si valse, cioè dell’Andria, della Peri
se, cioè dell’Andria, della Perintia, dell’ Eunuco e del Tormentatore di se stesso. Citansi ancora con molti elogj altre d
e del Tormentatore di se stesso. Citansi ancora con molti elogj altre di lui commedie, il Colace, il Fasma, la Taide, dell
frammento, Colloquia mores prava corrumpunt bonos, i Fratelli, di cui si conservano questi versi, Communia amico
uniæ Tantum, sed & mens pariter & prudentia, l’ Incensa, di cui Grozio traduce quest’altro, Pereat male qu
ilio il più accreditato comico Latino. Non lieve argomento del pregio di queste ed altre favole di Menandro si è l’uso e i
mico Latino. Non lieve argomento del pregio di queste ed altre favole di Menandro si è l’uso e il saccheggio fattone da’ p
ssere le copie. “Se leggiamo (dice Aulo Gellio123) le commedie Greche di Menandro, Posidio, Apollodoro, Alesside ed altri
, Apollodoro, Alesside ed altri nelle traduzioni Latine, ci riempiono di diletto, e pajono scritte con grazia e venustà da
na la lettura, comparisce la debolezza de’ Latini, i quali disperando di emularle con dignità, alle bellezze native sostit
, alle bellezze native sostituiscono le proprie immodizie”. In pruova di ciò Gellio adduce la nominata commedia Plozium re
con giudizio, nitidezza e piacevolezza, Cecilio sì studiò inutilmente di voltare in Latino con ugual leggiadria, e si appi
voltare in Latino con ugual leggiadria, e si appigliò poi al partito di saltarne più cose, riempiendo il vuoto con qualch
Gellio) cui giova premettere l’argomento della favola. Una figliuola di un cittadino povero, deflorata senza che nulla ne
iti e le grida della meschinella in procinto d’infantare, e come uomo di buon cuore e pieno di affetto per la famiglia, pr
eschinella in procinto d’infantare, e come uomo di buon cuore e pieno di affetto per la famiglia, prende parte nella di le
di buon cuore e pieno di affetto per la famiglia, prende parte nella di lei sventura, teme, si adira, sospetta, compassio
ono pesanti, pigre, snervate, disadatte alle circostanze, e spogliate di ogni grazia. Dopo ciò il servo a forza di domanda
le circostanze, e spogliate di ogni grazia. Dopo ciò il servo a forza di domandare viene in chiaro del succeduto, e così f
è sventurato il mal accorto Che nulla possedendo a nozze corre, E di figliuoli caricarsi brama! Quanto mal si consig
inopia tra miserie geme, E si difende mal dall’aspro inverno Reso di povertà fido compagno. Da ciò che ad un rinfacc
tà non si attenne Cecilio, ed in tal guisa troncò, stravolse e riempì di tragica gonfiezza il concetto del comico Greco:
cetto del comico Greco: Il povero pur troppo è sventurato Carico di figliuoli e di miserie. Nulla a lui si perdona:
o Greco: Il povero pur troppo è sventurato Carico di figliuoli e di miserie. Nulla a lui si perdona: i suoi difetti
agno, invola. Fin quì Gellio. Un altro de’ più pregevoli frammenti di Menandro parmi quello recato da Plutarco De Conso
e vi s’involve, e tutti I beni suoi precipitando perde. Tu poi nè di tant’alto al fin cadesti, Nè de’ mali è il magg
ur sei, t’acqueta e soffri. Ammirasi in simili bellissime reliquie di Menandro una locuzione nobile sì che non eccede l
a XXIV). Con perdita irreparabile della poesia rappresentativa, niuna di tante sue favole potè salvarsi intera dal tempo d
e sono conservati molti versi. Il più onorevole testimonio del merito di questo comico filosofo, si è il verso di una sua
revole testimonio del merito di questo comico filosofo, si è il verso di una sua commedia che leggesi nella I Epistola del
Corintii. Or chiunque aspiri a riuscire nella commedia nobile, cerchi di approfittarsi delle incomparabili reliquie che ne
i delle incomparabili reliquie che ne abbiamo, e vi apprenderà l’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e d
apprenderà l’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e di dilettare da poeta comico124. Per norma ancora de
dilettare da poeta comico124. Per norma ancora della gioventù rapita di ordinario dal proprio fuoco prima a scrivere che
rio fuoco prima a scrivere che a pensare, si vuol ripetere quello che di sì gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ auto
e quello che di sì gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ autorità di Plutarco e di Acrone. Menandro non mai si applica
i sì gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ autorità di Plutarco e di Acrone. Menandro non mai si applicava a verseggia
di Acrone. Menandro non mai si applicava a verseggiar la favola prima di averne formato tutto il piano e ordinate le parti
rne formato tutto il piano e ordinate le parti. E sì gran caso faceva di simil pratica, che quando avea ordita la traccia
a dell’azione, tutto che non ne avesse composto un solo verso, diceva di aver terminata la commedia. Ora che si dirà di qu
un solo verso, diceva di aver terminata la commedia. Ora che si dirà di que’ commediografi, i quali sogliono avvertirci i
que’ commediografi, i quali sogliono avvertirci in qualche prefazione di essersi essi trovati intrigati dopo di aver diste
vertirci in qualche prefazione di essersi essi trovati intrigati dopo di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedi
essersi essi trovati intrigati dopo di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedia, non sapendo di che trattare ne
po di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedia, non sapendo di che trattare nel terzo? Questo terzo dovea pensar
he trattare nel terzo? Questo terzo dovea pensarsi interamente avanti di animar colla locuzione la prima scena. La natura
ocuzione la prima scena. La natura non produce una per volta le parti di una pianta, ma tutte in picciolo le racchiude nel
isa appunto l’intendeva Menandro, la delizia de’ filosofi, l’ oggetto di tanti elogj, la misura de’ voti di tanti poeti di
a delizia de’ filosofi, l’ oggetto di tanti elogj, la misura de’ voti di tanti poeti diammatici, il modello di Terenzio.
tanti elogj, la misura de’ voti di tanti poeti diammatici, il modello di Terenzio. 91. Di Epicarno vedi quanto si è scr
contradette dalla storia, e debbono tenersi per semplici esagerazioni di uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’
e pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli dice, ne fa perdere di vista la vera fisonomia, diciam così, del teatro
eniese dovrebbe chiamarsi il gabinetto della repubblica, il consiglio di Stato, in cui, benchè di passaggio, solea commend
il gabinetto della repubblica, il consiglio di Stato, in cui, benchè di passaggio, solea commendarsi la morale. Il di lei
i Stato, in cui, benchè di passaggio, solea commendarsi la morale. Il di lei catechismo veniva tosto sacrificato al minimo
. Vedi la Nota (a b) pag. 234 e 235 del Tomo III della sua Traduzione di Demostene. 96. Osserva l’eruditissimo Sig. Duca
alle voci orientali הפ’ ed ’פ’, le quali dinotano esser bello e pieno di decoro, e che sarebbe sconcezza il prenderli dall
il prenderli dalla greca voce ἵππος, cavallo. Pure nel presente passo di Aristofane non parmi che sconvenga nè l’una nè l’
io, par che desideri nominarlo bel cavaliere, nulla in lui sofferendo di plebeo o di comune, nè anche il nome; nel che da
desideri nominarlo bel cavaliere, nulla in lui sofferendo di plebeo o di comune, nè anche il nome; nel che da quanti moder
he da quanti moderni plebei non viene ella imitata, i quali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Seipioni! 97. V.
ali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Seipioni! 97. V. la di lui Ottica nella quest. XIII pag. 345, e il libro
il libro de’ Principj proposiz. VIII, coroll. 3. 4. 98. Fabbricatore di lanterne che giunse a governare Atene, e fu punit
ndis, ed Eliano Hist. Var. lib. V. c. 8. 103. T. II della traduzione di Demostene pag. 268. 104. V. il tomo III del Teat
divenne sì potente in Atene era un plebeo che esercitava il mestiere di cuojajo. 106. Cesarotti t. II pag. 330. 331. 10
quali ricava danaro dalle città vendendo la patria, e l’ardire che ha di uguagliarsi a Temistocle ecc. E questa fu l’accus
ig. Cesarotti, alla mercede giudiziaria, essendo gli Eliasti un corpo di giudici. 109. Tomo II pag. 65. della traduzione
Eliasti un corpo di giudici. 109. Tomo II pag. 65. della traduzione di Demostene. 110. Questo personaggio s’ incontrerà
giovani il conoscerne chiaramente l’origine. Eravi in Atene una razza di umane arpie, che sulle accuse e le denunzie si er
va da συκον, ficus, e φαινω, indico, non essendo anticamente permesso di portar fichi fuori dell’Attica. Da prima dunque s
ttica. Da prima dunque sicofanti erano i delatori de’ contrabbandisti di fichi; e poi questa voce divenne più generale, e
i; e poi questa voce divenne più generale, e comprese tutte le spezie di accusatori e calunniatori spregevoli; ed in segui
ungasi a ciò e della politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene di
mpi e su quelle scene dilettare. 114. Vedi il VI libro dell’Epistole di Cicerone ad Attico. 115. Vedasi il Dialogo VI de
Cicerone ad Attico. 115. Vedasi il Dialogo VI de Poetarum Historiis di Lilio Gregorio Giraldi. 116. Vossio Institut. Po
cemmo nelle Vicende della Coltura delle Sicilie tomo I. 118. Vedi il di lui scoliaste presso il Vossio ed il Fabricio. Ve
ersa da quanto si è finora narrato da tanti autori antichi e moderni; di che conviene prevenire la gioventù vaga di erudir
autori antichi e moderni; di che conviene prevenire la gioventù vaga di erudirsi. Dell’antica egli dice: Quel che abbiam
i dice: Quel che abbiam detto della tragedia antica (da noi esaminato di sopra) affermiamo dell’antica commedia, che altro
pra) affermiamo dell’antica commedia, che altro non era che una festa di ballo grottesco animato da una poèsia corrisponde
Insiste sempre questo noto traduttor de’ Salmi e autor de’Paradossi e di Giobbe Giureconsulto nel mettere (nè so per qual
vincersene; oltre alle cose dette, si può riflettere che nel paragone di Eschilo ed Euripide fatto nelle Rane si discusse
i della commedia nuova egli afferma che cessate in Grecia le commedie di Aristofane si cercò d’introdurre di nuovo la comm
che cessate in Grecia le commedie di Aristofane si cercò d’introdurre di nuovo la commedia moderata e parca, e fu tollerat
durre di nuovo la commedia moderata e parca, e fu tollerata col patto di scegliersi argomenti finti e non veri. Primierame
amente o egli ha voluto dire una cosa e ne ha detta un’ altra, o quel di nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurr
to dire una cosa e ne ha detta un’ altra, o quel di nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurre di nuovo fa supporr
’ altra, o quel di nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurre di nuovo fa supporre che un’ altra, volta vi fosse s
alla storia, s’io ben m’ appongo. In secondo luogo quel patto apposto di scegliersi argomenti finti dà ad intendere che ne
osto di scegliersi argomenti finti dà ad intendere che nelle commedie di Aristofane gli argomenti fossero veri, il che a p
pubblico spettacolo. Forse sarà così; ma gli avremmo saputo grado, se di un fatto così degno di sapersi avesse addotte aut
rse sarà così; ma gli avremmo saputo grado, se di un fatto così degno di sapersi avesse addotte autorità o almeno congettu
ture ben fondate. Sussisteva dunque in Grecia la commedia nuova prima di conoscersi nelle pubbliche feste? e i particolari
ee ricevute con fondamento intorno all’ erudizione Greca. Le commedie di Menandro, di Difilo, di Filemone ecc. giudicate e
on fondamento intorno all’ erudizione Greca. Le commedie di Menandro, di Difilo, di Filemone ecc. giudicate e coronate in
to intorno all’ erudizione Greca. Le commedie di Menandro, di Difilo, di Filemone ecc. giudicate e coronate in faccia alla
tutta, si recitarono prima privatamente? ovvero altri scrittori prima di essi ne composero a tal uso? e questi come mai so
201. 123. Noct. Att. lib. II. cap. 23. 124. Vedasi la Comparazione di Menandro e di Aristofane fatta da Plutarco, ed an
ct. Att. lib. II. cap. 23. 124. Vedasi la Comparazione di Menandro e di Aristofane fatta da Plutarco, ed anche il X libro
da Plutarco, ed anche il X libro, cap. I delle Isti tuzioni Oratorie di Quintiliano. 125. Nel dialogo VII. de Poetarum h
ogo VII. de Poetarum historiis. 126. Metastasio traducendo il verso di Orazio Verbaque provisam rem non invita sequen
21 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
CAPO XII. Teatro di Aristofane. La poesia di questo comico vivace,
CAPO XII. Teatro di Aristofane. La poesia di questo comico vivace, animata, fantastica, faceta
tta nelle scene nazionali senza notabili cangiamenti. Ora che diverrà di una Greca di ventidue secoli indietro, se nelle n
ne nazionali senza notabili cangiamenti. Ora che diverrà di una Greca di ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrad
ventare dalle critiche pedantesche del per altro dotto Nisieli contro di Aristofane, o dagli oltramontani ancor più ridico
contro di Aristofane, o dagli oltramontani ancor più ridicoli censori di tutta l’antichitâ. Mai abbastanza a costoro non s
tofane era un Ateniese, e che fioriva sul principio del quarto secolo di Roma nell’ olimpiade LXXXV, pochi annimeno di qua
cipio del quarto secolo di Roma nell’ olimpiade LXXXV, pochi annimeno di quattro secoli e mezzo prima dell’ era Cristiana.
de’ Greci agitavansi le quistioni politiche correnti, quanto i drammi di Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace
quanto i drammi di Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace è di ritrarre con pennellate vivaci i danni della guer
la guerra posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico di questa favola il lettore prenderà diletto a misur
ranata, non iscopare la Grecia, lasciala stare in pace. Ma parendogli di non esserne inteso risolve di volare in cielo per
, lasciala stare in pace. Ma parendogli di non esserne inteso risolve di volare in cielo per porgergli i suoi lamenti supp
li i suoi lamenti supplichevoli più da vicino. I servi e le figliuole di codesto Greco Don-Quijote cercano rimuoverlo dal
ai nel mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide di far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è f
mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide di far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è fermo ne
o nel suo pensiero, si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’autorità di un apologo di Esopo, e gli pare essere arrivato a
iero, si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’autorità di un apologo di Esopo, e gli pare essere arrivato alla rocca di G
utorità di un apologo di Esopo, e gli pare essere arrivato alla rocca di Giove. Olà (grida in aria) non mi aprite? Mercuri
dice che se vuol parlare a Giove, è venuto a mal tempo, essendo fuori di casa con gli altri Dei, per cedere alla Guerra la
alla Guerra la propria abitazione, e lasciare agli nomini il pensiero di se stessi. Dovesono essi andati? dice Trigeo. Più
co più basso; ma subito mostra popolarmente le perniciose conseguenze di tal flagello dell’umanità. Odesi intanto il suono
nel quale si è buttato il porro (in greco Πρασον donde viene il nome di Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar
nome di Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar produzione di Megara. Comparisce la Guerra minacciando le Grech
i pesta come ogni altro paese infelice! Io vò mettervi dentro un poco di mele Attico. Tri. No, per Dio, non fare; mettivi
io, non fare; mettivi qualche altro mele, e risparmia l’Ateniese ch’è di gran prezzo. La guerra però non bada alle parole
l’Ateniese ch’è di gran prezzo. La guerra però non bada alle parole di Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistel
di Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistello. Cidemo finge di non trovarne nè presso gli Ateniesi, nè presso i
he l’hanno prestato a’ Traci. Entrasene la Guerra. Trigeo intraprende di trarre la Pace dalla caverna, eccitando all’opera
lla caverna, eccitando all’opera lavoratori, fabri, mercatanti. Tutti di buon grado si accingono all’impresa, pregando Mer
o dove ha trovati alla mano questi compagni? Non era egli sulla rocca di Giove? Non si sa veramente come veggasi cosi bene
e veggasi cosi bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga allegoria di questa favola consiste nel Coro che fa sforzi gra
ngono a rimuovere i sassi e a sprigionare la Pace; lezione eccellente di politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Me
ere i sassi e a sprigionare la Pace; lezione eccellente di politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Mercurio fa osse
uale (egli aggiunge) accese il fuoco fralle città gittando nel mezzo di esse la picciola scintilla del risentimento di Me
ttà gittando nel mezzo di esse la picciola scintilla del risentimento di Megara, e destò un incendio generale onde tutti i
via . Così istruito Trigeo pensa a partire. Il Coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di
rtire. Il Coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (egli d
ro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (egli dice) è otti
e di lodare il suo poeta, il quale (egli dice) è ottimo compositore di commedie e pieno di gloria . Rammenta come egli s
poeta, il quale (egli dice) è ottimo compositore di commedie e pieno di gloria . Rammenta come egli sia stato il primo ad
ure del bastone. Daciò si ricava, che quanto i comici Latini dicevano di se e de’ poeti contemporanei ne’ prologhi, i Grec
re alla pace. All’odore del convito viene l’indovino Jerocle coronato di alloro. Spia, chiede, s’insinua, ma non gli è dat
ttone impostore usa ogni artifizio, e comincia a predicare e mostrare di esser volontà degli Dei che non si cessasse dal g
he non potrà mai farsi che un gambero cammini diritto, che un guscio di castagna non sia irsuto , e nega di partecipare d
ro cammini diritto, che un guscio di castagna non sia irsuto , e nega di partecipare de’ licori adoperati nel sacrifizio,
Sibilla . Ognuno vede quanto graziosamente quì si ridicolizzi l’aria di oracolo che prendono gl’impostori, profferendo co
re misterioso. Questo sacro impostore accumula sentenze é parole vote di sostanza, per mostrarsi uomo grave, inspirato, in
ello, tu supplichi invano; tu non farai mai liscio e polito un riccio di castagna. Mangiamo pur noi; amici miei. Jer. Ed i
Sibilla. Il ribattere le altrui parole è un artificio scenico pieno di sale, che sempre riesce vivace e dilcttevole sì n
tripudio, per mostrare le felici conseguenze della pace. Un artefice di falci ringrazia Trigeo, perchè se prima non vi er
rezzo, ora le vende cinquanta dramme l’una, cioè intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di c
le vende cinquanta dramme l’una, cioè intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti,
a dramme l’una, cioè intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di tro
una, cioè intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerrie
intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerriere vengon
ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerriere vengono a lamentarsi,
oneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerriere vengono a lamentarsi, dicendo ch
eguiti nel giorno stesso che si pubblica. In oltre Trigeo dice appena di voleré andare in cielo che vi si trova: appena vu
dica un interlocutore, benchè sempre manifesti l’argomento. La Casina di Plauto presa a difendere dal Nisieli contra l’Ein
esa a difendere dal Nisieli contra l’Einsio, è l’oggetto interessante di tutta la favola, è la persona in cui cade una ric
nza, e non dice mai una parola . Lisistrata (Λυσιστρατη). L’oggetto di questa favola è d’inspirar la pace come nella pre
ente, ma l’argomento n’è indecentissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne G
si a pacificarsi con gli Spartani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti di valersi de’ diritti del
partani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti di valersi de’ diritti del contratto nuziale, astrin
ntratto nuziale, astringendovisi con un solenne giuramento. Un giuoco di teatro curioso nasce dall’atto del giurare fatto
ll’atto del giurare fatto colle formalità tragiche, mettendo, in vece di sangue, del vino in uno scudo. I comici non lasci
ngue, del vino in uno scudo. I comici non lasciavano occasione alcuna di contraffare quanto esponevano sulla scena i tragi
ttata da Lisistrata e ripetuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico
uta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico o marito; se mi verrà cald
ori, tutto metterò in opera per non condiscendere. Abbonda veramente di pitture oscene abominevoli, e per niun modo confa
abominevoli, e per niun modo confacenti per portare il nome Mattejano di catechismo, siccome può dedursi dalla sola esposi
rgomento. E che laido catechismo non sarebbe la sfacciata sozza scena di Mirina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? L
di Mirina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? Le donne per mezzo di quel ritrovato la vincono, e costringono gli uomi
pace. Di passaggio in questa commedia vien motteggiato Pisandro uomo di bella figura che andava armato galantemente, ma c
nto gittò le armi; onde nacque appo i Greci il proverbio, Più codardo di Pisandro. Costui per avere occasione di rubare il
eci il proverbio, Più codardo di Pisandro. Costui per avere occasione di rubare il pubblico danajo consigliò e promosse la
Pisandri pullulano in ogni terra e in ogni tempo; sbucciano bensì ben di rado gli Aristofani vindici delle pubbliche lagri
erva in questa favola. Si ridicolizza la loro stravagante pretenzione di togliere agli uomini il governo delle pubbliche c
o al Consiglio. Un vecchio chiamato Blepiro viene fuori con una veste di donna addosso, essendo li stata dalla moglie port
un bisogno naturale, per fare in piazza ciò che la decenza prescrive di farsi nel più segreto della propria casa. Le comm
costume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esse
rtà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser di notte; ma eravi in Atene tal costumanza di venire
vero si discolpa per esser di notte; ma eravi in Atene tal costumanza di venire espressamente in istrada per siffatte cose
nza di venire espressamente in istrada per siffatte cose? Di più se è di notte, sì che non possa esser veduto, ond’è che s
il colore della veste che ha indosso? Non parlando ora dell’indecenza di tali scene, nei sono questi, durezzé, negligenze
e si vuol procacciare un’opportuna illusione in chi vede o legge. Noi di buon grado le notiamo, come proseguiremo in ogni
ità che ne governa, e con giusto sforzo (non so se felice) intendiamo di cogliere dagli scrittori di ogni tempo il più bel
usto sforzo (non so se felice) intendiamo di cogliere dagli scrittori di ogni tempo il più bel fiore per inspirare il buon
rittori di ogni tempo il più bel fiore per inspirare il buon gusto, e di osservarne anche i difetti che potrebbero guastar
erenti in ciò totalmente da certi pedanti moderni che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi, e di neg
rni che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi, e di negligentarne le bellezze. Blepiro adunque con na
e quali oratori hanno aringato, e singolarmente riferisce la concione di certo giovanetto (una delle donne mascherate) il
lose per metter giù i pallii, i bastoni, le scarpe de’ mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buo
ii, i bastoni, le scarpe de’ mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buon’ora senza che gliene abb
arpe de’ mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buon’ora senza che gliene abbia fatto motto. Ella
ora senza che gliene abbia fatto motto. Ella si discolpa col pretesto di avere assistito un’amica prossima a partorire. In
in commune, e da questo fondo della nazione prendere il sostentamento di ciascuno. Imperocchè non mi piace che uno straric
na spanna per esservi seppellito; che uno sia circondato da una folla di schiavi, ed un altro per bisogno sia costretto a
te e le vecchie. Si oppone ancora che non si conosceranno i figliuoli di ciascuno. Ma qual pro da questo? dice Prassagora.
al pro da questo? dice Prassagora. Così i vecchi passeranno per padri di tutta la gioventù. E chi lavorerà la terra? I ser
asibulo, Cefalo, Neoclide; nè vi si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereal
si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereali (Θεσμοφοριαζουσαι). La satira d
getti della commedia antica, non leggendosi favola veruna, ove contro di essi non si avventino strali di fuoco, e non si f
leggendosi favola veruna, ove contro di essi non si avventino strali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue
giche contiene questa commedia, la quale prende il titolo dalle feste di Cerere, e dal soprannome Tesmoforo legislatrice a
o legislatrice attribuito a questa Dea. Vi si agita una comica difesa di Euripide allora vivente contro le accuse delle do
favola a tutto potere vien motteggiato. Nell’atto I Mnesiloco suocero di Euripide si consiglia con lui e va cereando il mo
siloco suocero di Euripide si consiglia con lui e va cereando il modo di difenderlo dalle donne irritate, le quali nel cel
edue picchiano alla porta del giovino tragico Agatone per supplicarlo di prendere innanzi alle donne la difesa di un di lu
gico Agatone per supplicarlo di prendere innanzi alle donne la difesa di un di lui collega. Viene fuori il servo di Agaton
gatone per supplicarlo di prendere innanzi alle donne la difesa di un di lui collega. Viene fuori il servo di Agatone, il
nanzi alle donne la difesa di un di lui collega. Viene fuori il servo di Agatone, il quale colle sue comiche espressioni s
preso (come d’ordinario avviene a’ servi de’ letterati) dalla smania di mostrarsi bell’ ingegno ad imitazione del padrone
lletti, fate pausa a’ vostri gorgheggi: e voi fiere selvagge, cessate di agitare correndo le boscaglie. Mnes. Cospettone!)
Ser. Ecco il mio gentil padroue si accinge a verseggiare. Ad istanza di Euripide Agatone viene fuori cantando. Mnesiloco
i cantando. Mnesiloco è rapito dalla melodia, indi meravigliato della di lui attillatura e mollezza; Donde sei (egli dom
o tu che non sembri uomo del tutto? quale è la tua patria? che foggia di vestire adopri tu? che vivere ambiguo? come accop
dopri tu? che vivere ambiguo? come accoppi tu lo specchio e la spada? di che spezie sei tu? parla hai tu tutto quello che
e ch’è freddo, freddamente verseggia. Dopo ciò Agatone vien pregato di accompagnare Mnesiloco, e di parlare a favore di
rseggia. Dopo ciò Agatone vien pregato di accompagnare Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico
Agatone vien pregato di accompagnare Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico delle donne. Agaton
ne. Agatone se ne scusa; ed è forza che il solo Mnesiloco tolga sopra di se l’impresa. Euripide gli rade la barba e gli br
o, e in presenza dello spettatore lo trasforma in donna con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento di Eurip
tatore lo trasforma in donna con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel
ma in donna con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel pericolo, Mnesil
con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel pericolo, Mnesiloco affettan
portamento femminile vassi a mescolar tralle donne. Un Coro composto di donne insieme col banditore invoca le deità tutte
donne insieme col banditore invoca le deità tutte, pregando che muoja di mala morte colui che tende insidie al popolo, o c
tratta le donne, o che fa tregua o amicizia con Euripide, o che pensa di farsi tiranno della patria, o che manifesta qualc
e e gli artifizii donneschi da lui propalati. Un’altra donna l’accusa di ateismo, e che coll’aver negato l’esistenza degli
gli Dei, ella che vender soleva ghirlande per gli sagrifizii, dopo le di lui tragedie non vende la mettà delle corone che
oce femminile e usando de’ tuoni acuti sottentra ad aringare a favore di Euripide; e mostra quante e quante altre cose ha
va l’assemblea femminile contro la finta oratrice che vien minacciata di esser pelata col fuoco. Continua non per tanto Mn
. Il romore che eccita questa maligna orazione, è sospeso dall’arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagi
orazione, è sospeso dall’arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagione de i di lui costumi) il quale fa
l’arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagione de i di lui costumi) il quale fa sapere alle donne di ave
di putto a cagione de i di lui costumi) il quale fa sapere alle donne di avere udito nel foro che Euripide ha inviato nel
alle donne di avere udito nel foro che Euripide ha inviato nel tempio di Cerere il vecchio suo suocero vestito da donna a
donna a prendere la sua difesa e a spiare i loro consigli. L’angustia di Mnesiloco vicino ad essere scoperto dovea produrr
ccando la verità lo prendono per consegnarlo al magistrato. Un giuoco di teatro ben vivace doveva risultare dal movimento
strato. Un giuoco di teatro ben vivace doveva risultare dal movimento di tutta l’adunanza, e dalle diligenze che faceva il
rtarsi se altri vi fosse ancora così mascherato. Atto III. Il suocero di Euripide non so come si sviluppa e si distriga da
i distriga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia di una di esse una bambina tenta fuggire. E con aria
iga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia di una di esse una bambina tenta fuggire. E con aria minacc
mbina tenta fuggire. E con aria minaccevole facendo forse una parodia di qualche scena tragica, No , dice, non fia che ma
rosseggi quest’ara. La donna chiama le altre in soccòrso, e minaccia di farlo bruciare. Mnesiloco furibondo si accinge a
ta tua genitrice; mori…. Che veggio? La bambina è diventata un’otre di vino, ed ha le scarpe alla Persiana! Di quì Mnes
terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello di mezzo era consacrato alla penitenza, e le donne l
are la pelle dell’otre; ma Mica tenera madre della bambina implora la di lui clemenza, e chiama Mannia, perchè rechi almen
raccoglierne il sangue. Altre donne sopraggiungono, e Mica affrettasi di far noto al magistrato il di lui delitto. Mnesilo
donne sopraggiungono, e Mica affrettasi di far noto al magistrato il di lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito in
strato il di lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito incide su di un legno il proprio pericolo con intenzione di af
mal partito incide su di un legno il proprio pericolo con intenzione di affrettare Euripide in suo soccorso. Il Coro gius
o aspettando in vano il genero tenta la fuga, fingendosi Elena moglie di Menelao. Una donna lo rimprovera per questa nuova
se veramente fosse Elena. Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio di tragedia? Questo giusto dubbio
Elena. Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio di tragedia? Questo giusto dubbio può renderci cauti
usto dubbio può renderci cauti per non tacciar, cosi spesso il Comico di aver molte volte inalzato lo stile. Viene Euripid
Comico di aver molte volte inalzato lo stile. Viene Euripide in forma di Menelao, e la scena tragica riesce graziosa. Tutt
a. Tutto ciò che vedesi sul teatro viene da essi adattato alla storia di Elena. Il paese diventa Egitto, il tempio chiamas
lla storia di Elena. Il paese diventa Egitto, il tempio chiamasi casa di Proteo, l’altare vien detto sepolcro, la donna ch
ro, la donna che è presente detta Critilla, è presa per Teonoe figlia di Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elen
lia di Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elena fanno vista di ravvisarsi e riconoscersi. Ecco un dialogo ed una
esi. La donna intanto che custodisce il colpevole, annunzia la venuta di un arciero o fante della giustizia, ed Euripide s
. Euripide non comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che di lontano gli fa qualche cenno, dal quale intende (
ge con maraviglia della finta Andromeda. Ma Euripide ritorna in forma di Perseo; e da questo nuovo travestimento nasce un
venir seco a patti e liberar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono di ac
berar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono di accordo, ma temono che il
romette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono di accordo, ma temono che il custode abbia ad oppors
ultima volta da una vecchia accompagnata da una giovinetta, per mezzo di cui adesca il custode, lo disvia, scioglie Mnesil
resso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano di pregio in ragione del tempo che va tramezzandosi
il riputato Poeta Cesareo (nel capitolo V dell’Estratto della Poetica di Aristotile) che l’asione incomincia in istrada,
sione incomincia in istrada, poi passa, continua e finisce nel tempio di Cerene . Ma se la scena si figuri, come agevolmen
se, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacen
’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacente, il luogo in tal caso sarebbe un
assati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale di que’ tragici si giudica, e specialmente si compar
he poeta che era mal riuscito a vestire e caratterizzare il figliuolo di Alcmena. Bacco in compagnia di Santia suo servo c
vestire e caratterizzare il figliuolo di Alcmena. Bacco in compagnia di Santia suo servo che porta alcuni vasi, un letto
suo servo che porta alcuni vasi, un letto ed altro, batte alla porta di Ercole, e gli dice che in leggendo l’Andromeda di
o, batte alla porta di Ercole, e gli dice che in leggendo l’Andromeda di Euripide erasi invogliato di trarre questo tragic
, e gli dice che in leggendo l’Andromeda di Euripide erasi invogliato di trarre questo tragico dall’inferno ed averlo seco
morto. Erc. E Pitangelo?…. E tanti altri giovani i quali sono autori di più di diecimila tragedie, e sono più loquaci di
Erc. E Pitangelo?…. E tanti altri giovani i quali sono autori di più di diecimila tragedie, e sono più loquaci di Euripid
i quali sono autori di più di diecimila tragedie, e sono più loquaci di Euripide? Bac. Sono tutti cianciatori che fanno v
la storia de’ tragici che sopravvissero a Sofocle, fra’ quali, al dir di Aristofane, il meno cattivo era Josone. Bacco poi
o calda nè troppo fredda. Erc. Te ne additerò una bella, cioè quella di un legno ed una corda, impiccandoti. Bac. Oibò, q
Bac. Oibò, questa via suffogatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella di un pistello e di un mortajo. Bac. Intendi tu con
a via suffogatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella di un pistello e di un mortajo. Bac. Intendi tu con manipolare qualch
vedrai più bassa una lampada, e se chi ti vede vorrà farti la carità di mandarti giuso, vi anderai. Bac. Dove? Erc. Abbas
difficoltà che incontrerà, e parte. Bacco rimane fermo nel proposito di andarvi, ma Santia vorrebbe almeno ajuto da alcun
co sembrano troppe; non convengono; e s’incamminano soli senza cercar di altri. Trovano Caronte che ammette solo Bacco nel
dagli se ha vedute tutte le cose accennate da Ercole. Santia risponde di no, e stima che le abbia dette per ispaventarlo;
’io credolo. Vè vè che il viso come bragia avvampale. E una gamba ha di bronzo, e l’altra… Bac. E una gamba ha di bronzo
avvampale. E una gamba ha di bronzo, e l’altra… Bac. E una gamba ha di bronzo, e l’altra…Io palpito. Di sterco? San. App
terco? San. Appunto. Bac. Appunto.E dessa! Ove rimpiattomi? Un Coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e di
c. Appunto.E dessa! Ove rimpiattomi? Un Coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i pervers
essa! Ove rimpiattomi? Un Coro di sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i perversi, i furfanti,
. Quì campeggia tutta la mordacità del Comico. Bacco batte alle porte di Plutone, e si annunzia per Ercole. Ercole? (rispo
e rubò il nostro cane Cerbero? Bacco s’impaurisce e prende il partito di cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio
prende il partito di cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio di lui. Ma viene una fantesca di Proserpina, la qual
esti con Santia che mostra più coraggio di lui. Ma viene una fantesca di Proserpina, la quale accoglie Santia credendolo E
lie Santia credendolo Ercole con molta cortesia e affabilità, e pensa di presentargli un buon pranzo; la qual cesa udendo
la qual cesa udendo Bacco, per goderne, riprende la clava e la pelle di leone. Vengono però altri servi che lo prendono p
ce a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Eaco, e per sapere quale di essi due è il ladro e quale Ercole, immagina ques
na questo espediente: colui che soffrirà le bastonate senza dar segno di dolore, sarà certamente Alcide. È battuto or l’un
o or l’uno or l’altro: vogliono lamentarsi ma si trattengono, temendo di peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e d
e, produce in teatro un effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina.
effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina. Dopo il Coro lo stesso E
piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina. Dopo il Coro lo stesso Eaco parlando
a. Dopo il Coro lo stesso Eaco parlando con Santia accenna la contesa di Eschilo e di Euripide, per la quale havvi tra’ mo
ro lo stesso Eaco parlando con Santia accenna la contesa di Eschilo e di Euripide, per la quale havvi tra’ morti un gran c
na legge dell’inferno che il più eccellente in un arte occupi la sede di Plutone, pronto a cederla a un altro di maggior n
nte in un arte occupi la sede di Plutone, pronto a cederla a un altro di maggior nome che sopravvenga. San. E perchè dunq
spirare al trono… Ora che sa che si contende pel primato, ha risoluto di confermare ad Eschilo la cessione in caso che rim
a cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perde, fa conto di combattere contro di Euripide. Si commette a Bac
e rimanga vincitore; se poi egli perde, fa conto di combattere contro di Euripide. Si commette a Bacco il giudizio. Vengo
il giudizio. Vengono i poeti altercando e ingiuriandosi. Bacco cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti
co cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti, uomini di lettere, si vituperino, e dicansi villanie come d
villanie come due donnicciuole che vendono del pane. Eschilo protesta di aver pena di contendere con un emolo la cui poesi
due donnicciuole che vendono del pane. Eschilo protesta di aver pena di contendere con un emolo la cui poesia è morta col
fatto io così, che avendo ricevuta l’arte da te ch’eri gonfio e pieno di jattanza, e che adoperavi parole inintelligibili,
re il render gli uomini migliori nelle città. Esc. Or tu all’incontro di buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così
o di buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così io che in vece di renderli sofisti, ciarloni, astuti, come tu faces
astuti, come tu facesti, gli ho fatti generosi e inclinati all’armi; di modo che chiunque ha veduti i Tebani, ha desidera
pide le Fedre meretrici, nè le Stenobee; anzi mi sono astenuto sempre di ritrarre donne innamorate. In oltre io non solo h
come conveniva parole magnifiche a’ semidei, ma gli ho ancora vestiti di abiti tragici, gravi e assai più nobili di quelli
, ma gli ho ancora vestiti di abiti tragici, gravi e assai più nobili di quelli che communemente usiamo; dovecchè tu, dist
i hai abbigliati triviálmente. Dopo ciò Euripide riprende i prologhi di Eschilo, e in prima quello della tragedia intitol
la tragedia intitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia de’ prologhi di Euripide; ed in qualunque cosa essi dicono, Bacco
apposta alla loro poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma di Eschilo, lo declami colla canti
poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma di Eschilo, lo declami colla cantilena da Eschilo us
latto trat , come noi diciamo laralara laralà, e forse motteggiandolo di monotonia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta
nia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta, riprendendo la cantilena di Euripide Ei ei ei ei . Tali critiche benchè esag
, volendo che profferiscano a vicenda un verso per esaminare qual sia di maggior peso; ma vi buffoneggia su al solito, pre
aso che dovesse egli ritornare all’inferno, non istimando altri degno di occuparla in sua vece. Il giudizio derisorio, ed
sentenza pronunziata da Bacco manifesta che Aristofane volle burlarsi di ambedue, benchè con più asprezza malmenasse Eurip
empo dalla superficie della terra al centro, passando il semidiametro di essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara
la superficie della terra al centro, passando il semidiametro di essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara il sito
artiene la favola che io esamino? La maggior parte delle osservazioni di quell’erudito contro Aristofane svanisce al consi
contro Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le di lui favole colla squadra della commedia, e doveva
Nuvole (Νεφελαι). La più artificiosa, la più salsa, la più abbondante di colori comici tralle commedie di Aristofane, è qu
osa, la più salsa, la più abbondante di colori comici tralle commedie di Aristofane, è questa intitolata le Nuvole compost
a guerra del Peloponneso; la quale diede agli Ateniesi oziosi materia di ragionare anche due mesi prima che l’autore otten
a di ragionare anche due mesi prima che l’autore ottenesse la licenza di porla in teatro. Per gustarne le grazie e l’artif
rate che astiosamente vi è malmenato, sostituirne un altro fantastico di qualche impostore malvagio corruttore della giove
ttore della gioventù. Non fu già vero ciò che s’imputò al poeta, cioè di essere stato subornato e pagato da maligni sacerd
oè di essere stato subornato e pagato da maligni sacerdoti professori di cloquenza Anito e Melito per comporre questa comm
e gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uomo di merito eminente e a vederlo poscia denunziare all
iglio de’ Cinquecento. Sappiamo dall’altra parte da Eliano accusatore di Aristofane, che Socrate non frequentava i teatri
commedia antica. Ora non bastavano tali cose per accendere nell’animo di Aristofane un desiderio di vendicarsene in uua co
stavano tali cose per accendere nell’animo di Aristofane un desiderio di vendicarsene in uua commedia? Eliano stesso dice
a Socrate de’ comici maledici) furono ancora l’origine della commedia di Aristofane. Quanto altro aggiugne della subornazi
n possono sapersi se non dal solo Aristofane. Basti ciò per l’origine di tal commedia bella insieme e scellerata, e passia
mpagnato da qualche passeggiera riflessione. Atto I. Strepsiade padre di Fidippide si vede oppresso dai debiti contratti p
suoi conti. Va rimembrando lo sproposito fatto nell’essersi egli uomo di campagna voluto congiungere in nodo maritale coll
gli uomo di campagna voluto congiungere in nodo maritale colla nipote di Megacleo donna avvezza alla vita molle e oziosa e
empi nelle più colte città: una donna vana che dameggia, un figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa di car
dameggia, un figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a qu
n villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a quattro ed a sei cavalli, e un
o mal accasato che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica di debiti e di angustie. Da questo matrimonio disugu
to che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica di debiti e di angustie. Da questo matrimonio disuguale comincia
Al fine come al ciel piacque ci accordammo nel dirlo Fidippide. Ella di poi toglieva in braccio questo figliuolo, e accar
tto grande condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito di seta e di panni fini? Io all’ incontro gli diceva
condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito di seta e di panni fini? Io all’ incontro gli diceva: E quando
E quando menerai tu le capre da Felleo come faceva tuo padre vestito di grosso panno? Comici contrapposti graziosissimi!
Comici contrapposti graziosissimi! I moderni non hanno immaginato nè di più veri nè di più vaghi. Con questi principii ma
posti graziosissimi! I moderni non hanno immaginato nè di più veri nè di più vaghi. Con questi principii materni non è mer
lusso, alla vanità, a’ cavalli, alle carrette, ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di us
ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di uscire di guai sveglia Fidippide, il quale si mos
atto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di uscire di guai sveglia Fidippide, il quale si mostra verso
tra verso il padre molto rispettoso, e ciò ne darà motivo in appresso di ammirare l’arte del poeta. Gli dice che bisogna m
vita e costumi, mettere da banda la cavalleria, e diventar discepolo di Socrate per imparare a rispondere a’ creditori. N
vi si accomoda il figliuolo; il bisogno stringe; e Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta d
Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta di Socrate, e un discepolo che viene a veder chi pic
polo che viene a veder chi picchia, lo sgrida perchè ha interrotte le di lui meditazioni. Questo solo colpo di pennello ma
sgrida perchè ha interrotte le di lui meditazioni. Questo solo colpo di pennello manifesta subito lo spirito della casa;
la casa; che se il servo o discepolo affetta tanto l’uomo d’ingegno e di conseguenza, che sarà il padrone o maestro? Strep
misurando quanti de’ proprii piedi una pulce ha saltato dalla fronte di Cherefonte alla testa di Socrate. Strepsiade doma
prii piedi una pulce ha saltato dalla fronte di Cherefonte alla testa di Socrate. Strepsiade domanda in qual modo possa ve
ha calato la pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella specie di calzari di cera formati ai di lui piedi, e con es
a pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella specie di calzari di cera formati ai di lui piedi, e con essi ha misur
i è raffreddata, ha tolto quella specie di calzari di cera formati ai di lui piedi, e con essi ha misurato lo spazio corso
de esclama, Str. O Giove! che prodigiosa acutezza? Disc. E che dirai di quest’altra?. Domandato da Cherefonte, se la zanz
a, e si è assicurato che il canto venga dalla parte deretana. Str. Il di dietro adunque delle zanzare è una tromba? Con s
n due pennellate avvilisce le ricerche minute intorno a certi insetti di niun uso continuate per una serie di anni da pseu
e minute intorno a certi insetti di niun uso continuate per una serie di anni da pseudonaturalisti, i quali appo il volgo
la strada. In Grecia la vastità de’ teatri dava il comodo agli attori di agire in più luoghi contigui successivamente senz
a legge intorno al luogo, lasciando alla discretezza dello spettatore di supporre il passaggio eseguito. All’aprirsi della
bbe a se l’umore delle sue cogitazioni , le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione delle cose superiori
ando grandi paroloni ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impos
ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi colti
i è bene antica, e si perpetuerà massime in que’ paesi che sono privi di teatro perfetto, ove possano senza pericolo smasc
ica derisione. Strepsiade pieno del suo disegno, più non badando alle di lui ciance, il prega perchè voglia insegnarli ad
lui ciance, il prega perchè voglia insegnarli ad aringare, esponendo di trovarsi oppresso dalle usure e di avere impegnat
insegnarli ad aringare, esponendo di trovarsi oppresso dalle usure e di avere impegnata tutta la sua roba per essere stat
essere stato consumato da un maladetto morbo cavaleresco, e promette di rimunerarlo giurando per gli Dei. Che sorta di D
valeresco, e promette di rimunerarlo giurando per gli Dei. Che sorta di Dei giuri tu? ripiglia Socrate. Tu dei sapere ch
ella falsa filosofia. La vera insegna ai Newton a provare l’esistenza di Dio dalle cose fattea; e la falsa che tutto ignor
el mezzo naturale per sollevarsi da esso gradatamente alla cognizione di un ente creatore, e si appiglia al partito di neg
tamente alla cognizione di un ente creatore, e si appiglia al partito di negarlo. Quest’ateo adunque da Aristofane introdo
ppio del tuono; nel che si noti come i Comici Greci si approfittavano di ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnif
piglia Strepsiade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su, di dir cose sottili, disputar del fummo
iade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su, di dir cose sottili, disputar del fummo, attaccarmi
carmi alle paroluzze, seminare equivoci e contraddire. Desidera indi di veder le Nuvole, e Socrate gli dice, che si volga
poco a poco andavano esse empiendo il teatro comparendo in sembianza di donne. Stupisce il candidato, perchè queste Nuvol
spetto donnesco; e quelle che volano per l’aria sembrano tanti volumi di lana che ondeggi. O sciocco , gli dice Socrate,
che vogliono. Se vedono uno zotico come Senofonte, prendono la forma di centauri; se un rapace come Simone, diventano lup
ueste tre cose, il Caos, le Nuvole, e la lingua. Strepsiade promette di non più sacrificare, purchè col mezzo delle Nuvol
del canto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca di una delle persone del Coro le proprie lodi, come
me si è veduto nella Pace, ma egli stesso si caccia avanti a favellar di se. È questo l’equivalente di un vero prologo che
egli stesso si caccia avanti a favellar di se. È questo l’equivalente di un vero prologo che i Latini premisero alla favol
I Greci però sono scusabili, perchè il loro Coro si fingeva composto di una parte del popolo, per cui si rappresentava, e
sembrato strano che venisse fuori lo stesso autore come un individuo di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si s
o di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si suppone composto di esseri immaginarii, ed il poeta che si presenta a
enta alla scoperta, pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie inv
pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggi
venzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati. Dice di esser questa la migliore delle sue favole, e sper
assezza porta seco, come quelle degli altri Comici, i quali fanno uso di vesti lacere….. per far ridere i fanciulli. Essa
do quanto incontra, non a farlo venire con fiaccole alla mano a guisa di una furia, ma se ne viene unicamente adorna di be
cole alla mano a guisa di una furia, ma se ne viene unicamente adorna di bellezze naturali. In oltre io non cerco (aggi
apparenti variazioni due o tre volte la medesima favola. Io m’ingegno di comporne sempre delle nuove e spiritose con tal c
l’incontro gli altri avendo preso a pungere Iperbolo, non cessano mai di trargli de’ calci. Eupoli, nella sua commedia int
civo, e questa ancora egli tolse da Frinico. Ermippo poi l’introdusse di nuovo in iscena, scagliandosi contro Iperbolo a,
molto salsa e piacevole. Socr. Orsù che cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure d
cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure di parole o di canti? Strep. Di misure; pe
tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure di parole o di canti? Strep. Di misure; perchè ultim
parare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure di parole o di canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da un
role o di canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da un venditore di frumento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr.
re; perchè ultimamente da un venditore di frumento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo ma d
di frumento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo ma di misure metriche. Dimmi quale stimi t
sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo ma di misure metriche. Dimmi quale stimi tu miglior met
osso. Queste cose non sono pe’ tuoi denti. Potresti piuttosto imparar di eanto. Strep. O o, che giovano i canti alla farin
trep. O o, che giovano i canti alla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo di persuadere l’ingiu
alla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo di persuadere l’ingiustizia. Socrate replica, che pr
gna apprendere molte altre cose; ma si affatica invano, perchè l’uomo di grossa pasta accomoda alle cose materiali tutte l
si prova, e poi dice: Strep. O Socrate carissimo, ho trovato il modo di non pagare. Socr. E quale è questo? Strep. Dimmi
trep. Dimmi un poco. Socr. Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda di Tessaglia tirassi giù di notte la Luna e chiusala
. Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda di Tessaglia tirassi giù di notte la Luna e chiusala in un vaso rotondo me la
indi Socrate un’altra quistione. Socr. Se ti fosse scritta una pena di cinque talenti, in che modo la scancelleresti? St
rovata, è bellissima. Vedi tu, o Socrate, questa pietra de’ venditori di farmachi sì rilucente, colla quale si accende il
re la cera e scancellerò la scrittura? Per simili puerilità e per la di lui smemoraggine, Socrate s’infastidisce, e le Nu
ola qualche figliuolo già grande se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice di aver bene un figli
e se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice di aver bene un figliuolo, ma che non vuole imparare
ed il vecchio va a chiamarlo. Atto III. Non meno piacevole è la scena di Strepsiade col figliuolo. Il sale comico di quest
meno piacevole è la scena di Strepsiade col figliuolo. Il sale comico di questa, per avviso del dotto Brumoy, non è dissim
iuolo impiastriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del t
astriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del turbine che
la rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del turbine che regna in su
lina, di Giove che non esiste, del turbine che regna in sua vece ec., di sorte che il giovane crede che il padre sia diven
costumi. Il Torto mette in ridicolo siffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva di ogui piacer
ffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva di ogui piacere e delizia della vita. Risponde il Dr
ni, legati, magistrati, e poeti tragici Ateniesi; e ardisce fin anche di andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra
rdisce fin anche di andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra di essere in così gran numero, che il Dritto stesso
vinto, e passa dalla parte degli spettatori. Fidippide rimane in casa di Socrate per essere istruito. Le Nuvole esortano i
ndo da esse onorate. Atto IV. Vedendo Strepsiade avvicinarsi il tempo di pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Sec
di pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Secondo il racconto di Socrate il giovane è già perfettamente ammaestrat
l giovane è già perfettamente ammaestrato a negare il debito a fronte di mille testimoni. Il vecchio ne gongola. O care l
’impudenza che non avevi; tu hai un aspetto franco ed un colore degno di un impostore Ateniese. Sagace osservazione del p
gace osservazione del poeta per far rilevare al popolo il cangiamento di Fidippide. Egli dovette venir fuori con una balda
nella prima scena, per mostrarci ora il frutto della corrotta scuola di un falso filosofo. Egli fa trapelare ancora che p
viene un creditore a domandare i suoi denari. Strepsiade nega, sfugge di rispondere con semplicità, si burla del giurament
rate, e lo discaccia. Ne sopravviene un altro; ma Strepsiade, in vece di rispondere congruamente, gli domanda, se pensi eg
Giove faccia piovere ognora acqua fresca, o se il Sole attragga a se di bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde
a se di bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde che nulla sa di ciò, nè cura saperlo. Come dunque (ripiglia il de
il debitore) ardisci domandare i tuoi denari, se nulla sai delle cose di sopra? Dammi almeno l’interesse (replica il credi
teresse? (riprende Strepsiade). Or dimmi un poco; il mare è più pieno di quello che è stato prima? Io credo (il creditore)
so. Come? (conchiude il mal pagatore) il marc non cresce col concorso di tanti fiumi, e pretendi tu che il tuo danajo si a
adunque discacciato ancor quest’altro. Il Coro riflette alla malizia di questo vecchio, ed al figliuolo divenuto sommamen
per voi. No (riprendono le Nuvole) tu sei stato a te stesso fabbro di questi mali. O perchè (replica il vecchio) non
l vecchio) non mi diceste allora quello che mi dite adesso, in cambio di aggirare e ingannare come faceste un povero vecch
mè (conchiude Strepsiade) voi fate del male, ma non senza una specie di giustizia. Ora mi accorgo che bisagnava rendere i
che bisagnava rendere i danari altrui ed esser giusto. Egli risolve di vendicarsi del perfido maestro. Chiama i servi, s
ro. Chiama i servi, si fa dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa di Socrate che insegna delitti ed ingiuria gli Dei.
i corruttori della gioventù, gl’impostori irreligiosi e i preccttori di sofisticherie e cavillazioni; ed in ciò fece gran
egnare a perseguitare e a conculcare i giusti. Il primo fu il delitto di Aristofane, e vuolsi perciò detestare come malign
che lo renderebbe un nemico del popolo, un distruttore dei principii di giustizia e dimorale, non può imputarglisi senza
ne ordine riconosceva in questa favola e si rideva della semplicità di Madama Dacier che l’aveva letta quaranta volte a,
i mai immaginato che contenesse tante bellezze e tant’arte, mal grado di alcuni pochi difetti che vi si notano e dell’empi
’empia calunnia che la deturpa? Ma i Cartaud vogliono avere il piacer di giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar l
l piacer di giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar la fatica di leggere con riflessione. Si rappresentò questa fa
questa favola nella festività de Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e di forestieri Socrate stesso vi assistett
la nella festività de Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e di forestieri Socrate stesso vi assistette di propos
igioso concorso di Greci e di forestieri Socrate stesso vi assistette di proposito, sapendone il contenutob. Or quale spet
quale spettacolo meritava più gli applausi della Grecia, l’arditezza di un Comico calunniatore che insolentiva contro la
ico calunniatore che insolentiva contro la probità, o la tranquillità di un Saggio che assisteva in piedi alla rappresenta
i Uccelli (Ορνιθες). Questa favola ha per oggetto gli affari politici di quel tempo colla Laconia, dove erasi rifuggito Al
onia, dove erasi rifuggito Alcibiade accusato in Atenea. Essa abbonda di circostanze locali e di fatti particolari piacevo
to Alcibiade accusato in Atenea. Essa abbonda di circostanze locali e di fatti particolari piacevoli senza dubbio pe’ cont
pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre. Chi è quell’uccello raro di Fenicia dimorante nelle paludi chiamato Fenicotte
gomento è una sollevazione degli uccelli contro gli Dei per consiglio di un uomo. Dalla lettura delle commedie antiche e d
ri numi, e perseguitava i miscredenti; ma intanto facevano la delizia di Atene certe commedie che inspiravano l’ateismo e
regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli Dei meritevoli di venerazione. Persuade loro d’imprendere a edifica
carsi una gran muraglia, ad inalzarsi una nuova città, cui dà il nome di Nefelococcigia, a fare scorrerie in aria e ad int
Nel coro si ragiona del caos che precedette la creazione. Era prima di ogni altra cosa il caos, la notte, l’erebo e l’im
ruttibile generazione degli Dei. Così noi Uccelli siamo i più antichi di tutti i beati…. Tutti i beni più grandi sono da n
i destinar potrete aruspici ed are. Noi dalle nuvole sederemo al pari di Giove, e vi saremo propizii, dandovi salute felic
itano ed allettano gli uomini al loro culto, sono questi. Se alcuno di voi, o spettatori, volesse per l’avvenire menar g
lli è cosa utile e ben fatta. Questi esercizii spirítuali sono pieni di pietà e di unzione. Questo Coro grottesco di uomi
utile e ben fatta. Questi esercizii spirítuali sono pieni di pietà e di unzione. Questo Coro grottesco di uomini con masc
ii spirítuali sono pieni di pietà e di unzione. Questo Coro grottesco di uomini con maschera di uccelli di varie specie im
i di pietà e di unzione. Questo Coro grottesco di uomini con maschera di uccelli di varie specie imitava al possibile la f
e di unzione. Questo Coro grottesco di uomini con maschera di uccelli di varie specie imitava al possibile la fisonomia di
maschera di uccelli di varie specie imitava al possibile la fisonomia di coloro che si volevano dal poeta additare e morde
a fare una capricciosa decorazione, serviva a dar motivo alla musica di esser varia e piacevole coll’imitazione del canto
tivo alla musica di esser varia e piacevole coll’imitazione del canto di varii uccelli. Si trovano in questo Coro ed anche
i uccelli. Si trovano in questo Coro ed anche in una scena precedente di Epope alcune strofe, nelle quali le parole vengon
Sopraggiugne in prima un verseggiatore cianciatore, il quale a forza di seccarlo cava dalle mani di Pistetero qualche ves
rseggiatore cianciatore, il quale a forza di seccarlo cava dalle mani di Pistetero qualche vestito; indi un impostore che
etero insinua a misurar solo se stesso; ottima lezione per uno stuolo di falsi matematici. Tutti questi oziosi vengono dis
anche una spia ed un altro che si spaccia giure-consulto e venditore di giudizii. Dopo il canto del Coro viene un Messo a
sene le conseguenze. Ma si vuol riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa
uenze. Ma si vuol riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, do
vuol riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, dove quasi tutt
macchina. L’azione prende poscia nuovo movimento per un altro avviso di una formidabile spedizione minacciata da Giove e
siamo Dei del cielo. Pist. Voi Dei? Ir. Ve ne sono forse altri fuori di noi? Pist. Gli Uccelli sono presentemente Dei, e
malvagia generazione giustamente oppressa e incenerita dalla potenza di Giove! Pistetero la schernisce, minaccia il suo
fra gli Uccelli fortunati, ma ne sono esclusi, un malvagio che pensa di poter secoloro percuotere impunemente il padre, u
renità o nuvole agli uomini? Pist. Povero il mio Prometeo! Prom. Taci di grazia che mi scopriranno! Pist. Caro Prometeo, i
inchè io possa tutto narrarti, prendi questo parasole, e tienlo sopra di me sì che io non sia veduto dagli Dei. Pist. Otti
a di me sì che io non sia veduto dagli Dei. Pist. Ottima invenzione e di te degna. Ecco ti copro. Dì su ora senza timore.
rometeo prosegue narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciadori di pace da parte di Giove; ma l’avverte a star saldo
narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciadori di pace da parte di Giove; ma l’avverte a star saldo e a non sacrific
verte a star saldo e a non sacrificargli, se prima Giove non prometta di rendere l’imperio agli Uccelli e di dare a lui pe
rgli, se prima Giove non prometta di rendere l’imperio agli Uccelli e di dare a lui per consorte certa donzella che stà pr
dare a lui per consorte certa donzella che stà presso Giove e dispone di tutto; col quale avviso e consiglio Prometeo most
asciadori annunziati sono Nettuno, Ercole e un Triballo. Ercole viene di mal talento e bravando e minacciando di volere st
e e un Triballo. Ercole viene di mal talento e bravando e minacciando di volere strangolare quell’ardito ribello che con u
hiuso suori gli Dei. Nettuno gli ricorda che essi vengono per trattar di pace. Si propone in prima una tregua e poi la pec
questa favola che parmi la più strana e bizzarra e la più irregolare di ogni altra, si nominano e motteggiano Spintaro, E
no in questa farsa caratterizzati come vespe. Vi si dipinge la follia di Filocleone giudice, che mal grado della debolezza
a strana malattia del vecchio, e dell’ espediente preso dal figliuolo di tenerlo chiuso. Parlano intanto con gli spettator
n gli spettatori della qualità della favola. Non aspettino (dice un di essi) da noi gli spettatori nè il riso rubato da
torio, nè Euripide ingannato e burlato nella cena, nè la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare d
nè la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare di dirvi cosa che forse non vi piacerà, cioè che la
irica è la più giusta e la più dotta. Filocleone cerca ad ogni patto di sprigionarsi per andare a giudicare. Il Coro dell
to di sprigionarsi per andare a giudicare. Il Coro delle Vespe ode le di lui querele, e si presta a soccorrerlo, facendolo
e amiche. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su di giù il viso, gli occhi, le mani. I Servi e
he. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su di giù il viso, gli occhi, le mani. I Servi e le Ve
leone vorrebbe senza lite comporre l’affare. Le Vespe lo rimproverano di tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso d
ora torna a venire in moda, cioè d’incolpare per ogni poco le persone di tirannia. Trovasi questo passo tradotto dal chiar
la contesa si riduce a parole, ed-il giudice stravagante s’industria di provare l’autorità e superiorità che banno i giud
è il Coro alla prima si era rallegrato dell’aringa del padre credendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figli
dendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figliuolo cangia di avviso, approva quanto questi ha detto, e cosi ri
ti ha detto, e cosi riprende se stesso: Non voler mai giudicar prima di avere ascoltato ambedue le parti. Persuaso il Co
glinolo prega a desistere dal giudicare in pubblico, ed a contentarsi di esercitare il suo impiego nella propria casa e ne
appagato il vecchio che pargoleggia, gli prepara il ridicolo giudizio di un cane che ha rubato un formaggio di Sicilia. Tu
li prepara il ridicolo giudizio di un cane che ha rubato un formaggio di Sicilia. Tutte è ordinato colle formalità giudizi
un formaggio di Sicilia. Tutte è ordinato colle formalità giudiziarie di Atene, e si tratta con tutta serietà il gran liti
el che si noti che quasi sempre sul teatro soleva introdursi la pompa di un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si
n altro giudizio agitato in un intermezzo sul teatro Spagnuolo avanti di un ridicolo giudice pedaneo, ossia Alcade di un p
teatro Spagnuolo avanti di un ridicolo giudice pedaneo, ossia Alcade di un picciolo villaggio. Un cane avea bevuto una gr
è veramente quel che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore di un formaggio di Sicilia allude a un Capitano, il
l che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore di un formaggio di Sicilia allude a un Capitano, il quale avendo con
truppe in quell’isola, si fe corrompere co’ formaggi, cioè co’ regali di quel paesea. Simili circostanze e allusioni per n
ostanze e allusioni per noi perdute accrescevano pregio alle finzioni di Aristofane, e fanno in generale rimaner la copia
la commedia nuova, ed io sempre dovrei ripetere che questa differisce di molto dalla farsa allegorica; cioè dalla commedia
ifferisce di molto dalla farsa allegorica; cioè dalla commedia antica di Atene. I personaggi principali derisi nelle Vespe
Filosseno, Eschine, Fano, Acestero, e Mesato poeta tragico figliuolo di Carcino. I Cavalieri (Ιππεις). L’oggetto del poet
εις). L’oggetto del poeta in questa favola denominata così da un Coro di Equiti o Cavalieri che vi s’introduce, fu dí fare
ti o Cavalieri che vi s’introduce, fu dí fare sul teatro una denunzia di stato contro Cleone cittadino potente, manifestan
na denunzia di stato contro Cleone cittadino potente, manifestando le di lui estorsioni e ruberie. Quale ardire? accusare
tempo che egli era più rispettato e temuto. Osò accusarlo a dispetto di ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ric
a dispetto di ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ricusato di farne la maschera, e niuno attore volendo montare
esentarlo. Aristofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di
ofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di feccia ne imitò
egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la fo
osi il volto di feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la foggia di vestire, e riuscì così bene nella favola a svelar
on Cleone da Diodoro Siculo e da Tucidide, siano schiavi in compagnia di Cleone, ma di lui nimici occulti. Essi l’abborris
iodoro Siculo e da Tucidide, siano schiavi in compagnia di Cleone, ma di lui nimici occulti. Essi l’abborriscono e lo temo
niese) colerico, fracondo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezz
condo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle
ostene) al principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore di pelli di nazione Paflagone calunniatore e ribaldo
l principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore di pelli di nazione Paflagone calunniatore e ribaldoa. Costui
re e ribaldoa. Costui che ha ben conosciuto il carattere e la maniera di vivere del padrone, non risparmia riverenze inchi
a riverenze inchini umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci di pezzi di corami tiene soddisfatto il vecchio sbal
ze inchini umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci di pezzi di corami tiene soddisfatto il vecchio sbalordito. E
vecchio sbalordito. Egli poi allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri
allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri fanno di buono, accusa e cal
iavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri fanno di buono, accusa e calunnia i compagni, e ne carpisc
che egli loro non rechi nocumento. Questa anticipazione del carattere di Cleone è giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che
giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che cerchi dirigere l’attenzione di chi ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non
ncipale. Per far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di C
r far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per m
li schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Ago
i di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed e
un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed essi gli persuado
e. Agoracrito è tale, ed essi gli persuadono che si addossi l’impresa di far fronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al
ssi gli persuadono che si addossi l’impresa di far fronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza
ronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza di signoreggiare nel foro, ne’ porti, nel consiglio,
rrà tutto questo (domanda Agoracrito) se io non sono che un venditor di salcicce? Giusto per questo tu diverrai grande ,
ento, l’abici. Ma (il salcicciaro) come volete che io sappia il modo di regolarmi nel governare il popolo? E Demostene:
delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, purchè abbi cura di cattivarti l’animo del popolo, indolcendolo con b
on belle parolette, a somiglianza de’ cuochi. Animo; nulla a te manca di ciò che può rendertelo benevolo; hai la voce chio
favoriscono. E chimi ajuterà? dice Agoracrito. I ricchi hanno timore di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene:
i Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: Havvi un migliajo di Cavalieri dabbene che odiano Cleone; e ti ajutera
ieri dabbene che odiano Cleone; e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti
e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti proteggeranno; ed io con tutti
spalleggerò. Non temere, no; che sebbene per la paura che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato
che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato di farne la maschera, pure sarà siffattamente imitat
ente imitato, che verrà tosto conosciuto, essendo questo teatro pieno di spettatori savii e sagici. Ora in queste parole
epubblica, dallo schiavo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto di mira. Al comparir di Cleone si spaventa Agoracrit
avo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto di mira. Al comparir di Cleone si spaventa Agoracrito e vacilla. Ma al ve
aldanza la proseguono. Agoracrito adunque è stato in parte il modello di queste moderne farse. Egli si avanza a poco a poc
il collo . Intanto il Coro si trattiene a favellare del poeta. Degno di lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti
è egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme di dire con franchezza ciò che è giusto… Egli è vero
me di dire con franchezza ciò che è giusto… Egli è vero che da alcuni di voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente ins
da alcuni di voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha impo
nte insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà di comporre ottime
ppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà di comporre ottime commedie atte a piacere, e quanti
arte usasse, non bastò a sostenersi sino alla vecchiaja, perchè cessò di dir male. Cratino che merito si gran lode, stette
a secca e morto disete; e pure per le vittorie riportate meriterebbe di bere nel Pritaneo. E quanto non sofferse dal vast
usa il nuovo cimento. Cleone che conosce l’indole del popolo che a ma di esser lusingato con parolette melate, si sforza d
el popolo che a ma di esser lusingato con parolette melate, si sforza di mostrargli il suo amore; ma l’emulo usa il medesi
o usa il medesimo artifizio con maggior felicità. Il dotto traduttore di Demostenea trasporta colla solita grazia alcuni s
traduttore di Demostenea trasporta colla solita grazia alcuni squarci di questa scena per mostrare le smancerie adoperate
chè ti adoro. Pop. Perchè ti adoro.E tu chi sei? rispondi. Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo
di. Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo, e di giovarti struggomi. Ecco poi le offerte che essi
natiche. Pop. Chi sei tu valent’uomo? Or se’ tu forse Della schiatta di Armodio? Ah questo al certo Fu un atto generoso e
icoa. Salc. Di un brodetto Eliastico.Ed io porgoti Un alberello pien di unguento, ond’ungerti Gli stinchi incancheriti. C
ro rigoglioso. Salc. Un giovinastro rigoglioso.Or abbiti Questa coda di lepre, o caro, e forbiti Dagli occhietti la cispa
o. Il popolo finalmente disingannato per le cose dette dal venditore di salcicce, si avvede di essere stato lungo tempo a
e disingannato per le cose dette dal venditore di salcicce, si avvede di essere stato lungo tempo aggirato da Cleone, e gl
avore. Agoracrito propone altresì i suoi, distruggendo la spiegazione di Cleone Finalmente si verificano nella persona del
ane convinto, ed è costretto a cedergli la corona, e ad esercitare il di lui mestiere vendendo trippe, salcicce, e carne c
lui mestiere vendendo trippe, salcicce, e carne cotta in una bottega di piazza. Oltre a i nominati pongonsi in berlina ne
co, Morsimo tragico, e Lisicle che succedette a Pericle da mercatante di montoni che egli era, e sì buono che il poeta lo
poeta lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca due famose meretrici di que’ tempi. Nisieli al solito inveisce contro Ari
Il dotto critico ciò scrivendo non badò alla costituzione democratica di Atene; ed obbliò quanto poco bastava per divenir
rno avendo danajo ed eloquenza. Cleone era cuojajo, Iperbolo artefice di lanterne, e l’anzinomato Lisicle cosuoi montoni n
iceopoli, il quale par che rappresenti il personaggio del poeta, gode di aver fatto punir Cleone colla multa di cinque tal
il personaggio del poeta, gode di aver fatto punir Cleone colla multa di cinque talenti per mezzo della commedia de’ Caval
a commedia de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si curi di trattar la pace nel Pritaneo. Egli vede ammessi i
i Legati del Pie, e disperando della pace per l’intera nazione, pensa di mandare Amfiteo a conchiudere co’ Lacedemoni una
nesi lo perseguitano co’ sassi per aver portata la pace alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenz
per aver portata la pace alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno
e alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace c
di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace conchiuso, e le
one di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace conchiuso, e le conseguenze che ne risultane
a regolare; ma gli Ateniesi ed Aristofane erano tacitamente convenuti di stendere i confini della verisimiglianza un poco
iungono gli. Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento egli ottiene di essere ascoltato. Per prepararsi alla concione va
lla concione va a battere alla porta del tragico Euripide, e lo préga di prestargli alcune vesti oenciose della tragedia a
oenciose della tragedia antica per aringare al popolo. Ottiene quelle di Telefo, colle quali si abbiglia per rassembrare u
. Con tal vestito favella al popolo, alterca con Lamaco, e gli riesce di convincere gli ascoltatori della sua innocenza pe
di convincere gli ascoltatori della sua innocenza per aver procurato di ottenere per se solo la pace. Havvi un Coro che p
iesi accusando Cleone. Vi si troya un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici di essere, piaggiati, e f
i troya un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici di essere, piaggiati, e facili a prendersi colle lod
llamente dal Cesarotti: Quando gli Ambasciadori della Grecia Bramano di accappiarvi a qualche trappola, Vi chiamano violi
ni domanda accordasi Sol per quel grasso, e il popolo ne gongola, Che di un majale riportò la gloria. In vece di majale t
e il popolo ne gongola, Che di un majale riportò la gloria. In vece di majale trovasi nel testo nominato il pesoe apua a
testo nominato il pesoe apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande diviole e l’aggiunto di gr
to il pesoe apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande diviole e l’aggiunto di grassa, lusinga
agli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande diviole e l’aggiunto di grassa, lusingavano sommamente la vanità e pueril
il Coro per la pace fatta, ne va godendo i frutti. Prima conseguenza di tal pace si è la libertà del commercio per lui, e
già pel bellicoso Lamaco. Si vedé una dipintura naturale del mercato di Atene per decorare la favola, e vi accorrono vari
rcato di Atene per decorare la favola, e vi accorrono varii venditori di Megara e della Beozia. Tra questi un povero Megar
ne potè allora piacere agli Ateniesi, e che ha dato al Nisieli motivo di declamar fortemente, quasi in essa consistesse tu
il contrario a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e delle Grazie, sa preparare un magnifico
oro ammira la copia e la squisitezza de’ cibi, la diligenza e lo zelo di coloro, che servono, e i preziosi regali che da o
ranquille che si passano nella pace, e gli agitati momenti della vita di chi si trova in guerra. Si avvisa Lamaco che teng
Lamaco che tenga pronte le schiere, perchè i ladroni Beoti minacciano di volerli assaltare. Si avvisa Diceopoli da parte d
ceopoli a cenare e a dormire. Un nuovo Nunzio dà avviso alla famiglia di Lamaco che prepari lenzuola, balsami, empiastri e
ordoglio maggiore che se Diceopoli il vede eosi mal concio, si ridera di lui. Questo amator della pace, il quale in fatti
o, si ridera di lui. Questo amator della pace, il quale in fatti si è di lui avveduto, per rendere vi è più manifesto il s
allegra a misura che Lamaco si lamenta. Nisieli non dovette avvedersi di tale artifizio, allorchè asseri che in questa fav
e artifizio, allorchè asseri che in questa favola era uno confusione di cose parle orribili e parte ridicole . Così termi
i scorge lo scopo principale del comico spettacolo greco essere stato di manegiarvisi le questioni politiche, le quali sec
emone codardo, Stratone e Clistene effemminati, Euripide introduttore di vertiti laceri e meschini nella tragedia, Amfiteo
ide e al comico Cratino, i quali entrano pressochè in tutte le favole di Aristofane. Il Pluto (Πλουτος). Quaranta anni dop
, la quale sola ne forma tutta la piacevolezza. La spoglia allegorica di questa favola copre un tesoro di filosofiche veri
piacevolezza. La spoglia allegorica di questa favola copre un tesoro di filosofiche verità, e mette in azione, soto l’asp
ofiche verità, e mette in azione, soto l’aspetto piacevole e popolare di una favoletta anile, quanto nel profondo discorso
. Cremilo uomo dabbene povero e disgraziato si consiglia coll’oracolo di Apollo intorno al modo di migliorare la propria c
ero e disgraziato si consiglia coll’oracolo di Apollo intorno al modo di migliorare la propria condizione e al genere di e
pollo intorno al modo di migliorare la propria condizione e al genere di educazione che dovrà dare all’unico suo figliuolo
sapere ad ogni patto, perchè tenga dietro a quel cieco. Forzato dalle di lui importunità Cremilo gli narra la risposta del
lo; prega indi il cieco a volergli dire chi egli sia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato dalle minacce di Carione m
chi egli sia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato dalle minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricche
il cieco di palesarsi; ma pressato dalle minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi ma
le minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi mal condotto sporco e privo degli occhi
, e di trovarsi mal condotto sporco e privo degli occhi per l’invidia di Giove. Tutto il mio male (egli dice) mi viene da
ene da Giove invidioso del bene altrui. Essendo io giovane mi proposi di andar soltanto in traccia di uomini savii giusti
ne altrui. Essendo io giovane mi proposi di andar soltanto in traccia di uomini savii giusti e probi; ed egli mi tolse la
la vista eviterebbe i malvagi e arricchirebbe i buoni? Pluto risponde di sì, e vuol partire. Cremilo nol permette; gli dic
milo nol permette; gli dice che egli è uomo dabbene; e gli fa sperare di adoperarsi perchè possa ricuperar la vista. Pluto
rchè possa ricuperar la vista. Pluto non osa condiscendere per timore di Giove. Cremilo riprende la di lui pusillanimità:
Pluto non osa condiscendere per timore di Giove. Cremilo riprende la di lui pusillanimità: Credi tu (aggiugne) che i fu
riprende la di lui pusillanimità: Credi tu (aggiugne) che i fulmini di Giove saranno più rispettati riacquistata che avr
muratore, un altro ruba e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti i beni e di tutti i mali. L’incoraggisce m
ruba e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti i beni e di tutti i mali. L’incoraggisce mostrandogli l’onni
l’onnipotenza che ha sulla terra, e promette d’investigar la maniera di guarirlo. Per mezzo poi di Carione invita i suoi
terra, e promette d’investigar la maniera di guarirlo. Per mezzo poi di Carione invita i suoi compagni uomini probi che m
mezzo poi di Carione invita i suoi compagni uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto.
i uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto. Pure egli non sa risolversi ad entrare nel
e’ favori di Pluto. Pure egli non sa risolversi ad entrare nella casa di Cremilo. Se io (dice) entro in casa di qualche
lversi ad entrare nella casa di Cremilo. Se io (dice) entro in casa di qualche avarone; incontanente mi sotterra in una
ne; incontanente mi sotterra in una fossa; e se un povero il richiede di qualunque minimo soccorso, nega di avermi veduto
fossa; e se un povero il richiede di qualunque minimo soccorso, nega di avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in cas
soccorso, nega di avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in casa di qualche pazzo dissipatore, tosto egli scialacqua
egnare con popolarità ! Al fine Pluto si determina ad entrare in casa di Cremilo. Intanto i di lui compagni non sanno dar
! Al fine Pluto si determina ad entrare in casa di Cremilo. Intanto i di lui compagni non sanno dar fede a Carione, nè per
anno dar fede a Carione, nè persuadersi come un cieco pitocco e pieno di malanni possa arricchirli. Anzi Blessidemo nettam
zi Blessidemo nettamente dice allo stesso Cremilo che a lui non piace di vederlo tutto ad un tratto divenuto ricco; ed ha
e la ricchezza. Cremilo giura, stragiura, e al fine rivela il secreto di tenere in casa il nume delle ricchezze. Se ne mar
casa il nume delle ricchezze. Se ne maravigliano i Villani, e bramano di pariteciparne. No, dice Cremilo; non è possibile,
riteciparne. No, dice Cremilo; non è possibile, se prima non si tenti di fargli ricuperar la vista. Deliberano di condurlo
ibile, se prima non si tenti di fargli ricuperar la vista. Deliberano di condurlo nel tempio di Esculapio. Frattanto viene
tenti di fargli ricuperar la vista. Deliberano di condurlo nel tempio di Esculapio. Frattanto viene fuori la Povertà e svi
ne fuori la Povertà e svillaneggia gli astanti, perchè col macchinare di dar la vista a Pluto, pensano di scacciarla dalla
a gli astanti, perchè col macchinare di dar la vista a Pluto, pensano di scacciarla dalla città. Noi (rispondono à Villa
ano di scacciarla dalla città. Noi (rispondono à Villani) cerchiamo di far del bene con isbandirti dalle nostre terre Io
ica la Povertà) vi farò toccare colle mani, essere io sola la cagione di ogni bene, e non potersi commettere eccesso maggi
di ogni bene, e non potersi commettere eccesso maggiore che procurare di arricchire i giusti… Se Pluto torna a vedere, le
vedere, le ricchezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitare le arti
hezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitare le arti. E chi vorrà p
vise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè di esercitare le arti. E chi vorrà più fare il fabbr
ini alla fatica. Rousseau ed i filosofi migliori non hanno insegnato di più investigando il principio delle società e del
Quanta filosofia ci nascondeva Sotto il velame degli versi strani di codesto Comico così dispregevole agli occhi cispo
versi strani di codesto Comico così dispregevole agli occhi cisposi di molti scioli oltramontani e nostrali! Il Coro opp
ntani e nostrali! Il Coro oppone che la povertà riempie anzi il mondo di miserie. Parti (dice) una bella impresa il far
bella impresa il far nascere mendici da’ mendici, l’infettar la terra di pulci ed insetti molestise schifosi, il colmarla
infettar la terra di pulci ed insetti molestise schifosi, il colmarla di miserabili che non hanno pane da satollarsi nè le
e: quella del povero in vivere parcamente e lavorare, in non abbondar di beni, ma in non mancar di nulla. Io, vi dico, io
vere parcamente e lavorare, in non abbondar di beni, ma in non mancar di nulla. Io, vi dico, io sono quella che rende gli
. Io, vi dico, io sono quella che rende gli uomini saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza di Pluto che gli fa d
he rende gli uomini saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza di Pluto che gli fa diventare gottosi panciuti gross
o, a differenza di Pluto che gli fa diventare gottosi panciuti grossi di gambe e lascivi. I miei seguaci sono magri sottil
orti ingegnosi e robusti. Osservate un’altra cosa. Gli Avvocati prima di uscire dalla povertà, sono giusti circospetti ono
e ministri d’ingiustizie. Queste verità ristuccano il Coro avido già di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fos
ste verità ristuccano il Coro avido già di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo di essere inter
ià di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo di essere interamente persuaso. Carione reca l’avvis
rione reca l’avviso della felicità del suo padrone e della guarigione di Pluto. Racconta la cura fattagli da Esculapio e m
ell’andar la notte pel tempio rubando delle schiacchiate ecc. La casa di Cremilo si converte in reggia d’abbondanza per le
ra che ne fa Aristofane maestrevolmente possiamo ravvisare il modello di tutti i prodighi dissipatori e discoli comparsi s
vestiva un giovine bisognoso, il quale per tali comodi malgrado delle di lei grinze la corteggiava; ma oggi che col favore
i malgrado delle di lei grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di Pluto è uscito di miseria, l’ha abbandonata. Vien
i lei grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di Pluto è uscito di miseria, l’ha abbandonata. Viene poi questo medes
ti: Viene Mercurio stesso per minacciar comicamente tutta la samiglia di Cremilo, perchè con far ricuperar la vista a Plut
erchè con far ricuperar la vista a Pluto, non vi è più chi si ricordi di sacrificare agli Dei. Ben vi stà , dice Carione,
i ricordi di sacrificare agli Dei. Ben vi stà , dice Carione, perchè di noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una fav
vi curate. Adunque nè anche in una favola si moderata si tralasciava di mormorar contro la provvidenza; tanto lungi erano
a si tralasciava di mormorar contro la provvidenza; tanto lungi erano di lor natura le commedie greche di quel tempo dall’
ro la provvidenza; tanto lungi erano di lor natura le commedie greche di quel tempo dall’essere gli esercizii spirituali d
utore de’ Paradossi. A me , ripiglia Mercurio, non importa un frullo di tutti gli Dei, ma mi dolgo per me che muojo di fa
non importa un frullo di tutti gli Dei, ma mi dolgo per me che muojo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena di p
olgo per me che muojo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena di parasito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in
jo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena di parasito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo d
di parasito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo di prestare ogni servizio più vile, ed il servo lo m
servo lo manda a lavar delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha pi
delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi or
ra in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi ora che Pluto cogli occhi sani vede e
Benedetto Fioretti che in questa favola l’azione abbraccia lo spazio di due giorni; ma la preferisce a tutte le altre cos
così esaltandolaa: Le Nebbie sono pertutto un giardino fioritissimo di tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderab
issimo di tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o di persone e
utte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o di persone e di relazio
ze comiche e mimiche più desiderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o di persone e di relazioni allegoriche
miche più desiderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o di persone e di relazioni allegoriche a d’invenzioni
iderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o di persone e di relazioni allegoriche a d’invenzioni stranissime.
. Con tutto ciò il Pluto per mio giudizio par che tenga il principato di tutte quelle favole, perchè quivi non sei stomaca
ariano assai i giudizii degli antichi e de’ moderni intorno al merito di Aristofane. Platone, Aristotile, Cicerone l’ebber
chità. Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor di Socrate, e al lor pa
tri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor di Socrate, e al lor parere si sono appigliati il Fi
ppigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni. Francesco di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o d
apin ed altri moderni. Francesco di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o di Rapin, volle aggiungere del suoche
moderni. Francesco di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o di Rapin, volle aggiungere del suoche Aristofane no
avventurò con soverchia leggerezza. M. Marmontel volle ancora dar su di ciò il suo parere e derise Madama Dacier che avea
o encomiato Aristofane. Ma quella celebre letterata, sebbene maneasse di certo gusto poetico necessario a ben tradurre i p
evole allorchè afferma che Aristofane è fino puro armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna di leggerlo o
fino puro armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna di leggerlo originale; sortuna che auguriamo al trad
la fortuna di leggerlo originale; sortuna che auguriamo al traduttore di Lucano autore della Poetica Francese a Il riputat
la bellezza de’ colpi, e per la fecondità la pienezza il sale attico di cui abbonda e che oggi a’ nostri orecchi non può
penetrare. Daniele Einsio, Tanaquil le Fevre, Boivin, ottimi giudici di poetica e di greca lingua, ammirarono Aristofane.
aniele Einsio, Tanaquil le Fevre, Boivin, ottimi giudici di poetica e di greca lingua, ammirarono Aristofane. Il dotto Pie
sti, sì, che possono farsene giudici; ma sono rari pur troppo giudici di simil fatta provveduti di criterio eccellente e d
ne giudici; ma sono rari pur troppo giudici di simil fatta provveduti di criterio eccellente e di perizia grande nelle gre
pur troppo giudici di simil fatta provveduti di criterio eccellente e di perizia grande nelle greche lettere, e d’intellig
grande nelle greche lettere, e d’intelligenza della poetica facoltà e di giudizio purgato, e di gusto vero per decidere in
tere, e d’intelligenza della poetica facoltà e di giudizio purgato, e di gusto vero per decidere intorno alle opere degli
antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’elogio di Moliere volle malmenare Aristofane? Facciamolo gi
dell’era Cristiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemi
tiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servi
i coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, espon
azione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tu
e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ m
la Repubblica, e de’ generali che comandavano gli eserciti. Era nelle di lui mani la commedia diventata una molla del Gove
evolmente con sole lezioni. Gli Ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie non contenti di applaudirlo in teatr
li Ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie non contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fio
n contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fiori sul di lui capo, e menavanlo per la città tra festive ac
giore onore che far si potesse a un cittadino. Il gran Re (cioè il Re di Persia) domandando di questo poeta agli ambasciad
potesse a un cittadino. Il gran Re (cioè il Re di Persia) domandando di questo poeta agli ambasciadori Spartani e de’ sog
partani e de’ soggetti ordinarii delle sue satire, ebbe a dire che «i di lui consigli erano diretti al pubblico bene, e ch
o de’ nostri filosofi, al quale essi cercano con tanti inutili sforzi di parer simili, scriveva a Dionigi il tiranno, che
teniesi e lo stato della loro Repubblica, bastava leggere le commedie di Aristofane». Lo stesso Platone studiavasi di form
tava leggere le commedie di Aristofane». Lo stesso Platone studiavasi di formare la propria maniera di scrivere sullo stil
istofane». Lo stesso Platone studiavasi di formare la propria maniera di scrivere sullo stile elegante polito dolce e armo
ria maniera di scrivere sullo stile elegante polito dolce e armonioso di questo poeta, e se n’era talmente invaghito che o
da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore di Aristofane, e mai più non l’abbandonarono a Ecco
ello che agli occhi de’ dotti era Aristofane. Dopo ciò che pensereste di un giovine Gaulese, il quale più di duemila anni
istofane. Dopo ciò che pensereste di un giovine Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte di tal valoroso scritt
ste di un giovine Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte di tal valoroso scrittore viene a dirci che egli alt
stemmiatore, un buffone da piazza, un Rabelais sulla scena , e che le di lui commedie sono un ammasso di assurdità, donde
, un Rabelais sulla scena , e che le di lui commedie sono un ammasso di assurdità, donde qualche volta scappano fuori alc
guisa viene egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e di greca lingua e di poesiab s’intende meglio del po
malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e di greca lingua e di poesiab s’intende meglio del popolo Greco il più
tende meglio del popolo Greco il più illuminato dell’Universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere
polo Greco il più illuminato dell’Universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di t
minato dell’Universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di tanti e tanti grand’ in
io di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di tanti e tanti grand’ ingegni antichi e moderni, i
’ ingegni antichi e moderni, i quali tutti hanno avuta la compiacenza di ammirare Aristofane. Fin quì M. Freron critico do
lla nimistà che ebbe con Voltaire. La cosa più da notarsi nell’elogio di Moliere si è che le scempiaggini profferite da Ch
a. Vedi la Nota (a b) pag. 234 e 235 del T. III della sua traduzione di Demostene. a. Osserva l’eruditismo Daca Michele
alle voci orientali יםח ed יםי, le quali dinotano esser bello e pieno di decoro, e che sarebbe sconcezza il prenderli dall
il prenderli dalla greca voce ὶππος, cavallo. Pure nel presente passo di Aristofane non parmi che sconvenga nè l’una nè l’
e., par che desideri nominarlo bel Cavaliere, nulla in lui sofferendo di plebeo o di commune, nè anche il nome; nel che da
desideri nominarlo bel Cavaliere, nulla in lui sofferendo di plebeo o di commune, nè anche il nome; nel che da quanti mode
he da quanti moderni plebei non viene ella imitata, i quali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Scipioni? a. V.
uali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Scipioni? a. V. la di lui Ottica nella questione XIII. pag. 345, e il l
, e il libro de Principii propos. VII, coroll. 3. 4. a. Fabbricatore di lanterne che giunse a governare Atene, e fu punit
assistere alla decisione della accusa a lui fatta d’empietà, in vece di tornare in Atene si raca a Sparta e persuade ai L
in vece di tornare in Atene si raca a Sparta e persuade ai Lacedemoni di edificar Decelia per fronteggiare Atene, e tenerl
i edificar Decelia per fronteggiare Atene, e tenerla soggetta e priva di commercio. Mentre Pistetero (Alcibiade) fa che gl
lli (gli Spartani) si fabbricano Nefelococcigia (Decelia) la commedia di Aristofane si rappresentava. a. Nel tomo Il dell
edia di Aristofane si rappresentava. a. Nel tomo Il della traduzione di Demostene pag. 268. a. V. il tomo III del Teatro
traduzione di Demostene pag. 268. a. V. il tomo III del Teatro Greco di Pietro Brumoy. a. Cleone che divenne sì potente
divenne sì potente in Atene, era un plebeo che esercitava il mestiere di cuojajo. a. Cesarotti tomo II, pag. 330. 331. a
onde ricava donare dalle città vendendo la patria, e l’ardire che ha di uguagliarsi a Temistocle ec. E questa fu l’accusa
sso Cesarotti.) alla mercede giudiziaria essendo gli Eliasti un corpo di giudici. a. Questo personaggio s’incontrerà spes
rà utile a’ giovani il conoscerne l’origine. Eravi in Atene una razza di umane arpie che sulle accuse e le denunzie si era
atta una rendita certa. Essi si dicevano sicofanti, cioè denunziatori di fichi, e la voce derivava da συκη ficus, e φαινω,
vava da συκη ficus, e φαινω, indico, non essendo anticamente permesso di portar fichi fuori dell’Attica. Da prima dunque s
ttica. Da prima dunque sicofanti erano i delatori de’ contrabbandisti di fichi, e poi questa voce divenne più generale, e
i, e poi questa voce divenne più generale, e comprese tutte le spezie di accusatori e calunniatori spregevoli, In seguito
l suo Convito, che è uno de’ suoi più belli dialoghi, e mise sotto il di lui nome il hel discorso che egli fa dell’amore.
aggiugnere: e della politica conveniente alla repubblica Ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene di
22 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
a poesia drammatica. Essi che aveano assicurato al lor paese il vanto di farla risorgere, compresero prima d’ogni altro ch
he per riuscirvi bisognava ridurre le incondite farse sacre o profane di que’ tempi alla forma servata dagli antichi, e l’
e in trono Melpomene e Talia. In un tempo in cui rinacque l’aurea età di Pericle o di Augusto; in cui si udì risonar per m
lpomene e Talia. In un tempo in cui rinacque l’aurea età di Pericle o di Augusto; in cui si udì risonar per mezzo del Sann
storo e del Vida la tromba Virgiliana; in cui sursero i temuti rivali di Apelle e di Fidia ne’ Raffaelli e ne’ Michelangel
Vida la tromba Virgiliana; in cui sursero i temuti rivali di Apelle e di Fidia ne’ Raffaelli e ne’ Michelangeli; nel secol
immaginarne altre nuove su que’ modelli. Così troviamo un gran numero di greche imitazioni, e poi un altro ugualmente gran
un gran numero di greche imitazioni, e poi un altro ugualmente grande di nuove favole sulle greche modellate. L’evento giu
per prodigj; ed i prodigj sono pur così rari in natura. Prima dunque di pervenire a’ Cornelj, a’ Racini, a’ Metastasj, a’
ia 1 favole scritte in latina favella, 2 tragedie e commedie italiane di greca invenzione, 3 drammi modellati su gli antic
ie italiane di greca invenzione, 3 drammi modellati su gli antichi ma di nuovo argomento, 4 nuovi generi drammatici ignoti
ze stesse. I. Drammi Latini. Leone X che illustrò i primi anni di sì bel secolo, amando l’erudizione, la poesia e g
o delle lettere rappresentate le favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarat
favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarato cittadino Romano Giuliano de’
omico nel celebrarsi le nozze de’ Cesarini coi Colonnesi, il Formione di Terenzio con un prologo del Mureto fatto recitare
atto recitare dal cardinale Ippolito da Este il giovine, e l’Ippolito di Seneca rappresentato avanti il palagio del cardin
io del cardinale Raffaele San Giorgio, in cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico di S. Piet
cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico di S. Pietro Tommaso Inghiramo74 dotto professore di
ellenza il canonico di S. Pietro Tommaso Inghiramo74 dotto professore di eloquenza ed orator grande che sin che visse ne p
i eloquenza ed orator grande che sin che visse ne portò il soprannome di Fedro. Oltre poi a queste rappresentazioni si com
e molte latine degl’ Italiani, che lasciarla sola nel teatro Francese di questo secolo. Giano Anisio, ossia Giovanni Anisi
scrisse Giovanni Francesco Stoa. Ma le più pregevoli tragedie latine di questo secolo uscirono da Cosenza. Antonio Tilesi
eri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro, per la quale la tragedia co
favellare con dignità e decenza. L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di G
e decenza. L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di Giove in essa converti
siste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di Giove in essa convertito in pioggia d’oro. Eccone
o I. Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola usci
ivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore,
a scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori d
uscirebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori della di lei mano, risolve di non accoppiarla a veruno, e
ccisore, e spaventato congeda i pretensori della di lei mano, risolve di non accoppiarla a veruno, e si raccomanda a Vulca
ccoppiarla a veruno, e si raccomanda a Vulcano. Chiude l’atto un coro di Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gare
di Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gareggia co’ migliori di Seneca, e forse gli supera per lo candore. Ma int
la principessa destinata a morir vergine, vede il popolo che in atto di stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si av
stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser pr
vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser presente agli spettatori), e vede alzata un
iare di esser presente agli spettatori), e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinc
spettatori), e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinchiusa Danae con la sua Nutr
sa Danae con la sua Nutrice. Atto II. Ode il coro le voci lamentevoli di Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera
di Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera la morte, e tenta di darsela; la Nutrice la dissuade. Il loro dialogo
lontano dalla durezza delle sentenze lanciate ex abrupto alla maniera di Seneca. Danae s’ accorge dell’aquila ministra di
abrupto alla maniera di Seneca. Danae s’ accorge dell’aquila ministra di Giove, e ne prende felice augurio, e va a fare un
bbrezza che gli opprime, la pugna che ha con gli altri Polifemo, e la di lui morte, empiono la maggior parte dell’atto. Sa
bbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi
go le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi si sono
racconto della pioggia d’oro penetrata nella torre pieno d’eleganza e di vaghezza, che viene così preparato dalle commozio
o d’eleganza e di vaghezza, che viene così preparato dalle commozioni di Danae che vuol parlarne alla Nutrice: Nutrix, a
imus. O quæ Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di
uæ Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augel
ineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre, pende dalla
mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre, pende dalla di lei sommità, comincia a sciogliersi in leggiera r
tinus. Con ugual nitore e leggiadria si descrive la trasformazione di quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si pale
ini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e di disgrazie vicine e lontane. Il coro d
dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e di disgrazie vicine e lontane. Il coro da questa pio
icine e lontane. Il coro da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità di parlar della potenza di Cupido, indi lo prega ad
da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità di parlar della potenza di Cupido, indi lo prega ad esser propizio al genere
ido, indi lo prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a ban
prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo
ser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo regno i cie
pettoso Acrisio sembra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello di un uomo. Ne apre la porta, ce
ra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello di un uomo. Ne apre la porta, cerca il nemico insidi
cerca il nemico insidiatore, si avventa alla figliuola, indi risolve di castigarla con una morte men pronta e più atroce.
rla con una morte men pronta e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la sping
e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare. Il cor
e geme, inveiscono contro dello spietato vecchio, e pregano Anfitrite di salvar l’infelice principessa. Termina la tragedi
ezza del suo compatriota ed amico Coriolano Martirano celebre vescovo di S. Marco in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli
in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli divenne il Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe d
l Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte delle
li il fece, che niuno de’ moderni latini drammi composti prima e dopo di lui può senza svantaggio venire a competenza coll
Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè seguì la greca; ma intan
a non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè seguì la greca; ma intanto scansò
erchè seguì la greca; ma intanto scansò il difetto del tragico latino di far parlare nell’atto IV pedantescamente la nutri
uì l’ originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di so
si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano g
ee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano già accennate, di rendere con più precisione in latino ciò che in g
Facendo moderato uso delle sentenze, schivò ugualmente l’affettazione di Seneca e gli ornamenti rettorici famigliari ad Eu
ilet. Euripide rende al solito assai ragionatrice Medea, e per più di quaranta versi lussureggia con varie sentenze mor
rano risecando quasi tutto questo squarcio attende solo alla passione di Medea per l’ ingratitudine ed infedeltà di Giason
attende solo alla passione di Medea per l’ ingratitudine ed infedeltà di Giasone consumandovi appena intorno a quindici ve
ennello egli ritiene interamente le più importanti scene, come quella di Medea che cerca ed ottiene da Creonte un giorno d
ompagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli d’Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merita di notarsi s
confronto quelli d’Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merita di notarsi singolarmente la scena del delirio di Fed
edra del Racine. Merita di notarsi singolarmente la scena del delirio di Fedra da noi recata nel romo quarto delle Vicende
ebbe solo essere occupato della morte del figliuolo, lo rende curioso di sapere la figura del mostro79. Nelle Baccanti seg
l’economia dell’originale esprimendone i concetti; ma negl’ incontri di Penteo con Bacco e nel di lui travestimento si co
esprimendone i concetti; ma negl’ incontri di Penteo con Bacco e nel di lui travestimento si contiene dentro i confini tr
terga quatientem anguibus. Desta tutto il terrore la riconoscenza di Agave che nella pretesa testa del leone ucciso ra
’autore della Tebaide, recare nella lingua del Lazio, senza i difetti di stile che le s’ imputano, le Fenisse di Euripide.
ua del Lazio, senza i difetti di stile che le s’ imputano, le Fenisse di Euripide. Per nostro avviso niuna delle bellezze
i vede con somma naturalezza e vivacità espressa felicemente la scena di Giocasta co’ figliuoli, la dipintura assai viva d
feroci fratelli con tutta l’energia delineato. Pari verità e sobrietà di stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ci
e sobrietà di stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ciclope di cui mi sembra singolarmente notabile il coro dell
IV t. delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parimente il di lui gusto nella scelta fatta nel voler tradurre l
adurre l’ Elettra. Delle tre greche tragedie rimasteci sulla vendetta di Agamennone, benchè egli amasse con predilezzione
nchè egli amasse con predilezzione Euripide, si attenne però a quella di Sofocle che per gravità di dizione e per economia
ezzione Euripide, si attenne però a quella di Sofocle che per gravità di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euri
Sofocle che per gravità di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euripide e le Coefori di Eschilo. Manifesta parim
di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euripide e le Coefori di Eschilo. Manifesta parimente in essa il suo buon
n avendo dovuto risecar molto del dialogo giusto, naturale e patetico di Sofocle. Egli appena vi si permette qualche picci
e a chi la debbo. No (quella risponde) io ciò non insinuo, ma si bene di cedere ai potenti80. Martirano muta solo l’idea d
regia potestà: Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. E’ degna di osservarsi la di lui maniera di tradurre con sobr
Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. E’ degna di osservarsi la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel fa
psis obsequendum regibus. E’ degna di osservarsi la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel famoso lamento di
i la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel famoso lamento di Elettra avendo in mano l’urna delle pretese cener
famoso lamento di Elettra avendo in mano l’urna delle pretese ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo con esattezza nel
a stessa signoril maniera è cangiato in latino il Prometeo al Caucaso di Eschilo, benchè con più libera imitazione, specia
iù libera imitazione, specialmente nel descriver che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto so
nte nel descriver che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto sotto l’Etna, nella narrazione fa
ligente, oltre all’eleganza e alla maestà dello stile, ammirerà nelle di lui nobili imitazioni ora più ora meno libere ugu
iene, in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quanto al di lui Cristo, ben possiamo con compiacenza e sicure
ngo estratto, ma cel vieta l’ampiezza del nostro lavoro. Contentiamci di recare un solo frammento dell’eccellente racconto
amci di recare un solo frammento dell’eccellente racconto della morte di Cristo fatto da Gioseffo a Nicodemo: Jamque ar
dirus noctis incubuit nigror. Anche il lamento sommamente patetico di Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe di tras
ento sommamente patetico di Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe di trascriversi. Non cede questa tragedia in regolar
a meriterebbe di trascriversi. Non cede questa tragedia in regolarità di condotta alle migliori; e in vivacità e verità di
gedia in regolarità di condotta alle migliori; e in vivacità e verità di colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in gra
di colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in grandezza e sobrietà di stile va innanzi a quasi tutte le tragedie di Sen
in grandezza e sobrietà di stile va innanzi a quasi tutte le tragedie di Seneca. Ma per vedere Aristofane ritratto con tut
to con tutte, le sue grazie comiche senza che si rimanga offeso dalla di lui oscenità, bisogna consultare l’ eleganti trad
e dal nostro Cosentino delle Nubi e del Pluto, le più felici commedie di quel gran comico. Noi esortiamo la gioventù a leg
oi esortiamo la gioventù a leggerle, colla sicurezza che il travaglio di confrontarle coll’ originale e colle languidi ine
riginale e colle languidi ineleganti traduzioni de’ fratelli Rosetini di Prat’alboino, verrà compensato con usura dal dile
l teatro Greco. Dovrà tutto ciò coprirsi d’ingrato obblio, perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur
perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur degni di compatimento certi critici e ragionatori d’ultima
La prima tragedia scritta nel nostro volgare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ Marchesi di Savona nato
volgare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ Marchesi di Savona nato in Casal Monferrato nel secolo XV. L’
XV. L’autore nel 1502 la presentò ad Isabella d’Este Gonzaga Marchesa di Mantova; ed alcuni anni dopo si pubblicò in Venez
va rima ed ha qualche debolezza e varj difetti, ma non è però indegna di esser chiamata tragedia; nè so donde si ricavasse
pagnuolo la rara scoverta che questa Sofonisba fosse stata una spezie di dialogo allegorico 82. Chiama egli dialogo allego
eali, palpabili, Sofonisba, Siface, Masinissa? Egli ha dunque parlato di tal componimento per volgare tradizione ovvero se
uce, per esserne forse gli eredi stati distolti da tanti altri drammi di maggior pregio che dipoi apparvero. Per la stessa
r pregio che dipoi apparvero. Per la stessa ragione meritano ben poco di rammemorarsi alcuni componimenti del principio de
scritti dal Quadrio nel tomo I. E che giova trattenersi sul Filolauro di Bernardo Filostrato, che esso Quadrio chiama atto
solacciosa commedia? Essa fu impressa nel 1520 in Bologna senza nome di autore, e contiene un atto solo senza distinzione
logna senza nome di autore, e contiene un atto solo senza distinzione di scene con vario metro, e in linguaggio per lo più
no scoprirsi i principj delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità
erarj volgari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta di loto e di paglia dove sorgono marmorei edificj re
ari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta di loto e di paglia dove sorgono marmorei edificj reali83? Vol
e alle ricchezze che ci appresta un secolo così fecondo. La Sofonisba di Giovan Giorgio Trissino, patrizio Vicentino nato
re nella dedicatoria a Carlo V della sua Italia liberata, poema ricco di varie bellezze Omeriche, afferma di aver nel comp
sua Italia liberata, poema ricco di varie bellezze Omeriche, afferma di aver nel comporre la sua tragedia tolto Sofocle p
che in Roma, ma s’ impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione di scene nè di atti; ha il coro alla greca; ed è per
ma s’ impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione di scene nè di atti; ha il coro alla greca; ed è per la maggior
e e libere; e tal volta vi si osserva un troppo rigoroso accordamento di consonanze alla maniera delle nostre canzoni. La
amento di consonanze alla maniera delle nostre canzoni. La narrazione di Sofonisba ed Erminia incominciata dalla remota fo
rrazione di Sofonisba ed Erminia incominciata dalla remota fondazione di Cartagine, lo studio di calcare con soverchia sup
Erminia incominciata dalla remota fondazione di Cartagine, lo studio di calcare con soverchia superstizione le vestigia d
ciarle, certe comparazioni liriche, lo stile non portato a quel punto di sublime richiesto nella tragedia, sono difetti co
4, dalla regolarità ed economia dell’azione, dal carattere bellissimo di Sofonisba che interessa in ogni parte dell’azione
i Sofonisba che interessa in ogni parte dell’azione (in ciò superiore di gran lunga a quella di Pietro Cornelio) e da un p
sa in ogni parte dell’azione (in ciò superiore di gran lunga a quella di Pietro Cornelio) e da un patetico animato da’ bei
verserà pietose lagrime al racconto del veleno preso dalla regina, a’ di lei discorsi, alla compassionevole contesa con Er
ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa, di Erminia che la sostiene e del figliuolino che bac
e la quale inutilmente si sforza per vederlo l’ultima volta sul punto di spirare. Veggasi nel seguente frammento il colori
olta sul punto di spirare. Veggasi nel seguente frammento il colorito di questa scena lagrimevole: Sof. A che piangete?
rancia ancora sin dal XVI secolo si tradusse, e s’ imitò molte volte; di tal maniera che la Sofonisba oggi serbasi nel tea
he la Sofonisba oggi serbasi nel teatro tragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre
nel XVIII (Nota X). Adunque la prima istruzione che ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole de
scritti, l’abbiano presa da’ buoni autori Castigliani. Accordiamogli di buon grado quel ch’egli aggiugne, cioè che il Dan
e ingegnosa nazione, e che ripeta quel che altre volte ed assai prima di lui osservarono i Francesi stessi, gli Spagnuoli
Rosmunda che fece recitare nel suo giardino in Firenze alla presenza di quel pontefice nel 1516, e che si stampò poi in S
che si stampò poi in Siena nel 1525. In essa prese ad imitare l’Ecuba di Euripide; e par che avesse voluto renderne lo sti
ione che fa Oreste delle proprie avventure incominciando dalla guerra di Troja. V’è di piu; egli le narra all’ amico Pilad
este delle proprie avventure incominciando dalla guerra di Troja. V’è di piu; egli le narra all’ amico Pilade cui doveano
i priveranno i leggitori del piacere che recano tanti bei passi pieni di eleganza e vaghezza sparsi nelle tragedie del Ruc
tore dipinga il prospetto del tempio e le teste e i busti ed il monte di ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza
racconto che fa Ifigenia della propria sventura quando fu in procinto di esser sacrificata in Aulide; quello del coro dell
ro della pugna de’ due Greci co’ pastori; quello d’Oreste della morte di Agamennone. Molti squarci della generosa patetica
rebbero d’ esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pens
orto? ahi lasso! Porto la morte del suo re; a cui? Al miser popol di Micene e d’Argo. Porto la morte del mio Oreste;
utta più non conosceva la drammatica? quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima di
matica? quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la
i sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la scorta de’ Greci cor
e coll’ esempio del Trissino e del Rucellai seguirono pure le insegne di Melpomene molti altri celebri letterati. Ludovico
o Martelli illustre poeta Fiorentino morto in Salerno nell’acerba età di anni ventotto, secondo il Crescimbeni nel 1533, e
i ed altri con più probabilità mancato in Napoli nel 1527, parlandosi di lui come già morto in una lettera di Claudio Tolo
o in Napoli nel 1527, parlandosi di lui come già morto in una lettera di Claudio Tolomei scritta a’ sette di aprile del 15
lui come già morto in una lettera di Claudio Tolomei scritta a’ sette di aprile del 153188, compose una tragedia impressa
tomo III del Teatro Italiano antico stampato in Livorno sotto la data di Londra nel 1787, nella quale si allontanò dagli a
iuttosto il Trissino che il Rucellai. Egli trasse dalla storia de’ re di Roma l’eccesso della spietata Tullia per esporlo
contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se l’indignazione di chi legge. Il coro continuo
rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se l’indignazione di chi legge. Il coro continuo poi che vi si adopra
imo del proprio secreto si scopra alla moglie alla presenza d’un coro di donne che sono seco89. Per simili riflessioni a n
della Coltivazione recò in Italiano ritenendone il titolo l’Antigone di Sofocle, che si stampò in Venezia nel 1532. Per t
nza alle tragedie del Trissino e del Rucellai, e le vince per gravità di stile. Giraldi Cintio fa onorata menzione dell’An
le rigid’ alpi Da Tebe in toscano abito tradusse La pietosa soror di Polinice; I’ dico l’Alamanni. Il Fontanini l
migliori tragedie Italiane (Nota XI). L’Edipo, la più bella tragedia di Sofocle, fu tradotto prima da Andrea Anguillara i
aboschi Girolamo Negri, ma con disprezzo dando all’Anguillara il nome di poeta plebeo. Giason di Nores nella sua Poetica r
ma con disprezzo dando all’Anguillara il nome di poeta plebeo. Giason di Nores nella sua Poetica riprende ancora come vizi
n di Nores nella sua Poetica riprende ancora come viziosi gli episodj di quest’Edipo dell’Anguillara. Non per tanto sembra
pplauso ripetuta la rappresentazione nel 1565 in Vicenza in un teatro di legno costruito espressamente nel palagio della R
el palagio della Ragione dal celebre Palladio. Noi stimiamo col Conte di Calepio assai più difettoso l’Edipo dell’Anguilla
toso l’Edipo dell’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Cornelio, di Voltaire e del P. Folard; e col Nore
dell’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Cornelio, di Voltaire e del P. Folard; e col Nores troviamo ri
Nores troviamo riprensibile l’ episodio della discordia de’ figliuoli di Edipo, per cui si rende la favola doppia e si com
o totalmente inutile. Assai migliore fu la traduzione fedele che fece di tal tragedia il Veneziano Giustiniano. Per la nob
ltà e l’eleganza dello stile essa gareggia colle più celebri tragedie di quel tempo. Si rappresentò nel 1585 con sontuosis
esentò nel 1585 con sontuosissimo apparato nel famoso Teatro Olimpico di Vicenza opera del prelodato Palladio, che per la
ro Olimpico di Vicenza opera del prelodato Palladio, che per la morte di questo insigne architetto seguita nel 1586 si ter
signe architetto seguita nel 1586 si terminò dallo Scamozzi. La parte di Edipo che si accieca, fu sostenuta egregiamente d
sse anch’egli due tragedie la Dalida e l’Adriana; ma esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori d
a esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori di quel tempo, specialmente per lo stile talvolta tr
po, specialmente per lo stile talvolta troppo ricercato e più proprio di certi anni del seguente secolo che del cinquecent
ali era principe; ma ne fu interrotto il disegno per la morte seguita di Angelo Beolco detto il Ruzzante che dovea recitar
eso, volle riformarla e toglierne fralle altre cose le rime e i versi di cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta
d all’ombra da prima introdotta nel prologo sostituire il personaggio di Venere. Vide questo gran letterato che il veleno
ni che nuocono alla gravità tragica. E pure queste medesime servirono di modello agli autori dell’Aminta e del Pastor fido
ll’Aminta e del Pastor fido, e parvero più convenienti alla tenerezza di quelle celebri pastorali. Ma le forti e perturbat
la della natura più che dell’arte manifesta. Questo, e l’introduzione di molti personaggi subalterni dipinti scioperatamen
ratamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti di cose che meglio avrebbero animata la favola poste
i versi corti e cotali altre pedanterie. Ma la dipintura nell’atto V di Canace sul letto funesto col bambino allato e col
ace sul letto funesto col bambino allato e col pugnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto di
l bambino allato e col pugnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto di trafiggersi sperando di
gnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memori
Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memoria di Macareo, e quelle i
role nell’ atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memoria di Macareo, e quelle indirizzate al figliuolino, han
, Selene, Epitia. La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno di due mesi, e che si stima la migliore, si rapprese
de, Per mio raro destino, uscire in scena. Sebastiano Clarignano di Montefalco, il quale, dice il Giraldi nella dedic
de’ principali attori. Giulio Ponzio Ponzoni vi rappresentò la parte di Oronte, e un certo giovane chiamato Flaminio quel
sentò la parte di Oronte, e un certo giovane chiamato Flaminio quella di Orbecche. Dovea questo medesimo Flaminio rapprese
ile da recitarsi per ordine del Duca nell’aprile del 1543 alla venuta di Paolo III; ma nel giorno destinato alla rappresen
terrore co’ più vivi sanguinosi trasporti della crudeltà. Sulmone re di Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Or
cculto contratto da questa sua figliuola con un valoroso avventuriere di oscuri natali aguzza la spietatezza naturale di S
valoroso avventuriere di oscuri natali aguzza la spietatezza naturale di Sulmone, e sotto la fede avuto in sua balia il ge
sotto la fede avuto in sua balia il genero e i due suoi figliuolini, di propria mano gli trucida, e ne presenta indi le m
indi le mani e le teste alla figliuola, la quale tratta da un eccesso di dolore e di disperazione trafigge il padre e se s
e le teste alla figliuola, la quale tratta da un eccesso di dolore e di disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha se
di dolore e di disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha servito di modello a questa tragedia il Tieste di Seneca. Ne
padre e se stessa. Ha servito di modello a questa tragedia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie, e l’Ombra di Selina m
a questa tragedia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie, e l’Ombra di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come n
ia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie, e l’Ombra di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombr
di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombra di Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammaz
atto dell’Orbecche. Dalla descrizione del bosco secreto nella reggia di Atreo, Arcana in imo regia recessu patet ec., è i
gia recessu patet ec., è imitata quella del luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli: Giace nel fondo di que
ogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli: Giace nel fondo di quest’alta torre In parte si solinga e si ripos
rre In parte si solinga e si riposta Che non vi giunge mai raggio di sole, Un luogo destinato a’ sacrifici, Che so
a sua sede. Il Giraldi nonpertanto si è guardato dall’affettazione di certi squarci della tragedia latina e da qualche
in versi sciolti, se non che, come in quella del Trissino, havvi più di un passo rimato con troppo studiato accordamento.
becche fralle Italiane che conseguiscono l’ottimo fine della tragedia di purgar con piacevolezza lo sregolamento delle pas
troncassero acconciamente alcune ciance della nutrice, l’espressioni di Oronte appassionato nell’atto II che si trattiene
sersi Orbecche trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non di tenebre ma di luce si rendette, non so perchè, fi
trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non di tenebre ma di luce si rendette, non so perchè, fin anche a’ più
n principi formidabile, uomo ad onta della sua mercenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di
o ad onta della sua mercenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno o
cenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno onore, contribuì non poc
di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno onore, contribuì non poco alle glorie della
ntura degli Orazii (che nè anche è argomento greco); ed ebbe la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il
be la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il vanto di scoprire e vincere, senza arricchirsi e trionfare
i fa il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi Italiani, ed anche di Carlo V; ed
odi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi Italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo il primo esempio de’ prologh
e di Carlo V; ed è questo il primo esempio de’ prologhi che servirono di poi a onorare i principi; ed il Calepio osserva a
nelio s’inganna nel dire che sieno invenzione del suo secolo. Un coro di virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcu
’atto I la pugna stabilita dagli Orazj e Curiazj per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curia
pugna stabilita dagli Orazj e Curiazj per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppr
Curiazj per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna
i Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna che debbe in ogni evento riuscire per l
ella morte dello sposo. Arriva nel III un servo che appende al tempio di Minerva le spoglie degli estinti Curiazj. Celia i
re Orazio, i quali lo condannano alla morte, contraddicendo invano il di lui afflitto padre che appella al popolo. Nel V i
padre che appella al popolo. Nel V il popolo libera il reo dalla pena di morte, ma vuole che soggiaccia all’infamia del gi
e, ma vuole che soggiaccia all’infamia del giogo. Sdegna il magnanimo di sottoporvisi: Publio prega: il popolo è inesorabi
polo è inesorabile: si ascolta una voce in aria che comanda ad Orazio di ubbidire. La regolarità di questa tragedia è mani
lta una voce in aria che comanda ad Orazio di ubbidire. La regolarità di questa tragedia è manifesta; gli affetti sono ben
caratteri dipinti con uguaglianza, verità e decenza; il fine tragico di commuovere colla compassione e col timore egregia
egregiamente conseguito. Increscerà in essa in primo luogo il titolo di Orazia che dimostra esser essa il principal perso
che dimostra esser essa il principal personaggio, e che morendo prima di terminar l’ atto III, abbandona ad un altro l’int
si diviso tra due personaggi. Non si unirebbe in un solo se il titolo di essa fosse l’ Orazio? Parranno poi piuttosto fogl
egi che abbelliscono l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura di un cav
o l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura di un cavallo a cui si rasso
pisodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura di un cavallo a cui si rassomiglia la gioventù, dist
lo stile è puro, sobrio, e più d’una fiata grave e vigoroso, e sparso di utili massime or sulla legislazione or sul govern
igione e degl’ iddii. Dice Publio: Nè cupidigia d’uom, nè ardir di stella, Può ciglio alzar dove pon mente Iddio.
gloria, risposta sublime in bocca d’un padre. Quanto alla passione di Celia da per tutto ben colorita presenta spesso e
e, De i fratelli privata mi rimango. Soprattutto è da vedersi la di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e a
a di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista delle di lui spoglie sanguinose, e quando si presenta al f
a al fratello perduta, semiviva, la chioma sparsa ed il volto bagnato di lagrime. Un cuore veramente Romano trasparisce in
omano trasparisce in quanto fa e dice Publio; ma quando è in procinto di perdere il valoroso Orazio, l’unico figliuolo che
to il padre, implorando la pietà del popolo. Lo spirito d’ingenuità e di gratitudine che mosse prima il Cornelio, indi il
ia dell’Aretino gli Orazj del padre del teatro Francese, componimento di gran lunga superiore al Cid? Non l’avea l’Italian
to d’un secolo intero nell’arricchire il teatro, e non infelicemente, di sì bell’ argomento non mai prima tentato nè dagli
dizio nell’aver sempre l’ occhio allo scopo principale della tragedia di commuovere sino al fine pel timore e per la compa
tti della sua tragedia che riescono freddi ed inutili, ai primi pieni di calore, d’interesse e di passione91. Lodovico Dol
e riescono freddi ed inutili, ai primi pieni di calore, d’interesse e di passione91. Lodovico Dolce morto d’anni sessanta
fu rappresentata con indicibile applauso in quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio di più di
n quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio di più di trecento gentiluomini; e quando volle ripe
a città nel palazzo di Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio di più di trecento gentiluomini; e quando volle ripetersi i
e rappresentazioni tragiche, questi applausi reiterati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di
rati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di gusto per la tragedia imputata agl’ Italiani? Ind
empre massime singolari contraddette dal fatto e dall’evidenza? Assai di buono troveremmo esaminando la Progne di Girolamo
fatto e dall’evidenza? Assai di buono troveremmo esaminando la Progne di Girolamo Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopa
Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopatra, la Scilla, e la Romilda di Cesare de’ Cesari uscite alla luce nel 1550 e 155
in Venezia nel 1550, la Medea del Galladei impressa nel 1558, l’Altea di Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la F
558, l’Altea di Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la Fedra di Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata per altr
1559, la Fedra di Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata per altro di gran lunga da quella del Racine nel secolo seguen
di gran lunga da quella del Racine nel secolo seguente, e l’ Atamante di Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579, di cui
seguente, e l’ Atamante di Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579, di cui nella 50 del IV libro delle sue Epistole fa u
otrebbe anche pascere alquanto la curiosità de’ leggitori la tragedia di Angelo Leonico intitolata il Soldato impressa in
. Ne facciamo menzione perchè in essa può ravvisarsi il primo esempio di una tragedia cittadina, che i nostri scrittori nè
’Eloquenza Italiana. Esse sono Telefonte, Rosimonda, Ino, ed il Conte di Modena, la quale non contiene argomento greco ma
e. Si crede che ne componesse sino a venti, tralle quali una del caso di Meleagro, la quale (dice il Manfredi nelle sue le
lerino tradusse anche il Cristo paziente attribuito al Nazianzeno. Il di lui Telefonte ha il pregio della scelta del più b
della scelta del più bel soggetto dell’antichità, cioè del Cresfonte di Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavalle
di Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria di averlo prima di ogni altro recato sulle scene mod
il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria di averlo prima di ogni altro recato sulle scene moderne. L’immortal
do si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria di appressarglisi. N
te de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria di appressarglisi. Nel 1587 s’impresse in Bergamo, e
presse in Bergamo, e dall’autore si dedicò a D. Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima c
gamo, e dall’autore si dedicò a D. Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un ab
i Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un abbozzo di questa tragedia nella II Parte delle Rime e Prose
asso raccolte per Aldo il giovane nel 1582. Nell’edizione delle opere di Torquato fatte in Venezia da Stefano Monti nel 17
ien chiamato tragedia non finita, e contiene un atto primo senza coro di quattro scene, e due altre di un secondo atto, le
ta, e contiene un atto primo senza coro di quattro scene, e due altre di un secondo atto, le quali tutte si distribuiscono
ù belli della non finita si sono ritenuti nella perfezzionata; alcuni di essi si veggono in questa migliorati; ma qualche
ver per una tempesta preso terra in un seno sicuro tra’ curvi fianchi di un monte, descrive minutamente con mille poetiche
ta tempesta. Era però più proprio del genere drammatico e dello stato di Torrismondo il sacrificare al vero quella copiosa
e e pioggia Portando, e cieche tenebre sol miste D’incerta luce e di baleni orrendi, Volser sossopra l’onde, e per l
ar le navi mie disperse, E quella ov’era la donzella et io Scevra di tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo
vra di tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo è un immagine di Edipo. Caduto in un errore per debolezza, trovasi
orella, si giudica contaminato da una scelleraggine, cagiona la morte di Alvida col narrargliele, e si ammazza. L’errore c
bile, non saprebbe incontrar meglio l’idea dell’ arte. Anche il Conte di Calepio ottimo giudice in tali materie ravvisa ne
o e degno della perfetta tragedia che va felicemente al vero suo fine di purgar con diletto le passioni per mezzo della co
ompassione e del terrore. Non per tanto il gesuita Rapin benchè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco pr
terrore. Non per tanto il gesuita Rapin benchè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco provveduto di cert
hè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco provveduto di certa sensibilità necessaria a giudicar dritto de
stravolta da’ romanzi e che perciò non poterono arrivare al carattere di Sofocle. Non parliamo ora del Trissino, nella cui
del Trissino, nella cui tragedia si scerne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che e
rne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè in vece di una testa g
gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di g
afferma, cioè in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di giudizio e di sobrietà e un amore forse anche tro
in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di giudizio e di sobrietà e un amore forse anche troppo eccessivo
sca. Più plausibile e meno incongrua all’apparenza potrebbe parere la di lui asserzione riguardo al Tasso, il quale ideò i
lli della cavalleria de’ bassi tempi. Ma Rapin dovea dimostrare prima di ogni altra cosa, che ne’ tempi della cavalleria n
e o compassione. Da’ più severi critici oltramontani nè prima nè dopo di Rapin non si è mai pensato a sostenere contro i n
anti e Melisse, con eroi fatati, avventure incredibili ecc. Ora niuno di tali eccessi avrebbe potuto il Rapin riprendere n
riprendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi di que’ tempi come incompatibili col carattere tragi
co. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo di quel grande osse
sistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo di quel grande osservatore avea appreso che il carat
lla modificazione de’ costumi e non già nella qualità delle passioni? di più che le gran passioni umane appartengano più a
degli Ercoli, de’ Tesei e degli Achilli puntigliosi. Che se, in vece di un Edipo che per timore di un oracolo si esiglia
degli Achilli puntigliosi. Che se, in vece di un Edipo che per timore di un oracolo si esiglia volontariamente dalla patri
fine per sua sorella per un’ avventura conforme a quella dell’Edipo; di grazia da tali picciole differenze quale ostacolo
antichi. E forse non se ne trovano le immagini nelle favolose storie di Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del r
se storie di Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del re Artù, di cui parla il Camden in Britannia, e in altri simi
seggiatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei di que’ tempi? Ma a che mentovare i romanzi, quando
Europei di que’ tempi? Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia di quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? Non
Tasso pe’ costumi della cavalleria, non si sovvenne del combattimento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 n
ella cavalleria, non si sovvenne del combattimento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 nel castello di Gerb
mento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 nel castello di Gerberoi? Non erano e in Inghilterra e in Francia
della giostra data nella Borgogna nel 1272, nella quale dal principe di Châlons fu disfidato Eduardo I che dalla Sicilia
rdo I che dalla Sicilia tornava in Inghilterra? Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduard
n Inghilterra? Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduardo III nel secolo XIV? Non al comb
al combattimento del medesimo re col cavaliere Ribaumont nell’assedio di Calais? Non all’eroine militari che v’ intervenne
intervennero celebrate dallo storico e filosofo M. Hume, la contessa di Montfort, quella di Blois e la regina d’Inghilter
ate dallo storico e filosofo M. Hume, la contessa di Montfort, quella di Blois e la regina d’Inghilterra che marciò in Isc
a di Blois e la regina d’Inghilterra che marciò in Iscozia alla testa di un esercito contra il re Davide Brus? Non al comb
oni con trenta Inglesi, nel quale Beaumanoir gridava, or si vedrà chi di noi abbia più belle dame? Non all’ordine della Gi
mpo in occasione degli amori del nominato Eduardo III per la contessa di Salisbury? Questi medesimi torneamenti, queste bi
anta gloria del valore Italiano? Potè dimenticare le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di
el valore Italiano? Potè dimenticare le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col f
le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col favorito di Errico II la Chateigneraie
Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col favorito di Errico II la Chateigneraie che vi fu ferito a mor
a disgrazia del medesimo Errico II ammazzato in una giostra dal conte di Mongommeri condannato poscia a morire sotto altro
è in quel tempo in cui fu composto il Torrismondo? Ora se la tragedia di Torquato che con tanta energia dipigne le passion
lla cavalleria additati dal Rapin come contrarii al carattere tragico di Sofocle. Nel nostro secolo, oltre ad altri scritt
in una sua orazione recitata nel gennajo dell’anno 1728 in Parigi96, di poterne oscurar la gloria con un suo magistrale,
rismondo. Che pregio egli dice? Ecco quello che a me sembra che abbia di eccellente. Un carattere tragico scelto con sommo
una versificazione armoniosa: una nobile, elegante e maestosa gravità di stile: un patetico vivace che empie, interessa, i
to? Ne presentiamo qualche squarcio che ci sembra degno degli sguardi di un leggitore imparziale e sensibile. Veggasi in p
Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme d’orrore e di spavento Il sogno non presenti: ed or mi sembra
sa errando, Or le mura stillar, sudar i marmi Miro, o credo mirar di nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolt
ero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine far di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbo
e far di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbonbo Quasi di un gran gigante . . . . . . E mi scacci dal lett
gravità ella esprima la delicatezza e sensibilità che avviva tutti i di lei concetti: Madre, io pur vel dirò, benchè v
vente Prendo la destra, e m’avvicino al flanco; Ei trema, e tinge di pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e m
lore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte, e non di amore; O in altra parte il volg
Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte, e non di amore; O in altra parte il volge, o il china a
i, e co’ sospiri Le parole interrompe. Poichè per lo scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrism
scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporle le nozze di Germondo, odasi in qual guis
e Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporle le nozze di Germondo, odasi in qual guisa ella ne frema e si
chernita: Mentre il crudel così mi scaccia e parte, Prende gioco di me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo,
ci, e ’l falso inganno Vera cagione è del rifiuto ingiusto; E fia di peggio. E Torrismondo è questi, Questi che mi d
è questi, Questi che mi discaccia, anzi m’ancide, Questi ch’ebbe di me le prime spoglie, Or l’ultime n’attende, e g
eguisce il suo pensiero. Io invito le anime tenere a vedere il quadro di Alvida moribonda e di Torrismondo addolorato. Ecc
o. Io invito le anime tenere a vedere il quadro di Alvida moribonda e di Torrismondo addolorato. Ecco parte del racconto c
amante, Prendo gli ultimi baci; al vostro sposo Gli altri pregata di serbar vi piaccia, Che non sarà mortal sì duro
ì duro colpo. Ma invan sperò, perchè l’estremo spirto Ne la bocca di lui spirava, e disse: O mio più che fratello, e
e tacque. Per non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or di Sofocle or di Euripide ne’ riferiti tratti natura
er non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or di Sofocle or di Euripide ne’ riferiti tratti naturali, patetici e
i che risvegliano, bisogna avere l’anima preoccupata o poco sensibile di Rapin e de la Sante, o l’ignoranza del Carlencas,
nausea per tutto ciò che non è Francese. Io non sono cieco ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avve
non è Francese. Io non sono cieco ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avvegga di varie cose che ogg
co ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avvegga di varie cose che oggidì nuocerebbero alla rappresen
ci, l’indovino alla foggia antica. Siamo oramai avvezzi a una maniera di sceneggiare diversa da quella del Torrismondo. C’
ti precedenti il bosco e l’antro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio di Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebb
osco e l’antro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio di Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la favol
base al cambio di Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche scena di poca importanza della nutrice, c
i Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche scena di poca importanza della nutrice, com’ è la seconda
iato Torrismondo; delle lungherie della scena terza del medesimo atto di Torrismondo col consigliere, in cui l’autore ampl
umerazione che fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo di varj impossibili amma
e fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo di varj impossibili ammaslato dallo s
o de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo di varj impossibili ammaslato dallo stesso Germondo
sse. Tali cose veramente non possono nuocere alle bellezze essenziali di questo componimento; perchè presso i veri intelli
intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza
d al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è però che spogliato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza del f
a in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion Parigino signor di Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si
nobbe la Francia prima delle composizioni Spagnuole, cioè il Tancredi di Federico Asinari nobile Astigiano conte di Camera
pagnuole, cioè il Tancredi di Federico Asinari nobile Astigiano conte di Camerano, nato nel 1527 e morto nel 1576, la qual
a a Torquato Tasso. Uscì la prima volta in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. Di poi col proprio titolo di Tancredi s
in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. Di poi col proprio titolo di Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè
o titolo di Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè col nome di Ottavio Asinari fratello dell’autore; ma per quan
zucchélli, gli autori del catalogo de’ codici mss della real libreria di Torino ne fanno autore Federico, e così pensò anc
e così pensò ancora il Signor Apostolo Zeno. Le particolari bellezze di questa tragedia vennero manifestate dal Parisotti
Calogerà. Il Vicentino Giambatista Liviera d’anni diciotto ebbe tanto di gusto che potè comprendere la bellezza dell’argom
i gusto che potè comprendere la bellezza dell’argomento del Cresfonte di Euripide, e ne compose la sua tragedia che col me
588; ma egli lasciò a una penna più felice e più esercitata il pregio di tesserne un’ altra con più tragico ed elegante st
rne un’ altra con più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì l
più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì la poesia tragica
56, e la Polissena, della quale non fe menzione il Fontanini. Scrisse di poi l’Astianatte in miglior metro stampato in Ven
no. L’autore vi premise un argomento in cui si distingue il contenuto di ciascun atto. La scena dell’azione dimostra Troja
La scena dell’azione dimostra Troja distrutta ed ardente col sepolcro di Ettore intero. Quante particolarità si sono narra
lcro di Ettore intero. Quante particolarità si sono narrate ne’ poemi di Omero intorno alle dissensioni degli dei favorevo
sarebbe stato pregio dell’ opera. Nel rimanente si va dietro le orme di Seneca nel bellissimo atto III delle Troadi, ma c
stianatte nel sepolcro: l’Andromaca del Grattarolo esprime i concetti di Seneca con maggior naturalezza, e forse con robus
nore. Ma bisogna confessare che nell’atto IV l’Italiano rimane ben al di sotto del Latino. Lascio i tre versi d’Andromaca
i tre versi d’Andromaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare di sangue i cenci di cui si ha da coprire Astianatte
romaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare di sangue i cenci di cui si ha da coprire Astianatte: Fia meglio tr
nforme al mio, La fraude ne sarà meglio ajutata; puerilità priva di gusto, di verità e di passione. Ma quello che più
mio, La fraude ne sarà meglio ajutata; puerilità priva di gusto, di verità e di passione. Ma quello che più importa è
aude ne sarà meglio ajutata; puerilità priva di gusto, di verità e di passione. Ma quello che più importa è che tutta l
tà e di passione. Ma quello che più importa è che tutta la vaga scena di Seneca vi si vede malconcia. Andromaca nella trag
questo? Queste sono esclamazioni imprudenti che contro al disegno di Andromaca debbono far conchiudere all’astuto Ulis
ua presenza nuoce alla scena; perchè il sagace Itacese non lascerebbe di trarre anche da lui qualche notizia, e nol facend
i colori del materno timore, onde Ulisse prende argomento per la vita di Astianatte. Passando all’atto V, non posso tralas
per la vita di Astianatte. Passando all’atto V, non posso tralasciare di esaltare il giudizio di Torquato per ciò che sogg
e. Passando all’atto V, non posso tralasciare di esaltare il giudizio di Torquato per ciò che soggiungo omesso nell’esame
iore a Seneca, ed anche a più d’un moderno, fa raccontare il suicidio di Alvida e Torrismondo a persone che non vi hanno i
ne che non vi hanno il principale interesse. E come avrebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fin
rebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fine di una relazione circostanziata, piena com’ ella tro
li operare secondo il proprio dolore; or questa passione non è capace di soffrire un racconto minuto se non dopo i primi i
eti, e per così dire nell’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte di Polissena e di Astianatte ad Ecuba e Andromaca; e
dire nell’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte di Polissena e di Astianatte ad Ecuba e Andromaca; e il Grattarolo
l’ha seguito anche in questo, benchè per altro il suo racconto a più di un riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli h
riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli ha tratta la magnanimità di Astianatte nell’incontrar la morte, e la dipinge
atte nell’incontrar la morte, e la dipinge in bei versi, ad eccezione di poche foglie, presentando degnamente lo spettacol
imente l’Irene, l’Almeone, l’Ermete e l’Arianna del Giusti, l’Arsinoe di Niccolò degli Angeli, l’Elisa del Closio, l’Acrip
i, l’Arsinoe di Niccolò degli Angeli, l’Elisa del Closio, l’Acripanda di Anton Decio da Orta, la Ghismonda del Razzi, il P
hismonda del Razzi, il Principe Tigridoro del Miari, la Tullia feroce di Pietro Cresci, ed alcun’ altra mentovata dal Quad
studio della semplicità greca, talvolta un’ imitazione delle sentenze di Seneca poste come aforismi, e sovente degli ornam
n tratte da argomenti maneggiati da’ tragici greci, ed apprestano più di una scena appassionata ed interessante; ma io non
sante; ma io non mi fermo su ciascuna, per non abusare della pazienza di chi legge con formare estratti e critiche di qual
n abusare della pazienza di chi legge con formare estratti e critiche di qualunque opera teatrale. Ravviva la storia delle
a la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semiramide di Muzio Manfredi da Cesena, il quale dal Ghilini si
Cesena, il quale dal Ghilini si disse Ravennate, perchè alcuni della di lui famiglia abitarono ancora in Ravenna. Questa
min Ventura in quarto nel 1593 stando il Manfredi a Nansì, a giudizio di Francesco Patrizj può servire d’esempio a chi vuo
tro Italiano ne portò un vantaggioso giudizio, al quale si soscriverà di buon grado chiunque la legga. Si distingue (egli
retendere per lo stile. Riconosce parimente il Conte Calepio nel Nino di questa favola un carattere sommamente idoneo al f
la un carattere sommamente idoneo al fine della tragedia. Il soggetto di essa è fondato nella famosa regina degli Assiri S
e da sette anni si trova occultamente maritato con Dirce e arricchito di due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’es
to di due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’essi. La notizia di questo secreto nodo mette la regina in tal furore
esto secreto nodo mette la regina in tal furore, che medita la strage di Dirce e de’ figliuoli e l’eseguisce in un sotterr
oprio sangue Dirce e i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti di Semiramide,
i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti di Semiramide, facendo le due prim
maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti di Semiramide, facendo le due prime scene dell’atto
scene dell’atto I, preparano al terrore che indi spazia per la reggia di Babilonia. Non è un secco e digiuno racconto ma u
questa virile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto di Nino e di Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio ch
rile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto di Nino e di Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio che dicesse
iglia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di tal marito, Che a me grado n’avrai che tel dest
che tel destino. Prevede Imetra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischi
ra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischio proprio tenta distoglierla dal
toglierla dal proposto con una eloquenza vera e robusta nè aliena dal di lei stato, la quale fa ammirare l’arte del poeta
to il mondo Di gloria avanzi ogni famoso eroe ..... Tu che figlia di dea ti chiami e sei, E dea sembri negli atti e
so. Non è ella una timida Fedra che ama insieme e paventa la vergogna di palesar l’amore: è una imperiosa conquistatrice c
riosa conquistatrice cui tutto par lecito perchè può tutto bastandole di velar la sfrenatezza colla politica. Avvezza agli
si nè più ravvisandone l’orrore, afferma con baldanza, che la ragione di stato soltanto la determina a siffatte nozze, e n
be aver qualche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne, faccia La sua f
alche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne, faccia La sua fortuna, an
lpa n’avranno, io mostrerò che importi Il macchinar contro il voler di donna Che possa quanto vuol. Preparata con t
uol. Preparata con tal maestria sì pressante angustia alla fortuna di Nino e Dirce, per le nozze detestabili del figlio
Dirce, per le nozze detestabili del figlio colla madre, e per quelle di Anaferne con Dirce, riesce nell’atto II interessa
erne con Dirce, riesce nell’atto II interessantissimo l’ abboccamento di Dirce oppressa dal dolore con Nino che cerca cons
con Nino che cerca consolarla. E ciò avremmo desiderato che il Signor di Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esem
se allegato per uno degli ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo di avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzi
degli ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo di avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzione dell’atto II co
nzione dell’atto II col I, e il vedervisi li trattati d’una scena non di rado diversissimi da quelli dell’ altra 98. Manfr
sa. E’ notabile nella scena quarta dell’atto II l’orrore che protesta di aver Nino per l’incesto, nel che si mette sempre
l che si mette sempre più in vista il tragico contrasto del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara l
iù in vista il tragico contrasto del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara la di lui disperazione p
o del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara la di lui disperazione per lo scioglimento. Nel medesim
Simandio vada francamente a scoprire alla regina l’occulto matrimonio di Nino e Dirce. Semiramide all’ intenderlo si accen
lto matrimonio di Nino e Dirce. Semiramide all’ intenderlo si accende di una rabbia tremenda, ed in conseguenza nell’ atto
nde di una rabbia tremenda, ed in conseguenza nell’ atto III minaccia di trarre a Dirce di propria mano il cuore. Simandio
tremenda, ed in conseguenza nell’ atto III minaccia di trarre a Dirce di propria mano il cuore. Simandio, Imetra, il sacer
suo ministero, e la minaccia per parte degli dei, benchè senza perder di vista il rispetto dovuto come vassallo alla sua s
rana. La regina intanto si è fra se appigliata all’esecrabile partito di quietarlo dissimulando; e mostrandosi commossa da
Nino e Imetra a Dirce perchè gliela conduca coi figliuoli, affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa
affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa degna di sì gran re rinnovare le loro nozze. Ella accredit
econdo me Semiramide comparisce in ciò assai più grande e più tragica di Atreo e Sulmone. Chiude nel più profondo dell’ani
o IV. Il racconto fatto con colori veri e vivaci è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribi
to con colori veri e vivaci è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono l
ri veri e vivaci è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini
nti sono le immagini degli uccisi, e sì compassionevole la situazione di Dirce. Assiste veramente a questo racconto l’infe
tratto tratto, ne aumenta il patetico. Udito in fine l’ ammazzamento di Dirce Nino freme, non respira che vendetta, minac
ito nel vuoto dell’uno atto e dell’altro. Il suo furore ha una specie di riposo. Or che ha egli fatto frattanto? Ha forse
rall’ orrore della vendetta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno di ciò avrei voluto ne’ di lui discorsi della prima
tta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno di ciò avrei voluto ne’ di lui discorsi della prima scena, nella quale torna
manifestato che Dirce era sua figlia. Ella ha sperato che tolta Dirce di mezzo, non rimanga altro ostacolo da vincere in N
esto! Egli in prima va ripetendo le ragioni che accreditano la verità di tal notizia. A che (dic’egli) avrebbe ella Chi
menia in dote? Non si dan regni alle altrui figlie in dote. Oltra di ciò facea ridendo un atto 99, Che la regina il f
enuta diviene un Oreste agitato da trasporti furiosi. Cerca la regina di Assiria, non chiamandola madre, corre a lei, l’af
age della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide. Nel racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di T
racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro di Clorinda, principia colla
Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro di Clorinda, principia colla pittura più espressiva
i al sepolcro di Clorinda, principia colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Gi
colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giunto al fiero spettacolo si stette
. . . .100. Ma poi la stessa guida illustre lo sedusse, ed in vece di cercare nella natura e nelle circostanze di Nino
re lo sedusse, ed in vece di cercare nella natura e nelle circostanze di Nino il linguaggio di un dolor disperato, seguend
ece di cercare nella natura e nelle circostanze di Nino il linguaggio di un dolor disperato, seguendo il Tasso anche in ci
e patetici. Un’ immagine anche bene espressa è la seguente: Parve di morte empirsi, e restò chiusa Sua vita io non s
Come viver poss’ io cagion del tutto? Disse, e nel volto diventò di neve, E volendo seguir, di voce in vece Singh
del tutto? Disse, e nel volto diventò di neve, E volendo seguir, di voce in vece Singhiozzò, chiuse gli occhi e spi
confessare che questa Semiramide per uguaglianza, nobiltà e grandezza di stile e per versificazione vince quasi tutte le t
tutte le tragedie del cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla dr
cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla drammatica, cioè a dire
ranieri alla drammatica, cioè a dire epici e lirici. Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazi
ed affettazione: ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia di mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirs
. La Semiramide trionfò dell’invidia e della pedanteria; e se in vece di criticarla i pedanti che sono alle lettere quel c
h’è la ruggine al ferro, si fossero dedicati a rilevarne ciò che avea di migliore per additarlo alla gioventù, forse avreb
che il Capitano Virues e Don Pedro Calderon de la Barca s’ avvisarono di maneggiarlo in Ispagna nel secolo seguente; e nel
el Virues e del Calderon. Al Manfredi dobbiamo parimente un volumetto di Lettere famigliari da lui scritte nel 1591 dimora
el 1591 dimorando in Nansì, nelle quali trovasi conservata la memoria di varj componimenti specialmente tragici rimasti pe
. Era colui suo compare; e forse questo titolo gliele fe parere degne di uscire alla luce dopo la Merope del conte Torelli
a nella ventesima il Signor Antonio Scutellari a produrre la tragedia di Giacomo suo fratello intitolata l’Atamante, la qu
e, la quale, ei dice, è nobilissima e perfetta. Dell’Alessio tragedia di Vincenzo Giusti censurata parimente dall’Ingegnie
te dall’Ingegnieri parlasi nella lettera 31 scritta a Udine ad Erasmo di Valvasone, e nella 161 scritta all’istesso Giusti
istesso Giusti; e se ne favella ancora insieme coll’ Eraclea tragedia di Livio Pagello pur criticata dall’ Ingegnieri. Nel
rza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di es
plare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di essersi stampata. Furonvi allora altre due traged
avendo saputo di essersi stampata. Furonvi allora altre due tragedie di penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo princi
die di penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie
ne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripi
ari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripide recata i
ncipe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripide recata in latino da Pietro Vettori, che
Fenicie di Euripide recata in latino da Pietro Vettori, che con altre di lui produzioni pur manoscritte si trovava in Roma
i trovava in Roma nel 1756 in potere del commendatore Vettori parente di Pietro102. Rimettiamo i leggitori alle drammaturg
gie, all’opera del Quadrio ed a qualche altro che si ha presa la cura di spolverarli nelle biblioteche ove si tarlano, mol
e soggiungo perchè ridotti alle leggi della vera tragedia, cioè Jefte di Girolamo Giustiniano Genovese impresso nel 1583,
e di Girolamo Giustiniano Genovese impresso nel 1583, e l’altro Jefte di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600.
ro Jefte di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600. Il nome di Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esal
Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esaltazione della Croce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de
Croce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de’ GranDuchi di Toscana e stampata presso il Martelli nel 1592. A
bizzarro ed ingegnoso autore delle poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocajo e del raro poema romanzesco l’Orlan
in Cocajo e del raro poema romanzesco l’Orlandino pubblicato col nome di Limerno Pitocco, del quale nel 1773 fece in Parig
el 1773 fece in Parigi una elegantissima edizione, pochi giorni prima di partirne, il dotto nostro amico Don Carlo Vespasi
ne, il dotto nostro amico Don Carlo Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose ed erud
o Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose ed erudite note. Lo stesso Folengo, ad is
di curiose ed erudite note. Lo stesso Folengo, ad istanza del Vicerè di Sicilia Don Ferrante Gonzaga, compose in Palermo,
Pinta, o la Palermita intorno alla creazione del mondo e alla caduta di Adamo. Col bellissimo soggetto del greco Cresfont
del greco Cresfonte maneggiato dal conte Pomponio Torelli col titolo di Merope possiamo chiudere la storia delle tragedie
oriva in Parma verso la fine del secolo l’Accademia degl’ Innominati, di cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti.
a, il Polidoro, spiegandone eziandio l’artifizio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi
ne eziandio l’artifizio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella Ducal
oetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella Ducal Biblioteca di Parma. Cita Mons. Fontanini nell’Eloquenza Italia
one della Merope e del Tancredi fatta in Parma nel 1598, e poi quella di tutte le cinque tragedie del 1605, cioè tre anni
e prima del 1591, per quel che ne scrisse il prelodato Manfredi a’ 18 di gennajo di quest’anno: Ora (egli disse) che il Si
1591, per quel che ne scrisse il prelodato Manfredi a’ 18 di gennajo di quest’anno: Ora (egli disse) che il Signor Conte
, e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni debbonsi prima di ogni altro al Torelli, onde merita la sua tragedi
debbonsi prima di ogni altro al Torelli, onde merita la sua tragedia di collocarsi fralle buone Italiane. Può singolarmen
rmente notarsi fin dalla prima scena assai bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser
bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze
anche in pace da mille moleste cure. Egregiamente vi si disviluppa il di lui tirannico sistema e la ragion della forza che
menta contro del Capitano della sua guardia: Le leggi e ’l giusto, di che tanto parli, E per parlarne assai poco ne i
or fosser soggetti. Ma quella legge che in diamante saldo Scrisse di propria man l’alma natura, Sola può dare e vari
sola ogni gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di
gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze
china. Ella comanda che colui prevaglia Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze gli altri av
olui prevaglia Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze gli altri avanzi. Che mal si converri
anzi. Che mal si converria che un uom sì degno Obedisse a chi men di lui potesse ecc. Di maniera che l’ingiustizia
di lui potesse ecc. Di maniera che l’ingiustizia mai non trascura di prevalersi a suo pro della massima d’Achille, il
ll’atto V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’ardito colpo di Telefonte. Per ordine del tiranno fa che i satell
ia nel darne e farne eseguir gli ordini vada esortando i fedeli amici di Merope, mostrando loro Telefonte, instigando gli
rgomento, bastando animare la gioventù ad osservarle, colla sicurezza di trovarle egregiamente rappresentate. In somma se
rappresentate. In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione di questa tragedia meno riposata e più teatrale: se
lta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse di uccidere il figlio, tale non credendolo, con una
se Polifonte col most arsi un innamorato sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze,
affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope
nante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope dopo il sommo odio m
Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse fino a piangerlo nella di lui morte e a dirgli, Fosti leal, fosti fedele
i della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie di quel tempo. Non ne vanno esenti le altre tragedie
Tancredi, le quali per altro debbono esserci care essendo nel numero di quelle che si allontanano dagli argomenti greci,
i lontani; e l’ultima singolarmente si rende pregevole per l’attività di purgare le passioni, per la qual cosa il Conte di
vole per l’attività di purgare le passioni, per la qual cosa il Conte di Calepio stimava doversi preferire alla stessa Mer
greco teatro (Nota XII)? Imitare, emulare con aurea eleganza e purità di stile i tragici antichi, inventare a loro norma f
e indi non ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e di premio. E da qual altra cosa doveano e
ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e di premio. E da qual altra cosa doveano essi incomin
reci esemplari? E che pedanteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare senza riserva di pedanteria e di greca a
nteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare senza riserva di pedanteria e di greca affettazione i tragici Ital
azione transalpina è quella di tacciare senza riserva di pedanteria e di greca affettazione i tragici Italiani del cinquec
ndo mai i moderni si sarebbero inoltrati sino all’odierna delicatezza di gusto che rende ingiusti ed altieri ancor certuni
uloir recevoir un joug qui paraissoit si sévére? Non dovea sovvenirsi di ciò che fecero gl’ Italiani un secolo e mezzo pri
vea sovvenirsi di ciò che fecero gl’ Italiani un secolo e mezzo prima di Cornelio introduttor delle regole tra’ Francesi?
ingegni Italiani, benchè per far risorgere la tragedia si avvisassero di seguire l’orme de’ Greci, pure la spogliarono qua
ero di seguire l’orme de’ Greci, pure la spogliarono quasi totalmente di quella musica, qualunque ella sia stata, che in G
, che in Grecia l’ accompagnò costantemente. Si contentarono i nostri di farne cantare i soli cori, come si fece in Vicenz
i Sofonisba, Orbecche ec.. Essi altro allora non si prefissero se non di richiamare sulle moderne scene la forma del dramm
ne scene la forma del dramma de’ Greci, e non già l’intero spettacolo di quella nazione con tutte le circostanze locali, c
r le vicende della fortuna eroica (secondo la giudiziosa diffinizione di Teofrasto), per le passioni fortissime che cagion
che cagionano disastri e pericoli grandi, e pe’ caratteri elevati al di sopra della vita comune. Per tali cose essenziali
egnarono essi tutto ciò che poi si è ripetuto in altre e simili guise di là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorn
ripetuto in altre e simili guise di là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorni nostri? Qual nuova cosa ci ha rivel
. Qual vanto per una privata, benchè nobile accademia, e per la città di Vicenza, che non è delle maggiori d’Italia, il po
dal 1583 costruito alla foggia degli antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto dentro il recinto delle sue muraglie
e insegnò l’architettura all’incomparabile Andrea Palladio. La figura di questo teatro non è un semicircolo, ma una semiel
sto teatro non è un semicircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata di quattordici scaglioni di legno senza precinzioni,
ircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata di quattordici scaglioni di legno senza precinzioni, senza aditi, senza vomit
scaglioni di legno senza precinzioni, senza aditi, senza vomitorj: su di essa posa una loggia di colonne Corintie con una
precinzioni, senza aditi, senza vomitorj: su di essa posa una loggia di colonne Corintie con una balaustrata ornata di st
i essa posa una loggia di colonne Corintie con una balaustrata ornata di statue: la scena è di pietra a tre ordini, e most
di colonne Corintie con una balaustrata ornata di statue: la scena è di pietra a tre ordini, e mostra nel prospetto tre u
iatori, e per gloria de’ Vicentini. Non è così ben tenuto il teatrino di Sabbioneta che pure sussiste; ma è parimente di f
en tenuto il teatrino di Sabbioneta che pure sussiste; ma è parimente di forma antica e bellamente architettato dal rinoma
alladio. Fu eretto questo teatro dall’istesso Vespasiano Gonzaga Duca di Traetto, che fabbricò Sabbioneta, uomo dottissimo
ò Sabbioneta, uomo dottissimo e fautore de’ letterati, nato nel regno di Napoli in Fondi l’anno 1531 e morto nel 1591. Vid
li in Fondi l’anno 1531 e morto nel 1591. Vide ancora la famosa città di Venezia eretti nel medesimo secolo teatri semicir
iù chiari ingegneri il Sansovino e ’l Palladio, i quali perchè furono di legno, già più non sussistono. Essi servirono per
adio nella Carità. In quest’ultimo si rappresentò l’Antigono tragedia di M. Conte di Monte Vicentino stampata nella stessa
arità. In quest’ultimo si rappresentò l’Antigono tragedia di M. Conte di Monte Vicentino stampata nella stessa città nel 1
medie intitolata l’Emilia. Essendo così grande il numero d’ogni sorte di drammatici componimenti rappresentati in tante ci
’ Rozzi e degl’ Intronati in Siena, ebbero i loro teatri. Nella corte di Ferrara, dove fin dal secolo precedente fiorirono
bile secondo il disegno che ne diede l’immortale Ludovico Ariosto. Ma di questi ultimi teatri non sapremmo dire in quali p
se ne fossero allontanati. 74. Vedi l’epistola 35 del libro XXIII di Erasmo, il quale però parmi che lo chiami Pietro;
la Susanna del Sacco da Busseto ed altri simili drammi a i desiderosi di titoli, potendosi vedere nel Quadrio, nell’Allacc
al Trissino perchè ricavò l’argomento della sua tragedia dalla storia di Tito Livio. Noi esaminammo quest’opposizione sing
Trissinoche nelle sue Lezioni biasimava la locuzione della Sofonisba ( di che veggasi il citato art. Vù del Discorso Stor.
la. 87. Il Fontanini nell’Eloq. Ital. fa solo menzione dell’edizione di Roma del 1726. 88. V. il Tiraboschi t. VII, part
Tiraboschi t. VII, parte III. 89. Ciò fu ancora avvertito dal Conte di Calepio nel Paragone della tragica poesia nel cap
Della tragedia del Leonico favella il Crescimbeni nel tomo I, e dice di non meritare il nome di tragedia. Il Fontanini la
ico favella il Crescimbeni nel tomo I, e dice di non meritare il nome di tragedia. Il Fontanini la stimò inedita, e ne fu
sono una sola tragedia. 93. Vedi la lett. 145 scritta da Nancì a’ 25 di maggio del 1591. 94. Nel III libro della Cosmogr
ttere, scienze ed arti da cui fu il Torrismondo chiamato parto debole di un ingegno stravolto. E chi si perderebbe a confu
lto. E chi si perderebbe a confutare un superficiale scarabocchiatore di carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un as
i come un assonnato, e che del teatro Italiano altre notizie confessò di non avere, se non quelle mal digerite acquistate
se non quelle mal digerite acquistate col grande studio del Mercurio di Francia in cui s’immerse verso il 1735? 96. Utr
esimo non era appieno contento della sua tragedia e vi andava facendo di mano in mano giunte e correzioni che poì spedì a
ì a Bergamo in due fogli a Licino. L’accurato moderno scrittore della di lui Vita l’eruditissimo Ab. Serassi cita in tal p
d un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi nel vol. IX delle di lui Opere, l’ una alla p. 270, l’altra alla 145.
a rappresentazione? Nè l’una nè l’altra cosa è vera. Ed in prima guai di chi trovasse stucchevole la lettura di componimen
cosa è vera. Ed in prima guai di chi trovasse stucchevole la lettura di componimenti scritti in aureo stile, cui mancando
ancora ogni altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di lingua e di eloquenza Italiana, la proprietà, la
altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di lingua e di eloquenza Italiana, la proprietà, la cultura, la
ganza. Per l’altra parte ha per avventura oggi il Signor Andres fatta di alcuni di essi qualche esperienza per affermare s
l’altra parte ha per avventura oggi il Signor Andres fatta di alcuni di essi qualche esperienza per affermare senza sospe
tta di alcuni di essi qualche esperienza per affermare senza sospetto di leggerezza che ne sarebbe intollerabile la rappre
intollerabile la rappresentazione? Vide l’Italia tutta in quel secolo di luce quasi tutti que’ componimenti con indicibile
de in Verona, e dell’Aminta e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie di quel tempo con leggieri
a e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie di quel tempo con leggieri cambiamenti in più di un
molte e molte commedie di quel tempo con leggieri cambiamenti in più di un luogo; ma piacquero sommamente; e questa è sto
ro gli ha voluto dissimulare? Sarebbe a desiderare che la bell’ opera di questo Spagnuolo erudito sopra ogni letteratura a
l’ opera di questo Spagnuolo erudito sopra ogni letteratura al pregio di essere ottimamente scritta congiungesse sempre l’
23 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO II. Pastorali Italiane del XVII secolo. » pp. 274-291
’ primi anni del secolo si avvicinano alle precedenti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e d
avvicinano alle precedenti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e di purezza di elocuzione, qu
alle precedenti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e di purezza di elocuzione, quanto in qu
ti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e di purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto
’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e di purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto di languide
one di eleganza e di purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto di languidezza e di stile dì soverchio lirico ed orn
di purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto di languidezza e di stile dì soverchio lirico ed ornato. Non è però c
ico ed ornato. Non è però che non se ne fossero prodotte alcune degne di mentovarsi fralle buone. Se non giunse veruna a p
per consenso de i dotti frutto pregevole del secolo XVII fu la Filli di Sciro che occupa il terzo luogo onorevole. Prima
vole. Prima però dí essa sí produssero il Sogno e la Pastorella Regia di Giambatista Guicciardi impresse nel primo e secon
lla Regia di Giambatista Guicciardi impresse nel primo e secondo anno di esso; la Dichiorgia, ovvero sia contrasto dell’am
uilano Pompeo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapimento di Corilla di Francesco Vinta uscita nel 1605; il Fi
eo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapimento di Corilla di Francesco Vinta uscita nel 1605; il Filarmindo de
i accademici Intrepidi fecero imprimere in Ferrara la mentovata Filli di Sciro dedicandola al VI duca di Urbino Francesco
primere in Ferrara la mentovata Filli di Sciro dedicandola al VI duca di Urbino Francesco Maria Feltrio della Rovere. L’au
lesi. Le opere che riscuotono gli applausi dell’Europa e degli uomini di gusto e di buon senno, eccitano alle censure la v
ere che riscuotono gli applausi dell’Europa e degli uomini di gusto e di buon senno, eccitano alle censure la vanità e l’i
sce all’udirle lodare, chi si scaglia in pubblico o in segreto contro di esse; ma queste superiori alle bassezze della tim
Filli, ma le censure sparvero, e la Filli gode una lunga fama ad onta di alquanti difetti dello stile e della moda già pas
delle Pastorali. Forse la critica più sobria attaccò il doppio amore di Celia per la rarità del caso, poco atto essendo u
hiamare l’attenzione. Lo spettatore ad ogni finta particolarità corre di volo col pensiero sulle cose reali, e non trovand
e. Non pertanto il Bonarelli compensa con varie bellezze sì la scelta di quel possibile straordinario che i difetti dello
ezze la preserveranno dalla totale dimenticanza. Le curiose avventure di Filli e Tirsi educati fra’ Turchi allontanano dal
guore che suole accompagnare la maggior parte delle pastorali ripiene di fredde uniformi elegie senz’anima e senza sangue.
legie senz’anima e senza sangue. Vuolsi però notare che gli accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favol
za sangue. Vuolsi però notare che gli accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più di quello che vi
i accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più di quello che vien concesso ad un episodio. Il letto
ll’atto I, quando la finta Clori gentilmente si lagna della freddezza di lei: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh che nuovi por
ncipio dell’atto II desta curiosità il ben colorito amor fanciullesco di costei e del suo Tirsi in Tracia, e nel racconto
n Tracia, e nel racconto che se ne fa, niun belletto, niuna arditezza di figure si scorge, ma bensì una verità di espressi
un belletto, niuna arditezza di figure si scorge, ma bensì una verità di espressione che diletta e invita a leggere. Un gr
gere. Un gran movimento riceve l’azione principale dalla riconoscenza di Tirsi, e ne aumenta la vivacità, il trasporto di
e dalla riconoscenza di Tirsi, e ne aumenta la vivacità, il trasporto di Filli nel trovarlo infedele per le di lui medesim
menta la vivacità, il trasporto di Filli nel trovarlo infedele per le di lui medesimo parole. Il disperato dolore della Ni
a scena dell’atto IV con energia e felicità senza veruna affettazione di stile. Ella così conchiude: Per me non v’è confo
nte l’azione, che viene nobilitata nel V atto col pericolo della vita di Tirsi, il quale avendo gettati via que’ cerchi do
’ cerchi dov’era l’immagine del Sultano, per una legge è divenuto reo di morte. Egli per disperazione nella quinta scena s
per salvarlo se ne accusa ancora, rinovando così L’affettuosa contesa di Olinto e Sofronia. Lo scioglimento avviene senza
note egizie in quel cerchio medesimo che ha servito alla riconoscenza di Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le noz
a riconoscenza di Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le nozze di questi amanti e quelle di Celia con Aminta, e la
Filli. In conseguenza ne avvengono le nozze di questi amanti e quelle di Celia con Aminta, e la felicità di Scio liberata
le nozze di questi amanti e quelle di Celia con Aminta, e la felicità di Scio liberata dal tributo crudele solito a riscuo
do lustro del secolo, ed in essa, oltre all’esser piaciuto all’autore di rimare con frequenza, non si vede il calore richi
dotta coll’usata regolarità italica ed espressa colla grazia naturale di questo leggiadro poeta. Invita a leggere l’episod
razia naturale di questo leggiadro poeta. Invita a leggere l’episodio di Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’
Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine della festa di Arcadia: curioso è quello dell’atto III degli amo
ne della festa di Arcadia: curioso è quello dell’atto III degli amori di Logisto colla Maga che gli donò l’arco incantato:
incantato: patetico l’equivoco preso da Alcippo nel IV atto, pensando di aver trafitta la sua Meganira nel provar l’arco.
ù teatrale, caratteri più varii, passioni più vivaci, locuzione ricca di molte grazie naturali e conveniente alle persone
ione che si finge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si a
nge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amo
torio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amore di un pastorello per
di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amore di un pastorello per Gelopea turbato dalla gelosia p
l’atto I è la descrizione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze di Gelopea, e de i di lei graziosi trastulli col mer
izione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze di Gelopea, e de i di lei graziosi trastulli col merlo imitati da quell
graziosi trastulli col merlo imitati da quelli vaghissimi col passero di Catullo. Si macchina nell’atto II a danni de’ due
de’ due amanti per separargli suscitando in ciascuno torbidi sospetti di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar G
n ciascuno torbidi sospetti di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar Gelopea al fenile di Alfeo per accertarsi c
di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar Gelopea al fenile di Alfeo per accertarsi che Filebo dee trovarvisi co
bisogno bacchettone, sveglia in Filebo lo stesso sospetto sulla fede di Gelopea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel m
imo fenile. Pregevole nell’atto III è la scena in cui Telaira sorella di Filebo vuol renderlo avveduto della inverisimigli
l’equivoco, conoscendo gli amanti che l’uno non era andato al fenile di Alfeo se non in traccia dell’altro. Comprendono d
a andato al fenile di Alfeo se non in traccia dell’altro. Comprendono di essere stati aggirati, ricuperano la tranquillità
i aggirati, ricuperano la tranquillità, e si confermano nel proposito di sposarsi come il padre di Gelopea condiscenda all
tranquillità, e si confermano nel proposito di sposarsi come il padre di Gelopea condiscenda alle nozze. É ben leggiadra q
a alle nozze. É ben leggiadra questa poesia; e non so altra pastorale di oltramonti che potesse senza manifesto svantaggio
, e pure impegna a meraviglia chi legge ed ascolta. Alcippo per amore di Clori si trasforma in ninfa, e col nome di Megill
ascolta. Alcippo per amore di Clori si trasforma in ninfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con quell
nfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con quello di Alcippo. Una legge condanna a morire sommerso nel
a a morire sommerso nell’Erimanto chiunque ardisca insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo scoper
Erimanto chiunque ardisca insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo scoperto dee soggiacere a quest
più zelante per l’osservanza della legge, si scopre esser e il padre di Alcippo ignoto a se stesso. Montano obbliga Alcip
in sua difesa; egli con candidezza manifesta l’innocente suo disegno di acquistar la benevolenza di lei per poi scoprirsi
didezza manifesta l’innocente suo disegno di acquistar la benevolenza di lei per poi scoprirsi ed ottenerla in consorte. C
. Ogni lode riscuote la Tancia graziosa e semplice commedia rusticale di Michelangelo Buonarroti il giovane pubblicata ne’
ioni sino al 1648, e comparve in Napoli nel 1666 nell’edizione quinta di Napoli con tutte le altre opere del Cortese. De’
inta di Napoli con tutte le altre opere del Cortese. De’ suoi pregi e di qualche difetto dello stile può vedersi il V volu
toria, e nel 1637 le Varie fortune boschereccia. Tre altre pescatorie di questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano im
tune boschereccia. Tre altre pescatorie di questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano impressa in Venezia nel 1600, l’
’ingegnosa semplicità dello stile senza arditezze, e l’ameno soggetto di una festa cinquennale, in cui si gareggia col can
Ninfa. Io non conosco pastorale veruna de’ secoli XVI e XVII che più di questa abbia acconciamente dato luogo a diversi s
ontiche non cantate soltanto dal Coro in fine degli atti, ma in mezzo di essi da’ personaggi e soprattutto nell’atto V. Si
. Si registrano nel Catalogo della Biblioteca Imperiali due pastorali di un caprajo improvvisatore, il Siringo favola cacc
in Arcidosso nelle montagne Sanesi. I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano inviato a scuola; ma egli spavent
armonia che bevve il Peri in sì bei fonti, gl’ispirò l’ardente desio di verseggiare, e compose alcuni poemi e le riferite
iferite pastorali, nelle quali egli stesso rappresentava in compagnia di altri caprai. Soleva far la parte di zappatore, e
tesso rappresentava in compagnia di altri caprai. Soleva far la parte di zappatore, e si contraffaceva di tal modo che non
di altri caprai. Soleva far la parte di zappatore, e si contraffaceva di tal modo che non poteva mirarsi nè udirsi senza r
ntano dal casale in un castagneto opportuno alla rappresentazione. La di lui fama pervenne al gran duca, in presenza del q
itolato la Fesuleide, e ne ottenne una pensionea. Tre altre pastorali di tal tempo appartengono a due Gonzaghi, e rimangon
gono tuttavia inedite, e le possedeva l’erudissimo Ireneo Affò presso di cui le vidi. La prima intitolata Fontana vitale e
presso di cui le vidi. La prima intitolata Fontana vitale e mortale è di Andrea Gonzaga, da cui nacque Vincenzo conte di S
na vitale e mortale è di Andrea Gonzaga, da cui nacque Vincenzo conte di San Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducat
Vincenzo conte di San Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducato di Guastalla; ma tal componimento, per avviso del lo
tal componimento, per avviso del lodato religioso e mio, è poco degno di trattenerci. Le altre due sono di Cesare Gonzaga
odato religioso e mio, è poco degno di trattenerci. Le altre due sono di Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel
degno di trattenerci. Le altre due sono di Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel 1632 in Vienna di età ancor fr
no di Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel 1632 in Vienna di età ancor fresca. L’una s’intitola Procri che dal
dal canonico Negri guastallese si pose per appendice alla sua Istoria di Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fosse par
la sua Istoria di Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fosse parto di Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lettere d
Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lettere dell’Archivio segreto di Guastalla si rileva che si compose da Cesare. Scr
che si compose da Cesare. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25 di marzo 1627, la chiama la mia pove
a Cesare. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25 di marzo 1627, la chiama la mia povera Procri, e cos
di marzo 1627, la chiama la mia povera Procri, e così ne parla a’ 15 di aprile a monsignor Ciampoli. A’ 2 di settembre sc
ra Procri, e così ne parla a’ 15 di aprile a monsignor Ciampoli. A’ 2 di settembre scrisse a monsignor Zucconi a Vienna di
gnor Ciampoli. A’ 2 di settembre scrisse a monsignor Zucconi a Vienna di aver composto questa favoletta da recitare in mu
to questa favoletta da recitare in musica nel passaggio della regina di Ungheria per Mantua a. Cesare stesso compose la
tafore. Inedita conservasi parimente nella biblioteca dell’Università di Torino l’Alvida pastorale del conte Ludovico San
liè, cui par che avesse fornito l’argomento e il piano lo stesso duca di Savoja Carlo Emmanuele I a cui si dedicòa. a. E
24 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231
e nella tragedia inglese, e tanta forza e vivacità le prestano che al di lei confronto sembra che la francese languisca al
o che al di lei confronto sembra che la francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad una porpora
onto sembra che la francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad una porpora vivace. E se la regol
regolarità, il buon gusto, la verisimiglianza, l’ interesse e l’unità di disegno, pregi che si ammirano spesso nella franc
719, il cui senno, ingegno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica di segretario di stato, e gli diedero nella repubbli
nno, ingegno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica di segretario di stato, e gli diedero nella repubblica letteraria
egretario di stato, e gli diedero nella repubblica letteraria il nome di poeta de’ savj, aprì agl’ Inglesi il sentiero del
tragedia l’anno 1713 col suo Catone. Non avendo osato il sig. Hullin di tradurla interamente in versi francesi dopo il sa
sso ne fece in Londra una traduzione in prosa pur francese. I gesuiti di S. Omero la tradussero in latino e la fecero rapp
tradusse dall’originale in toscano idioma, e gli accademici Compatiti di Livorno la recitarono nel carnovale del 1714, e l
medesima città si reimpresse coll’ originale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e di quella ma
se coll’ originale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e di quella maschia eleganza che eleva gl
inale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e di quella maschia eleganza che eleva gli animi singo
singolarmente in quanto appartiene al carattere intrepido e virtuoso di Catone, questa tragedia si rende notabile per la
uno l’ interesse che in lui si rincentra, una l’azione ch’è la morte di Catone, la quale avviene nel dì che spira la Roma
crità deriva da due sorgenti, cioè da una languida e inutile congiura di due furbi che si esprimono e pensano bassamente,
sano bassamente, e da un tessuto d’insipidi e freddi amori subalterni di sei personaggi de’ dieci che sono nella favola. S
e le pause. Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia,
Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Semproni
scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla
’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura
non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da
giri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da questo sce
con una poetica comparazione, compresa nell’ originale in sei versi, di una corrente imbrattata dal fango per le piogge,
ne il proprio amore per Marzia, tutto il resto si aggira su i maneggi di Siface e Sempronio pieno dell’idea di conseguir M
il resto si aggira su i maneggi di Siface e Sempronio pieno dell’idea di conseguir Marzia che desidera bassamente. Di più
a bassamente. Di più in mezzo a’ modi famigliari e talvolta indecenti di questi due malvagi frammischiansi impropriamente
con cui termina quest’altro atto distesa in sette versi de i deserti di Numidia che scherzano per l’aria in fieri giri, r
non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati e fuor di tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene poi Sempron
i dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati e fuor di tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene poi Sempronio co’ co
Sempronio co’ condottieri dell’ammutinamento dissipato dalla presenza di Catone; appresso Siface e Sempronio si trattengon
iserzione della cavalleria Numida. E mostrando Sempronio qualche pena di lasciar Marzia, Siface se ne maraviglia; ma l’alt
gar l’inflessibile al mio foco; Fatto ciò, la rigetto. Determina di rapirla vestito con gli abiti di Giuba. Bella pen
Fatto ciò, la rigetto. Determina di rapirla vestito con gli abiti di Giuba. Bella pensata, dice egli stesso, gran gioj
te trecce; ed aggiugne per terminar l’atto una comparazione lirica di Plutone che portava Proserpina all’oscuro dell’in
ucciso sia Giuba, il quale stando da parte dalle sue querele intende di essere amato. Così procede quest’atto sino a una
e amato. Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta, di cui il rimanente contiene un tratto forte e patet
co insieme, ed opportuno a disviluppare il carattere veramente Romano di Catone. L’ atto quinto con quest’ultima scena del
one. L’ atto quinto con quest’ultima scena del quarto forma il grande di questa tragedia. Strana cosa è certamente che il
inglese riguardo agli amori, nè i soliloquj narrativi, come è quello di Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la ma
namento delle scene per non lasciar vuoto il teatro, come avviene più di una volta nel Catone 59. Rilevasi dalle cose espo
9. Rilevasi dalle cose esposte che non ebbe torto il giudizioso conte di Calepio in censurar nel Catone le figure troppo p
tà dello stile, la peripezia malamente sospesa con intempestive scene di persone subalterne, i freddi intrighi d’amore, e
ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine Romana, e che Giuba
torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la
zia è degno di una vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la virtù di Catone. In prima è questa una risposta particolar
particolare ad una censura generale fatta agli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di
erale fatta agli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di poi egli fece una risposta in
nto, ma di sei personaggi. Di poi egli fece una risposta in cui perdè di vista l’oggetto vero della tragedia che è di comm
na risposta in cui perdè di vista l’oggetto vero della tragedia che è di commuovere col terrore e colla compassione. Ebbe
Ebbe anche torto lo stesso enciclopedista in lodar tanto la risposta di Porzio data a Sempronio nella scena 2 dell’atto I
I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’amore A Marzia, or che la vita di suo padre Stà in periglio? Tu puoi carezzar anc
già miri spirar la santa fiamma. E’ bella e nobile questa immagine di una Vestale e ben collocata in bocca di un Romano
ella e nobile questa immagine di una Vestale e ben collocata in bocca di un Romano. Ma Porzio che parimente ama mentre la
ata in bocca di un Romano. Ma Porzio che parimente ama mentre la vita di suo padre stà in periglio, non reca una ragione c
capo a fondo con nobiltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Corneli
biltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Cornelio, e vantò la subli
aire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Cornelio, e vantò la sublimità, l’energia e l’ele
n mai si smentisce in tutti i personaggi; e l’espressioni che mancano di elevatezza e sono piuttosto comiche che tragiche,
parte nobile della critica inaccessibile ai freddi ragionatori privi di cuore. Se non diciamo come l’enciclopedista che q
no della storia che solo osò contendere colla fortuna e colla potenza di Cesare e prolongare i momenti della spirante libe
colla potenza di Cesare e prolongare i momenti della spirante libertà di Roma, quell’uomo prode, per valermi dell’espressi
rante libertà di Roma, quell’uomo prode, per valermi dell’espressione di Pope,    Che lotta col destino Tralle tempest
otta col destino Tralle tempeste e grandemente cade Misto a ruine di cadente stato. Nella scena quarta alla forza e
del corpo lodata da Siface ne’ Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’uo
data da Siface ne’ Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’uomo amico, pr
’ Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’uomo amico, propria de’ Romani.
Romani. L’atto II ha maggiore interesse perchè animato dal carattere di Catone. Sempre giusto senza timore e senza impeto
Perchè un punto anzi tempo cadria Roma? La scena con Decio legato di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere d
a con Decio legato di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere di Catone. Cesare (dice il legato) vuol essere amico
fo del carattere di Catone. Cesare (dice il legato) vuol essere amico di Catone, proponetene il prezzo e le condizioni. Ch
tesso monterà su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza di pensieri e di espressioni ha meritato l’approvazi
su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza di pensieri e di espressioni ha meritato l’approvazione del gran M
asio, che in simil guisa se l’appropriò emulandola nell’ abboccamento di Cesare e Catone:    Lascia dell’armi L’usurpat
tinamento, rende all’azione la gravità che le tolgono le troppe scene di amori tanto più fuor di tempo quanto più si avvic
one la gravità che le tolgono le troppe scene di amori tanto più fuor di tempo quanto più si avvicina l’esercito di Cesare
ne di amori tanto più fuor di tempo quanto più si avvicina l’esercito di Cesare, e la ruina di Catone è imminente. Dopo la
fuor di tempo quanto più si avvicina l’esercito di Cesare, e la ruina di Catone è imminente. Dopo la languidezza del IV gi
po la languidezza del IV già riferita un improviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenz
dezza del IV già riferita un improviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenzione dal pun
sionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte di Marco. Marco . . . incomincia Porzio, e Catone l’
atone) egli ha fatto il suo dovere; Porzio, quando io morrò fa che la di lui urna sia posta accanto alla mia. É condotto i
di lui urna sia posta accanto alla mia. É condotto in iscena il corpo di Marco, e Catone gli va incontro dicendo, welcome
rivata? Roma è quella che chiede il nostro pianto. Roma nutrice di eroi, donna del mondo, Roma non è più! oh libertà
a del mondo, Roma non è più! oh libertà! oh virtù! oh patria! Tutto è di Cesare!    Per lui i votati Decii, I Fabii ca
sizioni da lui date per la salvezza degli amici trarre certo patetico di nuova specie che commuove ed interessa. Egli dice
gli dice addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il vincitor, di nuovo addio. Se mai c’incontrerem, c’incontrere
o. Nell’atto V la prima scena filosofica è un prodotto del dialogo di Platone sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alm
one sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alma (dice Catone col libro di Platone alla mano e colla spada sguainata davanti
ll’avere troppo affrettato, forse per quello che nel medesimo dialogo di Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Impera
esimo dialogo di Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spirito prima di un suo decreto:
gna, cioè che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spirito prima di un suo decreto:    Oh numi voi Che penetrate
e grande e virtuoso prima della libertà. Ed ecco quanto secondo me ha di pregevole la tragedia del Catone 61. S’ella non d
son avrebbe forse nociuto all’arte togliendo a’ posteri ogni speranza di appressarglisi. De’ grand’ingegni giovano ancor l
la patria, della virtù e della libertà regna parimente nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della Vita d
nte nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della Vita di Shakespear nato in Devonshire nel 1673 e morto in
ella Vita di Shakespear nato in Devonshire nel 1673 e morto in Londra di anni 45 nel 1728. Regolare nell’economia, felice
e noverato in Inghilterra tra’ migliori tragici, singolarmente per la di lui Suocera ambiziosa, e pel Tamerlano amato con
con predilezione dal proprio autore. Il celebre Giorgio Villiers duca di Buckingam fautore de’ poeti inglesi compose due t
sia la Ripetizione delle parti in certo modo rassomigliante alle Rane di Aristofane. Edoardo Young amico e socio ne’ lavor
Rane di Aristofane. Edoardo Young amico e socio ne’ lavori letterarj di Swift, Pope e Richardson; ed autore delle Notti l
tta in Francia da M. la Place e rappresentata con applauso sul teatro di Drury-Lane nel 1719; la Vendetta uscita nel 1721;
ore alla seconda per lo stile, ma meritevole d’indulgenza come frutto di un uomo giunto all’età di anni sessantanove. Sava
ile, ma meritevole d’indulgenza come frutto di un uomo giunto all’età di anni sessantanove. Savage figlio sventurato dell’
di anni sessantanove. Savage figlio sventurato dell’inumana contessa di Macclesfields, la cui memoria eccita il fremito d
i Macclesfields, la cui memoria eccita il fremito dell’umanità, privo di ogni umano soccorso coltivò fralle miserie la poe
privo di ogni umano soccorso coltivò fralle miserie la poesia. Di età di 18, o 19 anni si acquistò qualche nome con due co
ata Tommaso Overbury. Egli nacque dal nominato mostro nel 1698, e per di lei opera morì in prigione nel 1743. Il famoso To
per di lei opera morì in prigione nel 1743. Il famoso Tompson allievo di Addisson nato nel 1700 e morto nel 1748, chiaro p
i allontanò ugualmente dal sentiero calcato da Shakespear e dal gusto di Addisson. La Sofonisba, l’Agamennone, l’Alfredo,
so Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da una novella del romanzo di GilBlàs, la quale in Francia s’imitò dal Saurin c
ed Errico e dal sig. Gajone coll’ Arsinoe. Ma la nazione malcontenta di Tompson per altri motivi non volle ascoltare Edoa
buone tragedie Agis e Douglas encomiate dagl’ Inglesi. Dennis nemico di Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare
tatore per cinque atti. Un’ altra Virginia compose la signora Brooke, di cui favellò nel Giornale straniero la Place nel 1
l’autore della tragedia l’Amore e ’l Dovere ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da’ direttori di ambi i teatri
l Dovere ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da’ direttori di ambi i teatri ed accolta con disprezzo poichè fu
zzo poichè fu impressa. Ugual destino toccò all’autore della tragedia di Atelstan. Una efimera guerra critica si appiccò p
sa trall’autore ed un censore geloso, cui forse appartiene la parodia di Atelstan intitolata Turncoat, voltacasacca. Turnc
n e i loro meschini autori, tutto si è perduto nel nulla. L’Andromaca di Racine fu tradotta da Philipps di cui Pope motteg
si è perduto nel nulla. L’Andromaca di Racine fu tradotta da Philipps di cui Pope motteggiò nella Dunciade. Smith ne tradu
medesimo tragico francese; ed il più bello si è che Smith si vantava di aver tutta la sua filastrocca tratta dall’Ippolit
mith si vantava di aver tutta la sua filastrocca tratta dall’Ippolito di Euripide62. Hille tradusse la Zaira con poche alt
a collezione de’ quaranta drammi uscita in Londra nel 1762 col titolo di Teatro Inglese. Si lodano negli ultimi fogli peri
i periodici due tragedie quivi pur pubblicate nel 1788, cioè la Sorte di Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appart
, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appartiene la prima alla parente di Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità pe
a parente di Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità pel trono di Leonida e Cleombroto, e le angustie della virtuos
n versi, giusta l’ antica usanza de’ tragici Inglesi. II. Abbozzo di tragedia Ersa o Coltica. Appartiene alla Gran
Gran Brettagna, a questo secolo e alla tragedia reale una traduzione di un dramma in lingua Ersa pubblicata verso il 1762
gliuola del re d’Inistore o dell’isole Orhney amando Fingal figliuolo di Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da H
o di Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da Hidallàn seguace di Fingal, il cui amore ella avea disprezzato. Finga
disprezzato. Fingal l’avrebbe sposata, se non l’impediva l’invasione di Caracul, che sembra essere Caracalla, il quale ne
rcia Fingal contro del nemico e lascia Comala in un colle promettendo di rivederla la notte stessa rimanendo in vita. Vinc
idallan ad annunziarle il suo ritorno. Il traditore le narra la morte di Fingal. Ella è ridotta dal suo dolore agli estrem
caccia coll’ avanzarsi la notte. Melilcoma mostra temere per la vita di Fingal. Sopravviene Comala che si maraviglia che
lume nella valle. “Ah (dice Comala) altri esser non può che il nemico di Comala, il barbaro figlio del re del mondo . . .
nemico di Comala, il barbaro figlio del re del mondo . . . O spirito di Fingal, vieni e dalla tua nube regola l’arco di C
mondo . . . O spirito di Fingal, vieni e dalla tua nube regola l’arco di Comala sì che il tuo nemico cada come una lepre d
all’amante credendolo estinto. Giungono i Bardi e cantano la vittoria di Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso
oria di Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso della morte di Comala. Fingal si dispera; Hidallàn confessa il s
e ha cagionata la morte; Fingal lo discaccia; i Bardi cantano le lodi di Comala. Questo picciolo poema rassomiglia più a u
o, patetico e movimento. Tra’ Celti cacciatori chi avrebbe sospettato di trovare una informe idea della poesia scenica, ma
trovare una informe idea della poesia scenica, mancante, egli è vero, di un piano, rozza, senz’arte, ma non priva d’intere
e? Ciò può sempre più rassodare quel che osservammo fin dal principio di questa istoria, che presto o tardi gli uomini rac
iletto più o meno imperfettamente le azioni umane a seconda del grado di coltura in cui si trovano. III. Tragedia Citt
Italia ne’ passati secoli, rimase obbliato. Giorgio Lillo giojelliere di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scri
re di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una di simili favole tragiche di persone private sommame
ì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una di simili favole tragiche di persone private sommamente atroci, per le quali s
er le quali si è comunicata alle scene francesi ed alemanne la smania di rappresentar le più rare esecrande scelleraggini
per fasto e per negligenza si trovano caduti nell’ultima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto
tima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto di Carlotta bella e virtuosa giovane ma non ricca, p
le la propria indigenza, abbandona la patria e l’amata colla speranza di migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge p
anza di migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore di esservi morto. I di lui genitori sussistono stent
l suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore di esservi morto. I di lui genitori sussistono stentatamente per gli sca
a stessa Carlotta. Wilmot che sino a questo punto non si è imbrattato di alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortu
ato di alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortunio, si pente di essere stato onesto senza frutto, e pensa ad amma
ta situazione è dipinta con forza nella prima scena. Avendo disegnato di morire congeda l’affettuoso servo Randal, ed esse
a, tu non conosci il mondo, a me costa caro l’averlo conosciuto; pria di separarci debbo darti un consiglio . . . asciugat
schera dell’onore e della probità per arrivare al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco di fidarsi della tua a
ità per arrivare al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco di fidarsi della tua apparente onestà. “Mi consiglia
consigliate (gli dice il servo) a far quello che voi avreste vergogna di praticare?” Ah questa vergogna appunto (ripiglia
ti tratteranno, amico . . . Approfittati del mio esempio e ricordati di questa lezione: osserva il mondo e sii malvagio e
o”. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con una cassetta piena di gioje d’inestimabil valore. In abito indiano si p
ndiano si presenta a Carlotta che trova tenera e fedele, e la riempie di allegrezza. Intende lo stato de’ genitori, si ral
tiere raccomandato da Carlotta. È accolto cortesemente, ma parlandosi di un figlio che hanno perduto mostrano essi tanto d
perduto mostrano essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo di cagionarli una commozione troppo viva col palesar
on dire che contiene cose preziose. Agnese maravigliata della fiducia di quel forestiere è tentata dalla curiosità ad apri
setta; resiste alquanto, poi l’apre e resta abbacinata allo splendore di tanti diamanti. “Quante ricchezze (ella dice)! Qu
ire che il forestiere è addormentato . . . “Wil. Ma che miri tu? la di lui cassetta! l’hai tu aperta! indegna cosa! se s
gio per morire. Agn. Io non vo morire. Wil. Ma quali mezzi hai tu di prolongar la vita? Agn. Eccoli. Mira questo tes
gnese dice che essi possono evitare il suicidio detestabile per mezzo di un delitto minore. Ella piange, ella gli rimprove
ese lo seguita con gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di furo
on gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di furore. Il giovane W
e descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di furore. Il giovane Wilmot esclama d
ovimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di furore. Il giovane Wilmot esclama dalla prossima
ridotti in polvere. Il nostro delitto, la nostra disperazione passerà di secolo in secolo per insegnare alle razze future,
ovare certe vendette che l’umana mente non può prevedere. Muori prima di me, non mi fido della tua debolezza”. L’ammazza
fido della tua debolezza”. L’ammazza e poi si ferisce. Alla lettura di questo dramma orribile si crederebbe che l’autore
questo dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce.
derebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma la regola di giudicar dag
omo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma la regola di giudicar dagli scritti del carattere dell’autore
ere dell’autore non sempre è sicura. Lillo era un uomo onesto, dolce, di costumi semplici, amato e stimato da quanti il co
rima della Curiosità fatale egli compose George Barnwel o il Mercante di Londra, che rappresenta un personaggio nato con i
ietà per un delinquente, là dove nell’altro niuna cosa scema l’orrore di una atrocità abbominevole conceputa a sangue fred
a bella e giovane donna maritata a un uomo ch’ella non ama, e schiava di un malvagio che ama, viene dall’amante indotta ad
te indotta ad esser complice dell’assassinamento del marito. L’autore di un Dizionario de’ poeti e de i drammi inglesi oss
da’ processi criminali più rari o inventati da chi ignora il segreto di commuovere e di chiamar le lagrime sugli occhi co
iminali più rari o inventati da chi ignora il segreto di commuovere e di chiamar le lagrime sugli occhi con minor quantità
di commuovere e di chiamar le lagrime sugli occhi con minor quantità di colori oscuri, potrà soltanto piacere in teatro a
olo de’ rei che vanno al patibolo. Quanto poi alla morale istruzione, di grazia che mai può imparare da questi esempj un p
etto delle rappresentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio di un esecutore di giustizia, e le anime atroci non
esentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio di un esecutore di giustizia, e le anime atroci non si correggono co
Percy oltre ad alcuni drammi sacri. Egli è notabile però che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti en
drammi sacri. Egli è notabile però che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti enormi delitti esposti su
è notabile però che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti enormi delitti esposti sul teatro inglese,
dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’una cosa coll’ altra? La di lui tetra morale quanto tempo dopo la tragica rap
uantasette nel 1729. Varie ne compose tutte esatte, ingegnose e piene di caratteri assai di moda in ciò che si dice gran m
. Varie ne compose tutte esatte, ingegnose e piene di caratteri assai di moda in ciò che si dice gran mondo, avendo animat
, la Sposa in lutto. Riccardo Stéele membro del Parlamento e compagno di Addisson nell’opera dello Spettatore Inglese scri
ssi. Ma quante composizioni posizioni scritte pessimamente, a cagione di qualche situazione interessante, o di un’ attrice
scritte pessimamente, a cagione di qualche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito
lche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito che mai non manca agl’impostori, riusc
i, riuscite sulla scena sono state schernite alla lettura? La massima di Stéele presa di traverso può favorire i Pradoni i
a scena sono state schernite alla lettura? La massima di Stéele presa di traverso può favorire i Pradoni in pregiudizio de
& un bon ouvrage! Nel 1733 si è rappresentato in Londra l’Avaro di Moliere ben tradotto da Fielding miglior poeta e
Avaro di Moliere ben tradotto da Fielding miglior poeta e più modesto di Shadwel. Il dialogo non è trasportato parola per
uso circa trenta volte. Edoardo Moore nel 1755 fe recitare nel teatro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie p
ro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie per gli rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado d
ie per gli rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado di tal disviluppo mille volte usato. Tutto il resto
disviluppo mille volte usato. Tutto il resto però può dirsi una filza di scene debolmente accozzate più che un’ azione ben
ccozzate più che un’ azione ben combinata. Soprattutto il personaggio di Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferit
onaggio di Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferito in casa di una dama a un colonnello che la pretende in mogli
ma a un colonnello che la pretende in moglie, ma che in tanto a guisa di un mascalzone è preso pel collo, scosso, minaccia
indocilità ed imperizia. Miglior pennello comico è certamente quello di Murphy autore della commedia la Maniera di fissar
comico è certamente quello di Murphy autore della commedia la Maniera di fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò c
iera di fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò co’ materiali di due commedie francesi, il Pregiudizio alla moda e
oppo complicata. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore, di sir Constant e di madama Belmour. Ne
ta. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore, di sir Constant e di madama Belmour. Ne risulta non
i dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore, di sir Constant e di madama Belmour. Ne risulta non per tanto uno scio
l colpo mettono i fatti in tutta la necessaria chiarezza. Il ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver
ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murp
glie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella di La Chaussée. Constant div
di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella di La Chaussée. Constant diviene totalmente piacevol
fetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. É curiosa la dipintura di coloro che aspirano ad entrare nel Parlamento fat
soddisfare la vostra vanità non mi sono esposto a tutte le insolenze di un popolaccio abbominevole? Non metto poi a conto
che diavolo avea io a fare del Parlamento?” Giorgio Colman traduttore di Terenzio produsse nel 1763 la Moglie gelosa comme
la Gelosa è vero, naturale e ben colorito. Ben espresso è pure quello di sir Henns rustico occupato sempre de’ suoi cavall
suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta, rilevandovisi il ridicolo dell’ecce
ne degl’ Inglesi per le razze de’ loro cavalli. L’azione non ha luogo di languire per la moltitudine degli accidenti accum
accidenti accumulati l’un sopra l’ altro tratti in parte dal romanzo di Fielding. Si richiedeva però maggior destrezza ne
i, e vi si veggono alcuni colpi teatrali che conducono lo scoprimento di un matrimonio secreto che ne forma il viluppo. A
do, la cui traduzione intera si trova inserita nel Giornale straniero di M. La Place nel mese di agosto del 1757. È divisa
tera si trova inserita nel Giornale straniero di M. La Place nel mese di agosto del 1757. È divisa in due atti e scritta c
grazia e forza comica. L’azione si rappresenta or nell’ appartamento di Gayless giovane dissipatore ridotto alle ultime s
ess giovane dissipatore ridotto alle ultime strettezze, ora in quello di Melissa da lui amata, la quale lo crede tuttavia
ne formano il groppo. I Costumi del mondo grande è un’ altra commedia di Garrick, in cui non si dipinge fuori della natura
Inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rendendogliene
a rendendogliene il cambio con un giovane militare. Garrick figliuolo di un Francese rifugiato in Inghilterra, ebbe per ma
rifugiato in Inghilterra, ebbe per maestri il dottor Johnson e Colson di Rochester, e dopo avere esercitato varie professi
si unì al fine nel 1741 a una compagnia comica, e fece per lo spazio di circa quarant’anni la delizia e l’ornamento delle
rca quarant’anni la delizia e l’ornamento delle scene Inglesi, e morì di anni 63 in Londra nel 1779. Egli come attore non
ggiasse; ebbe bensì chi gareggiò con lui. Cibber altro attore Inglese di non poco grido credeva di non essere a lui inferi
reggiò con lui. Cibber altro attore Inglese di non poco grido credeva di non essere a lui inferiore. Ciascun di loro resse
lese di non poco grido credeva di non essere a lui inferiore. Ciascun di loro resse un teatro per qualche tempo ed ebbe un
a se tutti i voti e sopraffece l’ emolo. Cibber tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di una com
ibber tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di una compagnia subordinata e poco accetta al pubbl
Egli con due dissertazioni su gli spettacoli, che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava di poter
li, che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava di poter disingannare il pubblico sulle novità intro
er disingannare il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo di rappresentare. Egli disacerbava così
are il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo di rappresentare. Egli disacerbava così il proprio r
proprio rancore, e Garrick seguitava ad essere ammirato ed amato. Al di lui merito volendo prestar qualche omaggio il sig
qualche estratto, non saprei dire quanto ad essa convenga l’aggiunto di nuova con cui si enunciò, non ostante che simile
lo più la satira e la mimica buffoneria. Recheremo per esempio quelle di Dodsley, alle quali dava il titolo di novelle o s
a. Recheremo per esempio quelle di Dodsley, alle quali dava il titolo di novelle o satire drammatiche, dedicandole al Doma
drammatiche, dedicandole al Domani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield di cui si
omani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield di cui si fe parola nel tomo precedente
che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield di cui si fe parola nel tomo precedente. Nella scena
edente. Nella scena nona vi si trova un satirico ritratto della città di Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è
città di Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più d’una società culta. Il Cieco di Bethnal-Gree
giosa idea, ma che è il ritratto di più d’una società culta. Il Cieco di Bethnal-Green (titolo che portava un’ altra favol
itolo che portava un’ altra favola antica del poeta Iohnday del tempo di Giacomo I) è un argomento interessante pel contra
colori un milordo prepotente ed un quakero ipocrita, i quali cercano di comprare, sedurre e poi rapire una virtuosa fanci
rcano di comprare, sedurre e poi rapire una virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in apparenza. La Bottega di Merce
virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in apparenza. La Bottega di Merceria (bijouterie) è tutta satirica. Un mercia
utto il suo danaro. E queste sono le tragedie, le commedie e le farse di questo secolo, nelle quali si sono distinti al pa
’ migliori attori diverse attrici. Siccome l’Inghilterra può vantarsi di avere avuto in Garrick il suo Baron, così in Mada
la Cibber diciotto anni della sua età, quando rappresentando la parte di Zaira nella traduzione di Hille fe vedere alla na
lla sua età, quando rappresentando la parte di Zaira nella traduzione di Hille fe vedere alla nazione certa sensibilità sp
ie d’opera Inglese che si chiamava mascherata, anche dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda dell’Addisson fu un
fu una mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimen
e troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimente il titolo di mascher
izio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimente il titolo di mascherate. Milord Granville che scrisse sull’ op
e, una ne compose egli stesso, prendendo quasi per modello fra quelle di Quinault l’Amadigi di Gaula, e l’ intitolò gl’ In
stesso, prendendo quasi per modello fra quelle di Quinault l’Amadigi di Gaula, e l’ intitolò gl’ Incantatori Brettoni. Gl
’ opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è una burletta musicale di caratteri comici ben combinati. Ma la più celebre
no alcuni eruditi Francesi ed il sig. Andres, non trattandosi in essa di pezzenti, ma di ladroni facinorosi; e l’autore no
i Francesi ed il sig. Andres, non trattandosi in essa di pezzenti, ma di ladroni facinorosi; e l’autore non la chiamò del
dico l’avesse composta e presentata a’ commedianti. È un componimento di tre atti in prosa con sessantanove ariette da can
tre volte e si ripigliò nell’ inverno; in Bath, in Bristol, nel paese di Galles, in Iscozia, in Dublin, si rappresentò con
entò con insolito esempio or cinquanta, ora quaranta, or trenta volte di seguito. L’attrice che rappresentò la parte di Po
ranta, or trenta volte di seguito. L’attrice che rappresentò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la de
tò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la delizia di Londra; se ne scrisse la vita, se ne lodarono i b
otti, se ne fecero i ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor S
di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor Swift intimo amico di Gay nel suo Gazzettiere non meno che il Pope nell
della società, essendone gl’ interlocutori spioni, traditori, ladroni di campagna e di città, bagasce le più impudenti, ch
essendone gl’ interlocutori spioni, traditori, ladroni di campagna e di città, bagasce le più impudenti, che abbracciando
armano e lo consegnano alla giustizia. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità e di una satira ardita sopra tutti i cet
nsegnano alla giustizia. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità e di una satira ardita sopra tutti i ceti, non risparm
ceti, non risparmiandosi i nobili, le dame, gli avvocati, le persone di corte, e fin anco i ministri di stato, i quali vi
li, le dame, gli avvocati, le persone di corte, e fin anco i ministri di stato, i quali vi son paragonati a i delatori de’
abili. “A mirar la nostra professione (dice l’infame Peachum ritratto di Jonathan Wild impiccato in Londra nel 1724) per c
etto, si può chiamare disonesta; perchè noi rassomigliamo a’ ministri di stato nel dar coraggio a’ malvagi affinchè tradis
anza che hanno i grandi co’ plebei; è difficile decidere, se ne’ vizj di moda la gente culta imiti i ladroni di vie pubbli
ifficile decidere, se ne’ vizj di moda la gente culta imiti i ladroni di vie pubbliche, ovvero se questi ladroni imitino l
a, non possiamo altro dire, se non che M. Patu traduttore delle opere di Gay e di altri ci fa sapere che Polly è fort infe
ssiamo altro dire, se non che M. Patu traduttore delle opere di Gay e di altri ci fa sapere che Polly è fort inferieure à
ta pel nostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Ingh
ostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra
a settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra la musica
nto agli spettacoli nazionali. Vi fu poscia richiamata; ma sembra che di tutti gli spettacoli scenici l’opera italiana sia
rse, Adriano, Enea; e quanto più questi cantanti malconci si sforzano di esprimere i loro affetti, tanto più crescono le r
à che l’oltraggia! Per accennar qualche cosa della musica stromentale di quel paese, diciamo che sino al regno di Riccardo
osa della musica stromentale di quel paese, diciamo che sino al regno di Riccardo Cuor di leone era pressocchè selvaggia.
stromentale di quel paese, diciamo che sino al regno di Riccardo Cuor di leone era pressocchè selvaggia. Questo principe l
he amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’ ar
e ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’ arte, prendendone in parte il gusto dall
concerti del Fax-Hall e del Renelag, quelli che si danno nella chiesa di San Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono
nelag, quelli che si danno nella chiesa di San Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono per lo più composizioni Ingles
er lo più composizioni Inglesi. VI. Teatri materiali. Iteatri di Londra non son certamente i meno pregevoli dell’E
ndici scalini per la platea, sull’ultimo de’ quali si alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e su questa
lati della platea attaccati all’ orchestra si elevano quattro ordini di logge, delle quali ciascuna contiene tre palchett
tre palchetti. Presso a questi sono per ogni lato tre colonne isolate di ordine Corintio con tre logge negl’ intercolunnj,
chetti l’uno sopra l’altro destinati per la famiglia reale. Le ultime di tali colonne formano il proscenio. Dello stesso o
isolate che si veggono nel fondo delle scene. Questo teatro non manca di scale, corridoi e commodi ingressi; ma (dicesi ne
tro manca quel necessario ricorso delle linee e quella concatenazione di parti, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto
e e quella concatenazione di parti, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto l’edificio. Di gusto e capacità somigliante
omigliante sono gli altri due teatri. Più armonia si scorge in quello di Coven-Garden, in cui le scalinate si uniscono col
cenio, ed hanno solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni di circoli, ma di poligoni tanto la parte anfiteatra
solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni di circoli, ma di poligoni tanto la parte anfiteatrale quanto gli s
parte anfiteatrale quanto gli scaglioni della platea. Tutti i teatri di Londra hanno accessorj commodi e nobili; benchè p
teatro del mondo ha pareggiati ch’io sappia non che superati i teatri di Londra in una decorazione altrove non più veduta,
dra in una decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe accendere di bella invidia ogni nazione. Una società di marina
ta, che dovrebbe accendere di bella invidia ogni nazione. Una società di marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i
na società di marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i mezzi di fargli venire a Londra da ogni parte per apprende
zi di fargli venire a Londra da ogni parte per apprendere il mestiere di marinajo per uso de’ vascelli di guerra, vi fu st
gni parte per apprendere il mestiere di marinajo per uso de’ vascelli di guerra, vi fu stabilita verso la metà del secolo.
lita verso la metà del secolo. Contribuirono volontariamente i membri di essa a sostenerla, e il sovrano la soccorse con m
erla, e il sovrano la soccorse con mille lire sterline, e il principe di Galles con quattrocento. Concorsero ad aumentarne
mpresarj prestarono gratuitamente la sala, e gli attori lasciarono in di lei beneficio le loro porzioni. In una delle rapp
o in di lei beneficio le loro porzioni. In una delle rappresentazioni di Drury-Lane si raccolsero intorno a 271 lire sterl
ine per la società. Per mostrar poi al pubblico il nobil frutto delle di lei cure e del patriotismo che univa gl’ Inglesi
e un commercio! 57. Egli la chiama favola assai irregolare e piena di assurdità, con ciò cadendo nell’eccesso contrario
e piena di assurdità, con ciò cadendo nell’eccesso contrario a quello di un enciclopedista che nell’articolo tragédie la c
égance, la poësie, & l’élévation des sentimens, e stima la piece ( di Addisson) la plus belle qui soit sur aucun théâtr
sc. 3. 60. Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più di una città dell’ Italia; ma in Parigi assicurava V
sarebbe sofferta. 61. M. Deschamps ha composto una tragedia francese di Catone più regolata nell’economia, ma non meno ca
dia francese di Catone più regolata nell’economia, ma non meno carica di parti accessorie che sopraffanno l’azione princip
ssorie che sopraffanno l’azione principale, e deturpata dal carattere di Cesare innamorato. 62. V. il tomo I dell’Ecole d
Giornale straniero dell’ ab. Arnaud settembre 1762 art. X. 64. Prima di lei molte abili attrici ma non così naturali ebbe
25 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica oltre le alpi nel XV secolo non eccede le Farse e i Misteri. » pp. 74-84
restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. Avea qui vi già preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passio
ià preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo di San Mauro. Chi riflette alla
amma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo di San Mauro. Chi riflette alla vittoriosa forza del
to per tutta l’Europa Cristiana. In Francia tirò una prodigiosa folla di spettatori. Ma perchè difficilmente possono le co
senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto di Parigi proibir tali rappresentazioni. Gli attori
evano profitto, implorarono il favore della Corte prendendo il titolo di Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
a Passione, e diversi misteri del vecchio e del nuovo testamento. Uno di questi drammi della Passione scritto circa la met
della Passione scritto circa la metà del secolo si crede composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in conce
la metà del secolo si crede composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la v
composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la vita di Cristo dalla predicaz
chele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la vita di Cristo dalla predicazione del Precursore sino all
ione del Precursore sino alla Resurrezione, e consisteva in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra senza divisio
a in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra senza divisione di atti, e si recitava in più giorni. V’intervenivan
ntervenivano il Padre Eterno, Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena e i di lei innamorati: vi si vedeva Satana zoppicando pe
della Cananea spiritata vi proferiva parole soverchio libere: l’anima di Giuda non potendo uscire per la bocca che avea ba
se fuori del ventre insieme colle interiora: Gesù Cristo sulle spalle di Satana volava sul pinacolo ec. Tali rappresentazi
iù rilevanti, come le parole del Padre Eterno. Sotto la denominazione di Misteri vengono parimente le vite de’ santi poste
nansi da’ collettori de’ pezzi teatrali Francesi la Vita e i miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di
e’ pezzi teatrali Francesi la Vita e i miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. La Vita di S.
la Vita e i miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. La Vita di S. Cristofano impressa in Gren
i di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. La Vita di S. Cristofano impressa in Grenoble nel 1530 fu co
530 fu composizione del maestro Chevalet, il quale conseguì il titolo di sovrano maestro in siffatti drammi. Narrasi in es
a varii re, perchè gli crede potenti; indi al diavolo da lui stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa d’un
stesso udendone la cagione, ne abbandona il servizio e va in traccia di colui che l’avea vinto. Nel tragittar che fa, per
raccia di colui che l’avea vinto. Nel tragittar che fa, per consiglio di un eremita, i viandanti da una sponda all’altra d
fa, per consiglio di un eremita, i viandanti da una sponda all’altra di un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cu
a sopra le nuvole. Reprobo riceve il battesimo. Termina il dramma col di lui martirio, e colla conversione del re di Licia
mo. Termina il dramma col di lui martirio, e colla conversione del re di Licia, il quale per un miracolo è ferito in un oc
ale per un miracolo è ferito in un occhio da una saetta che dal petto di Cristofano ritorna verso di lui, e per un altro m
in un occhio da una saetta che dal petto di Cristofano ritorna verso di lui, e per un altro miracolo ricupera la vista gi
da venire, l’Incoronazione e la Nascita, sono altre farse spirituali di quel tempo, nelle quali solevano intervenirvi or
rto nel 1422, oltre a’ Fratelli della Passione, varie altre compagnie di rappresentatori. Gli Spensierati (les enfans sans
tte Moralità, proseguirono rappresentando mere buffonerie. I Cornards di Normandia sotto un capo chiamato l’abate de’ Corn
ntavano farse satiriche e insolenti. Tutti questi spettacoli francesi di questo secolo erano scuole di superstizione, d’in
lenti. Tutti questi spettacoli francesi di questo secolo erano scuole di superstizione, d’indecenza e di rozzezza 69, nè c
rancesi di questo secolo erano scuole di superstizione, d’indecenza e di rozzezza 69, nè colà pensavasi ancora che nella d
atica eranvi modelli antichi da imitar con profitto70. Nella penisola di Spagna il popolo trattenevasi colle buffonerie de
hi. Nelle chiese recitavansi le farse sulle vite de’ santi così piene di scurrilità che sulla fine del secolo ne furono es
n Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici
oluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o di proposito i critici e gli storici della nazione:
o di proposito i critici e gli storici della nazione: ho voluto pormi di bel nuovo sotto gli occhi il prologo di Miguèl Ce
ella nazione: ho voluto pormi di bel nuovo sotto gli occhi il prologo di Miguèl Cervantes, la dissertazione del biblioteca
n, il tomo VI del Parnaso Español del Sedano: non ho voluto trascurar di rivedere nè gl’ infedeli sofistici saggi apologet
tici del Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla di Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri d’ ogni l
etteratura del Signor Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato di più di quello che altra volta ne accennai, cioè d
ura del Signor Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato di più di quello che altra volta ne accennai, cioè dei due
che altra volta ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali di Don Errico di Aragona marchese di Villena e di Gi
a ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali di Don Errico di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Enci
dei due componimenti quasi teatrali di Don Errico di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di
nimenti quasi teatrali di Don Errico di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di essi una sere
di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di essi una serenata o favola allegorica, nella qual
, la verità e la misericordia, che secondo il cronista Gonzalo Garcia di Santa Maria citato anche dal Nasarre, si rapprese
tolici re, come afferma il Lampillas. Questo medesisimo apologista su di cui si fonda l’Ab. Andres, di questa sola festa t
pillas. Questo medesisimo apologista su di cui si fonda l’Ab. Andres, di questa sola festa teatrale dell’Encina ne fa dive
ina, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi, di cui il primo autore Rodrigo Co
confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi, di cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse
iù d’un luogo. In Alemagna erano a que’ tempi assai usitati i giuochi di carnovale, dialoghi che la gioventù mascherata gi
Rosenblut in Norimberga. Se ne contano sei così intitolati: I Giuoco di Carnovale, II i sette Padroni, III il Turco, nel
a per pacificare i Cristiani, a cui un Legato del pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villani
ristiani, a cui un Legato del pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, IV il Villano ed
ato del pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene di villanie, IV il Villano ed il Capro, il V tratta
aricarlo ben bene di villanie, IV il Villano ed il Capro, il V tratta di tre persone che si son salvate in una casa, ed il
i son salvate in una casa, ed il VI contiene una dipintura della vita di due persone maritate. Oltre a questi giuochi comi
un poco agli antichi, e tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio di Zwickau un estratto di due commedie Terenziane de
tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio di Zwickau un estratto di due commedie Terenziane destinate a rappresentars
1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte le commedie del comico latino. Nelle Fiandr
pubblici ingressi de’ sovrani nelle città. Allorchè Carlo ultimo duca di Borgogna entrò in Lilla nel 1468, i Fiaminghi rap
468, i Fiaminghi rappresentarono per mistero senza parole il Giudizio di Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una b
Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una ben robusta, pingue e di statura gigantesca figurava Giunone, Venere era d
robusta, pingue e di statura gigantesca figurava Giunone, Venere era di una magrezza straordinaria, e Pallade si rapprese
in Inghilterra i misteri e le farse, come può vedersi nel Dizionario di Chambers. Tale è la storia teatrale dal risorgime
Polentone; ed in volgare assicurarono alle Italiche contrade il vanto di non essere state da veruno prevenute nel dettar d
la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio d’amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: final
azionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del Signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del r
morte del Piccinino, le avventure del Signor di Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di G
Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena. Che se l’esser
zelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione di Cesena. Che se l’esser primo nelle arti reca qual
o, un’ oltraggio al rimanente dell’Europa? Dovea egli perciò meritare di esser lo scopo delle villanie del superficialissi
ta seminate in un Prologo da premettersi a una immaginaria collezione di componimenti Spagnuoli, che non avea ancor fatta,
che non avea ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e di principj? Ci si presente
vea ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e di principj? Ci si presenterà nel pro
, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e di principj? Ci si presenterà nel proseguimento dell
quasi offuscata; ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo di tributare al merito straniero le dovute lodi, ma
dell’altrui ragionamento, l’andare accumulando contro l’Italia quanto di maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed
illas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo merito di aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che c
pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano di potersi accreditare per amici zelanti del proprio
e per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero. Ma di grazia che cosa guadagnano i declamatori di mesti
ndosi nemici del vero. Ma di grazia che cosa guadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco di com
ia che cosa guadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono di relazioni
uadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando dell
mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando della di loro sottile eloquenza
ce di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando della di loro sottile eloquenza, della dialettica cavillos
culta Europa? 69. V. l’Ab. Millot t. II degli Elementi della storia di Francia. 70. Erano anzi in tal secolo in Franci
in Parigi l’anno 1436, vi fu ricevuto come in trionfo, e dalla porta di San Dionigi sino alla chiesa di Notra Signora tro
cevuto come in trionfo, e dalla porta di San Dionigi sino alla chiesa di Notra Signora trovò tutte le strade piene di palc
Dionigi sino alla chiesa di Notra Signora trovò tutte le strade piene di palchi con simili rappresentazioni. La prima che
io ne reca un frammento da lui detto rude, incompositæque vetustatis, di cui eccone alcuni versi: Don Fadrique Henrique
ntovato dal Nasarre, ma da niuno, eccetto che dal Lampillas, si parla di diversi componimenti drammatici composti dall’Enc
drammatici composti dall’Encina. 73. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna di Ponto Heutero.
omposti dall’Encina. 73. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna di Ponto Heutero.
26 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VII. Della vera commedia Francese e dell’Italiana in Francia. » pp. 144-176
I. Commedia Tenera. La tragedia grande o domestica si prefigge di eccitare il pianto, ed esclude ogni riso: la comm
iversi modi, e non esclude certo pianto. Se voi fate una tela lugubre di persone private che ecciti il terrore, producete
la rendete una lodevole commedia tenera. Adunque quest’ultima specie di commedia presenta tutti i vantaggi della sensibil
ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono di disperazione, i gran pericoli. L’amor tenero e de
e nella Sorella. Non sono le lagrime che rendono difettose le favole di Sedaine, Mercier, Falbaire e tanti altri, ma il t
a spanna, il quale non sapesse distinguere il pennello dell’autore di Pamela o di Nanina da quello di Sedaine o di Merc
il quale non sapesse distinguere il pennello dell’autore di Pamela o di Nanina da quello di Sedaine o di Mercier. Gli aut
e distinguere il pennello dell’autore di Pamela o di Nanina da quello di Sedaine o di Mercier. Gli autori francesi che a m
il pennello dell’autore di Pamela o di Nanina da quello di Sedaine o di Mercier. Gli autori francesi che a me sembra di e
a quello di Sedaine o di Mercier. Gli autori francesi che a me sembra di essersi contenuti alcune volte in questa specie d
si che a me sembra di essersi contenuti alcune volte in questa specie di commedia senza cadere nella lagrimante, sono la C
e di commedia senza cadere nella lagrimante, sono la Chaussée, madama di Graffigny, Voltaire e Collet. Nivelle de la Chaus
certe lagrime senza cangiare la propria natura. Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati
e senza cangiare la propria natura. Un marito che temendo di coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici c
ici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro di voler palesare a lei il suo affetto colla segrete
ere lagrime della consorte, quest’ argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza
sorte, quest’ argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta
rgomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta il pregio dell
comica, che manifesta il pregio della commedia tenera. A torto contro di questo genere si sarebbero scagliati Chassiron, P
cittadina, se la Chaussée avesse con pari felicità proseguito. Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul
esse con pari felicità proseguito. Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul cangiamento di un nome, e tro
Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul cangiamento di un nome, e troppo lontano dall’ essere commedia,
al favola voluto valersi delle fate e delle trasformazioni. Francesca di Graffigny nata in Nansi nel 1695 e morta in Parig
95 e morta in Parigi nel 1758 diede al pubblico Cenia sotto il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di gov
o Cenia sotto il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di governo di M. la Chaussée senza uguagliare l’ ori
to il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di governo di M. la Chaussée senza uguagliare l’ originale. Non
teresse ed essendo stata rappresentata assai bene nel 1750, mal grado di essere sfornita di veri colori comici, riuscì mir
stata rappresentata assai bene nel 1750, mal grado di essere sfornita di veri colori comici, riuscì mirabilmente, e si è a
a e tradotta altrove. In seguito l’autrice diede al teatro, la Figlia di Aristide, del medesimo genere, la quale non ebbe
ulgenza era passato. La Pamela del Goldoni tratta dal celebre romanzo di Richardson mosse verisimilmente Voltaire a compor
igi, non vi fu accolta troppo favorevolmente. L’azione è più semplice di quella della Pamela: ha di più il merito di esser
po favorevolmente. L’azione è più semplice di quella della Pamela: ha di più il merito di essere bene scritta in versi: i
. L’azione è più semplice di quella della Pamela: ha di più il merito di essere bene scritta in versi: i costumi vi sono t
a condizione della fanciulla; perchè Nanina al più si trova figliuola di un soldato nato in una onesta famiglia, là dove i
figliuola di un soldato nato in una onesta famiglia, là dove il padre di Pamela nella commedia Italiana si scopre signore
le passioni hanno maggior forza nella Pamela: il contrasto nel cuore di Milord dell’amore e della nobiltà più vivace e te
ttenzione, specialmente col contrasto del cavaliere viaggiatore pieno di leggerezze. In fatti la Pamela non è ancora invec
istendo alla seduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel di lui Teatro di Società vi si trovano varie scene e
eduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel di lui Teatro di Società vi si trovano varie scene eccellenti. Sen
venimenti, è questa favola ben lontana da que’ drammi così poco degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadi
ntana da que’ drammi così poco degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadinesche e di commedie lagrimanti,
co degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadinesche e di commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il si
e di commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il sig. Collé ha non di rado manifestato disprezzo. Questa favola è nel g
rado manifestato disprezzo. Questa favola è nel gusto delle commedie di Terenzio. I sentimenti sono veri, i caratteri ben
edia può appassionarsi, adirarsi, intenerire, purchè non trascuri poi di far ridere la gente onesta. Comprese questa medes
ta. Comprese questa medesima differenza fin anche Chassiron tesoriere di Francia, il più severo, valoroso ed ingegnoso opp
volta giugnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione di amore di farle spandere”. Al contrario non la com
gnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione di amore di farle spandere”. Al contrario non la comprese l’a
’ Tre Secoli della Letteratura Francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella di Moliere, la quale è ver
tura Francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella di Moliere, la quale è veramente ottima, ma non la s
eramente ottima, ma non la sola pregevole, siccome compruovano quelle di Terenzio. Sabatier des Castres pone nella classe
Castres pone nella classe riprovata delle commedie dolorose la Caccia di Errico IV del medesimo Collé. E perchè mai? Che v
se la Caccia di Errico IV del medesimo Collé. E perchè mai? Che vi ha di lugubre? Forse le lagrime liete e gentili che ver
tte in Francia. II. Commedia piacevole. Dopo i felici seguaci di Moliere del passato secolo Regnard, Brueys e Danc
to nel 1724, il quale dopo aver lavorato per l’antico teatro Italiano di Parigi insieme con Regnard, diede al Francese dic
con Regnard, diede al Francese diciotto buone commedie. Nello Spirito di contraddizione che può passare per una delle migl
ltra, il sagace osservatore scorgerà maneggiata con arte certa spezie di ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palisso
erà maneggiata con arte certa spezie di ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non veders
ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui F
di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso Sincero, ed il Geloso verg
alissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui Falso Sincero, ed il Geloso vergognoso d’esse
i del Du Fresny (dice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard, ma il di lui stile è più puro. Io veggo
ice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard, ma il di lui stile è più puro. Io veggo nelle sue espressi
ù puro. Io veggo nelle sue espressioni certo studio non molto occulto di mostrarsi spiritoso, (Nota VII) ond’è che la sua
he la sua maniera degenera alcuna volta in affettazione, e fa perdere di vista i personaggi palesando il poeta. Filippo Ne
to comico, benchè non possa sostenere il confronto della piacevolezza di Regnard, non che dello stile e delle grazie di Mo
nto della piacevolezza di Regnard, non che dello stile e delle grazie di Moliere. Instruttiva è la commedia del Dissipator
delle grazie di Moliere. Instruttiva è la commedia del Dissipatore e di sicura riuscita, e i caratteri vi sono dipinti as
cita, e i caratteri vi sono dipinti assai bene: ma si vorrebbe che la di lui rovina venisse affrettata per altri mezzi, e
la di lui rovina venisse affrettata per altri mezzi, e sempre per le di lui inconsiderate prodigalità, anzi che per un gi
di lui inconsiderate prodigalità, anzi che per un giuoco precipitoso di dubbio evento, che poteva eludere i disegni dell’
l medesimo critico passa per un capo d’opera: ma per meritare il nome di filosofo il quale ha vergogna che si sappia ch’eg
te pel pubblico che nulla v’impara per correggersi, nè prende diletto di un ridicolo non manifesto. Le stravaganze solo po
molte interessanti; ma la piacevolezza non è il pregio caratteristico di questo commediografo. Cristofano Bartolommeo Faga
ano Bartolommeo Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato di facilità e di naturalezza nel genere comico, ma o
o Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato di facilità e di naturalezza nel genere comico, ma obbligato dalle
, gli Originali, nelle quali dipinge con naturalezza i costumi. Piron di cui si è parlato fra gli scrittori tragici, forse
e in un giovane ben nato che sacrifica la propria fortuna alla smania di poetare. Giudiziosamente viene egli enunciato pri
na alla smania di poetare. Giudiziosamente viene egli enunciato prima di comparire. La serva domanda notizie distinte di l
egli enunciato prima di comparire. La serva domanda notizie distinte di lui ad un servo, che risponde così dipingendolo b
mi si trattiene col servo su i proprj amori per una pretesa letterata di provincia ch’egli non conosce se non per le di le
una pretesa letterata di provincia ch’egli non conosce se non per le di lei poesie recate nel Mercurio. Egli prevede che
arattere, che subito danno al ritratto la vera fisonomia. La Dulcinea di questo Don Chisciotte poetico allude all’ avvenim
La Dulcinea di questo Don Chisciotte poetico allude all’ avvenimento di M. Maillard poeta Brettone, il quale avendo pubbl
tone, il quale avendo pubblicate alcune poesie mediocri sotto il nome di Mademoiselle de Malcrais, ne ricevè gli elogj de’
evè gli elogj de’ più noti poeti della Francia, e varie dichiarazioni di amore in versi: ma gli elogj e gli amori si conve
mori si convertirono in dispregi tosto che l’autore ebbe l’imprudenza di smascherarsi. Traspare nella scena sesta dell’ at
scherarsi. Traspare nella scena sesta dell’ atto III la grazia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’i
ia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’incontro di Arpagone col figliuolo nell’Avaro si è rinnovatoi
pagone col figliuolo nell’Avaro si è rinnovatoin certo modo in quello di Balivò con Dami suo nipote, al cui vero stupore c
ll’atto IV, nella quale Francaleu, che ha data la sua parola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso D
ale Francaleu, che ha data la sua parola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta
rola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta, a prendere sopra di se tale carcer
i lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta, a prendere sopra di se tale carcerazione. Dami se n’era scusato sulla
éconduite, & Venus a la pomme. Ma intendendo poi che si tratta di lui stesso, finge prenderne l’ impegno, e dice,
te, e le sue premure riescono piacevoli. Lepida è pure la sesta scena di Lisetta, che scaltramente fa confessare a Dami di
pure la sesta scena di Lisetta, che scaltramente fa confessare a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che p
che scaltramente fa confessare a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che poi si sa di essere stata fischi
e a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che poi si sa di essere stata fischiata nella rappresentazione. La
chiata nella rappresentazione. La settima è ancora più vivace e piena di sale comico. In essa Dorante ingannato dagli abit
vivace e piena di sale comico. In essa Dorante ingannato dagli abiti di Lisetta la prende per Lucilia, e la rimprovera pe
to che Dami le bacia la mano. Lo scioglimento corrisponde alle grazie di questa commedia eccllente, nella quale colla sfer
timamente si flagella una ridicolezza comune a tutte le nazioni culte di far versi a dispetto della natura, il quale argom
in Brettagna nel 1677 e morto nel 1747 autore della graziosa commedia di Turcaret, e della piacevole commediola di Crispin
ore della graziosa commedia di Turcaret, e della piacevole commediola di Crispino rivale del padrone; Giambatista Rousseau
esentata nel 1740 con molto applauso. Vi si dipinge un malvagio pieno di spirito di cui veggonsi nelle società culte molti
l 1740 con molto applauso. Vi si dipinge un malvagio pieno di spirito di cui veggonsi nelle società culte molti originali,
pirito di cui veggonsi nelle società culte molti originali, che sotto di un esteriore polito nascondono il cuore più nero
aire nel Pauvre Diable poco bene affetto a Gresset pretende che nelle di lui commedie manchi azione, interesse, piacevolez
pintura de’ costumi correnti. Convenendo col Voltaire per la mancanza di piacevolezza e in certo modo anche di azione, par
do col Voltaire per la mancanza di piacevolezza e in certo modo anche di azione, parmi di non poter negarsi alla commedia
er la mancanza di piacevolezza e in certo modo anche di azione, parmi di non poter negarsi alla commedia del Méchant il me
rito d’un vivace colorito ne’ caratteri, della buona versificazione e di uno stile salso ed elegante. Ecco il carattere de
& la division, Faire du mal enfin, voila votre Cléon. Degne di essere singolarmente notate mi sembrano le seguen
nte notate mi sembrano le seguenti scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo di Parigi; la set
scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo di Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio c
tture naturali del gran mondo di Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che con
o di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco di teatro di Cleone il quale sottovoce ora anima Val
io con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco di teatro di Cleone il quale sottovoce ora anima Valerio a far
nima Valerio a farsi credere uno stordito, ora fa notare a Geronte le di lui sciocchezze ed impertinenze; mentre che Valer
reditar se stesso, e Geronte s’ impazienta, freme, si pente e risolve di rompere ogni trattato. Tralle scene bene scritte
ato dal Cleante del Tartuffo) volendo distaccar Valerio dall’amicizia di Cleone entra a dipingere i malvagi culti che affe
ll’amicizia di Cleone entra a dipingere i malvagi culti che affettano di dare il tuono negli spettacoli, quei che prendono
a con una osservazione vera e gloriosa per l’umanità. Valerio temendo di comparir singolare per troppa bontà, asserisce ch
riosa al genere umano con una notabile risposta, la quale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non men
ale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomi
gegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini di mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono
sta: Tale è la calca, è ver, d’uomini falsi, Di spregevoli donne, di buffoni, Spiriti bassi, spiriti gelosi, Senza
ti gelosi, Senza onestà, senza principj, senza Costume meritevole di stima; Gente infingevol che a se stessa rende
sprezzandosi a vicenda. Ma questa detestabile genia Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di s
vicenda. Ma questa detestabile genia Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procur
a detestabile genia Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui bon
genia Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui bontà di cuore.
eno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui bontà di cuore. Per dissipar tal nebbia, e mostrar chiar
lto in un teatro. Quivi quando alcun tratto si dipigne Di candor, di bontà, dove trionfi, E del proprio splendor tut
ca e gentile, Di pura voluttà s’empie ogni cuore, Quivi s’intende di natura il grido. L’ultima scena dell’atto IV c
maestria. Lo scioglimento del Méchant avviene senza sforzo per mezzo di una lettera del medesimo Cleone. Dee però notarsi
poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno (Nota VI
gità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno di politezza e d’ingegno (Nota VIII). Si è detto che
egno (Nota VIII). Si è detto che il Méchant contiene eccellenti versi di satira più che di commedia; ma la satira è tanto
Si è detto che il Méchant contiene eccellenti versi di satira più che di commedia; ma la satira è tanto aliena dalla comme
mputa all’autore l’aver dato a’ personaggi il proprio spirito in vece di farli porlare giusta i costumi e le condizioni, n
screto dipintura più dilicata del Chiacchierone del Goldoni, ma priva di azione. Scrisse ne’ medesimi versi la Donna ragio
la Donna ragionevole uscita nel 1758, la quale può dirsi una galleria di bei ritratti; ma v’introdusse M. Duru che poco ve
olto tempo sconosciuto nella propria casa. Pubblicò nel 1762 in versi di dieci sillabe ottimi per la commedia il Dritto de
ttimi per la commedia il Dritto del Barone interessante pel carattere di Acanta ma tessuta di avventure romanzesche sforza
il Dritto del Barone interessante pel carattere di Acanta ma tessuta di avventure romanzesche sforzate. La Bacchettona, o
la Cassetta tratta da una favola inglese è parimente scritta in versi di dieci sillabe, e vi si vede ben dipinta una falsa
rtuosa contrapposta ad una sua cugina amante de’ piaceri ma ingenua e di buon cuore ed anche ad un uomo candido, il quale
ima e male della seconda, ed al fine a stento si disinganna per opera di una fanciulla che si occulta sotto spoglie virili
e si occulta sotto spoglie virili. Voltaire compose anche la Contessa di Gibrì, la Principessa di Navarra commedia ballett
e virili. Voltaire compose anche la Contessa di Gibrì, la Principessa di Navarra commedia balletto &c. Luigi di Boussy
a di Gibrì, la Principessa di Navarra commedia balletto &c. Luigi di Boussy nato nel 1694 e morto nel 1758 compose int
quelle del suo contemporaneo Des Touches, benchè l’autore abbondasse di talento. “Mancavagli (dice Palissot) la profonda
dialogo drammatico fondato nell’imitazione fedele del miglior genere di conversazione”. Delle commedie di Boussy sono rim
mitazione fedele del miglior genere di conversazione”. Delle commedie di Boussy sono rimaste al teatro soltanto le Apparen
rone. Pietro Marivaux nato in Parigi nel 1688 e morto nel 1765 autore di romanzi e di commedie pare che riuscisse meno de’
Marivaux nato in Parigi nel 1688 e morto nel 1765 autore di romanzi e di commedie pare che riuscisse meno de’ contemporane
poranei, benchè fuvvi in Alemagna chi tradusse le sue opere50. Dotato di spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello
na chi tradusse le sue opere50. Dotato di spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello stile, e gli noceva singolarmen
ergone a lui proprio. Antonio Bret nato nel 1717 scrittore della Vita di Ninon l’ Enclos si esercitò pure nel genere comic
ratto poi dall’esempio si rivolse l’autore al genere serioso, e tutto di lui si è dimenticato, fuorchè il Falso Generoso,
tto di lui si è dimenticato, fuorchè il Falso Generoso, in cui mostrò di saper maneggiare questo genere difettoso senza ca
enchè la versificazione richiedesse maggior diligenza. Claudio Errico di Voisenon scrittore ingegnoso che vedeva con pena
he vedeva con pena il teatro francese troppo allontanato dalle tracce di Moliere, compose il Ritorno dell’ombra di Moliere
po allontanato dalle tracce di Moliere, compose il Ritorno dell’ombra di Moliere buona commedia recitata con ottima riusci
monj uguali, e la Cochetta fissata lodate da’ nazionali. La dipintura di una cochetta esige sagacità per ricavare dal fond
tta, in cui si trova questo giudizioso avviso a chi crede aver motivo di lagnarsi della leggerezza donnesca, Le bruit e
l teatro inglese, e le pubblicò in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè d
in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente commediola
lumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente commediola di Desmahys nato n
756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente commediola di Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia
inente commediola di Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia di tre atti in versi di M. Barthe dell’accademia di
Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia di tre atti in versi di M. Barthe dell’accademia di Marsiglia si rapprese
adre gelosa commedia di tre atti in versi di M. Barthe dell’accademia di Marsiglia si rappresentò nel 1771 e s’ impresse n
vedono con gelosia il merito nascente delle figliuole, e si studiano di tenerle lontane dalla conversazione temendo che n
emendo che ne rimanga la propria gloria ecclissata. L’Inglese a Bordò di M. Favart si compose dopo la penultima guerra de’
rancesco Saint-Foix scrivendo in prosa alcune picciole farse graziose di un atto notabili per la gentilezza che vi regna.
el 1740, in cui intervengono tre personaggi, cioè una Fata, Alcindoro di lei figlio e Lucinda il cui carattere è un leggia
ndoro di lei figlio e Lucinda il cui carattere è un leggiadro tessuto di vezzi: le Grazie rappresentata nel 1744 ed impres
ed impressa l’anno che seguì, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte di amore immollato dalla pioggia, e da
’anno che seguì, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte di amore immollato dalla pioggia, e dalla XXX dell’i
dalla pioggia, e dalla XXX dell’istesso amore annodato con una catena di fiori dalle Muse secondo Anacreonte, o dalle Graz
lle passioni degli uomini. Si accenna in questa favoletta che il modo di rendere gli uomini meno colpevoli non è già la st
o passioni, fa nascere tutto il mondo civile, leggi, onori, divisioni di ordini, povertà, ricchezza: de l’indigence (vi si
seaux &c., le quali sagge idee ebbero luogo in una delle commedie di Aristofane, e furono poi nobilitate colla natural
gusto letterario gl’ inspirò il nominato poema satirico ad imitazione di quello di Pope; e l’ abborrimento conceputo contr
erario gl’ inspirò il nominato poema satirico ad imitazione di quello di Pope; e l’ abborrimento conceputo contro i compat
pe; e l’ abborrimento conceputo contro i compatriotti che davano nome di filosofia a’ loro capricciosi sistemi, gli dettò
giò su i moderni filosofi francesi, servendo al piano delle Letterate di Moliere. L’oggetto fu lodevole, ma non è questa c
ata vibrò contro gli stessi le più acerbe punture comiche. Il Valerio di quest’altra è una imitazione del Cleanto del Tart
comica nulla ha guadagnato, benchè l’intenzione morale dell’autore fu di manifestar le conseguenze perniciose delle nuove
d’ultima moda, per li quali non v’ha nè legge nè virtù veruna. Serva di saggio l’ironico frammento che ne soggiungo trado
dubbia fede Con tal ragion si può vantar, che vinto Dal rispetto, di lor più non favello. I nostri dotti poi stupido
non favello. I nostri dotti poi stupido ammiro. La lor filosofia di quai non sparse Delizie e fiori il viver de’ mo
lor nelle festive cene Ragionar sanno ancor gli appaltatori: Son di decenza esempio i nostri abati: Di studio e di
i appaltatori: Son di decenza esempio i nostri abati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si può far di più, con
i nostri abati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si può far di più, con voi convengo. Meraviglioso in tutto è
sei coltivò anche la poesia drammatica per avventura poco propria de’ di lui talenti. Cominciò nel 1760 con Zulica e Teage
al genere comico troviamo che nel 1773 imitò il Desden con el Desdèn di Moreto nella sua commedia Fingere per amore titol
ere. Chabanon tralle sue poesie ha pubblicate due commedie lo Spirito di partito ovvero i Contrasti alla moda, ed il Falso
l’attual decadenza. Rosalina e Floricour, ovvero i Capricci, commedia di tre atti in versi rappresentata in Parigi nel 178
re atti in versi rappresentata in Parigi nel 1787, manifesta una mano di un giovane che potrebbe andar oltre. La contessa
anifesta una mano di un giovane che potrebbe andar oltre. La contessa di Genlis ha composti due Teatri, l’uno per l’educaz
composti due Teatri, l’uno per l’educazione della gioventù, e l’altro di società, ne’ quali si pregiano la Buona Madre, la
ose Nemiche, il Magistrato. M. Pieyre colla Scuola de’ Padri in versi di cinque atti recitata in Parigi nel 1787 può anima
rme della buona commedia e a ricondurre in Francia il socco festevole di Moliere. Si sono anche ultimamente rappresentate
i sono anche ultimamente rappresentate l’Ottimista o l’ Uomo contento di tutto del giovane Collin d’ Harleville; il Matrim
ento di tutto del giovane Collin d’ Harleville; il Matrimonio segreto di tre atti tollerata in grazia de’ buoni attori; la
buoni attori; la Fisica in un atto imitazione debole delle Letterate di Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlar
e Letterate di Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni vo
Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni volanti; le Riput
in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni c
a d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni commedia in versi
di elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni commedia in versi di cinque atti non migliore imitazione delle Lettera
one delle Letterate rappresentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa di mad. di Gouge impressa nel mede
e rappresentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa di mad. di Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazz
sentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa di mad. di Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazzettieri
Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazzettieri enunciata col titolo di episodica, in cui intervengono le persone più dis
di episodica, in cui intervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV; la Morte di Moliere in versi e in tre
ntervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV; la Morte di Moliere in versi e in tre atti che serve solo a r
ersi e in tre atti che serve solo a rinnovare il dolore della perdita di quell’ingegno raro; la Giovane Sposa in versi ed
quell’ingegno raro; la Giovane Sposa in versi ed in tre atti del sig. di Cubieres lodata dal giornalista di Buglione per l
a in versi ed in tre atti del sig. di Cubieres lodata dal giornalista di Buglione per la morale e pe’ caratteri. III.
antica compagnia non fuvvi in Francia commedia Italiana per lo spazio di 19 anni, cioè sino al 1716, quando il duca di Orl
Italiana per lo spazio di 19 anni, cioè sino al 1716, quando il duca di Orleans regente v’invitò la compagnia di Lelio e
sino al 1716, quando il duca di Orleans regente v’invitò la compagnia di Lelio e Flaminia nomi teatrali presi dal Romano L
gata Calderini (Nota IX). Questi nuovi attori detti prima commedianti di S. A. e poi del re nel 1723 ottennero una pension
ima commedianti di S. A. e poi del re nel 1723 ottennero una pensione di 15000 lire. Rappresentarono ne’ primi anni compon
mporre per essi qualche favola nella propria favella in cui cercarono di unire la ragione e la novità alle grazie dell’arl
ne e la novità alle grazie dell’arlecchino; e quindi nacque un genere di commedia che partecipava della francese e dell’ i
embre del 1777 passando per Mompellier. Tra gli altri valorosi attori di tal compagnia si ammirava il famoso Carlino nella
cante, benchè condotta con qualche interesse e semplicità. La maniera di rappresentare di quest’Italiani diè motivo agli s
dotta con qualche interesse e semplicità. La maniera di rappresentare di quest’Italiani diè motivo agli scrittori francesi
di rappresentare di quest’Italiani diè motivo agli scrittori francesi di rimproverare a’ commedianti nazionali l’affettazi
chezza de’ Francesi . . . Nel loro gestire apparisce certo non so che di originale e di facile che mi diletta, e dilettere
cesi . . . Nel loro gestire apparisce certo non so che di originale e di facile che mi diletta, e diletterebbe ognuno se n
ciò si scorge che la bella natural declamazione del celebre discepolo di Moliere Michele Baron nato nel 1653 e morto nel 1
amento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto di pena colle contorsioni, con cui potrebbe un ammal
dolor colico. Non so se il sig. Eximeno sia stato testimonio oculare di ciò che asserisce; ma ben lo fu il nostro Pier Ja
e’ grandi affari, ma ne’ bei passi e nell’enfasi de’ gran sentimenti; di modo che par che non solo essi vogliano rilevare
a che si avvicini l’attore; l’arte che non sappia combinare il comodo di chi ascolta colla verità dell’espressione, è la m
un angolo del teatro. E’ un infelice attore colui che ignora l’ arte di accomodarsi alla convenienza richiesta nel favell
torio. Riprende in seguito il Martelli nel Bouhour il vizio frequente di voltar le spalle al compagno e nel Quinault di lu
our il vizio frequente di voltar le spalle al compagno e nel Quinault di lui imitatore censura il soverchio vibrar delle b
ride poscia del tormento che danno al povero cappello, e del vestito di ballerino che sogliono dare agli eroi antichi. Ec
nate da giojelli, ricamate d’oro, ridevole, nè Francese, nè Greco, nè di nazione che si sappia finora scoperta nell’univer
gambe eccolo divenir Greco in un tratto, ecco applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni, di modo che parm
tto, ecco applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni, di modo che parmi appunto quella figura d’Orazio Hum
e delle improprietà ed affettazioni degli attori nazionali i Francesi di questo tempo. “L’arte della declamazione (dice un
nali i Francesi di questo tempo. “L’arte della declamazione (dice uno di essi ironicamente) si è fra noi inalzata a un pun
nelle sue osservazioni critiche sul poema della Declamazione teatrale di M. Dorat scrive ancora: “Io avrei coperti di ridi
la Declamazione teatrale di M. Dorat scrive ancora: “Io avrei coperti di ridicolo i nostri attori ossessi, i quali carican
convulsioni, e fanno patir chi gli ascolta per gli strani loro sforzi di voce e pel dilaceramento del loro petto”. Con tut
Dumenil che tutte superava le compagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope, e la maravigliosa Clairon la q
tutte superava le compagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e di Merope, e la maravigliosa Clairon la quale trionf
duetti. Azemia è una commedia romanzesca in tre atti con ariette, ma di caratteri naturali che riscosse molto applauso ne
naturali che riscosse molto applauso nel 1787. Confessano i Francesi di dovere le prime idee delle vere bellezze musicali
753. I Francesi che somministrarono opere musicali a’ comici Italiani di Parigi, sono stati Favart, Saint-Foix, Boussy, Ma
rt, Saint-Foix, Boussy, Marivaux, Marmontel, Sedaine e Framary autore di Nannete & Lucas, e dell’Isola deserta traduzi
ramary autore di Nannete & Lucas, e dell’Isola deserta traduzione di quella di Metastasio nel 1775 animata dalla music
ore di Nannete & Lucas, e dell’Isola deserta traduzione di quella di Metastasio nel 1775 animata dalla musica del cele
ata una commedia istorica in tre atti con musica intitolata il Barone di Trenck. 49. Si è già narrato che questo comico
. 49. Si è già narrato che questo comico carattere era stato prima di lui felicemente esposto sulle scene Italiane nel
di lui felicemente esposto sulle scene Italiane nel Geloso non geloso di Anton Brignole Sale. 50. La traduzione di un’ op
iane nel Geloso non geloso di Anton Brignole Sale. 50. La traduzione di un’ opera infelice fuori del paese nativo altro n
ra infelice fuori del paese nativo altro non pruova se non l’analogia di meschinità trall’autore e ’l traduttore. 51. Ne
27 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108
ale sin dallo scorso secolo. Sotto Filippo IV l’ infante Don Fernando di lui fratello fondò due leghe distante da Madrid v
tante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querceto una casa di campagna che denominò Zarzuela 29. Egli solea in
e la real famiglia con magnifiche feste singolarmente teatrali ricche di macchine e decorazioni, nelle quali accoppiavasi
di macchine e decorazioni, nelle quali accoppiavasi alla recita nuda di tutta la favola il canto di certe canzonette frap
nelle quali accoppiavasi alla recita nuda di tutta la favola il canto di certe canzonette frapposte che diremmo arie. Tali
rie. Tali rappresentazioni dal luogo ove eseguironsi trassero il nome di Zarzuelas, ed ora così seguitano a chiamarsi in I
ell’opera vera. Non ne hanno però un gran numero. Di quelle del tempo di Filippo IV più non si favella nè anche. Le ultime
qualche Folla. Oltre a queste si sono tradotte e accomodate a foggia di sarsuole alcune opere buffe italiane, cioè rappre
i, i finali. Tali sono la Buona Figliuola, le Pescatrici, il Filosofo di campagna, il Tamburro notturno. Si tentò nel 1768
iginale, rassettandola parimente alla maniera delle sarsuole. Il peso di comporne la poesia si addossò al sig. La Cruz, il
a in due atti posta in musica da D. Antonio Rodriguez de Hita maestro di musica spagnuolo: ma fu così mal ricevuta e deris
evuta e derisa, spezialmente in alcune Lettere molto graziose e piene di sale scritte da Don Miguèl Higueras sotto il nome
graziose e piene di sale scritte da Don Miguèl Higueras sotto il nome di un Barbero de Foncarràl, che questa fu la prima e
ne curino, diamone qualche contezza. Essa contiene l’intera sostanza di 19 libri dell’Iliade in compendio, perchè incomin
di 19 libri dell’Iliade in compendio, perchè incomincia dal contrasto di Achille ed Agamennone per far rimandare Crisia al
far rimandare Crisia al padre, nè finisce se non dopo l’ammazzamento di Patroclo, per cui Achille torna a combattere cont
dodici scene. Ebbe dunque tutta la ragione del mondo il sig. La Cruz di declamar tanti anni contro i compatriotti che inc
ssimi scorci le altrui invenzioni soggettandole al coltello anatomico di Procruste. Ma ciò sarebbe il minor male, se col m
oi sono seguiti da due arie: nell’atto II si recitano 150 versi prima di sentire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere c
prima di sentire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi di musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitat
precedono un’ altra aria. Con tale economia sono distribuiti 14 pezzi di musica per lo più parlanti e senza affetti. Cinqu
. Cinque scene compongono l’atto I, in cui deliberata la restituzione di Crisia, Agamennone fa togliere Briseida ad Achill
ella poesia greca e latina al solo Giove) lodando Achille dice che il di lui nome solo è definizione degna di lui: di Agam
ove) lodando Achille dice che il di lui nome solo è definizione degna di lui: di Agamennone si dice che gli eroi della Gre
ando Achille dice che il di lui nome solo è definizione degna di lui: di Agamennone si dice che gli eroi della Grecia si g
hè separar le braccia da i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione di giustizia: di un reo che involge gl’ innocenti ne
braccia da i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione di giustizia: di un reo che involge gl’ innocenti nella sua ruina,
etizza che il sole irritato convertirà en temor nuestras alegrias; ma di grazia quali allegrie, se Achille ha descritto la
a mortalità del campo desolato dalla peste? Si aggiugne un’ altr’aria di paragone di un fresco rio che coll’ umor frio fec
del campo desolato dalla peste? Si aggiugne un’ altr’aria di paragone di un fresco rio che coll’ umor frio feconda le pian
rò come si dia un pantano vil altivo. Dopo alcuni soporiferi discorsi di Briseida e Crisia Achille annunzia a questa la su
annunzia a questa la sua libertà, ed ella grata gli augura una corona di lauro che Apollo idolatra; ma immediatamente poi
llo idolatra; ma immediatamente poi nell’aria gliene augura un’ altra di mirto, nè le basta se non vede su i di lui capell
l’aria gliene augura un’ altra di mirto, nè le basta se non vede su i di lui capelli fiorire i rami di tal mirto; e nella
di mirto, nè le basta se non vede su i di lui capelli fiorire i rami di tal mirto; e nella seconda parte (che conviene al
ria pura? Che Achille non solo voglia chiamarsi figlio ma primogenito di Teti, è buona scoperta genealogica per gli antiqu
operta genealogica per gli antiquarj. Lasciamo la sintassi irregolare di quel no se acuerda de quien soy y quanto &c.;
lle quel gettar motti maligni contro una verità notoria dell’elezione di Agamennone, con dirsi che forse sia stato eletto
i che forse sia stato eletto per capo da pocos hombres. Graziosa è la di lui determinazione di non voler suscitare una gue
eletto per capo da pocos hombres. Graziosa è la di lui determinazione di non voler suscitare una guerra civile contraddett
se stesso al mar tempestoso e medita vendette, e nella seconda parte di essa, che non ha che fare col primo pensiere, si
a enunciati, ma non è passato oltre per compassione, e canta un’ aria di un tronco che cede alla forza ma mostra colla res
pre insipidamente lirica e metafisica. Termina l’atto con un terzetto di Achille, Briseida ed Agamennone (rèstando per mut
la injuria, vengadme del traidor. In prima in quest’azione niuno di essi può dirsi un traditore, e l’istesso Agamenno
e offende Achille col togliergli l’ amata, può per soprappiù lagnarsi di essere ingiuriato e tradito da Achille? Stancherò
i leggitori con una circostanziata analisi dell’atto II? Contentiamci di accennare che pari meschinità di concetti, trivia
a analisi dell’atto II? Contentiamci di accennare che pari meschinità di concetti, trivialità d’espressioni, abuso ed impr
eschinità di concetti, trivialità d’espressioni, abuso ed improprietà di termini si trova nel rimanente30. Aggiungiamo sol
de su Ifigenia, ignorando che la sacrificata Ifigenia per miracolo di Diana ignoto a’ Greci dimorava nel tempio della T
olle quali parole par che attribuisca al ferro le proprietà del fuoco di annichilare, bruciare, consumare: che Achille vuo
moni (los pajaros parleros sean mudos testigos): che il medesimo dice di avere appreso da Ulisse à despreciar la voz de
tico, perchè Ulisse non si preservò dalle sirene se non dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja: che anche prof
reservò dalle sirene se non dopo la morte di Achille e la distruzione di Troja: che anche profeticamente l’istesso Achille
a: che anche profeticamente l’istesso Achille indovina che l’uccisore di Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma niun
ha detto: che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo di Patroclo pasto fatal de las voraces fieras,
sto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto di Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; n
i Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire d
purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo: in fine che l’
ui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al di lui arrivo: in fine che l’autore dovrebbe informa
lui arrivo: in fine che l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso cioè Frigia di nazione mostri tanto odio
l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso cioè Frigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contr
rigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno di desiderarne l’ annientamento anche a costo di dov
roprie contrade a segno di desiderarne l’ annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille? È mentecatta
esiderarne l’ annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva di Achille? È mentecatta quest’insipida figlia del F
lia del Frigio Briseo, ovvero il sig. La Cruz? E questa è la Briseida di Don Ramòn La Cruz Cano y Olmedilla &c. &c
critici nazionali decideranno qual sia il più scempiato componimento di questo secolo tra questa Briseida ed il Paolino d
piato componimento di questo secolo tra questa Briseida ed il Paolino di Añorbe y Corregel. Essi investigheranno ancora ch
con dedicatoria y prologo 31. Il teatro spagnuolo ha un’ altra specie di rappresentazione musicale, cioè la tonadilla e la
li ultimi anni si vede passata dalle grazie naturali delle venditrici di aranci, di frutta e di erbaggi, all’elevatezza de
nni si vede passata dalle grazie naturali delle venditrici di aranci, di frutta e di erbaggi, all’elevatezza della musica
passata dalle grazie naturali delle venditrici di aranci, di frutta e di erbaggi, all’elevatezza della musica più seria, a
ezza della musica più seria, ai gorgheggi, alle più difficili volate; di maniera che con mala elezione ha cangiato il prop
rj, la scempiaggine delle ultime tonadas è giunta all’estremo. In una di esse si sono personificate e introdotte a parlare
na di esse si sono personificate e introdotte a parlare le due statue di Apollo e Cibele ed il Passeggio del Prado: in un’
empi interrottamente nella penisola. Nel real palazzo del Buen Retiro di Madrid sotto il re Ferdinando VI si cantarono le
di Madrid sotto il re Ferdinando VI si cantarono le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli, da
 VI si cantarono le più famose opere di Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli, da più accreditati attori musici e d
ri senza pagarne l’entrata, terminò colla vita della Regina Barbara e di Ferdinando VI. Nel teatro detto de los Caños del
ndo io giunsi in Madrid. Qualche concerto ed opera buffa vi si eseguì di passaggio l’anno stesso in cui si sospesero le ra
sentazioni francesi tradotte in castigliano eseguite da una compagnia di commedianti Andaluzzi. Ma l’ uno e l’altro spetta
e regina fedelissima Maria Francesca l’opera italiana fece le delizie di quella corte. III. Teatri materiali. Itea
ce le delizie di quella corte. III. Teatri materiali. Iteatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine
quella corte. III. Teatri materiali. Iteatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano p
goza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari e più grandi di quelli che oggi esistono in Madrid, ma sventurata
ambi soggiacquero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli di Lisbona e di Codice. Madrid ha quattro teatri, ci
uero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli di Lisbona e di Codice. Madrid ha quattro teatri, cioè quello del
arvi maneggiare le mutazioni delle scene non sopra del palco ma sotto di esso nel comodo e spazioso piano che vi soggiace;
i comodi e nobili, e quello del re sommamente magnifico fu arricchito di belle pitture del fu Amiconi pittore Veneziano as
i, a’ grandi e a’ dipendenti della corte. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Eur
i e a’ dipendenti della corte. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa h
ella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggio singolare di poter far uso del g
na delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggio singolare di poter far uso del gran giardino del Ritiro che le
à a livello, e dà spazio conveniente alle lontananze e alle apparenze di accampamenti e simili decorazioni. Vi si osservan
ra perchè si tolse a chi entrava la prima vaga e dilettevole occhiata di tutta la gran sala illuminata e abbellita dalle m
luogo ne divenne assai freddo, umido e nocevole alle maschere vestite di leggiera seta. Oggi ha ripigliata l’antica divisi
chere vestite di leggiera seta. Oggi ha ripigliata l’antica divisione di scenario ed uditorio per le rappresentazioni musi
nostri teatri. Corràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce di fami
una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce di famiglie plebee, ed un tal luogo servì talora nel
osa che le famiglie che abitavano in simili case, avessero il diritto di affacciarsi alle loro finestre, logge, o balconi,
usi addetti unicamente agli spettacoli scenici, essi presero la forma di quelle case e di quelle corti nella costruzione s
mente agli spettacoli scenici, essi presero la forma di quelle case e di quelle corti nella costruzione sì de’ palchi supe
iori che della platea e dello scenario inferiore, e ritennero il nome di corrales. Madrid ne ha due che appartengono al co
uz. Ignoro il tempo in cui essi edificaronsi, nè l’autore del Viaggio di Spagna cel fa sapere. Si sa solo che quello de la
ifettoso dell’altro, fu il primo a costruirsi. Entrambi sono un misto di antico e di moderno per la scalinata anfiteatrale
l’altro, fu il primo a costruirsi. Entrambi sono un misto di antico e di moderno per la scalinata anfiteatrale e per li pa
per la scalinata anfiteatrale e per li palchetti che hanno. La figura di quello del Principe si scosta meno dall’ellittica
dall’ellittica: dell’ altro è mistilinea, congiungendovisi ad un arco di cerchio due linee che pajono rette perchè s’incur
co commodamente la rappresentazione. La scena dell’uno e dell’altro è di una grandezza proporzionata agli spettacoli. L’ap
ll’altro è di una grandezza proporzionata agli spettacoli. L’apparato di essa sino a venti anni fa consisteva in un prosce
r antico costume compariva in siffatta scena con cortinas un sonatore di chitarra per accompagnar le donne che cantavano,
lla chitarra sparita dalla scena è succeduta una competente orchestra di buoni professori posta, come negli altri teatri m
o ricchi spettatori occupano dopo l’ orchestra quattro file ciascuna di diciotto comodi sedili, e questo luogo chiamasi l
eggono in alcuni scaglioni posti in giro l’uno sopra l’altro a foggia di anfiteatro, che si chiamano la grada. Circonda la
di anfiteatro, che si chiamano la grada. Circonda la fascia superiore di questa scalinata un corridojo oscuro che anche si
uperiore di questa scalinata un corridojo oscuro che anche si riempie di spettatori, ed a livello del primo scaglione infe
i un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed in part
za sedere nel piano dopo la luneta chiamato patio (cortile). Le donne di ogni ceto separate dagli uomini coperte dalle lor
ngiunge i due archi della grada. L’uno e l’altro teatro ha tre ordini di palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per
golarmente gli ecclesiastici. Attaccati al proscenio havvi due spezie di palchi laterali a livello del corridore della bar
barandilla, chiamati faltriqueras, ovvero cubillos, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano di
ati faltriqueras, ovvero cubillos, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano di tal modo per non
s, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano di tal modo per non impedire la vista a i corridoj,
La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciare, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tant
e, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di ritirate di certa oscurità visibile, e un abuso d
cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di ritirate di certa oscurità visibile, e un abuso di mal intesa
o con tante spezie di ritirate di certa oscurità visibile, e un abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze di du
à visibile, e un abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze di due partiti teatrali denominati Chorizos y Polaco
i in certo modo ai Verdi e a’ Torchini dell’antico teatro e del circo di Costantinopoli. Les Chorizos erano i partigiani d
ano i partigiani del teatro della Croce, los Polacos del Principe; ma di tali nomi non potei rintracciare la vera origine,
eruditi amici che frequentavano i teatri. Alcuno mi disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada
disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada di personaggi Polacchi rappresentata con applauso ne
aggi Polacchi rappresentata con applauso nell’ultimo teatro; ma nulla di positivo avendone ricavato non mi curai d’insiste
La famosa Mariquita Ladvenant morta son circa ventiquattro anni degna di nominarsi tralle più sensibili e vivaci attrici a
oce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel cappello, mentre i partigiani
s Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel cappello, mentre i partigiani opposti n
lor di solfo nel cappello, mentre i partigiani opposti ne presero uno di color celeste. Qualche sconcerto nato tralle due
e due fazioni, e l’ animosità che ne risultava, determinò la prudenza di chi governava a troncare questa scenica rivalità,
pagnie un solo corpo, una sola cassa e un solo interesse. Rimane oggi di cotali partiti di Chorizos y Polacos appena una f
po, una sola cassa e un solo interesse. Rimane oggi di cotali partiti di Chorizos y Polacos appena una fredda serena parzi
parzialità, che ad altro non serve se non che a sostenere un momento di conversazione ne’ caffè senza veruna conseguenza3
enza34. 29. V. il tomo VI del Viage de España p. 172. 30. Servano di esempio le seguenti formole: suspender el animo c
i esempio le seguenti formole: suspender el animo con dones, per dire di vincerlo con regali; chiamar argonautas marinari
lar le grazie o simil cosa; la metafora insieme e l’ antitesi puerile di borrar triunsos y escribir tragedias attribuito a
ibir tragedias attribuito all’ira del guerriero Achille; l’ idiotismo di advitrio per arbitrio o alvedrio &c. 31. V.
intitolato La Derrota de los Pedantes uscito in Madrid nell’officina di Benito Cano nel 1789. Noi da lontano non osiamo a
go. 32. Delle canzoni natalizie chiamate villancicos quì non è luogo di parlare non essendo teatrali. 33. Il sig. Ab. La
ova, il quale non mai avea veduto Madrid, volle dubitare della verità di questa descrizione per suo natural costume di non
e dubitare della verità di questa descrizione per suo natural costume di non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispond
dubbio inurbano al testimonio d’ intorno a censessantamila abitatori di Madrid, e ad un milione di altri Spagnuoli vivent
nio d’ intorno a censessantamila abitatori di Madrid, e ad un milione di altri Spagnuoli viventi che avranno veduti i desc
modo della veracità altrui senza verun fondamento. Ma il leggitore su di ciò vegga l’art. XIV del mio Discorso Storicocrit
attezza e l’innocenza del mio racconto, basti accennare quanto contro di esso si è opposto da’ capricciosi apologisti e da
sig. Huerta, il quale contro questa mia breve narrazione su i teatri di Madrid ha diretta una tremenda batteria fluttuant
one su i teatri di Madrid ha diretta una tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed otto versi del suo gran Prologo,
saben io avea preparati sessantasei no saben verificati in ogni sorta di Huertisti, ma la di lui morte mi reca il vantaggi
ati sessantasei no saben verificati in ogni sorta di Huertisti, ma la di lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la s
i in ogni sorta di Huertisti, ma la di lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la spesa d’imprimerli. Vediamo dunque
n I: “che i partiti de’ Chorizos e Polacos sussistono nel primo stato di vigore”. In buon’ ora sia. Se ciò in castigliano
. In buon’ ora sia. Se ciò in castigliano e in italiano significa che di questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi,
nza? E’ colpa mia s’egli ignorava l’italiano? Saben II: “che il nome di Chorizos venne da i chorizos che mangiava certo b
nne da i chorizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello di Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non vuol
tro volendo far la riferita descrizione, richiesi intorno all’ inezia di tali nomi gli eruditi amici Moratin, Ayala, Higue
Ayala, Higueras, Robira, Morales &c., nè costoro più ne sapevano di quel che io dissi. Io non poteva informarmene dal
e il Signorelli? Saben IV: “che non vi sia stata mai altra insolenza di tali partiti se non quella di darsi los apasionad
he non vi sia stata mai altra insolenza di tali partiti se non quella di darsi los apasionados alternativamente alguna puñ
re Rodrigo che decise del dominio delle Spagne, ebbe tutta la ragione di sostenere di non esservi state insolenze, ma soli
e decise del dominio delle Spagne, ebbe tutta la ragione di sostenere di non esservi state insolenze, ma soli pugni scambi
ue parole? Vediamolo passando al. Saben V: “che la disposizione data di unire i prodotti de’ due teatri non venne nè da’
tri, nè da’ disordini derivati da due partiti”. E qual ragione adduce di ciò? questa: che il regolamento di fare una sola
ue partiti”. E qual ragione adduce di ciò? questa: che il regolamento di fare una sola cassa seguì due anni dopo. Egli ha
ti? Alla fine che cosa sono quattro pugni dall’una parte e dall’altra di tempo in tempo, ed un poco di vicendevole prepote
attro pugni dall’una parte e dall’altra di tempo in tempo, ed un poco di vicendevole prepotenza che alimentava la discordi
li sopprime la notizia che il Governo intento a dissipare ogni motivo di parzialità dispose che le due compagnie alternass
ormano un solo corpo, avendo un solo monte che alimenta gl’ individui di entrambe dopo aver servito dieci anni continui il
dividui di entrambe dopo aver servito dieci anni continui il pubblico di Madrid. Fu ciò ignoranza o malafede nel sig. Huer
è in Ispagna più antico della Guardia Chamberga che l’usava in tempo di Carlo II”. S’egli avesse parlato nel tempo che io
e dalla detta Guardia, ma non già il cappello slacciato, perchè prima di tal Guardia il cappello degli Spagnuoli non fu mi
fu miga à tres picos, come quello introdotto in Ispagna colla venuta di Filippo V &c. Ma ciò lasciando mi dicano gli
o mi dicano gli Huertisti (se pur ve n’ha qualche altro secreto oltre di Don Pedro suo fratello, e de’ Guarinos e de’ La C
o notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ teatri di Madrid. Ma per giustificare sempre più il mio rac
parziali, che tali furono le popolari insolenze, che prima il Governo di Madrid, indi il celebre conte di Aranda cercarono
lari insolenze, che prima il Governo di Madrid, indi il celebre conte di Aranda cercarono di rimediarvi. Indebolì il primo
prima il Governo di Madrid, indi il celebre conte di Aranda cercarono di rimediarvi. Indebolì il primo ogni rivalità e pre
ommedianti un corpo ed una cassa. Compiè l’opera il lodato Presidente di Castiglia con isbandire dai due teatri le cortine
isbandire dai due teatri le cortine, sostituendovi bellissime vedute di scene; con fornirli entrambi di una buona orchest
tine, sostituendovi bellissime vedute di scene; con fornirli entrambi di una buona orchestra, discacciandone la ridevole c
r la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori d’acqua, di aranci, di nocciuole, che più non si fumasse, non
e per la scalinata più non vagassero i venditori d’acqua, di aranci, di nocciuole, che più non si fumasse, non si fischia
ati Luis Velez de Guevara nell’atto I della Baltassarra, e molto dopo di detta Guardia sussistevano, e ne fui io stesso te
ecenza che si loda e si pratica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri di Madrid, siccome da me si è pure accennato. Huerta
ul sentimento che ne attaccò. Egli (non senza il solito ricco corredo di villanie) conchiuse che nella mia Storia io dovea
ità istoriche da lui accennate (cioè se il nastro della Ladvenant era di color di solfo o di oro, se i commedianti facesse
iche da lui accennate (cioè se il nastro della Ladvenant era di color di solfo o di oro, se i commedianti facessero un sol
accennate (cioè se il nastro della Ladvenant era di color di solfo o di oro, se i commedianti facessero un solo corpo com
i commedianti facessero un solo corpo come una sola cassa, se il nome di Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Fran
que tanto resplandece nella mia opera; perchè critica nel vocabolario di Huerta equivale a satira, a maldicenza, ed è pruo
’ papelillos che produceva, e servendogli d’eloquenza l’arroganza. Il di lui Prologo decantato (in cui declama in 106 pagi
del mondo, ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di f
ncipe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di capa y espada,
l secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di capa y espada, ed heroicas. E’ forse
II) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron, di capa y espada, ed heroicas. E’ forse questa una s
scelta ragionata delle migliori? Non è che una semplice reimpressione di circa 35 favole buone, mediocri e cattive, le qua
nuola, che al disinganno degli esteri mal istruiti? Manca ancora dopo di tal raccolta a sì culta nazione una scelta teatra
trale ragionata intrapresa da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, di lettura e di giudizio, i
onata intrapresa da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, di lettura e di giudizio, il quale sa
a da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, di lettura e di giudizio, il quale sappia sceglier b
rato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, di lettura e di giudizio, il quale sappia sceglier bene i drammi
i drammi ed indicarne meglio i difetti e le bellezze; e ciò all’ombra di quella parte critica detestata dall’Huerta come s
e io però pur vorrei che sempre nelle mie opere risplendesse, a costo di esser perpetuo segno di tutti i papelillos degli
sempre nelle mie opere risplendesse, a costo di esser perpetuo segno di tutti i papelillos degli Huertisti, di tutti gli
costo di esser perpetuo segno di tutti i papelillos degli Huertisti, di tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le bi
i i papelillos degli Huertisti, di tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le biblioteche de’ Guarinos, e di mille ope
gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le biblioteche de’ Guarinos, e di mille opere teatrali del LaCruz munite di prolagh
biblioteche de’ Guarinos, e di mille opere teatrali del LaCruz munite di prolaghi, dedicatorie e soscrizieni.
28 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Adi 21 8bre 1678 » pp. 220-224
co Antonio, napolitano. È ben poco ciò che lasciò scritto Fr. Bartoli di questo comico egregio per le parti d’ innamorato,
rtoli di questo comico egregio per le parti d’ innamorato, sotto nome di Florindo, e non meno egregio istoriografo della s
. L'opera : Teatro eroico e politico del governo de' Vicerè del Regno di Napoli dal Tempo del Re Ferdinando il Cattolico f
Cattolico fino al presente, pubblicata a Napoli il 1692, ebbe l’onore di due ristampe, ch'io sappia, l’una del Gravier nel
ta delle sempre gloriose Truppe Cesaree nel Regno, ed in questa Città di Napoli, pubblicata dall’ autore il 1708, in 12° ;
dall’ autore il 1708, in 12° ; e la Guida de' Forestieri per la Città di Napoli, stampata il 1725. Il 1675 aveva stampata
Napoli, stampata il 1725. Il 1675 aveva stampata a Napoli con la data di Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo da
Venezia, e più tardi a Bologna. Il Bartoli lo dice Comico al servizio di S. M. la Regina di Svezia, e chiude il suo breve
i a Bologna. Il Bartoli lo dice Comico al servizio di S. M. la Regina di Svezia, e chiude il suo breve cenno facendolo mor
suo breve cenno facendolo morire intorno all’anno 1730. Nell’Archivio di Modena giacciono, tra l’altre, inedite alcune let
ell’Archivio di Modena giacciono, tra l’altre, inedite alcune lettere di lui, o lui concernenti, dalle quali possiamo aver
possiamo avere qualche notizia sicura sull’arte sua e sulla sua vita di comico. Il 1675 arrivò a Mantova da Napoli, comic
a vita di comico. Il 1675 arrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da una lettera di Alfonso d’
ova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da una lettera di Alfonso d’Este, il quale chiamandolo principal pa
ndolo principal parte della Compagnia e che si è strecto con promesse di Regalarlo bene, propone a quel Duca non gli si di
promesse di Regalarlo bene, propone a quel Duca non gli si dien meno di 25 dopie, essendo questo un huomo che à testa. L'
a del 1675, in cui Parrino è detto Pannini per errore, è dato al nome di Areliari Teodora. Anche il 9 aprile del '76, il D
dato al nome di Areliari Teodora. Anche il 9 aprile del '76, il Duca di Mantova ringraziava quello di Modena dell’avergli
ora. Anche il 9 aprile del '76, il Duca di Mantova ringraziava quello di Modena dell’avergli ceduto Florindo pel futuro ca
Modena dell’avergli ceduto Florindo pel futuro carnevale ; e promette di proteggerlo in riguardo dell’efficaci raccomandat
oteggerlo in riguardo dell’efficaci raccomandationi che Sua Altezza à di lui prò gl’ingiungeva : e il 29 marzo '77 lo rima
'77 lo rimanda a Modena, con grandi elogi all’ artista per le recite di Venezia e per quelle di Mantova. Il 7 giugno '77
, con grandi elogi all’ artista per le recite di Venezia e per quelle di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesa
lle di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesamente al Duca di una aggressione a mano armata per opera di certo
crive distesamente al Duca di una aggressione a mano armata per opera di certo Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe ma
i una aggressione a mano armata per opera di certo Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe mandato da cotal feudatario di
Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe mandato da cotal feudatario di Monferrato, il quale a sua volta avrebbe agito d’
o di Monferrato, il quale a sua volta avrebbe agito d’ordine del Duca di Mantova in persona, indignato contro Florindo che
del Duca di Mantova in persona, indignato contro Florindo che ricusò di servilo, allegando in iscusa il suo prossimo rito
uo prossimo ritorno in patria, e passando invece al servizio del Duca di Modena. Del 15 agosto 1677 abbiamo una lettera de
del Dottore Gio. Antonio Lolli, nella quale si accenna ad un inganno di Florindo, che non lo mostrerebbe, a dir vero, uno
n inganno di Florindo, che non lo mostrerebbe, a dir vero, uno stinco di santo. Egli mandava a richiedere col mezzo d’un c
già pervenute a Verona, ove doveva recitare nella compagnia del Duca di Mantova, e dal Lolli ritirate. Il cavaliere, avut
e il Lolli della lettera per vedere, diceva, se il numero e la specie di esse corrispondevano alla descrizione fattane da
enne, e non volle a niun patto restituirla. Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca di Modena,
. Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una
di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una di Finocchio, data in error
dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una di Finocchio, data in errore, e che non gli era poss
a vivamente al Duca, perchè componga la faccenda. Ma pare che il Duca di Mantova l’avesse davvero a morte col pover' uomo,
dere in una prigione, riuscendo vane per liberarnelo le intercessioni di Altezze e Potentati. Privo della libertà, fatto i
libertà, fatto inabile al lavoro, privo fin anche delle robbe, frutto di tant’anni di fatiche, non ha più scampo ormai che
o inabile al lavoro, privo fin anche delle robbe, frutto di tant’anni di fatiche, non ha più scampo ormai che nella morte.
fiero destino mi riduce agl’estremi, mentre doppo una si lunga serie di disgrazie, e miserie, più fiero, et implacabile,
, più fiero, et implacabile, che mai si fa conoscere. Mercordì dunque di notte, accompagnato da 5 huomini armati, trè dell
die, e due della Casa del mio hospite, fui d’improuiso condotto fuori di Mantoua, doue fui costretto lasciare il resto del
ortiuamente uenne à ritrouarmi per darmi parte dell’ultimo esterminio di mia Casa ; e li detti huomeni mi conducono per ce
di mia Casa ; e li detti huomeni mi conducono per certo nel Castello di Casale ; se bene nel partire mio da Mantoua mi fe
ello di Casale ; se bene nel partire mio da Mantoua mi fecero credere di incaminarmi alla Patria con intiera libertà. Pur
l sia il mio stato infelice. Il Giouine, ch' assisteua al mio negozio di libri ; doppo hauere pagato di mano propria molti
Giouine, ch' assisteua al mio negozio di libri ; doppo hauere pagato di mano propria molti mesi del suo salario ; se n’ è
facile, ch' un giorno ne siano scacciate per la mia absenza. Appresso di me non ho nulla ; ne mai ho ueduto in tanti mesi,
ita, essendo per tanti guai, peggio, che morte ; e Dio sà quello sarà di mè, doppo, che mi haueranno posto nel sudetto Cas
me à piedi della Paternità Sua Molto Reverenda à supplicarla per amor di Dio à uoler fare quelle parti di pietà, che le pa
lto Reverenda à supplicarla per amor di Dio à uoler fare quelle parti di pietà, che le pareranno più proprie, appresso cot
ù proprie, appresso cotesto clementissimo Padrone, perche dall’abisso di tante miserie, e calamità mi aiuti à sottrarne. S
eccati chiedo pietà, e sollieuo, quale spero dalla generosa benignità di un tanto Principe, per mezzo dell’efficacissimi o
aternità Sua molto Reuerenda. Non fò poco à scriuere queste due righe di fretta qui in Cremona, in doue passo costandomi p
r le mie parti con il S.r Ecc.mo e con il S.r C. Ronchi ; e per mezzo di qualche Religioso, mi facci penetrare à Casale su
on fusse per la salute dell’anima ; à quest’ora mi sarei tratto fuori di tutti gl’affanni. Mi è fuggito il poco di tempo c
t’ora mi sarei tratto fuori di tutti gl’affanni. Mi è fuggito il poco di tempo che haueuo : me le raccomando per le uiscer
fuggito il poco di tempo che haueuo : me le raccomando per le uiscere di Maria Vergine, e le faccio profondissima riuerenz
an parecchi anni per saldar tutte le piaghe ; ma intanto, promettendo di essere l’ottobre a Modena, come da contratto, si
l’ottobre a Modena, come da contratto, si raccomanda alla munificenza di S. A. perchè voglia soccorrerlo nel prossimo viag
arzo 1681, a Francesco Magnacavallo suo Agente a Napoli e al fratello di lui Ortensio, dei quali Florindo ebbe sempre a lo
rindo ebbe sempre a lodarsi. L' '83 egli chiedeva al Duca una lettera di raccomandazione diretta al Vicerè di Napoli, che
gli chiedeva al Duca una lettera di raccomandazione diretta al Vicerè di Napoli, che subito ottenne. Il 28 di dicembre del
accomandazione diretta al Vicerè di Napoli, che subito ottenne. Il 28 di dicembre dell»86, augura da Napoli al Duca il buo
impressione da lui lasciata alla Corte e in tutta Napoli, e il primo di marzo il ben tornato a Modena, raccomandandoglisi
e a scrivere parecchie lettere. Altre molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazio
arecchie lettere. Altre molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio
e molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di
nti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbame
i congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artis
oni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artista di passaggio in Napoli, tal altra della pianta e rel
de artista di passaggio in Napoli, tal altra della pianta e relazione di feste, tal altra ancora del Teatro Eroico de' Vic
te, tal altra ancora del Teatro Eroico de' Vicerè. Di più, l’Archivio di Modena conserva un sonetto, che qui riferisco, e
a un sonetto, che qui riferisco, e che ci dà un saggio dello scrivere di questo artista letterato. La lode degnissima | O
sima | Ossequioso Tributo all’Eccelsa Grandezza | dell’Altezza Ser.ma di Francesco d’Este Duca | di Modona Reggio etc. | C
ll’Eccelsa Grandezza | dell’Altezza Ser.ma di Francesco d’Este Duca | di Modona Reggio etc. | Cesare Augusto del nostro se
agnanimi e diuini. Quindi al facondo dir Roma si tacque, E gli fregiò di uerde alloro i crini. Così fece ammirar nel Ciel
pire il Gang e' il Tago, E la Ruota spezzare à la Fortuna. Ma s’oggi di mirare il Mondo è uago L'Opre d’Augusto, e le Vir
mirar uenga l’Immago. Nuoua testimoniansa del profond. mo ossequio di Dom. co Ant. º Parrino.
29 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
tà del XVIII secolo. La nazione nè vide sulle scene nè più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinn
più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinna di Francesco Pizzarro Piccolomini. Rammenta bensì co
zarro Piccolomini. Rammenta bensì con giusto disdegno come un esempio di pazzia la goffa tragedia del Paolino alla moda fr
nel 1740 che Montiano stesso nomina coll’ultimo disprezzo. La gloria di aver prodotta la prima tragedia debbesi al nomina
ando. Egli nel 1750 con un discorso istorico sulle tragedie spagnuole di tre secoli pubblicò la sua Virginia, e tre anni d
ia per essersi fatte enunciare in un giornale. Il sig. Andres afferma di esservi di questa Virginia una traduzione frances
rsi fatte enunciare in un giornale. Il sig. Andres afferma di esservi di questa Virginia una traduzione francese, di cui a
Andres afferma di esservi di questa Virginia una traduzione francese, di cui a me nè in Italia nè in Parigi è riuscito di
traduzione francese, di cui a me nè in Italia nè in Parigi è riuscito di trovar vestigio; e forse avrà egli chiamata tradu
ione la notizia datane in quel giornale. Regolarità, decenza, purezza di locuzione e scelta giudiziosa del verso endecasil
ziosa del verso endecasillabo sciolto all’italiana, formano il merito di tali favole. Mancano però d’anima, di grandezza,
all’italiana, formano il merito di tali favole. Mancano però d’anima, di grandezza, di moto. Nella Virginia si esprimono c
formano il merito di tali favole. Mancano però d’anima, di grandezza, di moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i
dezza, di moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i caratteri di lei e del padre; ma nè proprietà nè verità appari
con umili espressioni proprie delle moderne cerimonie che nulla hanno di Romano del tempo di Appio Claudio. Icilio repubbl
i proprie delle moderne cerimonie che nulla hanno di Romano del tempo di Appio Claudio. Icilio repubblicano, popolare, riv
a volta della tribunizia potestà, prende il linguaggio insignificante di un verboso e basso cliente : Y a que la suerte
È poi da notarsi che ne’ primi tre atti Appio non dà indizio veruno di meditata violenza contro Virginia. Appena come in
ore d’Icilio e tante declamazioni degli altri? L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, cominci
i degli altri? L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi a
cii. La favola sino all’atto V si aggira sulla delicatezza dell’amore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e
ra sulla delicatezza dell’amore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egl
ore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egli si querela più perchè offe
. Queste diffidenze artificiosamente seminate da Sigerico, ad impulso di una donna ambiziosa, ritardano la pace ed insieme
el V tutta svapori la ferocità e la tracotanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa favola di quella sa
otanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa favola di quella saggia graduazione che progressivamente cr
se non dopo due lunghe scene, essendo partito Sigerico. Ella in vece di lui trova in iscena Ataulfo, e vedendolo per le s
emerario vassallo alterchi con lui insolentemente, contentandosi solo di ripetergli più volte, detente, calla calla , e p
Morto Ataulfo si spendono tre altre non brevi scene nello svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insol
re altre non brevi scene nello svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di
o svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di lei volontaria morte, cose ch
idia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di lei volontaria morte, cose che doveano soltanto a
rre l’attenzione ad altri oggetti che al gran misfatto dell’uccisione di Ataulfo. Lascio poi che l’istruzione morale che d
lla forza tragica che la rendano amabile. Tenne dietro al Montiano il di lui amico Nicolàs Fernandez de Moratin, e dopo di
ma tragedia la Lucrezia. La versificazione che vi adoprò è una specie di selva (come chiamasi in Ispagna) entrandovi asson
he si rappresentò. Lotta in essa l’autore coll’invincibile difficoltà di ben riuscire in siffatto argomento; vi frammischi
bbastanza per giugnere alla sublimità tragicaa. Scioccamente l’autore di un foglio periodico spagnuolo intitolato Aduana c
itolato Aduana critica, ignorando che l’indole della poesia tragica è di abbellire utilmente e non già di ripetere scrupol
che l’indole della poesia tragica è di abbellire utilmente e non già di ripetere scrupolosamente la storia, pretendeva ch
a smania de’ follicularii famelici, voler, tutto ignorando, dar legge di tutto. Sette anni dopo, cioè nel 1770 l’istesso M
rmesinda altra sua tragedia colla medesima versificazione, e la prima di quel secolo XVIII comparsa sul teatro di Madrid.
a versificazione, e la prima di quel secolo XVIII comparsa sul teatro di Madrid. Vi si vede lo stile migliorato, e con più
igorosa decenza negli argomenti teatrali. Un racconto della battaglia di Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congi
i Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congiunta all’avventura di Ormesinda) contiene diversi squarci d’imitazioni
l’inetti efimeri libelli e de’ motteggi del volgare scarabbocchiatore di sainetti insipidi e maligni, Ramon La Cruz chiama
iede alla luce la terza sua tragedia Guzman el bueno dedicata al duca di Medina Sidonia don Pedro de Guzman el bueno disce
edro de Guzman el bueno discendente da quell’eroe. L’effetto primario di questa favola è l’ammirazione che risulta dall’er
to primario di questa favola è l’ammirazione che risulta dall’eroismo di Gusmano, il quale preferisce la propria fede alla
all’eroismo di Gusmano, il quale preferisce la propria fede alla vita di suo figlio. Assediava il Moro con pochissima sper
de alla vita di suo figlio. Assediava il Moro con pochissima speranza di riuscire la piazza di Tariffa fortemente difesa d
glio. Assediava il Moro con pochissima speranza di riuscire la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il d
riuscire la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il di lui figliuolo in una uscita rimane prigioniero. I
uolo in una uscita rimane prigioniero. Il Moro propone al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa,
l Moro propone al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa, o di vedergli mozzare il capo. Il padre
al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa, o di vedergli mozzare il capo. Il padre trafitto dal d
convenne ripetere qualche situazione o pensiero. La stessa necessità di darle una giusta grandezza l’obbligò ad un manegg
re alla verità, all’illusione, al fine tragico. Ma l’eroico carattere di Gusmano è dipinto e sostenuto felicemente. Che r
Gusmano esamina il valore del figliuolo che ha conseguito un momento di libertà sotto la parola d’onore di tornare al cam
iuolo che ha conseguito un momento di libertà sotto la parola d’onore di tornare al campo nemico. L’autore si prefisse l’i
d’onore di tornare al campo nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito a. Temi la morte
nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito a. Temi la morte? dice Gusmano al figlio; C
el riguroso, nada sabrà el Alcayde de Tarifa. In fatti la mancanza di coraggio non potrebbe confessarsi che ad un padre
te questa tinta con artificiosa variazione, e vuole che a lui fidi il di lui amore considerandolo solo come amico e milita
ioniero incatenato sugli occhi del padre, e sopraggiugne la madre. Le di lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza
hi del padre, e sopraggiugne la madre. Le di lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza del Moro, la nobile rassegna
a situazione tragica assai teatrale, che si risolve colla magnanimità di Gusmano che getta la propria spada al nemico. Int
Madrid. La seconda tragedia che quivi comparve fu don Sancho Garcia di Giuseppe Cadahalso y Valle d’illustre famiglia, l
rie nazionali è proprio per eccitare il tragico terrore. Una Contessa di Castiglia cieca d’amore per un principe Moro appr
ta il veleno al proprio figlio per rendere l’ambizioso amante signore di se stessa e del suo stato. Qualche verseggiatore
trattandolo con arte e decoro ed in buono stile; ma la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia
ato che la richiesta del Moro fosse preparata con più arte. Per prova di amore egli esige da una madre la morte dell’unico
arte. Per prova di amore egli esige da una madre la morte dell’unico di lei figlio; ed in che fonda la speranza di conseg
madre la morte dell’unico di lei figlio; ed in che fonda la speranza di conseguirlo? nella sfrenata passione che ha per l
n dovea il poeta riflettere che, perchè il Moro potesse fondare sulla di lei passione, avrebbe dovuto con più artifizio ve
ndone tutta l’ambizione, potevano atterrirla, e rendere meno cieca la di lei passione? L’arte del poeta dovea sugerire al
arte del poeta dovea sugerire al Moro un colore da occultar meglio la di lui avidità di regnare in Castiglia per non indeb
dovea sugerire al Moro un colore da occultar meglio la di lui avidità di regnare in Castiglia per non indebolire l’unica m
vidità di regnare in Castiglia per non indebolire l’unica molla della di lui speranza. Si osserva per altro in questa trag
la della di lui speranza. Si osserva per altro in questa tragedia più di una scena di gran forza, e specialmente la quarta
ui speranza. Si osserva per altro in questa tragedia più di una scena di gran forza, e specialmente la quarta dell’atto II
mente la quarta dell’atto II, in cui vedesi ben colorito il contrasto di una passione sfrenata colla tenerezza di madre. L
si ben colorito il contrasto di una passione sfrenata colla tenerezza di madre. L’atto termina con quest’ottima riflession
’ piccioli rimatori. Maria Ignacia Ordoñes, già prima dama ne’ teatri di Madrid rappresentò non senza energia tanto la par
ama ne’ teatri di Madrid rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda nella tragedia del Moratin, quanto quel
tanto la parte di Ormesinda nella tragedia del Moratin, quanto quella di Elvira nel Sancho Garcia, e morì pochi mesi dopo.
Elvira nel Sancho Garcia, e morì pochi mesi dopo. Il Cadahalso autore di varie poesie, e del piacevole libretto los Erudit
i varie poesie, e del piacevole libretto los Eruditos à la violeta, e di un altra tragedia inedita la Numancia, graduato c
rminò gloriosamente i suoi giorni l’anno 1782 nella trincea del campo di San-Roque sotto Gibilterra. L’esposta mia critica
la mia Storia, e queste mie osservazioni lettegli prima d’imprimersi di un suo sonettoa. Approvò il mio giudizio pariment
siasi, il quale dopo la mia partenza da Madrid compose una Biblioteca di autori Spagnuoli del tempo di Carlo III. Egli ebb
rtenza da Madrid compose una Biblioteca di autori Spagnuoli del tempo di Carlo III. Egli ebbe la compiacenza di convenir m
di autori Spagnuoli del tempo di Carlo III. Egli ebbe la compiacenza di convenir meco in quanto al dover essere mas vesti
e y Voltaire. Ma senza pregiudicare alla sua erudizione, mi permetta di dirgli che egli ha indebolito codesto suo argomen
in versi se non rimati. Si contenti in oltre che gli faccia sovvenire di poche altre cose se non le ignora; e primierament
elezione, perchè mancano del verso bianco che noi chiamiamo sciolto; di più che la poesia castigliana al pari dell’italia
pari dell’italiana, e dell’inglese ha il suo bel verso suelto, oltre di un endecasillabo coll’assonante ottimo per la sce
iori tra’ metri castigliani, e non si sarebbe appoggiato sull’esempio di chi non ha che un solo vestito, per togliere l’ar
vestito, per togliere l’arbitrio della buona scelta a chi ne possiede di molti e cari. Ma perchè (potrà egli dire) dee pre
dia rappresentata l’anno stesso, in cui pretese rettificare la favola di Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona in
ramento del teatro nazionale merita ogni lode. Ma il mezzo che scelse di ripetere le antiche favole del teatro patrio col
se di ripetere le antiche favole del teatro patrio col solo vantaggio di renderle più regolari, secondò male il di lui dis
o patrio col solo vantaggio di renderle più regolari, secondò male il di lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elez
ondò male il di lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elezione di un argomento della rancida mitologia pagana a’ no
atro le deflorazioni, e simili violenze, senza parlare della mancanza di novità e d’invenzione nelle situazioni, e di spir
a parlare della mancanza di novità e d’invenzione nelle situazioni, e di spirito tragico, e di sublimità di stile. Ignazio
za di novità e d’invenzione nelle situazioni, e di spirito tragico, e di sublimità di stile. Ignazioa Ayala andaluzzo regi
e d’invenzione nelle situazioni, e di spirito tragico, e di sublimità di stile. Ignazioa Ayala andaluzzo regio professore
o, e di sublimità di stile. Ignazioa Ayala andaluzzo regio professore di poetica in Madrid morto nella sua patria nel 1789
l 1789, volle pure contribuire agli avanzamenti del teatro nazionale, di cui da più anni era censore. Egli pubblicò nel 17
cinque atti verseggiata con endecasillabi con l’assonante. La storia di sì famosa città è senza dubbio compassionevole, e
eggiata dall’Ayala, divide per tal modo l’interesse colla distruzione di un popolo intero per mezzo della fame e del ferro
olo intero per mezzo della fame e del ferro e del fuoco, che, in vece di commuovere, esaurisce il fondo della compassione
L’autore dotto nelle greche e latine lettere v’incastrò varii squarci di poeti antichi. Vi si nota un dialogo elegiaco uni
alla mia partenza da Madrid. Il dottor Guarinos punto non risentissi di ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegi
Guarinos il poema epico ha sempre un esito felice , e la distruzione di Numanzia funestissima, all’epopea non conviene. D
è tale distruzione non potrebbe avere un esito felice? Un encomiatore di Scipione non se ne varrebbe degnamente a gloria d
n esito felice? Se ciò è vero, errò Omero che nell’Iliade si prefisse di cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν) d
Iliade si prefisse di cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν) di Achille che tanti dolori cagionò agli Achivi ? Er
Paradiso perduto facendo un poema eroico del funestissimo precipizio di tanti angelici cori? Se codesto Sampere o Guarino
ere o Guarinos non ha prestato (come mi fu dato a credere) alla guisa di un automato la bocca al fiato altrui nel compilar
nel compilar la sua gazzetta bibliografica, io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima di altro
ta bibliografica, io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima di altro scrivere. Ma venghiamo a p
io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima di altro scrivere. Ma venghiamo a più stretta pugna.
atore de los menesterosos) una distruzione collettiva, vaga, generica di un popolo intero istupidisce i sensi, distrae a m
cipale per serbar l’unità dell’azione e del protagonista. Un poco più di filosofia gl’insegnerebbe l’arte usata da’ tragic
graduata delle stragi rimane, diciam così, ottuso, rintuzzato, privo di sensibilità; là dove la tragedia esige energia ed
la situazione de’ Numantini. Ma egli stesso no se ha hecho bien cargo di ciò che io dissi e ripeto, cioè che esse converre
te , la qual cosa tradotta in volgare significa che esse sono proprie di un popolo irritato contro Roma, ma non dovrebbero
to del suo torto, ne soggiugneremo alcuni tratti. L’atto I è composto di due principali lunghissime scene. Nella prima s’i
a del nume Endobelico e narrandosi con inutili circostanze un oracolo di Ercole Gaditano dato quattordici anni innanzi, ch
ni ridotti, mancate l’erbe e le foglie stesse degli alberi, a cibarsi di cadaveri umani. A questa lugubre scena una ne seg
ibarsi di cadaveri umani. A questa lugubre scena una ne segue amorosa di sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’at
ri umani. A questa lugubre scena una ne segue amorosa di sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’atto. Giudichi il
nte inserito un languido amore subalterno che contrasta coll’immagine di un popolo che stà morendo di fame. E pur non è il
e subalterno che contrasta coll’immagine di un popolo che stà morendo di fame. E pur non è il peggior male un amor sì impe
peggior male un amor sì impertinente. Olvia innamorata vicina a morir di fame insieme coll’amante e con tutti, di che si o
ia innamorata vicina a morir di fame insieme coll’amante e con tutti, di che si occupa singolarmente in questa scena? fors
siero. Aluro amante sì paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo di aver posto in contrasto l’amore che Aluro ha per
contrasto l’amore che Aluro ha per lei con quello della patria, dopo di aver tenuto sulle spine Aluro e l’ascoltatore per
anderanno uniti o disgiunti? se uniti non diranno più una parola sola di ciò che hanno incominciato a dire? Non dubiti pun
te lodi dal precitato bibliografo. L’atto II incomincia con una scena di Olvia stessa e di Aluro. Essi come partirono senz
ato bibliografo. L’atto II incomincia con una scena di Olvia stessa e di Aluro. Essi come partirono senza perchè, senza pe
o però essi nulla detto o in quella scena o nell’intervallo dell’atto di ciò che voleva Olvia nell’atto I narrare all’aman
efanti, viene a consegnare il console Cajo Ostilio rimesso dal Senato di Roma. Egli per dar altra prova d’imparzialità tra
sin dal principio osservato avrà in questa favola accozzata una serie di minuti fatti spogliati della necessaria dipendenz
el necessario progressivo incremento nell’azione? Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa venire di nuovo
ione? Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa venire di nuovo. Egli vuole esser incluso nella sortizione,
rquinii. Questo pensiero eterogeneo aumenta ovvero diminuisce e copre di gelo l’espediente patetico proposto? Dovea il buo
ra capo e difensore amato da’ Numantini per vantaggio de’ quali offre di morire, con Tarquinio tiranno oppressore abborrit
ica il bibliografo Guarinos, qui è forse la situazione de’ Numantini ( di cui se ha da hacer bien cargo il Signorelli) che
rte colui che dee morir prima; e si occupano per cinque pagine intere di un più grave affare. Olvia dunque palesa al suo i
ffare. Olvia dunque palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette di passare a Numanzia colle sue schi
que palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette di passare a Numanzia colle sue schiere, purchè ella
lle sue schiere, purchè ella l’accetti per isposo. Ella gli chiede su di ciò consiglio. Questa situazione rimane priva del
u di ciò consiglio. Questa situazione rimane priva dell’usato effetto di simili dolorose alternative per essere assai mal
ternative per essere assai mal combinata. In prima Olvia può disporre di se stessa senza intelligenza del fratello capo de
ato che diecimila persone vogliono mangiare, e che Numanzia manca pur di cadaveri da ripartire co’ nuovi alleati? Per terz
la patria non dipende dal minorar le forze nemiche, ma dal provvedere di nutrimento i Numantini? Ignora che le utili conse
i progressi della fame? Appresso Olvia è sicura poi che la diserzione di Giugurta sia sincera, e che non possa essere uno
e questa scena fondata su ipotesi tutte false e mancante d’interesse, di verisimiglianza e di grazia, sembrò pregevole al
a su ipotesi tutte false e mancante d’interesse, di verisimiglianza e di grazia, sembrò pregevole al buon bibliografo enco
o de’ Numantini ridotti a mangiarsi l’un l’altro, le care espressioni di Aluro; addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi fe
ni di Aluro; addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi felice? (morendo di fame?) loro stanno pur bene le risposte della sav
ra Olvia? Dulcidio annunzia al figlio Aluro che dee morire essendo il di lui nome uscito dall’urna. Piange con lui per due
na. Piange con lui per due pagine intere, dopo delle quali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano s
pagine intere, dopo delle quali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sosp
uali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione vi
su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar di pace. La fame numantina discretamente vi si accom
essimo capitano mettendo a rischio la sorte dell’armata e la speranza di Roma viene a parlare in mezzo a’ nemici disperati
ne a parlare in mezzo a’ nemici disperati, i quali incolpano i Romani di tradita fede. In questa conferenza tutta declamat
i rammemorandosi divotamente le ossa sacrosante, reliquie venerabili, di Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distrib
enerabili, di Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distribuzione di materiali? Megara partendo dice ad Olvia, observa
rtendo dice ad Olvia, observa esta parte; ella rimane a far l’uffizio di sentinella; e Giugurta vedendola sola viene a par
l’uffizio di sentinella; e Giugurta vedendola sola viene a parlarle; di maniera che i nemici colla facilità di un attore
dendola sola viene a parlarle; di maniera che i nemici colla facilità di un attore che esce al proscenio, potevano penetra
sapeva approfittarsi delle negligenze? Incogruo è pure l’abboccamento di Giugurta con Olvia. Ella gli dice che passi co’ s
li dice che passi co’ suoi a Numanzia, perchè ella l’attenderà presso di un sepolcro che si eleva più degli altri, e gliel
me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innammorai di te. Salta agli occhi l’inetta origine di un insip
in soccorso, io m’innammorai di te. Salta agli occhi l’inetta origine di un insipido innamoramento, e la balordaggine di v
cchi l’inetta origine di un insipido innamoramento, e la balordaggine di vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. Ol
a origine di un insipido innamoramento, e la balordaggine di vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. Olvia sdegnatá
az che si lascia immaginare al discreto lettore, o alla cura del capo di compagnia. Ella va esclamando, o cenizas infausta
nizas infaustas! (o ceneri infauste) colla stessa grazia della Tomiri di Quinault che cercava per terra ses tablettes. Dul
ta a sposar Giugurta (quante belle disposizioni mentre si stà morendo di fame!) per corrispondere a un tempo A amante, à
me ognuno che ha orecchio, ben sente! Olvia dopo un contrasto inutile di cinque pagine, in cui Dulcidio la chiama boja de
si rende, e gli dà la propria spada per mandarsi a Giugurta in segno di pace, geroglifico per altro mal sicuro, ma l’Affr
uro, ma l’Affricano per compiacere al poeta riconoscerà subito essere di Olvia. Dulcidio è il più savio sacerdote del mond
si è sull’affare trattenuto per cinque pagine, ed al fine si ricorda di domandare ad Olvia, se Megara sappia nulla del tr
a risponde, ho taciuto per timore e per vergogna, perchè (notisi il di lei talento politico) chi comanda ama di vedere e
vergogna, perchè (notisi il di lei talento politico) chi comanda ama di vedere eseguite certe cose che sapute prima egli
si ritira nè per altro motivo se non perchè abbia Olvia tutto l’agio di dire a Terma una inutile bugia. Le dice dunque ch
iò udendo dice; questa che parla è Olvia; certamente questo è inganno di Giugurta . Onde ciò deduca, non appare. E poi Alu
E poi Aluro non sa distinguere la voce della sua innamorata da quella di Terma, due persone a lui sì note? Di più due voci
e a lui sì note? Di più due voci femminili possono svegliargli l’idea di un nemico che a quell’ora è verisimile che si tro
no, Megara ti attende , dice Dulcidio al figlio, e questi differisce di obedire per ammazzare prima Giugurta. Dulcidio pa
ne ha sì destramente condotto il carattere e l’affetto, che il sangue di lei non muove veruna compassione tragica. Se tali
ata senza oggetto, convengano col genere tragico, e colla distruzione di Numanzia, ne giudichi il leggitore. Durando appar
e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione, come alla porta di una casa vicina. Gli
si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione, come alla porta di una casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egl
asa vicina. Gli risponde un soldato, cui egli dice; giacchè la tenda di Scipione stà vicina (verisimilmente nè la notte
iconosce subito alla voce, quando poco prima i suoi parenti e seguaci di orecchio più duro non hanno saputo distinguere le
Numantini determinati a morire abbisognano dell’opera e del consenso di Scipione? Non possono essi stessi assaltar le tri
iescono nella tragedia inetti, cicaloni, insensati. Risolvono al fine di uccidersi fra loro, indi si vede il tempio e la c
città incendiata. Mentre Numanzia arde, Megara predica recitando più di cento versi, e declama sulle discordie della Spag
a, ed esita nel voler dar la morte ad un suo figliuolo, che non prima di allora comparisce, e va a precipitarsi nelle fiam
parisce, e va a precipitarsi nelle fiamme, come fa Megara stesso dopo di aver recitati altri cinquanta versi. Così termina
dopo di aver recitati altri cinquanta versi. Così termina la tragedia di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quat
di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodii mal connessi, e di freddi amori, sconven
ui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodii mal connessi, e di freddi amori, sconvenevoli, intempestivi, e di eq
isodii mal connessi, e di freddi amori, sconvenevoli, intempestivi, e di equivoci inverisimili, abbiamo voluto esporre agl
nzia dell’Ayala convenga ciò che ne disse il sig. Andres, cui piacque di collocarla in ugual grado col Sancho del Cadahals
acque di collocarla in ugual grado col Sancho del Cadahalso così fuor di ragione, e di affermare che essa non sia priva di
carla in ugual grado col Sancho del Cadahalso così fuor di ragione, e di affermare che essa non sia priva di calore e di
Cadahalso così fuor di ragione, e di affermare che essa non sia priva di calore e di spirito tragico . Dobbiamo credere
fuor di ragione, e di affermare che essa non sia priva di calore e di spirito tragico . Dobbiamo credere che avesse eg
o paese colla Jahel in versi sciolti in cinque atti, là dove la morte di Sisara appena darebbe materia per un oratorio di
ti, là dove la morte di Sisara appena darebbe materia per un oratorio di due parti. Quindi nasce la mancanza d’azione e d’
arti. Quindi nasce la mancanza d’azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manc
azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità, e di qualche tra
e quella serie di lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità, e di qualche tratto lodevole; ma vi s
i lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità, e di qualche tratto lodevole; ma vi si desidera calore
sono oziosi. Lo stile è diffuso e pesante, e sparso nel tempo stesso di formole famigliari, e poco gravi, sia per esempio
, nè terrore, nè ammirazione. Era inedita nel 1777 la Raquel tragedia di Vincenzo Garcia de la Huerta, ma s’impresse poi i
se poi in Barcellona e in Madrid nel 1778. La Raquel (dice l’editore di Madrid) si compose quando uscirono la Lucrecia, l
i deduce che l’autore tardò a produrla quindici anni in circa. Rileva di più l’editore, che se i Francesi dividendo le fav
che se i Francesi dividendo le favole in cinque atti hanno la libertà di abbandonar quattro volte la scena, l’autore della
tro volte la scena, l’autore della Rachele privandosi spontaneamente di sì comodo sussidio riduce a un atto la sua, perch
he si rappresentò repetidas veces , e che ne corsero manoscritte più di duemila copie per America, Spagna, Francia, Itali
opie per America, Spagna, Francia, Italia, e Portogalloa. Che che sia di ciò in Madrid si rappresentò quindici anni dopo c
rappresentò quindici anni dopo che fu scritta, e vi sostenne la parte di Rachele la sensibile attrice Pepita Huerta morta
ile attrice Pepita Huerta morta nell’ottobre del 1779 nell’acerba età di anni ventuno in circa, ma recitatasi appena due v
pia delle duemila che se ne sparsero per li due mondi, non increscerà di vederne quì il più breve estratto che si possa. L
uì il più breve estratto che si possa. L’argomento e la condotta a un di presso è la stessa della Judia de Toledo del poet
ovata nel secolo XVII, cioè la morte data da’ Castigliani a una Ebrea di Toledo, di cui il re Alfonso VIII visse per sette
ecolo XVII, cioè la morte data da’ Castigliani a una Ebrea di Toledo, di cui il re Alfonso VIII visse per sette anni cieca
r sette anni ciecamente innamorato. Giornata I. Apresi con un dialogo di Garceran Manrique, ed Hernan Garcia, dicendosi ch
rnò da Palestina dopo aver dalle forze del Saladino tolto il Sepolcro di Cristo perduto dal francese Lusignano. Non so se
oeta. So che nella terza crociata Riccardo re d’Inghilterra detto Cor di lione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado
ta Riccardo re d’Inghilterra detto Cor di lione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero
tto Cor di lione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di E
a, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto, e di Siria per ricuperare Gerusalemme tol
marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto, e di Siria per ricuperare Gerusalemme tolta da questo
Gerusalemme tolta da questo saracino nel 1187 a’ Guido Lusignano. So di più che nella difesa di Tiro si segnalò l’italian
esto saracino nel 1187 a’ Guido Lusignano. So di più che nella difesa di Tiro si segnalò l’italiano Corrado e distrusse du
eserciti del Saladino, e co’ nominati re fece meraviglie nell’assedio di Acra o Tolemaide, che venne in lor poterea; e che
e che poi si accordarono col Soldano, restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte
poi si accordarono col Soldano, restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al pro
restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al prode Corrado. Ma in ciò altri non e
oltre del 1192, quando il re Filippo tornè in Francia, ed il marchese di Monferrato fu assassinato in Tirob. So ancora che
o seguitò a possedere Gerusalemme col Sepolcro, e colla maggior parte di quel regno, nè i Cristiani lo molestarono, finchè
i Cristiani lo molestarono, finchè non vi ando Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicil
estarono, finchè non vi ando Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemm
do Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemme sin dal 1225 quando ne a
I imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemme sin dal 1225 quando ne acquistò le ra
i Gerusalemme sin dal 1225 quando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre di Jolanda da lui sposat
e sin dal 1225 quando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre di Jolanda da lui sposata, che era f
uando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre di Jolanda da lui sposata, che era figlia ed erede d
ni di Brenna padre di Jolanda da lui sposata, che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico
ta, che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore
glia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore e re di Napoli
la figliuola di Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore e re di Napoli e di Sicilia che nel 1228 passò in Terra S
di Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore e re di Napoli e di Sicilia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerre
lia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerreggiò, conquistò il regno di Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devoz
rsene i Cristiania. So che a tale spedizione accorsero molte migliaja di fedeli dalla Francia, dalla Baviera, dalla Turing
VIII vi fosse andato con gli altri. Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quatt
ltri. Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di P
o di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo, di Aragona, e di Navarra. O
e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo, di Aragona, e di Navarra. Ora se tutt
’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo, di Aragona, e di Navarra. Ora se tutto ciò è storia
na, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo, di Aragona, e di Navarra. Ora se tutto ciò è storia non contrastat
? Non è questa una menzogna garrafal? Ciò verifica vie più il dettato di prudenza e di critica, cioè che non sempre le ric
una menzogna garrafal? Ciò verifica vie più il dettato di prudenza e di critica, cioè che non sempre le ricerche istorich
e le ricerche istoriche debbono attendersi da’ possessori de’ diplomi di un’ Accademia d’Istoria sa Dio come conseguiti! D
sone introdotte, e de’ fatti noti e sicuri il poeta non ha la libertà di mentire grossolanamente ingannando il popolo, ben
specialmente nelle cose remote. Omero non avrebbe decorato col reame di Persia l’Itacese Ulisse. Virgilio potè in tanta a
e ed Enea (quando anche non fossero stati contemporanei, come pretese di aver dimostrato il sig. Andres); ma sarebbe stato
a facendo quel pio Trojano padrone della Betica, ovvero la fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocl
rojano padrone della Betica, ovvero la fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente av
della Betica, ovvero la fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciat
o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciato Edipo tiranno di Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Canta
o sette anni prima vinse i Saracini nella battaglia data en las Navas di Tolosa tra Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale
Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale però fu posteriore alla morte di Rachele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere
chele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere cospicuo il carattere di Alfonso la storia non ci additasse altre sue sple
le mena buone, sol che questi si lagna che sia il re divenuto schiavo di Rachele, ed il popolo sacrificato si vegga De es
ficato si vegga De esa ramera a vil à la codicia. I medesimi errori di storia ripete Garcia a Rachele nella scena second
achele nella scena seconda, la quale accoglie con fasto le adulazioni di Manrique e manifesta avversione per Garcia. Egli
elle cadenze simili delle voci, udiranno’ con nausea il cattivo suono di un verso sciolto rimato nel mezzo, come è il seco
enta verso leonino. Di poi que’ caratteri sanguigni e quella carta di nobiltà scritta nel foglio del petto è un contra
seconda sessione. Si vanno distinguendo le voci che chiedono la morte di Rachele, la quale fugge all’avviso di Manrique. A
o le voci che chiedono la morte di Rachele, la quale fugge all’avviso di Manrique. Alfonso che va e viene in quella sala s
re che questo fulmine figurato siasi spiccato dalle nubi , è falsità di sentenza gongoresca. Garcia si presenta al re, e
ia si presenta al re, e gli dimostra che coloro che chiedono la morte di Rachele, sono i più leali vassalli, quelli stessi
quelli stessi che l’accompagnarono in Palestina, che lo coronarono re di Gerusalemme (Alfonso ben poteva dargli una sollen
n Alarcos, perchè Alfonso non ignora che quivi appunto egli superiore di truppe, d’esperienza e di valore, fu pur da’ Mori
non ignora che quivi appunto egli superiore di truppe, d’esperienza e di valore, fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in lor
di valore, fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in loro balìa il regno di Toledoa. Alfonso ravveduto alle sue ragioni pronu
gno di Toledoa. Alfonso ravveduto alle sue ragioni pronunzia il bando di Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui
gioni pronunzia il bando di Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conve
Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conveniva manifestar l’interna pu
star l’interna pugna della propria ragione con una passione eccessiva di sette anni di durata? Rachele cui è già nota la s
pugna della propria ragione con una passione eccessiva di sette anni di durata? Rachele cui è già nota la sua disgrazia e
sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tentar di commuoverlo. M’hai chiamata, o signore , gli dic
signore , gli dice, per darmi in potere de’ sollevati? Lagnasi il re di tali parole, e le dice che egli l’esilia per salv
ice che egli l’esilia per salvarle la vita. Ella vuole riaccendere la di lui collera, e l’incoraggia a resistere a’ ribell
affronterò. Ciò poteva bastare, ma Huerta con una tirata istrionica di primiera dama la fa continuare così : Pues si en
l’azione inevitabilmente si avanzi al suo fine o sulla scena o fuori di essa. Diceva l’editore che l’azione della Rachele
he hanno essi fatto sinora (può dire lo spettatore)? Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disper
spettatore)? Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disperazione, il suo pianto, l’accingersi all
o empiuto quel voto. Or ciò essendo l’editore (cioè l’autore sotto il di lui nome) invano si millantò di aver fatta una tr
ndo l’editore (cioè l’autore sotto il di lui nome) invano si millantò di aver fatta una tragedia più artificiosa di ogni a
i nome) invano si millantò di aver fatta una tragedia più artificiosa di ogni altra, perchè per questa parte (e non è poco
ichi e de’ moderni. Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’artificio di un pianto insidioso per vincere il re; ma ella gi
vrebbe per esse dichiarata la guerra a chi che sia , e ciò non è fuor di proposito; ma soggiunge che avrebbe fatto retroc
ano sulla scena false fantastiche contrarie all’effetto ed allo stato di Rachele. Anche Ruben scherza facendo in tal punto
facendo in tal punto pericoloso una enumerazione lirica delle perle di Oriente , dell’ oro dell’Arabia , delle sete del
ente , dell’ oro dell’Arabia , delle sete del Catai , delle porpore di Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti di Turchi
del Catai , delle porpore di Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti di Turchia , delle tele di Persia , e aggiunge infi
e di Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti di Turchia , delle tele di Persia , e aggiunge infine, quanto oro encierra
medesimo pensiero produrrebbe migliore effetto, e sarebbe più proprio di chi vuol persuadere. Ma quel Vulcano della gentil
lchimia del secolo XVII. I Pirenei non sudano argento se non in bocca di Garcia de la Huerta, come sudarono una volta i
anoa. Il popolo è sedato; ma il re per cautela ba ordinato a un campo di duemila cavalli e cento bandiere che maroiavano v
maroiavano verso Cuenca, a tornare a Toledo per fortificare la Rocca di San-Cervantes. Questi ordini quando si sono dati?
te marce quando si sono eseguite? Dopo che il re ha disposto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un ca
osto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo di dodicimila soldati di partire, loro marcia dirett
le verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo di dodicimila soldati di partire, loro marcia diretta verso Toledo, presid
zioni riflette sulla condizione de’ principi bene infelice, e si vale di alcuni pensieri di Orazio, o fortuna invidiabil
a condizione de’ principi bene infelice, e si vale di alcuni pensieri di Orazio, o fortuna invidiabile del villano ec.
bile del villano ec. , ornamento tutto lirico, impertinente in bocca di un appassionato e ridondante, e vi si compara ozi
’immortale Metastasio sobriamente adoprò questo colore nella Clemenza di Tito, ma v’impiegò soli dieci versi, e Tito era u
a di Tito, ma v’impiegò soli dieci versi, e Tito era un sovrano pieno di cure, ma non un Alfonso dominato da una cieca pas
lora! mucho de ti recelo valor mio. Anderebbe bene questo suo dubbio di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto
fenomeno rarissimo e pellegrino l’ardore che in lui cagiona il pianto di Rachele. Huerta che in altro non si è occupato in
re, non si accorgeva de’ versi leonini che gli scappavano dalla penna di tempo in tempo, quale è il secondo di questi tre
che gli scappavano dalla penna di tempo in tempo, quale è il secondo di questi tre pel daño tan extraño. Egli alfine mal
condo di questi tre pel daño tan extraño. Egli alfine mal grado delle di lei lagrime le rinnova l’ordine di partire; ma to
traño. Egli alfine mal grado delle di lei lagrime le rinnova l’ordine di partire; ma tosto ripiglia; che ho io profferito
enza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico di ques
incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico di quest’altra. Rachele stessa non può dissimularlo,
ione del timoroso Alfonso potrebbe far ridere chi si ricordasse delle di lui speciose minacce trasoniche dell’atto I, Tie
I, Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. In somma il carattere di Alfonso è picciolo ed inconcludente; ed il poeta
ne fece una dipintura più uguale. Dopo ciò Rachele affetta desiderio di partire, ed il re si ostina a farla rimanere, per
li Ebrei, vuol pure che ella governi per lui, e colla maggior gravità di sovrano impone alla guardia che a lei obedisca e
trattandoli con sommo orgoglio. Essi si meravigliano della leggerezza di Alfonso, e non hanno torto, giacchè ora minaccia,
della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare per uscir di nuovo? Se per unirsi in maggior numero e delibera
la si fa nel voto degli atti, cade Huerta ancora nel ridevole difetto di lasciar l’azione interrotta, che abbiamo notata i
o Guarinos. È però assai piacevol cosa vedere nella stessa regia sala di udienza in faccia al trono raccorsi i congiurati,
era muera , senza che vi sia almeno un domestico del partito del re o di Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi parto
e o di Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi partono ad istanza di Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio
rtono ad istanza di Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio di Rachele sino a che il re vada alla caccia. Mauriq
dall’autore per astio o per adulazione per la famiglia Garcia contro di quell’altre; e ciò unito alla menzione della pred
menzione della predilezione del re per la caccia che svegliava l’idea di qualche allusione temeraria, sembra che avesse da
ospensione della rappresentazione della tragedia. Rachele si presenta di nuovo piangendo, perchè il re ha determinato di a
. Rachele si presenta di nuovo piangendo, perchè il re ha determinato di andare alla caccia senza riflettere ai di lei per
perchè il re ha determinato di andare alla caccia senza riflettere ai di lei pericoli. L’autore è caduto in quest’altro in
è caduto in quest’altro incoveniente per seguire anche quì la traccia di Diamante. Ma nel componimento di costui che non s
nte per seguire anche quì la traccia di Diamante. Ma nel componimento di costui che non si limita alla durata di un giorno
Diamante. Ma nel componimento di costui che non si limita alla durata di un giorno, ma abbraccia sette anni, la caccia per
dove nella favola congegnata da Huerta il re s’invoglia risolutamente di andare a caccia poche ore dopo che il popolo ha c
e di andare a caccia poche ore dopo che il popolo ha chiesta la morte di Rachele, quel popolo ch’egli ha poco prima mortif
vantati da Garcia potevano aver fra essi qualche aderenza. Le lagrime di Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pelle
ver fra essi qualche aderenza. Le lagrime di Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pellegrini, riescono questa volta
decreta, e fa quello stesso ch’ella un secolo prima fece nella favola di Diamante la Judia de Toledo. Pensa di far troncar
secolo prima fece nella favola di Diamante la Judia de Toledo. Pensa di far troncar la testa a Garcia, ma viene interrott
ne si rallenta ancora per altri trenta versi recitati da Garcia prima di offerirle di salvarla facendola uscire per una po
a ancora per altri trenta versi recitati da Garcia prima di offerirle di salvarla facendola uscire per una porta secreta.
ione richiedeva più moto che parole. Rachele non accetta l’esibizione di Garcia, ed i congiurati tornano colle spade alla
cia, ed i congiurati tornano colle spade alla mano e vanno in traccia di lei. Garcia vorrebbe pur liberarla dalla morte e
one corre, vola, e non permette indugio veruno. Osservo che la favola di Diamante in questo passo è più rapida. Ruben si n
ra; nella tragedia l’ingiuria è scoccata, e la correzione giugne fuor di tempo. Nel poema Rachele vuol dire che ferendola
hele vuol dire che ferendola essi macchiano i loro acciari col sangue di una femmina; nella tragedia si chiama obbrobriosa
sangue di una femmina; nella tragedia si chiama obbrobriosa l’azione di armarsi contro di lei, ritrattando così la correz
mina; nella tragedia si chiama obbrobriosa l’azione di armarsi contro di lei, ritrattando così la correzione; e rinfaccian
endersi. Fañez per non far macchiare le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Ebreo di ucciderla promet
are le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Ebreo di ucciderla promettendo a lui la vita. Ruben non si
a mano? Rachele spirando chiama Alfonso, che giugne, ed ella ha tanto di fiato che può dirgli che la plebe sollevata l’ha
tinata alla morte, e che Ruben l’ha ferita. Alfonso recita un lamento di venticinque versi. Ruben si sente accusare da Rac
vide rappresentar la tragedia, mi assicurò che il pubblico si stomacò di vedere quell’insipida figura rimasta sì lungo tem
ltime. Egli incomincia dal fare l’uffizio del carnefice nella persona di Ruben; ma benchè prima alla sola idea che Rachele
o che gli togliesse la vita, ora alla vista del sangue e del cadavere di Rachele caldo ancora, repentinamente acquista dom
ri alla sua presenza e gli perdona, contentandosi dire che serva loro di pena, Contemplar lo horroroso de la hazaña. Cos
Contemplar lo horroroso de la hazaña. Così termina questa tragedia di Garcia de la Huerta lavoro di quindici anni. L’au
a hazaña. Così termina questa tragedia di Garcia de la Huerta lavoro di quindici anni. L’autore nella morte e nel caratte
Huerta lavoro di quindici anni. L’autore nella morte e nel carattere di Rachele non ha alterata la storia (benchè in tant
meglio i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù . Quì di premio di virtù non si favella, se l’autore non i
costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù . Quì di premio di virtù non si favella, se l’autore non istimasse v
la impunita. Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragic
rlo in guisa che il personaggio destinato a commuovere si renda degno di pietà, affetto ammesso come naturale all’uomo ed
menta l’infelicità, e la rende più compassionevole. La Rachele dunque di Huerta manca d’invenzione, perchè ne tolse la tra
d il sig. Andres errò anche in ciò che la stimò originale e propria di Huerta, non sapendo che egli altro non fece che v
ian y Latre non fece che verseggiar diversamente la Procne y Filomena di Francesco Roxas; nè altra differenza vi è tra que
ubblico, ed Huerta lo dissimulò. Egli fe peggio ancora. In ricompensa di quanto egli prese dal Diamante, stimò bene di esc
o ancora. In ricompensa di quanto egli prese dal Diamante, stimò bene di escludere la Judia de Toledo dalla collezione che
ia trentacinque favole oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni di cui bentosto parleremo. Ma qual pro reca alla naz
vida por su Dama, o los Amantes de Teruel, le quali sempre riempiono di spettatori le scene spagnuole, per eleggere Eco y
scene spagnuole, per eleggere Eco y Narciso nojosa favola mitologica di Calderòn de la Barca che più non si recita? La Ra
dell’antica più regolare, benchè per questa parte già si erano prima di Huerta distinti Montiano, Cadahalso, Moratin, Aya
dahalso, Moratin, Ayala, Sedano. Ne’ due tometti delle Opere Poetiche di Garcia de la Huerta si vede un rame coll’incision
Opere Poetiche di Garcia de la Huerta si vede un rame coll’incisione di Rachele moribonda, e dell’oziosa figura di Ruben,
ede un rame coll’incisione di Rachele moribonda, e dell’oziosa figura di Ruben, che col pugnale alla destra stà aspettando
non ne può comprendere il pensiero. Rachele (egli dirà) non può morir di buon grado, nè per l’esperta mano del boja diveni
ivenir più bella. Ma eccone il comento. L’incisione del rame fu opera di don Isidro Carnicero; e l’autore per lodarlo voll
Carnicero; e l’autore per lodarlo volle fare una puerile allusione al di lui cognome Carnicero, scherzando sulla parola ca
, e gl’Italiani macellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme, e di macellajo, di boja per adattar
ellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme, e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte ricev
voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme, e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte ricevuta da Rachele
di macellajo, di boja per adattarsi alla morte ricevuta da Rachele, e di macellajo per alludere al nome dell’incisore. Ma
nè mai nella lingua degli Orazii e de’ Tullii significò il bottegajo di un macello, come significa carnicero, e perciò il
to stravagante del Bermudez con ottave, odi, stanze, e con ogni sorte di versi rimati, ed anche con assonanti. Egli nell’a
assonanti. Egli nell’azione si attiene al Perez, che seguita le orme di Sofocle, facendo anche riconoscere Oreste per mez
ezzo dell’anello. Huerta in una nota coll’usata sua modestia si vanta di correggere Sofocle per far che quedase con menos
età appartenessero a Sofocle, e quali a’ suoi traduttori ed indovini; di poi che egli avesse giuste idee delle proprietà c
usabili. Che utile cambiamento è quello d’introdurre una cassa capace di un cadavere intero da portarsi sugli omeri de’ Gr
ro da portarsi sugli omeri de’ Greci alla guisa de’ facchini, in vece di lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri d
facchini, in vece di lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri di un estinto, e che poteva portarsi in mano, come r
che poteva portarsi in mano, come rilevasi da Aulo Gellio nel parlar di Polo, e dall’istesso Sofocle. Egli sin dalla prim
ad Oreste; torneranno portando nelle mani χεροιν) una picciola urna di bronzo, fingendo che contenga il mio corpo brucia
so deformato dal miglioratore Huerta. Che miglioramento è quest’altro di far che nasca in iscena, e si proponga da Cilleni
tro di far che nasca in iscena, e si proponga da Cillenio il pensiere di singere l’arca che ha da contenere un peso propor
hè in oltre non imitare la vivacità dell’originale nella riconoscenza di Oreste in vece di raffreddarla sgarbatamente con
itare la vivacità dell’originale nella riconoscenza di Oreste in vece di raffreddarla sgarbatamente con fanciulleschi enig
on fanciulleschi enigmi? Chi sei? dice l’Elettra dell’Huerta, ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un hom
? dice l’Elettra dell’Huerta, ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un hombre soy que en su sepulcro sulca
Queste sciocchezze doveano in Ispagna esser sostituite alla sobrietà di Sofocle? Così si sarebbe spiegato Gongora nel col
rebbe spiegato Gongora nel colmo del delirio, e così si è spiegato il di lui ammiratore Huerta, il quale apparentemente ca
il quale apparentemente cambiò l’urna in atahud, per mettere in bocca di Oreste l’indovinello, io sono un uomo che nel mi
nemico delle improprietà ve la spinge senza perchè, ed a solo oggetto di declamar tutta sola venti versi, e poi senza perc
ro. Ora quando in argomenti sì rancidi, e trattati ottimamente da più di cento poeti, non si sanno combinar nuove situazio
nuove situazioni patetiche che formino quadri terribili alla maniera di Michelangelo; quando si hanno da riprodurre con n
ndo si hanno da riprodurre con nuovi spropositi, perchè esporsi a far di se spettacolo col paragone? Huerta ha pur tradott
ne abbia tolte le improprietà meglio che non ha fatto nell’Agamennone di Sofocle. Il suo compatriotto Andres disse di tal
ha fatto nell’Agamennone di Sofocle. Il suo compatriotto Andres disse di tal fatica di Huerta sull’Agamennone, che egli v
Agamennone di Sofocle. Il suo compatriotto Andres disse di tal fatica di Huerta sull’Agamennone, che egli volle far gusta
pagnuola, mostrano ad evidenza essersi il sig. Andres ben poco curato di leggere gli scrittori nazionali, de’ quali volle
lle prendere la difesa. Senza ciò, come conciliare i lumi e i talenti di questo letterato colle sentenze che pronunzia? Al
vi dimorai, ma non si rappresentarono. Lorenzo de Villaroel marchese di Palacios produsse una tragedia intitolata Ana Bol
errero, Sedano, Ibañez tutti derisi da’ nazionali al pari del Paolino di Aüorbe y Corregel e della Briseida musicale di do
li al pari del Paolino di Aüorbe y Corregel e della Briseida musicale di don Ramon La-Cruz. Io rispettando l’ingegnosa sua
ttando l’ingegnosa sua nazione lascio tutte siffatte filastrocche a i di lui sforzi per rapirle all’irreparabile dimentica
rtogallo il dotto p. Freire prete dell’Oratorio occultandosi col nome di Candido Lusitano sotto di cui pubblico più opere
e prete dell’Oratorio occultandosi col nome di Candido Lusitano sotto di cui pubblico più opere nel 1758. Vi premise una e
1758. Vi premise una erudita dissertazione, in cui additò le bellezze di quell’originale capo d’opera che il sig. Huerta i
ta ingannando gl’innocenti suoi ammiratori stimò componimento cattivo di un imbecille . L’Ifigenia del medesimo Racine (
ta dozzinale, si trasportò con tutto il garbo in castigliano dal duca di Medina-Sidonia Pietro de Guzman, e si pubblicò ne
cavaliere nel 1776 fece imprimere la sua versione del Fernando Cortes di Alessio Piron. Egli cessò di vivere nel 1778. Rim
mere la sua versione del Fernando Cortes di Alessio Piron. Egli cessò di vivere nel 1778. Rimane a parlare di tre esgesuit
tes di Alessio Piron. Egli cessò di vivere nel 1778. Rimane a parlare di tre esgesuiti spagnuoli tra noi traspiantati, i q
edie nell’idioma italiano, cioè dell’abate Giovanni Colomès catalano, di Emmanuele Lassala valenziano, e di Pietro Garcia
l’abate Giovanni Colomès catalano, di Emmanuele Lassala valenziano, e di Pietro Garcia de la Huerta fratello dell’autore d
sterilità che lo renda scabroso a maneggiarsi, quanto l’impossibilità di combinare verisimilmente in un giorno ed in un lu
tà di combinare verisimilmente in un giorno ed in un luogo l’angustia di Roma assediata da’ Volsci, e quella di Marzio com
orno ed in un luogo l’angustia di Roma assediata da’ Volsci, e quella di Marzio combattuto dalla vendetta che vuol prender
nemici nazionali e dall’amor filiale. Chi vuole spaziarsi sullo stato di Roma, è costretto a render Marzio invisibile, com
ia il nostro Cavazzoni-Zanotti. Chi vuol trattare dell’inflessibilità di Marzio espugnata da Vetturia, troverà sterile la
ile la materia per cinque atti. Non so però perchè non si è procurato di trattare in soli tre atti il contrasto dell’amor
tare in soli tre atti il contrasto dell’amor filiale, e del desiderio di vendicarsi nel cuor di Marzio, colla vittoria del
l contrasto dell’amor filiale, e del desiderio di vendicarsi nel cuor di Marzio, colla vittoria del primo che ne cagiona l
toria del primo che ne cagiona la morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriol
e cagiona la morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriolano; ma ne riduce l’a
Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriolano; ma ne riduce l’azione ne’ contorni di
i Vetturia, la morte di Coriolano; ma ne riduce l’azione ne’ contorni di Roma, ora nel campo Marzio, ora nel tempio di Mar
e l’azione ne’ contorni di Roma, ora nel campo Marzio, ora nel tempio di Marte, ora nel campo de’ Volsci, e tutta la ristr
rii confini sino al Tebro. Si rinserrano poi troppe cose nella durata di un giorno, dovendosi fare accampare i Volsci, dar
ccamenti colla madre, una zuffa nel campo de’ Volsci, seguir la morte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci,
orte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci, l’uccisione di Coriolano. Contuttociò lodevoli soprammodo sono g
tta con felicità in un linguaggio straniero. E chi oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, o
gio straniero. E chi oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, o di qualche sentimento spiegat
erebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, o di qualche sentimento spiegato men precisamente? Que
ualche tratto pregevole. Nell’atto I si osserva una felice imitazione di un pensiero di Metastasio. Zenobia dice, Salvami
regevole. Nell’atto I si osserva una felice imitazione di un pensiero di Metastasio. Zenobia dice, Salvami entrambi, Se p
l sostegno, e con la patria, Se puoi, lo riconcilia; ma rammenta, Che di Roma sei padre. Salva entrambi, Ma se il figlio n
te nell’atto III; felice l’immagine che Volunnia rappresenta a Marzio di se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trio
a a Marzio di se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trionfasse di Roma; grave la seconda scena dell’atto V, in cui
to V, in cui Vetturia espugna la durezza del figlio; buone imitazioni di Torquato Tasso si scorgono nella scena sesta desc
la rotta de’ Volsci; interessante in fine l’ultima scena per la morte di Coriolano. Del medesimo abate Colomès è l’Agnese
cena per la morte di Coriolano. Del medesimo abate Colomès è l’Agnese di Castro uscita in Livorno nel 1781. La Castro del
o Metastasio nel Demofoonte, il quale mette capo ancor più nell’Edipo di Sofocle, e nella Semiramide del Manfredi, che nel
e nelle principali situazioni e nello scioglimento, benchè non lascia di render nobilmente giustizia alla bella produzione
gina sono assai più attivi, perchè concernono direttamente la persona di Agnese, per cui viene rifiutata la propria figlia
di Agnese, per cui viene rifiutata la propria figlia; là dove l’odio di Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la di lu
figlia; là dove l’odio di Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la di lui sorella. La parola data da Alfonso al re di C
ando, e non contro la di lui sorella. La parola data da Alfonso al re di Castiglia cagiona nell’uno e nell’altro dramma il
o al re di Castiglia cagiona nell’uno e nell’altro dramma il pericolo di Agnese, e la ribellione del principe. Ma il carat
il pericolo di Agnese, e la ribellione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella favola francese è di un padre sensi
ione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella favola francese è di un padre sensibile che ama il valore del figliuol
re il suo Alfonso severissimo per natura, poco sensibile agli affetti di padre, e prevenuto contro del figliuolo. Il secre
onservato solo tra il principe e la consorte, e bisogna dire a gloria di Metastasio che è maggiore ancora nel Demofoonte,
ncora nel Demofoonte, perchè la sola necessità lo strappa dalla bocca di Timante per salvar Dircea dal sacrifizio. Nel dra
Nel dramma del Colomès però in prima non è sì pressante la necessità di svelare il secreto alla regina sin dal principio,
di svelare il secreto alla regina sin dal principio, e poi ne restano di mano in mano istruiti molti personaggi. Nel dramm
principe ed abbraccia i nipoti; ed il Colomès si è bene approfittato di questa bella scena. Il veleno apprestato dalla re
unque più bello che il Colomès, ingenuo per altro, e probo uomo, dopo di averlo trascritto, lo riconoscesse da quel France
arsi con lui. La sua candidezza avrebbe accresciuto il proprio merito di avere abbellito questo colpo con nuove acconce es
sicurarsi che Agnese sia da lui amata. Per lo stile lascia rare volte di esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e
rto che più grande che manca al cattivo verseggiatore La-Motte. Pieno di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione,
no di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione, è il racconto di Agnese alla regina nell’atto II; quanto ella dice
’Agnese con altre due tragedie, se la sua salute gli avesse permesso di aggiugnere l’ultima lima al suo lavoro . Uscì nel
carla alla contessa Caprara descrive l’invenzione del pittore Timante di dipingere Agamennone col volto coperto. Timante p
iore a Polignoto che fioriva verso l’olimpiade XC, non fu l’inventore di tal ripiego che appartiene all’istesso Euripide n
stesso Euripide nato l’anno primo dell’olimpiade LXXV. Euripide disse di Agamennone che volse il capo indietro, pianse di
ρυα προηγεν ὀμματών πεπλον προθεις. Nocque al sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euri
ν προθεις. Nocque al sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euripide e Racine, i quali a’
l sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euripide e Racine, i quali a’ posteri non lasciar
de e Racine, i quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o di copiarli o di traviare. Egli debbe a quest’ingegn
quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o di copiarli o di traviare. Egli debbe a quest’ingegni originali la
esiderare che vi si fosse anche attenuto in certi passi. Il carattere di Menelao, che pure nella tragedia greca sembra in
i. Il tragico Greco compensa il difetto accennato prestando al marito di Elena discorsi lontani da’ colori adoperati dal s
l Francese si sarebbe dipartito dal Greco nello scioglimento, in vece di adottarne la macchina a’ nostri tempi non credibi
Sconcio, intempestivo, e mal espresso e falso è il seguente pensiero di Agamennone : Nel cristallo stesso Dinanzi a cui
crine sparso L’arte accresceva a sua beltà ornamento, Cercherò almen di te la fida immago Impressa un dì, ma fuggitiva al
Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precis
nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprietà, di forza, e di sublimit
nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprietà, di forza, e di sublimità, lussureggia,
Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprietà, di forza, e di sublimità, lussureggia, ed enerva i s
a ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprietà, di forza, e di sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti co
Circa la lingua tutto si dee perdonare a uno straniero che si studia di coltivar quella del paese ove abita. Osservo nonp
n prese a tradurre o imitare favole straniere; ma pieno dello spirito di Vincenzo suo fratello volle recare al nostro idio
ncenzo suo fratello volle recare al nostro idioma in versi sciolti la di lui Raquel, com’egli dice. Per la gloria di dare
ioma in versi sciolti la di lui Raquel, com’egli dice. Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro un segno di verace
’egli dice. Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro un segno di verace amore. Egli ad eccezione di aver soppress
ll’un germano Dell’altro un segno di verace amore. Egli ad eccezione di aver soppresse le millanterie stomachevoli della
e gongoresche dell’originale, attende unicamente a servire al dovere di fedel traduttore, e nella sua copia non altera pu
nè dà più fondamento alla compassione tragica, nè corregge gli errori di storia, nè tutte castiga le intemperanze dello st
cicalate de’ piccioli entusiasti apologisti che sacrificano all’amor di partito le arti e la verità, e turbano la tranqui
e a sua posta quest’altro esgesuita, e ci contenteremo per suo meglio di augurargli miglior gusto e minor villania e splee
suo meglio di augurargli miglior gusto e minor villania e spleen del di lui fratello. a. Nell’edizione di questa istori
sto e minor villania e spleen del di lui fratello. a. Nell’edizione di questa istoria del 1777 ne’ medesimi termini parl
o lo tributo volentieri ad un dotto amico rapitomi dalla morte in età di anni 42 in circa nel 1780. a. Tito dice a Sesto
idati all’amico; io ti prometto Che Augusto nol saprà. a. Piacemi di quì recarlo per tormento de’ meschini apologisti,
ere la mia Storia de’ Teatri in un volume nel 1777, corsi nell’errore di chiamarlo Tommaso, e lo corressi nel 1790 col far
790 col farla imprimere in sei volumi. Io non poteva ignorare il nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia, e v
l nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia, e volle prima di pubblicarla udir sulla sua tragedia il mio qualun
Rachele dagli uffiziali della guarnigione. Si vegga il tomo II delle di lui Opere poetiche pag. 104 e seguenti. a. Di tu
. b. Vedi il citato Bernardo Tesoriere cap. 179. a. Vedi la Cronaca di Riccardo di San Germano autore contemporaneo all’
l citato Bernardo Tesoriere cap. 179. a. Vedi la Cronaca di Riccardo di San Germano autore contemporaneo all’anno 1225, I
i ec. a. Vedi l’abate Uspergense all’anno 1228 ed il citato Riccardo di San Germano. a. Ramera in latino scortum, in it
, matando y cautivando , dice Duchesne nel suo Compendio della Storia di Spagna secondo la bella versione del padre Isla.
ati in questo luogo moltissimi altri esempi tratti dalle altre poesie di Huerta, ne’ quali si dimostra pretto Marinista o
quali si dimostra pretto Marinista o Gongorista; ma le notizie della di lui morte mi determinarono a supprimerli nell’edi
tizie della di lui morte mi determinarono a supprimerli nell’edizione di quest’opera in soi volumi. a. La tragedia del
er gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace di questo let
la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace di questo letterato che io pregio molto ed ho conosc
i. Con pace di questo letterato che io pregio molto ed ho conosciuto di persona nella mia dimora in Bologna, io veggo tro
nteressante appunto nello scioglimento; il primo intepidì la passione di Don Pietro colle affettate espressioni, il second
à; il primo posteriore a tanti altri moderni tragici ebbe pur bisogno di copiare la favola e i pensieri del Ferreira, il s
ola e i pensieri del Ferreira, il secondo formandosi su i Greci servì di esempio a tutte le moderne nazioni nel far risorg
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
cie del Romano Impero, nè le sole furono nè le più fatali conseguenze di quel rapido incendio di guerra che le sconvolse.
è le sole furono nè le più fatali conseguenze di quel rapido incendio di guerra che le sconvolse. Col tempo si riparano le
hi Tartari che inondarono le provincie del Romano Impero sotto i nomi di Goti, Unni, Eruli, Gepidi, Vandali e Longobardi,
, Vandali e Longobardi, con istabilir nelle conquiste una nuova forma di governo assai peggiore dell’antica, ci tolsero i
’antica, ci tolsero i patrii costumi ed il linguaggio, e ci coprirono di tutta la loro barbarie. Ed oh quanto tardi il tem
o di tutta la loro barbarie. Ed oh quanto tardi il tempo col soccorso di molte favorevoli circostanze giugne a distruggere
te favorevoli circostanze giugne a distruggere gli effetti perniciosi di sì luttuose vicende! Alzò sulle nostre ruine il s
ro diritti, stabilirono fra noi un governo fatto per dividere in vece di unire. Le regioni conquistate formarono un corpo
dividere in vece di unire. Le regioni conquistate formarono un corpo di varie picciole signorie col nome di feudi, le qua
ni conquistate formarono un corpo di varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo di guerra si cong
i varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo di guerra si congiungevano per bisogno, e nulla pace
i attenevano al tuttoa. L’Italia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi di piccioli tiranni gelosi degli acquisti e sempre p
li tiranni gelosi degli acquisti e sempre pronti a guerreggiare sotto di un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto
erreggiare sotto di un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto di stranieri ora i compagni ora lo stesso sovrano pe
nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su
balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastald
quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricoshombres e Inf
tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricoshombres e Infanzones: quindi i guidrigil o t
per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti
volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti vassalli angarii, parangarii, schiavi predi
arii, schiavi prediali, censili, terziarii, fiscalini ed altre specie di servi ed aldionia. Ora quando trovansi gli uomini
che solitario allievo della sapienza, il quale appressandosi al solio di Carlo Magno potè co’ suoi consigli eccitarlo alla
magnanima impresa d’ingentilire e illuminare i popoli. Essendo in età di anni trenta calato questo gran principe in Italia
onomia; e così iniziato ne’ misteri del sapere concepì il bel disegno di spargere la coltura ne’ suoi vasti dominii, che o
la Germania, e della Spagna. Il primo che in Francia tenne scuola nel di lui palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. A
nel di lui palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica, e di tutte le
i palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica, e di tutte le sette art
lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica, e di tutte le sette arti liberali, vi
Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica, e di tutte le sette arti liberali, vi chiamò dall’Ital
ia ad insegnare, mosso probabilmente da Paolo Diacono e da Paolino II di Aquileja, due uomini de’ più dotti del suo tempo.
sursero da per tutto le costumanzea. La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non di rado venivan
La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non di rado venivano dalle parti astretti a provar coll’
sentenza profferita, per la qual cosa in essi richiede vasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte degli eccles
ferita, per la qual cosa in essi richiede vasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte degli ecclesiastici inten
ia nel 1454, si raccolsero in iscritto le costumanze francesi. L’arte di scrivere era del pari ignorata presso gli Spagnuo
ata eloquenza Ateniese e Romana? che tutte le Muse doveano abbellirle di tutte le loro grazie? E pure il corso naturale de
dagl’imperadori Greci, per consenso degli stessi Oltramontani, prima di ogni altro popolo emerse dalle ombre. Eravisi meg
re città Italiane furono senza contratto le prime a vedere il cammino di arricchire per mezzo del commercio. In questi pae
mercio. In questi paesi (dice Robertson nell’introduzione alla Storia di Carlo V) i più coltivati e civilizzati di tutta
l’introduzione alla Storia di Carlo V) i più coltivati e civilizzati di tutta l’Europa , scendevano i crocesignati prima
ati e civilizzati di tutta l’Europa , scendevano i crocesignati prima di passare in Asia, e vi lasciavano immense somme pe
omme pel trasporto verso Terra Santaa. Le guerre d’Asia poi, la presa di Costantinopoli fatta da’ Latini, il passar che fe
parte del Peloponneso sotto il dominio de’ Veneziani, de’ Genovesi e di altri Italiani, produssero lo stabilimento del co
come nella sua più nobil sede. Quindi è che il celebre Ottone vescovo di Frisinga zio dell’imperadore Federigo I Barbaross
a che le città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche di quelle di oltramonti . La medesima sorgente di ri
città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche di quelle di oltramonti . La medesima sorgente di ricchezza, i
enza dubbio più ricche di quelle di oltramonti . La medesima sorgente di ricchezza, il commercio, ridestò fra noi il sopit
tupidezza e dall’inazione. Al commercio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori, e di stabilire un
cio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori, e di stabilire un governo libero ed eguale, che agli a
lazione e incoraggisse le arti. Uno spirito generoso d’indipendenza e di libertà fermentava nel cuor dell’Italia con tal v
di libertà fermentava nel cuor dell’Italia con tal vigore, che prima di terminare l’ultima crociata tutte le città consid
feodale! La Francia vicina (dice il prelodato Storico Inglese) prima di ogni altra regione verso il VII secolo approfitto
regione verso il VII secolo approfittossi del bell’esempio, il quale di mano in mano si comunicò all’Alemagna, indi alla
ali, Piccardi, Siciliani e Toscani. Lusingossi l’apologista Lampillas di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo co
Lusingossi l’apologista Lampillas di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbii pedanteschi sulla n
e Italiane di quel tempo col seminar dubbii pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare di appropriarlo
dubbii pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scamb
e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scambi di sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’I
do scambi di sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’Italiani di segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di
i curino gl’Italiani di segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di lettere posposte, le quali sprezzate risolvonsi i
, reticenze ed artificii Lampigliani, nè con invettive e declamazioni di omiciattoli sedicenti filosofi, nè con villanie e
o, veduto e confessato da classici scrittori transalpini, cioè quello di avere insegnato alle nazioni ad esser libere. Rin
entativo. Fece il commercio stabilir le fiere, nelle quali ad oggetto di chiamarvi e trattenervi il concorso s’introdusser
i, e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel Natale di Cristo, e nell’Epifania i chierici si mascheravan
imile contaminazione de’ templi. Restovvi tuttavia la musica, e l’uso di celebrarvi con una specie di rappresentazione cer
li. Restovvi tuttavia la musica, e l’uso di celebrarvi con una specie di rappresentazione certe feste bizzarre, le quali o
one certe feste bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedr
e bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedrale di Roano i
il carattere di follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedrale di Roano il dì di Natale la festa asinaria, nella qu
i follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedrale di Roano il dì di Natale la festa asinaria, nella quale compariva B
no il dì di Natale la festa asinaria, nella quale compariva Balaam su di un’asina, e varii profeti che aveano predetta la
in Viviers: in Inghilterra anche verso il 1530 trovavasi nella chiesa di Yorck un inventario, in cui si parlava della mitr
e dell’anello del Vescovo de’ Pazzi c Non riusciva men cara a’ popoli di quel tempo la festa degl’Innocenti che era un tra
ra a’ popoli di quel tempo la festa degl’Innocenti che era un tralcio di quella de’ Pazzi, e si celebrava nel dì de’ Santi
e si celebrava nel dì de’ Santi Innocentia Posero in oltre i monaci di mano in mano in dialogo le Vite de’ Santi, come q
re i monaci di mano in mano in dialogo le Vite de’ Santi, come quella di Santa Caterina recitata nel convento di san Dioni
e Vite de’ Santi, come quella di Santa Caterina recitata nel convento di san Dionigi. Altri simili dialoghi senza numero i
Toscana, non si rinviene cosa veruna appartente al teatro. Si favella di tragedie e commedie di Anselmo Faìdits nella poco
e cosa veruna appartente al teatro. Si favella di tragedie e commedie di Anselmo Faìdits nella poco esatta e favolosa stor
orì nel XIII secolo essendo morto nel 1220. Non ostante poi il titolo di tragedie e commedie, le di lui favole altro esser
morto nel 1220. Non ostante poi il titolo di tragedie e commedie, le di lui favole altro esser non doveano che meri monol
istrieri e de’ Giullari. L’Heregia dels Preyres è il titolo rimastoci di uno de’ dialoghi del Faidits, che si vuole che fo
o al servizio del marchese Bonifacio da Monferrato. Si parla eziandio di alcune pastorali de’ Provenzali che erano picciol
i ne’ quali confabulava il poeta e qualche pastorella. Tale fu quella di Paulet e della sua pastorella, i quali entrarono
’Europa, e la pastorella specialmente favella dell’infante don Pietro di Aragona e di Odoardo d’Inghilterra. Simile fu il
pastorella specialmente favella dell’infante don Pietro di Aragona e di Odoardo d’Inghilterra. Simile fu il dialogo di Gh
on Pietro di Aragona e di Odoardo d’Inghilterra. Simile fu il dialogo di Gherardo Richier con una pastorella, la quale ben
a quale benchè da lui trovata a caso, si mostra informata degli amori di lui colla sua Bel-deporta Comprendesi nella den
amori di lui colla sua Bel-deporta Comprendesi nella denominazione di Poeti Provenzali più di una specie di mestiere. D
Bel-deporta Comprendesi nella denominazione di Poeti Provenzali più di una specie di mestiere. Dividevansi in Troubadore
Comprendesi nella denominazione di Poeti Provenzali più di una specie di mestiere. Dividevansi in Troubadores, cioè Trovat
intertenevano gli astanti con varie buffonerie accompagnate dal suono di qualche stromento ed anche dal ballo. Generalment
a, nel Limosino, nel Poitù, nell’Alvernia, in somma in tutta la parte di Francia che si diceva Gallia Gotica, o Meridional
tinte per nobiltà, talento e pregi naturali. Essi tennero nella città di Aix capitale della Provenza e in Avignone la famo
dar più oltre troverebbe in tali esercizii ed in simili amiche i semi di tutte le Nici, Clori, Lidie, Iri immaginarie e Du
tutte le Nici, Clori, Lidie, Iri immaginarie e Dulcinee del Toboso e di ogni paese Europeo. Non può ragionevolmente riget
di ogni paese Europeo. Non può ragionevolmente rigettarsi l’opinione di chi afferma che tali poeti degl’infimi tempi e de
ardi poeti Celti della Gallia, della Scozia, dell’Irlanda e del paese di Galles nella Gran Brettagna. De’ quali verseggiat
rileva da’ fatti seguenti. Alfredo gran re d’Inghilterra in un tempo di barbarie, cioè nell’878, volendo spiare la situaz
l re, e cantò molti versi, e poscia esaminato il campo formò un piano di assalto, col quale tagliò a pezzi il nemico eserc
il nemico esercito. Sessanta anni dopo, cioè nel X secolo, Anlaff re di Danimarca collo stesso travestimento volle osserv
f re di Danimarca collo stesso travestimento volle osservare il campo di Atelstan re d’Inghilterra, ma lo stratagemma rius
i sull’animo de’ combattenti, che avendo fatta la conquista del paese di Galles, per assicurarsela per dirlo colle parole
utti i Bardi del paese, ordinò che si uccidesseroa. Ma sotto il regno di Riccardo II verso la fine del secolo XIV trovansi
a. L’Italia che già contava varii non ispregevoli poeti, come Guitton di Arezzo che perfezionò il Sonetto invenzione degl’
i, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, ed il migliore di tutti Dante Alighieri: pare che sia l’unica nazio
secolo XIII. Nel 1230 si celebrò in Piacenza nel borgo e nella piazza di s. Antonino un giuoco, che nella Cronaca Piacenti
a nel Prato della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì di Pasqua di Risurrezione del 1243 o 1244b. Pretese
o della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì di Pasqua di Risurrezione del 1243 o 1244b. Pretese il Bumaldi
el 1250 componesse volgari tragedie, ma ciò affermò, perchè nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato
nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato poeta di stile tragico , la qual cosa, come ognun sa, in
gnun sa, in Dante significa stile sublime, nè indica che fosse autore di tragediea. Quel che però non ammette dubbio verun
etto principale si prefisse il rappresentare i Misteri della Passione di Gesù Cristo, siccome per lungo tempo continuò ad
settimana santab. Un’altra rapresentazione de’ Misteri della Passione di Cristo trovasi fatta dal Clero con molto applauso
vasi fatta dal Clero con molto applauso nel Friuli l’anno 1298 nel dì di Pentecostea. Il dottissimo Storico della Letterat
XIII rammentate dal Muratorib, asserendo non potersi mettere in conto di teatrali. Vuole altresì con fondamento che il nom
rammatica. Passa inoltre a dubitare che le accennate rappresentazioni di Padova, del Friuli, della Compagnia del Gonfalone
alogo, stimandole semplici apparenze mute figurate dal Clero in tempo di Pasqua e di Pentecoste. Veramente noi che reputia
ndole semplici apparenze mute figurate dal Clero in tempo di Pasqua e di Pentecoste. Veramente noi che reputiamo drammatic
si direbbe con ogni proprietà ludus un mistero espresso con un gruppo di figure; nè perchè in vece di quelle statue si met
ludus un mistero espresso con un gruppo di figure; nè perchè in vece di quelle statue si mettessero degli uomini, tal rap
l suo istituto. Nel XV secolo rappresentava pubblicamente nel Coliseo di Roma la Passione; e le parole del dramma si compo
di Roma la Passione; e le parole del dramma si composero dal Vescovo di s. Leo Giuliano Dati fiorentino che fiorì circa i
ell’Alemagna. Vedrassi nel seguente capo che in Francia sin dal tempo di Filippo il Bello vi fu una festa simile con canti
po il Bello vi fu una festa simile con canti e parole. Alcuni squarci di simili Misteri fatti in Napoli nel tempo degli An
a non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli di rappresentazioni cantate e recitate. Per altro no
l’istrioni e giocolieri a que’ tempi, non meritino rigorosamente nome di vere azioni teatrali. Con tutto ciò debbono entra
teatrali, nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di questa si conservano le memorie da qu
è tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di questa si conservano le memorie da quanti imprend
stiche l’indeboliscono, e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo
timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo sempre la costituzione di tal
ovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo sempre la costituzione di tal regno alla divisione, al fine i gran ducati s
gran ducati si suddividono in contadi subalterni numerosi ma piccioli di mole e di potere. a. Vedi il Potgessero, ed il l
i si suddividono in contadi subalterni numerosi ma piccioli di mole e di potere. a. Vedi il Potgessero, ed il libro I, ca
l libro I, cap. 18 della Storia civile e politica del regno de Napoli di Carlo Pecchia. a. Degno di leggersi nella Stori
ia civile e politica del regno de Napoli di Carlo Pecchia. a. Degno di leggersi nella Storia della Letteratura Italiana
ne opinione dietro la scorta del lodato Denina, facendo uso al solito di commode asserzioni gratuite in vece di monumenti
Denina, facendo uso al solito di commode asserzioni gratuite in vece di monumenti storici per distruggere le verità sì be
e verità sì ben sostenute dal Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare di certi apologisti di ultima moda, combattere l’evi
enute dal Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare di certi apologisti di ultima moda, combattere l’evidenza che gli molest
di ultima moda, combattere l’evidenza che gli molesta, con l’autorità di un nome solo, fosse poi anche quello, non che del
nome solo, fosse poi anche quello, non che dell’erudito sig. Denina, di un Sherlok, purchè dica male dell’Italia. Il mede
e’ tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stamp
nti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stampato dal Mabillo
lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stampato dal Mabillon. Ma con sua pace
occhi aperti, e vedrà che il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla
il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in for
testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forza di ragionamento superiore ass
inità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forza di ragionamento superiore assai al suo avversario Ca
l sig. Lampillas che in altro senso che in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come
o che in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nel
agnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole di tal prelato, ed in ciò che dice di Adriano il Tir
mi ed eloquentissimi? Nelle parole di tal prelato, ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si attenda allo zelo, alla
llo stile. Che se volesse il sig. Lampillas mostrare, che gl’Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più bar
te con più purità ed eleganza del famoso storico de’ Longobardi Paolo di Varnefrido; e che non fossero stati Italiani ma S
Da questo sentimento non contraddetto da i dotti si è fatto un pregio di discordare il più volte rammemorato Lampillas, pr
. Egli si dimostra in tal fatto così poco istruito, che fa sospettare di essergli stata da altri sugerita così secca e dig
onde ci astringe ad una nota non breve e ad implorar per la lunghezza di essa il perdono de’ leggitori. Ignora primieramen
de’ leggitori. Ignora primieramente l’apologista che molti anni prima di Alarico il padre di lui chiamato Eurico o Evarico
a primieramente l’apologista che molti anni prima di Alarico il padre di lui chiamato Eurico o Evarico (che cominciò a reg
inciò a regnare l’anno 486) avea già dato a’ Visigoti il primo codice di leggi dette Teodoriciane o perchè, secondo i dott
secondo i dottissimi Savarone e Grozio, Eurico portasse anche il nome di Teodorico, o perchè, secondo il Sirmondo e l’Alte
odosiane dell’Impero Occidentale. Seguì poscia la lodata compilazione di Alarico pubblicata in. Tolosa col titolo di Brevi
ia la lodata compilazione di Alarico pubblicata in. Tolosa col titolo di Breviario; ed è quell’unica che, non saprei dir c
In oltre Caindesvindo ed altri Visigoti fecero alcun’altra collezione di leggi, della quale neppure ebbe contezza il Lampi
e neppure ebbe contezza il Lampillas; altrimente non avrebbe lasciato di trionfarne. Vennero in appresso più tardi le legg
vrebbe lasciato di trionfarne. Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contado di Barcellona, di Valenza. N
farne. Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contado di Barcellona, di Valenza. Noi dunque che sappiamo q
in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contado di Barcellona, di Valenza. Noi dunque che sappiamo quel che seppe i
uestiona se la Spagna col resto dell’Europa avesse avuto alcun codice di leggi, no; ma sì bene, se queste fossero state pe
o dall’esgesuita Lampillas net Saggio Apologetico. Certamente il sig. di Montesquieu, e quanti peritamente favellano di le
co. Certamente il sig. di Montesquieu, e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’unde
i (dice il celebre Guglielmo Robertson nell’Introduzione alla Storia di Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, ce
lielmo Robertson nell’Introduzione alla Storia di Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, cedendo il luogo a certe
ezzo dal medesimo Lampillas. Questo volume che fu compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal
quali l’apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli st
ista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuol
icurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del p. Duchesne bene accolto dal pubblico,
tica. Di fatti come non sarebbe la Spagna soggiaciuta a questa specie di anarchia de’ tribunali, e ad altri disordini, se
ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano fra loro, empivano di tumulto e confusione tutte le provincie spagnuole
le prepotenze, gli omicidii divennero sì comuni, ché in questo stato di disordine non solo fu interrotto ogni sorte di co
i, ché in questo stato di disordine non solo fu interrotto ogni sorte di commercio, ma rimaneva appena qualche communicazi
. E tali disordini sin dalla mettà del secolo XIII indussero le città di Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizio
rdini sin dalla mettà del secolo XIII indussero le città di Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizione baronale,
ne baronale, ad associarsi e ad armare alcune compagnie sotto il nome di Santa Confraternita, per proteggere i viaggiatori
enti punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose dal VI secolo felicemente oss
che suppose dal VI secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto di alcuni secoli seguenti. Dopo avere egli, colla in
avere egli, colla intelligenza che si è veduto, assicurato al codice di Alarico il vanto dell’osservanza per più secoli,
ni fabbrica de’ grandi castelli. A questi tempi (dice) le decisioni di liti tra’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti
astelli. A questi tempi (dice) le decisioni di liti tra’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di p
liti tra’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e d
’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli.
e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole eg
sdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole egli forse d
facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole egli forse darci ad intendere che
forse darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudi ii di Dio ed i duelli? Egli dovrebbe sapere, quanto tar
gli dovrebbe sapere, quanto tardi si fece el postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella
l postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella penisola; dovrebbe sapere ancora che sino
a Cavalleria convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli
convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli convincersi
rologo gli sconcerti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi di Alarico. Nos (dice il Re Alfonso) por la gracia
eravi dunque, secondo Alfonso, sino al XIII secolo in Ispagna libro di leggi, e giudicavasi per bravure, per capriccio,
o regolarli con una legislazione particolare. Per supplire al difetto di lettura dell’apologista, e di chi sacò per lui la
ne particolare. Per supplire al difetto di lettura dell’apologista, e di chi sacò per lui la cara, e il nominò, per far no
lui la cara, e il nominò, per far noto che era il Lampillas sotto la di lui protezione, ne accennerò almeno i titoli. Nel
ennerò almeno i titoli. Nella I Partita si vieta nel tit. 13, leg. 10 di seppellir ne’ cimiterii colui che morisse nello s
la in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo di fare i cavalieri e gli scudieri, e nella 21, si d
erisi come proprii dell’Italia dal signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che de’ fatti di sua casa tanto sa egli q
talia dal signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto. Ma qu
un Otentotto. Ma qual era l’Italia quanto alla legislazione a’ tempi di Alarico, e ne’ secoli seguenti, cioè nel medio ev
overnata con i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Mo
on i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; i
egoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; in appresso col
Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; in appresso col Breviari
Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; in appresso col Breviario stesso di Al
di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; in appresso col Breviario stesso di Alarico; e finalmente col famoso editto di Teodor
resso col Breviario stesso di Alarico; e finalmente col famoso editto di Teodorico. Entrati poi a regnarvi i Longobardi, e
gnarvi i Longobardi, ecco ciò che seguì in Italia secondo il racconto di Paolo Diacono il migliore storico de’ tempi bassi
ntata, che gl’Italiani che volessero soggettarvisi, il celebre editto di Rotari settimo re d’Italia, pubblicato nel 643, q
ebre editto di Rotari settimo re d’Italia, pubblicato nel 643, quello di Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incom
d’Italia, pubblicato nel 643, quello di Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli
668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli di Rachi del 746, e di Astolfo del 753. Ed intanto l
Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli di Rachi del 746, e di Astolfo del 753. Ed intanto lasciarono la libertà
to lasciarono la libertà agli ecclesiastici, e a chiunque il volesse, di vivere colle Romane leggi, e colle costituzionì d
nì de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque nell’Esarcato di Ravenna, e ne’ Ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta. D
le quali sussistevano comunque nell’Esarcato di Ravenna, e ne’ Ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, C
malfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, Carlo Magno nell’anno 801, e i di lui successori sino a Corrado il Salico, fecero v
un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trat
ni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di Benevento, frammenttendovi alcune sue osservazion
nevento, frammenttendovi alcune sue osservazioni intorno alla pratica di esse leggi; il qual codice serbasi nell’archivio
l sig abate giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e di uno sparviere ; nè ciò bastandogli a
iudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e di uno sparviere ; nè ciò bastandogli attribuisce a’
sparviere ; nè ciò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli, cioè de’ Borgognoni. Ecco però la v
o però la vera pena stabilita nelle leggi Longobarde contro del ladro di uno sparviere: Si quis de gaio regis accipitrem
questa pena pecuniaria? Più grave era la pena onde punivasi un ladro di un cane, cioè dovea pagare una somma nove volte
un ladro di un cane, cioè dovea pagare una somma nove volte maggiore di quel che valeva il cane . Or dove sono le onze d
ove volte maggiore di quel che valeva il cane . Or dove sono le onze di carne divorate dall’augello nella parte più polpu
rare i suoi compatriotti a spese dell’Italia, dovea prima assicurarsi di aver ragione, altrimenti il ridicolo viene a rica
oi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne, se ne dovrebbe ri
ano quasi da per tutto le leggi Longobarde, e al vantaggio che alcune di esse hanno riportato ancor sulle Romane. Ma senza
gobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice nel libro XVIII, c. 2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudi
 2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpa
ose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, d
principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono pueri
ardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idio
o di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non cons
goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vote di senso, frivole nel fond
nseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vote di senso, frivole nel fondo, e gigantesche nello sti
ondo, e gigantesche nello stile. Or faccia il Lampillas il confronto di ciò che si fe insegnare dal Bettinelli col riferi
talia, e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Queste ultime, ad onta di quel bacio che ha posto in buono umore il Lampill
nta di quel bacio che ha posto in buono umore il Lampillas (vedasi il di lui tomo I pag. 27 e 28) sono da quel celebre Pre
questa nota può comprendere il sig. Lampillas, che non basta un poco di talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo
talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo, nè il millantarsi di esser filosofo e critico di gusto, nè il declamar
d un cieco patriotismo, nè il millantarsi di esser filosofo e critico di gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entr
tico di gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entrare a parlar di cose che non si sono studiate bene nè punto nè po
è poco. a. Vedasi l’introduzione al libro V delle Storie Fiorentine di Niccolò Macchiavelli, il quale par che si appress
Friderici lib. II, c. 13. a. Vedi la citata introduzione alla Storia di Carlo V, Sez. I, e le note XV, XVI, XVII, e XVIII
e XVIII. a. Vedi il Capitolo: Cum decorem domus Domini nel Decretale di Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e po
degli Europei nell’Indie. a. Du Cange Glossar. b. Vedi la Storia di Cedreno. c. Senza citar le memorie di m. Du Till
e Glossar. b. Vedi la Storia di Cedreno. c. Senza citar le memorie di m. Du Tillot da servire all’Istoria della Festa d
storia della Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobine
la Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Mar
e’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta
presse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare
sanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare il leggitore
1, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare il leggitore all’Enciclop
t, basta rimandare il leggitore all’Enciclopedia. Per chi si contenta di averne qualche leggiera notizia, accenniamo solta
ione de’ Saturnali de’ Gentili. La libertà data a’ servi nel dicembre di motteggiare, e far da padroni, si concedeva in qu
n asino, e si cantava, hè, sire âne, hè, hè . Secondo Raynaud nel dì di santo Stefano si cantava alla Messa una canzone d
na canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì di san Giovanni un’altra prosa detta del bue a. Ma
lgrado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di que’ rozzi secoli sussisteva nel secolo XVII in q
XVII in qualche provincia. La gnavasi il Naudè nel 1645 col Gassendi di esser tutta via in osservanza in qualche monister
e scani in Antibo il dì degl’Innocenti astenevansi i monaci sacerdoti di andare in coro, dando luogo a’ loro frati laici c
, dando luogo a’ loro frati laici cucinieri, questuanti, giardinieri, di officiare con profanazioni stravaganti, i quali p
vesti sacerdotali tutte lacere, e mettevansele a rovescio, mostravano di leggere su i libri che tenevano volti all’ingiù c
di leggere su i libri che tenevano volti all’ingiù con occhiali fatti di corteccia di aranci, e gridavano follemente con v
i libri che tenevano volti all’ingiù con occhiali fatti di corteccia di aranci, e gridavano follemente con varie contorsi
a. Michele Nostradamus fu medico, astrologo e profeta Narbonese che di anni 62 finì di vivere nel 1568. Le Vite de’ Poet
tradamus fu medico, astrologo e profeta Narbonese che di anni 62 finì di vivere nel 1568. Le Vite de’ Poeti Provenzali da
urs dell’ab Millet. a. Leggasi il Discorso aggiunto a una collezione di antiche poesie Inglesi uscita in Londra nel 1765,
in Londra nel 1765, che fu pure annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese di gennajo del 1766. a. Vedi il
, che fu pure annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese di gennajo del 1766. a. Vedi il volume II della sua
li d’Italia. b. Si veggano le sue Annotazioni all’Eloquenza Italiana di Giusto Fontanini p. 487, e le di lui Lettere t. I
e Annotazioni all’Eloquenza Italiana di Giusto Fontanini p. 487, e le di lui Lettere t. II. a. Lo confutò il Quadrio nel
ere t. II. a. Lo confutò il Quadrio nel t. IV della Storia e ragione di ogni poesia; e più recentemente il padre Ireneo A
temente il padre Ireneo Affò nella prefazione all’edizione dell’Orfeo di Angelo Poliziano. b. V. le Reflessioni istoriche
lessioni istoriche e critiche del Riccoboni sopra i differenti teatri di Europa. Non fu dunque in mezzo alla luce del Cinq
agnia, ma sì bene nel secolo XIII. La pubblicazione poi degli Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma, cioè trece
orgogliosa filosofia dello spagnuolo Arteaga che sempre ragiona prima di assicurarsi de’ fatti, e che in conseguenza si av
Ital. t. IV, lib. III, c. 3. a. Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregia
I, c. 3. a. Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cu
o di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono le loro carte stampate
iano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono le loro carte stampate di sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e
compiacimento abbiamo in seguito notato che il su degno nostro amico di remota data, ornamento insieme ed istorico della
alcuni bei monumenti tratti dagli Statuti della Compagnia de’ Battuti di Trevigi eretta nel 1261, e pubblicati dal più vol
ie del beato Errico p. I) perciocchè in essi si legge, che i canonici di quella chiesa doveano dare in anno quolibet dict
., cum fiet representatio .» Varie rappresentazioni simili del Regno di Napoli potremmo anche addurre in prova, se di più
azioni simili del Regno di Napoli potremmo anche addurre in prova, se di più le nostre prime asserzioni ne abbisognassero.
empo immemorabile eseguita nella sera del Venerdì santo, del Mortorio di Cristo, dopo una pomposa processione che usciva d
torio di Cristo, dopo una pomposa processione che usciva dalla chiesa di san Filippo Neri, fatta a spese de’ confratelli d
31 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
CAPO VIII. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favo
II. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella interessante
ella interessante vivacità che può renderla accetta, qualche reliquia di rozzezza nella decorazione, e la scarsezza di mot
cetta, qualche reliquia di rozzezza nella decorazione, e la scarsezza di moto, additavano a Sofocle una corona tragica non
è gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’altra specie di attori, volle separar dal Coro una terza classe d
no un’altra specie di attori, volle separar dal Coro una terza classe di cantori e ballerini per aggregarle ai semplici de
er mettere alla vista il luogo dell’azionea. Ebbe ancora l’accortezza di scerre argomenti adattati al talento e alla dispo
alento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza di voce non potè rappresentare, come facevano gli al
ole distese Sofocle le sue osservazioni per far risplendere l’abilità di ciascuno; e perchè si vedessero in teatro brillar
ttimi studii, divengono esemplari de’ più peregrini ingegni. Lo stile di Sofocle è talmente sublime, magnifico e degno del
co e degno della tragedia, che per caratterizzare la maestosa gravità di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al cot
à di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto di Sofocleo. Nella di lui vita che Giovanni Lalament
to, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto di Sofocleo. Nella di lui vita che Giovanni Lalamenti tradusse dal grec
ispezialità le tre seguenti bellissime scene: la situazione patetica di Ajace rivenuto dal suo furore col figliuolo Euris
colla sua sposa Tecmessa; la pittura naturalissima della disperazione di Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che pr
si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo s
ico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo spettacolo di Ajace ucci
venuta di Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo spettacolo di Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta
ga la natura ritratta da un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia di gran pennelli che sappiano mettere in opera i bei
lori della natura agli antichi famigliari! Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche di bellezze inimita
migliari! Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche di bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed
transalpini falsi belli-spiriti La-Mothe, d’Argens, Perrault, in vece di perdersi a censurarne ogni minimo neo nello scene
e grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritr
ttuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici
iurie l’uno contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or
contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i
scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i Greci profferivano ne’
si del destino della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di
o della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare da
ino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi
i dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi di quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiar
seo ed Agamennone. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro e spezialm
. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro e spezialmente in quella di
sa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro e spezialmente in quella di Ulisse, tante villanie obbrobriose quante nel P
Paragone della Poesia Tragica ne rimprovera a Sofocle il conte Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta
e Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli rip
alepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli riprende nell’al
ltanto che quegli riprende nell’altro la soverchia baldanza, e questi di rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli
ende nell’altro la soverchia baldanza, e questi di rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli obbrobrii esagerati?
cena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato per la resistenza di Teucro gli rinfaccia l’aver egli, che pur non è c
nza di Teucro gli rinfaccia l’aver egli, che pur non è che un figlio di una cattiva, σὲ… τόν ὲκ της αιχμαλώτιδος, osato r
are agli ordini de’ supremi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra di esser nato di Telamone
i capitani. Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una regina, e si mera
chiama indi servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una regina, e si meraviglia come a
servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra di esser nato di Telamone e di una regina, e si meraviglia come a lui favelli a
lli a quel modo Agamennone nipote del barbaro e Frigio Pelope, figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa c
baro e Frigio Pelope, figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva U
e di Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva Ulisse, e cerca di placare Agamennone; nè in questa ultima scena tro
lle nostre poesie, barbaro, stolto, insano, vile, tralcio illegittimo di tronco oscuro ec. ec., nè Corneille, Crebillon, V
medesime cose in Sofocle a? Si rappresenta nelle Trachinie la morte di Ercole avvenuta per lo dono funesto di Dejanira,
senta nelle Trachinie la morte di Ercole avvenuta per lo dono funesto di Dejanira, nella quale con tutta verità e delicate
a quale con tutta verità e delicatezza si vede delineato il carattere di una moglie tenera e gelosa. Nell’atto quarto Ilo
rale che egli avesse due volte valicato in tempo sì corto uno stretto di sessanta miglia italiane interposte da Ceneo a Tr
le per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nel l’oscurità di tanti secoli, o se avesse creduto far cosa contra
stati da Antigone al fratello Polinice mal grado del vigoroso divieto di Creonte. E notabile nel l’atto secondo la scena d
ed Ismene, che disprezzando a competenza la morte accusano se stesse di aver trasgredita la legge. Questo contrasto tener
esto contrasto tenero e generoso imito il gran Torquato nell’episodio di Olindo e Sofronia, e l’immortale Pietro Metastasi
nia, e l’immortale Pietro Metastasio lo ravvivò con tutto il patetico di una passione grande e lo rendette più interessant
figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Furidice di lui madre che ne intende il racconto, istupidita
o applauso ben trentadue volte, fe decorare l’autore colla prefettura di Samo. Dove si conosce il pregio del l’arte, si pr
lei, i Newton a. L’Elettra contiene lo stesso argomento delle Coefore di Eschilo maneggiato con esattezza maggiore. L’inte
zo, ossia canto del Coro del l’atto secondo, è congiunto alle querele di Elettra. La riconoscenza molto tenera fassì con p
Elettra. La riconoscenza molto tenera fassì con più verisimilitudine di quello che avviene nelle tragedia del predecessor
dine di quello che avviene nelle tragedia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in
o che avviene nelle tragedia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in tutta l’azion
dia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a mer
re di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a meraviglia, ed il di lei carattere ottimamente scolpito spicca con isp
con ispezialità nella scena con Crisotemi sua sorella. La moderazione di questa serve d’artifizioso contrasto col trasport
La moderazione di questa serve d’artifizioso contrasto col trasporto di Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste te
esta serve d’artifizioso contrasto col trasporto di Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste tenendo l’urna delle di
i Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste tenendo l’urna delle di lui ceneri, si rappresentò una volta da Polo che
suo fine: caratteri veri e degnamente sostenuti, e senza distrazione di altre circostanze meno interessanti: passioni for
a a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento di una madre tuttochè colpevole. Chi oggi non fremer
di una madre tuttochè colpevole. Chi oggi non fremerebbe alle parole di Elettra che incoragisce Oreste a ferise, a repli
rilevato meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità di obedire ad Apollo, che dovea fuor di dubbio in ta
oci della natura colla necessità di obedire ad Apollo, che dovea fuor di dubbio in tal caso lacerare il cuore di Oreste? E
ire ad Apollo, che dovea fuor di dubbio in tal caso lacerare il cuore di Oreste? Eschilo nello stesso argomento gliene ave
orchè diminuisce l’attenzione del l’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella di Egisto, sembrando
enzione del l’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella di Egisto, sembrando che se ne renda meno
l l’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella di Egisto, sembrando che se ne renda meno importante
nto. L’Edipo re, o tiranno, come dice l’originalea, è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte
inalea, è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la
one di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stup
più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stupidità o il capriccio di certi pregiudicati incurabili moderni appena bast
ati incurabili moderni appena basta per ingannar se stessi sul merito di questo capo d’opera, e per supporre la tragedia a
tili nel tempo che si producevano simili componimenti che nulla hanno di mediocre. Torresti tu (diceva col solito discer
i mediocre. Torresti tu (diceva col solito discernimento Longino a) di esser piuttosto Bacchilide che Pindaro , e nella
la tragedia Jone Chio che Sofocle?… É chi sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte insieme le opere di Jone, al s
hi sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte insieme le opere di Jone, al solo dramma del l’Edipo ardisca contrapp
curioso e compassionevole. Vedesi in una gran piazza il real palagio di Edipo: alla porta di esso si osserva un altare, i
evole. Vedesi in una gran piazza il real palagio di Edipo: alla porta di esso si osserva un altare, innanzi al quale si pr
rta di esso si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro di vecchi e di fanciulli: si rileva dalle parole che
si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro di vecchi e di fanciulli: si rileva dalle parole che in lontanan
ananza dovea vedersi il popolo afflitto radunato intorno ai due tempi di Pallade e al l’altare di Apollo. Nè ciò era tropp
opolo afflitto radunato intorno ai due tempi di Pallade e al l’altare di Apollo. Nè ciò era troppo ne’ teatri Greci, la cu
moderni, benchè alquanti assai vasti se ne contino. Dopo un contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nel l’atto terzo cercan
o un contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nel l’atto terzo cercando di consolare il consorte con iscreditare le predizio
e con iscreditare le predizioni racconta come andò a voto un’ oracolo di Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio d
nta come andò a voto un’ oracolo di Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio dovea essere l’uccisore del padre; imp
la diviene interessante. Vuolsi osservare come qui Giocasta si studia di torre ogni credito agli oracoli; e nel l’atto qua
reduto padre è morto in Corinto ne deduce per conseguenza l’inutilità di consultare l’oracolo di Apollo. Ma frattanto nel
Corinto ne deduce per conseguenza l’inutilità di consultare l’oracolo di Apollo. Ma frattanto nel rimanente della tragedia
imanente della tragedia si dimostra appunto la falsità del raziocinio di que’ due spiriti-forti, e si accreditano col fatt
ccreditano col fatto le divine risposte, stabilendosi l’infallibilità di Apollo e l’insuperabile forza del fato, quella fo
i mirabilmente condotta per tutte le circostanze nel l’atto quarto, e di qual veramente tragica catastrofe produttrice! Ar
le parole del messaggiero non lasciano più dubbio alcuno del l’essere di Edipo, in se stessa riconcentrata e piena del pro
nsibili un oggetto sommamente compassionevole. Ella giusta la maniera di Sofocle esprime col silenzio l’intensità della su
le invano cercato dai declamatori e ragionatori moderni. Edipo sicuro di essere egli quel figlio colpevole additato dal l’
ile destino, ecco una volta Tutti svelati i tuoi decreti! Io nato Son di cui non dovea: ho un letto offeso Cui d’innalzar
to è tragico e spaventevole nel l’atto quinto il racconto della morte di Giocasta e del l’acciecamento di Edipo! Che spett
’atto quinto il racconto della morte di Giocasta e del l’acciecamento di Edipo! Che spettacolo Edipo accecato! In quest’at
ratezza! ritornaste Nel ventre de la madre il seme istesso Concependo di lui parti nefandi. Fratelli, padre e figli produc
e il dottissimo Brumoy desiderava nella per altro elegante traduzione di questo passo fatta da Niccolò Boileau. Lacera fin
i i cuori che non ignorano la potenza della sensibilità, la preghiera di Edipo ridotto in sì misero stato per abbracciar l
r le figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora di loro fratello ora padre, Figlie, ove sete, o fig
ate ottimamente dipinte. Il Coro conchiude la tragedia colla sentenza di Solone. Tutti i Cori del l’Edipo esprimono al viv
. Tutti i Cori del l’Edipo esprimono al vivo la sublimità dello stile di Sofocle, e si veggono mirabilmente accomodati all
i alle particolarità del l’azione, nella qual cosa Sofocle riescì più di ogni altro tragico, Qualche altro frammento di qu
osa Sofocle riescì più di ogni altro tragico, Qualche altro frammento di quello del l’atto primo della versione elegante d
legante del lodato Giustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori. Invocato Giove, Miner
o Giove, Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali di Tebe in tal guisa: Giace dal morbo afflitto il p
stinti In largo e folto stuolo, Più che il foco leggere Fuggon l’alme di Stige ai tristi liti. Ma l’infinita turba abbando
sse e Neottolemo, perchè richiedevansi indispensabilmente alla caduta di Troja. Filottete è il più compiuto esemplare dell
à della tragedia antica, e della costante regolarità ed aggiustatezza di Sofocle nel l’economia del l’azione. Tutto in tal
o tende con energia al suo scopo. Dipinto a maraviglia è il carattere di Neottolemo. I moderni non vedrebbero con piacere
ne dimostra che certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo di convenzione teatrale, perderebbe affatto il credi
e con garbo da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle vestigia di Sofocle, tragiche e grandi. Può osservarsi in que
più parlanti del secondo, il che trovandosi ancora in altre può valer di pruova che non sempre terminavano gli atti con un
eclamazione del rimanente. Il coro del quarto è accoppiato ai lamenti di Filottete, i quali pajono una spezie di recitativ
uarto è accoppiato ai lamenti di Filottete, i quali pajono una spezie di recitativo moderno obbligato, o vogliam dire acco
scena del l’atto quinto è molto vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che
to vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che il soprallodato conte Pietro
ato conte Pietro da Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe di Filottete al proprio arco ed al fragore del mare
al proprio arco ed al fragore del mare che sentiva stando nel l’antro di Lenno. Ma sì lieve neo, se vogliasi tale, non mer
nel l’antro di Lenno. Ma sì lieve neo, se vogliasi tale, non meritava di esser tanto esagerato in una tragedia che gli pre
e gli presenteva molte bellezze da esercitare il gusto e l’erudizione di chiunque e da ammaestrare la gioventù. La tragedi
trare la gioventù. La tragedia termina per macchina col l’apparizione di Ercole, pel cui comando Filottete accompagna Neot
ccompagna Neottolemo a Trojaa. L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria di Sofocle, contiene la venuta di Edipo cieco in Ate
L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria di Sofocle, contiene la venuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di
contiene la venuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie n
enuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio dell
ie nel tempio delle Venerabili Dive, cioè delle Furie, la cui memoria di tanto orrore colmava i Greci, che non ardivano qu
crifizii che facevansi al l’Eumenidi, affinchè questo forestiere e le di lui figlie rifuggite al loro tempio non incorress
re nel venerarle. Or perchè quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso a Pietro da Calepio? Edipo avendo
go e ozioso a Pietro da Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di Teseo, secondo l’oracolo, va a morire in un luogo
morire in un luogo a tutti ignoto. Fra questa tragedia e le Supplici di Eschilo scorgesi qualche conformità riguardo al p
si qualche conformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima di morire fu da Jofante suo figliuolo chiamato in gi
di morire fu da Jofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accusato di fatuità; ed il poeta, per convincere i giudici de
ondo Luciano nel catalogo de’ Macrobii, morì strangolato con un grano di uva di anni novantacinque. Egli fu decorato, come
ciano nel catalogo de’ Macrobii, morì strangolato con un grano di uva di anni novantacinque. Egli fu decorato, come si è d
ni novantacinque. Egli fu decorato, come si è detto, colla prefettura di Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Rep
to, come si è detto, colla prefettura di Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Repubblica. Militò pure da capitano
ado di Arconte della Repubblica. Militò pure da capitano in compagnia di Pericle nella guerra che fecero gli Ateniesi cont
mpagnia di Pericle nella guerra che fecero gli Ateniesi contro quelli di Samo nel terzo o quarto anno del l’olimpiade LXXX
limpiade LXXXIV. a. L’opinione ch’io porto sulle novità introdotte di mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle in
a Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dal l’avviso di molti valorosi critici, e mi è questa volta parut
e additarne a’ miei leggitori la ragione. Diogene Laerzio nella vita di Platone accennò che la tragedia veniva prima rapp
giunse un altro, e Sofocle il terzo . Ma contengono forse le tragedie di Eschilo soltanto, due interlocutori, e tre quelle
orse le tragedie di Eschilo soltanto, due interlocutori, e tre quelle di Sofocle? Se tale fosse il sentimento di Laerzio,
e interlocutori, e tre quelle di Sofocle? Se tale fosse il sentimento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che c
mento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che ci rimangono di questi due tragici. Aristotile così narra questo
ione della tragedia … Eschilo trovò il secondo, cioè un’altra maniera di contrafacitori… dividendo il ballo dal canto e d
o ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o una classe o specie di attori per ballare, cantare e sonare, che altra c
canto e del suono. Or quest’uffizio, secondochè io l’intendo, si era di declamar la tragedia con una specie di melodia po
econdochè io l’intendo, si era di declamar la tragedia con una specie di melodia poco più della naturale della poesia che
poesia che non giugneva alla vera melodia che costituisce il canto, e di questa cura si allegerì il Coro, come accenna Ari
ori delle prima, seconde e terze parti. L’oratore Eschine competitore di Demostene ne’ pubblici affari e nell’eloquenza er
Demostene ne’ pubblici affari e nell’eloquenza era un attore scenico di terze parti, siccome accenna il suo grande emulo
’aringa per la Corona. Eschilo adunque aggiugnendo una seconda spezie di declamatori alla prima che Tespi avea tratta dal
rime parti; e la terza specie che vi accrebbe Sofocle, dovette essere di attori ancor meno qualificati ma necessarii al po
condurre con più agevolezza e verisimilitudine la favola, coll’opera di altri interlocutori di terza specie. Non vogliamo
lezza e verisimilitudine la favola, coll’opera di altri interlocutori di terza specie. Non vogliamo però dissimulare che i
issimulare che il lodato Metastasio tanto nell’Estratto della Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione d
atto della Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere
Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione
rsione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più di tre ef
so ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più di tre effettivamente gl’istrioni Greci, ciascuno de
i. Forse nè anche le compagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno in tempo di Marziale, giacchè egli ne
pagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno in tempo di Marziale, giacchè egli nel sesto epigramma del 6
teatrale Apatario, il quale dipinse acconciamente la scena nel teatro di Tralles. Ciò che di lui si dice indica l’intellig
l quale dipinse acconciamente la scena nel teatro di Tralles. Ciò che di lui si dice indica l’intelligenza degli antichi n
intorno al luogo reca Metastasio Ajace, perchè avendo questi risoluto di uccidersi in-un luogo solitario per non essere im
o solo nel-luogo cercato e vi si uccide. Ma quì non ardirei affermare di essersi cambiato il luogo, potendo nel vasto teat
o nel vasto teatro greco ben concepirsi un luogo stabilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno vene fosse fuor di
tabilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno vene fosse fuor di mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibi
l Palazzo sotto Carlo III Borbone colla direzione del marchese Barone di Liveri possono esserne tanti evidenti esempi. a.
i Liveri possono esserne tanti evidenti esempi. a. Possono in pruova di ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poe
e quali gran parte sono poste in opera nell aureo libro de’ Principii di una Scienza Nuova del dottissimo Giambattista Vic
ienza Nuova del dottissimo Giambattista Vico da prima sì poco letto e di poi si poco compreso da chi l’ha pur saccheggiato
tidire chi legge, accenniamo soltanto la memorabile patetica supplica di Priamo ad Achille nel 24 del l’Iliade per ricuper
apposta dal poeta alla precedente tragedia Ajace, come diceva il sig. di Calepio, per darle una giusta misura, l’impegno d
ome diceva il sig. di Calepio, per darle una giusta misura, l’impegno di Teucro, che vigorosamente ai Greci Duci resiste p
ως, che nel l’originale va innanzi al l’epilogo de i delitti o errori di Edipo. Trovo che elegantemente in ciò si è attenu
io divisit Chi men dovea io scellerato uscisi.? a. Tra’ frammenti di Euripide trovansi alcuni versi di una sua tragedi
erato uscisi.? a. Tra’ frammenti di Euripide trovansi alcuni versi di una sua tragedia sul medesimo personaggio. a. V.
32 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
La prima tragedia scritta nel nostro regolare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ marchesi di Savona nato
regolare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ marchesi di Savona nato in Casal Monferrato nel secolo XV. L’
V. L’autore nel 1502 la presentò ad Isabella da Este Gonzaga marchesa di Mantova; ed alcuni anni dopo si pubblicò in Venez
ottava rima ed ha qualche debolezza e varii difetti; ma non è indegna di esser chiamata tragedia; nè sò donde si ricavasse
agnuolo la rara scoperta che questa Sofonisba fosse stata una spezie di dialogo allegorico a. Chiama egli dialogo allego
alpabili, reali, Sofonisba, Siface, Masinissa? Egli ha dunque parlato di tal componimento per volgar tradizione ovvero sec
uce, per esserne forse gli eredi stati distolti da tanti altri drammi di maggior pregio che di poi apparvero. Per la stess
gli eredi stati distolti da tanti altri drammi di maggior pregio che di poi apparvero. Per la stessa ragione meritano poc
gior pregio che di poi apparvero. Per la stessa ragione meritano poco di rammemorarsì alcuni componimenti del principio de
scritti dal Quadrio nel tomo I. E che giova trattenersi sul Filolauro di Bernardo Filostrato, che l’istesso Quadrio chiama
solacciosa commedia ? Essa fu impressa nel 1520 in Bologna senza nome di autore, e contiene un atto solo senza distinzione
logna senza nome di autore, e contiene un atto solo senza distinzione di scene con vario metro, ed in linguaggio per lo pi
o scoprirsi i principii delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità
rarii volgari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta di loto e di paglia dove sorgono marmorei edificii r
ari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta di loto e di paglia dove sorgono marmorei edificii realia? Vol
e alle ricchezze che ci appresta un secolo così fecondo. La Sofonisba di Giovan Giorgio Trissino patrizío Vicentino nato n
re nella dedicataria a Carlo V della sua Italia liberata, poema ricco di varie bellezze Omeriche, afferma di aver nel comp
sua Italia liberata, poema ricco di varie bellezze Omeriche, afferma di aver nel comporre la sua tragedia tolto Sofocle p
nche in Roma, ma s’impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione di scene e di atti; ha il Coro alla greca, ed è per
a, ma s’impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione di scene e di atti; ha il Coro alla greca, ed è per la maggior
e libere, anzi vi si osserva talvolta un troppo rigoroso accordamento di consonanze alla maniera delle italiche canzoni li
consonanze alla maniera delle italiche canzoni liriche. La narrazione di Sofonisba ad Erminia incominciata dalla remota fo
rrazione di Sofonisba ad Erminia incominciata dalla remota fondazione di Cartagine, lo studio di calcare con soverchia sup
Erminia incominciata dalla remota fondazione di Cartagine, lo studio di calcare con soverchia superstizione le vestigia d
e, certe comparazioni liriche, lo stile che non si eleva a quel punto di sublime che fa grandeggiar la tragedia, sono dife
a, dalla regolarità ed economia dell’azione, dal bellissimo carattere di Sofonisba che interessa dovunque appare (superior
arattere di Sofonisba che interessa dovunque appare (superiore in ciò di gran lunga a quella di Pietro Cornelio venuta tan
he interessa dovunque appare (superiore in ciò di gran lunga a quella di Pietro Cornelio venuta tanto più tardi) e da un p
verserà pietose lagrime al racconto del veleno preso dalla regina, ai di lui discorsi, alla compassionevole contesa con Er
ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa, di Erminia che la sostiene e del figliuolo che bacia
, la quale inutilmente si sforza per vederlo l’ultima volta sul punto di spirare. Veggasi nel seguente frammento il colori
olta sul punto di spirare. Veggasi nel seguente frammento il colorito di questa scena lagrimevole: Sof. A che piangete? N
Francia ancora sin dal XVI secolo si tradusse e s’imitò molte volte; di tal maniera che la Sofonisba oggi serbasi nel tea
he la Sofonisba oggi serbasi nel teatro tragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre
ltaìre nel XVIIIa. Adunque la prima ìstruzione che ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole de
ro scritti, l’abbiano presa da’ buoni autori Castigliani . Accordiamo di buon grado quel che egli aggiugne, cioè che il D
la ingegnosa nazione e che ripeta quel che altre volte ed assai prima di lui osservarono i Francesi stessi, gli Spagnuoli
Rosmunda che fece recitare nel suo giardino in Firenze alla presenza di quel pontefice nel 1516, e che si stampò poi in S
che si stampò poi in Siena nel 1525. In essa prese ad imitare l’Ecuba di Euripide; e par che avesse voluto renderne lo sti
e lo stile più magnifico della Sofonisba. Il signor Roscoe nella Vita di Lorenzo Medici osserva che il Rucellai preserva R
Lorenzo Medici osserva che il Rucellai preserva Rosmunda da i delitti di prostituzione e di assassinioa. Sulle tracce poi
rva che il Rucellai preserva Rosmunda da i delitti di prostituzione e di assassinioa. Sulle tracce poi del l’Ifigenia in T
ione che fa Oreste delle proprie avventure incominciando dalla guerra di Troja. V’ è di più; egli le narra all’amico Pilad
ste delle proprie avventure incominciando dalla guerra di Troja. V’ è di più; egli le narra all’amico Pilade cui dovevano
i priveranno i leggitori del piacere che recano tanti bei passi pieni di eleganza e vaghezza sparsi nelle tragedie del Ruc
utore dipinga il prospetto del tempio e le teste, i busti ed il monte di ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza
racconto che fa Ifigenia della propria sventura quando fu in procinto di essere sacrificata in Aulide; quello del coro del
ro della pugna de’ due Greci co’ pastori; quello d’Oreste della morte di Agamennone. Molti squarci della generosa patetica
i squarci della generosa patetica contesa de’ due amici meriterebbero di esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguen
rebbero di esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pensar
he porto? ahi lasso! Porto la morte del suo re; a cui? Al miser popol di Micene e d’Argo. Porto la morte del mio Oreste; a
utta più non conosceva la drammatica? quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima di
matica? quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la
i sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la scorta de’ Greci cor
e coll’esempio del Trissino e del Rucellai seguirono pure le insegne di Melpomene molti altri celebri letterati. Ludovico
o Martelli illustre poeta Fiorentino morto in Salerno nell’acerba età di anni ventotto secondo il Crescimbeni nel 1533, e
i ed altri con più probabilità mancato in Napoli nel 1527, parlandosi di lui come già morto in una lettera di Claudio Tolo
o in Napoli nel 1527, parlandosi di lui come già morto in una lettera di Claudio Tolomei scritta a’ 7 di aprile del 1531a,
di lui come già morto in una lettera di Claudio Tolomei scritta a’ 7 di aprile del 1531a, compose una tragedia impressa i
omo III del Teatro Italiano antico, stampata in Livorno sotto la data di Londra nel 1787, nella quale sí allontanò dagli a
n ciò il Trissino, e non il Rucellai. Egli trasse dalla storia de’ re di Roma l’eccesso della spietata Tullia per esporlo
contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se tutta l’indignazione di chi legge. Il coro con
ciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se tutta l’indignazione di chi legge. Il coro continuo poi che vi si adopra
o gelosissimo del proprio secreto si scopra alla moglie alla presenza di un coro di donne che sono seco. Pera. simili rifl
mo del proprio secreto si scopra alla moglie alla presenza di un coro di donne che sono seco. Pera. simili riflessioni a n
ella Coltivazione recò in italiano, ritenendone il titolo, l’Antigone di Sofocle, che si stampò in Venezia nel 1532. Per t
anza alle tragedie del Trissino e del Rucellai e le vince per gravità di stile. Giraldi Cintio sa onorata menzione dell’An
tre le ripid’ Alpi Da Tebe in toscano abito tradusse La pietosa soror di Polinice; I’ dico l’Alamannia. Il Fontanini la c
tralle migliori tragedie italiane. L’Edipo, la più pregiata tragedia di Sofocle, fu tradotto prima da Andrea Anguillara i
aboschi Girolamo Negri, ma con disprezzo dando all’Anguillara il nome di poeta plebeo . Giason di Nores nella sua Poetica
con disprezzo dando all’Anguillara il nome di poeta plebeo . Giason di Nores nella sua Poetica riprende ancora come vizi
di Nores nella sua Poetica riprende ancora come viziosi gli episodii di quest’Edipo dell’Anguillara. Non per tanto sembra
pplauso ripetuta la rappresentazione nel 1565 in Vicenza in un teatro di legno costruito espressamente nel palagio della R
oso l’Edipo del l’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Corneille, di Voltaire e del p. Folard; e col Nor
l l’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Corneille, di Voltaire e del p. Folard; e col Nores troviamo ri
Nores troviamo riprensibile l’episodio della discordia de’ figliuoli di Edipo, per cui si rende la favola doppia e si com
o totalmente inutile. Fu assai migliore la traduzione fedele che fece di tal tragedia il veneziano Giustiniano. Per la nob
ltà e l’eleganza dello stile essa gareggìa colle più celebri tragedie di quel tempo. Si rappresentò nel 1585 con sontuosis
esentò nel 1585 con sontuosissimo apparato nel famoso Teatro Olimpico di Vicenza opera del prelodato Palladio; la quale pe
impico di Vicenza opera del prelodato Palladio; la quale per la morte di questo insigne architetto seguita nel 1586 si ter
signe architetto seguita nel 1586 si terminò dallo Scamozzi. La parte di Edipo che si accieca, si sostenne egregiamente da
se anch’egli due tragedie, la Dalìda e l’Adriana; ma esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori d
a esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori di quel tempo, specialmente per lo stile talvolta tr
po, specialmente per lo stile talvolta troppo ricercato e più proprio di certi anni del seguente secolo che del cinquecent
ti dottissimo padovano e l’oratore più eloquente della sua età, morto di anni ottantotto nel 1588, compose la Canace trage
ali era principe, ma ne fu interrotto il disegno per la morte seguita di Angelo Beolco detto il Ruzzante che dovea recitar
eso, volle riformarla e toglierne fralle altre cose le rime e i versi di cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta
d all’ombra da prima introdotta nel prologo sostituire il personaggio di Venere. Vide questo gran letterato che il veleno
ni che nuocono alla gravità tragica. E pure queste medesime servirono di modello agli autori dell’Aminta e del Pastor fido
ll’Aminta e del Pastor fido, e parvero più convenienti alla tenerezza di quelle celebri pastorali. Ma le forti perturbate
la della natura più che dell’arte manifesta. Questo, e l’introduzione di molti personaggi subalterni dipinti scioperatamen
ratamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti di cose che meglio avrebbero animata la favola poste
i versi corti e cotali altre pedanterie. Ma la dipintura nell’atto V di Canace sul letto funesto col bambino allato e col
ace sul letto funesto col bambino allato e col pugnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto di
l bambino allato e col pugnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto di trafiggersi sperando di
gnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memori
Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memoria di Macareo, e l’espres
role nel l’atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memoria di Macareo, e l’espressioni indirizzate al figliuoli
, Selene, Epitia. La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno di due mesi, e che si stima la migliore, si rapprese
i vide, Per mio raro destìno, uscire in scena. Sebastiano Clarignano di Montefalco, il quale, dice il Giraldi nella dedic
de’ principali attori. Giulio Ponzio Ponzoni vi rappresentò la parte di Oronte, e un certo giovine chiamato Flaminio quel
sentò la parte di Oronte, e un certo giovine chiamato Flaminio quella di Orbecche. Dovea questo medesimo Flaminio rapprese
ile da recitarsi per ordine del duca nell’aprile del 1543 alla venuta di Paolo III; ma nel giorno destinato alla rappresen
terrore co’ più vivi sanguinosi trasporti della crudeltà. Sulmone re di Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Or
culto, contratto da questa sua figliuola con un valoroso avventuriere di oscuri natali, aguzza la spietatezza naturale di
aloroso avventuriere di oscuri natali, aguzza la spietatezza naturale di Sulmone, il quale sotto la fede avuto in sua bali
Sulmone, il quale sotto la fede avuto in sua balia il genero e i due di lui figliuolini, di propria mano gli trucida e ne
otto la fede avuto in sua balia il genero e i due di lui figliuolini, di propria mano gli trucida e ne presenta indi le ma
i e le teste alla figliuola, alla cui vista tratta ella da un eccesso di dolore e di disperazione trafigge il padre e se s
alla figliuola, alla cui vista tratta ella da un eccesso di dolore e di disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha se
di dolore e di disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha servito di modello a questa tragedia il Tieste di Seneca. Ne
padre e se stessa. Ha servito di modello a questa tragedia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie e l’Ombra di Selina ma
o a questa tragedia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie e l’Ombra di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come n
dia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie e l’Ombra di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombr
di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombra di Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammaz
atto dell’Orbecche. Dalla descrizione del bosco secreto nella reggìa di Atreo, Arcana in imo regia recessu patet etc.,
a recessu patet etc., è imitata quella del luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli. Giace nel fondo di quest
luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli. Giace nel fondo di quest’alta torre In parte sì solinga e sì rispost
torre In parte sì solinga e sì risposta Che non vi giunge mai raggio di sole, Un luogo destinato a’ sacrifici, Che soglio
a sua sede./ Il Giraldi non pertanto si è guardato dall’affettazione di certi squarci della tragedia latina e da qualche
ecche, fralle Italiane che conseguiscono l’ottimo fine della tragedia di purgar con piacevolezza lo sregolamento delle pas
troncassero acconciamente alcune ciance della nutrice, l’espressioni di Oronte appassionato nell’atto II che si trattiene
Orbecche si è trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non di tenebre ma di luce, si rendette, non so perchè, f
trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non di tenebre ma di luce, si rendette, non so perchè, fin anche a’ pi
principi formidabile, uomo, ad onta della sua mercenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di
, ad onta della sua mercenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno o
cenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno onore, contribuì non poc
di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno onore, contribuì non poco alle glorie della
e, contribuì non poco alle glorie della tragedia italiana. Pose prima di ogni altro in iscena l’avventura degli Orazii (ch
entura degli Orazii (che nè anche è argomento greco) ed ebbe la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il
be la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il vanto di scoprire e vincere senza arricchirsi e trionfare.
i fa il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi italiani, ed anche di Carlo V; ed
odi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi italiani, ed anche di Carlo V; ed è questo forse il primo esempio de’ p
elio s’inganna nel dire che sieno invenzioni del suo secolo . Un coro di virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcu
o I la pugna stabilita tra gli Orazii e Curiazii per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curia
na stabilita tra gli Orazii e Curiazii per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppr
uriazii per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna
i Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna che debbe in ogni evento riuscire per l
ella morte dello sposo. Arriva nel III un servo che appende al tempio di Minerva le spoglie degli estinti Curiazii. Celia
re Orazio, i quali lo condannano alla morte, contraddicendo invano il di lui afflitto padre che appella al Popolo. Nel V i
padre che appella al Popolo. Nel V il Popolo libera il reo dalla pena di morte, ma vuole che soggiaccia all’infamia del gi
e, ma vuole che soggiaccia all’infamia del giogo. Sdegna il magnanimo di sottoporvisi: Publio prega: il Popolo è inesorabi
polo è inesorabile: si ascolta una voce in aria che comanda ad Orazio di ubbidire. La regolarità di questa tragedia è mani
lta una voce in aria che comanda ad Orazio di ubbidire. La regolarità di questa tragedia è manifesta; gli affetti sono ben
caratteri dipinti con uguaglianza, verità e decenza; il fine tragico di commuovere colla compassione e col timore egregia
egregiamente conseguito. Increscerà in essa in primo luogo il titolo di Orazia che dimostra esser essa il principal perso
che dimostra esser essa il principal personaggio, e che morendo prima di terminar l’atto III, abbandona ad un altro l’inte
si diviso tra due personaggi. Non si unirebbe in un solo se il titolo di essa fosse l’Orazio? Parranno poi piuttosto fogli
egi che abbelliscono l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura di un cav
o l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura di un cavallo a cui si rasso
pisodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura di un cavallo a cui si rassomiglia la gioventù, dist
la gola del tuo nome. Ma in generale lo stile è puro, sobrio, e più di una fiata grave e vigoroso, e sparso di utili mas
o stile è puro, sobrio, e più di una fiata grave e vigoroso, e sparso di utili massime or sulla legislazione or sul govern
a religione e degl’iddii. Dice Publio: Nè cupidigia d’uom, nè ardir di stella Può ciglio alzar dove pon mente Iddio.
ti Che aveano invidia a la Romana gloria ; risposta sublime in bocca di un padre. Quanto alla passione di Celia da per tu
gloria ; risposta sublime in bocca di un padre. Quanto alla passione di Celia da per tutto ben colorita presenta spesso e
rtate, De i fratelli privata mi rimango. Soprattutto è da vedersi la di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e a
dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista delle spoglie di lui insanguinate, e quando si presenta al fratell
a al fratello perduta, semiviva, la chioma sparsa ed il volto bagnato di lagrime. Un cuore veramente Romano transparisce i
mano transparisce in quanto fa e dice Publio, ma quando è in procinto di perdere il valoroso Orazio, l’unico figliuolo che
to il padre, implorando la pietà del Popolo. Lo spirito d’ingenuità e di gratitudine che mosse prima il Cornelio, indi il
a dell’Aretino gli Orazii del padre del Teatro Francese, componimento di gran lunga superiore al Cid? Non l’avea l’Italian
mento di gran lunga superiore al Cid? Non l’avea l’Italiano preceduto di un secolo intero nell’arricchire la scena tragica
secolo intero nell’arricchire la scena tragica, e non infelicemente, di sì bell’argomento non mai prima tentato nè dagli
udizio nel tener sempre l’occhio allo scopo principale della tragedia di commuovere sino al fine pel timore e per la compa
ti della sua tragedia che riescono freddi ed inutili, a i primi pieni di calore, d’interesse e di passionea. Lodovico Dol
riescono freddi ed inutili, a i primi pieni di calore, d’interesse e di passionea. Lodovico Dolce morto d’anni sessanta
ovico Dolce morto d’anni sessanta in Venezia nel 1568 vi pubblicò più di una volta varie tragedie tratte da’ Greci e da’ L
fu rappresentata con indicibile applauso in quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo ad uno scelto uditorio di più d
quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo ad uno scelto uditorio di più di trecento gentiluomini; e quando volle ripe
città nel palazzo di Sebastiano Erizzo ad uno scelto uditorio di più di trecento gentiluomini; e quando volle ripetersi i
e rappresentazioni tragiche, questi applausi reiterati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di
rati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di gusto per la tragedia che qualche trascrittor di
vventura la mancanza di gusto per la tragedia che qualche trascrittor di giornali stranieri volle imputare agl’Italiani? I
e leggere gli arzigogoli de’ sedicenti filosofi e critici declamatori di oggidì i quali sostengono sempre opinioni singola
singolari mal digerite contraddette dal fatto e dall’evidenza? Assai di buono troveremmo esaminando la Progne di Girolamo
fatto e dall’evidenza? Assai di buono troveremmo esaminando la Progne di Girolamo Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopa
o Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopatra, la Scilla e la Romilda di Cesare de’ Cesari uscite alla luce nel 1550 e 155
in Venezia nel 1550, la Medea del Galladei impressa nel 1558, l’Altea di Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la F
558, l’Altea di Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la Fedra di Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata poscia d
nel 1559, la Fedra di Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata poscia di gran lunga da quella del secolo seguente del Raci
di gran lunga da quella del secolo seguente del Racine, e l’Atamanta di Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579 di cui
del Racine, e l’Atamanta di Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579 di cui nell’epistola 50 del IV libro fa un bell’elog
otrebbe anche pascere alquanto la curiosità de’ leggitori la tragedia di Angelo Leonico intitolata il Soldato impressa in
tragedia reale. In fatti nel parlarne il Crescimbeni nel tomo I, dice di non meritare il nome di tragedia. Ne facciamo noi
nel parlarne il Crescimbeni nel tomo I, dice di non meritare il nome di tragedia. Ne facciamo noi menzione perchè dee in
o noi menzione perchè dee in essa ravvisarsi il primo esempio moderno di una tragedia cittadina, che i nostri scrittori nè
oni all’Eloquenza Italiana. Sono: Telefonte, Rosimunda, Ino, il Conte di Modena, la quale non contiene certamente argoment
e. Si crede che ne componesse sino a venti, tralle quali una del caso di Meleagro, la quale (dice il Manfredi nelle sue
sse anche il Cristo paziente attribuito a san Gregorio Nazianzeno. Il di lui Telefonte ha il pregio della scelta del più b
el soggetto tragico dell’antichità, cioè dell’avventure del Cresfonte di Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavalle
di Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria di averlo prima di ogni altro recato sulle scene mod
il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria di averlo prima di ogni altro recato sulle scene moderne. L’immortal
do si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria di appressarglisi. N
te de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria di appressarglisi. Nel 1587 s’impresse in Bergamo, e
resse in Bergamo, e dall’autore si dedicò a don Vincenzo Gonzaga duca di Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima c
amo, e dall’autore si dedicò a don Vincenzo Gonzaga duca di Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un ab
i Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un abbozzo di questa tragedia nella II parte delle Rime e Prose
parve un abbozzo di questa tragedia nella II parte delle Rime e Prose di Torquato Tasso raccolte per Aldo il giovine nel 1
uato Tasso raccolte per Aldo il giovine nel 1582. Nell’edizione delle di lui opere fatta in Venezia da Stefano Monti nel 1
n chiamato tragedia non finita , e contiene un atto primo senza coro di quattro scene, e due altre di un secondo atto, le
a , e contiene un atto primo senza coro di quattro scene, e due altre di un secondo atto, le quali tutte si distribuirono
r per una tempesta preso terra in un seno sicuro tra’ curvi fianchi di un monte, descrive minutamente con mille poetiche
ta tempesta. Era però più proprio del genere drammatico e dello stato di Torrismondo il sacrificar al vero quella copiosa
ndine e pioggia Portando, e cieche tenebre sol miste D’incerta luce e di baleni orrendi Volser sossopra l’onde, e per l’im
el mar le navi mie disperse, E quella ov’era la donzella et io Scevra di tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo è
cevra di tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo è un immagine di Edipo. Caduto in un errore per debolezza, trovasi
orella, si giudica contaminato da una scelleraggine, cagiona la morte di Alvida col narrarglielo, e si ammazza. L’errore
vole, non saprebbe incontrar meglio l’idea dell’arte. Anche il conte di Calepio ottimo giudice in simili materie ravvisa
, e degno della perfetta tragedia che va felicemente al vero suo fine di purgar con diletto le passioni per mezzo della co
compassione e del terrore. Non pertanto il gesuita Rapin benchè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco pr
l terrore. Non pertanto il gesuita Rapin benchè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco provveduto di cert
hè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco provveduto di certa sensibilità necessaria a giudicar dritto de
ravolta da’ romanzi, e che perciò non poterono pervenire al carattere di Sofocle. Non parliamo ora del Trissino, nella cui
del Trissino, nella cui tragedia si scerne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che e
rne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè in vece di una testa g
gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di g
afferma, cioè in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di giudizio e di sobrietà, e un amore forse anche tr
in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di giudizio e di sobrietà, e un amore forse anche troppo eccessivo
esca. Più plausibile e meno incongrua all’apparenza parer potrebbe la di lui asserzione riguardo al Tasso, il quale ideò i
lli della cavalleria de’ bassi tempi. Ma Rapin dovea dimostrare prima di ogni altra cosa, che ne’ tempi della cavalleria n
e o compassione. Da’ più severi critici oltramontani nè prima nè dopo di Rapin non si è mai pensato a sostenere contro i n
fatati, con mille avventure stravaganti e incredibili ecc. Ora niuno di tali eccessi avrebbe potuto il Rapin riprendere n
riprendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi di que’ tempi come incompatibili col carattere tragi
co. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo di quel grande osse
sistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo di quel grande osservatore aveva appreso che il cara
degli Ercoli, de’ Tesei, e degli Achilli puntigliosi. Che se in vece di un Edipo che per timore di un oracolo si esiglia
degli Achilli puntigliosi. Che se in vece di un Edipo che per timore di un oracolo si esiglia volontariamente dalla patri
er sua sorella per un’ avventura conforme a quella del l’Edipo greco; di grazia da tali picciole differenze quale ostacolo
o nella Gozia questo Torrismondo, riescono pe’ moderni più verisimili di quelli degli antichi. E forse non se ne trovano l
antichi. E forse non se ne trovano le immagini nelle favolose storie di Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del r
se storie di Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del re Artù, di cui parla il Camden in Britannia, e in altri simi
eggiatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei di que’ tempi ? Ma a che mentovare i romanzi, quando
uropei di que’ tempi ? Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia di quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? Non
Tasso pe’ costumi della cavalleria, non si sovvenne del combattimento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 n
ella cavalleria, non si sovvenne del combattimento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 nel castello di Gerb
mento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 nel castello di Gerberoi? Non erano e in Inghilterra e in Francia
della giostra data nella Borgogna nel 1272, nella quale dal principe di Châllons fu disfidato Eduardo I, che dalla Sicili
do I, che dalla Sicilia tornava in Inghilterra? Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduard
n Inghilterra? Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduardo III nel secolo XIV? Non al comb
al combattimento del medesimo re col cavaliere Ribaumont nell’assedio di Calais? Non alle eroine militari che v’intervenne
intervennero, celebrate dallo storico e filosofo m. Hume, la contessa di Montfort, quella di Blois, e la regina d’Inghilte
ate dallo storico e filosofo m. Hume, la contessa di Montfort, quella di Blois, e la regina d’Inghilterra, che marciò in I
di Blois, e la regina d’Inghilterra, che marciò in Iscozia alla testa di un esercito contra il re Davide Brus? Non all’ord
mpo in occasione degli amori del nominato Eduardo III per la contessa di Salisbury? Non al combattimento de’ trenta Bretto
ni con trenta Inglesi, nel quale Beaumanoir gridava, or si vedrà chi di noi abbia più bella dama ? Questi medesimi tornea
anta gloria del valore italiano? Potè dimenticare le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di
el valore italiano? Potè dimenticare le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col f
le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col favorito di Errico II la Chateigneraie
Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col favorito di Errico II la Chateigneraie che vi fu ferito a mor
a disgrazia del medesimo Errico II ammazzato in una giostra dal conte di Mongommeri condannato poscia a morte sotto altro
è in quel tempo in cui fu composto il Torrismondo? Chè se la tragedia di Torquato che con tanta energia dipigne le passion
lla cavalleria additati dal Rapin come contrarii al carattere tragico di Sofocle. Nel nostro secolo, oltre ad altri scritt
usingò, in una sua orazione recitata nel gennajo del 1728 in Parigia, di poterne oscurar la gloria con un suo magistrale,
smondo? Che pregio, egli dice? Ecco quello che a me sembra che abbia di eccellente. Un carattere tragico scelto con sommo
una versificazione armoniosa: una nobile, elegante e maestosa gravità di stile: un patetico vivace che empie, interessa, i
e. Sono forse moltissime le tragedie più moderne che possono vantarsi di altrettanto? Ne presentiamo qualche squarcio che
ttanto? Ne presentiamo qualche squarcio che ne pardegno degli sguardi di un leggitore imparziale e sensibile. Veggasi in p
mai non chiudo Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme di orrore e di spavento, Il sogno non presenti, ed o
do Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme di orrore e di spavento, Il sogno non presenti, ed or mi sembra
brosa errando, Or le mura stillar, sudare ì marmi Miro, o credo mirar di nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte
di nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine fur di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbomb
egine fur di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbombo Quasi di un gran gigante… E mi scacci dal letto e mi dimos
gravità ella esprima la delicatezza e sensibilità che avviva tutti i di lei concetti: Madre, io pur vel dirò, benchè ver
i sovente Prendo la destra, e m’avvicino al fianco, Ei trema, e tinge di pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi
pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte e non di amore, O in altra parte il volge,
o, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte e non di amore, O in altra parte il volge, o il china a te
manti, e co’ sospiri Le parole interrompe. Poichè per lo scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrism
scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporre le nozze di Germondo, odasi in qual guis
e Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporre le nozze di Germondo, odasi in qual guisa ella ne frema e si
da schernita: Mentre il crudel così mi scaccia e parte, Prende gioco di me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo, e
ed io fratello; Et adornando va menzogne e fole Di un ratto antico, e di un’ antica fraude; E mi figura e finge un bosco,
atrici, e il falso inganno Vera cagione è del rifiuto ingiusto; E fia di peggio. E Torrismondo è questi, Questi che mi dis
ndo è questi, Questi che mi discaccia, anzi mi ancide, Questi ch’ebbe di me le prime spoglie, Or l’ultime ne attende, e gi
ttende, e già sen gode. E questi è il mio diletto e la mia vita? Oggi di estinto re sprezzata figlia Son rifiutata! O patr
seguisce il suo pensiero. Io invito l’anime tenere a vedere il quadro di Alvida moribonda e di Torrismondo addolorato. Ecc
ro. Io invito l’anime tenere a vedere il quadro di Alvida moribonda e di Torrismondo addolorato. Ecco parte del racconto c
ano? Allor gravosa Ella rispose con languida voce. Dunque viver dovea di altrui che vostra, E da voi rifiutata?… Torrismo
ome amante, Prendo gli ultimi baci; al vostro sposo Gli altri pregata di serbar vi piaccia, Che non sarà mortal sì duro co
al sì duro colpo. Ma invan sperò, perchè l’estremo spirto Ne la bocca di lui spirava, e disse: O mio più che fratello, e p
? e tacque. Per non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or di Sofocle or di Euripide ne’ riferiti tratti natura
er non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or di Sofocle or di Euripide ne’ riferiti tratti naturali, patetici e
i che risvegliano, bisogna avere l’anima preoccupata o poco sensibile di Rapin e di la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas,
gliano, bisogna avere l’anima preoccupata o poco sensibile di Rapin e di la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas, o la stupi
tutto ciò che non è francese o inglese. Io non sono cieco ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avve
cese o inglese. Io non sono cieco ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avvegga di varie cose che ogg
co ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avvegga di varie cose che oggidì nuocerebbero alla rappresen
ci, l’indovino alla foggia antica. Siamo oramai avvezzi a una maniera di sceneggiare diversa da quella del Torrismondo. C’
ti precedenti il bosco e l’altro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio di Rosmonda e di Alvida. Si vorreb
osco e l’altro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio di Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favo
delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio di Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche
base al cambio di Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche scena di poca importanza della nutrice, c
Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche scena di poca importanza della nutrice, com’ è la seconda
iato Torrismondo; delle lungherie della scena terza del medesimo atto di Torrismondo col consigliere, in cui l’autore ampl
umerazione che fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo di varii impossibili amm
e fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo di varii impossibili ammassato dallo
o de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo di varii impossibili ammassato dallo stesso Germondo
isse. Tali cose veramente nuocer non possono alle bellezze essenziali di questo componimento; perchè presso i veri intelli
intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza
d al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è però che spogliato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza di un
o è però che spogliato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza di un frutto raro di un ingegno in ogni incontro sub
iato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza di un frutto raro di un ingegno in ogni incontro sublimea. Questa trag
a in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion parigino signor di Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si
nobbe la Francia prima delle composizioni spagnuole, cioè il Tancredi di Federico Asinari nobile Astigiano conte di Camera
pagnuole, cioè il Tancredi di Federico Asinari nobile Astigiano conte di Camerano, nato nel 1527 e morto nel 1576; la qual
a a Torquato Tasso. Uscì la prima volta in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. Di poi col proprio titolo di Tancredi s
in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. Di poi col proprio titolo di Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè
o titolo di Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè col nome di Ottavio Asinari fratello dell’autore; ma, per qua
zucchelli, gli autori del catalogo de’ codici mss della real libreria di Torino ne fanno autore Federico, e così pensò anc
così pensò ancora l’erudissimo Apostolo Zeno. Le particolari bellezze di questa tragedia vennero manifestate dal Parisotti
accolta degli Opuscoli del Calogerà. Il Vicentino Giambatista Liviera di anni diciotto ebbe tanto di gusto che potè compre
alogerà. Il Vicentino Giambatista Liviera di anni diciotto ebbe tanto di gusto che potè comprendere la bellezza dell’argom
i gusto che potè comprendere la bellezza dell’argomento del Cresfonte di Euripide, e ne compose la sua tragedia che col me
588; ma egli lasciò a una penna più felice e più esercitata il pregio di tesserne un’ altra con più tragico ed elegante st
rne un’ altra con più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì l
più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì la poesia tragica
o. L’autore vi premise un argomento, in cui si distingue il contenuto di ciascun atto. La scena dell’azione dimostra Troja
La scena dell’azione dimostra Troja distrutta ed ardente col sepolcro di Ettore intero. Quante particolarità si sono narra
lcro di Ettore intero. Quante particolarità si sono narrate ne’ poemi di Omero intorno alle dissensioni degli Dei favorevo
e sarebbe stato pregio dell’opera. Nel rimanente si va dietro le orme di Seneca nel bellissimo atto III delle Troadi, ma c
col miglioramento che l’azione è una, restringendosi alla sola morte di Astianatte. Molti passi del Latino autore vi si v
stianatte nel sepolcro, l’Andromaca del Grattarolo esprime i concetti di Seneca con maggior naturalezza, e forse con robus
ore. Ma bisogna confessare che nel l’atto IV l’Italiano rimane ben al di sotto del Latino. Lascio tre versi d’Andromaca in
io tre versi d’Andromaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare di sangue i cenci di cui si ha da coprire Astianatte
romaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare di sangue i cenci di cui si ha da coprire Astianatte: Fia meglio trar
io, La fraude ne sarà meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva di verità di gusto e di passione. Ma quello che più
ude ne sarà meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva di verità di gusto e di passione. Ma quello che più importa è
meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva di verità di gusto e di passione. Ma quello che più importa è che tutta l
to e di passione. Ma quello che più importa è che tutta la vaga scena di Seneca vi si vede malconcia. Andromaca nella trag
ia questo? Queste sono esclamazioni imprudenti che contro al disegno di Andromaca debbono far conchiudere all’astuto Ulis
ua presenza nuoce alla scena; perchè il sagace Itacese non lascerebbe di trarre anche da lui qualche notizia, e nol facend
i colori del materno timore, onde Ulisse prende argomento per la vita di Astianatte. Passando all’atto V non posso tralasc
per la vita di Astianatte. Passando all’atto V non posso tralasciare di esaltare il giudizio di Torquato per ciò che sogg
te. Passando all’atto V non posso tralasciare di esaltare il giudizio di Torquato per ciò che soggiungo omesso nell’esame
o nell’esame del Torrismondo. Egli superiore a Seneca, ed anche a più di un moderno, fa raccontare il suicidio di Alvida e
ore a Seneca, ed anche a più di un moderno, fa raccontare il suicidio di Alvida e Torrismondo a persone che non vi hanno i
ne che non vi hanno il principale interesse. E come avrebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fin
rebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fine di una relazione circostanziata, piena come ella tro
li operare secondo il proprio dolore; or questa passione non è capace di soffire un racconto minuto se non copo i primi im
eti, e per così dire ne l’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte di Polissena ed Astianatte al Ecuba ed Andromaca; ed
l’ha seguito anche in questo, benchè per altro il suo racconto a più di un riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli h
riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli ha tratta la magnanimità di Astianatte nell’incontrar la more, e la dipinge i
natte nell’incontrar la more, e la dipinge in bei versi, ad eccezione di poche foglie, presentando degnamente lo spettacol
campo greco e del precipizio del real fanciullo dalla torre. Meritano di mentovarsi tra que’ tragici del secolo di cui par
iullo dalla torre. Meritano di mentovarsi tra que’ tragici del secolo di cui parliamo, i quali si astennero dal trascriver
li argomenti del greco coturno, Francesco Mondella, e Valerio Fuligni di Vicenza. Il Mondella scrisse l’Issipile che s’imp
crisse l’Issipile che s’impresse in Verona nel 1582. Il fatto storico di essa seguì nel 1570. Dandolo difendendo Salamina
storico di essa seguì nel 1570. Dandolo difendendo Salamina nel regno di Cipro tradito dal bassà Mustafà venne in di lui p
ndendo Salamina nel regno di Cipro tradito dal bassà Mustafà venne in di lui potere, e fu bruciato vivo dopo di avere assi
ito dal bassà Mustafà venne in di lui potere, e fu bruciato vivo dopo di avere assistito all’eccidio de’ figliuoli. Il bar
dova le mani tronche del padre e le teste de’ figliuoli con una coppa di veleno. Nel voler ella bere Mustafà la trattiene,
a manda schiava a Costantinopoli. Il Fuligni dalla medesima invasione di Cipro trasse il suo Antonio Bragadino che nel 158
Bragadino che nel 1585 la pubblicò dedicandola a Francesco M. II duca di Urbino. Quel valoroso difensore di quell’isola co
dedicandola a Francesco M. II duca di Urbino. Quel valoroso difensore di quell’isola contro l’armata di Selim II fu parime
uca di Urbino. Quel valoroso difensore di quell’isola contro l’armata di Selim II fu parimente tradito dall’atroce Mustafà
l’Acripanda, il cui argomento nè anche si prese da’ Greci. Ussiano re di Egitto uccide Orsilia sua moglie per isposare Acr
ttato da una lupa, raccolto da un pastore e portato alla corte del re di Arabia, e per varie vicende egli stesso giunge ad
re di Arabia, e per varie vicende egli stesso giunge ad impossessarsi di quel regno. L’ombra della madre di lui l’eccita a
gli stesso giunge ad impossessarsi di quel regno. L’ombra della madre di lui l’eccita a vendicarla; muove guerra al padre;
guerra al padre; l’obbliga ad una vergognosa pace, riceve in ostagi i di lui figliuoli avuti da Acripanda; gli fa in pezzi
mente l’Irene, l’Almeone, l’Ermete, e l’Arianna del Giusti, l’Arsinoe di Niccolò degli Angioli, l’Elisa del Closio, l’Isme
degli Angioli, l’Elisa del Closio, l’Ismenia, l’Antigone e la Teside di Gio: Paolo Trapoleni, la Ghismonda del Razzi, il
hismonda del Razzi, il Principe Tigridoro del Miari, la Tullia feroce di Pietro Cresci, ed alcun’ altra che si trova mento
licità greca, talvolta d’imitar Seneca nell’infilzar sentenze a guisa di aforismi, sovente di ornar con fregi proprii dell
a d’imitar Seneca nell’infilzar sentenze a guisa di aforismi, sovente di ornar con fregi proprii della poesia epica e liri
ssionate che tirano l’attenzione. A me non è permesso della lunga via di fermarmi su ciascuna di esse. Ravviva la storia d
tenzione. A me non è permesso della lunga via di fermarmi su ciascuna di esse. Ravviva la storia delle tragedie degli ulti
a la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semiramide di Muzio Manfredi da Cesena, il quale dal Ghilini si
a Cesena, il quale dal Ghilini si disse Ravennate perchè alcuni della di lui famiglia abitarono anche in Ravenna. Questa t
in Ventura in quarto nel 1593 stando il Manfredi in Nansi, a giudizio di Francesco Patrizii può servire di esempio a chi v
do il Manfredi in Nansi, a giudizio di Francesco Patrizii può servire di esempio a chi vuole esercitarsi nel genere tragic
tro Italiano ne portò vantaggioso giudizio, al quale si sottoscriverà di buon grado chiunque la legga. Si distingue (egli
sta giustamente pretendere per lo stile. Riconosce parimente il conte di Calepio nel Nino di questa favola un carattere so
endere per lo stile. Riconosce parimente il conte di Calepio nel Nino di questa favola un carattere sommamente idoneo al f
ola un carattere sommamente idoneo al fin della tragedia. Il soggetto di essa è fondato nella famosa regina degli Assiri S
e da sette anni si trova occultamente maritato con Dirce e arricchito di due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’es
to di due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’essi. La notizia di questo secreto nodo mette la regina in tal furore
esto secreto nodo mette la regina in tal furore, che medita la strage di Dirce e de’ figliuoli, e l’eseguisce in un sotter
viso fatale che ne riceve Nino si accoppia lo scoprimento che egli fa di esser Dirce sua sorella. L’orrore e la disperazio
oprio sangue Dirce e i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti l’un dopo l’al
i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti l’un dopo l’altro di Semiramide fa
atina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti l’un dopo l’altro di Semiramide facendo le prime due scene dell’atto I
dell’atto I, preparano al terrore che spazia in seguito per la reggia di Babilonia. Non è un secco e digiuno racconto ma u
questa virile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto di Nino e di Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio ch
rile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto di Nino e di Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio che dicesse
o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai di tal marito, Che a me grado ne avrai che tel desti
ai che tel destino. Prevede Imetra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischi
ra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischio proprio tenta distoglierla dal
toglierla dal proposto con una eloquenza vera e robusta nè aliena dal di lei stato, la quale fa ammirare l’arte del poeta
in tutto il mondo Di gloria avanzi ogni famoso eroe….. Tu che figlia di dea ti chiami e sei E dea sembri negli atti e nel
so. Non è ella una timida Fedra che ama insieme e paventa la vergogna di palesar l’amore: è una imperiosa conquistatrice c
iosa conquistatrice cui tutto par lecito perchè può tutto, bastandole di velar la sfrenatezza con la politica. Avvezza agl
ssi nè più ravvisandone l’orrore, afferma con baldanza che la ragione di stato soltanto la determina a siffatte nozze, e n
ba aver qualche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne. Faccia La sua for
alche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne. Faccia La sua fortuna, anzi
Colpa n’avranno, io mostrerò che importi Il macchinar contro il voler di donna Che possa quanto vuol. Preparata con tal
vuol. Preparata con tal maestria sì pressante angustia alla fortuna di Nino e Dirce, per le nozze detestabili del figlio
Dirce, per le nozze detestabili del figlio colla madre, e per quelle di Anaferne con Dirce, riesce nell’atto II al sommo
e con Dirce, riesce nell’atto II al sommo interessante l’abboccamento di Dirce oppressa dal dolore con Nino che cerca cons
se allegato per uno degli ottimi esempi delle tragedie italiane, dopo di avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzi
degli ottimi esempi delle tragedie italiane, dopo di avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzione dell’atto II co
zione dell’atto II col I, e il vedervisi li trattati d’una scena non di rado diversissimi da quelli dell’altra a. Manfre
E notabile nella scena quarta dell’atto II l’orrore che protesta Nino di avere per l’incesto, per cui si mette sempre più
r cui si mette sempre più in vista il tragico contrasto del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara l
iù in vista il tragico contrasto del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara la di lui disperazione p
o del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara la di lui disperazione per lo scioglimento. Nel medesim
Simandio vada francamente a scoprire alla regina l’occulto matrimonio di Nino e Dirce. Semiramide all’intenderlo si accend
nde si una rabbia tremenda, ed in conseguenza nel l’atto III minaccia di trarre a Dirce di propria mano il cuore. Simandio
tremenda, ed in conseguenza nel l’atto III minaccia di trarre a Dirce di propria mano il cuore. Simandio, Imetra, il sacer
suo ministero, e la minaccia per parte degli dei, benchè senza perder di vista il rispetto dovuto come vassallo alla sovra
rana. La regina intanto si è fra se appigliata all’esecrabile partito di quietarlo dissimulando, e mostrandosi commossa da
ino, e Imetra a Dirce perchè gliela conduca co’ figliuoli, affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa
affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa degna di sì gran re rinnovare le loro nozze. Ella accredit
econdo me Semiramide comparisce in ciò assai più grande e più tragica di Atreo e Sulmone. Chiude nel più profondo dell’ani
arla. Il racconto fatto con veri e vivaci colori è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribi
to con veri e vivaci colori è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono l
e vivaci colori è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini
nti sono le immagini degli uccisi, e sì compassionevole la situazione di Dirce. Assiste veramente a questo racconto l’infe
lo tratto tratto ne aumenta il patetico. Udito in fine l’ammazzamento di Dirce Nino freme, non respira che vendetta, minac
e nulla eseguito nel vuoto de i due atti. Il suo furore ha una specie di riposo. Or che ha egli fatto frattanto? Ha forse
trall’orrore della vendetta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno di ciò avrei voluto ne’ di lui discorsi della prima
tta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno di ciò avrei voluto ne’ di lui discorsi della prima scena, nella quale torna
e’ di lui discorsi della prima scena, nella quale torna ad accendersi di furore e ad accingersi alla vendetta. Imetra nell
manifestato che Dirce era sua figlia. Ella ha sperato che tolta Dirce di mezzo altro ostacolo rimaner non dovesse da vince
esto! Egli in prima va ripetendo le ragioni che accreditano la verità di tal notizia. A che (dic’egli) avrebbe ella Chiam
l’Armenia in dote? Non si dan regni alle altrui figlie in dote. Oltre di ciò facea ridendo un attoa Che la regina il fa s
emuta diviene un Oreste agitato da trasporti furiosi. Cerca la regina di Assiria, non chiamandola madre, corre a lei, l’af
age della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide. Nel racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di T
racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro di Clorinda principia colla
Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro di Clorinda principia colla pittura più espressiva d
di al sepolcro di Clorinda principia colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giun
colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giunto al fiero spettacolo si stette Pall
redi lo seguì; ma poi la stessa guida illustre lo sedusse; ed in vece di cercare nella natura, e nelle circostanze di Nino
e lo sedusse; ed in vece di cercare nella natura, e nelle circostanze di Nino il linguaggio di un dolor disperato, seguend
ce di cercare nella natura, e nelle circostanze di Nino il linguaggio di un dolor disperato, seguendo Torquato anche in ci
li e patetici. Un’ immagine anche bene espressa è la seguente: Parve di morte empirsi, e restò chiusa Sua vita io non so
Dirce, Come viver poss’io cagion del tutto? Disse e nel volto diventò di neve, E volendo seguir, di voce in voce Singhiozz
agion del tutto? Disse e nel volto diventò di neve, E volendo seguir, di voce in voce Singhiozzò, chiuse i lumi, e spirò l
confessare che questa Semiramide per uguaglianza, nobiltà e grandezza di stile, e per versificazione vince quasi tutte le
tutte le tragedie del cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla dr
cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla drammatica, cioè a dire
ranieri alla drammatica, cioè a dire epici e lirici. Si lascia vedere di quando in quando qualche superfluità ed affettazi
ed affettazione; ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia di mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirs
. La Semiramide trionfo dell’invidia e della pedanteria; e se in vece di criticarla i pedanti, che sono alle lettere quel
he è la rugine al ferro, si fossero dedicati a rilevarne ciò che avea di migliore per additarlo alla gioventù, forse avreb
iuno che l’abbia letto, che comprenda in che sia posto il vero merito di un componimento tragico, e che non serbi in seno
rappresentazione? Nè l’una nè l’altra cosa è vera. Ed in prima guai di chi trovasse stucchevole la lettura di componim
osa è vera. Ed in prima guai di chi trovasse stucchevole la lettura di componimenti scritti in aureo stile, cui mancando
ancando ogni altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di lingua e di eloquenza italiana, la proprietà, la
altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di lingua e di eloquenza italiana, la proprietà, la coltura, la
anza. Per l’altra parte ha per avventura oggi il gesuita Andres fatta di alcuni di essi qualche esperienza, onde senza tac
l’altra parte ha per avventura oggi il gesuita Andres fatta di alcuni di essi qualche esperienza, onde senza taccia di leg
Andres fatta di alcuni di essi qualche esperienza, onde senza taccia di leggerezza potesse affermare che ne sarebbe into
ntollerabile la rappresentazione ? Vide l’Italia tutta in quel secolo di luce quasi tutti que’ componimenti con diletto e
de in Verona, e dell’Aminta e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie di quel tempo con leggieri
a e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie di quel tempo con leggieri cambiamenti in più di un
molte e molte commedie di quel tempo con leggieri cambiamenti in più di un luogo; ma piacquero sommamente; e questa è sto
peggio) gli volle dissimulare? Sarebbe a desiderare che la bell’opera di questo erudito gesuita Spagnuolo sopra ogni lette
di questo erudito gesuita Spagnuolo sopra ogni letterature, al pregio di essere ottimamente scritta congiungesse sempre l’
imparzialità ne’ gìudizii. Ma il campo era troppo vasto, e lo spirito di apologia volle averci la sua parte. Tornando anch
che il Capitano Virues e don Pedro Calderòn de la Barca si avvisarono di maneggiarlo in Ispagna nel secolo seguente, e nel
l Virues e del Calderòn. Al Manfredi dobbiamo parimente un volumetto di Lettere famigliari da lui scritte nel 1591 dimora
el 1591 dimorando in Nansì, nelle quali trovasi conservata la memoria di varii componimenti specialmente tragici rimasti p
. Era colui suo compare; e forse questo titolo gliele fe parere degne di uscire alla luce dopo la Merope del conte Torelli
Stimola nella 20a il signor Antonio Scutellari a produrre la tragedia di Giacomo suo fratello intitolata l’Atamante, la qu
e, la quale, ei dice, è nobilissima e perfetta. Dell’Alessio tragedia di Vincenzo Giusti, censurata parimente dall’Ingegne
’istesso Giusti, e se ne favella ancora insieme coll’Eraclea tragedia di Livio Pagello pur criticata dall’Ingegneri. Nella
rza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di es
plare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di essersi stampata. Debbo a queste notizie aggiugne
este notizie aggiugnere che a quel tempo vi furono altre due tragedie di penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo princi
die di penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie
ne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripi
ari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripide tradotta
ncipe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripide tradotta in latino da Pietro Vettori, ch
nicie di Euripide tradotta in latino da Pietro Vettori, che con altre di lui produzioni pur manoscritte si trovava in Roma
i trovava in Roma nel 1756 in potere del commendatore Vettori parente di Pietroa. Rimettiamo i leggitori alla Drammaturgia
ia, all’opera del Quadrio, ed a qualche altro che si ha presa la cura di spolverarli nelle biblioteche, ove si tarlano, mo
soggiungo, perchè ridotti alle leggi della vera tragedia, cioè Jeste di Girolamo Giustiniano genovese impresso nel 1583,
e di Girolamo Giustiniano genovese impresso nel 1583, e l’altro Jeste di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600.
ro Jeste di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600. Il nome di Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esal
Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esaltazione della Croce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de
roce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de’ Gran Duchi di Toscana, e stampata presso il Martelli nel 1592.
bizzarro ed ingegnoso autore delle Poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocajo, e del raro poema romanzesco l’Orla
n Cocajo, e del raro poema romanzesco l’Orlandino pubblicato col nome di Limerco Pitocco, del quale nel 1773 fece in Parig
ale nel 1773 fece in Parigi una elegante edizione, pochi giorni prima di partirne, l’erudito nostro amico Carlo Vespasiano
tirne, l’erudito nostro amico Carlo Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose erudite
o Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo di curiose erudite note. Lo stesso Folengo, ad istan
olo di curiose erudite note. Lo stesso Folengo, ad istanza del vicerè di Sicilia don Ferrante Gonzaga, compose in Palermo,
Pinta o la Palermita, intorno alla creazione del mondo e alla caduta di Adamo. Col bellissimo soggetto del greco Cresfont
del greco Cresfonte maneggiato dal conte Pomponio Torelli col titolo di Merope, possiamo chiudere la storia delle tragedi
ioriva in Parma verso la fine del secolo l’Accademia degl’Innominati, di cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti.
a, il Polidoro, spiegandone eziandio l’artificio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi
ne eziandio l’artificio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella ducal
oetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella ducal Biblioteca di Parma. Cita monsignor Giusto Fontanini nell’Eloqu
one della Merope e del Tancredi fatta in Parma nel 1597, e poi quella di tutte le cinque tragedie del 1605, cioè tre anni
a del 1591, per quel che ne scrisse il prelodato Muzio Manfredi a’ 18 di gennajo di quell’anno. Ora (egli dice) che il sig
per quel che ne scrisse il prelodato Muzio Manfredi a’ 18 di gennajo di quell’anno. Ora (egli dice) che il signor conte P
e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni, debbonsi prima di ogni altro al Torelli, onde merita la sua Merope
i, debbonsi prima di ogni altro al Torelli, onde merita la sua Merope di collocarsi fralle buone italiane. Può singolarmen
rmente notarsi sin dalla prima scena assai bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser
bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze
anche in pace da mille moleste cure. Egregiamente vi si disviluppa il di lui tirannico sistema e la ragion della forza che
gomenta contro del Capitano della sua guardia: Le leggi e ’l giusto, di che tanto parli, E per parlarne assai poco ne int
ra lor fosser soggetti. Ma quella legge che in diamante saldo Scrisse di propria man l’alma natura, Sola può dare e variar
ta sola ogni gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia, Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ri
ni gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia, Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze gl
’inchina. Ella comanda che colui prevaglia, Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze gli altri avan
e colui prevaglia, Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze gli altri avanzi. Che mal si converria
avanzi. Che mal si converria che un uom sì degnon Obedisse a chi men di lui potesse. Di maniera che l’ingiustizia mai no
hi men di lui potesse. Di maniera che l’ingiustizia mai non trascura di prevalersi a suo pro della massima di Achille, il
l’ingiustizia mai non trascura di prevalersi a suo pro della massima di Achille, il quale Jura negat sibi nata, nihil no
ll’atto V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’ardito colpo di Telefonte. Per ordine del Tiranno i satelliti rim
l darne, e nel farne eseguire il comando, va esortando i fedeli amici di Merope mostrando loro Telefonte, istigando gli au
gomento, bastando l’animare la gioventù ad osservarle colla sicurezza di trovarle egregiamente rappresentate. In somma se
rappresentate. In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione di questa tragedia meno riposata e più teatrale: se
lta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse di uccidere il figlio, tale non credendolo, con una
se Polifonte col mostrarsi un innamorato sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze,
affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope
nante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope dopo l’odio sommo mo
Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse sino a piangerlo nella di lui morte e a dirgli, Fosti ledi, fosti fedele a
i della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie di quel tempo. Non ne vanno esenti le altre tragedie
Tancredi, le quali per altro debbono esserci care essendo del numero di quelle che si allontanano dagli argomenti greci,
i lontani; e l’ultima singolarmente si rende pregevole per l’attività di purgare le pas ioni, per la qual cosa il conte di
vole per l’attività di purgare le pas ioni, per la qual cosa il conte di Calepio stimava doversi preferire alla stessa Mer
n nobile ritratto della Greca, da cui riportò qualche neo ed una dose di lentezza, volendola troppo imitare. Non si arrest
Per questi meriti non ebbe ragione il chiarissimo Saverio Bettinelli di asserire che aliora surse e giunse al colmo la
e con vero studio la poesia teatrale, non hanno però prodotto, prima di questo secolo, tolte le pastorali del Tasso e del
studio delle altre nazioni. Quanto è difficile entrare a sentenziare di cose che non sono della competenza di chi si arro
difficile entrare a sentenziare di cose che non sono della competenza di chi si arroga l’autorità di giudice! Non hanno me
are di cose che non sono della competenza di chi si arroga l’autorità di giudice! Non hanno meritato lo studio delle altre
rsi: Si distingue l’Italia sopra le altre nazioni per la superiorità di parlare con tanta coltura la propria lingua, come
a superiorità di parlare con tanta coltura la propria lingua, come se di questa facesse tutto lo studio. Al principio del
pio dell’Italia. Imitar dunque, emulare con aurea eleganza e purità di stile i tragici antichi, inventare a loro norma f
e indi non ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e di premio, e da qual altra cosa doveano e
ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e di premio, e da qual altra cosa doveano essi incomin
reci esemplari? E che pedanteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare senza riserba di pedanteria e di greca a
nteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare senza riserba di pedanteria e di greca affettazione i tragici Ital
azione transalpina è quella di tacciare senza riserba di pedanteria e di greca affettazione i tragici Italiani del Cinquec
do mai i moderni si sarebbero innoltrati sino all’odierna delicatezza di gusto che rende ingiusti ed altieri ancor certuni
oir recevoir un joug qui paraissait si sèvère ? Non doveva sovvenirsi di ciò che fecero gl’Italiani un secolo e mezzo prim
veva sovvenirsi di ciò che fecero gl’Italiani un secolo e mezzo prima di Cornelio introduttor delle regole tra’ Francesi?
ingegni Italiani, benchè per far risorgere la tragedia si avvisassero di seguire le orme de’ Greci, pure la spogliarono qu
ro di seguire le orme de’ Greci, pure la spogliarono quasi totalmente di quella musica, qualunque essa siesi stata, che in
a, che in Grecia l’accompagnò costantemente. Si contentarono i nostri di farne cantare i soli cori, come si fece in Vicenz
si Sofonisba, Orbecche ec. Altro essi allora non si prefissero se non di richiamare sulle moderne scene la forma del dramm
ne scene la forma del dramma de’ Greci, e non già l’intero spettacolo di quella nazione con tutte le circostanze locali, c
azione grande che chiama l’attenzione delle intere nazioni, e non già di pochi privati, per le vicende della fortuna eroi
le vicende della fortuna eroica (secondo la giudiziosa diffinizione di Teofrasto), per le passioni fortissime che cagion
che cagionano disastri e pericoli grandi, e pe’ caratteri elevati al di sopra della vita comune. Per tali cose essenziali
arono essi tutto ciò che poi si è ripetuto in altre o simili guise al di là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorn
etuto in altre o simili guise al di là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorni nostri? Qual riposto arcano ci ha r
ni nostri? Qual riposto arcano ci ha rilevato la singolare erudizione di Saverio Mattei? Fòrse che la tragedia e la commed
la Susanna del Sacco da Busseto ed altri simili drammi, ai desiderosi di titoli, potendosi vedere nel lodato Quadrio, nell
al Trissino perchè ricavò l’argomento della sua tragedia della Storia di Tito Livio. Noi esaminammo questa singolare oppos
issino, che nelle sue Lezioni biasimava la locuzione della Sofonisba ( di che vedasi il citato articolo V del nostro Discor
a. Di tante traduzioni ed imitazioni francesi della Sofonisba, quella di Mairet fu l’unica che si sostenne lunga pezza in
i Mairet fu l’unica che si sostenne lunga pezza in teatro, ed, al dir di Voltaire, fu la prima tragedia francese, in cui a
no si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì per ciò di modello alla maggior parte delle tragedie frances
Fleury, Voltaire ec. e ciò che Carlo Duclos nel III vol. dell’Istoria di Luigi XI affermò: C’est par l’Italie que les sci
Il Fontanini nel l’Eloquenza Italiana fa solo menzione dell’edizione di Roma dal 1726. a. V. il Tiraboschi t. VII parte
il Tiraboschi t. VII parte III. a. Ciò fu ancora avvertito dal conte di Calepio nel Paragone della tragica Poesia nel cap
. a. Fu questo Luigi Alamanni bandito da Firenze sua patria come reo di congiura contro la vita del cardinal Medici, e si
edia Italiana, Egli osserva sull’Adriana del Groto, che porta la data di novembre del 1578, e prendre il titolo da una gio
orta la data di novembre del 1578, e prendre il titolo da una giovane di Adria. L’argomento (aggiugne) ha molta rassomigli
iotto Shakespeare Giulietta e Romeo, e non si allontana dalla novella di Giulietta di Luigi da Porto (di cui parla il Cres
eare Giulietta e Romeo, e non si allontana dalla novella di Giulietta di Luigi da Porto (di cui parla il Crescimbeni) stam
meo, e non si allontana dalla novella di Giulietta di Luigi da Porto ( di cui parla il Crescimbeni) stampata in Venezia nel
erisimilmente questa novella sugerì ad Artur Brooke la Storia Tragica di Romeo e Giulietta del 1562, e questa e l’Adriana
Giulietta e Romeo del Shakespeare. a. Vedi ciò che ne dice il conte di Calepio nell’articolo V del capo I. a. Vedi la l
articolo V del capo I. a. Vedi la lettera 145 scritta da Nanci a’ 25 di maggio del 1591. a. Nel III libro della Cosmogra
ongo tra questi l’oscuro provinciale Juvenel de Carlencas compilatore di un infelice Saggio sulla storia delle belle lette
a delle belle lettere, da cui fu il Torrismondo chiamato parto debole di un ingegno stravolto. E chi si perderebbe a confu
lto. E chi si perderebbe a confutare un superficiale scarabocchiatore di carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un as
i come un assonnato, e che del Teatro Italiano altre notizie confessò di non avere se non quelle mal digerite acquistate c
se non quelle mal digerite acquistate col grande studio del Mercurio di Francia, in cui s’immerse verso il 1735. a. Utr
simo non era appieno contento della sua tragedia, e vi andava facendo di mano in mano giunte e correzioni, che poi spedì a
ì a Bergamo in due fogli a Licino. L’accurato moderno scrittore della di lui vita l’erudito abate Serassi cita in tal prop
d un’ altra a Cristofano Tasso, le quali trovansi nel volume IX delle di lui Opere, l’una alla p. 270, l’altra alla 145.
33 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
o conquesti ultimi tratti del moderno Teatro Italiano, e bramoso omai di riposo mi accingo a deporre la penna ed a prender
to anno del secondo decennio del secolo XIX. Non ha l’Italia ricusato di accogliere nel suo recinto di simili merci oltram
el secolo XIX. Non ha l’Italia ricusato di accogliere nel suo recinto di simili merci oltramontane, fossero pur di quelle
accogliere nel suo recinto di simili merci oltramontane, fossero pur di quelle che la sana critica ed un gusto fine ripro
quelle che la sana critica ed un gusto fine riprovano come imbrattate di fangose materie eterogenee. Così le dolorose rapp
tate di fangose materie eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni di atroci fatti privati di Falbaire, Mercier, Sedain
eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni di atroci fatti privati di Falbaire, Mercier, Sedaine, Dorat, Arnaud, Beauma
Sedaine, Dorat, Arnaud, Beaumarchais ec. o tuttè tragiche o mescolate di tratti comici, si sono alla rinfusa tradotte e re
dovunque ascoltansi i commedianti dell’alta Italia. Dietro la scorta di codesti Drammisti francesi hanno i nostri inventa
e commedie lagrimanti, alcune originali, alcune tratte dalle novelle di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene intere
ali, alcune tratte dalle novelle di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene interessanti e di lugubri pantomimi nojosam
novelle di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene interessanti e di lugubri pantomimi nojosamente ripetuti. Venezia s
lla del dottor Simoni uscita nel 1787 intitolata Lucia e Melania, più di una commedia lagrimante come Teresa e Claudio di
Lucia e Melania, più di una commedia lagrimante come Teresa e Claudio di Giovanni Greppi, nella quale il patetico e il rom
ovvisatore Leggerenza e del falso letteralo Pirotè entrambi sorocconi di mestiere. L’abate Villi occupò per alcun tempo l
lle Alpi ecc. Si è puerilmente affermato che la decadenza del credito di tali favole sia derivata dall’essersi divulgato c
ll’invenzione ; ma potrebbe togliere a que’drammi l’intrinseco merito di una condotta naturale e di una esecuzione felice 
togliere a que’drammi l’intrinseco merito di una condotta naturale e di una esecuzione felice ? Euripide e Sofocle senza
o i primi onori del coturno. Ciò che suol nuocerè a’moderni scrittori di drammi lugubri, è l’uniformità delle tinte, la le
d’ Alessandro Pepoli lessi tre drammi lagrimosi in prosa : Don Alonso di Zuniga, ossia il Dovere mal inteso, Gernand, ossi
ni patetiche. Aggiungasi il pregio dell’ invenzione el’oggetto morale di distruggersi un reo pregiudizio che sovente si oc
tto del dovere ; un atto quarto assai teatrale, ed una vera dipintura di Don Alfonso oppresso da’rimorsi nell’atto V. Il d
inta scena dell’atto III. Un figlio che per una capricciosa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la v
osa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la vita di un padre e la propria ; questo padre che per non
un padre e la propria ; questo padre che per non dissimile capriccio di non partirsi dal luogo dove è sepolto un suo amic
bbe eccitare. Ma nel Gernand raffigurai una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che di situazioni, atroce per d
and raffigurai una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che di situazioni, atroce per disegni scellerati che dis
atroce per disegni scellerati che disonorono l’umanità, frammischiata di bassezze comiche de’servi Merville e Ricauld, Agg
a. E quì domandiamo con rispetto al riputato sig. Andres in proposito di Varembon personaggio basso furbo e scellerato di
Andres in proposito di Varembon personaggio basso furbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione
rbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione di bandire dal teatro tutti gli empii e i gran malva
ende escluderle dalle tragedie, non da’simili drammi. Ed io dimanderò di nuovo, se più pericolosi gli stimi nelle tragedie
erano meno sulle persone volgari, o ne’drammi cittadineschi al popolo di fortuna e di pensare più prossimi ? Tornando al G
lle persone volgari, o ne’drammi cittadineschi al popolo di fortuna e di pensare più prossimi ? Tornando al Gernand dico c
re che possa entrare per più ragioni. Ma l’autore gli diede il titolo di Fisedia, cioè canto della natura ristretta agli u
peterò qui succiutamente l’analisi che ne produssi nel 1798. L’azione di lieto fine passa in Buda sul Danubio e nelle mont
ne passa in Buda sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio di più di due mesi. V’intervengono due re, una regin
a in Buda sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio di più di due mesi. V’intervengono due re, una regina che t
gono due re, una regina che tratta l’armi, una principessa innamorata di un vassallo, un militare che ama la figlia del su
a pestorella che amoreggia e scherza e motteggia, un veterano bevitor di vino interdettogli dall’innamorata, un astrologo
hanno contribuito a cattare applauso a questo dramma in uno de’teatri di Venezia. Vi è qualche scena nell’atto I, che può
Venezia. Vi è qualche scena nell’atto I, che può lodarsene. Non così di ciò che si tratta nell’atto II. Passi che Rodolfo
pac in Buda, in trenta giorni non ha colta nella reggia l’opportunità di abboccarsi colla regina Adelarda, per dirle che L
cere ad Adelarda sua madre ; Rodolfo subito propone per prima impresa di salvar l’una e l’altra. Ma perchè renderla doppia
a. Ma perchè renderla doppiamente ardua e pericolosa per la necessità di salvarne due ? Perchè Sofia che non osservata è v
to alla regina, non esce dalla reggia e lascia a Rodolfo la sola cura di salvar la madre che è piena di coraggio virile ?
reggia e lascia a Rodolfo la sola cura di salvar la madre che è piena di coraggio virile ? Perchè esporre una tenera fanci
di coraggio virile ? Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in
l pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era ve
r via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era venuta, dalla porta ? Ecco perch
perchè ; l’autore salvata Adelarda, vuol che Sofia rimanga in potere di Otogare nel pericolo stesso della madre. Parmi ch
olo stesso della madre. Parmi che il Pepoli per bizzarria si prefisse di congegnare una favola che da niun’ altra vinta fo
nuovo genere, ed alla perpetua irregolarità che vi semina, dà l’onore di regole per chi voglia esercitarsi in esso. Ma in
lterra, o che possano oggidì affastellare gl’inetti, drammi semiserii di ultima data che scorrono di stranezze in istranez
affastellare gl’inetti, drammi semiserii di ultima data che scorrono di stranezze in istranezze ora in versi ed ora in pr
co più ; sia dunque la legge. Il fisedica, che non ecceda tale spazio di tempo. E che novità v’è in ciò, se un gran numero
ceda tale spazio di tempo. E che novità v’è in ciò, se un gran numero di commedie spagnuole non eccedono questo spazio, e
a soli dieci o dodici giorni ? Spazia il Ladislao per tutta la reggia di Buda, sul Danubio, pe’monti del Crapac lontani da
e’monti del Crapac lontani dalla capitale dell’ Ungheria più giornate di camino ; il luogo dunque di una fisedia è con sim
alla capitale dell’ Ungheria più giornate di camino ; il luogo dunque di una fisedia è con simile libertà prescritto nella
non è questa libertà osservata nelle favole spagnuole vecchie almeno di due secoli ? Il Ladislao bandisce tutto quello ch
adislao bandisce tutto quello che suol farsi avvenire per macchina, e di ciò si forma la legge V. Ma questa legge si trova
forma la legge V. Ma questa legge si trova osservata in più migliaja di vecchie commedie di spada e cappa ed eroiche anco
a questa legge si trova osservata in più migliaja di vecchie commedie di spada e cappa ed eroiche ancora della Spagna. Il
bbono aver lieto fine per la legge XIV. E tutte le favole spagnuole e di altre nazioni non terminano per lo più lietamente
o XVIII le favole pastorali. Appena possiamo nominarne alcuna, benchè di forma troppo diversa dall’ Aminta. Pier Jacopo Ma
elli compose la Rachele in miglior metro delle sue tragedie, e merita di leggersi come degua di quel letterato. Alessandro
in miglior metro delle sue tragedie, e merita di leggersi come degua di quel letterato. Alessandro Guidi scrisse l’Endimi
piano ed alcuni versi dicesi che appartenessero alla regina Cristina di Svezia dimorante in Roma. Monsignore Ercolani com
eroico tra’ Pastori. Il pastore Arcade Panemo Cisseo compose la Morte di Nice del 1754. Appartiene il Paradiso terrestre a
rigi colle sue composizioni che la scena comica Italiana non si pasce di pure arlecchinate. Girolamo Gigli Sanese ingegnos
in tre atti il suo Don Pilone imitata anzi che tradotta dal Tartuffo di Moliere. A lui dobbiamo ancora alcuni piacevoliss
se la sua Cantatrice Dirindina. A quel tempo l’erudito Niccolò Amenta di Napoli nato nel 1659 e morto nel 1719 fe recitare
rmour ne trasportò quattro in inglese(a). Isabella Mastrilli duchessa di Marigliano fe imprimere nel 1703 la sua commedia
icare in Firenze nel 1705 la sua commedia i due Bari : Pietro Piperni di Benevento diede fuori nel 1702 la sua Contadina M
nciar del secolo XVIII mostrarono gusto ed intelligenza in tal genere di poesia. Ma inimitabile nel dialetto napoletano fu
genere di poesia. Ma inimitabile nel dialetto napoletano fu la grazia di Gennantonio Federico Curiale di Napoli morto dopo
nel dialetto napoletano fu la grazia di Gennantonio Federico Curiale di Napoli morto dopo il 1750. Le commedie li Birbe e
la regolarità che si osserva in queste favole. Anche Pietro Trinchera di professione Notajo intorno all’epoca medesima com
tano, intitolate la Gnoccolara e Notà Pettolone che non iscarseggiano di grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè di
late la Gnoccolara e Notà Pettolone che non iscarseggiano di grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè di regolarità e
he non iscarseggiano di grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè di regolarità e di acconce dipinture de’ costumi vol
iano di grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè di regolarità e di acconce dipinture de’ costumi volgari e de’ carat
le scene ; e l’importunità ristucchevole de’ molesti complimenti voti di sincerità. I versi dilombati e la languidezza del
ie i Falsi Letterati, l’Ingiusta Donazione ossia l’Avvocato, l’Agnese di Faenza in versi, la Pazzia delle pompe, i Poeti C
cevoli, nelle quali egli stesso rappresentava con plauso il carattere di Ciapo contadino fiorentino. La regolarità, il mot
no parimente scritte in prosa le quattro commedie regolari e ridicole di Simone Falconio Pratoli : la Commedia in commedia
edico commedia mentovata dal Maffei e publicata nel 1729. La Marchesa di Pratofalciato del marchese Girolamo Teodoli anche
a, ma Pazione procede con non poca lentezza. Domenico Barone marchese di Liveri, ed il celebre Pasqual Gioseffo Cirillo ve
in Napoli colle loro commedie calcando diverso sentiero. Il marchese di Liveri ebbe la sorte di rappresentare le sue comm
mmedie calcando diverso sentiero. Il marchese di Liveri ebbe la sorte di rappresentare le sue commedie alla presenza di Ca
i Liveri ebbe la sorte di rappresentare le sue commedie alla presenza di Carlo III Borbone siu da’ primi anni del regnato
die alla presenza di Carlo III Borbone siu da’ primi anni del regnato di lui ; e le pubblicò per le stampe dal 1741 al 175
il Solitario, l’Errico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene di colpi di scena e di situazioni inaspettate, e ter
ario, l’Errico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene di colpi di scena e di situazioni inaspettate, e terminano co
ico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene di colpi di scena e di situazioni inaspettate, e terminano con più paja
colpi di scena e di situazioni inaspettate, e terminano con più paja di nozze. Vi si dipingono però con mirabile esattezz
izioni aliene dalla lingua e del genere comico, sì per alcune maniere di dire toscane ma poco toscanamente collocate. Chi
aniere di dire toscane ma poco toscanamente collocate. Chi però servì di esempio al Liveri, o chi potrà seguirlo nell’imit
magnifico apparato scenico che ne anima l’azione ? Un’adunanza grande di cavalieri, come nella Contessa : un abboccamento
n’adunanza grande di cavalieri, come nella Contessa : un abboccamento di due signori grandi col seguito rispettivo, come n
nell’Errico che metteva sotto gli occhi una corte reale in attenzione di un grande evenimento : i personaggi con tutta la
do e parlando facevano ugualmente comprendere i propositi particolari di ciascun groppo senza veruna confusione, sin anco
senza veruna confusione, sin anco l’indistinto mormorio che nulla ha di volgare prodotto da un’adunanza polita ; tutte qu
i vedranno sulle scene comiche ? L’artificiosa veduta della scena era di tal modo congegnata per indicarvi a un tempo dive
po diverse azioni e più colloquii, che presentava l’immagine parlante di una parte della città, o di una gran casa, e sban
oquii, che presentava l’immagine parlante di una parte della città, o di una gran casa, e sbandiva dal palco l’inverisimil
iveriane colla descrizione della scena. Il sagace Carlo Goldoni stimò di aver compreso dalla fama che ne correva, la manie
Goldoni stimò di aver compreso dalla fama che ne correva, la maniera di sceneggiare del Barone, e volle provarsi ad imita
e tacitamente insinuare l’inutilità dell’artificio Liveriano, in vece di dedurne, come dovea, di aver formata una copia es
l’inutilità dell’artificio Liveriano, in vece di dedurne, come dovea, di aver formata una copia esangue di un originale vi
no, in vece di dedurne, come dovea, di aver formata una copia esangue di un originale vivace. Si occupò il Goldoni tutto n
losofo. E che parte poteva prendere lo spettatore all’insipido giuoco di Lorino con Madama ? Alla cena che fa il di lei ma
tatore all’insipido giuoco di Lorino con Madama ? Alla cena che fa il di lei marito sul balcone ? Che verità si ravvisa ne
di lei marito sul balcone ? Che verità si ravvisa nella collocazione di tali personaggi, senza verun perchè e fuori del c
di tali personaggi, senza verun perchè e fuori del consueto lor modo di vivere, a giocare e cenare dove mai ciò non fecer
io almeno col fatto del Filosofo ? Quando codesta scempiata posizione di figure non è che semplice disposizione arbitraria
a inutile che si fa alla verità per addormentar lo spettatore in vece di riscuoterne de’bravi. Il celebre Pasqual Gioseffo
lebea che aspira a sollevarsi dal fango e vi ricade con accrescimento di ridicolezza. S’impresse questa senza saputa dell’
di ridicolezza. S’impresse questa senza saputa dell’autore imbrattata di aggiunzioni di altra mano ; ma si è recitata molt
S’impresse questa senza saputa dell’autore imbrattata di aggiunzioni di altra mano ; ma si è recitata molte volte con app
’ben dipinti caratteri. L’altra commedia che neppure si curò l’autore di fare imprimere, è il Politico da me veduta solo a
erio burlato, il Cassettino e la Contessa Sperciasepe che non mancano di buoni colori comici. Giuseppe Sigismondo produsse
Matrimonio per procura stampata nel 1777. In queste regna un ridicolo di parole che spesso procede da idee di schifezze o
777. In queste regna un ridicolo di parole che spesso procede da idee di schifezze o di oscenità. Anche il valoroso scritt
regna un ridicolo di parole che spesso procede da idee di schifezze o di oscenità. Anche il valoroso scrittore della Stori
Anche il valoroso scrittore della Storia Civile e Politica del Regno di Napoli Carlo Pecchia che coltivò pure l’amena let
una commedia su i Francs-Maçons intitolata I Liberi Muratori in prosa di Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia
Muratori in prosa di Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia di Danzica. Nel 1739 si pubblicò in Venezia, e si re
esse in Napoli nel 1740 una favola curiosa che mescola a molti tratti di farsa la piacevolezza comica contro i ciechi part
pazzata, e pompeggia resupino d’un gergo neologico inintelligibile, e di una sciènza libraria per cui distingue al tatto i
del XVI secolo. Un mercenario Dottor Falloppa Giornalista antiquario di mestiere, vorrebbe alla prima screditarlo ; ma me
er grazia, mi sapreste insegnare dove potrei trovare dodici bottiglie di vin vecchio di Cipro ? che ho finito il mio ! » «
apreste insegnare dove potrei trovare dodici bottiglie di vin vecchio di Cipro ? che ho finito il mio ! » « Torc. (Ho inte
Cipro ? che ho finito il mio ! » « Torc. (Ho inteso) Vi sarà il vino di Cipro. » « Fall. E sei libbre di ciocolatte ? »
« Torc. (Ho inteso) Vi sarà il vino di Cipro. » « Fall. E sei libbre di ciocolatte ? » Falloppa persuaso dalle ragioni d
Fall. E sei libbre di ciocolatte ? » Falloppa persuaso dalle ragioni di Torchio scrive il paragrafo seguente : E arrivat
mpi ? Non importa , replica Falloppa, queste sono le formalità solite di noi giornalisti. Agatopisto Cromaziano, ossia il
dopera tutto il sale aristofanesco e plautino per ridersi de’filosofi di ogni aria e di ogni secolo, come egli dice nel pr
sale aristofanesco e plautino per ridersi de’filosofi di ogni aria e di ogni secolo, come egli dice nel prologo, e soggiu
tavole Angli, Germani, Franchi, Ispani, ed Itali. Gran piacevolezza di motteggi campeggia nell’azione, e tutta l’erudizi
o XVIII un ottimo traduttore in monsignor Niccolò Fortiguerra ; e più di un letterato prese a recare in italiano o tutte,
letterato prese a recare in italiano o tutte, o alcune delle commedie di Plauto. L’erudito Angelio tradusse in Napoli tutt
die di Plauto. L’erudito Angelio tradusse in Napoli tutte le commedie di Plauto con molta intelligenza de’due idiomi. Rina
e uscirono nella Biblioteca Teatrale in Lucca. Aurelio conte Bernieri di Parma tradusse il solo Trinummo chiamandolo i Tre
il solo Trinummo chiamandolo i Tre oboli, e vi adoperô un nuovo verso di dodici sillabe, come il seguente Questa più d’a
seguente Questa più d’altra leggiadra e più pudica, ad imitazione di quello che usarono gli Spagnuoli del XV secolo, c
XVI propose agl’Italiani, allorchè i letterati a gara givano in cerca di un verso che equivalesse all’antico giambico. Una
all’antico giambico. Una bella versione inedita abbiano dell’Epidico di Plauto fatta dal già lodato Placido Bordoni, ed a
hi Apecide e Perifane per la spina della sonatrice che punge il cuore di quest’ultimo ; e sul punto fabbrica la sua macchi
a borsa. S’introduce con avvisare che quelli che andarono alla guerra di Tebe, ritornano alle loro case. Chi può (gli dice
e notizie ? Io (risponde Epidico) che ho vedute tutte le strade piene di soldati. Prosegue : « Epid. Quanti prigionieri p
ne aveva due, chi tre, alcuni sino a cinque. Che concorso, che folla di gente ! I padri vanno ad incontrare i loro figliu
uolo, per la quale è quasi divenuto pazzo, e per la quale è sul punto di rovinare la sua riputazione, il suo stato ed il v
cinto, o con gran falbalà, o avea forse il cortile, giacchè v’è l’uso di dar in oggi ai vestiti de’nomi stravaganti ! » « 
er. Forse ti meravigli che agli abiti che esse portano, diano il nome di cortile, quasiche non ne veggiamo tutto il giorno
quasiche non ne veggiamo tutto il giorno che hanno addosso il prezzo di un podere intero ? Il male si è che i nostri zerb
ofondono a braccia quadre per le loro signorine, quando si tratta poi di pagar le gravezze, dicono che non sono in istato
ndo si tratta poi di pagar le gravezze, dicono che non sono in istato di metter fuori un quattrino. Ma ei pensino essi. Ch
, l’abito color d’oro o ranciato, la gonnella, il gonnellino, il velo di testa, il manto alla reale, quello alla forestier
llo alla forestiera, l’abito color verdemare, il cangiante, il bianco di cera, quello a color del mele. In somma per veder
sino ai cani. » « Epid. In qual maniera ? » « Per. Chiamano col nome di laconici certi loro vestiti. Queste continue mode
ecc. L’istesso prelodato Bordoni fece parimenti varie buone versioni di commedie francesi, la Metromania del Piron, il Bu
e versioni di commedie francesi, la Metromania del Piron, il Bugiardo di P. Corneille, i Litiganti del Racine, il Malvagio
bra che ben per tempo egli fosse tratto alla poesia, teatrale. In età di otto anni fece una commedia. Educato alle lettere
zzo per le irregolarità delle rappresentazioni comiche de’commedianti di mestiere. Per buona sorte nell’età di anni dicias
ntazioni comiche de’commedianti di mestiere. Per buona sorte nell’età di anni diciassette avuta nelle mani la Mandragola d
(a). Questo buon pittore della natura, come lo chiamò Voltaire, prima di fare assaporare agl’istrioni la commedia di carat
lo chiamò Voltaire, prima di fare assaporare agl’istrioni la commedia di carattere dal Machiavelli sì di buon’ora mostrata
e assaporare agl’istrioni la commedia di carattere dal Machiavelli sì di buon’ora mostrata sulle scene di Firenze, servì a
edia di carattere dal Machiavelli sì di buon’ora mostrata sulle scene di Firenze, servì al bisogno, ed al mal gusto corren
ogno, ed al mal gusto corrente. Entrò poi nel camin dritto sulle orme di Moliere ; deviò in seguito alquanto alterando ma
seguito alquanto alterando ma con felice errore il genere ; e terminò di scrivere pel teatro, additando a’Francesi stessi
tro, additando a’Francesi stessi la smarrita via della bella commedia di Moliere. Queste sono l’epoche e le differenti man
Goldoniane. Amalasunta tragedia lirica, Belisario, Rosimunda, Rinaldo di Montalbano, mostri scenici cari ed utili a’comici
in certa maniera rettificati, e l’occuparono intorno al 1734. L’Uomo di mondo ed il Prodigo a soggetto entrambe, la Donna
al 1734. L’Uomo di mondo ed il Prodigo a soggetto entrambe, la Donna di garbo scritta interamente, ed il Servo de’ due Pa
cchino perduto e trovato, il Mondo della Luna, le trentadue disgrazie di Arlecchino, i Cento e quattro Avvenimenti, altro
udente, i Gemelli Veneziani, il Poeta fanatico, l’Incognita, il Padre di famiglia. La mano del buon pittore dispiegò franc
te militare, nell’Avvocato Veneziano ? Lasciamo alla rigorosa critica di notare le lunghe aringhe morali de’Pantaloni, i m
e deferenza per gli attori, la non buona versificazione, le mutazioni di scena in mezzo agli atti ecc. Ecc. Veggiamo noi n
on maestria. L’anno 1753 cercando sempre nuovi argomenti, e nuove vie di piacere coll’accoppiar lo spettacolo alla piacevo
o drammi, o rappresentazioni tragicomiche (perocchè alle ridicolezze di Curcuma si uniscono situazioni tragiche, gran pas
se riuscirono mirabilmente sulle scene. Questo fecondissimo scrittore di circa cencinquanta commedie, cui tanto debbono le
suscitate da’partigiani del mal gusto, e dagl’invidiosi calunniatori di mestiere, che annojato dell’ingiusta persecuzione
l tempo, e cangiò cielo. L’accolse Parigi nel 1761, e quivi ebbe agio di ritornare alla commedia di carattere, e col Burbe
accolse Parigi nel 1761, e quivi ebbe agio di ritornare alla commedia di carattere, e col Burbero benefico (le Bouru bienf
ne gli venne poscia restituita, ne godè molto poco, essendo morto a’9 di febbrajo del 1793. Se l’abate Pietro Chiari avess
gli si appigliò ad incoraggire i comici a conservarle, ed a fornirgli di commedie fatte a tale oggetto, e di drammi romanz
ici a conservarle, ed a fornirgli di commedie fatte a tale oggetto, e di drammi romanzeschi pieni di colpi teatrali per ca
irgli di commedie fatte a tale oggetto, e di drammi romanzeschi pieni di colpi teatrali per cattar meraviglia. Le sue favo
Goldoni e Chiari, e sulle loro produzioni comiche si piativa ne’caffe di Venezia, comparve per terzo il conte Carlo Gozzi
ne’caffe di Venezia, comparve per terzo il conte Carlo Gozzi che finì di ristabilire tutte le passate stravaganze del teat
tte le passate stravaganze del teatro istrionico. Da prima quest’uomo di lettere pieno d’ingegno quasi scherzando prese a
quasi scherzando prese a combattere i due competitori ; e si contentò di provar col fatto, che il concorso del popolo non
acevolezze comiche, le favole anili, le metamorfosi a vista, un fondo di eloquenza poetica, e di riflessioni filosofiche c
avole anili, le metamorfosi a vista, un fondo di eloquenza poetica, e di riflessioni filosofiche concorsero a formare i no
ro, pubblicò in Venezia in più volumi un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole, di uno o due atti, in v
ù volumi un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole, di uno o due atti, in versi ed in prosa. Singolarmen
tiva posseduta eminentemente dal marchese Albergati, non han lasciato di risonare delle commedie di questo cavaliere bene
e dal marchese Albergati, non han lasciato di risonare delle commedie di questo cavaliere bene intenzionato al pari del Go
uti del suo Teatro pubblicò quattro commedie in prosa : l’Impressario di due alti dipintura comica e naturale bene espress
ll’amor proprio in tre atti, i cui caratteri mi sembrano più studiati di quelli che la natura presenta, la Scommessa ossia
i di quelli che la natura presenta, la Scommessa ossia la Giardiniera di spirito in tre atti, la quale supplisce colla sca
e con poco fa perdere la scommessa alla baronessa tirando il Contino di lui nipote a sposarla ; i Pazzarelli ossia il Cer
disviluppo poco naturale, che è non pertanto una piacevole dipintura di que’vaneggiamenti, che se non conducono sempre gl
tomo V che non vidi altre due commedie, il Bel Circolo ossia l’Amico di sua Moglie, ed il Progettista, nelle quali non du
he vi si abbia ad ammirare la vivacita e l’arte all’autore non ignota di ben rilevare il ridicolo de’caratteri. Il program
ta di ben rilevare il ridicolo de’caratteri. Il programma della corte di Parma che produsse cinque tragedie coronate, e ri
far debbe il comico poeta, che in calcare le orme del picciol numero di scrittori che il tragico prende a modelli ? O per
oggia e colore, onde avviene che gli scrittori comici passati possono di poco soccorrere i presenti ? O finalmente perchè,
esco Marrucchi che nel 1775 ottenne la seconda corona : e la Faustina di Pietro Napoli-Signorelli cui si assegnò la prima
corona del concorso del 1778(a) questa commedia lontana dalle favole di Mercier quanto è dalla sapienza e dalla veracità
di Mercier quanto è dalla sapienza e dalla veracità il fattor Verace di Colpi d’occhio cisposo, è nel genere tenero conce
na commedia in due atti in versi intitolata la Critica della Faustina di un genere diverso, che pensava di produrre tra’su
ntitolata la Critica della Faustina di un genere diverso, che pensava di produrre tra’suoi Opuscoli Varii, ma poi si asten
suoi viaggi in Francia, in Inghilterra e in Italia, ebbe in pensiere di tradurre tal commedia in castigliano. Ignoro pres
a in castigliano. Ignoro presentemente se l’abbia eseguito ; ma a’ 14 di maggio del 1796 ne rimise all’autore per saggio a
ore per saggio alcune scene. Non increscerà per avventura a’leggitori di vederne uno squarcio e notare la corrispondenza d
scena dell’atto quarto. Il traduttore dà ad Eugenio e Rachele i nomi di Carlos ed Isabel. originale Rachele Oh momento
Duca indirizzai per te e per lui. Alfin risolsi scrivere ad Emilio, E di Rachele a lui novelle io chiesi, E l’avvisai del
rre mi debbe, Implorerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte di me… che di mia vita Esser signor dovea… (sento mo
e, Implorerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte di me… che di mia vita Esser signor dovea… (sento morirmi !)… V
di me… che di mia vita Esser signor dovea… (sento morirmi !)… Vivi, e di me ti risovvieni. Equando Pur (che il dovrai) alt
g.) Per sempre ! Eugenio Oh chi potesse senza trasgredire Il comando di lei spirar sul punto ! Rachele Ê svanita ogni spe
dato Leandro de Moratin. Il Signorelli segue l’originale, usando solo di qualche libertà nel rilevare vie più i piacevoli
do solo di qualche libertà nel rilevare vie più i piacevoli caratteri di Donna Rosina e Don Ermogene (a). I commedianti r
infelice a cagione (dicesi) della sua figura, per riparare a i torti di questa con l’ingegno, prese a scrivere commedie d
riparare a i torti di questa con l’ingegno, prese a scrivere commedie di più specie per l’ottima compagnia lombarda di Giu
ese a scrivere commedie di più specie per l’ottima compagnia lombarda di Giuseppe Pelandi, delle quali ancora oggi si vede
ggi si vede una parte ripetersi in qualche paese. Nell’edizione prima di Torino del 1793 e 1794 s’impressero in sei volumi
la morale e la virtù. Le sue favole tutte in prosa, eccetto una, sono di genere differenti. Alcune sono lagrimanti, alcuna
ere differenti. Alcune sono lagrimanti, alcuna tragica, altre ripiene di apparenze alla spagnuola, varie romanzesche, e mo
comiche. Le lagrimanti sono : 1 il Cappello parlante, ossia l’Elvira di Vitry, in cui trovansi motteggi comici misti a si
da un personaggio episodico, ed ha caratteri comici uniti ad eccessi di disperazione che oltrepassano i confini della com
no i confini della commedia, presentando in Carlo Sundler un ritratto di quel padre che nella favola francese l’Umanità si
che nella favola francese l’Umanità si trasporta ad assalire un uomo di notte in una piazza pubblica per procacciar socco
miglia ; 3 il Giudice del proprio delitto fatto per niun conto comico di personaggi famigliari ; 4 Totila, oi Visigoti tra
isigoti tratta da alcune commedie spagnuole ed inglesi e dalla Caccia di Errico IV, e vi si osserva con rincrescimento una
ii intoppi nella traccia, ne’caratteri e nel piano. Le favole ripiene di apparenze sono : 1 il Tempo e la Ragione, che si
, Tempo, Scrutinio segretario del Tempo, Errore. Vi si vede la reggia di Astrea, quella della Fortuna, la Spezieria del Te
ria del Tempo, l’officina dell’ Errore, il gabinetto della Verità ; 2 di apparenze ed allegorie non è men ricca la favola
arenze ed allegorie non è men ricca la favola detta il Dervis o Savio di Babilonia, in cui veggonsi Genii, Ninfe la Disper
trove a’ personaggi lontani. Le favole romanzesche sono : 1 la Vedova di prima notte, nella quale chiama l’attenzione la s
arrivare la trova maritata con un altro, il quale si scopre fratello di lei ; cosicchè il non aver voluto la donna unirsi
rsi col marito fortunatamente ha impedito l’incestuoso congiungimento di un fratello con la sorella ; 2 l’Uomo migliorato
errori ; 3 la Disgrazia prova gli amici, in cui si trova la dipintura di un buon ministro che esperimenta tutte le umiliaz
e reca al Sovrano ed a’popoli la benignità de’ principi che ascoltano di presenza le suppliche de’ vassalli, esponendosi a
n enormi ingiustizie ; ma il principe d’ottima indole allo spettacolo di un indigente si scuote, risolve di udire di facci
pe d’ottima indole allo spettacolo di un indigente si scuote, risolve di udire di faccia a faccia i vassalli, e coll’ udie
ma indole allo spettacolo di un indigente si scuote, risolve di udire di faccia a faccia i vassalli, e coll’ udienza che s
del ministro che vien punito ; 5 il Tempo fa giustizia a tutti favola di due antichi abbandoni e di riconoscimenti, in cui
o ; 5 il Tempo fa giustizia a tutti favola di due antichi abbandoni e di riconoscimenti, in cui è dipinto un libertino che
ndoni e di riconoscimenti, in cui è dipinto un libertino che si colma di delitti per le donne, e che in procinto di esegui
un libertino che si colma di delitti per le donne, e che in procinto di eseguire un ratto riconosce l’abbandonata sua ama
ata sua amante e suo figlio e si ravvede. Sono poi piacevoli commedie di caratteri le seguenti : 1 i Pregiudizii de’paesi
nella qual favola si rileva la ridicolezza de’paesi provinciali pieni di nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei c
a de’paesi provinciali pieni di nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei che erano, e schivi ed orgogliosi ricusano
tali per danaro di plebei che erano, e schivi ed orgogliosi ricusano di ammettere ne’loro casini un uffiziale che non è m
qual commedia anche va incognito un sovrano, e scopre le bricconerie di molti birbanti che prendono il nome di galantuomi
vrano, e scopre le bricconerie di molti birbanti che prendono il nome di galantuomini, e le ingiustizie e le oppressioni o
esidente che riduce all’ultimo esterminio un innocente colla speranza di acquistarne la moglie ; 3 l’Avvertimento alle mar
a di acquistarne la moglie ; 3 l’Avvertimento alle maritate dipintura di un giovane ingannato da un don Geronimo che lo al
e per l’argomento ; 5 la Filosofia de’birlanti ripiena, forse troppo, di caratteri comici, fra quali anche si vede incogni
roppo, di caratteri comici, fra quali anche si vede incognito un Duca di Borgogna ; 6 Non contar gli anni a una donna si a
rgogna ; 6 Non contar gli anni a una donna si aggira sul risentimento di una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’
imento di una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’imprudenza di contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni
ui amante ha avuta l’imprudenza di contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni ventidue di età.) e di sostenere che n
prudenza di contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni ventidue di età.) e di sostenere che ne contava ben ventisett
contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni ventidue di età.) e di sostenere che ne contava ben ventisette ; i paren
enza apparente, ella ne smania, vuol ricondurlo al suo amore, e finge di essersi avvelenata ; la menzogna si scopre e n’è
, e calmata al fine sposa il suo amante ; 7 la Fanatica per ambizione di quattro atti rappresenta una figliuola d’un ricco
e, dice a tutti sul viso i lor difetti, e se ne concilia l’odio ; uno di essi la tratta con pari alterigia ed insolenza, l
la rimprovera alla sua volta e la mortifica ; avviene il cangiamento di lei per un fallimento apparente del padre e per l
r un fallimento apparente del padre e per l’abbandono e l’alienazione di tutti quelli che la bramavano quando era ricca ;
amavano quando era ricca ; 8 il Matrimonio in maschera è un capriccio di una signora che s’intalenta di sperimentare se un
Matrimonio in maschera è un capriccio di una signora che s’intalenta di sperimentare se un cavaliere che ella ama, sapreb
ella ama, saprebbe ravvisarla e distinguerla a viso nudo in una festa di ballo, non avendogli mai parlato senza maschera ;
na festa di ballo, non avendogli mai parlato senza maschera ; a forza di tali ipotesi condotte con circostanze poco verisi
a si assicura d’essere amata, si smaschera e lo sposa ; 9 la Cambiale di matrimonio, ossia la Semplicità favola poco vivac
a la Semplicità favola poco vivace e piacevole rappresenta l’avarizia di un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità
co vivace e piacevole rappresenta l’avarizia di un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese di Europa,
esenta l’avarizia di un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese di Europa, e la semplicità di un Ingle
zia di un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese di America 
e di Europa, e la semplicità di un Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese di America ; l’Europeo accetta la comm
la semplicità di un Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese di America ; l’Europeo accetta la commissione di tro
emplicità di un Inglese di America ; l’Europeo accetta la commissione di trovare all’ Americano una sposa e pensa di dargl
eo accetta la commissione di trovare all’ Americano una sposa e pensa di dargli sua figlia, la quale è gia prevenuta di un
cano una sposa e pensa di dargli sua figlia, la quale è gia prevenuta di un altro ; l’Americano zotico nelle maniere ma se
e della sposa per lui a cagione del giovane che ella ama benchè privo di beni, risolve di fornirgli i mezzi da soddisfare
lui a cagione del giovane che ella ama benchè privo di beni, risolve di fornirgli i mezzi da soddisfare l’aivarizia del p
eni, risolve di fornirgli i mezzi da soddisfare l’aivarizia del padre di lei colle proprie ricchezze ; ma uno zio del giov
ammatico continuò più anni a provvedere le compagnie comiche lombarde di favole che quando con tinte comiche e quando con
fischiata. S’impresse indi nel 1792 pel Raimondi con doppio epigrafe di due passi di Terenzio, i quali col testimone dell
’impresse indi nel 1792 pel Raimondi con doppio epigrafe di due passi di Terenzio, i quali col testimone dell’autore ne co
ommedia in tre atti mentovata nel giornale della Letteratura Italiana di Mantova. Il sig. Gherardo de Ressi Romano, uomo d
tteratura Italiana di Mantova. Il sig. Gherardo de Ressi Romano, uomo di lettere ben distinto, ha pubblicati quattro tomi
essi Romano, uomo di lettere ben distinto, ha pubblicati quattro tomi di commedie scritte con intelligenza dell’arte. Altr
erite commedie videro la luce, ed alcuni anni dapoi, non mi permisero di vederle le vicende che mi agitarono ; e così non
ri del passato secolo, e ne’due primi del preseute, rimane a parlarsi di due riputati Italiani, cioè del conte Giovanni Gi
i per sentieri ben diversi colsero non volgari palme dietro la scorta di Talia. Il Giraud fe imprimere in Roma presso Beur
sso Beurliè nel 1808 in quattro volumi in ottavo le sue commedie dopo di averle vedute in diverse città d’Italia rappresen
ata edizione trovasi dall’ autore arricchita della storia particolare di ciascuna, dell’ esposizione delle critiche soffer
ll’ esposizione delle critiche sofferte e delle difese, ed oltreaccio di alcune particolari istruzioni agli attori per l’e
reaccio di alcune particolari istruzioni agli attori per l’esecuzione di ogni favola. Ogni tomo contiene due commedie ed
ticastri. I caratteri del marchese Giulio, dell’ Ajo. Don Gregorio, e di Gilda tenera moglie e madre hanno un colorito som
rzo. Forte e conveniente al carattere del marchese Giulio, è il colpo di scena che mena una situazione interessante. Il pa
to dalla collera alla notizia del maritaggio del figlio è in procinto di maledirlo, e Gilda che stà ascoltando esce impetu
i maledirlo, e Gilda che stà ascoltando esce impetuosa, e l’impedisce di profferire, e minaccia di trucidare piuttosto il
tà ascoltando esce impetuosa, e l’impedisce di profferire, e minaccia di trucidare piuttosto il proprio figliuolino. Che f
osticante fanatico è una comica sferza contro la ridicola presunzione di taluni che presumono di tutto antivedere come uom
comica sferza contro la ridicola presunzione di taluni che presumono di tutto antivedere come uomini di mondo. Simile rid
a presunzione di taluni che presumono di tutto antivedere come uomini di mondo. Simile ridicolezza si communica in certo m
o. Simile ridicolezza si communica in certo modo anche alla figliuola di Gaudenzio pronosticante, e contribuisce a sostene
hiudono le nozze del Capitano de Volage venuto ad annunziare la morte di un altro, con cui si erano prima trattate per let
farsetta che accompagna le due commedie, rappresenta la combinazione di sei persone in una stanza introdotte a tratteners
in una stanza introdotte a trattenersi al bujo, che produce tre pajo di nozze. Nulla ha di nuovo, ma non laseia di far ri
odotte a trattenersi al bujo, che produce tre pajo di nozze. Nulla ha di nuovo, ma non laseia di far ridere. Uscirono nel
bujo, che produce tre pajo di nozze. Nulla ha di nuovo, ma non laseia di far ridere. Uscirono nel tomo secondo le Gelosie
. È fondata la prima sull’ equivoco del ritratto del Cocu immaginaire di Moliere, tratto per altro da una commedia Italian
799 così divisa l’avea, la prolongò sino a cinque ; maturatone poscia di nuovo il piano tornò a riscriverla in tre, e così
ietò la rappresentazione, benchè si permise d’imprimersi. L’artificio di un malvagio impostore trascina un giovine nobile
er tirarlo colla fanciulla Nannina nella propria casa, cui fa sperare di sposarla. V’ha certo comico che piace, un colorit
nazione che produce l’abbandono della virtuosa Teresa e la perversità di Don Bastiano, danno a questa favola un’ aria men
difettosa secondo i principii dell’arte, ma la tengo per una commedia di buon effetto, e scritta con sufficiente artificio
dia di buon effetto, e scritta con sufficiente artificio e cognizione di teatro. La commedia in un atto che chiude questo
L’autore adoratore del merito del Goldoni forse potè avere in mira la di lui Vedova scaltra, benchè se n’è per varii rigua
o Anicleto ? Il primo in effetto ha ucciso un uomo benchè per difesa di se stesso e dell’onore della moglie : il secondo
lie : il secondo stolto villano perfettamente innocente è in procinto di esser fucilato. Le critiche che se ne fecero non
onfusa parimente in cinque atti si scrisse per una particolar società di dilettanti. Tra le commedie di carattere dee cont
si scrisse per una particolar società di dilettanti. Tra le commedie di carattere dee contarsi come buona. Il Merlo al vi
per avventura sulle scene il vedere un merlotto preso dagli artificii di donne intriganti. Contiene il tomo IV la Ciarlier
e piacevole ed interessante nella semplicità e notabile pel carattere di Adelaide in cui l’amore del genitore fa chiudere
la passione che la divora per Filiberto. Nè chiama meno l’attenzione di chi legge o ascolta la prudenza di Alessandro che
berto. Nè chiama meno l’attenzione di chi legge o ascolta la prudenza di Alessandro che sa rimettere l’ordine in sua casa
drammi lagrimanti indeterminati al pianto ed al riso, con l’aggiunta di una pazzia tanto difficile ad ottenersene con par
a guarigione, senza la quale non può seguirne lo scioglimento sperato di lieto fine. La Casa disabitata recitata in Siena
allora che costui calza acconciamente il comico borzacchino, nè sulle di lui tracce o del Gozzi ricorre alle apparenze, ag
une lungherie. Passiamo alle commedie postume del nostro gran tragico di Asti. Ne abbiamo sei commedie con la seguente epi
Giovine piansi, or vecchio ormai vò ridere. Ma egli ride sul gusto di Aristofane trattando materie politiche, e solo se
diparte perchè non nomina punto i satireggiati come faceva il comico di Atene. Le prime quattro si occupano dell’oggetto
pi, l’ Antidoto. La prima porta per epigrafe il v. 748 dell’ Antigone di Sofocle. Πόλις γαρ ούϰ έςθ ητις ἁνδρός ἑτθ ΕΝΟ,
o è il personaggio principale che tira a se i voti discordi per mezzo di un responso che destina per re colui tra’ Grandi
he parla co’ nitriti. È scritta come le altre in toscano con pienezza di riboboli e idiotismi, e con alcune bassezze e sud
ngo, in cui Gabria parla agli altri Grandi : Voi tre Non siete punto di un parer diverso, Sol di diversa chiacchiera. Lo
agli altri Grandi : Voi tre Non siete punto di un parer diverso, Sol di diversa chiacchiera. Lo stesso Ciascun di voi vor
to di un parer diverso, Sol di diversa chiacchiera. Lo stesso Ciascun di voi vorria sotto altra maschera. Leviamcela. Regn
Regnar anch’ei. Da che ? Da Liber-Uomo Sovra me stessò, e sotto niun di voi. I Pochi. Porta il motto da farsi Pochi poten
icchi e insolenti, nel dipingere le contese de’ Patrizii e de’ plebei di Roma antica. I Gracchi proteggono un plebeo per f
è dichiarato Console. Una delle scene più pregevoli è l’abboccamento di Terza moglie di Fabio figlia di un Equite con Cor
nsole. Una delle scene più pregevoli è l’abboccamento di Terza moglie di Fabio figlia di un Equite con Cornelia madre de’
scene più pregevoli è l’abboccamento di Terza moglie di Fabio figlia di un Equite con Cornelia madre de’ Gracchi figlia d
ie di Fabio figlia di un Equite con Cornelia madre de’ Gracchi figlia di Scipione che ad ogni parola scipioneggia. I Tropp
le, Crito, Efestione, Antipatro, un filosofo Indiano, un Gran Maestro di Cerimonie, e Demostene ed Eschine ed altri otto O
eniesi. Questi si descrivono sudici, presuntuosi, che si pavoneggiano di esser liberi, e disprezzano gli altri come schiav
liberi, e disprezzano gli altri come schiavi ; quando però si tratta di mangiare a spese de’ Persiani, sono intemperanti
siani, sono intemperanti nel bere e nel mangiare, e rubano due poculi di argento. Eschine gli esorta a disuntar le loro ba
bacce, ed unguentare i loro capegli, per evitare che in Corte si rida di loro a scherno di Atene eccelsa. Trattandosi di a
re i loro capegli, per evitare che in Corte si rida di loro a scherno di Atene eccelsa. Trattandosi di andare all’udienza
che in Corte si rida di loro a scherno di Atene eccelsa. Trattandosi di andare all’udienza Demostene fa loro sapere che v
rangente prende la parte de’ Greci, mentre Rossane si dichiara contro di loro presso Alessandro. Aristotile propone un mez
ar pensiamo La maestà del Popolo d’ Atene. Demostene palesa la guisa di adempiere all’adorazione senza pregiudizio della
delle trombe Demostene si prostra con tutti gli Oratori. Ma nell’elmo di Alessandro in vece di una Pallade si trova un Guf
si prostra con tutti gli Oratori. Ma nell’elmo di Alessandro in vece di una Pallade si trova un Gufo coll’ali spiegate ch
e. Demostene poi dice ad Alessandro, Ti fo noto Che a pieni voti ogni di lei Tribù Suo cittadin volendoti, eleggevati Spon
a mi avrete e Cittadino e Arconte. Nell’atto IV dopo un pettegolezzo di Statira e Rossane, siegue il banchetto nel quale
cezza. Clito non cessa ; tutti con Aristotile applaudono all’ umanità di Alessandro ; Clito sempreppiù imperversa con inso
sclama contro i Sapienti Ateniesi : Insuperabil sorga Doppio un muro di bronzo infra i filosofi E la corte ed il Re. Da n
V contrastano Eschine e Demostene ; sono essi invitati alla cerimonia di Calamo che vuole bruciarsi ; s’incaminano, ma si
fa sapere che l’autore spiega la sua intenzione, con questa commedia, di scegliere il meglio di ogni sistema governativo p
spiega la sua intenzione, con questa commedia, di scegliere il meglio di ogni sistema governativo per creare l’ottimo. Not
ro l’ Alfieri e per lui l’editore il fine avuto nel comporle, dicendo di aver preso unicamente a dèridere e ad emendar l’u
mente a dèridere e ad emendar l’uomo, ma non l’uomo d’ Italia più che di Francia o di Persia ; non quello del 1800 più che
ere e ad emendar l’uomo, ma non l’uomo d’ Italia più che di Francia o di Persia ; non quello del 1800 più che quello del 1
ostume. La scena dell’ Antidoto si finge nell’isole Orcadi nelle case di Pigliatutto, di Rimestino Pigliapoco, ed indi nel
dell’ Antidoto si finge nell’isole Orcadi nelle case di Pigliatutto, di Rimestino Pigliapoco, ed indi nella spiaggia del
gliarello, Impetone Guastatutto, Misach mago dell’ Arabia, e le Ombre di Dario, di Cajo Gracco e di Demostene. Il punto de
Impetone Guastatutto, Misach mago dell’ Arabia, e le Ombre di Dario, di Cajo Gracco e di Demostene. Il punto dell’ azione
utto, Misach mago dell’ Arabia, e le Ombre di Dario, di Cajo Gracco e di Demostene. Il punto dell’ azione si è l’attenders
acco e di Demostene. Il punto dell’ azione si è l’attendersi il parto di Piglianchella. La fazione Pigliapoco, e freme tem
rsi il parto di Piglianchella. La fazione Pigliapoco, e freme temendo di esserne sempre più maltrattata. I Pigliatutto son
ficcando gli sportelli del tabernacolo, e sperano d’impedire il parto di Piglianchella. Nell’ atto II si sente Piglianchel
e Piglianchella in travaglio per partorire. Si riferisce il naufragio di una nave, da cui si è appena salvato un uomo, il
o del parto difficile della moglie. Mischach se ne mestra inteso come di tutt’altro che passa nell’ isola. Si abbocca con
parte mostruoso. Aggiugne che il padre può scegliere tre varie forme di mostri : I un figlio perfettissimo di mente e anc
e può scegliere tre varie forme di mostri : I un figlio perfettissimo di mente e anco di corpo, se non quanto gli manchera
tre varie forme di mostri : I un figlio perfettissimo di mente e anco di corpo, se non quanto gli mancheranno ambe le gamb
no che avrà le gambe, ma avrà tre teste senza le mani ; 3 o un mostro di gran forza di corpo ma senza testa. Gli previene
gambe, ma avrà tre teste senza le mani ; 3 o un mostro di gran forza di corpo ma senza testa. Gli previene però che il se
le gambe a tutti per adattarsele, onde chi resterà congiurerà contro di lui per ucciderlo ; il mostro senza mani di tre t
resterà congiurerà contro di lui per ucciderlo ; il mostro senza mani di tre teste non soffrirà che altri abbia mani ; il
Ordina prima in forza della sua bacchetta che sorga primiera l’Ombra di Dario, e lo prega a dire quale scelta egli farebb
scerre quel senza testa ; ma nol persuade. Il mago fa venire l’ Ombra di Cajo Gracco, la quale consiglia a scegliere il se
onsiglia a scegliere il senza gambe. Finalmente si fa venire l’ Ombra di Demostene che dice : Scegli il Tre teste. Pigliat
ostene che dice : Scegli il Tre teste. Pigliatutto disprezza l’avviso di tutte le Ombre ed ogni loro ragione. Al fine spar
o Pigliatutto, e sculta Ella è in eterno, la tua egregia scelta Che di lor mista nasce. Ecco sparite A un tratto l’ Ombr
i marmi E uscita in luce la tua esimia prole. In fatti allo strepito di tuoni e lampi tutti fuggono, e Piglianchella part
ni e lampi tutti fuggono, e Piglianchella partorisce. In una spiaggia di mare nell’ atto V i Guastatutto ed i Pigliapoco s
iascuno pretendendo alla rete. Viene la notizia del parto già seguito di una bellissima fanciulla, la quale nascendo, è cr
sima fanciulla, la quale nascendo, è cresciuta subito in una donzella di venti anni. Nell’ ultima scena viene. Pigliatutto
quattro parole. Farvi or prometto lideri. Volta indi al padre lo loda di non aver voluto scerre alcuno de’ tre mostri. Ogn
mmedesmando. Tutti detestano questa mescolanza, ma Mischach minaccia di addoppiare lo scoppió de’ tuoni ec. La Neonata or
e’ tuoni ec. La Neonata ordina che si acquetino. Voi tutti, lor dice, di mia mano misti, stacciati, rimpastati già state p
si i Guastatutto come poveri l’ uso della rete ; i Pigliapoco la cura di rattopparla e custodirla ; Pigliatutto che l’ ha
ti nota la tua deità. Neonata ripiglia : In fin che saggi Sarete voi di possedermi soli Voi paghi appien, non m’imporrete
nome. Ma se Opulenza, e la fatal sua figlia Insolenza, vi fanno ebbri di entrambe, Me nomerete allora liberta. Stolti ch’i
a Finestrina è la V commedia dell’ Alfieri. L’azione passa nella casa di Plutone e negli Elisii. Interloquiscono i tre Giu
gli, Confucio, Saturnisco, Lunatina, Ombre varie, fralle quali quella di Omero che solo parle, Coro di Ombre. Mercurio pe
atina, Ombre varie, fralle quali quella di Omero che solo parle, Coro di Ombre. Mercurio per comando di Giove viene a spi
quella di Omero che solo parle, Coro di Ombre. Mercurio per comando di Giove viene a spiare la condotta de’tre Gludici i
io ad assistere a qualche giudizio. Si presenta un abitante gigantone di Saturno, e vien giudicato su i fatti, non su i pe
ri. Egli era Re su quel pianeta de’ 637 che ve ne sono, ed avea sotto di se 138 milioni di vassalli, i quali giacevano inv
quel pianeta de’ 637 che ve ne sono, ed avea sotto di se 138 milioni di vassalli, i quali giacevano involti in un perpetu
cevano involti in un perpetuo freddissimo bujo ed inverno. Egli pensò di avvicinare al possibile il pianeta al Sole a forz
rno. Egli pensò di avvicinare al possibile il pianeta al Sole a forza di argani, i quali bastarono appena ad appressarlo p
a di argani, i quali bastarono appena ad appressarlo per un centinajo di miglia. Ma perchè egli infierì acerbamente contro
i chiede sede distinta negli Elisii. Minosse lo stima anzi meritevole di castigo per la matta impresa ; ma Eaco e Radamant
to II. Si vedono nel III i campi Elisii, dove vengono anche due mogli di Maometto, con cui si abbocca Confucio. Sopravvien
ometto, con cui si abbocca Confucio. Sopravviene Cadigia prima moglie di Maometto, e Confucio per essa intende che Maomett
bbocca ancora con Omero ; e la loro conferenza forma un bel contrasto di modestia nel Greco e d’arroganza artificiosa nell
oganza artificiosa nell’Arabo. Mercurio viene eo’Mazzieri e strascina di nuovo Maometto al tribunale, e secolui Cadigia. N
to al tribunale, e secolui Cadigia. Nell’atto IV Maometto è giudicato di nuovo. Ma Mercurio prima di ogni altro giudizio p
adigia. Nell’atto IV Maometto è giudicato di nuovo. Ma Mercurio prima di ogni altro giudizio propone dì fare colla sua ver
sca l’intimo e la sorgente delle azioni. Fatta la finestrina nel seno di Maometto, se ne osserva tutto il sudiciume interi
li a Cadigia cui tutto dovea, diede il veleno, per impossessarsi de i di lei beni : vi si vede l’assassinamento de’suoi pi
epilettico cangiato in ispirazione divina, il colombo che viene a dar di becco al miglio nascosto ne’suoi orecchi, che egl
d intendere essere un paraninfo celeste. Si fa la finestina nel petto di Cadigia sua fida moglie, e si vede che ella era a
o il primo marito, e con lui si accordò ad avvelenarlo ; e moglie poi di Maometto s’innamorò di un Cammeliere, e fregiò la
n lui si accordò ad avvelenarlo ; e moglie poi di Maometto s’innamorò di un Cammeliere, e fregiò la di lui fronte con l’or
o ; e moglie poi di Maometto s’innamorò di un Cammeliere, e fregiò la di lui fronte con l’ornamento dei numi Fiumi. Son ch
finestrina, si vede nel gigantone vanità somma ed un impaziente brama di gloria e di luce, ma non del pubblico bene ; in o
si vede nel gigantone vanità somma ed un impaziente brama di gloria e di luce, ma non del pubblico bene ; in oltre che gli
l pubblico bene ; in oltre che gli argani onde servissi formati erano di budella de’popoli soggetti per mezzo di un minist
i onde servissi formati erano di budella de’popoli soggetti per mezzo di un ministro mago, e quindi sbudello i sudditi a m
o più esala maggior puzzo : ambizione, ipocrisia, tirannia mascherata di filantropia, ragione sreligionata ; dunque impost
udici portano Maometto, avendogli riturata la finestra. Egli promette di placar le Ombre. Mercurio viene a ristabilir la p
rcurio : Che in mio volgar direbbesi, L’impostura trionfi. Chiamansi di nuovo le Ombre al tribunale, e ci vengono con Ome
uovo le Ombre al tribunale, e ci vengono con Omero. Mercario da parte di Giove promette loro il perdono e l’obblio del pas
no e l’obblio del passato. Se altro desiderino, il dica per tutte una di esse, e segnatamente Omero, il quale assicura che
ro risonante Fate eccheggiando che mai più in eterno S’abbia a parlar di far le finestrine, Fuorchè a finestra sua ben spa
perino disposto a fare un viaggio, lo differisce per essere invaghito di Lucrezina. Ciuffini che ama la giovanetta e n’è a
tastando l’acqua per leggere nel suo cuore. Tramezzino prete maestro di Lucrezina reca a Prosperino una di lei lettera am
uo cuore. Tramezzino prete maestro di Lucrezina reca a Prosperino una di lei lettera amorosa, che egli mostra a suo padre
casa Cherdalosi. Sempre più nell’atto II si disviluppano i caratteri di Annetta ed Agostino che sempre taroccano tanto su
eri di Annetta ed Agostino che sempre taroccano tanto sull’educazione di Lucrezina, quanto sul Medico Becchini che assiste
empio che dà alla figlia, stando sempre in conversazione e servendosi di lei per zimbello, ed il conte Ciuffini che distur
questi due è accolta con adulazioni. Viene Warton cui Annetta chiede di Prosperino che sopraggiunge col padre che domanda
tino che arriva a tempo conchiude l’affare stabilendole 10 mila scudi di dote. Nell’atto III si trattengono sul matrimonio
overa la civetteria e parte, lasciando il prete Tramezzino in guardia di Lucrezina. Ella li ripete i discorsi tenuti colla
di Lucrezina. Ella li ripete i discorsi tenuti colla Madre sul genio di Settimio. All’arrivo di Ciuffini Lucrezina manda
ipete i discorsi tenuti colla Madre sul genio di Settimio. All’arrivo di Ciuffini Lucrezina manda via Tramezzino dicendo c
latte pel conte. Ciuffini le rimprovera lo sposalizio. Lucrezina dice di avere acconsentito per uscire da quella casa, e p
ce : La Crezina non vuol del figlio mio, E gliel’ha detto a lettere di scattola. Ed ei se ne consola, ed ei ne gode, E p
zze rotte con Prosperino. Lucrezina ne incolpa Prosperino, Annetta il di lui padre. Agostino invia Tramezzino da Settimio,
e dice che Settimio ed il figlio sono già lontani molte miglia fuori di Genova, e consegua ad Agostino una lettera di Set
tani molte miglia fuori di Genova, e consegua ad Agostino una lettera di Settimio. Annetta propone un nuovo partito per la
a seimila scudi in dote. Comincia l’atto V rilevandosi la spilorceria di Agostino, e la generosità dello Stomaconi che ha
generosità dello Stomaconi che ha fatti alla Lucrezina 12 mila scudi di sopraddote. Viene Stomaconi che è assai bene acco
coli 28 in esso stabiliti. Tra’quali : spillatico alla sposa mensuale di scudi cento ; servizio di carrozza e cavalli a pa
Tra’quali : spillatico alla sposa mensuale di scudi cento ; servizio di carrozza e cavalli a parte per essa ; palco in tu
arrozza e cavalli a parte per essa ; palco in tutti i teatri, libertà di cacciar via ed ammetter servi, cameriere ecc. a d
i teatri, libertà di cacciar via ed ammetter servi, cameriere ecc. a di lei voglia ; tavola a parte volendo, ed invitarvi
chi in collegio e le femmine in convento ; libertà piena alla signora di ricever tutti nel suo appartamento in ogni ora ;
te in capite scelto a volontà pienissima della signora, il quale avrà di fisso tavola in casa ; la scelta del servente pri
ma poi vuole scegliere Piantaguai per suo primo, e questi si dichiara di far da secondo presso Ciuffini. Annella fugge arr
Questo è l’applauso debito a’vostri usi. Intanto l’Italia non cessa di produrre ne comici componimenti. In Torino il sig
In Napoli si occupa da più anni dalla scenica poesia il signor Barone di Cosenza, ed in propria casa rappresenta i suoi co
ali. TRa’ primi teatri costruiti nel secolo XVIII contasi quello di Mantova magnificamente eretto nel 1706 con disegn
omato architetto Francesco Galli da Bibiena ; ma sventuratamente a’19 di maggio del 1781 s’incendiò. L’istesso architetto
etto sotto la direzione del marchese Scipione Maffei eresse il teatro di Verona che senza dubbio presenta diversi vantaggi
i va allargando a misura che si avvicina alla scena : i cinque ordini di palchetti sono disposti in modo che i più lontani
e non dirimpetto alla scena, la qual cosa produce il doppio vantaggio di non indebolire la voce, e di non togliere il migl
la qual cosa produce il doppio vantaggio di non indebolire la voce, e di non togliere il miglior sito da godere la rappres
resentazione. Il teatro inalzato in Venezia nel secolo XVIII è quello di San-Benedetto, al cui interiore comodo e decente
lontana dalla regolare degli antichi. Antonio Galli Bibiena figliuolo di Ferdinando architettò il teatro di Bologna termin
i. Antonio Galli Bibiena figliuolo di Ferdinando architettò il teatro di Bologna terminato l’anno 1763. La sua figura di u
architettò il teatro di Bologna terminato l’anno 1763. La sua figura di una sezione di campana non a torto vien chiamata
teatro di Bologna terminato l’anno 1763. La sua figura di una sezione di campana non a torto vien chiamata infelice nell’o
ito un peusiero si mal fondato. Deriva da questa figura le avantaggio di restringersi lo spazio della platea e d’impedire
parecchi palchetti la veduta della scena. La lunghezza della platea è di piedi 62 e la larghezza nel proscenio di 50 in ci
La lunghezza della platea è di piedi 62 e la larghezza nel proscenio di 50 in circa. Vi sono cinque ordini ciascuno di 25
arghezza nel proscenio di 50 in circa. Vi sono cinque ordini ciascuno di 25 palchetti, oltre a un recinto intorno alla pla
tornò a frequentare. Non avendone le misure dirò solo che l’edificio di figura ellittica è ben ampio con comodi accessori
io con comodi accessorii e conveniente alle rappresentazioni decorate di un’opera seria in musica. Si aprì in quell’anno c
a seria in musica. Si aprì in quell’anno con una Ifigenia e col ballo di Andromeda del sig. Gioja. Imola ha un teatro edif
a che occupa uno spazio doppio del palco, ed ha quattro file ciascuna di diciassette palchetti. Uno de’famosi teatri Itali
na di diciassette palchetti. Uno de’famosi teatri Italiani è il Reale di Torino edificato nel 1740 dal conte Benedetto Alf
dal conte Benedetto Alfieri. La figura è ovale, e contiene sei ordini di palchetti, nel secondo de’quali era il palco del
el secondo de’quali era il palco del Sovrano, e la platea ha 57 piedi di lunghezzu e 50 di larghezza. Sotto l’orchestra si
i era il palco del Sovrano, e la platea ha 57 piedi di lunghezzu e 50 di larghezza. Sotto l’orchestra si fece un voto con
atro degli Aliberti in Roma costruito da Ferdinando Bibiena, e quello di Tordinona eretto da Carlo Fontana, appartengono a
benchè quest’ultimo siesi restaurato sotto Clemente XII. Ma il teatro di Argentina appartiene al XVIII, e si eresse dal ma
ne al XVIII, e si eresse dal marchese Girolamo Teodoli con sei ordini di palchetti. La figura è irregolare, cioè a ferro d
oli con sei ordini di palchetti. La figura è irregolare, cioè a ferro di cavallo, il cui diametro maggiore è di 51 piedi,
ura è irregolare, cioè a ferro di cavallo, il cui diametro maggiore è di 51 piedi, ed il minore di 46. L’antico teatro di
erro di cavallo, il cui diametro maggiore è di 51 piedi, ed il minore di 46. L’antico teatro di Marcello che in parte suss
diametro maggiore è di 51 piedi, ed il minore di 46. L’antico teatro di Marcello che in parte sussiste ancora, nulla, al
oli diversi teatri tuttochè siensi convertiti nel secolo XVIII quello di San-Bartolommeo in una chiesa, ed il teatrino det
più antico degli esistenti è quello detto de’Fiorentini per la chiesa di San Giovanni de’Fiorentini che gli è dappresso. S
i de’Fiorentini che gli è dappresso. Sconcia da prima n’era la figura di un arco congiunto a due lunghe rette laterali spr
; ed acquistò luogo per ogni cosa necessaria coll’industrioso partito di cangiare il sito della scena, collocandola sulla
costruito al disopra della strada Toledo alle vicinanze della chiesa di Monte Calvario, fu opera nel suo genere mirabile
Chi avrebbe creduto possibile quel che pur si vede, che in una pianta di soli palmi 80 in circa per ogni lato si costruiss
i 80 in circa per ogni lato si costruisse un teatro con cinque ordini di palchetti di tal simetria e di forma sì propria c
per ogni lato si costruisse un teatro con cinque ordini di palchetti di tal simetria e di forma sì propria che da per tut
costruisse un teatro con cinque ordini di palchetti di tal simetria e di forma sì propria che da per tutto vi si godesse a
il romano architetto Antonio Canevari avendo veduto quest’edificio al di fuori non voleva credere che fosse un teatro, e c
Vaccaro, per aver saputo rendere possibile l’impossibile. Mache disse di questo teatro il dotto architetto Vincenzo Lamber
o Lamberti(a) mortonel 1789 ? Che non compieva gli oggetti essenziali di un teatro, Vedere ed Udir bene, la qual cosa fu l
rada spaziosa che mena al Molo, un teatro che prese il nome dal Fondo di Separazione de’lucri, cui insensibilmente è resta
o di Separazione de’lucri, cui insensibilmente è restato solo il nome di teatro del Fondo. Con una piena liberta d’immagin
immaginare ed eseguire a suo modo, con un sito sgombro d’ogni intorno di ostacoli ed abitazioni, con facoltà di spendere f
un sito sgombro d’ogni intorno di ostacoli ed abitazioni, con facoltà di spendere facendosi per la corte, formo un teatro
ostruì nel sito detto Ponte nuovo terminato nel 1791 che ebbe il nome di San-Ferdinando. Camillo Leonti ingegnere napoleta
gura della platea è ellittica, nel maggior diametro ha palmi quaranta di larghezza, quarantadue di lunghezza, e quarantatr
ica, nel maggior diametro ha palmi quaranta di larghezza, quarantadue di lunghezza, e quarantatre e mezzo di altezza dal p
uaranta di larghezza, quarantadue di lunghezza, e quarantatre e mezzo di altezza dal pavimento alla finta volta ; la scena
finta volta ; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio, di lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file
ha un orologio, di lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file di palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno di ott
a è palmi ventisette. Vi sono cinque file di palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno di otto palmi di altezza. La facci
te. Vi sono cinque file di palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno di otto palmi di altezza. La facciata regolare non o
nque file di palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno di otto palmi di altezza. La facciata regolare non offende il gust
ali, ed i corridoi sono comodi e proporzionati al concorso. L’oggetto di ben vedersi ed udirsi è pienamente adempiuto in q
inanze della reggia(a). Rimane a parlare del Reale Gran Teatro detto di San-Carlo costruito co’disegni del brigadiere Gio
o nel 1737. Edificio magnifico eretto in soli sei mesi per l’attività di Angelo Carasale, dopo tanti gran teatri innalzati
secolo XVIII, conserva ancora sopra tutti il primato. La sua figura è di un semicircole, i cui estremi si prolungano in li
ingono avvicinandosi alla scena. Il diametro maggiore dell’uditorio è di piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. V
maggiore dell’uditorio è di piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. Vi sono sei ordini di comodi magnifici palche
di piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. Vi sono sei ordini di comodi magnifici palchetti al numero di 28 nel qu
ore di 67. Vi sono sei ordini di comodi magnifici palchetti al numero di 28 nel quarto e quinto ordine, e di 26 ne’ tre pr
odi magnifici palchetti al numero di 28 nel quarto e quinto ordine, e di 26 ne’ tre primi, e nel bel mezzo del secondo ord
zzo del secondo ordine si eleva il gran palco del Re. Edificato tutto di pietra, tutto nelle ampie scale e ne’ corridoi e
to a sughi d’erba fece per lungo tempo uno spettacolo anch’esso degno di ammirarsi, che il tempo negli ultimi anni ha obbl
la giunta fatta dall’architetto Fuga ne’lati della bocca della scena di alcuni palchettini, da’ quali comincia a rubarsi
palchettini, da’ quali comincia a rubarsi una parte delle voci prima di spandersi pel teatro. Nè anche è da approvarsi ch
ettacolo che gli attori, come pur riflettè Algarotti, si rimangano al di là dell’imboccatura del teatro, a linea delle sce
ro splendido ornamento che piace al vedere e nuoce all’udire. Un voto di tanta ampiezza, arricchito di spaziosi corridoi,
ce al vedere e nuoce all’udire. Un voto di tanta ampiezza, arricchito di spaziosi corridoi, compartito in tanti palchi che
è poco favorevole alle voci umane che non sieno tramandate per mezzo di qualche tromba ; or perchè se ne aumentò la diffi
ba ; or perchè se ne aumentò la difficoltà con vestirlo interiormente di cristalli e festoni pendenti di dipinta tela e di
difficoltà con vestirlo interiormente di cristalli e festoni pendenti di dipinta tela e di cartoni ? Specialmente nelle se
tirlo interiormente di cristalli e festoni pendenti di dipinta tela e di cartoni ? Specialmente nelle serate di triplicata
oni pendenti di dipinta tela e di cartoni ? Specialmente nelle serate di triplicata illuminazione que’ cristalli, que’ fes
ano la notte nel più bel giorno, e l’uditorio in una dimora incantata di Circe o di Calìpso superiore allo spettacolo del
e nel più bel giorno, e l’uditorio in una dimora incantata di Circe o di Calìpso superiore allo spettacolo del palco scena
stituì la pittura fattavi dal toscano Domenico Chelli. Ma l’esteriore di questo edificio e singolarmente la facciata ha so
fferto notabili alterazioni, e vi si è alzato un solido sopportico su di cui un magnifico loggiato ed un grande appartamen
mente e conservar la voce nell’interiore del teatro. Se ne occuparono di proposito e scientificamente il conte Enea Arnald
ella Regolata costruzione de’ Teatri stampata in Napoli nel 1787. Chi di loro meglio giunse a risolverlo ? E permesso a ch
1787. Chi di loro meglio giunse a risolverlo ? E permesso a chi non è di professione architetto l’avventurare il proprio a
iche. NOn ebbe nè esempio nè seguaci, ch’io sappia, il capriccio di quell’ Italiano del secolo XVII mentovato nella D
Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una favola intera di tre atti. Io non ho vedutò che uno scherzo del gr
m’appongo, ha fatto conservare le loro scene liriche. In Italia tentò di calcare l’orme del gran Ginevrino il conte Alessa
o stile si vedono sentimenti appassionati, singolarmente nel monologo di Prometeo e nell’ultima sua disperazione. Nelle al
ttandosi p. e. con impazienza una risposta possa sempre con proprietà di rappresentazione darsi luogo alle battùte musical
ù si permette che si avvicini alla farsa, ma non già a’ vaneggiamenti di pazzie d’infermi, come sono i tanti malcuciti e s
ia, ogni poeta essendo persuaso sin dall’incominciar del secolo XVIII di non aver dalla musica ricevuto facoltà verune di
iar del secolo XVIII di non aver dalla musica ricevuto facoltà verune di allontanarsi dalle discrete regole del verisimile
ete regole del verisimile. Furono dunque commedie vere le opere buffe di Francesco Antonio Tullio : le Fenziune abbentorat
el 1718, le Fente Zingare, lo Viecchio Avaro ecc. Commedia fu l’Elisa di Sebastiano Biancardi detto Lalli in Venezia canta
usica veduta su quelle scene. Commedie e ben graziose furono le opere di Bernardo Saddumene morto qualche anno dopo del 17
non eccede la commedia e dà motivo alla musica, fu animato dalle note di Giovanni Fischetti nel 1730 ; lo Frate Nnammorato
onia Giambatista Pergolese. Altre opere del Federico non meno copiose di grazie sono le seguenti : la Rosaura del 1736 col
omenico Sarro ; Da un disordine nasce un Ordine del 1737 colla musica di Vincenzo Ciampi a que’ di maestro accreditato ; l
rdine nasce un Ordine del 1737 colla musica di Vincenzo Ciampi a que’ di maestro accreditato ; l’Alidoro del 1730 posta in
celebre Niccolò Logroscino per le buffe. Commedie pur furono, benchè di assai minor bellezza, le opere di Pietro Trincher
buffe. Commedie pur furono, benchè di assai minor bellezza, le opere di Pietro Trinchera autore dell’opera la Vennegna ca
era autore dell’opera la Vennegna cantata la prima volta colla musica di Gaetano Latilla nel teatro detto della Lava e poi
altrove ; dell’ Abate Collarone quivi parimente cantata colla musica di Domenico Fischetti, che si ripetè poi nel teatro
nomato Logroscino. Scrisse il Trinchera moltissime altre opere buffe di varia fortuna, e singolarmente la Tavernola abben
fe di varia fortuna, e singolarmente la Tavernola abbentorata cagione di ogni sventura dell’autore, in cui fece una dipint
agione di ogni sventura dell’autore, in cui fece una dipintura vivace di un Fra Macario equivalente ad un Tartuffo recitat
ce di un Fra Macario equivalente ad un Tartuffo recitata colla musica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo e qualche altr
ica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo e qualche altra prima opera di Antonio Palomba, da cui poscia cominciò la strava
a che bandì la commedia dalle scene musicali napoletane. Le disgrazie di questo autore avendolo allontanato da Napoli, la
razie di questo autore avendolo allontanato da Napoli, la commedia fu di bel nuovo stabilita sul teatro musicale colla far
l teatro musicale colla farsetta intitolata la Canterina colla musica di Niccolò Conforto, coll’ Astuto Balordo posto in m
fortunata, e specialmente si accolsero con applauso popolare la Donna di tutti i caratteri e lo Sposo di tre e marito di n
olsero con applauso popolare la Donna di tutti i caratteri e lo Sposo di tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro
uso popolare la Donna di tutti i caratteri e lo Sposo di tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro Guglielmi. Il P
omba fini i suoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosiss
uoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosissime cicale, f
sità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosissime cicale, fino a tanto che piacque al s
che piacque al sagace Giambatista Lorenzi noto poeta del secolo XVIII di scrivere opere buffe. Perito nell’arte dotato di
ta del secolo XVIII di scrivere opere buffe. Perito nell’arte dotato di natural piacevolezza facile ne’partiti e felice n
a’due litiganti il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco di Bertoldo e di Scapino ; nella Luna abitata più ar
i il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco di Bertoldo e di Scapino ; nella Luna abitata più artificiosa e te
e vivamente e con la più ridente satira comica rappresenta l’immagine di un Calabrese che sona l’arpa tra’suoi discepoli,
nto invidierebbe a Napoli quest’ Immaginario Socrate, che al pari del di lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscr
di lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscreto dopo tre sere di recite, per aver servito di limpido specchio ad u
ma proibito come indiscreto dopo tre sere di recite, per aver servito di limpido specchio ad un avvocato che vi si raffigu
come esisteva per nostro vanto un Aristofane Napoletano ? Che che sia di ciò il Socrate tornò poi sulle scene e ritornerà
rcò sempre con gli occhi l’originale sino a che il figurato non cessò di vivere. Dopo molti anni di silenzio il medesimo L
originale sino a che il figurato non cessò di vivere. Dopo molti anni di silenzio il medesimo Lorenzi diede al teatro de’
al teatro de’ Fiorentini l’anno 1795 la Pietra Simpatica colla musica di Silvestro di Palma eccellente maestro napoletano.
Fiorentini l’anno 1795 la Pietra Simpatica colla musica di Silvestro di Palma eccellente maestro napoletano. In quest’alt
turalisti e vulcanici. Comicamente si rilevano in essa le ridicolezze di coloro che vogliono dare ad intendere di studiare
evano in essa le ridicolezze di coloro che vogliono dare ad intendere di studiare le dozzine di anni la natura de’ragni e
lezze di coloro che vogliono dare ad intendere di studiare le dozzine di anni la natura de’ragni e de’gatti. Vi si provver
natura de’ragni e de’gatti. Vi si provverbia la filosofica eredulità di chi sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcan
ovverbia la filosofica eredulità di chi sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcanici cadono poi giù lontanissimi da’pa
ragni ? Macar. Rifletto, Che per essi potrebbe Fiorire un altro ramo di commercio. Errighet. Da’ragni ? Macar. Sì, da’rag
ciocchi naturalisti a favore degli amanti, fanno piovere una tempesta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo
favore degli amanti, fanno piovere una tempesta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo della nipote di Don Ma
esta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo della nipote di Don Macario suo maestro. I letterati stimando che
tali pietre siano cadute dalle nuvole, vogliono indagare la sostanza di esse. Sossio obbliando il dolore risponde, Soss.
Questi son mattoni cotti Errigh. Son vulcanici prodotti. Si risolve di farsene l’analisi. E mentre si recano i reattivi,
e gli chiudea, sono scappati ; e tutti fuggono atterriti. La sorgente di questa farsa è la novella le Connoisseur del Marm
esta farsa è la novella le Connoisseur del Marmontel. La musica piena di armonia di verità e di novità si accordò colla gr
è la novella le Connoisseur del Marmontel. La musica piena di armonia di verità e di novità si accordò colla grazia comica
le Connoisseur del Marmontel. La musica piena di armonia di verità e di novità si accordò colla grazia comica esagerata e
n concorso, e nel 1796 si ripetè col medesimo diletto e con frequenza di ascoltatori. Quest’abile scrittore è mancato nel
a Birba, la Pupilla intermezzi piacevoli, e singolarmente il Filosofo di Campagna posto in musica dal Buranelli, e la Cecc
rano parimente le Donne son sempre donne, e qualche altra opera buffa di Pietro Chiari, e le Pazzie di Orlando del Badini
mpre donne, e qualche altra opera buffa di Pietro Chiari, e le Pazzie di Orlando del Badini cantata in Londra ove egli da
tenenti all’autore pregevole degli Animali parlanti il canonico Casti di Montefiascone. Capo V Opera eroica. L
olescenza ed una applaudita virilità. Si osserva la prima nella Dafni di Eustachio Manfredi, nell’ Arsace di Antonio Salvi
. Si osserva la prima nella Dafni di Eustachio Manfredi, nell’ Arsace di Antonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel F
ni di Eustachio Manfredi, nell’ Arsace di Antonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel Farnace e nel Farasmane ed altre
i simili a quelli delle tragedie galanti francesi, e lo stile abbonda di pensieri soverchio lirici. Tutte poi sono di liet
cesi, e lo stile abbonda di pensieri soverchio lirici. Tutte poi sono di lieto fine, ed alcuna risale agli ultimi anni del
rove più volte. Sono adunque alcuni de’suoi drammi anteriori a quelli di Apostolo Zeno. Non bene perciò il sig. Eximeno at
sservata indi costantemente nello scioglimento de’melodrammi istorici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna del
costantemente nello scioglimento de’melodrammi istorici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna dell’eroe. Le ari
a fortuna dell’eroe. Le ariette dello Stampiglia furono meno musicali di quelle dell’epoca seguente ; ma da alcuna si vede
nore Zeno poeta ed istorico Cesareo succeduto a Silvio Stampiglia, fu di lui più regolare, più naturale, più maestoso, più
più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro, più verità e più forza nel maneggio delle
merito del gran poeta che gli succedette. Notabili sono i melodrammi di Apostolo Zeno per la varietà de’caratteri e degli
disse il Conti valendosi delle parole dello stesso Zeno) o matuturità di consiglio ne’dubbii affari, o magnanimità di perd
tesso Zeno) o matuturità di consiglio ne’dubbii affari, o magnanimità di perdono nelle offese sofferte, o moderazione ne’t
o moderazione ne’tempi prosperi, o fortezza ne’casi avversi, costanza di amicizia e di amor conjugale, man forte a solliev
ne’tempi prosperi, o fortezza ne’casi avversi, costanza di amicizia e di amor conjugale, man forte a sollievo degl’innocen
sollievo degl’innocenti, cuor generoso a ristoro de’miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre
nnocenti, cuor generoso a ristoro de’miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’
generoso a ristoro de’miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ingr
ocriec. Non minor gloria gli recarono i sacri Oratorii musicali pieni di entusiasmo profetico e di sacra erudizione, tra’q
li recarono i sacri Oratorii musicali pieni di entusiasmo profetico e di sacra erudizione, tra’quali si distinguono : Sisa
aniele, Giuseppe, Erechia. L’autore stesso ha data la più giusta idea di tali sacri componimenti. In essi (ei dice) studia
più giusta idea di tali sacri componimenti. In essi (ei dice) studiai di far ragionare le persone e in particolare i Patri
hiesa ; stimando che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi negli
che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi negli animi degli udito
esse a destarsi negli animi degli uditori. Tutte le opere drammatiche di Zeno comprendonsi in dieci volumi in ottavo, ma g
ottavo, ma gli ultimi due contengone quelle che compose in compagnia di Pietro Pariati. Ed eccoci a’più lieti giorni dell
labrese Gian Vincenzo Gravina che l’educò nelle lettere per lo spazio di dieci anni, cangiato in greco suono divenne Metas
i nel foro. Succedette ad Apostolo Zeno nel 1729 nell’onorevol carica di Poeta Cesareo, e caro agl’imperadori Carlo VI, Fr
tto universale della Virtù, del Sapere e della Poesia. Che diremo noi di si raro e felice ingegno che corrisponda alla sua
li era si eccellente che ha ispirato ne’contemporanei la disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in taluno il part
disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in taluno il partito di torcere dalle sue vestigia ? Che gli splendidi su
e Grazie sole potrebbero convenevolmente encomiarlo, le Grazie amiche di Anacreonte che mercè del Metasiasio ridenti a’nos
i delle furie e de’demoni ballerini ? o i Semiserii scarabbocchiatori di pasticci musicali in versi ed in prosa in un solo
icali in versi ed in prosa in un solo sciapito componimento ? La musa di questo grand’uomo si distingue per molti pregi, e
ia dello stile, per l’eleganza e la sublimità. Gli contese gran parte di tali doti e forse tutti il famoso Saverio Bettine
Bettinelli, e pretese che Metastasio sia prosaico, inelegante, privo di lingua poetica ecc. Aggiugne di aver provato egli
tasio sia prosaico, inelegante, privo di lingua poetica ecc. Aggiugne di aver provato egli stesso il difficil tragico dell
tragico dello stile de’drammi ne’cori del Gionata ed in una Cantata : di più che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potr
ata : di più che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico : che Zeno è più
potrebbe servir di modello al vero stile drammatico : che Zeno è più di Metastasio elegante ne’suoi drammi si bene scritt
redere a questo acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare di eleganza e di stile poetico fin’anche la Gerusale
o acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare di eleganza e di stile poetico fin’anche la Gerusalemme ; ma non v
suoi Sciolti. Vorremmo poi che il mondo che si trasporta e si riempie di dolcezza all’udire o leggere i drammi di Metastas
he si trasporta e si riempie di dolcezza all’udire o leggere i drammi di Metastasio, fosse rapito ugualmente alle Cantate
ori dell’elegante censore Bettinelli e dell’armonico Fragoni, in vece di averle obbliate sì presto. Vorremmo per sottoscri
culto e sensibile si commovesse più spesso ai drammi sì bene scritti di Zeno, e non già soltanto allor che egli canta all
angue mio Tu nol sai, ma il so ben io, Nè a te, perfido, il dirò. Chi di voi lo vuol per padre ? V’arretrate ? Ah voi tace
Nè colui mi generò. A chi cede mai Metastasio, sia che alla maniera di Sofocle migliori i grandi uomini dell’antichità n
i i grandi uomini dell’antichità nel ritrarli, ovvero sia che gareggi di sublimità col gran Corneille dipingendo Greci e R
gareggi di sublimità col gran Corneille dipingendo Greci e Romani, e di delicatenza coll’armonioso Racine, facendo nelle
tocca, e l’ingentilisce colla grazia del Correggio e coll’espressione di Raffaello ? Difficile sarebbe (dice il dotto Carm
cile sarebbe (dice il dotto Carmmignani(a) determinare nel melodramma di Metastasio le ragioni per le quali lo stile ha qu
può dirsi se non ch’ei piace. Voltaire, egli aggiugne, per corredare di commentario le tragedie di Racine, diceva non dov
ce. Voltaire, egli aggiugne, per corredare di commentario le tragedie di Racine, diceva non doversi far altro che scriver
ioso, ammirabile ! Ecco (a ciò aggiugne il Carmignani) il commentario di Metastasio. Si vuole esser dotato di gusto fine,
ne il Carmignani) il commentario di Metastasio. Si vuole esser dotato di gusto fine, di acuto aguardo per ravvisare nel Me
i) il commentario di Metastasio. Si vuole esser dotato di gusto fine, di acuto aguardo per ravvisare nel Metastasio il gra
roducendo amori subalterni) c’interessa pel solo protagonista agitato di un amor forte imperante disperato, qual si richie
nto al vivo nell’Achille in Sciro ? l’energia e l’impeto del vincitor di Troja non si vede quasi nasorante nella finta Pir
si vede quasi nasorante nella finta Pirra ? Ezio arroganté che parla di se e delle sue gesta, ma nobile, prode, magnanimo
one, Regolo, quando comparvero più grandi sulla scena ? e qual tesoro di filosofia non vi profondono. E perchè il Bettinel
 ; ogni parola smentirà l’invida ingiusta capricciosa censura. L’idea di rappresentar gli affetti di una madre in Merope f
vida ingiusta capricciosa censura. L’idea di rappresentar gli affetti di una madre in Merope fu più di una volta felicemen
ura. L’idea di rappresentar gli affetti di una madre in Merope fu più di una volta felicemente eseguita. Ma chi può soffri
te eseguita. Ma chi può soffrire il paragone del colorito inimitabile di Mandane nel Ciro riconosciuto ? Chi fece Egisto p
e di Mandane nel Ciro riconosciuto ? Chi fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nome di Alceo ? Per altra parte qua
riconosciuto ? Chi fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nome di Alceo ? Per altra parte quanta erudizione sacra,
o il nome di Alceo ? Per altra parte quanta erudizione sacra, nobiltà di dire, interesse tragico ed unzione negl’ imparegg
ione negl’ impareggiabili Oratorii Betulia, Gioas, Giuseppe, la Morte di Abel, la Passione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza
bili Oratorii Betulia, Gioas, Giuseppe, la Morte di Abel, la Passione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza di filosofia e d’imm
useppe, la Morte di Abel, la Passione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di
ione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di decorazioni nelle Serenate Enea n
sto ! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di decorazioni nelle Serenate Enea negli Elisii. Ast
acata, il Parnasso accuscito e difeso, l’ Asilo d’ Amore ecc. ! Pieno di erudizione di ogni maniera egli imita gli antichi
asso accuscito e difeso, l’ Asilo d’ Amore ecc. ! Pieno di erudizione di ogni maniera egli imita gli antichi ma con tal ma
lle parole del Gran Teodosio quando abolì la legge che dichiarava rei di morte quelli che profferivano parole ingiuriose c
ia, lo compiango : Se ragion, gli son grato : e se in lui sono Impeti di malizia, io gli perdono. È prosa, dice l’invidia
i malizia, io gli perdono. È prosa, dice l’invidia sotto la maschera di gran poeta ; ma il più meschino nomo che professa
la prosa (se così voglia dirsi) Metastasiana quante e quante migliaja di versi sciolti specialmente ha fatti da gran tempo
ti specialmente ha fatti da gran tempo obbliare ! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze di Seneca, ma con tale
fatti da gran tempo obbliare ! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze di Seneca, ma con tale arte che le spogl
an tempo obbliare ! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze di Seneca, ma con tale arte che le spoglia di ogni a
un gran numero di sentenze di Seneca, ma con tale arte che le spoglia di ogni affettazione nativa. Quel Dubiam salutem qui
i aita Chi dubbiosa la rende. È una ruvidezza pedantesca la risposta di Megara ad Anfitrione, Quod nimis miseri volunt, h
lti anni Carlo Francesco Badini esgesuita ad affermare nella Bilancia di Pandolfo Scornabecco, che Metastasio tolse varie
apo nella eccellente Semiramide del Manfredi, in cui le occulte nozze di Nino e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigli
e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigliano meglio alle avventure di Timante e Dircea ? Non conosceva poi il Badini al
si lasciò indietro immensi spazii non percorsi. Dall’ Ambigu Comique di Montfleury (disse lo stesso mordace esgesuita) Me
e esgesuita) Metastasio tirò la sua Didone. Che cosa fu quest’ Ambigu di cui si cibava il Badini ? Una stravaganza eteroge
argomento differente ed in uno si rappresenta in iscorcio l’avventura di Didone. Quell’ ambigu fu dunque il modello del Me
llo del Metastasio ? Il Badini non conobbe tragedie vere della regina di Cartagine del secolo XVI ? Metastasio non sapeva
do Pradon tanto screditato nelle Satire del Boileau e nell’ epigramma di Giovanni Racine ? Ma l’esgesuita sapeva che il Re
i ancora dissero che dal Cinna formò il Poeta Cesareo la sua Clemenza di Tito. Il lettore soffrirà che ci trattenghiamo al
quanto su questa critica. Chi può ignorare il capo d’opera del teatro di P. Cornelio ? La Clemenza di Tito nulla perderebb
può ignorare il capo d’opera del teatro di P. Cornelio ? La Clemenza di Tito nulla perderebbe quando anche fosse del Cinn
ed appagare i sensi. Per riuscire nel primo disegno Cornelio si vale di un’azione importante ma semplice per dar campo al
tusiasmo tragico. Metastasio componendo pel teatro musicale abbisogna di maggiore attività varietà e rapidezza nella favol
ore attività varietà e rapidezza nella favola, per servire al disegno di allettare i sensi senza lasciar di commuovere, e
lla favola, per servire al disegno di allettare i sensi senza lasciar di commuovere, e quindi soggettare il dialogo alla p
soggettare il dialogo alla più rigorosa precisione per disporre colpi di scena e situazioni che rendano lo spettacolo acce
loro intento, e vi avrebbero mancato se il primo serviva più ai colpi di scena ed alle situazioni che al dialogo, ed il se
ncese un’ azione propria per la scena musicale, e l’ Italiano avrebbe di una buona tragedia fatto un’opera fredda e nojosa
orge ne’ nuovi colpi teatrali e ne’ bei quadri prodotti da’ contrasti di situazione ; ricchezza che non potè trovare nella
a nella congiura ; ma ha bisogno che questa aspiri a una vendetta non di un padre, quale è l’oggetto di Emilia nel Cinna,
o che questa aspiri a una vendetta non di un padre, quale è l’oggetto di Emilia nel Cinna, ma di un’ attiva ambizione delu
a vendetta non di un padre, quale è l’oggetto di Emilia nel Cinna, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza di reg
di Emilia nel Cinna, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza di regnare. Ha bisogno che Tito faccia uno sforzo e
ccia uno sforzo e rimandi Berenice per risvegliare la spenta speranza di Vitellia ; e che poscia egli elegga per consorte
di Vitellia ; e che poscia egli elegga per consorte Servilia sorella di Sesto che ama Aunio nobile virtuoso e degno della
Servilia sorella di Sesto che ama Aunio nobile virtuoso e degno della di lei tenerezza. Ha bisogno che Sesto strascinato d
sto strascinato dalla passione alla congiura e richiamato da un resto di virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel temp
virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel tempo stesso che contro di lui cospira, corra a difenderlo : che chiamato da
: che chiamato da Tito non ardisca presentarglisi col manto macchiato di sangue : che Annio gli dia il suo : che quest’ am
ato di sangue : che Annio gli dia il suo : che quest’ amico col manto di Sesto segnato colla divisa de’ congiurati arrivi
e ponga in confusione l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o di accusar l’amico. Queste angusti
one l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o di accusar l’amico. Queste angustie teatrali fanno r
ancese per la ricchezza e l’economia dell’azione(a). I caratteri poi di Augusto Emilia e Cinna differiscono da quelli di
a). I caratteri poi di Augusto Emilia e Cinna differiscono da quelli di Tito, Vitellia e Sesto. Augusto si dimostra cleme
le famose proscrizioni : e la clemenza è la caratteristica della vita di Tito delizia del genere umano ; caratteri che esi
ano ; caratteri che esigono un colorito differente. Emilia innamorata di Cinna intraprende lo sconvolgimento dello stato c
fattore, per vendicar la morte del padre, nel che si scorge cert’aria di romanzo, perchè l’affetto filiale narrato non isc
le narrato non iscuote tanto lo spettatore quanto i beneficj presenti di Augusto, e la di lei passione per Cinna esposta a
cuote tanto lo spettatore quanto i beneficj presenti di Augusto, e la di lei passione per Cinna esposta agli sguardi. Ma V
la natura e da’costumi de’grandi, superiore forse alla stessa Ermione di Racine da cui deriva. Perchè dunque questo veriss
ni Andres, che vorrebbe cacciarlo via dalla scena, non che dall’opera di Metastasio ? La critica ha principii, precetti ed
ed esempi. Se fu perchè così a lui piacque, piace a noi con sua pace di anteporre al suo dettato la natura l’arte e l’ese
e di anteporre al suo dettato la natura l’arte e l’esempio de’ Greci, di Racine e di Metastasio, e tener l’ambizione Vitel
re al suo dettato la natura l’arte e l’esempio de’ Greci, di Racine e di Metastasio, e tener l’ambizione Vitellia per teat
ellia per teatrale. Ella è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano di Tito l’imperio, si preva
è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano di Tito l’imperio, si prevale della debolezza di un
i conseguire colla mano di Tito l’imperio, si prevale della debolezza di un suo amante per tramar la rovina dell’imperador
amante per tramar la rovina dell’imperadore ; e l’ondeggiamento delle di lei mire comunica all’azione un continuo patetico
o movimento. Cinna poi e Sesto sono veramente due ingrati per cagione di una donna ; ma Cinna sempre considera Augusto com
Augusto. Sesto al contrario personaggio incomparabilmente più tragico di Cinna (a) è combattuto dalla conoscenza delle vir
te più tragico di Cinna (a) è combattuto dalla conoscenza delle virtù di Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’imma
delle virtù di Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’immagine di un gran tradimento senza discolpa, dalla virtù cu
la diversità de’due caratteri, pongasi nella scena dell’ abdicazione di Augusto Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia no
teri, pongasi nella scena dell’ abdicazione di Augusto Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia non potrà andare avanti, per
è a Sesto non converrebbe la parte che vi sostiene Cinna d’ipocrita e di traditore determinato. Personaggi così diversi pr
e l’incominciamento, Cinna, prendi una sedia e ascoltami, il discorso di Augusto si va gradatamente elevando finchè conchi
Cinna, tu t’en souviens, et veux m’assassiner ? Cinna però a guisa di ogni reo ordinario si risolve a negare il delitto
gneur, moi que j’eusse une ame si traitresse ! Ma Augusto lo riempie di confusione mostrandosi inteso di tutta la congiur
traitresse ! Ma Augusto lo riempie di confusione mostrandosi inteso di tutta la congiura ; ed allora Cinna convinto si a
i tutta la congiura ; ed allora Cinna convinto si appiglia al partito di mostrar coraggio, Vous devez un exemple à la pos
to. Sesto (Oh rimembranza !) Tito Il crederesti amico ? Tito è l’odio di Roma. Ah tu che sai Tutti i pensieri miei : che s
ontrasto sommamente interessante fa quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’ri
nte fa quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’rimorsi ! E chi non invidierà a
alla morte ; ma vuol parlargli, e quando Sesto si appressa, si sforza di mostrar nel volto la rigorosa maestà offesa. Sest
me divenne Terribile per me !) Tito Stelle ! Ed è questo Il sembiante di Sesto ? Il suo delitto Come lo trasformô ? Porta
fatte per l’immortalità, le vie tentate da Tito per sapere il segreto di Sesto : le angustie di questo infelice posto nel
, le vie tentate da Tito per sapere il segreto di Sesto : le angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitel
il segreto di Sesto : le angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitellia o di commettere una nuova ingrat
le angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitellia o di commettere una nuova ingratitudine verso il suo b
ingratitudine verso il suo buon principe : l’ammirabile combattimento di Tito nel soscrivere la sentenza nella scena setti
vere la sentenza nella scena settimà del III che meritò l’ammirazione di Voltaire. Deggio, dice Tito, una vendetta alla mi
taccia per ora. Sesto è reo, Sesto mora ec… Or che diranno I posteri di noi ? Diran’ che in Tito Si stancò la clemenza, C
amin. Viva l’amico, Benchè infedele, e se accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigore.
nfedele, e se accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigore. Ed ecco in qual guisa gl’i
accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigore. Ed ecco in qual guisa gl’ingegni sublimi
ginali. Virgilio e Tasso prendendo per modello Omero, ci arricchirono di nuove fogge di poemi eterni. I sommi drammatici d
o e Tasso prendendo per modello Omero, ci arricchirono di nuove fogge di poemi eterni. I sommi drammatici della Grecia scr
oemi eterni. I sommi drammatici della Grecia scrissero molte volte su di un medesimo argomento componimenti che non si ras
assati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie di paragoni troppo lirici per se stessi eccellenti,
pide, il Cornelio ed il Racine italiano. Metastasio è pur tale che se di mezzo il togli, senti che si forma nella melica p
 ; là dove se altro moderno poeta, ed ancor non ignobile, tu ti fingi di non avere esistito, nulla sentirai mancare all’It
Sel soffrano dunque tanto que’critici che non mai corsero la carriera di Metastasio e che perciò non ne compresero l’ardui
visi rimasero indietro spossati e senza moto a segno che si perderono di vista nelle loro cantate e cori e tragedie musica
tanto intorno a lui non si ascoltino gli elogii del giovine Piccinni, di Michele Torcia, del sig. Cordara ; nè il sig. Fra
o) ha accordati insieme estremi che niun filosofo avrebbe mai pensato di potersi combinare, quali sono le dolcezze della l
imenti comuni. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per
uni. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per penetrare
hiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per penetrare nell’ animo. E quantu
no ad imitare i poeti filosofi. La sua rima e discretissima ed esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua,
esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua, sono pieni di ritmo, e però facili ad adattarsi alla musica. Se
ubito che scrivesse in italiano un’ode nè più armoniosa, nè più dolce di questa : « Oh che felici pianti, Che amabili mar
desio. Voltaire parlando della scena 6 dell’atto III della Clemenza di Tito, e del suo monologo diceva : » Queste due « 
superano, alle più belle produzioni della stessa Grecia : sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e di Racine qu
la stessa Grecia : sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e di Racine quando non è debole », Lascio quel che si
di Racine quando non è debole », Lascio quel che si è altrove citato di Gian Giacomo Rousseau quando nel dare idea della
i Gian Giacomo Rousseau quando nel dare idea della voce Genie favella di Metastasio e Durante. L’istesso Giovanni Andres,
forse per far ecco al suo confratello Bettinelli riprese i caratteri di Vitellia e di Sesto, parlò con somma lode del poe
ecco al suo confratello Bettinelli riprese i caratteri di Vitellia e di Sesto, parlò con somma lode del poeta romano, ass
lò con somma lode del poeta romano, assicurando che Metastasio non ha di che temere il confronto di alcuno. La sublime ani
romano, assicurando che Metastasio non ha di che temere il confronto di alcuno. La sublime anima (soggiunse) di Cornelio
ha di che temere il confronto di alcuno. La sublime anima (soggiunse) di Cornelio ha ella saputo immaginare Greci e Romani
inare Greci e Romani come Temistocle, Regolo e Tito ? E il dolce cuor di Racine avrebbe avuto bastevole tenerezza e sensib
chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di sentimenti ed affetti, non si troveranno facilmen
o ronzio delle critiche cicale che mostrano rincrescimento e ribrezzo di approvare i vocaboli usati da Metastasio. Ridetev
e ribrezzo di approvare i vocaboli usati da Metastasio. Ridetevi pure di coloro che chiamano svenevoli le tenerezze metast
ali da quì a poco avrete piena contezza : sprezzate le vendute tirate di certi automi periodici che respirano coll’altrui
de’ Versiscioltai. Udite per vostro meglio e per gloria dell’ Italia, di cui oggi ancora Metastasio è il più caro ornament
ini livornese che scrisse l’Almeria e l’Antigone pel teatro imperiale di Pietroburgo, e Vittorio Amadeo Cigna torinese aut
tro imperiale di Pietroburgo, e Vittorio Amadeo Cigna torinese autore di Enea nel Lazio e di altri melodrammi. Mancò veram
troburgo, e Vittorio Amadeo Cigna torinese autore di Enea nel Lazio e di altri melodrammi. Mancò veramente ad essi buona p
ente ad essi buona parte della delicatezza, del patetico e del calore di Metastasio. I loro disegni non furono sì ricchi e
e giudiziosi, non originali o quasi tali le invenzioni. I loro colpi di scena poi speriscono a fronte del vigoroso colori
. I loro colpi di scena poi speriscono a fronte del vigoroso colorito di Apostolo Zeno, come i loro quadri languiscono acc
ito di Apostolo Zeno, come i loro quadri languiscono accanto a quelli di Metastasio. Decaddero in seguito per lo stile in
seguito per lo stile in faccia al Cortellini ed al Cigna la Disfatta di Dario e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, ed
in faccia al Cortellini ed al Cigna la Disfatta di Dario e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, ed i melodrammi di Domen
tta di Dario e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, ed i melodrammi di Domenico Perrelli impressi in Napoli nel 1777, e
ata del De Rogatis rappresentata nel 1770 in Napoli riuscì nel teatro di San-Carlo per le decorazioni e per la musica dell
Aulide collo scioglimento naturale del Racine che si cantò nel teatro di San-Carlo colla musica del valenziano Vincenzo Ma
fo. Quasi tutte le arie contengono studiate comparazioni sulle tracce di qualche splendido difetto del Metastasio. Quelle
ioni sulle tracce di qualche splendido difetto del Metastasio. Quelle di passioni non oltrepassano le sette, altrettante s
passano le sette, altrettante sono le parlanti, e ben quindici quelle di comparazioni, fralle quali una ve n’ ha fin del c
el 1718, s’egli pur vive, in Siracusa sua patria conterà oggi anni 95 di sua età, e nel 1794 non avea tolto congedo dalle
1794 non avea tolto congedo dalle muse sceniche, e pubblicò le Nozze di Ruth cantata, e nel 1795 il Giudizio di Salomone,
sceniche, e pubblicò le Nozze di Ruth cantata, e nel 1795 il Giudizio di Salomone, entrambe per l’anniversario di Santa-Lu
tata, e nel 1795 il Giudizio di Salomone, entrambe per l’anniversario di Santa-Lucia. Notabili singolarmentè sono i caratt
’anniversario di Santa-Lucia. Notabili singolarmentè sono i caratteri di Giosaba madre falsa del bambino conteso e di Bers
armentè sono i caratteri di Giosaba madre falsa del bambino conteso e di Bersabea madre vera che co’ palpiti materni chiam
6 che egliha scritte molte altre produzioni sceniche, come il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrifio di J
iche, come il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrifio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala di Giacobbe
o di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrifio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio di Genn
bambino al fiume, il Sacrifio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio di Gennaro già duca di Belf
ifio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio di Gennaro già duca di Belforte morto in gennajo del
idio di Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio di Gennaro già duca di Belforte morto in gennajo del 1792 lasciò tralle
componimenti drammatici da cantarsi verseggiati con eleganza e capaci di armonia musicale. Nel volume terzo dell’edizione
rie cantante, ed un oratorio per musica nella liquefazione del sangue di san Gennaro del maggio del 1795. Vi si legge anco
o del 1795. Vi si legge ancora la Primavera critta pel solito omaggio di fiori e di frutta che si presentò a’ sovrani nel
Vi si legge ancora la Primavera critta pel solito omaggio di fiori e di frutta che si presentò a’ sovrani nel primo di ma
ito omaggio di fiori e di frutta che si presentò a’ sovrani nel primo di maggio del 1775, in cui si trova un bell’ elogio
elogio fatto dalla Primavera personificata ai pregi naturali del sito di Partenope. Vi sono altresi due favole boscherecce
o che la prima si scrisse e si pose in musica a privato trastenimento di una brillante compagnia di dame napoletane che de
si pose in musica a privato trastenimento di una brillante compagnia di dame napoletane che dettavano allora leggi al gus
e maniere. Vi si trovano introdotte quattro cacciatrici vivi ritratti di quelle dame, e gli evenimenti ideati adombrano il
l cadere rompe l’incanto, discendono dall’isola e dal ponte incantato di Rinaldo e dalla pianta recisa nella selva incanta
ur de’ lampi ! L’altra favola si aggira sulla vendetta presa contro di Apollo da Cupido col rendere schiva a’suoi priegh
ro di Apollo da Cupido col rendere schiva a’suoi prieghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola
ghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola di lieto fine con mostrar Dafne restituita alla vita
mostrar Dafne restituita alla vita, ed Apollo placato e sol contento di cingersi la fronde dell’amata pianta. Ma nel decl
ingersi la fronde dell’amata pianta. Ma nel declinar del secolo XVIII di molto erano cresciuti gl’inconvenienti teatrali c
i gl’inconvenienti teatrali che incepparono tal volta il genio stesso di Metastasio. Erasi giunto al segno di dover sacrif
parono tal volta il genio stesso di Metastasio. Erasi giunto al segno di dover sacrificare gran parte della poesia e della
he mena sovente il rincrescimento dello stato attuale ed il desiderio di cambiare, fe pensare a rivolgere lo sguardo indie
ault. Come seguir nel suo sistema Pietro Metastasio, e non rimanergli di grande spazio indietro ? In vece di rettificar qu
etro Metastasio, e non rimanergli di grande spazio indietro ? In vece di rettificar quel sistema si penso a torcere da que
Ed ecco sorgere in Vienna in faccia al Metastasio stesso il Giudizio di Paride, l’Orfeo e l’Alceste animati dalle note im
Giudizio di Paride, l’Orfeo e l’Alceste animati dalle note immortali di Gluck. Ranieri Calsabigi cui fu interdetta la Fra
se per quelle scene stesse la Tetide e l’Armida, ed ebbe la destrezza di congiungere agl’incantesimi, ai sisons delle furi
antesimi, ai sisons delle furie e ai bilancè de’personaggi allegorici di Quinault il vivo interesse dell’inimitabile Armid
educente stile Metastasiano Marco Cortellini avea richiamata la pompa di Amore e Psiche gia sceneggiata dal Moliere, e mos
giata dal Moliere, e mostrata in Vienna nel 1767, un nuovo spettacolo di Amore e Psiche colla selva de’destini coll’antro
rno. Il nomato Luigi Serio nel 1780 la riprodusse in Napoli spogliata di tali decorazioni per dar luogo a’balli di Zemira
rodusse in Napoli spogliata di tali decorazioni per dar luogo a’balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche e
li decorazioni per dar luogo a’balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche ed Acheronte, Zemira e don Giovann
o che smentì il non mai Verdce gazzettiere Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, sempre continnando nell’intento di promuov
Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, sempre continnando nell’intento di promuovere la poesia drammatica, fe rappresentare
storica e secondare i disegni del Calsabigi. Fermo egli nel proposito di raddrizzare il trono giacente dell’ opera mitolog
nostro valoroso Millico. Questo spettacolo che abbisognava, si disse, di quindicimila scudi per rappresentarsi, non compar
el Calsabigi, ed il Meleagro al pari delle Danaidi sospirarono invano di comparire. Così le nuove vesti delle anticlie fur
impiegati in pro dell’opera mitologica, si scredettero quasi tutti i di lei partigiani e si rivolsero di bel nuovo all’op
logica, si scredettero quasi tutti i di lei partigiani e si rivolsero di bel nuovo all’opera che fa parlar gli uomini gius
i bel nuovo all’opera che fa parlar gli uomini giusta le insinuazioni di Gian Giacomo Rousseau. Convertito il Pepoli nel 1
eau. Convertito il Pepoli nel 1790 fece imprimere in Venezia la Morte di Ercole spiegandovi la pompa delle decorazioni nat
lliscono sempre variamente lo spettacolo. Egli v’introdusse pantomimi di soldati, un’entrata solenne di Ercole, un’eccliss
pettacolo. Egli v’introdusse pantomimi di soldati, un’entrata solenne di Ercole, un’ecclissi repentina, sacrificii decorat
za del rogo ardente sull’ Oeta. Ranieri stesso de’Calsabigi disperato di non aver potuto più sostenere l’opera de’demoni d
musica, Elfrida ed Elvira che potè far rappresentare nel real teatro di Napoli nel 1793 e 1794. Questo letterato che in V
volentieri i progressi che egli fece nel seguire il sistema istorico di colui ch’egli maltrattava indegnamente. L’istoria
della prima. Edgar succeduto a Edwy udì celebrare l’estrema bellezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Dev
rare l’estrema bellezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Devon, e pensò di sposarla nel caso che sì bella
lezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Devon, e pensò di sposarla nel caso che sì bella fosse qual si deca
ntava ; e per esserne sicuro spedì Athelwold suo favorito a Devon dal di lei padre. Preso il messo dalla bellezza di lei r
suo favorito a Devon dal di lei padre. Preso il messo dalla bellezza di lei riferì al re che il di lei volto era di fatte
i lei padre. Preso il messo dalla bellezza di lei riferì al re che il di lei volto era di fattezze comunali e poco di lui
o il messo dalla bellezza di lei riferì al re che il di lei volto era di fattezze comunali e poco di lui degno. Il re se n
lei riferì al re che il di lei volto era di fattezze comunali e poco di lui degno. Il re se ne svogliò, e permise al favo
unali e poco di lui degno. Il re se ne svogliò, e permise al favorito di ottenerla per se stesso. Ebbe poi notizie diverse
provincia trovò Elfrida più bella ancora che non si diceva, ed uccise di propria mano il favorito in una caccia e sposò El
alsabigi formò su tal soggetto il suo dramma migliorando il carattere di Elfrida facendola innamorata del marito, e quello
ndo il carattere di Elfrida facendola innamorata del marito, e quello di Edgar dandogli spiriti di generosità che contrast
a facendola innamorata del marito, e quello di Edgar dandogli spiriti di generosità che contrastano colla sua passione. Ec
altrettanto contro lo stile del Calsabigi. Sopravviene Orgando padre di Elfrida in abito di cacciatore. Elfrida nol ravvi
lo stile del Calsabigi. Sopravviene Orgando padre di Elfrida in abito di cacciatore. Elfrida nol ravvisa, e s’inselva, Org
Il romito castello Del felice Atelvolto ?… Amico io sono Del signore di queste Remote solitudini, e confido… Ed in tutto
vera, nè appare altronde che cosa ella voglia ricavarne in vantaggio di Elfrida. Si ravvisano al fine il padre e la figli
’imitazione del vero ? e v’inciampano tanti baldanzosi censori severi di Zeno e Metastasio ? Cessino dunque codesti censor
sti censori che non sanno far meglio, e piggiorano ad occhio, cessino di riprendere chi tanto e tanto ha meritato. Viene A
esser tua… Non so morire ? Atto II. Il re Edgar palesa ad Atelvolto di voler passar seco alquanti di, e veder la sposa.
tto II. Il re Edgar palesa ad Atelvolto di voler passar seco alquanti di , e veder la sposa. Orgando che ito era, al dir di
assar seco alquanti di, e veder la sposa. Orgando che ito era, al dir di Evelina, sin dalla scena settima dell’atto I ad o
dal re che parte, egli ritorna senza perchè nel medesimo luogo prima di parlare colla sposa. Il poeta però voleva trarre
meglio farli trovare insieme. La loro scena è appassionata, malgrado di un terzetto che vi si trova alla prima, il quale
speso sulla deliberazione che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione di scena nella quinta scena, in cui il re si trattie
il re si trattiene, come ha pur fatto nella prima, a far riflessioni di antiquario dicendo, che probabilmente le regine c
babilmente le regine colà vissero un tempo remote. Elfrida dando voci di dentro, e contrastando col padre vien fuori con i
o voci di dentro, e contrastando col padre vien fuori con impeto dopo di aver chiamate in soccorso (poderoso al certo !) c
pagne, nella guisa che fanno le ninfe fuggendo da’satiri. La bellezza di Elfrida incanta il re, il quale ordina che si chi
morte. Orgando lo sfida a duello, ed Adelvolto l’accetta con disegno di morire per le mani di lui. Elfrida affannata preg
da a duello, ed Adelvolto l’accetta con disegno di morire per le mani di lui. Elfrida affannata prega il re perchè non per
ua celebre esempio. Adelvolto risponde che si difenderà sol per onore di Orgando. Il re dice, Non più, si dia della batt
gando. Il re dice, Non più, si dia della battaglia il segno, verso di Metastasio nella Semiramide, Olà, si dia della
ti vassalli essere altri non possono che villani del ritiro campestre di Adelvolto. Or pare verisimile che dovessero osar
rdie, le quali non han saputo resistere all’attentato della barriera, di circondare i combattenti. Ma che pro ? Elfrida è
, urta, dissipa le guardie, si scaglia verso Adelvolto, e gli strappa di mano la spada. Poteva giunta a tal segno l’azione
ere dal re, dal padre, dalle guardie tutto l’agio per cantare un’aria di diciotto versi, la quale arresta la rapidità che
e il re e tutti come ascoltatori oziosi indifferenti in un’ accademia di musica. In fine Elfrida approfittandosi del letar
ci potrà… Morremo insieme. Ciò parmi patetico e nobile. In vece però di dirsi che un marmo istesso in un eterno amplesso
i che un marmo istesso in un eterno amplesso gli chiuderà, ed in vece di quell’urna sola che confonderà le loro ceneri, es
siero che dee angustiare Adelvolto per aver egli formata l’infelicità di Elfrida : e questa poteva corrispondere rifletten
a l’infelicità di Elfrida : e questa poteva corrispondere riflettendo di aver ella coll’infausta sua heltà ridotto a quel
avrebbe senza dubbio somministrato alla musica un oggetto più capace di vere espressioni, in cambio di quell’eterno ample
rato alla musica un oggetto più capace di vere espressioni, in cambio di quell’eterno amplesso nel marmo e di quell’urna c
e di vere espressioni, in cambio di quell’eterno amplesso nel marmo e di quell’urna che vale la stessa cosa esangue ed all
a sempre in bocca, questa è la legge, proporre che ella diventi sposa di due mariti. Viene il padre, e la riprende del vol
a che il sapeva. Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’aria di diciotto versi verbosa certo e con ripetizioni ch
oni che potevano risparmiarsi, parte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resistenza di Elfrida, che pro
rte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resistenza di Elfrida, che produce un duetto. Ma il padre ? dic
uetto. Ma il padre ? dice Orgando, Elfr. Oh Dio ! s’io l’amo, Se più di me l’amai Sa il ciel, lo sa il mio core, Padre, e
e si dichiarano ammiratori del Calsabigi, osservino il seguente passo di Elfrida, e dicano se prosa simile trovisi in Meta
ne vie più si manifesta e rincresce, Elfrida con uno pugnale minaccia di svenarsi. Quì si trova un pezzo di musica concert
, Elfrida con uno pugnale minaccia di svenarsi. Quì si trova un pezzo di musica concertato, in cui Adelvolto risnonde appe
e nol dicendo il poeta è da credere che sien venuti fuori col seguito di Edgardo) articolano la sola parola tremo. Edgardo
o sottomette al giudizio de’ Pari che ben sa Elfrida che sia giudizio di sangue. Ma che grazia è questa che l’esenta dall’
razia è questa che l’esenta dall’esiglio e gli fa correre un pericolo di morte ? Adelvolto condotto via dice fra se (quasi
e morte. Con ciò il poeta vuol che s’intraveda il disegno che egli ha di morire. Or non era bene di prepararsi un poco più
uol che s’intraveda il disegno che egli ha di morire. Or non era bene di prepararsi un poco più tal determinazione, dando
prepararsi un poco più tal determinazione, dando maggiore energia al di lui carattere ? Adelvolto non dove a pignersi cos
cosi melenso. Ne rimane atterrita Elfrida, si lascia cadere a’ piedi di Edgardo, ed il vivace suo pregare ottiene al fine
re, e con nobil sentimento contrario al primo suo scandaloso pensiere di sposare la moglie di un altro che ancor vive, agg
mento contrario al primo suo scandaloso pensiere di sposare la moglie di un altro che ancor vive, aggiugne, Superbo Son i
osare la moglie di un altro che ancor vive, aggiugne, Superbo Son io di averti amato, e più che t’amo, Più apprezzo me :
, Superbo Son io di averti amato, e più che t’amo, Più apprezzo me : di te non sono indegno ; Tel prova il mio perdono. I
amma si è che non vi sono freddi episodici amori subalterni, non arie di concetti e comparazioni liriche, non scelleratí c
ecipitano gli eroi nell’infelicità. L’azione va al suo fine, malgrado di qualche ripetizione, e qualche scena inutile. Vi
qualche scena inutile. Vi trionfa il carattere nobile e appassionato di Elfrida. Il disviluppo segue acconciamente con qu
pressione e calore. Nel fine del dramma si trova impresso un estratto di una lettera dall’autore attribuita al signor Herb
da due altri celeberrimi poeti defunti pochi anni scorsi, cioè a dire di Zeno e di Metastasio. Con ciò il signor Herbert f
ri celeberrimi poeti defunti pochi anni scorsi, cioè a dire di Zeno e di Metastasio. Con ciò il signor Herbert fa gran tor
l’Achille in Sciro, dal Catone ; dal Ciro, dal Regolo, dalla Clemenza di Tito ec. ec : come ancora dal Luciò Papirio, dal
n solo che ponga accanto, non dico alle nominate, ma all’ultima opera di Zeno e Metastasio, l’Elfrida, nè anche se vivesse
ettinelli e Vanetti encomiatori del vivente Calsabigi e disprezzatori di professione di Metastasio. La catastrofe dell’Elf
etti encomiatori del vivente Calsabigi e disprezzatori di professione di Metastasio. La catastrofe dell’Elfrida è nova (di
(dice pure il decisore Herbert, o per meglio dire Calsabigi sotto il di lui nome) naturale, preparata e condotta non si p
gli grazia del preparata e condotta che non si può meglio, a dispetto di quanto se n’è osservato. Ma come passargli che si
o in una parte della Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione di affari, costumi ed interessi fralle popolazioni S
i della favola domina Odorico prepotente colla sua fazione spagnuola, di cui fa parte Ricimero scelto da Oderico per conso
ne spagnuola, di cui fa parte Ricimero scelto da Oderico per consorte di Elvira sua figlia bellissima e piena di maschio v
celto da Oderico per consorte di Elvira sua figlia bellissima e piena di maschio valore trattando le armi alla maniera del
a fazione opposta inclina agli Arabi, ed è spalleggiata dalle milizie di Adallano principe moro, cui Elvira ha segretament
lizie di Adallano principe moro, cui Elvira ha segretamente data fede di sposa. Intervengono nel dramma quattro personaggi
olla confidente Selinda attende Adallano. Prega la notte a coprir ben di tenebre il cielo, affinchè non esca sì sollecita
na non la importuni col suo candido chiarore. I drammi musicali prima di Zeno e Metastasio si riempivano di siffatte espre
chiarore. I drammi musicali prima di Zeno e Metastasio si riempivano di siffatte espressioni liriche, e si ripresero in M
ompagna Sclinda negli ultimi tre versi del finale. Valeva ciò la pena di moltiplicare i personaggi con un Osmida inutile c
nel giardino. Elvira mostra impazienza amorosa, ma una scena sì lunga di lei coll’ esploratore Osmida tira a se poco l’att
iva affrettato Adallano, cui il chiaror della luna ha sinora impedito di venire. Gli amanti dirigono i loro voti alla nott
i allontanano e si perdono nel boschetto, per dar luogo ai confidenti di seguitare a porgere alla stessa notte divote preg
nte tragiche, chi nol vede ? Lo spettatore pero curioso investigatore di quanto fanno o non fanno in iscena i personaggi,
fervidi amanti, involandosi agli occhi de’ loro confidenti stessi, e di mala voglia vedesi tenuto a bada da personaggi su
ce, ne’ fati è scritto il nostro amor, e Adallano A eterni Caratteri di stelle Segnata fu l’union nostra. Che roba, car
buona al tragico musicale Livornese quell’unione segnata a caratteri di stelle, contrabando da secentista ? Non anderemo
ercar gnavità tragica in queste prime scene, tutto essendo imbrattato di maniere liriche tutto al più da pastorale. Questi
da pastorale. Questi amoreggiamenti sono interrotti da un all’ armi, di cui poi non si dà altra ragione. Seguitano gli am
gia un poco forte ; ma si passi alla guerriera Elvira, tuttochè nulla di cio sia tragico e grave. Ricimero resta lagnandos
ulla di cio sia tragico e grave. Ricimero resta lagnandosi dell’ odio di lei con Almonte terzo confidente, e parte seco ni
ia fingersi rinnovato il miracolo della presenza fisica in due luoghi di Apollonio Tianeo(a). Mentre parlano Ricimero e Od
ir, viene Almonte a presentare ad Odorico un foglio sospetto che dice di aver trovato in terra. È un foglio amoroso di car
oglio sospetto che dice di aver trovato in terra. È un foglio amoroso di carattere di Elvira. Grave principio di mirabil v
o che dice di aver trovato in terra. È un foglio amoroso di carattere di Elvira. Grave principio di mirabil viluppo tragic
in terra. È un foglio amoroso di carattere di Elvira. Grave principio di mirabil viluppo tragico. Odorico la fa chiamare,
, e le rinfaccia il foglio come da lei scritto. Elvira innocente nega di esser suo colla franchezza della verità che baste
nnocente accusato dee tenersi per colpevole, per andare avanti. Senza di simile supposizione poetica quanti drammi cadereb
ssuti ? Contal diploma Odorico rimprovera la figlia qual rea convinta di alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero
convinta di alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero creduto di lei ?) e le dice, Tu non hai del tuo delitto Nè
vergogna nè pudor. A quest’ aria sì ben fondata si appicca una coda di rimproveri, onde ardiscono insultarla Ricimero ed
urtoni, a spinte, a calci ad un bisogno, nè ciò sarebbe senza esempio di autori tragici, avendo anche la Cleopatra di Jode
iò sarebbe senza esempio di autori tragici, avendo anche la Cleopatra di Jodelle preso pe’ capegli un suo vassallo seguita
gna si trattiene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze, di v
iene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze, di veder Adallan
dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze, di veder Adallano che viene a parlar solennemente a
ienze, di veder Adallano che viene a parlar solennemente a Odorico, e di recargliene l’avviso. Adallano nella scena decima
ne l’unione degli Spagnuoli, e de’ Mori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver di lei già dispo
e de’ Mori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elv
ori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disp
onde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disponga di se stessa : sfida Ricimero, e canta un’ aria imit
di se stessa : sfida Ricimero, e canta un’ aria imitata da un’ altra di Metastasio. Scitalce dice nella Semiramide, Se i
monico trova fra le due strofe qualche divario, nè la tagliacantonata di preconizzare il proprio valore di Adallano trovas
lche divario, nè la tagliacantonata di preconizzare il proprio valore di Adallano trovasi in Scitalce. Comunque sia commen
i Adallano trovasi in Scitalce. Comunque sia commendiamo l’imitazione di Calsabigi ; quella al certo, se avesse avuto più
alsabigi ; quella al certo, se avesse avuto più tempo, era la maniera di formarsi lo stile dolce e preciso, seguir le vest
grandi ; ma bisognava adorarle nel tempo stesso nel calcarle, in vece di mordere il piede che le stampa. Calsabigi però ne
bigi però nella seconda parte perde la sua scorta, cade in una specie di freddura : E se la sorte Nella contesa Questa vi
en la gloria M’illustrerà. In prima qui nella contesa è pura borra ; di poi Adallano in tutt’altro Moro orgoglioso e fier
glioso e fiero quì diviene modesto, e decanta per alta impresa quella di porsi a fronte di Ricimero, il quale privo di ogn
diviene modesto, e decanta per alta impresa quella di porsi a fronte di Ricimero, il quale privo di ogni rinomanza non pu
per alta impresa quella di porsi a fronte di Ricimero, il quale privo di ogni rinomanza non può recare a chi osa affrontar
tano l’uomo e non lo sono. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuore di Elvira le dice con maniere di padre, che vorrebbe
o II. Odorico volendo leggere nel cuore di Elvira le dice con maniere di padre, che vorrebbe che ella si determinasse a sc
mero e Adallano, Fru lor decidi, a qual tu vuoi ti appiglia. Elvira di ciò si meraviglia, dubita, indi si tien ferma in
ferma in celare il suo cuore. Odorico prende, che più ? il carattere di falso e finto e mostra di credere che ella a Rici
ore. Odorico prende, che più ? il carattere di falso e finto e mostra di credere che ella a Ricimero s’inclini. Elvira al
i credere che ella a Ricimero s’inclini. Elvira al fine cede e mostra di determinarsi ad Adallano. Il padre allora tutto a
allano. Il padre allora tutto austerità impallidendo ed infiammandosi di rossore, Lo proferisci !… Tu ! figlia d’Odorico !
astuzia comica del padre, ricusa apertamente Ricimero, e alle minacce di Odorico, se non con gravità da coturno, almeno no
n seno. Segue un duetto del padre e della figlia, e poi una cavatina di Elvira(a). In fine segue una scena inutile di ci
ia, e poi una cavatina di Elvira(a). In fine segue una scena inutile di ciarle con Selinda ! Nella quarta scena viene Ad
ano a proporre ad Elvira una fuga. Ripiego eroico, nuovo, ingegnoso e di sommo effetto ! Elvira ricusa. Duettino fra i due
ovo, ingegnoso e di sommo effetto ! Elvira ricusa. Duettino fra i due di espressioni generali che ben remoto attaccamento
getto della scena. Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimenti di concetti che non possono raccapezzarsi che all’ul
r… Ma ella non può conchiudere, perchè convien che attenda il parlar di Adallano pronto già ad interromperla poco civilme
D’un trono lo splendor… Quì convengono in conchiudere a due Le mie di un puro ardor Care ritorte Fralle note della mus
versi, non si saprà se reggano o sone retti. Lascio che questi nienti di pura galanteria riempiono tutta la sedicente trag
uesti nienti di pura galanteria riempiono tutta la sedicente tragedia di Elvira. Odorico nella scena quinta dalle sue logg
o che affretti la sua deliberazione, vuol che si congiunga con Elvira di cui non ignora le ripugnanze. Ad ogni modo egli p
a prescrivere a Ricimero (cui avea incaricata la custodia delle mura) di recarne ad Elvira il comando. Odorico non mostra
tempo affrettate hanno l’aria sguajata, anzi la maschera (e nulla più di maschera) delle nozze di Marzia con Arbace nel Ca
aria sguajata, anzi la maschera (e nulla più di maschera) delle nozze di Marzia con Arbace nel Catone. Ma qual distanza in
mma sembra che retroceda in vece digire innanzi, o che avanzi a passi di testudine(a). Scena 7. Sera. Odorico fralle ruin
avanzi a passi di testudine(a). Scena 7. Sera. Odorico fralle ruine di un antico Circo, luogo arbitrario poco dipendente
all’azione. Era egli andato nella 5 ad animar le sue squadre. Or come di sera, in quel luogo co’ suoi domestici ? A che vi
critiche, che forse è fuggita con Adallano. Correte… andate… venite… di quà di là, grida Odorico alla maniera di un Messe
he, che forse è fuggita con Adallano. Correte… andate… venite… di quà di là, grida Odorico alla maniera di un Messer Latta
no. Correte… andate… venite… di quà di là, grida Odorico alla maniera di un Messer Lattanzio, o di un Pantalone. Non so pe
e… di quà di là, grida Odorico alla maniera di un Messer Lattanzio, o di un Pantalone. Non so però se lo spettatore avvezz
ne. Non so però se lo spettatore avvezzo alle furbesche trame comiche di que’ due vili, presti loro o non presti fede, e s
n presti fede, e se possa commuoversi col padre. Si sente altro suono di guerra, dal bosco ; e neppur di questo faràcaso c
versi col padre. Si sente altro suono di guerra, dal bosco ; e neppur di questo faràcaso chi ascolta, perchè non mai simil
all’armi indicarono in siffatto dramma cosa alcuna importante. Prima di passar oltre si osservi che nella scena quarta fa
rta facendo Adallano premura perchè Elvira fuggisse seco, ella ricusò di assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe di
se seco, ella ricusò di assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe di Adallano, se il padre si facesse tiranno. Tal cas
Elvira sarebbe di Adallano, se il padre si facesse tiranno. Tal caso di tirannia, a dritto dire, non è seguito, perché Od
uito, perché Odorico ha soltanto detto a Ricimero che la voleva sposa di lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero ci
lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero ciò disse ad Elvira, e di suo aggiunse che il padre minacciava, e compiange
ira, e di suo aggiunse che il padre minacciava, e compiangendola dice di più : A qual crudel sorte Ti esp ne l’orrore Che
un traditore a lei noto, se ne dovea spaventare una donna forte ? Ora di qual tirannia positiva poteva ella lagnarsi e add
7, in cui Odorico oziosamente si va dondolando fra macchie e cespugli di negletto bosco, e recita dieci solì versi interro
to bosco, e recita dieci solì versi interrotti dall’avviso della fuga di Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo p
fuga di Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo per vestirsi di tutte armi, ingannare i vigili soldati, fuggire a
i appressano i grandi i tragici evenimenti dell’Elvira. Dopo il suono di guerra del bosco viene un guerriero sconosciuto t
ffendesti. Ma i Fiorentini usano forse tale idiotismo quando si parla di più persone ? Chi sa ! l’autore era toscano ; fid
do si parla di più persone ? Chi sa ! l’autore era toscano ; fidiamci di lui. L’usano poi in bella prosa decentemente ? L’
una elegante e grave tragedia ? L’userebbe chi rimprovera Metastasio di stile inelegante e prosaico ? Ed a codesto scritt
di stile inelegante e prosaico ? Ed a codesto scrittore disprezzatore di Metastasio tributarono i loro alti encomii Vannet
il tragico Ricimero vedendosi sicuro minaccia e trasoneggia sul gusto di Capitano Spavento della moderna commedia istrioni
o della moderna commedia istrionica. Per punto cavalleresco egli dice di non accettar la disfida di un ignoto. Conoscimi d
trionica. Per punto cavalleresco egli dice di non accettar la disfida di un ignoto. Conoscimi dunque, dice il cavaliere, s
mbievoli, soverchieria degli Spagnuoli, arrivo de’ Mori alla chiamata di Adallano, il quale poco esperto generale si fa ci
a trattiene e la rimprovera ; Elvira si discolpa dichiarandosi moglie di Adallano. Torna dunque a lui, dice il padre in un
à vera la notizia ? Ciò non si esamina punto. Smanie e semisvenimenti di Elvira. Altro quartetto, in cui per riempitivo en
, in cui per riempitivo entrano Ricimero ed Almonte che dicono Quale di nere tenebre Sole offuscato e torbido Si va inolt
Sole offuscato e torbido Si va inoltrando in ciel ! pronostico puro di campagna, perchè essendo sera nel nostro emisfero
manto nero del giorno, col cielo annerito per essere il sole apparso di notte offuscato. Del resto essendo questa una del
Toscani fa arricciare o rizzare i capegli, ma l’avvolgere, parlandosi di capegli irti per l’orrore riesce troppo attillato
ti nella lingua lo riserbano col gran Toscano ad una studiata coltura di essi, Che in mille dolci nodi gli avvolgea. E q
l’effigie Del caro sposo, Parlami… accennami, Che vuoi da me ? La tua di lagrime Bagnata Elvira, Di sangue a tingersi Anch
simile Morendo a te. Se ad altro ella non aspira che ad imbrattarsi di sangue, non è la cosa più polita, ma in fine non
i giusta l’uffizio della vera poesia. Ma perchè poi aspira a tingersi di sangue ? Affinchè morendo rassomigli lo spettro ?
appresenta l’ucciso marito ? Hanno esse nulla che si affà colla morte di Adallano, col dolore di Elvira ?(a). Viene Ricim
to ? Hanno esse nulla che si affà colla morte di Adallano, col dolore di Elvira ?(a). Viene Ricimero a gettarsi a’ suoi p
le con se negli estremi suoi giorni. Incresce ad Elvira, che sia egli di ciò il messaggiero. Ricimero affetta dolore da di
giero. Ricimero affetta dolore da disperato e vuol morire per le mani di lei. Morire (risponde bene Elvira) non sai tu ste
so ? Giugne Odorico sostenuto da due domestici con un braccio involto di fascia. Il poeta sembra essere in dubbio del suo
tito e commuovere Elvira per determinarla a sopravvivere alla perdita di Adallano ; quindi fa che comparisca bisognoso di
vvivere alla perdita di Adallano ; quindi fa che comparisca bisognoso di appoggio, tutto intento a intenerirla : I miei r
quel contrasto sarà perlormentarla incessantemente(a). Odesi risonar di nuovo tumultuoso clamore, ed ecco Adallano bello
stupiscono ; egli rassicura la sposa, e mostra a Odorico Almonte reo di quel foglio fatale, e di avere ad arte forse annu
ura la sposa, e mostra a Odorico Almonte reo di quel foglio fatale, e di avere ad arte forse annunziata la di lui morte. A
nte reo di quel foglio fatale, e di avere ad arte forse annunziata la di lui morte. Aggiugne che Ricimero è morto e che fo
sa un cieco errore ; e dice ad Elvira che Adallano sia suo consorte e di lui figlio, illustre figlio e degno di me, di te,
he Adallano sia suo consorte e di lui figlio, illustre figlio e degno di me, di te, degli avi miei. Adallano in verità avr
lano sia suo consorte e di lui figlio, illustre figlio e degno di me, di te, degli avi miei. Adallano in verità avrebbe po
zo. Ed Elvira altresi poteva dir sottovoce al padre che si ricordasse di averlo chiamato barbaro e che la scelta di lei of
al padre che si ricordasse di averlo chiamato barbaro e che la scelta di lei offendeva l’onoré degli avi (sc. 2 at. 77). I
scioglimento insipido puerile comunale e mal rattoppato. I caratteri di Ricimero e Almonte, neri, vili, inetti e comici ;
caratteri di Ricimero e Almonte, neri, vili, inetti e comici ; quello di Odorico ineguale, un poco finto anche nel volersi
na tragedia, non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri, di situazioni, espressioni liriche a so
non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri, di situazioni, espressioni liriche a sovvalle, stile
on preciso, molle e smaccato, niuna moralità, non rilevandosi nè amor di patria, nè magnanimità, nè virtù veruna contrasta
ità, nè virtù veruna contrastata, al contrario esponendosi un’ azione di cattivo esempio di una fuga da commedia triviale,
a contrastata, al contrario esponendosi un’ azione di cattivo esempio di una fuga da commedia triviale, consigliata, esegu
ello. Chi avrebbe mai creduto che nel cader del secolo XVIII le scene di Napoli dovessero veder sostituita a Didone, ad Ip
rmestra, a Dircea, a Zenobia, ad Aristea, a Berenice, a Mandane madre di Ciro, il guazzabuglio delle tragedie in musica de
memorare tra’poeti melodrammatici del passato secolo il giureconsulto di Lanciano Domenico Ravizza scrittore di varii Orat
assato secolo il giureconsulto di Lanciano Domenico Ravizza scrittore di varii Oratorii sacri impressi in Napoli nel 1786,
apoli nel 1786, i quali senza esitanza son da registrarsi dopo quelli di Apostolo Zeno, e di Pietro Metastasio. Essi canta
ali senza esitanza son da registrarsi dopo quelli di Apostolo Zeno, e di Pietro Metastasio. Essi cantaronsi e replicaronsi
753. Eccone i titoli : Sisara, Adamo, la Peste d’Israele, il Martirio di san Pietro, Mosè nel Roveto, Gedeone, Tobia, Ezec
Ezechiele, Daniele, il Passaggio del Mar Rosso, i Pastori del presepe di Gesù bambino. Chi volesse ravvisare in un immagin
pregi de’ riferiti Oratorii del Ravizza, legga l’Inno indirizzato al di lui figlinolo Vincenzo, dall’insigne oratore sacr
insigne oratore sacro e poeta esimio Bernardo Maria Valera cappuccino di Lanciano, che si legge nel I tomo delle di lui Po
do Maria Valera cappuccino di Lanciano, che si legge nel I tomo delle di lui Poesie impresse in Napoli nel 1759. Anche il
tomo delle di lui Poesie impresse in Napoli nel 1759. Anche il lodato di lui figliuolo Vincenzo produsse in seguite alcuni
ttà s’impresse Mosè pargoletto che si recitò colla musica dell’esimio di lui compatriotta Fedele Finaroli. Altri non se ne
cemente incamminato per le orme paterne. Nel nostro Gran Teatro reale di San-Carlo, che sventuratamente è ben lontano dal
utato poeta Vincenzo Monti nel marzo del 1808, festa teatrale tragica di un atto animata dalle note del non meno illustre
lenti artisti novello gusto e splendore. La Danza teatrale ha cessato di essere un’arbitraria filza di pantomimi eterogene
splendore. La Danza teatrale ha cessato di essere un’arbitraria filza di pantomimi eterogenei serii o grotteschi con pieni
ri Solimano II, Errico IV alla Caccia, Ninetta in Corte, il Convitato di pietra, il Disertore con lieto fine ec. In una le
una lettera scritta da Vienna nel 1759 a m. Arnard lodavasi il ballo di Flora eseguito da madama Angiolini. In Parigi ed
cosse generali applausi in Venezia, in Torino, in Napoli, e vi espose di propria invenzione diversi balli. Un suo trattato
e dall’espressiva sua compagna Queriau. Con Amore e Psiche pantomimo di Gardel diretto in Napoli da Hus spiegò il ballo t
ene la Poesia e la Musica. Vero è che i Tedeschi vantansi meritamente di Hayden, Huber, Cramer, Schmit esimii maestri di m
vantansi meritamente di Hayden, Huber, Cramer, Schmit esimii maestri di musica istrumentale, e dell’ insigne Hass pregevo
strumentale, e dell’ insigne Hass pregevole allievo de’ Conservatorii di Napoli detto il Sassone, e del mirabile Gluck e d
n musica la meschina Briseida del poetillo La-Cruz. Il signor Martino di Valenza ben presto uscì dalle Spagne e compose al
rove. Pregiansi a ragione i Francesi de’ dottissimi scrittori teorici di musica, particolarmente di Mersenio, di Burette e
Francesi de’ dottissimi scrittori teorici di musica, particolarmente di Mersenio, di Burette e di Alembert. Ignoro però s
dottissimi scrittori teorici di musica, particolarmente di Mersenio, di Burette e di Alembert. Ignoro però se altro moder
crittori teorici di musica, particolarmente di Mersenio, di Burette e di Alembert. Ignoro però se altro moderno maestro ab
italiano, e se ne attendono sempre più eccellenti. Ma ci si permetta di dire che la copia de’ maestri musici che dalle no
ia, Milano, Napoli, dir si debbono reggie perpetue e sorgenti perenni di scienza musica. Da esse uscirono Scarlati, Vinci,
co e maestro Martini, il Buranelli, il Sarro, il Durante gran maestro di maestri grandi, l’impareggiabile Pergolese, il ma
venirne a capo, se vogliasi mentovare almeno una gran parte de’ figli di Partenope ? Contentiamoci di ciò che confessò l’I
entovare almeno una gran parte de’ figli di Partenope ? Contentiamoci di ciò che confessò l’Inglese autore del Parallelo d
lelo della condizione e della facoltà degli uomini, che la perfezione di sì bell’arte è confinata nella parte più occident
la patria il testimone per ogni riguardo onorevole del gran Cittadino di Cinevra : « Giovane artista, vuoi tu sapere, se q
di Cinevra : « Giovane artista, vuoi tu sapere, se qualche scintilla di questo fuoco divoratore serbi nell’anima ? Corri,
bi nell’anima ? Corri, vola a Napoli ad ascoltar le opere maestrevoli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti riempion
evoli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti riempiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti comm
ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici di questa grande arte ti lasciano in calma, se non h
o ? Una manifesta decadenza osservava sono alquanti lustri nel teatro di Londra il dotto abate Arnaud. » Non vi si rappres
lle francesi scritte senza ingegno e senza spirito, ed un gran numero di farse satiriche ». La stessa cosa scriveva Lingue
propose un bill per soggettare gli scenici componimenti all’ispezione di un ciambellano. Il Conte di Chesterfield pronunzi
re gli scenici componimenti all’ispezione di un ciambellano. Il Conte di Chesterfield pronunziò un eccellente discorso con
scorso contro il bill che però passò in legge. Contuttociò sul teatro di Foote e poi di Drurylane si rappresentò una farsa
l bill che però passò in legge. Contuttociò sul teatro di Foote e poi di Drurylane si rappresentò una farsa col titolo di
eatro di Foote e poi di Drurylane si rappresentò una farsa col titolo di Escrocs, in cui si motteggiano i Metodisti setta
pagna ecco quello che si è osservato sinora in ciascun anno ne’téatri di Madrid. Apresi il corso alle rappresentazioni dop
gnie come proprii fondi. Inoltrasi la state e si sospendono le recite di giorno, e cominciando la sera si cantano le sarsu
adotte la Sposa Persiana, il Cavaliere e la Dama, il Burbero Benefico di Carlo Goldoni. Nel mese di agosto del 1786 (quand
l Cavaliere e la Dama, il Burbero Benefico di Carlo Goldoni. Nel mese di agosto del 1786 (quando più fremevano gli Huertis
avrebbe potuto immaginare che vi si rappresentasse senza interruzione di sainetti e tonadiglie la Faustina ? E rappresenta
rincipe con applauso e con profitto della cassa avendo dato ai comici di entrata de’ nostri ducati 1230(a) ? Come poi inco
ucati 1230(a) ? Come poi incomincia l’ottobre, torna a rappresentarsi di giorno, spariscono le buone commedie, le nazional
sentarsi di giorno, spariscono le buone commedie, le nazionali stesse di Moreto, Solis, Roxas, Calderòn ; ed allora si sca
sformazioni, gl’incantesimi, le macchine, ed i Sette Dormienti azione di più centinaja di anni, e l’Origine dell’ Ordine C
ncantesimi, le macchine, ed i Sette Dormienti azione di più centinaja di anni, e l’Origine dell’ Ordine Carmelitano di Ant
azione di più centinaja di anni, e l’Origine dell’ Ordine Carmelitano di Antonio Bazo che contiene un titolo che non finis
Antonio Bazo che contiene un titolo che non finisce mai, e un’azione di 1300 anni, cioè dagli anni del mondo 3138 sino a
un’azione di 1300 anni, cioè dagli anni del mondo 3138 sino a i tempi di papa Onorio III. Ed Ormesinda ? e Sancio Garcia ?
pi di papa Onorio III. Ed Ormesinda ? e Sancio Garcia ? E le commedie di Tommaso Yriarte ? e quelle di Leandro de Moratin 
sinda ? e Sancio Garcia ? E le commedie di Tommaso Yriarte ? e quelle di Leandro de Moratin ? Dopo Crebillon e Voltaire ha
cantava Voltaire ; eoco i tragici e i comici successori degli autori di Alzira, di Radamisto, del Giocatore. Ma fra quest
ltaire ; eoco i tragici e i comici successori degli autori di Alzira, di Radamisto, del Giocatore. Ma fra questi comparisc
lo voi ! De Moliere oubliè le sel est affadi, E gli armoniosi versi di Racine hanno perduto l’impero de’cuori ? Laudantu
Tutto, se ascoltate i medesimi nazionali, tutto è divenuto un tessuto di tirade, di epigrammi, di definizioni metafisiche,
scoltate i medesimi nazionali, tutto è divenuto un tessuto di tirade, di epigrammi, di definizioni metafisiche, di antites
esimi nazionali, tutto è divenuto un tessuto di tirade, di epigrammi, di definizioni metafisiche, di antitesi stentate ; t
enuto un tessuto di tirade, di epigrammi, di definizioni metafisiche, di antitesi stentate ; tutto il bello è sparito a fr
di antitesi stentate ; tutto il bello è sparito a fronte della smania di mostrar de l’esprit a costo del buon senso, e que
uel che è peggio, una certa chiamata filosofia armata come un’istrice di aguzzi motti enigmatici e di lamenti neologici sc
hiamata filosofia armata come un’istrice di aguzzi motti enigmatici e di lamenti neologici scagliati con intrepidezza per
i lamenti neologici scagliati con intrepidezza per insultare o coprir di ridicolo tutto ciò che non sa d’empietà dichiarat
a Pietro Metastasio figlio dell’armonia e delle grazie emulo illustre di Racine e di Euripide, a i quali invano si ardiron
astasio figlio dell’armonia e delle grazie emulo illustre di Racine e di Euripide, a i quali invano si ardirono levar le m
ano si ardirono levar le mani rapaci per involarglieli ; non manca nè di tragedie nè di commedie. E vero che la gallica pe
levar le mani rapaci per involarglieli ; non manca nè di tragedie nè di commedie. E vero che la gallica peste lagrimante
Pindemonte, l’illustre Alfieri, non pochi altri, sostengono l’impero di una Melpomene Italiana, mentre il Goldoni, l’Albe
i, il Giraud e qualche altro militano gloriosamente sotto il vessillo di Talia. Egli è vero che ci manca un degno seguace
sotto il vessillo di Talia. Egli è vero che ci manca un degno seguace di Metastasio ; ma il tesoro de’suoi drammi musicali
irà mai dove s’intende gusto, armonia, grazia e ragione. Surse contro di lui la demonomania del furiofilo Calsabigi, ma sp
Calsabigi, ma spari ; e le Danaidi furono condannate a marcire nella di lui tomba, e sou piombate in braccio dei Silfi e
duto successivamente, e guasto ed acconcio a suo modo giusta il genio di ciascun possessore Ognuno vi ha lasciato il marco
ndamenti Toscani : dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza di colonnati ed archi Gotici. Diviso in grandi appar
ti altri nobilitati da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi di bizzarri ornati di tritoni, egipani, sfingi e sir
da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi di bizzarri ornati di tritoni, egipani, sfingi e sirene a dispetto dell
e’compartimenti diversi de’ giardini ; là vaghi per naturali bellezze di olenti rose, garofani, gelsomini e mammolette, là
bellezze di olenti rose, garofani, gelsomini e mammolette, là ricchi di fiori Olandesi, e di cocco, ananas ed altri frutt
ose, garofani, gelsomini e mammolette, là ricchi di fiori Olandesi, e di cocco, ananas ed altri frutti oltramarini ; là po
tasio in una carriera in cui tanti gli seguirono e niuno diè speranza di raggiungerli. Tutti, dico, questi grandi uomini t
ni trovansi le troppo iperbolicamente ammirati quà senza conoscimento di causa o livorosamente biasimati. Chi giudicherà d
senza conoscimento di causa o livorosamente biasimati. Chi giudicherà di loro, il pedantismo o la leggerezza ? l’amor ciec
zettieri che militano alla Svizzera de’ passati tempi ? o i plagiarii di mestiere che aspirano a un nome vivendo di ritagl
sati tempi ? o i plagiarii di mestiere che aspirano a un nome vivendo di ritagli mal rubati, o i verseggiatori ciclici e d
ola storia scortata da una sincera filosofia chiaroveggente e sgombra di ogni parzialità, al cui sguardo solo quel sì mira
lamente contempla. A questa sola storia, dico, appartiene il giudicar di tanti grand’ingegni che vi hanno lavorato da tant
che ciò che si chiama buon gusto dipende unicamente dalla conoscenza di questo bello. In Pekin e Costantinopoli, in Parig
e della compassione e del ridicolo. Ma v’ha chi per riescirvi si vale di troppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differe
oppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differenti paesi e iu due ore di rappresentazione il corso di molti lustri e talvo
sol luogo differenti paesi e iu due ore di rappresentazione il corso di molti lustri e talvolta di secoli interi come avv
e iu due ore di rappresentazione il corso di molti lustri e talvolta di secoli interi come avviene in Madrid e in Londra 
si contengono parlando in generale un’arte men delicata, ma pel gusto di que’ popoli hanno un merito locale. I drammi poi
mi poi de’ Greci e de’ Latini e de’ moderni Italiani e dei Francesi e di qualche Inglese Alemanno e Spagnuolo, avendo acqu
i e di qualche Inglese Alemanno e Spagnuolo, avendo acquistato dritto di cittadinanza nella maggior parte delle nazioni cu
ne fanno pompa) e fuggir la fatica necessaria per mettersi in istato di scrivere componimenti degni di approssimarsi all’
tica necessaria per mettersi in istato di scrivere componimenti degni di approssimarsi all’ Atalia e al Misantropo, perchè
o indi a’ posteri insieme con quelli che scritti furono nella Caverna di Salamina. Ora si può esitare un sol momento a sce
cegliere tra il restar tosto sepolto nella propria terra in compagnia di tante migliaja di scheletri mostruosi, e tra il c
star tosto sepolto nella propria terra in compagnia di tante migliaja di scheletri mostruosi, e tra il convivere con Eurip
tri mostruosi, e tra il convivere con Euripide ne’ gabinetti de’savii di tutti i tempi e di tutti i paesi ? [Errata]
a il convivere con Euripide ne’ gabinetti de’savii di tutti i tempi e di tutti i paesi ? [Errata] ERRORI CORREZIO
e avventure tipografiche essendosi smarrito un foglio del manoscritto di questo volumetto, si è stimato collocare in una N
i mostruosi verseggiatori dozzinali. Nondimeno non mancarono talvolta di sostenere gli andati pregi delle comiche bellezze
he farsa che niuna speranza per se stessa prometteva nè per dipintura di caratteri, nè per artificio di favola, nè per gra
se stessa prometteva nè per dipintura di caratteri, nè per artificio di favola, nè per grazia di stile. Lo Scavamento rec
per dipintura di caratteri, nè per artificio di favola, nè per grazia di stile. Lo Scavamento recitato nel teatro de’ Fior
avamento recitato nel teatro de’ Fiorentini l’anno 1810 si ripetè più di settanta sere sempre a teatro pieno. Nè poco cont
Margherita Chabrand, che ha continuato più anni ad essere la delizia di questo pubblico, e lo scopo de’ plausi generali p
, e la Bibliotheque Italique tom. VII. (a). Mi fu involata colle due di lui tragedie, e col mio Sistema melotrammatico, c
e. (a). L’indiscretezza dell’ oscuro folliculario che prese il nome di Verace per antifrasi autore del Colpo d’occhio su
90 a narrare ciò che abbiam taciuto tanti anni, ed oggi non istimiamo di sopprimere. Fu la Faustinainviata al concorso del
ta verso Madrid passa per Parma per domestici affari ; e distribuisce di tal commedia alcune copie fra cavalieri e lettera
rchè non la mandaste al concorso ? Il Sovrano è sommamente desideroso di veder qualche favola coronata, e questa vostra er
i come gli chiamò l’impudente gazzettiere) asseverantemente affermano di non averla veduta. Sono essi intanto accertati di
antemente affermano di non averla veduta. Sono essi intanto accertati di utlicio dal sig. Angelo Mazza segretario della De
della Deputazione che in effetto era stata mandata al concorso prima di stamparsi. Il riputato conte San-Vitale primo tra
Illustrissimo Signore « Accertata la Real Deputazione che la commedia di V. S. Illustrissima intitolata la Faustina distin
prima che uscisse alle stampe, quantunque per una strana combinazione di accidenti non fosse poi esaminata, non ha creduto
putazione aldunatasi e considerata la detta commedia, non ha dubitato di aggiudicarle la prima corona, e il voto dell’ Acc
zo desidera le sia rimessa la Medaglia, quando però non si risolvesse di venire a riceverla dalle mani stesse del Real Pro
te dell’ Accademia ; la quale compensa per qualche modo il dispiacere di non avere per cinque anni potuto assegnare il pre
tuto assegnare il premio, col vederne finalmente decorato un soggetto di tanta capacità, e per altre produzioni del teatro
anta capacità, e per altre produzioni del teatro si benemerito. Pieno di veracissima stima ho l’onore di protestarmi Di. V
zioni del teatro si benemerito. Pieno di veracissima stima ho l’onore di protestarmi Di. V. S. III. Parma 18 settembre 177
Or come il ridevole folliculario Verace osa entrare nelle intenzioni di un Sovrano che lo smentisce co’fatti ? oltraggiar
za del Napoli-Signorelli ? Sapesse almeno codesto pitocco della valle di Elicona che cosa sono le favole di Mercier e di V
almeno codesto pitocco della valle di Elicona che cosa sono le favole di Mercier e di Villi, e che cosa è la Faustina ! Eg
o pitocco della valle di Elicona che cosa sono le favole di Mercier e di Villi, e che cosa è la Faustina ! Egli è il più d
riferiti nostri Opuscoli Varii pubblicato nel 1795. Qualche commedia di Picard e del lodato Moratin, tradotta dal medesim
ri addetti generalmente all’ozio della minuta gente. Tali sono quello di San Carlino, della Fenice, della Posta ecc. e div
llo di San Carlino, della Fenice, della Posta ecc. e diversi scenarii di pupi. Vi si raffigura un’ombra degli spettacoli d
narii di pupi. Vi si raffigura un’ombra degli spettacoli de’ Baloardi di Parigi. Questi sono i ventilatoi delle passioni,
la distesi in sei. Questi sensi ripeto oggi ancora. Da ciò apparisce di aver io sempre giudicato del Cinna e del Tito col
ito colla giusta differenza che esige la tragedia ed il melodramma, e di non aver mai preteso di comparare i due componime
nza che esige la tragedia ed il melodramma, e di non aver mai preteso di comparare i due componimenti per dare un glorioso
agico Francese. A torto dunque Giovanni Andres simprese l’inutil pena di farmene un carico. Chi leggerà ciò che egli volle
’imputazione de’ critici ed indicare la necessità che ebbe Metastasio di allontanarsi dalla pesta di Cornelio per compiere
indicare la necessità che ebbe Metastasio di allontanarsi dalla pesta di Cornelio per compiere l’oggetto del melodramma. M
agico Francese ? Non ho io senza ambiguità dichiarato che all’oggetto di P. Cornelio più non faceva d’uopo di quanto si tr
guità dichiarato che all’oggetto di P. Cornelio più non faceva d’uopo di quanto si trova nel Cinna ? Prego il riputato esg
favola, nel numero de gli atti e nel verso. Dissi ê ripeto che niuna di tali cose mette una differenza essenziale trall’
gedia. Ciò si osservava nel’ Sistema Melodrammatico che ho avuto cura di rescrivere e che spero di produrre. (a). E perch
l’ Sistema Melodrammatico che ho avuto cura di rescrivere e che spero di produrre. (a). E perchè anche questo debole Sest
nche questo debole Sesto soggiacque alla stessa proserizione teatrale di Giovanni Andres ? Io sfido chicchessia a trovare
Andres ? Io sfido chicchessia a trovare in natura un personaggio più di Sesto idoneo ad eccitare il tragico terrore, e la
cuore dell’Andres che pure ha si elegante la penna ? Ma nel giudicar di poesia drammatica la penna può supplire tutta sol
orrai presto pentirti, o spero invano. Con ciò toglievasi lo sconcio di doversi ammettere i falegnami per attori. E quest
presse nella rappresentazione. E forse fu avviso dello stesso maestro di musica, cui parve che dopo un duetto di passione
u avviso dello stesso maestro di musica, cui parve che dopo un duetto di passione poco gioverebbe una cavata di semplice r
, cui parve che dopo un duetto di passione poco gioverebbe una cavata di semplice riflessione ne e di poco o niuno effetto
o di passione poco gioverebbe una cavata di semplice riflessione ne e di poco o niuno effetto. E quando ancora non avesse
ento che nel rappresentarsi si tralasciò nella scena 6 un altro pezzo di musica che dovea cantarsi da Elvira e Ricimero, e
el dramma il tornelo, anzi giovare. Che poteva risultare da un duetto di una prima cantante, di una Bandi, Bilington, Ming
nzi giovare. Che poteva risultare da un duetto di una prima cantante, di una Bandi, Bilington, Mingotti p. e. , con una se
con una seconda parte che soleva disimpegnarsi da qualche musichetto di prima uscita o da qualche, che cantatrice novizia
ntatrice novizia ? Ricimero nell’Elvira si sostenne da una giovanetta di cui poco era nota l’abilita. Calsabigi dovea ripo
di cui poco era nota l’abilita. Calsabigi dovea riportarsi al maestro di musica, il quale ben sapeva se le due voci potess
e rimetterli nell’edizione a sue spese. Egli stesso dunque all’errore di pensar tali versi che contengono pensieri inutili
ali versi che contengono pensieri inutili ed alieni dalle circostanze di Elvira, aggiunse l’altro di restituirli al primo
sieri inutili ed alieni dalle circostanze di Elvira, aggiunse l’altro di restituirli al primo sito. (a). Per compiere i
ragione che egli è vicino a morire, nell’ originale seguiva un’ aria di lui assai inferiore al patetico pensiero del reci
ve l’ha rimessa. In secondo luogo nell’originale precedevano 18 versi di recitativo di Elvira all’aria indicata Ah qual co
a. In secondo luogo nell’originale precedevano 18 versi di recitativo di Elvira all’aria indicata Ah qual contrasto avrò.
ceva bene ciò che nell’aria si ripete e si piggiora : Eterna guerra e di morte e di vita agiterà l’anima mia : si diceva n
iò che nell’aria si ripete e si piggiora : Eterna guerra e di morte e di vita agiterà l’anima mia : si diceva nel recitati
giubilo è il mio nell’ abbracciarti, si soggiungeva un altro duettino di Odorico ed Elvira ; in cui a vicenda s’interrompe
pezzi staccati dal suo corpo l’ha rimessi al luogo antico. Tre pezzi di musica recitati dalle medesime persone nel punto
ime persone nel punto che l’azione è vicina a risolversi colla venuta di Adallano vivo, quale interesse potevano produrre,
musica assai più del disprezzatore del Metastasio. (a). Dizionario di Musica articolo Ge. (a). Ecco come a me ne perv
icolo Ge. (a). Ecco come a me ne pervenne la notizia in una lettera di uno Spagnuolo amico de’ 23 di agosto 1786 : Muy S
e ne pervenne la notizia in una lettera di uno Spagnuolo amico de’ 23 di agosto 1786 : Muy Señor mio = El dia catorze del
cena española etc. Egli prosegue narrando l’applauso ricevuto ad onta di un accidente ridicolo di un vestito dell’actrice
rosegue narrando l’applauso ricevuto ad onta di un accidente ridicolo di un vestito dell’actrice che rappresentava la Faus
34 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 186-194
ll’arte, i quali, recitando e le buffonate e la tragedia, eran capaci di rendere le idee più alte de' poeti drammatici, e
o le più disparate commozioni in chi lo vede e ascolta. Il repertorio di Ermete Novelli si direbbe un repertorio acrobatic
Distrazioni del signor Antenore – Amleto, Bisbetica domata, Barbiere di Gheldria – Dramma nuovo, Burbero benefico, Tre mo
mogli per un marito – Luigi XI, Kean, Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi una infinità d
Luigi XI, Kean, Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi una infinità di monologhi drammatici,
in – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi una infinità di monologhi drammatici, comici, grotteschi, coi qua
omici, grotteschi, coi quali egli può far valere tutte le sue qualità di trasformista, dirò così, naturale, poichè la mobi
sue qualità di trasformista, dirò così, naturale, poichè la mobilità di fisionomia di Ermete Novelli è un miracolo vivent
i trasformista, dirò così, naturale, poichè la mobilità di fisionomia di Ermete Novelli è un miracolo vivente. Egli ha il
velli è un miracolo vivente. Egli ha il fascino. Una larghissima vena di comicità, che gli zampilla su dal cuore, è entrat
in Un dramma nuovo. Un’altra qualità, non so più se buona o cattiva, di Novelli, è quella di rimaneggiar tal volta le ope
Un’altra qualità, non so più se buona o cattiva, di Novelli, è quella di rimaneggiar tal volta le opere che rappresenta, d
Novelli, è quella di rimaneggiar tal volta le opere che rappresenta, di guisa che non rimanga più traccia della forma pri
d’una tal commedia incastrate in tal altra, soppressioni o creazioni di personaggi…. tutto egli si permette…. Ma coglie g
acità del tempo. Come si è rivelato il genio dall’artista ? Col mezzo di quali profondi studj è salito a tanta altezza ? A
orture del cervello ha dovuto soggiacere per ottener certe maraviglie di bulino ? Fino a qual grado ha egli esercitata la
flessione, con un atto, con uno sguardo ? Nessuna risposta. Nell’arte di Novelli non saprei determinare nè modo e tempo di
risposta. Nell’arte di Novelli non saprei determinare nè modo e tempo di rivelazione, nè profondità di studj, nè torture d
non saprei determinare nè modo e tempo di rivelazione, nè profondità di studj, nè torture di cervello, nè esercizj di paz
re nè modo e tempo di rivelazione, nè profondità di studj, nè torture di cervello, nè esercizj di pazienza !… Le profondit
elazione, nè profondità di studj, nè torture di cervello, nè esercizj di pazienza !… Le profondità degli studj sono il più
… Le profondità degli studj sono il più spesso, rispetto agli artisti di teatro, nella immaginazione dello spettatore ; e
a coltivarla, e ad afforzar quella immaginazione, discuton volentieri di malattie e di ospedali che non han mai visto, di
e ad afforzar quella immaginazione, discuton volentieri di malattie e di ospedali che non han mai visto, di notti vegliate
discuton volentieri di malattie e di ospedali che non han mai visto, di notti vegliate su libri, di cui non sanno nè meno
ttie e di ospedali che non han mai visto, di notti vegliate su libri, di cui non sanno nè meno il frontespizio, di pensier
di notti vegliate su libri, di cui non sanno nè meno il frontespizio, di pensieri riposti dell’autore in una parola della
di pensieri riposti dell’autore in una parola della lingua originale, di cui non conoscono l’alfabeto. Novelli è venuto su
era un modesto suggeritore), cominciò a birichineggiare tra le quinte di un teatro molto uccio, dando noia al trovarobe, e
ompagni, tormentando le ragazze, facendo le comparse, recitando parti di ogni genere, e recitando bene senza saperlo. Col
sviluppando, naturalmente, il cervello e la forza : e allora, invece di aiutare il trovarobe nella fabbricazione degli og
abberciare e ridipinger le scene, recitando sempre bene. Uomo, invece di aggiustare e ridipinger le scene, fece parrucche
orose, recitando sempre bene. Oggi, a cinquant’anni, fa il negoziante di oggetti antichi, e recita sempre bene. Il teatro,
lavoratore : nè oggi, che pur avrebbe il diritto e il comodo a un po' di riposo, può starsi in ozio un momento. E però, im
ri, fra cui primo il Coltellini famoso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi
moso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato
guriamoci i lauti guadagni dell’artista mercante ! E nell’acquisto di un’alabarda egli mette lo stesso entusiasmo che i
quelle ancora che gli dànno il maggior dei dolori. I più tra noi che di arte antica non capiscon jota, ridon delle comper
l Novelli non han pur l’ombra d’idea, ridon d’una sua interpretazione di tragedia, dicendolo vittima della sua presunzione
e'suoi connazionali ; ma il grande, unico premio, a cui egli ambisse, di veder le platee tra noi riboccanti di popolo sì a
ico premio, a cui egli ambisse, di veder le platee tra noi riboccanti di popolo sì all’Otello, come alle Tre mogli per un
i rammarichi senza fine, i propositi nuovi son descritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di
enza fine, i propositi nuovi son descritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Y
i propositi nuovi son descritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il fi
i nuovi son descritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il figliuolo di
escritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il figliuolo di Novelli, che
ticoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il figliuolo di Novelli, che li raccolse in
di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il figliuolo di Novelli, che li raccolse in un album dedicato int
he li raccolse in un album dedicato interamente a papà, arricchendolo di un centinaio di pupazzetti che ritraggon l’uomo e
n un album dedicato interamente a papà, arricchendolo di un centinaio di pupazzetti che ritraggon l’uomo e l’artista in ci
l’uomo e l’artista in ciascun momento della sua vita (Roma, 1899). Ma di tal reluttanza al pubblico non va dato il torto.
a fu buttata dall’artista al pubblico, quando questi era più imbevuto di tutta l’arte comica di lui…. La pretesa che di pu
ta al pubblico, quando questi era più imbevuto di tutta l’arte comica di lui…. La pretesa che di punto in bianco il pubbli
uesti era più imbevuto di tutta l’arte comica di lui…. La pretesa che di punto in bianco il pubblico corresse a giudicar n
lezioni all’audace…. diciamo la sua parola, allo sfacciato invasore, di cui la comicità fisica si congiungeva alla comici
cui la comicità fisica si congiungeva alla comicità del personaggio, di maniera che niuno, per quanto amico di buona volo
alla comicità del personaggio, di maniera che niuno, per quanto amico di buona volontà, voleva o sapeva vedere in lui un e
dere in lui un eroe da tragedia. Ricordo il Novelli Generico primario di quella Compagnia di Giuseppe Pietriboni, che si a
da tragedia. Ricordo il Novelli Generico primario di quella Compagnia di Giuseppe Pietriboni, che si acquistò gran rinoman
triboni, la Glech, la Peracchi, Bassi, Barsi, Novelli e io. Vi entrai di punto in bianco primo attor giovine ; e ricordo c
di punto in bianco primo attor giovine ; e ricordo che in una recita di prova al Valle di Roma, del Suicidio di Ferrari,
o primo attor giovine ; e ricordo che in una recita di prova al Valle di Roma, del Suicidio di Ferrari, Novelli, col quale
; e ricordo che in una recita di prova al Valle di Roma, del Suicidio di Ferrari, Novelli, col quale ci legammo da bel pri
l Suicidio di Ferrari, Novelli, col quale ci legammo da bel principio di forte amicizia sin qui immutata, mi dettava, dirò
principio di forte amicizia sin qui immutata, mi dettava, dirò così, di tra le quinte, la controscena dell’ultimo atto av
gittatomi al finir della scena tra le braccia del padre, uno scroscio di applausi coronò l’opera del maestro sapiente e de
pertorio. Marecat degl’ Intimi, Francesco I de' Racconti della Regina di Navarra, Vouillard del Rabagas, Mario Amari del D
Gli amorosi diventavan brillanti, le situazioni più scabrose, momenti di grandissimo effetto, ogni particina un partone. S
è anch'egli : improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti di tono di una comicità irresistibile, poi a piccoli
gli : improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti di tono di una comicità irresistibile, poi a piccoli salti,
il Novelli, dal suo camerino ammonì : « ti proibisco d’ora in avanti di farti applaudire. Vergogna ! » Canevari capì la l
pplaudire. Vergogna ! » Canevari capì la lezione, e se ne andò livido di rabbia ; e Novelli ottenne il suo intento : da qu
nelle farse del secondo brillante. Una grande qualità del Novelli di allora, attenuatasi poi col sopravvenir della glo
quella enorme pancia, con quella faccia rosea, ridente, piena, fatta di bambagia, nè già grottesca come quella di un siur
osea, ridente, piena, fatta di bambagia, nè già grottesca come quella di un siur Cámola, ma ritraente un de'più belli e si
ella di un siur Cámola, ma ritraente un de'più belli e simpatici tipi di grasso borghese ? E chi nel Vouillard del Rabagas
ca o niuna responsabilità della parola gli lasciava una piena libertà di azione, egli soleva allora dedicare al suo person
llora dedicare al suo personaggio insignificante, un minuzioso studio di trasformazione e di ingrandimento. Per tal guisa
o personaggio insignificante, un minuzioso studio di trasformazione e di ingrandimento. Per tal guisa il pubblico era semp
o in quella via, il pubblico avrebbe visto, come la cosa più naturale di questo mondo, la parabola ascendente dell’artista
a generico per eccellenza, assistendo con soddisfazione al tramutarsi di Marecat in Shylock, di Francesco I in Amleto, di
za, assistendo con soddisfazione al tramutarsi di Marecat in Shylock, di Francesco I in Amleto, di Mario Amari in Otello.
azione al tramutarsi di Marecat in Shylock, di Francesco I in Amleto, di Mario Amari in Otello. Invece egli passò caratter
la Compagnia Nazionale, a vicenda col Vestri, e vincolato da un mondo di convenienze e sconvenienze, che impedivan l’espli
troppo stretti ch'egli avvertì il peso del giogo, e sentì il bisogno di scuoterlo : fu allora ch'egli risolse di formare
el giogo, e sentì il bisogno di scuoterlo : fu allora ch'egli risolse di formare una compagnia modesta da avviare, da mani
orza direttiva, mercè il suo ingegno artistico, mercè la sua tenacità di propositi. Una compagnia comica…. Non aveva un so
ti gli usci ; non gli fu aperto :…. nè men risposto : ma non si perdè di coraggio. Lottò con una pertinacia degna di chi h
isposto : ma non si perdè di coraggio. Lottò con una pertinacia degna di chi ha la coscienza della propria forza, e vinse 
chi gli rispose fu il pubblico…. Dalla prima sera fu tutto un trionfo di ilarità : il nome di Novelli sui cartelloni era g
pubblico…. Dalla prima sera fu tutto un trionfo di ilarità : il nome di Novelli sui cartelloni era già fonte di gaudio :
trionfo di ilarità : il nome di Novelli sui cartelloni era già fonte di gaudio : si andava a teatro a rifarsi il sangue….
il sangue…. a ridere…. a ridere…. a ridere. E quando dopo tanti anni di buon umore, l’artista si presentò al pubblico, di
giudizio. Oggi Novelli è tutto vòlto alla erezione in Roma della Casa di Goldoni, di cui mise la prima pietra al Teatro Va
gi Novelli è tutto vòlto alla erezione in Roma della Casa di Goldoni, di cui mise la prima pietra al Teatro Valle il 1° no
pa solenne e con accoglienze entusiastiche ; pensiero alto e generoso di cui gli deve saper grado ogni italiano. Di mezzo
eroso di cui gli deve saper grado ogni italiano. Di mezzo alle parole di gran lode, altre, naturalmente, se ne levan di in
. Di mezzo alle parole di gran lode, altre, naturalmente, se ne levan di incredulità e di scherno da coloro, e per buona s
arole di gran lode, altre, naturalmente, se ne levan di incredulità e di scherno da coloro, e per buona sorte sono i pochi
che a questa del Goldoni voglion contrapporre (che c’entra ?) la casa di Molière. I più continueranno a dare al Novelli il
o a dare al Novelli il loro aiuto morale e materiale ; e dagli esempi di pertinacia ch'egli ci ha dato più volte, si può c
desto principio saprà pervenire a una magnifica fine. Oltre all’album di Yambo, abbiamo sul nostro artista un saporitissim
Yambo, abbiamo sul nostro artista un saporitissimo studio umoristico di Jarro (Fir., Bemporad, 1897), un numero unico ill
7), un numero unico illustrato (Pisa, 1886), con una cocente epigrafe di Cavallotti, uno studio novissimo di Antonio Cervi
, 1886), con una cocente epigrafe di Cavallotti, uno studio novissimo di Antonio Cervi (Bologna, Beltrami, 1900), e finalm
io Cervi (Bologna, Beltrami, 1900), e finalmente un novissimo scherzo di Jarro(Firenze, 1901) intitolato Il naso di Ermete
mente un novissimo scherzo di Jarro(Firenze, 1901) intitolato Il naso di Ermete Novelli.
35 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
riche. Non ebbe nè esempio nè seguaci, ch’io sappia, il capriccio di quell’ Italiano del secolo scorso mentovato nella
Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una favola intera di tre atti. Io non ho veduto che uno scherzo del Gr
sentimenti appassionati. Soprattutto in essa comendiamo il soliloquio di Prometeo nella 1 scena, e l’ultima sua disperazio
endendosi p.e. con impazienza una risposta possa sempre con proprietà di rappresentazione darsi luogo alle battute musical
e. Quest’ornatissimo cavaliere ha pur composta la favola odecoreutica di Ati e Cibele che attendiamo con avidità per ammir
tendiamo con avidità per ammirarla come un capo d’opera d’invenzione, di condotta, di maneggio di sentimenti, secondochè s
avidità per ammirarla come un capo d’opera d’invenzione, di condotta, di maneggio di sentimenti, secondochè si esprime il
ammirarla come un capo d’opera d’invenzione, di condotta, di maneggio di sentimenti, secondochè si esprime il sig. consigl
per sua natura sarebbe una commedia musicale, cui al più si permette di avvicinarsi alla farsa, ma non già a’ vaneggiamen
iù si permette di avvicinarsi alla farsa, ma non già a’ vaneggiamenti di pazzi e d’infermi, come sono i tanti malcuciti e
sobria, ogni poeta essendo persuaso sin dall’ incominciar del secolo di non aver dalla musica ricevuta la facoltà di allo
’ incominciar del secolo di non aver dalla musica ricevuta la facoltà di allontanarsi dalle regole del verisimile. Furono
lle regole del verisimile. Furono dunque commedie vere le opere buffe di Francesco Antonio Tullio, le Fenziune abbentorate
1718, le Fente Zingare, lo Viecchio Avaro &c. Commedia fu l’Elisa di Sebastiano Biancardi detto Lalli in Venezia, cant
ia in musica veduta su quelle scene. Commedie e ben graziose le opere di Bernardo Saddumene morto qualche anno dopo del 17
rico inimitabile pel colorito Tizianesco de’ suoi ritratti comici? Il di lui Finto Fratello colla musica di Giovanni Fisch
nesco de’ suoi ritratti comici? Il di lui Finto Fratello colla musica di Giovanni Fischetti si cantò nel 1730: lo Frate ’n
ta Pergolese68: Da un disordine nasce un ordine del 1737 colla musica di Vincenzo Ciampi: la Lionora del 1742 colla musica
bre Niccolò Logroscino nelle buffe &c. Commedie pur furono benchè di minor bellezza le opere di Pietro Trincera autore
e buffe &c. Commedie pur furono benchè di minor bellezza le opere di Pietro Trincera autore della Vennegna, dell’Abate
torata cagione d’ ogni sua sventura, in cui fece una dipintura vivace di un Fra Macario simile al Tartuffo recitata colla
ura vivace di un Fra Macario simile al Tartuffo recitata colla musica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo ed altre prime
lla musica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo ed altre prime opere di Antonio Palomba, da cui poscia cominciò la strava
dia dalle scene musicali napoletane. Le sue disgrazie l’allontanarono di Napoli, e la commedia vi fu di bel nuovo stabilit
tane. Le sue disgrazie l’allontanarono di Napoli, e la commedia vi fu di bel nuovo stabilita coll’intermezzo della Canteri
u di bel nuovo stabilita coll’intermezzo della Canterina colla musica di Niccolò Conforto, coll’ Astuto Balordo posto in m
in Napoli vi ricondusse fra molte stranezze due felici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito di
stranezze due felici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro
elici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro Guglielmi. Palo
omba finì i suoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosiss
uoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosissime cicale fi
sità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosissime cicale fino a tanto che cominciò a pr
atista Lorenzi noto poeta de’ nostri giorni. Perito nell’arte, dotato di natural piacevolezza, facile ne’ partiti e ne’ mo
a due litiganti il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco di Bertoldo e di Scapino, nella Luna abitata più art
i il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco di Bertoldo e di Scapino, nella Luna abitata più artifiziosa e tea
e vivamente e con la più ridente satira comica rappresenta l’immagine di un Calabrese che sona l’arpa tra’ suoi discepoli;
o oh quanto c’invidierebbe quest’ Immaginario Socrate, che al pari de di lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscr
di lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscreto dopo tre sere di recita, per aver servito di limpido specchio a ch
ma proibito come indiscreto dopo tre sere di recita, per aver servito di limpido specchio a chi vi si raffigurò e se ne do
e, come esiste per nostro vanto un Aristofane Napoletano? Che che sia di ciò il Socrate è poi ritornato sulle scene, e rit
carono insieme il Don Chisciotte ed altri drammi giocosi che meritano di nominarsi. Goldoni compose il Mondo della Luna ed
Birba, la Pupilla, intermezzi piacevoli, e singolarmente il Filosofo di campagna posto in musica dal Buranelli, e la Cecc
in Vienna, in Parigi e per l’Italia, dell’erudito sig. canonico Casti di Montefiascone, son pure pregevoli opere buffe da
uta la sua adolescenza e la virilità. Si osserva la prima nella Dafni di Eustachio Manfredi, nell’Arsace di Antonio Salvi,
à. Si osserva la prima nella Dafni di Eustachio Manfredi, nell’Arsace di Antonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel F
fni di Eustachio Manfredi, nell’Arsace di Antonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel Farnace e nel Farasmane ed altre
l Romano Silvio Stampiglia poeta Cesareo dell’imperadore Carlo VI. Le di lui favole sono doppie e piene d’intrighi amorosi
i simili a quelli delle tragedie galanti francesi, e lo stile abbonda di pensieri lirici. Esse sono tutte di lieto fine, e
anti francesi, e lo stile abbonda di pensieri lirici. Esse sono tutte di lieto fine, ed alcuna di esse risale agli ultimi
abbonda di pensieri lirici. Esse sono tutte di lieto fine, ed alcuna di esse risale agli ultimi anni del passato secolo,
sservato poi costantemente nello scioglimento de’ melodrammi istorici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna del
ostantemente nello scioglimento de’ melodrammi istorici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna dell’eroe. Le di
torici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna dell’eroe. Le di lui ariette furono per lo più poco musicali; ma m
. Le di lui ariette furono per lo più poco musicali; ma mostrò talora di saperne fare, come si vede in questa dell’Eraclea
gnore Zeno Poeta e Istorico Cesareo succeduto allo Stampiglia è stato di lui assai più regolare, più naturale, più maestos
più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte di teatro, più verità e forza nel maneggio delle pas
isse l’ab. Conti valendosi delle parole dello stesso Zeno) o maturità di consiglio ne’ dubbj affari, o magnanimità di perd
stesso Zeno) o maturità di consiglio ne’ dubbj affari, o magnanimità di perdono nelle offese sofferte, o moderazione ne’
moderazione ne’ tempi prosperi, o fortezza ne’ casi avversi, costanza di amicizia e di amor conjugale, man forte a solliev
’ tempi prosperi, o fortezza ne’ casi avversi, costanza di amicizia e di amor conjugale, man forte a sollievo degl’ innoce
ollievo degl’ innocenti, cuor generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre
nocenti, cuor generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’
generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ ing
&c. Non minor gloria gli recarono i sacri Oratorj musicali pieni di entusiasmo profetico e di sacra erudizione, tra’
gli recarono i sacri Oratorj musicali pieni di entusiasmo profetico e di sacra erudizione, tra’ quali si distinguono, Sisa
Giuseppe, Ezechia &c. L’autore stesso ha data la più giusta idea di tali sacri componimenti: In essi (ei dice) studia
più giusta idea di tali sacri componimenti: In essi (ei dice) studiai di far ragionar le persone, e in particolare i Patri
hiesa, stimando, che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi negli
che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e di diletto avesse a destarsi negli animi degli udito
ne e di diletto avesse a destarsi negli animi degli uditori. Tutte le di lui opere drammatiche comprendonsi in dieci tomi,
ci tomi, ma gli ultimi due contengono quelle che compose in compagnia di Pietro Pariati. Ed eccoci a’ più lieti giorni del
abrese Gian Vincenzo Gravina, che l’educò nelle lettere per lo spazio di dieci anni, cangiato in greco suono divenne Metas
i nel foro, succedette ad Apostolo Zeno nel 1729 nell’onorevol carica di Poeta Cesareo, e caro agl’ impp. Carlo VI, France
tto universale della virtù, del sapere e della poesia. Che diremo noi di sì raro e felice ingegno che corrisponda alla sua
a sì grande che ha inspirato in tutti i contemporanei la disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in alcuni il part
disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in alcuni il partito di torcere dalle sue vestigia? Che i di lui splendid
sistema, ed in alcuni il partito di torcere dalle sue vestigia? Che i di lui splendidi difetti stessi, i quali appartengon
e Grazie sole potrebbero convenevolmente encomiarlo, le Grazie amiche di Anacreonte che mercè del Metastasio ridenti passe
scene? Forse i partigiani delle furie e de’ demonj ballerini? La musa di questo grand’uomo si distingue per molti pregi, e
e la sublimità69. Di grazia a chi mai cede egli, sia che alla maniera di Sofocle migliori i grand’uomini dell’ antichità n
i i grand’uomini dell’ antichità nel ritrarli, ovvero sia che gareggi di sublimità col gran Cornelio dipingendo Greci e Ro
e gareggi di sublimità col gran Cornelio dipingendo Greci e Romani, e di delicatezza coll’ armonioso Racine facendo nelle
cca, e l’ ingentilisce colla grazia del Correggio e coll’ espressione di Raffaello? Chi non ravvisa nel Metastasio il gran
nto al vivo nell’Achille in Sciro? l’ energia e l’impeto del vincitor di Troja non si vede quasi nascente nella finta Pirr
n si vede quasi nascente nella finta Pirra? Ezio arrogante, che parla di se e delle sue gesta, ma però nobile, prode, magn
ne, Regolo 71 quando comparvero più grandi sulle scene? e qual tesoro di filosofia non vi profondono? L’idea di rappresent
ndi sulle scene? e qual tesoro di filosofia non vi profondono? L’idea di rappresentare gli affetti di una madre in Merope
o di filosofia non vi profondono? L’idea di rappresentare gli affetti di una madre in Merope fu più d’una volta felicement
te eseguita; ma chi può soffrire il paragone del colorito inimitabile di Mandane nel Ciro riconosciuto? chi fece Egisto pi
le di Mandane nel Ciro riconosciuto? chi fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nome d’ Alceo? Per altra parte quan
to il nome d’ Alceo? Per altra parte quanta erudizione sacra, nobiltà di dire, interesse tragico ed unzione negl’ inimitab
abili Oratorj, Betulia, Gioas, Giuseppe, la Morte d’Abel, la Passione di Gesù Cristo! Qual ricchezza di filosofia e d’imma
Giuseppe, la Morte d’Abel, la Passione di Gesù Cristo! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di
sione di Gesù Cristo! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di decorazioni nelle Serenate Enea n
isto! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di decorazioni nelle Serenate Enea negli Elisj, Astr
lacata, il Parnaso accusato e difeso, l’Asilo d’Amore &c.? Pieno di erudizione di ogni maniera egli imita gli antichi
naso accusato e difeso, l’Asilo d’Amore &c.? Pieno di erudizione di ogni maniera egli imita gli antichi ma con tal ma
lle parole del Gran Teodosio quando abolì la legge che dichiarava rei di morte quelli che profferivano parole ingiuriose c
, lo compiango: Se ragion, gli son grato: e se in lui sono Impeti di malizia, io gli perdono. È prosa, dice l’invid
e bella prosa che fa obbliare tanti e tanti versi! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze di Seneca ma spogliand
fa obbliare tanti e tanti versi! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze di Seneca ma spogliandole d’ogni affetta
tanti e tanti versi! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze di Seneca ma spogliandole d’ogni affettazione nativa
ta Chi dubbiosa la rende. É una ruvidezza pedantesca la risposta di Megara ad Anfitrione, Quod nimis miseri volunt Ho
nni sono Carlo Francesco Badini esgesuita ad affermare nella Bilancia di Pandolfo Scornabecco, che Metastasio tolse il Dem
ter capo nella bella Semiramide del Manfredi, in cui le occulte nozze di Nino e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigli
e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigliano meglio alle avventure di Timante e Dircea? Non conosceva poi il Badini alt
teriore a quella del suo ingegnosissimo La Motte? Dall’Ambigu Comique di Montfleury (disse lo stesso mordace esgesuita) Me
a) Metastasio ha tratto la Didone. Che cosa fu quest’obbliato Ambigu, di cui si cibava il Badini? Una stravaganza eterogen
argomento differente, e in uno si rappresenta in iscorcio l’avventura di Didone. Quell’Ambigu fu dunque il modello del Met
ello del Metastasio? Il Badini non conobbe tragedie vere della regina di Cartagine del secolo XVI? Metastasio non sapeva l
ido Pradon tanto screditato nelle Satire del Boileau e nell’epigramma di Racine? Ma sapeva egli che il Regolo di Pradon è
del Boileau e nell’epigramma di Racine? Ma sapeva egli che il Regolo di Pradon è un petit-maître colla sua bella accanto7
i dissero ancora che dal Cinna formò il Poeta Cesareo la sua Clemenza di Tito. Chi può ignorare il capo d’opera del teatro
la sua Clemenza di Tito. Chi può ignorare il capo d’opera del teatro di Cornelio? La Clemenza di Tito nulla perderebbe qu
Chi può ignorare il capo d’opera del teatro di Cornelio? La Clemenza di Tito nulla perderebbe quando anche ne fusse un’ e
ppagare i sensi. Per riuscire nel primo lavoro, si vale il buon poeta di un’ azione importante ma semplice per dar campo a
cca l’ entusiasmo tragico. Chi compone pel teatro musicale, abbisogna di maggiore attività e rapidezza nella favola, per s
tà e rapidezza nella favola, per servire al suo oggetto più con colpi di scena e situazioni che col dialogo obbligato dall
del primo nella condotta della favola, avrebbe fatta un’ opera fredda di una buona tragedia75. Quindi profuse nel suo argo
per gli nuovi colpi teatrali e pe’ bei quadri prodotti da’ contrasti di situazione, non poteva trovare l’Italiano nel tra
a nella congiura; ma ha bisogno che questa aspiri a una vendetta, non di un padre come fa Emilia, ma di un’ attiva ambizio
che questa aspiri a una vendetta, non di un padre come fa Emilia, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza di reg
adre come fa Emilia, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza di regnare. Ha bisogno che Tito faccia uno sforzo e
ccia uno sforzo e rimandi Berenice per risvegliare la spenta speranza di Vitellia, e che poscia egli elegga per consorte S
a di Vitellia, e che poscia egli elegga per consorte Servilia sorella di Sesto impegnata con Annio nobile, virtuoso e degn
a sorella di Sesto impegnata con Annio nobile, virtuoso e degno della di lei tenerezza. Ha bisogno che Sesto strascinato d
to strascinato dalla passione alla congiura, e richiamato da un resto di virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel temp
virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel tempo stesso che contro di lui conspira, corra a difenderlo: che chiamato da
: che chiamato da Tito non ardisca presentarglisi col manto macchiato di sangue: che Annio gli dia il suo: che quest’amico
chiato di sangue: che Annio gli dia il suo: che quest’amico col manto di Sesto segnato colla divisa de’ congiurati arrivi
e ponga in confusione l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o di accusar l’amico. Queste cose fa
one l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o di accusar l’amico. Queste cose fanno riuscire il me
rancese per la ricchezza e l’ economia dell’azione76. I caratteri poi di Augusto, Emilia e Cinna differiscono da quelli di
76. I caratteri poi di Augusto, Emilia e Cinna differiscono da quelli di Tito, Vitellia e Sesto. Augusto si dimostra cleme
lle famose proscrizioni: e la clemenza è la caratteristica della vita di Tito delizia del genere umano; caratteri che esig
mano; caratteri che esigono un colorito differente. Emilia innamorata di Cinna intraprende lo sconvolgimento dello stato c
lgimento dello stato contro al suo benefattore, per vendicar la morte di un padre; nel che si scorge cert’aria di romanzo,
ttore, per vendicar la morte di un padre; nel che si scorge cert’aria di romanzo, perchè l’ affetto filiale narrato non is
le narrato non iscuote tanto lo spettatore quanto i benefizj presenti di Augusto, e la di lei passione per Cinna esposta a
cuote tanto lo spettatore quanto i benefizj presenti di Augusto, e la di lei passione per Cinna esposta agli sguardi. Ma V
natura, e da’ costumi de’ grandi, superiore forse alla stessa Ermione di Racine da cui deriva77. Ella è una Romana ambizio
ne da cui deriva77. Ella è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano di Tito l’imperio, si preva
è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano di Tito l’imperio, si prevale della debolezza di un
i conseguire colla mano di Tito l’imperio, si prevale della debolezza di un suo amante per tramare la rovina dell’imperado
amante per tramare la rovina dell’imperadore; e l’ondeggiamento delle di lei mire comunica all’azione un continuo patetico
o movimento. Cinna poi e Sesto sono veramente due ingrati per cagione di una donna; ma Cinna sempre considera Augusto come
parabilmente più tragico78, è combattuto dalla conoscenza delle virtù di Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’imma
a diversità de’ due caratteri, pongasi, nella scena full’ abdicazione di Augusto, Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia n
ri, pongasi, nella scena full’ abdicazione di Augusto, Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia non potrà andare avanti, non
potendo convenire a Sesto la parte che vi sostiene Cinna d’ipocrita e di traditore determinato. Personaggi così diversi pr
l’ incominciamento, Cinna, prendi una sedia e ascoltami, il discorso di Augusto si va gradatamente elevando, finchè conch
eur, moi que j’ eusse une ame si traîtresse? Ma Augusto lo riempie di confusione mostrandosi inteso di tutta la congiur
traîtresse? Ma Augusto lo riempie di confusione mostrandosi inteso di tutta la congiura, ed allora Cinna convinto si ap
di tutta la congiura, ed allora Cinna convinto si appiglia al partito di mostrar coraggio, Vous devez un exemple à la p
Ses. (Oh rimembranza!) Tit. Il crederesti, amico? Tito è l’odio di Roma. Ah tu che sai Tutti i pensieri miei: che
ontrasto sommamente interessante fa quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’ r
nte fa quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’ rimorsi! E chi non invidierà a
alla morte; ma vuol parlargli, e quando Sesto si appressa, si sforza di mostrar nel volto la rigorosa maestà offesa. Sest
divenne Terribile per me!) Tit. (Stelle! ed è questo Il sembiante di Sesto? Il suo delitto Come lo trasformò! Porta
atte per l’ immortalità, le vie tentate da Tito per sapere il segreto di Sesto: le angustie di questo infelice posto nel c
à, le vie tentate da Tito per sapere il segreto di Sesto: le angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitel
il segreto di Sesto: le angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitellia, o di commettere una nuova ingra
e angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitellia, o di commettere una nuova ingratitudine verso il suo b
ingratitudine verso il suo buon principe: l’ ammirabile combattimento di Tito nel soscrivere la sentenza nella scena 7 del
oscrivere la sentenza nella scena 7 del III, che meritò l’ammirazione di Voltaire. Deggio, dice Tito, una vendetta alla mi
Sesto mora ec. . . . . . . . . . . . . . Or che diranno I posteri di noi? Diran che in Tito Si stancò la clemenza
. Viva l’amico, Benchè infedele, e se accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigor
ele, e se accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigore. Ed ecco in qual guisa i
sarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigore. Ed ecco in qual guisa i grand’ingegni
inali. Virgilio e Tasso, prendendo per modello Omero, ci arricchirono di nuove fogge di poemi eterni. I grandi drammatici
e Tasso, prendendo per modello Omero, ci arricchirono di nuove fogge di poemi eterni. I grandi drammatici della Grecia sc
emi eterni. I grandi drammatici della Grecia scrissero molte volte su di un medesimo argomento componimenti che non si ras
assati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie di paragoni lirici per se stessi eccellenti, e certi
Euripide, il Cornelio ed il Racine Italiano: Metastasio è tale che se di mezzo il togli, senti che si forma un orrido vuot
riempie; là dove se altro moderno poeta, e grande ancora, tu ti finga di non avere esistito, nulla sentirai mancare all’It
o) ha accordati insieme estremi che niun filosofo avrebbe mai pensato di potersi combinare, quali sono le dolcezze della l
imenti romani. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per
ani. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per penetrare
hiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per penetrare nell’animo. E quantun
no ad imitare i poeti filosofi. La sua rima è discretissima ed esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua,
esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua, sono pieni di ritmo, e però facili d’adattarsi alla musica. Se
ubito che scrivesse in italiano un’ ode nè più armoniosa nè più dolce di questa: Oh che felici pianti,   Che amabile
sol desio. Voltaire parlando della scena 6 del III della Clemenza di Tito e del costui monologo soprallodato diceva: “
scene sono comparabili, se non le superano, alle più belle produzioni di Grecia medesima: sono degne di Cornelio quando no
le superano, alle più belle produzioni di Grecia medesima: sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e di Racine qu
i Grecia medesima: sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e di Racine quando non è debole”. Un altro prezioso te
za e verità a’ migliori caratteri degli altri poeti. La sublime anima di Cornelio ha ella saputo immaginare Greci e Romani
ginare Greci e Romani come Temistocle, Regolo e Tito? E il dolce cuor di Racine avrebbe avuto bastevole tenerezza, e sensi
chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene di sentimento e d’ affetto, non si troveranno facilm
sia scenica e Metastasio, non vi potrete consolare del molesto ronzio di qualche povero mendicante, che, avendo sempre scr
mente in italiano e prose e versi, ardisse esitare intorno al valersi di qualche vocabolo non da altri usato che da Metast
chi chiamasse svenevoli le tenerezze Metastasiane? le vendute tirate di certi automati periodici che respirano coll’ altr
elenoso? la severità de’ Petrarchisti e Dantisti? l’invide filippiche di qualche versiscioltajo? Udite per vostro meglio e
che versiscioltajo? Udite per vostro meglio ed a gloria dell’ Italia, di cui Metastasio è il più caro ornamento, udite gli
e giudiziosi; non originali o quasi tali le invenzioni; i loro colpi di scena spariscono a fronte del vigoroso colorito d
ioni; i loro colpi di scena spariscono a fronte del vigoroso colorito di Apostolo Zeno, ed i loro quadri accanto a quelli
per lo stile, anche in faccia al Coltellini ed al Cigna, la Disfatta di Dario, e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, e
faccia al Coltellini ed al Cigna, la Disfatta di Dario, e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, e l’Armida abbandonata d
ltre modo in teatro, per le decorazioni e per la musica de’ primi due di Pasquale Cafaro, e dell’ultimo del maraviglioso J
ppresentarono. Oggi dall’illustre autore si fa imprimere una raccolta di sue poesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è
oesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è vicino ad accertarsi de’ di lui progressi nell’arte d’incatenar gli eventi co
imersi con nobiltà e naturalezza, frutti saporosi e grati del tempo e di un ostinato travaglio. Don Luigi Serio professore
rati del tempo e di un ostinato travaglio. Don Luigi Serio professore di Eloquenza italiana nel Liceo Napoletano e Poeta d
i Serio professore di Eloquenza italiana nel Liceo Napoletano e Poeta di Corte sin dal 1779 volse i suoi poetici ben conos
ta speranza del pubblico, e la scelta de’ suoi argomenti accreditò il di lui gusto. La sua Ifigenia in Aulide collo sciogl
nno colla musica del Valenziano Vincenzo Martin, il quale abbisognava di più lungo soggiorno in Italia per riuscire sul te
abbisognava di più lungo soggiorno in Italia per riuscire sul teatro di San Carlo ripieno dell’armonia immortale de’ Jomm
più parcamente nell’Attilio; ad onta degli ostacoli musici non perde di vista il tragico fine di commuovere sulle orme de
lio; ad onta degli ostacoli musici non perde di vista il tragico fine di commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità.
tragico fine di commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità. Ma di quanto verso quel tempo non eran cresciuti gl’ in
gl’ inconvenienti teatrali che incepparono tal volta il genio stesso di Metastasio! Quanta altra parte di poesia e di ver
cepparono tal volta il genio stesso di Metastasio! Quanta altra parte di poesia e di verità non conviene oggi sacrificare
l volta il genio stesso di Metastasio! Quanta altra parte di poesia e di verità non conviene oggi sacrificare al furore de
he mena sovente il rincrescimento dello stato attuale ed il desiderio di cambiare, fe pensare a rivolgere lo sguardo indie
itologica rifiuto delle scene italiche ed imperfetta ancor nelle mani di Quinault. Come seguir nel suo sistema Metastasio
di Quinault. Come seguir nel suo sistema Metastasio e non rimanergli di grande spazio indietro? In vece di rettificar que
istema Metastasio e non rimanergli di grande spazio indietro? In vece di rettificar quel sistema, si penso a cangiar senti
l’Alceste, e l’Orfeo del sig. Calsabigi animati dalle note immortali di Gluck in Vienna; e si corse allo spettacolo che v
liavacca oltre alla sua Tetide scrisse l’Armida, ed ebbe la destrezza di congiungere agl’incantesimi, ai sison delle furie
ntesimi, ai sison delle furie ed a’ bilancè de’ personaggi allegorici di Quinault il vivo interesse dell’inimi abile Armid
cente stile Metastasiano. Marco Coltellini richiamò la pomposa favola di Psiche già sceneggiata da Moliere, e mostrò in Vi
Psiche già sceneggiata da Moliere, e mostrò in Vienna nel 1767 la sua di Amore e Psiche colla selva de’ destini, coll’ ant
de’ destini, coll’ antro degli oracoli, coll’Acheronte, colla caverna di Averno, ed accoppiò allo spettacolo de’ sensi l’i
are nella poesia, e servire alle circostanze spogliando lo spettacolo di quasi tutte le indicate decorazioni, per dar luog
tacolo di quasi tutte le indicate decorazioni, per dar luogo a’ balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche,
decorazioni, per dar luogo a’ balli di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche, Zemira, l’inferno di don Giovanni
di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche, Zemira, l’inferno di don Giovanni Tenorio tutto in un fascio? Ma tutto
che smentisce solennemente il gazzettiere Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, continuando nell’intento di promuovere d’o
ettiere Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, continuando nell’intento di promuovere d’ogni maniera i progressi della dramm
musica dal celebre Giuseppe Sarti. Ma nè anche le seducenti bellezze di quella musica e di quella poesia, nè quelle appar
Giuseppe Sarti. Ma nè anche le seducenti bellezze di quella musica e di quella poesia, nè quelle apparenze incantatrici m
ti più favorevoli dell’opera mitologica cessarono tosto, e si ricorse di bel nuovo a i riposti arredi di Zeno e Metastasio
ologica cessarono tosto, e si ricorse di bel nuovo a i riposti arredi di Zeno e Metastasio, ma essi furono mutilati al par
riposti arredi di Zeno e Metastasio, ma essi furono mutilati al pari di coloro che reggono le parti de’ loro protagonisti
irettori de’ moderni pantomimi? Il sig. Calsabigi fermo nel proposito di raddrizzare il trono giacente dell’opera mitologi
no giacente dell’opera mitologica, impiegò tutto l’ apparato naturale di essa de’ demonj e delle furie danzanti e della de
petuo delle tragedie musicali mitologiche. O Nitteti, ricca figliuola di nobil padre e sforzo felice dell’ arte che sa arr
felice dell’ arte che sa arricchirsi nell’immenso campo della natura di sì varie e vaghe e preziose pompe, ad onta de’ va
sto e splendore. La danza teatrale ora non è più un’ arbitraria filza di più pantomimi eterogenei serii o grotteschi con p
in Alemagna, in Pietroburgo varii balli serii e giocosi, il Convitato di pietra, il Solimano II, Errico IV alla caccia, Ni
una lettera scritta da Vienna nel 1759 a m. Arnaud lodavasi il ballo di Flora eseguito da madama Angiolini. In Parigi ed
o, in Napoli per leggiadria e leggerezza, per varie felici invenzioni di balli applauditi, e pel trattato teorico-pratico
imato sopra le altre nazioni nell’arte incantatrice della musica. Dal di lei seno uscirono i primi musici legislatori e i
iungere con proprietà e verità sulla scena la poesia e la musica. Dal di lei seno senza contrasto sono usciti i più celebr
ca. Dal di lei seno senza contrasto sono usciti i più celebri maestri di questo secolo. Egli è ben vero che i Tedeschi pos
tri di questo secolo. Egli è ben vero che i Tedeschi possono vantarsi di eccellenti maestri di musica strumentale, degli H
Egli è ben vero che i Tedeschi possono vantarsi di eccellenti maestri di musica strumentale, degli Haydn, Huber, Cramer, S
bbono andar fastosi del loro Hass (pregevole allievo de’ conservatorj di Napoli) e del prodigioso Gluck e dell’armonioso B
e che il nominato Valenziano Martin; perchè Gaetano Brunetti maestro di violino di Carlo iv essendo Principe di Asturias,
ominato Valenziano Martin; perchè Gaetano Brunetti maestro di violino di Carlo iv essendo Principe di Asturias, ed il Cors
rchè Gaetano Brunetti maestro di violino di Carlo iv essendo Principe di Asturias, ed il Corselli della R. Cappella, ed il
il Conforto appartengono all’Italia. Pregiansi meritamente i Francesi di dottissimi scrittori teorici di musica e particol
lia. Pregiansi meritamente i Francesi di dottissimi scrittori teorici di musica e particolarmente di Mersenio, Burette, D’
Francesi di dottissimi scrittori teorici di musica e particolarmente di Mersenio, Burette, D’ Alembert &c.; pure qual
o che il solo Gluck, potranno gli oltramontani sulla musica gareggiar di preminenza con gl’ Italiani? Son pur essi medesim
a italiana in Alemagna, il Mancini, il Sarro, il Durante gran maestro di gran maestri, l’ impareggiabile Pergolese, il mae
ziosissimo Paiselli, e tanti e tanti altri per la maggior parte figli di Partenope, faranno confessare a’ posteri imparzia
elo della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezzione di sì bell’ arte è confinata nella parte più occiden
a patria il testimone per ogni riguardo autorevole del gran Cittadino di Ginevra79: “Giovane artista, vuoi tu sapere, se q
di Ginevra79: “Giovane artista, vuoi tu sapere, se qualche scintilla di questo fuoco divoratore serbi nell’ anima? Corri,
bi nell’ anima? Corri, vola a Napoli ad ascoltar le opere maestrevoli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti si empio
voli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti si empiono gli occhi di lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti comm
ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici di questa grand’arte ti lasciano in calma, se non ha
. V. la Lettera da lui scritta all’autore inserita nel Giorn. Encicl. di Vicenza del marzo 1789. 68. Non debbo lasciar di
nel Giorn. Encicl. di Vicenza del marzo 1789. 68. Non debbo lasciar di avvertire che la Serva Padrona colla musica di qu
68. Non debbo lasciar di avvertire che la Serva Padrona colla musica di questo insigne maestro servì di scuola a’ Frances
ire che la Serva Padrona colla musica di questo insigne maestro servì di scuola a’ Francesi in questo genere. “Essi non sa
vessero insegnato colla Serva Padrona”. 69. Gli contende gran parte di queste doti e forse tutte uno de’ più illustri no
ettinelli, pretendendo che Metastasio sia prosaico, inelegante, privo di lingua poetica ec. Aggiugne di aver egli stesso p
stasio sia prosaico, inelegante, privo di lingua poetica ec. Aggiugne di aver egli stesso provato il difficil tragico nell
una Cantata: che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir di modello al vero stile drammatico: che Zeno è più
e potrebbe servir di modello al vero stile drammatico: che Zeno è più di Metastasio elegante ne’ suoi drammi sì bene scrit
redere a questo acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare di eleganza e di stile poetico fin anco la Gerusalem
o acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare di eleganza e di stile poetico fin anco la Gerusalemme; ma non vor
spesso cade; vorremmo poi che il mondo che si trasporta e si riempie di dolcezza leggendo o ascoltando i drammi di Metast
si trasporta e si riempie di dolcezza leggendo o ascoltando i drammi di Metastasio, fusse rapito ugualmente alle Cantate
alle Cantate dell’elegante Bettinelli e dell’armonico Frugoni in vece di averle obbliate; vorremmo per soscriverci all’aut
:   Tu nol sai, ma il so ben io,   Nè a te, perfido, il dirò. Chi di voi lo vuol per padre?   V’arretrate? Ah voi tac
ib. X, cap. 3. 74. V. ciò che ne disse M. Dorat, il quale sul Regolo di Metastasio compose la sua tragedia Regulus. 75.
i afferma e si affermò fin dal 1777, apparisce con tutta la chiarezza di non aver io in verun tempo nè ignorato la diversi
’opera e della tragedia, nè preteso comparare il Cinna colla Clemenza di Tito per dare un glorioso vantaggio al drammatico
ncese. Perchè dunque il sig. ab. Andres volle prendersi l’inutil pena di darmene un carico? Ben vede il leggitore nel mio
un carico? Ben vede il leggitore nel mio confronto che io col rilevar di proposito l’ artifizio diverso che richiedeva l’o
imputazione de’ critici, ed indicare la necessità che avea Metastasio di non seguire il Cornelio alla pesta, e di tessere
ecessità che avea Metastasio di non seguire il Cornelio alla pesta, e di tessere la favola del suo Tito più rapida e più c
la pesta, e di tessere la favola del suo Tito più rapida e più capace di compiere l’oggetto musicale. Ma dove mai io ne de
biguità dichiarato che all’oggetto del Cornelio più non faceva d’uopo di quanto vi si trova? 76. Molti che ci hanno prece
che essa differisca dalla tragedia, posero tal differenza nell’unità di luogo, nell’esito tristo o lieto della favola, ne
numero degli atti, e nel verso. Dissi allora, e lo ripeto, che niuna di tali cose mette una differenza essenziale trall’o
essenziale trall’opera eroica e la tragedia; ma ci abbiamo riserbato di trattarne di proposito nel nostro. Sisiema Melodr
rall’opera eroica e la tragedia; ma ci abbiamo riserbato di trattarne di proposito nel nostro. Sisiema Melodrammatico ined
all’ab. Andres, e vorrebbe sbandirlo dalla scena, non che dall’opera di Metastasio? Perchè così gli piacque, ad onta dell
erchè così gli piacque, ad onta della natura, dell’arte, dell’esempio di Racine e di Metastasio. 78. Perchè ancora questo
li piacque, ad onta della natura, dell’arte, dell’esempio di Racine e di Metastasio. 78. Perchè ancora questo debole Sest
g. Andres? Io sfido chichessia a trovare in natura un personaggio più di Sesto idoneo ad eccitare il tragico terrore e la
sig. Andres che pure ha sì vaga ed elegante la penna? Ma nel giudicar di poesia drammatica la penna può supplire al cuore?
di poesia drammatica la penna può supplire al cuore? 79. Dizionario di Musica artic. Gènie.
36 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO I. Teatro tragico Italiano. » pp. 98-130
CAPO I. Teatro tragico Italiano. L’Italia che ad esempio di Alcide cercò sempre l’onore nelle difficoltà, poi
rabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando di fantasticare. Ella possedea Tassi, Ariosti, Triss
crando il fiore degl’ ingegni a’ severi studj, prestasse minor numero di buoni coltivatori alle amene lettere ed al teatro
amene lettere ed al teatro. Tuttavolta troviamo varie tragedie degne di leggersi con utile e diletto. Non era ne’ primi l
ile e diletto. Non era ne’ primi lustri estinto il gusto e lo spirito di verità nell’ espressione e di semplicità nella fa
mi lustri estinto il gusto e lo spirito di verità nell’ espressione e di semplicità nella favola acquistato coll’ imitazio
de’ Greci. Non aveano ancora i Francesi, non che altro, la Sofonisba di Mairet e la Medea di Cornelio, quando i nostri pr
o ancora i Francesi, non che altro, la Sofonisba di Mairet e la Medea di Cornelio, quando i nostri produssero più di cinqu
isba di Mairet e la Medea di Cornelio, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche di molti pregi. L’Ingeg
Cornelio, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche di molti pregi. L’Ingegnieri, il Persio, il Dolce, i
l secolo dieci buone tragedie se non esimie. Angelo Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di
o Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di ottimi avvisi, compose verso la fine del XVI la s
nello stile, sebbene non esente dagli ornamenti lirici. Orazio Persio di Matera compose il Pompeo Magno tragedia lodevole
e poi si disse F. Bonaventura Morone tra’ Minori Osservanti Riformati di San Francesco pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mor
i Riformati di San Francesco pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mortorio di Cristo con quattro tramezzi, tragedia interessant
ll’argomento. Gli applausi che ne riscosse gl’ inspirarono il disegno di proseguire nella carriera tragica, e diede alla l
oseguire nella carriera tragica, e diede alla luce due altre tragedie di cristiano argomento, la Giustina in versi sciolti
o nel 1617, e l’Irene impressa in Napoli nel 1618 dedicata alla città di Lecce58. Il conte Ridolfo Campeggi pubblicò nel 1
ottenne nel 1610; anzi l’autore nel dedicarla a Ferrante Rovito dice di averla composta alquanti anni addietro. Contiene
ni addietro. Contiene la miracolosa vittoria riportata da San Giorgio di un mostro che affliggeva la città di Silena. L’au
ittoria riportata da San Giorgio di un mostro che affliggeva la città di Silena. L’autor sagace e pieno della greca lettur
e sulle sue nozze in Alcinoe. E’ tenero nell’atto III l’ abboccamento di Sileno colla moglie e colla figliuola che già san
d’Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alci
role d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitor
tenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitori e con Mammolino, quando ella
r andare ad essere esposta al mostro. Ansaldo Ceba Genovese scrittore di più opere e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto
saldo Ceba Genovese scrittore di più opere e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto morto di anni 58 nel 1623 compose tre t
scrittore di più opere e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto morto di anni 58 nel 1623 compose tre tragedie la Silandra
la Silandra, l’Alcippo e le Gemelle Capuane. Lo stile è facile, ricco di concetti giusti, puro e lontano dalle arditezze c
e componimento e pregevole per varj passi espressi con nobiltà meritò di esservi inserito pel carattere del protagonista o
usato d’intelligenza col re de’ Persi da un malvagio che falsifica il di lui carattere, dà motivo a varie situazioni inter
ssanti e patetiche tra lui e la sua tenera consorte Damocrita, e alle di lui magnanime querele che palesano l’uomo grande
ile che Gelendro nel giorno stesso che fa sì gran danno alla famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta
famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta l’onestà di Damocrita dovè tornare indietro atterrito dalla g
è tornare indietro atterrito dalla gagliarda ripulsa che incontrò nel di lei coraggio, sia poi sì credulo che si faccia ad
sia poi sì credulo che si faccia adescare dall’inverisimile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condann
simile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Dam
ser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Damocrita avvelenato. No
componimenti del Ceba il coro fisso alla greca, ma quattro canzonette di trocaici dimetri da cantarsi da un coro per trame
ti. Or vediamo se l’altra sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava di entrare in una scelta di tragedie. Perchè questo
sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava di entrare in una scelta di tragedie. Perchè questo componimento ebbe assai f
i, mi venne amichevolmente rimproverato l’averlo omesso nell’edizione di questa istoria in un volume. Nel giudizio che ne
à più si convenga. Trasilla e Pirindra gemelle Capuane colla promessa di matrimonio ingannate da Annibale: Calavio padre c
iocri, privati e proprj piuttosto per la commedia. La favola nulla ha di grande che congiunga all’azione i pubblici intere
ova e metta in contrasto le passioni eroiche o che inspiri elevatezza di sentimenti, nulla in somma di tragico se non la m
ssioni eroiche o che inspiri elevatezza di sentimenti, nulla in somma di tragico se non la morte delle gemelle con cui si
rasilla racconta alla damigella Metrisca i proprj amori con Annibale, di cui credesi sposa. Dice che si è piegata a compia
mpiacerlo e ad ammetterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie di sì gran guerriere. Dice anche c
etterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie di sì gran guerriere. Dice anche ch’egli è accinto a
pubblico, parlando a Gelasga altra damigella, la gran voglia che avea di maritarsi. Ella le dice: Il Padre mio ben sai c
i marita, Maritar me per me mi son disposta. Gel. Gran voglia hai di marito a quel che io sento. Se vuoi pensar, le
mo gusto, e poi narra il concertato con Annibale, la promessa fattale di matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabi
a fattale di matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabilimento di partirsi con lui in abito militare. Secondo intri
acconta le sue amorose avventure con Trasilla e Pirindra, confessando di amarla ugualmente. Narrata la festa datagli da Tr
i, Ella mi udì senza turbarsi in volto, Ma nulla consentì, perchè di sposo Disse che avea bisogno, e non di amante.
Ma nulla consentì, perchè di sposo Disse che avea bisogno, e non di amante. Io promisi sposarla. Marb. Ah che fac
An. E fui con essa e quella notte ed altre. Narra anche la festa di Pirindra, la sua dichiarazione, le prime ripugnan
sua dichiarazione, le prime ripugnanze e la resa: Non consentì però di compiacermi, Se non come consorte e come sposo.
nder puoi. In tutto ciò chi non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un Don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a q
non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un Don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a quartiere d’inverno, che passa
tiere d’inverno, che passa da questa a quella bellezza, come l’ape va di fiore in fiore? Parla indi Annibale della promess
fiore in fiore? Parla indi Annibale della promessa fatta ad entrambe di condurle seco, aggiugnendo: Ma l’attener sarà
osta Parte, per altre scale e per altr’uscio, Io mi condurrò fuor di queste mura. Se questa chiamata tragedia piacq
credo che lo spettatore avrà più volte riso pel carattere disinvolto di Annibale che ama ed abbandona con pari facilità m
cilità militare. Non è meno comica la seconda scena del medesimo atto di molte donne Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell
Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell’atto IV le scene e i monologhi di Trasilla e Pirindra sono al solito uniformi. Ma c
mano il cor d’Annibale che tu credi essere ne’ tuoi lacci. Io so più di te, dice l’altra, Mentre so ch’Anniballe in me
dice l’altra, Mentre so ch’Anniballe in me rivolto Non degna pur di rimirarti in viso. Tras. Come non degna? Ei par
arsa? Lo spettatore avrà certamente desiderato in quel punto l’arrivo di Annibale, ed egli in fatti sopravviene, e le donn
, ed egli in fatti sopravviene, e le donne vogliono che dichiari qual di esse egli ami. Il generale senza scomporsi rispon
ro stanze si animano a combattere fra loro per togliersi que’ momenti di vita che loro rimangono. La singolarità de’ cori
larità de’ cori è anche notabile in questo dramma. Quattro canzonette di metro anacreontico si cantano alternativamente e
co si cantano alternativamente e con nojosa uniformità da due partiti di Capuani, l’uno favorevole a’ Romani, l’altro a’ C
nesi. Or le cose quì narrate annunziano un componimento tragico degno di figurare insieme col Torrismondo e colla Semirami
gnatelli cavaliere Napoletano compose co’ materiali del greco romanzo di Eliodoro di Cariclea e Teagene la sua tragedia la
aliere Napoletano compose co’ materiali del greco romanzo di Eliodoro di Cariclea e Teagene la sua tragedia la Carichia ch
ogene accusato che il Ghilini credè tragedia, è una commedia in versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse
ato che il Ghilini credè tragedia, è una commedia in versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598: e
Ghilini credè tragedia, è una commedia in versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598: ed il Pindar
que, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598: ed il Pindaro di Savona Gabriele Chiabrera pubblicò in Genova la s
r regolarità, per economia, per maneggio d’affetti, sebbene manifesti di non aver nascendo sortiti talenti per esser un gr
presentò nel collegio Romano. Gian Vittorio Rossi conosciuto col nome di Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio,
e di Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre dì la parte di Sinforosa che co
iere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre dì la parte di Sinforosa che conteneva intorno a settecento sena
in rappresentarla, che ne acquistò e conservò per molto tempo il nome di Sinforosa. Le altre due furono nel medesimo colle
o con somma magnificenza e pari applauso rappresentate60. Il Crispo è di tutte la più interessante. Fausta di lui matrigna
uso rappresentate60. Il Crispo è di tutte la più interessante. Fausta di lui matrigna e innamorata è un ritratto dell’anti
a è un ritratto dell’antica Fedra, Crispo dell’Ippolito, e Costantino di Teseo. Soggiacque questa tragedia a varie censure
ica Tragedia e difesa del Crispo. Una delle più interessanti tragedie di questo secolo è il Solimano del conte Prospero Bo
ano, la quale s’impresse nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II granduca di Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabi
nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II granduca di Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabile per certo portamento
oderno e una grandiosità che invita a leggere, ed occulta ogni studio di seguir gli antichi. Lo stile in generale è nobile
. Lo stile in generale è nobile, naturale e vivace, benchè non manchi di varj tratti lirici lontani dal vero e dal natural
stafà condannato da Solimano re de’ Turchi suo padre per gli artificj di Rusteno e della regina, la quale con tale ammazza
di Rusteno e della regina, la quale con tale ammazzamento si lusinga di salvare il proprio figlio Selino e serbarlo all’i
iere Turche che loro presta novità e vivacità. Il carattere magnanimo di Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i
galanteria che illanguidisce tante tragedie Francesi. Solimano avido di gloria e geloso della propria autorità e dell’ im
che ne cagiona la morte per volerlo salvare. Con tutto ciò varj colpi di teatro formano gli episodj di questa favola, che
lerlo salvare. Con tutto ciò varj colpi di teatro formano gli episodj di questa favola, che agli amatori delle situazioni
dj di questa favola, che agli amatori delle situazioni appassionate e di una energica semplicità saranno meno accetti. I d
una energica semplicità saranno meno accetti. I dialoghi d’Alvante e di Despina furono disapprovati anche dal conte Pietr
ghi d’Alvante e di Despina furono disapprovati anche dal conte Pietro di Calepio61. Essi increscono molto più a cagione de
lto più a cagione del luogo in cui si tengono, cioè vicino alla corte di Solimano, dove essi debbono certamente ascoltare
potessero altrove proseguirlo. Lo scioglimento prodotto dal racconto di due donne del cambio in culla di Selino si bramer
o scioglimento prodotto dal racconto di due donne del cambio in culla di Selino si bramerebbe menato con più verisimiglian
qualche imitazione del Tasso. Il vanto che si dà Rusteno, il peggiore di tutti gli scellerati, e la risposta di Acmat rass
che si dà Rusteno, il peggiore di tutti gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con
tti gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. Nell
Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. Nell’atto II l’istesso ambizioso Rusteno,
o dell’esercito che egli crede solo a se dovuto, prende il linguaggio di Gernando che aspira a succedere a Dudone e mormor
e il linguaggio di Gernando che aspira a succedere a Dudone e mormora di Rinaldo. Degna di notarsi è la maniera onde i per
Gernando che aspira a succedere a Dudone e mormora di Rinaldo. Degna di notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori
sta, non potendo negarla. Ecco l’arte onde la regina desta le gelosie di Solimano: Ah Sire e tu non vedi Quell’animo
ono amorevolmente Ormusse e Adrasto, sapendo che in corte si trami la di lui morte. Mustafà sempre grande resiste alle ist
idie. La sesta scena dell’ atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado di qualche espression
ta scena dell’ atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado di qualche espressione lirica. Mu
III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado di qualche espressione lirica. Mustafà dice: Fugg
stafà dice: Fugga chi ha il cuor nocente, a me conviene Sostener di fortuna il duro incontro . . . Replica Adrasto:
ravia e si scosta dalla gravità naturale che si richiede a tal genere di poesia. Uscì in Padova l’anno 1657 un’ altra inte
ne ricavò i principali caratteri e il fondamento istorico dall’opera di Pausania62. Aristodemo Greco di Messenia può dirs
i e il fondamento istorico dall’opera di Pausania62. Aristodemo Greco di Messenia può dirsi un nuovo Agamennone, e Merope
o Agamennone, e Merope sua figliuola una novella Ifigenia. Non quella di Euripide che da prima teme la morte, e poi l’affr
e da chi non seppe che l’avea prima meritato il Dottori. Il carattere di Aristodemo ottimo per conseguire il fine della tr
per conseguire il fine della tragedia esprime un eroe, che non lascia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno com
il fine della tragedia esprime un eroe, che non lascia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno come Agamennone d
scia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno come Agamennone di ricorrere all’astuzia della lettera per salvar la
e all’astuzia della lettera per salvar la figliuola allorchè si pente di averla tirata al campo colle finte nozze. Policar
namorato e non mai ozioso sino alla morte; e quel che più importa, il di lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’inte
ganza, e la ritrova alcune volte, ma cadendo spesso nell’affettazione di Seneca, per volere essere sempre grave, sempre ri
il numero e l’armonia. Ma vediamo succintamente ciocchè in ogni atto di questa tragedia c’incresca o ci sembri pregevole.
le. Nell’atto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secon
tto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’ orac
a che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’ oracolo che richiede
l’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’ oracolo che richiede il sangu
demo e di Arena di Licisco, secondo l’ oracolo che richiede il sangue di una vergine matura della famiglia degli Epitidi,
e di una vergine matura della famiglia degli Epitidi, è uscito quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibi
famiglia degli Epitidi, è uscito quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibil piacere di Amfia sua madre e
quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibil piacere di Amfia sua madre e di Policare suo amante e sposo.
assicura la vita di Merope con indicibil piacere di Amfia sua madre e di Policare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la
olicare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la notizia col contegno di un eroe che sebbene sensibile alla sventura di Ar
a notizia col contegno di un eroe che sebbene sensibile alla sventura di Arena, ha pure il pubblico bene nel cuore, e most
a (giacchè Licisco protesta non esser del suo sangue) non ricuserebbe di dar per vittima la figlia. Una imitazione delle p
vittima la figlia. Una imitazione delle preghiere dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quelle d’Amfia nella II scena Ro
lla scena sesta della Nutrice con Merope si svolge il nobil carattere di questa fanciulla non senza vantaggio dell’azione.
gio dell’azione. Nell’atto II alla notizia che sopravviene della fuga di Arena, Aristodemo si manifesta più grande di Agam
e sopravviene della fuga di Arena, Aristodemo si manifesta più grande di Agamennone. Non è egli un Re de’ Re dell’armata G
sacrifizio della figliuola, Aristodemo è un grand’uomo che mal grado di tutto l’affetto paterno consacra la figlia alla s
mal grado di tutto l’affetto paterno consacra la figlia alla salvezza di Messenia. Ecco come in lui trionfa dell’affetto l
o estremo che da lui prende Merope: Io vado e nulla meco Porterò di più nobile e più degno Della mia fé: tu le memo
n’è trafitto come da una spada; protesta con impeto che morirà prima di lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la prop
chè senza bassezza, quel natural movimento che scuote l’uomo all’idea di finire. Forse quì si desidererebbe veder la pugna
dell’ umanità con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’ aria di ragionamento che rende men viva l’
con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’ aria di ragionamento che rende men viva l’azione. Nell’at
nto che rende men viva l’azione. Nell’atto IV tragica è la situazione di Aristodemo, che sente dirsi da Policare: Merop
tumulto Non più sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che di violento E di feroce. Sì, lo farò, sia pena,
ù sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che di violento E di feroce. Sì, lo farò, sia pena, o sia misfatto,
ti de’ trapassati. Nell’atto V la Nutrice racconta a Tisi l’uccisione di Merope per mano del padre, e così conchiude: U
ssapora tutta l’amarezza della non meritata morte, come dinota l’atto di coprirsi il volto per non vedere il suo uccisore
della tragedia greca che della moderna quell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese la di lei innocenza. La
oderna quell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese la di lei innocenza. La morte di Arena che anche si sco
verginale di Merope, onde si fa palese la di lei innocenza. La morte di Arena che anche si scopre figlia di Aristodemo ri
ese la di lei innocenza. La morte di Arena che anche si scopre figlia di Aristodemo riduce all’ultimo punto la di lui disp
a che anche si scopre figlia di Aristodemo riduce all’ultimo punto la di lui disperazione, e va furioso a trafiggersi dove
n questo non iscarseggiano le inezie liriche, come le chiamò il conte di Calepio, benchè di molte se ne veggano anche nell
eggiano le inezie liriche, come le chiamò il conte di Calepio, benchè di molte se ne veggano anche nella tragedia del Bona
stodemo. La riconoscenza nel Solimano avviene per l’arrivo improvviso di Aidina e Alicola indipendentemente da’ primi fatt
indipendentemente da’ primi fatti; là dove nell’Aristodemo la venuta di Licisco ha tutta la dipendenza dalle cose riferit
imo. Il cardinale Sforza Pallavicino, noto per la Storia del Concilio di Trento, compose essendo ancor gesuita una sacra t
riano Leovigildo suo padre. S’impresse la prima volta nel 1644, e poi di nuovo nel 1665 con un discorso in sua difesa, nel
a difesa, nel quale anno si recitò nel seminario Romano. Non manca nè di regolarità nè di nobiltà, nè porta la taccia degl
le anno si recitò nel seminario Romano. Non manca nè di regolarità nè di nobiltà, nè porta la taccia degli eccessi ne’ qua
; ma col discorso egli tentò invano insegnare che nelle tragedie, sul di lui esempio, dovessero usarsi i versi rimati. Il
nno 1593 e trasportato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di tai città a’ 28 di Agosto del 1646, il quale ad o
ato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di tai città a’ 28 di Agosto del 1646, il quale ad onta del suo stile p
spettacolo. Ariosto introdotto a fare il prologo manifesta l’ indole di quell’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e
l’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e si compiaccia delle cene di Atreo, indi soggiugne: Ma d’ogni sangue immacu
ante cor le non mortal sciagure. L’industrioso giovane vi scorgerà di quando in quando qualche passo energico. Tale è i
to Atlante nell’atto III, Dunque con forte destra, tale la confusione di Ruggiero, In qual antro mi celo; ma non è tale un
nfusione di Ruggiero, In qual antro mi celo; ma non è tale una spezie di molle elegia recitata da Alcina coll’ intercalare
64. Forse dal fine lieto che preparava all’Arsinda e dalla mescolanza di personaggi mediocri fra gli eroici, si mosse il T
lo stile lirico in quasi tutto il dramma e singolarmente nelle scene di Ateste ed Arsinda ove il poeta trascorre senza fr
ersian guerriero Le provincie dell’Asia, e fuggitivi Gli eserciti di Roma, Dirò senza mentir, nè pur da lungi Dell
non meno magnanima. Vigoroso e senza lirico belletto è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’ atto terzo. Pie
il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’ atto terzo. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed
a scena dell’ atto terzo. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse de i
sta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse de i di lui talenti drammatici e dello stile Pier Jacopo
ivissimi. Si vogliono mentovare le seguenti tragedie tralle regolari di questo secolo, le quali possono apprestare alla s
nda del figliuolo della famosa attrice Isabella Giambatista Andreini, di cui favella il Baile, e il di lui Adamo recitato
attrice Isabella Giambatista Andreini, di cui favella il Baile, e il di lui Adamo recitato in Milano, onde dicesi d’avere
citato in Milano, onde dicesi d’avere il celebre Milton tratta l’idea di comporre il Paradiso perduto: il Radamisto di Ant
re Milton tratta l’idea di comporre il Paradiso perduto: il Radamisto di Antonio Bruno nato in Manduria nel regno di Napol
iso perduto: il Radamisto di Antonio Bruno nato in Manduria nel regno di Napoli censore più volte e segretario degli Umori
ria nel regno di Napoli censore più volte e segretario degli Umoristi di Roma65: Ildegarde di monsignor Niccolò Lepori pub
li censore più volte e segretario degli Umoristi di Roma65: Ildegarde di monsignor Niccolò Lepori pubblicata nel XVII e re
blicata nel XVII e reimpressa nel 1704 in Viterbo: la Belisa tragedia di lieto fine del cavaliere Napoletano Antonio Musce
la data alla luce in Genova nel 1664, ed altamente comendata col nome di Oldauro Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’
Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’anno stesso in Lovano; e la di lui Rosminda impressa in Napoli nel 1659 ed anche
il Radamisto tragedia destinata alla musica impressa nella III parte di esse poesie dell’edizione del Raillard del 1691:
poesie dell’edizione del Raillard del 1691: e finalmente le tragedie di Bartolommeo Tortoletti Veronese mentovate dal Maf
tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed
. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio di Nardò nel 1702. Scriss
le Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio di Nardò nel 1702. Scrisse il primo nella sua gioven
1733. Tutti gli eruditi che hanno gusto tengono per buone le tragedie di questo porporato. Il Gravina le commenda. Il card
porporato. Il Gravina le commenda. Il cardinal Delfino (dice il conte di Calepio con tutta verità) diede principio all’abb
cando alla tragedia della maestà sì con le sentenze che colla maniera di esporle. Osservisi (per dar qualche esempio della
io della maestà e della proprietà dello stile) il magnanimo carattere di Cleopatra. A Dite, ella dice nell’atto terzo,
i che alla morte. Nobili sono i suoi sentimenti allorchè determina di morire supponendo che Augusto col pretesto di noz
enti allorchè determina di morire supponendo che Augusto col pretesto di nozze voglia esporla in Roma al rossor del trionf
o studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola. Posteriore di alquanti anni alle tragedie del Delfino fu il Cor
ia66. Egli seppe rendere teatrale e interessante la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di N
la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e di Sicilia, con fare che l’Angioino Carl
morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e di Sicilia, con fare che l’Angioino Carlo I tra Fede
apoli e di Sicilia, con fare che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria e Corradino duca di Suevia e re di Napoli
che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria e Corradino duca di Suevia e re di Napoli suoi prigionieri ignorasse,
Carlo I tra Federigo duca di Austria e Corradino duca di Suevia e re di Napoli suoi prigionieri ignorasse, Chi Corradi
i Corradino siasi e chi’ l Cugino. E’ ben rancida la gara generosa di due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiam
iasi e chi’ l Cugino. E’ ben rancida la gara generosa di due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiamento del nome
ome per ingannare le ricerche del tiranno. Sofocle introdusse la gara di Crisotemi colla sorella nell’Antigone; Euripide t
nell’Antigone; Euripide tra Pilade ed Oreste col proposto cambiamento di nomi nell’Ifigenia in Tauride imitata indi dal Ru
mente prende il nome e le armi dell’amico Leone per esporsi al furore di Marfisa; Olinto nella Gerusalemme del gran Torqua
uol comparir colpevole del furto confessato da Sofronia per morire in di lei vece; il Porta nel suo Moro adoperò ingegnosa
nosamente l’artifizio e l’eroismo narrato dall’Ariosto nell’avventura di Ruggiero e Leone; nella Filli di Sciro Tirsi e Fi
narrato dall’Ariosto nell’avventura di Ruggiero e Leone; nella Filli di Sciro Tirsi e Filli gareggiano come Crisotemi e A
come Crisotemi e Antigone per farsi punire e salvar l’amante. Ma dopo di questi io non conosco se non il Caraccio che abbi
cio che abbia saputo co’ vecchi materiali dèl contrasto e cambiamento di nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edif
abbia saputo co’ vecchi materiali dèl contrasto e cambiamento di nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edificio. Ma
ipigner mai? Il Caraccio fecondando l’antica idea dalla bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colp
idea dalla bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni interessanti. Cor
a bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni interessanti. Corradino si
esa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni interessanti. Corradino si ritira a sc
chiamarlo; Federigo crede che sia menato a morte, e si fa condurre in di lui vece. Dichiara poi di non esser egli Corradin
che sia menato a morte, e si fa condurre in di lui vece. Dichiara poi di non esser egli Corradino tosto che intende che il
a esecuzione, lo lascia uscire credendo che vada alle nozze. L’errore di questo tenero amico aumenta il patetico dell’estr
ro le orme singolarmente dell’Ariosto rinnovò tali gare e cangiamenti di nomi nell’Olimpiade e nel Ruggiero. Ma sono molti
non dico i Metastasii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fant
asii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fantasia feconda? Sare
trigo immaginario amoroso, che minora l’odiosità dell’Angioino in più di un punto dell’azione. Corradino giovanetto stirpe
’Angioino in più di un punto dell’azione. Corradino giovanetto stirpe di eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore di
in più di un punto dell’azione. Corradino giovanetto stirpe di eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore di Napoli, u
no giovanetto stirpe di eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore di Napoli, ucciso su di un palco come un reo volgare
di eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore di Napoli, ucciso su di un palco come un reo volgare per ordine dell’usur
ragico interessante argomento della storia Napoletana. 58. Le colmò di lode il P. Bianchi nell’opera su i Difetti del Te
l Teatro contandole tralle più felici tragedie cristiane. 59. Vedasi di essa ciò che ne dicemmo nel tomo V p. 353 delle V
ctr. excell. vol. IV, p. 204. 65. Eritreo Pinac p. 1. 66. Vedasi la di lui dedicatoria della tragedia fatta a monsignore
lui dedicatoria della tragedia fatta a monsignore Spinola governador di Roma.
37 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
cose operate o patite nella pace e nella guerra. Mirandole nel punto di vista che discopre i molti loro progressi nelle s
nondazioni de’ barbari, nelle quali tutto é orrore e distruzione, ben di rado si avverano nelle guerre apportate da’ popol
gli artisti, a somiglianza dell’api, attendono con una certa serenità di animo ai loro lavori. Arse l’Italia d’un grand’in
a serenità di animo ai loro lavori. Arse l’Italia d’un grand’incendio di guerra in diversi suoi paesi nel secolo XV, ma le
XV, ma le contese de’ pisani co’ fiorentini, de’ veneziani co’ duchi di Milano, degli angioini cogli aragonesi, non imped
grandi verso le lettere, scienze ed arti tutte, e verso i coltivatori di esse133, non la fervida e quasi generale applicaz
coltivatori di esse133, non la fervida e quasi generale applicazione di ogni uomo di lettera ad apprender profondatamente
di esse133, non la fervida e quasi generale applicazione di ogni uomo di lettera ad apprender profondatamente le due più f
mente le due più famose lingue de’ dotti, non l’universale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare da
, non l’universale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare da per tutto, anche in lontane regioni ric
ndo e disotterrando i codici greci e latini134, non l’ardente premura di moltiplicarli colle copie, confrontarli, corregge
i, iscrizioni, statue ed altri antichi monumenti, non lo stabilimento di varie accademie, non la fondazione dì altre unive
e accademie, non la fondazione dì altre università, non l’istituzione di nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche bibl
ltre università, non l’istituzione di nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche biblioteche e di teatri, non la rapida
tuzione di nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche biblioteche e di teatri, non la rapida e maravigliosa moltiplicazi
non il promovimento dello studio della platonica filosofia per mezzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsi
onica filosofia per mezzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsiglio Ficino e di Giovanni Pico della Mirando
zzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsiglio Ficino e di Giovanni Pico della Mirandola in Firenze, e del c
a, non il felice coltivamento dell’eloquenza e della poesia latina, e di ogni altro genere di erudizione, precipuamente pe
ivamento dell’eloquenza e della poesia latina, e di ogni altro genere di erudizione, precipuamente per le cure, l’ingegno
igliere de’ nostri re aragonesi Giovanni Pontano135, e del precettore di Leone X Agnolo Poliziano, e del nostro Regnicolo
o Gregorio Corraro, morto nel 1464, compose in versi, latini nell’età di soli 18 anni una tragedia intitolata Progne, alla
Italiano, spacciandola qual cosa sua. Laudivio, poeta natìo del regno di Napoli137, e uno tra coloro che componevano l’acc
dia latina in versi giambici, divisa in cinque atti, dedicata al duca di Ferrara Borio d’Este, e intitolata De captivitate
a Borio d’Este, e intitolata De captivitate Ducis Jacobi. L’argomento di questa tragedia, la quale conservasi manoscritta
ino, che l’anno 1464 fatto improvvisamente arrestare da Ferdinando re di Napoli, fu poscia per ordine dello stesso re ucci
9. Il marchese Maffei nella Verona Illustrata part. II parla eziandio di una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla
ella Verona Illustrata part. II parla eziandio di una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla passione di Cristo, da
eziandio di una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla passione di Cristo, da lui dedicata al pontefice Sisto IV. Gi
anni Sulpizio che sotto il pontificato d’Innocenzo VIII teneva scuola di Belle Lettere in Roma, vi fece rappresentare un’a
elle sue note sopra Vitruvio fatta al cardinal Rafaello Riario nipote di Sisto IV140. Pietro Bayle, citando il padre Menes
ta aver due altri significati, in ciascun de’ quali sparisce ogn’idea di opera. Primieramente potrebbero esprimere rappres
e dicesi pure da’ latini e da noi il recitar versi, per quella spezie di canto, con cui si declamano; ed oltracciò, io can
dovunque si son cantati versi solennemente, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle c
drammatici greci e latini, a ’quali, assai s’avvicina141. Si aggiunga di più, che dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secol
lmeno fino a’ Latini, e non possiamo altrimenti concepire la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi, e
pera eroica moderna. Ciò che solo con certezza si deduce dalle parole di Sulpizio, si é che quel componimento fu una trage
i, come noi proponiamo, son due opinioni arbitrarie che hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fine di quello seco
ni arbitrarie che hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fine di quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi da Ces
ena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Ale
ono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Alessandro VI, c
e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Alessandro VI, compose ancora due drammi, che fur
’argomento e ’l prologo che sono in versi giambici) sull’espugnazione di Granata, fatta dal re Ferdinando il Cattolico; e
o Fernandus servatus, ideato dal Verardi all’occasione dell’attentato di un sicario contra la persona del medesimo re Ferd
vella con più eleganza e sfoggio e con qualche regolarità e principio di buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in
cipio di buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in tal genere di composizione permettere, nella stessa guisa che i
lici inni dionisiaci della primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene, di Tespide, e di Frinico a darle nuova f
onisiaci della primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene, di Tespide, e di Frinico a darle nuova forma e nuovo
primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene, di Tespide, e di Frinico a darle nuova forma e nuovo lustro. La pr
enisse a luce in bello ed elegante stile italiano, e con qualche idea di ben regolata azione, fu certamente l’Orfeo del so
taluni, l’anno diciottesimo della sua età quando la compose in tempo di duo giorni, come egli stesso dice in una sua lett
con il dotto abate Bettinelli stabilisce il chiaro padre Ireneo Affò di Buffeto minor osservante, che nell’anno scorso ha
taliana stampare in Venezia appresso Giovanni Vitto l’Orfeo, tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volt
ora delle commedie, veggiamo che parecchie trovansene fino alla metà di questo secolo scritte in latino da i nostri più a
congettura il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età di 20 anni una comedia, intitolata Philodoxeos, che
comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lustri fu creduta opera di antico scrittore «perché (al dir del prelodato Ti
ina». Questa commedia poi, quantunque stata fosse dall’autore all’età di trent’anni ritoccata e divolgata come sua, e dedi
di trent’anni ritoccata e divolgata come sua, e dedicata al marchese di Ferrara Leonello d’Este, uno de’ più dotti princi
tura, fu da Aldo Manuzio il giovane pubblicata nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. Un’altra commedia, in
i riferisce il Tiraboschi, conservarsene copia a penna, ma senza nome di autore, nella Biblioteca Estense, e Alberto da Ey
el secolo Secco Polentone, o Sia da Polenta, il quale dagli scrittori di que’ tempi vien comunemente chiamato Sico, o Xicu
to Sico, o Xicus Polentonus, e a cui i padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose pure latinamente una commedia in p
e ha per titulo Lusus ebriorum, e che serbasi manoscritta fra’ codici di Giacomo Soranzo. Di questa poi fece una traduzion
aliana Modello Polentone, e pubblicolla in Trento nel 1472 col titolo di Catinia da Catinio protagonista della favola, la
, che si abbia alle stampe. Nell’anno 1486 cominciarono ad imitazione di Roma, e con maggior magnificenza, a rappresentars
coli teatrali sotto la direzione dell’infelice Ercole Strozzi, figlio di Tito Vespasiano Strozzi Ferrarese146 e niuno vi e
e146 e niuno vi ebbe (dice l’eruditissimo Tiraboschi) che nella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole
ella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole I duca di Ferrara, principe veramente magnifico al pari di
quanto Ercole I duca di Ferrara, principe veramente magnifico al pari di qualunque più possente sovrano147. Al 25 di genna
ramente magnifico al pari di qualunque più possente sovrano147. Al 25 di gennaio del succennato anno, secondo l’antico dia
ferrarese, questo splendido duca fece rappresentare in un gran teatro di legno, fatto innalzare nel cortile del suo palagi
fatto innalzare nel cortile del suo palagio, la commedia dei Menecmi di Plauto, alla traduzion della quale egli istesso a
, alla traduzion della quale egli istesso avea posto mano148; e a’ 21 di gennaio dell’anno seguente vi si rappresentò la f
1 di gennaio dell’anno seguente vi si rappresentò la favola pastorale di Cefalo, divisa in cinque atti, e scritta in ottav
Niccolò da Correggio, dell’antichissima e nobilissima vala de signori di Correggio; ed indi a’ 26 dello stesso mese l’Anfi
de signori di Correggio; ed indi a’ 26 dello stesso mese l’Anfitrione di Plauto, tradotto in terza rima da Pandolfo Collen
ima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole I scrisse la sua commedia, o a dir meglio
tampata nel 1564. Antonio da Pistoia ancora scrisse due drammi ad uso di questo teatro149, pel quale altri celebri lettera
etterati furono eziandio impiegati nel tradurre alcune altre commedie di Plauto e di Terenzio150. Il famoso Matteo Maria B
ono eziandio impiegati nel tradurre alcune altre commedie di Plauto e di Terenzio150. Il famoso Matteo Maria Boiardo ad is
n cinque atti una commedia intitolata il Timone, tratta da un dialogo di Luciano, la quale trovasi impressa la prima volta
re e se ne fece nel 1500 una seconda edizione. Il rinomato traduttore di Tito Livio, Giacomo Nardi, compose in versi di va
Il rinomato traduttore di Tito Livio, Giacomo Nardi, compose in versi di vario metro l’Amicizia, commedia che per le ragio
iò in Parigi da’ misteri rozza ed informe. Il canto reale prese forma di dramma rappresentando la Passione di Cristo nel B
orme. Il canto reale prese forma di dramma rappresentando la Passione di Cristo nel Borgo di San Mauro. Argomento pel mond
prese forma di dramma rappresentando la Passione di Cristo nel Borgo di San Mauro. Argomento pel mondo cristiano sì impor
ristiano sì importante attrasse anche in Francia una prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di Parigi stimò bene d
e anche in Francia una prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di Parigi stimò bene di proibir quelle rappresentazi
a prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di Parigi stimò bene di proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi una
traevan profitto, ricorsero al favor della corte, prendendo il titolo di Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
la Passione, e differenti misteri del Testamento Vecchio e Nuovo. Uno di questi drammi della Passione, scritto circa la me
lla Passione, scritto circa la metà del secolo, si crede composizione di Giovanni Michele vescovo d’Angers, morto in conce
composizione di Giovanni Michele vescovo d’Angers, morto in concetto di santità. Conteneva la vita di Cristo dalla predic
ele vescovo d’Angers, morto in concetto di santità. Conteneva la vita di Cristo dalla predicazione del precursore fino all
one del precursore fino alla resurrezione; e consisteva in una sfilza di scene indipendenti l’una dall’altra senza divisio
’interloquiva il padre eterno. Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena, i di lei innamorati ec., Satana zoppicando per le bast
ceva cose assai libere, la Maddalena baciata dall’Innamorato, l’anima di Giuda, non potendo uscir per la bocca che avea ba
se fuori pel ventre insieme colle interiora, Gesù Cristo sulle spalle di Satana volava sul pinnacolo ec. Tali rappresentaz
adre Eterno, vi si cantavano. In Portogallo si coltivava nel declinar di questo secolo la poesia latina, e Luigi De la Cru
Nelle chiese si recitavano le farse sulle vite de santi, così ripiene di scurrilità che verso la fine del secolo ne furono
afarre trovò pure in tal periodo due componimenti drammatici d’uomini di lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese di
e in tal periodo due componimenti drammatici d’uomini di lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era
drammatici d’uomini di lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era una serenata, o favola allegorica
gina Isabella. In Alemagna erano a que’ tempi in assai voga i giuochi di carnevale, ne’ quali la gioventù mascherata si po
n più cura, e mettervi più azione, migliorarli. I più antichi giuochi di carnovale che siensi conservati, sono della metà
mberga da Giovanni Rosenblut. Se ne contano sei intitolati, I. Giuoco di Carnevale; II. i sette Padroni; III. il Turco, ne
inviato del pontefice viene a participargli come egli ha commessione di caricarlo ben bene d’ogni sorta di villanie151; I
icipargli come egli ha commessione di caricarlo ben bene d’ogni sorta di villanie151; IV. il Villano e ’l capro; il V. tr
d’ogni sorta di villanie151; IV. il Villano e ’l capro; il V. tratta di tre persone che si son salvate in una casa; e ’l
che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita di due persone maritate. Oltre alle suddette farse c
secolo a tradurre Terenzio. Si conserva nella Biblioteca del Collegio di Zwickau un estratto di due commedie terenziane de
zio. Si conserva nella Biblioteca del Collegio di Zwickau un estratto di due commedie terenziane destinate ad esser rappre
1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte e sei le commedie di Terenzio. Nelle Fiandr
traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte e sei le commedie di Terenzio. Nelle Fiandre troviamo a fatica in ques
Terenzio. Nelle Fiandre troviamo a fatica in questo tempo quel genere di rappresentazione muta che solea praticarsi ne’ gi
gressi de’ sovrani nelle città principali. Allorché Carlo ultimo duca di Borgogna entrò in Lilla nel 1468, i fiaminghi vi
fiaminghi vi fecero rappresentar per mistero senza parole il Giudizio di Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una d
e, Ch’Appennin parte, e ’l mar circonda, e l’Alpe, si faceva gloria di esser mecenate delle lettere, e di conoscere, ama
conda, e l’Alpe, si faceva gloria di esser mecenate delle lettere, e di conoscere, amare, onorar, premiare, incoraggiar e
cia e l’Inghilterra per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono di quello gran vantaggio ed onore che tanto influisc
ndo de’ quali, più che gli altri, ci arrecò ricchissima suppellettile di codici greci. Poggio Fiorentino fu tra i ritrovat
suppellettile di codici greci. Poggio Fiorentino fu tra i ritrovatori di antiche opere celeberrimo, né ad alcun’altro in q
tori di antiche opere celeberrimo, né ad alcun’altro in questo genere di gloria cedé Tommaso da Sarzana, che poscia sotto
to genere di gloria cedé Tommaso da Sarzana, che poscia sotto il nome di Niccolò V. montò sulla cattedra di San Pietro, ol
Sarzana, che poscia sotto il nome di Niccolò V. montò sulla cattedra di San Pietro, oltre a molti altri, de’ quali parla
a in elegante latino scritta dal dotto padre dell’oratorio D. Roberto di Sarno, e stampata in Napoli nel 1761 presso i fra
ggasi il tomo VI part. I e II della Storia della Letteratura Italiana di Girolamo Tiraboschi. 137. In un codice della Bib
a part. II pag. 202 ma Veranensis, secondo il Tiraboschi, dalla terra di Vairano, di cui probabilmente Laudivio fu barone,
ag. 202 ma Veranensis, secondo il Tiraboschi, dalla terra di Vairano, di cui probabilmente Laudivio fu barone, situata nel
probabilmente Laudivio fu barone, situata nella campagna felice vicin di Marzano mia patria. 138. Veggasi il più volte me
il più volte mentovato Tiraboschi, bibliotecario del serenissimo duca di Modena, nella citata Storia tom. VI parte II lib.
erza tragedia latina, in cui, dopo l’Ezzelino del Muffato e la caduta di Antonio dalla Scala del soprammentovato Manzini d
verso il 1480, cominciarono a fare rappresentare in Roma le commedie di Terenzio e di Plauto, ed anche altre composizioni
, cominciarono a fare rappresentare in Roma le commedie di Terenzio e di Plauto, ed anche altre composizioni drammatiche d
edie di Terenzio e di Plauto, ed anche altre composizioni drammatiche di poeti moderni, e a istruire la gioventù a ben rec
ben recitarle e declamarle, furono due illustri grammatici e filologi di que’ tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia d
mmatici e filologi di que’ tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia di Calabria, institutor dell’Accademia Romana, e Gio
olta spettacoli teatrali fatti con gran magnificenza. Leggasi la vita di Pomponio Leto, scritta dal celebre di lui discepo
n magnificenza. Leggasi la vita di Pomponio Leto, scritta dal celebre di lui discepolo Marcantonio Sabellico, e veggasi il
ta quella si magnifica festa nelle nozze d’Isabella d’Aragona, figlia di Alfonso duca di Calabria, con Giovanni Galeazzo d
nifica festa nelle nozze d’Isabella d’Aragona, figlia di Alfonso duca di Calabria, con Giovanni Galeazzo duca di Milano, n
agona, figlia di Alfonso duca di Calabria, con Giovanni Galeazzo duca di Milano, nella quale la poesia, la musica, la mecc
izione, né la Farsa del Sannazzaro rappresentata in Napoli nella Sala di Castel Capoano nel 1492 né le feste di Versailles
resentata in Napoli nella Sala di Castel Capoano nel 1492 né le feste di Versailles date da Luigi XIV, nel 1664, né le fes
compongono quel tutto concatenato ed uno che appresso portò il titolo di opera. 142. Chi desidera esatta notizia delle ra
seqq. 143. In questa nuova edizione, dal P. Affò corredata eziandio di belle osservazioni appartenenti alla storia della
e. Veggasi ciò che ne dicono i dotti autori dell’Efemeridi letterarie di Roma num. XLI 12 ottobre 1776, e Girolamo Tirabos
et. part. V cap. 17. 145. Nelle annotazioni alla Biblioteca Italiana di Monsignor Fontanini tom. I pag. 258. 146. V. le
. 146. V. le Memorie istoriche de Letterati Ferraresi, opera postuma di Gianandrea Barotti. 147. Ecco ciò che ne dicono
ti. 147. Ecco ciò che ne dicono gli autori dell’Efemeridi letterarie di Roma, parlando delle poc’anzi citate memorie: «Il
oma, parlando delle poc’anzi citate memorie: «Il trasporto che l’duca di Ferrara Ercole d’Este ebbe per le lettere benché
ntanze e le provvidenze ch’ebbe per mantenere nell’università il seme di abilissimi professori, mostrano in lui un talento
un talento uguale a coloro che stimò e favorì.» 148. V. le Lettere di Apostolo Zeno tom. III pag. 190. «La rappresentaz
cosa, o per la magnificenza dello spettacolo, riscosse l’ammirazione di tutta l’Italia.» 149. V. il Quadrio tom. IV pag
. VI part. II lib. III cap. 3, il quale anche pruova con un epigramma di Lancino Corti, poeta di que’ tempi, che Lodovico
ap. 3, il quale anche pruova con un epigramma di Lancino Corti, poeta di que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose
Parigi nel 1772 presso Costard. 152. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna di Ponto Heutero.
1772 presso Costard. 152. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna di Ponto Heutero.
38 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236
CAPO VIII. Teatri materiali. I Teatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine
CAPO VIII. Teatri materiali. I Teatri di Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano p
goza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari e più grandi di quelli che oggi esistono in Madrid; ma sventurata
ambi soggiacquero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli di Cadice e di Lisbona, e sento anche che in questa
quero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli di Cadice e di Lisbona, e sento anche che in questa capitale del
ni dopo lo sgravamento della principessa del Brasile seguito nel mese di maggio. La platea è di forma ellittica. N’è stato
della principessa del Brasile seguito nel mese di maggio. La platea è di forma ellittica. N’è stato l’architetto il portog
rma presente, tanto per farvi maneggiare le mutazioni delle scene non di sopra del palco, ma di sotto di esso nel comodo e
farvi maneggiare le mutazioni delle scene non di sopra del palco, ma di sotto di esso nel comodo e spazioso piano che vi
neggiare le mutazioni delle scene non di sopra del palco, ma di sotto di esso nel comodo e spazioso piano che vi soggiace,
i comodi e nobili, e quello del re sommamente magnifico fu arricchito di belle dipinture dall’Amiconi pittore veneziano as
, da’ ministri, e da’ dipendenti della corte, e da un numero moderato di galant’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quel
umero moderato di galant’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Eur
ato di galant’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa h
ella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggio singolare di valersi alle occorr
na delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggio singolare di valersi alle occorrenze del gran giardino che le
lo, e presta spazio conveniente alle vedute lontane, e alle apparenze di accampamenti, e simili decorazioni. Vi osservai t
ran carro trionfale, alcuni lunghi tubi ottagoni all’esteriore, ed al di dentro lavorati a lumaca, che ripieni di petruzze
ttagoni all’esteriore, ed al di dentro lavorati a lumaca, che ripieni di petruzze col solo voltarsi, e rivoltarsi all’oppo
il tetto, o ingrandirlo in altra forma, l’architetto prese il partito di profondarne il pavimento, in guisa che per andare
ra perchè si tolse a chi entrava la prima vaga e dilettevole occhiata di tutta la gran sala illuminata e abbellita dalle m
è il luogo ne divenne freddo, umido, e nocevole ai mascherati vestiti di seta leggera. Dopo di tale occasione che durò per
freddo, umido, e nocevole ai mascherati vestiti di seta leggera. Dopo di tale occasione che durò per due carnevali, l’edif
nostri teatri. Coràl propriamente significa una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce abitate
non eranvi teatri fissi. Natural cosa era che le famiglie abitatrici di tali casettè avessero diritto di affacciarsi alle
cosa era che le famiglie abitatrici di tali casettè avessero diritto di affacciarsi alle proprie finestre o logge o balco
usi addetti unicamente agli spettacoli scenici, essi presero la forma di quelle case e corti nella costruzione sì de’ palc
scenario inferiore che ne occupava una porzione, e ritennero il nome di corales. Madrid ne ha due che appartengono al cor
La Cruz. Ignoro il tempo in cui edificaronsi; nè l’autore del Viaggio di Spagna cel seppe dire. Se ne trova per altro fatt
eppe dire. Se ne trova per altro fatta menzione in una delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del XVII secolo
a strada meno ampia, fu il primo a costruirsi. Entrambi sono un misto di antico edificio, e moderno per la scalinata anfit
r la scalinata anfiteatrale, e per gli palchetti che hanno. La figura di quello del Principe si scosta meno dall’ellittica
dall’ellittica; dell’altro è mistilinea, congiungendovisi ad un arco di cerchio due linee che pajono rette, perchè s’incu
’ palchetti vi si gode poco comodamente la rappresentazione. La scena di entrambi è di una grandezza proporzionata agli sp
si gode poco comodamente la rappresentazione. La scena di entrambi è di una grandezza proporzionata agli spettacoli ai qu
ezza proporzionata agli spettacoli ai quali son destinati. L’apparato di essi sino al 1770 in circa consisteva in un prosc
r antico costume compariva in siffatta scena con cortinas un sonatore di chitarra per accompagnare le donne che cantavano,
alla chitarra sparita dalla scena succedette una competente orchestra di musici sonatori collocata, come in ogni altro tea
spettatori occupano dopo l’orchestra quattro file, ciascuna composta di diciotto comodi sedili, e questo luogo chiamasi l
eggono in alcuni scaglioni posti in giro l’uno sopra l’altro a foggia di anfiteatro che chiamano la grada. Circonda la fas
gia di anfiteatro che chiamano la grada. Circonda la fascia superiore di tale scalinata un corridojo oscuro che anche si r
superiore di tale scalinata un corridojo oscuro che anche si riempie di spettatori, ed a livello del primo scaglione infe
i un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla (ringhiera) ed in part
nel piano dopo la luneta, il quale si chiama patio, cortile. Le donne di ogni ceto separate dagli uomini coperte dalle lor
congiunge i due archi della grada. Entrambi i teatri hanno tre ordini di palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per
golarmente gli ecclesiastici. Attaccati al proscenio havvi due spezie di palchi laterali a livello del corridore della bar
e della barandilla, chiamati faltriqueras, cubillos, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano di
, chiamati faltriqueras, cubillos, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano di tal modo, perchè
s, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano di tal modo, perchè non impediscano la vista ai corr
lsione, e che non mai avea veduto Madrid, volle dubitare della verità di questa descrizione, per natural costume di non cr
olle dubitare della verità di questa descrizione, per natural costume di non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispond
esto della Storia de’ Teatri in sei volumi, io appellai al testimonio di circa censettantamila abitatori di Madrid, e ad u
volumi, io appellai al testimonio di circa censettantamila abitatori di Madrid, e ad un milione almeno di altri Spagnuoli
di circa censettantamila abitatori di Madrid, e ad un milione almeno di altri Spagnuoli viventi che avranno veduti i due
La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciarsi, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tant
i, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di nascondigli e di ritirate di certa oscurità visib
memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di nascondigli e di ritirate di certa oscurità visibile, per valermi
adrilenghi, un uditorio con tante spezie di nascondigli e di ritirate di certa oscurità visibile, per valermi dell’espress
di ritirate di certa oscurità visibile, per valermi dell’espressione di Milton, e l’abuso di mal intesa libertà, facilita
oscurità visibile, per valermi dell’espressione di Milton, e l’abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze di du
e di Milton, e l’abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze di due partiti teatrali denominati Chorizos y Polaco
in certo modo a i Verdi e a’ Torchini dell’antico Teatro e del Circo di Costantinopoli. Los Chorizos erano i parteggiani
. Los Chorizos erano i parteggiani del teatro della Croce; i Polacchi di quello del Principe. Ma di tali nomi rintracciar
eggiani del teatro della Croce; i Polacchi di quello del Principe. Ma di tali nomi rintracciar non potei la vera origine,
eruditi amici che frequentavano i teatri. Udii da alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada d
alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada di personaggi polacchi rappresentata con applauso ne
polacchi rappresentata con applauso nel teatro del Principe; ma nulla di positivo avendone ricavato, non mi curai d’insist
attelle. La famosa Mariquita Ladvenant, morta verso l’anno 1766 degna di nominarsi tralle più sensibili e vivaci attrici r
oce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel cappello, mentre i parteggiani
s Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel cappello, mentre i parteggiani opposti
or di solfo nel cappello, mentre i parteggiani opposti ne presero uno di color celeste. Qualche sconcerto nato tralle due
agnie un sol corpo, una sola cassa, un interesse solo. Rimase in fine di cotali partiti di Chorizos e Polaccos appena una
, una sola cassa, un interesse solo. Rimase in fine di cotali partiti di Chorizos e Polaccos appena una fredda serena parz
arzialità, che ad altro non serviva se non che a sostenere un momento di conversazione ne’ caffè senza veruna conseguenza.
attezza e l’innocenza del mio racconto, basti accennare quanto contro di esso si oppose da’ capricciosi apologisti e da’ v
rta, il quale contro questa mia breve evidente narrazione de i teatri di Madrid diresse una tremenda batteria fluttuante d
azione de i teatri di Madrid diresse una tremenda batteria fluttuante di undici pagine ed otto versi del suo formidabile P
reparati avea sessantasei no saben verificati in lui ed in ogni sorta di Huertisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggi
tasei no saben verificati in lui ed in ogni sorta di Huertisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la s
d in ogni sorta di Huertisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la spesa di farli imprimere. Vediamo i
tisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la spesa di farli imprimere. Vediamo intanto ciò che importin
esa di farli imprimere. Vediamo intanto ciò che importino i sei saben di codesto picciolo pedante. I Saben «che i partiti
aben «che i partiti de’ Chorizos y Polacos sussistono nel primo stato di vigore». Ciò sarà come sussisteva Dulcinea nella
o stato di vigore». Ciò sarà come sussisteva Dulcinea nella testa del di lui compatriotto Don-Quixote. Se in castigliano e
te. Se in castigliano ed in italiano questo primo saben significa che di questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi,
rinfacciasse, dove abbia io detto il contrario. Avendo io scritto che di essi rimane oggi appena una fredda e serena parz
na? Ma simile pacata parzialità dimostra benissimo che il primo stato di furore o vigore ch’egli diceva di sussistere, era
mostra benissimo che il primo stato di furore o vigore ch’egli diceva di sussistere, era cessato colle provvidenze del Gov
ere, era cessato colle provvidenze del Governo. II Saben «che il nome di Chorizos venne da’ Chorizos che mangiava certo bu
enne da’ Chorizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello di Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non vuol
Io volendo far la riferita descrizione, richiesi intorno all’inezia di tali nomi gli eruditi amici Nicolàs de Moratin, I
, Yriarte, Cadahalso, Robira, Morales ec., nè costoro più ne sapevano di quel che io ne ho narrato. Io non poteva informar
poteva informarmene da Garcia de la Huerta che dimorava nel presidio di Oràn, altrimenti avrei arricchita la mia storia c
i». Mi dicano gli Huertisti, giacchè il loro archimandrita ha cessato di spacciar fanfaluche, in quallibro ciò suppone o d
ice il Signorelli? IV Saben «che non vi sia stata mai altra insolenza di tali partiti se non quella di darsi los apasionad
he non vi sia stata mai altra insolenza di tali partiti se non quella di darsi los apasionados alternativamente alguna puñ
el dominio delle Spagne, o le guerre plus-quam civilia e la battaglia di Farsaglia, ebbe tutta la ragione di sostenere di
plus-quam civilia e la battaglia di Farsaglia, ebbe tutta la ragione di sostenere di non esservi state fra Chorizos y Pol
vilia e la battaglia di Farsaglia, ebbe tutta la ragione di sostenere di non esservi state fra Chorizos y Polacos giammai
una bagattella decidere delle rappresentazioni de’ due teatri a colpi di pugni? Era bagattella quel che soggiugne senza av
e sue parole? Vediamolo passando al V Saben «che la disposizione data di unire i prodotti de’ due teatri non venne nè da’
ri nè da’ disordini derivati da i due partiti». E qual ragione adduce di ciò? Questa; che il regolamento di fare una cassa
ue partiti». E qual ragione adduce di ciò? Questa; che il regolamento di fare una cassa sola seguì due anni dopo. Molto be
to sopprime la notizia che il Governo intento a dissipare ogni motivo di parzialità dispose che le due compagnie alternass
edilezione decisa pel proprio teatro; ed il Governo stimò conveniente di distruggerla di ogni maniera ed evitare le contes
a pel proprio teatro; ed il Governo stimò conveniente di distruggerla di ogni maniera ed evitare le contese, gl’intrighi,
che le due compagnie aveano un solo monte che alimentava gl’individui di entrambe dopo aver servito dieci anni continui il
dividui di entrambe dopo aver servito dieci anni continui il pubblico di Madrid. Ora avere un monte e una cassa sola e cam
enda il luogo delle rappresentazioni, ed avere tal volta un solo capo di compagnia come qualche anno avvenne al Ribera ed
è l’istesso che fare un corpo solo? Fu ciò nel sig. Huerta abbondanza di mala fede o mancanza di raziocinio? Venghiamo all
corpo solo? Fu ciò nel sig. Huerta abbondanza di mala fede o mancanza di raziocinio? Venghiamo all’ultimo e VI Saben, cioè
n Ispagna più antico della Guardia Chamberga che ne fece uso in tempo di Carlo II». Se il sig. Vincenzo avesse detto ciò n
che in questo, e che la voce Chamberga potè forse usarsi in proposito di detta Guardia; ma il cappello slacciato, rotondo,
res picos, era stato adoperato dagli Spagnuoli ancor prima dell’epoca di Carlo II. Non era certamente à tres picos il capp
ual cosa quando non potesse altronde dedursi, si vedrebbe da ritratti di tali popoli fatti nella mezzana età e nell’infima
l’infima, e copiati sulle scene Europee. Che se il cappello Chambergo di detta Guardia fu forse un poco più grande, ciò no
prire le teste spagnuole con Filippo V. Ed il Signorelli quando parla di sombrero chambergo altro non dinota che un cappel
acciato non dava una nuova origine al cappello usato in Ispagna prima di Carlo III che volle abolirlo. Ciò detto sia solta
ni teatrali? Quanti fanciulleschi sofismi formicavano in quel capo, e di quante ciance imbrattò i suoi scartafacci! Tutta
o notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ teatri di Madrid. Ma per giustificare vie più il mio raccon
arziali, che tali furono le insolenze del volgo, che prima il Governo di Madrid, indi il riputato conte di Aranda già Pres
nze del volgo, che prima il Governo di Madrid, indi il riputato conte di Aranda già Presidente di Castiglia cercarono di r
il Governo di Madrid, indi il riputato conte di Aranda già Presidente di Castiglia cercarono di rimediarvi. Indebolì il pr
ndi il riputato conte di Aranda già Presidente di Castiglia cercarono di rimediarvi. Indebolì il primo, come si è già dett
re da entrambi i teatri las cortinas, sostituendovi bellissime vedute di scene; con far succedere alla comparsa ridevole d
o; che per la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori di aranci, di nocciuole, acqua; che più non si fumas
la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori di aranci, di nocciuole, acqua; che più non si fumasse, non si
tati Luis Velez de Guevara nell’atto I della Baltassara, e molto dopo di detta Guardia sussistevano, e ne fui io stesso te
ecenza che si loda e si pratica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri di Madrid, siccome si è pur da me accennato. Huerta
ul sentimento che ne attaccò. Egli (non senza il solito ricco corredo di villanie) conchiuse che nella mia Storia io dovea
i accennate (vale a dire, se il nastro dispensato dalla Ladvenant era di color di solfo o di oro, se i commedianti facesse
te (vale a dire, se il nastro dispensato dalla Ladvenant era di color di solfo o di oro, se i commedianti facessero un sol
dire, se il nastro dispensato dalla Ladvenant era di color di solfo o di oro, se i commedianti facessero un solo corpo com
commedianti facessero un solo corpo come aveano una cassa, se il nome di Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Fran
di Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Francho, e se quello di Polacos veniva dalla notizia che Huerta sapeva e
niva dalla notizia che Huerta sapeva e che non voleva dire ) in vece di perdere il tempo nella parte critica que tanto r
la sapienza in ogni cosa che proferisce don Vicente) nel vocabolario di lui equivale a satira, a maldicenza, ed è pruova
pelillos che scarabbocchiava, servendogli d’eloquenza l’arroganza. Il di lui Prologo decantato (in cui declama in 106 pagi
del mondo, ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di f
ncipe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di figuron, di capa y espada e
e’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di figuron, di capa y espada ed heroicas. È forse qu
ni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di figuron, di capa y espada ed heroicas. È forse questa una sce
gnuno attendeva dopo tanti anni? Non è che una semplice reimpressione di trentacinque favole buone, mediocri e cattive, le
gnuola che al disinganno degli esteri male istruiti? Certo è che dopo di tal raccolta manca ancora a sì culta nazione una
è che dopo di tal raccolta manca ancora a sì culta nazione una scelta di componimenti teatrali ragionata, campo ben glorio
ben glorioso da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura
so da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura e di senno
o filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura e di senno, il quale sappia sceglier bene
zionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura e di senno, il quale sappia sceglier bene, e vagliar m
lezze de i drammi. E tutto questo sarebbe da intraprendersi all’ombra di quella parte critica non conosciuta e detestata d
iata, e che vorrei che sempre nelle mie opere risplendesse , a costo di esser perpetuo segno di tutti los papelillos del
empre nelle mie opere risplendesse , a costo di esser perpetuo segno di tutti los papelillos del signor Vicente, di tutti
o di esser perpetuo segno di tutti los papelillos del signor Vicente, di tutti i possibili opuscoli del signor Don Pedro,
l signor Vicente, di tutti i possibili opuscoli del signor Don Pedro, di tutte le biblioteche de los Guarinos, e di mille
coli del signor Don Pedro, di tutte le biblioteche de los Guarinos, e di mille scartabelli teatrali di Ramòn La Cruz munit
tutte le biblioteche de los Guarinos, e di mille scartabelli teatrali di Ramòn La Cruz muniti di prologhi,  dedicatorie, e
los Guarinos, e di mille scartabelli teatrali di Ramòn La Cruz muniti di prologhi,  dedicatorie, e soscrizioni. Affrettiam
ella del Teatro Italiano del secolo XVIII e XIX. a. Il leggitore su di ciò può leggere l’articolo XIV del mio Discorso S
39 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Spagnuolo. » pp. 196-285
’eloquenza i modelli che prendonsi ad imitare, oltre all’avvertimento di Orazio che inculcava lo studio ostinato de’ Greci
e singolarmente nella Spagnuola. Gli abitatori delle felici contrade di quella penisola dotati per natura d’ingegno acre,
cace ed atto ad ogni impresa, e possedendo una lingua figlia generosa di bella madre, ricca, espressiva, maestosa, pieghev
a, espressiva, maestosa, pieghevole, armoniosa e nobile, doveano fuor di dubbio segnalarsi nelle amene lettere, tosto che
e modo i Latini e formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro di arte
formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro di arte maggiore, e redond
zionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro di arte maggiore, e redondiglie, decime, quintiglie
’ metri Italiani. Con ciò egli non venne solo a mostrare il mecanismo di una versificazione straniera, come taluno si died
ne straniera, come taluno si diede buonamente a credere. La necessità di apprendere l’artifizio e il portamento del nostro
canzone, dell’ottava, della terzina, rendè loro famigliare la lettura di Dante, Petrarca, Sannazzaro, Ariosto e Bembo, ed
ne. Forse la novità tentata dal commediante Naarro coll’ introduzione di battaglie, assedj, duelli, dovette allettare assa
mi e gli evenimenti delle cronache nazionali. Forse lo spirito stesso di cavalleria e l’amor delle avventure strane che sp
tiero, e l’intemperanza e la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada, a somiglianza di un fogoso destriero che
la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada, a somiglianza di un fogoso destriero che trascorrendo a salti per
pesta quanto incontra, e finisce la carriera in un precipizio. L’amor di novità sedusse i contemporanei e i successori, ap
alla foga della fantasia, e sursero i Gongora e i Gongoreschi. Luigi di Gongora e Argote Cordovese nato nel 1561 e morto
è il sentiero delle stranezze, dipartendosi dalla gentilezza e verità di Garcilasso e degli Argensola101. Coltivò ancora l
. Un personaggio chiama la morte alcalde de huesso; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi p
te alcalde de huesso; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi pettinati del sole della pruden
penna della memoria scrive con inchiostro d’argento; altrove la citta di Toledo è chiamata turbante di lavoro Africano, a
inchiostro d’argento; altrove la citta di Toledo è chiamata turbante di lavoro Africano, a cui il Tago serve di benda di
di Toledo è chiamata turbante di lavoro Africano, a cui il Tago serve di benda di mosellina bianca listata d’oro. In somma
è chiamata turbante di lavoro Africano, a cui il Tago serve di benda di mosellina bianca listata d’oro. In somma in ogni
imorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che servegli di zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi,
zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno di certo Gerardo con una Lucrezia maritata che traff
crezia maritata che traffica vergognosamente per compiacerlo a prezzo di cento scudi. L’innamorato chiede in prestito tal
stito tal denaro al marito, lo dà alla donna, indi dice al prestatore di aver restituito il danaro alla consorte. Questa n
ntura del bacio dato da Mirtillo del Guarini ad Amarilli col pretesto di esser guarito della puntura dell’ ape. Composero
pel teatro sotto Filippo III gli autori che soggiungo. Contemporaneo di Gongora fu Giovanni de Tasis y Peralta Conte II d
ngo. Contemporaneo di Gongora fu Giovanni de Tasis y Peralta Conte II di Villamediana poeta distinto per la nascita, per l
onosciuto mosso, come si esprime Gongora, da impulso soberano. Tralle di lui opere poetiche impresse in Saragozza nel 1629
l 1609; ed il Sivigliano Giovanni Jauregui buon pittore e poeta emulo di Quevedo e di Gongora impresse in Roma la bella su
Sivigliano Giovanni Jauregui buon pittore e poeta emulo di Quevedo e di Gongora impresse in Roma la bella sua versione de
Non furono così accette ed applaudite le altre sue commedie. Naturale di Siviglia fu ancora Feliciana Henriquez de Guzman
istile lirico troppo ricercato, le quali si trovano nel II tomo delle di lei opere. Simone Machado anche Portoghese poeta
o scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, cioè due sull’Assedio di Diu, e due sulla Pastorella Alfea. Scrissero anco
a Pastorella Alfea. Scrissero ancora commedie verso la fine del regno di Filippo III e principio del seguente due Castigli
igliani Antonio Hurtado de Mendoza ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma di questi ed altri Portoghesi e Castigliani che tral
masero sepolte ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebrità di quelle che si composero sotto Filippo IV. Questo
uesto monarca che guerreggiò con varia fortuna, specialmente con Anna di Austria sua sorella come regina di Francia e madr
ria fortuna, specialmente con Anna di Austria sua sorella come regina di Francia e madre di Luigi XIV, che espulse un popo
lmente con Anna di Austria sua sorella come regina di Francia e madre di Luigi XIV, che espulse un popolo di Mori Spagnuol
la come regina di Francia e madre di Luigi XIV, che espulse un popolo di Mori Spagnuoli, e che nutrì ne’ vassalli senza tr
Gli spettacoli scenici ch’egli amò con predilezione, fiorirono sotto di lui a tal segno, che il Vega, il Calderon, il Sol
posta qualche commedia pubblicata con altro nome o con quello anonimo di un Ingenio secondo l’uso Spagnuolo. E’ tradizione
’uso Spagnuolo. E’ tradizione poco contrastata che frutto della penna di Filippo IV fu il Conde de Essex conosciuta col ti
non ne avesse dato che il solo piano, come molti stimano, essa merita di conoscersi originalmente sì in grazia del coronat
o quasi ogni anno si rappresenta in Madrid. L’argomento è la privanza di quel conte presso la regina Elisabetta d’Inghilte
te e fiera nemica occulta d’Elisabetta ne trama la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di ca
la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa di campagna dove trovasi a diporto la regina. Il con
servidore fatto a tal fine rimanere indietro dal poeta. Questa sorte di racconti divenuti essenziali delle commedie Spagn
falsi e puerili, e l’attore seguendo i delirj della poesia con gesti di scimie delle mani, de’ piedi, degli occhi, del co
indichi. Di maniera che ho veduto io stesso l’attore tutto grondante di sudore per lo studio che pone ad imitare i movime
o che pone ad imitare i movimenti del becco, delle ali, degli artigli di un uccello di rapina, il serpeggiar di un ruscell
imitare i movimenti del becco, delle ali, degli artigli di un uccello di rapina, il serpeggiar di un ruscello, lo striscia
ecco, delle ali, degli artigli di un uccello di rapina, il serpeggiar di un ruscello, lo strisciar della serpe, il corvett
ino, trovò una dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un colpo di pistola, e che la difese dalle spade degli assali
ersi, ne’ quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata di un boschetto
a del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata di un boschetto pettinata dal vento con difficoltà,
bagnava correvano sciolte in acqua, o se l’acqua congelata formava le di lei gambe, come ancora il bere ch’ella fece dell’
non si bevesse parte della mano. Dopo queste scipitezze allora assai di moda parte il conte col servo, cangia la scena, e
ena della mal riuscita impresa ne parla all’amante con tutto l’impeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’
mpeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amore tenta di tirarlo al suo partito. Il conte seco stesso dete
a regina. Nell’incontrarsi col conte Elisabetta si avvede dalla banda di doverle la vita, oltre alla potente inclinazione
e alla potente inclinazione che glielo raccomanda. Essex da’ moti del di lei volto si accorge esser ella la donatrice dell
ovimenti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione di suddito
stà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione di suddito. Giornata II. Interessante è il secondo i
e rapita dalla propria debolezza, e del conte combattuto dall’ amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una bella
conte combattuto dall’ amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una bella regina. Ma questo punto dell’azione vie
r males quite el horror de ser mios. Il conte prende l’occasione di scoprirsi amante della regina, parlandole sotto i
occasione di scoprirsi amante della regina, parlandole sotto il no me di Laura e glossando questi versi. La regina riprend
idezza dell’amante che si discolpa col rispetto; entrambi fanno pompa di acutezze là dove era da svilupparsi una tenerezza
ai interessante e vivace. Il conte animato in tal guisa è in procinto di scoprirsi amante, quando comparisce Bianca colla
, il conte comincia a dichiararsi; ma Elisabetta furiosa rivestendosi di tutto il terrore della sovranità irritata, “a me,
, l’altro abbattuto e stordito. Bianca intanto si appiglia al partito di palesare alla regina tutta la storia de’ suoi amo
ra 104. Reg. Io! . . . Gelosa io non son: mi offende il dubbio. Ma di un vassallo pur fingi un momento Presa chi regn
luci, il sangue berne, Strapparle il cor, incenerir l’audace? (Ah! di me mi scordai!) Bianca, to gelosa Mi finsi, e f
tra è arrestato. Giornata III. Essex è convinto dagl’ indizj evidenti di alto tradimento; egli per sua difesa altro non di
j evidenti di alto tradimento; egli per sua difesa altro non dice che di essere innocente; è condannato a perdere la testa
di essere innocente; è condannato a perdere la testa. Il conte prima di morire chiede di parlare a Bianca; gli è negato;
nte; è condannato a perdere la testa. Il conte prima di morire chiede di parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo
negato; altro non potendo le scrive una lettera, incaricando al servo di consegnarla poichè egli sarà morto. Ma la regina
l concedersi a’ rei che veggono la faccia del sovrano. Nega la regina di altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo
. Nega la regina di altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo di fuggire. Sdegna il conte di fuggire, getta la chi
tere a suo prò dopo avergli dato il mezzo di fuggire. Sdegna il conte di fuggire, getta la chiave nel fiume sottoposto all
a, cerchi nuova guisa da soddisfare al suo debito. La regina risponde di più non potere, ed estremamente addolorata, ma co
servo per curiosità la lettera scritta dal conte a Bianca; scopre il di lei delitto e l’innocenza del padrone, e la porta
a volta tutti i ribelli. La lettera termina con un consiglio a Bianca di desistere dall’impresa di vendicarsi della regina
a lettera termina con un consiglio a Bianca di desistere dall’impresa di vendicarsi della regina, aggiugnendo, Mira que
della regina per lo più sobrie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, mal grado di non pochi difetti, da
ie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, mal grado di non pochi difetti, danno fine a questo componimen
te d’Essex; ma nella dipintura del carattere del conte egli rimane al di sotto dell’originale. Nella favola Spagnuola Esse
. Nella favola Spagnuola Essex è un innamorato, tuttochè combatta nel di lui cuore l’ambizione e l’amore; ma eroicamente d
Bianca la vita per non iscoprirla, e soggiace alla morte colla taccia di traditore. Nella tragedia Francese egli comparisc
li comparisce mattamente innamorato, e, come ben dice il conte Pietro di Calepio, muore più per disperazione che per grand
no si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. La corte di Filippo IV si empì di verseggiatori che produsser
fonde in tutti i sensi per la nazione. La corte di Filippo IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numer
ippo IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al l
gran numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro di una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’è
tal guisa. Una ne avea io divenuta rarissima intitolata la Bathasara, di cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guev
sara, di cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guevara, autore di molte altre commedie allora stimate morto nel 164
disgusta della propria professione e della vita passata nel più bello di una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio
mente. Nell’atto del Guevara si vede alla prima la dipintura naturale di un teatro Spagnuolo qual era a quei tempi. Esce a
teatro Spagnuolo qual era a quei tempi. Esce ad affiggere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta
gere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta di Eredia commediante famoso di quel tempo che n’era
commedia un servo della compagnia detta di Eredia commediante famoso di quel tempo che n’era il capo. Si figura che tal c
platea (costume non ancora deposto da’ commedianti) facendo la parte di Rosa Solimana. Nel meglio del recitare si distrae
e che rappresenta. Al fine rapita da un santo entusiasmo dice a vista di tutti, Afuera galas del mundo, afuera ambici
loro perdite, e termina l’atto. Il secondo contiene la vita penitente di Baltassarra, le preghiere e le lagrime di un suo
contiene la vita penitente di Baltassarra, le preghiere e le lagrime di un suo amante, i tentativi del demonio per distor
mmamente stravagante, e la condotta difettosissima. Di ciò può servir di esempio quella che intitolò los Aspides de Cleopa
n pessimo stile colla solita trasgressione d’ogni regola, e mescolata di buffonerie arlecchinesche, la quale anche a quest
e anche a questi tempi si vede comparir sulle scene. Ma egli è autore di varie favole non dispregevoli nel genere comico c
è autore di varie favole non dispregevoli nel genere comico chiamato di spada e cappa. In quella intitolata Entre bovos a
pada e cappa. In quella intitolata Entre bovos anda el juego, è degno di notarsi un carattere comico di un Toledano chiama
ata Entre bovos anda el juego, è degno di notarsi un carattere comico di un Toledano chiamato Don Lucas del Cigarral accon
te dipinto. Vedasene uno squarcio tratto dalla relazione che ne fa il di lui servo, da noi tradotto con fedeltà, Don Lu
rno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia, o nido di cicale Da lui piantato, è un cavaliere scarmo,
i piantato, è un cavaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Lunghissimo di gambe, che ha le mani P
re scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Lunghissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’
tissimo di busto, Lunghissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’ villani; I piedi lunghi, bassi al co
I piedi lunghi, bassi al collo e piatti Come hanno l’oche, e pien di nodi e calli. Goffo un poco, un pò calvo, verdi
calvo, verdinero Più che poco, e ancor più schifoso e sozzo, Più di quaranta volte molto porco. Se canta la mattina
. Mangia come un studente, Beve come un Tedesco, Come un signor di mille cose chiede, Cinguetta al pari d’un ben g
llo. Questa dipintura, oltre all’essere ben graziosa, ha il merito di prevenire l’uditorio sul carattere del protagonis
protagonista. Il poeta con altre pennellate ancora avviva il ritratto di Don Luca. Fa che egli imponga che nel passare Isa
tradotta la lettera che le scrive, la quale spira tutta la gentilezza di Don Luca: Sorella, io possiedo seimila e quaranta
ilezza di Don Luca: Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati di rendita di un maggiorato, e se non ho figli, vien
on Luca: Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati di rendita di un maggiorato, e se non ho figli, viene ad essere
inchè io viva, voi non dovete essere nè veduta nè udita. Nell’osteria di Torrejoncillo vi attendo; venite subito, che i te
ncillo vi attendo; venite subito, che i tempi correnti non permettono di aspettar molto nelle osterie. Dio vi guardi, e vi
. Dio vi guardi, e vi dia più figliuoli che a me. Un’ altro bel colpo di pennello riceve il ritratto da un altro suo fogli
a un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene una carta di quitanza così dettata: Ho ricevuto da Don Antonio
ha da essere mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi, alta di persona, di pelo nero, e pulcella nelle fattezze.
e mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi, alta di persona, di pelo nero, e pulcella nelle fattezze. E la conseg
gnerò tale e quanta ella è, sempre che mi sarà domandata in occasione di nullità o divorzio. In Toledo a’ 4 di settembre d
mi sarà domandata in occasione di nullità o divorzio. In Toledo a’ 4 di settembre del 1638. Don Luca Cigarral. In consegu
eri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. Degno di lui nell’ atto III che si rappresenta in Cabañas,
no di lui nell’ atto III che si rappresenta in Cabañas, è il pensiero di far maritare Isabella col suo cugino per vendicar
ne non offende l’unità richiesta; il tempo si stende oltre il confine di un giorno, ma non tanto che la favola ne divenga
eccetto nel dialogo degl’ innamorati; perchè allora i poeti credevano di cader nel basso, nel famigliare, nel triviale, se
essi con semplicità e naturalezza. Seguace, ammiratore e quasi alunno di Lope de Vega fu Giovanni Perez de Montalbàn nato
issime commedie dell’istesso Lope si rappresentano, havvene più d’una di Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in Mad
dona de Galicia, e los Amantes de Teruel. La Lindona. Una mescolanza di avventure tragiche e comiche, di persone reali, b
Teruel. La Lindona. Una mescolanza di avventure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fat
ure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fatti che formano anzi un romanzo che un dramma,
nzi un romanzo che un dramma, in cui nell’atto I interviene Sancio re di Castiglia, e nell’atto II l’azione segue sotto il
cio re di Castiglia, e nell’atto II l’azione segue sotto il regno del di lui successore Ferdinando, rendono mostruosa ques
rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra di Galizia. Due cose secondo me l’hanno fatta conser
izia. Due cose secondo me l’hanno fatta conservare sul teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo
ul teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo di questa dama che parla nel proprio dialetto Galizi
izzarria e fierezza raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper pa
za raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper parlare e che si va
a senza saper parlare e che si va sviluppando a poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le inspira la veduta di u
poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le inspira la veduta di un giovane principe. Linda viene indi conosciuta
di un giovane principe. Linda viene indi conosciuta per la figliuola di Lindona che ella avea gittata in mare per vendica
dona che ella avea gittata in mare per vendicarsi del principe Garzia di lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terr
arzia di lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici
terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici di due amanti virtuosi morti di dolore l’uno nell’ar
orre una tradizione degli amori infelici di due amanti virtuosi morti di dolore l’uno nell’arrivar ricco per isposare la s
el impresso in Valenza nel 1617, e poi Montalbàn ne compose il dramma di cui parliamo. Malgrado de i difetti consueti l’az
. Ferdinando altro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina ed occulta amante di Diego formano gli
ella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina ed occulta amante di Diego formano gli ostacoli della loro felicità. I
lla la destina ad un ricco, e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l
ricco, e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l’altro nell’atto I la
rdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l’altro nell’atto I la chiedono i
erchè è tale, ed al ricco per non dispiacere al povero valoroso degno di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un a
di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè di permettergli di sperare la mano della figliuola n
na. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè di permettergli di sperare la mano della figliuola nel caso ch’egli
ergli di sperare la mano della figliuola nel caso ch’egli migliorasse di fortuna; ed a tale effetto chiede che destini uno
itare sotto Carlo V che muove contro Solimano. Nell’atto II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le let
II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le lettere di Diego giungano alla cugina, nè quelle di lei sian
e anni e mezzo nè le lettere di Diego giungano alla cugina, nè quelle di lei siano a Diego consegnate. In oltre per abbatt
na, nè quelle di lei siano a Diego consegnate. In oltre per abbattere di un colpo la costanza d’Isabella si fa venire un f
sabella si fa venire un finto soldato colla falsa notizia della morte di Diego, che riduce agli estremi la vita d’Isabella
nza indebolirne la passione. Dall’altra parte Diego ha fatti prodigii di valore, ha salvata la vita all’imperadore, si è f
i è fatto ammirare nella Goletta, è stato il primo a montare sul muro di Tunisi; ma sempre sfortunato si trova tuttavia po
overo. Disperato si vuole ammazzare; giugne all’imperadore la notizia di quel trasporto; ne intende le avventure ed i meri
ella propria compagnia; gli assegna tremila scudi annui sulle rendite di Teruel per mantenersi, e gliene dà altri quattrom
se del viaggio. Non può disporsi Isabella a sposar Ferdidinando prima di compiersi lo spazio accordato al creduto morto su
do prima di compiersi lo spazio accordato al creduto morto suo amante di tre anni e tre giorni. Nell’atto III scorso quest
marito. L’ affretta a partire. Tradurrò esattamente qualche squarcio di questa scena. Vieni tu con salute? dice Isabella.
o! non è più tempo Di rammentar quel che obbliare è forza! Die. E di che è tempo? Isa: Di pensar ch’è questa L’ult
e invano Volli oppormi al destin; minaccia il padre; Donna, priva di te, figlia, obedisco. E infin . . . . deggio pu
dalla piena degli affetti non resiste a quest’ ultimo colpo, e spira di puro dolore, cagionando colla sua morte quella d’
quella d’ Isabella che gli muore accanto. La relazione ch’ella prima di spirare fa della morte del suo amante al marito,
h’ella prima di spirare fa della morte del suo amante al marito, e le di lei estreme querele mal corrispondono alla scena
a patetica e naturale che abbiam tradotta, essendo il rimanente pieno di arguzie, sofisticherie, sciapitezze e concettuzzi
ata nel fior degli anni suoi. Uno degli scrittori più fecondi e pieni di sfrenata fantasia fu Fr. Gabriel Tellez di Madrid
ittori più fecondi e pieni di sfrenata fantasia fu Fr. Gabriel Tellez di Madrid religioso di S. Maria della Mercede morto
pieni di sfrenata fantasia fu Fr. Gabriel Tellez di Madrid religioso di S. Maria della Mercede morto circa il 1650. Le su
finto nome del maestro Tirsi de Molina. Egli accumulava gli accidenti di tal sorte che oltrepassava gli eccessi de’ suoi c
Spagne al Perù con somma leggerezza. Il teatro odierno non parmi che di questo frate rappresenti altra favola se non el B
a favola se non el Burlador de Sevilla, per altro titolo il Convitato di pietra. Niuno ignora la fortuna di questa stravag
lla, per altro titolo il Convitato di pietra. Niuno ignora la fortuna di questa stravagantissima composizione. In Ispagna
ttanto il Goldoni. Il dramma originale del frate ha trionfato per più di cento anni su tanti teatri, e si riproduce da’ ba
tanti teatri, e si riproduce da’ ballerini pantomimi, ad onta del re di Napoli che esce col candeliere alla mano a i grid
mano a i gridi d’ Isabella vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di Don Giovanni, de i di
vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di Don Giovanni, de i di lui duelli, della statua ch
da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di Don Giovanni, de i di lui duelli, della statua che parla e camina, che
re, che gli stringe la mano e l’uccide. Giambatista Diamante è autore di varie favole, alcune delle quali sino a’ giorni n
quali sino a’ giorni nostri si sono conservate in teatro, e nel giro di ciascun anno costantemente vi compariscono. Ogni
e vi compariscono. Ogni prima Dama del teatro Spagnuolo per far pompa di abilità apprende a rappresentar la di lui Judia d
teatro Spagnuolo per far pompa di abilità apprende a rappresentar la di lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al re
ppresentar la di lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno di Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni p
i Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno di Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore
Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore di una Ebrea Toledana chiamata nelle cronache nazion
cronache nazionali Fermosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de i di lei fatti un poema di 76 ottave intitolato la Raq
rmosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de i di lei fatti un poema di 76 ottave intitolato la Raquel che si trova inser
sovrano, prosiegue col reciproco innamoramento, e termina colla morte di Rachele per mano de’ Castigliani sollevati. Le st
verità che si osserva nella dipintura delle passioni e de’ caratteri di Rachele innamorata e ambiziosa e di Alfonso accec
ra delle passioni e de’ caratteri di Rachele innamorata e ambiziosa e di Alfonso accecato dall’amore. Traluce agli occhi c
dice, delle vostre ragioni per persuadere; e quando mai, aggiugne, il di lui sdegno confondesse il mio discorso, Yo har
tro Cornelio ne trasse alcuni pensieri. A lui debbe questo sentimento di Chimene, Je sai que je suis fille, & que m
po IV. Egli compose almeno centoventi commedie oltre a un gran numero di prologhi o loas, delle quali una gran parte sino
numero di prologhi o loas, delle quali una gran parte sino a’ nostri di continua a rappresentarsi, e secondo l’apparenza
717, che contengono settantadue auti sacramentali. Ma il numero tanto di questi che delle commedie apparisce molto maggior
aggiore perchè gliene attribuirono altre non sue per accreditarle col di lui nome. Di questo celebre commediografo variame
più celebri drammatici Spagnuoli, per sostituir Ioro un merito ideale di altri oscuri scrittori, declamò prolissamente con
declamò prolissamente contro le stravaganze, gli errori e l’ignoranza di Calderon. Senza dubbio questo poeta (per accennar
nza dubbio questo poeta (per accennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola
cennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o al
le prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di praticare
di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò di praticare veruna delle regole che è più difficil
a ignorare che sapere: non separò mai il tragico dal comico: pensando di mostrare acutezza nell’elevar lo stile si perdè,
bbellì i vizj (errore sopra ogni altro inescusabile), e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento di
le), e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento di mal esempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovent
mento di mal esempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn e
sempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immagi
e el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immaginazione pro
facilità ed eleganza: seppe interessare gli spettatori con una serie di evenimenti inaspettati che producono continuament
i duellisti mercè del piacevole pennello del Cervantes, i personaggi di Calderon rassembrano tutti Rodomonti o Pentesilee
e erranti; ma era cosa comune al suo tempo che un cavaliere prendesse di notte le sue armi, andasse in ronda sospirando so
a della sua bella, e si battesse con chi passava. Per giudicar dritto di un autor comico, non basta intender l’arte, ma co
comico, non basta intender l’arte, ma conviene saper trasportarsi al di lui secolo. I generi scenici da lui coltivati fur
llegorico degli auti sacramentali, le favole istoriche, e le commedie di spada e cappa. Quanto agli auti sembra ch’egli no
voco meschino alle croci del Calvario e alla calle de las Tres-Cruces di Madrid. Con simile equivoco si dice che la Samari
smo intervengono in un medesimo auto personaggi divini e umani divisi di paesi e di tempi, come la Trinità, il demonio, Sa
ngono in un medesimo auto personaggi divini e umani divisi di paesi e di tempi, come la Trinità, il demonio, San Paolo, Ad
e che questo personaggio per concedergliela voglia sentirne l’avviso di Mosè, Giobbe, Davide e Geremia, i quali affermano
a, i quali affermano che egli la meriti per lo quarto del Padre; dopo di che il Mondo si determina a dare a Cristo la Croc
a Graziosa, che corrisponde alle nostre Servette o Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a r
re Servette o Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a redimere il mondo, dice del mare, .
icha suma Que el chocolate hiciera tanta espuma 108. Ma è inutile di più trattenersi su gli auti sacramentali banditi
producevano le interpretazioni arbitrarie e gli arzigogoli poetici su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi s
e e gli arzigogoli poetici su di così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi sulla scena una Laide rappresentar da Mar
rati ed apparenze senza numero, e si stravolge il bellissimo episodio di Olinto e Sofronia di Torquato Tasso: la Aurora en
za numero, e si stravolge il bellissimo episodio di Olinto e Sofronia di Torquato Tasso: la Aurora en Copacavana che a ste
sa i Peruviani son dipinti a capriccio, e la storia dello scoprimento di Pizzaro v’è adulterata ed involta in miracoli ed
aire, el Tetrarca de Jerusalèn, la Niña de Gomes Arias. Sotto il nome di Hija del aire (figlia dell’aria) Calderon, non al
nti che il nostro Muzio Manfredi, pubblicò due favole sulle avventure di Semiramide. Nella prima ne dimostrò la prima giov
selvaggia avuta ne’ monti, le sue nozze con Mennone indi con Nino re di Assiria. Nella seconda trattò del di lei regno do
zze con Mennone indi con Nino re di Assiria. Nella seconda trattò del di lei regno dopo la morte di Nino, della maniera co
no re di Assiria. Nella seconda trattò del di lei regno dopo la morte di Nino, della maniera come tolse il freno del gover
come tolse il freno del governo al figliuolo inetto per regnare colle di lui spoglie virili, e della di lei morte. Nell’un
al figliuolo inetto per regnare colle di lui spoglie virili, e della di lei morte. Nell’una e nell’ altra è dipinto vivac
lei morte. Nell’una e nell’ altra è dipinto vivacemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e di
dipinto vivacemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e di ambizione; ma nella seconda sono gli
cemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e di ambizione; ma nella seconda sono gli evenimenti a
chiamare il concorso. El Tetrarca de Jerusalèn contiene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle
ene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle di lui rappresentazioni istoriche e quella che più s
oni istoriche e quella che più spesso ho veduta riprodursi sul teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Mar
sul teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione di un astrologo, che ella perirebb
rid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione di un astrologo, che ella perirebbe preda di un gran
Marianna di una predizione di un astrologo, che ella perirebbe preda di un gran mostro, e che Erode col pugnale che sempr
lla persona da lui più amata. Risaltano in questa favola il carattere di Marianna virtuosa quanto bella, a quello di Erode
uesta favola il carattere di Marianna virtuosa quanto bella, a quello di Erode geloso ed amante. Nell’atto I Erode tenta d
quello di Erode geloso ed amante. Nell’atto I Erode tenta dissipare i di lei timori riguardo al mostro, e perchè non abbia
alemme città marittima. Ma questo ferro fatale va a cadere appunto su di un uomo che a nuoto tenta falvarsi da un naufragi
naufragio, e questi è Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso di Marcantonio contro di Ottaviano. É condotto quest
Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso di Marcantonio contro di Ottaviano. É condotto questo Tolomeo col pugnale
pugnale fitto nel corpo e prima che spiri fa un racconto del trionfo di Ottaviano e dell’armata Ebrea distrutta dalla tem
iano e dell’armata Ebrea distrutta dalla tempesta. Ma egli a dispetto di un pugnale che l’ha trafitto vuol ciò riferire in
e che l’ha trafitto vuol ciò riferire in settantacinque versi ripieni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi
to vuol ciò riferire in settantacinque versi ripieni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di C
ieni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato di avorio e coralli, il mare d
di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato di avorio e coralli, il mare divenuto Nembrot de’ ve
e’ venti che pone monti sopra monti e città sopra città, la tavola su di cui si salva Tolomeo fatta delfino impietosito, i
ta errante, che corre la sfera dell’ aria contro l’umano vascello del di lui corpo. Un poeta più sobrio avrebbe ad un mori
poeta più sobrio avrebbe ad un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri st
d un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri stravaganti. Tout ce qu’on
ndo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri stravaganti. Tout ce qu’on dit de tro
t. Intanto Ottaviano in Menfi per alcune carte comprende i disegni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperado
ende i disegni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore di Roma. È una ipotesi troppo inverisimile per accre
imile per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore di una parte della Palestina nel tempo che contendev
tempo che contendevano Ottaviano e Marcantonio, concepisca il disegno di farsi padrone di Roma. Ottaviano tralle carte nom
evano Ottaviano e Marcantonio, concepisca il disegno di farsi padrone di Roma. Ottaviano tralle carte nominate appartenent
to della bella Marianna, e gli vien dato ad intendere essere immagine di una bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spett
l poeta riconduce lo spettatore a Gerusalemme ad ascoltare un dialogo di Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a v
si figura il Tetrarca fatto prigioniero, ed è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto di Maria
è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto di Marianna. Erode s’ingelosisce; Ottaviano lo minac
ttaviano lo minaccia e rimprovera, e gli volge le spalle; Erode tenta di ammazzarlo col suo pugnale. Per render verisimile
Ottaviano. Il pugnale tolto dalla percossa immagine rimane in potere di Ottaviano, ed Erode è condotto a una torre per as
possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo a
ordina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso di una damigella questa lettera passa nelle mani del
tenuto. Le sue giuste querele sono patetiche ma confuse in un mucchio di espressioni fantastiche. È notabile la situazione
se in un mucchio di espressioni fantastiche. È notabile la situazione di Marianna dopo la lettura della lettera. La tormen
o III passa in Gerusalemme. Marianna si presenta ad Ottaviano coperta di un velo e domanda la vita del consorte. Non vuole
no escuchas? Ottaviano convinto da tal detto si arresta, ma ricusa di ascoltarla prima che discopra il suo volto. Maria
ata, e nobilmente dilegua anche ogni sospetto svegliato in Erode da i di lei ritratti. Erode vuol mostrare la sua gratitud
ol sapere la sorgente, e Marianna gli rimprovera l’ ordine dato della di lei morte, mostrandogli il di lui foglio. Molti p
nna gli rimprovera l’ ordine dato della di lei morte, mostrandogli il di lui foglio. Molti pensieri patetici ed energici s
i foglio. Molti pensieri patetici ed energici si trovano sparsi nelle di lei querele; ma sono frammischiati a varie impert
i lei querele; ma sono frammischiati a varie impertinenze pedantesche di quel tempo. Ella si ritira al suo appartamento pe
arvi. Intende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa u
ende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamor
olve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamorato di spada e cappa che si accinge ad un’ avventura not
e poi lo lasciò in potere della stessa Marianna. Egli in fatti entra di notte nelle di lei stanze con poco decoro della m
ò in potere della stessa Marianna. Egli in fatti entra di notte nelle di lei stanze con poco decoro della maestà e con ris
disce, vuol torglielo a forza; ella minaccia d’ammazzarsi col pugnale di Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa
tutta comica e indecente contraria alla verisimiglianza ed al decoro di questi personaggi? Ottaviano si arresta, ella fug
nto l’Ottaviano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno di tentar di parlare a Marianna; si maraviglia de’ f
viano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno di tentar di parlare a Marianna; si maraviglia de’ fregi donne
ede del suo pugnale che era rimasto in potere dell’imperadore; ode la di lui voce e quella di Marianna; sente tutta la sua
he era rimasto in potere dell’imperadore; ode la di lui voce e quella di Marianna; sente tutta la sua gelosia; imbatte in
influsso. Ed in ciò ancora è da riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè ch
da riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè che le passioni sfrenate e la pa
ese Tristano avesse tolto l’argomento della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomiglia
della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomigliante nella condotta della tragedia fran
rusalemme a Menfi e da Menfi a Gerusalemme, la cura puerile del poeta di accreditar l’errore volgare dell’influsso? Ben pe
colo il Francese e lo Spagnuolo in valersi dell’argomento della morte di Marianna e della gelosia di Erode riferita dall’E
olo in valersi dell’argomento della morte di Marianna e della gelosia di Erode riferita dall’Ebreo Flavio Giuseppe, e ne f
, e ne formò una tragedia regolare recitata con tale applauso in casa di Sebastiano Erizzo, che quando volle ripetersi nel
sa di Sebastiano Erizzo, che quando volle ripetersi nel ducal palazzo di Ferrara, la calca che vi accorse ne impedì la rap
se ne impedì la rappresentanza. E chi non vede quanto più la Marianna di Tristano rassomigli a quella del Dolce, il quale
lche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio di quella storia una vera tragedia regolare ed inter
una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di
iccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte di tanto precedè, e vinse il Francese e lo Spagnuolo
on osando abbandonar la storia, non migliorò quanto dovea i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Caldero
ndonar la storia, non migliorò quanto dovea i caratteri di Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderon dipinse più
là dove a mio avviso Calderon dipinse più vivacemente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere di M
mente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere di Marianna amante, offesa, virtuosa, sensibile e gr
’ Italiano nello scioglimento produsse assai meglio l’effetto tragico di quello che fece lo Spagnuolo colla morte di Maria
meglio l’effetto tragico di quello che fece lo Spagnuolo colla morte di Marianna seguita all’oscuro per un equivoco mal c
tutta evidenza fatto conoscere al geloso il suo inganno e l’innocenza di Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la det
i Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la detestabile dipintura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e se
ias contiene la detestabile dipintura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e segnatamente di tradire tutte le s
intura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e segnatamente di tradire tutte le semplici donzelle che le prestan
sabella, si permise che vivessero alcuni Mori come tributarj, i quali di tempo in tempo calavano al piano e rendevano schi
a in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Questi pensa di menar via un’ altra donzella di quella casa, e pe
sso Gomes suo traditore. Questi pensa di menar via un’ altra donzella di quella casa, e per errore porta seco la stessa Do
dosi nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista di Benamexi città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia,
di Benamexi città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia, l’ ingiuria, vuol di nuovo abbandonarla. Piagne la meschina, domanda l
no prende una risoluzione più barbara, e facendo segno a’ Mori tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorot
one più barbara, e facendo segno a’ Mori tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorotea, mal grado de’ fred
endo segno a’ Mori tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorotea, mal grado de’ freddi concetti che le det
va Se mi fè un folle amor, libera io nacqui? Di qual barbaro mai, di qual selvaggio Tanta infamia si udì? Quella che
ì? Quella che amasti, Nè vo’ già dir la sposa tua, tu stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendich
u stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi di te: l’aria ti manchi, Ti nieghi il sol la luce,
co? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa di me quel che vuoi. Ma se ti offesi, Se nel tuo s
to e giuro Obbliarla per sempre ed in un chiostro Girmi a chiuder di quì, dove co’ voti Dal ciel t’implorerò giorni
rore Di sua casa salii, che vi ritorno I suoi dubbj a calmar, che di mio padre L’ira io fuggia, tu lei salvar creden
erirti è vano Per quel che sono, a quel che fui deh pensa. Nacqui di nobil padre, il sai, da lui Amata mi vedesti, e
esta rupe Già scende il Cagnerì 113 . . . Signor, mio bene, Pietà di me, pietà di te: rientra In te stesso per te: c
ià scende il Cagnerì 113 . . . Signor, mio bene, Pietà di me, pietà di te: rientra In te stesso per te: cangi il penti
i liberata dalle armi della regina Isabella, la quale informata delle di lei avventure, ed avuto in suo potere lo spietato
o in suo potere lo spietato Arias, decreta ch’egli risarcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di u
li risarcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di un palco. Ognuno vede che questo atroce misfatto
oce misfatto è quell’istesso che commise un mostro Inglese in persona di una Garaiba, la quale oltre all’avergli dato il c
i una Garaiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore e il possesso di se stessa, gli avea di più salvata la vita. L’uom
oltre all’avergli dato il cuore e il possesso di se stessa, gli avea di più salvata la vita. L’uomo ingrato in ricompensa
nella Barbata, vendè la sua liberatrice. Se l’argomento della favola di Calderon è finto, egli immaginò quel che eseguì i
e antiche leggende Spagnuole si rinviene eziandio questa spietatezza ( di che lascio a’ nazionali la cura d’investigarlo),
se quel che già avea eseguito uno Spagnuolo. Ma il merito particolare di Calderon non si appalesa nelle favole istoriche o
venta turgido, pedantesco, puerile. Egli trionfa nelle commedie dette di spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori
te di spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori un gran numero di situazioni interessanti, colpi di teatro curiosi
’ sagaci osservatori un gran numero di situazioni interessanti, colpi di teatro curiosi disposti acconciamente, regolarità
aturale. Quindi è avvenuto che mentre le commedie dell’istesso Lope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono
ope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono sulle scene di Madrid, vi si sostengono quelle di Calderon. Noi
i più non compariscono sulle scene di Madrid, vi si sostengono quelle di Calderon. Noi quì potremmo addurne diverse degne
sostengono quelle di Calderon. Noi quì potremmo addurne diverse degne di leggersi; ma ci contenteremo di quelle che più sp
oi quì potremmo addurne diverse degne di leggersi; ma ci contenteremo di quelle che più spesso si rappresentano, o che han
suo favorito, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi e di fuggirsi via. Nell’ al
, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi e di fuggirsi via. Nell’ altra un servo
i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi e di fuggirsi via. Nell’ altra un servo diventa la spi
una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama una dama della di lei corte, e la principessa sa il di lui amore ma
e amato. Egli ama una dama della di lei corte, e la principessa sa il di lui amore ma non l’amata. Gl’ innamorati per comu
iscorso diverso dal secreto, del qual discorso però ogni prima parola di un verso s’intende diretta all’amante; di modo ch
orso però ogni prima parola di un verso s’intende diretta all’amante; di modo che raccogliendo in fine tutte le prime voci
ue opposizioni. Primieramente la prima voce da prendersi nella favola di Calderon è sempre il principio di un verso e non
rima voce da prendersi nella favola di Calderon è sempre il principio di un verso e non già di un periodo terminato. Di po
nella favola di Calderon è sempre il principio di un verso e non già di un periodo terminato. Di poi la lunghezza del dis
imile all’improvviso nel parlare, dovendosi fare due discorsi seguiti di materie differenti colle medesime parole. E se Ca
ue con tu dama hablaste, de que muy zelosa està. Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola
Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola di ogni verso del discorso generale indirizzato a tu
la di ogni verso del discorso generale indirizzato a tutti gli altri, di maniera che ciascuno di questi versi fornisce le
corso generale indirizzato a tutti gli altri, di maniera che ciascuno di questi versi fornisce le quattro prime parole de’
dad. Da ciò apparisce l’inverisimiglianza della pratica esecuzione di tal cifra parlando. V’è però la maniera di miglio
a della pratica esecuzione di tal cifra parlando. V’è però la maniera di migliorare tale artificio, per fuggir l’ inconven
bien dado. La commedia No ay burlas con el amor contiene i caratteri di due sorelle che si contrastano, Leonora sensibile
ente stoica, affettata. L’ostentazione dell’erudizione greca e latina di Beatrice c’induce a sospettare che Moliere ne ave
estaba è fondata (come la maggior parte delle Spagnuole) nel concorso di varj colpi di teatro. Ma ben notabile (e l’avvert
ta (come la maggior parte delle Spagnuole) nel concorso di varj colpi di teatro. Ma ben notabile (e l’avvertì anche M. Lin
) è la situazione delle prime scene, in cui Carlo si ricovera in casa di Flora per aver ammazzato un uomo ed è da Flora na
to un uomo ed è da Flora nascosto. Ella intende poi che l’ucciso è il di lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlo e sal
o. Ella intende poi che l’ucciso è il di lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlo e salvarlo. In questa favola Calderon
salvarlo. In questa favola Calderon non ha evitato il solito difetto di mescolare colle scurrilità le sagre cose. Il buff
nteresse. Ma nella sola favola los Empeños en seis horas, vi si trova di proposito racchiusa l’azione quasi nel tempo dell
ale angustia, non per osservar le regole prescritte, ma per desiderio di riuscire in una impresa allora forse reputata dif
allora forse reputata difficilissima. Di fatti egli si studiò sempre di ritrovare argomenti artificiosi e capaci di recar
tti egli si studiò sempre di ritrovare argomenti artificiosi e capaci di recar maraviglia, senza aver la mira a cercarli i
tiva. E che insegna quest’intrigo degl’ Impegni in sei ore? Per mezzo di un manto si prende senza verisimiglianza un equiv
diletto non debbe mai andar disgiunto dall’ insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruz
e mai andar disgiunto dall’ insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruzione le favole di
giunto dall’ insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruzione le favole di Pietro Caldero
ta di tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruzione le favole di Pietro Calderon de la Barca contengono molti preg
cora in Ispagna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima di Moliere ed in Italia nel passato secolo. Che se a
non è concesso a tanti e tanti commediografi, bisogna dire che nelle di lui favole si nasconda un perchè, uno spirito att
uesto perchè, questo spirito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo ch’eg
rito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo ch’egli di tanti componimenti
tto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo ch’egli di tanti componimenti arricchiva il teatro Castiglia
to, giusta il costume del secolo, scrisse varie commedie in compagnia di altri poeti, e non poche ne produsse solo, e chiu
n tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò di comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri
ascese. In generale questo scrittore usa della libertà spagnuola meno di Galderon, per lo più distendendosi la durata dell
ndendosi la durata dell’azione a pochi giorni. Ha parimente più copia di sali e più lepidezza, dipinge i caratteri con mag
ipinge i caratteri con maggior vivacità comica, ed hanno i suoi colpi di teatro più varietà. Se la moda e l’esempio non av
Marquès del Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore pieno di una sognata nobiltà di cui pretende tirar l’origi
uesto marchese è un ridicoloso vantatore pieno di una sognata nobiltà di cui pretende tirar l’origine da Noè. M. Scarron l
la tradusse in Francia e l’intitolò Don Japhet; ma non contentandosi di ritenerne le grazie, le caricò fuor di proposito.
n Japhet; ma non contentandosi di ritenerne le grazie, le caricò fuor di proposito. Lo stile di Moreto generalmente è mode
tandosi di ritenerne le grazie, le caricò fuor di proposito. Lo stile di Moreto generalmente è moderato e proprio del gene
i sono graziosi e frequenti, ma egli segue i compatriotti nell’usanza di scherzare sulle parole sacre. Don Cosmo dice nell
ubblica non suole avere che il teatro, si conferma con ciò nell’abito di abusare delle sacre espressioni. Moreto non per t
’abito di abusare delle sacre espressioni. Moreto non per tanto pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuol
to pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più di una volta ne rise. In questa motteggia sull’uso d
teggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni, che sono gli arlecchini di quelle scene, ad assistere a i discorsi de’ princ
discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tempo e di luogo si vale de’ privilegj nazionali
e’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tempo e di luogo si vale de’ privilegj nazionali ma con disc
z e prosiegue e termina in Consuegra, e vi s’impiega almeno lo spazio di dodici giorni; dicendo Don Cosme nella I giornata
o all’entrar nel giardino dia congedo al suo servo, il quale si lagna di essere il primo servo con cui il padrone non si c
o servo con cui il padrone non si consigli, e che rimanga escluso da’ di lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle com
ll’uso spagnuolo. Essa è tanto regolare quanto gl’ Impegni in sei ore di Calderòn; ma è più semplice, meno caricata di acc
gl’ Impegni in sei ore di Calderòn; ma è più semplice, meno caricata di accidenti, e non meno dilettevole. Ma queste comm
drid nella mia lunga dimora. El Desdèn con el Desdèn, altra commedia di Moreto, comparisce sempre con nuovo diletto sulle
olarità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni di una dama bizzarra che vuol parere superiore all’a
fronte dell’originale. Che vivacità in Moreto! Che delicato contrasto di un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di
e delicato contrasto di un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di un amor nascente nel cuore di Diana! Che interess
oglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di un amor nascente nel cuore di Diana! Che interesse in tutta la favola progressi
trasportò l’azione tra’ remotissimi principi Greci d’Elide, d’Itaca, di Pilo e della Messenia, e con ciò alla bella prima
on ciò alla bella prima ne diminuì l’evidenza e l’interesse, che fuor di dubbio noi prendiamo più facilmente per oggetti c
so Polilla Spagnuolo comparisce un freddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere che è il conte de Urgèl di Moreto, introd
freddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere che è il conte de Urgèl di Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi
liere che è il conte de Urgèl di Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico di amore spogliato di circostanze
e de Urgèl di Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico di amore spogliato di circostanze che l’ accreditino
o, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico di amore spogliato di circostanze che l’ accreditino, ed in un modo lan
a Principessa d’ Elide entra nell’impegno d’innamorare Eurialo, copre di gelo l’invenzione di Moreto. Je vous avoüe (atto
e entra nell’impegno d’innamorare Eurialo, copre di gelo l’invenzione di Moreto. Je vous avoüe (atto II scena 5) que cela
cette hauteur. Qual differenza da queste parole a quelle della scena di Diana con Cintia in cui nasce il di lei impegno!
ueste parole a quelle della scena di Diana con Cintia in cui nasce il di lei impegno! Con quanta energia ella s’irrita all
ce il di lei impegno! Con quanta energia ella s’irrita alla freddezza di Carlo! Qual pennellata maestrevole in questi due
ndir à este necio, ne’ quali tutta si manifesta l’anima orgogliosa di Diana, e la facilità ch’ella si lusinga d’incontr
essi dalla singolare attrice Mariquita Ladvenant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di una r
Mariquita Ladvenant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di una risa ironica, che pareva di av
nant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di una risa ironica, che pareva di aver letto nell’a
ta sicurezza maestosa, di dispetto, e di una risa ironica, che pareva di aver letto nell’anima di Moreto. Nè anche la copi
dispetto, e di una risa ironica, che pareva di aver letto nell’anima di Moreto. Nè anche la copia Francese rappresenta in
a copia Francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali di una scena della II giornata, in cui Carlo cade a
bellezza della scena della III giornata, in cui Carlo si finge preso di un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelo
preso di un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelosia finisce di trionfare del cuore di Diana. E finalmente la lan
chiede in isposa, così che la gelosia finisce di trionfare del cuore di Diana. E finalmente la languidezza, con cui la Pr
a d’Elide vuole esigere da Aglante che la vendichi rifiutando la mano di Eurialo, se si confronti colle infocate espressio
utando la mano di Eurialo, se si confronti colle infocate espressioni di Diana gelosa, superba e disprezzata, rassomiglia
ba e disprezzata, rassomiglia un fuoco fiaccamente dipinto alla vista di una fornace ardente. Anche l’altro valoroso comic
ardente. Anche l’altro valoroso comico Francese M. Regnard rimase al di sotto di Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi var
Anche l’altro valoroso comico Francese M. Regnard rimase al di sotto di Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene
to nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene piacevoli della commedia di Moreto la Ocasion hace el ladron. In essa una bal
baligia cambiata ed un nome preso a caso da un cavaliere cui importa di non esser conosciuto, forma un intrigo assai viva
che situazioni, e con verità dipinti i caratteri, specialmente quello di Don Manuel de Herrera, in cui si ravvisa un natur
tto de i discendenti de’ nobili, che commettono azioni ingiuste degne di ogni rimprovero, e pure credonsi onorati purchè n
purchè non rubino; quasi che l’infamia dipenda da questo solo genere di delitti. M. Linguet ha renduta a Moreto tutta la
utta la giustizia per questa favola preferendola ai mentovati Menecmi di Regnard. Egli l’ha inserita nel suo Teatro Spagnu
la Corte, e No puede ser guardar la muger. Il Parecido è una commedia di rassomiglianza che ha varie scene piacevoli e dov
damenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole di cattivo esempio, che danno peso appo i volgari al
ppo i volgari alle massime perverse del libertinaggio116. Termineremo di parlar di Moreto colla commedia intitolata el Val
ari alle massime perverse del libertinaggio116. Termineremo di parlar di Moreto colla commedia intitolata el Valiente Just
tutto il vigore il governo feudale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre di Castiglia padrone di Alcalà e delle città, castel
overno feudale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre di Castiglia padrone di Alcalà e delle città, castella e villaggi che le
delle città, castella e villaggi che le sono intorno, vantandosi egli di passeggiare sempre per le proprie possessioni per
gli di passeggiare sempre per le proprie possessioni per dieci miglia di circuito, e queste non già dategli per mercede da
i per mercede da qualche sovrano, ma guadagnate contro i Mori a colpi di lancia. Egli gonfio non meno della ricchezza che
derne le ingiustizie e le violenze; e vien descritto come ingannatore di nobili donzelle deluse colla parola di matrimonio
ien descritto come ingannatore di nobili donzelle deluse colla parola di matrimonio e poi rifiutate con discortesia e disp
matrimonio e poi rifiutate con discortesia e disprezzo, come rapitore di spose illustri, come derisore dell’autorità reale
rità reale quando si tratta della sua pretesa giurisdizione. E’ degna di osservarsi l’ultima scena della I giornata, in cu
n Tello riceve in propria casa il re Don Pietro il crudele in qualità di un privato cortigiano chiamato Aguilera. Don Tell
lzandosi ne lo riprende con bizzarria; ma Don Tello quasi sdegnandosi di corrucciarsi con una persona tanto, al suo creder
anquilla superiorità, Sientese el bueno Aguilera. Questo tratto di alterigia è vendicato nella II giornata. Don Tell
ode, per ordine secreto del sovrano è condotto fuori della prigione e di Madrid. Il re senza farsi conoscere duella con lu
enza farsi conoscere duella con lui, lo disarma, e si scopre, godendo di avere umiliato e convinto l’orgoglioso vassallo n
ioso vassallo non meno del proprio potere che della gagliardia. Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ult
l proprio potere che della gagliardia. Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ultima favola di Moreto ci t
Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ultima favola di Moreto ci torna in mente quante volte i poeti Spa
con cui nel tempo della cena ragiona allegramente, ed intende parlar di se, senza le basse lusinghe cortigianesche, da un
ende parlar di se, senza le basse lusinghe cortigianesche, da un uomo di buon carattere e fornito di saviezza. L’altra com
basse lusinghe cortigianesche, da un uomo di buon carattere e fornito di saviezza. L’altra commedia el Sabio en su retiro
ili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e di buon sens
essa il carattere del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e di buon senso naturale.
del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e di buon senso naturale. Interessante sing
onso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e di buon senso naturale. Interessante singolarmente è
sante singolarmente è la scena della loro cena; e i discorsi del re e di Juan Pasqual sono ben degni degli elogj de’ giorn
di Juan Pasqual sono ben degni degli elogj de’ giornalisti Francesi e di M. Linguet. I miei leggitori vedranno forse con p
I miei leggitori vedranno forse con piacere tradotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso di Jua
adotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso di Juan Pasqual con cui s’indirizza all’autore della
all’autore della natura, perchè ne manifesta il carattere: Arbitro di natura, alto sovrano Della terra e del ciel, qu
Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla tua pietà, che di tai doni Sì mi colmasti, che quanto si scopre
lmasti, che quanto si scopre Dalla vicina rupe a quella valle Che di alte olive sì folta verdeggia, Tutto a me serve
si favi 118 Quanto mele raccolgono, al suol quanti Gravosi tralci di dolcissime uve Inchina il ricco peso, quanti mo
Nacqui, e dodici lustri io vissi lieto. Nè il re vidi giammai, nè di Siviglia L’altera corte, e sol due leghe appena
en somma follia Per cader poi con più fatal ruina. Temo l’esempio di robusta quercia Che de’ venti al soffiar spesso
Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente i
il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente il nome di novella drammatica. Vi si vede un re d’ Inghilter
ntadina119. Verisimilmente l’autore ne tolse l’argomento dalle favole di Moreto, o dell’ Anonimo o di Matos. Non per tanto
autore ne tolse l’argomento dalle favole di Moreto, o dell’ Anonimo o di Matos. Non per tanto M. Sedaine che ha scritto in
, e M. Collet autore della Partie de chasse de Henri IV, confessarono di aver seguita la favoletta inglese, ignorando che
copia delle nominate commedie spagnuole. L’altro degno contemporaneo di Calderòn e Moreto è il celebre autore della stori
spettate più d’ogni Spagnuolo le regole del verisimile. Circa l’unità di tempo quasi mai non si valse della libertà nazion
di tempo quasi mai non si valse della libertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiqu
ertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due.
spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca di colpi di teatro e
giorno di ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca di colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera
i ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca di colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera l’ istes
r’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca di colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera l’ istesso Calderòn,
eleganza, nella proprietà della locuzione comica; non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali c
della locuzione comica; non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali cade Calderòn. Solis fa par
e, o nella mostruosa mescolanza del tragico col comico. M. Linguet ha di lui tradotto soltanto Un bovo hace ciento commedi
azione interessante, locuzione propria, e un’ azione che non dura più di due notti, e tre giorni. La Xitanilla de Madrid f
de Madrid fu parimente tradotta dal medesimo col titolo la Zingaretta di Madrid. Una novella di Cervantes diede l’ argomen
tradotta dal medesimo col titolo la Zingaretta di Madrid. Una novella di Cervantes diede l’ argomento a questa favola, che
ori, gli sdegni, le riconciliazioni, hanno in essa un grazioso colore di novità. La durata dell’ azione passa di poche ore
no in essa un grazioso colore di novità. La durata dell’ azione passa di poche ore le ventiquattro. Sebbene per le passion
grazia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più di una fiata ho veduta rappresentar questa commedia
i applauso, benchè per differenti pregi, si segnalarono nel carattere di Preziosa. Rendevasi accetta la prima per certa gr
sparire in mezzo a i modi ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente con
mezzo a i modi ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a un
ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a una giovanetta d
zia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a una giovanetta di sommo talento e vivacità ma disdegnosa e bizzarra
ma disdegnosa e bizzarra ancor nell’amore, la quale in fine si scopre di esser nata dama. Si distinse in seguito la Carrer
presentazione fattasene nel 1781 per la viva imitazione delle maniere di quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi n
i quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza di una grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapp
l passar che fece S. A. il conte d’Artois per Madrid andando al campo di San Roque; ma dopo della prima scena ella cadde i
deliquio e convenne che la Graziosa Apollonia supplisse sul fatto la di lei parte; nè poichè si riebbe dalla nuova inferm
del Solis è il Doctor Carlino, la quale anche si contiene ne’ termini di poco più di un giorno. Il personaggio che dà il t
il Doctor Carlino, la quale anche si contiene ne’ termini di poco più di un giorno. Il personaggio che dà il titolo alla f
costumi e le leggerezze giovanili. Vi si mette in vista la galanteria di una dama e di un cavaliere che fanno vista di ama
eggerezze giovanili. Vi si mette in vista la galanteria di una dama e di un cavaliere che fanno vista di amarsi, avendo pe
in vista la galanteria di una dama e di un cavaliere che fanno vista di amarsi, avendo però ciascuno più d’un intrigo amo
ta nel comporre gli autos sacramentales; ma egli risolutamente ricusò di porvi la mano, confessandosi insufficiente di seg
li risolutamente ricusò di porvi la mano, confessandosi insufficiente di seguirlo in tal carriera. Verisimilmente questo v
a. Verisimilmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia di Lope nè di Calderon e de’ loro seguaci nell’irreg
lmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia di Lope nè di Calderon e de’ loro seguaci nell’irregolarità del
ra gl’ inconvenienti e le mostruosità annesse a quell’ informe specie di dramma. Si avvicinano a’ soprallodati poeti il Me
è oggi poche se ne rappresentino. Comparisce alcuna volta la commedia di Alarcòn intitolata No ay mal que por bien no veng
ingo de Don Blas. Vi si scorge veramente la solita viziosa mescolanza di grandi interessi reali con avventure mediocri e d
viziosa mescolanza di grandi interessi reali con avventure mediocri e di persone tragiche con caratteri comici senza rispe
à. Notabile non per tanto per le stravaganze è il carattere originale di Don Domingo, cavaliere onorato e valoroso, ma tal
propria libertà, che giugne all’eccesso e ne diviene ridicolo. Il re di Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura d
ne ridicolo. Il re di Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura di andar cogli altri nobili a corteggiarlo. Il re lo
i lo prega che se continua a dimorare in Zamora, gli risparmi l’onore di più chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantand
ù chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantando? Per goder da vicino di quella musica, senza invito monta su e si pone a
servo, che oltre ad un parasole porta sotto il braccio uno scabello, di cui Don Domingo si serve in istrada per riposare.
ca il buffonesco della farsa, è non per tanto interessante pel valore di cui è dotato, e per la fedeltà che in ogni incont
a fedeltà che in ogni incontro mostra al suo sovrano. Tralle commedie di Antonio Zamora che raccolte in due tomi si sono i
è tempo che non giunga nè debito che non si paghi; ed è il Convitato di pietra in parte rettificato. Zamora spogliò la mo
ra in parte rettificato. Zamora spogliò la mostruosa favola del frate di molte inverisimiglianze, colorì assai meglio il c
indi uccide Don Giovanni. Quanto al tempo egli si permise la licenza di tre mesi d’intervallo dal I al II atto, nel qual
a. Anche lo stile è più sobrio e lontano da molte stranezze nazionali di que’ tempi. L’altra commedia del Zamora solita a
forza) il cui stile, l’azione e i caratteri si contengono ne’ limiti di quel genere comico che si appressa alla farsa. Pe
mese; come altresì in quella del luogo, benchè non esca da’ contorni di Madrid; ma l’uno e l’altro difetto rimarrebbe dis
ndosene alcuni versi. Poche commedie spagnuole hanno la piace-volezza di questa ridicola favola. El Castigo de la miseria
ola favola. El Castigo de la miseria, cioè il castigo dell’avarizia, di Giovanni la Hoz lascia alla critica poche cose da
a poche cose da censurare, e non poche da lodare. La sudicia avarizia di Don Marcos Gil, che oltrepassa gli Euclioni e gli
agoni, è colorita con tratti vigorosi, e ben punita con un matrimonio di una finta ricchissima vedova Indiana che in effet
na finta ricchissima vedova Indiana che in effetto è una povera donna di Salamanca, Anche questa favola partecipa assai de
Sarto del Campiglio, il Duello contro l’innammorata. Non v’ha regola di verisimile che in esse non si trasgredisca, nè st
ha regola di verisimile che in esse non si trasgredisca, nè stranezza di stile che non possa notarvisi; e pur vi si divisa
principi, col medesimo intento che ebbe M. de Marmontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro di t
armontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro di tal Francese la morale e la politica che vi si sp
velenate da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da più di un errore di calcolo politico e morale, oltre a q
na perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da più di un errore di calcolo politico e morale, oltre a quelli della r
posta. Un suddito ardito che crede avere studiato, censura il governo di Trajano e si ribella. L’ imperadore benigno per c
radore benigno per castigarlo se l’associa al trono. Il suo disegno è di mostrare che non vale lo studio scompagnato dell’
te falsa. Studio richiede il regno; ma studio saldo, profondo; studio di cognizioni immediatamente necessarie a diversi ra
e; studio non iscompagnato dall’intelligenza degli affari. Il Camillo di Candamo avea studiato male; si dovea dunque inseg
solano pregiudizio contro il sapere. Se i principi studieranno l’arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in ve
ieranno l’arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece di quella di regnare, diventeranno musici, ballerini
arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece di quella di regnare, diventeranno musici, ballerini e rimator
come Alfonso che fu detto il savio, studieranno l’astronomia a segno di credersi abili a dar consigli all’Autor delle cos
eranno astronomi temerarj e principi inetti. Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprj popoli, di pesarne l’ ener
pi inetti. Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprj popoli, di pesarne l’ energia, di diriggerla a vantaggio del
ranno l’arte di ben conoscere i proprj popoli, di pesarne l’ energia, di diriggerla a vantaggio dello stato, di calcolarne
popoli, di pesarne l’ energia, di diriggerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne
gerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti,
to, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ p
e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premj in vece di scoraggiar
si e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premj in vece di scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli erro
di animarne la virtù co’ premj in vece di scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli errori da padre e non da despoto, i
e dotti principi. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri di ogni classe di uomini, a scemare i loro bisogni e
i. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri di ogni classe di uomini, a scemare i loro bisogni e per conseguenz
i, a scemare i loro bisogni e per conseguenza i loro delitti, in vece di aumentarli, e si faranno istruire da’ filosofi ve
ienziati, essi riscuoteranno gli applausi universali e l’approvazione di se stessi. Se s’illumineranno co’ viaggi, co’ lib
la conversazione de’ sapienti e de’ buoni, come fece Pietro il Grande di Russia, essi sapranno in pochi anni rifondere le
alora discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione di comentatori, come pensò in Napoli
e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione di comentatori, come pensò in Napoli il Cattolico re
, essi renderanno i soggetti e se stessi felici. Adunque dalla favola di Candamo risulta uno sciocco insegnamento, cioè ch
richiede disposizione naturale, studio ostinato e pratica ragionata, di grazia l’arte di regnare ch’è l’ultimo sforzo del
zione naturale, studio ostinato e pratica ragionata, di grazia l’arte di regnare ch’è l’ultimo sforzo dell’ umana ragione,
a, senza aver coltivata la ragione? Ogni arte che si acquisti a forza di pratica materiale, s’impara errando; e gli errori
ori de’ principi sono sempre fatali. Quello soltanto che nella favola di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’ ese
nella favola di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’ esempio di Camillo questa verità morale, cioè che un princip
e delizie concesse a’ privati. E questa verità imparata colla pratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le a
E questa verità imparata colla pratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocle
ratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di
un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina d
a prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’
di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra comme
tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Canda
icazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto
o, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza d
. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici ed affetti privati, e di accident
l Campiglio è una mescolanza di affari pubblici ed affetti privati, e di accidenti mal disposti con qualche situazione int
tortuose. Una dama bizzarra esige dall’amante infedele un giuramento di non palesarla e prende l’ aspetto di un principe
ll’amante infedele un giuramento di non palesarla e prende l’ aspetto di un principe nella corte della sua rivale. Col nom
ome finto, altro non potendo, sfida l’amante. Egli è nell’ angustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica
gustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica piazza o di rimaner disonorato, o di mancare al giuramento co
ntro una donna amata nella pubblica piazza o di rimaner disonorato, o di mancare al giuramento con iscoprirla. Ma essendog
ssendogli lasciata l’elezione dell’armi, esce dall’impegno scegliendo di combattere colla sola spada, e col petto nudo non
scegliendo di combattere colla sola spada, e col petto nudo non solo di armi ma di vesti. La donna altera vinta da quest’
di combattere colla sola spada, e col petto nudo non solo di armi ma di vesti. La donna altera vinta da quest’artificio è
ianto. Nel tempo stesso l’innamorato, il quale si era raffreddato nel di lei amore per un sospetto ingiusto, si trova disi
ingiusto, si trova disingannato per altri accidenti, e le dà la mano di sposo. Questo scioglimento curioso ha renduto not
ité difficile. Incredibile è il numero de’ contemporanei e successori di Calderon, i quali con minor vena, fuoco e felicit
i Calderon, i quali con minor vena, fuoco e felicità hanno seguito il di lui metodo. Io potrei impinguare questa parte del
odo. Io potrei impinguare questa parte del mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nominati scrittori e di molti
mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nominati scrittori e di molti altri, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz
i, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz, Huerta, Zarate, Monroy, Anna di Caro ecc. . Ma qual vantaggio o diletto apportere
a di Caro ecc. . Ma qual vantaggio o diletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di
iletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di giudizio? qual gloria alla nazione sì
rterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di giudizio? qual gloria alla nazione sì gran numero
arte, di gusto e di giudizio? qual gloria alla nazione sì gran numero di talenti abbandonati al trasporto d’una immaginazi
ati al trasporto d’una immaginazione calda e disordinata e innamorati di un parlar gergone metaforico, enimmatico, gigante
sco? Essi tutto posero lo studio a riempiere le sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture di ca
sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture di cavalli, tori, armature, navi, giardini, palagi,
vi, giardini, palagi, duelli, battaglie navali e terrestri, naufragj, di avventure romanzesche d’ogni maniera. Questi orna
entativo, formavano allora il sublime delle favole spagnuole, e niuno di essi ne andò libero. Per la qual cosa tanti giudi
arono negli ultimi tre secoli contro le follie teatrali, lusingandosi di arrestare l’inondazione fangosa colle loro letter
espressioni dal Canariese Giovanni Ceverio de Vera morto in concetto di santità nel 1600 con un Dialogo contro le commedi
e sono le commedie che da tali rimproveri si esimono. Ma non lasciamo di dire che se essi al loro sale nativo, alla vivaci
ilezione che hanno pel teatro, accoppiato avessero un prudente timore di offendere la verisimiglianza, e si fossero appigl
è una tragedia divisa in tre atti, ma una rappresentazione de’ fatti di questa regina in tre tragedie separate quanti son
lti fatti e molti ammazzamenti. Attila furioso si aggira su gli amori di questo re Unno. La Infeliz Marcela per avviso del
intitolata Pompeyo compose Cristoforo de Mesa traduttore dell’Iliade di Omero e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 1615
pose Cristoforo de Mesa traduttore dell’Iliade di Omero e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 1615, e dell’Ecloghe, e del
tragedia. Reca però maraviglia che un ingegno così esercitato, e che di più pregiavasi di aver per cinque anni frequentat
rò maraviglia che un ingegno così esercitato, e che di più pregiavasi di aver per cinque anni frequentato ed ascoltato in
l sistema erroneo de’ compatriotti anzi che l’esempio degli antichi e di Torquato. Il suo Pompeo comparisce in Lesbo, pass
contare altre tragedie del XVII secolo che la traduzione delle Troadi di Seneca fatta da Giuseppe Antonio Gonzalez de Sala
sempre superò in gonfiezza l’originale; e l’Hercules Furente y Oeteo di Francesco Lopez de Zarate pubblicata con altre op
è queste nè quelle del Virues sono mai state rappresentate ne’ teatri di Madrid mentre io vi dimorai. Tale è la storia del
simi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su di essi particolareggiare, ed accennarne con fondame
, e le bellezze, delle quali non ancora si erano avvisati i nazionali di far diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro
diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione delle favole sceniche spagnuo
i ostano, son da noverarsi gli scritti de’ Lampillas, degli Huerta, e di altri simili declamatori ed infedelì adulatori de
hini che gl’ insolenti apologisti, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione, di cui non meno nel Discorso contro
olenti apologisti, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione, di cui non meno nel Discorso contro del Lampillas ch
dalle speranze nè dalla bassezza lusinghiera Lampigliana. 101. Le di lui poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le
poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le Canzoni sono un tessuto di metafore ridevoli e stravaganti. Noi non ne rechi
i per presentargli al sig. Huerta che n’era cieco idolatra, perchè la di lui morte ci ha sciolti dall’impegno contratto di
idolatra, perchè la di lui morte ci ha sciolti dall’impegno contratto di dargliele a conoscere. Oltreacciò non ignorano i
giudizioso Luzàn nel nostro secolo si è scagliato parimente contro i di lui spropositati groppi di matte metafore. La gio
o secolo si è scagliato parimente contro i di lui spropositati groppi di matte metafore. La gioventù dee però essere infor
metafore. La gioventù dee però essere informata che Gongora non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventor
ngora non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie di romance in cui narransi avventure d
a di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie di romance in cui narransi avventure di Mori innamor
dirsi l’inventore di una spezie di romance in cui narransi avventure di Mori innamorati con moltissima grazia, leggiadria
Montiano che riprende i riferiti difetti degli attori nazionali. Ma i di lui clamori non sono stati ancora ascoltati. 104
zelos, significando zelo la prima e gelosia la seconda senza bisogno di cangiar voce. 105. M. Arnaud nel tomo II della G
i cangiar voce. 105. M. Arnaud nel tomo II della Gazzetta letteraria di Parigi mostrò con candidezza quanto il Cornelio t
se al de Castro e al Diamante. 106. Il Sig Andres diede alla maniera di esprimersi di Calderon il nome di ghiribizzi e di
o e al Diamante. 106. Il Sig Andres diede alla maniera di esprimersi di Calderon il nome di ghiribizzi e di agguindolamen
6. Il Sig Andres diede alla maniera di esprimersi di Calderon il nome di ghiribizzi e di agguindolamenti. 107. Nicolas Fe
diede alla maniera di esprimersi di Calderon il nome di ghiribizzi e di agguindolamenti. 107. Nicolas Fernandez de Morat
Desengaños. 108. Garcia de la Huerta, per giustificar l’ anacronismo di Galderon di aver fatto usar l’artiglieria in temp
108. Garcia de la Huerta, per giustificar l’ anacronismo di Galderon di aver fatto usar l’artiglieria in tempo dell’imper
o Calderon si propose ancora in grazia del sublime e del maraviglioso di mentovar l’uso del cioccolate prima della venuta
a d Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. 109. Marianna di relig
avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. 109. Marianna di religione Ebrea e della stirpe sacerdotale degli
le è più abbondante, e forse rappresenta meglio il primo impeto della di lei passione; ma mi è sembrato ricercato soverchi
113. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso una specie di delirio, facendo che Dorotea in quello stato dubi
dubiti se il Cagnerì sia una nuvola nera che si abbassi al mare delle di lei lagrime per poi precipitare in diluvio che in
per poi precipitare in diluvio che inondi la terra. Si è traiasciato di tradurre questo gergo. 114. Anche quì si è sosti
o a porsi nelle relaciones. Dorotea gli dice che si volgeranno contro di lui cielo, sol, luna, estrellas, hombres, aves, f
sono el Job de las mugeres, los Vandos de Rabena &c. E’ migliore di queste el Galàn de su Muger. 118. L’originale ve
roppo tinti delle puerilità dello scorso secolo. Coprono, vi si dice, di tal sorte la campagna i miei armenti, che quando
oix de Petites Pieces du Théâtre Anglois che vi ha inserita la favola di Dodsley commenda l’autore di essa come uomo onest
tre Anglois che vi ha inserita la favola di Dodsley commenda l’autore di essa come uomo onesto e scrittore filosofo che no
l’autore di essa come uomo onesto e scrittore filosofo che non perde di vista la correzione de’ costumi e la proscrizione
la correzione de’ costumi e la proscrizione del ridicolo; ma confessa di non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole di
dicolo; ma confessa di non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole di teatro. Io credo che il maggior difetto di essa s
viezza d’intrigo nè regole di teatro. Io credo che il maggior difetto di essa sia che manchi d’interesse tanto il caratter
anchi d’interesse tanto il carattere del Mugnajo quanto l’avvenimento di Peggy col Milord, il quale interesse ben si trova
lle favo. le spagnuole accennate. 120. Di ciò è inutile allegare quì di nuovo i testimonj nazionali desiderosi di una rif
ciò è inutile allegare quì di nuovo i testimonj nazionali desiderosi di una riforma nelle patrie scene avendogli citari n
a del mestiere e della vita laboriosissima de’ commedianti Spagnuoli; di che vedasi l’Antonio, e ’l mio Discorso. Lampilla
Antonio, e ’l mio Discorso. Lampillas dunque ricevè da qualche Huerta di Madrid falsissime notizie sulla letteratura teatr
falsissime notizie sulla letteratura teatrale spagnuola e sull’opera di questo Roxas; e quindi o fu imposturato egli stes
40 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
vesse composta una commedia elegantissima che s’intitolava la Puttana di Babilonia esaltata dagli antiquarj ma sfuggita al
fasti scenici Inglesi registrare un nome assai sublime. La figliuola di Errico VIII Elisabetta che suole riporsi insieme
gran principi del suo tempo Sisto V pontefice Romano ed Errico IV re di Francia, all’amor della musica congiunse la coltu
ere, ed oltre alle aringhe d’Isocrate, tradusse in latino le tragedie di Sofocle16. Non ebbe però questa gran regina molti
far risorgere la drammatica co’ modelli dell’antichità. Non vi fu nel di lei regno che il lord Tommaso Sackville che compo
edianti per libertinaggio, e compose poi, per sostentarsi, pel teatro di un popolo che ancor non poteva gloriarsi di aver
r sostentarsi, pel teatro di un popolo che ancor non poteva gloriarsi di aver prodotto alle scienze, alla politica, alla m
Grande Atto della Navigazione. Non rechi dunque stupore, se i drammi di Shakespear benchè mostruosi facessero la delizia
della nazione. Egli racchiuse, come i Cinesi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trenta anni: introdusse nell
acchiuse, come i Cinesi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trenta anni: introdusse nelle favole tragiche per
ide, inferiore allo stesso Tespi. Ebbe non per tanto un ingegno pieno di vigoroso entusiasmo che lo solleva talvolta press
giustifica il giudizio datone da’ suoi compatriotti, ch’egli abbondi di difetti innumerabili e di bellezze inimitabili. S
tone da’ suoi compatriotti, ch’egli abbondi di difetti innumerabili e di bellezze inimitabili. Spicca soprattutto nel colo
, Othello, Giulio Cesare, il Mercante Veneziano si considerano come i di lui drammi migliori18. Abbiamo osservato nel parl
i18. Abbiamo osservato nel parlar de’ drammatici Italiani l’esattezza di tanti industriosi scrittori intenti a far risorge
e l’arte teatrale de’ Greci. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza di erudizione, di emuli e di modelli supplita dall’i
le de’ Greci. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza di erudizione, di emuli e di modelli supplita dall’ingegno che lo m
i. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza di erudizione, di emuli e di modelli supplita dall’ingegno che lo menava a rif
congiungere l’uno e l’altro studio! Tuttavolta i critici non lasciano di rimproverare a Shakespear le bassezze miste ai gr
pear le bassezze miste ai gran tratti. Studiando egli la natura mancò di giudizio nell’ imitarne ciò che nelle società si
stiva? Shakespear istudiò la natura, e pure nelle sue espressioni non di rado la perde di vista. Non l’ebbe presente ne’ r
istudiò la natura, e pure nelle sue espressioni non di rado la perde di vista. Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’
di vista. Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini di Verona fa il Duca di Milano al Valentino. Nella s
presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini di Verona fa il Duca di Milano al Valentino. Nella sola orazione di Anton
mini di Verona fa il Duca di Milano al Valentino. Nella sola orazione di Antonio nel Giulio Cesare, in quell’ orazione che
tima il capo d’opera dell’eloquenza da preferirsi alle orazioni tutte di Omero, di Virgilio, di Demostene e di Cicerone, i
po d’opera dell’eloquenza da preferirsi alle orazioni tutte di Omero, di Virgilio, di Demostene e di Cicerone, in quell’or
ll’eloquenza da preferirsi alle orazioni tutte di Omero, di Virgilio, di Demostene e di Cicerone, in quell’orazione che in
preferirsi alle orazioni tutte di Omero, di Virgilio, di Demostene e di Cicerone, in quell’orazione che in ogni parola ab
poveri (dice Antonio) Cesare lagrimava; l’ambizione dovea esser fatta di una materia più dura. Questa materia più dura del
le? Oltre a ciò la falsa ragione che si adduce non distrugge l’accusa di ambizioso data a Cesare. L’orgoglio, l’ alteriggi
di ambizioso data a Cesare. L’orgoglio, l’ alteriggia, vizj composti di presunzione e di ferocia, sono quelli che rendono
a a Cesare. L’orgoglio, l’ alteriggia, vizj composti di presunzione e di ferocia, sono quelli che rendono l’uomo disprezza
insensibile agli altrui mali; ma l’ ambizione non rare volte si copre di umanità e di dolcezza. Sherlock che ha studiato v
gli altrui mali; ma l’ ambizione non rare volte si copre di umanità e di dolcezza. Sherlock che ha studiato venti anni i d
i umanità e di dolcezza. Sherlock che ha studiato venti anni i drammi di Shakespear, ha studiato ben poco il cuore umano.
hakespear, ha studiato ben poco il cuore umano. Notate come il sangue di Cesare lo seguiva (cioè seguiva il maledetto acci
ome il sangue di Cesare lo seguiva (cioè seguiva il maledetto acciajo di Bruto) come sforzandosi di uscire, per sapere, se
seguiva (cioè seguiva il maledetto acciajo di Bruto) come sforzandosi di uscire, per sapere, se fosse possibile, che quest
o ravvisato del patetico e del sublime in questo sangue che si sforza di uscire per seguire il ferro e per sapere se era B
erro e per sapere se era Bruto il feritore? Merita questo concettuzzo di esser preferito a quanto vantò di grande la latin
feritore? Merita questo concettuzzo di esser preferito a quanto vantò di grande la latina e la greca eloquenza? L’unica ve
e la latina e la greca eloquenza? L’unica vera bellezza dell’orazione di Shakespear è appunto quella che è sfuggita alla d
siste singolarmente nell’essersi approfittato delle notizie istoriche di tal fatto, e nell’aver renduta capace di rapprese
tato delle notizie istoriche di tal fatto, e nell’aver renduta capace di rappresentarsi in teatro l’aringa fatta da Antoni
spiegar la pompa oratoria nel Foro o nel Senato Romano e nel Pritaneo di Atene contro l’ambiziosa politica di Filippo e le
nel Senato Romano e nel Pritaneo di Atene contro l’ambiziosa politica di Filippo e le ruberie di Verre, e tral mettere in
Pritaneo di Atene contro l’ambiziosa politica di Filippo e le ruberie di Verre, e tral mettere in azione in un teatro un c
e21. Non è maraviglia che quel focoso viaggiatore preso dal farnetico di ragionar di letteratura vada tirando di taglio e
araviglia che quel focoso viaggiatore preso dal farnetico di ragionar di letteratura vada tirando di taglio e di punta con
aggiatore preso dal farnetico di ragionar di letteratura vada tirando di taglio e di punta contro i fantasimi ch’egli stes
eso dal farnetico di ragionar di letteratura vada tirando di taglio e di punta contro i fantasimi ch’egli stesso infanta,
a che in pagine 104 in picciolo ottavo, delle quali (sebbene protesti di voler fare un libro picciolo) ne impiega ben quar
mpiega ben quaranta solo in esagerate lodi della sua innamorata, cioè di Shakespear. Non è maraviglia che nella medesima b
che dichiara gl’ Italiani fanciulli in poesia, affermi che abbondino di eccellentissimi poeti lirici in ogni genere, non
e alla poesia lirica. Non è maraviglia ancora che mentre nega il nome di poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egl
el tempo. Tutte queste incoerenze, io dico, delle quali si compone il di lui bel Consiglio a un giovane, potrebbero recarc
tro che non ci avesse puerilmente ed à propos des bottes fatto sapere di aver molto studiato la matematica e di credere d’
propos des bottes fatto sapere di aver molto studiato la matematica e di credere d’avere della precisione nelle idee. Gli
Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpiz
o Arias Barbosa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpizio, di Pomponio Leto e del Guarini maestri
sa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpizio, di Pomponio Leto e del Guarini maestri de’ due Gugli
uglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove (per valermi delle parole di un elegante Spagnuolo) la lingua greca diventò sì
n elegante Spagnuolo) la lingua greca diventò sì comune dopo la presa di Costantinopoli, che, come dice Costantino Lascari
recia 22: a quell’Italia in fine che oggi ancor vanta così gran copia di opere nelle quali ad evidenza si manifesta quanto
va, in Verona, in Venezia, in Mantova, in Modena ecc., che essa vince di gran lunga il gregge numeroso de’ viaggiatori tra
letteratura Italiana, quando egli ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta carte di esser pochissimo versato in qu
na, quando egli ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta carte di esser pochissimo versato in quella della Gran-Bre
ochissimo versato in quella della Gran-Brettagna? Egli adduce in lode di Shakespear l’unanime consenso degl’ Inglesi d’ind
Inghilterra in quasi duecento anni non v’è stata una sola voce contro di Shakespear. Orsù facciamogli udire alcune voci so
ntro di Shakespear. Orsù facciamogli udire alcune voci sonore al pari di quella di Stentore uscite dall’Isole Britanniche
akespear. Orsù facciamogli udire alcune voci sonore al pari di quella di Stentore uscite dall’Isole Britanniche contro di
re al pari di quella di Stentore uscite dall’Isole Britanniche contro di Shakespear per instruirlo anche in ciò che ignora
a pulire il linguaggio nelle ultime sue fatiche, e a levare alquanto di quella ruggine, di cui troppo erano imbrattate le
ggio nelle ultime sue fatiche, e a levare alquanto di quella ruggine, di cui troppo erano imbrattate le prime. Inglese era
icate in Londra in otto volumi nel 1765; e pure nella prefazione dice di lui moltissimo bene e moltissimo male, che è quel
e, che è quello appunto che fanno gli esteri imparziali. Io tanto più di buon grado ne trascriverò qualche osservazione, q
one, quanto più mi sembra conducente a far meglio conoscere per mezzo di un nazionale il carattere del poeta Inglese. I cr
Sig. Sherlock, era anche nato in Inghilterra) perchè Menenio senator di Roma faccia il buffone; e Voltaire crede che sia
’ Romani e de’ re, ed egli non vide che gli uomini. Egli avea bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di Roma, ove f
e gli uomini. Egli avea bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato di Roma, ove fe ne sarebbe, come altrove, trovato pi
atore e un omicida, e per renderlo dispregevole e odioso, aggiunse a’ di lui vizj l’ubbriachezza, sapendo che il vino eser
è tessuto debolmente e condotto senz’arte. Egli trascura le occasioni di piacere o interessare che presentagli naturalment
buiva ad un secolo e ad una nazione i costumi, le usanze, le opinioni di un altro tempo e di un altro popolo . . . . Quand
ad una nazione i costumi, le usanze, le opinioni di un altro tempo e di un altro popolo . . . . Quando vuole esser comico
egli è grande quando si contiene nella natura . . . . Esprime sovente di una maniera ingarbugliata un pensiero comune; e c
oco puerile sulle parole; non v’ha cosa che non sacrifichi al piacere di dire un’ arguzia ecc. ecc. Inglese per finirla er
nella prefazione viene finamente e con grazia comica deriso il teatro di Shakespear in mille guise, formandosi fin anche d
riso il teatro di Shakespear in mille guise, formandosi fin anche de’ di lui versi piacevolissime parodie. Adunque non è p
vi tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze che delle bellezze di lui. In compenso però può oggi questo famoso poet
nso però può oggi questo famoso poeta tralle altre sue glorie contare di essere stato dichiarato l’innamorata del tenero S
mento l’andar ricercando dietro ad ogni particolarità della scrittura di costui, nella quale trovansi sparse senza citarsi
uto accennare soltanto quel che riguarda la drammatica, non curandomi di mettere al vaglio tante mal digerite opinioni spa
pacciate sulla poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’i
la poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’idee, di cui
na e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’idee, di cui crede piamente p
iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’idee, di cui crede piamente potersi pregiare. Per umiltà a
se in Ferrara nel 1779, anno alle lettere fatale per la perdita fatta di questo dotto laborioso Italiano25. Shakespear scr
r scrisse anche commedie, e gl’ Inglesi veggono sempre con piacere il di lui Cavaliere Falstaff, e le Commari di Windsor.
veggono sempre con piacere il di lui Cavaliere Falstaff, e le Commari di Windsor. Egli scrivea un medesimo componimento pa
onorarne la memoria gli fu eretto un magnifico monumento nell’Abadia di Westminster. Nel medesimo secolo XVI fiorì il Cav
Lord Brooke chiaro nelle armi e nelle lettere, che fu l’intimo amico di Sidney favorito della regina Elisabetta. Grevil c
quale ancora contribuì agli avanzamenti del teatro Britannico. Tralle di lui favole passa per eccellente quella che intito
cellente quella che intitolò il Re non Re. Non si vuole però omettere di notare che sin da allora sulle scene di quell’ is
e. Non si vuole però omettere di notare che sin da allora sulle scene di quell’ isole cominciò ad allignare un gusto più a
r deciso pel complicato più che per la semplicità; e questo carattere di tragedia si è andato sempre più disviluppando sin
16. Ciò (dice Pietro Baile) viene riferito da Balsac sul testimonio di Camden in una lettera de’ 25 di giugno 1634 scrit
ene riferito da Balsac sul testimonio di Camden in una lettera de’ 25 di giugno 1634 scritta al conte di Execester. 17.
monio di Camden in una lettera de’ 25 di giugno 1634 scritta al conte di Execester. 17. Storia de’ Poeti Inglesi del War
18. Noi non ci perderemo in tessere partitamente analisi delle favole di questo maraviglioso Inglese, non volendo cadere n
esto maraviglioso Inglese, non volendo cadere nella ridevole temerità di certi moderni pedanti superficiali che pur da se
moderni pedanti superficiali che pur da se stessi si danno il titolo di profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano
danno il titolo di profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano di voler ragionare di ogni poeta anche ignorandone l
profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano di voler ragionare di ogni poeta anche ignorandone la lingua. Cotali va
he ignorandone la lingua. Cotali vani cianciatori allorchè promettono di analizzare i drammi del Shakespear, sanno essi pe
a grandezza de’ pensieri e l’energia dell’espressioni, non è mestiere di chi debba andar mendicando notizie e traduzioni d
ni, non è mestiere di chi debba andar mendicando notizie e traduzioni di Shakespear da taluno che forse ne sa quanto lui;
taluno che forse ne sa quanto lui; ma è riserbato a colui, che oltre di possederne l’idioma originale abbia mostrato di c
to a colui, che oltre di possederne l’idioma originale abbia mostrato di capire tutta l’ arduità ed i misteri della poesia
ino nel secondo e spirino nel terzo. A noi basta ascoltare sul merito di Shakespear i suoi più dotti compatriotti, o i più
tranieri. Ecco intanto ciò che ne scrisse M. De Voltaire il più degno di giudicarne: “Shakespear (egli disse) non ha press
akespear (egli disse) non ha presso gl’ Inglesi altro titolo che quel di divino. Pure le sue tragedie sono altrettanti mos
Pure le sue tragedie sono altrettanti mostri. Quanto può immaginarsi di assurdo, di stravagante, di mostruoso, tutto si t
tragedie sono altrettanti mostri. Quanto può immaginarsi di assurdo, di stravagante, di mostruoso, tutto si trova in esse
ltrettanti mostri. Quanto può immaginarsi di assurdo, di stravagante, di mostruoso, tutto si trova in esse. Sulle prime io
te; ma in progresso mi accorsi che aveano ragione . . . . Essi al par di me vedevano i falli grossolani del loro autor fav
evano i falli grossolani del loro autor favorito, ma sentivano meglio di me le sue bellezze, tanto più singolari perchè er
egola per incognite strade; si smarrisce alle volte, ma lascia dietro di se tutto ciò che non è se non esattezza e ragione
nature all but nature methodized, diceva Pope nell’eccellente Saggio di Critica. 20. Finalmente con abbondantissime lag
a. 20. Finalmente con abbondantissime lagrime trasse fuori il corpo di Cesare nudo, scoprendo la veste sua piena di sang
me trasse fuori il corpo di Cesare nudo, scoprendo la veste sua piena di sangue e stracciata dal ferro; dal qual lugubre e
stasio coll’ epico romanziere Ariosto. Longino gli ha mai dato esempj di simili paragoni impossibili? E pure egli stesso r
atte tragedie, e l’altro soltanto composizioni drammatiche. Dunque a’ di lui sguardi è più stravagante il confronto di due
drammatiche. Dunque a’ di lui sguardi è più stravagante il confronto di due drammatici, che di un romanziere con un dramm
di lui sguardi è più stravagante il confronto di due drammatici, che di un romanziere con un drammatico? 22. Andres sopr
rende particolarmente da quest’ultimo nome che noi non intendiamo quì di offendere i viaggiatori intelligenti, agiati e si
uesta non è una giustificazione, ma un giudizioso disviluppo del modo di pensare dal drammatico Inglese. 25. Piacemi quì
, del gusto e della ragione? Io non so quanti siensi approfittati del di lui consiglio se non per poetar bene almeno per c
ene almeno per cianciar male; non so poi se possa esservi uomo dotato di ugual malignità e stupidezza che possa adottare i
ervi uomo dotato di ugual malignità e stupidezza che possa adottare i di lui sentimenti. Pur se alcuno ve ne sarà, apparen
41 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273
CAPO I. Teatro Tragico Italiano. L’Italia che sulle tracce di Alcide cerco sempre l’onore nel superar le diffic
rabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando di fantasticare. Essa possedeva Tassi, Ariosti, Tris
crando il fiore degl’ingegni ai severi studii, prestasse minor numero di buoni coltivatori alle amene lettere ed al teatro
amene lettere ed al teatro. Tuttavolta troviamo varie tragedie degne di leggersi con utile e diletto, Non era ne’ primi l
ile e diletto, Non era ne’ primi lustri estinto il gusto e lo spirito di verità nell’espressione e di semplicità nella fav
imi lustri estinto il gusto e lo spirito di verità nell’espressione e di semplicità nella favola acquistato coll’imitazion
a del Mairet e la Medea del Corneille, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche di molti pregi. L’Ingeg
orneille, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche di molti pregi. L’Ingegnieri, il Persio, il Dolce, i
secolo dieci buone tragedie se non esimie - Angelo Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di
o Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di ottimi avvisi, compose verso la fine del XVI la s
irico. Non seguì la storia, ma verso la fine introdusse un pentimento di Tomiri per ricavarne lo scopo morale che si prefi
i Tomiri per ricavarne lo scopo morale che si prefisse. Orazio Persio di Matera compose il Pompeo Magno tragedia lodevole
oi si disse frate Bonaventura Morone tra’ minori Osservanti Riformati di san Francesco, pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mo
Riformati di san Francesco, pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mortorio di Cristo con quattro tramezzi, tragedia interessant
ell’argomento. Gli applausi che ne riscosse, gl’ispirarono il disegno di proseguire nella carriera tragica, e diede alla l
oseguire nella carriera tragica, e diede alla luce due altre tragedie di cristiano argomento, la Giustina in versi sciolti
in Milano nel 1617, e l’Irene in Napoli nel 1618 dedicata alla città di Lecce. Le colmò di lodi il padre Bianchi nell’ope
, e l’Irene in Napoli nel 1618 dedicata alla città di Lecce. Le colmò di lodi il padre Bianchi nell’opera su i Difetti del
ottenne nel 1610; anzi l’autore nel dedicarla a Ferrante Rovito dice di averla composta alquanti anni addietro . Contien
i addietro . Contiene la miracolosa vittoria riportata da san Giorgio di un mostro che affliggeva la città di Silena. L’au
ittoria riportata da san Giorgio di un mostro che affliggeva la città di Silena. L’autor sagace e pieno della greca lettur
nde sulle sue nozze in Alcinoe. È tenero nell’atto III l’abboccamento di Sileno colla moglie e colla figliuola che già san
igliuola che già sanno la loro sventura, e l’autore ha posto in bocca di Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura inteneri
i Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alci
role d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitor
tenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitori e con Mammolino, quando ella
andare ad essere esposta al mostro. Ansaldo Ceva genovese scrittore di più opere, e traduttore de’ Caratteri di Teofrast
aldo Ceva genovese scrittore di più opere, e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto, morto di anni 58 nel 1623, compose tre
crittore di più opere, e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto, morto di anni 58 nel 1623, compose tre tragedie, la Siland
a Silandra, l’Alcippo, e le Gemelle Capuane. Lo stile è facile, ricco di concetti giusti, puro e lontano dalle arditezze,
componimento e pregevole per varii passi espressi con nobiltà, meritò di esservi inserito pel carattere del protagonista o
usato d’intelligenza col re de’ Persi da un malvagio che falsifica il di lui carattere, dà motivo a varie situazioni inter
santi e patetiche tra lui, e la sua tenera consorte Damocrita, e alle di lui magnanime querele che palesano l’uomo grande,
e, che Gelendro nel giorno stesso che cagiona la ruina della famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta
famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta l’onestà di Damocrita dovè tornare indietro atterrito dalla g
è tornare indietro atterrito dalla gagliarda ripulsa che incontrò nel di lei coraggio, sia poi sì credulo, che si saccia a
sia poi sì credulo, che si saccia adescare dall’inverisimile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condann
simile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Dam
ser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Damocrita avvelenato. No
componimenti del Ceba il coro fisso alla greca, ma quattro canzonette di trocaici dimetri da cantarsi da un coro per trame
ti. Or vediamo se l’altra sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava di entrare in una scelta di buone tragedie. Perchè q
sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava di entrare in una scelta di buone tragedie. Perchè questo componimento ebbe a
dato da varii letterati, e si vide impresso nella, collezione tragica di Scipione Maffei, mi venne amichevolmente rimprove
i, mi venne amichevolmente rimproverato l’averlo omesso nell’edizione di questa storia in un sol volume. Nel giudizio che
stà più si convenga. Trasilla e Pirindra gemelle Capuane con promessa di matrimonio ingannate da Annibale: Calavio padre,
privati, e proprii piuttosto per la scena cotuica. La favela nulla ha di grande che congiunga all’azione i pubblici intere
a, e metta in contrasto le passioni eroiche, o che inspiri elevatezza di sentimenti; nulla in somma di tragico se non la m
sioni eroiche, o che inspiri elevatezza di sentimenti; nulla in somma di tragico se non la morte delle gemelle con cui si
asilla racconta alla damigella Metrisca i proprii amori con Annibale, di cui credesi sposa. Dice che si è piegata a compia
piacerlo, è ad ammetterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie di sì gran guerriere. Dice anche c
etterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie di sì gran guerriere. Dice anche che egli è accinto
pubblico, parlando a Gelasga altra damigella, la gran voglia che avea di maritarsi. Ella le dice: Il padre mio ben sai ch
on mi marita, Maritar me per me mi son disposta. Gel. Gran voglia hai di marito, a quel che sento. Se vuoi pensar, le ris
mo gusto, e poi narra il concertato con Annibale, la promessa fattale di matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabi
a fattale di matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabilimento di partirsi con lui in abito militare. Secondo intri
acconta le sue amorose avventure con Trasilla e Pirindra, confessando di amarle ugualmente. Narrata la festa datagli da Tr
rinsi, Ella mi udì senza turbarsi in volto, Ma nulla consenti, perchè di sposo Disse che avea bisogno, e non di amante. Io
lto, Ma nulla consenti, perchè di sposo Disse che avea bisogno, e non di amante. Io promisi sposarla. Maar. Io promisi sp
i! Ann. E fui con essa e quella notte ed altre. Narra anche la festa di Pirindra, la sua dichiarazione, le prime ripugnan
sua dichiarazione, le prime ripugnanze e la resa: Non consentì però di compiacermi, Se non come consorte e come sposo.
ender puoi. In tutto ciò chi non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a q
non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a quartiere d’inverno, che passa
tiere d’inverno, che passa da questa a quella bellezza, come l’ape va di fiore in fiore? Parla indi Annibale della promess
fiore in fiore? Parla indi Annibale della promessa fatta ad entrambe di condurle seco, aggiungendo: Ma l’attener sarà ch
l’opposta Parte, per altre scale e per altr’uscio Io mi condurrò fuor di queste mura. Se questa chiamata tragedia piacque
credo che lo spettatore avrà più volte riso pel carattere disinvolto di Annibale che ama ed abbandona con pari facilità m
cilità militare. Non è meno comica la seconda scena del medesimo atto di molte donne Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell
Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell’atto IV le scene e i monologhi di Trafilla e Pirindra sono al solito uniformi. Ma c
prediletta. Vedasene questo squarcio piacevole. Io so (dice Trasilla) di avere in mano il cor di Annibale che tu credi ess
sto squarcio piacevole. Io so (dice Trasilla) di avere in mano il cor di Annibale che tu credi essere ne’ tuoi lacci. Io s
mano il cor di Annibale che tu credi essere ne’ tuoi lacci. Io so più di te, dice l’altra, 240 Mentre so ch’Anniballe i
ce l’altra, 240 Mentre so ch’Anniballe in me rivolto Non degna pur di rimirarti in viso. Tra. Come non degna? Ei parla
arsa? Lo spettatore avrà certamente desiderato in quel punto l’arrivo di Annibale, ed egli in fatti sopravviene, e le donn
, ed egli in fatti sopravviene, e le donne vogliono che dichiari qual di esse egli ami. Il generale senza scomporsi rispon
ro stanze si animano a combattere fra loro per togliersi que’ momenti di vita che loro rimangono. La singolarità de’ cori
larità de’ cori è anche notabile in questo dramma. Quattro canzonette di metro anacreontico si cantano alternativamente e
co si cantano alternativamente e con nojosa uniformità da due partiti di Capuani, favorevole l’uno a’ Romani, l’altro a’ C
nesi. Or le cose qui narrate annunziano un componimento tragico degno di figurare insieme col Torrismondo e colla Semirami
gnatelli cavaliere napolitano compose co’ materiali del greco romanzo di Eliodoro Cariclea e Teagene la sua tragedia la Ca
e accusato che il Ghilini credè tragedia, è commedia scritta in versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse
che il Ghilini credè tragedia, è commedia scritta in versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598. I
ini credè tragedia, è commedia scritta in versi di cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598. Il Pindaro d
cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598. Il Pindaro di Savona Gabriele Chiabrera pubblicò in Genova la s
o de’ precedenti inferiore per regolarità, per economia, per maneggio di affetti, sebbene manifesti di non aver nascendo s
regolarità, per economia, per maneggio di affetti, sebbene manifesti di non aver nascendo sortiti talenti per divenire un
ino pubblicata in Roma nel 1653. L’autore la difese contro la censura di Agostino Favoriti, ed in tal lavoro contrasse una
ed in tal lavoro contrasse una febbre che gli tolse la vita nell’età di trenta anni. Ortenzio Scamacca fecondo gesuita si
presentò nel Collegio Romano. Gian Vittorio Rossi conosciuto col nome di Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio,
e di Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre di la parte di Sinforosa che co
reo, a preghiere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre di la parte di Sinforosa che conteneva intorno a set
iere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre di la parte di Sinforosa che conteneva intorno a settecento sena
in rappresentarla, che ne acquistò e conservò per molto tem- il nome di Sinforosa. Le altre due furono nel medesimo Colle
o con somma magnificenza e pari applauso rappresentate a. Il Crispo è di tutte la più interessante. Fausta madrigna ed inn
Crispo è di tutte la più interessante. Fausta madrigna ed innamorata di Crispo è un ritratto dell’antica Fedra, Crispo de
o è un ritratto dell’antica Fedra, Crispo dell’Ippolito, e Costantino di Teseo. Soggiacque questa tragedia a varie censure
ica Tragedia e difesa del Crispo. Una delle tragedie più interessanti di questo secolo è il Solimano del conte Prospero Bo
no, la quale s’impresse nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II gran duca di Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabi
nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II gran duca di Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabile per certo portamento
per una grandiosità che invita a leggere, e per un lodevole artificio di occultar ogni studio di seguir gli antichi. Lo st
invita a leggere, e per un lodevole artificio di occultar ogni studio di seguir gli antichi. Lo stile in generale è nobile
i. Lo stile in generale è nobile naturale e vivace, benchè non manchi di varii tratti lirici lontani dal vero e dal natura
tafà condannato da Solimano re de’ Turchi suo padre per gli artificii di Rusteno e della Regina, la quale con tale ammazza
di Rusteno e della Regina, la quale con tale ammazzamento si lusinga di salvare il proprio figlio Selino e serbarlo alt I
iere turche che loro presta novità e vivacità. Il carattere magnanimo di Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i
galanteria che inlanguidisce tante tragedie francesi. Solimano avido di gloria e geloso della propria, autorità e dell’im
le ne cagiona la morte per volerlo salvare. Con tutto ciò varii colpi di teatro formano gli episodii di questa favola, che
rlo salvare. Con tutto ciò varii colpi di teatro formano gli episodii di questa favola, che agli amatori delle situazioni
ii di questa favola, che agli amatori delle situazioni appassionate e di una energica semplicità saranno meno accetti. I d
sionate e di una energica semplicità saranno meno accetti. I dialoghi di Alvante e Despina furono disapprovati anche dal c
to più a cagione del luogo in cui si tengono, cioè vicino alla dimora di Solimano, dove essi debbono certamente ascoltare
potessero altrove proseguirlo. Lo scioglimento prodotto dal racconto di due donne del cambio in culla di Selino si bramer
o scioglimento prodotto dal racconto di due donne del cambio in culla di Selino si bramerebbe condotto con più verisimigli
ttura anche a’ giorni nostri. Si trova nell’atto I qualche imitazione di Torquato Tasso. Il vanto che si dà Rusteno, il pe
anto che si dà Rusteno, il peggiore tra gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con
tra gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. Nell
Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. Nell’atto II lo stesso ambizioso Rusteno
o dell’esercito che egli crede solo a se dovuto, prende il linguaggio di Gernando, che aspira a succedere a Dudone e mormo
il linguaggio di Gernando, che aspira a succedere a Dudone e mormora di Rinaldo. Degna di notarsi è la maniera onde i per
Gernando, che aspira a succedere a Dudone e mormora di Rinaldo. Degna di notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori
esta non potendo negarla. Ecco l’arte onde la Regina desta le gelosie di Solimano: Ah Sire, e tu non vedi Quell’animo sì
gono amorevolmente Ormusse e Adrasto sapendo che in corte si trami la di lui morte. Mustafà sempre grande resiste alle ist
sidie. La sesta scena dell’atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado di qualche espression
sta scena dell’atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado di qualche espressione lirica. Mu
III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado di qualche espressione lirica. Mustafà dice: Fugga
. Mustafà dice: Fugga chi ha il cuor nocente, a me conviene Sostener di fortuna il duro incontro. Replica Adrastro: Sig
ravia e si scosta dalla gravità naturale che si richiede a tal genere di poesia. Uscì in Padova l’anno 1657 un’altra trage
ne ricavò i principali caratteri e il fondamento istorico dall’opera di Pausaniaa. Aristodemo greco di Messenia può dirsi
ri e il fondamento istorico dall’opera di Pausaniaa. Aristodemo greco di Messenia può dirsi un nuovo Agamennone, e Merope
o Agamennone, e Merope sua figliuola una novella Ifigenia. Non quella di Euripide che da prima teme la morte, e poi l’affr
da chi non seppe che l’aveva prima meritato il Dottori. Il carattere di Aristodemo ottimo per conseguire il fine della tr
per conseguire il fine della tragedia esprime un eroe che non lascia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno com
e il fine della tragedia esprime un eroe che non lascia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno come Agamennone d
scia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno come Agamennone di ricorrere all’astuzia della lettera per salvar la
all’astuzia della lettera per salvar la figliuola, allorchè si pente di averla tirata al campo colle finte nozze. Policar
namorato e non mai ozioso sino alla morte; e quel che più importa, il di lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’inte
ganza, e la ritrova alcune volte, ma cadendo spesso nell’affettazione di Seneca, per volere essere sempre grave sempre ric
il numero e l’armonia. Ma vediamo succintamente ciocchè in ogni atto di questa tragedia c’incresca o ci sembri pregevole.
le. Nell’atto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secon
tto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’oraco
a che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’oracolo che richiede
l’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’oracolo che richiede il sangue
odemo e di Arena di Licisco, secondo l’oracolo che richiede il sangue di una vergine matura della famiglia degli Epitidi,
e di una vergine matura della famiglia degli Epitidi, è uscito quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibi
famiglia degli Epitidi, è uscito quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibile piacere di Amfia sua madre
quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibile piacere di Amfia sua madre e di Policare suo amante e sposo.
ssicura la vita di Merope con indicibile piacere di Amfia sua madre e di Policare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la
olicare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la notizia col contegno di un eroe che sebbene sensibile alla sventura di Ar
a notizia col contegno di un eroe che sebbene sensibile alla sventura di Arena, ha pure il pubblico bene nel cuore, e most
(giacchè Licisco protesta non essere del suo sangue) non ricuserebbe di dar per vittima la figlia. Una imitazione delle p
vittima la figlia. Una imitazione delle preghiere dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quella di Amfia nella seconda sc
tazione delle preghiere dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quella di Amfia nella seconda scena, Rotin gli astri innoc
la scena sesta della Nutrice con Merope si svolge il nobile carattere di questa fanciulla non senza vantaggio dell’azione.
gio dell’azione. Nell’atto II alla notizia che sopravviene della fuga di Arena, Aristodemo si manifesta più grande di Agam
e sopravviene della fuga di Arena, Aristodemo si manifesta più grande di Agamennone. Non è egli un Re de’ Re dell’armata G
sacrificio della figliuola. Aristodemo è un uomo grande che mal grado di tutto l’affetto paterno consacra la figlia alla s
ngedo estremo che da lui prende Merope: Io vado e nulla meco Porterò di più nobile e più degno Della mia fe: tu le memori
n’è trafitto come da una spada; protesta con impeto che morirà prima di lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la prop
chè senza bassezza, quel natural movimento che scuote l’uomo all’idea di finire. Forse quì si desidererebbe veder la pugna
e dell’umanità con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’aria di ragionamento che rende soverchio tr
con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’aria di ragionamento che rende soverchio tranquilla l’azi
e soverchio tranquilla l’azione. Nell’atto IV tragica è la situazione di Aristodemo che sente dirsi da Policare: Merope è
un tumulto Non più sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che di violento. Sì, lo farò, sia pena, o sia misfatto,
i de’ trapassati. Nell’atto V la nutrice racconta a Tirsi l’uccisione di Merope per mano del padre, e così conchiude: Un
ssapora tutta l’amarezza della non meritata morte, come dinota l’atto di covrirsi il volto per non vedere il suo uccisore
della tragedia greca che della moderna quell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese l’innocenza di lei. La
ell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese l’innocenza di lei. La morte di Arena che anche si scopre figlia
o verginale di Merope, onde si fa palese l’innocenza di lei. La morte di Arena che anche si scopre figlia di Aristodemo, r
lese l’innocenza di lei. La morte di Arena che anche si scopre figlia di Aristodemo, riduce all’ultimo punto la disperazio
scopre figlia di Aristodemo, riduce all’ultimo punto la disperazione di tal padre che va furioso a trafiggersi dove uccis
questo non iscarseggiano le inezie liriche , come le chiamò il conte di Calepio, benchè di molte se ne veggano anche nell
giano le inezie liriche , come le chiamò il conte di Calepio, benchè di molte se ne veggano anche nella tragedia del Bona
stodemo. La riconoscenza nel Solimano avviene per l’arrivo improvviso di Aidina e Alicola indipendentemente da’ primi fatt
rimo. Il cardinale Sforza Pallavicino noto per la Storia del Concilio di Trento, compose essendo ancor gesuita una sacra t
riano Leovigildo suo padre. S’impresse la prima volta nel 1644, e poi di nuovo nel 1665 con un discorso in sua difesa, nel
a difesa, nel quale anno si recitò nel Seminario Romano. Non manca nè di nobiltà, nè di regolarità, nè porta la taccia deg
uale anno si recitò nel Seminario Romano. Non manca nè di nobiltà, nè di regolarità, nè porta la taccia degli eccessi di s
nca nè di nobiltà, nè di regolarità, nè porta la taccia degli eccessi di stile, ne’ quali trascorse a suo tempo l’amena le
col disborso l’autore tentò invano insegnare che nelle tragedie, sul di lui esempio, dovessero usarsi i versi rimati. Il
no 1593, e trasportato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di quella città a’ 28 di agosto del 1646, il quale,
a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di quella città a’ 28 di agosto del 1646, il quale, ad onta del suo stile
i spettacolo. Ariosto introdotto a fare il prologo manifesta l’indole di quell’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e
l’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e si compiaccia delle cene di Atreo; indi soggiugne: Ma d’ogni sangue immacula
mortal sciagure. L’industrioso giovine scorgerà in tal componimento di quando in quando qualche passo energico. Tal mi s
Atlante nell’atto III, Dunque con forte destra ; tale la confusione di Rugiero In qual antro mi celo ; ma non è tale un
nfusione di Rugiero In qual antro mi celo ; ma non è tale una specie di molle elegia recitata da Alcina coll’intercalare,
lo stile lirico in quasi tutto il dramma e singolarmente nelle scene di Ateste ed Arsinda ove il poeta trascorre senza fr
non meno magnanima. Vigoroso e senza lirico belletto è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno
o è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed
onda scena dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse Pier
vissimi. Si vogliono mentovare le seguenti tragedie tralle regolari di questo secolo, le quali possono apprestare alla s
energico e sublime in mezzo a molte liriche affettazioni. La Florinda di Giambatista Andreini figliuolo della famosa attri
o della famosa attrice Isabella, del quale favella Pietro Baile, e il di lui Adamo recitato in Milano, onde dicesi di aver
vella Pietro Baile, e il di lui Adamo recitato in Milano, onde dicesi di avere il celebre Milton tratta l’idea di comporre
itato in Milano, onde dicesi di avere il celebre Milton tratta l’idea di comporre il Paradiso perduto: il Radamisto di Ant
re Milton tratta l’idea di comporre il Paradiso perduto: il Radamisto di Antonio Bruno nato in Manduria nel regno di Napol
iso perduto: il Radamisto di Antonio Bruno nato in Manduria nel regno di Napoli censore più volte e segretario degli Umori
ria nel regno di Napoli censore più volte e segretario degli Umoristi di Romaa: Ildegarde di monsignor Niccolò Lepori pubb
oli censore più volte e segretario degli Umoristi di Romaa: Ildegarde di monsignor Niccolò Lepori pubblicata nel XVII seco
nel XVII secolo e reimpressa nel 1704 in Viterbo: la Belisa tragedia di lieto fine del cavaliere napolitano Antonio Musce
ola data alla luce in Genova nel 1664 ed altamente comendata col nome di Oldauro Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’
Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’anno stesso in Lovano; e la di lui Rosminda impressa in Napoli nel 1659 ed anche
poesie dell’edizione del Raillard del 1691: e finalmente le tragedie di Bartolommeo Tortoletti veronese mentovate dal Maf
tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed
. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio di Nardò nel 1702. Scriss
le Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio di Nardò nel 1702. Scrisse il primo nella sua gioven
nte. Tutti gli eruditi che hanno gusto, tengono per buone le tragedie di questo porporato. Il Gravina le comendò. Il card
o. Il Gravina le comendò. Il cardinal Delfino (dice il conte Pietro di Calepio con tutta verità) diede principio all’abb
ando alla tragedia della maestà sì con le sentenze che con la maniera di esporle. Osservisi (per dar qualche esempio dell
io della maestà e della proprietà dello stile) il magnanimo carattere di Cleopatra. A Dite, ella dice nell’atto III, Ande
tri che alla morte. Nobili sono i suoi sentimenti allorchè determina di morire, supponendo, che Augusto col pretesto di n
ti allorchè determina di morire, supponendo, che Augusto col pretesto di nozze voglia esporla in Roma al rossor del trionf
o studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola. Posteriore di alquanti anni alle tragedie del Delfino fu il Cor
diaa. Egli seppe rendere teatrale e interessante la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di N
la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e di Sicilia, con fare, che l’Angioino Car
morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e di Sicilia, con fare, che l’Angioino Carlo I tra Fed
poli e di Sicilia, con fare, che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria, e Corradino duca di Svevia e re di Napol
che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria, e Corradino duca di Svevia e re di Napoli suoi prigionieri, ignorasse
Carlo I tra Federigo duca di Austria, e Corradino duca di Svevia e re di Napoli suoi prigionieri, ignorasse, Chi Corradin
Chi Corradino siasi, e chi il Cugino, È ben rancida la gara generosa di due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiam
siasi, e chi il Cugino, È ben rancida la gara generosa di due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiamento del nome
ome per ingannare le ricerche del tiranno. Sofocle introdusse la gara di Crisotemi colla sorella nell’Antigone, Euripide t
nell’Antigone, Euripide tra Pilade ed Oreste col proposto cambiamento di nomi nell’Ifigenia in Tauride imitata indi dal Ru
mente prende il nome e le armi dell’amico Leone per esporsi al furore di Bradamante, Olinto nella Gerusalemme del gran Tor
uol comparir colpevole del furto confessato da Sofronia per morire in di lei vece, il Porta nel suo Moro adoperò ingegnosa
osamente l’artifizio, e l’eroismo narrato dall’Ariosto nell’avventura di Rugiero e Leone, nella Filli di Sciro Tirsi e Fil
o narrato dall’Ariosto nell’avventura di Rugiero e Leone, nella Filli di Sciro Tirsi e Filli gareggiano come Crisotemi e A
ome Crisotemi e Antigone per farsi punire, e salvar l’amante. Ma dopo di questi io non conosco se non il Caraccio che abbi
io che abbia saputo co’ vecchi materiali del contrasto, e cambiamento di nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edif
bbia saputo co’ vecchi materiali del contrasto, e cambiamento di nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edificio. Ma
ipinger mai? Il Caraccio secondando l’antica idea della bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colp
idea della bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni che tirano l’atte
a bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni che tirano l’attenzione. C
esa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e di situazioni che tirano l’attenzione. Corradino si
o; Federigo crede che debba esser menato a morte, e si fa condurre in di lui vece. Dichiara poi di non esser egli Corradin
a esser menato a morte, e si fa condurre in di lui vece. Dichiara poi di non esser egli Corradino tosto che intende che il
sta esecuzione, lo lascia uscire, credendo che vada a nozze. L’errore di questo tenero amico aumenta il patetico dell’estr
alle orme singolarmente dell’Ariosto rinnovò tali gare e cangiamenti di nomi nell’Olimpiade e nel Rugiero. Ma sono molti
non dico i Metastasii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e feco
asii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fecondità di fantasia?
e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fecondità di fantasia? Singolarmente vuolsi attendere alla sob
dere alla sobrietà e gravità dello stile del Caraccio tanto più degno di encomii quanto meno si attenderebbe da uno scritt
scrittore del XVII secolo. Egli nell’indicato Impero vendicato poema di 40 canti seppe reggersi sulle ali sulle tracce de
dello stile dell’Ariosto. Nel Corradino segui quello del Torrismondo di Torquato. Ed in poemi si lunghi non mai traviò. U
e veda nella scena quarta dell’atto I, dove l’autore calcando le orme di Alvida rileva i terrori notturni della Regina. Pu
a scena terza dell’atto III, in cui Corradino saputa la deliberazione di Carlo di farlo morire parla a Federigo. Il leggit
erza dell’atto III, in cui Corradino saputa la deliberazione di Carlo di farlo morire parla a Federigo. Il leggitore vi no
an parte dell’Europa adulterato il gusto teneva dietro alle stranezze di Lope de Vega, e di Giambatista Marini e di Daniel
a adulterato il gusto teneva dietro alle stranezze di Lope de Vega, e di Giambatista Marini e di Daniele Gasparo di Lohens
neva dietro alle stranezze di Lope de Vega, e di Giambatista Marini e di Daniele Gasparo di Lohenstein, il Caraccio ed il
ranezze di Lope de Vega, e di Giambatista Marini e di Daniele Gasparo di Lohenstein, il Caraccio ed il Delfino con pochi a
rigo immaginario amoroso, che minora l’odiosità per l’Angioino in più di un punto dell’azione. Corradino giovinetto figlio
’Angioino in più di un punto dell’azione. Corradino giovinetto figlio di eroi di re d’imperatori, legittimo signore di Nap
o in più di un punto dell’azione. Corradino giovinetto figlio di eroi di re d’imperatori, legittimo signore di Napoli, ucc
adino giovinetto figlio di eroi di re d’imperatori, legittimo signore di Napoli, ucciso su di un palco come un reo volgare
io di eroi di re d’imperatori, legittimo signore di Napoli, ucciso su di un palco come un reo volgare per ordine dell’usur
oria stessa commuove ed invita a piangere; or che non farebbe in mano di un ottimo tragico? Perdonisi al Caraccio l’averlo
con un amor comico il più tragico avvenimento della storia del Regno di Napoli. a. Pinacoteca pag. 160. edit. Lipsine
r. excell. vol. IV p. 204. a. Eritreo Pinacoteca p. I. a. Vedasi la di lui dedicatoria della tragedia a monsignore Spino
la di lui dedicatoria della tragedia a monsignore Spinola governador di Roma.
42 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
cie del Romano impero, nè le sole furono nè le più fatali conseguenze di quel rapido incendio di guerra che le sconvolse.
è le sole furono nè le più fatali conseguenze di quel rapido incendio di guerra che le sconvolse. Col tempo si riparano le
gli degli antichi Tartari che inondarono l’impero Romano sotto i nomi di Goti, Unni, Eruli, Gepidi, Vandali e Longobardi,
, Vandali e Longobardi, con istabilir nelle conquiste una nuova forma di governo assai peggior dell’antica, ci tolsero i p
rmarono nella loro barbarie. Ed oh quanto tardi il tempo col soccorso di molte favorevoli circostanze giugne a distruggere
te favorevoli circostanze giugne a distruggere gli effetti perniciosi di sì luttuose vicende! Alzò sulle nostre rovine il
ro diritti, stabilirono fra noi un governo fatto per dividere in vece di unire. Le regioni conquistate formarono un corpo
dividere in vece di unire. Le regioni conquistate formarono un corpo di varie picciole signorie col nome di feudi, le qua
ni conquistate formarono un corpo di varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo di guerra si cong
i varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo di guerra si congiungevano per bisogno, e nella pace
attenevano al tutto1. L’ Italia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi di piccioli tiranni gelosi degli acquisti e sempre p
oli tiranni gelosi degli acquisti e sempre pronti a guerreggiar sotto di un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto
uerreggiar sotto di un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto di stranieri ora i compagni ora lo stesso sovrano pe
nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su
balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastald
quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricos-hombres e In
tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricos-hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o
per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti
volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti vassalli angarj, parangarj, schiavi predial
ngarj, schiavi prediali, censili, terziarj, filcalini ed altre specie di servi ed aldioni 2. Ora quando trovansi gli uomin
che solitario allievo della sapienza, il quale appressandosi al solio di Carlo Magno potè co’ suoi consigli eccitarlo alla
magnanima impresa d’ingentilire e illuminare i popoli. Essendo in età di anni trenta calato questo gran principe in Italia
onomia; e così iniziato ne’ misteri del sapere concepì il bel disegno di spargere la coltura ne’ suoi vasti dominj, che ol
lla Germania e della Spagna. Il primo che in Francia tenne scuola nel di lui palagio, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri ma
scuola nel di lui palagio, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica e di tutte le
l di lui palagio, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica e di tutte le sette arti
io, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica e di tutte le sette arti liberali, vi
Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica e di tutte le sette arti liberali, vi chiamò dall’Ital
ia ad insegnare, mosso probabilmente da Paolo Diacono e da Paolino II di Aquileja, due uomini de’ più dotti del suo tempo.
sorsero da per tutto le costumanze4. La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non di rado venivan
La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non di rado venivano dalle parti astretti a pruovar coll
sentenza profferita, per la qual cosa in essi richiedevasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte degli eccles
fferita, per la qual cosa in essi richiedevasi più forza di corpo che di mente. La maggior parte degli ecclesiastici inten
ata eloquenza Ateniese e Romana? che tutte le muse doveano abbellirle di tutte le loro grazie (Nota II)? E pure il corso n
(Nota III). In questi paesi (dice Robertson nell’ introd. alla Stor. di Carlo V) i più coltivati e civilizzati di tutta l
on nell’ introd. alla Stor. di Carlo V) i più coltivati e civilizzati di tutta l’Europa, scendevano i crocesignati prima d
vati e civilizzati di tutta l’Europa, scendevano i crocesignati prima di passare in Asia, e vi lasciavano immense somme pe
omme pel trasporto verso Terra Santa7. Le guerre d’Asia poi, la presa di Costantinopoli fatta da’ Latini, il passar che fe
commercio in Italia come nella sua più nobil sede. E questa sorgente di ricchezza ridestò fra noi il sopito natural desid
sta sorgente di ricchezza ridestò fra noi il sopito natural desiderio di libertà, sotto i cui soli auspici escono gl’ inge
tupidezza e dall’inazione. Al commercio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori e di stabilire un g
rcio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori e di stabilire un governo libero ed eguale che agli ab
lazione e incoraggisse le arti. Uno spirito generoso d’indipendenza e di libertà fermentava nel cuor dell’ Italia con tal
di libertà fermentava nel cuor dell’ Italia con tal vigore, che prima di terminare l’ultima crociata tutte le città consid
rno feudale! La Francia vicina (dice il lodato Storico Inglese) prima di ogni altra regione verso il XII secolo approfitto
regione verso il XII secolo approfittossi del bell’ esempio, il quale di mano in mano si comunicò all’Alemagna, indi alla
iccardi, Siciliani e Toscani. Lusingossi qualche apologista straniero di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo co
ossi qualche apologista straniero di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbj pedanteschi sulla na
ie Italiane di quel tempo col seminar dubbj pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare di appropriarlo
dubbj pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scamb
e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scambi di sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’
o scambi di sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’ Italiani di segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di
curino gl’ Italiani di segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di lettere posposte, le quali sprezzate risolvonsi i
o, veduto e confessato da classici scrittori transalpini, cioè quello di avere insegnato alle nazioni ad esser libere. Rin
entativo. Fece il commercio stabilir le fiere, nelle quali ad oggetto di chiamarvi e trattenervi il concorso s’ introdusse
li e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel natale di Cristo e nell’epifania i chierici si mascheravano
questa contaminazione de’ templi. Restovvi tuttavia la musica e l’uso di celebrarvi con una specie di rappresentazione cer
pli. Restovvi tuttavia la musica e l’uso di celebrarvi con una specie di rappresentazione certe feste bizzarre, le quali o
one certe feste bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che di giuoco. Era notabile nella cattedra
e bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che di giuoco. Era notabile nella cattedrale di Roano il
ù il carattere di follia che di giuoco. Era notabile nella cattedrale di Roano il dì di natale la sesta asinaria, nella qu
di follia che di giuoco. Era notabile nella cattedrale di Roano il dì di natale la sesta asinaria, nella quale compariva B
no il dì di natale la sesta asinaria, nella quale compariva Balaam su di un’ asina e varii profeti che aveano predetta la
in Viviers: in Inghilterra anche verso il 1530 trovavasi nella chiesa di Yorck un inventario, in cui si parla della mitra
dell’anello del vescovo de’ pazzi 12. Non riusciva men cara a’ popoli di quel tempo la festa degl’ Innocenti, che era un t
a’ popoli di quel tempo la festa degl’ Innocenti, che era un tralcio di quella de’ pazzi e si celebrava nel dì de SS. Inn
zi e si celebrava nel dì de SS. Innocenti13. Posero in oltre i monaci di mano in mano in dialogo le vite de’ santi, come q
re i monaci di mano in mano in dialogo le vite de’ santi, come quella di S. Caterina recitata nel convento di S. Dionigi.
o le vite de’ santi, come quella di S. Caterina recitata nel convento di S. Dionigi. Altri simili dialoghi senza numero in
scana, non si rinviene cosa veruna appartenente al teatro. Si favella di tragedie e commedie di Anselmo Faidits nella poco
cosa veruna appartenente al teatro. Si favella di tragedie e commedie di Anselmo Faidits nella poco esatta storia de’ poet
rì nel XIII secolo, essendo morto nel 1220. Non ostante poi il titolo di tragedie e commedie, le di lui favole altro esser
morto nel 1220. Non ostante poi il titolo di tragedie e commedie, le di lui favole altro esser non doveano che meri monol
e de’ Giullari (Nota V). L’Heregia dels Preyres è il titolo rimastoci di uno de’ dialoghi del Faidits, che si vuole che fo
resso i Sassoni e i Danesi. Alfredo gran re d’Inghilterra in un tempo di barbarie, cioè nell’878, volendo spiare la situaz
’armata Danese che avea fatta irruzione nel suo reame, prese le vesti di un ministriere, e si presentò al campo Danese. Fu
ese. Fu veramente conosciuto per Sassone, ma pel carattere rispettato di ministriere fu introdotto alla presenza del re e
el re e cantò molti versi, e poscia esaminato il campo formò un piano di assalto, col quale tagliò a pezzi il di lui eserc
inato il campo formò un piano di assalto, col quale tagliò a pezzi il di lui esercito. Sessanta anni dopo, cioè nel X seco
il di lui esercito. Sessanta anni dopo, cioè nel X secolo, Anlaff re di Danimarca collo stesso travestimento volle osserv
f re di Danimarca collo stesso travestimento volle osservare il campo di Atelstan re d’Inghilterra, ma lo stratagemma rius
li, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini ed il migliore di tutti Dante Alighieri, pare che sia l’unica nazio
secolo XIII. Nel 1230 si celebrò in Piacenza nel borgo e nella piazza di S. Antonino un giuoco, che nella cronaca Piacenti
a nel Prato della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì di Pasqua di Resurrezione del 1243 o 124418. Pretese
o della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì di Pasqua di Resurrezione del 1243 o 124418. Pretese il Bumald
nel 1250 componesse volgari tragedie; ma ciò afferma perchè nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato
nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato poeta di stile tragico, la qual cosa ognun sa che in Dante
la qual cosa ognun sa che in Dante vuol dir sublime, e non già autore di tragedie19. Quel che però non ammette dubbio veru
etto principale si prefisse il rappresentare i misteri della passione di N. S., siccome per lungo tempo continuò ad esegui
timana santa20. Un’ altra rappresentazione de’ misteri della passione di Cristo trovasi fatta dal clero con molto applauso
vasi fatta dal clero con molto applauso nel Friuli l’anno 1298 nel dì di pentecoste21. Il dottissimo storico della Lettera
III rammentate dal Muratori22, asserendo non potersi mettere in conto di teatrali. Vuole altresì con fondamento che il nom
ammatica. Passa in oltre a dubitare che le accennate rappresentazioni di Padova, del Friuli, della Compagnia del Gonfalone
alogo, stimandole semplici apparenze mute figurate dal clero in tempo di pasqua e di pentecoste. Veramente noi che reputia
ndole semplici apparenze mute figurate dal clero in tempo di pasqua e di pentecoste. Veramente noi che reputiamo drammatic
si direbbe con ogni proprietà ludus un mistero espresso con un groppo di statue; nè perchè in vece di quelle statue si met
ludus un mistero espresso con un groppo di statue; nè perchè in vece di quelle statue si mettessero degli uomini, tal rap
l suo istituto. Nel XV secolo rappresentava pubblicamente nel coliseo di Roma la passione; e le parole del dramma si compo
di Roma la passione; e le parole del dramma si composero dal vescovo di S. Leo Giuliano Dati Fiorentino che fiorì circa i
ell’Alemagna. Vedrassi nel seguente capo che in Francia sin dal tempo di Filippo il Bello vi fu una festa simile con canti
l Bello vi fu una festa simile con canti e con parole. Alcuni squarci di simili misteri fatti in Napoli nel tempo degli An
a non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli di rappresentazioni cantate e recitate. Per altro no
’ istrioni e giocolieri a que’ tempi, non meritino rigorosamente nome di vere azioni teatrali. Con tutto ciò debbono entra
teatrali; nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di questa si conservano le memorie da qu
è tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e di questa si conservano le memorie da quanti imprend
estiche l’indeboliscono e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo
timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo sempre la costituzione di tal
ovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo sempre la costituzione di tal regno alla divisione, al fine i gran ducati s
gran ducati si suddividono in contati subalterni numerosi ma piccioli di mole e di potere. 2. V. Il Potgessero, e ’l libr
i si suddividono in contati subalterni numerosi ma piccioli di mole e di potere. 2. V. Il Potgessero, e ’l libro I, c. 18
gessero, e ’l libro I, c. 18 della Storia civile e politica del regno di Napoli di Carlo Pecchia. 3. Degno di leggersi n
’l libro I, c. 18 della Storia civile e politica del regno di Napoli di Carlo Pecchia. 3. Degno di leggersi nella Stori
ia civile e politica del regno di Napoli di Carlo Pecchia. 3. Degno di leggersi nella Storia della Letter. Ital. del Cav
hiar. Carlo Denina. Quì l’apologista Lampillas abbraccia con alacrità di cuore la medesima comune opinione dietro la scort
ma comune opinione dietro la scorta del Denina, facendo uso al solito di commode asserzioni gratuite in vece di monumenti
Denina, facendo uso al solito di commode asserzioni gratuite in vece di monumenti storici per distruggere le verità sì be
un solo nome, fosse poi anche quello, non che dell’eccellente Denina, di un Sherlok, purchè dica male dell’Italia. Il mede
e’ tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stamp
nti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stampato dal Mabillo
lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno di solecismi stampato dal Mabillon. Ma con sua pace
occhi aperti, e vedrà che il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla
il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forz
testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forza di ragionamento superiore ass
tinità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forza di ragionamento superiore assai al suo avversario Ca
l Sig. Lampillas che in altro senso che in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come
o che in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nel
agnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole di questo prelato ed in ciò che dice di Adriano il T
ed eloquentissimi? Nelle parole di questo prelato ed in ciò che dice di Adriano il Tiraboschi, si attende allo zelo, alla
llo stile. Che se volesse il Sig. Lampillas mostrare che gl’ Italiani di que’ miseri tempi erano nel latino idioma più bar
più purità ed eleganza del famoso lodato storico de’ Longobardi Paolo di Varnefrido, e che non fussero stati Italiani ma S
Da questo sentimento non contraddetto da i dotti si è fatto un pregio di discordare il tante volte ammirato Lampillas, pre
Egli si dimostra in tal fatto così poco instruito, che fa sospettare di essergli stata da altri suggerita così secca e di
izia; laonde ci astringe ad una nota non breve, e ad implorare per la di lei lunghezza il perdono de’ leggitori. Ignora pr
de’ leggitori. Ignora primieramente l’apologista che molti anni prima di Alarico il di lui padre chiamato Eurico o Evarico
Ignora primieramente l’apologista che molti anni prima di Alarico il di lui padre chiamato Eurico o Evarico (che cominciò
nciò a regnare l’ anno 486) avea già dato a’ Visigoti il primo codice di leggi dette Teodoriciane o perchè, secondo i dott
secondo i dottissimi Savarone e Grozio, Eurico portasse anche il nome di Teodorico, o perchè, secondo il Sirmondo e l’Alte
odosiane dell’impero occidentale. Seguì poscia la lodata compilazione di Alarico pubblicata in Tolosa col titolo di Brevia
cia la lodata compilazione di Alarico pubblicata in Tolosa col titolo di Breviario; ed è quell’unica, che, non saprei dir
n oltre Chindesvindo ed altri Visigoti fecero alcun’ altra collezione di leggi, della quale neppur ebbe contezza il Lampil
le neppur ebbe contezza il Lampillas, altrimenti non avrebbe lasciato di trionfarne. Vennero in appresso più tardi le legg
vrebbe lasciato di trionfarne. Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contato di Barcellona, di Valenza. N
farne. Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contato di Barcellona, di Valenza. Noi adunque che sappiamo
in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contato di Barcellona, di Valenza. Noi adunque che sappiamo quel che seppe
uestiona se la Spagna col resto dell’Europa avesse avuto alcun codice di leggi, no; ma sì bene, se queste fossero state pe
ual cosa non si fa motto nel Saggio Apologetico. Certamente il Signor di Montesquieu e quanti peritamente favellano di leg
o. Certamente il Signor di Montesquieu e quanti peritamente favellano di leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’unde
nazioni (dice il celebre Guglielmo Robertson nell’Introd. alla Stor. di Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, ce
re Guglielmo Robertson nell’Introd. alla Stor. di Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, cedendo il luogo a certe
to in mezzo dal medesimo Lampillas. Questo che fu compilato nel regno di Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal
uali l’ apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli st
ista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuol
icurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia di Spagna del P. Duchesne bene accolto dal pubblico
tica. Di fatti come non sarebbe la Spagna soggiaciuta a questa specie di anarchia de’ tribunali e ad altri disordini, se i
ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano tra loro, empivano di tumulto e confusione tutte le provincie Spagnuole
, le prepotenze, gli omicidj divennero sì comuni, che in questo stato di disordine non solo fu interrotta ogni sorte di co
i, che in questo stato di disordine non solo fu interrotta ogni sorte di commercio, ma rimaneva appena qualche comunicazio
o. E tali disordini fin dalla metà del secolo XIII indussero le città di Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizio
ordini fin dalla metà del secolo XIII indussero le città di Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizione baronale,
ne baronale, ad associarsi e ad armare alcune compagnie sotto il nome di Santa Confraternita, per proteggere i viaggiatori
enti punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi di Alarico che suppose dal sesto secolo felicemente
suppose dal sesto secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto di alcuni secoli seguenti. Dopo avere egli, coll’ in
avere egli, coll’ intelligenza che si è veduto, assicurato al codigo di Alarico il vanto dell’osservanza per più secoli,
de’ gran castelli. A questi tempi in Italia (egli dice) le decisioni di liti tra’ privati, o di giurisdizione tra’ potent
esti tempi in Italia (egli dice) le decisioni di liti tra’ privati, o di giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di
liti tra’ privati, o di giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e
di giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole egl
dizione tra’ potenti, facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole egli forse da
facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole egli forse darci ad intendere che n
forse darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudizj di Dio ed i duelli? Egli dovrebbe sapere, quanto tar
gli dovrebbe sapere, quanto tardi si fece el postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella
l postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella penisola; dovrebbe sapere ancora che sino
a Cavalleria convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli
convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli convincersi
rologo gli sconcerti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi di Alarico. Nos (dice il re Alfonso) por la gracia d
eravi adunque, secondo Alfonso, sino al XIII secolo in Ispagna libro di leggi, e giudicavasi per bravure, per capriccio,
o regolarli con una legislazione particolare. Per supplire al difetto di lettura dell’apologista e di chi sacò per lui la
one particolare. Per supplire al difetto di lettura dell’apologista e di chi sacò per lui la cara e ’l nominò, per far not
r lui la cara e ’l nominò, per far noto che era il Lampillas sotto la di lui protezione, ne accennerò almeno i titoli. Nel
cennerò almeno i titoli. Nella I Partita si vieta nel tit. 13 leg. 10 di seppellir ne’ cimiteri colui che morisse nello st
la in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo di fare i cavalieri e gli scudieri; e nella 21 si di
risi come proprietà dell’Italia dal Sig. Lampillas, che ci permetterà di dirgli che de’ fatti di sua casa tanto sa egli qu
’Italia dal Sig. Lampillas, che ci permetterà di dirgli che de’ fatti di sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto. Ma qu
overnata con i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Mod
on i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in
egoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in appresso col
Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in appresso col breviario
e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in appresso col breviario stesso di Al
di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in appresso col breviario stesso di Alarico; e finalmente col famoso editto di Teodor
resso col breviario stesso di Alarico; e finalmente col famoso editto di Teodorico. Entrati poi a regnarvi i Longobardi, e
gnarvi i Longobardi, ecco ciò che seguì in Italia secondo il racconto di Paolo Diacono il migliore storico de’ tempi bassi
tata, che gl’ Italiani che volessero soggettarvisi, il celebre editto di Rotari settimo re d’Italia pubblicato nel 643, qu
lebre editto di Rotari settimo re d’Italia pubblicato nel 643, quello di Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incom
d’Italia pubblicato nel 643, quello di Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli
668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli di Rachi del 746 e di Astolfo del 753. Ed intanto la
Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli di Rachi del 746 e di Astolfo del 753. Ed intanto lasciarono la libertà
nto lasciarono la libertà agli ecclesiastici e a chiunque il volesse, di vivere colle Romane leggi e colle costituzioni de
ni de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque nell’esarcato di Ravenna e ne’ ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta. De
le quali sussistevano comunque nell’esarcato di Ravenna e ne’ ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, C
malfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, Carlo Magno nell’anno 801, e i di lui successori sino a Corrado il Salico, fecero v
un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trat
ni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi di Benevento, frammettendovi alcune sue osservazioni
enevento, frammettendovi alcune sue osservazioni intorno alla pratica di esse leggi; il qual codice serbasi nell’archivio
l Sig. Abate giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e di uno sparviere; nè ciò bastandogli at
giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e di uno sparviere; nè ciò bastandogli attribuisce a’
sparviere; nè ciò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge di altri popoli, cioè de’ Borgognoni. Ecco però la v
o però la vera pena stabilita nelle leggi Longobarde contro del ladro di uno sparviere: Si quis de gajo regis accipitrem t
i un ladro d’un cane, cioè dovea pagare una summa nove volte maggiore di quel che valeva il cane. Or dove sono le once di
nove volte maggiore di quel che valeva il cane. Or dove sono le once di carne divorate dall’augello nella parte più polpu
oi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne se ne dovrebbe rin
ano quasi da per tutto le leggi Longobarde, e al vantaggio che alcune di esse hanno riportato ancor sulle Romane. Ma senza
ngobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice nel libro XXVIII, c. 2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudi
 2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpa
ose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, d
principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono pueri
ardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idio
o di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non cons
goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vuote di senso, frivole nel fon
seguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vuote di senso, frivole nel fondo e gigantesche nello stil
fondo e gigantesche nello stile. Or faccia il Lampillas il confronto di ciò che asserisce il Bettinelli col riferito giud
Italia e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Quest’ ultime, ad onta di quel bacio che ha posto in buon umore il Lampilla
onta di quel bacio che ha posto in buon umore il Lampillas (vedasi il di lui tomo I pag. 27 e 28) sono da quel celebre Pre
riputate giudiziose, e preferite alle Visigote, che dall’ apologista di Barcellona (che è tutt’altro che un Montesquieu)
questa nota, può comprendere il Sig. Lampillas, che non basta un poco di talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo
talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo, nè il millantarsi di esser filosofo e critico di gusto, nè il declamar
d un cieco patriotismo, nè il millantarsi di esser filosofo e critico di gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entr
tico di gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entrare a parlar di cose che non si sono antecedentemente studiate be
e bene. 5. Vedasi l’introduzione al V libro delle Storie Fiorentine di Niccolò Machiavelli, il quale par che si appressi
Antiquit. Ital. Medii Ævi. 8. V. la citata Introduzione alla Storia di Carlo V, sez. I, e le note XV, XVI, XVII e XVIII.
II e XVIII. 9. V. il capitolo Cum decorem domus Domini nel Decretale di Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e po
degli Europei nell’Indie. 10. Du-Cange Gloss. 11. Vedi la storia di Cedreno. 12. Senza citar le memorie di M. Du Til
e Gloss. 11. Vedi la storia di Cedreno. 12. Senza citar le memorie di M. Du Tillot da servire all’Istoria della Festa d
storia della Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobine
la Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Mar
e’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta
presse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare
sanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare il lettore a
1, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare il lettore all’Encicloped
lot, basta rimandare il lettore all’Enciclopedia. Per chi si contenta di averne qualche leggiera notizia, accenniamo solta
ione de’ Saturnali de’ gentili. La libertà data a’ servi nel dicembre di motteggiare e far da padroni, si concedeva in que
o un asino, e si cantava hè, sire âne, hè, hè. Secondo Raynaud nel dì di S. Stefano si cantava alla Messa una canzone dett
na canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì di S. Giovanni un’ altra prosa detta del bue. 13. M
lgrado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa di que’ secoli rozzi sussisteva anche nel secolo XVI
o XVII in qualche provincia. Lagnavasi il Naudè nel 1645 col Gassendi di essere ancora in osservanza in qualche monistero
, dando luogo a’ loro frati laici cucinieri, questuanti, giardinieri, di officiare con istrane profanazioni, i quali prend
esti sacerdotali tutte lacere, e mettevansele al rovescio, mostravano di leggere su’ libri che tenevano volti all’ingiù, c
di leggere su’ libri che tenevano volti all’ingiù, con occhiali fatti di corteccia d’ aranci, e gridavano follemente con v
lende, degl’ Innocenti. 14. V. il Discorso aggiunto a una collezione di antiche poesie Inglesi uscita nel 1765 in Londra,
esi uscita nel 1765 in Londra, e annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese di gennajo del 1766. 15. Nel cit
in Londra, e annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese di gennajo del 1766. 15. Nel citato Discorso si va
va continuando la storia de’ menestrels, e si dice che sotto il regno di Riccardo II verso la fine del secolo XIV, altro e
18. V. le sue Annotazioni all’Eloq. Ital. del Fontanini p. 487., e le di lui Lettere t. II. 19. Egli ne fu confutato dal
lessioni istoriche e critiche del Riccoboni sopra i differenti teatri di Europa. Non fu dunque in mezzo alla luce del cinq
agnia, ma sì bene nel XIII secolo. La pubblicazione poi degli Statuti di essa seguì nel 1584 nella stessa Roma, cioè trece
iò per ausiliar colla verità certa filosofia che sempre ragiona prima di assicurarsi de’ fatti, e che in conseguenza si av
25. T. IV, lib. III, c. 3. 26. Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregia
, c. 3. 26. Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cu
o di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono i lor volumi di sofismi
uali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono i lor volumi di sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e
43 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 265
Barach Fernandez Maria. Figlia del precedente e di Nicoletta Stipich Nefer di Spalatro, nacque a Zar
h Fernandez Maria. Figlia del precedente e di Nicoletta Stipich Nefer di Spalatro, nacque a Zara, ove si trovava il padre
sciò l’arte, chiamò a sè la piccola Maria per metterla in un collegio di Milano : ma, lui morto, le angustie di famiglia l
ia per metterla in un collegio di Milano : ma, lui morto, le angustie di famiglia le fecer troncare gli studî e la sbalzar
eganti, era piccola e grassa, fece subito buona prova, dando speranza di forti e immediati progressi. Infatti un ferreo vo
attitudine all’arte ben accentata, l’alzò dopo solo due anni al grado di amorosa in compagnia di Carbonin e in quella assa
accentata, l’alzò dopo solo due anni al grado di amorosa in compagnia di Carbonin e in quella assai buona di Arcelli, e di
al grado di amorosa in compagnia di Carbonin e in quella assai buona di Arcelli, e di prima donna assoluta in quella di u
morosa in compagnia di Carbonin e in quella assai buona di Arcelli, e di prima donna assoluta in quella di un certo Tognot
in quella assai buona di Arcelli, e di prima donna assoluta in quella di un certo Tognotti. Ma se l’arte le arrise dal suo
e dal suo inizio, non le arrise fortuna materialmente : chè, sbalzata di compagnia in compagnia di varia specie e non cert
rrise fortuna materialmente : chè, sbalzata di compagnia in compagnia di varia specie e non certo delle migliori, trascina
a in compagnia di varia specie e non certo delle migliori, trascinata di paesucolo in paesucolo, ebbe a patire ogni sorta
liori, trascinata di paesucolo in paesucolo, ebbe a patire ogni sorta di peripezie, sin chè, nel ’70, scritturatasi come p
dell’arte propriamente detta. Passò dalla Compagnia Dondini in quelle di Cesare Vitaliani, di Lorenzo Calamai, delle sorel
e detta. Passò dalla Compagnia Dondini in quelle di Cesare Vitaliani, di Lorenzo Calamai, delle sorelle Vestri, di Alessan
quelle di Cesare Vitaliani, di Lorenzo Calamai, delle sorelle Vestri, di Alessandro Salvini, di Carlo Lollio, di Enrico Do
ani, di Lorenzo Calamai, delle sorelle Vestri, di Alessandro Salvini, di Carlo Lollio, di Enrico Dominici e Cavara, coi qu
alamai, delle sorelle Vestri, di Alessandro Salvini, di Carlo Lollio, di Enrico Dominici e Cavara, coi quali ultimi si rec
lasciò il teatro per darsi alle gioie della famiglia…. Ma fu momento di transizione : chè, dopo sette anni, le tavole del
zione : chè, dopo sette anni, le tavole del palcoscenico l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vig
e tavole del palcoscenico l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore, di gioventù, di fede, vi s
lcoscenico l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore, di gioventù, di fede, vi si abbandonò cie
l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore, di gioventù, di fede, vi si abbandonò ciecamente. Fu
di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore, di gioventù, di fede, vi si abbandonò ciecamente. Fu col Palamide
col Palamidessi e col Paladini prima, poi col Marinoni in Alessandria di Egitto, prima donna a vicenda con Teresina Marian
, prima donna a vicenda con Teresina Mariani. Lasciò nel’ 91 il ruolo di prima donna assoluta per darsi a quello di madre,
i. Lasciò nel’ 91 il ruolo di prima donna assoluta per darsi a quello di madre, scritturata con Andrea Maggi prima, poi co
quale si trova tuttavia. È stata Maria Barach artista geniale, piena di slancio, popolarissima. La mancanza di una figura
Barach artista geniale, piena di slancio, popolarissima. La mancanza di una figura rispondente alle esigenze dell’estetic
loro tutte le angolosità che procedono più specialmente da esuberanza di mezzi e da soverchia libertà di azione…. ; ma non
cedono più specialmente da esuberanza di mezzi e da soverchia libertà di azione…. ; ma non le mancarono certo nè applausi
soverchia libertà di azione…. ; ma non le mancarono certo nè applausi di pubblico, nè encomii di giornale.
one…. ; ma non le mancarono certo nè applausi di pubblico, nè encomii di giornale.
44 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294
nella tragedia inglese, e tanta forza e vivacità le prestano, che al di lei confronto sembra che la francese languisca al
, che al di lei confronto sembra che la francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad una porpora
onto sembra che la francese languisca alla guisa di un dilicato color di rosa accanto ad una porpora vivace. E se la regol
regolarità, il buon gusto, la verisimiglianza, l’interesse e l’unità di disegno, pregi che si ammirano spesso nella franc
fonerie che lo deturpavano, sarebbe forse a suo favore decisa la lite di preferenza. Ma gli affetti universali dell’uomo t
719, il cui ingegno, senno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica di segretario di stato, e gli diedero nella repubbli
gegno, senno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica di segretario di stato, e gli diedero nella repubblica letteraria
egretario di stato, e gli diedero nella repubblica letteraria il nome di poeta de’ savii, aprì agl’Inglesi il sentiero del
tragedia l’anno 1713 col suo Catone. Non avendo osato il sig. Hullin di tradurla interamente in versi francesi, dopo di a
osato il sig. Hullin di tradurla interamente in versi francesi, dopo di averne fatto un saggio sulla prima scena, il sig.
sso ne fece in Londra una traduzione pur francese in prosa. I Gesuiti di s. Omero la trasportarono in latino, e la fecero
tradusse dall’originale in toscano idioma, e gli Accademici Compatiti di Livorno la recitarono nel carnovale del 1714, e l
eimpresse nella medesima città coll’originale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e di quella ma
ttà coll’originale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e di quella maschia eloquenza che eleva g
inale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e di quella maschia eloquenza che eleva gli animi sing
singolarmente in quanto appartiene al carattere intrepido e virtuoso di Catone, questa tragedia si rende notabile per la
uno l’interesse che in lui si rincentra, una l’azione che è la morte di Catone, la quale avviene nel dì che spira la roma
ue il sig. Giovanni Andres la chiama favola assai irregolare e piena di assurdità ? Manca non pertanto al Catone moltissi
to al Catone moltissimo per dirsi l’opera più bella che sia uscita su di alcun teatro. Tutto ciò che non è Catone è in ess
iocrità deriva da due sorgenti, cioè da una languida inutile congiura di due furbi che si esprimono e pensano bassamente,
sano bassamente, e da un tessuto d’insipidi e freddi amori subalterni di sei personaggi de’ dieci che entrano nella favola
ome pretese l’esgesuita lodato; il quale cadde nell’eccesso contrario di un Encidopedista, che nell’articolo tragedie la c
imens . Noi vedremo nell’analisi che ne faremo, che questa elevazione di sentimenti è denigrata dalle basse espressioni di
e questa elevazione di sentimenti è denigrata dalle basse espressioni di Sempronio e Siface, e che i freddi amori di sei p
a dalle basse espressioni di Sempronio e Siface, e che i freddi amori di sei personaggi che gelano l’azione principale, no
le, non permettono che col medesimo enciclopedista si creda il Catone di Adisson la pièce plus belle qui soit sur aucun t
n thèâtre . Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia,
Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Semproni
scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla
’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura
non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da
giri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da questo sce
ioè con una poetica comparazione compresa nell’originale in sei versi di una corrente imbrattata dal fango per le piogge,
ne il proprio amore per Marzia, tutto il resto si aggira su i maneggi di Siface e Sempronio pieno dell’idea di conseguir M
il resto si aggira su i maneggi di Siface e Sempronio pieno dell’idea di conseguir Marzia che desidera bassamente. Di più
a bassamente. Di più in mezzo a’ modi famigliari e talvolta indecenti di questi due malvagi frammischiansi impropriamente
con cui termina anche quest’atto distesa in sette versi de i deserti di Numidia che scherzano per l’aria in fieri giri, e
non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati, e fuor di tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene Sempronio c
dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati, e fuor di tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene Sempronio con i cond
mpronio con i condottieri dell’ammutinamento dissipato dalla presenza di Catone; in seguito Siface e Sempronio si tratteng
iserzione della cavalleria Numida. E mostrando Sempronio qualche pena di lasciar Marzia, Siface se ne maraviglia; ma l’alt
ar l’inflessibile al mio foco. Fatto ciò, la rigetto. Egli determina di rapirla travestito con gli abiti di Giuba. Bella
ciò, la rigetto. Egli determina di rapirla travestito con gli abiti di Giuba. Bella pensata! dice egli stesso, gran gioj
trecce! e soggiugne, per terminar l’atto con una comparazione lirica di Plutone che rapiva Proserpina conducendola all’os
le vesti crede che l’ucciso sia Giuba, il quale stando da parte dalle di lei querele comprende di essere amato. Così proce
so sia Giuba, il quale stando da parte dalle di lei querele comprende di essere amato. Così procede quest’atto sino a una
dì Catone. L’atto V coll’indicata ultima scena del IV forma il grande di questa tragedia. Strana cosa è certamente che il
inglese riguardo agli amori, nè i soliloquii narrativi, come è quello di Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la ma
za dell’atto I, nè la mancanza d’incatenamento delle scene ad oggetto di non lasciar voto il teatro, come avviene più di u
elle scene ad oggetto di non lasciar voto il teatro, come avviene più di una volta nel Catone a. Rilevasi dall’esposte cos
a. Rilevasi dall’esposte cose che non ebbe torto il giudizioso Conte di Calepio in censurar nel Catone le figure troppo p
tà dello stile, la peripezia malamente sospesa con intempestive scene di persone subalterne, i freddi intrighi d’amore, e
ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine romana, e che Giuba
torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno di una vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la
zia è degno di una vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la virtù di Catone. In prima è da avvertirsi esser questa una
rticolare ad una censura generale fatta per gli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di
le fatta per gli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di poi l’enciclopedista fece una
i personaggi. Di poi l’enciclopedista fece una risposta, in cui perdè di vista l’oggetto vero della tragedia, il commuover
torto lo stesso osservatore enciclopedista in lodar tanto la risposta di Porzio data data a Sempronio nella scena seconda
atto I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’amore A Marzia or che la vita di suo padre Stà in periglio? Tu puoi carezzar anco
emante Che già miri spirar la santa fiamma. È nobile questa immagine di una Vestale, e ben collocata in bocca di un Roman
a. È nobile questa immagine di una Vestale, e ben collocata in bocca di un Romano. Ma Porzio che parimente ama mentre la
capo a fondo con nobiltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Pietro
biltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Pietro Cornelio, ed esaltò
aire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Pietro Cornelio, ed esaltò la sublimità, l’energi
ndre ont percè jusque dans la sagesse de Addisson . Non debbo lasciar di osservare che il merito eminente di questo scritt
e de Addisson . Non debbo lasciar di osservare che il merito eminente di questo scrittore è nella grandezza de’ sentimenti
i si smentisce in tutti i personaggi; e che l’espressioni che mancano di elevatezza e sono piuttosto comiche che tragiche,
parte nobile della critica inaccessibile a i freddi ragionatori privi di cuore. Se non diciamo come l’enciclopedista, che
ciclopedista, che questa tragedia sia un capo d’opera e la più bella di qualunque teatro , ravvisiamo pure nel Catone dip
no della storia che solo osò contendere colla fortuna e colla potenza di Cesare e prolongare i momenti della spirante libe
colla potenza di Cesare e prolongare i momenti della spirante libertà di Roma, quell’uomo grande, per valermi dell’espress
ante libertà di Roma, quell’uomo grande, per valermi dell’espressiòne di Pope,                  Che lotta col destino Tra
e lotta col destino Tralle tempeste, e grandemente cade Misto a ruine di cadente stato. Nella scena quarta alla forza e d
el corpo lodata da Siface ne i Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’u
ata da Siface ne i Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’uomo amico ,
i Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’uomo amico , propria de’ Roman
e. Perchè un punto anzi tempo cadria Roma? La scena con Decio legato di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere d
a con Decio legato di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere di Catone. Cesare ( dice il legato ) vuol essere ami
del carattere di Catone. Cesare ( dice il legato ) vuol essere amico di Catone; proponetene il prezzo e le condizioni.Che
tesso monterà su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza di pensieri e di espressioni meritò l’approvazione d
su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza di pensieri e di espressioni meritò l’approvazione del gran Metast
tasio, che in simil guisa se l’appropriò emulandola nell’abboccamento di Cesare e Catone:                  Lascia dell’ar
tinamento, rende all’azione la gravità che le tolgono le troppe scene di amori tanto più intempestivi, quanto più si avvic
ne di amori tanto più intempestivi, quanto più si avvicina l’esercito di Cesare, e la ruina di Catone è imminente. Dopo la
intempestivi, quanto più si avvicina l’esercito di Cesare, e la ruina di Catone è imminente. Dopo la languidezza del IV at
languidezza del IV atto già riferita un improvviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenz
del IV atto già riferita un improvviso nuovo vigore misto di eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenzione dal pun
sionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte di Marco. Marco… incomincia Porzio… e Catone l’int
tone; egli ha fatto il suo dovere; Porzio, quando io morrò, fa che la di lui urna sia posta accanto alla mia. È condotto
i lui urna sia posta accanto alla mia. È condotto in iscena il corpo di Marco, e Catone gli va incontro dicendo, Welcome
privata? Roma è quella che chiede il nostro pianto. «Roma nutrice di eroi, donna del mondo, Roma non è più! Oh libertà
del mondo, Roma non è più! Oh libertà! oh virtù ! oh patria! Tutto è di Cesare!                 Per lui i votati Decii, I
sizioni da lui date per la salvezza degli amici trarre certo patetico di nuova specie che commuove ed interessa. Egli dice
Egli dice addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il vincitor, di nuovo addio. Se mai c’incontrerem, c’incontreremo
ino. Nell’atto V la prima scena filosofica è un prodotto del dialogò di Platone sull’immortalità dell’anima. Perchè l’al
e sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alma (dice Catone col libro di Platone alla mano e colla spada sguainata davanti
ll’avere troppo affrettato, forse per quello che nel medesimo dialogo di Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Impera
esimo dialogo di Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spirito prima di un suo decreto.  
gna, cioè che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spirito prima di un suo decreto.                          O numi
e grande e virtuoso prima della libertà. Ed ecco quanto secondo me ha di pregevole la tragedia del Catone. S’essa non disc
son avrebbe forse nociuto all’arte togliendo a’ posteri ogni speranza di appressarglisi. De’ grandi ingegni giovano ancor
Virgilii ed i Torquati. In francese compose m. Deschamps una tragedia di Catone più regolata nell’economia, ma non meno ca
una tragedia di Catone più regolata nell’economia, ma non meno carica di parti accessorie che sopraffanno l’azione princip
ffanno l’azione principale e la rallentano, e deturpata nel carattere di Cesare che rappresenta innamorato. L’amor della p
la patria, della virtù e della libertà regna parimente nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della vita d
nte nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della vita di Shakespear. Nacque in Devonshire nel 1672 e morì
la vita di Shakespear. Nacque in Devonshire nel 1672 e morì in Londra di anni quarantacinque nel 1727. Regolare nell’econo
con predilezione dal proprio autore. Il celebre Giorgio Villiers duca di Buckingam fautore de’ poeti Inglesi compose due t
ia la Ripetizione delle parti, in certo modo rassomigliante alle Rane di Aristofane. Edoard Joung amico e socio ne’ lavor
Rane di Aristofane. Edoard Joung amico e socio ne’ lavori letterarii di Switf, Pope, e Richardson, ed autore delle Notti
ta in Francia da m. la Place, e rappresentata con applauso sul teatro di Drury-Lane nel 1719, la Vendetta uscita al pubbli
ore alla seconda per lo stile, ma meritevole d’indulgenza come frutto di un uomo pervenuto agli anni sessantanove dell’età
ntanove dell’età sua. Savage sventurato figlio dell’inumana contessa di Macclsfields, la cui memoria eccita il fremito de
coltivò fralle miserie la poesia. Contando diciotto o diciannove anni di età si acquistò qualche nome con due commedie, la
ssa barbara madre morì in carcere nel 1743. Il famoso Tompson allievo di Adisson nato nel 1700, e morto del 1748, chiaro p
allontanò ugualmente dal sentiero calcato da Shakespear, e dal gusto di Adisson. Le sue tragedie Sofonisba, Agamennone, A
so Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da una novella del romanzo di Gil Blàs, la quale in Francia s’imitò dal Saurin
co, e dal sig, Ignazio Gajone coll’Arsinoe. Ma la nazione malcontenta di Tompson per altri motivi, non volle ascoltare Edo
eri che le conoscono, vennero concordemente applaudite. Denny nemico di Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare
nza un’arte sopraffina. Un’ altra Virginia compose la signora Brooke, di cui favellò nel Giornale straniero di Parigi La P
inia compose la signora Brooke, di cui favellò nel Giornale straniero di Parigi La Place nel 1757. In grazia del sesso per
autore della tragedia l’Amore ed il Dovere, ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da i direttori di ambi i teatri
Dovere, ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da i direttori di ambi i teatri, ed accolta con disprezzo, poichè f
zo, poichè fu impressa. Ugual destino toccò all’autore della tragedia di Atelstan. Una efimera guerra critica si appiccò p
sa trall’autore ed un censore geloso, cui forse appartiene la parodia di Atelstan intitolata, Turncoat, voltacasacca. Turn
resto nel nulla. Errico Brooke diede alla scena inglese una tragedia di Gustavo Wasa, ossia il Liberatore del suo paese,
ssia il Liberatore del suo paese, la quale dal sig. Du Clairon autore di una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente i
re del suo paese, la quale dal sig. Du Clairon autore di una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente in prosa francese
teri si sostengono con nobiltà, e si esprimono con forza. L’Andromaca di Racine si tradusse da Philipps di cui motteggiò P
si esprimono con forza. L’Andromaca di Racine si tradusse da Philipps di cui motteggiò Pope nella Dunciade. Smith ne tradu
medesimo tragico francese. Il più grazioso si è, che Smith si vantava di aver tutta la sua filastrocca ricavata dall’Ippol
th si vantava di aver tutta la sua filastrocca ricavata dall’Ippolito di Euripide a. Hille tradusse la Zaira con poche alt
a collezione de’ quaranta drammi usciti in Londra nel 1762 col titolo di Teatro Inglese. Negli ultimi fogli periodici del
I si lodano due tragedie pubblicate in Londra nel 1788, cioè la Sorte di Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appart
, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appartiene la prima alla parente di . Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità p
parente di. Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità pel trono di Leonida e Cleombroto, e le angustie della virtuos
Oxford compose la Madre Misteriosa tratta o da’ racconti della Regina di Navarra, o dalla novella 35 della II parte del Ba
xford conduce artificiosamente la sua tragedia. La Contessa pel corso di quattro atti manifesta il suo pentimento, e fa am
gnorandosi tuttavia il suo delitto. Ma nell’ultimo atto in un accesso di frenesia scoppia la verità, e l’orrore succede al
ll’ammirazione. Il Walker la chiama tragedia inimitabile. La tragedia di Ravenscraft s’intitola Tito Andronico, ovvero il
La tragedia di Ravenscraft s’intitola Tito Andronico, ovvero il Ratto di Lavinia. Atroce in ogni senso. Nuova Medea l’Impe
e al colpo della spietata madre. Mi ha superato, dice, nell’arte mia; di me più fiera ha trucidato il figlio; me ’l porgi,
ue tragedie, la Rosmunda e Messene libera. Trovasi la Rosmunda fralle di lui Opere postume pubblicate in Dublin nel 1793.
smunda del Rucellai, se non che l’Irlandese la mostra nell’atto V rea di adulterio, e l’Italiano la preserva dalla prostit
tenera Adelaide. L’argomento della sua Messene è appunto l’Aristodemo di Carlo Dottori; ma il Walker esalta quella del com
Dottori; ma il Walker esalta quella del compatriotta, come più ricco di poetiche bellezze, e di più forte interesse . Il
alta quella del compatriotta, come più ricco di poetiche bellezze, e di più forte interesse . Il leggitore avrà cura di c
poetiche bellezze, e di più forte interesse . Il leggitore avrà cura di confrontarle, giacchè a me sinora non è dato di p
l leggitore avrà cura di confrontarle, giacchè a me sinora non è dato di poterla leggere. II. Abbozzo di tragedia E
giacchè a me sinora non è dato di poterla leggere. II. Abbozzo di tragedia Ersa o Celtica. Appartiene alla Gran
Gran-Brettagna, al secolo XVIII, e alla tragedia reale una traduzione di un dramma in lingua ersa pubblicata verso il 1762
lo è Comala, che n’è il personaggio principale. L’azione è fondata su di una tradizione conosciuta. Comala figliuola del r
liuola del re d’Inistore, e dell’isole Orhney amando Fingal figliuolo di Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da H
o di Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da Hidallan seguace di Fingal, il cui amore avea ella disprezzato. Finga
a disprezzato. Fingal l’avrebbe sposata se non l’impediva l’invasione di Caracul, che sembra essere Caracalla, il quale ne
gal marcia contro il nemico, e lascia Comala in un colle, promettendo di rivederla la notte stessa rimanendo in vita. Vinc
a, che Fingal è rimasto estinto. Il dolore riduce Comala agli estremi di sua vita. Torna l’amante vincitore, ed ella spira
a caccia coll’avanzarsi la notte. Melilcoma mostra temere per la vita di Fingal. Sopravviene Comala che si meraviglia che
lume nella valle. «Ah, dice Comala, altri esser non può che il nemico di Comala, il barbaro figlio del re del Mondo… O spi
he il nemico di Comala, il barbaro figlio del re del Mondo… O spirito di Fingal, vieni, e dalla tua nube regola l’arco di
del Mondo… O spirito di Fingal, vieni, e dalla tua nube regola l’arco di Comala, sì che il tuo nemico cada come una lepre
ll’amante credendolo estinto. Giungono i Bardi, e cantano la vittoria di Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso
oria di Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso della morte di Comala. Fingal si dispera; Hidallan confessa il s
e ha cagionata la morte; Fingal lo discaccia; i Bardi cantano le lodi di Comala. Questo picciolo poema rassomiglia più ad
o, movimento e patetico. Tra’ Celti cacciatori chi avrebbe sospettato di trovare un informe idea della poesia scenica, man
o di trovare un informe idea della poesia scenica, mancante per altro di un piano, rozza, senz’arte, ma non priva d’intere
e? Ciò può sempre più rassodare quel che osservammo sin dal principio di questa istoria, che presto o tardi gli uomini rac
iletto più o meno imperfettamente le azioni umane a seconda del grado di coltura in cui si trovano. III. Tragedia C
Italia ne’ passati secoli rimase obbliato. Giorgio Lillo giojelliere di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scri
re di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una di simili favole tragiche di persone private sommame
ì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una di simili favole tragiche di persone private sommamente atroci, per le quali s
le quali si è communicata alle scene francesi ed allemanne la smania di rappresentare le più rare esecrande scelleratezze
per fasto e per negligenza si trovano caduti nell’ultima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto
tima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto di Carlotta bella e virtuosa giovane ma non ricca, p
comunicarle la propria indigenza, l’abbandona con la patria sperando di migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge p
ando di migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore di esservi morto. I di lui genitori sussistono stent
l suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore di esservi morto. I di lui genitori sussistono stentatamente per gli sca
a stessa Carlotta. Wilmot che sino a questo punto non si è imbrattato di alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortu
ato di alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortunio, si pente di essere stato onesto senza frutto, e pensa ad amma
a. Tu non conosci il mondo, a me costa caro l’averlo conosciuto; pria di separarci debbo darti un consiglio… asciugati gli
schera dell’onore e della probità per arrivare al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco di fidarsi della tua a
ità per arrivare al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco di fidarsi della tua apparente onestà. Mi consigliat
onsigliate (gli dice il servo) a far quello che voi avreste vergogna di praticare. Ah! questa vergogna appunto (ripiglia
me ti tratteranno, amico… Approfittati del mio consiglio, e ricordati di questa lezione. Osserva il mondo, e sii malvagio
. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con una cassetta piena di gioje d’inestimabil valore, ed in abito indiano s
indiano si presenta a Carlotta che trova tenera e fedele e la riempie di allegrezza. Intende lo stato de’ genitori; si ral
tiere raccomandato da Carlotta. È accolto cortesemente; ma parlandosi di un figlio che hanno perduto, mostrano essi tanto
erduto, mostrano essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo di cagionarli una commozione troppo viva col palesar
itira per riposare, consegnando prima alla madre la cassetta con dire di guardarla contenendo cose preziose. Agnese maravi
guardarla contenendo cose preziose. Agnese maravigliata della fiducia di quel forestiere è tentata dalla curiosità ad apri
etta; resiste alquanto, poi l’apre e resta abbaccinata allo splendore di tanti diamanti. Quante ricchezze (ella dice)! Q
e per dire che il forestiere è addormentato. Wil. Ma che miri tu? La di lui cassetta! L’hai tu aperta! indegna cosa! Se s
oraggio per morire. Agn. Io non vò morire. Wil. Ma quali mezzi hai tu di prolongar la vita?. Agn. Eccoli. Mira questo teso
gnese dice che essi possono evitare il suicidio detestabile per mezzo di un delitto minore. Ella piange, ella gli rimprove
ese lo seguita con gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di suro
on gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di surore. Il giovane W
e descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di surore. Il giovane Wilmot esclama d
ovimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza, di surore. Il giovane Wilmot esclama dalla prossima
tende l’orribile delitto. Si sentono gridi e gemiti. Agnese comprende di aver fatto uccidere il proprio figliuolo, e grida
ridotti in polvere. Il nostro delitto, la nostra disperazione passerà di secolo in secolo per insegnare alle razze future,
ovare certe vendette che l’umana mente non può prevedere. Muori prima di me; non mi fido della tua debolezza. L’ammazza,
fido della tua debolezza. L’ammazza, e poi si ferisce. Alla lettura di questo dramma orribile si crederebbe che l’autore
questo dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce.
derebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma la regola di giudicar dag
omo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma la regola di giudicar dagli scritti del carattere dell’autore
ere dell’autore non sempre è sicura. Lillo era un uomo dolce, onesto, di costumi semplici, amato e stimato da quanti il co
di costumi semplici, amato e stimato da quanti il conoscevano. Prima di questa Curiosità fatale egli compose George Barnw
di questa Curiosità fatale egli compose George Barnwel o il Mercante di Londra, che rappresenta un personaggio nato con i
che pietà per un delinquente, là dove nell’altro nulla scema l’orrore di una atrocità abbominevole conceputa a sangue fred
bella e giovane donna maritata ad un uomo ch’ella non ama, e schiava di un malvagio che ama, vien dall’amante indotto ad
te indotto ad esser complice dell’assassinamento del marito. L’autore di un Dizionario de’ Poeti e de i Drammi Inglesi oss
da’ processi criminali più rari o inventati da chi ignora il segreto di commuovere e di chiamar le lagrime su gli occhi c
iminali più rari o inventati da chi ignora il segreto di commuovere e di chiamar le lagrime su gli occhi con minor quantit
di commuovere e di chiamar le lagrime su gli occhi con minor quantità di colori oscuri, potrà soltanto piacere in teatro a
olo de’ rei che vanno al patibolo. Quanto poi alla morale istruzione, di grazia che mai può imparare da simili esempi un p
etto delle rappresentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio di un esecutore di giustizia, e le anime atroci non
esentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio di un esecutore di giustizia, e le anime atroci non si correggono co
Percy oltre ad alcuni drammi sacri. Egli è però notabile che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti en
drammi sacri. Egli è però notabile che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti enormi delitti esposti su
è però notabile che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti enormi delitti esposti sul teatro inglese,
l dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’una cosa coll’altra? La di lui tetra morale quanto tempo dopo della tragica
quantasette nel 1729. Varie ne compose tutte esatte ingegnose e piene di ben descritti caratteri assai di moda tratti da c
mpose tutte esatte ingegnose e piene di ben descritti caratteri assai di moda tratti da ciò che dicesi gran mondo, avendo
oppii e furbi in fatti, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Si ha di Congreve parimente una favola tragica sommamente
la Sposa in lutto. Riccardo Stèele membro del parlamento e compagno di Addisson nell’opera dello Spettatore Inglese scri
nti teatrali debbano giudicarsi sulla scena e non impressi. Ma quanti di essi scritti pessimamente sono stati meritamente
o stati meritamente scherniti alla lettura, e non pertanto riuscirono di profitto a’ commedianti nel rappresentarsi a cagi
to riuscirono di profitto a’ commedianti nel rappresentarsi a cagione di qualche situazione interessante, o di un’ attrice
ti nel rappresentarsi a cagione di qualche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito
lche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito che mai non manca agl’impostori? Li ch
e mai non manca agl’impostori? Li chiameremo perciò buoni? La massima di Stèele presa di traverso può favorire i Pradroni
agl’impostori? Li chiameremo perciò buoni? La massima di Stèele presa di traverso può favorire i Pradroni in pregiudizio d
are del Moliere ben tradotto dal Fielding miglior poeta e più modesto di Shadwel. Il dialogo non è trasportato parola per
trenta volte in circa. Eduardo Moore nel 1756 se recitare nel teatro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie p
teatro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie pe’ rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado d
ioglie pe’ rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado di tal disviluppo mille volte ripetuto. Tutto il res
viluppo mille volte ripetuto. Tutto il resto però può dirsi una filza di scene debolmente accozzate più che un’ azione ben
ccozzate più che un’ azione ben combinata. Soprattutto il personaggio di Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito
sonaggio di Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito in casa di una dama ad un colonnello che la pretende in mogl
ma ad un colonnello che la pretende in moglie, ma che intanto a guisa di un mascalzone è preso pel collo, scosso, minaccia
indocilità ed imperizia. Miglior pennello comico fu certamente quello di Murphy autore della commedia la Maniera di fissar
omico fu certamente quello di Murphy autore della commedia la Maniera di fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò c
iera di fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò co’ materiali di due commedie francesi, il Pregiudizio alla moda,
oppo complicata. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore e di sir Constant e di madama Belmour. N
a. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore e di sir Constant e di madama Belmour. Ne risulta non
dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore e di sir Constant e di madama Belmour. Ne risulta non pertanto uno sciog
l colpo mettono i fatti in tutta la necessaria chiarezza. Il ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver
ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murp
glie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella di La-Chaussèe. Constant div
di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella di La-Chaussèe. Constant diviene totalmente piacevol
fetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. Curiosa è la dipintura di coloro che aspirano ad entrare nel parlamento fat
soddisfare la vostra vanità non mi sono esposto a tutte le insolenze di un popolaccio abbominevole? Non metto poi a conto
diavolo aveva io a fare col Parlamento? Giorgio Colman traduttore di Terenzio produsse nel 1763 la Moglie gelosa comme
elosa è dipinto con verità e naturalezza. Bene espresso è pure quello di sir Henns rustico occupato sempre de’ suoi cavall
suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta rilevandovisi il ridicolo dell’ecces
one degl’Inglesi per le razze de’ loro cavalli. L’azione non ha luogo di languire per la moltitudine degli accidenti accum
i accidenti accumolati l’un sopra l’altro tratti in parte dal romanzo di Fielding. Si richiedeva però miglior destrezza ne
i, e vi si veggono alcuni colpi teatrali che conducono lo scoprimento di un matrimonio segreto che ne forma il viluppo. A
do, la cui traduzione intera si trova inserita nel Giornale straniero di m. La Place nel mese di agosto del 1757. É divisa
tera si trova inserita nel Giornale straniero di m. La Place nel mese di agosto del 1757. É divisa in due atti, e scritta
on gusto e forza comica. L’azione si rappresenta or nell’appartamento di Gayless giovane dissipatore ridotto alle ultime s
ess giovane dissipatore ridotto alle ultime strettezze, ora in quello di Melissa da lui amata, la quale lo crede tuttavia
inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina di sua moglie, e questa se ne vendica rendendogliene
a rendendogliene il cambio con un giovane militare. Garrick figliuolo di un Francese rifugiato in Inghilterra, ebbe per ma
rifugiato in Inghilterra, ebbe per maestri il dottor Johnson e Colson di Rochester; e dopo avere esercitate varie professi
ioni si unì al fine nel 1741 ad una compagnia comica, e per lo spazio di circa anni quaranta fece la delizia, e l’ornament
ggiasse; ebbe bensì chi gareggiò con lui. Cibber altro attore inglese di non poco grido credeva di non essere a lui inferi
reggiò con lui. Cibber altro attore inglese di non poco grido credeva di non essere a lui inferiore. Ciascun di loro resse
lese di non poco grido credeva di non essere a lui inferiore. Ciascun di loro resse un teatro per qualche tempo, ed ebbe u
a se tutti i voti, e sopraffece l’emolo. Cibber tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di una com
ibber tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo di una compagnia subordinata, e poco accetta al pubb
. Egli con due dissertazioni su gli spettacoli che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava di poter
oli che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava di poter disingannare il pubblico sulle novità intro
er disingannare il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo di rappresentare. Egli disacerbava così
are il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo di rappresentare. Egli disacerbava così il proprio r
ed ammirato. Volendo il sig. Kelly prestar qualche omaggio al merito di questo attore, dedicogli una sua commedia la Fals
qualche estratto, non saprei dire quanto ad essa convenga l’aggiunto di nuova, con cui si enunciò, non ostante che simile
o più la satira, e la mimica buffoneria. Recheremo per esempio quelle di Dodsley da lui intitolate Novelle, o Satire dramm
e drammatiche, e dedicate al Domani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield, di cui s
omani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield, di cui si fe parola nel tomo precedent
he non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield, di cui si fe parola nel tomo precedente. Nella scena
recedente. Nella scena nona si trova un satirico ritratto della città di Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è
città di Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più di una società culta. Il Cieco di Betnal-Gree
i Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più di una società culta. Il Cieco di Betnal-Green (lito
iosa idea, ma che è il ritratto di più di una società culta. Il Cieco di Betnal-Green (litolo che portava un’ altra favola
itolo che portava un’ altra favola antica del poeta Johnday del tempo di Giacomo I) è un argomento interessante pel contra
colori un milordo prepotente, ed un quakero ipocrita, i quali cercano di comprare, sedurre, e poi rapire una virtuosa fanc
cano di comprare, sedurre, e poi rapire una virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in apparenza. La Bottega di merce
virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in apparenza. La Bottega di merceria (bijouterie) è tutta satirica. Un mercia
’ migliori attori diverse attrici. Siccome l’Inghilterra può vantarsi di avere avuto in Garrick il suo Baron, così in mada
la Cibber diciotto anni della sua età, quando rappresentando la parte di Zaira nella traduzione di Hille, fe vedere alla n
lla sua età, quando rappresentando la parte di Zaira nella traduzione di Hille, fe vedere alla nazione certa sensibilità s
ed Italiana. Non mancò all’entrar del XVIII secolo quella specie di opera inglese che si chiamava mascherata, anche d
e di opera inglese che si chiamava mascherata, anche dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda di Addisson fu una
a mascherata, anche dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda di Addisson fu una mascherata forse troppo da’ nazio
fu una mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimen
e troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimente il titolo di mascher
izio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimente il titolo di mascherate. Milord Granville che scrisse sull’ope
e, una ne compose egli stesso, prendendo quasi per modello fra quelle di Quinault l’Amadigi di Gaula, e l’intitolò gl’Inca
stesso, prendendo quasi per modello fra quelle di Quinault l’Amadigi di Gaula, e l’intitolò gl’Incantatori Brettoni. Gl’I
n’opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è una burletta musicale di caratteri comici ben combinati. Ma la più celebre
i, ed anche il sig. Giovanni Andres, impropriamente dandosi il titolo di pezzenti a’ ladroni facinorosi de’ quali in essa
ico l’avesse composta, e presentata a’ commedianti. È un componimento di tre atti in prosa con sessantanove ariette da can
ò 63 volte, e si ripigliò nell’inverno. In Bath, in Bristol nel paese di Galles, in Iscozia, in Dublin, si rappresentò con
appresentò con insolito esempio or cinquanta, or quaranta, e non meno di trenta volte di seguito. L’attrice che rappresent
nsolito esempio or cinquanta, or quaranta, e non meno di trenta volte di seguito. L’attrice che rappresentò la parte di Po
n meno di trenta volte di seguito. L’attrice che rappresentò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la de
tò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la delizia di Londra. Se ne scrisse la vita, se ne lodarono i b
ti, se ne fecero più ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor S
di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor Swift intimo amico di Gay nel suo Gazzettiere non meno che il Pope nell
della società, essendone gl’interlocutori spioni, traditori, ladroni di campagna e di città, bagasce le più impudenti, ch
, essendone gl’interlocutori spioni, traditori, ladroni di campagna e di città, bagasce le più impudenti, che abbracciando
, e lo consegnano alla forza pubblica. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità, e di una satira ardita sopra tutti i ce
no alla forza pubblica. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità, e di una satira ardita sopra tutti i ceti, non risparm
ceti, non risparmiandosi i nobili, le dame, gli avvocati, le persone di corte, e fin anco i ministri di stato, i quali vi
li, le dame, gli avvocati, le persone di corte, e fin anco i ministri di stato, i quali vi sono paragonati a i delatori de
bili. A mirar la nostra professione (dice l’infame Peachum ritratto di Jonathan Wild impiccato in Londra nel 1724) per c
petto si può chiamare disonesta, perchè noi rassomigliamo a’ ministri di stato nel dar coraggio a’ malvagi, affinchè tradi
nza che hanno i grandi co’ plebei; è difficile decidere, se ne’ vizii di moda la gente colta imiti i ladroni di vie pubbli
fficile decidere, se ne’ vizii di moda la gente colta imiti i ladroni di vie pubbliche, ovvero se questi ladroni imitino l
a, non possiamo altro dire, se non che m. Patu traduttore delle opere di Gay e di altri inglesi, ci fa sapere che Polly è
ssiamo altro dire, se non che m. Patu traduttore delle opere di Gay e di altri inglesi, ci fa sapere che Polly è fort inf
ta pel nostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Ingh
ostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra
a settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra la musica
nis, fecero bandir dall’Inghilterra la musica italiana, pretendendosi di averne corrotto il gusto, e cagionato nocumento a
nto agli spettacoli nazionali. Vi fu poscia richiamata; ma sembra che di tutti gli spettacoli scenici l’opera italiana sia
e, Adriano, Enea; e quanto più codesti cantanti mal conci si sforzano di esprimere i loro affetti, tanto più si raddoppian
ta per più secoli. Per accennar qualche cosa della musica stromentale di quel paese, diciamo, che sino al regno di Riccard
sa della musica stromentale di quel paese, diciamo, che sino al regno di Riccardo cuor di leone era pressocchè selvaggia.
tromentale di quel paese, diciamo, che sino al regno di Riccardo cuor di leone era pressocchè selvaggia. Questo principe l
he amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’art
e ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’arte, prendendone in parte il gusto dall’
certi del Fax-Hall, e del Renelag, e quelli che si danno nella chiesa di san Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono
lag, e quelli che si danno nella chiesa di san Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono per lo più componimenti d’Ingl
più componimenti d’Inglesi. VI. Teatri materiali. I Teatri di Londra non son certamente i meno pregevoli dell’E
ndici scalini per la platea, nell’ultimo de’ quali si alza una loggia di pilastri isolati con varie scalinate, e su questa
i lati della platea attaccati all’orchestra si elevano quattro ordini di logge, delle quali ciascuna contiene tre palchett
tre palchetti, presso a questi sono per ogni lato tre colonne isolate di ordine corintio con tre logge negl’intercolunnii,
chetti l’uno sopra l’altro destinati per la famiglia reale. Le ultime di tali colonne formano il proscenio. Dello stesso o
isolate che si veggono nel fondo delle scene. Questo teatro non manca di scale, corridoi e commodi ingressi. Dicesi però n
ro manca quel necessario ricorso delle linee e quella concatenazione di parti, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto
e e quella concatenazione di parti, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto l’edificio . Di gusto e di capacità somigli
i, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto l’edificio . Di gusto e di capacità somigliante sono gli altri due teatri. P
omigliante sono gli altri due teatri. Più armonia si scorge in quello di Coven-Garden, in cui le scalinate si uniscono col
cenio, ed hanno solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni di cerchi, ma di poligoni tanto la parte anfiteatral
o solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni di cerchi, ma di poligoni tanto la parte anfiteatrale quanto gli s
to la parte anfiteatrale quanto gli scaglioni della platea. Il teatro di Drury-Lane verso l’ultimo lustro del secolo XVIII
l secolo XVIII soffrì un incendio che lo distrusse e nell’ultimo anno di esso si pensò a riedificarlo. Tutti i teatri di L
se e nell’ultimo anno di esso si pensò a riedificarlo. Tutti i teatri di Londra hanno accessorii commodi e nobili; benchè
eatro del mondo ha pareggiati ch’io sappia, non che superati i teatri di Londra in una decorazione altrove non più veduta,
dra in una decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe accendere di bella invidia ogni nazione. Una società di marina
ta, che dovrebbe accendere di bella invidia ogni nazione. Una società di marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i
na società di marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i mezzi di fargli venire a Londra da ogni parte per apprende
zi di fargli venire a Londra da ogni parte per apprendere il mestiere di marinajo per uso de’ vascelli di guerra, vi fu st
gni parte per apprendere il mestiere di marinajo per uso de’ vascelli di guerra, vi fu stabilita verso la mettà del passat
o la mettà del passato secolo. Contribuirono volontariamente i membri di essa a sostenerla, ed il sovrano la soccorse con
la, ed il sovrano la soccorse con mille lire sterline, ed il principe di Galles con quattrocento. Concorsero ad aumentarne
neficio della società le loro porzioni. In una delle rappresentazioni di Drury-Lane si raccolsero intorno a 271 lire sterl
271 lire sterline. Per mostrar poi al pubblico il nobil frutto delle di lei cure e del patriotismo che univa gl’Inglesi a
45 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. » pp. 8-35
CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII se
CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. Pietro Corn
CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII secolo. Pietro Cornelio nato in
go, fu la Medea. Egli amava con predilezione Lucano e Seneca, e nelle di loro opere attinse non meno l’amor del sublime ch
pari de’ suoi modelli nell’enfatico e nell’ ampolloso. Il sublime Moi di tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi dell
ncia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso ad impulso di certo M. Chalons segretario della regina Maria de
ssi a leggere le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici d
le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici della Spagna,
matici della Spagna, ne formò una tragedia. Non fu questa la prima nè di Cornelio, perchè la Medea l’avea preceduta, nè de
nel tempo stesso implorano dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; quella di Rodrigo e Chimene, quand
o dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; quella di Rodrigo e Chimene, quando parlando questa con Elv
’amante ascolta in disparte nascosto; quella del contrasto del dovere di figlia colla passione amorosa in Chimene, e della
ea deprimerla non avendo potuto farla passar per sua; ma il Cid è uno di que’ felici frutti del genio che s’invidiano e si
ni diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici di quel tempo. Egli impose silenzio agl’ invidiosi e
’Orazia dell’ Aretino l’argomento, o che lo togliesse dall’imitazione di questa tragedia italiana fattane venticinque anni
, la forza delle passioni episodiche, rendono la tragedia degli Orazj di gran lunga superiore al Cid, e vincono anche per
orio a favore del vincitore Orazio. Ma egli attese a render più degne di compassione Sabina e Camilla; per la qual cosa, s
ero e nobile qu’ il mourut del vecchio Orazio sfolgoreggia il sublime di tutto il suo lume. E chi oggi ignora i rari pregi
co dell’abdicazione dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che sta
ne dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando c
ò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando contro di lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura di
simi cortigiani che stanno congiurando contro di lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di
congiurando contro di lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di Augusto, qual saggio ingeg
lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di Augusto, qual saggio ingegnoso misto di grandi pa
ngiura di Cinna e nel perdono di Augusto, qual saggio ingegnoso misto di grandi passioni private congiunte alla pubblica s
ella vera tragedia! La nobiltà ed il patetico che respirano le parole di Augusto nell’ abboccamento con Cinna, formeranno
Egli è vero che nè tragico timore nè compassione desta il pericolo di un traditore senza scusa qual è Cinna, che al pro
al favola in niun conto si produce, vien compensato dal nobil perdono di Augusto quanto meno atteso tanto più accetto. Si
e nobile Severo. Pregiavasi Cornelio d’aver nel suo Pompeo procurato di far sentire ne’ pensieri e nelle frasi il genio d
sentire ne’ pensieri e nelle frasi il genio del suo Lucano, e quindi di essersi sollevato più che nelle altre sue favole.
Pompeo molte espressioni nella descrizione degli effetti della strage di Farsaglia, e varj concetti affettati del racconto
tti della strage di Farsaglia, e varj concetti affettati del racconto di Acoreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente
a, e varj concetti affettati del racconto di Acoreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente fatto a Cesare della di lui
coreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente fatto a Cesare della di lui testa. Pur vi si scorgono alcuni tratti subli
ront qu’ il donnoit des états. Patetica e nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompe
nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompeo: Restes d’un demidieu, dont à peine je
prima la magnanimità nel punto più vistoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e di perizia mili
el punto più vistoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più
istoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più di un tratto n
strare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più di un tratto nobile, come questo, Rome n’est plus
si singolarmente ne pregiarono l’atto quinto. Ma l’eccessiva crudeltà di Cleopatra, che qual altra Medea trucida Seleuco s
oca mercede usarono i Francesi e singolarmente il Voltaire alle altre di lui tragedie. Eraclio, Pertarite, Teodora, Edipo,
ulcheria, Agesilao, Sancio, Attila, il Vello d’ oro, tutte, mal grado di varie scene eccellenti che vi s’ incontrano, furo
posteri ne ristabilirono il credito4. Cornelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro pur vi era stato indotto un’
ppresentazione del Surena, che non fa scorno alla vigorosa vecchiezza di sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica.
dre e legislatore del teatro francese morto nel 1684 in Parigi merita di studiarsi da chi voglia coltivar la tragica poesi
i da chi voglia coltivar la tragica poesia. “Non è così facile (disse di lui con verità M. Racine) trovare un poeta che ab
ica, come fece specialmente nel Sertorio e nell’Attila: con un tratto di pennello imprime in chi legge o ascolta la più su
ime in chi legge o ascolta la più sublime idea. Palissot ebbe ragione di così dire: “Per mezzo degli stessi capi d’opera d
issot ebbe ragione di così dire: “Per mezzo degli stessi capi d’opera di Cornelio abbiamo noi imparato a conoscere l’ esag
l’ esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli di essi potrebbero passar per eccellenti oggi che ci
ciano per l’ atmosfera. Ma perchè la gioventù non creda che tutto nel di lui stile sia oro puro, vuolsi avvertire ch’egli
ributo al mal gusto delle arguzie viziose che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV
zie viziose che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi r
e che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi
di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli,
cipio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli, e di pensieri che oltrep
Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli, e di pensieri che oltrepassando i giusti limiti del su
i che oltrepassando i giusti limiti del sublime, cadono nella durezza di certa popolarità ricercata e strana. Per avviso d
avviso dello stesso suo compatriotto Giambatista Rousseau egli invece di esprimere negli amanti il carattere dell’amore, h
indulgente verso il gran Cornelio, colse nel segno affermando che “il di lui ingegno tutto ha creato in Francia, dove prim
ermando che “il di lui ingegno tutto ha creato in Francia, dove prima di lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi
suo ingegno”. Nel medesimo anno 1666 quando si rappresentò l’Agesilao di Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro di Gi
rappresentò l’Agesilao di Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui co
di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui cominciò una specie di tragedia quasi novella. Nelle tragedie di Corneli
da cui cominciò una specie di tragedia quasi novella. Nelle tragedie di Cornelio grandeggia la virtù, e l’eroismo vi si t
i per lo più subalterni che riescono freddi e poco tragici. In quelle di Racine trionfa un amor tenero, semplice, vero, vi
incipale e furioso, ma sempre idoneo a commuovere. Il felice pennello di Racine con grazia e diligenza al vivo e maestrevo
n tiranno, nell’ambizione d’ un conquistatore, nel patriotismo eroico di un Romano o d’un Greco. Ma subito prestano l’atte
con vivacità e conoscimento. Qual giovanetta posta nelle circostanze di Ermione non vi farà le medesime richieste? Mai
Tutte le donne possono comprendere senza stento la dolorosa divisione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso;
ere senza stento la dolorosa divisione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regin
ivisione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regina si sentiranno penetrate da q
lla francese, del sentimento, anche senza tanti pregi che adornano le di lui favole, avrebbero bastato a farle riuscire in
i favole, avrebbero bastato a farle riuscire in Francia e nella corte di Luigi XIV che respirava per tutto amoreggiamenti
izioni militari. Ma Racine al tenero, al seducente accoppiò il merito di una versificazione mirabilmente fluida e armonios
ne mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria, e nobiltà di stile, ed un’ eloquenza sempre uguale, ch’è la di
orse la poesia francese pervenne alla possibile venustà per le favole di Racine e per li componimenti di Boileau; ma il dr
alla possibile venustà per le favole di Racine e per li componimenti di Boileau; ma il drammatico ebbe sopra il legislato
i componimenti di Boileau; ma il drammatico ebbe sopra il legislatore di quel Parnasso il vantaggio del raro dono della gr
ai Correggi, ai Pergolesi, ai Racini, ai Metastasii. Tralle tragedie di Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate
dubbio più giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più perfette di quelle di P. Cornelio, per avviso de’ più scorti
giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più perfette di quelle di P. Cornelio, per avviso de’ più scorti critici, t
da chi non ignora il tragico tesoro greco si ammirano tante bellezze di Euripide, malgrado dell’ evenimento di Erifile ch
eco si ammirano tante bellezze di Euripide, malgrado dell’ evenimento di Erifile che muore in vece di Ifigenia senza desta
e di Euripide, malgrado dell’ evenimento di Erifile che muore in vece di Ifigenia senza destar pietà, trovando lo spettato
sentato nel 1670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di pa
670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’ins
errore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’insegna a’ principi ad astenersi da c
carattere d’Ippolito, e fredda a fronte del tragico e disperato amor di Fedra, non si approvò nè da’ contemporanei nè da’
i episodici, e disse del padre, che “dovea esser meno compiacente pel di lui secolo, e non introdurre un amor galante in u
bandiremo l’amore dalle tragedie? Io non so per qual gotica stranezza di gusto i critici pedanti rendono problematiche le
nifeste. L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari di ogni altra contribuire ad eccitar la compassione
chi può dubitarne? Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio di qualche famiglia legittimamente sovrana, o apport
ena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande saprà usar con arte di entrambe queste furiose passioni per destar le ve
, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di
e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Er
ocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e di a
quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e di altri personaggi in Cornel
Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e di altri personaggi in Cornelio, della
Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e di altri personaggi in Cornelio, della maggior parte
e di altri personaggi in Cornelio, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e M
rsonaggi in Cornelio, della maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco
a maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco e Porzio e Sempronio e Gi
a bandirsi dalla vera tragedia. Ippolito innamorato d’Aricia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’ Ippolito figliuol
ia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’ Ippolito figliuolo del di lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovend
tterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tragica è la situazione di Fedra:   Je sai mes perfidies, Oenone, &
r mes cheveux. Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida nel Tasso; di Semiramide,
Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida nel Tasso; di Semiramide, di Nino e Dircea
sperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida nel Tasso; di Semiramide, di Nino e Dircea nel Manfredi; di Mus
i sono gli amori di Torrismondo e di Alvida nel Tasso; di Semiramide, di Nino e Dircea nel Manfredi; di Mustafà e Despina
e di Alvida nel Tasso; di Semiramide, di Nino e Dircea nel Manfredi; di Mustafà e Despina nel Bonarelli; di Bibli nella t
e, di Nino e Dircea nel Manfredi; di Mustafà e Despina nel Bonarelli; di Bibli nella tragedia del Campi. Al contrario spar
hè Cesare presso Cornelio dice d’aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia per gli begli occhi di madama Cleopatra
aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia per gli begli occhi di madama Cleopatra, espressione degna di un marches
Farsaglia per gli begli occhi di madama Cleopatra, espressione degna di un marchesino Francese. Freddo è pure il complime
essione degna di un marchesino Francese. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la
cese. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la protesta ch’egli fa di aspirare al
Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la protesta ch’egli fa di aspirare al trono unicamente per la sete che ha d
rotesta ch’egli fa di aspirare al trono unicamente per la sete che ha di farne parte alla sua bella. Nel Sertorio si confo
idea del gran capitano e del gran politico, colla poco grave immagine di un vecchio visconte o colonnello Francese innamor
di un vecchio visconte o colonnello Francese innamorato. La Sofonisba di Mairet, anco per testimonio di Saint Evremond, ci
ello Francese innamorato. La Sofonisba di Mairet, anco per testimonio di Saint Evremond, ci nasconde affatto la magnanima
timonio di Saint Evremond, ci nasconde affatto la magnanima figliuola di Asdrubale, manifestando solo una coquette ordinar
ale, manifestando solo una coquette ordinaria. Tomiri che nella Morte di Ciro di Quinault va cercando sul teatro ses table
ifestando solo una coquette ordinaria. Tomiri che nella Morte di Ciro di Quinault va cercando sul teatro ses tablettes per
o sul teatro ses tablettes perdute, fu ben meritevole della derisione di Desprèaux. Non si domandi dunque se l’amore possa
nte, armonioso e saggio. Nulla più lontano dal carattere del vincitor di Dario e dalla tragica gravità quanto il di lui Al
dal carattere del vincitor di Dario e dalla tragica gravità quanto il di lui Alessandro che sembra uno degli eroi da roman
embra uno degli eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle parole di Pietro da Calepio, scopre anche la gioventù del p
ù per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene di quell’ irreconciliabil nemico de’ Romani, e si va
l nome ritiene di quell’ irreconciliabil nemico de’ Romani, e si vale di un’ astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti
omani, e si vale di un’ astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti di Monima. Mai non si ripeterà abbastanza che la tra
aggi coll’ interesse dello stato, e quando singolarmente si aggiri su di amorosi interessi, simil tragedia, dico, rimarrà
ico, rimarrà sempre nella classe delle favole malinconiche poco degne di Melpomene. Così Racine, tuttochè mirabile per tan
dell’idilio e della commedia anzichè della tragedia”. Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. C
ragedia”. Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. Cornelio e di Racine e di altri del corrente s
o stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. Cornelio e di Racine e di altri del corrente secolo, vengono in
sse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. Cornelio e di Racine e di altri del corrente secolo, vengono in generale ta
ornelio, dal marchese Maffei, dal Muratori, dal Gravina, dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti rice
affei, dal Muratori, dal Gravina, dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi
ratori, dal Gravina, dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi pr
o lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espre
ercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate, di figure sconvenevoli all
di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate, di figure sconvenevoli alla drammatica. A ciò che ch
degl’ Italiani; ma da’ drammatici francesi usansi con tal frequenza e di rado variate colla mescolanza di altre formole po
francesi usansi con tal frequenza e di rado variate colla mescolanza di altre formole poetiche non disdicevoli alla scena
gli si distingue da’ tragici volgari. In questi quel perpetuo tessuto di astratti che diventano persone, e la ripetizione
o alcune trasposizioni inusitate, e certe maniere non sempre limpide, di che giudichino i nazionali. Certo è però che spec
e nell’Ifigenia. Nella Fedra più che la soverchia pompa del racconto di Teramene da ognuno osservata, ferisce il gusto e
declinando il passato secolo pose in Francia il suo seggio una specie di tragedia inferiore alla greca per energica sempli
disegno e per ordigni, forse più nobile per li costumi, e fondata su di un principio novello. I Greci che nella poesia ra
to suo. Adunque la tragedia greca e la francese in un medesimo genere di poesia presentano due spezie sì differenti, che g
bbagliate, e quali d’alto mare veggonsi le terre che pajono un groppo di azzurre nuvolette7. Mentre i due lodati gran trag
auso. Nell’inverno in cui si rappresentò il Cid, comparve la Marianna di Tristano, nella quale declamò con tal vigore il c
ri che vi perdè la vita. Voltaire la rammenta con disprezzo mal grado di essersi continuata a rappresentare per più di cen
con disprezzo mal grado di essersi continuata a rappresentare per più di cento anni. Ludovico Dolce, come accennammo, serv
li nel portar sulla scena questo argomento. Tommaso Cornelio fratello di Pietro minore d’intorno a venticinque anni, compo
i rappresentò nel 1672 nel tempo stesso che si recitava il Bajazzette di Racine tragedia di gran lunga superiore alla favo
672 nel tempo stesso che si recitava il Bajazzette di Racine tragedia di gran lunga superiore alla favola del giovane Corn
ipetuta sino a’ nostri tempi, tuttochè soggiaccia al difetto generale di aggirarsi sugl’ intrighi amorosi proprj di una co
iaccia al difetto generale di aggirarsi sugl’ intrighi amorosi proprj di una commedia. L’autore spese in comporla quaranta
a; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. Il di lui Timocrate (componimento cattivo, carico d’acc
che i commedianti infastiditi dopo ottanta recite chiesero in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debol
ro in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debolezza di stile e con minore ingegno del fratello merita an
era ornato, e per la purezza con cui parlava la propria lingua. Sotto di Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo
di Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo era il solo degno di essere il primo, eccettuandone Racine cui niuno d
cettuandone Racine cui niuno de’ contemporanei fu comparabile. Cirano di Bergerac nato nel Perigord nel 1620 e morto nel 1
nel Perigord nel 1620 e morto nel 1655 fece una tragedia della morte di Agrippina, e nel personaggio di Sejano diede il p
el 1655 fece una tragedia della morte di Agrippina, e nel personaggio di Sejano diede il primo esempio delle massime ardit
tragici della Francia con tal frequenza ed intemperanza, che, al dir di M. Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or c
al dir di M. Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or che diremo di certi ultimi Italiani che hanno portato al colmo
agnuola El Galàn Fantasma, la quale cangiando linguaggio non migliorò di vivacità ne’ colpi di teatro8. Le tragedie sono:
sma, la quale cangiando linguaggio non migliorò di vivacità ne’ colpi di teatro8. Le tragedie sono: la Morte di Ciro uscit
migliorò di vivacità ne’ colpi di teatro8. Le tragedie sono: la Morte di Ciro uscita nel 1656, in cui si veggono stranamen
ro, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre a’ difetti d’arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli;
arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli; Astrato re di Tiro rappresentata per tre mesi nel 1663 e rimast
ntata per tre mesi nel 1663 e rimasta al teatro malgrado de’ motteggi di Boileau; Bellerofonte tragedia fischiata nel 1665
tuna. Invano si rileverebbe l’effemminatezza dello stile, la mancanza di verità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’
imiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti di queste favole che si ascoltarono per qualche anno
io ingegno e l’immaginazione. Faceva versi ben torniti, ma non mostrò di esser nato per la poesia tragica. Nelle sue trage
più intempestiva che degenera in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lod
che degenera in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato da Perrault e
oileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato da Perrault emulo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cat
lo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cattivo scrittore di varie tragedie spesso rappresentate con affluenza
attivo scrittore di varie tragedie spesso rappresentate con affluenza di spettatori, prese contro il medesimo satirico Fra
a di spettatori, prese contro il medesimo satirico Francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV e
o il medesimo satirico Francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcu
imo satirico Francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcune tragedi
ifesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della s
ebbe l’onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala di mad. di Maintenon, le quali si recitarono dalla d
onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala di mad. di Maintenon, le quali si recitarono dalla duchessa
ella sala di mad. di Maintenon, le quali si recitarono dalla duchessa di Borgogna e dal duca d’Orleans col famoso commedia
d’Orleans col famoso commediante Baron che le dirigeva. Egli si valse di argomenti tratti dal Testamento Vecchio. Il suo G
e le deturpi, in ciò preferendo con senno l’esempio della sola Atalia di Racine a tutto il teatro tragico francese. Non pe
acine a tutto il teatro tragico francese. Non pertanto Achinoa moglie di Saulle colle due sue figliuole introdotte nel Gio
tragedie latine. Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio, di cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e qu
l medesimo anno 1620 uscirono alla luce la Solima e la Santa Felicita di Niccolò Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in
Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in Parigi le quattro tragedie di Francesco Le Jay, cioè il Giuseppe riconoscente i
il Giuseppe Prefetto in Egitto, il Daniele. 3. V. il tomo III della di lui opera sopra ogni letteratura. La storia ci ob
fetti. Chi ne bramasse qualche saggio, consulti l’edizione del teatro di Cornelio pubblicata colle osservazioni di Voltair
sulti l’edizione del teatro di Cornelio pubblicata colle osservazioni di Voltaire, ed anche l’ eccellente Paragone della p
lente Paragone della poesia tragica del più volte lodato conte Pietro di Calepio. 5. Questi componimenti saranno sempre
e regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. Se pur una di queste prerogative avesse posseduto il fu Garcia
posseduto il fu Garcia de la Huerta, veggasi da ciò che egli affermò di Racine nel suo gran papelon chiamato prologo. Rac
d una scrupolosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad d’ingegno, di vivacità e d
polosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad d’ingegno, di vivacità e di fuoco d’
lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad d’ingegno, di vivacità e di fuoco d’immaginazione. Per Huerta l
tatamente: mancava di forza, di masculinidad d’ingegno, di vivacità e di fuoco d’immaginazione. Per Huerta l’Atalia è un t
e. Per Huerta l’Atalia è un testimonio irrefragabile dell’imbecillità di Racine; e ciò per quali ragioni? perchè vi si con
, e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo con che procurò di supplire alla mancanza dell’ingegno. Nella Fedra
urò di supplire alla mancanza dell’ingegno. Nella Fedra misero lavoro di tre anni egli ravvisa i più madornali difetti; e
i ravvisa i più madornali difetti; e quali egli ne accenna? la scelta di un’ azione tanto abbominevole e così piena di orr
i ne accenna? la scelta di un’ azione tanto abbominevole e così piena di orrore, che egli stando in Parigi non ebbe valore
ole e così piena di orrore, che egli stando in Parigi non ebbe valore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil
ore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil il carattere di Fedra, ove così sensibilmente si oltraggia la dec
de’ due meglio competano i gentili elogj d’ignoranza, d’ imbecillità, di meschinità, d’ incapacità, che quest’ultimo decla
gico Francese. Se a taluno sembrasse il sig. Huerta una immonda arpia di Stinfalo che svolazzando imbratta e corrompe le i
che svolazzando imbratta e corrompe le imbandite dilicate mense reali di Fineo, chi gli darebbe torto? 6. V. la di lui p
dite dilicate mense reali di Fineo, chi gli darebbe torto? 6. V. la di lui prefazione al Britannico. 7. Il più volte lo
eva poi nella pag. 194: le tragedie Francesi possono definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed
pag. 194: le tragedie Francesi possono definirsi drammi di Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tra
gici non comici. Non so quanto i Francesi si possano chiamar contenti di codesta specie d’indovinello, paradosso, o garbug
lio. 8. Gli apologisti Spagnuoli doveano contare anche questa favola di Quinault tra quelle che i Francesi trassero da’ l
46 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO VI. Teatri Materiali. » pp. 357-365
lo XVII da’ valorosi architetti  ma i più considerabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di
’ valorosi architetti  ma i più considerabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di
rabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma
no quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma non fu oper
nni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma non fu opera del Palladio terminata dal Ber
scorso premesso alle sue tragedie dal Bettinelli. Giambatista Aleotti di Argenta ingegnere illustre nell’architettura idra
oscia e si prolungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di tal numero di persone che nelle feste celebrate l
lungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di tal numero di persone che nelle feste celebrate l’anno 1690 per
numero di persone che nelle feste celebrate l’anno 1690 per le nozze di Odoardo Farnese con Dorodea Sofia di Neoburgo, vi
lebrate l’anno 1690 per le nozze di Odoardo Farnese con Dorodea Sofia di Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettat
a di Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettatoria. La figura di questo teatro è mistilinea congiungendosi a un se
hio due rette laterali. La scena dal muro alla bocca del proscenio ha di lunghezze 125 piedi parigini e 93 di larghezza. L
muro alla bocca del proscenio ha di lunghezze 125 piedi parigini e 93 di larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata di
piedi parigini e 93 di larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata di quattordici scaglioni ed un gran palco ducale nel
ata di quattordici scaglioni ed un gran palco ducale nel mezzo. Sopra di essa si alzano due magnifiche logge, l’una d’ordi
d’ordine dorico, l’altra d’ordine jonico, ciascuna con una scalinata di quattro sedili. Il nominato autore dell’opuscolo
ressi laterali posti fra la scalinata ed il proscenio, essendo ornati di due ordini diversi dal rimanente. Ma la magnifice
ficenza, la vastità, l’artificio onde è costrutto, per cui, mal grado di tante centinature, colonne isolate, agetti e risa
idità e magnificenza, non è picciol vanto per l’Italia e per lo stato di Parma il potere additare un teatro tanto magnific
a medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie di naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni,
e pompose rappresentazioni musicali che vi si eseguirono, è il teatro di San Giovanni Crisostomo di Venezia. Non fu il pri
musicali che vi si eseguirono, è il teatro di San Giovanni Crisostomo di Venezia. Non fu il principe che fe costruirlo, ma
i sostituiti modernamente alle antiche scalinate, cioè con più ordini di stanzini collocati a guisa di gabbie l’un sopra l
antiche scalinate, cioè con più ordini di stanzini collocati a guisa di gabbie l’un sopra l’altro, i quali avendo l’uscit
’ corridoi, lasciano il passaggio alla voce per dissiparvisi, in vece di essere rimandata alla scena. Non può negarsi che
garsi che tali stanzini diano alle brigate che vi si chiudono, comodo di conversare, prender rinfreschi e giocare. Ma se s
e rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere di uno spettacolo destinato a commuovere per diletta
destinato a commuovere per dilettare. I palchetti del teatro nominato di Venezia non bastando al gran concorso che crescev
ia non bastando al gran concorso che cresceva, ebbero indi un aumento di altri tre per ciascun ordine su i lati del prosce
proscenio. Gli altri teatri Veneti per lo più innalzati sopra rovine di antichi edifizii, appartengono parimente al secol
di antichi edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba di quello di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra
edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba di quello di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra degno di s
imente al secolo XVII, a riserba di quello di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale
, a riserba di quello di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver
uno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a
mbra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a norma del com
’ Palladii e de’ Sansovini. Giacomo Torelli ed altri cinque cavalieri di Fano vollero supplire alla spesa di un teatro nel
Torelli ed altri cinque cavalieri di Fano vollero supplire alla spesa di un teatro nella patria  e su i disegni dello stes
gni dello stesso Torelli verso il 1670 fecero costruire il bel teatro di quella città. Un arco accompagnato a due lunghe r
e rette laterali terminate nel proscenio formano la figura mistilinea di tal teatro. La lunghezza è di 84 piedi parigini e
proscenio formano la figura mistilinea di tal teatro. La lunghezza è di 84 piedi parigini e la larghezza non giunge ai 50
i 84 piedi parigini e la larghezza non giunge ai 50. Ha cinque ordini di palchetti alla moderna. Il proscenio per ogni lat
Il proscenio per ogni lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure di Pallade, e nel mezzo vi è sc
i lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure di Pallade, e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortun
a non ha un teatro moderno corrispondente a sì famosa capitale. Niuno di quelli che vi si veggono eretti, si avvicina alcu
oco a quegli antichi monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo F
monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo Fontana, e la sua fig
a, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo Fontana, e la sua figura inclina alla circo
avendo nel maggior diametro piedi 52, e nel minore 48. Ila sei ordini di palchetti  ma (dice l’autore dell’opera del Tea
de’ comodi interni, e dell’abbellimento esteriore, non vi è occasione di poterne fare neppure un cenno. Molti altri teat
l meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. So
me l’opera in musica. Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro di Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Ge
rarono le invenzioni del Genga esaltate dal Serlio degli alberi fatti di finissima seta, prima che la prospettiva avesse i
avesse insegnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi. Il teatro antico di B
gnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi. Il teatro antico di Bologna era
are i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi. Il teatro antico di Bologna era nella piazza, ma più non esiste  era
Il teatro antico di Bologna era nella piazza, ma più non esiste  era di forma quadrata diviso in gran palchettoni. Quello
non esiste  era di forma quadrata diviso in gran palchettoni. Quello di Modena detto della Spelta, su opera del cavalier
lla Spelta, su opera del cavalier Vigarani distrutto nel 1767. Quello di Milano s’incendiò nel secolo XVIII innoltrato. Vi
o XVIII innoltrato. Vi su un Teatro in Pavia. In Ferrara vi fu quello di Santo Stefano. Quello di Siena degl’Intronati si
un Teatro in Pavia. In Ferrara vi fu quello di Santo Stefano. Quello di Siena degl’Intronati si rifabbricò verso il 1670.
Quello di Siena degl’Intronati si rifabbricò verso il 1670. Il teatro di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano fu di t
so il 1670. Il teatro di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano fu di tal vastità che nel 1680 si videro in esso girar
iana del secolo XVII. Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni di mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini
antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro spagnuolo, di cui si corressero alcuni difetti, si adottarono l
rillo o Scaramuccia da cui apprese Moliere, si costruì il gran teatro di Parma, e si sostituirono alle antiche scalinate i
si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
uirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. a. Tal
antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. a. Tale fu il calc
linate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. a. Tale fu il calcolo fattone
palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. a. Tale fu il calcolo fattone da Giuse
47 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Firenze, 3 settembre 1841. » pp. 473-475
egli – furon Francesco Giorgio Maria, ma egli assunse a Parma il nome di Augusto, quando la Duchessa Maria Luigia, vedova
e a Parma il nome di Augusto, quando la Duchessa Maria Luigia, vedova di Napoleone I, presentatale dal Bon l’edizione dell
ortasi dell’errore, aggiunse : veggo che mi sono ingannata, ma per il di lei genio, il solo nome che gli si compete è quel
ata, ma per il di lei genio, il solo nome che gli si compete è quello di Augusto. D’allora in poi – continua il Regli – il
oi – continua il Regli – il Bon si chiamò Francesco Augusto, in onore di colei che fecesi sua matrina in questo battesimo
Augusto, in onore di colei che fecesi sua matrina in questo battesimo di gloria. Secondo il Costetti invece (op. cit.) il
do il Costetti invece (op. cit.) il nome del Bon sarebbe stato quello di Augusto, al quale poi fu aggiunto quello paterno(
e stato quello di Augusto, al quale poi fu aggiunto quello paterno(?) di Francesco. Preso d’amore ardente per l’attrice As
menti e come attore e come poeta. Fu il 1821 nella R. Compagnia Sarda di Torino, dalla quale uscì dopo un anno, per entrar
o, dalla quale uscì dopo un anno, per entrare in quella Goldoni-Riva, di cui sposò la prima attrice Luigia Ristori, vedova
uella società comica Bon-Romagnoli-Berlaffa, colla quale si ripromise di ridar vita a tutto il repertorio goldoniano : e t
l repertorio goldoniano : e tanto vi riuscì che si acquistò il titolo di fedele esecutore testamentario delle volontà dell
zio. La Compagnia, che si chiamò appunto Carlo Goldoni, ebbe dal Duca di Modena il titolo di Compagnia ducale e il teatro
he si chiamò appunto Carlo Goldoni, ebbe dal Duca di Modena il titolo di Compagnia ducale e il teatro gratis per l’autunno
ia ducale e il teatro gratis per l’autunno e carnevale con un assegno di 8000 lire…. La società dalla quaresima del 1823 e
l carnevale del 1831. Fu poi il Bon in Compagnia Cesaroni e in quella di Camillo Ferri colla moglie prima attrice. Rimasto
aura e il figliastro Luigi (V. Bellotti-Bon) nella Compagnia lombarda di Giacinto Battaglia, come direttore. Si fece poi e
iacinto Battaglia, come direttore. Si fece poi egli stesso conduttore di quella impresa, la quale dopo tre anni cedette ad
e, recitando ancora talvolta, benchè in età avanzata, la sua Trilogia di Ludro. Lasciata l’arte e ridottosi a Padova,
udro. Lasciata l’arte e ridottosi a Padova, fu nominato direttore di quella filodrammatica. Quivi sposò in seconde noz
vi sposò in seconde nozze una giovine padovana, e quivi morì nell’età di oltre settant’anni. – Ebbe onoranze funebri degne
vi morì nell’età di oltre settant’anni. – Ebbe onoranze funebri degne di lui : una pietra commemorativa fu alzata sulla su
nel suo studio sulla Real Compagnia Sarda (pag. 23-24). Scrisse più di quaranta commedie tra le giovanili e sconfessate,
le giovanili e sconfessate, e quelle che più recarono in alto la fama di lui. Vive ancora sul teatro la trilogia dei Ludri
a Carlo Goldoni ; e cioè, Ludro e la sua gran giornata, il matrimonio di Ludro, e la vecchiaja di Ludro. La prima delle tr
Ludro e la sua gran giornata, il matrimonio di Ludro, e la vecchiaja di Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furb
di Ludro, e la vecchiaja di Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furberia, di comicità, di movimento scenico. Così
a vecchiaja di Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furberia, di comicità, di movimento scenico. Così faceva mio p
i Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furberia, di comicità, di movimento scenico. Così faceva mio padre, modella
nulla perdere delle fattezze della commedia italiana. Nel Testamento di Figaro si mostrò degno di proseguire la trilogia
zze della commedia italiana. Nel Testamento di Figaro si mostrò degno di proseguire la trilogia del Beaumarchais. Il suo c
Il suo capolavoro però è una semplice commediola in due atti, Niente di male ; un giojello ancor luccicante nello scrigno
ello ancor luccicante nello scrigno dell’arte nostrana. Alla distanza di due terzi di secolo quelle quattro figurine onde
ccicante nello scrigno dell’arte nostrana. Alla distanza di due terzi di secolo quelle quattro figurine onde si compone l’
ciò scritte, e tuttora inedite, le sue Memorie ; in fondo alle quali, di suo pugno, si leggono queste parole : « Nato nel
ueste parole : « Nato nel 1798, morto…. (in bianco) : prego gli amici di mettere questa data, perchè io, probabilmente, no
i di mettere questa data, perchè io, probabilmente, non sarò in grado di farlo. » Oltre alle tante produzioni drammatiche
n grado di farlo. » Oltre alle tante produzioni drammatiche, abbiamo di lui i Principii d’arte drammatica rappresentativa
d’arte drammatica rappresentativa, dettati nell’ Istituto drammatico di Padova (Milano, Sanvito, 1857), nei quali, più ch
vi, palpitanti, d’una modernità scenica meravigliosa ; e una infinità di articoli pubblicati nella Gazzetta di Milano e ne
a meravigliosa ; e una infinità di articoli pubblicati nella Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza, di b
di articoli pubblicati nella Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza, di brio, di comicità satirica, tra’
licati nella Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza, di brio, di comicità satirica, tra’quali primo il ra
lla Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza, di brio, di comicità satirica, tra’quali primo il rapporto de
imbecilli. È vero peccato che le memorie sue, narrate sotto il titolo di Avventure comiche e non comiche di F. A. Bon, gia
morie sue, narrate sotto il titolo di Avventure comiche e non comiche di F. A. Bon, giacciano tuttavia inedite. A titolo d
iche e non comiche di F. A. Bon, giacciano tuttavia inedite. A titolo di curiosità metto qui la lettera seguente all’attor
lini. Stimatiss.mo Sig. Ferri. Non potendo ella sopra il mio credito di circa duemila lire somministrarmi scudi settanta
i in Firenze, nè tampoco pagarmi il costo della vettura pel trasporto di me e mia famiglia fino a Forli, crescendo d’ora i
e della Compagnia tutta, io sono costretto a prevenirla essere per me di necessità di provvedere sull’istante ai bisogni d
gnia tutta, io sono costretto a prevenirla essere per me di necessità di provvedere sull’istante ai bisogni della mia esis
à di provvedere sull’istante ai bisogni della mia esistenza, a quelli di mia moglie, de’miei quattro figli, non potendo pi
endo più sostenermi in siffatta pendenza. E ciò le partecipo in forma di atto regolare, onde procedere con tutto quell’ord
dine che la urgentissima circostanza permette. Mi favorisca due righe di risposta o al momento, o tutto al più all’ora del
48 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
lla metà del secolo. La nazione nè vide sulle scene nè più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinn
più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinna di Francesco Pizarro Piccolomini; e rammenta con giu
o Pizarro Piccolomini; e rammenta con giusto disdegno come un esempio di pazzia la goffa tragedia del Paolino alla moda fr
nel 1740, che Montiano stesso nomina coll’ultimo disprezzo. La gloria di aver prodotta la prima tragedia debbesi al nomina
ando. Egli nel 1750 con un discorso istorico sulle tragedie spagnuole di tre secoli pubblicò la sua Virginia, e tre anni d
Francia per essersi enunciate in un giornale. Il sig. Andres ci parla di una traduzione francese di tal Virginia, di cui a
te in un giornale. Il sig. Andres ci parla di una traduzione francese di tal Virginia, di cui a me finora non è riuscito d
. Il sig. Andres ci parla di una traduzione francese di tal Virginia, di cui a me finora non è riuscito di trovar vestigio
raduzione francese di tal Virginia, di cui a me finora non è riuscito di trovar vestigio. Regolarità, decenza, purezza di
inora non è riuscito di trovar vestigio. Regolarità, decenza, purezza di locuzione e scelta del verso endecasillabo sciolt
del verso endecasillabo sciolto all’italiana, formano tutto il merito di tali favole. Mancano poi di anima, di grandezza,
lto all’italiana, formano tutto il merito di tali favole. Mancano poi di anima, di grandezza, di moto. Nella Virginia si e
aliana, formano tutto il merito di tali favole. Mancano poi di anima, di grandezza, di moto. Nella Virginia si esprimono c
o tutto il merito di tali favole. Mancano poi di anima, di grandezza, di moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i
dezza, di moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i caratteri di lei e di suo padre; ma nè proprietà nè verità app
moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i caratteri di lei e di suo padre; ma nè proprietà nè verità apparisce in
, prende il linguaggio insignificante delle moderne cerimonie a guisa di un basso cliente: Ya que la suerte quando no e
È poi da notarsi che ne’ primi tre atti Appio non dà indizio veruno di meditata violenza contro Virginia. Appena come in
ore d’Icilio e tante declamazioni degli altri? L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, cominci
i degli altri? L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte di Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi a
tragico, ma vi si desidera la forza da’ Greci chiamata energia nemica di ogni soporifera languidezza. Forse sono esse inde
izj. La favola sino all’atto V si aggira sulla delicatezza dell’amore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e
ra sulla delicatezza dell’amore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egl
ore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egli si querela più perchè offe
o. Queste diffidenze artificiosamente seminate da Sigerico ad impulso di una donna ambiziosa ritardano la pace ed insieme
el V tutta svapori la ferocità e la tracotanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa favola di quella sa
otanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa favola di quella savia graduazione che progressivamente cre
se non dopo due lunghe scene, essendo partito Sigerico. Ella trova in di lui vece Ataulfo, e vedendolo per le spalle gli p
emerario vassallo alterchi con lui insolentemente, contentandosi solo di ripetergli più volte detente, calla calla, e pone
Morto Ataulfo si spendono tre altre non brevi scene nello svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insol
re altre non brevi scene nello svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di
o svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di lei volontaria morte, cose ch
idia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di lei volontaria morte, cose che doveano soltanto a
re l’ attenzione ad altri oggetti che al gran misfatto dell’uccisione di Ataulfo. Lascio poi che l’istruzione morale che d
nazione, ma non gusto e spirito tragico. Tenne dietro al Montiano il di lui amico Nicolas Fernandez de Moratin, e dopo di
e si rappresentò. Lotta in essa l’autore coll’ invincibile difficoltà di ben riuscire in siffatto argomento: vi frammischi
bbastanza per giugnere alla sublimità tragica1. Scioccamente l’autore di un foglio periodico spagnuolo intitolato Aduana c
itolato Aduana critica, ignorando che l’indole della poesia tragica è di abbellire utilmente e non già di ripetere la stor
che l’indole della poesia tragica è di abbellire utilmente e non già di ripetere la storia, pretendeva che Moratin avesse
azzo. Ma questa è la smania de’ follicularj famelici, voler dar legge di tutto tutto ignorando. Sette anni dopo, cioè nel
esima versificazione, e la prima in questo secolo comparsa sul teatro di Madrid. Vi si vede lo stile migliorato, e più inc
ole una rigorosa decenza negli argomenti. Un racconto della battaglia di Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congi
i Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congiunto all’avventura di Ormesinda) contiene diverse buone imitazioni Virg
ti efimeri libelli e de’ motteggi del solito volgare scarabocchiatore di sainetti insipidi e maligni chiamato per sopranno
77 diede alla luce la terza tragedia Guzman el bueno dedicata al duca di Medina Sidonia Don Pedro de Guzman el bueno disce
nia Don Pedro de Guzman el bueno discendente da quell’eroe. L’effetto di questa favola è l’ ammirazione che risulta dall’e
L’effetto di questa favola è l’ ammirazione che risulta dall’eroismo di Gusmano il quale preferisce la propria fede alla
dall’eroismo di Gusmano il quale preferisce la propria fede alla vita di suo figlio. Assediava il Moro con pochissima sper
ta di suo figlio. Assediava il Moro con pochissima speranza la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il d
speranza la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il di lui figliuolo in una uscita rimane prigioniero. I
uolo in una uscita rimane prigioniero. Il Moro propone al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa,
l Moro propone al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa, o di vedergli mozzare il capo. Il padre
al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa, o di vedergli mozzare il capo. Il padre trafitto dal d
convenne ripetere qualche situazione o pensiero. La stessa necessità di darle una giusta grandezza l’obbligò ad un manegg
e alla verità, all’ illusione, al fine tragico. Ma l’eroico carattere di Gusmano è dipinto e sostenuto felicemente. Che ri
cui Gusmano esamina il valore del figlio che ha conseguito un momento di libertà sotto la parola di tornar al campo nemico
re del figlio che ha conseguito un momento di libertà sotto la parola di tornar al campo nemico. L’autore si prefisse l’im
a parola di tornar al campo nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito 2. Temi la morte
nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza di Tito 2. Temi la morte? dice Gusmano al figlio,
riguroso, nada sabrà el Alcayde de Tarifa. In fatti la mancanza di coraggio non si potrebbe confessare che ad un pad
te questa tinta con artificiosa variazione, e vuole che a lui fidi il di lui amore considerandolo solo come amico e milita
gioniero incatenato sugli occhi del padre e sopraggiugne la madre. Le di lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza
chi del padre e sopraggiugne la madre. Le di lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza del Moro, la nobile rassegna
a situazione tragica assai teatrale, che si risolve colla magnanimità di Gusmano che getta la propria spada al nemico. Int
n Madrid. La seconda tragedia che quivi comparve fu Don Sancho Garcia di Giuseppe Cadahalso y Valle d’illustre famiglia, l
rie nazionali è proprio per eccitare il tragico terrore. Una contessa di Castiglia cieca d’amore per un principe Moro appr
ta il veleno al proprio figlio per rendere l’ambizioso amante signore di se stessa e del suo stato. Qualche verseggiatore
attandolo con arte, con decoro e in buono stile; ma la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia
ato che la richiesta del Moro fosse preparata con più arte. Per prova di amore egli esige da una madre la morte dell’unico
arte. Per prova di amore egli esige da una madre la morte dell’unico di lei figliuolo; ed in che fonda la speranza di con
dre la morte dell’unico di lei figliuolo; ed in che fonda la speranza di conseguirlo? nella sfrenata passione che ha per l
e che ha per lui la contessa. Ma non dovea il poeta riflettere che la di lei passione poteva scemare per sì cruda richiest
coprire tutta l’ambizione del Moro? Dovea dunque occultarsi meglio la di lui avidità di regnare in Castiglia sotto qualche
’ambizione del Moro? Dovea dunque occultarsi meglio la di lui avidità di regnare in Castiglia sotto qualche altro colore c
ia sotto qualche altro colore che non indebolisse l’unica molla della di lui speranza. Per altro vi si osserva più di una
isse l’unica molla della di lui speranza. Per altro vi si osserva più di una scena di molta forza specialmente la quarta d
molla della di lui speranza. Per altro vi si osserva più di una scena di molta forza specialmente la quarta dell’atto II,
mente la quarta dell’atto II, in cui vedesi ben colorito il contrasto di una passione sfrenata colla tenerezza di madre. L
si ben colorito il contrasto di una passione sfrenata colla tenerezza di madre. L’atto termina con quest’ottima riflession
atire de’ piccioli rimatori. Maria Ordoñez già prima donna ne’ teatri di Madrid, morta alcuni mesi dopo, rappresentò non s
morta alcuni mesi dopo, rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda quanto di Elvira nel Sancho. Il Cadalso
opo, rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda quanto di Elvira nel Sancho. Il Cadalso autore di varie poe
la parte di Ormesinda quanto di Elvira nel Sancho. Il Cadalso autore di varie poesie, del piacevole libretto los Eruditos
di varie poesie, del piacevole libretto los Eruditos à la violeta, e di un’ altra tragedia inedita la Numancia, graduato
rminò gloriosamente i suoi giorni l’anno 1782 nella trincea del campo di San Roque sotto Gibilterra3. Due anni dopo, cioè
dia rappresentata l’anno stesso, in cui pretese rettificare la favola di Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona in
glioramento del teatro nazionale merita ogni lode. Ma il mezzo scelto di ripetere le antiche favole del patrio teatro col
to di ripetere le antiche favole del patrio teatro col solo vantaggio di renderle più regolari, male secondò il di lui dis
o teatro col solo vantaggio di renderle più regolari, male secondò il di lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elez
e secondò il di lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elezione di un argomento della rancida mitologia a’ nostri dì
n teatro le deflorazioni e simili violenze, ovvero ancora la mancanza di novità e d’invenzione nelle situazioni e di spiri
ovvero ancora la mancanza di novità e d’invenzione nelle situazioni e di spirito tragico e di sublimità nello stile. Ignaz
anza di novità e d’invenzione nelle situazioni e di spirito tragico e di sublimità nello stile. Ignazio Ayala4 Andaluzzo r
e di sublimità nello stile. Ignazio Ayala4 Andaluzzo regio professore di poetica in Madrid morto nella sua patria nel 1789
l 1789, volle pure contribuire agli avanzamenti del teatro nazionale, di cui da più anni era censore. Egli pubblicò nel 17
destruida in cinque atti in endecasillabi coll’ assonante. La storia di sì famosa città è senza dubbio compassionevole, e
ata dal sig. Ayala, divide per tal modo l’interesse colla distruzione di un popolo intero per mezzo della fame, del ferro
popolo intero per mezzo della fame, del ferro e del fuoco, che invece di commuovere esaurisce il fondo della compassione s
iene il fine della tragedia. L’erudito autore v’incastrò varj squarci di poeti antichi; ma vi si nota un dialogo elegiaco
alla mia partenza da Madrid. Il dottor Guarinos punto non risentissi di ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegiaco
dia. Secondo lui il poema ha sempre un esito felice, e la distruzione di Numanzia funestissima ad esso non conviene. Ma pe
hè tal distruzione non potrebbe avere un esito felice? Un encomiatore di Scipione non se ne varrebbe degnamente a gloria d
e un esito felice? Ciò essendo errò Omero che nell’Iliade si prefisse di cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν) di
’Iliade si prefisse di cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν) di Achille che tanti dolori cagionò agli Achivi? Err
Paradiso perduto facendo un poema eroico del funestissimo precipizio di tanti angelici cori? Se codesto Sampere non ha pr
nel compilar la sua gazzetta bibliografica, io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima di altro
ta bibliografica, io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima di altro scrivere. Ma venghiamo a p
io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima di altro scrivere. Ma venghiamo a più stretta pugna.
atore de los menesterosos) una distruzione collettiva, vaga, generica di un popolo intero istupidisce i sensi, distrae a m
cipale per serbar l’unità dell’azione e del protagonista. Un poco più di filosofia gl’ insegnerebbe l’arte usata da’ tragi
graduata delle stragi rimane, diciam così, ottuso, rintuzzato, privo di sensibilità; là dove la tragedia esige energia ed
la situazione de’ Numantini. Ma egli stesso no se ha hecho bien cargo di ciò che io dissi e ripeto, cioè che esse converre
e parcamente, la qual cosa vuol dire in volgare che esse sono proprie di un popolo irritato contro Roma, ma non dovrebbero
duto del suo torto ne aggiugneremo alcuni tratti. L’atto I è composto di due principali lunghissime scene. Nella prima s’i
a del nume Endobelico e narrandosi con inutili circostanze un oracolo di Ercole Gaditano dato 14 anni innanzi, che però in
ni ridotti, mancate l’erbe e le foglie stesse degli alberi, a cibarsi di cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amo
i, a cibarsi di cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amorosa di sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’at
cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amorosa di sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’atto. Giudichi il
nte inserito un languido amore subalterno che contrasta coll’immagine di un popolo che stà morendo di fame. E pur non è il
e subalterno che contrasta coll’immagine di un popolo che stà morendo di fame. E pur non è il peggior male un amor sì impe
peggior male un amor sì impertinente. Olvia innamorata vicina a morir di fame insieme coll’ amante e con tutti, di che si
a innamorata vicina a morir di fame insieme coll’ amante e con tutti, di che si occupa singolarmente in questa scena? fors
siero. Aluro amante sì paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo di aver posto in contrasto l’amore ch’egli ha per le
in contrasto l’amore ch’egli ha per lei con quello della patria, dopo di aver tenuto sulle spine l’ ascoltatore per altri
o; ma andranno uniti o disgiunti? se uniti non diranno più una parola di ciò che hanno incominciato? Ma non dubiti lo spet
e. Il leggitore sin dal principio scorgerà in questa favola una serie di minuti fatti spogliati della necessaria dipendenz
el necessario progressivo incremento dell’azione? Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa tornare. Egli v
iero sino a’ Tarquinj? V’è analogia tra Megara capo e difensore amato di Numanzia, per la quale vuol morire, con Tarquinio
ffare. Olvia dunque palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette di passare in Numanzia colle sue sch
que palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette di passare in Numanzia colle sue schiere, purchè ell
schiere, purchè ella l’accetti per isposo; e gli chiede consiglio su di ciò. Questa situazione rimane priva dell’usato ef
onsiglio su di ciò. Questa situazione rimane priva dell’usato effetto di simili dolorose alternative per essere mal combin
i dolorose alternative per essere mal combinata. I Olvia può disporre di se stessa senza intelligenza del fratello capo de
ato che diecimila persone vogliono mangiare, e che Numanzia manca pur di cadaveri da ripartire co’ nuovi socj? III Olvia i
lla patria non dipende dal minorar le forze nemiche, ma dal provveder di nutrimento i Numantini? ignora che le utili conse
questa scena fondata in ipotesi tutte false e mancante d’interesse e di grazia sembrò pregevole al bibliografo encomiator
to de’ Numantini ridotti a mangiarsi l’un l’altro le care espressioni di Aluro: addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi fe
oni di Aluro: addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi felice (morendo di fame?) e le risposte della savia e tenera Olvia.
ra Olvia. Dulcidio annunzia al figlio Aluro che dee morire essendo il di lui nome uscito dall’urna. Piange con lui per due
’urna. Piange con lui per due pagine intere, dopo le quali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano s
ue pagine intere, dopo le quali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sosp
uali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione vi
su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar di pace. La fame Numantina discretamente vi si accom
essimo capitano mettendo a rischio la sorte dell’armata e la speranza di Roma viene a parlare in mezzo a’ nemici disperati
ene a parlare in mezzo a’ nemici disperati i quali incolpano i Romani di tradita fede. In questa conferenza tutta declamat
ndosi divota commemorazione delle ossa sacrosante reliquie venerabili di Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distrib
venerabili di Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distribuzione di materiali? Megara partendo dice ad Olvia, observa
artendo dice ad Olvia, observa esta parte, ella resta a far l’uffizio di sentinella, e Giugurta la vede sola e viene a par
l’uffizio di sentinella, e Giugurta la vede sola e viene a parlarle; di maniera che i nemici colla facilità di un attore
vede sola e viene a parlarle; di maniera che i nemici colla facilità di un attore che esce al proscenio potevano penetrar
va approfittarsi delle negligenze? Incongruente è pure l’abboccamento di Giugurta con Olvia. Ella le dice che passi co’ su
le dice che passi co’ suoi a Numanzia, mentre ella l’attenderà presso di un sepolcro che si eleva più degli altri, e gliel
me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innamorai di te. Balza agli occhi l’inezia dell’origine del su
i occhi l’inezia dell’origine del suo innamoramento e la balordaggine di vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. Ol
ezia dell’origine del suo innamoramento e la balordaggine di vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. Olvia sdegnata
enizas infaustas (o ceneri infauste) colla stessa grazia della Tomiri di Quinault che va cercando per terra ses tablettes.
o e per regolarità, come ognun sente. Olvia dopo un contrasto inutile di cinque pagine, in cui Dulcidio la chiama boja del
si rende, e gli dà la propria spada da mandarsi a Giugurta per segno di pace, geroglifico veramente mal sicuro, ma che l’
o veramente mal sicuro, ma che l’ Affricano riconoscerà subito essere di Olvia per compiacere al poeta. Dulcidio è il più
si è trattenuto sull’affare per cinque pagine, ed al fine si ricorda di domandare ad Olvia, se Megara sappia nulla del tr
lla risponde, ho taciuto per timore e per vergogna, perchè (notisi il di lei sapere politico) chi comanda ama di veder ese
r vergogna, perchè (notisi il di lei sapere politico) chi comanda ama di veder eseguite certe cose che sapute prima egli n
ne anche Terma, e più fina, a dispetto della notte e della mascherata di Olvia e senza udirne la voce, la raffigura e la r
iò udendo dice, questa che parla è Olvia, certamente questo è inganno di Giugurta. Aluro non distingue la voce della propr
gurta. Aluro non distingue la voce della propria innamorata da quella di Terma, due persone a lui sì note? Due voci femmin
oci femminili poi senza veruna circostanza possono svegliargli l’idea di un nemico che a quell’ora dovrebbe essere nel cam
ebbe essere nel campo de’ Romani? Viene per quarto Dulcidio, e benchè di notte riconosce Aluro, che pur avea confuso un Af
rata. Megara ti attende, dice Dulcidio al figlio, e questi differisce di obedire per ammazzar prima Giugurta. Parte Dulcid
utore ne ha condotto sì destramente il carattere e l’ affetto, che il di lei sangue non muove veruna compassione tragica.
esti languidi amori e questa mascherata stieno bene colla distruzione di Numanzia, se ne lascia al leggitore il giudizio.
e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione come alla porta di una casa vicina. Gli
e si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione come alla porta di una casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egl
casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egli dice: giacchè la tenda di Scipione stà vicina (verisimilmente nè la notte n
o riconosce subito alla voce, quando gli altri suoi parenti e seguaci di orecchio più duro non hanno saputo distinguere le
guaci di orecchio più duro non hanno saputo distinguere le voci delle di lui sorelle. Domanda o che gli assalti o che mand
l’altra. Ma i Numantini determinati a morire abbisognano del consenso di Scipione? Non possono essi stessi assaltar le tri
iescono nella tragedia inetti, cicaloni, insensati. Risolvono al fine di uccidersi fra loro, e poi si vede il tempio e la
città incendiata. Mentre Numanzia arde, Megara predica recitando più di cento versi or declamando sulle discordie della S
a, ora esitando nel voler dar morte ad un suo figliuolo che non prima di allora comparisce e va a precipitarsi nelle fiamm
va a precipitarsi nelle fiamme, come fa lo stesso Megara ma non prima di aver recitati altri cinquanta versi. Così termina
rima di aver recitati altri cinquanta versi. Così termina la tragedia di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quat
di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodj mal connessi e di freddi amori sconvenevo
cui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodj mal connessi e di freddi amori sconvenevoli e intempestivi abbiamo
nzia dell’Ayala convenga ciò che ne disse il sig. Andres, cui piacque di collocarla in ugual grado col Sancho del Cadalso
ollocarla in ugual grado col Sancho del Cadalso con manifesto scapito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva
grado col Sancho del Cadalso con manifesto scapito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva di calore e di spir
ho del Cadalso con manifesto scapito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva di calore e di spirito tragico. D
manifesto scapito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva di calore e di spirito tragico. Don Giovanni Giusepp
apito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva di calore e di spirito tragico. Don Giovanni Giuseppe Lopez de S
mpo colla sua Jahel in versi sciolti in cinque atti, là dove la morte di Sisara appena darebbe materia a un oratorio di du
atti, là dove la morte di Sisara appena darebbe materia a un oratorio di due parti. Quindi nasce la mancanza di azione e d
darebbe materia a un oratorio di due parti. Quindi nasce la mancanza di azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe di
rti. Quindi nasce la mancanza di azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca
azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità e di qualche trat
, e quella serie di lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità e di qualche tratto lodevole: ma vi si
di lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità e di qualche tratto lodevole: ma vi si desidera calore
i. Lo stile è diffuso, compassato, pesante, e sparso nel tempo stesso di formole famigliari e poco gravi, come questa dell
, nè terrore, nè ammirazione. Era inedita nel 1777 la Raquel tragedia di Vincenzo Garcia de la Huerta, ma s’impresse in Ba
esse in Barcellona e in Madrid nel 1778. La Raquel (ci dice l’editore di Madrid) si compose quando uscirono la Lucrecia, l
vede che l’autore tardò a pubblicarla quindici anni in circa. Rileva di più l’editore, che se i Franzesi dividendo le fav
che se i Franzesi dividendo le favole in cinque atti hanno la libertà di abbandonar quattro volte la scena, l’autore della
ttro volte la scena, l’autore della Rachele privandosi spontaneamente di sì comodo sussidio riduce a un atto la sua, perch
che si rappresentò repetidas veces, e che ne corsero manoscritte più di duemila copie per America, Spagna, Francia, Itali
copie per America, Spagna, Francia, Italia, Portogallo5. Che che sia di ciò in Madrid si rappresentò solo quindici anni d
ppresentò solo quindici anni dopo che fu scritta, sostenendo la parte di Rachele la sensibile attrice Pepita Huerta morta
ile attrice Pepita Huerta morta nell’ottobre del 1779 nell’acerba età di anni 21 in circa; ma recitatasi appena due volte
pia delle duemila che se ne sparsero per li due mondi, non increscerà di vederne quì il più breve estratto che si possa. L
ì il più breve estratto che si possa. L’ argomento e la condotta a un di presso è la stessa della Judia de Toledo del poet
nel tomo IV, cioè la morte data da’ Castigliani a una Ebrea Toledana, di cui il re Alfonso VIII visse per sette anni cieca
r sette anni ciecamente innamorato. Giornata I. Apresi con un dialogo di Garceran Manrique ed Hernan Garcia, dicendosi che
rnò da Palestina dopo aver dalle forze del Saladino tolto il Sepolcro di Cristo perduto dal francese Lusignano. Non so se
ata Riccardo re d’Inghilterra detto Cuordilione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero
etto Cuordilione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di E
a, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto e di Siria per ricuperar Gerusalemme tolta
marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto e di Siria per ricuperar Gerusalemme tolta da questo S
r Gerusalemme tolta da questo Saracino nel 1187 a Guido Lusignano. So di più che nella difesa di Tiro si segnalò l’Italian
uesto Saracino nel 1187 a Guido Lusignano. So di più che nella difesa di Tiro si segnalò l’Italiano Corrado e distrusse du
eserciti del Saladino, e co’ nominati re fece maraviglie nell’assedio di Acra o Tolemajde che venne in lor potere6; e che
e che poi si accordarono col soldano, restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte
poi si accordarono col soldano, restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al pro
restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al prode Corrado. Ma in ciò altri non e
oltre del 1192, quando il re Filippo tornò in Francia, e il marchese di Monferrato fu assassinato in Tiro7. So ancora che
no seguitò a possedere Gerusalemme col Sepolcro e colla maggior parte di quel regno, nè i Cristiani lo molestarono, finchè
i Cristiani lo molestarono, finchè non vi andò Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicil
estarono, finchè non vi andò Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemm
dò Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemme sin dal 1225, quando ne
I imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemme sin dal 1225, quando ne acquistò le r
Gerusalemme sin dal 1225, quando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre di Jolanta da lui sposat
sin dal 1225, quando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre di Jolanta da lui sposata che era fi
uando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre di Jolanta da lui sposata che era figlia ed erede di
nni di Brenna padre di Jolanta da lui sposata che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico
ata che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e
glia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e re di Napoli
lla figliuola di Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e re di Napoli e di Sicilia che nel 1228 passò in Terra S
a di Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e re di Napoli e di Sicilia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerre
lia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerreggiò, conquistò il regno di Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devoz
rsene i Cristiani9. So che a tale spedizione accorsero molte migliaja di fedeli dalla Francia, dalla Baviera, dalla Turing
VIII vi fusse andato con gli altri. Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro
ltri. Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone,
casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra. Or
pogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra. Ora se tutto
ri di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra. Ora se tutto ciò è storia n
e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra. Ora se tutto ciò è storia non contrastat
rsone introdotte e de’ fatti noti e sicuri il poeta non ha la libertà di mentire grossolanamente ingannando il popolo, ben
ta qualche discreto anacronismo. Omero non avrebbe decorato col reame di Persia l’Itacese Ulisse. Virgilio potè in tanta a
za facendo quel pio Trojano padrone della Betica, o quella fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocl
Trojano padrone della Betica, o quella fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente av
e della Betica, o quella fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciat
o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciato Edipo tiranno di Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Canta
o sette anni prima vinse i Saracini nella battaglia data en las Navas di Tolosa tra Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale
Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale però fu posteriore alla morte di Rachele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere
chele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere cospicuo il carattere di Alfonso la storia non ci additasse altre sue sple
le mena buone, sol che questi si lagna che sia il re divenuto schiavo di Rachele ed il popolo sacrificato, De esa ramer
crificato, De esa ramera 10 vil à la codicia. I medesimi errori di storia ripete nella scena 2 Garcia a Rachele, la
a scena 2 Garcia a Rachele, la quale accoglie con fasto le adulazioni di Manrique e manifesta avversione per Garcia. Egli
diventa verso leonino. Di poi que’ caratteri sanguigni e quella carta di nobiltà scritta nel foglio del petto è un contrab
inutile sessione. Si vanno distinguendo le voci che cercano la morte di Rachele, la quale fugge all’avviso di Manrique. A
do le voci che cercano la morte di Rachele, la quale fugge all’avviso di Manrique. Alfonso che va e viene in quella sala s
uesto fulmine, cioè questa spada siasi spiccata dalle nubi, è falsità di sentenza e maniera Gongoresca. Garcia si presenta
ia si presenta al re, e gli dimostra che coloro che chiedono la morte di Rachele sono i più leali vassalli, quelli che l’a
salli, quelli che l’accompagnarono in Palestina, che lo coronarono re di Gerusalemme (Alfonso ben poteva dargli una solenn
i nominano con tutto il senno, perchè quivi appunto Alfonso superiore di truppe, d’esperienza e di valore fu pur da’ Mori
nno, perchè quivi appunto Alfonso superiore di truppe, d’esperienza e di valore fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in loro
e di valore fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in loro balìa il regno di Toledo12. Alfonso ravveduto a queste ragioni pron
no di Toledo12. Alfonso ravveduto a queste ragioni pronunzia il bando di Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui
gioni pronunzia il bando di Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conve
Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conveniva manifestar l’interna pu
nifestar l’interna pugna della sua ragione con una passione eccessiva di sette anni di durata? Rachele cui è già nota la s
erna pugna della sua ragione con una passione eccessiva di sette anni di durata? Rachele cui è già nota la sua disgrazia e
sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tentar di commuoverlo. L’ha egli chiamata (gli dice) per da
chiamata (gli dice) per darla in potere de’ sollevati? Lagnasi il re di tali parole, e le dice che l’esilia per salvarle
e le dice che l’esilia per salvarle la vita. Ella vuol riaccendere la di lui collera, e l’incoraggia a resistere a’ ribell
poteva bastare; ma Huerta la fa continuare con una tirata istrionica di primera dama: Pues si enciendo la colera en mi
he l’azione inevitabilmente si avanzi al suo fine o in iscena o fuori di essa. Diceva l’ editore che l’azione della Rachel
re che l’azione della Rachele è tutta alla vista. Ma Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disper
lla vista. Ma Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disperazione, il suo pianto, l’accingersi all
l vuoto degli atti. Or ciò essendo l’editore, ossia l’autore sotto il di lui nome, invano si millantò d’aver fatta una tra
ui nome, invano si millantò d’aver fatta una tragedia più artifiziosa di ogni altra francese, perchè per questa parte (e n
ichi e de’ moderni. Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’artificio di un pianto insidioso per vincere il re; ma ella gi
scena, fantastiche e contrarie alla verità, all’affetto ed allo stato di Rachele. Anche Ruben si diverte con una enumerazi
chele. Anche Ruben si diverte con una enumerazione lirica delle perle di Oriente, dell’oro dell’ Arabia, delle sete del Ca
i Oriente, dell’oro dell’ Arabia, delle sete del Catai, delle porpore di Tiro, degli odori Sabei, de’ tapeti di Turchia, d
sete del Catai, delle porpore di Tiro, degli odori Sabei, de’ tapeti di Turchia, delle tele di Persia, e in fine aggiugne
porpore di Tiro, degli odori Sabei, de’ tapeti di Turchia, delle tele di Persia, e in fine aggiugne, quanto oro encierr
medesimo pensiero produrrebbe migliore effetto, e sarebbe più proprio di chi vuol persuadere. Ma quel sudore d’argento de’
no13. Il popolo è sedato; ma il re per cautela ha ordinato a un campo di duemila cavalli e cento bandiere che marciavano v
marciavano verso Cuenca, a tornare a Toledo per fortificare la Rocca di San Cervantes. Questi ordini, queste marce quando
te marce quando si sono eseguite? Dopo che il re ha disposto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un ca
osto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo di dodicimila soldati, sua marcia verso Toledo, pres
sposizioni riflette sulla condizione infelice de’ principi, valendosi di alcuni pensieri Oraziani, O fortuna invidiable de
le del villano &c., ornamento tutto lirico, impertinente in bocca di un appassionato e ridondante, comparandovisi ozio
llora! mucho de ti recelo valor mio. Anderebbe bene questo suo dubbio di non poter resistere, se Rachele non avesse pianto
fenomeno rarissimo e pellegrino l’ardore che in lui cagiona il pianto di Rachele. Huerta poi che ha verseggiato tutto il t
della sua vita, non si accorgeva de’ versi leonini che gli scappavano di tempo in tempo, come è il secondo di questi tre p
versi leonini che gli scappavano di tempo in tempo, come è il secondo di questi tre pel daño tan extraño. Egli al fine mal
ondo di questi tre pel daño tan extraño. Egli al fine mal grado delle di lei lagrime conferma che parta; ma tosto ripiglia
enza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico di ques
incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico di quest’altra. Rachele stessa non può dissimularlo,
ione del timoroso Alfonso potrebbe far ridere chi si ricordasse delle di lui speciose minacce dell’atto I, Tiemble Cast
Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. In somma il carattere di Alfonso è picciolo ed inconcludente, ed il poeta
ne fece una dipintura più uguale. Dopo ciò Rachele affetta desiderio di partire, ed il re si ostina a farla trattenere, p
li Ebrei, vuol pure, ch’ella governi per lui, e colla maggior gravità di sovrano impone alla guardia che a lei obedisca, e
rattandogli con sommo orgoglio; essi si maravigliano della leggerezza di Alfonso, e non hanno torto, giacchè ora minaccia
della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare per uscir di nuovo? Se per unirsi in maggior numero e delibera
a si fa nel vuoto degli atti, cade Huerta ancora nel ridevole difetto di lasciar l’azione interrotta, che abbiamo notata i
uarinos. È però assai piacevol cosa il vedere nella stessa regia sala di udienza in faccia al trono raccorsi i congiurati,
uera muera, senza che vi sia almeno un domestico del partito del re o di Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi parto
e o di Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi partono ad istanza di Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio
rtono ad istanza di Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio di Rachele fine a che il re vada alla caccia. Manriq
rj tradimenti fatti da i Lara e da i Castro, la qual cosa non essendo di pura necessità pel suo argomento, gli fu imputata
ra volta piangendo perchè il re vuole andare alla caccia ad onta de i di lei pericoli. Alfonso sì innamorato e non ignaro
ei pericoli. Alfonso sì innamorato e non ignaro del tumulto de’ suoi, di cui ebbe egli stesso tanta paura, l’abbandona per
veniente per seguire anche quì il Diamante. La caccia però nel dramma di costui, che non si limita a un giorno, ma che abb
piego inverisimile, là dove nella favola dell’Huerta il re s’invoglia di andare alla caccia poche ore dopo che il popolo h
i andare alla caccia poche ore dopo che il popolo ha chiesta la morte di Rachele, quel popolo ch’egli ha mortificato con f
vantati da Garcia possano aver fra essi qualche aderenza? Le lagrime di Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pelle
ver fra essi qualche aderenza? Le lagrime di Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pellegrini, riescono questa volta
L’azione si rallenta ancora per trenta versi che recita Garcia prima di offerirle di farla uscire per una porta secreta.
rallenta ancora per trenta versi che recita Garcia prima di offerirle di farla uscire per una porta secreta. Questo punto
congiurati tornano a venire colle spade alla mano e vanno in traccia di lei. Garcia vorrebbe pur liberarla e trattenerli,
caballeros, asi infamais los inclitos aceros? Ognuno si accorge di essersi tal pensiero peggiorato dal copiatore Hue
hele vuol dire che ferendola essi macchiano i loro acciari col sangue di una femmina: nella tragedia si chiama obbrobriosa
sangue di una femmina: nella tragedia si chiama obbrobriosa l’ azione di armarsi contro della di lei vita, ritrattando cos
ella tragedia si chiama obbrobriosa l’ azione di armarsi contro della di lei vita, ritrattando così la correzione e rimpro
dersi, e Fañez per non far macchiare le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Ebreo di ucciderla promet
are le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Ebreo di ucciderla promettendo a lui la vita. Ruben non si
ndannata a morire, e che Ruben l’ha ferita. Alfonso recita un lamento di 25 versi; Ruben si sente accusare, vede il furore
i 25 versi; Ruben si sente accusare, vede il furore del re, ascolta i di lui versi, e non fugge. Chi vide rappresentar la
vide rappresentar la tragedia mi assicurò che il pubblico si stomacò di vedere quell’insipida figura rimasta sì lungo tem
, gli strappa il pugnale, e macchia la sua mano reale del sangue vile di quell’ebreo. Alfonso nella conchiusione procede i
time. Egli incomincia dal fare l’ uffizio del carnefice nella persona di Ruben; ma, benchè prima alla sola idea che Rachel
sallo gli togliesse la vita, ora alla vista del sangue e del cadavere di Rachele caldo ancora, repentinamente acquista dom
imo punto gli uccisori alla sua presenza e gli perdona, contentandosi di dire che serva loro di pena contemplar lo horr
alla sua presenza e gli perdona, contentandosi di dire che serva loro di pena contemplar lo horroroso de la bazaña.
de la bazaña. Così termina questa tragedia del sig. Huerta lavoro di quindici anni. L’autore nella morte e nel caratte
Huerta lavoro di quindici anni. L’autore nella morte e nel carattere di Rachele non ha alterata la storia (benchè in tant
e meglia i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù. Qui di premio di virtù non si favella, se l’autore non i
costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù. Qui di premio di virtù non si favella, se l’autore non istimasse v
la impunita. Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione di giustizia ed un evento esposto sulla scena tragic
rlo in guisa che il personaggio destinato a commuovere si renda degno di pietà, affetto ammesso come naturale all’uomo ed
entù e la bellezza) non ha qualità veruna che faccia sospirare per la di lei morte. Il Diamante in questa medesima guisa d
e15, ma anche cede alla Judia de Toledo per tale arte adoperata nella di lei morte e per l’ uguaglianza del carattere di A
arte adoperata nella di lei morte e per l’ uguaglianza del carattere di Alfonso. In ricompensa di quanto Huerta ha tolto
ei morte e per l’ uguaglianza del carattere di Alfonso. In ricompensa di quanto Huerta ha tolto al Diamante egli ha stimat
. In ricompensa di quanto Huerta ha tolto al Diamante egli ha stimato di escludere la Judia de Toledo dalla collezione che
, e nella regolarità che però si trova ancora nelle riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di
olarità che però si trova ancora nelle riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di Sedano ec.17.
rò si trova ancora nelle riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di Sedano ec.17. Il sig. Huert
ancora nelle riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di Sedano ec.17. Il sig. Huerta ha voluto
le riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di Sedano ec.17. Il sig. Huerta ha voluto ancora rif
ndola sul gusto del Bermudez con ottave, odi, stanze e con ogni sorte di versi rimati, ed anche con assonanti. Egli nell’a
dell’anello. L’autore in una nota coll’ usata sua modestia si vantava di correggere Sofocle per far che quedase con menos
uali improprietà appartenessero a Sofocle e quali a’ suoi traduttori; di poi ch’egli avesse giuste idee delle proprietà co
sabili. Che utile cambiamento è quello d’ introdurre una cassa capace di un cadavere intero da portarsi sugli omeri de’ Gr
ero da portarsi sugli omeri de’ Greci alla guisa de’ becchini, invece di lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri d
’ becchini, invece di lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri di un estinto, e che poteva portarsi in mano, come r
che poteva portarsi in mano, come rilevasi da Aulo Gellio nel parlar di Polo e dall’istesso Sofocle18? Che miglioramento
ar di Polo e dall’istesso Sofocle18? Che miglioramento è quest’ altro di far che nasca in iscena e si proponga da Cillenio
ltro di far che nasca in iscena e si proponga da Cillenio il pensiero di fingere l’arca che ha da contenere un peso propor
ando Sofocle provvidamente suppone questi preparativi già fatti prima di capitare Oreste coll’ ajo in Micene? Perchè non i
ne? Perchè non imitare la vivacità dell’ originale nella riconoscenza di Oreste in vece di raffreddarla con fanciulleschi
tare la vivacità dell’ originale nella riconoscenza di Oreste in vece di raffreddarla con fanciulleschi enigmi? Chi sei? d
con fanciulleschi enigmi? Chi sei? dice l’Elettra dell’ Huerta; ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un ho
? dice l’Elettra dell’ Huerta; ed il di lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un hombre soy que en su sepulcro sulca
rebbe spiegato Gongora nel colmo del delirio, e così si è spiegato il di lui ammiratore Huerta, il quale apparentemente fe
ntemente fece il cambiamento dell’urna in atahud per mettere in bocca di Oreste l’ indovinello, io sono un uomo che nel mi
. Ora quando in argomenti sì rancidi e trattati bene da più centinaja di poeti non si sanno combinar nuove situazioni pate
ndo si hanno da riprodurre con nuovi spropositi, perchè esporsi a far di se spettacolo col paragone? Huerta ha pur tradott
ne abbia tolte le improprietà meglio che non ha fatto nell’Agamennone di Sofocle19. Si sono in Madrid composte altre trage
ltre tragedie ma non rappresentate. Don Lorenzo de Villaroel marchese di Palacios pubblicò Ana Bolena ed il Conde Don Garc
se al pari del Paolino de Anorbe y Corregel e della Briseida musicale di Don Ramòn la Cruz20. Qualche traduzione delle tra
qualche rima arbitraria. Un’ altra Atalia uscì in Portogallo col nome di Candido Lusitano, sotto di cui si occultò in più
’ altra Atalia uscì in Portogallo col nome di Candido Lusitano, sotto di cui si occultò in più opere pubblicate nel 1758 i
io, premettendovi un’ erudita dissertazione in cui additò le bellezze di quell’originale che Huerta stimava componimento c
e bellezze di quell’originale che Huerta stimava componimento cattivo di un imbecille. Pietro de Guzman duca di Medina Sid
a stimava componimento cattivo di un imbecille. Pietro de Guzman duca di Medina Sidonia mancato nel 1778 pubblicò nel 1768
poeta; e nel 1776 fece imprimere la sua versione del Fernando Cortes di Alessio Piron. Rimane a parlare di tre esgesuiti
a sua versione del Fernando Cortes di Alessio Piron. Rimane a parlare di tre esgesuiti spagnuoli tra noi traspiantati, i q
sterilità che lo renda scabroso a maneggiarsi, quanto l’impossibilità di combinare verisimilmente in un giorno e in un luo
di combinare verisimilmente in un giorno e in un luogo la strettezza di Roma assediata da’ Volsci, e l’ angustia di Marzi
in un luogo la strettezza di Roma assediata da’ Volsci, e l’ angustia di Marzio combattuto dalla vendetta e dalla madre. C
battuto dalla vendetta e dalla madre. Chi vuole spaziarsi sullo stato di Roma, è costretto a rendere Marzio invisibile, co
ia il nostro Cavazzoni Zanotti. Chi vuol trattare dell’inflessibilità di Marzio espugnata da Vetturia, troverà sterile la
erile la materia per cinque atti. Non so però perchè non si è cercato di trattare in soli tre atti il contrasto dell’amor
oli tre atti il contrasto dell’amor filiale e della vendetta nel cuor di Marzio, colla funesta vittoria del primo che cagi
a nel cuor di Marzio, colla funesta vittoria del primo che cagiona la di lui morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma,
a del primo che cagiona la di lui morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriol
na la di lui morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriolano, ma ne riduce l’a
Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriolano, ma ne riduce l’azione ne’ contorni di
i Vetturia, la morte di Coriolano, ma ne riduce l’azione ne’ contorni di Roma ora nel campo Marzio, or nel tempio di Marte
uce l’azione ne’ contorni di Roma ora nel campo Marzio, or nel tempio di Marte, or nel campo de’ Volsci, e tutta la restri
abboccamenti colla madre, una zuffa nel campo Volsco, seguir la morte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci,
orte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci, l’uccisione di Coriolano. Contuttociò lodevolissimi sono gli sfo
tta con felicità in un linguaggio straniero. E chi oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, d
gio straniero. E chi oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, di sentimenti spiegati men prec
oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, di sentimenti spiegati men precisamente? Questo è il
e qualche tratto pregevole. Nell’atto I si nota una felice imitazione di un pensiero del Metastasio. Zenobia dice,   sal
stegno, e con la patria, Se puoi, lo riconcilia; ma rammenta, Che di Roma sei padre. Salva entrambi, Ma se il figlio
te nell’atto III: felice l’immagine che Volunnia rappresenta a Marzio di se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trio
a a Marzio di se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trionfasse di Roma: grave la seconda scena dell’atto V, in cui
la rotta de’ Volsci: interessante in fine l’ultima scena per la morte di Coriolano. Del medesimo sig. Colomès è l’Agnese d
scena per la morte di Coriolano. Del medesimo sig. Colomès è l’Agnese di Castro uscita in Livorno nel 1781. La Castro del
l Metastasio nel Demofoonte, il quale mette capo ancor più nell’Edipo di Sofocle e nella Semiramide del Manfredi, che nell
incipali situazioni e nello scioglimento, benchè non lasci nobilmente di rendere giustizia alla bella produzione del Cesar
gina sono assai più attivi, perchè concernono direttamente la persona di Agnese per cui viene rifiutata la propria figlia;
a di Agnese per cui viene rifiutata la propria figlia; là dove l’odio di Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la di lu
figlia; là dove l’odio di Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la di lui sorella. La parola data da Alfonso al re di C
ando, e non contro la di lui sorella. La parola data da Alfonso al re di Castiglia cagiona in ambedue i drammi il pericolo
da Alfonso al re di Castiglia cagiona in ambedue i drammi il pericolo di Agnese e la ribellione del principe. Ma il caratt
i il pericolo di Agnese e la ribellione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella favola francese è di un padre sensi
ione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella favola francese è di un padre sensibile che ama il valore del figliuol
re il suo Alfonso severissimo per natura, poco sensibile agli affetti di padre e prevenuto contro del figlio. Il secreto d
onservato solo tra il principe e la consorte, e bisogna dire a gloria di Metastasio che è maggiore ancora nel Demofoonte,
ncora nel Demofoonte, perchè la sola necessità lo strappa dalla bocca di Timante per salvar Dircea dal sacrifizio. Nel dra
Nel dramma del Colomès però in prima non è sì pressante la necessità di svelare il secreto alla regina sin dal principio,
di svelare il secreto alla regina sin dal principio, e poi ne restano di mano in mano instruiti molti personaggi. Nel dram
ncipe e abbraccia i nipoti; ed il sig. Colomès si è bene approfittato di questa bella scena. Il veleno apprestato ad Agnes
o dalla storia della Castro. Era dunque più bello che il Colomès dopo di averlo trascritto lo riconoscesse dal sig. La Mot
vuto incontrarsi con lui. Una nobile ingenuità avrebbe accresciuto il di lui merito di aver abbellito questo colpo con nuo
si con lui. Una nobile ingenuità avrebbe accresciuto il di lui merito di aver abbellito questo colpo con nuove acconce esp
sicurarsi che Agnese sia da lui amata. Per lo stile lascia rare volte di esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e
le maniere usate da’ nostri gran poeti, danno all’Agnese un certo che di più grande che manca al cattivo verseggiatore La
che di più grande che manca al cattivo verseggiatore La Motte. Pieno di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione
V è parimente espresso con verità ed affetto: chiama l’attenzione la di lei parlata al re quando scusa il principe. In so
l’Agnese con altre due tragedie, se la sua salute gli avesse permesso di aggiugnere l’ultima lima al suo lavoro. Uscì nel
carla alla contessa Caprara descrive l’invenzione del pittore Timante di dipingere Agamennone col volto coperto. Ma Timant
ore a Polignoto che fioriva verso l’olimpiade XC, non fu l’ inventore di tal ripiego che appartiene all’istesso Euripide n
ato l’anno primo dell’olimp. LXXV22. Nocque al sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euri
mp. LXXV22. Nocque al sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euripide e Racine, i quali a’
l sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euripide e Racine, i quali a’ posteri non lasciar
de e Racine, i quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o di copiarli o di traviare. Egli debbe a questi origi
quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o di copiarli o di traviare. Egli debbe a questi originali la sempli
esiderare che vi si fosse anche attenuto in certi passi. Il carattere di Menelao che pur nel Greco autore sembra in certo
el Francese si sarebbe dipartito dal Greco nello scioglimento, invece di adottarne la machina a’ nostri tempi non credibil
Sconcio e intempestivo e mal espresso e falso è il seguente pensiero di Agamennone:   Nel cristallo stesso Dinanzi a
ine sparso L’arte accrescea a sua beltà ornamento, Cercherò almen di te la fida immago Impressa un dì, ma fuggitiva
Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precis
nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di forza e di sublimità, lussureggia,
nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di forza e di sublimità, lussureggia, ed enerva i se
di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di forza e di sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti di
Circa la lingua tutto si dee perdonare a uno straniero che si studia di coltivar quella del paese ove abita. Non per tant
pirito del fratello volle recare al nostro idioma in versi sciolti la di lui Raquel, come egli dice, Per la gloria di d
a in versi sciolti la di lui Raquel, come egli dice, Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro un segno di vera
i dice, Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro un segno di verace amore. Egli, ad eccezione di aver soppr
germano Dell’altro un segno di verace amore. Egli, ad eccezione di aver soppresse le millanterie stomachevoli della
varie espressioni false e gongoresche che vi sono, servendo al dovere di fedel traduttore non ha nella sua copia nè altera
dato più fondamento alla compassione tragica, nè corretti gli errori di storia, nè tutte castigate le intemperanze dello
mo volentieri ad un dotto e savio amico rapitoci dalla morte nell’età di anni 42 in circa nel 1780. 2. Tito dice a Sesto
orò la mia storia e questo mio giudizio lettogli prima d’ imprimersi, di un gentil suo sonetto. Piacemi quì recarlo per to
siasi, il quale dopo la mia partenza da Madrid compose una Biblioteca di autori Spagnuoli del regno di Carlo III. Egli ha
rtenza da Madrid compose una Biblioteca di autori Spagnuoli del regno di Carlo III. Egli ha la generosa compiacenza di con
ori Spagnuoli del regno di Carlo III. Egli ha la generosa compiacenza di convenir meco in quanto al dover essere mas vesti
lle, Moliere, y Voltaire. Bella cosa è l’erudizione! Mi permetta però di dirgli ch’egli ha indebolito codesto suo argoment
esi fanno versi rimati. Dopo ciò si contenti che gli faccia sovvenire di poche cose se non le ignora: 1 che il Sancho è sc
aliana e l’inglese il suo bel verso suelto: 4 che gli Spagnuoli hanno di più un endecasillabo coll’ assonante ottimo per l
iori tra’ metri castigliani, e non si sarebbe appoggiato sull’esempio di chi ha un solo vestito per togliere l’arbitrio de
un solo vestito per togliere l’arbitrio della buona scelta a chi n’ha di molti e cari. Ma perchè (potrà egli dire) dee pre
enna il chiamarlo nel 1777 Tommaso. E come io poteva ignorare il nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia e vo
il nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia e volle prima di pubblicarla udir sulla sua tragedia il mio qualun
ra che la Raquel vi sia stata rappresentata con altre dagli uffiziali di quel presidio. V. il tomo II delle di lui Opere P
ntata con altre dagli uffiziali di quel presidio. V. il tomo II delle di lui Opere Poetiche pag. 104 e seq. 6. Di tali co
Annali. 7. Il citato Bernardo Tesoriere cap. 179. 8. V. la Cronaca di Riccardo di San Germano autore contemporaneo all’
Il citato Bernardo Tesoriere cap. 179. 8. V. la Cronaca di Riccardo di San Germano autore contemporaneo all’anno 1225, I
gonio, Muratori &c. 9. V. l’ab. Uspergense anno 1228, e Riccardo di San Germano. 10. Ramera in latino scortum, in i
matando y cautivando, dice il Duchesne nel suo Compendio della Storia di Spagna secondo la bella versione dell’Isla. 13.
rta, ne’ quali si dimostra pretto Marinista o Gongorista, avendoci la di lui morte determinato a supprimerli. 14. L’immor
Metastasio sobriamente maneggiò questo medesimo colore nella Clemenza di Tito; ma non v’impiegò che dieci versi, e Tito er
i Tito; ma non v’impiegò che dieci versi, e Tito era un sovrano pieno di cure, ma non un Alfonso dominato da una cieca pas
Judia de Toledo, nella guisa che il sig. Sebastian y Latre verseggiò di nuovo la Procne y Filomena del Roxas; nè vi si de
vida por su Dama, o los Amantes de Teruel, le quali sempre riempiono di spettatori le scene spagnuole, per eleggere Eco y
scene spagnuole, per eleggere Eco y Narciso nojosa favola mitologica di Calderon che più non si recita? 17. Ne’ due tom
non ne può comprendere il pensiero: Rachele (egli dirà) non può morir di buon grado, nè per l’esperta mano del boja diveni
ivenir più bella. Ma eccone il comento. L’incisione del rame fu opera di Don Isidro Carnicero, e l’autore volle fare una p
Don Isidro Carnicero, e l’autore volle fare una puerile allusione al di lui cognome Carnicero scherzando sulla parola car
è gl’ Italiani macellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme e di macellajo, di boja per adattars
cellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte di Ra
a voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte di Rachele e di mac
idea di boja insieme e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte di Rachele e di macellajo per alludere al nome dell’
insieme e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte di Rachele e di macellajo per alludere al nome dell’incisore. Ma
o; nè mai nella lingua degli Orazj e de’ Tullj significò il bottegajo di un macello, come significa carnicero. 18. Sofo
ad Oreste, torneranno portando nelle mani (χεροιν) una picciola urna di bronzo, fingendo che contenga il mio corpo brucia
l passo deformato dal miglioratore Huerta. 19. Il sig. Andres disse di tal fatica di Huerta sull’Agamennone ch’egli voll
ato dal miglioratore Huerta. 19. Il sig. Andres disse di tal fatica di Huerta sull’Agamennone ch’egli volle far gustare
ia non trova altra buona tragedia che la Merope, non si è dimenticato di tutte le infelici tragedie castigliane sinora des
per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace di questo lett
ia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace di questo letterato ch’io pregio, io veggo troppa di
nteressante appunto nello scioglimento: il primo intepidì la passione di Don Pietro colle affettate espressioni, il second
: il primo posteriore a tanti altri moderni tragici pure ebbe bisogno di copiare la favola ed i pensieri del Ferreira, il
i pensieri del Ferreira, il secondo non si formò che su i Greci, e fu di esempio a tutte le nazioni moderne nel far risorg
te le nazioni moderne nel far risorgere la tragedia. 22. Egli disse di Agamennone che volse il capo indietro, pianse dir
portato sulla versione della Rachele non è stato punto alterato dopo di aver saputo che il sig. Don Pedro de la Huerta, i
fistiche de’ piccioli entusiasti apologisti che sacrificano all’ amor di partito le arti e la verità, e turbano la tranqui
ttare in pace quest’altro esgesuita, e ci contenteremo per suo meglio di augurargli miglior gusto e minor villania e splee
suo meglio di augurargli miglior gusto e minor villania e spleen del di lui fratello.
49 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 705-716
Zacconi Ermete. Figlio dei precedenti, nato a Montecchio di Reggio d’Emilia il 14 settembre dell’anno 1857, è
dell’età presente. Niun attore io credo abbia avuto come lui una vita di palcoscenico piena di movimento, passando dall’am
n attore io credo abbia avuto come lui una vita di palcoscenico piena di movimento, passando dall’amoroso al brillante, da
llante, dal brillante al primo attore, alternando tal volta l’officio di comico e anche di capocomico, con quello di pitto
nte al primo attore, alternando tal volta l’officio di comico e anche di capocomico, con quello di pittore scenografo, mag
nando tal volta l’officio di comico e anche di capocomico, con quello di pittore scenografo, magari di macchinista ; tal v
omico e anche di capocomico, con quello di pittore scenografo, magari di macchinista ; tal volta escogitando con allegri c
o, magari di macchinista ; tal volta escogitando con allegri compagni di sventura nuovi mezzi di difesa dalla miseria, com
 ; tal volta escogitando con allegri compagni di sventura nuovi mezzi di difesa dalla miseria, come fiere o altro, recando
ndosi da questo a quel posto oggi in barroccino, domani a piedi. Dopo di aver passato gli anni della fanciullezza col padr
imo attore a vicenda col Germani, nella Compagnia del Teatro Valletto di Roma, capitanata dal brillante Cristofari), fu co
mente della sua meschina figura, con cui cominciò a recitar particine di generico, secondo brillante e amoroso. Passò poi
roso e brillante, a vicenda con Nicola Della Guardia, nella Compagnia di un certo Calìa napolitano, in cui recitava anche
il pulcinella, come altri affermò) ; poi, secondo amoroso, in quella di Lambertini e Majeroni, in cui stette anche l’anno
rillante il '78 in Compagnia Dominici, passando in quaresima al ruolo di primo attor giovine, poi, per l’improvvisa parten
attor giovine, poi, per l’improvvisa partenza del Dominici, a quello di primo attore, ch'egli sostenne per alcuni anni in
rgo – tutte le sue passionacce, fra cui quella del Figlio delle Selve di Halm), che lasciò subito l’anno di poi, per andar
cui quella del Figlio delle Selve di Halm), che lasciò subito l’anno di poi, per andar primo attore in Compagnia Palamide
Libero Pilotto, per condur finalmente compagnia da solo dopo la morte di questo ; compagnia che va innanzi trionfalmente d
el suo ingegno, la sua dedizione intera, incondizionata all’arte, pur di fare ; e senza aspirazioni, pur di far bene, a to
tera, incondizionata all’arte, pur di fare ; e senza aspirazioni, pur di far bene, a toccar cime elevate, alle quali egli
evolmente dalla vasta tragedia shakspeariana alla inguantata commedia di Dumas figlio ; dal fosco dramma nordico dell’Ibse
rea scoltura della terzina dantesca alle mute contrazioni spasmodiche di Al Telefono ; imperocchè non una parte lo alletti
spasmodiche di Al Telefono ; imperocchè non una parte lo alletti più di un’altra ; e, purchè l’opera sia elevata e umana,
o Beaumarchais. Senza una buona dizione non credo possibile grandezza di attore : e solidissima base della grande arte di
possibile grandezza di attore : e solidissima base della grande arte di Ermete Zacconi è stata dal suo cominciamento la d
eva : se ne avvide una sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì, di Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. Dominici
vè ripiegar la parte lì per lì, di Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. Dominici. A un dato momento egli sentì che il
ncero, impulsivo aveva determinato tra lui e l’ascoltatore una specie di corrente elettrica, tal che alla fine della gran
il bravo alto e vivo dell’artista Papadopoli, il suo egregio compagno di scena. Da quella sera lo Zacconi ebbe coscienza d
Zacconi ebbe coscienza della sua forza, e la visione chiara e precisa di quella specie di fascino che la sincerità e la ve
ienza della sua forza, e la visione chiara e precisa di quella specie di fascino che la sincerità e la verità possono oper
e squarci che, detti da lui possono esser sempre citati come modelli di perfetta recitazione, benchè più volte la dizione
e, benchè più volte la dizione si vada offuscando in un ingrassamento di note, che voglion taluni attribuire alla cupezza
sugli altri tipi. E qui vorrei aprire una parentesi. Che il pensiero di quei taluni sia esatto non oserei affermare, sebb
per qualche cosa nella presente modulazion della voce con predominio di note cavernose, e nella presente interpretazione
vernose, e nella presente interpretazione de'vari tipi con predominio di sfiaccolamento fisico. Altre e molte possono esse
e in tutto e per tutto a quelle che noi colla nostra gran presunzione di critici indagatori crediamo di conoscere. E prima
che noi colla nostra gran presunzione di critici indagatori crediamo di conoscere. E prima di tutto : questa gran prefere
gran presunzione di critici indagatori crediamo di conoscere. E prima di tutto : questa gran preferenza sugli altri tipi g
i più, dal dominio esercitato sul suo sistema nervoso dal personaggio di Osvaldo negli Spettri di Ibsen, il primo della sp
tato sul suo sistema nervoso dal personaggio di Osvaldo negli Spettri di Ibsen, il primo della specie ? O non piuttosto da
a grado, all’interpretazione del dramma interiore, anzichè del dramma di passione ? E l’alterazione non potrebbe attribuir
trebbe attribuirsi meglio a una semplice cagione fisica, a un eccesso di fatica nell’uso quasi costante per lungo tempo di
isica, a un eccesso di fatica nell’uso quasi costante per lungo tempo di voci aspre e cupe a ritrar certi tipi di Pane alt
asi costante per lungo tempo di voci aspre e cupe a ritrar certi tipi di Pane altrui, La Potenza delle tenebre, Don Pietro
’andar degli anni e il crescer della rinomanza alla disanima profonda di un personaggio, tanto meno egli pensa al modo di
la disanima profonda di un personaggio, tanto meno egli pensa al modo di esprimerla col cesello della parola ? Chiedete un
rola ? Chiedete un po'a Ermete Zacconi qual metodo segua nello studio di una parte, e vi risponderà a un di presso così :
oni qual metodo segua nello studio di una parte, e vi risponderà a un di presso così : « letto un lavoro che mi piaccia, e
do l’opera mia consueta, provando altri lavori già vecchi, ragionando di cose estranee, passeggiando, mangiando, l’imagine
do, mangiando, l’imagine della nuova commedia letta, e ch'io desidero di rappresentare, non esce mai dalla mia mente, e a
a mente, e a poco a poco si disegna più chiara e decisa. Quando credo di averne afferrato l’idea fondamentale, vedo anche
uadri che la compongono, agitarsi e vivere i personaggi. Quando sento di possedere il quadro e le singole parti, allora co
qual giusta luce debba essere posto ciascun personaggio. Quando credo di aver tutto compreso, sospendo le prove e comincio
l’abbandono, e non la riprendo più ; ma mentre continuo ad occuparmi di altro, vedo sempre il mio personaggio, ne analizz
re, i sentimenti, a traverso le parole che io già so ; e quando credo di possederlo interamente, di sentirlo, di viverlo,
o le parole che io già so ; e quando credo di possederlo interamente, di sentirlo, di viverlo, riprendo le prove. Allora q
he io già so ; e quando credo di possederlo interamente, di sentirlo, di viverlo, riprendo le prove. Allora queste si svol
fuori, non cercati e voluti, ma naturali e logici per lungo processo di preparazione. Ed è facile capire come con questo
accade ad altri in genere per la musica, i quali mentalmente credono di ripetere con esattezza un motivo, e quando si pro
ente credono di ripetere con esattezza un motivo, e quando si provano di rifarlo colla voce, non azzeccano più le note ? U
note ? Una piccola concessione oggi ne genera due o tre domani, e via di seguito, senza che l’artista non più se ne avveda
, coll’andar degli anni andava ognor più accentuando, nell’arte somma di concezione, una dizione affannosa, rantolosa, che
stigio dell’arte italiana. E quale prestigio ! Di alcuni lavori, o di alcuni momenti de'varii lavori da lui rivelati, g
ro mai potuto farsi un’idea. Di quel famoso monologo, per un esempio, di Lorenzaccio, in cui egli medita e determina e ass
i egli medita e determina e assapora con voluttà bestiale l’uccisione di Alessandro ! Una linea ancora, e forse lo Zacconi
ublime e per concepimento artistico e per espressione…. Quelle ondate di respiro mal contenute a mostrare la gioia interio
va, o terrifica, o spasmodica, negli Spettri d’Ibsen, nel Pane altrui di Turguenieff, nel Nuovo Idolo di De Curel, nelle A
egli Spettri d’Ibsen, nel Pane altrui di Turguenieff, nel Nuovo Idolo di De Curel, nelle Anime solitarie di Hauptmann, nei
ui di Turguenieff, nel Nuovo Idolo di De Curel, nelle Anime solitarie di Hauptmann, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean di
Idolo di De Curel, nelle Anime solitarie di Hauptmann, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso
elle Anime solitarie di Hauptmann, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso di Bracco, nella Mor
n, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso di Bracco, nella Morte civile di Giacometti, nell’Al
el Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso di Bracco, nella Morte civile di Giacometti, nell’Al Telefono di De Lorde ? Come d
Caruso di Bracco, nella Morte civile di Giacometti, nell’Al Telefono di De Lorde ? Come delle squisitezze di cesellamento
di Giacometti, nell’Al Telefono di De Lorde ? Come delle squisitezze di cesellamento nella Resa a discrezione di Giacosa,
rde ? Come delle squisitezze di cesellamento nella Resa a discrezione di Giacosa, nell’Amico delle donne, nel Demi-monde e
ne di Giacosa, nell’Amico delle donne, nel Demi-monde e Padre prodigo di Dumas figlio, nel Duello di Ferrari ? Come dell’a
lle donne, nel Demi-monde e Padre prodigo di Dumas figlio, nel Duello di Ferrari ? Come dell’arte, tutta verità e modernit
utta verità e modernità nell’Amleto e Otello e nella Bisbetica domata di Shakspeare ? Ermete Zacconi è soprattutto vero. A
a Storia, anche quando la forma del lavoro è elevata, egli trova modo di arrotondare colla sua naturalezza, non mai volgar
sua naturalezza, non mai volgare, ogni plastica angolosità, mostrando di seguire in questo metodo di studio per l’interpre
gare, ogni plastica angolosità, mostrando di seguire in questo metodo di studio per l’interpretazione e l’espressione Giov
nuel, che, primo, recò sulla scena la tragedia shakspeariana, spoglia di tutti gli arredamenti decorativi con cui l’avevan
dedizione incondizionata all’arte, coll’alto rispetto del pubblico e di sè, collo studio profondissimo di sintesi e di an
, coll’alto rispetto del pubblico e di sè, collo studio profondissimo di sintesi e di analisi, trasfonde nell’animo altrui
ispetto del pubblico e di sè, collo studio profondissimo di sintesi e di analisi, trasfonde nell’animo altrui la fiamma sa
el, e lo intese per la prima volta. La sua tempra d’artista e il modo di comprendere e di estrinsecare l’obbiettivo e l’id
er la prima volta. La sua tempra d’artista e il modo di comprendere e di estrinsecare l’obbiettivo e l’ideale artistico, e
à dovuto dissentire da lui, metodico per eccellenza, sui diversi modi di estrinsecazione. Che vuol dire mai questo circosc
irazione aveva per la forza comprensiva e l’arte profonda e cosciente di questo, per gli scatti passionali del Majeroni, p
gli scatti passionali del Majeroni, per la sincerità quasi dialettale di Papadopoli, pel dire intelligente e affascinante
adopoli, pel dire intelligente e affascinante del Cappelli, per altro di altri ? Come avrebbe potuto, egli, così ricco d’i
Dunque niente maestri nè teorici nè pratici. I maestri, nel senso di fabbricatori di artisti, non sono mai stati e non
e maestri nè teorici nè pratici. I maestri, nel senso di fabbricatori di artisti, non sono mai stati e non saranno mai, pe
diritta dello studio. Sarebbe lo stesso come dire lo Zacconi scolaro di tutti gli ammalati e i moribondi che osservò negl
eneraron poi una polemica su pei giornali a proposito dello spegnersi di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemi
ei giornali a proposito dello spegnersi di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica di cui forse una parte del
ello spegnersi di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica di cui forse una parte del pubblico avrebbe fatto a
’arte nuova, che va già cennando a modificarsi. Niente vi deve essere di più sintetico, di più artisticamente teatrale del
a già cennando a modificarsi. Niente vi deve essere di più sintetico, di più artisticamente teatrale dello spasimo dell’ag
ò l’Emanuel aveva già dato un esempio colla riproduzione maravigliosa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Z
veva già dato un esempio colla riproduzione maravigliosa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Zola), afferma
oduzione maravigliosa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Zola), afferma di avere frequentato giovanissimo
osa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Zola), afferma di avere frequentato giovanissimo a scopo di studio
Assommoir di Zola), afferma di avere frequentato giovanissimo a scopo di studio manicomi, ospedali, cliniche e reclusori,
on dovremmo noi credergli ? E perchè non credergli quand’egli afferma di avere letto Descuret, Charcot, Lombroso, Ferri ed
, Lombroso, Ferri ed altri ? E perchè non, ancora, quand’egli afferma di sapere le ragioni scientifiche di quanto ha osser
chè non, ancora, quand’egli afferma di sapere le ragioni scientifiche di quanto ha osservato, e, nella riproduzione dell’e
o ha osservato, e, nella riproduzione dell’essere normale e anormale, di non compiere un movimento muscolare e nervoso, se
rne le origini generatrici ? Se lo Zacconi affermasse che oggi, tempo di troppo sapere, un artista coscienzioso non può pe
i troppo sapere, un artista coscienzioso non può permettersi il lusso di morire a soggetto, di spasimare genialmente, avre
tista coscienzioso non può permettersi il lusso di morire a soggetto, di spasimare genialmente, avrebbe, nel fondo, tutte
orrebbe, non so con quanto criterio, sbandire dal teatro, fatto tutto di convenzioni : chi dovrebbe giudicare della genial
tto di convenzioni : chi dovrebbe giudicare della genialità o realità di quegli spasimi ? Il pubblico, o gli scienziati fa
uttavia (e qui non voglio toccar la quistione della logica nel genere di morte di Corrado), se artista sommo ci è apparso
e qui non voglio toccar la quistione della logica nel genere di morte di Corrado), se artista sommo ci è apparso fino a ie
rtista sommo ci appare oggi il siciliano Giovanni Grasso, il quale sa di ospedali e di morti, quant’io di meccanica, grand
i appare oggi il siciliano Giovanni Grasso, il quale sa di ospedali e di morti, quant’io di meccanica, grandissima lode va
ciliano Giovanni Grasso, il quale sa di ospedali e di morti, quant’io di meccanica, grandissima lode va data allo Zacconi,
azione dello scienziato. A voler dare in luce i giudizi dell’Italia e di fuori su Ermete Zacconi ci sarebbe da fare un gro
fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando egli, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio
to, quando egli, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella
nora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella Città morta di Gabriele D'Annunzio
oglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella Città morta di Gabriele D'Annunzio. Non vi fu città, si può dire
 : tra i tanti versi (ve n’han già dell’83, quand’egli era al Pantera di Lucca, presagenti la gloria futura) scelgo questi
i era al Pantera di Lucca, presagenti la gloria futura) scelgo questi di Achille Testoni, dettati l’ottobre del '95 quando
on oggi più che l’agiatezza, egli ha serbato intatta una famigliarità di modi particolare. Nulla mai in lui che riveli l’a
la modestia, dell’affabilità, della bontà. Quando in estate, nei mesi di riposo, può con una maglietta nera, coi calzoni r
lone, o inforcar la bicicletta, o guidar l’automobile fuor delle mura di Bologna, presso la sua cara villetta, o in riva a
o. Fiorito sul finire del secolo xvii, fu attore al servizio del Duca di Modena per le parti di Primo Zanni, sotto il nome
el secolo xvii, fu attore al servizio del Duca di Modena per le parti di Primo Zanni, sotto il nome di Finocchio (V. a Tor
ervizio del Duca di Modena per le parti di Primo Zanni, sotto il nome di Finocchio (V. a Torri Antonia l’elenco della Comp
non aveva la parte, ossia era attore pagato a un tanto fisso. Il nome di Finocchio fu tenuto prima dal ferrarese Cimadori
ferrarese Cimadori (V.), e forse fu maschera (in una lieve variazion di brighella, capostipite della famiglia de'primi Za
ni) con atti e parlare leziosi ; ma non saprei dire se il significato di « allettamento, attrattiva prodotta dal sapere us
prodotta dal sapere usare le piacevolezze, i motti, sali, ecc., » poi di effeminatezza e peggio, derivi dalla maschera, o
50 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 602-604
Casanova Maria Giovanna, figlia di Gerolamo e Marzia Farusi, calzolai, nacque a Vene
arzia Farusi, calzolai, nacque a Venezia nel 1709 circa. Innamoratosi di lei Gaetano Giuseppe Giacomo Casanova, artista de
aveva abbandonato la casa paterna per amor d’un’attrice nota col nome di Fragoletta, e s’era dato al teatro come violinist
ballerino e comico, la tolse in moglie il 27 febbraio del 1724, dopo di averla rapita ai parenti, i quali poi perdonarono
ali poi perdonarono, a patto che la figliuola, più nota col nomignolo di Zanetta, non calcasse le scene. Ella ebbe da tal
l matrimonio sei figli : Giacomo Girolamo Casanova, il noto scrittor di memorie, nato a Venezia il 12 aprile 1725, morto
nel Castello a Dux in Boemia il 4 giugno 1798 ; Francesco, il pittor di battaglie, nato a Lisbona, o a Londra il 1727, mo
di battaglie, nato a Lisbona, o a Londra il 1727, morto nella Contea di Brühl, presso Vienna, l’ 8 luglio 1805 ; Giovann
io 1805 ; Giovanni Aloise (e non Battista), professore all’Accademia di Belle Arti a Dresda, nato a Venezia il 2 novembre
1732, morta il 10 gennaio 1800 a Dresda, vedova dal 16 febbraio 1787 di quell’organista di Corte Pietro Augusto ; Un fig
gennaio 1800 a Dresda, vedova dal 16 febbraio 1787 di quell’organista di Corte Pietro Augusto ; Un figlio, di cui lo scri
ebbraio 1787 di quell’organista di Corte Pietro Augusto ; Un figlio, di cui lo scrittore di memorie non ci dà il nome, na
l’organista di Corte Pietro Augusto ; Un figlio, di cui lo scrittore di memorie non ci dà il nome, nato dopo la morte del
morte del padre, morto povero a Roma, circa il 1783, prete e maestro di francese. Poco dopo la nascita del primogenito, l
na, e quivi recitarono sin circa il 1733, che probabilmente fu l’anno di morte dello sposo. Sappiamo dalle memorie di Giac
probabilmente fu l’anno di morte dello sposo. Sappiamo dalle memorie di Giacomo, che la vedova si unì il 1736 a una compa
alle memorie di Giacomo, che la vedova si unì il 1736 a una compagnia di artisti chiamata a Pietroburgo alla Corte dell’Im
mperatrice Anna Ivanovna, lasciando i figliuoli a Venezia, ov’era già di ritorno il 1737, nel qual anno si scritturò nella
ra già di ritorno il 1737, nel qual anno si scritturò nella compagnia di attori e cantanti italiani formata allora per la
rtoldi, il Pantalone (V.), coll’aiuto dell’ambasciatore sassone Conte di Vixio. La Compagnia era composta della coppia Isa
lla e Bernardo Vulcani, della coppia Gerolima e Antonio Franceschini, di Paolo Carexana, e della vedova Casanova, che avev
ana, e della vedova Casanova, che aveva mutato il suo nome dialettale di Zanetta in quello italiano di Giovanna, e che rec
che aveva mutato il suo nome dialettale di Zanetta in quello italiano di Giovanna, e che recitava le amorose e cantava anc
e amorose e cantava anche negl’intermezzi lirici. Sostituito il Conte di Salkowsky nella carica di Ministro di Gabinetto d
negl’intermezzi lirici. Sostituito il Conte di Salkowsky nella carica di Ministro di Gabinetto dal Conte di Brühl, vero me
zzi lirici. Sostituito il Conte di Salkowsky nella carica di Ministro di Gabinetto dal Conte di Brühl, vero mecenate degli
il Conte di Salkowsky nella carica di Ministro di Gabinetto dal Conte di Brühl, vero mecenate degli artisti, a qualunque r
l teatro italiano a Dresda. Conchiusa finalmente la pace, buon numero di artisti italiani furono inscritti per le pensioni
u tra’ preferiti : e se bene, nonostante la pensione e le sovvenzioni di ogni specie, gli artisti, in genere, fosser costr
rante la guerra a Praga, tornò a Dresda, ove restò, senza mai l’ombra di un lamento, fino alla sua morte, che accadde il 2
l Bartoli erroneamente la fa morir nel 1745). Veramente le condizioni di Giovanna Casanova non eran da compararsi a quelle
esda, e i ricordi del suo brillante passato le avesser fatta una vita di agiatezze, non dimenticò mai l’indole e le consue
i della commediante. L’inesorabile figliuolo che non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come
le figliuolo che non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come artista, sia come donna. Fu aman
ia come donna. Fu amante dell’Imer, al quale dava frequenti occasioni di esser geloso. Accortosene il Goldoni, quegli amor
uon successo insieme alla sesta recita del Belisario. Quanto al modo di recitare di Giovanna Casanova, il critico anonimo
insieme alla sesta recita del Belisario. Quanto al modo di recitare di Giovanna Casanova, il critico anonimo di Stuttgar
Quanto al modo di recitare di Giovanna Casanova, il critico anonimo di Stuttgart si trova d’accordo col figlio, rincaran
ol figlio, rincarando anzi la dose della critica. Egli dice : Ha più di quarant’anni ; una figura colossale, una faccia d
gli dice : Ha più di quarant’anni ; una figura colossale, una faccia di vecchia, nonostante la magia della truccatura. Ra
i vecchia, nonostante la magia della truccatura. Rappresenta le parti di Rosaura, ma le si attaglierebber meglio quelle di
appresenta le parti di Rosaura, ma le si attaglierebber meglio quelle di donna cattiva ; per giovani amorose la sua voce è
, fa seguir queste altre : Veramente parrebbe audacia sostener parti di amorosa a quarant’anni col fisico descrito dall’a
iritosa, intonata, italiana ; e pare che Giovanna Casanova non amasse di seguire il consiglio di darsi alle parti di vecch
ana ; e pare che Giovanna Casanova non amasse di seguire il consiglio di darsi alle parti di vecchia cattiva, poichè sino
vanna Casanova non amasse di seguire il consiglio di darsi alle parti di vecchia cattiva, poichè sino alla fine della sua
o dominante dei ruoli stabili. Tra le farse rappresentate sul teatro di Varsavia nel 1748, ne troviamo una : Le contese d
sentate sul teatro di Varsavia nel 1748, ne troviamo una : Le contese di Mestre e Malghera per il trono, o scritta o riman
e, per quante ricerche fatte, non siasi fin qui rinvenuto un ritratto di lei. Madre di due pittori di grido, è assai proba
ricerche fatte, non siasi fin qui rinvenuto un ritratto di lei. Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella f
non siasi fin qui rinvenuto un ritratto di lei. Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno di
Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno di essi serbata ai posteri in una immagine che ne of
leggiadrissima e bravissima, aggiungendo al proposito della partenza di lei per la Russia (ivi, XXXVII), che la perdita p
…. c nelle cattedre della sua Patria, come non meno ne’ gradi eccelsi di Religioni claustrali antichissime ed insigni, » l
studi per darsi all’arte del comico in cui riuscì ottimo per le parti di primo innamorato, e specialmente nella commedia a
co stesso, Truffaldino (V.) ; poi fu, nel 1762, con Pietro Rossi, poi di nuovo con Medebach, poi, dopo il carnevale del 17
eri, che abbandonò a Bologna, per recarsi in Sardegna colla Compagnia di Andrea Patriarchi, trascinatovi dalle grazie alle
ompagnia di Andrea Patriarchi, trascinatovi dalle grazie allettatrici di una femina. Nel novembre, dopo la recita della Da
ettatrici di una femina. Nel novembre, dopo la recita della Dalmatina di C. Goldoni, fu colto da apoplessia, ancor vestito
tina di C. Goldoni, fu colto da apoplessia, ancor vestito del costume di teatro, e in capo a otto giorni morì miseramente
quali ebbe più volte a far naufragio fra burrascose procelle a segno di rompere contro a’scogli la nave, e di smarrirvi p
fra burrascose procelle a segno di rompere contro a’scogli la nave, e di smarrirvi per fino interamente il timone….
51 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO III. Continuazione del teatro Italiano. Commedie: Opera in musica: Attori accademici ed istrioni e rappresentazioni regie: teatri materiali. » pp. 144-195
storia combatteranno sempre contro quest’ultime, e sempre crederanno di aver trionfato di tutte. Non meritano di esser po
nno sempre contro quest’ultime, e sempre crederanno di aver trionfato di tutte. Non meritano di esser poste in obblio o di
’ultime, e sempre crederanno di aver trionfato di tutte. Non meritano di esser poste in obblio o disprezzate le commedie i
e, le Toscane e le Lombarde. Ne produsse ancora quella degli Umoristi di Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza bia
cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo da chi vuol ragionar di teatro negligentare la notizia di queste produzio
senza biasimo da chi vuol ragionar di teatro negligentare la notizia di queste produzioni non ignobili, delle quali gli a
e scritte unicamente per dilettar la plebaglia quelle degl’ Intronati di Siena, i quali, dopo che nel principio del secolo
, dopo che nel principio del secolo ebbero la permissione dal governo di tornare agli antichi loro esercizj, nel 1611 ne p
destramente rilevato e una dizione propria del genere comico. Quella di Adriano Politi intitolata gl’ Ingannati si accols
’ Impresa d’amore rappresentata sin dal 1600 dagli Accademici Amorosi di Tropea, e le Spezzate durezze di Ottavio Glorizio
in dal 1600 dagli Accademici Amorosi di Tropea, e le Spezzate durezze di Ottavio Glorizio che s’impressero nel 1605 in Mes
sonetto il Marini: il Padre afflitto del Cenzio uscita nel 1606, e il di lui Amico infedele del 1617. Non furono forse reg
del 1617. Non furono forse regolari, ingegnose e facete la Pellegrina di Girolamo Bargagli Sanese uscita alla luce nel 161
ina di Girolamo Bargagli Sanese uscita alla luce nel 1611, gli Scambj di Belisario Bulgarini pubblicata nel medesimo anno,
isperato del 1611 e la Menzogna del 1614? Mancano esse forse d’arte e di grazia comica? abbondano d’oscenità e d’inverisim
ca? abbondano d’oscenità e d’inverisimiglianze? Cede forse l’Idropica di Giambatista Guarini pubblicata nel 1613 a veruna
rità, per grazia comica, per delicatezza ne’ caratteri e per vaghezza di locuzione? Se altre favole comiche non potessero
e altre favole comiche non potessero mostrare gl’ Italiani del secolo di cui parliamo se non quelle del cavaliere Napoleta
ra appartenente alle Sicilie71; e quì ci arresteremo anche un poco su di esse forse non inutilmente non solo per la gioven
tori, favellandone iniquamente per tradizione. Non ci fermeremo nè su di quelle che l’ editore della di lui Penelope Pompe
per tradizione. Non ci fermeremo nè su di quelle che l’ editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di
he l’ editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di produrre, nè sulle favole notate a sogetto, trall
asciò lunga fama la celebre sua Notte 72, onde solea ricrear la città di Napoli nel tempo stesso che colle opere scientifi
opere scientifiche la rendeva dotta. Per comprendere l’indole comica di questo cavaliere e la natura delle sue favole, ba
e’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica dell’Ariosto, mostra di posseder la grazia di Aristofane senza oscenità e
or sagace dell’arte comica dell’Ariosto, mostra di posseder la grazia di Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovial
der la grazia di Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e l’artificio di dipignere ed
enità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e l’artificio di dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copi
denza da plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo più le orme di Plauto, ma nel viluppo lo sorpassa d’ invenzione
lo più le orme di Plauto, ma nel viluppo lo sorpassa d’ invenzione e di proprietà. Se Plauto potesse prestar la sua penna
a Trappolaria e l’Astrologo, ne rimarrebbe oscurata buona parte delle di lui favole tolte in prestanza da’ Greci. Talvolta
i favole tolte in prestanza da’ Greci. Talvolta si elevò ad un genere di commedia più nobile, come nella Furiosa, nella Ci
tesca e la falsa bravura de’ millantatori scimie ridevoli de’ soldati di ventura. L’economia delle sue favole è verisimile
delle sue favole è verisimile, semplice ed animata da piacevoli colpi di teatro. Lo stile è comico, buono per lo più, benc
e da’ Toscani rigorosi. Egli sulle orme degl’ Intronati e de’ Rozzi e di altri che introdussero qualche personaggio che pa
Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò
da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò prevenuti da verun critic
ati in ciò prevenuti da verun critico. La commedia del Porta è sempre di situazione, e l’arte che possiede di avviluppare
. La commedia del Porta è sempre di situazione, e l’arte che possiede di avviluppare ingegnosamente nella stessa semplicit
olla non preveduta si va con verisimiglianza avvolgendo senza bisogno di circostanze chiamate a forza in soccorso del poet
è che le sue commedie possono con ragion veduta proporsi per modello di viluppo ingegnoso senza sforzo, attivo senza tras
senza languidezza. Diasi agli eccellenti comici Francesi venuti dopo di lui il bel vanto di essersi segnalati egregiament
Diasi agli eccellenti comici Francesi venuti dopo di lui il bel vanto di essersi segnalati egregiamente nella bella commed
caratteri correnti; ma si riserbi al Porta il trionfo nella commedia di viluppo. Non entro quì ad esaminare a qual delle
re, così non v’ha carriera dove mostrino gli uomini maggior diversità di talenti. Tutti i generi sono buoni, secondo l’avv
evoli conviene ad ogni tempo. I caratteri forti, niuno l’ignora, sono di numero limitati, e dipinti bene una volta, se vog
rnaria ed in altre del Porta; e questo dilettevole genere comico dopo di alcune prime commedie del Moliere e del Bugiardo
dizio, senza infrangere le regole e senza ricorrere a’ soliti partiti di manti, nascondigli, evenimenti all’oscuro e case
menti all’oscuro e case che si compenetrano. Parvero, è vero, al sig. di Marmontel le commedie Spagnuole meglio intrecciat
noi rispetteremmo ciecamente il suo giudizio, s’egli avesse mostrato di aver letta alcuna delle buone commedie erudite de
oglio ed altri illustri Italiani che scrissero commedie, la disgrazia di non essere stato letto dal sig. di Marmontel. Di
e scrissero commedie, la disgrazia di non essere stato letto dal sig. di Marmontel. Di grazia quale ingegnoso artificio lo
favola che si agevola d’ogni modo il sentiero aggruppando in due ore di rappresentazione la storia di mezzo secolo, e pre
modo il sentiero aggruppando in due ore di rappresentazione la storia di mezzo secolo, e presentando in quattro spanne di
sentazione la storia di mezzo secolo, e presentando in quattro spanne di teatro tutto il globo terraqueo, ed anche il mond
ogico e l’inferno e il paradiso? Intende egli per intreccio un cumulo di evenimenti romanzeschi ammonticati a dispetto del
ammonticati a dispetto della natura in mille guise? Secondo me l’arte di avviluppare consiste nel concatenare gli avvenime
ad appagar chi ascolta, altro non sia che una giudiziosa progressione di un’ azione sola per la via del maraviglioso condo
giamente con quest’esempio: cada una statua nel punto che passi sotto di essa l’uccisore di colui che rappresenta, e quest
esempio: cada una statua nel punto che passi sotto di essa l’uccisore di colui che rappresenta, e questa caduta naturale p
uta naturale per combinazione diventa maravigliosa. Il Porta ne diede di belli esempj. Ecco l’intrigo dell’Astrologo. Un i
o stesso, e tolto in cambio cagiona maraviglia, sconcerto e movimento di molte passioni con diletto dello spettatore. Una
lla schiavitù la moglie e una figliuola. Questi s’innamora in Venezia di una bella schiava, e senza eseguire la commission
illità degli amanti. Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere il di lei arrivo far che egli debba fuggir
amanti. Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere il di lei arrivo far che egli debba fuggire dal rigore
icio della madre affettuosa. Ma quando intende esser quella veramente di lui sorella, cade nelle smanie di Edipo senza per
ando intende esser quella veramente di lui sorella, cade nelle smanie di Edipo senza però oltrepassare i limiti prescritti
o accaduto alla fanciulla in fasce, per cui è riconosciuta per figlia di un altro concittadino. Il viluppo della Trappolar
egnose e regolari favole comiche, l’Isa, lo Stellati, il Gaetano duca di Sermoneta. Cinque commedie portano il nome di Ott
ellati, il Gaetano duca di Sermoneta. Cinque commedie portano il nome di Ottavio d’Isa Capuano, la Fortunia impressa verso
Allacci, benchè il Toppi ne registri un’ edizione del 1616 col titolo di Malmaritata, che le conviene meglio. Esse veramen
. Esse veramente non portano il nome dell’autore che le compose, cioè di Francesco d’Isa sacerdote erudito che dimorava in
l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù di qualche persona in Turchia o in Affrica; ma si vu
ari sulle nostre terre littorali non più coperte dalle potenti armate di mare di Napoli e di Sicilia. Aggiugni a ciò le de
e nostre terre littorali non più coperte dalle potenti armate di mare di Napoli e di Sicilia. Aggiugni a ciò le devastazio
re littorali non più coperte dalle potenti armate di mare di Napoli e di Sicilia. Aggiugni a ciò le devastazioni delle pro
ni delle provincie del regno taglieggiate e saccheggiate da compagnie di banditi, i quali non rare volte tolsero a’ ricchi
ni e le figliuole. Ed in fatti su questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata vi
questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata via da’ banditi Abbruzzesi, come el
rdo nell’atto IV. Capuano fu ancora Lorenzo Stellati autore pregevole di altre due commedie, cioè del Furbo uscita in Napo
o impressa nel 1643 assai comendate dal Gravina. Le commedie del duca di Sermoneta Filippo Gaetano parimente con ragione l
a urbana del festivo Buonarroti il giovane, la quale è uno spettacolo di cinque commedie concatenate diviso in venticinque
oncatenate diviso in venticinque atti75. Tra’ piacevoli Trattenimenti di Antonio Brignole Sale impressi in Genova trovasi
o a’ gelosi vorrebbe comparirne esente e ne diviene doppiamente degno di riso. Assai giocondamente il Messinese Scipione E
tile Marinesco e Lopense, e criticò con sale e giudizio diversi poeti di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parn
e giudizio diversi poeti di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse
di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620 ed a
o piacevoli commedie con intermezzi e prologhi da cantarsi, il Barone di Birbanza, il Manco male, i Consei de Meneghin, e
ello sopra tutti del falso filosofo pittura vera, vivace e pregevole, di cui s’incontrano alla giornata gli originali. Adu
i s’incontrano alla giornata gli originali. Adunque anche in un tempo di decadenza nelle belle lettere vogliono distinguer
i le additate commedie erudite da ciò che indi si compose col disegno di piacere alla plebe; ed esse debbono tanto più pre
ente a’ sensi; quando, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali di pittura, scoltura ed architett
do, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali di pittura, scoltura ed architettura: gloriavasi de’
, scoltura ed architettura: gloriavasi de’ talenti e delle invenzioni di varii celebri pittori e machinisti che seguirono
tematico e architetto Baltassarre Peruzzi: possedeva illustri pittori di quadratura, come Ferdinando da Bibiena, Angelo Mi
l maraviglia che uno spettacolo, in cui poteva trionfare l’eccellenza di tanti valorosi artefici, venisse nelle prime citt
sta in musica l’Arianna del Rinuccini divenuto maestro della cappella di San Marco introdusse tra’ Veneziani il novello sp
’ teatri. L’Andromeda del Reggiano Benedetto Ferrari celebre sonatore di tiorba vi si cantò nel 1637. Vi comparve anche il
ose, vi si rappresentò con tanta splendidezza, che la città si riempì di un prodigioso numero di forestieri. Si ripetè in
on tanta splendidezza, che la città si riempì di un prodigioso numero di forestieri. Si ripetè in Bologna sin da’ primi an
in Bologna sin da’ primi anni del secolo l’Euridice del Rinuccini. La di lui Arianna si rappresentò pure in Roma, dove da
avessero un’ opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica e di machine eseguita nel 1639 s
un’ opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica e di machine eseguita nel 1639 sotto il vi
tta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica e di machine eseguita nel 1639 sotto il vicerè Ferrant
9 sotto il vicerè Ferrante Afan de Ribera nella sala del real palazzo di Napoli nel passar che vi fece l’infanta Maria sor
real palazzo di Napoli nel passar che vi fece l’infanta Maria sorella di Filippo IV, che andava in Ungheria a trovare il r
della Fama con sei cigni, il secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e Ciclopi, il quarto di alcune deità; e vi c
secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e Ciclopi, il quarto di alcune deità; e vi comparve la Notte su di un car
nani e Ciclopi, il quarto di alcune deità; e vi comparve la Notte su di un carro di stelle tirato da quattro cavalli; e s
opi, il quarto di alcune deità; e vi comparve la Notte su di un carro di stelle tirato da quattro cavalli; e si cangiò più
cena rappresentando successivamente un tempio, il Parnasso, la fucina di Vulcano ed i Campi Elisii. Quali però si fussero
sinese Scipione Errico che si replicò in Venezia nel 1644, ed il Pomo di Venere del Napoletano Antonio Basso rappresentato
Napoletano Antonio Basso rappresentato in Napoli nel 1645, ed il Ciro di Giulio Cesare Sorrentino pur Napoletano stampato
Si segnalarono per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente
no per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente cantanti del
de’ principi, e più gl’ impresarj particolari badavano a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi mach
gl’ impresarj particolari badavano a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi machinisti, di voci squi
articolari badavano a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi machinisti, di voci squisite, e di migli
ovvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi machinisti, di voci squisite, e di migliori sonatori e maestri d
dipintori di prospettiva, di pratichi machinisti, di voci squisite, e di migliori sonatori e maestri di musica. La bella p
atichi machinisti, di voci squisite, e di migliori sonatori e maestri di musica. La bella poesia che sola può somministrar
entier novello, scrivendo qualche componimento musicale non si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’oppor
si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’opportunità di spiegare anche in tal genere i poetici suoi talen
gare anche in tal genere i poetici suoi talenti, avendolo il granduca di Toscana Ferdinando I prescelto ad inventare i com
nozze della principessa Maria. In tale occasione compose il Rapimento di Cefalo picciolo melodramma di cinque atti. Tanta
In tale occasione compose il Rapimento di Cefalo picciolo melodramma di cinque atti. Tanta pompa di metri lirici, tante m
l Rapimento di Cefalo picciolo melodramma di cinque atti. Tanta pompa di metri lirici, tante machine, tanti cori, ci mostr
teresse e per affetto. In Firenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di vegghia l’altro suo dr
irenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sband
nto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia nè pel Rapimento di Cefalo nè per tal vegghia. Un componimento scenic
ghia. Un componimento scenico per la musica composto pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre at
ico per la musica composto pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di
ia Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di Fulvio Testi. Espero vi fa il prologo, e v’interv
ione, la Gloria ec.. Vi formarono il primo ballo i Crepuscoli seguaci di Espero, il secondo le Ninfe marine, ed il terzo u
li seguaci di Espero, il secondo le Ninfe marine, ed il terzo un coro di Amazzoni che intrecciò una danza guerriera. Altra
danza guerriera. Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medes
eve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medesimo poeta, in cui cantavan
il medesimo poeta, in cui cantavano varie deità. Precede i recitativi di Cerere il coro seguente: Di rai più belli   C
re il coro seguente: Di rai più belli   Cinto i capelli   Il dio di Delo   Rida nel cielo.   A’ bei splendori   Di
e le accennate feste del Testi sono snervate, senza azione, e tessute di parti che possono supprimersi senza che il compon
ento ne perisca, la qual cosa è la più sicura prova dell’imperfezione di un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pon
e di un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pontefice col nome di Clemente IX si esercitò nell’opera sotto Urbano V
del cielo, la Vita umana, la Sofronia, la Datira, oltre ad altri due di soggetto morale intitolati Dal male il bene e Chi
edora ed altri si fecero rappresentare con magnificenza da’ granduchi di Toscana. Alla buona riuscita di essi contribuì si
entare con magnificenza da’ granduchi di Toscana. Alla buona riuscita di essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e
cita di essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e la maestria di cantare del Vittorio da Spoleto attore maraviglio
ditus 79; e pure in quel tempo si ammiravano per la voce e per l’arte di modularla il Campagnuola, l’Angelucci, il Gregori
io Tronsarelli pur Fiorentino morto nel 1641. Riscosse molti elogj il di lui dramma intitolato Catena di Adone composto es
rto nel 1641. Riscosse molti elogj il di lui dramma intitolato Catena di Adone composto espressamente per una contesa inso
done composto espressamente per una contesa insorta fra due cavalieri di gran riguardo Giovanni Giorgio Aldobrandino e Gio
atrici, per sapere qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e per arte di cantare. Chiamavasi l’una Chec
qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e per arte di cantare. Chiamavasi l’una Checca della Laguna, pe
quella parte della città che conteneva alcune acque stagnanti a modo di laguna. Era l’ altra Margherita Costa pel canto e
a nostra Storia de’ Teatri del 1777 dal già mancato erudito estensore di quel tempo delle Romane Efemeridi Letterarie. Egl
si fosse mentovata l’inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta, di mutilare i giovanetti cantori, investigando in qu
parte a tal curiosità nell’ampliar quest’ opera sin dal 1780 cercammo di supplire colle illazioni che soggiungeremo al dif
780 cercammo di supplire colle illazioni che soggiungeremo al difetto di decisivo documento. Chi non sa quanto antica sia
della legge Cornelia chi avesse castrato un uomo82. Domiziano, al dir di Stazio83, e Nerva, secondo Dione, victarono espre
sciasse castrare, chi l’ ordinasse e il norcino che l’eseguisse. Pena di morte posevi ancor Costantino84. Leone Augusto in
non mai si giunse ad estirpare quest’abuso inumano, ch’empie la terra di mostri imbelli, schifosi e detestabili. Gli eunuc
’ posti più ragguardevoli; non solo nella decadenza dell’impero molti di essi divennero consoli e generali, come i Narseti
ene. I Cinesi soli par che avessero avuti musici castrati; ma sebbene di essi, come narrammo nel tomo I, si servissero ne’
i fra essi introdotta intorno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale vis
cia fatta menzione può argomentarsi che fosse cessata sì bella usanza di assottigliar la voce per l’ordine de’ cantori. Le
e l’Italia hanno avuto sopra le nazioni moderne il vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e d
sopra le nazioni moderne il vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e di addestrarla così mal
vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e di addestrarla così malconcia ad esercitare il canto
a ad esercitare il canto, e par che abbiano l’abbominevole privilegio di continuarlo88. Non so per quale stranezza od uso
uso sin dal XVI secolo tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna; ma una bolla di Sisto V ci convince che n
tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna; ma una bolla di Sisto V ci convince che non erano pochi, e che ar
Sisto V ci convince che non erano pochi, e che arrogavansi il diritto di contrarre matrimonj colle donne, siccome gli uomi
fu l’epoca vera, in cui questi moderni non guerrieri Narseti, in vece di occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardi
ndesse ad investigarsi prima del secolo XVII. Adunque non molto prima di tali ricerche dovettero esser numerosi i musici c
i musici castrati. Ma cerchiamo almeno con qualche argomento negativo di farci la strada ad indagare il tempo in cui salir
Rinuccini s’impresse nel 1608; nè da più diligenti scrittori che del di lui tentativo fatto insieme col Peri, col Corsi e
col Corsi e col Caccini hanno favellato, si accenna che si valessero di eunuchi; cosa che certamente non avrebbero omessa
ieci anni del secolo XVII i teatri Italiani non risonarono delle note di tali cigni infelici che mercano a sì gran prezzo
tile acutezza della voce. Sapplamo poi che il lodato Tronsarelli finì di vivere nel 1641, e che la Catena di Adone si cant
oi che il lodato Tronsarelli finì di vivere nel 1641, e che la Catena di Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli e
a Catena di Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli ebbe agio di raccorne le censure e replicarvi, scagionandosi d
imputatagli, siccome narra l’ Eritreo. Ma questo letterato parlandoci di eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma rif
o non mostra che gli spettatori se ne fossero maravigliati, nè scrive di essersi proposto quel cambio come una novità. Dá
periodo adunque l’opera Italiana contrasse coll’ umanità il demerito di aver tolto ogni orrore alla castrazione facendo a
ci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà da tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scene la nojosa uniformità recat
sue scene la nojosa uniformità recatavi dagl’ invincibili pregiudizj di tali attori che oggidì ne scema il diletto? Ciò a
suoi giorni, cioè Leonora Baroni figlia della nominata bella Adriana di Mantova90. Non incresca al lettore di udire con q
ia della nominata bella Adriana di Mantova90. Non incresca al lettore di udire con qual trasporto favelli di questa Leonor
antova90. Non incresca al lettore di udire con qual trasporto favelli di questa Leonora un intelligente di musica che l’ a
di udire con qual trasporto favelli di questa Leonora un intelligente di musica che l’ avea più volte ascoltata. “Ella è f
musica che l’ avea più volte ascoltata. “Ella è fornita d’ ingegno e di ottimo gusto, capace di discernere la buona dalla
volte ascoltata. “Ella è fornita d’ ingegno e di ottimo gusto, capace di discernere la buona dalla cattiva musica, intende
o e sicurezza. Esprime anche e pronunzia perfettamente. Non si pregia di esser bella, ma senza essere civetta sa piacere.
pudore ma franco, con modestia ma nobile, e con grazia e dolcezza. La di lei voce è soprana distesa, giusta, sonora, armon
a di lei voce è soprana distesa, giusta, sonora, armoniosa. Ha l’arte di addolcirla e rinforzarla senza stento, senza far
punto lascivi: gli sguardi nulla hanno d’impudico: il gestire proprio di una donzella onesta.” Passando da un tuono all’al
i, non eravi compagnia comica ch’egli non conoscesse, nè attore abile di cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità
abile di cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità che è fama di aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in
he è fama di aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in potere di Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè
lta a dare un suo figliuolo in potere di Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di ra
llino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di rappresentare92. Coltivò ancora il dramma musical
dramma musicale, e ne compose uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Perretti principe di Venafro e di Anna Ma
uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Perretti principe di Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare
lora applaudito nelle nozze di Michele Perretti principe di Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare con magnifice
o con quelle stanze anacreontiche che diconsi arie, usate ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, anz
Rinuccini, anzi dal Notturno sin dal XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori d’opere in musica di tal secolo
ni, anzi dal Notturno sin dal XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori d’opere in musica di tal secolo sarebbe
V secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori d’opere in musica di tal secolo sarebbe una narrazione ugualmente nojo
la legge e per chi la scrive. Essi furono assaissimi e quasi tutti al di sotto del mediocre, se si riguardi ai pregi richi
apparenze stravaganti simili a’ sogni degl’ infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, pe
avaganti simili a’ sogni degl’ infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, per istile vizi
ili a’ sogni degl’ infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, per istile vizioso, in somm
ma per tutto ciò che ottimamente vi osservò il prelodato Ab. Arteaga; di maniera che allora non fu il dramma musicale Ital
ava i suoi argomenti dalla mitologia, la quale agevolmente apprestava di gran materiali per le decorazioni e per le machin
ior sentiero; ma pure la poesia vi avanzò poco, e lo spettacolo scemò di pregio per l’apparato. I primi ad esercitarvisi n
iglia lettore in Pisa satireggiato da Benedetto Menzini sotto il nome di Curculione 93. Egli fu poeta nella corte di Tosca
tto Menzini sotto il nome di Curculione 93. Egli fu poeta nella corte di Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del
lla corte di Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del 1700. I di lui melodrammi ebbero gran voga allora, ed oggi a
non cattivi. Ne compose anche il Capece, il Minato poeta della Corte di Vienna, ed Andrea Perrucci Siciliano autore della
assai più sublime per trionfar sulle scene musicali. Accenneremo solo di passaggio che Alessandro Guidi Pavese dagli Arcad
ravaganza anche per la poesia, come si vede nelle Pazzie per vendetta di Giuseppe Vallaro, nel Podestà di Coloniola, nelle
me si vede nelle Pazzie per vendetta di Giuseppe Vallaro, nel Podestà di Coloniola, nelle Magie amorose del nominato Giuli
orrentino vagamente decorato, e nel piacevole componimento allegorico di due parti la Verità raminga di Francesco Sbarra.
nel piacevole componimento allegorico di due parti la Verità raminga di Francesco Sbarra. III. Attori accademici, Com
tto da pochi sconosciuto dalla moltitudine; come l’uomo probo e pieno di non dubbio merito rimane confuso tralla plebe in
dianti pubblici. Gli uni e gli altri s’invaghirono della nuova foggia di commedie Spagnuole, che gl’ Italiani non osando d
a di commedie Spagnuole, che gl’ Italiani non osando dar loro il nome di commedie nè di tragedie le chiamarono opere regie
pagnuole, che gl’ Italiani non osando dar loro il nome di commedie nè di tragedie le chiamarono opere regie, opere scenich
vita civile ed il miracoloso. Altre favole si formarono ad imitazione di quelle di espada y capa ripiene di evenimenti not
e ed il miracoloso. Altre favole si formarono ad imitazione di quelle di espada y capa ripiene di evenimenti notturni, di
favole si formarono ad imitazione di quelle di espada y capa ripiene di evenimenti notturni, di ratti, puntigli, duelli,
imitazione di quelle di espada y capa ripiene di evenimenti notturni, di ratti, puntigli, duelli, equivoci, raggiri, sorpr
radussero Calderon, Moreto, Solis ec. Allora si composero le commedie di Giambatista Pasca Napoletano il Cavalier trascura
oquace, il Figlio della battaglia, la Falsa accusa data alla Duchessa di Sassonia, imitazioni libere del teatro Spagnuolo
allora produsse dal 1651 al 1690 le Ingelosite speranze, la Contessa di Barcellona, il Fingere per vincere, l’Isabella, o
a Falsa Astrologia, traduzioni alterate dalle commedie del Calderon e di altri Spagnuoli. Allora il Pisani Toscano compose
onico Carlo Celano nato in Napoli nel 1617 e morto nel 1693, col nome di Ettore Calcolona tradusse con libertà e rettificò
ol tutto perde, la Forza del sangue, l’Infanta villana, la Zingaretta di Madrid, Proteggere l’inimico, il Consigliere del
è in fatti ne tolse le irregolarità manifeste; sebbene non vo lasciar di dire che alle sue favole manchi la grazia e la pu
oletano, Pietro Capaccio Catanese, Tommaso Sassi Amalfitano, Giuseppe di Vito Napoletano, Andrea Perrucci traduttore ed im
etano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedi
traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedia la Necessità aguzza
zza l’ingegno, in cui si vede qualche regolarità unita a un’ immagine di comico di carattere e alla maniera, Spagnuola, co
gno, in cui si vede qualche regolarità unita a un’ immagine di comico di carattere e alla maniera, Spagnuola, con uno stil
lla maniera, Spagnuola, con uno stile che spira tutta l’ affettazione di quel tempo di corruttela. I pubblici commedianti
pagnuola, con uno stile che spira tutta l’ affettazione di quel tempo di corruttela. I pubblici commedianti che aveano inv
nde alla mancanza del concorso nel lor teatro pensarono i commedianti di riparare colle accennate imitazioni delle commedi
le commedie Spagnuole, e con altre ancor più difettose, come il Conte di Saldagna, Bernardo del Carpio, Pietro Abailardo e
ernardo del Carpio, Pietro Abailardo ec.94. Ma queste cose toglievano di giorno in giorno il credito al teatro istrionico,
llava sempre con maggior diletto ed avidità alla scena musicale piena di magnificenze che allettavano potentemente più di
scena musicale piena di magnificenze che allettavano potentemente più di un senso. Opposero allora i commedianti decorazio
ica a musica, e si sostennero anche un poco con farse magiche ripiene di apparenze, di voli, di trasformazioni, e con inte
e si sostennero anche un poco con farse magiche ripiene di apparenze, di voli, di trasformazioni, e con intermezzi in musi
ennero anche un poco con farse magiche ripiene di apparenze, di voli, di trasformazioni, e con intermezzi in musica, passe
gl’ Intronati che tornarono a fiorire nel XVII secolo, quella brigata di nobili attori che rappresentava in Napoli le comm
esentava in Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci e ’l Mongitore,
Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo, di cui parla il Perrucci e ’l Mongitore, i nobili Na
r Rosa morto in Roma nel 1673, empì questa città non meno che Firenze di maraviglia per la copiosa eloquenza estemporanea,
tà de’ sali, e per la naturalezza onde si fece ammirare nel carattere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello,
ere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello, ed in quello di Pascariello. La di lui casa in Firenze divenne un
onaggio raggiratore come il Coviello, ed in quello di Pascariello. La di lui casa in Firenze divenne un’ accademia lettera
tor Viviani fratello del celebre matematico Vincenzio faceva la parte di Pasquella. Luigi Ridolfi nella parte contadinesca
faceva la parte di Pasquella. Luigi Ridolfi nella parte contadinesca di Schitirzi da lui inventata fu reputato il miracol
non è chi possa mai dir tanto, che basti, dico della parte ch’ei fece di Pascariello; e Francesco Maria Agli negoziante Bo
ce di Pascariello; e Francesco Maria Agli negoziante Bolognese in età di sessant’anni portava a maraviglia quella del Dott
Bologna a Firenze lasciando i negozj per tre mesi, solamente per fine di trovarsi a recitare con Salvadore, e faceva con e
altro; ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascoltai alcuna di quelle commedie, so che verissima cosa fu, che no
ie, so che verissima cosa fu, che non mancò alcuno, che per soverchio di violenza delle medesime risa fu a pericolo di cre
cuno, che per soverchio di violenza delle medesime risa fu a pericolo di crepare. Oltramonti ancora si fecero applaudire n
ro applaudire nelle parti piacevoli Michelangelo Fracanzano figliuolo di Cesare celebre e sfortunato pittore Napoletano, e
berio Fiorillo. Michelangelo rappresentava estemporaneamente la parte di Pulcinella studiandola sin dalla fanciullezza da
do, dal quale ricevè anche in dono la maschera stessa usata dal primo di lui maestro il Calcese97. Alcuni Francesi testimo
ri degli applausi che riscuoteva la maniera graziosa ed il motteggiar di Michelangelo, al loro ritorno in Parigi ne divulg
motteggiar di Michelangelo, al loro ritorno in Parigi ne divulgarono di tal modo i pregi che vi fu chiamato nella giovent
ne divulgarono di tal modo i pregi che vi fu chiamato nella gioventù di Luigi XIV. Piacque il suo giuoco scenico grazioso
naturale; ma come poteva dilettar pienamente in Francia un carattere di cui non aveasi idea, ed un dialetto sconosciuto c
i idea, ed un dialetto sconosciuto come il Napoletano? Pur non lasciò di eccitare il riso e di far conoscere in parte il p
sconosciuto come il Napoletano? Pur non lasciò di eccitare il riso e di far conoscere in parte il proprio valore, e gli f
parte il proprio valore, e gli fu continuata la pensione assegnatagli di mille luigi, colla quale soccorse e chiamò presso
one assegnatagli di mille luigi, colla quale soccorse e chiamò presso di se i suoi genitori, ed in seguito prese moglie e
esimo Parigi l’ altro Napoletano Tiberio Fiorillo conosciuto col nome di Scaramuccia. Egli seppe meglio far conoscere i su
suoi talenti a’ Francesi facendo valere la somma sua arte pantomimica di maniera che poco o nulla gli nocque il patrio lin
’ inimitabili suoi talenti. Non è men noto che il Moliere non isdegnò di apprendere da Scaramuccia i più fini misteri dell
non isdegnò di apprendere da Scaramuccia i più fini misteri dell’arte di rappresentare, assistendo incessantemente ad asco
igi l’anno 1662 per venire a Napoli a vedere i suoi parenti; e che al di lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo all
a vedere i suoi parenti; e che al di lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il
ni accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il mese di novembre non si curarono de’ capi d’opera che pro
ed periit artifex, perchè più non vi comparve. Egli (aggiugnesi nella di lui Menagiana) “fu il più perfetto pantomimo de’
i tempi; Moliere original Francese non perdè mai una rappresentazione di quest’originale Italiano”. Egli morì vecchio in P
inale Italiano”. Egli morì vecchio in Parigi nel 1694, lasciando a un di lui figliuolo sacerdote il valsente di centomila
arigi nel 1694, lasciando a un di lui figliuolo sacerdote il valsente di centomila scudi98. IV. Teatri materiali.
I secolo da valorosi architetti; ma i più considerabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di
a valorosi architetti; ma i più considerabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di
rabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma
no quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma non fu oper
nni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma non fu opera del Palladio terminata dal Ber
premesso alle sue tragedie dal chiar. Bettinelli. Giambatista Aleotti di Argenta ingegniere illustre nell’architettura idr
oscia e si prolungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di tal numero di persone, che nelle feste celebrate
lungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di tal numero di persone, che nelle feste celebrate l’anno 1690 pe
numero di persone, che nelle feste celebrate l’anno 1690 per le nozze di Odoardo Farnese con Dorodea Sofia di Neoburgo, vi
lebrate l’anno 1690 per le nozze di Odoardo Farnese con Dorodea Sofia di Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettat
di Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettatori99. La figura di questo teatro è mistilinea congiungendosi a un se
hio due rette laterali. La scena dal muro alla bocca del proscenio ha di lunghezza 125 piedi parigini e 93 di larghezza. L
muro alla bocca del proscenio ha di lunghezza 125 piedi parigini e 93 di larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata di
piedi parigini e 93 di larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata di quattordici scaglioni e un gran palco ducale nel
nata di quattordici scaglioni e un gran palco ducale nel mezzo. Sopra di essa si alzano due magnifiche logge, l’una Dorica
iche logge, l’una Dorica e l’altra Jonica, ciascuna con una scalinata di quattro sedili. Il nominato autore dell’opuscolo
gressi laterali posti tralla scalinata e ’l proscenio, essendo ornati di due ordini diversi dal rimanente. Ma la magnifice
ficenza, la vastità, l’artificio ond’ è costrutto, per cui, mal grado di tante centinature, colonne isolate, agetti e risa
dità e magnificenza, non è picciol vanto per l’ Italia e per lo stato di Parma il potere additare un teatro tanto magnific
a medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie di naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni,
e pompose rappresentazioni musicali che vi si eseguirono, è il teatro di San Giovanni Crisostomo di Venezia. Non fu il pri
musicali che vi si eseguirono, è il teatro di San Giovanni Crisostomo di Venezia. Non fu il principe che fe costruirlo, ma
i sostituiti modernamente alle antiche scalinate, cioè con più ordini di stanzini collocati a guisa di gabbie l’un sopra l
antiche scalinate, cioè con più ordini di stanzini collocati a guisa di gabbie l’un sopra l’altro, i quali avendo l’uscit
’ corridoj, lasciano il passaggio alla voce per dissiparvisi, in vece di esser rimandata alla scena. Non può negarsi che t
si che tali stanzini diano alle brigate che vi si chiudono, il comodo di conversare, prender rinfreschi e giocare; ma se s
e rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere di uno spettacolo destinato a commuovere per diletta
destinato a commuovere per dilettare. I palchetti del teatro nominato di Venezia non bastando al gran concorso che crescev
ia non bastando al gran concorso che cresceva, ebbero indi un aumento di tre per ciascun ordine su i lati del proscenio. G
l proscenio. Gli altri teatri Veneti per lo più inalzati sopra rovine di antichi edifizj, appartengono parimente al secolo
di antichi edifizj, appartengono parimente al secolo XVII (a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra
i edifizj, appartengono parimente al secolo XVII (a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra degno di
mente al secolo XVII (a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale
(a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver
uno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a
mbra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a norma del com
Torelli ed altri cinque cavalieri Fanesi vollero supplire alla spesa di un teatro nella patria, e su i disegni dello stes
gni dello stesso Torelli verso il 1670 fecero costruire il bel teatro di Fano. Un arco accompagnato a due lunghe rette lat
e rette laterali terminate nel proscenio formano la figura mistilinea di tal teatro, la cui lunghezza è di 84 piedi parigi
scenio formano la figura mistilinea di tal teatro, la cui lunghezza è di 84 piedi parigini, e la larghezza non arriva ai 5
84 piedi parigini, e la larghezza non arriva ai 50. Ha cinque ordini di palchetti alla moderna; il proscenio per ogni lat
il proscenio per ogni lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure di Pallade; e nel mezzo vi è sc
i lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure di Pallade; e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortun
a non ha un teatro moderno corrispondente a sì famosa capitale. Niuno di quelli che vi si veggono eretti, si avvicina alcu
oco a quegli antichi monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo F
monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo Fontana, e la sua fig
a, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo Fontana, e la sua figura inclina alla circo
avendo nel maggior diametro piedi 52, e nel minore 48. Ha sei ordini di palchetti; ma (dice l’autore dell’ opera del Teat
de’ comodi interni, e dell’abbellimento esteriore, non vi è occasione di poterne fare neppure un cenno. Molti altri teatri
l meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere di uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. So
me l’opera in musica. Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro di Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Ge
rarono le invenzioni del Genga esaltate dal Serlio degli alberi fatti di finissima seta, prima che la prospettiva avesse i
avesse insegnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi: il teatro antico di B
gnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi: il teatro antico di Bologna che
are i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi: il teatro antico di Bologna che era nella piazza, ma che più non esis
teatro antico di Bologna che era nella piazza, ma che più non esiste, di forma quadrata diviso in gran palchettoni: quello
più non esiste, di forma quadrata diviso in gran palchettoni: quello di Modena detto della Spelta, opera del cavalier Vig
della Spelta, opera del cavalier Vigarani, distrutto nel 1767: quello di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di
tto nel 1767: quello di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello di Santo Stefano di Ferrara: quello
llo di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello di Santo Stefano di Ferrara: quello dell’accademia d
s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello di Santo Stefano di Ferrara: quello dell’accademia degl’ Intronati in
accademia degl’ Intronati in Siena rifabbricato verso il 1670: quello di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano di tal
to verso il 1670: quello di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano di tal vastità, che nel 1680 vi si videro girar nell
iana del secolo XVII. Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni di mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini
antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro Spagnuolo, di cui si corressero alcuni difetti, si adottarono l
illo o Scaramuccia, da cui apprese Moliere; si costruì il gran teatro di Parma; e si sostituirono alle antiche scalinate i
si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
uirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. 71.
antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. 71. Vicende dell
linate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. 71. Vicende della Colt. del
palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. 71. Vicende della Colt. delle Sic. t
ce che il teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo ( di che è da vedersi però il precedente volume di que
o ma languido e freddo (di che è da vedersi però il precedente volume di quest’opera) shandì poi nel passato secolo e nel
handì poi nel passato secolo e nel principio del presente ogni legame di regolarità, e lasciate le tragedie e le castigate
egli si avvedrà subito che quel nostro letterato non intese al certo di parlare de’ buoni componimenti teatrali da noi me
adottati in un breve periodo del passato secolo, imitati da Italiani di pessimo gusto e rappresentati da’ commedianti. E
gusto e rappresentati da’ commedianti. E quando anche qualunque uomo di lettere più illustre intendesse collocare in un m
edente. 77. Muratori Annali d’ Italia all’anno 1690. 78. La memoria di questo spettacolo ci è pervenuta per una bella di
o ad Ammiano Marcellino, Semiramide introdusse nella sua reggia l’uso di mutilare i cortigiani, allorchè ella regnava sott
brei. Claudiano contra Eutropio pretese che i Parti, per raffinamento di lascivia, cominciassero a praticarlo per conserva
no per mezzo della castrazione vollero togliere a’ popoli la speranza di successione ne’ legittimi signori detronizzati e
o delle deflorazioni. Gli Affricani poveri la convertirono in un ramo di commercio abbominevole divenuto necessario per la
lessandro Severo, secondo Elio Lampridio, dava agli eunuchi il titolo di terza specie umana, e gli escluse affatto dal suo
cluse affatto dal suo servigio, confinandogli ai bagni delle femmine; di che è da vedersi Lorenzo Pignorio de Servis &
vis & eorum apud veteres ministeriis nel tomo III de’ Supplimenti di Giovanni Poleni alle Antichità del Grevio e del G
Poleni alle Antichità del Grevio e del Gronovio. Per una descrizione di Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gy
viamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle. 82. L. III, § 4, 5, & 6 Ad Legem Corn
cuni declamatori traspiantati in Italia sono venuti ad inveire contro di essa per tale usanza; ma con filosofica saviezza
essa per tale usanza; ma con filosofica saviezza si sono ben guardati di accennare neppure a mezza bocca che la Spagna ugu
di accennare neppure a mezza bocca che la Spagna ugualmente partecipi di questa vergogna. E’ ciò in essi mala fede o ignor
oranza? Io avea nel fior degli anni miei inteso cantare per le chiese di Napoli el tiple (il soprano) Pepito castrato Spag
gna; e poi il rividi e l’ascoltai in Madrid per più anni in compagnia di Narciso ed altri più oscuri castrati tutti Spagnu
arciso ed altri più oscuri castrati tutti Spagnuoli. La Real Cappella di quella Corte (al cui servizio è addetto il nomina
nne son moltissimi anni il suo congedo) è servita da un numeroso coro di castratini educati espressamente in un collegio p
are in essa le divine laudi. Nella Real Chiesa dell’ Incarnazione pur di Madrid allevasi altro simil coro di evirati. Ciò
eal Chiesa dell’ Incarnazione pur di Madrid allevasi altro simil coro di evirati. Ciò è storia nota in Europa; e il celebr
iò è storia nota in Europa; e il celebre Giorgio Luigi Le Clerc conte di Buffon riconobbe in Ispagna non meno che in Itali
quando è Italiano un cantante smaschiato? 89. Di ciò non ha lasciato di far menzione l’eruditissimo sig. Ab. Arteaga nell
verlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita di Malherbe a Parigi nel 1672. 92. Pinac. dell’Eri
partirsi dalla prima. Era al contrario un ritratto naturale del volto di un villano dell’ Acerra brutto e naturalmente buf
52 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290
gnuolo riceve in questo secolo un aumento prodigioso. Il lungo regno, di Filippo IV amator della poesia, e poeta egli stes
lungo regno, di Filippo IV amator della poesia, e poeta egli stesso, di cui abbiamo il Conde de Essex ed altri componimen
onde de Essex ed altri componimenti drammatici, dié agio alla nazione di fecondare il gusto del monarca, e sbucciarono da
e sbucciarono da per tutto i bell’ingegni. Fiorì principalmente sotto di lui il famoso D. Pedro Calderòn de la Barca, assa
e con ingiustizia. Gli uni lo deificarono; gli altri inveirono contra di lui, qual mostro e corruttore del teatro. Non mer
itava l’idolatria del grosso della nazione, né l’invettive sanguinose di certi letterati forestieri e nazionali. D. Blàs d
samente ha declamato contra le stravagante, gli errori, e l’ignoranza di Calderone. Senza dubbio questo poeta mostrò a pro
e l’ignoranza di Calderone. Senza dubbio questo poeta mostrò a prova di non conoscer veruna delle regole, le quali é più
lirico, e per lo più stravagante: abbellì i vizi, e diede un aspetto di virtù alle debolezze: se alcun componimento di ma
zi, e diede un aspetto di virtù alle debolezze: se alcun componimento di mal esempio, qual é il Galàn sin Dama: molti ne s
Patricio, e ’l Joseph de las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia, di storia, di geografia: non vide gl’i
l Joseph de las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia, di storia, di geografia: non vide gl’inconvenienti i
las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia, di storia, di geografia: non vide gl’inconvenienti inevitabili
e ha maneggiato la lingua con maggior grazia, facilità ed eleganza. I di lui ritratti non rassomigliano veramente agli ori
suoi. Oggi che siamo più lontani dalle bizzarrie della cavalleria, i di lui personaggi ne sembrano tutti Rodomonti, e le
lla cavalleria, i di lui personaggi ne sembrano tutti Rodomonti, e le di lui dame tante Pentesilee erranti. Ma Calderòn ci
me tante Pentesilee erranti. Ma Calderòn ci ha prevenuto nel comporre di pressoché un secolo e mezzo, ed era vicinissimo a
ridicolezza col suo falsissimo Don Quixote. Era cosa comune a’ tempi di Calderone, che un cavaliere prendesse di notte il
te. Era cosa comune a’ tempi di Calderone, che un cavaliere prendesse di notte il mantello, la spada e ’l pugnale, e andas
a dama, e si battesse per nulla con chi passava. Per giudicar diritto di un autor comico, bisogna trasportarsi al di lui s
ava. Per giudicar diritto di un autor comico, bisogna trasportarsi al di lui secolo. Del resto in certi suoi componimenti
o molti tratti patetici e degni d’attenzione. E tralle commedie dette di Capa y Espada, nelle quali osserva più regolarità
uesto perché, questo spirito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn e degli scrittor
rito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori di Calderòn e degli scrittori di componimenti regola
atto grossolano di certi freddi censori di Calderòn e degli scrittori di componimenti regolatissimi e noiosissimi che muoi
o appena nati. Incredibile é il numero de’ contemporanei e successori di Calderòn seguaci della di lui scuola. Si farebbe
é il numero de’ contemporanei e successori di Calderòn seguaci della di lui scuola. Si farebbe un volume inutile favellan
ci della di lui scuola. Si farebbe un volume inutile favellando molto di Montalvàn, Godinez, Bocangel, Tirsi de Molina, Di
ina, Diamante, Roxas, Zamora, Alarcòn, Velez, Fregoso, Paz, Zarate, e di altri cento commediografi, i quali si abbandonaro
ione calda e disordinata, usando un gergone incomprensibile, composto di metafore matte, enigmatiche e gigantesche, e riem
tte, enigmatiche e gigantesche, e riempiendo le loro favole sregolate di ripetute impertinenti descrizioni e dipinture di
oro favole sregolate di ripetute impertinenti descrizioni e dipinture di cavalli, tori, armature, navi, giardini, palagi,
, armature, navi, giardini, palagi, naufragi, duelli, e Combattimenti di mare e di terra. Per la qual cosa non pochi giudi
, navi, giardini, palagi, naufragi, duelli, e Combattimenti di mare e di terra. Per la qual cosa non pochi giudiziosi scri
la qual cosa non pochi giudiziosi scrittori nazionali si lusingarono di arrecar l’inondazione colle loro letterarie quere
, e nel secolo seguente Luzàn, Mayàns, Nasarre, e Montiano contra più di dodicimila componimenti drammatici, lavorati sul
ar loro gli errori sulle unità. Tali sono alcune delle tante commedie di Roxas, La-Hoz, Candàmo, Alarcòn, Zamora, Solis, e
dàmo, Alarcòn, Zamora, Solis, e Moreto. Ben maneggiato é il carattere di D. Claudio nell’Hechizado por fuerza, commedia di
iato é il carattere di D. Claudio nell’Hechizado por fuerza, commedia di D. Antonio Zamora. E’ grazioso quello di D. Lucas
chizado por fuerza, commedia di D. Antonio Zamora. E’ grazioso quello di D. Lucas del Cigarral di D. Francesco Roxas. Vago
dia di D. Antonio Zamora. E’ grazioso quello di D. Lucas del Cigarral di D. Francesco Roxas. Vago e ben espresso é il cara
el Cigarral di D. Francesco Roxas. Vago e ben espresso é il carattere di D. Domingo de D. Blàs di Ruiz de Alarcòn. L’Ampa
o Roxas. Vago e ben espresso é il carattere di D. Domingo de D. Blàs di Ruiz de Alarcòn. L’Amparar al Enemigo, e la Xitan
às di Ruiz de Alarcòn. L’Amparar al Enemigo, e la Xitanilla de Madrid di D. Antonio Solis, di poco peccano contra l’unità,
. L’Amparar al Enemigo, e la Xitanilla de Madrid di D. Antonio Solis, di poco peccano contra l’unità, e quanto alla verità
so del medesimo autore é una commedia regolare che contiene un’azione di ventiquattr’ore, costumi ben delineati, e stile g
o Corneille e intitolata l’Amour à la mode. La Confusion de un Jardin di D. Agustin Moreto contiene un’azion regolare che
egolata, ma vi si trovano pennelleggiate con tal maestria le passioni di una donna bizzarra, che si farà sempre veder con
Che vivacità in Moreto! Che delicato contrasto d’un orgoglio antico e di un amor nascente nel cuor di Diana! Che interesse
elicato contrasto d’un orgoglio antico e di un amor nascente nel cuor di Diana! Che interesse nella favola progressivament
n aver gli spagnuoli conosciuta la tragedia; poiché in tante migliaia di componimenti teatrali, oltre alle pochissime già
me confessa il Montiano nel primo discorso sulle tragedie. Il Pompeyo di Cristoforo de Mesa impresso nel 1618 comparisce i
, ritorna in Lesbo, e va a morire in Egitto. Hercules Furente y Oeteo di Zarate pubblicato pel 1651 é similmente irregolar
blicato pel 1651 é similmente irregolare. Una traduzione della Troade di Seneca fatta da D. Joseph de Salas uscì nel 1633
ca fatta da D. Joseph de Salas uscì nel 1633 in Madrid, ed é tacciata di somma gonfiezza. Doña Inés de Castro di Mexia de
1633 in Madrid, ed é tacciata di somma gonfiezza. Doña Inés de Castro di Mexia de la Cerda, e Los Siete Infantes de Lara d
oña Inés de Castro di Mexia de la Cerda, e Los Siete Infantes de Lara di Velarde, non meritano il nome di tragedie per la
Cerda, e Los Siete Infantes de Lara di Velarde, non meritano il nome di tragedie per la mescolanza delle buffonerie ne’ p
rogativa reale, e dall’altro i parlamentari, pieni d’idee gigantesche di libertà e uguaglianza presbiteriana; ambivano ann
niversale un buon re sentenziato da’ rei vassalli passar dal trono su di un palco; e lo stato che non avea sofferto nel re
sofferto nel re legittimo un’autorità soverchia, sotto nomi speciosi di repubblica e di protezione si trovò effettivament
legittimo un’autorità soverchia, sotto nomi speciosi di repubblica e di protezione si trovò effettivamente schiavo d’un u
wel con insolenza e villania, come l’altro da lui convocato, composto di suoi parziali, scelti fra ’l popolaccio nel 1653,
i parziali, scelti fra ’l popolaccio nel 1653, chiamato per derisione di Barebonne, cioé osso spolpato, tra’ cui atti ridi
ità. Il periodo che precede, e quello che segue le grandi rivoluzioni di uno stato, fan tacere ugualmente e rimpiattar le
r le arti. Rari adunque furono i buoni poeti teatrali fino al ritorno di Carlo II. Ne fiorì alcuno nelle intermissioni del
gonista, tragedia disegnata secondo il gusto antico, e tre gl’inglesi di quel tempo l’unica che non ha mescolanza di ridic
antico, e tre gl’inglesi di quel tempo l’unica che non ha mescolanza di ridicolo. Dal 1660 sotto la corte brillante di Ca
che non ha mescolanza di ridicolo. Dal 1660 sotto la corte brillante di Carlo II, amante della poesia e de’ piaceri, rico
quale divenne cattolico sotto Giacomo II, e morì nel 1701, fu autore di tanti componimenti drammatici in più d’un genere
onsiderarlo come il Lope de Vega d’Inghilterra. Niuno comprese meglio di Dryden la decenza e la delicatezza dell’arte, e n
ar il gusto introdotto nel suo paese. Per altro egli meritò gli elogi di Alessandro Pope. Il traduttor di Giovenale, Tomma
ese. Per altro egli meritò gli elogi di Alessandro Pope. Il traduttor di Giovenale, Tommaso Shadwell, morto nel 1693, comp
venale, Tommaso Shadwell, morto nel 1693, compose per lo teatro, dopo di aver letto Molière. Il suo Avaro é una traduzione
rimarchevole nel teatro inglese l’arditezza della satira. Nell’Avaro di Shadwell dice a tavola un dissoluto a una meretri
questo misero ditale da’ cucire; dammi un altro bicchiere, e sia uno di quelli che adopra il tuo curato non-conformista d
conferenza; dammelo grande quanto la coppa del re Giovanni, o quella di Calvino che in Ginevra si conserva come una reliq
ico dilicato. Le sue commedie passano per le più piacevoli e graziose di tutto il teatro inglese. Ma il Molière della Gran
ière della Gran Brettagna fu il celebre Wycherley, caro alla duchessa di Cleveland favorita del re. Uomo d’ingegno, osserv
lari, sebbene la scena non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a una di dormire, a un’altra casa,
non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a una di dormire, a un’altra casa, a un’osteria, in piazza
ro inglese le persone nobili e titolate. Nell’atto II della sua Donna di Contado così favella un nobile sciocco che teme l
rza comica: «Gli autori drammatici oggigiorno per un nulla son capaci di esporre una persona nobile in commedia. I loro pr
orre una persona nobile in commedia. I loro predecessori contentavano di prendere i personaggi ridicoli fra’ servi: ma que
oncelli odierni cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo differendo di prendern
a’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo differendo di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in i
fferendo di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in iscena, e di farvi una figura ridicola». Seguendo l’indole del
ura ridicola». Seguendo l’indole delle commedie inglesi, le dipinture di Wycherley son forti, oscene, e satiriche. Nell’at
Dovevate anzi pensare, che noi donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per ingannar il pubblico. La nost
nore de’ grandi.» Questa commedia é ben condotta; ma il suo argomento di un dissoluto che si spaccia per eunuco per ingann
ento di un dissoluto che si spaccia per eunuco per ingannare i mariti di Londra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce n
ssoluto che si spaccia per eunuco per ingannare i mariti di Londra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce nell’atto IV c
ndra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce nell’atto IV col catino di porcellana guadagnato, l’azione e i discorsi dell
o e sorpassano talvolta in oscenità l’antica commedia greca. Le altre di lui commedie più pregiate sono l’Amore in un Bosc
medie più pregiate sono l’Amore in un Bosco, rappresentata sul teatro di Londra nel 1762, il Gentiluomo maestro di Ballo,
o, rappresentata sul teatro di Londra nel 1762, il Gentiluomo maestro di Ballo, e l’Uomo Franco, tradotta e imitata dal si
uomo maestro di Ballo, e l’Uomo Franco, tradotta e imitata dal signor di Voltaire nella Prude, o Gardeuse de Cassette. Il
to Wycherley. Giacomo II, uscendo della sua rappresentazione, domandò di colui che l’avea scritta, e sapendo che da sette
e sapendo che da sette anni, li trovava in carcere per non aver modo di soddisfare i creditori, ordinò che si liberasse,
suo mantenimento con una pensione. Wycherley fu marito della contessa di Drogheda, e morì nel 1715. Non mancano, generalme
no, generalmente parlando, i surriferiti comici inglesi d’invenzione, di fantasia, di forza, di calore, né di piacevolezza
nte parlando, i surriferiti comici inglesi d’invenzione, di fantasia, di forza, di calore, né di piacevolezza. Ma vi si de
do, i surriferiti comici inglesi d’invenzione, di fantasia, di forza, di calore, né di piacevolezza. Ma vi si desidera la
iti comici inglesi d’invenzione, di fantasia, di forza, di calore, né di piacevolezza. Ma vi si desidera la scelta, la ven
dipinture, per cui Terenzio sovrasta a tutti i suoi posteri, l’unità di disegno nel tutto e la verità, l’esattezza, la pr
e finalmente il gusto, l’amenità, la delicatezza della satira comica di Molière. Alemano. Comparve in Alemagna nel
tica che fino a quel tempo non ben conobbero. Fu questi Martino Opitz di Boberfeld, il quale nel 1627, epoca della prima p
i Boberfeld, il quale nel 1627, epoca della prima produzione teatrale di Pietro Corneille, trasportò in tedesco le Troiane
duzione teatrale di Pietro Corneille, trasportò in tedesco le Troiane di Seneca: nel 1627 tradusse l’opere del Rinuccini i
in occasione del matrimonio della sorella dell’elettore col Langravio di Hesse: nel 1633 imitò un’altra opera italiana int
ra opera italiana intitolata Giuditta; e nel 1636 tradusse l’Antigona di Sofocle. Tutti questi componimenti regolari e scr
e scritti con eleganza superiore a quanto colà si era prodotto prima di lui, ballarono, sì, per additare il sentiero; ma
Egli fu con debolezza fecondato da alcuni scrittori, i quali, perduta di mira la natura, correvano dietro a una luce efime
co, dal 1650 al 1665 pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina di Georgia, la Morte di Papiniano, Carlo Stuardo, tr
pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina di Georgia, la Morte di Papiniano, Carlo Stuardo, tragedie; Santa Felicit
arlo Stuardo, tragedie; Santa Felicita, tratta da una tragedia latina di Niccolò Causin, i Gibeoniti, traduzione d’una tra
na di Niccolò Causin, i Gibeoniti, traduzione d’una tragedia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta da una commedia ital
dia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta da una commedia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante da una fra
ia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante da una francese di Giovanni De la Lande, e gli Assurdi Comici, e l’U
iale tagliacantone, commedie, e Piasto, e Majuma, opere. Il mal gusto di siffatti componimenti giunse all’eccesso per mezz
e. Il mal gusto di siffatti componimenti giunse all’eccesso per mezzo di Daniel Gasparo di Lohenstein. Egli compose cinque
siffatti componimenti giunse all’eccesso per mezzo di Daniel Gasparo di Lohenstein. Egli compose cinque tragedie, Epicari
m nel 1673, e Sofonisba, e Cleopatra nel l682, le quali, benché piene di mostruosità, presentano di quando in quando alcun
Cleopatra nel l682, le quali, benché piene di mostruosità, presentano di quando in quando alcuni lampi d’ingegno non dispr
o alcuni lampi d’ingegno non dispregevoli. Uno de’ più noti imitatori di Lohenstein fu Giovanni Cristiano Hallmann, il qua
lauditi. Alla ridicola gonfiezza de’ nominati drammatici lusingandosi di far argine Cristiano Weisse, rettore del collegio
ici lusingandosi di far argine Cristiano Weisse, rettore del collegio di Zittau, precipitò nel basso e nel triviale. Egli
i scolari del suo collegio, donde passarono agli altri più principali di Alemagna, tutto congiurava a tener lontano da que
care il concorso per mezzo dei gran drammi politici ed eroici, spezie di tragedie grossolane condite dalle buffonerie di H
ici ed eroici, spezie di tragedie grossolane condite dalle buffonerie di Hanns Wourst (Giovanni Bodino), ch’é l’Arlecchino
il buffone del teatro alemano. Con giusta ragione adunque il filosofo di Sans-souci, parlando dello stato delle arti nel B
Ciò che da noi si chiama tragedia, é una mera mescolanza mostruosa$g di gonfiezze e bassezze buffonesche, ignorando i nos
he una farsa grossolana che ristucca e dispiace a chiunque abbia fior di , gusto, di buon costume, e di politezza. La regin
a grossolana che ristucca e dispiace a chiunque abbia fior di, gusto, di buon costume, e di politezza. La regina Sofia Car
stucca e dispiace a chiunque abbia fior di, gusto, di buon costume, e di politezza. La regina Sofia Carlotta tratteneva in
a noi alcuni buoni musici. Nella corte erasi introdotta una compagnia di attori francesi, che rappresentava i componimenti
ta una compagnia di attori francesi, che rappresentava i componimenti di Molière, di Corneille ec.» Infatti dopo la Dafne
gnia di attori francesi, che rappresentava i componimenti di Molière, di Corneille ec.» Infatti dopo la Dafne di Opitz, e
va i componimenti di Molière, di Corneille ec.» Infatti dopo la Dafne di Opitz, e l’Elena e Paride, rappresentata in Dresd
era nel luogo della sua residenza. Una se n’eresse ancora nella città di Amburgo. I tedeschi pensarono a formarsi un’opera
male, che spaventati dalle critiche degl’intelligenti, tralasciarono di comporne; e così l’opera italiana, e la commedia
ivoco puerile alle croci del calvario e alla Calle de las Tres Cruces di Madrid. Con simile equivoco si dice che la samari
al mondo, e questo personaggio per concedergliela richiede il parere di Mosé, Giobbe, Davide, e Geremia; questi consiglie
le nostre buffe e servette, avanti a Theos ch’é Gesù Cristo venuto su di una nave a redimere il mondo, dice del mare: … P
queste sono le colpe leggieri degli auti, per le quali mi é piaciuto di darli in parte a conoscere più che per gli gravi
ale, cantava il Tantum ergo, dodici anni addietro riempivano i teatri di Madrid, e si videro proibiti dall’avvedutezza del
53 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
se il ridicolo, come altresì dell’eccellenza della ricchissima lingua di tal nazione che si presta con grazia e lindura al
o secolo, in cui anco nel settentrione vanno sorgendo buoni imitatori di Terenzio, Machiavelli, Wycherley e Moliere. Non p
farsa piacevole atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares
atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares da me vedute rip
tañès en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie di Cimone del Boccaccio, il quale non per amore ma p
caltro, cangiamento che si rende verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittu
tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta di nobilità in ogni incontro. Il titolo del Domine L
in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo
tudente delle montagne Asturiane sommamente goffo ed ignorante, ed il di lui zio che esercita l’avogheria, non è meno ridi
dare a Don Lucas il quale però ama l’altra sciocca e semplice al pari di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di Don Luc
sciocca e semplice al pari di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di Don Lucas il capriccio di voler fare esperienza d
i di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di Don Lucas il capriccio di voler fare esperienza di Leonora a lui promessa,
colo del carattere di Don Lucas il capriccio di voler fare esperienza di Leonora a lui promessa, e prega un suo amico che
fare esperienza di Leonora a lui promessa, e prega un suo amico che è di lei occulto amante, a fingere di amarla, e gliene
promessa, e prega un suo amico che è di lei occulto amante, a fingere di amarla, e gliene dà tutto l’agio. Il primo che ab
sato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede
diziosa traduzione in versi coll’ assonante del Pregiudizio alla moda di M. La Chaussée intitolandola la Razon contra la m
re comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, della lingua pura, e de
uale, ad onta di una buona versificazione, della lingua pura, e della di lui natural vivacità e grazia, riuscì debole nel
ridiculo DonSancho che rimase inedita. Essendosi compiaciuto l’autore di permettermene la lettura, vi ammirai pari armonia
e la lettura, vi ammirai pari armonia nella versificazione e felicità di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’intere
rmonia nella versificazione e felicità di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’interesse nella favola e nel costume.
anche una riforma del Parecido en la Corte, in cui l’ autore procurò di guardare le unità, ma non ritenne le grazie dell’
commedia intitolata Hacer que hacemos, cui noi potremmo dar il titolo di Ser Faccendone. L’autore a me ignoto si occultò s
ccendone. L’autore a me ignoto si occultò sotto il nome anagrammatico di Don Tirso Ymareta. L’inazione di questa favola si
occultò sotto il nome anagrammatico di Don Tirso Ymareta. L’inazione di questa favola si chiude in un giorno con particol
on particolare nojosità. L’autore avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrar
L’autore avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrarsi affaccendato, ma gli m
tempo del Calderone venne fuori una favola più mostruosa del Koulicàn di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fan
Koulicàn di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo di Marta Romorandina
ndo si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipidissime di tr
che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipidissime di trasformazioni e magie, che nella state del 1782
pidissime di trasformazioni e magie, che nella state del 1782 per più di un mese si recitarono con maraviglioso concorso o
iorno? Quando si tradussero ottimi drammi forestieri più scioccamente di quello che Don Ramòn La Cruz ed altri simili poet
più rozzi d’ogni nazione si sono poste in iscena favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusiva
vamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago di Astracan, del Mago del Mogol? Io non ne nomino i
la Biblioteca del Sampere per morire in coro in siffatto scartabello, di cui in Ispagna altri già più non favella se non c
e, benchè non se ne sia rappresentata che una sola, le quali meritano di conoscersi. Due di esse scritte sin dal 1786 non
sia rappresentata che una sola, le quali meritano di conoscersi. Due di esse scritte sin dal 1786 non hanno veduta la luc
86 e 1788. Appartengono le inedite a Don Leandro Fernandez de Moratin di Madrid degno figliuolo del prelodato Don Nicolas
ra la Mogigata, che tra noi può intitolarsi la Bacchettona, trattando di una donna che si fa credere chiamata a monacarsi.
carsi. Un perverso tutore (ecco il soggetto della prima) a condizione di non essere astretto a dar conto dell’amministrazi
ll’amministrazione de’ beni d’Isabella sua pupilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un ve
upilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un vecchiaccio caduco, mal sano, rantoloso che ne
ante e trova Isabella sposata a Don Rocco suo corrispondente, in casa di cui viene ad albergare. La virtù e la passione de
to. Egli si determina a partire e gire in America. Ella sente il tiro di leva, sviene, e ripigliati i sensi obbliga Don Ro
è nel buon genere tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con un vec
tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con un vecchio che ne ha sc
anciulla di quindici a venti anni con un vecchio che ne ha scorsi più di settanta. Il giudizio, la regolarità, la morale,
e la locuzione eccellente, ne formano i pregi principali. Merita ben di essere dagli esteri conosciuta, singolarmente per
onosciuta, singolarmente per le seguenti cose: per le piacevoli scene di Don Rocco col suo domestico Muñoz; per quelle d’I
nuova produce tutto l’effetto; per quella in cui Isabella ode il tiro di leva del vascello nel quale è imbarcato l’amante;
uo cuore al marito, detesta l’ inganno del tutore, assegna le ragioni di non aver ella parlato chiaro, rifondendone la cag
e che si dà alle donne onde si avvezzano alla dissimulazione. Piacemi di tradurre per saggio buona parte della dilicata sc
i? Ti rammenti, Isabella ... Isa. Io vengo meno ... Gio: Quando di nostra sorte appien contenti D’un innocente amo
m più mai, Lungi da te cercherò climi ignoti. Tu la memoria almen di tanto affetto Serba, mia cara; altro da te non
ione perchè tratte con garbo dal puro tesoro della natura. Due coppie di personaggi dissimili, cioè due fratelli e due cug
alità che al ridicolo. Nè due fratelli vedesi l’immagine degli Adelfi di Terenzio. Don Martino simile a Demea burbero, dif
alla sincerità, alla beneficenza. Trionfa la gioviale ragionevolezza di Don Luigi e l’amabile franchezza di Agnese al con
rionfa la gioviale ragionevolezza di Don Luigi e l’amabile franchezza di Agnese al confronto dell’aspro e tetro umore di D
l’amabile franchezza di Agnese al confronto dell’aspro e tetro umore di Don Martino e dell’ipocrisia di Chiara. Ma questi
al confronto dell’aspro e tetro umore di Don Martino e dell’ipocrisia di Chiara. Ma questi caratteri disviluppandosi con m
uppandosi con maestrevole economia lasciano alla bacchettona il posto di figura principale nel quadro ossia nell’azione ch
ale nel quadro ossia nell’azione che consiste nel discoprimento della di lei falsa virtù e santità, per mezzo di un tentat
siste nel discoprimento della di lei falsa virtù e santità, per mezzo di un tentato matrimonio clandestino. Discostandosi
no i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della simulazione di Chiara: le due seguenti ove si manifesta il carat
seguenti ove si manifesta il carattere leggiero, stordito e libertino di Claudio gli artifizj dell’ astuto Pericco proprj
n nuova grazia a’ moderni costumi Spagnuoli. Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera
Spagnuoli. Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella,
I un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella, per discolparsi di un suo
a di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella, per discolparsi di un suo errore, all’arrivo di suo padre prende il
i Agnese, perchè quella, per discolparsi di un suo errore, all’arrivo di suo padre prende il linguaggio melato degl’ ipocr
cugina. Nell’atto III son da notarsi le seguenti cose: un altro colpo di bacchettona allorchè Chiara parlando delle sue no
dire al padre: la scena in cui Don Luigi vorrebbe che ella si fidasse di lui e gli dicesse se inclini allo stato conjugale
tato conjugale, ed ella punto non fidandosi continua sempre col tuono di bacchettona: l’artificio con cui si prepara lo sc
, ma sapendo che si faceva religiosa, fa la sua disposizione a favore di Agnese e muore. Ciò forma la disperazione ed il c
uore. Ciò forma la disperazione ed il castigo dell’avido Don Martino, di Claudio e di Chiara. Tutto per essi è sconcerto,
ma la disperazione ed il castigo dell’avido Don Martino, di Claudio e di Chiara. Tutto per essi è sconcerto, amarezza, dis
e magnanima intercede per la cugina da cui era stata offesa, promette di rinunziarle i beni ereditati per non lasciarla ca
e io stessa, se non sei tu lieta. Queste due commedie bene scritte di un giovane poeta pieno di valore e di senno, le q
lieta. Queste due commedie bene scritte di un giovane poeta pieno di valore e di senno, le quali secondate potrebbero
ueste due commedie bene scritte di un giovane poeta pieno di valore e di senno, le quali secondate potrebbero formare una
rivoluzione nelle scene ispane, non si sono accettate da’ commedianti di Madrid. Io converrei seco loro per la seconda fin
nuocono alle belle arti le mignatte periodiche e gli scarabocchiatori di ciechi Colpi d’occhio, nuoce all’avanzamento del
re due commedie impresse appartengono a Don Tommaso de Yriarte autore di altre note produzioni letterarie. S’intitolano el
tò in Madrid nel Coral del Principe nel 1788, e piacque. La dipintura di un giovane educato con moine e carezze senza veru
ertinaggio, dovè interessare per gli effemminati sbalorditi originali di tal dipintura, i quali abbondano nelle società cu
intura, i quali abbondano nelle società culte e numerose. I caratteri di Don Mariano mal educato, della Madre che chiama a
ato, della Madre che chiama amor materno la cieca sua condiscendenza, di Donna Monica venturiera che si finge dama e serve
condiscendenza, di Donna Monica venturiera che si finge dama e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed es
a Monica venturiera che si finge dama e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verità e dest
sono comici ed espressi con verità e destrezza. Conveniente è quello di Don Cristofano tutore e zio del Signorino accarez
chi sicofanti. La favola consiste nel discoprimento e nella punizione di D. Monica e nell’esiglio di D. Mariano per essere
siste nel discoprimento e nella punizione di D. Monica e nell’esiglio di D. Mariano per essere stato sorpreso in un giuoco
conseguenza il dolore della madre ed il matrimonio che non interessa di Flora con Fausto. L’azione è condotta regolarment
stile proprio della scena comica, e colla solita buona versificazione di ottonarj coll’ assonante. Alcuno troverà soverchi
hie le operazioni della favola nel periodo che si racchiude dall’ ora di sesta all’annottare. Il trage de por la mañana di
racchiude dall’ ora di sesta all’annottare. Il trage de por la mañana di D. Mariano indica ch’egli venga a casa prima dell
ha desinato in sua casa, non faceva uopo dirsene un motto? La venuta di D. Monica nell’atto III in casa di D. Cristofano
a uopo dirsene un motto? La venuta di D. Monica nell’atto III in casa di D. Cristofano dopo essere stata ravvisata per una
sata per una ostessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo di lei biglietto poteva invitarsi D. Martino al giuo
invitarsi D. Martino al giuoco e rimetterglisi le lettere falsificate di Fausto e Flora. Soprattutto vi si desidererà più
o ne’ passi dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa favola le origini della corruzione del car
ù lodevoli di questa favola le origini della corruzione del carattere di D. Mariano indicate ottimamente nella 2 scena del
ere di D. Mariano indicate ottimamente nella 2 scena dell’ atto I: la di lui vita oziosa descritta da lui stesso in pochi
nella 7 del medesimo atto25: l’incontro comico della 13 dell’atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta di Gra
o della 13 dell’atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata ed i di lei artificj per ismentir D. Alfo
atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata ed i di lei artificj per ismentir D. Alfonso. Gettata sul
entata, in cui si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è una madre
costume del figliuolo: vi si vede una D. Ambrosia vedovetta trincata di dubbia fama, che alimenta nella Pepita capriccios
nte, tutte le dissipazioni della gioventù senza costume, e fomenta la di lei sconsigliata propensione per un vagabondo cia
ciarlatano; come nell’altra favola D. Monica contribuisce alla ruina di D. Mariano: D. Eugenio onorato cavaliere che ama
: D. Basilio che fa riconoscere nel finto Marchese un vero truffatore di mestiere, corrisponde a D. Alfonso, per cui è sco
coverta la falsa dama dell’altra favola. Il viluppo e lo scioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’art
ioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’artificio di due finte lettere. La critica che tende alla perf
che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazione di Pepita, se la di lei Zia si mostrasse meno pungen
risalterebbero gli effetti della pessima educazione di Pepita, se la di lei Zia si mostrasse meno pungente in ogni incont
a conferenza deliberativa col medesimo e con la Zia: che il carattere di Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non d
Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come fa in tutta la commedia l’ importante
in tutta la commedia l’ importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D. Eugenio, che egli non ig
l’ importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di D. Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I:
a sin dall’atto I: che in una favola che l’autore vuol far cominciare di buon mattino e terminar prima di mezzodì, non par
ola che l’autore vuol far cominciare di buon mattino e terminar prima di mezzodì, non pare che possano successivamente acc
onversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena di ricamare in campagna, un giuoco di tresillo, indi
i, trame, deliberazioni, una scena di ricamare in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merend
a scena di ricamare in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merenda, accuse contro D. Eugenio
allo, merenda, accuse contro D. Eugenio e D. Chiara, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio &c. Checchessia però di
ra, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio &c. Checchessia però di tutto ciò la favola merita molta lode per la rego
, per l’ottima veduta morale, per le naturali dipinture de’ caratteri di Pepita, D. Ambrosia, D. Gonzalo e del Marchese, n
chese, nel quale con molta grazia si mette in ridicolo il raguettismo di coloro che sconciano il proprio linguaggio castig
gli atti delle commedie, o sono alcuni antichi entremeses buffoneschi di non molti interlocutori che continuano a recitars
i per lo più dopo l’atto I, o sono sainetes 26, favolette più copiose di attori e più proprie de’ tempi presenti, perchè v
la giusta forma, essi a poco a poco introdurrebbero la bella commedia di Terenzio e Moliere. Ciò pare che facciano sperare
o e Moliere. Ciò pare che facciano sperare le lodate commedie inedite di Don Leandro de Moratin e le ultime impresse di Do
odate commedie inedite di Don Leandro de Moratin e le ultime impresse di Don Tommaso Yriarte. Ma coloro che in tutta la mi
dimora in Madrid dal settembre del 1765 alla fine del 1783 fornirono di tramezzi le patrie scene, non seppero mai dar sì
ro mai dar sì bel passo, 1 perchè non si avvisarono d’imparar l’ arte di scegliere i tratti nella società più generali, al
lità, per formarne pitture istruttive, 2 perchè non hanno dato pruova di saper formare un quadro che rappresenti un’ azion
senti un’ azione compiuta; 3 perchè hanno mostrato d’ignorar la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo caratter
hè hanno mostrato d’ignorar la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo carattere principale che trionfi fra molt
tere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione composta di varj originali con ugua
i fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione composta di varj originali con ugual quantità di lume, e dopo
a sala di conversazione composta di varj originali con ugual quantità di lume, e dopo avergli fatto successivamente cicala
erchè vogliono, non perchè debbono, con una tonadilla. Un gran numero di tali sainetti, e forse la maggior parte si compon
ainetti, e forse la maggior parte si compongono da Don Ramòn la Cruz, di cui con privilegio esclusivo fidansi i commediant
Ramòn la Cruz, di cui con privilegio esclusivo fidansi i commedianti di Madrid. Le sue picciole farse sono state spesso r
so ed umile assai accomodato a ritrarre, come ha fatto, il popolaccio di Lavapies o de las Maravillas, i mulattieri, i fur
a de Manolillo, in cui intervengono tavernari, venditrici e venditori di castagne, d’ erbe, facchini &c. e l’eroe Mano
vestito dopo aver compito il decennio della sua condanna nel presidio di Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo fe
lla sua condanna nel presidio di Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mediodiente di lui rivale cui tu
Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mediodiente di lui rivale cui tutti gli altri personaggi fanno c
isuscitano insieme col trafitto Manolillo belli e ridenti. Il disegno di tal farsetta è di mettere in ridicolo gli scritto
col trafitto Manolillo belli e ridenti. Il disegno di tal farsetta è di mettere in ridicolo gli scrittori di tragedie e l
ti. Il disegno di tal farsetta è di mettere in ridicolo gli scrittori di tragedie e l’osservanza delle unità. Gli scherzi
sulle corna, sulle frodi de’ tavernari, su i ladroni, su varie donne di partito condotte all’Ospizio e a San Fernando, su
e; ma in tanti anni non l’ha certamente manifestata. In effetto fuori di certe invenzioni allegoriche che per lo più non s
gli si è limitato a tradurre alcune farse francesi, e particolarmente di Moliere, come sono Giorgio Dandino, il Matrimonio
orgio Dandino, il Matrimonio a forza, Pourceaugnac &c. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar qu
urceaugnac &c. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar quadri compiuti di giusta grandezza simili
ece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar quadri compiuti di giusta grandezza simili al vero, egli ha rannicch
nicchiate, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza di quel Damasto soprann
disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza di quel Damasto soprannomato Procruste, ladrone dell
i piedi o la testa a’ viandanti mal capitati, quando non si trovavano di giusta misura pel suo letto28. 24. Si lodano d
avano di giusta misura pel suo letto28. 24. Si lodano due commedie di questi tempi los Menestrales, e las Bodas de Cama
amente Lo poco que Dios le ha dado. 26. Il significato proprio di sainete è condimento, che poi figuratamente si ap
poi figuratamente si applica a un discorso o ad altro, e trattandosi di teatro equivale all’intermezzo degl’ Italiani o a
gli continua nel medesimo gusto. Ecco quanto un degno poeta Spagnuolo di questi giorni me ne ha scritto da Madrid in data
a Spagnuolo di questi giorni me ne ha scritto da Madrid in data de’ 6 di ottobre del 1789: oqq;Il nominato Don Ramòn (il q
n Ramòn (il quale, secondo che egli stesso ridicolamente millanta, ha di V.S. trionfato nel Prologo del suo Teatro) ultima
mente ha composta una Loa che si rappresenta nel teatro del Principe, di cui a’ miei dì non penso di veder cosa peggiore”.
e si rappresenta nel teatro del Principe, di cui a’ miei dì non penso di veder cosa peggiore”. Ayer la vi (egli aggiugne),
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiter
fini della prerogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiteriana, ambivano
erogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiteriana, ambivano di annientarl
ni di grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiteriana, ambivano di annientarla. Crebbe il male in guisa che si vide
hia autorità, si trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e di protezione. Cromwel cassò con ins
trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e di protezione. Cromwel cassò con insolenza il parlam
parziali scelti fra il popolaccio, detto per derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti di tal
derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti di tal parlamento trovansi dichiarati inutili e d’is
versità dove s’insegnavano. Quanto al teatro la nazione sin dal regno di Carlo I avea cominciata una guerra letteraria che
o dodici anni, altri sostenendo gli spettacoli scenici, altri contro di essi scagliandosi. I Puritani volevano estirparli
dello stato, impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno di Carlo II. Fiorì qualche scrittore nelle intermiss
eniamino Johnson nato verso il 1575 e morto nel 1673, occupò il posto di poeta regio, benchè per qualche tempo avesse eser
i poeta regio, benchè per qualche tempo avesse esercitato il mestiere di muratore. Il genio che l’inclinava allo studio ed
atore. Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse di mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla
tolse di mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla protezione di Shakespear. Scrisse tragedie e commedie; e tra le
agedie e commedie; e tra le prime si tennero in gran pregio la Caduta di Sejano rappresentata nel 1601, e la Congiura di C
gran pregio la Caduta di Sejano rappresentata nel 1601, e la Congiura di Catilina pubblicata nel 1608; e tralle commedie s
gni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta. Vi si trov
erisimile nè si guardò dalla comica mescolanza. Egli a differenza del di lui protettore aveva una profonda conoscenza degl
ezza degli antichi, contento (come disse nella prefazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’
i tratti inimitabili; ma Johnson dove cade, non mostra traccia veruna di sapere o d’ingegno. Guglielmo d’Avenant successo
traccia veruna di sapere o d’ingegno. Guglielmo d’Avenant successore di Ben Johnson coltivò parimente la poesia tragica;
l teatro nazionale. A tal genere appartiene la Circe componimento del di lui figliuolo per nome Carlo. Giacomo Shirly catt
di lui figliuolo per nome Carlo. Giacomo Shirly cattolico scrisse più di un dramma. Lo storico Guglielmo Abington pubblicò
a che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita di Milton, espon
in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita di Milton, esponendone l’argomento, e commendandone
ita di Milton, esponendone l’argomento, e commendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare la vastità del suo ingegno
entilesmo, la sublimità e la bassezza. Dal 1660 nella corte brillante di Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominc
ntasi che la famosa attrice madamigella Barry rappresentando la parte di Monima non mai pronunziava senza piangere queste
ro Castalio! Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia, e dipingerl
assioni nella tragedia, e dipingerle con tutta naturalezza, e sovente di eccitare la più viva commozione. Il credito di lu
naturalezza, e sovente di eccitare la più viva commozione. Il credito di lui pareggiò quello di Shakespear; e gl’Inglesi v
di eccitare la più viva commozione. Il credito di lui pareggiò quello di Shakespear; e gl’Inglesi vollero in questo ravvis
avvisare un Cornelio per la sublimità, ed in Otwai un Racine credendo di vedere in lui pari tenerezza ed eleganza, titoli
o irregolare degli spagnuoli nell’uno e nell’altro genere, e non meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di u
ro genere, e non meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di una famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne
e divenne cattolico sotto Giacomo II, e morì nel 1701, ebbe il titolo di Racine dell’Inghilterra senza meritarlo meglio di
701, ebbe il titolo di Racine dell’Inghilterra senza meritarlo meglio di Otwai. Il mentovato Andres a somiglianza del Volt
la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per avere al pari di Lope ben compresa la delicatezza dell’arte senza
compresa la delicatezza dell’arte senza seguirla. E sebbene egli ceda di gran lunga al poeta spagnuolo per fecondità, non
mò ancora che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto di un credito senza eccezione scrivendo la decima pa
allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la neglesse più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una spe
neglesse più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’Uomo, nella quale
l’Uomo, nella quale pose in azione il Paradiso perduto. Il traduttore di Giovenale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose
venale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzi
rto nel 1693 compose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzione libera e ampliata dell
eramente una dipintura assai men bella della francese, e men naturale di quella di don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz.
na dipintura assai men bella della francese, e men naturale di quella di don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz. L’azione d
te caratteristiche de’ poeti comici inglesi. Le commedie più graziose di tutto il teatro inglese, per avviso del Voltaire,
tà, e dell’irreligione. Ma il celebre Wycherley sì caro alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contess
o alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contessa di Drogheda, il quale morì l’anno 1715, fu senza con
heda, il quale morì l’anno 1715, fu senza contrasto il miglior comico di quel tempo nell’Inghilterra. Uomo d’ingegno, osse
ervator sagace, e spiritoso dipintore, ritrasse al naturale i costumi di quella corte, copiandone le ridicolezze e le bass
na non è rigorosamente stabile, si circoscrive ne’ luoghi della città di Londra. È da notarsi, che a’ suoi dì già sulle sc
si satireggiavano i nobili e i titolati. Nell’atto II della sua Donna di Contado così favella un nobile sciocco che ha tim
delle sferzate comiche: ”Si contentavano prima gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ se
roncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vò differendo di prendern
a’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vò differendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in
do che io da sei anni vò differendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena, e di farvi una figura ridi
ferendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena, e di farvi una figura ridicola”. Seguendo l’indole del
ate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per ingannare il pubblico. La nos
r ingannare il pubblico. La nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuram
nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la p
a buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”.
to che consiste in un cavaliere dissoluto, che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una mala
aliere dissoluto, che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cer
rer voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici; i di lui progressi con tal salvocondotto; Lady Fidget
tal salvocondotto; Lady Fidget che nell’atto IV esce fuori col catino di porcellana guadagnato; le azioni e i discorsi del
ca, e talvolta la sorpassa. Per la qual cosa non ebbe torto il signor di Voltaire in asserire, che questa singolare e trop
ta singolare e troppo ardita commedia tratta dalla Scuola delle Donne di Moliere, se volete non è scuola di buoni costumi,
ia tratta dalla Scuola delle Donne di Moliere, se volete non è scuola di buoni costumi, ma sì bene di spirito e di buon co
Donne di Moliere, se volete non è scuola di buoni costumi, ma sì bene di spirito e di buon comico. Le altre commedie di Wy
ere, se volete non è scuola di buoni costumi, ma sì bene di spirito e di buon comico. Le altre commedie di Wycheley più pr
ni costumi, ma sì bene di spirito e di buon comico. Le altre commedie di Wycheley più pregiate, sono l’Amore in un bosco r
e in un bosco rappresentata in Londra nel 1627, il Gentiluomo maestro di ballo, e l’Uomo franco tradotta e imitata dal Vol
to dovette l’autore. Giacomo II uscendo soddisfatto dalla ripetizione di questo dramma composto sotto Carlo II, richiese d
dalla ripetizione di questo dramma composto sotto Carlo II, richiese di colui che l’avea scritto; ed intendendo che da se
intendendo che da sette anni si trovava in carcere per non aver modo di soddisfare i suoi creditori, spontaneamente ordin
sse, se ne pagassero i debiti, e si provvedesse con una pensione alla di lui sussistenza. Bello e consolante esempio se no
comici inglesi, parlando in generale, non mancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacev
parlando in generale, non mancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Si desid
enerale, non mancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Si desidera però in e
ancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Si desidera però in essi scelta e v
de’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi posteri, l’unità di disegno nel tutto, e la verità, l’esattezza, e la
parti: un motteggiar lepido e salso, pungente ma urbano alla maniera di Menandro che ammiriamo in Ludovico Ariosto: le gr
che ammiriamo in Ludovico Ariosto: le grazie e le pennellate franche di Nicola Machiavelli che subito caratterizzano il r
che subito caratterizzano il ritratto: la vivacità ed il brio comico di Agostino Moreto: finalmente il gusto, l’amenità,
55 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiter
nfini della prerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiteriana, ambivano
rerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiteriana, ambivano di annientarl
ni di grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiteriana, ambivano di annientarla. Crebbe il male in guisa che si vide
tà soverchia, si trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e di protezione. Cromwel cassò con ins
trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e di protezione. Cromwel cassò con insolenza il parlam
parziali scelti fra il popolaccio, detto per derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti di tal
derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti di tal parlamento trovansi dichiarate inutili e d’is
niversità dove s’insegnano. Quanto al teatro la nazione sin dal regno di Carlo I avea cominciata una guerra letteraria che
o dodici anni, altri sostenendo gli spettacoli scenici, altri contro di essi scagliandosi. I Puritani volevano estirparli
dello stato impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno di Carlo II. Fiorì qualche scrittore nelle intermiss
eniamino Johnson nato verso il 1575 e morto nel 1637, occupò il posto di poeta regio, benchè per qualche tempo avesse eser
i poeta regio, benchè per qualche tempo avesse esercitato il mestiere di muratore. Il genio che l’inclinava allo studio ed
atore. Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse di mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla
agedie e commedie; e tralle prime si tennero in gran pregio la Caduta di Sejano rappresentata nel 1601 e la Congiura di Ca
gran pregio la Caduta di Sejano rappresentata nel 1601 e la Congiura di Catilina pubblicata nel 1608; e tralle commedie s
gni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta di ritratti che una commedia ben tessuta. Vi si trov
simile nè si si guardò dalla comica mescolanza. Egli a differenza del di lui protettore, avea una profonda conoscenza degl
zza degli antichi, contento (come diceva nella prefazione del Sejano) di rispettar la verità della storia, la dignità de’
sentimenti. Egli non meno del Shakespear scrisse molti drammi indegni di lui: con questa differenza che a Shakespear anche
ti tratti inimitabili, ma Johnson dove cade non mostra traccia veruna di sapere o d’ ingegno. Guglielmo d’Avenant successo
traccia veruna di sapere o d’ ingegno. Guglielmo d’Avenant successore di Ben Johnson coltivò parimente la poesia tragica;
l teatro nazionale. A tal genere appartiene la Circe componimento del di lui figliuolo Carlo. Giacomo Shirly cattolico scr
, che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita del Milton, espo
ita del Milton, esponendone l’argomento, e comendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare il di lui ingegno. E’ però
’argomento, e comendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare il di lui ingegno. E’ però strana cosa, ch’egli avesse
ntilesimo, la sublimità e la bassezza. Dal 1660 nella corte brillante di Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominc
llente attore ed autore tragico e comico Tommaso Otwai morto nel 1685 di anni 34. Passano per le migliori sue tragedie Ven
ntasi che la famosa attrice madamigella Barry rappresentando la parte di Monima non mai pronunziava senza piagnere queste
o Castalio! Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’ arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia e di pignerl
n Otwai un’ arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia e di pignerle con tutta naturalezza, e sovente di ecci
assioni nella tragedia e di pignerle con tutta naturalezza, e sovente di eccitare la commozione più viva. Il di lui credit
n tutta naturalezza, e sovente di eccitare la commozione più viva. Il di lui credito pareggiò quello di Shakespear; e gl’
di eccitare la commozione più viva. Il di lui credito pareggiò quello di Shakespear; e gl’ Inglesi vollero in questo ravvi
avvisare un Cornelio per la sublimità, ed in Otwai un Racine credendo di vedere in lui pari tenerezza ed eleganza, titoli,
on troppa prodigalità. Voltaire confrontò alcuni passi della nominata di lui tragedia l’Orfana con quelli del Mitridate de
eno irregolare degli Spagnuoli nell’ uno e nell’altro genere, nè meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di u
altro genere, nè meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di una famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne
e divenne Cattolico sotto Giacomo II, e morì nel 1701, ebbe il titolo di Racine dell’Inghilterra senza meritarlo più dell’
compresa la delicatezza dell’arte senza seguirla. E sebbene egli ceda di gran lunga al poeta spagnuolo per fecondità, non
re diceva che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto di un credito senza eccezione scrivendo la decima pa
del gusto del suo paese che volle secondare. Niuno certamente meglio di Dryden comprese allora tutta la delicatezza della
allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la trascurò più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una spe
trascurò più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie di opera intitolata la Caduta dell’uomo nella quale
ll’uomo nella quale pose in azione il Paradiso perduto. Il traduttore di Giovenale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose
venale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzi
rto nel 1693 compose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzione ampliata della commedi
eramente una dipintura assai men bella della francese, e men naturale di quella di Don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz.
na dipintura assai men bella della francese, e men naturale di quella di Don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz. L’azione d
te caratteristiche de’ poeti comici Inglesi. Le commedie più graziose di tutto il teatro inglese, per avviso di Voltaire,
lesi. Le commedie più graziose di tutto il teatro inglese, per avviso di Voltaire, sono quelle che scrisse il cavaliere Va
tà e dell’ irreliglone. Ma il celebre Wycherley sì caro alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contess
o alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contessa di Drogheda, il quale morì l’anno 1715, fu senza con
heda, il quale morì l’anno 1715, fu senza contrasto il miglior comico di quel tempo nell’Inghilterra. Uomo d’ ingegno, oss
servator sagace e spiritoso dipintore, ritrasse al naturale i costumi di quella corte, copiandone le ridicolezze e le bass
na non è rigorosamente stabile, si circoscrive ne’ luoghi della città di Londra. E’ da notarsi che a’ suoi dì già sulle sc
si satireggiavano i nobili e i titolati. Nell’atto II della sua Donna di contado così favella un nobile sciocco che ha tim
delle sferzate comiche. “Si contentavano prima gli autori drammatici di trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ se
roncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo’ differendo di prender
’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo’ differendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in
o che io da sei anni vo’ differendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena e di farvi una figura ridic
fferendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena e di farvi una figura ridicola”. Seguendo l’indole del
figura ridicola”. Seguendo l’indole della commedia inglese le pitture di Wycherley sono forti, oscene, e satiriche. Nell’a
ate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo di questa maschera per ingannare il pubblico. La nos
r ingannare il pubblico. La nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuram
nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la p
a buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento di un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”.
nto che consiste in un cavaliere dissoluto che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una mala
valiere dissoluto che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cer
rer voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici, i di lui progressi con tal pretesto, Lady Fidget che n
gressi con tal pretesto, Lady Fidget che nell’atto IV esce col catino di porcellana che ha guadagnato, l’azione ed i disco
alla greca commedia antica, e talvolta la sorpassa (Nota V). Le altre di lui commedie più pregiate sono l’Amore in un bosc
e in un bosco rappresentata in Londra nel 1672, il Gentiluomo maestro di ballo, e l’Uomo Franco tradotta e imitata da Volt
de cassette. Il carattere dell’Uomo Franco rassomiglia al Misantropo di Moliere, cui però cede in finezza e decenza, benc
olto dovè Wycherley. Giacomo II uscendo soddisfatto della ripetizione di questo dramma composto sotto Carlo II, richiese d
della ripetizione di questo dramma composto sotto Carlo II, richiese di colui che l’avea scritto; ed intendendo che da se
intendendo che da sette anni si trovava in carcere per non aver modo di soddisfare i suoi creditori, spontaneamente ordin
sse, se ne pagassero i debiti, e si provvedesse con una pensione alla di lui sussistenza. Bello e consolante esempio se no
omici Inglesi, parlando in generale, non mancano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacev
arlando in generale, non mancano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Ma si de
nerale, non mancano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Ma si desidera in ess
ncano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Ma si desidera in essi la scelta, l
e’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi posteri; l’ unità di disegno nel tutto, e la verità e l’esattezza e la
parti; il motteggiar lepido e salso, pungente ma urbano alla maniera di Menandro che ammiriamo nell’Ariosto; la grazia, l
li che subito caratterizzano il ritratto; la vivacità, il brio comico di Moreto; e finalmente il gusto, l’amenità, la deli
glianza del Voltaire, ha confrontate alcune scene della Giovane Reina di Dryden con altre simili della Fedra del Racine. L
Racine. L’ istesso Voltaire paragonò alcune tenerezze vere e decenti di Racine colle iperboli rettoriche e colle indecenz
56 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
i anche nel divertimento mostrasse virilità e robustezza71. Nell’anno di Roma 558 il Senato tuttavia assisteva allo spetta
. Cresciuta poi la potenza Romana, le ricchezze apportatrici d’ozio e di riposo rendettero più necessarie le arti di pace.
zze apportatrici d’ozio e di riposo rendettero più necessarie le arti di pace. Allora gli spettacoli scenici si riguardaro
plebe, e si rimunerarono e protessero i poeti teatrali. I. Tragici di quest’epoca. Quando l’onore le alimenta, le a
Punica, trovandosi la lingua nel colmo dello splendore. Piena come è di gravità e maestà, servì felicemente coloro che im
de attestato de’ Latini scrittori, conservò la riputazione acquistata di dotto anche nell’età di Augusto73. Marziale motte
scrittori, conservò la riputazione acquistata di dotto anche nell’età di Augusto73. Marziale motteggia sull’uso ch’ei face
antiche; ma Varrone il più dotto de’ Romani, e giudice più competente di Marziale in fatto di lingua Latina, ne esalta l’u
l più dotto de’ Romani, e giudice più competente di Marziale in fatto di lingua Latina, ne esalta l’ubertà della locuzione
ngua Latina, ne esalta l’ubertà della locuzione, nè si atterrisce dei di lui arcaismi. Cicerone prese da lui l’esempio di
nè si atterrisce dei di lui arcaismi. Cicerone prese da lui l’esempio di un ottimo tragico74; e nel dialogo dell’Amicizia
ragico74; e nel dialogo dell’Amicizia rammenta gli encomii dati a una di lui tragedia ove introdûsse Pilade ed Oreste. Dal
de ed Oreste. Dalla sua Medea e da qualche altra non isdegnò Virgilio di trarre alcun verso75. Quintiliano lo commenda per
ensieri. Si riconobbe in lui qualche rozzezza nello stile; ma a’ suoi di non si fecero versi più colti. Nella raccolta de’
allo Scriverio colle note del Vossio si nominano le seguenti tragedie di Pacuvio: Anchise, Antiope, Atalanta, Crise, Dulor
aolo, Peribea, Pseudone, Tantalo, Teucro, Tieste. Vi si leggono altri di lui frammenti di favole incerte; ma non quello de
eudone, Tantalo, Teucro, Tieste. Vi si leggono altri di lui frammenti di favole incerte; ma non quello del sagacissimo imi
poeti Antonio Moreto che fu da lui stesso composto76. Pacuvio al pari di Ennio coltivò ancora la poesia satirica prima di
o76. Pacuvio al pari di Ennio coltivò ancora la poesia satirica prima di Lucilio. Fu altresì pittore non ignobile, e dagli
e, e dagli antichi si trova commentata la pittura che fece pel tempio di Ercole nel Foro Boario77. Egli morì quasi nonagen
ntissima gravità, oltre al pregio della verecondia che manca a quelli di Nevio e di Plauto, siccome altrove abbiamo pur de
avità, oltre al pregio della verecondia che manca a quelli di Nevio e di Plauto, siccome altrove abbiamo pur detto78: A
ssava in Asia. Pacuvio l’avea conosciuto in Roma, perchè essendo egli di ottant’anni avea data una sua favola ai medesimi
n contandone più che trenta79. Azzio almeno cinquant’anni più giovane di Pacuvio, secondo la Cronaca Eusebiana, avea avuto
a, avea avuto il padre schiavo in Roma. Nell’andare in Asia non mancò di visitare il vecchio tragico che cortesemente l’al
gico che cortesemente l’albergò per molti giorni. Trattenendosi un dì di cose teatrali Pacuvio mostrò desiderio di ascolta
giorni. Trattenendosi un dì di cose teatrali Pacuvio mostrò desiderio di ascoltar l’Atreo di Azzio e fu compiaciuto. Grand
i un dì di cose teatrali Pacuvio mostrò desiderio di ascoltar l’Atreo di Azzio e fu compiaciuto. Grande e sublime ne parve
elli che da principio nascono teneri e quasi vizzi, crescendo in vece di maturarsi imputridiscono. Così sono gl’ ingegni:
discono. Così sono gl’ ingegni: bisogna che si lasci al tempo l’ agio di ridurli a una maturità perfetta80. Niuno degli an
uno degli antichi tragici Latini giunse a superar la fama e il merito di Azzio. Era talmente rispettato, che per avere ard
o. Era talmente rispettato, che per avere ardito un istrione soltanto di nominarlo in teatro, ne fu severamente castigato.
ò per tante vittorie riportate in Ispagna, fu l’amico e il protettore di Lucio Azzio. Egli de’ di lui versi che sommamente
rtate in Ispagna, fu l’amico e il protettore di Lucio Azzio. Egli de’ di lui versi che sommamente pregiava, volle ornare l
ropria superiorità su i contemporanei, e la sosteneva con degnità, se di lui favella Valerio Massimo82. Venendo (egli narr
oeti Giulio Cesare personaggio decorato nella repubblica non meno che di lettere adorno, Accio nonmai si levò in piedi; no
e adorno, Accio nonmai si levò in piedi; non già per noncuranza della di lui maestà, ma perchè a lui sovrastava ne’ comuni
’esalta molte volte, e solo nel primo delle Leggi parla con disprezzo di un poeta nominato Accio, e forse quì intende di q
i parla con disprezzo di un poeta nominato Accio, e forse quì intende di qualche altro. L’elevazione, la grandezza, la for
L’elevazione, la grandezza, la forza formano il carattere dello stile di questo tragico. Orazio distinse Pacuvio per la do
Quintiliano riconosce nell’uno e nell’altro due chiarissimi scrittori di tragedie. La nitidezza però (aggiugne) e l’ultima
idezza però (aggiugne) e l’ultima mano nel limare i loro parti sembra di esser loro mancata, nè tanto per loro colpa, quan
Accio maggior forza, a Pacuvio maggior dottrina84. Acrone interprete di Orazio passò più oltre, e antipose Accio allo ste
lla nomina come i più gran poeti Latini Azzio e Virgilio. Le tragedie di Azzio sono: Clitennestra, Andromaca, Filottete, A
ono i versi citati da Cicerone85, ne’ quali si descrive la maraviglia di un pastore, che non avendo mai veduto un vascello
un pastore, che non avendo mai veduto un vascello, scoperse dall’alto di una montagna quello che portava gli argonauti, si
ntata celebrandosi i giuochi Apollinari, a’ quali presedè il fratello di Marco Antonio in vece di Bruto che si era allonta
chi Apollinari, a’ quali presedè il fratello di Marco Antonio in vece di Bruto che si era allontanato da Roma. Mà Pietro B
ntanato da Roma. Mà Pietro Bayle colla II e IV epistola del XVI libro di Cicerone ad Attico dimostra, che la tragedia di A
pistola del XVI libro di Cicerone ad Attico dimostra, che la tragedia di Azzio allora rappresentata fu Tereo; e aggiugne e
n se ne ricava altro vantaggio se non il generale che sempre diletta, di porre alla vista senza errori un fatto istorico.
a, di porre alla vista senza errori un fatto istorico. Delle tragedie di Azzio fanno menzione Nonnio Marcello, Varrone, Au
izio Cavaliere Romano oratore e poeta tragico visse intorno all’ anno di Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di e
sse intorno all’ anno di Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di esempj, di arguzie e di piacevolezze le sue aring
all’ anno di Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di esempj, di arguzie e di piacevolezze le sue aringhe, che sem
Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di esempj, di arguzie e di piacevolezze le sue aringhe, che sembravano quasi
e tragedie, nocevano alla gravità del coturno. Tizio fu contemporaneo di Lucilio, ed aringò al popolo a favore della legge
quenza i predecessori e i contemporanei. Fu questi Cajo Giulio figlio di Lucio e contemporaneo di P. Cetego. Non era la ve
contemporanei. Fu questi Cajo Giulio figlio di Lucio e contemporaneo di P. Cetego. Non era la veemenza il carattere del s
lcezza. Egli scrisse alcune tragedie del medesimo gusto: somma grazia di stile ma senza nerbo. Attilio che fiorì verso il
senza nerbo. Attilio che fiorì verso il cominciar del settimo secolo di Roma, scrisse pel teatro tragedie e commedie. La
ommedie. La sua tragedia Electra non si reputò del tutto immeritevole di esser letta da Cicerone medesimo che lo chiama po
, e Volcazio Sedigito l’antiponeva a Terenzio. Uno de’ rinomati poeti di quest’epoca fu Cajo Lucilio Cavaliere Romano avol
i poeti di quest’epoca fu Cajo Lucilio Cavaliere Romano avolo materno di Pompeo Magno, o bisavolo per parte di Lucilia di
Cavaliere Romano avolo materno di Pompeo Magno, o bisavolo per parte di Lucilia di lui madre, o, secondo Antonio Agostino
Romano avolo materno di Pompeo Magno, o bisavolo per parte di Lucilia di lui madre, o, secondo Antonio Agostino90, di lui
olo per parte di Lucilia di lui madre, o, secondo Antonio Agostino90, di lui prozio materno, eslendo stata la madre di Pom
ndo Antonio Agostino90, di lui prozio materno, eslendo stata la madre di Pompeo figlia di un fratello di Lucilio. Egli nac
ino90, di lui prozio materno, eslendo stata la madre di Pompeo figlia di un fratello di Lucilio. Egli nacque nella città d
rozio materno, eslendo stata la madre di Pompeo figlia di un fratello di Lucilio. Egli nacque nella città di Suessa degli
e di Pompeo figlia di un fratello di Lucilio. Egli nacque nella città di Suessa degli Aurunci91 posta nella Campania di là
gli nacque nella città di Suessa degli Aurunci91 posta nella Campania di là dal Liri92, nel primo anno dell’olimpiade CLVI
ì in Napoli nel secondo anno dell’olimpiade CLXIX, che cade nell’anno di Roma 651. Osserva però il Bayle che Lucilio mento
gge Licinia stabilita l’anno 656; dunque egli visse cinque o sei anni di più. Egli militò nella guerra di Numanzia sotto P
dunque egli visse cinque o sei anni di più. Egli militò nella guerra di Numanzia sotto Publio Scipione Numantino93. Secon
compose epodi, inni, tragedie ed una commedia intitolata Nummularia, di cui pur si conserva qualche frammento. Ma celebre
qualche frammento. Ma celebre singolarmente si rendè per trenta libri di satire, nelle quali, allontanandosi da Ennio e da
allontanandosi da Ennio e da Pacuvio, usò l’esametro senza mescolanza di altri versi nel medesimo componimento, benchè alt
e motteggiò eziandio i poeti drammatici suoi contemporanei. A’ tempi di Quintiliano ebbe Lucilio molti ammiratori, i qual
ogni altro poeta lo preferivano. Orazio intanto affermava scorrere la di lui poesia limacciosa e trovarvisi più cose da so
un’ erudizione maravigliosa, una libertà intrepida, acerbità e copia di sale (Nota V). I frammenti Luciliani si raccolser
e però avverte che oltre alla diligenza del Douza essi aveano bisogno di essere anche rischiarati da qualche altro dotto c
uale Nonnio Marcello cita la commedia intitolata Ergastulum, Turpilio di cui Varrone pregia assai la commedia detta i Fugg
dia detta i Fuggitivi, C. Licinio Imbrice collocato dal Sedigito dopo di Nevio, cioè nel quarto luogo, e Luscio che presso
uali si conserva alcun frammento, la poesia comica Latina si gloriava di un Cecilio, di un Terenzio e di un Afranio. Cecil
a alcun frammento, la poesia comica Latina si gloriava di un Cecilio, di un Terenzio e di un Afranio. Cecilio il quale dal
, la poesia comica Latina si gloriava di un Cecilio, di un Terenzio e di un Afranio. Cecilio il quale dalla condizione di
io, di un Terenzio e di un Afranio. Cecilio il quale dalla condizione di servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cogn
la condizione di servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cognome di Stazio che presso i Romani antichi era un nome di
acquistò il cognome di Stazio che presso i Romani antichi era un nome di schiavo, per consenso di tutti gli antichi fu acc
azio che presso i Romani antichi era un nome di schiavo, per consenso di tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il
o di tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il più eccellente di tutti i comici Latini per la felicità della scelt
ione degli argomenti; il che rende ben rincrescevole la perdita delle di lui favole. Nato però e allevato fuori dell’Itali
Cicerone chiamato malus latinitatis author 95. Tullio stesso96 cita i di lui Sinefebi, e Aulo Gellio la commedia intitolat
di lui Sinefebi, e Aulo Gellio la commedia intitolata Plozio, favole di Menandro da Cecilio imitate. Egli è vero, che Gel
o ed a Terenzio, ad onta della sua poco pura latinità, ci sveglia dei di lui talenti ben vantaggiosa idea. Due suoi versi
e suoi versi dal medemo Gellio recati potrebbero dar motivo a’ fisici di rinnovare l’antica ricerca, se il parto, senza es
re? Pol nono, etiam septimo, atque octavo 98. Cecilio molto amico di Ennio godette una riputazione sì grande e sì bene
ilita, che quando Terenzio presentò agli Edili l’Andria, gli s’impose di leggerla prima a Cecilio. Si dice ancora che il n
n somma continuata ammirazione del vecchio poeta. Quest’ abboccamento di Cecilio e Terenzio viene riferito da Elio Donato
erenzio viene riferito da Elio Donato o da Suetonio autore della Vita di Terenzio. Dall’altra parte secondo la Cronaca Eus
ll’altra parte secondo la Cronaca Eusebiana Cecilio morì un anno dopo di Ennio, cioè l’anno di Roma 585, e la commedia del
la Cronaca Eusebiana Cecilio morì un anno dopo di Ennio, cioè l’anno di Roma 585, e la commedia dell’Andria fu rappresent
uità propone che quanto narrasi avvenuto con Cecilio debba intendersi di qualche altro rinomato poeta che allora ci vivess
ato poeta che allora ci vivesse. Non pertanto lo scrittore della Vita di Terenzio a chiare note parla di Cecilio e non di
Non pertanto lo scrittore della Vita di Terenzio a chiare note parla di Cecilio e non di altri. L’Abate Arnaud eccellente
scrittore della Vita di Terenzio a chiare note parla di Cecilio e non di altri. L’Abate Arnaud eccellente letterato France
’Abate Arnaud eccellente letterato Francese nella Gazzetta Letteraria di Europa nel mese di luglio del 1765 ricorre a un E
lente letterato Francese nella Gazzetta Letteraria di Europa nel mese di luglio del 1765 ricorre a un Edile nomato Acilio,
andasse a leggere l’Andria, e non a Cecilio; insinuando che il passo di Donato o Suetonio sia guasto e vi si debba legger
lesse. Che se Cecilio si converte in Acilio, il quale era nel numero di quegli Edili, si attribuisce al precitato biograf
numero di quegli Edili, si attribuisce al precitato biografo un modo di esprimersi alquanto fosco e poco felice, facendog
ndovi la relazione che dovrebbe naturalmente vedervisi, della persona di Acilio col numero degli Edili. Oltre a ciò tutto
a, tutto ciò, dico, sembra meglio adattarsi a un veterano conoscitore di poesia comica di pari condizione col novello scri
o, sembra meglio adattarsi a un veterano conoscitore di poesia comica di pari condizione col novello scrittore, che ad un
esia comica di pari condizione col novello scrittore, che ad un Edile di classe più elevata. Finalmente noi sappiamo per u
stesso Terenzio che a’ suoi tempi destinavasi dal magistrato un poeta di nome per ascoltare i drammi prima di rappresentar
tinavasi dal magistrato un poeta di nome per ascoltare i drammi prima di rappresentarsi, ed infatti egli dovè leggere al p
sue commedie; ma non parmi che gli Edili si assumessero mai la carica di giudici letterarii delle poesie teatrali, carica
isporre lo spettacolo che solea farsi con tanta spesa, all’esecuzione di esso, e che intanto Cecilio si morisse? è improba
è improbabile che il giovane Cartaginese senza credito avesse bisogno di raccomandarsi a più di uno prima di venire a capo
ovane Cartaginese senza credito avesse bisogno di raccomandarsi a più di uno prima di venire a capo del suo intento?100.
nese senza credito avesse bisogno di raccomandarsi a più di uno prima di venire a capo del suo intento?100. III. Teatr
iù di uno prima di venire a capo del suo intento?100. III. Teatro di Terenzio. Quindi si scorge qual alta impressi
nzio. Quindi si scorge qual alta impressione facessero nell’animo di Cecilio pochi soli versi di Terenzio. Ma poteva m
ual alta impressione facessero nell’animo di Cecilio pochi soli versi di Terenzio. Ma poteva mancar d’incantare un dotto e
va mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà di stile che indi rapì dalla scena gli animi tutti d
a forza su i posteri più remoti (Nota VI)? quella proprietà e purezza di locuzione approvata e imitata, non che da altri,
osofia e rendute proprie del teatro comico? quella prodigiosa maniera di rendersi originale traducendo ed imitando? quella
no tali a dispetto degli anni) con una specie d’ indifferenza propria di quell’età: dagli uomini maturi con istupore e dil
troppo note, e temerità il tradurne alcuni squarci per la difficoltà di conservarne le bellezze. Non pertanto faremo su d
per la difficoltà di conservarne le bellezze. Non pertanto faremo su di esse qualche riflessione passeggiera101. L’Andria
ria. Fu questa la prima sua commedia rappresentata nell’additato anno di Roma 587 dalla compagnia comica di L. Ambivio Tur
a rappresentata nell’additato anno di Roma 587 dalla compagnia comica di L. Ambivio Turpione e di Attilio Prenestino colla
tato anno di Roma 587 dalla compagnia comica di L. Ambivio Turpione e di Attilio Prenestino colla musica di un certo Flacc
ia comica di L. Ambivio Turpione e di Attilio Prenestino colla musica di un certo Flacco figlio di Claudio o di lui libert
rpione e di Attilio Prenestino colla musica di un certo Flacco figlio di Claudio o di lui liberto, come vuole Madama Dacie
ttilio Prenestino colla musica di un certo Flacco figlio di Claudio o di lui liberto, come vuole Madama Dacier, benchè non
ier, benchè non apparisca donde l’abbia ricavato. Menandro scrisse su di un medesimo argomento due commedie, l’una intitol
n medesimo argomento due commedie, l’una intitolata Andria dall’isola di Andro, l’altra Perinthia da Perinto città della T
l’altra Perinthia da Perinto città della Tracia. Terenzio si prevalse di entrambe nell’accozzar la sua favola, e ritenne i
Andro e del giovane Panfilo disturbati per le nozze che Simone padre di costui gli prepara con una figlia di Cremete, pri
ti per le nozze che Simone padre di costui gli prepara con una figlia di Cremete, prima per finzione indi da buon senno. L
i studiosi debbono ammirare nella prima scena dell’atto primo il modo di raccontare con grazia, eleganza, precisione, e, q
filio colla serva Miside, le dice, quid agit? senza esprimere il nome di Gliceria; e di qual altra cercherebbe Panfilo con
va Miside, le dice, quid agit? senza esprimere il nome di Gliceria; e di qual altra cercherebbe Panfilo con premura? Somma
be Panfilo con premura? Sommamente patetica ivi ancora è la preghiera di Criside moribonda narrata da Panfilo, che io ardi
la preghiera di Criside moribonda narrata da Panfilo, che io ardisco di tradurre in simil guisa: Mis. Merita, io questo
simil guisa: Mis. Merita, io questo so, la poverina, Panfilo, che di lei tu ti sovvenga. Pan. Ch’io di lei mi sovven
o so, la poverina, Panfilo, che di lei tu ti sovvenga. Pan. Ch’io di lei mi sovvenga? Ah in mezzo al cuore Impresse
restiamo; ella mi dice: Panfilo, amato Panfilo, tu vedi La beltà di costei, la giovanezza, E non ignori che a guard
quarto, nella quale Miside dopo avere esposto il bambino sulla porta di Simone per consiglio di Davo, è sorpresa da Creme
ide dopo avere esposto il bambino sulla porta di Simone per consiglio di Davo, è sorpresa da Cremete, e non sa come conten
ome contenersi nelle risposte non vedendo più Davo. Ma l’astuto finge di sopraggiugnere e maravigliarsi del fanciullo, e c
si del fanciullo, e colle sue pressanti richieste aumenta l’imbarazzo di Miside. Ella vorrebbe riconvenirlo sottovoce: ma
o ne penso, per farla avvicinare a Cremete, affinchè nulla egli perda di quanto ella dica. Ma l’annotatore Farnabio interp
Più volte e Plauto e Terenzio hanno in una scena usato questo colore di dire alcuna cosa a voce alta ed altre con poca vo
Egli vuole che Miside senza veruna prevenzione manifesti in presenza di Cremete la verità del parto, affinchè collo scopr
ire a Miside la trama, Move ocius te, ut quid agam, porro intelligas; di poi vede venir Cremete e cangia consiglio, Repudi
quid agas, nihil intelligo. Ma perchè mai Davo si appiglia al partito di esporre la serva senza prevenirla? Perchè pensa c
rità senza il belletto dell’ arte più vivace si presenterà agli occhi di Cremete. E così avviene. Il vecchio ne rimane sì
Cremete. E così avviene. Il vecchio ne rimane sì persuaso, che pensa di rompere il contratto, e a tal fine va in traccia
e pensa di rompere il contratto, e a tal fine va in traccia del padre di Panfilo. Partito Cremete, Davo in segno di allegr
ne va in traccia del padre di Panfilo. Partito Cremete, Davo in segno di allegrezza vuole accarezzar Miside, che sdegnata
ra, facias, an de industria? Ecco il bellissimo pensiero del poeta di far parlar la natura; ed accennarle qualche cosa
ensiero del poeta di far parlar la natura; ed accennarle qualche cosa di soppiatto, come pretendeva Farnabio, avrebbe ripu
hanno detto, che questa favola conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo, l’altra di quelli di Carino. Strana crit
esta favola conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo, l’altra di quelli di Carino. Strana critica: perchè da un’ a
a conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo, l’altra di quelli di Carino. Strana critica: perchè da un’ azione segu
rrebbe? L’ azione dell’Andria è quest’una, l’esito felice degli amori di Gliceria collo scoprirsi cittadina Ateniese e fig
egli amori di Gliceria collo scoprirsi cittadina Ateniese e figliuola di Cremete; e se quindi nasce ancora la prosperità d
eniese e figliuola di Cremete; e se quindi nasce ancora la prosperità di Carino, questo non è narrare o rappresentare un’
ra e sola azione della favola una fortunata natural conseguenza. Fece di sì vaga commedia una elegante libera imitazione i
in prosa il Capuano Marco Mondo, l’ultimo de’ Segretarii della Città di Napoli che illustrarono la loro carica colla dott
costumi moderni, e trasportò l’azione a’ tempi correnti e nella città di Livorno102. La Suocera. Questa commedia di Apollo
mpi correnti e nella città di Livorno102. La Suocera. Questa commedia di Apollodoro prende il titolo di Ἐκυρα, socrus, sec
ivorno102. La Suocera. Questa commedia di Apollodoro prende il titolo di Ἐκυρα, socrus, secondo Donato, dalla gran parte c
a gran parte che hanno le suocere nell’azione. Apparentemente l’umore di Sostrata suocera di Filomena sembra aver dato mot
no le suocere nell’azione. Apparentemente l’umore di Sostrata suocera di Filomena sembra aver dato motivo alla discordia e
alla separazione. Ma non è così. Filomena che aveva avuta la sventura di essere una notte violentata da un giovane sconosc
essere una notte violentata da un giovane sconosciuto, va alle nozze di Panfilo già incinta di due mesi, colla speranza d
ntata da un giovane sconosciuto, va alle nozze di Panfilo già incinta di due mesi, colla speranza di attribuir poscia al m
uto, va alle nozze di Panfilo già incinta di due mesi, colla speranza di attribuir poscia al marito la gonfiezza del suo v
nfiezza del suo ventre. Sventuratamente Panfilo distratto negli amori di Bacchide, punto non le si appressa, comechè pel d
tratto negli amori di Bacchide, punto non le si appressa, comechè pel di lei bel costume prenda ad amarla; indi per imposs
mechè pel di lei bel costume prenda ad amarla; indi per impossessarsi di una eredità parte dalla patria, e dimora lontano
cui Filomena partorisce. Si avvicina il parto e Filomena col pretesto di stare inferma abbandona la casa del marito, torna
tto acceso dell’amor della moglie nel punto che questa partorisce, nè di lui al suo credere. Mirrina madre di Filomena gli
punto che questa partorisce, nè di lui al suo credere. Mirrina madre di Filomena gli narra la disgrazia accaduta alla fig
a madre di Filomena gli narra la disgrazia accaduta alla figlia prima di maritarsi, e lo prega a tacere il caso, quando no
n voglia ritener la moglie. Panfilo si obbliga al silenzio, ma ricusa di ripigliarla; e per non esservi astretto dal padre
esservi astretto dal padre si vale del pretesto della madre che non è di accordo colla moglie. All’incontro il padre di Fi
della madre che non è di accordo colla moglie. All’incontro il padre di Filomena crede che l’amore di Bacchide tenga Panf
rdo colla moglie. All’incontro il padre di Filomena crede che l’amore di Bacchide tenga Panfilo avvolto negli antichi lacc
avverso al contratto nodo conjugale. Se ne querela con Lachete padre di Panfilo, il quale ne va a far romore con Bacchide
Costei co’ più solenni giuramenti si giustifica, e Lachete le insinua di persuaderne le donne. Ella che non è delle peggio
i osservi che il poeta nell’atto quinto fa che Bacchide entri in casa di Mirrina, e narri ed ascolti più cose, e ne avveng
rsi, ne’ quali dee supporsi trascorso il tempo richiesto al congresso di Bacchide in quella casa. Le bellezze di questa fa
tempo richiesto al congresso di Bacchide in quella casa. Le bellezze di questa favola si presentano in folla, e noi ne ac
la si presentano in folla, e noi ne accenneremo alcune colla speranza di eccitare la gioventù a leggere gli antichi con ma
flessione, se vogliono ritrarre dalla drammatica quel diletto che ben di rado si prova nella lettura delle moderne favole.
mo è il ritratto della buona moglie che giugne a cancellare dal cuore di un marito l’amor di una cortigiana: . . . . . .
la buona moglie che giugne a cancellare dal cuore di un marito l’amor di una cortigiana: . . . . . . Atque ea res multo
as, quæ nunquam in ullo patefecit loco. Mentre Parmenone si studia di consolarlo, ecco sentesi in casa della moglie un
orta la figliuola a tacere, tace obsecro, mea gnata. Questa è la voce di Mirrina, dice Panfilo; nullus sum . . . . perii.
ce di Mirrina, dice Panfilo; nullus sum . . . . perii. Parmenone dice di avere udito, Philumenam pavitare nescio quid. Egl
rainteso; le donne dovevano aver detto paritare. Paventa bene Panfilo di qualche grande sciagura, e corre su dalla moglie.
su dalla moglie. Nella seconda scena la buona Sostrata vorrebbe andar di nuovo a visitar la nuora inferma. Parmenone ne la
nuora inferma. Parmenone ne la distoglie, e le dà notizia del ritorno di Panfilo. Esce egli dalla casa della moglie pieno
tizia del ritorno di Panfilo. Esce egli dalla casa della moglie pieno di tristezza, e al veder la madre si sforza di dissi
a casa della moglie pieno di tristezza, e al veder la madre si sforza di dissimular la sua pena, benchè i segni ne scappin
ibertà sull’avventura della moglie e sul proprio stato. Egli si trova di lei innamorato, e pensa infanto che non può riten
e pensa infanto che non può ritenerla per sua, avendo ella partorito di un altro. Per giunta non può palesare il vero, pe
e, gli si butta a’ piedi, e palesa la disgrazia. Tutte le circostanze di questa scena presentano quadri vivacissimi, pieni
e le circostanze di questa scena presentano quadri vivacissimi, pieni di affetto, e non già semplici parole, o concettuzzi
affetto, e non già semplici parole, o concettuzzi mendicati, o tratti di spirito leccati. Egli in fine che ha promesso di
mendicati, o tratti di spirito leccati. Egli in fine che ha promesso di tacere, così conchiude: Pollicitus sum, &
nunquam perpetuo es bona! Del pari interessante è la scena quinta di Panfilo col padre e col suocero, nella quale egli
per addurre alcuna onesta ragione da ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la seconda scena dell’atto quarto di Panf
la moglie. Degna è pure di notarsi la seconda scena dell’atto quarto di Panfilo con Sostrata. La madre il prega perchè ri
trata. La madre il prega perchè ripigli in casa la moglie, proponendo di ritirarsi ella in campagna. La proposta di una ma
casa la moglie, proponendo di ritirarsi ella in campagna. La proposta di una madre sì buona aumenta il dolore del figlio.
proposta di una madre sì buona aumenta il dolore del figlio. Lo stato di Panfilo va poi peggiorando a’ momenti. Fidippo ha
nipotino che gli è nato. Panfilo sempre più si attrista, che se prima di esser nato il bambino poteva esitare intorno al r
l bambino poteva esitare intorno al riprendersi la moglie, e nel caso di riprenderla poteva esporre il bambino, e seppelli
dee riceverla, o nel riceverla dee riconoscere per suo un bambino che di lui non nacque: Etsi jamdudum fuerat ambiguum
ti il bambino? Con qual pretesto il rifiuterà? Questa nuova giunta al di lui dolore egregiamente si maneggia in questa sce
i dolore egregiamente si maneggia in questa scena. Lachete ascrive la di lui ritrosìa agli antichi amori. Panfilo replica,
i un ottimo modello della commedia tenera, la quale richiede un poeta di cuore assai sensibile e dilicato; genere che pres
tere la vera piacevolezza scenica. I personaggi sono tutti buoni; non di quella bontà immaginaria della scuole morali, nè
a della scuole morali, nè dell’eroica che ha luogo nelle tragedie, ma di quella civile bontà che ci allontana dalle colpe
nte per lo spettacolo de’ ballerini da corda e de’ pugili non si curò di vederla o di comprenderla. Alluse Orazio all’even
ettacolo de’ ballerini da corda e de’ pugili non si curò di vederla o di comprenderla. Alluse Orazio all’evento dell’Ecira
econda volta si rappresentò anche imperfettamente ne’ giuochi funebri di L. Emilio Paolo, essendo Consoli Cn. Ottavio e T.
Marzio, dal famoso istrione L. Ambivio Turpione, il quale tolse sopra di se il carico di fare il prologo per raccomandarla
so istrione L. Ambivio Turpione, il quale tolse sopra di se il carico di fare il prologo per raccomandarla al popolo, L’is
vista gli antichi suoi meriti; e siccome per opera sua alcune favole di Cecilio alla prima rigettate si riprodussero, e c
riceverono migliore accoglimento, così si lusinga che abbia in questa di Terenzio a rinnovarsi il passato esempio, fidando
egli ascoltatori. Piacque questa terza volta, e ciò avvenne nell’anno di Roma 588, e si replicò poi nel 589. Il Tormentat
nne nell’anno di Roma 588, e si replicò poi nel 589. Il Tormentatore di se stesso. Non cambiò Terenzio il titolo di Heaut
nel 589. Il Tormentatore di se stesso. Non cambiò Terenzio il titolo di Heautontimorumenos a questa commedia di Menandro
Non cambiò Terenzio il titolo di Heautontimorumenos a questa commedia di Menandro trasportandola interamente nell’idioma L
Menandro trasportandola interamente nell’idioma Latino. Ma come dice di averla fatta doppia di semplice ch’essa era? D
a interamente nell’idioma Latino. Ma come dice di averla fatta doppia di semplice ch’essa era? Duplex quæ ex argumento
giuochi si terminò all’ apparir dell’alba103. Passi che una commedia di giusta mole siasi recitata in Roma in due giorni,
albeggiar dell’altro, cosa, per quanto si sa, mai più non avvenuta, e di cui non potrà rendersi veruna adeguata ragione, s
cosa potrebbe fare che un poeta assennato chiamasse doppia una favola di argomento semplice? Tommaso Farnabio rigettando l
favola di argomento semplice? Tommaso Farnabio rigettando l’opinione di Scaligero giudica che il poeta dica di averla fat
Farnabio rigettando l’opinione di Scaligero giudica che il poeta dica di averla fatta doppia, perchè nella commedia di Men
udica che il poeta dica di averla fatta doppia, perchè nella commedia di Menandro essendo uno il vecchio, uno il figliuolo
personaggi, introducendo due vecchi, due figliuoli ecc. Ma un comico di tanto valore e sì amico della proprietà delle voc
iamento? Provisi poi chiunque ad eseguirlo in qualche favola, e vedrà di quali freddi oziosi personaggi riempirà la scena.
irsi del semplice argomento Greco, v’ inserì al suo solito la traccia di un’ altra azione forse di sua invenzione, per far
o Greco, v’ inserì al suo solito la traccia di un’ altra azione forse di sua invenzione, per fare la favola più ravviluppa
doppia la favola ne divenne. L’argomento Greco consisteva negli amori di Clinia per Antifila, nello scoprimento della vera
amori di Clinia per Antifila, nello scoprimento della vera condizione di questa fanciulla, e nel carattere del vecchio Men
rar la terra colle proprie mani. Terenzio a questo aggiunse gli amori di Clitifone con Bacchide, e l’artifizio del servo n
rse opposte a quanto egli avrà pensato delle opere teatrali; e quindi di se sicuro magistralmente, senza consultare l’urba
i di se sicuro magistralmente, senza consultare l’urbanità, affermerà di non averle io ben lette o bene intese. Ma chi sa
erle io ben lette o bene intese. Ma chi sa (dicasi ciò con buona pace di certe pretese divinità terrestri) che il male non
ose nelle loro teste salde radici? Chi sa che a tali campioni emeriti di Elicona non debbano riferirsi le parole di Petron
he a tali campioni emeriti di Elicona non debbano riferirsi le parole di Petronio Arbitro, quod quisque perperam discit, i
non vult? Questa favola è scritta con particolare eleganza e purezza di lingua, e se ne vanta lo stesso autore nel prolog
sso autore nel prologo. Ma i critici vi desidereranno le famose unità di tempo e di luogo. Si offende quella di tempo perc
nel prologo. Ma i critici vi desidereranno le famose unità di tempo e di luogo. Si offende quella di tempo perchè l’atto p
desidereranno le famose unità di tempo e di luogo. Si offende quella di tempo perchè l’atto primo con qualche scena del s
brano le Feste Dionisie, e nell’atto terzo fa giorno. Un periodo però di 24 ore o poco più potrebbe contenere l’azione che
ere l’azione che vi si dipigne. Nuoce all’unità del luogo la comparsa di Menedemo che zappa, la qual cosa suppone un campo
di Menedemo che zappa, la qual cosa suppone un campo; e la necessità di una strada pubblica con varie case che richiede i
pposizione non avrebbe luogo, se si concepisse un teatro alla maniera di Liveri. Possono in essa notarsi diverse bellezze;
a cosa della terza scena dell’atto secondo, la quale contiene venustà di più di un genere. Clinia attende la sua Antifila
della terza scena dell’atto secondo, la quale contiene venustà di più di un genere. Clinia attende la sua Antifila ch’egli
la fante. Vengono i servi che sono iti a prenderla, e dicono fra loro di aver lasciato indietro le donne con tutta la foll
n tutta la folla delle serve che le precedono e le seguono, e cariche di oro e di vesti di gran valore. Antifila oro, vest
a folla delle serve che le precedono e le seguono, e cariche di oro e di vesti di gran valore. Antifila oro, vesti e calca
elle serve che le precedono e le seguono, e cariche di oro e di vesti di gran valore. Antifila oro, vesti e calca di fante
cariche di oro e di vesti di gran valore. Antifila oro, vesti e calca di fantesche! Quali palpiti per un innamorato ch’è s
iosamente condotto dal poeta, che all’apparenza giustifica le querele di Clinia. Siro però non soffre ch’egli più lungamen
a in esso la sua maestria nel dipignere i costumi, e c’insegna l’arte di sviluppare i caratteri: Ubi ventum ad ædes est
o, essendo Edili L. Cornelio Lentulo e L. Valerio Flacco colla musica di Flacco di Claudio figlio o liberto. Di poi si rep
Edili L. Cornelio Lentulo e L. Valerio Flacco colla musica di Flacco di Claudio figlio o liberto. Di poi si replicò cambi
oi si replicò cambiandovisi le tibie; e finalmente sotto il consolato di M. Giuvenzio e T. Sempronio si recitò la terza vo
ato di M. Giuvenzio e T. Sempronio si recitò la terza volta nell’anno di Roma 591. Il Formione. Apollodoro cui appartiene
dicazomenos, e un’ altra detta Epidicazomene dal nome della fanciulla di cui in essa si tratta. Il Formione deriva da ques
tta. Il Formione deriva da quest’ultima, e Donato, il più utile forse di tutti i comentatori antichi e moderni delle comme
icazomenos, avendo dovuto dire dall’Epidicazomene. Formione è il nome di un parassito, che maneggia il più importante dell
eggia il più importante dell’azione. Egli dà ad Antifone il consiglio di farsi citare in giudizio, come se fosse prossimo
sse prossimo parente della fanciulla Fannia rimasa povera, ad oggetto di essere in virtù di una legge astretto a sposarla;
e della fanciulla Fannia rimasa povera, ad oggetto di essere in virtù di una legge astretto a sposarla; ed egli difende la
a; ed egli difende la pretesa parentela altercando con Demifone padre di Antifone. Finge poi di accordarsi a prender Fanni
retesa parentela altercando con Demifone padre di Antifone. Finge poi di accordarsi a prender Fannia egli stesso per mogli
Fedria per liberare dalle mani del ruffiano la sua diletta sonatrice di cetera. Egli anche sapendo il secreto di Cremete
ano la sua diletta sonatrice di cetera. Egli anche sapendo il secreto di Cremete che in Lenno sposò un’ altra moglie, esse
to di Cremete che in Lenno sposò un’ altra moglie, essendo già marito di Nausistrata, e divenne padre di Fannia, fa tremar
un’ altra moglie, essendo già marito di Nausistrata, e divenne padre di Fannia, fa tremare questo vecchio, e al fine scop
uesta una delle commedie Terenziane pessimamente divisa nell’edizioni di Einsio e di Farnabio. L’atto primo a patto veruno
lle commedie Terenziane pessimamente divisa nell’edizioni di Einsio e di Farnabio. L’atto primo a patto veruno non può ter
sta saperne l’azione. Geta annunzia a Fedria e ad Antifone il ritorno di Demifone. Antifone lo vede egli stesso da lontano
nascosto, e Fedria sotto gli occhi dello spettatore attende l’arrivo di Demifone suo zio. Or come può quì terminare l’att
sposta non soffre sospensione, ed è forza che si risolva; e la venuta di Demifone è la risoluzione della scena. Ed avendo
ia, Itane tandem uxorem duxit Antipho injussu meo? Geta va in traccia di Formione; Demifone parte dopo aver recitati quatt
e gli ha narrato l’accaduto. Ma se l’ atto II incomincerà dalla scena di Formione con Geta, tutto procederà con ogni veris
nza; lo spazio che corre da un atto all’altro darà luogo alla ricerca di Formione fatta da Geta e al racconto del fatto. T
mento. Ma ciò facendo sparirà l’atto II, ed il Formione sarà composto di quattro soli atti. Quanto a me io non vi troverei
Latini furono più scrupolosi de’ Greci, come apparisce dal noto verso di Orazio, Neve minor quinto, neu sit productior
lasciare il teatro vuoto ragionevolmente nella fine dell’atto, pensò di sopprimere il verso sudetto Sed eccum ipsum. Così
sudetto Sed eccum ipsum. Così sciogliesi il nodo alla foggia marziale di Alessandro. Egli ve n’ha un’ altra più giusta che
stata avvertita ancora dall’autore delle Note alla mentovata edizione di Terenzio fatta in Roma nel 1767107. Molti passi a
eggiadra è la descrizione della bellezza senza artificj nella persona di Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è
d un tratto, Che in noi si abbatte un giovan che piangeva. Abbiam di ciò stupore; e lui preghiamo A dirci la cagione
giaceva Ad essa dirimpetto, e niuno amico Aveva, o conoscente, o di suo sangue, Che desse mano al funerale, in fuor
Bella è la quarta scena dell’atto I, in cui Geta e Fedria cercano di animare Antifone abbattuto dalla venuta del padre
ando gli si dica, egli rimane sempre più costernato, que’ due fingono di voler partire e lasciarlo; alla qual cosa Antifon
sciarlo; alla qual cosa Antifone si scuote, s’incoraggia, e si sforza di far buon viso. Le parole non ricevono soccorso da
de essere state le antiche tragedie e commedie mutilate da’ gramatici di quella ideata prosa che notava le azioni de’ pers
ici di quella ideata prosa che notava le azioni de’ personaggi. E chi di grazia ha rivelato a costui sì bel secreto, che g
ì bel secreto, che gli autori nel pubblicar le loro favole l’empivano di noterelle, come fanno oggidì i moderni? Gli autor
ed alcuni de’ Latini ne erano per lo più gli attori, nè abbisognavano di tali soccorsi marginali. Essi di più erano persua
lo più gli attori, nè abbisognavano di tali soccorsi marginali. Essi di più erano persuasi, che un poeta dovesse talmente
e nel dramma manifestate i proprii concetti, che facesse comprendere, di quale azione dovesse animarla e abbellirla il rap
e sono le desiderate noterelle del pari inutili per le teste leggere di coloro che leggono pettinandosi o amoreggiando. O
on più vantaggio si lascia all’abilità dell’attore e al discernimento di chi legge. Questa scena è tanto più vaga, quanto
sta scena è tanto più vaga, quanto le cose umili sembrano meno capaci di grazia e leggiadria. Per buona ventura nel fermar
la versione Italiana del Formione fatta dall’elegantissimo traduttor di Teocrito, Mosco e Bione, il chiar. P.M. Giuseppe
chiar. P.M. Giuseppe Maria Pagnini Pistojese Carmelitano, Professore di eloquenza in quella università, il quale si compi
Professore di eloquenza in quella università, il quale si compiacque di permettermi di decorare la mia nuova storia teatr
eloquenza in quella università, il quale si compiacque di permettermi di decorare la mia nuova storia teatrale con qualche
storia teatrale con qualche frammento della sua bella versione e del di lui nome sì degno, sì noto, sì caro alle muse Ita
la nominata università, e dalla stamperia Reale si pubblicò col testo di Terenzio corredato di un nuovo prologo latino del
, e dalla stamperia Reale si pubblicò col testo di Terenzio corredato di un nuovo prologo latino dell’incomparabile tradut
ta. Avrei ben provveduto a’ casi miei. L’ira del vecchio mi daria di barba: Avrei fatto fardello, e preso il trotto.
, Che veggo là nel fondo della piazza? Ant. E’ desso? Non ho cuor di rimanere. Get. Ehi, che fate, Antifon? Qui, qui
o a voi Fania e la mia vita. ecc. Artificiosa finalmente è la scena di Geta e Formione, ascoltando da parte Demifone, ch
simo atto, ed incomincia, En unquam cuiquam contumeliosius. Eccone la di lui traduzione: Dem. Avete inteso mai, che altr
Ei fin s’inoltra a querelarsi il primo. For. Io già non ho motivo di lagnarmi Del giovin, se contezza non ne avea;
to A’ miei giorni il miglior non ho veduto. Get. Vedi bel paragon di te e di lui. For. Che ti venga la rabbia. E s’i
miei giorni il miglior non ho veduto. Get. Vedi bel paragon di te e di lui. For. Che ti venga la rabbia. E s’io per ta
Non fosse noto. Dem. Noto a me? For. Di certo. Dem. Io vi dico di no. Voi, che volete Che mi sia noto, fate che m
m detto or ora. Eh, eh non lo vò dir. Voi vi volete Pigliar gioco di me, come se voi Nol sapeste. Dem. Io pigliarm
Pigliar gioco di me, come se voi Nol sapeste. Dem. Io pigliarmi di voi gioco? Get. Stilfone. For. Alfin, che imp
a a voi noto? Dem. Nè io costui giammai conobbi, e alcuno Parente di tal nome io mai non ebbi. For. Possibile? Oh ve
ssibile? Oh vergogna! Ah s’egli avesse Lasciato mai qualche migliar di scudi. Dem. Che ti colga il malanno. For. All
dili L. Postumio Albino, e L. Cornelio Merola, dalla compagnia comica di L. Ambivio Turpione e L. Attilio Prenestino colla
ia comica di L. Ambivio Turpione e L. Attilio Prenestino colla musica di Flacco. La quarta volta si recito nel consolato d
stino colla musica di Flacco. La quarta volta si recito nel consolato di Gn. Fannio Strabone e M. Valerio Messala l’anno d
cito nel consolato di Gn. Fannio Strabone e M. Valerio Messala l’anno di Roma 593. Il poeta memore della disgrazia dell’Ec
a sarebbe questa che si è rappresentata in Parma da’ giovani studenti di quell’università l’anno 1784, e vi fece un nuovo
elodato P. Pagnini, che per l’eleganza e la venustà secondo me merita di rendersi sempre più noto: Ætate nostra pol nih
io trasse da Menandro, fu dagli Edili comperata al prezzo esorbitante di ottomila nummi, cui verun’ altra mai non pervenne
erun’ altra mai non pervenne, e si rappresentò dalla solita compagnia di Turpione ed Attilio colla musica di Flacco. La se
appresentò dalla solita compagnia di Turpione ed Attilio colla musica di Flacco. La seconda volta si recito nel consolato
ilio colla musica di Flacco. La seconda volta si recito nel consolato di M. Valerio Messala e Gn. Fannio Strabone l’anno d
cito nel consolato di M. Valerio Messala e Gn. Fannio Strabone l’anno di Roma 593. Non per tanto dalla Dacier e dal Fabro
se ne volessero ripetere il diletto nel medesimo giorno, come avviene di qualche aria eccellente ne’ nostri teatri musical
la con supplirvi la parola die? Bis acta est, dice lo scrittore della di lui vita; e perchè ciò direbbe (argomenta il Fabr
? L’Eunuco si sarà rappresentata diverse volte, e perchè far menzione di due sole? Potrebbe però rispondersi in prima, che
due sole? Potrebbe però rispondersi in prima, che il biografo intenda di dire, che siasi rappresentata due volte in poco s
afo intenda di dire, che siasi rappresentata due volte in poco spazio di tempo (non già in un giorno, perchè questo farebb
avrebbe richiesto un racconto speciale) senza poi tenersi più ragione di altre ripetizioni, cosa che sarà avvenuta ad altr
agione di altre ripetizioni, cosa che sarà avvenuta ad altre commedie di Cecilio, di Plauto ecc. E tale breve spazio di te
tre ripetizioni, cosa che sarà avvenuta ad altre commedie di Cecilio, di Plauto ecc. E tale breve spazio di tempo ben potr
nuta ad altre commedie di Cecilio, di Plauto ecc. E tale breve spazio di tempo ben potrebbe ristrignersi all’anno del rife
s’interpreti la seconda volta, e non già due volte. Nel Tormentatore di se stesso si dice acta III nel consolato di Sempr
e volte. Nel Tormentatore di se stesso si dice acta III nel consolato di Sempronio e di Giuvenzio, e si spiega la terza vo
rmentatore di se stesso si dice acta III nel consolato di Sempronio e di Giuvenzio, e si spiega la terza volta; nel Formio
perchè mai solo l’ acta II dell’Eunuco ha da ricevere la spiegazione di due volte in un dì? Che che sia però di questo, d
ha da ricevere la spiegazione di due volte in un dì? Che che sia però di questo, dobbiamo osservare che Terenzio in tutte
re. Egli ne riprende due commedie tratte dalla Fantasima e dal Tesoro di Menandro; e ci racconta, come dopo che gli Edili
mmedia dell’Eunuco, Luscio si adoperò per modo che ottenne la facoltà di esaminarla (inspiciundi) e che si cominciò a reci
ritta da Nevio e da Plauto. Terenzio nel prologo si discolpa, negando di aver mai saputo che Nevio e Plauto l’avessero pos
olla ingenuità che accompagna sempre gli uomini che non iscarseggiano di merito, che dal Colace di Menandro egli ha tratto
gna sempre gli uomini che non iscarseggiano di merito, che dal Colace di Menandro egli ha tratto i personaggi del parassit
azione dell’Eunuco consiste in un dono fatto da un suo amante a Taide di una fanciulla ch’ella sa esser cittadina Ateniese
ina Ateniese, e in un altro dono, fattole da un altro suo innamorato, di un Eunuco, in vece di cui vi è menato un vivace g
altro dono, fattole da un altro suo innamorato, di un Eunuco, in vece di cui vi è menato un vivace giovanetto preso repent
vi è menato un vivace giovanetto preso repentinamente dalla bellezza di quella fanciulla, la quale di poi gli diventa mog
tto preso repentinamente dalla bellezza di quella fanciulla, la quale di poi gli diventa moglie. La favola è condotta con
e Cherea sono così vere e leggiadre, che diventano una tacita satira di quasi tutti gl’ innamorati scenici moderni, i qua
manierati belli-spiriti, come nelle Francesi, o fantastici trovatori di ardite metafore, di studiati epigrammi e di stran
riti, come nelle Francesi, o fantastici trovatori di ardite metafore, di studiati epigrammi e di strani rettorici pensamen
i, o fantastici trovatori di ardite metafore, di studiati epigrammi e di strani rettorici pensamenti, come nelle Italiane
mi e di strani rettorici pensamenti, come nelle Italiane specialmente di una gran parte del XVII secolo. Si sgomenta ogni
ialmente di una gran parte del XVII secolo. Si sgomenta ogni scrittor di buon gusto nel voler prestare i concetti a un inn
on gusto nel voler prestare i concetti a un innamorato, rammentandosi di Fedria sulla soglia di Taide. Quattro versi che d
tare i concetti a un innamorato, rammentandosi di Fedria sulla soglia di Taide. Quattro versi che danno principio a questa
o la disperazione degli scrittori teatrali intelligenti. Trascriverei di buon grado l’intera prima scena originale, ma per
acere qualche volta a chi si conforma più volentieri all’uso Francese di addurre delle lingue morte i frammenti tradotti,
, ne recherò una mia versione qualunque essa siasi, sempre inculcando di leggersi i versi stessi di Terenzio: Fed. Che f
ne qualunque essa siasi, sempre inculcando di leggersi i versi stessi di Terenzio: Fed. Che farò dunque? Non vi andrò? N
i di Terenzio: Fed. Che farò dunque? Non vi andrò? Nemmeno Or che di suo volere a se mi chiama? O mi armerò piuttost
emmeno Or che di suo volere a se mi chiama? O mi armerò piuttosto di costanza, Per non soffrir mai più d’esser trast
ni giunte a domandar mercede. Par. Purchè il possa tu far, non v’ha di questa Nè più gloriosa, nè più forte impresa.
. Oh! pria morrò; saprà qual uom mi sia. Tutto questo apparecchio di disdegno In fede mia ammorzerà repente Solo u
nosco bene La sua nequizia, e la miseria mia, E me ne incresce, e di amor muojo, e il veggo, E il so, nè mi tratteng
he far? La libertà perduta Al minor prezzo che possibil fia Cerca di riscattar; e se non puoi Con poco, abbi l’inten
oi coglier dobbiam, via se ne porta. Della bellissima scena seconda di Taide con Fedria e Parmenone potrebbero addursi v
re gli scrittori teatrali ad esprimere col vero linguaggio il pensare di un innamorato. Addio, mia bella Taide (dice Fedri
spetti, A me pensi, in me speri, e in me ti allegri, In somma che di me tutta tu sii, Quando io son tutto tuo. Gr
e, forte, difficile ad esser raffrenata o a soggiogarsi è la passione di Fedria; ma infocata, vivida, impetuosa è quella d
ese. Leggansi in quest’altro passo tradotto dalla medesima mano le di lui espressioni dopo essere stato in casa di Taid
o dalla medesima mano le di lui espressioni dopo essere stato in casa di Taide, donde esce pieno di giubilo e dolcezza:
lui espressioni dopo essere stato in casa di Taide, donde esce pieno di giubilo e dolcezza: Evvi alcun qui dappresso?
r eccitare gli studiosi giovani alla lettura ragionata delle commedie di Terenzio, nella quale si abbatteranno in moltissi
amento abbia l’autore delle Note della soprannominata edizione Romana di Terenzio del 1767 voluto opporsi alla solita divi
ti dell’Eunuco. A suo credere l’atto I non dee terminare colle parole di Taide, Concedam hinc intro, atque expectabo dum v
guano il discorso tenuto dell’ancella e dell’eunuco da condursi nella di lei casa. Ma l’azione parmi che avvenga diversame
are in villa per passarvi il biduo penoso. Taide rimane affliggendosi di non esser creduta da Fedria ch’ella ama di buon s
Taide rimane affliggendosi di non esser creduta da Fedria ch’ella ama di buon senno; accenna di volere col dono della fanc
osi di non esser creduta da Fedria ch’ella ama di buon senno; accenna di volere col dono della fanciulla che attende dal s
ol dono della fanciulla che attende dal soldato, rendersi benevolo il di lei fratello; entra in sua casa; e così termina b
tutti gli uomini avviene e spezialmente agl’ innamorati, in procinto di andar via ripete al servo che eseguisca i suoi or
a rifiutare la comune divisione. L’unico motivo che ebbe l’annotatore di censurarla, è che Fedria parla della medesima cos
n Taide. Ma sarebbe strano che in due parole la ripetesse nel momento di partire? Lascio poi da parte che la divisione da
arii passi degli antichi raccolsero le notizie appartenenti alla vita di Terenzio, abbiano francamente asserito che questa
o, abbiano francamente asserito che questa favola fosse tratta da una di Menandro. Niun critico, per quanto io sappia, ha
appia, ha considerato che Terenzio stesso a chiarissime note ha detto di doverla al comicissimo Difilo, e intitolarsi in G
essa sorte col loro sovrano. Ci dice in oltre che Plauto dalla favola di Difilo trasse la sua intitolata Commorientes; ma
viva forza una meretrice a un ruffiano, egli ha voluto approfittarsi di questa parte non toccata, per tessere questa sua
ia. L’intitolò Adelphi per avervi introdotti due bellissimi caratteri di due fratelli di umore e di costumi opposti, i qua
delphi per avervi introdotti due bellissimi caratteri di due fratelli di umore e di costumi opposti, i quali formano un pi
avervi introdotti due bellissimi caratteri di due fratelli di umore e di costumi opposti, i quali formano un piacevolissim
n piacevolissimo contrasto comico. Mizione e Demea sono gli originali di moltissime copie moderne di caratteri che grazios
omico. Mizione e Demea sono gli originali di moltissime copie moderne di caratteri che graziosamente si combattono sulle s
e si combattono sulle scene. Mizione senza moglie, senza figli, pieno di comodi e di ricchezze, urbano, indulgente, piacev
ono sulle scene. Mizione senza moglie, senza figli, pieno di comodi e di ricchezze, urbano, indulgente, piacevole, benefic
ente, piacevole, benefico: Demea ammogliato, con due figliuoli, pieno di cure, laborioso, severo, burbero, tenace. Quegli
izione per sollevare alquanto il fratello adotta Eschino il primo de’ di lui figliuoli, e con una educazione dolce e indul
, e con una educazione dolce e indulgente, sebbene gli dà la facilità di soddisfare a’ suoi capricci giovanili, almeno l’i
il fratello Mizione. Egli ha saputo che Eschino ha violentata la casa di un ruffiano, bastonandolo e togliendogli una mere
e sia in villa, mentre si trova colla sua donna e con Eschino in casa di Mizione. Ognuno vede qual fonte di piacevolezza c
la sua donna e con Eschino in casa di Mizione. Ognuno vede qual fonte di piacevolezza contenga il carattere di questo vecc
Mizione. Ognuno vede qual fonte di piacevolezza contenga il carattere di questo vecchio severo che s’immagina di essere ab
volezza contenga il carattere di questo vecchio severo che s’immagina di essere abbastanza vigilante, e di sapere gli scon
uesto vecchio severo che s’immagina di essere abbastanza vigilante, e di sapere gli sconcerti di sua casa prima di ogni al
s’immagina di essere abbastanza vigilante, e di sapere gli sconcerti di sua casa prima di ogni altro, quando egli è il so
ere abbastanza vigilante, e di sapere gli sconcerti di sua casa prima di ogni altro, quando egli è il solo che n’è sempre
Rideo hunc, primum ait se scire, is solus nescit omnia. Ne’ casi di Panfila fatta madre da Eschino gli avviene lo ste
o stesso. Ei tardi n’è instruito da Egione, e più tardi ancora e fuor di tempo ne viene a schiamazzare col fratello allorc
re col fratello allorchè tutto è quieto, e si sono conchiuse le nozze di Eschino e di Panfila. Eccita parimente il riso qu
lo allorchè tutto è quieto, e si sono conchiuse le nozze di Eschino e di Panfila. Eccita parimente il riso quando, accorge
nfila. Eccita parimente il riso quando, accorgendosi che l’indulgenza di Mizione lo rende a tutti caro ed accetto, pensa d
a congiungersi in matrimonio con Sostrata. Tralle bellezze più degne di notarsi in questa commedia si vogliono collocare
di notarsi in questa commedia si vogliono collocare le ottime regole di educazione che si ricavano dalla prima scena, le
e questi aurei versi ben ponderati risparmierebbero a molti la fatica di accumular volumi sull’ educazione domestica. Per
cazione domestica. Per ciò che riguarda la comica piacevolezza merita di osservarsi la scena terza dell’atto III di Demea
comica piacevolezza merita di osservarsi la scena terza dell’atto III di Demea con Siro. Applaudesi il vecchio della propr
to III di Demea con Siro. Applaudesi il vecchio della propria maniera di pensare, e censura quella del fratello, coll’ occ
pensare, e censura quella del fratello, coll’ occasione del trascorso di Eschino; ed il servo con graziosa ironia loda la
one del trascorso di Eschino; ed il servo con graziosa ironia loda la di lui saviezza, il prudente antivedere, le massime
e antivedere, le massime assennate. Il vecchio entrato a far l’elogio di se stesso non la finisce mai, e il servo fa una p
ogio di se stesso non la finisce mai, e il servo fa una parodia delle di lui sentenze applicandole alla sua cucina. Veggas
. Finalmente Gli comando, che come in uno specchio Egli contempli di ciascun la vita, E quindi apprenda dalle azioni
Quest’altre è da fuggirsi. Sir. Con giudizio. Dem. Questo degno è di lode. Sir. Util consiglio. Dem. Questo di bia
. Dem. Questo degno è di lode. Sir. Util consiglio. Dem. Questo di biasmo. Sir. Insegnamento raro. Dem. Ma per m
raro. Dem. Ma per meglio spiegarmi . . . . Sir. Non ho tempo Or di ascoltarti, che mi son comprati Que’ pesci a gu
duttore: . . . . . . . Or dimmi un poco In qual città ti credi tu di stare? Facesti oltraggio ad una verginella Cu
ttà ti credi tu di stare? Facesti oltraggio ad una verginella Cui di toccar nessun diritto avevi. Già questa ella è
rimedio? Forse da te cercasti a provvederci? O già che ti prendea di me vergogna, Nè da te stesso mel volesti dire,
ostei per moglie. Non è da omettersi la grazia della escandescenza di Demea, e l’epilogo delle disgrazie e dei delirii
secondo l’epigrafe apposta alle comuni edizioni, ne’ giuochi funebri di L. Emilio Paolo fatti da Q. Fabio Massimo e P. Co
o fatti da Q. Fabio Massimo e P. Cornelio Africano sotto il consolato di L. Anicio Gallo e M. Cornelio Cetego l’ anno di R
no sotto il consolato di L. Anicio Gallo e M. Cornelio Cetego l’ anno di Roma 593, secondo il Fabro de ætate Terentii, ess
ndo il Fabro de ætate Terentii, essendo rappresentata dalla compagnia di Attilio Prenestino e da Minuzio Protimo colla mus
lla compagnia di Attilio Prenestino e da Minuzio Protimo colla musica di Flacco. Anche questa commedia fu nel nativo lingu
i più nobili attori della corte del Duca Ercole II, cioè da’ medesimi di lui figliuoli. Questo comico elegantissimo si vuo
. Questo comico elegantissimo si vuole nato in Cartagine circa l’anno di Roma 560 nove anni prima della morte di Plauto. F
ato in Cartagine circa l’anno di Roma 560 nove anni prima della morte di Plauto. Fenestella affermò esser egli nato e mort
Terenzio, o per meglio dire sparì, nè altro se ne seppe dal consolato di Cn. Cornelio Dolabella e M. Fulvio Nobiliore in p
ella e M. Fulvio Nobiliore in poi, che cade nell’anno 594. Vuolsi che di anni trentaquattro in circa s’imbarcasse per la G
recia o per l’Asia. Alcuno asserisce ch’ei morisse povero in Stinfalo di Arcadia; altri ch’egli naufragasse di ritorno dal
h’ei morisse povero in Stinfalo di Arcadia; altri ch’egli naufragasse di ritorno dalla Grecia, e perissero con lui cento e
to fosse sino all’ultima vecchiaja in Grecia, e che avesse trascurato di tornare in Roma dove le sue fatiche erano così be
erone che ce ne istruisce, esalta l’ingegno, l’argutezza e l’eleganza di Afranio108. Anche Quintiliano109 lo commenda assa
Afranio108. Anche Quintiliano109 lo commenda assai senza lasciar però di riprenderlo per l’oscenità degli amori da lui rec
’oscenità degli amori da lui recati sulle scene. Suetonio mentova una di lui commedia togata detta l’Incendio, nella quale
le. Ma forse per non avere essi ad altra gloria aspirato che a quella di traduttori ingegnosi, si rimasero indietro, mostr
al confronto de’ greci originali onde traevansi, indebolirsi e scemar di pregio (Nota VII). IV. Splendidezza della sce
fermò Cicerone112. I gran personaggi della repubblica già pregiavansi di esser detti amici de’ Terenzii tuttochè stranieri
to e la magnificenza conveniente a un popolo arricchito delle spoglie di tanto mondo. Cajo Pulcro l’abbellì colla varietà
ulcro l’abbellì colla varietà de’ colori; Cajo Antonio la coprì tutta di argento, Petrejo di oro, Catulo di avorio; i Lucu
a varietà de’ colori; Cajo Antonio la coprì tutta di argento, Petrejo di oro, Catulo di avorio; i Luculli la renderono ver
olori; Cajo Antonio la coprì tutta di argento, Petrejo di oro, Catulo di avorio; i Luculli la renderono versatile; Pompeo
iti e nelle decorazioni, e fe costruire il suo magnifico teatro ricco di marmi e di cristalli, e pomposamente ornato di tr
decorazioni, e fe costruire il suo magnifico teatro ricco di marmi e di cristalli, e pomposamente ornato di trecentosessa
magnifico teatro ricco di marmi e di cristalli, e pomposamente ornato di trecentosessanta colonne, il quale era capace di
pomposamente ornato di trecentosessanta colonne, il quale era capace di più di ottantamila spettatori113. Finalmente non
amente ornato di trecentosessanta colonne, il quale era capace di più di ottantamila spettatori113. Finalmente non istimar
osi Romani sconvenevole alla loro grandezza stabilire una deputazione di cinque censori destinati a rivedere i drammi da r
ntarsi, per contenere i poeti ne’ limiti dovuti. Senza l’approvazione di alcuno di essi non compariva sulla scena componim
r contenere i poeti ne’ limiti dovuti. Senza l’approvazione di alcuno di essi non compariva sulla scena componimento verun
ulla scena componimento veruno. I loro congressi facevansi nel tempio di Apollo o delle Muse, ove i poeti recavansi a reci
rpa era il più assiduo e diligente de’ cinque censori. Cicerone parla di lui nella prima epistola del settimo libro delle
imo lib. II, c. 4. 72. Oltre al citato Valerio, vedi il libro XLVIII di Tito Livio, e le opere di Vellejo Patercolo e App
tre al citato Valerio, vedi il libro XLVIII di Tito Livio, e le opere di Vellejo Patercolo e Appiano. 73. Orazio Epist. I
74. Nel libro dell’ottimo genere degli oratori. 75. V. i Saturnali di Macrobio. 76. Il Vossio ad Catullum disvelò la d
75. V. i Saturnali di Macrobio. 76. Il Vossio ad Catullum disvelò la di lui impostura. Il Bayle osservò l’altra che fece
mina exercabantur, dice lo Storico. Si vuole però osservare che l’età di Accio non conviene col personaggio di Cesare Ditt
vuole però osservare che l’età di Accio non conviene col personaggio di Cesare Dittatore che venne dopo di lui. Dunque qu
Accio non conviene col personaggio di Cesare Dittatore che venne dopo di lui. Dunque qui si parla o di un altro Accio o di
ggio di Cesare Dittatore che venne dopo di lui. Dunque qui si parla o di un altro Accio o di un altro Giulio Cesare. 84.
tore che venne dopo di lui. Dunque qui si parla o di un altro Accio o di un altro Giulio Cesare. 84. Instit. Orat. lib. 
c. 1. 85. De Natura Deorum lib. II. 86. In fine della I Filippica di Cicerone. 87. In Bruto. 88. Saturnal. lib. I
o. 88. Saturnal. lib. III, c. 16. Vedi anche il Dizionario Critico di Pietro Bayle Nota B art. Titius. 89. V. il I de
is Romanorum presso il Douza in Lucilii reliquiis. 91. V. La Sat. 1. di Giovenale. 92. Strabone lib. V, e Cluverio lib. 
λοκιον significa monile, che bene esser potè il titolo della commedia di Menandro. Ma questa voce poteva anche col tempo e
o. Ma questa voce poteva anche col tempo essere divenuta nome proprio di donna, come pur son fra noi Gemma, Margherita, Pr
lib., c. 16. Varrone, Aristotile e Diocle filosofo furono dell’avviso di Cecilio, stimando che potesse benissimo una donna
’avviso di Cecilio, stimando che potesse benissimo una donna partorir di otto e di undici mesi. Esempii al certo non ne ma
Cecilio, stimando che potesse benissimo una donna partorir di otto e di undici mesi. Esempii al certo non ne mancano. Gra
erto non ne mancano. Gracco nacque dopo undici mesi; e Vestilia madre di Cesonia moglie di C. Caligola, secondo il raccont
o. Gracco nacque dopo undici mesi; e Vestilia madre di Cesonia moglie di C. Caligola, secondo il racconto di Plinio nel l.
Vestilia madre di Cesonia moglie di C. Caligola, secondo il racconto di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuo
. Caligola, secondo il racconto di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e
do il racconto di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di u
di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di undici, di che p
el l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di undici, di che possono vede
c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di undici, di che possono vedersi le Oss
ravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di undici, di che possono vedersi le Osservazioni di
figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di undici, di che possono vedersi le Osservazioni di Emondo Mer
otto e di un altro di undici, di che possono vedersi le Osservazioni di Emondo Merillo nel libro V, c. 30. Laonde l’Imper
isposizione della legge decemvirale, trattandosi della legittimazione di un fanciullo nato da una donna d’ incorrotto cost
ittimazione di un fanciullo nato da una donna d’ incorrotto costume e di non dubbia onestà undici mesi dopo la morte del m
l fondamento de’ dubbii e delle correzioni proposte si è l’asserzione di Eusebio di Cesarea autore del quarto secolo dell’
o de’ dubbii e delle correzioni proposte si è l’asserzione di Eusebio di Cesarea autore del quarto secolo dell’Era Cristia
io di Cesarea autore del quarto secolo dell’Era Cristiana, in cui più di una volta dai dotti si desidera maggiore esattezz
dai dotti si desidera maggiore esattezza. Forse egli collocò la morte di Cecilio un anno prima della rappresentazione dell
i quali non vorrebbero che si parlasse degli antichi, perchè (dicono) di essi si è tanto scritto. Ma questi gigantelli let
ti gigantelli letterarii manifestano essi stessi il bisogno che si ha di ben ragionar dell’antichità; perchè nel voler ess
si ha di ben ragionar dell’antichità; perchè nel voler essi talora su di quella balbettare, cadono ad ogni passo in mille
rrori istorici, in giudizii iniqui e stravolti ed in madornali eresie di gusto. Adunque la copia stessa delle pedanterie a
mmassate in più secoli su gli antichi, ha cagionato il rincrescimento di studiarli, e quindi la non curanza di tanti moder
ha cagionato il rincrescimento di studiarli, e quindi la non curanza di tanti moderni, specialmente oltramontani, che ne
iance il gusto della gioventù. Dal che proviene la necessità assoluta di richiamarla alle limpidi sorgenti del sapere e de
marla alle limpidi sorgenti del sapere e delle bellezze letterarie, e di parlar piuttosto con sobrietà, gusto e dottrina d
di parlar piuttosto con sobrietà, gusto e dottrina degli antichi, che di scarabocchiar su materie non indegnamente altra v
e non indegnamente altra volta maneggiate certi libri inutili tessuti di ritagli di Francesi e Italiani impudentemente sac
namente altra volta maneggiate certi libri inutili tessuti di ritagli di Francesi e Italiani impudentemente saccheggiati e
li astiosamente. 102. Per saggio della maniera d’imitare e tradurre di questo letterato, rechiamo un frammento della pri
dell’atto I. Narrata la morte della Genovese Fulvia (che è la Criside di Terenzio) così prosegue: Currado. Fra questo me
orso l’occhio sopra una fanciulla, tralle altre donne della comitiva, di una bellezza, Biagio . . . . Biagio. Ghiotta ass
i una bellezza, Biagio . . . . Biagio. Ghiotta assai forse? Cur. E di un’ aria sì modesta e graziata che non si può dir
, e sopra l’altre nobile e signorile, mi feci a domandarne le femmine di seguito: ma in udire da loro essere una sorella d
cuore: oh oh, dissi allora tra me, qui gli cadde l’ago; ecco la fonte di tante lagrime; ecco donde nasce quella sua tanta
ggio del Panfilo Terenziano) venne ad un tratto a palesare il segreto di quell’amore che tanto accortamente avea saputo na
ciogliendosi in lagrime, gli si lasciò cadere in braccio, con un atto di tanta confidenza e di tanto affetto, che fece ben
e, gli si lasciò cadere in braccio, con un atto di tanta confidenza e di tanto affetto, che fece ben conoscere non esser q
ore. 103. Poet. lib. VI, c. 3. 104. Vedi le note apposte in piè di pagina alla bellissima edizione delle commedie di
note apposte in piè di pagina alla bellissima edizione delle commedie di Terenzio fatta in Roma nel 1767 nella stamperia Z
nel 1767 nella stamperia Zempeliana. 105. Metastasio non ha lasciato di notar ciò nel cap. quinto del suo Estratto della
nel cap. quinto del suo Estratto della Poetica. 106. Non increscerà di vederne la traduzione del dotto Mons. Fortiguerra
escerà di vederne la traduzione del dotto Mons. Fortiguerra: Prima di tutto noi giugnemmo appena Alla sua casa, che b
si Quando giugnemmo a lei Cosa vedemmo che larga materia Ci diè di argomentar, com’ ella impieghi E le ore e i gio
le ore e i giorni: per lo quale impiego Ben si comprende il natural di ognuno. Noi la trovammo a tesser tutta intenta
natural di ognuno. Noi la trovammo a tesser tutta intenta Vestita di una veste assai mezzana, E quella tinta di colo
tutta intenta Vestita di una veste assai mezzana, E quella tinta di color lugubre, E forse ciò per bruno della vecc
io nel libro XXXVI, c. 15 ci ha lasciate belle descrizioni de’ teatri di Scauro e di Curione. 114. V. anche l’Epist. a’ P
XXXVI, c. 15 ci ha lasciate belle descrizioni de’ teatri di Scauro e di Curione. 114. V. anche l’Epist. a’ Pisoni v. 386
57 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
vertir la Francia. I Misteri degli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse di Luigi Chocquet si rappresentarono in Parigi nell’
s’impressero nel 1541 in tre volumi. Vi si veggono varie combriccole di demoni, i quali ne sembrano i buffoni166. Rappres
mascherate, molto buffonesche e satiriche. Quando cadde dalla grazia di Luigi XII il marescial di Gié perseguitato da Ann
sche e satiriche. Quando cadde dalla grazia di Luigi XII il marescial di Gié perseguitato da Anna di Brettagna regina-duch
de dalla grazia di Luigi XII il marescial di Gié perseguitato da Anna di Brettagna regina-duchessa, fu egli motteggiato in
tato da Anna di Brettagna regina-duchessa, fu egli motteggiato in una di tali farse. Facendosi allusione al nome Anna dell
tali farse. Facendosi allusione al nome Anna della regina e al grado di maresciallo del favorito, dicevasi nella farsa ch
rmiato nelle momerie. Egli ne tollerava la satira, contentandosi solo di prescrivere agli attori di rispettar la regina, a
ne tollerava la satira, contentandosi solo di prescrivere agli attori di rispettar la regina, altrimenti gli avrebbe fatti
e fatti impiccare. I Giuochi de’ Piselli Pesti erano un’altra spezie di farsa francese. Sembra che una delle più famose d
no un’altra spezie di farsa francese. Sembra che una delle più famose di esse sia stato l’Avvocato Patelin, la quale ebbe
atore, e produsse patelinage, e pateliner. L’argomento e alcune scene di quella farsa che non manca di sale e di grazia co
e pateliner. L’argomento e alcune scene di quella farsa che non manca di sale e di grazia comica, possono vedersi presso M
r. L’argomento e alcune scene di quella farsa che non manca di sale e di grazia comica, possono vedersi presso M. de Fonte
a Patelin, e la contesa dell’avvocato e del cliente che lì vale delle di lui istruzioni per non pagarlo. Da simili rappres
sulle scene francesi anche sotto Francesco I, era un misto grossolano di religione e buffoneria, che scandalezzò il pubbli
no il teatro, il quale tornò a convertirsi in ospedale. Se gli sforzi di quel re, amante del sapere e degli uomini di lett
ospedale. Se gli sforzi di quel re, amante del sapere e degli uomini di lettere, non giunsero a sgombrar la nebbia della
portarono un crepuscolo, che scoprì la sciocchezza e gl’inconvenienti di quella mescolanza. Instarono i Fratelli per compr
lanza. Instarono i Fratelli per comprar le ruine del palazzo del duca di Borgogna e fabbricarvi un altro teatro, e ’l parl
nell’istesso decreto del 1548, col quale si accordava la permissione di tali rappresentazioni, si prescrisse che dovesser
gusto. I Fratelli vi si sottomisero; però non parve loro conveniente di montar più in palco, e si applicarono a instruire
si formò in Parigi con real permesso. Sebbene si é conservato il nome di Antonio Forestier e di Giacomo Bourgeois, autori
real permesso. Sebbene si é conservato il nome di Antonio Forestier e di Giacomo Bourgeois, autori di qualche farsa, o com
onservato il nome di Antonio Forestier e di Giacomo Bourgeois, autori di qualche farsa, o commedia perduta, vissuti sotto
ia e della tragedia fu conosciuta affatto in que’ paesi fino al regno di Errico II. Caterina de’ Medici, che introdusse in
nebleau, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto degli amori di Ginevra, verseggiata in parte dal poeta Pietro Ro
ali, argomento preso dagli antichi romanzieri francesi169. Che ne sia di tutto ciò, Ronsardo attribuisce al suo amico Stef
utto ciò, Ronsardo attribuisce al suo amico Stefano Jodelle la gloria di aver composte le prime tragedie e commedie france
esto Jodelle morì nel 1573 d’anni 41, e secondo Pasquier, non mancava di talento, benché non avea pur veduti i buoni libri
di talento, benché non avea pur veduti i buoni libri. Quindi é che le di lui languide tragedie sono scritte in istile molt
molto basso e ineguale, senz’arte, senz’azione, senza verun maneggio di teatro. Cleopatra nell’atto III in presenza d’Ott
ncorso. Gli attori non erano pubblici commedianti, ma sì bene persone di nome, tra’ quali due poeti Belleau e La-Peruse. P
oeti Belleau e La-Peruse. Più azione delle tragedie hanno le commedie di Jodelle, e dipingono i costumi di quel tempo con
ne delle tragedie hanno le commedie di Jodelle, e dipingono i costumi di quel tempo con tutta sincerità. Eugenio é un abat
e professava apertamente la dissolutezza, che in altri tempi si cerca di dissimulare; egli é solo sorprendente (soggiugne)
esimo tempo Baïf fece una commedia intitolata il Bravo, ch’é il Miles di Plauto, e La-Peruse una Medea d’infelice riuscita
ita. Sotto Errico III Roberto Garnier compose otto tragedie, migliori di quelle di Jodelle, a giudizio di Ronsardo, Porzia
Errico III Roberto Garnier compose otto tragedie, migliori di quelle di Jodelle, a giudizio di Ronsardo, Porzia, Cornelia
nier compose otto tragedie, migliori di quelle di Jodelle, a giudizio di Ronsardo, Porzia, Cornelia, Marcantonio, Ippolito
nsi nella tragedia de’ Giudei e alcuni versi dell’Ippolito meritarono di essere inseriti da M. Racine nella Fedra. A Garni
ancia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Hardy ne scrisse più di seicento, e per lo più con vergognosa fertilità n
tere, sono le persone principali delle sue favole. Le prime tenerezze di due innamorati, secondo l’espressione di Fontenel
e favole. Le prime tenerezze di due innamorati, secondo l’espressione di Fontenelle, passano sotto l’occhio dello spettato
farse francesi gli spettacoli scenici dell’Inghilterra in buona parte di questo secolo. I misteri, le moralità, le farse c
che avesse composta una commedia elegantissima, intitolata la Puttana di Babilonia. Di essa però afferma saviamente uno sc
per quanto si esageri dagli zelanti antiquari il merito e l’eleganza di tal componimento, la perdita fattane non apporter
i, e alemani. Ma quando Parigi non avea un poeta teatrale più esperto di Hardy, Londra contava fra’ suoi commedianti il fa
gole della verisimiglianza. Chiuse, com’essi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trent’anni, e restò al di so
ianza. Chiuse, com’essi, in una rappresentazione di poche ore i fatti di trent’anni, e restò al di sotto dell’istesso Tesp
n una rappresentazione di poche ore i fatti di trent’anni, e restò al di sotto dell’istesso Tespi per non aver saputo sepa
ide; e non senza ragione i suoi compatrioti affermano ch’egli abbonda di difetti innumerabili e di bellezze inimitabili. B
suoi compatrioti affermano ch’egli abbonda di difetti innumerabili e di bellezze inimitabili. Brilla soprattutto nel colo
difetti, e virtù . Il Macbeth, il Re Errico IV, Hamlet, e ’l Mercante di Venezia passano per le più belle tragedie di Shak
V, Hamlet, e ’l Mercante di Venezia passano per le più belle tragedie di Shakespear. Abbiamo osservato nel teatro italiano
lice. Shakespear scrisse ancor commedie, e gl’inglesi non si stancano di veder il di lui Cavalier Falstaff, e le Commari d
pear scrisse ancor commedie, e gl’inglesi non si stancano di veder il di lui Cavalier Falstaff, e le Commari di Windsor. E
si non si stancano di veder il di lui Cavalier Falstaff, e le Commari di Windsor. Egli soleva usare in un medesimo componi
onorarne la memoria, gli fu eretto un magnifico monumento nell’abadia di Westminster. Giovanni Fletcher di lui contemporan
un magnifico monumento nell’abadia di Westminster. Giovanni Fletcher di lui contemporaneo contribuì ancora agli avanzamen
te giuochi piacevoli, giuochi buffoni ec., ed alcune altre col titolo di commedie, tragedie, e comico-tragedie vi comparis
in numero prodigioso. Il solo Hanns Sachs, o Giovanni Sax, calzolaio di Norimberga, compose sessantacinque giuochi di car
Giovanni Sax, calzolaio di Norimberga, compose sessantacinque giuochi di carnevale dal 1518 fino al 1553, settantasei come
1772, in mezzo a tante goffaggini e bassezze che sovrabbondano nelle di lui opere, qualche volta si trovano alcune piacev
tedesco. Successe a questo Sachs Giacomo Ayrer, notaio, e procuratore di Norimberga, che pubblicò sino al secolo XVII tren
re di Norimberga, che pubblicò sino al secolo XVII trentasei giuochi di carnevale. Oltracciò compose moltissimi drammi ch
mezzo ai drammi cantanti alemani. Non é credibile l’immensa quantità di drammi, appellati commedie e commedie-tragedie, u
ta Gesù Vero Messia: un’altra che s’intitola il Novello Asino Tedesco di Balaam: un Postiglione Calvinista: un Cavalier Cr
no d’Eisleben, graziosa commedia spirituale in cui si trova l’istoria di Lutero, e de i di lui più gran nemici il Papa e C
ziosa commedia spirituale in cui si trova l’istoria di Lutero, e de i di lui più gran nemici il Papa e Calvino. Con simili
uerra i luterani e i cattolici, benché quelli più tardi si avvisarono di metter sulla scena le dispute teologiche, avendo
San Paolo, San Pietro. Ancor quando non vennero animati dallo spirito di partito gli alemani di quel tempo presero gli arg
Ancor quando non vennero animati dallo spirito di partito gli alemani di quel tempo presero gli argomenti dalla religione
i argomenti dalla religione e dalla sacra scrittura. Nella biblioteca di Gesnero si fa menzione del Protoplaste e della No
ella Nomothesia, comico tragedie, e del Sacrificio d’Isacco commedia, di Geronimo Zieglero professor di poetica in Ingolst
e, e del Sacrificio d’Isacco commedia, di Geronimo Zieglero professor di poetica in Ingolstad; della Giuditta e della Sapi
ro professor di poetica in Ingolstad; della Giuditta e della Sapienza di Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedi
lstad; della Giuditta e della Sapienza di Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle comm
della Sapienza di Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adama
-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Gius
e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Di
el, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Ditero. Non fur
media di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Ditero. Non furono que
Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Ditero. Non furono queste stravaganti
lle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Ditero. Non furono queste stravaganti come le pre
plebei, ed era riacettata. L’imperadore se ne sdegnò, parendogli cosa di mal esempio, e comandò che l’autore ne fosse gast
sempio, e comandò che l’autore ne fosse gastigato, ma egli ebbe tempo di fuggir via; e nel 1552 morì in Lausana170. Il com
1536 e reimpresso nel 1544. Lo sceneggiamento n’é sopra tutti quelli di quel tempo ben connesso, e vi si osserva scrupulo
llo spagnuolo, dal latino, e dal greco. La prima s’intitola gli Amori di Melibeo e del Cavalier Calisto, tragedia in dicia
rimm, impressa in Augsbourg nel 1520, Celestina é il titolo originale di questa novella in dialoghi, che si é presa per ra
he si é presa per rappresentazione teatrale: la seconda é l’Aulularia di Plauto, impressa in Magdeburg nel 1535; e la terz
e, impressa nel 1584, alla quale il traduttore ha voluto dare il nome di comoedio-tragoedia. 166. Vedi il Dizionario di
voluto dare il nome di comoedio-tragoedia. 166. Vedi il Dizionario di Bayle art. Chocquet. 167. M. d’Argentré Histoire
. M. d’Argentré Histoire de Bretagne presso gli Aneddoti delle Regine di Francia, tom. III. 168. Perroniana p. 259. Edit
Discorso su Carlo IX, tom. IV. 170. Vedi il XIII libro degli Annali di Uberto Leodio presso Bayle.
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 484-498
sa nell’arte del pennello, nella quale si addestrò presso l’Accademia di Firenze. Ma morto il padre, il desiderio di calca
destrò presso l’Accademia di Firenze. Ma morto il padre, il desiderio di calcar le scene lo vinse, e a sedici anni fece le
ago perfetto in compagnia del fratello Tommaso. Di faccia espressiva, di voce bellissima, fu anche attore egregio nelle pa
a espressiva, di voce bellissima, fu anche attore egregio nelle parti di tragedia, sebbene pel fisico alcun po'deficiente,
arti di tragedia, sebbene pel fisico alcun po'deficiente, era piccolo di statura, non gli si attagliassero troppo. Divenut
in cui la sciattezza della forma era compensata da una cotal vivacità di dialogo e fecondità d’intreccio. Non poche sortir
figlio, Le ragazze scherzano, ecc. Aveva sposato Margherita Villa di Milano, non comica, e morì a Firenze il 2 febbraj
Croci. Icilio Polese nell’Arte drammatica del 18 gennajo '73 narrava di lui il seguente aneddoto : « Sandro rappresentava
o : « Sandro rappresentava non so dove, nè quando, nè con chi Filippo di Alfieri. Faceva Carlo. A un tratto gli si piegano
ieri. Faceva Carlo. A un tratto gli si piegano le gambe, e cade privo di sentimento. “Un medico, un medico,” — gridan tutt
esto genio nella metamorfosi rapida dell’arte, senza provare un senso di stupefazione, direi quasi, d’incredulità ? Nel '4
ompagnia Bon e Berlaffa appare su la scena con la veste e il dialetto di Pasquino nelle Donne curiose di Goldoni ; dopo po
u la scena con la veste e il dialetto di Pasquino nelle Donne curiose di Goldoni ; dopo pochi mesi vince la prova con Gust
o pochi mesi vince la prova con Gustavo Modena, recitando il racconto di Egisto nella Merope di Alfieri ; e gli sono affid
rova con Gustavo Modena, recitando il racconto di Egisto nella Merope di Alfieri ; e gli sono affidate tutte le parti di p
i Egisto nella Merope di Alfieri ; e gli sono affidate tutte le parti di primo attore giovine. Il '45 è, in quel ruolo, ai
parti di primo attore giovine. Il '45 è, in quel ruolo, ai Fiorentini di Napoli, e il '46 con Domeniconi e Coltellini. Il
ri, già forte promessa nel Paolo della Francesca da Rimini, nel Romeo di Giulietta e Romeo, nel Carlo del Filippo, nell’Eg
rato attore tragico, suscitando nel pubblico l’entusiasmo coll’Oreste di Alfieri. A diciannove anni ! Prende parte il '49
eri. A diciannove anni ! Prende parte il '49 strenuamente all’assedio di Roma, ed è carcerato prima a Genova col Saffi, po
alla Compagnia Domeniconi, si riposa a Firenze, ove si dà allo studio di nuove parti ; e il '54 entra in quella di Astolfi
enze, ove si dà allo studio di nuove parti ; e il '54 entra in quella di Astolfi con la Santoni e il Pieri. Ma eccolo dal
l '60, i quattro anni che accrebbero e cementarono la sua riputazione di artista, con Cesare Dondini, di cui diventa socio
bero e cementarono la sua riputazione di artista, con Cesare Dondini, di cui diventa socio più tardi, a fianco di Clementi
artista, con Cesare Dondini, di cui diventa socio più tardi, a fianco di Clementina Cazzola, che doveva poi essere la donn
rettore della Compagnia Reale de'Fiorentini in Napoli ; il '61 è capo di una Compagnia elettissima, di cui son parti princ
de'Fiorentini in Napoli ; il '61 è capo di una Compagnia elettissima, di cui son parti principali la Cazzola e la Piamonti
si unisce il '62 ad Antonio Stacchini, e il '65 ritorna ai Fiorentini di Napoli, e questa volta insieme alla Cazzola ; e p
cuni canti del poema divino, al Niccolini per la prima volta la parte di Lanciotto nella Francesca di Pellico. Torna capoc
al Niccolini per la prima volta la parte di Lanciotto nella Francesca di Pellico. Torna capocomico il '67, e scrittura il
nia Marini (ammalatasi la Cazzola, morì consunta dalla tisi il luglio di quell’ anno, e Salvini sposò pochi anni appresso
il '71 nell’America del Sud, il '73 nell’America del Nord, e il '74, di nuovo…. in quella del Sud ; il '75 a Londra, al D
i nuovo…. in quella del Sud ; il '75 a Londra, al Drury-Lane ; il '76 di nuovo a Londra ; il '77 in Austria e Germania, po
Filadelfia, poi a New-York, egli solo, in italiano, con una compagnia di attori americani. Il dicembre '81 e gennajo '82 i
Nord con una compagnia inglese, prima a New-York, poi a San Francisco di California, poi di nuovo a New-York, Filadelfia,
nia inglese, prima a New-York, poi a San Francisco di California, poi di nuovo a New-York, Filadelfia, Boston, recitandovi
el Nord. Nel carnovale '90-'91 interpreta per la prima volta la parte di Jago al Niccolini di Firenze con Andrea Maggi, Ot
e '90-'91 interpreta per la prima volta la parte di Jago al Niccolini di Firenze con Andrea Maggi, Otello : poi torna in R
a' primi tempi, poi si aggrega a questa o a quella Compagnia per dar di quando in quando alcuna rappresentazione in pro d
er dar di quando in quando alcuna rappresentazione in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici, di cui egl
ntazione in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici, di cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’ann
sti drammatici, di cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903), egli crede di dare u
poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903), egli crede di dare un addio alle scene a fianco di suo figlio G
in cui scrivo (1903), egli crede di dare un addio alle scene a fianco di suo figlio Gustavo, recitando l’Otello, la Morte
, (tranne forse ne'rari momenti, in cui ricordavano i suoi ammiratori di altri tempi il cannoneggiar d’una frase), tutta l
passione, tutta la profondità dell’interpretazione. E ho detto crede di dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da
nterpretazione. E ho detto crede di dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite di addio, egli sta trat
ede di dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite di addio, egli sta trattando per recarsi l’aprile e
Di tra i giudizi dati all’illustre Uomo, scelgo il seguente di Ernesto Rossi : Vidi Tommaso Salvini rappresenta
uente di Ernesto Rossi : Vidi Tommaso Salvini rappresentare la parte di Egisto nella tragedia classica, Merope di Maffei 
vini rappresentare la parte di Egisto nella tragedia classica, Merope di Maffei : e come lo vidi allora, lo tengo sempre s
ciano lunga ed incancellabile memoria. A facilitare l’interpretazione di quel carattere concorrevano ad esuberanza le sue
va fatto e tagliato a posta per allettare e sedurre la sensuale madre di Oreste. A me parve che in quella parte egli raggi
ve che in quella parte egli raggiungesse la perfezione. Una sfumatura di meno sarebbe stata freddezza, una di più esageraz
sse la perfezione. Una sfumatura di meno sarebbe stata freddezza, una di più esagerazione. Giudicai Tommaso allora classic
gerazione. Giudicai Tommaso allora classico per eccellenza. Dubitando di poterlo seguire in quella eccellenza classica, an
esto non volli mai rappresentare quella parte, nè quella tragedia. E di tra le tante testimonianze di ammirazione e di gr
re quella parte, nè quella tragedia. E di tra le tante testimonianze di ammirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutt
nè quella tragedia. E di tra le tante testimonianze di ammirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutti i pubblici nost
mmirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutti i pubblici nostri e di fuori, scelgo il bel sonetto di Paolo Costa che l
gli ebbe da tutti i pubblici nostri e di fuori, scelgo il bel sonetto di Paolo Costa che la Direzione degli Spettacoli di
celgo il bel sonetto di Paolo Costa che la Direzione degli Spettacoli di Faenza gli offriva il 20 luglio 1861 : a TOMMASO
 1861 : a TOMMASO SALVINI insigne attore italiano nel duplice aringo di melpomene e di talia a niuno secondo la direzione
ASO SALVINI insigne attore italiano nel duplice aringo di melpomene e di talia a niuno secondo la direzione degli spettaco
ene e di talia a niuno secondo la direzione degli spettacoli in segno di altissima ammirazione Se avvien che l’uom per que
non s’adiri. Ma se poi l’arte orrendi casi e fieri dinanzi alla pietà di gentil core rechi, e gl’inciti sì, che pajan veri
magini per dare non già un ritratto al vero, ma una pallidissima idea di questa gigantesca figura di Giove tonante ? Vi ha
itratto al vero, ma una pallidissima idea di questa gigantesca figura di Giove tonante ? Vi hanno frasi di tragedie e di d
ma idea di questa gigantesca figura di Giove tonante ? Vi hanno frasi di tragedie e di drammi passate nella illustrazione
sta gigantesca figura di Giove tonante ? Vi hanno frasi di tragedie e di drammi passate nella illustrazione sua in proverb
ammi passate nella illustrazione sua in proverbio. Questa per esempio di Giosuè il Guardacoste : Ma che Ammiraglio ! Non
ta ! che cannonata ! Non si sarebbe potuto comparare che ai famosi do di petto de'più gagliardi tenori, e ancor con discap
ai famosi do di petto de'più gagliardi tenori, e ancor con discapito di questi. E l’altra frase di Otello : Or non ha du
iù gagliardi tenori, e ancor con discapito di questi. E l’altra frase di Otello : Or non ha dunque più foco il ciel…. la
scena la prima parte della frase, e correva poi con magnifica armonia di movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte
nia di movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte con una voce di basso, rauca, sorda, terribile, che metteva un fr
, sorda, terribile, che metteva un fremito nella folla. E quest’altra di Arduino d’Ivrea : Ei venga, e in vetta troverà d
erà dell’Alpi d’Italia il serto d’Arduin sull’elmo, ma nol vedrà, chè di mia spada il lampo vince il riflesso della mia co
il lampo vince il riflesso della mia corona. Che quantità e varietà di note in questi quattro versi ! Strana, e pur tant
tro versi ! Strana, e pur tanto efficace ! quell’alzata rapida, acuta di voce all’ultimo mia, con rapido abbassarsi a coro
ino Re, quello è il suo trono. E il famoso : Spavento m’è la tromba di guerra ; alto spavento è la tromba a Saùl e il n
uccida, incenda, distrugga, e tutta l’empia stirpe al vento disperda di Saul ? E la descrizione della lotta col leone in
furon opere, scritte a posta per lui, che niun altro per la mancanza di quei mezzi fisici onde natura gli fu prodiga, avr
in cui si richiedevan quella persona e quella voce, altre ve ne avean di sommesse consacrate dal pubblico e dalla critica.
passava con incredibile facilità al belato dell’agnello. Niun meglio di lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, me
tà al belato dell’agnello. Niun meglio di lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, meglio di lui, i versi di Orosman
Niun meglio di lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, meglio di lui, i versi di Orosmane…. : il racconto dell’eva
lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, meglio di lui, i versi di Orosmane…. : il racconto dell’evasione nella Mort
e…. : il racconto dell’evasione nella Morte Civile era tutto un poema di sordine. Nessuno della presente generazione può f
er suscitar l’entusiasmo della moltitudine. Chi ricorda il non è vero di Giosuè il Guardacoste ? E il prete di Arduino d’I
dine. Chi ricorda il non è vero di Giosuè il Guardacoste ? E il prete di Arduino d’Ivrea ? E il Non intesi di Pilade ? e l
osuè il Guardacoste ? E il prete di Arduino d’Ivrea ? E il Non intesi di Pilade ? e l’Ah fratello di Lanciotto ? E il Chi
rete di Arduino d’Ivrea ? E il Non intesi di Pilade ? e l’Ah fratello di Lanciotto ? E il Chi mi trattien di Orosmane ? E
ntesi di Pilade ? e l’Ah fratello di Lanciotto ? E il Chi mi trattien di Orosmane ? E il Dannata la cortigiana vil di Otel
o ? E il Chi mi trattien di Orosmane ? E il Dannata la cortigiana vil di Otello ? E i sospiri del Figlio delle Selve alla
za, si piaceva giocar con le difficoltà dell’arte. Quando gli accadde di dover recitare con Ernesto Rossi, altro colosso d
Quando gli accadde di dover recitare con Ernesto Rossi, altro colosso di ben altra specie, che il pubblico riguardava assa
o : Lanciotto, entrato fin allora nel criterio del pubblico con veste di odioso tiranno, fu, da allora, il più amabile e c
e'personaggi della Francesca ; e il piccolo Pilade doventò un colosso di parte. Ho detto più su che Tommaso Salvini fu cla
r tal volta nella spontaneità grottesca de'romantici : ne'suoi scatti di passione, ne'suoi scoppi di furore era sempre la
à grottesca de'romantici : ne'suoi scatti di passione, ne'suoi scoppi di furore era sempre la misura contegnosa, direi qua
irei che l’anima del sommo artista era un superbo corridore, passante di vittoria in vittoria, sorretto dalla man forte di
corridore, passante di vittoria in vittoria, sorretto dalla man forte di un savio condottiero : la mente. C
comprenderebbe nella gigantesca persona figurato il tipo, a esempio, di Armando. Ma quando Salvini era Salvini, sia che,
rmando. Ma quando Salvini era Salvini, sia che, Sansone, si pigliasse di un tratto su le spalle il padre, e con quel farde
sa l’erta non facile, sia che, Armando, gemesse infantilmente a'piedi di Margherita, il pubblico era afferrato, soggiogato
cle, nella Pamela nubile, nel Gladiatore, nell’Oreste, nella Missione di donna, nella Virginia, nella Vita color di rosa,
ell’Oreste, nella Missione di donna, nella Virginia, nella Vita color di rosa, nella Morte Civile, nel Sullivan, nell’ Ote
a colpa ! Quanto all’indole dell’uomo, si direbbe ch'egli volle cader di proposito nell’opposta esagerazione del suo grand
del Dumolard (Milano, 1895) i suoi Ricordi : iniziò a Or San Michele di Firenze le letture dantesche, e a Palazzo Riccard
an Michele di Firenze le letture dantesche, e a Palazzo Riccardi, pur di Firenze, lesse intorno al teatro del '500. L'ulti
imo e nuovo suo trionfo può dirsi oggi la lettura della miglior parte di una tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Elois
può dirsi oggi la lettura della miglior parte di una tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Eloisa, nella quale egli sa r
coniare una medaglia d’oro per solennizzare il suo sessantesimo anno di vita artistica. Quando un artista a quasi sessant
tista a quasi sessant’anni affronta per la prima volta il personaggio di Coriolano, e a oltre sessanta quello di Jago, e a
la prima volta il personaggio di Coriolano, e a oltre sessanta quello di Jago, e a settanta infonde lo spirito a nuovi per
ioni e nelle più importanti opere del suo repertorio, noi siamo certi di poter chiedere alla sua fibra titanica una nuova
anica una nuova e gagliarda manifestazione del genio nel giorno primo di gennajo del 1909 : solennissimo giorno, nel quale
quale il vecchio e il nuovo mondo si uniranno in un amplesso fraterno di arte a dargli gloria.
59 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. Sebbene pochi sieno gli Eruditi Spagnu
ed i buoni nazionali urbanamente me ne seppero gradoa. Nè anche dopo di me si è intrapresa tale storia nè in Ispagna, nè
rima avvertite, procurandosi nel tempo stesso coll’usata imparzialità di delineare le fisonomie (per così dire) de’ dramma
di delineare le fisonomie (per così dire) de’ drammatici spagnuoli, e di rilevarne le bellezze da’ nazionali o non viste,
ellezze da’ nazionali o non viste, o non descritte mai. Gli Spagnuoli di pronto e acuto ingegno, di vivace e fertile fanta
viste, o non descritte mai. Gli Spagnuoli di pronto e acuto ingegno, di vivace e fertile fantasia, arguti, facondi, e ric
cuto ingegno, di vivace e fertile fantasia, arguti, facondi, e ricchi di lingua, essendosi nel XVI secolo moltissimo disti
secolo moltissimo distinti nelle lettere, specialmente verso la fine di esso coltivarono con qualche ardore la scenica po
don Blas de Nasarre, Dialoghi detti commedie lunghissimi, e incapaci di rappresentarsi a. I Portoghesi, e gli altri Spag
lla avendone guadagnato il teatro, se non che potrebbero servire come di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e
guadagnato il teatro, se non che potrebbero servire come di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e di caratter
teatro, se non che potrebbero servire come di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e di caratteri, e di passio
ero servire come di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e di caratteri, e di passioni poste in inovimento, ed
di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e di caratteri, e di passioni poste in inovimento, ed a buon lumea. Ta
di passioni poste in inovimento, ed a buon lumea. Tale è la Celestina di tutte la più rinomata cominciata a scriversi nell
levasi dall’edizione fattasene in Valenza nel 1529) e porta il titolo di tragicommedia divisa in atti ventuno, de’ quali s
in dialogo, in cui mostrasi tutta l’oscenità senza velo col pretesto di riprenderla a. Per una delle prove evidenti che l
i riprenderla a. Per una delle prove evidenti che la rappresentazione di tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si
L’azione dura due mesi ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato di Melibea ricorre a Celestina vecchia ruffiana e ma
a e maliarda famosa, la quale fa varii scongiuri, incanta una matassa di filo, la porta a vendere a Melibea, e per incanto
, la porta a vendere a Melibea, e per incanto la rende perduta amante di Calisto. Gli amanti più di una volta si veggono d
bea, e per incanto la rende perduta amante di Calisto. Gli amanti più di una volta si veggono di notte, e Melibea è deflor
nde perduta amante di Calisto. Gli amanti più di una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata. I servi di Calisto
più di una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata. I servi di Calisto per ingordigia ammazzano Celestina, danno
sta azione appoggia in falso, perchè non solo Celestina fa mercimonio di malie, ma si finge effettivamente fattucchiera; e
ita più verisimile, più artificiosa e più morale. Celestina poi anima di tutta l’azione muore uccisa nell’atto dodicesimo,
si rende straniera al nome del protagonista, e si raffredda. La morte di Calisto è verisimile, ma la caduta che l’ammazza,
to, potrebbe accadere la stessa disgrazia nel discendere da una scala di una chiesa. Ultimamente il fine morale dell’autor
re da una scala di una chiesa. Ultimamente il fine morale dell’autore di mostrar le funeste conseguenze delle sfrenatezze,
uesta situazione si rende tanto più scandalosa, quanto più il dialogo di tutti e trè è scritto con somma proprietà e belle
erare gli atti ripetuti della loro tresca, mentre che una serva posta di sentinella vede e nota con molta vivacità tutte l
silenzio stesso in questo punto dell’azione, è quanto può dipingersi di più disonesto in un racconto, non che su di un te
, è quanto può dipingersi di più disonesto in un racconto, non che su di un teatro; e questi sventuratamente sono i più be
conosciuta la Celestina, avrebbe l’esgesuita Lampillas avuto coraggio di riprendere qualche motto soverchio libero delle c
s e torto al Signorelli? L’esgesuita Giovanni Andres avrebbe tacciato di oscenità le commedie del Machiavelli, e preferita
e egli non lesse mai nè l’una nè l’altro. Lascio poi che il carattere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni
tro. Lascio poi che il carattere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni iperboliche e di slanci d’immaginazio
ere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni iperboliche e di slanci d’immaginazione disparati, declamatorio e
anci d’immaginazione disparati, declamatorio e pressochè senza verità di affetti. Lascio ancora che il carattere di Celest
o e pressochè senza verità di affetti. Lascio ancora che il carattere di Celestina per altro eccellentemente dipinto, si v
re di Celestina per altro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato di vana ostentazione di erudizione e dottrina intemp
ltro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato di vana ostentazione di erudizione e dottrina intempestiva impertinente.
questo romanzo in dialogo. Chi può soffrire Melibea, che in procinto di precipitarsi si trattiene a ripetere varii evenim
nto di precipitarsi si trattiene a ripetere varii evenimenti istorici di Tolomeo, Oreste, Clitennestra, Nerone, Agrippina,
litennestra, Nerone, Agrippina, Erode, Fraate, Laodice, Medea? Chi il di lei padre che a vista della tragica morte della f
ato nume, perchè si dipinga nudo, armato, cieco, fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassa
si dipinga nudo, armato, cieco, fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto,
ieco, fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di S
? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salo
di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Er
milio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro
ericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena,
ermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, d
Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, di Arianna? Ma
sto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, di Arianna? Ma sono da collocars
vide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, di Arianna? Ma sono da collocarsi tralle p
aride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, di Arianna? Ma sono da collocarsi tralle principali
l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occ
bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone
one del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone. Nell’atto III si ammira la sag
do dipinge le ragazze innamorate. Nel IV è ben rilevata la scaltrezza di lei nell’insinuarsi per tutte le vie nell’animo d
vata la scaltrezza di lei nell’insinuarsi per tutte le vie nell’animo di Melibea. Nel VII, nel XIV e nel XIX le già riferi
occultandosi tutto mette in bocca de’ personaggi, sarà un libro ricco di varie bellezze e meritevole di certo applauso. Ed
ca de’ personaggi, sarà un libro ricco di varie bellezze e meritevole di certo applauso. Ed in fatti la vivacità delle des
emere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno di questi non fosse dipinto con soverchia espression
ed eleganza. Se ne fecero varie edizioni a, e traduzioni; ma la prima di queste fu quella italiana impressa in Roma pel Si
indi reimpressa in Venezia cinque altre volte sino al 1553. L’autore di tal versione fu uno Spagnuolo domiciliato in Ital
osina pur composta in prosa da un autore che si occultò sotto il nome di Giovanni Speraindeo. Si pubblico la prima volta d
lta dal portoghese Francesco Rodriguez Lobo, che poetò circa il tempo di Filippo III, e poi si tradusse in castigliano da
equentissime allusioni pedantesche che annojano. Una seconda commedia di Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trat
a di Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trattansi gli amori di Felide e Poliandria. Una terza parte della tragic
gli amori di Felide e Poliandria. Una terza parte della tragicommedia di Celestina produsse Gasparo Gomez. La tragicommedi
a tragicommedia di Celestina produsse Gasparo Gomez. La tragicommedia di Lisandro e Roselia di un anonimo stampata in Madr
estina produsse Gasparo Gomez. La tragicommedia di Lisandro e Roselia di un anonimo stampata in Madrid nel 1542 è pure un
ano con Belisea impressa nel 1544 in Medina. Per non tornare a parlar di simili novelle drammatiche, accenniamo ancor quì
lò Dorotea che non si rappresentò, nè per la sua lunghezza era capace di rappresentarsi. La Ingeniosa Helena figlia di Cel
ua lunghezza era capace di rappresentarsi. La Ingeniosa Helena figlia di Celestina, novella scenica detestabile per l’osce
sentazione scrisse in Portogallo il famoso Gil Vicente, il quale nato di nobil famiglia (secondo Diego Barbosa) rappresent
resentò più volte le proprie commedie alla presenza del re Emanuele e di Giovanni III. Fu considerato come il Plauto del P
damo a studiar la lingua portoghese per comprendere le grazie comiche di Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557. E
comiche di Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557. E dopo la di lui morte se ne pubblicarono le opere in cinque v
figliuola che gareggiarono col padre nel coltivar la poesia. Il primo di essi fu Gil Vicente detto il giovine tenuto per p
Vicente detto il giovine tenuto per più eccellente del padre, e tra i di lui drammi credesi il migliore quello intitolato
ressione delle opere del padre. Pabla Vicente chiamossi la figliuola, di cui corse fama che correggesse le composizioni pa
ola, di cui corse fama che correggesse le composizioni paterne, oltre di averne scritte ella stessa alcune assai bene acco
quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della di lui morte dopo aver menato una vita da mendico so
ra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto, di cui ritiene molte grazie, e per un’altra picciola
ritiene molte grazie, e per un’altra picciola farsa che leggesi nelle di lui opere. Il dottor Francesco de Sà de Miranda n
enuti. Quella intitolata Commedia dos Vilhalpandos s’impresse dopo la di lui morte in Coimbra l’anno 1560 da Antonio de Ma
a Fama. Un Romano chiamato Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana e dal di lei servaggio cercano rit
to Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana e dal di lei servaggio cercano ritrarlo il Padre colle rag
o il Padre colle ragioni e colla propria autorità, e la Madre per via di devozioni, mezzi che riescono ugualmente infruttu
dia sono, un eremita, un ruffiano, un paggio francese ed una comitiva di pinzochere con Fausta madre del traviato giovinet
in cinque atti cui non manca che vivacità ed azione. Se gli scrittori di quella penisola avessero seguito le vestigia di q
one. Se gli scrittori di quella penisola avessero seguito le vestigia di questo autore quanto alla regolarità, adattandosi
sotto il re Sebastiano, e vi riuscì felicemente. Egli scrisse in più di un genere in maniera che si novera tra’ primi poe
toghesi. Ma le sue opere si pubblicarono quaranta anni dopo che cessò di vivere, cioè nel 1598 da Michele suo figlio che l
titolata Castro mentovata dal citato Nicolas Antonio, non nota o solo di nome nota al Montiano e ad altri critici Spagnuol
a e da Ramòn La-Cruz (se gli Huerta e i La-Cruz colle native villanie di Lavapies e de las Maravillas potessero oltraggiar
tà e dell’evidenza, io, dico, straniero mi accingo a rilevare i pregi di tal tragedia che avrei potuto impunemente dissimu
Trasse il Ferreira l’argomento della sua tragedia dalla tragica morte di doña Inès de Castro; nè parmi che lo dovesse al C
le poesie del Ferreira s’impressero nel 1598 quaranta anni dopo della di lui morte, la sua tragedia dovè comporsi prima ch
et odio et iraa. Fu questa tragedia copiata dal p. Girolamo Bermudez di Galizia nella Nise lastimosa senza che ne avesse
cazione rimata con sonetti, ottave, terzine ecc.; là dove il Ferreira di miglior gusto, fuor che ne’ cori, usò in tutta la
imente in Lisbona, e conosciuto per la traduzione latina del Salterio di David uscita in Ingolstad nel 1597, e poi in Napo
i tragiche e comiche impresse in Lione nel 1605, cioè un anno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbraa. E ciò abbiamo tro
anno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbraa. E ciò abbiamo trovato di notabile fra’ Portoghesi. Quanto al teatro Castig
ommedie ci fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro di Madrid di quattro o sei tavole poste sopra quattr
fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro di Madrid di quattro o sei tavole poste sopra quattro assi in
lco la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi) e dietro di questa manta stavano i musici, cioè gli attori ch
versi che in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, c
in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli
quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guarnite di cartone dorato, quattro barbe e capigliature post
loquii tra due o tre pastori e una pastorella, o tra pochi personaggi di città assai bassi. Gli andavano i commedianti all
sai bassi. Gli andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Bi
i andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, carat
medianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, caratteri rappresenta
ando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, caratteri rappresentati a maraviglia
di un Biscaino, caratteri rappresentati a maraviglia da un battiloro di Siviglia chiamato Lope de Rueda. Si pretende che
hiamato Lope de Rueda. Si pretende che costui fiorisse circa il tempo di Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresen
po di Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresentare. Trovansi di questo commediante due Colloquii pastorali e quat
e quali cose si pubblicarono in Valenza nel 1567 dal librajo Giovanni di Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novell
nza nel 1567 dal librajo Giovanni di Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novelle e di tre commedie in prosa impress
rajo Giovanni di Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novelle e di tre commedie in prosa impresse nel 1559. Le comme
e nel 1559. Le commedie del Rueda, dice Lope de Vega nell’Arte Nuevo, di stile assai basso e che rappresentano fatti di ar
Vega nell’Arte Nuevo, di stile assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, com
e assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia di un fabbro, n
ti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia di un fabbro, nelle quali però dice,         està e
nel teatro per intermezzi, dopo che vi s’introdussero azioni ed amori di sovrani e principesse. Al Rueda morto prima del 1
un tal Naharro nato in Toledo, che rappresentava assai bene la parte di Ruffiano codardo. Ebbe costui il gusto più cittad
. Ebbe costui il gusto più cittadinesco, e arricchì l’apparato comico di modo che non bastando il sacco, vi vollero i baul
tali cose accadevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse di tradurre e di comporre alcuna commedia non mentov
adevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse di tradurre e di comporre alcuna commedia non mentovata da Cervant
ia Tebaida, Comedia Hypolita e Comedia Serafina che non mi è riuscito di sapere che cosa fossero. Si fa inoltre menzione d
non mi è riuscito di sapere che cosa fossero. Si fa inoltre menzione di un dramma detto Tragedia Policiana, in cui si tra
e di un dramma detto Tragedia Policiana, in cui si trattano gli amori di Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. P
ernan Perez de Oliva cordovese impressa poi in Cordova nel 1585 colle di lui opere. Pietro Simon April tradusse la Medea d
ova nel 1585 colle di lui opere. Pietro Simon April tradusse la Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione del
Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione delle commedie di Terenzio, le quali ben potranno giovare a’ Tedesc
ario Giovanni Yriarte quando il derise in un epigramma inserito nelle di lui opere postume. Cristofano Castillejo morto ne
manoscritta nella libreria dell’Escuriale a. Ho bensì lette le poesie di Bartolommeo de Torres Naharro nativo di Torres pr
e a. Ho bensì lette le poesie di Bartolommeo de Torres Naharro nativo di Torres presso Badajoz; il quale fu sacerdote, e n
ovanni Andres, confondendolo per avventura col soprannominato Naharro di Toledo b. Esse portano il titolo di Propaladia, l
entura col soprannominato Naharro di Toledo b. Esse portano il titolo di Propaladia, la cui lettura sin dal 1510, quando s
a e l’Aquilana. Esse veramente sono all’estremo fredde e basse, prive di ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella f
za arte nell’intreccio, senza decenza nel costume. Gli argomenti sono di quel genere che dee bandirsi da ogni teatro culto
ni teatro culto. Ecco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto di dissolutezza e di superstizione. Floristano drudo
cco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto di dissolutezza e di superstizione. Floristano drudo un tempo di Seraf
n misto di dissolutezza e di superstizione. Floristano drudo un tempo di Serafina cortigiana di Valenza si marita ad Orfea
e di superstizione. Floristano drudo un tempo di Serafina cortigiana di Valenza si marita ad Orfea onesta giovinetta: riv
veri insidiosi: gli chiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si di
hiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si dispone ad attenderne l
rminato Floristano al misfatto si abbocca con un Eremita, e gli narra di esser caduto nella bigamia, per aver prima sposat
namente la cortigiana, indi Orfea colle dovute formalità, aggiungendo di aver perciò deliberato di torre a quest’ultima la
i Orfea colle dovute formalità, aggiungendo di aver perciò deliberato di torre a quest’ultima la vita: Es menester, egli
Y aùn consumì el patrimonio, Que ha sido mucho peor; e ciò vuol dir di sì. Ma nella giornata V l’Eremita domanda la stes
esto scempiato Eremita, il quale senza saper perchè si rende complice di un attentato sì atroce, aspetta sino a quel punto
a domandare una circostanza sì necessaria per impedire l’ammazzamento di Orfea poco meno che eseguito? È chiaro. Quando do
ommedia incominciava, e perchè potesse continuare, Floristano rispose di aver consumato il matrimonio, ed il patrimonio; m
l matrimonio, ed il patrimonio; ma all’Eremita verso la fine risponde di non averlo consumato, perchè la commedia dovea te
n minori assurdità e incoerenze si rinvengono nella Tinellaria, oltre di trovarvisi l’indicata mescolanza di linguaggi, al
invengono nella Tinellaria, oltre di trovarvisi l’indicata mescolanza di linguaggi, altri parlando italiano, altri frances
spropositata, ma in altro essa non consiste che in una languida filza di scene insipide malcucite, nelle quali si ripetono
ecessario per isvilupparsi, ma perchè il poeta ha stimato a capriccio di conchiudere, facendo che quel Marchese, il quale
o che quel Marchese, il quale senza ragione si opponeva al matrimonio di Febea sua sorella con Imeneo che l’ama, senza rag
ionali stessi preoccupati, è un dialogo insulso, che a Naarro piacque di chiamar commedia. Simili osservazioni ci appresta
ella pazienza de’ leggitori. Ebbe dunque torto il Nasarre a gloriarsi di tali sciapite commedie come delle migliori della
straniero provvedesse a quest’interesse della gioventù che non merita di essere ingannata? Egli sel saprà. Ci diede poi il
commedia spagnuola rappresentata in Italia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi di quel tempo
lia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi di quel tempo a farne menzione; pur niuno ne fe mott
amente del Naarro de Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i card
a se ne legge una) e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa di don Fabrizio Colonna. Or perchè lavorare sì impud
ue torto, ripeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo di lettere, la vana jattanzia aggiunta a
ipeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo di lettere, la vana jattanzia aggiunta a questa isto
Italiani a scrivere commedie, e che essi poco profitto trassero dalle di lui lezioni . È una rodomontata ed una falsità pa
e, Tinellarie, Imenee, poteva mai, non che insegnare, esser discepolo di buona speranza in Italia, che sin dal XV secolo a
per le continue guerre e inquietudini ch’ebbe la Spagna per lo spazio di quasi otto secoli con gli Arabi conquistatori, l’
r ripararvi si tenne dal cardinal Rodrigo da Lenzuoli vicecancelliere di s. Chiesa e legato a latere di Sisto IV a, e come
al Rodrigo da Lenzuoli vicecancelliere di s. Chiesa e legato a latere di Sisto IV a, e come attesta parimente il Mariana b
ecario parlato con maggior circospezione, se si fosse anche ricordato di ciò che si narra da tanti scrittori c, cioè che A
ricordato di ciò che si narra da tanti scrittori c, cioè che Antonio di Nebrixa nato nell’Andalusia il 1444, dopo aver fa
oddisfatto passasse in Italia, e fermatosi lungamente nell’università di Bologna, dopo essersi renduto ben istruito non me
tornasse alla sua patria, richiamato, come vogliono, dall’arcivescovo di Siviglia Guglielmo Fonseca a cogli acquisti fatti
ran pezzo in Salamanca non ostante l’opposizione degli scolastici che di favorir le novità l’accusarono, inspirò a’ suoi n
l Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’università di Alcalà di H
ione della Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’università di Alcalà di Henares, ove si morì nell’1522, e lasci
Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’università di Alcalà di Henares, ove si morì nell’1522, e lasciò molte op
cevi gran profitto, e dopo lesse anch’egli in Salamanca per lo spazio di venti anni in compagnia del Nebrissense, e passat
uomini dirozzati ed ammaestrati in Italia dee la Spagna tutto l’onore di aver da’ suoi cacciata l’ignoranza in cui erano i
i. Del resto pur troppo vero si scorge in non pochi Spagnuoli ciò che di essi generalmente afferma il Baillet: Si l’on en
eurs patrie, que comme un jugement fort sain ou fort sincere. Contro di questa mia nota (aggiunse il Vespasiano) volle sc
’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’Italiani, che, come osserva l’autore di questa eccellente storia teatrale, già possedevan
o letterato infelice rimasto monco o storpiato nella battaglia navale di Lepanto contro i Turchi, che col valore e coll’in
ricane sufficiente sostentamento; questo rinomato castigliano a’ suoi di negletto schernito e satireggiato da’ nazionalia,
vengada, la Numancia, el Mercader amante, la Enemiga favorable, e più di tutte la Confusa. Cervantes le tenne per buone, e
me scritte con arte otto ultime sue commedie pubblicate un anno prima di morire, e pur sono talmente spropositate, che nel
e spropositate, che nel 1749, per procurar lo spaccio degli esemplari di esse non venduti, il bibliotecario Nasarre più vo
enduti, il bibliotecario Nasarre più volte mentovato prese il partito di appiccarvi una lunga dissertazione, in cui inutil
ll’erudito da buon senno prestò fede egli stesso a quel che si sforzò di persuadere agli altri. Almeno in tentarlo dimostr
icazione del libro, avesse veduto e sofferto il cambio a. Le apologie di codesto catalano respirano da per tutto sempre pa
ano da per tutto sempre pari buona fede e saviezza. Cervantes lasciò di scrivere commedie quando cominciò a fiorire Lope
ga Carpio b, il quale sopravvisse a Cervantes diciannove anni, e morì di anni settantatre nel 1635. L’antica e la moderna
iù fecondo. I venticinque volumi impressi contengono appena una parte di ciò che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che
che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che le commedie furono più di mille ottocento, e che unite à los autos sacramen
e picciole farse ascendono a duemila e dugento i componimenti scenici di Lope a, i quali quasi tutti ebbe il piacere di ve
i componimenti scenici di Lope a, i quali quasi tutti ebbe il piacere di veder rappresentare o di udire che per le Spagne
Lope a, i quali quasi tutti ebbe il piacere di veder rappresentare o di udire che per le Spagne si rappresentavano. Egli
appunto quell’essersi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza,
rsi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una v
egole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una versificazione armoni
dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una versificazione armonica e seducente, e della
trale. Con tutto ciò il Nasarre volle a gran torto avvilire il merito di Lope. Egli si scatena contro di questo poeta come
volle a gran torto avvilire il merito di Lope. Egli si scatena contro di questo poeta come il primo corruttore del teatro,
o corruttore del teatro, e la corruzione suppone uno stato precedente di sanità e perfezione. Ma qual era il teatro spagnu
cedente di sanità e perfezione. Ma qual era il teatro spagnuolo prima di Lope? Dopo le commediette della figlia del ferraj
Dopo le commediette della figlia del ferrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo in
rrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose a
torali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comi
mo Cervantes tutti scrissero sregolatamente. Lope dunque ebbe ragione di dipingere a’ suoi in tal guisa il teatro patrio:
es, flor de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi di que’ chiari individui che la componevano potè sme
, la qual cosa non piacque al Lampillas nemico della storia. I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pasto
ion del Mundo y primer culpa del hombre in cui discende sino ai fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, ovvero dall
a del hombre in cui discende sino ai fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, ovvero dalle Vite de’ santi, come El A
come fece Edipo, per non ammazzare i genitori, secondo la predizione di una cerva che parla, e che va in una terra lontan
lontanissima, ove appunto per errore gli uccide. Nelle commedie dette di spada e cappa egli dipinse bene i costumi, se non
elle opere che ci lasciò, s’incontrano dodici componimenti col titolo di tragicommedie, le quali punto non differiscono da
soliti difetti circa le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre
rca le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molt
e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molti sono i drammi di Lope destinati a celebrare il Mistero sacrosanto
oriche. Io non so come varii nazionali a voce ed in iscritto poterono di tali feste attribuir l’invenzione al Calderòn a,
, quando non s’ignora che tante Lope ne compose a. Quanto all’origine di questi Atti sacramentali l’erudito bibliotecario
rre vorrebbe trarla da’ canti de’ pellegrini che andavano al sepolcro di san Giacomo in Galizia, de cuya costumbre quedar
mica de las Sacradas Escrituras . Ma questo è incominciar dalla morte di Meleagro e dagli elementi senza passare a mostrar
rse spirituali avessero tolto per argomento l’Eucaristia ed il titolo di Atti Sacramentali. Imperciocchè se ciò apparisse,
ciò apparisse, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale di Lope e di Calderòn, non avrebbe tralasciato di no
sse, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale di Lope e di Calderòn, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io
ire il merito teatrale di Lope e di Calderòn, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io son d’avviso che ne abbiano risveglia
a la processione, così poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los Au
medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los Autos Sacramentales durante l’ottav
l Corpus. In fatti l’Antonio nella Biblioteca Ispana moderna parlando di Lope de Vega e degli Autos da lui composti, dice,
ho potuto rilevare con fondamento, nè altro scrittore nazionale prima di me mi ha sugerito nè cosa più ragionevole nè ques
fecondo ed oggi il più dimenticato. Esaltò indi le favole artificiose di Miguèl Sanchez commendato anche distintamente da
che distintamente da Lope. Loda pure Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua andaluzzo di Guadix che co
Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua andaluzzo di Guadix che compose varii volumi di commedie sotto
i Antonio Mira de Mescua andaluzzo di Guadix che compose varii volumi di commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carb
ancia favola assai bene accolta in teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro valenziano o di origine o di na
teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro valenziano o di origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezz
si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro valenziano o di origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile
e o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile. Le commedie di costui si pubblicarono in Valenza, ma più non si
si pubblicarono in Valenza, ma più non si rappresentano, ad eccezione di quella intitolata Mocedades del Cid, le gesta gio
intitolata Mocedades del Cid, le gesta giovanili del Cid, che io vidi di tempo in tempo sulle scene. Probabilmente sarebbe
itolo, sì perchè vi s’introduce il Cid già vecchio nè si tratta delle di lui imprese giovanili, sì perchè le azioni di que
chio nè si tratta delle di lui imprese giovanili, sì perchè le azioni di questo componimento si aggirano sulle fraterne co
ervantes l’eloquenza e la dottrina del Tarraga, l’acutezza d’Aguilar, di Antonio Galarza e di Gaspar de Avila scrittore di
e la dottrina del Tarraga, l’acutezza d’Aguilar, di Antonio Galarza e di Gaspar de Avila scrittore di non poche commedie.
acutezza d’Aguilar, di Antonio Galarza e di Gaspar de Avila scrittore di non poche commedie. Ma nè da lui nè dal Vega si f
al Vega si fece menzione del dotto toledano Giovanni Perez professore di rettorica ammirato da varii letterati Spagnuoli e
ostro rinomato Andrea Navagero. Il Perez benchè mancato immaturamente di anni trentacinque, avea col nome latinizzato di P
mancato immaturamente di anni trentacinque, avea col nome latinizzato di Petrejo acquistata molta fama pe’ suoi pregevoli
Italiane furono da lui tradotte nel medesimo idioma, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio di lui frate
simo idioma, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio di lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che c
onio di lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che cercava fuori di Lope e Calderòn le glorie drammatiche della propr
e drammatiche della propria nazione; ed il Lampillas che faceva pompa di molte commedie per lo più cattive da lui nominate
te sugerite da Madrid; ed altri che ora non vò ripetere, doveano anzi di simili erudite produzioni andare in traccia, e no
possono distinguersi dagli altri drammi, come abbracciando l’avviso di m. Du Perron de Castera, avanza l’avvocato Lingue
crede ancora che il Vega non ebbe idea della vera tragedia, e pur nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componim
a, e pur nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di n
i lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di non aver veduto
stinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di non aver veduto in Madrid rappresentare tragedia
erò in diciotto anni che dimorai in quella corte, ben posso attestare di averne vedute diverse. Ecco per ora le tragedie s
z, e della Castro del Ferreira già riferite, io ne conto altre dodici di cinque letterati Spagnuoli. Vuolsi avvertire però
riotti e degl’istessi Italiani. Nasce tosto al nominarlo la curiosità di sapere dove mai si trovino le tragedie di questo
o al nominarlo la curiosità di sapere dove mai si trovino le tragedie di questo Vasco, e se furono impresse ovvero rimaser
se ovvero rimasero inedite. Niuno le vide, nè vi è alcuno che affermi di esservi documento che avessero una volta esistito
i sacri, storici e morali, e che fra essi erano anche alcune tragedie di Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere d
he alcune tragedie di Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere di questo Tanco fa sì che senza molto esitare si rip
s Antonio assicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanità
sicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanitàa. Si sapess
degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanitàa. Si sapesse almeno quando nacque ques
questo Tanco? S’ignora affatto. Solo ne sappiamo che viveva in tempi di Carlo Quinto: che nel 1527 scrisse un opuscolo su
tempi di Carlo Quinto: che nel 1527 scrisse un opuscolo sulla nascita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione
cita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione della storia di Paolo Giovio de Turcarum rebus intitolandola capr
inodia: e che nel 1552 fe imprimere il riferito suo Giardino. Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite
iardino. Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite di anteriorità, e ad onta del disprezzo che il dotto
del disprezzo che il dotto Nicolàs Antonio mostrò per le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con quèsto Tanc
le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con quèsto Tanco di Fregenal contrastare agli Italiani l’anteriorità
ntrastare agli Italiani l’anteriorità della tragedia; dicendo che la di lui giovanezza poteva essere intorno al 1502 (e
i gran fatto l’esser primo, essendo i saggi ben persuasi che vale più di essere ultimo come Euripide o Racine o Metastasio
le tragedie dell’andaluzzo Giovanni Malara, le quali, sull’asserzione di Giovanni de la Cueva che le mentovò in alcuni suo
o lodatore e de’ moderni apologisti, non ci ha conservata memoria che di una sola sua tragedia intitolata Absalon; ed il s
egli antichi , ma secondo il gusto nazionale . Dicasi la stessa cosa di poche altre tragedie accennate nel II discorso de
estaurada, la Destruicion de Costantinopla, una Ifigenia, il Martirio di san Lorenzo tragedia latina rappresentata nel 155
ragedie rigorose più delle sei del Vega, e delle altre favole eroiche di tanti altri, e delle commedie del Castro pubblica
rnan Perez de Oliva, però in prosa, l’Ecuba triste tradotta da quella di Euripide, e la Venganza de Agamennon tradotta dal
quella di Euripide, e la Venganza de Agamennon tradotta dall’Elettra di Sofocle, le quali non si pubblicarono prima del 1
1497. Ma ciò concedendo ancora il maestro Perez de Oliva con lingua di latte snodava voci indistinte e incerte orme segn
i trasformando le parole del Giraldi assicura che il Trissino terminò di scrivere la sua tragedia nel 1515; e così anticip
cosa da niuno si è detta e dal Lampillas non si è provata) si lusinga di rendere contemporanee le favole del Perez alle pr
lle prime tragedie italiane. Vuole in oltre che l’Ecuba e la Vendetta di Agamennone non debbano chiamarsi traduzioni; ed a
il signor Andres asserire che il primo che abbia dato qualche saggio di un teatro de’ Greci, è stato il Perez . Ma se non
er del Sedano e la congettura del Lampillas. Il p. Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e catedratico di teologia in S
mpillas. Il p. Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e catedratico di teologia in Salamanca, il quale ancor vivea nel 1
quale ancor vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome di Antonio de Siloa due tragedie sulla morte d’Inès
prime tragedie spagnuole; ma se i Portoghesi debbono aversi in conto di Spagnuoli, la Castro del Ferreira fu scritta alme
i, giacchè l’ha copiata nella sua Nise lastimosa. Amendue le tragedie di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: a
a sua Nise lastimosa. Amendue le tragedie di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: abbondano amendue di lunghiss
di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: abbondano amendue di lunghissimi discorsi episodici intarsiati di freg
trigo: abbondano amendue di lunghissimi discorsi episodici intarsiati di fregi lirici: sono amendue estremamente languide,
etti, con faleucii, saffici e gliconici castigliani, e con ogni sorte di versi rimati. Ma la prima, in cui ebbe il Bermude
discorsi d’Inès) si fa sentire assai più nella Nise per la Iunghezza di essi che raffredda le situazioni. È però lodevole
È però lodevole la seconda scena dell’atto III ove si narra il sogno di Nise copiato con più esattezza dalla Castro; ed i
econda del IV, che nel Ferreira a me sembra veramente tragica e ricca di espressioni nobili, naturali, patetiche e conveni
carattere d’Inès; ed il Bermudez attenendosi all’originale partecipa di questi pregi. Tenero specialmente è il congedo ch
cadavere della sua Castro, e prendendo aspra vendetta degli uccisori di lei. Ma questo componimento poco merita il nome d
tta degli uccisori di lei. Ma questo componimento poco merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e
onimento poco merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e di nodo, eccede assai più in discorsi pr
o merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e di nodo, eccede assai più in discorsi prolissi, inte
ducono del custode, del portinajo, del carnefice, e i plebei motteggi di quest’ultimo contro de’ rei, e lo sputar loro in
a scena terza dell’atto V che rappresenta il supplicio degli uccisori di Nise eseguito alla presenza del re e degli spetta
Finalmente non vi si guarda l’unità del tempo. L’ambasciadore del re di Castiglia tratta nella scena seconda dell’atto II
del re di Castiglia tratta nella scena seconda dell’atto II il cambio di tre Castigliani rifuggiti in Portogallo per gli u
tiziati? In somma ha questa favola tali e tanti difetti, che mi parve di un altro autore, ancor quando ignorava che la pri
rado dell’uniformità che si scorge nello stile e nella versificazione di entrambe. Contuttociò il signor Linguet avrebbe b
ia ovvero originale) una tragedia spagnuola, e la sorgente della Inès di m. La Mothe. Tralle commedie del sivigliano Giova
va impresse nel 1588 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e d
88 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, i
altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, il Principe Tiranno.
e, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, il Principe Tiranno. Noi le ricono
ncipe Tiranno. Noi le riconosciamo per tragedie, ma ci rapportiamo su di esse alla censura del nazionale Montiano. Nella p
terza le azioni principali sono due: nell’ultima è fantastico e fuor di natura il carattere del protagonista. Ciò vuol di
il Lampillas, e strepita contro del Montiano e del Signorelli; ma le di lui repliche si trovano abbastanza combattute e c
Discorso Storico-critico. Quì dirò soltanto che il Lampillas in panto di poesia drammatica si è accreditato di poco intell
tanto che il Lampillas in panto di poesia drammatica si è accreditato di poco intelligente non solo colle sue critiche, ma
co intelligente non solo colle sue critiche, ma colla scelta che fece di alcune commedie assai deboli e difettose, mentre
nuolo mostrò saviezza, intelligenza e sobrietà, traperchè come autore di due tragedie ben condotte, in simili esami è giud
poeta Luperzio Leonardo de Argensola nato nel 1565, essendo nell’età di venti anni compose tre tragedie l’Isabella, la Fi
ica; ma il piano, i caratteri, l’economia, tutt’altro in fine abbonda di grandi e molti difetti; nè so in che mai Cervante
innammorate, le bassezze sconvenevoli alla tragica gravità, la strage di dieci persone che rendono la favola atroce, dura,
ola atroce, dura, violenta, le inesattezze circa le unità, la varietà di tanti metri rimati, le lunghe ricercate comparazi
te per congedare l’uditorio con un sonetto; tutto ciò forma un cumulo di difetti tanto manifesti nell’Isabella, che bisogn
grandi sono i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni: di und
i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni: di undici interloc
ll’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni: di undici interlocutori ne muojono nove: bassi e ind
ci interlocutori ne muojono nove: bassi e indecenti, sono i caratteri di Acoreo e di Alessandra: le atrocità si espongono
tori ne muojono nove: bassi e indecenti, sono i caratteri di Acoreo e di Alessandra: le atrocità si espongono alla vista d
ssandra: le atrocità si espongono alla vista dell’uditorio: le membra di Luperzio, il cuore, il sangue si presentano ad Al
lo, Ostilio, Fabio non convengono ad Egiziani: lo stile s’inalza fuor di tempo in bocca del Nunzio, e si deprime in bocca
ile s’inalza fuor di tempo in bocca del Nunzio, e si deprime in bocca di Alessandra e di Acoreo ecc. ecc. Da questo raccon
r di tempo in bocca del Nunzio, e si deprime in bocca di Alessandra e di Acoreo ecc. ecc. Da questo racconto giustificato
questo racconto giustificato dalla ragione, da’ fatti e dall’autorità di eruditi nazionali, si ricava che gli Spagnuoli ne
di eruditi nazionali, si ricava che gli Spagnuoli nel XVI secolo più di ogni altro popolo si appressarono agl’Italiani. E
ini, Rucellai, Giraldi, Alamanni, Tassi e Manfredi, possono pregiarsi di aver prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez,
er prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez, nel Mira de Mescua più di un Shakespear, e nel Cueva, nel Ferreira, nel Per
a, nel Ferreira, nel Perez, e nello stesso Bermudez tuttochè convinto di vergognoso plagio, alcuni pochi tragici non indeg
Huerta (cui uniremmo il volgar saynetero Ramòn La Crux, se meritasse di contarsi tra gli scrittori almen dozzinali) il qu
per conseguenza senza avere o letta o compresa la mia Storia, affettò di mostrar per essa un cieco orgoglioso disprezzo tu
strare il suo torto in que’ tre o quattro punti da lui toccati contro di me con tutta l’inurbanità che a lui era naturale,
ani sin dal 1786 ha finiti angosciosamente i suoi giorni: non lascerò di dire, per avvertimento di chi forse gli rassomigl
angosciosamente i suoi giorni: non lascerò di dire, per avvertimento di chi forse gli rassomiglia, che se i nazionali mi
vrei però lasciato, giusta il mio solito scrupoloso costume ben noto, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte
o, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più di un plagiario, e
onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più di un plagiario, e come dicemmo nel tomo precedente
. b. Fernando de Roxas (dice l’erudito Mayans y Siscar nella Vita di Miguèl Cervantes) que la dio fin, no pudo igualar
alar al primero inventor. a. Abbondano (disse il prelodato Nasarre) di passaggi demasiadamente lascivos y malignos en l
ne a dar conto delle varie edizioni della Celestina; e pur dà indizio di non averla letta. a. Il Crescimbeni mentova que
versione nel I libro de’ suoi Comentarii dando al traduttore il nome di Alfonso Ulloa; ma egli ne’ versi che soggiungo, s
fonso Ulloa; ma egli ne’ versi che soggiungo, si appropria il cognome di Ordoñez: Nel mille cinquecento cinque appunto Di
osina credendole tragedie. a. Dee però avvertirsi, che questa favola di Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vicent
avvertirsi, che questa favola di Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vicente il vecchio, si pretende che appartene
l Vicente il vecchio, si pretende che appartenesse a Don Luis Infante di Portogallo nato nel 1506 e morto nel 1555. Veggas
. Veggasi la Biblioteca Lusitana del Barbosa, il quale allega la Vita di quell’Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il
l Barbosa, il quale allega la Vita di quell’Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime
la Vita di quell’Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime del Camoens. a. Si avvert
ercava in tutta la penisola drammi regolari composti prima del fiorir di Lope de Vega; nè il Lampillas che voleva mettere
li; nè altri critici ed apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono di sapere, prima che io ne facessi menzione, la rego
mostrarono di sapere, prima che io ne facessi menzione, la regolarità di questa commedia. a. Ne aggiungo la mia traduzio
sterilità, e vorrebbe, dopo il latrocinio, annientarlo. Un plagiario di Giambatista Vico non ebbe rossore di esprimere il
cinio, annientarlo. Un plagiario di Giambatista Vico non ebbe rossore di esprimere il suo desiderio che si perdesse la mem
i esprimere il suo desiderio che si perdesse la memoria de’ Principii di una Scienza Nuova di quel grande. Sventuratamente
siderio che si perdesse la memoria de’ Principii di una Scienza Nuova di quel grande. Sventuratamente lo studio stesso che
possono rivendicare i proprii lavori, tocca a’ vivi che non pasconsi di rapina, a svellere da simili rochi corbacci le pi
rbacci le piume involate a’ nobili augelli. a. Delle favole sceniche di questo gesuita favellò con somma lode Antonio Pos
o gesuita favellò con somma lode Antonio Possevino. a. Vedi il libro di Luis Velasquez Origines de la Poesia Castellana.
di Luis Velasquez Origines de la Poesia Castellana. b. Si trova tal di lui equivoco nella Parte II lib. 1 Sopra ogni let
tico verace amico in questo valentuomo nativo dì Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato di vivere in età di circa
ce amico in questo valentuomo nativo dì Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato di vivere in età di circa anni ses
valentuomo nativo dì Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato di vivere in età di circa anni sessanta il dì 16 di
o dì Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato di vivere in età di circa anni sessanta il dì 16 di novembre del 1788
ra di Lavoro mancato di vivere in età di circa anni sessanta il dì 16 di novembre del 1788. Dovunque oggi splenda ancora q
alche favilla dello spirante patriotismo, sarà sempre cara la memoria di un letterato, il quale ha sostenuto diciotto anni
più colti uomini dell’una e dell’altra nazione (Francese ed Italiana) di Diderot, d’ Alembert, dell’abate Arnaud dell’Acca
) di Diderot, d’ Alembert, dell’abate Arnaud dell’Accademia Francese, di Palissot, di Clement, di Sabatier des Castres, de
d’ Alembert, dell’abate Arnaud dell’Accademia Francese, di Palissot, di Clement, di Sabatier des Castres, dell’avvocato d
, dell’abate Arnaud dell’Accademia Francese, di Palissot, di Clement, di Sabatier des Castres, dell’avvocato del parlament
’avvocato del parlamento Floncel e del cavaliere Girolamo Tiraboschi, di monsignore Ferdinando Galiani, dell’abate Innocen
re Ferdinando Galiani, dell’abate Innocenzo Frugoni, del duca Antonio di Gennaro di Belforte, e del Duca di Cantalupo Dome
do Galiani, dell’abate Innocenzo Frugoni, del duca Antonio di Gennaro di Belforte, e del Duca di Cantalupo Domenico suo fr
nnocenzo Frugoni, del duca Antonio di Gennaro di Belforte, e del Duca di Cantalupo Domenico suo fratello, dell’avvocato Do
vita del suo amato Carlo Vespasiano. Ma i suoi disastri l’impedirono di pubblicarlo. a. Vedi monsign. Perrimezzi tom. 2
i dessi il titolo competente a coloro che non dicono il vero sapendo di non dirlo? A coloro, che il proprio cuore conda
o è il patriotismo che ci lega alla propria nazione; lodevole lo zelo di difendere i compatriotti, ma esso è colpevole cie
dere i compatriotti, ma esso è colpevole cieco mal collocato a favore di chi inorpella la verità. a. Vedasene la Vita scr
amoens in Portogallo, e Torquato Tasso in Italia. a. Vedasi anche su di ciò il mio Discorso Storico-Critico pubblicato su
ciò il mio Discorso Storico-Critico pubblicato su i Saggi apologetici di Saverio Lampillas. b. Si vuole avvertire che il
altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a questo poeta il nome di Lopez” voce che in Ispagna esprime un cognome in
ua pregevole opera dell’Origine e delle Regole della Musica, parlando di Lope, gliene attribuisce soltanto mille cinquecen
fu il primo che nel secolo XVI ebbe idea della vera commedia, e circa di essa e delle altre parti della poesia scrisse ecc
ltre parti della poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo di Aristotele e di Orazio . Al contrario Lope pressa
poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo di Aristotele e di Orazio . Al contrario Lope pressato dalle critich
di Aristotele e di Orazio . Al contrario Lope pressato dalle critiche di Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo
razio . Al contrario Lope pressato dalle critiche di Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola, di Ant
Lope pressato dalle critiche di Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola, di Antonio Lopez, e di altr
che di Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola, di Antonio Lopez, e di altri moltissimi nazionali co
as, di Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola, di Antonio Lopez, e di altri moltissimi nazionali contemporanei, i quali
nazionali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole, ed obbligato dall’Accademia a giustif
rsi El Arte Nuevo de hacer comedias en este tiempo, nel quale in vece di fare riflessi oni piene del sugo di Aristotile e
n este tiempo, nel quale in vece di fare riflessi oni piene del sugo di Aristotile e di Orazio , confessò di averne scoss
el quale in vece di fare riflessi oni piene del sugo di Aristotile e di Orazio , confessò di averne scosso ogni giogo, e
are riflessi oni piene del sugo di Aristotile e di Orazio , confessò di averne scosso ogni giogo, e diede precetti adatta
dattati alle proprie commedie, affermando che per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio, mentre le componeva, teneva
proprie commedie, affermando che per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio, mentre le componeva, tenevagli chiusi c
rima che fosse conceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stamp
onceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564, ci
: che quando nel 1560 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto an
ni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, nel qual tempo vantavasi di aver conosciuti i precetti degli antichi, Passè
a tutte le altre? Le ci additi. Fanno pietà coloro che dove trattasi di fatti, giostrano con declamazioni, congetture e s
st’inganno verisimilmente passò dall’Eximeno all’Efemeridi letterarie di Roma, dove nel 1782 al numero LII si vide intrusa
Prologo, dove la moltitudine de’ madornali spropositi gareggia colla di lui arroganza ed impertinenza, e col cumolo di vi
opositi gareggia colla di lui arroganza ed impertinenza, e col cumolo di villanie che vomita contro gl’Italiani e i France
sempre chiamerò Spagnuola l’Accademia che fioriva in Madrid in tempo di Lope, alla quale egli indirizzò il suo discorso (
no forse spagnuoli que’ che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta di Spagnuoli non dee chiamarsi Spagnuola? Or che pue
d’impudenza e malignità, per confondere nella mia Storia l’Accademia di Madrid che fioriva sin dal declinar del secolo XV
II instituita da Filippo V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevat
po V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevati nella Storia de’ tea
o è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevati nella Storia de’ teatri con tanto
dicendo, yo no he visto ninguno ; ma io lo farei certo, se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’afferma
se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’affermavano, di che soleva io meravigliarmi col mio dotto amico N
col mio dotto amico Nicolàs Fernandez de Moratin uno de’ buoni poeti di quell’ingegnosa nazione. La Storia de’ Teatri cor
ta infantò la grand’opera del suo Prologo compreso in dieci foglietti di picciolo ottavo in gran carattere silvio nel 1784
’autore della Storia de’ Teatri disse addio a quel caro suo soggiorno di circa diciotto anni. Se avesse prodotto il gran P
ntandogli molte prefazioni, approvazioni a’ libri ed altri papelillos di simil natura, dove ciò si asseriva. Ma dove ora t
r convincerlo, quando per le solite avverse combinazioni che mi hanno di tratto in tratto agitato, ho dovuto soggiacere al
hanno di tratto in tratto agitato, ho dovuto soggiacere alla perdita di tanti miei proprii scritti per averli colà lascia
a. Alle solite villanie connaturali ad un uomo torbido del carattere di Vicente Garcia de la Huerta se volesse ora replic
ra replicarsi in buona forma, bisognerebbe infierir bassamente contro di un morto che più non sente i colpi nè può approfi
uì si narra. Egli dice (ed in ordine è questo il secondo grave errore di cui mi riprende) che è mia colpevole negligenza
el teatro spagnuolo . Non so in prima con qual fronte possa tacciarsi di colpevole negligenza uno straniero che si è indus
vole negligenza uno straniero che si è industriato, come io ho fatto, di rinvenir qualche orma almeno di ciò che dell’in t
e si è industriato, come io ho fatto, di rinvenir qualche orma almeno di ciò che dell’in tutto si è realmente negletto da’
uesto che io ne dissi e ne dico, si scrisse da altri in Ispagna prima di me? Huerta stesso mostrò di sapere più di me, mos
ico, si scrisse da altri in Ispagna prima di me? Huerta stesso mostrò di sapere più di me, mostrò almeno di saperne altret
e da altri in Ispagna prima di me? Huerta stesso mostrò di sapere più di me, mostrò almeno di saperne altrettanto prima ch
prima di me? Huerta stesso mostrò di sapere più di me, mostrò almeno di saperne altrettanto prima che da me l’intendesse?
da lui fatta su gli autos? Udiamolo. Mi getta sul viso una collezione di dodici autos con sus loas (che in questo luogo si
, cioè (notino quest’epoca i signori Huertisti, se ve ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più
nori Huertisti, se ve ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più di un nazionale sincero allora n
tisti, se ve ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più di un nazionale sincero allora non potè t
e ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più di un nazionale sincero allora non potè trattenersi
Lope; di che più di un nazionale sincero allora non potè trattenersi di ridere. Egli fe pure autore di atti sacramentali
le sincero allora non potè trattenersi di ridere. Egli fe pure autore di atti sacramentali il Cervantes gratuitamente; e c
nte; e ciò fe parimente ridere ancor più. Cervantes fiorì forse prima di Lope? No certo; al più può dirsi suo coetaneo. Ma
e nelle opere del Cervantes qualche auto? Niuno. Fe egli motto almeno di averne talvolta scritto, come accennò di aver com
Niuno. Fe egli motto almeno di averne talvolta scritto, come accennò di aver composte delle commedie? Affatto. Avessero p
do che si andasse a rappresentare in una terra dalla comica Compagnia di Angulo el malo. Bastò questo all’acuto Huerta per
cortes de la muerte fosse un auto sacramentale; perchè nella penisola di Spagna vi sono stati auti che furono rappresentaz
e a tal sacramento possa riferirsi. 2. Non dee tenersi per fondamento di esserne autore lo stesso Cervantes solo perchè lo
sso Cervantes solo perchè lo nominò, potendo anche esser componimento di un altro, e forse del medesimo Lope, ed averlo Ce
ente praticato in quell’opera piacevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or di altro. 3. V’ è t
quell’opera piacevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or di altro. 3. V’ è tutta l’apparenza
cevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or di altro. 3. V’ è tutta l’apparenza che Cervantes pe
he Cervantes per introdurre con qualche veri similitudine una brigata di commedianti trasformati in figure buffonesche imm
valiere errante, avesse pensato ad accreditarla con fingere un titolo di un auto, qual si nomava allora in Ispagna una rap
zia gioverebbe a chi volesse rintracciare l’epoca fissa dell’origine di tali auti ? Questo titolo non s’immaginò nè si pu
ò la II parte del Don Quixote); ma noi abbiamo già parlato degli auti di Lope scritti sin dal XVI secolo; adunque l’autor
dal XVI secolo; adunque l’autor memorando del Prologo con un corredo di villanie distese in dieci pagine contro del Signo
l’urbanità, l’erudizione martellata, l’esattezza istorica e la logica di don Vicente Garcia de la Huerta. a. Quorum (o
vemmo nel 1777 nella nostra storia in un volume, indi stimammo meglio di ometterlo quando la distendemmo in sei tomi, pote
a. Nel suo Discorso II sopra le tragedie. a. Il ridicolo manifesto di questo sogno creduto storia dal Lampillas (e quel
Vedasi il mio Discorso Storico-critico art. IV. a. Ecco buona parte di si patetica scena da me recata nel nostro volgare
h me salvando, Salva il tuo figlio; ed io ne andrò raminga Dove nuova di me quì mai non giunga. Meco sol condurrò per mio
, alme innocenti, Al l’avo vostro or contro voi sì crudo. Oimè! senza di me senza del padre Quì rimarrete l Ed ei da me di
60 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO I. Su i Teatri Spagnuoli sotto i Romani. » pp. 2-8
Storia teatrale. In questa che alla prima mi si presenta, avrò motivo di aggiugnere alcune notizie su i Teatri da me descr
nor Lampillas pretende che io abbia letto male un passo dell’Opuscolo di Luis Velazquez sulle Origini della Poesia Castigl
uona Poesia, furono in essa conosciuti i Giuochi Scenici; e le rovine di tanti antichi Teatri, che sino a’ nostri giorni s
tri giorni si conservano in diverse Città, sono altrettanti testimonj di quanto si fosse impossessato del Popolo questo ge
ti testimonj di quanto si fosse impossessato del Popolo questo genere di divertimento”. Ed io ben credo che così avvenisse
itate almeno queste Città? Ha mostrato che tali magnifici avanzi sono di Teatri, e non di altra fabbrica? Ben dovrebbe sap
te Città? Ha mostrato che tali magnifici avanzi sono di Teatri, e non di altra fabbrica? Ben dovrebbe sapere l’Apologista
o dagli eruditi Antiquarj per assicurarsi della natura dell’Edifizio, di cui esaminavano gli avanzi. E quanti di questi la
i della natura dell’Edifizio, di cui esaminavano gli avanzi. E quanti di questi lasciano chiaramente comprendere di essere
avano gli avanzi. E quanti di questi lasciano chiaramente comprendere di essere teatrali? Un avanzo di un Circo, di una Na
questi lasciano chiaramente comprendere di essere teatrali? Un avanzo di un Circo, di una Naumachia, che non abbia conserv
no chiaramente comprendere di essere teatrali? Un avanzo di un Circo, di una Naumachia, che non abbia conservate le propri
inesperti credersi tutt’altra fabbrica. Legga l’Opera De Amphitheatro di Giusto Lipsio [per non inviarlo a quella di un It
a l’Opera De Amphitheatro di Giusto Lipsio [per non inviarlo a quella di un Italiano, del dottissimo Canonico Simmaco Mazz
quegli magnifici avanzi pruova sufficiente per distinguerli col nome di teatrali: e il Signorelli lesse bene, e non alla
e della Storia de’ Teatri in tre Volumi, nominandovi ancora il Teatro di Merida, accompagnato dalle necessarie citazioni,
uello estemporaneo eretto da Cornelio Balbo in Cadice, sendo Pretore, di cui nè anche il Lampillas si è ricordato. Avrei p
ampillas si è ricordato. Avrei parimente accennate le rovine teatrali di Clunia e di Castulo, che si mentovano nel Saggio;
è ricordato. Avrei parimente accennate le rovine teatrali di Clunia e di Castulo, che si mentovano nel Saggio; ma confesso
avuto contezza, nè poi l’Apologista cita veruno scrittore per quello di Clunia. Nè anche egli ebbe notizia, a quel che pa
re per quello di Clunia. Nè anche egli ebbe notizia, a quel che pare, di alcune rovine teatrali site presso il luogo, che
or Montiano le accenna nel 11. Discorso della Tragedia sul testimonio di un Antiquario Spagnuolo dell’Accademia della Isto
ista un altro Teatro Romano-Ispano mentovato da un erudito Professore di Poetica in Madrid in una Lettera su gli errori de
oetica in Madrid in una Lettera su gli errori della Storia Letteraria di Spagna, pubblicata nel 1781. Una Tarteso differen
endo da Alghesira, e al presente si chiama Cortijo del rocadillo. Ora di questa Città, anche a’ tempi di Pomponio Mela abi
si chiama Cortijo del rocadillo. Ora di questa Città, anche a’ tempi di Pomponio Mela abitata da’ Fenicj venuti dall’Afri
sparse le rovine per una lega e mezza, e veggonsi tra esse i vestigj di un Teatro, ed anche di un Anfiteatro. A chi poi è
na lega e mezza, e veggonsi tra esse i vestigj di un Teatro, ed anche di un Anfiteatro. A chi poi è ignoto che la vita di
un Teatro, ed anche di un Anfiteatro. A chi poi è ignoto che la vita di Apollonio scritta da Filostrato non sia un puro r
ue l’Apologista consuma due pagine e mezza per mostrare la Greca fede di Filostrato? Se io scrissi, che il Velazquez in ve
la Greca fede di Filostrato? Se io scrissi, che il Velazquez in vece di prorompere in invettive inutili [quali reputo ora
ine e mezza del Saggio] contro Filostrato, avrebbe dovuto convincerlo di errore con pruove chiare, e non voci, ciò forse s
oci, ciò forse significa che io sia persuaso della verità del Romanzo di Filostrato? I miei Precettori non m’insegnarono a
tori non m’insegnarono a ragionare a questo modo. Non entro frattanto di proposito a seguitare l’ Apologista nelle sue con
so a ristrignermi a quello soltanto che a me appartiene. Accenno però di passaggio, ch’egli dovrebbe addurne altre più sol
he stima essere il Teatro Saguntino stato innalzato giusta il modello di quel di Atene. Ben potrebbe darsi: ma da ciò che
essere il Teatro Saguntino stato innalzato giusta il modello di quel di Atene. Ben potrebbe darsi: ma da ciò che ne consi
reci il Teatro, perchè mai lo fabbricarono conforme a’ Teatri antichi di Grecia piuttosto che a’ Teatri Romani”? L’erudito
re, che i Teatri Romani, come il Saguntino, furono tutti copie esatte di quelli di Atene, Mitilene, Epidauro ec., e sebben
Teatri Romani, come il Saguntino, furono tutti copie esatte di quelli di Atene, Mitilene, Epidauro ec., e sebbene vi corse
Epidauro ec., e sebbene vi corse qualche lieve differenza, fu questa di niun momento per le parti essenziali1. Che poi il
a Lettera al Zondadari. La differenza che v’incontra l’erudito Decano di Alicante, consiste nell’essere gli scaglioni che
consiste nell’essere gli scaglioni che servivano per sedere, più alti di due palmi e mezzo, benchè la larghezza fosse conf
la larghezza fosse conforme a’ precetti dell’ Architetto Latino; cioè di tre palmi e un quarto. Io tralascio qualche altra
cioè di tre palmi e un quarto. Io tralascio qualche altra conformità di tale edificio con altri precetti Vitruviani, e sp
uò essere a quelli più simile. Nè mi stendo a rilevare che nel Teatro di Morviedro non apparisca indizio del luogo, ove si
o di Morviedro non apparisca indizio del luogo, ove situavansi i Vasi di rame ne’ Teatri Greci; ed è probabile che essendo
o costrutto alla Romana, non ne avesse punto, come non ne aveano quei di Roma, in ciò differenti da quei di Grecia. Osserv
sse punto, come non ne aveano quei di Roma, in ciò differenti da quei di Grecia. Osservi però il Signor Lampillas queste p
eano altre quattro scalinate, ed è difficile indovinare a qual ordine di persone fossero destinate; imperciocchè i Senator
hi toccavano le altre quattro”? Adunque riconosce il Martì nel Teatro di Morviedro l’Orchestra costrutta alla Romana, cioè
Teatro come difettosa, non essendo nè pianta nè alzato, ma un ammasso di cose nel modo che se la figurò chi non era Profes
era Professore; ed in suo luogo può sostituirsi una pianta del Teatro di Marcello molto simile a questo di Morviedro.” Ve
ò sostituirsi una pianta del Teatro di Marcello molto simile a questo di Morviedro.” Vegga dunque il Signor Lampillas dal
ogherebbe a tante Città Italo-Greche, che vantarono magnifici Teatri, di cui esistono le reliquie, che si addurranno colle
e fioriva l’antica Grecia transmarina. Per non fare un altro articolo di un’ altra rigida censura del Signor Lampillas con
ore [p. 23.]: “L’Autore della storia de’ Teatri fa onorevole menzione di molti illustri Romani che abbellirono la scena ..
lendore dovette a Cornelio Balbo”; dicendo ciò per le quattro colonne di onice che egli espose rel suo Teatro. L’Autore de
l suo Teatro. L’Autore dell’accennata storia risponde, che del Teatro di Balbo fece menzione con ogni altro Scrittore, ed
mportante notizia da scriversi per tutto l’Orbe delle quattro colonne di onice possedute da quell’onorato Spagnuolo, colle
pagnuolo, colle quali ornò il suo Teatro. Il Signorelli sempre povero di cuore e di mente si fe troppo occupare da’ piccio
olle quali ornò il suo Teatro. Il Signorelli sempre povero di cuore e di mente si fe troppo occupare da’ piccioli ornament
re e di mente si fe troppo occupare da’ piccioli ornamenti del Teatro di Scauro, consumati poi in Villa dal fuoco per mali
Teatro di Scauro, consumati poi in Villa dal fuoco per malignità de’ di lui schiavi, la cui valuta si stimò che ascendess
di lui schiavi, la cui valuta si stimò che ascendesse a cento milioni di sesterzj, cioè a due milioni e mezzo di scudi Rom
he ascendesse a cento milioni di sesterzj, cioè a due milioni e mezzo di scudi Romani moderni, o sia cinquanta milioni di
due milioni e mezzo di scudi Romani moderni, o sia cinquanta milioni di reali Spagnuoli, oltre alle tremila statue di bro
o sia cinquanta milioni di reali Spagnuoli, oltre alle tremila statue di bronzo che si collocarono fralle trecensessanta c
o fralle trecensessanta colonne. Così abbacinato da tali magnificenze di un privato che diveniva Edile, le quali saranno p
di un privato che diveniva Edile, le quali saranno povertà per altri di maggior cuore, non pensò a quel tesoro inarrivabi
ertà per altri di maggior cuore, non pensò a quel tesoro inarrivabile di quattro colonne di onice, le quali tutto, e con m
aggior cuore, non pensò a quel tesoro inarrivabile di quattro colonne di onice, le quali tutto, e con molta ragione, riemp
ol. P. 11. T. iv. p. 10. 1. Lib. 111. cap. 1. 1. V.L. Architettura di Vitruvio, e il T. 1. della storia de’ Teatri. 1.
61 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
rtune affatto diverse. Le prime, qualora siasi trovato il vero metodo di studiarle, e si seguiti a mantenerlo, acquistano
degli studiosi che le coltivano; imperocché dipendendo l’avvanzamento di esse o dalla moltiplicità e verificazioni e de’ f
un principio riconosciuto come incontrastabile, tutti sono in istato di rilevare l’esattezza di quelli, e d’aggiugnere lo
to come incontrastabile, tutti sono in istato di rilevare l’esattezza di quelli, e d’aggiugnere loro maggior lume colle pr
scoperte, come molti possono ancora far una convenevole applicazione di questo. L’algebra dunque, la geometria, la nautic
positivo, qualora si slontani da quei due punti polari, va a rischio di smarrirsi per via o di sfasciarsi in un laberinto
lontani da quei due punti polari, va a rischio di smarrirsi per via o di sfasciarsi in un laberinto di diverse opinioni co
ri, va a rischio di smarrirsi per via o di sfasciarsi in un laberinto di diverse opinioni contrarie non meno al conseguime
rincipi veri sui quali s’appoggia e dipendendo in parte dalle nozioni di certe idee oscure di sua natura non ancor definit
i s’appoggia e dipendendo in parte dalle nozioni di certe idee oscure di sua natura non ancor definite né da tutti univers
non ancor definite né da tutti universalmente accettate, non può far di meno che non divenga arbitraria e vaga nelle sue
in quella scienza non è diverso dal proporgli una nuova modificazion di falsità. [2] Nelle facoltà che hanno per oggetto
getto il bello, avviene l’opposto che nelle scienze. In queste l’arte di riuscire dipende tanto dalla particolare organizz
ste l’arte di riuscire dipende tanto dalla particolare organizzazione di chi le coltiva, dal maggior o minor grado di sens
rticolare organizzazione di chi le coltiva, dal maggior o minor grado di sensibilità e di fantasia, dall’attuale disposizi
zazione di chi le coltiva, dal maggior o minor grado di sensibilità e di fantasia, dall’attuale disposizione di coloro che
o minor grado di sensibilità e di fantasia, dall’attuale disposizione di coloro che ricevono le impressioni, e dalle idee
vuolsi tutta l’estensione e l’energia del genio. Però mentre un uomo di mente assai limitata può colla fatica e lo studio
ai limitata può colla fatica e lo studio aggiugner qualche particella di più alla massa generale del sapere nelle scienze
naturali, e distinguersi per questo mezzo dagli altri, nessun ingegno di bassa lega per quanta cura ei ponga nell’esercita
terrà giammai i suffragi del pubblico, perché non sarà trovato capace di poterle promuovere una sola pedata. Ed ecco il fo
terle promuovere una sola pedata. Ed ecco il fondamento della massima di Orazio, colà dov’ei dice che né gl’iddi, né gli u
ce che né gl’iddi, né gli uomini, né le colonne permettevano a’ poeti di essere mediocri150. [3] Ora i sommi geni sono ass
blema dell’origine, progressi, e annientamento delle arti del gusto e di coloro che le perfezionano. Qualora suppongasi no
donate fra le mani del volgo o trattate da ingegni inferiori incapaci di sollevarsi fino a quell’altezza che richiede la l
levarsi fino a quell’altezza che richiede la loro natura, non può far di meno che non divengano triviali anch’esse, e che
riviali anch’esse, e che non contraggano la piccolezza e i pregiudizi di chi a dispetto pur di Minerva le vuol coltivare.
he non contraggano la piccolezza e i pregiudizi di chi a dispetto pur di Minerva le vuol coltivare. In tal caso le arti e
lo stato in cui presentemente si trova la poesia italiana. Una folla di poeti, i quali, per valermi d’una espressione di
italiana. Una folla di poeti, i quali, per valermi d’una espressione di Agnolo Poliziano, nascono in Italia all’usanza de
iove ogni giorno sulle pazientissime orecchie del pubblico un diluvio di canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi h
ulle pazientissime orecchie del pubblico un diluvio di canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi hanno la temerità d
ssime orecchie del pubblico un diluvio di canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi hanno la temerità di chiamare an
di canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi hanno la temerità di chiamare anacreontiche, petrarchesche, o pindaric
ono ad alcuni principi asiatici i titoli che scambievolmente si danno di signori del corno della luna, o di dominatori deg
itoli che scambievolmente si danno di signori del corno della luna, o di dominatori degli elefanti. Non potendo più applic
iosti, e i Metastasi, si vede in oggi ridotta la meschinella a servir di patuito insignificante complimento per ogni più l
di patuito insignificante complimento per ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita
gnificante complimento per ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia,
imento per ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia, e di che so io,
ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia, e di che so io, senza che
giera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia, e di che so io, senza che altre immagi
di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia, e di che so io, senza che altre immagini per lo più ci
di che so io, senza che altre immagini per lo più ci appresenti fuor di quelle solite della fiaccola d’imeneo che rischia
ttendono impazienti lassù nelle sfere il felice sviluppo del germe, o di quel cattivello d’Amore che spezza per la rabbia
bbia lo strale innanzi alle soglie che chiudono la bella fuggitiva, o di Temide che avvolta in rosea nuvoletta fa trecento
e per anno il viaggio dell’Olimpo fino al collegio dei dottori a fine di regalare la bilancia e la spada a saggio ed avven
ella povera Nice, cui si danno dagli amanti più epiteti contradditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e d
ti più epiteti contradditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angio
teti contradditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o di
ditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o di tigre che n
etosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o di tigre che non iscagliò
benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o di tigre che non iscagliò contro a Giove il famoso T
di tigre che non iscagliò contro a Giove il famoso Timone nel dialogo di Luciano. Immagini tutte le quali benché fossero b
gini tutte le quali benché fossero belle nella loro origine, e capaci di produrre un piacere inaspettato allorché aveano i
rché aveano il pregio della novità: sembrano «Sogni d’infermi e fole di romanci», ora che lo spirito non rigusta più né
tro necessario nella massima parte perché la massima parte scarseggia di ricchezze proprie. Da ciò ancora la monotonia di
ima parte scarseggia di ricchezze proprie. Da ciò ancora la monotonia di pensare e di scrivere, dalla monotonia la servili
rseggia di ricchezze proprie. Da ciò ancora la monotonia di pensare e di scrivere, dalla monotonia la servilità, da questa
punto. Mentre tanto si deliziano nello spettacolo, mentre si vantano di essere quei fortunati coltivatori che l’hanno sol
levato alla maggiore perfezione possibile, mentre si dimostrano pieni di entusiasmo per tutto ciò che ha riguardo alla mus
ionevolezza nel tutto, giaccia obbrobriosamente in uno stato peggiore di una prosa infelice e meschina, in uno stato dove
i, in uno stato finalmente dove s’insulta ad ogni passo alla pazienza di chi assiste alla rappresentazione, e al gusto di
passo alla pazienza di chi assiste alla rappresentazione, e al gusto di chi la legge. Gli insetti della letteratura, colo
arnaso, sono appunto i soli che ardiscano a metter mano in una spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più d
a spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più diffìcile di quante possa offrire la ragione poetica. Non vi d
. Vili schiavi dell’impresario, del compositor, del cantore non hanno di poeti fuorché il nome, e l’obbrobrio di profanarl
ositor, del cantore non hanno di poeti fuorché il nome, e l’obbrobrio di profanarlo. Chi compone drammi per musica è oggim
anarlo. Chi compone drammi per musica è oggimai divenuto un fanciullo di scuola che non può discostarsi dalla riga senza t
un fanciullo di scuola che non può discostarsi dalla riga senza tema di battiture, un fenomeno di questa natura merita ch
e non può discostarsi dalla riga senza tema di battiture, un fenomeno di questa natura merita che ci fermiamo alquanto per
arie, e pello sfoggiare su queste con mille artificiosi sminuzzamenti di voce. Posto questo principio chiaramente si scorg
parola strozzar i componimenti per badar solo al pattuito cerimoniale di mezza dozzina d’arie cantabili, d’un duetto, d’un
forse che non è il restante. Dico peggiori poiché oltre l’esser privi di colorito poetico, oltre non aver armonia né stile
ono fuorché pensieri triviali e insignificanti, ribattuti un millione di volte, e simili sul teatro ai sonetti che s’attac
mili sul teatro ai sonetti che s’attaccano sulle colonne in occasione di laurea o di sposalizio. [7] La poesia e la musica
tro ai sonetti che s’attaccano sulle colonne in occasione di laurea o di sposalizio. [7] La poesia e la musica si sono ris
te cose che non lo sono, tuttavia questa idea generale si circoscrive di molto qualora si parla del canto rappresentativo
a. Imperocché egli è necessario allora non considerare il gran numero di que’ corpi sonori, di quegli esseri fisici della
ecessario allora non considerare il gran numero di que’ corpi sonori, di quegli esseri fisici della natura che si rapprese
quali non è altrimenti necessaria al cantore. Né si dee far menzione di quella spezie di melodia o sensazione aggradevole
imenti necessaria al cantore. Né si dee far menzione di quella spezie di melodia o sensazione aggradevole prodotta da qual
la umana favella. Ma il peggio è che non ogni favella, non ogni tuono di essa è proporzionato al canto. Lo sono unicamente
to che un uniforme e per qualunque circostanza non mai alterato grado di voce non potrebbe divenir oggetto d’imitazione pe
do esprimere cotal movimento, avrà un tuono fondamentale che le serva di regola. Lo sono finalmente tutti i tuoni analogi
nella progressione armonica vengono generati da esso; poichè ciascun di loro corrisponderà colla sua individuale espressi
è la musica; cioè perché non trovasi in lei una moltitudine si grande di tuoni, i quali imitino fisicamente i muovimenti d
amente i muovimenti dell’anima. In contraccambio ha ella il vantaggio di sembrarci più verosimile e più conforme alla natu
iche, morali e filosofiche, tutto quello che v’ha nell’umano discorso di tranquillo e d’indifferente non si conviene al ca
e dissimulati, quegli oggetti insomma i quali benché non siano afoni di sua natura, lo sono tuttavia rispetto alla musica
spetto alla musica vocale, perché non le offrono varietà né chiarezza di accento. Ed ecco un’altra non piccola sottrazione
inali e precisi delle passioni. [8] Nonostante la mentovata scarsezza di esemplari imitabili resterebbe ancora alla musica
schiava nella scelta degli argomenti le somministrasse tutta la copia di situazioni espressive ond’ella potrebbe servirsen
espressive ond’ella potrebbe servirsene. Se i Greci, non avvisandosi di eccitar nelle loro tragedie altri movimenti che i
to politico della società, non si sono limitati alla rappresentazione di quelle due sole passioni, ma hanno con felicissim
ri affetti consimili sconosciuti nella maggior parte dei componimenti di Esalilo, di Sofocle, e di Euripide. E certo che l
onsimili sconosciuti nella maggior parte dei componimenti di Esalilo, di Sofocle, e di Euripide. E certo che la varietà de
sciuti nella maggior parte dei componimenti di Esalilo, di Sofocle, e di Euripide. E certo che la varietà degli affetti e
ice non hanno aperto men fertile campo né meno leggiadro alla melodia di quello che a lei aprissero in Atene i caratteri d
iadro alla melodia di quello che a lei aprissero in Atene i caratteri di Ecuba, Oreste, Edipo, od Ajace. Ma per un difetto
, e che non si rivolgano intorno ai sospiri, ai lamenti, e alle nenie di quella passione. E ciò perché? Perché un invetera
e noiosa? Anche esprimendo i caratteri principali non può far a meno di non coincidere spesso e ripetere le cose medesime
e comuni applicabili a cento casi diversi, e incapaci per conseguenza di svegliare un vivo interesse. Non somministrando i
l cuore altri sentimenti che quelli che può infatti somministrare, fa di mestieri sostituire il linguaggio della immaginaz
re avanti un’azione priva d’interesse? Un intrico amoroso gli servirà di supplemento. Gli mancano parole da mettere in boc
bocca a’ suoi personaggi? Basta fìngerli innamorati che larga materia di discorso sapranno essi trovare ricorrendo ai luog
naggi, lo stesso della maniera d’intrecciare l’azione e dell’orditura di essa, cose tutte lavorate sul medesimo disegno e
ragico lavoro accontiamente eseguito. E che importa a lui della unità di pensiero e d’argomento tanto raccomandata dai gra
e della forza ed evidenza delle passioni quando ha trovato il segreto di salire in Parnaso con minore fatica, e di essere
uando ha trovato il segreto di salire in Parnaso con minore fatica, e di essere incoronato d’un più facile benché men dure
d’un più facile benché men durevole alloro? [10] In siffatta povertà di espressione poetica e musicale cagionata non da v
ssorio. Gli abiti, i lumi, le decorazioni, le comparse, i cangiamenti di scena, queste sono le bellezze che si sostituisco
ndosi la vincitrice influenza del nome francese e i brillanti sofismi di alcuni loro filosofi altrove da me confutati154 g
e non saprebbe conciliar, se vivesse, la troppo aperta contraddizione di chi onora con sì magnifici elogi la sua memoria e
agli suoi ammaestramenti. [11] Non è facile il prevedere a qual punto di corruzione sarà portata la tragedia musicale coll
nelle cose letterarie che non nelle politiche e nelle materie ancora di maggior importanza, asserirò francamente che nel
Italia simile al nobil discepolo del Gravina, il quale, promovendo le di lui virtù, compisca ciò ch’egli non ebbe coraggio
ebbe coraggio d’intraprendere, il melodramma è per cadere in un grado di depravazipne non diverso da quello in cui giaceva
giunge Ciò che va per l’orecchio ognor più tardi Gli animi ad agitar di ciò, ch’esposto È allo sguardo fedel»156 e però
di ciò, ch’esposto È allo sguardo fedel»156 e però si va a rischio di distruggere l’illusione dello spettatore. In seco
struggere l’illusione dello spettatore. In secondo luogo la necessità di riempire le scene in uno spettacolo, dove altro n
di riempire le scene in uno spettacolo, dove altro non si cerchi che di abbagliare la vista, vi ricondurrà l’uso frequent
nte o perpetuo dei cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solito di andare soggetto, per esempio di urtare in mille i
sso tutti gli abusi ai quali è solito di andare soggetto, per esempio di urtare in mille inverosimiglianze palpabili e di
oggetto, per esempio di urtare in mille inverosimiglianze palpabili e di restringer la sfera degli argomenti drammatici di
glianze palpabili e di restringer la sfera degli argomenti drammatici di già troppo limitata per gli altri motivi indicati
d’attenzione porgerà l’uditore allo sfoggio delle macchine e ai colpi di scena tanto meno gli resterà per la melodia, e pe
era seria potrebbero ricevere una illustrazione maggiore dalle pruove di fatto s’io volessi imbrattar la mia penna col rac
ipite produzioni che disonorano oggidì la scena italiana. Ma contento di leggiermente accennarle, e persuadendomi che sare
iermente accennarle, e persuadendomi che sarebbe una pedanteria mista di malignità il considerare soltanto il cattivo d’un
voler fissare gli occhi sul buono, passerò con piacere a far menzione di quelli scrittori melodrammatici che o meritano un
li oscurissimi poetastri. Vengono essi divisi in due classi. La prima di coloro che dopo il miglioramento del melodramma h
rima di coloro che dopo il miglioramento del melodramma hanno tentato di richiamar sul teatro il sistema francese. La seco
hanno tentato di richiamar sul teatro il sistema francese. La seconda di quelli che seguitarono le vestigia del gran poeta
no scrittor elegante e delicato, celebre traduttore del poema inglese di Milton, felice imitatore di Tibullo nelle elegie,
ato, celebre traduttore del poema inglese di Milton, felice imitatore di Tibullo nelle elegie, emolo di Catullo negli ende
ma inglese di Milton, felice imitatore di Tibullo nelle elegie, emolo di Catullo negli endecasillabi, e seguace di Anacreo
Tibullo nelle elegie, emolo di Catullo negli endecasillabi, e seguace di Anacreonte nelle sue canzonette, scrisse due melo
tte, scrisse due melodrammi intitolati l’Eroe Pastore e Teti e Peteo, di merito assai inferiore agli altri suoi componimen
nferiore agli altri suoi componimenti. Benché vi si scorga correzione di lingua e qualche aria ben lavorata, ciò nonostant
e, né calore nell’azione, né contrasto negli incidenti, nulla insomma di ciò che rende interessanti e vive cotali produzio
eggiare le sue ragguardevoli doti, e dall’aver trascurato Metastasio, di cui neppur fa menzione nella sua storica prefazio
essa alla Teti quantunque non gli potesse essere ignoto in tanta luce di gloria, specialmente avendo vissuto entrambi sott
ce di gloria, specialmente avendo vissuto entrambi sotto la direzione di Vincenzo Gravina. Laonde il suo silenzio suppone
icali da rappresentarsi con regia magnificenza nel teatro della corte di Parma, i quali pruovano quanto siano limitati i c
quanto siano limitati i confini dell’umano ingegno, e come una spezie di talento suppone per lo più l’esclusione d’un altr
poco a proposito per la musica. Perdoniamogli codesti abortivi parti di una musa invecchiata in attenzione alle altre sue
enua confessione che fa egli medesimo della sua inesperienza in fatto di poesia drammatica. «Mal venga (diceva il Frugoni
er quella “ladra fatica” n’ebbe il poeta dugento e cinquanta zecchini di regalo oltre l’annua sua pensione, premio che cer
l’Ezio dell’incomparabile Metastasio. È per altro piacevole in bocca di Frugoni la doppia accusa intentata contra ai dram
di Frugoni la doppia accusa intentata contra ai drammi musicali cioè di guastar i costumi e di rovinar la poesia. Nella p
ccusa intentata contra ai drammi musicali cioè di guastar i costumi e di rovinar la poesia. Nella prima mi sembra udire un
eghi che rimprovera a Catilina la sua ribellione. Parmi nella seconda di ravvisare una di quelle donne sgraziate, alle qua
ra a Catilina la sua ribellione. Parmi nella seconda di ravvisare una di quelle donne sgraziate, alle quali l’avara natura
lle donne sgraziate, alle quali l’avara natura negò il fortunato dono di piacere e che mossa da invidia anziché da zelo pe
i bellezze e la vivace leggiadria delle giovani donne più avventurose di lei157. [15] Parecchi drammi parte seri e parte b
ente del Gluck che gli accompagna che per il proprio merito. La sorte di cotai componimenti è stata di aver avuto degli ac
gna che per il proprio merito. La sorte di cotai componimenti è stata di aver avuto degli accusatori illustri. Dell’Orfeo
attro Novissimi eccettuato il giudizio.» Difatti vi si trova la morte di Euridice, l’Inferno e l’Eliso. Circa l’Alceste è
tica fatta da Gian Giacomo Rousseau nella lettera intorno alla musica di Gluck indirizzata all’Inglese Burney: critica che
usica di Gluck indirizzata all’Inglese Burney: critica che gli uomini di buon senso troveranno assai giudiziosa se vorrann
rietà negli affetti e nelle situazioni, all’interesse che va scemando di atto in atto invece di crescere, al poco felice s
elle situazioni, all’interesse che va scemando di atto in atto invece di crescere, al poco felice scioglimento della catas
l poco felice scioglimento della catastrofe, e alla inverosimiglianza di alcuni incidenti. Tali sono fra gli altri il far
ua risoluzione, come fa la morte parlando con Apolline nella tragedia di Euripide, e la fretta altresì con cui si prepara
e, e la fretta altresì con cui si prepara nell’atto secondo una festa di ballo tra i cortegiani per festeggiare l’inaspett
i ballo tra i cortegiani per festeggiare l’inaspettato ristabilimento di Admeto senza che in tanta allegrezza alcun si ric
ale personaggio. L’autore, il quale non manca certamente d’ingegno né di cognizioni, avrebbe dovuto riflettere che una com
uniforme e così tetrica come l’Alceste, era forse buona per il teatro di Atene, ma che dovendosi fra noi metter in musica
nte a se stesso e alla poesia qual’è il Cavalier Gluk, non poteva far di meno che non istancasse la pazienza degli uditori
ai poeti italiani. Il piano adottato dal Calsabigi sembra essere non di fare che la poesia somministri da se stessa i col
bra essere non di fare che la poesia somministri da se stessa i colpi di scena e le situazioni, ma di far che le situazion
poesia somministri da se stessa i colpi di scena e le situazioni, ma di far che le situazioni e i colpi di scena si tirin
colpi di scena e le situazioni, ma di far che le situazioni e i colpi di scena si tirino dietro la poesia. Dato un tale ar
dietro la poesia. Dato un tale argomento altro egli non cerca se non di colpir gli occhi e la fantasia. A questo fine ei
lgano lo spettatore da tutte le bande cosicché non gli rimanga l’agio di badare più che tanto alla poesia. Ma svaniti che
Ma svaniti che siano cotali estrinseci e passaggieri prestigi, l’uomo di gusto non potrà far a meno di non dolersi nel ved
trinseci e passaggieri prestigi, l’uomo di gusto non potrà far a meno di non dolersi nel vedere la poesia, che dovrebbe pr
giare qual donna e regina in ogni spettacolo drammatico, servire come di mero strumento alla prospettiva e alla composizio
è paragonato coll’Ipermestra, ciò che sarebbe uno stravagante quadro di Giordano posto accanto ad una pittura di Correggi
rebbe uno stravagante quadro di Giordano posto accanto ad una pittura di Correggio. Se v’ha qualche carattere o qualche si
appasssionata, come per lo più lo sono gli avvenimenti d’Ipermestra e di Linceo, quelle sono ricopiate dal romano original
ate dal romano originale; del suo non ha egli messo fuorché una serie di quadri dove si vede essersi il poeta abbandonato
sse egli introdotto il padre ragunando le cinquanta figlie nel tempio di Nemesi, e consigliando loro l’uccisione degli spo
enza che questi maravigliati della improvvisa lontananza in un giorno di sposalizio ne facessero qualche ricerca col fine
anza in un giorno di sposalizio ne facessero qualche ricerca col fine di penetrare l’arcano, e senza che le novelle spose
ma renitenza ai barbari comandi del padre. Tanto più che il carattere di Danao e delle Danaidi non ci vien dipinto dall’an
risce un perfido, uno spergiuro, un mostro; laddove nelle Supplicanti di Eschilo sì quelle che questo altro non respirano
e divozione verso gli dei. Mancò egli non per tanto al gran precetto di Orazio «O la comune opinion seconda, O cose in o
maginato che per render interessante e teatrale la sua tragedia fosse di bisogno che le figlie, dopo aver commesso l’atroc
cantare e a ballare senza che anteriormente venga indicata la cagione di così improvvisa e furibonda allegrezza, e senza c
, e senza che la loro venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello di formar un coro e una comparsa. E trovò egli benis
a comparsa. E trovò egli benissimo la maniera d’eccitare gli affetti, di strappare le lagrime, di dipigner a meraviglia i
benissimo la maniera d’eccitare gli affetti, di strappare le lagrime, di dipigner a meraviglia i caratteri, di far brillar
fetti, di strappare le lagrime, di dipigner a meraviglia i caratteri, di far brillare la musica, di condurre per tre atti
ime, di dipigner a meraviglia i caratteri, di far brillare la musica, di condurre per tre atti un’azione, e di scioglierla
eri, di far brillare la musica, di condurre per tre atti un’azione, e di scioglierla con somma felicità senza ricorrere al
e di scioglierla con somma felicità senza ricorrere al solito ripiego di Calsabigi, ch’è di far apparire l’inferno coi dem
n somma felicità senza ricorrere al solito ripiego di Calsabigi, ch’è di far apparire l’inferno coi demoni, mettendo in bo
esige il Signor de’ Calsabigi per lo studio posto nelle cose teatrali di cui ci porge egli eccellenti saggi non meno nella
e il Fattiboni lavorarono qualche componimento passabile. Nei drammi di Lodovico Coltellini, poeta cesareo alla corte di
assabile. Nei drammi di Lodovico Coltellini, poeta cesareo alla corte di Pietroburgo, si scorge chiarezza di stile, variet
tellini, poeta cesareo alla corte di Pietroburgo, si scorge chiarezza di stile, varietà nelle arie, bellezza nei recitativ
di stile, varietà nelle arie, bellezza nei recitativi, qualche scena di forza insiem coll’arte pregevole di acconciamente
zza nei recitativi, qualche scena di forza insiem coll’arte pregevole di acconciamente innestare le massime filosofiche ne
ioglimenti siano freddi e per lo più inverosimili, e che il desiderio di ridurre il melodramma ad un certo sistema adottat
ce, che compariscono sul teatro nella prima scena unicamente col fine di ammazzarsi senza profferir una parola: combattime
non preparato ad un simile orrore. E tali sono ancora le danze fuori di luogo frapposte almeno nella maggior parte, essen
ogo frapposte almeno nella maggior parte, essendo certo che un giorno di lagrime e di lutto quale dovea essere per gli Arg
almeno nella maggior parte, essendo certo che un giorno di lagrime e di lutto quale dovea essere per gli Argivi quello ov
dinare quattro balli differenti. Tralascio l’inverosimile cambiamento di Creonte nell’ultima scena contrario al maligno e
agedia musicale assai lodata del medesimo autore. [18] Larga sorgente di poetica vena, gran rapidezza, e gran lettura di M
. [18] Larga sorgente di poetica vena, gran rapidezza, e gran lettura di Metastasio appariscono nelle poche produzioni dra
elebre Signor Don Saverio Mattei, napoletano. La traduzione de’ salmi di quest’autore eseguita con ispirito, con disinvolt
benché inesatta in più luoghi perché troppo libera, e mancante forse di quella dilicatezza e finitura alla quale difficil
lmente pervengono i troppo fervidi ingegni, fa vedere che nessuno più di lui era forse in istato di rimpiazzare la perdita
fervidi ingegni, fa vedere che nessuno più di lui era forse in istato di rimpiazzare la perdita dell’illustre amico se la
a perdita dell’illustre amico se la feconda fantasia che non s’appaga di una sola spezie di gloria, o le circostanze domes
stre amico se la feconda fantasia che non s’appaga di una sola spezie di gloria, o le circostanze domestiche non l’avesser
on cui ha egli trasferita nella italiana favella una scena dell’Ecuba di Euripide, la quale ci fa vivamente desiderare di
una scena dell’Ecuba di Euripide, la quale ci fa vivamente desiderare di veder dalla stessa mano in simil foggia vestito n
uogo distinto fra quelli del nostro tempo, ed io non avrei difficoltà di dir che fosse il primo, se alla semplicità della
ta e varietà nei metri, alla ricchezza lirica delle arie, e al merito di qualche scena degna di Metastasio avesse l’autore
alla ricchezza lirica delle arie, e al merito di qualche scena degna di Metastasio avesse l’autore voluto congiugnere mag
esse l’autore voluto congiugnere maggior rapidità nell’intreccio, più di calore nell’azione, e un più vivo contrasto negl’
ontrasto negl’incidenti. Altri forse avrebbe desiderato, che la virtù di Scipione fosse meno tranquilla, e che i personagg
anquilla, e che i personaggi subalterni non s’usurpassero tanta parte di quell’interesse che dovea principalmente cadere s
mente cadere sul protagonista; essendo certo che sebbene il carattere di Scipione considerato filosoficamente sia grande e
oico, non è tuttavia sì teatrale né sì atto alla musica quanto quello di Arminia e di Lucio. La cagione si è perché a prod
uttavia sì teatrale né sì atto alla musica quanto quello di Arminia e di Lucio. La cagione si è perché a produrre l’azione
de in que’ due sfortunati sposi, che non la saggia fermezza d’un eroe di cui poco si pregia la vittoria perché poco gli è
si flutti, eccitando in chi lo guarda dalla riva una sensazione mista di timore per il pericolo del navigante e di compiac
a riva una sensazione mista di timore per il pericolo del navigante e di compiacenza per la propria salvezza159. [20] Purg
avigante e di compiacenza per la propria salvezza159. [20] Purgatezza di lingua, venustà di stile, colorito poetico, varie
acenza per la propria salvezza159. [20] Purgatezza di lingua, venustà di stile, colorito poetico, varietà e delicatezza d’
e caratterizzano l’Alessandro e Timoteo del Conte Gastone della Torre di Rezzonico rappresentato anni fa nel regio ducale
ella Torre di Rezzonico rappresentato anni fa nel regio ducale teatro di Parma Pochi, o per dir meglio, nessuno fra i dram
egli stato (per quanto a me pare) il primo che, cambiando il sistema di cotesto spettacolo, abbia renduta drammatica un’o
nnessi al metodo proposto dall’inglese. Per ora non si può far a meno di non lodare la buona intenzione di chi cercando di
lese. Per ora non si può far a meno di non lodare la buona intenzione di chi cercando di rimediare agli abusi del moderno
n si può far a meno di non lodare la buona intenzione di chi cercando di rimediare agli abusi del moderno teatro, propone
diare agli abusi del moderno teatro, propone al pubblico un tentativo di questa sorta. Nelle regioni del gusto, come nelle
, molti paesi sarebbero sconosciuti ancora senza l’intrepido coraggio di alcuni navigatori simili ai Cooki e ai Draki. Epp
o. In primo luogo il suo stile benché assai poetico ed elegante manca di quella mollezza e di quella facilità senza le qua
suo stile benché assai poetico ed elegante manca di quella mollezza e di quella facilità senza le quali non è possibile ad
alla musica. Veggasi quanto su tal proposito s’è detto nel tomo primo di quest’opera, dove si parlò delle qualità che degg
bbero trasferire alla poesia accompagnata dai suoni le leggi medesime di stile che voglionsi per le poesie non inservienti
ento scelto da lui buono per un poema narrativo manca intrinsecamente di quella illusione e interesse che richiede il teat
ma scena che Taide e Timoteo vogliono rappresentar innanzi agli occhi di Alessandro un fìnto spettacolo                  
col suon l’orecchie e l’alma In questo dì, ma le pupille ancora Vuol di vano terror, di piacer vano Affascinarti con port
chie e l’alma In questo dì, ma le pupille ancora Vuol di vano terror, di piacer vano Affascinarti con portenti.» [21] Non
sione eziandio, figurandosi d’esser presente ad una mascherata invece di assistere ad un’azione vera e reale. La natura de
e, succedendosi queste in tal guisa fra loro, che tolta via qualunque di esse, poco o nulla ne soffre l’intiera composizio
’idea dell’eroismo, non m’offre nel dramma del Conte Rezzonico veruna di quelle qualità che risvegliano l’interesse. Ivi n
svegliano l’interesse. Ivi non comparisce magnanimo, né eroe, né uomo di genio, ma piuttosto un farnetico divenuto giuoco
ezza che ci vendica fra le sue catene dell’ascendente che aveva sopra di noi acquistato la sua fortuna. Pecca altresì nel
vin sovrano ad una risoluzione così violente e disumana come è quella di abbrucciare fin colle proprie mani una popolatiss
o vero che Alessandro (com’egli pazzamente s’imaginava) era figliuolo di un nume, questo fatto solo m’obbligherebbe a cred
bbligherebbe a crederlo anzi prosapia delle Furie infernali che germe di Giove. Mi si risponderà ch’egli è mosso a farlo d
erme di Giove. Mi si risponderà ch’egli è mosso a farlo dal desiderio di vendicar i Mani de’ Greci trucidati in altri temp
ni de’ Greci trucidati in altri tempi dai persiani, lo che ad un atto di giustizia o di patriotismo dovrebbe attribuirsi p
ucidati in altri tempi dai persiani, lo che ad un atto di giustizia o di patriotismo dovrebbe attribuirsi piuttosto che ad
tal difesa non giova. In primo luogo perché non da principio riflesso di virtù si suppone ivi che fosse spinto Alessandro,
falso amore della patria determinato l’avesse ad eseguire quell’atto di crudeltà, né il teatro, né la filosofia dovrebber
oi cerchiate d’inferocirlo ancor più divinizzando l’alloro che gronda di vostro sangue? E sì poco barbaro vi sembra il des
talenti superiori o per la benefattrice virtù? [22] Ma tempo è ormai di venire all’opera buffa. Se si riflette ai vantagg
La sfera d’imitazione per la moltiplicità de’ caratteri, per la forza di essi, e per la verità della espressione è più dil
tastrofi sono più rare, e perché, sebbene la vita umana sia una serie di muovimenti or dolorosi or piacevoli, la natura ch
oli, la natura che attacca la conservazione dell’individuo allo stato di mezzo, gli risparmia, in quanto è possibile, gli
ttalchè la crisi d’una passione violenta non è più durevole nell’uomo di quello che lo sia in una stagione l’eccessivo rig
arte la classe dei personaggi illustri, a’ quali appartengono esse, è di numero troppo scarso rispetto alla massa generale
aricati che è lo stesso che dire più acconci a piegarsi sotto la mano di chi vuol imitarli. Tutto ciò deriva dalla eterna
a mano di chi vuol imitarli. Tutto ciò deriva dalla eterna providenza di colui che, reggendo con invariabil sistema le cos
erna providenza di colui che, reggendo con invariabil sistema le cose di quaggiù, mette un perfetto equilibrio fra gli ess
e alleggerisce i disagi involontari del povero colla maggior apertura di cuore, indizio d’un’anima più ingenua, e colla no
a dell’opera buffa considerato in se stesso è più ferace e più comodo di quello che sia il sistema dell’opera seria per il
ompositore. Lo è per il primo mercè la gran copia che gli somministra di caratteri o sia di natura imitabile. Lo è per il
r il primo mercè la gran copia che gli somministra di caratteri o sia di natura imitabile. Lo è per il secondo a motivo de
rado che s’altera e si sfigura nell’opera seria. Imperocché il timore di non slontanarsi troppo dal parlar familiare propr
n si perdano in gorgheggi o cadenze smisurate, e che non facciano uso di quel diluvio di note, col quale inondandosi nella
gorgheggi o cadenze smisurate, e che non facciano uso di quel diluvio di note, col quale inondandosi nella tragedia le ari
migliore stato in Italia che la musica seria, e perché per un motivo di quest’ultimo genere che si senta composto con qua
trovano dieci nella musica buffa. [24] Mossi da tali ragioni vi sono di quelli che preferiscono ed amano, e mostrano di p
tali ragioni vi sono di quelli che preferiscono ed amano, e mostrano di pregiare assai più la commedia musicale che la tr
emente alla immaginazione e alla sensibilità senza curarmi gran fatto di ciò ch’eccita il riso; nulladimeno siccome la pri
; nulladimeno siccome la prima legge del critico filosofo esser debbe di non istabilire massime generali su casi particola
ressoché incorreggibili abusi dell’opera seria e alla maggiore verità di natura e varietà di espressione che somministra l
ili abusi dell’opera seria e alla maggiore verità di natura e varietà di espressione che somministra l’opera buffa, conced
omministra l’opera buffa, concederò volontieri che non deve facciarsi di stravaganza o di cattivo gusto chiunque sopra di
a buffa, concederò volontieri che non deve facciarsi di stravaganza o di cattivo gusto chiunque sopra di quella a questa d
e non deve facciarsi di stravaganza o di cattivo gusto chiunque sopra di quella a questa dasse la preferenza. [25] Fin qui
e non havvi al mondo cosa più sguaiata, più bislacca, più senza gusto di questa. Come la famosa statua di Glauco descritta
aiata, più bislacca, più senza gusto di questa. Come la famosa statua di Glauco descritta da Platone, la quale posta sul l
sì i pregiudizi e gli abusi hanno in tal guisa sfigurata quella sorta di componimento che non vi si ravvisa veruna delle s
o il discorso che tiene l’impresaro coll’autore quando gli raccomanda di scrivere un libretto da mettersi in musica. Esso
da di scrivere un libretto da mettersi in musica. Esso non sarà tutto di mia invenzione; tale a un di presso è stato fatto
mettersi in musica. Esso non sarà tutto di mia invenzione; tale a un di presso è stato fatto anni sono anche a me con un
e; tale a un di presso è stato fatto anni sono anche a me con un aria di persuasione capace di ottener il suo intento se i
è stato fatto anni sono anche a me con un aria di persuasione capace di ottener il suo intento se il Messer Pandolfo, che
intento se il Messer Pandolfo, che mel fece avesse trovato il Damone di Boeleau per proselito, o le orecchie di Mida per
fece avesse trovato il Damone di Boeleau per proselito, o le orecchie di Mida per ascoltatrici. Io toccherò i principali d
cherò i principali difetti dell’opera buffa riducendoli ad una spezie di teoria. «I bolognesi, (mi diceva egli) sbigottit
mi diceva egli) sbigottiti dal terremoto, sono stati gran tempo privi di teatrali divertimenti, il primo adunque che si ra
io che sia nuovo perché il pubblico è ormai ristucco delle anticaglie di Metastasio, di cui (sebbene sia il primo drammati
o perché il pubblico è ormai ristucco delle anticaglie di Metastasio, di cui (sebbene sia il primo drammatico del mondo) v
quell’uso che si fa nelle case dei vasellami d’argento e delle gioie di gran valore, le quali si cavano fuori in una occa
triviali. «Potrei accomodarmi all’uso corrente d’Italia che è quello di strozzar i drammi di quell’autore, levando via a
comodarmi all’uso corrente d’Italia che è quello di strozzar i drammi di quell’autore, levando via a capriccio il più bell
non gli riconoscerebbe il padre che li generò, se per nuovo miracolo di Esculapio tornasse a viver fra noi. Ma non mi pia
ei manca le altrui fanfaluche o le mie è cosa, che pute un cotal poco di prosunzione. «Ricorro a voi non per tanto, attend
l poco di prosunzione. «Ricorro a voi non per tanto, attendendo prima di tutto dalla vostra discrezione, che non sarete di
pagar somme tanto considerabili ai virtuosi, ai ballerini, al maestro di cappella, ai suonatori, ho da far tante spese neg
nel caso che voi non vi troviate i vostri convenevoli, ci è una folla di poeti in Bologna che me le venderono a buonissimo
dete, se si compone una canzone per cinque paoli, non basterà un paio di scudi per un libretto, il quale alla fin fine val
utto, perché si confonderebbe colle opere dozzinali. Vorrei che fosse di mezzo carattere (lo che in sostanza vuol dire che
ha avuta col patetico, che ad un’aria appassionata tenesse dietro una di trambusto, e che aprisse campo di mostrar la sua
ria appassionata tenesse dietro una di trambusto, e che aprisse campo di mostrar la sua abilità alla virtuosa Pelosini, ch
che spicca nel tenero e virtuoso Gnaccharelli, che sostiene la parte di buffo per eccellenza. Non vorrei nemmeno che l’ar
o serio, né sarebbe buono per altro che per comporre secondo le leggi di Aristotile, le quali nulla han che fare coll’oper
l’opera: mi piacerebbe bensì che ci entrassero dentro dei cangiamenti di scena e delle macchine in quantità secondo il gus
re che le decorazioni piacciono moltissimo al popolo, io ho desiderio di far vedere una bellissima dipintura d’una prigion
nello scenario preso ad affitto. «Voi altri poeti avete certe regole di stile che vi fanno lambiccar il cervello per torn
oter sul teatro un durevole applauso. Non ha guari che si replicò più di quaranta volte sulle scene un’opera buffa dove un
ria cominciava “Lei si figuri adesso” e finiva con uguale proprietà di sintassi “Lei asino sarà”. «La vostra malizia a
profondamente gli uomini prima d’esporli sul teatro, che le debolezze di temperamento non i vizi di riflessione, i difetti
ima d’esporli sul teatro, che le debolezze di temperamento non i vizi di riflessione, i difetti nati da una stranezza di p
mperamento non i vizi di riflessione, i difetti nati da una stranezza di pensare innocente non i delitti odiosi e nocivi s
un Olandese col cappello alla quakera che sembri muoversi colle fila di ferro a guisa di burattino, ora un Francese incip
cappello alla quakera che sembri muoversi colle fila di ferro a guisa di burattino, ora un Francese incipriato e donnaiuol
ciotte spagnuolo che cammini a compasso come figura geometrica, pieno di falsi puntigli, ed abbigliato alla foggia di due
figura geometrica, pieno di falsi puntigli, ed abbigliato alla foggia di due secoli addietro, poiché insomma tutto ha da e
insomma tutto ha da essere stravagante, esagerato, eccessivo e fuori di natura, voi mi farete la grazia d’accomodarvi man
v’ammonissero in contrario. «V’avverto che non dovete introdurre più di sette personaggi, né meno di cinque. Sapete qual
«V’avverto che non dovete introdurre più di sette personaggi, né meno di cinque. Sapete qual carattere devono avere le due
parti. Al terz’uomo, ovvero sia al tenore, darete carattere sostenuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandes
terz’uomo, ovvero sia al tenore, darete carattere sostenuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o di qu
vvero sia al tenore, darete carattere sostenuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o di qual più vi ag
l tenore, darete carattere sostenuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o di qual più vi aggradi. Se c
re sostenuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o di qual più vi aggradi. Se colui che fa la parte del
’amore è il regno delle donne e l’anima del teatro, così v’avvisarete di fare che il primo uomo sia innamorato della prima
e il secondo della seconda; senza codesta legge non ci sarebbe verso di contentar le mie virtuose, le quali vogliono ad o
presenza del pubblico. E poi questi amori o siano principali, ovvero di episodio si confanno mirabilmente col genio della
nulla mi cale se va piuttosto così che altrimenti. «Ho la buona sorte di avere un primo uomo dotato di voce snodatissima e
così che altrimenti. «Ho la buona sorte di avere un primo uomo dotato di voce snodatissima e leggiera, onde converrà aprir
ne siegue che voi dovete essere estremamente laconico a costo ancora di affollare gli avvenimenti, ma si compiace nelle a
sullo stesso metro e con delle parole consimili. Se non vi vien fatto di lavorarla, come ei vuole, poco importa, attaccher
ro vi adatti sopra una musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi di vantaggio la di lui abilità, faremo nascere una t
ra una musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi di vantaggio la di lui abilità, faremo nascere una tenzone musicale
isse cantato da altri che da loro! Nascerebbe un dissidio poco minore di quello che accese in altri tempi i Geminiani cont
tempi i Geminiani contro ai Petroniani per la Secchia rapita. A fine di schivar le contese fa di mestieri parimenti che t
ai Petroniani per la Secchia rapita. A fine di schivar le contese fa di mestieri parimenti che tutti i personaggi cantino
ssero ad un tratto. Meglio poi se ci entra nelle parole un non so che di mulinello, di tempesta, di zuffa o di cosa che ap
atto. Meglio poi se ci entra nelle parole un non so che di mulinello, di tempesta, di zuffa o di cosa che apportasse gran
poi se ci entra nelle parole un non so che di mulinello, di tempesta, di zuffa o di cosa che apportasse gran fracasso. All
ntra nelle parole un non so che di mulinello, di tempesta, di zuffa o di cosa che apportasse gran fracasso. Allora l’orche
li è vero che codesti finali rassomigliano per lo più ad una sinagoga di ebrei anzi che ad un canto ben eseguito, ma nelle
na sinagoga di ebrei anzi che ad un canto ben eseguito, ma nelle cose di gusto non bisogna essere cotanto sofistico. «Avre
elle cose di gusto non bisogna essere cotanto sofistico. «Avrete cura di fare che tutti gli attori abbandonino il teatro d
zio dell’opera buffa, non è da maravigliarsi se i lettori non degnano di gettare uno sguardo sul libretto, se il poeta da
uo talento pieghevole e il suo stile agiato e corrente (cercando però di rammorbidirlo alquanto secondo i bisogni della me
irlo alquanto secondo i bisogni della melodia, e mettendo un poco più di contrasto e di forza nelle situazioni e nei carat
econdo i bisogni della melodia, e mettendo un poco più di contrasto e di forza nelle situazioni e nei caratteri) avrà egli
forza nelle situazioni e nei caratteri) avrà egli fra poco la gloria di regnare senza rivali sul teatro buffo italiano. M
ul teatro buffo italiano. Mi fanno pensare in tal guisa il Teodoro re di Corsica, e molto più la Grotta di Trifonio, due c
pensare in tal guisa il Teodoro re di Corsica, e molto più la Grotta di Trifonio, due commedie musicali di questo poeta c
di Corsica, e molto più la Grotta di Trifonio, due commedie musicali di questo poeta che si sono rappresentate nell’imper
usicali di questo poeta che si sono rappresentate nell’imperial corte di Vienna e che ci fanno desiderare di vederne sorti
rappresentate nell’imperial corte di Vienna e che ci fanno desiderare di vederne sortire altre molte dalla stessa penna.
e Signor Thomas nella sua storia degli elogi cap. 39 «Sono in materia di lodi la moneta corrente del paese. Qgn’uno la ven
ese. Qgn’uno la vende, la dona, la compra o la riceve. Di tali generi di lodi ve ne sono per tutti gli uomini, e per tutti
ove si cammina senza che tali elogi facciano ni piccoli né grandi più di quello che sono coloro che gli fanno o che gli ri
ensatezza e con gusto. 152. [NdA] Tom. I. cap. 1. 153. [NdA] II re di Prussia paragona l’eloquenza italiana alla crema
t. 157. [NdA] Gli autori, che avendo abbracciato un qualche genere di letteratura non sono stati ben accolti dal pubbli
olti dal pubblico, si convertono per lo più in altrettanti detrattori di esso genere. Il famoso le Metrie cattivo medico p
lope. Lo Scaligero essendo stato deriso dal pubblico per aver creduto di ritrovare nella sua Ciclometria la quadratura del
degno suo contro alla matematica. Racine e Boeleau, incapaci entrambi di uguagliare la facilità musicale dell’ingegnoso Qu
ità musicale dell’ingegnoso Quinaut, s’appigliarono all’ovvio partito di metter in ridicolo l’opera in musica. Costoro si
osa malinconia generata dalla tragedia che tanto ha occupate le penne di alcuni celebri scrittori del nostro secolo cioè d
di alcuni celebri scrittori del nostro secolo cioè dell’Abate Du Bos, di Fontenelle, di Hume, e di Cesarotti si trova molt
ri scrittori del nostro secolo cioè dell’Abate Du Bos, di Fontenelle, di Hume, e di Cesarotti si trova molto prima sciolto
i del nostro secolo cioè dell’Abate Du Bos, di Fontenelle, di Hume, e di Cesarotti si trova molto prima sciolto mirabilmen
62 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Delle scene »
[5.1] Con le tante sconvenevolezze del ballo sogliono andare quasi di compagnia non minori disordini negli ornamenti de
no descritte dall’erudito Ferrario, non dovriano né meno farsi lecito di dare a’ compagni di Enea la berretta e i braconi
udito Ferrario, non dovriano né meno farsi lecito di dare a’ compagni di Enea la berretta e i braconi alla foggia olandese
nostri uomini che presiedono al vestiario fossero inspirati dal genio di quegli eruditi artefici. E molto più saria mestie
iù saria mestieri che dagli odierni pittori seguite fossero le tracce di un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri t
che dagli odierni pittori seguite fossero le tracce di un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio di
e di un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio di Giove o di Marte non avesse sembianza della chies
Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio di Giove o di Marte non avesse sembianza della chiesa del Gesù,
ove o di Marte non avesse sembianza della chiesa del Gesù, una piazza di Cartagine non si vedesse architettata alla gotica
e col pittoresco unito insieme il decoro e il costume. Le scene prima di qualunque altra cosa nell’opera attraggono imperi
ente gli occhi e determinano il luogo dell’azione, facendo gran parte di quello incantesimo per cui lo spettatore viene ad
l’erudizione e da un molto discreto giudizio? Possono in ciò essergli di grande aiuto la lettura dei libri, la conversazio
ha concepito in mente ogni cosa, e niente ha d’aver lasciato indietro di tutto quello che può meglio abbellire e render ve
re le scene non abbia per molti riguardi ricevuto nella trascorsa età di considerabili aumenti. Né altrimenti esser poteva
or numero d’ingegni che fatto non avea per lo addietro. Le invenzioni di Girolamo Genga tanto magnificate dal Serlio, che
nzioni di Girolamo Genga tanto magnificate dal Serlio, che nel teatro di Urbino fece gli arbori ed altre simili cose di fi
Serlio, che nel teatro di Urbino fece gli arbori ed altre simili cose di finisssima seta, si riporrebbono oggigiorno tra l
si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di
l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di prospettiva, come in siti ristrettissimi si facci
prospettiva, come in siti ristrettissimi si facciano da noi apparire di grandi luoghi e spaziosi, considerando sin dove s
ssimo all’occhio le scene vedute per angolo, che con gran discrezione di giudizio conviene per altro mettere in pratica, e
di giudizio conviene per altro mettere in pratica, e in quelle vedute di faccia i punti accidentali che vi fa nascere il m
ndo Bibbiena, il quale con la nuova sua maniera chiamò a sé gli occhi di tutti. E già parvero cose pur troppo secche quell
uelle strade, que’ viali, quelle gallerie che corrono sempre al punto di mezzo, dove insieme con la veduta se ne va anche
buoni maestri studiato i principi dell’arte sua nel Vignola; e dotato di fantasia pittoresca, s’avvisò di muovere, dirò co
dell’arte sua nel Vignola; e dotato di fantasia pittoresca, s’avvisò di muovere, dirò così, di atteggiar le scene a quel
ola; e dotato di fantasia pittoresca, s’avvisò di muovere, dirò così, di atteggiar le scene a quel modo che fecero i pitto
do, in una parola, fu il Paolo Veronese del teatro53. E come, al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato l’arte al so
Paolo Veronese del teatro53. E come, al pari di Paolo, ebbe la gloria di aver recato l’arte al sommo, per quanto si appart
al sommo, per quanto si appartiene alla magnificenza e a un certo che di maraviglioso, così ancora, egualmente che Paolo,
e di maraviglioso, così ancora, egualmente che Paolo, ebbe il destino di averla messa in fondo per conto degli allievi che
o di averla messa in fondo per conto degli allievi che crebbero sotto di lui. Rivolti costoro ad imitare ciò che nelle sue
i lui. Rivolti costoro ad imitare ciò che nelle sue invenzioni vi era di più facile, cioè la bizzarria, e lasciato il fond
ndea verisimili, si allontanarono via via da lui, facendo professione di seguirlo. Le più nuove fantasie, i più gran ghiri
messo da loro in opera, purché abbia dello strano. E per non parlare di una certa loro arbitraria prospettiva che sonosi
rbitraria prospettiva che sonosi creati in mente, danno dipoi il nome di gabinetto a ciò che potrebbe a un bisogno chiamar
forse anche per una piazza. Racconta Vitruvio come, avendo un pittore di quadratura dipinto a Tralli una scena, e avendovi
rovare quell’opera eseguita per altro con intelligenza e gran bravura di mano. Quando saltò su un certo Licinio matematico
ovate che non può stare in fatto, la vostra città corre gran pericolo di esser posta nel numero di quelle che non hanno gr
fatto, la vostra città corre gran pericolo di esser posta nel numero di quelle che non hanno gran riputazione per isvegli
edendo come nelle nostre scene da noi si applaudisce a quei laberinti di architettura, dove si smarrisce il vero, a quelle
a tor suso l’architrave e il soffitto, si vanno a perdere in un mare di panneggiamenti posti così a mezz’aria? E il simil
no da una banda e non trovano dove impostarsi dall’altra, quasi sogni di gente inferma, che non hanno nelle loro parti con
o nelle loro parti connessione veruna. Ma dei Licini ne saltano fuori di tanto in tanto anche tra noi55 . E quello che avv
to in tanto anche tra noi55 . E quello che avvenne all’antico pittore di Tralli, ebbe a provarlo il Padre Pozzi, uno de’ p
ssati maestri nella moderna scuola; basta dire ch’egli fu il creatore di quel nuovo mostro in architettura delle colonne a
ostro in architettura delle colonne a sedere. Avea egli nella pittura di una cupola fatto reggere le colonne, sopra cui el
gole, e ciò che offende nel vero non offendesse ancora nelle immagini di esso. [5.4] A volersi contenere dentro a’ limiti
a nelle immagini di esso. [5.4] A volersi contenere dentro a’ limiti di una savia invenzione, non potrà mai il pittore st
e potrebbe al pittore fornir medesimamente l’Egitto, maestra primiera di ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha egli
maestra primiera di ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha egli di più grandioso e severo, lasciando stare le pirami
sa vi ha egli di più grandioso e severo, lasciando stare le piramidi, di quegli avanzi del palagio di Mennone che torreggi
o e severo, lasciando stare le piramidi, di quegli avanzi del palagio di Mennone che torreggiano tuttavia lungo il Nilo, e
dalle cento porte, che, mercè l’opera dell’accurato Nordeno, sono ora di pubblica ragione? Nelle forme di essi e ne’ sobri
pera dell’accurato Nordeno, sono ora di pubblica ragione? Nelle forme di essi e ne’ sobri ornamenti che ricevono da’ colos
e arti e colonia, come alcuni vogliono, dell’Egitto, fornir ne potria di bellissime scene. Non è già che io ne volessi ado
già che io ne volessi adottare quegli strani ghiribizzi che appresso di noi sono entrati in luogo delle erudite grottesch
zi che appresso di noi sono entrati in luogo delle erudite grottesche di Gioan da Udine, dell’India e degli altri maestri
rudite grottesche di Gioan da Udine, dell’India e degli altri maestri di quel secolo. Non vorrei né meno che da noi s’imit
rei né meno che da noi s’imitassero quelle loro pagode e quelle torri di porcellana, salvo se cinese non fosse il soggetto
per le deliziose e per li giardini, che spesso occorrono nelle scene, di assai vaghe idee si potriano ricavare da quella i
no d’imitarla nella irregolarità e varietà sua. [5.6] Loro costume è di scegliere quegli oggetti che nel genere loro piac
ciono il più alla vista, disporgli in maniera che l’uno sia all’altro di contrapposto, e ne risulti dall’insieme un non so
ia all’altro di contrapposto, e ne risulti dall’insieme un non so che di peregrino e d’insolito. Vanno tramezzando ne’ bos
che di peregrino e d’insolito. Vanno tramezzando ne’ boschetti alberi di differente portamento, condizione, tinta e natura
mo sito, per così dire, rappresentano. Qua ti raccapriccia una veduta di scogli artifiziosamente tagliati e come pendoli i
na veduta di scogli artifiziosamente tagliati e come pendoli in aria, di cascate d’acqua, di caverne e di grotte, dove fan
artifiziosamente tagliati e come pendoli in aria, di cascate d’acqua, di caverne e di grotte, dove fanno giocare variament
nte tagliati e come pendoli in aria, di cascate d’acqua, di caverne e di grotte, dove fanno giocare variamente il lume; e
tte, dove fanno giocare variamente il lume; e là ti ricrea una veduta di fioriti parterri, di limpidi canali e di vaghe is
re variamente il lume; e là ti ricrea una veduta di fioriti parterri, di limpidi canali e di vaghe isolette con di belli e
e; e là ti ricrea una veduta di fioriti parterri, di limpidi canali e di vaghe isolette con di belli edifizi che nelle acq
veduta di fioriti parterri, di limpidi canali e di vaghe isolette con di belli edifizi che nelle acque si specchiano. Dal
ssi cercano egualmente che da noi fare si soglia nel tesser la favola di un poema. Simili ai giardini della Cina, sono que
no gl’Inglesi dietro al medesimo modello della natura. Quanto ella ha di vago e di vario, boschetti, collinette, acque viv
esi dietro al medesimo modello della natura. Quanto ella ha di vago e di vario, boschetti, collinette, acque vive, prateri
tte, acque vive, praterie con dei tempietti, degli obelischi ed anche di belle rovine che spuntano qua e là, si trova quiv
quivi riunito dal gusto dei Kent, dei Chambers e dei Brown, che hanno di tanto sorpassato il Le Nôtre, tenuto già il maest
a inverisimiglianza trasportar sulle scene? Che non istudiano i campi di architettura che adornano molti quadri di Paolo,
? Che non istudiano i campi di architettura che adornano molti quadri di Paolo, co’ quali ben si può dire ch’egli ha reso
i ha reso teatrali gli avvenimenti della storia? I paesi del Pussino, di Tiziano, di Marchetto Ricci e di Claudio, che nel
atrali gli avvenimenti della storia? I paesi del Pussino, di Tiziano, di Marchetto Ricci e di Claudio, che nella natura ha
i della storia? I paesi del Pussino, di Tiziano, di Marchetto Ricci e di Claudio, che nella natura hanno saputo vedere qua
Ricci e di Claudio, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse d
dio, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse di gran fantasia
edere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse di gran fantasia fornito farebbe gran senno a ricopi
Veggonsi assai volte i personaggi venir dal fondo del teatro, perché di là solamente ci è l’uscita nella scena; ed ognuno
anta disconvenienza ed offensione dell’occhio. La grandezza apparente di un oggetto dipende dalla grandezza della sua imma
della sua immagine congiunta col giudizio che si forma della distanza di esso. Cosicché, posta l’immagine della stessa gra
uanto più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono come torrioni di giganti quei personaggi che si affacciano dal fon
gli giudicare oltre modo lontani la prospettiva e l’artifizio appunto di essa scena. E cotesti giganti impiccoliscon dipoi
di essa scena. E cotesti giganti impiccoliscon dipoi e diventan nani di mano in mano che si fanno innanzi ed all’occhio p
grandi cautele, perché l’uno non ismentisca l’altro, e il tutto paia di un pezzo. [5.9] Un’altra cosa importantissima, a
non è egli da credere che producesse anche nel teatro quegli effetti di forza e quella vivacità di chiaroscuro che a mett
producesse anche nel teatro quegli effetti di forza e quella vivacità di chiaroscuro che a mettere ne’ suoi intagli è giun
he a mettere ne’ suoi intagli è giunto il Rembrante? E quella amenità di lumi e d’ombre che hanno i quadri di Giorgione o
o il Rembrante? E quella amenità di lumi e d’ombre che hanno i quadri di Giorgione o di Tiziano, non saria forse anche imp
E quella amenità di lumi e d’ombre che hanno i quadri di Giorgione o di Tiziano, non saria forse anche impossibile trasfe
e anche impossibile trasferirla alle scene. Ben può ognuno ricordarsi di que’ teatrini che vanno attorno sotto il nome di
uò ognuno ricordarsi di que’ teatrini che vanno attorno sotto il nome di vedute ottiche matematiche; e sogliono rappresent
il nome di vedute ottiche matematiche; e sogliono rappresentar porti di mare, combattimenti tra armate navali e simili al
armate navali e simili altre cose. Il lume vi è introdotto a traverso di carte oliate, che ne smorzano il troppo acuto; e
mento, un tale accordo, che nulla più. Ed io mi ricordo, in occasione di uno di quei sepolcri che soglionsi fare in Bologn
un tale accordo, che nulla più. Ed io mi ricordo, in occasione di uno di quei sepolcri che soglionsi fare in Bologna, di a
, in occasione di uno di quei sepolcri che soglionsi fare in Bologna, di alcune grossolane pitture di quadratura ch’erano
sepolcri che soglionsi fare in Bologna, di alcune grossolane pitture di quadratura ch’erano su per li muri della chiesa,
ssolane pitture di quadratura ch’erano su per li muri della chiesa, e di alcune statue che meglio si direbbero fastellacci
della chiesa, e di alcune statue che meglio si direbbero fastellacci di carta, le quali ricevendo similmente il lume a tr
astellacci di carta, le quali ricevendo similmente il lume a traverso di certe carte oliate poste ne’ lunettoni, parevano
’ lunettoni, parevano finite con l’anima, benché vicine all’occhio, e di purissimo marmo. In un teatro illuminato a dovere
nifestare più che mai il vantaggio che noi abbiamo sopra gli antichi, di fare le nostre rappresentazioni sceniche di notte
bbiamo sopra gli antichi, di fare le nostre rappresentazioni sceniche di notte tempo. E già non è dubbio che, vistesi in t
in voga, e vengono tanto esaltate da quelli che niente considerano e di ogni cosa decidono. Avverrebbe in questo ciò che
e vi avevano lungo tempo sfigurato Talia, usci primamente la commedia di Molière costumata e naturale. Grandissimo fu il c
l pubblico ha il vero; e il Menagio ebbe a dire esser venuto il tempo di abbatter quegl’idoli dinanzi a’ quali avevano i F
ore n. 14] Lo scrittore del presente saggio possiede un grosso volume di disegni di questo autore, il quale mostra assai m
Lo scrittore del presente saggio possiede un grosso volume di disegni di questo autore, il quale mostra assai meglio quant
nto egli valesse, che non fanno tutte le invenzioni che vanno attorno di lui intagliate dal Buffagnotti e dall’Abbati. 54
63 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 379-381
romiscuo assai pregiato. Il nonno, orefice, non avuto in troppo odore di santità, dovette abbandonare Roma, sua patria, co
lorido Bertini. Giunta colà una compagnia comica, il padre pensò bene di lasciar l’arte dell’oreficeria per abbracciar que
ceria per abbracciar quella del palcoscenico. La madre morì a Mantova di parto nel’49, e Florido esordì, ancor giovinetto,
di parto nel’49, e Florido esordì, ancor giovinetto, nella Compagnia di Gio. Batt. Zoppetti, diretta da Alamanno Morelli.
Gio. Batt. Zoppetti, diretta da Alamanno Morelli. Passò poi in quelle di Giustiniano Mozzi e di Alessandro Salvini, cominc
retta da Alamanno Morelli. Passò poi in quelle di Giustiniano Mozzi e di Alessandro Salvini, cominciando in questa a soste
zi e di Alessandro Salvini, cominciando in questa a sostener le parti di secondo amoroso. Entrò il’57-58 nella Compagnia c
na e Asti, dai quali si sciolse per pagare alla patria il suo tributo di buon cittadino. Fece parte della seconda spedizio
la seconda spedizione Medici, e combattè a Milazzo, ove ebbe il grado di sergente, poi a Reggio, poi, il 1° di ottobre, al
tè a Milazzo, ove ebbe il grado di sergente, poi a Reggio, poi, il 1° di ottobre, al Volturno. Licenziato dopo la presa di
Reggio, poi, il 1° di ottobre, al Volturno. Licenziato dopo la presa di Capua, raggiunse ad Alessandria il padre (che sin
ato a seconde nozze), col quale fu scritturato dal conte Iacopo Billi di Fano pel teatro di Naum di Costantinopoli. Dopo u
), col quale fu scritturato dal conte Iacopo Billi di Fano pel teatro di Naum di Costantinopoli. Dopo un anno, il padre fo
uale fu scritturato dal conte Iacopo Billi di Fano pel teatro di Naum di Costantinopoli. Dopo un anno, il padre formò comp
di Costantinopoli. Dopo un anno, il padre formò compagnia per teatri di minor conto, e fu con quella a Smirne, ad Atene,
n fu il suo forte : e se ben dalle beccate del suo esordire al teatro di Cremona, passasse poi alla tolleranza de’pubblici
sse poi alla tolleranza de’pubblici i più severi, si diede alle parti di brillante che sostenne varj anni, sinchè, venutag
è, venutagli ad aumentar la pinguedine, risolse il ’70, per consiglio di artisti sommi, fra’quali il Bellotti-Bon, di mett
se il ’70, per consiglio di artisti sommi, fra’quali il Bellotti-Bon, di metter la parrucca e abbracciar definitivamente i
otti-Bon, di metter la parrucca e abbracciar definitivamente il ruolo di caratterista, ch’egli anch’oggi sostiene. Fu i
Compagnia della Sadowski, diretta da Luigi Monti, e il ’74 in quella di Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentimento
il ’74 in quella di Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentimento di gratitudine profonda, chiama suo solo maestro), a
a, chiama suo solo maestro), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio
suo solo maestro), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in q
o), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in quella di Luigi
, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in quella di Luigi Monti, che lasciò dopo due anni, scritturat
Luigi Monti, che lasciò dopo due anni, scritturato dalla Principessa di Santobono pe’ Fiorentini di Napoli, al fianco del
o due anni, scritturato dalla Principessa di Santobono pe’ Fiorentini di Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse, di
obono pe’ Fiorentini di Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse, di Emanuel e di Majeroni. Formò, l’anno dopo, societ
rentini di Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse, di Emanuel e di Majeroni. Formò, l’anno dopo, società con la Boet
colla quale tornò in società, dopo aver passato tre anni in Compagnia di Vittorio Pieri. Formò nuova società con Ettore Pa
ti e Raspantini. Il Bertini ebbe campo nella sua lunga vita artistica di mostrare quanto egli valesse, creando parti dispa
sa col miglior de’successi dovunque. L’ Agatodèmon nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi di
ssi dovunque. L’ Agatodèmon nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Tras
nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann,
uca di Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il T
rari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il Teissier nei Corvi di Bèque, collocaro
di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il Teissier nei Corvi di Bèque, collocarono il Bertini fra i più intellige
tisti del nostro tempo. Una sera in cui egli rappresentava al Gerbino di Torino l’A’ basso porto di Cognetti, l’Emanuel ch
sera in cui egli rappresentava al Gerbino di Torino l’A’ basso porto di Cognetti, l’Emanuel che assisteva alla recita da
, l’Emanuel che assisteva alla recita da una poltrona, con sentimento di schietta ammirazione pel fratello d’arte, gli man
nzupperabile o’ Zi Pascale lu cantiniere. Anche si dilettò il Bertini di poesia, e scrisse versi originali ispiratissimi,
ltri volgarizzò o imitò dal francese, tra’cui quelli del Bateaux Rose di Giovanni Richepin. Volle scrivere pel teatro, ma
ni, napoletano, attore, ma più amministratore della compagnia sociale di cui s’è fatto parola.
64 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Venetia, 23 di marzo 1675. » pp. 351-354
Rhodiana, la quale fu recitata in Vinezia del 1540, e poi nella Città di Trevigi sotto il felice Reggimento del clarissimo
o del clarissimo M. Giovan Lipomani, facendola stampare sotto il nome di Ruzzante, credendo forse col mezzo di tante mie V
acendola stampare sotto il nome di Ruzzante, credendo forse col mezzo di tante mie Vigilie aggiungerli gloria. Fu poi rist
enico Farri, 1561, in-8, e 1584, in-12, e in Vicenza presso gli eredi di Perin libraro, 1598, in-8 (V. Quadrio, Della Stor
tra le commedie del Ruzzante (Vicenza, Giorgio Greco, 1584), e senza di essa non sarebbe la fama di lui attenuata, tanti
e (Vicenza, Giorgio Greco, 1584), e senza di essa non sarebbe la fama di lui attenuata, tanti sono i pregi onde abbondano
in Pulcinella, Brighella, Arlecchino, Capitano, Pantalone, Dottore : di qui, si può dire, ebbe vita nuova e rigogliosa il
be vita nuova e rigogliosa il teatro popolare d’Italia. E che modelli di verità e di vitalità quei personaggi !… quelle Be
a e rigogliosa il teatro popolare d’Italia. E che modelli di verità e di vitalità quei personaggi !… quelle Bette, quei To
uelle Bette, quei Tonin, quei Truffi, quelle Fiorinette ! Che vivezza di dialogo, che realismo sincero, non accattato, non
bono accadere, le parole si dicono perchè debbono esser dette : nulla di quella ipocrisia voluta che fa i personaggi tisic
ta che fa i personaggi tisici del corpo e dell’anima ! Il personaggio di Ruzzante non ha carattere speciale : egli è quell
o ; talora servo, talora innamorato, talora marito…. E questa varietà di caratteri il Beolco dava forse a bella posta al s
’egli era in iscena, scrive Scardeone, il pubblico non s’occupava che di lui : leggendo le opere sue non si è alieni dal c
endo le opere sue non si è alieni dal crederlo ; specie la Moschetta, di cui abbiam dato un breve saggio al nome di Alvaro
rlo ; specie la Moschetta, di cui abbiam dato un breve saggio al nome di Alvarotto, e che mi par tutta un piccolo capolavo
ar tutta un piccolo capolavoro del genere. Nella scena del primo atto di dichiarazione amorosa fra Bettia e Tonino, e nell
rimo atto dell’Anconitana col quale Isotta in veste d’uomo sotto nome di Gismondo, raccontando le buone qualità ond’è orna
to nome di Gismondo, raccontando le buone qualità ond’è ornata, cerca di persuadere Doralice a riscattarla con danaro.
è il vero che la madre noi d’un medesimo parto avendo partorito passò di questa vita ; per il che dall’avo materno nostro,
il che dall’avo materno nostro, fummo fino alli sette anni allevati, di poi, per odio di nostri parenti a noi portato, e
materno nostro, fummo fino alli sette anni allevati, di poi, per odio di nostri parenti a noi portato, e per fuggire le in
e le insidie loro a noi nella vita tese, fummo disgiunti : quello che di mio fratello avvenisse non potei mai risapere ; i
lo che di mio fratello avvenisse non potei mai risapere ; io in abito di donna fino alli diciotto anni stei rinchiuso in u
bito di donna fino alli diciotto anni stei rinchiuso in un monasterio di monache, ove, in cambio delle lettere, allo ago,
fuso diedi opera, e prima imparai a tirar in filo il lino e la lana, di poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’
rar in filo il lino e la lana, di poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’ago di seta di varj colori trapungerle
no e la lana, di poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’ago di seta di varj colori trapungerle e ricamarle d’oro
lana, di poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’ago di seta di varj colori trapungerle e ricamarle d’oro e d’arg
ricamarle d’oro e d’argento, ed in quelle dipingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fonta
’oro e d’argento, ed in quelle dipingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fontane, di bosc
ento, ed in quelle dipingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fontane, di boschi…. ed in b
quelle dipingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fontane, di boschi…. ed in breve, quell
pingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fontane, di boschi…. ed in breve, quello che fari
lorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fontane, di boschi…. ed in breve, quello che faria con un pen
a con un pennello un dotto dipintore, io con l’ago, con la seta tinta di varj colori farò. E ciò che per me si dipinge, e
n iscorcio, adombrati e coloriti con riflessi, con ombre morte ; e se di dieci mila figure le più belle parti scegliessi,
si, quelle so benissimo accompagnare ; il che in pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo, di perso, di
nissimo accompagnare ; il che in pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più
mpagnare ; il che in pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più e meno, com
il che in pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più e meno, come richiede
pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più e meno, come richiede lo effetto
miglio, e più e meno, come richiede lo effetto della figura. I lavori di camice e di gorgiere di trapunti aurati e serici
ù e meno, come richiede lo effetto della figura. I lavori di camice e di gorgiere di trapunti aurati e serici benissimo li
me richiede lo effetto della figura. I lavori di camice e di gorgiere di trapunti aurati e serici benissimo li so fare. Ol
e di gorgiere di trapunti aurati e serici benissimo li so fare. Oltre di ciò ho perfettissimo judicio e intiera cognizione
i so fare. Oltre di ciò ho perfettissimo judicio e intiera cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di
ò ho perfettissimo judicio e intiera cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di
imo judicio e intiera cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E qu
e intiera cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori d
cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori di drappi s
adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori di drappi siano più conf
menti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori di drappi siano più confacevoli alla donna bianca, e
onfaccino o le perle, o le fila d’oro, ed in anella rivolte. Le guise di cassi come vogliano essere a far parere il petto
dere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più di grazia e più d’onestà si trova. Come si deve freg
più d’onestà si trova. Come si deve fregiare una vesta, e nuove guise di aggiungere diversi colori di panni che più leggia
i deve fregiare una vesta, e nuove guise di aggiungere diversi colori di panni che più leggiadri pajono. Ed in vero ho ved
o al judicio cieco delle fantesche si riportano, le quali più presto di una scanciera di scudelle che di adornamenti di d
co delle fantesche si riportano, le quali più presto di una scanciera di scudelle che di adornamenti di donna saperiano ju
he si riportano, le quali più presto di una scanciera di scudelle che di adornamenti di donna saperiano judicare. Alcune d
, le quali più presto di una scanciera di scudelle che di adornamenti di donna saperiano judicare. Alcune donne ordinano l
ro non passi ; alcune lasciandoli così inordinati hanno accrescimento di grazia e di beltà tanto che non si potria con mil
 ; alcune lasciandoli così inordinati hanno accrescimento di grazia e di beltà tanto che non si potria con mille lingue ra
ffia innanzi, che non si veggiano tanto i capegli. Oh, vedete che più di grazia avete, perchè il viso vostro è alquanto is
scuoterà sarò servo e fante, e uomo e femmina. Piacendovi adunque uno di noi, piglierete quello che più vi piace, ch’ io n
e, rappresentate ne’ vari teatri d’Italia, ebber dovunque accoglienze di risa e di applausi, e ch’egli superò tutti i reci
entate ne’ vari teatri d’Italia, ebber dovunque accoglienze di risa e di applausi, e ch’egli superò tutti i recitatori del
i Cardinali Marco Cornaro e Francesco Pisano, preposti ecclesiastici di Padova, fecero il loro ingresso nella città, tutt
ptate. Morì a soli quarant’anni in Padova, con grandissimo cordoglio di tutti. Sepolto nella chiesa di S. Daniele, a Prat
i in Padova, con grandissimo cordoglio di tutti. Sepolto nella chiesa di S. Daniele, a Prato della Valle, gli fu, a eterna
seguente iscrizione che dettò Giovanbattista Rota profondo ammiratore di lui. V. S. angelo beolco rvzanti patavino nvlli
vndo redempt. m. d. lx. Beretta Federico. Recitava il 1675 le parti di Capitano Spagnuolo, come si è potuto vedere dalle
le parti di Capitano Spagnuolo, come si è potuto vedere dalle lettere di Francesco Allori detto Valerio, che ne faceva ric
Allori detto Valerio, che ne faceva richiesta a un ministro del Duca di Mantova per la compagnia, della quale egli era di
dall’ egregio cav. Davari : Illmo. Sig.re et Padrone, Ricevo stasera di V. S. Ill. con l’ordine del Passa porto, anderò i
ll. del favore ricevuto, spero in dio, che questa settimana che entra di essere spedito di miei interessi, e poi mettermi
evuto, spero in dio, che questa settimana che entra di essere spedito di miei interessi, e poi mettermi in viaggio a dio p
ssi, e poi mettermi in viaggio a dio piacendo. Ricordo a V. S. Ill.ma di Federico Beretta, che fa da Capitanio spagnolo, e
personaggio onestamente buono per la parte del capitano, avendone io di bisogno per molte comedie, e parte necessaria, e
per molte comedie, e parte necessaria, e poi nelle opere si porta per di verità, e a buona memoria e ricorda nelle opere e
buona comica ne farà fede, starò atendendo le sue gratie, pregandola di favorirmi di riverire il Ser.mo Padrone e proteto
ne farà fede, starò atendendo le sue gratie, pregandola di favorirmi di riverire il Ser.mo Padrone e protetore al quale i
al quale inchinandomi li bacio afetuosam.te le mani. Di Venetia, 23 di marzo 1675. Di V. S. Ill.ma Aff.mo Ser.re Carl
a scrittura del quale, dice, non sa come possa conciliarsi con quella di suo figlio Virginio, che gli raccomanda vivamente
Il figlio Virginio è quegli che l’Allori chiama inetto al recitare, e di cui dice che ha tanto poca fortuna da per tutto c
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344
ente a’ sensi  quando, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali di pittura, scultura ed architett
do, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali di pittura, scultura ed architettura. Essa gloriavas
architettura. Essa gloriavasi allora de’ talenti, e delle invenzioni di varii celebri pittori e machinisti, che seguirono
tematico e architetto Baltassarre Peruzzi. Possedeva illustri pittori di quadratura, come Ferdinando da Bibiena, Angelo Mi
l meraviglia che uno spettacolo, in cui poteva trionfare l’eccellenza di tanti valorosi artefici, venisse nelle prime citt
sta in musica l’Arianna del Rinuccini divenuto maestro della cappella di San Marco introdusse tra’ Veneziani il novello sp
lle case private de’ gentiluomini, indi passò su’ teatri. L’Andromeda di Benedetto Ferrari reggiano celebre sonatore di ti
u’ teatri. L’Andromeda di Benedetto Ferrari reggiano celebre sonatore di tiorba vi si cantò nel 1637. Vi comparve anche il
con tanta splendidezza, che la città si riempì d’un numero prodigioso di forestieri. Si ripetè in Bologna sin da’ primi an
in Bologna sin da’ primi anni del secolo L’Euridice del Rinuccini. La di lui Arianna si rappresentò pure in Roma, dove da
a avessero un’opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica, e di macchine eseguita nel 1639
un’opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica, e di macchine eseguita nel 1639 sotto il
ta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica, e di macchine eseguita nel 1639 sotto il vicerè Ferran
9 sotto il vicerè Ferrante Afan de Ribera nella sala del real palazzo di Napoli, nel passar che vi fece l’infanta Maria so
eal palazzo di Napoli, nel passar che vi fece l’infanta Maria sorella di Filippo IV, che andava in Ungheria a trovare il r
della Fama con sei cigni, il secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e ciclopi, il quarto di varie deità  e vi co
secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e ciclopi, il quarto di varie deità  e vi comparve la Notte su di un carr
i nani e ciclopi, il quarto di varie deità  e vi comparve la Notte su di un carro di stelle tirato da quattro cavalli, e s
lopi, il quarto di varie deità  e vi comparve la Notte su di un carro di stelle tirato da quattro cavalli, e si cangiò più
cena rappresentando successivamente un tempio, il Parnasso, la fucina di Vulcano e i Campi Elisi. Quali però si fussero i
sinese Scipione Errico che si replicò in Venezia nel 1644, ed il Pomo di Venere del napolitano Antonio Basso rappresentata
napolitano Antonio Basso rappresentata in Napoli nel 1645, ed il Ciro di Giulio Cesare Sorrentino pur napolitano stampato
Si segnalarono per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente
no per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente cantanti del
e’ principi, e più gl’impressarii particolari, badarono a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi macc
l’impressarii particolari, badarono a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi macchinisti, di voci squ
rticolari, badarono a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi macchinisti, di voci squisite, e de’ mig
vvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi macchinisti, di voci squisite, e de’ migliori sonatori e maestri
ichi macchinisti, di voci squisite, e de’ migliori sonatori e maestri di musica. La bella poesia che sola può somministrar
tiero novello, scrivendo qualche componimento musicale, non si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’oppor
si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’opportunità di spiegare anche in tal genere i poetici suoi talen
egare anche in tal genere i poetici suoi talenti avendolo il granduca di Toscana Ferdinando I prescelto ad inventare i com
nozze della principessa Maria. In tale occasione compose il Rapimento di Cefalo piccolo melodramma di cinque atti. Tanta p
. In tale occasione compose il Rapimento di Cefalo piccolo melodramma di cinque atti. Tanta pompa di metri lirici, tante m
il Rapimento di Cefalo piccolo melodramma di cinque atti. Tanta pompa di metri lirici, tante macchine, tanti cori, ci most
teresse e per affetto. In Firenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di Vegghia l’altro suo dr
irenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome di Vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sband
nto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia nè pel Rapimento di Cefalo nè per tal Vegghia. Un componimento scenic
ghia. Un componimento scenico per la musica composta pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre at
ico per la musica composta pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di
ia Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di Fulvio Testi. Espero recita il prologo e v’interv
gione, la Gloria .Il primo ballo vien formato da i Crepuscoli seguaci di Espero, il secondo dalle Ninfe marine, ed il terz
uaci di Espero, il secondo dalle Ninfe marine, ed il terzo da un coro di Amazzoni che intrecciano una danza guerriera. Alt
danza guerriera. Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medes
eve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca di Modena scrisse il medesimo poeta, in cui cantavan
il medesimo poeta, in cui cantavano varie deità. Precede i recitativi di Cerere il coro seguente  Di rai più belli     Ci
re il coro seguente  Di rai più belli     Cinto i capelli     Il Dio di Delo     Ride nel cielo.     A’ bei splendori    
he le accennate feste del Testi sono snervate, senza azione e tessute di parti che possono sopprimersi senza che il compon
ento ne perisca, la qual cosa è la più sicura prova dell’imperfezione di un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pon
e di un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pontefice col nome di Clemente IX si esercitò nell’opera sotto Urbano V
i Clemente IX si esercitò nell’opera sotto Urbano VIII. I suoi drammi di argomento cristiano recitati in Roma con applauso
del cielo, la Vita umana, la Sofronia, la Datira, oltre ad altri due di soggetto morale intitolati Dal male il bene, e Ch
edora ed altri si fecero rappresentare con magnificenza da’ granduchi di Toscana. Alla buona riuscita di essi contribuì si
entare con magnificenza da’ granduchi di Toscana. Alla buona riuscita di essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e
cita di essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e la maestria di cantare di Vittorio da Spoleto attore maraviglios
i contribuì singolarmente la dolcissima voce e la maestria di cantare di Vittorio da Spoleto attore maraviglioso, quo nem
ditus a  e pure in quel tempo si ammirarono per la voce e per l’arte di modularla il Campagnuola, l’Angelucci, il Gregori
Tronsarelli pur fiorentino morto nel 1641. Riscosse molti encomii il di lui dramma intitolato Catena di Adone composto es
o nel 1641. Riscosse molti encomii il di lui dramma intitolato Catena di Adone composto espressamente per una contesa inso
done composto espressamente per una contesa insorta fra due cavalieri di gran riguardo Giovanni Giorgio Aldobrandini e Gio
ndini e Giovanni Domenico Lupi, per due famose cantatrici, ad oggetto di decidersi qual delle due fosse la più eccellente
getto di decidersi qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e per arte di cantare. Chiamavasi l’una Chec
qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e per arte di cantare. Chiamavasi l’una Checca della Laguna, pe
quella parte della città che conteneva alcune acque stagnanti a modo di laguna. Era l’altra Margherita Costa pel canto e
fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dall’erudito estensore di quel tempo delle Romane Efemeridi letterarie. Egl
i fosse mentovata l’ inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta, di mutilare i giovanetti cantori, investigando in qu
parte a tal curiosità nell’ampliar quest’opera sin dal 1780 cercammo di supplire colle illazioni che soggiugneremo, al di
80 cercammo di supplire colle illazioni che soggiugneremo, al difetto di decisivo monumento. Chi non sa quanto antica sia
o ad Ammiano Marcellino, Semiramide introdusse nella sua reggia l’uso di mutilare i cortigiani, allorchè ella regnava sott
brei. Claudiano contra Eutropio pretese che i Parti, per raffinamento di lascivia, cominciassero a praticarlo per conserva
no per mezzo della castrazione vollero togliere a’ popoli la speranza di successione ne’ legittimi signori detronizzati e
o delle deflorazioni. Gli Affricani poveri la convertirono in un ramo di commercio abominevole divenuto necessario per la
lessandro Severo, secondo Elio Lampridio, dava agli eunuchi il titolo di terza specie umana , e gli escluse affatto dal s
cluse affatto dal suo servigio , confinandoli ai bagni delle femmine  di che è da vedersi Lorenzo Pignorio de Servis et eo
io de Servis et eorum apud veteres ministeriis a. Per una descrizione di Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gy
viamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori di palle. Chi ignora poi quanto poco fossero gli eun
della legge Cornelia chi avesse castrato un uomo b. Domiziano, al dir di Stazio c, e Nerva, secondo Dione, vietarono espre
ciasse castrare, chi l’ordinasse, ed il norcino che l’eseguisse. Pena di morte posevi ancora Costantino d. Léone Augusto i
non mai si giunse ad estirpare quest’abuso inumano, ch’empie la terra di mostri imbelli schifosi detestabili. Gli eunuchi
no a’ posti ragguardevoli  non solo nella decadenza dell’Impero molti di essi divennero consoli e generali, come i Narseti
ene. I Ginesi soli par che avessero avuti musici castrati  ma sebbene di essi, come narrammo nel tomo I, si servissero ne’
i tra essi introdotta intorno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo di Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale vis
cia fatta menzione può argomentarsi che fosse cessata si bella usanza di assottigliar la voce per l’ordine de’ cantori. Le
e l’Italia hanno avuto sopra le nazioni moderne il vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e d
sopra le nazioni moderne il vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e di addestrarla così mal
vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e di addestrarla così malconcia ad esercitare il canto
a ad esercitare il canto, e par che abbiano l’abbominevole privilegio di continuarlo. Io ho unita la Spagna all’Italia per
di continuarlo. Io ho unita la Spagna all’Italia per la rinnovazione di questa usanza infame. Alcuni declamatori però tra
r sì vituperosa consuetudine, e con filosofica saviezza si guardarono di accennare neppure a mezza bocea che la Spagna ugu
di accennare neppure a mezza bocea che la Spagna ugualmente partecipi di questa vergogna. Fu ciò in essi mala fede o ignor
ignoranza? Io nel fior degli anni miei ascoltai cantare per le chiese di Napoli el tiple (il soprano) Pepito castrato Spag
gna  e poi il rividi, ed ascoltai in Madrid per più anni in compagnia di Narciso, di Pellegrino ed altri più oscuri castra
l rividi, ed ascoltai in Madrid per più anni in compagnia di Narciso, di Pellegrino ed altri più oscuri castrati tutti Spa
egrino ed altri più oscuri castrati tutti Spagnuoli. La real Cappella di quella corte (al cui servizio era addetto il nomi
epito e Narciso allorchè io colà dimorava) è servita da numeroso coro di castratini educati espressamente in un collegio p
aro in essa le divine laudi. Nella real chiesa dell’Incarnazione pure di Madrid tra’ sacerdoti che vi uffiziano, si veggon
uffiziano, si veggono (almeno vi si vedevano nel lungo mio soggiorno di diciotto anni colà) molti vecchi ecclesiastici sm
ò è storia nota in Europa  ed il celebre Giorgio Luigi le Clerc conte di Buffon riconobbe in Ispagna non meno che in Itali
che sin dal XVI secolo, tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna, quando una bolla di Sisto. V ci convince
o abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna, quando una bolla di Sisto. V ci convince che non erano pochi, e che a
isto. V ci convince che non erano pochi, e che arrogavansi il diritto di contrarre matrimonii colle donne, siccome i veri
fu l’epoca vera in cui codesti moderni non guerrieri Narseti, in vece di occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardi
ndesse ad investigarsi prima del secolo XVII. Adunque non molto prima di tali ricerche dovettero esser numerosi i musici c
si i musici castrati. Cerchiamo almeno con qualche argomento negativo di farci la strada ad indagare il tempo in cui salir
col Corsi e col Caccini hanno favellato, si accenna che si valessero di eunuchi  cosa che certamente non avrebbero omessa
ieci anni del secolo XVII i teatri italiani non risonarono delle note di siffatti cigni infelici che mercano a si gran pre
tile acutezza della voce. Sappiamo poi che il lodato Tronsarelli finì di vivere nel 1641, e che la Catena di Adone si cant
oi che il lodato Tronsarelli finì di vivere nel 1641, e che la Catena di Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli e
a Catena di Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli ebbe agio di raccorne le censure e replicarvi, scagionandosi d
imputatagli, siccome narra L’Eritreo. Ma questo letterato parlandoci di eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma rif
o non mostra che gli spettatori se ne fossero maravigliati, nè scrive di essersi proposto quel cambio come novità. Da ciò
o periodo adunque l’opera italiana contrasse coll’umanità il demerito di aver tolto ogni orrore alla castrazione, facendo
ficiale squisitezza delle voci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà di tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scen
ci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà di tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scene la nojosa uniformità recat
sue scene la nojosa uniformità recatavi dagl’invincibili pregiudizii di tali attori che per tanto tempo ne ha scemato il
avea Angelica Bilington sopra il castrato Mattucci sul nostro teatro di San Carlo, tutto che questi avesse una voce eccel
ro di San Carlo, tutto che questi avesse una voce eccellente? E forse di tali esimie voci femminili mancarono nell’età pas
’ tempi suoi, cioè Leonora Baroni figlia della nominata bella Adriana di Mantovaa. Non incresca al lettore di udire con qu
lia della nominata bella Adriana di Mantovaa. Non incresca al lettore di udire con qual trasporto favelli di questa Leonor
Mantovaa. Non incresca al lettore di udire con qual trasporto favelli di questa Leonora un intelligente di musica che l’av
di udire con qual trasporto favelli di questa Leonora un intelligente di musica che l’avea più volte ascoltata.” Ella è fo
di musica che l’avea più volte ascoltata.” Ella è fornita d’ingegno e di ottimo gusto, capace di discernere la buona dalla
volte ascoltata.” Ella è fornita d’ingegno e di ottimo gusto, capace di discernere la buona dalla cattiva musica, intende
o e sicurezza. Esprime anche e pronunzia perfettamente. Non si pregia di esser bella, ma senza essere civetta sà piacere.
re ma franco, con modestia ma nobile e con grazia e dolcezza. La voce di lei è soprana distesa, giusta, sonora, armoniosa.
a voce di lei è soprana distesa, giusta, sonora, armoniosa. Ha l’arte di addolcirla e rinforzarla senza stento, senza far
suoi slanci e sospiri non son punto lascivi: gli sguardi nulla hanno di impudico: il gestire proprio di una donzella ones
unto lascivi: gli sguardi nulla hanno di impudico: il gestire proprio di una donzella onesta. Passando da un tono all’altr
i, non eravi compagnia comica ch’egli non conoscesse, nè attore abile di cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità
abile di cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità che è fama di aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in
he è fama di aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in potere di Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè
lta a dare un suo figliuolo in potere di Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di ra
llino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di rappresentarea. Coltivò ancora il dramma musicale
dramma musicale, e ne compose uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Porretti principe di Venafro e di Anna Ma
uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Porretti principe di Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare
lora applaudito nelle nozze di Michele Porretti principe di Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare con magnifice
n quelle stanze anacreontiche le quali diconsi arie usate ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, c p
ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, c prima di tutti dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza in
ni, c prima di tutti dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori di opere in musica di tal secol
ima di tutti dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori di opere in musica di tal secolo sarebb
dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori di opere in musica di tal secolo sarebbe una narrazi
secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori di opere in musica di tal secolo sarebbe una narrazione ugualmente nojo
la legge e per chi la scrive. Essi furono assaissimi e quasi tutti al di sotto del mediocre, se si riguardi ai pregi richi
apparenze stravaganti simili a’ sogni degl’infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, pe
ravaganti simili a’ sogni degl’infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, per istile vizi
mili a’ sogni degl’infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, per istile vizioso , in som
ava i suoi argomenti dalla mitologia, la quale agevolmente apprestava di grandi materiali per le decorazioni e per le macc
ior sentiero  ma pure la poesia vi avanzò poco, e lo spettacolo scemò di pregio per l’apparato. I primi ad esercitarvisi n
iglia lettore in Pisa satireggiato da Benedetto Menzini sotto il nome di Curculione a Egli fu poeta nella corte di Toscana
detto Menzini sotto il nome di Curculione a Egli fu poeta nella corte di Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del
lla corte di Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del 1700. I di lui melodrammi ebbero allora gran voga, ed oggi a
non cattivi. Ne compose anche il Capece, il Minato poeta della corte di Vienna, ed Andrea Perruccì siciliano autore della
assai più sublime per trionfar sulle scene musicali. Accenneremo solo di passaggio che Alessandro Guidi pavese dagli Arcad
ravaganza anche per la poesia, come si vede nelle Pazzie per vendetta di Giuseppe Vallaro, nel Podestà di Coloniola, nelle
me si vede nelle Pazzie per vendetta di Giuseppe Vallaro, nel Podestà di Coloniola, nelle Magie amorose del nominato Giuli
orrentino vagamente decorato, e nel piacevole componimento allegorico di due parti la Verità raminga di Francesco Sbarra.
nel piacevole componimento allegorico di due parti la Verità raminga di Francesco Sbarra. a. Dalla Germania e dalla Fra
o il Bettinelli) in un suo sonetto dice che spera, venendo in Italia, di apprendère il ballo  e la Marchesa di Mantova and
e che spera, venendo in Italia, di apprendère il ballo  e la Marchesa di Mantova andando in Baviera sua patria condussevi
el 1500. a. Muratori Annali d’Italia all’anno 1690. a. La memoria di questo spettacolo ci è pervenuta per una bella di
ll’Eritreo. a. Pinacoteca Parte III a. Nel tomo III de Supplimenti di Giovanni Poleni alle Antichità di Grevio e Gronov
III a. Nel tomo III de Supplimenti di Giovanni Poleni alle Antichità di Grevio e Gronovio. b. L. III, § 4, 5, et 6 Al Le
a. Pinaco teca Parte II. a. Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma di averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italian
verlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita di Malherbe a Parigi nel 1672. a. Allorchè io nel 1
herbe a Parigi nel 1672. a. Allorchè io nel 1789 produssi il tomo IV di questa Istoria Teatrale, e tali desideri formai p
ato con più fondamento, Risuonò, è vero, sulle scene del Teatro Reale di Napoli la voce del musico Velluti che vi cantò si
lente cantatrice Sessi provò col fatto che le donne istruite e dotate di voci felici esprimeranno sempre con verità ed ene
66 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41
e l’Orfeo del Poliziano si scrissero nel Cinquecento, non meritavano di esser segno a tante censure pedantesche per l’uni
tavano di esser segno a tante censure pedantesche per l’unica ragione di non trovarsene esempio fra gli antichi. Imitinsi
ichi. Imitinsi questi venerabili maestri nella grande arte che ebbero di ritrarre quasi sempre al vivo la natura; sieguans
à ne’ generi da essi maneggiati, ma non si escluda tutto ciò che dopo di essi può l’umano ingegno inventare con la scorta
nsillo celebre poeta fu il primo nel secolo XVI a produrre una specie di pastorale, I Due Pellegrini a, componimento sceni
co che nella famosa cena data da don Garcia de Toledo a donna Antonia di Cardona in Messina si rappresentò nel 1529 b, fu
a per contenere un’ azione compita che ha un nodo ed uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria di Auton
nodo ed uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria di Autonio Epicuro può aversi in conto di una specie
. Anche la Cecaria e Luminaria di Autonio Epicuro può aversi in conto di una specie di pastorale, benchè di pastori non tr
aria e Luminaria di Autonio Epicuro può aversi in conto di una specie di pastorale, benchè di pastori non trattasse, e dal
utonio Epicuro può aversi in conto di una specie di pastorale, benchè di pastori non trattasse, e dall’autore fosse nomina
dizioni. La pastorale che in un certo modo si scosta meno dal Ciclope di Euripide, è l’Egle del Giraldi Cintio che egli in
presentata nel medesimo anno la prima volta in casa dell’autore a’ 24  di febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenz
prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4  di marzo alla presenza del duca Ercole II e del card
4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del cardinale Ippolito di lui fratello. La rappresentò (si dice nella let
r Girolamo Carpi da Ferrara. Fece la spesa l’Università degli scolari di legge. Domandiamo ora che musica fu quella che
fece a questa pastorale ed alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutte si trova scritto di avervi fatta la musica
d alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutte si trova scritto di avervi fatta la musica qualche maestro. Il teatro
tragedie si dice espressamente che aveano i cori cantati. Nelle opere di Antonio Conti si afferma che furono cantati a Ro
resta la musica de’ cori della Canace . Quando nel teatro Olimpico di Vicenza si rappresentò l’Edipo del Giustiniani,
tiniani, il coro (dice in una lettera Filippo Pigafetta) era formato di quindici persone sette per parte ed il capo loro
che cantasi da colui che si finge musico. Oltrechè in molte migliaja di commedie recitate della medesima nazione, a riser
molte migliaja di commedie recitate della medesima nazione, a riserba di qualche dozzina di esse, si trovano frequentement
ommedie recitate della medesima nazione, a riserba di qualche dozzina di esse, si trovano frequentemente alcune strofe o c
uentemente alcune strofe o canzonette cantate in coro dalle damigelle di qualche principessa, nell’impressione delle quali
li che s’inventarono in quel tempo non si vollero gl’Italiani privare di quell’armonico accompagnamento già introdotto. E
di quell’armonico accompagnamento già introdotto. E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente di farvi una musica
to già introdotto. E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente di farvi una musica continuata per tutto il dramma (
E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità
ntichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero conte
zza? E tutti poi avrebbero religiosamente taciuto questo gran segreto di stato? Adunque la musica apposta alle pastorali f
conviene al nominato lavoro, senza che le abbiano interamente coperte di note, il che non si rileva da monumento veruno; e
quella delle tragedie, cioè de’ cori; e noi andando innanzi speriamo di portare quest’osservazione all’evidenza. Intanto
musico. E perchè ne avrebbe taciuto quest’altro pregio? Il Sacrificio di Agostino Beccari ferrarese si rappresentò nel 155
’autore seguita nel 1590 fu rappresentata due altre volte nelle nozze di Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio
e nelle nozze di Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e di Marco Pio fratello di Benedetta con Clelia Farnes
amo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e di Marco Pio fratello di Benedetta con Clelia Farnese. Alberto Lollio ferr
rande scrisse l’Aretusa altra pastorale cantata ne’ cori, nel palazzo di Schivanoja l’anno 1563 alla presenza del duca Alf
ja l’anno 1563 alla presenza del duca Alfonso II e del cardinal Luigi di lui fratello, e s’impresse nel 1564. La rapprese
a messer Rinaldo Costabili: fece la spesa l’ Università degli scolari di legge. Il medesimo Viola pose la musica corrispo
edesimo Viola pose la musica corrispondente allo Sfortunato pastorale di Agostino Argenti rappresentata in Ferrara innanzi
schereccia dell’immortale Torquato Tasso. La prima edizione fu quella di Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’a
di Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’autore al principe di Molfetta e signor di Guastalla Ferrante Gonzaga i
l 1581 colla dedicatoria dell’autore al principe di Molfetta e signor di Guastalla Ferrante Gonzaga in data de’ 20 di dice
ipe di Molfetta e signor di Guastalla Ferrante Gonzaga in data de’ 20  di  dicembre 1580. Monsignor Fontanini nel suo Aminta
l suo Aminta difeso crede che la prima edizione fosse quella del 1583 di Aldo, che fu la quarta a. Tralle più nitide edizi
minta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Corbè colle annotazioni di Egidio Menagi
uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Corbè colle annotazioni di Egidio Menagio a. La difesa dell’Aminta fatta dal
ere al discorso censorio fatto contro la pastorale del Tasso dal duca di Telese Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando dell
lese Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando dell’Accademia degli Uniti di Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta da Baltas
dell’Aminta letto nella medesima accademia e stampato nella raccolta di Antonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’
ntonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’Aminta contro il duca di Telese fece il dottor Niccolò Giorgi napoletano l
il duca di Telese fece il dottor Niccolò Giorgi napoletano letterato di grido. Secondo il Mongitore un’ edizione dell’Ami
ero, sia perchè la prosa francese che da i più si adoperò, è incapace di rendere competentemente la bella poesia italiana.
a nel 1628. In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e
iltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e di nuovo nel 1623. Michele Schneiden ne fece una ver
a celebre in Dalmazia per questa, e per la traduzione dell’Elettra, e di Piramo e Tisbe, ed altri drammi in lingua schiava
rdine del gran duca coll’accompagnamento delle macchine e prospective di Bernardo Buontalenti; la qual cosa riuscì con tal
l magnificenza ed applauso, che spinse il medesimo Torquato a recarsi di secreto in Firenze per conoscere il Buontalenti;
ne che leggono per divertimento può esser ignoto l’argomento semplice di questa elegantissima favola che con una condotta
a che con una condotta regolare rappresenta una ninfa schiva e nemica di amore vinta e divenuta amante per mezzo della pie
be ancora metterne in vista più questa che quella bellezza, men bello di ciò che si sceglie non sembrando quello che si tr
ppongono alcuni critici accigliati. Eccone un esempio. L’enumerazione di parti fatta nella prima scena dall’astuta Dafne p
li, e contiene immagini campestri ben conte e sottoposte agli sguardi di Dafne e di Silvia. L’eloquenza della scaltrita ni
ene immagini campestri ben conte e sottoposte agli sguardi di Dafne e di Silvia. L’eloquenza della scaltrita ninfa present
za della scaltrita ninfa presenta alla ritrosa fanciulla la concordia di tanti oggetti silvestri come effetto della potenz
nta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico da i discorsi di Aminta nella seconda scena. La dipintura della co
II, che pur dovrebbe questa tutta ripetersì. È bellissimo il racconto di Aminta poichè ha liberata Silvia dalle mani del S
oichè ha liberata Silvia dalle mani del Satiro. Il riverente rispetto di lui nel disciorla, ne scopre la grandezza dell’am
per la fuga dell’ingrata ninfa, il dolore che gli cagiona la novella di Nerina e la vista del velo dell’amata, la diparti
la di Nerina e la vista del velo dell’amata, la dipartita col disegno di finir di vivere, tutto ciò, dico, rende sommament
ina e la vista del velo dell’amata, la dipartita col disegno di finir di vivere, tutto ciò, dico, rende sommamente interes
a prima scena quando nasce l’amor dì Silvia dal racconto del pericolo di Aminta, ella non mostra gl’interni movimenti se n
ada disviluppando: Tu sei pietosa, tu! tu senti al core Spirto alcun di pietade? Oh che vegg’io? Tu piangi, tu, superba?
pianto è questo tuo? pianto d’ amore? Sil. Pianto d’amor non già, ma di pietade. Daf. La pietà messaggera è dell’amore, C
r! giusto castigo Mandi sopra costei. Misero Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il ra
ei. Misero Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il racconto della morte dell’amante ins
della morte dell’amante inspira nella ninfa impietosita il desiderio di accompagnarlo. Le querele di lei sono con tal vag
ira nella ninfa impietosita il desiderio di accompagnarlo. Le querele di lei sono con tal vaghezza e verità espresse che n
i lei sono con tal vaghezza e verità espresse che non possono mancare di commuovere l’anime sensibili. Eccellente è l’unic
forma l’atto V, ove sì leggiadramente si narra la caduta non mortale di Aminta, l’arrivo di Silvia, ed il trasporto di le
sì leggiadramente si narra la caduta non mortale di Aminta, l’arrivo di Silvia, ed il trasporto di lei al vederlo in quel
la caduta non mortale di Aminta, l’arrivo di Silvia, ed il trasporto di lei al vederlo in quello stato. Ella piagne, ella
a bocca, ella l’inaffia del suo pianto. Un oimè che esce dalla becca di Aminta assicura Silvia della vita di lui: uno sgu
to. Un oimè che esce dalla becca di Aminta assicura Silvia della vita di lui: uno sguardo volto a lei che gli bagna il vol
via della vita di lui: uno sguardo volto a lei che gli bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita
li bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita di Silvia. Or chi potrebbe dir, come in quel punto
lo stimi. Ma non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia di amore e di rispetto per gli antichi, convien conf
Ma non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia di amore e di rispetto per gli antichi, convien confessare che
rchè Bernardo Tasso, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San-Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio
so, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San-Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutt
o Conte di San-Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutti questi Jacopo Sannazzaro in latino e Bernar
attezza le orme, che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome di Aminta bagnato. Trovo non pertanto che monsignor
volte nominato Cieco d’Adria ebbe il vantaggio, disse Apostolo Zeno, di comporre una pastorale prima del Guarini e dopo d
ed io trovo, che nella stessa città se ne impresse nel 1581 un’altra di Alvise Pasqualigo detta gl’Intricati, la quale, c
raziano bolognese che parlano ne’ proprii idiomi. Altro dunque non ha di notabile che di aver preceduto il Pentimento amor
e che parlano ne’ proprii idiomi. Altro dunque non ha di notabile che di aver preceduto il Pentimento amoroso. Il Groto sc
icata per le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere di Angelo Ingegneri. Era stata già rappres
le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere di Angelo Ingegneri. Era stata già rappresentata in
di Angelo Ingegneri. Era stata già rappresentata in Parma in presenza di Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu d
quando fu dedicata alla nobile Camilla Lupi che vi sostenne la parte di Amarilli; e si stampò poi nel seguente anno in Ve
nte amando perde, amando Far che uomo acquisti. Ed in fatti Coridone di folle diviene assennato al contemplare le bellezz
fatti Coridone di folle diviene assennato al contemplare le bellezze di Amarilli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio.
lli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca di Savoja con Caterina d’Aus
imone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca di Savoja con Caterina d’Austria fu nel 1535 rappres
ti. Pochi son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giasone di Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pi
on quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giasone di Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacr
che si sovvengono delle censure famose per altro di Giasone di Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacreta, di An
o di Giasone di Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacreta, di Angelo Ingenieri e di Nicola Villani, come altres
di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacreta, di Angelo Ingenieri e di Nicola Villani, come altresì delle risposte che a
esi della pastorale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famig
torale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubbl
e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubblica pastorale, di cui i sacerdoti, a somiglianza degli antichi patr
lla foggia de’ nostri odierni pecorai, quanto a quella de’ cortigiani di Versailles, come fanno veramente i pastori del ce
primono al vivo ciò che sentono. Quel che noi però non troviamo degno di approvazione, si è ciò che si esprime con concett
al Pastor fido quel che nel secolo seguente seguì in Francia pel Cid di Pierre Corneille, l’opera sopravvisse ad ogni cen
e: eccita l’Aminta la compassione, il Pastor fido giugne a quel grado di terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo de
per mano della madre: l’Aminta senza storia precedente e senza colpi di scena c’interessa a meraviglia col solo affetto,
oso per la tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale. Anche di questa favola si fecero in Francia varie traduzio
lli impressa nel 1587 e ristampata in Viterbo nel 1620. Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno
bo nel 1620. Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno abbandona le patrie contrade, erra per die
stinta Licori. Quest’Amarilli ritrosa non vuole ascoltarlo, a cagione di avere nella sua patria amato un pastorello chiama
amore. Ma questo Tirsi è appunto il medesimo pastorello che col nome di Credulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa
illi è quella stessa Licori pianta da Tirsi per morta. Questa ipotesi di non ravvisarsi, sebbene dopo dieci anni, due pers
ni, due persone che tanto si amano, sembra veramente dura en mancante di verisimiglianza; contuttocciò l’azione è condotta
è condotta con destrezza e competentemente accreditata. A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici, e di qualche intempe
ntemente accreditata. A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici, e di qualche intemperanza Ovidiana nell’accumulare imm
tteri, e la favola è semplice, e serva le regole. Benchè framischiato di qualche ornamento lirico, spicca per la tenerezza
e ornamento lirico, spicca per la tenerezza e pel patetico il lamento di Credulo che vuol morire per la durezza della sua
per la durezza della sua ninfa. Tenera nell’atto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale da gar
l’interesse che l’avviva. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni
a. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè pari
adrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selva
da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selvaggio nell’atto I. Che mi rileva errar per g
del veneziano Domenico Imberti l’Andromeda tragicommedia boschereccia di Diomisso Guazzoni cremonese, dove interviene un E
mago, oltre a Cupido trasformato in ninfa, i quali empiono la favola di prodigii. Esercitossi parimente in questo genere
astorale intitolata Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona d
a Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona due edizioni (se cr
legrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pas
Ardelia ninfa, facendo che l’uno arda e non trovi loco Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior
loco Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede Ard
n un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole di questì ultimi anni del secolo nè intreccio sempli
bblicaronsi altre due pastorali, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I S
na Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia di Pietro Lupi pisano si pubblicò in Firenze nel 158
logo tra l’Amore e la Gelosia ne forma il prologo, e dichiara le mire di ambedue. Si figura l’azione avvenuta tra’ Pisani
avano nello stato pastorale, e l’amore presagisce le future grandezze di Pisa. Lo stile è nobile ma lirico come quello di
le future grandezze di Pisa. Lo stile è nobile ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri
astanza interessante, è pure regolare. Anche questa pastorale è priva di cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremoni
i cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremonino, e le pastorali di Laura Guidiccioni dama lucchese ornata di molto m
e Cremonino, e le pastorali di Laura Guidiccioni dama lucchese ornata di molto merito letterario, cioè la Disperazione di
dama lucchese ornata di molto merito letterario, cioè la Disperazione di Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Ra
ne di Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica di
o, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica di Emilio del
la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica di Emilio del Cavaliere, furono pastorali degli ulti
n istile lirico, ma non tale da recarci rossore. Non così la Gratiana di un certo Accademico Infiammato uscita alla luce i
to Accademico Infiammato uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena di sciapite buffonerie e di personaggi scempi come u
uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena di sciapite buffonerie e di personaggi scempi come un caprajo tedesco e due b
due buffoni Magnifico veneziano e Graziano bolognese. Assai più degne di mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci capuano,
no e Graziano bolognese. Assai più degne di mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci capuano, e l’Amoroso Sdegno di Frances
i mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci capuano, e l’Amoroso Sdegno di Francesco Bracciolini pistojese, che ornarono l’u
vestita da uomo si presenta a Silvano suo amante che trova innamorato di un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia co
ano suo amante che trova innamorato di un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’animo di
innamorato di un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’animo di lui ricordandogli acconci
e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’animo di lui ricordandogli acconciamente la prima sua dile
l’amore a Laurinia. Ode poi Silvano che questo suo amico favorisce in di lui pregiudizio Dameta presso Laurinia, e credend
e credendolo traditore ne ordina la morte ad un servo, il quale finge di averlo ucciso. Silvano intende che il finto Tirsi
onosce l’innocenza e l’amore, e cade in disperazione. La veracità del di lui dolore fa che gli si faccia sapere che è viva
o le loro nozze. La favola è divisa in cinque atti senza suddivisione di scene e senza cori. Il primo rigoroso comando che
ori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire da quelle selve, e le querele nel dovere
elle selve, e le querele nel dovere lasciar quel luogo e la compagnia di Clizia sua amica, sono tenere e delicate. Nell’at
, sono tenere e delicate. Nell’atto IV è benissimo espresso il dolore di Silvano, che dopo di aver saputo che Ormonte suo
ate. Nell’atto IV è benissimo espresso il dolore di Silvano, che dopo di aver saputo che Ormonte suo servo ha ucciso Tirsi
ito appresso alle tre più famose l’Aminta e il Pastor fido e la Fille di Sciro del secolo seguente. L’autore, secondo il M
secolo seguente. L’autore, secondo il Mazzucchelli, la compose in età di venti anni, e fu stampata in Venezia nel 1597, e
re, il quale giunto all’ultima vecchiezza morì nella sua patria pieno di onorata fama per le molte sue opere ingegnose che
bardia a una nuova Semiramide ma boschereccia, in cui si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo
si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo di essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ signori d
n villa. Scrivendo di essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ signori di Vernia, afferma lo stesso autore d’ averla cara q
gedia , e che con tre lettere in otto giorni gliela dimandò il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela
il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela, da tre di lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava quanto
vesse che si rappresentasse colla maggior proprietà. Al l’ebreo Leone di Somma che dovea inventar gli ahiti, raccomanda ch
ntori dell’ opera in musica. A messer Isacchino prescrisse la qualità di ballo richiesta nelle quattro canzonette che s’in
ienza che dovrebbero avere la danza e l’azione. Finalmente al maestro di musica Giaches Duvero incarica l’attenzione neces
o di musica Giaches Duvero incarica l’attenzione necessaria al genere di musica, che esigono le mentovate canzonette. E qu
scrupoloso negli abiti e nel ballo, avrebbe inculcata al compositore di musica tutta la diligenza nelle sole canzonette,
diligenza nelle sole canzonette, punto non facendo motto della musica di tutto il rimanente, se tutta la pastorale avesse
ui, per quel che scrive l’autore a donna Vittoria Gonzaga principessa di Molfetta b, con novissima invenzione è un solo p
averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea . Sotto nome di Flori egli pretese introdurre la signora Campigli
e la signora Campiglia, come egli stesso a lei scrive, e sotto quello di Celia la signora Barbara Torelli, facendole fare
le fare insieme una scena in lode delle donne virtuose, ed in biasimo di chi non le ossequia. Sembra che questa pastorale
ri e fu ben fatto , le dice il Manfredi scrivendole a Parma il dì ii di Gennajo, conciosiache contenendo la pastorale az
l decoro: e dico scemerà, e non leverà, per non dannare affatto l’uso di tutti quei poeti che alle loro il fanno ; e fra t
nelli, la quale , dice nella lettera 364, intendo essere un miracolo di quest’arte . E di tal letterato avea il Manfredi
dice nella lettera 364, intendo essere un miracolo di quest’arte . E di tal letterato avea il Manfredi gran concetto, e l
o amoroso, come l’udì sulla tragedia. Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga p
Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a te
gii. Finalmente il Visdomini fondatore dell’Accademia degl’Innominati di Parma, oltre alle tragedie già mentovate, compose
le inedite sola trovasi conservata manoscritta nella ducal Biblioteca di Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di
la ducal Biblioteca di Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di quel secolo ricco di tanti buoni drammi. L’azione
i Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di quel secolo ricco di tanti buoni drammi. L’azione passa tra pastori ch
anti buoni drammi. L’azione passa tra pastori che aspirano alle nozze di Erminia, non conoscendola per quella che era stat
le nozze di Erminia, non conoscendola per quella che era stata regina di Antiochia. L’interesse non vi si trova per verun
ntiochia. L’interesse non vi si trova per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da
a. Degli errori commessi dall’esgesuita Saverio Lampillas nel parlar di tal componimento, facemmo motto nel tomo IV delle
endo vicerè della Sicilia. In quell’anno però era colà vicerè il duca di Monteleone Pignatelli. Don Garcia non fu vicerè p
ato tomo IV, della nostra opera sulle Sicilie. a. I bibliomani avidi di siffatte notizie potranno osservare le principali
più conosciuto e secondato si fosse dalla propria nazione nel disegno di arricchire, ed elevare la patria poesia Fernando
ori del Disegno. a. Non si tocchi l’Aminta (si dice nelle Lettere di Virgilio dagli Elisii). Gli si perdonino i suoi d
dasi ciò che delle due pastorali italiane più celebri disse il signor di Voltaire: Enfin le goût de la Pastorale prèvalut
rono in affari importanti, morì in Venezia nel 1613. a. Apollo dice di lui nel prologo: Un che del Tebro in su la riva
lo dice di lui nel prologo: Un che del Tebro in su la riva nacque; E di sua etade è nel più verde aprile! a. Questa va
e, ed alcune lettere, ed essendo aggregata all’Accademia degl’Intenti di Pavia, s’intitolava Comica Gelosa Accademica Inte
rancia dal re, e dalla regina, e da’ più qualificati cortigiani, morì di un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla di
ti cortigiani, morì di un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla di lei morte decadde in Francia la compagnia de’ Gel
mpagnia de’ Gelosi. a. Vedi la lettera del Manfredi scritta al conte di Villachiara. a. Vedi la lettera 241 scritta alla
piglia, la 256 al sig. Belisario Bulgarini a Siena, e la 376 al conte di Villachiara. b. Nella lettera 301 a casal-di-Mon
67 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
scerà per diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi di esso una meno confusa idea, considerandone la str
za degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome di teatro che da ϑεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio o
tta dal Re Teodorico a Simmaco151 fu tradotto visorium, è più moderno di quello di scena che si diede al luogo delle prime
Teodorico a Simmaco151 fu tradotto visorium, è più moderno di quello di scena che si diede al luogo delle prime rappresen
vano i rami e le fronde soprapposte ai tabernacoli o alle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attor
mi e le fronde soprapposte ai tabernacoli o alle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attori dal sol
nde soprapposte ai tabernacoli o alle tende fatte di tela, di lana, o di pelli per difendere gli attori dal sole e dalle p
prima che essi fossero ammessi a rappresentare in città. I noti carri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero esser
arri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie di tenda portatile che prontamente si rassettava all
e apparato campestre. Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi di Frinico e de’ suoi coetanei si eresse estemporane
Agatarco celebre architetto da noi altrove mentovato, colla direzione di Eschilo152, costruì in Atene il primo teatro. Un
52, costruì in Atene il primo teatro. Un altro ancor più famoso tutto di marmo dedicato a Bacco se ne alzò dal chiaro arch
altri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio di una collina a cui si appoggia, e intorno a trecen
dal mare, che riguarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia di un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con
guarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia di un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con tutta la profond
armo, il cui diametro preso con tutta la profondità degli scaglioni è di 250 piedi e la periferia di 500154. Oggi pure si
con tutta la profondità degli scaglioni è di 250 piedi e la periferia di 500154. Oggi pure si osserva in Samo lo spazio ch
rono trasportati per edificarne Cora155. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia minore era quello di Smirne, il q
55. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia minore era quello di Smirne, il quale probabilmente fu il luogo dove b
bilmente fu il luogo dove bruciarono vivo San Policarpo primo vescovo di quella città in età di anni 96 sotto Marco Aureli
ve bruciarono vivo San Policarpo primo vescovo di quella città in età di anni 96 sotto Marco Aurelio o Antonino Pio. I Tur
ravane156. Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome di Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ al
nzio che l’una e l’ altra si reputarono come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di ta
o come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una de
a città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle marav
Tebe, Corinto, Creta, ed altre illustri città Greche furono decorate di famosi teatri. Considerando, come abbiamo pratica
diramazione della nazione Greca, si vogliono quì rammemorare i teatri di quell’isola, e singolarmente il massimo di Siracu
o quì rammemorare i teatri di quell’isola, e singolarmente il massimo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Sicul
teatri di quell’isola, e singolarmente il massimo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Ag
isola, e singolarmente il massimo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Cata
nte il massimo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di
mo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e d
, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157.
Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157. Similmente
di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157. Similmente degni di ric
iculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157. Similmente degni di ricordarsi sono
di Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157. Similmente degni di ricordarsi sono i teatri della Magna Grecia, come
ella Magna Grecia, come il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno, di Pompei, di Ercolano e di Napoli158.
ecia, come il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno, di Pompei, di Ercolano e di Napoli158. Sparta medesi
il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno, di Pompei, di Ercolano e di Napoli158. Sparta medesima, l’auste
Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno, di Pompei, di Ercolano e di Napoli158. Sparta medesima, l’austera Sparta, ebb
agnifico, della cui bellezza favellano Pausania e Plutarco nella Vita di Agesilao. In fatti nulla parmi che si possa aggiu
l’ errore del Cragio, il quale ha creduto che gli Spartani mancassero di spettacoli scenici ed ha indotti nel medesimo err
ari. Quel teatro, i cui vecchi fondamenti si additano presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia d
no presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia di Platea, era veramente fatto per gli esercizj ginn
ndo giorno delle feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciul
tie, che celebravansi ogni anno nel mese di agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciullo Giacinto da lui amato e pe
cora che il gramatico Sosibio Spartano compose un trattato sul genere di commedia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote
l trattato scritto contro le stravaganze del P. Concina si maraviglia di ciò che asserì Cornelio, non parendogli probabile
essa poteva esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di es
l rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni
lio Nipote afferma con tal franchezza il fatto riferito, senza timore di essere smentito da’ contemporanei, che sembra esc
ontemporanei, che sembra escludere ogni sospetto suscitato dal Maffei di essersi egli lasciato ingannare da qualche falsa
gli uomini comparissero sulla scena da donne160. Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora di un tragedo che nell’us
lla scena da donne160. Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese u
di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella
schera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita di Silla egli pur mentova un certo Metrobio attore L
a un certo Metrobio attore Lisiodo, cioè che rappresentava solo parti di donne, a differenza de’ Magodi che facevano quell
che facevano quelle dell’uno e dell’altro sesso. É notissimo il passo di Aulo Gellio161 intorno all’attore Polo, il quale
Aulo Gellio161 intorno all’attore Polo, il quale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle
l’attore Polo, il quale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell
o la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo figliuolo,
edia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo figliuolo, ed espresse vivamente il propri
i un suo figliuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle
rsità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri grand’ uomini della Grecia,
i de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e di altri grand’ uomini della Grecia, e la declamazio
ecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna di ogni distinto personaggio. Quasi tutti i poeti sc
meno che poeta, era uno de’ valorosi capitani del suo tempo, e sotto di lui godeva la pubblica stima il saltatore Teleste
ferito a qual segno godesse il favore del re Archelao e dell’amicizia di Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte c
di Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte che recitava nelle di lui tragedie, era rispettato in Atene, e sommamen
mmamente caro allo stesso gran tragico, ne’ cui drammi correva romore di avere anche lavorato alcun poco come scrittore. S
prima attore teatrale, e si distinse nel rappresentare il personaggio di Enomao, benchè non facesse che le terze parti, si
te influivano nelle politiche deliberazioni, e attraversarono le mire di Demostene. Neottolemo stabilito in Macedonia, men
ngeva alla spedizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze di Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’
edizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze di Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’ Molossi, rapp
ro re de’ Molossi, rappresentò un suo componimento intitolato Cinira, di cui Diodoro Siculo ci ha conservato un frammento
grande stima era Satiro celebre attore, al quale secondo il racconto di Plutarco dovè Demostene tutto il vantaggio che ri
do statue, colonne e ornati nobili, comica imitando piazze e finestre di edifizj particolari, e satirica presentando rupi,
resentando rupi, caverne, boscaglie. Le decorazioni accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo d
accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo di macchine, le quali secondo Servio164 cangiavano l
ietro della scena era il βροντειον, il luogo, in cui con otri ripieni di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’
di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’ tuoni. Anche al di dietro era il coragio che oggi si direbbe la guar
a scena (secondo Isidoro e Diomede) chiamavasi Proscenio, ed in mezzo di esso benchè alquanto più basso alzavasi il Pulpit
e i planipedi, o sieno mimi che non usavano nè coturni nè socchi. Al di sotto del pulpito e nel bel mezzo del teatro era
lpito descritto, siccome scrisse il Calliachio, ma sì bene una specie di ara o tribunale che si occupava da’ musici. E quì
ati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura di fasce, e da Vitruvio chiamaronsi Precinzioni 166
tte, non per sedere, ma per montare a i rispettivi cunei. Ogni coppia di queste picciole scalinate conteneva uno spazio, c
e dall’andarsi sempre ristringendo nel calar giù presentava la figura di un cuneo, e secondo Giusto Lipsio167 diede il nom
egnati a i diversi ceti degli spettatori. Tutti gli spartimenti erano di modo divisi, che gli apici degli angoli de’ gradi
gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie di una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A ren
chiare e soavi le voci degli attori, immaginarono i Greci certi vasi di bronzo chiamati echei artificiosamente lavorati e
oto rivolti verso la scena e sostenuti da cunei che si ponevano sotto di essi, perchè non toccassero le pareti. L’ultima g
spettacolo. Marmi, bronzi, statue, colonne ed altre preziose reliquie di tanti teatri Greci, a dispetto degli anni che gli
tà e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una d
icenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una delle cure pred
ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di queste cure erano i teatrali. Se ne occupavano pe
Adriano stesso poscia imperadore ne fu decorato. Due splendidi campi di onore aperse agl’ ingegni la Grecia, l’uno ne’ gi
ardore destar non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia desti
non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta di quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia destinata ad assiste
re al certame e pronta a coronare il vincitore! Questa onorata fiamma di gloria, questa bella utile contesa così chiamata
questa bella utile contesa così chiamata da Esiodo perchè nulla avea di quella bassa malignità che tormenta gl’ invidi im
rammatica; e le sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nell
e sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più solenni
gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più solenni feste di Minerva dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie
gare Olimpiche. Nelle più solenni feste di Minerva dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie famose pel gran concorso de’
le nuove tragedie, preparavasi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correre da più
gedie, preparavasi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e di licori, e si facevano correre da più parti fontan
co di vivande e di licori, e si facevano correre da più parti fontane di vino168. Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi in
rimanevano esclusi, e i ricchi pagando per gli poveri approfittaronsi di tale occasione per comperarsene i voti ed il favo
la plebe decretò che certo danajo pubblico riserbato per l’occorrenze di qualche invasione straniera si desse a’ cittadini
orrenze di qualche invasione straniera si desse a’ cittadini in tempo di pace per abilitarli ad assistere agli spettacoli;
mato τόϑεωρικὸν o sia degli spettacoli. Sull’incominciar della guerra di Olinto volle Apollodoro fare un decreto che quest
re del popolo promulgò una strana legge, cioè che chiunque proponesse di trasportare ad uso di guerra il danajo che si chi
una strana legge, cioè che chiunque proponesse di trasportare ad uso di guerra il danajo che si chiamava teatrale, fosse
ortare ad uso di guerra il danajo che si chiamava teatrale, fosse reo di morte169. Incredibili erano, per conseguenza di t
a teatrale, fosse reo di morte169. Incredibili erano, per conseguenza di tanto ardore e di tanta avidità per gli spettacol
reo di morte169. Incredibili erano, per conseguenza di tanto ardore e di tanta avidità per gli spettacoli, gli applausi, l
l concorso, qual lusso, quali profusioni per un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto di tanti
r un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto di tanti poderosi stati moderni arricchiti dalle min
profondeva in quello tanti tesori, e negavali ai patriotici progetti di Demostene, si corruppe170, rovinò per questo appu
el dovere, la nazione è perduta. Non per tanto dove i costumi mancano di una pubblica scuola teatrale che ammaestri il pop
una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro, in cambio di
olo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro, in cambio di essere scuola, fomenta le laidezze, le goffaggini
à, le bassezze, i pregiudizj, e resta abbandonato dalla gente colta e di buon gusto: dove la poesia drammatica si trascura
che, ognuno vede che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e di morale che sono le ausiliatrici d
che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e di morale che sono le ausiliatrici della legislazion
bell’ epoca teatrale. 150. Trovansene ne’ libri dell’ Architettura di Vitruvio: nel Gallucci della Tragedia e Commedia:
tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 151. Variarum lib. IV, Ep. 51. 152. Vi
Vitruvio nella Prefazione al libro VII. 153. V. il Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia, e del Levante di Giacomo Spo
a Prefazione al libro VII. 153. V. il Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia, e del Levante di Giacomo Spon, t. IV pag.
. 153. V. il Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia, e del Levante di Giacomo Spon, t. IV pag. 92 e seg. 154. M. de To
Att. libro VII, cap. 5. 162. V. il t. II pag. 9 della sua traduzione di Demostene. 163. Giulio Polluce nell’Onomastico l
nell’Onomastico lib. IV, cap. 18. 164. Nel III libro delle Georgiche di Virgilio. 165. Esse perciò si dissero ductiles e
 V, cap. 3. 167. De Amphytheatris. 168. Toureil sulla Filippica I di Demostene appresso il Cesarotti tomo I. 169. Di
68 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
one d’eccezione, seppure in chiave antifrastica. Ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo scrive senza giri di pa
. Ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo scrive senza giri di parole che Algarotti ha «scroccato fama di savant
Foscolo scrive senza giri di parole che Algarotti ha «scroccato fama di savant 1». In termini simili si erano espressi an
, come Niccolò Tommaseo e Cesare Cantù2. L’estensione degli interessi di Algarotti, che scrisse su argomenti disparati, pu
reso dai letterati del Sette e dell’Ottocento, polemico nei confronti di una comunicazione letteraria che sacrificava l’el
prete dello spirito cosmopolita settecentesco, in contatto con membri di primo piano dell’europea Repubblica delle lettere
ra un ampio campo aperto all’interno del quale i saperi dialogano tra di loro e sono componenti di un unico grande sistema
ll’interno del quale i saperi dialogano tra di loro e sono componenti di un unico grande sistema. I suoi molteplici intere
ande sistema. I suoi molteplici interessi, che lo spinsero a scrivere di arte, scienze, musica, letteratura, traduzione, m
arte, scienze, musica, letteratura, traduzione, mostrano l’estensione di un sapere disponibile ed eclettico, che qualifica
stensione di un sapere disponibile ed eclettico, che qualifica l’uomo di lettere del XVIII secolo, volto a perseguire uno
ire uno dei fondamenti della cultura umanistica settecentesca, quello di una letteratura intesa come percorso conoscitivo,
ura intesa come percorso conoscitivo, strumento comunicativo, veicolo di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712
di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712 da una famiglia di ricchi mercanti, Algarotti fu educato nell’ambien
nomo Eustachio Manfredi. A queste esperienze, rafforzate da soggiorni di studio a Firenze e a Padova, si unì presto la pas
. Il Newtonianismo per le dame, l’opera che consolidò la fama europea di Algarotti, fu concepito e redatto a Parigi e vide
e redatto a Parigi e vide la luce a Milano (con la falsa indicazione di Napoli) nel 1737; messo all’indice, fu ripubblica
olo Dialoghi sopra l’ottica newtoniana nel 1752. La fisica e l’ottica di Newton erano spiegate in tono discorsivo a una ma
a alle verità scientifiche newtoniane. Nel 1739 Algarotti, al seguito di una spedizione inglese, si imbarcò per Pietroburg
mbarcò per Pietroburgo, toccando Olanda, Danimarca e Svezia: i Viaggi di Russia scritti in forma odeporica, sono una relaz
scritti in forma odeporica, sono una relazione geografica, politica e di costume dell’esperienza del viaggio. Di ritorno d
Berlino, dal 1740 al 1742, e poi a Dresda presso Augusto III elettore di Sassonia dal 1742 al 1746; da lì ritornò a Berlin
anni che seguirono il ritorno in Italia furono dedicati alla stesura di scritti di varia natura che da un lato proseguiva
eguirono il ritorno in Italia furono dedicati alla stesura di scritti di varia natura che da un lato proseguivano il filon
i all’estero. Vedono la luce in questi anni: Saggio sopra la giornata di Zama (1749), Saggio sopra l’Imperio degl’Incas (1
ne (1762), Saggio sopra il commercio (1763), Saggio sopra l’Accademia di Francia che è in Roma (1763). Il Saggio sopra l’o
e è in Roma (1763). Il Saggio sopra l’opera in musica è dunque frutto di questo periodo di fervore intellettuale e nasce d
. Il Saggio sopra l’opera in musica è dunque frutto di questo periodo di fervore intellettuale e nasce da una conoscenza d
gurato, il 7 dicembre 1742, un teatro destinato alla rappresentazione di spettacoli operistici, lo Hofoper, noto anche com
foper, noto anche come Lindenoper, che doveva essere parte integrante di un ideato e mai completato Forum Fridericianum, c
soggiornato a lungo a Berlino come consigliere e dal 1746 ciambellano di Federico II, per il quale svolgeva anche incarich
; anche negli anni tra il 1742 e il 1746, passati in parte alla corte di Augusto III di Sassonia, egli si occupò delle rap
nni tra il 1742 e il 1746, passati in parte alla corte di Augusto III di Sassonia, egli si occupò delle rappresentazioni n
atro d’opera. Le prime due edizioni del libro sono dedicate al barone di Svertz, «Direttore de’ divertimenti teatrali nell
al barone di Svertz, «Direttore de’ divertimenti teatrali nella corte di Berlino», a sottolineare la natura militante dell
carattere apparentemente discorsivo dello scritto, è ben consapevole di intervenire in un dibattito che attraversa tutto
a è un grottesco della poesia; anzi l’età nostra potrebbe darsi vanto di avere in grandissima parte rinovato, dove la poes
in un momento in cui il discorso sul dramma per musica era al centro di un dibattito europeo6, nel quale erano coinvolti
un dibattito europeo6, nel quale erano coinvolti in Francia esponenti di primo piano della philosophie; un dibattito che,
pera italiana, segnava una trasformazione radicale del gusto, in nome di una maggiore aderenza della poesia alla natura e
lla natura e all’uomo, in termini laici e illuministici. L’intervento di Algarotti è dunque quanto mai tempestivo. La prim
1755; le questioni sono affrontate in modo discorsivo, con l’intento di mettere a fuoco alcuni punti essenziali per rilan
ristico. La priorità del testo su tutte le altre componenti è la base di partenza del discorso di Algarotti che punta a ri
testo su tutte le altre componenti è la base di partenza del discorso di Algarotti che punta a riformare il teatro per mus
o di Algarotti che punta a riformare il teatro per musica in funzione di una disciplina interna dello spettacolo che può e
i condizionamenti imposti dal sistema impresariale rispetto al teatro di corte. Algarotti riprende una delle argomentazion
da Metastasio nell’Estratto dell’arte poetica (inedito all’epoca, ma di un trattato sulla poetica di Aristotele Metastasi
dell’arte poetica (inedito all’epoca, ma di un trattato sulla poetica di Aristotele Metastasio comincia a parlare proprio
in musica dalla tragedia. Lo spirito riformista che anima lo scritto di Algarotti converge verso posizioni comuni ai teor
gi che nell’edizione pubblicata proprio a Parigi nel 1755 delle opere di Metastasio10 elogiava l’autore cesareo, pur indic
laborazione con il compositore Cristoph Willibald Gluck. L’intervento di Algarotti d’altronde, se anticipa alcuni dei temi
ella riflessione dei decenni successivi, rappresenta anche un momento di rilancio della discussione che parte dalla consta
centista11. Proprio nel 1700 il secolo esordiva con la decisa censura di Giovan Mario Crescimbeni12 che aveva negato legit
tà letteraria al dramma per musica, al quale attribuiva la corruzione di ogni regola poetica e la negazione di ogni intent
quale attribuiva la corruzione di ogni regola poetica e la negazione di ogni intento educativo della poesia. Anche Lodovi
taliana (1706) affrontava la questione e non solo deprecava gli esiti di inverosimiglianza e di incongruenza insiti nella
va la questione e non solo deprecava gli esiti di inverosimiglianza e di incongruenza insiti nella struttura stessa del dr
ruttura stessa del dramma per musica, ma polemizzava contro l’assenza di ogni vocazione educativa che il classicismo primo
ragedia (1715) Gianvincenzo Gravina che non contestava tanto l’unione di poesia e musica quanto gli esiti del teatro conte
to gli esiti del teatro contemporaneo che amplificavano la corruzione di entrambe le componenti del dramma per musica. Il
ruzione di entrambe le componenti del dramma per musica. Il tentativo di mediazione di Pier Jacopo Martello era rimasto un
rambe le componenti del dramma per musica. Il tentativo di mediazione di Pier Jacopo Martello era rimasto un caso isolato;
a e prendeva le distanze dal logocentrismo primosettecentesco in nome di un riconoscimento del piacere suscitato dalla mus
di un riconoscimento del piacere suscitato dalla musica. La posizione di Algarotti, a qualche decennio dal dibattito ora e
evocato, mostra che il successo europeo del dramma metastasiano aveva di fatto legittimato la poesia per musica, di cui, p
dramma metastasiano aveva di fatto legittimato la poesia per musica, di cui, proprio con riferimento al dibattito primose
dalla tragedia classica; una volta liberato il campo dalla necessità di giustificare l’esistenza stessa della poesia per
iustificare l’esistenza stessa della poesia per musica, nello scritto di Algarotti il discorso si sposta su questioni più
azione è ancora privo della divisione in paragrafi. Le argomentazioni di Algarotti, se da un lato riprendono i termini del
n solo in questa, ma anche nelle redazioni successive. La prospettiva di Algarotti rispetto ai letterati che lo hanno prec
nostante l’apparente convergenza teorica: il suo intento non è quello di trovare una collocazione alla poesia per musica n
locazione alla poesia per musica nel sistema dei generi letterari, ma di riformare dall’interno il dramma per musica rival
o per superare ogni troppo artificiale contrapposizione, la necessità di una maggiore semplicità e naturalezza nell’orches
cenari. Concludono il discorso, come in tutte le versioni, lo schizzo di Enea in Troja e il quadro di Ifigenia in Aulide,
o, come in tutte le versioni, lo schizzo di Enea in Troja e il quadro di Ifigenia in Aulide, scritto in prosa francese, du
poranei, anche Metastasio, Leibnitz, Antonio Maria Salvini, Voltaire, di cui sono riportati dei versi tratti dal poema Le 
deve essere né troppo attinente alla storia per l’eccessiva severità di alcuni soggetti e per l’incongruenza legata all’a
oso mitologico che richiederebbe, come nel Seicento, troppo dispendio di macchinari e suggerirebbe un’inclinazione eccessi
Algarotti, rifacendosi ad argomentazioni diffuse nella trattatistica di questi anni, prende la distanza. L’argomento deve
i l’impianto teorico è sostenuto dal confronto con la pratica diretta di gestione teatrale acquisita da Algarotti nel cors
arotti nel corso del soggiorno prussiano e infatti gli esempi evocati di drammi richiamano intonazioni rappresentate alla
mpi evocati di drammi richiamano intonazioni rappresentate alla corte di Federico II15: è apprezzato ad esempio Montezuma,
e Ifigenia in Aulide, argomenti scelti per le due proposte esemplari di drammi pubblicati alla fine del testo. Algarotti
cità del discorso fin dalla prima redazione è data anche dalla prassi di Algarotti di fare sfoggio dei suoi molteplici sap
orso fin dalla prima redazione è data anche dalla prassi di Algarotti di fare sfoggio dei suoi molteplici saperi e interes
di Algarotti di fare sfoggio dei suoi molteplici saperi e interessi e di operare continui parallelismi tra l’opera in musi
ono pamphlettistico in questa seconda redazione è ridotto a vantaggio di un’orchestrazione più controllata del discorso; a
riforma in vano noi l’attenderemmo dalle nostre tumultuarie compagnie di teatro e da’ nostri impresari che ne sono alla te
he fare si convenga, o pure, atteso i mille rispetti che sono forzati di avere, nol possono mandare a esecuzione17.» Sono
esperienze specifiche e cronachistiche come quelle relative al teatro di Berlino; la digressione18 sull’opera Montezuma, a
la natura ausiliaria della musica rispetto alla poesia. La necessità di confermare e rafforzare ulteriormente l’approccio
organica dello spettacolo operistico, il cui fine deve essere quello di unire armoniosamente poesia e musica per muovere
ità che sola può imitar la natura, fu sempre preferita da chi ha fior di gusto a tutti i raffinamenti dell’arte19.» La co
tanzita decisamente da quella della prima redazione; proprio in virtù di una ricomposizione del discorso in termini meno m
tume corrotto del teatro contemporaneo20 e citava i versi provocatori di Voltaire tratti da Le Mondain. La conclusione di
i versi provocatori di Voltaire tratti da Le Mondain. La conclusione di questa seconda redazione ha un tono decisamente p
ni, i Marcelli, i S. Evremondi, e i Dacier ecc.21») mostra la volontà di un discorso più pacato, concentrato sulle soluzio
orso più pacato, concentrato sulle soluzioni tecniche e sulla ricerca di un compromesso in grado di valorizzare la tradizi
o sulle soluzioni tecniche e sulla ricerca di un compromesso in grado di valorizzare la tradizione italiana pur nella cons
zzare la tradizione italiana pur nella consapevolezza della necessità di una riforma radicale dello spettacolo. Questa sec
e e commentare esplicitamente soltanto la pars destruens del discorso di Algarotti; il lamento verso il teatro impresarial
a invece su tutti gli aspetti tecnici che evidenziano anche una presa di distanza di Algarotti dalle soluzioni del teatro
tutti gli aspetti tecnici che evidenziano anche una presa di distanza di Algarotti dalle soluzioni del teatro metastasiano
sti metastasiani e l’eccellenza dei suoi drammi, delineava un modello di teatro per musica più adatto ai tempi e al costum
o Saggio; vi ci ho trovato dentro, l’ho tornato a leggere, per essere di nuovo con esso voi; da cui non vorrei mai separar
rmi. Io che mi risento più d’ogni altro degli abusi del nostro teatro di musica, più d’ogni altro vi son tenuto del coragg
negli spettatori per farne proseliti, raccorran sempre maggior numero di voti che le altre, delle quali non può misurare i
un maggiore piacere: ma è vero altresì che la difficoltà e la rarità di tale accordo obbliga, per così dire, i teatri da
le accordo obbliga, per così dire, i teatri da guadagno a fidarsi più di quelle arti delle quali son giudici tutti, e ques
d’ogni relazione e convenienza, ostentano in piena libertà senza cura di luogo o di tempo tutte le loro meraviglie, e sedu
zione e convenienza, ostentano in piena libertà senza cura di luogo o di tempo tutte le loro meraviglie, e seducono il pop
ducono il popolo col piacere che prestano dal desiderio del maggiore, di cui lo defraudano. Ma questa lettera diverrebbe f
La terza edizione, pubblicata nel 1757 sempre dall’editore Pasquali di Venezia23, riporta la stessa intestazione e dedic
eraria del tempo e della sua riforma. I vari tentativi e la pluralità di voci, l’intensificarsi di interventi mostrano la
ua riforma. I vari tentativi e la pluralità di voci, l’intensificarsi di interventi mostrano la grande diffusione e centra
nche la difficoltà, da parte dei letterati e degli addetti ai lavori, di dominare e classificare un genere che non poteva
rutturali provenienti da fonti diverse e fortemente debitore ai gusti di un pubblico italiano e straniero, popolare e cort
ntava il paradosso del massimo scrittore melodrammatico, destinatario di un successo ineguagliabile, che si considera post
esso ineguagliabile, che si considera postumo a se stesso e testimone di cambiamenti che lo rendono marginale mentre è anc
dramma per musica e sul rapporto con il pubblico e propongono istanze di riforma, che in questa fase del dibattito e ancor
ercano una mediazione tra il modello logocentrico metastasiano ancora di grande successo, quello dell’opera francese, alla
iano ancora di grande successo, quello dell’opera francese, alla base di un grande teatro nazionale dal quale era impossib
e le singole sperimentazioni legate a luoghi e figure come la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasio ma anche di
ni legate a luoghi e figure come la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasio ma anche di Gluck, Calzabigi e Durazzo
gure come la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasio ma anche di Gluck, Calzabigi e Durazzo, l’Inghilterra. Il con
Calzabigi e Durazzo, l’Inghilterra. Il contributo più vicino a quello di Algarotti è sicuramente la Dissertazione 24 che C
e Calzabigi pubblicò come premessa dell’edizione parigina delle Opere di Metastasio, uscite nello stesso anno del Saggio.
stesso anno del Saggio. Calzabigi concordava nel considerare i drammi di Metastasio delle «perfette e preziose tragedie»;
nto riguarda il rapporto tra le arie e i cori e il rifiuto dell’unità di luogo. Deciso nel contrastare l’opera francese, n
’opera francese, nel clima della querelle des bouffons, per l’eccesso di artificio e spettacolarità, Calzabigi loda il mod
ificio e spettacolarità, Calzabigi loda il modello metastasiano25, ma di fatto già lo supera nella direzione di una maggio
il modello metastasiano25, ma di fatto già lo supera nella direzione di una maggiore coerenza nella definizione dei perso
direzione di una maggiore coerenza nella definizione dei personaggi, di una più organica tessitura tra aria e recitativo,
dei personaggi, di una più organica tessitura tra aria e recitativo, di uno sviluppo complessivo più aderente a un ideale
ia e recitativo, di uno sviluppo complessivo più aderente a un ideale di naturalezza che la querelle des bouffons aveva at
musicale italiano; egli delinea insomma quello che sarà il tentativo di riforma realizzato qualche anno dopo a Vienna con
emi in comune con Algarotti sono molteplici; inoltre la Dissertazione di Calzabigi dà alla questione un ulteriore respiro
, responsabile dell’organicità del tutto, ma è anche vista come parte di un prodotto dal funzionamento complesso, al succe
i letterari all’interno della tradizione poetica italiana all’analisi di uno spettacolo in sintonia con i gusti del pubbli
lisi di uno spettacolo in sintonia con i gusti del pubblico, in grado di cogliere le sollecitazioni provenienti dall’ester
citazioni provenienti dall’esterno e atto a rispondere alla richiesta di una poesia allo stesso tempo formativa e consona
mo reale al centro del discorso. Sono strettamente connesse al Saggio di Algarotti anche le Riflessioni sopra i drammi per
l Saggio di Algarotti anche le Riflessioni sopra i drammi per musica, di Giammaria Ortes, apparse anonime a Venezia nel 17
e26 aveva stampato, due anni prima, le prime due redazioni del Saggio di Algarotti e che nel 1757 pubblica la terza redazi
riferimenti non solo alle stagioni teatrali, ma anche alla scrittura di testi per musica, nella quale Ortes si cimenta co
orno agli anni 40-50. Ortes condivide anche alcune esperienze europee di Algarotti come la frequentazione dei teatri di Vi
une esperienze europee di Algarotti come la frequentazione dei teatri di Vienna e Berlino e la conoscenza del repertorio v
ne tra musica e azione e limitava il rischio presente nei drammi seri di una musica artificiale dissociata dalle parole. I
a subalternità della poesia alla recitazione e al canto, la necessità di movimento per contrastare la noia, il piacere sen
astare la noia, il piacere sensoriale dello spettatore come strumento di giudizio del successo di un dramma. Ortes disting
e sensoriale dello spettatore come strumento di giudizio del successo di un dramma. Ortes distingue inoltre tra musica esp
e rafforza la poesia e musica artificiale, aliena dal contesto, ricca di ornamenti fini a se stessi. L’intento dell’opusco
onoscenza dello stato dell’arte con la pratica scrittoria e si avvale di un approccio pragmatico, che nasce dalla conoscen
scenza della situazione reale dei teatri per musica e dalla necessità di soddisfare i gusti del pubblico più che da astrat
ù che da astratti disegni riformistici. Come avviene anche nel saggio di Algarotti, anche qui Ortes unisce discorso teoric
a nella casistica contemplata anche da Algarotti, ostile all’utilizzo di temi storici per l’inverosimiglianza e la monoton
cline a una maggiore concessione al favoloso. Altri due testi, sempre di portata europea, intervengono nel dibattito negli
re sur le méchanisme de l’opéra italien, pubblicata con l’indicazione di Napoli, ma in realtà uscita a Parigi28; il proble
tutto risolto29. La lettera prende spunto proprio dalla Dissertazione di Calzabigi, pubblicata anche a puntate nel «Journa
ta anche a puntate nel «Journal étranger»30, e riconosce la necessità di una riforma dell’opera che agisca nel concreto, n
a nel concreto, nelle scelte tematiche (con risultati affini a quelli di Algarotti), nella revisione del rapporto tra aria
tro contributo che risale a questi anni sono i saggi scritti in forma di lettera inviata dal cantante e letterato Vincenzo
inviata dal cantante e letterato Vincenzo Martinelli Al Signor conte di Buckinghamshire, in particolare Sulla origine del
ositori e cantanti, non semplici esecutori, ma interpreti consapevoli di un’arte che deve avere «piena cognizione» e «entr
na cognizione» e «entrare nel midollo33» delle passioni. La ricchezza di pubblicazioni sull’opera in musica in questi anni
ezza di pubblicazioni sull’opera in musica in questi anni e l’urgenza di dare risposte alla crisi del genere e al superame
arotti, dopo le prime tre edizioni del suo saggio, senta la necessità di intervenire ulteriormente e di apportare integraz
oni del suo saggio, senta la necessità di intervenire ulteriormente e di apportare integrazioni e ampliamenti alle prime r
ialmente modificati, ma è chiaro che l’autore, infittendo la presenza di fonti e citazioni, soprattutto francesi e inglesi
arottiano, questa volta non più dedicato al sovrintendente del teatro di Berlino, ma all’uomo politico inglese William Pit
rende conto della scelta, che potrebbe essere considerata singolare, di rivolgersi con un trattato teatrale a un uomo di
nsiderata singolare, di rivolgersi con un trattato teatrale a un uomo di stato e replica difendendo «l’ozio erudito34» e l
ne programmatica: facendo anche riferimento al «gran Federigo», amico di Pitt, Algarotti sottolinea il ruolo che le letter
e le lettere hanno nella gestione degli stati in linea con una prassi di collaborazione con i sovrani ampliamente messa in
ecento anche da Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un segnale di una diversa destinazione e orchestrazione dello s
stinazione e orchestrazione dello scritto, che si colloca all’interno di un dibattito più ampio sull’organizzazione degli
colo operistico è paragonata a «uno stato sconvolto35», che necessita di una guida che riconduca il teatro allo scopo di e
lto35», che necessita di una guida che riconduca il teatro allo scopo di educare il popolo alla virtù, come avveniva nel t
spettacolo, le cui componenti devono essere armonicamente legate tra di loro e sottoposte a una guida, una regia, cui tut
deve essere ricondotto; prospettiva molto più realizzabile nel teatro di corte piuttosto che nel teatro impresariale secon
o in parte tecnico relativo agli equilibri tra le arti, diventa molto di più un trattato sull’organizzazione teatrale e su
4, quasi uguale a quella precedente, correda il testo con un apparato di note d’autore più sviluppato. Non viene meno la v
n apparato di note d’autore più sviluppato. Non viene meno la volontà di riflettere sulla funzione catalizzatrice della po
a poesia ma ogni aspetto è visto sullo sfondo del sistema complessivo di organizzazione degli spettacoli. Anche l’aggiunta
izzazione degli spettacoli. Anche l’aggiunta, alla fine del trattato, di un paragrafo dedicato alla costruzione dei teatri
alla costruzione dei teatri e a problemi logistici, mostra la volontà di riformare nella sua interezza il mondo dello spet
ntattica; una certa enfasi retorica sottolinea la volontà dell’autore di incidere effettivamente nella questione e di attr
a la volontà dell’autore di incidere effettivamente nella questione e di attribuirsi un ruolo di rilievo nel contesto del
di incidere effettivamente nella questione e di attribuirsi un ruolo di rilievo nel contesto del dibattito internazionale
ole problematiche articolate nei diversi paragrafi e dall’altro cerca di approdare a dei quadri teorici riassuntivi che fu
lusione egli ricorda «non altro essendo stato l’intendimento mio, che di mostrar la relazione, che hanno da avere tra loro
1757, quasi che alla nuova ampliata versione sia affidato il compito di riassumere i termini della questione e di legitti
one sia affidato il compito di riassumere i termini della questione e di legittimare anche attraverso il riferimento ai te
zione è inserita nell’edizione complessiva, in nove tomi, delle Opere di Algarotti curata dall’editore Coltellini36 e pubb
arotti seguì personalmente la pubblicazione dei primi tre tomi, prima di morire, e poté apportare ulteriori integrazioni a
poté apportare ulteriori integrazioni al Saggio che risulta corredato di alcune note d’autore assenti nella precedente edi
el 1763. La storia interna del libro, legata alle diverse circostanze di stesura e di pubblicazione, rileva la centralità
toria interna del libro, legata alle diverse circostanze di stesura e di pubblicazione, rileva la centralità attribuita al
ne dall’autore che non solo rivide più volte il testo, ma cercò anche di integrarlo in relazione ai possibili destinatari
ra italiane e spende quindi la sua esperienza cosmopolita al servizio di una causa volta a valorizzare non solo la tradizi
ria italiana, ma anche la creazione, attraverso il dramma per musica, di un linguaggio poetico universale, di grande diffu
attraverso il dramma per musica, di un linguaggio poetico universale, di grande diffusione, capace di parlare alle corti e
ca, di un linguaggio poetico universale, di grande diffusione, capace di parlare alle corti e al popolo e in grado di espr
rande diffusione, capace di parlare alle corti e al popolo e in grado di esprimere le passioni dell’uomo moderno. [Silvia
lla quinta edizione, rivisto e progressivamente ampliato e arricchito di note. Di seguito le cinque edizioni curate dall’a
pra l’opera in musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia e Cavaliere dell’Ordine de
musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia e Cavaliere dell’Ordine del Merito, Venez
re del Conte Algarotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia, Livorno, Marco Coltellini
garotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia, Livorno, Marco Coltellini, 1764, vol. II
llini, alla quale Algarotti collaborò solo per i primi tre tomi prima di morire. Il testo delle edizioni del 1763 e del 17
ambe le prime due edizioni veneziane del 1755, che presentano già tra di loro delle profonde differenze, nonostante le dat
tra di loro delle profonde differenze, nonostante le date ravvicinate di pubblicazione. La prima delle due edizioni del 17
le due edizioni del 1755, conclusa nel 1754, fu pubblicata all’inizio di una raccolta che comprendeva i seguenti discorsi:
che comprendeva i seguenti discorsi: Sopra la durata de’ regni de’ re di Roma; Sopra la giornata di Zama; Sopra il Cartesi
discorsi: Sopra la durata de’ regni de’ re di Roma; Sopra la giornata di Zama; Sopra il Cartesio; Sopra la pittura; Sopra
cebit?» (Ovidio, Metam., lib. I) e la stessa dedica rivolta al Barone di Svertz, Direttore de’ divertimenti teatrali nella
al Barone di Svertz, Direttore de’ divertimenti teatrali nella corte di Berlino. I due testi hanno molte differenze dal p
nella corte di Berlino. I due testi hanno molte differenze dal punto di vista della destinazione e della costruzione del
struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie di suggerimenti e riflessioni rivolte al dedicatario
e legate alla pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora d
pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora dedicato al ba
di Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora dedicato al barone di Svertz, mantiene la natura discorsiva, integra al
tanza le due prime redazioni risentono dello stesso clima culturale e di una destinazione più circoscritta. La terza edizi
evolmente ampliato, gli argomenti sono corredati da un maggior numero di esempi e approfondimenti e il discorso è più cura
poraneo, rivolgendosi a un pubblico più ampio rispetto ai destinatari di ambito più specificatamente veneziano e mitteleur
riferimenti presenti nel testo. 1. U. Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, 17 aprile: «Ah, ah, rispose sbadata
marito frattanto (perché fra il Popolone de’ pigmeiha scroccato fama di savant come l’Algarotti e il ***) gemmando il suo
t come l’Algarotti e il ***) gemmando il suo pretto favellare toscano di mille frasi francesi, magnificava il prezzo di qu
etto favellare toscano di mille frasi francesi, magnificava il prezzo di quelle inezie, e il buon gusto della sua sposa.»
a sposa.» Si cita da U. Foscolo, Opere, vol II, Prose e saggi, a cura di F. Gavazzeni, Torino, Einaudi, 1995. 2. A. Fran
 Gavazzeni, Torino, Einaudi, 1995. 2. A. Franceschetti, «La fortuna di Francesco Algarotti nel tardo Settecento e nell’O
o Settecento e nell’Ottocento», in Nel terzo centenario della nascita di Francesco Algarotti (1712-1764), a cura di M. Pas
o centenario della nascita di Francesco Algarotti (1712-1764), a cura di M. Pastore Stocchi e G Pizzamiglio, Venezia, Isti
cura di M. Pastore Stocchi e G Pizzamiglio, Venezia, Istituto veneto di Scienze Lettere ed Arti, 2014, pp. 159-201. 3. S
ti relativi alla produzione poetica cfr. F. Algarotti, Poesie, a cura di A. M. Salvadé, Milano, Aragno, 2009. 4. Cfr. la
«Francesco Algarotti» in Dizionario biografico degli Italiani, a cura di E. Bonora, vol. 2, 1960. 5. F. Algarotti, Disco
s par A. Fabiano, Paris, CNRS éditions, 2005. 7. La dedica al barone di Svertz è datata Mirabello, 6 ottobre 1754. Nella
gliorare lo spettacolo teatrale, sono già state realizzate nel teatro di Berlino. 8. F. Algarotti, Saggio sopra l’opera
rlino. 8. F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A B
otti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A Bini, Libreria musica
in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A Bini, Libreria musicale italiana editrice, 1989
arotti Dresda, datata Joslowitz, 16 settembre 1747, in Tutte le opere di P. Metastasio, a cura di B. Brunelli, vol. III, L
lowitz, 16 settembre 1747, in Tutte le opere di P. Metastasio, a cura di B. Brunelli, vol. III, Lettere, Milano, Mondadori
re, Milano, Mondadori, 1951, p. 321. 10. R. Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona,
R. Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abat
edetto, «Poetiche e polemiche», in Storia dell’opera italiana, a cura di L. Bianconi e G. Pestelli, Parte II/I sistemi, 6,
gomenti nel Saggio sull’opera», in Nel terzo centenario della nascita di Francesco Algarotti (1712-1764), cit., pp. 57-71.
pera in musica, cit., p. XXVIII. 19. Si cita dall’edizione facsimile di F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le
acsimile di F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), cit., pp. 15-
otti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), cit., pp. 15-16. 20. Si trova in
ssive è inserita a conclusione del paragrafo dedicato a Della maniera di cantare e recitare: «Garganum mugire putes nemus,
Algarotti Venezia, datata Vienna, 9 febbraio 1756, in Tutte le opere di P. Metastasio, vol. III. 23. Saggio sopra l’ope
pra l’opera in musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia e Cavaliere dell’Ordine de
musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia e Cavaliere dell’Ordine del Merito, Venez
sione nella prima edizione del 1755. 24. R. Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona,
R. Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abat
stasio, Voltaire, Diderot, Marmontel e l’opera francese, in «Problemi di critica goldoniana», VIII, Ravenna, Longo, 2002,
a nuova azione drammatica, Venezia, Pasquali, 1757. 27. Cfr. Lettere di Giammaria Ortes veneziano a Francesco Algarotti,
. Lanzola, Melodramma e spettacolo a Vienna: vita e carriera teatrale di Giacomo Durazzo (1717-1794), Manziana, Vecchiarel
re del Conte Algarotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia, Livorno, Marco Coltellini
garotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S. M. il Re di Prussia, Livorno, Marco Coltellini, 1764, vol. II
llini, 1764, vol. II, pp. 251-390. 37. F. Algarotti , Saggi, a cura di G. Da Pozzo, Bari, Laterza, 1963, in particolare
le pp. 546-559. 38. Id., Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A. 
Id., Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A. Bini, Libreria music
in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A. Bini, Libreria musicale italiana editrice, 198
69 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 547-549
a Livorno, poi, quindicenne, fu ammesso per eccezione all’Università di Pisa. Si laureò in farmacia, e continuò gli studj
lla Compagnia Della Seta che faceva magrissimi affari agli Avvalorati di Livorno, accettò di sostener la parte principale
Seta che faceva magrissimi affari agli Avvalorati di Livorno, accettò di sostener la parte principale nei Due Sergenti. E
Sergenti. E l’audacia del giovine ebbe tal riuscita, ch' egli risolse di abbandonar la medicina per darsi intero all’arte 
stolsero dal proposito, e lo costrinsero ad accettare invece un posto di farmacista nell’ospedal militare di Alessandria d
sero ad accettare invece un posto di farmacista nell’ospedal militare di Alessandria d’Egitto. Appena mortogli il padre, t
ni. Il ' 46 si scritturò con l’Impresa Jacovacci pel teatro Argentina di Roma, e il ' 48 con Gandolfi e Landozzi in qualit
eatro Argentina di Roma, e il ' 48 con Gandolfi e Landozzi in qualità di primo attor giovine. Fu dal ' 48 al ' 54 con Dome
attor giovine. Fu dal ' 48 al ' 54 con Domeniconi, generico per parti di prima importanza, e direttore il ' 55 di una dell
meniconi, generico per parti di prima importanza, e direttore il ' 55 di una delle compagnie di lui, della quale era prima
parti di prima importanza, e direttore il ' 55 di una delle compagnie di lui, della quale era prima attrice Laura Bon. Il
tivamente a Firenze (vi si era già recato nel '64 col fermo proposito di lasciar l’ arte, alla quale tornò poco di poi, so
nel '64 col fermo proposito di lasciar l’ arte, alla quale tornò poco di poi, sollecitato da Riccardo Castelvecchio ad ass
nia Dante Alighieri), affine – dice un suo biografo, Cesare Calvi – «  di proseguire alcuni studj sull’arte e sul teatro ch
o che lucroso commercio. Antonio Stacchini non ebbe, in arte, fama di buon direttore ; piuttosto di buon artista per le
tonio Stacchini non ebbe, in arte, fama di buon direttore ; piuttosto di buon artista per le grandi parti di primo attore
ama di buon direttore ; piuttosto di buon artista per le grandi parti di primo attore padre, e tiranno, fra le quali prime
primo attore padre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella di Aristodemo di V. Monti, che io stesso gli sentii
adre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella di Aristodemo di V. Monti, che io stesso gli sentii fare, quand’eg
io stesso gli sentii fare, quand’egli era fuor dell’ arte a Firenze, di cui serbo ancora il ricordo di un insieme ampollo
nd’egli era fuor dell’ arte a Firenze, di cui serbo ancora il ricordo di un insieme ampolloso di esposizione. – Vittorio C
rte a Firenze, di cui serbo ancora il ricordo di un insieme ampolloso di esposizione. – Vittorio Cavalieri (Trieste, 1864)
io Cavalieri (Trieste, 1864) e Cesare Calvi (Firenze, 1872) dettarono di lui alcuni cenni biografici ; ma a quelli del Cal
e morì a Firenze il 19 marzo 1893. Sterni Francesco. Attore generico di molto pregio, fattosi celebre con la parte di Rod
ncesco. Attore generico di molto pregio, fattosi celebre con la parte di Rodin, in cui per la interpretazione e la truccat
azione e la truccatura meravigliosa non ebbe rivali, nacque a Cassola di Bassano il 22 maggio del 1822. Fu accolto nelle m
i tributarono il pubblico e la stampa per le lodevoli interpretazioni di opere di vario genere quali Kean, Conte Hermann,
rono il pubblico e la stampa per le lodevoli interpretazioni di opere di vario genere quali Kean, Conte Hermann, Edipo Re,
o Re, Avvocato Veneziano, Tasso, ecc. ecc. Il ' 59 si fece conduttore di una Compagnia che intitolò Alessandro Manzoni, co
conduttore di una Compagnia che intitolò Alessandro Manzoni, composta di una buona accolta di artisti, fra cui la Raspini,
pagnia che intitolò Alessandro Manzoni, composta di una buona accolta di artisti, fra cui la Raspini, la Chiari, la Bianch
anche lo Sterni patriotto caldissimo. Il 23 marzo del 1848 un avviso di Alessandria, col quale invitava il pubblico a una
avviso di Alessandria, col quale invitava il pubblico a una accademia di declamazione e di canto a beneficio dell’attore F
ria, col quale invitava il pubblico a una accademia di declamazione e di canto a beneficio dell’attore Francesco Sterni, c
beneficio dell’attore Francesco Sterni, cominciava così : La sera di giovedi 23 marzo è sera per noi di beneficenza ci
rni, cominciava così : La sera di giovedi 23 marzo è sera per noi di beneficenza cittadina, e questo, piuttosto che un
un ricordo comune della tacita e reciproca promessa che ci siam fatta di ritrovarsi tutti come ad un convegno desiderato.
e della indipendenza nazionali che usciva dai nostri Poeti, e che il di 8 dello scorso febbrajo metteva all’ ordine del g
all’ ordine del giorno. In quella sera egli declamò I due sogni di Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia d
eclamò I due sogni di Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia di Legnano e La pace di Costanza di Berchet ; L'ulti
Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia di Legnano e La pace di Costanza di Berchet ; L'ultimo cantico lirico di
Berchet e del Damasio, La battaglia di Legnano e La pace di Costanza di Berchet ; L'ultimo cantico lirico di Gabriele Ros
di Legnano e La pace di Costanza di Berchet ; L'ultimo cantico lirico di Gabriele Rossetti. Nel '59, anno primo del suo ca
ele Rossetti. Nel '59, anno primo del suo capocomicato, fu a un punto di essere fucilato con tutti i suoi per ordine di Ur
omicato, fu a un punto di essere fucilato con tutti i suoi per ordine di Urban, governatore di Verona. Gli appunti sconnes
di essere fucilato con tutti i suoi per ordine di Urban, governatore di Verona. Gli appunti sconnessi, telegrafici dettat
(V. Suppl.), amoroso della Compagnia, nelle sue appetitose « Memorie di un attore » (Milano, 1904). Francesco Sterni cond
abilì in Bologna, ove fu chiamato insegnante recitazione nel Collegio di San Luigi.
70 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO VII. ed ultimo. Vuoto della Storia teatrale. » pp. 248-280
er l’incursione delle nazioni barbare nell’impero Romano. I. Copia di teatri per l’impero. Non è già che sotto gl’
o, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno di Napoli e della Sicilia, videro i loro teatri per
gonci anche oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’ altro presso il Lago di
oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’ altro presso il Lago di Bolsena ram
alia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’ altro presso il Lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal
l Lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di q
blicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Ro
l Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Rocco Volpi,
, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Rocco Volpi, e del tea
llo di Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro di Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Ros
ll’anfiteatro superbissimo che ancor si ammira e si conserva col nome di Arena. Vestigii di teatro veggonsi nel Piceno dov
bissimo che ancor si ammira e si conserva col nome di Arena. Vestigii di teatro veggonsi nel Piceno dove era Alia rovinata
Piceno dove era Alia rovinata dal Goto Alarico, della quale a’ tempi di Procopio rimanevano appena poche reliquie. Nell’U
appena poche reliquie. Nell’Umbria veggonsi in Eugubio alcuni rottami di un teatro, che ebbe le mura reticolate158. Spolet
o, ebbe un teatro rovinato da’ Goti insieme colla città dopo la morte di Teodorico. In Rimini havvi un rottame di un antic
me colla città dopo la morte di Teodorico. In Rimini havvi un rottame di un antico teatro fabbricato di mattoni. Oltre Ter
Teodorico. In Rimini havvi un rottame di un antico teatro fabbricato di mattoni. Oltre Terracina, seguitando la Via Appia
carnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero di S. Angelo sul monte, del quale dice il lodato Alb
sul monte, del quale dice il lodato Alberti, descrivendo la Campagna di Roma, benchè io abbia veduto molti teatri & a
ile a questo 159. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ec
159. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio
stevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure
tanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran t
Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran teatro, il
gran teatro, il quale col resto della città fu rovinato dalle truppe di Severo160. Antiochia ne avea un altro, e i di lei
u rovinato dalle truppe di Severo160. Antiochia ne avea un altro, e i di lei istrioni furono cagione della trascuraggine e
lei istrioni furono cagione della trascuraggine e della fatal rovina di Macrino161. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un
gione della trascuraggine e della fatal rovina di Macrino161. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che di là av
na di Macrino161. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che di là avesse Pilade tratte alcune novità che introdu
lemme162. Nel rimanente dell’Europa, dove giunsero le vincitrici armi di Roma, trovansi pur teatri. Vedevansene eretti in
ntarono colonie Romane. Tacito fa menzione della colonia de’ veterani di Camaloduno, dove era un tempio dell’ imperador Cl
Trinobanti governando Paulino Suetonio i Britanni, s’intese risonare di gemiti ed urlamenti163. Nella Spagna solevano all
amenti163. Nella Spagna solevano alle occasioni alzarsi alcuni teatri di legno. Così fece in Cadice il Pretore Balbo, il q
rapine e ingiustizie, fe costruirvi un teatro con quattordici ordini di scalini per l’ordine equestre; e per potersi mill
ici ordini di scalini per l’ordine equestre; e per potersi millantare di essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo gi
i per l’ordine equestre; e per potersi millantare di essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo giorno de’ giuochi don
le rovine del teatro Saguntino, essendo questa città eretta nel regno di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era que
di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era questo teatro capace di circa novemila persone, secondo il calcolo fatton
i circa novemila persone, secondo il calcolo fattone dal dotto Decano di Alicante Don Manuel Martì tanto amico del nostro
a Monsignor Zondadari. E alluse a questo teatro e ad altre antichità di Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scri
ernas y mesones 165. Alcuni moderni autori Spagnuoli fanno menzione di altre rovine teatrali che si trovano nella loro P
ega distante da Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vestigii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine del
Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vestigii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città
ii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città di Tarteso (differente da Cadice che pure portò ques
che pure portò questo nome) detta da’ Greci Carteia. Tralle antichità di Merida, dove Augusto pochi anni prima dell’Era Cr
a, dove Augusto pochi anni prima dell’Era Cristiana mandò una colonia di Legionarii, vedesi tuttavia quasi intera quella p
ici, ballerini e declamatori moltiplicaronsi oltremodo. Fin dal regno di Tiberio componevano un corpo sì numeroso, e ricev
gato a rimediarvi col minorarne la mercede168. Nè conseguì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe,
ì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe, che di sole ballerine forestiere, secondo Ammiano Marcel
ine forestiere, secondo Ammiano Marcellino169, contaronsi in Roma più di tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti
con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timore di carest
ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timore di carestia a tutti i filosofi, retori ed altri lett
de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Egli punì come reo di maestà lesa un poeta che in una tragedia avea ins
avea inserite alcune parole ingiuriose contro il re Agamennone. Assai di rado egli fecesi vedere nel teatro dopo che una v
esi astretto a manomettere il comedo chiamato Accio170. Avea promesso di riedificare il teatro di Pompeo bruciato casualme
e il comedo chiamato Accio170. Avea promesso di riedificare il teatro di Pompeo bruciato casualmente, non essendovi nella
uciato casualmente, non essendovi nella famiglia del gran competitore di Giulio Cesare alcuno che potesse a suo tempo sost
azione, come racconta Tacito171. Intanto però la gente da teatro avea di giorno in giorno acquistato tal predominio sopra
a’ parenti, e lo divise tra gl’ istrioni. Diede a una mima la tunica di sua madre, a un mimo la lacerna del padre, a un t
madre, a un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un
un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un altro pa
lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un altro pallio in cui
l proprio nome e quello della moglie172. Peggio era avvenuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, do
enuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, dopo di averlo fatto menare scopando per tre teatri, Stef
o per tre teatri, Stefanione togatario, il quale giunse all’impudenza di farsi servire alla tavola da una matrona Romana i
nel proprio palazzo, siccome apparisce dall’ iscrizione scolpita nel di lui sarcofago recata dal Fabretto e dal Ficoroni.
ri questi eccessi passarono a’ deliri. Cajo Caligola non avea ritegno di baciare in pubblico l’eccellente pantomimo tragic
atore facesse il più picciolo strepito, se ’l faceva recare innanzi e di propria mano lo flagellava174. Si sa per quali in
a mano lo flagellava174. Si sa per quali infami vie ottenne il favore di questo medesimo imperadore un altro famoso attore
i Caligoli sono come le fiere addimesticate, che mai non si spogliano di tutta la nativa ferità, e quando meno si attende,
attende, la riprendono. Trovavasi un dì Caligola presso ad una statua di Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di
resso ad una statua di Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di domandargli, fra Giove e lui qual de’ due gli sem
oco a rispondere, lo fece battere aspramente, insultando frattanto al di lui dolore, con dire che nel tuono lamentevole an
con dire che nel tuono lamentevole ancora spiccava la dolcezza della di lui voce175. Vitellio resse l’Imperio quasi sempr
Eliogabalo distribuì le maggiori dignità a’ pubblici ballerini; molti di essi destinò procuratori delle provincie; uno ne
orio; un altro che da giovane avea rappresentato nella medesima città di Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercito177.
in tal periodo non ebbe scrittore veruno Greco o Latino che meritasse di passare a’ posteri. Appena in Roma ripetevansi le
domandarsi, perchè mai in Roma, ove la poesia si elevò sino al punto di partorire Orazii e Virgilii, non potesse, special
ica sotto gl’ imperadori, se non si estinse totalmente, almeno cangiò di aspetto, ed i costumi si alterarono enormemente.
gamennone Greco maltrattato in una tragedia Romana divenne un delitto di stato. Alcuni versi inseriti in un’ altra, e dall
ti contro del Principe, cagionarono la morte del poeta. Uno scrittore di favole Atellane per un verso ambiguo fu da Caligo
giamenti. Il veleno è un antidoto, ma dà la morte, se si adoperi fuor di tempo, o se la dose ecceda il bisogno. Non è adun
e avuti così pochi coltivatori. Egli è vero che Plinio ascrive a lode di Trajano, che il popolo stesso abborriva sotto di
linio ascrive a lode di Trajano, che il popolo stesso abborriva sotto di lui l’effemminatezza de’ pantomimi. Egli è ancor
emminatezza de’ pantomimi. Egli è ancor vero, che secondo il racconto di Sparziano, l’imperadore Adriano ne’ suoi conviti
il racconto di Sparziano, l’imperadore Adriano ne’ suoi conviti amava di far rappresentare commedie, tragedie e atellane.
IV. Secoli, ne’ quali mancarono gli scrittori scenici. In tempo di Antonino Pio troviamo da Capitolino mentovato sol
mo da Capitolino mentovato solamente Marco Marullo attore e scrittore di favole mimiche, il quale ebbe l’ardire di satireg
Marullo attore e scrittore di favole mimiche, il quale ebbe l’ardire di satireggiare i principali personaggi della città
ggi della città senza eccettuarne lo stesso imperadore. Marco Aurelio di lui figliuolo adottivo e successore diceva, che l
vati con applauso se non Q. Trebellione pantomimo insigne della città di Telese due volte coronato179, e L. Acilio della t
e L. Acilio della tribù Pontina archimimo che fu decorato dalla città di Boville del decurionato180. Sino alla divisione d
ova nominato scrittore alcuno drammatico. E come trovarne dalla morte di Teodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi
alia, periodo il più deplorabile per l’umanità a cagione del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fa
lorabile per l’umanità a cagione del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’ino
a cagione del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’inondazione di tanti barba
del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’inondazione di tanti barbari desola
tà, cioè di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’inondazione di tanti barbari desolarono l’intera Europa? Ausonio
barbari desolarono l’intera Europa? Ausonio ci ha conservato memoria di un certo Assio Paolo retore che fioriva verso la
o retore che fioriva verso la fine del quarto secolo, e coltivava più di un genere poetico oltre alla storia. Ausonio gl’
,   Historiam, Mimos, Carmina lingue domi. E forse era una spezie di mimo il componimento di questo Paolo intitolato D
armina lingue domi. E forse era una spezie di mimo il componimento di questo Paolo intitolato Delirus mentovato nella l
mpressa in Parigi nel 1564 appo Roberto Stefano con dotte annotazioni di Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bell
azioni di Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bella edizione di Plauto di Filippo Pareo uscita nel 1619. Se ne ig
Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bella edizione di Plauto di Filippo Pareo uscita nel 1619. Se ne ignora l’aut
la mima Teodora: in Italia il Goto re Teodorico fe rialzare le terme di Verona e riparare in Roma il teatro che minacciav
storo del popolo185: la Sicilia sin dal quarto secolo ebbe in costume di mandare a Roma i suoi abili artefici di scena che
quarto secolo ebbe in costume di mandare a Roma i suoi abili artefici di scena che vi erano chiamati186. Ma non troviamo s
i sparì dal cospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio di politica, di giurisprudenza, di arti e letteratur
ospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio di politica, di giurisprudenza, di arti e letteratura Romana, e s
i pressochè interamente ogni vestigio di politica, di giurisprudenza, di arti e letteratura Romana, e s’introdussero nuovi
ro nuovi governi, nuove leggi, nuovi costumi, nuove vesti, nuovi nomi di uomini e di paesi, e nuove lingue, cangiamenti ma
erni, nuove leggi, nuovi costumi, nuove vesti, nuovi nomi di uomini e di paesi, e nuove lingue, cangiamenti maravigliosi c
solenni dal VII sino al X secolo, nelle quali con istrana mescolanza di pagane reliquie e di cerimonie Cristiane danzando
al X secolo, nelle quali con istrana mescolanza di pagane reliquie e di cerimonie Cristiane danzando e cantando esponevan
le delle gentili divinità188; nè gl’ ignorati o negletti sei dialoghi di Roswita monaca di Gandersheim intitolati commedie
ivinità188; nè gl’ ignorati o negletti sei dialoghi di Roswita monaca di Gandersheim intitolati commedie, che appartengono
latino assai barbaro, e ripiene d’incoerenze ed apparizioni. La prima di esse è divisa in due parti, o atti, e s’intitola
n due parti, o atti, e s’intitola Gallicano, che è un pagano generale di Costantino, il quale va a combattere contro gli S
uale va a combattere contro gli Sciti, n’è vinto, è ricondotto contro di essi da un angelo, vince, si battezza, e fa voto
ricondotto contro di essi da un angelo, vince, si battezza, e fa voto di castità; e nella seconda parte l’imperadore non è
esiliato, e riporta la corona del martirio. Le altre cinque commedie di un atto solo s’intitolano: Dulcizio, Callimaco, A
e i travestimenti de’ Cherici, e le loro danze nella festa del Natale di Cristo e nell’Episania che duravano, per testimon
del Natale di Cristo e nell’Episania che duravano, per testimonianza di Teodoro Balsamone, anche nel XII secolo190; e i c
lo190; e i cantambanchi e buffoni che intervennero nelle famose nozze di Bonifazio Marchese di Toscana con Beatrice di Lor
i e buffoni che intervennero nelle famose nozze di Bonifazio Marchese di Toscana con Beatrice di Lorena fatte nel 1037191:
nero nelle famose nozze di Bonifazio Marchese di Toscana con Beatrice di Lorena fatte nel 1037191: alquanti anni prima di
Toscana con Beatrice di Lorena fatte nel 1037191: alquanti anni prima di terminare il XII secolo troviamo nella storia del
l XII secolo troviamo nella storia del Basso Impero mentovate persone di teatro. L’usurpatore Andronico, l’uccisore fraudo
ate persone di teatro. L’usurpatore Andronico, l’uccisore fraudolento di Alessi Comneno, colui che al contrario di Tito di
ico, l’uccisore fraudolento di Alessi Comneno, colui che al contrario di Tito diceva di aver perduto il giorno, in cui non
fraudolento di Alessi Comneno, colui che al contrario di Tito diceva di aver perduto il giorno, in cui non gli era riusci
di Tito diceva di aver perduto il giorno, in cui non gli era riuscito di fare strangolare o almeno accecare qualche person
nde anche trasportare a questo medesimo secolo XII un informe abbozzo di dramma Latino intitolato Ludus Paschalis de adven
la Germania, nel quale intervengono il Papa, l’ Imperadore, i Sovrani di Francia, della Grecia, di Babilonia, l’ Anticrist
ervengono il Papa, l’ Imperadore, i Sovrani di Francia, della Grecia, di Babilonia, l’ Anticristo, l’Eresia, l’Ipocrisia,
al riferito, come vedremo ne’ seguenti volumi; e per fissare l’epoca di questa rappresentazione Pascale al secolo duodeci
ne ed opinioni, le quali potrebbero menarne a rinvenire il nascimento di questa farsa. Certo è però che il primo io non so
rozze, cioè musica, balli e travestimenti adoperati ne’ loro giuochi di canne, quadriglie e tornei. Furono anche versific
he apparisce da i libri dell’Escoriale) si limitavano a’ componimenti di non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa di
ano a’ componimenti di non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa di acrostichi, antitesi e giuochetti sulle parole, s
brando che i loro talenti non si fussero avvezzati a soffrire il peso di un poema grande e seguito come il drammatico. Cer
li196. E sebbene il lodato Casiri aggiunga che parlerebbe a suo luogo di una o due commedie Arabe, tuttavolta scartabellan
a suo luogo di una o due commedie Arabe, tuttavolta scartabellando la di lui Biblioteca io non trovai un solo componimento
l primo del 746 dell’Egira scritto parte in versi e parte in prosa, è di Mohamad Ben Mohamad Albalisi, nel quale trattengo
e il giambo cinquantuno artefici. L’ altro dell’anno 845 dell’Egira è di un Anonimo, e s’ intitola Comœdia Blateronis, in
ntitola Comœdia Blateronis, in cui da diversi interlocutori si tratta di tre cose differenti: nella prima parte parlasi de
ratta di tre cose differenti: nella prima parte parlasi della vendita di un cavallo, nella seconda delle furberie di alcun
rte parlasi della vendita di un cavallo, nella seconda delle furberie di alcuni vagabondi, nella terza di certi innamorati
avallo, nella seconda delle furberie di alcuni vagabondi, nella terza di certi innamorati. S’ingannò adunque Nasarre, e se
e, che i Romani portarono in Ispagna i giuochi scenici, senza curarsi di addurne qualche pruova, siccome per altro avrebbe
urne qualche pruova, siccome per altro avrebbe potuto, facendo parola di quanto noi abbiamo non ha guari riferito, cioè de
dati in Cadice da Balbo, del teatro Saguntino e delle rovine teatrali di Acinippo, di Tarteso e di Merida. Egli si content
e da Balbo, del teatro Saguntino e delle rovine teatrali di Acinippo, di Tarteso e di Merida. Egli si contentò solo di pro
el teatro Saguntino e delle rovine teatrali di Acinippo, di Tarteso e di Merida. Egli si contentò solo di prorompere in in
e teatrali di Acinippo, di Tarteso e di Merida. Egli si contentò solo di prorompere in invettive generali fuori di tempo c
rida. Egli si contentò solo di prorompere in invettive generali fuori di tempo contra Filostrato, perchè nella Vita di Apo
nvettive generali fuori di tempo contra Filostrato, perchè nella Vita di Apollonio affermò, che la Betica in tempo di Nero
trato, perchè nella Vita di Apollonio affermò, che la Betica in tempo di Nerone neppur conosceva gli spettacoli scenici. S
rato, non l’aveano) ve la portarono, adottando senza esame l’opinione di Nasarre, la cui solidità si è già notata. Da quan
enze e crudeltà, e furono cagione che i teatri risonassero unicamente di buffonerie e laidezze, per le quali ci vuole più
ii, ne’ Cipriani, negli Agostini, quelle detestabili rappresentazioni di nefandi stupri, che Marsiglia gentile, ma non cor
gli adulterii mimici, che, secondo Lampridio, non bastò ad Eliogabalo di vedere fintamente rappresentati, ma ordinò che s’
per fuggirne gli abusi, ci privammo ancor de’ vantaggi: a somiglianza di quegl’ impazienti coltivatori, i quali in vece di
aggi: a somiglianza di quegl’ impazienti coltivatori, i quali in vece di potare e recidere i rami lussureggianti, che fann
pettacoli teatrali. L’ utile curiosità congiunta al bisogno che si ha di esempj, onde s’ infiamma e si alimenta il genio,
d a capriccio si compartono l’ombre ed i lumi, per dipignere d’idea e di maniera, purchè si piaccia alla vista, a costo de
. Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messicani, quei di Chiapa, i Tlascalteti, mostransi più prossimi ad
mbre, perchè non lontani a rinvenir l’arte del dramma, indizio sempre di qualche coltura. Cinesi, Tunkinesi, Giapponesi, G
oro drammi gli evenimenti ridicoli da’ lagrimevoli. Più filosofi quei di Cusco giunsero a separar le azioni domestiche e l
ivenne il padre della tragedia, ed insegnò il sentiero a chi dovea su di lui stesso sollevarsi. Grande, robusto, eroico, p
chi dovea su di lui stesso sollevarsi. Grande, robusto, eroico, pieno di brio e di fierezza, rendesi talvolta turgido, imp
su di lui stesso sollevarsi. Grande, robusto, eroico, pieno di brio e di fierezza, rendesi talvolta turgido, impetuoso, os
gido, impetuoso, oscuro; e pure a traverso de’ secoli e delle vicende di tanti regni, giugne alla posterità che l’ammira n
ammira nel Prometeo, ne’ Sette a Tebe, ne’ Persi. Sofocle si forma su di lui; rende il proprio stile più grave, più maesto
rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza
prio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza la scena trag
iù grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza la scena tragica; e divie
iù maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza la scena tragica; e diviene nostro m
icche palme, si presenta Euripide, ed occupa il raro l’intatto pregio di meglio parlare al cuore, avvivando col più vigoro
e la gravità e la copia delle sentenze filosofiche caratterizzano il di lui stile. Qualche negligenza nell’economia sceni
ezza e verità i costumi, nel trionfare per una inimitabile semplicità di azione; sapendosi per tutto ciò egregiamente prev
d’Aristofane da non paragonarsi punto con chi trattò un’ altra specie di commedia199, e degna degli applausi d’ una libera
si nel politico gabinetto e convertir la scena comica in un consiglio di stato, nulla ha di rassomigliante nè alla nuova d
inetto e convertir la scena comica in un consiglio di stato, nulla ha di rassomigliante nè alla nuova de’ Latini nè alla m
e colla vivacità della satira senza appressarsi alla troppa mordacità di Aristofane. Non fu tragico Anassandride, come lo
o Anassandride, come lo stimò il Signor Andres nel parlar rapidamente di ogni letteratura, ma comico della commedia mezzan
la quale si circoscrisse a dilettare con ritratti generali mascherati di modo che lo stesso vizioso deriso, senza riconosc
nel ritratto, rideva del proprio difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i di lui figliuoli, ve
o difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i di lui figliuoli, vennero ad illustrar questo genere
ere gli Apollodori, l’uno e l’altro Filemone, Difilo, Demofilo, e più di ogni altro Menandro che divenne la delizia de’ fi
ogni altro Menandro che divenne la delizia de’ filosofi e ’l modello di Terenzio, e fu il primo a cui la grazia comica si
a grazia comica si mostrasse in tutta la sua beltà. E chi poteva dopo di lui calzar degnamente il greco borzacchino? Cadde
ia stessa la sua bella commedia per rinascere indi nel Lazio per mano di un Affricano. Gli Etruschi e i Campani infondono
le lettere e a coltivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un t
ivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un tempo Difilo, Demofi
po Cecilio, il Cartaginese Terenzio seguito da Afranio, colle spoglie di Menandro e degli Apollodori, introduce in Roma la
decoro e gravità la greca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovi
reca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito, all
o il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito, alla Medea e alla Troade di
ecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito, alla Medea e alla Troade di Seneca, e all’Agave di Stazio. La grandezza eroic
Ovidio, all’Ippolito, alla Medea e alla Troade di Seneca, e all’Agave di Stazio. La grandezza eroica campeggia nel loro st
e per la sola combinazione delle passioni, nè mette capo nella catena di un destino inesorabile. Ma i Mimi e i Pantomimi t
gni coltura, e sparvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria d
parvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria di dissiparlo? Do
inoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria di dissiparlo? Dove risorsero le arti, la drammatica
coltura? 156. T. II, lib. III. 157. Nel II libro delle Antichità di Verona. 158. V. Leandro Alberti nella descrizion
Leandro Alberti nella descrizione dell’ Italia, dove parla del Ducato di Spoleto. 159. Lo stesso Alberti chiama teatro an
breo, come un Ezechiele citato da autori auteriori all’Era Cristiana ( di che vedasi Pietro Bayle nel Dizionario art. Ezech
e veniva appellato il poeta delle storie Giudaiche; e i frammenti del di lui dramma si trovano inseriti nella collezione d
ane consiste in una introduzione fatta da Mosè, e in un dialogo pieno di dignità fra questo legislatore e capo degli Ebrei
eto ardente, e finalmente in un racconto fatto da un messo della fuga di quel popolo e dell’ evento del mar rosso. Vero è
ici componimenti, e per tale senza contrasto è considerata la Cantica di Salomone, ma che simili poesie pervenissero ad es
divisi in cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna part
cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’
ano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che al
mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che altrove diedero l’origine alla poes
nio Pollione nella lettera 32 inserita nel VII libro delle Famigliari di Cicerone. 165. Vedasi intorno a questo teatro la
torno a questo teatro la lettera VIII del tomo IV del Viage de España di Don Antonio Ponz Segretario dell’Accademia di San
IV del Viage de España di Don Antonio Ponz Segretario dell’Accademia di San Ferdinando in Madrid. 166. Vedasene il II di
7. Delle accennate magnifiche ruine può vedersi la Historia de Merida di Bernabe Moreno Vargas, las Antigüedades de España
storia de Merida di Bernabe Moreno Vargas, las Antigüedades de España di Ambrosio Morales, ed il citato tomo VIII del Viag
nel libro V. 178. Libere e delicate sono le amene lettere, ed amano di essere invitate con occhio cortese e con volto gi
Ottimamente ad altro proposito cantò Pope nel IV canto del suo Saggio di Critica volgarizzato dal celebre Conte Gasparo Go
mmaco. 185. Lo stesso lib. IX, ep. 21 scritta da Atalarico al Senato di Roma. 186. Simmaco lib. VI, ep. 33. 187. Vedasi
b. VI, ep. 33. 187. Vedasi la lettera 107 scritta da Alcuino all’Ab. di Corbè Adelardo e riterita dal P. Mabillon nel tom
II degli Annali Benedettini lib. XXVI, num. 13. 188. Non ci lasciano di ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittor
tti e i vizj del moderno teatro. In Francia si compruova col Concilio di Auxerre celebrato l’anno 578, ed in Ispagna col I
i i medesimi profani spettacoli ne’ tempj. 189. Delle opere poetiche di questa vergine Sassona come monaca Benedettina pa
abillon negli Annali Benedettini t. III, lib. 47, num. 17. 190. V. i di lui Scolii al Concilio Trullano ed al Can. LXII.
tica da quella de’ suoi posteri? e quella che correva tra Atene emula di Serse, e tralla Grecia poi avvilita sotto i Maced
a poi avvilita sotto i Macedoni, o Roma donna del Mondo, o la Francia di questi tempi?
71 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO II. Pastorali Italiane. » pp. 131-143
ni del secolo si avvicinarono a quelle del precedente tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione e di eleganza e
no a quelle del precedente tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione e di eleganza e purezza di linguaggio, qua
del precedente tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione e di eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ dife
e’ pregi di semplicità e regolarità di azione e di eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ difetti di languidezza e d
à di azione e di eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ difetti di languidezza e di stile troppo lirico ed ornato. N
eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ difetti di languidezza e di stile troppo lirico ed ornato. Non è però che non
ico ed ornato. Non è però che non se ne fossero prodotte alcune degne di mentovarsi fralle buone. Se non giunse veruna a p
per consenso de i dotti frutto pregevole del XVII secolo fu la Filli di Sciro che occupa il terzo luogo. Prima di essa si
del XVII secolo fu la Filli di Sciro che occupa il terzo luogo. Prima di essa si produssero il Sogno, e la Pastorella Regi
zo luogo. Prima di essa si produssero il Sogno, e la Pastorella Regia di Giammaria Guicciardi impresse nel primo e nel sec
uilano Pompeo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapímento di Corilla di Francesco Vinta uscita nel 1605; il Fi
eo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapímento di Corilla di Francesco Vinta uscita nel 1605; il Filarmindo de
i Accademici Intrepidi fecero imprimere in Ferrara la mentovata Filli di Sciro dedicandola al VI duca di Urbino Francesco
primere in Ferrara la mentovata Filli di Sciro dedicandola al VI duca di Urbino Francesco Maria Feltrio della Rovere. L’au
re che riscuotono gli applausi dell’ Europa e gli encomj degli uomini di gusto e di buon senso, eccitano alle censure la v
uotono gli applausi dell’ Europa e gli encomj degli uomini di gusto e di buon senso, eccitano alle censure la vanità e l’i
sce all’udirle lodate, chi si scaglia in pubblico o in segreto contro di esse; ma quelle superiori alle bassezze della tim
li. Forse la critica più sobria fu quella che si fece al doppio amore di Celia per la rarità del caso, poco atto essendo u
uadere e interessare. Lo spettatore ad ogni finta particolarità corre di volo col pensiero sulle cose reali, e non trovand
. Non per tanto il Bonarelli compensa con varie bellezze sì la scelta di quel possibile straordinario che i difetti dello
ezze la preserveranno dalla totale dimenticanza. Le curiose avventure di Filli e Tirsi educati fra’ Turchi allontanano dal
guore che suole accompagnare la maggior parte delle pastorali ripiene di fredde uniformi elegie senz’anima e senza sangue.
egie senz’anima e senza sangue. Si vuol però notare che gli accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favol
a sangue. Si vuol però notare che gli accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più di quello che vi
i accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più di quello che vien concesso a un episodio. Il lettor
na terza dell’atto I quando la finta Clori gentilmente si lagna della di lei freddezza: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh
cipio dell’ atto II desta curiosità il ben colorito amor fanciullesco di costei e del suo Tirsi in Tracia; e nel racconto
gere. Un gran movimento riceve l’azione principale dalla riconoscenza di Tirsi, e ne aumenta la vivacità il trasporto di F
le dalla riconoscenza di Tirsi, e ne aumenta la vivacità il trasporto di Filli nel trovarlo infedele per le di lui medesim
umenta la vivacità il trasporto di Filli nel trovarlo infedele per le di lui medesime parole. Il disperato dolore della ni
scena dell’atto IV con energia e felicità e senza veruna affettazione di stile. Ella così conchiude: Per me non v’è con
nte l’azione, che viene nobilitata nel V atto col pericolo della vita di Tirsi, il quale avendo gettati via que’ cerchi, o
’ cerchi, ov’era l’immagine del Sultano, per una legge è divenuto reo di morte. Egli per disperazione nella quinta scena s
er salvarlo se ne accusa ancora, rinnovando così l’affettuosa contesa di Olinto e Sofronia. Lo scioglimento avviene senza
note Egizie in quel cerchio medesimo che ha servito alla riconoscenza di Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le noz
a riconoscenza di Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le nozze di questi amanti, e quelle di Celia con Aminta, e la
illi. In conseguenza ne avvengono le nozze di questi amanti, e quelle di Celia con Aminta, e la felicità di Sciro liberata
e nozze di questi amanti, e quelle di Celia con Aminta, e la felicità di Sciro liberata dal tributo crudele solito a riscu
o lustro del secolo, ed in essa, oltre all’ esser piaciuto all’autore di rimare con frequenza, non si vede il calore richi
tta coll’ usata regolarità Italiana, ed espressa colla natural grazia di questo leggiadro poeta. Interessante è l’ episodi
natural grazia di questo leggiadro poeta. Interessante è l’ episodio di Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’
Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine della festa di Arcadia: curioso quello dell’atto III degli amori
gine della festa di Arcadia: curioso quello dell’atto III degli amori di Logisto colla Maga che gli donò l’arco incantato:
iù teatrale, caratteri più varj, passioni più vivaci, locuzione ricca di molte grazie naturali ed assai conveniente alle p
ione che si finge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si a
nge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amo
torio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amore di un pastorello per
di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amore di un pastorello per Gelopea turbato dalla gelosia p
l’atto I è la descrizione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze di Gelopea, e dei di lei graziosi trastulli col merl
rizione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze di Gelopea, e dei di lei graziosi trastulli col merlo imitati da quell
graziosi trastulli col merlo imitati da quelli vaghissimi col passero di Catullo. Si machina nell’atto II a danni de’ due
de’ due amanti per separargli suscitando in ciascuno torbidi sospetti di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar G
n ciascuno torbidi sospetti di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar Gelopea al fenile d’Alfeo per accertarsi ch
n bisogno bacchettone sveglia in Filebo lo stesso sospetto della fede di Gelopea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel m
imo fenile. Pregevole nell’atto III è la scena in cui Telaira sorella di Filebo vuol renderlo avveduto della inverisimigli
to al fenile d’Alfeo che in traccia solamente dell’altro. Comprendono di essere stati aggirati, ricuperano la tranquillità
i aggirati, ricuperano la tranquillità, e si confermano nel proposito di sposarsi come il padre di Gelopea condifcenda all
tranquillità, e si confermano nel proposito di sposarsi come il padre di Gelopea condifcenda alle nozze. E’ ben leggiadra
tesse greche favole, e pure interessa a maraviglia. Alcippo per amore di Clori si trasforma in ninfa, e col nome di Megill
aviglia. Alcippo per amore di Clori si trasforma in ninfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con quell
nfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con quello di Alcippo. E’ scoperto dalle ninfe d’Arcadia per la
cippo. E’ scoperto dalle ninfe d’Arcadia per la ripugnanza ch’egli ha di bagnarsi seco loro. Una legge condanna a morire s
a a morire sommerso nell’Erimanto chiunque ardisce insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo dee so
Erimanto chiunque ardisce insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo dee soggiacere a questa pena. T
più zelante per l’ osservanza della legge, si scopre essere il padre di Alcippo ignoto a se stesso. Montano obbliga Alcip
in sua difesa; egli con candidezza manifesta l’innocente suo disegno di acquistar la di lei benevolenza, per poi scoprirs
egli con candidezza manifesta l’innocente suo disegno di acquistar la di lei benevolenza, per poi scoprirsi ed ottenerla i
. Ogni lode riscuote la Tancia graziosa e semplice commedia rusticale di Michelangelo Buonarroti il giovane pubblicata ne’
toria, e nel 1637 le Varie Fortune boschereccia. Altre tre pescatorie di questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano im
tune boschereccia. Altre tre pescatorie di questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano impresso in Venezia nel 1600, l’
’ingegnosa semplicità dello stile senza arditezze, e l’ameno soggetto di una festa cinquennale, in cui si gareggia col can
fa. Io non conosco pastorale veruna de’ due precedenti secoli che più di questa abbia acconciamente dato luogo a molti squ
ontiche non cantate soltanto dal coro in fine degli atti, ma in mezzo di essi da personaggi, e soprattutto nell’atto V. Si
. Si registrano nel catalogo della biblioteca Imperiali due pastorali di un caprajo improvvisatore, il Siringo favola cacc
in Arcidosso nelle montagne Sanesi. I parenti non del tutto sforniti di comodi l’aveano mandato a scuola; ma egli spavent
poetica armonia che bevve il Peri in sì bei fonti gl’ inspirò l’amore di verseggiare, e compose alcuni poemi e le riferite
stesso rappresentava in compagnia d’altri caprai. Solea far la parte di zappatore, e si contraffaceva di tal modo che non
a d’altri caprai. Solea far la parte di zappatore, e si contraffaceva di tal modo che non poteva mirarsi nè udirsi senza r
lungi dal casale in un castagneto opportuno alla rappresentazione. La di lui fama pervenne al granduca, alla cui presenza
tolato la Fesuleide, e ne ottenne una pensione68. Tre altre pastorali di tal tempo appartenenti a due Gonzaghi rimangono t
issimo P. Ireneo Affo. La prima intitolata Fontana vitale e mortale è di Don Andrea Gonzaga, da cui nacque Don Vincenzo co
e e mortale è di Don Andrea Gonzaga, da cui nacque Don Vincenzo conte di S. Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducato
n Vincenzo conte di S. Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducato di Guastalla; ma tal componimento, per avviso del lo
a; ma tal componimento, per avviso del lodato religioso, è poco degno di trattenerci. Le altre due sono di Don Cesare Gonz
del lodato religioso, è poco degno di trattenerci. Le altre due sono di Don Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto
o di trattenerci. Le altre due sono di Don Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel 1632 in Vienna di età ancor fr
i Don Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel 1632 in Vienna di età ancor fresca. L’una s’intitola Procri, che da
dal canonico Negri Guastallese si pose per appendice alla sua storia di Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fusse par
lla sua storia di Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fusse parto di Don Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lette
Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lettere dell’archivio segreto di Guastalla si rileva che fu composta da Don Cesare
in cinque atti, il cui originale conservasi dal lodato Bibliotecario di Parma. Egli che ebbe la scuola del padre, non pec
tafore. Inedita conservasi parimente nella biblioteca dell’università di Torino l’ Alvida pastorale del conte Lodovico San
liè, cui par che avesse fornito l’argomento e il piano lo stesso duca di Savoja Carlo Emanuele I a cui si dedicò70. 67.
ttro impressioni sino al 1648, e comparve nella decimaquinta edizione di tutte le opere del Cortese in Napoli nel 1666. De
ne di tutte le opere del Cortese in Napoli nel 1666. De’ suoi pregi e di qualche difetto dello stile vedasi il V volume de
treo Pinacot. p. II. 69. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25 di Marzo 1627 la chiama la mia pover
 II. 69. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25 di Marzo 1627 la chiama la mia povera Procri. Così n
25 di Marzo 1627 la chiama la mia povera Procri. Così ne parla a’ 15 di aprile a monsignor Ciampoli. A monsignor Zucconi
parla a’ 15 di aprile a monsignor Ciampoli. A monsignor Zucconi a’ 2 di settembre a Vienna scrisse di aver composta quest
gnor Ciampoli. A monsignor Zucconi a’ 2 di settembre a Vienna scrisse di aver composta questa favoletta da recitare in mus
sta questa favoletta da recitare in musica nel passaggio della regina di Ungheria per Mantua. Tali passi mi furono comunic
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
do il Zeno, e fu la seconda tragedia rappresentata. Nè anche il sign. di Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confe
mpire . Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo di quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavel
neggiò (che che abbia voluto gratuitamente asserire in iscapito delle di lui satire e commedie l’esgesuita sig. Andres, pe
e e commedie l’esgesuita sig. Andres, per divertire la corte del duca di Ferrara compose cinque commedie, la Cassaria, i S
ura dell’ottima esecuzione ammaestrando alcuni gentiluomini; anzi più di una volta egli vi sostenne ancora la parte del pr
bar l’ordine Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma,
entata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò dal principe don Francesco figliu
ambico: ma solo la grazia dell’elocuzione e la maestria innarrivabile di un Ariosto potè renderlo soffribile e compensarne
favola preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa di avere in essa seguitato Terenzio nell’Eunuco e Pl
l’averla avviluppata e sciolta con mirabile naturalezza senza bisogno di scorta, e renduta notabilmente interessante colla
a bisogno di scorta, e renduta notabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato; di che non fu debito
a, e renduta notabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato; di che non fu debitore in verun conto
otabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato; di che non fu debitore in verun conto agli antichi.
erun conto agli antichi. Di fatti la gloria principale dell’Ariosto e di molti altri comici Italiani, de’ quali dovrem rag
i altri comici Italiani, de’ quali dovrem ragionare, è questa appunto di aver migliorati gli argomenti degli antichi, e di
e, è questa appunto di aver migliorati gli argomenti degli antichi, e di averne poi tratti tanti e tanti altri dalla propr
nzato nella lettera scritta a Scipione Maffei che i nostri Comici son di gran lunga inferiori a’ Latini. È vero poi che l’
di gran lunga inferiori a’ Latini. È vero poi che l’Ariosto si valse di alcuni caratteri antichi, ma seppe adattarli alla
sto celebre autore comico francese il primo a far ridere con ritratti di nobili, uscendo da servi, parassiti, raggiratori
le quali non mai daranno risultati veri e principii sicuri. Ciò serva di norma ancora ad altri pretesi filosofi de’ tempi
altri pretesi filosofi de’ tempi nostri disprezzatori dell’erudizione di cui scarseggiano tanto e di cui tanto abbisognano
empi nostri disprezzatori dell’erudizione di cui scarseggiano tanto e di cui tanto abbisognano per ragionar diritto. Lo st
ritto. Lo stile dell’Ariosto poi si presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti, ed a tutti i carat
za non conosciuta dalla pedanteria; famigliare e piacevole non lascia di adornarsi di quelle sobrie bellezze poetiche, che
iuta dalla pedanteria; famigliare e piacevole non lascia di adornarsi di quelle sobrie bellezze poetiche, che a tal genere
vidui. E a tal proposito si vuol riflettere, che la commedia Italiana di tal tempo non pervenne all’insolenza della Grecia
rno, gli sconcerti privati. Un Ferrarese discolpa i Rettori: Che san di questo li Rettori?     Credi tu Che intendano ogn
scii le domeniche. E quì si avverta che si parla appunto de’ Rettori di Ferrara, dove si rappresentava la commedia in pre
a, dove si rappresentava la commedia in presenza del principe e forse di que’ medesimi Rettori. Non meno penetrante è il c
a berlina gli avvocati. Non parlo poi della regolarità della condotta di questa favola come delle altre, non dell’Ariosto
tta di questa favola come delle altre, non dell’Ariosto solamente, ma di quanti altri lo seguirono; perchè pregio fu degl’
ntinuata che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano
che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdott
onto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruf
appartiene al nostro poeta. Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale dal di lui figliuolo Erofilo
Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale dal di lui figliuolo Erofilo innamorato della giovinetta
iuolo Erofilo innamorato della giovinetta Eulalia vien data in potere di Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un
orato della giovinetta Eulalia vien data in potere di Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un groppo ingegnoso,
; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel prologo abbellito di vaghe e graziose dipinture si valse del metro med
o abbellito di vaghe e graziose dipinture si valse del metro medesimo di tutta la favola. In alcune circostanze le immagin
che si scostino dalle caricature de’ nostri giorni; ma chi non sa che di tutta la poesia, la comica è la più soggetta ad a
costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella freschezza di colorito e quella rassomiglianza agli originali c
no lor bussoli, Loro ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata di moda la pittura di certi titoli ridicoli, de’ qua
o ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata di moda la pittura di certi titoli ridicoli, de’ quali lepidamente si b
a, essendosene conservata la razza sino a questi dì, ed avendola dopo di lui trovata Moliere in Francia, e schernita Wyche
titoli E vanti e fumi, ostentazioni e favole, Ci so veder poco altro di magnifico. Tutto ciò ch’hanno in adornarsi spendo
, che lor trottino Tutto dì dietro, mentre essi avvolgendosi Di quà e di là, le vie e le piazze scorrono, Più che ognuna c
un innamorato. Eulalia lo rimprovera perchè le sembra che non si curi di liberarla; egli punto da ciò manifesta i suoi sen
mio padre? me medesimo Non ne vo trarre ancor, quanto la minima Parte di lei? Notisi il calore che spirano le di lui paro
ncor, quanto la minima Parte di lei? Notisi il calore che spirano le di lui parole, quando sa che gli è stata menata via
correre In tanta fretta, Erofilo; ricordati Che noi siamo in pericolo di perdere La cassa; attendi a quella, e poi. Er. L
aggio si riconosce, e se ne compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo di questa commedia, che su di un semplice fondamento
compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo di questa commedia, che su di un semplice fondamento aggirandosi produce varii
su di un semplice fondamento aggirandosi produce varii ridicoli colpi di teatro, i quali con tutta naturalezza apportano l
quali con tutta naturalezza apportano lo scioglimento. Flavio amante di una giovinetta contratta per lei con la Lena ruff
r discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario di lui padre, gli narra una immaginaria sorpresa not
una scena incomparabilmente più graziosa per lo stile, e più naturale di quella della galera del Moliere; perchè questo co
iò dalla natura, e ne diede l’esempio a tutti gli altri. La giunteria di Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino
teria di Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino colla veste di Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerc
ino colla veste di Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerca di puntellare la sua menzogna cadente ; ma il vecchi
i in una botte quivi lasciata in deposito. Sventuratamente il padrone di tale botte viene a riprenderla, per dubbio che pe
ditore con gli sbirri, e la vuol torre in pegno. Fazio che è il padre di Licinia amata da Flavio, arriva in tal punto, ode
in tal punto, ode il contrasto, si frappone, e per metter pace, offre di tener egli la botte in deposito, la fa condurre i
tte in deposito, la fa condurre in sua casa, e ne segue il matrimonio di Flavio e Licinia. Non è questa una commedia nobil
za discendere sino alla farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso, e di un giovine trovato in ca
arsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso, e di un giovine trovato in casa di una fanciulla onora
e vi si tratta di un intrigo amoroso, e di un giovine trovato in casa di una fanciulla onorata, ma non per questo produce
una fanciulla onorata, ma non per questo produce risentimento veruno di funeste conseguenze. Or dove è mai quella gelosia
Francese del moderno filosofante Marmontel come principio universale di tutti gl’intrighi delle nostre commedie? Ma di ci
e principio universale di tutti gl’intrighi delle nostre commedie? Ma di ciò nella favola seguente. Il Negromante. Questa
are una donna ch’egli non può amare trovandosi preoccupato dell’amore di Lavinia figliuola di Fazio. Cintio obedisce, ma i
non può amare trovandosi preoccupato dell’amore di Lavinia figliuola di Fazio. Cintio obedisce, ma in tutto un mese non s
n mese non si accoppia colla moglie, fingendosi impotente, e sperando di far disciogliere le nozze. Massimo per guarirlo,
corre ad un furbo tenuto per astrolago, e negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo, ed anche di Camill
to per astrolago, e negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo, ed anche di Camillo Pocosale innamorato
egromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo, ed anche di Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura,
rricchire a spese di Massimo, ed anche di Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura, senza volerlo fa sì, che si ma
o di picciola levatura, senza volerlo fa sì, che si manifesti l’amore di Cintio e Lavinia, rimanendo egli scornato e scope
imanendo egli scornato e scoperto per impostore. Delle molte bellezze di questa favola additiamone alcuna che ne sembri pi
ta favola additiamone alcuna che ne sembri più piacevole, e più degna di esser notata. Cintio teme che il Negromante colla
oprio secreto, e con Fazio, e col servo Temolo parla della fama delle di lui opere prodigiose. Cose mirabili (dice) … Di
iracoli. Cint. Mi dice, che a sua posta fa risplendere La notte, e il di oscurarsi. Tem. La notte, e il di oscurarsi.Anch
osta fa risplendere La notte, e il di oscurarsi. Tem. La notte, e il di oscurarsi.Anch’io so simile. Mente cotesto far, C
Tem. Mente cotesto far, Come?Se accendere Di notte anderò un lume, e di dì a chiudere Le finestre… Or, sa far altro? Cint
i vino è nel boccale, allor dimenola. Cint. Te ne fai beffe, e ti par di udir favole? Or che dirai di questo, che invisibi
imenola. Cint. Te ne fai beffe, e ti par di udir favole? Or che dirai di questo, che invisibile Va a suo piacere? Tem. Va
o, pagator degli stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o di volpe, o di alcun nibbio? Faz. Cotesto
degli stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o di volpe, o di alcun nibbio? Faz. Cotesto è vero. Te
dii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o di volpe, o di alcun nibbio? Faz. Cotesto è vero. Tem. Cotesto
.E tosto che un d’ignobile Grado vien consigliere e segretario, E che di comandare agli altri ha uffizio, Non è vero anche
che si mutano In becco io vò tacere. Queste trasformazioni satiriche di uomini in animali sono accennate con somma in ani
mali sono accennate con somma lepidezza, nè hanno minor grazia comica di quella che osservammo in Aristofane nelle Nuvole
iletto al filosofo che non arzigogola, cioè che ragiona con sicurezza di dati, il rintracciar nelle commedie alcun materia
gli Ateniesi. Di questa utilità e diletto privansi per certo spirito di superficialità molti Italiani che non curansi di
si per certo spirito di superficialità molti Italiani che non curansi di esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, c
n curansi di esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, contenti di averne false e superficiali notizie nelle opere o
e l’autore del Belisario che non sono stati gl’Italiani che hanno più di una fiata portato sulla scena a’ giorni nostri i
Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli amanti delle Gabrieli di Vergy) per necessità dovè inventare nelle commedi
inventare nelle commedie intrighi pericolosi per gli amanti e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da par
i esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che tal maestro di poetica cìò scrivendo non si ricordò de Greci e d
Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e sel sanno anche i ragazzi, di questi intrighi e di questa furberia servile. Oss
i quali sono pieni, e sel sanno anche i ragazzi, di questi intrighi e di questa furberia servile. Osserviamo solo che ques
taliani in tal tempo fossero stati, come egli immagina, ad esclusione di ogni altro popolo, tutti gelosi e vendicativi. Ma
gelosi e vendicativi. Ma io gli anfana a secco, e che non si è curato di bene osservare. Ariosto è il primo ad ismentirlo
rimo ad ismentirlo con tutte le sue cinque commedie; perchè in veruna di esse non si vede pesta di tali intrighi di gelosi
te le sue cinque commedie; perchè in veruna di esse non si vede pesta di tali intrighi di gelosia e di vendetta funesta da
commedie; perchè in veruna di esse non si vede pesta di tali intrighi di gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente
chè in veruna di esse non si vede pesta di tali intrighi di gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente chiamata Ital
oni e della propria. Io gli presento un ritratto del costume italiano di quel tempo della maniera di conversare insieme l’
presento un ritratto del costume italiano di quel tempo della maniera di conversare insieme l’uno e l’altro sesso somminis
tti sì buon stomaco. È questa l’esagerata gelosia Italiana che corre di bocca in bocca tra’ Francesi? E con tal conoscenz
reca utile alla gioventù e lode al ragionatore; ma col fantasticar fu di esse con osservazioni mal digerite, si distrugge
i mal digerite, si distrugge e non si edifica. Continuando la ricerca di alcune bellezze e dell’artificio della favola del
ll’artificio della favola del Negromante, osserviamo che il carattere di Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin dal p
li dice che avendo appena appreso a leggere e scriver male, ha l’arte di spacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astr
pacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astrolago e mago, sapendo di tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bue
o e mago, sapendo di tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bue di sonar gli organi. Aggiugne che egli ed il maestr
unque passa, restano Come de la lumaca, e per più simile Comparazion, di grandine o di fulmine. Ma si disviluppa affatto
estano Come de la lumaca, e per più simile Comparazion, di grandine o di fulmine. Ma si disviluppa affatto il di lui cara
e Comparazion, di grandine o di fulmine. Ma si disviluppa affatto il di lui carattere quando egli stesso parla con Nibio,
razia, che è da dolersi che la gioventù, la quale trascura la lettura di tali commedie, rimanga priva di tanti vezzi comic
ioventù, la quale trascura la lettura di tali commedie, rimanga priva di tanti vezzi comici. Or questo furbo così trincato
furbo così trincato si ha prefisso, giusta le sue regole economiche, di tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e po
ole economiche, di tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e poi di scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egl
e poi di scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egli promette di portare in casa una cassa con un cadavere per far
la finta evocazione, domanda molte ricche tele, argenti ed altre cose di prezzo. All’altro promette il possesso dell’ inna
ette il possesso dell’ innamorata, purchè si faccia trasportare nella di lei casa in una cassa. Condiscende il Pocasale, e
molo e Fazio già insospettiti del Negromante che prima aveano cercato di guadagnare. Essi temono qualche male da questa ca
emono qualche male da questa cassa; e vedendola portare verso la casa di Massimo, si turbano. Faz. Comparazion, di grand
ola portare verso la casa di Massimo, si turbano. Faz. Comparazion, di grandine o di fulmine. Ah che la cassa recano Che
rso la casa di Massimo, si turbano. Faz. Comparazion, di grandine o di fulmine. Ah che la cassa recano Che hai detto! Te
oi far? Tem. Lascia far dunque a me. Che vuoi far? Eccola. Faz. Che di tu? Ma con chi parlo io? Ove diavolo Corre costui
chi. Ma no; Temolo non gli risponde, perchè non ha tempo d’istruirlo di ciò che ha pensato, e si ritira per lasciar venir
ira per lasciar venir fuori Nibio con la cassa, indi per allontanarlo di là inventa una fola verisimile, e l’accredita con
da costui? Tem. Grida costui?Non ci si può più vivere. Tutta è piena di traditor. Faz. Tutta è piena di traditor. che gr
ci si può più vivere. Tutta è piena di traditor. Faz. Tutta è piena di traditor. che gridi tu? Tem. E d’assassini. Faz.
. Gran pietà! Che pietade? O caso orribile! Non m’ho potuto ritener di piangere Di compassione. Faz. Di compassione.Di
non è molto ch’egli creda che Mastro Giachelino, secondo il racconto di Temolo, sia stato ucciso. Egli vuole accorrere a
to della sua astuzia, e distruggere i disegni dell’astrolago, in vece di far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa
i disegni dell’astrolago, in vece di far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa condurre in quella di Fazio. Torna
far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa condurre in quella di Fazio. Torna poi Nibio arrabbiato per essere stat
o disordine e movimento reca all’azione questa cassa condotta in casa di Fazio. Camillo che v’è rinchiuso intende il secre
Camillo che v’è rinchiuso intende il secreto dell’unione degli animi di Cintio e Lavinia, e fugge in farsetto per riferir
riferirlo a Massimo. Cintio sommamente afflitto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli dice ch
ntio sommamente afflitto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli dice che faccia conto che Massi
, e la vivacità nella favola a. Diede Cesare a tal movimento il nome di forza per contrapporla alla languidezza mortal ve
ca, per dinotare, che tale esser debba e nelle situazioni e ne’ colpi di teatro e negli affetti, quale alla commedia si co
la non mai avrà la forza accennata da Cesare, per quanto sia cospersa di sali e motti graziosi. I pulcinelli, gli arlecchi
sa maniera una tragedia languida, lenta, snervata, sarrà sempre priva di forza tragica, tuttochè abbondasse di gravi sente
a, snervata, sarrà sempre priva di forza tragica, tuttochè abbondasse di gravi sentenze politiche e morali. Direi, che men
ochè abbondasse di gravi sentenze politiche e morali. Direi, che meno di altri critici e precettori di poetica si fosse al
nze politiche e morali. Direi, che meno di altri critici e precettori di poetica si fosse allontanato dalla mente di Cesar
ltri critici e precettori di poetica si fosse allontanato dalla mente di Cesare il prelodato signor Marmontel, il quale po
teri, e vanno a cercare il vizio sino al fondo dell’anima ; se l’arte di cogliere questi grandi tratti fosse mancata a Ter
ti fosse mancata a Terenzio. Ma è troppo noto, che il pregio maggiore di questo Cartaginese fu appunto il sapere disvilupp
ettatore. Si appose dunque Madama Dacier quando nelle note sulla vita di Terenzio disse. J’ai cru que par ce vis comica C
Cesar ne vouloit pas tant parler des passions (che era l’avviso del di lei padre) que de la vivacitè de l’action et du n
acevole dell’azione noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha di freddo, nulla di superfluo. La piacevolezza aumen
ne noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha di freddo, nulla di superfluo. La piacevolezza aumenta a misura che l
esta ad ogni trattoa. Questa favola fu rappresentata in Roma a’ tempi di Leone X, che la richiese all’autore, il quale nel
16 gennajo del 1520. Or questa data, e le parole del secondo prologo di tal commedia, ci danno l’epoca delle prime commed
commedia. Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe di prossimo La Lena, e già son quindici anni, o sedi
ima tutta la ridusse in prosa, indi tornò a scriverla in versi; ma il di lui lavoro si è perdutoa. Eccone il soggetto. Eur
lavoro si è perdutoa. Eccone il soggetto. Eurialo scolaro in assenza di Bartolo suo padre riceve in casa la sua innamorat
iceve in casa la sua innamorata Ippolita facendola passare per figlia di messer Lazzaro cattedratico che si aspettava, e c
ttedratico che si aspettava, e che per notizie sopravvenute si sapeva di non dover più venire. La rivoluzione nasce grazio
. La rivoluzione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolit
di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’arrivo di messer Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio ami
e dall’arrivo di messer Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio amico di Eurialo vanno alla meglio rimediando agli sconcer
azio insieme con Lazzaro, e non sente che questi dà all’altro il nome di Bartolo. Si trova introdotto in questa favola un
eposito molti beni da un suo amico che morì, perchè gli rendesse alla di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da que
di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelici, ed al fine dopo tanti
ie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelici, ed al fine dopo tanti anni scors
ior con l’elemosine. Trovasi in questa Commedia più d’una imitazione di Terenzio. Simile alla risposta data dal servo Dav
ell’atto IV. Un’altra imitazione Terenziana si scorge nell’allegrezza di messer Claudio. Ma degna di notarsi è singolarmen
ione Terenziana si scorge nell’allegrezza di messer Claudio. Ma degna di notarsi è singolarmente con quanta verità parlino
Eurialo, l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia di messer Lazzaro. La giovine promette; ma
l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia di messer Lazzaro. La giovine promette; ma appena di
rtata dice, O cuor mio caro, o vita mia, difficile Sarà potermi tener di non correre Ad abbracciarlo; e s’incammina con t
’incammina con tutta fretta. Sono queste le pennellate maestrevoliche di un sol tratto spiegano l’intensità dell’affetto.
he di un sol tratto spiegano l’intensità dell’affetto. Ella non cessa di rampognar la tardanza della vecchia coll’impazien
r la quale vogliono dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole di Terenzio e di Plauto,
re, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole di Terenzio e di Plauto, non accoppino principalment
ionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole di Terenzio e di Plauto, non accoppino principalmente quella dell’
o principalmente quella dell’Ariosto. Si novera tralle prime commedie di questo secolo la Calandra del cardinal Berardino
ibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e morto non senza sospetto di veleno l’anno 1520. Un pieno applauso riportò que
ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la te
Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gon
rza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa di Mantova; e l’ultima volta in Urbinoa. Probabilmen
di Mantova; e l’ultima volta in Urbinoa. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu quella di Urbino, come ben rif
in Urbinoa. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu quella di Urbino, come ben riflette l’insigne Storico della
nsigne Storico della nostra Letteraturab; giacchè il Castiglione dice di questa recita che non essendo ancor giunto il pro
Bibbiena, aveane egli composto uno, la qual cosa può indicare che la di lui commedia fosse scritta di recente, anzi non d
o uno, la qual cosa può indicare che la di lui commedia fosse scritta di recente, anzi non del tutto compiuta. Le parole c
ape nella città vostra. L’altra recita si fece in Roma alla presenza di Leone X, per quel che accenna il Giovio nella di
n Roma alla presenza di Leone X, per quel che accenna il Giovio nella di lui Vita, e le magnifiche scene furono opera di B
cenna il Giovio nella di lui Vita, e le magnifiche scene furono opera di Baltassarre Peruzzi Sanesea; ed allora fu che v’i
zzi Sanesea; ed allora fu che v’intervenne anche la nominata marchesa di Mantova, costando da una delle lettere del Castig
ova che ella fu in Roma nel 1514, cioè su i principii del pontificato di Leone Xa. La terza volta seguì in Mantova avanti
sima marchesa nel 1521, siccome afferma il signore Zeno coll’autorità di Mario Equicola. Fu poi rappresentata in Lione nel
azione Fiorentina, e quei sovrani distribuirono agli attori un regalo di ottocento doppie, e ciò anche accadde più dì un s
si dà una graziosa discolpa dell’accusa che si potria fare all’autore di essere ladro di Plauto. A Plauto (si dice) star
sa discolpa dell’accusa che si potria fare all’autore di essere ladro di Plauto. A Plauto (si dice) staria molto bene lo
, senza una custodia al mondo. Tuttavolta con giuramento si aggiugne di non averglisi furato cosa veruna; e che ciò sia
sia vero, si cerchi quanto ha Plauto e troverassi che niente li manca di quello che aver suole . Coll’argomento poi narrat
ore viene l’uditorio istruito che la favola si aggira sulle avventure di due gemelli nati in Modone, l’uno maschio chiamat
one, l’uno maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla, di forma e di presenza similissimi, i quali dalla pr
maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla, di forma e di presenza similissimi, i quali dalla presa fatta d
del fratello. Dopo alcuni scambiamenti avvenuti per l’amorosa follia di Fulvia moglie del dissennato Calandro (onde la fa
colezza che ne risulta. Soprattutto è dipinta al vivo la scempiaggine di Calandro che rassomiglia al Tofano del Boccaccio.
arato a morir sì bene come ha fatto questo valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? Se così bene di drento muo
sto valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? Se così bene di drento muore, non sentirà cosa che io gli faccia,
torto però il dotto Lilio Gregorio Giraldi nel confessare che abbondi di sali e facezie, affermò che mancava d’arte . L’i
del modo più agevole già praticato? Allora che nell’atto V i fratelli di Calandro ci hanno colto Lidio e Fulvia insieme, n
nsieme, non si vede chiaro come nel tempo che si aspettano i fratelli di lei, sieno gli amanti così mal custoditi, che pos
is mihi sie, incredulus odi. Meglio condusse il Boccaccio la novella di Tofano, in cui si vede un’ avventura simile e che
in cui si vede un’ avventura simile e che suggerì al Moliere la farsa di George Dandin. Il pudore poi richiesto ne’ modern
richiesto ne’ moderni colti teatri vuol che si schivino gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della nat
gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella di Samia chiusa con Luscioa; poichè quivi
zzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella di Samia chiusa con Luscioa; poichè quivi il Dovizio
mia chiusa con Luscioa; poichè quivi il Dovizio imita anzi l’oscenità di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che
vi il Dovizio imita anzi l’oscenità di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che la piacevolezza di Plauto. In olt
di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che la piacevolezza di Plauto. In oltre Fessenio che incomincia l’atto I
ommedie dell’Ariosto, rendono a’ miei sguardi il gran poeta Ferrarese di gran lunga superiore al cardinal di Bibbiena nell
i sguardi il gran poeta Ferrarese di gran lunga superiore al cardinal di Bibbiena nella poesia comica. Quasi al medesimo t
, e l’Andria. La Mandragola. La freschezza e la vivacità del colorito di questa favola, se l’oscenità dell’argomento non l
sse lontana da’ moderni teatri, potrebbe rendere accorti i forestieri di quanto abbiano gl’Italiani preceduto la nazione F
bbiano gl’Italiani preceduto la nazione Francese nella bella commedia di carattere. L’autore vi morse alcuni viventi citta
rattere. L’autore vi morse alcuni viventi cittadini, le orme calcando di Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’a
rappresentò in Firenze contal plauso generale, che giusta il racconto di Paolo Giovioa, «i medesimi cittadini proverbiati,
i medesimi cittadini proverbiati, e punti altissimamente nella favola di Nicia soffrirono con pazienza l’ingiuria, e la ma
ale il balordo messer Nicia Calfucci, il quale cade nella sciocchezza di dare alla bella sua moglie una pozione di mandrag
uale cade nella sciocchezza di dare alla bella sua moglie una pozione di mandragola colle circostanze che l’accompagnano,
ion voi vedrete Nel recitarla, com’io m’indovino. Non è il compositor di molta fama; Pur se voi non ridete, Egli è content
è il compositor di molta fama; Pur se voi non ridete, Egli è contento di pagarvi il vino. Nè vano è questo vanto della pi
er tutte le sue parti. Per conoscere messer Nicia che avrà la ventura di aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della sec
na dell’atto I. Ligurio parassito gli dice, che egli forse avrà briga di andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a
di andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a perdere la cupola di veduta . Nic. Tu erri. Quando io era più giovine
to a Pisa e a Livorno, o và! Lig. Voi dovete aver veduta la carrucola di Pisa. Nic. Tu vuoi dire la verrucola. Lig. A sì,
li maggior che Arno? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette, mi farai dire; e non si ve
rno? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette, mi farai dire; e non si vede se non acqua,
assai, hanno somma grazia, e ne rilevano la goffaggine senza bisogno di sforzo veruno istrionico per far ridere, come non
uò notarsi ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella
ranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, quant
a mia pazza ecc. Ligurio anche graziosamente motteggia sull’avventura di Nicia, stando egli in aguato e Nicia stesso e Sir
norato santo che sia in Francia. L’atto IV si conchiude colle parole di Fra Timoteo indirizzate alli spettatori, le quali
llora dominanti, e a i sali e alle grazie dello stile; noi converremo di buon grado col celebre conte Algarotti che in ess
col celebre conte Algarotti che in essa ritrova la eleganza del dire di Terenzio, e la forza comica di Plauto. Ci scommet
in essa ritrova la eleganza del dire di Terenzio, e la forza comica di Plauto. Ci scommetterei (egli aggiugne) che avre
a Rousseau, encomiata per l’intreccio e per lo vero comico dal signor di Voltaire, e ammirata da m. Du Bos e da non pochi
pochi altri bravi letterati oltramontani. Ma intanto che valentuomini di prima nota Italiani e Oltramontani ammirano nel M
ntani ammirano nel Machiavelli, oltre all eleganza del dire, vivacità di pennello e forza comica, il sign. Giovanni Andres
acità di pennello e forza comica, il sign. Giovanni Andres dice delle di lui commedie che peccano alle volte in lentezza
può adattarsi alla Mandragola? Vedesi forse in essa sì grande studio di rendere italiane le maniere latine? In niun luogo
rendere italiane le maniere latine? In niun luogo. Pure se ciò fosse, di grazia potrebbe tale studio essere necessaria e v
se, di grazia potrebbe tale studio essere necessaria e vicina cagione di languidezza? Altre immediate sorgenti che non si
gionar nelle favole sceniche lentezza e languore. Ma sapere abbigliar di moderno le antiche favole, sarebbe in una favola
bigliar di moderno le antiche favole, sarebbe in una favola un pregio di più che renderebbe quegli antichi bei tratti natu
empre più la favola dalla languidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie potrebbe sì bene esser questa giust
oscenità di tali commedie potrebbe sì bene esser questa giusto motivo di vietarne a’ fanciulli la lettura, ma non già una
o libro della Celestina ruffiana famosa? Si vede bene che il favellar di gusto e poesia drammatica antica e moderna non è
gusto e poesia drammatica antica e moderna non è fatto per ogni sorta di antiquarii. La Clizia. È questa una libera imitaz
Clizia. È questa una libera imitazione o una bella copia della Casina di Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa co
esta una libera imitazione o una bella copia della Casina di Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa come tutta la
rentino… Prendete intanto il caso seguito in Firenze, e non aspettate di riconoscere o il casato o gli uomini, perchè l’au
resa del regno, alloggiò in casa nostra un gentiluomo della compagnia di Monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna.
o, alloggiò in casa nostra un gentiluomo della compagnia di Monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza
un gentiluomo della compagnia di Monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza scena poi dell’atto II, i
he l’autore compose prima la Mandragola. Nicomaco propone alla moglie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiacer
lie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze di Clizia, qualche religioso. A chi andremo? Dice
c. È non si può ire a altri che a F. Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche
azioso e vivace, se per la passata commedia non fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa favola
ommedia non fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa favola ci si presentano i bellissimi ritra
i questa favola ci si presentano i bellissimi ritratti del buon padre di famiglia e del traviato coloriti egregiamente nel
quarta scena dell’atto II delineati da Sofronia nella persona stessa di Nicomaco; veri, naturali, senza massime generali,
ssa di Nicomaco; veri, naturali, senza massime generali, senza sforzi di spirito, senza affettazioni, senza tirate istrion
risimiglianza, specialmente nello scioglimento colla venuta del padre di Clizia. Il Machiavelli ha fatto con molta felicit
arebbe a desiderare che nella nostra chiamata illuminata età, in vece di scriversi scempiate traduzioni delle favole Plaut
e la pregiarono e ne favellarono con senno e buon gusto, ancor prima di conoscere i drammatici spagnuoli. E latina bona
eduna però ne trascrisse aut impudenter aut perversè . E per esempio di ciò che ne dice in ultimo luogo, adduce il passo
fatta nemica la vostra donna e il vostro figliuolo e tutti gli altri di casa. Nic. Che importa a te? Stà ben con Cristo,
i fregi, tutto vivace e moderno, e sì ben rassettata, che par nativa di Firenze, e non della Grecia; per le quali cose ti
a di Firenze, e non della Grecia; per le quali cose tira l’attenzione di chi legge o ascolta, e l’interesse che risveglia
cinque ancor della prima più corte son poste per tramezzi nella fine di ciascun atto. Adunque coloro che pretendono, sol
si provò il Machiavelli a far pure una pretta traduzione dell’Andria di Terenzio, la quale parmi che per la prima volta s
o, la quale parmi che per la prima volta siesi impressa nell’edizione di Parigi delle di lui opere, ch porta la data di Lo
i che per la prima volta siesi impressa nell’edizione di Parigi delle di lui opere, ch porta la data di Londra del 1768. S
impressa nell’edizione di Parigi delle di lui opere, ch porta la data di Londra del 1768. Se questo celebre Segretario Fio
nte ciò non apparisce nè dalle sue riflessioni politiche sulle storie di Tito Livio, nè dall’imitazione della Casina di Pl
politiche sulle storie di Tito Livio, nè dall’imitazione della Casina di Plauto, nè da questa traduzione dell’Andria di Te
mitazione della Casina di Plauto, nè da questa traduzione dell’Andria di Terenzio. Mi si permetta di fermarmi anche un poc
auto, nè da questa traduzione dell’Andria di Terenzio. Mi si permetta di fermarmi anche un poco su i censori delle commedi
r del teatro italiano, apparisce che egli parlar volle (il dirò pure) di una provincia che non aveva visitata. Più grazios
gliare, e giacciono seppellite sotto la polvere delle biblioteche. Ma di grazia incresce al gran censore Ignaziano l’oscen
blioteche. Ma di grazia incresce al gran censore Ignaziano l’oscenità di esse? E perchè parlando della rappresentazione ch
samente che i papi, i cardinali e i prelati non si facevano scrupolo di assistere a quelle licenziosità di gusto antico,
i prelati non si facevano scrupolo di assistere a quelle licenziosità di gusto antico, perchè consecrate quasi da’ Greci e
reci e da’ Latini . Il profano Machiavelli non poteva entrare a parte di questa medesima indulgenza? E lasciando da banda
to della Calandra sorpassasse quello della Mandragola? S’ingannerebbe di molto. L’arte, la condotta e la forza comica dell
e comiche librerie, ed a collocarle tralle ottime del teatro italiano di quel tempo felice. Per rendere giustizia ai talen
i dello stesso ab. Bettinelli io son persuaso che egli ne conosce più di noi i pregi. Ma egli può noverarsi tra certi erud
alcuni in prosa ed alcuni in versi, le quali forse passano il numero di centotrenta. Noi faremo menzione della maggior pa
ano il numero di centotrenta. Noi faremo menzione della maggior parte di esse senza trattenerci lungamente su di esse. Non
menzione della maggior parte di esse senza trattenerci lungamente su di esse. Non perchè tutte non ci presentino qualche
e il nostro racconto che abbraccia tante età e nazioni e tanti generi di drammi. Ci arresteremo dunque in alcune più notab
interessi o istruisca. Tra primi nostri letterati che ci arricchirono di buone commedie, contisi il nobilissimo poeta Erco
voglio per nascita Bolognese e per domicilio Ferrarese, essendo stato di anni sette e qualche mese nel 1513 condotto del p
sessantadue nel 1572 a, che nella satira e nella commedia si avvicinò di molto al principe de’ nostri poeti Lodovico Arios
Ghilini, le quali probabilmente si rappresentarono nel teatro ducale di Ferrara. Il Geloso le i Fantasmi videro la luce d
na è rimasto a noi il solo nome. Il Geloso. Avrebbe mai il precettore di Poetica Francese, nel parlar della gelosia e vend
entura come nel proprio elemento in questa favola del Bentivoglio che di proposito dipinge un geloso? Vediamolo. Ermino i
certo della fedeltà della moglie, per assicurarsene finge un’ assenza di un giorno o due, e soccorso da uno che egli crede
ra per coprir la sua ch’è bigia, e va a mettersi in aguato nell’uscio di dietro della propria casa. Il creduto mercatante
reduto mercatante ch’è un furbo, per ajutar Fausto giovine innamorato di Livia nipote del medico, lo consiglia a travestir
vesti che gli ha lasciate Ermino, perchè senza difficoltà venga nella di lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto di
fficoltà venga nella di lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima da una donna che tol
vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che lo chiamano da parte del padrone
dinale che lo chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirar
chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirarsi. Rimpatria
si. Rimpatria intanto nello stesso giorno Folco fratello d’Ermino che di soldato divenuto mercatante, di povero schiavo ri
so giorno Folco fratello d’Ermino che di soldato divenuto mercatante, di povero schiavo ricco e libero, viene a rivedere l
ia. Picchia; ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto di peste, e che Livia è fuggita via, serra l’uscio,
e, e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si sovviene di aver per ventu
l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si sovviene di aver per ventura conservata una chiave dell’uscio
però si sovviene di aver per ventura conservata una chiave dell’uscio di dietro. Il medico che stà in osservazione, vede e
nna, chiede perdono alla moglie del torto che le faceva col sospettar di lei, e si conchiude il matrimonio di Livia con Fa
orto che le faceva col sospettar di lei, e si conchiude il matrimonio di Livia con Fausto. Sono questi gl’intrighi pericol
e la vendetta italiana? sono essi più pericolosi, non dico de’ Fajeli di ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarell
ricolosi, non dico de’ Fajeli di ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino che da circa un s
co de’ Fajeli di ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino che da circa un secolo e mezzo si
glio avrebbe dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima di fondar principii
dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima di fondar principii filosofici:
i ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima di fondar principii filosofici: mentre le poesie e l
prima di fondar principii filosofici: mentre le poesie e le commedie di questo nostro illustre scrittore s’impressero in
essero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe di Capua a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona
a Giuseppe di Capua a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona Nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di
lio d’Aragona Nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di questa favola è nuovo. L’autore stesso dice nel p
ta favola è nuovo. L’autore stesso dice nel prologo che si è sforzato di comporre una commedia Nuova d’invenzione e d’arg
e tante evidenti prove per ismentire quegl’imperiosi critici filosofi di buongusto, i quali tacciano senza conoscerle tutt
uide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola son da contarsi gl’impedimenti che
prio naturale vivace ed elegante. Piacevole è nella scena seguente il di lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffi
Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella
to. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole a
e vi presenta cose Che’ n effetto non sono; e non è doglia Nè miseria di lei peggiore al mondo. I Fantasmi. Una libera el
mondo. I Fantasmi. Una libera elegante imitazione della Mostellaria di Plauto si ammira in quest’altra favola del Bentiv
orta che la natura, volle non per tanto dare un bell’esempio del modo di trasportare nelle moderne liugue le antiche favol
derne liugue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità di colorito nelle maniere. Nel prologo mostra gran r
mostra gran rispetto per la dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo di perfetto, se dietro ai di lei vestigii non andrem
la dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo di perfetto, se dietro ai di lei vestigii non andremo: Che come uno scultore,
tiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto, di che molti passi assai belli si potrebbero addurre
passi assai belli si potrebbero addurre in prova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè di una parte del racc
o addurre in prova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè di una parte del racconto che fa il servo al vecchio
a credere che appajono nella loro casa. Accorro, egli dice, ai gridi di Fulvio, e gli domando, Che avete? che vi duol, p
osso dire, egli mi risponde, prima de’ nove giorni, e vestitosi si va di buon passo a dormir con Flaminio suo amico; io re
sto con più sonno che paura, ridendo e compassionandolo. Così mentre di lui meco sol penso, E che mi chino a spegner la l
inte da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li capelli Tutti di sangue avea macchiati e tinti. Io vi lascio pensa
e avea macchiati e tinti. Io vi lascio pensar s’ebbi paura. Basil. Io di paura sarei morto allora. Ne. Necro (diss’ei con
tta lontana dalla lentezza, e dal languore. L’eleganza, e la facilità di esprimersi, e di verseggiare del Bentivoglio risc
lentezza, e dal languore. L’eleganza, e la facilità di esprimersi, e di verseggiare del Bentivoglio riscosse da’ più dott
bene una gran parte de’ censori transalpini) applaudivono a tutte le di lui poesie, e soprattutto alle commedie. Il più v
soprattutto alle commedie. Il più vicino all’Ariosto per la commedia di quel tempo egli è senza dubbio questo nobile scri
e la Talanta. Il Marescalco pubblicato nel 1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione, di vivacità e d’inter
bblicato nel 1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione, di vivacità e d’interesse, benchè sottoposta alle le
avversione che ha un Marescalco al matrimonio posta alla tortura dal di lui padrone con fingere di avergli destinato mogl
calco al matrimonio posta alla tortura dal di lui padrone con fingere di avergli destinato moglie con ricca dote, la qual
coperta poi dal Crescimbeni. La Cortigiana altra lunghissima commedia di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordaci
beni. La Cortigiana altra lunghissima commedia di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordacissime, ed aliene dal fa
ziose mordacissime, ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di poco momento, e di niuno interesse, i cui passi r
ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di poco momento, e di niuno interesse, i cui passi rispettivi senza dip
alla luce la Talanta altra commedia del l’Aretino nel 1604 col titolo di Ninetta, pubblicò anche la Cortigiana nel 1628 co
Eloquenza Italiana del Fontanini. Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura di rendere italiane le
ini. Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura di rendere italiane le maniere latine, e non per tan
a cura di rendere italiane le maniere latine, e non per tanto mancano di ogni vivacità; la qual cosa pruova (contro l’asse
za ed il languore provengono da tutt’altra sorgente, che dallo studio di adattare le antiche frasi alle moderne lingue a.
dio di adattare le antiche frasi alle moderne lingue a. L’arcivescovo di Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508, da c
71. Trovansi parimente impresse tralle sei degli Accademici Intronati di Siena uscite nel 1611. Giovanni Imperiali nel Mus
il parlare agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri t
agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri tengo la bo
nio del Piccolomini, o in una lingua straniera, come Giglio Spagnuolo di bassa condizione sedicente Hidalgo motteggiato di
me Giglio Spagnuolo di bassa condizione sedicente Hidalgo motteggiato di spilorceria nella commedia degl’Ingannati de’ med
edia degl’Ingannati de’ medesimi Accademici lanciati su gli Spagnuoli di quel tempo. Dice Fabrizio nell’atto I, dove allo
farmi stare a qualche scudo; ma è male informata, che io sono allievo di Spagnuoli. Degni però di scusa sono gl’Italiani
o; ma è male informata, che io sono allievo di Spagnuoli. Degni però di scusa sono gl’Italiani di allora, come troppo vic
e io sono allievo di Spagnuoli. Degni però di scusa sono gl’Italiani di allora, come troppo vicini al funesto sacco di Ro
scusa sono gl’Italiani di allora, come troppo vicini al funesto sacco di Roma, che sì gran parte ne ridusse in miseria; e
del carnovale del 1541. Domandando Gherardo dell’età della figliuola di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di
età della figliuola di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani,
risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani, finiva tredici anni. Di quel sacco pa
ravviluppato assai complicato negli accidenti. Abbondano gl’Ingannati di sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio libe
prologo. Io non approverò mai le scene simili alla quinta del V atto di Cittina: Io non so che trispigio sia dentro a qu
te imitazioni impudenti alla sfacciataggine de’ repubblicani Ateniesi di venti secoli indietro che se ne compiacevano. Reg
esi di venti secoli indietro che se ne compiacevano. Regolari e piene di sali e motteggi sono le cinque commedie di Lodovi
iacevano. Regolari e piene di sali e motteggi sono le cinque commedie di Lodovico Dolce. Due ne scrisse in versi, il Capit
a, il Ragazzo che s’impresse nel 1541, il Ruffiano tratta dal Rudente di Plauto, e la Fabrizia che si pubblicarono nel 154
itazione in versi del celebre vicentino Trissino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però come afferma egli stesso, volle
di Plauto, ove però come afferma egli stesso, volle servare il modo di Aristofane , e v’introdusse il coro. L’Aridosio a
commedia che non s’impresse se non nel 1603. Tralle migliori commedie di quel tempo si noverano le nominate del Gelli che
a in tal genere: In Essa (egli dice) non si vedranno riconoscimenti di giovani o fanciulle, che oggidì non occorre, ma a
scimenti di giovani o fanciulle, che oggidì non occorre, ma accidenti di una vita civile e privata sotto una immaginazione
re, ma accidenti di una vita civile e privata sotto una immaginazione di verità, e di cose che tutto il giorno accaggiono
nti di una vita civile e privata sotto una immaginazione di verità, e di cose che tutto il giorno accaggiono al viver nost
viver nostro. Con tutto ciò questo conoscimento e questa squisitezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ po
tezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ posteri; e le di lui belle commedie non si leggono come se scritte
a Filenia (l’ultima delle quattro indicate) fu una piacevole commedia di Antonio Mariconda cavaliere napolitano che sebben
da alcuni gentiluomini napoletani mentovati nel libro I della storia di notar Castaldo, nella sala del palazzo del princ
della storia di notar Castaldo, nella sala del palazzo del principe di Salerno (in Napoli) dove stava sempre per tale e
Contile, il Firenzuola, il Lasca ed il Cecchi. Luca Contile letterato di grido compose in buona prosa la Pescara, la Cesar
ino fiorentino abate Vallombrosano e letterato che si distinse in più di un genere, e visse sotto Clemente VII e Paolo III
48, scrisse in prosa due belle commedie, i Lucidi impressa da’ Giunti di Firenze nel 1549, e la Trinuzia uscita alla luce
nali contemporaneo dell’Aretino, del Franco e del francese Rabelais e di un genio conforme, compose la Floria commedia in
che si pubblicò nel 1560. Il Capitano bizzarro commedia in terza rima di Secondo Tarentino si recitò in Taranto, e s’impre
i recitò in Taranto, e s’impresse in Venezia nel 1551. Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pub
nel secolo seguente quivi ancora si tradusse e si pubblicò col titolo di Boniface et le Pedant. L’Eustachia commedia in pr
cese s’impresse in Venezia per Aldo nel 1570. Il Trappa pure in prosa di Massimo Cameli aquilano si pubblicò nell’Aquila n
or parte in ottava rima, la qual cosa osservò prima il Zeno. La Flora di Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per
o. La Flora di Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per cura di Andrea Lori che la fece recitare nella Compagnia
nel 1556 per cura di Andrea Lori che la fece recitare nella Compagnia di san Bernardino da Cestello con alcuni suoi interm
edii a. Questo elegante scrittore della Coltivazione, dell’Antigone e di belle satire (ma non già della Libertà tragedia a
Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro cioè uno sdrucciolo di sedici sillabeb, fatica e invenzione inutile intr
dia della Flora è bene scritta, in istile puro e piacevole, e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna di sì le
ro e piacevole, e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna di sì leggiadro scrittore. Tuttavolta (sebbene non v
ttore. Tuttavolta (sebbene non vi si vegga punto uno studio affettato di trasportare in essa l’espressioni latine, sorgent
tato di trasportare in essa l’espressioni latine, sorgente all’avviso di taluno di lentezza nelle commedie italiane) sembr
asportare in essa l’espressioni latine, sorgente all’avviso di taluno di lentezza nelle commedie italiane) sembraci ben le
a non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed economia, il paragone di quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentiv
. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pino da Cagli. Nel prologo degl’Ingius
Simili studiate espressioni son ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di E
udiate espressioni son ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di Erostrato de
ssioni son ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di Erostrato dell’Ariosto.
ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di Erostrato dell’Ariosto. L’affettaz
l linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di Erostrato dell’Ariosto. L’affettazione, il raffin
amorata dissuade Licinio dal rompere le porte, non essendo in casa la di lei madre, come proponeva, per parlarle con liber
le con libertà. Egli poi tutto ardore vuol tirarle un anello in segno di volerla sposare, ed ella l’impedisce dicendo: Non
, abbiate ad essere scudo dell’onor mio: questo mi basti: ricordatevi di me. Non si possono mai abbastanza lodare questi t
ricordatevi di me. Non si possono mai abbastanza lodare questi tratti di saviezze che spandono per l’uditorio un piacere i
4, la Cofanaria parimente in versi sciolti recitata con gl’intermedii di Gio: Batista Cini nelle nozze di don Francesco de
i sciolti recitata con gl’intermedii di Gio: Batista Cini nelle nozze di don Francesco de’ Medici e della regina Giovanna
ii altri teatri italiani. Nel medesimo periodo comparvero le commedie di Girolamo Parabosco, Una ne compose in versi che è
Niccolò Amenta) si recitò con sommo applauso in Milano alla presenza di Filippo II allora principe delle Asturie nel 1547
. La Spina ed il Granchio del cavaliere Lionardo Salviati, la Suocera di Benedetto Varchi, la Balia, la Cecca e la Costanz
ati, la Suocera di Benedetto Varchi, la Balia, la Cecca e la Costanza di Girolamo Razzi, il Pellegrino ed il Ladro del Com
di Girolamo Razzi, il Pellegrino ed il Ladro del Comparini, il Furbo di Cristofaro Castelletti, la Cingana e la Capraria
mparini, il Furbo di Cristofaro Castelletti, la Cingana e la Capraria di Gian Carlo Rodigino, l’Amore Scolastico del Marti
l’Amore Scolastico del Martini, il Medico del Castellini, il Commodo di Antonio Landi, la Vedova di Giambatista Cini, la
ini, il Medico del Castellini, il Commodo di Antonio Landi, la Vedova di Giambatista Cini, la Teodora del Malaguzzi, il Ca
laguzzi, il Capriccio del cosentino Francesco Antonio Rossi, i Furori di Niccolò degli Angeli; tutte queste commedie scrit
e queste commedie scritte parte in prosa e parte in versi nel periodo di cui parliamo, si faranno leggere senza noja da ch
e, per la purezza ed eleganza dello stile, benchè per la licenziosità di que’ tempi i motteggi e i sali in alcune non sien
stata composta e rappresentata con gran plauso in Roma. Niuno meglio di lui seppe seguir gli antichi dando all’imitazione
ja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo di avere ideato senza esempio un argomento, non solo
, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però di avere in ogni altra cosa seguitato il loro uso.
riar le operazioni e le leggi dell’operare. Chi vestisse ora d toga e di pretesta, per begli abiti che fossero, ci offende
a e purezza e grazia del dire) e pose nel tempo stesso nella passione di Gisippo e Giulietta un interesse che avvicina que
niere locali, benchè eccenlleti, variano, per così dire, in ogni pajo di lustri; ma quelle delle passioni generali conserv
costanza dell’animo mio, la grandezza del mio dolore, e il desiderio di venir dove tu se. Tu senti che il tuo nome m’è se
in simili naturalissimi esempi d’apprendere in questi sentimenti pini di calore e di verità il linguaggio della natura; qu
turalissimi esempi d’apprendere in questi sentimenti pini di calore e di verità il linguaggio della natura; quel linguaggi
La mia? Sat. La vostra. Gis. Viva? Sat. Viva? Gis. Dove? Sat. In casa di madama Argentina. Gis. Stai tu in cervello? Sat.
a! ah! Dem. E quest’anello? Gis. È suo. Dem. E questa lettera? Gis. È di sua mano. Dem. Oh come può star questo? lasciatem
sua mano. Dem. Oh come può star questo? lasciatemela leggere. Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in c
ar questo? lasciatemela leggere. Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in cui non si dice o si risponde
bella lettera poi spira tutto il patetico della tenerezza sfortunata di un cuor sensibile che offeso si querela senza las
a sfortunata di un cuor sensibile che offeso si querela senza lasciar di amare. A’ leggitori non assiderati dalla lettura
ela senza lasciar di amare. A’ leggitori non assiderati dalla lettura di tragedie cittadine e commedie piagnevoli oltramon
elli che non hanno il sentimento irruginito dalla pedantesca passione di far acquisto di libri stampati nel XV secolo, fos
no il sentimento irruginito dalla pedantesca passione di far acquisto di libri stampati nel XV secolo, fossero poi anche s
fossero poi anche scempi e fanciulleschi; a quelli che sanno burlarsi di coloro che non vorrebbero che altri rilevasse mai
e la speranza delle arti; a’ siffatti leggitori, dico, non increscerà di ammirar meco questa bellissima lettera degna del
imi e infiniti, sono stati passati da me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e consolarmi di avervi per mio consor
assati da me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e consolarmi di avervi per mio consorte. Ma ora che finalmente vi
poichè a me tolto vi siete, sconsolata e disperata persempre desidero di morire. Gis. Oimè! che parole son queste?….seguit
, voi vi maritate; or non siete voi mio marito? Se non mi siete ancor di letto, e non volete essermi per amore, mi siete p
mi siete ancor di letto, e non volete essermi per amore, mi siete pur di fede, e mi dovete essere per obbligo. Non sono io
o. Non sono io quella, che per esser vostra moglie non mi sono curato di abbandonar la mia madre nè di andar dispersa dall
esser vostra moglie non mi sono curato di abbandonar la mia madre nè di andar dispersa dalla mia patria, nè divenir favol
on venduta, per voi carcerata, per voi battuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra do
ttuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra donna, in tante e si dure fortune sono stat
nna, in tante e si dure fortune sono stata sempre d’animo costante, e di corpo sono ancor vergine; e voi non forzato, non
e che io ne sento, è tale che ne dovrò tosto morire, ma solo desidero di non morir serva nè vituperata; per l’una di quest
morire, ma solo desidero di non morir serva nè vituperata; per l’una di queste cose io disegno di condurmi, col testimoni
di non morir serva nè vituperata; per l’una di queste cose io disegno di condurmi, col testimonio della mia virginità, a m
ntinenza, ho consentito a venir con voi: per l’altro vi prego (se più di momento alcuno sono i miei prieghi presso di voi)
l’altro vi prego (se più di momento alcuno sono i miei prieghi presso di voi) che procuriate per me: poichè non posso mori
promettete il prezzo che sono stata comperata, che io prometto a voi di restituirlo. Gis. Oh che dolore è questo! Dem. le
o! Dem. leg. E quando questo non vogliate fare, mi basterà solamente di morire: il che desidero così per finire la mia mi
suoi copiosamente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa
samente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera d
ella più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera da quella che costituisce u
er ciò che i Francesi chiamano sentimento. Non si vede nelle commedie di Luigi Groto, nè la verità e naturalezza dello sti
l 1587, e l’Emilia nel 1596, tutte scritte in versi, e con lo spirito di arguzia che domina ne’ componimenti di questo fam
tte in versi, e con lo spirito di arguzia che domina ne’ componimenti di questo famoso Cieco d’Adria. Di Cornelio Lanci si
ci. Nella sua Donna Costante ci diede un esempio (raro in tal secolo) di un intrigo pericoloso e più proprio per le passio
proprio per le passioni tragiche. Una fanciulla minacciata dal padre di altre nozze, per serbarsi al suo amante prende un
e nozze, per serbarsi al suo amante prende un sonnifero, e coll’ajuto di un medico si fa seppellire per morta; indi tratta
l’amante bandito, lo trova in Bologna addolorato per la notizia della di lei morte. In mezzo all’allegrezza di vederla viv
addolorato per la notizia della di lei morte. In mezzo all’allegrezza di vederla viva questo suo amante chiamato Aristide
ciuto ed arrestato. Alla novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti di donna coll’intento di manifestare al Governadore
la novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti di donna coll’intento di manifestare al Governadore come Aristide è suo sp
ore come Aristide è suo sposo, e quando non ne impetrasse la libertà, di ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade
bertà, di ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade quasi fuor di se per lo dolore, scarmigliata, con un pugnale al
e nella giustizia che mena a morte Milziade suo fratello convinto per di lui confessione di latroneccio. Sbigottiscono gli
he mena a morte Milziade suo fratello convinto per di lui confessione di latroneccio. Sbigottiscono gli sbirri a vista di
r di lui confessione di latroneccio. Sbigottiscono gli sbirri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e p
della sorella viva che corre come forsennata, e giugne presso la casa di scodelinda sua amante. Egli era stato sorpreso da
elinda sua amante. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama
. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama si era accusato
di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama si era accusato di aver voluto andare a rubare in quella casa, tutto
linda avea risoluto, allorchè egli passerebbe per andare al patibolo, di gettarsi al suo collo, confessar pubblicamente il
osì solo lo scioglie e lo mena in casa. La vendicativa Timandra madre di Teodelinda dalla toppa dell’uscio gli vede abbrac
derne crudel vendetta. Ma essi vengono liberati per opera della balia di Teodelinda e di Elfenice, e del medico Erosistrat
detta. Ma essi vengono liberati per opera della balia di Teodelinda e di Elfenice, e del medico Erosistrato, nella cui cas
osistrato, nella cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi di Aristide e di Milziade, vede che un doppio parent
la cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi di Aristide e di Milziade, vede che un doppio parentado potrebbe r
gioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace ed al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teodelinda con Milziad
ne i due vecchi alla pace ed al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teodelinda con Milziade. Una commedia siffatta pi
on Aristide e di Teodelinda con Milziade. Una commedia siffatta piena di evenimenti straordinarii e di pericoli grandi ecc
n Milziade. Una commedia siffatta piena di evenimenti straordinarii e di pericoli grandi eccede i limiti della poesia comi
ifettosa. Essa par tessuta alla foggia delle commedie spagnuole miste di tragico e di comico. Ma nelle contrade ispane si
a par tessuta alla foggia delle commedie spagnuole miste di tragico e di comico. Ma nelle contrade ispane si sarebbe incom
trade ispane si sarebbe incominciata a sceneggiare dall’innamoramento di Elfenice e dall’omicidio commesso da Aristide, pr
i sette anni che egli dimorò in Lione, mostrandosi la morte apparente di Elfenice, gli amori di Teodelinda e Milziade, con
imorò in Lione, mostrandosi la morte apparente di Elfenice, gli amori di Teodelinda e Milziade, con l’accaduto della scala
’accaduto della scala, e scendendosi allo scioglimento colla condanna di Milziade impedita da Elfenice. Ma il Borghini inc
a il Borghini incomincia con senno la sua Donna costante dalla venuta di Aristide in Bologna nel giorno che è stata sepolt
. Potrebbe dunque questa favola servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi di situazioni risentite, qualora volessero continuar
sentite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere
volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravagan
favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà di stile; ma non son pago dei discorsi accademici e
co, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete, e dal duca Borbone generale di Carlo V, i quali cantano una canzonetta che dice,
ella che il Mondo vinse abbiamo vinta, alla quale succede il lamento di Roma, in due ottave che conchiudono Già vinsi il
vile, Come fortuna va cangiando stile. Nell’ultimo intermedio viene di sotterra Plutone con Proserpina, dal mare Nettuno
nel 1585: l’Amico fido del Bardi rappresentata in Firenze nelle nozze di don Cesare d’Este e donna Virginia de’ Medici usc
a Virginia de’ Medici uscì al pubblico nel medesimo anno: la Prigione di Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedo
o: la Prigione di Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedova di Niccolò Bonaparte anche in prosa nel 1592: il For
parimente in prosa nel 1593. Il perugino Sforza degli Oddi professor di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in
in prosa nel 1593. Il perugino Sforza degli Oddi professor di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in Parma (do
sse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza di amore e di amicizia posta al cimento, e vi si sco
2, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza di amore e di amicizia posta al cimento, e vi si scorge bellame
i si scorge bellamente trasportata alla mediocrità comica l’avventura di Damone e Pizia, l’uno de’ quali rimase per ostagg
uno de’ quali rimase per ostaggio dell’amico sotto lo stesso pericolo di vita, e l’altro ritornò puntualmente al suo suppl
tro ritornò puntualmente al suo supplicio. Oddi vi aggiunse la venuta di una innamorata che al vedere l’amante esposto, pe
na innamorata che al vedere l’amante esposto, per essere ostaggio del di lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed a
resentazioni piagnevoli. Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo di settembre nel 1598 alla
Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo di settembre nel 1598 alla presenza del cardinal Odo
rdinal Odoardo Farnese gl’Intrichi d’Amore commedia che porta il nome di Torquato Tasso: e che s’impresse in Viterbo press
o Discepolo nel 1604. E una favola assai avviluppata, piena per altro di colori comici e di caratteri piacevoli ben rileva
4. E una favola assai avviluppata, piena per altro di colori comici e di caratteri piacevoli ben rilevati. Il Baruffaldi,
niega assolutamente; e l’abate Pierantonio Serassi nell’accurata Vita di Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica ch
Vita di Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica che sia opera di Giovanni Antonio Liberati che fece il prologo e g
ntermedii a questa commedia, per la sola ragione che quest’Accademico di Caprarola si dilettava di scrivere nel genere dra
a, per la sola ragione che quest’Accademico di Caprarola si dilettava di scrivere nel genere drammatico. Tuttavia non abbi
istimarla opera del Tasso giovine. Il Manso per negarlo non ci disse di averlo saputo dal medesimo Torquato; e se lo negò
; e se lo negò per proprio avviso, è una opinione, e non una prova la di lui asserzione. Dall’altra parte il lodato abatte
rirsi tal favola al Tasso napoletano nato in Sorrento che al Liberati di Caprarola, cel persuade in certo modo il caratter
a, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto ed il dialetto di Giallaise; imperciocchè più facilmente poteva scr
il quale nè nacque in questo regno, nè si sa che lo visitò; ed altro di lui non si afferma se non che fece in quella favo
lo fa menzione Muzio Manfredi nelle citate Lettere scritte da Lorena; di un’ altra intitolata gl’Inganni di Curzio Gonzaga
citate Lettere scritte da Lorena; di un’ altra intitolata gl’Inganni di Curzio Gonzaga celebre nell’armi e nelle lettere,
lettere, parla il Quadrio. Della Porzia e del Falco commedie inedite di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Com
e di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico di Parma scritto dal l’Edovari e non pubblicato. Del
ico di Parma scritto dal l’Edovari e non pubblicato. Della Pellegrina di Baltassarre di Palma parmigiano, che si rappresen
ritto dal l’Edovari e non pubblicato. Della Pellegrina di Baltassarre di Palma parmigiano, che si rappresentò avanti al ca
oschi nella parte III del VII volume. Di queste, e delle due commedie di Bernardino Rota lo Scilinguato e gli Strabalzi me
to e gli Strabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qu
trabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qualche altr
Ghilini, e de’Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qualche altra eziandio rimasta sepolta, basti ave
er essersene perduto ogni vestigio, o per aver riposato nell’oscurità di qualche privato archivio, non hanno contribuito a
le commedie italiane da’ nostri chiamate antiche ed erudite. Or quali di queste ha lette il prelodato maestro di Poetica F
antiche ed erudite. Or quali di queste ha lette il prelodato maestro di Poetica Francese? In qual di esse ha trovato quel
di queste ha lette il prelodato maestro di Poetica Francese? In qual di esse ha trovato quella sognata mescolanza di dia
etica Francese? In qual di esse ha trovato quella sognata mescolanza di dialetti , quei gesti di scimia , quella tremend
esse ha trovato quella sognata mescolanza di dialetti , quei gesti di scimia , quella tremenda pericolosa gelosia e ve
ha lette alcune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure di una sola possa
une, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure di una sola possa sostenersi la
e esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure di una sola possa sostenersi la lettura a? Che se e
farse dell’Arlecchino per avventura vedute sul teatro detto Italiano di Parigi, egli stesso può avvedersi del torto che f
zione e filosofia, giudicando così a traverso della commedia italiana di cui non aveva nè contezza nè idea veruna. Veramen
a politezza e la libertà stessa (come è provato) meritava un poco più di diligenza in quell’erudito maestro di Poetica Fra
è provato) meritava un poco più di diligenza in quell’erudito maestro di Poetica Francese. E che direbbe egli se si voless
etica Francese. E che direbbe egli se si volesse dare idea del teatro di Atene sulle rappresentazioni de’ Neurospasti? Che
temporis. a. Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma,
entata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò dal principe don Francesco figliu
li situazioni degli autori antichi e moderni, trovinsi pure sempre al di sotto della mediocrità, tuttochè la loro rapina r
o da Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mendicanti, in vece di dipingere, imbrattano di strisce di colori le tel
e quindi questi meschini mendicanti, in vece di dipingere, imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della sci
esti meschini mendicanti, in vece di dipingere, imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della scimia di Fran
e, imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della scimia di Franco Sacchetti che voleva fare come faceva il p
Negromante fu Giovanni de la Taille, e si stampò in Parigi senza nota di anno verso il 1562, indi fralle altre opere poeti
prologo della Scolastica rassettata da Virginio Ariosto. a. Vedi le di lui Annotazioni alla Biblioteca del Fontanini tom
Biblioteca degli Scrittori Ferraresi. a. Ciò non si osserva per amor di criticare un dotto straniero; ma solo per preveni
dotto straniero; ma solo per prevenire la gioventù contro i principii di una critica falsa. a. E’ stata inserita nel 1786
empio: E’ mi conviene ogni mese come or venir a rendere I miei conti di villa a Simone, il qual sempre dubita. Che tutti
in man il rubino ecc. a. Antonio Minturno propose anche un verso di dodici sillabe ad imitazione di quelli del l’anti
tonio Minturno propose anche un verso di dodici sillabe ad imitazione di quelli del l’antico poeta Spagnuolo Giovanni di M
sillabe ad imitazione di quelli del l’antico poeta Spagnuolo Giovanni di Mena, come questo, Non nocque a lei l’esser cora
, Non nocque a lei l’esser coranta bella. Un non ignobile letterato di Parma nel 1780 ha voluto rinnovar questo metro ne
oi Treoboli commedia o traduzione accorciata e corretta dal Trinummus di Plauto che diede a recitare ai nobili giovani Acc
Plauto che diede a recitare ai nobili giovani Accademici del Collegio di quella città, e che si eseguì egregiamente alla p
avesse pappigallescamente copiate e ripetute le inconsiderate parole di colui senza citarlo nell’opera detta del Teatro p
nel 1773. L’autore anonimo (che si crede che fosse Francesco Milizia, di cui in un Giornale Siciliano si è parlato con poc
he nell’immensa collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola di cui un uomo dì spirito possa sostenere la lettura
ell’Ariosto, del Bentivoglio, del Macchiavelli, del Caro, dell’Oddi e di altri venti almeno scrittori riputati, egli non n
ttori riputati, egli non ne trova una che si possa leggere da un uomo di spirito? Il suo spirito sconcertato merita tutta
73 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 711-720
Costantini Angelo. Figlio dei precedenti, nativo di Verona, dopo di avere recitato in Italia le parti
Costantini Angelo. Figlio dei precedenti, nativo di Verona, dopo di avere recitato in Italia le parti di Arlecchino,
ecedenti, nativo di Verona, dopo di avere recitato in Italia le parti di Arlecchino, si recò a Parigi, chiamatovi per reci
utile a’suoi compagni (il Biancolelli non gli lasciava troppo il modo di mostrare il suo valore) pensò di rappresentar par
elli non gli lasciava troppo il modo di mostrare il suo valore) pensò di rappresentar parti staccate, immaginando un nuovo
obre 1683, nell’ Arlequin Prothée, recitandovi in francese sotto nome di Mezzettino, diminutivo di mezzetta, ossia mezza m
Prothée, recitandovi in francese sotto nome di Mezzettino, diminutivo di mezzetta, ossia mezza misura. Metto qui una incis
al grande successo riportato dal Costantini, quando, sotto le spoglie di Arlecchino, morto il Biancolelli, continuò a reci
lie di Arlecchino, morto il Biancolelli, continuò a recitare col nome di Mezzettino. Il 26 dicembre dello stesso anno, rec
bre 1688, che fu la prima recita dopo la chiusura del teatro in segno di lutto pel perduto artista, egli in una scena prep
na scena preparata all’uopo ricevè da Colombina la maschera e l’abito di Arlecchino, non mutando però mai il suo nome di M
la maschera e l’abito di Arlecchino, non mutando però mai il suo nome di Mezzettino. È questa scena che ci descrive il Lic
hery nell’acquerello originale appartenente alla Biblioteca nazionale di Parigi, e che qui riproduco. (V. pag. 713). M
e che qui riproduco. (V. pag. 713). Molto dispiacque al pubblico di vedere una maschera su la faccia piacevole, se be
vole, se bene alquanto bruna, del Costantini ; ma egli serbò il ruolo di Arlecchino sino al successo di un nuovo arrivato,
el Costantini ; ma egli serbò il ruolo di Arlecchino sino al successo di un nuovo arrivato, il Gherardi, che lo sostituì,
re a viso scoperto, sino alla soppressione del teatro nel 1697 ; dopo di che fu obbligato a recarsi a Brunswick ov’ era un
ia italiana, colla quale recitò il Mezzettino. Propostogli poi dal re di Polonia, Augusto I, Elettore di Sassonia, di entr
il Mezzettino. Propostogli poi dal re di Polonia, Augusto I, Elettore di Sassonia, di entrare al suo servizio, e da lui in
. Propostogli poi dal re di Polonia, Augusto I, Elettore di Sassonia, di entrare al suo servizio, e da lui invitato a form
o servizio, e da lui invitato a formar per quella Corte una compagnia di attori assai completa così per le commedie come p
sì bene compiè la sua missione, che il re Augusto gli mandò un titolo di nobiltà, creandolo cameriere intimo e custode del
creandolo cameriere intimo e custode del suo tesoro privato. Un posto di tale specie parve dover assicurare la sorte di Me
soro privato. Un posto di tale specie parve dover assicurare la sorte di Mezzettino ; ma l’ardire di lui spinto talora all
le specie parve dover assicurare la sorte di Mezzettino ; ma l’ardire di lui spinto talora alla impudenza, soprattutto con
a alla impudenza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su di una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo d
enza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su di una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo di sua Favori
ger le sue mire su di una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo di sua Favorita, alla quale con le richieste di amor
il Re onorava del titolo di sua Favorita, alla quale con le richieste di amore proferì parole non contegnose all’indirizzo
re proferì parole non contegnose all’indirizzo del Re. Offesa la dama di tanta audacia, la rivelò al Re, invitandolo ezian
vitandolo eziandio a mettersi in un angolo riposto dell’appartamento, di dove avrebbe potuto ascoltar non veduto i discors
l’appartamento, di dove avrebbe potuto ascoltar non veduto i discorsi di Mezzettino. E acconsentito il Re, e avuta certezz
a rientrato poi in sè stesso, lo fe’ arrestare e tradurre al Castello di Konigstein, dove stette rinchiuso per oltre venti
stette rinchiuso per oltre venti anni, e donde uscì per intercessione di altra Dama, la quale, padrona dell’animo del Re,
zzettino, questi con la barba lunga e incolta si gettò alle ginocchia di Augusto, che dopo tre mesi lo fece liberare, ordi
inocchia di Augusto, che dopo tre mesi lo fece liberare, ordinandogli di lasciar Dresda e la Sassonia. Si recò allora il C
Si recò allora il Costantini a Verona, sua città natale, ma voglioso di ricomparir su quelle scene ove tante volte aveva
amerata alla Comedia italiana, ove riapparve il 5 febbraio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno di Momo. In tal prologo
, ove riapparve il 5 febbraio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno di Momo. In tal prologo, egli cantò rivolto al pubbl
amente in quel presque sexagénaire esiste una compatibile alterazione di cifra. Se il Costantini aveva quasi sessant’anni
Costantini con la moglie Annetta, il 1678 al servizio del Serenissimo di Parma Ranuccio Farnese, passasse per un anno a Ve
ologo furon replicati con egual successo alla presenza della Duchessa di Bourbon. Riapparve poi il Costantini l’ 8 success
ndovi la parte d’intrigante in francese, alla presenza della Duchessa di Maine ; il 12 nell’Arlequin dévaliseur de Maison,
son, o les Fâcheux, commedia italiana in cui sostenne ancora la parte di un intrigante, e il 13 finalmente nell’Arlequin E
tel de Bourgogne : nella quale lo stesso attore rappresentò una parte di furbo e una scena notturna con Arlecchino applaud
che nel tempo della sua gran rinomanza, fu mai riguardato come attore di grandi pregi : e ai versi del La Fontaine che si
el ritratto del De Troy (V. pag. 715), fatti probabilmente ad istanza di lui, il Gacon nel suo Poëte sans fard contrappose
i-01-02_1897_img052.jpg] Pochi giorni dopo la rappresentazione di Arlequin Empereur, Angelo Costantini riprese la v
ppresentazione di Arlequin Empereur, Angelo Costantini riprese la via di Verona, ove morì alla fine dello stesso anno 1729
iando a Parigi assai più creditori che ammiratori. Sua moglie, figlia di Angiola d’ Orso, esordì all’Hôtel de Bourgogne so
iglia di Angiola d’ Orso, esordì all’Hôtel de Bourgogne sotto il nome di Auretta, col quale sua madre salì in gran rinoman
, morta monaca a Chaumont, e un maschio, Gabriele Costantini, artista di molto valore per le parti di Arlecchino. Dati i
un maschio, Gabriele Costantini, artista di molto valore per le parti di Arlecchino. Dati i versi del La Fontaine, l’arti
l’articolo incensatore del Mercure de France, e l’impiego alla Corte di Sassonia, dovè certo Angelo Costantini essere sal
t che il lettore vedrà nel corso dell’opera riprodotte. Il costume di Mezzettino – dice Riccoboni – trae la sua origine
tume di Mezzettino – dice Riccoboni – trae la sua origine dai disegni di Callot (V. il Mezzettino dei Balli di Sfessania a
trae la sua origine dai disegni di Callot (V. il Mezzettino dei Balli di Sfessania al nome di Antonazzoni) o dagli attori
ai disegni di Callot (V. il Mezzettino dei Balli di Sfessania al nome di Antonazzoni) o dagli attori comici del teatro fra
iù grazioso, conservando solamente la qualità della stoffa a striscie di differenti colori. Il Sand assegnerebbe il rosso
to al carattere del personaggio, esso può dirsi una leggiera variante di quello dello Scapino e del Brighellla : servo int
o, rappresentando sotto quelle spoglie, come lo Sganarello nel teatro di Molière, parti di marito ingannatore o ingannato,
sotto quelle spoglie, come lo Sganarello nel teatro di Molière, parti di marito ingannatore o ingannato, talor servo di Ot
atro di Molière, parti di marito ingannatore o ingannato, talor servo di Ottavio, e talora di Cintio. Maurizio Sand riferi
i di marito ingannatore o ingannato, talor servo di Ottavio, e talora di Cintio. Maurizio Sand riferisce dai fratelli Parf
uco liberamente : Avendo il Costantini dedicato una Commedia al Duca di Saint’Agnan, che pagava generosamente le dediche,
ebbe dato. Giunto a lui davanti, gli presentò la commedia, pregandolo di dargli in compenso cento bastonate. La singolar d
ni che non aveva nulla promesso. Di Angelo Costantini è nota la Vita di Scaramuccia, pubblicata a Parigi il m. dc. xcv. E
igi il m. dc. xcv. Evaristo Gherardi, il famoso Arlecchino, successor di Mezzettino, a cui dobbiamo esser grati della prez
sor di Mezzettino, a cui dobbiamo esser grati della preziosa raccolta di tutte le scene rappresentate sul teatro italiano,
l’autore, il quale ha dovuto uniformarsi, scrivendolo, alla capacità di colui che avrebbe dovuto metterci il suo nome com
ità di colui che avrebbe dovuto metterci il suo nome come autore. Nè di questa vanità ci sarebbe troppo da stupirsi, poic
sul conto del Costantini, non è difficile immaginare un siffatto tipo di ambizioso, che sapeva accoppiare un forte talento
e Prude ; dopo le quali, il signor D’ Argenson, luogotenente generale di polizia, il 4 maggio 1697, accompagnato da gran n
te generale di polizia, il 4 maggio 1697, accompagnato da gran numero di commissarj, si recò alle 11 del mattino al Teatro
l de Bourgogne, e fece apporre i suggelli su tutte le porte, non solo di strada, ma dei camerini degli attori, ai quali fu
non solo di strada, ma dei camerini degli attori, ai quali fu vietato di presentarsi per continuar gli spettacoli, non giu
per continuar gli spettacoli, non giudicando più Sua Maestà opportuno di ritenerli a’ suoi servigi. Fra le tante versioni
cacciata, vi è anche la seguente, che il Costantini stesso si affannò di raccontare al signor Gueullette. A quel tempo app
hiasso che se ne fece, che i commedianti italiani vollero approfittar di quel titolo per semplice ragione di réclame : e d
anti italiani vollero approfittar di quel titolo per semplice ragione di réclame : e dovendo rappresentare La Finta Matrig
réclame : e dovendo rappresentare La Finta Matrigna con nuova giunta di scene francesi del Fatouville, la chiamarono sugl
a giunta di scene francesi del Fatouville, la chiamarono sugli avvisi di teatro La Fausse Prude. Quindi l’ordine di chiusu
la chiamarono sugli avvisi di teatro La Fausse Prude. Quindi l’ordine di chiusura. È certo però che dietro il racconto del
landa, e sempre indarno, tutte le possibili ricerche per aver notizia di quel tal romanzo. Il che starebbe a provare, o fa
74 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
Drammi Latini del XVI secolo. Leone X che illustrò i primi anni di sì bel secolo, amando l’erudizione, la poesia e g
e nel loro natural linguaggio le favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarat
favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarato cittadino Romano Giuliano de’
omico col celebrarsi le nozze de’ Cesarini co’ Colonnesi, il Formione di Terenzio con un prologo del Mureto fatto recitare
atto recitare dal cardinale Ippolito da Este il giovine, e l’Ippolito di Seneca rappresentato avanti il palagio del cardin
io del cardinale Raffaele San Giorgio, in cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico di San Pie
cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico di San Pietro Tommaso Inghiramoa dotto professore di
ellenza il canonico di San Pietro Tommaso Inghiramoa dotto professore di eloquenza ed orator grande che fin che visse ne p
i eloquenza ed orator grande che fin che visse ne portò il soprannome di Fedra. Oltre poi a queste rappresentazioni si co
molte latine degl’Italiani, che lasciarla isolata nel teatro francese di questo secolo. Giano Anisio, ossia Giovanni Anisi
scrisse Giovanni Francesco Stoa. Ma le più pregevoli tragedie latine di questo secolo uscirono da Cosenza. Antonio Tilesi
eri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro, per la quale la tragedia co
favellare con dignità e decenza. L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di G
e decenza. L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di Giove in essa converti
siste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di Giove in essa convertito in pioggia d’oro. Eccone
o I. Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola usci
ivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore,
a scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori d
ebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori della mano di lei, risolve di non accompagnarla a veruno, e si
ccisore, e spaventato congeda i pretensori della mano di lei, risolve di non accompagnarla a veruno, e si raccomanda a Vul
ompagnarla a veruno, e si raccomanda a Vulcano. Chiude l’atto un coro di Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gare
di Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gareggia co’ migliori di Seneca, e forse lo supera per lo candore. Ma inta
la principessa destinata a morir vergine, vede il popolo che in atto di stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si av
stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser pr
vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare di esser presente agli spettatori) e vede alzata una
ciare di esser presente agli spettatori) e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinc
i spettatori) e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinchiusa Danae con la sua Nutr
sa Danae con la sua Nutrice. Atto II. Ode il Coro le voci lamentevoli di Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera
di Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera la morte, e tenta di darsela; la Nutrice la dissuade. Il loro dialogo
lontano dalla durezza delle sentenze lanciate ex abrupto alla maniera di Seneca. Danae si accorge dell’aquila ministra di
abrupto alla maniera di Seneca. Danae si accorge dell’aquila ministra di Giove, e ne prende felice augurio, e va a fare un
a che gli opprime, la pugna che ha con gli altri Polifemo, e la morte di lui, empiono la maggior parte dell’atto. Sarebbes
bbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi
go le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi si sono
uest’atto il racconto della pioggia d’oro penetrata nella torre pieno di eleganza e di vaghezza, che viene così preparato
acconto della pioggia d’oro penetrata nella torre pieno di eleganza e di vaghezza, che viene così preparato dalle commozio
di eleganza e di vaghezza, che viene così preparato dalle commozioni di Danae che vuol parlarne alla Nutrice: Da. Nutrix
animus. O quae Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di
quae Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augel
ineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre, pende dalla
mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre, pende dalla di lei sommità, comincia a sciogliersi in leggera ru
protinus. Con ugual nitore e vaghezza si descrive la trasformazione di quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si pale
ini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e di disgrazie vicine e lontane. Il Coro d
dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e di disgrazie vicine e lontane. Il Coro da questa pio
icine e lontane. Il Coro da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità di parlar della potenza di Cupido, indi lo prega ad
da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità di parlar della potenza di Cupido, indi lo prega ad esser propizio al genere
ido, indi lo prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a ban
prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo
ser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo regno i cie
pettoso Acrisio sembra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello di un uomo dappresso. Ne apre la
ra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello di un uomo dappresso. Ne apre la porta, cerca il nem
cerca il nemico insidiatore, si avventa alla figliuola, indi risolve di castigarla con una morte men pronta e più atroce.
rla con una morte men pronta e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la sping
e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la spinge egli stesso in mare. Il Cor
e geme; inveiscono contro dello spietato vecchio, e pregano Anfitrite di salvar l’infelice principessa. Termina la tragedi
ezza del suo compatriota ed amico Coriolano Martirano celebre vescovo di San Marco in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egl
in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli divenne il Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe d
l Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte delle
li il fece, che niuno de’ moderni latini drammi composti prima e dopo di lui può senza svantaggio venire a competenza coll
Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè seguì la greca, ma intan
a non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè seguì la greca, ma intanto scansò
erchè seguì la greca, ma intanto scansò il difetto del tragico latino di far parlare nell’atto IV pedantescamente la Nutri
guì l’originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di so
si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano a
e idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano accennate, di rendere con più precisione in latino ciò che in g
Facendo moderato uso delle sentenze, schivò ugualmente l’affettazione di Seneca e gli ornamenti rettorici famigliari ad Eu
è silet. Euripide rende al solito assai ragionatrice Medea e per più di quaranta versi lussureggia con varie sentenze mor
rano risecando quasi tutto questo squarcio attende solo alla passione di Medea per l’ingratitudine e l’infedeltà di Giason
attende solo alla passione di Medea per l’ingratitudine e l’infedeltà di Giasone, consumandovi appena intorno a quindici v
ennello egli ritiene interamente le più importanti scene, come quelle di Medea che cerca ed ottiene da Creonte un giorno d
Martirano accompagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli di Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merit
mpagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli di Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merita di notarsi s
onfronto quelli di Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merita di notarsi singolarmente la scena del delirio di Fed
edra del Racine. Merita di notarsi singolarmente la scena del delirio di Fedra che recammo nel tomo IV delle Vicende della
ebbe solo essere occupato della morte del figliuolo, lo rende curioso di sapere la figura del mostro, Quis habitus ille c
l’economia dell’originale esprimendone i concetti; ma negli incontri di Penteo con Bacco e nel di lui travestimento si co
esprimendone i concetti; ma negli incontri di Penteo con Bacco e nel di lui travestimento si contiene dentro i confini tr
ra terga quatientem anguibus. Desta tutto il terrore la riconoscenza di Agave che nella pretesa testa del leone ucciso ra
’autore della Tebaide, recare nella lingua del Lazio, senza i difetti di stile che gli s’imputano, le Fenisse di Euripide.
ua del Lazio, senza i difetti di stile che gli s’imputano, le Fenisse di Euripide. Per nostro avviso niuna delle bellezze
i vede con somma naturalezza e vivacità espressa felicemente la scena di Giocasta co’ figliuoli, la dipintura assai viva d
feroci fratelli con tutta l’energia delineato. Pari verità e sobrietà di stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ci
e sobrietà di stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ciclope di cui mi sembra singolarmente notabile il Coro dell
t. IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parimente il di lui gusto nella scelta fatta nel tradurre l’Elett
radurre l’Elettra. Delle tre greche tragedie rimasteci sulla vendetta di Agamennone, benchè Martirano amasse con predilezi
enchè Martirano amasse con predilezione Euripide, si attenne a quella di Sofocle che per gravità di dizione e per economia
predilezione Euripide, si attenne a quella di Sofocle che per gravità di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euri
Sofocle che per gravità di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euripide e le Coefori di Eschilo. Manifesta parim
di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euripide e le Coefori di Eschilo. Manifesta parimente in essa il suo buon
dovuto risecar molto del dialogo giusto non meno che grave e naturale di Sofocle. Egli appena vi si permette qualche picci
alche picciolo cambiamento. Non insinuarmi (dice Elettra a Crisotemi) di non serbar la fede a chi la debbo. No (quella ris
de a chi la debbo. No (quella risponde) io ciò non insinuo ma sì bene di cedere ai potenti (Αλλʹ ου διδασκω τοις κρατουσι
uire la regia potestà: Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. Degna di osservarsi è la di lui maniera di tradurre con so
tà: Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. Degna di osservarsi è la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel fa
t ipsis obsequendum regibus. Degna di osservarsi è la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel famoso lamento di
è la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel famoso lamento di Elettra che ha in mano l’urna delle pretese cener
famoso lamento di Elettra che ha in mano l’urna delle pretese ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo colla possibile es
a stessa signoril maniera è cangiato in latino il Prometeo al Caucaso di Eschilo, benchè con più libera imitazione, specia
ù libera imitazione, specialmente nel descrivere che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto so
te nel descrivere che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto sotto l’Etna, nella narrazione fa
ligente, oltre all’eleganza e alla maestà dello stile, ammirerà nelle di lui nobili imitazioni ora più ora meno libere ugu
gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quanto al di lui Cristo, ben possiamo con sicurezza e compiace
oro. Rechiamone un solo frammento del racconto eccellente della morte di Cristo fatto da Gioseffo a Nicodemo: Jamque artu
e dirus noctis incubuit nigror. Anche il lamento sommamente patetico di Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe di tras
ento sommamente patetico di Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe di trascriversi. Non cede questa tragedia in regolar
a meriterebbe di trascriversi. Non cede questa tragedia in regolarità di condotta alle migliori; e in vivacità e verità di
gedia in regolarità di condotta alle migliori; e in vivacità e verità di colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in gra
di colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in grandezza e sobrietà di stile va innanzi a quasi tutte le tragedie di Sen
in grandezza e sobrietà di stile va innanzi a quasi tutte le tragedie di Seneca. Ma per vedere Aristofane ritratto con tut
dal prelato Cosentino delle Nubi e del Pluto, le più felici commedie di quel gran comico. Noi esortiamo la gioventù a leg
Noi esortiamo la gioventù a leggerle, colla certezza che il travaglio di confrontarle coll’originale e colle languide inel
riginale e colle languide ineleganti traduzioni de’ fratelli Rosetini di Prat’alboino, verrà compensato con usura dal dile
l teatro Greco. Dovrà tutto ciò coprirsi d’ingrato obblio, perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur
perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur degni di compatimento certi critici e ragionatori di ultim
n Francia? Sono pur degni di compatimento certi critici e ragionatori di ultima moda! Passiamo alle tragedie Italiane. a
siamo alle tragedie Italiane. a. Vedi l’epistola 35 del libro XXIII di Erasmo, il quale però parmi che lo chiami Pietro;
75 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Ferrara il dì 27 febraro 1618. » pp. 519-525
uni Domenico, detto Fulvio in commedia, comico Confidente al servizio di Madama Serenissima Principessa di Piemonte, fu ri
edia, comico Confidente al servizio di Madama Serenissima Principessa di Piemonte, fu rinomatissimo come innamorato e come
incipessa di Piemonte, fu rinomatissimo come innamorato e come autore di opere attinenti al teatro. La più nota e interess
rigi per Nicolao Callemont il m . dc . xxiii, e divisa in due parti ; di cui l’una dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissim
rti ; di cui l’una dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etamp
a dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etampe, Governatore di
ll’ Ill. mo ed eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etampe, Governatore di Bertagna, e
eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etampe, Governatore di Bertagna, ecc., e l’altra
re di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etampe, Governatore di Bertagna, ecc., e l’altra al Serenissimo Principe
vernatore di Bertagna, ecc., e l’altra al Serenissimo Principe Tomaso di Savoja. Il volume ha una specie di autobiografia
tra al Serenissimo Principe Tomaso di Savoja. Il volume ha una specie di autobiografia dei primi anni del Bruni, in cui è
suo ingresso nell’arte, e in cui si discorre largamente e chiaramente di vari comici, quali Isabella Andreini, Gio. Battis
intio Fidenzi (V.), al nome de’ quali si troveran riportate le parole di lui. Anche vi sono due prologhi da Pantalone e da
parole di lui. Anche vi sono due prologhi da Pantalone e da Graziano di cui il lettore troverà menzione ai nomi di Pasqua
da Pantalone e da Graziano di cui il lettore troverà menzione ai nomi di Pasquati e Bianchi. A questa delle Fatiche comich
questa delle Fatiche comiche segue un’operetta col titolo : Prologhi di Domenico Bruni Comico Confidente detto Fulvio, al
runi Comico Confidente detto Fulvio, all’Ill. et Ecc. Sig. D. Emanuel di Savoja, ecc. Torino, 1621. Contiene : Prologo a S
ino, 1621. Contiene : Prologo a S. A. S. recitato da Celia. – Affetti di Lavinia verso Madama Serenissima Principessa di P
o da Celia. – Affetti di Lavinia verso Madama Serenissima Principessa di Piemonte, Prologo. – Meraviglie di Torino conosci
rso Madama Serenissima Principessa di Piemonte, Prologo. – Meraviglie di Torino conosciute da Lavinia, Prologo. Della nobi
a i trionfi e l’Onore il seggio, ecc. » Non ho veduto questo libretto di Prologhi, ed ho però trascritte le parole di A. B
o veduto questo libretto di Prologhi, ed ho però trascritte le parole di A. Bartoli (op. cit., cxxviii). Ma di altra opera
ed ho però trascritte le parole di A. Bartoli (op. cit., cxxviii). Ma di altra opera importantissima dovrem parlare qui, a
babilmente autografa) dal conte Paglicci-Brozzi, addetto all’Archivio di Stato di Milano, e solerte raccoglitore di cose t
e autografa) dal conte Paglicci-Brozzi, addetto all’Archivio di Stato di Milano, e solerte raccoglitore di cose teatrali,
ozzi, addetto all’Archivio di Stato di Milano, e solerte raccoglitore di cose teatrali, il quale con abnegazione più unica
bnegazione più unica che rara volle mandarmela in esame, concedendomi di pubblicare quanto fosse stato necessario al maggi
blicare quanto fosse stato necessario al maggiore e migliore sviluppo di questo dizionario. L’opera è in quarto, di nitida
ggiore e migliore sviluppo di questo dizionario. L’opera è in quarto, di nitida scrittura (certo del ’600), e ha per titol
nitida scrittura (certo del ’600), e ha per titolo : Dialoghi Scenici di Domenico Bruni detto Fulvio, Comico Confidente fa
onazzoni e Maria Malloni. Il volume non comprende che una prima parte di dialoghi, di cui ecco i titoli : Amore di amant
ria Malloni. Il volume non comprende che una prima parte di dialoghi, di cui ecco i titoli : Amore di amante sprezz ato
rende che una prima parte di dialoghi, di cui ecco i titoli : Amore di amante sprezz ato rivolto in odio. Donna incred
ia buona in Amore. Guerra amorosa. Amante troppo amico. Ragioni di essere et non essere amante. Precedenza dell’hu
ta. Precedenza del Legista e dello Artista. Bacio, vero godimento di Amore. Precedenza dello Armigero et del lettera
dalle sottigliezze lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, d
ttigliezze lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramont
e lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramonti, con tu
, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramonti, con tutti gli dei
olcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramonti, con tutti gli dei e semidei
iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramonti, con tutti gli dei e semidei dell’olimpo
sti dialoghi è l’idea ch’essi ci danno del recitar d’allora ; e forse di que’tali scartafacci o soggetti, ne’quali i comic
que’tali scartafacci o soggetti, ne’quali i comici serbavan le frasi di entrata e di uscita, i pensieri amorosi, le nuove
rtafacci o soggetti, ne’quali i comici serbavan le frasi di entrata e di uscita, i pensieri amorosi, le nuove arguzie, le
a Rodiana, commedia improvvisa del Calmo, trascritta poi sulla scorta di quei primi recitatori dal Ruzzante ? (V. Beolco e
tra Fulvio e Celia in abito d’uomo. Fulvio. Dico che vi somigliate di maniera a questa Celia, che facil cosa sarebbe ch
ei volti ; contuttociò molti si sono trovati che simigliantissimi tra di loro essendo, benchè nati in paesi diversi e lont
vi. Mi comandi e mi ami. Fulvio. Vi amo ; e per mostrare quale verso di voi sia la confidenza mia, vi costituisco secreta
lla vostra diligenza. Ho amato quella Celia che dissi, ma l’alterezza di questa balordella (benchè adesso il suo amore mi
balordella (benchè adesso il suo amore mi prometta e mi preghi) mi ha di maniera contro di lei alterato, che ad ogni mio p
adesso il suo amore mi prometta e mi preghi) mi ha di maniera contro di lei alterato, che ad ogni mio potere mi sono disp
ato, che ad ogni mio potere mi sono disposto, aborrendo le sue nozze, di conseguire una giovine che alberga in quella casa
i nome è Lauinia, figlia d’un mercante honorato, e non disuguale a me di parentado, alla quale risolvo di scrivere una let
cante honorato, e non disuguale a me di parentado, alla quale risolvo di scrivere una lettera, e farne voi il portatore, s
onerà all’acquisto che bramate ; onde infine il tempo perduto seruirà di penitenza delle contentezze che Celia ui offerisc
i offende il Cielo, all’inferno è dannato ; guardate che il disprezzo di questa meschina non vi condanni all’inferno della
prezzo di questa meschina non vi condanni all’inferno della disgratia di quest’altra. Io ho inteso che i nomi hanno in lor
a di quest’altra. Io ho inteso che i nomi hanno in loro un non so che di fortunato e d’infelice ; per me questo di Lauinia
hanno in loro un non so che di fortunato e d’infelice ; per me questo di Lauinia non mi piace ; poichè Lauinia, quella can
rno, e trauagli a Enea : oltre che se voi pigliate la seconda sillaba di questo nome che è Vi, e la fate prima, componete
nie dishonorano gli huomini, dove si può concludere che dall’acquisto di questa Donna, solamente dishonore ne acquistarete
a ? Fulvio. Dico, che quando anco la scienza della nomandia nel nome di Lauinia mi facesse prevedere la mia morte, che in
inia mi facesse prevedere la mia morte, che in ogni modo a confusione di Celia l’amerei, et se il nome di quella con l’ana
morte, che in ogni modo a confusione di Celia l’amerei, et se il nome di quella con l’anagramma da voi formato dice Vilani
nome di quella con l’anagramma da voi formato dice Vilania ; e quello di Celia per inversione di lettere dice Alice. Alice
gramma da voi formato dice Vilania ; e quello di Celia per inversione di lettere dice Alice. Alice è quel pescetto che, sa
 ; che forse ha voluto significare che Celia, perch’io possa satiarmi di Lauinia, per aguzza appetito mi ha servito. Celi
Lucio, poichè hauendoui detto che tanto assomigliate a Celia ; è ben di dovere che difendiate la causa di chi tiene la vo
tanto assomigliate a Celia ; è ben di dovere che difendiate la causa di chi tiene la vostra sembianza. Celia. E la volon
elia. E la volontà, poichè dite che lei vi desidera, et io solo bramo di compiacervi. Fulvio. Torno a dire che ragionevol
modo all’uno et all’altro concorsero. Ma fermandoui nella conoscenza di dovermi ubidire, acchetateui ; io vado a scrivere
accia ? Mi condanni ingiustamente a morte, e non uuoi ch’io parli ? E di Amante fattami messaggera d’Amore, termini la pre
icie ? Di quai tempre s’arma il mio cuore per resistere alle uiolenze di questi colpi ? Di qual forza si ueste il mio corp
i colpi ? Di qual forza si ueste il mio corpo per sostenere lo sforzo di tanta sventura ? Non si trova che il solo silenzi
r essere incomprensibile non si può narrare. Con tuttociò le crudeltà di Fulvio sono per me di tanta dolcezza animate, che
le non si può narrare. Con tuttociò le crudeltà di Fulvio sono per me di tanta dolcezza animate, che minacciandomi rovina,
ttino salute. Onde conviene che ringrati Amore che mi porge occasione di sopportare lo impossibile per il gusto di una sì
more che mi porge occasione di sopportare lo impossibile per il gusto di una sì bella causa, misurando il mio cuore alla g
orrida della mia sventura, e nel mare così procelloso de’miei sdegni, di trovare con la forza della sofferenza, e sole e p
vita del nostro artista. Dalle Fatiche comiche sappiamo che fu figlio di un artista della Compagnia de’Gelosi, e che nacqu
o tutte le necessità, che la carestia universale (gravissimo flagello di Dio) così vivamente gli anni inanti fece sentire,
ce sentire, intendendo che mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo di ritorno di Sicilia e di Napoli ; esortato dal mag
intendendo che mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo di ritorno di Sicilia e di Napoli ; esortato dal magnifico Adri
he mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo di ritorno di Sicilia e di Napoli ; esortato dal magnifico Adriano Riccardi
Napoli ; esortato dal magnifico Adriano Riccardi (la bontà del quale di molte miserie in quella età mi sollevò) di andare
ccardi (la bontà del quale di molte miserie in quella età mi sollevò) di andare a ritrovarlo ; chiesto licenza alla madre,
dopo molte lagrime ottenutala, involto in un pelliccetto, ed un paro di sottocalze per le saccoccie, delle quali spingevo
ori le braccia, mandate a punto dallo stesso M. Adriano allo Speziale di S. Maria nuova in Firenze ; montato con questo or
uova in Firenze ; montato con questo ornamento sopra d’un Mulo carico di mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii d
e ; montato con questo ornamento sopra d’un Mulo carico di mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il d
a d’un Mulo carico di mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il di 15 di Gennaio la sera. Se volessi r
rico di mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il di 15 di Gennaio la sera. Se volessi raccontare le s
i mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il di 15 di Gennaio la sera. Se volessi raccontare le sventur
scaldarmi ; che del magnare, se non era l’ostessa che mi donò un poco di pane, digiunavo la vigilia di Santo Bastiano con
e non era l’ostessa che mi donò un poco di pane, digiunavo la vigilia di Santo Bastiano con tutte le circostanze. La matti
bisogna farsi intendere a’cenni, essendovi debole ogni voce) la pregò di tacere. Ottenutolo, ed inteso da me quello che di
lagrime a gli occhi ; ed accertatosi dell’esser mio, abbracciatomi e di li a poco fattomi vedere a’suoi compagni : date l
sue sottocalze allo Speziale, e mutato il pelliccietto in un vestito di panno il Sig. Francesco Andreini marito della fam
praticando se non con gli occhi, la credono ; poi che vi sono persone di così poca pratica, che giudicano esse mestiero d’
l farsi vedere sopra i teatri, parlare in pubblico, e ad una infinità di popolo dare più che mediocre satisfazione. È vero
altro Capitano. Lo studio è necessario per sapere occorrendo trattare di tutte le materie non solo in Commedia, ma nelle A
de’ Confidenti. Quanto all’indole, pare che egli non fosse uno stinco di santo, se ci diamo a richiamar le scene violente
fosse uno stinco di santo, se ci diamo a richiamar le scene violente di gelosia artistica fra la Lavinia (Marina Antonazz
zzoni son quelle scene particolareggiate, specialmente in due lettere di lei e del marito a S. E. Impresaria Don Giovanni
saria Don Giovanni de’ Medici, il quale, seriamente seccato, minacciò di scioglier la compagnia. E quando, vinto dalla umi
glier la compagnia. E quando, vinto dalla umile e calda intercessione di Flaminio Scala, il direttore, scrisse di continua
umile e calda intercessione di Flaminio Scala, il direttore, scrisse di continuar la protezione a’comici con patto di fra
, il direttore, scrisse di continuar la protezione a’comici con patto di fraterna concordia, il Bruni che a detta dell’Ant
vanni colla seguente lettera le sue giustificazioni e le sue proteste di obbedienza e di reverenza. Ill.mo et Ecc.mo Sre e
ente lettera le sue giustificazioni e le sue proteste di obbedienza e di reverenza. Ill.mo et Ecc.mo Sre et Pne colendissi
ente mi sottoposi, et la riverenza che ragionevolmente devo all’E. V. di obligarmi ad altri, nè di procurarmi ad altrui pe
iverenza che ragionevolmente devo all’E. V. di obligarmi ad altri, nè di procurarmi ad altrui persuasione o mio capriccio
apriccio compagnia, mi ha trattenuto che in niuna rivolta fattasi tra di noi, habbi nè aderito nè promesso, et hora che la
tasi tra di noi, habbi nè aderito nè promesso, et hora che la volontà di V. E. mi viene notificata per la lettera scritta
. E. mi viene notificata per la lettera scritta alla Compagnia, torno di nuovo a promettere che Sig.r Flavio per parte sua
avio per parte sua m’imporrà, che mi governerò, non potendo interesse di odio o di benevolenza farmi bramare nè ricusare p
arte sua m’imporrà, che mi governerò, non potendo interesse di odio o di benevolenza farmi bramare nè ricusare più uno che
riverenza, et ringraziando la E. V. della grazia in che li mantiene ; di nuovo si obbligano di non volere se non quanto da
ando la E. V. della grazia in che li mantiene ; di nuovo si obbligano di non volere se non quanto dalla volontà di V. E. l
ene ; di nuovo si obbligano di non volere se non quanto dalla volontà di V. E. li sarà imposto, et meco augurandoli da N.
o, et meco augurandoli da N. S. ogni compita felicità lo supplichiamo di essere mantenuti nel numero de’suoi più humili se
ia l’autore delle Difese delle Donne che a lui attribuiscono. L’opera di Messer Domenico Bruni da Pistoja, ch’io posseggo
ostro Bruni nacque nel 1580, cioè ventun’anni dopo. E la supposizione di alcuni, che il Bruni, pistoiese, fosse lasciato c
i all’oroscopo che traggo, come gli altri, dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, il quale ci dice il Bruni bolognese.
76 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »
che riuniva tutte le vaghezze delle belle arti non poteva far a meno di non aggradare all’universale. Così appena comparv
l maestoso edifizio della religione, come perché questa nuova maniera di signoreggiare negli animi si confà molto alle mir
a nuova maniera di signoreggiare negli animi si confà molto alle mire di quella Capitale del mondo cristiano, e perché gli
che la mosse ad inalzar il primo teatro conosciuto in Italia a tempi di Sisto IV e a far rappresentare a’ tempi di Leon X
nosciuto in Italia a tempi di Sisto IV e a far rappresentare a’ tempi di Leon X la prima tragedia che la sollecitava a vol
X la prima tragedia che la sollecitava a voler fregiare colla porpora di cardinale gli omeri di Raffaello d’Urbino e a pro
la sollecitava a voler fregiare colla porpora di cardinale gli omeri di Raffaello d’Urbino e a profonder tesori a pro de’
ì che ben presto allignò per entro alle sue mura codesto nuovo genere di musica teatrale. L’anno 1600 vi rappresentò L’ani
ca teatrale. L’anno 1600 vi rappresentò L’anima e il corpo, pastorale di Laura Giudiccione, dama lucchese, posta in musica
ore romano, fece colà vedere uno spettacolo consimile per istigazione di Pietro della Valle assai noto pe’ suoi viaggi. La
ta dal Monteverde introdusse fra i signori romani l’uso delle musiche di camera e delle cantate, a comporre le quali conco
e le più brave donne a cantarle. Levò fra l’altre gran fama l’Oronta di Girolamo Preti componimento in ottava rima messo
mpo il corso a siffatti divertimenti, ma dopo la sua morte incominciò di nuovo la corte ad assaporarli, dando a ciò occasi
ò di nuovo la corte ad assaporarli, dando a ciò occasione il concorso di tanti stranieri e la magnificenza di tante famigl
ando a ciò occasione il concorso di tanti stranieri e la magnificenza di tante famiglie principesche, le quali si pareggia
li; tra essi basti annoverare il cardinal Deti, il quale in compagnia di Giuglio Strozzi istituì l’anno 1608 nel proprio p
porporato illustre scrisse, e fece rappresentar l’Adonia, melodramma di cui Giammario Crescimbeni fa ne’ suoi Commentari
riporsi tra i molti insensati panegirici, che il bisogno o la voglia di farsi proteggere detta non poche fiate a quelli s
anno della letteratura un incenso onde profumare gl’idoli più indegni di culto. [3] Una delle prime anche ad abbracciarlo
itù. Memore della sua antichissima gloria nelle lettere, e desiderosa di conservarla, essa fu quasi la sola che mantenesse
scuola de’ Carracci, e la musica nelle tante accademie erette a fine di perfezionarla. I Filomusi, istituiti dal Giacobbi
ici, e soprattutto i Gelati e pel favore prestato alle cose musicali, di che ci è rimasta la testimonianza in molte e bell
è rimasta la testimonianza in molte e belle cantate, e per le fatiche di molti dotti accademici che coltivarono questo ram
per le fatiche di molti dotti accademici che coltivarono questo ramo di drammatica poesia, contribuirono assaissimo a pro
talia. L’anno 1601 si rappresentò ivi l’Euridice del Rinuccini, e poi di mano in mano altri drammi comparvero con poche vo
i privati palagi e ne’ conviti dei dogi, poi nell’antichissimo teatro di S. Cassiano fu veduta per la prima volta comparir
rima volta comparire in pubblico l’Andromeda colla musica e la poesia di Benedetto Ferrari. D’allora in poi quella città f
resentava colla pompa più illustre, massimamente nel Carnovale a fine di tirare a se l’oro de’ forestieri. Tutte le altre
ciò nel 1645. Non è che i Francesi non avessero anche avanti notizia di qualche spezie di rappresentazioni musicali, poic
è che i Francesi non avessero anche avanti notizia di qualche spezie di rappresentazioni musicali, poiché senza risalire
rodurle in Italia, sappiamo ancora che erano conosciute fin dai tempi di Francesco I, il quale fece venir da Firenze parec
Messer Alberto chiamato dall’Aretino in una lettera scrittagli nel 6 di luglio del 1538: «lume dell’arte, che l’ha fatto
Maestà e al mondo». Furono poi maggiormente promosse sotto la regenza di Caterina de’ Medici, la quale chiamò musici e suo
gran nome s’acquistò il Baltassarini conosciuto dai Francesi col nome di Beaujoieux colle sue leggiadrissime invenzioni, o
eaujoieux colle sue leggiadrissime invenzioni, onde ottenne l’impiego di cameriere della regina, e in seguito di Arrigo Te
zioni, onde ottenne l’impiego di cameriere della regina, e in seguito di Arrigo Terzo. né dee tralasciarsi Ottavio Rinucci
a in Italia, il quale allorché accompagnò la regina Maria de’ Medici, di cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo di
na Maria de’ Medici, di cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo di gentiluomo, il gusto delle cose musicali grandeme
uigi XIV nella sua giovinezza, e per avvezzarlo a quella dissipazione di spirito così fatale ai popoli e così utile ai fav
così utile ai favoriti che aspirano ad uniccheggiar nel comando, fece di nuovo venir dall’Italia gran numero di musici, i
uniccheggiar nel comando, fece di nuovo venir dall’Italia gran numero di musici, i quali rappresentarono per la prima volt
entarono per la prima volta sul teatro Borbone la Finta pazza, dramma di Giulio Strozzi colla musica del Sacrati. Nel 1647
’Ercole amante finché nel 1669 Monsieur Perrino ottenne il privilegio di comporre esclusivamente per l’opera francese70, c
rivilegio di comporre esclusivamente per l’opera francese70, condotta di poi a gran celebrità pell’erezione dell’Accademia
cademia in musica, per le armonie del Lulli, e per le mirabili poesie di Quinault. [6] Il privilegio esclusivo dato al Per
che il melodramma s’introducesse in Inghilterra. Imperocché sdegnato di ciò il Cambert, musico francese che pretendeva al
me per tutto altrove da lungo tempo. Sotto i primi re d’Inghilterra e di Scozia, la musica fu selvaggia quasi del tutto. D
lterra e di Scozia, la musica fu selvaggia quasi del tutto. Dai tempi di Riccardo cuor di Lione cominciò lentamente a pren
a, la musica fu selvaggia quasi del tutto. Dai tempi di Riccardo cuor di Lione cominciò lentamente a prender forma più reg
cità e il brio che il vero gusto musicale, sebbene alcuna vi si legga di esse lavorata con siogolar espressione71. Davide
to dalla bella e sventurata regina Maria Stuarda, introdusse il primo di tutti nella musica scozzese il gusto italiano, ch
o italiano, che dura tuttora in alcune composizioni72. Sotto il regno di Elisabetta fece quest’arte qualche maggior progre
ntermedi nelle commedie o feste, massimamente ne’ conviti e ne’ tempi di pubblica allegrezza, tra le quali assai bella e i
i bella e ingegnosa comparsa ne fece quella rappresentata nel palazzo di San James l’anno 1613 nelle nozze di Federigo V P
quella rappresentata nel palazzo di San James l’anno 1613 nelle nozze di Federigo V Palatino del Reno colla principessa Is
derigo V Palatino del Reno colla principessa Isabella d’Inghilterra e di cui ne daremo in altro luogo la descrizione. Da q
a musici e cantori che introdussero il melodramma italiano, sollevato di poi a maggior altezza nelle composizioni del feco
este carnascialesche chiamate Wirschaft, che con grandissimo apparato di comparse e di suoni vi si celebravano; la musica
lesche chiamate Wirschaft, che con grandissimo apparato di comparse e di suoni vi si celebravano; la musica strumentale da
mentale da loro coltivata con impegno; la magnificenza degli elettori di Baviera, di Sassonia, dell’Imperador Leopoldo, e
oro coltivata con impegno; la magnificenza degli elettori di Baviera, di Sassonia, dell’Imperador Leopoldo, e d’altri prin
ro sontuosissimi gli spettacoli che si davano alle loro corti, aveano di già appianata la via al melodramma. Martino Opitz
ni superiori, certo è che i tedeschi abbandonarono allora il pensiero di scriver drammi nel proprio idioma. Aggiugnendosi
ma. Aggiugnendosi poi la circostanza che la corte imperiale si riempì di ministri e di signori italiani e che l’Imperator
osi poi la circostanza che la corte imperiale si riempì di ministri e di signori italiani e che l’Imperator Leopoldo 74 mo
oldo 74 molto si dilettava della musica loro, fu chiamato gran numero di suonatori e di cantanti, i quali sparsero dappert
i dilettava della musica loro, fu chiamato gran numero di suonatori e di cantanti, i quali sparsero dappertutto il gusto d
della propria moglie, e l’Alessandro magnanimo. L’Italia è debitrice di molto ai tedeschi, i quali, procurando agli ingeg
edeschi, i quali, procurando agli ingegni italiani l’agio e il comodo di coltivar i propri talenti, sono stati la cagione
a, nelle feste villerecce che celebransi spesso con istromenti propri di quella gente di minor dilicatezza forse che gl’It
illerecce che celebransi spesso con istromenti propri di quella gente di minor dilicatezza forse che gl’Italiani, ma più a
ominazione spagnuola, e massimamente in Italia, la quale ora disdegna di confessare nel tempo della sua decadenza ciò che
di confessare nel tempo della sua decadenza ciò che non ebbe a schifo di accogliere nel secolo più illustre della sua lett
nimenti spagnuoli eziandio posti sotto le note da Alfonso il Savio re di Castiglia. Oltre a questi debbono anche aver luog
come reliquie de’ Misteri della Passione, come anche le feste profane di tornei, quadriglie, caroselli, parejas e altri si
che erano allora in gran voga, e principalmente a’ tempi d’Isabella e di Ferdinando, e poi di Filippo Secondo. Salì non mo
ran voga, e principalmente a’ tempi d’Isabella e di Ferdinando, e poi di Filippo Secondo. Salì non molto dopo la musica in
o Secondo. Salì non molto dopo la musica in sul teatro, dove il primo di tutti la condusse Lope de Rueda, che fu tra gli S
alcune vecchie cantilene nazionali chiamate Romanzes senza strumenti di sorte alcuna. Il toledano Naharro, se prestiamo f
i di sorte alcuna. Il toledano Naharro, se prestiamo fede a Cervantes di Saavedra 75, obbligò i musici a sortir fuori alla
estra. Giovanni e Francesco della Cueva introdussero i primi l’usanza di cantare negli intermezzi, lo che in quella prima
delle arti drammatiche veniva eseguito dagli orbi. I Saynetes, sorta di frammessi bellissimi che sono nel teatro spagnuol
ina commedia, e nella composizione dei quali ebbe gran nome Don Luigi di Benavente nel secolo passato e Don Raymondo de la
giormente la musica teatrale aprendo talora la scena con qualche coro di musica e anche framischiando talvolta qualche dia
o talvolta qualche dialogo musicale. Le Tonadillas, ovvero sia spezie di arie buffe che vi si cantano, possono gareggiare
a componimento musicale delle altre nazioni. Sui primi anni del regno di Filippo Secondo s’introdusse l’usanza di cantar d
ni. Sui primi anni del regno di Filippo Secondo s’introdusse l’usanza di cantar duetti e terzetti nelle commedie, e il mel
mmma sarebbe stato conosciuto più presto se da una parte il carattere di Filippo Terzo dedito alla divozione e alieno da i
avessero altrove chiamata l’attenzione del pubblico . Da una lettera di Don Angelo Grillo scritta a Giulio Caccini si ril
ntata dal Peri era dalle corti de’ principi italiani passata a quelle di Spagna e di Francia», lo che, essendo certo, prov
ri era dalle corti de’ principi italiani passata a quelle di Spagna e di Francia», lo che, essendo certo, proverebbe che l
dopo la sua invenzione. Ma per quante ricerche abbia io fatte affine di verificar l’epoca indicata dal Grillo non mi è av
tte affine di verificar l’epoca indicata dal Grillo non mi è avvenuto di poterlo fare, né ho ritrovato notizia alcuna del
e, né ho ritrovato notizia alcuna del dramma musicale avanti ai tempi di Carlo Secondo, nelle nozze del quale con Marianna
avanti ai tempi di Carlo Secondo, nelle nozze del quale con Marianna di Neoburg si rappresentarono alcuni drammi colla mu
la introduzione del melodramma in Moscovia non s’appartenga ai tempi di cui parliamo, ho tuttavia giudicato opportuno il
trattarne in questo luogo per non vedermi poi obbligato a interromper di nuovo la narrazione. Spero che le cose che sono p
per dire abbiano a interessare la curiosità del lettore, trattandosi di un paese che ha rivolti verso di se gli occhi di
a curiosità del lettore, trattandosi di un paese che ha rivolti verso di se gli occhi di tutta l’Europa, e che sì famoso è
lettore, trattandosi di un paese che ha rivolti verso di se gli occhi di tutta l’Europa, e che sì famoso è divenuto oggima
te le nazioni non ancor coltivate. Essa si compone, come dappertutto, di parole, di canto e di suono. Ma ciò che ha la mos
ni non ancor coltivate. Essa si compone, come dappertutto, di parole, di canto e di suono. Ma ciò che ha la moscovitica di
r coltivate. Essa si compone, come dappertutto, di parole, di canto e di suono. Ma ciò che ha la moscovitica di particolar
ertutto, di parole, di canto e di suono. Ma ciò che ha la moscovitica di particolare, si è che la poesia veniva esclusa da
come quello del gigante Ilia Murawiz, del grande Estergeon, ed altri di simil guisa, ma le moderne canzoni tutte in prosa
e e rimandarne le dolcissime scosse dell’armonia, dovranno confessare di non poter coi loro linguaggi neppur venire al par
nere la voce. Questa non s’aggirava se non intorno ad una sola specie di melodia, la quale si variava poi dal cantore seco
Gudock, ovvero sia piccolo violino a tre corde. La Balalaika, spezie di chittarino comunissimo presso al popolo, composto
alalaika, spezie di chittarino comunissimo presso al popolo, composto di due corde, una delle quali si vibra colla man sin
e con la destra si suonano entrambe. La Dutha, o Schvreraan, composto di due flauti, uno più grande e più piccolo l’altro,
aan, composto di due flauti, uno più grande e più piccolo l’altro, ma di tre fori ciascheduno. La Walinka, spezie di corna
e più piccolo l’altro, ma di tre fori ciascheduno. La Walinka, spezie di cornamusa semplicissima, la quale si forma metten
a semplicissima, la quale si forma mettendo due flauti in una vescica di bue inumidita. La Gusli, stromento più nobile per
randezza e nella figura ad un clavicembalo senza tasti. Le corde sono di latta, e si suonano ambidestramente. Il suono è a
i suonano ambidestramente. Il suono è armonioso e gradevole, e capace di gran varietà. [11] Tal’era lo stato della musica
gran varietà. [11] Tal’era lo stato della musica in Russia dal golfo di Finlandia fino alla Siberia, e dalla Uckrania fin
dificazioni locali che naturalmente esige una varietà così prodigiosa di climi, allorché Pietro il Grande salì sul trono.
rvato ne’ suoi viaggi codesto ramo delle umane cognizioni, ogni sorta di trombe, tamburi, cornetti, fagotti, viole, trombo
etti, fagotti, viole, tromboni ed altri strumenti; istituì una truppa di giovani moscoviti da erudirsi nella musica; ne in
e alle sue mire. Il principe Federico d’Olstein-Gottorp, in occasione di portarsi a Pietroburgo a fine di prender in mogli
rico d’Olstein-Gottorp, in occasione di portarsi a Pietroburgo a fine di prender in moglie Anna Petrowna figliuola di Piet
rsi a Pietroburgo a fine di prender in moglie Anna Petrowna figliuola di Pietro, menò seco dodici bravi musici tedeschi, i
are l’imperatore, il quale avea cominciato a tener accademie regolate di musica due volte alla settimana nel proprio palaz
suo regno che si vide l’Abiazar, opera italiana, comparir sul teatro di corte con intermezzi e balli. Araja, napoletano,
tro di corte con intermezzi e balli. Araja, napoletano, fu il maestro di cappella, siccome italiani furono per la maggior
zionale maggiormente promossero. L’Imperatrice Elisabetta protettrice di tutte le belle arti, e in particolare di questa,
trice Elisabetta protettrice di tutte le belle arti, e in particolare di questa, fece costruire il primo teatro pubblico d
’opera a Mosca, dove assistette nella sua incoronazione alla Clemenza di Tito posta in musica dal celebre Hass, e rapprese
ell’Araja, L’aria «ah miei figli» fu onorata dal pianto universale, e di quello altresì della imperatrice. Dopo il Seleuco
e messi sotto le note dal nominato Araja, fu rimpiazzato come maestro di Cappella di corte il Manfredini pistoiese. Fece q
o le note dal nominato Araja, fu rimpiazzato come maestro di Cappella di corte il Manfredini pistoiese. Fece questi la mus
ramide, e all’Olimpiade del Metastasio, rappresentata nel gran teatro di Mosca l’anno 1752 per l’incoronazione della regin
la corte con grossissimo stipendio il celebre Galuppi, maestro allora di cappella in Venezia. La Bidone del Metastasio mod
erminato che fu lo spettacolo, gli mandò in regalo una boccetta piena di rubli, dicendo che «la sfortunata Didone avea sul
etta piena di rubli, dicendo che «la sfortunata Didone avea sul punto di morire lasciato per lui quel codicillo». A Burane
an musici, per la magnificenza delle decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è la più compita di Europa. [12] Siam
elle decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è la più compita di Europa. [12] Siami concesso però di riflettere ch
a di Petersbourg è la più compita di Europa. [12] Siami concesso però di riflettere che lo splendore, che le belle arti ai
si che siasi egli prevalso a cotal fine d’una musica straniera invece di perfezionare la nazionale. Ogni arte che dipende
a, nei costumi, nel governo, e nell’indole non meno fisica che morale di quelle nazioni che la coltivano, né può altrove t
non saranno giammai che languidi e freddi copisti. Laddove se le arti di genio fossero presso a loro piante native e non a
ginali da imitare sulle rive del freddo Tanai, e sugli scogli deserti di Sant’Arcangelo. 70. [NdA] Di Lui si conserva f
70. [NdA] Di Lui si conserva fra le altre cose questo madrigale degno di greco pennello: «Amour et la Raison un jour eure
della musica e della poesia, p. 172. 72. [NdA] Le tragiche avventure di questo musico si trovano in Robertson: Storia di
e tragiche avventure di questo musico si trovano in Robertson: Storia di Scozia, Libri 3 e 4. 73. [NdA] Chi fosse vago di
n Robertson: Storia di Scozia, Libri 3 e 4. 73. [NdA] Chi fosse vago di sapere la serie di drammi italiani posti in music
di Scozia, Libri 3 e 4. 73. [NdA] Chi fosse vago di sapere la serie di drammi italiani posti in musica da questo gran ma
ambiato alquanto. Oggidì i Russi conoscono i versi, la rima, e l’arte di comporre in musica.
77 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
LIBRO X ed ultimo ADDIZIONE I* Traduzioni di alcune tragedie Francesi. L’Edizione Pepolian
tisette tomi compiuta ha presentato all’Italia varie buone traduzioni di tragedie francesi. Il dottor Mattia Butturini ha
mpagnoni la Marianne del Tristan: l’ab. Agostino Paradisi il Poliutto di P. Cornelio: il marchese Albergati Capacelli feli
Placido Bordoni bellamente l’Ifigenia in Aulide del Racine e l’Orazio di P. Cornelio: il p. d. Bonifacio Collina l’Atalia
egorio Redi l’Andromaca del medesimo: il sig. Giuseppe Greatti il Cid di P. Cornelio: il co: Federigo Casali il di lui Cin
ig. Giuseppe Greatti il Cid di P. Cornelio: il co: Federigo Casali il di lui Cinna: il sign. Angelo Anelli il Nicomede del
gn. Angelo Anelli il Nicomede dello stesso: l’ab. Angelo Dalmistro la di lui Rodoguna: l’avvocato Luigi Bramieri il suo Po
: il nobil uomo Francesco Baldi eccellentemente l’Ifigenia in Tauride di Guymond de la Touche: il co: Alessandro Pepoli la
zira dello stesso: l’ab. Melchiorre Cesarotti la Semiramide, la Morte di Cesare, il Fanatismo del medesimo tragico. ADD
atro tragico del co: Pepoli: tragedie inedite dell’ab. Bordoni: altre di regnicoli e di altri. Dopo le surriferite tra
l co: Pepoli: tragedie inedite dell’ab. Bordoni: altre di regnicoli e di altri. Dopo le surriferite tragedie l’autore
e e più vantaggiose osservazioni. Nel darne conto non abbiamo stimato di supprimere ciò che già si è di sopra riferito sul
i. Nel darne conto non abbiamo stimato di supprimere ciò che già si è di sopra riferito sulle prime sue tragiche fatighe,
e prime sue tragiche fatighe, perchè secondo me ciò darebbe indizio o di una inutile e non dovuta ritrattazione de’ giudiz
o di una inutile e non dovuta ritrattazione de’ giudizj profferiti o di un totale disprezzo delle precedenti tragedie del
vendo sentito, come ingenuamente egli stesso si esprime, la necessità di meglio scrivere, va pubblicando in caratteri bodo
a stamperia parmense nel 1791 preceduta da una lettera del fu Ranieri di Calsabigi. Lo stile sobrio e naturale, sublime ov
ra verso lo scioglimento, in cui scoppia l’evento funesto della morte di Romeo e di Adelinda. Essendo il perno intorno a c
scioglimento, in cui scoppia l’evento funesto della morte di Romeo e di Adelinda. Essendo il perno intorno a cui volgesi
a cui volgesi questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella pr
si questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena d
tto. Ma questo dubbio dovea tra’ congiurati verisimilmente esaminarsi di lunga mano, e fissarsi la sicura tirannia di lui
erisimilmente esaminarsi di lunga mano, e fissarsi la sicura tirannia di lui per base della congiura. Le incertezze di Rom
arsi la sicura tirannia di lui per base della congiura. Le incertezze di Romeo dovrebbero prender l’origine nelle sue priv
ro prender l’origine nelle sue private passioni che urtano co’ doveri di cittadino. Non per tanto l’autore non ha negletto
o questo punto importante; Romeo spinto dalle patriotiche espressioni di Uberto, dice:         Perchè, gran Dio, Quale
rendesti Un cittadin genero, amante, e sposo? Uber. Per renderti di me più grande ancora. Rom. Adelinda, Adelinda!
Adelinda, Adelinda! E poichè Uberto l’obbliga a leggere il foglio di Gismonda, il rapido dialogo ben esprime l’interna
oglio di Gismonda, il rapido dialogo ben esprime l’interna agitazione di Romeo: Uber. Giura. Rom. Giura. Intesi, oh ci
. . . Non risolvi? Oh angoscia! Giuro. E’ questa la materia propria di tal situazione. Nullo però a me sembra il dubbio
a per giugnere a procurar quel perdono. Il mostrarsi sempre più degna di amore all’oggetto amato con atti di rara virtù, s
no. Il mostrarsi sempre più degna di amore all’oggetto amato con atti di rara virtù, suole allettar gli animi nobili e sen
ottava nell’atto IV parve al Calsabigi stesso manchevole al confronto di Giaffiero e Pietro nella tragedia di Otwai, Venez
i stesso manchevole al confronto di Giaffiero e Pietro nella tragedia di Otwai, Venezia salvata. Veramente la ben lunga sc
sità presenta varie bellezze che avrebbero potuto entrare nella scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la
scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la rapidezza di questa meglio conviene alle circostanze di esser
la brevità e la rapidezza di questa meglio conviene alle circostanze di esser l’atto in sul finire, di trovarsi Uberto co
uesta meglio conviene alle circostanze di esser l’atto in sul finire, di trovarsi Uberto così malconcio da’ tormenti, e de
a palesati i congiurati: Uber.     Lasciami. Degno No, più non sei di questa mano. Io seppi I tormenti affrontar: deb
Io sia, tu scorgi; in pié mi reggo appena. Comprendere dal mio quel di Gismonda Peggiore assai, facil sarà. Ti vince
glie, d’un figlio? . . . Il più crudele Per me fora il rimorso. Ah! di vederti M’è grave ormai: serba i tuoi doni ad a
ta del III tra Gualtieri e Romeo si rende pregevole sì per la parlata di Romeo, che candidamente esprime i sentimenti del
ti, Agonie della morte . . . Rom. Agonie della morte . . . Ah che di quelli E’ più barbaro assai l’amor di padre,
onie della morte . . . Ah che di quelli E’ più barbaro assai l’amor di padre, Di consorte l’amor; questi pavento. Gua
Adelinda e Romeo si ammira per la rivoluzione che cagiona nell’animo di Adelinda senza veruno sforzo l’assicurarsi che Ro
rzo l’assicurarsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena di gelosia e di amore estremo pel marito, che forma
arsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena di gelosia e di amore estremo pel marito, che forma la tinta impe
credendo che non la salvezza della moltitudine de’ ribelli, ma quella di Gismonda indicata senza nominarla, potrebbe muove
mor? . . . Tu sola il mio. Adel. L’amor? . . . Tu sola il mio. Quel di colei?... Rom. Uberto. Adel. Uberto. E il pad
na. Adel. Oh Dio, se fosse ver..! ma i chiari sensi D’impazienza, di speme? . . . Rom. D’impazienza, di speme? . . .
a i chiari sensi D’impazienza, di speme? . . . Rom. D’impazienza, di speme? . . . In alta impresa. Adel. Di patria?
peme? . . . In alta impresa. Adel. Di patria? Rom. Di patria? Sol di patria. Adel. Di patria? Sol di patria. E giuri
. Di patria? Rom. Di patria? Sol di patria. Adel. Di patria? Sol di patria. E giuri? Rom. Di patria? Sol di patria.
ria. Adel. Di patria? Sol di patria. E giuri? Rom. Di patria? Sol di patria. E giuri? E giuro. Adel. Ahi non resisto
i non resisto più, vieni al mio seno. Adelinda disingannata e piena di gioja crede che Romeo voglia palesare i congiurat
che Romeo voglia palesare i congiurati a prezzo della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e la costanza di lui la fa ca
ti a prezzo della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e la costanza di lui la fa cadere nel più profondo abbattimento, a
lui fedele, non se ne può disgiungere, e che egli fermo nel proposito di tacere rimane esposto a tutta l’indignazione del
mane esposto a tutta l’indignazione del padre. Le tenere insinuazioni di Romeo, perchè ella si disponga a soffrir con cost
ponga a soffrir con costanza la loro divisione, e i fervidi scongiuri di Adelinda che gli si prostra per ottener che ceda,
er che ceda, danno a questa scena molta vivacità; la quale all’arrivo di Erardo loro figlio aumenta a segno, che Romeo int
quanto gli chiede. L’ottava scena del IV già mentovata de’ rimproveri di Uberto e de’ rimorsi di Romeo chiude egregiamente
ava scena del IV già mentovata de’ rimproveri di Uberto e de’ rimorsi di Romeo chiude egregiamente l’atto. L’ultimo atto c
tto. L’ultimo atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione di Adelinda di correr la sorte del marito, co i cons
o atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione di Adelinda di correr la sorte del marito, co i consigli di Arma
terminazione di Adelinda di correr la sorte del marito, co i consigli di Armanno a Gualtieri di appigliarsi alla clemenza,
a di correr la sorte del marito, co i consigli di Armanno a Gualtieri di appigliarsi alla clemenza, coll’incertezza del ti
i; Adelinda scapigliata ne reca la notizia dolorosa empiendo la regia di lamenti. Romeo moribondo abbraccia il figlio e la
raccia il figlio e la sposa e spira. Adelinda difperata si rimprovera di averlo con una cieca gelosia condotto a quel punt
overa di averlo con una cieca gelosia condotto a quel punto, riflette di non poter vivere senza Romeo e senza rinfacciarne
arie riflessioni a giustificarne lo scioglimento finale, ed il genere di morte degli amanti sotto le ruine del loro carcer
raccia procede meglio; vi si conservano bene i caratteri; gli affetti di Carlo e Isabella vi sono ottimamente espressi. Pe
etto il Cesarotti, non tutti sono del suo avviso; non solo pel genere di morte, ma perchè non dee parer bene in teatro che
ia del re dalla loro colpa, e che muojano abbracciati Isabella moglie di Filippo e Carlo figlio del marito d’Isabella. La
è poi impressa in Venezia nel 1794 con una mia lettera preliminare su di essa e sulle altre antiche e moderne tragedie int
quanto comporta il genere, e nulla stentato, duro, o contorto) merita di notarsi che di tutte le Clitennestre da me lette,
il genere, e nulla stentato, duro, o contorto) merita di notarsi che di tutte le Clitennestre da me lette, questa del lod
niente al grande evento tramandatoci dall’antichità sull’ammazzamento di Agamennone. Non son molto contento, a dir vero, c
erto modo partecipe della pubblica compassione un’ empia adultera che di propria mano trucida un gran re suo marito ed obb
. Il terror tragico dee prodursi per questo assassinamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di
per questo assassinamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di rendere detestabili gli atroci
inamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di rendere detestabili gli atroci delitti di sì malv
smoderate di chi ascolta, e di rendere detestabili gli atroci delitti di sì malvagia donna. La compassione dee tutta eccit
a donna. La compassione dee tutta eccitarsi pel gran marito che pieno di sincera tenerezza per la moglie arriva nella sua
ersonaggio veramente tragico che chiama l’attenzione e la pietà verso di se, e Clitennestra è una femmina atroce, perversa
perversa, perfida, la quale avendo nutrito un odio inveterato contro di lui da che Ifigenia fu sacrificata in Aulide, l’a
ata in Aulide, l’accoglie, e l’immola al suo furor vendicativo. Prima di chiudere la classe de’ nostri moderni tragici, pe
asse de’ nostri moderni tragici, per dar certo riposo all’ammirazione di chi legge, e per riserbarla agli ultimi due buoni
scrittori de’ quali rimane a dire, mentoveremo alcune tragedie latine di questo secolo, indi altre italiane rimaste inedit
i Lascari nel 1709 Stanislao Koska; monsignor Gian Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio Imperadore e Artavasdo oltre di al
ian Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio Imperadore e Artavasdo oltre di altre due tragedie italiane. Sei ne produsse in R
Sei ne produsse in Roma il dotto Carpani nel 1745. Giovanni Spinelli di Napoli de’ principi di San Giorgio compose un Epa
a il dotto Carpani nel 1745. Giovanni Spinelli di Napoli de’ principi di San Giorgio compose un Epaminonda verso il 1746,
Orsola Maria Neri bolognese. Egli che insegnò col suo esempio l’arte di congiungere felicemente nella poesia italiana la
mmi del cardinale Ottoboni. Il chiar. Fabroni che ne scrisse la vita, di tali componimenti afferma, satis eleganter ea scr
ominati, ne’ quali invano si desidererebbe vivacità d’azione, energia di caratteri, perturbazione tragica, ed interesse. I
ese ad addestrare alcuni giovani a rappresentar in latino le commedie di Plauto, e di Terenzio, che si ascoltarono con ind
rare alcuni giovani a rappresentar in latino le commedie di Plauto, e di Terenzio, che si ascoltarono con indicibile appla
ascoltarono con indicibile applauso, e con un numerosissimo concorso di persone di ogni ceto, perchè que’ giovani attori
o con indicibile applauso, e con un numerosissimo concorso di persone di ogni ceto, perchè que’ giovani attori erano stati
ell’idioma, intendevano ottimamente l’espressioni del poeta. Sappiamo di non essersi più impresse nè Giovanna d’Arco del s
del 1796 si stava occupando della tragica poesia un culto nobil uomo di Lecce il barone Francesco Bernardino Cicala. Egli
’Erode, e l’Eretteo; per indi renderle pubbliche coll’impressione, ma di questo giovane autore attivissimo parleremo nella
ne autore attivissimo parleremo nella Coltura delle Sicilie nel Regno di Ferdinando IV. Sopra tutte le tragedie inedite ch
letterato nel giugno del 1796, mi partorì insperatamente col piacere di riveder dopo tanti anni l’antico amico quello di
atamente col piacere di riveder dopo tanti anni l’antico amico quello di udirgli leggere tali tragedie, e di ottenerne cop
tanti anni l’antico amico quello di udirgli leggere tali tragedie, e di ottenerne copia. Il pubblico italiano mi saprà qu
allontanata la guarnigione per una sortita. Dal Vargas nella cronaca di quell’Ordine militare, dal Barbosa, dal Caramuele
scatto degli schiavi colle ricchezze, ma non ricusavano ad un bisogno di rimanere essi stessi schiavi, quando non potesser
opera del redimerne. Si sa eziandio che i professi facevano pure voti di povertà, castità ed obedienza. Con tali fondament
verisimili eventi vien condotta Ormesinda difenditrice della fortezza di Martos prigioniera in Fez dal re Albumasar che le
da suo padre. Questo sposo credendola morta precipitata dal castello di Martos si fa cavaliere della Mercede, e vi divien
aliere della Mercede, e vi diviene professo. Arriva con Alfonso padre di Ormesinda in Fez per riscattare gli schiavi. Alfo
veduta da Consalvo possa egli vacillare ad onta del suo voto, e tenta di evitar l’incontro dei due, ma non vi riesce. Inta
li schiavi domandati insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso di sapere il nome di colui che le fu destinato sposo
ti insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso di sapere il nome di colui che le fu destinato sposo. Alfonso l’assicu
nde alcune patetiche situazioni, ed esercitano singolarmente la virtù di Ormesinda, che implora per essi la pietà del Sovr
pietà del Sovrano. Intanto alcuni nemici Affricani assalgono la sede di Albumasar, che va a combattergli; in procinto di
ni assalgono la sede di Albumasar, che va a combattergli; in procinto di restare ucciso è salvato da un guerriero ignoto;
e della virtù, la quale in Alfonso è rigida e religiosa, nobile mista di tenerezza in Consalvo, e in Albumasare e più anco
mo. Le seguenti scene mi sembrano le più teatrali. I la quarta del II di Alfonso che trova viva la figlia, e le fa sapere
voto alza e distende Un muro insuperabile ed immenso, e le impone di fuggirlo. II la quinta del III dell’incontro di O
mmenso, e le impone di fuggirlo. II la quinta del III dell’incontro di Ormesinda con Consalvo, in cui veggonsi i teneri
i Ormesinda con Consalvo, in cui veggonsi i teneri palpiti e la virtù di lei, e l’amor di Consalvo; e sopravvenendo nella
onsalvo, in cui veggonsi i teneri palpiti e la virtù di lei, e l’amor di Consalvo; e sopravvenendo nella sesta Alfonso che
te. III la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divieto di Alfonso, si presenta ad Albumasar, il quale si ma
divieto di Alfonso, si presenta ad Albumasar, il quale si maraviglia di Alfonso, che vuol lasciare in Affrica Ormesinda p
lasciare in Affrica Ormesinda per un arcano che non vuol rivelare, e di Consalvo, che vuol rimaner prigione, finchè l’alt
gione, finchè l’altro non abbia condotti via gli schiavi. Egli stanco di soffrire ordina che s’incatenino. Arriva Ormesind
mante. Albumasar irritato per le reticenze de i due, e commosso dalle di lei preghiere, rimane sospeso. IV la terza del V,
. ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir concesse A me di rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio d
, un dì le nostre Virtù possano trarre altrui dagli occhi Lagrime di pietade e meraviglia . . . . Sento ch’io vengo
del sig. Bordoni s’intitola i Templarj, e si aggira sulla distruzione di essi seguita in Ispagna. L’opinione degli uomini
inione degli uomini lascia sospeso il giudizio sull’innocenza o reità di quell’Ordine militare e religioso istituito l’ann
18; giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo due secoli di glorie condannati in Parigi da Filippo il bello e
te reputati innocenti e sterminati solo per la rapacità del nomato re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze,
re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e d
ia che aspirava alle loro immense ricchezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e di Tarragona
alle loro immense ricchezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come a
ezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da S. Antonino ar
1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da S. Antonino arcivescovo di Firenze, dal Villani, dal Le Mire, dal Purtler ed
dal Purtler ed altri. L’autore si vale della loro lagrimevole strage di strato e fondamento per la sua favola ricca di qu
oro lagrimevole strage di strato e fondamento per la sua favola ricca di quadri tragici e di patetiche situazioni alzata s
ge di strato e fondamento per la sua favola ricca di quadri tragici e di patetiche situazioni alzata su di grandi passioni
ua favola ricca di quadri tragici e di patetiche situazioni alzata su di grandi passioni che urtansi con doveri grandi. An
su di grandi passioni che urtansi con doveri grandi. Anagilda figlia di Ramiro maestro de’ Templarj ama Enrico di Abarca
eri grandi. Anagilda figlia di Ramiro maestro de’ Templarj ama Enrico di Abarca che d’ordine sovrano dovè allontanarsi per
ovrano dovè allontanarsi per guerreggiare in Affrica. Ma Ramiro padre di lei assediato in Morviedro, il quale ha ricevuti
diato in Morviedro, il quale ha ricevuti potenti soccorsi da Fernando di Ricla, lo destina sposo della figlia; ed ella che
za, e l’accetta. Enrico come ambasciadore viene a far le sue proposte di concordia che sono rigettate; indi terminata l’am
a Ramiro l’amore che ha per sua figlia, ed egli mostra rincrescimento di non esser più in tempo di gradire i suoi sentimen
r sua figlia, ed egli mostra rincrescimento di non esser più in tempo di gradire i suoi sentimenti. Ode in quel punto che
he Fernando è prigioniero, si agita, si volge ad Enrico, che promette di salvarlo, e parte. Fernando è liberato; Ramiro ne
zia ad Anagilda, aggiugnendo doversi la sua salvezza alla magnanimità di Enrico di Abarca. Enrico in Morviedro? Enrico vic
gilda, aggiugnendo doversi la sua salvezza alla magnanimità di Enrico di Abarca. Enrico in Morviedro? Enrico vicino ad Ana
o di Abarca. Enrico in Morviedro? Enrico vicino ad Anagilda già sposa di un altro? Qual colpo! qual fulmine per lei! Ferna
nel più gran dolore. Torna Enrico che ha saputo esser Ramiro il padre di Anagilda, e trovarsi ella stessa in Morviedro, e
rsi ella stessa in Morviedro, e facendo premure per parlarle, intende di essere già congiunta in matrimonio con un altro.
ndo da lui liberato, e sente esserne egli il possessore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e
il possessore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e di azione. L’assalto generale dato alla ci
ore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e di azione. L’assalto generale dato alla città toglie
le alle mura. Enrico vincitore viene a salvare Anagilda, ella ripugna di seguirlo, egli s’affanna per liberarla dal perico
o imminente, e si getta a’ suoi piedi. Arriva il generale Rodrigo che di ciò lo rimprovera; e la sua venuta mostra l’ester
suo padre; si confonde, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto di figlio con l’amor di marito; questa situazione co
e, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto di figlio con l’amor di marito; questa situazione corona l’atto IV. Arde
sotto le spade Aragonesi. Enrico rappresenta al generale il pericolo di suo figlio insieme con la sposa; vuol liberarli;
’affretta; Enrico corre fralle fiamme; ma torna colla funesta notizia di esser l’uno e l’altra mortalmente feriti. Sono co
; pur ne indicheremo alquanti. Notabile nell’atto II è la scena terza di Enrico che come ambasciadore rileva i delitti app
Enrico che come ambasciadore rileva i delitti apposti a i Templarj, e di Ramiro che mostra la falsità delle imputazioni, e
un’ aringa degna della sublimità che si scorge nelle scene politiche di P. Cornelio. Nel III rendonsi pregevoli la second
Ramiro lo dissuade: e la settima, dove Anagilda palesa al suo amante di essere già sposa di un altro, che non isdegnerebb
e la settima, dove Anagilda palesa al suo amante di essere già sposa di un altro, che non isdegnerebbe riconoscer per sua
rebbe riconoscer per sua l’istesso Racine. Nel IV degna singolarmente di osservarsi è la quinta scena, quando Enrico viene
quinta scena, quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella ricusa di seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le dice Enrico:
o, Anagilda, le dice Enrico: Ana.      Io teco? io sola? Io figlia di Ramiro, e di Fernando Sposa con te venir, con t
le dice Enrico: Ana.      Io teco? io sola? Io figlia di Ramiro, e di Fernando Sposa con te venir, con te, che sei
Anche la settima del medesimo atto è singolare per la riconoscenza di Fernando del proprio genitore in Rodrigo, mentre
si nota nella sesta scena del V, in cui Enrico descrivendo con verità di colori la strage de’ Cavalieri fa senza sforzo un
i la strage de’ Cavalieri fa senza sforzo un quadro vivace e patetico di Ramiro moribondo sostenuto da Fernando ed Anagild
Ti vedo e ascolto . . . tu mi chiami . . . e voi Già m’affrettate di seguirvi, o chiare Magnanim’ ombre de’ Templari
go . . Vengo . e con me viene Fernando ancora . . . Da quel globo di luce, ove tu splendi, Stendimi la tua destra .
sere stato impresso in questi ultimi anni dall’illustre sig. principe di Caposele Lagnì suo autore. La Merope poi dell’ins
rassembra una musicale opera informe per la moltiplicità delle azioni di tre eserciti; di due armate navali, di combattime
icale opera informe per la moltiplicità delle azioni di tre eserciti; di due armate navali, di combattimenti decisivi segu
r la moltiplicità delle azioni di tre eserciti; di due armate navali, di combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra
rmate navali, di combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra, e di altre azioni che passano in luoghi differenti &am
oni che passano in luoghi differenti &c. &c. Colla falsa data di Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino trag
a di Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino tragedia senza nome di autore. Se si attenda ai tratti pungenti, che vi
i attenda ai tratti pungenti, che vi si spargono insipidamente contro di Roma e del pontefice, sembra questa produzione di
nsipidamente contro di Roma e del pontefice, sembra questa produzione di qualche meschino filosofastro alla moda bramoso d
questa produzione di qualche meschino filosofastro alla moda bramoso di lasciare svaporar la sua decisa rabbia ed avversi
bramoso di lasciare svaporar la sua decisa rabbia ed avversione verso di quella corte. Se riflettasi allo stile, alla vers
la corte. Se riflettasi allo stile, alla versificazione, alla maniera di colorire priva di quella felicità di pennello ond
ttasi allo stile, alla versificazione, alla maniera di colorire priva di quella felicità di pennello onde si ritrae al viv
lla versificazione, alla maniera di colorire priva di quella felicità di pennello onde si ritrae al vivo la natura, il com
digesta, giovanile, e poco esercitata. L’azione è notissima, la morte di Corradino su di un palco colla formalità di un pr
le, e poco esercitata. L’azione è notissima, la morte di Corradino su di un palco colla formalità di un processo accelerat
one è notissima, la morte di Corradino su di un palco colla formalità di un processo accelerata e comandata da Carlo I di
alco colla formalità di un processo accelerata e comandata da Carlo I di Angiò per torsi davanti un perpetuo competitore a
a Carlo I di Angiò per torsi davanti un perpetuo competitore al trono di Napoli. Vi s’introduce Roberto di Bari atroce e b
ti un perpetuo competitore al trono di Napoli. Vi s’introduce Roberto di Bari atroce e basso personaggio venduto alle mire
ntroduce Roberto di Bari atroce e basso personaggio venduto alle mire di Roma, il quale con somma impudenza e con niuno ar
ificio manifesta se stesso e i velenosi suoi disegni. Beatrice moglie di Carlo, carattere insipido, che sedendo sul trono
ido, che sedendo sul trono napoletano, al sentire che la misera madre di Corradino armata di lagrime e di ricchezze viene
trono napoletano, al sentire che la misera madre di Corradino armata di lagrime e di ricchezze viene a riscattare il figl
tano, al sentire che la misera madre di Corradino armata di lagrime e di ricchezze viene a riscattare il figliuolo, ingomb
a di lagrime e di ricchezze viene a riscattare il figliuolo, ingombra di sospetti mal fondati paventa di perdere il regno,
e a riscattare il figliuolo, ingombra di sospetti mal fondati paventa di perdere il regno, quasi che l’infelice si appress
a di perdere il regno, quasi che l’infelice si appressasse alla testa di un esercito, ed affretta con insidie l’eccidio de
e alle superbe Germane un dì pari sedessi anch’io? ma perchè dice di avere sperato invano? non è ella già regina?    
ridotta Di novo io sia condizion privata. Reputavasi ella dunque di condizione privata regnando nella Provenza ed in
unque di condizione privata regnando nella Provenza ed in altri stati di Francia con Carlo fratello del santo re Luigi? Ig
cia con Carlo fratello del santo re Luigi? Ignorava che nata com’ era di real sangue e dominando nella Provenza, la sua co
di real sangue e dominando nella Provenza, la sua condizione era pur di sovrana, e tutto quello che conseguì col regno di
condizione era pur di sovrana, e tutto quello che conseguì col regno di Napoli fu un dominio assai più vasto ed il titolo
nseguì col regno di Napoli fu un dominio assai più vasto ed il titolo di regina? Il Carlo poi della tragedia è ben lontano
insidie. Vestito delle picciole e guaste idee dell’autore egli mostra di conoscer male l’importanza del carattere e dell’u
gli mostra di conoscer male l’importanza del carattere e dell’uffizio di re nell’asserire (scena sesta del I), Buon re n
ovesse anche soffrirne lo stato? Il buon re perde dunque ogni diritto di provvido legislatore? Spietato poi fuor di misura
perde dunque ogni diritto di provvido legislatore? Spietato poi fuor di misura e basso si dimostra questo Carlo della tra
te il coturno è piombato in simili sconcezze. Sicario è posto in vece di carnefice? E l’aggiunto di gentile, anco per irri
simili sconcezze. Sicario è posto in vece di carnefice? E l’aggiunto di gentile, anco per irrisione, stà bene a un sicari
co per irrisione, stà bene a un sicario o a un carnefice, ed in bocca di un re, e in una tragedia? Non avvilisce e degrada
za, l’impertinenza, l’inutilità ancora, e l’atrocità nel tempo stesso di tale scempio sarcasmo? Il sogno narrato da Corrad
a ciò la favola meglio organizzata, più tendente al fine, meno carica di freddi riposi episodici che la rallentano. Si ved
go non ha naturalezza, i versi hanno del prosaico, la locuzione manca di purezza e di proprietà1. Ciò che unicamente può l
uralezza, i versi hanno del prosaico, la locuzione manca di purezza e di proprietà1. Ciò che unicamente può lodarvisi è l’
tà1. Ciò che unicamente può lodarvisi è l’esservi introdotta la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro ina
ò lodarvisi è l’esservi introdotta la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro inaspettato di lei col figliu
la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro inaspettato di lei col figliuolo, che potrebbe far qualche effet
’ultimo che abbia schivato l’avvilire e imporcare il fine lagrimevole di quel giovane principe con uno svenevolissimo intr
issimo intrigo d’amore. Non ci curammo nell’imprimere il sesto volume di questa istoria di parlare delle tre tragedie stam
more. Non ci curammo nell’imprimere il sesto volume di questa istoria di parlare delle tre tragedie stampate di un regnico
sesto volume di questa istoria di parlare delle tre tragedie stampate di un regnicolo di Brienza, sapendo che l’autore si
questa istoria di parlare delle tre tragedie stampate di un regnicolo di Brienza, sapendo che l’autore si occupava in ammo
con cartucce, letterine, ed analisi; e nostro intendimento fu allora di attendere l’impressione di simili cose, per ammir
d analisi; e nostro intendimento fu allora di attendere l’impressione di simili cose, per ammirar poscia tutto ad un tratt
a tutto ad un tratto e le sue teorie drammatiche e le sue tragedie, e di confrontare quanto in lui stesso si accordasse il
anni date alla luce le promesse o meditate riflessioni, stimiamo ora di non defraudare i nostri leggitori delle notizie d
one prosaica, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo di colori e di affetti, nè la sceneggiatura sconness
, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo di colori e di affetti, nè la sceneggiatura sconnessa senza inca
’entrare e l’uscire de’ personaggi, nè la favola spoglia d’interesse, di compassione e di terror tragico, nè la lingua sco
re de’ personaggi, nè la favola spoglia d’interesse, di compassione e di terror tragico, nè la lingua scorretta e barbara,
ne la memoria, si è conformato all’avviso del pubblico, e a noi basta di averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed al Corr
o de’ Fiorentini in Napoli. Il soggetto è tutto finto; e solo il nome di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’i
etto è tutto finto; e solo il nome di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia
me di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle
Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle nozze del re di Granata, è t
roso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle nozze del re di Granata, è tolto dalla novella quarta della giorn
ta, è tolto dalla novella quarta della giornata quarta del Decamerone di Giovanni Boccaccio. Tolse anche l’autore dagli St
piccò al fatto della sua Tunisina che precede la rappresentazione. Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corrad
na che precede la rappresentazione. Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corradino del Caraccio, della Inès de
di ritagli del Corradino del Caraccio, della Inès del sig. La Mothe e di altri. Eccone una succinta analisi1. Atto I. Apre
ccone una succinta analisi1. Atto I. Apresi la tragedia con una scena di confidenza sugli evenimenti passati fatta da Erbe
rlò prima? perchè il pianto altra volta l’interruppe. Racconta Erbele di essere stata mandata dal re suo padre al re di Gr
ruppe. Racconta Erbele di essere stata mandata dal re suo padre al re di Granata, e la confidente va tratto tratto interro
nterrompendola dicendo, che seguì d’appresso? (e dir voleva che seguì di poi). Gerbino suo amante venne a combattere i leg
natini trasserla a forza sul palischermo a Granata, intanto che altri di loro trucidano una donna coperta del suo manto re
i di loro trucidano una donna coperta del suo manto reale sugli occhi di Gerbino che lei credendola lanciossi in mare. Ma
fa trattener Zelinda senza perchè, finchè da Ormusse non gli si dica di partire. Viene Gerbino incatenato fralle guardie
si dica di partire. Viene Gerbino incatenato fralle guardie reali, e di tutto egli favella alla loro presenza, sicuro for
ro presenza, sicuro forse che essi o non sentiranno, o non parleranno di ciò che si dice. Egli per farsi conoscere agli sp
ndo già esserne l’amico informato, ma denigra per sempre il carattere di Erbele palesandosene le colpevoli debolezze. Er
l’eccelse mura Del Serraglio real, a cui d’intorno Veglia l’orror di morte e lo spavento. Dolci memorie in fero duol
a) conduci i prigionieri, che pur gli stanno innanzi. Sapendo che son di Sicilia, domanda se son del perfido Gerbin compag
in Tunisi? Oziosa domanda, perchè essi non si direbbero mai compagni di uno che egli abborrisce. Non è meno oziosa l’altr
o nulla ne sa chi non era con lui, o nulla ne dirà chi fosse compagno di Gerbino. Passa ad asserire il soldano che egli re
condo il costume saracinesco, i suoi legni in corso, è chiaro che ami di far delle prede su i Siciliani, e su altri Cristi
ni. Tutta la scena è un puro cicalamento. Non è dissimile la seguente di Erbele ed Osmida ancor più lunga. Osmida le rimpr
mida ancor più lunga. Osmida le rimprovera la memoria che ancor serba di Gerbino estioto. Non ci volea altro per isnodarle
rle la lingua. Ella gli ricorda che fu costretta dal padre alle nozze di lui, ma che ella conserverà sempre il suo ardore,
r la face Che amore accese, e la virtù nutrio. Passi che una face di amore non mal si estingue; ma ostentar virtù dopo
e; ma ostentar virtù dopo quel notturno illecito abbracciamento, dopo di avere stretto al suo bianco seno un amante, bacia
e stretto al suo bianco seno un amante, baciatolo, e concesso al foco di lui ben largo premio, è una ipocrisia inescusabil
ò? perchè Gerbino possa introdursi nella reggia. Il re condiscende, e di più a scelta di Germondo, che ciò non richiede, c
o possa introdursi nella reggia. Il re condiscende, e di più a scelta di Germondo, che ciò non richiede, concede ad uno di
, e di più a scelta di Germondo, che ciò non richiede, concede ad uno di essi la libertà. Dopo di ciò sarebbe partito il r
rmondo, che ciò non richiede, concede ad uno di essi la libertà. Dopo di ciò sarebbe partito il re con Germondo, ma per no
Ella è venuta fuori per attendere Zelinda, che pur sarebbe andata nel di lei appartamento. Viene questa confidente a darle
darle notizia de’ due prigionieri, ed Erbele al sentire ciò che narra di Gerbino, dice Questa è l’età di che fiorìa Gerb
ed Erbele al sentire ciò che narra di Gerbino, dice Questa è l’età di che fiorìa Gerbino. Entra Gerbino, erbele sviene
che si rapporti al re, scioglie a Gerbino. Ecco la prima espressione di Gerbino: E m’è concesso d’esalar di nuovo Sul
bino. Ecco la prima espressione di Gerbino: E m’è concesso d’esalar di nuovo Sulla tua mano il cor sciolto in sospiri.
la tua mano il cor sciolto in sospiri. Di nuovo? si può dunque più di una volta esalare il core, e non morire? Ma come
i suoi occhi l’aveano ferita? Direi ahe il poeta si sovvenne del caso di Gerbino, e si dimenticò di quello di Erbele. Pass
a? Direi ahe il poeta si sovvenne del caso di Gerbino, e si dimenticò di quello di Erbele. Passa Gerbino a domandare, Al
he il poeta si sovvenne del caso di Gerbino, e si dimenticò di quello di Erbele. Passa Gerbino a domandare, All’ara infa
rificò l’onor proprio alla passione, si offende perchè Gerbino dubita di lei, e dice con nobil disdegno, Dammi la morte,
mio rispetta. Viene Filinto e si attacca tra lui e Gerbino una gara di generosità, perchè Filinto vuol che l’amico parta
ottenuta da Germondo, ed egli vuol restar prigioniero. E’ imitazione di quella di Oreste e Pilade del Rucellai, e di Corr
da Germondo, ed egli vuol restar prigioniero. E’ imitazione di quella di Oreste e Pilade del Rucellai, e di Corradino e Fe
igioniero. E’ imitazione di quella di Oreste e Pilade del Rucellai, e di Corradino e Federigo del Caraccio; ma non produce
erigo del Caraccio; ma non produce un pari effetto; perchè i pericoli di Oreste e di Federigo sono evidentemente mortali;
raccio; ma non produce un pari effetto; perchè i pericoli di Oreste e di Federigo sono evidentemente mortali; là dove Fili
ntemente mortali; là dove Filinto non rimane esposto alla pena sicura di morte. Di più al partir libero Gerbino in forza d
più al partir libero Gerbino in forza della grazia regia, ha speranza di esser anch’egli liberato per qualche modo. Ma Ger
di esser anch’egli liberato per qualche modo. Ma Gerbino sovvenendosi di Guglielmo suo avo, per voler fuor di luogo imitar
he modo. Ma Gerbino sovvenendosi di Guglielmo suo avo, per voler fuor di luogo imitar l’espressione di Oreste, esclama   
si di Guglielmo suo avo, per voler fuor di luogo imitar l’espressione di Oreste, esclama       Ah sconsolato vecchio Qu
e? profferì il mio nome? E quì l’autore pensò ad imitare le domande di Ermione nell’Andromaca del Racine. Ma Ermione in
domande di Ermione nell’Andromaca del Racine. Ma Ermione in procinto di perdere Pirro, ha ben ragione di volere indagare
a del Racine. Ma Ermione in procinto di perdere Pirro, ha ben ragione di volere indagare per tali picciole cose, se a lei
se a lei pensi tuttavia; là dove Erbele ha recenti pruove della fede di Gerbino; quindi è che le premure di Ermione svegl
bele ha recenti pruove della fede di Gerbino; quindi è che le premure di Ermione svegliano l’attenzione, e quelle d’Erbele
omanda per la prima volta, ed Erbele ha sentito più volte il racconto di Zelinda, che dice, Più fiate il labro mio gli e
te narrò, dove se vuolsi pronunziare italianamente, si fa un verso di dodici sillabe dovendosi dire fi-a-te, e non fia-
ggia, ma va anche fin sulla soglia per esser vicina a Gerbino a segno di vederne gli sguardi, ed udirne i sospiri e le par
ad Erbele. Anche Ormusse esce a dare un ordine, e si ritira, poi esce di nuovo, e ne dà un altro. Ma perchè tanto scompigl
anto scompiglio? Perchè certo nunzio che esce in campo quasi al tocco di verga magica, ha scoperta la falsa morte di Gerbi
e in campo quasi al tocco di verga magica, ha scoperta la falsa morte di Gerbino, ed il re dubita che possa essere il prig
na situazione tragica, ma una momentanea sorpresa. Osmida torna fuori di nuovo, e minaccia Erbele veramente senza veruna r
senza veruna ragione; pure ella non adducendo discolpa, posta in aria di Megara moglie di Ercole, parla per aforismi sul g
one; pure ella non adducendo discolpa, posta in aria di Megara moglie di Ercole, parla per aforismi sul gusto di Seneca, e
osta in aria di Megara moglie di Ercole, parla per aforismi sul gusto di Seneca, e prendendo in prestanza l’espressioni di
aforismi sul gusto di Seneca, e prendendo in prestanza l’espressioni di Ezio vincitore di Attila, risponde: Chi visse i
o di Seneca, e prendendo in prestanza l’espressioni di Ezio vincitore di Attila, risponde: Chi visse ignoto a se, neglet
altrui, Morte paventa. Ma quali gesta (dirà l’ascoltatore) lascia di se dopo morta Erbele, eccetto l’aver preso di not
à l’ascoltatore) lascia di se dopo morta Erbele, eccetto l’aver preso di notte un uomo fralle sue braccia, e profanata la
. L’ha serbato ella? Viene nella scena 5 Germondo a scusarsi col re di non aver saputo i nomi de’ prigionieri, e giura
tesino. Ormusse esorta il re a trarre il vero dal prigioniero a forza di tormenti, Del facondo martir la certa prova D
o IV. Liete nuove reca Zelinda; Gerbino è sicuro. Ella, per relazione di un soldato fuggito alla strage, racconta ad Erbel
ge, racconta ad Erbele la battaglia che egsi ha avuta con due schiere di soldati a piedi, ed a cavallo. Comincia, è vero,
ta da Gerbino, e vi s’inseriscono l’un dopo l’altro tre paragoni, uno di leone famelico che rabbioso infierisce nel gregge
pastus ceu plena leo per ovilia turbans dell’epico latino) il secondo di uno scoglio che sostiene l’onde, Quando de’ ven
l’ultimo peggiore degli altri per le circostanze soverchie al caso, di un silenzio ed orrore, Qual regna in valle soli
e poi degli eruditi paragoni la Mora descrive il rapido e certo ferir di Gerbino imitando un altro grande epi o, Cento c
endo lasciato dal loro capitano per darne avviso al re, ha la libertà di amoreggiare a sua posta. Erbele lo chiama Gerbino
he per ipotesi del poeta non debbono udir nulla, ed intende come dopo di aver rotte le schiere di cavalleria e di fanteria
non debbono udir nulla, ed intende come dopo di aver rotte le schiere di cavalleria e di fanteria gli s’infranse il ferro
nulla, ed intende come dopo di aver rotte le schiere di cavalleria e di fanteria gli s’infranse il ferro e rimase prigion
e che può farlo palese. Nè in questa scena il virtuoso Gerbino lascia di dire che l’estremo suo Fiato accorrà quella le
In cui rimase l’alma mia nel primo Bacio felice. Filinto propone di volersi far credere Gerbino, come Federigo del Ca
un altro, il re lascerebbe impunito chi gli ha trucidate due schiere di soldati? Ecco come ad ogni passo s’incontra un pr
il vero Dall’uno e l’altro il fier tormento esprima. Per nulla dire di quel dall’uno e l’altro, non ben si vede come il
può obbligare a palesare, ad esprimere. Tralle violenze del carattere di Osmida è da porsi il comando che dà, che Gerbino
patibolo Sugli occhi dell’indegna paghi il fio. Erbele non è rea di nuovo errore, non è complice nella fuga o nelle p
non è rea di nuovo errore, non è complice nella fuga o nelle prodezze di Gerbino, e pure il Moro la condanna all’infamia d
a o nelle prodezze di Gerbino, e pure il Moro la condanna all’infamia di assistere all’esecuzione della sentenza del colpe
zio, e che Erbele De le sue dame in mezzo al folto cerchio Seguia di morte la funesta pompa; benchè paja che le sult
n dovessero alla maniera delle principesse Europee avere un corteggio di dame in vece delle schiave usate nelle corti more
eto va in Gerbino a schiantar il germe della famiglia de’ re Normanni di Sicilia, come se ad un re moro non amico, ed offe
amore de’ due amanti, che debbono sempre più irritare il furor geloso di Osmida. A noi sembra che più acconciamente si sar
oi sembra che più acconciamente si sarebbe egli appigliato al partito di destare nel re uno spirito di generosità spingend
e si sarebbe egli appigliato al partito di destare nel re uno spirito di generosità spingendolo a concedere un nobil perdo
nto è sfuggito a Germondo. Contuttociò, malgrado delle deboli ragioni di quel vecchio, Osmida si determina a liberar Gerbi
etermina a liberar Gerbino dalla morte. Come però si accordi l’Osmida di quest’atto con quello de’ precedenti; come si gua
a al tiranno Granatino quel vederlo, per una parlata poco concludente di un cristiano, divenire in un tratto eroe, magnani
divenire in un tratto eroe, magnanimo, impaziente dell’esito al pari di Seleuco del Varano e di Tito del Metastasio, nel
roe, magnanimo, impaziente dell’esito al pari di Seleuco del Varano e di Tito del Metastasio, nel dubbio che non arrivi in
re imparziale. Osmida resta a trattener lo spettatore con un monologo di trentasei versi, in cui non solo mostrasi bramoso
con un monologo di trentasei versi, in cui non solo mostrasi bramoso di gloria e geloso di esercitar la clemenza, virtù s
trentasei versi, in cui non solo mostrasi bramoso di gloria e geloso di esercitar la clemenza, virtù sino a quel punto a
za, virtù sino a quel punto a lui ignota, ma diviene anche precettore di grandezza d’animo. Germondo gli ha chiesta la vit
nche precettore di grandezza d’animo. Germondo gli ha chiesta la vita di Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli di più l
do gli ha chiesta la vita di Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli di più la libertà ed Erbele, ed essere il pronubo de
Ruccellai, il Metastasio, e La Mothe. Risulta da quanto se n’è notato di non esser questa tragedia differente dagli Esuli
cuzione più pura e più propria, lo stile più eguale, e meno infettato di lirici colori e di concetti secentisti, i caratte
più propria, lo stile più eguale, e meno infettato di lirici colori e di concetti secentisti, i caratteri più costanti, gl
tà, giacchè vi si fa passare per virtù l’incontinenza e la violazione di una casa reale. Corradino terza tragedia del med
del medesimo autore non rappresentata si stampò in Napoli colla data di dicembre 1789, benchè si pubblicasse più tardi. V
uelle che ci rimangono del teatro greco, non potendosi avere in conto di nazionali nè da noi, nè dagli Spagnuoli, nè da’ F
ie pe’ Francesi, Inglesi, Spagnuoli, e Alemanni quelle che parlassero di Ugolino, di Giovanna I, del Piccinino &c. Non
esi, Inglesi, Spagnuoli, e Alemanni quelle che parlassero di Ugolino, di Giovanna I, del Piccinino &c. Non saranno per
ie la Zaira, il Tancredi &c., Carlo I d’Inghilterra, Carlo figlio di Filippo II di Spagna &c. Dicesi anche in tal
l Tancredi &c., Carlo I d’Inghilterra, Carlo figlio di Filippo II di Spagna &c. Dicesi anche in tal discorso che i
to che la tragedia debba essenzialmente esser nazionale nella Poetica di Aristotile, o nel suo comentatore Eustazio, o in
edursi tal regola dagli esempj greci, perchè sebbene la maggior parte di quelle a noi pervenute contengano argomenti greci
noi non giunsero? Certo è che alcune delle rimasteci esprimono fatti di popoli stranieri. Il Prometeo al Caucaso p. e. è
e ne sono le azioni. Lascio poi la memoria e qualche titolo restatoci di antiche tragedie, che indicano azioni straniere,
che tragedie, che indicano azioni straniere, come i Persi e gli Egizj di Frinico, il Fiore di Agatone &c. Per non fer
icano azioni straniere, come i Persi e gli Egizj di Frinico, il Fiore di Agatone &c. Per non fermarci ad ogni motto d
Frinico, il Fiore di Agatone &c. Per non fermarci ad ogni motto di tal discorso, omettiamo diverse cose che vi si af
di ed episodici; e che lo stile delle antiche tragedie italiane, cioè di quelle del XVI secolo, manchi di armonia. Ci ferm
elle antiche tragedie italiane, cioè di quelle del XVI secolo, manchi di armonia. Ci fermeremo in ciò che si dice dell’arg
dichiarandola imperfettissima. Egli chiama episodico il freddo amore di Clarice e Corradino, imbecille il re Carlo, la tr
re di Clarice e Corradino, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi soliloquii e di scene inutili che non addi
no, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi soliloquii e di scene inutili che non addita, e di espressioni ch
dia ripiena di lunghi soliloquii e di scene inutili che non addita, e di espressioni che si risentono dell’infelicità del
i che si risentono dell’infelicità del secolo XVII, che abbiam veduto di non esser punto vero. III Prevede l’opposizione c
II Prevede l’opposizione che gli si farà per avere deturpato il fatto di Corradino con amori nulla interessanti. Confessa
sa con queste parole: ma come senza episodj riempiere il vuoto (così) di cinque atti, e presentare al pubblico lo spettaco
l vuoto (così) di cinque atti, e presentare al pubblico lo spettacolo di due ore? Se così è, perchè si maraviglia che i Fr
maraviglia che i Francesi non abbiano trattato un argomento incapace di riescire di giusta grandezza in teatro senza fram
che i Francesi non abbiano trattato un argomento incapace di riescire di giusta grandezza in teatro senza frammischiarvi e
rvi episodii estrinseci e amori impertinenti? Piace che egli confessi di non aver saputo trattare quest’argomento senza am
tare quest’argomento senza amori e senza episodj da riempiere il voto di cinque atti e trattenere il pubblico per due ore.
dizioni che gli costituiscano dominanti e degni della tragedia, prima di esporne una breve analisi, ne accenneremo il pian
ne accenneremo il piano. L’atto I rappresenta che Corradino col Duca di Austria prigionieri di Carlo I d’Angiò sono ammes
o. L’atto I rappresenta che Corradino col Duca di Austria prigionieri di Carlo I d’Angiò sono ammessi nella reggia e lasci
guerrieri, e che il re dà loro interamente la libertà sulla speranza di allettar Corradino a fidarsi di lui. Il II dimost
interamente la libertà sulla speranza di allettar Corradino a fidarsi di lui. Il II dimostra che Corradino amante favorito
radino a fidarsi di lui. Il II dimostra che Corradino amante favorito di Geldippe figlia di Carlo viene a dirle che egli d
lui. Il II dimostra che Corradino amante favorito di Geldippe figlia di Carlo viene a dirle che egli dee partire; che ell
i Carlo viene a dirle che egli dee partire; che ella chiede dilazione di un giorno; che Carlo non vedendolo partire si mar
si maraviglia dell’indugio, e ne sospetta. Nel III si vede Corradino di notte che viene a prendere congedo dall’innamorat
i parli mentre egli ascolta da parte, ma le previene che se l’avverte di ciò, lo farà uccidere. Con tale artificio scopre
uccidere. Con tale artificio scopre il loro secreto, comanda la morte di lui, e Geldippe manifesta che è Corradioo. L’atto
festa che è Corradioo. L’atto IV presenta un ambasciadore della madre di Corradino, che per la di lui libertà fa proposte
atto IV presenta un ambasciadore della madre di Corradino, che per la di lui libertà fa proposte di pace che son rigettate
adore della madre di Corradino, che per la di lui libertà fa proposte di pace che son rigettate: un legato del papa che in
ste di pace che son rigettate: un legato del papa che insinua a Carlo di non lasciar vivo il suo nemico: Corradino che va
lui non sono essenziali alla morte a cui egli è condannato: che lungi di aumentarsi il tragico naturale del fatto istorico
li amori, ne viene offuscato, e la favola diventa un’ azione comunale di un principe che si occulta per amore, e che scope
ben poco contengono che convenga allo svevo Corradino erede del reame di Napoli, e che sotto altri nomi niuno indizio dare
ede del reame di Napoli, e che sotto altri nomi niuno indizio darebbe di quella storia patria. Presi adunque que’ tre atti
uella storia patria. Presi adunque que’ tre atti come parte del satto di Corradino appena formano un episodio tutto alieno
atto di Corradino appena formano un episodio tutto alieno dalla morte di lui per ragion di stato, e ben lontano dal presen
appena formano un episodio tutto alieno dalla morte di lui per ragion di stato, e ben lontano dal presentarci alcuna situa
igenti? Vediamone le particolarità. Atto I. Nella prima scena il Duca di Austria fa menzione con Corradino di cose a lui b
tto I. Nella prima scena il Duca di Austria fa menzione con Corradino di cose a lui ben note, per darle ad intendere all’u
itta ricevuta, della loro prigionia, dell’esser tenuti per privati, e di essersi di tutto passato avviso alla madre di Cor
ta, della loro prigionia, dell’esser tenuti per privati, e di essersi di tutto passato avviso alla madre di Corradino. Egl
r tenuti per privati, e di essersi di tutto passato avviso alla madre di Corradino. Egli rimprovera a Corradino la dimenti
dimenticanza della vendetta e del regno, e gli dice che miri l’ombre di Federigo II e di Manfredi che vanno per quella re
la vendetta e del regno, e gli dice che miri l’ombre di Federigo II e di Manfredi che vanno per quella reggia invendicate.
er quella reggia invendicate. Aggiugne, Del tuo periglio nè pensier di regno Più ti siede sul cor ligio d’amore, il
più non gli siede sul core nè pensiero del suo periglio, nè pensiero di regno. Dice di poi,        Vide il tiranno Te
ede sul core nè pensiero del suo periglio, nè pensiero di regno. Dice di poi,        Vide il tiranno Te del sangue de’
in fuga, altrimente si distinguono come due cose diverse le schiere di Carlo da’ soldati di Carlo. Corradino a’ detti de
si distinguono come due cose diverse le schiere di Carlo da’ soldati di Carlo. Corradino a’ detti del Duca promette di ri
e di Carlo da’ soldati di Carlo. Corradino a’ detti del Duca promette di ricordarsi del regno, eludendo però il fine dell’
del regno, eludendo però il fine dell’esortazione del cugino che era di rimuoverlo dall’amore di Geldippe. Vi è il prigio
il fine dell’esortazione del cugino che era di rimuoverlo dall’amore di Geldippe. Vi è il prigioniero Tancredi (nome pres
tuoi begli occhi. Geldippe si discolpa con dire che ha dovuto schivar di vederlo, perchè vi era baciamano in corte e gala
dardo Del sangue del mio cor fatto vermiglio. In somma se l’amor di Geldippe non è furioso e disperato quale nella tr
al Caraccio. Nella scena 4 impazienti sono Carlo ed Ermini per parte di papa Clemente, che Corradino tuttavia si celi all
Romana Sede ognor vacillerà. La Romana Sede vacillerà per la libertà di Corradino vinto, ramingo, privo di forze? ella ch
mana Sede vacillerà per la libertà di Corradino vinto, ramingo, privo di forze? ella che crollò il gran potere di Federigo
radino vinto, ramingo, privo di forze? ella che crollò il gran potere di Federigo II, che a tanti stati aviti accoppiava l
ardire, osserviamo seriamente, che se conviene talvolta a un ministro di altra corte inspirar ne’ principi i sentimenti de
tà nasconda L’insidioso ferro, e al tuo vantaggio Servendo, fingi di servire al Cielo. Santamente crudel fia che ras
fame con detestabile insidioso esempio conchiude, L’arti son queste di fondar gl’imperi. E che direbbe di peggio un Bu
o conchiude, L’arti son queste di fondar gl’imperi. E che direbbe di peggio un Bulenger, o l’autore del Sistema della
cedo se egli presta. Atto II. Dopo un cicaleccio inutile sul passato di Geldippe con la confidente Amelia, Corradino vien
e governo. Questa vita, e quest’alma è tua. Disponi Arbitro ognor di me, del mio destino. Io non vò entrare a decide
amigliare e comico anzi che tragico. Egli le dice che il re gl’impone di partire dandogli la libertà. Perfido (ripiglia Ge
sciarmi e per vantarti del tuo trionfo infame e dello schernito amore di real donzilla, che si è donata tutta in tuo poter
nata tutta in tuo potere; tali querele possono offuscare il carattere di Geldippe, e parer triviali e tutt’altre che di pa
offuscare il carattere di Geldippe, e parer triviali e tutt’altre che di passione tragica e dominante, qual si è p. e. que
e di passione tragica e dominante, qual si è p. e. quella della Fedra di Racine, della Zaira di Voltaire, di Alvida nel To
dominante, qual si è p. e. quella della Fedra di Racine, della Zaira di Voltaire, di Alvida nel Torrismondo del Tasso, de
ual si è p. e. quella della Fedra di Racine, della Zaira di Voltaire, di Alvida nel Torrismondo del Tasso, della Semiramid
smondo del Tasso, della Semiramide del Manfredi &c. Al rimprovero di lei Corradino le ripete in dieci versi ciò che av
to in uno e mezzo, e Geldippe rimane persuasa, e dimanda la dilazione di un giorno. Ma questo breve indugio diviene sospet
che ha trattenuti lungo tempo i finti Ubaldo e Tancredi liberi presso di se, gli ha introdotti nella reggia stessa gli ha
pettare che possano essere traditori e ministri infami della vendetta di crudel nemico? Ci voleva nuova cagione, più forti
crudel nemico? Ci voleva nuova cagione, più forti indizj per dubitar di tanto, per dir di Corradino Di tradigion pensie
voleva nuova cagione, più forti indizj per dubitar di tanto, per dir di Corradino Di tradigion pensier certo l’arresta.
iocinj per essere illuso. Una poi delle più insipide ed inutili scene di quest’atto è la sesta, in cui il ribaldo e basso
esecrato, e cerca con arte scempia e spregevole leggere ne’ pensieri di lui. Un legato fuori della scena che fosse così g
e’ suoi raggiri, si manifesterebbe più atto alla zappa che a’ maneggi di stato. Atto III. Scena I di notte. Corradino vien
erebbe più atto alla zappa che a’ maneggi di stato. Atto III. Scena I di notte. Corradino viene a veder per l’ultima volta
pensabile egli si trova per dire all’amante quello che non ha stimato di dirle prima, che egli è Corradino? Per disporla a
on fiducia, non bastava palesarsi per principe reale degno della mano di lei? Stando Geldippe svenuta vengono in quella st
nza senza essere intesi nè veduti Carlo, Ermini e Roberto. A un cenno di Geldippe parte Tancredi, e neppur vede que’ tre p
si fa avanti, e domanda alla figlia donde nata sia tal dimestichezza di Tancredi con lei. Ella risponde che quel guerrier
Ella risponde che quel guerriere la vide in corte, e prese in costume di salutarla. Ella anzi dovea rispondere al Padre: r
dovea rispondere al Padre: ricordatevi che sinora gli avete permesso di parlarmi, di cavalcare a me dappresso in vostra p
dere al Padre: ricordatevi che sinora gli avete permesso di parlarmi, di cavalcare a me dappresso in vostra presenza, di e
permesso di parlarmi, di cavalcare a me dappresso in vostra presenza, di esser nostro commensale. Ella nulla di ciò gli ri
dappresso in vostra presenza, di esser nostro commensale. Ella nulla di ciò gli risponde, e Carlo le dice, vanne e torna,
i trattiene seco stesso pensando che non è bastante vendetta la morte di quel vile, e desidera, imitando i raffinamenti de
uel vile, e desidera, imitando i raffinamenti de’ pensieri dell’Edipo di Seneca, che torni l’estinto in vita, per dargli n
a 4, cui Carlo impone che venendo Tancredi gli parli senza avvertirlo di nulla, mentre egli starà ascoltando inosservato,
do inosservato, e se ella mai con parole o con cenni lo rende accorto di lui che ascolta, lo sarà subito uccidere. Il pubb
lui che ascolta, lo sarà subito uccidere. Il pubblico è omai ristucco di veder mille volte replicato questo rancido colpo
o è omai ristucco di veder mille volte replicato questo rancido colpo di scena appena tollerato nel Mitridate del Racine,
te parla del suo amore, che Geldippe riesce infelicemente nel tentare di scambiarne il sentimento. Carlo non potendola più
soffrire si fa avanti, ed ordina che si ammazzi il reo. Un grandinar di colpi, dice, Piombi sul capo suo, piombi sul pe
non il re, si fermano. Ma spera ella con palesarne la vera condizione di salvarlo? Se per Carlo era egli reo di morte come
n palesarne la vera condizione di salvarlo? Se per Carlo era egli reo di morte come Tancredi, lo sarà meno come Corradino?
al suo signor lo rendi. Il pubblico forza è che veda nel Corradino di questa tragedia minorato l’effetto tragico del Co
orradino della storia. Imperciocchè il Corradino della storia è degno di ogni compassione come legittimo sovrano scevro di
ella storia è degno di ogni compassione come legittimo sovrano scevro di colpa non solo privato del trono, ma condannato a
condannato a morte come reo da chi gliel toglie: là dove il Corradino di questa tragedia è reo effettivamente, perchè amor
nella seguente. Nella seconda adunque Iroldo ambasciadore della madre di Corradino dice che viene a trattar di pace e del
Iroldo ambasciadore della madre di Corradino dice che viene a trattar di pace e del riscatto di Corradino. Ma Geldippe per
la madre di Corradino dice che viene a trattar di pace e del riscatto di Corradino. Ma Geldippe per dar motivo ad un racco
a Geldippe per dar motivo ad un racconto che arresta l’azione in vece di farla progredire, vuol sapere (notisi la curiosit
’azione in vece di farla progredire, vuol sapere (notisi la curiosità di un’ amante in procinto di vedere a Corradino tron
rogredire, vuol sapere (notisi la curiosità di un’ amante in procinto di vedere a Corradino troncato il capo!) che cosa gl
asse all’azione. L’autore tolse in prestanza il patetico delle parole di Andromaca nelle Trojane di Euripide, non riflette
olse in prestanza il patetico delle parole di Andromaca nelle Trojane di Euripide, non riflettendo che se ne scemava il pr
d in faccia al figlio che timido ed imbelle si accoglie nelle braccia di lei, esprime il dolor materno. Iroldo soldato ale
ei, esprime il dolor materno. Iroldo soldato alemanno narra le parole di una madre lontana tanto dal figlio. Andromaca in
di una madre lontana tanto dal figlio. Andromaca in Euripide squarcia di pietà i cuori, perchè lo spettatore stà vedendo c
appato dal seno, stà ascoltando questa madre che dice (ci si permetta di accennarlo colla nostra traduzione recata nel tom
e, da queste braccia Ti svellono i crudeli:” ma Iroldo pone in bocca di Elisabetta una bugia con dire, Misero figlio, d
nte abbia tolto Corradino dal seno materno, essendo anzi col consenso di lei venuto in Italia con un esercito alla conquis
perchè sebbene Corradino avea diritto al regno, Manfredi però figlio di Federigo II n’era già padrone quando Elisabetta p
quale augellin rifugge Sotto l’ali materne?” Iroldo però innamorato di quell’augellino ha voluto incastrarlo nel suo rac
nelle quali parole si espongono circostanze assai diverse da quelle di Corradino, oltre di peggiorarsi il concetto di Eu
si espongono circostanze assai diverse da quelle di Corradino, oltre di peggiorarsi il concetto di Euripide, perchè il gr
ssai diverse da quelle di Corradino, oltre di peggiorarsi il concetto di Euripide, perchè il greco tragico usa di quella s
e di peggiorarsi il concetto di Euripide, perchè il greco tragico usa di quella similitudine detta di volo in tre parole,
di Euripide, perchè il greco tragico usa di quella similitudine detta di volo in tre parole, e l’italiano, sul gusto di qu
lla similitudine detta di volo in tre parole, e l’italiano, sul gusto di quelle di Seneca sconvenevoli al dramma, ne riemp
tudine detta di volo in tre parole, e l’italiano, sul gusto di quelle di Seneca sconvenevoli al dramma, ne riempie tre ver
eneca sconvenevoli al dramma, ne riempie tre versi. Ma il più curioso di questa scena episodica rubata senza vantaggio si
uesta scena episodica rubata senza vantaggio si è che Iroldo studiasi di muovere la pietà, quando al contrario il disegno
o al contrario il disegno del duca nel presentarlo a Geldippe è stato di animarla con liete speranze della vicina pace, e
restato. Carlo nella scena 4 siede sul trono. Iroldo propone i tesori di Elisabetta per riscatto del figlio, e Carlo gli r
a per riscatto del figlio, e Carlo gli rifiuta dicendo che il destino di Corradino dipende dalla decisione del suo Consigl
cisione del suo Consiglio. Iroldo che non può ignorare che il diritto di Carlo sul regno nasce tutto dall’invito del ponte
rebelle? Alla tiara la real corona Chi mai sommise? Il successor di Piero Qual dritto vanta mai su i regni altrui?
a contro l’oggetto della sua ambasciata, non essendo questo il camino di ottener la libertà di Corradino. Carlo giustifica
la sua ambasciata, non essendo questo il camino di ottener la libertà di Corradino. Carlo giustifica i diritti della tiara
della corona. Ma un ambasciadore più saggio e più sedele alle premure di una madre che teme per la vita del figlio, avrebb
remure di una madre che teme per la vita del figlio, avrebbe schivato di suscitar le gelosie di Carlo, restrignendosi a tr
teme per la vita del figlio, avrebbe schivato di suscitar le gelosie di Carlo, restrignendosi a trattar l’ammenda che off
sie di Carlo, restrignendosi a trattar l’ammenda che offre Elisabetta di cedere, per la libertà del figlio, le ragioni deg
di cedere, per la libertà del figlio, le ragioni degli Suevi al trono di Napoli, ed a proporre l’unione di Geldippe e Corr
io, le ragioni degli Suevi al trono di Napoli, ed a proporre l’unione di Geldippe e Corradino. Iroldo tradisce per ignoran
a il disegno dell’afflitta madre, e propone le nozze e l’ammenda dopo di avere empiuto di sospetti il re. Sciolta l’udienz
’afflitta madre, e propone le nozze e l’ammenda dopo di avere empiuto di sospetti il re. Sciolta l’udienza viene Geldippe
re. Sciolta l’udienza viene Geldippe ad implorar dal padre la libertà di Corradino, e Carlo gliene dà speranza contro ogni
ciò che accade; e forse a que’ tempi era questo l’uffizio delle dame di corte. Atto V. Si apre con un soliloquio di Geldi
esto l’uffizio delle dame di corte. Atto V. Si apre con un soliloquio di Geldippe che si figura di vedere uno spettro. Iro
di corte. Atto V. Si apre con un soliloquio di Geldippe che si figura di vedere uno spettro. Iroldo viene a dire che le gu
ente al tumulto, narra che Corradino è stato decapitato. Ella al pari di Zelinda del Gerbino ornando il suo racconto con t
braccio che sostenga in alto il ferro, che lo faccia cadere sul capo di lei. Vuol poi sapere da Amelia l’estreme parole d
. Noi non vogliamo epilogare le sconcezze del piano e dell’esecuzione di questa tragedia, troppo manifesti essendone gli a
festi essendone gli amori freddi e svenevoli che offendono il tragico di tale argomento, i concettuzzi lirici, le scene in
i concettuzzi lirici, le scene inutili, le ripetizioni, l’imbecillità di Carlo, l’oziosità di Roberto, le smemoraggini del
le scene inutili, le ripetizioni, l’imbecillità di Carlo, l’oziosità di Roberto, le smemoraggini dell’autore sul personag
ia condannato e decapitato senza dirsi preso, la malvagità scandalosa di Ermini, le insipide narrazioni di Amelia, le scon
irsi preso, la malvagità scandalosa di Ermini, le insipide narrazioni di Amelia, le sconcezze del personaggio d’Iroldo &am
a dell’autore del Gerbino. Per riescirvi altro non occorre che cercar di obbliare tutte queste tessiture fantastiche, e ri
merito del conte Alfieri, se non si fusse ancora più appalesato degno di figurare tra’ nostri migliori tragici, e di venir
cora più appalesato degno di figurare tra’ nostri migliori tragici, e di venire al confronto de’ buoni Francesi. Egli nell
gici, e di venire al confronto de’ buoni Francesi. Egli nell’edizione di Parigi del 1788 non solo ha riprodotte le dieci t
azioni circa lo stile, ma ve ne ha aggiunte altre nove inedite ricche di novelli pregi. Esse sono: Maria Stuarda, la Congi
miglioramento notabile nello stile divenuto più naturale senza perder di grandezza, nella versificazione più scorrevole se
gua tersa ed elegante senza sacrificar la grazia nativa per lo studio di esser cruschevole, nell’economia più giudiziosa,
nojosità de’ confidenti. Se ne vegga alcuna particolarità su ciascuna di esse. Maria Stuarda. Conviene lo stile alla trag
della favola. Maria poco attiva ancora diventa scherno delle insidie di Botuello, e riscuote qualche pietà senza partorir
lleranza, e nell’atto quinto comparisce profeta veridico degli eventi di Maria. Se pronunziasse enfaticamente presagj gene
converrebbe. Ma adombrando con circostanze individuali i futuri casi di Maria, come ciò avviene senza una superna ispiraz
utto riesca languido e freddo, e che per ciò la reputa la più cattiva di quante ne ha fatte, o fosse per farne, e la sola
energica e conveniente al genere, e i personaggi cresciuti al numero di sei la preservano dalla necessità della frequenza
reservano dalla necessità della frequenza de’ monologhi, e dalla noja di veder alternar sempre sulla scena quattro soli pe
sempre sulla scena quattro soli personaggi. La veemenza del carattere di Raimondo diffonde per l’azione tutta un estremo v
madre, buona moglie, contrasta ottimamente colle violenti intraprese di Raimondo, il quale ama lei, ama i figli, ma congi
aimondo, il quale ama lei, ama i figli, ma congiura contro i fratelli di lei che tiranneggiano la patria. L’avversione con
ro i fratelli di lei che tiranneggiano la patria. L’avversione contro di Roma traluce, nè foscamente, nella scena 4 dell’a
di Roma traluce, nè foscamente, nella scena 4 dell’atto IV da i detti di Lorenzo. Il V riesce vivace trasportandosi felice
te la finale azione alla presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di t
presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi al tempio, ed agi
re. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di trovarsi al tempio, ed agitato per la tenerezza c
in prima timore pe’ fratelli, indi dolore pel marito. Questa tragedia di personaggi troppo moderni di picciolo stato non r
indi dolore pel marito. Questa tragedia di personaggi troppo moderni di picciolo stato non regge al confronto di quelle o
di personaggi troppo moderni di picciolo stato non regge al confronto di quelle ove intervengono Romani, Greci, o Barbari
sse relativo de’ personaggi. L’amor dell’arte lo rende rigido censore di se stesso e meritevole anche per ciò di particola
’arte lo rende rigido censore di se stesso e meritevole anche per ciò di particolar lode. Don Garzia. Presenta i medesimi
tragico, lumi filosofici sparsi senza l’affettazione e il portamento di massime ed aforismi, affetti posti a buon lume, e
n pessimo, cupo, ambizioso, malvagio calunniatore, dissimulato, privo di ogni virtù e di affetti di fratello, e di figlio.
ambizioso, malvagio calunniatore, dissimulato, privo di ogni virtù e di affetti di fratello, e di figlio. Sventuratamente
malvagio calunniatore, dissimulato, privo di ogni virtù e di affetti di fratello, e di figlio. Sventuratamente egli è il
niatore, dissimulato, privo di ogni virtù e di affetti di fratello, e di figlio. Sventuratamente egli è il solo fabbro del
ratamente egli è il solo fabbro dell’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia uccilore, per la perfidia di lui, dell’inn
’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia uccilore, per la perfidia di lui, dell’innocente Diego, ed è il solo che riman
malvagità. Ed in vero un’ azione indegna, aliena assai da’ sentimenti di Garzia enunciato per buono, mi sembra quel libera
inente pericolo mortale (fosse anche sicuro) la sua Giulia, per mezzo di un assassinamento del padre di lei a tradigione.
anche sicuro) la sua Giulia, per mezzo di un assassinamento del padre di lei a tradigione. No, non mai mi parrà atta a sve
a tenera figlia e sposa Micol, il giusto e prode David, il buon amico di lui Gionata, lo zelante Achimelech, Abner invido
buon amico di lui Gionata, lo zelante Achimelech, Abner invido nemico di David, e sopra tutti l’agitato Saul da’ rimorsi,
ntar questa tralle buone tragedie del lodato autore. Tutte le parlate di David mi sembrano eccellenti, e producono grande
o sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro di David con Micol è tralle più appassionate. Bella
onate. Bella è la terza del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni di Abner a Saul contro di David, questi inopinatamen
del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni di Abner a Saul contro di David, questi inopinatamente presentandosi manife
. Nella terza del III esprimonsi acconciamente le notturne agitazioni di Micol nell’assenza di David. Nella quarta i canti
esprimonsi acconciamente le notturne agitazioni di Micol nell’assenza di David. Nella quarta i canti di David ora enfatici
turne agitazioni di Micol nell’assenza di David. Nella quarta i canti di David ora enfatici ora soavi con diversità corris
i canti di David ora enfatici ora soavi con diversità corrispondente di metri per calmar le furie di Saul, dilettano nell
i ora soavi con diversità corrispondente di metri per calmar le furie di Saul, dilettano nella lettura, e più diletteranno
presentino bene. Contrastano nella quarta del IV l’energiche profezie di Achimelech coll’empietà pronunziate da Saul contr
iate da Saul contro de’ Sacerdoti. Bellissima è la patetica divisione di David da Micol nella prima del V, nè men pregevol
a Micol nella prima del V, nè men pregevole è l’appassionato monologo di Micol nella seguente. L’aumento delle furie di Sa
’appassionato monologo di Micol nella seguente. L’aumento delle furie di Saul, la sconfitta degl’Israeliti enunciata da Ab
la sconfitta degl’Israeliti enunciata da Abner colla morte de’ figli di Saul producono il funesto trasporto di lui, pel q
da Abner colla morte de’ figli di Saul producono il funesto trasporto di lui, pel quale infierisce contro se stesso:    
o re Agide. Le due virtuose donne Agesistrata madre e Agiziade moglie di Agide hanno distintivi eroici proprj della loro n
gide hanno distintivi eroici proprj della loro nazione, Ansare nemico di Agide, subalterno dell’ingrato vendicativo re Leo
ida, vela col manto del pubblico spartano l’odio privato, e lo studio di affrettar l’estrema ruina di Agide per timor di p
ico spartano l’odio privato, e lo studio di affrettar l’estrema ruina di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimet
privato, e lo studio di affrettar l’estrema ruina di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di L
na di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di Licurgo. Ne addito come parti singolarmente prege
I nell’atto II la seconda, in cui Agide esorta la moglie a soffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli: Non
ffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli: Non assetato di vendetta io moro, Ma di virtù spartana, ancorch
allevar da Spartani i figli: Non assetato di vendetta io moro, Ma di virtù spartana, ancorchè tarda. Purch’ella un d
e sarà paga l’ombra mia. Mi squarci Il cor . . . oimè! . . . Perchè di morte?. . . Ag. Il cor . . . oimè! . . . Perchè
mè! . . . Perchè di morte?. . . Ag. Il cor . . . oimè! . . . Perchè di morte?. . . O donna, Spartana sei, d’Agide mogl
e involi La gloria eterna. III nel IV la scena terza del giudizio di Agide. Egli distrugge le altrui imputazioni con e
con evidenze, tutta discopre l’anima sua spartana, e colla sicurezza di morire torna al suo carcere. IV nell’atto V la pr
orire torna al suo carcere. IV nell’atto V la prima che è un monologo di Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell
de, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. V la quarta di lui
si vede a un tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. V la quarta di lui con Agiziad
tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. V la quarta di lui con Agiziade, in cui si
l’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. V la quarta di lui con Agiziade, in cui si disviluppano i suoi t
ria. Bella separazione è la seguente! Agia. Parlar non posso ... Io di lasciarti ... Ag. Parlar non posso ... Io di la
arlar non posso ... Io di lasciarti ... Ag. Parlar non posso ... Io di lasciarti ... Un fido Consiglio avrai nella mia
nsare vengono per fare uccidere Agide. I soldati, ad onta del comando di Leonida, rimangono immobili. Agide gli dice, che
esistrata ripiglia, due ne recai, e s’uccide. Leon. Di maraviglia e di terror son pieno! Che dirà Sparta? Ans. Che d
nostri ...Oh Dio! Sofonisba. Non può negarsi all’Alfieri il vanto di tragico egregio al veder trattato con superiorità
e le prime impresse, quattro personaggi. Spicca tra essi il carattere di Sofonisba. Siface non è men generoso per amore di
a essi il carattere di Sofonisba. Siface non è men generoso per amore di quello che si dimostra la consorte per fuggir la
uggir la propria vergogna. Massinissa ama fervidamente, nè scarseggia di grandezza, benchè trascorra a qualche proposito p
Romano che anche parla. Dopo varie buone tragedie italiane e francesi di Giunio Bruto, il conte Alfieri ha maneggiato ques
o un maraviglioso incremento scosso il giogo de’ Tarquinj. La parlata di Bruto nell’atto I e la vista del corpo trafitto d
rquinj. La parlata di Bruto nell’atto I e la vista del corpo trafitto di Lucrezia infiamma l’indignazione del Popolo, che
de’ tiranni, e nomina i primi consoli. L’esame del delitto de’ figli di Bruto nell’atto IV, i quali veggonsi come rei in
si come rei in mezzo a’ littori, disviluppa egregiamente il carattere di Bruto che obblia d’esser padre, e si rammenta sol
della patria. Il pentimento de’ figli più inconsiderati che colpevoli di tradimento, lacera il cuore di si gran padre sens
figli più inconsiderati che colpevoli di tradimento, lacera il cuore di si gran padre sensibile al pari di ogni altro ove
oli di tradimento, lacera il cuore di si gran padre sensibile al pari di ogni altro ove non si tratti della patria. Oh fig
lo, e la venuta de’ rei alla sua presenza. Nel dispiegarsi il delitto di Tito e Tiberio il Popolo cade quasi ad eccettuarl
padre, il die Di Roma è Bruto. Popolo. Di Roma è Bruto. E’ il dio di Roma ... Br. Di Roma è Bruto. E’ il dio di Roma
Roma è Bruto. E’ il dio di Roma ... Br. Di Roma è Bruto. E’ il dio di Roma ... Io sono L’uom più infelice che sia nat
noso maneggiato con maggior decenza e destrezza. Mirra si rende degna di tutta la compassione, e pure è macchiata del più
leggiato. Il più rigido filosofo non prescriverebbe rimedj più attivi di quelli che a se Mirra stessa impone per seppellir
o più cupo del cuore la sua passione fatale e per trionfarne. A costo di morir languendo ella tace, ella sceglie uno sposo
o ella tace, ella sceglie uno sposo amabile che l’adora, ella impetra di abbandonare i suoi come celebrate siensi le nozze
o la morte dell’appassionato Perèo suo sposo, ed incorre nello sdegno di Ciniro suo padre. Al fine chiamata viene alla sua
re io lungi? Oh madre mia felice! almen concesso A lei sarà . . . di morire . . . al tuo fianco. Cin. Che vuoi tu di
ndonar la figlia che spira. Arriva Cecri, ode che Mirra giace svenata di propria mano, vuole appressarsi, Ciniro l’impedis
Cin. Oh delitto! Deh vieni: andiam, ten priego, A morir d’onta e di dolore altrove. Cec. Empia . . . Oh mia figlia!
, Antonio, Cicerone, Cassio, Cimbro. Grandeggia l’Alfieri dove tratta di libertà. V’ introduce i più grandi uomini de’ Rom
tta di libertà. V’ introduce i più grandi uomini de’ Romani del tempo di Cesare segnalandoli co’ distintivi del lor carett
Bruto, come si nota nel Marco Bruto, tragedia per altro pur pregevole di Antonio Conti. L’Alfieri pone in azione lo stesso
. L’Alfieri pone in azione lo stesso contrasto adoperato dal Voltaire di Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo
ato dal Voltaire di Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo di Cesare; ma oso dire che in alcun tratto se ne pre
in alcun tratto se ne prevale con qualche superiorità. Qual cosa v’ha di più grande della 2 scena del III tra Cesare e Bru
Ma che lasciare e che scerre de’ forti tratti della maschia eloquenza di Bruto? Tutto a me sembra degno della gravità del
che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed al proposito di ciascuno. Oh colpo inaspettato e fero! grida Brut
iascuno. Oh colpo inaspettato e fero! grida Bruto scorso il biglietto di Servilia, Io di Cesare figlio? Ces. Io di Ces
inaspettato e fero! grida Bruto scorso il biglietto di Servilia, Io di Cesare figlio? Ces. Io di Cesare figlio? Ah, sì
uto scorso il biglietto di Servilia, Io di Cesare figlio? Ces. Io di Cesare figlio? Ah, sì, tu il sei. Deh fra mie b
to per Roma il sangue, E in un per te, dove un Roman tu sii, Vero di Bruto Padre ... Oh gioja! ... Io veggo Sul tuo
oso smalto, Padre or tu sei. Ma dicendo Cesare Troppo il servir di Roma è ormai maturo. Bruto esclama,         Oh
vir di Roma è ormai maturo. Bruto esclama,         Oh parole! Oh di corrotto animo servo infami Sensi! A me no, non
unque? Bru. Che far vuoi dunque? O salvar Roma io voglio, O perir di tua mano. Si separano fermi l’uno di secondare
lvar Roma io voglio, O perir di tua mano. Si separano fermi l’uno di secondare la propria ambizione, l’altro di render
Si separano fermi l’uno di secondare la propria ambizione, l’altro di rendere a Roma la libertà. Bruto nell’atto V pren
in Senato, e dice che Cesare vi è venuto per mostrare che sa trionfar di se stesso, e per far certo il Senato che saranno
nato che saranno ristabilite le leggi. Cesare col dar ordini in tuono di signore disapprova i detti di Bruto, e risolve l’
e leggi. Cesare col dar ordini in tuono di signore disapprova i detti di Bruto, e risolve l’impresa de’ Parti. Allora Brut
si avventano a Cesare e l’uccidono. Compiesi la tragedia coll’aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla
coll’aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla vista di Cesare trafitto, indi ascolta Bruto con attenzion
ndere la propria libertà. L’Alfieri termina la tragedia colla parlata di Bruto che persuade il Popolo; nè a lui era lecito
ia colla parlata di Bruto che persuade il Popolo; nè a lui era lecito di far comparire Antonio, il quale, presentando al P
comparire Antonio, il quale, presentando al Popolo stesso il cadavere di Cesare, lo svolge, l’inflamma, e lo spinge a pers
cisori. Ciò ben convenne al Voltaire che volle rappresentare la Morte di Cesare, e sarebbe disconvenuto all’Alfieri che si
a Morte di Cesare, e sarebbe disconvenuto all’Alfieri che si prefisse di dipignere l’eroismo di Bruto che fa rinascere la
rebbe disconvenuto all’Alfieri che si prefisse di dipignere l’eroismo di Bruto che fa rinascere la repubblica. L’illustre
(se il pur calzai) Dal piè mi scinga l’italo coturno, E giuri a me di nol più assumer mai. Ponendo noi pur fine al ra
mai. Ponendo noi pur fine al ragionarne aggiugniamo, per chi amasse di udirlo, il nostro avviso qualunque siesi sul meri
per chi amasse di udirlo, il nostro avviso qualunque siesi sul merito di ciascuna sua tragedia nella guisa che si presenta
ancora d’intendere la differenza che in quelle dell’Alfieri a me par di vedere, saprà che io tengo per eccellenti coll’or
irginia, Oreste, Saul, Sofonisba: per buone con varj nei che io credo di osservarvi, Filippo, Antigone, la Congiura de’ Pa
’ Pazzi, Ottavia: in ultimo luogo per tollerabili soltanto, in grazia di alcune bellezze che pur vi si notano, Don Garzia,
Rosmunda, Maria Stuarda 1. ADDIZIONE IV* Versione dell’Epidico, e di alcune Commedie Francesi. Abbiamo ancora una
per una fedeltà signorile che fa conoscere talmente le grazie latine di Plauto nelle maniere italiane, che pajono origina
chi Apecide e Perifane, e la spina della sonatrice che punge il cuore di quest’ultimo, perchè amata dal figliuolo, fabbric
a borsa. S’introduce con avvisare che quelli che andarono alla guerra di Tebe, ritornano alle loro case. Chi può (gli dice
tte queste notizie? Io (risponde) che ho vedute tutte le strade piene di soldati; ed aggiugne: “Epid. Quanti prigionieri
i ne avea due, chi tre, alcuni fino a cinque. Che concorso, che folla di gente! I padri vanno ad incontrare i loro figliuo
uolo, per la quale è quasi divenuto pazzo, e per la quale è sul punto di rovinare la sua riputazione, il suo stato, ed il
cinto, o con gran falbalà, o avea forse il cortile, giacchè v’è l’uso di dar in oggi ai vestiti de’ nomi stravaganti? “Epi
eri. Forse ti maravigli che all’abito che esse portano, diano il nome di cortile, quasichè non ne veggiamo tutto il giorno
quasichè non ne veggiamo tutto il giorno che hanno indosso il prezzo di un podere intero? Il male si è, che i nostri Zerb
ofondono a braccia quadre per le loro signorine, quando si tratta poi di pagar le gravezze, dicono che non sono in istato
ndo si tratta poi di pagar le gravezze, dicono che non sono in istato di metter fuori un quattrino. Ma ci pensino essi. Ch
e, quello alla forestiera, l’abito verde mar, il cangiante, il bianco di cera, quello a color del mele. In somma, per vede
l nome sino ai cani. “Epid. In qual maniera? “Peri. Chiamano col nome di Laconici certi loro vestiti. Queste continue mode
Quinault; del sig. Luigi Roverelli l’Amante imprudente del medesimo; di Antonio Simon Sografi il Tartufo del Moliere; di
udente del medesimo; di Antonio Simon Sografi il Tartufo del Moliere; di Francesco Tortosa l’Avaro del medesimo; di Elisab
fi il Tartufo del Moliere; di Francesco Tortosa l’Avaro del medesimo; di Elisabetta Caminer Turra l’Ammalato imaginario de
rbagnas del Moliere; dell’ab. Carlo Pezzi l’Amor Medico del medesimo; di Girolamo Zanetti Giorgio Dandino del medesimo; de
anetti Giorgio Dandino del medesimo; del nominato ab. Pezzi il Signor di Porcognacco del medesimo; di Gaetano Faini le Fur
desimo; del nominato ab. Pezzi il Signor di Porcognacco del medesimo; di Gaetano Faini le Furberie di Scapino del medesimo
i il Signor di Porcognacco del medesimo; di Gaetano Faini le Furberie di Scapino del medesimo; del sig. Stefano Dada gli O
agan. ADDIZIONE V* Epoca della morte del Goldoni. Egli godeva di una pensione che gli fu tolta nella grande rivolu
ene gli venne poscia ridonata, ne godè molto poco, essendo morto a’ 9 di febbrajo del 1793. ADDIZIONE VI* La Tirannia
ra commedia in due atti in versi intitolata la Critica della Faustina di un genere diverso da quello della commedia premia
nsava a produrre fra’ suoi Opuscoli Varj; ma non ha poscia più curato di pubblicarla. Nel 1781 compose un altra commedia t
ore in due atti in prosa la Commedia Nuova traduzione dal castigliano di quella già riferita del prelodato sign. de Morati
o sign. de Moratin. Il Signorelli segue l’originale, usando solamente di qualche libertà nel dipignere i caratteri di Donn
ginale, usando solamente di qualche libertà nel dipignere i caratteri di Donna Rosina e Don Ermogene. Trovasi tal commedia
i venivano, prese a scrivere commedie per l’ottima compagnia lombarda di Giuseppe Pelandi, delle quali il pubblico rivede
or parte in iscena con piacere. Vanno in sei tomi nell’edizione prima di Torino del 1793 e 1794, e si sono impresse anche
e e la virtù. Le sue favole sono tutte scritte in prosa, ad eccezione di alcuna, come lo Schiavo, ossia il Ritorno dalla S
cesi. Tale è certamente in prima il Cappello parlante, ossia l’Elvira di Vitrì, in cui misti a situazioni lugubri e tragic
ersonaggio episodico, ed ha caratteri comici insieme con varj eccessi di disperazione che oltrepassano i confini della com
ano i confini della commedia, e presenta in Carlo Sundler un ritratto di quel padre che nella favola francese dell’Umanità
e nella favola francese dell’Umanità si trasporta ad assalire un uomo di notte in una piazza pubblica per procacciar socco
nella traccia, ne’ caratteri, e ne’ disegni. Ve ne sono varie ripiene di apparenze alla spagnuola, come il Tempo e la Ragi
po, Scrutinio Segretario del Tempo, Errore, e vi si vede or la reggia di Astrea or della Fortuna, ora una Spezieria del Te
empo, ora una officina dell’Errore, ora il gabinetto della Verità; nè di apparenze ed allegorie è men ricca la favola dett
apparenze ed allegorie è men ricca la favola detta il Dervis, o Savio di Babilonia, ove si presentano Genj, Ninfe, la Disp
gli eventi che accadono altrove a’ personaggi lontani. Non ne mancano di romanzesche, e tetre, ma però istruttive. Tali so
no di romanzesche, e tetre, ma però istruttive. Tali sono 1 la Vedova di prima notte, nella quale è singolarmente pregevol
giugne e la trova maritata con un altro, il quale si scopre fratello di lei, cosicchè la disposizione della donna di non
quale si scopre fratello di lei, cosicchè la disposizione della donna di non unirsi col marito trovasi fortunatamente di a
posizione della donna di non unirsi col marito trovasi fortunatamente di avere impedito un incestuoso congiungimento: 2 l’
ttatori: 3 la Disgrazia prova gli amici, in cui si trova la dipintura di un ottimo Ministro che esperimenta tutte le umili
reca al Sovrano ed a’ popoli la benignità de’ Principi che ascoltano di presenza le suppliche de’ vassalli; mostrandovisi
e enormi; ma il buon Principe d’ottima indole al vedere lo spettacolo di un indigente meritevole si scuote, risolve di asc
al vedere lo spettacolo di un indigente meritevole si scuote, risolve di ascoltare di faccia a faccia i vassalli, e con l’
spettacolo di un indigente meritevole si scuote, risolve di ascoltare di faccia a faccia i vassalli, e con l’Udienza stabi
o Ministro che vien punito: 5 il Tempo fa giustizia a tutti, commedia di due antichi abbandoni, e di riconoscimenti, e vi
5 il Tempo fa giustizia a tutti, commedia di due antichi abbandoni, e di riconoscimenti, e vi si dipinge un libertino che
ndoni, e di riconoscimenti, e vi si dipinge un libertino che si colma di delitti per le donne, e che in procinto di esegui
un libertino che si colma di delitti per le donne, e che in procinto di eseguire un ratto riconosce l’abbandonata sua ama
’abbandonata sua amante e suo figlio e si ravvede. Piacevoli commedie di carattere sono poi le seguenti: 1 i Pregiudizj de
n cui si dimostra la ridicola picciolezza de’ paesi provinciali pieni di nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei c
de’ paesi provinciali pieni di nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei che erano, i quali ricusano di ammettere n
nobili divenuti tali per danaro di plebei che erano, i quali ricusano di ammettere ne’ loro casini un Uffiziale che non è
omini, in cui anche un sovrano va incognito, e scuopre le bricconerie di molti birbanti che prendono il nome di galantuomi
nito, e scuopre le bricconerie di molti birbanti che prendono il nome di galantuomini, e le ingiustizie ed oppressioni di
che prendono il nome di galantuomini, e le ingiustizie ed oppressioni di un Presidente che riduce all’ultimo esterminio un
esidente che riduce all’ultimo esterminio un innocente colla speranza di acquistarne la moglie: 3 l’Avvertimento alle Mari
a di acquistarne la moglie: 3 l’Avvertimento alle Maritate, dipintura di un giovane ingannato da un Don Geronimo che lo al
gomento: 5 Non contar gli anni a una Donna si aggira sul risentimento di una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’
imento di una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’imprudenza di contraddirla allorchè ella si faceva di anni vent
amante ha avuta l’imprudenza di contraddirla allorchè ella si faceva di anni ventidue, e di sostenere che ne contava ben
mprudenza di contraddirla allorchè ella si faceva di anni ventidue, e di sostenere che ne contava ben ventisette; i parent
enza apparente, ella ne smania, vuol ricondurlo al suo amore, e finge di essersi avvelenata, ma scoperta la sua macchina n
a, e calmata al fine sposa il suo amante: 6 la Fanatica per ambizione di quattro atti rappresenta una figliuola di un nego
6 la Fanatica per ambizione di quattro atti rappresenta una figliuola di un negoziante ricchissimo, la quale presa da matt
e da superbia intollerabile, disprezza quelli che aspirano alle nozze di lei, dice a tutti sul viso i lor difetti, e se ne
ei, dice a tutti sul viso i lor difetti, e se ne concilia l’odio; uno di essi la tratta con pari alterigia ed insolenza, l
n fallimento apparente del padre e con un abbandono e un’ alienazione di tutti quelli che la bramavano quando era ricca: 7
ramavano quando era ricca: 7 il Matrimonio in maschera è un capriccio di una Signora che s’intalenta di sperimentare, se u
Matrimonio in maschera è un capriccio di una Signora che s’intalenta di sperimentare, se un Cavaliere che ella ama, sapre
ella ama, saprebbe ravvisarla e distinguerla a viso nudo in una festa di ballo, non avendogli mai parlato senza maschera;
una festa di ballo, non avendogli mai parlato senza maschera; a forza di tali ipotesi condotte con certe non molto verisim
e ella si assicura che l’ama, si smaschera, e lo sposa: 8 la Cambiale di matrimonio, ossia la Semplicità che non è delle p
plicità che non è delle più vivaci e graziose, rappresenta l’avarizia di un negoziante Inglese Europeo, e la semplicità di
presenta l’avarizia di un negoziante Inglese Europeo, e la semplicità di un Inglese Americano; l’Europeo accetta la commis
semplicità di un Inglese Americano; l’Europeo accetta la commissione di trovare all’Americano una sposa, e pensa di darle
eo accetta la commissione di trovare all’Americano una sposa, e pensa di darle sua figlia, la quale è già prevenuta di un
cano una sposa, e pensa di darle sua figlia, la quale è già prevenuta di un onesto giovane; l’Americano zotico e selvaggio
edere le ripugnanze della sposa e all’intenderne la sorgente, risolve di fornire al giovane amato colle proprie ricchezze
, risolve di fornire al giovane amato colle proprie ricchezze i mezzi di soddisfare l’avarizia del Padre che ricusava di d
rie ricchezze i mezzi di soddisfare l’avarizia del Padre che ricusava di dargliela per non esser ricco; ma uno zio del gio
ommedia in tre atti mentovata nel giornale della Letteratura Italiana di Mantova nella Parte I del tomo II. Il conte Tomma
in versi recitata da’ commedianti Lombardi nel teatro de’ Fiorentini di Napoli, che fu sollennemente fischiata. S’impress
emente fischiata. S’impresse indi nel 1792 pel Raimondi coll’epigrafe di due passi di Terenzio, i quali col testimonio del
ata. S’impresse indi nel 1792 pel Raimondi coll’epigrafe di due passi di Terenzio, i quali col testimonio dell’autore ne c
salti or lirici, or tragici, or secentisti; l’azione è nulla, e priva di ogni interesse, l’economia mal disposta, i caratt
IONE VII* Fisedia del co: Pepoli Piacque al fecondo conte Pepoli di produrre nel 1796 in Venezia sul teatro, e per le
quattro atti. Non è nè tragedia, nè commedia, e porta il nuovo titolo di fisedia, cioè canto della natura ristretta agli u
o di fisedia, cioè canto della natura ristretta agli uomini. L’azione di questo dramma di lieto fine presentato dall’autor
è canto della natura ristretta agli uomini. L’azione di questo dramma di lieto fine presentato dall’autore come un nuovo g
e passa in Buda, sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio di più di due mesi. V’intervengono due re, una regin
in Buda, sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio di più di due mesi. V’intervengono due re, una regina che t
gono due re, una regina che tratta l’armi, una principessa innamorata di un vassallo, un militare che ama la figlia del su
a pastorella che amoreggia e scherza e motteggia, un veterano bevitor di vino interdettogli dall’innamorata, un astrologo
anno contribuito a cattare applauso a questo dramma in uno de’ teatri di Venezia. Singolarmente debbono lodarsene le scene
terza e sesta colla conchiusione del IV. Non sono così persuaso bene di alcune cose del II. Passi che Rodolfo tornato dal
pac in Buda, in trenta giorni non ha colta nella reggia l’opportunità di abboccarsi colla regina Adelarda, per dirle che L
scere ad Adelarda sua madre; Rodolfo subito propone per prima impresa di salvar l’una e l’altra. Ma perchè renderla doppia
a. Ma perchè renderla doppiamente ardua e pericolosa per la necessità di salvarne due? Perchè Sofia che non osservata è ve
alla regina, non esce dalla reggia, lasciando a Rodolfo la sola cura di salvar la madre che è piena di coraggio virile? P
ggia, lasciando a Rodolfo la sola cura di salvar la madre che è piena di coraggio virile? Perchè esporre una tenera fanciu
a di coraggio virile? Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in
l pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era ve
r via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era venuta, dalla porta? Ciò è fatto
perchè salvata Adelarda, lo spettatore vegga Sofia rimasta in potere di Otogar e nel pericolo stesso della madre. Non par
in potere di Otogar e nel pericolo stesso della madre. Non parmi poi di vedere un nuovo genere nel Ladislao; e se in vece
e. Non parmi poi di vedere un nuovo genere nel Ladislao; e se in vece di dividerlo in atti, si distingua alla spagnuola in
uole, ed in altrettante inglesi, alemanne e francesi ancora del tempo di Hardy, Monchretien e Jodelle, si riconosceranno a
sceranno altrettante fisedie. Il Ladislao occupa due mesi, o poco più di rappresentazione, per osservar la legge II della
uogo contro la verisimiglianza, benchè l’azione segua or nella reggia di Buda, or sul Danubio, ora in varj siti dei monti
dei monti del Crapac lontani dalla capitale dell’Ungheria più giorni di camino: e l’azione di qualche commedia del Roxas
lontani dalla capitale dell’Ungheria più giorni di camino: e l’azione di qualche commedia del Roxas non oltrepassa poche m
e l’azione di qualche commedia del Roxas non oltrepassa poche miglia di distanza accadendo in tre luoghi differenti. Il L
tutto quello che suol farsi avvenire per macchina: ed in più migliaja di commedie spagnuole di spada e cappa ed eroiche an
farsi avvenire per macchina: ed in più migliaja di commedie spagnuole di spada e cappa ed eroiche ancora, punto non ha luo
nuole di spada e cappa ed eroiche ancora, punto non ha luogo macchina di veruna sorte. Nel Ladislao il Pepoli si serve del
ostanze e della natura, giusta la legge VI: e tutte le favole inglesi di Shakespear, Otwai, Dryden ecc. osservano la medes
tamente: e tutte le favole spagnuole e tante inglesi ed alemanne sono di lieto fine, e per questa parte ancora sono fisedi
modo ed oltremodo e meritamente riprovato. ADDIZIONE VIII* Teatro di san Ferdinando in Napoli. Il migliore dei des
o il dipintore. La figura della platea è ellittica, ha palmi quaranta di larghezza nel maggior diametro, quarantadue di lu
ica, ha palmi quaranta di larghezza nel maggior diametro, quarantadue di lunghezza, e quarantatrè e mezzo di altezza dal p
nel maggior diametro, quarantadue di lunghezza, e quarantatrè e mezzo di altezza dal pavimento alla finta volta; la scena
a finta volta; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio, di lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file
ha un orologio, di lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file di palchetti, delle quali ciascuna ne contiene tredi
no cinque file di palchetti, delle quali ciascuna ne contiene tredici di otto palmi di altezza ognuno. Ha inoltre una facc
di palchetti, delle quali ciascuna ne contiene tredici di otto palmi di altezza ognuno. Ha inoltre una facciata regolare
struiti. Ad ottenere un continuato concorso altro non manca al teatro di san Ferdinando se non che fosse collocato men lon
opere del Federico sono le seguenti: la Rosaura del 1736 colla musica di Domenico Sarri: Da un disordine nasce un ordine d
Domenico Sarri: Da un disordine nasce un ordine del 1737 colla musica di Vincenzo Ciampi: l’Alidoro del 1730 colla musica
1737 colla musica di Vincenzo Ciampi: l’Alidoro del 1730 colla musica di Leonardo Leo: l’Alessandro del 1742 colla musica
Lionora del medesimo anno colla musica del Ciampi nelle parti serie e di Niccolò Logroscino nelle buffe. Commedie pur furo
serie e di Niccolò Logroscino nelle buffe. Commedie pur furono benchè di bellezza minore le opere di Pietro Trinchera auto
o nelle buffe. Commedie pur furono benchè di bellezza minore le opere di Pietro Trinchera autore della Vennegna cantata co
opere di Pietro Trinchera autore della Vennegna cantata colla musica di Gaetano Latilla nel teatro della Lava, e dell’Aba
Lava, e dell’Abate Collarone cantata nel medesimo teatro colla musica di Domenico Fischetti, che poi dal medesimo autore s
ADDIZIONE X* La Pietra simpatica del Lorenzi. Dopo molti anni di silenzio il medesimo sig. Lorenzi ha data al teat
al teatro de’ Fiorentini l’anno 1795 la Pietra simpatica colla musica di Silvestro di Palma. In questa piacevole farsa in
Fiorentini l’anno 1795 la Pietra simpatica colla musica di Silvestro di Palma. In questa piacevole farsa in due atti si m
si naturalisti e vulcanici. Vi si rilevano comicamente le ridicolezze di coloro che vogliono dare ad intendere di studiare
o comicamente le ridicolezze di coloro che vogliono dare ad intendere di studiare per dieci o dodici anni la natura de’ ra
natura de’ ragni e de’ gatti. Vi si proverbia la filosofica credulità di chi sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcan
roverbia la filosofica credulità di chi sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcanici cadono poi giù lontanissimi da’ p
ne’ ragni? Rifletto, Che per essi potrebbe Fiorire un altro ramo di commercio. Errigh. Da’ ragni? Macar. Da’ ragn
cio. Errigh. Da’ ragni? Macar. Da’ ragni? Certo: ed ecco il come: di esse Moltiplicando per le case il numero, E r
ciocchi naturalisti a favore degli amanti, fanno piovere una tempesta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo
favore degli amanti, fanno piovere una tempesta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo della nipote di Don Ma
esta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo della nipote di Don Macario suo maestro. I letterati stimando che
he tali pietre sieno cadute dalle nuvole, vogliono sapere la sostanza di esse; Sossio obbliando il dolore risponde, Soss.
esti son mattoni cotti. Errig. Son vulcanici prodotti. Si risolve di farsene l’analisi. E mentre si recano i reattivi,
i chiu. dea sono scappati, e tutti fuggono atterriti. La musica piena di armonia, di verità e di novità si accordò colla g
sono scappati, e tutti fuggono atterriti. La musica piena di armonia, di verità e di novità si accordò colla grazia comica
i, e tutti fuggono atterriti. La musica piena di armonia, di verità e di novità si accordò colla grazia comica esagerata e
ncorso, e nel 1796 si è ripetuta col medesimo diletto e con frequenza di ascoltatori. ADDIZIONE XI* Altri melodrammi i
mente vivente in Modica sua patria. Il primo si cantò nel real teatro di san Carlo in Napoli, e piacque; il secondo sento
l tomo quarto del suo Saggio poetico. Disse nella prefazione l’autore di non averlo chiamato dramma per musica, ma componi
e moralità copiose non disconvengono al filosofo rappresentato e alla di lui famiglia. Quasi tutte l’arie contengono studi
lia. Quasi tutte l’arie contengono studiate comparazioni sulle tracce di qualche splendido difetto del Poeta Cesareo. Quel
i sulle tracce di qualche splendido difetto del Poeta Cesareo. Quelle di passione non oltrepassano le sette, altrettante s
n oltrepassano le sette, altrettante sono le parlanti, e ben quindici di comparazioni, fralle quali una ve n’ha fin del Ca
Cavallo Trojano che entra in Troja col manto della pietà. Che che sia di ciò si ravvisa in lui uno de’ migliori imitatori
e però si preserva dalla languidezza e trivialità della maggior parte di chi si lusinga di seguir Metastasio quando si abb
dalla languidezza e trivialità della maggior parte di chi si lusinga di seguir Metastasio quando si abbandona alla propri
le. L’erudito conte della Torre Cesare Gaetani nato nel 1718 nell’età di anni 78 in cui si trova non ha tuttavia tolto con
o congedo dalle muse sceniche. Nel 1794 pubblico in Siracusa le Nozze di Ruth cantata nel Duomo di quella città nell’anniv
che. Nel 1794 pubblico in Siracusa le Nozze di Ruth cantata nel Duomo di quella città nell’anniversario di santa Lucia. Pe
le Nozze di Ruth cantata nel Duomo di quella città nell’anniversario di santa Lucia. Pel medesimo oggetto compose il Giud
anniversario di santa Lucia. Pel medesimo oggetto compose il Giudizio di Salomone nel 1795, nel quale veggonsi con maestri
lomone nel 1795, nel quale veggonsi con maestria scolpiti i caratteri di Giosaba madre falsa del bambino conteso e di Bers
ria scolpiti i caratteri di Giosaba madre falsa del bambino conteso e di Bersabea madre vera, che chiama l’attenzione in o
re la strana decisione. In una lettera del sig. conte scrittami a’ 26 di ottobre del 1796 condiscendendo cortesemente alla
nte alla mia richiesta mi rimise una nota degli altri suoi Oratorii e di altre produzioni sceniche. Esse sono: il Trionfo
i suoi Oratorii e di altre produzioni sceniche. Esse sono: il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrificio di
se sono: il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrificio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Luce degli occhi,
di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrificio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Luce degli occhi, la Scala di Giacobbe
crificio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Luce degli occhi, la Scala di Giacobbe, il Viaggio di Tobia, Aretusa ed Alfeo e
idio di Sisara, la Luce degli occhi, la Scala di Giacobbe, il Viaggio di Tobia, Aretusa ed Alfeo ed altre per la ricorrenz
retusa ed Alfeo ed altre per la ricorrenza del santo Natale. Antonio di Gennaro già Duca di Belforte morto nel gennajo de
ltre per la ricorrenza del santo Natale. Antonio di Gennaro già Duca di Belforte morto nel gennajo del 1792 lasciò tralle
drammatici da cantarsi verseggiati con eleganza e con armonia. Oltre di varie cantate assai vaghe trovasi in prima nel vo
me terzo dell’edizione nitida, in cui non si desidera che un poco più di correzione, fattasene nel 1796, un Oratorio per m
tasene nel 1796, un Oratorio per musica nella liquefazione del sangue di san Gennaro nel maggio del 1765, in cui interveng
e poi la Primavera componimento drammatico scritto pel solito omaggio di fiori e di frutta presentato a’ Sovrani nel primo
imavera componimento drammatico scritto pel solito omaggio di fiori e di frutta presentato a’ Sovrani nel primo di maggio
l solito omaggio di fiori e di frutta presentato a’ Sovrani nel primo di maggio del 1775; si ammira in esso il più bell’el
dalla Primavera personificata ai pregi naturali del sito e del clima di Partenope e delle ubertose campagne che soggiacci
o che la prima si scrisse e si pose in musica a privato trattenimento di una brillante compagnia di dame napoletane che de
si pose in musica a privato trattenimento di una brillante compagnia di dame napoletane che dettavano allora leggi al gus
lle maniere. Vi s’introducono quattro ninfe caeciatrici vivi ritratti di quelle dame, e gli evenimenti ideati adombrano il
L’altra favola boschereccia si aggira sulla vendetta presa da Cupido di Apollo rendendo schiva e severa a’ suoi prieghi D
upido di Apollo rendendo schiva e severa a’ suoi prieghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola
ghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola di lieto fine con mostrar Dafne restituita alla vita
mostrar Dafne restituita alla vita, ed Apollo placato e sol contento di cingersi la fronte e la cetra dell’immortale allo
si eleva oltre la naturalezza e la proprietà del genere, che nulla ha di snervato e prosaico, e nulla acquista di stento e
età del genere, che nulla ha di snervato e prosaico, e nulla acquista di stento e di durezza per affettare eleganza. AD
re, che nulla ha di snervato e prosaico, e nulla acquista di stento e di durezza per affettare eleganza. ADDIZIONE XII*
iarati dell’opera mitologica costantemente a questa si attennero. Due di essi per avventura i più infervorati a sostenerla
anno pur voluto coltivar l’opera istorica, il conte Alessandro Pepoli di cui mi si avvisa la morte inopinata seguita in Fi
luglio del 1795. Fece il primo imprimere in Venezia nel 1790 la Morte di Ercole melodramma istorico in cui abbandonato il
iscono lo spettacolo. Havvi balli analoghi sacri e festivi, pantomimi di soldati e prigionieri introdotti ne’ varj passi d
gionieri introdotti ne’ varj passi dell’azione, un’ entrata trionfale di Ercole, un ecclissi repentino che cangia in palpi
’Oeta. Singolarmente dee notarvisi il decoro conservato ne’ caratteri di Ercole e Dejanira, il patetico delle situazioni,
Calsabigi ha prodotto non ha molto due melodrammi istorici col titolo di tragedie in musica, Elfrida ed Elvira, la prima r
in musica, Elfrida ed Elvira, la prima rappresentata nel real teatro di Napoli l’anno 1793, l’altra nel 1794. Essendosi q
llorchè giugne al suo fine, quanto allorchè lo veggiamo o in procinto di traviare o smarrito. La storia d’Inghilterra de’
a. Edgar succeduto a Edwy udì celebrare dalla fama l’estrema bellezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Dev
fama l’estrema bellezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Devon, e pensando di averla in moglie nel caso ch
za di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Devon, e pensando di averla in moglie nel caso che tal fosse quale si
e tal fosse quale si decantava, spedì Athelwold suo favorito al padre di lei. Preso però il messo dalla bellezza singolare
avorito al padre di lei. Preso però il messo dalla bellezza singolare di Elfrida, riferì al re che era di un volto comunal
rò il messo dalla bellezza singolare di Elfrida, riferì al re che era di un volto comunale e poco degna per le maniere del
maniere delle reali nozze. Il re se ne svogliò, e permise al favorito di ottenerla per se stesso. Celebrate le nozze, Athe
so. La fama e l’invidia bentosto diedero al re indizio della perfidia di Athelwold; ma dissimulando obbligò il favorito ad
arlo, volendo fare una visita alla sposa. Athelwold sconcertato stimò di palesare alla moglie il proprio inganno, e la pre
ncertato stimò di palesare alla moglie il proprio inganno, e la pregò di presentarsi al re con poco garbo e inornata, e di
grazie e i pregi naturali. Elfrida al contrario o per voglia natural di piacere, o per disdegno nato nel suo cuore contro
rpreso venne in tal furore per l’inganno scoperto, che in una partita di caccia pugnalò di sua mano il favorito, e sposò E
l furore per l’inganno scoperto, che in una partita di caccia pugnalò di sua mano il favorito, e sposò Elfrida. Questo è i
bbellito quest’argomento ne’ caratteri d’Elfrida facendola innamorata di suo marito, e di Edgar dandogli spiriti di genero
gomento ne’ caratteri d’Elfrida facendola innamorata di suo marito, e di Edgar dandogli spiriti di generosità che contrast
frida facendola innamorata di suo marito, e di Edgar dandogli spiriti di generosità che contrastano colla sua passione. Ve
stano colla sua passione. Vediamo la traccia, e qualche particolarità di questo dramma colla imparzialità che ci guida. At
i versi, parrebbero prosa e non iscelta. Sopravviene Orgando in abito di cacciatore; Elfrida vede il padre, nol ravvisa, e
to castello Del felice Adelvolto? . . . Amico io sono Del signore di queste Remote solitudini, e confido . . . Ed
tote. Un vestito trasforma a tal segno la voce, il volto, l’andamento di un padre agli occhi d’una figlia? Ciò è ben duro
punto vera, nè poi si sa che cosa voglia da ciò ricavare in vantaggio di Elfrida. Orgando ed Elfrida si abbracciano, e co’
sicale presente vi son pure ostacoli all’imitazione del vero, ad onta di tanti censori severi del Zeno, e del Metastasio?
Metastasio? Lascino dunque codesti censori che non sanno far meglio, di riprendere chi tanto e tanto ha meritato. Viene A
a, voglio esser tua... Non so morire? Anche acconcia alle circostanze di Elfrida è l’aria Di furor per me si accenda,
a quale si conchiude l’atto primo. Atto II. Il re palesa ad Adelvolto di voler passar seco nel delizioso suo giardino alqu
nti dì, e veder la sposa. Orgando che sin dalla scena 7 del I, al dir di Evelina, ito era ad ossequiare il re, giugne un p
lina, ito era ad ossequiare il re, giugne un poco tardi nella 2 scena di quest’atto, e il re l’invita alla sua mensa colla
re che poi parte, egli ritorna senza perchè nel medesimo luogo, prima di parlare colla sposa. Ma il poeta volea trarre par
veggono nella scena quarta, che interessa ed è appassionata, malgrado di un terzetto che vi si legge alla prima, il quale
ntendere la deliberazione che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione di scena nella quinta scena, in cui il re si trattie
il re si trattiene, come ha pur fatto nella prima, a far riflessioni di antiquario, dicendo, che quivi probabilmente le r
i probabilmente le regine vissero un tempo remote. Elfrida dando voci di dentro e contrastando col padre vien fuori con im
do voci di dentro e contrastando col padre vien fuori con impeto dopo di aver chiamate in soccorso (poderoso al certo!) co
rgando lo sfida a duello che viene accettato da Adelvolto con disegno di morire per le sue mani; Elfrida affannata prega i
inore del tremendo. Adelvolto risponde che si difenderà sol per onore di Orgando. Il re dice, Non più si dia della batta
. Elfrida che finora ha mostrato affetto e virtù, ma non già prodezza di guerriera, divenuta un’ amazzone, impone al suo s
sti vassalli esser altri non possono che villani del ritiro campestre di Adelvolto; Or pare verisimile che dovessero osar
rdie, le quali non han saputo resistere all’attentato della barriera, di circondare i combattenti. Ma che pro? Elfrida è g
o, urta, dissipa le guardie, si scaglia verso Adelvolto, e li strappa di mano la spada. Poteva giunta a tal segno l’azione
e dal re, dal padre e dalle guardie tutto l’agio per cantare un’ aria di diciotto versi, la quale, benchè troppo verbosa e
ria ha usato, non ha sentimenti sconvenevoli ad Elfrida, ad eccezione di arrestar la rapidità che qui si richiedeva, e di
lfrida, ad eccezione di arrestar la rapidità che qui si richiedeva, e di far rimanere il re e tutti come ascoltatori ozios
i far rimanere il re e tutti come ascoltatori oziosi in un’ accademia di musica. In fine Elfrida approfittandosi del letar
. . . Morremo insieme. Ciò mi pare patetico e nobile. In vece però di dirsi, che un marmo istesso in un eterno amplesso
, che un marmo istesso in un eterno amplesso gli chiuderà, ed in vece di quell’urna sola che confonderà le loro ceneri, es
va p. e. esprimersi con calore il pensiero che dee occupare Adelvolto di aver egli formata l’infelicità d’Elfrida: poteva
formata l’infelicità d’Elfrida: poteva ella corrispondere riflettendo di aver ella coll’infausta sua beltà ridotto a quel
avrebbe senza dubbio somministrato alla musica un oggetto più capace di vere espressioni, in cambio di quell’eterno ample
rato alla musica un oggetto più capace di vere espressioni, in cambio di quell’eterno amplesso nel marmo e di quell’urna c
e di vere espressioni, in cambio di quell’eterno amplesso nel marmo e di quell’urna che vale la stessa cosa esangue. Resta
l quale sempre ha in bocca, questa è la legge, che ella diventi sposa di due mariti. Viene il padre nella scena settima, e
che ’l sapeva. Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’ aria di 18 versi di concetti a lui convenienti, ma un pò
va. Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’ aria di 18 versi di concetti a lui convenienti, ma un pò verbosa nè s
di concetti a lui convenienti, ma un pò verbosa nè senza ripetizioni di pensieri, parte. Nella scena 8 la stessa premura
senza ripetizioni di pensieri, parte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resistenza di Elfrida, che pro
rte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resistenza di Elfrida, che produce un duetto. Ma il Padre? dice
il Padre? dice Orgando: Elfr. . . . . Oh Dio! s’io l’amo,   Se più di me l’amai,   Sa il ciel, lo sa il mio core,   P
o che si dichiara ammiratore del Calsabigi, osservi il seguente passo di Elfrida, e dica se prosa simile trovisi in Metast
rno avrai del barbaro mio stato pietà, rimorso e orror. L’espressioni di Elfrida ad Adelvolto sono giuste e appassionate.
in tale occasione reca rincrescimento. Elfrida con uno stile minaccia di svenarsi. In questo luogo si trova un pezzo di mu
con uno stile minaccia di svenarsi. In questo luogo si trova un pezzo di musica concertato, in cui Adelvolto risponde appe
personaggi ugualmente nulli (che nol dicendo il poeta possiam credere di esser venuti fuori col seguito d’Eggardo) articol
seguito d’Eggardo) articolano la sola parola tremo. Eggardo in grazia di Elfrida accorda che resti Adelvolto, ma lo sottom
sottomette al giudizio de’ Pari, che ben sa Elfrida che sia giudizio di sangue. Adelvolto condotto via dice fra se (quasi
e morte. Con ciò il poeta vuol fare intravedere il disegno ch’egli ha di morire. Or non era bene di prepararsi un poco più
uol fare intravedere il disegno ch’egli ha di morire. Or non era bene di prepararsi un poco più tal determinazione, dando
suo carattere? Ne rimane atterrita Elfrida, si lascia cadere a’ piedi di Eggardo, e il vivace suo pregare ottiene la grazi
re, e con nobil sentimento contrario al primo suo scandaloso pensiere di sposare la moglie di un altro che ancor vive, agg
mento contrario al primo suo scandaloso pensiere di sposare la moglie di un altro che ancor vive, aggiugne:       Superbo
Superbo Son io d’averti amato, e più che t’amo, Più apprezzo me: di te non ero indegno; Tel prova il mio perdono. I
l’immerse nel seno, e spirò; imperocchè colla musica si fugge la noja di una narrazione finale; che ne’ moderni teatri mus
Orgando la trattiene, ella tramortisce. Ciò che in tale dramma trovo di più lodevole, si è che non vi sono freddi episodi
ma trovo di più lodevole, si è che non vi sono freddi episodici amori di personaggi subalterni, non arie di concetti, e di
non vi sono freddi episodici amori di personaggi subalterni, non arie di concetti, e di comparazioni liriche, non persone
ddi episodici amori di personaggi subalterni, non arie di concetti, e di comparazioni liriche, non persone scellerate che
ecipitano gli eroi nell’infelicità. L’azione va al suo fine, malgrado di alcune scene di ripetizioni appena in qualche cir
oi nell’infelicità. L’azione va al suo fine, malgrado di alcune scene di ripetizioni appena in qualche circostanza variate
izioni appena in qualche circostanza variate. Vi trionfa il carattere di Elfrida nobile, appassionato, eroico. Adelvolto è
ttere di Elfrida nobile, appassionato, eroico. Adelvolto è una figura di tinte sfumate e smorte; pure esige morendo qualch
sige morendo qualche compassione, d’altro in fine non essendo reo che di superchiería fatta al re per troppo amore. Il dis
spressione e calore. Si vede impresso nel fine del dramma un estratto di una lettera che l’autore attribuisce al signore d
ll’Achille in Sciro, dal Catone, dal Ciro, dal Regolo, dalla Clemenza di Tito ec.; come ancora dal Lucio Papirio, dal Cajo
eglio. Ma come passargli che questa catastrofe sia nova? L’invenzione di troavrsi eseguita la morte del reo dopo la grazia
minavano parte della Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione di affari, costumi e interessi fralle popolazioni sp
i della favola domina Odorico prepotente colla sua fazione spagnuola, di cui fa parte Ricimero scelto da Odorico per conso
ne spagnuola, di cui fa parte Ricimero scelto da Odorico per consorte di Elvira sua figlia bellissima, e piena di maschio
elto da Odorico per consorte di Elvira sua figlia bellissima, e piena di maschio valore, trattando l’armi alla maniera del
a fazione opposta inclina agli Arabi, ed è spalleggiata dalle milizie di Adallano principe moro, cui Elvira ha segretament
lizie di Adallano principe moro, cui Elvira ha segretamente data fede di sposa. Intervengono nel dramma quattro personaggi
inda attende Atellano suo occulto amante. Prega la notte a coprir ben di tenebre il cielo, affinchè non esca sì sollecita
he. Se però nell’ultimo gran poeta si riprendono alcune vaghe ariette di comparazioni, e qualche tratto lirico come disdic
i frasi al Calsabigi, il quale ad esclusione de’ passati poeti, crede di darci per la musica tragedie vere? Nella scena 2
ndo confidente, il quale è sì necessario in tutta la favola, che dopo di questa scena sparisce, e solo interviene muto nel
on parla mai, se non che al finir del dramma profferisce in compagnia di Selinda gli ultimi tre versi del finale. Or valev
nia di Selinda gli ultimi tre versi del finale. Or valeva ciò la pena di moltiplicar i personaggi con un Osmida inutile ch
nel giardino. Elvira mostra impazienza amorosa; ma una scena sì lunga di lei coll’esploratore Osmida invita poco lo spetta
ena affrettato Adallano, cui il chiaror della luna ha finora impedito di venire. Gli amanti diriggono i loro voti alla not
Lo spettatore però che delle volte suole esser curioso investigatore di quanto fanno o non fanno in iscena i personaggi,
ella Scudery non sogliono parlare a’ loro amanti senza chiamar presso di loro le confidenti) e di mala voglia vedesi tenut
parlare a’ loro amanti senza chiamar presso di loro le confidenti) e di mala voglia vedesi tenuto a bada da’ personaggi s
ati è scritto il nostro amor; e Adallano,       A eterni Caratteri di stelle Segnata fu l’union nostra. Che roba!
ttavo menar buona al poeta Livornese quell’unione segnata a caratteri di stelle, contrabbando da secentista? Non anderemmo
e da pastorale. Questi amoreggiamenti sono interrotti da un all’armi, di cui poi non si dà più ragione veruna. Non per tan
veruna. Non per tanto gli amanti seguitano a far proteste scambievoli di fedeltà, e ad invocare i genj benefici del cielo
e ad invocare i genj benefici del cielo in compagnia de’ confidenti; di maniera che queste prime scene potrebbero appella
può passarsi a una guerriera, che lui non ama; certo è però che nulla di ciò è tragico e grave. Ricimero resta lagnandosi
e nulla di ciò è tragico e grave. Ricimero resta lagnandosi dell’odio di lei con Almonte terzo confidente del dramma, e pa
te seco, e nium altro rimane in iscena. Ma aggiorna e segue mutazione di scena, e l’istesso Ricimero che parlava nel giard
o che Ricimero nel tempo stesso si trovi nel giardino, e nella stanza di Odorico, rinnovando il miracolo della presenza fi
i Odorico, rinnovando il miracolo della presenza fisica in due luoghi di Apollonio Tianeo 1. Essi parlano di ciò che è acc
lla presenza fisica in due luoghi di Apollonio Tianeo 1. Essi parlano di ciò che è accaduto a Ricimero nel giardino. Un su
ò che è accaduto a Ricimero nel giardino. Un suono d’armi, egli dice, di guerra un grido mi trassero nel boschetto. Odoric
i trassero nel boschetto. Odorico l’esorta ad allettar Elvira in vece di disgustarla; e questo dilicato amante, o che tale
e questo dilicato amante, o che tale vuol mostrarsi, risponde a guisa di creditore che ripeta il suo, ma quanto ho da soff
ir? Viene Almonte a presentare a Odorico un foglio sospetto, che dice di aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso di ca
lio sospetto, che dice di aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso di carattere di Elvira. Odorico la fa chiamare, e le
che dice di aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso di carattere di Elvira. Odorico la fa chiamare, e le rinfaccia il
, e le rinfaccia il foglio come da lei scritto. Elvira innocente nega di esser suo colla franchezza della verità che baste
esse raffinata nella furberia. Ma in iscena suol valere un altro modo di ragionare, e corre il costume di tenersi per reo
in iscena suol valere un altro modo di ragionare, e corre il costume di tenersi per reo il personaggio fraudolentemente i
stume di tenersi per reo il personaggio fraudolentemente incolpato, e di non sospettarsi de’ veri furbi, mal grado degl’in
sospettarsi de’ veri furbi, mal grado degl’indizj che veggonsi contro di essi da ogni banda. Senza di simile abuso o licen
al grado degl’indizj che veggonsi contro di essi da ogni banda. Senza di simile abuso o licenza poetica quanti drammi cade
co che con tal diploma Odorico rimprovera la figlia qual rea convinta di alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero
convinta di alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero creduto di lei?), e si affanna benchè invano di richiamarla
co un bigliettino tenero creduto di lei?), e si affanna benchè invano di richiamarla al rimorso, al pentimento, al ribrezz
astava dire, non hai vergogna del tuo delitto, per evitare lo sconcio di dire non hai pudor del delitto; si dice pudor di
r evitare lo sconcio di dire non hai pudor del delitto; si dice pudor di virtù, di virginità ec., e rossore, onta della co
lo sconcio di dire non hai pudor del delitto; si dice pudor di virtù, di virginità ec., e rossore, onta della colpa. A que
la colpa. A quest’aria sì bene espressa e fondata si appicca una coda di rimproveri, onde ardiscono insultarla ancora Rici
urtoni, a spinte, a calci ad un bisogno, nè ciò sarebbe senza esempio di autori tragici, avendo anche la Cleopatra di Jode
iò sarebbe senza esempio di autori tragici, avendo anche la Cleopatra di Jodelle preso pe’ capegli un suo vassallo seguita
gna si trattiene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze, di v
iene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze, di veder Adallan
dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze, di veder Adallano che viene a parlar solennemente a
ienze, di veder Adallano che viene a parlar solennemente a Odorico, e di recargliene l’avviso. Adallano nella scena 10 vie
rre l’unione degli Spagnuoli e de’ Mori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver di lei già dispo
e de’ Mori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elv
ori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disp
onde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disponga di se stessa. Sfida Ricimero, e canta un’ aria imita
renderà. Comendiamo l’imitazione del Calsabigi; questa è la maniera di formarsi lo stile, seguir le vestigia de’ grandi,
stigia de’ grandi, ma adorarle nel tempo stesso nel calcarle, in vece di mordere il piede che le stampa. Calsabigi però ne
lla seconda parte dell’aria perde la sua scorta, e cade in una specie di freddura: E se la sorte Nella contesa Quest
fiero qui diviene assai modesto, decantando come alta impresa quella di porsi a fronte di Ricimero, il quale non gode ver
assai modesto, decantando come alta impresa quella di porsi a fronte di Ricimero, il quale non gode veruna rinomanza onde
e di Ricimero, il quale non gode veruna rinomanza onde la sola gloria di attaccarlo abbia ad illustrare il vinto. Nel rest
resto ciarla e ripetizioni. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuor di Elvira con maniere di padre le dice che vorrebbe
ioni. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuor di Elvira con maniere di padre le dice che vorrebbe che ella prendesse mar
lor decidi . . . a qual tu vuoi, t’appliglia. Elvira si maraviglia di ciò che ascolta, entra in qualche dubbio, e pur d
tien ferma in celare il suo cuore. Odorico dunque prende il carattere di falso e di finto nel largo partito che le propone
in celare il suo cuore. Odorico dunque prende il carattere di falso e di finto nel largo partito che le propone. Quando po
in cade e mostra inclinarsi ad Adallano, e allora il padre vestendosi di austerità dice impallidendo e infiammandosi di ro
ra il padre vestendosi di austerità dice impallidendo e infiammandosi di rossore Scegli Adallan! . . . Lo preferisci!
tuzia comica del padre, e apertamente ricusa Ricimero; e alle minacce di Odorico, se non con gravità da coturno, almeno no
gue un duetto del padre e della figlia. Havvi poi subito una cavatina di Elvira1. Viene Selinda, con cui Elvira si lagna d
dunque, e scena inutile. Nella quarta scena viene Adallano a proporle di fuggir seco. Ripiego eroico! Elvira ricusa. Segue
orle di fuggir seco. Ripiego eroico! Elvira ricusa. Segue un duettino di espressioni generali che lor convengono, ma che n
getto della scena. Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimenti di concetti che si capiscono solo all’ultimo verso;
. ma ella non può conchiudere, perchè convien che attenda il parlar di Adallano pronto ad interromperla con poca civiltà
ltà, D’un trono lo splendor . . . qui conchiudono a due, Le mie di un puro amor Care ritorte. Questi nienti di p
udono a due, Le mie di un puro amor Care ritorte. Questi nienti di pura galanteria riempiono tutta la tragedia del C
che affretti la sua deliberazione, vuol che si congiunga con Elvira, di cui non ignora le ripugnanze. Ad ogni modo egli i
mero (e che importa che gli abbia prescritta la custodia delle mura?) di recarne il suo comando ad Elvira. Quest’Odorico n
ì a buon tempo assrettate hanno l’aria, anzi la maschera (e nulla più di maschera) di quelle di Marzia con Arbace nel Cato
o assrettate hanno l’aria, anzi la maschera (e nulla più di maschera) di quelle di Marzia con Arbace nel Catone. Ma qual d
te hanno l’aria, anzi la maschera (e nulla più di maschera) di quelle di Marzia con Arbace nel Catone. Ma qual distanza in
e muove Odorico! Ricimero mostrasi assai contento della deliberazione di lui, e se ne dichiara con Elvira, che lo discacci
veri. Sembra talvolta che l’azione in questo dramma retroceda in vece di gire innanzi, o che avanzi a passi di testudine1.
questo dramma retroceda in vece di gire innanzi, o che avanzi a passi di testudine1. Scena 7 Sera. Odorico fralle ruine di
che avanzi a passi di testudine1. Scena 7 Sera. Odorico fralle ruine di un antico Circo. Era egli andato nella scena quin
na quinta ad animar le sue squadre, degna cura d’un generale; or come di sera in quel luogo co’ suoi domestici? A che vi è
forse è fuggita con Adallano. Correte . . . andate . . . venite . . . di quà di là, grida Odorico. Non so però se lo spett
fuggita con Adallano. Correte . . . andate . . . venite . . . di quà di là, grida Odorico. Non so però se lo spettatore a
co. Non so però se lo spettatore avvezzo alle furbesche trame comiche di que’ due vili personaggi, presti loro, o non pres
n presti fede, e se possa commuoversi col padre. Si sente altro suono di guerra dal bosco; e nè pur di questo farà caso ch
uoversi col padre. Si sente altro suono di guerra dal bosco; e nè pur di questo farà caso chi ascolta, perchè non mai simi
non mai simili all’armi hanno indicata cosa alcuna importante. Prima di passar oltre si osservi che nella scena 4 facendo
la scena 4 facendo Adallano premura perchè fuggisse seco, ella ricusò di assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe di
se seco, ella ricusò di assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe di Adallano, se il padre si facesse tiranno, Tal cas
Elvira sarebbe di Adallano, se il padre si facesse tiranno, Tal caso di tirannia, a dritto dire, non è seguito, perchè Od
o a Ricimero non disse nella quinta scena, se non che la voleva sposa di lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero ne
comando. Ricimero nella scena sesta ciò disse ad Elvira, aggiugnendo di suo che il padre minacciava, ed egli come compian
, udendolo da un traditore a lei noto, dovea indurla a dubitarne. Ora di qual positiva tirannia può ella lagnarsi e addurl
oprio decoro, sino a quel punto innocente o non d’altro colpevole che di una inclinazione tenera così comune alle donzelle
7, in cui Odorico oziosamente si va dondolando fra macchie e cespugli di negletto bosco, e recita dieci soli versi interro
to bosco, e recita dieci soli versi interrotti dall’avviso della fuga di Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo p
fuga di Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo per vestirsi di tutte armi, per ingannare la vigilanza de’ soldat
ti il tempo che s’impiega in profferir quaranta parole. Dopo il suono di guerra dal bosco viene un Guerriero sconosciuto t
ffendesti: ma i Fiorentini u ano tale idiotismo ancor quando si parla di più persone? Chi sa; l’autore era toscano; fidiam
uando si parla di più persone? Chi sa; l’autore era toscano; fidiamci di lui. Usano poi quel basso lor modo volgare in bel
bbero in una elegante e grave tragedia? E questo era il disprezzatore di Metastasio, cui tanto applaudiva il Vannetti e il
ora il vil Ricimero vedendosi sicuro minaccia e trasoneggia sul gusto di capitano Spavento e Fracasso della commedia istri
o della commedia istrionica moderna. Per punto cavalleresco egli dice di non accettar la disfida d’un ignoto. Conoscimi du
ambievoli, sopercheria degli Spagnuoli, arrivo de’ Mori alla chiamata di Adallano, il quale da poco esperto generale si fa
E’ la stessa Elvira. Odorico la trattiene e la riconosce. Rimproveri di lui, difcolpe di Elvira, che si dichiara moglie d
ira. Odorico la trattiene e la riconosce. Rimproveri di lui, difcolpe di Elvira, che si dichiara moglie di Adallano. Torna
onosce. Rimproveri di lui, difcolpe di Elvira, che si dichiara moglie di Adallano. Torna dunque a lui, dice il padre in un
rà vera la notizia? ciò non si esamina punto. Smanie e semisvenimenti di Elvira. Quartetto, in cui per riempitivo entrano
i per riempitivo entrano Ricimero ed Almonte, i quali dicono, Quale di nere tenebre Sole offuscato e torbido Si va i
ole offuscato e torbido Si va inoltrando in ciel! pronostico puro di campagna, perchè essendo sera nel nostro emisfero
manto nero del giorno, col cielo annerito per essere il sole apparso di notte offuscato. Del resto essendo questa una del
otte offuscato. Del resto essendo questa una delle consuete imposture di Almonte e Ricimero, come si vedrà, il lor terrore
Mi sento in fronte, maniera che non bene esprime il diriguere comae di Virgilio. L’orrore secondo l’uso de’ buoni Toscan
Toscani fa arricciare o rizzare i capegli; ma l’avvolgere, parlandosi di capegli, meglio si riserba ad esprimersi una stud
dosi di capegli, meglio si riserba ad esprimersi una studiata coltura di essi, Che in mille dolci nodi gli avvolgea. E
? No; altrimenti si sarebbe trovato vivo Adallano, e perduta la spesa di un apparato funereo. Passiamo oltre. Elvira co’ c
morto sposo,   Parlami . . . accennami,   Che vuoi da me? La tua di lagrime   Bagnata Elvira Di sangue a tingersi
mile Morendo a te. Se ad altro ella non aspira che ad imbrattarsi di sangue, non è la cosa più polita, ma in fine non
i giusta l’uffizio della vera poesia. Ma perchè poi aspira a tingersi di sangue? affinchè morendo rassomigli lo spettro; c
ee potevano con verisimiglianza sopravvenire ad Elvira tutta occupata di uno spettro che rappresenta l’ucciso marito? Hann
rappresenta l’ucciso marito? Hanno esse nulla che si affà colla morte di Adallano, col dolore di Elvira?1. Ricimero lascia
ito? Hanno esse nulla che si affà colla morte di Adallano, col dolore di Elvira?1. Ricimero lasciandosi cadere a’ suoi pie
a, e la vuol con se negli estremi suoi giorni. Incresce ad Elvira che di ciò sia egli il messaggero. Ricimero affettando u
o. Ricimero affettando un dolore da disperato vuol morire per le mani di lei. Morire (risponde bene Elvira) non sai tu ste
gli. Giugne Odorico sostenuto da due domestici con un braccio involto di fascia. Sembra che il poeta sia in dubbio del suo
eta sia in dubbio del suo disegno. Da una parte vorrebbe dalla ferita di Odorico trarre partito e commuovere Elvira per de
re Elvira per determinarla a sopravvivere a suo riguardo alla perdita di Adallano; quindi fa che comparisca ferito sostenu
l fatto la dimostri grave, non reggendosi il ferito senza il sostegno di due persone: Elvira se ne intenerisce, e gettando
er te ec. In questa scena dice Odorico che in rammentare il caro nome di Elvira il suo sangue si ribrezza. Due cose: I rib
ose: I ribrezzare o ribrezzarsi non si trova in veruno autore toscano di nobili e dilicate prose o di versi, come si trova
si non si trova in veruno autore toscano di nobili e dilicate prose o di versi, come si trova ribrezzo e aver ribrezzo; se
e tenerezza. O dunque il ribrezzarsi del Calsabigi è voce inusitata e di nuovo conio, o male usata. La parlata di Elvira c
Calsabigi è voce inusitata e di nuovo conio, o male usata. La parlata di Elvira conchiude: Ah qual contrasto avrò Di
i stupiscono. Egli rassicura la sposa, e mostra a Odorico Almonte reo di quel foglio fatale e dell’avere ad arte forse ann
te reo di quel foglio fatale e dell’avere ad arte forse annunziata la di lui morte. Aggiugne ancora che Ricimero è morto,
e ne chiede scusa, e dice ad Elvira che sia Adallano suo consorte, e di lui figlio, illustre figlio, e degno di me, di te
sia Adallano suo consorte, e di lui figlio, illustre figlio, e degno di me, di te, degli avi miei. Ma in verità Adallano
allano suo consorte, e di lui figlio, illustre figlio, e degno di me, di te, degli avi miei. Ma in verità Adallano a ciò s
ra altresì al sentir ora chiamar da suo padre Adallano figlio e degno di lui e degli avi, poteva facendo ecco al sogghigno
al più che per fuggir noja omettiamo, si scorge che all’Elfrida cede di gran lunga l’Elvira, la quale difficilmente si co
assai mal congegnato; l’economia ad ogni passo difettosa; i caratteri di Ricimero ed Almonte neri, vili, inetti e comici;
caratteri di Ricimero ed Almonte neri, vili, inetti e comici; quello di Odorico ineguale, un poco finto fin anco nel vole
Elvira e Adallano innamorati da commedia o al più da pastorale, presi di un affetto che nulla ha di convenevole per una tr
i da commedia o al più da pastorale, presi di un affetto che nulla ha di convenevole per una tragedia, non animati da veru
na tragedia, non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri, di situazioni, un intrigo di affetti me
non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri, di situazioni, un intrigo di affetti mediocri, espre
smo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri, di situazioni, un intrigo di affetti mediocri, espressioni liriche a sovvallo,
ntrigo di affetti mediocri, espressioni liriche a sovvallo, scarsezza di precisione nello stile molle e smaccato, sciopera
almente ne’ pezzi musicali, niuna moralità, non rilevandovisi nè amor di patria, nè magnanimità, nè virtù combattuta dall’
magnanimità, nè virtù combattuta dall’affetto e vincitrice da servir di scuola e di consolazione al pubblico, al contrari
, nè virtù combattuta dall’affetto e vincitrice da servir di scuola e di consolazione al pubblico, al contrario esponendov
nsolazione al pubblico, al contrario esponendovisi un cattivo esempio di una fuga da commedia triviale consigliata, esegui
al Calsabigi e dispiacque al pubblico per certa continuata uniformità di tinte e di tuono lugubre, che dall’andamento di t
i e dispiacque al pubblico per certa continuata uniformità di tinte e di tuono lugubre, che dall’andamento di tutto il dra
continuata uniformità di tinte e di tuono lugubre, che dall’andamento di tutto il dramma si trafuse nelle note di quel val
lugubre, che dall’andamento di tutto il dramma si trafuse nelle note di quel valoroso maestro. Ciò che maggiormente sotto
nulla tragiche, e per la leziosaggine de’ sentimenti, si è la smania di chiamar tragedie le sue opere, portando seco ques
magistralmente applaudito dal fu cavalier Vannetti, che è da credere di non aver conosciuto veruno dei drammi mitologici
redere di non aver conosciuto veruno dei drammi mitologici e istorici di lui. Bisogna dire che dopo del Zeno e del Metasta
i cui luminosi difetti non che le sovrane virtù, nel corso presso che di un secolo si hanno attirata l’attenzione e la mar
hanno attirata l’attenzione e la maraviglia dell’Europa; dopo, dico, di questi due grand’ingegni dovrà per lungo tempo st
per lungo tempo stentarsi a veder sorgere un autore ingegnoso, pieno di gusto e di giudizio1 ch’è si raro, il quale riesc
tempo stentarsi a veder sorgere un autore ingegnoso, pieno di gusto e di giudizio1 ch’è si raro, il quale riesca nell’oper
danza è della musica. E’ la danza ec. ADDIZIONE ultima* Confronto di alcuni tragici Italiani e Francesi. Se il Var
lli non vanno del pari coi Crebillon e i Voltaire, essi si appressano di molto ai La Fosse, ai Piron, e talora lasciangli
’Alfieri singolarmente che coltivò la tragedia con maggiore intensità di studio e di predilezione, qualche volta non teme
golarmente che coltivò la tragedia con maggiore intensità di studio e di predilezione, qualche volta non teme il paragone
one, qualche volta non teme il paragone dello stesso Voltaire. Ognuno di essi poi col Monti, col Pindemonte, col Pepoli in
Pindemonte, col Pepoli in alcuna delle ultime sue tragedie, sovrasta di gran lunga ai Belloy, ai Dorat, ai Colardeau, ai
ORREZIONI pag. 126, lin. 21 autrice della Zaffira   autrici di Zaffira pag. 248 si tolgano le prime sino a
Art. 1, pag. 171, dopo le ultime linee del testo, e le parole e fra i di lui opuscoli nel 1781 (3), si apponga la seguente
rt. I, pag. 198, lin. 10, dopo le parole, e l’autore stesso in quella di Romeo, si apponga questa addízione. 1. M. Le Fev
al numero 100 del Mercurio del 1793. Vi si aggiugne però che la corte di Madrid non avrebbe voluto che si rappresentasse,
ciarla da gazzettiere. E’ verisimile che quella corte fosse sollecita di far supprimere una rappresentazione di Don Carlos
e quella corte fosse sollecita di far supprimere una rappresentazione di Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni di
na rappresentazione di Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni di mia dimora in Madrid ho veduto moltissime volte,
o II, che appunto si aggira sulla rivolta della Fiandra e sulla morte di suo ordine data al principe Don Carlos suo figliu
sc. 5 del 1 si dice: Io temo sol che con tuoi dubbj offendi, in vece di effenda; ed appresso, Poi sai tu ancor che ad u
ta ma tollerata in bocca del Poeta narratore, come soffrirsi in bocca di una femminuccia faracina ciarliera? Ella che si s
za scena terzo ben anche finale. 1. Con quanta grazia Geldippe piena di un amor tragico dominante da se stessa si applaud
I del Capo I, pag. 218, lin. 14, dopo le parole, si appresscranno ai di lui pregi? si tolgano gli ultimi versi, oh chi co
del 1 taluno oserebbe notare come espressione francese quel mi tarda di rivederla. 1. Altri componimenti tragici sono us
. Altri componimenti tragici sono usciti nel corrente 1798. L’Elettra di Sofocle si è tradotta e pubblicata in Roma da Gia
e pubblicata in Roma da Giacomo de Dominicis, ed il Vin eas tragedia di Giacinto Andrà piemontese in Torino. Noi della pr
o le parole, ove tuttavia mena in tranquillità i dì che gli rimangono di vita, e si soggiunga subito, e quivi ebbe agio &a
parole; concessa al comico, si cangi ciò che è impresso nella linea 2 di tal pagina, e nelle cinque della pag. 243 in quel
, in Inghilterra, ed in Italia, si compiacque pensare alla traduzione di tal commedia, e ne rimise all’autore a’ 14 di mag
pensare alla traduzione di tal commedia, e ne rimise all’autore a’ 14 di maggio dell’anno 1796 alcune scene per saggio. Fo
dell’atto quarto. Il gentil traduttore dà ad Eugenio e Rachele i nomi di Carlos ed Isabel. ORIG. Rach. Oh momento fatal
indirizzai per te e per lui. Al fin risolsi scrivere ad Emilio, E di Rachele a lui novelle io chiesi, E l’avvisai de
mi debbe, Implorerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte di me . . . che di mia vita Esser signor dovea . .
orerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte di me . . . che di mia vita Esser signor dovea . . . (sento morirm
i mia vita Esser signor dovea . . . (sento morirmi!) . . . Vivi, e di me ti risovvieni. E quando Pur (e he il dovrai)
. . Per sempre! Eug. Oh chi potesse senza trasgredire Il comando di lei spirar sul punto! Radh. E’ svanita ogni spe
rrai presto pentirti, e spero invano. Con ciò toglievasi lo sconcio di doversi ammettere i falegnami per attori, per non
si suppresse nella rappresentazione. Parve forse allo stesso maestro di musica, che dopo un duetto di passione, poteva gi
azione. Parve forse allo stesso maestro di musica, che dopo un duetto di passione, poteva giovar poco la fredda riflession
dopo un duetto di passione, poteva giovar poco la fredda riflessione di Elvira, e forse stimò meglio omettere un nuovo pe
a riflessione di Elvira, e forse stimò meglio omettere un nuovo pezzo di musica di non molto effetto. E quando ancora il s
one di Elvira, e forse stimò meglio omettere un nuovo pezzo di musica di non molto effetto. E quando ancora il supprimerla
che nel rappresentarsi si tralasciò nella scena sesta un altro pezzo di musica che dovea cantarsi da Elvira e Ricimero, e
pratica del teatro, poteva riflettere quanto poco fosse da sperare su di un duetto di una prima cantante con una seconda p
eatro, poteva riflettere quanto poco fosse da sperare su di un duetto di una prima cantante con una seconda parte, e speci
con una seconda parte, e specialmente nel suo dramma, in cui la parte di Ricimero si sostenne da una giovane che non avea
mero si sostenne da una giovane che non avea ancor dato saggio alcuno di eccellenza. Dovea dunque riportarsi al maestro di
dato saggio alcuno di eccellenza. Dovea dunque riportarsi al maestro di musica, il quale ben sapeva, se le due voci potes
a giusta critica, perchè contengono pensieri alieni dalle circostanze di Elvira. 1. Per compiere il numero d’sette pecc
er compiere il numero d’sette peccati mortali, che stima il Calsabigi di aver pregiudicato il dramma nella condotta, ha eg
nti tutti nella scena quarta: in prima dopo alcuni acconci sentimenti di Odorico, che conchiude così,    A quel che chied
ero dono! Io . . . morirò fra poco, nell’originale seguiva un’ aria di Odorico, che il leggitore ben può vedere nel libr
a nella penultima scena, e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi di recitativo di Elvira di giusti concetti, che però
ima scena, e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi di recitativo di Elvira di giusti concetti, che però pur si dovean
e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi di recitativo di Elvira di giusti concetti, che però pur si doveano restrign
e attendendo allo stato dell’azione, nell’originale si trovava l’aria di lei già indicata Ah qual contrasto avrò ec., il c
il cui pensiero ben si esprime nel recitativo,    Eterna guerra E di morte e di vita Agiterà l’anima mia, e nell’a
siero ben si esprime nel recitativo,    Eterna guerra E di morte e di vita Agiterà l’anima mia, e nell’aria si ripe
iubilo è il mio nell’abbracciarti, si soggiugneva un altro duettino di Odorico, e di Elvira: Odo. Nell’ultimo mio dì
o nell’abbracciarti, si soggiugneva un altro duettino di Odorico, e di Elvira: Odo. Nell’ultimo mio dì A un immortal
quale interesse prender poteva l’ascoltatore negli additati tre pezzi di musica recitati dalle medesime persone nel procin
i di musica recitati dalle medesime persone nel procinto della venuta di Adallano vivo? Il noto giudizio e la pratica teat
Calsabigi è anche autore dell’opera mitologica intitolata il Giudizio di Paride, della quale è fama che il Poeta Cesareo c
78 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
uali istituite da Romolo dopo il ratto delle Sabine. Ma nel Consolato di C. Sulpizio Petico e di C. Licinio Stolone, nel p
dopo il ratto delle Sabine. Ma nel Consolato di C. Sulpizio Petico e di C. Licinio Stolone, nel primo anno della CIV olim
ogni cura bellica, per liberarsi da sì fiero nemico domestico, contro di cui ogni umano argomento riusciva inefficace, pre
la soverchia acrimonia e maldicenza personale abbisognarono col tempo di correzione, e furono dalla legge ridotti al solo
ecia però la rozza satirica materia de’ cori villeschi, senza esempio di altro popolo, avea prodotta la poesia scenica; ma
re e ad esercitar l’arte ludicra. Si pensò pertanto verso l’ anno 391 di Roma ad invitare un attore scenico dell’Etruria,
i e quasi estemporanei surriferiti versi Saturnii e Fescennini, prima di partorire la poesia drammatica, diede l’origine a
Osca posta allora due miglia distante dalla presente Aversa nel regno di Napoli. Con quale applauso vi fossero accolte e c
ria lingua Osca ancora nel fiorir della Latina favella e sino all’età di Augusto, quando scrivea il grave geografo Strabon
valeano della propria con molta grazia23; al che allude il noto verso di una favola di Titinio citato da Pompeo Festo24. E
propria con molta grazia23; al che allude il noto verso di una favola di Titinio citato da Pompeo Festo24. E che a’ Romani
o24. E che a’ Romani non riuscisse malagevole il gustare delle grazie di quella lingua, può dedursi da ciò che scrive Tito
entù Romana volle sottentrare a rappresentarlo dopo gli attori nativi di Atella, e se ne riserbò il diritto privativo ad e
la, e se ne riserbò il diritto privativo ad esclusione degl’ istrioni di professione, i quali erano schiavi e perciò mirat
infami. III. Gli attori Atellani non perdevano il nome ed il diritto di cittadini Romani, non erano rimossi dalla propria
si escludevano dagli stipendi militari26. IV. Essi ottennero il nome di veri attori personati, non perchè soli usaffero d
chè soli usaffero della maschera, ma perchè soli ebbero il privilegio di non mai deporla sulla scena; là dove gli altri is
rla sulla scena; là dove gli altri istrioni commettendo qualche fallo di rappresentazione, a un cenno del Popolo doveano s
taminate, ma talmente dalla natural gravità Italica temperate, al dir di Valerio Massimo29, che non recarono veruna taccia
il Gesuita Francese Pietro Cantel nelle sue Illustrazioni all’epitome di quest’ultimo scrittore stimata opera di un Giulio
sue Illustrazioni all’epitome di quest’ultimo scrittore stimata opera di un Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nep
quest’ultimo scrittore stimata opera di un Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nepoziano da altri) oscene per origi
urono corrette e temperate dalla Romana severità, cangiando l’Italica di Valerio in Romana, quasi che fossero sinonimi, o
l’alpe, e in conseguenza il Lazio con Roma. Sicchè l’Italica severità di Valerio si riferisce agli Osci festivi sì, ma non
ntel) dall’usar che facevano parole turpi ed oscene sortirono il nome di Osci. Ma donde egli l’apprese? Osceno significò p
uò stare che esso desse la denominazione agli Osci nazione più antica di Roma? Ma che giuochetto vizioso è poi questo di t
ci nazione più antica di Roma? Ma che giuochetto vizioso è poi questo di tal Francese! le parole impudiche dagli Osci furo
i che tali popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da u
a di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorciamento di Etiopici secondo altri; e che in appresso i Roman
i lo corruppero in Opsci, indi in Obsci e finalmente in Osci 33. Fuor di ogni dubbio i privilegii dati agli attori ingenui
lle loro favole da principio esenti da ogni oscenità. E la corruzione di esse fu posteriore e contemporanea agli eccessi d
e Caudine, cui soggiacquero per essersi fatti rinchiudere in un luogo di cui cercasi tuttavia il vero sito) e cacciato Pir
ma sin dall’anno 487 le obedivano le provincie Italogreche del regno di Napoli conosciute sotto il nome di Magna Grecia.
le provincie Italogreche del regno di Napoli conosciute sotto il nome di Magna Grecia. Mancava alla gloria di Roma vincitr
Napoli conosciute sotto il nome di Magna Grecia. Mancava alla gloria di Roma vincitrice quella coltura dell’ingegno che d
ingentilisce i costumi, e toccò a questa prima vinta Grecia il vanto di erudirla e abbellirla colle lettere. I primi suoi
ntiquattro dalla venuta degl’ istrioni Etruschi, quando nel consolato di C. Claudio Centone figliuolo di Appio Cieco e di
trioni Etruschi, quando nel consolato di C. Claudio Centone figliuolo di Appio Cieco e di M. Sempronio Tuditano (cinquanta
quando nel consolato di C. Claudio Centone figliuolo di Appio Cieco e di M. Sempronio Tuditano (cinquantadue anni in circa
e di M. Sempronio Tuditano (cinquantadue anni in circa dopo la morte di Menandro) cominciò a fiorire secondo i Fasti Capi
a fiorire secondo i Fasti Capitolini Livio Andronico. Egli fu liberto di M. Livio Salinatore, di cui ammaestrava i figliuo
i Capitolini Livio Andronico. Egli fu liberto di M. Livio Salinatore, di cui ammaestrava i figliuoli, e Greco di nazione.
berto di M. Livio Salinatore, di cui ammaestrava i figliuoli, e Greco di nazione. Ma che non nascesse nella Grecia d’oltra
e nella Grecia d’oltramare, può dedursi dall’osservare che Salinatore di cui egli era schiavo, non militò se non contro gl
me con Ennio, il quale senza controversia nacque tra’ Greci del regno di Napoli. Esercitava Andronico l’uffizio di gramati
nacque tra’ Greci del regno di Napoli. Esercitava Andronico l’uffizio di gramatico, e coltivò più di un genere poetico, av
di Napoli. Esercitava Andronico l’uffizio di gramatico, e coltivò più di un genere poetico, avendo l’anno 546 composto un
6, per la cui rappresentazione gli fu assegnato il portico del tempio di Pallade. La novità dello spettacolo lo rendè molt
accetto, essendone egli medesimo l’attore. E non saziandosi il popolo di udirne talora ripetere i più bei pezzi, un di avv
on saziandosi il popolo di udirne talora ripetere i più bei pezzi, un di avvenne che fatto roco impetrò di far cantare per
talora ripetere i più bei pezzi, un di avvenne che fatto roco impetrò di far cantare per lui al suono della tibia un suo s
ar cantare per lui al suono della tibia un suo servo, a se riserbando di animare tacitamente le parole col gesto e coll’ a
o37. Piacque al popolo ancor quest’altra novità, e ne nacque l’usanza di dividere la declamazione dall’azione, usanza che
e la declamazione dall’azione, usanza che non so per qual singolarità di gusto serbossi poscia costantemente nel teatro la
e pubblicati in Lione nel 1720, trovansi nominate le seguenti favole di Andronico: Achille, Adone, Ajace, Andromeda, Anti
Tereo, Teucro. Cicerone afferma che le favole Liviane non meritavano di leggersi la seconda volta38, ed Orazio le pregiav
econda volta38, ed Orazio le pregiava ancor meno. Questo è il destino di coloro che inventano o precedono ogni altro in qu
uisito pel tempo in cui fiorì, avendo trovati i Romani sforniti quasi di ogni letteratura e senza quasi di poesia rapprese
ndo trovati i Romani sforniti quasi di ogni letteratura e senza quasi di poesia rappresentativa. Egli sopravvisse al 546,
fe udire i suoi drammi tragici e comici. Si sono conservati i titoli di undici sue tragedie: Alcestide, il Cavallo Trojan
genia, Licurgo, Protesilaodamia. Il Patrici conta fino a venti favole di Nevio che tutte trasportò dalle Greche, e tra ess
rno molti erano i capi nobili della repubblica ognora potenti e degni di rispetto; e un privato censore non impunemente po
tto; e un privato censore non impunemente poteva arrogarsi il diritto di riprenderli. Nevio non per tanto pieno della lett
e’ Tribuni della Plebe39. Niuno degli antichi a lui contese il pregio di scrivere in latino con somma purezza, e Cicerone
ma purezza, e Cicerone propone Nevio e Plauto come eccellenti modelli di pura latinità. Lo stesso Nevio conosceva il propr
’ versi Saturnii. Ma Cicerone osserva che Ennio, benchè miglior poeta di Nevio, scrivendo delle guerre Romane tralasciò qu
gli anche sotto gl’ Imperadori della famiglia Flavia fu creduto degno di essere nominato dopo Cecilio e Plauto, e preferit
rima guerra Punica, per quel che da lui stesso ricavò Varrone44, e la di lui morte avvenne nel consolato di Publio Sempron
lui stesso ricavò Varrone44, e la di lui morte avvenne nel consolato di Publio Sempronio Tuditano e di Marco Cornelio Cet
la di lui morte avvenne nel consolato di Publio Sempronio Tuditano e di Marco Cornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, b
di Publio Sempronio Tuditano e di Marco Cornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, benchè Varrone stesso citato da Tullio
o da’ nobili Romani che solea mordere nelle sue favole. Contemporaneo di Andronico e di Nevio fu Quinto Ennio poeta di lor
mani che solea mordere nelle sue favole. Contemporaneo di Andronico e di Nevio fu Quinto Ennio poeta di loro più chiaro pe
e favole. Contemporaneo di Andronico e di Nevio fu Quinto Ennio poeta di loro più chiaro per sangue, per valore, per illus
. Questo scrittore che a’ suoi tempi recò grande ornamento alla città di Roma, e di anni settanta morì nel 584, l’anno 514
rittore che a’ suoi tempi recò grande ornamento alla città di Roma, e di anni settanta morì nel 584, l’anno 514 quando com
apigia secondo Plinio, Silio Italico e Pomponio Mela. Ennio affermava di esser egli nato ne’ monti Calabresi, ed Ovidio lo
so Taranto, ed alcuni autori trovano i monti additati nelle vicinanze di Taranto, ed altri in quelle di Lecce45. Ennio van
ovano i monti additati nelle vicinanze di Taranto, ed altri in quelle di Lecce45. Ennio vantava la discendenza dal re Mess
iore. Catone, secondo Cornelio Nipote, lo trasse dalla Sardegna, e il di lui acquisto si stimò da’ Romani tanto pregevole,
tre lingue l’Osca, la Greca e la Latina, per la qual cosa solea dire di aver tre cuori, potè, come fece, arricchir l’ulti
tima col soccorso delle altre. Trovò egli ancora che dopo la comparsa di Andronico e l’introduzione de’ drammi simili ai G
a soggiugnere le farsette satiresche recitate dagli Atellani col nome di Esodii che poi rimase al teatro, e che i moderni
fuori del teatro potessero piacere al popolo que’ poemi mordaci pieni di sale e di piacevolezze instruttive; e quindi si p
teatro potessero piacere al popolo que’ poemi mordaci pieni di sale e di piacevolezze instruttive; e quindi si provò a com
e i primi Sermoni Latini simili agli Oraziani, a’ quali diede il nome di satire, se non che sull’esempio de’ Greci e dello
i, trocaici47. Aureo è quel frammento Enniano in cui un’ altra specie di versi adoperando, con eleganza superiore a quell’
ide gli auguri, gli astrolaghi, gli opinatori Isiaci e gl’ interpreti di sogni, aggiugnendo con molta venustà: Non enim
ca, avea adoperati i versi saturnii. E quante gemme avesse tratte dai di lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo più tr
scritte da verbo a verbo, può ricavarsi dal sesto libro de’ Saturnali di Macrobio. Ond’è che i posteri sempre sospireranno
ito Scaligero la perdita delle opere Enniane degnissime degli encomii di Lucrezio Caro e di Vitruvio Pollione48. Quanto al
rdita delle opere Enniane degnissime degli encomii di Lucrezio Caro e di Vitruvio Pollione48. Quanto alla poesia rappresen
ione48. Quanto alla poesia rappresentativa si è conservata la memoria di tre sue commedie Amphithraso, Ambracia, Pancratia
medie Amphithraso, Ambracia, Pancratiastes, per le quali nel giudizio di Vulcazio Sedigito ebbe luogo tra’ Latini comici p
antiquitatis causa Ennium. Le sue tragedie sono: Achille, Achille di Aristarco, Ajace, Alcmeone, Alessandro o Alessand
reste, Eretteo, Ecuba, l’ Eumenidi, Fenice, Ilione, Ifigenia, i Litri di Ercole, Medea Esule, Medo, Menalippe, Telamone, T
o, Tieste, tutte o tradotte o imitate da’ Greci, e Scipione originale di argomento Romano. I frammenti che se ne conservan
l’Ottavia attribuita a Seneca, purchè ci fosse pervenuta la tragedia di Ennio detta Scipione. Avremmo dato di buon grado
ci fosse pervenuta la tragedia di Ennio detta Scipione. Avremmo dato di buon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo
ragedia di Ennio detta Scipione. Avremmo dato di buon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo, per quello di Ennio da
dato di buon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo, per quello di Ennio da lui composto nel settantesimo anno della
posto nel settantesimo anno della sua età, cioè in quello in cui finì di vivere. La sua Medea esule forse non temerebbe il
i finì di vivere. La sua Medea esule forse non temerebbe il confronto di quella di Seneca che pure è la migliore di questo
vivere. La sua Medea esule forse non temerebbe il confronto di quella di Seneca che pure è la migliore di questo Cordovese
non temerebbe il confronto di quella di Seneca che pure è la migliore di questo Cordovese, giacchè Cicerone50 diceva: E qu
ì, nemico del nome Romano, che ardisca sprezzare e rigettare la Medea di Ennio? Forse il giudizio altrove mostrato da Enni
ci a credere che nell’Ecuba avesse schivata la duplicità dell’ azione di quella di Euripide e delle Troadi di Seneca. Cert
re che nell’Ecuba avesse schivata la duplicità dell’ azione di quella di Euripide e delle Troadi di Seneca. Certamente il
hivata la duplicità dell’ azione di quella di Euripide e delle Troadi di Seneca. Certamente il Poeta Leccese non tradusse
guisa possono confrontarsi gli squarci che soggiungo. Nella tragedia di Euripide Ecuba così si lamenta nell’atto primo:
tri. Ennio imita questo pensiero, ma ne toglie giudiziosamente l’aria di massima: Hæc tu, etsi perversè dices, facile A
non æque valet. Quest’insigne poeta de’ suoi tempi, che fu l’amico di Scipione Africano il maggiore e di Scipione Nasic
eta de’ suoi tempi, che fu l’amico di Scipione Africano il maggiore e di Scipione Nasica e di altri celebri Cavalieri Roma
he fu l’amico di Scipione Africano il maggiore e di Scipione Nasica e di altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di
di Scipione Nasica e di altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di Andronico, di Nevio, e di Plauto, sopravvisse a t
sica e di altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di Andronico, di Nevio, e di Plauto, sopravvisse a tutti, e morto
tri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di Andronico, di Nevio, e di Plauto, sopravvisse a tutti, e morto fu onorato c
li nel sarcofago gentilizio degli Scipioni51, giusta la testimonianza di Ovidio: Ennius emeruit, Calabris in montibus o
tibus ortus,   Contiguus poni, Scipio magne, tibi. IV. Teatro di Plauto. Il gastigo di Nevio contenne la morda
poni, Scipio magne, tibi. IV. Teatro di Plauto. Il gastigo di Nevio contenne la mordacità de’ comici suoi conte
rivolse l’energia alla pretta piacevolezza. Marco Accio Plauto nativo di Sarsina nell’Umbria mancato essendo consoli L. Po
rcio Licinio e P. Claudio l’anno 569, quindici anni prima della morte di Ennio, mostra in diversi tratti vigorosi sparsi n
i vigorosi sparsi nelle sue commedie che era dotato d’ingegno al pari di Aristofane, ma non passò oltre i confini di una p
dotato d’ingegno al pari di Aristofane, ma non passò oltre i confini di una prudente moderazione. Lasciata adunque la sat
a, siccome è manifesto da molte sue commedie. Essendo esse nelle mani di tutti non esigono minute analisi, e basterà per l
ntù che quì se ne osservino alcune particolarità che reputo più degne di notarsi. Anfitrione. Se non è questa una favola
se le avvicini. Rintone inventore, come si disse nel tomo precedente, di quel genere di drammi, compose appunto un Anfitri
Rintone inventore, come si disse nel tomo precedente, di quel genere di drammi, compose appunto un Anfitrione, ed Archipp
o nel suo essi vi trattassero in una maniera tutta comica l’avventura di Giove con Alcmena, dipartendosi dal camino tragic
avola è una tragedia; ma prevedendo la maraviglia del popolo promette di convertirla in commedia senza alterarne i versi.
a egli in tal guisa sull’indole della propria favola che non ignorava di essere una vera commedia, come è da credersi che
ome è da credersi che fossero ancora le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giov
edersi che fossero ancora le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano
azie comiche tante volte ripetute nelle moderne scene negli argomenti di somiglianza. Si trasse da tal commedia in Italia
somiglianza. Si trasse da tal commedia in Italia in prima la novella di Gieta e Birria attribuita al Boccaccio, ma scritt
molte bellezze del latino originale. Il Francese Rotrou contemporaneo di Pietro Corneille trattò lo stesso argomento nella
mmedia detta i Sosii. Sopra ogni altro il noto Moliere colse il fiore di tutte le bellezze Plautine nel suo Anfitrione, mo
e nel suo Anfitrione, molte altre aggiugnendone. Mercurio nel prologo di Plauto accenna che per servire al Tonante la nott
mam operam das, datam pulchre locas. E Moliere prese quindi l’idea di far nel suo prologo un dialogo tra Mercurio e la
go un dialogo tra Mercurio e la Notte. Il nume la prega a compiacersi di ritardare la venuta del giorno, e la Notte rispon
sommessione risponde: “Su tali materie, mio Signor Mercurio, voi sete di me più esperto, e perciò mi rimetto alla vostra p
vostra perspicacia. Bel bello (replica Mercurio) Madama la Notte, che di voi stessa corre voce che sapete in tanti climi d
e voce che sapete in tanti climi diversi essere la fida conservatrice di mille dilettosi intrighi; ed io credo che in tal
noi due si giostri con armi uguali”. Moliere accrebbe la piacevolezza di tale argomento col dare a Sosia per moglie Clèant
e argomento col dare a Sosia per moglie Clèantis che è il personaggio di Tessala introdotto da Plauto, e coll’ immaginare
tichi, e spezialmente a Plauto, forse ciò farebbe sembrato una spezie di povertà. Ogni popolo ha un gusto particolare ed è
ersale. Comprendo che la pratica del teatro dimostra, non esser priva di grazia simile ripetizione, e singolarmente quando
e si varia in parte, come ha fatto Moliere. Ma non ardirei per questo di asserire consoverchia franchezza (come seguendo i
tro comico. Il Latino, secondo che ben conveniva in un teatro ripieno di superstiziosi adoratori di Giove, fa che questo p
ndo che ben conveniva in un teatro ripieno di superstiziosi adoratori di Giove, fa che questo padre degli dei preceduto da
ion o pulpito de’ numi, manifesti l’accaduto, e comandi ad Anfitrione di rappacificarsi colla moglie, e che costui piegand
i moderni, fa che Sosia con molta piacevolezza tronchi il complimento di congratulazione di Naucrate, Le grand Dieu Jup
osia con molta piacevolezza tronchi il complimento di congratulazione di Naucrate, Le grand Dieu Jupiter nous fait beau
è vero che non senza ragione Madame Dacier imputa a Plauto lo studio di filosofare con qualche affettazione; ma in questa
del popolaccio e l’immaginazione della gioventù a un limitato numero di picciole idee. Ma essa che è la speranza delle be
padre troppo indulgente compassiona il figliuolo Argirippo innamorato di Filenia meretrice e bisognoso di danaro, senza ch
na il figliuolo Argirippo innamorato di Filenia meretrice e bisognoso di danaro, senza che egli possa sovvenirlo, perchè l
o da marinajo menarmi la donna che io amava. Mio figliuolo ha bisogno di venti mine richiestegli dalla madre di Filenia; m
mava. Mio figliuolo ha bisogno di venti mine richiestegli dalla madre di Filenia; mia moglie rigida e spilorcia non gliene
egno, ingannami, aggirami, inganna mia moglie e ’l fattore Saurea, fa di tutto; purchè mio figlio abbia questo danajo, mi
urea, fa di tutto; purchè mio figlio abbia questo danajo, mi chiamerò di ogni cosa contento”. Egli sprona in tal guisa un
di ogni cosa contento”. Egli sprona in tal guisa un cavallo sboccato; di buon grado il servo pregato dal proprio padrone s
uesto Saurea, benchè conosca lo stesso Demeneto. Adunque col consenso di costui il danajo è consegnato a un altro servo ad
o stesso Demeneto. Essa però viene disturbata, perchè un altro amante di Filenia rimasto escluso si vendica con avvisare d
hè un altro amante di Filenia rimasto escluso si vendica con avvisare di tutto la moglie di Demeneto. Non senza ragione Pl
di Filenia rimasto escluso si vendica con avvisare di tutto la moglie di Demeneto. Non senza ragione Plauto dice nel breve
icula res est. Essa in fatti per eccitare il riso sacrifica in più di un luogo il verisimile e il decoro. Un servo che
ifica in più di un luogo il verisimile e il decoro. Un servo che pria di consegnare il danajo sospirato all’innamorato l’a
immaginate per muovere il riso per qualunque via. Queste sono favole di cattivo esempio. Qual moderno teatro soffrirebbe
mpio. Qual moderno teatro soffrirebbe senza bisbigliare lo spettacolo di un padre mentecatto che seconda sino a tal segno
colo di un padre mentecatto che seconda sino a tal segno le debolezze di un figliuolo? In ciò mai abbastanza i moderni non
rostituite, le quali combattono sovente coll’ amore e colla necessità di guadagnare, sono nella terza scena dell’atto prim
Spectandum ne cui anulum det, neque roget 53. Se si trattasse poi di un amore in qualche modo renduto meno illecito, m
llecito, meriterebbe tutta la lode il tratto patetico della divisione di Argirippo e Filenia nella terza scena dell’ atto
nella terza scena dell’ atto terzo. Del rimanente la commedia è piena di bassezze triviali e di scherzi soverchio istrioni
atto terzo. Del rimanente la commedia è piena di bassezze triviali e di scherzi soverchio istrionici e tal volta indecent
ω, tribuo. Plauto la nominò Sortientes. Due servi aspirano alle nozze di una serva loro compagna chiamata Casina. L’amano
pagna chiamata Casina. L’amano a competenza il vecchio padrone, ed il di lui figliuolo, e ciascuno di loro pel proprio int
o a competenza il vecchio padrone, ed il di lui figliuolo, e ciascuno di loro pel proprio intento favorisce uno de’ servi.
ne del servo da lui favorito. Per troncare ogni contrasto, convengono di commetterne il giudizio alla sorte, e si pongono
o insieme col suo villano fortunato, la moglie fa vestire cogli abiti di Casina il servo Calino rivale escluso, il quale f
herili filio. La favola appartiene alla commedia bassa ed è piena di piacevolezze popolari. Essa ha prodotto un incred
evolezze popolari. Essa ha prodotto un incredibil numero d’intrighi e di colpi teatrali usati da’ moderni, spezialmente ne
n avendocene Plauto conservato il nome greco, nè altrove ricordandomi di averlo letto tralle favole di quel comico citate
il nome greco, nè altrove ricordandomi di averlo letto tralle favole di quel comico citate dagli antichi. Eccone l’argome
o. Un ruffiano vende una fanciulla a Pleusidippo giovanetto preso del di lei amore, e ne riceve la caparra, promettendo di
iovanetto preso del di lei amore, e ne riceve la caparra, promettendo di menargliela nel tempio di Venere, ma colla speran
amore, e ne riceve la caparra, promettendo di menargliela nel tempio di Venere, ma colla speranza di farne un doppio guad
a, promettendo di menargliela nel tempio di Venere, ma colla speranza di farne un doppio guadagno senza curarsi del contra
tempesta fracassa la nave, separa il ruffiano dalle sue donne e privo di tutto lo respinge alla spiaggia. Palestra con la
spinge alla spiaggia. Palestra con la compagna si ricovera nel tempio di Venere lungo il mare; vi arriva anche il ruffiano
uffiano, le vede e vuol menarle via a forza; ma sono difese dal servo di Pleusidippo e dal vecchio Demone che abita in que
potesse conoscere i proprii parenti. Queste cose pervenute nelle mani di Demone fanno ch’ei riconosca Palestra per la perd
scagliansi diversi tratti satirici contra gli spergiuri, i litiganti di mala fede e i falsi testimoni. Con molta grazia n
l’atto quarto negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un ritratto di coloro che da picciole speranze sollevati si prom
mercator, e Plauto l’imitò ritenendone il titolo. Notasi nel prologo di questa favola una novità simile a quella che abbi
sta favola una novità simile a quella che abbiamo osservata in alcune di Aristofane, cioè l’ illusione distrutta dal medes
eos amores eloquar. Quì la verità combatte colla finzione, in vece di prestarsi, come converrebbe, l’una e l’altra conc
e alle mire del poeta. Scorgesi da qualche commedia moderna l’effetto di simili esempii degli antichi. Gl’ Intronati di Si
edia moderna l’effetto di simili esempii degli antichi. Gl’ Intronati di Siena ed alquanti altri Italiani hanno introdotti
ani hanno introdotti gli attori che parlano coll’ uditorio, mostrando di sapere di essere ascoltati. Gli Spagnuoli nelle c
introdotti gli attori che parlano coll’ uditorio, mostrando di sapere di essere ascoltati. Gli Spagnuoli nelle commedie de
si alla mercatura per consiglio del padre, ne’ suoi viaggi s’innamora di una serva di un suo ospite e la riscatta. Rimpatr
tura per consiglio del padre, ne’ suoi viaggi s’innamora di una serva di un suo ospite e la riscatta. Rimpatria, scende da
un’altra via arriva alla nave il padre che a prima vista rimane preso di Pasicompsa l’amata di Carino. Chiede a un servo c
la nave il padre che a prima vista rimane preso di Pasicompsa l’amata di Carino. Chiede a un servo chi ella sia, e gli è d
er propria per faticare nella loro casa, ma volerla comperare a conto di un amico che gliel’ha chiesta. Ripugna in vano Ca
l’ha chiesta. Ripugna in vano Carino, e Pasicompsa è comperata a nome di Lisimaco, nella cui casa è condotta. La moglie di
è comperata a nome di Lisimaco, nella cui casa è condotta. La moglie di Lisimaco che era in villa arriva in sua casa in t
sospetta ch’esser possa qualche intrigo del marito, e strepita contro di lui. Carino perduta Pasicompsa, nè sapendo ove es
arino perduta Pasicompsa, nè sapendo ove esser possa, disperato pensa di prendere volontario esiglio da Atene. Eutico suo
a di prendere volontario esiglio da Atene. Eutico suo amico figliuolo di Lisimaco lo raggiugne, lo consola, intercede per
singolarmente la terza scena dell’ atto II per la graziosa competenza di Carino e del padre offerendo all’ incanto nella c
competenza di Carino e del padre offerendo all’ incanto nella compera di Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equi
ompera di Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equivoco pieno di arte e di sale comico quello di Pasicompsa nel su
Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equivoco pieno di arte e di sale comico quello di Pasicompsa nel supporre che
a dell’atto terzo è un equivoco pieno di arte e di sale comico quello di Pasicompsa nel supporre che Lisimaco le favelli d
ate negli antichi le veneri del linguaggio e dello stile, o le regole di Aristotile osservate o neglette, lasciando a i po
Aristotile osservate o neglette, lasciando a i posteri più filosofi e di miglior gusto quasi intatta la più utile investig
ioè quella de’ tratti più vivaci, de’ vaghi colori scenici, dell’arte di maneggiar con delicatezza gli affetti, e di dipin
colori scenici, dell’arte di maneggiar con delicatezza gli affetti, e di dipingere con verità i costumi. Il Trinummo. Ques
ipingere con verità i costumi. Il Trinummo. Questa è un’ altra favola di Filemone intitolata in greco Θησαυρὸς, e da Plaut
a un Sicofanta. Il prologo vien formato dalla Lussuria e dall’Inopia di lei figliuola, la quale dalla madre è mandata ad
in anche la casa, ove Carmide suo padre avea nascosto un tesoro senza di lui saputa. Callicle vecchio onorato cui Carmide
to insieme colla casa non andasse in altrui potere, prende il partito di comperarla egli stesso. Intanto Lisitele giovane
Lisitele giovane ricco e ben costumato vorrebbe per moglie la sorella di Lesbonico senza dote; ma questi reputando cosa vi
te alla fanciulla senza palesare il segreto del tesoro. E a consiglio di un suo amico finge due lettere mandate da Carmide
con tre nummi che danno il titolo alla commedia, si addossa il carico di recar queste lettere. E volendo questo furbo eseg
o furbo eseguire il concertato, alla prima dà in Carmide stesso padre di Lesbonico che rimpatria, e ne risulta una scena s
el padre si sospende la vendita della casa, e si conchiudono le nozze di Lisitele colla sorella di Lesbonico e di Lesbonic
ndita della casa, e si conchiudono le nozze di Lisitele colla sorella di Lesbonico e di Lesbonico colla figliuola dell’ono
a, e si conchiudono le nozze di Lisitele colla sorella di Lesbonico e di Lesbonico colla figliuola dell’onorato amico Call
e più belle, ci sembra ottima fralle altre la seconda dell’atto primo di Callicle e Megaronide. Questi riprende l’amico co
uomo poco onesto ed ingordo per essersi approfittato della disgrazia di Lesbonico comperando la di lui casa, e dandogli,
o per essersi approfittato della disgrazia di Lesbonico comperando la di lui casa, e dandogli, giusta la sua espressione,
ita. Si giustifica il buon vecchio, e mostra la malignità mal fondata di chi va spargendo tali voci senza essere delle cos
appieno informato. Persuaso Megaronide dell’onoratezza dell’amico dal di lui racconto, non può darsi pace al riflettere al
dal di lui racconto, non può darsi pace al riflettere alla malignità di coloro che vanno seminando novelle e giudicando s
r modo, Ripetendole ognor con nuove giunte. Ned io mi traggo fuor di tal genìa Che da’ lor detti inzampognar mi feci
sanno. Tutto il mondo volea che il mio vicino Fosse d’Atene anzi di vita indegno, Per aver sovvertito e messo al fo
e dell’autore. Consiste l’argomento in un Cartaginese che va in cerca di un nipote e di due sue figliuole perdute dall’inf
Consiste l’argomento in un Cartaginese che va in cerca di un nipote e di due sue figliuole perdute dall’infanzia, trovate
nte in Calidonia. I primi quattro atti si aggirano intorno agli amori di Agorastocle per la prima delle sue cugine a lui i
li amori di Agorastocle per la prima delle sue cugine a lui ignote, e di Antemonide soldato per la seconda. Nel quinto com
ensa far diligenza per sapere delle figliuole e del nipote, per mezzo di Agorastocle già adottato da un suo ospite chiamat
iamato Antidamante. Chi ha molto agio potrà consultare un gran numero di dotti comentatori, i quali seriamente si sono app
braismo; e il Pareo la scrisse in lettere ebraiche nella sua edizione di Plauto. Giorgio Errico Safunio57 la riferisce al
olombe cangiando colore ad ogni movimento, dalla semplice somiglianza di una o due lettere sanno trovare in ogni parola il
he avesse sì strano gusto, copiando alla peggio gli scarsi dizionarii di tali lingue antipodiche, avrà l’ immaginario dile
si dizionarii di tali lingue antipodiche, avrà l’ immaginario diletto di lusingarsi di abbattere tutte le verità istoriche
di tali lingue antipodiche, avrà l’ immaginario diletto di lusingarsi di abbattere tutte le verità istoriche e tutte le no
he e tutte le nozioni del senso comune; e chi l’ascolterà avrà quello di ridersi di lui. Noi intanto lasciando ad uomini s
le nozioni del senso comune; e chi l’ascolterà avrà quello di ridersi di lui. Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i v
dersi di lui. Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i versi Punici di Plauto per confrontarli colle sillabe di tutti i
mini siffatti i versi Punici di Plauto per confrontarli colle sillabe di tutti i linguaggi a noi e ad essi medesimi sconos
noi e ad essi medesimi sconosciuti, e adorando senza seguirle le orme di cotali oracoli, con maggior senno e vantaggio oss
unica, va a parlare al Cartaginese, ma appunto per lo poco che sa del di lui idioma ne interpreta le risposte alla maniera
ne interpreta le risposte alla maniera degli etimologisti imperiti e di Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nel
rduto suo nipote. Questa scoperta anima Milfione a tentare, per mezzo di questo zio, l’acquisto dell’innamorata del suo pa
’acquisto dell’innamorata del suo padrone, la quale trovasi in potere di un ruffiano. Propone perciò al Cartaginese che fi
asi in potere di un ruffiano. Propone perciò al Cartaginese che finga di conoscere le due sorelle del suo paese per due su
suo paese per due sue figliuole perdute. A ciò Annone prende un’ aria di tristezza, e dice che furono in fatti a lui rubat
me! che malinconia! Evviva. Tu superi me stesso che sono l’architetto di questa frode. Questo comico colore sempre piacevo
Francesi e dagli Spagnuoli, trovasi felicemente adoperato prima forse di ogni altro dal Boccaccio nella Novella del porco
la del porco rubato a Calandrino, e da Giambatista della Porta in più di una commedia, e specialmente nell’Astrolago. Il P
nell’Astrolago. Il Persiano. Si tratta in questa favola dell’astuzia di un servo che aggira un ruffiano. Eccone la condot
ta. Atto I. Tossilo servo fra se ragionando conchiude che la costanza di un amante povero supera le più gloriose fatiche d
de che la costanza di un amante povero supera le più gloriose fatiche di Alcide, perchè affrontar leoni, idre, cinghiali,
i, uccelli Stinfalici e Antei, non sono sì dure imprese come è quella di combattere con amore. Trovasi egli in tal caso e
istione osserva che l’amico è pallido e sparuto. Tossilo gli confessa di essere innamorato. Che mi dì tu! quegli risponde:
autezza. Afferma non aver egli altra cura che lo crucii se non quella di riscattare dalle mani di un ruffiano una bella sc
egli altra cura che lo crucii se non quella di riscattare dalle mani di un ruffiano una bella schiava ch’ egli ama. Manca
tero intero, Sa dio se raccorrò quanto tu chiedi. Tu vuoi che chi di sete sta morendo Cavi acqua dalla pomice. Ch
arano. Sopravviene il parassito Saturione e nel voler entrare in casa di Tossilo, per vedere se vi è rimasto dal passato d
ta e si trattiene. Torna fuori Tossilo, ed ha pensato con un’ astuzia di fare che lo stesso padrone della sua bella sborsi
lla sborsi il danaro per pagarne il riscatto. Si avvede del parassito di cui abbisogna per l’esecuzione, e per adescarlo f
el parassito di cui abbisogna per l’esecuzione, e per adescarlo finge di non averlo veduto e di ordinare a’ servi di sua c
isogna per l’esecuzione, e per adescarlo finge di non averlo veduto e di ordinare a’ servi di sua casa un banchetto per un
ne, e per adescarlo finge di non averlo veduto e di ordinare a’ servi di sua casa un banchetto per un suo amico che attend
ico più elevato. Oggidì per iscreditarsi un uomo in una conversazione di persone ben nate, basterebbe che profferisse alcu
conversazione di persone ben nate, basterebbe che profferisse alcuna di queste inezie, che i Francesi chiamano turlupinad
amano turlupinades. Tossilo gli dice ch’ei mangerà, purchè si ricordi di ciò che jeri gli disse. Mi ricordo, sì, risponde,
risponde, che non vuoi che la murena e il congrio si riscaldino. Non di questo (l’ altro) ma de’ seicento nummi che dovev
gasti, e che io non ebbi che darti. Un parassito con danajo è indegno di portarne il nome. Egli esser dee puro cinico di s
con danajo è indegno di portarne il nome. Egli esser dee puro cinico di setta: pochi mobili a lui bastano, un vaso, una s
chi mobili a lui bastano, un vaso, una stregghia, un orinale, un pajo di zoccoli, un pallio e un picciolo borsotto da guar
ripiglia Tossilo) tu puoi darmi il danajo che io cerco, permettendomi di vendere la tua figliuola. E Saturione: Tu vendere
ollo. Toss. Vanne dunque in casa, previeni la giovane, instruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia
dunque in casa, previeni la giovane, instruiscila di quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia, da chi debba favol
dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia, da chi debba favoleggiare di essere stata rapita, in qual guisa figurarsi nata
a e de’ parenti. Satur. Nè taci ancora? Ella è tre volte più astuta di quello che tu brami. Toss. Ottimamente. Prendi
ire avanti gl’ istrioni, siccome accennammo nel parlar delle commedie di Aristofane. Gli antichi da una banda dipingevano
raziano. Tossilo aggiugne che sborsato che avrà il ruffiano il prezzo di questa finta schiava, Saturione si farà avanti da
uesta finta schiava, Saturione si farà avanti dandosi a conoscere per di lei padre, e si ripiglierà la figliuola. Atto II.
o amante, e questi con un altro spedisce a lei Pegnio, incaricandogli di affrettarsi in modo, che possa trovarsi in casa q
o Sofoclidisca? Ella è fuori: non vede Tossilo a cui è spedita? Direi di no, perchè i teatri antichi potevano rappresentar
atri antichi potevano rappresentare in una medesima veduta più luoghi di tal modo che un personaggio posto a favellare in
ue messaggi Sofoclidisca e Pegnio, e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè di una fante di un ruffiano e
ca e Pegnio, e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè di una fante di un ruffiano e di un ragazzaccio mone
e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè di una fante di un ruffiano e di un ragazzaccio monello. É però l
vivace e propria di tali persone, cioè di una fante di un ruffiano e di un ragazzaccio monello. É però lunga, inutile all
monello. É però lunga, inutile alla condotta, e contraria al comando di chi gl’ invia; ma in ciò vien dipinto il costume
servi i quali sogliono volentieri trascurare il lor dovere per voglia di cicalare. Entrano nelle case rispettive dove sono
ro per avere avuto del danaro dal proprio padrone per mercare un pajo di buoi, e pensa valersene per prestarlo a Tossilo.
Vede Pegnio che esce dalla casa del ruffiano, e vorrebbe domandargli di Tossilo, ma colui risponde colla solita insolenza
a fante che consoli la padrona, essendo già disposto e pronto il modo di liberarla. Sagaristione con uno scherzo basso e s
li mostra un tumore nel collo formato colla borsa del danaro, dicendo di essere una vomica. Tossilo allegro lo ringrazia,
icendo di essere una vomica. Tossilo allegro lo ringrazia, e promette di renderglielo fra pochi momenti, sperando di cavar
lo ringrazia, e promette di renderglielo fra pochi momenti, sperando di cavarlo dal medesimo ruffiano. L’introduce in sua
uffiano. L’introduce in sua casa, perchè pensa che avrà bisogno della di lui opera. Atto III. Viene Saturione colla Vergin
iene, e come sarà venduta. La Vergine con saviezza e modestia procura di rimuoverlo ancora da tal disegno in questa guisa
Per tutto quello io t’ho che alla mia pancia Tornerà conto. Io su di te comando, Tu non già su di me, s’io penso giu
alla mia pancia Tornerà conto. Io su di te comando, Tu non già su di me, s’io penso giusto. Verg. Egli è così, tutto
Sat. Sarà: che cianci? Verg. A ciò sol pensa. Quando un padron di bastonar lo schiavo Minaccia e sbuffa, benchè p
accia, Se il braccio è in alto, se il bastone è presso A cader su di lui, s’ei già si spoglia, Non palpita il meschi
Ma ella si affanna in vano: Saturione non si ricorda che delle cene di Tossilo e vuol compiere l’ordinata trama. La figl
ndo si accomoda a bene eseguire i comandi paterni, ed entrano in casa di Tossilo. Dordalo risoluto vuole andar da Tossilo
gliendosi dal contratto; ma si ferma al sentire lo strepito che fa la di lui porta nell’aprirsi. Esce Tossilo baldanzosame
n tanta diffidenza. Con pari insolenza rispondegli Dordalo. Rimangono di accordo che il ruffiano giuridicamente dichiarerà
rà libera Lenniselene, e poi per la parte dell’orto la menerà in casa di Tossilo. Atto IV. Tossilo contento del bene ordit
hè conduca fuori la Vergine, e porti seco le lettere ch’egli ha finto di aver ricevute di Persia dal proprio padrone. Lo f
la Vergine, e porti seco le lettere ch’egli ha finto di aver ricevute di Persia dal proprio padrone. Lo fa trattenere in d
rsia dal proprio padrone. Lo fa trattenere in disparte, avvertendogli di comparire poichè avrà egli parlato a Dordalo. Vie
ire poichè avrà egli parlato a Dordalo. Viene questi a dire a Tossilo di aver già manomessa la fanciulla e menatala nella
a dire a Tossilo di aver già manomessa la fanciulla e menatala nella di lui casa. Tossilo in segno di sapergliene grado,
manomessa la fanciulla e menatala nella di lui casa. Tossilo in segno di sapergliene grado, e di averlo per amico, gli dà
menatala nella di lui casa. Tossilo in segno di sapergliene grado, e di averlo per amico, gli dà a leggere le sinte lette
i averlo per amico, gli dà a leggere le sinte lettere, ove si accenna di una Vergine Araba fuggitiva da vendersi, e mostra
nna di una Vergine Araba fuggitiva da vendersi, e mostrando desiderio di apportargli utile gliene propone la compera. Dord
siderio di apportargli utile gliene propone la compera. Dordalo, dopo di avere alquanto esitato, cerca di vederla insieme
ne propone la compera. Dordalo, dopo di avere alquanto esitato, cerca di vederla insieme col forestiere che l’ha condotta.
insieme col forestiere che l’ha condotta. La vede e secondo l’ usanza di chi vuol comperare per poco, l’approva a mezza bo
vuol comperare per poco, l’approva a mezza bocca. Tossilo gl’ insinua di udirla un poco prima di parlar del contratto, per
l’approva a mezza bocca. Tossilo gl’ insinua di udirla un poco prima di parlar del contratto, per ben conoscerne le manie
o ad ascoltare, è nella quale si effettua la vendita, è piena d’arte, di grazie, di latine veneri e di buon senso. Ne trad
are, è nella quale si effettua la vendita, è piena d’arte, di grazie, di latine veneri e di buon senso. Ne tradurremo qual
si effettua la vendita, è piena d’arte, di grazie, di latine veneri e di buon senso. Ne tradurremo qualche frammento. Sag
. Tos. O che savio principio! Dord. Da un sol motto La saviezza di lei non si discerne. Sagar. Come di mura essa è
Da un sol motto La saviezza di lei non si discerne. Sagar. Come di mura essa è munita e forte! Verg. Se cittadini
l peste Non si ripurghi, a conservarla, io penso, Ch’è poco ancor di cento doppj un muro. Toss. Che ne dici? Dord.
nganno con finto zelo suggerisce a Dordalo, che nulla conchiuda prima di aver domandato alla fanciulla quel che conviene;
chiuda prima di aver domandato alla fanciulla quel che conviene; indi di soppiatto avverte la Vergine a pensare alle rispo
alle risposte. Ella scaltramente soddisfa ad ogni domanda con parole di doppio senso che ingannano il ruffiano e danno pi
vero significato. Quest’artificio riesce mirabilmente in ogni specie di commedia, ed è la più ingegnosa fonte del ridicol
voci sieno naturali e non già tirati al proposito cogli organi. Serva di esempio quest’altro squarcio che io così traduco:
uesti, o figliuola, è un uom dabbene Verg. Il credo. Toss. Presso di lui non servirai gran tempo. Verg. Così lo sper
ome insigne, O nome prezioso! Ed a comprarla Indugi ancor? (Temei di qualche intoppo, Ma saltò il fosso a meraviglia
ina, in un canto a man sinistra. Ella in somma sfugge con destrezza di mentire, rispondendo indirettamente, nè mai viene
nto Persiano, contandogli sessanta mine pattuite. Gli domanda poi del di lui nome, ed egli chiudendo nel nome tutta la ser
re della finta schiava, e la prende per mano. Ella lo saluta col nome di padre. Dordalo rimane attonito all’udirsi chiamar
i padre. Dordalo rimane attonito all’udirsi chiamare in giudizio dopo di essere stato inzampognato. Atto V. Trionfa Tossil
da’ commensali schernito? O bisogna concepire un teatro alla maniera di quelli veduti in Napoli in tempo del Marchese di
teatro alla maniera di quelli veduti in Napoli in tempo del Marchese di Liveri, ne’ quali senza cangiar la scena vedevans
’ quali senza cangiar la scena vedevansi azioni fatte nell’ interiore di una casa ancor dalla strada, ovvero immaginare ch
ell’altro supposto si conserverebbe l’unità del luogo senza mutazione di scena. Pseudolo. Vedesi in questa favola un altr
rimanga col danno e colla beffa perdendo certa sua schiava. In genere di trappole servili è questa una delle più ingegnose
nere di trappole servili è questa una delle più ingegnose e piacevoli di quante se ne sono esposte sulla scena; e Cicerone
vantaggi che ci presenta l’esame delle opere degli antichi, è quello di vedervi la sorgente delle moderne. Il più volte l
o movimento e vivacità con una promessa fatta dal servo per soprappiù di avvisare il ruffiano nel tempo stesso che l’ inga
lo spettatore inteso dell’ingegnosa astuzia. Notabile nella commedia di Plauto è la sfacciataggine del ruffiano, che con
m dum transigam ec. Parimente nella quarta scena dell’atto II nega di narrare l’accaduto agli altri attori, perchè non
hi. Egli non può ignorare che da essi non si vuole apprendere il modo di sceneggiare che varia secondo i tempi e le nazion
cità artificiosa dell’azione; ma l’arte in tutti i tempi inarrivabile di dipignere i caratteri, i costumi, le passioni; ma
bile di dipignere i caratteri, i costumi, le passioni; ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto di vista
i caratteri, i costumi, le passioni; ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto di vista le umane ridicole
e passioni; ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto di vista le umane ridicolezze. Per tali cose la favo
’ quali si distinse Federico Taumanno. Giovanni Dousa le da il titolo di ocellus fabularum Plauti 61. Curculione. Dal nom
le da il titolo di ocellus fabularum Plauti 61. Curculione. Dal nome di un parassito che inganna un soldato millantatore,
zzo acquista una Vergine venduta da un ruffiano, e la reca nelle mani di Fedromo di lei innamorato corrisposto. Quell’anel
a una Vergine venduta da un ruffiano, e la reca nelle mani di Fedromo di lei innamorato corrisposto. Quell’anello medesimo
la Vergine venga riconosciuta per sorella del soldato. Se v’ha favola di Plauto, su cui a ragione cada l’ osservazione di
dato. Se v’ha favola di Plauto, su cui a ragione cada l’ osservazione di Madama Dacier delle sentenze filosofiche affettat
il personaggio del Corago introdotto nell’atto quarto, il quale teme di perdere le vesti date in affitto a Curculione. Lo
ale teme di perdere le vesti date in affitto a Curculione. Lo spirito di verità che rende i componimenti rappresentativi i
teressanti, non regnava molto in Roma al tempo della Repubblica prima di Terenzio. Aulularia. Somministra il titolo a que
aria. Somministra il titolo a questa favola un vase o pentola ripiena di oro d’intorno a quattro libbre di peso trovata da
ta favola un vase o pentola ripiena di oro d’intorno a quattro libbre di peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvez
Euclione, il quale avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. Il di
e avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. Il di lui carattere con
anni non sa far uso di quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. Il di lui carattere con somma maestria e con cento graz
copiato da Italiani, Spagnuoli, Francesi e Inglesi; e lo scioglimento di questa favola in molte commedie moderne si è ripe
l secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce da una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 di giugno del 15
quel che apparisce da una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 di giugno del 150162. L’ufficio del prologo si fa da
el 150162. L’ufficio del prologo si fa dal Lare famigliare della casa di Éuclione uno de’ penati custodi delle case degli
era. e ciò che risponde Megadoro all’avaro Euclione, il quale dice di non aver dote da dare alla figlia: . . . . . .
tte le altre. Tutte le commedie Plautine (diceva il grande ammiratore di Plauto Udeno Nisieli64) sono altrettante muse; ma
altrettante muse; ma l’Aulularia risiede in cima senza fallo come dea di tutte quante le altre. In tanto si vuole osservar
ere andare. O dunque bisogna dire col celebre Metastasio che i luoghi di tal favola sien due, o secondo noi concepire un t
hi di tal favola sien due, o secondo noi concepire un teatro composto di più spartimenti in guisa che vi sieno segnati più
ria. Denominasi questa favola da un cestino cogli ornamenti infantili di una bambina esposta, ond’ella è riconosciuta da’
ciuta da’ genitori. Delineati a maraviglia vi si scorgono i caratteri di una meretrice, di due ruffiane di costumi differe
. Delineati a maraviglia vi si scorgono i caratteri di una meretrice, di due ruffiane di costumi differenti, della fanciul
raviglia vi si scorgono i caratteri di una meretrice, di due ruffiane di costumi differenti, della fanciulla esposta, la q
ferenti, della fanciulla esposta, la quale è fieramente innamorata, e di un giovane di lei amante. Questo valoroso comico
fanciulla esposta, la quale è fieramente innamorata, e di un giovane di lei amante. Questo valoroso comico poeta non ha b
un giovane di lei amante. Questo valoroso comico poeta non ha bisogno di perdersi in episodj. Corre allo scioglimento, e t
nto quel che conduce alla catastrofe; e pure in così fatta semplicità di argomento e di condotta versa in tal copia i vezz
nduce alla catastrofe; e pure in così fatta semplicità di argomento e di condotta versa in tal copia i vezzi e le facezie
eva attonito. Ma tale è per lo più l’ indole e l’ingegno fecondissimo di Plauto. Si osserva nella Cestellaria una novità c
rza scena dell’atto primo. Con Plautina felicità veggonsi nella scena di Alcesimarco, che è la prima dell’atto secondo, di
amore. I Menecmi. Di questa commedia, che dalla compiuta somiglianza di due gemelli Siracusani prende le grazie, le scene
lmeno imitazioni. Nel XV secolo si rappresentò in volgare nella Corte di Ferrara. Gl’ istrioni la perpetuarono sulle scene
cene recitando le loro commedie dell’ arte, e l’intitolarono i Simili di Plauto. Tralascio poi di tutte distintamente rife
mmedie dell’ arte, e l’intitolarono i Simili di Plauto. Tralascio poi di tutte distintamente riferire le tante imitazioni
faceto M. Regnard. Il teatro Spagnuolo conta eziandio un gran numero di favole di somiglianza, come el Parecido en la Cor
Regnard. Il teatro Spagnuolo conta eziandio un gran numero di favole di somiglianza, come el Parecido en la Corte, el Par
s, ecc.; ma queste per altro spesso prendono un portamento tragico, e di molto si discostano dal comico artificio latino.
latino. Ozioso adunque sarebbe il trattenersi lungamente a favellare di così nota favola, la cui varietà e lepidezza invi
licarne la lettura66. Mostellaria. Nell’assenza del padre un giovane di morigerato diviene dissoluto, spende trenta mine
a liberare dalla servitù l’innamorata, dissipa, profonde, e si carica di debiti. Arriva il di lui padre in uno dei giorni
itù l’innamorata, dissipa, profonde, e si carica di debiti. Arriva il di lui padre in uno dei giorni ch’egli sta in compag
ti. Arriva il di lui padre in uno dei giorni ch’egli sta in compagnia di donne e di amici gozzovigliando. Un servo autore
il di lui padre in uno dei giorni ch’egli sta in compagnia di donne e di amici gozzovigliando. Un servo autore dei di lui
in compagnia di donne e di amici gozzovigliando. Un servo autore dei di lui disordini appena ha tempo da fare menar dentr
re menar dentro un commensale ubbriaco e chiudere la casa. Incontrasi di poi col vecchio, e gli da ad intendere esser la c
enzogna creduta dal vecchio è quasi distrutta nel nascere dall’arrivo di un creditore; ma il servo per giustificare il deb
giustificare il debito finge che il figliuolo abbia comperata la casa di un altro vecchio vicino. E perchè Teuropide (padr
ro vecchio vicino. E perchè Teuropide (padre del giovane) s’ invoglia di vedere quest’altra casa, il servo a forza di bugi
del giovane) s’ invoglia di vedere quest’altra casa, il servo a forza di bugie ne ottiene la permissione dal padrone di qu
casa, il servo a forza di bugie ne ottiene la permissione dal padrone di quella, senza che nè l’uno nè l’ altro vecchio nu
veder la casa, o che vi manchino forse de’ versi detti da Simo prima di partire, o che il poeta abbia contato sull’indulg
enza dello spettatore. Lo scioglimento avviene per l’arrivo del servo di uno de’ commensali il quale scuopre a Teuropide l
uno de’ commensali il quale scuopre a Teuropide la verità dello stato di sua famiglia. Il servo colpevole si rifugge all’a
tour imprevû. E’ stato osservato da Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni di luoghi per rappresentarsi67, ove non
E’ stato osservato da Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni di luoghi per rappresentarsi67, ove non si sappia co
rappresentarsi67, ove non si sappia costruire una scena alla maniera di Liveri. Il Soldato millantatore. Αλαζων, jactato
e ciò manifesta nella prima scena dell’atto secondo, adoprata in vece di prologo, che per la seconda volta troviamo in Pla
. Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso da un fervo per torgli di mano una fanciulla amata da un giovane Ateniese.
spressamente viene in Efeso per tale oggetto; e si valgono della casa di un vecchio contigua a quella del soldato, aprendo
’ Ateniese. Per rimediare a siffatto disordine Palestrione le insinua di fingersi una propria sorella gemella venuta da po
parenza. Finalmente lo stesso servo alletta il soldato colla speranza di possedere un’ altra donna che si finge una matron
di possedere un’ altra donna che si finge una matrona onorata moglie di un vecchio e spasimata amante del soldato. Lusing
cquisto, per non ricevere disturbo dall’amica che ha in casa, risolve di lasciarla partire colla pretesa sorella e colla m
’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di speranza e di amore per l’ideata matrona entra ne
stito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di speranza e di amore per l’ideata matrona entra nella vicina cas
di amore per l’ideata matrona entra nella vicina casa, corre pericola di esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bast
ina casa, corre pericola di esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bastone, affetando il vecchio il carattere di mar
n’è discacciato a colpi di bastone, affetando il vecchio il carattere di marito onorato e geloso. Questa favola si vuol co
norato e geloso. Questa favola si vuol collocare tralle più piacevoli di Plauto per lo sale grazioso che la condisce, e pe
razioso che la condisce, e per la vivace dipintura del vano carattere di Pirgopolinice. Le Bacchidi sorelle. Il prologo c
orelle. Il prologo col principio della prima scena affermò il Lascari di averlo trovato in Messina, e da alcuni si attribu
Francesco Petrarca68. Dipingonsi in tal commedia i costumi meretricj di due sorelle così chiamate. Esse adescano due giov
el padrone Mnesiloco, con varie astuzie tira il danajo necessario dal di lui padre Nicobulo. Scopre costui le bugie di Cri
l danajo necessario dal di lui padre Nicobulo. Scopre costui le bugie di Crisalo, ne freme, ed unitosi col padre di Pistoc
lo. Scopre costui le bugie di Crisalo, ne freme, ed unitosi col padre di Pistoclero con animo di vendicarsene vuole entrar
ie di Crisalo, ne freme, ed unitosi col padre di Pistoclero con animo di vendicarsene vuole entrare in casa delle meretric
o le sorelle sulla porta, e alla prima gli dileggiano; pensano poscia di accarezzarli per dissiparne lo sdegno, e riescono
ona dell’ attore nel più bello del dramma, è cosa comune nelle favole di Plauto. E’ degno di osservarsi che nella scena se
più bello del dramma, è cosa comune nelle favole di Plauto. E’ degno di osservarsi che nella scena seconda dell’atto seco
jato non ne vuol sentir parlare. T’incresce adunque (dice Pistoclero) di sentire la buona ventura del tuo padrone? Non è i
. Epidico, non dico altro, la favola prediletta e da me amata al pari di me stesso, mi diviene ristucchevole, quando rappr
è la favola mentovata nelle Bacchidi. Epidico è un servo, che in vece di riscattare una figliuola naturale del vecchio Per
atrice, che per altro è libera, dandogli speranza che non mancherebbe di esser ricomprata da un soldato che l’ ama. Ma il
be di esser ricomprata da un soldato che l’ ama. Ma il soldato ricusa di ricomprarla accorgendosi di non esser quella ch’e
soldato che l’ ama. Ma il soldato ricusa di ricomprarla accorgendosi di non esser quella ch’egli desidera. Dall’altra par
n casa come sua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’ebbe, conosce di non esse
ata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’ebbe, conosce di non esser tale. Per tanti inganni fulmina il vecc
tanti inganni fulmina il vecchio contro Epidico. Ma per buona ventura di costui si scopre che l’ultima fanciulla comprata
opre che l’ultima fanciulla comprata da Stratippocle era veramente la di lui sorella naturale, ed Epidico per tal felice e
mariti bisognosi, i quali da tre anni partirono dalla patria cercando di migliorar col commercio il proprio stato. Il padr
patria cercando di migliorar col commercio il proprio stato. Il padre di queste giovani indarno tenta di persuaderle ad ab
commercio il proprio stato. Il padre di queste giovani indarno tenta di persuaderle ad abbandonare la casa de’ mariti; e
ndonare la casa de’ mariti; e la loro fermezza è premiata col ritorno di essi già divenuti ricchi. Sembra che a Plauto non
pplirvi colla languida e in niun conto interessante giunta della cena di Stico colla serva Stefania. Il Truculento, o sia
Stefania. Il Truculento, o sia il Burbero. Poco più del personaggio di Stico appartiene all’azione principale del Trucul
esce non pertanto instruttiva e interessante per la natural dipintura di una meretrice annunziata con una pennellata maest
A quest’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intendere di aver di lui partorito un bambino, per trarne rega
’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intendere di aver di lui partorito un bambino, per trarne regali e per
i con felicità lla secondano, sono copiate al naturale dalo procedure di simili femmine che trafficano i loro vezzi. Lo sc
posto che era preso da una giovane amata da Dinarco uno degli amatori di Fronesia. Questo Dinarco riconvenuto dal padre de
uesta che Plauto intitolò Capteivei. Egione ha due figliuoli, uno che di anni quattro gli fu rubato da uno schiavo e vendu
ltro già grande fatto prigioniero da’ nemici. Per avere l’opportunità di riscattare o permutare l’ultimo figliuolo prigion
ttare o permutare l’ultimo figliuolo prigione si mette a mercatantare di schiavi. Tra questi compera un giovane chiamato F
are di schiavi. Tra questi compera un giovane chiamato Filocrate e un di lui servo per nome Tindaro, i quali però per ogni
i lui servo per nome Tindaro, i quali però per ogni evento dispongono di cangiar nomi e stato, facendosi il servo credere
di cangiar nomi e stato, facendosi il servo credere padrone col nome di Filocrate, ed il padrone rappresentando la figura
padrone col nome di Filocrate, ed il padrone rappresentando la figura di servo col nome di Tindaro. Per ventura il figliuo
i Filocrate, ed il padrone rappresentando la figura di servo col nome di Tindaro. Per ventura il figliuolo di Egione trova
ando la figura di servo col nome di Tindaro. Per ventura il figliuolo di Egione trovasi per l’appunto cattivo nella città
tura il figliuolo di Egione trovasi per l’appunto cattivo nella città di Elide patria di Filocrate. Disegna adunque il vec
o di Egione trovasi per l’appunto cattivo nella città di Elide patria di Filocrate. Disegna adunque il vecchio di proporre
nella città di Elide patria di Filocrate. Disegna adunque il vecchio di proporre a’ nemici la permuta del proprio figlio
ro avendo in mano, com’ egli crede, un pegno importante nella persona di Filocrate. Così rimane col nome del padrone il ge
drone il generoso servo Tindaro esposto al pericolo dell’indignazione di Egione, scoprendosi l’ inganno. Ciò di fatto avvi
al pericolo dell’indignazione di Egione, scoprendosi l’ inganno. Ciò di fatto avviene. Un altro prigioniero compatriotto
i l’ inganno. Ciò di fatto avviene. Un altro prigioniero compatriotto di Filocrate tratto dal desiderio di vedere l’amico,
. Un altro prigioniero compatriotto di Filocrate tratto dal desiderio di vedere l’amico, va a parlare al creduto Filocrate
ato lo condanna a cavar pietre. Torna intanto Filocrate col figliuolo di Egione già liberato, e l’opportuno suo ritorno re
’opportuno suo ritorno rende il virtuoso Tindaro libero dalla collera di Egione. Questi osserva con attenzione uno schiavo
Egione. Questi osserva con attenzione uno schiavo venuto in compagnia di Filocrate, e lo riconosce per lo stesso malvagio
ce per lo stesso malvagio schiavo che rubò e vendè l’altro suo figlio di quattro anni, e nel ricercarsi le particolarità d
ratto e della vendita, trovasi che il servo Tindaro è l’altro figlio di Egione. L’unità di tempo non si osserva in questa
ita, trovasi che il servo Tindaro è l’altro figlio di Egione. L’unità di tempo non si osserva in questa favola. Filocrate
nel fine dell’atto secondo parte dal luogo della scena che è Calidone di Etolia: va in Elide: tratta quivi il cambio degli
ornato e nel quinto comparisce egli stesso, avendo corso nello spazio di poco più di un atto oltre a dugento miglia. I Lat
quinto comparisce egli stesso, avendo corso nello spazio di poco più di un atto oltre a dugento miglia. I Latini assai me
iù sagaci critici in tener questa favola per una delle più eccellenti di sì gran Comico. Dousa n’era incantato. Gioacchino
fidei exemplum servi erga herilem filium. Essa è tutta onesta e piena di motteggi innocenti e graziosi; e le stesse trappo
o ripete lo stesso: “O spettatori (dice il coro degli attori col nome di grex) questa favola è composta per chi ama le dip
arti supposti, danari truffati, e bagasce liberate da qualche giovane di nascosto del padre. Di siffatte commedie, nelle q
uali i buoni diventano migli ori, se ne inventano ben poche dai poeti di oggidì”. I pedanti orgogliosi, i quali appresero
dalle idee elementari che ivi ne ricevettero, imparino dall’argomento di questa commedia, che gli antichi comici molte alt
loro scritti a noi pervenute; e cessino dal dettar pettoruti in tuono di oracolo aforismi generali che contraddicono all’
i selvaggi dell’orbe letterario: non ostentano che spalle nude, armi di legno e presunzione senza modo. Ed ecco succintam
ecco succintamente mostrato qual sia Plauto nelle venti commedie che di lui ci sono rimase. Osservatore non sempre esatto
e faceto, versando a piena mano a ogni passo sali e lepidezze capaci di fecondar largamente l’immaginazione di chi voglia
passo sali e lepidezze capaci di fecondar largamente l’immaginazione di chi voglia coltivare un genere di commedia inferi
fecondar largamente l’immaginazione di chi voglia coltivare un genere di commedia inferiore alla nobile. Contesero gli ant
. Secondo Varrone e Festo Pompeo passarono presso alcuni per commedie di Plauto anche le seguenti: Artemone, Frivolaria, F
loro giudizio nel trovarsi in queste alquanti versi degni della penna di Plauto, argomento, a mio avviso, poco sicuro, qua
o il rimanente non corrisponde. Spesso avviene che un numero limitato di versi non infelici scappi fuori dal fangoso talen
ri dal fangoso talento del più meschino improvvisatore. Fin da’ tempi di Varrone mal si distinsero le commedie genuine di
atore. Fin da’ tempi di Varrone mal si distinsero le commedie genuine di Plauto, la qual cosa l’incitò a comporre un opusc
condo lui, antico poeta comico scrisse diverse commedie, le quali dal di lui nome doveano chiamarsi Plauziane, e talvolta
e tre aggiugnendosi alle venti che ne abbiamo, passerebbero il numero di vent’una da Varrone riconosciute per Plautine. Ce
di vent’una da Varrone riconosciute per Plautine. Certo Lelio, al dir di Gellio, uomo eruditissimo affermava che venticinq
I, lib. VII, c. 2, e Val. Massimo lib. II, c. 4. 27. V. l’Onomastico di Giulio Polluce, ed il trattato de Theatro lib. I,
ilio, da Strabone, vedi il lib. I, c. 33 della Geogr. Sacr. in Canaan di Samuele Bocarto. 31. Obscæna verba pro impudici
San Girolamo lo dicono Tarantino, il Galateo lo vuol nato nella Rudia di Lecce. A’ primi si attenne il Tafuri, al secondo
stribus Grammaticis. 47. Si vegga la prefazione premessa alle Satire di Orazio da M. Dacier. 48. V. il tomo I delle Vic.
l 1595 gli diede alla luce in Lione, e Bernardo Filippino tradusse la di lui collezione in Italiano, e la fece imprimere n
n Roma. I due Stefani, Martino Delrio e Pietro Scriverio raccolsero i di lui frammenti tragici ed il Vossio aggiunse varie
ui frammenti tragici ed il Vossio aggiunse varie note alla collezione di quest’ultimo uscita nel 1720. 50. De Finibus.
scita nel 1720. 50. De Finibus. 51. Cicerone ci ha conservato il di lui epitafio: Aspicite, o civeis, senis Ennii
dall’erudito Niccolò Eugenio Angelio nella traduzione delle commedie di Plauto ch’ egli in Napoli ha pubblicata nel 1783
mano a alcuno. Non dia a osservare l’anello a nissuno, Nè chieda di veder quello di un altro, ec. 54. Gio: Burme
Non dia a osservare l’anello a nissuno, Nè chieda di veder quello di un altro, ec. 54. Gio: Burmeistero nel 1625
Gio: Burmeistero nel 1625 ne fece una imitazione volgendola al fatto di Saulle che promette la figliuola a Davide. 55.
aver la libertà, Libero poi ch’io sia, mi fornirò Di possessioni, di case, e di schiavi. Mi porrò a negoziar con gro
ertà, Libero poi ch’io sia, mi fornirò Di possessioni, di case, e di schiavi. Mi porrò a negoziar con grosse navi
ella Bibliot. Lat. 60. V. il capitolo V dell’Estratto della Poëtica di Arist. 61. V. il libro III, c. 2 del suo Centuri
rfeo del Poliziano se ne fa menzione dall’ eruditissimo Bibliotecario di Parma il P. Ireneo Affò, p. 1. 63. Nel libro I,
ionato. 67. Incomincia (egli dice) la commedia alla porta, o dentro di una cucina: segue nelle camere della meretrice ch
i nella pubblica strada innanzi alla porta chiusa della casa medesima di cui si è veduto l’interno. Vedi il capo V dell’Es
79 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1014-1015
Gherardi Erminia. Figlia di poveri artisti, nacque a Firenze il 1808. Bella d
di Erminia. Figlia di poveri artisti, nacque a Firenze il 1808. Bella di aspetto e di persona, dotata di non comune intell
iglia di poveri artisti, nacque a Firenze il 1808. Bella di aspetto e di persona, dotata di non comune intelligenza, entrò
isti, nacque a Firenze il 1808. Bella di aspetto e di persona, dotata di non comune intelligenza, entrò in Compagnia Monca
opo il quale abbandonò il teatro per andare a sposarsi con un signore di Padova, ove morì nel 1860. Fra le opere, in cu
le più pregiate, son da notarsi gl’Innamorati, le Zelinde e la Pamela di Goldoni, la Sposa senza saperlo di Genuino, la Ma
Innamorati, le Zelinde e la Pamela di Goldoni, la Sposa senza saperlo di Genuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra)
e la Pamela di Goldoni, la Sposa senza saperlo di Genuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira d
sa senza saperlo di Genuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira di Voltaire, e i Due Sergenti d
enuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira di Voltaire, e i Due Sergenti di Roti. Ghirlanda Gi
l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira di Voltaire, e i Due Sergenti di Roti. Ghirlanda Giovanni, nato a Verona il 1790,
rgenti di Roti. Ghirlanda Giovanni, nato a Verona il 1790, fu attore di molto grido, specialmente per la forza con cui gr
e chiavi del cor del pubblico a suo talento, e s’ebbe applausi e urli di acclamazione quanti ne volle. Fu di alta e maesto
talento, e s’ebbe applausi e urli di acclamazione quanti ne volle. Fu di alta e maestosa figura, di nobile fisionomia, di
e urli di acclamazione quanti ne volle. Fu di alta e maestosa figura, di nobile fisionomia, di gesto largo e pomposo. Poch
quanti ne volle. Fu di alta e maestosa figura, di nobile fisionomia, di gesto largo e pomposo. Pochi, dinanzi al pubblico
so. Pochi, dinanzi al pubblico, gli si accostarono nella declamazione di Polinice, di Egisto nell’Agamennone, di Pilade ne
nanzi al pubblico, gli si accostarono nella declamazione di Polinice, di Egisto nell’Agamennone, di Pilade nell’Oreste, e
ccostarono nella declamazione di Polinice, di Egisto nell’Agamennone, di Pilade nell’Oreste, e sopr’ a tutto del protagoni
a tutto del protagonista nel Saccente, commedia tedesca, in cui egli, di prodigiosa memoria, citava di continuo in otto o
accente, commedia tedesca, in cui egli, di prodigiosa memoria, citava di continuo in otto o dieci lingue tramorte e vive e
o dieci lingue tramorte e vive e con corretta pronunzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di
gue tramorte e vive e con corretta pronunzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di scienze, d
ive e con corretta pronunzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di scienze, di lettere. Egli
etta pronunzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di scienze, di lettere. Egli fu il primo a
unzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di scienze, di lettere. Egli fu il primo a recitarla
e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di scienze, di lettere. Egli fu il primo a recitarla, e con tal
ò tentarne la prova. Fu primo attore della Compagnia Perotti e Fini e di quella Goldoni e Riva. Lo vediam padre nobile e t
estò poi anche il ’25 a vicenda col Boccomini. Fece parte della Reale di Napoli, e dopo una società con Gaetano Nardelli,
fe’ compagnia da solo. Lasciata l’arte si diede a fare il maestro di recitazione ; e tale lo vediamo il ’46, accademic
ne ; e tale lo vediamo il ’46, accademico onorario de’ filodrammatici di Siena, nel qual tempo diede alle stampe co’ tipi
80 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVI. Dell’uso delle Antiche Maschere. » pp. 201-212
ni non mai comparvero sulla scena greca a volto nudo, ma si coprirono di una maschera, la quale nè sempre fu la stessa, nè
el medesimo oggotto, nè sì presto servì per eccitare il riso. Un poco di feccia alterò da principio il volto dell’attore.
disegno, perchè l’inventore della maschera s’ignorava anche ai tempi di Aristotilea. Per indagare a qual fine essa si ado
el Bulengerob Ecco quello che riferisce coll’autorità dello Scoliaste di Aristofane. « I Villani oltraggiati da’ cittadini
ristofane. « I Villani oltraggiati da’ cittadini anticamente venivano di notte nel villaggio ove dimorava l’offensore e pu
gio ove dimorava l’offensore e pubblicavano la propria ingiuria ed il di lui nome. Al ritorno del dì il cittadino offensor
espediente utilissimo ne’ villaggi, vollero che gli offesi venissero di giorno in mezzo della piazza a narrare le oppress
ppressioni sofferte. Ma per timore dei potenti essi comparivano tinti di feccia per non essere ravvisati ». Adunque il tim
i feccia per non essere ravvisati ». Adunque il timore e la necessità di occultarsi sugerirono il pensiere di alterar coll
Adunque il timore e la necessità di occultarsi sugerirono il pensiere di alterar colla feccia il sembiante; e gli attori c
rmaronsi a questa usanza per celare il proprio volto e dare a credere di esser quello del personaggio rappresentato. Potre
i nelle vendemmie cantando saltarono su per gli otri e s’imbrattarono di feccia, si rinvenga l’origine di una maschera rid
ono su per gli otri e s’imbrattarono di feccia, si rinvenga l’origine di una maschera ridicola. Ma quei cori non erano tut
della feccia, delle capigliature ed indi delle scorze, delle foglie e di simili cose, per imitare il personaggio rappresen
tti Tespi che purgò la tragedia da ogni mescolanza comica, tingendosi di feccia, poteva mai farlo con intento di eccitare
mescolanza comica, tingendosi di feccia, poteva mai farlo con intento di eccitare il riso? Alla feccia succedette la masch
Essa allora ben lontana dal servire alla buffoneria, accoppiò al modo di trasformar l’attore una diligente imitazione de’
sentava tragedie, e si era alla meglio trasformato, l’aveva preceduto di quattro olimpiadi almeno. Del resto nulla dimostr
gliamenti, marcandoli, per così dire, con ferro rovente alla presenza di un popolo fiero e geloso della propria libertà. A
tà. Aureo in tal proposito è il passaggio della commedia degli Equiti di Aristofane, in cui si scorge la diligenza posta d
i si scorge la diligenza posta dal poeta per contraffare il sembiante di Cleone e supplire alla maschera che gli artefici
biante di Cleone e supplire alla maschera che gli artefici ricusarono di formare per timore di quel potente cittadino. Con
plire alla maschera che gli artefici ricusarono di formare per timore di quel potente cittadino. Confermasi pure tal verit
l potente cittadino. Confermasi pure tal verità istorica con un passo di Eliano, il quale nel ragionare della commedia del
ragionare della commedia delle Nuvole in cui compariva il personaggio di Socrate, scrive cosìa. «Essendo Socrate mostrato
schilo ed Euripide già morti, mal grado che vi fosse una antica legge di Solone che vietava di dir male de’ morti. I Roman
morti, mal grado che vi fosse una antica legge di Solone che vietava di dir male de’ morti. I Romani stessi usarono la ma
imitarne esattamente il volto; e Suetonio racconta, che nel funerale di Vespasiano l’archimimo Favore rappresentò colla m
la persona dell’imperadore rinnovandone le azioni e le parole. Cessò di poi nella commedia nuova il fine di rassomigliare
done le azioni e le parole. Cessò di poi nella commedia nuova il fine di rassomigliare i personnagi satireggiati, e restò
fine di rassomigliare i personnagi satireggiati, e restò solo quello di coprire gli attori, trovandosi già il popolo assu
è anche queste medesime maschere mostruose nacquero tutte per istudio di far ridere, ma sì bene per quel medesimo timore c
e per quel medesimo timore che anticamente mosse i villani a tingersi di feccia. La libertà della Grecia aveva ceduto alla
nza de’ principi Macedoni, e Menandro e gli altri comici ebbero paura di soggiacere al fato di Eupoli e di Anassandride. P
oni, e Menandro e gli altri comici ebbero paura di soggiacere al fato di Eupoli e di Anassandride. Per sicurezza adunque d
dro e gli altri comici ebbero paura di soggiacere al fato di Eupoli e di Anassandride. Per sicurezza adunque della propria
uggire il pericolo che alcuna per disgrazia riescisse simile al volto di qualche principea. Svanì poscia questo timore anc
torità. E allora continuando la commedia a rappresentare finte azioni di finte persone private, la maschera nata solo a mo
e fino le fisonomie che esprimevano i costumi. Così il teatro si empì di maschere tragiche e comiche naturalissime, rimane
giche e comiche naturalissime, rimanendo le altre stravaganti per uso di diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere
turalissime, rimanendo le altre stravaganti per uso di diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecch
per uso di diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso,
diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burber
e specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più di un carattere, cioè del curioso, del burbero, del
un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche di un padre che aveva un ciglio eccessivamente inarc
un ciglio eccessivamente inarcato, ed un altro naturale e compostoa; di giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’ap
onato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana
e, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false ver
co, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false vergini, della
minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretri
ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana, di due false vergini, della meretrice magnifica, del
lse vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata, di quella che portava l’acconciatura de’ capelli che
ortava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine di varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e d
una punta; in fine di varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce
soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce nel libro IV, capo 20. E di questa
mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce nel libro IV, capo 20. E di questa naturale imitazione della maschera approfi
lla maschera approfittandosi Nerone, si compiacque, allorchè cantava, di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e q
hè cantava, di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere
di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio
io volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e di Sifilino. Finalmente, oltre all’imi
llo di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e di Sifilino. Finalmente, oltre all’imitare e coprire
male avrebbe soddisfatto al gran concorso senza un mezzo artificiale di communicarla e distenderla. Per la qual cosa al t
o stesso che colla maschera copiavansi gli altrui sembianti, si cercò di farla servire per una specie di tromba da spinger
avansi gli altrui sembianti, si cercò di farla servire per una specie di tromba da spingere oltre la voce, e perciò la fac
ecie di tromba da spingere oltre la voce, e perciò la facevano capace di coprire il capo tutto, non già il solo volto, aff
cesse un’articolazione piena chiara e sonoraa. Nè poi questa maschera di tutto il capo rimase inutile allorchè si costruir
o rimase inutile allorchè si costruirono i teatri chiusi, come quelli di Corinto e di Atene fatti a spese di Erode Attico,
ile allorchè si costruirono i teatri chiusi, come quelli di Corinto e di Atene fatti a spese di Erode Attico, e gli altri
rono i teatri chiusi, come quelli di Corinto e di Atene fatti a spese di Erode Attico, e gli altri de’ Romani; poichè in q
ale venti, quale trenta e quale quarantamila persone; per non parlare di quello di M. Scauro capace di ottantamila. Fu per
quale trenta e quale quarantamila persone; per non parlare di quello di M. Scauro capace di ottantamila. Fu perciò necess
e quarantamila persone; per non parlare di quello di M. Scauro capace di ottantamila. Fu perciò necessario che quella gran
apace di ottantamila. Fu perciò necessario che quella grande maschera di tutto il capo che portava la voce in gran distanz
va mostruosa, veduta in lontananza riducevasi alla giusta proporzione di uomo regolare, appunto come avviene alle grandi f
come avviene alle grandi figure del Correggio nella cupola del Duomo di Parma. La maschera dunque presso gli antichi serv
tato de Theatro del Bulengero lib. I, cap. 54. a. L’attore si valeva di tal maschera volgendosi al popolo da quel lato ch
e Boindin in una memoria consegnata all’Accademia delle Belle Lettere di Parigi, e Metastasio nel capitolo V dell’Estratto
re di Parigi, e Metastasio nel capitolo V dell’Estratto della Poetica di Aristotile. a. Si vegga il notissimo passo di Au
Estratto della Poetica di Aristotile. a. Si vegga il notissimo passo di Aulo Gellio nel libro V, cap. 7.
81 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
torno al teatro Italiano, dal quale traggonsi moltissime osservazioni di buongusto. Vi si dice però che la prima epoca glo
o il Zeno, e fu la seconda tragedia rappresentata. Nè anche il Signor di Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confe
Empire. Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo di quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavel
neggiò (che che abbia voluto gratuitamente asserire in iscapito delle di lui satire e commedie l’Ab. Andres), per divertir
lui satire e commedie l’Ab. Andres), per divertire la corte del Duca di Ferrara compose cinque commedie, la Cassaria, i S
ra dell’ ottima esecuzione ammaestrando alcuni gentiluomini; anzi più di una volta egli vi sostenne ancora la parte del pr
iambico; ma solo la grazia della locuzione e la maestria inarrivabile di un Ariosto potè renderlo soffribile e compensarne
favola preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa di avere in essa seguitato Terenzio nell’ Eunuco e P
’ averla avviluppata e sciolta con mirabile naturalezza senza bisogno di scorta, e renduta notabilmente interessante colla
a bisogno di scorta, e renduta notabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato; di che non fu debito
a, e renduta notabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato; di che non fu debitore agli antichi. I
otabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato; di che non fu debitore agli antichi. In fatti la glo
u debitore agli antichi. In fatti la gloria principale dell’Ariosto e di tanti altri comici Italiani, de’ quali ragionerem
tanti altri comici Italiani, de’ quali ragioneremo, è questa appunto di aver migliorati gli argomenti degli antichi, e di
o, è questa appunto di aver migliorati gli argomenti degli antichi, e di averne poi tratti tanti e tanti altri dalla propr
rba avanzato nella lettera scritta al Maffei, che i nostri Comici son di gran lunga inferiori a’ Latini. E’ vero poi che l
di gran lunga inferiori a’ Latini. E’ vero poi che l’Ariosto si valse di alcuni caratteri antichi, ma seppe adattarli alla
rmò che fu questo celebre Francese il primo a far ridere con ritratti di nobili, uscendo da’ servi, parassiti, raggiratori
’Ariosto in questa e nelle altre si presta mirabilmente, alla maniera di Menandro, a tutti gli affetti e a tutti i caratte
affetti e a tutti i caratteri. Motteggia con grazia senza buffoneria di piazza: ragiona con tutta la naturalezza ignota a
naturalezza ignota alla pedanteria: famigliare e piacevole non lascia di adornarsi di quelle sobrie bellezze poetiche che
gnota alla pedanteria: famigliare e piacevole non lascia di adornarsi di quelle sobrie bellezze poetiche che a tal genere
no: satireggia con sale e vivacità senza addentar gl’ individui. E su di ciò si vuol riflettere che la commedia Italiana d
l’ individui. E su di ciò si vuol riflettere che la commedia Italiana di tal tempo non pervenne all’insolenza della greca
o, gli sconcerti privati. Un Ferrarese discolpa i Rettori: Che san di questo li rettori? credi tu Che intendano ogni
cj le domeniche. E quì si avverta che si parla appunto dei rettori di Ferrara, dove si rappresentava la commedia in pre
a, dove si rappresentava la commedia in presenza del principe e forse di que’ medesimi rettori. Non meno penetrante è il c
medesimi rettori. Non meno penetrante è il colpo che questo satirico di Lizio dà a’ giudici, che oggi forse non si permet
erlina gli avvocati. Io non parlo poi della regolarità della condotta di questa favola, e delle altre, non dell’Ariosto so
ntinuata che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano
che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdott
onto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruf
appartiene al nostro poeta. Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale dal di lui figliuolo Erofilo
Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale dal di lui figliuolo Erofilo innamorato della giovinetta
iuolo Erofilo innamorato della giovinetta Eulalia vien data in potere di Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un
orato della giovinetta Eulalia vien data in potere di Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un groppo ingegnoso,
; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel prologo abbellito di vaghe e graziose dipinture si valse del metro med
che si scostino dalle caricature de’ nostri giorni; ma chi non sa che di tutta la poesia, la comica è la più soggetta ad a
costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella freschezza di colorito e quella rassomiglianza agli originali c
lor bossoli Lor ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata di moda la pittura di certi titolati ridicoli, de’ q
ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata di moda la pittura di certi titolati ridicoli, de’ quali si burla lepid
e, essendosene conservata la razza sino a questi dì, ed avendola dopo di lui trovata Moliere in Francia, e schernita Wyche
oli E vanti e fumi, ostentazioni e favole, Ci so veder poco altro di magnifico. Tutto ciò ch’hanno in adornarsi spen
e lor trottino Tutto dì dietro, mentre essi avvolgendosi Di quà e di là, le vie e le piazze scorrono, Più che ognuna
un innamorato. Eulalia lo rimprovera perchè le sembra che non si curi di liberarla; egli punto da ciò manifesta i suoi sen
adre? me medesimo Non ne vo’ trarre ancor, quanto la minima Parte di lei? Notisi il calore che spirano le di lui pa
, quanto la minima Parte di lei? Notisi il calore che spirano le di lui parole, quando sa che gli è stata menata via
ere In tanta fretta, Erofilo: ricordati Che noi siamo in pericolo di perdere La cassa; attendi a quella, e poi. Ero
uaggio si riconosce, e se ne compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo di questa commedia, che su di un semplice fondamento
e compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo di questa commedia, che su di un semplice fondamento aggirandosi produce varj r
su di un semplice fondamento aggirandosi produce varj ridicoli colpi di teatro, i quali con tutta naturalezza apportano l
quali con tutta naturalezza apportano lo scioglimento. Flavio amante di una giovinetta contratta per lei con la Lena ruff
r discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario di lui padre, gli narra una immaginaria sorpresa not
una scena incomparabilmente più graziosa per lo stile e più naturale di quella della galera del Moliere, perchè questo co
piò dalla natura e ne diede l’esempio a tutti gli altri. La giunteria di Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino
teria di Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino colla veste di Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerc
ino colla veste di Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerca di puntellare la sua menzogna cadente; ma il vecchio
i in una botte quivi lasciata in deposito. Sventuratamente il padrone di tale botte viene a riprenderla, per dubbio che pe
editore con gli sbirri, e la vuol torre in pegno. Fazio ch’è il padre di Licinia amata da Flavio, arriva in questo punto,
questo punto, ode il contrasto, si frappone, e per metter pace offre di tener egli la botte in deposito, la fa condurre i
tte in deposito, la fa condurre in sua casa, e ne segue il matrimonio di Flavio e Licinia. Non è questa una commedia nobil
za discendere sino alla farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso e di un giovine trovato in cas
farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso e di un giovine trovato in casa di una fanciulla onora
he vi si tratta di un intrigo amoroso e di un giovine trovato in casa di una fanciulla onorata, ma non per questo produce
una fanciulla onorata, ma non per questo produce risentimento veruno di funeste conseguenze. Or dov’è mai quella gelosia,
ancese dal moderno filosofante M. Marmontel come principio universale di tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? ma di c
principio universale di tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? ma di ciò nella favola seguente. Il Negromante. Questa
are una donna ch’egli non può amare trovandosi preoccupato dall’amore di Lavinia figliuola di Fazio. Cintio obedisce, ma i
non può amare trovandosi preoccupato dall’amore di Lavinia figliuola di Fazio. Cintio obedisce, ma in tutto un mese non s
n mese non si accoppia colla moglie, fingendosi, impotente e sperando di far disciogliere le nozze. Massimo per guarirlo d
rre ad un furbo che passa per astrologo e negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo
ssa per astrologo e negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo Pocosale innamorato d
negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura,
arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura, senza volerlo fa sì che si man
to di picciola levatura, senza volerlo fa sì che si manifesti l’amore di Cintio e Lavinia, rimanendo egli scornato e scope
imanendo egli scornato e scoperto per impostore. Delle molte bellezze di questa favola additiamone alcuna che ne sembri pi
sta favola additiamone alcuna che ne sembri più piacevole e più degna di esser notata. Cintio teme che il Negromante colla
roprio secreto, e con Fazio e col servo Temolo parla della fama delle di lui opere prodigiose. Cose mirabili (egli dice)
o far. Cint. Come? Tem. Se accendere Di notte anderò un lume, e di dì a chiudere Le finestre . . . Or sa far altr
vino è nel boccale, allor dimenola. Cint. Te ne fai beffe? e ti par di udir favole? Or che dirai di questo, che invisi
ola. Cint. Te ne fai beffe? e ti par di udir favole? Or che dirai di questo, che invisibile Va a suo piacere? Tem.
agador degli stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o di volpe, o d’alcun nibbio? Faz. Cotest
i stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o di volpe, o d’alcun nibbio? Faz. Cotesto è vero.
tosto ch’un d’ignobile Grado vien consigliere o segretario, E che di comandare agli altri ha ufficio, Non è vero anc
mali sono accennate con somma lepidezza, nè hanno minor grazia comica di quella che osservammo in Aristofane nelle Nubi ch
iletto al filosofo che non arzigogola, cioè che ragiona con sicurezza di dati, il rintracciar nelle commedie alcun materia
gli Ateniesi. Di questa utilità e diletto privansi per certo spirito di superficialità molti Italiani che non curansi di
si per certo spirito di superficialità molti Italiani che non curansi di esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, c
n curansi di esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, contenti di averne false e superficiali notizie nell’opere ol
Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli amanti delle Gabrieli di Vergy) per necessità dovè inventa e nelle commedi
inventa e nelle commedie intrighi pericolosi per gli amanti, e capaci di esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da part
esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che questo maestro di poetica ciò scrivendo non si ricordò de’ Greci e
rdò de’ Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e ’l sanno i ragazzi, di quest’ intrighi e di questa furberia servile. Oss
atini, i quali sono pieni, e ’l sanno i ragazzi, di quest’ intrighi e di questa furberia servile. Osserviamo solo che ques
taliani in tal tempo fossero stati, com’ egli immagina, ad esclusione di ogni altro popolo, tutti gelosi e vendicativi. Ma
olle medesime commedie, ch’egli anfana a secco, e che non si è curato di bene osservare. Ariosto è il primo ad ismentirlo
rimo ad ismentirlo con tutte le sue cinque commedie, perchè in veruna di esse non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelo
te le sue cinque commedie, perchè in veruna di esse non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelosia e di vendetta funesta
mmedie, perchè in veruna di esse non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente
è in veruna di esse non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente chiamata Ital
oni e della propria. Io gli presento un ritratto del costume Italiano di quel tempo della maniera di conversare insieme l’
presento un ritratto del costume Italiano di quel tempo della maniera di conversare insieme l’uno e l’altro sesso, sommini
ti sì buon stomaco. È questa l’esagerata gelosia Italiana che corre di bocca in bocca tra’ Francesi? E con tal conoscenz
a fondato il suo filosofico principio della nostra commedia il Signor di Marmontel? Il filosofar sulle arti reca utile all
reca utile alla gioventù e lode al ragionatore; ma col fantasticar su di esse con osservazioni mal digerite si distrugge e
ni mal digerite si distrugge e non si edifica. Continuando la ricerca di alcune bellezze e dell’artificio del Negromante,
bellezze e dell’artificio del Negromante, osserviamo che il carattere di Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin dal p
li dice che avendo appena appreso a leggere e scriver male, ha l’arte di spacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astr
pacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astrologo e mago, sapendo di tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bu
e mago, sapendo di tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bue di sonar gli organi. Aggiugne, che egli e ’l maes
e passa, restano Come de la lumaca, o per più simile Comparazion, di grandine, o di fulmine. Ma si sviluppa affatto
o Come de la lumaca, o per più simile Comparazion, di grandine, o di fulmine. Ma si sviluppa affatto il di lui cara
Comparazion, di grandine, o di fulmine. Ma si sviluppa affatto il di lui carattere, quando egli stesso parla con Nibio
grazia, che è da dolersi che la gioventù la quale trascura la lettura di tali commedie, rimanga priva di tante bellezze co
gioventù la quale trascura la lettura di tali commedie, rimanga priva di tante bellezze comiche. Or questo furbo così trin
furbo così trincato si ha prefisso, giusta le sue regole economiche, di tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e po
ole economiche, di tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e poi di scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egl
e poi di scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egli promette di portare in casa una cassa con un cadavere per far
o scongiuro; e per preparare la stanza alla finta evocazione, domanda di molte ricche tele, argenti, ed altre cose. All’al
ette il possesso dell’ innamorata, purchè si faccia trasportare nella di lei casa in una cassa. Condiscende il Pocosale, e
molo e Fazio già insospettiti del Negromante che prima aveano cercato di guadagnare. Essi temono qualche male da questa ca
emono qualche male da questa cassa, e vedendola portare verso la casa di Massimo si turbano: . . . . Faz. Ah che la cass
ar? Tem. Eccola. Avvertisci a rispondermi a proposito. Faz. Che di tu? Ma con chi parl’ io? Ove diavolo Corre cost
to? io credo che farnetichi. Ma no; Temolo non ha tempo d’istruirlo di ciò che ha pensato, e si ritira, per lasciar veni
ra, per lasciar venir fuori Nibio con la cassa; indi per allontanarlo di là inventa una fola verisimile, e l’accredita con
volo Grida costui? Tem. Non ci si può più vivere. Tutta è piena di traditor. Faz. Che gridi tu? Tem. E d’assassi
Faz. Che pietade? Tem. O caso orribile! Non m’ho potuto ritener di piangere Di compassione. Faz. Di che? Tem. Ai
non è molto ch’egli creda che Mastro Giachelino, secondo il racconto di Temolo, sia stato ucciso. Egli vuole accorrere a
tto della sua astuzia e distruggere i disegni dell’Astrologo, in vece di far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa
i disegni dell’Astrologo, in vece di far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa condurre in quella di Fazio. Torna
far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa condurre in quella di Fazio. Torna poi Nibio arrabbiato per essere stat
o disordine e movimento reca all’azione questa cassa condotta in casa di Fazio. Camillo che v’è rinchiuso, intende il secr
Camillo che v’è rinchiuso, intende il secreto dell’unione degli animi di Cintio e Lavinia, e fugge in farsetto per riferir
riferirlo a Massimo. Cintio sommamente afflitto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli dice ch
ntio sommamente afflitto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli dice che faccia conto che Massi
e la vivacità nella favola 110. Diede Cesare a tal movimento il nome di forza per contrapporla alla languidezza, mortal v
ica, per dinotare che tale esser debba e nelle situazioni e ne’ colpi di teatro e negli affetti, quale alla commedia si co
la non mai avrà la forza accennata da Cesare, per quanto sia cospersa di sali e motti graziosi. I pulcinelli, gli arlecchi
ssa maniera una tragedia languida, lenta, snervata, sarà sempre priva di forza tragica, tuttochè abbondasse di gravi sente
ta, snervata, sarà sempre priva di forza tragica, tuttochè abbondasse di gravi sentenze politiche e morali. Direi che meno
tochè abbondasse di gravi sentenze politiche e morali. Direi che meno di altri critici e precettori di poetica si fosse al
enze politiche e morali. Direi che meno di altri critici e precettori di poetica si fosse allontanato dalla mente di Cesar
ltri critici e precettori di poetica si fosse allontanato dalla mente di Cesare il prelodato Sig. Marmontel, il quale pone
tteri, e vanno a cercare il vizio sino al fondo dell’anima, se l’arte di cogliere questi gran tratti fosse mancata a Teren
tti fosse mancata a Terenzio. Ma è troppo noto che il pregio maggiore di questo Cartaginese fu appunto il sapere disvilupp
acevole dell’azione noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha di freddo, nulla di superfluo. La piacevolezza aumen
ne noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha di freddo, nulla di superfluo. La piacevolezza aumenta a misura che l
ta ad ogni tratto112. Questa favola fu rappresentata in Roma a’ tempi di Leone X, che la richiese all’autore, il quale nel
tore, il quale nel rimettergliela l’accompagnò con una lettera de’ 16 di gennajo del 1520. Or questa data, e le parole del
di gennajo del 1520. Or questa data, e le parole del secondo prologo di tal commedia, ci danno l’epoca delle prime commed
media Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe di prossimo La Lena, e già son quindici anni, o se
da prima tutta la ridusse in prosa, indi la riscrisse in verso; ma il di lui travaglio si è perduto113. Eccone il soggetto
aglio si è perduto113. Eccone il soggetto. Eurialo scolaro in assenza di Bartolo suo padre riceve in casa la sua innamorat
ceve in casa la sua innamorata Ippolita, facendola passare per figlia di Messer Lazzaro cattedratico che si aspettava, e c
ttedratico che si aspettava, e che per notizie sopravvenute si sapeva di non dover più venire. La rivoluzione nasce grazio
. La rivoluzione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolit
di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’arrivo di M. Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio amico d
ita, e dall’arrivo di M. Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio amico di Eurialo vanno alla meglio rimediando agli sconcer
zio insieme con Lazzaro, e non sente che questi dà all’ altro il nome di Bartolo. Si trova introdotto in questa favola un
to in deposito molti beni da un suo amico che morì, per renderli alla di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da que
di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelici; ed al fine dopo tanti
ie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare di queste infelici; ed al fine dopo tanti anni scors
r con l’elemosine. Trovasi in questa commedia più d’una imitazione di Terenzio. Simile alla risposta data da Davo a Mis
ll’atto IV. Un’ altra imitazione Terenziana si scorge nell’allegrezza di M. Claudio. Ma degna di notarsi è singolarmente c
itazione Terenziana si scorge nell’allegrezza di M. Claudio. Ma degna di notarsi è singolarmente con quanta verità parlino
Eurialo, l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia di M. Lazzaro. La giovane promette; ma app
l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia di M. Lazzaro. La giovane promette; ma appena dice A
dice, O cuor mio caro, o vita mia, difficile Sarà potermi tener di non correre Ad abbracciarlo; e s’incamina co
’incamina con tutta fretta. Sono queste le pennellate maestrevoli che di un sol tratto spiegano tutto quanto è l’ affetto.
e di un sol tratto spiegano tutto quanto è l’ affetto. Ella non cessa di rampognare la tardanza della vecchia coll’ impazi
r la quale vogliono dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole di Terenzio e di Plauto,
e, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole di Terenzio e di Plauto, non accoppino principalment
onata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole di Terenzio e di Plauto, non accoppino principalmente quella dell’
rincipalmente quella dell’Ariosto114. Si novera tralle prime commedie di questo secolo la Calan dra del cardinal Bernardo
ibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e morto non senza sospetto di veleno l’anno 1520. Un pieno applauso riportò que
ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la te
Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gon
rza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa di Mantova; e l’ultima volta in Urbino115. Probabilm
i Mantova; e l’ultima volta in Urbino115. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu questa di Urbino, come ben rif
n Urbino115. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu questa di Urbino, come ben riflette l’insigne Storico della
igne Storico della nostra letteratura116; giacchè il Castiglione dice di questa recita che non essendo ancor giunto il pro
Bibbiena, aveane egli composto uno, la qual cosa può indicare che la di lui commedia fosse scritta di recente, anzi non d
o uno, la qual cosa può indicare che la di lui commedia fosse scritta di recente, anzi non del tutto compiuta. Le parole c
cape nella città vostra. L’altra recita si fece in Roma alla presenza di Leone X, per quel che accenna il Giovio nella di
n Roma alla presenza di Leone X, per quel che accenna il Giovio nella di lui Vita, e le magnifiche scene furono opera di B
cenna il Giovio nella di lui Vita, e le magnifiche scene furono opera di Baltassarre Peruzzi Sanese117; ed allora fu che v
i Sanese117; ed allora fu che v’intervenne anche la nominata marchesa di Mantova, costando da una delle lettere inedite de
ova, che ella fu in Roma nel 1514, cioè su i principj del pontificato di Leone X118. La terza recita seguì in Mantova avan
ima marchesa nel 1521, siccome afferma il Signore Zeno coll’ autorità di Mario Equicola. Fu poi rappresentata in Lione nel
azione Fiorentina, e quei sovrani distribuirono agli attori un regalo di ottocento doppie; e ciò anche accadde più di un s
no agli attori un regalo di ottocento doppie; e ciò anche accadde più di un secolo prima che i Francesi conoscessero Castr
i dà una graziosa discolpa dell’ accusa che si potria fare all’autore di essere ladro di Plauto. A Plauto (si dice) staria
a discolpa dell’ accusa che si potria fare all’autore di essere ladro di Plauto. A Plauto (si dice) staria molto bene lo e
e, senza una custodia al mondo. Tuttavolta con giuramento si aggiugne di non averglisi furato cosa veruna; e che ciò sia v
ia vero, si cerchi quanto ha Plauto e troverassi che niente gli manca di quello che aver suole. Coll’ argomento poi narrat
re viene l’uditorio instruito che la favola si aggira sulle avventure di due gemelli nati in Modone, l’uno maschio chiamat
one, l’uno maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla, di forma e di presenza similissimi, i quali nella pr
maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla, di forma e di presenza similissimi, i quali nella presa fatta d
del fratello. Dopo alcuni scambiamenti avvenuti per l’amorosa follia di Fulvia moglie del dissennato Calandro (onde la fa
colezza che ne risulta. Soprattutto è dipinta al vivo la scempiaggine di Calandro che rassomiglia al Tofano del Boccaccio.
arato a morir sì bene come ha fatto questo valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? Se così bene di drento muo
sto valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? Se così bene di drento muore, non sentirà cosa che io gli faccia,
però il dotto Lilio Gregorio Giraldi nel confessare che essa abbondi di sali e facezie, affermò che mancava d’arte. L’int
bbondi di sali e facezie, affermò che mancava d’arte. L’intrigo non è di quelli che ben concatenati prestano all’azione fo
del modo più agevole già praticato? Allora che nell’atto V i fratelli di Calandro ci hanno colto Lidio e Fulvia insieme, n
Fulvia insieme, non si vede chiaro, come nel tempo che si aspettano i di lei fratelli, sieno gli amanti così mal custoditi
mihi sic, incredulus odi. Meglio condusse il Boccaccio la novella di Tofano, in cui si vede un’ avventura simile, e ch
ede un’ avventura simile, e che suggerì al Moliere la piacevole farsa di George Dandin. Il pudore poi richiesto ne’ modern
richiesto ne’ moderni colti teatri vuol che si schivino gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della nat
gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella di Samia chiusa con Luscio119; poichè quiv
zzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella di Samia chiusa con Luscio119; poichè quivi il Doviz
a chiusa con Luscio119; poichè quivi il Dovizio imita anzi l’oscenità di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che
vi il Dovizio imita anzi l’oscenità di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che la piacevolezza di Plauto. In olt
di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che la piacevolezza di Plauto. In oltre Fessenio che incomincia l’atto I
ommedie dell’Ariosto, rendono a’ miei sguardi il gran poeta Ferrarese di gran lunga superiore al cardinal Bibiena nella po
a e l’Andria. La Mandragola. La freschezza e la vivacità del colorito di questa favola, se l’oscenità dell’argomento non l
sse lontana da’ moderni teatri, potrebbe rendere accorti i forestieri di quanto abbiano gl’ Italiani preceduto la nazione
biano gl’ Italiani preceduto la nazione Francese nella bella commedia di carattere. L’autore vi morse alcuni viventi citta
rattere. L’autore vi morse alcuni viventi cittadini, le orme calcando di Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’a
appresentò in Firenze con tal plauso generale, che giusta il racconto di Paolo Giovio120 “i medesimi cittadini proverbiati
“i medesimi cittadini proverbiati e punti altissimamente nella favola di Nicia soffrirono con pazienza l’ ingiuria e la ma
ncipale il balordo M. Nicia Calfucci, il quale cade nella sciocchezza di dare alla bella sua moglie una pozione di mandrag
uale cade nella sciocchezza di dare alla bella sua moglie una pozione di mandragola colle circostanze che l’accompagnano,
vedrete   Nel recitarla, com’ io m’indovino.   Non è il compositor di molta fama;   Pur se voi non ridete,   Egli è c
ompositor di molta fama;   Pur se voi non ridete,   Egli è contento di pagarvi il vino. Nè vano è questo vanto della
ce per tutte le sue parti. Per conoscere M. Nicia che avrà la ventura di aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della sec
ena dell’atto I. Ligurio parassito gli dice, ch’egli forse avrà briga di andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a p
di andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a perdere la cupola di veduta. Nic. Tu erri. Quando io ero più giovane
a Pisa e a Livorno, o và. Lig. Voi dovete avere veduta la carrucola di Pisa. Nic. Tu vuoi dire la verrucola. Lig. A
maggior che Arno? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette, mi farai dire; e non si ve
o? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più di sette, mi farai dire; e non si vede se non acqua,
mparò in sul Buezio leggi assai, hanno somma grazia, e rilevano la di lui goffaggine senza bisogno di sforzo veruno ist
hanno somma grazia, e rilevano la di lui goffaggine senza bisogno di sforzo veruno istrionico per far ridere, come non
te si nota ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella
ranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, quant
a mia pazza ecc. Ligurio anche graziosamente motteggia sull’avventura di Nicia, stando in aguato egli, Nicia stesso, Siro
orato santo che sia in Francia. L’atto IV si conchiude colle parole di F. Timoteo indirizzate agli spettatori, le quali
llora dominanti, e a i sali e alle grazie dello stile, noi converremo di buon grado col celebre conte Algarotti che in ess
col celebre conte Algarotti che in essa ritrova la eleganza del dire di Terenzio e la forzæ comica di Plauto. Ci scommett
he in essa ritrova la eleganza del dire di Terenzio e la forzæ comica di Plauto. Ci scommetterei (egli aggiugne) che avreb
sta Rousseau, encomiata per l’intreccio e per lo vero comico dal Sig. di Voltaire, e ammirata da M. il primo a portare in
volte nominato Cieco d’Adria ebbe il vantaggio, disse Apostolo Zeno, di comporre una pastorale prima del Guarini e dopo d
ed io trovo, che nella stessa città un’ altra se ne impresse nel 1581 di Aluise Pasqualigo detta gl’ Intricati, la quale,
Graziano Bolognese che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha di notabile che di aver preceduto il Pentimento amor
se che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha di notabile che di aver preceduto il Pentimento amoroso. Il Groto sc
icata per le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere di Angelo Ingegnieri. Era stata già rappre
le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere di Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in
i Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in Parma in presenza di Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu d
con un’ agnizione. Venere languidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità di tali commedie, potrebbe sì bene esser questa gius
scenità di tali commedie, potrebbe sì bene esser questa giusto motivo di vietarne la lettura a’ fanciulli, ma non già una
Clizia. É questa una libera imitazione o una bella copia della Casina di Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa co
esta una libera imitazione o una bella copia della Casina di Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa come tutta la
no . . . Prendete intanto il caso seguito in Firenze, e non aspettate di riconoscere o il casato o gli uomini, perchè l’au
esa del regno, alloggiò in casa nostra uno gentiluomo della compagnia di monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna.
, alloggiò in casa nostra uno gentiluomo della compagnia di monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza
uno gentiluomo della compagnia di monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza scena poi dell’atto II, in
he l’autore compose prima la Mandragola. Nicomaco propone alla moglie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiacer
lie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze di Clizia, qualche religioso. A chi andremo? dice So
E’ non si può ire a altri che a F. Timoteo, che è nostro confessore di casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche
azioso e vivace, se per la passata commedia non fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa favola
ommedia non fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa favola ci si presentano i bellissimi ritra
i questa favola ci si presentano i bellissimi ritratti del buon padre di famiglia e del traviato coloriti egregiamente nel
ella quarta scena dell’atto II fatti da Sofronia nella persona stessa di Nicomaco, vivi, veri, naturali, senza massime gen
Nicomaco, vivi, veri, naturali, senza massime generali, senza sforzi di spirito, senz’affettazioni, senza tirate istrioni
i è detto, le tracce della Casina latina; ma senza dubbio ne migliora di molto l’economia e ne accresce la verisimiglianza
risimiglianza, specialmente nello scioglimento colla venuta del padre di Clizia. Il Machiavelli ha fatto con molta felicit
eche. E sarebbe a desiderare che nella nostra illuminata età, in vece di farsi scempiate traduzioni delle favole Plautine,
o e la pregiarono e ne ragionarono con senno e buongusto, ancor prima di conoscere i drammatici Spagnuoli. E latina bona (
cheduna però ne trascrisse aut impudenter aut perverse. E per esempio di ciò che ne dice in ultimo luogo adduce il passo d
atta nemica la vostra donna, e il vostro figliuolo, e tutti gli altri di casa. Nic. Che importa a te? Stà ben con Cristo
i fregi, tutto vivace e moderno, e sì ben rassettata, che par nativa di Firenze e non della Grecia; per le quali cose tir
a di Firenze e non della Grecia; per le quali cose tira l’ attenzione di chi legge o ascolta, e l’interesse che risveglia
go, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor di questa più corte son poste per tramezzi nella fin
re cinque ancor di questa più corte son poste per tramezzi nella fine di ciascun atto. Adunque coloro che pretendono, sol
i provò il Machiavelli a fare anche una pretta traduzione dell’Andria di Terenzio, la quale parmi che per la prima volta s
la quale parmi che per la prima volta si sia impressa nell’ edizione di Parigi delle di lui opere che porta la data di Lo
che per la prima volta si sia impressa nell’ edizione di Parigi delle di lui opere che porta la data di Londra del 1768. S
mpressa nell’ edizione di Parigi delle di lui opere che porta la data di Londra del 1768. Se questo celebre segretario Fio
nte ciò non apparisce nè dalle sue riflessioni politiche sulla storia di Tito Livio, nè da questa traduzione dell’Andria.
die parte in prosa e parte in versi, le quali forse passano il numero di centotrenta. Noi faremo menzione della maggior pa
ano il numero di centotrenta. Noi faremo menzione della maggior parte di esse, senza trattenerci su di tutte lungamente. N
Noi faremo menzione della maggior parte di esse, senza trattenerci su di tutte lungamente. Non perchè tutte non ci present
ue pause un racconto che abbraccia tante età e nazioni e tanti generi di drammi. Ci arresteremo dunque in alcune più notab
eressi ed instruisca. Tra’ primi nostri letterati che ci arricchirono di ottime commedie, contisi il nobilissimo poeta Erc
essantadue nel 1572122, che nella satira e nella commedia si avvicinò di molto al principe de’ nostri poeti Lodovico Arios
Ghilini, le quali probabilmente si rappresentarono nel teatro ducale di Ferrara. Il Geloso e i Fantasmi videro la luce de
entura come nel proprio elemento in questa favola del Bentivoglio che di proposito dipinge un geloso? Vediamolo. Ermino in
erto della fedeltà della moglie, per assicurarsene, finge un’ assenza di un giorno o due; e soccorso da uno ch’egli crede
nera per coprir la sua ch’è bigia e va a mettersi in aguato all’uscio di dietro della propria casa. Il creduto mercatante
reduto mercatante ch’è un furbo, per ajutar Fausto giovane innamorato di Livia nipote del medico, lo consiglia a travestir
vesti che gli ha lasciate Ermino, perchè senza difficoltà venga nella di lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto di
fficoltà venga nella di lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto di picchiare è trattenuto prima da una donna che tol
vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri di un cardinale che il chiamano da parte del padrone
dinale che il chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirar
chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirarsi. Rimpatria
. Rimpatria intanto nello stesso giorno Folco fratello d’ Ermino, che di soldato divenuto mercatante, di povero schiavo ri
giorno Folco fratello d’ Ermino, che di soldato divenuto mercatante, di povero schiavo ricco e libero, viene a rivedere l
ia. Picchia: ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto di peste e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, e
te e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si sovviene di aver per ventu
l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si sovviene di aver per ventura conservata una chiave dell’uscio
però si sovviene di aver per ventura conservata una chiave dell’uscio di dietro della casa, e pensa per quella introdursi.
nna, chiede perdono alla moglie del torto che le faceva col sospettar di lei, e si conchiude il matrimonio di Livia con Fa
orto che le faceva col sospettar di lei, e si conchiude il matrimonio di Livia con Fausto. Sono questi gl’ intrighi perico
ericolosi, non dico de’ Fajeli d’ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino, che da circa un
ico de’ Fajeli d’ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarello e di Giorgio Dandino, che da circa un secolo e mezzo s
glio avrebbe dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima di fondar principj f
dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima di fondar principj filosofici; m
i ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima di fondar principj filosofici; mentre le poesie e le
i prima di fondar principj filosofici; mentre le poesie e le commedie di questo nostro illustre scrittore s’ impressero in
essero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe di Capoa a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona
a Giuseppe di Capoa a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di
lio d’Aragona nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di questa favola è nuovo. L’autore stesso dice nel p
ta favola è nuovo. L’autore stesso dice nel prologo che si è sforzato di comporre una commedia Nuova d’invenzione e d’a
tante evidenti prove per ismentire quegl’ imperiosi critici filosofi di buongusto, i quali tacciano senza conoscerle tutt
uide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche di questa favola son da notarsi gl’ impedimenti che
gio che essi sono utili a fare avanzar con moto l’azione. Il discorso di Ermino ingannato dalle apparenze nella quinta sce
io, naturale, vivace ed elegante. Piacevole è nella scena seguente il di lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffi
Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella
to. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole a
presenta cose Che ’n effetto non sono; e non è doglia Nè miseria di lei peggiore al mondo. I Fantasmi. Una libera
ondo. I Fantasmi. Una libera elegante imitazione della Mostellaria di Plauto si ammira in quest’altra favola del Bentiv
rta che la natura, volle non per tanto dare un bell’ esempio del modo di trasportare nelle moderne lingue le antiche favol
derne lingue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità di colorito nelle maniere. Nel prologo mostra gran r
mostra gran rispetto per la dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo di perfetto, se dietro a i di lei vestigj non andrem
a dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo di perfetto, se dietro a i di lei vestigj non andremo: Che come uno scultore
amo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto, di che molti passi assai belli si potrebbero addurre
passi assai belli si potrebbero addurre in pruova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè di una parte del racc
addurre in pruova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè di una parte del racconto che fa il servo al vecchio
a credere che appajono nella loro casa. Accorro, egli dice, a i gridi di Fulvio, e gli domando, Che avete? che vi duol,
osso dire, egli mi risponde, prima de’ nove giorni, e vestitosi si va di buon passo a dormir con Flaminio suo amico; io re
o con più sonno che paura, ridendo e compassionandolo. Così mentre di lui meco sol penso, E che mi chino a spegner la
da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li capelli Tutti di sangue avea macchiati e tinti. Io vi lascio pen
ea macchiati e tinti. Io vi lascio pensar s’ebbi paura. Basil. Io di paura sarei morto allora. Ne. Negro (disse ei c
tutta lontana dalla lentezza e dal languore. L’eleganza e la facilità di esprimersi e di verseggiare del Bentivoglio risco
lla lentezza e dal languore. L’eleganza e la facilità di esprimersi e di verseggiare del Bentivoglio riscosse da’ più dott
il Giraldi, il Doni, il Varchi, il Domenichi applaudirono a tutte le di lui poesie e soprattutto alle commedie. Il più vi
soprattutto alle commedie. Il più vicino all’Ariosto per la commedia di quel tempo egli è senza dubbio questo nobile scri
e la Talanta. Il Marescalco pubblicato nel 1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione, di vivacità ed intere
bblicato nel 1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione, di vivacità ed interesse, benchè sottoposta alle leg
avversione che ha un Marescalco al matrimonio posta alla tortura dal di lui padrone con fingere di avergli destinata mogl
calco al matrimonio posta alla tortura dal di lui padrone con fingere di avergli destinata moglie con ricca dote, la qual
coperta poi dal Crescimbeni. La Cortigiana altra lunghissima commedia di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordaci
beni. La Cortigiana altra lunghissima commedia di cinque atti tessuta di molte scene oziose mordacissime ed aliene dal fat
oziose mordacissime ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di poco momento e di niuno interesse, i cui passi ri
e ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di poco momento e di niuno interesse, i cui passi rispettivi senza dip
alla luce la Talanta altra commedia dell’Aretino nel 1604 col titolo di Ninetta, pubblicò anche la Cortigiana nel 1628 co
faceto poeta Cesare Caporali123. Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura di rendere Italiane le
123. Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura di rendere Italiane le maniere latine, e non pertant
sa cura di rendere Italiane le maniere latine, e non pertanto mancano di ogni vivacità; il che pruova contro del Sig. Andr
ntezza ed il languore provengono da tutt’altra fonte che dallo studio di adattare le antiche frasi alle moderne lingue. L’
tudio di adattare le antiche frasi alle moderne lingue. L’Arcivescovo di Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508 da co
71. Trovansi parimente impresse tralle sei degli Accademici Intronati di Siena uscite nel 1611. Giovanni Imperiali nel Mus
’indrizzino agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri t
o agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri tengo la bo
del Piccolomini, o in una lingua straniera, come il Giglio Spagnuolo di bassa condizione sedicente Hidalgo (gentiluomo) m
gnuolo di bassa condizione sedicente Hidalgo (gentiluomo) motteggiato di spilorceria nella commedia degl’ Ingannati de’ me
mi accademici Sanesi. Si notano in essa varj motteggi sugli Spagnuoli di quel tempo. Dice Fabrizio nell’atto I, dove allog
farmi stare a qualche scudo; ma è male informata, che io sono allievo di Spagnuoli. Degni però di qualche scusa sono gl’ I
do; ma è male informata, che io sono allievo di Spagnuoli. Degni però di qualche scusa sono gl’ Italiani d’allora come tro
scusa sono gl’ Italiani d’allora come troppo vicini al funesto sacco di Roma, che sì gran parte ne ridusse in miseria; e
del carnovale del 1531. Domandando Gherardo dell’età della figliuola di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di
’età della figliuola di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani,
i risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani, finiva tredici anni. Di quel sacco par
avviluppato assai complicato negli accidenti. Abbondano gl’ Ingannati di sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio libe
prologo. Io non approverò mai le scene simili alla quinta del V atto di Cittina: Io non so che trispigio sia dentro a que
te imitazioni impudenti alla sfacciataggine de’ repubblicani Ateniesi di venti secoli indietro che se ne compiacevano. Reg
esi di venti secoli indietro che se ne compiacevano. Regolari e piene di sali e motteggi sono le cinque commedie di Lodovi
iacevano. Regolari e piene di sali e motteggi sono le cinque commedie di Lodovico Dolce, colle quali contribuì all’avanzam
a, il Ragazzo che s’impresse nel 1541, il Ruffiano tratta dal Rudente di Plauto, e la Fabrizia, le quali si pubblicarono n
imitazione in versi fatta dal celebre Vicentino Trissino de’ Menecmi di Plauto, ove però, come afferma egli stesso, volle
di Plauto, ove però, come afferma egli stesso, volle servare il modo di Aristofane, e v’introdusse il coro. L’Aridosio ap
ia che non s’impresse che nel 1603. Tralle migliori commedie in prosa di quel secolo si noverano queste del Gelli, che Mol
in questo genere: In essa (egli dice) non si vedranno riconoscimenti di giovani, o fanciulle, che oggidì non occorre, ma
cimenti di giovani, o fanciulle, che oggidì non occorre, ma accidenti di una vita civile e privata sotto una immaginazione
re, ma accidenti di una vita civile e privata sotto una immaginazione di verità, e di cose che tutto il giorno accaggiono
nti di una vita civile e privata sotto una immaginazione di verità, e di cose che tutto il giorno accaggiono al viver nost
viver nostro. Con tutto ciò questo conoscimento e questa squisitezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ po
tezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ posteri; e le di lui belle commedie non si leggono come se scritte
entina, e per alcune traduzioni. La Filenia fu una piacevole commedia di Antonio Mariconda cavaliere Napoletano, che sebbe
da alcuni gentiluomini Napoletani, mentovati nel I libro della Storia di Notar Castaldo, nella sala del palazzo del princi
o della Storia di Notar Castaldo, nella sala del palazzo del principe di Salerno (in Napoli) dove stava sempre per tale ef
Contile, il Firenzuola, il Lasca ed il Cecchi. Luca Contile letterato di grido compose in buona prosa la Pescara, la Cesar
Fiorentino ed Abate Vallombrosano e letterato che si distinse in più di un genere, e visse sotto Clemente VII e Paolo III
548, scrisse in prosa due belle commedie i Lucidi impressa da’ Giunti di Firenze nel 1549, e la Trinuzia uscita alla luce
li contemporaneo dell’Aretino, del Franco, e del Francese Rabelais, e di un genio conforme, compose la Floria commedia in
che si pubblicò nel 1560. Il Capitano bizzarro commedia in terza rima di Secondo Tarantino si recitò in Taranto, e s’impre
i recitò in Taranto, e s’impresse in Venezia nel 1551. Giordano Bruno di Nola compose la commedia del Candelajo che si pub
cese s’impresse in Venezia per Aldo nel 1570. Il Trappa pure in prosa di Massimo Cameli Aquilano si pubblicò nell’Aquila n
per la maggior parte in ottava rima, il che osservò il Zeno. La Flora di Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per
o. La Flora di Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per cura di Andrea Lori che la fece recitare nella compagnia
nel 1556 per cura di Andrea Lori che la fece recitare nella compagnia di San Bernardino da Cestello con alcuni suoi interm
edj124. Questo elegante scrittore della Coltivazione, dell’Antigone e di belle satire (ma non già della Libertà tragedia a
Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro, cioè uno sdrucciolo di sedici sillabe125, fatica e invenzione inutile in
edia della Flora è bene scritta, in istile puro e piacevole e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna di sì le
uro e piacevole e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna di sì leggiadro scrittore. Tuttavolta (sebbene non v
ttore. Tuttavolta (sebbene non vi si vegga punto uno studio affettato di trasportare in essa l’espressioni latine, che alt
latine, che altri ha creduto che nelle commedie Italiane sia sorgente di lentezza) sembraci ben lenta e languida nell’avvi
a non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed economia, il paragone di quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentiv
. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie di Bernardino Pino da Cagli. Nel prologo degl’ Ingiu
enza aprirgli la porta: Licinio è quì che come smarrito augello cerca di ridursi nel vostro nido, come aquila che stà per
pressioni dal linguaggio infocato de’ Fedrj, de’ Panfili e de’ Cherei di Terenzio, o degli Erostrati dell’Ariosto! L’ affe
amorata dissuade Licinio dal rompere le porte, non essendo in casa la di lui madre, come proponeva, per parlarle con liber
le con libertà. Egli poi tutto ardore vuol tirarle un anello in segno di volerla sposare, ed ella l’impedisce dicendo: Non
, abbiate ad essere scudo dell’onor mio: questo vi basti: ricordatevi di me. Non si possono mai abbastanza lodare questi t
ricordatevi di me. Non si possono mai abbastanza lodare questi tratti di saviezza che spandono per l’uditorio un piacere i
564; la Cofanaria parimente in versi sciolti recitata cogl’ intermedj di Giovanbatista Cini nelle nozze di Don Francesco d
si sciolti recitata cogl’ intermedj di Giovanbatista Cini nelle nozze di Don Francesco de’ Medici e della regina Giovanna
rj altri teatri Italiani. Nel medesimo periodo comparvero le commedie di Girolamo Parabosco. Una ne compose in versi ch’è
Niccolò Amenta) si recitò con sommo applauso in Milano alla presenza di Filippo II allora principe delle Asturie nel 1547
. La Spina ed il Granchio del cavaliere Lionardo Salviati; la Suocera di Benedetto Varchi; la Balia, la Cecca e la Costanz
ati; la Suocera di Benedetto Varchi; la Balia, la Cecca e la Costanza di Girolamo Razzi; il Pellegrino ed il Ladro del Com
di Girolamo Razzi; il Pellegrino ed il Ladro del Comparini; il Furbo di Cristoforo Castelletti; la Cingana e la Capraria
mparini; il Furbo di Cristoforo Castelletti; la Cingana e la Capraria di GianCarlo Rodigino; l’Amore Scolastico del Martin
l’Amore Scolastico del Martini; il Medico del Castellini; il Commodo di Antonio Landi; la Vedova di Giambatista Cini; la
ini; il Medico del Castellini; il Commodo di Antonio Landi; la Vedova di Giambatista Cini; la Teodora del Malaguzzi; il Ca
laguzzi; il Capriccio del Cosentino Francesco Antonio Rossi, i Furori di Niccolò degli Angeli; tutte queste commedie scrit
queste commedie scritte parte in prosa, e parte in versi nel periodo di cui parliamo, si faranno leggere da chi vuol cono
e, per la purezza ed eleganza dello stile, benchè per la licenziosità di que’ tempi i motteggi e i sali non sieno sempre i
stata composta e rappresentata con gran plauso in Roma. Niuno meglio di lui seppe seguir gli antichi dando all’ imitazion
ja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo di avere ideato senza esempio un argomento, non solo
, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però di avere in ogni altra cosa seguitato il loro uso. E
fanno variar l’ operazioni e le leggi dell’operare. Chi vestisse ora di toga e di pretesta, per begli abiti che fossero,
iar l’ operazioni e le leggi dell’operare. Chi vestisse ora di toga e di pretesta, per begli abiti che fossero, ci offende
a e purezza e grazia del dire) e pose nel tempo stesso nella passione di Gisippo e Giulietta un interesse che avvicina que
niere locali, benchè eccellenti, variano, per così dire, in ogni pajo di lustri, ma quelle delle passioni generali conserv
costanza dell’animo mio, la grandezza del mio dolore, e il desiderio di venir dove tu sei. Tu senti che il tuo nome m’è s
simili naturalissimi esempi ed apprendere in questi sentimenti pieni di calore e di verità il linguaggio della natura; qu
ralissimi esempi ed apprendere in questi sentimenti pieni di calore e di verità il linguaggio della natura; quel linguaggi
La vostra. Gisip. Viva? Sat. Viva. Gisip. Dove? Sat. In casa di Madonna Argentina. Gisip. Stai tu in cervello?
E quest’anello? Gisip. E’ suo. Dem. E questa lettera? Gisip. E’ di sua mano. Dem. O come può star questo? lasciate
a mano. Dem. O come può star questo? lasciatemela leggere. Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in c
r questo? lasciatemela leggere. Merita di osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in cui non si dice o si risponde
bella lettera poi spira tutto il patetico della tenerezza sfortunata di un cuor sensibile che offeso si querela senza las
ela senza lasciar d’ amare. A’ leggitori non assiderati dalla lettura di tragedie cittadine e commedie piagnevoli oltramon
lli che non hanno il sentimento irrugginito dalla pedantesca passione di far acquisto di libri stampati nel XV secolo, fos
o il sentimento irrugginito dalla pedantesca passione di far acquisto di libri stampati nel XV secolo, fossero poi anche s
fossero poi anche scempj e fanciulleschi; a quelli che sanno burlarsi di coloro che non vorrebbero che altri rilevasse mai
ranza delle arti; a siffatti delicati leggitori, dico, non increscerà di ammirar meco questa bellissima lettera degna del
imi e infiniti, sono stati passati da me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e consolarmi d’avervi per mio consort
oichè a me tolto vi siete, sconsolata e disperata per sempre desidero di morire. Gisip. Oimè! che parole son queste? seg
, voi vi maritate; or non siete voi mio marito? se non mi siete ancor di letto, e non volete essermi per amore, mi siete p
mi siete ancor di letto, e non volete essermi per amore, mi siete pur di fede, e mi dovete essere per obbligo. Non sono io
o. Non sono io quella, che per esser vostra moglie non mi sono curata di abbandonar la mia madre, nè di andar dispersa dal
esser vostra moglie non mi sono curata di abbandonar la mia madre, nè di andar dispersa dalla mia patria, nè divenir favol
on venduta, per voi carcerata, per voi battuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra do
ttuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra donna, in tante e sì dure fortune sono stat
nna, in tante e sì dure fortune sono stata sempre d’animo costante, e di corpo sono ancor vergine; e voi non forzato, non
che io ne sento, è tale, che ne dovrò tosto morire; ma solo desidero di non morir serva nè vituperata; per l’una di quest
morire; ma solo desidero di non morir serva nè vituperata; per l’una di queste cose io disegno di condurmi, col testimoni
di non morir serva nè vituperata; per l’una di queste cose io disegno di condurmi, col testimonio della mia verginità, a m
ntinenza, ho consentito a venir con voi: per l’altro vi prego (se più di momento alcuno sono i miei prieghi presso di voi)
l’altro vi prego (se più di momento alcuno sono i miei prieghi presso di voi), che procuriate per me, poichè non posso mor
ichè non posso morir donna vostra, che io non mi muoja almeno schiava di altri; o ricuperate con la giustizia, o impetrate
mettete il prezzo, che io sono stata comperata, che io prometto a voi di restituirlo. Gisip. Oh che dolore è questo! De
m. (leggendo) E quando questo non vogliate fare, mi basterà solamente di morire: il che desidero, così per finire la mia m
suoi copiosamente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa
samente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera d
ella più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato di assai diversa tempera da quella che costituisce u
er ciò che i Francesi chiamano sentimento. Non si vede nelle commedie di Luigi Groto nè la verità e naturalezza dello stil
critte in versi e collo spirito d’arguzia che domina ne’ componimenti di questo famoso cieco d’Adria. Di Cornelio Lanci si
ci. Nella sua Donna costante ci diede un esempio (raro in tal secolo) di un intrigo pericoloso e più proprio per le passio
proprio per le passioni tragiche. Una fanciulla minacciata dal padre di altre nozze, per serbarsi al suo amante, prende u
nozze, per serbarsi al suo amante, prende un sonnifero e coll’ ajuto di un medico si fa seppellire per morta; indi tratta
’ amante bandito, lo trova in Bologna addolorato per la notizia della di lei morte. In mezzo all’allegrezza di vederla viv
addolorato per la notizia della di lei morte. In mezzo all’allegrezza di vederla viva questo suo amante chiamato Aristide
ciuto ed arrestato. Alla novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti di donna coll’ intento di manifestare al Governadore
a novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti di donna coll’ intento di manifestare al Governadore come Aristide è suo sp
ore come Aristide è suo sposo, e quando non ne impetrasse la libertà, di ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade
bertà, di ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade quasi fuor di se per lo dolore, scarmigliata, con un pugnale al
nella giustizia che mena a morire Milziade suo fratello convinto, per di lui confessione, di latrocinio. Sbigottiscono gli
mena a morire Milziade suo fratello convinto, per di lui confessione, di latrocinio. Sbigottiscono gli sbirri a vista di c
r di lui confessione, di latrocinio. Sbigottiscono gli sbirri a vista di colei che il giorno avanti era stata sepolta, e p
della sorella viva che corre come forsennata, e giugne presso la casa di Teodolinda sua amante. Egli era stato sorpreso da
olinda sua amante. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama
. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama, si era accusato
di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama, si era accusato di aver voluto andare a rubare in quella casa, tutto
inda avea risoluto, allor che egli passerebbe per andare al patibolo, di gettarsi al suo collo, confessare pubblicamente i
osì solo lo scioglie e lo mena in casa. La vendicativa Timandra madre di Teodolinda dalla toppa dell’uscio gli vede abbrac
derne crudel vendetta. Ma essi vengono liberati per opera della balia di Teodolinda, e di Elfenice, e del medico Erosistra
etta. Ma essi vengono liberati per opera della balia di Teodolinda, e di Elfenice, e del medico Erosistrato, nella cui cas
osistrato, nella cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi di Aristide e di Milziade, vede che un doppio parent
la cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi di Aristide e di Milziade, vede che un doppio parentado potrebbe r
agioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace e al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teodolinda con Milziad
one i due vecchi alla pace e al maritaggio di Elfenice con Aristide e di Teodolinda con Milziade. Una commedia siffatta pi
on Aristide e di Teodolinda con Milziade. Una commedia siffatta piena di evenimenti straordinarj e di pericoli grandi ecce
on Milziade. Una commedia siffatta piena di evenimenti straordinarj e di pericoli grandi eccede i limiti della vera poesia
ifettosa. Essa par tessuta alla foggia delle commedie Spagnuole miste di tragico e di comico. Ma colà si sarebbe incominci
a par tessuta alla foggia delle commedie Spagnuole miste di tragico e di comico. Ma colà si sarebbe incominciata a scenegg
ico. Ma colà si sarebbe incominciata a sceneggiare dall’innamoramento di Elfenice e dall’omicido commesso da Aristide, pro
i sette anni che questi dimorò in Lione, mostrando la morte apparente di Elfenice, gli amori di Teodolinda con Milziade e
dimorò in Lione, mostrando la morte apparente di Elfenice, gli amori di Teodolinda con Milziade e l’accaduto della scala,
l’accaduto della scala, e scendendo allo scioglimento colla condanna di costui impedita da Elfenice. Ma il Borghini incom
a il Borghini incomincia con senno la sua Donna costante dalla venuta di Aristide in Bologna nel giorno che è stata sepolt
. Potrebbe dunque questa favola servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi di situazioni risentite, qualora volessero continuar
sentite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere
volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravagan
favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà di stile; ma non son pago de i discorsi accademici e
ico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete e dal duca Borbone generale di Carlo V, i quali cantano una canzonetta, che dice
a che il mondo vinse, abbiamo vinto, alla quale succede il lamento di Roma in due ottave, che conchiudono, Già vinsi
e, Come fortuna va cangiando stile. Nell’ultimo intermedio viene di sotterra Plutone con Proserpina, dal mare Nettuno
n Giunone, Venere con Vulcano e Cupido, i quali tutti cantano in lode di Amore, e cantando intrecciano un ballo. Eccoti du
a chiamarsi opera in musica, secondo la pretensione del Menestrier e di chi l’ha seguito. Questa commedia dedicata dall’a
nel 1585: l’Amico fido del Bardi rappresentata in Firenze nelle nozze di Don Cesare d’Este e Donna Virginia de’ Medici usc
a Virginia de’ Medici uscì al pubblico nel medesimo anno: la Prigione di Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedo
o: la Prigione di Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedova di Niccolò Buonaparte anche in prosa nel 1592: il Fo
usti anche in prosa nel 1593. Il Perugino Sforza degli Oddi professor di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in
e in prosa nel 1593. Il Perugino Sforza degli Oddi professor di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in Parma dov
r di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in Parma dove finì di vivere l’anno 1610 secondo Apostolo Zeno, o nel 1
sse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza di amore e d’amicizia posta al cimento, e vi si scor
si scorge, bellamente trasportata alla mediocrità comica, l’avventura di Damone e Pizia, l’uno de’ quali rimase per ostagg
uno de’ quali rimase per ostaggio dell’amico sotto lo stesso pericolo di vita, e l’altro ritornò puntualmente al suo suppl
tro ritornò puntualmente al suo supplicio. Oddi vi aggiunse la venuta di una innamorata che al vedere l’amante esposto, pe
na innamorata che al vedere l’amante esposto, per essere ostaggio del di lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed a
resentazioni piagnevoli. Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo di di settembre nel 1598 al
Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo di di settembre nel 1598 alla presenza del cardinal
rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo di di settembre nel 1598 alla presenza del cardinal Odo
inal Odoardo Farnese gl’ Intrichi d’ amore commedia che porta il nome di Torquato Tasso e che s’ impresse in Viterbo press
Discepolo nel 1604. E’ una favola assai ravviluppata, piena per altro di colori comici e di caratteri piacevoli ben rileva
E’ una favola assai ravviluppata, piena per altro di colori comici e di caratteri piacevoli ben rilevati. Il Baruffaldi e
iega assolutamente; e l’Ab. Pierantonio Serassi nella bellissima Vita di Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica ch
Vita di Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica che sia opera di Giovanni Antonio Liberati che fece il prologo e g
ntermedj a questa commedia, per la sola ragione che quest’ Accademico di Caprarola si dilettava di scrivere nel genere dra
, per la sola ragione che quest’ Accademico di Caprarola si dilettava di scrivere nel genere drammatico. Tuttavia non abbi
Tuttavia non abbiamo sinora sufficienti indizj da non istimarla opera di Torquato. Il Manso per negarlo non ci disse di av
da non istimarla opera di Torquato. Il Manso per negarlo non ci disse di averlo saputo dal medesimo Torquato; e se lo negò
e se lo negò per proprio avviso, è una opinione, e non una pruova la di lui asserzione; dall’altra parte il lodato Ab. Se
Ab. Serassi quante volte discopre errori del Manso intorno alle cose di Torquato! Che sia poi piuttosto da riferirsi tal
piuttosto da riferirsi tal favola al Tasso Napoletano che al Liberati di Caprarola, cel persuade in certo modo il caratter
la, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto e ’l dialetto di Giallaise; imperciocchè più facilmente poteva scr
diversi mesi, che il Liberati il quale nè nacque nè dimorò nel regno di Napoli. Forse l’ultimo scrittore comico del cinqu
lo fa menzione Muzio Manfredi nelle citate lettere scritte da Lorena: di un’ altra intitolata gl’ Inganni di Curzio Gonzag
citate lettere scritte da Lorena: di un’ altra intitolata gl’ Inganni di Curzio Gonzaga celebre nell’armi e nelle lettere
e lettere parla il Quadrio: della Porzia e del Falco commedie inedite di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Com
e di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico di Parma scritto dall’Edovari e non pubblicato: dell
rico di Parma scritto dall’Edovari e non pubblicato: della Pellegrina di Baltassarre di Palmia Parmigiano, che si rapprese
critto dall’Edovari e non pubblicato: della Pellegrina di Baltassarre di Palmia Parmigiano, che si rappresentò avanti al c
al duca Pier Luigi Farnese, si fa motto nel citato ms. dell’Edovari: di un’ altra commedia latina detta Lucia del Cremone
oschi nella parte III del VII volume. Di queste, e delle due commedie di Bernardino Rota lo Scilinguato e gli Strabalzi me
o e gli Strabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’ Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qu
rabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’ Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qualche altr
hilini, e de’ Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qualche altra parimente rimasta sepolta, basti av
er essersene perduto ogni vestigio o per aver riposato nell’ oscurità di qualche privato archivio, non hanno contribuito a
le commedie Italiane da’ nostri chiamate antiche ed erudite. Or quali di queste ha lette il sempre lodato maestro di Poeti
iche ed erudite. Or quali di queste ha lette il sempre lodato maestro di Poetica Francese? In qual di esse ha trovato quel
queste ha lette il sempre lodato maestro di Poetica Francese? In qual di esse ha trovato quella sognata mescolanza di dial
oetica Francese? In qual di esse ha trovato quella sognata mescolanza di dialetti, quei gesti di scimia, quella tremenda e
di esse ha trovato quella sognata mescolanza di dialetti, quei gesti di scimia, quella tremenda e pericolosa gelosia e ve
e ha lette alcune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure di una sola possa
cune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure di una sola possa sostenersi la
re esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure di una sola possa sostenersi la lettura 128? Che se
ro che le farse d’Arlecchino per avventura vedute sul teatro Italiano di Parigi, egli stesso può avvedersi del torto che f
nze, il gusto, la politezza e la libertà stessa, meritava un poco più di diligenza da questo scrittore. E che direbbe egli
y, o su i cartelloni delle fiere Parigine? II. Produzioni comiche di commedianti di professione. Un secolo dotto f
lloni delle fiere Parigine? II. Produzioni comiche di commedianti di professione. Un secolo dotto fa risplendere d
che di commedianti di professione. Un secolo dotto fa risplendere di riverbero ancor quelli che non lo sono. Erano in
ancor quelli che non lo sono. Erano in tal tempo cresciuti gli attori di mestiere, benchè tante accademie insieme colla po
e colla poesia teatrale coltivassero ancora il talento difficilissimo di ben recitare. Si trovò allora fra essi più d’un c
e il Travaglia pubblicate dal 1549 al 1556. Il Lombardo altro attore di professione diede alla luce nel 1583 l’Alchimista
da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacantone col nome di Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora di
getto il piano della favola e la distribuzione e sostanza dell’azione di ogni scena, e se ne lasciava il dialogo ad arbitr
arse istrioniche aveano per oggetto l’eccitare il riso con ogni sorte di buffoneria, e vi si faceva uso di maschere divers
o l’eccitare il riso con ogni sorte di buffoneria, e vi si faceva uso di maschere diverse, colle quali nel vestito, nelle
aricature e nel linguaggio si esagerava la ridicolezza caratteristica di qualche città. Pantalone era un mercatante Venezi
; Brighella un Ferrarese raggiratore; Arlecchino un malizioso sciocco di Bergamo (Nota XV). Il volgo Italiano se ne compia
Il volgo Italiano se ne compiacque per la novità e per quello spirito di satira scambievole che serpeggia tra’ varj popoli
r quello spirito di satira scambievole che serpeggia tra’ varj popoli di una medesima nazione, come avviene in Francia anc
ziani, Valenziani, Catalani e Andaluzzi, le cui ridicolezze e maniere di dire e di pronunziare rilevansi con irrisione sca
enziani, Catalani e Andaluzzi, le cui ridicolezze e maniere di dire e di pronunziare rilevansi con irrisione scambievole.
ntrodurre prima certo rincrescimento della bella poesia scenica, indi di cagionarne la decadenza. 106. Dial. de Poet. s
temp. 107. Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma,
entata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma, si recitò dal principe Don Francesco figliu
false, le quali non mai daranno principj e risultati veri. Ciò serva di norma ancora ad altri sedicenti filosofi de’ gior
i sedicenti filosofi de’ giorni nostri disprezzatori dell’ erudizione di cui scarseggiano tanto, e di cui tanto abbisognan
ni nostri disprezzatori dell’ erudizione di cui scarseggiano tanto, e di cui tanto abbisognano per ragionar dritto. 110.
i. 111. Si appose dunque Madama Dacier, quando nelle note sulla vita di Terenzio disse: J’ai cru que par ce vis comica Ce
a Cesar ne vouloit pas tant parler des passions (che era l’avviso del di lei padre), que de la vivacitè de l’action &
più teatrali degli autori antichi e moderni, trovinsi pure sempre al di sotto della mediocrità, tuttochè la loro rapina r
to da Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mendicanti in vece di dipingere imbrattano di strisce di colori le tele
; e quindi questi meschini mendicanti in vece di dipingere imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della sci
questi meschini mendicanti in vece di dipingere imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della scimia di Fran
re imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della scimia di Franco Sacchetti che voleva fare come faceva il P
dio delle commedie dell’ Ariosto. Noi sin dal 1782 gli rispondemmo su di ciò nell’ articolo IX del nostro Discorso Storico
ico. Non basta l’avere una volta ribattuta una stranezza? 115. V. le di lui Annotazioni alla Biblioteca del Fontanini tom
i: E’ mi conviene ogni mese come or venir a rendere I miei conti di villa a Simone, il qual sempre dubita Che tutti
man il rubino, ec. 126. Antonio Minturno propose anche un verso di dodici sillabe ad imitazione di quelli dell’antic
tonio Minturno propose anche un verso di dodici sillabe ad imitazione di quelli dell’antico poeta Spagnuolo Giovanni di Me
sillabe ad imitazione di quelli dell’antico poeta Spagnuolo Giovanni di Mena, come questo Non nocque a lei l’esser cot
Non nocque a lei l’esser cotanto bella, Un non ignobile letterato di Parma nel 1780 ha voluto rinnovar questo metro ne
oi Treoboli commedia o traduzione accorciata e corretta del Trinummus di Plauto, che diede a recitare ai nobili giovani ac
lauto, che diede a recitare ai nobili giovani accademici del Collegio di quella città, e che si eseguì egregiamente alla p
a poi che un Italiano avesse pappagallescamente copiate e ripetute le di lui parole stesse, senza, citarlo, nell’opera int
L’autore anonimo (che si crede che fosse certo Don Francesco Milizia, di cui in un giornale Siciliano si è parlato con poc
che nell’immensa collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola di cui un uomo di spirito possa sostenere la lettura
a collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola di cui un uomo di spirito possa sostenere la lettura. Adunque frall
82 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
CAPO IX. Teatro di Euripide. Era Sofocle già vecchio, quando Euri
iata la palestra degli Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica, e di anni diciotto osò metter fuori la prima sua trage
tragedia. Ardua impresa per sì pochi anni gareggiare colla rinomanza di un Sofocle. Pure quali ostacoli non vince l’attiv
dispensabile per disviluppar l’ingegno e rintracciar le vere bellezze di ogni genere. Egli per natura malinconico ed avver
alinconico ed avverso alla mollezza cercò negli orrori e nel silenzio di una caverna nel l’isola di Salaminaa tutto l’agio
mollezza cercò negli orrori e nel silenzio di una caverna nel l’isola di Salaminaa tutto l’agio per insinuarsi negli avvol
dipignere al vivo le passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore, e di rapir
passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore, e di rapire gli animi maneggian
i pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore, e di rapire gli animi maneggiando un patetico sommamen
più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile davagli il titolo di Τραγικωτατος, tragico in supremo grado . Certo il
suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile di animare col più vivace colorito tutti gli affetti
elle sentenze, e una ricchezza filosofica ne caratterizzano lo stile; di modo che i Greci l’appellavano filosofo tragico,
’appellavano filosofo tragico, e davano alla sua filosofia l’aggiunto di coturnata. Si appressa, secondo Quintiliano, al g
ratori del l’antichità, col l’esercitarsi nello studio delle tragedie di Euripide, pervennero al colmo nel l’arte loro; pe
al cosa Gian Vincenzo Gravina nella Ragion Poetica chiama le tragedie di Euripide vera scuola di eloquenza . Egli è non p
vina nella Ragion Poetica chiama le tragedie di Euripide vera scuola di eloquenza . Egli è non per tanto per questa medes
ta altresì, nè senza fondamento, da Aristotile nella Poetica, un poco di negligenza nel condurre e disporre le sue favole;
edie; ma contando le diciannove intere che ne rimangono e i frammenti di molte altre raccolti nella bella edizione del Bar
le ha successivamente ammirate; ma nel certame drammatico cinque sole di esse riportarono la corona, e nelle altre egli so
ra Senocle (figlio del tragico Carcino anteriore ad Euripide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, al d
ipide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, al dir di Eliano, sciocchi o subornati. Le tragedie che ne
oduzione rimane Euripide a Sofocle inferiore. Egli nella riconoscenza di Oreste e della sorella perderebbe anche al confro
riconoscenza di Oreste e della sorella perderebbe anche al confronto di Eschito per cagione della vivacità che in questo
in verisimiglianza, avvenendo con molta proprietà per mezzo del l’ajo di Oreste e per una cicatrice che questi avea sulla
si trova inaspettatamente vivo, apporta la rivoluzione della fortuna di Elettra, e la fa passare da un sommo dolore ad un
, e la fa passare da un sommo dolore ad una somma gioja. Il carattere di Elettra da Euripide vedesi dipinto molto più fero
e che dagli altri due tragici. Elettra si prende da se stessa la cura di uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cu
a la cura di uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cui pensa di trarla nella rete, disegno e fierezza atroce in u
savie prevenzioni che osservammo in Eschilo. Maqual è mai l’artifizio di Elettra? Chiamar Clitennestra nella propria casa
era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrifizio. Un fatto di tanta importanza avvenuto pubblicamente poteva ig
nte poteva ignorarsi con verisimilitudine dalla regina? Malgrado però di simili negligenze, che noi schiettamente rileviam
rileviamo, ma senza il fiele de’ nemici del l’antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e di calore; i c
e de’ nemici del l’antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e di calore; i costumi vi si veggono vivacem
ci del l’antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e di calore; i costumi vi si veggono vivacemente color
le passioni vi sono espresse con grande energia. L’Oreste, una delle di lui tragedie coronate, seguita la materia del l’
r l’uccisione della madre. Si legge nel l’atto primo un breve dialogo di Elena e di Elettra sua nipote, le quali si motteg
ne della madre. Si legge nel l’atto primo un breve dialogo di Elena e di Elettra sua nipote, le quali si motteggiano in un
si dipinge l’Assemblea Argiva, la quale par che alluda al l’Areopago di Atene, e vi si satireggiano di passaggio alcuni o
la quale par che alluda al l’Areopago di Atene, e vi si satireggiano di passaggio alcuni oratori contemporanei del poeta,
osservano da per tutto tratti assai popolari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra c
lari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra con Oreste nel l’atto quarto sommamente t
cena di Elettra con Oreste nel l’atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna di sì gran tragico. Va
l’atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole co
come degna di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno deg
di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa di Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti
enti naturali domande d’Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche di Agamennone, la di lei sincera gioja nel l’abbracc
nde d’Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche di Agamennone, la di lei sincera gioja nel l’abbracciare il padre, ed
i lei sincera gioja nel l’abbracciare il padre, ed il profondo dolore di costui nascosto sotto l’esteriore serenità e alle
oro opere, il quale non iscintilla perchi non lo cura o non sa l’arte di farlo scappar fuori. Lo compiango coloro che ne g
sse non fanno così, dunque gli antichi offendono il decoro . l’azione di questa tragedia acquista dal principio del l’atto
ostenuto da un vivo continuo interesse, benchè cominci con una specie di rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza
ci con una specie di rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza di Orfeo e l’arte ond’egli seppe costringere i sassi
quel cominciamento: ma la sua versione, benchè per più riguardi degna di lode, riesce quasi sempre languida e snervata, pe
l dì son dolci. Guardami, caro padre, io quella sono, Che a profferir di padre il dolce nome Primiera appresi, quella a cu
edesti, e a me dicesti allora: Deh quando fia che a nobile consorte E di me degno e di fortuna amico Ti vegga unita trarre
dicesti allora: Deh quando fia che a nobile consorte E di me degno e di fortuna amico Ti vegga unita trarre i dì felici?
ecchia età ti lasci. No, no, teco io vivrò: tu mi nutristi, Io curerò di te finchè avrò fiato, Oimè! de’ nostri detti io m
retto a sacrificarti. Partito il re, l’espressione d’Ifigenia è degna di notarsi. La madre ha detto, ah figlia, ah madre
a per cagione della tua morte ; ed ella ripiglia, la medesima misura di versi conviene allo stato mio , ovvero, come trad
Soggiugne a ciò l’erudito Brumoy: l’autore dee mai mostrarsi inteso di parlare in versi? Ma l’espressione greca è figur
l’espressione d’Ifigenia tradurre letteralmente per la stessa misura di versi, ma sì bene per Io medesimo lamento, come b
e nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere di Clitennestra, e la pietà che ne mostra quel l’ero
ospesa e agitata da varii pensieri sulle conseguenze della difesa che di lei vuol prendere Achille. Una muta rappresentazi
Or questo salva il poeta dalla pedantesca censura del l’ineguaglianza di carattere d’Ifigenia, la quale alla prima piange
altra apparente opposizione sogliono fare i poco esperti al carattere di Achille, per essersi prima mostrato tutto fervoro
per soffrirne poi pacificamente il sacrifizio senza nulla tentare in di lei prò. Achille avea promesso di salvarla dalla
l sacrifizio senza nulla tentare in di lei prò. Achille avea promesso di salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre
lle avea promesso di salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre di buon grado alla morte, secondo i principii della
e, secondo i principii della religione pagana, non gli era lecito più di liberarnela senza esser sacrilego, e quindi desis
questo grande ingegno mostra l’immenso dolore del padre più eloquente di quello che avrebbero fatto i moderni declamatori
ci facean larga corona Al nostro re, come venir la vide, Benchè fuori di tempo e troppo tardi, Da paterna pietà gelossi il
ci fa vedere un Generale pieno del suo privato dolore, che si ricorda di esser padre e s’ indebolisce in sì pericolosa occ
lisce in sì pericolosa occasione. Sembra anche una contraddizione del di lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrat
rato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo di re de’ re era condisceso a sacrificar la figliuol
figliuola. Si osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad
osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura di versi più corta come più idonea ad esprimere il d
nale, come pur ha fatto il p. Carmeli. Non è improbabile che gli atti di questa tragedia sieno sei, e che il quinto termin
, colle parole che questa dice alle fanciulle perchè cantino in onore di Diana nella sua disgrazia. Non si vede però allor
tante cose narratea. Ifigenia in Tauride rappresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto di esser da lei co
Tauride rappresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto di esser da lei come sacerdotessa sacrificato, e la
a sacrificato, e la fuga che eseguiscono secoloro menandone la statua di Diana Taurica. È da notarsi in tal tragedia la te
statua di Diana Taurica. È da notarsi in tal tragedia la tenera scena di amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale termin
la bellissima riconoscenza per mezzo della lettera che Ifigenia pensa di mandare in Grecia ad Oreste. Fra quante agnizioni
canta solo nella scena quarta del l’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e di Diana . Or non sarebbe questo il finale
o nella scena quarta del l’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e di Diana . Or non sarebbe questo il finale di un att
lebriamo le lodi di Febo e di Diana . Or non sarebbe questo il finale di un atto? Allora potrebbe la tragedia dividersi in
nderli per oracoli celesti. Nella tragedia intitolata Elena si tratta di Elena virtuosa in Egitto, secondo ciò che nel sec
o libro delle sue istorie ne racconta Erodoto. Vi si maneggia la fuga di Menelao con quest’ Elena ingannando astutamente T
Nel l’Alcestide che si offre vittima volontaria alla morte in cambio di Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi bi
a chi oggi voglia esercitarsi nella poesia tragica. Il contrasto però di Admeto col padre, e i rimproveri ch’egli fa a que
improveri ch’egli fa a quel povero vecchio, cui non è bastato l’animo di morire in vece del figlio, potevano forse tollera
cosa che potesse contradire ai loro costumi e alle passioni dominanti di que’ tempi. Certo è che la ripugnanza di morir pe
mi e alle passioni dominanti di que’ tempi. Certo è che la ripugnanza di morir per un altro, che mostra l’istesso padre di
è che la ripugnanza di morir per un altro, che mostra l’istesso padre di Admeto, fa trionfare sempre più l’amor conjugale
a l’istesso padre di Admeto, fa trionfare sempre più l’amor conjugale di Alcestide. Ippolito coronato produsse al poeta l
e trentacinque anni. Contiene la morte d’Ippolito per la falsa accusa di Fedra sua madrigna ed amante. S’ inganna però chi
chi Olimpici o in Atene, e niuna si vede che ne avesse tratto il nome di coronata. Ippolito dopo il prologo viene in teatr
egli porta, ricevè quel l’aggiunto; della stessa maniera che l’Ajace di Sofocle s’intitolò Μαστιγοφορος per la sferza ch’
primo partito Ippolito resta solo il Coro e si trattiene sullo stato di Fedra; or non potrebbe esser questa la fine di un
trattiene sullo stato di Fedra; or non potrebbe esser questa la fine di un atto? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedr
bbe esser questa la fine di un atto? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedra la quale naturalmente par congiunta colla p
r congiunta colla prima del l’atto secondo. Quella felice distrazione di Fedra egregiamente dipinta da Giovanni Racine, D
ovanni Racine, Dieu que ne puis-je assise , è una bellezza originale di Euripide. Fedra in mezzo alle donne del Coro, ass
sistita dalla nutrice, piena della propria passione, distratta, fuori di se, secondo la mia versione, favella in Euripide
l guisa: Fedra Ah perchè non poss’io spegner la sete Nel l’onda pura di solingo rio? Perchè sul verde prato al rezzo assi
queste torri appresso Limpidi fonti non vi sono e piante? Fedra Dive di Linna, a presedere elette A l’esercizio de’ corsi
che il volto M’inonda e bagna involontario pianto. Sento che avvampo di vergogna. O cruda E pur cara follia! L’error mi p
rasportata quasi interamente dal Racine nella sua tragedia, a riserba di uno squarcio molto delicato, in cui Fedra rispond
a quelle parole, conosci tu il figlio del l’Amazone? Anche la scena di Teseo ed Ippolito del l’atto quarto è stata dal R
lmente; ma la greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo di Fedra morta. Racine in somma si è approfittato da
o differente, ne ha dovuto perdere non poche bellezze, come il dolore di Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d
vuto perdere non poche bellezze, come il dolore di Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. I
di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il racconto della di lui morte è vagamente ornato ma con sobrietà e na
ero i cavalli, non presta ad Ippolito altro pensiero se non se quello di governarli. Seneca gli diede maggior coraggio fac
te umana che tende sempre alla perfezione. Lo ardisco dissentire dal di lui avviso. Ognuno de’ tre potrebbe trovare qualc
egli autori antichi e moderni in un medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel t
medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel tempo stesso l’arte drammatica con f
eligione verso gli dei, che cosa avremo appreso de’ pregi inimitabili di questa bella tragedia? I giovani non ne sapranno
disegno leggeva i Greci il saggio Racine, e ne ritrasse il vantaggio di rendersi superiore a tanti e tanti tragici. Con a
iamo l’eccellente parallelo fatto dal l’ab. Le Batteux del l’Ippolito di Euripide e della Fedra del Racine. Egli osserva i
in episodii, che la greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno di maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi ri
più difficile il formarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragi
mero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragiche. L’anima di chi si trattiene negli spettacoli moderni è così
si avanza, s’imbarazza, scoppia finalmente, diremo così, pel fermento di certe cagioni interne, dalle quali gli effetti si
strofe. Bellissima graduazione! Essa addita alla gioventù l’arte vera di tessere un dramma, che consiste in porre sotto gl
chè per necessità scoppi con vigore; e non già in ordinare una catena di elegie e declamazioni; perchè queste in vece di a
n ordinare una catena di elegie e declamazioni; perchè queste in vece di avvivare le passioni per renderle atte a commuove
seguendone il trasporto progressivo, le fanno divenir pesanti e fuor di proposito loquaci; e quindi stancando la mente se
re al cuore, diminuiscono l’interesse, ed in conseguenza l’attenzione di chi ascolta. «Tutto (prosegue Le Batteux) vi si t
on ha più forza; e lo stesso dee seguire nelle opere del l’arte emule di quelle della natura.» Entra poscia l’erudito auto
cine congiunge al l’azione principale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più di quattrocento versi.» 
rincipale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più di quattrocento versi.» «Due amori, due confidenze,
l’una accanto al l’altra.» «Nel l’Ippolito non si ragiona della morte di Teseo.» «Questa morte non è in verun modo prepara
il secreto è svelato ad Ippolito dalla Nutrice non ostante il divieto di Fedra.» «Presso il Francese la stessa Fedra confe
ppolito dal principio al fine.» «Tutto è lagrime in Euripide: lagrime di Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime di Teseo, lagr
è lagrime in Euripide: lagrime di Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime di Teseo, lagrime del Coro e della Nutrice; tutto sp
utto spira dolore e tristezza, tutto è veramente tragico.» «Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi di amore: amo
istezza, tutto è veramente tragico.» «Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi di amore: amor timido chegeme, amor
veramente tragico.» «Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi di amore: amor timido chegeme, amore ardito e determ
nare, amor disperato che si vendica sopra se stesso; ecco la tragedia di Racine.» «Altrettanti quadri si trovano nel l’Ipp
dialogo che raffreddi la pietà degli spettatori.».  «Giovane, ornato di nobili costumi, sofferente nella calunnia senza a
tenero col padre benchè ingiusto, Ippolito non lascia un sol momento di agitare e tirare a se tutti i cuori sensibili.»  
n toglie al carattere del giovane eroe, virtuoso sempre, sempre degno di compassione in Euripide, debole qualche volta, qu
nazioni il diverso carattere del l’uno e del l’altro poeta. «L’amico di Socrate non sarebbe stato mai cosi mal accorto di
tro poeta. «L’amico di Socrate non sarebbe stato mai cosi mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina
ate non sarebbe stato mai cosi mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avi
e stato mai cosi mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avido d’intrighi.
tanto sovrastano agli antichi, quanto la Repubblica Romana del tempo di Giulio Cesare superava in potenza quella che era
i Giulio Cesare superava in potenza quella che era sotto il consolato di Papirio Cursore. Aggiugniamo qualche sentenza spa
rio Cursore. Aggiugniamo qualche sentenza sparsa nel Saggio sul Gusto di Cartaud de la Vilade, affinchè il leggitore, dopo
divertirsi con un piacevole contrasto del gusto vero col fantastico, di una scelta crudizione colla leggerezza, e del dot
o La Vilade. Questo moderno derisore degli antichi si mostra nauseato di quel l’Ippolito che Euripide ci dipinse, sembrand
sembrandogli un Cavaliere fort peu galant ; e per maggior trastullo di chi ciò legge, dice (pag. 48) colla solita sua si
ita sua sicura lettura e martellata erudizione, che questa tragedia è di Sofocle. Avventuratamente però per Ippolito La Vi
’Achille del l’Ifigenia, supponendolo un innamorato, e trovando nella di lui passione un accento soprammodo grossolano. Si
Si consolino intanto questi Greci Principi, c con essi Omero tacciato di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo
i, c con essi Omero tacciato di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles,
di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles, perchè questo formidabile G
er saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles, perchè questo formidabile Gradasso no
l’Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco ; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor di propo
narra da uomo ubbriaco ; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor di proposito , senza piano e senza
briaco ; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor di proposito , senza piano e senza verisimilitudine
itudine nelle aringhe; Polibio non è uno storico, ma bensì una specie di parlatore che fa riflessioni sulla storia; gli
toria; gli Oratori Greci, senza eccettuarne Demostene, sono spogliati di ogni savia economia necessaria a condurre gli ani
Questo Saggio che ben può chiamarsi del mal gusto, e del l’imperizia di Cartaud si accompagni colle sessanta pagine del C
mperizia di Cartaud si accompagni colle sessanta pagine del Cavaliere di Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Pe
tichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena francese le ode di Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattiv
Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattive, insoffribili, le di lui satire e l’arte poetica un ammasso di nojosit
, cattive, insoffribili, le di lui satire e l’arte poetica un ammasso di nojosità, mostruosità e disordini. Egli ammirava
ne) aver la testa d’une furieuse trempe per resistere a un torrente di loquacità che nulla dice… Ma è dunque una fatalit
quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba si aggira sulla morte di Polissena e sulla vendetta del l’assassinamento d
aggira sulla morte di Polissena e sulla vendetta del l’assassinamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente
inamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente la scena di Ulisse con Ecuba e Polissena nel l’atto primo, do
no scoppiare il cuore per la pietà. Nel patetico racconto della morte di Polissena nel l’atto secondo si ammirano varii tr
ammirano varii tratti pittoreschi e tragici, come il nobile contegno di Polissena, che non vuole esser toccata nel l’atte
ico, E il suo candido seno mostrò fuori; e finalmente il nobile atto di cadere con decenza dopo il colpo così espresso da
i precedenti: Cadd’ ella e nel cader mirabilmente Serbò degna onestà di real donna. Le riflessioni morali di Ecuba su i
mirabilmente Serbò degna onestà di real donna. Le riflessioni morali di Ecuba su i buoni e i cattivi, sul l’educazione e
na forza tragica terribile; ma nel l’atto terzo si tratta della morte di Polidoro, per la quale l’azione è manifestamente
tutta si rapporti ad Ecuba. Nella scena in cui le si enuncia la morte di Polidoro, osserva Pietro Brumoy che vi sono spars
l loro artificio per ciò che la musica riguarda. Egli stesso non fece di più nel tradurre questa medesima scena in maniera
a che il cor, la mente, infiamma, accende, Lacera e squarcia? Io fuor di me già sono, Comincio a delirar. Dopo ciò mi sem
questo è inganno? A un furore da baccante che trasporta Ecuba fuori di se, far succedere un dubbio sul fatto? Ma questo
i bene che questa voce qui manifesta l’enorme, atroce, stupenda serie di disgrazie che l’opprime. Osserviamo in oltre che
tire in un terzetto moderno si va cercando ancora l’autor della morte di Polidoro. Ecco come traduce il citato Erasmo poco
erzetto serio, perchè essi, a giudizio del celebre Gluck, abbisognano di passioni forti per dar motivo al l’espressione de
i passioni forti per dar motivo al l’espressione della musica. I cori di questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni
la musica. I cori di questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni di passione non meno che di bellezze poetiche. Vegga
ta tragedia sono tratti dal soggetto e pieni di passione non meno che di bellezze poetiche. Veggasi quello del l’atto prim
l loro destino vanno immaginando in qual parte toccherà loro in sorte di essere trasportatea. Quello del l’atto terzo mi s
, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione. A noi piacque di tradurlo ancora; ed affinchè i giovani avessero u
o ancora; ed affinchè i giovani avessero una competente idea de’ Cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le
ovani avessero una competente idea de’ Cori di Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le immagini e lo spirito del
a che a le nemiche genti Inaccessibil rocca Asia ti appelli, Che già di Greche squadre un nuvol denso Ti copre e cinge, e
cenere conversa Nereggiano de’ muri i sassi informi D’orride strisce di fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! Mai più le v
dolce letto Lascio allor sbigottita in lieve avvolta Semplice gonna: di Diana al l’ara Mi prostro e piango, oh vani prieg
lte e mille Elena detestando e il suo rattore, E le adultere nozze, e di un avverso Genio persecutor l’odio potente, Che l
nacciosi flutti, Nè i patrii tetti a riveder mai giunga! L’Andromaca di Euripide non contiene l’azione del l’Andromaca di
iunga! L’Andromaca di Euripide non contiene l’azione del l’Andromaca di Racine, perchè questa è la vedova di Ettore che t
ontiene l’azione del l’Andromaca di Racine, perchè questa è la vedova di Ettore che teme per la vita di Astianatte, e nell
a di Racine, perchè questa è la vedova di Ettore che teme per la vita di Astianatte, e nella tragedia Greca è la stessa An
tianatte, e nella tragedia Greca è la stessa Andromaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da q
a è la stessa Andromaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi
uesto secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità del
onio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità del l’azione di Androma
dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità del l’azione di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella trage
vedova di Ettore, che la semplicità del l’azione di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il c
del l’azione di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il carattere di Ermione renduto poi senz
a moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il carattere di Ermione renduto poi senza dubbio dal Racine più d
. Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli di Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi a
a uccisione già avvenuta in sì poco tempo, e vien portato il cadavere di Pirro, la qual cosa sembra sconcezza che offende
similitudine. Nella tragedia intitolata le Trojane si tratta la morte di Astianatte insieme col destino delle prigioniere
tte insieme col destino delle prigioniere fatte in Troja. Le profezie di Cassandra nel l’atto secondo, e l’addio che ella
o secondo, e l’addio che ella dà alla madre e alla patria, sono degne di osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle di
a patria, sono degne di osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle di Eschilo nel l’Agamennone. Squarcia poi i cuori an
nel l’Agamennone. Squarcia poi i cuori ancor meno sensibili il dolore di Andromaca nel l’atto terzo al vedersi strappar da
viscere mie, da queste braccia Ti svelgono i crudeli. Ah tu morrai, E di tuo padre il nome, Che tanti ne salvò, ti fia fun
so è una tragedia senza prologo, e senza que’ tratti patetici proprii di Euripide; ma in contracambio ha molta arte nel di
o e aggiustatezza nella distribuzione del l’azione, particolar pregio di Sofocle, per la qual cosa pretende alcuno che ad
ò il parere men sicuro quello del Barnes e del Carmeli che la stimano di Euripide, se si attenda tanto al l’antico consent
la stimano di Euripide, se si attenda tanto al l’antico consentimento di moltissimi critici che sempre l’annoverarono tral
consentimento di moltissimi critici che sempre l’annoverarono tralle di lui tragedie, quanto alle molte espressioni del R
del Reso famigliari a questo tragico. N’ è l’argomento lo stratagemma di Ulisse che con Diomede ammazza questo re di Greci
’argomento lo stratagemma di Ulisse che con Diomede ammazza questo re di Grecia nel campo Trojano. Nel l’atto quarto compa
travegga, e la prenda per Venere, mentre i suoi favoriti non lasciano di ravvisarla per Minerva. Tali cose allora conveniv
an parte delle tragedie antiche) per mezzo della Musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carr
della Musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso s
dre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è u
ontiene l’atroce vendetta presa da Medea contro Giasone, Creonte e la di lui figliuola. Degno singolarmente dì osservarsi
e gli destina alla morte, ascolta i moti della natura e la tenerezza di madre, e sente risvegliare i suoi furori alla rim
e, e sente risvegliare i suoi furori alla rimembranza del l’infedeltà di Giasone. Il racconto della morte della nuova spos
del l’infedeltà di Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa di Giasone e di Creonte padre di lei è terribile. I
tà di Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa di Giasone e di Creonte padre di lei è terribile. I figli che cer
racconto della morte della nuova sposa di Giasone e di Creonte padre di lei è terribile. I figli che cercano scampar dall
ragico. Quello che mai non piacerà in questa favola, è il personaggio di Egeo introdottovi senza veruna ragione per prepar
ro, siccome narrano Parmenisco, Didimo e Creofilo presso lo Scoliaste di Euripide sulla Medea. E per ischivar l’infamìa ch
hivar l’infamìa che ad essi ne ridondava, si avvisarono probabilmente di guadagnar qualche poeta per attribuirne l’assassi
arcino poeta anteriore ad Euripide introdusse Medea che si discolpava di tale imputazionea. Ma Carcino non ebbe credito ta
, compose la sua tragedia facendo rea la madre stessa del l’uccisione di que’ fanciulli, e la menzogna per l’eccellenza de
che i Corintii solevano offerire quasi in perpetuo tributo alle ombre di que’ pargoletti certi sacrfizii espiatorii. Le Fe
letti certi sacrfizii espiatorii. Le Fenisse (altra tragedia coronata di Euripide) contiene la morte di Eteocle e Polinice
i. Le Fenisse (altra tragedia coronata di Euripide) contiene la morte di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avve
a coronata di Euripide) contiene la morte di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio di Tebe. L
di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio di Tebe. Lodovico Dolce che ne fece una libera imita
o, e fe che Giocasta narrasse a un servo tutti gli evenimenti passati di Edipo. E perchè narrare al servo ciò che era pubb
ta Argiva, e ne vanno descrivendo i capi, che è una imitazione felice di un passo del III libro del l’Iliade pure dal Tass
de pure dal Tasso trasportato nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò di questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. N
a, e la sua scena rimane sterile. Nè anche l’ebbe in pregio il signor di Calepio, cui sembrò inverisimile che Antigone sta
or di Calepio, cui sembrò inverisimile che Antigone stando sulle mura di Tebe assediata potesse vedere e distinguere i per
rsonaggi del campo Argivo e le loro armature. È da credersi che prima di avventurar questa censura quel dotto Critico si s
o della distanza del campo e del l’altezza delle mura, per convincere di inverisimiglianza Omero, Euripide e Torquato. La
re di inverisimiglianza Omero, Euripide e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co’ figli è degna di particolar riflessi
Euripide e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co’ figli è degna di particolar riflessione per la maestrevole dipintu
e’ due fratelli ugualmente fieri ed accaniti nel l’odio reciproco, ma di carattere diversi, e per lo dolore della madre ch
arattere diversi, e per lo dolore della madre che s’interpone e cerca di contenerli e disarmarli. Le Supplici si aggirano
e disarmarli. Le Supplici si aggirano sule conseguenze del l’assedio di Tebe, e sulla sepoltura negata da’ Tebani ai Capi
sulla sepoltura negata da’ Tebani ai Capi Argivi, là dove le Supplici di Eschilo parlano delle Danaidi. Pur queste due tra
azione nella condotta. Lo spettacolo della prima scena delle Supplici di Euripide dovea produrre un pieno effetto. Etra ma
elle Supplici di Euripide dovea produrre un pieno effetto. Etra madre di Teseo sta col l’offerta in mano a piè del l’altar
a in mano a piè del l’altare in mezzo a’ Sacerdoti: il tempio è pieno di donne che portano rami di olivo: Adrasto red’ Arg
re in mezzo a’ Sacerdoti: il tempio è pieno di donne che portano rami di olivo: Adrasto red’ Argo resta nel vestibolo coll
Greche antichità e tradizioni, la qual cosa, come altrove accennammo, di rado si trascurò dai Greci tragici per mostrare l
oro costumi a gloria della nazione.. Nel l’atto II però Teseo risolve di portar la guerra a Tebe, ed appena incominciato l
miracolo? Vi è corso un tempo verisimile? Può censurarsi come difetto di verisimiglianza osservato anche nell’Andromaca.
tiranno Lico oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a t
di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segno che questi di propria mano saetta
mata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segno che questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tra
i Ercole a segno che questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa
che questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa deplorabile str
saetta i figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto di questa deplorabile strage, in cui eccitano ugual
o ugual compassione il saettatore e i saettati. Euristeo fatal nemico di Ercole ne perseguitò la posterità, minacciando gu
ciando guerra a chiunque osasse ricoverarne i figliuoli. Iolao nipote di quell’eroe e la vecchia Alcmena di lui madre insi
overarne i figliuoli. Iolao nipote di quell’eroe e la vecchia Alcmena di lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati
vecchia Alcmena di lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati di città in città fuggono in Atene all’ara della Mis
in città fuggono in Atene all’ara della Misericordia sotto il governo di Demofonte e Acamantea. Copreo araldo di Euristeo
Misericordia sotto il governo di Demofonte e Acamantea. Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di
antea. Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di concederli, e si accende aspra guerra tra gli Ate
Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli di Ercole, onde prende il titolo questa tragedia. L’
tichi, ed ora ad ingrandirli ora ad immaginarseli, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciador di E
i, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciador di Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a
ciata e condotta in simil guisa subito sveglierà ne’ leggitori l’idea di un dramma Cinese o Inglese o Spagnuolo, che compr
risteo a favor degli Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo di tempo. Ecco quello che vi si legge. Gli Argivi ar
egge. Gli Argivi armati alla rovina degli Eraclidi, stando a’ confini di Atene mandano un araldo a richiederli a Demofonte
fini di Atene mandano un araldo a richiederli a Demofonte, e nel caso di negativa ad intimargli la guerra. L’araldo Copreo
affermò il Fioretti, ma ad Alcatoe, dove trovasi Euristeo alla testa di un esercito congregato prima d’incominciare il dr
a d’incominciare il dramma, e non già che si congrega dopo il ritorno di Copreo, come pur disse il censore. L’esercito muo
e Corinto, siccome accennò l’araldo stesso: Mi aspettano le migliaja di guerrieri comandati da Euristeo medesimo (μυριοι
uale utilità, volle numerarne il critico Fiorentino. Una bella aringa di Iolao per determinar gli Ateniesi a proteggere gl
li Eraclidi, leggesi nell’auto I. L’oracolo che comanda un sacrifizio di una vergine illustre, perchè gli Ateniesi possano
onesto nè sperabile che qualche illustre Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue di una prop
Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue di una propria figlia. Ode nel l’atto II questo nuov
Ode nel l’atto II questo nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fra
uesto nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vitt
concerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vittima volontari
e da Iolao. Nel l’auto III un messo riferisce la venuta d’Illo figlio di Ercole con un esercito a favore de’ congiunti. Se
egra Alcmena; ma e da notarsi che verun motto ella non fa sul destino di Macaria degna di tutto il suo dolore, e per esser
e da notarsi che verun motto ella non fa sul destino di Macaria degna di tutto il suo dolore, e per esser figliuola del pr
ola del proprio figliuolo, e per l’eroica azione della vergine in pro di tutta la famiglia. Nel l’atto IV riceve la notizi
la famiglia. Nel l’atto IV riceve la notizia della vittoria d’Illo e di Iolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella
lata, ma Alcmena neppure si mostra in alcun modo sensibile alla morte di Macaria. Si racconta ancora il miracolo di Iolao
modo sensibile alla morte di Macaria. Si racconta ancora il miracolo di Iolao ringiovenito che ha imprigionato Euristeo,
ta tragedia ancora Euripide nulla omette che possa ridondare in onore di Atene sua patria. Sul medesimo soggetto degli Era
li Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebre pittore maestro di Apelle, compose anche una tragedia lodata il poet
e, compose anche una tragedia lodata il poeta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo Re di Atene,
nche una tragedia lodata il poeta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo Re di Atene, fondatore d
lodata il poeta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo Re di Atene, fondatore della Ionia, è l’e
ta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo Re di Atene, fondatore della Ionia, è l’eroe della trag
rio, mentre Ione attende alla cura delle cose sacre, il Coro composto di donne Ateniesi va osservando curiosamente e con m
i bassi rilievi, diciferandone le storie: Ion. Vedete quì il figlio di Giove che colla dorata falce ammazza l’idra di Le
. Vedete quì il figlio di Giove che colla dorata falce ammazza l’idra di Lerna. Cor. Ben lo vedo. Ion. E quest’altro che g
ra che si suole rappresentare ne’ nostri ricami. Ion. È Iola scudiere di Ercole Vedete quest’altra figura su di un cavallo
i ricami. Ion. È Iola scudiere di Ercole Vedete quest’altra figura su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di
re di Ercole Vedete quest’altra figura su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di tre corpi ec. Così è condo
est’altra figura su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di tre corpi ec. Così è condotta tutta la scena. Vi
ilio in simil guisa descrive Enea che osserva le dipinture del tempio di Cartagine; ma Virgilio le anima colla passione e
se del l’eroe Trojano, perchè esse tutte rappresentano la distruzione di Troja. L’immortale Metastasio, fino discernitore
e Metastasio, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale di questa scena di Euripide nel l’Achille in Sciro,
no discernitore delle bellezze degli antichi, si vale di questa scena di Euripide nel l’Achille in Sciro, ma sulle tracce
e di questa scena di Euripide nel l’Achille in Sciro, ma sulle tracce di Virgilio rende le immagini utili al l’azione allu
e le immagini utili al l’azione alludendo vivacemente alla situazione di Achille ozioso in quella reggia. Notabile nel med
ille ozioso in quella reggia. Notabile nel medesimo atto I è la scena di Creusa e Ione che non si conoscono. Il ragionamen
o I è la scena di Creusa e Ione che non si conoscono. Il ragionamento di Ione a Suto nel l’atto II è ben vago e naturale,
ca non abbiano saputo incastrare ne’ loro componimenti. l’altra scena di Ione e Creusa che termina l’atto IV e che dovrebb
usa che termina l’atto IV e che dovrebbe essere la prima del V, è una di quelle che meritano maggiore attenzione. Interess
ra per la vivacità il riconoscimento che avviene nel V; ma le domande di Ione intorno al suo nascere mettono in angustia l
per giustificarla. Questa tragedia è assai teatrale, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e difetti. La situazione di
e, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e difetti. La situazione di una madre e di un figlio che non conoscendosi per
asci di abbondar d’incoerenze e difetti. La situazione di una madre e di un figlio che non conoscendosi per errore si tram
forse più patetica energia. L’argomento delle Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei
e Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei sorelle descritta da Ovidio nel III delle Met
e trattata anche da Stazio nella sua tragedia Agave. Nel componimento di Euripide si osserva un carattere differente dalle
spettacolo satirico, e alle antiche tragedie che trattavano soltanto di Bacco. Havvi nel l’atto IV una scena totalmente c
l’atto IV una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor di senno vestito come una baccante, e Bacco che gli
sivi agli effetti del vino si veggono ne’ cori e nel rito delle Orgie di Bacco. È terribile il racconto del l’ammazzamento
figliuolo dilaniato. Il Ciclope è un dramma satirico, ed il solo che di simil genere a noi sia pervenuto; ma di esso fave
amma satirico, ed il solo che di simil genere a noi sia pervenuto; ma di esso favelleremo nel trattar de’ Satiri. Della D
Meleagro, dell’Alcmena, del Telefo, della Penelope, dell’Archelao, e di molte altre tragedie di Euripide, sono a noi perv
del Telefo, della Penelope, dell’Archelao, e di molte altre tragedie di Euripide, sono a noi pervenuti appena alquanti fr
sua Andromeda per la strana malattia degli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era questa una febbre che di ordinario
gli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era questa una febbre che di ordinario durava sette giorni, e riscaldava di mo
questa una febbre che di ordinario durava sette giorni, e riscaldava di modo l’immaginazione degl’infermi che diventavano
mi che diventavano rappresentatori. In tal periodo essi non cessavano di recitar versi tragici, e specialmente quelli del
Perseo, Andromeda, Medusa, e ne recitavano i versi, imitando il modo di rappresentare del l’attore Archelao. Il morbo fu
orbo fu contagioso, e potè contribuirvi tanto la vivacità e l’energia di quel l’attore quanto l’azione del Sole e la natur
e Abderite. In fatti quella città marittima della Tracia era popolata di gente stupida e grossolana per testimonianza di C
a Tracia era popolata di gente stupida e grossolana per testimonianza di Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo
ossolana per testimonianza di Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo in tempo non avesse mancato di produrre div
e, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo in tempo non avesse mancato di produrre diversi uomini illustri, quali senza dub
o alla voce Άβδηρα e da Pietro Bayle nel Dizionario Critico. L’autore di tante belle tragedie, filosofo sì grande, conosci
do in Macedonia per compiacere al re Archelao amatore delle lettere e di chi le coltivava, dopo di aver secolui cenato, ne
cere al re Archelao amatore delle lettere e di chi le coltivava, dopo di aver secolui cenato, nel ritornarsene a casa venn
gni invidiosi vesseggiatori che l’odiavano meno per la gloria poetica di cui era egli in possesso che pel favore onde il r
Archelao sentì tale intenso dolore della sua perdita, che al riferir di Solino, volle recidersi i capegli, ed ordinò che
che al riferir di Solino, volle recidersi i capegli, ed ordinò che in di lui onore s’inalzasse un magnifico avello nella c
rdinò che in di lui onore s’inalzasse un magnifico avello nella città di Pelia. I Macedoni gloriavansi per tal modo di pos
fico avello nella città di Pelia. I Macedoni gloriavansi per tal modo di possederne le ossa, che unanimi negarono determin
tal modo di possederne le ossa, che unanimi negarono determinatamente di concederle agli ambasciadori di Atene che le chie
che unanimi negarono determinatamente di concederle agli ambasciadori di Atene che le chiedevano per seppellirle nella pat
sopravvisse, avea mentre vivea quel suo grand’ emulo, composto contro di lui qualche epigramma; ma poichè fu morto senti u
ipo ed il Filottete. l’onorò col suo pianto, ed impose a’ suoi attori di presentarsi sulla scena senza corone, senza ornam
sso Diogene Laerzio antepongono Eschilo agli altri due. Socrate amico di Euripide sembra averlo preferito a tutti, giacchè
ocrate amico di Euripide sembra averlo preferito a tutti, giacchè ben di rado o non mai vedevasi in teatro, se non quando
a onde gli nobilitava. Quintiliano nel libro X c. i posponeva Eschilo di lunga mano agli altri due, e fra questi affermava
hilo di lunga mano agli altri due, e fra questi affermava non potersi di leggieri decidere qual di essi fosse meglio riesc
tri due, e fra questi affermava non potersi di leggieri decidere qual di essi fosse meglio riescito ne’ due differenti sen
n pregio particolare, nel quale non venne dagli altri superato. Prima di passar oltre mi si permetta qui un’ osservazione
uperato. Prima di passar oltre mi si permetta qui un’ osservazione su di ciò che di questi grandi ingegni della Grecia han
ima di passar oltre mi si permetta qui un’ osservazione su di ciò che di questi grandi ingegni della Grecia hanno pensato
che si sono innoltrate nella coltura hanno ravvisato nelle produzioni di questi tre gran tragici l’epoca del maggior lustr
a però che ciò dicendo non si stima che i moderni abbiano a disperare di potere in verun tempo produrre tragedie da soffri
cate della Grecia il confronto senza svantaggio. Imperocchè siamo noi di avviso che l’arte non avrà mai occasione di lagna
gio. Imperocchè siamo noi di avviso che l’arte non avrà mai occasione di lagnarsi della poca fecondità della natura, celan
della natura, celandosi in ogni genere specie varie ugualmente degne di trattarsi benchè dissimili. Dando a que’ sommi Gr
iudizio che senza degradare gli antichi conserva a’ moderni il dritto di aspirare a pareggiarli ed a gire più oltre ancora
gioni fisiche e morali della diversità del genio delle nazioni, oltre di ostentare certo barbaro disprezzo per le lingue,
e maniere aliene dalle francesi, asseri magistralmente che nelle mani di Sofocle e di Euripide la tragedia était à son be
ene dalle francesi, asseri magistralmente che nelle mani di Sofocle e di Euripide la tragedia était à son berceau . Ma le
tragedia était à son berceau . Ma le ragioni che ne adduce mostrano di non essersi egli curato molto di provvedersi di l
Ma le ragioni che ne adduce mostrano di non essersi egli curato molto di provvedersi di lumi sufficienti per distinguere l
he ne adduce mostrano di non essersi egli curato molto di provvedersi di lumi sufficienti per distinguere la tragedia mane
icienti per distinguere la tragedia maneggiata da’ Greci dalle specie di essa adottate da i loro posteri. La tragedia anti
oscono per geniali traduzioni quasi in tutto, o almeno per imitazioni di quelle di Euripide di cui pur si desiderano fin a
geniali traduzioni quasi in tutto, o almeno per imitazioni di quelle di Euripide di cui pur si desiderano fin anco da’ su
duzioni quasi in tutto, o almeno per imitazioni di quelle di Euripide di cui pur si desiderano fin anco da’ suoi nazionali
i principii e accomodandosi al gusto ed ai costumi correnti fanno uso di nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione de’ conte
r dritto chi ardirà sentenziare su i generi stessi senza aver ragione di tempi, di luoghi e di costumi? Chi oserà preferir
hi ardirà sentenziare su i generi stessi senza aver ragione di tempi, di luoghi e di costumi? Chi oserà preferire il moder
ntenziare su i generi stessi senza aver ragione di tempi, di luoghi e di costumi? Chi oserà preferire il moderno sistema a
e il moderno sistema al l’antico senza avere in testa un guazzabuglio di fosche idee? Il fatto compruova che da più miglia
n guazzabuglio di fosche idee? Il fatto compruova che da più migliaja di anni nella culta Europa veggonsi sulle scene, si
dimostrarsi che pari evento felice avrebbero esse sortito sulle scene di Atene; pur dovremmo esser cauti nel pronunziare s
ma in Abramo traluce una forza eroica sovraumana che lo guida e rende di gran lunga più grave e più venerando l’evenimento
e più venerando l’evenimento. a. Intorno a sì eccellente produzione di Euripide, al l’imitazione che ne fece Racine, all
e e Francesi nostre Traduzioni ed Analisi comparative. a. Chi amasse di veder tradotte le due tragedie di Euripide e di R
Analisi comparative. a. Chi amasse di veder tradotte le due tragedie di Euripide e di Racine con una analisi corrisponden
ative. a. Chi amasse di veder tradotte le due tragedie di Euripide e di Racine con una analisi corrispondente, può vedere
Francesi nostre Traduzioni ed Analisi Comparative. a. Nel l’edizione di quest’opera del 1787 feci alcun cangiamento sulle
di quest’opera del 1787 feci alcun cangiamento sulle pause degli atti di questa tragedia, e stimai ben fatto avvertirae la
Fabricio nella Biblioteca Greca, dal Barnes nell’edizione delle opere di Euripide e dal Carmeli nella narrazione premessa
ilegii della poesia fa che la protezione degli Eraclidi si prenda dai di lui figli Demofonte e Acamante, forse per diversi
e, forse per diversificare alquanto il presente dramma rassomigliante di molto alle Supplici, dove avea già introdotto Tes
83 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 432-442
el figliuolo avvocato Alessandro, riferisco le notizie dei primi anni di sua vita : Il povero papà è nato a Fano alli 19 
e Caterina Lombardi, loro decimo figlio. Fece gli studi elementari e di rettorica nel Collegio dei Gesuiti, che allora te
ovincie, e fino da fanciullo, così raccontano i fratelli, diede prova di ingegno pronto ed aperto. Nelle ore libere dalla
onato filodrammatico, e in casa vi era un teatrino per i divertimenti di carnevale, Cesare coi fratelli e le sorelle, tutt
ratelli Vincenzo e Giovanni teneva le sfide al pallone col soprannome di  : I fratelli Orasi. Ma benchè uomo Nicola non ci
cominciavano a mutarsi, e gli Orazi un bel giorno capirono che vi era di meglio a fare che storpiare Cicerone e giuocare a
icerone e giuocare alla palla. Giunsero a Fano le prime voci dei moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretamente una
i moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretamente una compagnia di volontari organizzata dal conte Annibale di Monte
egretamente una compagnia di volontari organizzata dal conte Annibale di Montevecchio, figlio di quel Giulio che fu amico
a di volontari organizzata dal conte Annibale di Montevecchio, figlio di quel Giulio che fu amico del Foscolo, e i fratell
rono da Fano per recarsi a Vicenza. Mio padre prese parte alla difesa di Vicenza ; e dopo l’eroico e sventurato assedio, f
itornò coi suoi compagni in patria. Qui questi giovani non soffrirono di stare colle mani in mano mentre altrove si levava
asi e prese parte alla pugna del Casino dei Quattro Venti ed a quella di Porta San Pancrazio. Al Casino dei Quattro Venti
pubblica Romana, mio padre ritornò a casa, ma ormai non era più tempo di riprendere in mano il De Amicitia, e la vita a Fa
i Barbacani e Caccialepre, chiuso l’adito ad ogni impiego, sospettato di eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio
o ad ogni impiego, sospettato di eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio una Compagnia di comici, la Compagnia c
to di eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio una Compagnia di comici, la Compagnia comico-mimo-acrobatica del P
, una giacca marrone del babbo, e qualche fazzoletto della mamma, uno di questi fazzoletti fu sempre portato nell’ ultimo
di questi fazzoletti fu sempre portato nell’ ultimo atto della Gerla di papà Martin, mio padre scappò ancora di casa e co
nell’ ultimo atto della Gerla di papà Martin, mio padre scappò ancora di casa e cominciò la sua peregrinazione artistica p
ne artistica per l’Italia. La Compagnia era divisa in due parti : una di mimi-acrobatici, l’altra di comici. Questi rappre
a Compagnia era divisa in due parti : una di mimi-acrobatici, l’altra di comici. Questi rappresentavano le commediole prim
po, quando facevo il bambino nella Preghiera dei naufraghi, e mi pare di vedere ancora il povero Bellotti, che doveva esse
sera negli Spazzacamini della Valle d’Aosta del Sabatini, al Gerbino di Torino, io ero Gino e papà il nonno. Nella famosa
oppo tristi e dolorosi per il giovane comico. Egli sosteneva il ruolo di amoroso, che con quella voce e con quel naso, non
uesti per quanto scarsi erano stati più assai dei guadagni. Alla fine di quell’anno, stanco, sfiduciato, povero, ammalato,
overo, ammalato, desolato per la morte della moglie, mio padre decise di dare un addio alle scene, e col figliuolo in brac
e esiliati, parte arruolati in Piemonte, qualcuno anche nelle carceri di Sua Santità, come il cugino Getulio Lombardi, che
rgastolo, e ci stette dieci anni, una ribellione contro una pattuglia di papalini. La malinconia prese il mio povero papà,
ni, quello stesso che tenne a battesimo Claudio Leigheb, lo consigliò di ritornare al teatro, se non voleva languire di no
Leigheb, lo consigliò di ritornare al teatro, se non voleva languire di nostalgia. Nell’inverno di quell’anno 1855 mio pa
itornare al teatro, se non voleva languire di nostalgia. Nell’inverno di quell’anno 1855 mio padre lasciò per la terza vol
ome i precedenti insuccessi lo avevano persuaso, così lasciò le parti di amoroso e prese il ruolo di brillante. Anche quel
lo avevano persuaso, così lasciò le parti di amoroso e prese il ruolo di brillante. Anche quell’anno 1855 non fu lieto. Lo
e quell’anno 1855 non fu lieto. Lo stipendio era meschino e l’impegno di vestiario assai costoso. A Firenze mio padre, me
. A Firenze mio padre, me lo ricordano spesso, dovette fare un debito di 300 svanziche con un sarto, e per pagare quel deb
per pagare quel debito, avendo avuto dal fratello Sergio un sussidio di sessanta papetti, dovette vivere un mese mangiand
l Biancone in piazza della Signoria. Non è a dire però che la volontà di studiare, di fare, di togliersi col proprio ingeg
piazza della Signoria. Non è a dire però che la volontà di studiare, di fare, di togliersi col proprio ingegno da quelle
ella Signoria. Non è a dire però che la volontà di studiare, di fare, di togliersi col proprio ingegno da quelle angustie
si col proprio ingegno da quelle angustie venisse meno in lui. Dotato di una fibra d’acciaio, sempre di buon umore, giovia
e angustie venisse meno in lui. Dotato di una fibra d’acciaio, sempre di buon umore, gioviale, ardito, coraggioso, sentiva
mici, già qualche successo aveva sorriso. In una farsa : Le disgrasie di un bel giovane, egli era applauditissimo. Nell’an
diga amoroso. In quell’anno sposò mia madre Giuseppina Rocchi, nipote di quella Antonietta Rocchi, milanese, che era stata
ti ; ed era allora prima attrice della Compagnia Reale-Sarda, attrice di merito non comune. A Torino la Compagnia Asti si
er incoraggiarlo dopo poche recite mise sul cartellone : Le disgrasie di un bel giovane, e mio padre si tenne sicuro di sc
tellone : Le disgrasie di un bel giovane, e mio padre si tenne sicuro di scuotere finalmente l’indifferenza del pubblico.
ta così unanime e clamorosa da farla credere tramutata in un cantiere di locomotive. Papà se ne ammalò e per più giorni n
cantiere di locomotive. Papà se ne ammalò e per più giorni non escì di casa, egli credeva di essere rovinato, aveva perd
e. Papà se ne ammalò e per più giorni non escì di casa, egli credeva di essere rovinato, aveva perduto ogni fiducia in sè
Rossi andò a trovarlo a casa, lo incoraggiò, lo rianimò e lo persuase di ritornare al Teatro. Ritornare al Teatro Re ?
el ciclone, e specialmente dopo avere esaurito tutti i propri cavalli di battaglia ? L'eloquenza di Ernesto Rossi e la sua
dopo avere esaurito tutti i propri cavalli di battaglia ? L'eloquenza di Ernesto Rossi e la sua autorità furono fortunatam
ambetto, nessun lazzo, nessun trucco. Mio padre andò in teatro sicuro di non uscire vivo dalle mani del pubblico. Mutament
ausi continuarono, e calata la tela mio padre si trovò fra le braccia di Ernesto, che era felice quanto lui, perchè Ernest
a felice quanto lui, perchè Ernesto Rossi era buono. Per la primavera di quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare una
quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare una Compagnia drammatica di primo ordine per incarico di alcuni capitalisti t
doveva formare una Compagnia drammatica di primo ordine per incarico di alcuni capitalisti triestini. Mio padre fu scritt
alcuni capitalisti triestini. Mio padre fu scritturato da lui, ma per di lui consiglio abbandonò il ruolo di brillante per
dre fu scritturato da lui, ma per di lui consiglio abbandonò il ruolo di brillante per prendere quello di promiscuo, ed ac
di lui consiglio abbandonò il ruolo di brillante per prendere quello di promiscuo, ed accettò il posto di secondo promisc
lo di brillante per prendere quello di promiscuo, ed accettò il posto di secondo promiscuo, dopo la scelta di Gattinelli.
i promiscuo, ed accettò il posto di secondo promiscuo, dopo la scelta di Gattinelli. Da questo punto comincia la fortuna d
uo, dopo la scelta di Gattinelli. Da questo punto comincia la fortuna di Cesare Rossi, e la sua vita artistica gloriosa. L
rtuna di Cesare Rossi, e la sua vita artistica gloriosa. La Compagnia di Ernesto era formata pel triennio 1857-1860. Come
nesto Rossi e Gattinelli non si fosse manifestata una incompatibilità di carattere molto favorevole per il giovane attore.
le per il giovane attore. A lui giovò molto anche l’amicizia fraterna di quel gran galantuomo e buon attore, faceva il gen
mario, che fu Salvatore Benedetti, il quale caso raro, era lietissimo di cedere all’amico Cesare le sue parti e di vederlo
e caso raro, era lietissimo di cedere all’amico Cesare le sue parti e di vederlo a lui preferito. Un giorno a Trieste nel
58 scoppiò aperto il dissidio fra mio padre e Gattinelli, a proposito di una parte. Erano alle prove, e poichè pareva che
, aveva parlato con Ernesto e con lui andò a casa del papà per dirgli di non fare sciocchezze, che nel nuovo triennio egli
n omne et qualibet parte al Gattinelli, e tanto fu fatto che la tiara di Achimelek rientrò nei cassoni, insieme alla cotta
tto che la tiara di Achimelek rientrò nei cassoni, insieme alla cotta di Lanciotto. Nel 1859, allo scoppiare della guerra,
tta di Lanciotto. Nel 1859, allo scoppiare della guerra, la Compagnia di Ernesto Rossi si trovava in Austria, e si sciolse
giunsero a Fano, la guerra volgeva già al suo termine. Nel settembre di quell’anno liberate le Marche, Ernesto Rossi racc
ndosi ammalato improvvisamente Gaetano Vestri, che sosteneva il ruolo di promiscuo nella Compagnia di Bellotti-Bon, a mezz
e Gaetano Vestri, che sosteneva il ruolo di promiscuo nella Compagnia di Bellotti-Bon, a mezzo anno il Bellotti si rivolse
-Bon, a mezzo anno il Bellotti si rivolse ad Ernesto Rossi pregandolo di cedergli l’attore Cesare Rossi. Anche in quella o
e Rossi. Anche in quella occasione Ernesto Rossi si mostrò buon amico di mio padre, e senza farsi troppo pregare accettò d
mostrò buon amico di mio padre, e senza farsi troppo pregare accettò di sciogliere il contratto con lui e di permettergli
nza farsi troppo pregare accettò di sciogliere il contratto con lui e di permettergli di entrare nella Compagnia Bellotti
pregare accettò di sciogliere il contratto con lui e di permettergli di entrare nella Compagnia Bellotti nel ruolo import
passo pel mio povero papà, che non solo andava ad affrontare un ruolo di grande responsabilità, ma raccogliere l’eredità p
onsabilità, ma raccogliere l’eredità pericolosa e quindi il confronto di un grande artista. L'andata in scena nel nuovo ru
compianto Tebaldo Ciconi, fu scelta per prima recita : Il papà Goriot di Balzac. Anche questa scelta era ardita perchè Pap
on fu dannoso. Ernesto Rossi nel primo volume de' suoi Quarant’anni di Vita Artistica, dopo di avere parlato degli attor
Rossi nel primo volume de' suoi Quarant’anni di Vita Artistica, dopo di avere parlato degli attori che componevan la sua
che componevan la sua nuova Compagnia, così ci descrive il passaggio di Cesare Rossi dal ruolo di brillante a quello di c
va Compagnia, così ci descrive il passaggio di Cesare Rossi dal ruolo di brillante a quello di caratterista e promiscuo, c
descrive il passaggio di Cesare Rossi dal ruolo di brillante a quello di caratterista e promiscuo, che doveva farlo salire
a farlo salire in breve a tanta altezza : ….. Si poteva azzardare di recitare la commedia, il dramma, e la tragedia !
itare la commedia, il dramma, e la tragedia ! e che tragedia ! quella di Shakespeare, che in quei tempi era come un tema d
tragedia ! quella di Shakespeare, che in quei tempi era come un tema di algebra dato per esame dal ministro Bonghi : e cr
à, che i miei attori risolvevano meglio : Cesare Rossi specialmente : di modo che, un giorno lo chiamai a casa mia e gli d
rno lo chiamai a casa mia e gli dissi : – Scusi, ma lei crede proprio di avere la vocazione per fare il brillante ? — Sicu
di avere la vocazione per fare il brillante ? — Sicuro ! – mi rispose di botto, senza lasciar tempo a riflettere sulla mia
o ed il marchigiano. — Ella – ripresi io – può essere chiamato a fare di tutto, fuori che il brillante : ella non ha nè la
ardi là ! c’è uno specchio : si guardi ! Quella testa avrebbe bisogno di essere posta sopra un altro paio di spalle ; e al
di ! Quella testa avrebbe bisogno di essere posta sopra un altro paio di spalle ; e allora lei sarebbe un gigante proporzi
sta canna nella destra : questo cappellone nella sinistra : si guardi di nuovo allo specchio : e veda che bel caratterista
le : le parti tragiche. — Io tragico ? – disse a sè stesso – convengo di tutto, signor Rossi, lascerò le parti brillanti,
più nel serio che nel ridicolo : perchè nel comico ebbe la disgrazia di imitare Gattinelli : e le copie sono sempre peggi
to del glorioso artista, è della primavera del '65 al Teatro Comunale di Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa,
lla primavera del '65 al Teatro Comunale di Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer di E.
nale di Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer di E. Augier. Oh ! quel Marechal ! Quel m
enna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer di E. Augier. Oh ! quel Marechal ! Quel monologo in
el discorso…. Il fumo…. Il fumo !!… Il secondo è del '68 al Niccolini di Firenze, in quel carnevale magnifico, in cui si r
carnevale magnifico, in cui si rappresentaron diciotto volte I Mariti di Torelli. Quel Duca D'Herrera, che noi giovani di
iotto volte I Mariti di Torelli. Quel Duca D'Herrera, che noi giovani di Liceo, ricordo come fosse ora, somigliavamo nella
cordo come fosse ora, somigliavamo nella truccatura del Rossi al Duca di Sermoneta ! Che nobiltà, che grandezza, nelle sce
e, Primo attore da parrucca, Caratterista, Promiscuo, della Compagnia di Fanny Sadowski, nella quale anch'io stetti un ann
nia di Fanny Sadowski, nella quale anch'io stetti un anno, lieto oggi di poter discorrere di tutte le grandi qualità del m
i, nella quale anch'io stetti un anno, lieto oggi di poter discorrere di tutte le grandi qualità del mio primo maestro.
lità del mio primo maestro. Si è detto che Cesare Rossi era attore di maniera, attore barocco. È vero. Ma quando ? Quan
di maniera, attore barocco. È vero. Ma quando ? Quando al suo metodo di recitazione la giovane critica ebbe da contrappor
ritica ebbe da contrapporre giovani forze, il cui metodo, fatto tutto di verità, era dal suo tanto discosto. Verità ! Veri
ità quella d’oggi, quanto fu quella d’jeri e dell’altr'jeri, e magari di tre secoli fa a' bei tempi degl’incomparabili Gel
co ! Un barocco, che produsse figure non mai superate, nè uguagliate, di cui la parte superficiale, esteriore, mutabile, e
abile, era già, nel languor dell’età e mutar de'tempi, tramontata, ma di cui l’arte animatrice permane nella nostra memori
, per lo meno, ingiusto. Io vorrei che i giovani potessero, per forza di miracolo, tornare a dietro di quarant’anni, e seg
rrei che i giovani potessero, per forza di miracolo, tornare a dietro di quarant’anni, e seguir sera per sera, anno per an
seguir sera per sera, anno per anno, l’opera varia, forte, grandiosa di Cesare Rossi ! Maestro Andrea del Ghiacciajo del
Ambrogio della Celeste, Conte Sirchi del Duello, Marechal del Figlio di Giboyer, Papà Martin della Gerla di Papà Martin,
i del Duello, Marechal del Figlio di Giboyer, Papà Martin della Gerla di Papà Martin, Filiberto del Curioso Accidente, Ger
Filiberto del Curioso Accidente, Geronte del Burbero benefico, Risoor di Patria, Palchetti della Vita Nuova, Gaspero di Mo
rbero benefico, Risoor di Patria, Palchetti della Vita Nuova, Gaspero di Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio di Cla
lla Vita Nuova, Gaspero di Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio di Claudia, Bernardino di Oro e Orpello, Croci del G
di Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio di Claudia, Bernardino di Oro e Orpello, Croci del Gerente responsabile, La
roci del Gerente responsabile, Lamberto della Famiglia, Pietro Branca di Spiritismo, Don Marzio della Bottega del Caffè, S
ro Branca di Spiritismo, Don Marzio della Bottega del Caffè, Simonaza di Convincere, Commuovere, Persuadere, L'Abate Costa
Persuadere, L'Abate Costantino e Rabagas…. Oh ! Quel Rabagas al Fondo di Napoli con Cesare Rossi a soli quarantatrè anni !
cco ! Bernini puro sangue !!!… Gran peccato davvero che codesti astri di prima grandezza non abbian la forza di togliersi
cato davvero che codesti astri di prima grandezza non abbian la forza di togliersi dalla loro sfera, non appena veggano at
mpagnia con la Mariani prima attrice, ch'egli rivelò e sviluppò. Ebbe di poi la Glech, la Quaglia, la Riccardini, l’Udina,
eva recitare a Bari Il Curioso Accidente del suo Goldoni, e alle 2,45 di quel giorno si spense quasi d’improvviso per cong
ovviso per congestione. I funerali furono una imponente testimonianza di affetto e di ammirazione sì a Bari, come a Fano,
ngestione. I funerali furono una imponente testimonianza di affetto e di ammirazione sì a Bari, come a Fano, dove fu trasl
ed io le metto qui come chiusa dell’articolo, chè non saprei trovarne di migliori.
84 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
ecedettero alla poesia tespiana, appartata dalla tragedia come teoria di niun pregio, errava per gli villaggi sotto il nom
dia come teoria di niun pregio, errava per gli villaggi sotto il nome di comedia preso o dal vocabolo che nel Peloponneso
ndo poi, che questa si arricchiva ne’ poemi eroici d’Omero, pensarono di approfittarsi anch’essi delle fatiche di questo g
mi eroici d’Omero, pensarono di approfittarsi anch’essi delle fatiche di questo gran padre della poesia, e presero a imita
della poesia, e presero a imitare l’arsa urbana, falsa e graziosa del di lui Margite. Vennero allora in tanta fama che fur
gloria nell’Olimpiade. LXXXI, quando cominciò a fiorir Cratino, poeta di stile austero, mordace, e assai forte ne’ mottegg
mordace, e assai forte ne’ motteggi, da cui si riconosce quel genere di Commedia caustica e insolente, chiamata satirica
lla pompa poetica de’ cori. Impazienti poi dell’uguaglianza, ambirono di sovrastare; e per impiccolire i loro emuli, adope
e per impiccolire i loro emuli, adoperando le proprie armi, cercarono di attenuar il merito de’ migliori pezzi delle trage
ito de’ migliori pezzi delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcuni leggieri maliziosi cangiamenti; nel che co
egli argomenti; imperciocché i tragici traevano i propri dalle favole di Omero e dalla mitologia assai ben nota; e i comic
artificio erano lavorati quegli strani uccelli, geroglifici eloquenti di certi cittadini viziosi, noti in Atene; quelle ve
straordinario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, e di alleanze, beffeggiare ambas
ario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, e di alleanze, beffeggiare ambasciadori,
si impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, e di alleanze, beffeggiare ambasciadori, screditar mag
freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alto punto di prosperità, e per conseguenza, di moral corruzion
tene che trovavasi in sì alto punto di prosperità, e per conseguenza, di moral corruzione, mirò senza orrore il fiele che
ci insolentissero a segno, non che d’insultare ai cleoni poderosi, ma di perseguitare in Socrate l’istessa virtù, di motte
re ai cleoni poderosi, ma di perseguitare in Socrate l’istessa virtù, di motteggiar empiamente la religione, e di rimprove
in Socrate l’istessa virtù, di motteggiar empiamente la religione, e di rimproverare a tutti i cittadini ciò che leggesi
orica, e satirica, la quale per invenzione, per novità, per grandezza di disegno, per fale, e per baldanza si allontana da
giusta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce ne instruis
icienza ce ne instruiscono. Non voglionsi però leggere colla speranza di trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, d
speranza di trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie moderne.
one della polizia e del costume ateniese, senza la pratica delle vite di Plutarco, e senza la contezza della guerra del Pe
ne nazionali senza notabili cangiamenti. Or che addiverrà d’una greca di ventidue, o ventitré secoli indietro, la quale pa
atuità, e che debbono apprendere; e sovvenirsene allorché son tentati di decidere, che questo Aristofane era un atenieso,
stofane era un atenieso, il quale fioriva sul principio del IV secolo di Roma, tempo in cui i romani niuna cognizione avea
etteratura furon maestri ed esemplari agli altri greci» 35. La poesia di Aristofane é animata, vivace, fantasiosa e faceta
appartiene alla commedia bassa e alle farse; e pur serpeggiano nelle di lui favole alcune tinte veramente comiche da piac
e alcune tinte veramente comiche da piacere in tutti i tempi, e degne di studiarsi. Nella commedia degli Acarnanii si trov
i Acarnanii si trova nell’atto III la pittura al naturale del mercato di Atene il che dimostra che la decorazione non era
corazione non era punto trascurata nella commedia. Ma che un venditor di porci insegni ai figli contraffare il loro grugni
i Equiti, per avvilir Nicia e Demostene addetti totalmente a i voleri di Cleone, il poeta gli fa travestire e parlar da sc
ganarello Medico a suo dispetto, si ravvisano in Agoracrito, venditor di carne cotta, che suo mal grado diviene in tal com
nditor di carne cotta, che suo mal grado diviene in tal commedia uomo di stato. Non vi fu ipocrita o sia attore che ardiss
l commedia uomo di stato. Non vi fu ipocrita o sia attore che ardisse di rappresentare, il personaggio del potente Cleone,
lco, e rappresentarlo, tingendosi alla meglio il volto, e studiandosi di contraffarlo in tutto, perché si ravvisasse. Egli
lo in tutto, perché si ravvisasse. Egli riuscì così bene ad accusarlo di prepotenza e ladronecci, che ’l popolo condannò C
udi; e quello pruova che la commedia antica era un’effettiva denunzia di stato37. La nota commedia delle Nuvole, che fu c
uerra del Peloponneso, e che diede agli oziosi ateniesi tanta materia di ragionare anche due mesi prima che l’autore otten
a di ragionare anche due mesi prima che l’autore ottenesse la licenza di porla sul teatro, e che preparò la ruina di Socra
tore ottenesse la licenza di porla sul teatro, e che preparò la ruina di Socrate38, dimostra per tutto l’arte somma di Ari
e che preparò la ruina di Socrate38, dimostra per tutto l’arte somma di Aristofane nel dipingere i caratteri39. Con una p
e i caratteri39. Con una pennellata sola fa conoscer tosto lo spirito di tutta la casa di Socrate. Strepsiade batte alla d
Con una pennellata sola fa conoscer tosto lo spirito di tutta la casa di Socrate. Strepsiade batte alla di lui porta, e ’l
r tosto lo spirito di tutta la casa di Socrate. Strepsiade batte alla di lui porta, e ’l servo del filosofo si lagna del m
la di lui porta, e ’l servo del filosofo si lagna del modo indiscreto di picchiare, onde si é interrotto il filo delle sue
’importanza, che farà il padrone? E’ artificiosa e piacevole la scena di Socrate con Strepsiade nell’atto II. Quella di co
a e piacevole la scena di Socrate con Strepsiade nell’atto II. Quella di costui col proprio figliuolo é molto falsa e viva
ne diede al pubblico la sua prima commedia anonima, mancandogli l’età di trenta o quarant’anni richiesta per darne col pro
am veder ancora un ritratto delle composizioni de’ comici competitori di Aristofane. Egli ne sa la satira, dicendo che la
mano a guisa d’una furia; ma se ne viene adorna del proprio merito e di piacevolezze naturali. Qui pur si trova che Eupol
ommedia delle Vespe consiste in un magistrato impazzito per la smania di giudicare, il cui figliuolo tenta di guerirlo con
gistrato impazzito per la smania di giudicare, il cui figliuolo tenta di guerirlo con lusingare alla prima la di lui passi
icare, il cui figliuolo tenta di guerirlo con lusingare alla prima la di lui passione, proponendogli di giudicare nella pr
i guerirlo con lusingare alla prima la di lui passione, proponendogli di giudicare nella propria casa, e sentenziar fu di
sione, proponendogli di giudicare nella propria casa, e sentenziar fu di un litigio ridicolo d’un cane che ha rubato una f
entenziar fu di un litigio ridicolo d’un cane che ha rubato una forma di cacio. In tutta la commedia si vanno mettendo in
no mettendo in ridicolo le serie formalità curiali per qualunque cosa di poco momento. Racine, che da tal commedia ha cava
ltro, se non quel che si dice; dove che in Aristofane il cane rubator di un formaggio di Sicilia allude a un capitano, il
l che si dice; dove che in Aristofane il cane rubator di un formaggio di Sicilia allude a un capitano, il quale avendo con
e avendo condotte le truppe in Sicilia, si fe corrompere co’ formaggi di quell’isola, cioé co’ regali40 simili circostanze
regio alla finzione d’Aristofane. In generale l’originale greco vince di gran lunga in vivacità la copia francese. La comm
rancese. La commedia degli Uccelli ha per oggetto gli affari politici di quel tempo colla Laconia dove erasi rifuggito Alc
onia dove erasi rifuggito Alcibiade accusato in Atene, colle maschere di varii uccelli si mettevano in vista i costumi de’
li si mettevano in vista i costumi de’ cittadini, ed erano fabbricate di modo che al carattere dell’uccello si accoppiavan
interloquisce Prometeo, il quale viene fuori esprimendo il suo timore di esser veduto dal Sole e dagli Dei, e prega Pistet
i Dei, e prega Pistetero a coprirlo d’un parasole. Più d’una commedia di Aristofane tende a inspirar pensieri di Pace agli
parasole. Più d’una commedia di Aristofane tende a inspirar pensieri di Pace agli ateniesi, e quella che ne porta il tito
ensieri di Pace agli ateniesi, e quella che ne porta il titolo, é una di esse. Del di lei sale comico prenderà diletto il
ce agli ateniesi, e quella che ne porta il titolo, é una di esse. Del di lei sale comico prenderà diletto il leggitore a m
e subito mette sotto gli occhi popolarmente le perniciose conseguenze di tal flagello dell’umanità. Si butta nel mortaio i
ello dell’umanità. Si butta nel mortaio il porro, donde viene il nome di Prasia. Città della Laconia, e l’aglio, particola
nome di Prasia. Città della Laconia, e l’aglio, particolar produzione di Megara. Il luogo dell’azione non é uno; da che Tr
Atmone, indi in aria, e finalmente in certe balze. La cosa più degna di notarli in tal commedia é il giuoco di teatro che
certe balze. La cosa più degna di notarli in tal commedia é il giuoco di teatro che risolta dagli sforzi che sa il coro im
principalmente contribuiscono a sprigionar la pace. Che savia lezione di politica e di commercio!42 Della pace ancor tratt
contribuiscono a sprigionar la pace. Che savia lezione di politica e di commercio!42 Della pace ancor tratta la commedia
lla pace ancor tratta la commedia intitolata Lisistrata, ch’é il nome di una ateniese, la quale si fa generale delle donne
erale delle donne per astringer gli uomini alla pace; ma ella abbonda di dipinture oscene abbominabili43. Non meno licenz
oria de’ costumi e delle maniere. L’inciviltà e la libertà grossolana di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di
libertà grossolana di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di Blepiro, marito di Prassagora. Egli vedendo manca
di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di Blepiro, marito di Prassagora. Egli vedendo mancar di casa la moglie
nella dipintura di Blepiro, marito di Prassagora. Egli vedendo mancar di casa la moglie e ’l proprio pallio, costretto da
si trovano da per tutto, e alle continue parodie, oltre alla commedia di Cratino, intitolata Eolosicone, in cui venivano s
colo Euripide. La prima é quella intitolata le Tesmoforie, o le Feste di Cerere e Proserpina, rappresentata mentre Euripid
reso (come ordinariamente avviene a i servi de’ letterati) dal furore di far da bell’ingegno a imitazione del padrone. «Os
de, che già era morto. Essa ha per oggetto la comparazione del merito di Eschilo e di Euripide; e benché in fine diasi la
ra morto. Essa ha per oggetto la comparazione del merito di Eschilo e di Euripide; e benché in fine diasi la precedenza al
mbedue vi sono motteggiati acremente. Il coro é fatto dalle rane, una di cui scena molto corta ha dato il titolo alla comm
é destinato giudice della disputa de’ due tragici. Nell’atto III alla di lui presenza si tratta di qual de i due debba sed
disputa de’ due tragici. Nell’atto III alla di lui presenza si tratta di qual de i due debba sedere allato di Plutone, e s
I alla di lui presenza si tratta di qual de i due debba sedere allato di Plutone, e si continua l’esame nell’atto IV; e ne
ne, e si continua l’esame nell’atto IV; e nel V Bacco giudica a favor di Eschilo. Nel Pluto si ravvisa un nuovo genere com
to Dio delle ricchezze, Mercurio, e la povertà. La spoglia allegorica di questa favola vela un tesoro di filosofiche verit
, e la povertà. La spoglia allegorica di questa favola vela un tesoro di filosofiche verità, e mette in azione sotto l’asp
ofiche verità, e mette in azione sotto l’aspetto piacevole e popolare di una favoletta anile le sode dottrine sulle grandi
liano, e la maggior parte degli antichi, si vendicarono col disprezzo di questo venale persecutor di Socrate; e ’l padre R
gli antichi, si vendicarono col disprezzo di questo venale persecutor di Socrate; e ’l padre Rapin ed altri moderni si son
re Rapin ed altri moderni si sono appigliati al lor parere. Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o
gliati al lor parere. Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o di Rapin, volle aggiugner del suo, ch
arere. Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o di Rapin, volle aggiugner del suo, che Aristofane no
to con soverchia leggerezza. Anche M. de Marmontel ha interloquito su di ciò, ridendosi di madama Dacier che avea encomiat
eggerezza. Anche M. de Marmontel ha interloquito su di ciò, ridendosi di madama Dacier che avea encomiato Aristofane. Ma q
che avea encomiato Aristofane. Ma questa famosa letterata, se mancava di quel gusto poetico necessario per ben tradurre i
le allorché afferma, che Aristofane é fino, puro, armonioso, ed empie di dolcezza e di piacere coloro che possono aver la
ferma, che Aristofane é fino, puro, armonioso, ed empie di dolcezza e di piacere coloro che possono aver la fortuna di leg
ed empie di dolcezza e di piacere coloro che possono aver la fortuna di leggerlo originale, fortuna che auguriamo a quel
di leggerlo originale, fortuna che auguriamo a quel moderno Scrittore di una lunga, strana e inutile poetica44. Il celebre
bellezza de’ colpi, e per la fecondità; la pienezza, il sale attico, di cui abbonda, e che oggi a’ nostri orecchi non può
esti sì, che possono farsene giudici; ma giudici siffatti, provveduti di tante qualità che richieggonsi a rettamente giudi
giudicare dell’opere ingegnose degli antichi, sono rarissimi. Merita di esser qui rapportato un bellissimo articolo dell’
ifesa d’Aristofane maltrattato da un certo M. de Chamfort nell’Elogio di Molière: «Aristofane, le cui commedie empivano co
dell’Era Cristiana, é il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e d’elevazione, ardente dichiarato nemic
di coraggio e d’elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, espon
azione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tu
e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tutti nelle sue composizioni la segreta ambizione
ca, e de generali che comandavano gli eserciti. Era la commedia nelle di lui mani diventata una molla del governo, il balu
sode lezioni piacevolmente. Gli ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie, non contenti di applaudirlo in teat
i ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie, non contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gittavano fio
n contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gittavano fiori sul di di lui capo, e menavanlo per la città tra festive
ontenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gittavano fiori sul di di lui capo, e menavanlo per la città tra festive ac
ggior onore che far si potesse a un cittadino. Il gran re, cioé il re di Persia, domandando di questo poeta agli ambasciad
potesse a un cittadino. Il gran re, cioé il re di Persia, domandando di questo poeta agli ambasciadori spartani, e de’ su
uesto poeta agli ambasciadori spartani, e de’ suggetti ordinari delle di lui satire, ebbe a dire che «i di lui consigli er
tani, e de’ suggetti ordinari delle di lui satire, ebbe a dire che «i di lui consigli erano diretti al pubblico bene e che
teniesi e lo stato della loro repubblica, bastava leggere le commedie di Aristofane». L’istesso Platone proccurava di form
tava leggere le commedie di Aristofane». L’istesso Platone proccurava di formar la propria maniera di scrivere sullo stile
ristofane». L’istesso Platone proccurava di formar la propria maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce e ar
a maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce e armonioso di questo poeta, e se n’era talmente invaghito che,
da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore di Aristofane, e mai più non l’abbandonarono 46. Ecc
llo che agli occhi de dotti era Aristofane. Dopo ciò, cosa pensereste di un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni
tofane. Dopo ciò, cosa pensereste di un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte di questo gran valent’
ste di un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte di questo gran valent’uomo viene a dirci, ch’egli al
bestemmiatore, un buffon da piazza, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un’ammasso di assurdità, donde
za, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un’ammasso di assurdità, donde qualche volta scappano fuori alc
en egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente cotesto Gaulese, e di lingua greca, e di poesia, e della politica che c
a M. de Chamfort. Probabilmente cotesto Gaulese, e di lingua greca, e di poesia, e della politica che conveniva alla repub
di poesia, e della politica che conveniva alla repubblica ateniese, e di ciò che poteva in que’ tempi esser pregevole sul
ende meglio del popolo greco, il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio dell’istess
olo greco, il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio dell’istesso Molière, meglio d
di Platone, meglio di Aristotile, meglio dell’istesso Molière, meglio di tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i
nti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i quali tutti (a riserba di qualche Chamfort) hanno avuta la compiacenza di a
uali tutti (a riserba di qualche Chamfort) hanno avuta la compiacenza di ammirare Aristofane.» Fin qui M. Freron, critico
, critico eccellente. Quello ch’é più rimarchevole nelle scempiaggini di M. de Chamfort contra di Aristofane, si é ch’esse
llo ch’é più rimarchevole nelle scempiaggini di M. de Chamfort contra di Aristofane, si é ch’esse furono nel di lui discor
ggini di M. de Chamfort contra di Aristofane, si é ch’esse furono nel di lui discorso approvate, coronate, e premiate dall
ronate, e premiate dall’Accademia Francese nel 1769. Tanto lo spirito di Perrault, cieco e affettato ammirator de’ moderni
degli antichi greci e latini ch’esso poco o nulla conobbe, passando di mano in mano per tanti e tanti criticastri, ha in
i poco dopo in Atene il governo, e nell’oligarchia cangiò la commedia di portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutt
tutta si concentrò la pubblica autorità, posero il freno alla licenza di quel dramma, e più non vollero sofferire di esser
ero il freno alla licenza di quel dramma, e più non vollero sofferire di essere impunitamente nominati e motteggiati sulla
LXXXVIII, fu la vittima della loro potenza, estendo stato per ordine di Alcibiade gettato in mare. E comeché si pretenda
l tempo avesse scritto altre favole, sempre é certo che per un editto di Alcibiade non si poté più nominare in teatro veru
eti doveano obedire, ma voleano conservar la satira. Cercando adunque di conseguir coll’industria l’effetto stesso che pro
erbità, fu tuttavia satirico e pungente. Ma non tollerando il governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mor
ungente. Ma non tollerando il governo di veder delusa la sua speranza di correggere la mordacità de’ poeti, viene il far u
correggere la mordacità de’ poeti, viene il far uso in qualunque modo di soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace
n qualunque modo di soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace di cambiar natura49. Platone poeta comico, contempor
oro incapace di cambiar natura49. Platone poeta comico, contemporaneo di Aristofane, é tenuto per il primo tra quelli che
ne, é tenuto per il primo tra quelli che si distinsero nella commedia di mezzo e compose intorno a trenta commedie, delle
non pochi frammenti. Niuna cosa prova più pienamente ciò che abbiamo di sopra ragionato ne’ fatti generali della scenica
teatro, e più non si agitarono questioni politiche in uno spettacolo di puro divertimento. Si circoscrisse adunque la com
tà in un preteso ritratto particolare espose alla derisione i difetti di un ceto intero. Gioconda, ingegnosa sapienza! A d
ena pochi frammenti. Spiccò sopra tutti il famoso Menandro, discepolo di Teofrasto, che fiorì nell’Olimpiade CXV. Scrisse
non arrossisci al sentirti proclamare mio vincitore50?» Ma quello che di lui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutar
incitore50?» Ma quello che di lui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutarco e di Acrone merita di esser ripetuto per
a quello che di lui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutarco e di Acrone merita di esser ripetuto per infrazione de
ui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutarco e di Acrone merita di esser ripetuto per infrazione della gioventù trat
pensare. Menandro mai non si applicava a verseggiar la favola avanti di averne formato tutto il piano e ordinate le parti
il piano e ordinate le parti fino alla conchiusione; e tal caso facea di questa necessitaria pratica che, se non ne avesse
avesse scritto un sol verso, quando ne avea ordita la traccia, diceva di averla terminata52. Ne’ frammenti che di lui abbi
ea ordita la traccia, diceva di averla terminata52. Ne’ frammenti che di lui abbiamo, si ammira una locuzione nobile sì, m
media nobile, studii quelle reliquie preziose, e ne apprenderà l’arte di persuader da Oratore, instruir da filosofo, e dil
alla commedia, e a qualche favola pastorale, quale sembra il Ciclope di Euripide, ebbe il teatro greco ilarodie, mimi, e
gedia, secondo l’idea che ce ne dà Ateneo, era una pavola festevole e di lieto fine, nella quale interloquivano Personaggi
narco, e Sofrone siciliano contemporaneo d’Euripide, furono scrittori di favole mimiche. I pantomimi erano imitazioni mute
arlante, il quale, sebbene accompagnato dagli stromenti, non lasciava di appressarsi più al favellare che al canto corale;
ressarsi più al favellare che al canto corale; e allora questa classe di attori ad altre non attese che ad animar con musi
one bellica, e se ne servivano ne’ gran conviti. Si vuole che Androne di Catania sia stato il primo che sonando la tibia v
ne. Quali molle e ingegni non mette in opera il bisogno che ha l’uomo di riposare e divertirsi! In mezzo a tanti magnifici
ppresentare, e saltare, come se fossero persone umane, certe figurine di legno, simili agli odierni fantocci chiamati volg
va le sue tragedie immortali. Or che perciò? Volgo, idioti, fanciulli di dieci, di trenta, e di sessant’anni, trovansi in
tragedie immortali. Or che perciò? Volgo, idioti, fanciulli di dieci, di trenta, e di sessant’anni, trovansi in qualsivogl
rtali. Or che perciò? Volgo, idioti, fanciulli di dieci, di trenta, e di sessant’anni, trovansi in qualsivoglia popolo. N’
alilei. Criticastri meschini, per ispacciarvi da uomini d’importanza, di spirito, di gusto, di buon senso, rinfaccerete, g
icastri meschini, per ispacciarvi da uomini d’importanza, di spirito, di gusto, di buon senso, rinfaccerete, gonfiando la
schini, per ispacciarvi da uomini d’importanza, di spirito, di gusto, di buon senso, rinfaccerete, gonfiando la bocca, i p
mboli a Roma, i duelli de’ galli e ’l teatro delle teste da parrucche di M. Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e de
teatri, Oltre al primo già mentovato, eretto in Atene colla direzione di Eschilo dall’architetto Agatarco, del quale favel
o Agatarco, del quale favella Vitruvio, vi fu ancora il famoso Teatro di Bacco, tutto di marmo, fatto dal celebre architet
quale favella Vitruvio, vi fu ancora il famoso Teatro di Bacco, tutto di marmo, fatto dal celebre architetto Filone, del q
Teatri, qual per vastità, qual per magnificenza, qual per delicatezza di magistero rimarchevole, come quello degli Epidaur
lenza e bellezza favellano lo storico Pausania, e Plutarco nella vita di Agesilao. Nulla parmi che si possa aggiugnere a c
ore. Quel teatro, i cui vecchi fondamenti si additano presto la tomba di Pausania vincitor de’ persiani nella battaglia di
ano presto la tomba di Pausania vincitor de’ persiani nella battaglia di Platea, era veramente fatto per gli esercizi ginn
, il grammatico Sofibio spartano avea composto un trattato sul genere di commedie usato dalla sua nazione. 34. Ho letto
a il lor catechìsmo, e la tragedia la loro predica grande. Ma le cose di sopra rapportate sono tutt’altro, che prediche, c
le pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli dice, ci fa perder di vista la vera fisonomia, diciam così, del teatro
eniese dovrebbe chiamarsi il gabinetto della Repubblica, il consiglio di Stato, in cui, benché di passaggio, solea commend
il gabinetto della Repubblica, il consiglio di Stato, in cui, benché di passaggio, solea commendarsi la morale. Il di lei
i Stato, in cui, benché di passaggio, solea commendarsi la morale. Il di lei catechismo veniva tolto sacrificato al minimo
e della libertà. 35. Epicarmo filosofo siciliano che fioriva a tempi di Gerone il vecchio nel V Secolo prima dell’era vol
om. I pag 61 seq. 36. Piacque molto al popolo d’Atene il personaggio di Anfiteo introdotto in questa commedia, perché gli
questa commedia, perché gli sembrava essere insultato dall’alterigia di questo magisrato del Pritaneo, che quantunque pov
ntunque povero fosse parlava spesso della sua genealogia, e vantavasi di essere disceso del sangue degli Dei. Gli ambascia
e vantavasi di essere disceso del sangue degli Dei. Gli ambasciadori di Atene rimpatriatasi dopo aver soggiornato dodici
ne rimpatriatasi dopo aver soggiornato dodici anni nella corte del re di Persia, e Lamaco, generale della Repubblica nella
rmettere, come cosa lecita e onesti, la rappresentazione delle Nuvole di Aristofane, viene pure per la sua troppo strana e
asia dileggiato in un coro degli Acarnanii. 37. Lisicle, da venditor di montoni essendo diventato questore, o sia tesorie
o diventato questore, o sia tesoriere della Repubblica, e contendendo di magnificenza co’ primi d’Atene che gli facevano u
endendo di magnificenza co’ primi d’Atene che gli facevano una spezie di corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la
nza co’ primi d’Atene che gli facevano una spezie di corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la di lui borsa sempre
cevano una spezie di corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la di lui borsa sempre aperta a coloro che l’adulavano,
scen. II delle Nuvole dà la baia alle minuzie e a i piccioli dettagli di fisica, de’ quali i filosofi del suo tempo si occ
rso velenosamente sulla sua probità per la voce che correva in Atene, di non aver impiegato nella statua di Pallade tutto
per la voce che correva in Atene, di non aver impiegato nella statua di Pallade tutto l’oro sumministratogli dalla Repubb
Metone, che vivea più col cielo che colla terra. 43. Pisandro, uomo di bella statura, e che andava adorno e armato galan
statura, e che andava adorno e armato galantemente per darsi un’aria di eroe, avendo in un combattimento gittato le armi,
sì ben deriso ch’egli passò in proverbio presso i Greci: «più codardo di Pisandro». 44. Ecco ciò che ne dice il signor Pa
int». Fralle altre cose rare vi si trova paragonato con somma finezza di giudizio Aristofane a Catilina e a Narciso, e ant
lio, il quale anche graziosamente viene accusato dal signor Marmontel di aver comparato Turno a un asino, comparazione che
latino. Insigni ancora sono le sentenze da cotesto nuovo legislatore di poetica e pronunciate contro l’italica nazione in
egislatore di poetica e pronunciate contro l’italica nazione in fatto di poesia. L’ardire e la franchezza, colla quale i f
uto loro solamente. 45. Leggasi il coro dell’atto II degli Acarnanii di Aristofane. 46. San Giovanni Grisostomo mettevas
vasi Aristofane sotto del capezzale, come Alessandro il Grande faceva di Omero. 47. Uno de’ sintomi dello scadimento dell
hi e i moderni sintomo alla quale così scriveva l’anno 1715 il signor di Brossette a Giambatista Rousseau: «Monsieur de la
letteratura; quindi il dotto e giudizioso abate Arnaud ha ben ragione di dire: «On peut au temps où nous sommes, regarder,
s la littérature ancienne comme étrangère». 48. Vedasi il Dialogo VI di Lilio Gregorio Giraldi De Poetarum Historiis. 49
VII cap. 4. 51. De Poetarum Historiis Dialog. VII. 52. Che pensare di que’ commediografi, i quali vi dicono in qualche
uali vi dicono in qualche prefazione, che si sono veduti confusi dopo di avere scritti due de’ tre atti d’una commedia, pe
dopo di avere scritti due de’ tre atti d’una commedia, per non saper di che trattar nel terzo? Questo terzo era da pensar
he trattar nel terzo? Questo terzo era da pensarsi interamente avanti di animar colla locuzione la prima scena della comme
ma scena della commedia. La natura non produce una per volta le parti di una pianta, ma tutte in piccolo le racchiude nel
anno da se stesse». Menandro che fu la delizia de’ filosofi l’oggetto di tanti elogi, il modello di Terenzio, l’intendeva
o che fu la delizia de’ filosofi l’oggetto di tanti elogi, il modello di Terenzio, l’intendeva in quella guisa. 53. «Mén
no Deipn. lib. I. 56. Veggasi Giacomo Spon nel suo Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia, e del Levante tom. II. pag.
. I. 56. Veggasi Giacomo Spon nel suo Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia, e del Levante tom. II. pag. 93 seqq. 57.
IV, il cavalier Fontana nel suo Anfiteatro Flavio, e la dissertazione di Boindin sui teatri degli antichi nel tomo I delle
tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
85 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO IV. Pastorali del Cinquecento. » pp. 267-294
l’ Orfeo del Poliziano, si scrissero nel cinquecento, non meritavano di esser segno a tante censure pedantesche, per l’un
avano di esser segno a tante censure pedantesche, per l’unica ragione di non trovarsene esempio fra gli antichi. Imitiamo
ichi. Imitiamo questi nostri maestri nella grande arte ch’essi ebbero di ritrarre al vivo la natura; seguiamoli con critic
ne i generi da essi maneggiati: ma non escludiamo tutto ciò che dopo di essi può l’ingegno umano inventare colla scorta d
Tansillo celebre poeta fu il primo in questo secolo a dare una specie di pastorale. I due Pellegrini 130 suo componimento
130 suo componimento scenico che nella famosa cena data da Don Garzia di Toledo a Don Antonia Cardona in Messina si rappre
r contenere un’ azione compiuta che ha il suo nodo e uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria di Anton
o nodo e uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria di Antonio Epicuro può aversi in conto di una spezie
. Anche la Cecaria e Luminaria di Antonio Epicuro può aversi in conto di una spezie di pastorale, benchè di pastori non tr
aria e Luminaria di Antonio Epicuro può aversi in conto di una spezie di pastorale, benchè di pastori non trattasse e dall
ntonio Epicuro può aversi in conto di una spezie di pastorale, benchè di pastori non trattasse e dall’autore fusse nominat
no al 1594. La pastorale che in certo modo si scosta meno dal Ciclope di Euripide, è l’ Egle del Giraldi Cintio ch’egli in
presentata nel medesimo anno la prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenz
prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del card
4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del cardinale Ippolito di lui fratello. La rappresentò (si dice nella lette
fece a questa pastorale, ed alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutte si trova scritto di avervi fatta la musica
d alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutte si trova scritto di avervi fatta la musica questo o quell’altro maest
tragedie si dice espressamente che aveano i cori cantati. Nelle opere di Antonio Conti si afferma che furono cantati a Rom
via resta la musica de’ cori della Canace. Quando nel teatro Olimpico di Vicenza si rappresentò l’Edipo del Giustiniani, i
stiniani, il coro (dice in una lettera Filippo Pigafetta) era formato di quindici persone sette per parte, ed il capo loro
che cantasi da colui che si finge musico. Oltrechè in molte migliaja di commedie recitate della medesima nazione, a riser
molte migliaja di commedie recitate della medesima nazione, a riserba di qualche dozzina di esse, si trovano frequentement
ommedie recitate della medesima nazione, a riserba di qualche dozzina di esse, si trovano frequentemente alcune strofe o c
uentemente alcune strofe o canzonette cantate in coro dalle damigelle di qualche principessa, nell’impressione delle quali
che s’inventarono in quel tempo, non si vollero gl’ Italiani privare di quell’armonico accompagnamento già introdotto. E
di quell’armonico accompagnamento già introdotto. E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente di farvi fare una mu
to già introdotto. E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente di farvi fare una musica continuata per tutto il dra
E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità
ntichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando di altre particolarità più leggiere ci diedero conte
contezza? E tutti poi avrebbero religiosamente taciuto questo secreto di stato? Adunque la musica apposta alle pastorali f
quella delle tragedie, cioè de’ cori; e noi andando innanzi speriamo di portare quest’asserzione all’evidenza. Intanto os
musico. E perchè ne avrebbe taciuto quest’altro pregio? Il Sacrificio di Agostino Beccari Ferrarese si rappresentò nel 155
’autore seguita nel 1590 fu rappresentata due altre volte nelle nozze di Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio
e nelle nozze di Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e di Marco Pio fratello di Benedetta con Clelia Farnes
amo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e di Marco Pio fratello di Benedetta con Clelia Farnese. Alberto Lollio pur
rande scrisse l’Aretusa altra pastorale cantata ne’ cori, nel palazzo di Schivanoja l’anno 1563 alla presenza del duca Alf
ja l’anno 1563 alla presenza del duca Alfonso II e del cardinal Luigi di lui fratello, e s’impresse nel 1564. La rappresen
scena M. Rinaldo Costabili: fece la spesa l’università degli scolari di leggi. Il medesimo Viola pose la musica corrispon
edesimo Viola pose la musica corrispondente allo Sfortunato pastorale di Agostino Argenti rappresentata in Ferrara innanzi
schereccia dell’immortale Torquato Tasso. La prima edizione fu quella di Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’a
el 1581 colla dedicatoria dell’autore a Don Ferrante Gonzaga principe di Molfetta e signor di Guastalla in data de’ 20 di
oria dell’autore a Don Ferrante Gonzaga principe di Molfetta e signor di Guastalla in data de’ 20 di dicembre 1580. Monsig
nte Gonzaga principe di Molfetta e signor di Guastalla in data de’ 20 di dicembre 1580. Monsignor Fontanini nel suo Aminta
minta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Curbè colle annotazioni di Egidio Menagi
uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Curbè colle annotazioni di Egidio Menagio133. La difesa dell’Aminta fatta da
ere al discorso censorio fatto contro la pastorale del Tasso dal duca di Telese Don Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando
Don Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando dell’accademia degli Uniti di Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta da Baltas
dell’Aminta, letto nella medesima accademia e stampato nella raccolta di Antonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’
ntonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’Aminta contro il duca di Telese fece il dottor Niccolò Giorgi Napoletano l
il duca di Telese fece il dottor Niccolò Giorgi Napoletano letterato di grido. Secondo il Mongitore un’ edizione dell’Ami
, sia perchè la prosa francese che da i più vi si adoperò, è incapace di rendere competentemente la poesia Italiana. Una e
a nel 1628. In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e
iltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e di nuovo nel 1623. Michele Schneiden ne fece una ver
celebre in Dalmazia per questa, e per la traduzione dell’ Elettra, e di Piramo e Tisbe, ed altre in lingua schiava. La pr
rdine del Granduca coll’ accompagnamento delle macchine e prospettive di Bernardo Buontalenti; la qual cosa riuscì con tal
magnificenza ed applauso, che spinse il medesimo Torquato a portarsi di secreto a Firenze per conoscere il Buontalenti, e
che leggono per divertimento può essere ignoto l’ argomento semplice di questa elegantissima favola che con una condotta
be ancora metterne in vista più questa che quella bellezza, men bello di ciò che si sceglie non sembrando quello che si tr
pongono alcuni critici accigliati. Eccone un esempio. L’ enumerazione di parti fatta nella prima scena dall’astuta Dafne p
rali, e contiene immagini campestri e conte e sottoposte agli sguardi di Dafne e di Silvia. L’eloquenza della scaltrita ni
tiene immagini campestri e conte e sottoposte agli sguardi di Dafne e di Silvia. L’eloquenza della scaltrita ninfa present
za della scaltrita ninfa presenta alla ritrosa fanciulla la concordia di tanti oggetti silvestri come effetto della potenz
ta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico da i discorsi di Aminta nella seconda scena. La dipintura della co
lla età dell’oro per eleganza e per armonia maraviglioso, meriterebbe di esser trascritto interamente; ma chi l’ignora? Le
ll’atto II, che pur dovrebbe copiarsi tutta. È bellissimo il racconto di Aminta poichè ha liberata Silvia dalle mani del S
acconto di Aminta poichè ha liberata Silvia dalle mani del Satiro. Il di lui riverente rispetto nel disciorla ne scopre la
per la fuga dell’ingrata ninfa; il dolore che gli cagiona la novella di Nerina e la vista del velo dell’amata; la diparti
la di Nerina e la vista del velo dell’amata; la dipartita col disegno di finir di vivere; tutto ciò, dico, rende sommament
ina e la vista del velo dell’amata; la dipartita col disegno di finir di vivere; tutto ciò, dico, rende sommamente interes
l’interesse nel IV. Nella bellissima prima scena quando nasce l’amor di Silvia dal racconto del pericolo di Aminta, ella
a prima scena quando nasce l’amor di Silvia dal racconto del pericolo di Aminta, ella non mostra gl’ interni movimenti se
disviluppando: Tu sei pietosa, tu! tu senti al core Spirto alcun di pietade? Oh che vegg’io! Tu piangi, tu, superba
pianto è questo tuo? pianto d’amore? Sil. Pianto d’amor non già, ma di pietade. Daf. La pietà messaggiera è dell’amore
giusto castigo Mandi sopra costei. Misero Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il ra
ei. Misero Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il racconto della morte dell’amante ins
della morte dell’amante inspira nella ninfa impietosita il desiderio di accompagnarlo. Le di lei querele sono con tal vag
nte inspira nella ninfa impietosita il desiderio di accompagnarlo. Le di lei querele sono con tal vaghezza e verità espres
erele sono con tal vaghezza e verità espresse che non possono mancare di commuovere l’anime sensibili. Eccellente è l’unic
e sì leggiadramente si narra la caduta non mortale d’Aminta, l’arrivo di Silvia, e ’l di lei trasporto al vederlo in quell
nte si narra la caduta non mortale d’Aminta, l’arrivo di Silvia, e ’l di lei trasporto al vederlo in quello stato. Ella pi
a bocca, ella l’innaffia del suo pianto. Un oimè ch’esce dalla bocca di Aminta assicura Silvia della di lui vita: un di l
o pianto. Un oimè ch’esce dalla bocca di Aminta assicura Silvia della di lui vita: un di lui sguardo verso lei che gli bag
è ch’esce dalla bocca di Aminta assicura Silvia della di lui vita: un di lui sguardo verso lei che gli bagna il volto di l
della di lui vita: un di lui sguardo verso lei che gli bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita
li bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita di Silvia. Or chi potrebbe dir, come in quel punt
stimi; Ma non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia di amore e di rispetto per gli antichi, convien conf
non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia di amore e di rispetto per gli antichi, convien confessare ch’e
rchè Bernardo Tasso, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio
so, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutt
o Conte di San Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutti questi Giacomo Sannazzaro in latino e Berna
sattezza le orme che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome di Aminta bagnato. Trovo non per tanto che monsignor
volte nominato Cieco d’Adria ebbe il vantaggio, disse Apostolo Zeno, di comporre una pastorale prima del Guarini e dopo d
ed io trovo, che nella stessa città un’ altra se ne impresse nel 1581 di Aluise Pasqualigo detta gl’ Intricati, la quale,
Graziano Bolognese che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha di notabile che di aver preceduto il Pentimento amor
se che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha di notabile che di aver preceduto il Pentimento amoroso. Il Groto sc
icata per le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere di Angelo Ingegnieri. Era stata già rappre
le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere di Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in
i Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in Parma in presenza di Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu d
amando perde, amando Far ch’uomo acquisti. Ed in fatti Coridone di folle diviene assennato al contemplare le bellezz
lli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca di Savoja con Caterina d’ Au
imone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca di Savoja con Caterina d’ Austria fu nel 1585 rappre
ti. Pochi son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pie
son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacr
che si sovvengono delle censure famose per altro di Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta, di An
delle censure famose per altro di Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e d
ro di Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e di Nicola Villani, come altre
di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e di Nicola Villani, come altresì delle risposte che l
esi della pastorale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famig
torale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubbl
e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubblica pastorale, di cui i sacerdoti, a somiglianza degli antichi patr
lla foggia de’ nostri odierni pecorai, quanto a quella de’ cortigiani di Versailles, come fanno veramente i pastori del ce
al Pastor fido quel che nel secolo seguente seguì in Francia pel Cid di Pietro Cornelio; l’opera sopravvisse ad ogni cens
e: eccita l’Aminta la compassione; il Pastor fido giugne a quel grado di terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo de
per mano della madre: l’Aminta senza storia precedente e senza colpi di scena c’interessa a maraviglia col solo affetto;
oso per la tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale. Anche di questa favola si fecero in Francia varie traduzio
lli impressa nel 1587 e ristampata in Viterbo nel 1620. Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno
bo nel 1620. Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno abbandona le patrie contrade, erra per die
stinta Licori. Quest’Amarilli ritrosa non vuole ascoltarlo, a cagione di avere nella sua patria amato un pastorello chiama
amore. Ma questo Tirsi è appunto il medesimo pastorello che col nome di Credulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa
illi è quella stessa Licori pianta per morta da Tirsi. Questa ipotesi di non ravvisarsi, sebbene dopo dieci anni, due pers
nni, due persone che tanto si amano, sembra veramente dura e mancante di verisimiglianza; contuttociò l’azione è condotta
è condotta con destrezza e competentemente accreditata. A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici e di certa intemperan
entemente accreditata. A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici e di certa intemperanza Ovidiana nell’accumulare immag
ti i caratteri, e la favola semplice e regolare. Benchè frammischiato di qualche ornamento lirico, spicca per la tenerezza
e ornamento lirico, spicca per la tenerezza e pel patetico il lamento di Credulo che vuol morire per la durezza della sua
per la durezza della sua ninfa. Tenera nell’atto V è la riconoscenza di Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale da gar
l’interesse che l’avviva. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni
a. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè pari
adrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selva
da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selvaggio nell’atto I, Che mi rileva errar per
del Veneziano Domenico Imberti l’Andromeda tragicommedia boschereccia di Diomisso Guazzoni Cremonese, dove interviene un E
mago, oltre a Cupido trasformato in ninfa, i quali empiono la favola di prodigj. Esercitossi parimente in questo genere l
astorale intitolata Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona d
a Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona due edizioni, essen
legrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore di due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pas
rdelia ninfa, facendo che l’ uno arda e non ritrovi loco Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggio
co Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior di se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede A
n un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole di quest’ultimi anni del secolo nè intreccio semplic
bblicaronsi altre due pastorali, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori di Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I S
na Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia di Pietro Lupi Pisano si pubblicò in Firenze nel 158
oravano nello stato pastorale, e amore presagisce le future grandezze di Pisa. Lo stile è nobile, ma lirico come quello di
le future grandezze di Pisa. Lo stile è nobile, ma lirico come quello di tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri
i molto interessante, è pure regolare. Anche questa pastorale è priva di cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremoni
i cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremonino, e le pastorali di Laura Guidiccioni dama Lucchese ornata di molto m
e Cremonino, e le pastorali di Laura Guidiccioni dama Lucchese ornata di molto merito letterario, cioè la Disperazione di
dama Lucchese ornata di molto merito letterario, cioè la Disperazione di Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Ra
ne di Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica di
o, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica di Emilio del
la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica di Emilio del Cavaliere, furono pastorali degli ulti
n istile lirico, ma non tale da recarci rossore. Non così la Gratiana di un certo Accademico Infiammato uscita alla luce i
to Accademico Infiammato uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena di sciapite buffonerie e di personaggi scempi come u
uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena di sciapite buffonerie e di personaggi scempi come un caprajo Tedesco e due b
due buffoni Magnifico Veneziano e Graziano Bolognese. Assai più degne di mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci Capuano,
no e Graziano Bolognese. Assai più degne di mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci Capuano, e l’Amoroso sdegno di Frances
i mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci Capuano, e l’Amoroso sdegno di Francesco Bracciolini Pistojese, che ornarono l’u
ano suo amante che trova innamorato d’ un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’ animo di
innamorato d’ un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’ animo di lui ricordandogli acconc
e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’ animo di lui ricordandogli acconciamente la prima sua dile
l’amore a Laurinia. Ode poi Silvano che questo suo amico favorisce in di lui pregiudizio Dameta presso Laurinia, e credend
onosce l’innocenza e l’amore, e cade in disperazione. La veracità del di lui dolore fa che gli si faccia sapere che è viva
ie per consorte. La favola è divisa in cinque atti senza suddivisione di scene, e senza cori. Il primo rigoroso comando ch
ori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è di partire da quelle selve, e le sue querele nel dov
selve, e le sue querele nel dovere lasciar quel luoco e la compagnia di Clizia sua amica, sono tenere e delicate. Nell’at
, sono tenere e delicate. Nell’atto IV è benissimo espresso il dolore di Silvano, che dopo aver saputo che Ormonte suo ser
ito appresso alle tre più famose, l’Aminta, il Pastor fido e la Filli di Sciro del secolo seguente. L’autore secondo il Ma
l secolo seguente. L’autore secondo il Mazzucchelli la compose in età di venti anni, e fu stampata in Venezia nel 1597 e p
e, il quale giunto all’ ultima vecchiezza morì nella sua patria pieno di onorata fama per le molte sue opere ingegnose che
ardia142 una nuova Semiramide ma boschereccia, in cui si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo
si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo di essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ Signori d
n villa. Scrivendo di essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ Signori di Vernia afferma l’istesso autore d’averla cara qua
tragedia, e che con tre lettere in otto giorni gliela domandò il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela
il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela, da tre di lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava quanto
vesse che si rappresentasse colla maggior proprietà. All’ Ebreo Leone di Somma che dovea inventar gli abiti, raccomanda ch
stravagante de’ cantori dell’opera in musica. A M. Isacchino maestro di ballo prescrisse la qualità del ballo richiesto n
ienza che dovrebbero avere la danza e l’azione. Finalmente al maestro di musica Giaches Duvero incarica l’attenzione dovut
estro di musica Giaches Duvero incarica l’attenzione dovuta al genere di musica che esigono le mentovate canzonette. E qui
scrupoloso negli abiti e nel ballo, avrebbe inculcata al compositore di musica tutta la diligenza nelle sole canzonette,
n cui, per quel che scrive l’autore a D. Vittoria Gonzaga principessa di Molfetta144, con novissima invenzione è un solo p
averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea. Sotto nome di Flori egli pretese introdurvi la signora Campigli
i la signora Campiglia, come egli stesso a lei scrive, e sotto quello di Celia la signora Barbara Torelli, facendole fare
dole fare insieme una scena in lode delle donne virtuose e in biasimo di chi non le riverisce. Sembra che questa pastorale
ori, e fu ben fatto (le dice il Manfredi scrivendole a Parma il dì 11 di gennajo), conciosiachè contenendo la pastorale az
l decoro; e dico scemerà, e non leverà, per non dannare affatto l’uso di tutti quei poeti che alle loro il fanno; e fra ta
ntanelli, la quale (dice nella lettera 364) intendo esser un miracolo di quest’arte. E di questo letterato avea il Manfred
e (dice nella lettera 364) intendo esser un miracolo di quest’arte. E di questo letterato avea il Manfredi molta stima, e
o amoroso, come l’udì sulla tragedia. Fa altresì menzione il Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga p
Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe di Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a te
gj. Finalmente il Visdomini fondatore dell’accademia degl’ Innominati di Parma, oltre alle tragedie già mentovate, compose
le inedite sola trovasi conservata manoscritta nella ducal Biblioteca di Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di
la ducal Biblioteca di Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di quel secolo ricco di tanti buoni drammi. L’azione
i Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di quel secolo ricco di tanti buoni drammi. L’azione passa tra pastori ch
anti buoni drammi. L’azione passa tra pastori che aspirano alle nozze di Erminia, non conoscendola per quella che era stat
ntiochia. L’interesse non vi si trova per verun personaggio. Un ratto di Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da
ne. 130. Degli errori commessi dal Sig. Lampillas nel voler parlare di questo componimento, si è fatto motto nel tomo IV
he questa cena del 1529 fosse stata data da Don Garzia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 era Vicerè di Sicilia il duca d
ata data da Don Garzia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 era Vicerè di Sicilia il duca di Monteleone Pignatelli, e Don G
zia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 era Vicerè di Sicilia il duca di Monteleone Pignatelli, e Don Garzia non vi fu Vic
elle Vic. della Coltura delle Sic. pag. 314. 132. I Bibliomani avidi di siffatte notizie potranno osservare le principali
o pregiato e conosciuto e secondato dalla propria nazione nel disegno di arricchire ed elevare la patria poesia Fernando H
ori del Disegno. 136. Non si tocchi l’Aminta (si dice nelle Lettere di Virgilio dagli Elisj). Gli si perdonino i suoi di
Odasi ciò che delle due nostre pastorali più celebri disse il signor di Voltaire: Enfin le goût de la Pastorale prévalut.
no in affari importanti, morì in Venezia nel 1613. 140. Apollo dice di lui nel prologo, Un che del Tebro in su la riv
ice di lui nel prologo, Un che del Tebro in su la riva nacque, E di sua etate è nel più verde aprile. 141. Quest
ed alcune lettere, ed essendo aggregata all’ accademia degl’ Intenti di Pavia, s’intitolava Comica Gelosa Accademica Inte
Francia dal re e dalla regina e da’ più qualificati corregiani, morì di un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla di
ti corregiani, morì di un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla di lei morte decadde in Francia la compagnia de’ Gel
agnia de’ Gelosi. 142. Vedi la lettera del Manfredi scritta al Conte di Villachiara. 143. Vedi la lettera 241 scritta al
piglia, la 256 al sig. Belisario Bulgarini a Siena, e la 376 al conte di Villachiara. 144. Nella lett. 301 a Casal di Mon
iena, e la 376 al conte di Villachiara. 144. Nella lett. 301 a Casal di Monferrato. 145. Ne fanno menzione Angelo Ingegn
86 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 743-748
oni Giovan Andrea. Nato il 1622 alle Caselle, terricciuola del Comune di San Lazzaro di Sàvena presso Bologna, fu comico d
ea. Nato il 1622 alle Caselle, terricciuola del Comune di San Lazzaro di Sàvena presso Bologna, fu comico de'più egregi pe
ologna, fu comico de'più egregi per le parti d’Innamorato, sotto nome di Ottavio. Mortogli nel '40 lo zio materno Vincenzo
materno Vincenzo Zanotti, ne restò erede per testamento, coll’obbligo di assumere la sua arma e il suo cognome. Fu comico
assumere la sua arma e il suo cognome. Fu comico al servizio del Duca di Modena, e le notizie cominciano in quell’Archivio
erchè interponesse i suoi buoni offici presso certo Messer Gio. Maria di Parma, che pretendeva il pagamento di un debito d
presso certo Messer Gio. Maria di Parma, che pretendeva il pagamento di un debito di lire trecento che essi non riconosce
Messer Gio. Maria di Parma, che pretendeva il pagamento di un debito di lire trecento che essi non riconoscevano, sapendo
nto di un debito di lire trecento che essi non riconoscevano, sapendo di dovergli solo il fitto del palco, il quale anche
niuna solvibilità degl’impresari a Napoli, dove i comici più insigni di Lombardia han dovuto lasciare in pegno i bauli pe
: « Sì che unito con tutta la mia povera famiglia supplico per l’amor di Dio l’Altezza Vostra a non comandarmi tal cosa se
’Altezza Vostra a non comandarmi tal cosa se desidera il mantenimento di mia casa ». Ma dell’andata a Napoli non si ha più
si a Milano, se fosse riuscita a sciogliersi da un preventivo impegno di Padova. E furono citate lettere di cavalieri (di
ogliersi da un preventivo impegno di Padova. E furono citate lettere di cavalieri (di quanta autenticità non saprei dire)
preventivo impegno di Padova. E furono citate lettere di cavalieri ( di quanta autenticità non saprei dire) che pare aves
aprei dire) che pare avessero scritto al Fichetto Lolli (V.) pregando di desistere dall’andata a Padova per non incorrere
rrere nella ruina della Compagnia. La quale infatti si recò a Milano, di dove il 3 di maggio Zanotti scrive al Graziani ch
uina della Compagnia. La quale infatti si recò a Milano, di dove il 3 di maggio Zanotti scrive al Graziani che non sa anco
non sono mai frequentate dalle Compagnie de' comici per qualche poco di tempo doppo Pasqua quelle Città, che dano il luog
re, il signor Marchese Bentivoglio le ottenga per l’ottobre il teatro di Ferrara con qualche Emolumento dal’affittatore d
Parigi, ove esordì all’antica Commedia Italiana nel 1660 per le parti di secondo amoroso, passando poi il '67 a quelle di
el 1660 per le parti di secondo amoroso, passando poi il '67 a quelle di primo, in sostituzione di Giacinto Bendinelli det
condo amoroso, passando poi il '67 a quelle di primo, in sostituzione di Giacinto Bendinelli detto Valerio (V.). L'11 di g
rimo, in sostituzione di Giacinto Bendinelli detto Valerio (V.). L'11 di gennajo del '68 gli morì la moglie, Teodora Blais
no del Ponte della Samose ». Forse, si domanda lo Jal, è il villaggio di Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada di M
o Jal, è il villaggio di Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada di Modena ? Probabilmente. Per insignificante potess
io, non meno doveva riuscir reboante quel titolo, specie a quel tempo di non facili comunicazioni e in Capitale straniera.
raniera. Prima del '74 passò a seconde nozze con Margherita Enguerant di Abville, donna gagliarda, che gli diede sette fig
ati a S. Germano e gli altri due a S. Salvatore. Poco si sa dell’arte di Gio. Andrea Zanotti. Certo egli dovette essere av
arte di Gio. Andrea Zanotti. Certo egli dovette essere avuto in conto di artista egregio e di egregia persona, se uomini r
anotti. Certo egli dovette essere avuto in conto di artista egregio e di egregia persona, se uomini ragguardevoli come il
gregio e di egregia persona, se uomini ragguardevoli come il Principe di Parma, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato s
, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato straordinario del Granduca di Toscana, indi Pietro di Nyert, primo Cameriere se
rlo Gondi, inviato straordinario del Granduca di Toscana, indi Pietro di Nyert, primo Cameriere segreto del Re, e Boileau
stinguere ancora pel suo carattere civilissimo ed onesto, e pel genio di coltivare l’amicizia de' principali drammatici di
onesto, e pel genio di coltivare l’amicizia de' principali drammatici di Parigi, e fra quelli, che frequentò con maggiore
matici di Parigi, e fra quelli, che frequentò con maggiore premura, e di cui captivò l’animo in singolar modo, fu il famos
odo, fu il famoso Pietro Cornelio. Ma v'ha qualcosa più. Nel Viaggio di Francia (1664 e 1665) costumi e qualità di quei p
qualcosa più. Nel Viaggio di Francia (1664 e 1665) costumi e qualità di quei paesi – relazione di Sebastiano Locatelli, p
di Francia (1664 e 1665) costumi e qualità di quei paesi – relazione di Sebastiano Locatelli, prete bolognese, tradotto s
, prete bolognese, tradotto sui manoscritti originali dell’Università di Bologna e della Biblioteca Comunale di Perugia, e
itti originali dell’Università di Bologna e della Biblioteca Comunale di Perugia, e arricchito di una introduzione e di no
rsità di Bologna e della Biblioteca Comunale di Perugia, e arricchito di una introduzione e di note storico-critiche per o
la Biblioteca Comunale di Perugia, e arricchito di una introduzione e di note storico-critiche per opera di Adolfo Vautier
e arricchito di una introduzione e di note storico-critiche per opera di Adolfo Vautier, archivista paleografo di Parigi,
e storico-critiche per opera di Adolfo Vautier, archivista paleografo di Parigi, sono alcuni passi interessantissimi che c
a torno : ma si trova fermata in Parigi da S. Maestà (senza speranza di riveder più l’Italia) « con provvigione di sedici
S. Maestà (senza speranza di riveder più l’Italia) « con provvigione di sedici mila franchi annui, oltre a quello si guia
in italiano a persone, che per lo più non intendevano, e del bisogno di far delle azioni assai, di trovar dell’invenzioni
per lo più non intendevano, e del bisogno di far delle azioni assai, di trovar dell’invenzioni, mutazioni di scene, e cos
sogno di far delle azioni assai, di trovar dell’invenzioni, mutazioni di scene, e cose simili per contentar l’uditorio, è
mico, e dallo stesso Locatelli sappiamo che la Compagnia era composta di nove persone, « cioè due Innamorati, due Donne, l
llo, un Pantalone et un Dottor Graziano ». Notizie queste esattissime di certo, perchè riferite al Locatelli da Eularia, c
84 tornò in Italia con la moglie e i figli, ai quali, assai provvisto di danaro, potè far dare in Bologna una buona educaz
egli non lo abbandonò definitivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo al servizio del Duca di Modena, proprio qua
ivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo al servizio del Duca di Modena, proprio quando Giovan Battista Costantini
io quando Giovan Battista Costantini, lasciata la Compagnia e il nome di Cintio, si recò alla Commedia Italiana di Parigi
iata la Compagnia e il nome di Cintio, si recò alla Commedia Italiana di Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome d
Commedia Italiana di Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome di Ottavio. Anzi I Fratelli Parfaict e, per consegue
v' era più. In Italia ? Che confusione poteva nascere tra due attori, di cui uno recitava in Italia e l’altro in Francia ?
ag. 390) ; e morì il 13 settembre del 1695. Nelle Memorie manoscritte di Bologna antica scriveva il canonico Ghiselli : A
orie manoscritte di Bologna antica scriveva il canonico Ghiselli : A di 17 settembre fu data sepoltura a G. A. Zanotti de
ra a G. A. Zanotti detto Ottavio, celebre commediante nella sua parte di Primo Innamorato ch' haveva essercitato ne' primi
sua parte di Primo Innamorato ch' haveva essercitato ne' primi teatri di Europa, e particolarmente in Francia ove quel Re
nte in Francia ove quel Re lo haveva graziato d’ un’ annua provisione di ducento doppie sua vita durante, che li furono se
contado della quale era nato, nel Comune delle Caselle, e morì in età di circa ottant’ anni (data, come s’ è visto, errone
chiesa del Corpus Domini. Lasciò tre figliuoli, tutti e tre soggetti di bell’ingenio, duoi dottori, uno di legge, l’altro
re figliuoli, tutti e tre soggetti di bell’ingenio, duoi dottori, uno di legge, l’altro di medicina, et un prete, ma ornat
i e tre soggetti di bell’ingenio, duoi dottori, uno di legge, l’altro di medicina, et un prete, ma ornati tutti di belle l
tori, uno di legge, l’altro di medicina, et un prete, ma ornati tutti di belle lettere sì in prosa che in versi ! Fr. Bar
masto vedovo – scrive il Ricci – e sposata Maria Margherita Enguerant di Abville, potè aver da lei dicìotto figliuoli ! Lo
la moglie, al padre, alla madre ? O vi furon figliuoli morti, o persi di vista ? O quel diciotto del figliuolo Francesco M
rea Zanotti pubblicò due traduzioni a stampa : dell’Eraclio e del Cid di Corneille. L'Eraclio Imperatore d’Oriente. Bologn
iovan Andrea Zanotti detto Ottavio), dedicato all’Altezza Serenissima di Ferdinando Carlo secondo duca di Mantova, Monferr
o), dedicato all’Altezza Serenissima di Ferdinando Carlo secondo duca di Mantova, Monferrato, Carlovilla, Guastalla, ecc.
ra del Cid mentre aveva le sue dimore in Francia, trattenuto al soldo di quel monarca. Tre dei figliuoli di Zanotti ebber
e in Francia, trattenuto al soldo di quel monarca. Tre dei figliuoli di Zanotti ebber fama di egregi uomini : Ercole, che
to al soldo di quel monarca. Tre dei figliuoli di Zanotti ebber fama di egregi uomini : Ercole, che fu storico e poeta ;
eglio, i servi brillanti, si diede all’arte comica recitando le parti di donna seria, prima in Compagnia di Andrea Patriar
all’arte comica recitando le parti di donna seria, prima in Compagnia di Andrea Patriarchi, poi d’Alessandro Gnochis, e di
prima in Compagnia di Andrea Patriarchi, poi d’Alessandro Gnochis, e di Luigi Perelli (1781). A Rimini le fu dedicato da
co'bei modi onesti, co' lieti scherzi e coi leggiadri accenti, l’arte di farti amar d’onde apprendesti ?
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 163-168
Morrocchesi Antonio. Nato a San Casciano in Val di Pesa il 15 maggio del 1768 da agiati parenti, Fra
te svegliatissima, egli fece ottime prove non solamente nella lettura di classici greci e latini, ma anche nell’arte del d
imi applausi tributatigli nelle sale dell’aristocrazia e dalle platee di teatrini privati, gli fecer prendere la risoluzio
e dalle platee di teatrini privati, gli fecer prendere la risoluzione di darsi tutto alla scena, ove in breve conseguì, co
scena, ove in breve conseguì, collo studio in ispecie delle tragedie di Alfieri, fama di attore insuperato e insuperabile
eve conseguì, collo studio in ispecie delle tragedie di Alfieri, fama di attore insuperato e insuperabile. Lasciò scrit
attore insuperato e insuperabile. Lasciò scritto un enorme volume di ricordi, dei quali Jarro pubblicò in appendici de
one, poi in volume (Firenze, Bemporad, 1896) i punti più salienti ; e di lui dettò una breve memoria il noto scrittore Mel
issirini. Il Morrocchesi cominciò col recitare al pubblico nel Teatro di Borgognissanti a Firenze, rappresentandovi, primo
nissanti a Firenze, rappresentandovi, primo in Italia e sotto il nome di Alessio Zuccagnini, l’ Amleto di Shakspeare. Fu i
ovi, primo in Italia e sotto il nome di Alessio Zuccagnini, l’ Amleto di Shakspeare. Fu in vario tempo nelle Compagnie di
uccagnini, l’ Amleto di Shakspeare. Fu in vario tempo nelle Compagnie di Luigi Del Buono(V.), di Luigi Rossi, di Vernier,
Shakspeare. Fu in vario tempo nelle Compagnie di Luigi Del Buono(V.), di Luigi Rossi, di Vernier, Asprucci e Prepiani, ma
n vario tempo nelle Compagnie di Luigi Del Buono(V.), di Luigi Rossi, di Vernier, Asprucci e Prepiani, ma il più sovente c
i Rossi, di Vernier, Asprucci e Prepiani, ma il più sovente conduttor di compagnie egli stesso. Da lui le grandi protagon
mandò in visibilio il pubblico, recitandovi l’Assur, e facendo fremer di gelosia la prima attrice Checcati, artista valent
destava non minore entusiasmo recitandovi il Nerone, e facendo fremer di gelosia la prima attrice Perotti, artista famosis
tre pochissime opere per un intiero carnovale i cartelloni del teatro di Santa Maria a Firenze, furon tali ch'esso d’allor
ia a Firenze, furon tali ch'esso d’allora innanzi s’intitolò dal nome di Alfieri. Io mando lo studioso alla lettura di que
nzi s’intitolò dal nome di Alfieri. Io mando lo studioso alla lettura di quel saporitissimo libretto di Jarro, ove della p
eri. Io mando lo studioso alla lettura di quel saporitissimo libretto di Jarro, ove della prima recita del Saul, e della q
a sera fra le acclamazioni del pubblico, e che la quinta, al cospetto di Alfieri, si abbandonò con tal violenza su la spad
men da re [quì…. morto…. che, feritosi gravemente, cadde alienato di sensi, e quando rinvenne, si trovò nel suo letto,
quel punto il grande astigiano. Nè solamente a Firenze gli accadde di dover cedere alle insistenze del pubblico, e repl
plicar sul momento or questo, ora quel brano, chè anche la narrazione di Pilade dovè replicare immediatamente « siccome un
lade dovè replicare immediatamente « siccome un pezzo applauditissimo di scelta musica — com’egli ci avverte — nelle scene
tissimo di scelta musica — com’egli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologn
celta musica — com’egli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu i
ca — com’egli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nom
gli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nominato Prof
rte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nominato Professore di d
di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nominato Professore di declamazione e d’arte teatrale nella Accademia di
nominato Professore di declamazione e d’arte teatrale nella Accademia di belle arti a Firenze, e vi stampò nel 1832 un cor
ella Accademia di belle arti a Firenze, e vi stampò nel 1832 un corso di lezioni, corredando la duodecima, dei gesti, di q
mpò nel 1832 un corso di lezioni, corredando la duodecima, dei gesti, di quaranta tipi che rappresentano l’attore ne'momen
he rappresentano l’attore ne'momenti più importanti della sua arte, e di cui do qui dietro un piccol saggio. Tipi, che, si
a Firenze ; e sulla pietra che sigillava il suo sepolcro nel chiostro di Santa Croce, a destra e in prossimità della cappe
e in prossimità della cappella Pazzi, toltane alcun tempo pei lavori di restauro, e ricollocata poi, ma sebben sempre a d
pei lavori di restauro, e ricollocata poi, ma sebben sempre a destra di chi entra, non più allo stesso luogo, fu incisa l
l’ebbe in vita troppo nel suo libro : qui riposa antonio morrocchesi di san casciano nell’i. e r. fiorentina accademia d
ntonio morrocchesi di san casciano nell’i. e r. fiorentina accademia di belle arti professore di declamazione fra i tragi
casciano nell’i. e r. fiorentina accademia di belle arti professore di declamazione fra i tragici attori del suo tempo p
tempo per consentimento d’italia a nessuno secondo e luogo gli tenga di maggior elogio l’essere nell’arte sua piaciuto a
cari, Pellico, Albergati, Vannetti, Caluso. Sfogliando le sue lezioni di declamazione, guardando a quelle odiose figurine
iose figurine che le illustrano, pensando a quelle repliche immediate di narrazioni, e il tutto comparando al giudizio che
isco, c’ è da credere che il Morrocchesi fosse un grandissimo artista di maniera. Fra tutti gli attori italiani da me ved
a a colorire tenere espressioni, imponente, terribile nell’espansione di violenti affetti ; il suo portamento, il suo gest
oro nobiltà, che quando voleva dipingere gli oggetti fisici con gesti di contraffazione. La sua dizione ora lenta, ora pre
dei pensieri che doveva esprimere, quasi sempre sublime nella pittura di vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava t
ittura di vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava talvolta al di là di quel confine stabilito fra la sublimità, e
di vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava talvolta al di là di quel confine stabilito fra la sublimità, e la str
presentato all’occhio dell’intelligente osservatore maggior riunione di bellezze tragiche miste a difetti del tutto parti
il primo fra' comici a penetrare ben addentro ne' reconditi pensieri di quel gran tragico, a colpirne i caratteri, a rego
i, a regolare la declamazione de' suoi versi meno pomposi, che ricchi di pensieri, ed indigesti alla più gran parte de' co
atto fino che non fui aggregato alla drammatica compagnia al servizio di S. S. R. M. il re di Sardegna, e non temo d’errar
aggregato alla drammatica compagnia al servizio di S. S. R. M. il re di Sardegna, e non temo d’errare se dico, che questo
, e non temo d’errare se dico, che questo tragico attore era l’attore di genio ; il suo difetto nell’analisi dei caratteri
vole, era meno per mancanza d’intelligenza, e d’arte, che per la foga di strappare al pubblico que'clamorosi applausi, che
i strappare al pubblico que'clamorosi applausi, che lo inebriavano, e di che era quasi sempre padrone. Non m’uscirà mai da
le d’ Alfieri. Eccellente in tutta la tragedia, tranne alcuni abbagli di situazione, e di minute particolarità, in quell’
cellente in tutta la tragedia, tranne alcuni abbagli di situazione, e di minute particolarità, in quell’ atto era perfetto
azione. Chiudo il breve cenno col sonetto che è in fine alla memoria di Melchior Missirini : SONETTO Giacea il Coturno A
uon sterile e vano, e fu de' Roscj lo atteggiar sovrano scena scurril di turpi Mimi abbietti. Di fieri Agitator tragici a
scurril di turpi Mimi abbietti. Di fieri Agitator tragici affetti e di franchi pensieri, alto, ed umano Tu, l’ira del te
acque, e ai forti e nuovi modi, Te scelse adatto all’ onorato ufficio di rifar l’itale menti ! Ei gl’ingegni già adulti, e
ale menti ! Ei gl’ingegni già adulti, e tu i nascenti coltivi, in ciò di Lui più avventurato, ch'egli un corrotto, e un ve
88 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96
CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. Sebbene pochi sieno quegli eruditi Spa
ed i buoni nazionali urbanamente me ne seppero grado26. Nè anche dopo di me si è intrapresa tale istoria nè in Ispagna nè
ima avvertite, procurandòsi nel tempo stesso coll’ usata imparzialità di delineare le fisonomie (per così dire) de’ dramma
di delineare le fisonomie (per così dire) de’ drammatici Spagnuoli, e di rilevarne le bellezze da’ nazionali stessi o non
e da’ nazionali stessi o non viste o non descritte mai. Gli Spagnuoli di pronto e acuto ingegno, di vivace e fertile fanta
n viste o non descritte mai. Gli Spagnuoli di pronto e acuto ingegno, di vivace e fertile fantasia, arguti, facondi e ricc
acuto ingegno, di vivace e fertile fantasia, arguti, facondi e ricchi di lingua, essendosi nel XVI secolo moltissimo disti
ere, coltivarono anche con qualche ardore, specialmente verso la fine di esso, la scenica poesia. Le prime cose che in que
bibliotecario Nasarre, Dialoghi detti commedie lunghissimi e incapaci di rappresentarsi 27. I Portoghesi e gli altri Spagn
ulla avendone guadagnato il teatro, se non che potrebbero servir come di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e d
e guadagnato il teatro, se non che potrebbero servir come di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e di caratteri
il teatro, se non che potrebbero servir come di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e di caratteri e di passioni
ebbero servir come di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e di caratteri e di passioni poste in movimento ed a b
ome di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e di caratteri e di passioni poste in movimento ed a buon lume28. Tal
di passioni poste in movimento ed a buon lume28. Tale è la Celestina di tutte la più rinomata cominciata a scriversi nell
i nella fine del XV secolo da Rodrigo de Cota (altri dice da Giovanni di Mena) e terminata men felicemente da Fernando de
he s’impresse la prima volta in Salamanca nel 1500, e porta il titolo di tragicommedia, divisa in atti ventuno, de’ quali
in dialogo, in cui mostrasi tutta l’oscenità senza velo col pretesto di riprenderla30. Per una delle pruove evidenti che
riprenderla30. Per una delle pruove evidenti che la rappresentazione di tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si
’ azione dura due mesi, ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato di Melibea ricorre a Celestina vecchia ruffiana e ma
na e maliarda famosa la quale fa varii scongiuri, incanta una matassa di filo, la porta a vendere a Melibea, e per incanto
, la porta a vendere a Melibea, e per incanto la rende perduta amante di Calisto. Gli amanti più d’una volta si veggono di
ende perduta amante di Calisto. Gli amanti più d’una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata; i servi di Calisto
i più d’una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata; i servi di Calisto per ingordigia ammazzano Celestina, danno
est’azione appoggia in falso, perchè non solo Celestina fa mercimonio di malie, ma si finge effettivamente fattucchiera, e
ta più verisimile, più artificiosa e più morale. Celestina poi, anima di tutta l’ azione, muore uccisa nell’atto dodicesim
guenti nove atti l’azione sensibilmente cade e si raffredda. La morte di Calisto è verisimile, ma la caduta che l’ammazza
ere da una scala d’una Chiesa. Ultimamente il fine morale dell’autore di mostrar le funeste conseguenze delle sfrenatezze,
e ciò che rende questa situazione più scandalosa, si è che il dialogo di tutti e tre è scritto con somma proprietà e belle
erare gli atti ripetuti della loro tresca, mentre che una serva posta di sentinella vede e nota con molta vivacità tutte l
silenzio stesso in questo punto dell’azione, è quanto può dipingersi di più disonesto in un racconto, non che su di un te
, è quanto può dipingersi di più disonesto in un racconto, non che su di un teatro; e questi sventuratamente sono i più be
ssero conosciuta la Celestina, avrebbe l’Ab. Lampillas avuto coraggio di riprendere qualche motto soverchio libero delle c
one al Lampillas contro del Signorelli? L’Ab. Andres avrebbe tacciato di oscenità le commedie del Machiavelli? Avrebbe lo
a preferenza sopra l’Orfeo del Poliziano? Lascio poi che il carattere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni
ano? Lascio poi che il carattere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni iperboliche e di slanci disparati del
ere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni iperboliche e di slanci disparati dell’immaginazione, declamatorio
one, declamatorio e pressochè senza affetti; lascio ancora che quello di Celestina, per altro eccellentemente dipinto, si
o di Celestina, per altro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato di vana ostentazione di erudizione e dottrina intemp
ltro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato di vana ostentazione di erudizione e dottrina intempestiva impertinente.
n questo romanzo drammatico. Chi può soffrire Melibea che in procinto di precipitarsi si trattiene a ridursi alla memoria
pitarsi si trattiene a ridursi alla memoria varii evenimenti istorici di Tolomeo, Oreste, Clitennestra, Nerone, Agrippina,
litennestra, Nerone, Agrippina, Erode, Fraate, Laodice, Medea? Chi il di lei Padre che, a vista della tragica morte della
ami dio, perchè si dipinga nudo, armato, cieco e fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di David
i dipinga nudo, armato, cieco e fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di Davide, di Paride, d’I
do, armato, cieco e fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di Davide, di Paride, d’Ipermestra, E
co e fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di Davide, di Paride, d’Ipermestra, Egisto, Saffo, L
llo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di Davide, di Paride, d’Ipermestra, Egisto, Saffo, Leandro, San
l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occ
bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone
one del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone: nell’atto III la sagacità dell
eriti ruffianeschi, e quando dipinge le ragazze innamorate: nel IV la di lei scaltrezza nell’ insinuarsi per tutte le vie
IV la di lei scaltrezza nell’ insinuarsi per tutte le vie nell’animo di Melibea: nel VII, nel XIV e nel XIX le già riferi
randosi tutto mette in bocca de’ personaggi, sarà un libro meritevole di ogni applauso. Ed in fatti la vivacità delle desc
emere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno di questi non fosse dipinto con maggior espressione
naturalezza. Se ne fecero varie edizioni31 e traduzioni; ma la prima di queste fu quella Italiana impressa in Roma pel Si
indi reimpressa in Venezia cinque altre volte sino al 1553. L’autore di essa fu uno Spagnuolo domiciliato in Italia, chia
sina pure composta in prosa da un autore che si occultò sotto il nome di Giovanni Speraindeo. Si pubblicò la prima volta d
lta dal Portoghese Francesco Rodriguez Lobo, che poetò circa il tempo di Filippo III, e poi si tradusse in Castigliano da
equentissime allusioni pedantesche che annojano. Una Seconda Commedia di Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trat
a di Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trattansi gli amori di Felide e Poliandria. Una Terza Parte della tragic
gli amori di Felide e Poliandria. Una Terza Parte della tragicommedia di Celestina produsse Gasparo Gomez. La Tragicommedi
a tragicommedia di Celestina produsse Gasparo Gomez. La Tragicommedia di Lisandro e Roselia di un anonimo stampata in Madr
estina produsse Gasparo Gomez. La Tragicommedia di Lisandro e Roselia di un anonimo stampata in Madrid nel 1542 è anche co
ano con Belisea impressa nel 1544 in Medina. Per non tornare a parlar di simili novelle drammatiche, accenniamo ancor quì
lò Dorotea che non si rappresentò, nè per la sua lunghezza era capace di rappresentarsi. La ingeniosa Helena figlia di Cel
ua lunghezza era capace di rappresentarsi. La ingeniosa Helena figlia di Celestina, novella scenica detestabile per l’ osc
nella medesima città la seconda volta nel 1618: e la terza col titolo di Comedia Aulegrafia che contiene una descrizione d
sentazione scrisse in Portogallo il famoso Gil Vicente, il quale nato di nobil famiglia (secondo Diego Barbosa) rappresent
resentò più volte le proprie commedie alla presenza del re Emanuele e di Giovanni III. Fu considerato come il Plauto del P
damo a studiar la lingua Portoghese per comprendere le grazie comiche di Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557; e
comiche di Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557; e dopo la di lui morte se ne pubblicarono le opere in cinque v
figliuola che gareggiarono col padre nel coltivar la poesia. Il primo di essi fu Gil Vicente detto il giovane tenuto per p
il Vicente detto il giovane tenuto per più eccellente del padre, tra’ di cui drammi credesi il migliore quello intitolato
ressione delle opere del padre. Pabla Vicente chiamossi la figliuola, di cui corse fama che correggesse le composizioni pa
quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della di lui morte dopo aver menato una vita da mendico so
tra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto di cui ritiene molte grazie, e per un’ altra picciol
itiene molte grazie, e per un’ altra picciola farsa che leggesi nelle di lui opere. Il dottor Francesco de Sà de Miranda n
enuti. Quella intitolata Comedia dos Vilhalpandos s’ impresse dopo la di lui morte in Coimbra l’anno 1560 da Antonio de Ma
a Fama. Un Romano chiamato Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana, e dal di lei servaggio cercano ri
o Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana, e dal di lei servaggio cercano ritrarlo il padre colle rag
o il padre colle ragioni e colla propria autorità, e la madre per via di devozioni; mezzi che riescono ugualmente infruttu
dia sono un eremita, un ruffiano, un paggio Francese, ed una comitiva di pinzochere con Fausta madre del traviato Cesarino
n cinque atti, cui non manca che vivacità ed azione. Se gli scrittori di quella penisola avessero seguito le vestigia di q
one. Se gli scrittori di quella penisola avessero seguito le vestigia di quest’autore quanto alla regolarità, adattandosi
sotto il re Sebastiano, e vi riuscì felicemente. Egli scrisse in più di un genere in maniera che si novera tra’ primi poe
eti Portoghesi; ma le sue opere si pubblicarono quaranta anni dopo la di lui morte, cioè nel 1598 da Michele suo figlio ch
agedia intitolata Castro mentovata dall’Antonio, non nota o nota solo di nome al Montiano e ad altri critici Spagnuoli, sf
Spagnuoli, sfuggita al Nasarre, al Lampillas ed all’Andres. L’autore di questa storia teatrale straniero, oltraggiato dal
l’ evidenza, questo straniero, io dico, si accinge a rilevare i pregi di tal tragedia che avrebbe potuto impunemente dissi
Trasse il Ferreira l’argomento della sua tragedia dalla tragica morte di Doña Inès de Castro; nè parmi che lo dovesse al C
le poesie del Ferreira s’impressero nel 1598 quarant’anni dopo della di lui morte, la sua tragedia dovè comporsi prima de
o & ira 36. Fu questa tragedia copiata dal P. Girolamo Bermudez di Galizia nella sua Nise lastimosa, senza che ne av
cazione rimata con sonetti, ottave, terzine ecc.; là dove il Ferreira di miglior gusto, fuor che ne’ cori, usò in tutta la
imente in Lisbona, e conosciuto per la traduzione latina del Salterio di David uscita in Ingolstad nel 1597 e poi in Napol
i tragiche e comiche impresse in Lione nel 1605, cioè un anno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbra38. E ciò abbiamo tr
nno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbra38. E ciò abbiamo trovato di notabile fra’ Portoghesi. Quanto al teatro Castig
descrizione circostanziata della fanciullezza e de’ primi avanzamenti di esso. Questo scrittore nato nel 1549 sotto l’impe
ommedie ci fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro di Madrid di quattro o sei tavole poste sopra quattr
fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro di Madrid di quattro o sei tavole poste sopra quattro assi in
co la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi), e dietro di questa manta stavano i musici, cioè gli attori ch
versi che in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, c
in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi di un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli
quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guernite di cartone dorato, quattro barbe e capigliature post
sai bassi. Gli andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Bi
i andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, carat
medianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, caratteri rappresenta
ando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, caratteri rappresentati a maraviglia
o chiamato Lope de Rueda. Si vuole che costui fiorisse circa il tempo di Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresen
po di Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresentare. Trovansi di questo commediante due Colloquii pastorali e quat
nza nel 1567 dal librajo Giovanni de Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novelle e di tre commedie in prosa impress
rajo Giovanni de Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novelle e di tre commedie in prosa impresse nel 1559. Le comme
e nel 1559. Le commedie del Rueda, dice Lope de Vega nell’Arte Nuevo, di stile assai basso e che rappresentano fatti di ar
Vega nell’Arte Nuevo, di stile assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, com
e assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia di un fabbro, n
ti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia di un fabbro, nelle quali però, egli dice, . . . .
nel teatro per intermezzi, dopo che vi s’introdussero azioni ed amori di sovrani e principesse. Al Rueda morto prima del 1
un tal Naharro nato in Toledo, che rappresentava assai bene la parte di Ruffiano codardo. Ebbe costui il gusto più cittad
. Ebbe costui il gusto più cittadinesco, e arricchì l’apparato comico di modo, che non bastando il sacco vi vollero i baul
tali cose accadevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse di tradurre e di comporre alcuna commedia non mentov
adevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse di tradurre e di comporre alcuna commedia non mentovata da Cervant
a Tebaida, Comedia Hypolita e Comedia Serafina, che non mi è riuscito di vedere nè di sapere che cosa fossero. Si fa in ol
media Hypolita e Comedia Serafina, che non mi è riuscito di vedere nè di sapere che cosa fossero. Si fa in oltre menzione
cito di vedere nè di sapere che cosa fossero. Si fa in oltre menzione di un dramma detto Tragedia Policiana in cui si trat
ne di un dramma detto Tragedia Policiana in cui si trattano gli amori di Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. P
ernan Perez de Oliva Cordovese impressa poi in Cordova nel 1585 colle di lui opere. Pietro Simon Abril tradusse la Medea d
ova nel 1585 colle di lui opere. Pietro Simon Abril tradusse la Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione del
Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione delle commedie di Terenzio, le quali ben potranno giovare a’ Tedesc
ario Giovanni Yriarte quando il derise in un epigramma inserito nelle di lui opere postume. Cristofano Castillejo morto ne
anoscritta nella Libreria dell’ Escuriale39. Ho bensì lette le poesie di Bartolommeo de Torres Naharro nativo di Torres pr
e39. Ho bensì lette le poesie di Bartolommeo de Torres Naharro nativo di Torres presso Badajoz, il quale fu sacerdote, e n
g. Ab. Andres, confondendolo per avventura col soprannominato Naharro di Toledo40. Esse portano il titolo di Propaladia, l
entura col soprannominato Naharro di Toledo40. Esse portano il titolo di Propaladia, la cui lettura sin dal 1520, quando s
a e l’Aquilana. Esse veramente sono all’estremo fredde e basse, prive di ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella f
z’arte nell’ intreccio, senza decenza nel costume. Gli argomenti sono di quel genere che dee bandirsi da ogni teatro culto
ni teatro culto. Ecco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto di dissolutezza e di religione. Floristano drudo un
cco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto di dissolutezza e di religione. Floristano drudo un tempo di Serafina
si un misto di dissolutezza e di religione. Floristano drudo un tempo di Serafina cortigiana Valenziana si marita ad Orfea
veri insidiosi: gli chiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si di
hiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si dispone ad attenderne l
erminato Floristano al misfatto si abbocca con un Eremita, e gli dice di esser caduto nella bigamia, per aver prima sposat
namente la cortigiana, indi Orfea colle dovute formalità, aggiugnendo di aver perciò deliberato di torre a quest’ultima la
i Orfea colle dovute formalità, aggiugnendo di aver perciò deliberato di torre a quest’ultima la vita. Es menester, egli d
aùn consumì el patrimonio Que ha sido mucho peor; e ciò vuol dir di sì. Ma nella giornata V l’eremita domanda la stes
esto scempiato eremita, il quale senza saper perchè si rende complice di un attentato sì atroce, aspetta sino a quel punto
a domandare una circostanza sì necessaria per impedire l’ammazzamento di Orfea poco meno che eseguito? E’ chiaro: quando d
ommedia incominciava, e perchè potesse continuare, Floristano rispose di aver consumato il matrimonio; ma all’eremita vers
i aver consumato il matrimonio; ma all’eremita verso il fine risponde di non averlo consumato, perchè la commedia dovea te
ella pazienza de’ leggitori. Ebbe dunque torto il Nasarre a gloriarsi di tali sciapite commedie come delle migliori della
straniero provvedesse a quest’interesse della gioventù che non merita di essere ingannata? Egli se ’l saprà. Ci diede poi
commedia Spagnuola rappresentata in Italia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi di quel tempo
lia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi di quel tempo a farne menzione; pur niuno ne fe mott
da pochi anni. Don Nicolàs Antonio che parla distesamente del Naarro di Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo
amente del Naarro di Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo di Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i card
se ne legge una), e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa di Don Fabrizio Colonna. Or perchè lavorare sì impud
ue torto, ripeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo di lettere, la vana jattanzia aggiunta a
ipeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo di lettere, la vana jattanzia aggiunta a questa isto
Italiani a scrivere commedie, e che essi poco profitto trassero dalle di lui lezioni. E’ una rodomontata che eccita il ris
Serafine, Tinellarie, poteva mai, non che insegnare, esser discepolo di buona speranza in Italia che sin dal XV secolo av
o letterato infelice rimasto monco o storpiato nella battaglia navale di Lepanto contro i Turchi, che col valore e coll’ i
vengada, la Numancia, el Mercader amante, la Enemiga favorable, e più di tutte la Confusa. Cervantes le tenne per buone, e
scritte con arte le otto ultime sue commedie pubblicate un anno prima di morire, e pur sono talmente spropositate che nel
te spropositate che nel 1749, per procurar lo spaccio degli esemplari di esse non venduti nello spazio di quasi un secolo
procurar lo spaccio degli esemplari di esse non venduti nello spazio di quasi un secolo e mezzo, il bibliotecario Nasarre
di quasi un secolo e mezzo, il bibliotecario Nasarre prese il partito di appiccarvi una lunga dissertazione, in cui inutil
st’erudito da buon senno prestò fede egli stesso a quel che si sforzò di persuadere agli altri. Almeno in tentarlo dimostr
respirano da per tutto ugual saviezza e buona fede. Cervantes lasciò di scrivere commedie quando cominciò a fiorire Lope
el Vega più secondo. I 25 volumi impressi contengono appena una parte di ciò che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che
che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che le commedie furono più di mille e ottocento, e che unite à los autos sacram
cramentales e ad altre picciole farse ascendono a duemila e dugento i di lui componimenti scenici45, i quali quasi tutti L
lui componimenti scenici45, i quali quasi tutti Lope ebbe il piacere di veder rappresentare o di udire che per le Spagne
45, i quali quasi tutti Lope ebbe il piacere di veder rappresentare o di udire che per le Spagne si rappresentavano. Egli
appunto quell’essersi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza,
rsi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una v
egole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una versificazione armoni
dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una versificazione armonica e seducente, e della
trale. Con tutto ciò il Nasarre volle a gran torto avvilire il merito di Lope. Egli si scatena contro di questo poeta come
volle a gran torto avvilire il merito di Lope. Egli si scatena contro di questo poeta come il primo corruttore del teatro,
o corruttore del teatro, e la corruzione suppone uno stato precedente di sanità e perfezione. Ma qual era il teatro Spagnu
cedente di sanità e perfezione. Ma qual era il teatro Spagnuolo prima di Lope? Dopo le commediette della figlia del ferraj
Dopo le commediette della figlia del ferrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo in
rrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose a
torali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comi
mo Cervantes tutti scrissero sregolatamente. Lope dunque ebbe ragione di dipignere a’ suoi in tal guisa il teatro patrio:
flor de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi di que’ chiari individui che la componevano potè sme
qual cosa non piacque al Sig. Lampillas nemico della storia. I drammi di Lope consistono in commedie, tragicommedie, pasto
on del Mundo y primer culpa del hombre, in cui discende sino a’ fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, o alle Vite
del hombre, in cui discende sino a’ fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, o alle Vite di Santi, come El Animal P
de sino a’ fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, o alle Vite di Santi, come El Animal Profeta, in cui San Giulian
come fece Edipo, per non ammazzare i genitori, secondo la predizione di una cerva che parla, e va in una terra lontanissi
lontanissima ove appunto per errore gli uccide. Nelle commedie dette di spada e cappa egli dipinse bene i costumi, se non
elle opere che ci lasciò, s’incontrano dodici componimenti col titolo di tragicommedie, le quali punto non differiscono da
soliti difetti circa le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre
rca le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molt
e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molti sono i drammi di Lope destinati a celebrare il mistero sacrosanto
iche. Io non so come varj nazionali ed a voce ed in iscritto poterono di tali feste attribuir l’invenzione al Calderon47,
quando non s’ ignora che tante Lope ne compose48. Quanto all’origine di questi atti sacramentali il dotto bibliotecario N
rre vorrebbe trarle dai canti de’ pellegrini che andavano al sepolcro di San Giacomo in Galizia, dicendo, de cuya costumbr
omica de las Sagradas Escrituras. Ma questo è incominciar dalla morte di Meleagro e dagli elementi, senza passare a far ve
se spirituali avessero tolto per argomento l’Eucaristia, ed il titolo di atti sacramentali; imperciochè se ciò fosse avven
osse avvenuto, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale di Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato di no
uto, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale di Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io
ire il merito teatrale di Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io sono di avviso che ne abbiano risvegl
le di Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io sono di avviso che ne abbiano risvegliata l’idea le mute
a la processione, così poi per le medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los au
medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e di recitarsi los autos sacramentales durante l’ottav
ario del Corpus. In fatti l’Antonio nella Biblioteca moderna parlando di Lope de Vega e degli auti da lui composti, dice,
econdo, ed oggi il più dimenticato. Esalta indi le favole artificiose di Miguèl Sanchez comendato anche distintamente da L
nche distintamente da Lope. Loda poi Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua Andaluzzo di Guadix, che c
Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua Andaluzzo di Guadix, che compose varj volumi di commedie sotto
i Antonio Mira de Mescua Andaluzzo di Guadix, che compose varj volumi di commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carb
de Francia favola bene accolta in teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro Valenziano o di origine o di na
teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro Valenziano o di origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezz
si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro Valenziano o di origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile
e o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile. Le commedie di costui si pubblicarono in Valenza, ma più non si
si pubblicarono in Valenza, ma più non si rappresentano, ad eccezione di quella intitolata Mocedades del Cid (le gesta gio
ntitolata Mocedades del Cid (le gesta giovanili del Cid), che si vede di tempo in tempo sulle scene. Probabilmente sarebbe
lo, sì perchè vi s’introduce il Cid già vecchio nè vi si tratta delle di lui gesta giovanili, sì perchè le azioni di tal f
hio nè vi si tratta delle di lui gesta giovanili, sì perchè le azioni di tal favola si aggirano sulle fraterne contese de’
lodi dal Cervantes l’eloquenza e la dottrina del Tarraga, l’acutezza di Aguilar, di Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila
rvantes l’eloquenza e la dottrina del Tarraga, l’acutezza di Aguilar, di Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila scrittori d
la dottrina del Tarraga, l’acutezza di Aguilar, di Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila scrittori di molte commedie. Ma n
utezza di Aguilar, di Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila scrittori di molte commedie. Ma nè da lui nè dal Vega si fece
al Vega si fece menzione del dotto Toledano Giovanni Perez professore di rettorica ammirato da varii letterati Spagnuoli e
ostro rinomato Andrea Navagero. Il Perez benchè mancato immaturamente di anni trentacinque avea col nome latinizzato di Pe
mancato immaturamente di anni trentacinque avea col nome latinizzato di Petrejo acquistata molta fama pe’ suoi pregevoli
iane furono da lui tradotte nel medesimo linguaggio, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio di lui frate
linguaggio, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio di lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che c
onio di lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che cercava fuori di Lope e Calderon le glorìe drammatiche della sua n
lorìe drammatiche della sua nazione, ed il Lampillas che faceva pompa di molte commedie per lo più cattive da lui mentovat
ive da lui mentovate per le relazioni avutene da Madrid, doveano anzi di simili erudite produzioni andare in traccia, e no
possono distinguersi dagli altri drammi, come, abbracciando l’avviso di M. Du Perron de Castera, avanza l’avvocato Lingue
rede ancora che il Vega non ebbe idea della vera tragedia, e pure nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componim
, e pure nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di n
i lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di non aver veduto
stinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di non aver veduto in Madrid rappresentare tragedia
però in diciotto anni che dimorai in quella corte ben posso attestare di averne vedute diverse. Ecco per ora le tragedie S
uz ed alla Castro del Ferreira già riferite, io ne conto altre dodici di cinque letterati Spagnuoli. Vuolsi avvertire però
riotti e degli stessi Italiani. Nasce tosto al nominarlo la curiosità di sapere dove mai si trovino le tragedie di questo
o al nominarlo la curiosità di sapere dove mai si trovino le tragedie di questo Vasco, e se furono impresse ovvero rimaser
se ovvero rimasero inedite. Niuno le vide, nè vi è alcuno che affermi di esservi documento che avessero una volta esistito
i sacri, storici e morali, e che fra essi erano anche alcune tragedie di Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere d
he alcune tragedie di Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere di questo Tanco fa sì che senza molto esitare si rip
l’Antonio assicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanità
sicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanità50. Si sapes
degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanità50. Si sapesse almeno quando nacque que
que questo Tanco? S’ignora affatto. Se ne sa solo che viveva in tempo di Carlo Quinto: che nel 1527 fece un opuscolo sulla
in tempo di Carlo Quinto: che nel 1527 fece un opuscolo sulla nascita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione
cita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione della storia di Paolo Giovio De Turcarum rebus intitolandola capr
inodia: e che nel 1552 fe imprimere il riferito suo Giardino. Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite
iardino. Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite di anteriorità, e ad onta del disprezzo che il dotto
del disprezzo che il dotto Nicolàs Antonio mostrò per le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con questo Tanc
le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con questo Tanco di Fregenal contrastare agl’ Italiani l’ anteriorità
trastare agl’ Italiani l’ anteriorità della tragedia, dicendo che “la di lui giovanezza poteva essere intorno al 1502” (ep
i gran fatto l’esser primo, essendo i saggi ben persuasi che vale più di esser ultimo come Euripide o Racine o Metastasio
e tragedie dell’Andaluzzo Giovanni Malara, le quali, sull’ asserzione di Giovanni della Cueva che le mentovò in alcuni suo
o lodatore e de’ moderni apologisti, non ci ha conservata memoria che di una sola sua tragedia intitolata Absalon; ed il S
o degli antichi, ma secondo il gusto nazionale. Dicasi la stessa cosa di poche altre tragedie accennate nel II Discorso de
estaurada, la Destruicion de Costantinopla, una Ifigenia, il Martirio di San Lorenzo tragedia latina rappresentata nel 157
enza dirne il titolo si nominano dal Salas Barbadillo, e Dido y Eneas di Guillèn de Castro. Esse o non esistono, e perciò
igorose tragedie più delle sei del Vega, e delle altre favole eroiche di tanti altri, e delle commedie del Castro pubblica
rnan Perez de Oliva, però in prosa, l’Ecuba triste tradotta da quella di Euripide, e la Venganza de Agamemnon tratta dall’
da quella di Euripide, e la Venganza de Agamemnon tratta dall’Elettra di Sofocle, le quali non si pubblicarono se non nel
nacque nel 1497. Ma ciò concedendo ancora il maestro Perez con lingua di latte snodava voci indistinte e incerte orme segn
i trasformando le parole del Giraldi assicura che il Trissino terminò di scrivere la sua tragedia nel 1515; e così un poco
cosa da niuno si è detta e dal Lampillas non si è provata) si lusinga di rendere contemporanee le favole del Perez alle pr
lle prime tragedie Italiane. Vuole in oltre che l’Ecuba e la Vendetta di Agamennone non debbano chiamarsi traduzioni; ed a
o nel mio Discorso Storicocritico artic. V55. Il P. Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e cattedratico di teologia in
ic. V55. Il P. Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e cattedratico di teologia in Salamanca, il quale ancor vivea nel 1
quale ancor vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome di Antonio di Silva due tragedie sulla morte d’Inès
vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome di Antonio di Silva due tragedie sulla morte d’Inès de Castro i
i, giacchè l’ha copiata nella sua Nise lastimosa. Ambedue le tragedie di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: a
a sua Nise lastimosa. Ambedue le tragedie di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: abbondano ambedue di lunghiss
di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: abbondano ambedue di lunghissimi discorsi episodici intarsiati di freg
trigo: abbondano ambedue di lunghissimi discorsi episodici intarsiati di fregi lirici: sono ambedue estremamente languide
netti, con faleucj, saffici e gliconici castigliani, e con ogni sorte di versi rimati. Ma la prima, in cui ebbe il Bermude
E’ però lodevole la seconda scena dell’atto III ove si narra il sogno di Nise copiato con più esattezza dalla Castro; ed i
dell’atto IV, che nel Ferreira a me sembra veramente tragica e ricca di espressioni nobili, naturali, patetiche e conveni
carattere d’Inès; ed il Bermudez attenendosi all’originale partecipa di questi pregi. Tenero specialmente è il congedo ch
oronare il cadavere della sua Castro, e prendendo aspra vendetta de i di lei uccisori. Ma questo componimento poco merita
etta de i di lei uccisori. Ma questo componimento poco merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e
onimento poco merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e di nodo; eccede maggiormente in discorsi
o merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e di nodo; eccede maggiormente in discorsi prolissi, i
dano, diffuse e spropositate. Il carattere del re Don Pietro nobile e di grande innamorato, in questa seconda favola appar
ducono del custode, del portinajo, del carnefice, e i plebei motteggi di quest’ ultimo contro de’ rei, e lo sputar loro in
a scena terza dell’atto V che rappresenta il supplicio degli uccisori di Nise eseguito alla presenza del re e degli spetta
Finalmente non vi si guarda l’unità del tempo. L’ambasciadore del re di Castiglia tratta nella scena seconda del II atto
del re di Castiglia tratta nella scena seconda del II atto il cambio di tre Castigliani rifuggiti in Portogallo per gli u
tiziati? In somma ha questa favola tali e tanti difetti, che mi parve di un altro autore, ancor quando ignorava che la pri
ado dell’uniformità che si scorge nello stile e nella verisificazione di entrambe. Contuttociò il sig. Linguet avrebbe ben
e copia o originale) una tragedia Spagnuola, e la sorgente della Inès di M. La Mothe. Tralle commedie del Sivigliano Giova
va impresse nel 1588 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e d
88 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, i
altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, il Principe Tiranno.
e, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, il Principe Tiranno. Noi le ricono
ncipe Tiranno. Noi le riconosciamo per tragedie, ma ci rapportiamo su di esse alla censura del nazionale Montiano. Nella p
ig. Lampillas, e strepita contro del Montiano e del Signorelli; ma le di lui repliche si trovano combattute abbastanza nel
rso storico critico. Quì dirò soltanto che il sig. Lampillas in punto di poesia drammatica si è accreditato di poco intell
che il sig. Lampillas in punto di poesia drammatica si è accreditato di poco intelligente non solo colle sue critiche, ma
co intelligente non solo colle sue critiche, ma colla scelta che fece di alcune commedie assai deboli e difettose nel vole
uolo mostrò saviezza, intelligenza e sobrietà, tra perchè come autore di due tragedie ben condotte è giudice competente in
poeta Luperzio Leonardo de Argensola nato nel 1565, essendo nell’età di venti anni compose tre tragedie l’Isabella, la Fi
ia; ma il piano, i caratteri, l’ economia, tutt’altro in fine abbonda di gran difetti; nè so in che mai avesse il Cervante
ca per ogni riguardo come se si mettessero le pitture Cinesi a fronte di quelle del Correggio. La moltiplicità delle azion
innamorate, le bassezze sconvenevoli alla tragica gravità, la strage di dieci persone che rendono la favola atroce, dura,
ola atroce, dura, violenta, le inesattezze circa le unità, la varietà di tanti metri rimati, le lunghe ricercate comparazi
per congedare l’uditorio con un sonetto: tutto ciò, dico, è un cumolo di difetti così manifesti nell’Isabella, che bisogna
grandi sono i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni: di und
i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni: di undici interloc
ll’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni: di undici interlocutori ne muojon nove: bassi e inde
dici interlocutori ne muojon nove: bassi e indecenti sono i caratteri di Acoreo e di Alessandra: le atrocità si operano al
cutori ne muojon nove: bassi e indecenti sono i caratteri di Acoreo e di Alessandra: le atrocità si operano alla vista del
essandra: le atrocità si operano alla vista dell’ uditorio: le membra di Luperzio, il cuore, il sangue, si presentano ad A
o, Ostilio, Fabio non convengono ad Egiziani: lo stile s’innalza fuor di tempo in bocca del nunzio e si deprime in bocca d
ile s’innalza fuor di tempo in bocca del nunzio e si deprime in bocca di Alessandra e di Acoreo ec. Da questo racconto giu
or di tempo in bocca del nunzio e si deprime in bocca di Alessandra e di Acoreo ec. Da questo racconto giustificato dalla
imi eruditi nazionali, si ricava che gli Spagnuoli nel XVI secolo più di ogni altro popolo si appressarono agl’ Italiani.
ini, Rucellai, Giraldi, Alamanni, Tassi e Manfredi, possono pregiarsi di aver prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez,
r prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez, nel Mira de Mescua, più di un Shakespear, e nel Cueva, nel Ferreira e nel Pe
nel Cueva, nel Ferreira e nel Perez, e nello stesso Bermudez convinto di vergognoso plagio, alcuni pochi tragici non indeg
Huerta (cui uniremmo il volgar Saynetero Ramòn La-Cruz, se meritasse di contarsi tra gli scrittori almen dozzinali), il q
e per conseguenza senza aver letta o compresa la mia Storia, affettò di mostrar per essa un cieco ma orgoglioso disprezzo
strare il suo torto in que’ tre o quattro punti da lui toccati contro di me con tutta l’inurbanità a lui naturale, giacchè
ani sin dal 1786 ha finiti angosciosamente i suoi giorni: non lascerò di dire, per avvertimento di chi forse gli rassomigl
angosciosamente i suoi giorni: non lascerò di dire, per avvertimento di chi forse gli rassomiglia, che se i nazionali mi
Ma non avrei però lasciato, giusta il mio solito scrupoloso costume, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte
e, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più di un plagiario. 2
onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più di un plagiario. 27. Trascrivo le sue medesime paro
alar al primero inventor. 30. Abbondano (dice il prelodato Nasarre) di passaggi demasiadamente lascivos y malignos, en l
versione nel I libro de’ suoi Comentarj, dando al traduttore il nome di Alfonso Ulloa; ma ne’ seguenti versi egli si dà i
il nome di Alfonso Ulloa; ma ne’ seguenti versi egli si dà il cognome di Ordoñez: Nel mille cinquecento cinque appunto
osina credendole tragedie. 34. Dee però avvertirsi che questa favola di Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vicent
ò avvertirsi che questa favola di Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vicente il vecchio si pretende che appartenes
il Vicente il vecchio si pretende che appartenesse a Don Luis Infante di Portogallo nato nel 1506 e morto nel 1555. Veggas
. Veggasi la Biblioteca Lusitana del Barbosa, il quale allega la Vita di esso Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il
el Barbosa, il quale allega la Vita di esso Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime
a la Vita di esso Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime del Camoens. 35. Nè il Na
ercava in tutta la penisola drammi regolari composti prima del fiorir di Lope; nè il Lampillas che voleva mettere alla vis
li; nè altri critici ed apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono di sapere la regolarità di questa commedia. 36. Ag
apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono di sapere la regolarità di questa commedia. 36. Aggiungiamo la nostra trad
n possono rivendicare i proprj lavori, tocca a’ vivi che non pasconsi di rapine, a svellere da simili rochi corbacci le pi
volate a’ nobili augelli. E quindi nasce che tanti si fanno un pregio di coprirli di vergogna. V’ha de’ zerbinotti (diceva
bili augelli. E quindi nasce che tanti si fanno un pregio di coprirli di vergogna. V’ha de’ zerbinotti (diceva il celebre
resso il Giovio chiamava questi sfacciati scimie, ladri, rattoppatori di centoni. Ed il chiar. Tiraboschi coll’ usata sua
fonti ove beono, perchè manifestando gli arredi altrui son pur sicuri di non rimaner nudi. Ma gli scioli e gl’ impostori (
gli amici) si adornano delle penne altrui. 38. Delle favole sceniche di questo gesuita favellò con somma lode Antonio Pos
lode Antonio Possevino. 39. Vedi l’Origenes de la Poesia Castellana di Luis Velazquez. 40. V. la P. II lib. I sopra ogn
li dessi il titolo competente a coloro che non dicono il vero sapendo di non dirlo? a coloro che il proprio cuore condanna
il patriotismo che ci lega alla propria nazione: lodevole l’ impegno di difendere i compatriotti; ma egli è colpevole, ci
e i compatriotti; ma egli è colpevole, cieco e mal collocato a favore di chi inorpella la verità. 42. Vedasene la Vita sc
izione dell’Accademia Spagnuola. Questo secolo XVI vide tre letterati di gran nome sottoposti alla miseria, il Cervantes i
moens in Portogallo, e Torquato Tasso in Italia. 43. Vedasi anche su di ciò il mio Discorso Storico-Critico. 44. Si vuol
altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a questo poeta il nome di Lopez, voce che in Ispagna esprime un cognome in
ro pregevole opera dell’origine e delle regole della musica, parlando di Lope, non gliene attribuisce più di mille e cinqu
lle regole della musica, parlando di Lope, non gliene attribuisce più di mille e cinquecento. Egli ne parlò per tradizione
fu il primo che nel secolo XVI ebbe idea della vera commedia, e circa di essa e delle altre parti della poesia scrisse ecc
ltre parti della poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo di Aristotile e di Orazio. Al contrario Lope pressat
poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo di Aristotile e di Orazio. Al contrario Lope pressato dalle critiche
di Aristotile e di Orazio. Al contrario Lope pressato dalle critiche di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leona
zio. Al contrario Lope pressato dalle critiche di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di An
e pressato dalle critiche di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di Antonio Lopez e di altr
alle critiche di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di Antonio Lopez e di altri moltissimi
di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di Antonio Lopez e di altri moltissimi nazionali con
as, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di Antonio Lopez e di altri moltissimi nazionali contemporanei, i quali
nazionali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle di lui favole, ed obbligato dall’Accademia a giustif
rsi el Arte Nuevo de hacer comedias en este tiempo, nel quale in vece di fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e d
en este tiempo, nel quale in vece di fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e di Orazio, confessò di averne scosso
nel quale in vece di fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e di Orazio, confessò di averne scosso ogni giogo, e d
i fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e di Orazio, confessò di averne scosso ogni giogo, e diede precetti adatta
dattati alle proprie commedie, affermando che per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio, mentre le componeva, teneva
proprie commedie, affermando che per non udire i clamori di Plauto e di Terenzio, mentre le componeva, tenevagli chiusi c
rima che fosse conceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stamp
onceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564, ci
; che quando nel 1570 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica di Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto an
otto anni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, in cui vantavasi di aver conosciuti i precetti degli antichi, Pass
a tutte le altre? Le ci additi. Fanno pietà coloro che dove trattasi di fatti, giostrano con declamazioni, congetture e s
st’inganno verisimilmente passò dall’Eximeno all’Efemeridi letterarie di Roma, dove nel 1782 al numero LII si vide intrusa
Prologo, dove la moltitudine de’ madornali spropositi gareggia colla di lui impertinenza, e col cumolo di villanie che vo
madornali spropositi gareggia colla di lui impertinenza, e col cumolo di villanie che vomita contro gl’ Italiani e i Franc
sempre chiamerò Spagnuola l’Accademia che fioriva in Madrid in tempo di Lope, alla quale egli indirizzò il suo discorso (
no forse Spagnuoli quei che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta di Spagnuoli non dovrà chiamarsi Spagnuola? Or che p
a egli in quattro pagine intere su questo punto? Bisognerebbe aver la di lui impudenza e malignità per confondere nella mi
lui impudenza e malignità per confondere nella mia storia l’Accademia di Madrid che fioriva sin dal declinar del secolo XV
lo instituita da Filippo V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevat
po V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevati nella Storia de’ Tea
o è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e di storia rilevati nella Storia de’ Teatri con tanto
a, dicendo, yo no he visto ninguno; ma io lo farei certo, se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’asserma
se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’assermavano; di che soleva io maravigliarmi col mio dotto amico e
ì fuori colla grand’opera del suo Prologo compreso in dieci foglietti di picciolo ottavo in gran carattere silvio nel 1784
’autore della Storia de’ Teatri disse addio a quel caro suo soggiorno di circa diciotto anni. Se avesse prodotto il gran P
e combinazioni che mi perseguitano, ho dovuto soggiacere alla perdita di tanti miei proprj scritti per averli colà lasciat
gli dal Montalban intitolato Fama postuma. 49. Alle solite villanie di un uomo torbido del carattere di Huerta se voless
postuma. 49. Alle solite villanie di un uomo torbido del carattere di Huerta se volesse ora replicarsi in buona forma,
ra replicarsi in buona forma, bisognerebbe infierir bassamente contro di un morto che più non sente i colpi nè può approfi
acramentali che quì si narra. Egli dice (ed è il secondo grave errore di cui mi riprende) ch’è “mia colpevole negligenza i
el teatro Spagnuolo”. Non so in prima con qual fronte possa tacciarsi di colpevole negligenza uno straniero che si è indus
rsi di colpevole negligenza uno straniero che si è industriato almeno di rinvenir qualche orma di ciò che dell’intutto si
za uno straniero che si è industriato almeno di rinvenir qualche orma di ciò che dell’intutto si è veramente negletto da’
da me accennato? Questo poi che io ne dico, si scrisse da altri prima di me? V’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta ste
ne dico, si scrisse da altri prima di me? V’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta stesso mostrò di saperne più di me? m
prima di me? V’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta stesso mostrò di saperne più di me? mostrò anzi di saper queste co
’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta stesso mostrò di saperne più di me? mostrò anzi di saper queste cose quali esse s
detto di più? Huerta stesso mostrò di saperne più di me? mostrò anzi di saper queste cose quali esse siensi prima che io
scoperta da lui fatta su gli autos? Mi getta sul viso una collezione di dodici atti con sus loas (che in questo luogo sig
luogo significano introduzioni in dialogo) fatta da Don Joseph Ortiz di Villena pubblicata in Saragoza nel 1644, cioè più
Don Joseph Ortiz di Villena pubblicata in Saragoza nel 1644, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più
licata in Saragoza nel 1644, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più d’un di lui nazionale non ha pot
Saragoza nel 1644, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più d’un di lui nazionale non ha potuto tratt
44, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più d’un di lui nazionale non ha potuto trattenersi di ridere
r di Lope; di che più d’un di lui nazionale non ha potuto trattenersi di ridere. Egli fa pure autor di atti sacramentali i
lui nazionale non ha potuto trattenersi di ridere. Egli fa pure autor di atti sacramentali il Cervantes gratuitamente; e c
del Cervantes qualche auto? Niuno. Fe egli motto almeno qualche volta di averne scritto, come accennò d’aver composto dell
ndo che si andasse a rappresentar in una terra dalla comica compagnia di Angulo el malo. Bastò questo all’ Huerta per arzi
cortes de la muerte fosse un auto sacramentale; perchè nella penisola di Spagna vi sono stati auti che furono rappresentaz
Cervantes sol perchè egli lo nominò, potendo anche esser componimento di un altro, e forse del medesimo Lope, ed averlo Ce
e ha praticato in quell’opera piacevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or di altro. III. V’è
quell’opera piacevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or di altro. III. V’è tutta l’apparenza
cevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or di altro. III. V’è tutta l’apparenza che Cervantes p
che Cervantes per introdurre con qualche verisimilitudine una brigata di commedianti trasformati in figure buffonesche imm
valiere errante, avesse pensato ad accreditarla con fingere un titolo di un auto, senza esservi necessità che tal auto fos
azia gioverebbe a chi volesse rintracciare l’epoca fissa dell’origine di tali auti? Questo titolo non s’immaginò nè si fe
ò la II Parte del Don Quixote); ma noi abbiamo già parlato degli auti di Lope scritti sin dal XVI secolo; adunque l’autor
ritti sin dal XVI secolo; adunque l’autor del Prologo, con un corredo di villanie distese in dieci pagine contro del Signo
ta è stata l’urbanità, l’erudizione, l’esattezza istorica e la logica di Don Vicente Garcia de la Huerta. 50. Quorum (o
to dopo il 1552. Noi lo trascrivemmo nel 1777, ed ora stimiamo meglio di ometterlo, potendosi vedere nella Biblioteca Ispa
51. Nel suo Discorso II sopra le tragedie. 52. Il ridicolo manifesto di questo sogno creduto storia dal Lampillas (e quel
ig. Sedano e le congetture del sig. Lampillas. 56. Ecco buona parte di sì bella scena da me recata nel nostro volgare da
e salvando Salva il tuo Figlio; ed io ne andrò raminga Dove nuova di me qui mai non giunga. Meco sol condurrò per mi
lme innocenti, All’avo vostro or contro voi sì crudo. Oimè! senza di me senza del padre Quì rimarrete! Ed ei da me d
89 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
bbii e timori, giusti nelle distruttrici inondazioni de’ barbari, ben di rado si avverano nelle guerre de’ popoli culti, n
terati non intermettono i proprii lavori. Arse l’Italia nel XV secolo di un alto incendio di guerra in più luoghi; ma le c
ono i proprii lavori. Arse l’Italia nel XV secolo di un alto incendio di guerra in più luoghi; ma le contese de’ Pisani co
ghi; ma le contese de’ Pisani co’ Fiorentini, de’ Veneziani co’ duchi di Milano, degli Angioini cogli Aragonesi, non imped
’avanzamento degli studii e delle arti, nè il favore e la munificenza di tanti principi e ministri verso i coltivatori di
ore e la munificenza di tanti principi e ministri verso i coltivatori di esse. Quindi è che dedicaronsi quasi generalmente
atori di esse. Quindi è che dedicaronsi quasi generalmente gli uomini di lettere ad apprendere profondamente le due più fa
lioteche pubbliche e stamperie. Si promosse lo studio della filosofia di Platone. Risorse l’epopea. Si coltivò l’una e l’a
Risorse l’epopea. Si coltivò l’una e l’altra eloquenza ed ogni genere di erudizione, specialmente per le cure del famoso s
gliere de’ re Aragonesi Napoletani Giovanni Pontano, e del precettore di Leone X Agnolo Ambrogini detto il Poliziano, e de
nterà a crederea che dentro delle Alpi gli studii teatrali nelle mani di molti cospicui letterati fossero divenuti comuni
ero con maggior sontuosità. Scritta in volgare fu la rappresentazione di Gesù Cristo, a cui lavorarono il fiorentino Giuli
di Gesù Cristo, a cui lavorarono il fiorentino Giuliano Dati vescovo di san Leo, il Romano Bernardo di Mastro Antonio e M
no il fiorentino Giuliano Dati vescovo di san Leo, il Romano Bernardo di Mastro Antonio e Mariano Particappa, e s’impresse
o e Mariano Particappa, e s’impresse in Milano per Valerio e Girolamo di Meda fratelli, e si ristampò in Venezia l’anno 15
enico de’ Franceschia. Altre ne scrisse anche in volgare Feo Belcari, di cui l’Isacco composta in ottava rima fu la prima
alle nominate ma appartenente al medesimo secolo XV fu la Conversione di S. Maria Maddalena di Jacopo Alamanni divisa in c
tenente al medesimo secolo XV fu la Conversione di S. Maria Maddalena di Jacopo Alamanni divisa in cinque atti. La Convers
ia Maddalena di Jacopo Alamanni divisa in cinque atti. La Conversione di S. Paolo si rappresentò in Roma verso il 1380 d’o
i si rappresentò il dramma San Lorenzo e Paolo nel 1488 da’ figliuoli di Francesco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Madda
lo nel 1488 da’ figliuoli di Francesco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Maddalena figliuola di Lorenzo, di che può veders
li di Francesco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Maddalena figliuola di Lorenzo, di che può vedersi il suo biografo Rosco
sco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Maddalena figliuola di Lorenzo, di che può vedersi il suo biografo Roscoe presso Coo
allegoriche recitate da’ Fiorentini nel 1442 nell’ingresso trionfale di Alfonso I di Aragona in Napoli; e i Misteri della
recitate da’ Fiorentini nel 1442 nell’ingresso trionfale di Alfonso I di Aragona in Napoli; e i Misteri della Passione ivi
poli; e i Misteri della Passione ivi fatti rappresentare nella Chiesa di santa Chiara con magnifiche decorazioni dal medes
città Federigo III imperadore; ed anche le farse buffonesche inedite di Antonio Caracziolo rappresentate per lo più alla
inedite di Antonio Caracziolo rappresentate per lo più alla presenza di Ferdinando I; e finalmente li Gliuommere nel dial
a di Ferdinando I; e finalmente li Gliuommere nel dialetto napoletano di Jacobo Sannazzaro, e la farsa toscana del medesim
annazzaro, e la farsa toscana del medesimo illustre poeta della presa di Granata rappresentata in quella reggia in presenz
eta della presa di Granata rappresentata in quella reggia in presenza di Alfonso duca di Calabria nel 1489a. In questo sec
di Granata rappresentata in quella reggia in presenza di Alfonso duca di Calabria nel 1489a. In questo secolo ancora, e pr
diede in Tortona quella tanto magnifica festa nelle nozze d’Isabella di Aragona figlia di Alfonso duca di Calabria con Gi
quella tanto magnifica festa nelle nozze d’Isabella di Aragona figlia di Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Ma
nifica festa nelle nozze d’Isabella di Aragona figlia di Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca
a di Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, nella quale, per quanto vedesi presso il
composti in tal secolo da non volgari ingegni, troviamo una tragedia di Gregorio Corraro patrizio veneto morto nel 1464 c
aro patrizio veneto morto nel 1464 composta in versi latini nel l’età di soli anni diciotto, intitolata Progne, alla quale
acciandola come cosa propria. Un’altra tragedia latina sulla Passione di Cristo compose in questo secolo Berardino Campagn
illustrata. Altra tragedia latina in versi giambici dedicata al duca di Ferrara Borso da Este compose Laudivio cavaliere
errara Borso da Este compose Laudivio cavaliere Gerosolimitano nativo di Vezzano nella Lunigianaa, il quale appartenne all
ato improvvisamente nel 1464, e poi l’anno seguente ucciso per ordine di Ferdinando redi Napoli. Vidi il Codice Estense di
e ucciso per ordine di Ferdinando redi Napoli. Vidi il Codice Estense di tal tragedia in Modena nel fermarmivi per alcune
tivitate Ducis Jacobi tragoedia. Contiene cinque atti senza divisione di scene, e solo in margine si segnano i personaggi
e gl’interlocutori sono un augure, il coro ed un messo che nulla dice di più degli altri. Nel III la scena passa da Ferrar
oglierlo onorevolmente. Termina quest’atto col coro che canta le lodi di Drusiana moglie del Piccinino. Il IV atto è il pi
rattato venga in suo potere. Il carnefice insinua che si uccida, e la di lui eloquenza prevale. Si vede poscia il Piccinin
inino nella prigione. Il carnefice viene ad intimargli l’ordine della di lui morte: Dux Jac. En jam satelles adest, meque
tende gladiis. Il duce si sottopone alla condanna ed è ucciso; dopo di che dice il carnefice: Quam graviter diram const
; jam perfectum est scelus. L’atto termina col coro che in compagnia di Drusiana compiange la prigionia del Piccinino. Ne
ta a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto della
ssione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto della storia moderna nazionale.
ria delle sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Riario nipote di Sisto IV, essa fu la prima veduta in Roma dopo mo
trier, afferma che questa tragedia fu cantata come un’ opera musicale di oggidì, fondandosi sulle parole del medesimo Sulp
avere altri due significati, in ciascuno de’ quali sparisce ogni idea di opera. Perchè in prima non potrebbero esprimere r
re dicesi pur da’ Latini e da noi il recitar versi, per quella specie di canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de
ra in musica dovunque cantaronsi versi, cioè ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle c
di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle cantilene riferite di Albertin Mussato. E potevasene allungar la lista
de’ Latini, a’ quali pur si avvicina. Aggiungasi che dicendo Sulpizio di aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Rom
ro almeno sino a’ Latini, nè possiamo altrimenti concepir la tragedia di cui fa motto, se non come quella degli antichi. C
come quella degli antichi. Ciò che solo con certezza si deduce dalle di lui parole, si è, che quel componimento fu una tr
i stimiamo, ambedue queste opinioni sono arbitrarie, ed hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fine del secolo, ci
he fu arcidiacono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Ales
cono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Alessandro VI, co
e e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Alessandro VI, compose due drammi fatti rappresen
non pare che avesse conosciuto la prima edizione in quarto fatta de i di lui drammi in Roma per Magistrum Eucharium Silber
mi in Roma per Magistrum Eucharium Silber, alias Franck nel 1493 a’ 7 di maggioa Vi si trova impresso il Fernandus servatu
piano del Fernando fu dal Verardo ideato in occasione dell’attentato di un traditore contro la vita del re che per miraco
dell’attentato di un traditore contro la vita del re che per miracolo di san Giacomo sanò dalla ferita; ma fu disteso in v
a Marcellino suo nipote. Carlo dedicò il componimento all’arcivescovo di Toledo e primate delle Spagne Pietro Mendoza, e l
pontefice e da’ cardinali e prelati. Nell’azione che non ha divisione di atti, intervengono Plutone, Aletto, Tisifone, Meg
cardinal Mendoza, il Coro. Nel parlar che fa Plutone della religione di Cristo e di Maometto frammischia i nomi e i fatti
ndoza, il Coro. Nel parlar che fa Plutone della religione di Cristo e di Maometto frammischia i nomi e i fatti di Piritoo,
della religione di Cristo e di Maometto frammischia i nomi e i fatti di Piritoo, Castore, Oreste ed Ercole. Questa incong
te nel giusto tempo con gravità e con facilità, e non senza nitidezza di locuzione se non con proprietà ed eleganza Virgil
ntitolato Historia Baetica rappresenta l’evenimento dell’espugnazione di Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’argomen
est historia, non fabula. Ed in fatti par che l’autore si proponesse di narrare in un dialogo continuato l’azione esposta
are in un dialogo continuato l’azione esposta nell’argomento. In fine di questa composizione si trova scritto: Acta ludis
alendas Maii. Leonardo Bruni che da Arezzo sua patria portò il nome di Aretino, nato nel 1369, e morto nel 1444, avea co
à congettura il Tiraboschi nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età di venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, c
nni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera di un antico scrittore, perchè ha non poco dello sti
ll’Alberti della latina favella. E benchè poi giunto l’autore all’età di trenta anni l’avesse ritoccata e divolgata col su
l’avesse ritoccata e divolgata col suo nome, dedicandola al marchese di Ferrara Leonello da Este, non pertanto Aldo Manuz
anto Aldo Manuzio il giovane volle pubblicarla nel 1588 sotto il nome di Lepido comico poeta antico. Alberto da Eyb ne ins
no. Nella medesima opera dell’Eyb si mentova un’altra commedia latina di quel tempo di Marcello Ronzio vercellese intitola
sima opera dell’Eyb si mentova un’altra commedia latina di quel tempo di Marcello Ronzio vercellese intitolata de falso Hy
succeduto al padre nel 1441, nella quale confabulavano le massarizie di cucina, secondo il medesimo Decembrio. Un’ altra
altra in prosa intitolata Philogenia c trovasi ms nella R. Biblioteca di Parigi e nella Vaticanad, e nell’Estense benchè s
benchè senza nome dell’autoree Quella che ne vidi io nella Biblioteca di Parma s’intitola Ephigenia a Secco Polentone, oss
enta, cancelliere della Repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori di que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovan
’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani aggiungono il cognome di Ricci, compose anche in latino verso la metà del
a in prosa intitolata Lusus ebriorum, la quale serbasi ms fra’ codici di Giacomo Soranzo. Ma non composero gl’Italiani alt
prima pastorale tragica fra noi composta in volgare con qualche idea di regolare azione. L’autore non oltrepassava l’anno
dea di regolare azione. L’autore non oltrepassava l’anno diciottesimo di sua età, quando lo scrisse in tempo di due giorn
repassava l’anno diciottesimo di sua età, quando lo scrisse in tempo di due giorni (com’egli accenna in una lettera a Ca
morì il Cardinale, come osserva Girolamo Tiraboschi. Il Bibliotecario di Parma nel 1776 fe pubblicarlo in Venezia, così in
1776 fe pubblicarlo in Venezia, così intitolandolo: L’Orfeo tragedia di Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volt
egromantico, il quinto Baccanale. Contiene il primo un’ecloga amorosa di Aristeo, che poi va in traccia della ninfa Euridi
, ed indi a poco una Driade piangendo annunzia alle compagne la morte di Euridice, e vedendosi venir da lungi Orfeo la Dri
e vedendosi venir da lungi Orfeo la Driade manda altre ninfe a coprir di fiori l’estinta, ed ella ne reca a lui l’amara no
iade, da cui ode la morte dell’amata Euridice punta da morso velenoso di un serpente. Istupidito dal dolore parte Orfeo se
pente. Istupidito dal dolore parte Orfeo senza far motto alla maniera di Sofocle, rimanendo in iscena il satiro Mnesillo;
ena il satiro Mnesillo; indi ritorna piangendo la consorte, e risolve di calar giù nell’inferno, A provar se laggiù mercè
nferno, A provar se laggiù mercè s’impetra. Trattasi nel quarto atto di ciò che avvenne ad Orfeo nell’inferno. Ma quì si
strar da un lato la via che faceva Orfeo nell’avvicinarsi alla reggia di Plutone, e dall’altro l’inferno stesso. Ma tale s
cena bipartita converrebbe all’atto IV, e non al rimanente. I sospiri di Aristeo, i lamenti delle Driadi, il pianto di Orf
al rimanente. I sospiri di Aristeo, i lamenti delle Driadi, il pianto di Orfeo, cose che passano negli atti precedenti, e
l’azione. La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a piè di un monte con una fonte, presso di cui era Aristeo
ea rappresentare una campagna a piè di un monte con una fonte, presso di cui era Aristeo: … appresso a questa fonte Non s
monte. Rappresentò forse il IV il dilettevole orrore della dipintura di tante pene infernali sospese al cantar di Orfeo (
vole orrore della dipintura di tante pene infernali sospese al cantar di Orfeo (siccome l’espresse il Poliziano seguendo V
rfeo (siccome l’espresse il Poliziano seguendo Virgilio), e la reggia di Pluto, e la strada tenuta da Orfeo. Nel V potè to
onte destinata dalle Baccanti alla celebrazione de’ loro riti. Che se di tutte queste cose volesse idearsi una scena stabi
o, e delle apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco artificio di tener sotto gli occhi dello spettatore per tutta
per tutta la rappresentazione la più vistosa decorazione della reggia di Pluto, mentre altrove espongonsi cose assai meno
e espongonsi cose assai meno vivaci. Adunque la scena nell’Orfeo fuor di dubbio cangiossi, servendo anche allo spirito di
cena nell’Orfeo fuor di dubbio cangiossi, servendo anche allo spirito di magnificenza del secolo XV, in cui amavansi all’e
, e le macchine sorprendenti . In quest’atto Orfeo implora il ritorno di Euridice tra’ vivi, Proserpina intercede per lui,
an lateri juncta puella meo? L’ultimo pentametro indica la curiosità di Orfeo, che contro il divieto si volge a mirar la
i Orfeo, che contro il divieto si volge a mirar la moglie, e la perde di nuovo per sempre. Euridice sentendosi tirar indie
ndosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta di nuovo nel regno della morte. Il Poliziano calcand
i nuovo nel regno della morte. Il Poliziano calcando anche quì l’orme di Virgilio così la fa parlare: Aimè! che troppo am
pinto da Tisifone. Nel V atto Orfeo vaneggiando per lo dolore risolve di non mai più innammorarsi di donna veruna; ed era
o Orfeo vaneggiando per lo dolore risolve di non mai più innammorarsi di donna veruna; ed era questo un sentimento natural
tabile sfogo della lascivia? Questi sono errori dell’età giovenile, o di quegli ingegni vivaci che troppo a se fidando met
precipitanza a somiglianza de’ verseggiatori estemporanei impazienti di lima. Ma questo difetto e qualche altro che possa
resentarsi, non si era nel XV secolo ancora composta, perchè il primo di lei autore Cotta non ne compose se non che un att
olte cose dovettero cantarvisi, specialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ Cori. Due altre azioni te
n un intercalare cantato da quattro musici. Su tali strofe osserviamo di passaggio che il pensiero di adoperare ne’ drammi
uattro musici. Su tali strofe osserviamo di passaggio che il pensiero di adoperare ne’ drammi le arie, cioè le stanze anac
1784, a cagione delle strofe del Notturno, confessare spontaneamente di essermi ingannato, avvenne che un modernissimo ga
nza io riposassi sulla prima asserzione del Planelli. Ma io che penso di avere una coscienza un pò più delicata de’ gazzet
o che penso di avere una coscienza un pò più delicata de’ gazzettieri di queste contrade, le dico che si astenga di trarre
ù delicata de’ gazzettieri di queste contrade, le dico che si astenga di trarre il capo fuori del suo telonio e di frammis
ade, le dico che si astenga di trarre il capo fuori del suo telonio e di frammischiarsi in ciò che ignora, e stia ad ascol
ciò scrisse nel 1785, ed io gli avea tolto il travaglio intempestivo di correggermene; giacchè un anno prima, cioè nel 17
. Lascio poi che le stanze allegate del Notturno hanno la prerogativa di aver preceduto di tutto un secolo anche quell’ari
e stanze allegate del Notturno hanno la prerogativa di aver preceduto di tutto un secolo anche quell’aria del Rinuccini po
dizione milanese, ed in alcune veneziane Gaudio d’amore. Il carattere di essa è nel basso comico, seguendo la condizione d
de’ personaggi antichi servi ruffiani parassiti meretrici. Ma tempo è di accennare alcuni altri passi teatrali dati in alt
duca Ludovico Sforza fe aprire in questo secolo un magnifico teatro, di cui si parla in un epigramma di Lancino Cortia In
in questo secolo un magnifico teatro, di cui si parla in un epigramma di Lancino Cortia In Firenze il celebre traduttore d
la in un epigramma di Lancino Cortia In Firenze il celebre traduttore di Tito Livio, Giacomo Nardi, secondo il Fontanini,
fu il rinomato calabrese Pomponio Leto. Per quanto leggesi nella Vita di lui composta da Marcantonio Sabellico, cominciò i
eto a farvi recitare ne’ cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno,
citare ne’ cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando eg
de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando egli stesso ad alcuni
e moderno, insegnando egli stesso ad alcuni civili giovanetti il modo di rappresentarle. A tempo di Paolo Cortes, per quan
stesso ad alcuni civili giovanetti il modo di rappresentarle. A tempo di Paolo Cortes, per quanto egli stesso racconta, fe
fecesi anche sul colle Quirinale la recita dell’Asinaria. Nel Diario di Jacopo Volterrano pubblicato dal Muratoria si par
ia. Nel Diario di Jacopo Volterrano pubblicato dal Muratoria si parla di un dramma intorno alla vita di Costantino rappres
rano pubblicato dal Muratoria si parla di un dramma intorno alla vita di Costantino rappresentato a’ cardinali nel carnova
’ cardinali nel carnovale del 1484, nel quale sostenne il personaggio di Costantino un Genovese che da quel tempo sino all
acoli teatrali sotto la direzione dell’infelice Ercole Strozzi figlio di Tito Vespasiano ferraresea; e niuno vi ebbe (di
raresea; e niuno vi ebbe (dice Girolamo Tiraboschi) che nella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole
ella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole I duca di Ferrara principe veramente magnifico al pari di q
quanto Ercole I duca di Ferrara principe veramente magnifico al pari di qualunque più possente sovrano. A’ venticinque d
magnifico al pari di qualunque più possente sovrano. A’ venticinque di gennajo del mentovato anno, secondo l’antico diar
o ferrarese, questo splendido duca fe rappresentare in un gran teatro di legno innalzato nel cortile del suo palazzo la co
i legno innalzato nel cortile del suo palazzo la commedia de’ Menecmi di Plauto, alla cui traduzione egli stesso avea post
o poi del medesimo mese del seguente anno vi si rappresentò la favola di Cefalo divisa in cinque atti e scritta in ottava
ima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente di Ercole I compose la sua commedia, o a dir meglio,
nel 1543 corretta da Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel di lui teatro Antonio da Pistoja della famiglia Came
Mostellaria stampate in Venezìa. Il famoso Matteo Maria Bojardo conte di Scandiano, ad istanza del medesimo duca, compose
e in cinque atti il Timone commedia tratta dal dialogo così chiamato di Luciano, la quale trovasi impressa la prima volta
l’autore, e se ne fece nel 1500 una seconda edizionea. Non ci curiamo di riferire a questo secolo le due commedie italiane
. Non ci curiamo di riferire a questo secolo le due commedie italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferd
iamo di riferire a questo secolo le due commedie italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Si
le due commedie italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Silva cremonese intitolata l’Amante
e italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Silva cremonese intitolata l’Amante Fedele rappre
Silva cremonese intitolata l’Amante Fedele rappresentata nelle nozze di Bianca Maria Visconti col conte Francesco Sforzaa
monumenti ciò che incresce ai Lampigliani, che l’Italia può vantarsi di aver coltivata la drammatica ad imitazione degli
mmi eziandio, verità che vedrebbero con tutta l’Europa gli apologisti di ogni nazione, purchè gettassero via i vetri color
li apologisti di ogni nazione, purchè gettassero via i vetri colorati di Plutarco. E chi allora metterebbe più in confront
tarco. E chi allora metterebbe più in confronto una ventunesima parte di una novella in dialogo come la Celestina (che ebb
conte Mazzucchelli t. II parte I citata anche dal Tiraboschi il quale di altre farse sacre fa pur menzione nella pag. 183
ra delle Sicilie, pag. 364 ecc. b. Il gesuita Bettinelli si contenta di dire dopo il 1480. Errò poi quasi di un secolo il
l gesuita Bettinelli si contenta di dire dopo il 1480. Errò poi quasi di un secolo il suo confratello Stefano Arteaga, dic
stupenda, e non già come componimento drammatico, nè come una specie di opera in musica. Nè questa nè la mentovata farsa
ecie di opera in musica. Nè questa nè la mentovata farsa per la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versailles
a mentovata farsa per la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versaillesdate da Luigi XIV nel 1654, nè le feste
ella poesia, compongono quel tutto ed uno che portò più tardi il nome di Opera. a. Nella Storia de’ Teatri impressa nel 1
oria de’ Teatri impressa nel 1777, lo dissi nato in Vairano nel regno di Napoli, fidando nel Codice Estense citato dal cel
omo insigne in una sua cortesissima lettera scrittami a Genova ne’ 19 di lug’io del 1779 si compiacque avvertirmi di aver
scrittami a Genova ne’ 19 di lug’io del 1779 si compiacque avvertirmi di aver egli letto in quel Codice Veranensis in vece
acque avvertirmi di aver egli letto in quel Codice Veranensis in vece di Vezanensis,siccome dee leggersi per quel che appa
o uxorem. a. Apostolo Zeno nelle Annotazioni alla Bibliotcca Ital. di Giusto Fontanini t. 1, p. 358. a. Rivoluzioni d
. a. Vedi le Memorie istoriche de’ Letterati Ferraresi opera postuma di Giannandrea Barotti. b. Vedi le Lettere di Apost
i Ferraresi opera postuma di Giannandrea Barotti. b. Vedi le Lettere di Apostolo Zeno t. III, pag. 160. a. V. il t. IV d
ia della Lett. Ital. del Tiraboschi. a. Il padre Bianchi nulla seppe di queste due edizioni, delle quali si parla nel l’E
le quali si parla nel l’Eloq. Ital. del Fontanini; e solo fa menzione di una terza del 1513 di Venezia, ed a questa seguì
l’Eloq. Ital. del Fontanini; e solo fa menzione di una terza del 1513 di Venezia, ed a questa seguì la quarta fatta nella
90 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 580-583
. Figlia del precedente, nata a Firenze l’8 dicembre 1842, nel popolo di S. Simone, fu per comune consentimento la maggior
circa, per la spontaneità e il sentimento prodigiosi. Nata da artisti di pregio, cresciuta sulle tavole del palcoscenico,
è a stupire ch'ella divenisse grande a sua volta, dando i primi segni di una eccezionale intuizione a soli nove anni, quan
i di una eccezionale intuizione a soli nove anni, quando al Teatro Re di Milano si presentò a recitare nella Giovannina de
lli. A tredici anni appena era già l’amorosa della Compagnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno
mpagnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno di una Compagnia piemontese. A quindici si unisce al
. A quindici si unisce alla zia e percorre con lei le grandi capitali di Europa, e dopo un anno eccola in Italia ed eccola
grandi capitali di Europa, e dopo un anno eccola in Italia ed eccola di nuovo con Toselli per alcune rappresentazioni, pr
: Cichina d’ Moncalé (1859). Riparte con la zia, e dà segni non dubbi di futura grandezza…. Ma non monta in superbia per c
ndezza…. Ma non monta in superbia per ciò : tornata in Italia, memore di quel che fu il maestro per lei, si unisce ancora
ò ad essere il più forte autore del Teatro piemontese, per sentimento di modernità, accoppiato alla più ardente passione (
pressivo, sereno e soave a un tempo, intelligentissimo ; un complesso di fisionomia che avea qualcosa delle Madonne del Mu
fresca dai nostri Collegi-Convitti delle monache. Io ebbi la fortuna di conoscerla quando non aveva che quindici anni. ……
noscerla quando non aveva che quindici anni. ……………. Da la Guera o pas di Garelli, è passata sempre trionfalmente a Gigin a
e artistica per la nostra Adelaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta
delaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta e provetta. E infatti, era
prima donna ideale. » A quello delle Sponde del Po, seguì il successo di Sablin a bala ; ma dove la splendida farfalla si
endida farfalla si levò sulle ali poderose, dove la Tessero diè prova di tutti i suoi mezzi artistici, si fu in Margritin
dle violette, una felice riproduzione, o riduzione, del dramma tipico di Dumas. Dal Teatro piemontese passò poco di po
one, del dramma tipico di Dumas. Dal Teatro piemontese passò poco di poi al Teatro italiano, primeggiando nella Compag
poi al Teatro italiano, primeggiando nella Compagnia Bonazzi a fianco di Virginia Santi e di Enrico Cappelli, prima ; indi
no, primeggiando nella Compagnia Bonazzi a fianco di Virginia Santi e di Enrico Cappelli, prima ; indi in quella di Alaman
fianco di Virginia Santi e di Enrico Cappelli, prima ; indi in quella di Alamanno Morelli, con cui stette acclamatissima u
agnia n.° 1, 1873), dopo il clamoroso successo avuto nella Marcellina di Marenco al D'Angennes di Torino, in unione a Giac
il clamoroso successo avuto nella Marcellina di Marenco al D'Angennes di Torino, in unione a Giacinta Pezzana, quella che
diede al capocomicato con varia fortuna, percorrendo le grandi città di Europa e di America ; poi…. per una malattia canc
pocomicato con varia fortuna, percorrendo le grandi città di Europa e di America ; poi…. per una malattia cancerosa al pet
ome antonomastico, dovrebbe dire : La grande lottatrice ! Mai artista di teatro si è sentita così gagliarda e possente in
possente in faccia alle bufere della platea…. Pareva ch'ella godesse di trovarsi alle prese col mostro dalle cento teste,
te, e assaporasse nel conflitto l’ebbrezza della vittoria…. Che lanci di leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di an
litto l’ebbrezza della vittoria…. Che lanci di leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di angoscia, di terrore ! chi r
a vittoria…. Che lanci di leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di angoscia, di terrore ! chi ricorda, chi ricorda i
Che lanci di leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di angoscia, di terrore ! chi ricorda, chi ricorda i tre gridi fa
di terrore ! chi ricorda, chi ricorda i tre gridi famosi del Suicidio di Paolo Ferrari, e il famoso Vedova di Donna o Ange
i tre gridi famosi del Suicidio di Paolo Ferrari, e il famoso Vedova di Donna o Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere 
i del Suicidio di Paolo Ferrari, e il famoso Vedova di Donna o Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere ! che vita vissuta
Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere ! che vita vissuta fu quella di Adelaide Tessero sulla scena ! Con quale spontane
anti a quelle possenti creazioni, ch'erano : Patria, L'Odio, Fernanda di Sardou, Messalina, Cleopatra di Cossa, Le famigli
, ch'erano : Patria, L'Odio, Fernanda di Sardou, Messalina, Cleopatra di Cossa, Le famiglie illegali di Pailleron, Il Ridi
rnanda di Sardou, Messalina, Cleopatra di Cossa, Le famiglie illegali di Pailleron, Il Ridicolo di Ferrari, e più tardi Od
a, Cleopatra di Cossa, Le famiglie illegali di Pailleron, Il Ridicolo di Ferrari, e più tardi Odètte di Sardou, Maria Anto
lie illegali di Pailleron, Il Ridicolo di Ferrari, e più tardi Odètte di Sardou, Maria Antonietta ed Elisabetta Regina d’I
Odètte di Sardou, Maria Antonietta ed Elisabetta Regina d’Inghilterra di Giacometti, Maria Stuarda di Schiller, e tutto in
ietta ed Elisabetta Regina d’Inghilterra di Giacometti, Maria Stuarda di Schiller, e tutto infine il repertorio della glor
nte capace d’intendere quella recitazione tutta impulsi, senza un fil di meccanica, dettò nel Fanfulla domenicale del 31 g
dettò nel Fanfulla domenicale del 31 gennaio '92, poco dopo la morte di lei, un articolo ricco di commovente entusiasmo,
cale del 31 gennaio '92, poco dopo la morte di lei, un articolo ricco di commovente entusiasmo, da cui mi piace, per chiud
amente questo mio, stralciare un brano, che si riferisce a una recita di Fernanda al Margherita di Genova per la famiglia
are un brano, che si riferisce a una recita di Fernanda al Margherita di Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto,
isce a una recita di Fernanda al Margherita di Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto, come dissi, andò…. come d
zione, no : fu tutto un dramma rubato alla vita ! Lei più nulla aveva di donna ; era diventata una belva : il suo viso, co
la aveva di donna ; era diventata una belva : il suo viso, così dolce di solito, non era riconoscibile…. Pallida come un c
ida come un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contratte, umide di bava…. Ne fui talmente spaventato per quelli che
tte, umide di bava…. Ne fui talmente spaventato per quelli che diceva di odiare, e ai quali voleva fare tanto male, che no
voleva fare tanto male, che non compresi null’altro, se non il dovere di difendere da quella jena quei disgraziati ! Me le
a, senza riuscirvi, tanta era la forza, l’agilità con cui mi sfuggiva di mano…. urlando, sibilando ! Finalmente, mi riuscì
cui mi sfuggiva di mano…. urlando, sibilando ! Finalmente, mi riuscì di moltiplicare le forze : la sollevai. Il teatro se
sarebbe detto che quei mille spettatori fossero compresi dalla verità di quel dramma : non si sentivano che i miei rantoli
91 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 31-32
Lolli Giovan Antonio. Abbiamo in molte lettere dell’Archivio di Modena precise notizie di questo comico, il quale
nio. Abbiamo in molte lettere dell’Archivio di Modena precise notizie di questo comico, il quale fu rinomatissimo artista
omatissimo artista sotto la maschera del Dottore, e col nome teatrale di Dottor Brentino, a differenza del suo omonimo Gio
olo Lolli che sotto la stessa maschera fu celebre in Francia col nome di Dottor Baloardo. La prima notizia troviamo in una
rte della Compagnia del Principe Alessandro Farnese. È lo stesso Duca di Modena che si rivolge al Cardinal Legato di Bolog
Farnese. È lo stesso Duca di Modena che si rivolge al Cardinal Legato di Bologna, pregandolo di chiamare a sè il Lolli e d
ca di Modena che si rivolge al Cardinal Legato di Bologna, pregandolo di chiamare a sè il Lolli e di persuaderlo con belle
al Cardinal Legato di Bologna, pregandolo di chiamare a sè il Lolli e di persuaderlo con belle promesse ad accettare l’inv
sè il Lolli e di persuaderlo con belle promesse ad accettare l’invito di far parte della Compagnia del Duca, al che pare s
re si fosse mostrato renitente. Da un’altra lettera del 30 giugno 76 di Don Alfonso d’Este si apprende come il Dottor Lol
r Lolli fosse in Francia. Ma il '77 era a Verona al servizio del Duca di Modena. Il '79 si trovò a recitar nientemeno che
et Ecc.mo Sig.or Sig.or et Padron Col.mo In fine, la Suprema bontà, di Sua Altezza Reale là Sig.ra Duchessa di lorch, là
In fine, la Suprema bontà, di Sua Altezza Reale là Sig.ra Duchessa di lorch, là quale non inuidia punto la Generosità d
morzare ma per accendere maggiormente là sete à questo Idropico corpo di Compagnia ; Potati che furono à pena i Rami dei V
ami dei Vechio debito, ripulullorno in breue in tanta copia che mossa di nouo à Pietà là Prodiga mano di Sua Altezza Reale
rno in breue in tanta copia che mossa di nouo à Pietà là Prodiga mano di Sua Altezza Reale hà ritrouato il modo di sradica
ouo à Pietà là Prodiga mano di Sua Altezza Reale hà ritrouato il modo di sradicare questa infruttuosa Pianta. Indi in quan
utar aria à Dio Piacendo, è si i disgusti ch'io prouo dà questa turba di Compagni sregolata, non mi fanno ricadere, spero
o dà questa turba di Compagni sregolata, non mi fanno ricadere, spero di ritornare con salute à riuedere il Panaro, termin
ero di ritornare con salute à riuedere il Panaro, terminato che haurò di piu mirare l’Abhorito Tamiggi ; Attendo perciò un
er scostarmi quanto prima dà questi lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima
a dà questi lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima mia lè scrissi poichè l
sti lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima mia lè scrissi poichè là mia Fl
tto è per tutto in habile à poter più proseguire auanti ; ò mutatione di Compagni, ò libertà ; Londra li 17 febraro 1679.
Sig.r Don Alfonso D' Este Franca per Mantoa Modena. A questo viaggio di Londra si riferisce l’altra sua lettera da Lione
o Francesco Delli Angioli (V.). Con lettera del 3 marzo 1683, il Duca di Mantova scriveva al Duca di Modena, per chiedergl
.). Con lettera del 3 marzo 1683, il Duca di Mantova scriveva al Duca di Modena, per chiedergli insieme ad altri comici il
il Dottor Brentino, da aggregare alla propria compagnia. Ma il Duca di Modena continuò a tener compagnia, e in essa il L
Ma il Duca di Modena continuò a tener compagnia, e in essa il Lolli, di cui abbiamo la seguente lettera curiosissima : Al
Gio. Antonio Lolli Allias Dottor Brentino Comico, Humil.mo Seruitore di Vostra Altezza Serenissima Doppo di hauere per lo
entino Comico, Humil.mo Seruitore di Vostra Altezza Serenissima Doppo di hauere per lo spatio di anni otto seruito con ogn
Seruitore di Vostra Altezza Serenissima Doppo di hauere per lo spatio di anni otto seruito con ogni Decoro et honoreuolezz
ni Decoro et honoreuolezza al’ Altezza Vostra fù Già Vn’Anno sà suori di tempo, è senza alcun’Demerito, Dal’Sig.re Don Alf
g.re Don Alfonso, licentiato dal’Ser.mo Seruiggio, à conditione però, di non passare i monti fuori di Itallia, nè di impeg
dal’Ser.mo Seruiggio, à conditione però, di non passare i monti fuori di Itallia, nè di impegnarsi con altri Prencipi ; on
iggio, à conditione però, di non passare i monti fuori di Itallia, nè di impegnarsi con altri Prencipi ; ondè non hauendo
Mà sempre senza frutto. ondè ridotto in estrema Neccessità, è Carico di Debiti ; ricorre con Profonda humilta à Piedi di
Neccessità, è Carico di Debiti ; ricorre con Profonda humilta à Piedi di Vostra Altezza Ser.ma Supplicandola à Volere con
so riflettere alla sua Causa non hauendo doppo un’Anno Perduto ; modo di sostentarsi, che di tanta Gratia. Quam Deus &
ua Causa non hauendo doppo un’Anno Perduto ; modo di sostentarsi, che di tanta Gratia. Quam Deus &. Di fuori : Memori
us &. Di fuori : Memoriale All’ Altezza Ser.ma Dell’ Signor Duca di Modena Per Gio. Antonio Lolli Comico detto il’ Do
igurava nella lista dei comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni, di Carlo San Giorgi, ecc. ecc.
i comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni, di Carlo San Giorgi, ecc. ecc., ai quali per sussist
vizio del Duca, a cui scrive da Ferrara Luigi Bentivoglio, pregandolo di concedere la permissione al Dottor Brentino di tr
entivoglio, pregandolo di concedere la permissione al Dottor Brentino di trasferirsi a recitar colà nella compagnia da lui
le rinvenire, specialmente per quanto potesse concernere un suo grado di parentela con Fichetto e col Dottor Baloardo, dei
92 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
ar nelle cose il ridicolo, e dell’eccellenza della ricchissima lingua di tal nazione che si presta con grazia e lindura al
o XVIII, in cui anche nel settentrione vanno sorgendo buoni imitatori di Terenzio e di Machiavelli, Wycherley e Moliere. N
i anche nel settentrione vanno sorgendo buoni imitatori di Terenzio e di Machiavelli, Wycherley e Moliere. Non possiamo ra
farsa piacevole atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares
atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares da me vedute rip
tañes en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie di Cimone di Giovanni Boccaccio, il quale non per am
a Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie di Cimone di Giovanni Boccaccio, il quale non per amore ma per
caltro, cangiamento che si rende verisimile per la durata dell’azione di più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittu
tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta di nobiltà in ogni incontro. Il titolo del Domine Lu
in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia di Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo
uno studente de’ monti Asturiani sommamente goffo ed ignorante; ed il di lui zio che esercita l’avogheria, non è meno ridi
ina a don Lucas, il quale però ama l’altra sciocca e semplice al pari di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di don Luc
sciocca e semplice al pari di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di don Lucas il capriccio di volere esperimentar Leo
i di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di don Lucas il capriccio di volere esperimentar Leonora a lui promessa, e pre
olere esperimentar Leonora a lui promessa, e prega un suo amico che è di lei occulto amante, a fingere di amarla, e gliene
promessa, e prega un suo amico che è di lei occulto amante, a fingere di amarla, e gliene dà tutto l’agio. Ma il primo che
ato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze, fu l’autore di una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede
udiziosa traduzione in versi coll’assonante del Pregiudizio alla moda di La-Chaussèe intitolandola la Razon contra la moda
re comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, e di una lingua pura, e
la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, e di una lingua pura, e della natural vivacità e grazi
natural vivacità e grazia dell’autore, riuscì debole nella dipintura di donna Geronima, e sforzato ne’ motteggi, e cadde
idiculo don Sancho che rimase inedita. Essendosi compiaciuto l’autore di permettermene la lettura, vi ammirai pari armonia
ene la lettura, vi ammirai pari armonia nella versificazione e grazia di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’intere
armonia nella versificazione e grazia di locuzione, ma parvemi priva di energia e d’interesse nella favola e nel costume.
Nel Saggio teatrale del sig. Sebastian y Latre si pubblicò anche una di lui riforma del Parecido en la corte, in cui proc
icò anche una di lui riforma del Parecido en la corte, in cui procurò di conservare le unità, ma poche volte ritenne le gr
ommedia intitolata Hacer que hacemos, cui noi potremmo dare il titolo di Sex Faccendone, di uno che vuol mostrarsi sempre
Hacer que hacemos, cui noi potremmo dare il titolo di Sex Faccendone, di uno che vuol mostrarsi sempre affaccendato, ma ch
accendato, ma che nulla ha da fare. L’autore si occultò sotto il nome di Tirso Ymareta. Questo nome si vuole anagramma di
ccultò sotto il nome di Tirso Ymareta. Questo nome si vuole anagramma di Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco;
di Tirso Ymareta. Questo nome si vuole anagramma di Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco; ma se egli ricusò di
di Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco; ma se egli ricusò di riconoscere per sua tal commedia, non è giusto at
o in altre due favole. Tirso dunque racchiuse in un giorno l’inazione di questa favola con particolare nojosità. Egli avea
la con particolare nojosità. Egli avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrar
tà. Egli avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrarsi pieno di affari, e non
ccozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrarsi pieno di affari, e non fa mai nulla; ma gli mancò la neces
po del Calderòn venne alla luce una favola più mostruosa del Koulican di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fan
Koulican di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo di Marta Romorandina
ndo si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipide di trasfor
uelle che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipide di trasformazioni e magie, che nella state del 1782
i tradussero ottimi drammi forestieri più insulsamente e sconciamente di quello che Ramòn La-Cruz, ed altri simili poetast
enti de’ re, e degli eroi Greci e Romani? Quando ne’ secoli più rozzi di ogni nazione si sono presentate sulle scene favol
i di ogni nazione si sono presentate sulle scene favole più incondite di quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusiva
vamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago di Astracan, del Mago del Mogol? Io non ne nomino i
mpere per morire ed esser seppelliti in coro in siffatto scartabello, di cui sento che in Ispagna altri già più non favell
i anni del secolo XVIII ci presentano pochi componimenti ma ben degni di nominarsi con onore. Non si cerchino però negli s
zioni che vi feci nel 1798. Los Menestrales (gli artigiani) commedia di cinque atti in versi endecasillabi con assonante
tigiani) commedia di cinque atti in versi endecasillabi con assonante di Candido Maria de Trigueros si rappresentò e s’imp
due reali gemelli Carlo e Filippo. Lodevole fu il disegno dell’autore di esporre sulla scena alla pubblica derisione la ri
la loro opulenza, sacrificano tutto per parer nobili, ed o si coprono di ridicolo, o cadono nelle ultime bassezze, e giung
le regole dell’unità, si attiene scrupolosamente alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena, e si vale di una l
ente alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena, e si vale di una locugione propria della mediocrità de’ person
culcano la virtù e la giustizia. Un villano p. e. con un asino carico di paglia urta, e spinge al suolo un nobile immagina
o un nobile immaginario, ed un altro impostore che ha preso il titolo di barone essendo di origine e di mestiere ciabattin
nario, ed un altro impostore che ha preso il titolo di barone essendo di origine e di mestiere ciabattino, dice con disdeg
altro impostore che ha preso il titolo di barone essendo di origine e di mestiere ciabattino, dice con disdegno, no merec
nor, venganza, punto y duelo? La giovane Rufina carattere freddo ma di buona morale nella scena seconda del II atto vorr
ella scena seconda del II atto vorrebbe che Cortines suo padre (sarto di mestiere che si adira se altri se ne sovvenga, e
e. Quindi nella scena seguente domandandole Giusto che cosa mai pensi di ciò che si va disponendo, ella con tenerezza risp
s contento. Pero vè que es mi padre. Non posso con tutto ciò lasciar di dire che la favola procede con lentezza e languor
ivo perridurre tutto allo scioglimento. Anche i caratteri abbisognano di maggior naturalezza ed energia, specialmente quel
ri abbisognano di maggior naturalezza ed energia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali
nano di maggior naturalezza ed energia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali e lepidez
gia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali e lepidezze urbane, e di partiti piacevoli,
fa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali e lepidezze urbane, e di partiti piacevoli, ed è ben lontana da quella for
llas, nè Huerta esageratori sur parole del merito comico delle favole di Naharro e della Celestina (che battezzano per com
, e sempre copisti desidiosi. Il Valdès ha posta in azione la novella di Basilio e Chiteria leggiadramente descritta dal c
’ha ingenuamente citato, intitolandola las Bodas de Camacho, le nozze di Camaccio. Lo stile sobrio per la giustezza de’ se
nti e per la proprietà dell’espressione, ricco e copioso d’immagini e di maniere poetiche ammesse nel dramma pastorale, ap
sionato ne’ punti principali della favola; la verificazione armoniosa di endecasillabi e settenarii alternati e rimati ad
settenarii alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri singolarmente di Basilio, di Chiteria, di Petronilla, Don-Chisciot
alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri singolarmente di Basilio, di Chiteria, di Petronilla, Don-Chisciotte ben soste
imati ad arbitrio; i caratteri singolarmente di Basilio, di Chiteria, di Petronilla, Don-Chisciotte ben sostenuti; la pass
modo alle buone pastorali italiane. Quanto dice Chiteria meriterebbe di trascriversi interamente. In un monologo pieno di
hiteria meriterebbe di trascriversi interamente. In un monologo pieno di un patetico che giugne al cuore, dice la pastorel
a meraviglia l’interesse, e commuove e penetra nell’intimo dell’animo di chi legge o ascolta. Cresce nel IV il movimento p
auto apparecchio delle nozze, e per la protezione che Basilio implora di Don Chisciotte, raccontandogli il vero della prop
propria disperazione misto col finto soccorso del mago e del presagio di lui che dispone lo scioglimento condotto con veri
condotto con verisimilitudine e con espressioni confacenti allo stato di Basilio ed al concertato disegno. Urtarono due al
ro Fernandez de Moratin. Il primo fu Archivario della real Segreteria di Stato, che si vuo e l’autore della riferita comme
ma nel 1788 in Madrid nel Coral del Principe, e piacque. La dipintura di un giovane educato con moine e carezze senza veru
ginali, i quali abbondano nelle società culte e numerose. I caratteri di don Mariano mal educato, di sua madre che chiama
lle società culte e numerose. I caratteri di don Mariano mal educato, di sua madre che chiama amor materno la cieca sua co
to, di sua madre che chiama amor materno la cieca sua condiscendenza, di donna Monica avventuriera che si finge dama, e se
ndiscendenza, di donna Monica avventuriera che si finge dama, e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed es
onica avventuriera che si finge dama, e serve di zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed espressi con verità e dest
sono comici ed espressi con verità e destrezza. Conveniente è quello di don Cristofano tutore e zio del Signorino accarez
chi sicofanti. La favola consiste nel discoprimento e nella punizione di donna Monica e nell’esiglio di don Mariano per es
te nel discoprimento e nella punizione di donna Monica e nell’esiglio di don Mariano per essere stato sorpreso in un giuoc
guenza il dolore della madre ed il matrimonio che non interessa punto di Flora con Fausto. L’azione si conduce regolarment
stile proprio della scena comica, e colla solita buona versificazione di ottonarii coll’assonante. Taluno troverà soverchi
chie le operazioni della favola nel periodo che si racchiude dall’ora di sesta all’annottare. Il trage de por la mañana
acchiude dall’ora di sesta all’annottare. Il trage de por la mañana di don Mariano indica che egli venga a casa prima de
ha desinato nella propria casa, non dovea dirsene un motto? La venuta di donna Monica nell’atto III in casa di don Cristof
vea dirsene un motto? La venuta di donna Monica nell’atto III in casa di don Cristofano dopo essere stata ravvisata per la
visata per la stessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo di lei biglietto poteva invitarsi don Mariano al giu
nvitarsi don Mariano al giuoco e rimetterglisi le lettere falsificate di Fausto e Flora. Soprattutto vi si desidererà più
o ne’ passi dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli di questa favola le origini della corruzione del car
ù lodevoli di questa favola le origini della corruzione del carattere di Don Mariano indicate ottimamente nella seconda sc
on Mariano indicate ottimamente nella seconda scena dell’atto I, e la di lui vita oziosa descritta da lui stesso in pochi
le finalmente è l’incontro comico della scena dodicesima dell’atto II di donna Monica dama riconosciuta per Antonietta di
icesima dell’atto II di donna Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata, ed artificiosi i di lei raggiri per isme
Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata, ed artificiosi i di lei raggiri per ismentir don Alfonso. Gettata sul
a, nella quale si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione di un padre spensierato, come nell’altra è una madre
e del figliuolo. Vi s’introduce una donna Ambrosia vedovetta trincata di dubbia fama, che alimenta nella Pepita capriccios
ante tutte le dissipazioni della gioventù senza costume, e fomenta la di lei sconsigliata propensione per un vagabondo cia
nella prima favola donna Monica avventuriera contribuisce alla ruina di don Mariano. Don Eugenio onorato cavaliere che am
don Basilio che fa riconoscere nel finto marchese un vero truffatore di mestiere, corrisponde ad Alfonso, per cui viene a
oprirsi la falsa dama dell’altra favola. Il viluppo e lo scioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’art
ioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’artificio di due finte lettere. La critica potrebbe sugerire c
e che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazion di Pepita, se la di lei zia si mostrasse meno pungen
e risalterebbero gli effetti della pessima educazion di Pepita, se la di lei zia si mostrasse meno pungente in ogni incont
nferenza deliberativa col medesimo Eugenio e con la zia. Il carattere di Bartolo portato a tutto sapere e a tutto dire non
rtolo portato a tutto sapere e a tutto dire non dovrebbe permettergli di tacer come fa in tutta la commedia l’importante s
a in tutta la commedia l’importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di don Eugenio, che egli non i
l’importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca di don Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I.
tto I. Sembra in fine che in una favola che l’autore vuol che cominci di buon mattino e termini prima di mezzodì, non poss
favola che l’autore vuol che cominci di buon mattino e termini prima di mezzodì, non possano successivamente accadere tan
onversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena di ricamare poco propria in campagna, un giuoco di t
iberazioni, una scena di ricamare poco propria in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merend
camare poco propria in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merenda, accuse contro Eugenio e
una, ballo, merenda, accuse contro Eugenio e Chiara, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio ec.. Chechesia però di tutto
Chiara, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio ec.. Chechesia però di tutto ciò la favola merita lode per la regolarità
e per la regolarità, per lo stile conveniente al genere de’ caratteri di Pepita, di Ambrosia, di Gonzalo e del marchese, n
golarità, per lo stile conveniente al genere de’ caratteri di Pepita, di Ambrosia, di Gonzalo e del marchese, nel qual per
lo stile conveniente al genere de’ caratteri di Pepita, di Ambrosia, di Gonzalo e del marchese, nel qual personaggio con
qual personaggio con molta grazia si mette in ridicolo il raguettismo di coloro che sconciano il proprio linguaggio castig
dro Fernandez de Moratin, è nato in Madrid dal prelodato don Nicolàs, di cui ha ereditato l’indole poetica, l’eleganza e l
) la Mogigata, che noi potremmo intitolare la Bacchettona trattandosi di una giovane che dà ad intendere di volersi chiude
itolare la Bacchettona trattandosi di una giovane che dà ad intendere di volersi chiudere in un chiostro austero, la Comed
ontenuto del Vecchio, e la Fanciulla. Un perverso tutore a condizione di non essere astretto a dar conto dell’amministrazi
ll’amministrazione de’ beni d’Isabella sua pupilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un ve
upilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un vecchiaccio caduco mal sano rantoloso che ne h
ante e trova Isabella sposata a don Rocco suo corrispondente, in casa di cui viene ad albergare. La virtù della fanciulla
ovine si determina a partire per recarsi in America. Ella ode il tiro di leva, sviene, e come ripiglia i sensi, con mille
genere tenero, ed insinua la giusta avversione per le nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con vecchi
insinua la giusta avversione per le nozze disuguali di una fanciulla di quindici a venti anni con vecchi che ne hanno cor
fanciulla di quindici a venti anni con vecchi che ne hanno corsi più di settanta. Il giudizio, la regolarità, la morale,
e la locuzione eccellente, ne formano i pregi principali. Merita ben di essere dagli esteri conosciuta, e singolarmente p
anto comporta il genere comico è la scena in cui Isabella ode il tiro di leva del vascello nel quale è ito ad imbarcarsi l
suo cuore al marito, detesta l’inganno del tutore, assegna le ragioni di non essersi ella spiegata liberamente, rifondendo
avvezzano alla dissimulazione. Ne adduco per saggio la mia traduzione di buona porzione della scena undecima citata dell’a
lla.. Isabella Ti rammenti, Isabella..Io vengo meno… Giovanni Quando di nostra sorte appien contenti D’un innocente amor
edrem più mai. Lungi da te cercherò climi ignoti. Tu la memoria almen di tanto affetto Serba, mia cara; altro da te non br
ione perchè tratte con garbo dal puro tesoro della natura. Due coppie di personaggi dissimili, cioè due fratelli e due cug
lità che al ridicolo, Ne’ due fratelli vedesi l’immagine degli Adelfi di Terenzio. Don Martino simile a Demea burbero diff
tù alla sincerità alla beneficenza. Trionfa la geniale ragionevolezza di don Luigi e l’amabile franchezza di Agnese, al co
Trionfa la geniale ragionevolezza di don Luigi e l’amabile franchezza di Agnese, al confronto dell’aspro e tetro umore di
l’amabile franchezza di Agnese, al confronto dell’aspro e tetro umore di don Martino e dell’ipocrisia di Chiara. Ma questi
al confronto dell’aspro e tetro umore di don Martino e dell’ipocrisia di Chiara. Ma questi caratteri disviluppandosi con m
uppandosi con maestrevole economia lasciano alla bacchettona il posto di figura principale nel quadro ossia nell’azione ch
ale nel quadro ossia nell’azione che consiste nel discoprimento della di lei falsa virtù e santità, per mezzo di un tentat
siste nel discoprimento della di lei falsa virtù e santità, per mezzo di un tentato matrimonio clandestino. Discostandosi
i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della dissimulazione di Chiara; le due seguenti ove si manifesta il carat
seguenti ove si manifesta il carattere leggiero stordito e libertino di Claudio; gli artifizii dell’astuto Pericco propri
n nuova grazia a’ moderni costumi spagnuoli. Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera
spagnuoli. Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella p
I un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella per discolparsi di un suo e
ia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella per discolparsi di un suo errore all’arrivo di suo padre prende il l
di Agnese, perchè quella per discolparsi di un suo errore all’arrivo di suo padre prende il linguaggio melato degl’ipocri
cugina. Nell’atto III son da notarsi le seguenti cose; un altro colpo di bacchettona allorchè parlando Chiara con Perrico
ire al padre : la scena in cui don Luigi vorrebbe che ella si fidasse di lui e gli dicesse se inclinerebbe allo stato conj
tato conjugale, ed ella punto non fidandosi continua sempre col tuono di bacchettona; l’artificio con cui si prepara lo sc
che fa un parente del suo testamento. Questo parente deliberato avea di lasciar Chiara erede del suo; ma sapendo che era
che era determinata a farsi religiosa, dispone de’ suoi beni a favore di Agnese e muore. Ciò forma la disperazione ed il c
ò forma la disperazione ed il castigo dell’avido vecchio don Martino, di Chiara e di Claudio. Tutto per essi è sconcerto,
isperazione ed il castigo dell’avido vecchio don Martino, di Chiara e di Claudio. Tutto per essi è sconcerto, amarezza, de
a magnanima intercede per la cugina da cui era stata offesa, promette di rinunziarle parte de’ beni ereditati per non lasc
ò quì lo squarcio che ne pubblicai in versi nel 1790 nel sesto volume di quest’opera: Vada (dice della figliuola l’irato
ice io stessa, se non sei tu lieta. Queste due commedie bene scritte di un vivace poeta pieno di valore e di senno; le qu
tu lieta. Queste due commedie bene scritte di un vivace poeta pieno di valore e di senno; le quali secondate potevano fo
Queste due commedie bene scritte di un vivace poeta pieno di valore e di senno; le quali secondate potevano formare una fo
e nelle scene ispane, incontrarono i soliti ostacoli de i commedianti di Madrid. Io converrei secoloro per la seconda acco
gegni ben coltivati, e le mignatte periodiche e gli scarabbocchiatori di mestiere di ciechi colpi d’occhi e di articoli
ltivati, e le mignatte periodiche e gli scarabbocchiatori di mestiere di ciechi colpi d’occhi e di articoli per giornali
diche e gli scarabbocchiatori di mestiere di ciechi colpi d’occhi e di articoli per giornali venduti, noceva a que’ di n
chi colpi d’occhi e di articoli per giornali venduti, noceva a que’ di nelle Spagne ai progressi teatrali la turba inett
ai progressi teatrali la turba inetta degli apologisti ed i colleghi di quel poetilla La Cruz che tiranneggiava i comme
el poetilla La Cruz che tiranneggiava i commedianti nazionali. Dopo di avere l’ingegnoso autore nel 1789 data la caccia
iuadas en el error, contra allas se dirige la censura. Il soggetto di tal commediola è un povero giovane chiamato Eleut
getto di tal commediola è un povero giovane chiamato Eleuterio carico di famiglia, il quale facendo cattivi versi imprende
stinata in moglie a don Ermogene pedantaccio arrogante non men povero di lui. Nè l’uno nè l’altro è nel caso di effettuare
accio arrogante non men povero di lui. Nè l’uno nè l’altro è nel caso di effettuare tali nozze non avendo danari pel bisog
nozze non avendo danari pel bisognevole. Il poetastro attende l’esito di una commedia che ha data al teatro, e col prezzo
o attende l’esito di una commedia che ha data al teatro, e col prezzo di essa promessogli nel caso che la commedia riesca
cetta al pubblico, e col frutto sperato della impressione, si lusinga di ammobigliare la casa per la sorella, pagare i deb
do pedante si ritira impudentemente, e senza il caritatevole soccorso di un ricco uomo dabbene impietosito, la famiglia de
onore all’umanità ed in conseguenza all’autore. Sento che il pubblico di Madrid la vide con particolar diletto, e l’applau
geniale indolenza dell’autore mal resse a questa prova, nè soffrì il di lui amor proprio che un componimento che tanti gl
ibuivano, così malconcio corresse per quelle contrade. Presolo dunque di nuovo per mano, lo purgò delle variazioni fattevi
Così l’ha pubblicato, e me ne fornì un esemplare che pure a petizione di alcuni io tradussi in prosa giusta la richiesta.
on grandi promesse una vedova d’Illesca a cui dà a credere che ama la di lei figlia. Un Leandro innamorato che si vede cac
che ama la di lei figlia. Un Leandro innamorato che si vede cacciato di casa, ne tasta il coraggio, lo conosce poltrone,
nto barone astringe la vedova a ravvedersi. L’azione che si aggira su di un impostore smascherato, non è nuova, ma è scrit
ova, ma è scritta con piacevolezza e vi trionfa il grazioso carattere di don Pedro fratello della vecchia delusa. La favol
acile a praticarsi, sono i pregi che gl’imparzialì non possono negare di riconoscere in questa favola. II. Tramezzi
atti delle commedie, non sono più gli antichi entremeses buffoneschi di tre o quattro personaggi che recitavansi per lo p
ciarono a tralasciarsi, e seguiva all’atto la sola tonadilla. In vece di tali tramezzi si posero in moda quelli che chiama
esi. Simili favolette introducono per lo più molti personaggi vestiti di caratteri proprii de’ tempi presenti, de’ quali s
rma e grandezza, essi a poco a poco introdurrebbero la bella commedia di Terenzio e Moliere, che con tentativo felice ebbe
sino alla fine del 1783, tempo della mia dimora in Madrid, fornirono di simili tramezzi le patrie scene, non seppero mai
che soggiungo. In prima perchè non si avvisarono d’apprendere l’arte di scegliere i tratti nelle società più generali, al
secondo luogo perchè quei che se ne sono occupati non hanno mostrato di saper formare un quadro che rappresenti un’ azion
ta. Inoltre perchè hanno dato a credere che essi ignorassero la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo caratter
redere che essi ignorassero la guisa di fissar l’altrui attenzione su di un solo carattere principale che trionfi fra molt
sino al tempo che io vi fui, esposero per esempio alla vista una sala di conversazione composta di varii originali con ugu
i, esposero per esempio alla vista una sala di conversazione composta di varii originali con ugual quantità di lume, i qua
sala di conversazione composta di varii originali con ugual quantità di lume, i quali dopo di avere successivamente cical
composta di varii originali con ugual quantità di lume, i quali dopo di avere successivamente cicalato quanto basti per l
perchè si vuole, non perchè si dee, con una tonadilla. Un gran numero di tali sainetti e forse la maggior parte si compose
a maggior parte si compose dal più volte mentovato don Ramon La Cruz, di cui con predilezione e privilegio esclusivo fidav
i cui con predilezione e privilegio esclusivo fidavansi i commedianti di Madrid. Le sue picciole farse spesso si riceveano
Le sue picciole farse spesso si riceveano con applauso, ed in grazia di alcune di esse talvolta si tollerarono goffissime
cciole farse spesso si riceveano con applauso, ed in grazia di alcune di esse talvolta si tollerarono goffissime commedie
ile dimesso ed umile assai accomodato a ritrarre, come fece, la plebe di Lavapies e de las Maravillias (contrade di Madrid
rarre, come fece, la plebe di Lavapies e de las Maravillias (contrade di Madrid abitate solo da un popolo minuto insolente
d’erbe e castagne, facchini ec., e l’eroe Manolo che si figura venuto di fresco senza camicia e lacero dopo di aver compit
roe Manolo che si figura venuto di fresco senza camicia e lacero dopo di aver compito il decennio della sua condanna nel p
cero dopo di aver compito il decennio della sua condanna nel presidio di Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo fe
lla sua condanna nel presidio di Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mezzodente di lui rivale, cui tu
i Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mezzodente di lui rivale, cui tutti gli altri personaggi fanno
l trafitto Manolillo obedendo risuscitano belli e ridenti. Il disegno di simile insipida farsaccia fu di mettere in ridico
suscitano belli e ridenti. Il disegno di simile insipida farsaccia fu di mettere in ridicolo gli scrittori di tragedie e l
di simile insipida farsaccia fu di mettere in ridicolo gli scrittori di tragedie e l’osservanza delle unità. Gli scherzi
arie donnacce da partito condotte all’Ospicio e a San-Fernando luoghi di correzione per le prostitute, su i pidocchi uccis
tanti anni, non l’ha certamente manifestato. In effetto ad eccezione di certe favole allegoriche, le quali per lo più non
a, egli si limitò a tradurre alcune farse francesi, e particolarmente di Moliere, Giorgio Dandino, il Matrimonio a forza,
Giorgio Dandino, il Matrimonio a forza, Pourceaugnac ec.. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar qu
Pourceaugnac ec.. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar quadri di giusta grandezza simili al vero,
. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar quadri di giusta grandezza simili al vero, egli ha rannicch
nicchiate, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza di quel Damasto soprann
disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza di quel Damasto soprannomato Procruste ladrone dell’
i piedi o la testa a’ viandanti mal capitati, quando non si trovavano di giusta misura pel suo letto a. a. Di ciò sono
o alla morte nel medesimo gusto. Ecco quanto un degno poeta spagnuolo di questi tempi me ne scrisse da Madrid a’ 6 di otto
un degno poeta spagnuolo di questi tempi me ne scrisse da Madrid a’ 6 di ottobre del 1789. «Il nominato don Ramòn (il qu
n Ramòn (il quale, secondochè egli stesso ridicolamente millanta, ha di U. S. trionfato, come scrive nel Prologo del suo
mente ha composta una Loa che si rappresenta nel Teatro del Principe, di cui a’ miei dì non penso di veden cosa peggiore.»
e si rappresenta nel Teatro del Principe, di cui a’ miei dì non penso di veden cosa peggiore.» Ayer la vi (egli aggiugne
93 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 364-382
nome, recitando, protagonista, in farse o in commediole, e riuscendo di non poco utile al capocomico. Ora ecco l’elenco d
do di non poco utile al capocomico. Ora ecco l’elenco della Compagnia di Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, che agiva assie
nia di Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, che agiva assieme a un corpo di ballo, per la stagione di carnovale dell’anno 183
le Tranquilli, che agiva assieme a un corpo di ballo, per la stagione di carnovale dell’anno 1832 al R. Teatro Pantera di
llo, per la stagione di carnovale dell’anno 1832 al R. Teatro Pantera di Lucca : DONNE Fabbretti Carolina (V.), p
gi Rosa e Pasquale Tranquilli, ad intraprendere un corso ben regolato di Recite nel corrente Carnevale. I più scelti autor
gni amatori della drammatica, una non dubbia prova accordare vorranno di loro bontà con dare contrassegni di aggradimento
n dubbia prova accordare vorranno di loro bontà con dare contrassegni di aggradimento alle fatiche degli umili attori, non
non ad altro tutti aspirando che ad essere coperti col prezioso manto di un si valevole patrocinio. Onde rendere vieppiù
dilettevole il serale trattenimento verranno esposti tre Balli : uno di mezzo Carattere, e due Buffi diretti, o composti
e due Buffi diretti, o composti dal signor Domenico Turchi ; il primo di questi è intitolato : Il Proscritto Scozzese, il
uelli a un dipresso delle altre compagnie, si componeva in gran parte di drammi lagrimosi, alternati con qualche tragedia
eva in gran parte di drammi lagrimosi, alternati con qualche tragedia di Alfieri e qualche commedia di Goldoni. Allora all
grimosi, alternati con qualche tragedia di Alfieri e qualche commedia di Goldoni. Allora alla piccola Ristori si affidavan
la piccola Ristori si affidavan più specialmente parti insignificanti di piccoli servi. Il '34 fu scritturata con la fami
fu scritturata con la famiglia dal Meneghino Moncalvo, il quale, dopo di averla per due anni esercitata in parti di bambin
o Moncalvo, il quale, dopo di averla per due anni esercitata in parti di bambina, credette, mercè la figura di lei slancia
er due anni esercitata in parti di bambina, credette, mercè la figura di lei slanciata, di affidarle quella di Francesca d
tata in parti di bambina, credette, mercè la figura di lei slanciata, di affidarle quella di Francesca da Rimini, ch'ella
bina, credette, mercè la figura di lei slanciata, di affidarle quella di Francesca da Rimini, ch'ella recitò per la prima
nel '36, con tale successo, che le furon poco dopo offerte scritture di prima donna assoluta. Ma per fortuna il padre, uo
erte scritture di prima donna assoluta. Ma per fortuna il padre, uomo di buon senso, la scritturò invece (1837-38) nella R
uale, affermava ne'suoi ricordi con raro, e direi quasi unico esempio di gratitudine nell’arte nostra, di non essere mai,
on raro, e direi quasi unico esempio di gratitudine nell’arte nostra, di non essere mai, giovine e adulta, venuta meno.
dal '51 alla quaresima del '52, divenuta da un anno e dopo una serie di romantiche vicende la marchesa Capranica Del Gril
architettò tre rappresentazioni straordinarie, che furono avvenimento di vera gloria, e la salvazione del povero carcerato
o carcerato. Allora il Righetti, che in lei sola omai vedeva l’àncora di salvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò
tel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '47 : La ringrazio delle di Lei esibizioni ; ma avendo preso marito da qualch
ma avendo preso marito da qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione di tutti, doveva bene immaginarsi che se rimanevo an
immaginarsi che se rimanevo ancora sulle scene, lo facevo in riguardo di non rovinare i miei Capo-Comici con un repentino
in 51 termino il mio contratto e la carriera drammatica per cambiare di condizione. Eccole parlato francamente. Non si p
irettore, e si alleò a riuscir nell’impresa Pasquale Tessero, cognato di lei. E veramente quella scena che aveva date tant
svegliò d’un tratto potentissimo l’antico amore dell’arte, che quello di sposa e di madre aveva per alcun po'assopito. Ma
n tratto potentissimo l’antico amore dell’arte, che quello di sposa e di madre aveva per alcun po'assopito. Ma ad attuare
abile : suo marito, da cui non si sarebbe mai separata, era sul punto di ottenere un appalto governativo, in società con a
gli assicurava un ottimo resultato : forse, dopo un triennio, l’utile di dieci mila scudi. Ancora : le condizioni dell’art
zioni dell’arte in Italia non eran tali da remunerar la prima attrice di una compagnia sì lautamente, da colmar, sia pure
’altronde : la Ristori si era disfatta, coll’allontanarsi dal teatro, di ogni suo corredo…. Bisognava ricominciare, e su l
stagione a Roma, e per l’autunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe
oma, e per l’autunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito
er l’autunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito venti g
olo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito venti giorni di permesso, rimettendo, nell’anno, le recite ch'ell
in una sola produzione per sera in principio della serata con diritto di rifiutare quelle parti immorali sulle quali molte
revisioni passano sopra, come Il Fallo, Dopo sedici anni, Dieci anni di vita di una donna, Stifelius, Clarissa Harlowe, e
ni passano sopra, come Il Fallo, Dopo sedici anni, Dieci anni di vita di una donna, Stifelius, Clarissa Harlowe, ecc. : qu
e conoscer l’elenco degli attori che componessero la Compagnia, prima di sottoscrivere il contratto ; e prima della riconf
ua parte ; volendo ella eseguirla secondo gliela dettasse il suo modo di sentire. Ora : le pretese eran senza dubbio forti
E cercandole con lusinghevoli parole la via del cuore, tentò diminuir di metà lo stipendio, e accordarle in quella vece un
ompagnia, me la figuravo un’istituzione imperibile, ed andrei superba di contribuire all’esistenza di questa, come una fig
stituzione imperibile, ed andrei superba di contribuire all’esistenza di questa, come una figlia riconoscente a quella del
e lo dice — da un cantuccio della sua mente scaturì l’ardito progetto di andare in Francia. » Ma il Righetti, nella gran p
e più forti argomenti, primo dei quali la divisione con lui, nel caso di perdita, della sua parte di utili toccata in Ital
dei quali la divisione con lui, nel caso di perdita, della sua parte di utili toccata in Italia. E la risoluzione,
o pericoloso quell’esperimento, sia dal lato interesse, che da quello di un favorevole successo. A render tutto ciò m
mio marito pensa partire per Parigi il 20 0 25 corrente, e, corredato di lettere commendatizie, interessare l’alta società
stinte e ragguardevoli famiglie sue conoscenti, raccomandando onorare di loro appoggio quest’esperimento drammatico italia
Marchesi Capranica, Marchese Del Grillo)…. E il Marchese Giuliano, di fatti, si recò a Parigi prima della Compagnia ; e
rchese Giuliano, di fatti, si recò a Parigi prima della Compagnia ; e di là mandò al Righetti una nota dei personaggi, che
atilde, S. A. Murat, S. A. il Principe Carlo Bonaparte, S. A. il Duca di Brunswick, S. E. il Marchese di Villa Marina, S.
incipe Carlo Bonaparte, S. A. il Duca di Brunswick, S. E. il Marchese di Villa Marina, S. E. Fould, Ministro di Stato, S.
i Brunswick, S. E. il Marchese di Villa Marina, S. E. Fould, Ministro di Stato, S. E. il Barone Hübner, Ambasciatore d’Aus
Stato, S. E. il Barone Hübner, Ambasciatore d’Austria, S. E. il Duca di Galliera, ecc., accompagnata da queste parole :
igi. Per i 14,000 franchi contateci, come sono sicuro che l’esito sia di tutta soddisfazione per voi, per me e per gli art
vi che, oltre al dividere con voi interessi e rischi, ho a cuore, più di qualunque altro, la riuscita buona della cosa per
per la mia Adelaide…. E la sera della prima rappresentazione, il 22 di maggio, venne, e il successo della Ristori fu ott
co i più restii trovaron a esuberanza in lei dopo la rappresentazione di Mirra di Vittorio Alfieri, che fu tutta un trionf
restii trovaron a esuberanza in lei dopo la rappresentazione di Mirra di Vittorio Alfieri, che fu tutta un trionfo de'più
a la Ristori non era il solo ornamento della Compagnia. Altri artisti di valore, come Ernesto Rossi, Luigi Bellotti-Bon e
avevan diritti da far valere. Si dovette recitare Il Burbero benefico di Carlo Goldoni, Niente di male di Augusto Bon, La
ere. Si dovette recitare Il Burbero benefico di Carlo Goldoni, Niente di male di Augusto Bon, La Suonatrice d’ Arpa di Dav
dovette recitare Il Burbero benefico di Carlo Goldoni, Niente di male di Augusto Bon, La Suonatrice d’ Arpa di David Chios
i Carlo Goldoni, Niente di male di Augusto Bon, La Suonatrice d’ Arpa di David Chiossone. E le lodi non mancarono, non man
a chi mancava era il pubblico. Come porre riparo alla disfatta ? Il 5 di giugno si replicò la Mirra ; e il pubblico, attra
ccesso fu clamoroso. La tragedia si replicò fino all’andata in iscena di Maria Stuarda, e la buona riuscita dell’impresa f
la Rachel fu soggiogata dalla grande arte della Ristori, fatta tutta di spontataneità, e quel battesimo della sua fama le
utta di spontataneità, e quel battesimo della sua fama le aprì le vie di tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità,
o della sua fama le aprì le vie di tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità, il borderò di una di quelle recite (13
le vie di tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità, il borderò di una di quelle recite (13 agosto 1855) : Recette b
di tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità, il borderò di una di quelle recite (13 agosto 1855) : Recette brutte  
istori     3,251.90 Visto e riconosciuto, etc. etc. Firmato, con data di Parigi 21 agosto 1855, Giuliano del Grillo. Reyna
de'suoi Portraits contemporains (Paris, Amyot, 1864) : Col successo di Parigi, ell’è giunta omai in prima linea, ha conq
uto dalla natura tutti i doni necessarj all’arte sua. Grande, nobile, di bellezza commovente e appassionata, con due occhi
ezza commovente e appassionata, con due occhi che parlano, un sorriso di perle, un gesto d’imperatrice, incede come potreb
de come potrebber Pallade o Giunone, e la sua voce è una musica piena di soavità, o di forza, secondo il sentimento che la
ber Pallade o Giunone, e la sua voce è una musica piena di soavità, o di forza, secondo il sentimento che la domina. Mai a
ende, con l’espressione della sua faccia, e la melodia del suo organo di fisarmonica…. Questo per le doti fisiche. E per
esso non aveva indovinato, e le sviscera in ogni più tenue gradazione di tinte : con un sol gesto, con una occhiata ella d
one di tinte : con un sol gesto, con una occhiata ella dice assai più di un’altra con cento parole. Chi non ricorda il mod
il modo con cui s’avvolgeva nel suo manto alla fine del secondo atto di Mirra ? Chi non senti bagnarsi gli occhi di lacri
lla fine del secondo atto di Mirra ? Chi non senti bagnarsi gli occhi di lacrime vedendola inginocchiarsi davanti al Croci
nto. Ella non vive come una commediante, ma come la più onorata madre di famiglia, compiendo ogni suo dovere, che è per le
suo Journal intime de la Comédie Française (Paris, Dentu, 1873), dice di lei : L'ornamento principale della Compagnia, Ad
pale della Compagnia, Adelaide Ristori, si ebbe nella interpretazione di tragedie di Alfieri e di Schiller, un successo co
ompagnia, Adelaide Ristori, si ebbe nella interpretazione di tragedie di Alfieri e di Schiller, un successo colossale, che
laide Ristori, si ebbe nella interpretazione di tragedie di Alfieri e di Schiller, un successo colossale, che aveva davver
izione. Bisogna leggere i giornali dell’epoca, per rendersi ben conto di codesto delirio, e di cotesto fanatismo. Lamartin
e i giornali dell’epoca, per rendersi ben conto di codesto delirio, e di cotesto fanatismo. Lamartine stesso usci dal sile
cendo uno strano parallelo tra lei e la Rachel, nel quale si sforzava di mostrare quanto più grande fosse la tragica stran
arti, e non ho lasciato alcuna delle sue rappresentazioni. Posso dire di doverle molto, poichè, soccorso dal ricordo di qu
sentazioni. Posso dire di doverle molto, poichè, soccorso dal ricordo di quanto le vidi fare, mi son servito bene spesso d
o di quanto le vidi fare, mi son servito bene spesso de' suoi giuochi di scena e di fisionomia. Assai sovente ho modellato
le vidi fare, mi son servito bene spesso de' suoi giuochi di scena e di fisionomia. Assai sovente ho modellato attrici su
esta ammirabile artista, e tra l’altre la Fargueil, che è tutta piena di imitazioni ristoriane, e che le deve, senza saper
a era del Ristorismo più puro. Per conto mio non ho mai veduto niente di più bello al teatro, che l’azione di questa marav
nto mio non ho mai veduto niente di più bello al teatro, che l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, d
lo al teatro, che l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son
atro, che l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste
l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più be
uesta maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta
ia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta la mia vita di teatro. Naturalmente i gran
itta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta la mia vita di teatro. Naturalmente i grandi entusiasmi ebbero
1861), non ebbe, specie per la recitazione in francese della Beatrice di Legouvé, parole di soverchia tenerezza per la nos
ecie per la recitazione in francese della Beatrice di Legouvé, parole di soverchia tenerezza per la nostra eroina : ma l’e
tra eroina : ma l’entusiasmo si mantenne alto, nonostante i tentativi di reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo d
stante i tentativi di reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo di Parigi fu anche, s’è già detto, il primo passo de
detto, il primo passo del lungo e glorioso cammino della Ristori, chè di là il suo nome echeggiò in ogni parte più riposta
sta del mondo. Percorse l’America del Nord nel '66, e vi tornò l’anno di poi, il '75 e l’ '84. Fu il '68 nel Messico ; il
giata, acclamata dal pubblico, dalla stampa, dai poeti. Ebbe amicizie di Sovrani ; ridonò alla società e alla patria un po
oniò una medaglia d’oro ; e un’altra, d’oro gliene coniò la R. Scuola di Recitazione di Firenze che ho l’onore di dirigere
ia d’oro ; e un’altra, d’oro gliene coniò la R. Scuola di Recitazione di Firenze che ho l’onore di dirigere ; e sono orgog
ro gliene coniò la R. Scuola di Recitazione di Firenze che ho l’onore di dirigere ; e sono orgoglioso di poter qui legare
Recitazione di Firenze che ho l’onore di dirigere ; e sono orgoglioso di poter qui legare in qualche modo il mio piccolo n
ioso di poter qui legare in qualche modo il mio piccolo nome a quello di lei grandissimo e venerato. Ebbe tre fratelli
rato. Ebbe tre fratelli che seguiron l’arte sua : Carolina, moglie di Pasquale Tessero (V.), nata il 4 novembre 1823 a
 ; Enrico, artista egregio alcun tempo per le parti amorose al fianco di sua sorella, poi impiegato ferroviario, nato a Vo
a Foggia nel 1894 ; e Cesare ora al fianco della sorella per le parti di carattere, ora cantante buffo, nato a Soresina il
per le parti di carattere, ora cantante buffo, nato a Soresina il 21 di marzo 1835, e morto a Torino, maestro di recitazi
buffo, nato a Soresina il 21 di marzo 1835, e morto a Torino, maestro di recitazione, il 26 febbrajo 1891.
94 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » p. 296
Bassi……. Attore e capocomico, nativo di Venezia. Studiò al collegio di S. Cipriano con Gi
Bassi……. Attore e capocomico, nativo di Venezia. Studiò al collegio di S. Cipriano con Giacomo Casanova ; vestì, come lu
pare vivesse brutalemente. A dare un’idea della guitteria e sudiceria di codesto Bassi, trascrivo qui l’aneddoto che tragg
traggo dalle memorie del Casanova, inesauribile e interessante fonte di notizie su i comici italiani. Siamo ad Ausburgo n
l 1789. ……………………….. « Quando la compagnia si fu tolta i suoi costumi di teatro, per indossar quelli di tutti i giorni, la
a compagnia si fu tolta i suoi costumi di teatro, per indossar quelli di tutti i giorni, la laide Bassi, infilato il mio b
inato. Era una immensa camera al pian terreno, che serviva a un tempo di cucina, di salotto da pranzo e di camera da letto
una immensa camera al pian terreno, che serviva a un tempo di cucina, di salotto da pranzo e di camera da letto. Una lunga
ian terreno, che serviva a un tempo di cucina, di salotto da pranzo e di camera da letto. Una lunga tavola apparecchiata p
amera da letto. Una lunga tavola apparecchiata per metà con un cencio di tovaglia che portava l’impronta di un mese di ser
parecchiata per metà con un cencio di tovaglia che portava l’impronta di un mese di servizio ; sull’altra metà stava un pa
per metà con un cencio di tovaglia che portava l’impronta di un mese di servizio ; sull’altra metà stava un pajuolo assai
metà stava un pajuolo assai lercio, nel quale si lavavano alcuni vasi di terra, rimasti là sin dal pranzo, che dovevan ser
e dovevan servire poi per la cena. Una sola candela ficcata nel collo di una bottiglia rotta rischiarava a mala pena lo st
llice e asciugandosi poi senza cerimonie le dita sulla tovaglia, dopo di aver gettato per terra la moccolaja. Un attore, s
o della Compagnia, che portava lunghi mustacchi, a motivo delle parti di assassino e di ladro ch’egli recitava, servi un e
ia, che portava lunghi mustacchi, a motivo delle parti di assassino e di ladro ch’egli recitava, servi un enorme piatto di
arti di assassino e di ladro ch’egli recitava, servi un enorme piatto di carne riscaldata nuotante in mezzo a una quantità
un enorme piatto di carne riscaldata nuotante in mezzo a una quantità di poltiglia, a cui avevano affibbiato il nome di sa
n mezzo a una quantità di poltiglia, a cui avevano affibbiato il nome di salsa ; e la famiglia affamata si mise a intinger
rvi del pane che andava spezzando colle dita o coi denti, in mancanza di coltello e di forchetta. Un gran vaso di birra pa
he andava spezzando colle dita o coi denti, in mancanza di coltello e di forchetta. Un gran vaso di birra passava di convi
ita o coi denti, in mancanza di coltello e di forchetta. Un gran vaso di birra passava di convitato in convitato, e nel be
in mancanza di coltello e di forchetta. Un gran vaso di birra passava di convitato in convitato, e nel bel mezzo di questa
gran vaso di birra passava di convitato in convitato, e nel bel mezzo di questa miseria, si mostrava la gioja su tutti i v
ome chiusa, l’attore-cuoco mise sulla tavola un secondo piatto, pieno di pezzi di porco fritto nella padella, che fu divor
a, l’attore-cuoco mise sulla tavola un secondo piatto, pieno di pezzi di porco fritto nella padella, che fu divorato in un
adella, che fu divorato in un fiat con grande avidità. Bassi si degnò di farmi prender parte a questo appetitosto banchett
mi prender parte a questo appetitosto banchetto, e glie ne fui tenuto di cuore. Mi fece poi brevemente la narrazione delle
ece poi brevemente la narrazione delle sue avventure, che eran quelle di un povero diavolo ; e fini col dirmi ch’egli anda
ro diavolo ; e fini col dirmi ch’egli andava a Venezia, ov’era sicuro di far fortuna nel carnovale. » Povero Bassi !… Egl
rosi per recitare, e per togliersi la fame. La Compagnia era composta di 14 persone, compresa la famiglia Bassi, marito, m
i 14 persone, compresa la famiglia Bassi, marito, moglie e una figlia di 13 in 14 anni ; e il più delle volte s’introitava
si può credere, modestissime. Nulla sappiamo degli attori, se non che di una servetta strasburghese e di un arlecchino, il
lla sappiamo degli attori, se non che di una servetta strasburghese e di un arlecchino, il suo amante, intorno ai quali i
ai quali i alla famiglia Bassi è nello stesso Casanova la descrizione di un’orgia schifosa al segno da far arrossire il pi
orto nella primavera del 1774, cioè quindici anni prima dell’incontro di questo col Casanova ad Ausburgo : non la Marianna
ano che il Bartoli, suo contemporaneo, non abbia fatto alcun cenno nè di viaggi all’estero, nè della educazione ecclesiast
95 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417
nte nella tragedia inglese, e le danno tanta forza e vivacità, che al di lei confronto la francese par che languisca come
di lei confronto la francese par che languisca come un dilicato color di rosa presso a una porpora vivace. E se la regolar
regolarità, il buon gusto, la verisimiglianza, l’interesse, e l’unità di disegno, che trionfano in quell’ultima, accompagn
l costume, e dal clima. Nonpertanto il celebre Addison si é ingegnato di unire alla forza la regolarità nel suo Catone, e
doardo Young autore delle Notti, amico e socio ne’ travagli letterari di Swift, Pope, Richardson etc., morto nel 1765, ha
o in Francia da M. de la Place) rappresentata con applauso sul teatro di DruryLane nel 1719, la Vendetta uscita nel 1721 e
, quanto allo stile, ma merita indulgenza per esser uscita da un uomo di sessantanove anni. Quest’insigne poeta é morto ne
e inglesi il sig. Savage troppo infelice figlio dell’inumana contessa di Macelesfield, la cui memoria, eccita il fremito d
questo mostro nel 1698, e morì in prigione nel 1743. La sua tragedia di Tommaso Overbury fu da lui composta nelle taverne
omposta nelle taverne e per le strade nella maggiore indigenza. D’età di 18 e 19 anni già aveasi acquistato qualche nome c
sentata con sommo applauso Sigismonda e Tancredi, bellissima tragedia di Thompson, il cui argomento, tratto da una novella
i argomento, tratto da una novella inserita nel pregiatissimo romanzo di Gil Blàs del sig. le Sage, é stato anche bene man
é stato anche bene maneggiato in Francia da M. Saurin nella tragedia di Blanche et Guiscard, e in Italia dal conte Calini
do, tragedie ricevute con sommo gradimento; ma la nazione malcontenta di lui per altro motivo, non volle ascoltare Edoardo
o ed Eleonora pubblicata nel 1739. Dennis, il famoso censore e nemico di Alessandro Pope, compose una tragedia condotta co
secondo il gusto degl’inglesi246. Giorgio Lillo, onorato gioielliere di Londra, morto nel 1739, quantunque posseduto aves
que posseduto avesse un carattere dolce, e costumi semplici, é autore di due atroci tragedie cittadinesche, l’una intitola
tragedie cittadinesche, l’una intitolata Barnwell 247, o il Mercante di Londra, e l’altra la Fatale Curiosità, fatali ver
le scelleraggini più esecrande e vergognose per l’umanità. Ma ad onta di tante morti, tanto sangue, e tanti delitti enormi
commedia inglese é cresciuta per le favole del signor Congrève, morto di cinquantasette anni nel 1729. Egli ne ha composte
anni nel 1729. Egli ne ha composte varie, esatte e spiritosa, e piene di caratteri assai di moda nel gran mondo, avendo co
ne ha composte varie, esatte e spiritosa, e piene di caratteri assai di moda nel gran mondo, avendo coloriti con somma vi
ta molto applaudita. Riccardo Stéele membro del parlamento e compagno di Addison nell’opera dello Spettatore Inglese, comp
stati stampati e letti con diligenza, non vi si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno di una glori
n vi si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno di una gloria passeggiera, che pure avran comune con
che pure avran comune con alcuni componimenti mostruosi. E la massima di Stéele presa per traverso può favorire le farse s
in pregiudizio de’ Torrismondi, delle Atalie, e de’ Catoni. Il signor di Voltaire confessa che la sua Scozzese è traduzion
toni. Il signor di Voltaire confessa che la sua Scozzese è traduzione di una commedia del ministro anglicano Hume per erro
o e politico dell’istesso cognome. Nel 1755 si rappresentò nel teatro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, commedia del sig.
Drury-Lane la Figlia ritrovata, commedia del sig. Edoardo Moore, nel di cui scioglimento, comune per altro e mille volte
mille volte usato, avvenuto per lo rimorso d’una nutrice, non lascia di trovarsi qualche interesse; ma tutto il resto é u
n lascia di trovarsi qualche interesse; ma tutto il resto é una filza di scene leggiermente accozzate, più che un’azione b
ozzate, più che un’azione ben graduata248. Soprattutto il personaggio di Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdo
aggio di Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdotto in casa di una dama, la quale ne riceve anche lettere amoros
a tal personaggio tutto ciò ch’era episodico. Egli poi coll’istruirci di tal ordine del pubblico, e col rimettervi nell’im
quello che ne avea tolto per obedire, diede una pruova della perizia di esso pubblico e della propria indocilità. Miglior
lla propria indocilità. Miglior pennello comico é senza dubbio quello di M. Murphy autore della commedia intitolata la Man
ubbio quello di M. Murphy autore della commedia intitolata la Maniera di fissarlo, rappresentata nel 1761. Egli l’ha compo
di fissarlo, rappresentata nel 1761. Egli l’ha composta sui materiali di due commedie francesi, il Pregiudizio alla moda,
rse ne diviene troppo complicata. Il leggitore si dispone agli eventi di Lovemore, a quelli di sir Constant, a quelli di m
complicata. Il leggitore si dispone agli eventi di Lovemore, a quelli di sir Constant, a quelli di madama Belmour; ma pur
i dispone agli eventi di Lovemore, a quelli di sir Constant, a quelli di madama Belmour; ma pur ne risulta uno sciogliment
ne risulta uno scioglimento non infelice, benché non sia della natura di quelli che mettono con un sol colpo tutte le cose
ridicolo d’un marito amante della propria moglie senza aver coraggio di manifestarlo, é più marcato che non é nella comme
aver coraggio di manifestarlo, é più marcato che non é nella commedia di M. de la Chaussée. Constant diviene totalmente pi
scena II dell’atto II fa nella propria persona una dipintura curiosa di quelli che aspirano ad entrar nel parlamento. «Ch
ende Constant da Lovemore, attaccato del medesimo suo morbo, sul modo di contenerli colla moglie, é ben graziosa nella sce
i colla moglie, é ben graziosa nella scena II. La prima dell’atto III di Lovemore a tavola colla moglie, quella di madama
II. La prima dell’atto III di Lovemore a tavola colla moglie, quella di madama Belmour con madama Lovemore, e l’accidente
a moglie, quella di madama Belmour con madama Lovemore, e l’accidente di M. Lovemore trasformato in un milord in casa dell
nto e una vivacità considerabile. Piacevole e ben condotto é il colpo di teatro dell’atto IV della lettera di Constant cam
cevole e ben condotto é il colpo di teatro dell’atto IV della lettera di Constant cambiata da Lovemore, e ne risulta l’equ
cena. La Moglie Gelosa, commedia del signor Giorgio Calman traduttor di Terenzio, si é rappresentata in Drury-Lane nel 17
ttor di Terenzio, si é rappresentata in Drury-Lane nel 1763, ed é una di quelle che più sovente comparisce sulle scene ing
tà. Il carattere della gelosa é vero, naturale, ben collorito. Quello di sir Henns, d’un rustico occupato sempre de’ suoi
, é ben espresso. Graziosa nella I scena dell’atto II é la genealogia di una giumenta, la quale rileva il ridicolo della s
hia passione degl’inglesi per gli loro cavalli. L’azione non ha luogo di languire per gli accidenti accumulati l’un sopra
chiedeva però maggior destrezza nel prepararli, acciocché mostrassero di avvenire naturalmente, non perché il poeta ne abb
el Roscio dell’Inghilterra Davide Garrick, i quali sono ancora autori di alcune altre commedie scritte con molta pratica e
ori di alcune altre commedie scritte con molta pratica e intelligenza di teatro. Una fredda regolarità per quanto comporta
grazie, e non poca noia caratterizzano La Falsa Delicatezza, commedia di M. Kelly rappresentata nel 1768, e dedicata al no
ghilterra l’opera italiana eroica, e comica, ma é la meno frequentata di tutti gli spettacoli teatrali. Si spende nelle vo
’ balli. I drammi colla musica si fanno venir d’Italia. Sino al regno di Riccardo soprannomato Cuor di leone era la musica
si fanno venir d’Italia. Sino al regno di Riccardo soprannomato Cuor di leone era la musica in Inghilterra pressoché inte
Elisabetta che l’amava, e che volle fin anche spirare con un concerto di musica, fece fare a quell’arte qualche progresso
i del Fax-Hall e del Renelag, quelli che si danno nella famosa chiesa di San Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono
quelli che si danno nella famosa chiesa di San Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono composizioni Inglesi. Alema
esi. Alemano La turgidezza, i frizzi, e le metafore stravaganti di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano
zi, e le metafore stravaganti di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano Weisse andavano di giorno in giorno fin
di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano Weisse andavano di giorno in giorno fin dal principio di questo seco
ze di Cristiano Weisse andavano di giorno in giorno fin dal principio di questo secolo cadendo nel meritato dispregio, e g
ieri, e la purità e correzione dell’espressioni trionfava nelle opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf,
oni trionfava nelle opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller,
fava nelle opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn
opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn, Mosheim,
ragedie inglesi la più regolare e vicina al gusto francese, il Catone di Addison, e compose su di esso la sua tragedia che
golare e vicina al gusto francese, il Catone di Addison, e compose su di esso la sua tragedia che porta il medesimo titolo
i costumi degl’inglesi che de’ francesi: nelle nostre tragedie amiamo di vedere e pensare più che non si pensa e non si ve
ragedia francese: il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra di noi maggiore impressione che non il tenero e l’ap
’occhio». Simili riflessioni diffuse per la nazione, mentre i seguaci di Gottsched ne seminavano delle opposte, fecero nas
ed ne seminavano delle opposte, fecero nascere in Germania due spezie di partiti tra’ coltivatori della poesia drammatica,
zie di partiti tra’ coltivatori della poesia drammatica, gl’imitatori di Corneille e Racine scrupolosi osservatori della r
Corneille e Racine scrupolosi osservatori della regolarità, e quelli di Shakespear e Otwai sino ne’ difetti e nelle mostr
vaganze, e l’Alemagna che già cultiva con felice successo ogni genere di letteratura, conta vari drammatici degni di lode.
lice successo ogni genere di letteratura, conta vari drammatici degni di lode. Tali sono M. Schlegel che sarebbe stato il
morte non l’avesse arrestato nel più bello della carriera, il barone di Cronegk che ne sarebbe stato il Racine, ma che ce
ra, il barone di Cronegk che ne sarebbe stato il Racine, ma che cessò di vivere nell’anno suo ventesimosesto253, il robust
ivere nell’anno suo ventesimosesto253, il robusto signor Weiss autore di Giulia e Romeo 254, e i signori de Brave, Krüger2
d, e ’l valoroso maggiore Kleist morto in guerra nel 1758 in servizio di S. M. Prussiana, che ultimamente ha onorata la di
el 1758 in servizio di S. M. Prussiana, che ultimamente ha onorata la di lui memoria con una statua. Il signor Gellert ha
il Biglietto del Lotto, dalle quali apparisce che l’autore s’ingegna di dipingere i costumi correnti dal naturale. Ben co
ice Simone e la bacia. Tristatello, risponde, Madama, chi vi permette di prendervi questa libertà? Non temete di ammalarvi
onde, Madama, chi vi permette di prendervi questa libertà? Non temete di ammalarvi abbracciando una povera ammalata?» Appr
una povera ammalata?» Appresso si sente soffocare, ha una difficoltà di respirare e perché, senza accorgersene, ha tenuto
o: ho paura che ci osservino, che ci ascoltino: io men vado, fingendo di essere in collera con voi, ma non mi seguite sì p
perato il biglietto se n’é destinato il guadagno, lo spettatore crede di esser congedato, quando nell’ultima scena compari
della Carolina, e incominciano esami, discussioni, prosteste d’amore, di disinteresse, o tutto così a bell’agio come si sa
mitatore degl’inglesi. Minna de Barnhelm, e Miss Sara Sampson sono le di lui migliori tragedie cittadine. Lo Spirito forte
egiate. L’invenzione, la robustezza, lo spirito, l’economia rendono i di lui componimenti meritevoli di figurar degnamente
ezza, lo spirito, l’economia rendono i di lui componimenti meritevoli di figurar degnamente fra i buoni italiani, inglesi,
ustare la dolcezza del riposo, quando tutto a un tratto mi é sembrato di trovarmi in cima ad una ripida balza. Voi mi prec
incerti; e pareva che vuoi mi deste coraggio con qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate verso di me
on qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate verso di me. Incontinente ascolto una voce che con dolcezz
so di me. Incontinente ascolto una voce che con dolcezza mi comandada di arrestarmi. Era la voce di mio padre… Misera me!
lto una voce che con dolcezza mi comandada di arrestarmi. Era la voce di mio padre… Misera me! Non so dimenticarlo! Ah, se
o petto, dicendomi: Io t’ho salvata per perderti» etc.257 Le commedie di questo buono scrittore non mancano di delicatezza
r perderti» etc.257 Le commedie di questo buono scrittore non mancano di delicatezza e di spirito. Nello Spirito forte vi
57 Le commedie di questo buono scrittore non mancano di delicatezza e di spirito. Nello Spirito forte vi é ben dipinta la
maggior interesse, minor prolissità, e un vero comico. La generosità di Filto che vuole perdere per un tempo piuttosto la
vuole perdere per un tempo piuttosto la sua riputazione, che mancare di fedeltà all’amico, é un tratto ammirabile; ma l’i
to ammirabile; ma l’idea della scena tra Raps e Anselmo é quasi degna di Molière. I drammi del signor Lessing animati da m
agedie applaudite anche fuori della Germania, il Salomone, e la Morte di Adamo 258. La bellezza di quest’ultima é original
ori della Germania, il Salomone, e la Morte di Adamo 258. La bellezza di quest’ultima é originale. L’autor filosofo, retro
L’autor filosofo, retrocedendo fino ai tempi primitivi, ha conseguito di afferrare i veri pensamenti che doveano occupar i
ssima dissoluzione; e con un fatto sì comune, com’é la morte naturale di un uomo decrepito, é pervenuto a cagionar quel te
pito, é pervenuto a cagionar quel terror tragico, che in vano tentano di svegliare tante favole romanzesche, tanti delitti
pompa nelle odierne tragedie cittadinesche inglesi e francesi. Il re di Danimarca, che ha premiato questo buon poeta con
mi de’ concorrenti da far poi rappresentare nel suo teatro. Il teatro di Danimarca che per tal mezzo senza dubbio di giorn
nel suo teatro. Il teatro di Danimarca che per tal mezzo senza dubbio di giorno in giorno diverrà più corretto, oggi ha il
ù corretto, oggi ha il solo barone Holberg che ha scritti vari volumi di commedia in prosa che non mancano di merito259. N
lberg che ha scritti vari volumi di commedia in prosa che non mancano di merito259. Noti sono i progressi della musica in
ia é stato ultimamente onorato d’una statua (In Italia a qual maestro di musica si é fatto altrettanto? Gran forza del gen
no! L’arti fioriscono presso la nostra ingegnosa nazione senza veruno di que’ premi e incoraggiamenti infiniti, che trovan
ti in Francia e in Inghilterra), sono stati seguiti da un gran numero di ottimi maestri che illustrano oggidì il settentri
itta in italiano dall’augusta real principessa Maria Antonia Valburga di Baviera, elettrice vedova di Sassonia, merita gli
real principessa Maria Antonia Valburga di Baviera, elettrice vedova di Sassonia, merita gli elogi più distinti per esser
solo fioriscono oggidì ancora in Germania, ma la gloria d’aver prima di tutti risuscitata quell’arte, si attribuisce a un
quell’arte, si attribuisce a un tedesco. Il signor Hilverding nativo di Vienna ha prodotti in quella città vari buoni bal
verding nativo di Vienna ha prodotti in quella città vari buoni balli di azioni seguite, e può vantarsi di aver avuto per
ti in quella città vari buoni balli di azioni seguite, e può vantarsi di aver avuto per seguace l’Angiolini. Nella corte d
vantarsi di aver avuto per seguace l’Angiolini. Nella corte del duca di Wittemberg si son veduti i più magnifici ben eseg
soggiugneremo qui, ch’essi ristringonsi colà a una compagnia francese di provincia, che va girando per le città principali
la metà del secolo non comparisce veruna tragedia spagnuola a riserba di una traduzione del Cinna fatta nel 1713 da D. Fra
D. Francesco Pizarro Piccolomini; perché il Paolino, goffa produzione di un ignorante stravolto, intitolata Tragedia Nuova
agedia Nuova alla moda Francese, e stampata nel 1740 con indignazione di que’ pochissimi ch’ebbero la disgrazia d’averla n
e’ pochissimi ch’ebbero la disgrazia d’averla nelle mani, merita solo di esser ricordata per un esempio della pazzia. Le p
sser ricordata per un esempio della pazzia. Le prime tragedie adunque di questo secolo sono la Virginia pubblicata nel 175
to secolo sono la Virginia pubblicata nel 1750, e l’Ataulso nel 1753. di D. Agustin de Montiano, le quali non si son mai r
nda i componimenti alla posterità. D. Nicolàs de Moratin compose dopo di Montiano due altre tragedie, la Lucrezia uscita n
ressa nel 1770. Nella prima l’autore lotta coll’invincibil difficoltà di ben riuscere in siffatto argomento; vi frammischi
in siffatto argomento; vi frammischia certi amori subalterni incapaci di chiamar l’attenzione; e lo stile non si eleva abb
si eleva abbastanza per giugnere alla sublimità tragica. Ma un autore di un foglio periodico spagnuolo intitolato Aduana C
II tomo impresso nel 1763, ignorando l’indole della drammatica, ch’é di abbellire, e non di ripetere superstiziosamente l
l 1763, ignorando l’indole della drammatica, ch’é di abbellire, e non di ripetere superstiziosamente la storia, pretendeva
ico a’ nostri tempi. E quando ancora tal carattere fosse stato capace di trattarli oggidì tragicamente, il critico non ha
ato capace di trattarli oggidì tragicamente, il critico non ha dritto di mostrar un altro cammino al poeta, se non allora
to. Ma nel presente caso é il critico, e non il poeta, che ha perduto di vista i principi della drammatica. Nell’altra tra
a. Nell’altra tragedia del signor Moratin lo stile si vede migliorato di molto, e lo sceneggiamento é più conseguente; ma
rni teatri culti esigono una rigorosissima decenza. Essa é arricchita di un racconto circostanziato della battaglia di Tar
enza. Essa é arricchita di un racconto circostanziato della battaglia di Tarif e Rodrigo, in cui si vedono diverse vaghe i
cconto fosse con maggior necessità attaccato all’azione della sorella di Pelagio. In ogni modo l’autore meritava di essere
o all’azione della sorella di Pelagio. In ogni modo l’autore meritava di essere incoraggiato dalla nazione, invece d’esser
trattato con giudizio e in buono stile, se non che la versificazione di due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia
sta del moro che pretende da una madre per prova d’amore la morte del di lei figliuolo. Una tragedia siffatta, quantunque
ri chiamati in castigliano copleros, e a’ comici non dovea increscere di replicarla. D. Tommaso Sebastian y Latre ha pubb
o anno, nella quale ha preteso rettificare l’antica Progne e Filomena di D. Francesco Roxas. La buona intenzione e ’l patr
nerne l’affetto bramato. Come, quando si rescriveranno tante migliaia di componimenti spagnuoli per purgarli da tutti i di
arli da tutti i difetti e dalle indecenze! Vi é un sentiero più breve di questo, ed é di scriverne alquanti nuovi affatto,
difetti e dalle indecenze! Vi é un sentiero più breve di questo, ed é di scriverne alquanti nuovi affatto, i quali si cont
ttura per l’accuratezza e bellezza dello stile. Questa moderna foggia di comporre, che diverte il volgo e la gente ben nat
i, com’é avvenuto in altre colte società. D. Tommaso Ayala, professor di poetica in Madrid, ha pubblicata nel 1775 una tra
to drammaticamente, divide per tal modo l’interesse colla distruzione di un popolo intero per mezzo della fame, del ferro,
l fine della tragedia. L’autore erudito vi ha incastrati vari squarci di poeti antichi; ma i suoi compatrioti vi scorgono
atriotismo soverchio affettato e per le frequenti declamazioni contra di Roma, cose che a tempo e parcamente usate converr
onaggio che ha voluto occultare al grosso de’ lettori un nome grande, di cui andrebbe superba la poesia, come ne va la naz
va la nazione spagnuola, ha proposto all’altrui imitazione un modello di tragica poesia nell’Ifigenia di Racine da lui ott
osto all’altrui imitazione un modello di tragica poesia nell’Ifigenia di Racine da lui ottimamente trasportata in versi ca
i che l’hanno lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritt
e di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie di alessandrino castigliano che parve non solo catti
zione della novità. Il censore non ricordossi, che il monaco Gonsalvo di Berceo, di cui esistono tante poesie sacre, avea
novità. Il censore non ricordossi, che il monaco Gonsalvo di Berceo, di cui esistono tante poesie sacre, avea usato quest
in Ispagna fin dal secolo XIII; che il re D. Alonso il Dotto, figlio di San Fernando, compose molti versi alessandrini, a
figlio di San Fernando, compose molti versi alessandrini, a imitazion di Berceo, nel dialetto di Galizia; che nel Cisne de
compose molti versi alessandrini, a imitazion di Berceo, nel dialetto di Galizia; che nel Cisne de Apolo, o sia arte poeti
, nel dialetto di Galizia; che nel Cisne de Apolo, o sia arte poetica di Carvallo, impresso nel 1602, si novera questo ver
a arte poetica di Carvallo, impresso nel 1602, si novera questo verso di quattordici sillabe tra’ castigliani; e ultimamen
mente che D. Nicolàs Antonio lo riconosce per tale parlando de’ versi di Berceo, e gli dà il nome di endochat dobles 260.
lo riconosce per tale parlando de’ versi di Berceo, e gli dà il nome di endochat dobles 260. La commedia si trova pressoc
utte le altre, sregolate. Non senza garbo ha dipinti alcuni caratteri di moda nel Domine Lucas, nell’Honor dà entendimient
o gl’inesperti, opera spregevole o facile. Per mille che saran capaci di scrivere una commedia nobile, o una tragedia, che
, atta a resistere agli insulti del tempo, come quelle d’Aristofane o di Molière. E in qual componimento drammatico si ric
ponimento drammatico si richiede tanta rapidità d’azione e conoscenza di teatro, come nella farsa? Nel saggio teatrale del
legrino. Tutte le altre produzioni comiche sono stravaganti assai più di quelle del secolo passato senza averne alcuna gra
o senza averne alcuna grazia. Tali sono, p. e., il mostruoso Koulicàn di un tal Camacho, la sciocchissima quarta parte di
l mostruoso Koulicàn di un tal Camacho, la sciocchissima quarta parte di Marta Romorandina, commedia di trasformazioni det
Camacho, la sciocchissima quarta parte di Marta Romorandina, commedia di trasformazioni detestabile, la quale fruttifica m
mmedianti, benché superi in istravaganze e goffaggini qualunque altra di simil genere; e cento insulse traduzioni dell’ope
i comici invaghiti delle antiche commedie, che non saprebbero lasciar di ripetere ogni giorno, rappresentano nonpertanto u
ntrodurrebbero a poco a poco nel teatro castigliano la bella commedia di Menandro e Terenzio, e di Molière, Goldoni, e Alb
co nel teatro castigliano la bella commedia di Menandro e Terenzio, e di Molière, Goldoni, e Albergati? Ma gli odierni scr
erenzio, e di Molière, Goldoni, e Albergati? Ma gli odierni scrittori di tali sainetti par che non siano per ora in istato
dierni scrittori di tali sainetti par che non siano per ora in istato di convertirli in vere commedie, perché 1. non istud
formare un quadro che dimostri un’azione compiuta; 3. ignorano l’arte di fissar l’attenzione su di un solo carattere princ
stri un’azione compiuta; 3. ignorano l’arte di fissar l’attenzione su di un solo carattere principale, e farlo trionfare p
n ogni sainetto moltissimi caratteri in un mucchio con ugual quantità di lume, e come pare loro di averli fatti parlar qua
caratteri in un mucchio con ugual quantità di lume, e come pare loro di averli fatti parlar quanto basta, conchiudono con
a cantato dalle loro mime con sale e grazia nazionale. Un gran numero di tali sainetti composti da Don Ramon La Crux sono
gantissime. Quest’autore ha felicemente copiato al vivo il popolaccio di Lavapiés e de las Maravillas, los Arrieros, cioé
ritamente gli abati impostori letterari e civili, i quali non mancano di esercitar nelle città grandi l’impiego di servent
civili, i quali non mancano di esercitar nelle città grandi l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari
ncano di esercitar nelle città grandi l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari, e. di commettimale.
rcitar nelle città grandi l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari, e. di commettimale. Egli natural
e città grandi l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari, e. di commettimale. Egli naturalmente ha lo
di l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari, e. di commettimale. Egli naturalmente ha lo stile umile
ò non gli nocerebbe gran fatto sempre che sapesse scegliere il genere di commedia conveniente alle sue forze. Non si può n
estrezza in far ritratti, principalmente bassi, ma scarseggia affatto di fantasia per inventare e disporre un piano e far
rciò si é limitato a tradurre varie farse francesi, e particolarmente di Molière, come Giorgio Dandino, il Matrimonio a fo
nio a forza, Pourceaugnac; ma invece d’imparare da tal maestro l’arte di formar di varie figure un quadro d’una giusta azi
a, Pourceaugnac; ma invece d’imparare da tal maestro l’arte di formar di varie figure un quadro d’una giusta azione princi
cio e troncate al meglio le favole del comico francese, a somiglianza di quel Procuste ladrone dell’Attica, il quale tronc
il quale troncava i piedi o la testa de’ viandanti, quando non erano di giusta misura pel suo letto. Non increscerà a qua
ualche lettore, che si aggiunga qui un’idea dell’edificio e struttura di questi teatri diversi da’ nostrali. Corràl, che s
Principe, Corràl de los Caños del Peral, chiamansi i teatri pubblici di Madrid, de’ quali l’ultimo chiuso da molti anni,
ti cortili le famiglie che le abitavano, aveano anticamente il dritto di affaccirsi per goder dello spettacolo, e quelle s
dritto di affaccirsi per goder dello spettacolo, e quelle servivano, di palchi. Al presente i teatri, ritengono il nome d
quelle servivano, di palchi. Al presente i teatri, ritengono il nome di corràles, tutto che siano edifici chiusi, e appar
mile, e guastano l’illusione. L’orchestra si restringeva a un sonator di chitarra, il quale alle occorrenze compariva sull
i occupano alcuni scaglioni posti in giro l’un sopra l’altro a foggia di anfiteatro, chiamati la grada; e intorno al circo
ggia di anfiteatro, chiamati la grada; e intorno al circolo superiore di quella scalinata trovasi un corredor oscuro che p
ore di quella scalinata trovasi un corredor oscuro che pur si riempie di spettatori, e a livello del primo scaglione infer
corridoio, nel quale vedesi pur la gente in parte seduta in una fila di panche chiamata barandilla, e in parte all’in pie
all’erta nel piano dopo la lunetta chiamato patio, cortile. Le donne di ogni ceto divise dagli uomini, coperte delle loro
hi della sopranominata grada. Havvi poi in ciascun teatro tre ordini, di palchetti simili ai nostri per le dame e altra ge
palco chiamato tertulla, posto, come la cazuela in faccia alla scena di là gode lo spettacelo la gente, più seria e qualc
. La capa parda e ’l sombrero chambergo, cioé senza allacciare, ancor di cara memoria ai madrilenghi, un uditorio con tant
e, ancor di cara memoria ai madrilenghi, un uditorio con tante specie di ritirate di certa oscurità visibile e un abuso di
cara memoria ai madrilenghi, un uditorio con tante specie di ritirate di certa oscurità visibile e un abuso di malintesa l
io con tante specie di ritirate di certa oscurità visibile e un abuso di malintesa libertà, facilitava l’insolenze di due
rità visibile e un abuso di malintesa libertà, facilitava l’insolenze di due partiti teatrali denominati Chorizos y Polaco
Chorizos y Polacos, simili ai verdi e ai turchini dell’antico teatro di Costantinopoli. Los Chorizos eran i partigiani de
i del teatro de la Crux; los Polacos quei del teatro del Principe; ma di tali nomi non ho potuto rintracciar l’origine. V’
li nomi non ho potuto rintracciar l’origine. V’é chi vuole che quello di polacchi venne da un intermezzo, o tonadilla di p
chi vuole che quello di polacchi venne da un intermezzo, o tonadilla di polacchi rappresentata con applauso da una delle
famosa Maria o Mariquita Ladvenant, morta da nove o dieci anni, degna di mentovarsi tralle più sensibili e vivaci attrici
oce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel cappello, mentre los Polacos n
s Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color di solfo nel cappello, mentre los Polacos ne presero
tro di color di solfo nel cappello, mentre los Polacos ne presero uno di color celeste. Qualche sconcerto nato tralle due
pagnie un sol corpo, una sola cassa, e un solo interesse. Rimane oggi di cotali partiti appena una fredda e serena parzial
parzialità, che ad altro non serve se non che a sostenere un momento di conversazione ne’ caffé senza veruna conseguenza.
presenti in alcune sere. Nel teatro del ritiro, cui qui si dà il nome di Coliseo, sotto Ferdinando VI si rappresentò la no
une nostre opere buffe tradotte, come la Buona Figliuola, il Filosofo di Campagna, il Tamburro notturno ec. e alcune origi
il Filosofo di Campagna, il Tamburro notturno ec. e alcune originali di parole e di musica nazionale, chiamate zarzuelas,
di Campagna, il Tamburro notturno ec. e alcune originali di parole e di musica nazionale, chiamate zarzuelas, come las Se
de e graziose scritte da Don Miguél Higueras mascherato sotto il nome di un Barbero de Foncarràl. Fu la prima e l’ultima o
nwell é il principal personaggio del dramma. Egli, quantunque giovane di buona indole, essendo sedotto da una donna da lui
impiccato. Eppure questo soggetto, atroce che sia, egli é meno orrido di quello della Fatale Curiosità, di cui si può legg
atroce che sia, egli é meno orrido di quello della Fatale Curiosità, di cui si può leggere un estratto nella Gazzetta let
250. Il lodato autore della gazzetta letteraria così scrisse nel mese di luglio 1765: «L’art dramatique est encore bien pl
«M. Gottsched, professeur, (leggesi nel giornale straniero del mese di maggio 1760) fut le premier qui sentit le mauvais
fatti questo carattere osservasi nelle due sue tragedie, Edoardo III, di cui havvi un estratto nel dianzi citato articolo
tissima commedia intitolata I Poeti alla Moda, in cui l’autore cuopre di ridicolo i poetastri troppo bassi e ampollosi, e
i, e della quale trovasi un bel sunto nel giornale straniero del mese di luglio 1762. 255. Giovanni-Cristiano Krüger nacq
anni-Cristiano Krüger nacque in Berlino da parenti poveri, e nell’età di ventuno anni morì etico in Amburgo li 23 di agost
arenti poveri, e nell’età di ventuno anni morì etico in Amburgo li 23 di agosto del 1750. Nelle di lui commedie trovansi s
di ventuno anni morì etico in Amburgo li 23 di agosto del 1750. Nelle di lui commedie trovansi sparsi qua e là molti tratt
o cieco, i Candidati, e il Duca Michele. 256. Io sono del sentimento di M. Freron: «L’histoire de ce billet pourrait être
l’Année littéraire 1772 n° 9, ed ivi troverassi una picciola analisi di questo dramma, nel fine della quale M. Freron dic
ngueurs. Ce drame seul a deux cent pages». 258. Intorno alla Morte di Adamo e al Salomone di Klopstock leggasi le Journ
a deux cent pages». 258. Intorno alla Morte di Adamo e al Salomone di Klopstock leggasi le Journal étranger nel volume
amo e al Salomone di Klopstock leggasi le Journal étranger nel volume di maggio 1761 e la Gazzette littéraire de l’Europe
go annunziata e commendata in vari fogli letterari una nuova tragedia di Klopstock intitolata il Saulle. 259. La pastora
to il primo a comporre in quello genere; ed ha avuto la soddisfazione di veder corrisposte le sue fatiche dagli applausi e
ne di veder corrisposte le sue fatiche dagli applausi e dai tentativi di moltissimi fautori, e seguaci. I signori Gellert
con rara felicità le lor pastorali. Ma il signor Gessner li ha tutti di gran lunga superati colla sua originale gentiliss
tti di gran lunga superati colla sua originale gentilissima pastorale di Evandro e Alcimna. Alcuni contrapposti cittadines
tradotto, imitato, e adattato in più guise al lor gusto la pastorale di Gessner. L’Italia ne avrà in breve una versione d
un’idea del teatro tedesco, volendo in essa restringere quanto vanta di più eccellente la Germania in fatto di tragica e
essa restringere quanto vanta di più eccellente la Germania in fatto di tragica e comica poesia. Noi non possiamo che ani
96 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO II. Spettacoli teatrali in Alemagna. » pp. 13-20
non ostante che altre farse vi comparissero in gran numero co’ titoli di giuochi piacevoli, giuochi buffoneschi, commedie,
tragedie, comicotragedie. Il solo Hann Sachs o Giovanni Säx calzolajo di Norimberga dal 1518 sino al 1553 compose sessanta
jo di Norimberga dal 1518 sino al 1553 compose sessantacinque giuochi di carnevale, settantasei commedie e cinquantanove t
tali favole fra mille goffaggini e bassezze, dicono gl’ intelligenti di quel linguaggio, scorgonsi varie piacevolezze e p
ano maraviglia12. Egli è da notarsi ancora che tal calzolajo si valse di molti argomenti tratti da’ Greci e Latini, ch’egl
re in Norimberga. Egli sino al secolo XVII, oltre a trentasei giuochi di carnevale, compose molti drammi chiamati cantanti
esse i drammi cantanti dell’Ayrer. Non è credibile l’immensa quantità di drammi usciti in tal periodo; e pure essi eccedon
essi eccedono ancor più nella stravaganza che nel numero. Lo spirito di controversia che animava il Luteranismo, trasport
o diversi drammi, il Postiglione Calvinista, il Novello asino Tedesco di Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Caval
stiglione Calvinista, il Novello asino Tedesco di Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Cavalier Cristiano di Eishen
sco di Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Cavalier Cristiano di Eishenben, in cui trovasi la storia di Lutero e d
Messia, il Cavalier Cristiano di Eishenben, in cui trovasi la storia di Lutero e dei di lui gran nemici il Papa e Calvino
lier Cristiano di Eishenben, in cui trovasi la storia di Lutero e dei di lui gran nemici il Papa e Calvino. Con simili com
là i Luterani e i Cattolici; benchè questi assai più tardi si valsero di queste armi teatrali, avendo cominciato a farlo n
rso il 1578, il quale intendeva il greco ed avea tradotto varie opere di Plutarco, di Dione Crisostomo e del Sinesio, voll
il quale intendeva il greco ed avea tradotto varie opere di Plutarco, di Dione Crisostomo e del Sinesio, volle adoperare l
isostomo e del Sinesio, volle adoperare la scenica poesia per contese di religione. Le sue tragedie col Baile possono chia
per contese di religione. Le sue tragedie col Baile possono chiamarsi di controversia 13. Quella che intitolò Pammachius d
sia 13. Quella che intitolò Pammachius dedicata a Crammer arcivescovo di Cantorbery, uscì alla luce l’anno 1537. Un’ altra
, altro suo componimento teatrale, si rappresentò in Heidelberg a’ 24 di agosto dagli scolari che vi manteneva l’elettor F
o detto il pietoso14. Simili favole che aveano tutt’altro oggetto che di formare il gusto teatrale, non potevano contribui
’Isacco commedia, le quali appartengono a Girolamo Zieglero professor di Poetica in Ingolstad; la Giuditta e la Sapienza d
Zieglero professor di Poetica in Ingolstad; la Giuditta e la Sapienza di Salomone comicotragedia e la commedia detta Zorob
la Sapienza di Salomone comicotragedia e la commedia detta Zorobabel di Sisto Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimar
tragedia e la commedia detta Zorobabel di Sisto Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimario, di Rut del Drisearo, di Giu
tta Zorobabel di Sisto Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimario, di Rut del Drisearo, di Giuseppe del Ditero. Queste
o Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimario, di Rut del Drisearo, di Giuseppe del Ditero. Queste non furono favole str
lto meno quelle del gusto. In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro di Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi
imperadore se ne sdegnò, e volea punirne l’autore, ma egli ebbe tempo di fuggirsi a Losana dove morì nel 155215. Forse il
l Frischlino nato in Tubigen. Egli tradusse in latino cinque commedie di Aristofane da me non vedute. Ne compose altre sei
o Jobin nel 1592, e furono dedicate prima a Cristiano IV destinato re di Danimarca con una elegia che porta la data di Bru
istiano IV destinato re di Danimarca con una elegia che porta la data di Brunswich 1589, indi al figliuolo Federigo. Nella
ederigo. Nella Rebecca e nella Susanna serbò il costume de’ nazionali di trasportare sul teatro i fatti della Biblia con p
a Biblia con poca regolarità. L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Car
arità. L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che
ebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che compariscono in tali l
Carlo-Magno tesse l’autore una favola che chiama comica su Ildegarde di lui moglie calunniata. E’ notabile l’introduzione
ra vivendo Giulio e Cicerone. Soggetto veramente comico, benchè misto di qualche allegoria alla maniera d’ Aristofane, è i
te, Breviario monaco, Erasmo Roterdamo e Filippo Melantone. A riserba di Prisciano, Erasmo e Melantone, gli altri parlano
latino barbaro, ed in margine si citano i passi ricavati dalle opere di coloro che vi si motteggiano per lo stile e per l
lastici quasi spirante è guarito dall’eleganza, purezza ed erudizione di Melantone e di Erasmo. Le due sue tragedie sono t
pirante è guarito dall’eleganza, purezza ed erudizione di Melantone e di Erasmo. Le due sue tragedie sono tratte dal libro
tratte dal libro I e dal IV dell’Eneide. La prima contiene la venuta di Enea in Cartagine e l’innamoramento di Didone per
e. La prima contiene la venuta di Enea in Cartagine e l’innamoramento di Didone per artificio di Venere. Circa lo stile eg
venuta di Enea in Cartagine e l’innamoramento di Didone per artificio di Venere. Circa lo stile egli vorrebbe imitare quel
per artificio di Venere. Circa lo stile egli vorrebbe imitare quello di Virgilio, le cui frasi stesse egli ritiene per qu
e il metro diverso. Eccone per saggio qualche verso della prima scena di Giunone: Mene igitur incœpto meo desistere?
cis? La seconda tragedia più interessante si aggira sulla partenza di Enea e la morte di Didone. Paolo Rebhun curato di
tragedia più interessante si aggira sulla partenza di Enea e la morte di Didone. Paolo Rebhun curato di Oelsnitz anche com
gira sulla partenza di Enea e la morte di Didone. Paolo Rebhun curato di Oelsnitz anche compose un dramma spirituale sul f
ebhun curato di Oelsnitz anche compose un dramma spirituale sul fatto di Susanna intitolato la Casta Susanna in cinque att
ra tre traduzioni sceniche. La prima tratta dallo Spagnuolo gli Amori di Melibea e del Cavalier Calisto tragedia in dician
i Amori di Melibea e del Cavalier Calisto tragedia in diciannove atti di Sigismondo Grimm che s’ impresse nel 1520 in Ausb
Grimm che s’ impresse nel 1520 in Ausbourg: la seconda è l’Aulularia di Plauto stampata nel 1535 in Magdebourg: la terza
è l’Ifigenia in Aulide uscita alla luce nel 1584, che porta il titolo di comicotragedia. 11. Il notissimo letterato Ab.
11. Il notissimo letterato Ab. Aurelio Giorgi Bertòla non si prefisse di ripetere così da lungi i passi scenici degli Alem
li Alemanni, quando nel discorso premesso alla traduzione degl’ Idilj di Gesner promise un Saggio Storico critico sulla po
. Uscita poi la Storia Critica de’ Teatri nel 1777, in cui si parlava di poesia Alemanna e di teatro prima di Opitz, egli
a Critica de’ Teatri nel 1777, in cui si parlava di poesia Alemanna e di teatro prima di Opitz, egli nel pubblicare l’anno
atri nel 1777, in cui si parlava di poesia Alemanna e di teatro prima di Opitz, egli nel pubblicare l’anno 1779 l’Idea del
do il suo piano prese a risalire dugento anni indietro. Sperai allora di potermi alla mia volta approfittare della sua fat
re della sua fatiga riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più di quello che io ne avea detto vi ritrovai pr
a sua fatiga riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più di quello che io ne avea detto vi ritrovai prima di
XVI; ma nulla di più di quello che io ne avea detto vi ritrovai prima di Opitz. Anzi per essersi forse voluto circoscriver
a dissertazione de ludis scenicis. 15. V. il libro XIII degli Annali di Uberto Leodio presso il Baile Diz. Crit.
97 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
termina per me l’ultimamente uscito Volumetto del Saggio Apologetico, di cui la maggior parte s’impiega contro la Storia d
rte s’impiega contro la Storia de’ Teatri, al quale rispondendo credo di non aver dato occasione all’Apologista di lagnars
al quale rispondendo credo di non aver dato occasione all’Apologista di lagnarsi, come ha fatto degli altri Italiani, che
agnarsi, come ha fatto degli altri Italiani, che abbia dissimulate le di lui ragioni. Pare ch’egli prepari un altro Volume
erisco, contro de’ quali, per la conoscenza che tengo del vostro modo di disputare, son certo che voi non opporreste, che
o dunque da voi commiato. Ma poichè con tanta garbatezza v’ingegnaste di dissipare certi miei Pregiudizj con un ben lungo
on un ben lungo paragrafo, e mi correggeste gl’importantissimi errori di Critica, e di Storia, cioè l’aver chiamati Colloq
o paragrafo, e mi correggeste gl’importantissimi errori di Critica, e di Storia, cioè l’aver chiamati Colloquj Pastorali t
e l’avere collocato nel secolo XV. Luis de la Cruz, io che mi pregio di esser grato, non potendo in altra guisa, vi ricam
, vi ricambierò con alcuni pochi Avvisi amorevoli. Fornito come siete di tanta dottrina, erudizione, e buon gusto, e sopra
come siete di tanta dottrina, erudizione, e buon gusto, e sopratutto di ottima morale, forse non ne abbisognerete punto.
Signori gli accetterete con benignità popolare, come i doni villeschi di fiori, e frutta. Il superbo Serse non gradì pure
villeschi di fiori, e frutta. Il superbo Serse non gradì pure un poco di acqua, non in altro vaso che nelle mani presentat
lle mani presentatagli da un Villanello? E quando non fossero per voi di uso veruno, potranno essi per avventura giovare a
uno de’ benefizj chiamati innoxiæ utilitatis, che la Natura c’insinua di praticare, Ἐις ὀδὸν ἀλὐοντα ἀγε. AVVISI AMOREVO
. Volete sbaragliare senza riscatto i vostri Emuli? Fornitevi pria di ogni altra cosa di fatti antichi, e moderni. Ciò
iare senza riscatto i vostri Emuli? Fornitevi pria di ogni altra cosa di fatti antichi, e moderni. Ciò costa, è ben vero,
nno. La malicia conocida pocas fuerzas tiene, diceva il Maestro Perez di Oliva. II. Volete uscire sempre vittorioso
ate mai a cimentarvi su certe materie, che forse non vi sarete curato di coltivare per tempo, e che oggi vi riescono stran
mprendeste della Isabella dell’Argensola: sulla vostra novella foggia di conteggiare, che io ho chiamata apologetica, a ca
el Malara, delle azioni dell’Ecuba &c.: sul giudizio che portaste di Rapin: sugl’inventori della Pastorale: su i Pregi
Pregiudizj attribuiti al Signorelli, che in fatti sono vostri errori di Storia di Critica: sulla sognata decenza delle fa
j attribuiti al Signorelli, che in fatti sono vostri errori di Storia di Critica: sulla sognata decenza delle favole Lopen
enza delle favole Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro
Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro falso modo di ragionare dell
zione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro falso modo di ragionare dell’Opera Italiana: sulle Tragedie div
di ragionare dell’Opera Italiana: sulle Tragedie divine della Caverna di Salamina: sul passo di Orazio, in cui prendeste p
Italiana: sulle Tragedie divine della Caverna di Salamina: sul passo di Orazio, in cui prendeste per rappresentazioni tea
glio adunque riuscirete, attenendovi a quelle materie, che conosceste di buon’ ora, e coltivaste per lungo tempo. III.
di buon’ ora, e coltivaste per lungo tempo. III. Volete evitare di compromettervi (dico ad ogni Apologista)? Non isp
ete evitare di compromettervi (dico ad ogni Apologista)? Non ispedite di leggieri patenti di eruditissimi a certuni, di cu
omettervi (dico ad ogni Apologista)? Non ispedite di leggieri patenti di eruditissimi a certuni, di cui o non ben conoscet
logista)? Non ispedite di leggieri patenti di eruditissimi a certuni, di cui o non ben conoscete il fianco debole, o conos
ne, che non meritano tanto. Questa condotta vi pone fra due scogli, o di parere adulatore interessato, o di accreditarvi p
condotta vi pone fra due scogli, o di parere adulatore interessato, o di accreditarvi per ignorante. Nel primo caso vi chi
tarvi per ignorante. Nel primo caso vi chiuderanno la bocca col verso di Boileau: “La verité n’a point cet air impetueux:
ité n’a point cet air impetueux:” nell’altro vi mireranno con occhio di pietà, cantando l’altro verso del medesimo Critic
moso Re degli Spartani, secondo che scrive Senofonte nell’Orazione in di lui lode, “giudicava cosa conveniente, che l’auto
i avversarj vivono, e mangiano, e beono, e agiscono, essi per diritto di difesa non ometteranno di notare le vostre petizi
iano, e beono, e agiscono, essi per diritto di difesa non ometteranno di notare le vostre petizioni di principj, ignorazio
i per diritto di difesa non ometteranno di notare le vostre petizioni di principj, ignorazioni dell’elenco, i circoli vizi
no al piano le apologie, e gli Apologisti. V. Volete dar mostra di vero patriotismo? Compatite i difetti nazionali,
ori nazionali. In fatti se p. e. i vostri migliori Letterati, a forza di scrivere e declamare, hanno svegliati i compatrio
declamare, hanno svegliati i compatrioti a comporre a’ nostri dì più di una Tragedia ragionevole, perchè volete voi raffr
ro patrìo continuasse nell’antico stato? Una Nazione non abbisogna nè di stupidi panegiristi, nè di satirici esageratori:
antico stato? Una Nazione non abbisogna nè di stupidi panegiristi, nè di satirici esageratori: questi la irritano, quegli
i esageratori: questi la irritano, quegli l’addormentano. Palliare le di lei necessità letterarie, economiche, politiche,
acconciamente i proprj bisogni, cercarne le sorgenti, proporre le vie di minorarli, è prestarle uffizio di vero Amico. In
rcarne le sorgenti, proporre le vie di minorarli, è prestarle uffizio di vero Amico. In tutte le Nazioni, che si sono rend
Filosofi Spagnuoli. Questo è lo studio del Segretario dell’Accademia di San Fernando. Un pajo di Tomi del suo Viage de Es
to è lo studio del Segretario dell’Accademia di San Fernando. Un pajo di Tomi del suo Viage de España valgono più di venti
di San Fernando. Un pajo di Tomi del suo Viage de España valgono più di ventimila Volumi Apologetici: dapoichè questi (bi
e, a cominciare la guerra contro la cattiva Architettura degli Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogliami, di ho
rra contro la cattiva Architettura degli Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogliami, di hojarascas, di mamarrach
hitettura degli Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogliami, di hojarascas, di mamarrachos, i quali in vece di ad
Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogliami, di hojarascas, di mamarrachos, i quali in vece di adornare le Chies
stravaganti fogliami, di hojarascas, di mamarrachos, i quali in vece di adornare le Chiese, v’introducono una specie di r
chos, i quali in vece di adornare le Chiese, v’introducono una specie di ridicolo. Così si mostra amore nazionale, e spiri
ono una specie di ridicolo. Così si mostra amore nazionale, e spirito di patriotismo. Sieguano dunque gli Apologisti sì be
patriotismo. Sieguano dunque gli Apologisti sì belle scorte, in vece di proteggere los mamarrachos, le barbarie teatrali.
arlo II. avrebbe potuto animarlo in parte, e vedere non più le monete di cuojo, ma le specie de’ metalli preziosi circolar
jo, ma le specie de’ metalli preziosi circolare per la Spagna? Se nel di lui Regno Bernardo Naranjo, Bernardo Ulloa, Geron
te Apologie della condotta tenuta sotto i Monarchi Austriaci, in vece di mostrarne gli errori, e d’indagare le origini del
oli legni alla Vera-Cruz, e a Porto-bello, e poi colla Posta a’ Regni di Terra-ferma, Granata, Perù, e Nuova-Spagna, potre
erma, Granata, Perù, e Nuova-Spagna, potrebbe mai aver luogo il piano di ampliare il Commercio Spagnuolo? Se l’istesso nos
elle Contrade, e stendendo la corrispondenza, e il traffico parimente di una Colonia coll’altra, e della Nuova-Spagna coll
i, l’Agricoltura e le Manifatture, vi si vedrebbero ora tanti oggetti di stupore, e tanti motivi d’immortali applausi per
promuovere la coltivazione e l’industria, come la Vascongada, quella di Baeza, e l’Economica di Madrid sotto il dolce nom
one e l’industria, come la Vascongada, quella di Baeza, e l’Economica di Madrid sotto il dolce nome de los Amigos del Pais
altresì le Accademie, che riguardano al medesimo oggetto, cioè quella di Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid, e di Gal
cademie, che riguardano al medesimo oggetto, cioè quella di Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid, e di Galizia? Vi si s
guardano al medesimo oggetto, cioè quella di Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid, e di Galizia? Vi si sarebbero constr
mo oggetto, cioè quella di Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid, e di Galizia? Vi si sarebbero construtti i Ponti super
da Madrid al Pardo, ad Aranguez, e all’Escoriale, ma quello stupendo di Sierra-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Bi
nguez, e all’Escoriale, ma quello stupendo di Sierra-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Biscaglia, e delle Provincie
-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Biscaglia, e delle Provincie di Valenza, Galizia, e Catalogna: opere degne della
real determinazione sin dal 1767. popolati i feraci pingui territorj di Sierra-Morena tra la Mancia, e l’Andalusia colla
ritorj di Sierra-Morena tra la Mancia, e l’Andalusia colla fondazione di undici Villaggi, e cinque Casali, di cui la Capit
, e l’Andalusia colla fondazione di undici Villaggi, e cinque Casali, di cui la Capitale è la dilettosa Carolina che ralle
ano; vi si vedrebbero popolati ancora i terreni, che dividono i Regni di Cordova, e Siviglia, co’ quattro Villaggi e quind
iviglia, co’ quattro Villaggi e quindici Casali, che prendono il nome di Popolazioni di Andalusia, de’ quali è capitale la
attro Villaggi e quindici Casali, che prendono il nome di Popolazioni di Andalusia, de’ quali è capitale la Carlotta? Seco
e il celebre Conte Campomanes, Autore del noto Giudizio imparziale, e di altre dotte produzioni, ha arricchita la Spagna d
an, ed oggi veggiamo con piacere aperte per la Spagna Scuole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronom
ere aperte per la Spagna Scuole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronomia, di Architettura Militare
er la Spagna Scuole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronomia, di Architettura Militare per le Accad
uole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronomia, di Architettura Militare per le Accademie de’ Cadett
te in Barcellona, nel Ferol, in Cartagena, e in Segovia. Un Gabinetto di Storia Naturale stabilito in Madrid sotto gli aus
pregiudicati lodatori temporis acti, qual nuova, qual varia ricchezza di giuste idee non isveglierà nella Nazione? Un Giar
elle Arti del Disegno, che oggi serpeggia per la Nazione, e l’accende di amore pel vero gusto, non si debbe alla Reale Acc
l’accende di amore pel vero gusto, non si debbe alla Reale Accademia di S. Fernando, e a’ generosi clamori del di lei Seg
debbe alla Reale Accademia di S. Fernando, e a’ generosi clamori del di lei Segretario? E senza le ostilità, che incessan
i e i ghiribizzosi fogliami e le triterie ridicole, quando spereremmo di vedere totalmente atterrate le reliquie della bar
bara Architettura? E potrebbe ciò sperarsi se un Apologista ignorante di Architettura prendesse a difendere la facciate de
itettura prendesse a difendere la facciate dell’Ospizio, della Chiesa di San Sebastiano, del Quartiere delle Guardie del C
della Chiesa di San Sebastiano, del Quartiere delle Guardie del Corpo di Madrid, figlie della matta fantasia di Churriguer
rtiere delle Guardie del Corpo di Madrid, figlie della matta fantasia di Churriguera, che fu il Lope de Vega dell’Architet
ali oggi trovasi così gran numero in sì famosa Corte. Ed ecco il modo di accreditarsi di benemerito della Nazione: seconda
così gran numero in sì famosa Corte. Ed ecco il modo di accreditarsi di benemerito della Nazione: secondare le sublimi ve
accreditarsi di benemerito della Nazione: secondare le sublimi vedute di sì benefico Monarca, e de’ patriotici zelanti Min
, che ad altri sembrano per ogni banda infruttuose, studiatevi almeno di comporne delle migliori, che dar si possano. E co
ciò si conseguisce? Prendendo a trattar buona Causa in ciascuna parte di esse. Per esempio, volendo asserire, che vennero
io, volendo asserire, che vennero i Greci nelle Spagne, non vi curate di mettere avanti la ignoranza, e la rozzezza de’ pr
ettere avanti la ignoranza, e la rozzezza de’ primi tempi della Città di Roma per averli discacciati. Roma guerriera non d
a guerriera non discacciava la Greca Sapienza, della quale cercò anzi di approfittarsi nella compilazione delle XII. Tavol
Leggi Decemvirali; bensì volle scansare la doppia cavillosa eloquenza di Carneade, che, aringando ora a favore, ora contro
nsa il Signor Lampillas1, la Filosofia, la quale sin dal primo secolo di lei tralusse in Numa Pompilio, ammirato da’ Poste
la primera rozzezza de’ Romani non riflettono, che essa non l’impedi di gettare stabili fondamenti per divenire una Nazio
divenire una Nazione grande, e possente? In oltre quando voi parlate di una sola Città Spagnuola, comparatela con una sol
la Spagna, dovete riguardare a tutta l’Italia, e non alla sola Città di Roma. Con questo giusto metodo calcolando voi tro
lando voi troverete, che mentre i Greci passavano ad alcune Provincie di questa Penisola, e Roma discacciava i Sofisti, pi
e cosa più preziosa, cioè a dire la memoria gratissima della dottrina di tanti Filosofi, Oratori, Matematici, Musici teori
’Agricoltura, e l’Industria, sapienza volgare pregevolissima. Ma dopo di questi bei passi le Nazioni procedono oltre e col
buono Apologista dee favoreggiar la Patria nella Buona Causa, in vece di ostentare nelle incertezze, e ne’ punti svantaggi
e parlare, o scrivere eloquentemente col torto manifesto? Ambiste mai di passare pel Carneade de’ nostri giorni? Ma i Carn
a il piu eloquente Poeta Filosofo, lo Scrittore Tragico della Caverna di Salamina. VII. Volete voi tributare alla vo
Il Signor Lampillas va ruminando1 i materiali della Storia Letteraria di Spagna intorno alla venuta de’ Fenici alle Coste
Storia Letteraria di Spagna intorno alla venuta de’ Fenici alle Coste di Andalusia da tempo anteriore a quello di Salomone
venuta de’ Fenici alle Coste di Andalusia da tempo anteriore a quello di Salomone, e dice: “E’ certo, e incontrastabile il
, e lo stabilimento de’ Fenici nella Spagna anteriore assai all’epoca di Salomone; e perciò abbiamo questo non dispreggevo
are il valore degli Spagnuoli nelle Scienze”. Riflettiamo alquanto su di ciò. Primieramente conviene osservare, che chi va
roposito giudiziosamente discorre un dotto Spagnuolo Regio Professore di Poetica in Madrid1: “Sono inutili tutti i Libri,
atura de’ Celti, de’ Greci, e de’ Cartaginesi; imperciocchè l’oggetto di tal travaglio altro non essendo, se non che il mo
e non che il mostrare le Scienze acquistate dagli Spagnuoli per mezzo di quelle nazioni, non provandosi che ce le comunica
ci. Or perchè non si afferma il medesimo de’ Fenici? Perchè la venuta di questi si ha da riguardare come l’epoca della ist
, incontrastabile il commercio Fenicio in Ispagna anteriore all’epoca di Salomone. Non si dubita, che i Fenici vi traffica
sero: ma non è certa, non è incontrastabile tanta antichità. Il passo di Appiano addotto nella Storia Letteraria è stato t
tiempo ha. Dice poi l’Apologista (p. 7.), che nel Libro del Marchese di Mondejar intitolato Gades Phæniciæ “vien fissata
ammonticate nella Storia Letteraria. Ora rifletta il Sig. Apologista di quai soccorsi si valga in sì remota antichità! Au
n sì remota antichità! Autori illustri, laboriosi, eruditi; ma Autori di jeri l’altro. E perchè non ricorrere a’ passi ori
ricorrere a’ passi originali degli Antichi? Allora sorgerebbero nella di lui mente i dubbj medesimi nati in quella del pre
usurpatore Giosuè, poveri, raminghi, miserabili, secondo l’Iscrizione di una Colonna trovata in Tanger. Ma se tale Iscrizi
fermarono in Africa, e non Ispagna; nè quindi si ricava la fondazione di Cadice. Si dubita parimente, che Cadice sia fonda
stio ne’ Frammenti, cioè che non la fondarono, ma le mutarono il nome di Tarteso in quello di Gadir. Tarteso (aggiugne il
ioè che non la fondarono, ma le mutarono il nome di Tarteso in quello di Gadir. Tarteso (aggiugne il citato Professore di
di Tarteso in quello di Gadir. Tarteso (aggiugne il citato Professore di Poetica) la chiama ancora Erodoto, il quale asser
uale asserisce che i Samj furono i primi ad approfittarsi delle Fiere di Tarteso. Ora se i Samj furono i primi, se queste
Fenici furono posteriori alla venuta de’ Samj, e così la loro venuta di 1500. anni prima di Cristo va a rovinare. Di più,
riori alla venuta de’ Samj, e così la loro venuta di 1500. anni prima di Cristo va a rovinare. Di più, oltre a Cicerone, e
rza è che la venuta de’ Fenici in Ispagna, e il possedere nella Costa di Andalusia alcuni paesi, come dice Appiano, siano
o, siano cose assai più moderne, e che quel numero d’anni 1500. prima di Cristo diminuisca di due terzi, e diventi almeno
iù moderne, e che quel numero d’anni 1500. prima di Cristo diminuisca di due terzi, e diventi almeno 550. Giustino poi non
artaginesi furono i primi, che dopo i Re naturali ottennero l’imperio di quella Provincia, introducendovisi con motivo di
ottennero l’imperio di quella Provincia, introducendovisi con motivo di soccorrere i Gaditani oppressi da’ loro vicini. D
che è certo, è incontrastabile, che essi vi vennero 1500. anni prima di Cristo1? Di poi da qual fatto, da qual monumento,
Fenici? E se verisimilmente soltanto egli il congettura (ad onta pure di tante incertezze), come poi repentinamente muta s
ria Letteraria? Quanto all’Apologista non vi s’impegna, contentandosi di declamare: quanto a’ Cordovesi ci dicono, che gli
gli Spagnuoli appresero da’ Fenici il sistema degli Atomi. Ma ecco su di ciò come ragiona l’erudito Autore della Lettera,
ragiona l’erudito Autore della Lettera, che ci risparmia il travaglio di far quì delle riflessioni: “Quello che più mi fa
far quì delle riflessioni: “Quello che più mi fa stordire è l’ammasso di supposizioni aeree, dalle quali si deducono asser
vennero a Spagna alcuni Filosofi . . . . . i nostri ebbero occasione di apprendere il sistema degli Atomi. Questo (soggiu
Atomi. Questo (soggiungono gli Scrittori Cordovesi) è anteriore quasi di mille anni al sistema Peripatetico . . . . e la S
. . . . e la Spagna lo ricevè da’ Fenici molto prima della Grecia, e di Roma. Infelice gioventù” (ciò riferito esclama l’
utore della Lettera lodata) “che impari Critica da tale Storia capace di corrompere i più solidi, e acuti ingegni! . . . .
dunque ricevettero il sistema degli Atomi molto prima della Grecia, e di Roma? Stavano scritte con questa Logica le Scienz
dati nell’arena, e nelle aeree congetture. E che bisogno ha la Spagna di lodi false, mendicate da’ sofismi, da imposture i
ontro le forze più poderose della Romana Repubblica, che tante pruove di eroico invincibile valore diede nella Guerra Numa
i, gli Scrittori insigni che vi fiorirono? Una Nazione Madre, non che di Adriano, che pur fu un dotto Imperadore, di un Tr
na Nazione Madre, non che di Adriano, che pur fu un dotto Imperadore, di un Trajano eccellente modello degli ottimi Princi
gloriosa sotto i Visigoti, finchè disarmata da Vitiza, dalle lascivie di Rodrigo tradita, da Opa, e Giuliano venduta, non
Cattolici potentissima Monarchia, conquistatrice in Europa, e padrona di un nuovo Mondo intero a’ loro giorni, e sotto i l
lmente Legislatrice illustre, Politica, Letterata, Scientifica in più di un genere, produttrice di gran Metafisici, di cel
re, Politica, Letterata, Scientifica in più di un genere, produttrice di gran Metafisici, di celebri Teologi, di sommi Fil
ata, Scientifica in più di un genere, produttrice di gran Metafisici, di celebri Teologi, di sommi Filosofi, di gran Giure
più di un genere, produttrice di gran Metafisici, di celebri Teologi, di sommi Filosofi, di gran Giureconsulti? che può a
roduttrice di gran Metafisici, di celebri Teologi, di sommi Filosofi, di gran Giureconsulti? che può a ragione pregiarsi d
di sommi Filosofi, di gran Giureconsulti? che può a ragione pregiarsi di contare tra’ suoi figli un Vazquez, un Suarez, un
ntonio Agostino, un Barbosa, un Vives, un Mariana? Che anco ne’ tempi di decadenza gareggiò sotto il IV. Filippo colla più
e per amore e zelo della Religione sacrificare eroicamente un milione di Vassalli? Una Nazione in tutte l’epoche degna del
de’ PRINCIPI BORBONICI fiorentissima? Ha bisogno sì gloriosa Nazione di far quasi Spagnuolo l’Africano Annibale, e di pre
gno sì gloriosa Nazione di far quasi Spagnuolo l’Africano Annibale, e di pregiarsi della Lingua Greca che costui sapeva, p
chiaro da’ Versi Saliari, e nel terzo secolo furono gran Legislatori, di che sono prova evidente le nominate famose xii. T
ali il dottissimo Cicerone nel Libro dell’Oratore diceva, ch’egli era di parere essere a tutte le Biblioteche de’ Filosofi
el suo giudizio potesse fremere il Mondo intero? Ha bisogno la Spagna di chiamarsi Provenzale, o di convertire i suoi Popo
mere il Mondo intero? Ha bisogno la Spagna di chiamarsi Provenzale, o di convertire i suoi Popoli in Provenzali, per parti
erseggiare che ebbe quella Provincia Francese? Ha bisogno, Dio buono! di pregiarsi di un Atto della Celestina, che ne ha p
e ebbe quella Provincia Francese? Ha bisogno, Dio buono! di pregiarsi di un Atto della Celestina, che ne ha più di venti,
no, Dio buono! di pregiarsi di un Atto della Celestina, che ne ha più di venti, e su questa ventesima parte di una Novella
della Celestina, che ne ha più di venti, e su questa ventesima parte di una Novella fondare la di lei perizia nella Poesi
a più di venti, e su questa ventesima parte di una Novella fondare la di lei perizia nella Poesia Rappresentativa? Di sì m
di lei perizia nella Poesia Rappresentativa? Di sì meschine gloriole, di queste apologetiche petitesses, per dirla alla Fr
isogno la Madre de’ Garcilassi de la Vega, degli Errera, de’ Leonardi di Argensola? Ha bisogno la Spagna, per finirla, di
Errera, de’ Leonardi di Argensola? Ha bisogno la Spagna, per finirla, di un Tomo Apologetico per sostenere i mostri teatra
la, di un Tomo Apologetico per sostenere i mostri teatrali del Vega e di Calderon, quasi dovesse alla loro caduta vacillar
o caduta vacillare l’Ispana Monarchia? Nò, Signori Apologisti, troppo di soda gloria è ricca la vostra Nazione per aver bi
sti, troppo di soda gloria è ricca la vostra Nazione per aver bisogno di accattare da’ vanti spregevoli e frivoli o da imm
1. Vedi tali stabilimenti descritti nel Libro VIII. della Storia di America del Dottore Guglielmo Robertson. Vedi anc
ancora le congetture tratte dalla Sacra Scrittura, per la fondazione di Cadice da’ Fenici 400. anni prima di Salomone. Ve
cra Scrittura, per la fondazione di Cadice da’ Fenici 400. anni prima di Salomone. Vedansi i numeri 78. 79. e 80.
98 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LETTERA dell’autore all’editore. » pp. -
all’editore. Ciò che accennai son già molti anni al l’editor Veneto di questa mia opera che imprese a reimprimere, ripet
eggio veder non seppe nella mia Storia teatrale certo picciolo autore di un tumultuario Discorso accompagnato ad un Pausan
hina tragedia obbliata ed estinta nel nascere. E siccome tali esempli di errori e di bellezze vanno alla giornata moltipli
a obbliata ed estinta nel nascere. E siccome tali esempli di errori e di bellezze vanno alla giornata moltiplicandosi, fa
in sei volumi in 8; e dopo alcuni anni ne pubblicai nel 1798 un altro di Addizioni. Le mie vicende che poscia mi balzarono
e mie vicende che poscia mi balzarono in Francia donde dopo la dimora di un anno discesi in Italia di bel nuovo, hanno pro
alzarono in Francia donde dopo la dimora di un anno discesi in Italia di bel nuovo, hanno prodotto nuove osservazioni da m
e nel 1798 (che non passò oltre delle Sicilie per le luttuose vicende di Napoli) quanto per le molte altre cose notate ne’
del tempio dell’Immortalità; ed havvi, com’io, chi si contenta appena di contemplarne le vicinanze, non osando neppure dì
le storie teatrali (dicono altri che reputansi stragrandì) si favella di quando in quando di comedi e di tragedi antichi e
dicono altri che reputansi stragrandì) si favella di quando in quando di comedi e di tragedi antichi e moderni, e vi si le
che reputansi stragrandì) si favella di quando in quando di comedi e di tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi
ando di comedi e di tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, d
edi e di tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick,
tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick, della And
ichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick, della Andreini, del
erni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick, della Andreini, del Pinotti, d
si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick, della Andreini, del Pinotti, del Zanarin
V’ha però chi sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le tracce di Aristotile e dì Quintiliano, e mentovar dove bene
ridicoli del loro tempo, che rappresentar nella società gli originali di que’ medesimi oggetti rìdevoli mascherati da uomi
, e da poeti che non intendono nè rima nè ragione, e da pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore. I ve
è rima nè ragione, e da pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti di ogni valore. I veri filosofi, i veri letterati be
I veri filosofi, i veri letterati ben sanno la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, onde si attende la pubblica
ofi, i veri letterati ben sanno la prestanza e l’utilità di un genere di poesia, onde si attende la pubblica educazione, s
nere di poesia, onde si attende la pubblica educazione, siccome credo di aver dìmostrato nel discorso seguente premesso a
to nel discorso seguente premesso a questa mia storia. Sanno ben essi di non doversi il Buon Teatro considerar come sempli
e la morale nella società, e per secondar le vedute de’ legislatori; di che mi occupai ne’ miei Elementi di Poesia Dramma
condar le vedute de’ legislatori; di che mi occupai ne’ miei Elementi di Poesia Drammatica impressi in Milano. Sanno altre
osservarsi reciprocamente, ed a comporsi a certa esteriore politezza di maniere, che i solitarii difficilmente sogliono a
ti indispensabili al poeta teatrale che agogna al l’importante gloria di pubblico educatore. E sanno finalmente che i migl
antiche e moderne in ogni tempo fecersi un pregio, e forse un dovere di contribuire co’ loro lumi al miglioramento del te
posero essi stessi pel teatro, o ne promossero lo studio, o servirono di scorta a’ poeti. Platone aspirò alla vittoria Oli
splendidezza gli scenici spettacoli. Eschine competitore in eloquenza di Demostene, Archita capitano, Neottolemo favorito
. Roma stessa vantò un Lelio e uno Scipione Affricano come coadjutori di Terenzio, un Cornelio Silla dittatore, il gran Ge
lla dittatore, il gran Germanico, e Cajo Claudio imperadore scrittori di commedie; Giulio Cesare, Cesare Augusto, Tito Ves
agedia, e Orezio Flacco che si fe ammirare non meno come grande emulo di Pindaro, che come critico incomparabile di teatra
non meno come grande emulo di Pindaro, che come critico incomparabile di teatral poesia. Nella decadenza poi del Romano Im
ed imitarli. San Gio: Crisostomo con compiacenza leggeva le commedie di Aristofane; San Girolamo quelle di Plauto; il Sin
on compiacenza leggeva le commedie di Aristofane; San Girolamo quelle di Plauto; il Sinesio ne compose alcune sulle orme d
an Girolamo quelle di Plauto; il Sinesio ne compose alcune sulle orme di Cratino e di Filemone; Apollinare imitò Euripide
uelle di Plauto; il Sinesio ne compose alcune sulle orme di Cratino e di Filemone; Apollinare imitò Euripide e Menandro. A
cattolico re Filippo IV, e teologi e sacerdoti e magistrati ed uomini di stato, Solis, Calderon, Moreto, Montiano, Cadalso
ini di stato, Solis, Calderon, Moreto, Montiano, Cadalso, Gusman duca di Medina Sidonia; nella Germania Klopstock, Federig
di Medina Sidonia; nella Germania Klopstock, Federigo II il Grande re di Prussia, e tanti e tanti reputati letterati; in I
i Prussia, e tanti e tanti reputati letterati; in Inghilterra il duca di Bukingam, Adisson segretario di stato, il cavalie
ati letterati; in Inghilterra il duca di Bukingam, Adisson segretario di stato, il cavaliere Van-Broug, il capitano Stèele
aliere Van-Broug, il capitano Stèele, Sheridan; in Francia Margherita di Navarra compose per la scena, Francesco I ne ispi
o, Pallavicini tra gli scrittori drammatici, e San Carlo Borromeo che di propria mano correggeva le rappresentazioni de’ c
ca Annibale Marchese, e Scipione Maffei, e Bernardino Rota, ed Angelo di Costanzo, e il duca Gaetani di Sermoneta, e cento
e Maffei, e Bernardino Rota, ed Angelo di Costanzo, e il duca Gaetani di Sermoneta, e cento altri personaggi chiari per na
ri gli avanzamenti della teatral poesia. E qual filosofo e scrittore di chiara fama non si pregia di corroborare i suoi c
ral poesia. E qual filosofo e scrittore di chiara fama non si pregia di corroborare i suoi concetti colla morale e colla
a sparsa negli scritti de’ poeti drammatici? Quale illustre accademia di amena letteratura non ha occupati i proprii valor
atro, ad insinuarne il vero gusto, ad arricchir le rispettive nazioni di tragedie, di pastorali, di commedie? Laonde o bis
nuarne il vero gusto, ad arricchir le rispettive nazioni di tragedie, di pastorali, di commedie? Laonde o bisogna essere s
gusto, ad arricchir le rispettive nazioni di tragedie, di pastorali, di commedie? Laonde o bisogna essere stato nutrito n
eformi maschere, o aver sortito dalla natura madrigna la comprensione di un semplice Tinitiva dell’Orenoco, per non capire
er non capire l’istruzione, i politici vantaggi e l’innocente piacere di un genere poetico cosi difficile, così nobile, e
da prelati, da cardinali, da più egregi repubblicani Greci e Latini e di ogni nazione e di ogni tempo. Occupiamoci adunque
dinali, da più egregi repubblicani Greci e Latini e di ogni nazione e di ogni tempo. Occupiamoci adunque io ad aumentare e
e perfezionare al possibile la mia storia teatrale, voi a riprodurla di tanto accresciuta col l’accuratezza promessami, s
99 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 66-74
interesse più generale si communichi a’ circostanti: e che vada così di mano in mano continuando a prender forma, finchè
ue una festa, un sacrifizio e un convito rinnovato ogni anno in tempo di vendemmia, nel quale la licenza del tripudio e l’
ano naturalmente partorir sazietà, e svegliare in alcuno un desiderio di rianimargli con qualche novità. Così in fatti avv
ualche novità. Così in fatti avvenne. Vi è chi attribuisce ad Epigene di Sicione il pensamento d’interporvi altri racconti
er rendere la festa più varia, o per dar tempo a’ saltatori e cantori di prender fiatoa I primi cori contenevano le sole l
ori e cantori di prender fiatoa I primi cori contenevano le sole lodi di Bacco, e gli episodii parlavano di tutt’altro. Il
rimi cori contenevano le sole lodi di Bacco, e gli episodii parlavano di tutt’altro. Il popolo se ne avvide, e mormorò del
che la società avanza nella coltura. Chi adunque arzigogolando sdegna di riconoscere da tali principii la tragedia e la co
la tragedia e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e di apparente importanza ai proprii scrit
e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e di apparente importanza ai proprii scritti, e formar
intamente tragedia e commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico, talvolta di comico poeta. Apollofane da
commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico, talvolta di comico poeta. Apollofane da Suida vien detto, ant
ci. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro cui dà il nome di poeta comico. Il
Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro cui dà il nome di poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico
ico dallo stesso Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e le Baccanti di questo drammatico come favole tragiche. Corsero i
Corsero intorno a mille anni dal tempo in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta di Tespi; ed in tal periodo mo
le anni dal tempo in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta di Tespi; ed in tal periodo moltissimi poeti coltiva
tivarono in Atene la tragedia spiegando tutto il patrio veleno contro di quel re che dipinsero come ingiusto e crudele, pe
de’ giovani da esporsi al Minotauro in vendetta del l’ucciso Androgeo di lui figliuoloa. Ma il genere tragico sino al l’ol
de LX, o LXI non si vide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo di Solone provveduto di competente gusto e discernim
ide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo di Solone provveduto di competente gusto e discernimento gli separò; e pe
vessero precedutob. I Giovani Sacri, il Forbante, il Penteo sono nomi di alcune favole Tespiane. Appartiene a Tespi questo
da ogni mescolanza comica, nel passare nel l’olimpiade LXVII in mano di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria d
omica, nel passare nel l’olimpiade LXVII in mano di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria del coro divennero cor
passare nel l’olimpiade LXVII in mano di Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria del coro divennero corpo princip
ole ed affetti, e formarono uno spettacolo sì dilettevole, che meritò di essere introdotto in Atene. Cherilo l’ateniese ch
nel l’olimpiade LXIV, avea trovata la maschera ed abolita la feccia, di cui prima tingevansi gli attoria, e Frinico accom
nsi gli attoria, e Frinico accomodò quest’invenzione anche alle parti di donne. Se abbiasi riguardo allo stato della dramm
alle parti di donne. Se abbiasi riguardo allo stato della drammatica di quel tempo, Frinico merita l’ammirazione de’ post
ammirazione de’ posteri. In una tragedia pose alcuni versi cosi pieni di robustezza, di energia e di arte militare, e gli
posteri. In una tragedia pose alcuni versi cosi pieni di robustezza, di energia e di arte militare, e gli rappresentò con
una tragedia pose alcuni versi cosi pieni di robustezza, di energia e di arte militare, e gli rappresentò con tanto brio c
militare, e gli rappresentò con tanto brio che scosse gli spettatori di un modo che nel medesimo teatro fu creato capitan
tanto solidamente favellare delle operazioni belliche, era ben degno di comandare elle squadre per vantaggio della patria
io della patriaa. Frinico inventò ancora il tetrametro. Le favole che di lui si citano, sono: Pleuronia, gli Egizj, Atteon
Atteone, Alcestide, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Sui
e, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di
Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di un altro po
lo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmon
di un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione di Mileto, di cui parla Eliano stessoa, appartiene a
poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione di Mileto, di cui parla Eliano stessoa, appartiene a un altro F
di cui parla Eliano stessoa, appartiene a un altro Frinico figliuolo di Melanta, il quale per tal tragedia fu punito dagl
nta, il quale per tal tragedia fu punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. Questo Frinico di Melanta fu il poe
u punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. Questo Frinico di Melanta fu il poeta che rappresentando la mentova
tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle-Lettere di Parigi. b. Plutarco Sympos. lib.  I, quaest. I.
Parigi. b. Plutarco Sympos. lib.  I, quaest. I. a. Vedi il dialogo di Platone intitolato Minos. a. Orazio, Ignotum
espis. b. In fatti Arione che fiorì nel l’olimpiade XXXVIII fu uno di quelli che precedettero Tespi ed inventò il verso
a presente Storia de’ Teatri impresso in Napoli nel 1787. c. Vedi la di lui raccolta dei Frammenti drammatici Greci p. 44
di lui raccolta dei Frammenti drammatici Greci p. 440 del l’edizione di Parigi. a. Di tre Cherili fanno menzione gli ant
oronato, se ne attribuisce una intitolata Alope. Era questa figliuola di Cercione della quale Nettuno ebbe Ippotoonte uno
be Ippotoonte uno dei dieci eroi che diedero il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o di Alicar
che diedero il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto,
o il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto, e scrisse
Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto, e scrisse in versi la vittoria degli Ate
oria degli Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Archelao re di Macedonia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in A
ia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in Asia, e fece alcuni poemi in di lui lode; ma questo principe lo stimava sì poco,
soleva dire che avrebbe voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. a. El
e voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. a. Eliano nella Storia varia
ssere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. a. Eliano nella Storia varia lib. 3 ca
ia de’ Teatri del 1777 attribuimmo quest’ultima avventura del Frinico di Melanta all’altro più famoso che fu figliuolo di
vventura del Frinico di Melanta all’altro più famoso che fu figliuolo di Poliframmone. Vi fu un terzo Frinico poeta comico
100 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 619-638
ia che l’avviò agli studi legali. Ma ottenuta la laurea, egli risolse di non indossar la toga dell’avvocato, per abbraccia
l’avvocato, per abbracciar l’arte del comico. Esordì in una Compagnia di niun valore, dalla quale dovè uscire per disperaz
a ripensò all’avvocatura ; ma una giovinetta, attrice della Compagnia di Antonio Fiorilli gli fe’ di punto in bianco mutar
a una giovinetta, attrice della Compagnia di Antonio Fiorilli gli fe’ di punto in bianco mutar pensiero. Scritturatosi qua
utar pensiero. Scritturatosi quale secondo amoroso, ebbe subito campo di mostrare le sue forti attitudini, non discompagna
nò il Cavicchi gli amorosi per darsi tutto allo studio della maschera di Brighella nella quale riuscì mirabilmente, tanto
Passò poi con la Marta Coleoni assieme alla moglie Francesca (il nome di famiglia non giunse a noi) egregia servetta, e as
ò non trovando il Cavicchi più chi lo scritturasse, diventò conduttor di compagnia egli stesso. Era il 1824 all’Arena di V
se, diventò conduttor di compagnia egli stesso. Era il 1824 all’Arena di Verona, ove, a detta di Antonio Colomberti, attor
compagnia egli stesso. Era il 1824 all’Arena di Verona, ove, a detta di Antonio Colomberti, attore contemporaneo, recitav
o plauso, sotto le spoglie dell’astuto Zanni. Ebbe numerosa famiglia, di cui era composta per metà la sua compagnia. Morta
l notiziario del Colomberti ; ma, o egli ha fatto con errore evidente di due persone una sola, o il teatro ha avuto più di
con errore evidente di due persone una sola, o il teatro ha avuto più di un Cavicchi brighella. Il 1820, in Compagnia di A
l teatro ha avuto più di un Cavicchi brighella. Il 1820, in Compagnia di Andolfati era il Cavicchi Giovanni per le parti d
1820, in Compagnia di Andolfati era il Cavicchi Giovanni per le parti di caratterista, di cui dice laconicamente il Giorna
a di Andolfati era il Cavicchi Giovanni per le parti di caratterista, di cui dice laconicamente il Giornale dei teatri : n
olomberti ? ? ? Cazzola-Brizzi Clementina, nata a Sermide, provincia di Mantova, il dì 26 agosto 1832, dagli artisti Gius
azzola, capocomico, e Claudia Bragaglia, esordì nel 1848 al Teatro Re di Milano qual prima amorosa della Compagnia di Cesa
dì nel 1848 al Teatro Re di Milano qual prima amorosa della Compagnia di Cesare Asti. Fu il ’48-49 con Papadopoli, Lottini
, il ’51-52 con Carlo Romagnoli e Achille Dondini, sotto la direzione di Cesare Dondini, prima attrice assoluta, nella qua
la qual Compagnia sposatasi a Giacomo Brizzi, passò dal Teatro Grande di Brescia a quelli di Trieste, Milano, Torino, Bolo
osatasi a Giacomo Brizzi, passò dal Teatro Grande di Brescia a quelli di Trieste, Milano, Torino, Bologna, Livorno, Padova
nando il pubblico all’entusiasmo, che nella primavera del’55 al Valle di Roma diventò esaltazione, delirio. Entrò il ’60 n
le di Roma diventò esaltazione, delirio. Entrò il ’60 nella Compagnia di Luigi Domeniconi ; diventò socia il ’61-62 di Tom
il ’60 nella Compagnia di Luigi Domeniconi ; diventò socia il ’61-62 di Tommaso Salvini, e fu scritturata il ’63 da Anton
scritturata il ’63 da Antonio Stacchini e il ’64-65-66, a’ Fiorentini di Napoli, da Adamo Alberti. Ma non potè compiere il
quanti la conobbero. Clementina Cazzola non fu bella veramente, ma di assai viva espressione. I suoi occhi nerissimi mo
i uditori, ma degli artisti in scena con lei. Quand’era a’ Fiorentini di Napoli, nel ’65, Alessandro Dumas figlio, recatos
mi inginocchio dinanzi a voi. La Nazione Francese sarebbe orgogliosa di avere una tanta artista ; ed io sarei ben fortuna
eur, della Pamela, della Gabbriella, dell’Elisabetta, della Battaglia di donne, della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunat
della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunati, della Pia de’ Tolomei, e di cento altre opere o tragico-romantiche o drammati
he : nella tragedia classica a lei mancava la fibra. E se, desiderosa di assurgere a somma altezza anche in quel genere, s
amore alla rappresentazione della Saffo e della Norma…. tragedie irte di difficoltà materiali, pur troppo ad esse più spec
mente dovè la immatura sua fine. Di lei così scrisse un acuto critico di arte, Enrico Panzacchi, ne’suoi Soliloqui artisti
le sue grida appassionate rotte dal pianto ? In lei trovava sempre e di preferenza un’interpretazione efficacissima ognun
rovava sempre e di preferenza un’interpretazione efficacissima ognuna di quelle forme d’arte che erano in maggior voga ven
a un dato momento quell’incanto ideale si risolveva in un particolare di verità viva e potente, quasi cruda. In questi con
quasi cruda. In questi contrasti, che parevano cercati nella poetica di Victor Hugo, era il massimo prestigio della Cazzo
riana Lecouvreur : Il suo amore per il brillante e infedele principe di Sassonia, la Cazzola ce lo significava in una for
naturalmente senza che la Cazzola si studiasse a farlo o s’accorgesse di farlo : fra quella sensiblerie e la passione roma
liere per istinto. A queste del Panzacchi faccio seguir le parole di due massimi artisti del nostro teatro di prosa.
cchi faccio seguir le parole di due massimi artisti del nostro teatro di prosa. Che dire di questa prediletta figlia di M
e parole di due massimi artisti del nostro teatro di prosa. Che dire di questa prediletta figlia di Melpomene e di Talìa 
sti del nostro teatro di prosa. Che dire di questa prediletta figlia di Melpomene e di Talìa ? Mi si perdonerà l’esorbita
teatro di prosa. Che dire di questa prediletta figlia di Melpomene e di Talìa ? Mi si perdonerà l’esorbitanza degli agget
esorbitanza degli aggettivi qualificativi, ma certo chi ebbe la sorte di vederla e di udirla, li troverà inferiori e insuf
egli aggettivi qualificativi, ma certo chi ebbe la sorte di vederla e di udirla, li troverà inferiori e insufficienti ad e
nell’arte, e fino da bambina veniva chiamata l’enfant prodige. Figlia di umili artisti, possedeva dalla natura il sentimen
amante, così Cesare Dondini tolse dall’oscurità questa preziosa gemma di pura acqua, alla quale sovrabbondava il fuoco, pr
fuoco, produttore dei raggi che abbarbagliano. L’intuizione psichica di questa attrice era unica più che rara. L’inspiraz
esatta e fedele. Gli occhi, come due diamanti neri gettavano sprazzi di luce, e non potevansi fissare a lungo senza senti
arvi ogni vostro pensiero. Le ugualissime perle della bocca servivano di specchio a chi le parlava, e il mesto e dolce sor
el sentimento. Nella Piccarda Donati era seducente : nella Vita color di rosa era meravigliosa ; nella Dama dalle Camelie
ei era sublime ! In questa tragedia soprattutto raggiungeva tal grado di perfezione, da farvi credere ad un prodigio. L’ar
r sempre si appalesa nel riprodurre la natura, si ritirava vergognosa di fronte all’eccellenza di quella realtà. (T. Salv
riprodurre la natura, si ritirava vergognosa di fronte all’eccellenza di quella realtà. (T. Salvini, Ricordi, 130). Non
nza di quella realtà. (T. Salvini, Ricordi, 130). Non posso parlare di questo lucido astro dell’arte venuto per illumina
r languido, esprimeva la gioja e il dolore a sua voglia o capriccio : di una mobilità eccezionale : più natura che arte :
ntenuto in uno sdrucito recipiente. Chi la ricorderà nella Vita color di rosa, nella Donna in seconde nozze di Giacometti,
i la ricorderà nella Vita color di rosa, nella Donna in seconde nozze di Giacometti, e nella Signora dalle Camelie ? Ben p
o patologico e non in un forzato e ricercato verismo con combinazioni di nervosità che fanno della verità una menzogna, de
di nervosità che fanno della verità una menzogna, dell’arte un giuoco di prestidigitazione ! (Ernesto Rossi, Quarant’anni
l’arte un giuoco di prestidigitazione ! (Ernesto Rossi, Quarant’anni di vita artistica, vol. I, 166). Fra le tante poesie
l. I, 166). Fra le tante poesie scritte per lei scelgo il bel sonetto di Paolo Costa che le fu indirizzato nell’estate del
fu indirizzato nell’estate del 1858, a Faenza. Di che loco beato, e di che stella scese costei, che aggiorna l’età nostr
a vostra. Quand’Ella appare, da’suoi labbri move uno spirto d’amore e di pietate, ch’empie ogni petto di dolcezze nove, sì
suoi labbri move uno spirto d’amore e di pietate, ch’empie ogni petto di dolcezze nove, sì che fa dire altrui : Quei che c
rte. Cecchini Pier Maria. Celebre nella Commedia dell’arte col nome di Frittellino, nacque a Ferrara il 14 maggio del 15
Sig. et solo mio Sing. Padrone Ha piacciuto a Iddio doppo tanti anni di visitarmi con un figliuolo, il quale mi è stato c
come figliuolo, ma molto più caro per haver ritrovato al mio ritorno di Ferrara che l’hanno rassegnato sotto il patrocini
al mio ritorno di Ferrara che l’hanno rassegnato sotto il patrocinio di V. A. S., alla quale spero un giorno di essere pe
assegnato sotto il patrocinio di V. A. S., alla quale spero un giorno di essere perpetuo vassallo si come le sonno antichi
ll’A. V., il cui accidente convertitosi poi in natura io ho nel corso di 38 anni (con poca intermitenza) sempre servito al
ua Casa. Servij all’A. V. mentre era nel ventre della madre, et spero di servir nel ventre della Ser.ma Consorte la sua pr
. voglia, che sia in breve come lo spero. Intanto l’aviso dell’arrivo di Cintio et altri, dove daremo principio in uno di
l’aviso dell’arrivo di Cintio et altri, dove daremo principio in uno di questi Theatri marti V di aprile, con che in siem
ntio et altri, dove daremo principio in uno di questi Theatri marti V di aprile, con che in sieme con mia moglie divottam.
gennaio del 1591 è registrato dal Bertolotti (op. cit.) sotto il nome di Pietro Maria Chezzini, in compagnia del Canovaro
) sotto il nome di Pietro Maria Chezzini, in compagnia del Canovaro e di quell’Austoni (Battistino) che diventò poi ammini
Patron Coll.mo jl sig.r Gia battista londerchi meritissimo secretario di S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di
mo jl sig.r Gia battista londerchi meritissimo secretario di S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato di Mod
ritissimo secretario di S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato di Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll
secretario di S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato di Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll.mo Con
io di Stato di Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll.mo Confesso di haver fato gran torto all’obligo jnffinito ch’io
Come erra mio debito, ma fu la subita et jnnaspetata noua che mi uene di douer ritrouarmi al seruicio del ser.mo Gran Ducc
eruitù ch’io le tengo, che se non le agradirà, non le spiacerà almeno di hauer udito ch’io le resto (qual sempre gli fui)
one, direttor della Compagnia l’Arlecchino Martinelli, pel matrimonio di Enrico IV con Maria De Medici che si celebrò il 1
sociatosi alla rivolta la Diana (la Ponti ?) lo accusò nientemeno che di volerlo assassinare. Nell’ottobre del ’601 la Com
Cecchini vi piacque che fu invitato, ma indarno, dalla Contessa Maria di Boussu a recarsi nelle Fiandre e in Brabante. Fu
ndre e in Brabante. Fu in Francia una seconda volta, dai primi giorni di febbraio al 26 d’ottobre del 1608, e questa volta
sua moglie come i migliori personaggi non solo della sua compagnia ma di tutta Italia. A Parigi recitava prima all’ Hotel
sua compagnia ma di tutta Italia. A Parigi recitava prima all’ Hotel di Borbone presso il Louvre, poi all’Hotel di Borgog
recitava prima all’ Hotel di Borbone presso il Louvre, poi all’Hotel di Borgogna pel pubblico, dietro istanza firmata da
compagnia, per tutti i compagni qualificati Comici Italiani del Duca di Mantova. Il successo della compagnia fu completo
pote e tanto amore mostrava alle commedie, scrisse l’ 8 marzo al Duca di Mantova che la principal causa di quel successo e
ommedie, scrisse l’ 8 marzo al Duca di Mantova che la principal causa di quel successo era da attribuirsi alla valentìa e
usa di quel successo era da attribuirsi alla valentìa e alla saviezza di Pier Maria detto Fritellino, che con gran perspic
La sola volta è questa in cui Pier Maria Cecchini s’abbia una parola di lode concernente l’indole sua : ma è anche la vol
to a Vienna alla Corte dell’Imperator Mattia che volle dargli patente di nobiltà. Anche nel 1619 si adoperò, brigò, combat
ompagnia che doveva andare a Parigi ; si diè d’attorno per espurgarla di cattivi elementi come il Pantalone pessimo comico
ssimo comico, e la Baldina Rotari, pessima…. donna, e per rinforzarla di miglior gente, come un Pavolino Zanotti. Ma le su
un Pavolino Zanotti. Ma le sue forze questa volta si trovaron misere di fronte a quelle dell’Arlecchino Martinelli, il qu
nte a quelle dell’Arlecchino Martinelli, il quale aveva da vendicarsi di tutte le noie, che nel suo primo viaggio in Franc
da volta, nel 1608, il Cecchini riuscì a tornare in Francia direttore di compagnia a forza d’intrighi, e certo entusiasmò
orale, uscendo trionfante nella lotta. Così, dopo tante assicurazioni di buona riuscita per parte del Cecchini, ove il Duc
e fuori il povero Cecchini e quel Pavolino Zanotti, divenuto, a detta di esso Cecchini, il grande emulo di Gabbrielli. Pov
Pavolino Zanotti, divenuto, a detta di esso Cecchini, il grande emulo di Gabbrielli. Povero Frittellino !!! Che smacco ! E
ercar la causa nel carattere bestiale della moglie Orsola che, gelosa di Florinda, gelosa della Rotari, gelosa di tutte, i
la moglie Orsola che, gelosa di Florinda, gelosa della Rotari, gelosa di tutte, irruenta, violenta, aggressiva sempre, inc
dello Scappino Gabbrielli (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio, di Ortensio, di Mezzettino pe
no Gabbrielli (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio, di Ortensio, di Mezzettino per metterli i
li (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio, di Ortensio, di Mezzettino per metterli in disgrazia
re si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio, di Ortensio, di Mezzettino per metterli in disgrazia del Duca, ve
io, di Mezzettino per metterli in disgrazia del Duca, venuto a parlar di Cecchini « Frittellino — dice — è buono da farsi
pagare le anticaglie (allude alla moglie Orsola già vecchia per parti di fanciulla) e pigliare l’istessa discordia in Comp
 » Non sappiamo se per potenza d’amore, o per ragion d’amor proprio o di mestiere o d’interesse, il Cecchini subisse codes
delitto a tutela dell’onore ci appare il più probabile) c’ è davvero di che compiangere un povero marito ! Qual peccato c
rmato nell’oroscopo tolto come gli altri da un codice della Nazionale di Firenze, è stato messo la prima volta agli occhi
nte Paglicci Brozzi (Il Teatro a Milano nel secolo xviii ). Si tratta di una supplica diretta dal Cecchini a Don Giovanni
iretta dal Cecchini a Don Giovanni Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Governatore di Milano, colla quale egl
Giovanni Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Governatore di Milano, colla quale egli mira a ottenere un salva
’arte sua ; dacchè si trova a esser bandito in contumatia dalla città di Turino per la morte di un Carlo De Vecchi, anch’
rova a esser bandito in contumatia dalla città di Turino per la morte di un Carlo De Vecchi, anch’ esso comico. Il salvaco
cchi sono chiaramente spiegate, nella dedicatoria al Marchese Ottavio di Scandiano delle Lettere facete e morali, in cui e
ettere facete e morali, in cui egli dice : Un’ altra cagione (pur di momento) mi ha persuaso a raccomandarli questo pu
aldandomi gli ardori della gioventù, mi rendevano tal’ hora bisognoso di un saluo ricouero per fuggir non so s’io debba di
a donna navigata che era, traeva poi argomento da tutto per mostrarsi di rigida austerità al cospetto del marito, sia per
sti sospetti, sia per farsi perdonare i falli trascorsi. A venti anni di distanza, quando l’Arlecchino Martinelli potè ott
ni di distanza, quando l’Arlecchino Martinelli potè ottenere dal Duca di Mantova il diritto di far stare a dovere Frittell
l’Arlecchino Martinelli potè ottenere dal Duca di Mantova il diritto di far stare a dovere Frittellino, comandandogli com
tare a dovere Frittellino, comandandogli come a soggetto, il fratello di lei, per nome Nicola, buona schiuma, amico, dice
i lei, per nome Nicola, buona schiuma, amico, dice il Martinelli, sol di ladri e gente cattive, prese le difese del cognat
ol di ladri e gente cattive, prese le difese del cognato, minacciando di morte tutti coloro che aveangli fatto dispiacere.
quali unicamente abbiamo, come più volte ho detto, l’idea ben chiara di quel che potesse essere il comico a quei tempi e
hiara di quel che potesse essere il comico a quei tempi e il suo modo di recitare. I Brevi discor si intorno alle comedie,
ressante pel teatro e pei costumi. Commentando, per esempio, il passo di S. Gio. Grisostomo che condanna gli attori come r
mo adunque che quel glorioso Scrittore non hebbe altra intentione che di far sapere, che quelle genti erano instrumenti pe
isse il vero, che così hoggi, vivendo, darebbe nome a i nostri comici di conservatori degli altrui patrimonj ; posciachè u
iserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a chi si diletta di veder comedia, con il qual prezzo si compra ancor
bbe esser speso in quei trattenimenti, che somministrano viva cagione di spender non solo il denaro, ma con esso la robba,
sono, mi fu detto da un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega di carte da giuoco, le precise parole : « S’ io non
i qualch’ altro comodo fuori del mestier delle carte, non potrei fare di meno di non vi maledire, et desiderarvi ogni male
’ altro comodo fuori del mestier delle carte, non potrei fare di meno di non vi maledire, et desiderarvi ogni male, acciò
di meno di non vi maledire, et desiderarvi ogni male, acciò lasciaste di venire in questa città, poichè siate cagione, che
ivi, m dc xxii) gli procacciaron da molti poeti una bellissima corona di sonetti, che poi non fece imprimere, egli dice mo
lla del vostro, per questo parlo con soverchia libertà. Dormite prima di rispondermi, il che doveva far anch’ io prima di
bertà. Dormite prima di rispondermi, il che doveva far anch’ io prima di scrivervi. State sano. Ad altro, avvezzo alle ad
io prima di scrivervi. State sano. Ad altro, avvezzo alle adulazioni di una mala pratica, scrive (XLIII) : S’io dicessi
i poter aggiunger a i giorni della vostra vita que’ della mia, userei di quelle parole, che sogliono usar i corteggiani de
, userei di quelle parole, che sogliono usar i corteggiani desiderosi di farne baratto in tante pensioni : Ma perchè da vo
, se non corrispondenza a non voler nulla da me, vi dico, che non più di me, nè quanto me v’ amo : ma sì ben tanto, che ni
me, nè quanto me v’ amo : ma sì ben tanto, che niuno dopo me amo più di voi. A chi sparlava della sua nobiltà avuta dall
ti nell’arrivo della nuova, che Sua Maestà Cesarea m’ ha privilegiato di Nobiltà, non sono così grandi, come son quelle, c
discorso, e approvando con le opere che molti villani sono più civili di lui. Sappiano quelli che si son maravigliati, e c
’ esser giudicato meritevole d’ esser gentiluomo, e perciò fatto, che di già essendo, si dica non esserne degno. In me com
isce, mi ricordo d’haver letto che disse un filosofo ad un pretensore di nobiltà vitioso. E per codesta nobiltà che con
retensore di nobiltà vitioso. E per codesta nobiltà che con decreto di Vienna del 12 novembre 1614, firmato da Mattia e
, ponendolo nella schiera de’ gentil’ huomini et pretendenti, come se di quattro Avi Paterni et Materni fosse nato nobile,
agionate dalla invidia e sopr’ a tutto dalla incredulità, che risolse di pubblicar per intero il Decreto stesso, il quale
Brevi Discorsi intorno alle Commedie. Frittellino. (Da una serie di dodici acqueforti antiche, riproducenti alcuni ti
Gio. Batta, Bianchi (De) Ludovico, ecc.). Nulla ci ha detto sul modo di rappresentare la parte sua in genere, alla quale
cosa molto necessaria et molto dovuta nella comedia che dopo la parte di un servo astuto et ingegnoso il quale spiritosame
no, presentandosi in scena esclama : « Eccovi, o Signori, il ritratto di tutte le scelleraggini, il compendio di tutte le
ccovi, o Signori, il ritratto di tutte le scelleraggini, il compendio di tutte le furberie, e per dirvi tutto in una parol
to in una parola : eccovi Frittellino. » E a Cintio che gli consiglia di divenir quello che non fu mai, cioè huomo da bene
Abbiam dunque nella sostanza un Brighella che ha semplicemente mutato di nome. Ma un’opera ancor più interessante del Cecc
ini giace tuttavia inedita, per quanto io mi sappia, nella Biblioteca di Torino. Essa ha per titolo : Discorso sopra l’Art
rino. Essa ha per titolo : Discorso sopra l’Arte Comica — con il modo di ben recitare — di — Pier Maria Cecchini Comico — 
titolo : Discorso sopra l’Arte Comica — con il modo di ben recitare —  di  — Pier Maria Cecchini Comico — Acceso detto Fritt
tto Frittellino, ed è dedicata all’Ill.mo et Ecc.mo Sig.re Don Amedeo di Savoja col seguente sonetto : Mira tall’ hor il
accolto Vostra pompa, è ’l mio cor mostrar m’ingegno. Me in viva tela di colori involto T’ofro l’imago mia, poichè men deg
è men degno Pregio mortal d’immortal lode è molto. L’operetta consta di una introduzione, della breve raccolta in latino
tta da S. Tommaso, e che è già a stampa innanzi ai Discorsi citati, e di Sette Capitoli : 1. Modo di ben recitare. Qual s
à a stampa innanzi ai Discorsi citati, e di Sette Capitoli : 1. Modo di ben recitare. Qual sorte di persone dovrebbon rec
si citati, e di Sette Capitoli : 1. Modo di ben recitare. Qual sorte di persone dovrebbon recitar le Comedie. 2. Del ges
ta Comedie. Molte volte, come nel gesto, o nella voce, ti vien fatto di trovar parole e frasi già dette ne’Frutti delle m
omedie, e non saprei dire se questi sieno un rifacimento in ristretto di quelli per la stampa, o se quelli sieno una paraf
in ristretto di quelli per la stampa, o se quelli sieno una parafrasi di questi pronta per una nuova edizione. A ogni modo
edizione. A ogni modo vi si trovan concetti o meglio chiariti o nuovi di zecca, i quali mostran come al Cecchini stesse a
odesti capitoli verrò trascrivendo quelle cose che più mi pajon degne di nota. (Dal Cap. I) : Prima che si lasciasse comp
ebbero a’ lavor senza far comedie, e certo che questo sarebbe cagione di molti beni. Il primo e più importante sarebbe, ch
honorati e lodevoli confini del honestade, nè ci sarebbe tanta copia di sviati e Ciarlatani, che così spietatamente lacer
etatamente lacerassono questa povera comedia, la qual mi par tuttavia di udire che pianga e si lamenti per esser non solo
via di udire che pianga e si lamenti per esser non solo per le bocche di molti ignoranti ; ma ne’meccanici banchi, su le p
tti nuovi e corretti, e colui che gli mettesse fuori, sarebbe scarico di quel peso di leggere a un solo mille volte un sol
orretti, e colui che gli mettesse fuori, sarebbe scarico di quel peso di leggere a un solo mille volte un solo soggetto, c
quello stesso fa poi anco mille errori, et si leverebbe quella spezie di gente, di che fa menzione l’eccellentissimo Garzo
sso fa poi anco mille errori, et si leverebbe quella spezie di gente, di che fa menzione l’eccellentissimo Garzoni nella s
vestiti alla divisa con pennacchi, che prima che fossero suoi, furono di mille altri, con cappe bandate di veluto che inan
che prima che fossero suoi, furono di mille altri, con cappe bandate di veluto che inanzi che sia diventata banda era cal
illa. O povera Comedia….. (Dal Cap. II) : Voi che fate professione di parlare in pubblico, raccordatevi d’aver pronto l
i, se le braccia barbagiani che volano, e se voltano il capo, scolari di Zan della Vigna ; però il capo, le braccia, i pie
orso che si recita. Lo stare avviluppato nel ferrajolo a chi fà parte di moroso non piace, però bisogna hor sotto mano, ho
ando, mentre camina, o passeggi….. (Dal Cap. VII) : Prima guardarsi di parlar con il popolo, raccordandosi che non vi si
o, si dee andar discorendo, se della sua donna si querella, alla casa di quella si volta gli occhi, se d’amore, se di fort
a si querella, alla casa di quella si volta gli occhi, se d’amore, se di fortuna, o d’altro, hora il cielo, hora alla terr
amici, et a quelli vanno dicendo le loro raggioni, questo precetto è di tanta osservanza, quanto mal osservato quasi da t
troncar qual si voglia bel discorso per non lasciar mutto colui, che di novo è giunto, havertendo però chi dee uscire di
iar mutto colui, che di novo è giunto, havertendo però chi dee uscire di star sin tanto che conoschi esser giunto al fine
popolo. Raccordandosi l’autor della Comedia che il mettere in obbligo di ridir più volte una cosa che di già per parola e
lla Comedia che il mettere in obbligo di ridir più volte una cosa che di già per parola e per effetto s’è veduta ed udita,
ni, scrive Domenico Bruni nelle sue Fatiche comiche : Ma che dirassi di Pietro Maria Cecchini che nel tempo che recitava
E ciò fece perchè quello et altri comici moderni, non sono del numero di coloro che poco intendendosi di comedie pervertis
i comici moderni, non sono del numero di coloro che poco intendendosi di comedie pervertiscono l’arte, rendendosi indegni
o de’ buoni, tal che, è necessario lo studio, e studio assiduo. Oltre di ciò, bisogna che la natura con un privilegio part
aveva stabilito per ciascheduna rappresentazione in case particolari di nobili, cioè : 25 scudi per comedia col rinfresca
ri di nobili, cioè : 25 scudi per comedia col rinfrescamento appresso di robbe mangiative ; e aggiunge il Forciroli ch’era
Cosimo II per una medaglia con catena, portante il nome e il ritratto di esso Granduca, e per una pomposissima veste di ch
il nome e il ritratto di esso Granduca, e per una pomposissima veste di che la Serenissima Arciduchessa si è compiacciuta
mposissima veste di che la Serenissima Arciduchessa si è compiacciuta di ornar la moglie Flaminia. E donativi di ogni spec
rciduchessa si è compiacciuta di ornar la moglie Flaminia. E donativi di ogni specie egli ebbe in ogni tempo e in ogni luo
E che m’importa ! Non ci sono io ? Io basto a tutto. » Era una specie di attore-omnibus, di Giove onnipotente, il quale vo
on ci sono io ? Io basto a tutto. » Era una specie di attore-omnibus, di Giove onnipotente, il quale voleva torreggiar su
e, il quale voleva torreggiar su tutti. Amante dell’arte e rispettoso di sè, tentava ogni mezzo di mettere assieme compagn
iar su tutti. Amante dell’arte e rispettoso di sè, tentava ogni mezzo di mettere assieme compagni di gran pregio…. Ma guai
te e rispettoso di sè, tentava ogni mezzo di mettere assieme compagni di gran pregio…. Ma guai a dover piegare il collo !
o dell’arte doveva cedere alla boria ; e il gran capocomico si mutava di punto in bianco nell’ eterno matador circondato d
mutava di punto in bianco nell’ eterno matador circondato da una muta di cani. (V. Bachino Gio. Maria). Ma se in onta di c
ircondato da una muta di cani. (V. Bachino Gio. Maria). Ma se in onta di ciò ; se in onta alle requisitorie dell’ Andreini
ecc. ecc., egli potè artisticamente restar saldo sul suo piedistallo di bronzo, ammirato, onorato da Re, da Principi, da
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