ata a Torino il 28 gennaio 1841 da Giovanni Pezzana, ricco negoziante
di
mobili, e Carlotta Tubi. Entrata nell’Accademia F
nte di mobili, e Carlotta Tubi. Entrata nell’Accademia Filodrammatica
di
Torino il '57, e cacciata per mancanza di disposi
ll’Accademia Filodrammatica di Torino il '57, e cacciata per mancanza
di
disposizioni per l’ arte, e ciò per opera del fam
rnesto Rossi, poi fino al '67 con Bellotti-Bon. '68-'69 ai Fiorentini
di
Napoli con l’Alberti. '70-'71-'72, Compagnia con
ti-Privato, poi Spagna e America. » Fin qui la nota, che cercherò io
di
completare. Alla Spagna e all’America vanno uniti
o. Torna in Italia, e solleva il pubblico all’entusiasmo al Dal Verme
di
Milano con la Messalina di Pietro Cossa. Il '78 r
va il pubblico all’entusiasmo al Dal Verme di Milano con la Messalina
di
Pietro Cossa. Il '78 riprende il largo per l’Amer
riprende il largo per l’America, ove per la prima volta ha l’audacia
di
cimentarsi nella parte di Amleto. Di nuovo in It
merica, ove per la prima volta ha l’audacia di cimentarsi nella parte
di
Amleto. Di nuovo in Italia, si scrittura ai Fior
ella parte di Amleto. Di nuovo in Italia, si scrittura ai Fiorentini
di
Napoli, ove interpreta colossalmente la Teresa Ra
i Fiorentini di Napoli, ove interpreta colossalmente la Teresa Raquin
di
E. Zola. Entra l’ '80 con Cesare Rossi nella Comp
di E. Zola. Entra l’ '80 con Cesare Rossi nella Compagnia della Città
di
Torino, che abbandona dopo un anno per rivedere l
i suoi sessant’ anni non han saputo infiacchirle la eccezionale fibra
di
acciaio. Giacinta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi
acciaio. Giacinta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi Gualtieri, scrittore
di
romanzi e di drammi assai noti quali L'Innominato
inta Pezzana Gualtieri (sposò Luigi Gualtieri, scrittore di romanzi e
di
drammi assai noti quali L'Innominato e La voce de
trentennio tenne lo scettro dell’arte in Italia. Grande nella Zelinda
di
Goldoni, non fu meno grande nella Medea di Legouv
alia. Grande nella Zelinda di Goldoni, non fu meno grande nella Medea
di
Legouvé. La sua voce maschia e vigorosa nella tra
ce maschia e vigorosa nella tragedia, trovava nel dramma moderno note
di
dolcezza ineffabile. Nessuna attrice del suo temp
attrice del suo tempo, compresa la Ristori, potè vantare tal vastità
di
repertorio. Tornata dalle Americhe non si atrofiz
valore. Chi non ricorda la Pezzana al glorioso tempo della Compagnia
di
Bellotti-Bon, della quale ella fu principale orna
? Quella Signora dalle Camelie, vissuta con Lei e con Gaspare Lavaggi
di
una vita nuova al pubblico, tutta anima, tutta pa
co, tutta anima, tutta passione, quella Baronessa d’ Isola nei Mariti
di
Torelli !… Oh ! se tutti volessimo enumerare i la
lessimo enumerare i lavori, in cui la Pezzana esercitò il suo fascino
di
grande artista ci bisognerebbe scrivere un libro.
idea ben chiara della morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda
di
Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormevil
la morbidezza e vigorìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea
di
Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Co
orìa del suo talento : Stuarda di Schiller – Medea di Legouvé – Norma
di
D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto di Sha
da di Schiller – Medea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina
di
Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta d
edea di Legouvé – Norma di D' Ormeville – Messalina di Cossa – Amleto
di
Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suo
eville – Messalina di Cossa – Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta
di
Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Ra
– Amleto di Shakspeare – Maria Antonietta di Giacometti – Suor Teresa
di
Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora da
a Antonietta di Giacometti – Suor Teresa di Camoletti – Teresa Raquin
di
Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio –
eresa di Camoletti – Teresa Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie
di
Dumas figlio – Fernanda di Sardou – Adriana Leco
Raquin di Zola – La Signora dalle Camelie di Dumas figlio – Fernanda
di
Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor
le Camelie di Dumas figlio – Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur
di
Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le G
Fernanda di Sardou – Adriana Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso
di
Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni –
Lecouvreur di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie
di
Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La
di Scribe – Il Signor Alfonso di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro
di
Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo
so di Dumas figlio – Le Gelosie di Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova
di
Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La G
Lindoro di Goldoni – La Casa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico
di
Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Ca
asa Nuova di Sardou – La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina
di
Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Anto
La Donna e lo Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino
di
Campagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecch
o Scettico di Ferrari – La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna
di
Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuov
– La Giorgina di Sardou – Il Casino di Campagna di Kotzebue – Antony
di
Dumas – La Vecchia e la Nuova Società di Feuillet
ampagna di Kotzebue – Antony di Dumas – La Vecchia e la Nuova Società
di
Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Fer
chia e la Nuova Società di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio
di
Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ec
à di Feuillet – Il Codicillo dello Zio Venanzio di Ferrari – Giuditta
di
Giacometti…. ecc., ecc., ecc. Al fianco di Ern
o di Ferrari – Giuditta di Giacometti…. ecc., ecc., ecc. Al fianco
di
Ernesto Rossi pare ella rivelasse in uno scatto i
uno scatto improvviso, inatteso, l’arte suprema che avrebbe poi fatto
di
lei una delle più geniali attrici del nostro teat
ebbe poi fatto di lei una delle più geniali attrici del nostro teatro
di
prosa. Si recitava l’ Otello di Shakspeare. Ernes
più geniali attrici del nostro teatro di prosa. Si recitava l’ Otello
di
Shakspeare. Ernesto Rossi nella sua foga furibond
na scossa, come se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione
di
collera, di passione e di lacrime vere, che trasc
ome se fosse stata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera,
di
passione e di lacrime vere, che trascinò il pubbl
tata realmente colpita, ebbe una esplosione di collera, di passione e
di
lacrime vere, che trascinò il pubblico all’ entus
a salir la scena per congratularsi col novissimo astro. E a proposito
di
queste sorprese di effetti, Roberto Bracco raccon
r congratularsi col novissimo astro. E a proposito di queste sorprese
di
effetti, Roberto Bracco racconta di lei che la Du
E a proposito di queste sorprese di effetti, Roberto Bracco racconta
di
lei che la Duse…. ma no : io voglio metter qui co
na, mostrandone le qualità meravigliose, non senza toccare quel tanto
di
male che potè nuocere in parte alla sua gloriosa
iera. Giacinta Pezzana – alla cui gloria è mancata quella continuità
di
fulgore la quale non si può ottenere senza che al
doli con fiducia ai diffidenti, io ho una speciale predilezione fatta
di
convincimenti e di reminiscenze. In arte, niente
diffidenti, io ho una speciale predilezione fatta di convincimenti e
di
reminiscenze. In arte, niente mi sembra più merav
reminiscenze. In arte, niente mi sembra più meraviglioso e più bello
di
ciò che pare scaturisca dalla natura stessa d’ un
me un’ acqua limpida e fresca da una roccia vergine. E la recitazione
di
Giacinta Pezzana, con tutte le armonie di quella
a vergine. E la recitazione di Giacinta Pezzana, con tutte le armonie
di
quella voce dolcissima, con tutta l’eccellenza de
profondità del sentimento che sa destare, con tutte le sue gradazioni
di
comicità e di drammaticità, con tutto ciò che in
sentimento che sa destare, con tutte le sue gradazioni di comicità e
di
drammaticità, con tutto ciò che in altri artisti
on tutto ciò che in altri artisti della scena può essere il risultato
di
magistero magnifico, ha avuto sempre, per me, que
ltato di magistero magnifico, ha avuto sempre, per me, quel carattere
di
vera sincerità e di congenita bellezza che esclud
agnifico, ha avuto sempre, per me, quel carattere di vera sincerità e
di
congenita bellezza che esclude ogni supposizione
vera sincerità e di congenita bellezza che esclude ogni supposizione
di
sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e di at
rità e di congenita bellezza che esclude ogni supposizione di sforzo,
di
ricerche, di lavorio cerebrale e di attività voli
genita bellezza che esclude ogni supposizione di sforzo, di ricerche,
di
lavorio cerebrale e di attività volitiva. E quest
lude ogni supposizione di sforzo, di ricerche, di lavorio cerebrale e
di
attività volitiva. E queste manifestazioni genuin
rio cerebrale e di attività volitiva. E queste manifestazioni genuine
di
arte somma paiono specchi che riflettano tutto qu
che riflettano tutto quanto accade dinanzi ad essi. Nella recitazione
di
Giacinta Pezzana si sono potuti ritrovare gli att
ola camminando concitatamente e mettendo in ogni ripetizione un suono
di
voce strano, intenso, irresistibile. Eleonora Dus
coltando certe prodigiose e sublimi insistenze vagneriane. (Corriere
di
Napoli, 19 febbraio 1899). A complemento delle
ospedale italiano ; altre ne diede a Buenos Ayres per quegli istituti
di
beneficenza, ed altre ancora a Rosario per la Soc
e semplicità :… mediocremente in versi. Un chiaro e gentile esempio
di
gratitudine ci diede colla pubblicazione di un li
chiaro e gentile esempio di gratitudine ci diede colla pubblicazione
di
un libricciuolo in memoria di Carolina Malfatti,
ratitudine ci diede colla pubblicazione di un libricciuolo in memoria
di
Carolina Malfatti, di cui fu la principale alliev
lla pubblicazione di un libricciuolo in memoria di Carolina Malfatti,
di
cui fu la principale allieva, non solo per attitu
na Malfatti, di cui fu la principale allieva, non solo per attitudine
di
arte, ma per affezione e devozione profonde alla
CAPO I. Teatro Francese Tragico. Decadendo l’arte
di
Sofocle in Italia, e perdendosene le tracce nelle
avano in Francia assai dappresso al punto della perfezione, una folla
di
loro imitatori nel seguirli sempre senza raggiung
ano non entravano amori. Ma egli lasciò le occupazioni teatrali prima
di
depurar del tutto la tragedia, e la scena frances
ali prima di depurar del tutto la tragedia, e la scena francese, dopo
di
lui si riempì della morale dell’opera di Quinault
a, e la scena francese, dopo di lui si riempì della morale dell’opera
di
Quinault a. Alcibiade (aggiunge il citato autore)
ipe persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi
di
madamigella Scudery, che dipingeva i borghiggiani
nato de’ romanzi di madamigella Scudery, che dipingeva i borghiggiani
di
Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L
umerosa oscura prole della nojosa mediocrità. Ma la natura ha bisogno
di
riposo dopo di aver prodotto un ingegno raro. In
prole della nojosa mediocrità. Ma la natura ha bisogno di riposo dopo
di
aver prodotto un ingegno raro. In tal periodo non
1723 scrisse diverse tragedie che non cedono per regolarità a quelle
di
Racine. Esse furono anche bene accolte nella rapp
cine. Esse furono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba
di
Virginia e di Pompea, le quali caddero; il suo An
ono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba di Virginia e
di
Pompea, le quali caddero; il suo Andronico ed il
d il Tiridate restarono al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra
di
paragone de’ drammi, ed essi non passano alla pos
aragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano
di
vigore nello stile, di proprietà ed eleganza nell
essi non passano alla posterità quando mancano di vigore nello stile,
di
proprietà ed eleganza nella lingua, di armonia ne
mancano di vigore nello stile, di proprietà ed eleganza nella lingua,
di
armonia nella versificazione, e d’interesse nell’
ntonio La Fosse detto d’Aubigny nato in Parigi nel 1653, e morto a’ 2
di
novembre del 1708, corse la tragica carriera, poi
a quarantatre anni della sua età. Nel Teseo manifestò ugual sublimità
di
pensieri, vivacità ne’ caratteri, giudizio nello
costasse fatiga. Nel Manlio Capitolino formato sulla Venezia salvata
di
Otwai col trasportare fra gli antichi Romani il f
Voltaire riconosce nell’Amasi più arte ed interesse, che nella Merope
di
Jean la Chapelle recitata nel 1683, e non meno de
arne il tragico soggetto con un freddo intrigo amoroso. Ciò però finì
di
corrompere il tragico teatro francese. Longepierr
ua tragedia annojò e cadde. I Francesi si confermarono nella credenza
di
esser passata la moda della greca semplicità, att
di esser passata la moda della greca semplicità, attribuendo al gusto
di
essa l’effetto della particolar debolezza del Lon
e morto nel 1731 era veramente uomo d’ingegno, erudito, e non indegno
di
ricordarsi con lode; sebbene, al dir del Palissot
’ Macabei locuzione corrispondente al soggetto, sublime talora, ricca
di
nobili sentimenti, e lontana dalla generale affet
ra, ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affettazione
di
stile da’ Francesi adottata nelle tragedie. Le pa
ne che fa comparir languido il rimanente. Salmonea modello certamente
di
virtù eroica, è personaggio ozioso sino all’atto
suoi soldati che altro non cercano se non che una donna; ma al Conte
di
Calepio sembra incredibile il di lui amore, perch
no se non che una donna; ma al Conte di Calepio sembra incredibile il
di
lui amore, perchè nato tra’ continui disprezzi di
mbra incredibile il di lui amore, perchè nato tra’ continui disprezzi
di
Ersilia. Più fondatamente potrebbe riprendersene
prezzi di Ersilia. Più fondatamente potrebbe riprendersene la maniera
di
amare. Tante lagrime, tanta sofferenza, tante ang
o eroe guerriero fervido feroce. Non è poi verisimile che Tazio vegga
di
lontano scintillare i pugnali nel volersi trucida
erarsi i ferri e trafiggerlo. Ersilia che nell’atto III dice da parte
di
avere scritto il biglietto, manifesta mancanza d’
l 1726 La Motte volle produrre un Edipo a, per avventura non contento
di
quelle tragedie che su di questo personaggio scri
urre un Edipo a, per avventura non contento di quelle tragedie che su
di
questo personaggio scrissero Corneille e Voltaire
effetto La Motte purga tale argomento tanto dell’episodio degli amori
di
Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di Edipo, in
nto dell’episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura
di
Edipo, introdotto con mal consiglio dal padre del
o, introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto
di
quello non meno eterogeneo della galanteria di Fi
eatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria
di
Filottete che con rincrescimento si legge nell’Ed
damente corregge pur anco la favola greca dell’inverisimile ignoranza
di
Edipo intorno alle circostanze della morte di Laj
’inverisimile ignoranza di Edipo intorno alle circostanze della morte
di
Lajo. Egli però ne tolse ogni utilità col rendere
ilità col rendere Edipo pienamente innocente nell’ammazzamento del re
di
Tebe. Dividendo poi la riconoscenza rende meno me
riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri
di
Eteocle e Polinice contro l’idea lasciatane dagli
mento che mena il poeta a lottare colle opinioni radicate negli animi
di
chi ascolta, e per conseguenza a rendere poco imp
verso del padre? Sarebbe lecito introdurre Achille dandogli i costumi
di
Tersite, ovvero Ascanio o Astianatte che combatte
resente qualche modello in tale argomento. So però che oltre al poema
di
Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferreira, ed i
pariscano tutte le altre. Lo stile della Ines generalmente è migliore
di
quello del Romolo; ma essa non ha nè la versifica
esia nè l’abbondanza nè la grandezza nè la delicatezza de’ sentimenti
di
Giovanni Racine. Esposta questa tragedia alle cri
su i teatri per le situazioni interessanti ben prese e ben collocate
di
sì patetico argomento. Oltre a ciò che sugeri all
sospirata grazia ella si trovi impensatamente avvelenata. I plagiarii
di
professione copieranno questo colpo teatrale del
aci, che cosa in fine essi si troveranno fralle mani? L’arida spoglia
di
un serpente che rinnovandosi la depone e si allon
egi assai superiori alle imperfezioni che vi si notano; ma non lascia
di
osservarvi certa mancanza di unità d’interesse, c
rfezioni che vi si notano; ma non lascia di osservarvi certa mancanza
di
unità d’interesse, che La Motte nelle sue prose o
tra il tragico artificio (dice ancora il dotto critico) le belle doti
di
Costanza distraggono alquanto dall’attenzione che
me Costanza rende più compassionevole Inès che non ha neppure ragione
di
lagnarsi di lei per la virtù che possiede. Ripren
rende più compassionevole Inès che non ha neppure ragione di lagnarsi
di
lei per la virtù che possiede. Riprende altresì d
agione di lagnarsi di lei per la virtù che possiede. Riprende altresì
di
sconvenevolezza ciò che dice la reina nella scena
che dice la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che all’arrivo
di
don Pietro in corte gli occhi di lui distratti al
rta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pietro in corte gli occhi
di
lui distratti altro non vi cercavano che Inès; se
ell’amata, ciò che dee mantenere sempre viva la sua fiamma. Il signor
di
Crebillon nato in Digione l’anno 1674 e morto in
d eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico
di
quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immagi
ondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell’elegiaco
di
questo. La sua immaginazione piena di forza, di c
ico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena
di
forza, di calore e di energia, ma talora troppo n
llo, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza,
di
calore e di energia, ma talora troppo nera, lo sc
’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e
di
energia, ma talora troppo nera, lo scorge non di
i forza, di calore e di energia, ma talora troppo nera, lo scorge non
di
rado nell’aspro e nell’inelegante ed in certe cos
iluppate delle greche, rendono talora difficile il rinvenirvi l’unità
di
azione; potrebbero ancora notarvisi varie allegor
con molta vivacità. Soprattutto è mirabile e veramente tragico quello
di
Radamisto nella tragedia che ne porta il nome: il
maestrevolmente il suo Catilina, benchè non a torto da Federigo II re
di
Prussia in una lettera scritta al Voltaire nel fe
ripresa per trovarvisi sfigurata la Repubblica Romana ed il carattere
di
Catone e di Cicerone. Atreo, Tieste, Farasmane, P
trovarvisi sfigurata la Repubblica Romana ed il carattere di Catone e
di
Cicerone. Atreo, Tieste, Farasmane, Palamede sono
o dipinti con molto vigore. Ciò che nell’Elettra riguarda la vendetta
di
Agamennone è trattato gravemente e con gran forza
n gran forza; ma quanto impertinenti son poi in tale argomento l’amor
di
Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor d
nto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e quello
di
Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea d
e argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor
di
Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoc
este, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea del
di
lei carattere tramandatoci dagli antichi; intempe
tramandatoci dagli antichi; intempestivo e senza connessione è quello
di
Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tanto
intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola
di
Egisto. Non per tanto l’Elettra e la Semiramide s
Non per tanto l’Elettra e la Semiramide si reputarono dal medesimo re
di
Prussia tragedie de toute beautè al pari del Rada
inia viva, macchina la rovina della propria sorella, cui, mancando il
di
lei figliuolo, apparterrebbe il trono. Questa Sem
Serse par che avvilisca il padre ed il monarca nell’adoperarsi in pro
di
un figliuolo favorito per sedurre la principessa
arimente (contro l’intenzione dell’autore) sembra lo stesso Consiglio
di
Persia che condanna Dario alla morte senza punto
nsiglio di Persia che condanna Dario alla morte senza punto sospettar
di
Artabano, il quale per mille indizii, risulta reo
i Artabano, il quale per mille indizii, risulta reo dell’ammazzamento
di
Serse al pari di Dario. Queste osservazioni non d
ale per mille indizii, risulta reo dell’ammazzamento di Serse al pari
di
Dario. Queste osservazioni non debbono gran fatto
osservazioni non debbono gran fatto diminuire la meritata riputazione
di
ottimo tragico acquistata dal robusto Crebillon,
on, che pure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto
di
morir di famea. Possono però additarci la diffico
ure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir
di
famea. Possono però additarci la difficoltà di gi
a in procinto di morir di famea. Possono però additarci la difficoltà
di
giugnere alla perfezione nella tragica poesia. L’
l Triumvirato che ha varii pregi, ma che si rende singolarmente degna
di
ammirazione per essere stata scritta trovandosi l
na di ammirazione per essere stata scritta trovandosi l’autore in età
di
anni ottantuno. L’altro insigne tragico di cui pu
trovandosi l’autore in età di anni ottantuno. L’altro insigne tragico
di
cui può vantarsi la Francia nel nostro secolo, è
rsi la Francia nel nostro secolo, è il celebre Francesco Maria Arouet
di
Voltaire, la cui gloria niuno de’ suoi contempora
non che adombrata. Debbe a lui il coturno non solo varie favole degne
di
mentovarsi al pari del Cinna, dell’Atalia e del R
al pari del Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena
di
gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue
l Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena di gusto e
di
giudizio, talora superiore a molte sue favole ste
pulsi ad entrar nella tragica carrieraa.Non ancora avea letto l’Edipo
di
P. Cornelio a, contando appena ne 1718 anni 19 de
l suo Edipo. Il pubblico l’accolse con applauso, e si recitò 45 volte
di
seguito, rappresentando il personaggio di Edipo i
lauso, e si recitò 45 volte di seguito, rappresentando il personaggio
di
Edipo il giovane Du Frene che poi divenne assai c
po il giovane Du Frene che poi divenne assai celebre attore, e quello
di
Giocasta la valorosa attrice Desmarès. Non ci cur
re, e quello di Giocasta la valorosa attrice Desmarès. Non ci curiamo
di
ripetere nojosamente o quanto l’autore scrisse in
o quanto l’autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo
di
Sofocle, quello del Cornelio ed il proprio, o ciò
alcune durezze nella condotta della favola, e che l’amoroso episodio
di
Teseo e Dirce da lui stesso riconosciuto per inut
ll’Edipo del Cornelio, non bastò a fargli evitare l’antica galanteria
di
Filottete colla vecchia Giocasta. La Marianna pub
felice. Il famoso Michele Baron già vecchio che sostenne il carattere
di
Erode, Adriana Le Couvreur insigne attrice che ra
di Erode, Adriana Le Couvreur insigne attrice che rappresentò quello
di
Marianna, le due persone che compresero tutta l’e
ntò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’energia
di
una vivace rappresentazione naturale, e che inseg
ntazione naturale, e che insegnarono la prima volta in Francia l’arte
di
declamare senza la solita istrionica affettazione
ire sino alla fine la rappresentazione. L’uditorio ravvisò non so che
di
ridicolo nel veleno presentato a Marianna in una
arianna in una coppa. Nel seguente anno l’autore cangiò questo genere
di
morte in quello onde Ludovico Dolce in Italia fec
mostra nell’autore un’ arte ancora non perfezionata. La dichiarazione
di
amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto
da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor
di
tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutt
tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè mentre la reina è in procinto
di
tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto al
tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla
di
lui fede, fa torto al carattere enunciato dell’un
ell’altra. Innamora non per tanto ed interessa il magnanimo carattere
di
Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode
a Erode e Marianna mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti
di
uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà, ma sen
mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno
di
sospetti e di crudeltà, ma sensibilissimo ed inna
mente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e
di
crudeltà, ma sensibilissimo ed innamorato, e di u
o pieno di sospetti e di crudeltà, ma sensibilissimo ed innamorato, e
di
una consorte virtuosa che non si smentisce mai. L
l’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della sua vita sdegna
di
seguir Varo che vuol salvarla. Giunio Bruto rapp
tiva, vedendosi nella quinta scena dipinta egregiamente l’umiliazione
di
Tito, e la severità di Bruto combattuta dalla pat
uinta scena dipinta egregiamente l’umiliazione di Tito, e la severità
di
Bruto combattuta dalla paterna tenerezza. Tito co
a tomba egli portò la vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore
di
Bruto: oh Roma , egli esclama, oh patria! indi
rgi, misero oggetto Di tenerezza e orror, caro sostegno Sperato invan
di
questa età cadente, Sorgi, abbraccia tuo padre :
ta al supplizio Tu quel maschio valor che in me non trovo. Più Romano
di
me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi, e ti
hio valor che in me non trovo. Più Romano di me mostrati a Roma. Roma
di
te si vendichi, e ti ammiri. Le poetiche di tutt
me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi, e ti ammiri. Le poetiche
di
tutti i possibili Marmontel, i discorsi, le lette
ella loro povertà, non vagliono unite in un fascio quattro soli versi
di
questa scena. Giva cosi il Voltaire avvicinandosi
Voltaire, il quale meglio si diffini da se stesso. C’est l’auteur (
di
se diceva nel discorso premesso all’Alzira) de qu
asseriscono il contrario) dalla taccia imputata a’ suoi compatriotti
di
travestire tutti i personaggi alla francese. In f
ed inelegante del Crebillon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor
di
proposito. La Morte di Cesare in tre atti divisa
illon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. La Morte
di
Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intri
co fuor di proposito. La Morte di Cesare in tre atti divisa spogliata
di
ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di tr
i Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena
di
arditezze e di trasporti per la libertà, fu compo
atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e
di
trasporti per la libertà, fu composta dopo il 173
opo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. Shakespear ed il duca
di
Buckingam in Londra, l’abate Antonio Conti in Ven
ese, ma facendo Bruto ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene
di
Bruto con Cesare, cioè la quinta dell’atto II, in
uto con Cesare, cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa
di
essere di lui padre, e la quarta del III, in cui
sare, cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di essere
di
lui padre, e la quarta del III, in cui Bruto supp
padre, e la quarta del III, in cui Bruto supplica il padre a lasciar
di
regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio del
asciar di regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio della parlata
di
Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corp
o della parlata di Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corpo
di
Cesare in iscena, che il Shakespear con arte mino
e) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e cominciar tardi a parlar
di
amore. Ma quest’amore troppo sventurato contrasta
ni eccessive per mezzo dell’infelicità che le accompagna. Ma il Conte
di
Calepio critico non volgare oppone non senza appa
Ma il Conte di Calepio critico non volgare oppone non senza apparenza
di
ragione, che essendo Zaira uccisa appunto quando
rinunziare alla felicità che attendeva dalle sue nozze, sembra che la
di
lei morte non possa concepirsi come castìgo della
lei non è mai vinto, si oppone con ugual forza alla religione, ed il
di
lei castigo può ammaestrare. In fatti lo stato de
ne, ed il di lei castigo può ammaestrare. In fatti lo stato del cuore
di
Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di
trare. In fatti lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole
di
Nerestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella off
lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e
di
Fatima nell’ultima scena. Ella offendeva il nostr
ione? E contro questo eccesso non si espone utilmente l’infelice fine
di
Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poc
on si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni
di
negligenze, di poca verisimiglianza, d’inesattezz
ilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze,
di
poca verisimiglianza, d’inesattezze fatte a sì be
o indulgenza per li pregi che vi si ammirano, pel magnanimo carattere
di
Orosmane, per quel di Zaira sensibile e virtuoso,
egi che vi si ammirano, pel magnanimo carattere di Orosmane, per quel
di
Zaira sensibile e virtuoso, per l’altro di Nerest
tere di Orosmane, per quel di Zaira sensibile e virtuoso, per l’altro
di
Nerestano generoso e nobile, per la dolce ed uman
senza deviare e progressivamente aumentando l’interesse senza bisogno
di
veruno episodio e ricco delle sole tragiche situa
tuazioni che presenta l’argomento. Essa vantar può eziandio il merito
di
essere stata la prima a mostrare sulle scene fran
azione. Shakespear ha preparata la materia della Zaira colla tragedia
di
Othello, che l’Inglese ricavò dagli Ecatomiti del
, che l’Inglese ricavò dagli Ecatomiti del Giraldi Cintio. Un eccesso
di
amore forma l’azione dell’una e dell’altra; la ge
ghilterra quando vi si rappresentò tradotta da Hille. L’attrice Viber
di
anni diciotto sostenne con mirabile e colà non us
tto sostenne con mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere
di
Zaira; quello di Orosmane fu rappresentato da un
mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira; quello
di
Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non
ello di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non da un attore
di
professione. In Italia tradotta da Gasparo Gozzi
pa la Merope del marchese Scipione Maffei, quando Voltaire s’invogliò
di
tesserne una francese degna di parteciparne la gl
one Maffei, quando Voltaire s’invogliò di tesserne una francese degna
di
parteciparne la gloria. Nel 1736 egli l’avea già
loria. Nel 1736 egli l’avea già composta, ma si trattenne alcuni anni
di
pubblicarla, o per non farla comparire mentre si
i pubblicarla, o per non farla comparire mentre si applaudiva l’Amasi
di
m. La-Grange, in cui sotto nomi differenti si tra
ciò sia egli si valse del migliore della tragedia italiana, ma cercò
di
accomodarla meglio al gusto francese togliendole
, ma cercò di accomodarla meglio al gusto francese togliendole l’aria
di
greca semplicità e naturalezza che vi serbò l’aut
di e frequenti in tutta la tragedia: ha preparata benissimo la venuta
di
Egisto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha gi
isto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha giustificato come tratto
di
politica il pensiero di Polifonte di fortificare
rio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero
di
Polifonte di fortificare la sua usurpazione col m
ore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte
di
fortificare la sua usurpazione col matrimonio di
ensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio
di
Merope: ha variata l’invenzione nell’atto IV, e m
tiranno ella stessa il proprio figlio. Ma la sana critica non lascia
di
desiderare nel bel componimento francese qualche
rsone subalterne, nè i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli
di
Narba e d’Ismenia nell’atto III, nè il parlar da
ed altri ancora. Nell’interessante scena quarta del medesimo atto III
di
Merope che crede vendicare in Egisto la morte del
li avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava
di
sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egist
me furie, lo chiama mostro, perfido, lo fa trascinare presso la tomba
di
Cresfonte, e gli si avventa per ferirlo. Ciò è se
a di Cresfonte, e gli si avventa per ferirlo. Ciò è senza ragione. La
di
lui candidezza che tutto confessa, dee almeno tog
la sicurezza che esige la vendetta; tanto più che non si tratta solo
di
trucidare un innocente in vece di un reo, ma il f
a; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente in vece
di
un reo, ma il figlio stesso in vece dell’uccisore
mio figlio. Il nome che non combina, non basta a metterla nello stato
di
certezza della morte del figlio, potendovi essere
dovi essere diversi possibili pe’ quali l’armatura può essere, come è
di
Egisto, e colui che si chiama di lui padre, aver
quali l’armatura può essere, come è di Egisto, e colui che si chiama
di
lui padre, aver preso un nome ignoto alla regina,
ignoto alla regina, come è in fatti. L’uditorio dunque non può godere
di
sì interessante situazione, nè esser commosso qua
desiderio la venuta del vecchio che impedisca l’esecrando sacrificio
di
un figlio per mano della stessa madre che pensa a
nando assai peggio Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio
di
Merope procura di mettere un velo agli occhi de’
Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura
di
mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si sme
iglio, per costringerla alle abborrite nozze, facendola temere per la
di
lui vita? Egli dice: Voila mon fils, madame, où
ma victime. Egisto non ambiguamente ha manifestato il suo odio verso
di
lui. Barbaro, tiranno , l’ha chiamato nella scen
nella scena seconda dell’atto IV. Va, gli ha detto, quando ha saputo
di
esser figlio di Merope, Va, je me crois son fils
onda dell’atto IV. Va, gli ha detto, quando ha saputo di esser figlio
di
Merope, Va, je me crois son fils, mes preuves so
Me jurer à genoux un hommage èternel. Egisto risponde da discendente
di
Alcide, rendimi il ferro, e ti risponderò, e cono
iene, avventarsi al tiranno. Ma sé libero, Polifonte non dovea temere
di
un giovane sì intraprendente che senza armi ancor
nsultato? Incatenato poi o libero non dovea egli temere ancora che la
di
lui presenza commovesse un popolo così affezionat
a di lui presenza commovesse un popolo così affezionato alla famiglia
di
Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì
movesse un popolo così affezionato alla famiglia di Cresfonte? Alcuna
di
tali riflessioni non isfuggì al più volte lodato
iflessioni non isfuggì al più volte lodato Calepio, e mal grado della
di
lui parzialità per la Merope Volteriana, non potè
do della di lui parzialità per la Merope Volteriana, non potè lasciar
di
dire che nel miglior punto della passione rimane
ual vantaggio essi rechino alle belle arti e alla gioventù col coprir
di
fiori i loro difetti. L’epoca della pubblicazione
dice composta fin dal 1736 e mandata allora al principe reale poi re
di
Prussia Federigo II. Tanto su questa tragedia dis
tore nelle sue prose or parlando al nominato sovrano or sotto il nome
di
altri più volte sino al 1743; e tanto con varia c
sino al 1743; e tanto con varia critica ne favellarono i giornalisti
di
Francia, e con maestria l’abate Melchiorre Cesaro
ti profondi pensatori (i quali non pertanto galleggiano come cortecce
di
sughero in ogni materia), quando non vogliano rip
tere al loro solito senza citare, non saprei che cosa potranno dir su
di
essa, come millantano, in vantaggio dell’arte dra
rziali e screditato e proibito per cabala degl’impostori, per gelosia
di
mestiere e per naturale malignità de’ folliculari
rrore tragico al più alto punto, coll’interesse sostenuto che aumenta
di
scena in iscena, coll’unione in un quadro grande
cena in iscena, coll’unione in un quadro grande ottimamente combinata
di
caratteri robusti animati colla forza del pennell
mente combinata di caratteri robusti animati colla forza del pennello
di
Polidoro e colla copia spiritosa del Tintoretto.
tto. Tali sembrano con ispezialità le seguenti. La quarta dell’atto I
di
Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i caratteri
n cui si disviluppano i caratteri e si prepara egregiamente la venuta
di
Maometto; la quinta dell’atto II sommamente maest
to II sommamente maestrevole onde riceve le ultime fine pennellate il
di
lui ritratto, facendo che egli abboccandosi col s
la necessità che non gli permette altro partito; quelle dell’atto IV
di
Zopiro con Seide e Palmira, e singolarmente la qu
i solenni ec. La scena che richiede somma varietà, correrebbe rischio
di
rimaner presto senza spettatori riducendosi a que
i riducendosi a que’ pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno
di
frammischiarvi scellerati che contribuiscono ad e
’altra inutile catena dell’ingegno che produrrebbe una nuova sorgente
di
sterilità. E quanto all’Arabo impostore essendo a
rattutto una pericolosa e scandalosa rappresentazione a taluni quella
di
simile scellerato felice e trionfante a spese del
e trionfante a spese della virtù disgraziata. Lo stesso autore pensò
di
soddisfare a questa censura, mostrando che la pas
ne amorosa gareggia in Maometto colla sua ambizione, e che la perdita
di
Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla
erdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla vista del
di
lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacol
alla vista del di lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacolo
di
un uomo potentissimo e non pertanto infelicissimo
iù atroci delitti in pregiudizio della virtù. Il frutto morale dunque
di
questa tragedia è manifesto essere di prevenire g
virtù. Il frutto morale dunque di questa tragedia è manifesto essere
di
prevenire gl’incauti contro l’illusione della sup
’incauti contro l’illusione della superstizione; e per conseguenza la
di
lei rappresentazione lungi dell’essere scandalosa
, diviene istruttiva ed utile alla società, malgrado della prosperità
di
uno scellerato. L’Alzira una delle migliori trage
dedicata alla celebre marchesa du Chatelet autrice delle Istituzioni
di
Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della
du Chatelet autrice delle Istituzioni di Fisica secondo la filosofia
di
Leibnitz, e della traduzione de’ Principii del Ne
ibnitz, e della traduzione de’ Principii del Newton, la quale terminò
di
vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de
erito a morte. Questo disegno non può abbastanza lodarsi; ma il Conte
di
Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegn
il Conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegno prima
di
comporla, giacchè ne prese il titolo da Alzira e
da Alzira e non da Gusmano. A me però punto non sembra che il titolo
di
Alzira cangi la veduta segnalata dall’autore. Alz
nalata dall’autore. Alzira è l’anima e la sorgente dell’azione eroica
di
Gusmano; Alzira ama vivamente e mette in contrast
usmano; Alzira ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore
di
Zamoro e di Gusmano; Alzira senza volerlo muove Z
ra ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e
di
Gusmano; Alzira senza volerlo muove Zamora a dann
danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere
di
sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perch
più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano
di
Gusmano, perchè s’egli non l’amasse sì altamente,
ne non molto straordinaria; Alzira dunque porta giustamente il titolo
di
questa favola, e mostra che il disegno dell’autor
titolo di questa favola, e mostra che il disegno dell’autore fu bene
di
rilevare al possibile l’eroismo Cristiano e rende
andezza d’animo; ma sono ugualmente dipinti colla tragica espressione
di
Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. Quell
dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito
di
Tiziano. Quella meravigliosa opposizione di senti
llo e col vivace colorito di Tiziano. Quella meravigliosa opposizione
di
sentimenti che anima le più semplici favole, spic
ti che anima le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti
di
Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di
le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e
di
Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che p
picca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto
di
gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira
ttutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e
di
dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno
e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo
di
Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende
trasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno
di
Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena q
te voie! Zam. Tu gemis, et me vois! Le cristiane espressioni piene
di
nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriter
ioni piene di nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriterebbero
di
essere quì trascritte, ma ci contenteremo di un s
do Gusmano meriterebbero di essere quì trascritte, ma ci contenteremo
di
un sol frammento rapportandolo colla bellissima t
al pentimento? Gus. Forzar me stesso al pentimento? Io voglio Anche
di
più : forzar ti vò ad amarmi. Alzira insino ad or
appresentata nel 1748 non ismentisce la forza e la maestà dello stile
di
Voltaire, e le situazioni tragiche vi si veggono
fondata sull’apparizione dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi
di
Semiramide per mano di Ninia suo figliuolo che ig
ne dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi di Semiramide per mano
di
Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive s
mano di Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive sotto il nome
di
Arsace. Questa macchina prediletta del teatro spa
glese, mi sembra nella tragedia francese meno artificiosaa dell’ombra
di
Dario ne’ Persi di Eschilo. Il poeta greco la ren
lla tragedia francese meno artificiosaa dell’ombra di Dario ne’ Persi
di
Eschilo. Il poeta greco la rende interessante per
Grecia; per la Persia coll’insinuare per bene del pubblico sentimenti
di
pace al suo successore, e per la Grecia col mette
l’arte le lodi de’ Greci in bocca dello stesso suo nemico. Ma l’ombra
di
Nino non ha altro oggetto che la vendetta di un d
o suo nemico. Ma l’ombra di Nino non ha altro oggetto che la vendetta
di
un delitto occulto, utile oggetto veramente all’i
a inferiore a fronte dell’interesse politico della tragedia nazionale
di
Eschilo. Soffre poi l’ombra di Nino molte e rilev
esse politico della tragedia nazionale di Eschilo. Soffre poi l’ombra
di
Nino molte e rilevanti opposizioni. In prima un’
lo spettatore e non produce l’effetto tragico. In secondo luogo manca
di
certa nota di terribile che simili apparizioni ri
e non produce l’effetto tragico. In secondo luogo manca di certa nota
di
terribile che simili apparizioni ricevono dalla s
e contribuiscono a far nascere o ad aumentare i rimorsi de’ colpevoli
di
grandi delitti. Oltre a ciò essa distrugge le spe
ti. Oltre a ciò essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire
di
quasi tutti gli uomini; perchè una vendetta atroc
propone una solenne atrocità. Gli dei che vogliono vendicar la morte
di
Nino, ne ordinano l’espiazione con un parricidio?
enunciato come santo, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno
di
una madre? Si dice, è vero, Au sacrificateur on
non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato
di
un’ altra, or non bastava di far loro sapere l’ar
glio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra, or non bastava
di
far loro sapere l’arcano? Il poeta si è perduto n
ndamento. Qual sicurezza ha Ninia del delitto della madre? La lettera
di
Nino moribondo a Fradate non dice altro se non ch
passato dentro del mausoleo? come sa egli che la reina muore per mano
di
Ninia? Voltaire che avea ricavate le precedenti
ramide o per la celebre tragedia del Manfredi, o almeno per l’Astrato
di
Quinault, o per la Semiramide del Metastasio o de
amide del Metastasio o del Crebillon, che egli in una epistola a mad.
di
Pompadur chiamò suo maestro . Quest’ultimo scrit
Triumvirato, coll’Elettra, coll’Atreo apprestò ancora la materia alla
di
lui Roma salvata recitata nel 1752, all’Oreste, e
el Metastasio; ma a quest’opera si rassomiglia per l’eroico carattere
di
Zamti. L’Olimpia in cui trovansi scene molto inte
tale, Artemira disapprovata dal medesimo autore, Adelaide, ed il Duca
di
Foix tragedie mediocri di fatti nazionali; e Tanc
a dal medesimo autore, Adelaide, ed il Duca di Foix tragedie mediocri
di
fatti nazionali; e Tancredi intrigo condotto con
intrigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola
di
più scioglierebbe gli equivoci, e torrebbe Tancre
cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci, e torrebbe Tancredi
di
augustia. Poteva in questa essere una cautela, be
essere una cautela, benchè inutile, il tacere che fa Amenaide il nome
di
Tancredi nel biglietto che la rende colpevole; ma
are, lascia il lettore poco soddisfatto. Argiro troppo poco si sforza
di
sapere con distinzione l’apparente delitto della
ifende; i giudici non mostrano la convizione del delitto. La concione
di
Orbassan della prima scena pieno di nobile indign
nvizione del delitto. La concione di Orbassan della prima scena pieno
di
nobile indignazione al vedere la Sicilia in preda
cità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che
di
grande: Grecs, Arabes, Français, Germains, tout
Nobile e proprio de’ tempi della cavalleria è pure il bell’orgoglio
di
Amenaide nella scena quinta dell’atto IV: lui me
comparire queste cinque Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte
di
Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo
Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo
di
queste meritano il titolo di buone Merope, Marian
, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo
di
buone Merope, Marianna, Roma salvata, Oreste, l’O
mpia. Tutte le altre costituiscono a’ nostri sguardi una terza classe
di
tragedie meno perfette e vigorose, sebbene vi si
uni difetti delle migliori sue favole, affinchè la gioventù non creda
di
trarre da si ricca miniera mai sempre oro puro; m
eda di trarre da si ricca miniera mai sempre oro puro; ma tralasciamo
di
spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti c
mpre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti
di
difetti che di bellezze. Il sagace osservatore ma
ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che
di
bellezze. Il sagace osservatore manifesta con dil
ti. Anche i fanciulli sanno notare la mano con sei dita in una figura
di
Raffaello; ma il tragico del suo pennello, l’espr
tesso Voltaire) che si vogliono far giudici degli autori, sogliono su
di
essi scrivere volumi; io vorrei piuttosto due pag
pagine sole che ce ne additassero le bellezze.» Poche altre tragedie
di
questo secolo sono da riporsi tralle bene accolte
pochissime tralle applaudite con giustizia. Voltaire sostenne l’onore
di
Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio
ieri pronti a sparger menzogne e tratti maligni sulle opere acclamate
di
coloro che non sono nel numero de’ loro benefatto
ate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. Una folla
di
bastardi Volteriani scimieschi apportarono su que
ne la decadenza, ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole
di
mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e d
ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità,
di
orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali dis
o inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori,
di
ombre, di sepoleri e di claustrali disperati, che
ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre,
di
sepoleri e di claustrali disperati, che in vece d
ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepoleri e
di
claustrali disperati, che in vece di toccare il c
orrori, di ombre, di sepoleri e di claustrali disperati, che in vece
di
toccare il cuore spaventano e fanno inorridire. N
no inorridire. Non mancarono negli anni seguenti alcuni che cercarono
di
battere alla meglio il dritto sentiero. Guymond d
ingolarmente per l’atto III in cui si maneggia con energia la contesa
di
Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la ricono
la contesa di Pilade ed Oreste, e pel IV in cui segue la riconoscenza
di
Oreste ed Ifigenia. Non ostante l’autor giovane n
igenia. Non ostante l’autor giovane non ancora avea acquistata l’arte
di
pulir lo stile e di tornir meglio i suoi versi; o
l’autor giovane non ancora avea acquistata l’arte di pulir lo stile e
di
tornir meglio i suoi versi; ond’è che nella lettu
re Toante facendolo innamorato d’Ifigenia. Ma il signor Collè dotato
di
gusto migliore gli avvertì che tali amori raffred
ozioso e quell’amor freddo. Il maestro della Poetica Francese il sig.
di
Marmontel morto di ottanta anni ritirato a Gallio
freddo. Il maestro della Poetica Francese il sig. di Marmontel morto
di
ottanta anni ritirato a Gallion l’anno ottavo del
are il coturno. Nel Dionigi sua prima tragedia, secondo l’espressione
di
Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanz
o l’espressione di Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza
di
gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimpr
ti; e gli Eraclidi molto più. Così quest’enciclopedista, al contrario
di
ogni altro, perdeva coll’esercizio; e forse disin
ll, Artaserse, Ipermestra e Barnevel, tragedie non meno dure e secche
di
quello che fu la Pucelle di Chapelain. Vedasene u
Barnevel, tragedie non meno dure e secche di quello che fu la Pucelle
di
Chapelain. Vedasene un saggio ne’ seguenti versi
agica coll’Amenofi e con Bianca e Guiscardo, le quali rimasero presto
di
menticate, per essere scritte in istile duro, ine
i suoi lavori tragici col Warwick tirando la sua favola dalla storia
di
questo generale che collocò sul trono britannico
gli l’eroe del partito de’ Yorck opposto ai Lancastri. Edoardo ricusò
di
prendere in moglie una principessa di Francia per
to ai Lancastri. Edoardo ricusò di prendere in moglie una principessa
di
Francia per cui l’istesso Warwick avea negoziato,
avea negoziato, e preferì Elisabetta Voodwil, Warwick fu posposto a’
di
lei parenti ed amici a’ quali si profusero tutti
parenti ed amici a’ quali si profusero tutti gli onori e le dignità,
di
che cercando egli di vendicarsi perì nella battag
quali si profusero tutti gli onori e le dignità, di che cercando egli
di
vendicarsi perì nella battaglia di Barnet. Questi
e le dignità, di che cercando egli di vendicarsi perì nella battaglia
di
Barnet. Questi fatti istorichi non ebbero luogo n
al generale, il quale riduce agli estremi il suo rivale, ma penetrato
di
dolore dal di lui pericolo pentito dimentica che
l quale riduce agli estremi il suo rivale, ma penetrato di dolore dal
di
lui pericolo pentito dimentica che Eduardo è suo
ad intendere che la sua tragedia dovesse tenersi per modello d’arte e
di
gusto. Discordarono dall’autore gl’intelligenti a
’arte e di gusto. Discordarono dall’autore gl’intelligenti a dispetto
di
una lettera ch’egli scrisse al suo maestro Voltai
al suo maestro Voltaire, in cui amaramente satireggia i difetti allor
di
moda sulle scene francesi, e profonde un torrente
i difetti allor di moda sulle scene francesi, e profonde un torrente
di
encomii sul suo protettore. L’arbitro della lette
a prematura, e la smania magistrale che enunciava da lontano l’autore
di
tanti volumi precettivi di letteratura e di altre
gistrale che enunciava da lontano l’autore di tanti volumi precettivi
di
letteratura e di altre produzioni tragiche mal ri
ciava da lontano l’autore di tanti volumi precettivi di letteratura e
di
altre produzioni tragiche mal riuscite e di una t
ecettivi di letteratura e di altre produzioni tragiche mal riuscite e
di
una traduzione infelice della Gerusalemme del gra
rusalemme del gran Torquato. Voltaire molto finamente in una risposta
di
poche linee che gli scrisse, accennò con acutezza
cennò con acutezza alcune indiscrete asserzioni del suo allievo pieno
di
boria, fingendo di approvarle; e senza avventurar
alcune indiscrete asserzioni del suo allievo pieno di boria, fingendo
di
approvarle; e senza avventurare qualche inutile l
e , come accennò un gazzettiere, opprimendolo con perfide lodi capaci
di
condurre il di lui amor proprio a renderlo ridico
ò un gazzettiere, opprimendolo con perfide lodi capaci di condurre il
di
lui amor proprio a renderlo ridicolo . Gli applau
derlo ridicolo . Gli applausi riscossi col Warwick diedero a’ fautori
di
La Harpe grandi speranze. Ma l’istesso Palissot c
Harpe grandi speranze. Ma l’istesso Palissot che mostrò all’apparenza
di
esserne uno, convenne che il rimanente delle sue
pena la luce e disparvero. Non furono più felici nè Coriolano, in cui
di
più si notano gli accidenti accumolati in un dì s
risimiglianza, nè Filottete publicata nel 1786 imitata dalla tragedia
di
Sofocle, quasi volendo rivenire dalle passate str
nezze sulle orme de’ Greci, i quali pur si pretende da’ belli-spiriti
di
essere usciti di moda. Colardeau altro giovane m
de’ Greci, i quali pur si pretende da’ belli-spiriti di essere usciti
di
moda. Colardeau altro giovane morto dopo i due s
e Calisto, fu preceduto dalle sue tragedie. Savigny compose la Morte
di
Socrate che è piuttosto un panegirico di quell’At
ie. Savigny compose la Morte di Socrate che è piuttosto un panegirico
di
quell’Ateniese che una tragedia. Scrisse anche Ir
Ateniese che una tragedia. Scrisse anche Irza superiore alle tragedie
di
Colardeau; ma se ne riprende la versificazione po
meo, ed il Re Lear trascritte dal teatro del Shakespear. Sulla tracce
di
Ma Harpe alcuni altri si rivolsero alla Grecia; e
este del Voltaire, seguendo Sofocle; Du Puis tradusse il teatro tutto
di
questo gran tragico; e Prevost quello di Euripide
uis tradusse il teatro tutto di questo gran tragico; e Prevost quello
di
Euripide. In ambidue questi scrittori si desidera
bidue questi scrittori si desiderano i grandi originali greci. Lascio
di
favellare nè punto nè poco del Nadal, Le Blanc, P
y, Pompignan e Piron. Du Bocage scrisse le Amazoni che si trova nelle
di
lei opere impresse in Parigi nel 1788, se non si
specialmente Aristofane senza averne conservato il calore ed il sale,
di
che convengono anche i giornalisti francesi. Ques
applauso, racchiudendo in essa il piano dell’Iliade, in cui si valse
di
alcuni ornamenti Omerici. Pubblicò altresì un Aja
edenti. Palissot ne commenda lo studio d’imitare la nobile semplicità
di
Giovanni Racine. Il marchese Le Franc de Pompigna
Le Franc de Pompignan nato in Montalbano nel 1709 si esercitò in più
di
un genere poetico, ed oltre alla traduzione del P
tò in più di un genere poetico, ed oltre alla traduzione del Prometeo
di
Eschilo, compose una Didone, tirando le situazion
Il Voltaire nella satira le Pauvre Diable lo motteggiò, dicendo della
di
lui Didone, Le quel jadis a brodè quelque phrase
se. Scrisse parimente una Zoraide che l’istesso Voltaire non lasciò
di
mettere in ridicolo. Non a torto però Palissot lo
ttere in ridicolo. Non a torto però Palissot lodava la versificazione
di
questo scrittore, cui il signor di Ferney non acc
Palissot lodava la versificazione di questo scrittore, cui il signor
di
Ferney non accordò la sua protezione. Alessio Pi
oltivò la tragedia, e diede al teatro il Callistene nel 1730 tragedia
di
semplice viluppo che punto non riuscì sulle scene
rappresentò nel 1744 senza applauso. Il credito dunque che godè Piron
di
uno de’ tragici francesi degno di rammemorarsi co
o. Il credito dunque che godè Piron di uno de’ tragici francesi degno
di
rammemorarsi con onore, vennegli dal Gustavo cens
memorarsi con onore, vennegli dal Gustavo censurato da alcuni critici
di
poco conto e difeso dal proprio autore con forza
sempi nella storia, e molto meno dee contrastarsi al poeta la facoltà
di
fingerne, purchè ne faccia risultare il diletto d
quale vi si è veduta ricomparire sempre con diletto, e si rappresentò
di
nuovo nel 1793. È una dipintura de’ constumi selv
che per questa parte ha con l’Alzira, non ha nociuto al buon succsso
di
Zuma. Le situazioni patetiche che vi regnano, l’i
benchè questo talvolta eccede e cade nell’enfatico) ed il personaggio
di
Zuma rappresentato in detto anno con molta energi
Raucourt, tutto ciò fa che questa tragedia seguiti a ripetersi. Prima
di
far parola de’ tragici componimenti prodotti sull
ne della Francia nel formarsi la Repubblica Francese, convien parlare
di
un altro tragico nato in Parigi, cioè del signor
, convien parlare di un altro tragico nato in Parigi, cioè del signor
di
Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimos
oè del signor di Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimostri
di
certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’i
. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo
di
gusto e d’ingegno, come altresì di ogni conoscenz
certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’ingegno, come altresì
di
ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero,
no, come altresì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero,
di
naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di
noscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza
di
stile e di armonia di versificazione; con tutto c
ll’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e
di
armonia di versificazione; con tutto ciò il di lu
e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia
di
versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio d
ed eleganza di stile e di armonia di versificazione; con tutto ciò il
di
lui Assedio di Calais, e Gabriela di Vergy ebbero
stile e di armonia di versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio
di
Calais, e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita i
versificazione; con tutto ciò il di lui Assedio di Calais, e Gabriela
di
Vergy ebbero una riuscita invidiabile sul teatro,
quali a tutto andare si piaggia la nazione. L’adulatore non manca mai
di
colpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè egl
piaggia la nazione. L’adulatore non manca mai di colpire coll’adulato
di
buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di
olpire coll’adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria
di
essere stato il primo a recar sulla scena i fatti
nti della propria storia? Che i Latini stessi nella tragedia Scipione
di
Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che
? Che i Latini stessi nella tragedia Scipione di Ennio, nelle Ottavie
di
Mecenate e di Seneca? Che gl’Italiani ne’ Piccini
stessi nella tragedia Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e
di
Seneca? Che gl’Italiani ne’ Piccinini, negli Ezze
ro? Voltaire non l’avea preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca
di
Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di
a preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide
di
Guesclin? Questo prurito di primeggiare in un mod
Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito
di
primeggiare in un modo o in un altro, quanti non
tone e Bajardo se ne pavoneggia sino all’estrema noja. Ma che diremo
di
quest’altra tragedia parimente di argomento nazio
no all’estrema noja. Ma che diremo di quest’altra tragedia parimente
di
argomento nazionale scritta in istile duro stenta
mente di argomento nazionale scritta in istile duro stentato e carico
di
puerilità? Che Belloy aveva nelle prime favole es
pudenti sue menzogne. Gli eroi stessi suoi paesani diventano sotto la
di
lui penna dispregevoli e piccioli. L’Orazio Cocli
relazione hanno poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici
di
Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bres
no poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e
di
Bajardo e di Altamoro verso una Bresciana? Influi
congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e
di
Altamoro verso una Bresciana? Influiscono forse a
può veder senza nausea un uffiziale come Bajardo mandare un biglietto
di
disfida al suo generale, ed accettarla costui pre
Si vous sçaviez le sort de mon prèmier rival! o la graziosa antitesi
di
Gastone che abbraccia il rivale e sfodera la spad
iama augusta la propria umiliazione? Bajardo dà a se stesso il titolo
di
eroe? Si vede che l’anima di Belloy era ben poco
azione? Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? Si vede che l’anima
di
Belloy era ben poco eroica, se prestava tali bass
e eroi. Non è meno inconsideratamente delineato il carattere del Duca
di
Urbino enunciato come virtuoso, ma che intanto fi
mula, e nell’atto V, parlandogliene Bajardo, egli falsamente risponde
di
aver sempre sdegnato di comprenderne i segreti. È
landogliene Bajardo, egli falsamente risponde di aver sempre sdegnato
di
comprenderne i segreti. È virtù questa falsità? L
i segreti. È virtù questa falsità? L’autore che aspirava alla gloria
di
tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della
nza testimoni. V’ è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito
di
una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da sco
. V’ è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito di una mina,
di
cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V.
tto I, da scoppiare nel V. Infallibile, al lor credere, è la riuscita
di
questa mina; or perchè non attenderne l’evento si
non attenderne l’evento sicuro? perchè disporre senza bisogno che uno
di
essi truciderà Bajardo e l’altro Gastone? Questa
lta (dice Belloy) da altre congiure. Perchè dunque mentisce dicendo
di
aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica p
dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica piuttosto
di
prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo
piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo spirito
di
menzogna che lo predomina. Un disertore Francese
ià; ma ad Eufemia figlia del principale congiurato. V’ha in ciò punto
di
senso comune? Che si dirà poi di quella specie di
cipale congiurato. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi
di
quella specie di contradanza che fanno nell’atto
. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie
di
contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avoga
te espressioni false, gigantesche e puerili. È piacevole p. e. questa
di
Bajardo ferito che vuol tornare alla pugna, e dic
cora posso condurvi; e quest’altra, in cui scoppiata la mina, si dice
di
Avogadro e del Disertore morti entrambi nel sotte
sparsi e trasportati dal fulmine . Rapportiamoci dunque su gli altri
di
lui difetti nè piccioli nè pochi come poeta a ciò
ta a ciò che ne dissero i Francesi stessi, e diamo qualche sguardo a’
di
lui maligni errori come storico. La sua favola è
care le nere calunnie da lui seminate contro del conte Luigi Avogadro
di
Brescia, del principe d’Altamura napoletano, del
Avogadro di Brescia, del principe d’Altamura napoletano, del marchese
di
Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la na
tamura napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e
di
tutta la nazione Italiana. Il tragico storico (ch
i Veneziani il governo sino al 1509b. Luigi XII pretensore del ducato
di
Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria
ensore del ducato di Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria
di
Ghiara d’Adda, e Brescia atterrita gli si rende.
rescia atterrita gli si rende. Entranvi i Francesi allora poco capaci
di
disciplina, e di cattivarsi la benevolenza de’ po
gli si rende. Entranvi i Francesi allora poco capaci di disciplina, e
di
cattivarsi la benevolenza de’ popoli, abusano del
blica. Il conte Luigi viene particolarmente oltraggiato nella persona
di
un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di
rticolarmente oltraggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo
di
Gambara natogli di una Francese, implora la giust
ggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli
di
una Francese, implora la giustizia de’ nuovi padr
e le private offese fanno che si rivolga alla Repubblica, e promette
di
aprire alle di lei truppe la porta delle Pile. Ri
ffese fanno che si rivolga alla Repubblica, e promette di aprire alle
di
lei truppe la porta delle Pile. Rientrano i Venez
rescia. Or non si potrebbe con qualche fondamento ribattere la taccia
di
ribelle che gli s’imputa? Furono ribelli gli Spag
ddito oppresso che non ha la virtù della tolleranza, e che disperando
di
ottener giustizia dal nuovo signore, si ricovera
a forma ribelle, che scellerato, ruffiano della figliuola, traditore
di
Bajardo e Gastone, e vile e basso ed assassino ?
leraggini, le infamie, gli assassinamenti, le frodi nacquero dal capo
di
codesto pseudotragico come Minerva da quello di G
odi nacquero dal capo di codesto pseudotragico come Minerva da quello
di
Giove. Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quando d
lsero nel castello? Non sempre la ritirata è viltà (lâchetè) mancanza
di
valore; ed Avogadro diede del suo coraggio non du
morte che gli fu data, se non per natural crudeltà, almeno per ragion
di
stato. «Tutto l’esercito (dicesi dell’esecuzione
almeno per ragion di stato. «Tutto l’esercito (dicesi dell’esecuzione
di
Avogadro in una lettera istorica su di Gastonea )
ercito (dicesi dell’esecuzione di Avogadro in una lettera istorica su
di
Gastonea ), chiedeva ad alta voce il supplizio di
lettera istorica su di Gastonea ), chiedeva ad alta voce il supplizio
di
lui, e del figliuolo… Invano per fuggir l’ignomin
figliuolo… Invano per fuggir l’ignominiosa morte èssi rappresentavano
di
esser nati sudditi de’ Veneziani….Si ascoltò la p
tenerito. «A questo spettacolo (dicesi in fine della lettera) il duca
di
Nemours che sentiva commuoversi, e credeva necess
e per istudio fosse stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato
di
approfittarsi di questo tratto istorico proprio d
se stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi
di
questo tratto istorico proprio del coturno narrat
te in osservare, che l’ esposto non si dica dallo storico della vita
di
Bajardo, dando tutto il peso di una pruova istori
non si dica dallo storico della vita di Bajardo, dando tutto il peso
di
una pruova istorica ad un’ asserzione negativa. O
a dal primo racconto in qualche circostanza dicendo, che i due figli
di
Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo ;
e figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo ; ed anche
di
ciò vuol dubitare il Belloy per questa gran ragio
n ragione che non sa d’où il emprunte ce recit . Ma se egli dubitava
di
quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar viv
d’où il emprunte ce recit . Ma se egli dubitava di quanto ignorava,
di
che non dovè egli dubitar vivendo? Du-Bos che ign
di che non dovè egli dubitar vivendo? Du-Bos che ignorava molto meno
di
lui della storia, narrò ciò che si trova dagli st
ondo giorno a ² il conte Luigi Avogadro, mentre in abito finto fuggia
di
città, riconosciuto, fermato e presentato a Gasto
volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi
di
replicarlo ne’ due già presi figliuoli. Volle po
else tra’ Napoletani. A quale oggetto? Per non lasciare veruna specie
di
calunnia intentata. E da qual classe di Napoletan
er non lasciare veruna specie di calunnia intentata. E da qual classe
di
Napoletani il tolse? Dalla più ragguardevole. L’a
pour ce qui concerne le rang et les titres . È pur questo un bel modo
di
comporre tragedie nazionali sulla storia, valersi
esto un bel modo di comporre tragedie nazionali sulla storia, valersi
di
un nome illustre per denigrarlo, e per vestirne u
oi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome
di
qualche principe del real sangue di Franciab. È
scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue
di
Franciab. È inoltre precetto di poetica nelle tr
di qualche principe del real sangue di Franciab. È inoltre precetto
di
poetica nelle tragedie nazionali il dir grosse vi
e all’imperadore Massimiliano, a Ferdinando il Cattolico, al marchese
di
Pescara? E qual parte ebbe questo Scipione della
po del Belloy? Di qual diritto’ poi questo picciolo scarabbocchiatore
di
carta osò nel suo garbuglio tragico trattare il p
ce il Belloy. È però una cosa stessa col dipingere Giulio subornatore
di
Bajardo esortandolo a tradire il suo re, mentre e
la Francia? E ciò appunto gl’imputa il Belloy, facendò dire dal duca
di
Urbino al Bajardo on peut sans
r son roi? Qual fu poi in sostanza per rapporto a’ Francesi la reità
di
quel papa in quella guerra? Il proteggere la libe
otesse nuocere la potenza e l’ambizione de’ Veneziani, e formò contro
di
loro la formidabil lega; vide poscia quanto più p
di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più pericolosi nemici
di
tal libertà fossero gli stranieri, e se ne distac
refazione il Belloy imputa agl’Italiani generalmente «un raffinamento
di
perfidia e di crudeltà, che ci fa credere (aggiug
elloy imputa agl’Italiani generalmente «un raffinamento di perfidia e
di
crudeltà, che ci fa credere (aggiugne) oggi ancor
Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore
di
Gabriela di Vergy? Non è francese il suo Fajele e
gnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela
di
Vergy? Non è francese il suo Fajele ed il più imp
vendetta i cuori umani? E chi ha imbrattate le moderne scene francesi
di
maggiori atrocità? La candeur française (proseg
ma la stomachevole vanità del Belloy ci obbliga a dire che i Francesi
di
que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza
obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove
di
candidezza ed umanità ne’ luoghi dove fecero la g
hi dove fecero la guerra e dove dimorarono. Poco in vero disdegnarono
di
punire nella presa di Brescia, se si attenda alla
ra e dove dimorarono. Poco in vero disdegnarono di punire nella presa
di
Brescia, se si attenda alla storia del cardinal B
e del citato Verdizzotti. Poco candidamente si condussero nell’isola
di
Sicilia, ond’è che diedero motivo a quel famoso V
di Sicilia, ond’è che diedero motivo a quel famoso Vespro conseguenza
di
una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono
di una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono con gli abitanti
di
Castellaneto, spogliandoli e molestando le loro d
refazioni del Belloy, e conchiudiamo che delle sue tragedie l’Assedio
di
Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il
i Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il crudele e Gabriela
di
Vergy, già più non rimangono che i nomi, mancando
ni altra dote dello stile. Mentre la terribile procella tutto copriva
di
tenebre e d’orrore il cielo francese e seguiva il
e seguiva il cangiamento della monarchia in democrazia, non mancarono
di
componimenti teatrali quelle agitate contrade, mo
rcier, Lagouvèe, Mazoyer e qualche altro. Il cittadino Chenier autore
di
varie tragedie, si è distinto negli ultimi anni d
e Carlo IX in tempo della rivoluzione per certa analogia della strage
di
San-Bartolommeo con gli orrori e l’esecuzioni del
dipinture de’ caratteri nel poema epico del Voltaire, si trovano fuor
di
dubbio più forti e più vere di quelle che Chenier
ma epico del Voltaire, si trovano fuor di dubbio più forti e più vere
di
quelle che Chenier mette in azione. La morte di C
più forti e più vere di quelle che Chenier mette in azione. La morte
di
Coligni nell’Erriade assai più patetica eccita la
ssione tragica che si desidera nella tragedia. L’incertezza per altro
di
Carlo IX sempre irrisoluto sino al punto che si a
lineata, e preserva dalla languidezza un soggetto per se stesso pieno
di
terrore ma che nella tragedia accenna ogni istant
se stesso pieno di terrore ma che nella tragedia accenna ogni istante
di
cader nel languore veleno del teatro. Il cardinal
nna ogni istante di cader nel languore veleno del teatro. Il cardinal
di
Lorena prende con Carlo IX il tuono di Maometto,
veleno del teatro. Il cardinal di Lorena prende con Carlo IX il tuono
di
Maometto, ma Carlo non è posseduto dal fanatismo
Carlo IX il tuono di Maometto, ma Carlo non è posseduto dal fanatismo
di
Seide. Questo cardinale nel tempo della tremenda
rtà audacia stomachevole del poeta . La morale permette per istruire
di
relevare la malvagità, ma non di calunniare con f
ta . La morale permette per istruire di relevare la malvagità, ma non
di
calunniare con falsità il malvagio. Chenier ries
Coligny, il Cancelliere de l’Hôpital, ed Errico IV nascente. Lo stile
di
Chenier non profferisce bellezze luminose; merita
e. Lo stile di Chenier non profferisce bellezze luminose; merita però
di
esser applaudito per la purezza, per l’eleganza,
buoni modelli; e lo meriterebbe ancor più se vi regnasse minor copia
di
declamazioni triviali. Alcuni pàssi diretti contr
Tra gli attori che lo rappresentarono, si distinse Talma nella parte
di
Carlo IX, Monvel in alcuni squarci del Cancellier
sentò con arte il carattere del Cardinale, benchè alieno da i talenti
di
quell’attore fatti per rappresentar felicemente l
uose. L’anno IX della repubblica si rappresentò ancora Teseo tragedia
di
Mazoyer giovane autore di felice riuscita, mal gr
bblica si rappresentò ancora Teseo tragedia di Mazoyer giovane autore
di
felice riuscita, mal grado di alcuni difetti. Con
eseo tragedia di Mazoyer giovane autore di felice riuscita, mal grado
di
alcuni difetti. Contiene il dominio che ebbe Mede
ne il dominio che ebbe Medea in Atene sposando il re Egeo, e l’arrivo
di
Teseo erede del regno che Medea cerca di far mori
sando il re Egeo, e l’arrivo di Teseo erede del regno che Medea cerca
di
far morire. Il piano è ideato con giudizio; l’azi
one regolare condotta con arte, benchè non molto vivace; il carattere
di
Teseo è dipinto con nobiltà, quello di Medea con
non molto vivace; il carattere di Teseo è dipinto con nobiltà, quello
di
Medea con molto vigore, se non che ostenta soverc
quattro atti trattennero l’uditorio con piacere per varii passi pieni
di
forza e di estro, singolarmente per una felice de
i trattennero l’uditorio con piacere per varii passi pieni di forza e
di
estro, singolarmente per una felice descrizione d
non rimane materia sufficiente, non contenendo che un lungo monologo
di
Medea, e Teseo che viene fuori a dire che ha vint
la giovanezza dell’autore. Vi si notano nondimeno alcune scene degne
di
lode. Tali sono: quella di Medea che propone di a
Vi si notano nondimeno alcune scene degne di lode. Tali sono: quella
di
Medea che propone di avvelenar Teseo ad Egeo che
no alcune scene degne di lode. Tali sono: quella di Medea che propone
di
avvelenar Teseo ad Egeo che ignora di esser suo f
no: quella di Medea che propone di avvelenar Teseo ad Egeo che ignora
di
esser suo figlio; l’artificio di Medea per giugne
i avvelenar Teseo ad Egeo che ignora di esser suo figlio; l’artificio
di
Medea per giugnere al suo scopo rendendosi vie pi
Medea per giugnere al suo scopo rendendosi vie più padrona del cuore
di
Egeo; quella di Teseo, Pallante e Medea, in cui T
ere al suo scopo rendendosi vie più padrona del cuore di Egeo; quella
di
Teseo, Pallante e Medea, in cui Teseo con acuta i
vous fûtes mère , rimproverandole la strage de’ proprii figli; quella
di
Teseo riconosciuto dal padre alla presenza del po
distinsero nel rappresentar Medea e Teseo. Sul teatro de’ Troubadeurs
di
Parigi udii recitar di questa tragedia una parodi
ntar Medea e Teseo. Sul teatro de’ Troubadeurs di Parigi udii recitar
di
questa tragedia una parodia intitolata Taisez-vou
si recitò nel mese Pratile nel Teatro della Repubblica. Ha il merito
di
essere un argomento nazionale scritto in istile c
rima rappresentazione che sin da’ primi atti essa manca d’interesse e
di
azione. Vi si notano tre intrighi di amori, e di
mi atti essa manca d’interesse e di azione. Vi si notano tre intrighi
di
amori, e di amori illegittimi posti in azione o a
manca d’interesse e di azione. Vi si notano tre intrighi di amori, e
di
amori illegittimi posti in azione o almeno mentov
endo richiamato a se il suo componimento per ritoccarlo, più non curò
di
renderlo al teatro o di pubblicarlo per le stampe
suo componimento per ritoccarlo, più non curò di renderlo al teatro o
di
pubblicarlo per le stampe. Lagouée prodotto avev
i del secolo XVIII recitate sul teatro della Repubblica. Oscar figlio
di
Ossian di cinque atti che si rappresentò l’anno q
lo XVIII recitate sul teatro della Repubblica. Oscar figlio di Ossian
di
cinque atti che si rappresentò l’anno quarto dell
epubblica, e si replicò sul cominciar del 1800; Cajo Mario a Minturno
di
tre atti recitata nel maggio del 1791, che più no
ata nel maggio del 1791, che più non si rivide; e Bianca e Montcassin
di
cinque atti rappresentata nel 1799. Quanto alla p
ata nel 1799. Quanto alla prima rende vie più manifesta la difficoltà
di
tornarsi a trattare i costumi di certi tempi mezz
ende vie più manifesta la difficoltà di tornarsi a trattare i costumi
di
certi tempi mezzani e di certe popolazioni lontan
difficoltà di tornarsi a trattare i costumi di certi tempi mezzani e
di
certe popolazioni lontane dalla coltura de’ tempi
el Romano, ma non in tutto il componimento. Ci occuperemo un poco più
di
Bianca e Montcassin. Atto I. L’autore suppone che
ambasciadori esteri, o si trovi nel recinto delle loro case, sia reo
di
morte. La legge è stabilita. Due de’ tre Inquisit
case, sia reo di morte. La legge è stabilita. Due de’ tre Inquisitori
di
stato nemici per interessi di famiglia, Contarini
ge è stabilita. Due de’ tre Inquisitori di stato nemici per interessi
di
famiglia, Contarini e Capello, per por fine alla
imistà, conchiudono che Capello prenderà in isposa Bianca unica prole
di
Contarini. Atto II. La scena rappresenta un appar
i Contarini. Atto II. La scena rappresenta un appartamento della casa
di
Contarini. Mentre Bianca si trattiene con Costanz
ella casa di Contarini. Mentre Bianca si trattiene con Costanza sui i
di
lei amori con Montcassin, Contarini viene ad annu
i lei amori con Montcassin, Contarini viene ad annunciare alla figlia
di
averle destinato uno sposo illustre, nè più soggi
iso potendo meritare il titolo d’illustre. Giugne Montcassin contento
di
essere ritornato a lei vicino. Viene Capello pien
cassin contento di essere ritornato a lei vicino. Viene Capello pieno
di
contento per avere inteso da Contarini che ella h
i contento per avere inteso da Contarini che ella ha dato il consenso
di
prenderlo in isposo. Bianca resta a ciò turbata e
ta a ciò turbata e addolorata, e Montcassin sbalordito. La confusione
di
Bianca attrista ugualmente i due amanti. Ella ric
La confusione di Bianca attrista ugualmente i due amanti. Ella ricusa
di
dare una risposta precisa che si riserba di dare
i due amanti. Ella ricusa di dare una risposta precisa che si riserba
di
dare fra pochi istanti. Capello si ritira dicendo
i riserba di dare fra pochi istanti. Capello si ritira dicendo, pieno
di
rispetto, che l’attenderà. Montcassin con rispost
con risposte pungenti trafigge Bianca, che gli dice che a torto egli
di
lei si lagna. Distruggi dunque (le dice) i miei s
i? L’amor mio, replica Bianca; quando mio padre è venuto a prevenirmi
di
avermi destinata al maggiore degli eroi di Venezi
adre è venuto a prevenirmi di avermi destinata al maggiore degli eroi
di
Venezia, ho creduto ch’egli con ciò ti avesse vol
zia, ho creduto ch’egli con ciò ti avesse voluto indicare, ed ho dato
di
buon grado il mio consenso! Si dispera, si chiama
sin che si lagna della sua fortuna, che ella non sarà mai d’altri che
di
lui. Atto III. Contarini viene a far premure alla
altri che di lui. Atto III. Contarini viene a far premure alla figlia
di
non porre ulteriore indugio alla sua obedienza, p
Bianca nettamente dice, che questa obedienza la fa tremare, e rivela
di
aver fatta un’ altra scelta. E chi è colui che ha
che giugne. Contarini a lui rivolto gli dice: siete voi il seduttore
di
mia figlia? Montcassin: io l’ho sedotta! Contarin
munque sia, risponde Contarini, io non sono più l’arbitro del destino
di
mia figlia. La scena lunghissima alfine contiene
he nulla sarà bastante a piegarlo, e Montcassin risponde: credete voi
di
costringere vostra figlia ad obedirvi finchè io e
ini, che la vostra presenza può offendere l’autorità paterna; giurate
di
rispettar l’ingresso della mia casa fino a che Bi
in quella dello sposo. Montcassin ricusa. Contarini comanda che esca
di
sua casa. Montcassin minaccevole gli dice: Ah ce
d’outrage Comme à ta cruautè, met le comble à ma rage; ho finito
di
supplicare; io tenterò tutto ciò che mi sugerirà
mio palazzo; riceverete coll’usata sacra cerimonia Bianca dalle mani
di
suo padre. Atto IV. Il teatro cangia in una cappe
dre. Atto IV. Il teatro cangia in una cappella particolare della casa
di
Contarini con altare, in cui una porta aperta nel
vedere una sala con finestre che danno sul palazzo dell’ambasciadore
di
Spagna. In seguito della lunghissima scena dell’a
uito della lunghissima scena dell’atto III della contesa poco tragica
di
Contarini, e Montcassin, si è questi risoluto a c
i è questi risoluto a chiedere a Bianca con un bigliettino un momento
di
udienza secreta. Bianca glie l’accorda nel luogo
l padre soparavvenisse) per l’evasione al palazzo vicino del ministro
di
Spagna. Egli viene; tutto è perduto, dice,
un uomo decantato per eroe, per virtuoso annunzia una delle tragedie
di
Hardy. Bianca trema alla proposta scelta di morte
nunzia una delle tragedie di Hardy. Bianca trema alla proposta scelta
di
morte o di fuga. Montcassin l’affretta a fuggirà.
delle tragedie di Hardy. Bianca trema alla proposta scelta di morte o
di
fuga. Montcassin l’affretta a fuggirà. In questo
erna per seguire l’amante. Bianca per provarglielo vuol giurarle fede
di
sposa in faccia al Crocifisso eh e è nella Cappel
ibile, vi sono troppi testimoni; ma non vi è altra via che il palazzo
di
Spagna. Bianca: ah in esso ti segue la morte! Mon
role che l’uniscono a Capello, ella sviene nelle braccia del Prete, e
di
Capello. Arriva Pisani a dire, che un evento disg
ile ai nobili che la trasgrediscono; egli passava le mura del palazzo
di
Bedmar. Tutti lasciano Bianca, che ritornando in
ed intende che Montcassin è ne’ ferri, e portato al tribunale coperto
di
un mantello. Risolve di volere andarvi anch’essa,
n è ne’ ferri, e portato al tribunale coperto di un mantello. Risolve
di
volere andarvi anch’essa, e divider seco il suo d
ell’assemblea de’ tre Inquisitori. Vi sono per essi tre sedie nere su
di
uno strato nero ancora. Il Greffiere al di sotto
per essi tre sedie nere su di uno strato nero ancora. Il Greffiere al
di
sotto di essi siede con una tavola davanti. L’acc
tre sedie nere su di uno strato nero ancora. Il Greffiere al di sotto
di
essi siede con una tavola davanti. L’accusato è i
rivale? per cangiar forse il suo giudice in amante irritato? Il cuore
di
Capello è lacerato da doveri contrarii di giudice
n amante irritato? Il cuore di Capello è lacerato da doveri contrarii
di
giudice imparziale, e di amante sventurato. Conta
re di Capello è lacerato da doveri contrarii di giudice imparziale, e
di
amante sventurato. Contarini gli fa riflettere ch
e ingenuamente. Domandato se ha discolpa veruna da allegare; risponde
di
non averne alcuna. Capello gli dice: grande inter
etro al fondo del teatro. Si giudica. Contarini pronunzia il suo voto
di
morte. Capello prima di giudicarlo reo vorrebbe c
. Si giudica. Contarini pronunzia il suo voto di morte. Capello prima
di
giudicarlo reo vorrebbe che su i suoi progetti eg
ndo anche potesse discolparsi de’ suoi progetti, non sarebbe meno reo
di
aver contravvenuto alla legge. Egli vota di morte
tti, non sarebbe meno reo di aver contravvenuto alla legge. Egli vota
di
morte, ed invita Capello a votare. Contarini lo c
inquente in non addurre discolpa veruna, e Capello si risolve a votar
di
morte. Si ordina l’esecuzione. Si annunzia che un
estimone arriva; e questo testimone è Bianca velata. Si svela, e dice
di
venire per l’accusato. Dice, Son crime c’est l’a
alazzo da lei introdotto, e che ella giurò innanzi all’altare paterno
di
essere sua sposa. Sopraggiunto il padre egli si d
Sopraggiunto il padre egli si determinò a suggire pel muro della casa
di
Spagna. Gl’Inquisitori Loredano e Contarini per c
da essa che una gentil donna per nome Teresa nata nel 1601 fu moglie
di
un nobile de’ Contarini uomo zotico niente amabil
tico niente amabile ed immorale, ed amata da Antonio Foscarini dotato
di
bellezza, di cuor sensibile, di amabili costumi e
mabile ed immorale, ed amata da Antonio Foscarini dotato di bellezza,
di
cuor sensibile, di amabili costumi e di eloquenza
ed amata da Antonio Foscarini dotato di bellezza, di cuor sensibile,
di
amabili costumi e di eloquenza incomparabile. Si
Foscarini dotato di bellezza, di cuor sensibile, di amabili costumi e
di
eloquenza incomparabile. Si amarono queste due pe
oquenza incomparabile. Si amarono queste due persone; ma la necessità
di
andarla a vedere di notte passando per un muro de
e. Si amarono queste due persone; ma la necessità di andarla a vedere
di
notte passando per un muro del palazzo del Minist
darla a vedere di notte passando per un muro del palazzo del Ministro
di
Spagna, cagionò l’ignominiosa morte del Foscarini
ro di Spagna, cagionò l’ignominiosa morte del Foscarini, per la legge
di
cui nella tragedia francese si parla. Egli non po
na discolpa, per non pregiudicare al decoro dell’amata, e creduto reo
di
stato fu dagl’Inquisitori condannato e mori stran
mori strangolato. Questo fatto venne dal cavaliere Ipolito Pindemonte
di
Verona descritto in una novella in ottavarima da
n Napoli insieme con un’ altra in prosa del cavalier Tommaso Gargallo
di
Siracusa. Dimorando Arnault in Venezia trovò il c
gedia che dedicò a Napoleone Bonaparte membro dell’Istituto Nazionale
di
Parigi. Piacque all’autore di abbigliarlo a suo m
onaparte membro dell’Istituto Nazionale di Parigi. Piacque all’autore
di
abbigliarlo a suo modo. Diede da prima all’azione
prese Bonaparte sentendola leggere. Egli avea pianto alle circostanze
di
Bianca; je regrette mes larmes , egli disse al f
lieto inatteso; il mio dolore (aggiunse) è una emozione passeggiera,
di
cui quasi ho perduta la memoria al vedere gli ama
Foscarini veneto è trasformato in un Montcassin francese che si dice
di
aver salvata due volte Venezia. Ma è permesso in
non già per iscemarne l’energia. E ciò appunto avviene nella tragedia
di
Arnault. Allorchè il leggitore comincia ad intene
Foscarini nobil veneto avvocato insigne, e l’illusione che si sforza
di
occuparlo, ad ogni passo si allontana. In Venezia
overà per conseguire l’effetto tragico diversi ostacoli; e le lagrime
di
Bonaparte tutte si saranno versate per Bianca. In
tivamente, e questo è un arcano tra i due, e passa sempre pel palazzo
di
Spagna. Se Foscarini volesse colla verità del fat
. Se Foscarini volesse colla verità del fatto render nullo il delitto
di
stato prevenuto dalla legge, dovrebbe palesare la
coprirla d’infamia. Eccolo in un bivio tragico, ed eccolo ridotto per
di
lei decoro ad un silenzio che lo fa soggiacere al
dotto per di lei decoro ad un silenzio che lo fa soggiacere alla pena
di
morte dovuta ad un reo di stato; e questo silenzi
un silenzio che lo fa soggiacere alla pena di morte dovuta ad un reo
di
stato; e questo silenzio diventa nobile al pari d
e dovuta ad un reo di stato; e questo silenzio diventa nobile al pari
di
quello del Conte di Essex. Ben diversa è l’azione
i stato; e questo silenzio diventa nobile al pari di quello del Conte
di
Essex. Ben diversa è l’azione della tragedia di A
i di quello del Conte di Essex. Ben diversa è l’azione della tragedia
di
Arnault. Montcassin non può partecipare dell’impo
gica del silenzio del Foscarini. Bianca non è moglie ma figlia nubile
di
Contarini, di cui egli frequenta la casa senza ve
zio del Foscarini. Bianca non è moglie ma figlia nubile di Contarini,
di
cui egli frequenta la casa senza verun delitto. C
i, di cui egli frequenta la casa senza verun delitto. Contarini padre
di
Bianca ha saputo da lui stesso l’amore che nutre
n in un sol momento è costretto dalla necessità a passare per la casa
di
Spagna; e non offenderebbe punto il decoro dell’a
nderebbe punto il decoro dell’amata, se per giustificarsi del delitto
di
stato confessasse che ama Bianca che vorrebbe spo
ario il silenzio del Foscarini, non si può riconoscere nel Montcassin
di
Arnault. Quanto poi allo stile, i leggitori ben v
Quanto poi allo stile, i leggitori ben vedranno che l’autore sovrasta
di
gran lunga al Lemiere, al Belloy ed a’ loro simil
Racini a i Volteri. Appartiene parimenti a questo periodo la tragedia
di
Lemercier intitolata l’Agamennone. È tratta da qu
la tragedia di Lemercier intitolata l’Agamennone. È tratta da quella
di
Vittorio Alfieri; ma quando se ne diparte e vi fr
appresentò e l’altro in prosa non mai recitato. a. Vedi un frammento
di
una di lui lettera sulla considerazione che si de
ntò e l’altro in prosa non mai recitato. a. Vedi un frammento di una
di
lui lettera sulla considerazione che si dee à Let
he si dice in varie collezioni delle sue opere, si veggano le Memorie
di
m. di Palissot. a. Trovo nelle opere postume di
dice in varie collezioni delle sue opere, si veggano le Memorie di m.
di
Palissot. a. Trovo nelle opere postume di Federi
i veggano le Memorie di m. di Palissot. a. Trovo nelle opere postume
di
Federigo II che a lui sembrava affatto ridicola
e di Federigo II che a lui sembrava affatto ridicola . a. Tralascio
di
ripeterla avendola schernita pienamente m. Freron
e era stata sotto il dominio Veneto per dieci anni. a. Vedi il libro
di
m. Gaillard Melange Litteraire impresso in Amster
estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie
di
Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima d
o, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re
di
Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’e
Isabella fu moglie di Federigo d’Aragona re di Napoli, il quale prima
di
regnare ne portò anch’egli il titolo.
l fondo dell’immaginazione e dall’allegoria e dalle favole un ammasso
di
prodigi e di stravaganze, nel secolo XVIII non ca
immaginazione e dall’allegoria e dalle favole un ammasso di prodigi e
di
stravaganze, nel secolo XVIII non calcò miglior s
colo XVIII non calcò miglior sentiero. Il palazzo del Sole, la Reggia
di
Plutone, divinità, fate, silfi, incantatori, appa
della Francia. Un certo sig. de Leyre passato in Italia dimenticossi
di
quanto facevasi nel proprio paese, e scriveva da
servare che le arlecchinate e pulcinellate italiane si hanno in conto
di
prette buffonerie ancor dalle contadine e fantesc
ntro le Alpi alimentar l’ignoranza. Al contrario chi fosse dell’umore
di
codesto Francese, ben potrebbe con maggior fondam
gi dall’inspirare a’ compatriotti il saggio gusto dell’opera istorica
di
Stampiglia, di Zeno, di Metastasio, alcuni di lor
re a’ compatriotti il saggio gusto dell’opera istorica di Stampiglia,
di
Zeno, di Metastasio, alcuni di loro si applicaron
patriotti il saggio gusto dell’opera istorica di Stampiglia, di Zeno,
di
Metastasio, alcuni di loro si applicarono a compo
sto dell’opera istorica di Stampiglia, di Zeno, di Metastasio, alcuni
di
loro si applicarono a comporre opere puramente mi
applicarono a comporre opere puramente mitologiche, ed altri presero
di
proposito a screditar l’opera istorica per sosten
tar l’opera istorica per sostener la miracolosa. Fontenelle fu autore
di
Teti e Peleo, Voltaire di Pandora, Marmontel di v
ostener la miracolosa. Fontenelle fu autore di Teti e Peleo, Voltaire
di
Pandora, Marmontel di varie favole musicali alla
Fontenelle fu autore di Teti e Peleo, Voltaire di Pandora, Marmontel
di
varie favole musicali alla francese. Le Batteux a
mò contro l’assurdità del teatro lirico francese, e deplorò l’ingegno
di
Quinault occupato in un genere cattivo. Egli però
so, ma lodato pel suo Jeste, Fuselier e Cahusac morto nel 1764 autore
di
Calliroe, e Bernard che compose le Sorprese dell’
il teatro lirico, e la poesia scenica pastorale nulla in Francia ebbe
di
più vago, di più dilicato, di più interessante pe
ico, e la poesia scenica pastorale nulla in Francia ebbe di più vago,
di
più dilicato, di più interessante per le parole,
scenica pastorale nulla in Francia ebbe di più vago, di più dilicato,
di
più interessante per le parole, e per la musica d
più interessante per le parole, e per la musica del Divin du village
di
Gian Giacomo Rousseau. «In Francia (disse m. Romi
ian Giacomo Rousseau. «In Francia (disse m. Romilly a) non si ha idea
di
un colorito più fresco, nè di un tono più acconci
cia (disse m. Romilly a) non si ha idea di un colorito più fresco, nè
di
un tono più acconcio di semplicità campestre. Qua
non si ha idea di un colorito più fresco, nè di un tono più acconcio
di
semplicità campestre. Quante e quante volte non s
l linguaggio che giugne al cuore, perchè dal cuor parte.» Merita pure
di
mentovarsi la novità musicale degna dello spirito
a pure di mentovarsi la novità musicale degna dello spirito singolare
di
Rousseau provata in Lione felicemente col Pigmali
iva soltanto gl’intervalli e le pause della declamazione. Molti pezzi
di
tal musica si composero dallo stesso Gian Giacomo
Elmotte volle imitare il Pigmalione colla sua scena lirica le Lagrime
di
Galatea, la quale lontana dal suo originale, non
di Galatea, la quale lontana dal suo originale, non lasciò tal volta
di
commuovere. In tal periodo del XVIII secolo mentr
pere del Voltaire. Anche madama Alard contasi tralle famose ballerine
di
quel tempo, come tra gli uomini di maggior nome s
rd contasi tralle famose ballerine di quel tempo, come tra gli uomini
di
maggior nome si distinsero Dauberval, e l’italian
l, e l’italiano Vestris traspiantato in Parigi. Niuno ignora i meriti
di
Noverre tanto per le lettere che scrisse intorno
le lettere che scrisse intorno all’arte sua, quanto per l’invenzione
di
varii balli, e pel modo di ballare, potendosi con
orno all’arte sua, quanto per l’invenzione di varii balli, e pel modo
di
ballare, potendosi contare tra’ primi ristoratori
lerini. Quanto alla musica possiamo noverare tra i drammi serii Ecuba
di
Milcent animata dalla musica di Fontenelle nuovo
amo noverare tra i drammi serii Ecuba di Milcent animata dalla musica
di
Fontenelle nuovo maestro che meritò qualche atten
co, ad onta delle parole poco applaudite. Il sign. Leger in compagnia
di
un altro maestro che ignoro, compose Don Carlos l
eucade posto in musica da Dalayrac, e non meno che le Cabriolet jaune
di
Sègur, e le Fruit defendu, ed Epicure di Dumonstr
meno che le Cabriolet jaune di Sègur, e le Fruit defendu, ed Epicure
di
Dumonstrier posto in musica da Mèhul e Cherubini,
l riuscite. Beniouski, o gli Esigliati a Kamschatka opera in tre atti
di
Alessandro Duval, ad onta delle inverisimilitudin
, ad onta delle inverisimilitudini, parve interessante. La sua musica
di
un’armonia sostenuta appartiene a Boïeldieu. Pra
n’armonia sostenuta appartiene a Boïeldieu. Praxitele, o la Ceinture
di
un atto solo contiene due azioni, l’una rappresen
con più ragione meritato da Prassitele, e l’altra tratta degli amori
di
questo per Aglae una delle Grazie. Venere vorrebb
ore, o il cinto, ciò che fa una situazione poco decente. La musica fu
di
Devismes. L’Ariodante, e Montano e Stefania, sono
’Ariodante, e Montano e Stefania, sono due opere tratte dall’episodio
di
Ginevra dell’Ariosto, le quali riscossero molti a
no de’ migliori allievi francesi del nostro egregio maestro Sacchini,
di
cui con gran ragione pregiasi la Francia. II.
alcuni commedianti della Fiera ottenuta la permissione dell’Accademia
di
musica per rappresentare farse piacevoli d’ogni s
ademia di musica per rappresentare farse piacevoli d’ogni sorte miste
di
prosa, e accompagnate da balletti, ed alcune paro
siva gli altri attori, ond’è che si divietò a tali attori della Fiera
di
più recitarle. Allora essi si avvisarono di suppl
a tali attori della Fiera di più recitarle. Allora essi si avvisarono
di
supplirvi con certi cartelloni, ne’ quali scrivev
, e si riprodusse l’opera comica che dal 1724 durò sino al 1745, dopo
di
che alla Fiera si rappresentarono soltanto pantom
, Ornerai, Crolet, Vadè. Panard morto nel 1764 scrisse un gran numero
di
componimenti buffi, di parodie, e di vaudeville t
. Panard morto nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi,
di
parodie, e di vaudeville tutti ben accolti. L’att
nel 1764 scrisse un gran numero di componimenti buffi, di parodie, e
di
vaudeville tutti ben accolti. L’attore Favart dee
dee contarsi tra’ più fecondi e piacevoli scrittori d’opere comiche e
di
vaudevilles. Scrisse ancora parodie e burlette co
città, il Cinese in Francia, il Dottor Sangrado ecc. Ascendono a più
di
ottanta le di lui favole; ma in alcune fu ajutato
ese in Francia, il Dottor Sangrado ecc. Ascendono a più di ottanta le
di
lui favole; ma in alcune fu ajutato da qualche al
Palissot, si reputa la più ingegnosa opera buffa francese. La moglie
di
lui attrice che gli premorì, altre ne compose ben
62. Ma generalmente però fuvvi intorno a quel tempo un immenso numero
di
componimenti stravaganti in questo genere che ecc
ammodo nel paese dove nacquero Fedra, Cinna e Zaira. Serva per pruova
di
ciò il Vello d’oro rappresentato nel 1786 la pigg
ato nel 1786 la piggiore tralle cattive opere musicali, e l’Alcindoro
di
Chabannes rappresentato nel 1787, ed il Re Teodor
Re Teodoro a Venezia del sig. Moline opera detta eroicomica che manca
di
comico e di eroico, posta in musica dal nostro Pa
Venezia del sig. Moline opera detta eroicomica che manca di comico e
di
eroico, posta in musica dal nostro Paisiello, e T
di comico e di eroico, posta in musica dal nostro Paisiello, e Tarara
di
Beaumarchais stravaganza in cinque atti con prolo
uesti dì alcune composizioni comiche in musica, le quali benchè colme
di
difetti non parvero stravaganti, e talora ebbero
ora ebbero buon successo. Ne rammenterò una gran parte. Verso il mese
di
luglio del 1800 si rappresentò Zoe ovvero la Pauv
il mese di luglio del 1800 si rappresentò Zoe ovvero la Pauvre Petite
di
Bouilly colla musica di Plantade. Non incresce ta
00 si rappresentò Zoe ovvero la Pauvre Petite di Bouilly colla musica
di
Plantade. Non incresce tanto in tal componimento
vede gli ostacoli che si oppongono a tale unione, e prende il partito
di
partecipare alla di lui madre stessa il disegno d
e si oppongono a tale unione, e prende il partito di partecipare alla
di
lui madre stessa il disegno del figlio, e ne impl
consiglio. Oltreacciò prega una buona donna venuta ad abitare presso
di
lei a compiacersi di conviver seco, e farle da ma
ò prega una buona donna venuta ad abitare presso di lei a compiacersi
di
conviver seco, e farle da madre. Questa donna è l
si di conviver seco, e farle da madre. Questa donna è la stessa madre
di
Dulinval che ha accettato, ed abita con Zoe senza
senza esserne conosciuta, per osservarne la condotta. Incantata della
di
lei virtù la stima degna di unirsi col figliuolo.
r osservarne la condotta. Incantata della di lei virtù la stima degna
di
unirsi col figliuolo. Intanto un vecchio libertin
Intanto un vecchio libertino chiamato Furard proprietario della casa
di
Zoe, e di lei amante viene a sollecitare l’effett
n vecchio libertino chiamato Furard proprietario della casa di Zoe, e
di
lei amante viene a sollecitare l’effetto delle sp
dole sapere che già ella più volte ha ricevuto del danaro, e promesso
di
soddisfarlo. Madama Dulinval non la crede capace
anaro, e promesso di soddisfarlo. Madama Dulinval non la crede capace
di
sì infame convenzione; ma ad una nuova visita di
non la crede capace di sì infame convenzione; ma ad una nuova visita
di
Furard, essendosi tenuta celata, si assicura di a
a ad una nuova visita di Furard, essendosi tenuta celata, si assicura
di
avergli egli detta la verità. Di più giunge un al
i più giunge un altro uomo e vede, che Zoe loriceve con tutti i segni
di
viva affezione, e lo fa occultare nel suo gabinet
gni di viva affezione, e lo fa occultare nel suo gabinetto all’arrivo
di
Dulinval, cui già la madre avea accordato di spos
suo gabinetto all’arrivo di Dulinval, cui già la madre avea accordato
di
sposar Zoe. Tal procedere sveglia lo sdegno di Ma
a madre avea accordato di sposar Zoe. Tal procedere sveglia lo sdegno
di
Madama che comparisce e dichiara che non consenti
ezza e la riconoscenza, e permette che sposi suo figlio. Furard pieno
di
vergogna, e ravveduto riconosce anche in Delancou
etta virtuosa che in apparenza si prostituisce per esercitare un atto
di
beneficenza o di gratitudine! La virtù tutto può
in apparenza si prostituisce per esercitare un atto di beneficenza o
di
gratitudine! La virtù tutto può sacrificare, fuor
rezzo a più riprese, alimentar desiderii, e speranze infami, è scuola
di
morale da soffrirsi su di un teatro culto? Oltrea
ntar desiderii, e speranze infami, è scuola di morale da soffrirsi su
di
un teatro culto? Oltreacciò Zoe che ha un amante
offrirsi su di un teatro culto? Oltreacciò Zoe che ha un amante ricco
di
buona intenzione, non poteva più convenevolmente
ata? Poteva ancora fidarsi nella buona vicina per evitare il pericolo
di
tener occulto un uomo con iscapito della propria
n iscapito della propria riputazione. Quanto poi al merito letterario
di
tal componimento, ne’ giornali stessi di Parigi s
nto poi al merito letterario di tal componimento, ne’ giornali stessi
di
Parigi se ne rilevarono molti difetti particolari
ono molti difetti particolari, lentezze, inverisimiglianze, monotonia
di
scene, e non pochi vizii nello stile. Contuttociò
e; pauvre petit succès; pauvre petite recette. Nello stesso teatro
di
Favart l’anno medesimo 1800 si rappresentò con ot
art l’anno medesimo 1800 si rappresentò con ottimo successo Una notte
di
Federigo II, in cui si osserva più di una scena b
ò con ottimo successo Una notte di Federigo II, in cui si osserva più
di
una scena ben maneggiata, e varie idee piacevoli
evoli e spiritose. Vi si recitò l’anno stesso le Locataire in un atto
di
Sèverin colla musica di Gaveaux. L’azione complic
recitò l’anno stesso le Locataire in un atto di Sèverin colla musica
di
Gaveaux. L’azione complicata produsse poco intere
li espedienti dell’autore spesso falliscono per la debole opposizione
di
un tutore inetto e per la timidezza di un rivale.
cono per la debole opposizione di un tutore inetto e per la timidezza
di
un rivale. L’anno stesso si rimise nel medesimo t
ce Favart coll’eccellente musica del Martini che si reputa un modello
di
semplicità graziosa e di melodia. Si sono parimen
musica del Martini che si reputa un modello di semplicità graziosa e
di
melodia. Si sono parimente rappresentate nel mede
odia. Si sono parimente rappresentate nel medesimo teatro ed in altri
di
Parigi con varia fortuna le seguenti opere comich
le seguenti opere comiche. Le Tableau des Sabines operetta piacevole
di
Jouy, alla cui musica lavorarono i due maestri La
la cui musica lavorarono i due maestri La-Foi e Long-champs. Le Maçon
di
Sèverin cadde affatto; ed i Francesi dissero, che
issero, che da tale opera appare che l’autore conosceva meglio l’arte
di
muratore che l’arte drammatica. Le due Giornate d
ceva meglio l’arte di muratore che l’arte drammatica. Le due Giornate
di
Bouilly si ricevette con applauso singolarmente p
sica del riputato maestro romano Cherubini. Anche il Marcellino opera
di
Bernardo Valville, benchè mancante di verisimigli
bini. Anche il Marcellino opera di Bernardo Valville, benchè mancante
di
verisimiglianza, si ascoltò con piacere per la mu
chè mancante di verisimiglianza, si ascoltò con piacere per la musica
di
Lebrun. Appartiene anche a Valville l’Ingannatore
re con piacere in Parigi. Contansi tralle opere cadute: le Petit Page
di
Gilbert Pixerecour posto in musica da Lebrun, l’E
Pixerecour posto in musica da Lebrun, l’Esclave dè Gossè colla musica
di
Bruni, e le Roman del medesimo colla musica di Pl
dè Gossè colla musica di Bruni, e le Roman del medesimo colla musica
di
Plantade, e Laure, o l’Actrice chez elle opera fr
colla musica di Plantade, e Laure, o l’Actrice chez elle opera fredda
di
Marsollier e Daleyrac. D’Auberge en auberge di Du
chez elle opera fredda di Marsollier e Daleyrac. D’Auberge en auberge
di
Dupaty presenta moltissimi cangiamenti di decoraz
eyrac. D’Auberge en auberge di Dupaty presenta moltissimi cangiamenti
di
decorazioni e mille precauzioni per produrre picc
musica è del maestro Tarchi della buona scuola italiana, e non manca
di
vivacità. Piacque la Dame voilèe di Sègur il giov
uona scuola italiana, e non manca di vivacità. Piacque la Dame voilèe
di
Sègur il giovine posta in musica dal Mengozzi cel
ro italiano e si reputa il suocapo d’opera. Le Calife de Bagdad opera
di
Saint-Just colla buona musica di Boieldieu piacqu
o d’opera. Le Calife de Bagdad opera di Saint-Just colla buona musica
di
Boieldieu piacque e si replicò più volte. La Mais
Boieldieu piacque e si replicò più volte. La Maison du Marais, poesia
di
Duval con musica di della Maria, sermone soporife
si replicò più volte. La Maison du Marais, poesia di Duval con musica
di
della Maria, sermone soporifero, sentenze ribadit
o male avviluppato, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto
di
poesia quanto di musica. Altre opere possono pari
o, che ha però alcune strofe ed arie piacevoli tanto di poesia quanto
di
musica. Altre opere possono parimente rammentarsi
di poesia quanto di musica. Altre opere possono parimente rammentarsi
di
non meno varia fortuna; ma ad accezione di alcune
sono parimente rammentarsi di non meno varia fortuna; ma ad accezione
di
alcune che ne accenneremo nel parlar del Vaudevil
esenta principalmente in un edificio posto dirimpetto al Palais-Royal
di
Parigi. Dal nome del componimento prende il suo q
genere che non è nè commedia nè tragedia nè opera nè parodia, ma che
di
tali generi partecipa ad un bisogno, dando luogo
so. I motteggi che vi campeggiano, consistono per Io più in una lotta
di
concetti e di scherzi mordaci sulla parola, de’ q
che vi campeggiano, consistono per Io più in una lotta di concetti e
di
scherzi mordaci sulla parola, de’ quali i Frances
dito e sacrificato per alquanti anni. Alcuni in seguito si avvisarono
di
riprodurlo facendone giudice il pubblico, e si ri
à, e mal comportandovisi la ripetizione. Questo repertorio è composto
di
commedietto alquanto serie che per buona fortuna
o di commedietto alquanto serie che per buona fortuna non sono molte,
di
una galleria vastissima di ritratti di scrittori
erie che per buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima
di
ritratti di scrittori francesi e stranieri, di al
buona fortuna non sono molte, di una galleria vastissima di ritratti
di
scrittori francesi e stranieri, di alcune pastora
na galleria vastissima di ritratti di scrittori francesi e stranieri,
di
alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e
a di ritratti di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali,
di
parodie, di opere musicali e di tragedie e commed
i di scrittori francesi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie,
di
opere musicali e di tragedie e commedie altrove r
esi e stranieri, di alcune pastorali, di parodie, di opere musicali e
di
tragedie e commedie altrove rappresentate, di arl
ie, di opere musicali e di tragedie e commedie altrove rappresentate,
di
arlecchianate, di parate ancora, tuttochè questo
ali e di tragedie e commedie altrove rappresentate, di arlecchianate,
di
parate ancora, tuttochè questo genere insipido si
’ caratteri, basta per la riuscita. Rare volte il Vaudeville è lavoro
di
un solo. Giungono spesso ad occuparvisi ben cinqu
lavoro di un solo. Giungono spesso ad occuparvisi ben cinque autori;
di
maniera che la lode o il biasimo si divide sovent
vien singolarmente esaltata la parodia che si fece dell’opera eroica
di
Prassitele intitolata Bilboquet. Essa si compose
ir d’agosto del 1800 sul teatro del Vaudeville. Consiste in una serie
di
quadri l’uno più grottesco dell’altro che eccitan
ersificazione, e per la scelta felice delle rime, reggono al paragone
di
quanto si è mai prodotto in simil genere». Si rec
e riscosse molti applausi. Qualche riuscita ebbe Young, ossia la Vita
di
Creuzet. Un anonimo produsse Champagnac et Suzett
usse Champagnac et Suzette che ebbe un successo passeggiero in grazia
di
un travestimento di un’attrice. Boursault o la Ba
uzette che ebbe un successo passeggiero in grazia di un travestimento
di
un’attrice. Boursault o la Barbe de frere Jean, r
un’attrice. Boursault o la Barbe de frere Jean, ristretto della vita
di
Boursault composto dal Desfontaine si applaudì pe
da indecenze. Si novera tra’ vaudevilli piu felici le Carosse Espanol
di
Gersain di un intrigo leggero condito di ariette
e. Si novera tra’ vaudevilli piu felici le Carosse Espanol di Gersain
di
un intrigo leggero condito di ariette spiritose e
iu felici le Carosse Espanol di Gersain di un intrigo leggero condito
di
ariette spiritose e piacevoli, che contiene alcun
de Fielding, Madama Deshoulieres, Plus heurreux que sage primo lavoro
di
Fievèe, Gesner, la Nièce curieuse, l’Entrevue, e
utano fra’ migliori Cristophe Morin azione poco importante ma copiosa
di
piacevoli strofette. Men pregevole fu la Clef for
nte ma copiosa di piacevoli strofette. Men pregevole fu la Clef forèe
di
Leger e Creusè. Le Connoisseur de Marmontel si po
tro Favart si diede il Vaudeville intitolato Une Nuit d’ètè garbuglio
di
accidenti inverisimili senza decoro. Nel teatro d
riali. Si amano in Francia, universalmente gli spettacoli scenici
di
ogni maniera. Havvi almeno venti case private di
i spettacoli scenici di ogni maniera. Havvi almeno venti case private
di
teatro solo in Parigi, dove varie società partico
nte alcune favole composte per tali brigate espressamente. Lo spirito
di
rappresentazione che anima i Francesi, i grandi m
esi, i grandi modelli nazionali che riempiono le loro scene, il gusto
di
cui credonsi con privilegio esclusivo in possesso
ere un solo sguardo alla meschinità de’ loro pubblici teatri. Le sale
di
tutti gli spettacoli di Parigi (dicono i nazional
meschinità de’ loro pubblici teatri. Le sale di tutti gli spettacoli
di
Parigi (dicono i nazionali) cioè quelle del Teatr
taliana, e del Teatro Lirico, sono senza magnificenza, strette, prive
di
ogni gusto, ingrate per le voci, incomode per gli
diceva il Voltaire che solo in Francia prevale l’impertinente usanza
di
obbligare la maggior parte dell’uditorio ad assis
erò, che negli ultimi tempi del XVIII si è riparato all’inconveniente
di
mischiarsi sulla scena gli spettatori con gli att
l Foyer architettato con magnificenza vi si collocarono i mezzi busti
di
marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di
rchitettato con magnificenza vi si collocarono i mezzi busti di marmo
di
Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di Moliere,
vi si collocarono i mezzi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii,
di
Racine, di Moliere, di Regnard, Des-Touches, Du F
carono i mezzi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine,
di
Moliere, di Regnard, Des-Touches, Du Fresni, Danc
zi busti di marmo di Rotrou, de’ due Cornelii, di Racine, di Moliere,
di
Regnard, Des-Touches, Du Fresni, Dancourt, Piron,
ll’Opera alzato in Parigi nel 1769 co’ disegni dell’architetto Moreau
di
figura ovale lunga, si contano quattro ordini di
ll’architetto Moreau di figura ovale lunga, si contano quattro ordini
di
logge senza divisione, e nella platea larga 39 pi
i e lunga 32 si vede una scalinata dirimpetto alla scena. Nel palazzo
di
Versailles si edificò nel 1770 dall’architetto Ga
o di Versailles si edificò nel 1770 dall’architetto Gabriel un teatro
di
figura semicircolare con una scalinata che gira i
rda, e si cantano drammi burleschi. I primi ad elevarsi furono quello
di
Nicolet intitolato i Gran Ballerini da corda, que
furono quello di Nicolet intitolato i Gran Ballerini da corda, quello
di
Audinot detto l’Ambigu Comique, e quello dell’Ecl
vi del ballo dell’opera, e quello de’ Commedianti fanciulli del Bosco
di
Bologna. I nomi di alcune delle sale sceniche men
pera, e quello de’ Commedianti fanciulli del Bosco di Bologna. I nomi
di
alcune delle sale sceniche mentovate si sono post
alterati, e se n’è costruita qualche altra nuova. Accennerò una parte
di
quel che vidi rappresentarvisi nella mia dimora n
ia dimora nel 1800. Nel teatro de la Gaitè si recitavano componimenti
di
varii generi, ma per lo più l’opera comica. Nella
e n’è rappresentata con successo che una intitolata il Pazzo supposto
di
Armand Charlemagne, in cui si trova piacevolezza,
olezza, ed alcuna situazione comica tratta per altro dalla Metromania
di
Piron, e dal Medico de’ Pazzi di Mimaut. Nell’Am
ca tratta per altro dalla Metromania di Piron, e dal Medico de’ Pazzi
di
Mimaut. Nell’Ambigu Comico vidi applaudito lo St
u Comico vidi applaudito lo Statuario Greco, o Sophronime, imitazione
di
una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di s
pplaudito lo Statuario Greco, o Sophronime, imitazione di una novella
di
Florian, ed il Calderajo uomo di stato immaginari
ophronime, imitazione di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo
di
stato immaginario di Etienne, imitazione di un co
di una novella di Florian, ed il Calderajo uomo di stato immaginario
di
Etienne, imitazione di un componimento Suedese. N
ian, ed il Calderajo uomo di stato immaginario di Etienne, imitazione
di
un componimento Suedese. Nel teatro de la Citè si
ppresentavano componimenti d’ogni genere. La commedia de’ Viaggiatori
di
Charlemagne si recitò più volte con applauso. Non
Serraglio, la Festa del Gran Mogol, il Fanciullo del mistero, Armand
di
Joinville, i Cinesi. Non ebbero gran concorso alc
rso alcuni drammi malinconici, come Jenny o gli Scozzesi, ed Eleonora
di
Rosalba dell’attore ed autore Saint-Pière. Nel te
e piacevoli che tiravano gran concorso, ed anche qualche composizione
di
spettacolo come le Chateau misterieux, e la Pasto
omposizione di spettacolo come le Chateau misterieux, e la Pastorella
di
Saluzzo, ed alcun vaudeville. Havvi un altro teat
Nel teatro detto Sans pretension si ascoltava volentieri la tragedia
di
Giuseppe già rappresentata a Nantes, ed il dramma
titolato l’Angelo ed il Diavolo, i quali si contrastavano la condotta
di
un giovane, imitazione stravagante di Shakespear.
li si contrastavano la condotta di un giovane, imitazione stravagante
di
Shakespear. Si vedeva a quel tempo nel teatro del
Leonora, ed i Pericoli dell’ambizione, e la tragedia Arato liberatore
di
Sicione, e qualche vaudeville. Nel teatro du Mara
equentato, e non è de’ più piccioli. Vi si rappresentano componimenti
di
ogni genere, commedie, vaudeville, opere. Vi si v
enere, commedie, vaudeville, opere. Vi si vede sovente la Pipe cassèe
di
Leger, Gouffe e George Duval, il Prestito forzoso
si ripetevano spesso, sono: la Lezione conjugale, ed il Diavolo color
di
rosa. Nel teatro Montausier che è nel recinto del
oyal, si rappresentavano mal grado della loro caduta, le composizioni
di
Pixerecourt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere di
uta, le composizioni di Pixerecourt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere
di
Sègur maggiore, ed il Duello di Bambin di Dumania
urt, Jacques, e Chazet. Il Gondoliere di Sègur maggiore, ed il Duello
di
Bambin di Dumaniant vi si veggono con maggior fre
es, e Chazet. Il Gondoliere di Sègur maggiore, ed il Duello di Bambin
di
Dumaniant vi si veggono con maggior frequenza. Ne
minati della Capitale altri ne ha la Francia ne’ dipartimenti. Quello
di
Marsiglia non è picciolo, e vi si recitano traged
Siège de Cythere, in cui i Ciclopi meditano, ed eseguiscono l’assedio
di
Citera. Ciascun atto ha una nuova decorazione e m
’assedio di Citera. Ciascun atto ha una nuova decorazione e mutazione
di
scena; ma vi è l’inconveniente che in ognuno si c
ga 40; vi sono gradini intorno, e dirimpetto alla scena, e tre ordini
di
logge continuate senza divisione di palchi similm
rimpetto alla scena, e tre ordini di logge continuate senza divisione
di
palchi similmente forniti di scalini. Questo edi
dini di logge continuate senza divisione di palchi similmente forniti
di
scalini. Questo edifizio (dicesi nel trattato d
i. Questo edifizio (dicesi nel trattato del Teatro) è ben provvisto
di
convenienti accessorii, ed ha la facciata retta a
visto di convenienti accessorii, ed ha la facciata retta a tre ordini
di
finestre con gran ringhiera nel mezzo, e con bala
re con gran ringhiera nel mezzo, e con balaustrata in cima arricchita
di
statue. Più picciolo è il teatro di Mompellier
balaustrata in cima arricchita di statue. Più picciolo è il teatro
di
Mompellier benchè regolare e di migliore apparenz
di statue. Più picciolo è il teatro di Mompellier benchè regolare e
di
migliore apparenza al di fuori. È costruito a cam
è il teatro di Mompellier benchè regolare e di migliore apparenza al
di
fuori. È costruito a campana lungo 44 piedi, e la
ngo 44 piedi, e largo 30. Havvi un portico nella platea, e tre ordini
di
logge continuate divisi in palchetti soltanto da
assaggio da un palco all’altro, ma non la veduta. In Bordeaux il dì 7
di
aprile del 1780 si aprì una nuova sala di spettac
veduta. In Bordeaux il dì 7 di aprile del 1780 si aprì una nuova sala
di
spettacoli assai magnifica, e vi si rappresentò A
rappresenta un parallelogrammo circondato da portici, la cui facciata
di
200 piedi consiste in un maestoso colonnato d’ord
nnato d’ordine corintio con peristilo, le cui colonne hanno tre piedi
di
diametro, e su di esse corre una balaustrata con
intio con peristilo, le cui colonne hanno tre piedi di diametro, e su
di
esse corre una balaustrata con piedistalli ornati
i diametro, e su di esse corre una balaustrata con piedistalli ornati
di
figure analoghe alla destinazione del luogo. Le f
arcate su tutta la lunghezza. La facciata dell’entrata è sulla piazza
di
50 tesi di lunghezza sopra 24 di larghezza. Sotto
utta la lunghezza. La facciata dell’entrata è sulla piazza di 50 tesi
di
lunghezza sopra 24 di larghezza. Sotto il peristi
facciata dell’entrata è sulla piazza di 50 tesi di lunghezza sopra 24
di
larghezza. Sotto il peristilo si veggono cinque p
si veggono cinque porte che introducono ad un vasto vestibolo ornato
di
sedici colonne doriche, il cui fondo ripete le ci
a che sono ad esse opposte, e formano altrettanti portici aperti. Tre
di
questi nel mezzo comunicano colla principale scal
l’altro alla scalinata che mena al terzo ordine delle logge. La porta
di
entrata è riccamente adorna. Due cariatidi grandi
esentano Talia e Melpomene, e quando l’edificio si costruì, eranvi al
di
sopra le armi del re con una iscrizione. La sala
onne d’ordine composito che nella loro altezza comprendono due ordini
di
logge. I primi palchi seguono il piano circolare
logge. I primi palchi seguono il piano circolare della sala composta
di
tre scaglioni in anfiteatro con balaustrata. Il s
re scaglioni in anfiteatro con balaustrata. Il secondo e terzo ordine
di
palchi sono negl’intercolunnii. Vi sono altresì t
arda il teatro, e l’altre due da’ due lati della sala, il cui fondo è
di
marmo bianco venato. a. Beaux-Arts rèduites à
este teatrali che alluder dovevano alla nascita o ad altre occorrenze
di
personaggi grandi e di principi. Sconciamente e c
er dovevano alla nascita o ad altre occorrenze di personaggi grandi e
di
principi. Sconciamente e con niuna verisimiglianz
rappresentarvisi gli eroi dell’antichità; là dove con certa apparenza
di
proprietà poteva parlarsene in un argomento mitol
nel XVII secolo e nel seguente hanno continuato a comparire i drammi
di
. Quinault, e l’ultima recita dell’Armida colla mu
ire i drammi di. Quinault, e l’ultima recita dell’Armida colla musica
di
Lulli segui nel dicembre del 1764 col solito appl
o; nè per essersi poi posta in musica dal Gluck e rappresentata a’ 23
di
Settembre del 1777 si vide con minor diletto; e c
dell’ottimo effetto che hanno prodotto le traduzioni e le imitazioni
di
qualche opera del Metastasio colà recitata colla
musica de’ nostri ultimi celebri maestri. Nè questo nè il buon senno
di
uno scrittore Francese ha punto giovato a richiam
del XVIII secolo. Egli seppe adattare alla musica nel 1772 l’Ifigenia
di
Racine e l’inviò al maestro Gluck che dimorava in
a nell’aprile del 1774 con assai felice successo Rolet segui il piano
di
Racine,e ne abbreviò l’azione togliendone l’episo
egui il piano di Racine,e ne abbreviò l’azione togliendone l’episodio
di
Erifile, e mettendo alla vista dell’uditorio lo s
to. «Senza il soccorso delle macchine (dicesi nel Mercurio del maggio
di
quell’anno) senza l’intervento degli dei si è rap
ieri Calsabigi che sedusse anche il conte Alessandro Pepoli, incapaci
di
riescir nell’opera di Zeno e di Metastasio predic
usse anche il conte Alessandro Pepoli, incapaci di riescir nell’opera
di
Zeno e di Metastasio predicarono coll’esempio e c
il conte Alessandro Pepoli, incapaci di riescir nell’opera di Zeno e
di
Metastasio predicarono coll’esempio e colle parol
i l’articolo inserito nella seconda edizione delle Memorie letterarie
di
Palissot intorno al celebre Cittadino di Ginevra.
one delle Memorie letterarie di Palissot intorno al celebre Cittadino
di
Ginevra.
eatro Alemanno. La turgidezza, u frizzi e le metafore stravanganti
di
Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano
zi e le metafore stravanganti di Lohenstein, non meno che le bassezze
di
Cristiano Weisse, andavano sin dal principo del s
ensieri, e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere
di
Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller,
e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf,
di
Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagerdor
ione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz,
di
Breitinger, Neukirck, Haller, Hagerdorn, Mosheim,
ro alemanno? Una donna, un’ attice, la famosa Neuber ebbe il coraggio
di
pensarvi e d’intraprenderne l’esecuzione, coll’an
enti francesi. L’entusiasmo della Neuber passò al nominato professore
di
Lipsia Gottsched pieno della lettura de’ drammi f
rappresentarono in Lipsia ed in Brunswich. A norma ancora del Catone
di
Adisson compose il sua Catone moribondo. Zelante
; freddo, depresso, e poco nobile verseggiatore la vesti umilmente. I
di
lui colleghi produsseto Dario, Benisa, il Bello-S
onimenti, e gli publicò in sei volumi. Mad. Gottsched conferi pure ai
di
lui disegni col Penteo tragedia, e colle commedie
il Matrimonio disuguale scritte con purezza, ma pesanti, sprovvedute
di
calore, e spesso per la lunghezza nojose. La nazi
a lunghezza nojose. La nazione posta un movimento applaudi al disegno
di
una riforma, ma molti ne disapprovavano il mezzo
igliano più agl’Inglesi che a’ Francesi; nelle nostre tragedie amiamo
di
vedere e pensare più che non si pensa, e non si v
ragedia francese; il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra
di
noi più impressione del tenero e dell’appassionat
n una occhiata.» Simili riflessioni contrapposte a quelle de’ seguaci
di
Gottsched fecero nascere in scrupolosi osservator
sched fecero nascere in scrupolosi osservatori delle regole imitatori
di
Corneille e Racine, e quello de’ seguaci di Shake
ri delle regole imitatori di Corneille e Racine, e quello de’ seguaci
di
Shakespear ed Otwai anche nelle mostruosità. Appl
ate stravaganze. L’Alemagna già conta varii scrittori dramatici degni
di
lode. Tale è in prima Giovanni Elia Schlegel benc
i scenici furono cinque tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re
di
Danimarca, le Troadi di Seneca, e l’Elettra di Eu
tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi
di
Seneca, e l’Elettra di Euripide, e tre commedie i
nio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca, e l’Elettra
di
Euripide, e tre commedie in prosa, il Trionfo del
ità, benchè vi si desideri la piacevolezza comica. La morte gl’impedì
di
riuscir quanto poteva. Il re di Danimarca Federig
acevolezza comica. La morte gl’impedì di riuscir quanto poteva. Il re
di
Danimarca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi domi
marca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi dominii, ove Schlegel godeva
di
una commoda fortuna essendo cattedratico a Soroë.
fortuna essendo cattedratico a Soroë. Giovanni Behermann negoziante
di
Amburgo morto da non molti anni compose due trage
to competente; ma i critici vi desiderano più calore e sfoggio minore
di
massime filosofiche. Cristiano Gellert nato nell
istarello , ella risponde, chi vi permette questa libertà? Non temete
di
ammalarvi abbracciando una inferma? Ella poi si
re senza accorgersene… Simone torna ad abbracciarla dicendo, che seno
di
alabastro! che vista! Piggiore è la seconda scena
nire alcuno, ho paura che ci osservino; sentite; io men vado fingendo
di
essere con voi in collera, seguitemi, ma non si p
lietton, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende
di
essere congedato, comparisce nell’ultima scena un
isce nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio amante
di
Carolina, e incominciano esami, discussioni, prot
tonio amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste
di
amore e disinteresse, e tutto così a bell’agio co
avola. Giovanni Cristiano Krüger nato in Berlino, e morto in Amburgo
di
anni ventotto nel 1750 costretto dalla povertà en
entotto nel 1750 costretto dalla povertà entrò nella compagnia comica
di
Schonemann,e lavorò come attore e come poeta. Cor
rse poi per l’Alemagna, e connobbe molti letterati. Tradusse le opere
di
Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie
Alemagna, e connobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e
di
altri. Le più stimate sue commedie sono; i Candid
he per altro raccolse varie notizie recenti del teatro tedesco, disse
di
quest’ultima, che oltre all’essere stata imi tata
assò anche in Napoli, e comparve in un’ opera buffa. In ciò s’ingannò
di
ogni maniera. Egli per l’opera buffa vedutasi sul
era buffa vedutasi sulle scene napoletane ebbe la mira al Finto cieco
di
Pietro Trinchera; ma quest’opera è ben diversa da
oll’apparente difetto de’ suoi occhi dà opportunità alle sue figluole
di
scroccare; là dove il Krüger dipinge uno Sposo ch
Krüger. Ma il dramma napoletano lo Cecato fauzo comparve sulle scene
di
questa città sin dal 1727 allorchè Krüger era bam
a città sin dal 1727 allorchè Krüger era bambino. Al contrario dunque
di
ciò che suppose il Bertòla, lo Sposo cieco del Kr
quando il Krüger contava anni cinque d’età. Giovanni Federigo barone
di
Cronegh nato in Anspach poteva forse divenire un
caratteri, e per la grazia che riluce in qualche sua favola; ma cessò
di
vivere acerbamente nel 1756 in età di ventisei an
in qualche sua favola; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età
di
ventisei anni. Egli amava i buoni drammatici dell
i similimente nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè
di
verità nè di piacevolezza. Vi si dipinge un sospe
nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè di verità nè
di
piacevolezza. Vi si dipinge un sospettoso allevat
mpagna, e menato ad un tratto a studiar legge senza l’accompagnamento
di
altre cognizioni sociali che sogliono ripulire la
e sogliono ripulire la zotichezza scolaresca, e correggere lo spirito
di
sottigliezza, e di cautela facile a degenerare in
la zotichezza scolaresca, e correggere lo spirito di sottigliezza, e
di
cautela facile a degenerare in diffidenza. Questa
a commedia si trova tradotta dall’abate Arnaud nel Giornale straniero
di
Parigi nel mese di aprile 1762. Intorno al medesi
tradotta dall’abate Arnaud nel Giornale straniero di Parigi nel mese
di
aprile 1762. Intorno al medesimo tempo fiorì il s
e le bellezze pastorali che egli leggiadramente seppe colorire. Degna
di
molte lodi fu la sua pastorale Evandro ed Alcimna
lcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristoforo Gaërtner professore
di
eloquenza nato in Freiberg compose parimente una
applaudita la Fedeltà al cimento a. Noi ne commendiamo la bella scena
di
Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di
diamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone
di
amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed
nge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno
di
fuoco replicato a tempo, ma non è Dori . Bello è
ieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori . Bello è pur l’altro
di
Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirti
i. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 ha mostrato nelle sue poesie
di
più di un genere or la delicatezza di Guido Reni
stiano Felice Weiss nato nel 1726 ha mostrato nelle sue poesie di più
di
un genere or la delicatezza di Guido Reni e dell’
26 ha mostrato nelle sue poesie di più di un genere or la delicatezza
di
Guido Reni e dell’Albano, ora il terribile di Mic
enere or la delicatezza di Guido Reni e dell’Albano, ora il terribile
di
Michelangelo, or la piacevolezza di Teniers. Tali
i e dell’Albano, ora il terribile di Michelangelo, or la piacevolezza
di
Teniers. Tali idee ci risvegliano le sue poesie l
i Teniers. Tali idee ci risvegliano le sue poesie liriche, le Canzoni
di
un’ Amazone, e le sue favole tragiche e comiche.
ue favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli errori tanto
di
chi contento della regolarità de’ Francesi non se
to della regolarità de’ Francesi non sentiva il gelo e la languidezza
di
una servile imitazione, quanto di chi trasportato
on sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto
di
chi trasportato dall’entusiasmo di Shakespear sen
di una servile imitazione, quanto di chi trasportato dall’entusiasmo
di
Shakespear senza possederne l’ingegno, ne contraf
ruosità che le bellezze, il patetico, il sublime. Volle dunque tentar
di
accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e
l patetico, il sublime. Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio
di
Cornelio il colorito e la forza dell’Inglese. Con
ile, pel calore del dialogoa. Quanta energia non ha la virtù in bocca
di
Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso
n bocca di Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso carattere
di
Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual cont
o carattere di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto
di
doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! I
di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri,
di
rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo
epresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e
di
fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella
trasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo
di
lei nella seconda scena dell’atto II n’ esprime c
no dal trono. Ma non piacemi che nell’atto III si ripetano le istanze
di
Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di
’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e
di
Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina
ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e
di
Lancastro, ed i rimorsi della regina senza grande
Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza grande varietà
di
concetti. Patetica però è la seconda scena dell’a
. È da osservarsi ancora l’effetto che fa in lei l’immagine del corpo
di
Edoardo grondante di sangue. Interessa grandement
ora l’effetto che fa in lei l’immagine del corpo di Edoardo grondante
di
sangue. Interessa grandemente il di lei dialogo c
ne del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessa grandemente il
di
lei dialogo col figlio. Secondo me Weiss ha porta
ene scritta e ben tradotta dal Riviere in francese, Weiss si prefisse
di
correggere col ridicolo due partiti egualmente st
egualmente stravaganti. L’Alemagna era divisa in due opposte schiere
di
verseggiatori. L’una a forza di stentati esametri
gna era divisa in due opposte schiere di verseggiatori. L’una a forza
di
stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di
tori. L’una a forza di stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane,
di
pensieri enigmatici, di tenebre e di gonfiezze si
tentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enigmatici,
di
tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar
tri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enigmatici, di tenebre e
di
gonfiezze si lusingava di pareggiar Milton e Klop
nsane, di pensieri enigmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava
di
pareggiar Milton e Klopstock; l’altra con versi r
ti, radendo il suolo con freddi snervati e bassi concetti, pretendeva
di
avere acquistata la dolcezza, la grazia e la semp
pretendeva di avere acquistata la dolcezza, la grazia e la semplicità
di
Gessner. Weiss satireggiò i primi dipingendoli ne
nato nel 1732 in Quedlinburgo. Egli compose quattro tragedie la Morte
di
Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia di Ar
ttro tragedie la Morte di Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia
di
Arminio. La prima in tre atti ha una bellezza ori
L’autore filosofo retrocedendo sino a’ tempi primitivi ha conseguito
di
rilevare i sentimenti che doveano occupare il pri
ne del suo vivere. E con un fatto sì comune, come è la morte naturale
di
un uomo decrepito, è giunto a destare quel terror
unto a destare quel terrore tragico, che con impotente sforzo cercano
di
eccitare i moderni scrittori di favole romanzesch
ico, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori
di
favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo
a in cinque atti, in cui si rappresentano gli errori ed il pentimento
di
Salomone. Tra’ personaggi s’introducono in essa M
roprie de’ caratteri e de’ costumi delle nazioni sono meno universali
di
quelle che si traggono dalla natura umana. Egli n
de, in cui si legge una robusta descrizione della peste. La Battaglia
di
Arminio scritta parte in prosa e parte in versi p
ta parte in prosa e parte in versi per cantarsi contiene la sconfitta
di
Varo ricevuta da Germani condotti da Arminio. Ma
gustarle dolcezze del riposo, quando tutto ad un tratto mi e sembrato
di
trovarmi in una ripida balza. Voi mi precedevate
i ed in certi, e pareva che mi deste coraggio con qualche sguardo che
di
tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra di me
on qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra
di
me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente
sopra di me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente mi comanda
di
arrestarmi. Era la voce di mio padre… Misera me!
ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi. Era la voce
di
mio padre… Misera me! non posso dimenticarlo! Ah
detestabile è il carattere dell’empia Marwood, e rassomiglia a quello
di
Milvoud del Barnwelt Inglese; ma perchè lasciarla
è lasciarla impunita nel fine? Trovasi in generale nel drammi lugubri
di
Lessing invenzione, forza, patetico e giudizio ed
famiglie più cospicue italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina,
di
che ebbe ragione di riprenderlo anche il sig. Bet
e italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione
di
riprenderlo anche il sig. Bettinelli. L’abate And
riprenderlo anche il sig. Bettinelli. L’abate Andres errò nel parlar
di
Lessing in diverse guise. In prima egli non istim
ar di Lessing in diverse guise. In prima egli non istimò composizione
di
Lessing l’Emilia Gallotti che egli non senza ragi
a reale dalla cittadina maneggiata dal Lessing; ed alla malagevolezza
di
riuscire in un piano vasto che chiami l’attenzion
popoli interi più che delle famiglie private; ed in fine all’arduità
di
mostrarsi eloquente in versi e nel genere drammat
za alterarne la natura. Attenderà dunque il sig. Andres che un autore
di
tragedie urbane, ancorchè buone, riesca del pari
a ha ben colorita la malvagità del dissoluti ridotta a sistema, vizio
di
moda degno di essere schernito e corretto. Combat
ita la malvagità del dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno
di
essere schernito e corretto. Combatte nella secon
e schernito e corretto. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare
di
supporre incapace di virtù morali chi ha la disgr
o. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace
di
virtù morali chi ha la disgrazia di esser privo d
izio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgrazia
di
esser privo del vero lume rivelato, ed all’oppost
grazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’opposto incapace
di
vizii chiunque nasce ne’ paesi che ne sono rischi
più comica ed interessante. Si ammira singolarmente in essa il tratto
di
generosità di Filto che vuol perdere per qualche
interessante. Si ammira singolarmente in essa il tratto di generosità
di
Filto che vuol perdere per qualche tempo piuttost
perdere per qualche tempo piuttosto la stima in apparenza che mancare
di
fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps
in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena
di
Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moli
. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello
di
Moliere. Giovanni Guglielmo di Gerstenberg nato
e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. Giovanni Guglielmo
di
Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore de
ielmo di Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore della maniera
di
Ossian nelle sue Poesie di uno Scaldo, ha dato al
el 1737 a Tundern, imitatore della maniera di Ossian nelle sue Poesie
di
uno Scaldo, ha dato al teatro tedesco l’Ugolino t
agicommedia in prosa in cinque atti, e la Locanda commedia rattoppata
di
ritagli della Scozzese e del Beverley. Due traged
gusto inglese si coronarono verso il 1780 in Amburgo, cioè i Gemelli
di
Klinker , ed il Giulio di Taranto di Leusewitz, n
no verso il 1780 in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker , ed il Giulio
di
Taranto di Leusewitz, nell’ultima delle quali si
1780 in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker , ed il Giulio di Taranto
di
Leusewitz, nell’ultima delle quali si notano alcu
quale però si pretende che non abbia secondato il disegno dell’autore
di
produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con
ell’autore di produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con alcuna
di
Racine, cosa che sembrava tanto difficile al Wiel
o al naturale i costumi e le ridicolezze della nazione, fe dire al re
di
Prussia Federigo II che i Tedeschi sono più felic
onde commedia scritta in prosa francese in tre atti pubblicata tralle
di
lui opere postume sotto il nome di m. Satirico, e
cese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome
di
m. Satirico, e fatta , com’egli disse per recitar
e fatta , com’egli disse per recitarsi incognito. L’oggetto morale è
di
mostrare l’importanza dell’educazione della giove
ell’educazione della gioventù; e la satira vi lancia i suoi strali su
di
coloro che per falsi principii la corrompono. Vi
di coloro che per falsi principii la corrompono. Vi motteggia contro
di
un falso analista e metafisico che tiene stipendi
ci dello stato all’ignoranza dell’algebra. Di più vi si si dipinge un
di
lui figliuolo che dall’università degli studii ha
ate . Ma l’azione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse,
di
vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il ba
ione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità,
di
forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmi
tta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e
di
delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto i
d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone
di
Gemmingen ha composto il Padre di famiglia Tedesc
comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto il Padre
di
famiglia Tedesco, che si trova nella collezione d
utore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre
di
famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scen
lla propria nobiltà, il figliuolo a mantener la fede ad una fanciulla
di
condizione inferiore ch’egli avea renduta feconda
in Francfort sul Meno, oltre ad alcune favole comiche in prosa sparse
di
versi per cantarsi, ha composto una tragedia patr
omposto una tragedia patriotica, che chiamò spettacolo intitolata Göz
di
Berlichingen, notabile per la lunghezza, equivale
ttori che passano i trenta, e per le assurdità non inferiori a quelle
di
Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino co
uelle di Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino con trasporto
di
piacere, e con quegli applausi che nelle società
, e con quegli applausi che nelle società che conservano qualche idea
di
libertà spirante, tributerà sempre il patriotismo
lla musica italiana. Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri
di
musica nazionale vocale, il rinomato Hendel, il c
del, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorii
di
Napoli; il patetico ed armonico Back, l’impareggi
ico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alcuni anni sono
di
una statua in Parigia. Quanto a’ poeti melodramma
vata l’opera mitologica rifutata dall’Italia. Federigo Augusto Werthy
di
Wietemberg nato nel 1748 ha composte due opere mu
vea prima la tragedia Giovanna Grais, compose la Rosamunda, la Scelta
di
Ercole, l’Aurora, l’Alceste drammi musicali alla
piacesse al cielo che fosse questa la sola ragione che sino a questi
di
tiene tanto lontani codesti freddi monodrammisti
ono imitare privi come sono d’ingegno! Ma l’augusta Marianna Walburga
di
Baviera che era elettrice di Sassonia discordando
’ingegno! Ma l’augusta Marianna Walburga di Baviera che era elettrice
di
Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il mel
di Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il melodramma istorico
di
Zeno e Metastasio, ed ella stessa l’animò colla m
sorgimento dell’arte pantomimica con intere favole. Hilverding nativo
di
Vienna pose in iscena varii balli di azioni compi
intere favole. Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varii balli
di
azioni compiute, ed ebbe in ciò un abile seguace
secolo XVIII a coltivar con tanto ardore la poesia teatrale, dee fuor
di
dubbio aver teatri materiali per numero, e per ma
teatri materiali per numero, e per magnificenza convenienti al lustro
di
ciascuna città di primo ordine. Sappiamo che tutt
er numero, e per magnificenza convenienti al lustro di ciascuna città
di
primo ordine. Sappiamo che tutti sono costruiti a
e. Sappiamo che tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini
di
palchetti, e con platea di forma per lo più ovale
costruiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti, e con platea
di
forma per lo più ovale. Il teatro della corte di
chetti, e con platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte
di
Vienna che sin dal secolo XVII fu addetto all’ope
decorazioni, e per gli balli. Il ridotto del giuoco fatto nel recinto
di
tale edifizio comunica col teatro. Le rappresenta
he si eseguiscono in Vienna in un teatro diverso, ed anche più grande
di
quello della corte. I teatri dell’opera e della c
di quello della corte. I teatri dell’opera e della commedia nazionale
di
Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e t
pera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli
di
Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. M
superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro
di
Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di M
za quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. Meritano
di
mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo.
poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri
di
Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell
al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e
di
Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Be
o i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera
di
Berlino si costruì sotto il gran Federigo II, e s
erlino si costruì sotto il gran Federigo II, e si reputa il più bello
di
tutto il settentrione, ed è il solo che può gareg
tentrione, ed è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli
di
Torino e di Napoli. Il re quasi appena asceso al
d è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli di Torino e
di
Napoli. Il re quasi appena asceso al trono tra i
agnia de’ balli da Parigi. La prima opera che vi si rappresentò nel I
di
dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica di G
si rappresentò nel I di dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica
di
Graun. Una delle opere assai applaudite in Berlin
a di Graun. Una delle opere assai applaudite in Berlino fu l’Ifigenia
di
cui fa menzione l’Algarotti. In Potsdam eravi un
a. Se ne vegga la traduzione inserita nel tomo i del Teatro Tedesco
di
Huber e Lieubault. a. V. il Giornale straniero a
ro Tedesco di Huber e Lieubault. a. V. il Giornale straniero al mese
di
maggio del 1760 a. Mi si permetta qui una osserv
760 a. Mi si permetta qui una osservazione: In Italia a qual maestro
di
musica eccellente si è fatto altrettanto? Se n’er
tanto? Se n’eresse mai alcuna a Leo, a Pergolese, a Jommelli? I busti
di
Sacchini e di Piccinni non si sono esposti che in
esse mai alcuna a Leo, a Pergolese, a Jommelli? I busti di Sacchini e
di
Piccinni non si sono esposti che in Parigi stesso
uesto cielo senza premii ed incoraggimenti brillanti, senza le statue
di
Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza g
ncoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni
di
Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senaz… an
e statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori
di
Londra, senaz… anzi…
CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo
di
Moliere. Pietro Cornelio che portò la tragedia
e col Poliuto, cioè nel 1641 o 1642. Questa commedia assai piacevole
di
carattere e d’intrigo, al dir di Voltaire, fu la
642. Questa commedia assai piacevole di carattere e d’intrigo, al dir
di
Voltaire, fu la prima ricchezza del comico teatro
za del comico teatro francese; ma secondo M. de Fontenelle nella Vita
di
Cornelio, essa non bastò per istabilirvi la vera
bbonda. Boisrobert, Scarron, Desmaret, T. Cornelio seguendo l’esempio
di
Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favol
tabile Moliere, cui i posteri diedero e conservano il meritato titolo
di
padre della commedia francese. Dopo le guerre civ
medesimi Francesi non ignorarono, che l’azione ed i principali colpi
di
teatro della prima si tolsero da una commedia Ita
a luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito 12, la quale servì
di
modello prima alla commedia di Quinault l’Amante
media l’Inavvertito 12, la quale servì di modello prima alla commedia
di
Quinault l’Amante Indiscreto ossia il Padrone Sto
ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito
di
Moliere incomparabilmente migliore di quella di Q
ta nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore
di
quella di Quinault. Abbiamo poi già notato che il
4, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella
di
Quinault. Abbiamo poi già notato che il Dispetto
hi. La storia dunque ci dimostra, che siccome Guillèn de Castro servì
di
scorta al gran Cornelio nella tragica carriera, c
Moliere ebbe per guida gl’ Italiani; benchè senza tradire l’interesse
di
queste favole straniere seppe dar loro maestrevol
la prima volta in Beziers con molto applauso. L’intrigo ha una tinta
di
farsa, ma vi si motteggia graziosamente il mal gu
econda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in una
di
queste un vecchio rapito dal piacere gridò dalla
lla Francia. Cominciò le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede
di
P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore
Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo
di
rappresentare di questa comitiva piacque alla cor
na delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare
di
questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ott
ntare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ottenne dal re
di
stabilirsi in Parigi, e di alternare sul teatro d
acque alla corte, e Moliere ottenne dal re di stabilirsi in Parigi, e
di
alternare sul teatro del Picciolo-Borbone colla c
taliana. La dimora ch’ei fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi
di
Moliere intorno al cuore umano e a’ costumi nazio
mmaginaire scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere
di
questa favola parimente ricavata dagl’ Italiani n
si vede altra connessione se non quella che si trova in una galleria
di
belli ritratti, ma pure si accolse con indulgenza
ci giorni. Intanto il graziosissimo attore comico conosciuto col nome
di
Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662
o attore comico conosciuto col nome di Scaramuccia, il quale nel mese
di
giugno del 1662 prese congedo dal pubblico per ve
se congedo dal pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi
di
assenza, ed al suo arrivo i Parigini accorsero co
accorsero con tale affluenza e trasporto ad ascoltarlo, che il teatro
di
Moliere, mal grado del di lui credito, rimase per
za e trasporto ad ascoltarlo, che il teatro di Moliere, mal grado del
di
lui credito, rimase per tutto il mese di novembre
ro di Moliere, mal grado del di lui credito, rimase per tutto il mese
di
novembre desolato13. Nè vi ritornò il concorso se
in dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti Facete
di
Straparola14. Essendo stata questa piacevole comm
commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia più che
di
gusto e d’intelligenza, Moliere nel seguente anno
li critici colla grazia comica a lui naturale. Volle indi scagionarsi
di
un sospetto insorto che poteva nuocergli, cioè ch
ortigiani; e se ne giustificò alla presenza del re coll’ Improvvisata
di
Versailles recitata nell’ottobre del 1663, e poi
, e poi in Parigi nel seguente mese. Derise in essa gajamente il modo
di
rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgo
in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel
di
Borgogna, contraffacendoli, e segnatamente vi pos
forza intitolato Ballo del re perchè vi danzò Luigi XIV, il Convitato
di
pietra che scrisse in prosa in cinque atti nel 16
altre ridicolezze umane. Ma niuno che io sappia trovò mai il ridicolo
di
una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuos
ed austera. Un carattere virtuoso ma intollerante, che si maraviglia
di
tutto e tutto condanna: che per non tradire il ve
tradire il vero, a costo della politezza e senza necessità, si pregia
di
dire ad un cavaliere il quale ha la debolezza di
necessità, si pregia di dire ad un cavaliere il quale ha la debolezza
di
voler esser poeta, che i suoi versi son cattivi:
lezza di voler esser poeta, che i suoi versi son cattivi: che in vece
di
compatire gli errori umani vuol perdere la rendit
vi: che in vece di compatire gli errori umani vuol perdere la rendita
di
quarantamila lire, per lasciare a’ posteri nel su
antamila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio
di
una sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffat
il fondo, ha pure il suo ridicolo degno d’esser corretto, ed il genio
di
Moliere seppe seguirlo alla pesta e riprenderlo c
i come questa rimangono da esporsi allo scherno scenico. Il carattere
di
Alceste contrasta egregiamente con quello di Fili
no scenico. Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello
di
Filinto, e dà movimento a tutti gli altri che lo
ento a tutti gli altri che lo circondano. L’intreccio veramente manca
di
vivacità, e i colori assai delicati non possono r
e la prima volta che si rappresentò, e Moliere scaltramente si avvisò
di
accompagnarlo colla farsa piacevole del Medico a
darono gl’ ipocriti, e la commedia assai bene accolta dal pubblico fu
di
bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due
e due attori spediti da Moliere gli presentarono un memoriale contro
di
tal divieto; ma non prima del 1669 si ottenne la
al divieto; ma non prima del 1669 si ottenne la permissione autentica
di
riprodursi il Tartuffo. Come esso fu ben compreso
fu ben compreso, caddero le macchine dell’impostura, la quale temendo
di
essere smascherata volea farlo passare per una sa
e scene, aumenta per gradi col comparire nell’atto III il personaggio
di
Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV. Nel
comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno
di
Orgone nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e
a. Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, uscì ancora la farsa
di
M. de Pourceaugnac, in cui un avvocato di provinc
tuffo, uscì ancora la farsa di M. de Pourceaugnac, in cui un avvocato
di
provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio
i che appagavano i sensi, fe mirare con indulgenza questo spettacolo,
di
cui avea suggerito il piano lo stesso Luigi XIV,
, comparve in teatro a ballare scosso da alcuni versi del Brittannico
di
Racine (Nota V). La corte nel medesimo anno che a
più favorevolmente de’ suoi cortigiani, il che dimostra il buon gusto
di
questo monarca e la stima che faceva di Moliere.
il che dimostra il buon gusto di questo monarca e la stima che faceva
di
Moliere. Parigi meglio della corte sentì la verit
ere. Parigi meglio della corte sentì la verità della comica dipintura
di
M. Giordano, in cui si ridicolizza vagamente la c
tura di M. Giordano, in cui si ridicolizza vagamente la comune vanità
di
parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovan
ità di parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovano molti colpi
di
teatro proprj della farsa; benchè gli uomini di g
i trovano molti colpi di teatro proprj della farsa; benchè gli uomini
di
gusto non pedantesco sanno bene che per rendere n
ar qualche volta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè
di
grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Fu
lta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè di grazia nè
di
arte scarseggia la commedia delle Furberie di Sca
avagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie
di
Scapino recitata nel 1671, sebbene il sacco in cu
l prologo, dell’atto I, e delle due scene prime del II e del III sono
di
Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Corn
rnelio, Quinault lavorano ad un sol componimento destinato al piacere
di
Luigi XIV. Bel regno! illustri nomi! Le Donne Le
do Moliere seppe trarre partito per la scena comica colla caparbieria
di
Filaminta preoccupata del merito ideale di Trisso
a comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata del merito ideale
di
Trissottino. Dietro a questa commedia nell’anno s
sso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas, una pastorale comica
di
cui rimasero solo i nomi de’ personaggi, e la com
edia-balletto l’Ammalato immaginario recitata nel 1673, ultimo frutto
di
questo raro ingegno. Alla quarta rappresentazione
to raro ingegno. Alla quarta rappresentazione che se ne fece il dì 17
di
febbrajo, morì in sua casa questo principe della
i alla poesia comica più che alla seria, appena ebbe veduto il teatro
di
Borgogna che manifestò la sua inclinazione verso
ò i suoi talenti colle lettere studiando per cinque anni nel collegio
di
Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pi
nque anni nel collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche
di
Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragio
scoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito
di
ben ragionare, ed analizzare, che si vede trionfa
entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la filosofia
di
Moliere non fu quella che orgogliosa e vana sdegn
Ma la filosofia di Moliere non fu quella che orgogliosa e vana sdegna
di
piegarsi al calore della passione, o ignora l’art
a sdegna di piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace
di
mostrar di perdersi in esso per celare i suoi ord
piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace di mostrar
di
perdersi in esso per celare i suoi ordigni e le s
, de’ suoi calcoli e dell’ austerità della sua dottrina. La filosofia
di
Moliere e di ogni uomo che pensa e medita per gio
lcoli e dell’ austerità della sua dottrina. La filosofia di Moliere e
di
ogni uomo che pensa e medita per giovare, è quel
propria nazione. Se imbatteva in qualche personaggio originale degno
di
ritrarsi sulla scena, non lo perdeva di vista pri
e personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena, non lo perdeva
di
vista prima d’averlo pienamente studiato (Note VI
prima d’averlo pienamente studiato (Note VI). In Versailles ebbe agio
di
osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerl
VI). In Versailles ebbe agio di osservare i costumi de’ cortigiani e
di
dipingerli al vivo; essi stessi contribuirono tal
tazione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il difetto
di
una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo stud
Gentiluomo e del Tartuffo avesse avuta la mira alle Nuvole e al Pluto
di
Aristofane, come pretese Brumoy; benchè qualche r
che con qualche tratto delle francesi. Ma è certo che sono imitazioni
di
Plauto l’Anfitrione e l’Avaro, e che i fratelli d
e che i fratelli della Scuola de’ mariti sono modellati sugli Adelfi
di
Terenzio. Gli accidenti del velo nella medesima f
cidenti del velo nella medesima favola, e nel Siciliano, il Convitato
di
pietra, la Principessa d’ Elide, ed una parte del
cune grazie della medesima Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie
di
Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie d
ella medesima Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e
di
Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta. Gio
le17. Ma si vuol notare che il Bernagasso ed il Tartuffo vennero dopo
di
due altri componimenti Italiani, ne’ quali si dip
di due altri componimenti Italiani, ne’ quali si dipinse il carattere
di
un falso divoto, cioè dalla commedia latina del V
lese Mercurio Ronzio De falso hypocrita & tristi, e dall’Ipocrito
di
Pietro Aretino, in cui nulla desidereresti per ra
favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli
di
cinque coppie d’innamorati, le quali cose gl’ imp
ti, le quali cose gl’ impedirono il rilevar tutti i tratti più vivaci
di
tal fecondo detestabile carattere sempre necessar
tti più vivaci di tal fecondo detestabile carattere sempre necessario
di
essere esposto alla pubblica derisione. Ora se gl
ndo scrisse che Moliere nulla dovea agl’ Italiani, a riserba del modo
di
rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della
dovea agl’ Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico
di
Scaramuccia, e della commedia del Secchi, e del C
a del Secchi, e del Cornuto immaginario. Da ciò si vede la difficoltà
di
esser critico e pensatore senza cognizione della
nza cognizione della storia. Bisogna però mostrare maggiore ingenuità
di
codesti eruditi Francesi, e confessare che Molier
li originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno al pari
di
lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo d’og
empre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte
di
scoprire il ridicolo d’ogni oggetto: niuno mosse
erne raccolti i tratti più rassomiglianti. Di quì venne quella verità
di
carattere che costituisce il maggior talento di q
ì venne quella verità di carattere che costituisce il maggior talento
di
questo grand’uomo, e che lo rende superiore di ge
sce il maggior talento di questo grand’uomo, e che lo rende superiore
di
genio a tutti gli altri comici. La poca felicità
ar ridere; alcuna espressione barbara, forzata, o nuova nella lingua,
di
che fu ripreso da Fénélon, La Bruyere e Baile; mo
lte composizioni scritte per necessità con troppa fretta; la mancanza
di
vivacità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi
ltro qualche tragico del nostro secolo; ma dove è il degno successore
di
Moliere? Egli è ancor solo. Mentre egli fioriva a
crissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle
di
Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champ
rono il nome a chi non volle comparire. Trarremo solo da questa folla
di
poca importanza il Pedante burlato piacevole comm
questa folla di poca importanza il Pedante burlato piacevole commedia
di
Cirano di Bergerac, i Visionarj di Desmaret morto
la di poca importanza il Pedante burlato piacevole commedia di Cirano
di
Bergerac, i Visionarj di Desmaret morto nel 1676
Pedante burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarj
di
Desmaret morto nel 1676 commedia in quel tempo st
media in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia che una filza
di
scene di ritratti immaginarj cattiva e maltessuta
quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia che una filza di scene
di
ritratti immaginarj cattiva e maltessuta, e i Lit
a di scene di ritratti immaginarj cattiva e maltessuta, e i Litiganti
di
Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscit
cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe
di
Aristofane uscita nel 1667, cui credesi di aver i
ine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi
di
aver in qualche modo contribuito e Despréaux e Fu
altri chiari letterati18. Dicasi pur anche alcuna cosa delle commedie
di
Quinault scritte nel fiorir di Moliere. Contando
i pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir
di
Moliere. Contando egli nel 1653 il diciottesimo a
te nel fiorir di Moliere. Contando egli nel 1653 il diciottesimo anno
di
sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta
di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su
di
una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali
vali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga
di
due donne rivali e sul loro travestimento da uomo
iani, commedia assai difettosa per condotta, per economia, e per arte
di
dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito d
ssai difettosa per condotta, per economia, e per arte di dipingere, e
di
molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri ed a
lto inferiore all’Inavvertito del Barbieri ed assai più allo Stordito
di
Moliere. Riconobbero i Francesi nella di lui Comm
i ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi nella
di
lui Commedia senza commedia recitata nel 1655 gra
astorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia della morte
di
Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata s
di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento
di
Armida. La Mère coquette rappresentata con gran c
liore delle sue commedie, ma troppo lontana dal mettersi in confronto
di
quelle di Moliere. La dipintura di una Madre che
e sue commedie, ma troppo lontana dal mettersi in confronto di quelle
di
Moliere. La dipintura di una Madre che si enuncia
lontana dal mettersi in confronto di quelle di Moliere. La dipintura
di
una Madre che si enuncia per civetta, mal corrisp
una Madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde alla vera idea
di
tal carattere. Ella è una donna attempata, che si
er caratterizzarla per coquette? L’autore ebbe principalmente in mira
di
tesser la sua favola sul disgusto di due amanti p
tore ebbe principalmente in mira di tesser la sua favola sul disgusto
di
due amanti procurato per furberia di una serva. V
esser la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia
di
una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritra
per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto
di
un marchese stordito e impudente, come accennò Vo
e diceva che Moliere non trovò il teatro francese totalmente sfornito
di
buone commedie; e che quando questa si rappresent
isantropo, ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica
di
questa e l’Improvvisata di Versailles, ed assai p
idicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa e l’Improvvisata
di
Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tar
ue; ma l’autore del Calendario degli Spettacoli vuole che sia mancato
di
vivere nel 1710, e Palissot reca la di lui morte
ettacoli vuole che sia mancato di vivere nel 1710, e Palissot reca la
di
lui morte seguita nel 1709. Di genio allegro, gio
genio allegro, giocondo e comico meritò, dopo lunghissimo intervallo,
di
occupare il secondo posto appresso Moliere. Il su
o posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto
di
quel gran comico. I Menecmi tratta da Plauto vien
elligenti; ed è da notarsi che l’ autore la dedicò a Desprèaux contro
di
cui poi scrisse una satira, parendogli di non ess
a dedicò a Desprèaux contro di cui poi scrisse una satira, parendogli
di
non essergli stata dall’Orazio della Francia rend
testabile. Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco
di
Terenzio intitolata il Mutolo. Egli abbellì ancor
court nato nel 1661 o 1662 e morto nel 1725 o 1726, fu un commediante
di
mediocre abilità, ed uno de’ buoni autori comici.
tteri copiosi nelle nazioni opulente, i quali sanno così ben coprirsi
di
politezza e di onestà, che merita ogni applauso i
elle nazioni opulente, i quali sanno così ben coprirsi di politezza e
di
onestà, che merita ogni applauso il delicato comi
iarli graziosamente al pubblico. Il Cavaliere alla moda, il Cittadino
di
qualità, il Giardiniere galante, sono le di lui c
e alla moda, il Cittadino di qualità, il Giardiniere galante, sono le
di
lui commedie più pregevoli. Tutte le sue favole v
si stima che alcune sieno state pubblicate da autori anonimi sotto il
di
lui nome. Verseggiava languidamente, ma scriveva
ra più fortunata che alternava colla Compagnia Francese or nel teatro
di
Borgogna, or nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo
r nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo Reale. Sette anni dopo la morte
di
Moliere si unirono le due Compagnie Francesi nel
la morte di Moliere si unirono le due Compagnie Francesi nel Palazzo
di
Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla s
rono le due Compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro
di
Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino
uso. Per lo più essa rappresentava commedie dell’arte ripiene sovente
di
apparenze e trasformazioni per dar luogo alle fac
ecchino. Nondimeno il teatro francese conserverà sempre grata memoria
di
Scaramuccia e della Commedia Italiana dove andava
uccia e della Commedia Italiana dove andava Moliere a studiare l’arte
di
rappresentar con grazia nelle situazioni ridicole
ntar con grazia nelle situazioni ridicole. 10. Vedasi la prefazione
di
M. Linguet al suo Teatro Spagnuolo. 11. V. il li
Teatro Spagnuolo. 11. V. il libro intitolato Nouvelles de Nouvelles
di
Vizé pubblicato in Parigi l’anno 1663. 12. V. ci
se Maffei nelle Osservazioni letterarie. 13. V. Grimarest nella Vita
di
Moliere, e la Muse historique di Loret presso l’a
erarie. 13. V. Grimarest nella Vita di Moliere, e la Muse historique
di
Loret presso l’autore delle Memorie sulla Vita e
rique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla Vita e sulle Opere
di
Moliere. 14. Vedi le anzi citate Nouvelles de No
lle Opere di Moliere. 14. Vedi le anzi citate Nouvelles de Nouvelles
di
Vizè. 15. Numerando il sig. ab. Andres nel III t
zè. 15. Numerando il sig. ab. Andres nel III tomo della sua opera su
di
ogni letteratura le favole francesi ricavate dall
le favole francesi ricavate dalle spagnuole afferma che il Convitato
di
pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò pa
francesi ricavate dalle spagnuole afferma che il Convitato di pietra
di
Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’
ancor mal riuscito è componimento assai lontano dal mostruoso dramma
di
Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene
l riuscito è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi
di
Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.
vi fece una dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del pennello
di
Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo il componim
del pennello di Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo il componimento
di
Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o di altro g
è dunque tutto spagnuolo il componimento di Moliere. Si direbbe tutta
di
Cimabue o di altro guastasanti una figura animata
o spagnuolo il componimento di Moliere. Si direbbe tutta di Cimabue o
di
altro guastasanti una figura animata da Raffaello
e? 16. Commedia-ballo si chiamò in Francia un divertimento composto
di
ballo e rappresentazione, il quale vi fu trasport
XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori
di
violino Italiani, mandato dal maresciallo di Bris
no de’ migliori sonatori di violino Italiani, mandato dal maresciallo
di
Brisac alla regina Gaterina Medici, che lo fece s
iallo di Brisac alla regina Gaterina Medici, che lo fece suo valletto
di
camera, v’introdusse questi balli comici. Uno se
omici. Uno se ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca
di
Joyeuse e di madamigella di Vaudemont, ajutato ne
ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e
di
madamigella di Vaudemont, ajutato nella musica da
582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella
di
Vaudemont, ajutato nella musica da Salmon e da Be
da Chesnaye, a cui Giacomo Patin pittore del re fece le decorazioni,
di
che vedasi il trattato del P. Menestrier. Ottavio
balletti nel principio del secolo XVII. Ma non furono molto dilicati
di
gusto quelli che poi diede il cardinale Richelieu
oè nell’Ercole amante insieme colla regina, nella mascherata in forma
di
balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ ba
rma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici
di
Moliere sino all’anno 1670. 17. V. il Diz. Crit.
nno 1670. 17. V. il Diz. Crit. art. Poquelin Nota F. 18. V. la Vita
di
Racine e la di lui prefazione alla commedia de’ P
V. il Diz. Crit. art. Poquelin Nota F. 18. V. la Vita di Racine e la
di
lui prefazione alla commedia de’ Plaideurs. 19.
. 19. V. le Memorie Letterarie che formano il tomo II della Dunciade
di
Palissot.
CAPO VI Stato della Commedia Francese prima e dopo
di
Moliere. Pietro Cornelio che portò la tragedi
e col Poliuto, cioè nel 1641 e 1642. Questa commedia assai piacevole
di
carattere e d’intrigo, al dir del Voltaire, fu la
u la prima ricchezza del comico teatro francese; ma secondo il signor
di
Fontenelle nella Vita di Pietro Cornelio, essa no
comico teatro francese; ma secondo il signor di Fontenelle nella Vita
di
Pietro Cornelio, essa non bastò per istabilirvi l
a. Boisrobert, Scarron, Desmaret, Tommaso Cornelio seguendo l’esempio
di
Pietro trasportarono, come dicemmo, diverse favol
tabile Moliere, cui i posteri diedero e conservano il meritato titolo
di
padre della commedia francese. Dopo le guerre civ
I medesimi Francesi non ignorarono che l’azione ed i principali colpi
di
teatro della prima si tolsero da una commedia ita
la luce per le stampe la sua commedia l’Inavvertito b, la quale servi
di
modello prima alla commedia di Quinault l’Amante
mmedia l’Inavvertito b, la quale servi di modello prima alla commedia
di
Quinault l’Amante Indiscreto, ossia il Padrone St
ossia il Padrone Stordito rappresentata nel 1654, indi allo Stordito
di
Moliere incomparabilmente migliore di quella di Q
ta nel 1654, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore
di
quella di Quinault. La commedia di Niccolò Secchi
4, indi allo Stordito di Moliere incomparabilmente migliore di quella
di
Quinault. La commedia di Niccolò Secchi milanese
Moliere incomparabilmente migliore di quella di Quinault. La commedia
di
Niccolò Secchi milanese forni al Moliere la sua d
arte non vedesi nell’italiana vestigio della bella scena del Dispetto
di
Lucilla ed Erasto, in cui essi lacerano vicendevo
. Comunque sia la storia dimostra che siccome Guillên de Castro servi
di
scorta al gran Cornelio nella tragica carriera, c
ma del 1658 in Beziers con molto applauso. Questa favola ha una tinta
di
farsa, ma vi si motteggia lo stile affettato roma
econda recita il prezzo ordinario dell’entrata. È ben noto che in una
di
queste un vecchio rapito dal piacere gridò dalla
lla Francia. Cominciò le rappresentazioni colla tragedia del Nicomede
di
P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore
Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo
di
rappresentare di questa comitiva piacque alla cor
na delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di rappresentare
di
questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ott
ntare di questa comitiva piacque alla corte, e Moliere ottenne dal re
di
stabilirsi in Parigi, e di alternare sul teatro d
acque alla corte, e Moliere ottenne dal re di stabilirsi in Parigi, e
di
alternare sul teatro del Picciolo-Borbone colla c
a. La dimora che Moliere fece in corte contribuì all’aumento de’ lumi
di
lui intorno al cuore umano e a’ costumi nazionali
mmaginario scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere
di
questa parimente ricavata dagl’Italiani non è de’
n trovasi altra connessione se non quella che si vede in una galleria
di
bei ritratti; ma pure si accolse con indulgenza p
ci giorni. Intanto il graziosissimo attore comico conosciuto col nome
di
Scaramuccia, il quale nel mese di giugno del 1662
o attore comico conosciuto col nome di Scaramuccia, il quale nel mese
di
giugno del 1662 prese congedo dal pubblico per ve
se congedo dal pubblico per venire in Italia, tornò dopo quattro mesi
di
assenza, ed al suo arrivo i Parigini accorsero co
ccorsero con tale affluenza e transporto ad ascoltarlo, che il teatro
di
Moliere, malgrado del credito acquistato, rimase
di Moliere, malgrado del credito acquistato, rimase per tutto il mese
di
novembre desolatoa. Nè vi ritornò il concorso se
nel dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti facete
di
Straparolab. Essendo stata questa piacevole comme
commedia criticata da certi smilzi letterati pieni d’invidia, più che
di
gusto e d’intelligenza, Moliere nel seguente anno
li critici colla grazia comica a lui naturale. Volle indi scagionarsi
di
un sospetto insorto che poteva nuocergli, cioè ch
cortigiani; e se ne giustificò alla presenza del re coll’Improvvisata
di
Versailles recitata nell’ottobre del 1663, e poi
, e poi in Parigi nel seguente mese. Derise in essa gajamente il modo
di
rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel di Borgo
in essa gajamente il modo di rappresentare de’ commedianti dell’Hôtel
di
Borgogna, contraffacendoli, e segnatamente pose a
forza intitolato Ballo del Re perchè vi danzò Luigi XIV, il Convitato
di
pietra che scrisse in prosa in cinque atti nel 16
la civetteria, la maldicenza, l’ingiustizia, la vanità ed ogni specie
di
ridicolezza umana. Ma niuno ch’io sappia trovò ma
cie di ridicolezza umana. Ma niuno ch’io sappia trovò mai il ridicolo
di
una virtù feroce ed austera. Un carattere virtuos
ed austera. Un carattere virtuoso ma intollerante, che si meraviglia
di
tutto e tutto condanna: che per non tradire il ve
tradire il vero, a costo della politezza e senza necessità, si pregia
di
dire ad un cavaliere, il quale ha la debolezza di
ecessità, si pregia di dire ad un cavaliere, il quale ha la debolezza
di
voler esser poeta, che i suoi versi sono cattivi:
ezza di voler esser poeta, che i suoi versi sono cattivi: che in vece
di
compatire gli errori umani vuol perdere la rendit
vi: che in vece di compatire gli errori umani vuol perdere la rendita
di
quarantamila lire, per lasciare a’ posteri nel su
antamila lire, per lasciare a’ posteri nel suo processo un testimonio
di
una sentenza ingiusta; un carattere, dico, siffat
ni per la virtù che ne fa il fondo, ha pure il proprio ridicolo degno
di
esser corretto; ed il genio di Moliere seppe segu
ndo, ha pure il proprio ridicolo degno di esser corretto; ed il genio
di
Moliere seppe seguirlo alla pesta e riprenderlo c
i come questa rimangono da esporsi allo scherno scenico. Il carattere
di
Alceste contrasta egregiamente con quello di Fili
no scenico. Il carattere di Alceste contrasta egregiamente con quello
di
Filinto, e dà movimento a tutti gli altri che lo
ento a tutti gli altri che lo circondano. L’intreccio veramente manca
di
vivacità, e i colori assai delicati non possono r
e la prima volta che si rappresentò; e Moliere scaltramente si avvisò
di
accompagnarlo colla farsa piacevole del Medico a
ecederono un altro capo d’opera, il famoso Tartuffo. I tre primi atti
di
questo componimento si rappresentarono sin dal 16
darono gl’ippocriti, e la commedia assai bene accolta dal pubblico fu
di
bel nuovo proibita. Il re assediava Lilla, e due
Lilla, e due attori spediti da Moliere gli presentarono un memoriale
di
tal divieto; pure non prima del 1669 si ottenne l
divieto; pure non prima del 1669 si ottenne la permissione autentica
di
riprodursi il Tartuffo. Come esso si comprese, ca
sso si comprese, caddero le macchine dell’impostura, la quale temendo
di
essere smascherata voleva farlo passare per una s
le scene aumenta per gradi col comparire nell’atto III il personaggio
di
Tartuffo, e col disinganno di Orgone nel IV. Nel
comparire nell’atto III il personaggio di Tartuffo, e col disinganno
di
Orgone nel IV. Nel 1668 comparvero l’Anfitrione e
sale comico scema in parte la riprensione meritata per la leggerezza
di
Angelica. Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tar
a. Nel 1669 quando tornò sul teatro il Tartuffo, usci ancora la farsa
di
Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato di p
usci ancora la farsa di Monsieur de Pourceaugnac, in cui un avvocato
di
provincia viene aggirato da Sbrigani personaggio
i che appagavano i sensi, fe mirare con indulgenza questo spettacolo,
di
cui avea suggerito il piano l’istesso Luigi XIV,
l’istesso Luigi XIV, il quale nel primo tramezzo ballò da Nettuno, e
di
poi da Apollo; ma fu l’ultima volta che questo mo
orevolmente de’ suoi cortigiani, la qual cosa manifesta il buon gusto
di
questo monarca e la stima che faceva di Moliere.
cosa manifesta il buon gusto di questo monarca e la stima che faceva
di
Moliere. Parigi meglio della corte sentì la verit
ere. Parigi meglio della corte sentì la verità della comica dipintura
di
Monsieur Giordano, in cui si ridicolizza vagament
i Monsieur Giordano, in cui si ridicolizza vagamente la comune vanità
di
parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovan
ità di parere quel che non si è. Tuttavolta vi si trovano molti colpi
di
teatro proprii della farsa; benchè gli uomini di
trovano molti colpi di teatro proprii della farsa; benchè gli uomini
di
gusto non pedantesco sanno bene che per rendere n
ar qualche volta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè
di
grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Fu
lta un colorito risentito alla maniera del Caravagio. Nè di grazia nè
di
arte scarseggia la commedia delle Furberie di Sca
avagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie
di
Scapino recitata nel 1671, sebbene il sacco in cu
l prologo, dell’atto I e delle due scene prime del II e del III, sono
di
Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Corn
nelio, Quinault lavorano ad un sol componimento, destinato al piacere
di
Luigi XIV. Bel regno! illustri nomi! Le Donne Let
do Moliere seppe trarne partito per la scena comica colla caparbieria
di
Filaminta preoccupata del merito ideale di Trisso
a comica colla caparbieria di Filaminta preoccupata del merito ideale
di
Trissottino. Dietro a questa commedia nell’anno s
sso venne la farsa della Contessa d’Escarbagnas, una pastorale comica
di
cui rimasero soltanto i nomi de’ personaggi, e la
ommedia-ballo l’Ammalato immaginario recitata nel 1673, ultimo frutto
di
questo raro ingegno. Alla quarta rappresentazione
i questo raro ingegno. Alla quarta rappresentazione che se ne fece il
di
17 di febbrajo, morì in sua casa questo principe
to raro ingegno. Alla quarta rappresentazione che se ne fece il di 17
di
febbrajo, morì in sua casa questo principe della
i alla poesia comica più che alla seria, appena ebbe veduto il teatro
di
Borgogna che manifestò la sua inclinazione verso
ò i suoi talenti colle lettere studiando per cinque anni nel Collegio
di
Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche di Pi
nque anni nel Collegio di Clermont, ed ascoltò le lezioni filosofiche
di
Pietro Gassendo, onde trasse l’abito di ben ragio
scoltò le lezioni filosofiche di Pietro Gassendo, onde trasse l’abito
di
ben ragionare ed analizzare, che si vede trionfar
entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la filosofia
di
Moliere non fu quella orgogliosa e vana che sdegn
Ma la filosofia di Moliere non fu quella orgogliosa e vana che sdegna
di
piegarsi al calore della passione, o ignora l’art
e sdegna di piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace
di
mostrar di perdersi in esso per celare i suoi ord
piegarsi al calore della passione, o ignora l’arte sagace di mostrar
di
perdersi in esso per celare i suoi ordigni e le s
o, de’ suoi calcoli e dell’austerità della sua dottrina. La filosofia
di
Moliere e di ogni uomo che pensa e medita per gio
alcoli e dell’austerità della sua dottrina. La filosofia di Moliere e
di
ogni uomo che pensa e medita per giovare, è quel
i ammaestramento. Or questa filosofia da quanti filosofi e matematici
di
ostentazione è conosciuta? Scorrendo per le provi
propria nazione. Se imbatteva in qualche personaggio originale degno
di
ritrarsi sulla scena, nol perdeva di vista prima
lche personaggio originale degno di ritrarsi sulla scena, nol perdeva
di
vista prima di averlo pienamente studiato. Riferi
o originale degno di ritrarsi sulla scena, nol perdeva di vista prima
di
averlo pienamente studiato. Riferisce m. Arnaud c
mente studiato. Riferisce m. Arnaud che avendo egli trovato un dì uno
di
tali uomini originali segnato con tratti caricati
e e non l’abbandonò finchè non l’ebbe studiato in tutte le gradazioni
di
ridicolo che ne formavano il carattere. In Versai
di ridicolo che ne formavano il carattere. In Versailles ebbe saggio
di
osservare i costumi de’ cortigiani e di dipingerl
re. In Versailles ebbe saggio di osservare i costumi de’ cortigiani e
di
dipingerli al vivo; e si sa che essi stessi contr
azione delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il difetto
di
una virtù troppo fiera ed intollerante. Allo stud
entiluomo e del Tartuffo avesse avuto la mira alle Nuvole ed al Pluto
di
Aristofane, come pretese Pietro Brumoy; benchè al
somiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto
di
quelle di Moliere. Certo è però che sono imitazio
a si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto di quelle
di
Moliere. Certo è però che sono imitazioni di Plau
qualche tratto di quelle di Moliere. Certo è però che sono imitazioni
di
Plauto l’Anfitrione e l’Avaro, e che i fratelli d
e che i fratelli della Scuola de’ mariti sono modellati sugli Adelfi
di
Terenzio. Gli accidenti del velo della medesima f
cidenti del velo della medesima favola, e nel Siciliano, il Convitato
di
pietra, la Principessa d’Elide, ed una parte dell
alcune grazie della stessa Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie
di
Scapino e di Sbrigani si trovano nelle commedie d
della stessa Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e
di
Sbrigani si trovano nelle commedie del Porta; Gio
ani. Di ciò convengono il Baile a, il Leris nel Dizionario de’ Teatri
di
Parigi, e l’abate Dubos mentovato dal sig. Bret n
l’abate Dubos mentovato dal sig. Bret nella sua edizione delle Opere
di
Moliere. Diceva Dubos che si ricordava di aver le
la sua edizione delle Opere di Moliere. Diceva Dubos che si ricordava
di
aver letto che Moliere doveva al teatro italiano
l notare però che il Bernagasso mentovato ed il Tartuffo vennero dopo
di
due altri componimenti italiani, ne’ quali si dip
di due altri componimenti italiani, ne’ quali si dipinse il carattere
di
un falso divoto, cioè dalla commedia latina di Me
i dipinse il carattere di un falso divoto, cioè dalla commedia latina
di
Mercurio Ronzio vercellese De falso hypocrita et
curio Ronzio vercellese De falso hypocrita et tristi, e dall’Ipocrita
di
Pietro Aretino, in cui nulla si desidererebbe per
favola aggruppare gli eventi che nascono da una somiglianza, e quelli
di
cinque coppie d’innamorati, le quali cose gl’impe
ati, le quali cose gl’impedirono il rilevar tutti i tratti piû vivaci
di
tal secondo detestabile carattere che sempre con
do scrisse che Moliere nulla dovea agli Italiani, a riserba del modo
di
rappresentare pantomimico di Scaramuccia, e della
dovea agli Italiani, a riserba del modo di rappresentare pantomimico
di
Scaramuccia, e della commedia del Secchi e del Co
sare un debito per negarne uno maggiore. Da ciò si vede la difficoltà
di
esser critico e pensatore senza cognizione della
nza cognizione della storia. Bisogna però mostrare ingenuità maggiore
di
codesti Francesi eruditi, e confessare che Molier
li originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno al pari
di
lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo di o
empre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte
di
scoprire il ridicolo di ogni oggetto: niuno mosse
copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte di scoprire il ridicolo
di
ogni oggetto: niuno mosse con più fortuna e destr
ù al vivo la natura seguendola dapertutto senza lasciarla se non dopo
di
averne raccolti i tratti più rassomiglianti. Da c
erne raccolti i tratti più rassomiglianti. Da ciò venne quella verità
di
carattere che costituisce il talento maggiore di
venne quella verità di carattere che costituisce il talento maggiore
di
quell’ingegno grande, e che lo rende superiore a
far ridere; alcuna espressione barbara, forzata o nuova nella lingua,
di
che fu ripreso da Fenèlon, la Bruyere e Baile; mo
composizioni scritte per necessità con soverchia fretta; la mancanza
di
vivacità che pretesero osservarvi alcuni Inglesi
altro qualche tragico del XVIII secolo; ma dove è il degno successore
di
Moliere? Egli è ancor solo. Mentre egli fioriva a
crissero ancora farse e commedie; ma noi non ci arresteremo su quelle
di
Poysson, Montfleury, Boursault, Hauteroche, Champ
a chi le scrisse e non vole comparire. Trarremo solo da questa folla
di
poca importanza il Pedana burlato piacevole comme
questa folla di poca importanza il Pedana burlato piacevole commedia
di
Cirano di Bergerac, i Visionarii di Desmaret mort
lla di poca importanza il Pedana burlato piacevole commedia di Cirano
di
Bergerac, i Visionarii di Desmaret morto nel 1676
Pedana burlato piacevole commedia di Cirano di Bergerac, i Visionarii
di
Desmaret morto nel 1676 commedia in quel tempo st
ia in quel tempo stimata inimitabile, benchè non sia se non una filza
di
scene di tratti immaginarii cattiva e maltessuta,
l tempo stimata inimitabile, benchè non sia se non una filza di scene
di
tratti immaginarii cattiva e maltessuta, e i Liti
za di scene di tratti immaginarii cattiva e maltessuta, e i Litiganti
di
Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscit
cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe
di
Aristofane uscita nel 1667, cui credesi di avere
ine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi
di
avere in qualche nodo contribuito e Desprèaux e F
altri chiari letteratia. Dicasi pur anche alcuna cosa delle commedie
di
Quinault scritte nel fiorir di Moliere. Cortando
i pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir
di
Moliere. Cortando egli nel 1653 il diciottesimo a
te nel fiorir di Moliere. Cortando egli nel 1653 il diciottesimo anno
di
sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta
di sua età diede al teatro le Rivali favola tessuta alla spagnuola su
di
una deflorazione, sulla fuga di due donne rivali,
vali favola tessuta alla spagnuola su di una deflorazione, sulla fuga
di
due donne rivali, e sul loro travestimento da non
aliani, commedia però difettosa per condotta, per economia e per arte
di
dipingere, e di molto inferiore all’Inavvertito d
però difettosa per condotta, per economia e per arte di dipingere, e
di
molto inferiore all’Inavvertito del Barbieri, ed
to inferiore all’Inavvertito del Barbieri, ed assai più allo Stordito
di
Moliere. Riconobbero i Francesi nella di lui Comm
, ed assai più allo Stordito di Moliere. Riconobbero i Francesi nella
di
lui Commedia senza commedia recitata nel 1655 gra
astorale, nel terzo una commedia, nel quarto una tragedia de la morte
di
Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata s
di Clorinda, nel quinto una tragicommedia decorata sull’innamoramento
di
Armida. La Mère coquette rappresentata con gran c
la migliore delle sue commedie, ma lontana dal sostenere il confronto
di
quelle di Moliere. La dipintura di une madre che
e delle sue commedie, ma lontana dal sostenere il confronto di quelle
di
Moliere. La dipintura di une madre che si enuncia
lontana dal sostenere il confronto di quelle di Moliere. La dipintura
di
une madre che si enuncia per civetta, mal corrisp
i une madre che si enuncia per civetta, mal corrisponde all’idea vera
di
tal carattere. Ella è una donna attempata che si
er caratterizzarla per coquette? L’autore ebbe principalmente in mira
di
tessere la sua favola sul disgusto di due amanti
ore ebbe principalmente in mira di tessere la sua favola sul disgusto
di
due amanti procurato per furberia di una serva. V
ssere la sua favola sul disgusto di due amanti procurato per furberia
di
una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritra
per furberia di una serva. Vi si vede, è vero, abbozzato il ritratto
di
un Marchese stordito e imprudente, come accennò V
verità e la vivacità comica che acquistò poi tal carattere per mezzo
di
Moliere. Voltaire stesso avendo riguardo a questa
e diceva che Moliere non trovò il teatro Francese totalmente sfornito
di
buone commedie; e che quando questa si rappresent
isantropo; ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica
di
questa, e l’Improvisata di Versailles, ed assai p
idicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa, e l’Improvisata
di
Versailles, ed assai più i tre primi atti del Tar
nni Francesco Regnard nato in Parigi nel 1674, secondo Voltaire, mori
di
anni cinquantadue, ma l’autore del Calendario deg
ue, ma l’autore del Calendario degli spettacoli vuole che sia mancato
di
vivere nel 1710, e Palissot reca la di lui morte
ettacoli vuole che sia mancato di vivere nel 1710, e Palissot reca la
di
lui morte seguita nel 1709. Di genio allegro, gio
o allegro, giocondo, comico, meritò, per altro dopo lungo intervallo,
di
occupare il secondo posto appresso Moliere. Il su
o posto appresso Moliere. Il suo Giocatore si avvicina molto al gusto
di
quel gran comico. I Menecmi tratta da Plauto vien
ti; ed è da notarsi che l’autore la dedicò a Boileau Desprèaux contro
di
cui poi acrisse una satira, parendogli di non ess
a Boileau Desprèaux contro di cui poi acrisse una satira, parendogli
di
non essergli stata dall’Orazio della Francia rend
estabile . Di lui è pure rimasta al teatro una imitazione dell’Eunuco
di
Terenzio intitolata il Mutolo. Egli abbelli ancor
ncourt nato nel 1661 o 1662 e morto nel 1725 o 1726 fu un commediante
di
mediocre abilità. ed uno de’ buoni autori comici.
i nelle nazioni numerose ed opulente, i quali sanno così ben coprirsi
di
politezza e di onestà, che merita ogni applauso i
numerose ed opulente, i quali sanno così ben coprirsi di politezza e
di
onestà, che merita ogni applauso il delicato comi
iarli graziosamente al pubblico. Il Cavaliere alla moda, il Cittadino
di
qualità, il Giardiniere galante, sono le sue comm
si crede che alcune sieno state pubblicate da autori anonimi sotto il
di
lui nome. Verseggiava languidamente, ma scriveva
nte, ma scriveva con vivacità in prosa. Quanto alla Commedia Italiana
di
Parigi fu sostenuta, dopo i Comici Gelosi, prima
ra più fortunata che alternava colla Compagnia Francese or nel teatro
di
Borgogna or nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo-R
r nel Picciolo-Borbone or nel Palazzo-Reale. Sette anni dopo la morte
di
Moliere si unirono le due compagnie Francesi nel
la morte di Moliere si unirono le due compagnie Francesi nel Palazzo
di
Guenègaud, ed il teatro di Borgogna rimase alla s
rono le due compagnie Francesi nel Palazzo di Guenègaud, ed il teatro
di
Borgogna rimase alla sola Compagnia Italiana sino
uso. Per lo più essa rappresentava commedie dell’arte ripiene sovente
di
apparenze e trasformazioni per dar luogo alle fac
ecchino. Nondimeno il teatro Francese conserverà sempre grata memoria
di
Scaramuccia e della commedia Italiana frequentata
e della commedia Italiana frequentata da Moliere per istudiar l’arte
di
rappresentar con grazia nelle situazioni ridicole
entar con grazia nelle situazioni ridicole. a. Vedasi la prefazione
di
m. Linguetal suo Teatro Spagnuolo. a. Vedi il li
Teatro Spagnuolo. a. Vedi il libro intitolato Nouvelles de Nouvelles
di
Visè pubblicato in Parigi l’anno 1663. b. V. qua
l Maffei nelle Osservazioni Letterarie. a. Vedi Grimarest nella Vita
di
Moliere é la Muse historique di Loret presso l’au
erarie. a. Vedi Grimarest nella Vita di Moliere é la Muse historique
di
Loret presso l’autore delle Memorie sulla vita e
rique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla vita e sulle opere
di
Moliere. b. Vedi le citate Nouvelles de Nouvelle
a e sulle opere di Moliere. b. Vedi le citate Nouvelles de Nouvelles
di
Vizè. a. Numerando Giovanni Andres nel tomo III
i Vizè. a. Numerando Giovanni Andres nel tomo III della sua opera su
di
ogni letteratura le favole francesi tratte dalle
ra le favole francesi tratte dalle spagnuole, affermache il Convitato
di
pietra di Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò pa
le francesi tratte dalle spagnuole, affermache il Convitato di pietra
di
Moliere è tutto spagnuolo, ed in ciò parmi che s’
riuscito sul teatro è componimento assai lontano dal mostruoso dramma
di
Tirsi di Molina tante volte ripetuto sulle scene
sul teatro è componimento assai lontano dal mostruoso dramma di Tirsi
di
Molina tante volte ripetuto sulle scene Europee.
vi fece una dipintura dell’empio dissoluto tutta propria del pennello
di
Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo. Si direbbe
l pennello di Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo. Si direbbe tutta
di
Cimabue o di altro guastasanti una figura animata
Moliere. Non è dunque tutto spagnuolo. Si direbbe tutta di Cimabue o
di
altro guastasanti una figura animata da Raffaello
ne? a. Commedia-ballo si chiamò in Francia un divertimento composto
di
ballo e rappresentazione, il quale vi si trasport
XVI. Baltassarino indi chiamato Beaujoyeux, uno de’ migliori sonatori
di
violino italiano, mandato dal maresciallo di Bris
no de’ migliori sonatori di violino italiano, mandato dal maresciallo
di
Brisac alla regina Caterina Medici, che lo fece s
iallo di Brisac alla regina Caterina Medici, che lo fece suo valletto
di
camera, v’introdusse simili balli comici. Uno se
omici. Uno se ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca
di
Joyeuse e di madamigella di Vaudemont ajutato nel
ne ballò nel 1582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e
di
madamigella di Vaudemont ajutato nella musica da
582 ch’egli compose per le nozze del duca di Joyeuse e di madamigella
di
Vaudemont ajutato nella musica da Salmon e da Bea
do Chesnaye, a cui Giacomo Patin pittore del re fece le decorazioni;
di
che vedasi il trattato del p. Menestrier. Ottavio
non furono per gusto molto dilicati quelli che diede poi il cardinal
di
Richelieu, in cui danzò una volta Luigi XIII nel
oè nell’Ercole amante insieme colla Regina, nella mascherata in forma
di
balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ ba
rma di balletto composta da Benserade nel 1651, e ne’ balletti comici
di
Moliere sino all’anno 1670. a. Si osservi che un
vi si proibiva il Tartuffo. In essa un eremita vestito da frate monta
di
notte per una scala sulla finestra di una donna m
eremita vestito da frate monta di notte per una scala sulla finestra
di
una donna maritata, e poi ricomparisce, dicendo:
dasi anche il Riccoboni nelle Osservazioni sulle commedie e sul gusto
di
Moliere. Il sig. Bret però si oppone all’avviso d
t però si oppone all’avviso de’ riferiti autori. a. Si vegga la Vita
di
Racine e la di lui prefazione de’ Plaideurs. a.
e all’avviso de’ riferiti autori. a. Si vegga la Vita di Racine e la
di
lui prefazione de’ Plaideurs. a. Vedi le Memorie
a. Vedi le Memorie letterarie che formano il tomo II della Dunciade
di
Palissot.
Teatro Alemanno. La turgidezza, i frizzi e le metafore stravaganti
di
Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano
zzi e le metafore stravaganti di Lohenstein, non meno che le bassezze
di
Cristiano Weisse, andavano sin dal principio del
pensieri e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere
di
Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller,
e la correzione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf,
di
Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn
ione dell’espressioni già campeggiava nelle opere di Wolf, di Canitz,
di
Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn, Mosheim,
o Alemanno? Una donna, un’ attrice, la famosa Neuber ebbe il coraggio
di
pensarla e d’imprenderne l’esecuzione, e coll’ an
oraggiosamente gli sforzi traducendo alcuni componimenti francesi. Il
di
lei entusiasmo passò al nominato professore di Li
ponimenti francesi. Il di lei entusiasmo passò al nominato professore
di
Lipsia Gottsched pieno della lettura de’ drammi f
rappresentarono in Lipsia ed in Brunswick. A norma ancora del Catone
di
Addisson compose il suo Catone moribondo. Zelante
e; freddo, depresso e poco nobile verseggiatore la vestì umilmente. I
di
lui colleghi conposero Dario, Benisa, il Bello sp
nti, e gli pubblicò in sei volumi. Madama Gottsched conferì ancora a’
di
lui disegni col Penteo tragedia e colle commedie
il Matrimonio disuguale scritte con purezza, ma pesanti, sprovvedute
di
calore e spesso nojose per la lunghezza. La nazio
e per la lunghezza. La nazione posta in movimento applaudi al disegno
di
una riforma, ma se ne disapprovava il mezzo scelt
gliano più agl’ Inglesi che a’ Francesi: nelle nostre tragedie amiamo
di
vedere e pensare più che non si pensa e non si ve
ragedia francese: il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra
di
noi più impressione del tenero e dell’appassionat
n una occhiata”. Simili riflessioni contrapposte a quelle de’ seguaci
di
Gottsched fecero nascere in Germania due partiti,
tsched fecero nascere in Germania due partiti, quello degl’ imitatori
di
Cornelio e Racine scrupolosi osservatori delle re
io e Racine scrupolosi osservatori delle regole, e quello de’ seguaci
di
Shakespear ed Otwai anche nelle mostruosità. Appl
delle passate stravaganze. L’Alemagna già conta varj drammatici degni
di
lode. Tale in prima è Giovanni Elia Schlegel benc
i scenici furono cinque tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re
di
Danimarca, le Troadi di Seneca e l’Elettra di Eur
tragedie in versi, Arminio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi
di
Seneca e l’Elettra di Euripide, e tre commedie in
inio, Didone, Canuto re di Danimarca, le Troadi di Seneca e l’Elettra
di
Euripide, e tre commedie in prosa, il Trionfo del
tà, benchè vi si desideri la piacevolezza comica. La morte gl’ impedì
di
riuscir quanto poteva. Il re di Danimarca Federig
cevolezza comica. La morte gl’ impedì di riuscir quanto poteva. Il re
di
Danimarca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi domi
imarca Federigo V l’aveva tirato ne’ suoi dominj, ove Schlegel godeva
di
una comoda fortuna essendo cattedratico a Soroë.
a fortuna essendo cattedratico a Soroë. Giovanni Behermann negoziante
di
Amburgo morto da non molti anni compose due trage
ompetente, e solo i critici vi desiderano più calore e minore sfoggio
di
massime filosofiche. Cristiano Gellert nato nell’
ristarello, ella risponde, chi vi permette questa libertà? Non temete
di
ammalarvi abbracciando una inferma”? Ella poi si
abbracciando una inferma”? Ella poi si sente suffocare, ha difficoltà
di
respirare . . . il seno se le discopre senza acco
za accorgersene . . . Simone torna ad abbracciarla dicendo, “che seno
di
alabastro! che vista”! Peggiore è la seconda scen
enire alcuno, ho paura che ci osservino; sentite io men vado fingendo
di
essere con voi in collera, seguitemi, ma non sì p
glietto, se n’è destinato il guadagno, e mentre lo spettatore attende
di
essere congedato, comparisce nell’ultima scena un
nell’ultima scena un nuovo personaggio, un signor Antonio, un amante
di
Carolina, e incominciano esami, discussioni, prot
o, un amante di Carolina, e incominciano esami, discussioni, proteste
di
amore e disinteresse, e tutto così a bell’ agio c
favola. Giovanni Cristiano Krüger nato in Berlino e morto in Amburgo
di
anni ventotto nel 1750 costretto dalla povertà en
entotto nel 1750 costretto dalla povertà entrò nella compagnia comica
di
Schönemann, e lavorò come attore e come poeta. Co
Corse poi per l’Alemagna e conobbe molti letterati. Tradusse le opere
di
Marivaux e di altri. Le più stimate sue commedie
l’Alemagna e conobbe molti letterati. Tradusse le opere di Marivaux e
di
altri. Le più stimate sue commedie sono i Candida
uno sposo che si finge cieco per gelosia66. Giovanni Federigo barone
di
Cronegh nato in Anspach poteva forse divenire un
caratteri e per la grazia che riluce in qualche sua favola; ma cessò
di
vivere acerbamente nel 1756 in età di 26 anni. Eg
in qualche sua favola; ma cessò di vivere acerbamente nel 1756 in età
di
26 anni. Egli amava i buoni drammatici della Fran
cì similmente nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè
di
verità nè di piacevolezza. Vi si dipinge un sospe
nel genere comico. Il suo Diffidente non iscarseggia nè di verità nè
di
piacevolezza. Vi si dipinge un sospettoso allevat
ampagna e ad un tratto menato a studiar legge senza l’accompagnamento
di
altre cognizioni sociali che sogliono ripulirne l
sogliono ripulirne la zotichezza scolaresca e correggerne lo spirito
di
sottigliezza e di cautela facile a degenerare in
e la zotichezza scolaresca e correggerne lo spirito di sottigliezza e
di
cautela facile a degenerare in diffidenza67. Into
na le bellezze pastorali ch’egli seppe leggiadramente colorire. Degna
di
molta lode è la sua pastorale Evandro ed Alcimna
lcimna tradotta ed imitata in Francia. Cristoforo Gaërtner professore
di
eloquenza nato in Freiberg compose parimente una
pplaudita la Fedeltà al cimento 68. Noi ne commendiamo la bella scena
di
Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone di
diamo la bella scena di Filli e Mirtillo, in cui la ninfa gli propone
di
amare un’ altra ch’ella dipinge assai vezzosa, ed
nge assai vezzosa, ed egli risponde naturalmente con quel motto pieno
di
fuoco replicato a tempo, ma non è Dori. Bello è p
pieno di fuoco replicato a tempo, ma non è Dori. Bello è pur l’altro
di
Dori stessa nella scena decima. Egli dice, Mirtil
re la sua Dori. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 nelle sue poesie
di
più di un genere ha mostrato or la delicatezza di
ua Dori. Cristiano Felice Weiss nato nel 1726 nelle sue poesie di più
di
un genere ha mostrato or la delicatezza di Guido
26 nelle sue poesie di più di un genere ha mostrato or la delicatezza
di
Guido e dell’Albano, or il terribile di Michelang
ha mostrato or la delicatezza di Guido e dell’Albano, or il terribile
di
Michelangelo, or la piacevolezza di Teniers. Tali
do e dell’Albano, or il terribile di Michelangelo, or la piacevolezza
di
Teniers. Tali idee ci risvegliano le sue Poesie L
ue favole tragiche e comiche. Egli vedeva ugualmente gli errori tanto
di
chi contento della regolarità de’ Francesi non se
to della regolarità de’ Francesi non sentiva il gelo e la languidezza
di
una servile imitazione, quanto di chi trasportato
on sentiva il gelo e la languidezza di una servile imitazione, quanto
di
chi trasportato dall’entusiasmo di Shakespear sen
di una servile imitazione, quanto di chi trasportato dall’entusiasmo
di
Shakespear senza possederne l’ingegno, ne contraf
ruosità che le bellezze, il patetico, il sublime. Volle dunque tentar
di
accoppiare al giudizio di Cornelio il colorito e
l patetico, il sublime. Volle dunque tentar di accoppiare al giudizio
di
Cornelio il colorito e la forza dell’Inglese. Con
le, pel calore del dialogo69. Quanta energia non ha la virtù in bocca
di
Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso
n bocca di Edmond! Quanta verità non si scorge nel virtuoso carattere
di
Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual cont
o carattere di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto
di
doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! I
di Edoardo depresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri,
di
rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo
epresso dall’autorità materna! Qual contrasto di doveri, di rimorsi e
di
fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella
trasto di doveri, di rimorsi e di fiacchezza in Isabella! Il monologo
di
lei nella seconda scena dell’atto II n’esprime co
no dal trono. Ma non piacemi che nell’atto III si ripetano le istanze
di
Mortimero per la perdita del re e di Edmond e di
’atto III si ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e
di
Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina
ripetano le istanze di Mortimero per la perdita del re e di Edmond e
di
Lancastro, ed i rimorsi della regina senza gran v
i Edmond e di Lancastro, ed i rimorsi della regina senza gran varietà
di
concetti. Patetica però è la seconda scena dell’a
È da osservarsi ancora l’effetto che fa in lei l’ immagine del corpo
di
Edoardo grondante di sangue. Interessante è pur i
ra l’effetto che fa in lei l’ immagine del corpo di Edoardo grondante
di
sangue. Interessante è pur il di lei dialogo col
agine del corpo di Edoardo grondante di sangue. Interessante è pur il
di
lei dialogo col figlio. Secondo me Weiss è quello
ene scritta e ben tradotta dal Riviere in francese, Weiss si prefisse
di
correggere col ridicolo due partiti ugualmente st
ugualmente stravaganti. L’Alemagna era divisa in due schiere opposte
di
verseggiatori. L’una a forza di stentati esametri
gna era divisa in due schiere opposte di verseggiatori. L’una a forza
di
stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di
tori. L’una a forza di stentati esametri tedeschi, d’iperboli insane,
di
pensieri enimmatici, di tenebre e di gonfiezze si
tentati esametri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enimmatici,
di
tenebre e di gonfiezze si lusingava di pareggiar
tri tedeschi, d’iperboli insane, di pensieri enimmatici, di tenebre e
di
gonfiezze si lusingava di pareggiar Milton e Klop
nsane, di pensieri enimmatici, di tenebre e di gonfiezze si lusingava
di
pareggiar Milton e Klopstock: l’altra con versi r
i, radendo il suolo con freddi, snervati e bassi concetti, pretendeva
di
aver acquistata la dolcezza, la grazia e la sempl
pretendeva di aver acquistata la dolcezza, la grazia e la semplicità
di
Gessner. Weiss satireggiò i primi dipingendoli ne
nato nel 1732 in Quedlinburgo. Egli ne ha composte quattro, la Morte
di
Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia di Ar
oste quattro, la Morte di Adamo, il Salomone, il Davide, la Battaglia
di
Arminio. La prima in tre atti ha una bellezza ori
L’autore filosofo retrocedendo sino a’ tempi primitivi ha conseguito
di
rilevare i sentimenti che doveano occupare il pri
ne del suo vivere. E con un fatto sì comune, com’ è la morte naturale
di
un uomo decrepito, è giunto a destare quel terror
unto a destare quel terrore tragico, che con impotente sforzo cercano
di
eccitare i moderni scrittori di favole romanzesch
ico, che con impotente sforzo cercano di eccitare i moderni scrittori
di
favole romanzesche ed atroci. Uscì in Magdeburgo
sa in cinque atti, in cui si rappresentano gli errori e ’l pentimento
di
Salomone. Tra’ personaggi vi s’introducono Moloch
roprie de’ caratteri e de’ costumi delle nazioni sono meno universali
di
quelle che si traggono dalla natura umana. Egli n
ide, in cui leggesi una robusta descrizione della peste. La Battaglia
di
Arminio scritta parte in prosa e parte in versi p
ta parte in prosa e parte in versi per cantarsi contiene la sconfitta
di
Varo ricevuta da’ Germani condotti da Arminio. Ma
ustar le dolcezze del riposo, quando tutto ad un tratto mi è sembrato
di
trovarmi in una ripida balza. Voi mi precedevate
idi ed incerti e pareva che mi deste coraggio con qualche sguardo che
di
tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra di me
on qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate sopra
di
me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente
sopra di me. Incontinente ascolto una voce che dolcemente mi comanda
di
arrestarmi. Era la voce di mio padre . . . Misera
ascolto una voce che dolcemente mi comanda di arrestarmi. Era la voce
di
mio padre . . . Misera me! non posso dimenticarlo
detestabile è il carattere dell’empia Marwood, e rassomiglia a quello
di
Milvoud del Barnwelt Inglese; ma perchè lasciarla
è lasciarla impunita nel fine? Trovasi in generale ne’ drammi lugubri
di
Lessing invenzione, forza, patetico e giudiziosa
no del francese Belloy attribuisce i più infami tradimenti usciti dal
di
lui capo, alle famiglie più cospicue Italiane, co
famiglie più cospicue Italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina,
di
che ebbe ragione di riprenderlo anche il chiar. B
e Italiane, come la Gonzaga, l’Appiana, l’Orsina, di che ebbe ragione
di
riprenderlo anche il chiar. Bettinelli. L’ab. And
la composizione del Lessing70 ha ripresa l’Emilia Gallotti come piena
di
bassezze e di assurdità, afferma poi senza esitar
e del Lessing70 ha ripresa l’Emilia Gallotti come piena di bassezze e
di
assurdità, afferma poi senza esitare che Lessing
gici nazionali. Ma se questo valentuomo rifletterà alla malagevolezza
di
riuscire in un piano grande che interessi le nazi
nde che interessi le nazioni più che le famiglie private, ed a quella
di
essere eloquente in versi e nel genere drammatico
re drammatico senza alterarne la natura, egli attenderà che un autore
di
buone tragedie urbane riesca del pari nelle reali
a ha ben colorita la malvagità de’ dissoluti ridotta a sistema, vizio
di
moda degno di essere schernito e corretto. Combat
ita la malvagità de’ dissoluti ridotta a sistema, vizio di moda degno
di
essere schernito e corretto. Combatte nella secon
e schernito e corretto. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare
di
supporre incapace di virtù morali chi ha la disgr
o. Combatte nella seconda il pregiudizio volgare di supporre incapace
di
virtù morali chi ha la disgrazia di esser privo d
izio volgare di supporre incapace di virtù morali chi ha la disgrazia
di
esser privo del vero lume rivelato, ed all’oppost
grazia di esser privo del vero lume rivelato, ed all’opposto incapace
di
vizj chiunque nasce ne’ paesi che ne sono rischia
, e in generale più comica. Singolarmente si ammira in essa il tratto
di
generosità di Filto che vuol perdere per qualche
e più comica. Singolarmente si ammira in essa il tratto di generosità
di
Filto che vuol perdere per qualche tempo piuttost
perdere per qualche tempo piuttosto la stima in apparenza che mancare
di
fedeltà all’amico. L’idea poi della scena di Raps
in apparenza che mancare di fedeltà all’amico. L’idea poi della scena
di
Raps e Anselmo è quasi degna del pennello di Moli
. L’idea poi della scena di Raps e Anselmo è quasi degna del pennello
di
Moliere. Giovanni Guglielmo di Gerstenberg nato n
s e Anselmo è quasi degna del pennello di Moliere. Giovanni Guglielmo
di
Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore de
ielmo di Gerstenberg nato nel 1737 a Tundern, imitatore della maniera
di
Ossian nelle sue Poesie di uno Scaldo, ha dato al
el 1737 a Tundern, imitatore della maniera di Ossian nelle sue Poesie
di
uno Scaldo, ha dato al teatro tedesco l’Ugolino t
agicommedia in prosa in cinque atti, e la Locanda commedia rattoppata
di
ritagli della Scozzese e del Beverley. Due traged
to Inglese si coronarono non ha molti anni in Amburgo, cioè i Gemelli
di
Klinker, e ’l Giulio di Taranto di Leusewitz, nel
non ha molti anni in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker, e ’l Giulio
di
Taranto di Leusewitz, nella quale si notano molte
ti anni in Amburgo, cioè i Gemelli di Klinker, e ’l Giulio di Taranto
di
Leusewitz, nella quale si notano molte bassezze e
quale però si pretende che non abbia secondato il disegno dell’autore
di
produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con
ell’autore di produrre una tragedia tedesca da paragonarsi con alcuna
di
Racine, cosa che sembrava tanto difficile al Wiel
o al naturale i costumi e le ridicolezze della nazione, fe dire al re
di
Prussia Federigo II che i Tedeschi sono più felic
onde commedia scritta in prosa francese in tre atti pubblicata tralle
di
lui opere postume sotto il nome di M. Satirico, e
cese in tre atti pubblicata tralle di lui opere postume sotto il nome
di
M. Satirico, e fatta, com’ egli disse, per recita
e fatta, com’ egli disse, per recitarsi incognito. L’oggetto morale è
di
mostrare l’importanza dell’educazione della giove
ell’educazione della gioventù; e la satira vi lancia i suoi strali su
di
coloro che per falsi principj la corrompono. Vi s
i coloro che per falsi principj la corrompono. Vi si motteggia contro
di
un falso analista e metafisico che tiene stipendi
tici dello stato all’ignoranza dell’ algebra. Di più vi si dipinge un
di
lui figliuolo che dall’università degli studj ha
mate. Ma l’azione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse,
di
vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il ba
ione, benchè condotta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità,
di
forza comica e di delicatezza. Il barone di Gemmi
tta con regolarità, manca d’interesse, di vivacità, di forza comica e
di
delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto i
d’interesse, di vivacità, di forza comica e di delicatezza. Il barone
di
Gemmingen ha composto il Padre di famiglia Tedesc
comica e di delicatezza. Il barone di Gemmingen ha composto il Padre
di
famiglia Tedesco, che si trova nella collezione d
utore si prefisse la più bella azione che possa onorare un buon padre
di
famiglia per farlo trionfare utilmente sulla scen
lla propria nobiltà, il figliuolo a mantener la fede ad una fanciulla
di
condizione inferiore, ch’ egli avea renduta fecon
in Francfort sul Meno, oltre ad alcune favole comiche in prosa sparse
di
versi per cantarsi, ha composto una tragedia patr
omposto una tragedia patriotica che chiamò spettacolo, intitolata Göz
di
Berlichingen, notabile per la lunghezza equivalen
ttori che passano i trenta, e per le assurdità non inferiori a quelle
di
Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino co
uelle di Shakespear. Non pertanto si accolse in Berlino con trasporto
di
piacere, e con quegli applausi che nelle società
, e con quegli applausi che nelle società che conservano qualche idea
di
libertà spirante, tributerà sempre il patriotismo
lla musica italiana. Chi può ignorare la celebrità de’ famosi maestri
di
musica nazionale vocale, il rinomato Hendel, il c
ndel, il chiaro Hass detto il Sassone alunno insigne de’ conservatorj
di
Napoli, il patetico ed armonico Back, l’impareggi
ico ed armonico Back, l’impareggiabile Gluck onorato alcuni anni sono
di
una statua in Parigi71? Quanto a’ poeti melodramm
mitologica rifiutata dall’Italia. Federigo Augusto Werthy del ducato
di
Wirtemberg nato nel 1748 ha composto due opere mu
posto anche Giovanna Grais tragedia, produsse la Rosamunda, la Scelta
di
Ercole, l’ Aurora, l’Alceste drammi musicali alla
ntani questi ed altri freddi monodrammisti dal Pigmalione che cercano
di
copiare senza ingegno! Ma l’augusta Maria Anna Wa
he cercano di copiare senza ingegno! Ma l’augusta Maria Anna Walburga
di
Baviera elettrice di Sassonia discordando da’ naz
senza ingegno! Ma l’augusta Maria Anna Walburga di Baviera elettrice
di
Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il mel
di Sassonia discordando da’ nazionali coltivò il melodramma istorico
di
Zeno e di Metastasio, ed ella stessa l’animò coll
ia discordando da’ nazionali coltivò il melodramma istorico di Zeno e
di
Metastasio, ed ella stessa l’animò colla musica,
el Trionfo della fedeltà pastorale. Può anche contarsi per una specie
di
pregio dell’Alemagna l’aver contribuito al risorg
sorgimento dell’arte pantomimica con intere favole. Hilverding nativo
di
Vienna pose in iscena varj balli di azioni compiu
intere favole. Hilverding nativo di Vienna pose in iscena varj balli
di
azioni compiute, ed ebbe in ciò un abile seguace
, sì dedito in questo secolo a coltivare la poesia teatrale, dee fuor
di
dubbio aver teatri materiali per numero e per mag
teatri materiali per numero e per magnificenza conveniente al lustro
di
ciascuna città. Essi tutti sono costruiti alla fo
una città. Essi tutti sono costruiti alla foggia moderna a più ordini
di
palchetti e con una platea di forma per lo più ov
truiti alla foggia moderna a più ordini di palchetti e con una platea
di
forma per lo più ovale. Il teatro della corte di
tti e con una platea di forma per lo più ovale. Il teatro della corte
di
Vienna che sin dal passato secolo fu addetto all’
decorazioni e per gli balli. Il ridotto del giuoco fatto nel recinto
di
quest’edifizio comunica col teatro. Le rappresent
zioni tedesche si fanno in Vienna in un altro teatro ancor più grande
di
quello di corte. I teatri dell’opera e della comm
sche si fanno in Vienna in un altro teatro ancor più grande di quello
di
corte. I teatri dell’opera e della commedia nazio
de di quello di corte. I teatri dell’opera e della commedia nazionale
di
Praga superano in grandezza quelli di Vienna, e t
pera e della commedia nazionale di Praga superano in grandezza quelli
di
Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. M
superano in grandezza quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro
di
Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di M
za quelli di Vienna, e tutti poi cedono al teatro di Dresda. Meritano
di
mentovarsi anco i teatri di Monaco e di Amburgo.
poi cedono al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri
di
Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell
al teatro di Dresda. Meritano di mentovarsi anco i teatri di Monaco e
di
Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera di Be
o i teatri di Monaco e di Amburgo. La sala ossia il teatro dell’opera
di
Berlino fu fatto costruire dal gran Federigo II,
ino fu fatto costruire dal gran Federigo II, e si reputa il più bello
di
tutto il settentrione, ed è il solo che può gareg
tentrione, ed è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli
di
Torino e di Napoli. Il re quasi appena asceso al
d è il solo che può gareggiare in qualche modo con quelli di Torino e
di
Napoli. Il re quasi appena asceso al trono tra i
agnia de’ balli da Parigi. La prima opera che vi si rappresentò nel 1
di
dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica di G
si rappresentò nel 1 di dicembre del 1742, fu Cleopatra colla musica
di
Graun. Una delle opere assai riuscite in Berlino
ica di Graun. Una delle opere assai riuscite in Berlino fu l’Ifigenia
di
cui fa menzione l’Algarotti. In Potsdam eravi un
ma un padre trincato che per tal mezzo dà opportunità alle figliuole
di
scroccare. 67. Nel Giornale straniero al mese di
nità alle figliuole di scroccare. 67. Nel Giornale straniero al mese
di
aprile del 1762 si trova il Diffidente tradotto d
68. Se ne vegga la traduzione inserita nel tomo I del Teatro Tedesco
di
Huber e Lieubault. 69. V. il Giornale straniero
o Tedesco di Huber e Lieubault. 69. V. il Giornale straniero al mese
di
maggio del 1760. 70. Federigo II il Grande dicev
raniero al mese di maggio del 1760. 70. Federigo II il Grande diceva
di
Lessing: io lo stimerei, se non avesse composto E
se non avesse composto Emilia Gallotti. 71. In Italia a qual maestro
di
musica eccellente si è fatto altrettanto? Se n’er
questo cielo senza premj ed incoraggimenti brillanti, senza le statue
di
Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza g
ncoraggimenti brillanti, senza le statue di Parigi, senza le pensioni
di
Pietroburgo, senza gli onori di Londra, senza . .
e statue di Parigi, senza le pensioni di Pietroburgo, senza gli onori
di
Londra, senza . . . anzi . . .
n interesse più generale si comunichi a’ circostanti: e che vada così
di
mano in mano continuando a prender forma, finchè
ue una festa, un sacrifizio e un convito rinnovato ogni anno in tempo
di
vendemmia, nel quale la licenza del tripudio e l’
se conteneva la gran pianta della poesia drammatica, la quale vedremo
di
quì a poco ingombrar tant’aria e spandere per tut
eano naturalmente partorir sazietà e svegliare in alcuno un desiderio
di
rianimargli con qualche novità. Così in fatti avv
ualche novità. Così in fatti avvenne. Vi è chi attribuisce ad Epigene
di
Sicione il pensamento d’interporvi altri racconti
per rendere la festa più varia o per dar tempo a’ saltatori e cantori
di
prender fiato41. I primi cori contenevano le sole
i e cantori di prender fiato41. I primi cori contenevano le sole lodi
di
Bacco, e gli episodj parlavano di tutt’altro. Il
primi cori contenevano le sole lodi di Bacco, e gli episodj parlavano
di
tutt’altro. Il popolo se ne avvide, e mormorò del
, e la società avanza nella coltura. Chi adunque arzigogolando sdegna
di
riconoscere da tali principj la tragedia e la com
la tragedia e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria
di
novità e di apparente importanza a’ proprj scritt
e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e
di
apparente importanza a’ proprj scritti, e formar
intamente tragedia e commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta
di
tragico talvolta di comico poeta. Apollofane da S
commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico talvolta
di
comico poeta. Apollofane da Suida vien detto anti
ci. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole
di
un tal Cantaro, cui dà il nome di poeta comico. I
Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro, cui dà il nome
di
poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico
detto comico da Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e la Baccante
di
questo drammatico come favole tragiche. Corsero i
Corsero intorno a mille anni dal tempo, in cui resse Minos lo scettro
di
Creta, alla venuta di Tespi, ed in tal periodo mo
e anni dal tempo, in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta
di
Tespi, ed in tal periodo moltissimi Poeti coltiva
ivarono in Atene la tragedia, spiegando tutto il patrio veleno contro
di
quel re che dipinsero come ingiusto e crudele, pe
de’ giovani da esporsi al Minotauro in vendetta dell’ucciso Androgeo
di
lui figliuolo43. Ma il genere tragico sino all’ol
ade LX o LXI non si vide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo
di
Solone provveduto di competente gusto e discernim
ide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo di Solone provveduto
di
competente gusto e discernimento gli separò; e pe
eceduto (Nota III). I Giovani sacri, il Forbante, il Penteo sono nomi
di
alcune favole Tespiane. Appartiene a Tespi questo
ogni mescolanza comica, nel passare nell’ olimpiade LXVII nelle mani
di
Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria d
ca, nel passare nell’ olimpiade LXVII nelle mani di Frinico discepolo
di
Tespi, di parte accessoria del coro divennero cor
ssare nell’ olimpiade LXVII nelle mani di Frinico discepolo di Tespi,
di
parte accessoria del coro divennero corpo princip
ole ed affetti, e formarono uno spettacolo si dilettevole, che meritò
di
essere introdotto in Atene. Cherilo l’Ateniese ch
nell’ olimpiade LXIV, avea trovata la maschera ed abolita la feccia,
di
cui prima tingevansi gli attori46, e Frinico acco
si gli attori46, e Frinico accomodò quest’invenzione anche alle parti
di
donne. Se abbiasi riguardo allo stato della dramm
alle parti di donne. Se abbiasi riguardo allo stato della drammatica
di
quel tempo, Frinico merita l’ammirazione de’ post
ammirazione de’ posteri. In una tragedia pose alcuni versi così pieni
di
robustezza, di energia e di arte militare, e gli
posteri. In una tragedia pose alcuni versi così pieni di robustezza,
di
energia e di arte militare, e gli rappresentò con
una tragedia pose alcuni versi così pieni di robustezza, di energia e
di
arte militare, e gli rappresentò con tanto brio c
militare, e gli rappresentò con tanto brio che scosse gli spettatori
di
un modo che nel medesimo teatro fu creato capitan
tanto solidamente favellare delle operazioni belliche, era ben degno
di
comandare alle squadre per vantaggio della patria
o della patria47. Frinico inventò ancora il tetrametro. Le favole che
di
lui si citano, sono: Pleuronia, gli Egizi, Atteon
Atteone, Alcestide, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo
di
Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Sui
e, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o
di
Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di
Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o
di
Corocle, secondo Suida, e fu padre di un altro po
lo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre
di
un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmon
di un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione
di
Mileto, di cui parla Eliano stesso48, appartiene
poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione di Mileto,
di
cui parla Eliano stesso48, appartiene a un altro
di cui parla Eliano stesso48, appartiene a un altro Frinico figliuolo
di
Melanta, il quale per tal tragedia fu punito dagl
nta, il quale per tal tragedia fu punito dagli Ateniesi con una multa
di
mille dramme. Questo Frinico di Melanta fu il poe
u punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. Questo Frinico
di
Melanta fu il poeta che rappresentando la mentova
proseguire, ed il popolo lo fe ritirare dalla scena49. II. Teatro
di
Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tr
. Teatro di Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre uomini
di
talento, ognuno de’ quali sorpassò il predecessor
il predecessore e diede nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo
di
più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a q
e nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo
di
essi l’avrebbe condotta a quel grado di perfezion
e passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel grado
di
perfezione, in cui le arti, come ben dice Aristot
e Aristotile, si posano ed hanno la loro natura. Eschilo il settatore
di
Pitagora sopravviene in un punto sì favorevole, c
norato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e
di
padre della tragedia. Come poeta eccellente seppe
e altri tragici del suo tempo montavano su tavolati non solo sforniti
di
quanto può contribuire all’illusione, ma così mal
ce ad esse calzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera
di
Cherilo e di Frinico. Volle innoltre egli stesso
lzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera di Cherilo e
di
Frinico. Volle innoltre egli stesso e comporre la
ini. Secondò parimente molto meglio il pensiero de’ suoi predecessori
di
scemare il numero degl’ individui del coro musico
scerne quello degli attori degli episodj; e con questa seconda classe
di
rappresentatori rendè l’azione vie più viva e var
ma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari
di
poeta, di musico, di attore e di direttore. Setta
ti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta,
di
musico, di attore e di direttore. Settanta, o com
farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico,
di
attore e di direttore. Settanta, o come altri vuo
are ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e
di
direttore. Settanta, o come altri vuole, novanta,
e intorno a trenta volte. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna
di
Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stil
intitolano Prometeo al Caucaso, le Supplici, i Sette Capi all’assedio
di
Tebe, Agamennone, le Coefore, l’Eumenidi, e i Per
larne qualche difetto. Traluce nel Prometeo l’elevazione dell’ingegno
di
Eschilo, e l’energia de’ suoi concetti mista si v
rsonaggi allegorici, come la Forza e la Violenza. Vulcano per comando
di
Giove annoda Prometeo al Caucaso con catene indis
uomini punito. Io ardisco per saggio recare in Italiano il principio
di
esse per coloro che non amano le latine letterali
se per coloro che non amano le latine letterali traduzioni e soffrono
di
vederne qualche squarcio comunque da me espresso:
non si vince il fato, E alla necessità nulla contrasta. Un coro
di
Ninfe dell’Oceano viene a consolarlo, colle quali
ometeo in buon grado le parole dell’amico, e dopo aver seco favellato
di
altri rigori da Giove usati con Atlante e con Tif
ione del nuovo regnante. Favella poi col coro dei diversi ritrovati e
di
tante arti insegnate agli uomini, i quali prima p
li errori della misera Io trasformata in giovenca accresce il terrore
di
questa favola; e benchè vi sia introdotta senza m
e Senza speme e consiglio il piè mi trasse? .... Ma l’usato furor
di
nuovo annebbia La mia ragione, e mi trasporta,
asporta, e punge! ... Sento già risuonar le note avene; 51 Sorger
di
nuovo, oimè! veggio dall’orco Argo severo, e co
forza Dove mi spinge mai! Giove, e qual colpa Sì in me punisci, e
di
terrore ignoto L’alma riempi, ed a vagar mi sfo
forzi? Ah per pietà m’incenerisci, o il suolo S’apra e m’ingoi, o
di
marini mostri Esca infelice in mezzo al mar mi
cipitosamente sen fugge. Mentre Prometeo affretta co i voti la venuta
di
un successore di Giove, ch’egli crede di preveder
fugge. Mentre Prometeo affretta co i voti la venuta di un successore
di
Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Me
affretta co i voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede
di
prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da
edere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove
di
più atroci pene, se non palesa questo nuovo succe
in Prometeo una grandezza d’animo che nelle disgrazie lo rende degno
di
rispetto. Non si piega ai comandi, non si avvilis
de la Vilade, de’ quali per altro abbonda ogni nazione. Mercurio dopo
di
avere pregato invano, spiega tutta la serie de’ n
avere pregato invano, spiega tutta la serie de’ nuovi imminenti mali
di
Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di t
nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti
di
terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ mon
sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del
di
lui cuore, apportano terrore agli spettatori e qu
pratica osservazione nel prescrivere che il protagonista debba essere
di
una bontà mediocre mista a debolezze ed errori, n
on senno che ci porta ad ammirare giustamente il bellissimo carattere
di
Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri an
a ad ammirare giustamente il bellissimo carattere di Prometeo, quello
di
Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime trage
mo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora
di
ottime tragedie moderne (Nota V). Nella condotta
alla città, venendo discacciato l’araldo dell’ armata Egiziana nemica
di
queste principesse. Quest’araldo ne prende una pe
esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro
di
persone reali; ma per giudicarne drittamente biso
antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici
di
Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la
a diletto ed invita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena
di
bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni
vita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti,
di
movimenti militari, di sospensioni maravigliose,
giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari,
di
sospensioni maravigliose, fatta in somma per pres
ioni maravigliose, fatta in somma per presentare uno spettacolo degno
di
ogni attenzione. Longino ottimo giudice ne cita u
dursi: Sette Guerrier spietatamente audaci Stan presso a un’ ara
di
gramaglie cinta In atto minacciosi e con orrend
gonsi nel sangue Fumante ancor d’un moribondo toro. Sommo impeto
di
vigorosa eloquenza scorgesi nel coro del medesimo
esi nel coro del medesimo atto primo, e la dipintura vivace del sacco
di
una città presa per assalto si legge con gran pia
poichè si è sciolto l’assedio per l’ esito funesto del combattimento
di
Eteocle e Polinice. La tragedia Agamennone fu cor
igero nelle loro Poetiche ne osservano la manifesta inverisimiglianza
di
vedervisi a un tempo stesso Agamennone ucciso e s
ne ucciso e sepolto. Si può notare eziandio che o la rappresentazione
di
questa tragedia dee durare alcuni giorni, o, come
tanze del tempo. E la ragione si è perchè la guardia posta sulla cima
di
una torre a veder se risplenda la fiamma che dee
posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee
di
montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire l
che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta
di
Agamennone, vede appena il fuoco e ne porta la no
ra, che giugne il marito quasi nel medesimo punto. Noi ci contentiamo
di
osservare che quantunque l’azione sembri languire
ove si veggono le passioni condotte al più alto punto. L’esclamazioni
di
Cassandra tutte piene di enimmi enfatici e d’imma
i condotte al più alto punto. L’esclamazioni di Cassandra tutte piene
di
enimmi enfatici e d’immagini inimitabili manifest
gini inimitabili manifestano la robustezza dello stile e dell’ingegno
di
Eschilo. Le Coefore, ovvero Donne che portano le
ore, ovvero Donne che portano le libazioni, rappresentano la vendetta
di
Agamennone presa da’ suoi figliuoli, argomento po
ell’atto I difficilmente può passare in altra lingua. La riconoscenza
di
Elettra e del fratello si fa nel II per mezzo de’
a e delle vestigia impresse nel suolo simili a quelle della sorella e
di
un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Ore
quelle della sorella e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza
di
Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua
di Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua Elettra si burla
di
simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per
fatti non si prenderà mai per modello delle agnizioni teatrali questa
di
Eschilo sfornita di verisimiglianza. Ma egli poi
à mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita
di
verisimiglianza. Ma egli poi mostra molto giudizi
ste rifletta sull’impresa a cui si accinge: che si lagni dell’oracolo
di
Apollo onde è minacciato de’ più crudeli supplicj
deli supplicj, se lascia invendicato il padre: che s’intenerisca alla
di
lui rimembranza: che si mostri ancora sensibile a
n certo modo sopportabile il gran parricidio che è per commettere. Nè
di
ciò pago il savio poeta, in una lunga scena di El
e è per commettere. Nè di ciò pago il savio poeta, in una lunga scena
di
Elettra e del coro con Oreste, fa che questi appa
ssipando col sovvenirsi delle terribili circostanze dell’ammazzamento
di
Agamennone, alle quali fremendo dice che darà la
spensabili per disporre l’uditorio ad uno spettacolo oltremodo atroce
di
un figlio che si bagna del sangue di una madre. S
uno spettacolo oltremodo atroce di un figlio che si bagna del sangue
di
una madre. Segue nell’atto IV l’uccisione di Egis
che si bagna del sangue di una madre. Segue nell’atto IV l’uccisione
di
Egisto, ed il pianto che sparge Clitennestra per
isto, ed il pianto che sparge Clitennestra per quest’usurpatore serve
di
cote al furor di Oreste e lo determina ad uccider
o che sparge Clitennestra per quest’usurpatore serve di cote al furor
di
Oreste e lo determina ad ucciderla. Nel V il poet
gran maestro, facendo vedere benchè in abbozzo l’ infelice situazione
di
Oreste che trasportato da’ rimorsi va perdendo la
perseguitato dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore
di
Apollo e di Minerva e per la sentenza dell’Areopa
o dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore di Apollo e
di
Minerva e per la sentenza dell’Areopago, è l’argo
ili modi e grida entrarono nella scena, che tutto il popolo si riempì
di
terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciul
i riempì di terrore, ed è fama che vi morisse qualche fanciullo e più
di
una donna incinta vi si sconciasse. Eschilo in qu
ole del verisimile, facendo passare una parte dell’ azione nel tempio
di
Apollo in Delfo e un’ altra in Atene. Si vuol not
idi fatta dalla sacerdotessa, l’inno magico infernale pieno del fuoco
di
Eschilo cantato dal coro dell’atto III per aver t
to dal coro dell’atto III per aver trovato Oreste, ed il giudizio del
di
lui delitto fatto nel V coll’ intervento di Miner
reste, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel V coll’ intervento
di
Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo a
fatto nel V coll’ intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti,
di
Apollo avvocato del reo, e delle Furie accusatric
e i Persi, tragedia data da Eschilo otto anni dopo la famosa giornata
di
Salamina sotto l’Arconte Menon, è fondata sulla s
i Salamina sotto l’Arconte Menon, è fondata sulla spedizione infelice
di
Serse nella Grecia, argomento prima di Eschilo tr
data sulla spedizione infelice di Serse nella Grecia, argomento prima
di
Eschilo trattato da Frinico. La condotta n’è così
gero ne censurò54 la soverchia semplicità, nè le diede altro nome che
di
semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso
onto della perdita della battaglia nell’atto II bellamente interrotto
di
quando in quando dalle querele del coro de’ vecch
ndo dalle querele del coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze
di
questo dramma. L’atto IV, in cui comparisce l’Omb
delle bellezze di questo dramma. L’atto IV, in cui comparisce l’Ombra
di
Dario, è veramente un capo d’opera, con tanto sen
eramente un capo d’opera, con tanto senno vi contrasta coll’ambizione
di
Serse il governo di Dario divenuto pacifico, la p
pera, con tanto senno vi contrasta coll’ambizione di Serse il governo
di
Dario divenuto pacifico, la prudenza del vecchio
vanità del giovane regnante; e con tale delicatezza mettonsi in bocca
di
sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di
a mettonsi in bocca di sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta
di
Serse nel V atto aumenta la dolorosa situazione d
nuta di Serse nel V atto aumenta la dolorosa situazione del Consiglio
di
Persia. Queste bellezze che sfuggono alla pedante
voglia impadronirsi della grande arte d’interessare e in conseguenza
di
commuovere e piacere (Nota VI). Discordi pure da
elitto il dipartirmene per seguire l’affetto che m’inspira la lettura
di
questa favola. Io non mi sono punto proposto in q
ettura di questa favola. Io non mi sono punto proposto in quest’opera
di
copiar ciecamente gli altrui giudizj (che sarebbe
altrui giudizj (che sarebbe un’ infruttuosa improba fatica), ma bensì
di
comunicare co’ miei leggitori l’effetto che in me
iche e le moderne produzioni drammatiche. Noi siamo persuasi che dopo
di
essersi la mente preparata co’ saldi invariabili
addita le bellezze. Dopo queste succinte notizie delle sette tragedie
di
Eschilo, non c’ incresca di ascoltare ciò che all
ste succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’ incresca
di
ascoltare ciò che alla solita sua maniera ne dice
terpretare i tragici Greci. Altro per lui non sono che feste teatrali
di
ballo serio preparate da alcune poetiche declamaz
del Signor Mattei tutte le idee naturali scompigliate per lo prurito
di
dir cose nuove che al fine si risolvono in nulla.
nuove che al fine si risolvono in nulla. Se poi non le conosce, sulle
di
lui parole ne concepirà una immagine tutta aliena
declamazioni in Eschilo preparassero un ballo serio, come i discorsi
di
Tancia e Lisinga in Metastasio introducono al bal
tastasio introducono al ballo Cinese. Che vuol dir mai festa teatrale
di
ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come
o Cinese. Che vuol dir mai festa teatrale di ballo serio? Le tragedie
di
Eschilo furono, come quelle di Sofocle e di Eurip
a teatrale di ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come quelle
di
Sofocle e di Euripide, vere azioni drammatiche er
ballo serio? Le tragedie di Eschilo furono, come quelle di Sofocle e
di
Euripide, vere azioni drammatiche eroiche accompa
arsi trall’uno e gli altri, se non quella che si scorge ne’ caratteri
di
diversi artefici che lavorano in un medesimo gene
i crede, che allora la tragedia era una danza animata dall’intervento
di
questi genj mali e buoni piuttosto che una vera a
eri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni
di
Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della mu
ci, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva,
di
Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore
ofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco,
di
Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride,
nerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride,
di
una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di graz
o, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia,
di
un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai
rasportato una volta dal proprio entusiasmo cantò alcuni versi notati
di
manifesta empietà, ed il governo che vigila per l
gione e per li costumi, condannò alla morte l’ardito poeta. Ma Aminia
di
lui minor fratello, che nella pugna di Salamina a
orte l’ardito poeta. Ma Aminia di lui minor fratello, che nella pugna
di
Salamina avea perduta una mano, alzando il mantel
ottenne il perdono. Per questo rigore usato seco Eschilo si disgustò
di
Arene sua patria, tanto più quanto cominciarono a
ocle. La prima volta che questo nuovo tragico, contando anni ventotto
di
età, produsse un suo componimento e trionfo di Es
contando anni ventotto di età, produsse un suo componimento e trionfo
di
Eschilo già vecchio, fu nel celebrarsi la solenni
lebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione delle ossa
di
Teseo, nella quale Cimone nominò i giudici scegli
e ossa di Teseo, nella quale Cimone nominò i giudici scegliendone uno
di
ogni tribù (Nota VII). Or qual colpo per un veter
nti trionfi poetici da lui riportati al vedersi vinto al primo saggio
di
questo novizio soldato! Egli prese il partito di
into al primo saggio di questo novizio soldato! Egli prese il partito
di
allontanarsi volontariamente da Atene, e si ritir
o Plutarco56 fu sotterrato presso Gela. O servisi però che la contesa
di
questi due gran tragici avvenne negli ultimi anni
do anno dell’olimpiade LXXVIII57. Adunque Eschilo che secondo i marmi
di
Arondel morì nel primo anno dell’olimpiade LXXXI,
dodici anni. Vuolsi in oltre che quando Eschilo si ritirò alla corte
di
Jerone, trovasse questo re occupato in riedificar
di Jerone, trovasse questo re occupato in riedificare l’antica città
di
Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome d
are l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome
di
Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento p
ittà di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su
di
essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la
i essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la nuova edificazione
di
tal città, ove Jerone invitò ancora de’ nuovi abi
l fratello Aminia, e trovò allora Jerone occupato nella ristaurazione
di
Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofo
pato nella ristaurazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria
di
Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì l
vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì la morte
di
quel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre
uel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre anni dopo la vittoria
di
Sofocle, il che non può conciliarsi coll’ epoca d
la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’ epoca della
di
lui morte, che seguì nell’ultimo anno dell’olimpi
ltimo anno dell’olimpiade LXXX, o nel primo della LXXXI, essendo egli
di
anni sessantanove59. Ma il sommo credito che anda
he andava Sofocle acquistando, non nocque gran fatto alla riputazione
di
Eschilo. Gli Ateniesi diedero pubblici attestati
li Ateniesi diedero pubblici attestati della stima che facevano delle
di
lui tragedie, avendo decretato60 che si rappresen
ui tragedie, avendo decretato60 che si rappresentassero anche dopo la
di
lui morte, onore ad altri non compartito, pel qua
a con lui. In fatti alcuni tragici che si dedicarono a ritoccarne più
di
una, ne riportarono più volte la corona teatrale.
di una, ne riportarono più volte la corona teatrale. Euforione figlio
di
Eschilo, oltre ad alcune tragedie da lui composte
cune favole del Padre, alle quali diede novella forma. III. Teatro
di
Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle fav
III. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole
di
Eschilo non sempre animata da quella interessante
ella interessante vivacità che può renderla accetta, qualche reliquia
di
rozzezza nella decorazione e la scarsezza di moto
ccetta, qualche reliquia di rozzezza nella decorazione e la scarsezza
di
moto, additavano a Sofocle una corona tragica non
gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’ altra specie
di
attori, volle separar dal coro una terza classe d
o un’ altra specie di attori, volle separar dal coro una terza classe
di
cantori e ballerini per aggregarla ai semplici de
per mettere alla vista il luogo dell’azione. Ebbe ancora l’accortezza
di
scerre argomenti adattati al talento e alla dispo
alento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza
di
voce non potè rappresentare, come facevano gli al
ciole stese Sofocle le sue osservazioni per far risplendere l’abilità
di
ciascuno; e perchè si vedessero in teatro brillar
i studj, divengono gli esemplari de’ più pellegrini ingegni. Lo stile
di
Sofocle è talmente sublime, magnifico e degno del
co e degno della tragedia, che per caratterizzare la maestosa gravità
di
tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al cot
à di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto
di
Sofocleo (Nota VIII). Tale è poi l’aggiustatezza
ispezialità le tre seguenti bellissime scene: la situazione patetica
di
Ajace rivenuto dal suo furore col figliuolo Euris
e e colla sposa Tecmessa; la pittura naturalissima della disperazione
di
Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che pr
si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta
di
Teucro, ed il dolore di Tecmessa e del coro allo
co quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro, ed il dolore
di
Tecmessa e del coro allo spettacolo di Ajace ucci
venuta di Teucro, ed il dolore di Tecmessa e del coro allo spettacolo
di
Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta
ga la natura ritratta da un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia
di
gran pennelli, che sappiano mettere in opera i be
i della natura agli antichi sì famigliari! Or perchè mai trascurarono
di
osservare simili scene ricche di bellezze inimita
migliari! Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche
di
bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed
transalpini falsi belli-spiriti la-Mothe, d’Argens, Perrault, in vece
di
perdersi a censurarne ogni minimo neo nello scene
e grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica
di
que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritr
ttuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero
di
ritrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici
iurie l’uno contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi
di
Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or
contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo,
di
Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i
scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche
di
Cassandro. Or quello che i Greci profferivano ne’
si del destino della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico
di
Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di
o della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e
di
Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare da
ino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio
di
giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi
i dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi
di
quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiar
seo ed Agamennone. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa
di
Menelao e poi di Agamennone con Teucro, e spezial
. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi
di
Agamennone con Teucro, e spezialmente in quella d
a di Menelao e poi di Agamennone con Teucro, e spezialmente in quella
di
Ulisse, tante villanie obbrobriose quante nel Par
Paragone della Poesia Tragica ne rimprovera a Sofocle il Conte Pietro
di
Calepio critico per altro assai saggio. In tutta
e Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena
di
Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli rip
alepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e
di
Teucro trovo soltanto che quegli riprende nell’al
ltanto che quegli riprende nell’altro la soverchia baldanza, e questi
di
rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli
ende nell’altro la soverchia baldanza, e questi di rimbalzo lo taccia
di
stoltezza; or dove sono gli obbrobrj esagerati? P
cena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato per la resistenza
di
Teucro gli rinfaccia di aver egli, che pur non è
sti come re de’ re irritato per la resistenza di Teucro gli rinfaccia
di
aver egli, che pur non è che un figlio di una cat
nza di Teucro gli rinfaccia di aver egli, che pur non è che un figlio
di
una cattiva, σέ . . . . τὸν έκ της αιχμαλώτιδος,
rare agli ordini de’ supremi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro
di
stirpe. Teucro mostra di esser nato di Telamone e
emi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra
di
esser nato di Telamone e di una Regina, e si mara
Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra di esser nato
di
Telamone e di una Regina, e si maraviglia come a
servo e barbaro di stirpe. Teucro mostra di esser nato di Telamone e
di
una Regina, e si maraviglia come a lui favelli a
elli a quel modo Agamennone nipote del barbaro e Frigio Pelope figlio
di
Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa c
rbaro e Frigio Pelope figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e
di
Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva U
e di Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva Ulisse, e cerca
di
placare Agamennone; nè in questa ultima scena tro
e poesie barbabaro, stolto, insano, vile, mostro, tralcio illegittimo
di
tronco oscuro ecc. ecc.; nè Corneille, Crebillon,
medesime cose in Sofocle?62. Si rappresenta nelle Trachinie la morte
di
Ercole avvenuta per lo dono funesto di Dejanira,
senta nelle Trachinie la morte di Ercole avvenuta per lo dono funesto
di
Dejanira, nella quale con tutta verità e delicate
a quale con tutta verità e delicatezza si vede delineato il carattere
di
una moglie tenera e gelosa. Nell’atto quarto Ilo
rale che egli avesse due volte valicato in tempo sì corto uno stretto
di
sessanta miglia italiane interposte da Ceneo a Tr
ile per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nell’oscurità
di
tanti secoli? Sommamente patetico in quest’atto è
stati da Antigone al fratello Polinice mal grado del vigoroso divieto
di
Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle
ed Ismene, che disprezzando a competenza la morte accusano se stesse
di
aver trasgredita la legge. Questo contrasto tener
esto contrasto tenero e generoso imitò il gran Torquato nell’episodio
di
Olindo e Sofronia, e l’immortale Metastasio lo ra
e Sofronia, e l’immortale Metastasio lo ravvivò con tutto il patetico
di
una passione grande e lo rendè più interessante n
figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Euridice
di
lui madre che ne intende il racconto, istupidita
o applauso ben trentadue volte, fe decorare l’autore colla prefettura
di
Samo (Nota IX). Dove si conosce il pregio dell’ a
lei, i Newton64. L’Elettra contiene lo stesso argomento delle Coefore
di
Eschilo maneggiato con e sattezza maggiore. L’int
termezzo, ossia canto del coro dell’atto II, è congiunto alle querele
di
Elettra. La riconoscenza molto tenera fassi con p
Elettra. La riconoscenza molto tenera fassi con più verisimilitudine
di
quello che avviene nella tragedia del predecessor
dine di quello che avviene nella tragedia del predecessore, per mezzo
di
un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in
o che avviene nella tragedia del predecessore, per mezzo di un anello
di
Agamennone. Il dolore di Elettra in tutta l’azion
dia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore
di
Elettra in tutta l’azione si trova espresso a mar
re di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a maraviglia, ed il
di
lei carattere ottimamente scolpito spicca con isp
poi in cui Elettra piagne la morte del fratello tenendo l’urna delle
di
lui ceneri si rappresentò da Polo che sostenevane
a a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento
di
una madre benchè colpevole. Chi oggidì non fremer
di una madre benchè colpevole. Chi oggidì non fremerebbe alle parole
di
Elettra che incoraggisce Oreste a replicare i col
a rilevar meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità
di
obedire all’oracolo che dovea fuor di dubbio lace
ci della natura colla necessità di obedire all’oracolo che dovea fuor
di
dubbio lacerare in quel punto il cuore di Oreste?
all’oracolo che dovea fuor di dubbio lacerare in quel punto il cuore
di
Oreste? Eschilo non gliene avea dato nello stesso
allorchè scema la sospensione dell’uditorio col far seguire la morte
di
Clitennestra prima di quella di Egisto, perchè ne
pensione dell’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima
di
quella di Egisto, perchè ne rende meno interessan
ell’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella
di
Egisto, perchè ne rende meno interessante lo scio
de meno interessante lo scioglimento. L’Edipo re 65 è la disperazione
di
tutti i tragici ed il modello principale di tutte
o re 65 è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale
di
tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la
one di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla
di
più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stup
più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stupidità o il capriccio
di
certi pregiudicati incurabili moderni appena bast
ati incurabili moderni appena basta per ingannar se stessi sul merito
di
questo capo d’opera, e per supporre la tragedia a
tili nel tempo che si producevano simili componimenti che nulla hanno
di
mediocre (Nota X). Torresti tu (diceva col solito
ocre (Nota X). Torresti tu (diceva col solito discernimento Longino66
di
esser piuttosto Bacchilide che Pindaro, e nella t
edia Jone Chio che Sofocle? . . . . E chi sarà quegli che avendo fior
di
senno, messe tutte insieme le opere di Jone, al s
hi sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte insieme le opere
di
Jone, al solo dramma dell’Edipo ardisca contrappo
curioso e compassionevole. Vedesi in una gran piazza il real palagio
di
Edipo: alla porta di esso si osserva un altare, i
evole. Vedesi in una gran piazza il real palagio di Edipo: alla porta
di
esso si osserva un altare, innanzi al quale si pr
rta di esso si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro
di
vecchi e di fanciulli: si rileva dalle parole che
si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro di vecchi e
di
fanciulli: si rileva dalle parole che in lontanan
ananza dovea vedersi il popolo afflitto radunato intorno ai due tempj
di
Pallade e all’altare di Apollo. Nè ciò era diffic
popolo afflitto radunato intorno ai due tempj di Pallade e all’altare
di
Apollo. Nè ciò era difficile ne’ teatri Greci, la
moderni, benchè alquanti assai vasti se ne contino. Dopo il contrasto
di
Edipo e Creonte, Giocasta nell’atto III cercando
Dopo il contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nell’atto III cercando
di
consolare il consorte con iscreditare le predizio
e con iscreditare le predizioni racconta come andò a vuoto un oracolo
di
Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio d
nta come andò a vuoto un oracolo di Apollo, il quale presagiva che un
di
lei figlio dovea essere l’uccisore del padre; imp
diviene interessante. Si vuole osservare come quì Giocasta si studia
di
torre il credito agli oracoli; e nell’ atto IV Ed
eduto padre è morto in Corinto, ne deduce per conseguenza l’inutilità
di
consultare l’oracolo di Apollo. Ma frattanto nel
orinto, ne deduce per conseguenza l’inutilità di consultare l’oracolo
di
Apollo. Ma frattanto nel rimanente della tragedia
rimanente della tragedia si mostra appunto la falsità del raziocinio
di
que’ due spiriti-forti, e si accreditano col fatt
ccreditano col fatto le divine risposte, stabilendosi l’infallibilità
di
Apollo, e l’insuperabile forza del fato, quella f
nza poi mirabilmente condotta per tutte le circostanze nell’atto IV e
di
qual tragica catastrofe produttrice! Aristotile q
le parole del messaggiero non lasciano più dubbio alcuno dell’essere
di
Edipo, in se stessa concentrata e piena del propr
nsibili un oggetto sommamente compassionevole. Ella giusta la maniera
di
Sofocle esprime col silenzio l’intensità della su
o teatrale invano cercato dai declamatori e ragionatori. Edipo sicuro
di
essere egli quel figlio colpevole additato dall’o
destino, ecco una volta Tutti svelati i tuoi decreti! Io nato Son
di
cui non dovea: ho un letto offeso Cui d’innalza
a quanto è tragico e spaventevole nell’atto V il racconto della morte
di
Giocasta e dell’acciecamento di Edipo! Che spetta
e nell’atto V il racconto della morte di Giocasta e dell’acciecamento
di
Edipo! Che spettacolo Edipo acciecato! Quivi è il
zza! ritornaste Nel ventre de la madre il seme istesso Concependo
di
lui parti nefandi. Fratelli, padre e figli prod
e il dottissimo Brumoy desiderava nella per altro elegante traduzione
di
questo passo fatta da Niccolò Boileau. Lacera fin
i i cuori che non ignorano la potenza della sensibilità, la preghiera
di
Edipo ridotto in sì misero stato per abbracciar l
r le figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora
di
loro fratello ora padre: Figlie, ove sete o fi
ate ottimamente dipinte. Il coro conchiude la tragedia colla sentenza
di
Solone. Tutti i cori dell’Edipo esprimono al vivo
e. Tutti i cori dell’Edipo esprimono al vivo la sublimità dello stile
di
Sofocle, e si veggono mirabilmente accomodati all
ti alle particolarità dell’azione, nella qual cosa Sofocle riuscì più
di
ogni altro tragico. Qualche frammento di quello d
qual cosa Sofocle riuscì più di ogni altro tragico. Qualche frammento
di
quello dell’atto I dell’elegantissima versione fa
fattane dal lodato Giustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte
di
Sofocle ne’ canti de’ cori: Santo oracol di Gi
oventù studiosa l’arte di Sofocle ne’ canti de’ cori: Santo oracol
di
Giove Che sì soave spiri, Con che annunzio ve
iove Che sì soave spiri, Con che annunzio venisti Dagli eccelsi
di
Delfo aurati tempj A la nobile Tebe? Trema la
lecita tema Scuotere il cor mi sento. Sacro e possente Dio Signor
di
Delo Che risanando sgombri I perigliosi morbi
cata poi Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali
di
Tebe: Giace dal morbo afflitto il popol tutto,
In largo e folto stuolo, Più che il foco leggere Fuggon l’alme
di
Stige ai tristi liti. Ma l’infinita turba abban
e tutto il piombo e lasciato l’ oro? Passiamo alle rimanenti tragedie
di
Sofocle. Egli è un altro capo d’opera dell’antich
sse e Neottolemo, perchè richiedevansi indispensabilmente alla caduta
di
Troja. Filottete è il più compiuto esemplare dell
à della tragedia antica, e della costante regolarità ed aggiustatezza
di
Sofocle nell’ economia dell’azione. Tutto in tal
o tende con energia al suo scopo. Dipinto a maraviglia è il carattere
di
Neottolemo. I moderni non vedrebbero con piacere
ne dimostra che certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo
di
convenzione teatrale, perderebbe affatto il credi
leggiadria da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle vestigia
di
Sofocle, tragiche e grandi. Può osservarsi in que
più parlanti del secondo; il che trovandosi ancora in altre può valer
di
pruova che non sempre terminavano gli atti con un
eclamazione del rimanente. Il coro del quarto è accoppiato ai lamenti
di
Filottete, i quali pajono una spezie de’ moderni
scena dell’atto quinto è molto vivace pel vago contrasto della virtù
di
Neottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che
to vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica
di
Ulisse. Piacemi che il soprallodato Conte di Cale
eottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che il soprallodato Conte
di
Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe
prallodato Conte di Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe
di
Filottete al proprio arco, ed al fragore del mare
al proprio arco, ed al fragore del mare che sentiva stando nell’antro
di
Lenno. Ma sì lieve neo non meritava di esser tant
che sentiva stando nell’antro di Lenno. Ma sì lieve neo non meritava
di
esser tanto esagerato in una tragedia che gli pre
gli presentava molte bellezze da esercitare il gusto e l’ erudizione
di
chiunque e da ammaestrare la gioventù. La tragedi
strare la gioventù. La tragedia termina per machina coll’ apparizione
di
Ercole, pel cui comando Filottete accompagna Neot
compagna Neottolemo a Troja68. L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria
di
Sofocle, contiene la venuta di Edipo cieco in Ate
L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria di Sofocle, contiene la venuta
di
Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di
contiene la venuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione
di
Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie n
enuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di Creonte re
di
Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio dell
ie nel tempio delle venerabili dive, cioè delle furie, la cui memoria
di
tanto orrore colmava i Greci, che non ardivano qu
sacrificj che facevansi all’eumenidi, affinchè questo forestiere e le
di
lui figlie rifuggite al loro tempio non incorress
re nel venerarle. Or perchè quest’opportuno episodio parve tanto fuor
di
luogo e ozioso al Signor di Calepio? Edipo avendo
quest’opportuno episodio parve tanto fuor di luogo e ozioso al Signor
di
Calepio? Edipo avendo implorata la protezione di
o e ozioso al Signor di Calepio? Edipo avendo implorata la protezione
di
Teseo, secondo l’oracolo va a morire in un luogo
morire in un luogo a tutti ignoto. Fra questa tragedia e le Supplici
di
Eschilo scorgesi qualche conformità riguardo al p
si qualche conformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima
di
morire fu da Iofante suo figliuolo chiamato in gi
di morire fu da Iofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accusato
di
fatuità, ed il poeta, per convincere i giudici de
condo Luciano nel catalogo de’ macrobj, morì strangolato con un grano
di
uva di anni novantacinque (Nota XI). IV. Teatr
uciano nel catalogo de’ macrobj, morì strangolato con un grano di uva
di
anni novantacinque (Nota XI). IV. Teatro di Eu
to con un grano di uva di anni novantacinque (Nota XI). IV. Teatro
di
Euripide. Era Sofocle già vecchio, quando Eur
ciata la palestra degli Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica e
di
anni diciotto osò metter fuori la prima sua trage
ota XII). Ardua impresa per sì pochi anni, gareggiare colla rinomanza
di
un Sofocle! Pure quali ostacoli non vince l’attiv
dispensabile per isviluppar l’ ingegno e rintracciar le bellezze vere
di
ogni genere. Egli per natura malinconico ed avver
alinconico ed avverso alla mollezza cercò negli orrori e nel silenzio
di
una caverna nell’isola di Salamina70 tutto l’agio
mollezza cercò negli orrori e nel silenzio di una caverna nell’isola
di
Salamina70 tutto l’agio per insinuarsi negli avvo
dipignere al vivo le passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio
di
ogni altro l’arte di parlare al cuore e di rapire
passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte
di
parlare al cuore e di rapire gli animi maneggiand
zi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore e
di
rapire gli animi maneggiando un patetico sommamen
più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile davagli il titolo
di
Τραγικωτατος, tragico in supremo grado. Certo il
suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile
di
animare col più vivace colorito tutti gli affetti
elle sentenze, e una ricchezza filosofica ne caratterizzano lo stile;
di
modo che i Greci l’appellavano filosofo tragico,
’appellavano filosofo tragico, e davano alla sua filosofia l’aggiunto
di
coturnata. Si appressa, secondo Quintiliano, al g
imputa poi, nè senza fondamento, da Aristotile nella Poetica, un poco
di
negligenza nel condurre e disporre le sue favole;
die; ma contando le diciannove intere che ne rimangono, e i frammenti
di
molte altre raccolti nella bella edizione del Bar
le ha successivamente ammirate; ma nel certame drammatico cinque sole
di
esse riportarono la corona, e nelle altre egli so
ra Senocle (figlio del tragico Carcino anteriore ad Euripide) che più
di
una volta venne a lui preferito da’ giudici, al d
ipide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, al dir
di
Eliano, sciocchi o subornati. Le tragedie che ne
oduzione rimane Euripide a Sofocle inferiore. Egli nella riconoscenza
di
Oreste e della sorella perderebbe anche al confro
riconoscenza di Oreste e della sorella perderebbe anche al confronto
di
Eschilo per cagione della vivacità che in questo
che in questo è maggiore; ma quella immaginata da Euripide la supera
di
verisimiglianza, avvenendo con molta proprietà pe
di verisimiglianza, avvenendo con molta proprietà per mezzo dell’Ajo
di
Oreste e per una cicatrice che questi avea sulla
si trova inaspettatamente vivo, apporta la rivoluzione della fortuna
di
Elettra, e la fa passare da un sommo dolore a una
a, e la fa passare da un sommo dolore a una somma gioja. Il carattere
di
Elettra si vede da Euripide dipinto molto più fer
e che dagli altri due tragici. Elettra si prende da se stessa la cura
di
uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cu
a la cura di uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cui pensa
di
trarla nella rete, disegno e fierezza atroce in u
avie prevenzioni che osservammo in Eschilo. Ma qual è mai l’artifizio
di
Elettra? Chiamar Clitennestra nella propria casa
era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrificio. Un fatto
di
tanta importanza avvenuto pubblicamente, poteva i
e, poteva ignorarsi con verisimilitudine dalla regina? Mal grado però
di
simili negligenze, che noi schiettamente rileviam
rileviamo, ma senza il fiele de’ nemici dell’ antichità, la tragedia
di
Euripide ci sembra piena di moto e di calore, i c
e de’ nemici dell’ antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena
di
moto e di calore, i costumi vi si veggono vivacem
ci dell’ antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e
di
calore, i costumi vi si veggono vivacemente color
le passioni vi sono espresse con grande energia. L’Oreste, una delle
di
lui tragedie coronate, seguita la materia dell’El
er l’uccisione della madre. Si legge nell’atto primo un breve dialogo
di
Elena e di Elettra sua nipote, le quali si motteg
one della madre. Si legge nell’atto primo un breve dialogo di Elena e
di
Elettra sua nipote, le quali si motteggiano in un
o si dipinge l’Assemblea Argiva, la quale par che alluda all’Areopago
di
Atene, e vi si satireggiano di passaggio alcuni o
, la quale par che alluda all’Areopago di Atene, e vi si satireggiano
di
passaggio alcuni oratori contemporanei del poeta,
osservano da per tutto tratti assai popolari, quasi comici, e lontani
di
molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra c
lari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena
di
Elettra con Oreste nell’atto quarto sommamente te
scena di Elettra con Oreste nell’atto quarto sommamente tenera merita
di
essere ammirata come degna di sì gran tragico. Va
ll’atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna
di
sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole co
come degna di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa
di
Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno deg
di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa di Pilade e
di
Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti
nti naturali domande d’ Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche
di
Agamennone, la di lei sincera gioja nell’abbracci
de d’ Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche di Agamennone, la
di
lei sincera gioja nell’abbracciare il padre, ed i
di lei sincera gioja nell’abbracciare il padre, ed il profondo dolore
di
costui nascosto sotto l’esteriore serenità e alle
ro opere, il quale non iscintilla per chi non lo cura o non sa l’arte
di
farlo scappar fuori. Io compiango coloro che ne g
esse non fanno così, dunque gli antichi offendono il decoro. L’azione
di
questa tragedia acquista dal principio dell’atto
ostenuto da un vivo continuo interesse, benchè cominci con una spezie
di
rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza
ci con una spezie di rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza
di
Orfeo e l’arte onde egli seppe costringere i sass
quel cominciamento: ma la sua versione, benchè per più riguardi degna
di
lode, riesce quasi sempre languida e snervata, pe
son dolci. Guardami, caro padre, io quella sono, Che a profferir
di
padre il dolce nome Primiera appresi, quella a
esti e a me dicevi allora: Deh quanto fia che a nobile consorte E
di
me degno e di fortuna amico Ti vegga unita trar
cevi allora: Deh quanto fia che a nobile consorte E di me degno e
di
fortuna amico Ti vegga unita trarre i dî felici
ia età ti lasci. No, no, teco io vivrò: tu mi nutristi, Io curerò
di
te, finchè avrò fiato. Oimè! de’ nostri detti i
etto a sacrificarti. Partito il re, l’ espressione d’Ifigenia è degna
di
notarsi. La madre ha detto: ah figlia, ah madre s
ata per cagione della tua morte; ed ella ripiglia: la medesima misura
di
versi conviene allo stato mio, o come traduce il
Soggiugne a ciò l’erudito Brumoy: l’autore dee mai mostrarsi inteso
di
parlare in versi? Ma l’espressione Greca è figura
l’espressione d’Ifigenia tradurre letteralmente per la stessa misura
di
versi, ma sì bene per lo medesimo lamento, come b
e nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere
di
Clitennestra e la pietà che ne mostra quell’eroe,
sospesa e agitata da varj pensieri sulle conseguenze della difesa che
di
lei vuol prendere Achille. Una muta rappresentazi
altra apparente opposizione sogliono fare i poco esperti al carattere
di
Achille, per essersi prima mostrato tutto fervoro
per soffrirne poi pacificamente il sacrifizio senza nulla tentare in
di
lei prò. Achille avea promesso di salvarla dalla
l sacrifizio senza nulla tentare in di lei prò. Achille avea promesso
di
salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre
lle avea promesso di salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre
di
buon grado alla morte, secondo i principj della r
rte, secondo i principj della religione pagana non gli era lecito più
di
liberarnela senza esser sacrilego, e quindi desis
o grande ingegno mostra l’immenso dolore del padre più eloquentemente
di
quello che avrebbero fatto i moderni declamatori
acean larga corona Al nostro re, come venir la vide, Benchè fuori
di
tempo e troppo tardi, Da paterna pietà gelossi
i è retto dall’iracondo Achille. Ora in tal congiuntura la situazione
di
Agamennone che si cuopre il volto, è perduta, e d
ci fa vedere un Generale pieno del suo privato dolore, che si ricorda
di
esser padre e s’indebolisce in sì pericolosa occa
lisce in sì pericolosa occasione. Sembra anche una contraddizione del
di
lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrat
rato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo
di
re de’ re, era condisceso a sacrificar la figliuo
figliuola. Si osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale
di
una misura di versi più corta come più idonea ad
osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura
di
versi più corta come più idonea ad esprimere il d
nale, come ha pur fatto il P. Carmeli. Non è improbabile che gli atti
di
questa tragedia sieno sei, e che il quinto termin
, colle parole che questa dice alle fanciulle perchè cantino in onore
di
Diana nella sua disgrazia. Non si vede però allor
o conterrebbe il racconto che fa il Nunzio a Clitennestra e la venuta
di
Agamennone che lo conferma. Il Carmeli conservand
tante cose narrate. Ifigenia in Tauride rappresenta la riconoscenza
di
Oreste colla sorella sul punto di esser da lei co
Tauride rappresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto
di
esser da lei come sacerdotessa sacrificato, e la
sacrificato, e la fuga che eseguiscono seco loro menandone la statua
di
Diana Taurica. E’ da notarsi in tal tragedia la t
tatua di Diana Taurica. E’ da notarsi in tal tragedia la tenera scena
di
amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale termin
la bellissima riconoscenza per mezzo della lettera che Ifigenia pensa
di
mandare in Grecia ad Oreste. Fra quante agnizioni
ro canta solo nella scena quarta dell’atto quinto, Celebriamo le lodi
di
Febo e di Diana. Or non sarebbe questo il finale
olo nella scena quarta dell’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e
di
Diana. Or non sarebbe questo il finale di un atto
elebriamo le lodi di Febo e di Diana. Or non sarebbe questo il finale
di
un atto? Allora potrebbe la tragedia dividersi in
nderli per oracoli celesti. Nella tragedia intitolata Elena si tratta
di
Elena virtuosa in Egitto, secondo ciò che ne racc
Egitto, secondo ciò che ne racconta Erodoto72. Vi si maneggia la fuga
di
Menelao con quest’Elena ingannando astutamente Te
. Nell’Alcestide che si offre vittima volontaria alla morte in cambio
di
Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi bi
a chi oggi voglia esercitarsi nella tragica poesia. Il contrasto però
di
Admeto col padre, e i rimproveri ch’egli fa a que
rimproveri ch’egli fa a quel povero vecchio cui non è bastato l’animo
di
morire in vece del figlio, potevano forse tollera
osa che potesse contraddire ai loro costumi e alle passioni dominanti
di
que’ tempi. Ippolito coronato produsse al poeta
e trentacinque anni. Contiene la morte d’Ippolito per la falsa accusa
di
Fedra sua madrigna ed amante. S’inganna però chi
chi Olimpici o in Atene, e niuna si vede che ne avesse tratto il nome
di
coronata. Ippolito dopo il prologo viene in teatr
e egli porta, ricevè quell’aggiunto, della stessa maniera che l’Ajace
di
Sofocle s’intitolò Μαςτιγοϕορος per la sferza che
primo partito Ippolito resta solo il coro e si trattiene fullo stato
di
Fedra; or non potrebbe esser questa la fine dell’
ebbe esser questa la fine dell’atto? Ma vi è attaccata anche la scena
di
Fedra, la quale naturalmente par congiunta colla
ar congiunta colla prima dell’atto secondo. Quella felice distrazione
di
Fedra egregiamente dipinta dal Racine Dieu que ne
pinta dal Racine Dieu que ne puis-je assise, è una bellezza originale
di
Euripide. Fedra in mezzo alle donne del coro, ass
ssistita dalla nutrice, piena della propria passione, distratta, fuor
di
se, secondo la mia versione, favella in Euripide
guisa: Fed. Ah perchè non poss’ io spegner la sete Nell’onda pura
di
solingo rio? Perchè sul verde prato al rezzo as
este torri appresso Limpidi fonti non vi sono e piante? Fed. Dive
di
Linna, a presedere elette A l’esercizio de’ cor
il volto M’inonda e bagna involontario pianto. Sento che avvampo
di
vergogna. O cruda E pur cara follia! L’error mi
o male, fu ancora trasportata quasi interamente dal Racine, a riserba
di
uno squarcio molto delicato, dove Fedra risponde
to a quelle parole, Conosci tu il figlio dell’Amazone? Anche la scena
di
Teseo e Ippolito dell’atto quarto è stata copiata
Racine; ma la Greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo
di
Fedra morta. Racine in somma si è approfittato da
erente, ne ha dovuto perdere non poche altre bellezze, come il dolore
di
Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d
erdere non poche altre bellezze, come il dolore di Teseo per la morte
di
Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. I
di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il racconto della
di
lui morte è vagamente ornato ma sobrio e naturale
i cavalli, non presta al suo Ippolito altro pensiero se non se quello
di
governarli: Seneca gli diede maggior coraggio fac
nte umana che tende sempre alla perfezione. Io ardisco dissentire dal
di
lui avviso. Ognuno de’ tre potrebbe trovare qualc
egli autori antichi e moderni in un medesimo argomento è il vero modo
di
pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel t
medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e
di
studiare nel tempo stesso l’arte drammatica con f
crede. Di grazia quando anche accorderemo a Udeno Nisieli, al Signor
di
Calepio e ad ogni altro, che Ippolito trafitto da
eligione verso gli dei, che cosa avremo appreso de’ pregi inimitabili
di
questa bella tragedia? I giovani non ne sapranno
o disegno leggeva i Greci il saggio Racine e ne ritrasse il vantaggio
di
rendersi superiore a tanti e tanti tragici. Con a
l’eccellente parallelo fatto dal chiar. Ab. Le-Batteux dell’Ippolito
di
Euripide e della Fedra del Racine 73. Osserva in
, in episodj, che la Greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno
di
maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi ri
più difficile il formarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero
di
passioni, alcune delle quali punto non sono tragi
mero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragiche. L’anima
di
chi si trattiene negli spettacoli moderni è così
si avanza, s’imbarazza, scoppia finalmente, diremo così, pel fermento
di
certe cagioni interne, dalle quali gli effetti si
non ha più forza, e lo stesso dee seguire nelle opere dell’arte emule
di
quelle della natura”. Entra poscia l’erudito auto
acine congiunge all’azione principale l’azione episodica d’Ippolito e
di
Aricia che comprende più di quattrocento versi. D
rincipale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più
di
quattrocento versi. Due amori, due confidenze, du
ore l’una accanto all’altra. Nell’Ippolito non si ragiona della morte
di
Teseo. Questa morte non è in verun modo preparata
il segreto è svelato ad Ippolito dalla Nutrice non ostante il divieto
di
Fedra. Questa non soffre avanti i suoi occhi il r
Ippolito dal principio al fine. Tutto è lagrime in Euripide: lagrime
di
Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime di Teseo, lagr
è lagrime in Euripide: lagrime di Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime
di
Teseo, lagrime del Coro e della Nutrice: tutto sp
tutto spira dolore e tristezza, tutto è veramente tragico. Il dramma
di
Racine è una serie di quadri grandi di amore: amo
tristezza, tutto è veramente tragico. Il dramma di Racine è una serie
di
quadri grandi di amore: amor timido che geme, amo
è veramente tragico. Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi
di
amore: amor timido che geme, amore ardito e deter
nare, amor disperato che si vendica sopra se stesso: ecco la tragedia
di
Racine. Altrettanti quadri si trovano nell’Ippoli
niun dialogo che raffreddi la pietà degli spettatori, Giovane, ornato
di
nobili costumi, sofferente nella calunnia senza a
tenero col padre benchè ingiusto, Ippolito non lascia un sol momento
di
agitare e tirare a se tutti i cuori sensibili. Fe
n toglie al carattere del giovane eroe, virtuoso sempre, sempre degno
di
compassione in Euripide, debole qualche volta, qu
le nazioni il diverso carattere dell’uno e dell’altro poeta. “L’amico
di
Socrate non sarebbe stato mai così mal accorto di
tro poeta. “L’amico di Socrate non sarebbe stato mai così mal accorto
di
presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina
ate non sarebbe stato mai così mal accorto di presentare ai vincitori
di
Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avi
e stato mai così mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e
di
Salamina un Ippolito amoroso ed avido d’intrighi.
tanto sovrastano agli antichi, quanto la Repubblica Romana del tempo
di
Giulio Cesare superava in potenza quella che era
i Giulio Cesare superava in potenza quella che era sotto il Consolato
di
Papirio Cursore. Aggiungiamo qualche sentenza spa
rio Cursore. Aggiungiamo qualche sentenza sparsa nel Saggio sul Gusto
di
Cartaud de la Vilade, affinchè il leggitore, dopo
divertirsi con un piacevole contrasto del gusto vero col fantastico,
di
una scelta erudizione colla leggerezza, e del dot
o La Vilade. Questo moderno derisore degli antichi si mostra nauseato
di
quell’Ippolito che Euripide ci dipinse, sembrando
e, sembrandogli un Cavaliere fort peu galunt; e per maggior trastullo
di
chi ciò legge dice (pag. 48) colla solita sua sic
ita sua sicura lettura e martellata erudizione, che questa tragedia è
di
Sofocle. Avventuratamente però per Ippolito La Vi
l’Achillè dell’Ifigenia, supponendolo un innamorato, e trovando nella
di
lui passione un accento soprammodo grossolano. Si
Si consolino intanto questi Greci Principi, e con loro Omero tacciato
di
non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo
i, e con loro Omero tacciato di non aver saputo descrivere i giardini
di
Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles,
di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto
di
quelli di Versailles, perchè questo formidabile G
er saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli
di
Versailles, perchè questo formidabile Gradasso no
gli Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco; Tucidide è pieno
di
difetti essenziali e di racconti fuor di proposit
doto narra da uomo ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenziali e
di
racconti fuor di proposito, senza piano e senza v
o ubbriaco; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor
di
proposito, senza piano e senza verisimilitudine n
risimilitudine nelle aringhe; Polibio non è un storico, ma una spezie
di
parlatore che fa riflessioni sulla storia; gli Or
toria; gli Oratori Greci, senza eccettuarne Demostene, sono spogliati
di
ogni savia economia necessaria a condurre gli ani
o. Questo Saggio che ben può chiamarsi del mal gusto e dell’imperizia
di
Cartaud, si accompagni colle sessanta pagine del
mperizia di Cartaud, si accompagni colle sessanta pagine del Cavalier
di
Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Pe
tichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena Francese le Ode
di
Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattiv
Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattive, insoffribili, le
di
lui Satire e l’Arte Poetica un ammasso di nojosit
, cattive, insoffribili, le di lui Satire e l’Arte Poetica un ammasso
di
nojosità, mostruosità e disordini. Egli ammirava
gne) aver la testa d’ une furieuse trempe per resistere a un torrente
di
loquacità che nulla dice . . . . Ma è dunque una
e quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba si aggira sulla morte
di
Polissena e sulla vendetta dell’assassinamento di
aggira sulla morte di Polissena e sulla vendetta dell’assassinamento
di
Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente
inamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente la scena
di
Ulisse con Ecuba e Polissena nell’ atto primo, do
o, scoppiare il cuore per la pietà. Nel patetico racconto della morte
di
Polissena nell’atto secondo si ammirano varj trat
i ammirano varj tratti pittoreschi e tragici, come il nobile contegno
di
Polissena, che non vuole esser toccata nell’atten
suo candido seno mostrò fuori: e finalmente l’atto grande e nobile
di
cadere con decenza dopo il colpo così espresso da
ecedenti, Cadd’ ella e nel cader mirabilmente Serbò degna onestà
di
real donna. Le riflessioni morali di Ecuba su
bilmente Serbò degna onestà di real donna. Le riflessioni morali
di
Ecuba su i buoni e i cattivi, sull’educazione e l
una forza tragica terribile; ma nell’atto terzo si tratta della morte
di
Polidoro, per la quale l’azione è manifestamente
apporti ad Ecuba (Nota XV). Nella scena in cui le si enuncia la morte
di
Polidoro, osserva Brumoy che vi sono sparse alcun
l loro artificio per ciò che la musica riguarda. Egli stesso non fece
di
più nel tradurre questa medesima scena in maniera
che il cor, la mente, infiamma, accende, Lacera e squarcia? Io fuor
di
me già sono, Comincio a delirar. Dopo ciò mi
questo è inganno. A un furor da baccante che trasporta Ecuba fuori
di
se, far succedere un dubbio sul fatto? Ma questo
i bene che questa voce quì manifesta l’enorme, atroce, stupenda serie
di
disgrazie che l’opprime. Osserviamo in oltre che
uto convertire in terzetto, si va cercando ancora l’autor della morte
di
Polidoro. Ecco come traduce il citato Erasmo poco
erzetto serio, perchè essi, a giudizio del celebre Gluck, abbisognano
di
passioni forti per dar motivo all’espressione del
di passioni forti per dar motivo all’espressione della musica. I cori
di
questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni
la musica. I cori di questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni
di
passione non meno che di bellezze poetiche. Vegga
ta tragedia sono tratti dal soggetto e pieni di passione non meno che
di
bellezze poetiche. Veggasi quello dell’atto primo
l loro destino vanno immaginando in qual parte toccherà loro in sorte
di
essere trasportate75. Quello dell’atto terzo mi s
, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione. A noi piacque
di
tradurlo ancora, ed affinchè i giovani avessero u
o ancora, ed affinchè i giovani avessero una competente idea de’ cori
di
Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le
ovani avessero una competente idea de’ cori di Euripide, c’ingegnammo
di
ritenere un poco più le immagini e lo spirito del
he a le nemiche genti Inaccessibil rocca Asia ti appelli, Che già
di
greche squadre un nuvol denso Ti copre, e cinge
ere conversa Nereggiano de’ muri i sassi informi D’orride strisce
di
fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! mai più le
ce letto Lascio allor sbigottita in lieve avvolta Semplice gonna:
di
Diana all’ara Mi prostro, e piango, oh vani pri
e mille Elena detestando e il suo rattore, E le adultere nozze, e
di
un avverso Genio persecutor l’odio potente, C
iosi flutti, Nè i patrii tetti a riveder mai giunga. L’Andromaca
di
Euripide non contiene l’azione dell’ Andromaca di
nga. L’Andromaca di Euripide non contiene l’azione dell’ Andromaca
di
Racine; perchè questa è la vedova di Ettore che t
ontiene l’azione dell’ Andromaca di Racine; perchè questa è la vedova
di
Ettore che teme per la vita di Astianatte, e nell
a di Racine; perchè questa è la vedova di Ettore che teme per la vita
di
Astianatte, e nella tragedia Greca è la stessa An
tianatte, e nella tragedia Greca è la stessa Andromaca, ma già moglie
di
Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da q
a è la stessa Andromaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita
di
Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi
uesto secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore
di
Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità di
onio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova
di
Ettore, che la semplicità di Andromaca moglie di
one il nobile dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità
di
Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella trage
di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità di Andromaca moglie
di
Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il c
la semplicità di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella tragedia
di
Euripide il carattere di Ermione renduto poi senz
a moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il carattere
di
Ermione renduto poi senza dubbio dal Racine più d
. Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli
di
Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi a
a uccisione già avvenuta in sì poco tempo, e vien portato il cadavere
di
Pirro, la qual cosa sembra sconcezza che offende
similitudine. Nella tragedia intitolata le Trojane si tratta la morte
di
Astianatte insieme col destino delle prigioniere
tte insieme col destino delle prigioniere fatte in Troja. Le profezie
di
Cassandra nell’atto secondo, e l’addio che Ella d
o secondo, e l’addio che Ella dà alla madre e alla patria, sono degne
di
osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle di
a patria, sono degne di osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle
di
Eschilo nell’Agamennone. Squarcia poi i cuori anc
nell’Agamennone. Squarcia poi i cuori ancor meno sensibili il dolore
di
Andromaca nell’atto terzo al vedersi strappar dal
ere mie, da queste braccia Ti svelgono i crudeli. Ah tu morrai, E
di
tuo padre il nome Che tanti ne salvò, ti fia fu
eso è una tragedia senza prologo, e senza que’ tratti patetici proprj
di
Euripide, ma in contraccambio ha molta arte nel d
go e aggiustatezza nella distribuzione dell’azione, particolar pregio
di
Sofocle; per il che pretende alcuno che ad esso e
ò il parere men sicuro quello del Barnès e del Carmeli che la stimano
di
Euripide, se si attenda tanto al vecchio consenti
la stimano di Euripide, se si attenda tanto al vecchio consentimento
di
moltissimi critici che la noverarono sempre trall
o consentimento di moltissimi critici che la noverarono sempre tralle
di
lui tragedie, quanto alle molte espressioni del R
i del Reso famigliari a questo tragico. L’argomento è lo strattagemma
di
Ulisse che con Diomede ammazza questo re di Greci
gomento è lo strattagemma di Ulisse che con Diomede ammazza questo re
di
Grecia nel campo Trojano. Nell’atto quarto compar
ga, ed ella si fa credere Venere, mentre i suoi favoriti non lasciano
di
ravvisarla per Minerva. Tali cose allora conveniv
an parte delle tragedie antiche) per mezzo della musa Tersicore madre
di
Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carr
della musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra
di
un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso s
dre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il
di
lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è u
ontiene l’atroce vendetta presa da Medea contro Giasone, Creonte e la
di
lui figliuola. Degno singolarmente di osservarsi
ea contro Giasone, Creonte e la di lui figliuola. Degno singolarmente
di
osservarsi è lo squarcio dell’atto quarto, dove M
e gli destina alla morte, ascolta i moti della natura e la tenerezza
di
madre, e sente risvegliare i suoi furori alla rim
re, e sente risvegliare i suoi furori alla rimembranza dell’infedeltà
di
Giasone. Il racconto della morte della nuova spos
dell’infedeltà di Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa
di
Giasone e del di lei padre Creonte è terribile. I
i Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa di Giasone e del
di
lei padre Creonte è terribile. I figli che cercan
tragico. Quello che mai non piacerà in questa favola è il personaggio
di
Egeo introdottovi senza veruna ragione per prepar
ro, siccome narrano Parmenisco, Didimo e Creofilo presso lo Scoliaste
di
Euripide sulla Medea; e per ischivar l’infamia ch
hivar l’infamia che ad essi ne ridondava, si avvisarono probabilmente
di
guadagnar qualche poeta per attribuirne l’assassi
cino tragico anteriore ad Euripide introdusse Medea che si discolpava
di
tale imputazione77. Ma Carcino non era di tanto c
sse Medea che si discolpava di tale imputazione77. Ma Carcino non era
di
tanto credito da distruggere una tradizione istor
, compose la sua tragedia, facendo rea la madre stessa dell’uccisione
di
que’ fanciulli, e la menzogna per l’eccellenza de
o78 afferma esser fama anche a’ suoi tempi (fiorendo egli dopo quelli
di
Adriano) che i Corintii solevano offerire quasi i
che i Corintii solevano offerire quasi in perpetuo tributo alle ombre
di
que’ pargoletti certi sacrifizj espiatorj. Le Fen
que’ pargoletti certi sacrifizj espiatorj. Le Fenisse, altra tragedia
di
Euripide coronata, contiene la morte di Eteocle e
j. Le Fenisse, altra tragedia di Euripide coronata, contiene la morte
di
Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avve
a di Euripide coronata, contiene la morte di Eteocle e Polinice figli
di
Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio di Tebe. L
di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio
di
Tebe. Lodovico Dolce che ne fece una libera imita
o, e fe che Giocasta narrasse a un servo tutti gli evenimenti passati
di
Edipo. E perchè narrare al servo ciò che era pubb
arrare al servo ciò che era pubblico e noto ad ogni Tebano? Scarsezza
di
arte. Vi è poi in Euripide una scena fra un vecch
ata Argiva e ne vanno descrivendo i capi, che è una felice imitazione
di
un passo del terzo libro dell’Iliade, che dal Tas
he dal Tasso pur si trasportò nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò
di
questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. N
ezza, e la sua scena rimane sterile. Nè anche se n’è curato il Signor
di
Calepio cui sembra inverisimile che Antigone stan
nor di Calepio cui sembra inverisimile che Antigone stando sulle mura
di
Tebe assediata potesse vedere e distinguere i per
rsonaggi del campo Argivo e le loro armature. É da credersi che prima
di
fare questa censura quel dotto critico si sarà as
re d’inverisimilitudine Euripide, Omero e Torquato. La scena vigorosa
di
Giocasta co i figli è degna di particolar rifless
e, Omero e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co i figli è degna
di
particolar riflessione per la maestrevole dipintu
e’ due fratelli ugualmente fieri, ed accaniti nell’odio reciproco, ma
di
carattere diversi, e per lo dolore interessante d
si, e per lo dolore interessante della madre che s’interpone, e cerca
di
contenerli e disarmarli. Le Supplici si aggirano
e disarmarli. Le Supplici si aggirano sulle conseguenze dell’assedio
di
Tebe, e sulla sepoltura negata da’ Tebani a i Cap
ulla sepoltura negata da’ Tebani a i Capi Argivi, là dove le Supplici
di
Eschilo parlano delle Danaidi; pure queste due tr
ttacolo della prima scena dovea produrre un pieno effetto. Etra madre
di
Teseo stà coll’ offerta in mano a piè dell’altare
ta in mano a piè dell’altare in mezzo a’ sacerdoti: il tempio è pieno
di
donne che portano rami di olivo: Adrasto Re d’Arg
re in mezzo a’ sacerdoti: il tempio è pieno di donne che portano rami
di
olivo: Adrasto Re d’Argo resta nel vestibulo coll
ntichità e tradizioni; il che, come altrove accennammo non lasciavano
di
fare i tragici Greci per mostrare la nobiltà remo
costumi a gloria della nazione. Nell’atto secondo però Teseo risolve
di
portar la guerra a Tebe, e appena incominciato l’
egli un miracolo? vi è corso il tempo necessario? È lo stesso difetto
di
verisimiglianza osservato nell’Andromaca. Ercole
no all’atto terzo tratta della giusta vendetta presa da Ercole contro
di
Lico tiranno e oppressore degli Eraclidi: negli u
ico tiranno e oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia
di
oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a t
di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ragione
di
Ercole a segno, che questi di sua mano saetta i p
ata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segno, che questi
di
sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più
cole a segno, che questi di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla
di
più tragico, di più vivacemente dipinto di questa
e questi di sua mano saetta i proprj figliuoli. Nulla di più tragico,
di
più vivacemente dipinto di questa deplorabile str
i proprj figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto
di
questa deplorabile strage, in cui eccitano ugual
o ugual compassione il saettatore e i saettati. Euristeo fatal nemico
di
Ercole ne perseguitò ancora la posterità, minacci
ciando guerra a chiunque osasse ricoverarne i figliuoli. Jolao nipote
di
quell’eroe e la vecchia Alcmena di lui madre insi
overarne i figliuoli. Jolao nipote di quell’eroe e la vecchia Alcmena
di
lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati
vecchia Alcmena di lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati
di
città in città fuggono in Atene all’ara della Mis
in città fuggono in Atene all’ara della Misericordia sotto il governo
di
Demofonte e Acamante79. Copreo araldo di Euristeo
isericordia sotto il governo di Demofonte e Acamante79. Copreo araldo
di
Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di
nte79. Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa
di
concederli, e si accende aspra guerra tra gli Ate
Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli
di
Ercole, onde prende il titolo questa tragedia. L’
ichi, ed ora ad ingrandirli, ora ad immaginarseli, in tal guisa parla
di
questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator di Eu
li, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciator
di
Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a
favola enunciata in questa guisa subito sveglierà ne’ lettori l’idea
di
un dramma Cinese o Spagnuolo che comprenda più az
risteo a favor degli Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo
di
tempo. Ecco quel che si legge nella tragedia di E
o un discreto periodo di tempo. Ecco quel che si legge nella tragedia
di
Euripide. Gli Argivi armati alla rovina degli Era
pide. Gli Argivi armati alla rovina degli Eraclidi, stando a’ confini
di
Atene, mandano un araldo a richiederli a Demofont
ini di Atene, mandano un araldo a richiederli a Demofonte, e nel caso
di
negativa a intimargli la guerra. L’araldo Copreo
e affermò il Nisieli, ma ad Alcatoe, dove trovasi Euristeo alla testa
di
un esercito congregato prima d’incominciare il dr
a d’incominciare il dramma, e non già che si congrega dopo il ritorno
di
Copreo come pur disse il Nisieli. L’esercito muov
e Corinto, siccome accennò l’araldo stesso: Mi aspettano le migliaja
di
guerrieri comandati da Euristeo medesimo (μυρίοι
uale utilità, volle numerarne il critico Fiorentino. Una bella aringa
di
Jolao, per determinar gli Ateniesi a proteggere g
raclidi, leggesi nell’atto primo. L’oracolo che comanda un sacrificio
di
una vergine illustre perchè gli Ateniesi possano
onesto nè sperabile che qualche illustre Ateniese s’induca in favore
di
persone straniere a versare il sangue di una prop
Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue
di
una propria figlia. Ode nell’atto secondo questo
nell’atto secondo questo nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola
di
Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fra
uesto nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena
di
eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vitt
concerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e
di
pietà verso i fratelli si offre vittima volontari
da Jolao. Nell’atto terzo un Messo riferisce la venuta d’Illo figlio
di
Ercole con un esercito a favore de’ congiunti. Se
egra Alcmena; ma è da notarsi che ella verun motto non fa sul destino
di
Macaria degna di tutto il suo dolore e per esser
è da notarsi che ella verun motto non fa sul destino di Macaria degna
di
tutto il suo dolore e per esser figlia del suo fi
per esser figlia del suo figliuolo e per l’azione eroica fatta in pro
di
tutta la famiglia. Nell’atto quarto essa riceve l
glia. Nell’atto quarto essa riceve la notizia della vittoria d’Illo e
di
Jolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella
fanciulla immolata, ma neppure si mostra in alcun modo sensibile alla
di
lei morte. Si racconta ancora il miracolo di Jola
lcun modo sensibile alla di lei morte. Si racconta ancora il miracolo
di
Jolao ringiovenito che ha imprigionato Euristeo,
ta tragedia ancora Euripide nulla omette che possa ridondare in onore
di
Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Cr
mette che possa ridondare in onore di Atene sua patria80. Jone, nato
di
Apollo e di Creusa figlia di Eretteo re di Atene,
ssa ridondare in onore di Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e
di
Creusa figlia di Eretteo re di Atene, fondatore d
onore di Atene sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Creusa figlia
di
Eretteo re di Atene, fondatore della Jonia, è l’e
sua patria80. Jone, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo re
di
Atene, fondatore della Jonia, è l’eroe della trag
dia così intitolata. Questo Jone a se stesso ignoto e alla madre, che
di
poi si congiunse in matrimonio con Suto, è alleva
rio, mentre Jone attende alla cura delle cose sacre, il coro composto
di
donne Ateniesi va osservando curiosamente e con m
i bassi rilievi, diciferandone le storie. Jon. Vedete quì il figlio
di
Giove che colla dorata falce ammazza l’idra di Le
Vedete quì il figlio di Giove che colla dorata falce ammazza l’idra
di
Lerna. Cor. Lo vedo bene. Jon. E quest’altro
ola accesa. Cor. Chi è mai egli? Sembra una figura che siamo solite
di
rappresentare ne’ nostri ricami. Jon. Egli è Jo
olite di rappresentare ne’ nostri ricami. Jon. Egli è Jola scudiere
di
Ercole. Vedete quest’altro su di un cavallo alato
ricami. Jon. Egli è Jola scudiere di Ercole. Vedete quest’altro su
di
un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di
scudiere di Ercole. Vedete quest’altro su di un cavallo alato in atto
di
ferire quel mostro di tre corpi ecc. E così è c
dete quest’altro su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro
di
tre corpi ecc. E così è condotta tutta la scena
ilio in simil guisa descrive Enea che osserva le dipinture del tempio
di
Cartagine; ma Virgilio le anima colla passione e
sse dell’eroe Trojano, perchè esse tutte rappresentano la distruzione
di
Troja. L’immortale Metastasio fino discernitore d
ale Metastasio fino discernitore delle bellezze degli antichi si vale
di
questa scena di Euripide nell’Achille in Sciro, m
ino discernitore delle bellezze degli antichi si vale di questa scena
di
Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracce d
le di questa scena di Euripide nell’Achille in Sciro, ma sulle tracce
di
Virgilio rende le immagini utili all’ azione con
e immagini utili all’ azione con alludere vivacemente alla situazione
di
Achille ozioso in quella reggia. Notabile nel med
ozioso in quella reggia. Notabile nel medesimo atto primo è la scena
di
Creusa e Jone che non si conoscono. Il ragionamen
imo è la scena di Creusa e Jone che non si conoscono. Il ragionamento
di
Jone a Suto nell’atto secondo è ben vago e natura
ca non abbiano sáputo incastrare ne’ loro componimenti. L’altra scena
di
Jone e Creusa che termina l’atto quarto e che dov
ermina l’atto quarto e che dovrebbe essere la prima del quinto, è una
di
quelle che meritano maggiore attenzione. Interess
r la vivacità il riconoscimento che avviene nel quinto; ma le domande
di
Jone intorno al suo nascere mettono in angustia l
per giustificarla. Questa tragedia è assai teatrale, benchè non lasci
di
abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione
ragedia è assai teatrale, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e
di
difetti. La situazione di una madre e di un figli
benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione
di
una madre e di un figlio, che non conoscendosi pe
i di abbondar d’incoerenze e di difetti. La situazione di una madre e
di
un figlio, che non conoscendosi per errore si tra
rrore si tramano la morte, è molto vaga; e Metastasio non ha lasciato
di
approfittarsene nel Ciro Riconosciuto, dandole nu
esse e forse più leggiadria. L’argomento delle Baccanti è l’avventura
di
Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei
e Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle
di
lei sorelle descritta da Ovidio nel terzo delle M
si, e forse trattata anche da Stazio nella sua Agave. Questa tragedia
di
Euripide ha un carattere differente dalle altre s
o spettacolo satirico e alle antiche tragedie che trattavano soltanto
di
Bacco. Havvi nell’atto quarto una scena totalment
tto quarto una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor
di
senno vestito come una baccante e Bacco che glì v
sivi agli effetti del vino si veggono ne’ cori e nel rito delle Orgie
di
Bacco. É terribile il racconto dell’ammazzamento
ato. Il Ciclope è un dramma satirico, ed è il solo che ci è pervenuto
di
simil genere; ma di esso favelleremo nel trattar
dramma satirico, ed è il solo che ci è pervenuto di simil genere; ma
di
esso favelleremo nel trattar de’ Satiri. Della Da
o, della Penelope, dell’Edipo, del Frisso, del Teseo, dell’Archelao e
di
molte altre tragedie di Euripide, altro a noi non
Edipo, del Frisso, del Teseo, dell’Archelao e di molte altre tragedie
di
Euripide, altro a noi non è pervenuto se non se a
sua Andromeda per la strana malattia degli Abderiti avvenuta a’ tempi
di
Lisimaco. Era questa una febbre che di ordinario
gli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era questa una febbre che
di
ordinario durava sette giorni, e riscaldava di mo
questa una febbre che di ordinario durava sette giorni, e riscaldava
di
modo l’immaginazione degl’ infermi che faceva div
faceva diventarli rappresentatori. In tal periodo essi non cessavano
di
recitar versi tragici, e specialmente quelli dell
Perseo, Andromeda, Medusa, e ne recitavano i versi, imitando il modo
di
rappresentare di Archelao. Il morbo fu contagioso
a, Medusa, e ne recitavano i versi, imitando il modo di rappresentare
di
Archelao. Il morbo fu contagioso, e potè contribu
a Tracia era popolata da gente stupida e grossolana per testimonianza
di
Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo
ossolana per testimonianza di Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene
di
tempo in tempo avesse prodotti non pochi uomini i
li vedasi Stefano Bizantino alla voce Ἅβδηρα, e il Dizionario Critico
di
Pietro Bayle. L’autore di tante belle tragedie, s
o alla voce Ἅβδηρα, e il Dizionario Critico di Pietro Bayle. L’autore
di
tante belle tragedie, sì gran filosofo, conoscito
al re Archelao assai amante delle lettere e degli uomini dotti, dopo
di
aver cenato con esso lui, nel ritornarsene a casa
da Crateva Tessalo poeti invidiosi, più che della gloria poetica, del
di
lui favore presso il regnante. Morì Euripide dell
mpiade XCIII (Nota XVI); e Archelao n’ebbe tal dolore, che al riferir
di
Solino volle recidersi i capelli, e fece in di lu
dolore, che al riferir di Solino volle recidersi i capelli, e fece in
di
lui onore innalzare un magnifico avello nella cit
lli, e fece in di lui onore innalzare un magnifico avello nella città
di
Pella. I Macedoni talmente si gloriavano di posse
nifico avello nella città di Pella. I Macedoni talmente si gloriavano
di
possederne le ossa, che le negarono concordemente
pide sopravvisse, mentre vivea questo suo grand’emulo, compose contro
di
lui qualche epigramma; ma poichè fu morto mostrò
e il Filottete. Ègli l’onorò col suo pianto, e impose a’ suoi attori
di
présentarsi sulla scena senza corone, senza ornam
Diogene Laerzio83 antepongono Eschilo agli altri due. Socrate l’amico
di
Euripide, sembra averlo preferito a tutti, ben di
ue. Socrate l’amico di Euripide, sembra averlo preferito a tutti, ben
di
rado o non mai facendosi vedere in teatro se non
r la sapienza con cui gli nobilitava. Quintiliano84 posponeva Eschilo
di
lunga mano a Sofocle e ad Euripide, e di questi d
ntiliano84 posponeva Eschilo di lunga mano a Sofocle e ad Euripide, e
di
questi due affermava non potersi facilmente decid
ipide, e di questi due affermava non potersi facilmente decidere qual
di
essi fusse più riuscito ne’ due differenti sentie
nley nelle Note ad Eschilo senza preferirne veruno vuole che ciascuno
di
essi abbia avuto alcun pregio particolare, nel qu
agica poesia Greca avremmo contato un altro pellegrino ingegno capace
di
arricchirla di nuove maraviglie, se avesse contin
eca avremmo contato un altro pellegrino ingegno capace di arricchirla
di
nuove maraviglie, se avesse continuato ad esercit
ato ad esercitarvisi il divino Platone, il quale secondo Eliano prima
di
dedicarsi totalmente alla filosofia scrisse tre t
mponeasi la tetralogia necessaria per concorrere nel certame85. Delle
di
lui tragedie non per tanto si racconta che avendo
ie non per tanto si racconta che avendole Socrate ascoltate l’insinuò
di
bruciarle, dicendo: questo Platone ha bisogno del
, dicendo: questo Platone ha bisogno dell’opera tua, o Vulcano. Prima
di
dedicarsi dell’intutto all’eloquenza oratoria il
socrate si provò ancora nella poesia tragica. Il rètore Melito nemico
di
Socrate si esercitò parimente nella tragedia. Anc
e una tragedia molto applaudita intitolata Mausolo, la quale a’ tempi
di
Aulo Gellio ancor si leggeva. V’erano stati altri
pi di Aulo Gellio ancor si leggeva. V’erano stati altri poeti tragici
di
qualche nome o poco innanzi o intorno al tempo de
ripide, che secondo Suida compose dodici favole e vinse due volte, un
di
lui nipote dello stesso nome, ed Alceo tragico di
ande Euripide fu tra gli altri Senocle che ne’ Giuochi Olimpici restò
di
lui vincitore colle tragedie Edipo, Licaone, Bacc
dipo, Licaone, Bacchide, e coll’ Atamante dramma satirico. Intorno al
di
lui tempo visse pure Euforione e Bione, e lo scri
Intorno al di lui tempo visse pure Euforione e Bione, e lo scrittore
di
tragedie non meno che di commedie Agatone che Pla
visse pure Euforione e Bione, e lo scrittore di tragedie non meno che
di
commedie Agatone che Platone onorò della sua amic
che di commedie Agatone che Platone onorò della sua amicizia. Che che
di
lui motteggi Aristofane nelle Tesmoforie, è certo
Tesmoforie, è certo che Aristotile nella Poetica celebra la tragedia
di
Agatone intitolata ἄνθος, il Fiore, nella quale i
poeta, e non tratte dalla storia o dalle favole87. Eraclide Pontico,
di
cui Laerzio ha scritta la vita, fu ancora poeta,
che avea composto alcune tragedie che volle pubblicare sotto il nome
di
Tespi. Egli passa per uno scrittore capriccioso,
i le proprie fatiche e talvolta si appropriava le altrui, cioè quelle
di
Omero e di Esiodo, di che l’incolpa Camaleone. Ac
e fatiche e talvolta si appropriava le altrui, cioè quelle di Omero e
di
Esiodo, di che l’incolpa Camaleone. Acheo Siracus
talvolta si appropriava le altrui, cioè quelle di Omero e di Esiodo,
di
che l’incolpa Camaleone. Acheo Siracusano fu un a
n altro poeta tragico, che compose dieci tragedie, e si vuole che dal
di
lui Etone satirico avesse Euripide imitato il suo
celebre pitagorico Agrigentino e poeta fisico rinomato fu pure autore
di
ventiquattro tragedie88. Dionisio il maggiore tir
tragica il celebre Dione cognato de i due Dionisii, e Mamerco tiranno
di
Catania, il quale più di una volta contendendo co
cognato de i due Dionisii, e Mamerco tiranno di Catania, il quale più
di
una volta contendendo co’poeti della Grecia orien
co’poeti della Grecia orientale riportò la tragica corona89. A’ tempi
di
Tolommeo Filadelfo spiccarono nella poesia tragic
nella poesia tragica sette scrittori celebrati sotto lo specioso nome
di
Plejade diversa in parte da un’altra Plejade ment
da un’altra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la quale si componeva
di
poeti di varj generi. Secondo Efestione la Plejad
tra Plejade mentovata da Isacco Tzeze, la quale si componeva di poeti
di
varj generi. Secondo Efestione la Plejade tragica
poeti di varj generi. Secondo Efestione la Plejade tragica si formava
di
Omero il giovane figlio di Mira poetessa Bizantin
do Efestione la Plejade tragica si formava di Omero il giovane figlio
di
Mira poetessa Bizantina, di Sositeo, Alessandro,
ica si formava di Omero il giovane figlio di Mira poetessa Bizantina,
di
Sositeo, Alessandro, Anantiade, Sosifane, Filisco
cofrone. Quest’ultimo è il più noto per l’erudito quanto oscuro poema
di
Cassandra, o Alessandra, e per varie tragedie, ve
Ippolito, Cassandride, Penteo, Pelopida, Telegono. Egli fu ammazzato
di
un colpo di freccia, per quel che appare da quest
assandride, Penteo, Pelopida, Telegono. Egli fu ammazzato di un colpo
di
freccia, per quel che appare da questi versi di O
ammazzato di un colpo di freccia, per quel che appare da questi versi
di
Ovidio in Ibin notati dal dottissimo Pietro Bayle
lo da esse mai più non uscirono Euripidi e Sofocli, ma per una specie
di
fatalità gli scritti de’ più chiari drammatici di
, ma per una specie di fatalità gli scritti de’ più chiari drammatici
di
quella nazione furono consegnati alle fiamme. Ecc
avellò presso l’Alcionio Giovanni Medici essendo Cardinale: Sovviemmi
di
avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Ca
bero tanto credito e tale autorità presso i Cesari Bizantini, che per
di
loro favore ebbero la libertà di bruciare la magg
à presso i Cesari Bizantini, che per di loro favore ebbero la libertà
di
bruciare la maggior parte degli antichi poeti, e
aggior parte degli antichi poeti, e specialmente quelli che parlavano
di
amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole
li che parlavano di amori; alla qual disgrazia soggiacquero le favole
di
Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone e Alesside
avole di Menandro, Difilo, Apollodoro, Filemone e Alesside, e i poemi
di
Saffo, Erinna, Anacreonte, Minnermo, Bione, Alcmo
per instruire la gioventù in difetto de’ nominati sostituire i poemi
di
San Gregorio Nazianzeno, i quali comechè utilissi
itando Euripide, e scrisse ancora commedie a somiglianza delle favole
di
Menandro90. Si corruppe finalmente la Greca lingu
ggio della Grecia serva, e l’unica che abbia meritato ne’ bassi tempi
di
esser letta e pregiata. Passiamo alla poesia comi
tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere
di
Parigi. 42. Plutarco Sympos. lib. I, quæst. I.
Parigi. 42. Plutarco Sympos. lib. I, quæst. I. 43. Vedi il Dialogo
di
Platone intitolato Minos. 44. Orazio: Ignotu
Dicitur, & plaustris vexisse poemata Thespis. 45. Vedi la
di
lui raccolta de’ Frammenti drammatici Greci p. 44
a di lui raccolta de’ Frammenti drammatici Greci p. 446 dell’edizione
di
Parigi. 46. Di tre Cherili fanno menzione gli an
oronato, se ne attribuisce una intitolata Alope. Era questa figliuola
di
Cercione, dalla quale Nettuno ebbe Ippotoonte uno
be Ippotoonte uno dei dieci eroi che diedero il nome alle dieci tribù
di
Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alica
che diedero il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu
di
Jasso, o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto
il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o
di
Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto’ e scrisse
tene. Il secondo Cherilo fu di Jasso, o di Alicarnasso, contemporaneo
di
Erodoto’ e scrisse in versi la vittoria degli Ate
oria degli Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Archelao re
di
Macedonia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in A
nia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in Asia e fece alcuni poemi in
di
lui lode; ma questo principe lo stimava sì poco,
soleva dire, che avrebbe voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi
di
Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. 47. E
e voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille
di
quelli di Cherilo. 47. Eliano Storia Varia lib.
ssere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli
di
Cherilo. 47. Eliano Storia Varia lib. III, cap.
ia de’ teatri del 1777 attribuimmo quest’ultima avventura del Frinico
di
Melanta all’ altro più famoso che fu figliuolo di
ventura del Frinico di Melanta all’ altro più famoso che fu figliuolo
di
Poliframmone. Vi fu un terzo Frinico poeta comico
riginale si nomina il suono della fistula dopo dell’immagine orribile
di
Argo. 52. In questo solo verso vibrato ho chiuso
inale μηδέ μοι φθονησης ecc. disteso in quattro, non essendomi fidato
di
renderlo con pari armonia in molte parole senza i
monia in molte parole senza indebolirlo. 53. Estratto della Poetica
di
Aristotile cap. V. 54. Poetic. lib. VII cap. 4.
. Poetic. lib. VII cap. 4. 55. Proginnasmo LXXXIII. 56. Nella Vita
di
Cimone. 57. Vedi Diodoro Siciliano nel lib. XI,
odoro Siciliano nel lib. XI, cap. 66. 58. Vedi il Dizionario Critico
di
Pietro Bayle all’articolo Eschilo, Nota H. 59.
Nota H. 59. Stanley Not. in Æschil. p. 704. 60. Vedi lo Scoliaste
di
Aristofane presso il citato Stanley. 61. L’ opi
itato Stanley. 61. L’ opinione che io porto sulle novità introdotte
di
mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle in
da Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dall’avviso
di
molti valorosi critici, e mi è questa volta parut
te additarne a’ miei leggitori la ragione. Diogene Laerzio nella Vita
di
Platone accennò che la tragedia veniva prima rapp
ggiunse un altro, e Sofocle il terzo. Ma contengono forse le tragedie
di
Eschilo soltanto due interlocutori e tre quelle d
forse le tragedie di Eschilo soltanto due interlocutori e tre quelle
di
Sofocle? Se tale fosse il sentimento di Laerzio,
ue interlocutori e tre quelle di Sofocle? Se tale fosse il sentimento
di
Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che c
mento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che ci rimangono
di
questi due tragici. Aristotile così narra questo
lla tragedia . . . . Eschilo trovò il secondo, cioè un’ altra maniera
di
contrafacitori . . . . dividendo il ballo dal can
o ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o una classe o specie
di
attori per ballare, cantare e sonate, che altra c
cantava e sonava. Or quest’uffizio, secondo che io l’intendo, si era
di
declamar la tragedia con certa armonia che non gi
he non giugneva alla melodia che costituisce il canto propriamente, e
di
questa cura si allegerì il coro, come accenna Ari
i, oltre il coro, la qual cosa come si è detto sarebbe smentita dalle
di
lui favole; perocchè nel solo Prometeo alla prima
ori delle prime, seconde e terze parti. L’oratore Eschine competitore
di
Demostene ne’ pubblici affari e nell’ eloquenza e
Demostene ne’ pubblici affari e nell’ eloquenza era un attore scenico
di
terze parti, siccome accenna il suo grande emulo
’aringa per la Corona. Eschilo adunque aggiugnendo una seconda spezie
di
declamatori alla prima che Tespi avea tratta dal
rime parti; e la terza spezie che vi accrebbe Sofocle, dovette essere
di
attori ancor meno qualificati, ma necessarj al po
condurre con più agevolezza e verisimilitudine la favola, coll’ opera
di
altri interlocutori benchè di terza spezie. Non v
verisimilitudine la favola, coll’ opera di altri interlocutori benchè
di
terza spezie. Non vogliamo però dissimulare che i
issimulare che il lodato Metastasio tanto nell’Estratto della Poetica
di
Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione d
atto della Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione
di
quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere
Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione di quella
di
Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione
rsione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione
di
coloro che stimano non essere stati più di tre ef
so ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più
di
tre effettivamente gl’ istrioni Greci, ciascuno d
i. Forse nè anche le compagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero
di
tre, almeno in tempo di Marziale, giacchè egli ne
pagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno in tempo
di
Marziale, giacchè egli nel festo epigramma del VI
terno al luogo reca Metastasio l’Ajace; perchè avendo questi risoluto
di
uccidersi in un luogo solitario per non essere im
o solo nel luogo cercato e vi si uccide. Ma quì non ardirei affermare
di
essersi il luogo cambiato, potendo nel vasto teat
o nel vasto teatro Greco ben concepirsi un luogo stabilmente composto
di
diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor d
abilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno ve ne fosse fuor
di
mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibi
eatrino del Real Palazzo sotto Carlo III colla direzione del Marchese
di
Liveri possono esserne tanti evidenti esempj. 63
Liveri possono esserne tanti evidenti esempj. 63. Possono in pruova
di
ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poe
n parte delle quali sono poste in opera nell’aureo libro de’ Principj
di
una Scienza Nuova del dottissimo Vico il Varrone
tidire chi legge, accenniamo soltanto la memorabile patetica supplica
di
Priamo ad Achille nel XXIV dell’Iliade per ricupe
posta dal poeta alla precedente tragedia Ajace, come diceva il Signor
di
Calepio, per darie una giusta misura, l’ impegno
diceva il Signor di Calepio, per darie una giusta misura, l’ impegno
di
Teucro che vigorosamente si oppone ai Greci duci
anno dice l’originale; ma fra noi questa parola sveglia l’idea odiosa
di
un dominio usurpato e crudele, là dove in Greco d
Ω φως, che nell’originale va innanzi all’epilogo dei delitti o errori
di
Edipo. Trovo che elegantemente in ciò si è attenu
rabile Metastasio traducendo questo passo nell’Estratto della Poetica
di
Aristotile cap. V, benchè siasene dipartito in qu
visi. Chi men doveasi io scellerato uccisi. 68. Tra’ frammenti
di
Euripide trovansi alcuni versi di una sua tragedi
ato uccisi. 68. Tra’ frammenti di Euripide trovansi alcuni versi
di
una sua tragedia sul medesimo personaggio. 69. V
ma in Abramo traluce una forza eroica sovraumana che lo guida e rende
di
gran lunga più grave e più venerando l’ eveniment
lib. II. 73. Nell’Antologia si mentovò in Roma col dovuto onore la
di
lui erudita dissertazione nel mese di agosto 1776
ovò in Roma col dovuto onore la di lui erudita dissertazione nel mese
di
agosto 1776 num. VI. 74. Bellissima gradazione.
I. 74. Bellissima gradazione. Essa addita alla gioventù la vera arte
di
tessere un dramma, che consiste in porre sotto gl
chè per necessità scoppj con vigore; e non già in ordinare una catena
di
elegie e di declamazioni; perchè queste in vece d
ssità scoppj con vigore; e non già in ordinare una catena di elegie e
di
declamazioni; perchè queste in vece di avvivare l
rdinare una catena di elegie e di declamazioni; perchè queste in vece
di
avvivare le passioni per render le atte a commuov
seguendone il trasporto progressivo, le fanno divenir pesanti e fuor
di
proposito loquaci; e quindi stancando la mente se
are al cuore, diminuiscono l’interesse e in conseguenza l’ attenzione
di
chi ascolta. 75. Ho fatto in questa edizione alc
Ho fatto in questa edizione alcun cangiamento sulle pause degli atti
di
questa tragedia, ed è bene avvertirne la gioventù
abricio nella Biblioteca Greca, dal Barnès nell’ edizione delle opere
di
Euripide, e dal Carmeli nella Narrazione premessa
ilegj della poesia fa che la protezione degli Eraclidi sia presa da i
di
lui figli Demofonte e Acamante, forse per diversi
e, forse per diversificare alquanto il presente dramma rassomigliante
di
molto alle Supplici, dove aveva già introdotto Te
li Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebre pittore maestro
di
Apelle, compose anche una buona tragedia il poeta
’ grand’ingegni della Grecia da chiunque sa da essi apprendere l’arte
di
studiare e dipingere la natura, ci astringe alla
igenti delle nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle fatiche
di
Sofocle e di Euripide l’epoca del maggior lustro
nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle fatiche di Sofocle e
di
Euripide l’epoca del maggior lustro della tragedi
della tragedia. E ciò non vuol dire che i moderni abbiano a disperare
di
poter mai produrre tragedie maravigliosamente bel
poca fecondità della natura, celandosi in ogni genere infinite specie
di
componimenti perfetti benchè dissimili); ma sì be
gioni fisiche e morali della diversità del genio delle nazioni, oltre
di
ostentare certo barbaro disprezzo per la lingua,
on sono Francesi, asserisce con magistrale superiorità che nelle mani
di
Sofocle e di Euripide la tragedia étoit à son ber
esi, asserisce con magistrale superiorità che nelle mani di Sofocle e
di
Euripide la tragedia étoit à son berceau. Ma le r
dia étoit à son berceau. Ma le ragioni che ne adduce danno a divedere
di
non essersi egli molto curato di provvedersi di l
gioni che ne adduce danno a divedere di non essersi egli molto curato
di
provvedersi di lumi sufficienti per distinguere d
duce danno a divedere di non essersi egli molto curato di provvedersi
di
lumi sufficienti per distinguere dalla specie di
urato di provvedersi di lumi sufficienti per distinguere dalla specie
di
tragedia maneggiata da’ Greci le altre coltivate
Fedra, le quali si riconoscono per giudiziose traduzioni o imitazioni
di
Euripide, di cui pure si è notato essersi dal Fra
li si riconoscono per giudiziose traduzioni o imitazioni di Euripide,
di
cui pure si è notato essersi dal Francese tralasc
i principj e accomodandosi al gusto e a i costumi correnti, fanno uso
di
nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione degli spe
fanno uso di nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione degli spettatori
di
questo tempo, essi fanno gran senno e meritano so
ono ancor essi riusciti egregiamente nella poesia tragica: conveniamo
di
più che qualche volta hanno uguagliati gli antich
degli uni e degli altri nel proprio genere. Ma che perciò? Chi ardirà
di
sentenziare su i generi stessi? Chi di preferire
ere. Ma che perciò? Chi ardirà di sentenziare su i generi stessi? Chi
di
preferire il moderno all’ antico, senza aver ragi
diversità de’ tempi e de’ paesi, senza avere in testa un guazzabuglio
di
fosche idee? Il fatto ci assicura che da più migl
ltura delle Sicilie pag. 207 e seg. 90. Vedi la Storia Ecclesiastica
di
Socrate nel libro III, c. 16, e nel libro V, c. 1
CAPO VII. Copia
di
Teatri per l’Impero: magnificenza e profusione ec
iva negli spettacoli sceneci. Ci si prepara l’increscevole aspetto
di
un gran voto della storia teatrale. Esso seguì ne
o, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno
di
Napoli e della Sicilia, videro i loro teatri per
gonci anche oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello
di
Padova, di Pesaro, dell’altro presso il lago di B
oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello di Padova,
di
Pesaro, dell’altro presso il lago di Bolsena ramm
talia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’altro presso il lago
di
Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal
l lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal Muratori,
di
quelli della Toscana accennati dal Borghini, di q
blicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini,
di
quello di Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Ro
l Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello
di
Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Rocco Volpi,
, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio,
di
cui favella il p. Giuseppe Rocco Volpi, e del tea
llo di Anzio, di cui favella il p. Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro
di
Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Ros
rbissimo che ancor si ammira e si conserva col nome d’Arena. Vestigii
di
teatro veggonsi nel Piceno dove era Alia rovinata
Piceno dove era Alia rovinata dal Goto Alarico, della quale a’ tempi
di
Procopio rimanevano appena poche reliquie. Nell’U
appena poche reliquie. Nell’Umbria veggonsi in Eugubio alcuni rottami
di
un teatro, che ebbe le mura reticolatea. Spoleto
o, ebbe un teatro rovinato da’ Goti insieme colla città dopo la morte
di
Teodorico. Veggonsi in Rimini alcuni rottami di m
a città dopo la morte di Teodorico. Veggonsi in Rimini alcuni rottami
di
mattoni, ne’ quali altri riconosce un teatro, alt
e sono opera de’ bassi tempi, come si rileva dal lavoro troppo minuto
di
alquante basi di colonne colà rimaste. Credonsi p
bassi tempi, come si rileva dal lavoro troppo minuto di alquante basi
di
colonne colà rimaste. Credonsi percio piuttosto p
Muraccio o il Terrazzo dell’Ausa fiume che bagna la città dalla parte
di
oriente. Oltre Terracina ancora, seguitando la Vi
carnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero
di
s. Angelo sul monte, del quale dice il nomato Alb
o sul monte, del quale dice il nomato Alberti descrivendo la Campagna
di
Roma, benchè io abbia veduto molti teatri et anf
na perieranta.. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri
di
Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ec
a.. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto,
di
Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio
stevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe,
di
Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure
tanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene,
di
Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran t
Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo,
di
Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran teatro, il
gran teatro, il quale col resto della città su rovinato dalle truppe
di
Severoa. Antiochia ne avea un altro, e i di lui i
su rovinato dalle truppe di Severoa. Antiochia ne avea un altro, e i
di
lui istrioni furono cagione della trascuraggine e
i lui istrioni furono cagione della trascuraggine e della fatal ruina
di
Macrinob. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un t
cagione della trascuraggine e della fatal ruina di Macrinob. In Tebe
di
Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che di là av
uina di Macrinob. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che
di
là avesse Pilade tratte alcune novità che introdu
, non si trova mentovato verun teatro Ebreo. Fu solo sotto il dominio
di
tali nazioni che fiorì colà qualche poeta drammat
e veniva appellato il Poeta delle Storie Giudaiche; e i frammenti del
di
lui dramma si trovano inseriti nella collezione d
ane consiste in una introduzione fatta da Mosè, e in un dialogo pieno
di
dignità fra questo legislatore e capo degli Ebrei
eto ardente, e finalmente in un racconto fatto da un Messo della fuga
di
quel popolo e dell’evento del Mar Rosso. Vero è c
menti drammatici, e per tale senza contrasto è considerata la Cantica
di
Salomone. Ma che simili poesie pervenissero ad es
divisi in cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami
di
palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna part
cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma,
di
cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’
ano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o
di
altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che al
mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte
di
que’ semi che altrove diedero l’origine alla poes
Europee già nominate, nel rimanente dove giunsero le vincitrici armi
di
Roma, trovansi pure teatri. Vedevansi eretti in q
ntarono colonie Romane. Tacito fa menzione della colonia de’ Veterani
di
Camaloduno, dove era un tempio dell’imperador Cla
Trinobanti governando Paulino Suetonio i Brittanni, s’intese risonare
di
gemiti ed urlamentia. Nella Spagna solevano alle
rlamentia. Nella Spagna solevano alle occasioni alzarsi alcuni teatri
di
legno. Cosi fece in Cadice il Pretore Balbo, il q
rapine e ingiustizie, fe costruirvi un teatro con quattordici ordini
di
scalini per l’ordine equestre; e per potersi mill
ici ordini di scalini per l’ordine equestre; e per potersi millantare
di
essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo gi
i per l’ordine equestre; e per potersi millantare di essere la scimia
di
Giulio Cesare, nell’ultimo giorno de’ giuochi don
le rovine del teatro Saguntino, essendo questa città eretta nel regno
di
Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era que
di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era questo teatro capace
di
circa novemila persone, secondo il calcolo fatton
i circa novemila persone, secondo il calcolo fattone dal dotto Decano
di
Alicante don Manuel Martì. tanto amico del nostro
e a monsignor Zondadaria. Alluse a questo teatro e ad altre antichità
di
Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scri
tabernas y mesonesb. Alcuni moderni autori Spagnuoli fanno menzione
di
altre rovine teatrali che si trovano nella loro p
ega distante da Calpe, venendosi da Algezira, si osservano i vestigii
di
un teatro e di un anfiteatro con altre rovine del
Calpe, venendosi da Algezira, si osservano i vestigii di un teatro e
di
un anfiteatro con altre rovine dell’antica città
ii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città
di
Tarteso (differente da Cadice che pure portò ques
che pure portò questo nome) detta da’ Greci Carteia. Tralle antichità
di
Merida, dove Augusto pochi anni prima dell’era Cr
a, dove Augusto pochi anni prima dell’era Cristiana mandò una colonia
di
Legionarii, vedesi tuttavia quasi intera quella p
ici, ballerini e declamatori moltiplicaronsi oltremodo. Fin dal regno
di
Tiberio componevano un corpo sì numeroso, e ricev
ligato a rimediarvi col minorarne la mercedea. Nè conseguì per questo
di
scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe,
ì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe, che
di
sole ballerine forestiere, secondo Ammiano Marcel
erine forestiere, secondo Ammiano Marcellinob, contaronsi in Roma più
di
tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti
con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando
di
sgombero dalla città intimato per timore di cares
ed eccettuate da un bando di sgombero dalla città intimato per timore
di
carestia a tutti i filosofi, retori ed altri lett
de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Egli punì come reo
di
maestà lesa un poeta che in una tragedia avea ins
avea inserite alcune parole ingiuriose contro il re Agamennone. Assai
di
rado egli fecesi vedere nel teatro dopo che una v
idesi astretto a manomettere il comedo chiamato Accioa. Avea promesso
di
riedificare il teatro di Pompeo bruciato casualme
ere il comedo chiamato Accioa. Avea promesso di riedificare il teatro
di
Pompeo bruciato casualmente, non essendovi nella
uciato casualmente, non essendovi nella famiglia del gran competitore
di
Giulio Cesare alcuno che potesse a suo tempo sost
icazione, come racconta Tacitob. Intanto però la gente da teatro avea
di
giorno in giorno acquistato tal predominio sopra
i, e ne divise le spoglie tra gl’istrioni. Diede a una mima la tunica
di
sua madre, a un mimo la lacerna del padre, a un t
madre, a un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato
di
color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un
un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color
di
porpora di sua nonna, e ad un coraulo un altro pa
lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora
di
sua nonna, e ad un coraulo un altro pallio in cui
il proprio nome e quello della mogliea. Peggio era avvenuto in tempo
di
Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, do
enuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, dopo
di
averlo fatto menare scopando per tre teatri, Stef
o per tre teatri, Stefanione togatario, il quale giunse all’impudenza
di
farsi servire alla tavola da una matrona Romana i
o nel proprio palazzo, siccome apparisce dall’iscrizione scolpita nel
di
lui sarcofago recata dal Fabretto e dal Ficoroni.
ri questi eccessi passarono a delirii. Cajo Caligola non avea ritegno
di
baciare in pubblico l’eccellente pantomimo tragic
atore facesse il più picciolo strepito, se ’l faceva recare innanzi e
di
propria mano lo flagellavaa. Si sa per quali infa
ria mano lo flagellavaa. Si sa per quali infami vie ottenne il favore
di
questo medesimo imperadore un altro famoso attore
i Caligoli sono come le fiere addimesticate, che non mai si spogliano
di
tutta la nativa ferità, e quando meno si attende,
attende, la riprendono. Trovavasi un dì Caligola presso ad una statua
di
Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di
resso ad una statua di Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio
di
domandargli, qual de’ due fra Giove e lui gli sem
oco a rispondere, lo fece battere aspramente, insultando frattanto al
di
lui dolore, con dire che nel tuono lamentevole an
con dire che nel tuono lamentevole ancora spiccava la dolcezza della
di
lui vocea. Vitellio resse l’imperio quasi sempre
Eliogabalo distribuì le maggiori dignità a’ pubblici ballerini; molti
di
essi furono da lui destinati procuratori delle pr
enatorio; ed uno che da giovine avea rappresentato nella stessa città
di
Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercitoc. Q
a gli Etruschi ed i Campani aveano favole sceniche senza potersi dire
di
averle tratte da’ Greci. Tali popoli Italiani ne
le lettere e a coltivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme
di
Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un t
ivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non
di
Aristofane, ed imitando a un tempo Difilo, Filemo
renzio seguito da Afranio, indossando felicemente le spoglie preziose
di
Menandro e degli Apollodori, mal grado delle glor
decoro e gravità la greca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste
di
Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovi
reca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia
di
Mecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito e al
o il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea
di
Ovidio, all’Ippolito e alla Medea e alla Troade d
cenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito e alla Medea e alla Troade
di
Seneca e all’Agave di Stazio. La grandezza eroica
Ovidio, all’Ippolito e alla Medea e alla Troade di Seneca e all’Agave
di
Stazio. La grandezza eroica campeggia nel loro st
e per la sola combinazione delle passioni, nè mette capo nella catena
di
un destino inesorabile. Ma i Mimi e i Pantomimi t
gni coltura, e sparvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno
di
dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria d
parvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno di dieci secoli
di
barbarie. A cui toccò la gloria di dissiparlo? Do
inoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria
di
dissiparlo? Dove risorsero le arti, la drammatica
Letteratura Italiana T. II lib. III b. Nel II libro delle Antichità
di
Verona. a. Vedi la Descrizione dell’Italia di L
libro delle Antichità di Verona. a. Vedi la Descrizione dell’Italia
di
Leandro Alberti, dove parla del ducato di Spoleto
la Descrizione dell’Italia di Leandro Alberti, dove parla del ducato
di
Spoleto. a. In Vit. Tiberii c. 40. a. Vedi il
oleto. a. In Vit. Tiberii c. 40. a. Vedi il libro III delle Storie
di
Erodiano. b. Lo stesso Erodiano libro V. a. Ved
ano. b. Lo stesso Erodiano libro V. a. Vedasi il Dizionario critico
di
Pietro Bayle artic. Ezechiel. a. Tacito nel XIV
nio Pollione nella lettera 32 inserita nel VII libro delle Famigliari
di
Cicerone. a. Trovasi in Bologna in potere della
bre letterata Clotilde Tambroni mia pregevole collega nell’Università
di
Bologna Professora di lingua e letteratura Greca,
Tambroni mia pregevole collega nell’Università di Bologna Professora
di
lingua e letteratura Greca, un modello di questo
rsità di Bologna Professora di lingua e letteratura Greca, un modello
di
questo teatro mirabilmente combinato con tutte le
esto teatro mirabilmente combinato con tutte le misure, e colle parti
di
esso ben allocate e supplite dove il tempo le ha
intorno a questo teatro la lettera 8 del tomo IV del Viage de España
di
don Antonio Ponz segretario dell’Accademia di San
IV del Viage de España di don Antonio Ponz segretario dell’Accademia
di
San Ferdinando in Madrid. a. Vedasene il II disc
b. Delle accennate magnifiche ruine può vedersi la Historia de Merida
di
Bernabe Moreno Vargas, las Antiquedades de España
storia de Merida di Bernabe Moreno Vargas, las Antiquedades de España
di
Ambrosio Morales, ed il citato tomo VIII del Viag
45. a. Suetonio in Vit. Calig. c. 55. a. Suetonio nella stessa Vita
di
Caligola c. 33. b. Lo stesso biografo nella Vita
ella stessa Vita di Caligola c. 33. b. Lo stesso biografo nella Vita
di
Vitellia c. 12. c. Erodiano nel libro V.
Modena Giacomo. Attore insigne in ogni genere
di
parti, ma più specialmente in quelle di padre nob
Attore insigne in ogni genere di parti, ma più specialmente in quelle
di
padre nobile e tiranno tragico per le quali si ag
il 1773. Si recò a quindici anni a Verona, per impararvi il mestiere
di
sartore ; ma innamoratosi del teatro, entrò in un
a compagnia, in cui dalle ultime parti potè salir ben presto a quelle
di
prima importanza, quali di padre e di tiranno ; e
ltime parti potè salir ben presto a quelle di prima importanza, quali
di
padre e di tiranno ; e con tal successo, che in c
potè salir ben presto a quelle di prima importanza, quali di padre e
di
tiranno ; e con tal successo, che in capo a pochi
i lo vediam già nello stesso ruolo in Compagnia del vecchio Zanerini,
di
cui potè seguire, senza servilità, la vecchia scu
Zanerini, di cui potè seguire, senza servilità, la vecchia scuola, e
di
Maddalena Battaglia (1795-96), destando a Venezia
a Venezia, al San Gio. Grisostomo, coll’ Ubaldo nel Galeotto Manfredi
di
Vincenzo Monti, specie nella scena del quarto att
– dice il Teatro mod. app. (vol. III, XXI) – quanto egli fosse capace
di
sostenere i più sublimi caratteri e di esprimere
XI) – quanto egli fosse capace di sostenere i più sublimi caratteri e
di
esprimere le più veementi passioni. » Grande nell
ratteri e di esprimere le più veementi passioni. » Grande nella parte
di
Macmut nella trilogia Goldoniana La sposa persian
n quelle del Sacerdote ne' Baccanali e del Padre nell’Elena e Gerardo
di
Pindemonte. Nè le tragedie di Alfieri, Saul, Agam
canali e del Padre nell’Elena e Gerardo di Pindemonte. Nè le tragedie
di
Alfieri, Saul, Agamennone, Oreste, Virginia, Poli
ilio Regolo, Temistocle, Catone in Utica, ebbero più forti interpreti
di
lui. A questi si univan l’Abate de l’ Epée, il Cu
i interpreti di lui. A questi si univan l’Abate de l’ Epée, il Cugino
di
Lisbona, il Ministro d’onore, il Medico olandese,
mo ; quel Saul, nel quale egli fu sommo, e pel quale vuol la leggenda
di
palcoscenico ch'egli si mostrasse geloso del figl
l Saul :« no g' avè rispeto gnanca de vostro pare » ebbe più un tuono
di
amorosa compiacenza, che di sciocco risentimento
gnanca de vostro pare » ebbe più un tuono di amorosa compiacenza, che
di
sciocco risentimento ; dacchè pare irrefragabilme
co solo), direttore eccellente e galantuomo rarissimo. Nei sette anni
di
esilio di Gustavo, egli, con sacrifici di ogni ma
direttore eccellente e galantuomo rarissimo. Nei sette anni di esilio
di
Gustavo, egli, con sacrifici di ogni maniera, pri
o rarissimo. Nei sette anni di esilio di Gustavo, egli, con sacrifici
di
ogni maniera, privandosi quasi del pane per sè e
ogni maniera, privandosi quasi del pane per sè e i suoi, gli fu largo
di
soccorsi in Francia e in Isvizzera, sopportando s
sopportando sempre con rassegnazione i molti dolori che per tristizia
di
tempi ebbe a patire nel corso non breve della sua
ire nel corso non breve della sua vita. Sazio d’encomi, e ben fornito
di
danaro, pensò di lasciar le scene per darsi alla
breve della sua vita. Sazio d’encomi, e ben fornito di danaro, pensò
di
lasciar le scene per darsi alla vita tranquilla d
auro Corniani d’ Algarotti gli dedicò il seguente SONETTO Ai prischi
di
della Superba Roma Roscio dal palco gli animi vol
dal palco gli animi volgea, e dai signori della terra doma alta mèsse
di
plausi allor cogliea. De'più gravi pensier posta
ue a Venezia il 13 febbraio del 1803. Iniziato alle lettere nel liceo
di
Verona sotto le discipline di Ilario Casarotti, p
l 1803. Iniziato alle lettere nel liceo di Verona sotto le discipline
di
Ilario Casarotti, passò poi a studiar legge nell’
pline di Ilario Casarotti, passò poi a studiar legge nell’ Università
di
Padova. Apertosi il 1820, quel teatro, restaurato
Apertosi il 1820, quel teatro, restaurato, colla Fedra dell’Orlando,
di
cui eran parti principali la celebre Grassini, la
li fu dopo reciproche provocazioni generate dal divieto agli studenti
di
partecipare alle prove degli spettacoli, ferito a
dottori Fabris e Ruggeri nel lor rapporto lo dichiararono in pericolo
di
vita. Dopo un mese di malattia, « espulso, – dice
ri nel lor rapporto lo dichiararono in pericolo di vita. Dopo un mese
di
malattia, « espulso, – dice il Leoni (Dell’ Arte
mese di malattia, « espulso, – dice il Leoni (Dell’ Arte e del Teatro
di
Padova. Ivi '73) – per la colpa d’essere stato fe
ve si laureò avvocato, recitando talvolta co' filodrammatici le parti
di
primo attore, nelle quali mostrava di riuscir som
lta co' filodrammatici le parti di primo attore, nelle quali mostrava
di
riuscir sommo. Morto Alessandro Lombardi, Salvato
riuscir sommo. Morto Alessandro Lombardi, Salvator Fabbrichesi pensò
di
sostituirlo col giovane Gustavo, il quale, chiama
vane Gustavo, il quale, chiamato a Venezia (1824), esordì colla parte
di
David nel Saul di Alfieri ; e s’andò man mano acq
uale, chiamato a Venezia (1824), esordì colla parte di David nel Saul
di
Alfieri ; e s’andò man mano acquistando tal fama,
dò man mano acquistando tal fama, che poco dopo entrò nella Compagnia
di
Antonio Raftopulo come primo attore. Formò dopo
ol padre e la celebre Carlotta Polvaro ; e abbiam d’allora, al Giglio
di
Lucca (15 maggio 1830), un programma particolareg
, al Giglio di Lucca (15 maggio 1830), un programma particolareggiato
di
una rappresentazione straordinaria di spettacolo
un programma particolareggiato di una rappresentazione straordinaria
di
spettacolo straordinario con colpi di scena e sce
rappresentazione straordinaria di spettacolo straordinario con colpi
di
scena e scenari straordinari del solito pittore d
itazioni politiche del’ 31 nello Stato della Chiesa, e la rivoluzione
di
Bologna, ove Modena trovavasi la quaresima con la
ecero risolvere ad abbandonar questa per correre a difender sui campi
di
Rimini la libertà d’ Italia contro gli austriaci.
rali, ei dovè riparare in Francia. Tornò il '32 a Bologna, ma i fatti
di
Cesena lo ricacciarono in esilio : e fu a Brussel
tti di Cesena lo ricacciarono in esilio : e fu a Brusselle correttore
di
stampe, maestro di scuola e commerciante di macch
cacciarono in esilio : e fu a Brusselle correttore di stampe, maestro
di
scuola e commerciante di maccheroni e di cacio lo
fu a Brusselle correttore di stampe, maestro di scuola e commerciante
di
maccheroni e di cacio lodigiano ; poi in Isvizzer
orrettore di stampe, maestro di scuola e commerciante di maccheroni e
di
cacio lodigiano ; poi in Isvizzera, poi di nuovo
mmerciante di maccheroni e di cacio lodigiano ; poi in Isvizzera, poi
di
nuovo in Francia, d’onde tornò, dopo sette anni d
in Isvizzera, poi di nuovo in Francia, d’onde tornò, dopo sette anni
di
esilio, a riveder la patria e i parenti, per amni
ustriaco Ferdinando I. Comparve allora sulle scene del Teatro Carcano
di
Milano sotto le spoglie del divino Alighieri, dec
l divino Alighieri, declamandone, sviscerandone alcuni canti, fra cui
di
Ugolino e di Francesca, che suscitaron l’entusias
hieri, declamandone, sviscerandone alcuni canti, fra cui di Ugolino e
di
Francesca, che suscitaron l’entusiasmo. Si unì po
nie, colle quali dava or qui or là poche recite, maturando il disegno
di
formare e condurre una Compagnia propria di giova
ite, maturando il disegno di formare e condurre una Compagnia propria
di
giovani forze da avviare, da ammaestrare, da guid
potè mettere assieme una mediocre fortuna ; ma quando la rivoluzione
di
Milano preluse a quella del '48, egli, chiamato a
striaci vittoriosi e trionfanti nel Veneto, si vendicaron tristamente
di
lui, atterrando e distruggendo la casa e la terra
ercorrendone le varie città or con compagnie rilevate, or con formate
di
nuovo. Lo vediamo alla fine del '58 all’ Apollo d
te, or con formate di nuovo. Lo vediamo alla fine del '58 all’ Apollo
di
Genova, ove diede il mercoledì 22 dicembre un’ult
rappresentazione compresa nell’ abbonamento del carnevale col dramma
di
Delavigne, Luigi XI. Cacciati i borboni da Napoli
dramma di Delavigne, Luigi XI. Cacciati i borboni da Napoli, deliberò
di
presentarsi colà come artista ; ma côlto da un ma
sere generale dovè tornare a Torino, ove, sviluppatosi il male, cessò
di
vivere a soli cinquantott’anni, il 21 febbraio de
uantott’anni, il 21 febbraio del 1861. Molte cose abbiamo a stampa
di
lui, o che discorron di lui, uomo politico ed art
raio del 1861. Molte cose abbiamo a stampa di lui, o che discorron
di
lui, uomo politico ed artista ; e principali fra
esse : I. L' Istruzione al popolo italiano e l’Insegnamento popolare
di
Gustavo Modena« scrittura – dice il Martini (Gius
uro Macchi, secondo afferma il Ricciardi, e pubblicato con prefazione
di
Giuseppe Mazzini, ma che vide soltanto la luce ne
o la luce nel 1888 per opera della Commissione editrice degli scritti
di
G. Mazzini, col quale egli eresse a sè l’oraziano
dell’affetto che a lui legava la incomparabile compagna Giulia Calame
di
Berna, che lo aveva sposato fuggiasco, e che fu –
i e per amore alla sua seconda patria ; corse più tardi ogni pericolo
di
guerra accanto al marito nel Veneto…… IV. Una le
ertolotti nel suo studio sul Moncalvo. V. Gustavo Modena e l’arte sua
di
Luigi Bonazzi, che ha data un’idea abbastanza chi
che ha data un’idea abbastanza chiara, a noi che non avemmo la sorte
di
sentirlo, della sua artistica grandezza. VI. Un c
entirlo, della sua artistica grandezza. VI. Un capitolo nelle memorie
di
Tommaso Salvini, intitolato : Come G. Modena istr
o Salvini, intitolato : Come G. Modena istruiva. VII. Una conferenza
di
Adriano Palombi (Roma, '99). VIII. Una conferenz
Una conferenza di Adriano Palombi (Roma, '99). VIII. Una conferenza
di
Edmondo De Amicis (Speranze e Glorie. Milano, Tre
(Speranze e Glorie. Milano, Treves, 1900), alta, appassionata, piena
di
fervore patriotico. IX. Una conferenza di Carlo Z
, alta, appassionata, piena di fervore patriotico. IX. Una conferenza
di
Carlo Zangarini (Bologna, Zanichelli, 1900), ov'è
ate Iacopo Ferrazzi a Bassano. I. Caro Mariano, Mascherpa ha ragione
di
mettersi in collera con Montazio. Quando un giorn
all’ opera ; e voi accademie orecchiute che per l’opera date migliaja
di
scudi, date anche alla commedia i mezzi di decora
per l’opera date migliaja di scudi, date anche alla commedia i mezzi
di
decorare la scena. » Ma egli, il giornalista, com
ro a spendere e spandere per decorare le produzioni con una esattezza
di
costumi e con uno sfarzo ignoto fino ai nostri gi
Bergamo, perchè ho messo il biglietto a una lira, m’avean minacciato
di
fischiarmi nei pubblici caffè. E a questo proposi
to di fischiarmi nei pubblici caffè. E a questo proposito il pubblico
di
Firenze è forse più indietro di quel di Bergamo.
ffè. E a questo proposito il pubblico di Firenze è forse più indietro
di
quel di Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo :
questo proposito il pubblico di Firenze è forse più indietro di quel
di
Bergamo. Imparo da te che Taddei è vivo : non ne
lui. Che non piaccia a Civitavecchia è possibile : perchè il pubblico
di
Civitavecchia non avrebbe da esser asino ? Lo son
già licenziata la mia compagnia, ed ho messa in libertà la quaresima
di
Padova, e coll’ultimo di carnovalone 45 in 46 fin
mpagnia, ed ho messa in libertà la quaresima di Padova, e coll’ultimo
di
carnovalone 45 in 46 finisce il mio capocomicato.
comicato. Probabilmente verrò a passar l’anno venturo in un villaggio
di
Toscana, alla campagna. Battaglia è in trattato c
In fin dei conti io credo che la Compagnia del Battaglia finirà prima
di
cominciare come quella di Alì impresario per le S
che la Compagnia del Battaglia finirà prima di cominciare come quella
di
Alì impresario per le Smirne. Addio. Saluta tutti
rofessore, Mi ascrivo ad obbligo il dare pronto riscontro al gradito
di
Lei foglio 28 spirato gennaio. E dopo di averle r
pronto riscontro al gradito di Lei foglio 28 spirato gennaio. E dopo
di
averle resi i più vivi ringraziamenti per le gent
entili espressioni che in quello Ella si compiace dirigermi, La prego
di
voler manifestare a cotesto illustre Ateneo i sen
tre Ateneo i sensi della mia riconoscenza per l’onore che mi ha fatto
di
nominarmi suo Socio corrispondente. Mi è poi di g
onore che mi ha fatto di nominarmi suo Socio corrispondente. Mi è poi
di
grandissima compiacenza l’entrare seco Lei in tal
a l’entrare seco Lei in tali rapporti, che mi procureranno il piacere
di
conoscer La personalmente, e di riconoscere in pa
porti, che mi procureranno il piacere di conoscer La personalmente, e
di
riconoscere in pari tempo il di Lei merito anche
acere di conoscer La personalmente, e di riconoscere in pari tempo il
di
Lei merito anche in fatto di pubblico insegnament
mente, e di riconoscere in pari tempo il di Lei merito anche in fatto
di
pubblico insegnamento. Frattanto ho il vantaggio
to anche in fatto di pubblico insegnamento. Frattanto ho il vantaggio
di
potermeLe dichiarare Obblmo. Devmo. Servitore G
Devmo. Servitore G. Modena. Grande e bella figura questa del Modena,
di
cui non sappiam bene se più e meglio valesse la m
o nel Capitan cortese del 12 aprile '96 con queste parole : Fu tutto
di
un pezzo : repubblicano sin dalla prima giovinezz
prima giovinezza, fiero nemico così dell’ oppressione straniera, come
di
qualunque arroganza anche tribunizia che mirasse
on la dittatura della piazza, sia con quella della Reggia. Mi ricordo
di
averlo veduto nell’Assemblea Toscana in cui era d
emblea Toscana in cui era deputato, capitanare un giorno un tentativo
di
rivolta dell’Assemblea Toscana in cui era deputat
emblea Toscana in cui era deputato, capitanare un giorno un tentativo
di
rivolta dell’ Assemblea contro la dittatura di Gu
un giorno un tentativo di rivolta dell’ Assemblea contro la dittatura
di
Guerrazzi – dittatura acre, aspra, sgarbata, che
ea era troppo sfiaccolata per reggervi. – Il dittatore impose il voto
di
fiducia e l’ottenne. – Ma l’urto fra i due uomini
l voto di fiducia e l’ottenne. – Ma l’urto fra i due uomini, entrambi
di
ferro, fra i due caratteri irti di punte e di ang
l’urto fra i due uomini, entrambi di ferro, fra i due caratteri irti
di
punte e di angoli, fu terribile. – Guerrazzi risp
i due uomini, entrambi di ferro, fra i due caratteri irti di punte e
di
angoli, fu terribile. – Guerrazzi rispose alla in
nte e di angoli, fu terribile. – Guerrazzi rispose alla interpellanza
di
Modena, secco, sdegnoso, iracondo, e chiuse dicen
la raccolgo. Sappia il signor Guerrassi che io mi sento tanto altero
di
recitare la tragedia al Teatro di Borgognissanti,
rrassi che io mi sento tanto altero di recitare la tragedia al Teatro
di
Borgognissanti, quanto umiliato nel prender parte
nissanti, quanto umiliato nel prender parte a questa indegna commedia
di
Palazzo Vecchio. Guerrazzi, dal suo banco m
uerrazzi, dal suo banco ministeriale, pallido, terreo, mandando lampi
di
collera dai cristalli dei suoi occhiali d’oro, ir
Non feci allusioni : – non si accalori così. È tutto rosso. E Modena
di
rimando : « Risponderò a lei come fu già risposto
non da commedia, a Napoleone I : È il nostro destino quando si parla
di
libertà – per me di arrossire, per voi di impalli
Napoleone I : È il nostro destino quando si parla di libertà – per me
di
arrossire, per voi di impallidire. » L'Assemblea
tro destino quando si parla di libertà – per me di arrossire, per voi
di
impallidire. » L'Assemblea andò sossopra – il pub
andò sossopra – il pubblico batteva freneticamente le mani. Era uomo
di
passione, ma il sentimento dell’ onestà e della r
itica e ai rancori personali. ……………………….. Nessuno certo potè mai più
di
lui nè come lui suscitar l’entusiasmo nel popolo
l’entusiasmo nel popolo affollato, sia si mostrasse sotto le spoglie
di
Paolo, sia di Luigi XI, sia di Saul, sia di Davi
nel popolo affollato, sia si mostrasse sotto le spoglie di Paolo, sia
di
Luigi XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelc
to, sia si mostrasse sotto le spoglie di Paolo, sia di Luigi XI, sia
di
Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstei
strasse sotto le spoglie di Paolo, sia di Luigi XI, sia di Saul, sia
di
David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Citt
le spoglie di Paolo, sia di Luigi XI, sia di Saul, sia di David ; o
di
Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino di Gand
Paolo, sia di Luigi XI, sia di Saul, sia di David ; o di Adelchi, o
di
Walenstein, o del Cittadino di Gand, o di Maomett
i Saul, sia di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino
di
Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di
di David ; o di Adelchi, o di Walenstein, o del Cittadino di Gand, o
di
Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di Raimondo, o
di Walenstein, o del Cittadino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o
di
Remy, o di Raimondo, o di Dante, del quale interp
ein, o del Cittadino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o
di
Raimondo, o di Dante, del quale interpretava (com
adino di Gand, o di Maometto, o d’Icilio, o di Remy, o di Raimondo, o
di
Dante, del quale interpretava (come abbiamo da un
ndo, o di Dante, del quale interpretava (come abbiamo da un programma
di
sua beneficiata al Teatro del Giglio di Lucca, la
(come abbiamo da un programma di sua beneficiata al Teatro del Giglio
di
Lucca, la domenica 7 giugno 1840, in Compagnia Do
infisso con gran violenza sul piano della tavola, che…. doveva essere
di
marmo. Ma…. altri tempi, allora. La missione del
mo. Ma…. altri tempi, allora. La missione del teatro non era, allora,
di
mostrare al vivo malattie del nostro spirito e de
o e del nostro corpo, senza ragione, senza concetto, senza ideali ; o
di
intrecciar pazzie e bizzarrie per ridar vita alla
re, da ingagliardire…. E l’artista e il patriotto insieme si servivan
di
ogni mezzo per riuscir nell’intento. Non occupiam
servivan di ogni mezzo per riuscir nell’intento. Non occupiamoci ora
di
stabilire se antiartistica, o poco logica, o addi
, o poco logica, o addirittura grottesca potesse essere l’apparizione
di
Modena sotto le spoglie di Dante, che i canti del
ura grottesca potesse essere l’apparizione di Modena sotto le spoglie
di
Dante, che i canti dell’Inferno declamava, immagi
le spoglie di Dante, che i canti dell’Inferno declamava, immaginando
di
improvvisarli e dettarli inspirato a un giovinett
na…. Quel che più cercasse il Modena con tali declamazioni, se, cioè,
di
ravvivar nelle genti l’amore pel grande volume, o
è, di ravvivar nelle genti l’amore pel grande volume, o non piuttosto
di
mostrar loro i più riposti sentimenti politici de
l giorno che Gustavo Modena chiuse le sue rappresentazioni nel Teatro
di
Palma, intitolato poi dal suo nome. No – non è l
lo consola l’eco possente della tua parola. Forse l’industre artefice
di
questa nova gloria era presago, quando il suo cir
, che gli fu seconda patria, inaugurò, per l’opera costante e amorosa
di
Giuseppe Cauda, un giornalista, che dell’arte del
e del teatro s’è fatto un culto, il sospirato monumento, degno lavoro
di
A. Bi stolfi, al quale porse il saluto della patr
patria Enrico Panzacchi, e sul quale sono incise queste degne parole
di
A. Graf : gustavo modena | per altezza d’ingegn
le di A. Graf : gustavo modena | per altezza d’ingegno | per carità
di
patria | per integrita di vita | degno di accompa
modena | per altezza d’ingegno | per carità di patria | per integrita
di
vita | degno di accompagnarsi coi sommi | l’arte
ezza d’ingegno | per carità di patria | per integrita di vita | degno
di
accompagnarsi coi sommi | l’arte scenica aderse |
compagnarsi coi sommi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo |
di
verita di virtu di bellezza | memorabile esempio
i coi sommi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo | di verita
di
virtu di bellezza | memorabile esempio | a imitat
mi | l’arte scenica aderse | a magistero supremo | di verita di virtu
di
bellezza | memorabile esempio | a imitatori ed em
ta di virtu di bellezza | memorabile esempio | a imitatori ed emuli |
di
vera gloria bramosi. | 1803-1861.
scerà per diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi
di
esso una meno confusa idea, considerandone la str
za degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome
di
Teatro che da τεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio o
immaco (lib. IV, ep. 51 Variarum) fu tradotto Visorium, è più moderno
di
quello di Scena che si diede al luogo delle prime
b. IV, ep. 51 Variarum) fu tradotto Visorium, è più moderno di quello
di
Scena che si diede al luogo delle prime rappresen
ano i rami e le fronde soprapposte ai tabernacoli, o alle tende fatte
di
tela, di lana, o di pelli per difendere gli attor
i e le fronde soprapposte ai tabernacoli, o alle tende fatte di tela,
di
lana, o di pelli per difendere gli attori dal Sol
de soprapposte ai tabernacoli, o alle tende fatte di tela, di lana, o
di
pelli per difendere gli attori dal Sole e dalle p
prima che essi fossero ammessi a rappresentare in città. I noti carri
di
Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero esser
arri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie
di
tenda portatile che prontamente si rassettava all
e apparato campestre. Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi
di
Frinico e de’ suoi coetanei, si eresse estemporan
Agatarco celebre architetto da noi altrove mentovato, colla direzione
di
Eschiloa, costruì in Atene il primo teatro. Un al
Eschiloa, costruì in Atene il primo teatro. Un altro più famoso tutto
di
marmo dedicato a Bacco se ne alzò dal chiaro arch
altri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio
di
una collina a cui si appoggia, e intorno a trecen
dal mare, che riguarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia
di
un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con
guarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia di un bel teatro
di
marmo, il cui diametro preso con tutta la profond
rmo, il cui diametro preso con tutta la profondità degli scaglioni, è
di
250 piedi, e la periferia di 500b. Oggi pure si o
n tutta la profondità degli scaglioni, è di 250 piedi, e la periferia
di
500b. Oggi pure si osserva in Samo lo spazio che
i si trasportarono per edificarne Coraa. Uno de’ più magnifici teatri
di
marmo dell’Asia Minore era quello di Smirne, il q
aa. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia Minore era quello
di
Smirne, il quale probabilmente fu il luogo dove b
bilmente fu il luogo dove bruciarono vivo san Policarpo primo vescovo
di
quella città in età di anni 96 sotto Marco Aureli
ve bruciarono vivo san Policarpo primo vescovo di quella città in età
di
anni 96 sotto Marco Aurelio o Antonino Pio. I Tur
Caravaneb. Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome
di
Eraclea in modo a Bizanzio vicina che si reputaro
anzio vicina che si reputarono entrambe come una città sola, a’ tempi
di
Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di ta
e come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro
di
marmo di tale magnificenza che passava per una de
a città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo
di
tale magnificenza che passava per una delle marav
lla nazione Greca, si vogliono quì rammemorare le reliquie de’ teatri
di
quell’ isola. Pregevoli singolarmente si reputano
la. Pregevoli singolarmente si reputano i ruderi esistenti del teatro
di
Siracusa chiamato massimo da Cicerone contra Verr
di Siracusa chiamato massimo da Cicerone contra Verre, cui a giudizio
di
Diodoro Siculo cedeva anche il teatro di Agira su
contra Verre, cui a giudizio di Diodoro Siculo cedeva anche il teatro
di
Agira sua patria, che egli appellò il più bello d
Alberti vide nel sito, ove era Acradina e Tica, alcuni pochi rottami
di
tal superbo teatro tagliato nel sassob. Il Conte
edevasi (dicec) posto in parte eminente, donde si scoprivano le città
di
Napoli, Ortigia ed Acradina bassa, i due porti, i
fregi che l’adornavano, rimane alcun vestigio. Merita tra le reliquie
di
questo teatro particolare attenzione il più basso
to teatro particolare attenzione il più basso scalino della gradinata
di
mezzo. Vi si erano osservate queste lettere grech
modo che non si curarono mai. Riescì al lodato Conte Gaetani nel 1756
di
scoprire nella parte opposta in faccia al levante
n Siracusa al cui tempo forse potè edificarsi il teatroa. L’esistenza
di
tal regina de’ Siracusani si compruova con un gra
sistenza di tal regina de’ Siracusani si compruova con un gran numero
di
medaglie registrate nell’edizioni della Sicilia N
dall’Agostino, dal Mayer, dall’ Avercampio. Il Gaetani molte ne vide
di
argento, e qualcheduna di rame. Il Torremuzzab al
dall’ Avercampio. Il Gaetani molte ne vide di argento, e qualcheduna
di
rame. Il Torremuzzab altre ne reca tutte di argen
di argento, e qualcheduna di rame. Il Torremuzzab altre ne reca tutte
di
argento, che rappresentano Filistide in varie età
ra, vicino alla vecchiaja, vecchia affatto e rugosa. Oltre de’ teatri
di
Siracusa e di Agira, abbiamo con qualche particol
a vecchiaja, vecchia affatto e rugosa. Oltre de’ teatri di Siracusa e
di
Agira, abbiamo con qualche particolarità rammenta
i Agira, abbiamo con qualche particolarità rammentato altrovec quelli
di
Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di
iamo con qualche particolarità rammentato altrovec quelli di Palermo,
di
Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta, di
he particolarità rammentato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento,
di
Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Sim
rità rammentato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania,
di
Messina, di Segesta, di Taormina. Similmente degn
ato altrovec quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina,
di
Segesta, di Taormina. Similmente degni sono di ra
quelli di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta,
di
Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i
i Catania, di Messina, di Segesta, di Taormina. Similmente degni sono
di
rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di R
i Segesta, di Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i teatri
di
Taranto, di Crotone, di Reggio, e di altre città
i Taormina. Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto,
di
Crotone, di Reggio, e di altre città della Magna
Similmente degni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone,
di
Reggio, e di altre città della Magna Grecia. Memo
gni sono di rammentarsi i teatri di Taranto, di Crotone, di Reggio, e
di
altre città della Magna Grecia. Memorabili sopra
tà della Magna Grecia. Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri
di
Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto
agna Grecia. Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua,
di
Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompe
cia. Memorabili sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola
di
Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Er
li sopra tutti sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli,
di
Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Na
i sono gli antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno,
di
Pesto, di Pompei, di Ercolano, di Napoli. Si è pu
antichi teatri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto,
di
Pompei, di Ercolano, di Napoli. Si è pure nella n
atri di Capua, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei,
di
Ercolano, di Napoli. Si è pure nella nostra citat
, di Nola di Pozzuoli, di Minturno, di Pesto, di Pompei, di Ercolano,
di
Napoli. Si è pure nella nostra citata opera della
stra citata opera della Coltura delle Sicilie fatta parola del teatro
di
Venosa sacro ad Imeneo secondo l’Antonini, di que
fatta parola del teatro di Venosa sacro ad Imeneo secondo l’Antonini,
di
quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di
ad Imeneo secondo l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e
di
quelli di Baja, di Alife e di Sessa. Vuolsi dagli
secondo l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli
di
Baja, di Alife e di Sessa. Vuolsi dagli eruditi L
l’Antonini, di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja,
di
Alife e di Sessa. Vuolsi dagli eruditi Lancianesi
di quello de’ Marsi in Alba Fucense, e di quelli di Baja, di Alife e
di
Sessa. Vuolsi dagli eruditi Lancianesi che in Ans
uditi Lancianesi che in Ansano, oggi Lanciano, si eresse un teatro su
di
un colle all’occidente in un trivio non lontano d
atro su di un colle all’occidente in un trivio non lontano dal tempio
di
Apollo, che poi verso il 1227 si convertì in una
e sotto il titolo dell’Assunta. Essi ci attestano che in una orazione
di
mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite d
he in una orazione di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite
di
Giacomo Fella e di Pietro Polidoro se ne fa menzi
di mons. Sebastiano Rinaldi, e nelle opere inedite di Giacomo Fella e
di
Pietro Polidoro se ne fa menzione; aggiungendo ch
ndo che anche nel secolo XVI n’esistevano varii rottami. Tralle ruine
di
un tempio dedicato, come si crede a Bacco, il med
tempio dedicato, come si crede a Bacco, il medesimo Polidoro assicura
di
aver trovata la seguente iscrizione: Q. Aureliu
agnifico, della cui bellezza favellano Pausania e Plutarco nella Vita
di
Agesilao. In fattinulla parmi che si possa aggiun
l’errore del Cragio, il quale ha creduto che gli Spartani mancassero
di
spettacoli scenici, ed ha indotti nel medesimo er
gari. Quel teatro i cui vecchi fondamenti si additano presso la tomba
di
Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia d
no presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia
di
Platea, era veramente fatto per gli esercizii gin
ndo giorno delle feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel mese
di
agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciul
tie, che celebravansi ogni anno nel mese di agosto in Laconia ad onor
di
Apollo e del fanciullo Giacinto da lui amato e pe
cora che il gramatico Sosibio Spartano compose un trattato sul genere
di
commedia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote
l trattato scritto contro le stravaganze del p. Concina si maraviglia
di
ciò che asserì Cornelio, non parendogli probabile
poteva bene esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti
di
Licurgo, il quale non permise agli Spartani di es
l rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani
di
essere nè anche spettatori delle rappresentazioni
Cornelio Nipote afferma con tal franchezza il fatto riferito, scevro
di
ogni timore di essere smentito da’ contemporanei,
e afferma con tal franchezza il fatto riferito, scevro di ogni timore
di
essere smentito da’ contemporanei, che sembra esc
ontemporanei, che sembra escludere ogni sospetto suscitato dal Maffei
di
essersi lasciato ingannare da qualche falsa relaz
che gli uomini comparissero sulla scena da donnea Plutarco nella Vita
di
Focione racconta ancora di un tragedo che nell’us
sulla scena da donnea Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora
di
un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese u
di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna
di
una regina e un corteggio proporzionato. E nella
schera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita
di
Silla mentova pure un certo Metrobio attore Lisio
va pure un certo Metrobio attore Lisiodo cioè che rappresentava parti
di
donne, a differenza de’ Magodi che rappresentavan
entavano quelle dell’uno e dell’altro sesso. È notissimo poi il passo
di
Aulo Gelliob intorno all’attore Polo, il quale so
di Aulo Gelliob intorno all’attore Polo, il quale sostenendo la parte
di
Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle
l’attore Polo, il quale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia
di
Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell
o la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri
di
Oreste pose nell’urna quelle di un suo figliuolo,
edia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle
di
un suo figliuolo, ed espresse vivamente il propri
i un suo figliuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello
di
Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle
rsità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi
di
Epaminonda e di altri uomini grandi della Grecia,
i de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e
di
altri uomini grandi della Grecia, e la declamazio
ecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna
di
ogni distinto personaggio. Quasi tutti i poeti sc
to capitano dagli Ateniesi in grazia de’ suoi versi che mostravano la
di
lui perizia nelle çose belliche. Eschilo musico a
meno che poeta, era uno de’ valorosi capitani del suo tempo, e sotto
di
lui godeva la pubblica stima il saltatore Teleste
ferito a qual segno godesse il favore del re Archelao e dell’amicizia
di
Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte c
di Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte che recitava nelle
di
lui tragedie, era rispettato in Atene e sommament
e sommamente caro allo stesso tragico, nei cui drammi correva romore
di
avere anche lavorato alcun poco come scrittore. S
prima attore teatrale, e si distinse nel rappresentare il personaggio
di
Enomao, benchè non facesse che le terze parti, si
te influivano nelle politiche deliberazioni, e attraversarono le mire
di
Demostene. Neottolemo stabilito in Macedonia, men
ngeva alla spedizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze
di
Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’
edizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze di Cleopatra
di
lui figliuola con Alessandro re de’ Molossi, rapp
ro re de’ Molossi, rappresentò un suo componimento intitolato Cinira,
di
cui Diodoro Siculo ci ha conservato un frammento
n grande stima era Satiro celebre attore al quale secondo il racconto
di
Plutarco dovè Demostene tutto il vantaggio che ri
ndo statue colonne e ornati nobili, comica imitando piazze e finestre
di
edifizii particolari, e satirica presentando rupi
presentando rupi caverne boscaglie. Le decorazioni accennate proprie
di
ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo d
accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo
di
macchine, le quali secondo Serviob cangiavano l’a
ietro della scena era il Βροντειον, il luogo, in cui con otri ripieni
di
selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’
di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’ tuoni. Anche al
di
dietro era il Coragio che oggi si direbbe la guar
i e i planipedi, ovvero mimi che non usavano nè coturni nè socchi. Al
di
sotto del pulpito e nel bel mezzo del teatro era
il pulpito descritto, come scrisse Calliachio, ma sì bene una specie
di
ara o tribunale che si occupava da’ musici e da’
ati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura
di
fasce, e da Vitruvio chiamaronsi Precinzioni a, e
fatte non per sedere ma per montare ai rispettivi ounei. Ogni coppia
di
queste picciole scalinate conteneva uno spazio, c
e dall’andarsi sempre ristringendo nel calar giù presentava la figura
di
un cuneo e secondo Giusto Lipsioa diede il nome a
segnati ai diversi ceti degli spettatori. Tutti gli spartimenti erano
di
modo separati, che gli apici degli angoli de’ gra
gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie
di
una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A ren
chiare e soavi le voci degli attori, immaginarono i Greci certi vasi
di
bronzo chiamati echei artificiosamente lavorati e
spettacolo. Marmi, bronzi, statue, colonne ed altre preziose reliquie
di
tanti teatri Greci, a dispetto degli anni che gli
tà e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole
di
destrezza, di valore e d’ingegno formavano una de
icenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza,
di
valore e d’ingegno formavano una delle cure predi
ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime
di
queste cure erano i teatrali. Se ne occupavano pe
Adriano stesso poscia imperadore ne fu decorato. Due splendidi campi
di
onore aperse agl’ingegni la Grecia, l’uno ne’ giu
ardore destar non doveva ne’ generosì scrittori un’ adunanza composta
di
quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia desti
on doveva ne’ generosì scrittori un’ adunanza composta di quanto avea
di
più cospicuo la dotta Grecia destinata ad assiste
re al certame e pronta a coronare il vincitore! Questa onorata fiamma
di
gloria, questa bella utile contesa così chiamat
uesta bella utile contesa così chiamata da Esiodo perchè nulla avea
di
quella bassa malignità che tormenta gl’invidi imp
rammatica; e le sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero
di
gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nell
e sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga
di
fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più sodenni
gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più sodenni feste
di
Minerva dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie
gare Olimpiche. Nelle più sodenni feste di Minerva dette Panatenee e
di
Bacco dette Dionisie famose pel gran concorso de’
le nuove tragedie, preparavansi al popolo in teatro un gran rinfresco
di
vivande e di licori, e si facevano correve da più
edie, preparavansi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e
di
licori, e si facevano correve da più parti fontan
co di vivande e di licori, e si facevano correve da più parti fontane
di
vinoa Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi intor
rimanevano esclusi e i ricchi pagando per gli poveri approfittavansi
di
tale occasione per comperarne i voti ed il favore
a plebe decretò che certo denaro pubblico riserbato per le occorrenze
di
qualche invasione straniera, si desse a’ cittadin
rrenze di qualche invasione straniera, si desse a’ cittadini in tempo
di
pace per abilitarli ad assistere agli spettacoli;
iamato τό θεωρικὸν o sia degli spettacoli. Sul cominciar della guerra
di
Olinto volle Apollodoro fare un decreto che quest
re del popolo promulgò una strana legge, cioè che chiunque proponesse
di
trasportare ad uso di guerra il danajo teatrale,
una strana legge, cioè che chiunque proponesse di trasportare ad uso
di
guerra il danajo teatrale, fosse reo di mortea In
ponesse di trasportare ad uso di guerra il danajo teatrale, fosse reo
di
mortea Incredibili erano per conseguenza di tanto
anajo teatrale, fosse reo di mortea Incredibili erano per conseguenza
di
tanto ardore e di tanta avidità per gli spettacol
sse reo di mortea Incredibili erano per conseguenza di tanto ardore e
di
tanta avidità per gli spettacoli, gli applausi le
ual concorso qual lusso quali profusioni per un semplice divertimento
di
una repubblica sì picciola in confronto di tanti
r un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto
di
tanti poderosi stati moderni arricchiti dalle min
profondeva in quello tanti tesori, e negavagli ai patriotici progetti
di
Demostene, si corruppea, rovinò per questo appunt
del dovere; la nazione è perduta. Non pertanto dove i costumi mancano
di
una pubblica scuola teatrale che ammaestri il pop
una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo sotto gli occhi
di
un provvido governo: dove il teatro in cambio di
polo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro in cambio
di
essere scuola fomenta le laidezze le goffaggini l
tà le bassezze i pregiudizii, e resta abbandonato dalla gente colta e
di
gusto: dove la poesia drammatica si trascura, si
che; ognuno vede che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre
di
educazione e di morale che sono le ausiliatrici d
che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e
di
morale che sono le ausiliatrici della legislazion
sta bell’ epoca teatrale. a. Trovansene ne’ libri dell’Architettura
di
Vitruvio; nel Gallucei della Tragedia, e Commedia
tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere
di
Parigi. a. Vitruvio nella prefazione al libro V
truvio nella prefazione al libro VII. a. Spon nel Viaggio d’Italia,
di
Dalmazia, di Grecia e del Levante tom. IV pag. 02
prefazione al libro VII. a. Spon nel Viaggio d’Italia, di Dalmazia,
di
Grecia e del Levante tom. IV pag. 02 e seg. b.
a. Biblioth. Histor. lib. XVI Ne favella anche Plutarco nella Vita
di
Timoleone, e Giustino parlando di Agatocle nel li
e favella anche Plutarco nella Vita di Timoleone, e Giustino parlando
di
Agatocle nel libro XXII. b. Descrizione della S
dal nomato Conte Gaetani ebbe la pianta del teatro, per inserirla nel
di
lui Stato presente de’ Monumenti antichi Sicilian
Monumenti antichi Siciliani del 1767. La rapportò poscia il principe
di
Torremuzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia.
rapportò poscia il principe di Torremuzza nel 1784 fralle Iscrizioni
di
Sicilia. b. Medaglie antiche di Sicilia 1781.
rremuzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia. b. Medaglie antiche
di
Sicilia 1781. c. Vicende della Coltura delle Si
ca lib. III. b. Noct. Attic. lib. VII, cap. 5. a. Nella traduzione
di
Demostene tomo II, pag. 9. a. Giulio Polluce nel
e nell’Onomastico lib. IV. cap. 18. b. Nel III libro delle Georgiche
di
Virgilio. c. Esse perciò si dissero ductiles, e
. lib. V, cap. 3. a. De Amphitheatris. a. Toureil sulla Filippica
di
Demostene appresso il Cesarotti Tomo I. a. Di qu
proseliti potè in Roma formarsi un’ accademia sotto il modesto titolo
di
Arcadia, le cui colonie si sparsero per l’ Italia
furono i precursori del rinascimento della tragedia italiana. L’onore
di
primo restauratore di essa nel nostro secolo debb
l rinascimento della tragedia italiana. L’onore di primo restauratore
di
essa nel nostro secolo debbesi senza dubbio al Bo
atico e poeta Eustachio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome
di
Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gust
hio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito
di
dottrina, d’ingegno e di gusto, emulo del Maffei
iaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e
di
gusto, emulo del Maffei e del Gravina36, avea com
blimità e l’eleganza dello stile, nè la copia de’ pensieri, nè l’arte
di
colorire acconciamente i caratteri e le passioni.
colorire acconciamente i caratteri e le passioni. Nocquegli in molte
di
esse la versificazione che prescelse, ad onta di
. Nocquegli in molte di esse la versificazione che prescelse, ad onta
di
averla renduta al possibile armoniosa, sì per ess
nuova in teatro, sì per la rima e la monotonia che l’accompagna, e le
di
lui tragedie dopo alcuni anni cessarono di rappre
nia che l’accompagna, e le di lui tragedie dopo alcuni anni cessarono
di
rappresentarsi. Certo è però che i forestieri ste
pplausi. I giornalisti Olandesi ne manifestarono varj pregi, e quelli
di
Trevoux asserirono che pochi tragici pareggiavano
pochi tragici pareggiavano il Martelli. Certo è pure che la compagnia
di
Luigi Riccoboni le rappresentò con applauso non e
la compassione maneggiata con arte e decenza, il magnanimo carattere
di
Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la di
te e decenza, il magnanimo carattere di Mustafo, il tenero e patetico
di
Perselide, la dipintura d’un Ottomano geloso del
er saggio dello stile e della versificazione l’ appassionato monologo
di
Perselide dell’atto III, Eccomi donna e sola fra
o stesso? Misero, il penso e vivo? nè questo cor mi schianto, Che
di
dolor non scoppia? . . . Soliman? questo è pianto
debolezza sin colla crudeltade .. La delicatezza dell’espressioni
di
Mustafo che va a morire, è notabile: egli non vuo
uanto ei m’ami e quanto lui dalle fasce amai; Tu pur, vergine degna
di
miglior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo:
esti estremi ricordi serba col tuo consorte, E non cercar più nulla
di
qualunque mia sorte. Sol se qualche novella (ch
che del suo nome nelle note a me care Partir tu mi vedesti, e finir
di
parlare. Una tragedia di tal pregio non meritav
a me care Partir tu mi vedesti, e finir di parlare. Una tragedia
di
tal pregio non meritava occupare il luogo delle G
di tal pregio non meritava occupare il luogo delle Gemelle Capuane o
di
qualche altra del Teatro Italiano? Ciò che diffin
iffinisce i primi progressi della tragedia italiana sin dal principio
di
questo secolo, è appunto la saggia imitazione fat
a imitazione fatta dal Martelli dell’Ifigenia in Tauri e dell’Alceste
di
Euripide. Gl’ Italiani del XVI secolo aveano tras
delle antiche vestigia, ed i Francesi del XVII secolo fecero un passo
di
più maneggiandoli in guisa che si adattassero al
olo ed al tempo in cui si ripetono. Il Martelli partecipò felicemente
di
questa gloria, e con miglior senno de’ nostri cin
artifizio della moderna economia. Il confronto dell’Ifigenia in Tauri
di
Euripide con quella del Martelli mostrerà sempre
on quella del Martelli mostrerà sempre al giovane studioso la maniera
di
modernar le greche favole con vantaggio e senza s
o l’ interesse dell’antica senza inverisimilitudini, senza il trionfo
di
Ercole nell’inferno e senza le indecenti altercaz
a il trionfo di Ercole nell’inferno e senza le indecenti altercazioni
di
Admeto col padre. Impaziente parimente del risorg
già usato dal Grattarolo nella Altea e nella Polissena), lusingandosi
di
poterlo elevare alla grandezza tragica e sostitui
uri la versificazione, l’ uso frequente de’ latinismi, l’affettazione
di
alcune similitudini poste in canzonette, il suo m
’affettazione di alcune similitudini poste in canzonette, il suo modo
di
sceneggiare all’antica &c. Ma se ne comendi l
erni costumi applicata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte
di
satireggiare di Euripide, specialmente nel Papini
licata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare
di
Euripide, specialmente nel Papiniano. Soprattutto
almente nel Papiniano. Soprattutto si encomj col dotto critico Pietro
di
Calepio per aver saputo travestire ed applicare a
lepio per aver saputo travestire ed applicare all’azione quella sorte
di
sentenze che contengono massime di morale, nella
applicare all’azione quella sorte di sentenze che contengono massime
di
morale, nella quale arte il Gravina si è distinto
zzioni. La filosofia consiglierà sempre a valersi della nota sagacità
di
quel Greco pittore che raccolse da molte leggiadr
vera storia teatrale ragionata; e questo non sanno fare nè i plagiarj
di
mestiere quando copiano e furano a metà, nè gli a
ando copiano e furano a metà, nè gli apologisti preoccupati. Il regno
di
Napoli produsse ne’ primi anni del secolo due alt
poli produsse ne’ primi anni del secolo due altri pregevoli scrittori
di
tragedie, il consigliere conte Saverio Pansuti, e
spesso fangoso, e nell’atto V si accumolano troppe cose dopo la morte
di
Sejano, le quali conveniva accennar brevemente. M
io ad Apicata, tragici i rimorsi che atterriscono Livia dopo la morte
di
Druso, e opportuna l’osservazione della nutrice i
nte nella Sofonisba trovansi sparsi gli ornamenti lirici, e non manca
di
passi tragici bene espressi. La Virginia, mal gra
e Numitore nell’atto I, e del racconto felice e senza ridondanza del
di
lei ammazzamento, si posporrà sempre a tutte le a
e dell’ episodio della deflorata Volunnia che si frammischia al fatto
di
Virginia. Migliore delle precedenti è il Bruto de
enti è il Bruto dettato in istile sublime e raramente gonfio, e ricco
di
passi ben espressi. Lodevole nell’atto I è il rit
ed in Furio de’ repubblicisti, sul gusto delle politiche discussioni
di
P. Cornelio, e la descrizione delle arti degli am
I l’ambasciata degnamente esposta da Celio: nel IV i gravi sentimenti
di
Furio che tenta di richiamar Tito nel camin dritt
amente esposta da Celio: nel IV i gravi sentimenti di Furio che tenta
di
richiamar Tito nel camin dritto: nel V i forti ri
o che tenta di richiamar Tito nel camin dritto: nel V i forti rimorsi
di
Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento d
V i forti rimorsi di Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento
di
lui colla madre, gli eroici insieme e patetici se
ccamento di lui colla madre, gli eroici insieme e patetici sentimenti
di
Bruto. Ma l’ Orazia rappresentata in Napoli con a
ino e il Cornelio egli, dando come il primo alla sua favola il titolo
di
Orazia, conservò per lei sola sino all’atto V tut
ublime e col patetico. Meritano particolare attenzione l’amor tragico
di
Orazia e Curiazio, il carattere eroico e feroce d
one l’amor tragico di Orazia e Curiazio, il carattere eroico e feroce
di
Orazio, l’amara divisione di Orazia e Curiazio ne
e Curiazio, il carattere eroico e feroce di Orazio, l’amara divisione
di
Orazia e Curiazio nell’atto III, la notizia della
II, la notizia della pugna stabilita tra’ Curiazj e gli Orazj nel IV,
di
cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo s
a tra’ Curiazj e gli Orazj nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena
di
Orazio collo sposo, il contrasto delle allegrezze
za l’altra scena di Orazio collo sposo, il contrasto delle allegrezze
di
Roma colle smanie di Orazia per la sanguinosa vit
razio collo sposo, il contrasto delle allegrezze di Roma colle smanie
di
Orazia per la sanguinosa vittoria del fratello e
di Orazia per la sanguinosa vittoria del fratello e per la morte del
di
lei sposo, e finalmente l’ azione del V interessa
di lei sposo, e finalmente l’ azione del V interessante per la morte
di
Orazia, pel pericolo di Orazio condannato e per l
nte l’ azione del V interessante per la morte di Orazia, pel pericolo
di
Orazio condannato e per la patetica aringa di Pub
di Orazia, pel pericolo di Orazio condannato e per la patetica aringa
di
Publio in pro del figlio superstite che commuove
la poesia tragica il coltissimo duca Annibale Marchese, il quale dopo
di
aver governato da preside in Salerno entrò nel 17
governato da preside in Salerno entrò nel 1740 tra’ Padri Gerolimini
di
Napoli e glorioso per la rinunzia dell’ arcivesco
i Gerolimini di Napoli e glorioso per la rinunzia dell’ arcivescovato
di
Palermo e del vescovato di Lecce a lui offerti mo
orioso per la rinunzia dell’ arcivescovato di Palermo e del vescovato
di
Lecce a lui offerti morì nel 1753 ammirato per le
irtù. Sin dalla prima gioventù mostrò gusto e buon senno colla scelta
di
ottimi argomenti per due sue favole impresse in N
l Crispo che è un ritratto dell’Ippolito greco, col patetico pennello
di
Euripide e coll’ eleganza armoniosa del Racine sc
ravità il Gravina, colla purezza del linguaggio il Pansuti. Meritò la
di
lui Polissena che da Pietro di Calepio si preferi
a del linguaggio il Pansuti. Meritò la di lui Polissena che da Pietro
di
Calepio si preferisse nel confronto a quella del
pel piano meglio ragionato, pel costume più conveniente, e per l’arte
di
muovere la compassione. Egli è vero che all’istes
di muovere la compassione. Egli è vero che all’istesso Calepio sembra
di
trovare nella Polissena francese maggior bellezza
trici (qualora se ne conceda l’uso), può accordarsi loro certa specie
di
coltura al riflettersi che esse non rassomigliano
non rassomigliano alle moderne balie, ma si supposero sempre persone
di
alta condizione e compagne delle regine sino alla
lmaïr, quale dal Napoletano Baldi, quale dal Veneziano Zucchi. I cori
di
esse posti in musica da varj eccellenti maestri N
ti maestri Napoletani si trovano stampati colle note musicali in fine
di
ciascun tomo. Tommaso Carapelle pose in musica i
lla Draomira: Nicola Fago detto il Tarantino dell’Eustachio: Leonardo
di
Leo della Sofronia: Nicola Porpora dell’Ermenegil
Porpora dell’Ermenegildo: Francesco Mancini del Maurizio il Principe
di
Ardore del Ridolfo. Caratterizzano queste favole
oismo cristiano che riscaldava il petto dell’autore. Per saggio della
di
lui maniera di colorire vedasi un frammento del r
che riscaldava il petto dell’autore. Per saggio della di lui maniera
di
colorire vedasi un frammento del racconto che fa
intanto Dice fra gridi e fra tumulti, e sempre Più lievi ascolto
di
sue voci il suono. Lontananza e fragor d’onda s
oci. Svolazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor,
di
fe, di duolo; e a lei rispondo (Ch’altro meco no
olazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor, di fe,
di
duolo; e a lei rispondo (Ch’altro meco non ho) c
sce Più ognor l’aere fra noi per lontananza &c. Ricca miniera
di
affetti e di caratteri eccellentemente contrappos
or l’aere fra noi per lontananza &c. Ricca miniera di affetti e
di
caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti
di affetti e di caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti, e
di
gran pensieri con eleganza e sublimità espressi,
lante cattolico, rispettoso figliuolo e tenero consorte, Igonda piena
di
magnanimità e di vero affetto pel marito, Recared
rispettoso figliuolo e tenero consorte, Igonda piena di magnanimità e
di
vero affetto pel marito, Recaredo sensibile e gen
ano e persecutore implacabile. Questo insidiatore strappa dalla bocca
di
Leovigildo la sentenza della morte del figliuolo,
della morte del figliuolo, se non rinunzj al culto cattolico; e colla
di
lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Rec
ulto cattolico; e colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza
di
Recaredo, che al fine gli dice: Udito ho sempr
Recar. Caro è a Dio sol chi al suo dovere intende, E il tuo non è
di
consigliar regnanti. Trionfa anche il carattere
arattere d’Igonda allorchè in faccia a Leovigildo consiglia al marito
di
preferir la morte al sacrilegio d’imbrattar con r
fortezza lascia il freno alla sua sensibilità. Notabile in fine è la
di
lei grandezza d’animo, con cui dopo aver vinto Le
que il Marchese rilevare il pregio maggiore della Cristiana religione
di
perdonare e amare il nemico, prima che Voltaire a
agna degnamente l’Ermenegildo. Quest’ imperadore che si era macchiato
di
delitti e di atrocità, divenuto penitente implora
te l’Ermenegildo. Quest’ imperadore che si era macchiato di delitti e
di
atrocità, divenuto penitente implora da Dio di es
macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora da Dio
di
esserne punito in questo mondo e non con pene ete
colpi prima che il tiranno Foca lo faccia uccidere. Avea Maurizio un
di
lui bambino in potere d’Irene, e Foca vuol sapere
no in potere d’Irene, e Foca vuol sapere dove si nasconda minacciando
di
far tormentar Maurizio con tutta l’atrocità. Iren
dore non comporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara
di
virtù e di eroismo e con queste tragiche situazio
mporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara di virtù e
di
eroismo e con queste tragiche situazioni prevenne
e che si trascrivesse il patetico e vivace racconto della carnificina
di
tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso col
il patetico e vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia
di
Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di
vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e
di
lui stesso colorito col pennello di Dante. Presen
i tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello
di
Dante. Presenta dunque il Marchese più d’una trag
io Bruto, Marco Bruto, Giulio Cesare e Druso. Il pregio singolare del
di
lui stile è la gravità, la precisione e la verità
enatori Romani con poca convenevolezza alla loro gravità e al costume
di
que’ tempi. Marco Bruto è la tragedia più critica
è la tragedia più criticata e spesso con solido fondamento dal conte
di
Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte di seg
do fondamento dal conte di Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte
di
seguito in Venezia con gran concorso nel teatro d
citata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro
di
San Samuele, oltre a i pregi generali dello stile
stile, del costume e del metro, si rende notabile per la forte aringa
di
Bruto animata da sobria eloquenza e bellezza poet
olino Doria, dal celebre Giambatista Vico, dall’istesso lodato Pietro
di
Calepio e dal chiarissimo Bettinelli, basterebbe
nteressante argomento tragico, e compose la Merope, che dopo la prima
di
Modena del 1713 ha avuto più di 60 edizioni, è st
compose la Merope, che dopo la prima di Modena del 1713 ha avuto più
di
60 edizioni, è stata recata in tante lingue stran
lingue straniere, si rappresentò in Venezia in un solo carnovale più
di
quaranta volte, e comparve sopra gli altri teatri
quella del 1735 colla prefazione del marchese Orsi e con annotazioni
di
Sebastiano Paoli. Ne corse ben presto la fama olt
ignota la Merope del Maffei? Chi nel solo mentovarla non si sovviene
di
quel patetico animato ma umano e naturale che ti
aturale che ti riempie in ogni scena, e ti trasporta in Messenia? Chi
di
quella interessante semplicità della condotta? de
ella condotta? della verità de’ caratteri? del mirabile vivo ritratto
di
una madre? della dolce forza che ti fanno le pass
anno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti?
di
quel vago racconto di Egisto nell’atto I, e dell’
sse in istil nobile ed accomodato agli affetti? di quel vago racconto
di
Egisto nell’atto I, e dell’avventura del IV conse
e atto V ove tutto mira al disviluppo felicemente ed avviene la morte
di
Polifonte narrata con maestria? Chi poi non sa ri
Polifonte narrata con maestria? Chi poi non sa ripetere colle parole
di
Voltaire che i Francesi schivi non soffrirebbero
schivi non soffrirebbero nel lor teatro Ismene che parla della febbre
di
Merope? che questa regina per iscarsezza d’arte d
non doveasi tener conto dopo una grande rivoluzione e l’ammazzamento
di
un re? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprime
zamento di un re? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprimerla, dopo
di
essersi ornato delle sue principali bellezze segu
italiana. Egli ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso e impaziente
di
tirare alla sua copia tutti gli elogj tributati a
elogj tributati all’originale. E perchè serbando l’onorato carattere
di
amico del Maffei non avrebbe potuto versar su di
l’onorato carattere di amico del Maffei non avrebbe potuto versar su
di
lui che a metà e con moderatezza il suo fiele, si
che a metà e con moderatezza il suo fiele, si mascherò col finto nome
di
un monsieur de la Lindelle, e sciolse il freno al
sieur de la Lindelle, e sciolse il freno alla mordacità, trattando la
di
lui tragedia come produzione puerile e da collegi
sì vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la letteratura, copre
di
nuvole il chiarore del secolo e abbassa Voltaire.
i non va esente da ogni neo; ma qual produzione teatrale può vantarsi
di
una perfezzione assoluta? La Merope del Voltaire
zione assoluta? La Merope del Voltaire non ha difetti? Sovvenghiamoci
di
ciò che so n’è ragionato nel tomo precedente. I F
’è ragionato nel tomo precedente. I Francesi stessi ve ne riconobbero
di
molti. Un anonimo in una brochure uscita in Parig
cita in Parigi dopo la prima rappresentazione vi notò fin anco errori
di
lingua e di rime; chiamò Voltaire traduttore, cop
gi dopo la prima rappresentazione vi notò fin anco errori di lingua e
di
rime; chiamò Voltaire traduttore, copiatore, pigg
el Maffei specialmente nell’atto V. Volle poi quest’anonimo far pompa
di
erudizione, ed affermò che l’Italiano avea sacche
a suo. Preso poi da un capogirlo aggiunse che Merope era un argomento
di
tutti i paesi trattato già da Éuripide. Qual cumo
a un argomento di tutti i paesi trattato già da Éuripide. Qual cumolo
di
sciempaggini e di contraddizioni! Se Euripide tut
tutti i paesi trattato già da Éuripide. Qual cumolo di sciempaggini e
di
contraddizioni! Se Euripide tutti precedette nell
ventar simil favola, perchè non dire che appartiene alla Grecia? Se è
di
tutti i paesi, perchè l’infarinato anonimo ne att
farinato anonimo ne attribuì la proprietà alla Francia? perchè tacciò
di
furto or Maffei or Voltaire? perchè non s’informò
chi ’l sapea, che il Cavalerino, il Liviera, il Torelli precedettero
di
più d’un secolo il suo la Grange in comporre Mero
ana che Voltaire copiò, ancor non avrebbe la Francia una Merope degna
di
passare a’ posteri? L’anonimo oscuro che tante co
a’ posteri? L’anonimo oscuro che tante cose ignorava, ebbe l’audacia
di
scagliarsi contro l’originale del Maffei, e la co
si contro l’originale del Maffei, e la copia del Voltaire, produzioni
di
due grand’ingegni, cui egli mirar non dovea che c
lorata Demodice per mano del fratello Critolao avviene appunto per le
di
lei imprecazioni contro Tegea loro patria, il cui
cazioni contro Tegea loro patria, il cui amore tutto riempie il cuore
di
Critolao. Lo sceneggiamento all’antica lasciandos
ca lasciandosi spesso il teatro vuoto, qualche scena oziosa, un sogno
di
Demodice di sei tori e una giovenca tanto conform
si spesso il teatro vuoto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice
di
sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto d
sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto
di
lei e de’ sei campioni, i poco utili ed all’ azio
pioni, i poco utili ed all’ azione mal connessi episodj dell’amicizia
di
Eurindo e Critolao, del conflitto di costui col l
l connessi episodj dell’amicizia di Eurindo e Critolao, del conflitto
di
costui col leone, degli amori di Lagisca ed Eurin
di Eurindo e Critolao, del conflitto di costui col leone, degli amori
di
Lagisca ed Eurindo, offrono all’occhiuta critica
empre elegante e sublime ma chiaro e conveniente alle passioni, e più
di
una situazione patetica felicemente espressa. Ser
ma si dice nella dedicatoria alla marchesa Isotta Nogarola Pindemonte
di
essersene prima fatta un’ altra edizione, ed in B
le passioni alla Demodice; ma le sovrasta per nobiltà e per grandezza
di
stile, e per la semplicità dell’azione avvivata p
resta il teatro vuoto; havvi parimente la tanto ripetuta descrizione
di
un sogno; ma non si particolareggia per additare
particolareggia per additare appuntino gli evenimenti. Vi si scorgono
di
bei passi nè pochi. Nell’ atto secondo spira magn
bei passi nè pochi. Nell’ atto secondo spira magnanimità la risposta
di
Didone all’ambasciadore di Jarba. Teatrale è nell
atto secondo spira magnanimità la risposta di Didone all’ambasciadore
di
Jarba. Teatrale è nell’atto terzo il contrasto di
ne all’ambasciadore di Jarba. Teatrale è nell’atto terzo il contrasto
di
Didone, che giugne gioliva e piena di speranze, c
è nell’atto terzo il contrasto di Didone, che giugne gioliva e piena
di
speranze, con Enea che all’ordine di Giove era di
done, che giugne gioliva e piena di speranze, con Enea che all’ordine
di
Giove era disposto a partire senza vederla. Bene
a partire senza vederla. Bene espressa è la maraviglia e la tristezza
di
lei al silenzio indi al partir del Trojano con po
disdegno. Tratta dal naturale orgoglio ella dà a credere a se stessa
di
essersi disingannata, e di ravvisare il torto che
ale orgoglio ella dà a credere a se stessa di essersi disingannata, e
di
ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne
i ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta: si duole
di
vedersi adorna di altri abiti che de’ vedovili: o
to che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta: si duole di vedersi adorna
di
altri abiti che de’ vedovili: ordina a Bargina ch
abiti che de’ vedovili: ordina a Bargina che trovi Enea e l’ ingiunga
di
partir subito senza vederla. Ma che? Anna le rife
subito senza vederla. Ma che? Anna le riferisce l’ imminente partenza
di
Enea, e allora il di lei fuoco sopito sotto quell
Ma che? Anna le riferisce l’ imminente partenza di Enea, e allora il
di
lei fuoco sopito sotto quella rassegnazione sugge
orte amore, Sì, troppo forte che al dover contrasti, Qual vincerà
di
voi? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo
rà di voi? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo degli affetti
di
Didone, questo tragico contrasto acconciamente ap
a rassegnazione con quest’impeto repentino, tutta manifestano l’anima
di
Didone e l’ ingegno dell’autore. La scena quinta
re. La scena quinta dell’atto quarto ci sveglia l’idea dell’abbandono
di
Armida e di Rinaldo che si sente morire, e pur la
quinta dell’atto quarto ci sveglia l’idea dell’abbandono di Armida e
di
Rinaldo che si sente morire, e pur la lascia. Did
Ubaldo. Questa buona tragedia colle precedenti smentisce l’asserzione
di
chi imparando la storia letteraria d’Italia sulle
ed in istile lodato dagl’ intelligenti. Se ne riprende il personaggio
di
Ansedisio di nota malvagità come poco necessario
lodato dagl’ intelligenti. Se ne riprende il personaggio di Ansedisio
di
nota malvagità come poco necessario e lasciato im
i da Amabilia. Lo stesso autore pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane
di
scena mutabile, la cui invenzione non gli apparti
a nella condotta dell’azione qualche leggiero intoppo. Antigona madre
di
Giocasta (che Creonte volle far morire per mano d
casta (che Creonte volle far morire per mano del suo figliuolo Osmene
di
lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e
ndo il cammino della reggia ch’ella non dee ignorare. Viene con animo
di
dar la morte a Creonte, e nel darsi a conoscere a
a Creonte, e nel darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno
di
uccidere il di lui padre, e pretende ch’egli vi c
l darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno di uccidere il
di
lui padre, e pretende ch’egli vi concorra. Io por
gli tutta l’ira mia. Se ciò dicesse spinta da disperazione e da tedio
di
vivere, sarebbero espressioni convenienti: ma ell
sarebbero espressioni convenienti: ma ella ciò dice pensando in fatti
di
eseguirlo per far la sua vendetta, senza riflette
sibilità della riuscita. Forse potrebbesi risecare qualche cicaleccio
di
Ormindo. Forse più che tragedia parrà questa Gioc
tragedia parrà questa Giocasta un romanzo drammatico per tanti colpi
di
teatro e per le avventure che vi si accumulano in
I Osmene al padre per non isposar Giocasta. Tenera è la riconoscenza
di
Antigona e Osmene nell’ atto II; giuste le di lei
enera è la riconoscenza di Antigona e Osmene nell’ atto II; giuste le
di
lei prime espressioni; passionata la narrazione d
e proprie sventure e della fanciulla che diede alla luce; grande è il
di
lei coraggio ed il disprezzo della morte in facci
ce; grande è il di lei coraggio ed il disprezzo della morte in faccia
di
Creonte nel IV atto. Piace soprattutto nell’atto
te nel IV atto. Piace soprattutto nell’atto V la patetica separazione
di
Antigona e Osmene nel punto di esser ferita da Gi
to nell’atto V la patetica separazione di Antigona e Osmene nel punto
di
esser ferita da Giocasta. Ella s’ intenerisce all
Mentre si applaudiva la Merope del Maffei, l’ab. Domenico Lazzatini
di
Morro patrizio Maceratese illustre poeta e pubbli
ini di Morro patrizio Maceratese illustre poeta e pubblico professore
di
lettere umane in Padova, dopo averla censurata se
uo Ulisse il Giovane, nella qual tragedia imitò elegantemente l’Edipo
di
Sofocle richiamando sulla scena tutto il terrore
lo stile, della versificazione, e della nobiltà de’ cori. Uscì contro
di
essa una piacevole satira scenica col titolo di R
de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo
di
Ruzvanscad il Giovane del Vallaresso nobil Veneto
itissima tralle poche italiane. Discepolo del Lazzarini e seguace del
di
lui gusto tragico fu l’ab. Giuseppe Salio Padovan
esentate. L’ultima fu dedicata ad Apostolo Zeno che la lodò. Il conte
di
Calepio comendò la scelta del protagonista nella
nel Paragone della Poesia Tragica, e perciò nel 1738 produsse contro
di
quest’opera egregia il di lui Esame Critico, al q
Tragica, e perciò nel 1738 produsse contro di quest’opera egregia il
di
lui Esame Critico, al quale vigorosamente replicò
ico, al quale vigorosamente replicò il Calepio colla sua Confutazione
di
molti sentimenti del Salìo. Comunicato lo spirito
produsse in Roma nel 1724 la sua tragedia il Conte Ugolino. La Morte
di
Achille del conte Ludovico Savioli Bolognese si p
lla perfezione. Sebastiano degli Antonj Vicentino scrisse la Congiura
di
Bruto figliuolo di Cesare pubblicata nel 1733 in
astiano degli Antonj Vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo
di
Cesare pubblicata nel 1733 in Vicenza, la quale s
derno teatro uscito in Roma nel 1753, pubblicò sotto il nome Arcadico
di
Lauriso Targiensé nel 1761 in quattro volumi dodi
ri, decenti e giudiziose, ma non vigorose, eccellenti e sublimi. Otto
di
esse sono in prosa, cioè Don Alfonso, Jefte, Mati
Virginia. Recitavansi in un teatrino, che ancor sussiste nel convento
di
Orvieto, da’ suoi studenti con grandissimo concor
une considerazioni sopra il teatro per lo più utili e sagge. Ma niuna
di
tali tragedie levò grido, o parve degna compagna
della Perselide del Martelli. Toccò al Varano e al Granelli il vanto
di
dar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varan
vanto di dar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varano de’ duchi
di
Camerino distinto per natali, per dottrina e per
, per dottrina e per ingegno poetico morto in Ferrara carico d’anni e
di
meriti letterarj a’ 23 di giugno del 178841 arric
no poetico morto in Ferrara carico d’anni e di meriti letterarj a’ 23
di
giugno del 178841 arricchì il teatro tragico di t
eriti letterarj a’ 23 di giugno del 178841 arricchì il teatro tragico
di
tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala
1 arricchì il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni
di
Giscala e Agnese. L’autore che forse pensava di s
ie Demetrio, Giovanni di Giscala e Agnese. L’autore che forse pensava
di
seppellirle con tante altre poetiche ricchezze, s
re il Demetrio in Padova nel 1749 con correzione e magnificenza, dopo
di
essersi querelato nelle Novelle letterarie di Ven
ne e magnificenza, dopo di essersi querelato nelle Novelle letterarie
di
Venezia del Berno librajo Veronese che nel 1745 s
elle letterarie di Venezia del Berno librajo Veronese che nel 1745 su
di
un esemplare non ritoccato nè concesso dall’ auto
Berenice ed Araspe. Due oracoli sono le molle che muovono le passioni
di
una madre a danni del figliuolo sin dalle fasce,
a madre a danni del figliuolo sin dalle fasce, il quale è salvato dal
di
lei furore, vive incognito, se le presenta con al
cognito, se le presenta con altro nome, n’è amato con altro amore che
di
madre, è poi perseguitato e accusato di fellonia,
n’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato e accusato
di
fellonia, e finalmente cagiona la di lei morte se
e, è poi perseguitato e accusato di fellonia, e finalmente cagiona la
di
lei morte secondo la predizione dell’ oracolo. Of
a al sagace osservatore molti passi pregevoli per nobiltà ed eleganza
di
dizione. Nobilmente si esprime la magnanima Arsin
l’atto III, e vi sono con felicità e dignità disviluppate le angustie
di
Artamene combattuto dal colpevole amore che ha pe
ia. Ahi lasso! Io amo entrambe, una ch’è madre Benchè sia indegna
di
tal nome, e l’altra Perchè degna d’amor benchè
tragica assai ben espressa. Artamene con un falso foglio è fatto reo
di
una congiura presso Seleuco; il re pretende solo
pretende solo che si scagioni giurando che niun altro congiuri contro
di
lui; ma egli ciò non può eseguire nell’alternativ
ngiuri contro di lui; ma egli ciò non può eseguire nell’alternativa o
di
accusar la madre o di mentire. Nel V investigando
ma egli ciò non può eseguire nell’alternativa o di accusar la madre o
di
mentire. Nel V investigando Berenice la condizion
usar la madre o di mentire. Nel V investigando Berenice la condizione
di
Artamene vedesi con maestria e con nobiltà animat
n maestria e con nobiltà animato il lor dialogo, e singolarmente ogni
di
lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di De
, e singolarmente ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento
di
Demetrio. Vedasene questo squarcio poichè si è sc
nutrito, e dalla madre Son trafitto nel cor. Tu mi accusasti Che
di
Seleuco io meditai la morte, E per aver qualche
metrio suo figlio, e ne manda a sospendere l’esecuzione. L’agitazione
di
Seleuco nel dubbio che il soldato non giunga a te
o nel dubbio che il soldato non giunga a tempo per impedirla, è piena
di
moto e acconciamente espressa. Ma Demetrio è salv
o, la virtù felice, e la tragedia ha lieto fine, non ostante la morte
di
Berenice per l’ interpretazione dell’oracolo fata
ende invecchiato. L’altro ostacolo potrebbe nascere dall’ ostinazione
di
Artamene a non palesarsi per Demetrio in tempo ch
to. So bene che tal condotta può colorirsi col timore che ha Demetrio
di
perdere totalmente la speranza di placare Arsinoe
olorirsi col timore che ha Demetrio di perdere totalmente la speranza
di
placare Arsinoe, e colla sicura conoscenza che ha
gnerebbe essere qualche affamato gazzettiere enciclopedico, o un uomo
di
un libro solo, o alcun maligno plagiario perpetuo
atteri non discordano dal Demetrio tanto nell’Agnese che nel Giovanni
di
Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Quest’
trio tanto nell’Agnese che nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio
di
Gerusalemme. Quest’ultima favola che empie il suo
etto d’inspirare il terrore colla morte del Giscala e la ruina totale
di
Gerusalemme, fu dedicata al pontefice Benedetto X
s’impresse splendidamente in Venezia nel 1754, ornata in ciascun atto
di
alcune medaglie battute da’ Romani in onore di Ve
ornata in ciascun atto di alcune medaglie battute da’ Romani in onore
di
Vespasiano e di Tito, e con un eruditissimo disco
n atto di alcune medaglie battute da’ Romani in onore di Vespasiano e
di
Tito, e con un eruditissimo discorso intorno alle
rso intorno alle profezie e agl’ istorici monumenti della distruzione
di
Gerusalemme, ed a varie circostanze rammentate ne
ramma. Notabile in esso è la dipintura della feroce grandezza d’animo
di
Giscala, e più di una scena vigorosa e teatrale,
esso è la dipintura della feroce grandezza d’animo di Giscala, e più
di
una scena vigorosa e teatrale, come quella dell’a
vanni Granelli gesuita Genovese, predicatore e bibliotecario del Duca
di
Modena, morto l’anno 1769, è l’altro autore che c
l’anno 1769, è l’altro autore che ci ha somministrate tragedie degne
di
mentovarsi insieme colla Merope, col Cesare, e co
qual meno, tutte però lodevoli, Sedecia, Manasse, Dione, Seila figlia
di
Jefte. Regolarità, interesse, giudizio nella trac
e che ne fossero escluse, e che si rappresentassero solo nel collegio
di
San Luigi di Bologna nel 1732 e ne’ due seguenti
ero escluse, e che si rappresentassero solo nel collegio di San Luigi
di
Bologna nel 1732 e ne’ due seguenti anni, e si ri
nto con quell’anima sublime e sensibile che pur manifesta, se in vece
di
limitarsi a rassomigliar nelle sue azioni sacre l
profetico linguaggio scritturale, si fosse dedicato a tesserne altre
di
argomenti più atti ad eccitar la compassione e il
citar la compassione e il terrore tragico, e a migliorar la sublimità
di
Cornelio spogliandola dalle gonfiezze, ed il pate
sonaggi della seconda, lasciando vuoto il teatro, ed ha i cori mobili
di
Assirj, Caldei ed Israeliti. Non ha per principal
a favola animata dal bell’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia
di
Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti
l’ episodio de’ figli de’ due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero
di
Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la be
vilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la benevolenza
di
chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione
nza di chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione del pericolo
di
Evilmero nel bosco e del combattimento di Giosia
la descrizione del pericolo di Evilmero nel bosco e del combattimento
di
Giosia colla fiera. Merita parimente lode il Gran
colla fiera. Merita parimente lode il Granelli pel carattere teatrale
di
Nabucco misto di grandi virtù e di grandi passion
ta parimente lode il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto
di
grandi virtù e di grandi passioni, tal che, com’
il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù e
di
grandi passioni, tal che, com’ egli pur dice, in
e, com’ egli pur dice, in tutte le sue virtù si scorge il pregiudizio
di
una grande passione, ed in tutte le sue passioni
izio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni il principio
di
una grande virtù. Il suo Geremia ben rassembra al
la terra, onde Israello Debba sperar salute, e quelle l’armi, Che
di
me non curando e del mio Tempio, In sua difesa
ti prodigj orrendi? Perchè poi da l’Egitto un dì sperasse La casa
di
Giacob salvezza e regno? Degna di notarsi è pu
’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno? Degna
di
notarsi è pur la profezia dell’atto IV che il Gra
notarsi è pur la profezia dell’atto IV che il Granelli ad imitazione
di
quella di Giojada dell’Atalia del Racine fa proff
pur la profezia dell’atto IV che il Granelli ad imitazione di quella
di
Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Ge
i Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Geremia dell’eccidio
di
Babilonia e dell’impero degli Assirj trasferito a
reti della Divinità. Non merita minore attenzione la magnanima aringa
di
Sedecia nell’atto II. Manasse seconda sua traged
ivenendo sensibile al suo pericolo. L’autore, senza curarsi per altro
di
farsene un merito, pensa che di tal carattere non
lo. L’autore, senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che
di
tal carattere non abbiasi esempio nè degli antich
i nè de’ moderni tragici. Io però credo che fra gli antichi il Tieste
di
Seneca adombri il di lui Manasse, essendo uno sce
ici. Io però credo che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il
di
lui Manasse, essendo uno scellerato renduto migli
llon, che riconosce e detesta i passati suoi falli, esprima il dolore
di
questo re di Giuda. Ben è vero che in Manasse tut
onosce e detesta i passati suoi falli, esprima il dolore di questo re
di
Giuda. Ben è vero che in Manasse tutto è rettific
ò il Granelli fu preceduto dal Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione
di
un figlio di Manasse salvato dal sommo sacerdote,
fu preceduto dal Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione di un figlio
di
Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran p
io di Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran parte del bello
di
questa tragedia. L’ artifizio usato felicemente n
l’azione dato in sogno il divino comando a Nabucco, onde si cangia il
di
lui animo avverso in favore di Manasse, salva la
o comando a Nabucco, onde si cangia il di lui animo avverso in favore
di
Manasse, salva la tragedia (e l’avvertì pur l’aut
vertì pur l’autore) dallo sciorsi per machina, e dà luogo a una serie
di
cose che conduce a discoprire in Manasse la perso
nti. Vi riconosciamo altresì col chiar. Bettinelli la solita bellezza
di
stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza d
la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza
di
frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria
di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di frase e purità
di
lingua, che è pur sì necessaria al teatro, o che
frase e purità di lingua, che è pur sì necessaria al teatro, o che sì
di
rado s’incontra. Egli però aggiugne: ove troveras
’ingegno in tanta chiarezza e profondità d’invenzione, d’intreccio, e
di
scioglimento? qual taccia daremo al Dione per non
riporlo tra le prime tragedie italiane? Non ardisco proporre a titolo
di
taccia quanto penso intorno al Dione; pur mi sent
e italiane anzi il Sedecia e il Manasse, che il Dione. Oso profferire
di
non parermi l’ultimo sforzo dell’umano ingegno l’
sforzo dell’umano ingegno l’invenzione, l’intreccio e lo scioglimento
di
una favola che non produce in pro del protagonist
roduce in pro del protagonista (io ne appello all’ interno sentimento
di
chi la legga o l’ascolti) tutto l’effetto della t
o benchè più amato. Callicrate in faccia allo stesso Dione è convinto
di
manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro
licrate in faccia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna,
di
doppiezza, di odio contro di Alcimene. Io sono (d
cia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza,
di
odio contro di Alcimene. Io sono (dice egli stess
Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro
di
Alcimene. Io sono (dice egli stesso) e fui suo ne
ciò non richiedea la verisimiglianza che Callicrate nemico dichiarato
di
Alcimene e menzognero convinto dovesse meritare a
assai minor fede che il suo rivale? Pure Dione tutto si abbandona su
di
codesto insidiatore, che può dirsi un Davo tragic
e accumola e intesse in ogni incontro) e ciò solo perchè gli promette
di
dargli in mano Apollocrate figliuolo di Dionigi.
ciò solo perchè gli promette di dargli in mano Apollocrate figliuolo
di
Dionigi. Ma per tale utile tradimento, ben potreb
a’ rei che fanno denunzie utili allo stato) ma non già un privilegio
di
esser solo creduto fedele e veritiero. Non per ta
lui dipendenti, e ne viene a man salva ucciso. Lascio che le menzogne
di
Callicrate non si sostengono senza qualche studia
gne di Callicrate non si sostengono senza qualche studiata reticenza;
di
maniera che se Celippo p. e. o Apollocrate non di
rito, crolla la machina. Lascio ancora la poco verisimile ipotesi che
di
tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente
mile ipotesi che di tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente
di
Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate f
parente di Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate figliuolo
di
questo discacciato tiranno, ed anche Ireno. Tante
avor dell’empio per avvolgere e disviluppar questo nodo danno indizio
di
qualche intrinseco difetto nel piano. Previde il
re l’opposizione che singolarmente far si poteva alla somma credulità
di
Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’h
ione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto al pericolo
di
far parere Dione uomo troppo più facile e credulo
lo che ad un eroe non conviene; e pregò il leggitore a por mente alle
di
lui circostanze, ed a consigliar se stesso a qual
nzi appigliato. Ma se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio
di
Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato
. Ma se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e
di
Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi pe
entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato
di
entrambi per attendere sulla congiura maggior luc
Egli è vero che la storia dà a Dione un carattere d’imprudente44. La
di
lui imprudenza istorica però si restrinse ad appr
imprudenza istorica però si restrinse ad approvare l’astuto consiglio
di
Callicrate di fingersi egli stesso traditore e ne
orica però si restrinse ad approvare l’astuto consiglio di Callicrate
di
fingersi egli stesso traditore e nemico di Dione
to consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e nemico
di
Dione per iscoprire i veri congiurati; ma la stor
veri congiurati; ma la storia non attribuisce a Dione l’ imbecillità
di
confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto
tà di confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto d’ impostura e
di
menzogna. E quando pure la storia gli avesse sugg
ossono nuocere ad eccitare il terrore e la compassione. Seila figlia
di
Jefte è l’ultima tragedia del Granelli. Seila è u
sta prepara l’uditorio alla tragica compassione. Nel terzo le querele
di
Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’ senti
io alla tragica compassione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie
di
Jefte, la grandezza de’ sentimenti di Seila, sost
le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’ sentimenti
di
Seila, sostengono la favola nel medesimo vigore.
cosa sgombra il timore che agitava gli animi col pericolo della vita
di
Seila, e la compassione quasi non ha più luogo. N
a, e la compassione quasi non ha più luogo. Nel V essa riprende tanto
di
forza quanto permette la determinazione di Seila
Nel V essa riprende tanto di forza quanto permette la determinazione
di
Seila che vuol rimanere offerta volontaria in olo
timori ad esporre de componimenti scenici la luce e le ombre, in vece
di
pronunziar secchi responsi da oracolo e giudizj m
oracolo e giudizj magistrali, che lasciano la gioventù qual era prima
di
ascoltarli, parleremo ora del valor tragico dell’
lor tragico dell’ab. Saverio Bettinelli nato l’anno 1718 nella patria
di
Virgilio45. Se ne hanno tre ragionevoli tragedie,
ie, Gionata, Demetrio Poliorcete, ossia la Virtù Ateniese, e Serse Re
di
Persia, le quali colla traduzione della Roma Salv
del Bettinelli. Vediamone qualche particolarità. Gionata è tragedia
di
lieto fine semplice quanto altra mai fondata in q
lis, & ecce morior, così espresso dall’ autore: Due stille sol
di
colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì p
mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. Lo stile
di
questa favola non è quello del Granelli o del Var
tetico senza veruna bassezza. Vi s’ imitano i tratti dell’Ifigenia or
di
Euripide or di Racine, e la compassione è condott
runa bassezza. Vi s’ imitano i tratti dell’Ifigenia or di Euripide or
di
Racine, e la compassione è condotta al suo punto,
Racine, e la compassione è condotta al suo punto, e vi si scorge più
di
un bel passo da comendare. Tale è il lamento di S
o, e vi si scorge più di un bel passo da comendare. Tale è il lamento
di
Saule nella scena terza dell’atto III: Questa
endimi il figlio, e tienti scettro e regno. Tale è la scena quarta
di
Saule e Gionata, il quale ignorando il suo destin
sposta dell’oracolo e vuol consolare il padre che risponde in termini
di
doppio significato alla maniera di Agamennone nel
e il padre che risponde in termini di doppio significato alla maniera
di
Agamennone nella Ifigenia in Aulide. Sono ancora
nnone nella Ifigenia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze
di
Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle
enia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze di Abinadabbo e
di
Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di O
anti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle
di
Pilade e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lode
rezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e
di
Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì
opolo nella Teocrazia come avrebbero potuto cangiare le deliberazioni
di
Saule, cui era tolto ogni arbitrio dal proprio gi
ui era tolto ogni arbitrio dal proprio giuramento e dallo zelo temuto
di
Samuele per la volontà del cielo enunciata dal sa
e il figlio, che il Cielo condanna. Egli intanto convoca un consiglio
di
Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur
li intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su
di
ciò che pur non è più in suo arbitrio. Nel Demetr
rcete abbondano i sentimenti eroici, e lo stile si eleva alquanto più
di
quello del Gionata. Il fondo istorico dell’azione
Demetrio, ma nel disviluppo prende la favola il portamento del Cinna
di
Pietro Cornelio, di cui s’imitano singolarmente i
sviluppo prende la favola il portamento del Cinna di Pietro Cornelio,
di
cui s’imitano singolarmente i memorabili versi di
di Pietro Cornelio, di cui s’imitano singolarmente i memorabili versi
di
Augusto, o siècles, o memoires &c., dicendo D
à verranno L’alta memoria della mia vendetta, Che la maggior sarà
di
mie vittorie. L’imitazione può chiamarsi esatt
che recitandosi quelli del Cinna facea piangere il gran Condè all’età
di
venti anni. E perchè? Forse la diversità dell’eff
à dell’effetto deriva dalla dissomiglianza delle due favole. La virtù
di
Augusto, come quella di Tito dell’ inimitabile Me
lla dissomiglianza delle due favole. La virtù di Augusto, come quella
di
Tito dell’ inimitabile Metastasio, trionfa sopra
l Demetrio l’ammirazione ha più oggetti, esigendone il rigido eroismo
di
Timandro, la virtù de’ suoi figli, ed il bel perd
igido eroismo di Timandro, la virtù de’ suoi figli, ed il bel perdono
di
Demetrio. Di più Cinna e Sesto vassalli beneficat
vassalli beneficati ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono
di
Augusto e di Tito; là dove Timandro e i figli son
ficati ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di Augusto e
di
Tito; là dove Timandro e i figli sono individui d
rdono di Augusto e di Tito; là dove Timandro e i figli sono individui
di
una repubblica non affatto estinta, sono nemici c
ono nemici che hanno ancora l’ armi alla mano, e la resistenza nobile
di
un nemico non è la stessa cosa che la machina inf
stenza nobile di un nemico non è la stessa cosa che la machina infame
di
un vassallo beneficato e traditore. Produce ottim
beneficato e traditore. Produce ottimo effetto la tragica situazione
di
Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza d
sto prezzo Dal fiero eccidio ella campasse almeno. Ma che diremo
di
questi altri profferiti poco prima dal medesimo?
vano ridurre ad una sola? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti
di
Timandro e de’ figli. Dice il padre: Io come p
ì come l’ho già salvata. Fido pugnai, fido morrò per lei. Ma paga
di
me sol sia tua vendetta; Il fratel viva. Dic
o del figlio. Il Serse risale colla Semiramide del Voltaire a i Persi
di
Eschilo, u andovisi dell’ombra introdotta da ques
itudine, e perciò rimane inferiore non meno a quella de’ Persi che al
di
lui Serse. I terrori di questo re nella scena I d
inferiore non meno a quella de’ Persi che al di lui Serse. I terrori
di
questo re nella scena I dell’atto III, per l’ombr
rian: celava il volto Lugubre velo: per le man traea Tutto sparso
di
lagrime un fanciullo. Io tento di fuggir ma non
: per le man traea Tutto sparso di lagrime un fanciullo. Io tento
di
fuggir ma non so dove . . In quello un pianto,
sensi mormorava, e il nome Di Dario ripetea &c. I caratteri
di
questa favola sostengono bene il proprio decoro e
sostengono bene il proprio decoro e l’ uguaglianza. Vigoroso è quello
di
Serse, savio quel di Clearco, candido e naturale
oprio decoro e l’ uguaglianza. Vigoroso è quello di Serse, savio quel
di
Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto
uel di Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto quello odioso
di
Artabano che intriga se stesso nelle sue sofistic
il coturno italiano con drammi che dalla sola invidia, sotto pretesto
di
delicatezza di gusto, può inspirarsi il basso esp
iano con drammi che dalla sola invidia, sotto pretesto di delicatezza
di
gusto, può inspirarsi il basso espediente di occu
pretesto di delicatezza di gusto, può inspirarsi il basso espediente
di
occultarne il merito con un maligno silenzio, pia
tarne il merito con un maligno silenzio, piacque ad un’ altra schiera
di
letterati di recare esattamente nel nostro idioma
to con un maligno silenzio, piacque ad un’ altra schiera di letterati
di
recare esattamente nel nostro idioma le più appla
o idioma le più applaudite e felici tragedie francesi. Non parlerò io
di
certe fangose compilazioni di traduzioni senza sc
elici tragedie francesi. Non parlerò io di certe fangose compilazioni
di
traduzioni senza scelta di ogni sorte di tragedie
n parlerò io di certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta
di
ogni sorte di tragedie buone, mediocri e cattive,
i certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorte
di
tragedie buone, mediocri e cattive, le quali serv
endere ambiguo il gusto alla studiosa gioventù, e ad apprestare copia
di
materiali a’ pubblici commedianti. Parlo solo del
e e del Maometto del chiar. ab. Melchiorre Cesarotti, del Radamisto e
di
altre del rinomato compatriotto del Chiabrera Inn
o Frugoni, della mentovata Roma Salvata del Bettinelli, della Zaira e
di
altre dell’elegante conte Gasparo Gozzi, dell’Orf
nte Gasparo Gozzi, dell’Orfano della Cina del signor Giuseppe Pezzana
di
Parma, dell’Irene dell’ab. Zacchiroli di Ferrara,
del signor Giuseppe Pezzana di Parma, dell’Irene dell’ab. Zacchiroli
di
Ferrara, di alquante del sig. marchese Albergati,
Giuseppe Pezzana di Parma, dell’Irene dell’ab. Zacchiroli di Ferrara,
di
alquante del sig. marchese Albergati, del cavalie
a desiderare l’eccellente versione dell’Alzira dell’insigne traduttor
di
Teocrito il P. M. Giuseppe Maria Pagnini Pistojes
è parimente la traduzione della Fedra fatta dall’ab. Giacinto Ceruti
di
Torino comparsa nella Biblioteca teatrale di Lucc
dall’ab. Giacinto Ceruti di Torino comparsa nella Biblioteca teatrale
di
Lucca l’anno 1762, e fra i di lui opuscoli nel 17
rino comparsa nella Biblioteca teatrale di Lucca l’anno 1762, e fra i
di
lui opuscoli nel 178148. Non ha poco contribuito
un nuovo ardore per la poesia tragica il generoso invito del Sovrano
di
Parma pel cui benefico genio Borbonico abbiam ved
e’ buoni componimenti che non ebbero verun modello? La seconda corona
di
quell’anno si destinò al Corrado tragedia naziona
l Corrado tragedia nazionale del conte Francesco Antonio Magnocavallo
di
Casal-Monferrato. Non si premiò tragedia alcuna n
guente anno conseguì la prima corona il Valsei, ossia l’Eroe Scozzese
di
Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze
uì la prima corona il Valsei, ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò
di
Milano giovane di alte speranze morto qualche ann
il Valsei, ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane
di
alte speranze morto qualche anno appresso. Rimase
na la Rossana del nominato conte Magnocavallo, il quale è pure autore
di
una Sofonisba pubblicata in Vercelli nel 1782. Il
seguirono meritamente la promessa corona, avendo allora in preferenza
di
altre soddisfatto alle condizioni del programma s
o al Cinna, alla Fedra, all’Alzira, al Radamisto. Molto meno si pensa
di
proporle per modelli a chi voglia ottenere una co
oporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse
di
Apollo, secondo l’espressione del sig. Andres. Ma
i Apollo, secondo l’espressione del sig. Andres. Ma dalle mani almeno
di
chi si compiace encomiar l’Ifigenia del Lassala,
la e l’Agamennone dell’Huerta, non potrebbe, oltre del Maffei, sperar
di
essere coronato qualche altro Italiano di questo
e, oltre del Maffei, sperar di essere coronato qualche altro Italiano
di
questo secolo? Intorno al tempo che si maturava l
iata non meno del suo Giulio Sabino; il conte Alessandro Carli autore
di
Telane ed Ermelinda, di Ariarate, e de’ Longobard
ulio Sabino; il conte Alessandro Carli autore di Telane ed Ermelinda,
di
Ariarate, e de’ Longobardi impressa nel 1769; il
ll’uditorio l’apparato del Decemviro per sentenziare sulla condizione
di
Virginia; il ripetersi tre fiate la citazione de’
dilazione per sospendere la sentenza, sembra povertà d’arte. Le scene
di
Claudio sono troppo staccate e talvolta si frappo
rata. La sceneggiatura non serva il modo accettato da’ moderni, e più
di
una volta il teatro rimane vuoto. Il partire ed i
verisimile, ma secondo il bisogno dell’autore. V’ha non pertanto più
di
un passo vigoroso. Virginio nell’atto III parla c
ginio nell’atto III parla con eroica grandezza al Decemviro: nel V la
di
lui difesa contro l’impostura di Marco è sobria e
ica grandezza al Decemviro: nel V la di lui difesa contro l’impostura
di
Marco è sobria e giudiziosa: patetiche nel medesi
arco è sobria e giudiziosa: patetiche nel medesimo sono l’espressioni
di
Virginia: buono il racconto non diffuso che fa Cl
ferita data dal padre a Virginia: assai compassionevoli son l’ultime
di
lei parole. Il cavaliere Ippolito Pindemonte pari
poeti viventi diede alla luce in Firenze l’anno 1778 Ulisse tragedia
di
lieto fine degna di mentovarsi come regolare, ben
alla luce in Firenze l’anno 1778 Ulisse tragedia di lieto fine degna
di
mentovarsi come regolare, bene scritta e ben vers
a in una sola azione principale che si va disviluppando senza bisogno
di
estrinseci episodj, ci presenta varie scene teatr
presenta varie scene teatrali49. Tali mi sembrano le seguenti: quella
di
Penelope nell’atto II, che intende la morte di Ul
no le seguenti: quella di Penelope nell’atto II, che intende la morte
di
Ulisse comprovata col di lui manto: la riconoscen
Penelope nell’atto II, che intende la morte di Ulisse comprovata col
di
lui manto: la riconoscenza di Ulisse e Telemaco n
tende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto: la riconoscenza
di
Ulisse e Telemaco nell’atto III: la scena del IV
to V Penelope si lamenta del tripudiar che fanno i proci per la morte
di
Ulisse, mentre stanno a mensa con Telemaco e con
ccesa una gran mischia tra’ proci, Telemaco e lo straniere. Cresce la
di
lei agitazione; ma secondo me ella si perde in tr
po lunghi discorsi dopo tal notizia intempestivi. Trattasi del tutto,
di
un figlio unico suo sostegno, perduto Ulisse; e c
a in quel punto? È l’evento della pugna che dee occuparla tutta. Dopo
di
aver saputo da Mentore ancora che tuttavia si com
uesto dubbio che molesterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo
di
Telemaco salvo e di Ulisse vincitore. Ella sviene
esterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo di Telemaco salvo e
di
Ulisse vincitore. Ella sviene, e ripigliando l’us
tre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro
di
essa, fingendole fatte da un altro; ma esse altro
osi colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria e gli errori
di
alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di
l mal gusto e la pedanteria e gli errori di alcuni moderni innamorati
di
un nuovo stile e di un nuovo modo di far tragedie
anteria e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e
di
un nuovo modo di far tragedie. Egli oppone ancora
ori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile e di un nuovo modo
di
far tragedie. Egli oppone ancora al suo componime
tragedie. Egli oppone ancora al suo componimento che sia assai scarso
di
morali sentenze; ma questa è la sua maggior lode,
o di morali sentenze; ma questa è la sua maggior lode, esser sì ricco
di
lumi filosofici, come specialmente dimostra il di
r sì ricco di lumi filosofici, come specialmente dimostra il discorso
di
Ulisse in fine dell’atto IV, e sapere occultar se
1773 un altro Ulisse il dottore Francesco Franceschi Lucchese autore
di
varie lodevoli produzioni, di un’ apologia del Me
re Francesco Franceschi Lucchese autore di varie lodevoli produzioni,
di
un’ apologia del Metastasio, e della tragedia int
n’ apologia del Metastasio, e della tragedia intitolata il Coreso. Il
di
lui Ulisse destinato al concorso di Parma intimat
tragedia intitolata il Coreso. Il di lui Ulisse destinato al concorso
di
Parma intimato nel 1771 non si ristrigne, come qu
ma intimato nel 1771 non si ristrigne, come quello del Pindemonte, al
di
lui ritorno in Itaca e alla vittoria su i proci,
a vittoria su i proci, ma ne contiene anche la morte seguita per mano
di
Telegono suo figlio non conosciuto. Parve all’eru
nel discorso fatto all’Accademica Deputazione Parmense, che ciascuna
di
queste due avventure non potesse apprestar materi
di queste due avventure non potesse apprestar materia per una favola
di
cinque atti. Egli vi aggiunse anche una scelta di
eria per una favola di cinque atti. Egli vi aggiunse anche una scelta
di
uno sposo da farsi da Penelope tra’ proci; gli ar
favola, oltre ad alcune vaghe imitazioni della maniera Metastasiana e
di
altri nostri poeti: l’appassionato trasporto di P
aniera Metastasiana e di altri nostri poeti: l’appassionato trasporto
di
Penelope nella scena 4 dell’atto II in procinto d
ssionato trasporto di Penelope nella scena 4 dell’atto II in procinto
di
aprirsi il foglio della scelta dello sposo; il co
I in procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposo; il colpo
di
scena quando al volersi ferire essendo trattenuta
trattenuta da Ulisse ella il riconosce, ed egli destramente l’avverte
di
non iscoprirlo; la bella scena 8 dell’atto IV, in
prirlo; la bella scena 8 dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole
di
Telemaco, e poi si dà a conoscere. Parrà poi fors
itico imparziale, che con poca verisimiglianza Alcandro il confidente
di
Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’a
con poca verisimiglianza Alcandro il confidente di Circe, l’educatore
di
Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nas
dente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’arcano della
di
lui nascita, taccia sino al fine e lasci che avve
Io lo credei. Nè del tuo amor gli effetti Io potei paventar, che
di
soverchio La fe della madrigna a me palese Er
sizioni inverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori
di
Circe ed Ulisse, colui che fanciullo nascose Tele
a ciò che non ignorava, poicchè ben potea su Telegono cader la scelta
di
Penelope, ed in effetto su di lui è pressochè seg
è ben potea su Telegono cader la scelta di Penelope, ed in effetto su
di
lui è pressochè seguita; ed egli intanto personag
odena nel 1774, e si era rappresentata con grande applauso nel teatro
di
corte la primavera dell’anno precedente. L’amor d
appassionata Bibli per Cauno suo fratello segue le tracce della Fedra
di
Racine. La stessa furiosa passione contrastata da
a Fedra di Racine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto
di
pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di F
acine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto di pudore e
di
virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra: la ste
passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore
di
Bibli e di Fedra: la stessa tragica forza anima l
ntrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e
di
Fedra: la stessa tragica forza anima l’una e l’ a
ricia che indebolisce l’interesse della Fedra, caratterizza gli amori
di
Cauno, d’Idotea e di Mileto, e raffredda l’azione
l’interesse della Fedra, caratterizza gli amori di Cauno, d’Idotea e
di
Mileto, e raffredda l’azione della Bibli. Sin dal
to un freddo racconto del passato, bensì una dipintura patetica della
di
lei situazione; ma il rimanente dell’atto I e par
one; ma il rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori
di
Mileto e d’Idotea, e l’azione procede languida e
anguida e lenta. Tornando Bibli prende nuovo vigore nella scena 5 col
di
lei incontro con Cauno, nella quale narrando con
iamma. Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori
di
Cauno ed Idotea e nel disegno di Mileto su di cos
’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea e nel disegno
di
Mileto su di costei dalla quale è odiato. L’atto
o impiegate negli amori di Cauno ed Idotea e nel disegno di Mileto su
di
costei dalla quale è odiato. L’atto risorge colla
Mileto su di costei dalla quale è odiato. L’atto risorge colla venuta
di
Bibli destinata dall’ oracolo ad immolare una vit
Eurinoe, che i dei Voglian da me nuovi delitti ad onta D’un resto
di
virtù che m’han lasciato? Come (riflette) appr
lar, quel fingere . . . . ah sì questo, Facendomi arrossir, m’empie
di
sdegno. Ella ha ceduto alla passione, ha mandat
he tuona? Si oscura il giorno, fugge il sol . . . Non vedi L’aria
di
sangue e di caligin tinta? Sostienmi . . . il p
Si oscura il giorno, fugge il sol . . . Non vedi L’aria di sangue e
di
caligin tinta? Sostienmi . . . il piè vacilla .
. . . ie non mi reggo. Ahi lassa! io muojo. Nell’atto V la scena
di
Bibli e Cauno è scritta con vigore, e Bibli bench
amore desta pietà. Ma la scena terza, la quarta ben lunga e la quinta
di
quest’atto, che non ne contiene che sette, si agg
ferita condotta a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama
di
nuovo verso di se l’ attenzione e l’interesse. Us
a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo verso
di
se l’ attenzione e l’interesse. Uscì in Bergamo n
1778 Calto tragedia del P. Giuseppe Maria Salvi sommasco lavorata su
di
un argomento tratto dalle poesie di Ossian. Prend
Maria Salvi sommasco lavorata su di un argomento tratto dalle poesie
di
Ossian. Prendono talvolta l’espressioni qualche n
ssian. Prendono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini
di
nubi, di meteore, di raggi di luna cadente &c
endono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi,
di
meteore, di raggi di luna cadente &c. proprie
lta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore,
di
raggi di luna cadente &c. proprie del Celtico
ressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi
di
luna cadente &c. proprie del Celtico Poeta, c
le de’ popoli cacciatori introdotti nel Calto dovrebbero esser sempre
di
molti gradi lontane dalle idee de’ popoli culti e
cambiandosi ben otto volte; ed in conseguenza non ha potuto scansare
di
non lasciar la scena vuota, regola che non osserv
n Bassano nel 1779 Ugolino Conte de’ Gherardeschi tragedia senza nome
di
autore, la quale non sembra che ottenga pienament
vi si notino alcuni passi lodevoli che ne accenneremo. Forse l’orrore
di
uno che muore per fame, prolongato per cinque att
o che muore per fame, prolongato per cinque atti non permette varietà
di
situazioni, e rende a poco a poco quasi indiffere
ezza, per dir così, riposata alla maniera de’ Caligoli, qual’è questa
di
Nino che dà luogo all’artifizio, rivolta gli anim
questa di Nino che dà luogo all’artifizio, rivolta gli animi in vece
di
atterrirli. Forse quest’ argomento non esige cinq
moniosa, e lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci
di
Guido, di Lanfranco ed anche di Marco, di tempo i
lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido,
di
Lanfranco ed anche di Marco, di tempo in tempo ra
energico. Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche
di
Marco, di tempo in tempo rallentano gli affetti;
Forse i caratteri equivoci di Guido, di Lanfranco ed anche di Marco,
di
tempo in tempo rallentano gli affetti; e un ambas
sciadore Genovese che viene a implorar mercè e ad intercedere a favor
di
Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerba
favor di Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerbando l’animo
di
Nino con rimproveri e declamando quasi fosse a lu
crizione che fa Marco nella scena 2 dell’atto II, della rassegnazione
di
Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara
one di Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara il carattere
di
lui già scellerato pentito e ravveduto nelle avve
uto nelle avversità. Nella scena 4 del III ottime sono l’ espressioni
di
Ugolino: nobile nella seguente è il rifiuto della
ile nella seguente è il rifiuto della libertà offertagli a condizione
di
portar le armi contro Genova che lo protegge: ene
armi contro Genova che lo protegge: energiche in questa scena son le
di
lui parole: Non mi rapir quel bene Che mi d
r difesa d’un nome e d’un partito. Patetica e vera è l’espressione
di
Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli:
pressione di Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli: V’udrò
di
nuovo Chiedermi un pane, nè in risposta avrete
ino, io muojo, E ti perdono. Niccolò Crescenzio regio professore
di
filosofia in Napoli che nel 1727 produsse il Cori
ano tragedia languida e regolare: il cavaliere Scipione Cigala autore
di
una Cleopatra stampata in Napoli nel 1736, mentov
Allacci e onorata con un bel distico del consigliere Giuseppe Aurelio
di
Gennaro eccellente giureconsulto e poeta latino50
llo stile: il sig. Flaminio Scarpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone
di
Casale di Monferrato autori di alquante tragedie
il sig. Flaminio Scarpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone di Casale
di
Monferrato autori di alquante tragedie regolari:
rpelli Bolognese, e Don Ignazio Gajone di Casale di Monferrato autori
di
alquante tragedie regolari: il conte Alessandro V
Alessandro Verri che nel 1779 impresse in Livorno col modesto titolo
di
Tentativi due tragedie la Congiura di Milano, e P
e in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie la Congiura
di
Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedìa
edie la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedìa
di
Senofonte: sin anco due donne, cioè la sig. Franc
edìa di Senofonte: sin anco due donne, cioè la sig. Francesca Manzoni
di
Milano, e la sig. Maria Fortuna auttrice della Za
te del Maffei. Ma che diremo del Diluvio Universale, dell’Anticristo,
di
Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme,
uvio Universale, dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina
di
Gerusalemme, del Nabucco, del Davide, della Sara
o, del Davide, della Sara &c. del P. Ringhieri ristampate dopo la
di
lui morte, e ripetute da’ commedianti Italiani, p
pate dopo la di lui morte, e ripetute da’ commedianti Italiani, piene
di
tragiche mostruosità, e scritte in istile inelega
ruosità, e scritte in istile inelegante, prosaico, snervato, seminate
di
dispute sottili e mezzo scolastiche? Che della su
te sottili e mezzo scolastiche? Che della sua Bologna liberata armata
di
una prefazione contro di certo Dottore Don Pietro
tiche? Che della sua Bologna liberata armata di una prefazione contro
di
certo Dottore Don Pietro Napoli Signorelli che no
e? Ciò che ne dicemmo altra volta, cioè che può bastar loro il servir
di
capitale a parecchie compagnie di commedianti. Ag
cioè che può bastar loro il servir di capitale a parecchie compagnie
di
commedianti. Aggiugneremo quel che ne dice un gio
mostruose e talvolta interessanti reimpresse in Roma colla falsa data
di
Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza ef
teressanti reimpresse in Roma colla falsa data di Bologna. Il pugnale
di
Melpomene vibrato senza effetto da mani sì deboli
fervido e pronto d’ingegno ha prodotto in Venezia nel 1787 due volumi
di
Capricci Teatrali, ne’ quali trovansi tre tragedi
o d’un imperadore Romano loro nemico, ed avventurar tutto pel piacere
di
sfidarlo. Arrigo nell’Odoardo inferocisce atrocem
la sposa che perchè gli ha svenata la madre. Il senatore Marescalchi
di
Bologna diede alla luce delle stampe in Bassano n
Bologna diede alla luce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia
di
Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grad
delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia di Antonio e Cleopatra,
di
cui loderemo di buon grado varj tratti di Romana
Bassano nel 1788 una tragedia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo
di
buon grado varj tratti di Romana grandezza che vi
dia di Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varj tratti
di
Romana grandezza che vi si possono notare. Accord
a che vi si possono notare. Accorderemo parimente all’illustre autore
di
averne ideato un piano assai più conveniente alla
re di averne ideato un piano assai più conveniente alla scena tragica
di
quello del Shakespear. Confesseremo nonpertanto c
lo del Shakespear. Confesseremo nonpertanto che la scena dell’atto IV
di
Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll
ll’atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea
di
adescarlo al suo amore mentre il marito dorme, do
rsi ne’ misteri de’ baccanti. Vivace la dipintura che fa dell’empietà
di
essi nell’atto II Fecenia spaventata dal vedere a
ante a quella nefanda adunanza. L’istesso autore ha composto i Coloni
di
Candia di egual merito. Ma si è desiderato in ent
lla nefanda adunanza. L’istesso autore ha composto i Coloni di Candia
di
egual merito. Ma si è desiderato in entrambe magg
vecchio Ebuzio trafitto da cento colpi pensò a tramandare, fidandosi
di
una baccante, la notizia del proprio eccidio a un
otizia del proprio eccidio a un figlio allora fanciullo, scrivendo su
di
un cuojo col proprio sangue. Il sig. Matteo Borsa
a e dal conte Alfieri, un portamento novello col variare il carattere
di
Clitennestra, cui non fa rea dell’uccisione del m
fa rea dell’uccisione del marito. Il sig. Biamonti seguendo le tracce
di
Euripide ha prodotta in Roma nel 1789 un’ Ifigeni
ne scene, per nulla dire del conte Gian Rinaldo Carli che l’avviluppò
di
amori, d’inganni e di avventure romanzesche. Il s
re del conte Gian Rinaldo Carli che l’avviluppò di amori, d’inganni e
di
avventure romanzesche. Il sig. Biamonti calca le
d’inganni e di avventure romanzesche. Il sig. Biamonti calca le orme
di
Euripide in tutte le circostanze della patetica g
orme di Euripide in tutte le circostanze della patetica generosa gara
di
Pilade ed Oreste, e della riconoscenza d’Ifigenia
nde Tauri è afflitta, per cui si è mandato Reso a consultar l’oracolo
di
Apollo in Delo, il quale serve allo scioglimento
uale serve allo scioglimento naturale della favola senza l’intervento
di
una machina; nel che però non sembra ideato con t
nel che però non sembra ideato con tutta l’arte questo comodo arrivo
di
Reso nel punto stesso che Oreste è per cadere sot
a d’Ifigenia da recarsi in Argo, come nella greca favola, ma pel nome
di
Oreste scritto sul monumento erettogli come morto
funebri e tal dolore d’Ifigenia non si fossero totalmente fondati sul
di
lei sogno e prima della notizia recata da Lico ch
ima della notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado
di
ciò, e di qualche neo e della copia delle apostro
notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado di ciò, e
di
qualche neo e della copia delle apostrofi, e spez
i ciò, e di qualche neo e della copia delle apostrofi, e spezialmente
di
quella della scena 5 dell’atto I, O fortunata
overà molti squarci eccellenti tratti singolarmente da tutte le scene
di
Pilade ed Oreste, dalla 4 dell’atto III d’Ifigeni
4 dell’atto III d’Ifigenia co’ medesimi, dall’ultimo patetico congedo
di
Oreste coll’ amico nella 3 dell’atto IV &c. A
ca quanto richiede il genere. All’ab. Giambatista Alessandro Moreschi
di
Bologna dobbiamo Carlo I Re d’Inghilterra tragedi
i trattano amori, non intervengono confidenti inetti, non si fa pompa
di
lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che
identi inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte
di
un re che trasse verso il Tamigi tutta l’ attenzi
ad Astiage, o Alessandro a Dario, o Tamerlano a Bajazzette, sventure
di
personaggi eroici che altro non fanno che cangiar
ene de’ regni. Quì si vede una tremenda catastrofe della costituzione
di
un popolo che conculca le proprie leggi per alzar
sta in azione ci trasporta in Londra, e ci schiude la terribile scena
di
un legittimo monarca solennemente condannato da’
isa alla vastità de’ suoi disegni e alla naturale spietatezza vestita
di
empia politica: Farfè che rappresenta tutto l’ent
smo Inglese per la libertà, la quale gli occulta l’atrocità del mezzo
di
stabilirla: Federiga e Dacri che dipingono la vir
acrificato. La dizione è nobile, convenevole al gran fatto, e spoglia
di
ornamenti quasi sempre inutili al tragico che sa
amenti quasi sempre inutili al tragico che sa le vie del cuore. Serva
di
saggio ciò che dice Farfè nella bella scena 5 del
ssomiglianti ugualmente importanti e ben espressi nella deliberazione
di
Carlo sul foglio del Parlamento: Hai tu vagh
D’alzare oltre te stesso il tuo pensiero? Lo scettro a te cagion
di
lungo affanno Osa deporre, cittadin diventa;
iventa; Imita Silla, e sii maggior d’Augusto. Vedasi il ritratto
di
Cromuel in queste parole della I scena dell’atto
regnar: altrove usato D’altro consiglio avrei. Con maggior copia
di
favole ha cercato il sig. conte Alessandro Pepoli
on maggior copia di favole ha cercato il sig. conte Alessandro Pepoli
di
Bologna abbandonar parimente i greci argomenti in
nte i greci argomenti investigando nuova materia tragica nella storia
di
ogni nazione, ed ha sinora pubblicate sette trage
inora pubblicate sette tragedie che si trovano raccolte nell’edizione
di
Venezia del 1787 e 1788. Trasse dalle cronache In
prima intitolata Eduigi re d’Inghilterra che perseguitato dallo zelo
di
Dunstano perde la vita, il regno e la sposa per e
. Sulle storie Spagnuole fabbricò la Gelosia snaturata ossia la Morte
di
Don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo,
e fabbricò la Gelosia snaturata ossia la Morte di Don Carlo figliuolo
di
Filippo II, ed il Rodrigo, per le cui lascivie pa
ò la Spagna sotto il dominio de’ Mori. Scrisse la prima ad emulazione
di
quella del conte Alfieri, nella quale piacquegli
e autore essendo stata pessimamente accolta in Venezia per gli sforzi
di
un partito avverso. Vi si vede una Clotilde viola
memoria Della misera Zulfa, oh Dio! perdona. Tolse dalla storia
di
Pausania re di Sparta la Cleonice, in cui mi semb
a misera Zulfa, oh Dio! perdona. Tolse dalla storia di Pausania re
di
Sparta la Cleonice, in cui mi sembrano lodevoli i
nia re di Sparta la Cleonice, in cui mi sembrano lodevoli i caratteri
di
Cleonice e di Sofronimo, e grande insieme e patet
ta la Cleonice, in cui mi sembrano lodevoli i caratteri di Cleonice e
di
Sofronimo, e grande insieme e patetica la scena 3
Taluno però sentirà qualche rincrescimento del non delicato carattere
di
Pausania e del di lui indecente invito mandato a
à qualche rincrescimento del non delicato carattere di Pausania e del
di
lui indecente invito mandato a Cleonice perchè ve
premio sperare le fue nozze; nè meno sconvenevole parrà la mediazione
di
Scilace di lei padre che cerca tutte le vie di pe
are le fue nozze; nè meno sconvenevole parrà la mediazione di Scilace
di
lei padre che cerca tutte le vie di persuader la
le parrà la mediazione di Scilace di lei padre che cerca tutte le vie
di
persuader la figlia ad andarvi. L’argomento della
le vie di persuader la figlia ad andarvi. L’argomento della tragedia
di
Dara è tratto dagli eventi de’ successori di Tame
argomento della tragedia di Dara è tratto dagli eventi de’ successori
di
Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di
o dagli eventi de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto
di
colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni
venti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi
di
scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche.
ssori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè
di
fatti, che di situazioni tragiche. Nurmal e Cajea
lano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che
di
situazioni tragiche. Nurmal e Cajeam interessano;
ta dal fratello, non si manifesta, qual si enuncia, valoroso nè privo
di
accortezza. Il colpo di Mirza colla pistola coper
manifesta, qual si enuncia, valoroso nè privo di accortezza. Il colpo
di
Mirza colla pistola coperta, che non prende fuoco
nsidie l’uno fa a Jemla e l’altro a Zopiro. Maometto potea lusingarsi
di
trarre vantaggio dalla sua astuta sincerità coll’
ar la preferenza sulle altre per istile, per condotta e per grandezza
di
caratteri. Marco Bruto vi comparisce degnamente,
namente, e se non potrà compararsi col Catone dell’Addison, non manca
di
sublimità e di forza, nè gli amori subalterni del
on potrà compararsi col Catone dell’Addison, non manca di sublimità e
di
forza, nè gli amori subalterni della favola ingle
iano la scena vuota. Rapita Porcia dal trasporto per la libertà prima
di
uccidersi accanto a Bruto trucida con ispietato e
i figli al cospetto dello spettatore; ma forse la provvida variazione
di
quella scena, che risparmia tanta atrocità, non t
torico dell’invito fatto dalla repubblica Fiorentina a Gualtieri duca
di
Atene a governarla, ha l’illustre autore immagina
o del chiar. marchese Albergati che vi sostenne egregiamente la parte
di
Uberto, mentre si distinse a maraviglia la nobil
si distinse a maraviglia la nobil donna sig. Teresa Venier in quella
di
Adelinda, e l’autore stesso in quella di Romeo. C
sig. Teresa Venier in quella di Adelinda, e l’autore stesso in quella
di
Romeo. Chiudiamo con lieta fronte la classe de’ m
ra composte due tragedie, l’ Aristodemo, e Galeotto Manfredi Principe
di
Faenza. S’impresse la prima nel 1786, e si recitò
ma con pieno applauso in due autunni consecutivi, sostenendo la parte
di
Argia la celebre Gardosi52; nè con minor lode si
secolo passato; ma ciò che formò l’azione del primo Aristodemo, serve
di
antecedente a quest’altro. Ci tratterremo noi a d
cedente a quest’altro. Ci tratterremo noi a dare una compiuta analisi
di
sì nota tragedia enunciata in tanti giornali buon
blime e poetico quanto comporta il genere: molte invidiabili bellezze
di
esecuzione: le passioni espresse col terribile pe
i bellezze di esecuzione: le passioni espresse col terribile pennello
di
Crebillon e di Shakespear ne’ loro migliori momen
secuzione: le passioni espresse col terribile pennello di Crebillon e
di
Shakespear ne’ loro migliori momenti. Ne vorremmo
parti della favola più concatenate; più fondato e naturale il disegno
di
Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non
favola più concatenate; più fondato e naturale il disegno di Lisandro
di
occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eu
di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eumeo,
di
obbligar Taltibio con un giuramento a non palesar
ligar Taltibio con un giuramento a non palesarne la nascita; l’entrar
di
Argia nella tomba della sorella preparato almeno
la stessa cosa con quelli della Semiramide e dell’Hamlet, se non chi
di
tutto parla per tradizione? In queste favole gli
vole gli spettri appariscono e parlano realmente, come anche il genio
di
Marco Bruto nel Filippi del conte Pepoli: ma nell
mo, come nel Serse del Bettinelli, il simolacro che adombra i rimorsi
di
questi gran delinquenti, si presenta solo alla lo
hè già se ne prevede il fine. Traspare, è vero, il disegno ch’egli ha
di
uccidersi; ma in qual guisa l’effettuerà? Argia s
le cose che formano la sospensione dell’uditorio. Affermò il fattore
di
Colpi d’occhio che tal favola è piena di atrocità
uditorio. Affermò il fattore di Colpi d’occhio che tal favola è piena
di
atrocità, nel che s’inganna o mentisce, mentre ec
ori e rimorsi d’averne anticamente commesse. E’ nojosa, fredda, priva
di
movimento e d’interesse, disse il medesimo follic
ovimento e d’interesse, disse il medesimo folliculario. Ma può mancar
di
calore, interesse e movimento una favola che espr
si vede nel terribil racconto della scena 4 dell’atto I, nel congedo
di
Cesira e Aristodemo della 3 dell’atto III, nella
o, nella 2 del IV in cui Aristodemo atterrito cade sul teatro a piedi
di
Cesira ed a lei si discopre reo, nello scioglimen
tutte Dormon le cose, ed io sol veglio, e siedo Al chiaror fioco
di
notturno lume, Ecco il lume repente impallidirs
ecedente nell’edizione Romana del 1788. L’azione consiste nella morte
di
questo principe di Faenza seguita per la gelosia
one Romana del 1788. L’azione consiste nella morte di questo principe
di
Faenza seguita per la gelosia che ha di lui la Be
ella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia che ha
di
lui la Bentivoglio sua moglie ingannata da un mal
ressanti ognuno per se e tutti insieme nel contrasto sono i caratteri
di
Manfredi, Elisa, Matilde, Ubaldo; quello di Zambr
ontrasto sono i caratteri di Manfredi, Elisa, Matilde, Ubaldo; quello
di
Zambrino nero e detestabile inspira ne’ buoni tut
ne per noi singolarmente pregevoli sono le seguenti: nell’atto I la 2
di
Manfredi co’ suoi cortigiani, e la 3 di Ubaldo e
le seguenti: nell’atto I la 2 di Manfredi co’ suoi cortigiani, e la 3
di
Ubaldo e Manfredi; nel II la 2 in cui si dipinge
do e Manfredi; nel II la 2 in cui si dipinge felicemente la tenerezza
di
Elisa; nel III la riconciliazione di Matilde e Ma
dipinge felicemente la tenerezza di Elisa; nel III la riconciliazione
di
Matilde e Manfredi col congedo che viene a prende
del virtuoso Ubaldo che si allontana dalla corte; nel V la tenerezza
di
Manfredi che ordina che si richiami nella scena 1
erezza di Manfredi che ordina che si richiami nella scena 1, le furie
di
Matilde inspiratele da Zambrino nella 6, e sopra
e da Zambrino nella 6, e sopra ogni altra l’ultima tragica situazione
di
Manfredi trafitto a torto e di Matilde che ne int
ogni altra l’ultima tragica situazione di Manfredi trafitto a torto e
di
Matilde che ne intende l’innocenza quando egli sp
affetti e talora alquanto dimesso e famigliare specialmente in bocca
di
Zambrino. Le bellezze delle scene indicate sono m
Lucenti ferri, e circondarti il fianco. Ma se lo perdi, un milion
di
brandi Non ti assicura! Non ha forza il braccio
rai Fra tante spade disarmato e nudo. Dopo tanti contrarj avvisi
di
critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e
i contrarj avvisi di critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e
di
censori periodici o buoni che servono alla verità
ebolezza. Dieci egli ne ha sinora pubblicate dall’impressore Graziosi
di
Venezia raccolte in tre volumi nel 1785: Filippo,
’Alfieri da moltissimi contemporanei ed oltrepassati, è l’arte grande
di
rintracciare entro il più intimo del cuore umano
osito si accomoda alle situazioni. Lo stile enfatico, e troppo, manca
di
ogni poesia, di colori, di ornamenti, non dico gi
a alle situazioni. Lo stile enfatico, e troppo, manca di ogni poesia,
di
colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati ep
azioni. Lo stile enfatico, e troppo, manca di ogni poesia, di colori,
di
ornamenti, non dico già de’ vietati epici e liric
ico già de’ vietati epici e lirici da lui meritamente abborriti56, ma
di
quelli che l’uso costante de’ tragici eccellenti
non naturale, cruschevole sino alla noja. Egli si priva rigorosamente
di
ogni sorte di confidenti, ed è quindi astretto a
cruschevole sino alla noja. Egli si priva rigorosamente di ogni sorte
di
confidenti, ed è quindi astretto a valersi con fr
ragica gravità questo componimento mal grado della snaturata barbarie
di
Filippo; della catastrofe preveduta sin dal princ
fra’ suoi adulatori iniqui consiglieri, che ci rimembra un’ immagine
di
quel cupo imperadore in mezzo al servo Senato Rom
ato Romano, qual ci viene delineato da Tacito. Polinice. I caratteri
di
Eteocle e Polinice che si abborriscono, e Giocast
rriscono, e Giocasta che palpita per ambedue, sono espressi con forza
di
colorito veramente tragico. Eteocle non sa veders
citata in Roma nel 1782 m’incresce singolarmente l’introduzione priva
di
verisimiglianza e proprietà. Argia giovane princi
priva di verisimiglianza e proprietà. Argia giovane principessa sola
di
notte s’inoltra in una reggia nemica per ottener
del regio divieto ad andar nel campo per bruciare il corpo insepolto
di
Polinice; secondo monologo. S’incontrano in fine,
ed Argia in una reggia per lei tanto sospetta vede una donna, e dice
di
cercare Antigone e di aver con lei comune la piet
a per lei tanto sospetta vede una donna, e dice di cercare Antigone e
di
aver con lei comune la pietà ed il dolore. Ciò ch
enza riflessione se non per timore della loro vita, almeno per quello
di
non condurre a fine la meditata impresa. A tali a
è condotto il poeta per voler trasportare tutta l’azione nella reggia
di
Tebe. La gara però di Argia ed Antigone, gli ardi
r voler trasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La gara però
di
Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di quest
gia di Tebe. La gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti
di
questa in faccia al tiranno, il loro ultimo patet
edo, rendono alla favola la verità e la forza. Virginia. I monologhi
di
Appio e di Virginio in parte narrativi, qualche i
o alla favola la verità e la forza. Virginia. I monologhi di Appio e
di
Virginio in parte narrativi, qualche intoppo che
l giudizio, l’impunita tirannide minacciosa ancor dopo l’ammazzamento
di
Virginia, la durezza e l’oscurità prodotta nelle
azzamento di Virginia, la durezza e l’oscurità prodotta nelle maniere
di
dire dalla mancanza degli articoli e da’ troppo s
’ troppo stravolti iperbati; tutto ciò, dico, non ci nasconde i pregi
di
questa favola. Noi ne ammiriamo la dipintura de’
questa favola. Noi ne ammiriamo la dipintura de’ caratteri d’Icilio,
di
Virginia e di Virginio, veramente Romana, la vigo
. Noi ne ammiriamo la dipintura de’ caratteri d’Icilio, di Virginia e
di
Virginio, veramente Romana, la vigorosa scena 2 d
amente Romana, la vigorosa scena 2 dell’atto III58, e la 3 passionata
di
Virginio che incontra la figliuola e la consorte
Virginio che incontra la figliuola e la consorte col nobile disdegno
di
Virginia, col terribil pensiero d’Icilio, ah!
ad ammirare in particolar modo questa tragedia eccellente, mal grado
di
circa otto soliloquj, delle solite eccezioni sull
isviluppa la riposta sorgente del gran misfatto. Le insidiose maniere
di
Egisto che conduce la cieca Clitennestra all’esec
ino all’atto IV col velo della modestia e del grande amore che mostra
di
nutrir per lei. Quindi nascono quattro mirabili s
. La gioventù studiosa vedrà mirabilmente dipinto lo stato dell’animo
di
Clitennestra e quando è per giungere Agamennone,
ndo vi s’ incontra, e quando freme all’idea della proposta lontananza
di
Egisto, e quando si determina al colpo atroce, e
quando esce bagnata del sangue del marito. Oreste. Non siam contenti
di
alcune circostanze del piano di tal favola. Orest
el marito. Oreste. Non siam contenti di alcune circostanze del piano
di
tal favola. Oreste e Pilade s’inoltrano fin nella
rire invendicato. Pilade nella 2 del IV per rimediare alle imprudenze
di
Oreste gli dà il proprio nome di Pilade non meno
del IV per rimediare alle imprudenze di Oreste gli dà il proprio nome
di
Pilade non meno imprudentemente, giacchè Egisto n
i sono espressi con tutta la forza tragica. Eccellente è la dipintura
di
Clitennestra che palpita alternativamente or pel
er lui paventa. Soprattutto nell’ atto V lodevolissimo è il trasporto
di
Oreste nel trucidar Egisto, col quale si colorisc
utti i suoi nemici e la virtù e l’innocenza in Romilda. Questa figlia
di
Alboino imprudentemente e senza necessità fa una
ntanea del secreto del suo cuore alla barbara matrigna e all’uccisore
di
suo padre. Il prode Ildovaldo che ha più volte gi
re di suo padre. Il prode Ildovaldo che ha più volte giurata la morte
di
Almachilde, essendo da questo re chiamato a duell
etta e poi ricusa per non abbassarsi. In oltre egli comanda le truppe
di
Rosmunda contro Almachilde, si pugna, e mentre fe
a il campo e torna insulsamente nella reggia &c. Ottavia. Supera
di
gran lunga quell’altra attribuita a Seneca, e vi
ta a Seneca, e vi si vede con forza e giustezza espresso il carattere
di
quest’imperatrice. Ma Nerone è tiranno con affett
blicisti, rimane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor
di
regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Brut
imane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o
di
gloria, ma di libertà. Timoleone, Bruto novello,
er cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma
di
libertà. Timoleone, Bruto novello, spegne in Timo
ne repentina della tirannia, e pel ravvedimento del tiranno nell’atto
di
spirare. L’eroismo trionfa in Timoleone senza tra
brano frequenti le solite eccezioni dello stile; ma il primo monologo
di
Merope è troppo narrativo; ed a chi racconta ella
ensa dopo dieci anni a sposar Merope per politica; ma egli imbrattato
di
tanto sangue perchè ha conservato tanto tempo nel
mpo nella propria reggia questa nemica irriconciliabile? Il carattere
di
Egisto è colorito egregiamente nella scena dell’a
conto con mie man sua destra afferro, non dovea esser la prima azione
di
un disarmato che affronti uno che gli si avventa
ozzando domandava la madre sua, alla cui immagine si desta il palpito
di
Merope che si sovviene del figlio. Dipinta eziand
ell’armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei. L’incontro
di
Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al
’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al furore
di
Merope che lo crede uccisore del proprio figlio,
che Polifonte nell’ultima scena abbia più pazienza e meno scorgimento
di
quel che a lui starebbe bene in lasciar dir tanto
discorsi sediziosi a’ Messenj. Evitar tutti i nei nell’arduo impegno
di
tessere una buona tragedia, è ben difficil cosa:
el cuore umano le arcane sorgenti degli affetti. Mille parodiette del
di
lui stile si faranno come quella del Socrate; ma
nno come quella del Socrate; ma quanti fra mille si appresseranno a i
di
lui pregi? Oh chi congiungesse lo stile del sig.
ranno a i di lui pregi? Oh chi congiungesse lo stile del sig. Monti o
di
qualche altro che non trascuri di colorire, a’ ta
giungesse lo stile del sig. Monti o di qualche altro che non trascuri
di
colorire, a’ talenti veramente tragici dell’Alfie
ragedie cittadine e commedie lagrimanti. Non ha l’Italia ricusato
di
accogliere nel suo recinto di simili merci oltram
agrimanti. Non ha l’Italia ricusato di accogliere nel suo recinto
di
simili merci oltramontane, fossero pur di quelle
accogliere nel suo recinto di simili merci oltramontane, fossero pur
di
quelle che la sana criti ca ed un gusto fine ripr
ate da fanghose macchie eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni
di
atroci fatti privati de’ signori Falbaire, Mercie
ine, Dorat, Arnaud, Beaumarchais &c. o tutte tragiche o mescolate
di
tratti comici, si sono alla rinfusa tradotte e re
e commedie lagrimanti, alcune originali alcune tratte da’ romanzetti
di
Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene intere
ali alcune tratte da’ romanzetti di Arnaud e Marmontel ricche miniere
di
scene interessanti e di lugubri pantomimi nojosam
manzetti di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene interessanti e
di
lugubri pantomimi nojosamente ripetuti. Venezia h
satore Leggerenza e del sedicente letterato Pirotè entrambi scrocconi
di
mestiere. Il sig. ab. Villi occupò per alcun temp
Alpi &c. Si è puerilmente affermato che la decadenza del credito
di
tali favole sia derivata dall’essersi divulgato c
l’invenzione; ma potrebbe togliere a que’ drammi il merito intrinseco
di
una condotta naturale e di una felice esecuzione?
ogliere a que’ drammi il merito intrinseco di una condotta naturale e
di
una felice esecuzione? Euripide e Sofocle senza i
e Sofocle senza il vantaggio dell’invenzione ripetevano gli argomenti
di
Eschilo, di Carcino, di Platina &c., ed occup
nza il vantaggio dell’invenzione ripetevano gli argomenti di Eschilo,
di
Carcino, di Platina &c., ed occupavano i prim
ggio dell’invenzione ripetevano gli argomenti di Eschilo, di Carcino,
di
Platina &c., ed occupavano i primi onori del
i primi onori del coturno. Ciò che suol nuocere a’ moderni scrittori
di
drammi lugubri, è l’ uniformità delle tinte, la l
onte Pepoli trovansi finora tre drammi lagrimosi in prosa, Don Alonso
di
Zuniga, ossia il Dovere mal inteso, Gernand, ossi
, interesse, terrore tragico giudiziosamente procurato meno con colpi
di
scena che con quadri e situazioni patetiche. Se n
iche. Se ne dee pur lodare, oltre del pregio dell’ invenzione, quello
di
un ottimo oggetto morale, cioè di distruggere un
del pregio dell’ invenzione, quello di un ottimo oggetto morale, cioè
di
distruggere un colpevole pregiudizio che si occul
del dovere. Troviamo altresì teatrale l’atto IV, e vera la dipintura
di
Don Alonso oppresso da’ rimorsi nell’atto V. L’au
so oppresso da’ rimorsi nell’atto V. L’autore benchè in prosa si vale
di
uno stile immaginoso e poetico, che però non di r
nchè in prosa si vale di uno stile immaginoso e poetico, che però non
di
rado riesce troppo studiato. Forse anche le angus
otte oltre il verisimile. Un figlio che per una capricciosa debolezza
di
non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la v
osa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la vita
di
un padre e la propria: questo padre che per non d
i un padre e la propria: questo padre che per non dissimile capriccio
di
non dipartirsi dal sepolcro dell’amico da lui ucc
morte se stesso ed un figlio amato: questi personaggi, dico, mettendo
di
più in mortal pericolo, non che il virtuoso Sanci
uole eccitare. Ma nel Gernand raffiguro una commedia lagrimante piena
di
colpi scenici più che di situazioni, atroce per d
nand raffiguro una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che
di
situazioni, atroce per disegni scellerati che dis
atroce per disegni scellerati che disonorano l’umanità, frammischiata
di
bassezze comiche de’ servi Merville e Ricauld. Ag
cui macchie egli seppe preservarsi ancor vivendo nel loro secolo. Ma
di
ciò in altro tempo. 36. Scrisse contro il primo
mo il famoso Femia sentenziato componimento scenico che porta la data
di
Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a M
omponimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome
di
Messer Stucco a Messer Cattabrighe. Favellò contr
a la Tragedia antica e moderna intitolato l’ Impostore. 37. Il conte
di
Calepio gli rendè giustizia dicendo: Pier Jacopo
stri assai sublime ed enfatico, ma quanto acquista gravità con i modi
di
dire, tanto ne perde per lo stucchevol vezzo dell
cooptabimus. 40. Il chair mio amico il P. Ireneo Affò Bibliotecario
di
Parma cortesemente mi comunicò tal notizia con al
cortesemente mi comunicò tal notizia con altre intorno al P. Bianchi,
di
cui ha favellato il Mazzucchelli sulla scorta del
tro celebre ab. Gaetano Migliore Prefetto degli studj nell’università
di
Ferrara si posero nella sala dell’accademia degl’
onis. 45. L’elegante sig. ab. Andres ha lodati in termini generali i
di
lui componimenti e quelli del Granelli, contentan
i generali i di lui componimenti e quelli del Granelli, contentandosi
di
accennar solo che le circostanze legavano loro le
ebbe saputo far nascere, nè ridurre i loro drammi a quella perfezione
di
cui sarebbero forse stati capaci. Ma con ciò (pot
eguirò dunque? quali fiori sparse il lor genio fecondo e quali lasciò
di
far nascere? Simili desiderj antiveduti mi spinse
colo dell’Enciclopedia secondo la moda de’ nostri conosciuti plagiarj
di
mestiere. 46. L’autore nel Discorso del Teatro I
ne traduit point le gènie, aggiugne e dice benissimo, e ciò può dirsi
di
altre ancora. 48. Egli formò anche delle Troadi
irsi di altre ancora. 48. Egli formò anche delle Troadi e dell’Ecuba
di
Euripide le sue Disgrazie di Ecuba tragedia patet
li formò anche delle Troadi e dell’Ecuba di Euripide le sue Disgrazie
di
Ecuba tragedia patetica e semplice alla. greca ma
o il Ceruti. A qualche osservatore parrà che il solo titolo manifesti
di
non esserne una l’azione: che gli eventi si enunc
i enuncino con certa uniformità che può ristuccare: e che nella morte
di
Astianatte il dolor di Andromaca prenda le prime
iformità che può ristuccare: e che nella morte di Astianatte il dolor
di
Andromaca prenda le prime parti sopra del persona
ate nelle situazioni dolorose e ne’ quadri dipinti con maestria molli
di
lagrime accompagnino la madre di Ettore e di Poli
e’ quadri dipinti con maestria molli di lagrime accompagnino la madre
di
Ettore e di Polissena. 49. Dicendo scene teatral
pinti con maestria molli di lagrime accompagnino la madre di Ettore e
di
Polissena. 49. Dicendo scene teatrali io non int
na. 49. Dicendo scene teatrali io non intendo unicamente certi colpi
di
scena decorati con pompa e combinati a forza. Tut
ltrui voci senza afferrarne le idee. 50. Si trova nel libro III de’
di
lui versi latini impressi nel 1742: Scipio hic
oste nel presente secolo per lo più da’ gesuiti, cioè: l’ Ermenegildo
di
Marcantonio Ducci impresso in Roma nel 1707; Stan
ildo di Marcantonio Ducci impresso in Roma nel 1707; Stanislao Kostka
di
Giovanni Lascari quivi pur pubblicata del 1709; M
cata del 1709; Maurizio Imperadore, e Artavasdo Principe dell’ Impero
di
monsignor Gian Lorenzo Lucchesini da Lucca, il qu
due ne scrisse ancora in italiano, il Maurizio, e Clodoaldo Principe
di
Danimarca; le sei tragedie latine del dotto Carpa
ie latine del dotto Carpani stampate in Roma nel 1745; e l’Epaminonda
di
Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi di San G
arpani stampate in Roma nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli
di
Napoli de’ Principi di San Giorgio uscita verso i
nel 1745; e l’Epaminonda di Giovanni Spinelli di Napoli de’ Principi
di
San Giorgio uscita verso il 1749, e poi tradotta
ia come prima facevasi delle coronate. Ciò dimostra l’ animo costante
di
quel Sovrano in pro della poesia drammatica; e co
di quel Sovrano in pro della poesia drammatica; e confonde la falsità
di
certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio,
a drammatica; e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore
di
Colpi d’occhio, il quale interpretava malignament
ncorso del 1778 (recitata poi nel 1781) S.A.R. degnò dichiararsi Capo
di
essa, e successore del degno Conte San-Vitale def
li deplorabili infarinati calunniatori. 53. Questa tragedia ha avuti
di
gran lodatori, e di censori non pochi. Ma che dir
inati calunniatori. 53. Questa tragedia ha avuti di gran lodatori, e
di
censori non pochi. Ma che diremo a chi si accinge
accingesse a ripeterne senza bisogno i difetti in gran paroloni vuoti
di
senso e colmi di ritagli altrui mal collocati? Di
terne senza bisogno i difetti in gran paroloni vuoti di senso e colmi
di
ritagli altrui mal collocati? Diremo col medesimo
ea voluto enunciare che la sua tragedia era urbana, cioè che trattava
di
principi ma non di prima classe. Il buon uomo pre
che la sua tragedia era urbana, cioè che trattava di principi ma non
di
prima classe. Il buon uomo prendeva domestica fac
lasse. Il buon uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o
di
personaggi di seconda classe. Orazio è un osso tr
uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o di personaggi
di
seconda classe. Orazio è un osso troppo duro da r
il chiar. Bettinelli che nel Discorso del Teatro Italiano si pregiava
di
seguire la scorta di Eschilo e di Euripide? 56.
che nel Discorso del Teatro Italiano si pregiava di seguire la scorta
di
Eschilo e di Euripide? 56. L’autor Colpo d’ occ
rso del Teatro Italiano si pregiava di seguire la scorta di Eschilo e
di
Euripide? 56. L’autor Colpo d’ occhio incolpa l
dunque possibile ch’egli ne indovini una? Com’ è mai fatta la retina
di
cotal cianciatore che tutto gli dipinge a rovesci
tutto gli dipinge a rovescio? 57. Oltre agli storici nazionali delle
di
lui gesta, e ad una descrizione spagnuola da me l
a, e ad una descrizione spagnuola da me letta manoscritta della morte
di
Don Carlo, apparisce il simulato procedere del ge
procedere del geloso Filippo nella Relazione tragica si, ma veridica
di
Don Carlo sacrificato &c. stampata in Colonia
680, la quale poi si trova impressa in francese fralle opere dell’ab.
di
San-Reale senza che si accenni di essere una pret
a in francese fralle opere dell’ab. di San-Reale senza che si accenni
di
essere una pretta letterale traduzione da capo a
n tutti? Patria, onor, libertà, penati, figli, Già dolci nomi, or
di
noi schiavi in bocce Mal sì confan, finchè quel
incautamente la sua intenzione presentando a Clitennestra l’immagine
di
Cassandra sua rivale vicina a torle talamo e regn
. Cli. Ma tacendo il chiedi, ed avendola Egisto condotta al punto
di
più non inorridire all’ idea di cercare una mano
ed avendola Egisto condotta al punto di più non inorridire all’ idea
di
cercare una mano un ferro che trucidi il marito,
idea di cercare una mano un ferro che trucidi il marito, sarebbe fuor
di
tempo l’uso di quel primo colore. Ciò che segue b
una mano un ferro che trucidi il marito, sarebbe fuor di tempo l’uso
di
quel primo colore. Ciò che segue ben dimostra di
fuor di tempo l’uso di quel primo colore. Ciò che segue ben dimostra
di
essersi fra lor perfettamente intesi: Cli. Io d
segue ben dimostra di essersi fra lor perfettamente intesi: Cli. Io
di
Cassandra ancella? Io di te priva? Eg. Atride i
ersi fra lor perfettamente intesi: Cli. Io di Cassandra ancella? Io
di
te priva? Eg. Atride il vuol. Cli. Atride per
Pepoli imita un po troppo la celebre Olimpia col semplice cangiamento
di
nomi, nè dell’Agrippina detta dal medesimo lirica
ope del Maffei ridotta in prosa con pessimo consiglio nel 1772, ed il
di
lui Teodosio pubblicato nel 1773 scritto in prosa
il di lui Teodosio pubblicato nel 1773 scritto in prosa frammischiata
di
frequenti involontarj versicoli. Tralasciamo alcu
roli comendata dal marchese Albergati: il Don Carlo del sig. Principe
di
Caposele: quelle che ci fa desiderare la nota eru
ordoni Veneziano: il Corradino che, dopo quello del Caracci, sappiamo
di
essere stato composto da circa otto anni dal feco
irca otto anni dal fecondo improvvisatore don Gaspare Mollo de’ duchi
di
Lusciano: un terzo Corradino scritto dal giovane
itto dal giovane don Francesco Saverio Salfi in Napoli; e come parlar
di
favole non pubblicate da noi non lette? Finalment
to nel dicembre del 1789 dal noto avvocato don Francesco Mario Pagano
di
Brienza: il di lui Gerbino uscito nel 1787 recita
del 1789 dal noto avvocato don Francesco Mario Pagano di Brienza: il
di
lui Gerbino uscito nel 1787 recitato tre sere da’
di lui Gerbino uscito nel 1787 recitato tre sere da’ comici Lombardi
di
Napoli: gli Esuli Tebani altra di lui tragedia pr
citato tre sere da’ comici Lombardi di Napoli: gli Esuli Tebani altra
di
lui tragedia primogenita impressa verso il 1780 (
na sua orazione latina) ma non recitata. Non ci affrettiamo a parlare
di
queste tre tragedie, sapendo che l’autore nel tem
guenti cartucce, letterine, ed analisi. Noi attenderemo l’impressione
di
simili cose enunciate dall’autore all’orecchio de
dres, in proposito del Varembon personaggio basso, furbo e scellerato
di
questo dramma, come concilierebbe la sua opinione
rbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione
di
sbandire gli empj e i gran malvagi dalle tragedie
inalzavano in Francia sì presso al punto della perfezione, una folla
di
loro imitatori seguendogli sempre senza raggiugne
ano non entravano amori. Ma egli lasciò le occupazioni teatrali prima
di
depurarle del tutto, e la scena francese dopo di
zioni teatrali prima di depurarle del tutto, e la scena francese dopo
di
lui si riempì della morale dell’opera di Quinault
to, e la scena francese dopo di lui si riempì della morale dell’opera
di
Quinault27. Alcibiade (aggiugne l’istesso scritto
ipe Persiano nell’Atenaide, prendono il tuono effemminato de’ romanzi
di
madamigella Scudery che dipingeva i borghiggiani
inato de’ romanzi di madamigella Scudery che dipingeva i borghiggiani
di
Parigi sotto il nome degli eroi dell’antichità. L
umerosa oscura prole della nojosa mediocrità. Ma la natura ha bisogno
di
riposo dopo aver prodotto un ingegno raro. In tal
1723 scrisse diverse tragedie, che non cedono per regolarità a quelle
di
Racine, esse furono anche bene accolte nella rapp
cine, esse furono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba
di
Virginia e di Pompea le quali caddero; il suo And
ono anche bene accolte nella rappresentazione a riserba di Virginia e
di
Pompea le quali caddero; il suo Andronico ed il T
d il Tiridate restarono al teatro. Ma la lettura riposata è la pietra
di
paragone de’ drammi, ed essi non passano alla pos
aragone de’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano
di
stile, di lingua, di buona versificazione, d’inte
’ drammi, ed essi non passano alla posterità quando mancano di stile,
di
lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed
d essi non passano alla posterità quando mancano di stile, di lingua,
di
buona versificazione, d’interesse; ed in quelli d
stile, di lingua, di buona versificazione, d’interesse; ed in quelli
di
Campistron si desidera forza, calore, ed eleganza
. Diedero allora qualche passo nella poesia tragica Riouperoux autore
di
un’ Ipermestra: La Fosse che della Venezia salvat
ouperoux autore di un’ Ipermestra: La Fosse che della Venezia salvata
di
Otwai formò il suo Manlio Capitolino trasportando
lino trasportando agli antichi Romani il fatto recente della congiura
di
Bedmar contro Venezia, e che compose anche una Po
figurarne il tragico soggetto con un freddo intrigo amoroso. Ciò finì
di
corrompere il tragico teatro francese. Longepierr
a tragedia cadde ed annojò. I Francesi si confermarono nella credenza
di
esser passata la moda della greca semplicità, att
di esser passata la moda della greca semplicità, attribuendo al gusto
di
essa l’effetto della debolezza del Longepierre. I
morto nel 1731 era veramente uomo d’ ingegno, erudito, e non indegno
di
essere ricordato con lode; sebbene al dire di M.
erudito, e non indegno di essere ricordato con lode; sebbene al dire
di
M. Palissot egli volle contraffare Omero, Anacreo
abei una locuzione corrispondente al soggetto, sublime talora e ricca
di
nobili sentimenti, e lontana dalla generale affet
a e ricca di nobili sentimenti, e lontana dalla generale affettazione
di
stile da’ Francesi adottata nelle tragedie. Le pa
e che fa comparire languido il rimanente. Salmonea modello certamente
di
virtù eroica è personaggio ozioso sino all’ atto
nza de’ suoi soldati che altro non cercano che una donna; ma al conte
di
Calepio sembra incredibile il di lui amore perchè
n cercano che una donna; ma al conte di Calepio sembra incredibile il
di
lui amore perchè nato tra’ continui dispregi di E
sembra incredibile il di lui amore perchè nato tra’ continui dispregi
di
Ersilia. Più fondatamente però se ne riprende la
dispregi di Ersilia. Più fondatamente però se ne riprende la maniera
di
amare. Tante lagrime, tanta sofferenza, tanta ang
a angoscia sembrano convenire più ad un innamorato francese del tempo
di
Artamene, che ad un Romolo eroe, guerriero, fervi
roe, guerriero, fervido, feroce. Non è poi verisimile che Tazio vegga
di
lontano scintillare i pugnali nel volersi trucida
i ferri ed il trafiggerlo. Ersilia che nell’atto terzo dice da parte
di
avere scritto il biglietto, manifesta mancanza di
terzo dice da parte di avere scritto il biglietto, manifesta mancanza
di
arte nel poeta, ed oltre a ciò con poca verisimig
l 1726 La Motte volle produrre un Edipo 30 per avventura non contento
di
quelli del Cornelio e del Voltaire. In effetto eg
n effetto egli purga quest’argomento tanto dell’ episodio degli amori
di
Teseo e Dirce, alieni dall’avventura di Edipo, in
to dell’ episodio degli amori di Teseo e Dirce, alieni dall’avventura
di
Edipo, introdotto con mal consiglio dal padre del
o, introdotto con mal consiglio dal padre del teatro francese, quanto
di
quello non meno eterogeneo della galanteria di Fi
eatro francese, quanto di quello non meno eterogeneo della galanteria
di
Filottete che con rincrescimento si legge nell’Ed
damente corregge pur anco la favola greca dell’inverisimile ignoranza
di
Edipo intorno alle circostanze della morte di Lai
’inverisimile ignoranza di Edipo intorno alle circostanze della morte
di
Laio. Egli però ne tolse ogni utilità col rendere
ilità col rendere Edipo pienamente innocente nell’ammazzamento del re
di
Tebe. Dividendo poi la riconoscenza rende meno ma
riconosce come vantaggioso alla favola il miglioramento de’ caratteri
di
Eteocle e Polinice contro l’idea lasciatacene dag
mento che mena il poeta a lottare colle opinioni radicate negli animi
di
chi ascolta, e per conseguenza a rendere poco int
à verso del padre? Sarebbe lecito introdurre Achille dandogli costumi
di
Tersite, ovvero Ascanio o Astianatte che combatte
resente qualche modello in tale argomento; so però che oltre al poema
di
Camoens si maneggiò in Lisbona dal Ferreira, ed i
pariscano tutte le altre. Lo stile della Inès generalmente è migliore
di
quello del Romolo; ma essa non ha nè la versifica
a, nè l’abbondanza, nè la grandezza, nè la delicatezza de’ sentimenti
di
Racine. Esposta questa tragedia alle critiche tal
su i teatri per le interessanti situazioni ben prese e ben collocate
di
sì patetico argomento. Oltre a ciò che suggerì al
sospirata grazia ella si trovi impensatamente avvelenata. I plagiarj
di
professione copieranno questo colpo teatrale del
aci, che cosa in fine essi si troveranno fralle mani? l’arida spoglia
di
un serpente che rinnovandosi la depone e si allon
sta favola pregi assai superiori alle sue imperfezioni: ma non lascia
di
notarvi certa mancanza d’unità d’interesse, che L
ricongiunge. Contro il tragico artificio (dice ancora) le belle doti
di
Costanza distraggono alquanto dall’attenzione che
lquanto dall’attenzione che debbesi a quelle d’Inès. Riprende altresì
di
sconvenevolezza ciò che dice la Reina nella scena
dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo
di
Don Pietro in corte i di lui occhi distratti altr
quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Don Pietro in corte i
di
lui occhi distratti altro non vi cercavano che In
d eleganza armoniosa del secondo, egli non cade però nè nell’enfatico
di
quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immagi
ondo, egli non cade però nè nell’enfatico di quello, nè nell’elegiaco
di
questo. La sua immaginazione piena di forza, di c
ico di quello, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena
di
forza, di calore e di energia, ma talvolta troppo
llo, nè nell’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza,
di
calore e di energia, ma talvolta troppo nera, lo
’elegiaco di questo. La sua immaginazione piena di forza, di calore e
di
energia, ma talvolta troppo nera, lo scorge non d
forza, di calore e di energia, ma talvolta troppo nera, lo scorge non
di
rado nell’aspro e nell’inelegante ed in certe cos
iluppate delle Greche, rendono talora difficile il rinvenirvi l’unità
di
azione; potrebbero ancora notarvisi varie allegor
con molta vivacità. Soprattutto è mirabile e veramente tragico quello
di
Radamisto nella tragedia che ne porta il nome: il
maestrevolmente il suo Catilina, benchè non a torto da Federigo II re
di
Prussia in una lettera scritta a Voltaire nel feb
ripresa per trovarvisi sfigurata la repubblica Romana ed il carattere
di
Catone e di Cicerone: Atreo, Tieste, Farasmane, P
trovarvisi sfigurata la repubblica Romana ed il carattere di Catone e
di
Cicerone: Atreo, Tieste, Farasmane, Palamede sono
ipinti con tutto il vigore. Ciò che nell’Elettra riguarda la vendetta
di
Agamennone è trattato gravemente e con molta forz
molta forza: ma quanto impertinenti son poi in tale argomento l’amor
di
Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor d
nto impertinenti son poi in tale argomento l’amor di Oreste, e quello
di
Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea d
e argomento l’amor di Oreste, e quello di Elettra! Contrario è l’amor
di
Elettra all’idea del di lei carattere tramandatoc
este, e quello di Elettra! Contrario è l’amor di Elettra all’idea del
di
lei carattere tramandatoci dagli antichi: intempe
tramandatoci dagli antichi: intempestivo e senza connessione è quello
di
Oreste per la figliuola di Egisto. Non per tanto
intempestivo e senza connessione è quello di Oreste per la figliuola
di
Egisto. Non per tanto l’Elettra e la Semiramide s
. Non per tanto l’Elettra e la Semiramide si reputano dal medesimo re
di
Prussia tragedie de toute beauté al pari del Rada
Ninia viva, machina la rovina della propria sorella, cui, mancando il
di
lei figliuolo, apparterrebbe il trono. Questa Sem
erse par che avvilisca il padre ed il monarca nell’ adoperarsi in pro
di
un figlio favorito per sedurre una principessa in
on amato. Artaserse nella stessa favola è un carattere incerto, e più
di
uno lo reputerà stolto o maligno nel giudicar suo
arimente (contro l’intenzione dell’autore) sembra lo stesso Consiglio
di
Persia, che condanna Dario alla morte senza punto
iglio di Persia, che condanna Dario alla morte senza punto sospettare
di
Artabano, il quale per mille indizj risulta reo d
di Artabano, il quale per mille indizj risulta reo dell’ammazzamento
di
Serse al pari di Dario. Queste osservazioni non d
quale per mille indizj risulta reo dell’ammazzamento di Serse al pari
di
Dario. Queste osservazioni non debbono gran fatto
osservazioni non debbono gran fatto diminuire la meritata riputazione
di
ottimo tragico acquistata dal robusto Crebillon,
on, che pure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto
di
morir di fame31; possono però additarci la diffic
ure, come accenna il Voltaire, si vide tal volta in procinto di morir
di
fame31; possono però additarci la difficoltà di g
in procinto di morir di fame31; possono però additarci la difficoltà
di
giugnere alla perfezione nella tragica poesia. L’
il Triumvirato che ha varj pregi, ma che si rende singolarmente degna
di
ammirazione per essere stata scritta trovandosi l
na di ammirazione per essere stata scritta trovandosi l’autore in età
di
anni ottantuno. L’altro insigne tragico di cui pu
trovandosi l’autore in età di anni ottantuno. L’altro insigne tragico
di
cui può vantarsi la Francia nel nostro secolo, è
rsi la Francia nel nostro secolo, è il celebre Francesco Maria Arouet
di
Voltaire, la cui gloria niuno de’ suoi contempora
, non che adombrata. Dee a lui il coturno non solo varie favole degne
di
mentovarsi al pari del Cinna, dell’Atalia e del R
al pari del Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena
di
gusto e di giudizio, talora superiore a molte sue
l Cinna, dell’Atalia e del Radamisto, ma una poetica piena di gusto e
di
giudizio, talora superiore a molte sue favole ste
sparsa nelle sue opere multiplici e nell’edizione che fece del teatro
di
Cornelio. La prima direzione letteraria avuta da’
si ad entrare nella tragica carriera32. Non ancora avea letto l’Edipo
di
Cornelio33, contando appena nel 1718 anni diciann
. Il pubblico l’accolse con applauso e si recitò quarantacinque volte
di
seguito, rappresentando il personaggio di Edipo i
recitò quarantacinque volte di seguito, rappresentando il personaggio
di
Edipo il giovane Du Frene che poi divenne assai c
po il giovane Du Frene che poi divenne assai celebre attore, e quello
di
Giocasta la valorosa attrice Desmarés. Non ci cur
re, e quello di Giocasta la valorosa attrice Desmarés. Non ci curiamo
di
ripetere nojosamente o quanto l’autore scrisse in
o quanto l’autore scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo
di
Sofocle, quello di Cornelio ed il proprio, o ciò
scrisse in più lettere nel 1719 criticando l’Edipo di Sofocle, quello
di
Cornelio ed il proprio, o ciò che in una edizione
alcune durezze nella condotta della favola, e che l’amoroso episodio
di
Teseo e Dirce da lui stesso riconosciuto per inut
ll’Edipo del Cornelio, non bastò a fargli evitare l’antica galanteria
di
Filottete colla vecchia Giocasta. La Marianna pub
felice. Il famoso Michele Baron già vecchio che sostenne il carattere
di
Erode, Adriana le Couvreur insigne attrice che ra
di Erode, Adriana le Couvreur insigne attrice che rappresentò quello
di
Marianna, le due persone che compresero tutta l’e
ntò quello di Marianna, le due persone che compresero tutta l’energia
di
una vivace rappresentazione naturale, e che inseg
ntazione naturale, e che insegnarono la prima volta in Francia l’arte
di
declamare senza la solita istrionica affettazione
ire sino alla fine la rappresentazione. L’uditorio ravvisò non so che
di
ridicolo nel veleno presentato a Marianna in una
arianna in una coppa. L’autore nel seguente anno cangiò questo genere
di
morte in quello con cui il Dolce in Italia fece m
i fa vedere in lui un’ arte non ancora perfezionata. La dichiarazione
di
amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto
da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor
di
tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutt
tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè mentre la reina è in procinto
di
tutta abbandonarsi alla di lui fede, fa torto al
tempo, cioè mentre la reina è in procinto di tutta abbandonarsi alla
di
lui fede, fa torto al carattere enunciato dell’un
ell’altra. Innamora non per tanto ed interessa il magnanimo carattere
di
Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode
a Erode e Marianna mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti
di
uno sposo pieno di sospetti e di crudeltà ma sens
mostra egregiamente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno
di
sospetti e di crudeltà ma sensibilissimo ed innam
mente il bel contrasto degli affetti di uno sposo pieno di sospetti e
di
crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e di un
so pieno di sospetti e di crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e
di
una consorte la di cui virtù non si smentisce mai
i e di crudeltà ma sensibilissimo ed innamorato, e di una consorte la
di
cui virtù non si smentisce mai. La nobile e patet
l’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della sua vita sdegna
di
seguir Varo che vuol salvarla. Giunio Bruto rapp
iva, vedendosi nella quinta scena dipinta egregiamente l’ umiliazione
di
Tito, e la severità di Bruto combattuta dalla pat
inta scena dipinta egregiamente l’ umiliazione di Tito, e la severità
di
Bruto combattuta dalla paterna tenerezza. Tito co
la tomba egli portò la vostra stima. Questa preghiera lacera il cuore
di
Bruto. Oh Roma (egli esclama) oh patria! indi lo
gli esclama) oh patria! indi lo condanna e l’abbraccia35. Le poetiche
di
tutti i possibili Marmontel, i discorsi, le lette
pedanti nella loro povertà, non vagliono unite insieme quattro versi
di
questa scena. Giva così il Voltaire avvicinandosi
ublime del creator del teatro francese, nè la seducente tenerezza del
di
lui elegante competitore, nè il maschio vigore tr
asseriscono il contrario) dalla taccia imputata a’ suoi compatriotti
di
travestire tutti i personaggi alla francese. In f
o e inelegante del Crebillon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor
di
proposito. La Morte di Giulio Cesare in tre atti
illon; ma cade nel brillante e nell’epico fuor di proposito. La Morte
di
Giulio Cesare in tre atti divisa spogliata di ogn
di proposito. La Morte di Giulio Cesare in tre atti divisa spogliata
di
ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e di tr
o Cesare in tre atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena
di
arditezze e di trasporti per la libertà fu compos
atti divisa spogliata di ogni intrigo amoroso e piena di arditezze e
di
trasporti per la libertà fu composta dopo il 1730
opo il 1730 e prima del 1735 quando s’impresse. Shakespear ed il duca
di
Buckingam in Londra, l’ab. Conti in Venezia, avea
ear, ma facendo Bruto ancor più feroce. Inimitabili sono le due scene
di
Bruto con Cesare cioè la quinta dell’atto II, in
ruto con Cesare cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa
di
esser di lui padre, e la quarta del III, in cui B
Cesare cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di esser
di
lui padre, e la quarta del III, in cui Bruto supp
padre, e la quarta del III, in cui Bruto supplica il padre a lasciar
di
regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio del
asciar di regnare. Egli ha migliorato anche l’artificio della parlata
di
Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corp
o della parlata di Antonio, facendo portare per ultimo colpo il corpo
di
Cesare in iscena, che il Shakespear con arte mino
e) bisognò accomodarsi a’ costumi correnti e cominciar tardi a parlar
di
amore. Ma quest’amore troppo sventurato contrasta
ni eccessive per mezzo dell’infelicità che le accompagna. Ma il conte
di
Calepio critico non volgare oppone non senza appa
Ma il conte di Calepio critico non volgare oppone non senza apparenza
di
ragione, che essendo Zaira uccisa appunto quando
rinunziare alla felicità che attendeva dalle sue nozze, sembra che la
di
lei morte non possa concepirsi come castigo della
lei non è mai vinto, si oppone con ugual forza alla religione, ed il
di
lei gastigo può ammaestrare. In fatti lo stato de
ne, ed il di lei gastigo può ammaestrare. In fatti lo stato del cuore
di
Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e di
trare. In fatti lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole
di
Nerestano e di Fatima nell’ultima scena. Ella off
lo stato del cuore di Zaira vien dipinto nelle parole di Nerestano e
di
Fatima nell’ultima scena. Ella offendeva il nostr
sione? e contro quest’eccesso non si espone utilmente l’infelice fine
di
Zaira? Le altre opposizioni di negligenze, di poc
on si espone utilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni
di
negligenze, di poca verisimiglianza, d’inesattezz
ilmente l’infelice fine di Zaira? Le altre opposizioni di negligenze,
di
poca verisimiglianza, d’inesattezze fatte a sì be
o indulgenza per li pregi che vi si ammirano, pel magnanimo carattere
di
Orosmane, pel sensibile e virtuoso di Zaira, pel
mirano, pel magnanimo carattere di Orosmane, pel sensibile e virtuoso
di
Zaira, pel nobile e generoso di Nerestano, per la
di Orosmane, pel sensibile e virtuoso di Zaira, pel nobile e generoso
di
Nerestano, per la dolce ed umana filosofia che vi
senza deviare e progressivamente aumentando l’interesse senza bisogno
di
veruno episodio e ricco delle sole tragiche situa
tragiche situazioni che presenta l’argomento. Ella ha pure il merito
di
essere stata la prima a mostrare sulle scene fran
azione. Shakespear ha preparata la materia della Zaira colla tragedia
di
Othello. Un eccesso di amore forma l’azione dell’
reparata la materia della Zaira colla tragedia di Othello. Un eccesso
di
amore forma l’azione dell’una e dell’ altra, la g
hilterra quando vi si rappresentò tradotta da Hille. L’ attrice Ciber
di
anni diciotto sostenne con mirabile e colà non us
tto sostenne con mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere
di
Zaira; quello di Orosmane fu rappresentato da un
mirabile e colà non usitata naturalezza il carattere di Zaira; quello
di
Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non
ello di Orosmane fu rappresentato da un gentiluomo e non da un attore
di
professione. In Italia tradotta dal conte Gasparo
ulta Europa la Merope del marchese Maffei, quando Voltaire s’invogliò
di
tesserne una francese degna di parteciparne la gl
ese Maffei, quando Voltaire s’invogliò di tesserne una francese degna
di
parteciparne la gloria. Nel 1736 egli l’ avea già
oria. Nel 1736 egli l’ avea già composta, ma si trattenne alcuni anni
di
pubblicarla, o per non farla comparire, mentre si
pubblicarla, o per non farla comparire, mentre si applaudiva l’Amasi
di
M. La Grange, in cui sotto nomi differenti si tra
ciò sia egli si valse del migliore della tragedia italiana, ma cercò
di
accomodarla meglio al gusto francese togliendole
, ma cercò di accomodarla meglio al gusto francese togliendole l’aria
di
greca semplicità e naturalezza che vi serbò l’Ita
di e frequenti in tutta la tragedia: ha preparata benissimo la venuta
di
Egisto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha gi
isto, prevenendo l’uditorio a suo favore: ha giustificato come tratto
di
politica il pensiero di Polifonte di fortificare
rio a suo favore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero
di
Polifonte di fortificare la sua usurpazione col m
ore: ha giustificato come tratto di politica il pensiero di Polifonte
di
fortificare la sua usurpazione col matrimonio di
ensiero di Polifonte di fortificare la sua usurpazione col matrimonio
di
Merope: ha variata l’invenzione nell’atto IV e ma
la stessa il proprio figlio al tiranno. Ma la sana critica non lascia
di
desiderare nel bel componimento francese qualche
rsone subalterne, nè i modi narrativi ne’ monologhi, come sono quelli
di
Narba e d’Ismenia nell’atto III, nè il parlar da
d altri ancora. Nell’ interessante scena quarta del medesimo atto III
di
Merope che crede vendicare in Egisto la morte del
li avesse detto che suo padre si chiamava Narba, siccome ella sperava
di
sentire, avrebbe in lui riconosciuto il suo Egist
me furie, lo chiama mostro, perfido, lo fa trascinare presso la tomba
di
Cresfonte, e va per ferirlo. Ciò è senza ragione.
esso la tomba di Cresfonte, e va per ferirlo. Ciò è senza ragione. La
di
lui candidezza che tutto confessa, dee almeno tog
la sicurezza che esige la vendetta; tanto più che non si tratta solo
di
trucidare un innocente in vece di un reo, ma il f
a; tanto più che non si tratta solo di trucidare un innocente in vece
di
un reo, ma il figlio stesso in vece del suo uccis
mio figlio. Il nome che non combina, non basta a metterla nello stato
di
certezza della morte del figlio, potendovi essere
vi essere diversi possibili, pe’ quali l’armatura può essere, com’ è,
di
Egisto, e colui che si chiama di lui padre aver p
quali l’armatura può essere, com’ è, di Egisto, e colui che si chiama
di
lui padre aver preso un nome ignoto alla regina,
gnoto alla regina, com’ è in fatti. L’ uditorio dunque non può godere
di
sì interessante situazione, nè esser commosso qua
desiderio la venuta del vecchio che impedisca l’ esecrando sacrificio
di
un figlio per mano della stessa madre che pensa v
nando assai peggio Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio
di
Merope procura di mettere un velo agli occhi de’
Polifonte. Usurpatore scaltrito che col matrimonio di Merope procura
di
mettere un velo agli occhi de’ popoli, non si sme
figlio per costringerla alle abborrite nozze col farla temere per la
di
lui vita, Voila mon fils, Madame, où voila ma
victime? Egisto non ambiguamente ha manifestato il suo odio verso
di
lui. Barbaro, tiranno, l’ha chiamato nella second
o nella seconda scena dell’atto IV. Va, gli ha detto quando ha saputo
di
esser figlio di Merope, Va je me crois son fil
scena dell’atto IV. Va, gli ha detto quando ha saputo di esser figlio
di
Merope, Va je me crois son fils, mes preuves s
jurer à genoux un hommage éternel. Egisto risponde da discendente
di
Alcide: rendimi il ferro, e ti risponderò, e cono
nsultato? Incatenato poi o libero non dovea egli temere ancora che la
di
lui presenza commovesse un popolo così affezionat
a di lui presenza commovesse un popolo così affezionato alla famiglia
di
Cresfonte? Alcuna di tali riflessioni non isfuggì
movesse un popolo così affezionato alla famiglia di Cresfonte? Alcuna
di
tali riflessioni non isfuggì al dotto Calepio, e
di tali riflessioni non isfuggì al dotto Calepio, e e mal grado della
di
lui parzialità per la Merope Volteriana non potè
ado della di lui parzialità per la Merope Volteriana non potè lasciar
di
dire che nel miglior punto della passione rimane
qual vantaggio essi rechino alle belle arti e alla gioventù coprendo
di
fiori i loro difetti. L’epoca della pubblicazione
dica composta sin dal 1736 e mandata allora al principe reale poi re
di
Prussia Federico II. Tanto intorno a tal tragedia
ore nelle sue prose, or parlando al nominato sovrano or sotto il nome
di
altri più volte sino al 1743; e tanto con varia c
sino al 1743; e tanto con varia critica ne favellarono i giornalisti
di
Francia, e con maestria l’ab. Cesarotti, ed altri
i profondi pensatori (i quali non per tanto galleggiano come cortecce
di
sughero in ogni materia), quando non vogliano rip
tere al loro solito senza citare, non saprei che cosa potranno dir su
di
essa, come millantano, in vantaggio dell’arte dra
iali, e screditato e proibito per cabala degl’ impostori, per gelosia
di
mestiere e per naturale malignità de’ follicularj
rore tragico al più alto punto, coll’ interesse sostenuto che aumenta
di
scena in iscena, coll’ unione in un gran quadro o
scena in iscena, coll’ unione in un gran quadro ottimamente combinata
di
caratteri robusti animati colla forza del pennell
mente combinata di caratteri robusti animati colla forza del pennello
di
Polidoro e colla copia spiritosa del Tintoretto.
tto. Tali sembrano con ispezialità le seguenti: la quarta dell’atto I
di
Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i caratteri
n cui si disviluppano i caratteri e si prepara egregiamente la venuta
di
Maometto; la quinta dell’atto II sommamente maest
to II sommamente maestrevole onde riceve le ultime fine pennellate il
di
lui ritratto, facendo che egli col suo gran nemic
la necessità che non gli permette altro partito; quelle dell’ atto IV
di
Zopiro con Seide e Palmira e singolarmente la qui
armente che fosse una pericolosa e scandalosa rappresentazione quella
di
uno scellerato felice e trionfante a spese della
ne amorosa gareggia in Maometto colla sua ambizione, e che la perdita
di
Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla
erdita di Palmira ed i rimorsi che in lui si svegliano alla vista del
di
lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacol
alla vista del di lei sangue, danno a vedere al popolo lo spettacolo
di
un uomo potentissimo e non pertanto infelicissimo
ertanto infelicissimo. Noi osiamo aggiugnere qualche cosa alla stessa
di
lui difesa. Perchè si cerca che lo scellerato rim
iù atroci delitti in pregiudizio della virtù. Il frutto morale dunque
di
questa tragedia è manifesto essere il prevenire g
incauti contro l’illusione della superstizione; e per conseguenza la
di
lei erappresentanza lungi dall’ essere scandalosa
dedicata alla celebre marchesa du Chatelet autrice delle Instituzioni
di
Fisica secondo la filosofia di Leibnitz, e della
du Chatelet autrice delle Instituzioni di Fisica secondo la filosofia
di
Leibnitz, e della traduzione de’ Principj di Newt
ica secondo la filosofia di Leibnitz, e della traduzione de’ Principj
di
Newton, la quale terminò di vivere in agosto del
Leibnitz, e della traduzione de’ Principj di Newton, la quale terminò
di
vivere in agosto del 1749. In sì bel contrasto de
erito a morte. Questo disegno non può abbastanza lodarsi; ma il conte
di
Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegn
il conte di Calepio stima che Voltaire non ebbe questo disegno prima
di
comporla, giacchè ne prese il titolo da Alzira e
titolo da Alzira e non da Gusmano. A me però non sembra che il titolo
di
Alzira cangi la veduta segnalata dall’autore. Alz
alata dall’autore. Alzira è l’ anima e la sorgente dell’azione eroica
di
Gusmano; Alzira ama vivamente e mette in contrast
usmano; Alzira ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore
di
Zamoro e di Gusmano; Alzira senza volerlo muove Z
ra ama vivamente e mette in contrasto ed attività l’amore di Zamoro e
di
Gusmano; Alzira senza volerlo muove Zamoro a dann
danni del suo rivale; Alzira dà il più vivace colore ed il carattere
di
sublimità all’eroismo Cristiano di Gusmano, perch
più vivace colore ed il carattere di sublimità all’eroismo Cristiano
di
Gusmano, perchè s’ei non l’amasse sì altamente, i
ne non molto straordinaria; Alzira dunque porta giustamente il titolo
di
questa favola. Sempre ne’ piani delle favole del
andezza d’animo; ma sono ugualmente dipinti colla tragica espressione
di
Raffaello e col vivace colorito di Tiziano. Quell
dipinti colla tragica espressione di Raffaello e col vivace colorito
di
Tiziano. Quella maravigliosa opposizione di senti
llo e col vivace colorito di Tiziano. Quella maravigliosa opposizione
di
sentimenti che anima le più semplici favole, spic
ti che anima le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti
di
Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di
le più semplici favole, spicca soprattutto negli affetti di Zamoro e
di
Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che p
picca soprattutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto
di
gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira
ttutto negli affetti di Zamoro e di Alzira. Quel contrasto di gioja e
di
dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno
e di Alzira. Quel contrasto di gioja e di dolore che passa nell’animo
di
Alzira al ritorno di Zamoro creduto morto, rende
trasto di gioja e di dolore che passa nell’animo di Alzira al ritorno
di
Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena q
voie. Zam. Tu gémis & me vois? Le Cristiane espressioni piene
di
nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriter
ioni piene di nobiltà e grandezza del moribondo Gusmano meriterebbero
di
essere quì trascritte, ma ci contenteremo di un s
do Gusmano meriterebbero di essere quì trascritte, ma ci contenteremo
di
un sol frammento rapportandolo colla bellissima t
, vorresti Forzar me stesso al pentimento? Gus. Io voglio Anche
di
più: forzar ti vo’ ad amarmi. Alzira insino ad
appresentata nel 1748 non ismentisce la forza e la maestà dello stile
di
Voltaire, e le situazioni tragiche vi si veggono
fondata sull’apparizione dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi
di
Semiramide per mano di Ninia suo figliuolo che ig
ne dell’ombra del re Nino intento a vendicarsi di Semiramide per mano
di
Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive s
mano di Ninia suo figliuolo che ignoto a se stesso vive sotto il nome
di
Arsace. Questa machina prediletta del teatro spag
lese, mi sembra nella tragedia francese meno artificiosa38 dell’ombra
di
Dario ne’ Persi di Eschilo. Il poeta greco la ren
la tragedia francese meno artificiosa38 dell’ombra di Dario ne’ Persi
di
Eschilo. Il poeta greco la rende interessante per
recia; per la Persia coll’ insinuare per bene del pubblico sentimenti
di
pace al suo successore, e per la Grecia col mette
arte le lodi de’ Greci in bocca dello stesso suo nemico. Ma l’ ombra
di
Nino non ha altro oggetto che la vendetta di un d
suo nemico. Ma l’ ombra di Nino non ha altro oggetto che la vendetta
di
un delitto occulto, utile oggetto veramente all’i
a inferiore a fronte dell’interesse politico della tragedia nazionale
di
Eschilo. Soffre poi l’ombra di Nino molte e rilev
esse politico della tragedia nazionale di Eschilo. Soffre poi l’ombra
di
Nino molte e rilevanti opposizioni. In prima un’
nell’animo dello spettatore e non produce l’effetto tragico. II Manca
di
certa nota di terribile che simili apparizioni ri
lo spettatore e non produce l’effetto tragico. II Manca di certa nota
di
terribile che simili apparizioni ricevono dalla s
scellerati. III Essa distrugge le speranze de’ penitenti, vale a dire
di
quasi tutti gli uomini; perchè una vendetta atroc
mortels. IV Che atrocità! Gli dei che vogliono vendicare la morte
di
Nino, ne ordinano l’espiazione con un parricidio?
enunciato come santo, intero, virtuoso, anima Ninia a passare il seno
di
una Madre? Si dice, è vero, Au sacrificateur o
non conosce Arsace per suo figlio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato
di
un’ altra; or non bastava di far loro sapere l’ar
glio, ed Arsace è virtuoso ed innamorato di un’ altra; or non bastava
di
far loro sapere l’arcano? Il poeta si è perduto n
ndamento. Qual sicurezza ha Ninia del delitto della Madre? La lettera
di
Nino moribondo a Fradate, non dice altro se non c
passato dentro del mausoleo? come sa egli che la reina muore per mano
di
Ninia? Voltaire che avea ricavate le precedenti f
amide o per la celebre tragedia del Manfredi, o almeno per l’ Astrato
di
Quinault e per la Semiramide del Metastasio e del
iramide del Metastasio e del Crebillon ch’egli in una epistola a mad.
di
Pompadur chiamò suo maestro. Quest’ultimo scritto
iumvirato, coll’ Elettra, coll’ Atreo apprestò ancora la materia alla
di
lui Roma salvata, recitata nel 1752, all’Oreste,
l Metastasio, ma a quest’opera si rassomiglia per l’ eroico carattere
di
Zamti. L’Olimpia in cui trovansi scene interessan
. L’Olimpia in cui trovansi scene interessanti, venne dalla Cassandra
di
M. La Calprenede. Scrisse anche l’autore dell’Err
ano gli costò moltissimo senza recargli moltissimo applauso, le Leggi
di
Minos ove campeggiano le sue vedute filosofiche s
stale, Artemira disapprovata dal medesimo autore, Adelaide ed il Duca
di
Foix tragedie mediocri di fatti nazionali, e Tanc
ta dal medesimo autore, Adelaide ed il Duca di Foix tragedie mediocri
di
fatti nazionali, e Tancredi, intrigo condotto con
intrigo condotto con poco verisimili reticenze, ed in cui una parola
di
più scioglierebbe gli equivoci e torrebbe Tancred
cui una parola di più scioglierebbe gli equivoci e torrebbe Tancredi
di
angustia. Poteva essere una cautela, benchè inuti
essere una cautela, benchè inutile, il tacere che fa Amenaide il nome
di
Tancredi nel biglietto che la rende colpevole; ma
are, lascia il lettore poco soddisfatto. Argiro troppo poco si sforza
di
sapere con distinzione l’apparente delitto della
izione del delitto. Sono però squarci vigorosi i seguenti. La parlata
di
Orbassan nella prima scena pieno di nobile indign
i vigorosi i seguenti. La parlata di Orbassan nella prima scena pieno
di
nobile indignazione per vedere la Sicilia in pred
cità degli Arabi, de’ Greci, de’ Francesi e de’ Germani, ha certo che
di
grande: Grecs, Arabes, Français, Germains, tou
Nobile e propria de’ tempi della cavalleria è pure il bell’ orgoglio
di
Amenaide nella scena quinta dell’atto IV, Lui me
comparire queste cinque Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte
di
Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo
Volteriane, Alzira, Maometto, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo
di
queste meritano il titolo di buone, Merope, Maria
, Zaira, la Morte di Cesare, Bruto. Dopo di queste meritano il titolo
di
buone, Merope, Marianna, Roma salvata, Oreste, Ed
mpia. Tutte le altre costituiscono a’ nostri sguardi una terza classe
di
tragedie meno perfette e vigorose, sebbene vi si
uni difetti delle migliori sue favole, affinchè la gioventù non creda
di
trarre da sì ricca miniera sempre oro puro; ma tr
n creda di trarre da sì ricca miniera sempre oro puro; ma tralasciamo
di
spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti c
mpre oro puro; ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti
di
difetti che di bellezze. Il sagace osservatore ma
ma tralasciamo di spaziarci sulle altre più abbondanti di difetti che
di
bellezze. Il sagace osservatore manifesta con dil
ti. Anche i fanciulli sanno notare la mano con sei dita in una figura
di
Raffaele, ma il tragico del suo pennello, l’espre
tesso Voltaire) che si vogliono far giudici degli autori, sogliono su
di
essi scriver volumi; io vorrei piuttosto due pagi
pagine sole che ce ne additassero le bellezze”. Poche altre tragedie
di
questo secolo sono da riporsi tralle bene accolte
ochissime tralle applaudite con giustizia. Voltaire sostenne l’ onore
di
Melpomene sulla Senna, a dispetto del cicaleccio
ieri pronti a sparger menzogne e tratti maligni sulle opere acclamate
di
coloro che non sono nel numero de’ loro benefatto
ate di coloro che non sono nel numero de’ loro benefattori. Una folla
di
bastardi Volteriani scimieschi apportarono su que
ne la decadenza, ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole
di
mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e d
ed il gusto inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità,
di
orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali dis
o inglese ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori,
di
ombre, di sepolcri e di claustrali disperati, che
ne accelerò la ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre,
di
sepolcri e di claustrali disperati, che in vece d
ruina, coprendole di mostruosità, di orrori, di ombre, di sepolcri e
di
claustrali disperati, che in vece di toccare il c
orrori, di ombre, di sepolcri e di claustrali disperati, che in vece
di
toccare il cuore spaventano e fanno inorridire. L
l 1760 compose una Ifigenia in Tauride che rimase al teatro a cagione
di
alcune situazioni interessanti; ma che perde di c
e al teatro a cagione di alcune situazioni interessanti; ma che perde
di
credito nella lettura per lo stile duro e scorret
are il coturno. Nel Dionigi sua prima tragedia, secondo l’espressione
di
M. Palissot, non tutti ravvisarono in lui la manc
’espressione di M. Palissot, non tutti ravvisarono in lui la mancanza
di
gusto, e que’ difetti che gli furono poscia rimpr
ti, e gli Eraclidi molto più. Così quest’enciclopedista, al contrario
di
ogni altro scrittore, perdeva coll’ esercizio; e
ell, Artaserse, Ipermestra e Barnevel tragedie non meno dure e secche
di
quello che fu la Pucelle di Chapelain39. M. Sauri
Barnevel tragedie non meno dure e secche di quello che fu la Pucelle
di
Chapelain39. M. Saurin cominciò la carriera tragi
Spartaco sacrificati. M. de la Harpe produsse alla prima la tragedia
di
Warvick che a’ suoi fautori dava grandi speranze;
miglianza, nè il Filottete pubblicata nel 1786 imitata dalla tragedia
di
Sofocle quasi rivenendo dalle passate stranezze s
o dalle passate stranezze sulle orme de’ Greci che si vogliono usciti
di
moda. M. Colardeau morto da non molti anni, il qu
to, delle quali durano ancora i nomi. M. Savigny ha composto la Morte
di
Socrate che è piuttosto un panegirico di questo A
Savigny ha composto la Morte di Socrate che è piuttosto un panegirico
di
questo Ateniese che una tragedia. Scrisse anche I
Ateniese che una tragedia. Scrisse anche Irza superiore alle tragedie
di
Colardeau; ma se ne riprende la versificazione po
reste del Voltaire, seguendo Sofocle. M. Dupuis ha tradotto il teatro
di
questo Greco, e M. Prevost quello di Euripide. La
M. Dupuis ha tradotto il teatro di questo Greco, e M. Prevost quello
di
Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco di Nad
il teatro di questo Greco, e M. Prevost quello di Euripide. Lasciamo
di
parlar punto nè poco di Nadal, le Blanc, Pavin ed
co, e M. Prevost quello di Euripide. Lasciamo di parlar punto nè poco
di
Nadal, le Blanc, Pavin ed altri obbliati dalla na
pignan e Piron. Mad. du Bocage produsse le Amazoni che si trova colle
di
lei opere impresse in Parigi nel 1788. La Place h
conservato il calore ed il sale, secondo che affermano i giornalisti
di
Buglione, diede al teatro la Briseida rappresenta
a con applauso, nella quale racchiuse il piano dell’Iliade e si valse
di
qualche ornamento Omerico. Pubblicò poi un Ajace
e Le Franc de Pompignan nato a Montalbano nel 1709 si esercitò in più
di
un genere, ed oltre alla traduzione del Prometeo
i esercitò in più di un genere, ed oltre alla traduzione del Prometeo
di
Eschilo, ha composto una Didone togliendone le si
i Eschilo, ha composto una Didone togliendone le situazioni da quella
di
Metastasio40, ed una Zoraide, che Voltaire pur me
he Voltaire pur mette in ridicolo; ma Palissot loda la versificazione
di
questo scrittore. Rimane a parlare di un altro tr
Palissot loda la versificazione di questo scrittore. Rimane a parlare
di
un altro tragico Parigino de’ nostri giorni, cioè
Rimane a parlare di un altro tragico Parigino de’ nostri giorni, cioè
di
M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si
i, cioè di M. de Belloy morto nel 1775. Benchè privo egli si dimostri
di
certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’i
. Benchè privo egli si dimostri di certe qualità che enunciano l’uomo
di
gusto e d’ingegno, come altresì di ogni conoscenz
certe qualità che enunciano l’uomo di gusto e d’ingegno, come altresì
di
ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero,
no, come altresì di ogni conoscenza dell’eroismo e del patetico vero,
di
naturalezza ed eleganza di stile e di armonia di
noscenza dell’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza
di
stile e di armonia di versificazione, con tutto c
ll’eroismo e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e
di
armonia di versificazione, con tutto ciò il di lu
e del patetico vero, di naturalezza ed eleganza di stile e di armonia
di
versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio d
ed eleganza di stile e di armonia di versificazione, con tutto ciò il
di
lui Assedio di Calais e Gabriela di Vergy ebbero
stile e di armonia di versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio
di
Calais e Gabriela di Vergy ebbero una riuscita in
versificazione, con tutto ciò il di lui Assedio di Calais e Gabriela
di
Vergy ebbero una riuscita invidiabile sul teatro,
quali a tutto andare si piaggia la nazione. L’adulatore non manca mai
di
colpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè eg
iaggia la nazione. L’adulatore non manca mai di colpire coll’ adulato
di
buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria di
lpire coll’ adulato di buona fede. Ma perchè egli si arroga la gloria
di
essere stato il primo a recar sulla scena i fatti
gli evenimenti della loro storia? Che i Latini stessi nello Scipione
di
Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e di Seneca? Che
ro storia? Che i Latini stessi nello Scipione di Ennio, nelle Ottavie
di
Mecenate e di Seneca? Che gl’ Italiani ne’ Piccin
i Latini stessi nello Scipione di Ennio, nelle Ottavie di Mecenate e
di
Seneca? Che gl’ Italiani ne’ Piccinini, negli Ezz
ro? Voltaire non l’avea preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca
di
Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito di
a preceduto colla Zaira, col Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide
di
Guesclin? Questo prurito di primeggiare in un mod
Tancredi, col Duca di Foix, con Adelaide di Guesclin? Questo prurito
di
primeggiare in un modo o in un altro, quanti non
stone e Bajardo se ne pavoneggia fino all’estrema noja. Ma che diremo
di
quest’altra tragedia parimente di argomento nazio
ino all’estrema noja. Ma che diremo di quest’altra tragedia parimente
di
argomento nazionale scritta in istile duro, stent
nte di argomento nazionale scritta in istile duro, stentato, e carico
di
puerilità? Che Belloy avea nelle prime esauriti i
e impudenti menzogne. Gli eroi stessi suoi paesani diventano sotto la
di
lui penna dispregevoli e piccioli. L’Orazio Cocli
relazione hanno poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici
di
Gastone e di Bajardo e di Altamoro verso una Bres
no poi colla congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e
di
Bajardo e di Altamoro verso una Bresciana? Influi
congiura de’ Francesi gli amori non tragici di Gastone e di Bajardo e
di
Altamoro verso una Bresciana? Influiscono forse a
può veder senza nausea un uffiziale come Bajardo mandare un biglietto
di
disfida al suo generale sul punto di darsi una ba
ome Bajardo mandare un biglietto di disfida al suo generale sul punto
di
darsi una battaglia, ed il generale accettarla pr
vous sçaviez le sort de mon premier rival! o la graziosa antitesi
di
Gastone che abbraccia il rivale e sfodera la spad
iama augusta la propria umiliazione? Bajardo dà a se stesso il titolo
di
eroe? Si vede che l’anima di Belloy era ben poco
azione? Bajardo dà a se stesso il titolo di eroe? Si vede che l’anima
di
Belloy era ben poco eroica, se prestava tali bass
e eroi. Non è meno inconsideratamente delineato il carattere del Duca
di
Urbino enunciato come virtuoso, ma che intanto si
andogliene Bajardo, egli falsamente risponde aver lui sempre sdegnato
di
comprenderne i secreti. É virtù questa falsità? L
i secreti. É virtù questa falsità? L’autore che aspirava alla gloria
di
tragico, avea ben false idee dell’eroismo e della
enza testimonj. V’è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito
di
una mina, di cui si parla sin dall’atto I, da sco
j. V’è giudizio in tale condotta? Essi attendono l’esito di una mina,
di
cui si parla sin dall’atto I, da scoppiare nel V.
tto I, da scoppiare nel V. Infallibile, al lor credere, è la riuscita
di
questa mina; or perchè non attenderne l’evento si
non attenderne l’evento sicuro? perchè disporre senza bisogno che uno
di
essi truciderà Bajardo e l’altro Gastone? Questa
tolta (dice Belloy) da altre congiure. Perchè dunque mentisce dicendo
di
aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica p
dicendo di aver presi i fatti dalla storia nazionale? Dica piuttosto
di
prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo
piuttosto di prendergli dal fondo de’ suoi ghiribizzi e dallo spirito
di
menzogna che lo predomina. Un disertore Francese
ià, ma ad Eufemia figlia del principale congiurato. V’ha in ciò punto
di
senso comune? Che si dirà poi di quella specie di
cipale congiurato. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi
di
quella specie di contradanza che fanno nell’atto
. V’ha in ciò punto di senso comune? Che si dirà poi di quella specie
di
contradanza che fanno nell’atto IV Gastone, Avoga
te espressioni false, gigantesche e puerili. É piacevole p. e. questa
di
Bajardo ferito che vuol tornare alla pugna e dice
ncora posso condurvi; e quest’altra, in cui scoppiata la mina si dice
di
Avogaro e del Disertore morti entrambi nel sotter
ssi sparsi e trasportati dal fulmine. Rapportiamci dunque sugli altri
di
lui difetti nè piccioli nè pochi come poeta a ciò
ta a ciò che ne dissero i Francesi stessi, e diamo qualche sguardo a’
di
lui maligni errori come storico. La sua favola è
care le nere calunnie da lui seminate contro del conte Luigi Avogadro
di
Brescia, del principe d’ Altamura Napoletano, del
vogadro di Brescia, del principe d’ Altamura Napoletano, del marchese
di
Pescara, del pontefice Giulio II e di tutta la na
tamura Napoletano, del marchese di Pescara, del pontefice Giulio II e
di
tutta la nazione Italiana. Il tragico storico (ch
Veneziani il governo sino al 150943. Luigi XII pretensore del ducato
di
Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria
ensore del ducato di Milano muove a conquistarlo, riporta la vittoria
di
Ghiara d’Adda, e Brescia atterrita gli si rende.
Brescia atterrita gli si rende. Vi entrano i Francesi allora incapaci
di
disciplina e di cattivarsi la benevolenza de’ pop
a gli si rende. Vi entrano i Francesi allora incapaci di disciplina e
di
cattivarsi la benevolenza de’ popoli, abusano del
blica. Il conte Luigi viene particolarmente oltraggiato nella persona
di
un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli di
rticolarmente oltraggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo
di
Gambara natogli di una Francese, implora la giust
ggiato nella persona di un figliuolo dal figliuolo di Gambara natogli
di
una Francese, implora la giustizia de’ nuovi padr
i e le private offese fanno che si rivolga alla repubblica e prometta
di
aprire alle di lei truppe la porta delle Pile. Ri
offese fanno che si rivolga alla repubblica e prometta di aprire alle
di
lei truppe la porta delle Pile. Rientrano i Venez
eneziani in Brescia. Or non si può con fondamento ribattere la taccia
di
ribelle che gli s’imputa? Furono ribelli gli Spag
ddito oppresso che non ha la virtù della tolleranza, e che disperando
di
ottener giustizia dal nuovo signore, si ricovera
ta forma ribelle, che scellerato, ruffiano della figliuola, traditore
di
Bajardo e Gastone, e vile, basso, assassino? Ques
o, assassino? Questo Avogadro dipinto sì neramente è figlio legittimo
di
Belloy, non della storia. Le scelleraggini, le in
leraggini, le infamie, gli assassinamenti, le frodi nacquero dal capo
di
questo tragico come Minerva da quello di Giove. N
, le frodi nacquero dal capo di questo tragico come Minerva da quello
di
Giove. Nè Avogadro fu un lâche che fuggì quando d
lsero nel castello? Non sempre la ritirata è viltà, lâcheté, mancanza
di
valore; ed Avogadro diede del suo coraggio non du
morte che gli fu data se non per natural crudeltà, almeno per ragion
di
stato. “Tutto l’esercito (dicesi dell’ esecuzione
ito (dicesi dell’ esecuzione dell’Avogadro in una Lettera istorica su
di
Gastone44) chiedeva ad alta voce il supplicio di
Lettera istorica su di Gastone44) chiedeva ad alta voce il supplicio
di
lui e del figliuolo . . . Invano per fuggir l’ign
uolo . . . Invano per fuggir l’ignominiosa morte essi rappresentavano
di
esser nati sudditi de’ Veneziani . . . Si ascoltò
del popolo intenerito. “A questo spettacolo (dicesi in fine) il duca
di
Nemours che sentiva commuoversi e credeva necessa
e per istudio fosse stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato
di
approfittarsi di questo tratto istorico proprio d
se stato disposto alla tragedia, non avrebbe cercato di approfittarsi
di
questo tratto istorico proprio del coturno narrat
za consiste in osservare che ciò non si dica dallo storico della vita
di
Bajardo, dando tutto il peso di una pruova istori
non si dica dallo storico della vita di Bajardo, dando tutto il peso
di
una pruova istorica ad un’ argomento negativo. Os
ria dal primo racconto in qualche circostanza dicendo che i due figli
di
Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo; e
due figli di Avogadro furono giustiziati alcuni giorni dopo; ed anche
di
ciò vuol dubitare il Belloy per questa gran ragio
an ragione che non sa d’ où il emprunte ce recit. Ma se egli dubitava
di
quanto ignorava, di che non dovè egli dubitar viv
a d’ où il emprunte ce recit. Ma se egli dubitava di quanto ignorava,
di
che non dovè egli dubitar vivendo! Du-Bos che ign
di che non dovè egli dubitar vivendo! Du-Bos che ignorava molto meno
di
lui della storia, narrò ciò che si trova dagli st
else tra’ Napolitani. A quale oggetto? Per non lasciare veruna specie
di
calunnia intentata. E da qual classe di Napolitan
er non lasciare veruna specie di calunnia intentata. E da qual classe
di
Napolitani il tolse? Dalla più ragguardevole. L’a
ur ce qui concerne le rang & les titres. È pur questo un bel modo
di
comporre tragedie nazionali, valersi di un nome i
res. È pur questo un bel modo di comporre tragedie nazionali, valersi
di
un nome illustre per denigrarlo e per vestirne un
nome illustre per denigrarlo e per vestirne un figlio infame del capo
di
Belloy! E che direbbero i suoi compatriotti se si
oi compatriotti se si mettesse sulla scena un ladrone infame col nome
di
qualche principe del real sangue di Francia?47 È
scena un ladrone infame col nome di qualche principe del real sangue
di
Francia?47 È in oltre precetto di poetica nelle
i qualche principe del real sangue di Francia?47 È in oltre precetto
di
poetica nelle tragedie nazionali il dir grosse vi
ie all’imperador Massimiliano, a Ferdinando il Cattolico, al marchese
di
Pescara? E qual parte ebbe questo Scipione della
o Scipione della storia moderna nelle furbesche trame uscite dal capo
di
Belloy? Di qual diritto poi questo picciolo scara
capo di Belloy? Di qual diritto poi questo picciolo scarabocchiatore
di
carta osò nel suo garbuglio tragico trattare il p
elloy. Ma ciò è una cosa stessa col dipingere Giulio come subornatore
di
Bajardo esortandolo a tradire il suo re mentre eg
ro la Francia? E ciò appunto gl’ imputa Belloy, facendo dire dal Duca
di
Urbino al Bajardo on peut sans effroi, Pour
son Roi. Qual fu poi in sostanza per rapporto a’ Francesi la reità
di
quel papa in quella guerra? Il proteggere la libe
otesse nuocere la potenza e l’ambizione de’ Veneziani, e formò contro
di
loro la formidabil lega; vide poscia quanto più p
di loro la formidabil lega; vide poscia quanto più pericolosi nemici
di
tal libertà fossero i Francesi, e si distaccò da
efazione il Belloy imputa agl’ Italiani generalmente “un raffinamento
di
perfidia e di crudeltà, che ci fa credere (aggiug
lloy imputa agl’ Italiani generalmente “un raffinamento di perfidia e
di
crudeltà, che ci fa credere (aggiugne) oggi ancor
Belloy ingegnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore
di
Gabriela di Vergy? Non è Francese il suo Fajele e
gnoso in immaginar vendette atroci? E non è egli l’autore di Gabriela
di
Vergy? Non è Francese il suo Fajele ed il più imp
vendetta i cuori umani? E chi ha imbrattate le moderne scene francesi
di
maggiori atrocità? La candeur Française (prosiegu
ti codesto candore e la natural generosità; ma la stomachevole vanità
di
Belloy ci obbliga a dire che i Francesi di que’ t
ma la stomachevole vanità di Belloy ci obbliga a dire che i Francesi
di
que’ tempi non diedero molte pruove di candidezza
obbliga a dire che i Francesi di que’ tempi non diedero molte pruove
di
candidezza ed umanità ne’ luoghi dove fecero la g
ne’ luoghi dove fecero la guerra e dove dimorarono. Poco disdegnarono
di
punire nella presa di Brescia48. Poco candidament
la guerra e dove dimorarono. Poco disdegnarono di punire nella presa
di
Brescia48. Poco candidamente si condussero i Fran
a di Brescia48. Poco candidamente si condussero i Francesi nell’isola
di
Sicilia, e diedero motivo a quel famoso Vespro co
l’isola di Sicilia, e diedero motivo a quel famoso Vespro conseguenza
di
una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono
za di una lunga tolleranza. Poco umanamente trattarono cogli abitanti
di
Castellaneto, spogliandoli e tentando le loro don
efazioni del Belloy, e conchiudiamo che delle sue tragedie l’ Assedio
di
Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il
i Calais, Gastone e Bajardo, Zemira, Don Pietro il crudele e Gabriela
di
Vergy già più non rimangono che i nomi, mancando
Voltaire riconosce nell’Amasi più arte e interesse, che nella Merope
di
Jean la Chapelle recitata nel 1683 e non meno det
rappresentò, l’altro in prosa non mai recitato. 31. V. un frammento
di
una di lui lettera sulla considerazione che si de
sentò, l’altro in prosa non mai recitato. 31. V. un frammento di una
di
lui lettera sulla considerazione che si dee a’ le
lui lettera sulla considerazione che si dee a’ letterati. 32. V. il
di
lui discorso premesso all’Alzira. 33. V. la di l
letterati. 32. V. il di lui discorso premesso all’Alzira. 33. V. la
di
lui epistola a S. A. la Duchessa du Maine. 34. O
dice in varie collezioni delle sue opere, vedi le Memorie letterarie
di
M. de Palissot. 35. Ne traduco per saggio gli u
misero oggetto Di tenerezza e orror, caro sostegno Sperato invan
di
questa età cadente, Sorgi, abbraccia tuo padre:
l supplizio Tu quel maschio valor che in me non trovo; Più Romano
di
me mostrati a Roma. Roma di te si vendichi e ti
valor che in me non trovo; Più Romano di me mostrati a Roma. Roma
di
te si vendichi e ti ammiri. 36. Quel tetro
o valoroso scrittore si diffinì meglio da se stesso. C’ est l’auteur (
di
se diceva nel discorso premesso all’ Alzira) de q
giudizj ne fossero sempre sicuri? 37. Noi non contiamo tra’ difetti
di
questa tragedia l’introduzione di un personaggio
37. Noi non contiamo tra’ difetti di questa tragedia l’introduzione
di
un personaggio sì scellerato qual è l’ Arabo Prof
furbi &c. La scena che richiede somma varietà, correrebbe rischio
di
rimaner presto senza spettatori riducendosi a que
i riducendosi a que’ pochi argomenti atti a maneggiarsi senza bisogno
di
scellerati, che contribuiscono a far esercitar l’
uest’altra inutile catena dell’ingegno che sarebbe una nuova sorgente
di
sterilità. 38. Trovo nelle Opere Postume di Fede
rebbe una nuova sorgente di sterilità. 38. Trovo nelle Opere Postume
di
Federico II che a lui sembrava affatto ridicola.
40. Voltaire lo motteggiò nella sua satira le Pauvre Diable, e della
di
lui Didone disse: Le quel jadis a brodé quelqu
elques Phrase Sur la Didon qui fut de Métastase. 41. Tralascio
di
ripeterla avendola schernita pienamente M. Freron
a stata sotto il dominio Veneto per soli dieci anni. 44. V. il libro
di
M. Gaillard Mélange Litteraire impresso in Amster
secondo giorno il conte Luigi Avogadro, mentre in abito finto fuggia
di
città, riconosciuto, fermato e presentato a Gasto
volendo vedere egli stesso il crudele spettacolo, e si compiacque poi
di
replicarlo ne’ due già presi figliuoli. Verdizzot
estinta nel principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie
di
Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima
principe Pirro, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo
di
Aragona re di Napoli, il quale prima di regnare n
, la cui unica figliuola Isabella fu moglie di Federigo di Aragona re
di
Napoli, il quale prima di regnare ne portò anch’e
sabella fu moglie di Federigo di Aragona re di Napoli, il quale prima
di
regnare ne portò anch’egli il titolo. 48. Io sde
l quale prima di regnare ne portò anch’egli il titolo. 48. Io sdegno
di
ripetere gli eccessi, le atrocità, i sacrilegj co
e si restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. Avea quivi preso forma
di
dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passio
vi preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione
di
Cristo nel borgo di san Mauro. Chi riflette alla
amma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo
di
san Mauro. Chi riflette alla vittoriosa forza del
nto in tutta l’Europa Cristiana. In Francia tirò una prodigiosa folla
di
spettatori. Ma perchè difficilmente possono le co
senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto
di
Parigi proibir tali rappresentazioni. Gli attori
evano profitto, implorarono il favore della Corte prendendo il titolo
di
Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
la Passione e diversi misteri del vecchio e del nuovo testamento. Uno
di
questi drammi della Passione scritto circa la met
ella Passione scritto circa la mettà del secolo si crede composizione
di
Giovanni Michele vescovo di Angers morto in conce
la mettà del secolo si crede composizione di Giovanni Michele vescovo
di
Angers morto in concetto di santo. Conteneva la v
composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in concetto
di
santo. Conteneva la vita di Cristo dalla predicaz
chele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la vita
di
Cristo dalla predicazione del Precursore sino all
one del Precursore sino alla Risurrezzione, e consisteva in una filza
di
scene indipendenti l’una dall’altra, senza divisi
in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra, senza divisione
di
atti, e si recitava in più giorni. V’intervenivan
ntervenivano il Padre Eterno, Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena e i
di
lei innammorati. Vi si vedeva Satana zoppicando p
ella Cananea spiritata vi profferiva parole soverchio libere. L’anima
di
Giuda non potendo uscire per la bocca che avea ba
se fuori del ventre insieme colle interiora. Gesù-Cristo sulle spalle
di
Satana volava sul pinacolo ec. Tali rappresentazi
iù rilevanti, come le parole del Padre Eterno. Sotto la denominazione
di
Misteri vengono parimente le Vite de’ Santi poste
inasi da’ collettori de’ pezzi teatrali francesi la Vita e i Miracoli
di
S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di
e’ pezzi teatrali francesi la Vita e i Miracoli di S. Andrea, la Vita
di
S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. S’impresse in
la Vita e i Miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza
di
Giobbe. S’impresse in Grenoble la Vita di S. Cris
di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. S’impresse in Grenoble la Vita
di
S. Cristofano composizione del maestro Chevalet,
tofano composizione del maestro Chevalet, il quale conseguì il titolo
di
sovrano maestro in siffatti drammi. Narrasi in es
a varii re, perchè gli crede potenti, indi al diavolo da lui stimato
di
essi più potente; ma vedendo che si spaventa di u
iavolo da lui stimato di essi più potente; ma vedendo che si spaventa
di
una croce ed udendone dall’istesso diavolo la cag
istesso diavolo la cagione, ne abbandona il servizio, e va in traccia
di
colui che l’aveva vinto. Nel tragittar che fa, pe
accia di colui che l’aveva vinto. Nel tragittar che fa, per consiglio
di
un’ eremita, i viandanti da una sponda all’altra
fa, per consiglio di un’ eremita, i viandanti da una sponda all’altra
di
un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cu
ola fralle nuvole. Reprobo riceve il battesimo. Termina il dramma col
di
lui martirio, e colla conversione del re di Licia
mo. Termina il dramma col di lui martirio, e colla conversione del re
di
Licia, il quale per miracolo è ferito in un occhi
quale per miracolo è ferito in un occhio da una saetta che dal petto
di
Cristofano ritorna verso di lui, e per miracolo a
in un occhio da una saetta che dal petto di Cristofano ritorna verso
di
lui, e per miracolo ancora ricupera la vista gius
a da venire, l’Incarnazione e la Nascita, sono altre farse spirituali
di
quel tempo, nelle quali solevano intervenire or c
i in Francia, oltre a’ Fratelli della Passione, varie altre compagnie
di
rappresentatori. Gli Spensierati (les Enfans sans
tte Moralità, proseguirono rappresentando mere buffonerie. I Cornards
di
Normandia sotto un capo chiamato l’Abate de’ Corn
che e insolenti. Tali spettacoli francesi del XV secolo erano scuole
di
superstizione, indecenza e rozzezza a . Colà non
in Parigi l’anno 1436, vi fu ricevuto come in trionfo, e dalla porta
di
san Dionigi sino alla chiesa di Nostra Signora tr
cevuto come in trionfo, e dalla porta di san Dionigi sino alla chiesa
di
Nostra Signora trovò tutte le strade piene di pal
ionigi sino alla chiesa di Nostra Signora trovò tutte le strade piene
di
palchi con simili rappresentazioni. La prima che
e tre virtù teologali e dalle quattro virtù cardinali. Nella penisola
di
Spagna il popolo trattenevasi colle buffonerie de
atori. Nelle chiese recitavansi farse sulle vite de’ santi così piene
di
scurrilità che sulla fine del secolo ne furono es
n Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero
di
passaggio o di proposito i critici e gli storici
oluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o
di
proposito i critici e gli storici della nazione.
gli storici della nazione. Ho voluto pormi sotto gli occhi il prologo
di
Miguèl Cervantes, la dissertazione del biblioteca
n, il tomo VI del Parnaso Espanol del Sedano: non ho voluto trascurar
di
rivedere nè gl’infedeli sofistici Saggi apologeti
luto trascurar di rivedere nè gl’infedeli sofistici Saggi apologetici
di
Saverio Lampillas, nè le maligne rodomontate e ca
Saverio Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla
di
Vincenzo Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri
onate senza palla di Vincenzo Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri
di
ogni letteratura del gesuita sig. Andres. Dopo qu
tura del gesuita sig. Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato
di
più di quello che altra volta ne accennai, cioè d
l gesuita sig. Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato di più
di
quello che altra volta ne accennai, cioè dei due
che altra volta ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali
di
don Errico di Aragona marchese di Villena e di Gi
a ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali di don Errico
di
Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Enci
dei due componimenti quasi teatrali di don Errico di Aragona marchese
di
Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di
nimenti quasi teatrali di don Errico di Aragona marchese di Villena e
di
Giovanni La Encina. Era il primo di essi una sere
di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo
di
essi una serenata o favola allegorica, nella qual
verità e la misericordia, la quale secondo il cronista Gonzalo Garcia
di
Santa Maria citato anche dal Nasarre, si rapprese
ttolici re , come asserì il Lampillas. Questo medesimo apologista (su
di
cui si fondò il più volte lodato Andres suo confr
gista (su di cui si fondò il più volte lodato Andres suo confratello)
di
tale festa teatrale dell’Encina ne fece diversi
na, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace
di
rappresentarsi , di cui il primo autore Rodrigo C
nfessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi ,
di
cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse
e’ ventuno che n’ebbe nel seguente secolo per altra manoa. Lo spirito
di
apologia nemico della verità e del merito stranie
i apologia nemico della verità e del merito straniero imbratta in più
di
un luogo varie belle opere. In Alemagna erano a
belle opere. In Alemagna erano a que’ tempi assai usitati i giuochi
di
carnovale, dialoghi che la gioventù mascherata gi
Rosenblut in Norimberga. Se ne contano sei così intitolati: 1 Giuoco
di
carnovale, 2 i Sette Padroni, 3 il Turco, nel qua
a per pacificare i Cristiani, a cui un legato del Pontefice partecipa
di
aver commissione di caricarlo ben bene di villani
ristiani, a cui un legato del Pontefice partecipa di aver commissione
di
caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed i
ato del Pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene
di
villanie, 4 il Villano ed il Capro, il 5 tratta d
caricarlo ben bene di villanie, 4 il Villano ed il Capro, il 5 tratta
di
tre persone che si sono salvate in una casa, ed i
i sono salvate in una casa, ed il 6 contiene una dipintura della vita
di
due persone maritate. Oltre a questi giuochi comi
cun poco agli antichi e tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio
di
Zwickau un estratto di due commedie Terenziane de
tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio di Zwickau un estratto
di
due commedie Terenziane de stinate a rappresentar
1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella
di
tutte le commedie del comico Latino. Nelle Fiandr
pubblici ingressi de’ sovrani nelle città. Allorchè Carlo ultimo duca
di
Borgogna entrò in Lilla nel 1468, i Fiaminghi rap
468, i Fiaminghi rappresentarono per mistero senza parole il Giudizio
di
Paride. Tre femmine nude erano le tre Dive: una b
Paride. Tre femmine nude erano le tre Dive: una ben robusta, pingue e
di
statura gigantesca figurava Giunone; Venere era d
in Inghilterra i Misteri e le Farse, come può vedersi dal Dizionario
di
Chambers. Tale è la storia teatrale dal risorgim
Polentone, ed in volgare assicurarono alle italiche contrade il vanto
di
non essere state da veruno prevenute nel dettar d
o prevenute nel dettar drammi volgari, la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio
di
amore, l’Amicizia, molte traduzioni di Plauto, il
la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio di amore, l’Amicizia, molte traduzioni
di
Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: final
azionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del signor
di
Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del r
morte del Piccinino, le avventure del signor di Verona, la tirannide
di
Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di G
Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa
di
Granata, l’espugnazione di Cesena. Che se l’esser
zelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione
di
Cesena. Che se l’esser primo nelle arti reca qual
rico, oltraggio pel rimanente dell’Europa? Dovea egli perciò meritare
di
esser lo scopo delle villanie del superficialissi
col carro in un Prologo da premettersi ad una immaginaria collezione
di
componimenti spagnuoli, che non aveva ancor fatta
che non aveva ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza
di
gusto, di materiali e di principii? Ci si present
eva ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto,
di
materiali e di principii? Ci si presenterà nel pr
, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e
di
principii? Ci si presenterà nel proseguimento del
quasi offuscata, ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo
di
tributare al merito straniero le dovute lodi, ma
dell’altrui ragionamento, l’andar accumulando contro l’Italia quanto
di
maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed
de Lampillas, Huerta, Sherlock, Archenheltz, Kotzbue pel solo merito
di
aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che c
pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano
di
potersi accreditare per amici zelanti del proprio
e per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero. Ma
di
grazia che cosa guadagnano i declamatori di mesti
ndosi nemici del vero. Ma di grazia che cosa guadagnano i declamatori
di
mestiere nell’applauso fugace di un branco di com
ia che cosa guadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace
di
un branco di compatriotti che vivono di relazioni
uadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco
di
compatriotti che vivono di relazioni, quando dell
mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono
di
relazioni, quando della di loro sottile eloquenza
ce di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando della
di
loro sottile eloquenza, della dialettica cavillos
ta Europa? a. Vedi l’abate Millot t. II degli Elemensì della Storia
di
Francia. a. Vedi la dissertazione del Nasarre.
ne reca un frammento da lui detto rude, incompositaeque vetustatis ,
di
cui eccone alcuni versi: >Don Fadrique Henriq
tovato dal Nasarre, ma da niuno, eccetto che dal Lampillas, si parla
di
diversi componimenti drammatici composti dall’Enc
tore dell’atto primo della Celestina. Alcuno l’attribuisce a Giovanni
di
Mena. Lo stesso Fernando de Roxas che la terminò,
di Mena. Lo stesso Fernando de Roxas che la terminò, dice nel prologo
di
non sa pere tra il Cotta ed il Mena chi avesse co
avesse composto quell’atto primo. a. Vedasi il libro V della Storia
di
Borgogna di Ponto Heutero.
osto quell’atto primo. a. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna
di
Ponto Heutero.
’eloquenza i modelli che prendonsi ad imitare, oltre all’avvertimento
di
Orazio che inculcava lo studio ostinato de’ Greci
storia in ogni nazione e singolarmente dalla Spagnuola. Gli abitanti
di
quella penisola per natura d’ingegno acre, vivo,
picace ed atto ad ogni impresa, possedendo una lingua figlia generosa
di
bella madre, ricca, espressiva, maestosa, pieghev
, espressiva, maestosa, pieghevole, armoniosa, e nobile, doveano fuor
di
dubbio segnalarsi nelle amene lettere tosto che n
e modo i Latini e formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini
di
diverso numero di sillabe detti fra loro di arte
formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini di diverso numero
di
sillabe detti fra loro di arte maggiore, e ridond
zionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro
di
arte maggiore, e ridondiglie, decime, quintiglie,
metri italiani, Con ciò egli non solo venne a mostrare il meccanismo
di
una versificazione straniera, come taluno si died
ne straniera, come taluno si diede buonamente a credere. La necessità
di
apprendere l’artificio e il portamento del nostro
canzone, dell’ottava, della terzina, rendè loro famigliare la lettura
di
Dante, Petrarca, Sannazzaro, Ariosto e Bembo; ed
one. Forse la novità tentata dal commediante Naarro coll’introduzione
di
battaglie, assedii, duelli, dovette allettare ass
mi e gli evenimenti delle cronache nazionali. Forse lo spirito stesso
di
cavalleria, e l’amore delle avventure strane che
tiero, e l’intemperanza e la soverchia fiducia gli menò sovente fuori
di
strada; a somiglianza di un fogoso destriero che
la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada; a somiglianza
di
un fogoso destriero che trascorrendo a salti per
pesta quanto incontra, e finisce la carriera in un precipizio. L’amor
di
novità sedusse i contemporanei e i successori, ap
alla soga della fantasia, e sursero i Gongora e i Gongoreschi. Luigi
di
Gongora e Argote cordovese nato nel 1561 e morto
dosi dalla gentilezza e verità seguita da Garcilasso ed Argensola. Le
di
lui poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le
poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le Canzoni sono un tessuto
di
metafore strane e ridevoli. Noi non ne rechiamo q
entargli al signor Vicente Huerta che n’era cieco idolatra, perchè la
di
lui morte ci sciolse dall’impegno seco contratto
olatra, perchè la di lui morte ci sciolse dall’impegno seco contratto
di
dargliele a conoscere. Oltreacciò non ignorano i
o si è seagliato parimente contro gli spropositati groppi gongoreschi
di
matte metafore. La gioventù dee però esser preven
metafore. La gioventù dee però esser prevenuta che Gongora non manca
di
merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventor
ngora non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore
di
una spezie di romance, in cui narransi avventure
a di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie
di
romance, in cui narransi avventure di Mori innamo
dirsi l’inventore di una spezie di romance, in cui narransi avventure
di
Mori innamorati con moltissima grazia, leggiadria
Un personaggio chiama la morte alcalde de huesso ; un altro parlando
di
un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi
alcalde de huesso ; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i
di
lui capegli raggi pettinati del sole della prude
nna della memoria scrive con inchiostro d’argento ; altrove la città
di
Toledo è chiamata turbante di lavoro affricano ,
nchiostro d’argento ; altrove la città di Toledo è chiamata turbante
di
lavoro affricano , a cui il Tago serve di benda d
Toledo è chiamata turbante di lavoro affricano , a cui il Tago serve
di
benda di mosellina bianca listata de oro . In som
chiamata turbante di lavoro affricano , a cui il Tago serve di benda
di
mosellina bianca listata de oro . In somma in ogn
imorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che servegli
di
zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi,
zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno
di
certo Gerardo con una Lucrezia maritata che traff
crezia maritata che traffica vergognosamente per compiacerlo a prezzo
di
cento scudi. L’innamorato chiede in prestanza tal
al danaro al marito, lo passa alla donna, e dice poscia al prestatore
di
aver restituito il danaro alla consorte. Questa n
ntura del bacio dato da Mirtillo del Guarini ad Amarilli col pretesto
di
farsi guarire dalla puntura dell’ape. Composero a
go. Contemporaueo del Gongora fu Giovanni de Tasis y Peralta conte II
di
Villamediana poeta distinto per la nascita, per l
stinto per la nascita, per le avventure e per la morte, essendo stato
di
notte in Madrid ucciso nella propria carrozza da
sciuto mosso, come si espresse Gongora, de impulso soberano . Tralle
di
lui opere poetiche impresse in Saragoza nel 1619
colle sue dame, dove intervengono pastori, deità, il Tago ed il mese
di
Aprile. Cristofero Suarez de Figueroa giureconsul
el 1618. Non furono così bene accolte le altre sue commedie. Naturale
di
Siviglia su ancora Feliciana Henriquez de Guzman
lirico troppo ricercato; le quali si trovano nel II tomo delle opere
di
questa dama. Simone Machado anche portoghese poet
o scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, ciòè due sull’Assedio
di
Diu, e due sulla Pastorella Alfea. Scrissero anco
a Pastorella Alfea. Scrissero ancora commedie verso la fine del regno
di
Filippo III e principio del seguente due castigli
gliani Antonio Hurtado de Mendoza, ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma
di
questi ed altri portoghesi e castigliani che tral
ero seppellite ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebrità
di
quelle che si composero sotto Filippo IV. Questo
uesto monarca che guerreggiò con varia fortuna, specialmente con Anna
di
Austria sua sorella, come regina di Francia e mad
ia fortuna, specialmente con Anna di Austria sua sorella, come regina
di
Francia e madre di Luigi XIV, che non seppe ripar
mente con Anna di Austria sua sorella, come regina di Francia e madre
di
Luigi XIV, che non seppe riparare i mali dell’esp
a e madre di Luigi XIV, che non seppe riparare i mali dell’espulsione
di
un immenso popolo di Mori Spagnuoli, e che nutrì
V, che non seppe riparare i mali dell’espulsione di un immenso popolo
di
Mori Spagnuoli, e che nutrì ne’ vasalli senza tra
Gli spettacoli scenici ch’egli amò con predilezione, fiorirono sotto
di
lui a tal segno, che il Vega, il Calderòn, il Sol
posta qualche commedia pubblicata con altro nome o con quello anonimo
di
un Ingenio secondo l’usanza spagnuola. È tradizio
sanza spagnuola. È tradizione poco contrastata che frutto della penna
di
Filippo IV su il Conde de Essex conosciuto col ti
non ne avesse dato che il solo piano, come molti stimano, essa merita
di
conoscersi originalmente sì in grazia del coronat
o quasi ogni anno si rappresenta in Madrid. L’argomento è la privanza
di
quel conte presso la regina Elisabetta d’Inghilte
te e fiera nemica occulta d’Elisabetta ne trama la morte introducendo
di
notte alcuni congiurati in una propria casa di ca
la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa
di
campagna, dove trovasi a diporto la regina. Il co
er Bianca, giugne opportunamente a salvar la regina, la quale coperta
di
una mascheretta grata al suo liberatore gli dà un
servidore fatto a tal sine dal poeta rimanere indietro. Questa sorte
di
racconti divenuti essenziali nelle commedie spagn
falsi e puerili, e l’attore seguendo i delirii della poesia con gesti
di
scimie delle mani, de’ piedi, degli occhi, del co
indichi. Di maniera che ho veduto io stesso l’attore tutto grondante
di
sudore per lo studio che pone ad imitare i movime
o che pone ad imitare i movimenti del becco, delle ali, degli artigli
di
un uccello, lo strisciar della serpe, il corvetta
ino, trovò una dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un colpo
di
pistola, e che la difese dalle spade degli assali
si, ne’ quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso
di
neve, una folta chioma arruffata di un boschetto
del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata
di
un boschetto pettinata dal vento con difficoltà ,
nava, correvano sciolte in acqua , o se l’acqua congelata formava le
di
lei gambe , come ancora il bere ch’ella fece dell
non si bevesse parte della mano . Dopo queste scipitezze allora assai
di
moda parte il conte col servo, cangia la scena, e
na della mal riuscita impresa ne parla coll’amante con tutto l’impeto
di
una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’
mpeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amore tenta
di
tirarlo al suo partito. Il conte seco’ stesso det
a regina. Nell’incontrarsi col conte Elisabetta si avvede dalla banda
di
dovergli la vita, oltre alla potente inclinazione
e alla potente inclinazione che glielo raccomanda. Essex da’ moti del
di
lei volto si accorge esser ella la donatrice dell
ovimenti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza
di
una fortuna brillante colla condizione di suddito
stà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione
di
suddito. Giornata II. Interessante è il secondo i
o e rapita dalla propria debolezza, e del conte combattuto dall’amore
di
Bianca e dalla speranza del possesso di una regin
l conte combattuto dall’amore di Bianca e dalla speranza del possesso
di
una regina dotata di bellezza. Ma questo punto de
ll’amore di Bianca e dalla speranza del possesso di una regina dotata
di
bellezza. Ma questo punto dell’azione vien raffre
e ser males quitte el orror de ser mios. Il conte prende l’occasione
di
scoprirsi amante della regina, parlandole sotto i
’occasione di scoprirsi amante della regina, parlandole sotto il nome
di
Laura e glossando (interpretando) questi versi. L
idezza dell’amante che si discolpa col rispetto; entrambi fanno pompa
di
acutezze, là dove era da disvilupparsi una tenere
ai interessante e vivace. Il conte animato in tal guisa è in procinto
di
scoprirsi amante, quando comparisce Bianca colla
coprirsi amante, quando comparisce Bianca colla banda che porta sopra
di
se, avendola ricevuta dal servo del conte. La reg
, il conte comincia a dichiararsi; ma Elisabetta furiosa rivestendosi
di
tutto il rigore della sovranità irritata, a me t
sci? sai chi sono? lo rammenti? Parti, allontanati, nè mai più ardire
di
entrar nella reggia; non so come in questo punto
, l’altro abbattuto e stordito. Bianca intanto si appiglia al partito
di
palesare alla Regina tutta la storia de’ proprii
sia rassembraa. Reg. Io! Gelosa io non son ; mi offende il dubbio. Ma
di
un vassallo pur fingi un momento Presa chi regna,
gne luci, il sangue berne, Strapparle il cor, incenerir l’audace? (Ah
di
me mi scordai?) Bianca, io gelosa Mi finsi, e fin
tro è arrestato. Giornata III. Essex è convinto dagl’indizii evidenti
di
alto tradimento. Per sua difesa altro egli non di
i evidenti di alto tradimento. Per sua difesa altro egli non dice che
di
essere innocente. E condannato a perdere la testa
dice che di essere innocente. E condannato a perdere la testa. Prima
di
morire chiede il conte di parlare a Bianca; gli è
nte. E condannato a perdere la testa. Prima di morire chiede il conte
di
parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo
negato; altro non potendo le scrive una lettera, incaricando al servo
di
consegnarla poichè egli sarà morto. Ma la Regina
l concedersi a’ rei che veggono la faccia del sovrano. Nega la Regina
di
altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo
. Nega la Regina di altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo
di
fuggire. Sdegna il conte di fuggire, getta la chi
tere a suo prò dopo avergli dato il mezzo di fuggire. Sdegna il conte
di
fuggire, getta la chiave nel fiume sottoposto all
one, e le dice che se non vuol essere ingrata, dee cercar nuova guisa
di
soddisfare al suo debito. La Regina risponde di a
ee cercar nuova guisa di soddisfare al suo debito. La Regina risponde
di
altro non potere, ed estremamente addolorata, ma
servo per curiosità la lettera scritta dal conte a Bianca. Scopre il
di
lei delitto e l’innocenza del padrone, e la reca
a volta tutti i ribelli. La lettera termina con un consiglio a Bianca
di
desistere dall’impresa di vendicarsi della Regina
a lettera termina con un consiglio a Bianca di desistere dall’impresa
di
vendicarsi della Regina, aggiungendo: Mira que s
della Regina per lo più sobrie e convenienti all’evento tragico ed al
di
lei carattere, malgrado di non pochi difetti, dan
rie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, malgrado
di
non pochi difetti, danno fine a questo componimen
te d’Essex; ma nella dipintura del carattere del conte egli rimane al
di
sotto dell’originale. Nella favola spagnuola Esse
. Nella favola spagnuola Essex è un innamorato, tuttochè combatta nel
di
lui cuore l’ambizione e l’amore; ma eroicamente d
Bianca la vita per non iscoprirla, e soggiace alla morte colla taccia
di
traditore. Nella tragedia francese egli comparisc
i comparisce mattamente innammorato, e, come ben dice il conte Pietro
di
Calepio, muore più per disperazione che per grand
no si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. La corte
di
Filippo IV si empì di verseggiatori che produsser
fonde in tutti i sensi per la nazione. La corte di Filippo IV si empì
di
verseggiatori che produssero a gara un gran numer
ippo IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numero
di
favole. Talora si videro tre autori occupati al l
gran numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro
di
una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’ è
dendosene gli atti; ond’ è che se ne leggono più centinaja col titolo
di
Comedia de tres Ingenios, i quali talvolta vi si
tal guisa. Una ne aveva io veduta rarissima intitolata la Balthasara,
di
cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guev
sara, di cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guevara, autore
di
molte altre commedie allora stimate morto nel 164
disgusta dalla propria professione e della vita passata nel più bello
di
una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio
mente. Nell’atto del Guevara si vede alla prima la dipintura naturale
di
un teatro spagnuolo qual era a que’ tempi. Esce a
teatro spagnuolo qual era a que’ tempi. Esce ad affiggere il cartello
di
una nuova commedia un servo della compagnia detta
gere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta
di
Eredia commediante famoso di quel tempo che n’era
commedia un servo della compagnia detta di Eredia commediante famoso
di
quel tempo che n’era il capo. Si figura che tal c
in Madrid sino ad alcuni anni fa (prima del tumulto accaduto in tempo
di
Carlo III), vanno gridando avellanas, piñones, pe
e conservato sino agli ultimi tempi da’ commedianti) facendo la parte
di
Rosa Solimana. Nel meglio del recitare si distrae
loro perdite, e termina l’atto. Il secondo contiene la vita penitente
di
Baltassarra, le preghiere e le lagrime di un suo
contiene la vita penitente di Baltassarra, le preghiere e le lagrime
di
un suo amante, i tentativi del demonio per distor
mmamente stravagante, e la condotta difettosissima. Di ciò può servir
di
esempio quella che intitolò los Aspides de Cleopa
a, azione tragica scritta in pessimo stile colla solita trasgressione
di
ogni regola, e mescolanza di buffonerie arlecchin
pessimo stile colla solita trasgressione di ogni regola, e mescolanza
di
buffonerie arlecchinesche, la quale anche verso g
morai in Madrid, si vide comparir su quelle scene. Egli è però autore
di
varie favole non dispregevoli nel genere comico c
tore di varie favole non dispregevoli nel genere comico chiamato colà
di
spada e cappa. In quella intitolata Entre bovos a
i spada e cappa. In quella intitolata Entre bovos anda el juego degno
di
notarsi è il carattere comico di un toledano chia
lata Entre bovos anda el juego degno di notarsi è il carattere comico
di
un toledano chiamato Don Lucas del Cigarral bella
moderno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia o nido
di
cicale Da lui piantato, è un cavaliere scarmo, Gr
a lui piantato, è un cavaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo
di
busto, Longhissimo di gambe, che ha le mani Più r
avaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Longhissimo
di
gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’ vi
Cortissimo di busto, Longhissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide
di
quelle de’ villani, I piedi lunghi bassi al collo
lani, I piedi lunghi bassi al collo e piatti Come hanno l’oche e pien
di
nodi e calli, Goffo un poco, un pò calvo, verdine
n pò calvo, verdinero Più che poco, e ancor più schifoso e sozzo, Più
di
quaranta volte molto porco. Se canta la mattina,
Toledo. Mangia come un studente, Beve come un Tedesco, Come un signor
di
mille cose chiede, Cinguetta al pari d’un ben gra
bello. Questa dipintura, oltre all’essere ben graziosa, ha il merito
di
prevenire l’uditorio sul carattere del protagonis
protagonista. Il poeta con altre pennellate ancora avviva il ritratto
di
Don Luca. Fa che egli imponga che nel passare Isa
ponga che nel passare Isabella sua sposa da Madrid a Toledo, si copra
di
una mascheretta. Ecco tradotta la lettera che le
tradotta la lettera che le scrive, la quale spira tutta la gentilezza
di
Don Luca. Sorella, io possiedo seimila e quarant
lezza di Don Luca. Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati
di
rendita di un maggiorato, e se io non ho figli, v
n Luca. Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati di rendita
di
un maggiorato, e se io non ho figli, viene ad ess
inchè io viva, voi non dovete essere nè veduta nè udita. Nell’osteria
di
Torrejoncillo vi attendo; venite subito, che i te
ncillo vi attendo; venite subito, che i tempi correnti non permettono
di
aspettar molto nelle osterie. Dio vi guardi, e vi
. Dio vi guardi, e vi dia più figliuoli che a me. Un altro bel colpo
di
pennello riceve da un altro suo foglio portato da
a un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene una carta
di
quitanza così dettata. Ho ricevuto da don Antoni
ha da essere mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi; alta
di
persona, di pelo nera, e pulcella nelle fattezze.
e mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi; alta di persona,
di
pelo nera, e pulcella nelle fattezze. E la conseg
gnerò tale e quanta ella e, sempre che mi sarà domandata in occasione
di
nullità o divorzio. In Toledo a’ 4 di Settembre d
mi sarà domandata in occasione di nullità o divorzio. In Toledo a’ 4
di
Settembre del 1638. Don Luca Cigarral. In conseg
eri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. Degno
di
lui è pure nell’atto III che si rappresenta in Ca
i lui è pure nell’atto III che si rappresenta in Cabañas, il pensiero
di
far maritare Isabella col suo cugino per vendicar
ne non offende l’unità richiesta; il tempo si stende oltre il confine
di
un giorno, ma non tanto che la favola ne divenga
eccetto nel dialogo degl’innammorati, perchè allora i poeti credevano
di
cader nel basso, nel famigliare, nel triviale, se
sero con semplicità e naturalezza. Seguace, ammiratore e quasi alunno
di
Lope de Vega fu Giovanni Perez de Montalbàn nato
dona de Galicia, e los Amantes de Teruel. La Lindona. Una mescolanza
di
avventure tragiche e comiche, di persone reali, b
Teruel. La Lindona. Una mescolanza di avventure tragiche e comiche,
di
persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fat
ure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo
di
fatti che formano anzi un romanzo che un dramma,
nzi un romanzo che un dramma, in cui nell’atto I interviene Sancio re
di
Castiglia, e nel II l’azione segue sotto il regno
ne Sancio re di Castiglia, e nel II l’azione segue sotto il regno del
di
lui successore Ferdinando, rendono mostruosa ques
rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra
di
Galizia. Due cose secondo me l’hanno fatta conser
lizia. Due cose secondo me l’hanno fatta conservare in teatro ad onta
di
tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo
in teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo
di
questa dama che parla nel proprio dialetto galizi
izzarria e fierezza raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia
di
Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper pa
za raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita
di
pelli e cresciuta senza saper parlare, che si va
senza saper parlare, che si va disviluppando a poco a poco per mezzo
di
una tenera simpatia che le ispira la veduta di un
poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le ispira la veduta
di
un giovane principe. Linda viene indi conosciuta
di un giovane principe. Linda viene indi conosciuta per la figliuola
di
Lindona che ella avea gettata in mare per vendica
dona che ella avea gettata in mare per vendicarsi del principe Garzia
di
lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terr
arzia di lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno
di
Aragona corre una tradizione degli amori infelici
terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici
di
due amanti virtuosi morti di dolore l’uno nell’ar
orre una tradizione degli amori infelici di due amanti virtuosi morti
di
dolore l’uno nell’arrivar ricco per isposare la s
el impresso in Valenza nel 1617, e poi Montalbàn ne compose il dramma
di
cui parliamo. Malgrado de i difetti consueti l’az
. Ferdinando altro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena
di
lei cugina occulta amante di Diego formano gli os
sabella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina occulta amante
di
Diego formano gli ostacoli della loro felicità. I
ella la destina ad un ricco e Ferdinando è tale, essendo Diego povero
di
beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l
ricco e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo
di
virtù e di valore. L’uno e l’altro nell’atto I la
rdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e
di
valore. L’uno e l’altro nell’atto I la chiedono a
erchè è tale, ed al ricco per non dispiacere al povero valoroso degno
di
miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un a
di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè
di
permettergli di sperare la mano della figliuola n
na. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè di permettergli
di
sperare la mano della figliuola nel caso che egli
rgli di sperare la mano della figliuola nel caso che egli migliorasse
di
fortuna; ed a tale effetto chiede che destini uno
itare sotto Carlo V che muove contro Solimano. Nell’atto II i maneggi
di
Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le let
II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le lettere
di
Diego giungano alla cugina, nè quelle di lei sien
e anni e mezzo nè le lettere di Diego giungano alla cugina, nè quelle
di
lei sieno a Diego indirizzate. In oltre per abbat
a, nè quelle di lei sieno a Diego indirizzate. In oltre per abbattere
di
un colpo la costanza d’Isabella si fa arrivare un
bella si fa arrivare un finto soldato colla falsa notizia della morte
di
Diego, che riduce agli estremi la vita d’Isabella
nza indebolirne la passione. Dall’altra parte Diego ha fatti prodigii
di
valore, ha salvata la vita all’Imperadore, si è f
i è fatto ammirare nella Goletta, è stato il primo a montare sul muro
di
Tunisi, ma sempre sfortunato si trova tuttavia po
overo. Disperato si vuole ammazzare; giugne all’Imperadore la notizia
di
quel trasporto; ne intende le avventure ed i meri
ella propria compagnia; gli assegna tremila scudi annui sulle rendite
di
Teruel per mantenersi, e gliene dà altri quattrom
pese del viaggio. Non può disporsi Isabella a sposar Ferdinando prima
di
compiersi lo spazio accordato al creduto morto su
l marito. L’affretta a partire. Tradurrò esattamente qualche squarcio
di
questa scena. Vieni tu con salute? dice Isabell
ar non m’è concesso. Ti dirò solo in breve, che un soldato A noi recò
di
te nuove funeste; Che sospirai, che piansi, Che m
Oddio! non è più tempo Di rammentar quel che obbliare è forza. Die. E
di
che è tempo? Isa. E di che è tempo?Di pensar ch’
i rammentar quel che obbliare è forza. Die. E di che è tempo? Isa. E
di
che è tempo?Di pensar ch’è questa L’ultima volta,
ante invano Volli oppormi al destin ; minaccia il padre; Donna, priva
di
te, figlia, obedisco. E infin…. deggio pur dirlo?
piena de’ violenti affetti non resiste a quest’ultimo colpo, e spira
di
puro dolore, cagionando colla sua morte quella d’
e quella d’Isabella che gli muore accanto. La relazione ch’ella prima
di
spirare fa della morte del suo amante al marito,
patetica e naturale che abbiamo tradotta, essendo il rimanente pieno
di
arguzie, sofisticherie, scipitezze e concettuzzi
i. Questa composizione per lo più si rappresenta ogni anno sul teatro
di
Madrid sempre con piacere e concorso, quante volt
più fecondi trasportati da sfrenata fantasia fu frate Gabriel Tellez
di
Madrid religioso di s. Maria della Mercede morto
tati da sfrenata fantasia fu frate Gabriel Tellez di Madrid religioso
di
s. Maria della Mercede morto verso il 1650. Le su
in tre volumi in Madrid ed in Tortosa nel 1634 portauo il finto nome
di
Maestro Tirsi de Molina. Egli accumolava di tal s
634 portauo il finto nome di Maestro Tirsi de Molina. Egli accumolava
di
tal sorte gli avvenimenti che oltrepassava gli ec
Spagne al Perù con somma leggerezza. Il teatro odierno non parmi che
di
questo frate altra favola rappresenti eccetto il
resenti eccetto il Burlador de Sevilla, per altro titolo il Convitato
di
pietra. Niuno ignora la fortuna di questa stravag
lla, per altro titolo il Convitato di pietra. Niuno ignora la fortuna
di
questa stravagantissima composizione. In Ispagna
ancor più grottesca. Il Moliere la rettificò, facendone una dipintura
di
un discolo, la spogliò della varietà intemperante
to Carlo Goldoni. Il dramma originale del Tellez ha trionfato per più
di
cento anni su tanti teatri, e si riproduce da’ ba
tanti teatri, e si riproduce da’ ballerini pantomimi; ad onta del re
di
Napoli che esce col candeliere alla mano ai gridi
a mano ai gridi d’Isabella vituperata e ingannata da uno sconosciuto,
di
tante amorose avventure di don Giovanni Tenorio,
vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure
di
don Giovanni Tenorio, de i di lui duelli, della s
sconosciuto, di tante amorose avventure di don Giovanni Tenorio, de i
di
lui duelli, della statua che parla e camina, che
mano e l’uccide, e dello spettacolo dell’inferno aperto e dell’anima
di
Don Giovanni tormentata. Giambatista Diamante è
dell’anima di Don Giovanni tormentata. Giambatista Diamante è autore
di
varie favole, alcune delle quali sino a’ giorni n
quali sino a’ giorni nostri si sono conservate in teatro, e nel giro
di
ciascun anno costantemente vi si ripetono. Ogni p
te vi si ripetono. Ogni prima Dama del teatro spagnuolo per far pompa
di
abilità apprende a rappresentar la di lui Judia d
teatro spagnuolo per far pompa di abilità apprende a rappresentar la
di
lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al re
ppresentar la di lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno
di
Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni p
i Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno di Alfonso VIII re
di
Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore
Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore
di
una Ebrea toledana chiamata nelle cronache nazion
ache nazionali Fermosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de’ fatti
di
lei un poema di 76 ottave intitolato la Raquel ch
ermosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de’ fatti di lei un poema
di
76 ottave intitolato la Raquel che si trova inser
sovrano, prosegue col reciproco innammoramento, e termina colla morte
di
Rachele per mano de’ Castigliani sollevati. Le st
verità che si osserva nella dipintura delle passioni e de’ caratteri
di
Rachele innammorata ed ambiziosa, e di Alfonso ac
delle passioni e de’ caratteri di Rachele innammorata ed ambiziosa, e
di
Alfonso accecato dall’amore. Traluce agli occhi c
vigoroso e naturale, benchè sommerso, per così dire, da una tempesta
di
metafore spropositate. Tale parmi nella giornata
dice, delle vostre ragioni per persuadere; e quando mai, aggiugne, il
di
lui sdegno confondesse il mio discorso, Yo harè
tro Cornelio ne trasse alcuni pensieri. A lui debbe questo sentimento
di
Chimene, Je sai que je suis fille, et que mon pe
ippo IV. Egli compose almeno centoventi commedie oltre al gran numero
di
prologhi o loas, delle quali una gran parte sino
el 1717, che contengono settantadue autos sacramentales. Ma il numero
di
questi e delle commedie apparisce molto maggiore
aggiore perchè gliene attribuirono altre non sue per accreditarle col
di
lui nome. Di questo celebre commediografo variame
sime cose da migliorare; non le amare invettive degli altri a cagione
di
molti pregi che possedeva. Blâs de Nasarre, il qu
più celebri drammatici spagnuoli, per sostituir loro un merito ideale
di
altri oscuri scrittori, declamò prolissamente con
declamò prolissamente contro le stravaganze, gli errori e l’ignoranza
di
Calderòn. Senza dubbio questo poeta (per accennar
nza dubbio questo poeta (per accennarne alcuna cosa in generale prima
di
scendere alle particolarità di qualche sua favola
cennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità
di
qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o al
le prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò
di
non conoscere, o almeno non si curò di praticare
di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò
di
praticare veruna delle regole che è più difficil
egole che è più difficil cosa ignorare che sapere: pensando far pompa
di
acutezza nell’elevare lo stile, si perdè, non che
bbellì i vizii (errore sopra ogni altro inescusabile) e diede aspetto
di
virtù alle debolezze: fece alcun componimento di
ile) e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento
di
pessimo esempio come el Galàn sin Dama: cadde sov
to di pessimo esempio come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori
di
mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn e
esempio come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia,
di
storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immagi
e el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia,
di
geografia. Ma Calderòn ebbe una immaginazione pro
eleganza: seppe chiamar I’ attenzione degli spettatori con una serie
di
evenimenti inaspettati che producono continuament
lla smania cavalleresca e de i duellisti mercè del piacevole pennello
di
Miguèl Cervantes, i personaggi di Calderòn rassem
llisti mercè del piacevole pennello di Miguèl Cervantes, i personaggi
di
Calderòn rassembrano tutti Rodomonti e Pentesilee
e erranti; ma era cosa comune al suo tempo che un cavaliere prendesse
di
notte le sue armi, andasse in ronda sospirando so
a della sua bella, e si battesse con chi passava. Per giudicar dritto
di
un autor comico, non basta intender l’arte, ma co
r comico, non basta intender l’arte, ma convien saper trasportarsi al
di
lui secolo. I generi scenici da lui coltivati fur
llegorico degli auti sacramentali, le favole istoriche, e le commedie
di
spada e cappa. Quanto agli auti sembra che egli n
voco meschino alle croci del Calvario e alla calle de las tres Cruces
di
Madrid. Con simile equivoco si dice che la Samari
strano anacronismo intervengono in un medesimo auto personaggi divisi
di
tempi e di paesi, come la Trinità, il demonio, sa
ronismo intervengono in un medesimo auto personaggi divisi di tempi e
di
paesi, come la Trinità, il demonio, san Paolo, Ad
e che questo personaggio per concedergliela voglia sentirne l’avviso
di
Mosè, Giobbe, Davide e Geremia, i quali affermano
emia, i quali affermano che egli la meriti pel quarto del Padre; dopo
di
che il Mondo si determina a dare a Cristo la Croc
a Graziosa, che corrisponde alle nostre Servette e Buffe, in presenza
di
Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a r
re Servette e Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su
di
una nave a redimere il mondo, dice del mare, … p
era tanta espuma. Garcia de la Huerta per giustificar l’anacronismo
di
Calderòn di aver fatto usar l’artiglieria in temp
puma. Garcia de la Huerta per giustificar l’anacronismo di Calderòn
di
aver fatto usar l’artiglieria in tempo dell’imper
o Calderòn si propose ancora in grazia del sublime e del maraviglioso
di
mentovar l’uso del chocolate prima della venuta d
e del maraviglioso di mentovar l’uso del chocolate prima della venuta
di
Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero
di Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero fatto uso ancora
di
questa pozione Messicana. Ma è inutile di più tra
i avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. Ma è inutile
di
più trattenersi su gli auti sacramentali banditi
interpretazioni arbitrarie e gli arzigogoli de’ poeti stravaganti su
di
così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi s
goli de’ poeti stravaganti su di così gran Mistero, e per l’indecenza
di
vedersi sulle scene una Laide rappresentar da Mar
za modo per correre dietro alle novità, ed all’inaspettato ad oggetto
di
chiamare il concorso. Calderòn ne compose moltiss
rati ed apparenze senza numero, e si stravolge il bellissimo episodio
di
Olinto e Sofronia del gran Torquato: la Aurora en
i Peruviani sono delineati a capriccio, e la storia dello scoprimento
di
Pizarro vi è adulterata ed involta in miracoli ed
ire, el Tetrarca de Jerusalen, la Niña de Gomes Arias. Sotto il nome
di
Hija del aire (figlia del vento) Calderòn non alt
ti che l’italiano Muzio Manfredi, pubblicò due favole sulle avventure
di
Semiramide. Nella prima ne dimostrò la prima giov
e con Mennone indi con Nino re degli Assiri. Nella seconda trattò del
di
lei regno dopo la morte di Nino, della maniera co
re degli Assiri. Nella seconda trattò del di lei regno dopo la morte
di
Nino, della maniera come tolse il freno del gover
del governo al figliuolo inetto e regnò sotto spoglie virili e della
di
lei morte. Nell’una e nell’altra è dipinto vivace
i lei morte. Nell’una e nell’altra è dipinto vivacemente il carattere
di
questa regina straordinaria piena di valore e di
dipinto vivacemente il carattere di questa regina straordinaria piena
di
valore e di ambizione; ma nella seconda sono gli
cemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e
di
ambizione; ma nella seconda sono gli evenimenti a
nzione dell’uditorio. El Tetrarca de Jerusalen contiene le avventure
di
Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle
ni istoriche, e quella che più spesso ho veduta riprodursi sul teatro
di
Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Mar
sul teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna
di
una predizione di un astrologo che ella perirebbe
rid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione
di
un astrologo che ella perirebbe preda di un gran
a Marianna di una predizione di un astrologo che ella perirebbe preda
di
un gran mostro, e che Erode col pugnale che sempr
lla persona da lui più amata. Risaltano in questa favola il carattere
di
Marianna virtuosa quanto bella e quello di Erode
questa favola il carattere di Marianna virtuosa quanto bella e quello
di
Erode eccessivamente amante e geloso. Nell’atto I
sivamente amante e geloso. Nell’atto I Erode tenta dissipare i timori
di
Marianna riguardo al mostro, e perchè non abbia a
fosse città marittima. Ma questo ferro fatale va a cadere appunto su
di
un uomo che a nuoto tenta salvarsi da un naufragi
naufragio, e questi è Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso
di
Marcantonio contro di Ottaviano. È condotto quest
Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso di Marcantonio contro
di
Ottaviano. È condotto questo Tolomeo col pugnale
pugnale fitto nel corpo, e prima che spiri fa un racconto del trionfo
di
Ottaviano e dell’armata ebrea distrutta dalla tem
ha trafitto, vuole tutto ciò riferire in settantacinque versi ripieni
di
concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi
e tutto ciò riferire in settantacinque versi ripieni di concettuzzi e
di
circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di
eni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro
di
Cleopatra lavorato di avorio e di coralli , il ma
i circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato
di
avorio e di coralli , il mare divenuto Nembrot d
e inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato di avorio e
di
coralli , il mare divenuto Nembrot de’ venti che
’ venti che pone monti sopra monti e città sopra città , la tavola su
di
cui si salva Tolomeo fatta delfino impietosito ,
eta errante, che corre la sfera dell’aria contro l’umano vascello del
di
lui corpo . Un poeta più sobrio avrebbe ad un mor
poeta più sobrio avrebbe ad un moribondo risparmiato almeno sessanta
di
questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri st
d un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo
di
dozzine di pensieri stravaganti. Tout ce qu’on d
ndo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine
di
pensieri stravaganti. Tout ce qu’on dit de trop
ant. Intanto Ottaviano in Menfi per alcune carte comprende i disegni
di
Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperado
ende i disegni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore
di
Roma. È una ipotesi troppo inverisimile e ridevol
evole per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore
di
una parte della Palestina nel tempo che contendev
Ottaviano e Marcantonio dell’impero del mondo, concepisca il disegno
di
farsi padrone di Roma. Ottaviano tralle carte nom
antonio dell’impero del mondo, concepisca il disegno di farsi padrone
di
Roma. Ottaviano tralle carte nominate appartenent
arianna, e gli vien dato ad intendere esser quella dipintura immagine
di
una bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spett
l poeta riconduce lo spettatore a Gerusalemme ad ascoltare un dialogo
di
Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a v
si figura il Tetrarca fatto prigioniero, ed è condotto alla presenza
di
Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto di Maria
è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto
di
Marianna. Erode s’ingelosisce; Ottaviano lo minac
ttaviano lo minaccia e rimprovera, e gli volge le spalle; Erode tenta
di
ferirlo col suo pugnale. Per render verisimile qu
Ottaviano. Il pugnale tolto dalla percossa immagine rimane in potere
di
Ottaviano, ed Erode è condotto ad una torre per a
possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la
di
lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo a
ordina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso
di
una damigella questa lettera passa nelle mani del
use in un mucchio d’espressioni fantastiche. È notabile la situazione
di
Marianna, dopo la lettura di quel foglio. La torm
ni fantastiche. È notabile la situazione di Marianna, dopo la lettura
di
quel foglio. La tormentano l’amore e l’indignazio
o III passa in Gerusalemme. Marianna si presenta ad Ottaviano coperta
di
un velo, e domanda la vita del consorte. Egli non
sino esouchas? Ottaviano convinto da tal detto si arresta, ma ricusa
di
ascoltarla se non discopre il suo volto. Marianna
gli rimprovera l’ordine dato per farla morire, mostrandogli il foglio
di
lui. Molti pensieri patetici e vigorosi si trovan
io di lui. Molti pensieri patetici e vigorosi si trovano sparsi nelle
di
lei querele; ma sono frammischiati a varie impert
i lei querele; ma sono frammischiati a varie impertinenze pedantesche
di
quel tempo. Ella si ritira al suo appartamento pe
arvi. Intende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve
di
andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa u
ende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve di andar
di
notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamor
olve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamorato
di
spada e cappa che si accinge ad un’ avventura not
mente diede ragione della maniera onde acquistato avea il ritratto, e
di
più lo lasciò in potere della stessa Marianna. Eg
di più lo lasciò in potere della stessa Marianna. Egli in fatti entra
di
notte nelle stanze di lei con poco decoro della m
tere della stessa Marianna. Egli in fatti entra di notte nelle stanze
di
lei con poco decoro della maestà e con rischio de
iano insiste, l’impedisce, vuol prenderlo a viva forza. Ella minaccia
di
ammazzarsi col pugnale di Erode che Ottaviano por
vuol prenderlo a viva forza. Ella minaccia di ammazzarsi col pugnale
di
Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa
tutta comica ed indecente contraria alla verisimiglianza ed al decoro
di
simili personaggi? Ottaviano si arresta; ella fug
nto l’Ottaviano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno
di
tentar di parlare a Marianna. Si maraviglia de’ f
viano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno di tentar
di
parlare a Marianna. Si maraviglia de’ fregi donne
el suo pugnale che era rimasto in potere dell’imperadore; ode la voce
di
lui e quella di Marianna; sente tutta la sua gelo
he era rimasto in potere dell’imperadore; ode la voce di lui e quella
di
Marianna; sente tutta la sua gelosia; imbatte in
’influsso. Ed in ciò ancora è da riprendersi il poeta; perchè in vece
di
prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè ch
da riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento
di
una verità, cioè che le passioni sfrenate e la pa
ese Tristano avesse tolto l’argomento della sua Marianna dal Tetrarca
di
Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomiglia
della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli
di
rassomigliante nella condotta della tragedia fran
rusalemme a Menfi e da Menfi a Gerusalemme, la cura puerile del poeta
di
accreditar gli errori volgari dell’influsso? Ben
ri volgari dell’influsso? Ben però è certo che Lodovico Dolce precedè
di
un secolo Calderone e Tristano nel porre sulle sc
lo Calderone e Tristano nel porre sulle scene l’argomento della morte
di
Marianna e della gelosia di Erode riferita da Giu
porre sulle scene l’argomento della morte di Marianna e della gelosia
di
Erode riferita da Giuseppe Ebreo, e ne formò una
, e ne formò una tragedia regolare recitata con tale applauso in casa
di
Sebastiano Erizzo che quando volle ripetersi nel
asa di Sebastiano Erizzo che quando volle ripetersi nel ducal palazzo
di
Ferrara, la calca che vi accorse ne impedì la rap
se ne impedì la rappresentanza. E chi non vede quanto più la Marianna
di
Tristano rassomigli quella del Dolce, il quale, s
lche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio
di
quella storia una vera tragedia regolare ed inter
una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccome non dubitiamo
di
affermare che il Dolce per invenzione ed arte di
iccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte
di
tanto precedè il francese e lo spagnuolo, così co
n osando abbandonar la storia, non migliorò quanto doveva i caratteri
di
Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Calderò
donar la storia, non migliorò quanto doveva i caratteri di Marianna e
di
Erode; là dove a mio avviso Calderòn dipinse più
là dove a mio avviso Calderòn dipinse più vivacemente il geloso furor
di
Erode, e rendè più interessante il carattere di M
mente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere
di
Marianna amante, offesa, virtuosa, sensibile e gr
l’Italiano nello scioglimento produsse assai meglio l’effetto tragico
di
quello che fece lo spagnuolo colla morte di Maria
meglio l’effetto tragico di quello che fece lo spagnuolo colla morte
di
Marianna seguita all’oscuro per un equivoco mal c
tutta evidenza fatto conoscere al geloso il suo inganno e l’innocenza
di
Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la det
i Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la detestabile dipintura
di
un soldato discolo colpevole di più delitti, e se
ias contiene la detestabile dipintura di un soldato discolo colpevole
di
più delitti, e segnatamente di tradire tutte le s
intura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e segnatamente
di
tradire tutte le semplici donzelle che le prestan
ella) si permise che dimorassero alcuni Mori come tributarii, i quali
di
tempo in tempo calavano al piano e rendevano schi
asa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Stà egli colà pensando
di
menar via un’altra donzella di quella casa stessa
suo traditore. Stà egli colà pensando di menar via un’altra donzella
di
quella casa stessa, e per errore porta seco Dorot
vano nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista
di
Benamexì città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia,
di Benamexì città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia, l’ingiuria, vuol
di
nuovo abbandonarla. Piagne la meschina, domanda l
no fa una risoluzione più barbara, e invitando i Mori a calare tratta
di
venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorot
più barbara, e invitando i Mori a calare tratta di venderla. Meritano
di
notarsi le querele di Dorotea, malgrado de’ fredd
do i Mori a calare tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele
di
Dorotea, malgrado de’ freddi concetti che le detu
ioni, non sostituirò ad esse i miei pensieri, ma le trascriverò a piè
di
pagina. Ecco come a lui parla Dorotea. Mostro, b
chiava Se mi fe un folle amor, libera io nacqui? Di qual barbaro mai,
di
qual selvagio Tanta infamia si udì? Quella che am
i udì? Quella che amasti, Nè vo’ già dir la sposa tua, tu stesso Meni
di
un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi
a, tu stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi
di
te ; l’aria ti manchi, Ti nieghi il sol la luce,
dico ? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa
di
me quel che vuoi. Ma se ti offesi, Se nel tuo sde
ometto e giuro Obbliarla per sempre ed in un chiostro Girmi a chiuder
di
quì, dove co’ voti Dal Ciel t’implorerò giorni fe
errore Di sua casa salii, che vi ritorno I suoi dubbii a calmar, che
di
mio padre L’ira io fuggia, tu lei salvar credendo
intenerirti è vano Per quel che sono, a quel che fui deh pensa Nacqui
di
nobil padre, il sai, da lui Amata mi vedesti, e r
… dalla funesta rupe Già scende il Cagnerìa…. Signor, mio bene, Pietà
di
me, In te stesso per te ; cangi il pentirti In me
i liberata dalle armi della regina Isabella, la quale informata delle
di
lei aventure, ed avuto in suo potere lo spietato
in suo potere lo spietato Arias, decreta ch’egli risa rcisca l’onore
di
Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di u
i risa rcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su
di
un palco. Ognuno vede che questo atroce misfatto
atroce misfatto è lo stesso che commise un mostro Inglese in persona
di
una Caraiba, la quale oltre all’avergli dato il c
i una Caraiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore e il possesso
di
se stessa, gli avea di più salvata la vita. L’uom
oltre all’avergli dato il cuore e il possesso di se stessa, gli avea
di
più salvata la vita. L’uomo ingrato in ricompensa
e antiche leggende spagnuole si rinviene eziandio questa spietatezza (
di
che lascio a’ nazionali la cura d’investigarlo) e
venta turgido, pedantesco, puerile. Egli trionfa nelle commedie dette
di
spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori
te di spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori un gran numero
di
situazioni interessanti, colpi di teatro curiosi
’ sagaci osservatori un gran numero di situazioni interessanti, colpi
di
teatro curiosi disposti acconciamente, regolarità
aturale. Quindi è avvenuto che mentre le commedie dello stesso Lope e
di
quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono
ope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono sulle scene
di
Madrid, vi si sostengono quelle del Calderòn. Noi
ostengono quelle del Calderòn. Noi qui potremmo addurne diverse degne
di
leggersi; ma ci contenteremo di quelle che più sp
oi qui potremmo addurne diverse degne di leggersi; ma ci contenteremo
di
quelle che più spesso si rappresentano, o che han
suo favorito, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità
di
parlarsi, di sposarsi, e di fuggirsi via. Nell’al
, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi,
di
sposarsi, e di fuggirsi via. Nell’altra un servo
secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi, e
di
fuggirsi via. Nell’altra un servo diventa la spia
tra un servo diventa la spia del proprio padrone, che è il segretario
di
una principessa da cui è occultamente amato. Egli
rincipessa da cui è occultamente amato. Egli ama una dama della corte
di
lei, e la principessa ne sa l’amore, ma non l’ama
iscorso diverso dal secreto, del qual discorso però ogni prima parola
di
un verso s’intende diretta all’amante; di modo ch
orso però ogni prima parola di un verso s’intende diretta all’amante;
di
modo che raccogliendo in fine tutte le prime voci
ima voce da prendersi nella favola del Calderòn è sempre il principio
di
un verso, e non già di un periodo terminato. Di p
ella favola del Calderòn è sempre il principio di un verso, e non già
di
un periodo terminato. Di poi la lunghezza del dis
imile all’improvviso nel parlare, dovendosi fare due discorsi seguiti
di
materie differenti colle medesime parole. E se Ca
y que con tu dama hablaste, de que muy zelosa està. Ciascuna parola
di
questi quattro versi dee servire per prima parola
Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola
di
ogni verso del discorso generale indirizzato a tu
la di ogni verso del discorso generale indirizzato a tutti gli altri;
di
maniera che ciascuno di questi versi fornisce le
corso generale indirizzato a tutti gli altri; di maniera che ciascuno
di
questi versi fornisce le quattro prime parole de’
ldad. Da ciò apparisce l’inverisimiglianza della pratica esecuzione
di
tal cifra parlando. Vi è però la maniera di migli
della pratica esecuzione di tal cifra parlando. Vi è però la maniera
di
migliorar tale artificio, per fuggir l’incovenien
bien dado. La commedia No ay burlas con el amor contiene i caratteri
di
due sorelle che si contrastano; Leonora sensibile
nte stoica, affettata. L’ostentazione dell’erudizione, greca e latina
di
Beatrice c’induce a sospettare che Moliere ne ave
taba è fondata ( come la maggior parte delle spagnuole ) nel concorso
di
varii colpi di teatro. Ma ben notabile ( e l’avve
( come la maggior parte delle spagnuole ) nel concorso di varii colpi
di
teatro. Ma ben notabile ( e l’avvertì anche il si
) è la situazione delle prime scene, in cui Carlo si ricovera in casa
di
Flora per avere ammazzato un uomo, ed è da Flora
n uomo, ed è da Flora nascosto. Ella intende poscia che l’ucciso è il
di
lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlò e sal
Ella intende poscia che l’ucciso è il di lei cugino, nè perciò lascia
di
proteggerlò e salvarlo. In questa favola Calderòn
salvarlo. In questa favola Calderòn non ha evitato il solito difetto
di
mescolar colle scurrilità le cose sacre. Il buffo
osservar le regole che prescrive la verisimiglianza, ma per desiderio
di
riuscire in una impresa allora forse riputata dif
allora forse riputata difficilissima. Di fatti egli si studiò sempre
di
trovare argomenti artificiosi capaci di recar mer
i fatti egli si studiò sempre di trovare argomenti artificiosi capaci
di
recar meraviglia; senza industriarsi di cercarli
argomenti artificiosi capaci di recar meraviglia; senza industriarsi
di
cercarli idonei ad ispirare amore per qualche vir
ttiva. E che insegna quest’intrigo degl’Impegni in sei ore? Per mezzo
di
un manto si prende senza verisimiglianza un equiv
il diletto non mai dee andar disgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta
di
tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzio
ai dee andar disgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti
di
regolarità, di stile ed istruzione, le favole di
sgiunto dall’insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità,
di
stile ed istruzione, le favole di Pietro Calderòn
nta di tanti difetti di regolarità, di stile ed istruzione, le favole
di
Pietro Calderòn de la Barca contengono molti preg
cora in Ispagna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima
di
Moliere ed in Italia nel passato secolo. Chè se a
non è concesso a tanti e tanti commediografi, bisogna dire che nelle
di
lui favole si nasconda un perchè, uno spirito att
uesto perchè, questo spirito elettrico che sfugge al tatto grossolano
di
certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che e
rito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori
di
Calderòn. Nel tempo che egli di tanti componiment
to grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo che egli
di
tanti componimenti arricchiva il teatro castiglia
reto giusta il costume del secolo scrisse varie commedie in compagnia
di
altri poeti, e non poche ne produsse solo raccolt
n tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò
di
comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri
ndendosi la durata dell’azione a pochi giorni. Ha parimente più copia
di
sali e più lepidezza; dipinge i caratteri con mag
idezza; dipinge i caratteri con maggior vivacità comica; i suoi colpi
di
teatro hanno più varietà. Se la moda e l’esempio
oliere delle Spagne. La perizia che possedeva in rilevare il ridicolo
di
un carattere, comparisce singolarmente nella sua
s del Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore tutto pieno
di
una sognata nobiltà, di cui pretende tirar l’orig
archese è un ridicoloso vantatore tutto pieno di una sognata nobiltà,
di
cui pretende tirar l’origine da Noè. Il signor Sc
la tradusse in Francia intitolandola Don Japhet, ma non contentandosi
di
ritenerne le grazie, la caricò fuor di proposito.
n Japhet, ma non contentandosi di ritenerne le grazie, la caricò fuor
di
proposito. Lo stile di Moreto generalmente è mode
tandosi di ritenerne le grazie, la caricò fuor di proposito. Lo stile
di
Moreto generalmente è moderato e proprio del gene
gi sono graziosi e frequenti; ma egli segue i compatrioti nell’usanza
di
scherzare sulle parole sacre. Don Cosmo dice nell
ubblica non suole avere che il teatro, si conferma con ciò nell’abito
di
abusare delle sacre espressioni. Moreto non perta
l’abito di abusare delle sacre espressioni. Moreto non pertanto pieno
di
buon senso vide molti difetti del teatro spagnuol
to pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più
di
una volta ne rise. In questa favola motteggia sul
teggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni, che sono gli arlecchini
di
quelle scene, ad assistere ai discorsi de’ princi
discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità
di
tempo e di luogo si vale de’ privilegii nazionali
e’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tempo e
di
luogo si vale de’ privilegii nazionali ma con dis
az e prosegue e termina in Consuegra, e vi s’impiega almeno lo spazio
di
dodici giorni; dicendo don Cosmo nella I giornata
cui seppe tessere un’azione regolare passata in un giardino nel giro
di
una notte. Anche in essa riprese i compatriotti c
o all’entrar nel giardino dia congedo al suo servo, il quale si lagna
di
essere il primo servo con cui il padrone non si c
servo con cui il padrone non si consigli, e che rimanga escluso da i
di
lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle com
gl’Impegni in sei ore del Calderòn; ma è più semplice, meno caricata
di
accidenti, e non meno dilettevole. Ma queste comm
sciando gl’innumerabili insetti del Parnasso spagnuolo che professano
di
tutto ignorare, il signor Andres le ha mai contat
le ha mai contate fralle buone della sua nazione, egli che s’immaginò
di
avere assicurato il suo trionfo colla Celestina a
dee, però dissimularsi che nè gl’Impegni in sei ore, nè la Confusione
di
un Giardino ho mai veduto rappresentare in Madrid
olarità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni
di
una dama bizzarra che vuol parere superiore all’a
fronte dell’originale. Che vivacità in Moreto! Che delicato contrasto
di
un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di
e delicato contrasto di un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e
di
un amor nascente nel cuore di Diana! Che interess
oglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di un amor nascente nel cuore
di
Diana! Che interesse in tutta la favola progressi
e trasportò l’azione fra remotissimi principi Greci d’Elide, d’Itaca,
di
Pilo e della Messenia; e con ciò alla bella prima
on ciò alla bella prima ne diminuì l’evidenza e l’interesse, che fuor
di
dubbio noi prendiamo più facilmente per oggetti c
so Polilla spagnuolo comparisce un freddo buffone. Appresso l’Eurialo
di
Moliere, che è il conte di Urgel di Moreto, intro
isce un freddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere, che è il conte
di
Urgel di Moreto, introduce il suo stratagemma di
reddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere, che è il conte di Urgel
di
Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi
iere, che è il conte di Urgel di Moreto, introduce il suo stratagemma
di
fingersi nemico d’amore spogliato di circostanze
to, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico d’amore spogliato
di
circostanze che l’accreditino, ed in un modo lang
a principessa d’Elide entra nell’impegno d’innammorare Eurialo, copre
di
gelo l’invenzione di Moreto. Je vous avove (att
entra nell’impegno d’innammorare Eurialo, copre di gelo l’invenzione
di
Moreto. Je vous avove (atto 2 scena 5) que cela
cette hauteur. Qual differenza da queste parole a quelle della scena
di
Diana con Cintia in cui nasce l’impegno di lei! C
arole a quelle della scena di Diana con Cintia in cui nasce l’impegno
di
lei! Con quanta energia ella s’irrita alla fredde
sce l’impegno di lei! Con quanta energia ella s’irrita alla freddezza
di
Carlo! Qual pennellata maestrevole in questi due
rendir à este necio, ne’ quali tutta si manifesta l’anima orgogliosa
di
Diana, e la facilità ch’ella si lusinga d’incontr
essi dalla singolare attrice Mariquita Ladvenant con tal sagace misto
di
certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di un ri
Mariquita Ladvenant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa,
di
dispetto, e di un riso ironico, che pareva di ave
nant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e
di
un riso ironico, che pareva di aver letto nell’an
rta sicurezza maestosa, di dispetto, e di un riso ironico, che pareva
di
aver letto nell’anima di Moreto. Nè anche la copi
i dispetto, e di un riso ironico, che pareva di aver letto nell’anima
di
Moreto. Nè anche la copia francese rappresenta in
a copia francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali
di
una scena della II giornata, in cui Carlo cade a
bellezza della scena della III giornata, in cui Carlo si finge preso
di
un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelo
preso di un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelosia finisce
di
trionfare del cuore di Diana. E finalmente la lan
chiede in isposa, così che la gelosia finisce di trionfare del cuore
di
Diana. E finalmente la languidezza, con cui la pr
a d’Elide vuole esigere da Aglante che la vendichi rifiutando la mano
di
Eurialo, se si confronti colle infocate espressio
utando la mano di Eurialo, se si confronti colle infocate espressioni
di
Diana gelosa, superba e disprezzata, rassomiglia
ba e disprezzata, rassomiglia un suoco fiaccamente dipinto alla vista
di
una fornace ardente. Anche l’altro valoroso comic
ace ardente. Anche l’altro valoroso comico francese Regnard rimase al
di
sotto di Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi var
te. Anche l’altro valoroso comico francese Regnard rimase al di sotto
di
Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene
to nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene piacevoli della commedia
di
Moreto la Occasion hace el ladron. In essa una ba
baligia cambiata ed un nome preso a caso da un cavaliere cui importa
di
non esser conosciuto, forma un intrigo assai viva
che situazioni, e con verità dipinti i caratteri, specialmente quello
di
don Manuel de Herrera in cui sí ravvisa un natura
purchè non rubino; quasi che l’infamia dipenda da questo solo genere
di
delitti. Il sign. Linguet ha renduto a Moreto tut
utta la giustizia per questa favola preferendola a quella de’ Menecmi
di
Regnard. Egli l’ha inserita nel suo Teatro Spagnu
orte, e con No puede ser guardar la muger. Il Parecido è una commedia
di
rassomiglianza che ha varie scene piacevoli, e do
damenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole
di
cattivo esempio che danno peso appo i volgari all
appo i volgari alle massime perverse del libertinaggioa. Termineremo
di
parlar del Moreto colla commedia intitolata el Va
tutto il vigore il governo feodale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre
di
Castiglia padrone di Alcalà e delle città, castel
overno feodale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre di Castiglia padrone
di
Alcalà e delle città, castelle e villaggi che le
delle città, castelle e villaggi che le sono intorno, vantandosi egli
di
passeggiare sempre per le proprie possessioni pe
li di passeggiare sempre per le proprie possessioni per dieci miglia
di
circuito , e queste non ottenute già per mercede
à per mercede da qualche sovrano, ma guadagnate contro i Mori a colpi
di
lancia. Egli gonfio non meno della ricchezza, che
derne le ingiustizie e le violenze; e vien descritto come ingannatore
di
nobili donzelle deluse con parola di matrimonio,
vien descritto come ingannatore di nobili donzelle deluse con parola
di
matrimonio, e poi rifiutate con discortesia e dis
atrimonio, e poi rifiutate con discortesia e disprezzo, come rapitore
di
spose illustri, come derisore dell’autorità reale
orità reale quando si tratta della sua pretesa giurisdizione. È degna
di
osservarsi l’ultima scena della prima giornata, i
iceve nella propria casa il re don Pietro detto il crudele in qualità
di
un privato cortigiano chiamato Aguilera. Don Tell
lzandosi ne lo riprende con bizzarria; ma don Tello quasi sdegnandosi
di
corrucciarsi con una persona tanto, al suo creder
on tranquilla superiorità, Sientese el buen Aguilera. Questo tratto
di
alterigia è vendicato nella II giornata. Don Tell
o tempo il sovrano, il quale esce al fine ad ascoltarlo, ma mostrando
di
leggere una lettera, nè badando a don Tello che g
ipoi don Tello pe’ suoi delitti è condannato a morte. Perchè egli più
di
una volta ha mostrato disprezzo del valor persona
ode, per ordine secreto del sovrano è condotto fuori della prigione e
di
Madrid. Il re senza farsi conoscere duella con lu
enza farsi conoscere duella con lui, lo disarma, e si scopre, godendo
di
avere umiliato e convinto l’orgoglioso vassallo n
ioso vassallo non meno del proprio podere che della gagliardia. Prima
di
passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ult
l proprio podere che della gagliardia. Prima di passare alle commedie
di
Antonio Solis, quest’ultima favola del Moreto ci
con cui nel tempo della cena ragiona allegramente, ed intende parlar
di
se senza le basse lusinghe cortigianesche da un u
ntende parlar di se senza le basse lusinghe cortigianesche da un uomo
di
buon carattere, e fornito di saviezza. L’altra co
basse lusinghe cortigianesche da un uomo di buon carattere, e fornito
di
saviezza. L’altra commedia, el Sabio en su retiro
ili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il savio, e quello
di
un uomo di campagna pieno di virtù, e di buon sen
essa il carattere del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo
di
campagna pieno di virtù, e di buon senso naturale
del re Alfonso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno
di
virtù, e di buon senso naturale. Interessante sin
nso detto il savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù, e
di
buon senso naturale. Interessante singolarmente è
nte singolarmente è la scena della loro cena; ed i discorsi del re, e
di
Juan Pasqual sono ben degni degli elogii de’ gior
Juan Pasqual sono ben degni degli elogii de’ giornalisti francesi, e
di
Linguet. I miei leggitori vedranno forse con piac
I miei leggitori vedranno forse con piacere tradotto qualche squarcio
di
questa favola; ed io prescelgo un discorso di Jua
adotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso
di
Juan Pasqual, col quale s’indirizza all’autore de
a all’autore della natura, perchè ne manifesta il carattere. Arbitro
di
natura, alto sovrano Della terra e del ciel, qual
no Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla tua pietà, che
di
tai doni Sì mi colmasti, che quanto si scopre Dal
i colmasti, che quanto si scopre Dalla vicina rupe a quella valle Che
di
alte olive sì folta verdeggia, Tutto a me serve!
copiosi favia Quanto mele raccolgono, al suol quanti Gravosi tralci
di
dolcissime uve Inchina il ricco peso, quanti mont
ro Nacqui, e dodici lustri io vissi lieto ; Nè il re vidi giammai, nè
di
Siviglia L’altera corte, e sol due leghe appena L
è ben somma follia Per cader poi con più fatal ruina. Temo l’esempio
di
robusta quercia Che de’ venti al soffiar spesso s
Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo
di
Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente i
il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente il nome
di
novella drammatica. Vi si vede un re d’Inghilterr
’autore ne tolse l’argomento dalle favole del Moreto e dell’anonimo o
di
Matos. Non per tanto m. Sedaine, che ha scritto i
, e m. Collet autore della Partie de chasse de Henri IV, confessarono
di
aver seguita la favoletta inglese, ignorando che
nio Solis. Senza eccettuarne l’istesso Moreto, egli ha rispettate più
di
ogni spagnuolo le regole del verisimile. Circa l’
pettate più di ogni spagnuolo le regole del verisimile. Circa l’unità
di
tempo quasi mai non si valse della libertà nazion
di tempo quasi mai non si valse della libertà nazionale nelle favole
di
spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiqu
ertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno
di
ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. No
di spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiquatr’ore, e talora
di
poco eccede i due. Non manca di colpi di teatro e
un giorno di ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca
di
colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera
di ventiquatr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca di colpi
di
teatro e di comiche situazioni, e supera l’istess
tr’ore, e talora di poco eccede i due. Non manca di colpi di teatro e
di
comiche situazioni, e supera l’istesso Calderòn s
’eleganza nella proprietà della comica locuzione, non vedendosi nelle
di
lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali c
della comica locuzione, non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi
di
stravaganze ne’ quali cade Calderòn. Solis fa par
li si tradusse in prosa intitolandola Proteggere l’inimico che ha più
di
una situazione interessante, locuzione propria, n
una situazione interessante, locuzione propria, nè l’azione dura più
di
due notti e tre giorni. La Xitanilla de Madrid si
la de Madrid si tradusse dal medesimo Celano col titolo la Zingaretta
di
Madrid. Una novella di Cervantes diede l’argoment
e dal medesimo Celano col titolo la Zingaretta di Madrid. Una novella
di
Cervantes diede l’argomento a questa favola, che
to a questa favola, che ha somma grazia in castigliano, e perde assai
di
naturalezza nelle traduzioni. Le communi passioni
nno in essa un grazioso e nuovo colorito. La durata dell’azione passa
di
poche ore le ventiquattro. Sebbene per le passion
grazia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più
di
una fiata ho veduta rappresentare questa commedia
i applauso, benchè per differenti pregi, si segnalarono nel carattere
di
Preziosa. Rendevasi accetta la prima per certa gr
rasparire in mezzo ai modi ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto
di
grazia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conv
n mezzo ai modi ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia,
di
spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad una
di ed ai gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito e
di
nobiltà mirabilmente conviene ad una giovinetta d
azia, di spirito e di nobiltà mirabilmente conviene ad una giovinetta
di
sommo talento e vivacità ma disdegnosa e bizzarra
ma disdegnosa e bizzarra ancor nell’amore, la quale in fine si scopre
di
esser nata di famiglia distinta. Si fece ammirare
e bizzarra ancor nell’amore, la quale in fine si scopre di esser nata
di
famiglia distinta. Si fece ammirare in seguito la
presentazione fattasene nel 1781 per la viva imitazione delle maniere
di
quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi n
i quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza
di
una grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapp
rla nel passar che fece il Conte d’Artois per Madrid andando al campo
di
San Roque; ma dopo la prima scena ella cadde in u
venne che la Graziosa per nome Apollonia supplisse sul fatto la parte
di
Preziosa; nè poichè si riebbe dalla nuova infermi
del Solis è il Doctor Carlino, la quale anche si contiene nel termine
di
poco più di un giorno. Il personaggio che dà il t
il Doctor Carlino, la quale anche si contiene nel termine di poco più
di
un giorno. Il personaggio che dà il titolo alla f
e i costumi e le leggerezze giovanili. È posta in vista la galanteria
di
una dama ed un cavaliere che mostrano di amarsi,
posta in vista la galanteria di una dama ed un cavaliere che mostrano
di
amarsi, avendo però ciascuno più d’un intrigo amo
fo nel comporre gli autos sacramentales; ma egli risolutamente ricusò
di
porvi la mano, confessandosi insufficiente di seg
li risolutamente ricusò di porvi la mano, confessandosi insufficiente
di
seguirlo in tal carriera. Verisimilmente questo v
Verisimilmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia nè
di
Lope nè di Calderòn nè de’ loro seguaci, nell’irr
nte questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia nè di Lope nè
di
Calderòn nè de’ loro seguaci, nell’irregolarità d
ncora gl’incovenienti e le mostruosità annesse a quell’informe specie
di
dramma. Si avvicinano a’ soprallodati poeti il m
è oggi poche se ne rappresentino. Comparisce alcuna volta la commedia
di
Alarcòn intitolata No ay mal que por bien no veng
de Don Blas. Scorgesi in essa veramente la solita viziosa mescolanza
di
grandi interessi reali con avventure mediocri e d
viziosa mescolanza di grandi interessi reali con avventure mediocri e
di
persone tragiche con caratteri comici senza rispe
ità. Notabile nonpertanto per le stravaganze è il carattere originale
di
Don Domingo, cavaliere onorato e valoroso, ma tal
propria libertà, che giugne all’eccesso e ne diviene ridicolo. Il re
di
Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura d
ne ridicolo. Il re di Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura
di
andar con gli altri nobili a corteggiarlo. Il re
i lo prega che se continua a dimorare in Zamora gli risparmii l’onore
di
più chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantand
ù chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantando? Per goder da vicino
di
quella musica, senza invito monta su e si pone a
n servo che oltre ad un parasole porta sotto il braccio uno scabello,
di
cui Don Domingo si serve in istrada quando vuol r
ca il buffonesco della farsa, è non per tanto interessante pel valore
di
cui è dotato, e per la fedeltà che in ogni incont
fedeltà che in ogni incontro mostra verso il sovrano. Tralle commedie
di
Antonio Zamora che raccolte in due tomi si sono i
refisso che non arrivi, nè debito che non si paghi; ed è il Convitato
di
pietra in parte rettificato. Zamora spogliò la mo
ra in parte rettificato. Zamora spogliò la mostruosa favola del frate
di
molte inverisimiglianze; colorì assai meglio il c
ta ed uccide Don Giovanni. Quanto al tempo egli si permise la licenza
di
tre mesi d’intervallo dal I al II atto, nel qual
a. Anche lo stile è più sobrio e lontano da molte stranezze nazionali
di
que’ tempi. L’altra commedia del Zamora solita a
olita a rappresentarsi è l’Hechizado por fuerza, l’ammaliato a forza,
di
cui lo stile, l’azione, i caratteri si contengono
orza, di cui lo stile, l’azione, i caratteri si contengono ne’ limiti
di
quel genere comico che si appressa alla farsa. Pe
mese; come altresi in quella del luogo, benchè non esca da’ contorni
di
Madrid; ma l’uno e l’altro difetto rimarrebbe dis
endosene alcuni versi. Poche commedie spagnuole hanno la piacevolezza
di
questa ridicola favola. El Castigo de la miseria
ridicola favola. El Castigo de la miseria, il castigo dell’avarizia
di
Giovanni La-Hoz lascia alla critica poche cose da
a poche cose da censurare, e non poche da lodare. La sudicia avarizia
di
Don Marcos Gil, che oltrapassa gli Euclioni e gli
pagoni, è colorita con tratti vigorosi e ben punita con un matrimonio
di
una finta ricchezza di una vedova indiana che in
tratti vigorosi e ben punita con un matrimonio di una finta ricchezza
di
una vedova indiana che in effetto è una povera do
nta ricchezza di una vedova indiana che in effetto è una povera donna
di
Salamanca. Anche questa favola partecipa assai de
l Sarto del Campiglio, il Duello contra l’Innamorata. Non v’ha regola
di
verisimile che in esse non si trasgredisca, nè st
ha regola di verisimile che in esse non si trasgredisca, nè stranezza
di
stile che non possa notarvisi; e pur vi si scorge
a lezione scenica a’ principi col medesimo intento che ebbe il signor
di
Marmontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario
ipi col medesimo intento che ebbe il signor di Marmontel ne’ discorsi
di
Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro di t
armontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro
di
tal Francese la morale e la politica che vi si sp
da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza, e da più errori
di
calcolo politico e morale, oltre a quelli di reli
glianza, e da più errori di calcolo politico e morale, oltre a quelli
di
religione; così nel dramma spagnuolo la lezione c
osta. Un vassallo ardito che crede avere studiato, censura il governo
di
Trajano, e si ribella. L’imperadore benigno per c
radore benigno per castigarlo se l’associa al trono. Il suo disegno e
di
mostrare che non vale lo studio scompagnato dall’
ima: que no es ciencia que se studia la del reinar , cioè che l’arte
di
regnare non si studia, la quale è manifestamente
te falsa. Studio richiede il regno; ma studio saldo, profondo; studio
di
cognizioni immediatamente necessarie a’ diversi r
e; studio non iscompagnato dall’intelligenza degli affari. Il Camillo
di
Candamo avea studiato male; si doveva dunque inse
non a disprezzare i libri, ma bensì a saperli scegliere per l’oggetto
di
studiar l’arte di regnare, e che questa si appren
i libri, ma bensì a saperli scegliere per l’oggetto di studiar l’arte
di
regnare, e che questa si apprende non meno ne’ bu
solano pregiudizio contro il sapere. Se i principi studieranno l’arte
di
cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in ve
ieranno l’arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece
di
quella di regnare, diventeranno musici, ballerini
arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece di quella
di
regnare, diventeranno musici, ballerini e rimator
come Alfonso che fu detto il Savio, studieranno l’astronomia a segno
di
credersi abili a dar consigli all’Autor delle cos
ranno astronomi temerarii e principi inetti. Ma se impareranno l’arte
di
ben conoscere i proprii popoli, di pesarne l’ener
i inetti. Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprii popoli,
di
pesarne l’energia, di dirigerla a vantaggio dello
ranno l’arte di ben conoscere i proprii popoli, di pesarne l’energia,
di
dirigerla a vantaggio dello stato, di calcolarne
i popoli, di pesarne l’energia, di dirigerla a vantaggio dello stato,
di
calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne
gerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza,
di
moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti,
to, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e
di
correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ p
e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti,
di
animarne la virtù co’ premii in vece di scoraggia
i e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premii in vece
di
scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli erro
i animarne la virtù co’ premii in vece di scoraggiarla col disprezzo,
di
emendarne gli errori da padre e non da despoto; i
e degni principi. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri
di
ogni classe di uomini, a scemare i loro bisogni e
i. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri di ogni classe
di
uomini, a scemare i loro bisogni e per conseguenz
i, a scemare i loro bisogni e per conseguenza i loro delitti, in vece
di
aumentarli, e si faranno istruire da’ veri filoso
ienziati, essi riscuoteranno gli applausi universali e l’approvazione
di
se stessi. Se s’illumineranno co’ viaggi, co’ lib
la conversazione de’ sapienti e de’ buoni, come fece Pietro il grande
di
Russia, e come hanno fatto a’ nostri giorni diver
alora discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose
di
una legione di comentatori, come pensò in Napoli
e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione
di
comentatori, come pensò in Napoli Carlo III Borbo
eranno i soggetti e se stessi felici e gloriosi. Adunque dalla favola
di
Candamo risulta uno sciocco insegnamento, cioè ch
richiede disposizione naturale, studio ostinato e pratica ragionata,
di
grazia l’arte di regnare ch’è l’ultimo sforzo del
zione naturale, studio ostinato e pratica ragionata, di grazia l’arte
di
regnare ch’è l’ultimo sforzo dell’umana ragione,
a, senza aver coltivata la ragione? ogni arte che si acquista a forza
di
pratica materiale, s’impara errando, e gli errori
ori de’ principi sono sempre fatali. Questo soltanto che nella favola
di
Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’esem
nella favola di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’esempio
di
Camillo questa verità morale, cioè che un princip
e delizie concesse a’ privati. E questa verità imparata colla pratica
di
un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le a
E questa verità imparata colla pratica di un lungo regno ha prodotto
di
tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocle
ratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni
di
Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di
un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla,
di
Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina d
a prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano,
di
Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’
di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat,
di
Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra comme
tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V,
di
Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Canda
icazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina
di
Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto
o, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia
di
Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza d
. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza
di
affari pubblici di affetti privati, e di accident
di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza di affari pubblici
di
affetti privati, e di accidenti mal disposti con
l Campiglio è una mescolanza di affari pubblici di affetti privati, e
di
accidenti mal disposti con qualche situazione int
tortuose. Una dama bizzarra esige dall’amante infedele un giuramento
di
non palesarla, e prende l’apparenza di un princip
’amante infedele un giuramento di non palesarla, e prende l’apparenza
di
un principe nella corte della sua rivale. Col nom
into, altro non potendo, sfida l’amante. Egli trovasi nell’angustia o
di
combattere contro una donna amata nella pubblica
ustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica piazza, o
di
rimaner disonorato, o di mancare al giuramento fa
tro una donna amata nella pubblica piazza, o di rimaner disonorato, o
di
mancare al giuramento fatto di non iscoprirla. Ma
ica piazza, o di rimaner disonorato, o di mancare al giuramento fatto
di
non iscoprirla. Ma toccando a lui l’elezione dell
Ma toccando a lui l’elezione dell’armi, esce dall’impegno scegliendo
di
combattere colla sola spada e col petto nudo non
o scegliendo di combattere colla sola spada e col petto nudo non solo
di
armi ma di vesti. La donna altera vinta da questo
o di combattere colla sola spada e col petto nudo non solo di armi ma
di
vesti. La donna altera vinta da questo artificio
ianto. Nel tempo stesso l’innamorato, il quale si era raffreddato nel
di
lei amore per un sospetto ingiusto, si trova disi
ingiusto, si trova disingannato per altri accidenti, e le dà la mano
di
sposo, Questo scioglimento curioso ha renduto not
l Calderòn, i quali con minor vena, fuoco e felicità hanno seguito il
di
lui metodo. Io potrei impinguare questa parte del
odo. Io potrei impinguare questa parte del mio libro con più migliaja
di
commedie e de’ già nominati scrittori e di molti
mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nominati scrittori e
di
molti altri, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz
i, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz, Huerta, Zarate, Monroy, Anna
di
Caro ecc. Ma qual vantaggio o diletto apporterebb
nna di Caro ecc. Ma qual vantaggio o diletto apporterebbe un catalogo
di
favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di
iletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte,
di
gusto e di giudizio? Qual gloria alla nazione num
rterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e
di
giudizio? Qual gloria alla nazione numero sì gran
te, di gusto e di giudizio? Qual gloria alla nazione numero sì grande
di
talenti abbandonati al trasporto di una immaginaz
ria alla nazione numero sì grande di talenti abbandonati al trasporto
di
una immaginazione calda e disordinata, ed innamor
al trasporto di una immaginazione calda e disordinata, ed innamorati
di
un parlar gergone metaforico enimmatico gigantesc
sco? Essi tutto posero lo studio a riempiere le sregolate loro favole
di
ripetute impertinenti descrizioni e pitture di ca
sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture
di
cavalli, tori, armature, navi, giardini, palagi,
i, giardini, palagi, duelli, battaglie navali e terrestri, naufragii,
di
avventure romanzesche di ogni maniera. Questi orn
li, battaglie navali e terrestri, naufragii, di avventure romanzesche
di
ogni maniera. Questi ornamenti ridondanti strani
arono negli ultimi tre secoli contro le follie teatrali, lusingandosi
di
arrestare l’inondazione fangosa colle loro letter
espressioni dal Canariese Giovanni Ceverio de Vera, morto in concetto
di
santità nel 1600, con un dialogo contro le commed
e sono le commedie che da tali rimproveri si esimono. Ma non lasciamo
di
dire che se essi al loro sale nativo, alla vivaci
ilezione che hanno pel teatro, accoppiato avessero un prudente timore
di
offendere la verisimiglianza, e si fossero appigl
e giornate, o dicansi atti, ma sì bene una rappresentazione de’ fatti
di
essa in tre favole separate. Trattasi nell’atto p
i essa in tre favole separate. Trattasi nell’atto primo dell’incontro
di
Nino con Semiramide moglie di Mennone, cui il re
Trattasi nell’atto primo dell’incontro di Nino con Semiramide moglie
di
Mennone, cui il re propone di cedergliela; e ricu
’incontro di Nino con Semiramide moglie di Mennone, cui il re propone
di
cedergliela; e ricusando egli, il regliela toglie
al terzo atto, in cui si tratta della dichiarazione che fa Semiramide
di
esser donna, della cessione dello scettro a Ninia
sioni, ed è la più spropositata delle favole del Virues. Ad eccezione
di
uno o di due personaggi che poco figurano nella m
è la più spropositata delle favole del Virues. Ad eccezione di uno o
di
due personaggi che poco figurano nella multiplici
ri in una volta; talche soleva dire un erudito spagnuolo, che in vece
di
una tragica azione gli sembrava una rappresentazi
, che in vece di una tragica azione gli sembrava una rappresentazione
di
una peste. Tutto in essa è sconcerto, stranezza,
ce in atrocità. Muojono in essa intorno a cinquantasei persone, oltre
di
una galera bruciata con tutto l’equipaggio e i pa
una galera bruciata con tutto l’equipaggio e i passeggieri. La furia
di
Atila non disapprovata dal signor Montiano, mi se
l dramma. Atila dovrebbe dipingersi furioso, se non come Oreste pieno
di
rimorsi, almeno come dominato dall’ira in estremo
un pazzo. La terza tragedia la Infeliz Marcela non è solo una specie
di
novella, come diceva il medesimo Montiano, ma un
na specie di novella, come diceva il medesimo Montiano, ma un tessuto
di
scene sconnesse, improprie, talvolta buffonesche,
tinue, lo stile ineguale, ora plebeo della feccia del volgo, ora fuor
di
proposito elevato, sempre sconvenevole e lontano
d’Isabella condotta da tre seguaci del suo amante e restata in potere
di
uno di essi preso per lei d’amore, il quale allon
lla condotta da tre seguaci del suo amante e restata in potere di uno
di
essi preso per lei d’amore, il quale allontanato
, invia Ismenio a procurare un cocchio, e ferisce Tersillo che ricusa
di
secondarlo. Marcella tenta di fuggire; Alarico la
cocchio, e ferisce Tersillo che ricusa di secondarlo. Marcella tenta
di
fuggire; Alarico la trattiene; accorrono alle gri
Marcella tenta di fuggire; Alarico la trattiene; accorrono alle grida
di
lei alcuni banditi, ed Alarico fugge. Formio capo
resto in avventure mal accozzate, in bassezze e indecenze. La favola
di
Elisa Dido non rappresenta questa regina di Carta
ze e indecenze. La favola di Elisa Dido non rappresenta questa regina
di
Cartagine amante di Enea come immaginò Virgilio.
avola di Elisa Dido non rappresenta questa regina di Cartagine amante
di
Enea come immaginò Virgilio. La favola spagnuola
he Jarba vuol contrarre con Didone. Ella tuttochè piena della memoria
di
Sicheo, promette nella prima scena di unirsi all’
la tuttochè piena della memoria di Sicheo, promette nella prima scena
di
unirsi all’Affricano. Alcuni capitani suoi vassal
ri, e rimangono uccisi. L’ambasciadore moro torna a Didone, ed a nome
di
Jarba le presenta una spada, una corona ed un ane
nze ove dimorava Didone, e si vede questa regina trafitta dalla spada
di
Jarba ed ha la corona a’ piedi ed una lettera in
uto in iscena unicamente a leggere quel foglio e a disporre l’esequie
di
Didone) comprende dalla lettera che la regina per
ha scelta la morte. Impone dunque, altro non potendo, a’ Cartaginesi
di
adorarla come una divinità, e finisce la tragedia
atti sono ripieni d’inutili inverisimili e freddi amori de’ capitani
di
Dido e di un racconto de’ suoi andati casi impert
ripieni d’inutili inverisimili e freddi amori de’ capitani di Dido e
di
un racconto de’ suoi andati casi impertinentement
si rispettano le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità
di
tempo o di luogo. Il signor Lampillas poco intell
no le regole; ma per regole egli intende soltanto le unità di tempo o
di
luogo. Il signor Lampillas poco intelligente di p
o le unità di tempo o di luogo. Il signor Lampillas poco intelligente
di
poesia che volle parlar di drammatica, stimò ques
ogo. Il signor Lampillas poco intelligente di poesia che volle parlar
di
drammatica, stimò questa Dido una tragedia perfet
Dido una tragedia perfetta. Compete questo suo decreto ad una favola
di
cui tre atti almeno sono inutili, e nella quale D
e la necessità che l’astringe a promettersi a Jarba, è posta nel caso
di
darsi la morte per non isposarlo? Ciò è tanto più
in iscena sì tardi, si dimostra ben lontano da ogni fierezza, dotato
di
un cuor compassionevole e religioso. Si dirà perf
e Ismenia, personaggi totalmente oziosi, la riempiono sino alla noja
di
declamazioni e di racconti gratuiti e seccanti ?
aggi totalmente oziosi, la riempiono sino alla noja di declamazioni e
di
racconti gratuiti e seccanti ? È argomento di per
noja di declamazioni e di racconti gratuiti e seccanti ? È argomento
di
perfezione, che mentre i personaggi subalterni ci
intitolata Pompeyo compose Cristofero de Mesa traduttore dell’Iliade
di
Omero, e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 161
ose Cristofero de Mesa traduttore dell’Iliade di Omero, e dell’Eneide
di
Virgilio impressa nel 1615, ed anche dell’Ecloghe
araviglia che un ingegno così esercitato, e che oltreacciò pregiavasi
di
avere per ben cinque anni frequentato, ed ascolta
sistema erroneo de’ compatriotti, anzi che l’esempio degli antichi e
di
Torquato. Il suo Pompeo comparisce in Lesbo, pass
ontare altre tragedie del XVII secolo, che la traduzione delle Troadi
di
Seneca fatta da Giuseppe Antonio Gonzalez de Sala
superò l’originale in gonfiezza, come pure l’Hercules Furente y Oeteo
di
Francesco Lopez de Zarate pubblicata con altre op
è queste nè quelle del Virues sono mai state rappresentate ne’ teatri
di
Madrid negli anni che io vi dimorai. Tale è la st
simi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su
di
essi particolareggiare, ed accennarne con fondame
, e le bellezze, delle quali non ancora si erano avvisati i nazionali
di
far diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro
diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno
di
fare una collezione di favole sceniche spagnuole
ssa questo mio lavoro inspirar loro il disegno di fare una collezione
di
favole sceniche spagnuole scelta e ragionata, mil
on da noverarsi gli scritti de’ Lampillas, dei Garcia de la Huerta, e
di
altri simili tagliacantoni letterarii, ed infedel
ta, e di altri simili tagliacantoni letterarii, ed infedeli adulatori
di
se stessi, e de i difetti del teatro nazionale. A
agnuolo qual mi vollero dipingere, sarò tenuto per uno de’ benemeriti
di
una nazione, di cui non meno nel Discorso sopra l
vollero dipingere, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione,
di
cui non meno nel Discorso sopra le sviste del Lam
Montiano che riprende i riferiti difetti degli attori nazionali. Ma i
di
lui clamori non sono stati ancora ascoltati. a.
Zelos, significando zelo la prima, e gelosia la seconda senza bisogno
di
cangiar voce. a. L’abate Arnaud nel tomo II dell
cangiar voce. a. L’abate Arnaud nel tomo II della Gazette litteraire
di
Parigi mostrò con candidezza quanto il Cornelio t
uti sacramentali con due Discorsi intitolati Desengaños. a. Marianna
di
religione ebrea e della stirpe sacerdotale degli
abbondante, e forse rappresenta meglio il primo impeto della passione
di
lei, ma mi è sembrato estremamente ricercato, ed
a. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso una specie
di
delirio, facendo che Dorotea in quello stato dubi
ubiti se il Cagnerì sia una nuvola nera che si abbassi al mare delle
di
lei lagrime per poi precipitare in diluvio che in
per poi precipitare in diluvio che inondi la terra . Si è tralasciato
di
tradurre questo gergo contrario al vero e alla pa
o a porsi nelle relaciones. Dorotea gli dice che si volgeranno contro
di
lui cielo, sol, luna, estrellas, hombres, aves, f
me sono el Job de las mugeres, los Vandos da Rabenna ecc. E’ migliore
di
queta el Galàn de su Muger. a. L’originale veram
delle puerilità dello scorso secolo. Coprono, si dice in tanti versi,
di
tal sorte la campagna i miei armenti, che quando
ix des petites pièces du Thèätre Anglois che vi ha inserita la favola
di
Dodsley commenda l’autore di essa come uomo onest
tre Anglois che vi ha inserita la favola di Dodsley commenda l’autore
di
essa come uomo onesto e scrittore filosofo che no
l’autore di essa come uomo onesto e scrittore filosofo che non perde
di
vista la correzione de’ costumi e la proscrizione
la correzione de’ costumi e la proscrizione del ridicolo; ma confessa
di
non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole di
dicolo; ma confessa di non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole
di
teatro lo credo che il maggior difetto di essa si
aviezza d’intrigo nè regole di teatro lo credo che il maggior difetto
di
essa sia che manchi d’interesse tanto il caratter
anchi d’interesse tanto il carattere del Mugnajo quanto l’avvenimento
di
Pegny col Milord, il quale interesse ben si trova
nteresse ben si trova nelle indicate favole spagnuole. a. Mi astengo
di
allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramos
trova nelle indicate favole spagnuole. a. Mi astengo di allegar quì
di
nuovo i testimoni nazionali bramosi di una riform
a. Mi astengo di allegar quì di nuovo i testimoni nazionali bramosi
di
una riforma nelle patrie scene, avendogli citato
i citato nel mio Discorso Storico-critico contro le strane asserzioni
di
Saverio Lampillas. a. L’abbate Lampillas travede
mestiere e della vita laboriosissima de’ commedianti Spagnuoli . Può
di
ciò vedersi Nicolàs Antonio, ed il mio Discorso S
s dunque raccoglieva qualche notizia per lo più falsa da alcun Huerta
di
Madrid sulla letteratura teatrale spagnuola e su
ie della vera commedia noi contiamo, la Tenera, e la Piacevole, prima
di
parlar della Commedia Italiana che troviamo allig
Commedia Tenera. La tragedia grande e la domestica si prefige
di
eccitare il pianto, ed esclude ogni riso: la comm
iversi modi, e non esclude certo pianto. Se voi fate una tela lugubre
di
persone private che ecciti il terrore, producete
cangiate in una lodevole commedia tenera. Adunque quest’ultima specie
di
commedia presenta tutti i vantaggi della sensibil
ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono
di
disperazione, i pericoli grandi. L’amor tenero di
e nella Sorella. Non sono le lagrime che rendono difettose le favole
di
Sedaine, Mercier e tanti altri; ma il tuono tragi
la Pamela e della Nanina da quello che colorisce le favole lagrimanti
di
Sedaine o di Mercier! Gli autori francesi che a m
ella Nanina da quello che colorisce le favole lagrimanti di Sedaine o
di
Mercier! Gli autori francesi che a me sembra che
si che a me sembra che siensi contenuti alcune volte in questa specie
di
commedia senza cadere nelle lagrimanti, sono: La
di commedia senza cadere nelle lagrimanti, sono: La Chaussèe, madama
di
Graffigny, Voltaire, e Collet. Nivelle de la Cha
a può avere certe lagrime senza cangiar natura. Un marito che temendo
di
coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati
certe lagrime senza cangiar natura. Un marito che temendo di coprirsi
di
ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici c
ici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro
di
voler palesare a lei il suo affetto colla segrete
e della consorte che l’ama; simile argomento, dico, è un vago innesto
di
costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza
l’ama; simile argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti,
di
tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta
rgomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e
di
piacevolezza comica, che manifesta il pregio dell
comica, che manifesta il pregio della commedia tenera. A torto contro
di
questo genere si sarebbero scagliati Chassiron, P
cittadina, se la Chaussèe avesse con pari felicità proseguito. Ma la
di
lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul
esse con pari felicità proseguito. Ma la di lui Melanida è una specie
di
romanzo fondato sul cangiamento di un nome, e tro
Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul cangiamento
di
un nome, e troppo lontana dall’esser commedia, be
l favola voluto valersi delle fate e delle trasformazioni. Francesca
di
Graffigny nata in Nansi nel 1695 e morta in Parig
95 e morta in Parigi nel 1758 diede al pubblico Cenia sotto il titolo
di
pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di gov
o Cenia sotto il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna
di
governo di m. de la Chaussèe senza uguagliare l’o
to il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di governo
di
m. de la Chaussèe senza uguagliare l’originale. N
nteresse ed essendo stata rappresentata assai bene nel 1750, malgrado
di
essere sfornita di veri colori comici, riuscì mir
stata rappresentata assai bene nel 1750, malgrado di essere sfornita
di
veri colori comici, riuscì mirabilmente e si è an
ta e tradotta altrove. In seguito l’autrice diede al teatro la Figlia
di
Aristide del medesimo genere, la quale non ebbe u
lgenza era passato . La Pamela del Goldoni tratta dal celebre romanzo
di
Richardson mosse verisimilmente Voltaire a compor
Parigi, non si accolse troppo favorevolmente. L’azione è più semplice
di
quella della Pamela; ha di più il merito di esser
po favorevolmente. L’azione è più semplice di quella della Pamela; ha
di
più il merito di essere bene scritta in versi; i
. L’azione è più semplice di quella della Pamela; ha di più il merito
di
essere bene scritta in versi; i costumi vi sono t
della fanciulla; perchè Nanina al più vien riconosciuta per figliuola
di
un soldato nato in una onesta famiglia, là dove i
figliuola di un soldato nato in una onesta famiglia, là dove il padre
di
Pamela nella commedia italiana si scopre un Signo
le passioni hanno maggior forza nella Pamela: il contrasto nel cuore
di
Milord dell’amore e della nobiltà più vivace e te
ttenzione, specialmente col contrasto del Cavaliere viaggiatore pieno
di
leggerezze. In fatti la Pamela non invecchiò per
pieno di leggerezze. In fatti la Pamela non invecchiò per lunga serie
di
anni finchè non si alterò il gusto comico italian
istendo alla seduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel
di
lui Teatro di società si osservano varie scene ec
eduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel di lui Teatro
di
società si osservano varie scene eccellenti. Senz
evenimenti è questa favola ben lontana da que’ drammi così poco degni
di
stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadi
ntana da que’ drammi così poco degni di stima che vanno sotto il nome
di
tragedie cittadinesche e di commedie lagrimanti,
co degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadinesche e
di
commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il si
e di commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il sig. Collè ha non
di
rado manifestato disprezzo».«Questa favola è nel
rado manifestato disprezzo».«Questa favola è nel gusto delle commedie
di
Terenzio, i sentimenti sono veri, i caratteri ben
edia può appassionarsi, adirarsi, intenerire, purchè non trascuri poi
di
far ridere la gente onesta. Comprese questa medes
ta. Comprese questa medesima differenza fin anche Chassiron tesoriere
di
Francia, il più severo valoroso ed ingegnoso oppu
volta giugnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione
di
amore di farle spandere». Al contrario non la com
gnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione di amore
di
farle spandere». Al contrario non la comprese l’a
’ Tre Secoli della Letteratura francese, che non ammette altra specie
di
commedia se non quella di Moliere, la quale è ver
tura francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella
di
Moliere, la quale è veramente ottima, ma non la s
Castres pone nella classe riprovata delle commedie dolorose la Caccia
di
Errico IV del medesimo Collè. E perchè mai? Che c
Caccia di Errico IV del medesimo Collè. E perchè mai? Che ci presenta
di
lugubre? Forse le lagrime liete e gentili che ver
in Francia. II. Commedia piacevole. Dopo i felici seguaci
di
Moliere del XVII secolo Regnard, Brueys, Dancourt
tri del XVIII Du Fresny nato nel 1648 e morto nel 1724, il quale dopo
di
aver lavorato per l’antico teatro Italiano di Par
nel 1724, il quale dopo di aver lavorato per l’antico teatro Italiano
di
Parigi insieme con Regnard, diede al Francese dic
con Regnard, diede al Francese diciotto buone commedie. Nello Spirito
di
Contraddizione, che può passare per una delle mig
ltra, il sagace osservatore scorgerà maneggiata con arte certa specie
di
ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palisso
erà maneggiata con arte certa specie di ridicolo sfuggito al pennello
di
Moliere. Palissot mostra dispiacere di non veders
ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palissot mostra dispiacere
di
non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui F
di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene
di
Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso verg
alissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il
di
lui Falso sincero, ed il Geloso vergognoso di ess
ulle scene di Parigi il di lui Falso sincero, ed il Geloso vergognoso
di
esserlo, a cui il prelodato Collè fece alcune fel
i del Du Fresny (dice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli
di
Regnard; ma il di lui stile è più puro. Io noto n
ice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard; ma il
di
lui stile è più puro. Io noto nelle sue espressio
iù puro. Io noto nelle sue espressioni certo studio non molto occulto
di
mostrarsi spiritoso.» Un personaggio comico (ben
o di mostrarsi spiritoso.» Un personaggio comico (ben diceva il sign.
di
Voltaire) non dee studiarsi di mostrarsi spiritos
ersonaggio comico (ben diceva il sign. di Voltaire) non dee studiarsi
di
mostrarsi spiritoso; e bisogna che sia piacevole
ritoso; e bisogna che sia piacevole a suo dispetto, e senza avvedersi
di
esserlo». Quindi avviene che la maniera del Du Fr
iera del Du Fresny alcuna volta degenera in affettazione, e fa perder
di
vista i personaggi imitati palesando il poeta. F
to comico, benchè non possa sostenere il confronto della piacevolezza
di
Regnard, e molto meno dello stile e delle grazie
ella piacevolezza di Regnard, e molto meno dello stile e delle grazie
di
Moliere. Istruttiva è la commedia del Dissipatore
e delle grazie di Moliere. Istruttiva è la commedia del Dissipatore e
di
sicura riuscita, e i caratteri vi sono assai ben
scita, e i caratteri vi sono assai ben dipinti: ma si vorrebbe che la
di
lui ruina venisse affrettata per altri mezzi, e s
le sue inconsiderate prodigalità, anzi che per un giuoco precipitoso
di
dubbio evento, che poteva eludere i disegni dell’
l medesimo critico passa per un capo d’opera; ma per meritare il nome
di
filosofo che ha vergogna di far sapere che sia ma
un capo d’opera; ma per meritare il nome di filosofo che ha vergogna
di
far sapere che sia maritato, non si doveano far c
pubblico che nulla in esso impara per correggersi, nè prende diletto
di
un ridicolo non manifesto. Le stravaganze solo po
molte interessanti; ma la piacevolezza non è il pregio caratteristico
di
questo commediografo pregevole. Cristofaro Barto
aro Bartolommeo Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato
di
facilità e di naturalezza nel genere comico, ma d
o Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato di facilità e
di
naturalezza nel genere comico, ma dalle strettezz
turalezza i costumi, e vi si ammira molta piacevolezza comica. Piron
di
cui si è parlato fra gli scrittori tragici, forse
poeta consolarsi coll’applauso che ottenne la sua pastorale le Corse
di
Tempe. Ma la sua gloria comica si assicurò colla
e in un giovane ben nato che sacrifica la propria fortuna alla smania
di
poetare. Giudiziosamente viene egli nella favola
a di poetare. Giudiziosamente viene egli nella favola enunciato prima
di
comparire. La serva domanda notizie distinte di l
avola enunciato prima di comparire. La serva domanda notizie distinte
di
lui ad un servo, che risponde così dipingendolo b
i si trattiene col servo su i proprii amori per una pretesa letterata
di
provincia ch’egli non conosce se non per le di le
una pretesa letterata di provincia ch’egli non conosce se non per le
di
lei poesie recate nel Mercurio. Egli prevede che
carattere che subito danno al ritratto la vera fisonomia. La Dulcinea
di
tale Don Chisciotte poetico allude all’avveniment
ia. La Dulcinea di tale Don Chisciotte poetico allude all’avvenimento
di
m. Maillard poeta brettone, il quale avendo pubbl
tone, il quale avendo pubblicate alcune poesie mediocri sotto il nome
di
Mademoiselle de Malcrais, ne ricevè gli elogii de
vè gli elogii de’ più noti poeti della Francia, e varie dichiarazioni
di
amore in versi, ma gli elogii e gli amori si conv
mori si convertirono in dispregi tosto che l’autore ebbe l’imprudenza
di
smascherarsi. Traspare nella scena sesta dell’att
cherarsi. Traspare nella scena sesta dell’atto terzo la grazia comica
di
Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’i
ia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’incontro
di
Arpagone col-figliuolo nell’Avaro si è rinnovato
agone col-figliuolo nell’Avaro si è rinnovato in certo modo in quello
di
Balivò con Dami suo nipote, al cui vero stupore c
ell’atto IV, nella quale Francaleu che ha data la sua parola a Balivò
di
far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso D
uale Francaleu che ha data la sua parola a Balivò di far carcerare il
di
lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta
rola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso Dami
di
cui si tratta, a prendere sopra di se tal carcera
i lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta, a prendere sopra
di
se tal carcerazione. Dami se n’era scusato sulla
est èconduite, et Venus a la pomme. Ma intendendo poi che si tratta
di
lui stesso, finge di addossarsene l’impegno, e di
nus a la pomme. Ma intendendo poi che si tratta di lui stesso, finge
di
addossarsene l’impegno, e dice. Oh! je le servir
virai, si ce n’est que cela. Francaleu allora ricusa, avendo pensato
di
valersi di un altro; Dami insiste, e le sue premu
e n’est que cela. Francaleu allora ricusa, avendo pensato di valersi
di
un altro; Dami insiste, e le sue premure riescono
te, e le sue premure riescono piacevoli. Lepida è pure la sesta scena
di
Lisetta che scaltramente sa confessare a Dami di
pure la sesta scena di Lisetta che scaltramente sa confessare a Dami
di
esser egli l’autore anonimo di una commedia che p
che scaltramente sa confessare a Dami di esser egli l’autore anonimo
di
una commedia che poi si sa di essere stata fischi
e a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che poi si sa
di
essere stata fischiata nella rappresentazione. La
chiata nella rappresentazione. La settima è ancora più vivace e piena
di
sale comico. In essa Durante ingannato dagli abit
vivace e piena di sale comico. In essa Durante ingannato dagli abiti
di
Lisetta la prende per Lucilla, e la rimprovera pe
to che Dami le bacia la mano. Lo scioglimento corrisponde alle grazie
di
questa eccellente commedia, nella quale colla sfe
timamente si flagella una ridicolezza comune a tutte le nazioni culte
di
far versi a dispetto della natura, il quale argom
iambatista Luigi Gresset nato in Amiens nel 1709, e quivi morto a’ 16
di
giugno del 1777 autore della graziosa novelletta
esentata nel 1740 con molto applauso. Vi si dipinge un Malvagio pieno
di
spirito, di cui veggonsi nelle società culte molt
1740 con molto applauso. Vi si dipinge un Malvagio pieno di spirito,
di
cui veggonsi nelle società culte molti originali,
irito, di cui veggonsi nelle società culte molti originali, che sotto
di
un esteriore polito nascondono un cuore il più ne
taire nel Pauvre Diable poco bene affetto a Gresset pretende che alle
di
lui commedie manchi azione, interesse, piacevolez
ra de’ costumi correnti. Convenendo col sommo critico per la mancanza
di
piacevolezza ed in certo modo anche di azione, pa
sommo critico per la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche
di
azione, parmi di non potersi negare alla commedia
r la mancanza di piacevolezza ed in certo modo anche di azione, parmi
di
non potersi negare alla commedia del Mechant il m
ione, parmi di non potersi negare alla commedia del Mechant il merito
di
un vivace colorito ne’ caratteri, della buona ver
ito di un vivace colorito ne’ caratteri, della buona versificazione e
di
uno stile elegante e salso. Ecco il carattere del
haine, et la division, Faire du mal enfin; voila votre Cleon. Degne
di
essere singolarmente notate mi sembrano le seguen
nte notate mi sembrano le seguenti scene: la terza dell’atto II piena
di
pitture naturali del gran mondo di Parigi; la set
scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo
di
Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio c
tture naturali del gran mondo di Parigi; la settima dell’abboccamento
di
Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che con
o di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco
di
teatro, in cui Cleone sottovoce ora anima Valerio
nima Valerio a farsi credere uno stordito, ora fa notare a Geronte le
di
lui sciocchezze ed impertinenze; mentre che Valer
creditar se stesso; e Geronte s’impazienta, freme, si pente e risolve
di
rompere ogni trattato. Tralle scene bene scritte
ato dal Cleante del Tartuffo) volendo distaccar Valerio dall’amicizia
di
Cleone entra a dipingere i malvagi culti che si a
i Cleone entra a dipingere i malvagi culti che si arrogano il diritto
di
dare il tono negli spettacoli, e quei che prendon
ettacoli, e quei che prendono l’aria beffarda, e quelli che affettano
di
parer gravi e laconici. Questa scena termina con
a con una osservazione vera e gloriosa per l’umanità. Valerio temendo
di
comparir singolare per troppa bontà asserisce che
riosa al generè umano con una risposta notabile, la quale soffriranno
di
veder quì tradotta certi meschini ingegni non men
ale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno
di
Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomi
gegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini
di
mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono t
detesta: Tale è la calca, è ver, d’uomini falsi, Di spregevoli donne,
di
buffoni, Spiriti bassi, spiriti gelosi, Senza one
piriti gelosi, Senza onestà, senza principi, senza Costume meritevole
di
stima; Gente infingevol che a se stessa rende Giu
a disprezzandosi a vicenda. Ma questa detestabile genìa Priva d’onor,
di
scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di sco
si a vicenda. Ma questa detestabile genìa Priva d’onor, di scrupolo e
di
freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura in
uesta detestabile genìa Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir
di
ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui boutà
ile genìa Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e
di
scorno Procura invan l’altrui boutà di cuore. Per
i freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui boutà
di
cuore. Per dissipar tal nebbia, e mostrar chiaro
accolto in un teatro. Quivi quando alcun tratto si dipigne Di candor,
di
bontà, dove trionfi E del proprio splendor tutta
nefica e gentile, Di pura voluttà s’empie ogni cuore, Quivi s’intende
di
natura il grido. L’ultima scena dell’atto IV con
maestria. Lo scioglimento del Mèchant avviene senza sforzo per mezzo
di
una lettera del medesimo Cleone. Dee però notarsi
poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più
di
ridicolo e meno di politezza e d’ingegno. Ardisco
gità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno
di
politezza e d’ingegno. Ardisco dir ciò a mezza bo
in tal commedia, trova in quella nazione ed in altre ancora una folla
di
malvagi di società che gli rassomigliano. E che s
edia, trova in quella nazione ed in altre ancora una folla di malvagi
di
società che gli rassomigliano. E che sia ciò vero
ocietà che gli rassomigliano. E che sia ciò vero, odasi ciò che disse
di
tal commedia colla solita ingenuità l’eloquente f
uto far fremere sopra loro stessi tutti quelli che hanno la disgrazia
di
rassomigliargli, si credette un carattere mal col
venne alla luce si disse, che’ il Mèchant conteneva eccellenti versi
di
satira più che di commedia; ma la satira è tanto
i disse, che’ il Mèchant conteneva eccellenti versi di satira più che
di
commedia; ma la satira è tanto aliena dalla comme
mputa all’autore l’aver dato a’ personaggi il proprio spirito in vece
di
farli parlare giusta i costumi e le condizioni, n
Secreto della commedia da lui letta a’ suoi amici, ed il Mondo com’è,
di
cui solo si conosce il titolo. Il sig. di Voltair
i amici, ed il Mondo com’è, di cui solo si conosce il titolo. Il sig.
di
Voltaire oltre alle riferite commedie tenere, alt
iscreto commedia più dilicata del Chiacchierone del Goldoni, ma priva
di
azione. Scrisse ne’ medesimi versi la Donna ragio
la Donna ragionevole uscita nel 1758, la quale può dirsi una galleria
di
bei ritratti; ma v’introdusse m. Durn che poco ve
olto tempo sconosciuto nella propria casa. Pubblicò nel 1762 in versi
di
dieci sillabe ottimi per la commedia il Dritto de
ttimi per la commedia il Dritto del Barone interessante pel carattere
di
Acanta, ma tessuta di avventure romanzesche-sforz
il Dritto del Barone interessante pel carattere di Acanta, ma tessuta
di
avventure romanzesche-sforzate. La Bacchettona ov
la Cassetta tratta da una favola inglese è parimente scritta in versi
di
dieci sillabe. Si vede in essa dipinta una falsa
tuosa contrapposta ad una sua cugina amante de’ piaceri, ma ingenua e
di
buon cuore, come anche ad un uomo candido, il qua
ta sulle apparenze, che però al fine si disinganna a stento per opera
di
una fanciulla che si occulta sotto spoglie virili
lie virili. L’istesso illustre scrittore compose eziandio la Contessa
di
Gibri, e la Principessa di Navarra commedia balle
tre scrittore compose eziandio la Contessa di Gibri, e la Principessa
di
Navarra commedia balletto ec. Luigi di Boussy na
sa di Gibri, e la Principessa di Navarra commedia balletto ec. Luigi
di
Boussy nato nel 1694 e morto nel 1758 compose int
quelle del suo contemporaneo Des Touches, benchè l’autore abbondasse
di
talento. «Mancavagli (dice Palissot) la profonda
dialogo drammatico fondato nell’imitazione fedele del miglior genere
di
conversazione.» Delle commedie del Boussy sono ri
nzi e commedie. Egli non pareggiò i contemporanei, ma ebbe certo modo
di
ridicolizzare a lui proprio, che gli fe un nome.
certo modo di ridicolizzare a lui proprio, che gli fe un nome. Dotato
di
spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello
ui proprio, che gli fe un nome. Dotato di spirito e d’ingegno mancava
di
naturalezza nello stile, e gli noceva singolarmen
singolarmente certo parlar gergone a se particolare. Voltaire diceva
di
lui che conosceva tutte le vie del cuore, fuorch
. Qualcheduna meritava che si conoscesse. Del resto senza pregiudizio
di
qualche merito del Marivaux, nulla prova, una tra
egiudizio di qualche merito del Marivaux, nulla prova, una traduzione
di
un’ opera infelice fuori del paese nativo, se non
e di un’ opera infelice fuori del paese nativo, se non che l’analogia
di
meschinità tra l’autore, ed il traduttore. Possia
ità tra l’autore, ed il traduttore. Possiamo chiamare il capo d’opera
di
questo autore la commedia les Fausses Confidences
olezza si trova in essa congiunta all’interesse. Questa commedia si è
di
nuovo rappresentata in Parigi nel 1793. Antonio
in Parigi nel 1793. Antonio Bret nato nel 1717 scrittore della Vita
di
Ninon l’Enclos si esercitò pure nel genere comico
ero della commedia piacevole, e si rivolse al genere serioso, e tutto
di
lui si dimenticò ben presto, fuorchè il Falso Gen
lui si dimenticò ben presto, fuorchè il Falso Generoso, in cui mostrò
di
saper maneggiare questo genere difettoso senza ca
gnoso che vedeva con pena il teatro francese allontanato dalle tracce
di
Moliere, compose il Ritorno dell’ombra di Moliere
se allontanato dalle tracce di Moliere, compose il Ritorno dell’ombra
di
Moliere buona commedia recitata con ottima riusci
issata lodate da’ nazionali, e dagli esteri ragionevoli. La dipintura
di
una cochetta esige sagacità per ricavare dal fond
oso e giudizioso è l’avviso che in essa si dà a chi crede aver motivo
di
querelarsi della leggerezza donnesca: Le bruit e
et ne dit mot. Il parigino Saurin che si esercitò in diverso specie
di
poesia scenica, che riuscì competentemente con Sp
e l’Orfana lasciata in legato non riscossero applauso. Il Matrimonio
di
Giulia non si recitò, perchè i commedianti la ric
essi a noi ignoti, che per debolezza del componimento, e per mancanza
di
piacevolezza. L’Anglomano ritratto bene espresso
l teatro inglese, e le pubblicò in Parigi in due volumetti colla data
di
Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè d
in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva
di
piacevolezza nè di brio l’Impertinente di Desmahy
lumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè
di
brio l’Impertinente di Desmahys nato nel 1761. La
ondra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente
di
Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia
ahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia in tre atti, ed in versi
di
m. Barthe dell’Accademia di Marsiglia, si rappres
gelosa commedia in tre atti, ed in versi di m. Barthe dell’Accademia
di
Marsiglia, si rappresentò nel 1771, e s’impresse
vedono con gelosia il merito nascente delle figliuole, e si studiano
di
tenerle lontane dalla conversazione, temendo che
, temendo che ne rimanga la loro vanità ecclissata. L’Inglese a Bordò
di
m. Favart si compose dopo la guerra della Francia
el 1740, in cui intervengono tre personaggi, cioè una Fata, Alcindoro
di
lei figlio e Lucinda, il cui carattere è un tessu
doro di lei figlio e Lucinda, il cui carattere è un tessuto leggiadro
di
vezzi: le Grazie rappresentata nel 1744, ed impre
ed impressa nel seguente anno, il cui soggetto si trasse dall’ode III
di
Anacreonte di Amore immollato dalla pioggia, e da
l seguente anno, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte
di
Amore immollato dalla pioggia, e dalla XXX dell’i
alla pioggia, e dalla XXX dell’istesso. Amore annodato con una catena
di
fiori dalle Muse secondo l’istesso Greco, o dalle
le passioni degli uomini. In questa favoletta si accenna, che il modo
di
rendere gli uomini meno colpevoli, non è già la s
s palais; la mere se couvrira des vaisseaux ec. , le quali sagge idee
di
Aristofane ebbero luogo in una delle sue commedie
gusto letterario gl’inspirò il nominato poema satirico ad imitazione
di
quello di Pope; e l’abborrimento conceputo contro
terario gl’inspirò il nominato poema satirico ad imitazione di quello
di
Pope; e l’abborrimento conceputo contro i suoi co
abborrimento conceputo contro i suoi compatriotti, che davano il nome
di
filosofia ai loro capricciosi sistemi, gli dettò
giò su i moderni filosofi francesi, servendo al piano delle Letterate
di
Moliere. L’oggetto fu lodevole, ma non perciò que
ella satira le Russe à Paris Voltaire lanciò alcuni amari motteggi su
di
essa. Palissot avea introdotto insipidamente Gian
ibrò pure contro i filosofi le più acerbe punture comiche. Il Valerio
di
quest’altra è una imitazione del Cleante del Tart
poesia comica nulla ha guadagnato; benchè l’intenzione dell’autore fu
di
manifestar le conseguenze perniciose delle nuove
manifestar le conseguenze perniciose delle nuove massime de’ filosofi
di
ultima moda, per li quali non esiste nè legge nè
ultima moda, per li quali non esiste nè legge nè virtù veruna. Serva
di
saggio l’ironico frammento che ne soggiungo trado
non dubbia fede Con tal ragion si può vantar, che vinto Dal rispetto,
di
lor più non favello. I nostri dotti poi stupido a
più non favello. I nostri dotti poi stupido ammiro. La lor filosofia
di
quai non sparse Delizie e fiori il viver de’ mort
orme lor nelle festive cene Ragionar sanno ancor gli appaltatori: Son
di
decenza esempio i nostri abbati: Di studio e di s
gli appaltatori: Son di decenza esempio i nostri abbati: Di studio e
di
saviezza i curiali. Non si può far di più, con vo
io i nostri abbati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si può far
di
più, con voi convengo. Meraviglioso in tutto è il
lioso in tutto è il secol nostro. M. Dorat noto poeta morto nel 1780
di
anni quarantasei coltivò anche la poesia drammati
ia de’ suoi talenti. Cominciò nel 1760 con Zulica, e Teagene tragedie
di
niuna riuscita. Fu un poco più felice il Regolo n
al genere comico troviamo che nel 1772 imitò il Desdèn con el desdèn
di
Agostino Moreto nella commedia Fingere per amore
ere. Chabanon tralle sue poesie ha pubblicate due commedie lo Spirito
di
partito ovvero i Contrasti alla moda, ed il Falso
atti ed in versi rappresentata in Parigi nel 1787, manifesta la mano
di
un giovane che potrebbe andar più oltre. La Conte
festa la mano di un giovane che potrebbe andar più oltre. La Contessa
di
Genlis compose due Teatri, l’uno per l’educazione
compose due Teatri, l’uno per l’educazione della gioventù, e l’altro
di
società, ne’ quali si pregiano singolarmente la B
emiche, il Magistrato. Il sig. Pieyre colla Scuola de’ Padri in versi
di
cinque atti recitata in Parigi nel 1787 poteva an
rme della buona commedia e a ricondurre in Francia il socco festevole
di
Moliere. Videro il ridicolo de’ semidotti che aff
estevole di Moliere. Videro il ridicolo de’ semidotti che affettavano
di
darsi la riputazione di fisici e di chimici ignor
ero il ridicolo de’ semidotti che affettavano di darsi la riputazione
di
fisici e di chimici ignorando gli elementi primi
olo de’ semidotti che affettavano di darsi la riputazione di fisici e
di
chimici ignorando gli elementi primi di tali scie
si la riputazione di fisici e di chimici ignorando gli elementi primi
di
tali scienze, alcuni autori, e tentarono di rilev
orando gli elementi primi di tali scienze, alcuni autori, e tentarono
di
rilevarlo comicamente. La Fisica in un atto è una
a Fisica in un atto è una imitazione debole per altro delle Letterate
di
Moliere. In essa una donna d’altro non vuol parla
Letterate di Moliere. In essa una donna d’altro non vuol parlare che
di
magnetismo, di gas, di elettricità, di palloui vo
oliere. In essa una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo,
di
gas, di elettricità, di palloui volanti. Non fu m
In essa una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas,
di
elettricità, di palloui volanti. Non fu migliore
a d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità,
di
palloui volanti. Non fu migliore imitazione delle
ioni in versi in cinque atti rappresentata in Parigi nel 1788. Madama
di
Gouge scrisse in prosa una commedia enunciata da’
ge scrisse in prosa una commedia enunciata da’ gazzettieri col titolo
di
episodica Moliere in casa di Ninon, che s’ impres
dia enunciata da’ gazzettieri col titolo di episodica Moliere in casa
di
Ninon, che s’ impresse nel medesimo anno, nella q
imo anno, nella quale intervengono le persone più distinte del secolo
di
Luigi XIV. La Giovane sposa del sig. di Cubieres
rsone più distinte del secolo di Luigi XIV. La Giovane sposa del sig.
di
Cubieres in tre atti in versi si lodò per la mora
odò per la morale e per la buona dipintura de’ caratteri nel giornale
di
Buglione; ma non si replicò. La Morte di Moliere
a de’ caratteri nel giornale di Buglione; ma non si replicò. La Morte
di
Moliere anche in versi ed in tre atti altro non p
in tre atti altro non produsse che rinnovare il dolore della perdita
di
quell’ingegno raro. Il Matrimonio segreto di tre
il dolore della perdita di quell’ingegno raro. Il Matrimonio segreto
di
tre atti si tollerò in grazia de’ buoni attori.
rodusse ne’ tempi della Repubblica l’Ottimista, ossia l’Uomo contento
di
tutto, in cui prese a rilevare il ridicolo ove me
ima Leibniziana, tutto è bene. La migliore delle sue commedie e forse
di
quante se ne composero negli ultimi anni del seco
puro ed elegante senza smentirsi mai, versificata felicemente, piena
di
tratti piccanti, fini, dilicati, riuscì compiutam
e della giovanetta che, secondochè si espresse l’autore, servir dovea
di
norma e modello alle fanciulle che le rassomiglia
ratura, accoglie in casa varii letterati. Le sue adunanze sembrano al
di
lei marito ridicole. Ella s’intalenta di dare in
Le sue adunanze sembrano al di lei marito ridicole. Ella s’intalenta
di
dare in matrimonio sua figlia ad un poetastro di
le. Ella s’intalenta di dare in matrimonio sua figlia ad un poetastro
di
madrigali sciocco e vano; mentre il marito disegn
ad un poetastro di madrigali sciocco e vano; mentre il marito disegna
di
concederla ad un altro poeta più meritevole, e de
sultano, determinano il sig. Armand a proporre alla moglie un partito
di
rimetterne la risoluzione e la scelta all’evento
moglie un partito di rimetterne la risoluzione e la scelta all’evento
di
due componimenti novelli appartenenti ai due riva
enti novelli appartenenti ai due rivali, e si stabilisce che l’autore
di
quello che sarà ben ricevuto dal pubblico, sarà l
ote gli applausi degli spettatori. Con tutto ciò la donna riconvenuta
di
stare al patto ricusa e nega di consentire alle n
i. Con tutto ciò la donna riconvenuta di stare al patto ricusa e nega
di
consentire alle nozze della figliuola con Dami. M
con Dami. Ma il marito per abbattere l’ostinazione della moglie, cava
di
tasca un manoscritto delle poesie di Floricourt,
l’ostinazione della moglie, cava di tasca un manoscritto delle poesie
di
Floricourt, fralle quali si legge una satira fatt
tte che Dami sposi la figliuola. Questo componimento manca totalmente
di
azione, di situazioni che chiamino l’attenzione,
i sposi la figliuola. Questo componimento manca totalmente di azione,
di
situazioni che chiamino l’attenzione, e di vivaci
anca totalmente di azione, di situazioni che chiamino l’attenzione, e
di
vivacità comica. In sostanza è un tessuto di tedi
chiamino l’attenzione, e di vivacità comica. In sostanza è un tessuto
di
tediosi dialoghi, ed un insipido riscaldamento de
tediosi dialoghi, ed un insipido riscaldamento delle Donne Letterate
di
Moliere, e della Metromania di Piron. Non voglion
do riscaldamento delle Donne Letterate di Moliere, e della Metromania
di
Piron. Non vogliono obbliarsi varii altri poeti c
ediograso stimabile. Se ne commenda la commedia intitolata il Filinto
di
Moliere, e l’Arancio di Malta suo postumo lavoro
ne commenda la commedia intitolata il Filinto di Moliere, e l’Arancio
di
Malta suo postumo lavoro che gli era stato invola
L’Abate de l’Epèe in fatti si stimò un tempo un personaggio istorico
di
cara memoria a’ Francesi, che istituì in Parigi u
ti e nelle cognizioni del resto della società quegli sventurati privi
di
due sensi necessarii per comunicare gli oggetti e
y introduce nella sua favola un muto e sordo cui l’abate pone il nome
di
Teodoro, di cui si dice che otto anni prima era s
nella sua favola un muto e sordo cui l’abate pone il nome di Teodoro,
di
cui si dice che otto anni prima era stato da un p
o e tutore trasportato in quella gran città da Tolosa, e colà vestito
di
rustici panni abbandonato, con far correre voce d
sa, e colà vestito di rustici panni abbandonato, con far correre voce
di
esser morto, onde potè usurpare col braccio della
usurpare col braccio della magistratura i beni appartenenti al Conte
di
Haraucourt. Raccolto questo fanciullo che mostrav
enenti al Conte di Haraucourt. Raccolto questo fanciullo che mostrava
di
contar nove o dieci anni di vita fu condotto alla
t. Raccolto questo fanciullo che mostrava di contar nove o dieci anni
di
vita fu condotto alla scuola dell’Abate. Quest’uo
to alla scuola dell’Abate. Quest’uomo penetrante scorse negli sguardi
di
lui certa fierezza, e certa sorpresa di vedersi i
netrante scorse negli sguardi di lui certa fierezza, e certa sorpresa
di
vedersi involto in panni rozzi; e ne argomentò di
a, e certa sorpresa di vedersi involto in panni rozzi; e ne argomentò
di
essere stato così trasformato a bella posta e sma
luppandosi nel fanciullo, l’affezionò a lui, e si studiò al possibile
di
coltivarlo talmente che a capo di tre anni aperse
onò a lui, e si studiò al possibile di coltivarlo talmente che a capo
di
tre anni aperse l’anima a varie cognizioni. Passe
lla guisa soleva stringerlo affettuosamente fralle braccia e bagnarlo
di
lagrime. Trasse l’Abate da ciò indizio che potess
e l’Abate da ciò indizio che potesse essere figlio o parente prossimo
di
qualche magistrato. Vide un altro giorno che pass
mo di qualche magistrato. Vide un altro giorno che passando l’esequie
di
una persona di qualità, Teodoro si alterò a misur
agistrato. Vide un altro giorno che passando l’esequie di una persona
di
qualità, Teodoro si alterò a misura che l’accompa
ccompagnamento si avanzava; e co’ segni espresse che poco tempo prima
di
esser condotto a Parigi anch’egli piangendo avea
ompagnamento in veste nera e con capegli sparsi la cassa del cadavere
di
quel magistrato che l’accarezzava. Ricavò quindi
Ricavò quindi l’Abate che il suo allievo esser dovea orfanello erede
di
grandi beni probabilmente usurpati da qualche ing
ni probabilmente usurpati da qualche ingordo parente. Ciò che restava
di
più importante era l’indovinare la patria di quel
parente. Ciò che restava di più importante era l’indovinare la patria
di
quell’infelice. Gli domandò se si sovveniva del l
ovveniva del luogo dove la prima volta si trovò in Parigi. Egli disse
di
Averlo presente; e fatto con l’Abate il giro dell
li disse di Averlo presente; e fatto con l’Abate il giro delle sbarre
di
Parigi, s’imbattè in quella, in cui vennero, a vi
icordava. Argomentò dal luogo l’Abate che egli era venuto pel cammino
di
mezzogiorno, e domandando quanto tempo avea posto
caminare a piedi, e scorse diverse città, senza che Teodoro mostrasse
di
essere mai stato in esse, pervennero a Tolosa. Te
ra partito. Al ogni passo si anima, si scuote, gli occhi si riempiono
di
lagrime. Accenna di aver trovata la patria. Giung
passo si anima, si scuote, gli occhi si riempiono di lagrime. Accenna
di
aver trovata la patria. Giungono in faccia al gra
patria. Giungono in faccia al gran palazzo che è dirimpetto alla casa
di
un avvocato. Teodoro si abbandona sulle braccia d
i. Dagl’informi presi ricava l’Abate esser quella la dimora de’ Conti
di
Haraucourt, de’ quali Teodoro è l’unico rampollo,
t, de’ quali Teodoro è l’unico rampollo, e trovarsi oggi tutti i beni
di
tal famiglia in potere di un signor Darlemont zio
nico rampollo, e trovarsi oggi tutti i beni di tal famiglia in potere
di
un signor Darlemont zio materno, e tutore di Teod
i tal famiglia in potere di un signor Darlemont zio materno, e tutore
di
Teodoro, il cui nome era Giulio; essendosene post
della morte del legittimo erede. L’Abate ricorre al migliore avvocato
di
Tolosa, per cui mezzo vien confuso l’usurpatore,
l’evento felice la fa tuttavia conservare tralle applaudite commedie
di
questi ultimi tempi. Alessandro Duval attore deb
n tre atti, il Prigioniero, il Lovelace Francese, ossia la Giovanezza
di
Richelieu. Tralle commedie pubblicate nel corso d
si contano le Brigand par amour, Crevecoeur, e le Mariage du Capucin
di
Volmerange, il quale, al dir di Piniere autore de
, Crevecoeur, e le Mariage du Capucin di Volmerange, il quale, al dir
di
Piniere autore della satira le Siecle, pare che f
scoltatori, e a rivoltare incessantemente la natura. Il Convalescente
di
qualità è una fredda dipintura delle affettate gr
alescente di qualità è una fredda dipintura delle affettate grandezze
di
quelli che si credono per esse farsi tener per no
istorie de’ rigori inumani, e delle atrocità che si commettevano non
di
rado nell’interno delle case religiose da i despo
ur, i Parlatori del Degligny attore ed autore imitati da una commedia
di
Collin d’Harleville, il Medico de’ Pazzi del sig.
da una commedia di Collin d’Harleville, il Medico de’ Pazzi del sig.
di
Mimault, in cui si trova qualche imitazione del R
i Mimault, in cui si trova qualche imitazione del Ritorno inaspettato
di
Regnard, i Viaggiatori di Carlomagno, i Parenti d
qualche imitazione del Ritorno inaspettato di Regnard, i Viaggiatori
di
Carlomagno, i Parenti di Dorvo. Contansi tra’ com
itorno inaspettato di Regnard, i Viaggiatori di Carlomagno, i Parenti
di
Dorvo. Contansi tra’ componimenti teatrali di Gui
i Carlomagno, i Parenti di Dorvo. Contansi tra’ componimenti teatrali
di
Guilleman alcune commedie. Egli ne scrisse intorn
Luigi Benedetto Picard nato in Parigi nel 1769, merita in preferenza
di
esser rammentato tra’ buoni compositori di commed
1769, merita in preferenza di esser rammentato tra’ buoni compositori
di
commedie, e come attore, e capo di compagnia. In
rammentato tra’ buoni compositori di commedie, e come attore, e capo
di
compagnia. In qualità di capo egli anima e govern
mpositori di commedie, e come attore, e capo di compagnia. In qualità
di
capo egli anima e governa i Societarii dell’Odeon
gnia. In qualità di capo egli anima e governa i Societarii dell’Odeon
di
Parigi che prima passarono al teatro Feydeau, ind
’Odeon di Parigi che prima passarono al teatro Feydeau, indi a quello
di
Louvois, e somministra loro tuttavia un buon nume
indi a quello di Louvois, e somministra loro tuttavia un buon numero
di
componimenti. Come attore nelle proprie favole ra
i ripetono. Io ne conosco le seguenti: il Collaterale, in cui ad onta
di
qualche circostanza poco verisimile, da taluni si
commenda quanto ogni buona commedia del mentovato Dancourt a cagione
di
più d’una situazione comica, della condotta facil
e di più d’una situazione comica, della condotta facile ed ingegnosa,
di
alcune scene nuove e piacevoli, e del dialogo viv
data l’antica Compagnia non vi fu più commedia italiana per lo spazio
di
anni diciannove, cioè sino al 1716, quando il Duc
sino al 1716, quando il Duca d’Orleans regente v’invitò la Compagnia
di
Lelio e Flaminia nomi teatrali presi da Luigi Ric
chiama l’abate Quadrioa. Questi nuovi attori detti prima commedianti
di
S. A., e poi del Re nel 1723 ottennero una pensio
ma commedianti di S. A., e poi del Re nel 1723 ottennero una pensione
di
15000 lire. Rappresentarono ne’ primi anni compon
porre per essi qualche favola nella propria favella, in cui cercarono
di
unire la ragione e la novità alle grazie dell’Arl
ne e la novità alle grazie dell’Arlecchino; e quindi nacque un genere
di
commedia che partecipava. della francese, e dell’
ne compose anche il lodato Riccoboni che si stimò il Roscio Italiano
di
que’ tempi pregiato sommamente da Pier Jacopo Mar
e Conti, non meno che da varii leterati Francesi che frequentavano la
di
lui casa, e scrisse della tragedia e della commed
agedia e della commedia con molta erudizione e giudizio; come pure la
di
lui moglie che componeva assai bene in italiano,
uiva, e singolarmente allorchè rappresentò ne’ nostri teatri la parte
di
Merope nella tragedia del Maffei. Nella medesima
ommedia intitolata le Arti e l’Amicizia in un atto recitata nel 1788,
di
cui per altro qualche giornalista giudicò che non
nè edificante, benchè condotta con interesse e semplicità. La maniera
di
rappresentare di quegl’Italiani diede motivo agli
nchè condotta con interesse e semplicità. La maniera di rappresentare
di
quegl’Italiani diede motivo agli scrittori France
rappresentare di quegl’Italiani diede motivo agli scrittori Francesi
di
rimproverare a’ commedianti nazionali l’affettazi
franchezza de’ Francesi. Nel loro gestire apparisce certo non so che
di
originale e di facile che mi diletta, e dilettere
Francesi. Nel loro gestire apparisce certo non so che di originale e
di
facile che mi diletta, e diletterebbe ognuno se n
ò si scorge, che la bella declamazione naturale del celebre discepolo
di
Moliere Michele Baron nato net 1653, e morto nel
amento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto
di
pena colle contorsioni, con cui potrebbe un ammal
olor colico . Non so se il sign. Eximeno sia stato testimonio oculare
di
ciò che asserisce, ma ben lo fu il nostro Pier Ja
’ grandi affari, ma ne’ bei passi, e nell’enfasi de’ gran sentimenti;
di
modo che par che non solo essi vogliano rilevare
a che l’attore si avvicini; l’arte che non sappia combinare il comodo
di
chi ascolta colla verità del dialogo, è la madrig
n un angolo del teatro. È un infelice attore colui che ignora l’arte
di
accomodarsi alla convenienza richiesta nel favell
hiesta nel favellar con gli altri, alla decenza teatrale ed al comodo
di
chi ascolta. Riprende in oltre il Martelli nel Bo
ascolta. Riprende in oltre il Martelli nel Bouhour il vizio frequente
di
voltar le spalle al compagno, e nel Quinault di l
ur il vizio frequente di voltar le spalle al compagno, e nel Quinault
di
lui imitatore censura il soverchio vibrar delle b
l collare, dal collo poscia in giù in giubbone e in braghe dintornate
di
giojelli, ricamate di oro, ridevole, nè francese
oscia in giù in giubbone e in braghe dintornate di giojelli, ricamate
di
oro, ridevole, nè francese nè greco nè di nazione
rnate di giojelli, ricamate di oro, ridevole, nè francese nè greco nè
di
nazione che si sappia finora scoperta nell’univer
ambe, eccolo divenir greco in un tratto, ecco-applicati alla calzetta
di
seta i tragici maestosi coturni, di modo che parm
tto, ecco-applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni,
di
modo che parmi appunto quella figura d’Orazio Hum
to non parlano diversamente dell’affettazione degli attori i Francesi
di
questi tempi. «L’arte della declamazione (dice u
ori i Francesi di questi tempi. «L’arte della declamazione (dice uno
di
essi ironicamente) si è fra noi innalzata ad un p
nelle sue Osservazioni critiche sul poema della Declamazione teatrale
di
Dorat scrive ancora: «Io vorrei coperti di ridico
ella Declamazione teatrale di Dorat scrive ancora: «Io vorrei coperti
di
ridicolo i nostri attori ossessi, i quali carican
onvulsioni, e fanno patire chi gli ascolta per gli strani loro sforzi
di
voce e pel dilaceramento del loro petto.» Con tut
Dumenil che tutte superava le campagne ed anche se stessa nella parte
di
Fedra e di Merope, e la meravigliosa Clairon, la
tutte superava le campagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e
di
Merope, e la meravigliosa Clairon, la quale trion
la declamazione l’ attuale attore tragico Talma, e dalla buona scuola
di
Du Gazon usciva La-Fond, che cominciò a farsi pre
lla Semiramide la parte d’Arsace, e nella Zaira quella d’Orosmane. La
di
lui riputazione è cresciuta con gli anni. Gl’inte
on gli anni. Gl’intelligenti allora desideravano in lui minore azione
di
braccia. Il sublime non richiede veruna esagerazi
cominciò a comparire in teatro i Francesi notarono in lui il difetto
di
prolongar troppo l’e muta. Io gl’intesi profferir
ouufre per goufre, forse per esprimere colla pronunzia il significato
di
questa voce. Tralle donne che in quel tempo si am
urt (venuta in Napoli nel luglio del 1809) nella tragedia. Nulla v’ha
di
più maestoso e grande allorchè rappresenta Semira
falsa e rincresce all’orecchio. Accanto a lei rappresentava la parte
di
Azema la Fleury che diede speranza di grandi prog
to a lei rappresentava la parte di Azema la Fleury che diede speranza
di
grandi progressi. Degli attori La Rive, Manhove e
ano ancor più che in quella delle tragedie, chiudono in se quanto v’è
di
perfetto nell’uno e nell’altro sesso, madamigella
tutti i talenti che esige una perfetta rappresentazione. Delicatezza
di
espressione, sensibilità dignitosa, facilità di a
ntazione. Delicatezza di espressione, sensibilità dignitosa, facilità
di
azione, continenza inimitabile nel presentarsi in
che tutte ne condisce le posizioni ed i caratteri che imita, facilità
di
dire, dolcezza di voce e di sguardi senza stento
sce le posizioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza
di
voce e di sguardi senza stento ed artificio ricer
izioni ed i caratteri che imita, facilità di dire, dolcezza di voce e
di
sguardi senza stento ed artificio ricercato; tutt
on ariette che si recitò con applauso nel 1787. Confessano i Francesi
di
dovere le prime idee delle vere bellezze musicali
ssano i Francesi di dovere le prime idee delle vere bellezze musicali
di
genere comico alla Serva Padrona dell’immortale n
omministrarono eziandio opere musicali alla Compagnia comica Italiana
di
Parigi. Vi si segnalarono Favart, Saint-Foix, Bou
rt, Saint-Foix, Boussy, Marivaux, Marmontel, Sedaine e Framary autore
di
Nannete et Lucas, e dell’Isola disabitata traduzi
ramary autore di Nannete et Lucas, e dell’Isola disabitata traduzione
di
quella di Metastasio che si animò colla musica de
ore di Nannete et Lucas, e dell’Isola disabitata traduzione di quella
di
Metastasio che si animò colla musica dell’insigne
ede una commedia istorica in tre atti con musica intitolata il Barone
di
Trenck. Ma di quanto altro concerne la musica vuo
ia istorica in tre atti con musica intitolata il Barone di Trenck. Ma
di
quanto altro concerne la musica vuolsi osservare
una nota la nomina Elena Bàlletti. a. Conviene però all’imparzialità
di
uno storico avvertire che simile improprietà di v
però all’imparzialità di uno storico avvertire che simile improprietà
di
vestiti si è posteriormente corretta, e l’osservò
CAPO VII. Teatro
di
Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre
Teatro di Eschilo. Epigene, Tespi e Frinico I furono tre uomini
di
talento particolare, ognuno de’ quali sorpassò il
il predecessore e diede nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo
di
più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a q
e nuovo lustro alla tragedia. Con qualche passo di più forse l’ultimo
di
essi l’avrebbe condotta a quel grado di prefezion
e passo di più forse l’ultimo di essi l’avrebbe condotta a quel grado
di
prefezione, in cui le arti, come ben dice Aristot
e Aristotile, si posano ed hanno la loro natura. Eschilo il settatore
di
Pitagora sopravviene in un punto sì favorevole, c
norato da Aristotile e da Quintiliano col titolo d’ingegno creatore e
di
padre della tragedia. Come poeta eccellente seppe
e altri tragici del suo tempo montavano su tàvolati non solo sforniti
di
quanto può contribuire al l’illusione, ma così ma
ce ad esse calzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera
di
Cherilo e di Frinico. Volle in oltre egli stesso
lzare il coturno, e migliorò l’invenzione della maschera di Cherilo e
di
Frinico. Volle in oltre egli stesso e comporre la
ini. Secondò parimente molto meglio il pensiero de’ suoi predecessori
di
scemare il numero degl’individui del Coro musico
cerne quello degli attori degli episodii, e con questa seconda classe
di
rappresentatori rendè l’azione vie più viva e var
ma per molti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari
di
poeta, di musico, di attore e di direttore. Setta
ti riguardi farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta,
di
musico, di attore e di direttore. Settanta, o, co
farsi ammirare ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico,
di
attore e di direttore. Settanta, o, come altri vu
are ed in se unire i meriti più rari di poeta, di musico, di attore e
di
direttore. Settanta, o, come altri vuole, novanta
e intorno a trenta volte. Guerriero, capitano, vittorioso nella pugna
di
Maratona per Atene sì gloriosa, mostra nello stil
titolano: Prometeo al Caucaso, le Supplici, i Sette Capi al l’assedio
di
Tebe, Agamennone, le Coefore, l’Eumenidi, e i Per
arne qualche difetto. Traluce nel Prometeo l’elevazione del l’ingegno
di
Eschilo, e l’energia de’ suoi concetti mista si v
olenza. Allegorica essa è in fatti in quanto che il poeta si prefigge
di
pignervi la prepotenza della maggior parte de’ Gr
e benefici; la qual cosa era lo scopo de’ Greci poeti, repubblicani,
di
che fecero pure qualche motto Andrea Dacier e poi
qualche motto Andrea Dacier e poi Pietro Brumoy. Vulcano per comando
di
Giove annoda Prometeo al Caucaso con catene indis
ua beneficenza. Io ardisco per saggio recare in italiano il principio
di
esse per coloro che non amano le latine traduzion
se per coloro che non amano le latine traduzioni letterali e soffrono
di
vederne qualche squarcio comunque da me espresso:
chè non si vince il fato, E alla necessità nulla contrasta. Un coro
di
Ninfe del l’Oceano viene a consolarlo, colle qual
meteo in buon grado le parole del l’amico, e dopo aver seco favellato
di
altri rigori da Giove usati con Atlante e con Tif
ione del nuovo regnante. Favella poi col coro dei diversi ritrovati e
di
tante arti insegnate agli uomini, i quali prima,
li errori della misera Io trasformata in giovenca accresce il terrore
di
questa favola, e benchè vi sia introdotta senza m
de errante Senza speme e consiglio il piè mi trasse? Ma l’usato furor
di
nuovo annebbia La mia ragione, e mi trasporta e p
one, e mi trasporta e punge! Sento già risonar le note avenea; Sorger
di
nuovo, oimè! veggio dal l’orco Argo severo, e con
rna forza Dove mi spinge mai! Giove, e qual colpa Sì in me punisci, e
di
terrore ignoto L’alma riempi, ed a vagar mi sforz
mi sforzi? Ah per pietà m’incenerisci, e il suolo S’apra e m’ingoi, o
di
marini mostri Esca infelice in mezzo al mar mi sc
ecipitosamente sen fugge. Mentre Prometeo affretta coi voti la venuta
di
un successore di Giove, ch’egli crede di preveder
n fugge. Mentre Prometeo affretta coi voti la venuta di un successore
di
Giove, ch’egli crede di prevedere, sopravviene Me
affretta coi voti la venuta di un successore di Giove, ch’egli crede
di
prevedere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da
edere, sopravviene Mercurio a minacciarlo da parte dello stesso Giove
di
più atroci pene, se non palesa questo nuovo succe
on palesa questo nuovo successore. Traspare in Prometeo una grandezza
di
animo che nelle disgrazie lo rende degno di rispe
in Prometeo una grandezza di animo che nelle disgrazie lo rende degno
di
rispetto. Non si piega ai comandi, non si avvilis
de la Vilade, de’ quali per altro abbonda ogni nazione. Mercurio dopo
di
aver pregato invano, spiega tutta la serie de’ nu
i aver pregato invano, spiega tutta la serie de’ nuovi imminenti mali
di
Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti di t
nuovi imminenti mali di Prometeo. Tuoni, venti, fulmini, scuotimenti
di
terra, sepoltura improvvisa nelle viscere de’ mon
sepoltura improvvisa nelle viscere de’ monti, aquile divoratrici del
di
lui cuore, apportano terrore agli spettatori e qu
pratica osservazione nel prescrivere che il protagonista debba essere
di
una bontà mediocre mista a debolezze ed errori, n
uon senno che ci porta ad ammirar giustamente il bellissimo carattere
di
Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri an
ta ad ammirar giustamente il bellissimo carattere di Prometeo, quello
di
Ajace in Sofocle, ed altri ancora di ottime trage
mo carattere di Prometeo, quello di Ajace in Sofocle, ed altri ancora
di
ottime tragedie moderne. Nella condotta delle Dan
i si osserva una regolarità così naturale che con tutta la semplicità
di
azione tiene sospeso il leggitore sino all’atto 3
alla città, venendo discacciato l’araldo dell’armata egiziana nemica
di
queste principesse. Quest’araldo si fa lecito di
mata egiziana nemica di queste principesse. Quest’araldo si fa lecito
di
prenderne una per la chioma e la strascina verso
esaminata colle idee de’ tempi correnti sembra disdicevole al decoro
di
persone reali; ma per giudicarne drittamente biso
antichissimi costumi de’ tempi eroici, altrimenti ci faremmo giudici
di
Omero e de’ tragici antichi senza comprendere la
a diletto ed invita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena
di
bei tratti, di movimenti militari, di sospensioni
vita a leggere anche a’ giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti,
di
movimenti militari, di sospensioni meravigliose,
giorni nostri, essendo ripiena di bei tratti, di movimenti militari,
di
sospensioni meravigliose, fatta in somma per pres
ioni meravigliose, fatta in somma per presentare uno spettacolo degno
di
ogni attenzione. Longino ottimo giudice ne cita u
sì traduco: Sette Guerrier spietatamente audaci Stan presso a un’ara
di
gramaglie cinta In atto minacciosi e con orrendi
tingonsi nel sangue Fumante ancor d’un moribondo toro. Sommo impeto
di
vigorosa eloquenza scopresi nel coro del medesimo
esi nel coro del medesimo atto primo, e la dipintura vivace del sacco
di
una città presa per assalto si legge con gran pia
, poichè si è sciolto l’assedio per l’esito funesto del combattimento
di
Eteocle e Polinice. La tragedia Agamennone fu cor
igero nelle loro Poetiche ne osservano la manifesta inverisimiglianza
di
vedervisi a un tempo stesso Agamennone ucciso e s
ne ucciso e sepolto. Si può notare eziandio che o la rappresentazione
di
questa tragedia dee durare alcuni giorni, o, come
ne alle circostanze dell’unità del tempo. La guardia posta sulla cima
di
una torre a veder se risplenda la fiamma che dee
posta sulla cima di una torre a veder se risplenda la fiamma che dee
di
montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire l
che dee di montagna in montagna da Troja ad Argo prevenire la venuta
di
Agamennone, scorge appena il fuoco e ne porta la
ra, che il marito giugne quasi nel medesimo punto. Noi ci contentiamo
di
osservare che quantunque l’azione sembri languire
cui si veggono le passioni condotte al più alto segno. l’esclamazioni
di
Cassandra tutte piene di enigmi enfatici e d’imma
i condotte al più alto segno. l’esclamazioni di Cassandra tutte piene
di
enigmi enfatici e d’immagini inimitabili manifest
itabili manifestano la robustezza dello stile e la forza dell’ingegno
di
Eschilo. La favola intitolata le Coefore, cioè Do
zioni (dalla parola χοἠ, libatio) rappresenta la vendetta della morte
di
Agamennone presa da’ suoi figliuoli, argomento po
vante del dramma, nella quale tanti moderni fanno pietà, a differenza
di
Pietro Metastasio e di qualche altro che vi riesc
quale tanti moderni fanno pietà, a differenza di Pietro Metastasio e
di
qualche altro che vi riesce felicemente. L’energi
lmente può passare senza indebolirsi in altra lingua. La riconoscenza
di
Elettra e del fratello si fa nel secondo atto per
este sulla tomba, e delle vestigie impresse nel suolo simili a quelle
di
Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanci
ba, e delle vestigie impresse nel suolo simili a quelle di Elettra, e
di
un velo da lei lavorato nella fanciullezza di Ore
a quelle di Elettra, e di un velo da lei lavorato nella fanciullezza
di
Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua
di Oreste. Euripide veramente non a torto nella sua Elettra si burla
di
simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per
fatti non si prenderà mai per modello delle agnizioni teatrali questa
di
Eschilo sfornita di verisimiglianza. Dacier, crit
à mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita
di
verisimiglianza. Dacier, critico per altro non vo
gare, la biasima anch’egli, per essere troppo lontana dal cangiamento
di
stato. Falsa ragione, secondo me; perchè se i seg
ro meno equivoci, basterebbe all’azione principale il passo che si fa
di
riunire i fratelli e far che si riconoscano al co
fa di riunire i fratelli e far che si riconoscano al commune disegno
di
vendicare il padre. Eschilo poi mostra molto giud
este rifletta all’impresa a cui si accinge: che si lagni dell’oracolo
di
Apollo ond’è minacciato de’ più crudeli supplizj,
deli supplizj, se lascia invendicato il padre: che s’intenerisca alla
di
lui rimembranza: che si mostri anche sensibile ai
certo modo supportabile il gran parricidio che è per commettersi. Nè
di
ciò pago lo scorto poeta, in una lunga scena di E
è per commettersi. Nè di ciò pago lo scorto poeta, in una lunga scena
di
Elettra col Coro e con Oreste, fa che questi appa
sipando col sovvenirsi delle terribili circonstanze dell’ammazzamento
di
Agamennone, alle quali fremendo dice che darà la
spensabili per disporre l’uditorio ad uno spettacolo oltremodo atroce
di
un figlio che si bagna del sangue di una madre. S
uno spettacolo oltremodo atroce di un figlio che si bagna del sangue
di
una madre. Segue nell’atto quarto l’uccisione di
si bagna del sangue di una madre. Segue nell’atto quarto l’uccisione
di
Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennes
isione di Egisto; ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve
di
cote al furor di Oreste, e lo determina ad uccide
ed il pianto che sparge per lui Clitennestra, serve di cote al furor
di
Oreste, e lo determina ad ucciderla. Nel quinto a
te la sua maestria, mostrando benchè in abbozzo l’infelice situazione
di
Oreste che trasportato da rimorsi va perdendo la
perseguitato dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore
di
Apollo e di Minerva e per la sentenza dell’Areopa
o dalle Furie indi liberato dalle loro mani per lo favore di Apollo e
di
Minerva e per la sentenza dell’Areopago, è l’argo
orribili modi e grida entrarono nella scena, che il popolo si riempì
di
terrore, ed è fama cha vi morisse qualche fanciul
regole del verisimile, coll’esporre una parte dell’azione nel tempio
di
Apollo in Delfo, e un’altra in Atene. Si vuol not
dal Coro dell’atto terzo per aver trovato Oreste, ed il giudizio del
di
lui delitto fatto nel quinto coll’intervento di M
e, ed il giudizio del di lui delitto fatto nel quinto coll’intervento
di
Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo a
o nel quinto coll’intervento di Minerva che presiede agli Areopagiti,
di
Apollo avvocato del reo, e delle Furie accusatric
te i Persi tragedia data da Eschilo otto anni dopo la famosa giornata
di
Salamina sotto l’arconte Menon, è fondata sullà s
i Salamina sotto l’arconte Menon, è fondata sullà spedizione infelice
di
Serse contro la Grecia, argomento innanzi a lui t
iosa che il leggitore dal principio alla fine vi prende parte al pari
di
chi nacque in Grecia; tale essendo l’arte incanta
igero ne censuròa la soverchia semplicità, nè le diede altro nome che
di
semplice narrazione; ed il Nisieli che sì spesso
la perdita della battaglia nell’atto secondo acconciamente interrotto
di
quando in quando dalle querele del Coro de’ vecch
ndo dalle querele del Coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze
di
questo dramma. L’atto quarto, in cui comparisce l
e bellezze di questo dramma. L’atto quarto, in cui comparisce l’Ombra
di
Dario, è un capo d’opera con tanto senno contrast
ario, è un capo d’opera con tanto senno contrastandovi coll’ambizione
di
Serse il governo di Dario ch’era divenuto pacifio
era con tanto senno contrastandovi coll’ambizione di Serse il governo
di
Dario ch’era divenuto pacifio, la prudenza del ve
tà del giovane regnante, e con tale delicatezza mettendovisi in bocca
di
sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta di
ttendovisi in bocca di sì gran nemico le lodi della Grecia. La venuta
di
Serse nel quinto atto aumenta la dolorosa situazi
di Serse nel quinto atto aumenta la dolorosa situazione del Consiglio
di
Persia. Queste bellezze che sfuggono alla pedante
voglia impadronirsi della grand’arte d’interessare, e in conseguenza
di
commuovere e piacere. Discordi pure da questo avv
elitto il dipartirmene per seguire l’affetto che m’inspira la lettura
di
questa favola. Io non mi sono proposto in quest’o
a la lettura di questa favola. Io non mi sono proposto in quest’opera
di
copiar ciecamente gli altrui giudizj (che sarebbe
altrui giudizj (che sarebbe una infruttuosa improba fatica) ma bensì
di
communicare co’ miei leggitori l’effetto che in m
che e le moderne produzioni drammatiche. Noi siamo persuasi che, dopo
di
essersi la mente preparata co’ saldi invariabili
addita le bellezze. Dopo queste succinte notizie delle sette tragedie
di
Eschilo, non c’incresca di ascoltare ciò che alla
este succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’incresca
di
ascoltare ciò che alla solita sua maniera (ch’io
tare i tragici Greci. Esse per lui altre non sono che feste teatrali
di
ballo serio preparate da alcune patetiche declama
i, in cui tutte le idee naturali veggonsi scompigliate per lo prurito
di
dir cose nuove che in fine si risolvono in nulla.
nuove che in fine si risolvono in nulla. Se poi non le conosce, sulle
di
lui parole ne concepirà un giudizio tutto alieno
lamazioni in Eschilo preparassero ad un ballo serio, come i propositi
di
Tancia e Lisinga in Metastasio introducono al bal
stasio introducono al ballo cinese. E che vuol dir mai festa teatrale
di
ballo serio? Le favole del padre della tragedia g
arsi tra l’uno e gli altri, se non quella che si scorge ne’ caratteri
di
diversi artefici che lavorano in un medesimo gene
crede, che allora la tragedia era una danza animata dall’intervento
di
questi genj mali e buoni piuttosto che una vera a
eri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni
di
Minerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della mu
ci, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva,
di
Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore
ofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco,
di
Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride,
nerva, di Bacco, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride,
di
una Furia, di un’ Ombra, della Morte ecc. Di graz
o, di Castore e Polluce, della musa Tersicore, d’Iride, di una Furia,
di
un’ Ombra, della Morte ecc. Di grazia in che mai
rasportato una volta dal proprio entusiasmo cantò alcuni versi notati
di
manifesta empietà, cd il governo che vigila per l
gione e per li costumi, condannò alla morte l’ardito poeta. Ma Aminia
di
lui minor fratello, che nella pugna di Salamina a
orte l’ardito poeta. Ma Aminia di lui minor fratello, che nella pugna
di
Salamina avea perduta una mano, alzando il mantel
ottenne il perdono. Per questo rigore usato seco Eschilo si disgustò
di
Atene sua patria, tanto più quanto cominciarono a
ocle. La prima volta che questo nuovo tragico, contando anni ventotto
di
età, produsse un suo componimento, e trionfò di E
ontando anni ventotto di età, produsse un suo componimento, e trionfò
di
Eschilo già vecchio, fu nel celebrarsi la solenni
lebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione delle ossa
di
Teseo dall’isola di Sciro in Atene, nella quale C
à del ritrovamento e della traslazione delle ossa di Teseo dall’isola
di
Sciro in Atene, nella quale Cimone nominò i giudi
Sciro in Atene, nella quale Cimone nominò i giudici scegliendone uno
di
ogni tribùa. Atene dovette all’istituzione di que
iudici scegliendone uno di ogni tribùa. Atene dovette all’istituzione
di
quell’annuo aringo letterario fra gli scrittori t
provennero al genere tragico per l’emulazione che eccitò. La vittoria
di
Sofocle fu un colpo mortale per un veterano come
per tanti trionfi da lui riportati, vedendosi vinto dal primo saggio
di
un soldato novizio. Egli prese il partito di allo
i vinto dal primo saggio di un soldato novizio. Egli prese il partito
di
allontanarsi volontariamente da Atene, e si ritir
ia, ove dopo alquanti anni morì, e secondo Plutarco nella citata vita
di
Cimone, fu sotterrato presso Gela. Osservisi però
a di Cimone, fu sotterrato presso Gela. Osservisi però che la contesa
di
questi due gran tragici avvenne negli ultimi anni
ndo anno dell’olimpiade LXXVIIIb. Adunque Eschilo che secondo i Marmi
di
Arondel morì nel primo anno dell’olimpiade LXXXI,
dodici anni. Vuolsi in oltre che quando Eschilo si ritirò alla corte
di
Jerone, trovasse questo re occupato in riedisicar
di Jerone, trovasse questo re occupato in riedisicare l’antica città
di
Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome d
are l’antica città di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome
di
Etna, e su di essa Eschilo fece un componimento p
ittà di Catania rovinata da’ tremuoti cui diede il nome di Etna, e su
di
essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la
i essa Eschilo fece un componimento poetico. Ma la nuova edifieazione
di
tal città, ove Jerone invitò ancora de’ nuovi abi
del fratello Aminia, e vi trovò Jerone occupato nella riedificazione
di
Catania, e l’altra volta dopo la vittoria di Sofo
ato nella riedificazione di Catania, e l’altra volta dopo la vittoria
di
Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì l
vittoria di Sofocle, quando, dimoratovi qualche anno, seguì la morte
di
quel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre
uel re. Si è però detto che Eschilo morisse tre anni dopo la vittoria
di
Sofocle, il che non può conciliarsi coll’epoca de
o la vittoria di Sofocle, il che non può conciliarsi coll’epoca della
di
lui morte che seguì nell’ultimo anno dell’olimpia
ltimo anno dell’olimpiade LXXX, o nel primo della LXXXI, essendo egli
di
anni sessantanovea. Ma il sommo credito che andav
he andava Sofocle acquistando, non nocque gran fatto alla riputazione
di
Eschilo. Gli Ateniesi diedero pubblici attestati
li Ateniesi diedero pubblici attestati della stima che facevano delle
di
lui tragedie, avendo decretatob che si rappresent
lui tragedie, avendo decretatob che si rappresentassero anche dopo la
di
lui morte, onore ad altri non compartito, pel qua
iù d’una, ne riportarono sovente la corona teatrale. Euforione figlio
di
Eschilo, oltre ad alcune tragedie da lui composte
iginale si nomina il suono della fistula dopo del l’immagine orribile
di
Argo. a. In questo solo verso vibrato ho chiuso
inale μηδὲ μοι φτονητης ecc. disteso in quattro, non essendomi fidate
di
renderlo con pari armonia e proprietà in molte pa
Poetic.lib. 7. cap. 4. a. Proginnasmo 83. a. V.Plutarco nella vita
di
Cimone. b. Vedi Diodoro Siculo nel lib. II, cap.
i Diodoro Siculo nel lib. II, cap. 66. a. Vedi il Dizionario Critico
di
Pietro Bayle all’articolo, Eschilo, Nota H. a.
o, Nota H. a. Stanley Not. in Æschil. p. 704. b. Vedi lo Scoliaste
di
Aristofane presso il citato Stanley.
ico, fu la Medea Egli amava con predilezione Lucano e Seneca, e nelle
di
loro opere attinse non meno l’amor del sublime ch
pari de’ suoi modelli nell’enfatico e nell’ampolloso. Il sublime Moi
di
tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi dell
ncia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso ad impulso
di
certo m. Chalons segretario della regina Maria Me
ssi a leggere le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid
di
Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici d
le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo
di
Castro uno de’ mediocri drammatici della Spagna,
matici della Spagna, ne formò una tragedia. Non fu questa la prima nè
di
Cornelio, perchè la Medea l’avea preceduta, nè de
nel tempo stesso implorano dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre
di
Rodrigo pietà; e l’altra di Rodrigo e Chimene, qu
al sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; e l’altra
di
Rodrigo e Chimene, quando parlando questa con Elv
iene indisparte ad ascoltare, quella altresì del contrasto del dovere
di
figlia colla passione amorosa onde Chimene è torm
ere de’ Mori, e non de’ Cristiani (che è il grande errore che nel Cid
di
Cornelio notò esultando colla solità insolenza Vi
per varii difetti non senza fondamento, anche per aderire al cardinal
di
Richelieu, che volle deprimerla non avendo potuto
i, diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici
di
quel tempo. Egli impose silenzio agl’invidiosi e
eille scorta migliore, o che ne dovesse a dirittura la via all’Orazia
di
Pietro Aretino, o che vi s’incaminasse sull’imita
’Orazia di Pietro Aretino, o che vi s’incaminasse sull’imitazione che
di
questa tragedia italiana fatta ne avea venticinqu
, la forza delle passioni episodiche rendono la tragedia degli Orazii
di
gran lunga superiore al Cid, e vincono anche pe’
no. Così avesse il Cornelio seguito questo modello italiano nel punto
di
maggiore importanza, cioè nell’interessar l’udito
a favore del vittorioso Orazio. Egli però attese a rendere più degne
di
compassione Sabina e Camilla, per la qual cosa, s
e di compassione Sabina e Camilla, per la qual cosa, secondo il Conte
di
Calepio, i primi tre atti riescono appassionatiss
o decantato qu’il mourut del vecchio Orazio sfolgoreggia il sublime
di
tutto il suo lume. Chi non sente elevarsi e commu
gnato, Albe vous a nommè, je ne vous connois plus; ed alla risposta
di
Curiazio, Je vous connois encore, et c’est ce qu
co dell’abdicazione dell’Imperio nella scena in cui Augusto chiede su
di
ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che sta
ne dell’Imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere
di
que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando c
ò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando contro
di
lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura di
simi cortigiani che stanno congiurando contro di lui. Nella seduzione
di
Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di
congiurando contro di lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura
di
Cinna e nel perdono di Augusto, ci si presenta un
lui. Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono
di
Augusto, ci si presenta un saggio ingegnoso misto
na e nel perdono di Augusto, ci si presenta un saggio ingegnoso misto
di
grandi passioni private e di pubblici destini, in
ci si presenta un saggio ingegnoso misto di grandi passioni private e
di
pubblici destini, in che è posto il carattere del
lla vera. tragedia. La nobiltà ed il patetico che respirano le parole
di
Augusto nell’abboccamento con Cinna, formano un g
l’abboccamento con Cinna, formano un grande elogio dell’anima elevata
di
Corneille: Tu t’en souviens, Cinna; tant d’heur
de Clementia del filosofo Cordovese Anneo Seneca; ma pure è un tratto
di
gusto e d’ingegno l’averne ravvisata la bellezza
favola in verun conto si produce, vien compensato dal nobile perdono
di
Augusto quanto meno atteso tanto più accetto. Il
qui t’en convie. Queste parole manifestano certamente l’anima grande
di
chi le profferisce; ma il poeta stesso ne minora
ebbe dirgli; passi che tu gli doni la vita; ma puoi tu divenire amico
di
un uomo dispregevole e privo di virtù? Per la qua
ni la vita; ma puoi tu divenire amico di un uomo dispregevole e privo
di
virtù? Per la qual cosa non ebbe torto quel Mares
imè! tu mi guasti il soyons amis Cinna. Si abbassa altresì il perdono
di
Augusto, perchè il poeta fa che Livia, personaggi
a che esorti Augusto ad esser clemente, togliendoli con ciò il merito
di
quel perdono magnanimo. Il Poliuto è un’altra del
e Paolina e dell’appassionato e nobile Severo. Pregiavasi il Cornelio
di
aver procurato di far sentire nel suo Pompeo e ne
ppassionato e nobile Severo. Pregiavasi il Cornelio di aver procurato
di
far sentire nel suo Pompeo e ne’ pensieri e nelle
o di far sentire nel suo Pompeo e ne’ pensieri e nelle frasi il genio
di
Lucano, e quindi di essersi elevato più che in al
suo Pompeo e ne’ pensieri e nelle frasi il genio di Lucano, e quindi
di
essersi elevato più che in altre sue tragedie. Ma
Pompeo varie espressioni nella descrizione degli effetti della strage
di
Farsaglia e non pochi concetti affettati del racc
della strage di Farsaglia e non pochi concetti affettati del racconto
di
Acoreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente
non pochi concetti affettati del racconto di Acoreo dell’ammazzamento
di
Pompeo e del presente fatto a Cesare della di lui
coreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente fatto a Cesare della
di
lui testa. Pur vi si scorgono alcuni tratti subli
e front qu’il donnoit des ètats. Patetica e nobile è pur l’apostrofe
di
Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompe
nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri
di
Pompeo: Restes d’un demidieu, dont à peine je pu
ede, il Sertorio e la Rodoguna. Quantunque il Nicomede non iscarseggi
di
difetti, nè sia un argomento che si elevi alla gr
ed al terror tragico si pel viluppo che per la qualità de’ caratteri
di
Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor gr
or tragico si pel viluppo che per la qualità de’ caratteri di Prusia,
di
Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor grande di Nic
pel viluppo che per la qualità de’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e
di
Flaminio; pure il cuor grande di Nicomede innamor
e’ caratteri di Prusia, di Arsinoe e di Flaminio; pure il cuor grande
di
Nicomede innamora, e porta la magnanimità a un pu
ta la magnanimità a un punto assai luminoso. Nel Sertorio si prefisse
di
mostrare un modello di politica e di perizia mili
punto assai luminoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello
di
politica e di perizia militare, e vi si nota più
minoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e
di
perizia militare, e vi si nota più di un tratto n
strare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più
di
un tratto nobile, come questo, Rome n’est plus d
si singolarmente ne pregiavano l’atto quinto. Ma l’eccessiva crudeltà
di
Cleopatra, che qual altra Medea trucida Seleuco s
ne. Poco pregiarono i Francesi, e singolarmente il Voltaire, le altre
di
lui tragedie, Eraclio, Pertarite, Teodora, Edipo,
Pulcheria, Agesilao, Sancio, Attila, il Vello d’oro, tutte, malgrado
di
varie scene eccellenti, si reputarono mediocri, e
rticolareggiare su i loro difettia. Il Cornelio che dopo aver cessato
di
scrivere pel teatro, pure vi era stato di nuovo i
nelio che dopo aver cessato di scrivere pel teatro, pure vi era stato
di
nuovo indotto, al fine da buon senno nel 1675 dop
ppresentazione del Surena, che non fe scorno alla vigorosa vecchiezza
di
sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica.
re e legislatore del teatro francese morto nel 1684 in Parigi, merita
di
studiarsi da chi voglia coltivar la tragica poesi
da chi voglia coltivar la tragica poesia. « Non è così facile (disse
di
lui con verità Giovanni Racine) trovare un poeta
ica, come fece specialmente nel Sertorio e nell’Attila. Con un tratto
di
peunello imprime in chi legge o ascolta la più su
ime in chi legge o ascolta la più sublime idea. Palissot ebbe ragione
di
così dire: « Per mezzo de’ medesimi capi d’opera
l’esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli
di
questi potrebbero passar per eccellenti oggi che
ributo al mal gusto delle arguzie viziose che dominava sotto il regno
di
Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV
zie viziose che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio
di
quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi r
e che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello
di
Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi
di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda
di
dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli
cipio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi,
di
monologhi ristucchevoli e di pensieri che oltrepa
Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli e
di
pensieri che oltrepassando i giusti limiti del su
i che oltrepassando i giusti limiti del sublime, cadono nella durezza
di
certa popolarità ricercata e strana. Per avviso d
vviso dello stesso suo compatriotto Giambatista Rousseau egli in vece
di
esprimere negli amanti il carattere dell’amore, h
ndulgente verso il gran Cornelio, colse nel segno affermando che “ il
di
lui ingegno tutto ha creato in Francia dove prima
ermando che “ il di lui ingegno tutto ha creato in Francia dove prima
di
lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi
appresentò l’Agesilao del Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro
di
Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui co
di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui cominciò una specie
di
tragedia quasi novella. Nelle tragedie del Cornel
o intendono, e poco prendono interesse, p. e., nelle vedute politiche
di
un tiranno, nell’ambizione di un conquistatore, n
nteresse, p. e., nelle vedute politiche di un tiranno, nell’ambizione
di
un conquistatore, nel patriotismo eroico di un Ro
n tiranno, nell’ambizione di un conquistatore, nel patriotismo eroico
di
un Romano o di un Greco. Ma subito prestano atten
’ambizione di un conquistatore, nel patriotismo eroico di un Romano o
di
un Greco. Ma subito prestano attenzione a ciò che
con vivacità e conoscimento. Qual giovinetta posta nelle circostanze
di
Ermione non vi farà le medesime richieste? Mais
tte le donne possono comprendere senza stento la dolorosa separazione
di
Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso;
e senza stento la dolorosa separazione di Tito e Berenice; parrà loro
di
trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regin
arazione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari
di
quella tenera regina si sentiranno penetrate da q
el Racine avrebbero bastato a farle riuscire in Francia è nella corte
di
Luigi XIV che respirava per tutto amoreggiamenti
ilitari. Ma Giovanni Racine al tenero, al seducente accopiò il merito
di
una versificazione mirabilmente fluida e armonios
one mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria e nobiltà
di
stile, ed una eloquenza sempre eguale, che è la d
dubbio più giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più perfette
di
quelle di Pietro Corneille, per avviso de’ più sc
giudiziosamente combinate, meglio ordinate, e più perfette di quelle
di
Pietro Corneille, per avviso de’ più scorti criti
onfano l’Ifigenia rappresentata nel 1675, in cui con singolar diletto
di
chi non ignora il tragico tesoro greco, si ammira
di chi non ignora il tragico tesoro greco, si ammirano tante bellezze
di
Euripide, mal grado delle avventure di Erifile ch
co, si ammirano tante bellezze di Euripide, mal grado delle avventure
di
Erifile che muore in vece d’Ifigenia senza destar
trovando lo spettatore disposto unicamente a compiangere la figliuola
di
Agamennone; l’Atalia uscita nel 1691, ove il poet
sentato nel 1670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà
di
un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di pa
670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro
di
tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’ins
errore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e
di
passaggio s’insegna a’ principi ad astenersi da c
al carattere d’Ippolito, e fredda a fronte del tragico disperato amor
di
Fedra, non si approvò nè da’ contemporanei nè da’
episodici, e disse del padre che « doveva esser meno compiacente pel
di
lui secolo, e non introdurre un amor galante in u
) bandiremo l’amore dalle tragedie? Non so per quale gotica stranezza
di
gusto i Critici pedanti rendono problematiche le
nifeste. L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari
di
ogni altro contribuire ad eccitar la compassione
chi può dubitarne? Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio
di
una famiglia legittimamente sovrana, o apporti un
ena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande saprà usar con arte
di
entrambe tali furiose passioni per destar le vere
o, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito,
di
Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di
; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco,
di
Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di E
iocre ed episodico, qual è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e
di
Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e di
è quello d’Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine,
di
Teseo e di Eraclio e di altri nel Corneille, dell
Ippolito, di Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e
di
Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior p
Antioco, di Siface e di Farace presso Racine, di Teseo e di Eraclio e
di
altri nel Corneille, della maggior parte de’ pers
Eraclio e di altri nel Corneille, della maggior parte de’ personaggi
di
Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e M
altri nel Corneille, della maggior parte de’ personaggi di Quinault,
di
Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco
a maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire,
di
Porzia e Marzia e Marco e Porzio e Sempronio e Gi
eria famigliare da bandirsi dalla vera tragedia. Ippolito innammorato
di
Aricia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d
bandirsi dalla vera tragedia. Ippolito innammorato di Aricia nulla ha
di
tragico; ma Fedra innamorata d’Ippolito figliuolo
cia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’Ippolito figliuolo del
di
lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovend
tterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tragica è la situazione
di
Fedra: Je sai mes perfidies, Oenone, et ne suis
ser mes cheveux. Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori
di
Torrismondo e di Alvida in Torquato Tasso, di Sem
Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e
di
Alvida in Torquato Tasso, di Semiramide e Nino e
tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida in Torquato Tasso,
di
Semiramide e Nino e Dircea in Muzio Manfredi, di
a in Torquato Tasso, di Semiramide e Nino e Dircea in Muzio Manfredi,
di
Mustafà e Despina nel Bonarelli, di Bibli nel Cam
Nino e Dircea in Muzio Manfredi, di Mustafà e Despina nel Bonarelli,
di
Bibli nel Campi. Al contrario sparisce ogni idea
ario sparisce ogni idea tragica allorchè Cesare presso Corneille dice
di
aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia
Cesare presso Corneille dice di aver combattuto con Pompeo ne’ campi
di
Farsaglia pe’ begli occhi di madama Cleopatra ,
di aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia pe’ begli occhi
di
madama Cleopatra , espressione tolta a’ marchesin
spressione tolta a’ marchesini francesi. Freddo è pure il complimento
di
Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa , e l
esi. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini
di
Eudossa , e la protesta che egli fa di aspirare a
aclio agli occhi tutti divini di Eudossa , e la protesta che egli fa
di
aspirare al trono unicamente per la sorte che ha
esta che egli fa di aspirare al trono unicamente per la sorte che ha
di
farne parte alla sua bella . Nel Sertorio si conf
’idea del gran capitano e del gran politico colla poco grave immagine
di
un vecchio visconte o colonnello francese innamor
onnello francese innamorato. La Sofonisba del Mairet, anco per avviso
di
Saint-Evremont, ci nasconde affatto la magnanima
avviso di Saint-Evremont, ci nasconde affatto la magnanima figliuola
di
Asdrubale, manifestando solo una coquette comunal
bale, manifestando solo una coquette comunale. Tomiri che nella Morte
di
Ciro del Quinault va cercando sul teatro les tabl
nte, armonioso e saggio. Nulla più lontano dal carattere del vincitor
di
Dario e dalla tragica gravità quanto il di lui Al
dal carattere del vincitor di Dario e dalla tragica gravità quanto il
di
lui Alessandro che sembra uno degli eroi da roman
embra uno degli eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle parole
di
Pietro da Calepio, scopre anche la gioventù del p
ù per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene
di
quell’irriconciliabil nemico de’ Romani; e si val
el nome ritiene di quell’irriconciliabil nemico de’ Romani; e si vale
di
un’astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti
Romani; e si vale di un’astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti
di
Monima. Mai non si ripeterà abbastanza che la tra
naggi coll’interesse dello stato, e quando singolarmente si aggiri su
di
amorosi interessi: simil tragedia, dico, rimarrà
ico, rimarrà sempre nella classe delle favole malinconiche poco degne
di
Mel Melpomene. Così Racine, tuttochè mirabile per
dell’idilio e della commedia anzichè della tragedia.» Circa lo stile
di
esse, senza derogare ai pregi inimitabili di Piet
agedia.» Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili
di
Pietro Corneille e di Giovanni Racine e di altri
le di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di Pietro Corneille e
di
Giovanni Racine e di altri che gli seguirono, ven
ogare ai pregi inimitabili di Pietro Corneille e di Giovanni Racine e
di
altri che gli seguirono, vengono in generale tacc
al marchese Scipione Maffei, dal Muratori, dal Gravina e dal Calepio,
di
certo lambiccamento di pensieri, di concetti rice
ffei, dal Muratori, dal Gravina e dal Calepio, di certo lambiccamento
di
pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi
atori, dal Gravina e dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri,
di
concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi pr
o lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi,
di
tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espre
ercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja,
di
espressioni affettate, di figure sconvenevoli all
di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate,
di
figure sconvenevoli alla drammatica. A ciò che fr
gl’Italiani; ma da’ Francesi drammatici usate con troppa frequenza, e
di
rado variate colla mescolanza di altre formole po
matici usate con troppa frequenza, e di rado variate colla mescolanza
di
altre formole poetiche non disdicevoli alla scena
li si distingue da’ tragici mediocri. In questi quel perpetuo tessuto
di
astratti i quali diventano persone, e la ripetizi
a alcune trasposizioni inusitate, e certe maniere non sempre limpide,
di
che giudichino di pieno diritto i nazionali. Cert
ioni inusitate, e certe maniere non sempre limpide, di che giudichino
di
pieno diritto i nazionali. Certo è però che speci
e nell’Ifigenia. Nella Fedra, più che la soverchia pompa del racconto
di
Teramene da ognuno osservata, ferisce il gusto ed
e regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. Se pur una
di
simili prerogative avesse posseduto Vicente Garci
affermar del Racine in un gran papelon chiamato Prologo. Al l’avviso
di
codesto arrogante spagnolo Giovanni Racine fu uno
d una scrupolosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava
di
forza, di masculinidad, d’ingegno, di vivacità e
polosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava di forza,
di
masculinidad, d’ingegno, di vivacità e di fuoco e
lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad, d’ingegno,
di
vivacità e di fuoco e d’immaginazione. Per simile
atamente: mancava di forza, di masculinidad, d’ingegno, di vivacità e
di
fuoco e d’immaginazione. Per simile Aristarco l’A
e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo, con che procurò
di
supplire alla mancanza dell’ingegno . Nella Fedra
ò di supplire alla mancanza dell’ingegno . Nella Fedra misero lavoro
di
tre anni ravvisò codesto tagliacantone pedante
edante i più madornali difetti ; e quali egli ne accenna? la scelta
di
un’azione tanto abbominevole e così piena di orro
i ne accenna? la scelta di un’azione tanto abbominevole e così piena
di
orrori , che egli stando in Parigi non ebbe valor
le e così piena di orrori , che egli stando in Parigi non ebbe valore
di
veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil
ore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil il carattere
di
Fedra, in cui così sensibilmente si oltraggia la
de’ due meglio competano i gentili elogii d’ignoranza, d’imbecillità,
di
meschinità, d’incapacità che lo spagnuolo declama
onimenti drammatici del signor Vincenzo, che sembra una immonda arpia
di
Stinfalo che imbratta e corrompe le imbandite men
da arpia di Stinfalo che imbratta e corrompe le imbandite mense reali
di
Fineo. Aggiungiamo su questo insigne tragico nato
in Parigi nell’aprile del 1699, che lasciò tralle sue carte il piano
di
una Ifigenia in Tauride, dal quale apparisce che
piano di una Ifigenia in Tauride, dal quale apparisce che egli prima
di
mettere in versi una tragedia, formatone il piano
in prosa tutte le scene sino alla fine senza scriverne un verso, dopo
di
che diceva di averla terminata; e non avea torto.
le scene sino alla fine senza scriverne un verso, dopo di che diceva
di
averla terminata; e non avea torto. Da ciò veniva
osservammo, non cominciava a comporre i versi delle sue favole prima
di
averne disposto tutto il piano. In simil guisa de
declinando il passato secolo pose in Francia il suo seggio una specie
di
tragedia inferiore alla greca per energica sempli
er disegno e per ordigni, forse più nobile per li costumi, fondata su
di
un principio novello. I Greci che nella poesia ra
oscamente, e quali d’alto mare veggonsi le terre che pajono un groppo
di
azzurre nuvolette. Il più volte mentovato avvocat
Diceva poi altresì che le tragedie francesi possono definirsi drammi
di
Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed
resì che le tragedie francesi possono definirsi drammi di Menandro e
di
Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tra
gici non comici . Non so quanto i Francesi possano chiamarsi contenti
di
codesta specie d’indovinello, paradosso, o garbug
nverno del 1636 il Cid, produsse laMarianne, in cui, facendo la parte
di
Erode il commediante Mondori declamò con tal vigo
i rendette inabile a più comparire in teatro ed indi a non molto fini
di
vivere. Meraviglioso fu il successo di questa Mar
eatro ed indi a non molto fini di vivere. Meraviglioso fu il successo
di
questa Marianne, essendosi sostenuta a fronte del
piacer del pubblico che la vide senza stancarsene comparire in iscena
di
tempo in tempo per lo spazio di quasi cento anni,
senza stancarsene comparire in iscena di tempo in tempo per lo spazio
di
quasi cento anni, come osservò il sig. di Fontene
empo in tempo per lo spazio di quasi cento anni, come osservò il sig.
di
Fontenelle. La rammentò con disprezzo il sig. di
come osservò il sig. di Fontenelle. La rammentò con disprezzo il sig.
di
Voltaire, nè senza ragione, se si riguardi allo s
ione, se si riguardi allo stile generalmente basso e sparso d’inezie,
di
pensieri falsi e di ornamenti stranieri alla poes
allo stile generalmente basso e sparso d’inezie, di pensieri falsi e
di
ornamenti stranieri alla poesia scenica. Ma il ca
i falsi e di ornamenti stranieri alla poesia scenica. Ma il carattere
di
Erode dipinto con bastante forza e verità, ed alc
orza e verità, ed alcune situazioni che interessano, e l’intrepidezza
di
Marianne condotta a morire, mostrano che Tristano
Tristano meritò in certo modo gli applausi che riscosse da’ Francesi
di
quel tempo. L’abate Giovanni Andres però affermò
lderòn. Oltre a ciò che precedentemente noi affermammo della Marianna
di
Lodovico Dolce, di Don Pedro Calderòn de la Barca
che precedentemente noi affermammo della Marianna di Lodovico Dolce,
di
Don Pedro Calderòn de la Barca e di Tristano, vuo
della Marianna di Lodovico Dolce, di Don Pedro Calderòn de la Barca e
di
Tristano, vuolsi quì osservare ancora, che nell’a
vesse questo argomento da’ Francesi, approfittandosi o della Marianne
di
Hardy rappresentata in Parigi nel 1610, o di quel
tandosi o della Marianne di Hardy rappresentata in Parigi nel 1610, o
di
quella di Tristano che fece recitare e stampò la
della Marianne di Hardy rappresentata in Parigi nel 1610, o di quella
di
Tristano che fece recitare e stampò la sua prima
e non comparisse il Tetrarca del Calderòn. Tommaso Cornelio fratello
di
Pietro minore d’intorno a venticinque anni compos
672 nel tempo stesso che si recitava il Bajazette del Racine tragedia
di
gran lunga superiore alla favola del giovine Corn
petuta sino a’ giorni nostri, tuttochè soggiaccia al difetto generale
di
aggirarsi sugl’intrighi amorosi proprii di una co
iaccia al difetto generale di aggirarsi sugl’intrighi amorosi proprii
di
una commedia. L’autore spese in comporla quaranta
è quello che manca all’Arianna. Trasse Tommaso Cornelio il suo Conte
di
Essex dalla commedia spagnuola del Coello o di Fi
Cornelio il suo Conte di Essex dalla commedia spagnuola del Coello o
di
Filippo IV Dar la vida por su Dama; ma rendendola
a; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. Il
di
lui Timocrate (componimento cattivo carico di acc
arattere dell’Essex. Il di lui Timocrate (componimento cattivo carico
di
accidenti romanseschi poco verisimili e mal verse
che i commedianti infastiditi dopo ottanta recite chiesero in grazia
di
rappresentare altri drammi. Tommaso con più debol
ro in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debolezza
di
stile e con minore ingegno del fratello merita an
del fratello merita ancor la stima de’ nazionali per essere stato più
di
Pietro castigato nell’uso delle arguzie viziose,
era ornato, e per la purezza con cui parlava la propria lingua. Sotto
di
Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo
i Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo era il solo degno
di
essere il primo , eccettuandone sempre Racine cui
one sempre Racine cui niuno de’ contemporanei fu comparabile. Cirano
di
Bergerac nato nel Perigord nel 1620 e morto nel 1
nel Perigord nel 1620 e morto nel 1655 fece una tragedia della Morte
di
Agrippina, e nel personaggio di Sejano diede il p
el 1655 fece una tragedia della Morte di Agrippina, e nel personaggio
di
Sejano diede il primo esempio delle massime ardit
e, al dir del Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or che diremo
di
certi ultimi Italiani che hanno portato al colmo
attro tragedie. Tralle prime riscosse particolari applausi Agrippa re
di
Alba, ovvero il Falso Tiberino rappresentata nel
a El Galàn Fantasma, la quale cangiando linguaggio non acquistò punto
di
vivacità ne’ colpi di teatroa. Le tragedie sono l
a quale cangiando linguaggio non acquistò punto di vivacità ne’ colpi
di
teatroa. Le tragedie sono la Morte di Ciro uscita
stò punto di vivacità ne’ colpi di teatroa. Le tragedie sono la Morte
di
Ciro uscita nel 1656, in cui si veggono stranamen
l gran Ciro, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre ai difetti
di
arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’
o, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre ai difetti di arte e
di
verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli;
arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli; Astrato re
di
Tiro rappresentata per tre mesi nel 1663, e rimas
tata per tre mesi nel 1663, e rimasto al teatro malgrado de’ motteggi
di
Boileau; Bellorofonte tragedia fischiata nel 1665
tuna. Invano si rileverebbe l’effemminatezza dello stile, la mancanza
di
verità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’
imiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti
di
quelle favole che si ascoltarono per qualche anno
io ingegno e l’immaginazione. Faceva versi ben torniti, ma non mostrò
di
esser nato per la poesia tragica. Nelle sue trage
più intempestiva che degenera in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici
di
Desprèaux Boileau amico di Racine e degli antichi
ra in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Desprèaux Boileau amico
di
Racine e degli antichi, e fu lodato dal Perrault
ileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato dal Perrault emulo
di
Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cat
lo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cattivo scrittore
di
varie tragedie spesso rappresentate con affluenza
attivo scrittore di varie tragedie spesso rappresentate con affluenza
di
spettatori, prese contro il medesimo satirico fra
a di spettatori, prese contro il medesimo satirico francese la difesa
di
Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV
il medesimo satirico francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante
di
camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcu
mo satirico francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera
di
Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcune tragedi
fesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore
di
comporre alcune tragedie sacre pel teatro della s
ebbe l’onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala
di
madama di Maintenon, le quali si recitarono dalla
ore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala di madama
di
Maintenon, le quali si recitarono dalla Duchessa
la sala di madama di Maintenon, le quali si recitarono dalla Duchessa
di
Borgogna e dal duca di Orleans col famoso commedi
intenon, le quali si recitarono dalla Duchessa di Borgogna e dal duca
di
Orleans col famoso commediante Baron che le dirig
i Orleans col famoso commediante Baron che le dirigeva. Egli si valse
di
argomenti tratti dal Testamento Vecchio. Il suo G
ne amorosa che le deturpi, in ciò preferendo con senno la sola Atalia
di
Racine a tutto il teatro tragico francese. Non pe
cine a tutto il teatro tragico francese. Non per tanto Achinoa moglie
di
Saulle colle sue figliuole introdotte nel Gionata
tragedie latine. Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio,
di
cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e qu
l medesimo anno 1620 uscirono alla luce la Solima e la santa Felicita
di
Niccolò Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in
Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in Parigi le quattro tragedie
di
Francesco Le Jay, cioè il Giuseppe riconoscente i
il Daniele. Si crede che appartenga al secolo XVII parimente la Morte
di
Solone, di cui s’ignora l’autore, non mentovata d
Si crede che appartenga al secolo XVII parimente la Morte di Solone,
di
cui s’ignora l’autore, non mentovata dagli scritt
e, di cui s’ignora l’autore, non mentovata dagli scrittori drammatici
di
quel tempo, e non rappresentata mai nè in frances
n noi converranno che vi si scorge principalmente un tuono continuato
di
fredda elegia e di galanteria, per cui spariscono
he vi si scorge principalmente un tuono continuato di fredda elegia e
di
galanteria, per cui spariscono i tratti important
fredda elegia e di galanteria, per cui spariscono i tratti importanti
di
libertà che tutta ingombra l’anima di Solone. Le
spariscono i tratti importanti di libertà che tutta ingombra l’anima
di
Solone. Le scene per lo più lunghe, oziose e quas
a di Solone. Le scene per lo più lunghe, oziose e quasi sempre fredde
di
quattro donne che v’intervengono, spargano per tu
atti, un languore mortale. A un tratto poi nel IV si enuncia la morte
di
Pisistrato, di cui non cercano di accertarsi nè g
re mortale. A un tratto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato,
di
cui non cercano di accertarsi nè gli amici nè i n
atto poi nel IV si enuncia la morte di Pisistrato, di cui non cercano
di
accertarsi nè gli amici nè i nemici, così che poc
ere alle donne del dramma che il Senato è condisceso all’innalzamento
di
Pisistrato al trono, e che Solone nell’opporsi a’
lzamento di Pisistrato al trono, e che Solone nell’opporsi a’ soldati
di
lui è stato mortalmente ferito. Dopo alcune scene
rtificio ed una reticenza scrupolosa, poco tragica intorno a i natali
di
Cleorante ad oggetto di valersene per impedire co
a scrupolosa, poco tragica intorno a i natali di Cleorante ad oggetto
di
valersene per impedire con autorità di padre che
natali di Cleorante ad oggetto di valersene per impedire con autorità
di
padre che Pisistrato che l’ama opprimesse la patr
oto che il proprio sangue non si mescolerà con quello dell’oppressore
di
Atene. Sembra dunque che l’eroe legislatore diven
Policrita. Interessa eziandio la stessa Policrita appassionata amante
di
Pisistrato e della libertà, e che seconda le mire
assionata amante di Pisistrato e della libertà, e che seconda le mire
di
Solone a costo del proprio amore. Solone altro no
ontribuisca a distruggere il partito oppressore: opporsi alla fortuna
di
Pisistrato contro il volere del Popolo e del Sena
nasse minor noja, freddezza e languore. a. Vedasi il tomo III della
di
lui opera sopra ogni letteratura. La storia ci ob
Condè che alla prima rappresentazione del Cinna, trovandosi nell’età
di
venti anni, pianse ai detti di Augusto, osservò o
tazione del Cinna, trovandosi nell’età di venti anni, pianse ai detti
di
Augusto, osservò ottimamente: C’ètaient là des l
a. Chi ne bramasse qualche saggio, consulti l’edizione del teatro
di
Pietro Cornelio pubblicato colle osservazioni del
tingue de Pradon (diceva Racine) c’est que je sai écrire. Il signor
di
Voltaire ottimo giudice così si esprime in-tal pr
proseliti potè in Roma formarsi un’ accademia sotto il modesto titolo
di
Arcadia, le cui colonie si sparsero per l’Italia
agedia italiana senza esser soggetti alle macchie secentiste. L’onore
di
primo ristauratore d’essa nel secolo XVIII debbes
atico e poeta Eustachio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome
di
Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e di gust
hio Manfredi. Martelli chiaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito
di
dottrina, d’ingegno e di gusto, emulo del Maffei
iaro in Arcadia col nome di Mirtillo, munito di dottrina, d’ingegno e
di
gusto, emulo del Maffei e del Gravina(a), avea co
blimità e l’eleganza dello stile, nè la copia de’ pensieri, nè l’arte
di
colorire acconciamente i caratteri e le passioni.
colorire acconciamente i caratteri e le passioni. Nocquegli in molte
di
esse la versificazione che prescelse, ad onta di
. Nocquegli in molte di esse la versificazione che prescelse, ad onta
di
averla renduta al possibile armoniosa, sì per ess
rì il Barretti) sì per la rima e la monotonia che l’accompagna ; e le
di
lui tragedie dopo alcuni anni cessarono di rappre
ia che l’accompagna ; e le di lui tragedie dopo alcuni anni cessarono
di
rappresentarsi. Certo è però che i forestieri ste
lausi. I giornalisti Olandesi ne manifestarono varii pregi ; e quelli
di
Trevoux asserirono che pochi tragici pareggiavano
pochi tragici pareggiavano il Martelli. Certo è pure che la compagnia
di
Luigi Riccoboni le rappresentò con profitto e con
in Tauri, Alceste, Procolo, Cicerone, Q. Fabio, Taimingi. Non lasciò
di
rendergli giustizia fra’ nostri singolarmente il
Non lasciò di rendergli giustizia fra’ nostri singolarmente il Conte
di
Calepio. Pier Jacopo Martelli (egli dice) è tra’
tra’ nostri assai sublime ed enfatico ; ma quanto acquista con i modi
di
dire, tanto perde per lo stucchevol vezzo delle r
la compassione maneggiata con arte e decenza, il magnanimo carattere
di
Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la di
te e decenza, il magnanimo carattere di Mustafo, il tenero e patetico
di
Perselide, la dipintura di un Ottomano geloso del
carattere di Mustafo, il tenero e patetico di Perselide, la dipintura
di
un Ottomano geloso del potere, e perciò crudele,
ide, la dipintura di un Ottomano geloso del potere, e perciò crudele,
di
Solimano, conferiscono al merito della Perselide.
de. Veggasi per saggio dello stile e della versificazione il monologo
di
questa principessa nell’ atto III Eccomi donna e
giamente la sua situazione, e tutta esprime la passione, e nulla v’ è
di
narrativo. Notabile nell’ atto IV è il discorso d
ione, e nulla v’ è di narrativo. Notabile nell’ atto IV è il discorso
di
Solimano dopo di aver deliberata la morte del suo
è di narrativo. Notabile nell’ atto IV è il discorso di Solimano dopo
di
aver deliberata la morte del suo gran figlio ; vi
pugna colla barbarie ed il sospetto. La delicatezza dell’ espressioni
di
Mustafo che va a morire, merita l’attenzione de’
uanto ei m’ami, e quanto lui dalle fasce amai ; Tu pur, vergine degna
di
miglior sorte, il sai. Per me segui ad amarlo : l
Questi estremi ricordi serba col tuo consorte, E non cercar più nulla
di
qualunque mia sorte. Sol se qualche novella (che
i che del suo nome nelle note a me care Partir tu mi vedesti, e finir
di
parlare. Simile tragedia piena di grandezza che
care Partir tu mi vedesti, e finir di parlare. Simile tragedia piena
di
grandezza che commuove che tira tutta l’attenzion
a di grandezza che commuove che tira tutta l’attenzione, non meritava
di
occupare il luogo delle Gemelle Capuane o di qual
attenzione, non meritava di occupare il luogo delle Gemelle Capuane o
di
qualche altra poco più importante del Teatro Ital
itazione che fece il Martelli dell’ Ifigenia in Tauri e dell’ Alceste
di
Euripide. Gl’ Italiani del secolo XVI aveano tras
sservanza delle antiche vestigia. I Francesi del XVII fecero un passo
di
più maneggiandoli in guisa che si adattassero al
ed al tempo in cui gli ripetevano. Il Martelli partecipò felicemente
di
questa gloria della Francia, e con miglior senno
on quella del Martelli mostrerà sempre a’ giovani studiosi la maniera
di
modernar le greche favole con vantaggio e senza p
o l’interesse dell’ antica senza inverosimilitudini, senza il trionfo
di
Ercole nell’ inferno, e senza le indecenti alterc
il trionfo di Ercole nell’ inferno, e senza le indecenti altercazioni
di
Admeto col padre(a) Impaziente parimenti del ri
(già usato dal Grattarolo nell’ Altea e nella Polissena) lusingandosi
di
poterlo elevare alla grandezza tragica e sostitui
olta ingiustizia gli fecero i contemporanei e fangli alcuni semidotti
di
ultima data. Non si proponga a modello, ma se ne
ficazione, si censuri l’uso frequente de’ latininismi, l’affettazioni
di
alcune comparazioni poste in canzonette, il modo
i, l’affettazioni di alcune comparazioni poste in canzonette, il modo
di
sceneggiare all’ antica. Ma se ne comenti la rego
erni costumi applicata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte
di
satireggiare di Euripide, specialmente nel Papini
licata a’ personaggi delle sue favole imitando l’arte di satireggiare
di
Euripide, specialmente nel Papiniano. Sopratutto
almente nel Papiniano. Sopratutto sì encomii col dotto critico Pietro
di
Calepio per aver saputo travestire ed applicare a
epio per aver saputo travestire ed applicare all’ azione quella sorte
di
sentenze che contengono massime di morale, nella
applicare all’ azione quella sorte di sentenze che contengono massime
di
morale, nella quale arte il Gravina si è distinto
ponesse alla gioventù un solo scrittore per modello per la difficoltà
di
trovarsene alcuno nel suo genere sì compiuto che
ezioni. La filosofia consiglierà sempre a valersi della nota sagacità
di
quel greco pittore che raccolse da molte leggiadr
a storia teatrale ragionata ; e questo non sanno fare, nè i plagiarii
di
mestiere quando copiano o furano a mettà, nè gli
ndo copiano o furano a mettà, nè gli apologisti preoccupati. Il regno
di
Napoli produsse ne’ primi anni del secolo XVIII d
rodusse ne’ primi anni del secolo XVIII due altri pregevoli scrittori
di
tragedie, il consigliere conte Saverio Pansuti, e
egli per gravità, e per versificazione il Gravina, e scorger fece non
di
rado elevatezza e sublimità, e quel patetico e te
pesso fangoso, e nell’ atto V si accumulano troppe cose dopo la morte
di
Sejano, le quali doveansi appena accennar di volo
roppe cose dopo la morte di Sejano, le quali doveansi appena accennar
di
volo. Ma vi si scorgono varie pennellate franche
o ad Apicata ; tragici i rimorsi che atterriscono Livia dopo la morte
di
Druso, ed opportuna la riflessione della nutrice
e Numitore nell’ atto I, e del racconto felice e senza ridondanza del
di
lei ammazzamento, si posporrà sempre a tutte le a
e dell’ episodio della deflorata Volunnia che si trasmischia al fatto
di
Virginia. Migliori delle precedenti è il Bruto de
enti è il Bruto dettato in istile sublime e raramente gonfio, e ricco
di
passi nobili. Lodevole nell’atto I è il ritratto
o ed in Furio de’ repubblicani, sul gusto delle politiche discussioni
di
Pietro Cornelio ; come ancora la descrizione dell
l’ambasciata degnamente esposta da Celio : nel IV i gravi sentimenti
di
Furio che tenta di richiamar Tito nel camin dritt
mente esposta da Celio : nel IV i gravi sentimenti di Furio che tenta
di
richiamar Tito nel camin dritto : nel V i forti r
che tenta di richiamar Tito nel camin dritto : nel V i forti rimorsi
di
Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento d
V i forti rimorsi di Tito divenuto traditore, il tenero abboccamento
di
lui colla madre, gli eroici non meno che patetici
mento di lui colla madre, gli eroici non meno che patetici sentimenti
di
Bruto. Ma l’Orazia rappresentata in Napoli con am
il Cornelio, il Pansuti diede come il primo alla sua favola il titolo
di
Orazia, ma conservò per lei sola tutto l’interess
ublime e col patetico. Meritano particolare attenzione l’amor tragico
di
Orazia e Curiazio, l’amara divisione di questi ne
are attenzione l’amor tragico di Orazia e Curiazio, l’amara divisione
di
questi nell’ atto III, il carattere eroico e fero
mara divisione di questi nell’ atto III, il carattere eroico e feroce
di
Orazio, la notizia della pugna stabilita tra i Cu
io, la notizia della pugna stabilita tra i Curiazii ed Orazii nel IV,
di
cui è conseguenza l’altra scena di Orazio collo s
a tra i Curiazii ed Orazii nel IV, di cui è conseguenza l’altra scena
di
Orazio collo sposo della sorella, il contrasto de
na di Orazio collo sposo della sorella, il contrasto delle allegrezze
di
Roma per la vittoria ottenuta da Orazio colle sma
le allegrezze di Roma per la vittoria ottenuta da Orazio colle smanie
di
Orazia per essere questa riuscita sanguinosa e pe
lo sposo, e finalmente l’azione del V interessante per l’ammazzamento
di
Orazia, pel pericolo di Orazio condannato, e per
’azione del V interessante per l’ammazzamento di Orazia, pel pericolo
di
Orazio condannato, e per la patetica aringa di Pu
i Orazia, pel pericolo di Orazio condannato, e per la patetica aringa
di
Publio in pro del figlio superstite che commuove
l pubblico a vederla rappresentare. Onorevole menzione deile tragedie
di
Saverio Pansuti fe l’immortale Alessio Simmaco Ma
la poesia tragica il coltissimo duca Annibale Marchese, il quale dopo
di
aver governato da preside in Salerno entrò nel 17
in Salerno entrò nel 1740 tra’ Padri dell’ Oratorio detti G rolimini
di
Napoli, e glorioso ancora per la rinunzia dell’ar
imini di Napoli, e glorioso ancora per la rinunzia dell’arcivescovato
di
Salerno, e del vescovato di Lecce a lui offerti,
ancora per la rinunzia dell’arcivescovato di Salerno, e del vescovato
di
Lecce a lui offerti, morì nel 1753 ammirato per l
irtù. Sin dalla prima gioventù mostrò gusto e buon senno colla scelta
di
ottimi argomenti per due sue favole impresse in N
Crispo che è un ritratto dell’ Ippolito greco, col patetico pennello
di
Euripide, e coll’ eleganza armoniosa del Raoine s
vità il Gravina, e colla purezza del linguaggio il Pansuti. Meritò la
di
lui Polissena, che da Pietro di Calepio si prefer
del linguaggio il Pansuti. Meritò la di lui Polissena, che da Pietro
di
Calepio si preferisse nel confronto a quella del
pel piano meglio ragionato, pel costume più convenevole, e per l’arte
di
muovere la compassione. Vero è, che all’ istesso
te di muovere la compassione. Vero è, che all’ istesso Calepio sembra
di
trovare nella Polissena francese maggior bellezza
(qualora voglia concedersene l’uso) puo accordarsi loro certa specie
di
coltura ove si rifletta, che esse punto non rasso
non rassomigliano alle moderne balie, ma si supposero sempre persone
di
distinta condizione, e compagne delle regine sino
maestri napoletani, e si trovano stampati colle note musicali in fine
di
ciascun tomo. Tommaso Carapelle pose in musica i
a Draomira : Nicola Fago detto il Tarantino dell’Eustachio : Leonardo
di
Leo della Sofronia : Nicola Porpora dell’Ermenegi
ell’Ermenegildo : Francesco Mancini del Maurizio : il Principe Milano
di
Ardore poi Marchese di San Giorgio del Ridolfo ;
esco Mancini del Maurizio : il Principe Milano di Ardore poi Marchese
di
San Giorgio del Ridolfo ; di maniera che questi d
l Principe Milano di Ardore poi Marchese di San Giorgio del Ridolfo ;
di
maniera che questi due volumi contengono come un
di maniera che questi due volumi contengono come un saggio accademico
di
diverse belle arti riunite. Caratterizzano queste
istiano che riscaldava il petto dell’autore. Per saggio della maniera
di
colorire da lui usata vedasi un frammento del rac
chio intanto Dice fra gridi e fra tumulti, e sempre Più lievi ascolto
di
sue voci il suono. Lontananza e fragor d’onda son
re voci. Svolazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor,
di
fe, di duolo, e a lei rispondo (Ch’altro meco non
. Svolazzante lino Scuote la grama, testimonio estremo D’amor, di fe,
di
duolo, e a lei rispondo (Ch’altro meco non ho) co
e e cresce Più ognor l’aere fra noi per lontananza ec. Ricca miniera
di
affetti e di caratteri eccellentemente contrappos
ù ognor l’aere fra noi per lontananza ec. Ricca miniera di affetti e
di
caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti
di affetti e di caratteri eccellentemente contrapposti e coloriti, e
di
gran pensieri con eleganza e sublimità espressi,
ante cattolico, rispettoso figliuolo e tenero consorte ; Igonda piena
di
magnanimità e di vero affetto pel marito ; Recare
ispettoso figliuolo e tenero consorte ; Igonda piena di magnanimità e
di
vero affetto pel marito ; Recaredo sensibile e ge
ano e persecutore implacabile. Questo insidiatore strappa dalla bocca
di
Leovigildo la sentenza di morte del figliuolo, se
ile. Questo insidiatore strappa dalla bocca di Leovigildo la sentenza
di
morte del figliuolo, se non rinunzii al culto cat
di morte del figliuolo, se non rinunzii al culto cattolico ; e colla
di
lui astuzia contrasta la nobile franchezza di Rec
lto cattolico ; e colla di lui astuzia contrasta la nobile franchezza
di
Recaredo che al fine gli dice : Udito ho sempre
. Recaredo Caro è a Dio sol chi al suo dovere intende, E il tuo non è
di
consigliar regnanti. Questo è pungere alla manie
E il tuo non è di consigliar regnanti. Questo è pungere alla maniera
di
Euripide e del calabrese Gravina, cioè dipingendo
endo i caratteri senza scoccar massime e sentenze a modo de’pedanti e
di
Seneca. Trionfa anche il carattere d’Igonda allor
arattere d’Igonda allorchè in faccia a Leovigildo consiglia al marito
di
preferir la morte al sacrilegio d’imbrattar con r
anta fortezza lascia il freno alla sensibilità. Notabile è in fine la
di
lei grandezza d’animo, con cui dopo aver vinto Le
vinto Leovigildo colle armi, fa trionfare la religione sul desiderio
di
vendetta, e gli perdona. Seppe dunque il Marchese
que il Marchese rilevare il pregio maggiore della cristiana religione
di
perdonare ed amare il nemico, prima che il sig. d
ristiana religione di perdonare ed amare il nemico, prima che il sig.
di
Voltaire avesse composta l’Alzira. Ma a’giorni de
fra’leggitori delle tragedie cristiane del Marchese senza passare su
di
un pubblico teatro accreditato. Prima ancora del
pagna degnamente l’Ermenegildo. Quell’imperadore che si era macchiato
di
delitti e di atrocità, divenuto penitente implora
nte l’Ermenegildo. Quell’imperadore che si era macchiato di delitti e
di
atrocità, divenuto penitente implora da Dio di es
macchiato di delitti e di atrocità, divenuto penitente implora da Dio
di
esserne punito in questo mondo, e non con pene et
colpi prima che il tiranno Foca lo faccia uccidere. Aveva Maurizio un
di
lui bambino in potere d’Irene, e Foca vuol sapere
no in potere d’Irene, e Foca vuol sapere dove si nasconda minacciando
di
far tormentar Maurizio con tutta l’atrocità. Iren
alvezza della prole reale. Ecco un tratto eroico degno delle tragedie
di
prima fila che ha preceduto il sacrificio fatto d
rchè non comporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara
di
virtù e di eroismo prevenne il Marchese anche l’O
mporta il cambio, e scopre la nobil frode. Con questa gara di virtù e
di
eroismo prevenne il Marchese anche l’Orfano della
e che si trascrivesse il patetico e vivace racconto della carnificina
di
tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso col
il patetico e vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia
di
Maurizio e di lui stesso colorito col pennello di
vivace racconto della carnificina di tutta la famiglia di Maurizio e
di
lui stesso colorito col pennello di Dante, e ciò
i tutta la famiglia di Maurizio e di lui stesso colorito col pennello
di
Dante, e ciò prima che il gran tragico francese p
strage dell’imperial famiglia cinese. Presenta dunque il Marchese più
di
una tragedia degna dell’attenzione degl’intellige
pecialmente, che esse potrebbero meglio arricchire una nuova raccolta
di
un buon Teatro tragico Italiano. Antonio Conti no
natori romani cou poca convenevolezza al a loro gravità ed al costume
di
que’ tompi. Marco Bruto è la tragedia più critica
è la tragedia più criticata e spesso con solido fondamento dal Conte
di
Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte di seg
do fondamento dal Conte di Calepio. Giunio Bruto recitata molte volte
di
seguito in Venezia con gran concorso nel teatro d
citata molte volte di seguito in Venezia con gran concorso nel teatro
di
San-Samuele, oltre a i pregi generali dello stile
stile, del costume e del metro, si rende notabile per la forte aringa
di
Bruto animata da solida eloquenza e bellezza poet
losofo Paolino Doria, dal celebre Giambatista Vico, dal lodato Pietro
di
Calepio, e dal riputato Saverio Bettinelli, baste
gico più interessante, e compose la Merope che dopo la prima edizione
di
Modena del 1713 n’ebbe oltre a sessanta altre, si
lingue straniere, si rappresentò in Venezia in un solo carnevale più
di
quaranta volte, e comparve sopra gli altri teatri
el 1735 colla prefazione del marchese Ginseppe Orsi e con annotazioni
di
Sebastiano Paoli. Ne corse ben presto la fama olt
hi è ignota la Merope del Maffei ? Chi nel mentovarla non si sovviene
di
quel patetico animato ma umano, e naturale che ti
iempie in ogni scena e ti trasporta in Messenia ? Chi non si compiace
di
quella interessante semplicità di condotta ? dell
a in Messenia ? Chi non si compiace di quella interessante semplicità
di
condotta ? della verità de’caratteri ? del mirabi
di condotta ? della verità de’caratteri ? del mirabile vivo ritratto
di
una madre ? della dolce forza che ti fanno le pas
nno le passioni espresse in istil nobile ed accomodato agli affetti ?
di
quel vago racconto di Egisto nell’atto I, e dell’
se in istil nobile ed accomodato agli affetti ? di quel vago racconto
di
Egisto nell’atto I, e dell’avventura del IV conse
e atto V ove tutto mira al disviluppo felicemente ed avviene la morte
di
Polifonte narrata con maestria ? Dall’altra parte
schivi non soffrirebbero sul lor teatro Ismene che parla della febbre
di
Merope ? che questa regina per iscarsezza d’arte
non doveasi tener conto dopo una grande rivoluzione e l’ammazzamento
di
un re ? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprim
amento di un re ? Gli sforzi stessi del Voltaire per deprimerla, dopo
di
essersi ornato delle sue principali bellezze segu
gico Francese ne ingrandì ed esagerò i difetti, bramoso ed impaziente
di
tirare alla sua copia tutti gli elogii tributati
elogii tributati all’originale. E perchè serbando l’onorato carattere
di
amico del Maffei non avrebbe potuto versar su di
l’onorato carattere di amico del Maffei non avrebbe potuto versar su
di
lui che a metà e con moderatezza il suo fiele, si
metà e con moderatezza il suo fiele, si mascherò sotto il finto nome
di
un monsieur de la Lindelle, e sciolse il freno al
sieur de la Lindelle, e sciolse il freno alla mordacità, trattando la
di
lui tragedia come produzione puerile e da collegi
sì vergognosa e degna degli antichi Davi umilia la letteratura, copre
di
fosche nuvole il chiarore del secolo ed abbassa V
affei non va esente da’nei ; ma qual produzione teatralo puo vantarsi
di
una perfezione assoluta ? La Merope del Voltaire
one assoluta ? La Merope del Voltaire non ha difetti ? Sovvenghiamoci
di
quanto ne ragionammo trattando de’tragici frances
de’tragici francesi del XVIII secolo. I Francesi stessi ne rilevarono
di
molti. Un anonimo in una brochure uscita in Parig
Un anonimo in una brochure uscita in Parigi vi notò fin anche errori
di
lingua e dirima ; chiamò Voltaire traduttore, cop
el Maffei specialmente nell’atto V. Volle poi quest’anonimo far pompa
di
erudizione, ed affermò che l’Italiano avea sacche
ione, ed affermò che l’Italiano avea saccheggiato e sfigurato l’Amasi
di
m. la Grange, e che Voltaire rivendicando il furt
uo. Preso poi da nuovo capogirlo aggiunse che Merope era un argomento
di
tutti i paesi trattato già da Euripide. Qual cumu
a un argomento di tutti i paesi trattato già da Euripide. Qual cumulo
di
proposizioni che si combattono ! Se Euripide tutt
te i tragici che conosciamo nel maneggiar tal favola, perchè sdegnare
di
attribuirla alla Grecia ? Se è di tutti i paesi,
neggiar tal favola, perchè sdegnare di attribuirla alla Grecia ? Se è
di
tutti i paesi, perchè l’anonimo infarinato ne att
nimo infarinato ne attribuì la proprietà alla Francia ? perchè tacciò
di
furto ora il Maffei ora il Voltaire ? perchè non
chi’l sapeva, che il Cavalerino, il Liviera, il Torelli precedettero
di
più di un secolo il suo la Grange autore dell’Ama
sapeva, che il Cavalerino, il Liviera, il Torelli precedettero di più
di
un secolo il suo la Grange autore dell’Amasi, in
ana che Voltaire copiò, ancor non avrebbe la Francia una Merope degna
di
conoscersi da’posteri ? Avrebbe avuto l’Inghilter
gna di conoscersi da’posteri ? Avrebbe avuto l’Inghilterra il Douglas
di
Home, tragedia (disse il Walker) che onora la lin
ignorava, ebbe l’audacia, fidando nelle tenebre in cui si avvolgeva,
di
scagliarsi contro l’originale del Maffei e la cop
rsi contro l’originale del Maffei e la copia del Voltaire, produzioni
di
due ingegni grandi, cui egli mirar dovea con risp
ca Decreto et aere publico Anno MDCCXXVII Maggiori encomii merita la
di
lui modestia che al suo ritorno volle che si togl
lui modestia che al suo ritorno volle che si togliesse, a differenza
di
qualche orgoglioso pedante, che a quel che intesi
busto marmoreo e lo collocò tra Platone e Tullio. Verona però dopo la
di
lui morte ve lo ripose con un’altra iscrizione :
lorata Demodice per mano del fratello Critolao avviene appunto per le
di
lei imprecazioni e contro Tegea loro patria, il c
zioni e contro Tegea loro patria, il cui amore tutto riempie il cuore
di
Critolao. Lo sceneggiamento all’antica, lasciando
ca, lasciandosi spesso il teatro voto, qualche scena oziosa, un sogno
di
Demodice di sei tori e una giovenca tanto conform
osi spesso il teatro voto, qualche scena oziosa, un sogno di Demodice
di
sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto d
sogno di Demodice di sei tori e una giovenca tanto conforme al fatto
di
lei e de’suoi campioni, i poco utili ed all’azion
pioni, i poco utili ed all’azione mal connessi episodii dell’amicizia
di
Eurindo e Critolao e del conflitto di costui col
connessi episodii dell’amicizia di Eurindo e Critolao e del conflitto
di
costui col leone e degli amori di Lagisca ed Euri
Eurindo e Critolao e del conflitto di costui col leone e degli amori
di
Lagisca ed Eurindo, offrono all’occhiuta critica
passioni, e diverse situazioni patetiche felicemente espresse, Serva
di
esempio la scena quinta dell’atto III, in cui Dem
ma nella dedicatoria alla marchesa Isotta Nugarola Pindemonte si dice
di
essersene fatta prima un’altra edizione, ed appre
sersene fatta prima un’altra edizione, ed appresso nel 1724 si stampò
di
nuovo con tutte le rime dell’autore. Non cede que
delle passioni alla Demodice ; ma le sovrasta per nobiltà e grandezza
di
stile e per la semplicità dell’azione avvivata pe
e resta il teatro voto. Havvi parimente la tanto ripetuta descrizione
di
un sogno ; ma vi si evita il particolareggiar sov
fatto, per additare appuntino i fatti della tragedia. Vi si scorgono
di
bei passi nè pochi. Spira magnanimità nell’ atto
no di bei passi nè pochi. Spira magnanimità nell’ atto II la risposta
di
Didone all’ ambasciadore di Jarba. Teatrale nell’
ira magnanimità nell’ atto II la risposta di Didone all’ ambasciadore
di
Jarba. Teatrale nell’ atto III è il contrasto di
ne all’ ambasciadore di Jarba. Teatrale nell’ atto III è il contrasto
di
Didone che giugne gioliva e piena di speranze, co
le nell’ atto III è il contrasto di Didone che giugne gioliva e piena
di
speranze, con Enea che all’ ordine di Giove si di
done che giugne gioliva e piena di speranze, con Enea che all’ ordine
di
Giove si disponeva a partire senza vederla. Bene
a partire senza vederla. Bene espressa è la maraviglia e la tristezza
di
lei al silenzio indi al partir del Trojano con po
disdegno. Tratta dal naturale orgoglio ella dà a credere a se stessa
di
essersi disingannata e di ravvisare il torto che
rale orgoglio ella dà a credere a se stessa di essersi disingannata e
di
ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne
i ravvisare il torto che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta. Si duole
di
vedersi adorna di altre spoglie che delle vedovil
to che faceva al suo Sicheo, e ne ha onta. Si duole di vedersi adorna
di
altre spoglie che delle vedovili. Ordina a Bargin
vedersi adorna di altre spoglie che delle vedovili. Ordina a Bargina
di
trovare Enea, ed imporgli di partir subito senza
lie che delle vedovili. Ordina a Bargina di trovare Enea, ed imporgli
di
partir subito senza vederla. Ma che ? Anna le rif
subito senza vederla. Ma che ? Anna le riferisce l’imminente partenza
di
Enea, ed allora il foco sopito sotto quella rasse
o forte amore, Si, troppo forte che al dover contrasti, Qual vincerà
di
voi ? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo
rà di voi ? Ottimamente. Questo bellissimo disviluppo degli affetti
di
Didone, questo tragico contrasto acconciamente ap
zione con quest’ impeto repentino, tutta manifestano l’anima trafitta
di
Didone, e l’ingegno dell’ autore. La scena quinta
tore. La scena quinta dell’ atto IV ci sveglia l’idea dell’ abbandono
di
Armida, e del combattuto Rinaldo che si sente mor
aldo. Questa buona tragedia colle precedenti smentisce l’affettazione
di
taluno che imparando la storia letteraria d’Itali
n istile dagli intelligenti commendato. Se ne riprende il personaggio
di
Ansedisio di nota malvagità come poco necessario
i intelligenti commendato. Se ne riprende il personaggio di Ansedisio
di
nota malvagità come poco necessario e lasciato im
i da Amabilia. Lo stesso autore pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane
di
scena mutabile. L’invenzione di questa non appart
pubblicò nel 1725 Giocasta la giovane di scena mutabile. L’invenzione
di
questa non appartiene al Baruffaldi ; perchè il c
a nella condotta dell’ azione qualche leggero intoppo. Antigona madre
di
Giocasta (che Creonte volle far morire per mano d
a (che Creonte volle far morire per mano del proprio figliuolo Osmene
di
lei marito) viene a Tebe sotto virili spoglie, e
o il cammino della reggia, che ella non dee ignorare. Viene con animo
di
dar la morte a Creonte, e nel darsi a conoscere a
a Creonte, e nel darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno
di
uccidere il di lui padre, e pretende che egli vi
l darsi a conoscere ad Osmene manifesta il suo disegno di uccidere il
di
lui padre, e pretende che egli vi concorra. « Io
tutta l’ira mia ». Se così parlasse spinta da disperazione e da tedio
di
vivere, sarebbero espressioni convenienti ; ma el
arebbero espressioni convenienti ; ma ella ciò dice pensando in fatti
di
eseguirlo per vendicarsi, senza riflettere all’ i
sibilità della riuscita. Forse potrebbesi risecare qualche cicaleccio
di
Ormindo. Forse che più che tragedia parrà questa
tragedia parrà questa Giocasta un romanzo drammatico per tanti colpi
di
teatro e per le avventure che in essa si accumola
I Osmene al padre per non isposar Giocasta. È tenera la riconoscenza
di
Antigona ed Osmene nell’ atto II. Sono giuste le
a la riconoscenza di Antigona ed Osmene nell’ atto II. Sono giuste le
di
lei prime espressioni. Appassionata è la narrazio
lle proprie sventure e della fanciulla che diede alla luce. Grande il
di
lei coraggio ed il disprezzo della morte in facci
e nel IV atto. Piace soprattutto nell’ atto V la patetica separazione
di
Antigona ed Osmene nel punto di esser ferita da G
nell’ atto V la patetica separazione di Antigona ed Osmene nel punto
di
esser ferita da Giocasta. Ella s’intenerisce alla
Mentre si applaudiva la Merope del Maffei, l’abate Domenico Lazzarini
di
Morro patrizio maceratese illustre poeta e pubbli
ini di Morro patrizio maceratese illustre poeta e pubblico professore
di
lettere umane in Padova, la censurò severamente.
isse il giovane, nella qual tragedia non senza eleganza imitò l’Edipo
di
Sofocle, richiamando sulla scena tutto il terrore
ichiamando sulla scena tutto il terrore e la forza tragica del teatro
di
Atene. È scritto in endecasillabi ed ettasillabi
vigoroso, della versificazione e della nobiltà de’ cori. Uscì contro
di
essa una piacevole satira scenica col titolo di R
de’ cori. Uscì contro di essa una piacevole satira scenica col titolo
di
Ruzvanscad il giovane del Vallaresso nobil veneto
otissima tralle poche italiane. Discepolo del Lazzarini e seguace del
di
lui gusto tragico fu l’abate Giuseppe Salio padov
rono mai. L’ultima fu dedicata ad Apostolo Zeno che la lodò. Il Conte
di
Calepio comendò la scelta del protagonísta nella
nel Paragone della Poesia Tragica, e perciò nel 1738 produsse contro
di
questa opera egregía l’ Esame Critico, al quale v
ico, al quale vigorosamente replicò il Calepio colla sua Confutazione
di
molti sentimenti del Salio, dopo di che più non s
il Calepio colla sua Confutazione di molti sentimenti del Salio, dopo
di
che più non si parlò delle di lui tragedie. Comun
one di molti sentimenti del Salio, dopo di che più non si parlò delle
di
lui tragedie. Comunicato lo spirito di simil gene
di che più non si parlò delle di lui tragedie. Comunicato lo spirito
di
simil genere per la riuscita del Conti, del Marte
pubblicò in Roma nel 1724 la sua tragedia il Conte Ugolino. La Morte
di
Achille del Conte Ludovico Savioli bolognese uscì
la perfezione. Sebastiano degli Antonii vicentino scrisse la Congiura
di
Bruto figliuolo di Cesare pubblicata in Vicenza n
stiano degli Antonii vicentino scrisse la Congiura di Bruto figliuolo
di
Cesare pubblicata in Vicenza nel 1733, la quale s
a nel 1758, conosciuto per gli sforzi perduti contro la Storia Civile
di
Pietro Giannone, e pel libro De’ vizii e de difet
zii e de difetti del mo lerno teatro, pubblicò sotto il nome arcadico
di
Lauriso Targiense nel 1761 in quattro volumi dodi
ari, decenti e giudiziose, ma non vigorose, sublimi, eccellenti. O to
di
esse sono scritte in prosa, cioè don Alfonso, Jef
eatrino, che sussisteva ancora verso la fine del secolo nel convenuto
di
Orvieto da’ suoi studenti con grandissimo concors
a senza dote rimaste inedite. Il Mazzucchelli ne favello sulla scorta
di
Giovanni degli Agostini autore delle Vite degli S
e mi si comunicarono dal riputato moi amico Ireneo Affò bibliotecario
di
Parma. Bonaventura Antonio Bravi Veronese pur min
dute da alcune considerazioni sul teatro utili e giudiziose. Ma niuna
di
tutte queste tragedie levò il grido e parve degna
e del Maurizio del Marchese. Toccò al Varano ed al Granelli il vanto
di
recar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Var
anto di recar nuova fama all’italico coturno. Alfonso Varano de’duchi
di
Camerino distinto per natali, per dottrina e per
er natali, per dottrina e per ingegno poetico morto in Ferrara carico
di
anni e di meriti letterarii a’23 di giugno del 17
per dottrina e per ingegno poetico morto in Ferrara carico di anni e
di
meriti letterarii a’23 di giugno del 1788(a). Arr
o poetico morto in Ferrara carico di anni e di meriti letterarii a’23
di
giugno del 1788(a). Arricchi il teatro tragico di
iti letterarii a’23 di giugno del 1788(a). Arricchi il teatro tragico
di
tre buone tragedie Demetrio, Giovanni di Giscala
. Arricchi il teatro tragico di tre buone tragedie Demetrio, Giovanni
di
Giscala ed Agnese che si trovano impresse nelle O
esse nelle Opere Poetiche del Varano pubblicate nella reale stamperia
di
Parma nel 1789(a). L’autore che forse pensava di
ella reale stamperia di Parma nel 1789(a). L’autore che forse pensava
di
seppellirle con tante altre poetiche richezze, si
re il Demetrio in Padova nel 1749 con correzione e magnificenza, dopo
di
essersi querelato nelle Novelle Letterarie di Ven
ne e magnificenza, dopo di essersi querelato nelle Novelle Letterarie
di
Venezia del Berno librajo veronese che nel 1745 s
elle Letterarie di Venezia del Berno librajo veronese che nel 1745 su
di
un esemplare nè riveduto nè concesso dall’autore
Berenice ed Araspe. Due oracoli sono le molle che muovono le passioni
di
una madre a danno del figliuolo sin dalle fasce,
adre a danno del figliuolo sin dalle fasce, il quale vien salvato dal
di
lei furore, vive incognito, se le presenta con al
cognito, se le presenta con altro nome, n’è amato con altro amore che
di
madre, è poi perseguitato ed accusato di fellonia
’è amato con altro amore che di madre, è poi perseguitato ed accusato
di
fellonia, e finalmente cagiona la morte di lei se
i perseguitato ed accusato di fellonia, e finalmente cagiona la morte
di
lei secondo la predizione dell’oracolo. Offre que
a al sagace osservatore molti passi pregevoli per nobiltà ed eleganza
di
dizione. Nobilmente si esprime la magnanima Arsin
a mia. Ahi lasso ! Io amo entrambe, una ch’è madre Benche sia indegna
di
tal nome, e l’altra Perchè degna di amor benchè s
una ch’è madre Benche sia indegna di tal nome, e l’altra Perchè degna
di
amor benchè sia ingrata. Nell’atto IV si ammira
tragica assai bene espressa. Artamene per un falso foglio diviene reo
di
una congiura presso Seleuco ; il re pretende solo
pretende solo che si scagioni giurando che niun altro congiuri contro
di
lui ; ma egli ciò nou può esegnire nell’ alternat
iuri contro di lui ; ma egli ciò nou può esegnire nell’ alternativa o
di
accusar la madre o di mentire. Nel V investigando
a egli ciò nou può esegnire nell’ alternativa o di accusar la madre o
di
mentire. Nel V investigando Berenice la condizion
usar la madre o di mentire. Nel V investigando Berenice la condizione
di
Artamene vedesi con maestria e con nobiltà animat
con nobiltà animato il lor dialogo, e singolarmente è da notarsi ogni
di
lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento di De
ente è da notarsi ogni di lui risposta ingegnosa ed il riconoscimento
di
Demetrio. Vedasene il seguente squarcio poichè si
fui nutrito, e dalla madre Son trafitto nel cor. Tu mi accusasti Che
di
Seleuco io meditai la morte, E per aver qualche r
metrio suo figlio, e ne manda a sospendere l’esecuzione. L’agitazione
di
Seleuco nel dubbio che il soldato non giunga a te
o nel dubbio che il soldato non giunga a tempo per impedirla, è piena
di
moto ed espressa acconciamente. Ma Demetrio è sal
felice, la tragedia si conchiude con lieto fine, non ostaute la morte
di
Berenice per l’interpretazione dell’oracolo fatal
tende invecchiato. L’altro ostacolo potrebbe nascere dall’ostinazione
di
Artamene a non palesarsi per Demetrio in tempo ch
to. So bene che tal condotta può colorirsi col timore che ha Demetrio
di
perdere totalmente la speranza di placare Arsinoe
olorirsi col timore che ha Demetrio di perdere totalmente la speranza
di
placare Arsinoe, e colla sicura conoscenza che ha
gnerebbe essere qualche affamato gazzettiere enciclopedico, o un uomo
di
un libro solo, o un copiatore dell’Esprit des Jou
eri non discordano dal Demetrio tanto nell’Agnese quanto nel Giovanni
di
Giscala tiranno del tempio di Gerusalemme. Singol
o tanto nell’Agnese quanto nel Giovanni di Giscala tiranno del tempio
di
Gerusalemme. Singolarmente quest’ultima favola ch
ma favola che empie il suo oggetto d’inspirare il terrore colla morte
di
Giscala, e colla rovina totale di Gerusalemme, ci
d’inspirare il terrore colla morte di Giscala, e colla rovina totale
di
Gerusalemme, ci obbliga a fermarsi su di essa un
scala, e colla rovina totale di Gerusalemme, ci obbliga a fermarsi su
di
essa un poco più dell’Agnese. Fu dedicata al pont
s’impresse splendidamente in Veuezia nel 1754 ornata in ciascun atto
di
alcune medaglie battute da’Romani in onore di Ves
ornata in ciascun atto di alcune medaglie battute da’Romani in onore
di
Vespasiano e di Tito, e con un discorso sommament
un atto di alcune medaglie battute da’Romani in onore di Vespasiano e
di
Tito, e con un discorso sommamente erudito intorn
dito intorno alle profezie e agl’istorici monumenti della distruzione
di
Gerusalemme, ed a varie circostanze rammentate ne
ramma. Notabile in esso è la dipintura della feroce grandezza d’animo
di
Giscala, e per molte sce ne vigorose e teatrali,
coll’altro, e meritano l’attenzione degl’intelligenti essendo ricchi
di
pensieri sublimi poeticamente espressi(a). Il ges
vese Giovanni Granelli predicatore riputato, e bibliotecario del duca
di
Modena morto l’anno 1769, è l’altro autore che ci
l’anno 1769, è l’altro autore che ci ha somministrate tragedie degne
di
mentovarsi insieme colla Merope, colla Perselide,
e col Demetrio. Il sig. Andres nel mentovar con onore i componimenti
di
lui, e dell’altro suo confratello Bettinelli, si
onimenti di lui, e dell’altro suo confratello Bettinelli, si contentò
di
spiegarsi in termini generali, ed accennò solo ch
bbe saputo far nascere, nè ridurre i loro drammi a quella perfezione,
di
cui sarebbero forse stati capaci. Ma con ciò (chi
rse stati capaci. Ma con ciò (chiedere potrebbe un giovane desideroso
di
apprendere l’arte) che ho io imparato ? e che fug
che seguirò ? quali fiori sparse il lor genio fecondo, e quali lasciò
di
far nascere ? Simili desiderii antiveduti mi spin
uale meno, tutte però lodevoli, Sedecia, Manasse, Dione, Seila figlia
di
Jefte. Regolarità, interesse, giudizio nella trac
e che ne fossero escluse, e che si rappresentassero solo nel Collegio
di
San Luigi di Bologna nel 1732, e ne’due seguenti
ero escluse, e che si rappresentassero solo nel Collegio di San Luigi
di
Bologna nel 1732, e ne’due seguenti anni, e si ri
nto con quell’anima sublime e sensibile che pur manifesta, se in vece
di
limitarsi a rassomigliar nelle sue azioni sacre l
profetico linguaggio scritturale, si fosse dedicato a tesserne altre
di
argomenti più atti ad eccitar la compassione ed i
a sublimità del Cornelio spogliandola dalle gonfiezze, ed il patetico
di
Racine preservandolo dalla mollezza elegiaca ? Ve
ervandolo dalla mollezza elegiaca ? Venghiamo a qualche particolarità
di
ciascuna delle sue favole. Sedecia dedicata al c
IV partono i personaggi, e lasciano voto il teatro. Ha i cori mobili
di
Assiri, Caldei ed Israeliti. Non si prefisse l’au
ei ed Israeliti. Non si prefisse l’autore, come egli stesso confessò,
di
destar la compassione, ma conservò nella favola i
licità animata dal bello episodio de’figliuoli de’due re, cioè Giosia
di
Sedecia, ed Evilmero di Nabucco, i cui eccellenti
episodio de’figliuoli de’due re, cioè Giosia di Sedecia, ed Evilmero
di
Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la be
vilmero di Nabucco, i cui eccellenti caratteri cattano la benevolenza
di
chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione
nza di chi ascolta, e danno luogo alla bella descrizione del pericolo
di
Evilmero nel bosco, e del combattimento di Giosia
a descrizione del pericolo di Evilmero nel bosco, e del combattimento
di
Giosia colla fiera. Merita parimente lode il Gran
colla fiera. Merita parimente lode il Granelli pel carattere teatrale
di
Nabucco misto di grandi virtù, e di passioni gran
ta parimente lode il Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto
di
grandi virtù, e di passioni grandi, tal che, come
l Granelli pel carattere teatrale di Nabucco misto di grandi virtù, e
di
passioni grandi, tal che, come egli pur dice, in
e, come egli pur dice, in tutte le sue virtù si scorge il pregiudizio
di
una grande passione, ed in tutte le sue passioni
izio di una grande passione, ed in tutte le sue passioni il principio
di
una grande virtù. Il suo Geremia ben rassembra al
e è la terra, onde Israello Debba sperar salute, e quelle l’armi, Che
di
me non curando e del mio Tempio, In sua difesa i
nti prodigii orrendi ? Perchè poi da l’Egitto un dì sperasse La casa
di
Giacob salvezza e regno ? Degna di notarsi è pur
l’Egitto un dì sperasse La casa di Giacob salvezza e regno ? Degna
di
notarsi è pur la profezia dell’atto IV, che il Gr
notarsi è pur la profezia dell’atto IV, che il Granelli ad imitazione
di
quella di Giojada dell’Atalia del Racine fa proff
pur la profezia dell’atto IV, che il Granelli ad imitazione di quella
di
Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Ge
i Giojada dell’Atalia del Racine fa profferire a Geremia dell’eccidio
di
Babilonia, e dell’impero degli Assiri trasferito
reti della divinità. Non merita minore attenzione la magnanima aringa
di
Sedecia nell’atto II. Manasse seconda sua traged
divenendo sensibile al suo pericolo. L’autore senza curarsi per altro
di
farsene un merito, pensa che di tal carattere non
olo. L’autore senza curarsi per altro di farsene un merito, pensa che
di
tal carattere non abbiasi esempio nè degli antich
, nè de’moderni tragici. Io però credo, che fra gli antichi il Tieste
di
Seneca adombri il di lui Manasse ; essendo Tieste
ci. Io però credo, che fra gli antichi il Tieste di Seneca adombri il
di
lui Manasse ; essendo Tieste uno scellerato rendu
llon, che riconosce e detesta i passati suoi falli, esprime il dolore
di
questo re di Giuda. Ben è vero che in Manasse tut
onosce e detesta i passati suoi falli, esprime il dolore di questo re
di
Giuda. Ben è vero che in Manasse tutto è rettific
receduto dal marchese Annibale Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione
di
un figlio di Manasse salvato dal sommo sacerdote,
marchese Annibale Marchese nel suo Maurizio. L’agnizione di un figlio
di
Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran p
io di Manasse salvato dal sommo sacerdote, forma gran parte del bello
di
questa tragedia. L’artifizio usato felicemente ne
l’azione dato in sogno il divino comando a Nabucco, onde si cangia il
di
lui animo avverso in favore di Manasse, salva la
o comando a Nabucco, onde si cangia il di lui animo avverso in favore
di
Manasse, salva la tragedia (e l’avvertì pure l’au
rtì pure l’autore) dallo sciorsi per macchina, e dà luogo a una serie
di
cose che conduce a discoprire in Manasse la perso
nti. Vi riconosciamo altresi coll’abate Bettinelli la solita bellezza
di
stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza d
la solita bellezza di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza
di
fiase e purità di lingua che è pur sì necessaria
di stile poetico e naturale, e la stessa ricchezza di fiase e purità
di
lingua che è pur sì necessaria al teatro, e che s
fiase e purità di lingua che è pur sì necessaria al teatro, e che sì
di
rado s’incontra. Aggiugne però il suo confratello
ingegno in tanta chiarezza, e profondità d’invenzione, d’intreccio, e
di
scioglimento ? Qual taccia daremo al Dione per no
iporlo tra le prime tragedie italiane ? Non ardisco proporre a titolo
di
taccia quanto penso intorno al Dione ; pure mi se
e italiane anzi il Sedecia e il Manasse, che il Dione. Oso profferire
di
non parermi l’ultimo sforzo dell’umano ingegno l
sforzo dell’umano ingegno l’invenzione l’intreccio, e lo scioglimento
di
una favola che non produce in pro del protagonist
produce in pro del protagonista (io ne appello all’interno sentimento
di
chi la legga o l’ascolti) tutto l’effetto della t
o benchè più amato. Callicrate in faccia allo stesso Dione è convinto
di
manifesta menzogna, di doppiezza, di odio contro
licrate in faccia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna,
di
doppiezza, di odio contro Alcimene. Io sono (dice
cia allo stesso Dione è convinto di manifesta menzogna, di doppiezza,
di
odio contro Alcimene. Io sono (dice egli stesso)
iò non richiedeva la verisimiglianza che Callicrate nemico dichiarato
di
Alcimene, e menzognero convinto dovesse meritare
assai minor fede che il suo rivale ? Pure Dione tutto si abbandona su
di
codesto insidiatore, che può dirsi un Davo tragic
accumola e intesse in ogni incontro), e ciò solo perchè gli promette
di
dargli in mano Apollocrate figliuolo di Dionigi.
ciò solo perchè gli promette di dargli in mano Apollocrate figliuolo
di
Dionigi. Ma per tale utile tradimento, ben potreb
a’ rei che fanno denunzie utili allo stato), ma non già un privilegio
di
esser solo creduto fedele e veritiero. Non pertan
lui dipendenti, e ne viene a man salva ucciso. Lascio che le menzogne
di
Callicrate non si sostengono senza qualche studia
ne di Callicrate non si sostengono senza qualche studiata reticenza ;
di
maniera che se Celippo p. e. o Apollocrate non di
ito, crolla la macchina. Lascio ancora la poco verisimile ipotesi che
di
tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente
mile ipotesi che di tutta la Sicilia (senza eccettuarne Dione parente
di
Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate f
parente di Dionigi) il solo Callicrate conosca Apollocrate figliuolo
di
questo discacciato tiranno, ed anche Ireno. Tante
vor dell’empio per avvolgere e disviluppar questo nodo, danno indizio
di
qualche intrinseco difetto nel piano. Previde il
re l’opposizione che singolarmente far si poteva alla somma credulità
di
Dione, e disse in sua discolpa, che la storia l’h
ione, e disse in sua discolpa, che la storia l’ha esposto al pericolo
di
far parere Dione uomo troppo più facile e credulo
o che ad un eroe non conviene ; e pregò il leggitore a por mente alle
di
lui circostanze, ed a consigliare se stesso a qua
se stesso a qual partito sarebbesi egli anzi appigliato. Dopo dunque
di
aver come leggitore consigliato me stesso ponendo
aver come leggitore consigliato me stesso ponendomi nelle circostanze
di
Dione, dico, che se Dione fosse almeno ugualmente
i Dione, dico, che se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio
di
Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato
che se Dione fosse almeno ugualmente entrato in dubbio di Alcimene e
di
Callicrate, se si fosse assicurato di entrambi pe
entrato in dubbio di Alcimene e di Callicrate, se si fosse assicurato
di
entrambi per attendere sulla congiura maggior luc
a maggior luce dall’amico Eumene, non avrebbe egli scansata la taccia
di
troppo facile e credulo, e mostrato costanza nel
. Callicrates (disse Cornelio Nipote) se armat imprudentia Dionis. La
di
lui imprudenza rilevata dalla storia si restringe
za rilevata dalla storia si restringe ad approvare l’astuto consiglio
di
Callicrate di fingersi egli stesso traditore e ne
lla storia si restringe ad approvare l’astuto consiglio di Callicrate
di
fingersi egli stesso traditore e nemico di Dione
to consiglio di Callicrate di fingersi egli stesso traditore e nemico
di
Dione per iscoprire i veri congiurati. Ma la stor
veri congiurati. Ma la storia non attribuisce a Dione l’imbecillità,
di
confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto
tà, di confidarsi ciecamente ad un raggiratore convinto d’impostura e
di
menzogna evidente. E quando pure la storia gli av
rregge e rettifica nelle circostanze che possono nuocere a conseguire
di
eccitare il terrore e la compassione, secondocchè
ia tragica. Dopo ciò vedrà il leggitore se ebbe ragione il Bettinelli
di
ammirare nel Dione l’ultimo sforzo d’ingegno nell
rzo d’ingegno nell’invenzione, nell’intreccio e nello scioglimento, e
di
non trovare in essa taccia veruna che osti a ripo
runa che osti a riporla tralle prime tragedie italiane. Seila figlia
di
Jefte è l’ultima tragedia del Granelli. Seila è u
sta prepara l’uditorio alla tragica compassione. Nel terzo le querele
di
Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’sentim
io alla tragica compassione. Nel terzo le querele di Ada, le angustie
di
Jefte, la grandezza de’sentimenti di Seila, soste
o le querele di Ada, le angustie di Jefte, la grandezza de’sentimenti
di
Seila, sostengono la favola nel medesimo vigore.
osa sgombra ogni timore che agitava gli animi col pericolo della vita
di
Seila, e la compassione quasi non ha più luogo. N
a, e la compassione quasi non ha più luogo. Nel quinto riprende tanto
di
forza quanto permette la determinazione di Seila
Nel quinto riprende tanto di forza quanto permette la determinazione
di
Seila che vuol rimanere offerta volontaria in olo
i per le nostre fanciulle destinate a rendersi religiose in un ritiro
di
clausura. Prima di passare alle tragedie dell’ist
ciulle destinate a rendersi religiose in un ritiro di clausura. Prima
di
passare alle tragedie dell’istesso signor Bettine
Lascari nel 1709 Stanislao Koska ; monsignor Gian Lorenzo Lucchesini
di
Lucca Maurizio imperadore, ed Artavasdo, oltre di
Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio imperadore, ed Artavasdo, oltre
di
altre due tragedie scritte in italiano. Sei ne pr
rodusse in Roma il dotto p. Carpani nel 1745. Il p. Giovanni Spinelli
di
Napoli de’principi di san Giorgio compose un Epam
to p. Carpani nel 1745. Il p. Giovanni Spinelli di Napoli de’principi
di
san Giorgio compose un Epaminonda verso il 1746,
ola Maria Neri bolognese. Egli che col proprio esempio insegnò l’arte
di
congiungere felicemente nella poesia italiana la
i del cardinale Ottoboni. Il riputato Fabroni che ne scrisse la vita,
di
tali componimenti afferma satis eleganter ea scri
gli anzinominati scrittori, ne’quali invano si desidererebbe vivacità
di
azione, energia di caratteri, perturbazione tragi
rittori, ne’quali invano si desidererebbe vivacità di azione, energia
di
caratteri, perturbazione tragica, ed interesse. I
se ad addestrare alcuni giovani a rappresentare in latino le commedie
di
Plauto e di Terenzio, le quali si ascoltarono con
rare alcuni giovani a rappresentare in latino le commedie di Plauto e
di
Terenzio, le quali si ascoltarono con indicibile
i si ascoltarono con indicibile applauso e con numerosissimo concorso
di
persone di ogni ceto, perchè que’giovani attori e
arono con indicibile applauso e con numerosissimo concorso di persone
di
ogni ceto, perchè que’giovani attori erano stati
oeta. Proseguendo alla nostra guisa senza odii ingiusti, senza vanità
di
sovrastare, e senza timori de’pretesi giganti de’
esporre de’componimenti più a noi vicini la luce e le ombre, in vece
di
pronunziar secchi responsi da oracolo e giudizii
racolo e giudizii magistrali, che lasciano la gioventù qual era prima
di
ascoltarli. Parliamo dunque dell’altro valoroso l
letterato esgesuita Saverio Bettinelli nato l’anno 1718 nella patria
di
Virgilio, e morto l’anno 1808. Se ne hanno tre ra
ie, Gionata, Demetrio Poliorcete, ossia la Virtù Ateniese, e Serse re
di
Persia, le quali colla traduzione della Roma Salv
del Bettinelli. Vediamone qualche particolarità. Gionata è tragedia
di
lieto fine semplice quanto altra mai fondata in q
mellis, et ecce morior, così espresso dall’autore : Due stille sol
di
colto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poc
olto mel gustai, Ecco il mio fallo, e per sì poco io muojo. Lo stile
di
questa favola non è quello del Granelli nè del Va
atetico senza veruna bassezza. Vi s’imitano i tratti dell’Ifigenia or
di
Euripide or di Racine, e la compassione si conduc
eruna bassezza. Vi s’imitano i tratti dell’Ifigenia or di Euripide or
di
Racine, e la compassione si conduce al suo punto,
uripide or di Racine, e la compassione si conduce al suo punto, e più
di
un bel passo se ne può comendare. Tale è il lamen
o punto, e più di un bel passo se ne può comendare. Tale è il lamento
di
Saule nella scena terza dell’atto III : Questa è
Rendimi il figlio, e tienti scettro e regno. Tale è la scena quarta
di
Saule e Gionata, il quale ignorando il suo destin
posta dell’oracolo, e vuol consolare il padre che risponde in termini
di
doppio significato alla maniera di Agamennone nel
e il padre che risponde in termini di doppio significato alla maniera
di
Agamennone nell’Ifigenia in Aulide. Sono ancora i
ennone nell’Ifigenia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze
di
Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle
enia in Aulide. Sono ancora interessanti le tenerezze di Abinadabbo e
di
Gionata simili in parte a quelle di Pilade e di O
anti le tenerezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle
di
Pilade e di Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lode
rezze di Abinadabbo e di Gionata simili in parte a quelle di Pilade e
di
Oreste nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì
opolo nella Teocrazia come avrebbero potuto cangiare le deliberazioni
di
Saule, cui era tolto ogni arbitrio dal proprio gi
ui era tolto ogni arbitrio dal proprio giuramento e dallo zelo temuto
di
Samuele per la volontà del cielo enunciata dal sa
e il figlio, che il cielo condanna. Egli intanto convoca un consiglio
di
Abnero e Samuele per deliberare su di ciò che pur
li intanto convoca un consiglio di Abnero e Samuele per deliberare su
di
ciò che pur non è più in suo arbitrio. Nel Demetr
orcete abbondano i sentimenti eroici, e lo stile si eleva alquanto su
di
quello del Gionata. Il fondo istorico dell’azione
Demetrio ; ma nel disviluppo prende la favola il portamento del Cinna
di
Pietro Cornelio, di cui si sono imitati i memorab
sviluppo prende la favola il portamento del Cinna di Pietro Cornelio,
di
cui si sono imitati i memorabili versi di Augusto
l Cinna di Pietro Cornelio, di cui si sono imitati i memorabili versi
di
Augusto, o siècles, o memoires, dicendo Demetrio,
e età verranno L’alta memoria della mia vendetta, Che la maggior sarà
di
mie vittorie. L’imitazione può chiamarsi esatta,
che recitandosi quelli del Cinna facea piangere il gran Condè all’età
di
venti anni. E perchè ? Forse la diversità dell’ef
à dell’effetto deriva dalla dissomiglianza delle due favole. La virtù
di
Augusto, come quella di Tito dell’inimitabile Met
lla dissomiglianza delle due favole. La virtù di Augusto, come quella
di
Tito dell’inimitabile Metastasio, trionfa sopra t
el Demetrio l’ammirazione ha più oggetti esigendone il rigido eroismo
di
Timandro, la virtù de’suoi figli, ed il bel perdo
rigido eroismo di Timandro, la virtù de’suoi figli, ed il bel perdono
di
Demetrio. Di più Cinna e Sesto vassalli beneficat
assalli beneficati, ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono
di
Augusto e di Tito ; là dove Timandro e i figli so
icati, ed ingrati rendono ammirabile e grande il perdono di Augusto e
di
Tito ; là dove Timandro e i figli sono individui
dono di Augusto e di Tito ; là dove Timandro e i figli sono individui
di
una repubblica non affatto estinta, sono nemici c
sono nemici che hanno ancora l’armi alla mano, e la resistenza nobile
di
un nemico non è la stessa cosa che la trama infam
sistenza nobile di un nemico non è la stessa cosa che la trama infame
di
un vassallo beneficato e traditore. Produce ottim
beneficato e traditore. Produce ottimo effetto la tragica situazione
di
Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza d
questo prezzo Dal fiero eccidio ella campasse almeno. Ma che diremo
di
questi altri profferiti poco prima dall’istesso p
ano ridurre ad una sola ? Nella quarta scena nobili sono i sentimenti
di
Timandro e de’figli. Dice il padre : Io come pad
così come l’ho già salvata. Fido pugnai, fido morrò per lei. Ma paga
di
me sol sia tua vendetta, Il fratel viva. e Cleom
o colla scure. Il Serse risale colla Semiramide del Voltaire ai Persi
di
Eschilo, adoprandosi un’ombra come l’introdusse q
erciò rimane inferiore non meno all’Ombra introdotta ne’Persi, che al
di
lui Serse. I terrori di questo re nella scena pri
on meno all’Ombra introdotta ne’Persi, che al di lui Serse. I terrori
di
questo re nella scena prima dell’atto III, per l’
oprian : celava il volto Lugubre velo : per le man traea Tutto sparso
di
lagrime un fanciullo. Io tento di fuggir ma non s
elo : per le man traea Tutto sparso di lagrime un fanciullo. Io tento
di
fuggir ma non so dove… In quello un pianto, un ge
ozzi Ignoti sensi mormorava, e il nome Di Dario ripetea. I caratteri
di
questa favola sostengono bene il proprio decoro e
sostengono bene il proprio decoro e l’uguaglianza. Vigoroso è quello
di
Serse, saggio quel di Clearco, candido e naturale
oprio decoro e l’uguaglianza. Vigoroso è quello di Serse, saggio quel
di
Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto
uel di Clearco, candido e naturale d’Idaspe, e soltanto quello odioso
di
Artabano che intriga se stesso nelle sue sofistic
il coturno italiano con drammi che dalla sola invidia sotto pretesto
di
delicatezza di gusto può inspirarsi il basso espe
liano con drammi che dalla sola invidia sotto pretesto di delicatezza
di
gusto può inspirarsi il basso espediente di occul
o pretesto di delicatezza di gusto può inspirarsi il basso espediente
di
occultarne il merito con un maligno silenzio o co
zio o colla sola eccezione della Merope ; piacque ad un’altra schiera
di
letterati di recare eccellentemente nel nostro id
ola eccezione della Merope ; piacque ad un’altra schiera di letterati
di
recare eccellentemente nel nostro idioma quasi tu
nostro idioma quasi tutto il teatro tragico francese. Non parlerò qui
di
certe fangose compilazioni di traduzioni senza sc
eatro tragico francese. Non parlerò qui di certe fangose compilazioni
di
traduzioni senza scelta di ogni sorta di tragedie
parlerò qui di certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta
di
ogni sorta di tragedie buone mediocri e cattive,
i certe fangose compilazioni di traduzioni senza scelta di ogni sorta
di
tragedie buone mediocri e cattive, le quali servo
i commedianti. Parlo solo delle non moltissime versioni eccellenti, e
di
altre fatte da’letterati a richiesta dell’editore
francese pubblicata son molti anni in Venezia. Il celebre traduttore
di
Ossian e di Omero Melchiorre Cesarotti mancato da
bblicata son molti anni in Venezia. Il celebre traduttore di Ossian e
di
Omero Melchiorre Cesarotti mancato da non molto c
o Frugoni tradusse il Radamisto in buona edizione, sebbene piacquegli
di
allontanarsi dall’originale. La Zaira fu tradotta
cia a desiderare l’ottima versione dell’Alzira del celebre traduttore
di
Teocrito e degli altri bucolici Greci il pistojes
lici Greci il pistojese p. Giuseppe Maria Pagnini(a). Giacinto Ceruti
di
Torino tradusse con eleganza la Fedra pubblicata
o tradusse con eleganza la Fedra pubblicata nella Biblioteca teatrale
di
Lucca l’anno 1762, indi fra i di lui opuscoli nel
pubblicata nella Biblioteca teatrale di Lucca l’anno 1762, indi fra i
di
lui opuscoli nel 1781. Egli formò anche delle Tro
di lui opuscoli nel 1781. Egli formò anche delle Troadi e dell’Ecuba
di
Euripide le sue Disgrazie di Ecuba patetico e sem
li formò anche delle Troadi e dell’Ecuba di Euripide le sue Disgrazie
di
Ecuba patetico e semplice componimento che non è
itta in prosa armonica seguendo il progetto del fu Diderot. Diremo su
di
essa di passaggio che se si esamina come una sua
prosa armonica seguendo il progetto del fu Diderot. Diremo su di essa
di
passaggio che se si esamina come una sua imitazio
se si esamina come una sua imitazione libera, dal solo titolo appare
di
avere introdotto nell’argomento greco multiplicit
o titolo appare di avere introdotto nell’argomento greco multiplicità
di
azione. Oltre a ciò gli eventi si enunciano con c
formità che dee ristuccare nella rappresentazione. Di più nella morte
di
Astianatte il dolore di Andromaca prende le prime
re nella rappresentazione. Di più nella morte di Astianatte il dolore
di
Andromaca prende le prime parti sul personaggio p
arzoni lucchese portò in italiano la Berenice del Racine, ed una dama
di
lui compatriotta rendette italiano il Bruto del V
uazzesi tradusse competentemente l’Ifigenia in Aulide del Racine ; ma
di
tale versione parlando il dotto abate Arnaud nell
mamente, on ne traduit point le gènie. L’abate Placido Bordoni autore
di
due tragedie, delle quali parleremo, forni alla r
due belle versioni dell’Ifigenia in Aulide del Racine, e degli Orazii
di
Pietro Cornelio. Di quest’ultimo tradussero Giuse
la Polissena del La Fosse da Vincenzo Comarchi, l’Ifigenia in Tauride
di
Guymond de la Touche eccellentemente da Francesco
ntemente da Francesco Baldi. Vuolsi aggiugnere ai nominati traduttori
di
tragedie anche il Napoli-Signorelli autore di que
ai nominati traduttori di tragedie anche il Napoli-Signorelli autore
di
questa istoria, per l’opera che fece imprimere in
Traduzioni ed Analisi comparative. Il tomo primo contiene l’Appolito
di
Euripide e la Fedra di Giovanni Racine trasportat
comparative. Il tomo primo contiene l’Appolito di Euripide e la Fedra
di
Giovanni Racine trasportate nel nostro idioma e c
econdo presenta la versione del frammento che ci rimane del Cresfonte
di
Euripide comparandosi ciò che ce ne narrano Pluta
dosi in vista il lodevole oggetto che ebbe il nominato autore e prima
di
lui il Maffei, indi il Metastasio nel Ciro, e l’A
la China. Il tomo terzo racchiude le versioni dell’Ifigenia in Aulide
di
Euripide, e di quella del Racine, e comparandole
mo terzo racchiude le versioni dell’Ifigenia in Aulide di Euripide, e
di
quella del Racine, e comparandole si rilevano i n
di quella del Racine, e comparandole si rilevano i nei e le bellezze
di
entrambe. Non si procedette più oltre del tomo te
tre del tomo terzo, come si era prefisso l’autore, perchè la cattedra
di
Diplomatica addossatagli dal Governo lo menò all’
ttedra di Diplomatica addossatagli dal Governo lo menò all’Università
di
Bologna nel 1805. Capo II Certame Drammatic
un nuovo ardore per la poesia tragica il generoso invito del sovrano
di
Parma che vi ricondusse in pro delle belle arti n
e’buoni componimenti che non ebbero verun modello ? La seconda corona
di
quell’anno si destinò al Corrado tragedia naziona
l Corrado tragedia nazionale del conte Francesco Antonio Magnocavallo
di
Casal Monferrato. Non si premiò tragedia alcuna n
nno seguente conseguì la prima corona il Valsei ossia l’Eroe Scozzese
di
Antonio Perabò di Milano giovane di alte speranze
guì la prima corona il Valsei ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò
di
Milano giovane di alte speranze morto qualche ann
a il Valsei ossia l’Eroe Scozzese di Antonio Perabò di Milano giovane
di
alte speranze morto qualche anno appresso. Rimase
na la Rossana del nominato conte Magnocavallo, il quale è pure autore
di
una Sofonisba pubblicata in Vercelli nel 1782. Il
nseguirono meritamente la promessa corona avendo allora in preferenza
di
altre soddisfatto alle condizioni del programma,
o al Cinna, alla Fedra, all’Alzira, al Radamisto. Molto meno si pensa
di
proporle per modelli a chi voglia ottenere una co
oporle per modelli a chi voglia ottenere una corona dalle mani stesse
di
Apollo, secondo l’espressione del tante volte da
el tante volte da noi mentovato Giovanni Andres. Ma dalle mani almeno
di
questo scrittore che si compiace encomiar l’Ifige
l’Ifigenia del Lassala e la Numanzia dell’Ayala ed anche l’Agamennone
di
Garcia de la Huerta, non dovrebbe, oltre della Me
cia de la Huerta, non dovrebbe, oltre della Merope del Maffei, sperar
di
esser coronato qualche altro Italiano de’nostri g
i giorni ? Intorno al tempo che si maturava l’eccitamento della corte
di
Parma corsero il tragico aringo molti illustri co
corte di Parma corsero il tragico aringo molti illustri compatriotti
di
Scipione Maffei. Se non con molto calore e con gr
il conte Alessandro Carli autore della tragedia Telane ed Ermelinda,
di
Ariarate, e de’ Longobardi che s’impresse nel 176
l’ apparato del Decemviro per profferir la sentenza sulla condizione
di
Virginia ; il ripetersi tre fiate la citazione de
lazione per sospendere la sentenza, sembra scarsezza d’arte. Le scene
di
Claudio sono troppo staccate, e talvolta si frapp
rata. La sceneggiatura non serva il modo accettato da’ moderni, e più
di
una volta il teatro rimane voto. Il partire ed il
verisimile, ma secondo il bisogno dell’autore. V’ha non pertanto più
di
un passo vigoroso. Virginio nell’atto III parla c
inio nell’atto III parla con eroica grandezza al Decemviro : nel V la
di
lui difesa contro l’ impostura di Marco è sobria
a grandezza al Decemviro : nel V la di lui difesa contro l’ impostura
di
Marco è sobria e giudiziosa : patetiche nel medes
sobria e giudiziosa : patetiche nel medesimo atto sono l’espressioni
di
Virginia : buono il racconto non diffuso che fa C
rginia riceve dal padre : assai compassionevoli sono le ultime parole
di
lei. Il cavaliere Ippolito Pindemonte parimente v
eti viventi, diede alla luce in Firenze l’anno 1778 l’Ulisse tragedia
di
lieto fine degna di mentovarsi come regolare, ben
lla luce in Firenze l’anno 1778 l’Ulisse tragedia di lieto fine degna
di
mentovarsi come regolare, bene scritta e ben vers
a in una sola azione principale che si va disviluppando senza bisogno
di
estrinseci episodii, ci presenta varie scene teat
do scene teatrali io non intendo però unicamente certi colpi speciosi
di
scena decorati con pompa, e sovente combinati a f
rrarne le idee. Teatrali p. e. mi sembrano le seguenti scene : quella
di
Penelope nell’atto II che intende la morte di Uli
seguenti scene : quella di Penelope nell’atto II che intende la morte
di
Ulisse comprovata col di lui manto : la riconosce
i Penelope nell’atto II che intende la morte di Ulisse comprovata col
di
lui manto : la riconoscenza di Telemaco col padre
ende la morte di Ulisse comprovata col di lui manto : la riconoscenza
di
Telemaco col padre nell’atto III : la scena del I
to V Penelope si lamenta del tripudiar che fanno i proci per la morte
di
Ulisse, stando a mensa con Telemaco, ed Ulisse st
accesa una gran mischia tra’Proci, Telemaco e lo straniere. Cresce la
di
lei agitazione ; ma secondo me ella si perde in t
po lunghi discorsi dopo tal notizia intempestivi. Trattasi del tutto,
di
un figlio unico suo sostegno, perduto Ulisse ; e
in quel punto ? E l’evento della pugna che dee occuparla tutta. Dopo
di
aver saputo da Mentore ancora che tuttavia si com
uesto dubbio che molesterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo
di
Telemaco salvo, e di Ulisse vincitore. Ella svien
sterà chi legge o ascolta, si dilegua all’arrivo di Telemaco salvo, e
di
Ulisse vincitore. Ella sviene, e ripigliando l’us
tre autore volle apporre alla sua tragedia alcune osservazioni contro
di
essa, fingendole fatte da un altro. Esse però alt
si colpi e motteggi contro il mal gusto e la pedanteria, e gli errori
di
alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di
mal gusto e la pedanteria, e gli errori di alcuni moderni innamorati
di
un nuovo stile, e di un nuovo modo di comporre tr
teria, e gli errori di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e
di
un nuovo modo di comporre tragedie. Egli oppone a
ri di alcuni moderni innamorati di un nuovo stile, e di un nuovo modo
di
comporre tragedie. Egli oppone ancora contro il p
gli oppone ancora contro il proprio componimento che sia assai scarso
di
morali sentenze. Ma questa è la sua maggior lode
so di morali sentenze. Ma questa è la sua maggior lode esser sì ricco
di
lumi filosofici, come specialmente dimostra il di
r sì ricco di lumi filosofici, come specialmente dimostra il discorso
di
Ulisse in fine dell’ atto IV, e sapere occultar s
a pubblicata nel 1804 in Filadelfia presso Klert l’Arminio che merita
di
conoscersi, come una luminosa prova che questo sc
rci una tragedia eccellente, in cui contrappone a’ Romani del regnato
di
Tiberio i Germani di quell’ epoca, in cui giacque
llente, in cui contrappone a’ Romani del regnato di Tiberio i Germani
di
quell’ epoca, in cui giacque Varo colle Legioni d
Tiberio i Germani di quell’ epoca, in cui giacque Varo colle Legioni
di
Roma. La tragedia è preceduta da un prologo di Me
que Varo colle Legioni di Roma. La tragedia è preceduta da un prologo
di
Melpomene scritto nel 1797. Ella rammenta i felic
ammenta i felici eventi sortiti in Grecia, i meno prosperi su i colli
di
Roma, benchè vi dimorasse lungamente, al che, dic
All’ inondazione della barbarie boreale ella si ritirò nelle foreste
di
Pimpla seco recando la sacra face che avea accesa
oreste di Pimpla seco recando la sacra face che avea accesa nel petto
di
Sofocle. Attese che la notte boreale cedesse, e t
i alunni. Bevete ne’ fonti Greci e Romani, e nell’ Arno, e non temete
di
alzarvi a volo per l’intera faccia dell’ universo
rato canto Quelle che in sen volvete ignee faville. Grande è il nome
di
Arminio nella storia, e nella tragedia punto non
lla storia, e nella tragedia punto non si smentisce. Preso dall’ amor
di
regnare traspare nel grande l’uomo qual si conobb
mente muore pentito e ravveduto de’ passi dati scorto dall’ ambizione
di
sovrastare. Il Pindemonte lò dipinge degnamente i
me senza ricorrere a trasposizioni inusitate, senza mostrar lo stento
di
elevarsi obbligando l’Italica favella a far sacri
Italica favella a far sacrificii. Lontauo da soliloquiì non abbisogna
di
confidenti nojosi. Ritrae nobilmente l’eroismo co
novelli trasportandolo ai costumi Germani tratti dalle sovrane carte
di
Tacito. Rileva l’amor di libertà de’ Cherusci sen
i costumi Germani tratti dalle sovrane carte di Tacito. Rileva l’amor
di
libertà de’ Cherusci senza convertilo in ruvidezz
za mai cadere nell’ uniformità. Dipigne gli amori tragici contrastati
di
Velante e Telgaste lontano da ogni mollezza elegi
i Velante e Telgaste lontano da ogni mollezza elegiaca. Rileva l’amor
di
patria nel giovine Baldèro senza renderlo feroce
i patria nel giovine Baldèro senza renderlo feroce e spietato. Figlio
di
Arminio si sforza di ogni maniera per dissuaderlo
Baldèro senza renderlo feroce e spietato. Figlio di Arminio si sforza
di
ogni maniera per dissuaderlo dal soggettar la pat
a per dissuaderlo dal soggettar la patria colle istesse idee e vedute
di
Marco Bruto figlio di Cesare, ma non fa che infie
soggettar la patria colle istesse idee e vedute di Marco Bruto figlio
di
Cesare, ma non fa che infierisca contro del propr
esare, ma non fa che infierisca contro del proprio padre ; ed in vece
di
fargli dire mentre viene dagli altri trafitto, ed
no le seguenti. La prima disviluppa lo stato de’ Cherusci, il disegno
di
Arminio, l’amor di patria di Baldèro che ne infor
prima disviluppa lo stato de’ Cherusci, il disegno di Arminio, l’amor
di
patria di Baldèro che ne informa Telgaste venuto
iluppa lo stato de’ Cherusci, il disegno di Arminio, l’amor di patria
di
Baldèro che ne informa Telgaste venuto da Roma, i
e ne informa Telgaste venuto da Roma, il quale vicino ad esser genero
di
Arminio, come uomo libero mostra quanto detesti l
sser genero di Arminio, come uomo libero mostra quanto detesti l’idea
di
veder la patria serva. La sesta scena di Arminio
mostra quanto detesti l’idea di veder la patria serva. La sesta scena
di
Arminio e Telgaste dipinge eccellentemente due er
oi discordi ne’ disegni pari nel valore, l’uno grande coll’ eccezione
di
voler sovrastare alla patria, l’altro grande nell
l’altro grande nell’ opporsi col riguardo che dee all’ambizioso padre
di
Velante. Invito la gioventù studiosa ad osservare
singolar certame. A questa scena popolare e grande, siegue la quintà
di
Velante e Telgaste, urtandosi in questi due virtu
elante e Telgaste, urtandosi in questi due virtuosi personaggi l’amor
di
figlia e di sposa nel l’una, e l’amor di sposo e
gaste, urtandosi in questi due virtuosi personaggi l’amor di figlia e
di
sposa nel l’una, e l’amor di sposo e di patria ne
e virtuosi personaggi l’amor di figlia e di sposa nel l’una, e l’amor
di
sposo e di patria nell’ altro. Nell’atto III nell
personaggi l’amor di figlia e di sposa nel l’una, e l’amor di sposo e
di
patria nell’ altro. Nell’atto III nella scena di
e l’amor di sposo e di patria nell’ altro. Nell’atto III nella scena
di
Baldèro è così acconciamente misto il patetico al
nte misto il patetico alla grandezza, che chi si sovviene delle scene
di
Cesare e Marco Bruto di altre tragedie, ammira co
la grandezza, che chi si sovviene delle scene di Cesare e Marco Bruto
di
altre tragedie, ammira con diletto la novità de’
o invincibili. Il leggitore ne osserverà il bel passo dal verso Amor
di
libertà, d’Arminio invidia Pungerà molti ; civil
uesta morte aliena da Arminio gran parte de’ Cherusci. Dopo il dolore
di
Arminio Gismondo torna ad eccitare in lui il desi
Dopo il dolore di Arminio Gismondo torna ad eccitare in lui il desio
di
regnare. Si dà una gran battaglia, Gismondo è ucc
una gran battaglia, Gismondo è ucciso da Telgaste, Arminio fra’ monti
di
uccisi, rimane oppresso da mille ferite. Vince il
d’Ippolito Pindemonte avea in Lucca nel 1773 pubblicata una tragedia
di
Ulisse il dottor Franceschi che ne avea pure scri
suo ritorno in Itaca, ma ne contiene anche la morte seguita per mano
di
Telegono suo figlio non conosciuto. Nè ciò parve
lio non conosciuto. Nè ciò parve all’autor sufficiente per una favola
di
cinque atti, e vi aggiunse anche la scelta di uno
ficiente per una favola di cinque atti, e vi aggiunse anche la scelta
di
uno sposo da farsi da Penelope tra’ Proci, gli ar
ssante oltre ad alcune vaghe imitazioni della maniera metastasiana, e
di
altri nostri poeti : l’appassionato trasporto di
iera metastasiana, e di altri nostri poeti : l’appassionato trasporto
di
Penelope nella scena quarta dell’atto II in proci
ato trasporto di Penelope nella scena quarta dell’atto II in procinto
di
aprirsi il foglio della scelta dello sposso ; il
in procinto di aprirsi il foglio della scelta dello sposso ; il colpo
di
scena quando al volersi ferire essendo trattenuta
trattenuta da Ulisse ella il riconosce, ed egli destramente l’avverte
di
non iscoprirlo ; la bella scena ottava dell’atto
; la bella scena ottava dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole
di
Telemaco, e poi si dà a conoscere. Parrà pero al
itico imparziale, che con poca verisimiglianza Alcandro il confidente
di
Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’a
con poca verisimiglianza Alcandro il confidente di Circe, l’educatore
di
Telegono e partecipe dell’arcano della di lui nas
dente di Circe, l’educatore di Telegono e partecipe dell’arcano della
di
lui nascita, taccia sino al fine, e lasci che avv
into Io lo credei. Nè del suo amor gli effetti Io potei paventar, che
di
souverchio La fe della madrigna a me palese Era.
sizioni inverisimili ed assai rare che l’unico confidente degli amori
di
Circe ed Ulisse, colui che fanciullo nascose Tele
ciò che non ignorava ; poichè ben poteva su Telegono cader la scelta
di
Penelope ; ed in effetto su di lui è pressocchè s
ben poteva su Telegono cader la scelta di Penelope ; ed in effetto su
di
lui è pressocchè seguita ; ed egli intanto person
odena nel 1774, e si era rappresentata con grande applauso nel teatro
di
corte la primavera dell’ anno precedente. L’amor
appassionata Bibli per Cauno suo fratello segue le tracce della Fedra
di
Giovanni Racine. La stessa furiosa passione contr
i Giovanni Racine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto
di
pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e di F
acine. La stessa furiosa passione contrastata da un resto di pudore e
di
virtù lacera il cuore di Bibli e di Fedra ; la st
passione contrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore
di
Bibli e di Fedra ; la stessa tragica forza anima
ntrastata da un resto di pudore e di virtù lacera il cuore di Bibli e
di
Fedra ; la stessa tragica forza anima l’una e l’a
o ed Aricia che indebolisce la Fedra francese, caratterizza gli amori
di
Canno, e d’Idotea e di Mileto, e raffredda la Bib
isce la Fedra francese, caratterizza gli amori di Canno, e d’Idotea e
di
Mileto, e raffredda la Bibli. Sin dalla prima sce
o racconto del passato, bensì una dipintura patetica della situazione
di
lei ; ma il rimanente dell’atto I e parte del II
ei ; ma il rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori
di
Mileto ed Idotea, e l’azione procede languida e l
iamma. Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori
di
Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su di co
atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno
di
Mileto su di costei che l’odia. L’atto risorge co
impiegate negli amori di Cauno ed Idotea, e nel disegno di Mileto su
di
costei che l’odia. L’atto risorge colla vénuta di
isegno di Mileto su di costei che l’odia. L’atto risorge colla vénuta
di
Bibli destinata dall’ oracolo ad immolare una vit
ro, Eurinoe, che i Dei Voglian da me nuovi delitti ad onta D’un resto
di
virtù che m’han lasciato ? Come (riflette) appre
ciel che tuona ? Si oscura il giorno, fugge il sol … Non vedi L’aria
di
sangue e di caligin tinta ? Sostienmi il piè vaci
ona ? Si oscura il giorno, fugge il sol … Non vedi L’aria di sangue e
di
caligin tinta ? Sostienmi il piè vacilla… io non
vacilla… io non mi reggo. Ahi lassal io muojo. Nell’atto V la scena
di
Bibli e Cauno è scritta con vigore, e Bibli bench
more desta pietà. Ma la scena terza, la quarta ben lunga, e la quinta
di
quest’ atto, che non ne contiene che sette, si ag
ferita condotta a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama
di
nuovo presso di se l’attenzione e l’interesse. Us
a spirare davanti al padre cui chiede perdono, chiama di nuovo presso
di
se l’attenzione e l’interesse. Uscì in Bergamo ne
nel 1778 Calto tragedia del sommasco Giuseppe Maria Salvi lavorata su
di
un argomento tratto daile poesie di Ossian. Prend
Giuseppe Maria Salvi lavorata su di un argomento tratto daile poesie
di
Ossian. Prendono talvolta l’espressioni qualche n
ssian. Prendono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini
di
nubi, di meteore, di raggi di luna cadente ec. pr
endono talvolta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi,
di
meteore, di raggi di luna cadente ec. proprie del
lta l’espressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore,
di
raggi di luna cadente ec. proprie del Celtico poe
ressioni qualche novità per le immagini di nubi, di meteore, di raggi
di
luna cadente ec. proprie del Celtico poeta, come
ec. proprie del Celtico poeta, come si vede nel racconto che fa Calto
di
una sua visione. Ma nel rimanente lo stile rassom
la cambiare ben otto volte ; ed in conseguenza non ha potuto scansare
di
far rimanere la scena vota ; regola che non osser
affei nè anche da’ tironi si trasgredisce. Se il p. Salvi (che dicesi
di
aver composte altre tragedie ancora) non avesse d
enere, anche da tali osservazioni passeggiere mi sarei astenuto. Guai
di
quel poeta il cui dramma nè si vitupera nè si lod
to. Guai di quel poeta il cui dramma nè si vitupera nè si loda ! guai
di
quello ancora che ha solo se stesso per lodatore
in Bassano nel 1779 Ugolino Conte de’ Gerardeschi tragedia senza nome
di
autore, la quale non sembra che ottenga pienament
no notarvisi alcuni passi lodevoli che ne accenneremo. Forse l’orrore
di
una tragedia di uno che muore di fame, prolongata
uni passi lodevoli che ne accenneremo. Forse l’orrore di una tragedia
di
uno che muore di fame, prolongata per cinque atti
i che ne accenneremo. Forse l’orrore di una tragedia di uno che muore
di
fame, prolongata per cinque atti, non permette va
o che muore di fame, prolongata per cinque atti, non permette varietà
di
situazioni e rende a poco a poco quasi indifferen
i sulla scena, e una spietatezza, per dir così, riposata alla maniera
di
Caligola, quale è questa di Nino che dà luogo all
ezza, per dir così, riposata alla maniera di Caligola, quale è questa
di
Nino che dà luogo all’artifico, desta rincrescime
moniosa, e lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci
di
Guido e di Lanfranco ed anche di Marco di tempo i
lo stile talvolta più energico. Forse i caratteri equivoci di Guido e
di
Lanfranco ed anche di Marco di tempo in tempo ral
energico. Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche
di
Marco di tempo in tempo rallentano gli affetti ;
Forse i caratteri equivoci di Guido e di Lanfranco ed anche di Marco
di
tempo in tempo rallentano gli affetti ; e un amb
i Marco di tempo in tempo rallentano gli affetti ; e un ambasciodore
di
Genova che viene ad implorar mercè e ad intercede
iodore di Genova che viene ad implorar mercè e ad intercedere a favor
di
Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerba
favor di Ugolino, par che lavori contro l’intento esacerbando l’animo
di
Nino con rimproveri e declamando quasi fosse a lu
sse a lui superior. Non pertanto assai patetica riesce la descrizione
di
Marco nella scena seconda dell’ atto II della ras
izione di Marco nella scena seconda dell’ atto II della rassegnazione
di
Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara
one di Ugolino condotto al carcere, la quale ben prepara il carattere
di
lui già scellerato contrito e ravveduto nelle avv
mente seguente è il suo rifiuto della libertà offertafli a condizione
di
portar le armi contondizione di portar le armi co
della libertà offertafli a condizione di portar le armi contondizione
di
portar le armi contro Genova che lo protegge. Ene
dio mio. Il sangue vidi De’ cittadin fedeli a terra sparso Per difesa
di
un nome e di un partito. Vera e patetica è pure
angue vidi De’ cittadin fedeli a terra sparso Per difesa di un nome e
di
un partito. Vera e patetica è pure l’espression
sa di un nome e di un partito. Vera e patetica è pure l’espressione
di
Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli
essione di Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli : V’udrò
di
nuovo Chiedermi un pane, nè in risposta avrete Fu
. Nino… io muojo, E ti perdouo. Niccolò Grescenzio region professore
di
filosofa in Napoli nel 1727 produsse il Coriolano
i Ne 1736 mentovata nella Drammaturgia dell’Allacci ; essa fu onorata
di
un bel distico del consigliere Guiseppe Aurelio d
; essa fu onorata di un bel distico del consigliere Guiseppe Aurelio
di
Gennaro eccelente giureconsulto en poeta latinoa
e Alessandro Verri nel 1779 fe stampare in Livorno col modesto titolo
di
Tentativi due tragedie, la Congiura di Milano, e
in Livorno col modesto titolo di Tentativi due tragedie, la Congiura
di
Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedia
die, la Congiura di Milano, e Pentea argomento tratto dalla Ciropedia
di
Senofonte, per le quali non può dubitarsi che l’a
on debbono obbliarsi, il Creso ed il Pausania. Il sig. Ignazio Gajone
di
Casal di Monferrato scrisse diverse tragedie dell
o obbliarsi, il Creso ed il Pausania. Il sig. Ignazio Gajone di Casal
di
Monferrato scrisse diverse tragedie delle quali c
diverse tragedie delle quali ciascuna costogli in Madrid otto giorni
di
lavoro. Lo stile era più metastasiano che non ric
etastasiano che non richiede la tragedia. La nobile Francesca Manzoni
di
Milano si esercitò parimente nella poesia tragica
, e più altri. Ma che diremo del Diluvio Universale, dell’Anticristo,
di
Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme,
uvio Universale, dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina
di
Gerusalemme, di Nabucco, del Davide, della Sara,
dell’Anticristo, di Adelasia in Italia, della Rovina di Gerusalemme,
di
Nabucco, del Davide, della Sara, ed altre tragedi
Sara, ed altre tragedie dell’ olivetano Ringhieri ristampate dopo la
di
lui morte, e tanto ripetute da’ commedianti Lomba
opo la di lui morte, e tanto ripetute da’ commedianti Lombardi, piene
di
tragiche mostruosità, scritte in istile inelegant
struosità, scritte in istile inelegante, prosaico, snervato, seminate
di
dispute sottili ? Che della sua Tomiri, in cui (d
Tomiri, in cui (dice il dottor Burney presso Cooper Walker) si parla
di
Gesù Cristo, della Trinità, del libero arbitrio e
l’esamina su i principii religiosi, e gli fa pronunciare una protesta
di
fede ? Che della Bologna liberata armata di una p
pronunciare una protesta di fede ? Che della Bologna liberata armata
di
una prefazione contro di certo Dottore don Pietro
di fede ? Che della Bologna liberata armata di una prefazione contro
di
certo Dottore don Pietro Napoli-Signorelli che no
ne scrivemmo, cioè che può ad esse bastare l’aver servito alcuni anni
di
capitale a parecchie compagnie comiche. Aggiugner
ghieri varie situazioni interessanti e teatrali in mezzo ad un cumolo
di
stranezze. Fu egli dunque calzando il coturno ciò
ostruose, e talvolta interessanti reimpresse in Roma colla falsa data
di
Bologna. Il pugnale di Melpomene vibrato senza ef
teressanti reimpresse in Roma colla falsa data di Bologna. Il pugnale
di
Melpomene vibrato senza effetto da mani sì deboli
se fervido e pronto d’ingegno produsse in Venezia nel 1787 due volumi
di
Capricci teatrali, ne’ quali trovansi tre tragedi
i Capricci teatrali, ne’ quali trovansi tre tragedie, Gertruda Regina
di
Aragona, Giulio Sabino in Roma, e Odoardo. Esse p
, e la sua sposa ardiscano penetrare con poco scorgimento nel palazzo
di
un imperadore loro nemico, ed avventurar tutto pe
palazzo di un imperadore loro nemico, ed avventurar tutto pel piacere
di
sfidarlo. Arrigo nell’ Odoardo infierisce atrocem
la sposa, che perchè gli ha svenata la madre. Il senatore Marescalchi
di
Bologna, che fu alcuni anni ministro degli affari
ce delle stampe in Bassano nel 1788 una tragedia Antonio e Cleopatra,
di
cui loderemo di buon grado varii tratti di romana
in Bassano nel 1788 una tragedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo
di
buon grado varii tratti di romana grandezza che v
gedia Antonio e Cleopatra, di cui loderemo di buon grado varii tratti
di
romana grandezza che vi si possono notare. Accord
a che vi si possono notare. Accorderemo parimente all’illustre autore
di
averne ideato un piano assai più convenevole per
di averne ideato un piano assai più convenevole per la scena tragica
di
quello del Shakespear. Confesseremo non pertanto
del Shakespear. Confesseremo non pertanto che la scena dell’ atto IV
di
Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll
l’ atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ella coll’ idea
di
adescarlo al suo amore mentre il marito dorme, do
titrice, infingevole, civetta, potrà bene rassomigliarsi a quello che
di
essa accenna la storia, e forse non sarà lontano
e di essa accenna la storia, e forse non sarà lontano dalla Cleopatra
di
Jodelle, ma non essere nè sì tragico, nè sì grand
ia l’ Alessandro VI, in cui mirabilmente vengono ritratti i caratteri
di
codesto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Sp
cui mirabilmente vengono ritratti i caratteri di codesto pontefice, e
di
Cesare Borgia, e degli Spagnuoli di quell’ epoca,
caratteri di codesto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Spagnuoli
di
quell’ epoca, di cui ebbi il piacere nella sua ca
sto pontefice, e di Cesare Borgia, e degli Spagnuoli di quell’ epoca,
di
cui ebbi il piacere nella sua casa in Parigi di u
uoli di quell’ epoca, di cui ebbi il piacere nella sua casa in Parigi
di
udirne leggere dall’ autore l’atto primo che somm
in Napoli nel giugno del 1796, mi partori insperatamente col piacere
di
riveder dopo tanti anni l’antico amico che conobb
antico amico che conobbi in Madrid in casa dell’ ambasciadore Quirini
di
Venezia presso il Cattolico augusto re Carlo III,
Quirini di Venezia presso il Cattolico augusto re Carlo III, l’altro
di
udirgli leggere tali tragedie, e di ottenerne cop
ico augusto re Carlo III, l’altro di udirgli leggere tali tragedie, e
di
ottenerne copia che le mie posteriori disgrazie m
a la guarnigione de’soldati per una sortita. Dal Vargas nella cronica
di
quell’ Ordine militare, dal Barbosa, dal Caramuel
scatto degli schiavi colle ricchezze, ma non ricusavano ad un bisogno
di
rimanere essi medesimi schiavi, quando altrimenti
potessero redimerne. Si sa eziandio che i professi facevano pure voti
di
povertà, di castità e di obedienza. Con tali fond
dimerne. Si sa eziandio che i professi facevano pure voti di povertà,
di
castità e di obedienza. Con tali fondamenti e con
a eziandio che i professi facevano pure voti di povertà, di castità e
di
obedienza. Con tali fondamenti e con eventi veris
eventi verisimili vien condotta Ormesinda difenditrice della fortezza
di
Martos prigioniera in Fez del re Albumazar che le
della sua nazione, ne ambisce la mano, e le offre lo scettro. Osta al
di
lui amore la fede e la tenerezza che Ormesinda se
oso dal padre. Questo sposo credendola morta precipitata dal castello
di
Martos, si fa cavaliere della Mercede e diviene p
rtos, si fa cavaliere della Mercede e diviene professo. Alfonso padre
di
Ormesinda giugne in Fez per riscattare gli schiav
eduta da Consalvo possa egli vacillare ad onta del suo voto ; e tenta
di
evitare che s’incontrino, ma invano. Intanto il g
li schiavi domandati insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso
di
sapere il nome di colui che le fu destinato sposo
ti insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso di sapere il nome
di
colui che le fu destinato sposo. Alfonso assicura
nde alcune patetiche situazioni, ed esercitano singolarmente la virtù
di
Ormesinda, che implora per essi la pietà del sovr
pietà del sovrano. Intanto alcuni nemici Affricani assalgono la sede
di
Albumasar che va a combatterli. In procinto di re
cani assalgono la sede di Albumasar che va a combatterli. In procinto
di
restare ucciso è salvato da un guerriero ignoto ;
e della virtù, la quale in Alfonso è rigida e religiosa, nobile mista
di
tenerezza in Consalvo, ed in Albumasar, e più anc
le scene che mi sembrano più teatrali. In prima la quarta del II atto
di
Alfonso che trova viva la figlia, e le fa sapere
voto alza e distende Un muro insuperabile ed immenso ; e le impone
di
evitarlo. II la quinta scena del III in cui s’inc
ntra Ormesinda con Consalvo, e si veggono i teneri palpiti e la virtù
di
lei, e l’amor di Consalvo. III la sesta in cui so
n Consalvo, e si veggono i teneri palpiti e la virtù di lei, e l’amor
di
Consalvo. III la sesta in cui sopravviene Alfonso
ndi. IV la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divieto
di
Alfonso si presenta ad Albumasar, il quale si mer
l divieto di Alfonso si presenta ad Albumasar, il quale si meraviglia
di
Alfonso che vuol lasciare in Affrica Ormesinda pe
e vuol lasciare in Affrica Ormesinda per un arcano che non rivela ; e
di
Consalvo che si determina a rimaner prigione, fin
gione, finchè l’altro non abbia condotti via gli schiavi. Egli stanco
di
soffrire ordina che s’incatenino. Arriva Ormesind
to amante. Il re, irritato per le reticenze de i due e commosso dalle
di
lei preghiere, rimane sospeso. V la terza scena d
sinda è il guerriero che gli ha salvata la vita, ed ammira i prodigii
di
virtù che opera in petto de’ Cristiani la religio
ascio… ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir concesse A me
di
rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio des
i rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio destino obblio… Se un
di
la patria rivedrai, ch’io stessa Più non vedrò, s
nati, un dì le nostre Virtù possano trarre altrui dagli occhi Lagrime
di
pietade e meraviglia. Sento che vengo meno…ah car
ita del Bordoni s’intitola i Templarii, e si aggira sulla distruzione
di
essi seguita in Ispagna. L’opinione degli uomini
nione degli uomini lascia sospeso il giudizio sull’ innocenza o reità
di
quell’ Ordine militare e religioso istituito l’an
l’anno 1118 ; giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo
di
due secoli di glorie condannati in Parigi da Fili
giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo di due secoli
di
glorie condannati in Parigi da Filippo detto il b
te reputati innocenti e sterminati solo per la rapacità del nomato re
di
Francia che aspirava alle loro immense ricchezze,
re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze, da i Coneilii
di
Ravenna, di Salamanca e di Magonza del 1310, e di
a che aspirava alle loro immense ricchezze, da i Coneilii di Ravenna,
di
Salamanca e di Magonza del 1310, e di Tarragona d
alle loro immense ricchezze, da i Coneilii di Ravenna, di Salamanca e
di
Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come a
ezze, da i Coneilii di Ravenna, di Salamanca e di Magonza del 1310, e
di
Tarragona del 1312, come ancora da s. Antonino ar
1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da s. Antonino arcivescovo
di
Firenze, dal Villani, dal Le Mire, dal Purtler e
re, dal Purtler e da altri. L’autore si vale della lagrimevole strage
di
essi per fondamento e strato della sua favola ric
imevole strage di essi per fondamento e strato della sua favola ricca
di
quadri tragici e di situazioni patetiche alzata s
si per fondamento e strato della sua favola ricca di quadri tragici e
di
situazioni patetiche alzata su di grandi passioni
ua favola ricca di quadri tragici e di situazioni patetiche alzata su
di
grandi passioni che urtansi con doveri grandi. An
su di grandi passioni che urtansi con doveri grandi. Anagilda figlia
di
Ramiro maestro de’ Templarii ama Enrico di Abarca
ri grandi. Anagilda figlia di Ramiro maestro de’ Templarii ama Enrico
di
Abarca che d’ordine sovrano dovè allontanarsi per
ovrano dovè allontanarsi per guerreggiare in Affrica. Ma Ramiro padre
di
lei assediato in Morviedro, il quale ha ricevuti
diato in Morviedro, il quale ha ricevuti potenti soccorsi da Fernando
di
Ricla, destina che sia sposo della figlia ; ed el
nerezza, e l’accetta. Enrico come ambasciadore viene a proporre patti
di
concordia che sono rigettati ; e terminata l’amba
miro l’amore che ha per la sua figlia, e Ramiro mostra rincrescimento
di
non esser più in tempo di gradire i suoi sentimen
sua figlia, e Ramiro mostra rincrescimento di non esser più in tempo
di
gradire i suoi sentimenti. Ode in quel punto che
ndo è prigioniero ; si agita ; si volge ad Enrico ; il quale promette
di
salvarlo e parte. Fernando e liberato. Ramiro ne
tizia ad Anagilda, aggiugnendo doversene la salvezza alla magnanimità
di
Enrico di Abarca. Enrico in Morviedro. Enrico vic
nagilda, aggiugnendo doversene la salvezza alla magnanimità di Enrico
di
Abarca. Enrico in Morviedro. Enrico vicino ad Ana
o di Abarca. Enrico in Morviedro. Enrico vicino ad Anagilda già sposa
di
un altro ? Qual colpo ! qual fulmine per lei ! Fe
sa nel più gran dolore. Torna Enrico che ha saputo esser Ramiro padre
di
Anagilda, e trovarsi ella stessa in Morviedro, e
rsi ella stessa in Morviedro, e facendo premure per parlarle, intende
di
essere già congiunta in matrimonio con un altro.
ndo da lui liberato, e sente esserne egli il possessore. Questa serie
di
scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e
il possessore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno
di
moto e di azione. L’assalto generale dato alla ci
ore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e
di
azione. L’assalto generale dato alla città toglie
e alle mura. Enrico vincitore viene a salvare Anagilda ; ella ripugna
di
seguirlo ; ed egli si affanna per liberarla dal p
lo imminente, e si getta a’suoi piedi. Arriva il generale Rodrigo che
di
ciò lo rimprovera, e la sua venuta mostra l’ester
suo padre, si confonde, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto
di
figlio coll’amor di marito, situazione che corona
de, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto di figlio coll’amor
di
marito, situazione che corona l’atto IV. Arde Sag
sotto le spade aragonesi. Enrico rappresenta al generale il pericolo
di
suo figlio insieme con la sposa ; vuol liberarli
’affretta. Enrico corre fralle fiamme, ma torna colla funesta notizia
di
esser l’uno e l’altra mortalmente feriti. Sono co
; pur ne indicheremo alquanti. Notabile nell’atto II è la scena terza
di
Enrico, che come ambasciadore rileva i delitti ap
nrico, che come ambasciadore rileva i delitti apposti ai Templarii, e
di
Ramiro che mostra la falsità delle imputazioni, e
n un’aringa degna della sublimità che si scorge nelle scene politiche
di
P. Cornelio. Nel III rendonsi pregevoli la second
e Ramiro lo dissuade ; e la settima, dove Anagilda palesa all’ amante
di
essere già sposa di un altro, che non isdegnerebb
; e la settima, dove Anagilda palesa all’ amante di essere già sposa
di
un altro, che non isdegnerebbe riconoscer per sua
rebbe riconoscer per sua l’istesso Racine. Nel IV degna singolarmente
di
osservarsi è la quinta scena, quando Enrico viene
quinta scena, quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella ricusa
di
seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le dice Enrico :
o, Anagilda, le dice Enrico : Anagilda Io teco ? io sola ? Io figlia
di
Ramiro e di Fernando Sposa con te venir, con te,
le dice Enrico : Anagilda Io teco ? io sola ? Io figlia di Ramiro e
di
Fernando Sposa con te venir, con te, che sei L’am
. Anche la settima del medesimo atto è singolare per la riconoscenza
di
Fernando del proprio genitore in Rodrigo, mentre
si nota nella sesta scena del V, in cui Enrico descrivendo con verità
di
colori la strage de’ cavalieri, fa senza sforzo u
la strage de’ cavalieri, fa senza sforzo un quadro vivace e patetico
di
Ramiro moribondo sostenuto da Fernando ed Anagild
bra paterna. Ti vedo e ascolto… tu mi chiami… e voi Già mi affrettate
di
seguirvi, o chiare Magnanime ombre de’ Templarii,
plarii, io vengo Vengo, e con me viène Fernando ancora… Da quel globo
di
luce, ove tu splendi, Stendimi la tua destra, am
gio… ah dammi, Anagilda, la mano… ecco la mia (a) Non vo’ lasciare
di
rammemorare alcuni componimenti impressi, benchè
benchè non sieno abbastanza noti al pubblico. Usci nel 1798 l’Elettra
di
Sofocle tradotta e pubblicata in Roma da Giacomo
tra di Sofocle tradotta e pubblicata in Roma da Giacomo de Dominicis,
di
cui nulla potrei dire, non essendomi potuto riesc
de Dominicis, di cui nulla potrei dire, non essendomi potuto riescire
di
vederla. Il Vincas di Giacinto Andrà piemontese s
ulla potrei dire, non essendomi potuto riescire di vederla. Il Vincas
di
Giacinto Andrà piemontese si stampò in Torino, e
di Giacinto Andrà piemontese si stampò in Torino, e l’autore, al dir
di
un foglio periodico, la comunicò al marchese Fran
ssembra a una musicale opera informe per la moltiplicità delle azioni
di
tre eserciti, di due armate navali, di combattime
icale opera informe per la moltiplicità delle azioni di tre eserciti,
di
due armate navali, di combattimenti decisivi segu
r la moltiplicità delle azioni di tre eserciti, di due armate navali,
di
combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra
rmate navali, di combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra, e
di
altré azioni che accadono in luoghi differenti. C
e di altré azioni che accadono in luoghi differenti. Colla falsa data
di
Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino trag
a di Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino tragedia senza nome
di
autore. Se si attenda ai tratti pungenti che vi s
o insipidamente contro del pontefice romano, questa sembra produzione
di
qualche meschino filosofastro bramoso di lasciare
no, questa sembra produzione di qualche meschino filosofastro bramoso
di
lasciare svaporare la decisa sua rabbia più che d
losofastro bramoso di lasciare svaporare la decisa sua rabbia più che
di
tessere una tragedia. Se riflettasi allo stile, a
tragedia. Se riflettasi allo stile, alla versificazione, alla maniera
di
colorire priva del tutto dell’ arte di ritrarre a
a versificazione, alla maniera di colorire priva del tutto dell’ arte
di
ritrarre al vivo la natura, il componimento pare
tà. Ciò che unicamente può lodarsi è il vedervisi introdotta la madre
di
Corradino ; il colpo di scena dell’ incontro inas
uò lodarsi è il vedervisi introdotta la madre di Corradino ; il colpo
di
scena dell’ incontro inaspettato di lei col figli
la madre di Corradino ; il colpo di scena dell’ incontro inaspettato
di
lei col figlio che potrebbe far qualche effetto i
za scandalo presentarsi al pubblico ; e finalmente l’essersi schivato
di
avvilire ed imbrattare l’evenimento tragico di qu
nte l’essersi schivato di avvilire ed imbrattare l’evenimento tragico
di
quel giovane principe con uno svenevolissimo intr
mento tragico di quel giovane principe con uno svenevolissimo intrigo
di
amore. L’istesso Cosentino ne produsse in Milano
ilano un’ altra intitolata Pausania. L’indirizzò al Teatro Patriotico
di
quella città ; ma nè da quella società nè da’ com
a nel passare in Italia non avendolo conservato, mai più non mi curai
di
farne un altro. Per la condotta dell’azione mi pa
varsi altre tre tragedie dell’ altro regnicolo Francesco Mario Pagano
di
Brienza, uno delle vittime del 1799. Ammirando l’
one prosaica, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo
di
colori e di affetti, nè la sceneggiatura sconness
, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo di colori e
di
affetti, nè la sceneggiatura sconnessa senza inca
tura sconnessa senza incatenamento, nè la favola spoglia d’interesse,
di
compassione, e di terror tragico, nè la lingua sc
za incatenamento, nè la favola spoglia d’interesse, di compassione, e
di
terror tragico, nè la lingua scorretta e barbara,
e la memoria, si è conformato all’ avviso del pubblico, e a noi basta
di
averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed al Corr
si recitò tre sere da’ commedianti Lombardi nel teatro de’ Fiorentini
di
Napoli. Il soggetto è tutto finto ; e solo il nom
de’ Fiorentini di Napoli. Il soggetto è tutto finto ; e solo il nome
di
Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’i
tto è tutto finto ; e solo il nome di Gerbino nipote del re Guglielmo
di
Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia
me di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso
di
lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle
Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia del re
di
Tunisi condotta alle nozze del re di Granata, è t
roso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle nozze del re
di
Granata, è tolto dalla novella quarta della giorn
ranata, è tolto dalla novella quarta della giornata IV del Decamerone
di
Giovanni Boccaccio. Tolse anche l’autore dagli St
camerone di Giovanni Boccaccio. Tolse anche l’autore dagli Straccioni
di
Annibal Caro lo scambio della Giulietta con una s
l Caro lo scambio della Giulietta con una schiava coperta delle vesti
di
quella, e trucidata sul cassaro della nave, e l’a
piccò al fatto della sua Tunisina che precede la rappresentazione. Il
di
più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corrad
na che precede la rappresentazione. Il di più è un romanzo rattoppato
di
ritagli del Corradino di Antonio Caraccio, della
entazione. Il di più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corradino
di
Antonio Caraccio, della Inès de Castro del sig. L
radino di Antonio Caraccio, della Inès de Castro del sig. La Mothe, e
di
altri, oltre di aver l’autore posto a contribuzio
o Caraccio, della Inès de Castro del sig. La Mothe, e di altri, oltre
di
aver l’autore posto a contribuzione il Boccaccio,
zione più pura, più propria, e stile meno disuguale, e meno infettato
di
lirici ed epici colori, e di concetti secentisti
e stile meno disuguale, e meno infettato di lirici ed epici colori, e
di
concetti secentisti ; i caratteri mancano di ugua
irici ed epici colori, e di concetti secentisti ; i caratteri mancano
di
uguaglianza, gli affetti peccano di svenevolezza,
secentisti ; i caratteri mancano di uguaglianza, gli affetti peccano
di
svenevolezza, le situazioni dovrebbero essere più
svenevolezza, le situazioni dovrebbero essere più tragiche, abbondar
di
rispetto per chi ascolta servando onestà, giacchè
enza, e vi si ostenta onore, mentre si porta in trionfo la violazione
di
esso in una casa reale(a) Corradino terza trage
stesso autore non rappresentata, si stampò anche in Napoli colla data
di
dicembre 1789, benchè si pubblicasse alcuni mesi
uelle che ci rimangono del teatro greco, non potendosi avere in conto
di
nazionali nè da noi, nè dagli Spagnuoli, nè da’ F
noi tragedie Zaira, Tancredi ecc., Carlo d’Inghilterra, Carlo figlio
di
Filippo II di Spagna ecc. Si aggiunge nel Discors
Zaira, Tancredi ecc., Carlo d’Inghilterra, Carlo figlio di Filippo II
di
Spagna ecc. Si aggiunge nel Discorso che i Greci
to che la tragedia debba essenzialmente esser nazionale nella Poetica
di
Aristotile o nel suo comentatore Eustazio, o in T
non giunte ? Certo è, che alcune pur delle rimasteci esprimono fatti
di
popoli stranieri. Il Prometeo al Caucaso p. e. è
tolo rimastoci che indica azioni straniere, come i Persi e gli Egizii
di
Frinico, il Fiore di Agatone. Accenneremo soltant
dica azioni straniere, come i Persi e gli Egizii di Frinico, il Fiore
di
Agatone. Accenneremo soltanto, senza fermarci su
Frinico, il Fiore di Agatone. Accenneremo soltanto, senza fermarci su
di
esse, diverse altre cose che discordano dalla ver
e delle antiche tragedie Italiane, cioè quelle del XVI secolo, manchi
di
armonia. Ci arresteremo un poco su ciò che dicesi
nni prima fece un Corradino ; che l’anonimo o il Salfi produsse prima
di
lui un altro Corradino. Censura di poi il Pagano
’anonimo o il Salfi produsse prima di lui un altro Corradino. Censura
di
poi il Pagano il Corradino del Caraccio chiamando
Pagano il Corradino del Caraccio chiamando episodico e freddo l’amore
di
Corradino e Beatrice, imbecille il re Carlo, la t
e di Corradino e Beatrice, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena
di
lunghi episodii e di scene inutili e di espressio
rice, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi episodii e
di
scene inutili e di espressioni che si risentono d
re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi episodii e di scene inutili e
di
espressioni che si risentono dell’ infelicità del
scolpa con queste parole : ma come senza episo lii riempiere il vuoto
di
cinque atti, e presentare al pubblico lo spettaco
piere il vuoto di cinque atti, e presentare al pubblico lo spettacolo
di
due ore ? Se così è, perchè si maraviglia che i F
viglia che i Francesi non abbiano trattato questo, argomento incapace
di
riescire di giusta grandezza sensa frammischiarvi
Francesi non abbiano trattato questo, argomento incapace di riescire
di
giusta grandezza sensa frammischiarvi episodii es
i episodii estrinseci ed amori impertinenti ? Piace che egli confessi
di
non aver saputo trattarlo senza episodii e senza
er saputo trattarlo senza episodii e senza amori da riempiere il voto
di
cinque atti e trattenere il pubblico per due ore.
no da moderni Alfieri, Pindemonte, Granelli ecc. Dice poi che l’amore
di
Corradino e Gedippe è dominante e tragico dopo di
ice poi che l’amore di Corradino e Gedippe è dominante e tragico dopo
di
aver detto prima che è episodico e men tragico de
tragico del fatto istorico(a) Noi in questa edizione ci astenghiamo
di
epilogare le sconcezze del piano, e dell’ esecuzi
i astenghiamo di epilogare le sconcezze del piano, e dell’ esecuzione
di
tal componimento, troppo manifesti essendone gli
zzi lirici, le scene inutili, gli eventi mal preparati, l’imbecillità
di
Carlo, l’oziosità di Roberto, le smemoraggini del
inutili, gli eventi mal preparati, l’imbecillità di Carlo, l’oziosità
di
Roberto, le smemoraggini dell’ autore sul persona
ità di Roberto, le smemoraggini dell’ autore sul personaggio del duca
di
Austria, la malvagità scandalosa di Ermini, le in
’ autore sul personaggio del duca di Austria, la malvagità scandalosa
di
Ermini, le insipide narrazioni di Amelia, le scem
di Austria, la malvagità scandalosa di Ermini, le insipide narrazioni
di
Amelia, le scempiagini d’ Iroldo. Le analisi di q
e insipide narrazioni di Amelia, le scempiagini d’ Iroldo. Le analisi
di
queste tragedie allora si diressero a preservar l
Dirigo ora alla stessa gioventù i miei voti perchè si provi a prender
di
nuovo per mano l’argomento del Corradino, e gli r
dii eterogenei del Pagano. Per riescirci altro non occorre che cercar
di
obbliare tutte queste tessiture fantastiche e ril
e possibili dipinture fattizie che l’hanno sinora deturpato. Il regno
di
Napoli ha veduto nascero negli ultimi anni altre
rnardino Cicala nato in Lecce nel 1766 ; che in Arcadia porta il nome
di
Melindo Alitreo autor pregiato di qualche libro f
1766 ; che in Arcadia porta il nome di Melindo Alitreo autor pregiato
di
qualche libro filosofico economico e di varie pro
elindo Alitreo autor pregiato di qualche libro filosofico economico e
di
varie produzioni poetiche ben degne di leggersi.
e libro filosofico economico e di varie produzioni poetiche ben degne
di
leggersi. Dopo alcuna favola scritta nell’ adoles
po alcuna favola scritta nell’ adolescenza, contava appena venti anni
di
età, quando diede alla luce gli Arsacidi recitata
sembra che pure racchiuda in un argomento tre casi rilevanti. Menelao
di
lei padre ucciso in singolar certame da Pirro, uc
Lo stile è robusto, grave, degno del coturno ; cui gioverebbe purgare
di
alcune poche maniere che si risentono di troppo s
rno ; cui gioverebbe purgare di alcune poche maniere che si risentono
di
troppo studio. Anche l’interesse pare che si divi
io ; l’atroce impostore il Gran Sacerdote che aggira il re empiendolo
di
vani terrori e con ippocrito zelo facendo parlare
ed il cangiamento lieto, non per macchina, ma per l’arrivo opportuno
di
Licida che avendo ucciso Ismenio trafigge parimen
te e sublime par che talvolta può stimarsi soverchio studiato, sparso
di
qualche maniera latina. Questo autore che ci comp
ci compensa delle meschine tragedie de’Corradini e Gerbini e Pausanii
di
ultima data, se non soggiacesse ad incomodi conti
ni e Pausanii di ultima data, se non soggiacesse ad incomodi continui
di
salute fornirebbe il regno di uno de’ tragici pre
se non soggiacesse ad incomodi continui di salute fornirebbe il regno
di
uno de’ tragici pregevoli. Tornando ad altri paes
o coltivatore della drammatica poesia il marchese Giovanni Pindemonte
di
Verona per aver fornito al teatro diversi componi
ella nefanda adunanza. Compose ancora il marchese Pindemonte i Coloni
di
Candia di non minor successo. Si è però desiderat
da adunanza. Compose ancora il marchese Pindemonte i Coloni di Candia
di
non minor successo. Si è però desiderato in entra
izia del proprio eccidio ad un figlio allora fanciullo scrivendola su
di
un cuojo col proprio sangue. Gli appartiene parim
u di un cuojo col proprio sangue. Gli appartiene parimente la Ginevra
di
Scozia sempre accolta con applauso in teatro. Mat
a Seneca e dall’ Alfieri, un portamento novello variando il carattere
di
Clitennestra cui non fa rea dell’ uccisione del m
del marito. Il Biamonti già mio Collega ed amico nella r. Università
di
Bologna seguendo le tracce di Euripide produsse i
io Collega ed amico nella r. Università di Bologna seguendo le tracce
di
Euripide produsse in Roma nel 1789 un’Ifigenia in
, amori ed avventure romansesche. Il sig. Biamonti ha calcato le orme
di
Euripide nelle circostanze della generosa patetic
to le orme di Euripide nelle circostanze della generosa patetica gara
di
Pilade ed Oreste e della riconoscenza d’Ifigenia
de Tauri è afflitta, per cui si è spedito Reso a consultare l’oracolo
di
Apollo in Delo, il quale serve allo scioglimento
uale serve allo scioglimento naturale della favola senza l’intervento
di
una macchina. Sembra però che la venuta di Reso s
favola senza l’intervento di una macchina. Sembra però che la venuta
di
Reso si faccia cadere comodamente nel punto che O
ra d’Ifigenia da recarsi in Argo come nella greca favola, ma pel nome
di
Oreste scritto sul monumento erettogli come morto
i e tal dolore d’Ifigenia non si fossero totalmente fondati sul sogno
di
lei e prima della notizia recata da Lico che in A
ima della notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado
di
ciò e di qualche neo e della copia delle apostrof
notizia recata da Lico che in Argo regna Menelao. Mal grado di ciò e
di
qualche neo e della copia delle apostrofi, e spec
di ciò e di qualche neo e della copia delle apostrofi, e specialmente
di
quella della scena quinta dell’atto I, O fortuna
ventù studiosa vi scorgerà molti squarci eccellenti nelle scene tutte
di
Pilade ed Oreste, in quella dell’ atto III tra es
la dell’ atto III tra essi ed Ifigenia, nell’ ultimo patetico congedo
di
Oreste coll’ amico nella scena terza dell’ atto I
oltre, givano declinando. All’ abate Giambatista Alessandro Moreschi
di
Bologna dobbiamo Carlo I Re d’Inghilterra, traged
i trattano amori, non intervengono confidenti inetti, non si fa pompa
di
lirici ed epici ornamenti. La morte di un re che
identi inetti, non si fa pompa di lirici ed epici ornamenti. La morte
di
un re che trasse verso il Tamigi tutta l’attenzio
evale ad Astiage, Alessandro a Dario, Tamerlano a Bajazette, sventure
di
personaggi che altro non fanno che cangiar le cat
In questa tragedia si vede una tremenda catastrofe della costituzione
di
un popolo che conculca le proprie leggi per alzar
sta in azione ci trasporta in Londra, e ci schiude la terribile scena
di
un legittimo re solennemente condannato da’ propr
la vastità de’ suoi disegni, e della naturale sua spietatezza vestita
di
empia politica : Farfè che rappresenta tutto l’en
bertà, per cui si occulta a’ suoi sguardi l’atrocità enorme del mezzo
di
stabilirla : Federiga e Dacri che dimostrano in b
acrificato. La dizione è nobile, convenevole al gran fatto, e spoglia
di
ornamenti quasi sempre inutili al tragico che sa
amenti quasi sempre inutili al tragico che sa le vie del cuore. Serva
di
saggio ciò che dice Farfè nella bella scena quint
omiglianti ugualmente importanti, e bene espressi nella deliberazione
di
Carlo sul foglio del Parlamento, Hai tu vaghezza
lo, D’alzare oltre te stesso il tuo pensiero ? Lo scettro a te cagion
di
lungo affanno Osa deporre ; cittadin diventa ; I
iventa ; Imita Silla, e sii maggior d’Augusto. Osservisi il ritratto
di
Cromwel in queste parole della prima scena dell’
a regnar : altrove usato D’altro consiglio avrei. Con maggior copia
di
favole cercò il conte Alessandro Ercole Pepoli di
Con maggior copia di favole cercò il conte Alessandro Ercole Pepoli
di
Bologna sin dalla giovanezza d’investigar nuova m
li di Bologna sin dalla giovanezza d’investigar nuova materia tragica
di
ogni nazione, abbandonando i greci argomenti. Pub
bblicò da prima sette tragedie che si trovano raccolte nell’ edizione
di
Venezia del 1787 e 1788. Trasse dalle cronache In
prima intitolata Eduigi re d’Inghilterra, che perseguitato dallo zelo
di
Dunstano perde la vita, il regno, e la sposa per
o, e nel quarto atto, e non nel terzo, è notabile la franca dipintura
di
un impostore vendicativo e fraudolento fatta in D
Sulle storie spagnuole fabbricò la Gelosia snaturata, ossia la Morte
di
don Carlo figliuolo di Filippo II, ed il Rodrigo,
fabbricò la Gelosia snaturata, ossia la Morte di don Carlo figliuolo
di
Filippo II, ed il Rodrigo, per le cui lascivie pa
ò la Spagna sotto il dominio de’ Mori. Scrisse la prima ad emulazione
di
quella del conte Alfieri, nella quale piacquegli
piacquegli far morire. Carlo ed Elisabetta abbracciati sotto le ruine
di
un carcere sotterraneo. Fu il Rodrigo sventurato
autore, essendo stato pessimamente accolto in Venezia per gli sforzi
di
un partito avverso. Vi si vede una Clotilde viola
lla memoria Della misera Zulfa, oh Dio ! perdona. Tolse dalla storia
di
Pausania re di Sparta la Cleonice, in cui sembran
la misera Zulfa, oh Dio ! perdona. Tolse dalla storia di Pausania re
di
Sparta la Cleonice, in cui sembrano lodevoli i ca
usania re di Sparta la Cleonice, in cui sembrano lodevoli i caratteri
di
Cleonice e di Sofronimo, e patetica la scena terz
parta la Cleonice, in cui sembrano lodevoli i caratteri di Cleonice e
di
Sofronimo, e patetica la scena terza dell’ atto I
za dell’ atto IV. Rincrescerà però a taluno il non delicato carattere
di
Pausania e l’indecedente invito mandato da lui a
remio sperare le sue nozze ; nè meno sconvenevole parrà la mediazione
di
Scilace padre di Cleonice che cerca tutte le vie
sue nozze ; nè meno sconvenevole parrà la mediazione di Scilace padre
di
Cleonice che cerca tutte le vie di persuader la f
rrà la mediazione di Scilace padre di Cleonice che cerca tutte le vie
di
persuader la figlia a condiscendere. L’argomento
ie di persuader la figlia a condiscendere. L’argomento della tragedia
di
Dara è tratto da’fatti de’ successori di Tamerlan
. L’argomento della tragedia di Dara è tratto da’fatti de’ successori
di
Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di
ratto da’fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto
di
colpi di scena, cioè di fatti, che di situazioni
fatti de’ successori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi
di
scena, cioè di fatti, che di situazioni tragiche.
ssori di Tamerlano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè
di
fatti, che di situazioni tragiche. Normal e Cajea
lano, ed è piuttosto un tessuto di colpi di scena, cioè di fatti, che
di
situazioni tragiche. Normal e Cajeam interessano
tello, non si manifesta qual si enuncia valoroso ed accorto. Il colpo
di
Mirza colla pistola coperta che non prende fuoco
recare onta all’ autore che il suo Oramzeb si rassomigli al Maometto
di
Voltaire ; ben però se ne vede la discordanza in
Jelma, l’altro a Zopiro. L’impostore Volteriano però potè lusingarsi
di
trarre vantaggio dalla sua astuta sincerità coll’
are la preferenza sulle altre per istile per condotta e per grandezza
di
caratteri. Marco Bruto vi comparisce degnamente,
amente, e se non potrà compararsi col Catone dell’ Adisson, non manca
di
sublimità e di forza, nè amori subalterni, come s
n potrà compararsi col Catone dell’ Adisson, non manca di sublimità e
di
forza, nè amori subalterni, come sono quelli dell
all’ antica usanza. Rapita Porzia dal trasporto per la libertà prima
di
uccidersi accanto a Bruto trucida con ispietato e
ri figli al cospetto dell’ uditorio ; ma forse la provvida variazione
di
quella scena, che risparmia tanta atrocità, non t
orico dell’ invito fatto dalla Repubblica Fiorentina a Gualtieri duca
di
Atene a governarla, il Pepoli immaginò la tragedi
Gualtieri duca di Atene a governarla, il Pepoli immaginò la tragedia
di
Romeo e Adelinda impressa nel volume V del suo Te
el marchese Francesco Albergati che vi sostenne egregiamente la parte
di
Uberto, mentre si distinse a meraviglia la nobil
entre si distinse a meraviglia la nobil donna Teresa Venier in quella
di
Adelinda, rappresentando l’autore stesso quella d
a Venier in quella di Adelinda, rappresentando l’autore stesso quella
di
Romeo. Ma questo attivo cavaliere che vedeva dal
crescer degli anni, sentì (come egli stesso si espresse) la necessità
di
meglio scrivere, e diede all’ Italia altre tre tr
so nel 1789 in Torino. La diede indi alla luce per la stamperia reale
di
Parma nel 1791 preceduta da una lettera di Ranier
uce per la stamperia reale di Parma nel 1791 preceduta da una lettera
di
Ranieri di Calsabigi. Lo stile sobrio e naturale,
stamperia reale di Parma nel 1791 preceduta da una lettera di Ranieri
di
Calsabigi. Lo stile sobrio e naturale, sublime ov
era verso lo scioglimento in cui scoppia l’evento funesto della morte
di
Romeo e Adelinda. Essendo il perno intorno a cui
a cui volgesi questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti
di
padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella pr
si questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti di padre e
di
sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena d
tto. Ma questo dubbio dovea tra’ congiurati verisimilmente esaminarsi
di
lunga mano innanzi ad ogni altra operazione e fis
a mano innanzi ad ogni altra operazione e fissarsi la sicura tirannia
di
lui per base della congiura. Le incertezze di Rom
arsi la sicura tirannia di lui per base della congiura. Le incertezze
di
Romeo dovrebbero prendere origine nelle sue priva
ero prendere origine nelle sue private passioni che urtano co’ doveri
di
cittadino. Non per tanto l’autore non ha negletto
o questo punto importante. Romeo spinto dalle patriotiche espressioni
di
Uberto, dice : Perchè, gran Dio, Quale Uberto no
chè rendesti Un cittadin genero, amante e sposo ? Uberto Per renderti
di
me più grande ancora. Romeo Adelinda, Adelinda.
eo Adelinda, Adelinda. E poichè Uberto l’obbliga a leggere il foglio
di
Gismonda, il rapido dialogo bene esprime l’intern
glio di Gismonda, il rapido dialogo bene esprime l’interna agitazione
di
Romeo : Uberto Giura. Romeo Intesi ; oh cimento
Non risolvi ? Romeo O angoscia ! Giuro. È questa la materia propria
di
tal situazione. Nullo però a me sembra il dubbio
ificano abbastanza l’elevatezza dell’ anima sua per giugnere al punto
di
procurar quel perdono. Il mostrarsi sempre più de
nere al punto di procurar quel perdono. Il mostrarsi sempre più degna
di
amore all’oggetto amato con atti di rara virtù, s
no. Il mostrarsi sempre più degna di amore all’oggetto amato con atti
di
rara virtù, suole allettar gli animi nobili e sen
ottava dell’atto IV parve al Calsabigi stesso manchevole al confronto
di
Giaffiero e Pietro nella Venezia salvata di Otwai
o manchevole al confronto di Giaffiero e Pietro nella Venezia salvata
di
Otwai. Veramente la ben lunga scena della tragedi
sità presenta varie bellezze che avrebbero potuto entrare nella scena
di
Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la
scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la rapidezza
di
questa meglio conviene alle circostanze di trovar
la brevità e la rapidezza di questa meglio conviene alle circostanze
di
trovarsi l’atto in sul finire ed Uberto così malc
avea palesati i congiurati : Uberto Lasciami. Degno Nò, più non sei
di
questa mano. Io seppi I tormenti affrettar : debo
Io sia, tu scorgi : in piè mi reggo appena. Comprendere dal mio quel
di
Gismonda Piggiore assai, facil sarà. Ti vince Una
glie, d’un figlio… Uberto Il più crudele Per me fora il rimorso. Ah !
di
vederti M’è grave omai : serba i tuoi doni ad alt
del III tra Gualtieri e Romeo si rende pregevole tanto per la parlata
di
Romeo che candidamente esprime i sentimenti del s
tieri Nè il terror d’aspri tormenti, Agonie della morte… Romeo Ah che
di
quelli È più barbaro assai l’amor di padre, Di co
Agonie della morte… Romeo Ah che di quelli È più barbaro assai l’amor
di
padre, Di consorte l’amor ; questi pavento. Gualt
Adelinda e Romeo si ammira per la rivoluzione che cagiona nell’animo
di
Adelinda senza veruno sforzo l’assicurarsi che Ro
rzo l’assicurarsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena
di
gelosia e di amore estremo pel marito che forma l
arsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena di gelosia e
di
amore estremo pel marito che forma la tinta imper
marito che forma la tinta imperiosa del suo carattere, vuol salvarlo
di
ogni modo ; e credendo che non la salvezza della
credendo che non la salvezza della moltitudine de’ ribelli, ma quella
di
Gismonda indicata senza nominarla, potrebbe muove
Romeo In essi… Adelinda L’amor ?… Romeo Tu sola il mio. Adelinda Quel
di
colei ?… Romeo Uberto. Adelinda E il padre ?… Ro
nna. Adelinda Oh dio ! se fosse ver ! ma i chiari sensi D’impazienza,
di
speme ?… Romeo In altra impiesa. Adelinda Di patr
a, di speme ?… Romeo In altra impiesa. Adelinda Di patria ? Romeo Sol
di
patria. Adelinda D giuri ? Romeo E giuro. Adelind
h non resisto più ! vieni al mio seno. Adelinda disingannata e piena
di
gioja crede che Romeo voglia palesare i congiurat
che Romeo voglia palesare i congiurati a prezzo della salvezza sua e
di
Uberto. Ma la virtù e costanza di lui lo fa cader
urati a prezzo della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e costanza
di
lui lo fa cadere nel più profondo abbattimento al
lui fedele, non se ne può disgiungere e che egli fermo nel proposito
di
tacere rimane esposto a tutta l’indignazione del
mane esposto a tutta l’indignazione del padre. Le tenere insinuazioni
di
Romeo, perchè ella si disponga a soffrir con cost
ponga a soffrir con costanza la loro divisione, e i fervidi scongiuri
di
Adelinda che gli si prostra per ottener che ceda,
er che ceda, danno a questa scena molta vivacità, la quale all’arrivo
di
Erardo loro figlio aumenta a segno che Romeo inte
ede. L’ultimo atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione
di
Adelinda di correr la sorte del marito, con i con
o atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione di Adelinda
di
correr la sorte del marito, con i consigli di Arm
erminazione di Adelinda di correr la sorte del marito, con i consigli
di
Armanno a Gualtieri di appigliarsi alla clemenza,
di correr la sorte del marito, con i consigli di Armanno a Gualtieri
di
appigliarsi alla clemenza, coll’incertezza del ti
Adelinda scarmigliata ne reca la notizia dolorosa empiendo la reggia
di
lamenti. Romeo moribondo abbraccia il figlio e la
raccia il figlio e la sposa e spira. Adelinda disperata si rimprovera
di
averlo con una gelosia cieca condotto a quel punt
vera di averlo con una gelosia cieca condotto a quel punto ; riflette
di
non poter vivere senza rinfacciarne al padre la p
arie riflessioni a giustificarne lo scioglimento finale, ed il genere
di
morte degli amanti sotto le ruine del loro carcer
egolarmente ; se ne veggono i caratteri meglio espressi ; gli affetti
di
Carlo ed Isabella più commoventi. Per lo scioglim
ndulgenza, non tutti si attennero al suo avviso ; non solo pel genere
di
morte, ma perchè non si stimò ben fatto che compa
eme colla gelosia del re, e che morissero abbracciati Isabella moglie
di
Filippo, e Carlo figliuolo del marito d’Isabella.
e dello stile nobile e vigoroso per quanto comporta il genere) merita
di
notarsi che di tutte le Clitennestre da me lette,
obile e vigoroso per quanto comporta il genere) merita di notarsi che
di
tutte le Clitennestre da me lette, questa del Pep
certo modo partecipe della pubblica compassione un’empia adultera che
di
propria mano trucida un gran re suo marito ed obb
Il terrore tragico dee prodursi per questo assassinamento ad oggetto
di
purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di
per questo assassinamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate
di
chi ascolta, e di far detestare gli atroci delitt
inamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e
di
far detestare gli atroci delitti di sì malvagia d
sioni smoderate di chi ascolta, e di far detestare gli atroci delitti
di
sì malvagia donna. La compassione dee tutta eccit
a donna. La compassione dee tutta eccitarsi pel gran marito che pieno
di
sincera tenerezza per la moglie arriva nella sua
e perversa perfida, la quale avendo nutrito un odio inveterato contro
di
lui da che Ifigenia fu sacrificata in Aulide, l’a
arma con pieno applauso per due autunni continui, sostenendo la parte
di
Argia la celebre Gardosi ; e con pari applauso si
ndovi l’acclamato Petronio Zanarini. L’ottimo Ferdinando Borbone duca
di
Parma onorò l’autore colla medaglia d’oro onde si
dia come prima facevasi delle corenate. Ciò dimostra l’animo costante
di
quel Sovrano in pro della poesia rappresentativa,
el Sovrano in pro della poesia rappresentativa, e confonde la falsità
di
certo famoso impiastricciatore di Colpi d’occhio,
presentativa, e confonde la falsità di certo famoso impiastricciatore
di
Colpi d’occhio, il quale interpretava malignament
e San-Vitale e capo della diputazione egli stesso, e non si tralasciò
di
riceversi i componimenti che si trasmisero al con
ll’Italia quel debole allettamento ? L’impudenza degli Aretini rivive
di
ogni maniera in cotali deplorabili infarinati cal
dell’Aristodemo scritto nel secolo XVII da Carlo Dottori sul racconto
di
Pausania, serve di antecedente all’Aristodemo del
itto nel secolo XVII da Carlo Dottori sul racconto di Pausania, serve
di
antecedente all’Aristodemo del Monti. Ci tratterr
’Aristodemo del Monti. Ci tratterremo noi a dare una compiuta analisi
di
sì nota tragedia enunciata in tanti giornali buon
obusto animato sublime e poetico quanto comporta il genere : bellezze
di
esecuzione invidiabili : passioni espresse col te
e di esecuzione invidiabili : passioni espresse col terribil pennello
di
Crebillon e di Shakespeare ne’loro migliori momen
invidiabili : passioni espresse col terribil pennello di Crebillon e
di
Shakespeare ne’loro migliori momenti. Ne vorremmo
arti della favola più concatenate : più fondato e naturale il disegno
di
Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non
avola più concatenate : più fondato e naturale il disegno di Lisandro
di
occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eu
di Lisandro di occultare Argia, d’imprigionare e non uccidere Eumeo,
di
obbligar Taltibio con un giuramento a non palesar
igar Taltibio con un giuramento a non palesarne la nascita ; l’entrar
di
Argia nella tomba della sorella preparato almeno
la stessa cosa con quelli della Semiramide e dell’Hamlet, se non chi
di
tutto parla per tradizione ? In queste favole str
li spettri appariscono e parlano realmente, e così parimente il genio
di
Marco Bruto nel Filippi del Pepoli. Ma nell’Arist
onti e nel Serse del Bettinelli, il simulacro che infantano i rimorsi
di
questi gran delinquenti, si presenta solo alla lo
hè già se ne prevede il fine. Traspare, è vero, il disegno ch’egli ha
di
uccidersi. Ma quando ed in qual guisa l’effettuir
limento. L’Aristodemo dunque ha la catastrofe. Affermò il fabbricante
di
Colpi d’occhio, che tal favola è piena di atrocit
ofe. Affermò il fabbricante di Colpi d’occhio, che tal favola è piena
di
atrocità ; ed in ciò pur s’inganna o mentisce, me
non vi si rappresenta atrocità veruna, ma soltanto terrori e rimorsi
di
averne anticamente commesse. É nojosa, fredda, pr
ori e rimorsi di averne anticamente commesse. É nojosa, fredda, priva
di
movimento e d’interesse, disse il medesimo gazzet
o e d’interesse, disse il medesimo gazzettiere fallito. Ma può mancar
di
calore, interesse e movimento una favola che con
de nel terribil racconto della scena quarta dell’atto I ; nel congedo
di
Cesira ed Aristodemo della terza dell’atto III ;
la seconda del IV in cui Aristodemo atterrito cade sul teatro a’piedi
di
Cesira ed a lei si discopre reo ; nello scioglime
precedente s’impresse in Roma nel 1788. L’azione consiste nella morte
di
questo principe di Faenza seguita per la gelosia
se in Roma nel 1788. L’azione consiste nella morte di questo principe
di
Faenza seguita per la gelosia che di lui concepis
e nella morte di questo principe di Faenza seguita per la gelosia che
di
lui concepisce la Bentivoglio sua moglie ingannat
de’buoni. Il fatto per altro senza interessare lo stato si aggira su
di
una gelosia di una donna che cagiona un omicidio
atto per altro senza interessare lo stato si aggira su di una gelosia
di
una donna che cagiona un omicidio in una famiglia
andi affetti, ma talora dimesso e famigliare particolarmente in bocca
di
Zambrino. Alcune scene presentano molte bellezze,
ntano molte bellezze, cioè quella dell’atto III della riconciliazione
di
Matilde e Manfredi col congedo che viene a prende
do si allontana dalla corte ; l’ultima del V della tragica situazione
di
Manfredi trafitto a torto, e di Matilde che ne co
ultima del V della tragica situazione di Manfredi trafitto a torto, e
di
Matilde che ne conosce l’innocenza nel punto che
scena dell’atto I. Zambrino malvagio consigliere insinua il principe
di
aggravare e smungere al popolo per ingrossare l’e
di aggravare e smungere al popolo per ingrossare l’esercito e fornir
di
soldati le fortezze, altrimente, dice, Dove dife
lle Lucenti ferri, e circondarti il fianco. Ma se lo perdi, un milion
di
brandi Non ti assicura. Non ha forza il braccio,
de’suoi concetti spiega l’autore in questo componimento. Il carattere
di
Cajo Gracco partigiano de i diritti del Popolo co
ello del console Opilio sostenitore de’ Patricii. Tenero è l’incontro
di
Cajo, che arriva inaspettato in Roma, colla mogli
Nobili. Le aringhe successive fatte nel Foro da Cajo e da Opilio sono
di
tanta energia ed eloquenza che a vicenda tirano a
pinti e morti cedono alla forza, e Cajo rimane esposto ed in procinto
di
cadere in mano degli avversarii. Per salvarlo dal
le della sua famiglia chiude la tragedia. Dopo tanti contrarii avvisi
di
critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e
contrarii avvisi di critici occulti o manifesti, invidi o sinceri, e
di
censori periodici o candidi che servono alla veri
raziosi in tre volumi nel 1785 ; e le riprodusse nella bella edizione
di
Parigi nel 1788 con aggiungerne altre nove inedit
Teatro Italiano si pregio d’aver nelle tragedie sue seguita la scorta
di
Eschilo e di Euripide ? Le passioni maneggiate co
no si pregio d’aver nelle tragedie sue seguita la scorta di Eschilo e
di
Euripide ? Le passioni maneggiate con terribile m
conte Alfieri da molti contemporanei ed oltrepassati, e l’arte grande
di
rintracciare entro il più intimo del cuore umano
situazioni. Lo stile enfatico e forse troppo, scarseggia in generale
di
poesia, di colori, di ornamenti, non dico già de’
. Lo stile enfatico e forse troppo, scarseggia in generale di poesia,
di
colori, di ornamenti, non dico già de’ vietati ep
enfatico e forse troppo, scarseggia in generale di poesia, di colori,
di
ornamenti, non dico già de’ vietati epici e liric
namenti, non dico già de’ vietati epici e lirici da lui abborriti, ma
di
quelli che l’uso costante de’tragici eccellenti a
; e riesce per lo più dura ed inarmonica ; la locuzione contorta non
di
rado cruschevole tal volta alla noja, sparsa benc
non di rado cruschevole tal volta alla noja, sparsa benchè raramente
di
qualche maniera di dire francese. Si priva l’auto
evole tal volta alla noja, sparsa benchè raramente di qualche maniera
di
dire francese. Si priva l’autore rigorosamente di
di qualche maniera di dire francese. Si priva l’autore rigorosamente
di
ogni sorta di confidenti, ed è costretto a valers
niera di dire francese. Si priva l’autore rigorosamente di ogni sorta
di
confidenti, ed è costretto a valersi con frequenz
senza offesa della verità nè senza rincrescimento alternano nel corso
di
cinque atti. L’illusione manca del necessario soc
inverisimilmente una reggia per natura popolata abbandonata, a guisa
di
un tugurio, ad uno o a due attori che vengono a t
ragica gravità questo componimento mal grado della snaturata barbarie
di
Filippo. Dopo di averlo l’autore riscritto più vo
esto componimento mal grado della snaturata barbarie di Filippo. Dopo
di
averlo l’autore riscritto più volte, ancor può no
III fra’ suoi adulatori iniqui consiglieri, che mi sembra un’immagine
di
quel cupo imperadore in mezzo al servo Senato Rom
’Isabella l’amore ch’ella nutre pel figlio, la sua falsa empia accusa
di
un tentato parricidio, l’insidiosa sospensione ch
insidiosa sospensione che mostrâ sulla sorte del figlio : sono tratti
di
Tiberiana finezza che tutta disvelano l’atrocità
lio : sono tratti di Tiberiana finezza che tutta disvelano l’atrocità
di
quell’anima e l’abborrimento concepito per un fig
vuol che mora per aver destata la sua gelosia. Polinice. I caratteri
di
Eteocle e Polinice che si abborriscono e di Gioca
a. Polinice. I caratteri di Eteocle e Polinice che si abborriscono e
di
Giocasta che palpita per ambedue, sono espressi c
iscono e di Giocasta che palpita per ambedue, sono espressi con forza
di
colorito veramente tragico. Eteocle non sa veders
nte tragico. Eteocle non sa vedersi suddito un sol momento ed a costo
di
qualunque delitto non respira che indipendenza ed
evono l’ultima mano nell’atto V, quando il moribondo Eteocle fingendo
di
abbracciare il fratello l’ uccide : Eteocle Vend
o egregiamente, onde deriva un interesse indubitato. Nondimeno io son
di
avviso (che che ne senta un dotto amico critico n
e non è senza interesse la differenza Alfieriana. L’enorme proditorio
di
Eteocle moribondo che finge d’abbracciare il frat
ge d’abbracciare il fratello e l’uccide, è un eccesso che tira contro
di
se tutta l’indignazione pubblica, e produce un tr
se tutta l’indignazione pubblica, e produce un tragico terrore in pro
di
Polinice che muore e lo perdona, perchè non può d
gio, non è questo appunto l’effetto morale che si prefige la tragedia
di
purgar le passioni col terrore che risveglia ? A
ata in Roma nel 1782 a me incresce singolarmente l’introduzione priva
di
verisimiglianza e di proprietà. Argia giovane pri
a me incresce singolarmente l’introduzione priva di verisimiglianza e
di
proprietà. Argia giovane principessa sola di nott
iva di verisimiglianza e di proprietà. Argia giovane principessa sola
di
notte s’inoltra in una reggia nemica per ottener
divieto si accinge ad andar nel campo per bruciare il corpo insepolto
di
Polinice ; secondo monologo. S’incontrano in fine
d Argia in una reggia tanto per lei sospetta vede una donna, e palesa
di
cercare Antigone e di aver con lei comune la piet
tanto per lei sospetta vede una donna, e palesa di cercare Antigone e
di
aver con lei comune la pietà ed il dolore. Ciò ch
ere più caute se non per timore della propria vita, almeno per dubbio
di
non condurre a fine la meditata impresa. A tali a
to il poeta per voler tutto addossare a quattro personaggi privandoli
di
ogni mezzo di verisimiglianza, e per voler traspo
r voler tutto addossare a quattro personaggi privandoli di ogni mezzo
di
verisimiglianza, e per voler trasportare tutta l’
verisimiglianza, e per voler trasportare tutta l’azione nella reggia
di
Tebe. La patetica gara però di Argia ed Antigone,
rasportare tutta l’azione nella reggia di Tebe. La patetica gara però
di
Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti di quest
be. La patetica gara però di Argia ed Antigone, gli arditi sentimenti
di
questa in faccia al tiranno, l’ultimo congedo che
ccia al tiranno, l’ultimo congedo che prendono la vedova è la sorella
di
Polinice, rendono alla favola la verità e la forz
n ammirarsi in questa favola la viva dipintura de’caratteri d’Icilio,
di
Virginia e di Virginio, onde ben si rileva l’anim
questa favola la viva dipintura de’caratteri d’Icilio, di Virginia e
di
Virginio, onde ben si rileva l’anima che chiudeva
la scena seconda dell’atto III, in cui il forte Icilio freme al nome
di
patria che gli par che disconvenga usare sotto il
scon tutti ? Patria, onor, libertà, penati, figli, Già dolci nomi, or
di
noi schiavi in bocca Mal si confan, finchè quell’
apisce tutto. Nella scena seguente interessa l’appassionato incontro
di
Virginio con la figliuola e con Numitoria sua con
on la figliuola e con Numitoria sua consorte, ed il generoso disdegno
di
Virginia. Numitoria col nobile orgoglio di una Ci
e, ed il generoso disdegno di Virginia. Numitoria col nobile orgoglio
di
una Cittadina plebea contro i patrizii prorompe :
, e infami sempre. Il trasporto d’Icilio penetra nel fondo del cuore
di
Virginio : Icilio Ah ! schiavo il sangue moi ! N
Orribil lampo Mi fan tuoi detti traveder ! Deh taci… Ma i monologhi
di
Appio e di Virginio in parte narrativi, la durezz
mpo Mi fan tuoi detti traveder ! Deh taci… Ma i monologhi di Appio e
di
Virginio in parte narrativi, la durezza e l’oscur
io in parte narrativi, la durezza e l’oscurità prodotte nelle maniere
di
dire dalla mancanza degli articoli e da troppo st
giudizio, e l’impunita tirannide minacciosa ancor dopo l’ammazzamento
di
Virginia, non possono non riucrescere agli ammira
ammiratori del genio raro dell’energico Alfieri. Agamennone. Ad onta
di
mille esempii datici da’seguaci di Melpomane di o
gico Alfieri. Agamennone. Ad onta di mille esempii datici da’seguaci
di
Melpomane di ogni nazione, ardisco profferire su
Agamennone. Ad onta di mille esempii datici da’seguaci di Melpomane
di
ogni nazione, ardisco profferire su questo argome
miei liberi sensi. Quando non si abbia l’idea de’ Greci repubblicani
di
addossare tutte le possibili scelleratezze ai des
viso un culto pubblico oggi tollerare in iscena il nefando spettacolo
di
una perfida adultera che prosperamente viene a ca
ndo spettacolo di una perfida adultera che prosperamente viene a capo
di
trucidare l’addormentato marito, e seder col drud
iene a capo di trucidare l’addormentato marito, e seder col drudo sul
di
lui trono. E qual vantaggio ed istruzione se ne a
ual vantaggio ed istruzione se ne attende ? Quella d’insegnare l’arte
di
vincere i rimorsi e di commettere impunemente i p
ione se ne attende ? Quella d’insegnare l’arte di vincere i rimorsi e
di
commettere impunemente i più atroci misfatti ? No
amo noi nel medesimo caso della tragedia de’ Greci ? Il fatalismo che
di
questa era il perno, lo è del pari della tragedia
era il perno, lo è del pari della tragedia del moderni ? Unico mezzo
di
far da’ volgari soffrire in teatro simili atrocit
in eccessi per non potere con umane forze evitarle. Così sulle tracce
di
Euripide eseguì Racine nella Fedra. L’Alfieri abb
ta sul teatro una Clitennestra infinitamente più malvagia e colpevole
di
Fedra, non per superno fatale impulso di qualche
nte più malvagia e colpevole di Fedra, non per superno fatale impulso
di
qualche deità nemica, ma valendosi delle insidios
impulso di qualche deità nemica, ma valendosi delle insidiose maniere
di
Egisto che avendo sedotta la cieca Clitennestra l
ttacoli da patibolo non da teatro. Simili principii non c’impediscono
di
confessare che in questa tragedia spicca singolar
no all’atto IV col velo della modestia e dell’ amor grande che mostra
di
nutrir per lei. Disse, è vero, il Pepoli che era
cautamente la sua intenzione con presentare a Clitennestra l’immagine
di
Cassandra vicina a torle talamo e regno. Ma essi
Cassandra vicina a torle talamo e regno. Ma essi aveano già mostrato
di
essersi intesi, e di convenire che non vi era che
orle talamo e regno. Ma essi aveano già mostrato di essersi intesi, e
di
convenire che non vi era che un crudo rimedio, il
intesi, e di convenire che non vi era che un crudo rimedio, il sangue
di
Atride. Il tornar indietro Egisto ed insistere ne
a donna, e si abbandona alla esecranda risoluzione. Clitennestra Io
di
Cassandra ancella ? Io di te priva ? Egisto Atrid
la esecranda risoluzione. Clitennestra Io di Cassandra ancella ? Io
di
te priva ? Egisto Atride il vuol. Clitennestra At
essendovi rimasto qualche gallicismo, come Atride già mi sospetta, e
di
che il sospetta, in mezzo a modi cruschevoli, ed
’ atto V, in cui Egisto penetra quasi presso del letto del re, e dice
di
esservi giunto inosservato al favor delle tenebre
e e della solitudine inverisimile in una reggia festante per l’arrivo
di
un gran re vittorioso. Anche il resto di questa s
reggia festante per l’arrivo di un gran re vittorioso. Anche il resto
di
questa scena presenta un falso racconto di Egisto
vittorioso. Anche il resto di questa scena presenta un falso racconto
di
Egisto che manca di verisimile e che persuade Cli
resto di questa scena presenta un falso racconto di Egisto che manca
di
verisimile e che persuade Clitennestra, perchè lo
e che persuade Clitennestra, perchè lo vuole il poeta(a). Ma lo stato
di
Clitennestra è ben dipinto e quando è per giunger
con lui s’incontra e quando freme all’ idea della proposta lontananza
di
Egisto e quando si determina al colpo spietato e
ietato e quando esce bagnata del sangue del marito, Gronda il pugnal
di
sangue… e mani e veste E volto, tutto è sangue…
Ma, secondo me, come male termina questa favola ! Egisto dice che già
di
funeste grida intorno suona la reggia tutta. Dunq
ià ; per qualche esercito che abbia pronto alle porte d’ Argo ? nulla
di
ciò si è premesso ; per aderenze che abbia superi
fittore ? nò, dapoichè per ipotesi del dramma Egisto viene enunciato
di
gloria privo, D’oro, d’armi, di sudditi, d’amici.
si del dramma Egisto viene enunciato di gloria privo, D’oro, d’armi,
di
sudditi, d’amici. Non gli resta che l’ attaccame
nte vi campeggia la forza tragica. Ottimamente vi si dipinge lo stato
di
Clitennestra che palpita alternativamente or pel
per lui paventa. Sopratutto lodevolissimo nell’ atto V è il trasporto
di
Oreste nel trucidar Egisto, col quale egregiament
he la vegga. Se si voglia comparare coll’ Oreste del Voltaire, questo
di
Alfieri, rimane superiore, perchè mentre l’ azion
eriore, perchè mentre l’ azione si appressa allo scioglimento, cresce
di
moto e d’ interesse ; là dove l’ Oreste Volterian
atti, tanto negli ultimi due declina. Contuttociò non siamo contenti
di
alcune circostanze del piano Alfieriano. Oreste e
ilade nella scena seconda dell’atto IV, per rimediare alle imprudenze
di
Oreste, gli dà il proprio nome di Pilade con non
o IV, per rimediare alle imprudenze di Oreste, gli dà il proprio nome
di
Pilade con non minore inavvertenza, giacchè Egist
ento per Pilade che per Oreste. Ed in fatti questo scambio amichevole
di
nomi rare volte non riesce insipido, cioè soltant
on riesce insipido, cioè soltanto nel caso che l’ uno è libero e fuor
di
pericolo, e l’ altro in procinto di perire, e pri
l caso che l’ uno è libero e fuor di pericolo, e l’ altro in procinto
di
perire, e privo di libertà. Finalmente Elettra co
libero e fuor di pericolo, e l’ altro in procinto di perire, e privo
di
libertà. Finalmente Elettra con poca grazia scopr
co ; ciò che dovea riflettersi dall’ Alfieri, e da altri che mostrano
di
non apprezzar quel gran Poeta. Non è stato del pa
tato del pari felice Alfieri nella sua Rosmunda. Detestabile non meno
di
Clitennestra ella ha fatto uccidere il marito, ed
itennestra ella ha fatto uccidere il marito, ed ha sposato Almachilde
di
lui assassino. Ella trionfa, versa tanto sangue,
ide Romilda che ha tanta virtù Quanta il ciel mai ne acchiuse in cor
di
donna. Ecco il trionfo vero dell’ iniquità. Ques
in cor di donna. Ecco il trionfo vero dell’ iniquità. Questa figlia
di
Alboino poi imprudentemente, e senza necessità fa
anea del secreto del suo cuore all’ inumana matrigna, e all’ uccisore
di
suo padre. Anche il prode Ildovaldo che ha più vo
suo padre. Anche il prode Ildovaldo che ha più volte giurata la morte
di
Almachilde, essendo da questo re chiamato a duell
erminio ? Ne rileva la naturale viltà che l’ astrinse a divenire boja
di
se stesso ? Al contrario egli consente alla ruina
oja di se stesso ? Al contrario egli consente alla ruina e alla morte
di
una virtuosa moglie, ed ammette al talamo ed al t
he questa Ottavia supera l’altra attribuita a Seneca, ed il carattere
di
quella sventurata imperatrice vi è ben dipinto. M
ice vi è ben dipinto. Ma Nerone in essa è un Nerone con affetti privi
di
ogni tragica energia, e Poppea e Tigellino hanno
atti sublimi che in essa trovansi sparsi, nè il Cesarotti potè negare
di
esserne il piano e i caratteri poco atti ad inter
tima lezione a’ tiranni, morir nella maggior sicurezza. Timofane dopo
di
avere scoperte tutte le occulte trame de’ cittadi
blicisti, rimane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor
di
regno o di gloria, ma di libertà. Timoleone, Brut
imane ucciso per cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o
di
gloria, ma di libertà. Timoleone, Bruto novello,
er cenno del virtuoso fratello, non per amor di regno o di gloria, ma
di
libertà. Timoleone, Bruto novello, spegne in Timo
quando dovrebbero essere più energici. Io direi ancora che i rimorsi
di
Timoleone non gli disconvengono, nè sono orribili
rimorsi di Timoleone non gli disconvengono, nè sono orribili a segno
di
mostrare che si fosse deturpato del più nefando d
deturpato del più nefando delitto. Essi sono anzi quali esser debbono
di
un cittadino che non si pente del bene che ha fat
anto intimo cordoglio per averlo dovuto conseguire coll’ ammazzamento
di
un fratello che amava dopo della patria. Merope.
al gran tragico ed esaltato dal gran filosofo come il miglior modello
di
tragedia. Dopo le Meropi Volteriana e Maffeiana V
rano frequenti le solite eccezioni dello stile ; ma il primo monologo
di
Merope è troppo narrativo. Ed a chi racconta ella
nsa dopo dieci anni a sposar Marope per politica ; ma egli imbrattato
di
tanto sangue, perchè nella propria reggia ha cons
ata questa nemica implacabile risparmiandone il sangue ? Il carattere
di
Egisto è colorito egregiamente nell’ incontro del
no che gli si avventò collo stile alla mano. Ottima è la scena quarta
di
Egisto con Merope e felice e naturale il candido
iozzando nominava la madre sua, alla cui immagine si desta il palpito
di
Merope che si sovviene di suo figlio. È dipinta a
sua, alla cui immagine si desta il palpito di Merope che si sovviene
di
suo figlio. È dipinta altresì egregiamente nella
ll’ armatura da Voltaire sostituito alla gemma del Maffei. L’incontro
di
Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al
’incontro di Polidoro con Egisto nel punto in cui è esposto al furore
di
Merope che lo crede uccisore del proprio figlio a
he Polifonte nell’ ultima scena abbia più pazienza e meno scorgimento
di
quel che a lui bene starebbe in lasciar tanto dir
nii lunghi discorsi sediziosi. Evitar tutti i nei nell’ arduo impegno
di
tessere una buona tragedia è ben difficil cosa :
el cuore umano le arcane sorgenti degli affetti. Mille parodiette del
di
lui stile potranno scarabbocchiarsi come quella d
abbocchiarsi come quella del Socrate ; ma quanti fra diecimila uomini
di
lettere per ogni popolazione si approssimeranno a
avverrà che in un tragico italiano arrivi a congiungersi con lo stile
di
Monti o di qualche altro che non trascuri di colo
in un tragico italiano arrivi a congiungersi con lo stile di Monti o
di
qualche altro che non trascuri di colorire, ed il
ongiungersi con lo stile di Monti o di qualche altro che non trascuri
di
colorire, ed il patetico e la delicatezza di Meta
e altro che non trascuri di colorire, ed il patetico e la delicatezza
di
Metastasio, e la grandezza e la penetrazione dell
ili progressi fatti nella carriera intrapresa mostrati nell’ edizione
di
Parigi del 1788. Non solo riprodusse le dieci pri
lo stile ; ma vi aggiunse le ultime nove inedite già nominate ricche
di
nuovi pregi. Scorgesi in tutte miglioramento nell
tersa ed eleganza meno cruschevole, monologhi meno frequenti, numero
di
personaggi accresciuto senza bisogno di confident
ologhi meno frequenti, numero di personaggi accresciuto senza bisogno
di
confidenti. Se ne veggano alcune particolarità in
bisogno di confidenti. Se ne veggano alcune particolarità in ciascuna
di
esse. Maria Stuarda. Non vi si osservano durezze
della favola. Maria poco attiva ancora diventa scherno delle insidie
di
Botuello, e riscuote qualche pietà senza partorir
e tolleranza, e nell’ atto V comparisce profeta veridico degli eventi
di
Maria. Se pronunciasse enfaticamente presagii gen
glianza. Ma essi adombrando con circostanze individuali i futuri casi
di
Maria, come ciò può avvenire senza superna ispira
rincipali sono deboli e nulli, e che per ciò la reputa la più cattiva
di
quante ne ha fatte o fosse per farne, e la sola f
zione più aperta elegante energica e i personaggi cresciuti al numero
di
sei la preservano dalla necessità de’ monologhi f
no dalla necessità de’ monologhi frequenti. La veemenza del carattere
di
Raimondo diffonde per l’azione tutta estremo vigo
marito, il quale ama lei, ama i figli, ma congiura contro i fratelli
di
lei che tiranneggiano la patria. L’avversione di
ra contro i fratelli di lei che tiranneggiano la patria. L’avversione
di
Roma traluce, nè foscamente nella scena quarta de
ma traluce, nè foscamente nella scena quarta dell’ atto IV da i detti
di
Lorenzo. Nel V atto si trasporta felicemente la f
te la finale azione alla presenza dello spettatore. Ottima è la scena
di
Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di t
presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e
di
Raimondo impaziente di trovarsi al tempio ed agit
re. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente
di
trovarsi al tempio ed agitato per la tenerezza ch
a in Bianca timore pe’ fratelli, e dolore pel marito. Questa tragedia
di
personaggi troppo moderni di picciolo stato mal r
li, e dolore pel marito. Questa tragedia di personaggi troppo moderni
di
picciolo stato mal regge al confronto di altre ov
di personaggi troppo moderni di picciolo stato mal regge al confronto
di
altre ove intervengono Greci, o Romani, o Barbari
li opprimano o difendano la libertà. L’autore non pertanto ha cercato
di
elevarne al possibile l’azione ; e Raimondo diven
tratta il proprio padre suo compagno nella congiura unicamente per la
di
lui prudenza, e gli dice in tuono famigliare Ogn
ia, non coll’ offenderla. E qual Bruto è costui che vorrebbe obbliare
di
esser uomo ? Dice : Deh potess’io così, come ram
n questa tragedia. Raimondo offeso per essergli stato tolto l’impiego
di
gonfaloniere, par che aspiri a una vendetta più c
dissento dal dir dell’erudito professor Carmignani, che il consiglio
di
Raimondo, Salviati e Guglielmo nel finir dell’ at
ondo, Salviati e Guglielmo nel finir dell’ atto IV sembri un consesso
di
tigri, Freddo valor feroce, Man pronta e ferma,
ongiurati soggiacciono, e Lorenzo trionfa. L’autore nel dar perere su
di
questa favola ravvisa per attivi solo il terzo ed
ne’ due primi, e nel quarto. L’amor dell’arte lo rende rigido censore
di
se stesso, e meritevole anche per ciò di somma lo
arte lo rende rigido censore di se stesso, e meritevole anche per ciò
di
somma lode. Don Garzia. Presenta i medesimi preg
; stil nobile, lumi filosoficí senza l’affettazione, ed il portamento
di
massime ed aforismi, affetti energici, elocuzione
tro un pessimo cupo ambizioso malvagio calunniatore dissimulato privo
di
ogni virtù e di ogni affetto di fratello e di fig
upo ambizioso malvagio calunniatore dissimulato privo di ogni virtù e
di
ogni affetto di fratello e di figlio. Questo pers
lvagio calunniatore dissimulato privo di ogni virtù e di ogni affetto
di
fratello e di figlio. Questo personaggio ritratto
atore dissimulato privo di ogni virtù e di ogni affetto di fratello e
di
figlio. Questo personaggio ritratto di una scelle
di ogni affetto di fratello e di figlio. Questo personaggio ritratto
di
una scelleratezza senza pari è il solo fabbro del
zza senza pari è il solo fabbro dell’infelicità e dell’atroce delitto
di
Garzia per la perfidia di lui uccisore dell’innoc
abbro dell’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia per la perfidia
di
lui uccisore dell’innocente Diego ; ed è il solo
malvagità. Ed in vero un’azione indegna, aliena assai da’ sentimenti
di
Garzia enunciato per buono, mi sembra quel libera
inente mortal pericolo (fosse anche sicuro) l’amata Giulia, per mezzo
di
un assassinamento del padre di lei a tradimento.
nche sicuro) l’amata Giulia, per mezzo di un assassinamento del padre
di
lei a tradimento. Nò, non mai parrà atta a svegli
e quella che si dà ai malvagi che spirano sul patibolo. E che avviene
di
Pietro l’unico fabbro d’ogni scelleratezza ? Rima
col tenera figlia e sposa, David giusto e prode, Gionata ottimo amico
di
lui, lo zelante Achimelech che fa contrasto con A
i lui, lo zelante Achimelech che fa contrasto con Abner invido nemico
di
David, e sopra tutti Saule agitato da’ rimorsi da
gono viva e sveglia l’attenzione del pubblico. Accompagnano la scelta
di
tali caratteri a produrre simile effetto la sempl
rito disviluppo, lo stil maschio sobriamente ornato. Tutte le parlate
di
David pajonmi eccellenti, e producono grande effe
o sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro
di
David e Michol è tralle più appassionate. Bella è
onate. Bella è la terza del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni
di
Abner a Saule contro di David, questi inopinatame
del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni di Abner a Saule contro
di
David, questi inopinatamente presentandosi manife
Nella terza del III si esprimono acconciamente le notturne agitazioni
di
Michol nell’assenza di David. Nella quarta i cant
esprimono acconciamente le notturne agitazioni di Michol nell’assenza
di
David. Nella quarta i canti di David ora enfatici
urne agitazioni di Michol nell’assenza di David. Nella quarta i canti
di
David ora enfatici ora soavi con diversità corris
i canti di David ora enfatici ora soavi con diversità corrispondente
di
metri per calmar le furie di Saule, dilettano nel
i ora soavi con diversità corrispondente di metri per calmar le furie
di
Saule, dilettano nella lettura e più diletteranno
resentate. Contrastano nella quarta scena del IV l’energiche profezie
di
Achimelech coll’ empietà pronunziate da Saule con
nunziate da Saule contro de’sacerdoti. Ottima è la patetica divisione
di
David da Micol nella prima del V ; nè men pregevo
Micol nella prima del V ; nè men pregevole è l’appassíonato monologo
di
Micol nella seguente. L’aumento delle furie di Sa
’appassíonato monologo di Micol nella seguente. L’aumento delle furie
di
Saule, la sconfitta degl’Israeliti enunciata da A
, la sconfitta degl’Israeliti enunciata da Abner colla morte de’figli
di
Saule, producono il funesto trasporto di lui, pel
a Abner colla morte de’figli di Saule, producono il funesto trasporto
di
lui, pel quale infierisce contro se stesso : Ecc
bra lo stile. Il piano mirabilmente semplice compete alle circostanze
di
un eroico re Spartano qual è Agide. I caratteri d
aratteri delle due virtuose donne Agesistrata madre e Agiziade moglie
di
Agide hanno distintivi eroici proprii della loro
ide hanno distintivi eroici proprii della loro nazione. Ansare nemico
di
Agide subalterno dell’ ingrato vendicativo re Leo
nida, vela col manto del pubblico spartano l’odio privato e lo studio
di
affrettar l’estrema ruína di Agide per timor di p
lico spartano l’odio privato e lo studio di affrettar l’estrema ruína
di
Agide per timor di perdere le ricchezze col rimet
o privato e lo studio di affrettar l’estrema ruína di Agide per timor
di
perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di L
na di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi
di
Licurgo. Si è asserito che questa tragedia manchi
gi di Licurgo. Si è asserito che questa tragedia manchi d’interesse e
di
moto. Io trovo in essa una serie di scene interes
sta tragedia manchi d’interesse e di moto. Io trovo in essa una serie
di
scene interessanti, cioè che tengono sveglia l’at
na serie di scene interessanti, cioè che tengono sveglia l’attenzione
di
chi ascolta, e non permettono che l’azione si ral
conda scena dell’ atto II, in cui Agide esorta la moglie a soffrir la
di
lui morte, ed allevar da Spartani i figli : Non
ffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli : Non assetato
di
vendetta io moro, Ma di virtù spartana ancorchè t
d allevar da Spartani i figli : Non assetato di vendetta io moro, Ma
di
virtù spartana ancorchè tarda. Purch’ella un dì n
a, Ne sarà paga l’ombra mia. Agiz. Mi squarci Il cor… oimè !… Perchè
di
morte ?.. Ag. Oh donna, Spartana sei, d’Agide mog
te. Il la seconda scena nell’ atto III, in cui segue l’abboccamento
di
Agide con Leonida. L’eroica sua franchezza che tu
e ne involi La gloria eterna. III nel IV la scena terza del giudizio
di
Agide. Egli distrugge le altrui imputazioni con e
con evidenze, tutta discopre l’anima sua spartana, e colla sicurezza
di
morire torna al suo carcere. E non interessa un q
nuta dall’ingrato Leonida ? IV nell’atto V la prima che è un monologo
di
Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell
ide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità
di
figlio di marito e di padre. Onde meglio sostener
i si vede a un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio
di
marito e di padre. Onde meglio sostener l’interes
un tempo la fermezza dell’eroe e la sensibilità di figlio di marito e
di
padre. Onde meglio sostener l’interesse che in sì
io sostener l’interesse che in sì patetico contrapposto ? V la quarta
di
Agide con Agiziade, in cui si disviluppano i suoi
ione più interessante della seguente ? Agiziade Parlar non posso… Io
di
lasciarti... Agide Un fido Consiglio avrai nella
Ansare vengono per far uccídere Agide. I soldati ad onta del comando
di
Leonida rimangono immobili. Agide gli dice che eg
istrata ripiglia, due ne recai, e si uccide. Leonida Di meraviglia e
di
terror son pieno ! Che dirà Sparta ? Ansare I co
ù maestosamente semplice(a) Non può negarsi però all’Alfieri il vanto
di
tragico egregio al veder trattato con superiorità
ndano i monologhi, e vi si vede alcuna inverisimiglianza, come quella
di
cui parla il Carmignani, di vedersi una Sofonisba
ede alcuna inverisimiglianza, come quella di cui parla il Carmignani,
di
vedersi una Sofonisba sola aggirarsi come una don
i una Sofonisba sola aggirarsi come una donnicciuola pel campo Romano
di
tenda in tenda. Per altro il carattere di questa
nnicciuola pel campo Romano di tenda in tenda. Per altro il carattere
di
questa regina trionfa per la sua grandezza nobilm
a grandezza nobilmente delineata. Siface non è men generoso per amore
di
quello che si dimostra la consorte per fuggir la
fuggir la propria vergogna. Masinissa ama fervidamente, nè scarseggia
di
grandezza, benchè trascorra a qualche proposito m
’effetto della tragedia, dovendo trionfarvi senza rivali il carattere
di
Sofonisba. Scipione grande per se stesso, nella t
si dice da un dottissimo mio amico critico esimio, esservi duplicità
di
azione in tal tragedia ; l’una è il mezzo che i c
suoi figli. Io oso questa volta disconvenire dal suo avviso. Il corpo
di
Lucrezia spinge Roma a cacciare i Tarquinii, ed a
mento della potestà consolare che disviluppa in conseguenza l’eroismo
di
Bruto. Convengo col critico sagace che la serie i
Bruto. Convengo col critico sagace che la serie istorica dalla morte
di
Lucrezia a quella de’figli di Bruto esige il peri
agace che la serie istorica dalla morte di Lucrezia a quella de’figli
di
Bruto esige il periodo di un anno. Ma non è perme
a dalla morte di Lucrezia a quella de’figli di Bruto esige il periodo
di
un anno. Ma non è permesso al poeta teatrale di a
ruto esige il periodo di un anno. Ma non è permesso al poeta teatrale
di
abbreviar qualche circostanza del fatto senza ess
non produca il suo effetto, vale a dire che non interessi la parlata
di
Bruto nell’atto I, e la vista del corpo di Lucrez
e non interessi la parlata di Bruto nell’atto I, e la vista del corpo
di
Lucrezia trafitta che tutta infiamma l’indignazio
na de’ Consoli è stabilita. Ma intanto si scopre la congiura de’figli
di
Bruto, e l’esame a cui essi soggiacciono nell’att
essi soggiacciono nell’atto IV, disviluppa egregiamente il carattere
di
Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo
ell’atto IV, disviluppa egregiamente il carattere di Bruto che obblia
di
esser padre, e rammenta solo di esser figlio di R
ente il carattere di Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo
di
esser figlio di Roma. Il pentimento de’figli più
e di Bruto che obblia di esser padre, e rammenta solo di esser figlio
di
Roma. Il pentimento de’figli più inconsiderati ch
iglio di Roma. Il pentimento de’figli più inconsiderati che colpevoli
di
tradimento lacera il cuore di sì gran padre sensi
e’figli più inconsiderati che colpevoli di tradimento lacera il cuore
di
sì gran padre sensibile al pari di ogni altro ove
voli di tradimento lacera il cuore di sì gran padre sensibile al pari
di
ogni altro ove non si tratti della patria. Oh fig
o, e la venuta de’rei alla sua presenza. Nel disvilupparsi il delitto
di
Tito e Tiberio il Popolo cade quasi ad eccettuarg
ana forza ! Valerio Il padre, il dio Di Roma è Bruto. Popolo È il dio
di
Roma… Bruto Io sono L’uom più infelice che sia na
scegliersi mai, perchè mai non cadrà in pensiero in una società culta
di
esporsi in teatro un ardore sì criminoso. La poss
ta di esporsi in teatro un ardore sì criminoso. La possibilità stessa
di
pensarvi produrrebbe un esempio pericoloso da non
mpre Mirra senza che parli del suo detestabile amore. Egli ha preteso
di
vincere la difficoltà col fuggirla. Macchiata Mir
estabile che trovisi dall’antichità favoleggiato, ella si rende degna
di
tutta la compassione, perchè cerca di occultar la
voleggiato, ella si rende degna di tutta la compassione, perchè cerca
di
occultar la fiamma rea, e di superarla. Il più ri
na di tutta la compassione, perchè cerca di occultar la fiamma rea, e
di
superarla. Il più rigido filosofo non prescrivere
perarla. Il più rigido filosofo non prescriverebbe rimedii più attivi
di
quelli che a se Mirra stessa impone per seppellir
o più cupo del cuore la sua passione fatale, e per trionfare. A costo
di
morir languendo ella tace, ella sceglie uno sposo
o ella tace, ella sceglie uno sposo amabile che l’adora, ella impetra
di
abbandonare i suoi, come celebrate siensi le nozz
he propone, ed era vicino ad effettuarsi, e che cagioni così la morte
di
Pereo, ed incorra nello sdegno di Ciniro suo padr
tuarsi, e che cagioni così la morte di Pereo, ed incorra nello sdegno
di
Ciniro suo padre ? È vinta, secondo il piano dell
acine. Dico solo che ciò avrebbe scusato in parte il criminoso ardore
di
Mirra, e tirata a se vie più la compassione tragi
al pietà non avrebbe eccitata una fiamma che più non era in sua balia
di
vincere per la superna forza che la preme ? Se el
tato dal fato, chi non l’avrebbe compianta ? Alfieri non si è servito
di
questa molla. Appigliandosi alle vie più umane di
uesta molla. Appigliandosi alle vie più umane dipinge Mirra che manca
di
forza per eseguire la sua partenza. Ciniro la chi
osa ripugnanza ; obbligata a parlare persiste a tacere ; a Ciniro par
di
vedere che ella ama, ed ella lo confessa col più
te morire io lungi ? Oh madre mia felice ! almen concesso A lei sarà…
di
morire… al tuo fianco. Ciniro Che vuoi tu dirmi ?
ore, dall’ira, dalla pietà. Arriva Cecri, ode che Mirra giace svenata
di
propria mano, e che ardeva per Ciniro suo padre,
va per Ciniro suo padre, il quale le dice, andiamo A morir d’onta e
di
dolore altrove. Partono. Mirra spirando dice, Q
re, Antonio, Cicerone, Cassio, Cimbro. Grandeggia Alfieri dove tratta
di
libertà. I personaggi introdotti erano i Romani p
libertà. I personaggi introdotti erano i Romani più grandi del tempo
di
Cesare, ed Alfieri gli segnala co i distintivi de
tempo di Cesare, ed Alfieri gli segnala co i distintivi del carattere
di
ciascuno tramandatoci dalla storia. Cesare è gran
uto, come si osserva nel Marco Bruto tragedia per altro pur pregevole
di
Antonio Conti. Alfieri pone in azione lo stesso c
ti. Alfieri pone in azione lo stesso contrasto adoperato dal Voltaire
di
Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo
ato dal Voltaire di Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo
di
Cesare. Ma nella grandezza de’ pensieri i due aut
de’ pensieri i due autori competono senza svantaggio. Qual cosa v’ha
di
più grande della seconda scena dell’ atto III tra
nde della seconda scena dell’ atto III tra Cesare e Bruto ? Il parlar
di
Bruto da vero Romano astringe Cesare a dire : Io
degni della gravità del coturno. Cesare in seguito gli svela l’arcano
di
esser egli suo figlio ; e la scena prende nuovo v
che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed al proposito
di
ciascuno. Oh colpo inaspettato e fero ! grida Bru
ascuno. Oh colpo inaspettato e fero ! grida Bruto scorso il biglietto
di
Servilia. Io di Cesare figlio ? Cesare Ah sì tu
inaspettato e fero ! grida Bruto scorso il biglietto di Servilia. Io
di
Cesare figlio ? Cesare Ah sì tu il sei. Oh Padre
tutto per Roma il sangue, E in un per te, dove un Roman tu sei, Vero
di
Bruto padre… Oh gioja ! Io veggio Sul tuo ciglio
l’ambizioso smalto, Padre tu sei. Ma Cesare dice : Troppo il servir
di
Roma è ormai maturo. E Bruto esclama : Oh parole
po il servir di Roma è ormai maturo. E Bruto esclama : Oh parole ! Oh
di
corrotto animo servo infami Sensi ! A me, no, non
urato !.. Che far vuoi dunque ? Bruto O salvar Roma io voglio O perir
di
tua mano. Si separano fermi l’uno di secondare l
O salvar Roma io voglio O perir di tua mano. Si separano fermi l’uno
di
secondare la propria ambizione, l’altro di render
. Si separano fermi l’uno di secondare la propria ambizione, l’altro
di
rendere a Roma la libertà. Bruto nell’ atto V pre
a nel Senato, e dice che Cesare è venuto per mostrare che sa trionfar
di
se stesso, e per far certo il Senato che saranno
nato che saranno ristabilite le leggi. Cesare col dar ordini in tuono
di
signore disapprova i detti di Bruto, e risolve l’
e leggi. Cesare col dar ordini in tuono di signore disapprova i detti
di
Bruto, e risolve l’impresa de’ Parti. Allora Brut
figlio, dica E che io sol ferir nol possa ! Queste parole non sono
di
un eroe Romano, ma di un uomo avido di sangue e b
o sol ferir nol possa ! Queste parole non sono di un eroe Romano, ma
di
un uomo avido di sangue e bramoso di ferir con gl
ossa ! Queste parole non sono di un eroe Romano, ma di un uomo avido
di
sangue e bramoso di ferir con gli altri suo padre
e non sono di un eroe Romano, ma di un uomo avido di sangue e bramoso
di
ferir con gli altri suo padre. Compiesi la traged
o di ferir con gli altri suo padre. Compiesi la tragedia coll’ aringa
di
Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla
oll’ aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla vista
di
Cesare trafitto, indi ascolta Bruto con attenzion
d Alfieri hanno felicemente adoprato l’istesso ordigno della scoperta
di
Bruto figlio di Cesare. Non investigherò, come ta
felicemente adoprato l’istesso ordigno della scoperta di Bruto figlio
di
Cesare. Non investigherò, come taluno ha fatto, s
i Cesare. Non investigherò, come taluno ha fatto, se il Bruto secondo
di
Alfieri possa far dimenticare la Morte di Cesare
fatto, se il Bruto secondo di Alfieri possa far dimenticare la Morte
di
Cesare di Voltaire. Ma un intelligente dell’ arte
il Bruto secondo di Alfieri possa far dimenticare la Morte di Cesare
di
Voltaire. Ma un intelligente dell’ arte drammatic
are di Voltaire. Ma un intelligente dell’ arte drammatica sdegnerebbe
di
essere autore o dell’ una o dell’ arte drammatica
ebbe di essere autore o dell’ una o dell’ arte drammatica sdegnerebbe
di
essere autore o dell’ una o dell’altra produzione
li autori si prefissero. Volendo Voltaire mettere alla vista la Morte
di
Cesare passò a far comparire Antonio che col pres
e di Cesare passò a far comparire Antonio che col presentare il corpo
di
Cesare trafitto e mostrarne la gloria e la benefi
o spinge a perseguitare gli uccisori. Alfieri si arrestò alla parlata
di
Bruto che persuade il Popolo a considerarlo come
ade il Popolo a considerarlo come un tiranno uceiso, perchè gli bastò
di
rilevare l’eroismo di Bruto che fa rinascere la l
erarlo come un tiranno uceiso, perchè gli bastò di rilevare l’eroismo
di
Bruto che fa rinascere la libertà. Quanto a tutte
ismo di Bruto che fa rinascere la libertà. Quanto a tutte le tragedie
di
Vittorio Alfieri, malgrado delle critiche o sagge
se alcun giovane volesse intendere la differenza che in esse a me par
di
vedere, dirò che reputo eccellenti coll’ ordine s
Congiura de’Pazzi, Ottavia, Don Garzia ; tollerabili appena in grazia
di
qualche bellezza e del meritato credito dell’ aut
nio degl’ Italiani più volentieri inclini a rilevare dietro le tracce
di
Euripide e di Racine il patetico proprio della tr
iani più volentieri inclini a rilevare dietro le tracce di Euripide e
di
Racine il patetico proprio della tragedia, che ce
o chi volesse ovver potesse seguirlo nell’ ardua carriera, ed a guisa
di
un gran colosso, come disse un mio amico letterat
era, ed a guisa di un gran colosso, come disse un mio amico letterato
di
conto, si rimane tutto solo esposto all’ altrui a
o esposto all’ altrui ammirazione. Non credo che altri siesi avvisato
di
tenergli dietro, ad eccezion del signor Foscolo c
del signor Foscolo che occupa oggi un posto non comune fra gli uomini
di
lettere, scrittore tralle altre cose delle Letter
fra gli uomini di lettere, scrittore tralle altre cose delle Lettere
di
Ortiz. Egli nella prima gioventù amico dell’ Alfi
lentar la lingua. Io non so se io l’abbia conseguito nelle traduzioni
di
alcune tragedie greche e francesi, impresse in Mi
o che dimostra parimenti che può ottenersi il sublime senza stranezze
di
lingua. Nella Lombardia fiorisce attualmente il S
gua. Nella Lombardia fiorisce attualmente il Segretario della Società
di
Scienze, Lettere ed Arti di Brescia, il signor Lu
e attualmente il Segretario della Società di Scienze, Lettere ed Arti
di
Brescia, il signor Luigi Scevola da più anni Vice
gnor Luigi Scevola da più anni Vice-Pibliotecario della R. Biblioteca
di
Bologna. Abbiamo di lui sinora impresse Socrate e
a più anni Vice-Pibliotecario della R. Biblioteca di Bologna. Abbiamo
di
lui sinora impresse Socrate ed Annibale. Dopo va
ivi fatti in Europa per mostrar degnamente sulle scene il personaggio
di
Socrate, ed esente da ogni taccia o di satira imm
nte sulle scene il personaggio di Socrate, ed esente da ogni taccia o
di
satira immoderatamente amara, o di certo misto di
ocrate, ed esente da ogni taccia o di satira immoderatamente amara, o
di
certo misto di comico e compassionevole, o di mol
te da ogni taccia o di satira immoderatamente amara, o di certo misto
di
comico e compassionevole, o di mollezza musica e
mmoderatamente amara, o di certo misto di comico e compassionevole, o
di
mollezza musica e lirica congiunta al terribile s
chità che fralle tenebre del gentilesmo seppe rintracciar l’esistenza
di
un solo Dio, confessarlo e morirne, preferendo ta
figli, alla patria, alla vita, vidi commosso l’uditorio. Ciascun atto
di
questa tragedia rileva un trionfo della virtù di
itorio. Ciascun atto di questa tragedia rileva un trionfo della virtù
di
Socrate, ed un passo che lo conduce gloriosamente
do alle amorevoli avvertenze dell’ arconte Policrate, che gl’ insinua
di
opporsi alla domanda de’ suoi amici, per iscansar
alla domanda de’ suoi amici, per iscansar le conseguenze dell’ accusa
di
miscredenza promossa contro di lui da Melito ; ma
r iscansar le conseguenze dell’ accusa di miscredenza promossa contro
di
lui da Melito ; ma Socrate all’ opposto segna egl
e intento a salvarlo manifesta al Consiglio l’offerta che fa Archelao
di
soccorrere Atene colle sue forze per ottenere pre
e fa Archelao di soccorrere Atene colle sue forze per ottenere presso
di
se Socrate ; e Socrate prova al Consiglio esser p
io esser perniciosa ad Atene la offerta. Policrate per allontanare il
di
lui periglio, propone di differirsi l’esame del p
ene la offerta. Policrate per allontanare il di lui periglio, propone
di
differirsi l’esame del proposto soccorso, ma vorr
iò egli francamente si oppone : Libero io nacqui, Vissi in Atene, e
di
servir al trono Io l’ arte vil mai non appresi. I
fra suoi Schiavi comprati Socrate. Policrate prende da ciò occasione
di
rammentare i pregi singolari di Socrate in pace e
e. Policrate prende da ciò occasione di rammentare i pregi singolari
di
Socrate in pace ed in guerra. L’insidioso Anito i
zolati da Anito, e Socrate è condotto al carcere. Compiesi il trionfo
di
Socrate nell’ atto V. Egli rimprovera i seguaci c
tto V. Egli rimprovera i seguaci che tumultuano. Disarma il trasporto
di
Critone ; chiama il custode, bee il veleno ed è s
a lieta novella che il Popolo ha dichiarato Socrate innocente e degno
di
ammettersi nel Pritaneo, ed ha condannati a perpe
te, ed essere stato Anito trucidato dal popolo furioso. Auree sono le
di
lui parole estreme : I miei precetti Rammentate…
ificio… al dio della salute. Annibale in Bitiniaè l’ altra tragedia
di
Luigi Scevola impressa in Brescia nel 1805, e col
el 1805, e colà rappresentata. Notabile in questa è pure il carattere
di
Annibale pel magnanimo costante odio serbato a’ R
odio serbato a’ Romani. Nobile è pure marziale e candido il carattere
di
Nicomede figlio di Prusia re di Bitinia. Questo r
ani. Nobile è pure marziale e candido il carattere di Nicomede figlio
di
Prusia re di Bitinia. Questo re debole, ma fermo
pure marziale e candido il carattere di Nicomede figlio di Prusia re
di
Bitinia. Questo re debole, ma fermo nel voler ser
dizione convenevole al coturno. Uno de’ passi da notarsi è la parlata
di
Annibale nella scena quarta dell’atto IV, dove ra
, e s’ anco Possibil fosse, la natura e il cielo. Fla. Folle pensier,
di
Roma al genio invitto Chi può resister ? Annibal
rà alla schiavitù, ed entrando tra’suoi la discordia il Tebro correrà
di
civil sangue, e gli trarrà in campo ad immolarsi
il Tebro correrà di civil sangue, e gli trarrà in campo ad immolarsi
di
loro mano all’ombra di Annibale. Mancando dice po
vil sangue, e gli trarrà in campo ad immolarsi di loro mano all’ombra
di
Annibale. Mancando dice poscia : Nicomede ? Nico
ocoso. Dicesi che sono in Napoli venuti da più regioni Italiane oltre
di
trenta tragedie e varie non prive di merito. Alcu
ti da più regioni Italiane oltre di trenta tragedie e varie non prive
di
merito. Alcune hanno riportato per vanto di farse
ragedie e varie non prive di merito. Alcune hanno riportato per vanto
di
farsene onorata menzione, un’altra si è fregiata
portato per vanto di farsene onorata menzione, un’altra si è fregiata
di
una seconda corona. La Saffo del prelodato abate
bate Scevola ottenne la prima corona, trasparendo in essa il patetico
di
Euripide ed il garbo e la grazia di Racine, e le
, trasparendo in essa il patetico di Euripide ed il garbo e la grazia
di
Racine, e le fervorose faville che brillavano sul
mo il famoso Femia sentenziato componimento scenico che porta la data
di
Cagliari del 1724 ed il nome di Messer Stucco a M
omponimento scenico che porta la data di Cagliari del 1724 ed il nome
di
Messer Stucco a Messer Cattabrighe. Favellò contr
rla del Martelli con questo disprezzo : Un certo Pier Jacopo Martelli
di
Bologna uomo di qualcke talento pochi anni sono i
con questo disprezzo : Un certo Pier Jacopo Martelli di Bologna uomo
di
qualcke talento pochi anni sono inventò un verso
i di Bologna uomo di qualcke talento pochi anni sono inventò un verso
di
quattordici sillabe . Non è questo l’unico spropo
to che ha scarabbocchiato l’obbliato Aristarco Scannabue. (a). Si ha
di
lui parimente una versione dell’Atalia di Giovann
arco Scannabue. (a). Si ha di lui parimente una versione dell’Atalia
di
Giovanni Racine scritta nell’anno del 1720, e pub
nell’anno del 1720, e pubblicata con una dissertazione preliminare su
di
quell’eccellente componimento nel 1739. (a). De
mio amico Carlo Vespasiano : « La rouille de l’envie (diceva il sig.
di
Voltaire) l’artifice des intrigues, le poison de
fralle altre ei ne diede nella lettera che scrisse prendendo il nome
di
m. la Lindelle contro l’autore della Merope, col
e nostro abate Gaetano Migliore prefetto degli studii nell’Università
di
Ferrara, si posero nella sala dell’accademia degl
degl’Intrepidi, e nella porta della cattedrale per onorare la memoria
di
sì illustre letterato. (a). Un’altra ne lasciò i
n molto impressa. (a). Così ne parlammo nel 1798 nelle Addizioni, Ho
di
poi inteso che si appartenga all’abate Francesco
o di poi inteso che si appartenga all’abate Francesco Salfi calabrese
di
Cosenza. L’analisi che ne feci trovasi nelle Addi
pera morì nascendo, a che riprodurne la centura ? Accenniamo soltanto
di
volo che mancano allo stile que’ tratti vivaci ch
nel numero 100 del Mercurio del 1793. Visi aggiugne però che la Corte
di
Madrid non avrebbe voluto che si rappresentasse,
ciarla del gazzettiere. E’verisimile che quella corte fosse sollecita
di
far sopprimere una rappresentazione di Don Carlos
e quella corte fosse sollecita di far sopprimere una rappresentazione
di
Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni di
na rappresentazione di Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni
di
mia dimora in Madrid ho veduto moltissime volte r
moltissime volte rappresentar dal commediante Calderòn il personaggio
di
Filippo II nel componimento intitolato el Segundo
punto si aggira sulla rivolta delle Fiandre e su gli amori e la morte
di
suo ordine data al principe don Carlos suo figliu
enunciare che la tragedia del Manfredi era urbana, cioè che trattava
di
principi ma non di prima classe. Il buon uomo pre
ragedia del Manfredi era urbana, cioè che trattava di principi ma non
di
prima classe. Il buon uomo prendeva domestica fac
lasse. Il buon uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o
di
personaggi di seconda classe. Orazio è un osso tr
uomo prendeva domestica facta per argomenti privati, o di personaggi
di
seconda classe. Orazio è un osso troppo duro per
dunque possibile ch’egli ne indovini una ? Come è mai fatta la retina
di
cotal cianciatore che tutto gli dipinge a rovesci
nazionali e ad una descrizione spagnuola da me letta ms. della morte
di
don Carlo, apparisce il simulato procedere del ge
procedere del geloso Filippo nella Relazione tragica ; si ma veridica
di
don Carlo sacrificato ec.stampata in Colonia pres
ancese del San-Reale. (a). Chi volesse vedere una più piena analisi
di
questa tragedia, veda il tomo IV de’nostri Oe.
ll’ Alfieri si fece dal riputato professore Carmignani nell’ edizione
di
Firenze del 1807 della Dissertazione Accademica s
one di Firenze del 1807 della Dissertazione Accademica sulle tragedie
di
Vittorio Alfreri coronata in Lucca dall’ Accademi
era che scrisse all’ Autore. (b). Nel ragionamento sopra le Tragedie
di
Vittorio Alfieri impresso in Mantova nel 1806. (
(c). Nella risposta al Cesarotti. (a). Nol tacque il saggio critico
di
Mantova Pietro Schedoni nell’indicato ragionament
une della Sofonisba nella pagina II del suo discorso. Altre parimente
di
simil conio ne ha osservate in diverse tragedie i
essor Carmignani. (a). Chi conosce le vicende co’prezìosi frammenti
di
Saffo di Mitilene, non confonderà la tragedia scr
mignani. (a). Chi conosce le vicende co’prezìosi frammenti di Saffo
di
Mitilene, non confonderà la tragedia scrittane lo
rittane lo scorso anno dall’ Ab. Scevola con l’altra intitolata Salto
di
Leucade composta dal Pindemonte, ed impressa in V
1800. Ciò appunto ha fatto ultimamente non so qual cianciatore privo
di
occhi. Per rendergli la vista, esporremo quì l’ep
porremo quì l’epilogo che l’istesso celebre Autore fece del suo Salto
di
Leucade nel seguente Sonetto : « Leucade io vegg
egli amanti : Ahi ! qual si asconde Argolico delitto, Sotto il velame
di
misterj santi. Da bella greca, ma infedel, trafit
precedettero la poesia Tespiana, appartata dalla tragedia come scoria
di
niun pregio errava per li villaggi sotto nome di
tragedia come scoria di niun pregio errava per li villaggi sotto nome
di
commedia preso dal vocabolo κομη che nel Peloponn
tragedia. Ed osservando poi che questa si arricchiva ne’ poemi eroici
di
Omero, vollero anch’essi giovarsi delle fatiche d
a ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi delle fatiche
di
questo gran padre della poesia, e presero ad imit
ella poesia, e presero ad imitare l’aria urbana, salsa e graziosa del
di
lui Margite. Vennero allora in tanta fama che fur
oracità del tempo avesse rispettato il trattato della Commedia Antica
di
Camaleone o la Storia teatrale scritta da Juba re
ella Mauritania citata da Ateneo nel quarto libro, saremmo forse meno
di
quel che siamo incerti in molte cose necessarie p
a e sull’ordine cronologico de’ poeti comici. Tuttavolta la diligenza
di
molti valentuomini ha supplito in alcun modo alla
iligenza di molti valentuomini ha supplito in alcun modo alla perdita
di
quella preziosa storia e di quel trattato. Lilio
ni ha supplito in alcun modo alla perdita di quella preziosa storia e
di
quel trattato. Lilio Gregorio Giraldi, Isacco Vos
afi, degli scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, e approfittandosi
di
quelli di Ateneo, Suida, Esichio, Giulio Polluce,
scoliasti, de’ cronisti e de’ gramatici, e approfittandosi di quelli
di
Ateneo, Suida, Esichio, Giulio Polluce, Stobeo, P
Stobeo, Plutarco, gettano in tanta oscurità qualche barlume. Chi ami
di
essere minutamente informato di siffatte cose, co
nta oscurità qualche barlume. Chi ami di essere minutamente informato
di
siffatte cose, consulti le opere de’ riferiti scr
ino la curiosità e rischiarino sobriamente la storia de’ predecessori
di
Aristofane senza opprimere la studiosa gioventù c
a gioventù con rancide discussioni. Secondo il soprallodato scoliaste
di
Aristofane ed il gramatico Diomede, il primo ad u
o e da Magnete. Aristotile però nella Poetica ci dice, che i Megaresi
di
Sicilia pretesero che Epicarmo fosse stato l’inve
ro che Epicarmo fosse stato l’inventore della commedia regolare e che
di
non poco spazio preceduto fosse a Connida e a Mag
mo insigne filosofo non meno che comico illustre in Siracusa a’ tempi
di
Gerone il vecchio. Platone nel Teeteto lo decorò
tempi di Gerone il vecchio. Platone nel Teeteto lo decorò col titolo
di
principe della commedia, e Teocrito lo chiamò inv
col titolo di principe della commedia, e Teocrito lo chiamò inventore
di
essa, avendogli data forma coll’introdurre nel te
urre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere delle
di
lui favole consisteva nel seminarvi acconciamente
motteggi, e Plauto secondo Orazio nell’una e nell’altra cosa calcò le
di
lui vestigia. Licone presso Suida attribuiva ad E
uce che ne avesse prodotte intorno a cinquantadue. A cagione dei nomi
di
Niobe, Busiri, Filottete, Prometeo, Pirra, Atalan
ometeo, Pirra, Atalanta, i Persi ecc. che si registrano tralle favole
di
Epicarmo, volle Martino Del Rio collocarlo tra’ p
della mitologia, ma essi vi facevano però la meschina ridicola figura
di
scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani, di palto
a, ma essi vi facevano però la meschina ridicola figura di scrocconi,
di
tagliacantoni, di mezzani, di paltonieri, siccome
vano però la meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni,
di
mezzani, di paltonieri, siccome la fanno in Arist
meschina ridicola figura di scrocconi, di tagliacantoni, di mezzani,
di
paltonieri, siccome la fanno in Aristofane Ercole
mase due volte vincitore. Formide, Evete, Eussenide, Milo, non furono
di
molto ad Epicarmo posteriori. Dromone comico ment
ad Epicarmo posteriori. Dromone comico mentovato da Ateneo fiorì dopo
di
Sannirione, ed è diverso da Drumone o Drimone, il
iverso da Drumone o Drimone, il quale secondo Eusebio92 fu più antico
di
Omero. A’ giorni di Sannirione e di Filillio si v
Drimone, il quale secondo Eusebio92 fu più antico di Omero. A’ giorni
di
Sannirione e di Filillio si vuole che scrivesse D
e secondo Eusebio92 fu più antico di Omero. A’ giorni di Sannirione e
di
Filillio si vuole che scrivesse Diocle Ateniese o
scrivesse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono delle
di
lui favole sono: Talatta nome di una meretrice se
sio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome
di
una meretrice secondo Ateneo, Thyestes, Bacchae,
Ateneo, Thyestes, Bacchae, Melittae, Oniri. Corse fama secondo Suida
di
aver Diocle inventata certa armonia tratta dal su
secondo Suida di aver Diocle inventata certa armonia tratta dal suono
di
alcuni vasi di creta percossi con una bacchetta d
i aver Diocle inventata certa armonia tratta dal suono di alcuni vasi
di
creta percossi con una bacchetta di legno. Coltiv
a tratta dal suono di alcuni vasi di creta percossi con una bacchetta
di
legno. Coltivarono l’antica commedia varj altri c
ome Cratete, Archesila, Cherilo, Erifo, Apollofane, Ipparco, Timocle,
di
cui Ateneo ci ha conservato un frammento in lode
le ebbe nimistà con Simonide Melico e con Temistocle Ateniese, contro
di
cui scrisse una commedia. Altri se ne possono nom
di cui scrisse una commedia. Altri se ne possono nominare, i quali o
di
poco prevennero Aristofane, o vissero contemporan
prevennero Aristofane, o vissero contemporaneamente o non molto dopo
di
lui. Tali sono Ermippo, Antifane, Eubolo, di cui
eamente o non molto dopo di lui. Tali sono Ermippo, Antifane, Eubolo,
di
cui Grozio rapporta qualche picciolo frammento de
Aristofane, e che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI. Alceo comico figlio
di
Micco era di Mitilene, e rinunziò alla patria per
che fiorì verso l’olimpiade LXXXVI. Alceo comico figlio di Micco era
di
Mitilene, e rinunziò alla patria per dirsi Atenie
na delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l’interprete
di
Aristofane nell’argomento del Pluto, contese con
de XCVII. Ma Cratino, Eupoli ed Aristofane furono i più chiari comici
di
questo periodo. Trovavasi il teatro Ateniese nel
a gloria nell’olimpiade LXXXI, quando cominciò a fiorir Cratino poeta
di
stile austero, mordace e assai forte ne’ motteggi
ce e assai forte ne’ motteggi, dal quale si dee riconoscere il lustro
di
quel genere di commedia caustica e insolente chia
e ne’ motteggi, dal quale si dee riconoscere il lustro di quel genere
di
commedia caustica e insolente chiamata Satirica e
i commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una delle
di
lui favole intitolavasi Eolosicone, nella quale s
a prosperità stessa della repubblica Ateniese diedero a questo genere
di
commedia i pregi e i vizj che la caratterizzano.
lla pompa poetica de’ cori. Impazienti poi dell’ uguaglianza ambirono
di
sovrastare, e per iscemare l’ammirazione che sino
aveano riscossa i loro emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono
di
attenuare il merito de’ passi migliori delle trag
ito de’ passi migliori delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo
di
alcuni leggieri maliziosi cangiamenti. In ciò con
omenti. Imperciochè i tragici ricavavano i loro soggetti dalle favole
di
Omero e dalla mitologia: ma i comici soccorsi sol
artificio erano lavorati quegli strani Uccelli geroglifici eloquenti
di
certi cittadini viziosi nati in Atene; quelle Ves
straordinario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar
di
pace, di guerra, di alleanze, beffeggiare ambasci
ario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace,
di
guerra, di alleanze, beffeggiare ambasciatori, sc
arsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra,
di
alleanze, beffeggiare ambasciatori, screditar mag
rli al naturale colle maschere. E per ultimo riuscì tal commedia fuor
di
misura sfacciata e insolente a cagione della pros
freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alto punto
di
prosperità, e per conseguenza di moral corruzione
Atene che trovavasi in sì alto punto di prosperità, e per conseguenza
di
moral corruzione, mirò senza orrore il fiele che
mici insolentissero a segno non che d’insultare i Cleoni poderosi, ma
di
offender Pericle (Nota XIX), di perseguitare in S
che d’insultare i Cleoni poderosi, ma di offender Pericle (Nota XIX),
di
perseguitare in Socrate la stessa virtù, di motte
ender Pericle (Nota XIX), di perseguitare in Socrate la stessa virtù,
di
motteggiare empiamente la religione, e di rimprov
in Socrate la stessa virtù, di motteggiare empiamente la religione, e
di
rimproverare a tutti i cittadini ciò che leggesi
egorica, Satirica, la quale per invenzione, per novità, per grandezza
di
disegno, per sale e per baldanza si allontana da
ompiuta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie
di
Aristofane, le quali a sufficienza ce ne istruisc
ficienza ce ne istruiscono. Non voglionsi però leggere colla speranza
di
trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, d
speranza di trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, dipinture
di
caratteri simili a quelle delle commedie de’ nost
izia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria delle Vite
di
Plutarco e della guerra del Peloponneso che durò
costanziato che non feci nella Storia impressa nel 1777, delle favole
di
Aristofane da tutti nominato, da pochi letto, e f
minato, da pochi letto, e forse da pochissimi compreso. II. Teatro
di
Aristofane. La poesia di questo comico vivace
se da pochissimi compreso. II. Teatro di Aristofane. La poesia
di
questo comico vivace, animata, fantastica, faceta
etta nelle scene nazionali senza notabili cangiamenti. Or che diverrà
di
una Greca di ventidue secoli indietro, se nelle n
ene nazionali senza notabili cangiamenti. Or che diverrà di una Greca
di
ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrad
eli contro Aristofane o dagli oltramontani ancor più ridicoli censori
di
tutta l’antichità. Mai abbastanza a costoro non s
tofane era un Ateniese, e che fioriva sul principio del quarto secolo
di
Roma nell’olimpiade LXXXV, pochi anni meno di qua
cipio del quarto secolo di Roma nell’olimpiade LXXXV, pochi anni meno
di
quattro secoli e mezzo prima dell’Era Cristiana.
de’ Greci agitavansi le quistioni politiche correnti, quanto i drammi
di
Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace
nto i drammi di Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace si è
di
ritrarre con pennellate vivaci i danni della guer
la guerra posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico
di
questa favola il lettore prenderà diletto a misur
ranata, non iscopare la Grecia, lasciala stare in pace. Ma parendogli
di
non esserne inteso risolve di volare in cielo per
, lasciala stare in pace. Ma parendogli di non esserne inteso risolve
di
volare in cielo per lamentarsi con lui più da vic
in cielo per lamentarsi con lui più da vicino. I servi e le figliuole
di
questo Greco Don-Chisciotte cercano rimoverlo dal
ai nel mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide
di
far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è f
mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide di far
di
te una tragedia. Tutto è inutile; egli è fermo ne
nel suo pensiero; si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’ autorità
di
un apologo di Esopo, e gli pare di essere arrivat
ero; si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’ autorità di un apologo
di
Esopo, e gli pare di essere arrivato alla Rocca d
lca uno scarafaggio sull’ autorità di un apologo di Esopo, e gli pare
di
essere arrivato alla Rocca di Giove. Olà (grida i
rità di un apologo di Esopo, e gli pare di essere arrivato alla Rocca
di
Giove. Olà (grida in aria) non mi aprite? Mercuri
dice che se vuol parlare a Giove, è venuto a mal tempo, essendo fuori
di
casa con gli altri dei, per cedere alla Guerra la
alla Guerra la propria abitazione, e lasciare agli uomini il pensiero
di
se stessi. Dove sono essi andati? dice Trigeo. Pi
co più basso; ma subito mostra popolarmente le perniciose conseguenze
di
tal flagello dell’umanità. Odesi intanto il suono
nel quale si è buttato il porro (in greco πρασον, donde viene il nome
di
Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar
nome di Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar produzione
di
Megara. Comparisce la Guerra minacciando le Grech
a come ogni altro paese infelice. Io vò mettervi ancor dentro un poco
di
mele Attico. Trig. No, per dio, non fare; metti
o, non fare; mettivi qualche altro mele, e risparmia l’Ateniese, ch’è
di
gran prezzo! La Guerra però non bada alle parol
’Ateniese, ch’è di gran prezzo! La Guerra però non bada alle parole
di
Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistel
di Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistello. Cidemo finge
di
non trovarne nè presso gli Ateniesi, nè presso i
l’hanno prestato a’ Traci. Entratasene la Guerra, Trigeo intraprende
di
trarre la Pace dalla caverna, eccitando all’opera
la caverna, eccitando all’opera lavoratori, fabbri, mercatanti. Tutti
di
buon grado si accingono all’impresa, pregando Mer
o dove ha trovati alla mano questi compagni? non era egli sulla Rocca
di
Giove? Non si sa veramente come veggasi sì bene a
ome veggasi sì bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga allegoria
di
questa favola consiste nel Coro che fa sforzi gra
i giungono a smuovere le pietre e a sprigionar la Pace; savia lezione
di
politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Me
muovere le pietre e a sprigionar la Pace; savia lezione di politica e
di
commercio. Tutti ne gongolano, e Mercurio fa osse
fralle città gettandovi dentro la picciola scintilla del visentimento
di
Megara, e in questa guisa destò un incendio così
ì via. Così istrutto Trigeo pensa a partire. Il coro prende occasione
di
favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di
rtire. Il coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici
di
Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (ei dic
ro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e
di
lodare il suo poeta, il quale (ei dice) è ottimo
ne, e di lodare il suo poeta, il quale (ei dice) è ottimo compositore
di
commedie e pieno di gloria. Rammenta come egli si
uo poeta, il quale (ei dice) è ottimo compositore di commedie e pieno
di
gloria. Rammenta come egli sia stato il primo ad
re del bastone. Da ciò si ricava, che quanto i comici Latini dicevano
di
se e de’ poeti contemporanei ne’ prologhi, i Grec
re alla Pace. All’odore del convito viene l’indovino Jerocle coronato
di
alloro. Spia, chiede, s’insinua, ma non gli è dat
ttone impostore usa ogni artifizio, e comincia a predicare e mostrare
di
esser volontà degli dei che non si cessasse dal g
che non potrà mai farsi che un gambero cammini dritto, che un guscio
di
castagna non sia irsuto, e nega di partecipare de
bero cammini dritto, che un guscio di castagna non sia irsuto, e nega
di
partecipare de’ licori adoperati nel sacrifizio,
a Sibilla. Ognuno vede quanto graziosamente quì si ridicolizzi l’aria
di
oracolo che prendono gl’ impostori, profferendo c
e misterioso. Questo sacro impostore accumula sentenze e parole vuote
di
sostanza, per mostrarsi uomo grave, inspirato, in
ello, tu supplichi invano: tu non farai mai liscio e polito un riccio
di
castagna. Mangiamo pur noi, amici miei. Jer. Ed
sibilla. Il ribattere le altrui parole è un artificio scenico pieno
di
sale che sempre riesce vivace e dilettevole e ne’
tripudio per far vedere le felici conseguenze della pace. Un artefice
di
falci ringrazia Trigeo, perchè se prima non vi er
cinquanta dramme, cioè intorno a sei ducati Napoletani ognuna. Fabbri
di
celate, di aste, di corsaletti, di lance e di tro
ramme, cioè intorno a sei ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate,
di
aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerrie
oè intorno a sei ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate, di aste,
di
corsaletti, di lance e di trombe guerriere, vengo
i ducati Napoletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti,
di
lance e di trombe guerriere, vengono a lamentarsi
poletani ognuna. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e
di
trombe guerriere, vengono a lamentarsi che muojon
tti, di lance e di trombe guerriere, vengono a lamentarsi che muojono
di
fame nella pace, e i contadini gli deridono e seg
ersi eseguiti nel giorno che si pubblica. In oltre Trigeo dice appena
di
voler andare in cielo che vi si trova: appena vuo
lze. Vi si trovano ancora varie immagini schifose, che svegliano idee
di
sporcizie puzzolenti da fuggirsi da ogni scrittor
dica un interlocutore, benchè sempre manifesti l’argomento. La Casina
di
Plauto presa a difendere dal Nisieli contra l’Ein
esa a difendere dal Nisieli contra l’Einsio, è l’oggetto interessante
di
tutta la favola, è la persona in cui cade una ric
scenza, e non dice mai una parola. Lisistrata (Λυσιϛρατη). L’oggetto
di
questa favola è d’inspirar la pace come nella pre
ente, ma l’argomento n’è indecentissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie
di
uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne G
iesi a pacificarsi cogli Spartani. Per riuscirvi si avvisano le donne
di
vietare a’ loro mariti di valersi dei diritti del
partani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti
di
valersi dei diritti del contratto nuzziale, astri
tratto nuzziale, astringendovisi con un solenne giuramento. Un giuoco
di
teatro curioso nasce dall’atto del giur re fatto
ll’atto del giur re fatto colle formalità tragiche, mettendo, in vece
di
sangue, del vino in uno scudo. I comici non lasci
ngue, del vino in uno scudo. I comici non lasciavano occasione alcuna
di
contraffare quanto esponevano sulla scena i tragi
ettata da Lisistrata e ripetuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro
di
non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico
tuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze
di
uomo veruno, sia amico o marito: se mi verrà cald
tutto metterò in opera per non condiscendere. Veramente essa abbonda
di
pitture oscene, abominevoli e per niun modo confa
re oscene, abominevoli e per niun modo confacenti per portare il nome
di
catechismo, come può dedursi dalla sola esposizio
omento. E che laido catechismo non sarebbe la sfacciata e sozza scena
di
Mirrina con Cinesia suo marito nell’atto quarto?
i Mirrina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? Le donne per mezzo
di
quel ritrovato la vincono, e costringono gli uomi
sta commedia è motteggiato Pisandro (Nota XX) che per avere occasione
di
rubare il pubblico danajo, consigliò e promosse l
visa in questa favola. Si ridicolizza la loro stravagante pretensione
di
togliere agli uomini il reggimento delle pubblich
o al Consiglio. Un vecchio chiamato Blepiro viene fuori con una veste
di
donna indosso, essendogli stata dalla moglie port
un bisogno naturale, per fare in piazza ciò che la decenza prescrive
di
farsi nel più segreto della propria casa. Le comm
costume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza
di
que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esse
rtà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser
di
notte: ma eravi in Atene tal costume di venire es
in vero si discolpa per esser di notte: ma eravi in Atene tal costume
di
venire espressamente in istrada per siffatte cose
ume di venire espressamente in istrada per siffatte cose? Di più se è
di
notte, sì che non possa esser veduto, ond’è che s
il colore della veste che ha indosso? Non parlando ora dell’indecenza
di
tali scene, nei sono questi, durezze, negligenze
si vuol procacciáre un’ opportuna illusione in chi vede o legge. Noi
di
buon grado le notiamo, come faremo in seguito in
lità che ne governa e con giusto sforzo (non so se felice) intendiamo
di
cogliere dagli scrittori di ogni tempo il più bel
usto sforzo (non so se felice) intendiamo di cogliere dagli scrittori
di
ogni tempo il più bel fiore per ispirare il buon
crittori di ogni tempo il più bel fiore per ispirare il buon gusto, e
di
osservarne anche i difetti che potrebbero guastar
erenti in ciò totalmente da certi moderni pedanti che si fanno gloria
di
esagerare tutti i difetti degli antichi e di negl
anti che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi e
di
negligentarne le bellezze. Blepiro adunque con na
tare quanto vi è passato, quali oratori hanno aringato, e la concione
di
certo giovanetto (una delle donne mascherate) il
er metter giù i pallii, i bastoni e le scarpe de’ loro mariti. Quello
di
Prassagora la riprende di essere uscita sì di buo
bastoni e le scarpe de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende
di
essere uscita sì di buon’ ora senza di lui saputa
de’ loro mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì
di
buon’ ora senza di lui saputa. Ella si discolpa c
ello di Prassagora la riprende di essere uscita sì di buon’ ora senza
di
lui saputa. Ella si discolpa col pretesto di aver
ta sì di buon’ ora senza di lui saputa. Ella si discolpa col pretesto
di
avere assistito un’amica che volea partorire. Int
in comune, e da questo fondo della nazione prendere il sostentamento
di
ciascuno; perocchè non mi piace che uno straricch
e una spanna per esservi sepolto: che uno sia circondato da una folla
di
schiavi e un altro per bisogno sia costretto a se
te e le vecchie. Si oppone ancora che non si conosceranno i figliuoli
di
ciascuno. Ma qual pro da questo? dice Prassagora.
al pro da questo? dice Prassagora. Così i vecchi passeranno per padri
di
tutta la gioventù. E chi lavorerà la terra? I ser
asibulo, Cefalo, Neoclide, nè vi si risparmia la bruttezza ed il naso
di
Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereal
si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza
di
Nicia. Le Cereali (Θεσμοφοριαζουσαι). La satira d
getti della commedia antica, non leggendosi favola veruna, ove contro
di
essi non si avventino strali di fuoco, e non si f
leggendosi favola veruna, ove contro di essi non si avventino strali
di
fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue
agiche contiene questa commedia la quale prende il titolo dalle feste
di
Cerere e dal soprannome di Tesmoforo (legislatric
edia la quale prende il titolo dalle feste di Cerere e dal soprannome
di
Tesmoforo (legislatrice) dato a questa dea. Vi si
foro (legislatrice) dato a questa dea. Vi si tratta una comica difesa
di
Euripide allora vivente contro le accuse delle do
co che quì vien motteggiato a tutto potere. Atto I. Mnesiloco suocero
di
Euripide si consiglia con lui e va cercando il mo
siloco suocero di Euripide si consiglia con lui e va cercando il modo
di
difenderlo dalle donne irritate, le quali nel cel
edue picchiano alla porta del giovane tragico Agatone per supplicarlo
di
prendere fralle donne la difesa di un suo compagn
ne tragico Agatone per supplicarlo di prendere fralle donne la difesa
di
un suo compagno. Viene fuori il servo di Agatone,
ndere fralle donne la difesa di un suo compagno. Viene fuori il servo
di
Agatone, il quale colle sue comiche espressioni s
eso (come ordinariamente avviene a’ servi de’ letterati) dalla smania
di
far da bell’ ingegno ad imitazione del padrone: O
letti, fate pausa a’ vostri gorgheggi: e voi, fiere selvagge, cessate
di
agitar correndo le boscaglie. Mnes. Cospettone!
il mio gentil padrone . . . . si accinge a verseggiare. Ad istanza
di
Euripide viene fuori Agatone cantando. Mnesiloco
e cantando. Mnesiloco è rapito dalla melodìa; indi maravigliato della
di
lui attillatura e mollezza, Donde sei (gli domand
o tu che non sembri uomo del tutto? quale è la tua patria? che foggia
di
vestire adopri tu? che vivere ambiguo? come accop
dopri tu? che vivere ambiguo? come accoppi tu lo specchio e la spada?
di
che spezie sei tu? parla: hai tutto quello che st
e Teognide ch’è freddo, freddamente verseggia. Dopo ciò vien pregato
di
accompagnar Mnesiloco, e di parlare a favore di E
ddamente verseggia. Dopo ciò vien pregato di accompagnar Mnesiloco, e
di
parlare a favore di Euripide accusato come nemico
Dopo ciò vien pregato di accompagnar Mnesiloco, e di parlare a favore
di
Euripide accusato come nemico delle donne. Agaton
ne. Agatone se ne scusa, ed è forza che il solo Mnesiloco tolga sopra
di
se l’ impresa. Euripide gli rade la barba e gli b
hio, e in presenza dello spettatore lo trasforma in donna cogli abiti
di
Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento di Euri
ttatore lo trasforma in donna cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo
di
un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel
rma in donna cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento
di
Euripide di non abbandonarlo nel pericolo, Mnesil
cogli abiti di Agatone. Fatto ciò, dopo di un giuramento di Euripide
di
non abbandonarlo nel pericolo, Mnesiloco affettan
portamento femminile vassi a mescolar tralle donne. Un coro composto
di
donne insieme col banditore invoca le deità tutte
donne insieme col banditore invoca le deità tutte, pregando che muoja
di
mala morte colui che tende insidie al popolo, o c
tratta le donne, o che fa tregua o amicizia con Euripide, o che pensa
di
farsi tiranno della patria, o che manifesta qualc
e e gli artificj donneschi da lui propalati. Un’ altra donna l’accusa
di
ateismo e che coll’aver negato l’esistenza degli
degli dei, ella che vender solea ghirlande per gli sacrifizj, dopo le
di
lui tragedie, non vende la metà delle corone che
e femminile, e usando de’ tuoni acuti, sottentra ad aringare a favore
di
Euripide, e mostra quante e quante altre cose ha
va l’assemblea femminile contro la finta oratrice che vien minacciata
di
esser pelata col fuoco. Continua non per tanto Mn
Il romore che eccita questa maligna orazione, è sospeso dall’ arrivo
di
Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagi
orazione, è sospeso dall’ arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome
di
putto a cagione dei di lui costumi) il quale fa s
l’ arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagione dei
di
lui costumi) il quale fa sapere alle donne di ave
di putto a cagione dei di lui costumi) il quale fa sapere alle donne
di
aver udito nel foro che Euripide ha inviato nel t
alle donne di aver udito nel foro che Euripide ha inviato nel tempio
di
Cerere il vecchio suo suocero vestito da donna a
donna a prendere la sua difesa e a spiare i loro consigli. L’angustia
di
Mnesiloco vicino ad essere scoperto dovea produrr
e infine il sospetto sulla finta donna, per non essere essa da veruno
di
loro conosciuta. Fanno sopra di lui tutte le nece
donna, per non essere essa da veruno di loro conosciuta. Fanno sopra
di
lui tutte le necessarie ricerche per assicurarsi
ccando la verità lo prendono per consegnarlo al magistrato. Un giuoco
di
teatro ben vivace dovea risultare dal movimento d
istrato. Un giuoco di teatro ben vivace dovea risultare dal movimento
di
tutta l’adunanza, e dalle diligenze che faceva il
tarsi, se altri vi fusse ancora così mascherato. Atto III. Il suocero
di
Euripide non so come si sviluppa e si distriga da
i distriga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia
di
una di esse una bambina tenta di fuggire. E con a
iga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia di una
di
esse una bambina tenta di fuggire. E con aria min
todiscono, e strappata dalle braccia di una di esse una bambina tenta
di
fuggire. E con aria minaccevole, facendo forie un
a tenta di fuggire. E con aria minaccevole, facendo forie una parodia
di
qualche scena tragica, No, dice, non sia che mai
rosseggi quest’ara. La donna chiama le altre in soccorso, e minaccia
di
farlo bruciare. Mnesiloco furibondo si accinge a
a genitrice: mori . . . . Che veggio? La bambina è diventata un’ otre
di
vino, ed ha le scarpe alla Persiana! Di quì Mnesi
terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello
di
mezzo era consacrato alla penitenza, e le donne l
are la pelle dell’otre; ma Mica tenera madre della bambina implora la
di
lui clemenza, e chiama Mannia, perchè rechi almen
raccoglierne il sangue. Altre donne sopraggiungono, e Mica affrettasi
di
far noto al magistrato il di lui delitto. Mnesilo
donne sopraggiungono, e Mica affrettasi di far noto al magistrato il
di
lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito in
strato il di lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito incide su
di
un legno il proprio pericolo con intenzione di af
mal partito incide su di un legno il proprio pericolo con intenzione
di
affrettare Euripide in suo soccorso. Il coro gius
co aspettando invano il genero tenta la fuga, fingendosi Elena moglie
di
Menelao. Una donna lo rimprovera per questa nuova
se veramente fosse Elena. Questi versi non possono essere imitazione
di
alcun passaggio di tragedia? Questo dubbio può re
Elena. Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio
di
tragedia? Questo dubbio può renderci cauti in non
Questo dubbio può renderci cauti in non tacciar così spesso il comico
di
avere molte volte innalzato lo stile. Viene Eurip
mico di avere molte volte innalzato lo stile. Viene Euripide in forma
di
Menelao, e la scena è tragica e graziosa. Tutto c
. Tutto ciò che vedesi sul teatro, viene da essi adattato alla storia
di
Elena: il paese diventa Egitto, il tempio chiamas
lla storia di Elena: il paese diventa Egitto, il tempio chiamasi casa
di
Proteo, l’altare vien detto sepolcro, la donna ch
cro, la donna ch’è presente detta Critilla, è presa per Teonoe figlia
di
Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elen
lia di Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elena fanno vista
di
ravvisarsi e riconoscersi. Ecco un dialogo ed un’
esi. La donna intanto che custodisce il colpevole, annunzia la venuta
di
un arciero o fante della giustizia, ed Euripide s
. Euripide non comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che
di
lontano gli fa qualche cenno, dal quale intende (
ge con maraviglia della finta Andromeda. Ma Euripide ritorna in forma
di
Perseo; e da questo nuovo travestimento nasce un
venir seco a patti, e liberar Mnesiloco, egli promette con giuramento
di
non dir mai più male di loro. Le donne sono di ac
berar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male
di
loro. Le donne sono di accordo, ma temono che il
romette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono
di
accordo, ma temono che il custode abbia ad oppors
ultima volta da una vecchia accompagnata da una giovanetta, per mezzo
di
cui adesca il custode, lo disvia, scioglie Mnesil
resso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano
di
pregio in ragion del tempo che va tramezzandosi f
rva il gran poeta Cesareo (nel capitolo V dell’Estratto della Poetica
di
Aristotile) che l’ azione incomincia in istrada,
zione incomincia in istrada, poi passa, continua e finisce nel tempio
di
Cerere. Ma se la scena si figuri, come agevolment
se, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte
di
una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacen
’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio
di
Cerere adjacente, il luogo in tal caso sarebbe un
assati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale
di
que’ tragici si giudica, e si fa spezialmenre la
uale di que’ tragici si giudica, e si fa spezialmenre la comparazione
di
Eschilo ed Euripide, dandosi al più antico la pre
poeta che era mal riuscito a vestire e a caratterizzare il figliuolo
di
Alcmena. Bacco in compagnia di Santia suo servo c
estire e a caratterizzare il figliuolo di Alcmena. Bacco in compagnia
di
Santia suo servo che porta alcuni vasi, il letto
suo servo che porta alcuni vasi, il letto ed altro, batte alla porta
di
Ercole, e gli dice che in leggendo l’Antromeda di
o, batte alla porta di Ercole, e gli dice che in leggendo l’Antromeda
di
Euripide erasi invogliato di trarre questo tragic
, e gli dice che in leggendo l’Antromeda di Euripide erasi invogliato
di
trarre questo tragico dall’inferno ed averlo seco
Erc. E Pitangelo? . . . . E tanti altri giovani, i quali sono autori
di
più di diecimila tragedie e sono più loquaci di E
Pitangelo? . . . . E tanti altri giovani, i quali sono autori di più
di
diecimila tragedie e sono più loquaci di Euripide
, i quali sono autori di più di diecimila tragedie e sono più loquaci
di
Euripide? Bac. Sono tutti cianciatori che fanno
la storia de’ tragici che sopravvissero a Sofocle, fra’ quali, al dir
di
Aristofane, il meno cattivo era Jofone. Bacco poi
calda nè troppo fredda: Erc. Te ne additerò una bella, cioè quella
di
un legno ed una corda, impiccandoti. Bac. Oibò,
c. Oibò, questa via suffocatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella
di
un pistello e di un mortajo. Bac. Intendi tu co
via suffocatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella di un pistello e
di
un mortajo. Bac. Intendi tu con manipolare qual
vedrai più bassa una lampada, e se chi ti vede vorrà farti la carità
di
mandarti giuso, vi andrai. Bac. Dove? Erc. Ab
e difficoltà che incontrerà e parte. Bacco rimane fermo nel proposito
di
andarvi, ma Santia vorrebbe almeno ajuto da alcun
co sembrano troppe; non convengono, e s’incamminano soli senza cercar
di
altri. Trovano Caronte che ammette solo Bacco nel
dagli se ha veduto tutte le cose accennate da Ercole. Santia risponde
di
no, e stima che le abbia dette per ispaventarlo;
redolo. Ve’ ve’ che il viso come bragia avvampale, E una gamba ha
di
bronzo, e l’altra .... Bac. Io palpito. Di st
i sterco? San. Appunto. Bac. E’ dessa! ove rimpiattomi? Un coro
di
sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e di
o. Bac. E’ dessa! ove rimpiattomi? Un coro di sacrificatori canta
di
poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i pervers
ssa! ove rimpiattomi? Un coro di sacrificatori canta di poi le lodi
di
Bacco, e dice quali sono i perversi, i furfanti,
. Qui campeggia tutta la mordacità del comico. Bacco batte alla porta
di
Plutone, e si annunzia per Ercole. Ercole? (rispo
e rubò il nostro cane Cerbero? Bacco s’impaurisce e prende il partito
di
cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio
prende il partito di cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio
di
lui. Ma viene una fantesca di Proserpina, la qual
esti con Santia che mostra più coraggio di lui. Ma viene una fantesca
di
Proserpina, la quale accoglie Santia, credendolo
e Santia, credendolo Ercole, con molta cortesia e affabilità, e pensa
di
presentargli un buon pranzo; la qual cosa udendo
la qual cosa udendo Bacco, per goderne, riprende la clava e la pelle
di
leone. Vengono però altri servi che lo prendono p
ce a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Eaco, e per sapere quale
di
essi due è il ladro e quale Ercole, immagina ques
na questo espediente: colui che soffrirà le bastonate senza dar segno
di
dolore, sarà certamente Alcide. E’ battuto or l’u
or l’uno or l’altro: vogliono lamentarsi, ma si trattengono, temendo
di
peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e d
e, produce in teatro un effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve
di
condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina.
effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto
di
Plutone e di Proserpina. Dopo il coro lo stesso E
piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e
di
Proserpina. Dopo il coro lo stesso Eaco parlando
a. Dopo il coro lo stesso Eaco parlando con Santia accenna la contesa
di
Eschilo ed Euripide, per la quale havvi tra’ mort
a legge dell’inferno che il più eccellente in un’ arte occupi la sede
di
Plutone, pronto a cederla a un altro di maggior n
te in un’ arte occupi la sede di Plutone, pronto a cederla a un altro
di
maggior nome che sopravvenga: E perchè dunque (
al trono . . . . Ora che sa che si contende pel primato, ha risoluto
di
confermare ad Eschilo la cessione in caso che rim
a cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perda, fa conto
di
combattere contro di Euripide. Si commette a Ba
e rimanga vincitore; se poi egli perda, fa conto di combattere contro
di
Euripide. Si commette a Bacco il giudizio. Veng
il giudizio. Vengono i poeti altercando e ingiuriandosi. Bacco cerca
di
farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti
co cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti, uomini
di
lettere, si vituperino, e dicansi villanie come d
villanie come due donnicciule che vendono del pane. Eschilo protesta
di
aver pena di contendere con un emulo la cui poesi
e due donnicciule che vendono del pane. Eschilo protesta di aver pena
di
contendere con un emulo la cui poesia è morta col
atto io così, che avendo ricevuta l’arte da te che eri gonfio e pieno
di
jattanza, e che adopravi parole inintelligibili,
il render gli uomini migliori nelle città. Esc. Or tu all’incontro
di
buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così
o di buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così io che in vece
di
renderli sofisti, ciarloni, astuti come tu, gli h
ciarloni, astuti come tu, gli ho fatti generosi e inclinati all’armi,
di
modo che chiunque ha veduti i Tebani, ha desidera
pide le Fedre meretrici, ne le Stenobee; anzi mi sono astenuto sempre
di
ritrarre donne innamorate. In oltre io non solo h
come conveniva parole magnifiche à semidei, ma gli ho ancora vestiti
di
abiti tragici, gravi e assai più nobili di quelli
, ma gli ho ancora vestiti di abiti tragici, gravi e assai più nobili
di
quelli che comunemente usiamo; dovechè tu distrug
hai abbigliati trivialmente. Dopo ciò Euripide riprende i prologhi
di
Eschilo, e in prima quello della tragedia intitol
ma quello della tragedia intitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia
di
quelli di Euripide; ed in qualunque cosa essi dic
della tragedia intitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia di quelli
di
Euripide; ed in qualunque cosa essi dicano, Bacco
apposta alla loro poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio
di
qualche dramma di Eschilo, lo declami colla canti
poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma
di
Eschilo, lo declami colla cantilena da Eschilo us
flatto trat, come noi diciamo laralara laralà, e forse motteggiandola
di
monotonia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta
nia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta, riprendendo la cantilena
di
Euripide Ei ei ei ei. Tali critiche benchè esager
volendo che profferiscano a vicenda un verso, per esaminare qual sia
di
maggior peso; ma vi buffoneggia su al solito, pre
aso che dovesse egli ritornare all’inferno, non istimando altri degno
di
occuparla in sua vece. Il giudizio derisorio, ed
sentenza pronunziata da Bacco manifesta che Aristofane volle burlarsi
di
ambedue, benchè con più asprezza malmenasse Eurip
empo dalla superficie della terra al centro, passando il semidiametro
di
essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara
la superficie della terra al centro, passando il semidiametro di essa
di
3436 miglia; dalla qual critica s’impara il sito
artiene la favola che io esamino? La maggior parte delle osservazioni
di
questo erudito contro Aristofane svanisce al cons
contro Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le
di
lui favole colla squadra della commedia, e dovea
Nuvole (Νεϕελαι). La più artificiosa, la più salsa, la più abbondante
di
colori comici tralle commedie di Aristofane, è qu
osa, la più salsa, la più abbondante di colori comici tralle commedie
di
Aristofane, è questa intitolata le Nuvole compost
a guerra del Peloponneso, la quale diede agli Ateniesi oziosi materia
di
ragionare anche due mesi prima che l’autore otten
a di ragionare anche due mesi prima che l’autore ottenesse la licenza
di
porla in teatro. Per gustarne le grazie e l’artif
rate che astiosamente vi è malmenato, sostituirne un altro fantastico
di
qualche impostore malvagio corruttore della giove
ttore della gioventù. Non fu già vero ciò che s’imputò al poeta, cioè
di
essere stato subornato e pagàto da maligni sacerd
oè di essere stato subornato e pagàto da maligni sacerdoti professori
di
eloquenza Anito e Melito per comporre questa comm
ori di eloquenza Anito e Melito per comporre questa commedia col fine
di
procurar per tal mezzo la condanna del buon filos
e gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uomo
di
merito eminente e a vederlo poscia denunziare all
iglio de’ Cinquecento. Sappiamo dall’altra parte da Eliano accusatore
di
Aristofane, che Socrate non frequentava i teatri
commedia antica. Ora non bastavano tali cose per accendere nell’animo
di
Aristofane un desiderio di vendicarsene in una co
stavano tali cose per accendere nell’animo di Aristofane un desiderio
di
vendicarsene in una commedia? Eliano stesso dice
a Socrate de’ comici maledici) furono ancora l’origine della commedia
di
Aristofane. Tutto l’altro che aggiugne della subo
n possono sapersi se non dal solo Aristofane. Basti ciò per l’origine
di
tal commedia bella insieme e scellerata, e passia
mpagnato da qualche passeggiera riflessione. Atto I. Strepsiade padre
di
Fidippide si vede oppresso da i debiti contratti
suoi conti. Va rimembrando lo sproposito fatto nell’essersi egli uomo
di
campagna voluto ammogliare colla nipote di Megacl
tto nell’essersi egli uomo di campagna voluto ammogliare colla nipote
di
Megacleo donna avvezza alla vita molle e oziosa e
empi nelle più colte città: una donna vana che dameggia, un figliuolo
di
un villano che fa da cavaliere e si occupa di car
dameggia, un figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa
di
carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a qu
n villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora diremmo
di
carrozze) a due, a quattro ed a sei cavalli, e un
o mal accasato che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica
di
debiti e di angustie. Da questo matrimonio disugu
to che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica di debiti e
di
angustie. Da questo matrimonio disuguale comincia
Al fine come al ciel piacque ci accordammo nel dirlo Fidippide. Ella
di
poi toglieva in braccio questo figliuolo e accare
tto grande condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito
di
seta e di panni fini? Io all’incontro gli diceva:
condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito di seta e
di
panni fini? Io all’incontro gli diceva: E quando
E quando menerai tu le capre da Felleo come faceva tuo padre vestito
di
grosso panno? Che comici contrapposti graziosissi
comici contrapposti graziosissimi! I moderni non ne hanno immaginato
di
più veri nè di più vaghi. Con questi principj mat
posti graziosissimi! I moderni non ne hanno immaginato di più veri nè
di
più vaghi. Con questi principj materni non è mara
lusso, alla vanità, ai cavalli, alle carrette, ed abbia fatto caricar
di
debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di us
ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade
di
uscire di guai sveglia Fidippide, il quale si mos
atto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di uscire
di
guai sveglia Fidippide, il quale si mostra verso
tra verso il padre molto rispettoso, e ciò ne darà motivo in appresso
di
ammirare l’arte del poeta. Gli dice che bisogna m
vita e costumi, mettere da banda la cavalleria, e diventar discepolo
di
Socrate per imparare a rispondere a’ creditori. N
vi si accomoda il figliuolo; il bisogno stringe; e Strepsiade risolve
di
andare egli stesso a studiare. Batte alla porta d
Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta
di
Socrate, e un discepolo che viene a veder chi pic
lo sgrida perchè ha interrotte le sue meditazioni. Questo solo colpo
di
pennello manifesta subito lo spirito della casa;
la casa; che se il servo o discepolo affetta tanto l’uomo d’ingegno e
di
conseguenza, che sarà il padrone o maestro? Strep
a misurando quanti de’ proprj piedi una pulce ha saltato dalla fronte
di
Cherefonte alla testa di Socrate. Strepsiade doma
oprj piedi una pulce ha saltato dalla fronte di Cherefonte alla testa
di
Socrate. Strepsiade domanda in qual modo possa ve
ha calata la pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella spezie
di
calzari di cera formati ai di lei piedi, e con es
a pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella spezie di calzari
di
cera formati ai di lei piedi, e con essi ha misur
i è raffreddata, ha tolto quella spezie di calzari di cera formati ai
di
lei piedi, e con essi ha misurato lo spazio corso
iade esclama: O Giove! che prodigiosa acutezza! Disc. E che dirai
di
quest’altra? . . . . . Domandato da Cherefonte, s
i è assicurato, che il canto venga per la parte deretana. Strep. Il
di
dietro adunque delle zanzare è una tromba? Con
n due pennellate avvilisce le ricerche minute intorno a certi insetti
di
niun uso continuate per una serie di anni da’ pse
e minute intorno a certi insetti di niun uso continuate per una serie
di
anni da’ pseudonaturalisti, i quali appo il volgo
natura. Di simili comiche sferzate si ha bisogno oggidì ancora in più
di
un luogo, ove l’impostura coglie le palme riserba
la strada. In Grecia la vastità de’ teatri dava il comodo agli attori
di
agire in più luoghi contigui successivamente senz
ebbe a se l’umore delle sue cogitazioni, le quali non avrebbero forza
di
elevarsi alla contemplazione delle cose superiori
llando gran paroloni ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama
di
scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impos
ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo
di
chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi colti
i è bene antica, e si perpetuerà massime in que’ paesi che sono privi
di
teatro perfetto, ove possano senza pericolo smasc
ica derisione. Strepsiade pieno del suo disegno, più non badando alle
di
lui ciance, il prega perchè voglia insegnargli ad
lui ciance, il prega perchè voglia insegnargli ad aringare esponendo
di
trovarsi oppresso dalle usure e di avere impegnat
insegnargli ad aringare esponendo di trovarsi oppresso dalle usure e
di
avere impegnata tutta la sua roba per essere stat
essere stato consumato da un maledetto morbo cavalleresco, e promette
di
rimunerarlo giurando per gli dei. Che sorte di de
valleresco, e promette di rimunerarlo giurando per gli dei. Che sorte
di
dei giuri tu? ripiglia Socrate. Tu dei sapere che
ella falsa filosofia: la vera insegna ai Newton a provare l’esistenza
di
Dio dalle cose fatte97; e la falsa che tutto igno
el mezzo naturale per sollevarsi da esso gradatamente alla cognizione
di
un ente creatore, e si appiglia al partito di neg
tamente alla cognizione di un ente creatore, e si appiglia al partito
di
negarlo. Quest’ateo adunque da Aristofane introdo
pio del tuono; nel che si noti come i comici. Greci si approfittavano
di
ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnif
piglia Strepsiade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia
di
volar su, di dir cose sottili, disputar del fumo,
iade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su,
di
dir cose sottili, disputar del fumo, attaccarmi a
poco a poco andavano esse empiendo il teatro, comparendo in sembianza
di
donne. Stupisce il candidato, perchè queste Nuvol
petto donnesco, e quelle che volano per l’aria sembrando tanti volumi
di
lana che ondeggia. O sciocco, gli dice Socrate, n
che vogliono. Se vedono uno zotico come Senofonte, prendono la forma
di
centauri: se un rapace come Simone, diventano lup
ueste tre cose, il caos, le Nuvole e la lingua. Strepsiade promette
di
non più sacrificare, purchè col mezzo delle Nuvol
del canto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca
di
una delle persone del coro le proprie lodi, come
me si è veduto nella Pace, ma egli stesso si caccia avanti a favellar
di
se. E’ questo l’equivalente di un vero prologo ch
gli stesso si caccia avanti a favellar di se. E’ questo l’equivalente
di
un vero prologo che i Latini premisero alla favol
I Greci però sono scusabili, perchè il loro coro si fingeva composto
di
una parte del popolo per cui si rappresentava, e
sembrato strano che venisse fuori lo stesso autore come un individuo
di
quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si s
o di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si suppone composto
di
esseri immaginarj, ed il poeta che si presenta al
enta alla scoperta, pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia
di
ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie inv
pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla
di
se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggi
venzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati; dice
di
esser questa la migliore delle sue favole, e sper
assezza porta seco, come quelle degli altri comici, i quali fanno uso
di
vesti lacere . . . per far ridere i fanciulli. Es
rcotendo quanto incontra, non a venire con siaccole alla mano a guisa
di
una furia. ma se ne viene unicamente adorna di be
cole alla mano a guisa di una furia. ma se ne viene unicamente adorna
di
bellezze naturali. In oltre io non cerco (egli ag
apparenti variazioni due e tre volte la medesima favola. Io m’ingegno
di
comporne sempre delle nuove e spiritose con tal c
ll’incontro gli altri avondo preso a pungere Iperbolo non cessano mai
di
trargli de’ calci. Eupoli nella sua commedia inti
ivo, e questa ancora egli tolse da Frinico. Ermippo poi l’ introdusse
di
nuovo in iscena, scagliandosi contro Iperbolo 98,
molto salsa e piacevole: Socr. Orsù che cosa vuoi tu prima imparare
di
tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure,
cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare
di
misure, di parole, o di canti? Strep. Di misure
tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure,
di
parole, o di canti? Strep. Di misure; perchè ul
rare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure, di parole, o
di
canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da
le, o di canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da un venditor
di
formento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr
ure; perchè ultimamente da un venditor di formento sono stato burlato
di
mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo, m
i formento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io
di
questo, ma di misure metriche, Dimmi quale stimi
o stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo, ma
di
misure metriche, Dimmi quale stimi tu miglior met
osso. Queste cose non sono pe’ denti tuoi. Potresti pià tosto imparar
di
canto. Strep. O o, che giovano i canti alla far
ep. O o, che giovano i canti alla farina? In fine egli si dichiara
di
voler solo apparare il modo di persuadere l’ ingi
lla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo
di
persuadere l’ ingiustizia. Socrate replica, che p
gna apprendere molte altre cose; ma si affatica invano, perchè l’uomo
di
grossa pasta accomoda alle cose materiali tutte l
pruova, e poi dice: Strep. O Socrate carissimo, ho trovato il modo
di
non pagare. Socr. E quale è questo? Strep. Di
Dimmi un poco. Socr. Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda
di
Tessaglia tirassi giù di notte la luna e chiusala
Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda di Tessaglia tirassi giù
di
notte la luna e chiusala in un vaso rotondo me la
ndi Socrate un’ altra questione: Socr. Se ti fosse scritta una pena
di
cinque talenti, a che modo la scancelleresti tu?
rovata; è bellissima. Vedi tu, o Socrate, questa pietra de’ venditori
di
farmachi sì rilucente, colla quale si accénde il
re la cera e scancellar la scrittura. Per simili puerilità e per la
di
lui smemoraggine Socrate s’ infastidisce, e le Nu
ola qualche figliuolo già grande se l’ha, non essendo egli più in età
di
apprendere. Strepsiade dice di aver bene un figli
e se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice
di
aver bene un figlio, ma che non vuole imparare. I
ed il vecchio va a chiamarlo. Atto III. Non meno piacevole è la scena
di
Strepsiade col figlio. Il sale comico di questa,
on meno piacevole è la scena di Strepsiade col figlio. Il sale comico
di
questa, per avviso del dotto Brumoy, non è dissim
iglio impiastriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate
di
gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del t
astriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo,
di
gallina, di Giove che non esiste, del turbine che
la rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina,
di
Giove che non esiste, del turbine che regna in su
ina, di Giove che non esiste, del turbine che regna in sua vece ecc.;
di
sorte che il giovane crede che il padre sia diven
uori due attori che rappresentano questi esseri allegorici, e diconsi
di
molte ingiurie aspramente altercando. Non v’è giu
costumi. Il Torto mette in ridicolo siffatte cose come rancide e fuor
di
moda, per le quali l’uomo si priva di ogni piacer
ffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva
di
ogni piacere e delizia della vita. Risponde il Dr
ani, legati, magistrati e poeti tragici Ateniesi; e ardisce fin anche
di
andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra
rdisce fin anche di andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra
di
esser essi in così gran numero, che il Dritto ste
vinto, e passa dalla parte degli spettatori. Fidippide rimane in casa
di
Socrate per essere istruito. Le Nuvole esortano i
ndo da esso onorate. Atto IV. Vedendo Strepsiade avvicinarsi il tempo
di
pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Sec
di pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Secondo il racconto
di
Socrate il giovane è già perfettamente ammaestrat
l giovane è già perfettamente ammaestrato a negare il debito a fronte
di
mille testimonj. Il vecchio ne gongola. O care le
’impudenza che non avevi: tu hai un aspetto franco ed un colore degno
di
un impostore Ateniese. Sagace osservazione del po
ace osservazione del poeta, per far rilevare al popolo il cangiamento
di
Fidippide. Egli dovette venir fuori con una balda
nella prima scena, per mostrarci ora il frutto della corrotta scuola
di
un falso filosofo. Egli fa trapelare ancora, che
viene un creditore a domandare i suoi danari. Strepsiade nega, sfugge
di
rispondere con semplicità, si burla del giurament
rate, e lo discaccia. Ne sopravviene un altro; ma Strepsiade, in vece
di
rispondere congruamente, gli domanda, se pensi eg
Giove faccia piovere ognora acqua fresca, o se il sole attragga a se
di
bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde
a se di bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde che nulla sa
di
ciò, nè cura saperlo. Come dunque (ripiglia il de
il debitore) ardisci domandare i tuoi danari, se nulla sai delle cose
di
sopra? Dammi almeno l’interesse (replica il credi
teresse? (riprende Strepsiade); Or dimmi un poco: il mare è più pieno
di
quello che è stato prima? Io credo (il creditore)
so. Come? (conchiude il mal pagatore) il mare non cresce col concorso
di
tanti fiumi, e pretendi tu che il tuo danajo si a
adunque discacciato ancor quest’altro. Il coro riflette alla malizia
di
questo vecchio, ed al figliuolo divenuto sommamen
ne per voi. No (riprendono le Nuvole) tu sei stato a te stesso fabbro
di
questi mali. O perchè (replica il vecchio) non mi
vecchio) non mi dicevate allora quello che mi dite adesso, in cambio
di
aggirare e ingannare come faceste un povero vecch
mè! (conchiude Strepsiade) voi fate del male, ma non senza una spezie
di
giustizia! Ora mi accorgo che bisognava rendere i
o che bisognava rendere i danari altrui ed esser giusto. Egli risolve
di
vendicarsi del perfido maestro; chiama i servi, s
ro; chiama i servi, si fa dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa
di
Socrate che insegna i delitti, e ingiuria gli dei
i corruttori della gioventù, gl’ impostori irreligiosi e i precettori
di
sofisticherie e cavillazioni, ed in ciò fece gran
egnare a perseguitare e a conculcare i giusti. Il primo fu il delitto
di
Aristofane, e vuolsi perciò detestare come malign
o che lo renderebbe un nemico del popolo, un distruttore de’ principj
di
giustizia e di morale non può imputarglisi senza
ebbe un nemico del popolo, un distruttore de’ principj di giustizia e
di
morale non può imputarglisi senza ingiustizia, pe
e nè ordine riconosceva in questa favola e si rideva della semplicità
di
Madama Dacier che l’ avea letta quaranta volte 10
mai immaginato che contenesse tante bellezze, e tant’ arte, mal grado
di
alcuni pochi difetti che vi si notano, e dell’emp
l’empia calunnia che la deturpa? Ma i Cartaud vogliono aver il piacer
di
giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar l
l piacer di giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar la fatiga
di
leggere con riflessione. Si rappresentò questa fa
uesta favola nella festività de’ Baccanali con un prodigioso concorso
di
Greci e di forestieri. Socrate stesso vi assistet
a nella festività de’ Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e
di
forestieri. Socrate stesso vi assistette di propo
gioso concorso di Greci e di forestieri. Socrate stesso vi assistette
di
proposito, sapendone il contenuto102. Or quale sp
quale spettacolo meritava più gli applausi della Grecia, l’arditezza
di
un comico calunniatore che insolentiva contro la
ico calunniatore che insolentiva contro la probità, o la tranquillità
di
un saggio che assisteva in piedi alla rappresenta
i Uccelli (Ορνιθες). Questa favola ha per oggetto gli affari politici
di
quel tempo colla Laconia, dove erasi rifuggito Al
conia, dove erasi rifuggito Alcibiade accusato in Atene. Essa abbonda
di
circostanze locali e di fatti particolari, piacev
ito Alcibiade accusato in Atene. Essa abbonda di circostanze locali e
di
fatti particolari, piacevoli senza dubbio per gli
pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre. Chi è quell’uccello raro
di
Fenicia dimorante nelle paludi chiamato Fenicotte
gomento è una sollevazione degli uccelli contro gli dei per consiglio
di
un uomo. Dalla lettura delle commedie antiche e d
ri numi, e perseguitava i miscredenti; ma intanto facevano la delizia
di
Atene certe commedie, che inspiravano l’ateismo e
regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli dei meritevoli
di
venerazione. Persuade loro che imprendano a edifi
arsi una gran muraglia, ad innalzarsi una nuova città, cui dà il nome
di
Nefelococcigia, a fare scorrerie in aria e ad int
. Nel coro si ragiona del caos che precedette la creazione. Era prima
di
ogni altra cosa il caos, la notte, l’erebo e l’im
ili dell’erebo la notte, che ha le penne negre, partorì un uovo pieno
di
vento, dal quale nacque l’ amore dalle ale dorate
ruttibile generazione degli dei. Così noi uccelli siamo i più antichi
di
tutti i beati . . . Tutti i beni più grandi (pros
i destinar potrete aruspici ed are. Noi dalle nuvole sederemo al pari
di
Giove, e vi saremo propizj, dandovi salute, felic
invitano ed allettano gli uomini al loro culto, son questi. Se alcuno
di
voi, o spettatori, volésse per l’avvenire menar g
celli è cosa utile e ben fatta. Questi esercizj spirituali sono pieni
di
pietà ed unzione. Questo coro grottesco di uomini
cizj spirituali sono pieni di pietà ed unzione. Questo coro grottesco
di
uomini con maschera di uccelli di varie spezie, i
eni di pietà ed unzione. Questo coro grottesco di uomini con maschera
di
uccelli di varie spezie, imitava al possibile la
à ed unzione. Questo coro grottesco di uomini con maschera di uccelli
di
varie spezie, imitava al possibile la fisonomia d
aschera di uccelli di varie spezie, imitava al possibile la fisonomia
di
coloro che si volevano additare e mordere; ed olt
a fare una capricciosa decorazione, serviva a dar motivo alla musica
di
essere varia e piacevole coll’ imitazione del can
vo alla musica di essere varia e piacevole coll’ imitazione del canto
di
varj uccelli. Si trovano in questo coro ed anche
uccelli. Si trovano in questo coro ed anche in una scena antecedente
di
Epope alcune strofe, nelle quali le parole vengon
Sopraggiugne in prima un verseggiatore cianciatore, il quale a forza
di
seccarlo cava dalle mani di Pistetero qualche ves
rseggiatore cianciatore, il quale a forza di seccarlo cava dalle mani
di
Pistetero qualche vestito; indi un impostore che
etero insinua a misurar solo se stesso: ottima lezione per uno stuolo
di
sedicenti matematici. Tutti questi oziosi vengono
anche uno spione ed uno che si spaccia per giureconsulto e venditore
di
giudizj. Dopo il canto del coro viene un messo a
sene le conseguenze. Ma si vuo! riflettere che non è già una commedia
di
Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa
uenze. Ma si vuo! riflettere che non è già una commedia di Menandro o
di
Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, do
vuo! riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o
di
Ariosto, ma una farsa allegorica, dove quasi tutt
macchina. L’azione prende poscia nuovo movimento per un altro avviso
di
una formidabile spedizione minacciata da Giove e
mo dei del cielo. Pist. Voi dei? Ir. Ve ne sono forse altri fuori
di
noi? Pist. Gli Uccelli sono presentemente dei,
malvagia generazione giustamente oppressa e incenerita dalla potenza
di
Giove. Pistetero la schernisce, minaccia il suo
fra gli Uccelli fortunati, ma ne sono esclusi, un malvagio che pensa
di
poter secoloro percuotere impunemente il padre, u
uvole agli uomini? Pist. Povero il mio Prometeo! . . . Prom. Taci
di
grazia, che mi scopriranno! Pist. Caro Prometeo
inchè io possa tutto narrarti, prendi questo parasole, e tienlo sopra
di
me sì che non sia veduto daglì dei. Pist. Ottim
ra di me sì che non sia veduto daglì dei. Pist. Ottima invenzione e
di
te degna. Ecco ti copro. Di su ora senza timore.
egue il discorso narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciatori
di
pace da parte di Giove; ma l’avverte a star saldo
narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciatori di pace da parte
di
Giove; ma l’avverte a star saldo, e a non sacrifi
erte a star saldo, e a non sacrificargli, se prima Giove non prometta
di
rendere l’imperio agli Uccelli e di dare a lui pe
rgli, se prima Giove non prometta di rendere l’imperio agli Uccelli e
di
dare a lui per consorte certa donzella che sta pr
dare a lui per consorte certa donzella che sta presso Giove e dispone
di
tutto; col quale avviso e consiglio Prometeo most
asciatori annunziati sono Nettuno, Ercole e un Triballo. Ercole viene
di
mal talento e bravando e minacciando di volere st
e e un Triballo. Ercole viene di mal talento e bravando e minacciando
di
volere strangolare quell’ ardito ribelle che con
hiuso fuori gli dei. Nettuno gli ricorda che essi vengono per trattar
di
pace. Si propone in prima una tregua, e poi la pa
questa favola che parmi la più strana e bizzarra e la più irregolare
di
ogni altra, si nominano e motteggiano Spintaro, E
no in questa farsa caratterizzati come vespe. Vi si dipinge la follia
di
Filocleone giudice, che mal grado della debolezza
la strana malattia del vecchio, e dell’espediente preso dal figliuolo
di
tenerlo chiuso; e intanto parlano con gli spettat
con gli spettatori della qualità della favola. Non aspettino (dice un
di
essi) da noi gli spettatori nè il riso rubato da
torio, nè Euripide ingannato e burlato nella cena, nè la magnificenza
di
Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare d
nè la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare
di
dirvi cosa che forse non vi piacerà, cioè che la
ca è la più giudiziosa e la più dotta. Filocleone cerca ad ogni patto
di
sprigionarsi per andare a giudicare. Il coro dell
to di sprigionarsi per andare a giudicare. Il coro delle Vespe ode le
di
lui querele, e si presta a soccorrerlo, facendolo
pe amiche. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli
di
su di giu il viso, gli occhi, le mani. I servi e
che. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su
di
giu il viso, gli occhi, le mani. I servi e le Ves
leone vorrebbe senza lite comporre l’affare. Le Vespe lo rimproverano
di
tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso d
sando ed ora torna a venire alla moda, cioè d’incolpare per ogni poco
di
tirannia. Trovasi questo passo tradotto dal chiar
la contesa si riduce a parole, ed il giudice stravagante s’industria
di
provare l’autorità e superiorità che hanno i giud
il coro alla prima si era rallegrato dell’ aringa del padre credendo
di
non potervisi replicare, all’udir poscia il figli
dendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figliuolo cangia
di
avviso, approva quanto questi ha detto, e così ri
ti ha detto, e così riprende se stesso: Non voler mai giudicare prima
di
avere ascoltato ambedue le parti. Persuaso il cor
iuolo lo prega a desistere dal giudicare in pubblico ed a contentarsi
di
esercitare il suo impiego nella propria casa e ne
appagato il vecchio che pargoleggia, gli prepara il ridicolo giudizio
di
un cane che ha rubato un formaggio di Sicilia. Tu
li prepara il ridicolo giudizio di un cane che ha rubato un formaggio
di
Sicilia. Tutto è ordinato colle formalità giudizi
un formaggio di Sicilia. Tutto è ordinato colle formalità giudiziarie
di
Atene, e si tratta con tutta la serietà il gran l
el che si noti che quasi sempre sul teatro soleva introdursi la pompa
di
un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si
un altro litigio agitato in un intermezzo sul teatro Spagnuolo avanti
di
un ridicolo giudice pedaneo, o sia Alcalde di un
teatro Spagnuolo avanti di un ridicolo giudice pedaneo, o sia Alcalde
di
un picciolo villaggio. Un cane avea bevuto una gr
calde di un picciolo villaggio. Un cane avea bevuto una gran quantità
di
oglio in una casa. Il padrone dell’oglio volea es
è altro che quel che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore
di
un formaggio di Sicilia allude a un capitano, il
l che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore di un formaggio
di
Sicilia allude a un capitano, il quale avendo con
truppe in quell’isola, si se corrompere co’ formaggi, cioè co’ regali
di
quel paese104. Simili circostanze e allusioni per
ostanze e allusioni per noi perdute accrescevano pregio alle finzioni
di
Aristofane, e fanno in generale rimaner la copia
finzioni di Aristofane, e fanno in generale rimaner la copia Francese
di
gran lunga superata per vivacità e interesse dal
lla commedia nuova ed io sempre dovrei ripetere che questa differisce
di
molto dalla farsa allegorica, cioè dalla commedia
ifferisce di molto dalla farsa allegorica, cioè dalla commedia antica
di
Atene. I personaggi principali derisi nelle Vespe
Filosseno, Eschine, Fano, Acestero, e Mesato poeta tragico figliuolo
di
Carcino. I Cavalieri (Ιππεις). L’oggetto del poe
(Ιππεις). L’oggetto del poeta in questa favola denominata da un coro
di
Equiti o Cavalieri che vi s’introduce, fu di fare
la denominata da un coro di Equiti o Cavalieri che vi s’introduce, fu
di
fare sul teatro una denunzia di stato contro Cleo
ti o Cavalieri che vi s’introduce, fu di fare sul teatro una denunzia
di
stato contro Cleone cittadino potente, manifestan
na denunzia di stato contro Cleone cittadino potente, manifestando le
di
lui estorsioni e ruberie. Quale ardire! accusare
l tempo ch’egli era più rispettato e temuto. Osò accusarlo a dispetto
di
ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ric
a dispetto di ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ricusato
di
farne la maschera, e niuno attore volendo montare
esentarlo. Aristofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura
di
far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di
ofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte
di
Cleone, e tingendosi il volto di feccia ne imitò
egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto
di
feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la fo
osi il volto di feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la foggia
di
vestire; e riuscì così bene nella favola a svelar
on Cleone da Diodoro Siculo e da Tucidide, sieno schiavi in compagnia
di
Cleone, ma di lui nemici occulti. Essi l’abborris
iodoro Siculo e da Tucidide, sieno schiavi in compagnia di Cleone, ma
di
lui nemici occulti. Essi l’abborriscono e lo temo
niese) colerico, iracondo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator
di
fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezz
condo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator di fave (cioè avido
di
giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle
ostene) al principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore
di
pelli, di nazione Paflagone, calunniatore e ribal
principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore di pelli,
di
nazione Paflagone, calunniatore e ribaldo105. Cos
e ribaldo105. Costui che ha ben conosciuto il carattere e la maniera
di
vivere del padrone, non risparmia riverenze, inch
riverenze, inchini, umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci
di
pezzi di corame tiene soddisfatto il vecchio sbal
, inchini, umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci di pezzi
di
corame tiene soddisfatto il vecchio sbalordito. E
vecchio sbalordito. Egli poi allontana tutti gli altri schiavi dalla
di
lui presenza, si fa bello di quello che gli altri
allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si fa bello
di
quello che gli altri fanno di buono, accusa e cal
iavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri fanno
di
buono, accusa e calunnia i compagni e ne carpisce
ch’egli loro non rechi nocumento. Questa anticipazione del carattere
di
Cleone è giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che
giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che cerchi dirigere l’attenzione
di
chi ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non
ncipale. Per far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati
di
valersi di un oracolo che annunzia la rovina di C
r far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi
di
un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per m
li schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina
di
Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Ago
i di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo
di
un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed e
un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore
di
salcicce. Agoracrito è tale, ed essi gli persuado
e. Agoracrito è tale, ed essi gli persuadono che si addossi l’impresa
di
far fronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al
ssi gli persuadono che si addossi l’impresa di far fronte a Cleone, e
di
accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza
ronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza
di
signoreggiare nel foro, ne’ porti, nel consiglio,
rrà tutto questo (domanda Agoracrito), se io non sono che un venditor
di
salcicce? Giusto per questo tu diverrai grande, r
tento, l’abicì. Ma (il salcicciajo) come volete che io sappia il modo
di
regolarmi nel governare il popolo? E Demostene: N
delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, purchè abbi cura
di
cattivarti l’animo del popolo, indolcendolo con b
on belle parolette, a somiglianza de’ cuochi. Animo; nulla a te manca
di
ciò che può rendertelo benevolo; hai la voce chio
favoriscono. E chi mi ajuterà? dice Agoracrito. I ricchi hanno timore
di
Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: H
di Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: Havvi un migliajo
di
cavalieri dabbene che odiano Cleone, e ti ajutera
ieri dabbene che odiano Cleone, e ti ajuteranno; havvi un buon numero
di
ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti
e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e
di
spettatori che ti proteggeranno, ed io con tutti
spalleggerò. Non temere no; che sebbene per la paura che si ha della
di
lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato
che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato
di
farne la maschera, pure sarà siffattamente imitat
ente imitato, che verrà tosto conosciuto, essendo questo teatro pieno
di
spettatori savj e sagaci. Or in queste parole non
epubblica, dallo schiavo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto
di
mira. Al comparir di Cleone si sgomenta Agoracrit
avo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto di mira. Al comparir
di
Cleone si sgomenta Agoracrito e vacilla; ma al ve
aldanza la proseguono. Agoracrito adunque è stato in parte il modello
di
queste moderne farse. Egli si avanza a poco a poc
i il collo. Intanto il coro si trattiene a favellare del poeta. Degno
di
lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti
è egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme
di
dire confranchezza ciò che è giusto . . . Egli è
dire confranchezza ciò che è giusto . . . Egli è vero, che da alcuni
di
voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente ins
da alcuni di voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente insinuato
di
astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha impo
nte insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha imposto
di
rammentarvi la gran difficoltà di comporre ottime
ppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà
di
comporre ottime commedie atte a piacere, e quanti
arte usasse, non bastò a sostenersi fino alla vecchiaja, perchè cessò
di
dir male. Cratino che meritò sì gran lode, stette
ltro non fa che cianciare, si vede andar con una corona secca e morto
di
sete; e pure per le vittorie riportate meriterebb
a secca e morto di sete; e pure per le vittorie riportate meriterebbe
di
bere nel Pritaneo. E quanto non sofferse dal vost
cusa il nuovo cimento. Cleone che conosce l’indole del popolo che ama
di
esser lusingato con parolette melate, si sforza d
del popolo che ama di esser lusingato con parolette melate, si sforza
di
mostrargli il suo amore; ma l’emulo usa il medesi
o usa il medesimo artifizio con maggior felicità. Il dotto traduttore
di
Demostene altre volte lodato106 trasporta colla s
ne altre volte lodato106 trasporta colla solita grazia alcuni squarci
di
questa scena per mostrare le smancerie adoperate
amante, Perchè ti adoro. Pop. E tu chi sei? rispondi. Salc. Son
di
costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tem
Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo, e
di
giovarti struggomi. Ecco poi le offerte che ess
iche. Pop. Chi sei tu valent’uomo? or se’ tu forse Della schiatta
di
Armodio? ah questo al certo Fu un atto generoso
i un brodetto Eliastico 108. Salc. Ed io porgoti Un alberello pien
di
unguento, ond’ungerti Gli stinchi incancheriti.
renderti Un giovinastro rigoglioso. Salc. Or abbiti Questa coda
di
lepre, o caro, e forbiti Dagli occhietti la cis
. Il popolo finalmente disingannato per le cose dette dal venditore
di
salcicce, si avvede di essere stato lungo tempo a
e disingannato per le cose dette dal venditore di salcicce, si avvede
di
essere stato lungo tempo aggirato da Cleone, e gl
a suo favore: Agoracrito i suoi altresì, distruggendo la spiegazione
di
Cleone. Finalmente si verificano nella persona de
mane convinto, ed è costretto a cedergli la corona e ad esercitare il
di
lui mestiere vendendo trippe, salcicce e carne co
i lui mestiere vendendo trippe, salcicce e carne cotta in una bottega
di
piazza. Oltre a’ nominati pongonsi in berlina ne’
co, Morsimo tragico, e Lisicle che succedette a Pericle da mercatante
di
montoni che egli era, e sì buono che il poeta lo
oeta lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca, due famose meretrici
di
que’ tempi. Nisieli al solito inveisce contro Ari
Il dotto critico ciò scrivendo non badò alla costituzione democratica
di
Atene; ed obbliò quanto poco bastava per divenirv
ed obbliò quanto poco bastava per divenirvi cittadino ed influire nel
di
lei governo, avendo danajo ed eloquenza. Cleone e
no, avendo danajo ed eloquenza. Cleone era cuojajo, Iperbolo artefice
di
lanterne e l’anzi nominato Lisicle co’ suoi monto
iceopoli, il quale par che rappresenti il personaggio del poeta, gode
di
aver fatto punir Cleone colla multa di cinque tal
il personaggio del poeta, gode di aver fatto punir Cleone colla multa
di
cinque talenti per mezzo della commedia de’ Caval
a commedia de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si curi
di
trattar di pace nel Pritaneo. Egli vede ammessi i
de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si curi di trattar
di
pace nel Pritaneo. Egli vede ammessi i Legati del
i Legati del re, e disperando della pace per l’intera nazione, pensa
di
mandare Amfiteo a conchiudere co’ Lacedemoni una
nesi lo perseguitano co’ sassi per aver portata la pace alla famiglia
di
Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenz
per aver portata la pace alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione
di
costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno
e alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza
di
Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace c
di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il
di
lui ritorno col trattato di pace conchiuso, e le
one di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato
di
pace conchiuso, e le conseguenze che ne risultano
a regolare; ma gli Ateniesi ed Aristofane erano tacitamente convenuti
di
stendere i confini della verisimiglianza un poco
giungono gli Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento egli ottiene
di
essere ascoltato. Per prepararsi alla concione va
lla concione va a battere alla porta del tragico Euripide, e lo prega
di
prestargli alcune vesti cenciose della tragedia a
cenciose della tragedia antica per aringare al popolo. Ottiene quelle
di
Telefo, colle quali si abbiglia per rassembrare u
. Con tal vestito favella al popolo, alterca con Lamaco, e gli riesce
di
convincere gli ascoltatori della sua innocenza pe
di convincere gli ascoltatori della sua innocenza per aver procurato
di
ottenere per se solo la pace. Havvi un coro che p
iesi accusando Cleone. Vi si trova un colpo che caratterizza l’indole
di
que’ repubblicani amici di esser piaggiati, e fac
i trova un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici
di
esser piaggiati, e facili a prendersi colle lodi
. Ab. Cesarotti109: Quando gli ambasciatori della Grecia Bramano
di
accappiarvi a qualche trappola, Vi chiamano vio
omanda accordasi Sol per quel grasso, e il popolo ne gongola, Che
di
un majale riportò la gloria. In vece di majale
l popolo ne gongola, Che di un majale riportò la gloria. In vece
di
majale trovasi nel testo nominato il pesce apua a
testo nominato il pesce apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi
di
portatori di ghirlande di viole e l’aggiunto di g
to il pesce apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori
di
ghirlande di viole e l’aggiunto di grassa, lusing
pua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande
di
viole e l’aggiunto di grassa, lusingavano sommame
gli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande di viole e l’aggiunto
di
grassa, lusingavano sommamente la vanità e pueril
il coro per la pace fatta, ne va godendo i frutti. Prima conseguenza
di
tal pace si è la libertà del commercio per lui, e
già pel bellicoso Lamaco. Si vede una dipintura naturale del mercato
di
Atene per decorare la favola, e vi accorrono varj
ercato di Atene per decorare la favola, e vi accorrono varj venditori
di
Megara e della Beozia. Tra questi un povero Megar
ne potè allora piacere agli Ateniesi, e che ha dato al Nisieli motivo
di
declamar fortemente, quasi in essa consistesse tu
il contrario a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica
di
Venere e delle Grazie, fa preparare un magnifico
oro ammira la copia e la squisitezza de’ cibi, la diligenza e lo zelo
di
coloro che servono, e i preziosi regali che da og
ranquille che si passano nella pace, e gli agitati momenti della vita
di
chi si trova in guerra. Si avvisa Lamaco, che ten
amaco, che tenga pronte le schiere, perchè i ladroni Beoti minacciano
di
volerli assaltare. Si avvisa Diceopoli da parte d
e, Diceopoli a cenare e a dormire. Un nuovo nunzio avvisa la famiglia
di
Lamaco che prepari lenzuola, balsami, empiastri,
r cordoglio maggiore che se Diceopoli il vede così piagato, si riderà
di
lui. Quest’amator della pace, il quale in fatti s
to, si riderà di lui. Quest’amator della pace, il quale in fatti si è
di
lui avveduto, per fare vie più manifesto il suo t
llegra a misura che Lamaco si lamenta. Forse il Nisieli non si avvide
di
questo artifizio, allorchè asserì, che in questa
o artifizio, allorchè asserì, che in questa favola era una confusione
di
cose parte orribili e parte ridicole. Così termin
scorge, lo scopo principale del comico spettacolo Greco essere stato
di
maneggiarvisi le questioni politiche, le quali se
emone codardo, Stratone e Clistene effemminati, Euripide introduttore
di
vestiti laceri e meschini nella tragedia, Amfiteo
ide e al comico Cratino, i quali entrano pressochè in tutte le favole
di
Aristofane. Il Pluto (Πλουτος). Quarant’anni dop
o. De’ pubblici affari non vi si favella punto nè poco: havvi un coro
di
villani nulla mordace: vi si ritraggono e satireg
, la quale sola ne forma tutta la piacevolezza. La spoglia allegorica
di
questa favola cuopre un tesoro di filosofiche ver
piacevolezza. La spoglia allegorica di questa favola cuopre un tesoro
di
filosofiche verità, e mette in azione, sotto l’as
fiche verità, e mette in azione, sotto l’aspetto piacevole e popolare
di
una favoletta anile; quanto nel profondo discorso
Cremilo uomo dabbene povero e disgraziato si consiglia coll’ oracolo
di
Apollo intorno al modo di migliorare la propria c
ro e disgraziato si consiglia coll’ oracolo di Apollo intorno al modo
di
migliorare la propria condizione, e al genere di
ollo intorno al modo di migliorare la propria condizione, e al genere
di
educazione che dovrà dare all’unico suo figliuolo
sapere ad ogni patto, perchè tenga dietro a quel cieco. Forzato dalle
di
lui importunità Cremilo gli narra la risposta del
lo; indi prega il cieco a volergli dire chi egli fia. Ricusa il cieco
di
palesarsi; ma pressato con minacce da Carione man
a il cieco di palesarsi; ma pressato con minacce da Carione manifesta
di
esser Pluto il dio delle ricchezze e di trovarsi
minacce da Carione manifesta di esser Pluto il dio delle ricchezze e
di
trovarsi sì mal condotto, sporco e privo degli oc
di trovarsi sì mal condotto, sporco e privo degli occhi per l’invidia
di
Giove. Tutto il mio male (ei dice) mi viene da Gi
ene da Giove invidiosó del bene altrui. Essendo io giovane mi proposi
di
andar soltanto in traccia di uomini savj, giusti
ne altrui. Essendo io giovane mi proposi di andar soltanto in traccia
di
uomini savj, giusti e probi, ed egli mi tolse la
la vista eviterebbe i malvagi e arricchirebbe i buoni? Pluto risponde
di
sì, e vuol partire. Cremilo nol permette, gli dic
emilo nol permette, gli dice ch’egli è uomo dabbene, e gli fa sperare
di
adoperarsi per fargli ricuperar la vista. Pluto n
per fargli ricuperar la vista. Pluto non osa condiscendere per timore
di
Giove e Cremilo riprende la di lui pusillanimità:
Pluto non osa condiscendere per timore di Giove e Cremilo riprende la
di
lui pusillanimità: Credi tu che i fulmini di Giov
ve e Cremilo riprende la di lui pusillanimità: Credi tu che i fulmini
di
Giove saranno più rispettati riacquistata che avr
muratore, un altro ruha e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore
di
tutti i beni e di tutti i mali. L’ incoraggisce m
ruha e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti i beni e
di
tutti i mali. L’ incoraggisce mostrandogli la di
re di tutti i beni e di tutti i mali. L’ incoraggisce mostrandogli la
di
lui onnipotenza sulla terra, e promette d’investi
a di lui onnipotenza sulla terra, e promette d’investigare la maniera
di
guarirlo. Per mezzo poi di Carione invita i suoi
terra, e promette d’investigare la maniera di guarirlo. Per mezzo poi
di
Carione invita i suoi compagni, uomini probi che
mezzo poi di Carione invita i suoi compagni, uomini probi che mancano
di
pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto.
, uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori
di
Pluto. Pur questi non sa risolversi ad entrare ne
re de’ favori di Pluto. Pur questi non sa risolversi ad entrare nella
di
lui casa. Se io (dice) entro in casa di qualche a
a risolversi ad entrare nella di lui casa. Se io (dice) entro in casa
di
qualche avarone, incontanente mi sotterra in una
ne, incontanente mi sotterra in una fossa, e se un povero il richiede
di
qualunque minimo soccorso, nega di avermi veduto
fossa, e se un povero il richiede di qualunque minimo soccorso, nega
di
avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in cas
soccorso, nega di avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in casa
di
qualche pazzo dissipatore, tosto egli scialacqua
nare con popolarità! Al fine Pluto si determina ad entrare nella casa
di
Cremilo. Intanto i di lui compagni non sanno dar
l fine Pluto si determina ad entrare nella casa di Cremilo. Intanto i
di
lui compagni non sanno dar fede a Carione, nè per
nno dar fede a Carione, nè persuadersi, come un cieco pitocco e pieno
di
malanni possa arricchirli. Anzi Blessidemo nettam
i Blessidemo nettamente dice allo stesso Cremilo, che a lui non piace
di
vederlo tutto a un tratto divenuto ricco, ed ha t
a qualche nume. Cremilo giura, stragiura, e al fine rivela il segreto
di
tenere in casa il dio delle ricchezze. Se ne mara
casa il dio delle ricchezze. Se ne maravigliano i villani, e bramano
di
parteciparne. No, dice Cremilo, non è possibile,
arteciparne. No, dice Cremilo, non è possibile, se prima non si tenta
di
fargli ricuperare la vista. Deliberano di condurl
bile, se prima non si tenta di fargli ricuperare la vista. Deliberano
di
condurlo nel tempio di Esculapio. Frattanto viene
enta di fargli ricuperare la vista. Deliberano di condurlo nel tempio
di
Esculapio. Frattanto viene fuori la Povertà e svi
ne fuori la Povertà e svillaneggia gli astanti, perchè col macchinate
di
dar la vista a Pluto, pensano di scacciarla dalla
a gli astanti, perchè col macchinate di dar la vista a Pluto, pensano
di
scacciarla dalla città. Noi (rispondono i villani
nsano di scacciarla dalla città. Noi (rispondono i villani) cerchiamo
di
far del bene con isbandirti dalle nostre terre. I
plica la Povertà) vi farò toccare con mano, essere io sola la cagione
di
ogni bene, e non potersi commettere maggiore ecce
di ogni bene, e non potersi commettere maggiore eccesso che procurare
di
arricchire i giusti . . . Se Pluto torna a vedere
vedere, le ricchezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà
di
provvedersi di dottrina, nè di esercitar le arti.
hezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi
di
dottrina, nè di esercitar le arti. E chi vorrà pi
vise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè
di
esercitar le arti. E chi vorrà più fare il fabbro
anta filosofia si nascondeva Sotto il velame degli versi strani
di
questo comico così spregevole agli occhi cisposi
i versi strani di questo comico così spregevole agli occhi cisposi
di
molti scioli oltramontani ed Italiani! Il coro op
tani ed Italiani! Il coro oppone che la povertà riempie anzi il mondo
di
miserie. Parti (dice) una bella impresa il far na
bella impresa il far nascer mendici da’ mendici, l’infettare la terra
di
pulci, e d’insetti molesti e schifosi, il colmarl
ettare la terra di pulci, e d’insetti molesti e schifosi, il colmarla
di
miserabili che non hanno pane da satollarsi nè le
e: quella del povero in vivere parcamente e lavorare, in non abbondar
di
beni ma in non mancar di nulla. Io, vi dico, io s
ivere parcamente e lavorare, in non abbondar di beni ma in non mancar
di
nulla. Io, vi dico, io sono quella che rendo gli
. Io, vi dico, io sono quella che rendo gli uomini saggi e prudenti e
di
buono aspetto, a differenza di Pluto che gli fa d
he rendo gli uomini saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza
di
Pluto che gli fa diventare gottosi, panciuti, gro
a differenza di Pluto che gli fa diventare gottosi, panciuti, grossi
di
gambe e lascivi. I miei seguaci sono magri, sotti
ti, ingegnosi e robusti. Osservate un’ altra cosa; gli Avvocati prima
di
uscire dalla povertà sono giusti, circospetti, on
e ministri d’ingiustizie. Queste verità ristuccano il coro avido già
di
ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fos
ste verità ristuccano il coro avido già di ricchezze, il quale ricusa
di
più ascoltarla, fosse anche certo di essere inter
ià di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo
di
essere interamente persuaso. Carione reca l’avvis
rione reca l’avviso della felicità del suo padrone e della guarigione
di
Pluto. Racconta la cura fattagli da Esculapio, e
nell’andar la notte pel tempio rubando delle schiacciate ecc. La casa
di
Cremilo si converte in una reggia dell’abbondanza
a che ne fa Aristofane maestrevolmente, possiamo ravvisare il modello
di
tutti i prodighi, dissipatori e discoli comparsi
comodi mal grado delle grinze la corteggiava; ma oggi che col favore
di
Pluto è egli uscito di miseria, l’ha abbondonata.
grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di Pluto è egli uscito
di
miseria, l’ha abbondonata. Viene poi questo medes
to medesimo giovane, il quale in veder la sua vecchia motteggia sulle
di
lei rughe e sulla bocca senza denti. Viene Mercur
ti. Viene Mercurio stesso per minacciar comicamente tutta la famiglia
di
Cremilo, perchè col far ricuperare la vista a Plu
erchè col far ricuperare la vista a Pluto non vi è più chi si ricordi
di
sacrificare agli dei. Ben vi sta, dice Carione, p
si ricordi di sacrificare agli dei. Ben vi sta, dice Carione, perchè
di
noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una favo
vi curate. Adunque nè anche in una favola sì moderata si tralasciava
di
motteggiar contro la provvidenza; tanto lungi era
si tralasciava di motteggiar contro la provvidenza; tanto lungi erano
di
lor natura le commedie Greche di quel tempo dall’
ro la provvidenza; tanto lungi erano di lor natura le commedie Greche
di
quel tempo dall’essere gli esercizii spirituali d
autore de’ Paradossi. A me, ripiglia Mercurio, non importa un frullo
di
tutti gli dei, ma mi dolgo per me che muojo di fa
non importa un frullo di tutti gli dei, ma mi dolgo per me che muojo
di
fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena da pa
jo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena da parassito. Prega
di
poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo d
a parassito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo
di
prestare ogni servigio più vile, ed il servo lo m
servo lo manda a lavar delle budella. Finalmente si ricovera in casa
di
Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha pi
delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote
di
Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi or
ra in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo
di
sostentarsi ora che Pluto cogli occhi sani vede e
Benedetto Fioretti, che in questa favola l’azione abbraccia lo spazio
di
due giorni, ma la preferisce a tutte le altre, in
isa esaltandola111: Le Nebbie sono per tutto un giardino fioritissimo
di
tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderab
ssimo di tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili, o vuoi
di
motti o di concetti o di episodj o di persone o d
tte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili, o vuoi di motti o
di
concetti o di episodj o di persone o di relazioni
e comiche e mimiche più desiderabili, o vuoi di motti o di concetti o
di
episodj o di persone o di relazioni allegoriche o
imiche più desiderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o
di
persone o di relazioni allegoriche o d’invenzioni
siderabili, o vuoi di motti o di concetti o di episodj o di persone o
di
relazioni allegoriche o d’invenzioni stranissime.
. Con tutto ciò il Pluto per mio giudizio par che tenga il principato
di
tutte quelle favole; perocchè quivi non sei stoma
chità. Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo
di
questo maligno persecutor di Socrate, e al lor pa
tri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor
di
Socrate, e al lor parere si sono appigliati il Fi
appigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni. Il Sig.
di
Voltaire però copiando la censura di Plutarco o d
Rapin ed altri moderni. Il Sig. di Voltaire però copiando la censura
di
Plutarco o di Rapin, volle aggiugnere del suo che
i moderni. Il Sig. di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o
di
Rapin, volle aggiugnere del suo che Aristofane no
comico nè poeta; il che certamente avventurò con tutta la leggerezza
di
un petit-maître. M. Marmontel volle ancora dar su
ta la leggerezza di un petit-maître. M. Marmontel volle ancora dar su
di
ciò il suo parere e derise Madama Dacier che avea
nto encomiato Aristofane. Ma questa famosa letterata, sebbene mancava
di
certo gusto poetico necessario a ben tradurre i p
ole allorchè afferma che Aristofane è fino, puro, armonioso, ed empie
di
piacere coloro che hanno la fortuna di leggerlo o
ino, puro, armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna
di
leggerlo originale, fortuna che auguriamo al trad
la fortuna di leggerlo originale, fortuna che auguriamo al traduttore
di
Lucano e all’ autore della Poetica Francese (Nota
a bellezza de’ colpi, e per la fecondità, la pienezza, il sale Attico
di
cui abbonda, e che oggi a’ nostri orecchi non può
netrare. Daniele Einsio, Tanaquil le Fevre, M. Boivin, ottimi giudici
di
poetica e di Greca lingua, ammirarono Aristofane.
ele Einsio, Tanaquil le Fevre, M. Boivin, ottimi giudici di poetica e
di
Greca lingua, ammirarono Aristofane. Il dotto Bru
Greca lingua, ammirarono Aristofane. Il dotto Brumoy non dissimula i
di
lui difetti non pochi, ma ne va con profitto degl
sti, sì, che possono farsene giudici; ma sono pur troppo rari giudici
di
simil fatta provveduti d’ eccellente criterio, e
oppo rari giudici di simil fatta provveduti d’ eccellente criterio, e
di
gran perizia nel Greco idioma, e d’ intelligenza
e di gran perizia nel Greco idioma, e d’ intelligenza della poesia e
di
giudizio purgato e di gusto vero per decidere int
Greco idioma, e d’ intelligenza della poesia e di giudizio purgato e
di
gusto vero per decidere intorno alle opere degli
antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’Elogio
di
Moliere volle malmenare Aristofane? Facciamolo gi
dell’Era Cristiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno
di
coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemi
tiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e
di
elevazione, ardente dichiarato nemico della servi
coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù, e
di
quanti tentavano di opprimere il suo paese, espon
zione, ardente dichiarato nemico della servitù, e di quanti tentavano
di
opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tu
e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi
di
tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ m
la repubblica e de’ generali che comandavano gli eserciti. Era nelle
di
lui mani la commedia diventata una molla del gove
evolmente con sode lezioni. Gli Ateniesi provando sommo diletto nelle
di
lui commedie non contenti di applaudirlo in teatr
li Ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie non contenti
di
applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fio
n contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fiori sul
di
lui capo, e menavanlo per la città tra sestive ac
ggior onore che far si potesse a un cittadino. Il gran re (cioè il re
di
Persia) domandando di questo poeta agli ambasciat
potesse a un cittadino. Il gran re (cioè il re di Persia) domandando
di
questo poeta agli ambasciatori Spartani, e de’ so
partani, e de’ soggetti ordinarj delle sue satire, ebbe a dire, che i
di
lui consigli erano diretti al pubblico bene, e ch
l’idolo de’ nostri filosofi, al quale cercano con tanti inutili forzi
di
parer simili, scriveva a Dionigi il tiranno, che
teniesi e lo stato della loro repubblica, bastava leggere le commedie
di
Aristofane. Lo stesso Platone studiavasi di forma
stava leggere le commedie di Aristofane. Lo stesso Platone studiavasi
di
formare la propria maniera di scrivere sullo stil
ristofane. Lo stesso Platone studiavasi di formare la propria maniera
di
scrivere sullo stile elegante, polito, dolce, e a
maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce, e armonioso
di
questo poeta, e se n’era talmente invaghito, che
da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore
di
Aristofane, e mai più non l’abbandonarono (Nota X
ota XXII). Ecco quello che agli occhi de i dotti era Aristofane. Dopo
di
ciò che pensereste di un giovane Gaulese, il qual
che agli occhi de i dotti era Aristofane. Dopo di ciò che pensereste
di
un giovane Gaulese, il quale più di due mila anni
ofane. Dopo di ciò che pensereste di un giovane Gaulese, il quale più
di
due mila anni dopo la morte di tal valoroso scrit
te di un giovane Gaulese, il quale più di due mila anni dopo la morte
di
tal valoroso scrittore viene a dirci che egli alt
estemmiatore, un buffone da piazza, un Rabelais sulla scena, e che le
di
lui commedie sono un ammasso di assurdità, donde
za, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un ammasso
di
assurdità, donde qualche volta scappano fuori alc
guisa viene egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e
di
Greca lingua e di poesia113 s’intende meglio del
malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e di Greca lingua e
di
poesia113 s’intende meglio del popolo Greco il pi
tende meglio del popolo Greco il più illuminato dell’universo, meglio
di
Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere
polo Greco il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio
di
Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di t
minato dell’universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio
di
Moliere stesso, meglio di tanti e tanti grand’ing
io di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio
di
tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i
d’ingegni antichi e moderni, i quali tutti hanno avuta la compiacenza
di
ammirare Aristofane. Fin quì M. Freron critico do
terossi indi in Atene il governo e nell’oligarchia cangiò la commedia
di
portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutt
tutta si concentrò la pubblica autorità, posero il freno alla licenza
di
tal dramma, e più non soffrirono di essere impuni
ità, posero il freno alla licenza di tal dramma, e più non soffrirono
di
essere impunitamente sulla scena nominati e motte
ndo stato gettato in mare, secondo che ci attesta Platone, per ordine
di
Alcibiade allora prefetto della flotta Ateniese11
ti doveano obedire, ma volevano conservar la satira. Cercando adunque
di
conseguir coll’industria l’effetto stesso che pro
ll’indovinarli, e con maggior diletto gli ravvisava. In questa specie
di
commedia per la legge divenuta più ingegnosa e pi
imonia, fu tuttavia satirico e pungente. Ma non tollerando il governo
di
veder delusa la sua speranza di correggere la mor
ungente. Ma non tollerando il governo di veder delusa la sua speranza
di
correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far u
correggere la mordacità de’ poeti, vietò il far uso in qualunque modo
di
soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace
n qualunque modo di soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace
di
cambiar natura (Nota XXIII). Platone, poeta comic
e di cambiar natura (Nota XXIII). Platone, poeta comico contemporaneo
di
Aristofane, è tenuto pel primo tra quelli che si
medie, delle quali a noi non son pervenuti che pochi frammenti. Assai
di
lui più chiaro in tal commedia fu Alesside di Tur
pochi frammenti. Assai di lui più chiaro in tal commedia fu Alesside
di
Turio zio o patrocinatore di Menandro, potendosi
i più chiaro in tal commedia fu Alesside di Turio zio o patrocinatore
di
Menandro, potendosi interpretare dell’una e dell’
dell’ altra guisa la voce πατρως presso Suida. Meursio raccolse delle
di
lui favole in torno a cento tredici titoli, ma eg
dugentoquarantacinque, i cui frammenti si leggono sparsi nelle opere
di
Ateneo, Polluce, Stobeo, Laerzio ed Aulo Gellio,
del Morello, dell’Ertelio e del Grozio. La grazia e la vivacità della
di
lui satira non veniva amareggiata dalla soverchia
mi e delle nazioni117. Secondo Plutarco questo comico eccellente finì
di
vivere sulla scena in mezzo agli applausi essendo
gli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole. Stefano
di
lui figliuolo seguì, secondo Suida, le orme del p
gli con applauso la commedia mezzana, ed Ateneo cita un frammento del
di
lui Filolacone o sia fautore degli Spartani. Appa
ani. Appartiene a questa commedia ancora Antifane, che fiorì al tempo
di
Filippo il Macedone, e tralle sue commedie tutte
, ovvero il Flautista, in cui per ischerno introdusse Betalo sonatore
di
flauto inesperto nel suo mestiere, di che vedasi
erno introdusse Betalo sonatore di flauto inesperto nel suo mestiere,
di
che vedasi Plutarco nella Vita di Demostene. Fior
flauto inesperto nel suo mestiere, di che vedasi Plutarco nella Vita
di
Demostene. Fiorirono parimente nella commedia mez
ate, ed Anassandride. Nacque quest’ultimo comico in Camira nell’isola
di
Rodi, e fiorì particolarmente verso l’olimpiade C
o osato motteggiare del governo, gli Ateniesi lo condannarono a morir
di
fame. Suida ci dice che questo comico portò la pr
arono alla Latina. Si trovano citate dagli antichi venti delle favole
di
Anassandride, benchè ne avesse composte intorno a
er le quali solo dieci volte riportò la corona teatrale. Questo poeta
di
vantaggiosa statura, amico di vestire pomposament
iportò la corona teatrale. Questo poeta di vantaggiosa statura, amico
di
vestire pomposamente e di cavalcare, fu così alti
Questo poeta di vantaggiosa statura, amico di vestire pomposamente e
di
cavalcare, fu così altiero, che soffriva con impa
ò più delle dieci coronate, sembra verisimile quel che coll’ autorità
di
Camaleone asserisce Ateneo nel libro IX, cioè che
tte le forze del loro ingegno, e ne ingrandì l’attività. La necessità
di
schivarlo suggeri l’idea di una commedia che fu c
o, e ne ingrandì l’attività. La necessità di schivarlo suggeri l’idea
di
una commedia che fu chiamata Nuova, senza dubbio
o, ma ben lontano dall’antica baldanza e mordacità. Anzi in una delle
di
lui commedie smarrite intitolata il Cocalo si rav
figliuoli Ararote, Nicostrato e Filetero, i quali e si valsero delle
di
lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e compos
composero essi pure delle favole coltivando la commedia nuova; ed uno
di
essi spiccò singolarmente più nel rappresentare c
dal teatro, nè più si agitarono questioni politiche in uno spettacolo
di
puro divertimento. Si circoscrisse adunque la com
i dipintura particolare, perchè apprese dalla filosofia che i difetti
di
un solo privato sotto una potenza che tutto adegu
tà in un preteso ritratto particolare espose alla derisione i difetti
di
un ceto intero. Gioconda, ingegnosa sapienza! A d
te idee della nuova commedia Greca passate da’ Latini a noi, in forza
di
governo e di costumi furono ed esser doveano post
nuova commedia Greca passate da’ Latini a noi, in forza di governo e
di
costumi furono ed esser doveano posteriori alla c
governo e di costumi furono ed esser doveano posteriori alla commedia
di
Aristofane; e se tanti critici pedanti condannano
delle diverse società civili. Contavansi tra’ principali coltivatori
di
quest’ultima delicata commedia gli Apollodori, De
un dotto trattato impresso in Roma nel 1555 insieme colla Biblioteca
di
Apollodoro tradotta in latino da Benedetto Egio12
che coltivarono la poesia teatrale, se ne trovano tre, uno Siciliano
di
Gela, uno Ateniese, ed uno Carisio. Essi fioriron
i, Lacæna, Icetes, Hecyræ latinizzata da Terenzio, non sapendo a qual
di
loro esse si appartengano. Il Meursio le attribui
tessa vecchiaja è un morbo. Del poeta Difilo che meritò il soprannome
di
κωμικωτατος, comicissimo, come ad Euripide si die
rannome di κωμικωτατος, comicissimo, come ad Euripide si diede quello
di
tragicissimo, oltre a’ varj frammenti rapportati
ffo, alla quale dà per innamorati Archiloco e Ipponatte. Alcune delle
di
lui favole furono trasportate nel teatro Latino d
no trasportate nel teatro Latino da Marco Accio Plauto. Di Demofilo e
di
Posidio incontriamo alcuni frammenti; ma da una c
jopoli della Cicilia. Egli fiorì regnando Alessandro Magno poco prima
di
Menandro, e di anni 94 in circa morì sul teatro r
cilia. Egli fiorì regnando Alessandro Magno poco prima di Menandro, e
di
anni 94 in circa morì sul teatro ridendo smoderat
onservati varj nomi, e Grozio ne ha raccolti i frammenti122. Portò il
di
lui figlio natogli in Siracusa il nome di Filemon
ti i frammenti122. Portò il di lui figlio natogli in Siracusa il nome
di
Filemone il minore, e fu contemporaneo di Menandr
natogli in Siracusa il nome di Filemone il minore, e fu contemporaneo
di
Menandro, e più volte con lui contese per la coro
e per la corona scenica, e quasi sempre il vinse. Menandro riputavasi
di
gran lunga a lui superiore, e mal soffrendo di ve
e. Menandro riputavasi di gran lunga a lui superiore, e mal soffrendo
di
vedersi a Filemone posposto, il punse un dì con q
sto motto conservatoci da Aulo Gellio: Senza andare in collera, dimmi
di
grazia, Filemone, quando ti senti proclamar mio v
cilie. Ma Menandro Cefisio figliuolo del capitano Diopete e discepolo
di
Teofrasto spiccò sopra tutti i contemporanei e su
medie, ma solo otto volte fu coronato nel certame. Egli fu il modello
di
Terenzio, il quale di quattro di lui favole si va
lte fu coronato nel certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale
di
quattro di lui favole si valse, cioè dell’Andria,
nato nel certame. Egli fu il modello di Terenzio, il quale di quattro
di
lui favole si valse, cioè dell’Andria, della Peri
se, cioè dell’Andria, della Perintia, dell’ Eunuco e del Tormentatore
di
se stesso. Citansi ancora con molti elogj altre d
e del Tormentatore di se stesso. Citansi ancora con molti elogj altre
di
lui commedie, il Colace, il Fasma, la Taide, dell
frammento, Colloquia mores prava corrumpunt bonos, i Fratelli,
di
cui si conservano questi versi, Communia amico
uniæ Tantum, sed & mens pariter & prudentia, l’ Incensa,
di
cui Grozio traduce quest’altro, Pereat male qu
ilio il più accreditato comico Latino. Non lieve argomento del pregio
di
queste ed altre favole di Menandro si è l’uso e i
mico Latino. Non lieve argomento del pregio di queste ed altre favole
di
Menandro si è l’uso e il saccheggio fattone da’ p
ssere le copie. “Se leggiamo (dice Aulo Gellio123) le commedie Greche
di
Menandro, Posidio, Apollodoro, Alesside ed altri
, Apollodoro, Alesside ed altri nelle traduzioni Latine, ci riempiono
di
diletto, e pajono scritte con grazia e venustà da
na la lettura, comparisce la debolezza de’ Latini, i quali disperando
di
emularle con dignità, alle bellezze native sostit
, alle bellezze native sostituiscono le proprie immodizie”. In pruova
di
ciò Gellio adduce la nominata commedia Plozium re
con giudizio, nitidezza e piacevolezza, Cecilio sì studiò inutilmente
di
voltare in Latino con ugual leggiadria, e si appi
voltare in Latino con ugual leggiadria, e si appigliò poi al partito
di
saltarne più cose, riempiendo il vuoto con qualch
Gellio) cui giova premettere l’argomento della favola. Una figliuola
di
un cittadino povero, deflorata senza che nulla ne
iti e le grida della meschinella in procinto d’infantare, e come uomo
di
buon cuore e pieno di affetto per la famiglia, pr
eschinella in procinto d’infantare, e come uomo di buon cuore e pieno
di
affetto per la famiglia, prende parte nella di le
di buon cuore e pieno di affetto per la famiglia, prende parte nella
di
lei sventura, teme, si adira, sospetta, compassio
ono pesanti, pigre, snervate, disadatte alle circostanze, e spogliate
di
ogni grazia. Dopo ciò il servo a forza di domanda
le circostanze, e spogliate di ogni grazia. Dopo ciò il servo a forza
di
domandare viene in chiaro del succeduto, e così f
è sventurato il mal accorto Che nulla possedendo a nozze corre, E
di
figliuoli caricarsi brama! Quanto mal si consig
inopia tra miserie geme, E si difende mal dall’aspro inverno Reso
di
povertà fido compagno. Da ciò che ad un rinfacc
tà non si attenne Cecilio, ed in tal guisa troncò, stravolse e riempì
di
tragica gonfiezza il concetto del comico Greco:
cetto del comico Greco: Il povero pur troppo è sventurato Carico
di
figliuoli e di miserie. Nulla a lui si perdona:
o Greco: Il povero pur troppo è sventurato Carico di figliuoli e
di
miserie. Nulla a lui si perdona: i suoi difetti
agno, invola. Fin quì Gellio. Un altro de’ più pregevoli frammenti
di
Menandro parmi quello recato da Plutarco De Conso
e vi s’involve, e tutti I beni suoi precipitando perde. Tu poi nè
di
tant’alto al fin cadesti, Nè de’ mali è il magg
ur sei, t’acqueta e soffri. Ammirasi in simili bellissime reliquie
di
Menandro una locuzione nobile sì che non eccede l
a XXIV). Con perdita irreparabile della poesia rappresentativa, niuna
di
tante sue favole potè salvarsi intera dal tempo d
e sono conservati molti versi. Il più onorevole testimonio del merito
di
questo comico filosofo, si è il verso di una sua
revole testimonio del merito di questo comico filosofo, si è il verso
di
una sua commedia che leggesi nella I Epistola del
Corintii. Or chiunque aspiri a riuscire nella commedia nobile, cerchi
di
approfittarsi delle incomparabili reliquie che ne
i delle incomparabili reliquie che ne abbiamo, e vi apprenderà l’arte
di
persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e d
apprenderà l’arte di persuadere da oratore, d’ istruir da filosofo e
di
dilettare da poeta comico124. Per norma ancora de
dilettare da poeta comico124. Per norma ancora della gioventù rapita
di
ordinario dal proprio fuoco prima a scrivere che
rio fuoco prima a scrivere che a pensare, si vuol ripetere quello che
di
sì gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ auto
e quello che di sì gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ autorità
di
Plutarco e di Acrone. Menandro non mai si applica
i sì gran comico riferisce il Giraldi125 coll’ autorità di Plutarco e
di
Acrone. Menandro non mai si applicava a verseggia
di Acrone. Menandro non mai si applicava a verseggiar la favola prima
di
averne formato tutto il piano e ordinate le parti
rne formato tutto il piano e ordinate le parti. E sì gran caso faceva
di
simil pratica, che quando avea ordita la traccia
a dell’azione, tutto che non ne avesse composto un solo verso, diceva
di
aver terminata la commedia. Ora che si dirà di qu
un solo verso, diceva di aver terminata la commedia. Ora che si dirà
di
que’ commediografi, i quali sogliono avvertirci i
que’ commediografi, i quali sogliono avvertirci in qualche prefazione
di
essersi essi trovati intrigati dopo di aver diste
vertirci in qualche prefazione di essersi essi trovati intrigati dopo
di
aver distesi due atti de’ tre di una loro commedi
essersi essi trovati intrigati dopo di aver distesi due atti de’ tre
di
una loro commedia, non sapendo di che trattare ne
po di aver distesi due atti de’ tre di una loro commedia, non sapendo
di
che trattare nel terzo? Questo terzo dovea pensar
he trattare nel terzo? Questo terzo dovea pensarsi interamente avanti
di
animar colla locuzione la prima scena. La natura
ocuzione la prima scena. La natura non produce una per volta le parti
di
una pianta, ma tutte in picciolo le racchiude nel
isa appunto l’intendeva Menandro, la delizia de’ filosofi, l’ oggetto
di
tanti elogj, la misura de’ voti di tanti poeti di
a delizia de’ filosofi, l’ oggetto di tanti elogj, la misura de’ voti
di
tanti poeti diammatici, il modello di Terenzio.
tanti elogj, la misura de’ voti di tanti poeti diammatici, il modello
di
Terenzio. 91. Di Epicarno vedi quanto si è scr
contradette dalla storia, e debbono tenersi per semplici esagerazioni
di
uno zelo virtuoso che aspira al miglioramento de’
e pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli dice, ne fa perdere
di
vista la vera fisonomia, diciam così, del teatro
eniese dovrebbe chiamarsi il gabinetto della repubblica, il consiglio
di
Stato, in cui, benchè di passaggio, solea commend
il gabinetto della repubblica, il consiglio di Stato, in cui, benchè
di
passaggio, solea commendarsi la morale. Il di lei
i Stato, in cui, benchè di passaggio, solea commendarsi la morale. Il
di
lei catechismo veniva tosto sacrificato al minimo
. Vedi la Nota (a b) pag. 234 e 235 del Tomo III della sua Traduzione
di
Demostene. 96. Osserva l’eruditissimo Sig. Duca
alle voci orientali הפ’ ed ’פ’, le quali dinotano esser bello e pieno
di
decoro, e che sarebbe sconcezza il prenderli dall
il prenderli dalla greca voce ἵππος, cavallo. Pure nel presente passo
di
Aristofane non parmi che sconvenga nè l’una nè l’
io, par che desideri nominarlo bel cavaliere, nulla in lui sofferendo
di
plebeo o di comune, nè anche il nome; nel che da
desideri nominarlo bel cavaliere, nulla in lui sofferendo di plebeo o
di
comune, nè anche il nome; nel che da quanti moder
he da quanti moderni plebei non viene ella imitata, i quali affettano
di
chiamare i figliuoli Annibali e Seipioni! 97. V.
ali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Seipioni! 97. V. la
di
lui Ottica nella quest. XIII pag. 345, e il libro
il libro de’ Principj proposiz. VIII, coroll. 3. 4. 98. Fabbricatore
di
lanterne che giunse a governare Atene, e fu punit
ndis, ed Eliano Hist. Var. lib. V. c. 8. 103. T. II della traduzione
di
Demostene pag. 268. 104. V. il tomo III del Teat
divenne sì potente in Atene era un plebeo che esercitava il mestiere
di
cuojajo. 106. Cesarotti t. II pag. 330. 331. 10
quali ricava danaro dalle città vendendo la patria, e l’ardire che ha
di
uguagliarsi a Temistocle ecc. E questa fu l’accus
ig. Cesarotti, alla mercede giudiziaria, essendo gli Eliasti un corpo
di
giudici. 109. Tomo II pag. 65. della traduzione
Eliasti un corpo di giudici. 109. Tomo II pag. 65. della traduzione
di
Demostene. 110. Questo personaggio s’ incontrerà
giovani il conoscerne chiaramente l’origine. Eravi in Atene una razza
di
umane arpie, che sulle accuse e le denunzie si er
va da συκον, ficus, e φαινω, indico, non essendo anticamente permesso
di
portar fichi fuori dell’Attica. Da prima dunque s
ttica. Da prima dunque sicofanti erano i delatori de’ contrabbandisti
di
fichi; e poi questa voce divenne più generale, e
i; e poi questa voce divenne più generale, e comprese tutte le spezie
di
accusatori e calunniatori spregevoli; ed in segui
ungasi a ciò e della politica conveniente alla repubblica Ateniese, e
di
ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene di
mpi e su quelle scene dilettare. 114. Vedi il VI libro dell’Epistole
di
Cicerone ad Attico. 115. Vedasi il Dialogo VI de
Cicerone ad Attico. 115. Vedasi il Dialogo VI de Poetarum Historiis
di
Lilio Gregorio Giraldi. 116. Vossio Institut. Po
cemmo nelle Vicende della Coltura delle Sicilie tomo I. 118. Vedi il
di
lui scoliaste presso il Vossio ed il Fabricio. Ve
ersa da quanto si è finora narrato da tanti autori antichi e moderni;
di
che conviene prevenire la gioventù vaga di erudir
autori antichi e moderni; di che conviene prevenire la gioventù vaga
di
erudirsi. Dell’antica egli dice: Quel che abbiam
i dice: Quel che abbiam detto della tragedia antica (da noi esaminato
di
sopra) affermiamo dell’antica commedia, che altro
pra) affermiamo dell’antica commedia, che altro non era che una festa
di
ballo grottesco animato da una poèsia corrisponde
Insiste sempre questo noto traduttor de’ Salmi e autor de’Paradossi e
di
Giobbe Giureconsulto nel mettere (nè so per qual
vincersene; oltre alle cose dette, si può riflettere che nel paragone
di
Eschilo ed Euripide fatto nelle Rane si discusse
i della commedia nuova egli afferma che cessate in Grecia le commedie
di
Aristofane si cercò d’introdurre di nuovo la comm
che cessate in Grecia le commedie di Aristofane si cercò d’introdurre
di
nuovo la commedia moderata e parca, e fu tollerat
durre di nuovo la commedia moderata e parca, e fu tollerata col patto
di
scegliersi argomenti finti e non veri. Primierame
amente o egli ha voluto dire una cosa e ne ha detta un’ altra, o quel
di
nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurr
to dire una cosa e ne ha detta un’ altra, o quel di nuovo sarà errore
di
stampa, altrimente introdurre di nuovo fa supporr
’ altra, o quel di nuovo sarà errore di stampa, altrimente introdurre
di
nuovo fa supporre che un’ altra, volta vi fosse s
alla storia, s’io ben m’ appongo. In secondo luogo quel patto apposto
di
scegliersi argomenti finti dà ad intendere che ne
osto di scegliersi argomenti finti dà ad intendere che nelle commedie
di
Aristofane gli argomenti fossero veri, il che a p
pubblico spettacolo. Forse sarà così; ma gli avremmo saputo grado, se
di
un fatto così degno di sapersi avesse addotte aut
rse sarà così; ma gli avremmo saputo grado, se di un fatto così degno
di
sapersi avesse addotte autorità o almeno congettu
ture ben fondate. Sussisteva dunque in Grecia la commedia nuova prima
di
conoscersi nelle pubbliche feste? e i particolari
ee ricevute con fondamento intorno all’ erudizione Greca. Le commedie
di
Menandro, di Difilo, di Filemone ecc. giudicate e
on fondamento intorno all’ erudizione Greca. Le commedie di Menandro,
di
Difilo, di Filemone ecc. giudicate e coronate in
to intorno all’ erudizione Greca. Le commedie di Menandro, di Difilo,
di
Filemone ecc. giudicate e coronate in faccia alla
tutta, si recitarono prima privatamente? ovvero altri scrittori prima
di
essi ne composero a tal uso? e questi come mai so
201. 123. Noct. Att. lib. II. cap. 23. 124. Vedasi la Comparazione
di
Menandro e di Aristofane fatta da Plutarco, ed an
ct. Att. lib. II. cap. 23. 124. Vedasi la Comparazione di Menandro e
di
Aristofane fatta da Plutarco, ed anche il X libro
da Plutarco, ed anche il X libro, cap. I delle Isti tuzioni Oratorie
di
Quintiliano. 125. Nel dialogo VII. de Poetarum h
ogo VII. de Poetarum historiis. 126. Metastasio traducendo il verso
di
Orazio Verbaque provisam rem non invita sequen
CAPO XII. Teatro
di
Aristofane. La poesia di questo comico vivace,
CAPO XII. Teatro di Aristofane. La poesia
di
questo comico vivace, animata, fantastica, faceta
tta nelle scene nazionali senza notabili cangiamenti. Ora che diverrà
di
una Greca di ventidue secoli indietro, se nelle n
ne nazionali senza notabili cangiamenti. Ora che diverrà di una Greca
di
ventidue secoli indietro, se nelle nostre contrad
ventare dalle critiche pedantesche del per altro dotto Nisieli contro
di
Aristofane, o dagli oltramontani ancor più ridico
contro di Aristofane, o dagli oltramontani ancor più ridicoli censori
di
tutta l’antichitâ. Mai abbastanza a costoro non s
tofane era un Ateniese, e che fioriva sul principio del quarto secolo
di
Roma nell’ olimpiade LXXXV, pochi annimeno di qua
cipio del quarto secolo di Roma nell’ olimpiade LXXXV, pochi annimeno
di
quattro secoli e mezzo prima dell’ era Cristiana.
de’ Greci agitavansi le quistioni politiche correnti, quanto i drammi
di
Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace
quanto i drammi di Aristofane. L’unico oggetto del poeta nella Pace è
di
ritrarre con pennellate vivaci i danni della guer
la guerra posti al confronto de’ vantaggi della pace. Del sale comico
di
questa favola il lettore prenderà diletto a misur
ranata, non iscopare la Grecia, lasciala stare in pace. Ma parendogli
di
non esserne inteso risolve di volare in cielo per
, lasciala stare in pace. Ma parendogli di non esserne inteso risolve
di
volare in cielo per porgergli i suoi lamenti supp
li i suoi lamenti supplichevoli più da vicino. I servi e le figliuole
di
codesto Greco Don-Quijote cercano rimuoverlo dal
ai nel mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide
di
far di te una tragedia. Tutto è inutile; egli è f
mare (gli dicono), ne rimarrai zoppo, darai motivo ad Euripide di far
di
te una tragedia. Tutto è inutile; egli è fermo ne
o nel suo pensiero, si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’autorità
di
un apologo di Esopo, e gli pare essere arrivato a
iero, si congeda, cavalca uno scarafaggio sull’autorità di un apologo
di
Esopo, e gli pare essere arrivato alla rocca di G
utorità di un apologo di Esopo, e gli pare essere arrivato alla rocca
di
Giove. Olà (grida in aria) non mi aprite? Mercuri
dice che se vuol parlare a Giove, è venuto a mal tempo, essendo fuori
di
casa con gli altri Dei, per cedere alla Guerra la
alla Guerra la propria abitazione, e lasciare agli nomini il pensiero
di
se stessi. Dovesono essi andati? dice Trigeo. Più
co più basso; ma subito mostra popolarmente le perniciose conseguenze
di
tal flagello dell’umanità. Odesi intanto il suono
nel quale si è buttato il porro (in greco Πρασον donde viene il nome
di
Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar
nome di Prasia città della Laconia) e l’aglio, particolar produzione
di
Megara. Comparisce la Guerra minacciando le Grech
i pesta come ogni altro paese infelice! Io vò mettervi dentro un poco
di
mele Attico. Tri. No, per Dio, non fare; mettivi
io, non fare; mettivi qualche altro mele, e risparmia l’Ateniese ch’è
di
gran prezzo. La guerra però non bada alle parole
l’Ateniese ch’è di gran prezzo. La guerra però non bada alle parole
di
Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistel
di Trigeo, e chiama Cidemo perchè le porti un pistello. Cidemo finge
di
non trovarne nè presso gli Ateniesi, nè presso i
he l’hanno prestato a’ Traci. Entrasene la Guerra. Trigeo intraprende
di
trarre la Pace dalla caverna, eccitando all’opera
lla caverna, eccitando all’opera lavoratori, fabri, mercatanti. Tutti
di
buon grado si accingono all’impresa, pregando Mer
o dove ha trovati alla mano questi compagni? Non era egli sulla rocca
di
Giove? Non si sa veramente come veggasi cosi bene
e veggasi cosi bene accompagnato. Con tutto ciò la più vaga allegoria
di
questa favola consiste nel Coro che fa sforzi gra
ngono a rimuovere i sassi e a sprigionare la Pace; lezione eccellente
di
politica e di commercio. Tutti ne gongolano, e Me
ere i sassi e a sprigionare la Pace; lezione eccellente di politica e
di
commercio. Tutti ne gongolano, e Mercurio fa osse
uale (egli aggiunge) accese il fuoco fralle città gittando nel mezzo
di
esse la picciola scintilla del risentimento di Me
ttà gittando nel mezzo di esse la picciola scintilla del risentimento
di
Megara, e destò un incendio generale onde tutti i
via . Così istruito Trigeo pensa a partire. Il Coro prende occasione
di
favellare degli spettacoli scenici di Atene, e di
rtire. Il Coro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici
di
Atene, e di lodare il suo poeta, il quale (egli d
ro prende occasione di favellare degli spettacoli scenici di Atene, e
di
lodare il suo poeta, il quale (egli dice) è otti
e di lodare il suo poeta, il quale (egli dice) è ottimo compositore
di
commedie e pieno di gloria . Rammenta come egli s
poeta, il quale (egli dice) è ottimo compositore di commedie e pieno
di
gloria . Rammenta come egli sia stato il primo ad
ure del bastone. Daciò si ricava, che quanto i comici Latini dicevano
di
se e de’ poeti contemporanei ne’ prologhi, i Grec
re alla pace. All’odore del convito viene l’indovino Jerocle coronato
di
alloro. Spia, chiede, s’insinua, ma non gli è dat
ttone impostore usa ogni artifizio, e comincia a predicare e mostrare
di
esser volontà degli Dei che non si cessasse dal g
he non potrà mai farsi che un gambero cammini diritto, che un guscio
di
castagna non sia irsuto , e nega di partecipare d
ro cammini diritto, che un guscio di castagna non sia irsuto , e nega
di
partecipare de’ licori adoperati nel sacrifizio,
Sibilla . Ognuno vede quanto graziosamente quì si ridicolizzi l’aria
di
oracolo che prendono gl’impostori, profferendo co
re misterioso. Questo sacro impostore accumula sentenze é parole vote
di
sostanza, per mostrarsi uomo grave, inspirato, in
ello, tu supplichi invano; tu non farai mai liscio e polito un riccio
di
castagna. Mangiamo pur noi; amici miei. Jer. Ed i
Sibilla. Il ribattere le altrui parole è un artificio scenico pieno
di
sale, che sempre riesce vivace e dilcttevole sì n
tripudio, per mostrare le felici conseguenze della pace. Un artefice
di
falci ringrazia Trigeo, perchè se prima non vi er
rezzo, ora le vende cinquanta dramme l’una, cioè intorno a sei ducati
di
moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di c
le vende cinquanta dramme l’una, cioè intorno a sei ducati di moneta
di
Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti,
a dramme l’una, cioè intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri
di
celate, di aste, di corsaletti, di lance e di tro
una, cioè intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate,
di
aste, di corsaletti, di lance e di trombe guerrie
intorno a sei ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste,
di
corsaletti, di lance e di trombe guerriere vengon
ducati di moneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti,
di
lance e di trombe guerriere vengono a lamentarsi,
oneta di Napoli. Fabbri di celate, di aste, di corsaletti, di lance e
di
trombe guerriere vengono a lamentarsi, dicendo ch
eguiti nel giorno stesso che si pubblica. In oltre Trigeo dice appena
di
voleré andare in cielo che vi si trova: appena vu
dica un interlocutore, benchè sempre manifesti l’argomento. La Casina
di
Plauto presa a difendere dal Nisieli contra l’Ein
esa a difendere dal Nisieli contra l’Einsio, è l’oggetto interessante
di
tutta la favola, è la persona in cui cade una ric
nza, e non dice mai una parola . Lisistrata (Λυσιστρατη). L’oggetto
di
questa favola è d’inspirar la pace come nella pre
ente, ma l’argomento n’è indecentissimo. L’Ateniese Lisistrata moglie
di
uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne G
si a pacificarsi con gli Spartani. Per riuscirvi si avvisano le donne
di
vietare a’ loro mariti di valersi de’ diritti del
partani. Per riuscirvi si avvisano le donne di vietare a’ loro mariti
di
valersi de’ diritti del contratto nuziale, astrin
ntratto nuziale, astringendovisi con un solenne giuramento. Un giuoco
di
teatro curioso nasce dall’atto del giurare fatto
ll’atto del giurare fatto colle formalità tragiche, mettendo, in vece
di
sangue, del vino in uno scudo. I comici non lasci
ngue, del vino in uno scudo. I comici non lasciavano occasione alcuna
di
contraffare quanto esponevano sulla scena i tragi
ttata da Lisistrata e ripetuta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro
di
non badare alle carezze di uomo veruno, sia amico
uta a spezzoni da Calonica, è tale: Giuro di non badare alle carezze
di
uomo veruno, sia amico o marito; se mi verrà cald
ori, tutto metterò in opera per non condiscendere. Abbonda veramente
di
pitture oscene abominevoli, e per niun modo confa
abominevoli, e per niun modo confacenti per portare il nome Mattejano
di
catechismo, siccome può dedursi dalla sola esposi
rgomento. E che laido catechismo non sarebbe la sfacciata sozza scena
di
Mirina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? L
di Mirina con Cinesia suo marito nell’atto quarto? Le donne per mezzo
di
quel ritrovato la vincono, e costringono gli uomi
pace. Di passaggio in questa commedia vien motteggiato Pisandro uomo
di
bella figura che andava armato galantemente, ma c
nto gittò le armi; onde nacque appo i Greci il proverbio, Più codardo
di
Pisandro. Costui per avere occasione di rubare il
eci il proverbio, Più codardo di Pisandro. Costui per avere occasione
di
rubare il pubblico danajo consigliò e promosse la
Pisandri pullulano in ogni terra e in ogni tempo; sbucciano bensì ben
di
rado gli Aristofani vindici delle pubbliche lagri
erva in questa favola. Si ridicolizza la loro stravagante pretenzione
di
togliere agli uomini il governo delle pubbliche c
o al Consiglio. Un vecchio chiamato Blepiro viene fuori con una veste
di
donna addosso, essendo li stata dalla moglie port
un bisogno naturale, per fare in piazza ciò che la decenza prescrive
di
farsi nel più segreto della propria casa. Le comm
costume, in questa scena si scopre la grossolana libertà e schifezza
di
que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esse
rtà e schifezza di que’ popoli. Blepiro in vero si discolpa per esser
di
notte; ma eravi in Atene tal costumanza di venire
vero si discolpa per esser di notte; ma eravi in Atene tal costumanza
di
venire espressamente in istrada per siffatte cose
nza di venire espressamente in istrada per siffatte cose? Di più se è
di
notte, sì che non possa esser veduto, ond’è che s
il colore della veste che ha indosso? Non parlando ora dell’indecenza
di
tali scene, nei sono questi, durezzé, negligenze
e si vuol procacciare un’opportuna illusione in chi vede o legge. Noi
di
buon grado le notiamo, come proseguiremo in ogni
ità che ne governa, e con giusto sforzo (non so se felice) intendiamo
di
cogliere dagli scrittori di ogni tempo il più bel
usto sforzo (non so se felice) intendiamo di cogliere dagli scrittori
di
ogni tempo il più bel fiore per inspirare il buon
rittori di ogni tempo il più bel fiore per inspirare il buon gusto, e
di
osservarne anche i difetti che potrebbero guastar
erenti in ciò totalmente da certi pedanti moderni che si fanno gloria
di
esagerare tutti i difetti degli antichi, e di neg
rni che si fanno gloria di esagerare tutti i difetti degli antichi, e
di
negligentarne le bellezze. Blepiro adunque con na
e quali oratori hanno aringato, e singolarmente riferisce la concione
di
certo giovanetto (una delle donne mascherate) il
lose per metter giù i pallii, i bastoni, le scarpe de’ mariti. Quello
di
Prassagora la riprende di essere uscita sì di buo
ii, i bastoni, le scarpe de’ mariti. Quello di Prassagora la riprende
di
essere uscita sì di buon’ora senza che gliene abb
arpe de’ mariti. Quello di Prassagora la riprende di essere uscita sì
di
buon’ora senza che gliene abbia fatto motto. Ella
ora senza che gliene abbia fatto motto. Ella si discolpa col pretesto
di
avere assistito un’amica prossima a partorire. In
in commune, e da questo fondo della nazione prendere il sostentamento
di
ciascuno. Imperocchè non mi piace che uno straric
na spanna per esservi seppellito; che uno sia circondato da una folla
di
schiavi, ed un altro per bisogno sia costretto a
te e le vecchie. Si oppone ancora che non si conosceranno i figliuoli
di
ciascuno. Ma qual pro da questo? dice Prassagora.
al pro da questo? dice Prassagora. Così i vecchi passeranno per padri
di
tutta la gioventù. E chi lavorerà la terra? I ser
asibulo, Cefalo, Neoclide; nè vi si risparmia la bruttezza ed il naso
di
Lisicrate, e l’effemminatezza di Nicia. Le Cereal
si risparmia la bruttezza ed il naso di Lisicrate, e l’effemminatezza
di
Nicia. Le Cereali (Θεσμοφοριαζουσαι). La satira d
getti della commedia antica, non leggendosi favola veruna, ove contro
di
essi non si avventino strali di fuoco, e non si f
leggendosi favola veruna, ove contro di essi non si avventino strali
di
fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue
giche contiene questa commedia, la quale prende il titolo dalle feste
di
Cerere, e dal soprannome Tesmoforo legislatrice a
o legislatrice attribuito a questa Dea. Vi si agita una comica difesa
di
Euripide allora vivente contro le accuse delle do
favola a tutto potere vien motteggiato. Nell’atto I Mnesiloco suocero
di
Euripide si consiglia con lui e va cereando il mo
siloco suocero di Euripide si consiglia con lui e va cereando il modo
di
difenderlo dalle donne irritate, le quali nel cel
edue picchiano alla porta del giovino tragico Agatone per supplicarlo
di
prendere innanzi alle donne la difesa di un di lu
gico Agatone per supplicarlo di prendere innanzi alle donne la difesa
di
un di lui collega. Viene fuori il servo di Agaton
gatone per supplicarlo di prendere innanzi alle donne la difesa di un
di
lui collega. Viene fuori il servo di Agatone, il
nanzi alle donne la difesa di un di lui collega. Viene fuori il servo
di
Agatone, il quale colle sue comiche espressioni s
preso (come d’ordinario avviene a’ servi de’ letterati) dalla smania
di
mostrarsi bell’ ingegno ad imitazione del padrone
lletti, fate pausa a’ vostri gorgheggi: e voi fiere selvagge, cessate
di
agitare correndo le boscaglie. Mnes. Cospettone!)
Ser. Ecco il mio gentil padroue si accinge a verseggiare. Ad istanza
di
Euripide Agatone viene fuori cantando. Mnesiloco
i cantando. Mnesiloco è rapito dalla melodia, indi meravigliato della
di
lui attillatura e mollezza; Donde sei (egli dom
o tu che non sembri uomo del tutto? quale è la tua patria? che foggia
di
vestire adopri tu? che vivere ambiguo? come accop
dopri tu? che vivere ambiguo? come accoppi tu lo specchio e la spada?
di
che spezie sei tu? parla hai tu tutto quello che
e ch’è freddo, freddamente verseggia. Dopo ciò Agatone vien pregato
di
accompagnare Mnesiloco, e di parlare a favore di
rseggia. Dopo ciò Agatone vien pregato di accompagnare Mnesiloco, e
di
parlare a favore di Euripide accusato come nemico
Agatone vien pregato di accompagnare Mnesiloco, e di parlare a favore
di
Euripide accusato come nemico delle donne. Agaton
ne. Agatone se ne scusa; ed è forza che il solo Mnesiloco tolga sopra
di
se l’impresa. Euripide gli rade la barba e gli br
o, e in presenza dello spettatore lo trasforma in donna con gli abiti
di
Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento di Eurip
tatore lo trasforma in donna con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo
di
un giuramento di Euripide di non abbandonarlo nel
ma in donna con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento
di
Euripide di non abbandonarlo nel pericolo, Mnesil
con gli abiti di Agatone. Fatto ciò dopo di un giuramento di Euripide
di
non abbandonarlo nel pericolo, Mnesiloco affettan
portamento femminile vassi a mescolar tralle donne. Un Coro composto
di
donne insieme col banditore invoca le deità tutte
donne insieme col banditore invoca le deità tutte, pregando che muoja
di
mala morte colui che tende insidie al popolo, o c
tratta le donne, o che fa tregua o amicizia con Euripide, o che pensa
di
farsi tiranno della patria, o che manifesta qualc
e e gli artifizii donneschi da lui propalati. Un’altra donna l’accusa
di
ateismo, e che coll’aver negato l’esistenza degli
gli Dei, ella che vender soleva ghirlande per gli sagrifizii, dopo le
di
lui tragedie non vende la mettà delle corone che
oce femminile e usando de’ tuoni acuti sottentra ad aringare a favore
di
Euripide; e mostra quante e quante altre cose ha
va l’assemblea femminile contro la finta oratrice che vien minacciata
di
esser pelata col fuoco. Continua non per tanto Mn
. Il romore che eccita questa maligna orazione, è sospeso dall’arrivo
di
Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagi
orazione, è sospeso dall’arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome
di
putto a cagione de i di lui costumi) il quale fa
l’arrivo di Clistene (cui il poeta dà il nome di putto a cagione de i
di
lui costumi) il quale fa sapere alle donne di ave
di putto a cagione de i di lui costumi) il quale fa sapere alle donne
di
avere udito nel foro che Euripide ha inviato nel
alle donne di avere udito nel foro che Euripide ha inviato nel tempio
di
Cerere il vecchio suo suocero vestito da donna a
donna a prendere la sua difesa e a spiare i loro consigli. L’angustia
di
Mnesiloco vicino ad essere scoperto dovea produrr
ccando la verità lo prendono per consegnarlo al magistrato. Un giuoco
di
teatro ben vivace doveva risultare dal movimento
strato. Un giuoco di teatro ben vivace doveva risultare dal movimento
di
tutta l’adunanza, e dalle diligenze che faceva il
rtarsi se altri vi fosse ancora così mascherato. Atto III. Il suocero
di
Euripide non so come si sviluppa e si distriga da
i distriga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia
di
una di esse una bambina tenta fuggire. E con aria
iga dalle donne che lo custodiscono, e strappata dalle braccia di una
di
esse una bambina tenta fuggire. E con aria minacc
mbina tenta fuggire. E con aria minaccevole facendo forse una parodia
di
qualche scena tragica, No , dice, non fia che ma
rosseggi quest’ara. La donna chiama le altre in soccòrso, e minaccia
di
farlo bruciare. Mnesiloco furibondo si accinge a
ta tua genitrice; mori…. Che veggio? La bambina è diventata un’otre
di
vino, ed ha le scarpe alla Persiana! Di quì Mnes
terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello
di
mezzo era consacrato alla penitenza, e le donne l
are la pelle dell’otre; ma Mica tenera madre della bambina implora la
di
lui clemenza, e chiama Mannia, perchè rechi almen
raccoglierne il sangue. Altre donne sopraggiungono, e Mica affrettasi
di
far noto al magistrato il di lui delitto. Mnesilo
donne sopraggiungono, e Mica affrettasi di far noto al magistrato il
di
lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito in
strato il di lui delitto. Mnesiloco vedendosi a mal partito incide su
di
un legno il proprio pericolo con intenzione di af
mal partito incide su di un legno il proprio pericolo con intenzione
di
affrettare Euripide in suo soccorso. Il Coro gius
o aspettando in vano il genero tenta la fuga, fingendosi Elena moglie
di
Menelao. Una donna lo rimprovera per questa nuova
se veramente fosse Elena. Questi versi non possono essere imitazione
di
alcun passaggio di tragedia? Questo giusto dubbio
Elena. Questi versi non possono essere imitazione di alcun passaggio
di
tragedia? Questo giusto dubbio può renderci cauti
usto dubbio può renderci cauti per non tacciar, cosi spesso il Comico
di
aver molte volte inalzato lo stile. Viene Euripid
Comico di aver molte volte inalzato lo stile. Viene Euripide in forma
di
Menelao, e la scena tragica riesce graziosa. Tutt
a. Tutto ciò che vedesi sul teatro viene da essi adattato alla storia
di
Elena. Il paese diventa Egitto, il tempio chiamas
lla storia di Elena. Il paese diventa Egitto, il tempio chiamasi casa
di
Proteo, l’altare vien detto sepolcro, la donna ch
ro, la donna che è presente detta Critilla, è presa per Teonoe figlia
di
Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elen
lia di Proteo. Dopo ciò il finto Menelao e la finta Elena fanno vista
di
ravvisarsi e riconoscersi. Ecco un dialogo ed una
esi. La donna intanto che custodisce il colpevole, annunzia la venuta
di
un arciero o fante della giustizia, ed Euripide s
. Euripide non comparisce più, ed il suocero freme. Si avvede poi che
di
lontano gli fa qualche cenno, dal quale intende (
ge con maraviglia della finta Andromeda. Ma Euripide ritorna in forma
di
Perseo; e da questo nuovo travestimento nasce un
venir seco a patti e liberar Mnesiloco, egli promette con giuramento
di
non dir mai più male di loro. Le donne sono di ac
berar Mnesiloco, egli promette con giuramento di non dir mai più male
di
loro. Le donne sono di accordo, ma temono che il
romette con giuramento di non dir mai più male di loro. Le donne sono
di
accordo, ma temono che il custode abbia ad oppors
ultima volta da una vecchia accompagnata da una giovinetta, per mezzo
di
cui adesca il custode, lo disvia, scioglie Mnesil
resso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano
di
pregio in ragione del tempo che va tramezzandosi
il riputato Poeta Cesareo (nel capitolo V dell’Estratto della Poetica
di
Aristotile) che l’asione incomincia in istrada,
sione incomincia in istrada, poi passa, continua e finisce nel tempio
di
Cerene . Ma se la scena si figuri, come agevolmen
se, che comprendesse due membri, de’ quali l’uno rappresentasse parte
di
una strada, e l’altro il tempio di Cerere adjacen
’ quali l’uno rappresentasse parte di una strada, e l’altro il tempio
di
Cerere adjacente, il luogo in tal caso sarebbe un
assati, quando fu composta e rappresentata questa favola, nella quale
di
que’ tragici si giudica, e specialmente si compar
he poeta che era mal riuscito a vestire e caratterizzare il figliuolo
di
Alcmena. Bacco in compagnia di Santia suo servo c
vestire e caratterizzare il figliuolo di Alcmena. Bacco in compagnia
di
Santia suo servo che porta alcuni vasi, un letto
suo servo che porta alcuni vasi, un letto ed altro, batte alla porta
di
Ercole, e gli dice che in leggendo l’Andromeda di
o, batte alla porta di Ercole, e gli dice che in leggendo l’Andromeda
di
Euripide erasi invogliato di trarre questo tragic
, e gli dice che in leggendo l’Andromeda di Euripide erasi invogliato
di
trarre questo tragico dall’inferno ed averlo seco
morto. Erc. E Pitangelo?…. E tanti altri giovani i quali sono autori
di
più di diecimila tragedie, e sono più loquaci di
Erc. E Pitangelo?…. E tanti altri giovani i quali sono autori di più
di
diecimila tragedie, e sono più loquaci di Euripid
i quali sono autori di più di diecimila tragedie, e sono più loquaci
di
Euripide? Bac. Sono tutti cianciatori che fanno v
la storia de’ tragici che sopravvissero a Sofocle, fra’ quali, al dir
di
Aristofane, il meno cattivo era Josone. Bacco poi
o calda nè troppo fredda. Erc. Te ne additerò una bella, cioè quella
di
un legno ed una corda, impiccandoti. Bac. Oibò, q
Bac. Oibò, questa via suffogatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella
di
un pistello e di un mortajo. Bac. Intendi tu con
a via suffogatoria non mi piace. Erc. Ti dirò quella di un pistello e
di
un mortajo. Bac. Intendi tu con manipolare qualch
vedrai più bassa una lampada, e se chi ti vede vorrà farti la carità
di
mandarti giuso, vi anderai. Bac. Dove? Erc. Abbas
difficoltà che incontrerà, e parte. Bacco rimane fermo nel proposito
di
andarvi, ma Santia vorrebbe almeno ajuto da alcun
co sembrano troppe; non convengono; e s’incamminano soli senza cercar
di
altri. Trovano Caronte che ammette solo Bacco nel
dagli se ha vedute tutte le cose accennate da Ercole. Santia risponde
di
no, e stima che le abbia dette per ispaventarlo;
’io credolo. Vè vè che il viso come bragia avvampale. E una gamba ha
di
bronzo, e l’altra… Bac. E una gamba ha di bronzo
avvampale. E una gamba ha di bronzo, e l’altra… Bac. E una gamba ha
di
bronzo, e l’altra…Io palpito. Di sterco? San. App
terco? San. Appunto. Bac. Appunto.E dessa! Ove rimpiattomi? Un Coro
di
sacrificatori canta di poi le lodi di Bacco, e di
c. Appunto.E dessa! Ove rimpiattomi? Un Coro di sacrificatori canta
di
poi le lodi di Bacco, e dice quali sono i pervers
essa! Ove rimpiattomi? Un Coro di sacrificatori canta di poi le lodi
di
Bacco, e dice quali sono i perversi, i furfanti,
. Quì campeggia tutta la mordacità del Comico. Bacco batte alle porte
di
Plutone, e si annunzia per Ercole. Ercole? (rispo
e rubò il nostro cane Cerbero? Bacco s’impaurisce e prende il partito
di
cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio
prende il partito di cangiar vesti con Santia che mostra più coraggio
di
lui. Ma viene una fantesca di Proserpina, la qual
esti con Santia che mostra più coraggio di lui. Ma viene una fantesca
di
Proserpina, la quale accoglie Santia credendolo E
lie Santia credendolo Ercole con molta cortesia e affabilità, e pensa
di
presentargli un buon pranzo; la qual cesa udendo
la qual cesa udendo Bacco, per goderne, riprende la clava e la pelle
di
leone. Vengono però altri servi che lo prendono p
ce a Santia che torni ad esser Ercole. Torna Eaco, e per sapere quale
di
essi due è il ladro e quale Ercole, immagina ques
na questo espediente: colui che soffrirà le bastonate senza dar segno
di
dolore, sarà certamente Alcide. È battuto or l’un
o or l’uno or l’altro: vogliono lamentarsi ma si trattengono, temendo
di
peggio. Questa scena è propria de’ pulcinelli e d
e, produce in teatro un effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve
di
condurli al cospetto di Plutone e di Proserpina.
effetto assai piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto
di
Plutone e di Proserpina. Dopo il Coro lo stesso E
piacevole. Al fine Eaco risolve di condurli al cospetto di Plutone e
di
Proserpina. Dopo il Coro lo stesso Eaco parlando
a. Dopo il Coro lo stesso Eaco parlando con Santia accenna la contesa
di
Eschilo e di Euripide, per la quale havvi tra’ mo
ro lo stesso Eaco parlando con Santia accenna la contesa di Eschilo e
di
Euripide, per la quale havvi tra’ morti un gran c
na legge dell’inferno che il più eccellente in un arte occupi la sede
di
Plutone, pronto a cederla a un altro di maggior n
nte in un arte occupi la sede di Plutone, pronto a cederla a un altro
di
maggior nome che sopravvenga. San. E perchè dunq
spirare al trono… Ora che sa che si contende pel primato, ha risoluto
di
confermare ad Eschilo la cessione in caso che rim
a cessione in caso che rimanga vincitore; se poi egli perde, fa conto
di
combattere contro di Euripide. Si commette a Bac
e rimanga vincitore; se poi egli perde, fa conto di combattere contro
di
Euripide. Si commette a Bacco il giudizio. Vengo
il giudizio. Vengono i poeti altercando e ingiuriandosi. Bacco cerca
di
farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti
co cerca di farli acchetare. Non è dovere, ei dice, che poeti, uomini
di
lettere, si vituperino, e dicansi villanie come d
villanie come due donnicciuole che vendono del pane. Eschilo protesta
di
aver pena di contendere con un emolo la cui poesi
due donnicciuole che vendono del pane. Eschilo protesta di aver pena
di
contendere con un emolo la cui poesia è morta col
fatto io così, che avendo ricevuta l’arte da te ch’eri gonfio e pieno
di
jattanza, e che adoperavi parole inintelligibili,
re il render gli uomini migliori nelle città. Esc. Or tu all’incontro
di
buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così
o di buoni gli hai fatti divenire scellerati. Non così io che in vece
di
renderli sofisti, ciarloni, astuti, come tu faces
astuti, come tu facesti, gli ho fatti generosi e inclinati all’armi;
di
modo che chiunque ha veduti i Tebani, ha desidera
pide le Fedre meretrici, nè le Stenobee; anzi mi sono astenuto sempre
di
ritrarre donne innamorate. In oltre io non solo h
come conveniva parole magnifiche a’ semidei, ma gli ho ancora vestiti
di
abiti tragici, gravi e assai più nobili di quelli
, ma gli ho ancora vestiti di abiti tragici, gravi e assai più nobili
di
quelli che communemente usiamo; dovecchè tu, dist
i hai abbigliati triviálmente. Dopo ciò Euripide riprende i prologhi
di
Eschilo, e in prima quello della tragedia intitol
la tragedia intitolata Orestia. Eschilo ancora motteggia de’ prologhi
di
Euripide; ed in qualunque cosa essi dicono, Bacco
apposta alla loro poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio
di
qualche dramma di Eschilo, lo declami colla canti
poesia. Sembra che Euripide ripetendo uno squarcio di qualche dramma
di
Eschilo, lo declami colla cantilena da Eschilo us
latto trat , come noi diciamo laralara laralà, e forse motteggiandolo
di
monotonia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta
nia. Ed Eschilo lo paga della stessa moneta, riprendendo la cantilena
di
Euripide Ei ei ei ei . Tali critiche benchè esag
, volendo che profferiscano a vicenda un verso per esaminare qual sia
di
maggior peso; ma vi buffoneggia su al solito, pre
aso che dovesse egli ritornare all’inferno, non istimando altri degno
di
occuparla in sua vece. Il giudizio derisorio, ed
sentenza pronunziata da Bacco manifesta che Aristofane volle burlarsi
di
ambedue, benchè con più asprezza malmenasse Eurip
empo dalla superficie della terra al centro, passando il semidiametro
di
essa di 3436 miglia; dalla qual critica s’impara
la superficie della terra al centro, passando il semidiametro di essa
di
3436 miglia; dalla qual critica s’impara il sito
artiene la favola che io esamino? La maggior parte delle osservazioni
di
quell’erudito contro Aristofane svanisce al consi
contro Aristofane svanisce al considerarsi che egli volle misurare le
di
lui favole colla squadra della commedia, e doveva
Nuvole (Νεφελαι). La più artificiosa, la più salsa, la più abbondante
di
colori comici tralle commedie di Aristofane, è qu
osa, la più salsa, la più abbondante di colori comici tralle commedie
di
Aristofane, è questa intitolata le Nuvole compost
a guerra del Peloponneso; la quale diede agli Ateniesi oziosi materia
di
ragionare anche due mesi prima che l’autore otten
a di ragionare anche due mesi prima che l’autore ottenesse la licenza
di
porla in teatro. Per gustarne le grazie e l’artif
rate che astiosamente vi è malmenato, sostituirne un altro fantastico
di
qualche impostore malvagio corruttore della giove
ttore della gioventù. Non fu già vero ciò che s’imputò al poeta, cioè
di
essere stato subornato e pagato da maligni sacerd
oè di essere stato subornato e pagato da maligni sacerdoti professori
di
cloquenza Anito e Melito per comporre questa comm
e gli animi degli spettatori a udir senza ribrezzo calunniare un uomo
di
merito eminente e a vederlo poscia denunziare all
iglio de’ Cinquecento. Sappiamo dall’altra parte da Eliano accusatore
di
Aristofane, che Socrate non frequentava i teatri
commedia antica. Ora non bastavano tali cose per accendere nell’animo
di
Aristofane un desiderio di vendicarsene in uua co
stavano tali cose per accendere nell’animo di Aristofane un desiderio
di
vendicarsene in uua commedia? Eliano stesso dice
a Socrate de’ comici maledici) furono ancora l’origine della commedia
di
Aristofane. Quanto altro aggiugne della subornazi
n possono sapersi se non dal solo Aristofane. Basti ciò per l’origine
di
tal commedia bella insieme e scellerata, e passia
mpagnato da qualche passeggiera riflessione. Atto I. Strepsiade padre
di
Fidippide si vede oppresso dai debiti contratti p
suoi conti. Va rimembrando lo sproposito fatto nell’essersi egli uomo
di
campagna voluto congiungere in nodo maritale coll
gli uomo di campagna voluto congiungere in nodo maritale colla nipote
di
Megacleo donna avvezza alla vita molle e oziosa e
empi nelle più colte città: una donna vana che dameggia, un figliuolo
di
un villano che fa da cavaliere e si occupa di car
dameggia, un figliuolo di un villano che fa da cavaliere e si occupa
di
carrette (ed ora diremmo di carrozze) a due, a qu
n villano che fa da cavaliere e si occupa di carrette (ed ora diremmo
di
carrozze) a due, a quattro ed a sei cavalli, e un
o mal accasato che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica
di
debiti e di angustie. Da questo matrimonio disugu
to che a suo dispetto si tratta da gentiluomo e si carica di debiti e
di
angustie. Da questo matrimonio disuguale comincia
Al fine come al ciel piacque ci accordammo nel dirlo Fidippide. Ella
di
poi toglieva in braccio questo figliuolo, e accar
tto grande condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito
di
seta e di panni fini? Io all’ incontro gli diceva
condurrai il cocchio in città come faceva Megacleo vestito di seta e
di
panni fini? Io all’ incontro gli diceva: E quando
E quando menerai tu le capre da Felleo come faceva tuo padre vestito
di
grosso panno? Comici contrapposti graziosissimi!
Comici contrapposti graziosissimi! I moderni non hanno immaginato nè
di
più veri nè di più vaghi. Con questi principii ma
posti graziosissimi! I moderni non hanno immaginato nè di più veri nè
di
più vaghi. Con questi principii materni non è mer
lusso, alla vanità, a’ cavalli, alle carrette, ed abbia fatto caricar
di
debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di us
ed abbia fatto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade
di
uscire di guai sveglia Fidippide, il quale si mos
atto caricar di debiti il padre. Bramoso intanto Strepsiade di uscire
di
guai sveglia Fidippide, il quale si mostra verso
tra verso il padre molto rispettoso, e ciò ne darà motivo in appresso
di
ammirare l’arte del poeta. Gli dice che bisogna m
vita e costumi, mettere da banda la cavalleria, e diventar discepolo
di
Socrate per imparare a rispondere a’ creditori. N
vi si accomoda il figliuolo; il bisogno stringe; e Strepsiade risolve
di
andare egli stesso a studiare. Batte alla porta d
Strepsiade risolve di andare egli stesso a studiare. Batte alla porta
di
Socrate, e un discepolo che viene a veder chi pic
polo che viene a veder chi picchia, lo sgrida perchè ha interrotte le
di
lui meditazioni. Questo solo colpo di pennello ma
sgrida perchè ha interrotte le di lui meditazioni. Questo solo colpo
di
pennello manifesta subito lo spirito della casa;
la casa; che se il servo o discepolo affetta tanto l’uomo d’ingegno e
di
conseguenza, che sarà il padrone o maestro? Strep
misurando quanti de’ proprii piedi una pulce ha saltato dalla fronte
di
Cherefonte alla testa di Socrate. Strepsiade doma
prii piedi una pulce ha saltato dalla fronte di Cherefonte alla testa
di
Socrate. Strepsiade domanda in qual modo possa ve
ha calato la pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella specie
di
calzari di cera formati ai di lui piedi, e con es
a pulce, e poichè si è raffreddata, ha tolto quella specie di calzari
di
cera formati ai di lui piedi, e con essi ha misur
i è raffreddata, ha tolto quella specie di calzari di cera formati ai
di
lui piedi, e con essi ha misurato lo spazio corso
de esclama, Str. O Giove! che prodigiosa acutezza? Disc. E che dirai
di
quest’altra?. Domandato da Cherefonte, se la zanz
a, e si è assicurato che il canto venga dalla parte deretana. Str. Il
di
dietro adunque delle zanzare è una tromba? Con s
n due pennellate avvilisce le ricerche minute intorno a certi insetti
di
niun uso continuate per una serie di anni da pseu
e minute intorno a certi insetti di niun uso continuate per una serie
di
anni da pseudonaturalisti, i quali appo il volgo
la strada. In Grecia la vastità de’ teatri dava il comodo agli attori
di
agire in più luoghi contigui successivamente senz
a legge intorno al luogo, lasciando alla discretezza dello spettatore
di
supporre il passaggio eseguito. All’aprirsi della
bbe a se l’umore delle sue cogitazioni , le quali non avrebbero forza
di
elevarsi alla contemplazione delle cose superiori
ando grandi paroloni ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama
di
scientifico appo di chi ne sa quanto lui? L’impos
ch’egli stesso non comprende, per acquistar fama di scientifico appo
di
chi ne sa quanto lui? L’impostura de’ falsi colti
i è bene antica, e si perpetuerà massime in que’ paesi che sono privi
di
teatro perfetto, ove possano senza pericolo smasc
ica derisione. Strepsiade pieno del suo disegno, più non badando alle
di
lui ciance, il prega perchè voglia insegnarli ad
lui ciance, il prega perchè voglia insegnarli ad aringare, esponendo
di
trovarsi oppresso dalle usure e di avere impegnat
insegnarli ad aringare, esponendo di trovarsi oppresso dalle usure e
di
avere impegnata tutta la sua roba per essere stat
essere stato consumato da un maladetto morbo cavaleresco, e promette
di
rimunerarlo giurando per gli Dei. Che sorta di D
valeresco, e promette di rimunerarlo giurando per gli Dei. Che sorta
di
Dei giuri tu? ripiglia Socrate. Tu dei sapere ch
ella falsa filosofia. La vera insegna ai Newton a provare l’esistenza
di
Dio dalle cose fattea; e la falsa che tutto ignor
el mezzo naturale per sollevarsi da esso gradatamente alla cognizione
di
un ente creatore, e si appiglia al partito di neg
tamente alla cognizione di un ente creatore, e si appiglia al partito
di
negarlo. Quest’ateo adunque da Aristofane introdo
ppio del tuono; nel che si noti come i Comici Greci si approfittavano
di
ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnif
piglia Strepsiade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia
di
volar su, di dir cose sottili, disputar del fummo
iade, per cui udendo la loro voce io mi sento una voglia di volar su,
di
dir cose sottili, disputar del fummo, attaccarmi
carmi alle paroluzze, seminare equivoci e contraddire. Desidera indi
di
veder le Nuvole, e Socrate gli dice, che si volga
poco a poco andavano esse empiendo il teatro comparendo in sembianza
di
donne. Stupisce il candidato, perchè queste Nuvol
spetto donnesco; e quelle che volano per l’aria sembrano tanti volumi
di
lana che ondeggi. O sciocco , gli dice Socrate,
che vogliono. Se vedono uno zotico come Senofonte, prendono la forma
di
centauri; se un rapace come Simone, diventano lup
ueste tre cose, il Caos, le Nuvole, e la lingua. Strepsiade promette
di
non più sacrificare, purchè col mezzo delle Nuvol
del canto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca
di
una delle persone del Coro le proprie lodi, come
me si è veduto nella Pace, ma egli stesso si caccia avanti a favellar
di
se. È questo l’equivalente di un vero prologo che
egli stesso si caccia avanti a favellar di se. È questo l’equivalente
di
un vero prologo che i Latini premisero alla favol
I Greci però sono scusabili, perchè il loro Coro si fingeva composto
di
una parte del popolo, per cui si rappresentava, e
sembrato strano che venisse fuori lo stesso autore come un individuo
di
quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si s
o di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si suppone composto
di
esseri immaginarii, ed il poeta che si presenta a
enta alla scoperta, pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia
di
ciò, egli parla di se stesso, loda le proprie inv
pare che ne distrugga ogni illusione. Che che sia di ciò, egli parla
di
se stesso, loda le proprie invenzioni e satireggi
venzioni e satireggia quelle de’ suoi competitori e antepassati. Dice
di
esser questa la migliore delle sue favole, e sper
assezza porta seco, come quelle degli altri Comici, i quali fanno uso
di
vesti lacere….. per far ridere i fanciulli. Essa
do quanto incontra, non a farlo venire con fiaccole alla mano a guisa
di
una furia, ma se ne viene unicamente adorna di be
cole alla mano a guisa di una furia, ma se ne viene unicamente adorna
di
bellezze naturali. In oltre io non cerco (aggi
apparenti variazioni due o tre volte la medesima favola. Io m’ingegno
di
comporne sempre delle nuove e spiritose con tal c
l’incontro gli altri avendo preso a pungere Iperbolo, non cessano mai
di
trargli de’ calci. Eupoli, nella sua commedia int
civo, e questa ancora egli tolse da Frinico. Ermippo poi l’introdusse
di
nuovo in iscena, scagliandosi contro Iperbolo a,
molto salsa e piacevole. Socr. Orsù che cosa vuoi tu prima imparare
di
tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure d
cosa vuoi tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare
di
misure di parole o di canti? Strep. Di misure; pe
tu prima imparare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure
di
parole o di canti? Strep. Di misure; perchè ultim
parare di tante che ne ignori? Vuoi tu studiare di misure di parole o
di
canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da un
role o di canti? Strep. Di misure; perchè ultimamente da un venditore
di
frumento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr.
re; perchè ultimamente da un venditore di frumento sono stato burlato
di
mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo ma d
di frumento sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io
di
questo ma di misure metriche. Dimmi quale stimi t
sono stato burlato di mezzo stajo. Socr. Non ti parlo io di questo ma
di
misure metriche. Dimmi quale stimi tu miglior met
osso. Queste cose non sono pe’ tuoi denti. Potresti piuttosto imparar
di
eanto. Strep. O o, che giovano i canti alla farin
trep. O o, che giovano i canti alla farina? In fine egli si dichiara
di
voler solo apparare il modo di persuadere l’ingiu
alla farina? In fine egli si dichiara di voler solo apparare il modo
di
persuadere l’ingiustizia. Socrate replica, che pr
gna apprendere molte altre cose; ma si affatica invano, perchè l’uomo
di
grossa pasta accomoda alle cose materiali tutte l
si prova, e poi dice: Strep. O Socrate carissimo, ho trovato il modo
di
non pagare. Socr. E quale è questo? Strep. Dimmi
trep. Dimmi un poco. Socr. Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda
di
Tessaglia tirassi giù di notte la Luna e chiusala
. Che mai? Strep. Se io pagando una maliarda di Tessaglia tirassi giù
di
notte la Luna e chiusala in un vaso rotondo me la
indi Socrate un’altra quistione. Socr. Se ti fosse scritta una pena
di
cinque talenti, in che modo la scancelleresti? St
rovata, è bellissima. Vedi tu, o Socrate, questa pietra de’ venditori
di
farmachi sì rilucente, colla quale si accende il
re la cera e scancellerò la scrittura? Per simili puerilità e per la
di
lui smemoraggine, Socrate s’infastidisce, e le Nu
ola qualche figliuolo già grande se l’ha, non essendo egli più in età
di
apprendere. Strepsiade dice di aver bene un figli
e se l’ha, non essendo egli più in età di apprendere. Strepsiade dice
di
aver bene un figliuolo, ma che non vuole imparare
ed il vecchio va a chiamarlo. Atto III. Non meno piacevole è la scena
di
Strepsiade col figliuolo. Il sale comico di quest
meno piacevole è la scena di Strepsiade col figliuolo. Il sale comico
di
questa, per avviso del dotto Brumoy, non è dissim
iuolo impiastriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate
di
gallo, di gallina, di Giove che non esiste, del t
astriccia alla rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo,
di
gallina, di Giove che non esiste, del turbine che
la rinfusa tutto quello che ha udito da Socrate di gallo, di gallina,
di
Giove che non esiste, del turbine che regna in su
lina, di Giove che non esiste, del turbine che regna in sua vece ec.,
di
sorte che il giovane crede che il padre sia diven
costumi. Il Torto mette in ridicolo siffatte cose come rancide e fuor
di
moda, per le quali l’uomo si priva di ogui piacer
ffatte cose come rancide e fuor di moda, per le quali l’uomo si priva
di
ogui piacere e delizia della vita. Risponde il Dr
ni, legati, magistrati, e poeti tragici Ateniesi; e ardisce fin anche
di
andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra
rdisce fin anche di andarli segnando a dito nell’uditorio, e dimostra
di
essere in così gran numero, che il Dritto stesso
vinto, e passa dalla parte degli spettatori. Fidippide rimane in casa
di
Socrate per essere istruito. Le Nuvole esortano i
ndo da esse onorate. Atto IV. Vedendo Strepsiade avvicinarsi il tempo
di
pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Sec
di pagare corre a chiamar Fidippide alla scuola. Secondo il racconto
di
Socrate il giovane è già perfettamente ammaestrat
l giovane è già perfettamente ammaestrato a negare il debito a fronte
di
mille testimoni. Il vecchio ne gongola. O care l
’impudenza che non avevi; tu hai un aspetto franco ed un colore degno
di
un impostore Ateniese. Sagace osservazione del p
gace osservazione del poeta per far rilevare al popolo il cangiamento
di
Fidippide. Egli dovette venir fuori con una balda
nella prima scena, per mostrarci ora il frutto della corrotta scuola
di
un falso filosofo. Egli fa trapelare ancora che p
viene un creditore a domandare i suoi denari. Strepsiade nega, sfugge
di
rispondere con semplicità, si burla del giurament
rate, e lo discaccia. Ne sopravviene un altro; ma Strepsiade, in vece
di
rispondere congruamente, gli domanda, se pensi eg
Giove faccia piovere ognora acqua fresca, o se il Sole attragga a se
di
bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde
a se di bel nuovo l’acqua piovuta? Il creditore risponde che nulla sa
di
ciò, nè cura saperlo. Come dunque (ripiglia il de
il debitore) ardisci domandare i tuoi denari, se nulla sai delle cose
di
sopra? Dammi almeno l’interesse (replica il credi
teresse? (riprende Strepsiade). Or dimmi un poco; il mare è più pieno
di
quello che è stato prima? Io credo (il creditore)
so. Come? (conchiude il mal pagatore) il marc non cresce col concorso
di
tanti fiumi, e pretendi tu che il tuo danajo si a
adunque discacciato ancor quest’altro. Il Coro riflette alla malizia
di
questo vecchio, ed al figliuolo divenuto sommamen
per voi. No (riprendono le Nuvole) tu sei stato a te stesso fabbro
di
questi mali. O perchè (replica il vecchio) non
l vecchio) non mi diceste allora quello che mi dite adesso, in cambio
di
aggirare e ingannare come faceste un povero vecch
mè (conchiude Strepsiade) voi fate del male, ma non senza una specie
di
giustizia. Ora mi accorgo che bisagnava rendere i
che bisagnava rendere i danari altrui ed esser giusto. Egli risolve
di
vendicarsi del perfido maestro. Chiama i servi, s
ro. Chiama i servi, si fa dare una fiaccola e attacca fuoco alla casa
di
Socrate che insegna delitti ed ingiuria gli Dei.
i corruttori della gioventù, gl’impostori irreligiosi e i preccttori
di
sofisticherie e cavillazioni; ed in ciò fece gran
egnare a perseguitare e a conculcare i giusti. Il primo fu il delitto
di
Aristofane, e vuolsi perciò detestare come malign
che lo renderebbe un nemico del popolo, un distruttore dei principii
di
giustizia e dimorale, non può imputarglisi senza
ne ordine riconosceva in questa favola e si rideva della semplicità
di
Madama Dacier che l’aveva letta quaranta volte a,
i mai immaginato che contenesse tante bellezze e tant’arte, mal grado
di
alcuni pochi difetti che vi si notano e dell’empi
’empia calunnia che la deturpa? Ma i Cartaud vogliono avere il piacer
di
giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar l
l piacer di giudicare, quantunque non sieno avvezzi a durar la fatica
di
leggere con riflessione. Si rappresentò questa fa
questa favola nella festività de Baccanali con un prodigioso concorso
di
Greci e di forestieri Socrate stesso vi assistett
la nella festività de Baccanali con un prodigioso concorso di Greci e
di
forestieri Socrate stesso vi assistette di propos
igioso concorso di Greci e di forestieri Socrate stesso vi assistette
di
proposito, sapendone il contenutob. Or quale spet
quale spettacolo meritava più gli applausi della Grecia, l’arditezza
di
un Comico calunniatore che insolentiva contro la
ico calunniatore che insolentiva contro la probità, o la tranquillità
di
un Saggio che assisteva in piedi alla rappresenta
i Uccelli (Ορνιθες). Questa favola ha per oggetto gli affari politici
di
quel tempo colla Laconia, dove erasi rifuggito Al
onia, dove erasi rifuggito Alcibiade accusato in Atenea. Essa abbonda
di
circostanze locali e di fatti particolari piacevo
to Alcibiade accusato in Atenea. Essa abbonda di circostanze locali e
di
fatti particolari piacevoli senza dubbio pe’ cont
pe’ quali le bellezze sono divenute tenebre. Chi è quell’uccello raro
di
Fenicia dimorante nelle paludi chiamato Fenicotte
gomento è una sollevazione degli uccelli contro gli Dei per consiglio
di
un uomo. Dalla lettura delle commedie antiche e d
ri numi, e perseguitava i miscredenti; ma intanto facevano la delizia
di
Atene certe commedie che inspiravano l’ateismo e
regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli Dei meritevoli
di
venerazione. Persuade loro d’imprendere a edifica
carsi una gran muraglia, ad inalzarsi una nuova città, cui dà il nome
di
Nefelococcigia, a fare scorrerie in aria e ad int
Nel coro si ragiona del caos che precedette la creazione. Era prima
di
ogni altra cosa il caos, la notte, l’erebo e l’im
ruttibile generazione degli Dei. Così noi Uccelli siamo i più antichi
di
tutti i beati…. Tutti i beni più grandi sono da n
i destinar potrete aruspici ed are. Noi dalle nuvole sederemo al pari
di
Giove, e vi saremo propizii, dandovi salute felic
itano ed allettano gli uomini al loro culto, sono questi. Se alcuno
di
voi, o spettatori, volesse per l’avvenire menar g
lli è cosa utile e ben fatta. Questi esercizii spirítuali sono pieni
di
pietà e di unzione. Questo Coro grottesco di uomi
utile e ben fatta. Questi esercizii spirítuali sono pieni di pietà e
di
unzione. Questo Coro grottesco di uomini con masc
ii spirítuali sono pieni di pietà e di unzione. Questo Coro grottesco
di
uomini con maschera di uccelli di varie specie im
i di pietà e di unzione. Questo Coro grottesco di uomini con maschera
di
uccelli di varie specie imitava al possibile la f
e di unzione. Questo Coro grottesco di uomini con maschera di uccelli
di
varie specie imitava al possibile la fisonomia di
maschera di uccelli di varie specie imitava al possibile la fisonomia
di
coloro che si volevano dal poeta additare e morde
a fare una capricciosa decorazione, serviva a dar motivo alla musica
di
esser varia e piacevole coll’imitazione del canto
tivo alla musica di esser varia e piacevole coll’imitazione del canto
di
varii uccelli. Si trovano in questo Coro ed anche
i uccelli. Si trovano in questo Coro ed anche in una scena precedente
di
Epope alcune strofe, nelle quali le parole vengon
Sopraggiugne in prima un verseggiatore cianciatore, il quale a forza
di
seccarlo cava dalle mani di Pistetero qualche ves
rseggiatore cianciatore, il quale a forza di seccarlo cava dalle mani
di
Pistetero qualche vestito; indi un impostore che
etero insinua a misurar solo se stesso; ottima lezione per uno stuolo
di
falsi matematici. Tutti questi oziosi vengono dis
anche una spia ed un altro che si spaccia giure-consulto e venditore
di
giudizii. Dopo il canto del Coro viene un Messo a
sene le conseguenze. Ma si vuol riflettere che non è già una commedia
di
Menandro o di Moliere o di Ariosto, ma una farsa
uenze. Ma si vuol riflettere che non è già una commedia di Menandro o
di
Moliere o di Ariosto, ma una farsa allegorica, do
vuol riflettere che non è già una commedia di Menandro o di Moliere o
di
Ariosto, ma una farsa allegorica, dove quasi tutt
macchina. L’azione prende poscia nuovo movimento per un altro avviso
di
una formidabile spedizione minacciata da Giove e
siamo Dei del cielo. Pist. Voi Dei? Ir. Ve ne sono forse altri fuori
di
noi? Pist. Gli Uccelli sono presentemente Dei, e
malvagia generazione giustamente oppressa e incenerita dalla potenza
di
Giove! Pistetero la schernisce, minaccia il suo
fra gli Uccelli fortunati, ma ne sono esclusi, un malvagio che pensa
di
poter secoloro percuotere impunemente il padre, u
renità o nuvole agli uomini? Pist. Povero il mio Prometeo! Prom. Taci
di
grazia che mi scopriranno! Pist. Caro Prometeo, i
inchè io possa tutto narrarti, prendi questo parasole, e tienlo sopra
di
me sì che io non sia veduto dagli Dei. Pist. Otti
a di me sì che io non sia veduto dagli Dei. Pist. Ottima invenzione e
di
te degna. Ecco ti copro. Dì su ora senza timore.
rometeo prosegue narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciadori
di
pace da parte di Giove; ma l’avverte a star saldo
narrandogli che fra poco verranno a lui ambasciadori di pace da parte
di
Giove; ma l’avverte a star saldo e a non sacrific
verte a star saldo e a non sacrificargli, se prima Giove non prometta
di
rendere l’imperio agli Uccelli e di dare a lui pe
rgli, se prima Giove non prometta di rendere l’imperio agli Uccelli e
di
dare a lui per consorte certa donzella che stà pr
dare a lui per consorte certa donzella che stà presso Giove e dispone
di
tutto; col quale avviso e consiglio Prometeo most
asciadori annunziati sono Nettuno, Ercole e un Triballo. Ercole viene
di
mal talento e bravando e minacciando di volere st
e e un Triballo. Ercole viene di mal talento e bravando e minacciando
di
volere strangolare quell’ardito ribello che con u
hiuso suori gli Dei. Nettuno gli ricorda che essi vengono per trattar
di
pace. Si propone in prima una tregua e poi la pec
questa favola che parmi la più strana e bizzarra e la più irregolare
di
ogni altra, si nominano e motteggiano Spintaro, E
no in questa farsa caratterizzati come vespe. Vi si dipinge la follia
di
Filocleone giudice, che mal grado della debolezza
a strana malattia del vecchio, e dell’ espediente preso dal figliuolo
di
tenerlo chiuso. Parlano intanto con gli spettator
n gli spettatori della qualità della favola. Non aspettino (dice un
di
essi) da noi gli spettatori nè il riso rubato da
torio, nè Euripide ingannato e burlato nella cena, nè la magnificenza
di
Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare d
nè la magnificenza di Cleone da noi motteggiata. Pur non vo’ lasciare
di
dirvi cosa che forse non vi piacerà, cioè che la
irica è la più giusta e la più dotta. Filocleone cerca ad ogni patto
di
sprigionarsi per andare a giudicare. Il Coro dell
to di sprigionarsi per andare a giudicare. Il Coro delle Vespe ode le
di
lui querele, e si presta a soccorrerlo, facendolo
e amiche. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli
di
su di giù il viso, gli occhi, le mani. I Servi e
he. O giudici, o Vespe acutissime, volategli sopra, pungetegli di su
di
giù il viso, gli occhi, le mani. I Servi e le Ve
leone vorrebbe senza lite comporre l’affare. Le Vespe lo rimproverano
di
tirannia. Egli riprende il carattere sospettoso d
ora torna a venire in moda, cioè d’incolpare per ogni poco le persone
di
tirannia. Trovasi questo passo tradotto dal chiar
la contesa si riduce a parole, ed-il giudice stravagante s’industria
di
provare l’autorità e superiorità che banno i giud
è il Coro alla prima si era rallegrato dell’aringa del padre credendo
di
non potervisi replicare, all’udir poscia il figli
dendo di non potervisi replicare, all’udir poscia il figliuolo cangia
di
avviso, approva quanto questi ha detto, e cosi ri
ti ha detto, e cosi riprende se stesso: Non voler mai giudicar prima
di
avere ascoltato ambedue le parti. Persuaso il Co
glinolo prega a desistere dal giudicare in pubblico, ed a contentarsi
di
esercitare il suo impiego nella propria casa e ne
appagato il vecchio che pargoleggia, gli prepara il ridicolo giudizio
di
un cane che ha rubato un formaggio di Sicilia. Tu
li prepara il ridicolo giudizio di un cane che ha rubato un formaggio
di
Sicilia. Tutte è ordinato colle formalità giudizi
un formaggio di Sicilia. Tutte è ordinato colle formalità giudiziarie
di
Atene, e si tratta con tutta serietà il gran liti
el che si noti che quasi sempre sul teatro soleva introdursi la pompa
di
un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si
n altro giudizio agitato in un intermezzo sul teatro Spagnuolo avanti
di
un ridicolo giudice pedaneo, ossia Alcade di un p
teatro Spagnuolo avanti di un ridicolo giudice pedaneo, ossia Alcade
di
un picciolo villaggio. Un cane avea bevuto una gr
è veramente quel che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore
di
un formaggio di Sicilia allude a un Capitano, il
l che si dice; là dove in Aristofane il cane rubatore di un formaggio
di
Sicilia allude a un Capitano, il quale avendo con
truppe in quell’isola, si fe corrompere co’ formaggi, cioè co’ regali
di
quel paesea. Simili circostanze e allusioni per n
ostanze e allusioni per noi perdute accrescevano pregio alle finzioni
di
Aristofane, e fanno in generale rimaner la copia
la commedia nuova, ed io sempre dovrei ripetere che questa differisce
di
molto dalla farsa allegorica; cioè dalla commedia
ifferisce di molto dalla farsa allegorica; cioè dalla commedia antica
di
Atene. I personaggi principali derisi nelle Vespe
Filosseno, Eschine, Fano, Acestero, e Mesato poeta tragico figliuolo
di
Carcino. I Cavalieri (Ιππεις). L’oggetto del poet
εις). L’oggetto del poeta in questa favola denominata così da un Coro
di
Equiti o Cavalieri che vi s’introduce, fu dí fare
ti o Cavalieri che vi s’introduce, fu dí fare sul teatro una denunzia
di
stato contro Cleone cittadino potente, manifestan
na denunzia di stato contro Cleone cittadino potente, manifestando le
di
lui estorsioni e ruberie. Quale ardire? accusare
tempo che egli era più rispettato e temuto. Osò accusarlo a dispetto
di
ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ric
a dispetto di ogni difficoltà, avendo gli artefici timorosi ricusato
di
farne la maschera, e niuno attore volendo montare
esentarlo. Aristofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura
di
far la parte di Cleone, e tingendosi il volto di
ofane non perdè coraggio. Assunse egli stesso la cura di far la parte
di
Cleone, e tingendosi il volto di feccia ne imitò
egli stesso la cura di far la parte di Cleone, e tingendosi il volto
di
feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la fo
osi il volto di feccia ne imitò alla meglio la fisonomia, e la foggia
di
vestire, e riuscì così bene nella favola a svelar
on Cleone da Diodoro Siculo e da Tucidide, siano schiavi in compagnia
di
Cleone, ma di lui nimici occulti. Essi l’abborris
iodoro Siculo e da Tucidide, siano schiavi in compagnia di Cleone, ma
di
lui nimici occulti. Essi l’abborriscono e lo temo
niese) colerico, fracondo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator
di
fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezz
condo, maremmano, fastidioso, ciarlone, mangiator di fave (cioè avido
di
giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle
ostene) al principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore
di
pelli di nazione Paflagone calunniatore e ribaldo
l principio del passato mese ha comprato uno schiavo tintore di pelli
di
nazione Paflagone calunniatore e ribaldoa. Costui
re e ribaldoa. Costui che ha ben conosciuto il carattere e la maniera
di
vivere del padrone, non risparmia riverenze inchi
a riverenze inchini umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci
di
pezzi di corami tiene soddisfatto il vecchio sbal
ze inchini umiliazioni e lusinghe; e tal volta con regalucci di pezzi
di
corami tiene soddisfatto il vecchio sbalordito. E
vecchio sbalordito. Egli poi allontana tutti gli altri schiavi dalla
di
lui presenza, si fa bello di quello che gli altri
allontana tutti gli altri schiavi dalla di lui presenza, si fa bello
di
quello che gli altri fanno di buono, accusa e cal
iavi dalla di lui presenza, si fa bello di quello che gli altri fanno
di
buono, accusa e calunnia i compagni, e ne carpisc
che egli loro non rechi nocumento. Questa anticipazione del carattere
di
Cleone è giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che
giudiziosa e piena d’arte. Un poeta che cerchi dirigere l’attenzione
di
chi ascolta al proprio scopo, non riuscirà se non
ncipale. Per far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati
di
valersi di un oracolo che annunzia la rovina di C
r far cadere il loro nemico pensano gli schiavi congiurati di valersi
di
un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per m
li schiavi congiurati di valersi di un oracolo che annunzia la rovina
di
Cleone per mezzo di un venditore di salcicce. Ago
i di valersi di un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo
di
un venditore di salcicce. Agoracrito è tale, ed e
un oracolo che annunzia la rovina di Cleone per mezzo di un venditore
di
salcicce. Agoracrito è tale, ed essi gli persuado
e. Agoracrito è tale, ed essi gli persuadono che si addossi l’impresa
di
far fronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al
ssi gli persuadono che si addossi l’impresa di far fronte a Cleone, e
di
accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza
ronte a Cleone, e di accusarlo in faccia al popolo, dandogli speranza
di
signoreggiare nel foro, ne’ porti, nel consiglio,
rrà tutto questo (domanda Agoracrito) se io non sono che un venditor
di
salcicce? Giusto per questo tu diverrai grande ,
ento, l’abici. Ma (il salcicciaro) come volete che io sappia il modo
di
regolarmi nel governare il popolo? E Demostene:
delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, purchè abbi cura
di
cattivarti l’animo del popolo, indolcendolo con b
on belle parolette, a somiglianza de’ cuochi. Animo; nulla a te manca
di
ciò che può rendertelo benevolo; hai la voce chio
favoriscono. E chimi ajuterà? dice Agoracrito. I ricchi hanno timore
di
Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene:
i Cleone, e de’ poveri non si fa caso. Demostene: Havvi un migliajo
di
Cavalieri dabbene che odiano Cleone; e ti ajutera
ieri dabbene che odiano Cleone; e ti ajuteranno; havvi un buon numero
di
ottimi discreti cittadini e di spettatori che ti
e ti ajuteranno; havvi un buon numero di ottimi discreti cittadini e
di
spettatori che ti proteggeranno; ed io con tutti
spalleggerò. Non temere, no; che sebbene per la paura che si ha della
di
lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato
che si ha della di lui potenza, niuno degli artefici finora ha osato
di
farne la maschera, pure sarà siffattamente imitat
ente imitato, che verrà tosto conosciuto, essendo questo teatro pieno
di
spettatori savii e sagici. Ora in queste parole
epubblica, dallo schiavo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto
di
mira. Al comparir di Cleone si spaventa Agoracrit
avo Paflagone immaginato al vero cittadino tolto di mira. Al comparir
di
Cleone si spaventa Agoracrito e vacilla. Ma al ve
aldanza la proseguono. Agoracrito adunque è stato in parte il modello
di
queste moderne farse. Egli si avanza a poco a poc
il collo . Intanto il Coro si trattiene a favellare del poeta. Degno
di
lode (ei dice) è questo nostro al pari de’ poeti
è egli abborrisce que’ medesimi che noi detestiamo, e perchè non teme
di
dire con franchezza ciò che è giusto… Egli è vero
me di dire con franchezza ciò che è giusto… Egli è vero che da alcuni
di
voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente ins
da alcuni di voi, o spettatori, gli è stato amichevolmente insinuato
di
astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha impo
nte insinuato di astenersi dal troppo accusare; ma egli ne ha imposto
di
rammentarvi la gran difficoltà di comporre ottime
ppo accusare; ma egli ne ha imposto di rammentarvi la gran difficoltà
di
comporre ottime commedie atte a piacere, e quanti
arte usasse, non bastò a sostenersi sino alla vecchiaja, perchè cessò
di
dir male. Cratino che merito si gran lode, stette
a secca e morto disete; e pure per le vittorie riportate meriterebbe
di
bere nel Pritaneo. E quanto non sofferse dal vast
usa il nuovo cimento. Cleone che conosce l’indole del popolo che a ma
di
esser lusingato con parolette melate, si sforza d
el popolo che a ma di esser lusingato con parolette melate, si sforza
di
mostrargli il suo amore; ma l’emulo usa il medesi
o usa il medesimo artifizio con maggior felicità. Il dotto traduttore
di
Demostenea trasporta colla solita grazia alcuni s
traduttore di Demostenea trasporta colla solita grazia alcuni squarci
di
questa scena per mostrare le smancerie adoperate
chè ti adoro. Pop. Perchè ti adoro.E tu chi sei? rispondi. Salc. Son
di
costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo
di. Salc. Son di costui rivale, e ti amo, e bramoti Da lungo tempo, e
di
giovarti struggomi. Ecco poi le offerte che essi
natiche. Pop. Chi sei tu valent’uomo? Or se’ tu forse Della schiatta
di
Armodio? Ah questo al certo Fu un atto generoso e
icoa. Salc. Di un brodetto Eliastico.Ed io porgoti Un alberello pien
di
unguento, ond’ungerti Gli stinchi incancheriti. C
ro rigoglioso. Salc. Un giovinastro rigoglioso.Or abbiti Questa coda
di
lepre, o caro, e forbiti Dagli occhietti la cispa
o. Il popolo finalmente disingannato per le cose dette dal venditore
di
salcicce, si avvede di essere stato lungo tempo a
e disingannato per le cose dette dal venditore di salcicce, si avvede
di
essere stato lungo tempo aggirato da Cleone, e gl
avore. Agoracrito propone altresì i suoi, distruggendo la spiegazione
di
Cleone Finalmente si verificano nella persona del
ane convinto, ed è costretto a cedergli la corona, e ad esercitare il
di
lui mestiere vendendo trippe, salcicce, e carne c
lui mestiere vendendo trippe, salcicce, e carne cotta in una bottega
di
piazza. Oltre a i nominati pongonsi in berlina ne
co, Morsimo tragico, e Lisicle che succedette a Pericle da mercatante
di
montoni che egli era, e sì buono che il poeta lo
poeta lo nomina per terzo dopo Cinna e Salabacca due famose meretrici
di
que’ tempi. Nisieli al solito inveisce contro Ari
Il dotto critico ciò scrivendo non badò alla costituzione democratica
di
Atene; ed obbliò quanto poco bastava per divenir
rno avendo danajo ed eloquenza. Cleone era cuojajo, Iperbolo artefice
di
lanterne, e l’anzinomato Lisicle cosuoi montoni n
iceopoli, il quale par che rappresenti il personaggio del poeta, gode
di
aver fatto punir Cleone colla multa di cinque tal
il personaggio del poeta, gode di aver fatto punir Cleone colla multa
di
cinque talenti per mezzo della commedia de’ Caval
a commedia de’ Cavalieri; ma si attrista, perchè la città non si curi
di
trattar la pace nel Pritaneo. Egli vede ammessi i
i Legati del Pie, e disperando della pace per l’intera nazione, pensa
di
mandare Amfiteo a conchiudere co’ Lacedemoni una
nesi lo perseguitano co’ sassi per aver portata la pace alla famiglia
di
Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenz
per aver portata la pace alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione
di
costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno
e alla famiglia di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza
di
Amfiteo, il di lui ritorno col trattato di pace c
di Diceopoli. La deliberazione di costui, la partenza di Amfiteo, il
di
lui ritorno col trattato di pace conchiuso, e le
one di costui, la partenza di Amfiteo, il di lui ritorno col trattato
di
pace conchiuso, e le conseguenze che ne risultane
a regolare; ma gli Ateniesi ed Aristofane erano tacitamente convenuti
di
stendere i confini della verisimiglianza un poco
iungono gli. Acarnesi, e vogliono lapidarlo, ed a stento egli ottiene
di
essere ascoltato. Per prepararsi alla concione va
lla concione va a battere alla porta del tragico Euripide, e lo préga
di
prestargli alcune vesti oenciose della tragedia a
oenciose della tragedia antica per aringare al popolo. Ottiene quelle
di
Telefo, colle quali si abbiglia per rassembrare u
. Con tal vestito favella al popolo, alterca con Lamaco, e gli riesce
di
convincere gli ascoltatori della sua innocenza pe
di convincere gli ascoltatori della sua innocenza per aver procurato
di
ottenere per se solo la pace. Havvi un Coro che p
iesi accusando Cleone. Vi si troya un colpo che caratterizza l’indole
di
que’ repubblicani amici di essere, piaggiati, e f
i troya un colpo che caratterizza l’indole di que’ repubblicani amici
di
essere, piaggiati, e facili a prendersi colle lod
llamente dal Cesarotti: Quando gli Ambasciadori della Grecia Bramano
di
accappiarvi a qualche trappola, Vi chiamano violi
ni domanda accordasi Sol per quel grasso, e il popolo ne gongola, Che
di
un majale riportò la gloria. In vece di majale t
e il popolo ne gongola, Che di un majale riportò la gloria. In vece
di
majale trovasi nel testo nominato il pesoe apua a
testo nominato il pesoe apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi
di
portatori di ghirlande diviole e l’aggiunto di gr
to il pesoe apua assai celebrato dagli Ateniesi. Le lodi di portatori
di
ghirlande diviole e l’aggiunto di grassa, lusinga
agli Ateniesi. Le lodi di portatori di ghirlande diviole e l’aggiunto
di
grassa, lusingavano sommamente la vanità e pueril
il Coro per la pace fatta, ne va godendo i frutti. Prima conseguenza
di
tal pace si è la libertà del commercio per lui, e
già pel bellicoso Lamaco. Si vedé una dipintura naturale del mercato
di
Atene per decorare la favola, e vi accorrono vari
rcato di Atene per decorare la favola, e vi accorrono varii venditori
di
Megara e della Beozia. Tra questi un povero Megar
ne potè allora piacere agli Ateniesi, e che ha dato al Nisieli motivo
di
declamar fortemente, quasi in essa consistesse tu
il contrario a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica
di
Venere e delle Grazie, sa preparare un magnifico
oro ammira la copia e la squisitezza de’ cibi, la diligenza e lo zelo
di
coloro, che servono, e i preziosi regali che da o
ranquille che si passano nella pace, e gli agitati momenti della vita
di
chi si trova in guerra. Si avvisa Lamaco che teng
Lamaco che tenga pronte le schiere, perchè i ladroni Beoti minacciano
di
volerli assaltare. Si avvisa Diceopoli da parte d
ceopoli a cenare e a dormire. Un nuovo Nunzio dà avviso alla famiglia
di
Lamaco che prepari lenzuola, balsami, empiastri e
ordoglio maggiore che se Diceopoli il vede eosi mal concio, si ridera
di
lui. Questo amator della pace, il quale in fatti
o, si ridera di lui. Questo amator della pace, il quale in fatti si è
di
lui avveduto, per rendere vi è più manifesto il s
allegra a misura che Lamaco si lamenta. Nisieli non dovette avvedersi
di
tale artifizio, allorchè asseri che in questa fav
e artifizio, allorchè asseri che in questa favola era uno confusione
di
cose parle orribili e parte ridicole . Così termi
i scorge lo scopo principale del comico spettacolo greco essere stato
di
manegiarvisi le questioni politiche, le quali sec
emone codardo, Stratone e Clistene effemminati, Euripide introduttore
di
vertiti laceri e meschini nella tragedia, Amfiteo
ide e al comico Cratino, i quali entrano pressochè in tutte le favole
di
Aristofane. Il Pluto (Πλουτος). Quaranta anni dop
, la quale sola ne forma tutta la piacevolezza. La spoglia allegorica
di
questa favola copre un tesoro di filosofiche veri
piacevolezza. La spoglia allegorica di questa favola copre un tesoro
di
filosofiche verità, e mette in azione, soto l’asp
ofiche verità, e mette in azione, soto l’aspetto piacevole e popolare
di
una favoletta anile, quanto nel profondo discorso
. Cremilo uomo dabbene povero e disgraziato si consiglia coll’oracolo
di
Apollo intorno al modo di migliorare la propria c
ero e disgraziato si consiglia coll’oracolo di Apollo intorno al modo
di
migliorare la propria condizione e al genere di e
pollo intorno al modo di migliorare la propria condizione e al genere
di
educazione che dovrà dare all’unico suo figliuolo
sapere ad ogni patto, perchè tenga dietro a quel cieco. Forzato dalle
di
lui importunità Cremilo gli narra la risposta del
lo; prega indi il cieco a volergli dire chi egli sia. Ricusa il cieco
di
palesarsi; ma pressato dalle minacce di Carione m
chi egli sia. Ricusa il cieco di palesarsi; ma pressato dalle minacce
di
Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricche
il cieco di palesarsi; ma pressato dalle minacce di Carione manifesta
di
esser Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi ma
le minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricchezze, e
di
trovarsi mal condotto sporco e privo degli occhi
, e di trovarsi mal condotto sporco e privo degli occhi per l’invidia
di
Giove. Tutto il mio male (egli dice) mi viene da
ene da Giove invidioso del bene altrui. Essendo io giovane mi proposi
di
andar soltanto in traccia di uomini savii giusti
ne altrui. Essendo io giovane mi proposi di andar soltanto in traccia
di
uomini savii giusti e probi; ed egli mi tolse la
la vista eviterebbe i malvagi e arricchirebbe i buoni? Pluto risponde
di
sì, e vuol partire. Cremilo nol permette; gli dic
milo nol permette; gli dice che egli è uomo dabbene; e gli fa sperare
di
adoperarsi perchè possa ricuperar la vista. Pluto
rchè possa ricuperar la vista. Pluto non osa condiscendere per timore
di
Giove. Cremilo riprende la di lui pusillanimità:
Pluto non osa condiscendere per timore di Giove. Cremilo riprende la
di
lui pusillanimità: Credi tu (aggiugne) che i fu
riprende la di lui pusillanimità: Credi tu (aggiugne) che i fulmini
di
Giove saranno più rispettati riacquistata che avr
muratore, un altro ruba e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore
di
tutti i beni e di tutti i mali. L’incoraggisce m
ruba e fa buchi nelle case altrui: tu sei l’autore di tutti i beni e
di
tutti i mali. L’incoraggisce mostrandogli l’onni
l’onnipotenza che ha sulla terra, e promette d’investigar la maniera
di
guarirlo. Per mezzo poi di Carione invita i suoi
terra, e promette d’investigar la maniera di guarirlo. Per mezzo poi
di
Carione invita i suoi compagni uomini probi che m
mezzo poi di Carione invita i suoi compagni uomini probi che mancano
di
pane, a venire a partecipare de’ favori di Pluto.
i uomini probi che mancano di pane, a venire a partecipare de’ favori
di
Pluto. Pure egli non sa risolversi ad entrare nel
e’ favori di Pluto. Pure egli non sa risolversi ad entrare nella casa
di
Cremilo. Se io (dice) entro in casa di qualche
lversi ad entrare nella casa di Cremilo. Se io (dice) entro in casa
di
qualche avarone; incontanente mi sotterra in una
ne; incontanente mi sotterra in una fossa; e se un povero il richiede
di
qualunque minimo soccorso, nega di avermi veduto
fossa; e se un povero il richiede di qualunque minimo soccorso, nega
di
avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in cas
soccorso, nega di avermi veduto mai a’ giorni suoi. Se entro in casa
di
qualche pazzo dissipatore, tosto egli scialacqua
egnare con popolarità ! Al fine Pluto si determina ad entrare in casa
di
Cremilo. Intanto i di lui compagni non sanno dar
! Al fine Pluto si determina ad entrare in casa di Cremilo. Intanto i
di
lui compagni non sanno dar fede a Carione, nè per
anno dar fede a Carione, nè persuadersi come un cieco pitocco e pieno
di
malanni possa arricchirli. Anzi Blessidemo nettam
zi Blessidemo nettamente dice allo stesso Cremilo che a lui non piace
di
vederlo tutto ad un tratto divenuto ricco; ed ha
e la ricchezza. Cremilo giura, stragiura, e al fine rivela il secreto
di
tenere in casa il nume delle ricchezze. Se ne mar
casa il nume delle ricchezze. Se ne maravigliano i Villani, e bramano
di
pariteciparne. No, dice Cremilo; non è possibile,
riteciparne. No, dice Cremilo; non è possibile, se prima non si tenti
di
fargli ricuperar la vista. Deliberano di condurlo
ibile, se prima non si tenti di fargli ricuperar la vista. Deliberano
di
condurlo nel tempio di Esculapio. Frattanto viene
tenti di fargli ricuperar la vista. Deliberano di condurlo nel tempio
di
Esculapio. Frattanto viene fuori la Povertà e svi
ne fuori la Povertà e svillaneggia gli astanti, perchè col macchinare
di
dar la vista a Pluto, pensano di scacciarla dalla
a gli astanti, perchè col macchinare di dar la vista a Pluto, pensano
di
scacciarla dalla città. Noi (rispondono à Villa
ano di scacciarla dalla città. Noi (rispondono à Villani) cerchiamo
di
far del bene con isbandirti dalle nostre terre Io
ica la Povertà) vi farò toccare colle mani, essere io sola la cagione
di
ogni bene, e non potersi commettere eccesso maggi
di ogni bene, e non potersi commettere eccesso maggiore che procurare
di
arricchire i giusti… Se Pluto torna a vedere, le
vedere, le ricchezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà
di
provvedersi di dottrina, nè di esercitare le arti
hezze saranno divise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi
di
dottrina, nè di esercitare le arti. E chi vorrà p
vise ugualmente, e niuno più si curerà di provvedersi di dottrina, nè
di
esercitare le arti. E chi vorrà più fare il fabbr
ini alla fatica. Rousseau ed i filosofi migliori non hanno insegnato
di
più investigando il principio delle società e del
Quanta filosofia ci nascondeva Sotto il velame degli versi strani
di
codesto Comico così dispregevole agli occhi cispo
versi strani di codesto Comico così dispregevole agli occhi cisposi
di
molti scioli oltramontani e nostrali! Il Coro opp
ntani e nostrali! Il Coro oppone che la povertà riempie anzi il mondo
di
miserie. Parti (dice) una bella impresa il far
bella impresa il far nascere mendici da’ mendici, l’infettar la terra
di
pulci ed insetti molestise schifosi, il colmarla
infettar la terra di pulci ed insetti molestise schifosi, il colmarla
di
miserabili che non hanno pane da satollarsi nè le
e: quella del povero in vivere parcamente e lavorare, in non abbondar
di
beni, ma in non mancar di nulla. Io, vi dico, io
vere parcamente e lavorare, in non abbondar di beni, ma in non mancar
di
nulla. Io, vi dico, io sono quella che rende gli
. Io, vi dico, io sono quella che rende gli uomini saggi e prudenti e
di
buono aspetto, a differenza di Pluto che gli fa d
he rende gli uomini saggi e prudenti e di buono aspetto, a differenza
di
Pluto che gli fa diventare gottosi panciuti gross
o, a differenza di Pluto che gli fa diventare gottosi panciuti grossi
di
gambe e lascivi. I miei seguaci sono magri sottil
orti ingegnosi e robusti. Osservate un’altra cosa. Gli Avvocati prima
di
uscire dalla povertà, sono giusti circospetti ono
e ministri d’ingiustizie. Queste verità ristuccano il Coro avido già
di
ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fos
ste verità ristuccano il Coro avido già di ricchezze, il quale ricusa
di
più ascoltarla, fosse anche certo di essere inter
ià di ricchezze, il quale ricusa di più ascoltarla, fosse anche certo
di
essere interamente persuaso. Carione reca l’avvis
rione reca l’avviso della felicità del suo padrone e della guarigione
di
Pluto. Racconta la cura fattagli da Esculapio e m
ell’andar la notte pel tempio rubando delle schiacchiate ecc. La casa
di
Cremilo si converte in reggia d’abbondanza per le
ra che ne fa Aristofane maestrevolmente possiamo ravvisare il modello
di
tutti i prodighi dissipatori e discoli comparsi s
vestiva un giovine bisognoso, il quale per tali comodi malgrado delle
di
lei grinze la corteggiava; ma oggi che col favore
i malgrado delle di lei grinze la corteggiava; ma oggi che col favore
di
Pluto è uscito di miseria, l’ha abbandonata. Vien
i lei grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di Pluto è uscito
di
miseria, l’ha abbandonata. Viene poi questo medes
ti: Viene Mercurio stesso per minacciar comicamente tutta la samiglia
di
Cremilo, perchè con far ricuperar la vista a Plut
erchè con far ricuperar la vista a Pluto, non vi è più chi si ricordi
di
sacrificare agli Dei. Ben vi stà , dice Carione,
i ricordi di sacrificare agli Dei. Ben vi stà , dice Carione, perchè
di
noi nulla vi curate. Adunque nè anche in una fav
vi curate. Adunque nè anche in una favola si moderata si tralasciava
di
mormorar contro la provvidenza; tanto lungi erano
a si tralasciava di mormorar contro la provvidenza; tanto lungi erano
di
lor natura le commedie greche di quel tempo dall’
ro la provvidenza; tanto lungi erano di lor natura le commedie greche
di
quel tempo dall’essere gli esercizii spirituali d
utore de’ Paradossi. A me , ripiglia Mercurio, non importa un frullo
di
tutti gli Dei, ma mi dolgo per me che muojo di fa
non importa un frullo di tutti gli Dei, ma mi dolgo per me che muojo
di
fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena di p
olgo per me che muojo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena
di
parasito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in
jo di fame. Questo Mercurio pezzente fa una scena di parasito. Prega
di
poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo d
di parasito. Prega di poi il servo ad accomodarlo in casa promettendo
di
prestare ogni servizio più vile, ed il servo lo m
servo lo manda a lavar delle budella. Finalmente si ricovera in casa
di
Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha pi
delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremilo un Sacerdote
di
Giove, il quale non ha più modo di sostentarsi or
ra in casa di Cremilo un Sacerdote di Giove, il quale non ha più modo
di
sostentarsi ora che Pluto cogli occhi sani vede e
Benedetto Fioretti che in questa favola l’azione abbraccia lo spazio
di
due giorni; ma la preferisce a tutte le altre cos
così esaltandolaa: Le Nebbie sono pertutto un giardino fioritissimo
di
tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderab
issimo di tutte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili o vuoi
di
motti e di concetti e di episodii, o di persone e
utte le vaghezze comiche e mimiche più desiderabili o vuoi di motti e
di
concetti e di episodii, o di persone e di relazio
ze comiche e mimiche più desiderabili o vuoi di motti e di concetti e
di
episodii, o di persone e di relazioni allegoriche
miche più desiderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o
di
persone e di relazioni allegoriche a d’invenzioni
iderabili o vuoi di motti e di concetti e di episodii, o di persone e
di
relazioni allegoriche a d’invenzioni stranissime.
. Con tutto ciò il Pluto per mio giudizio par che tenga il principato
di
tutte quelle favole, perchè quivi non sei stomaca
ariano assai i giudizii degli antichi e de’ moderni intorno al merito
di
Aristofane. Platone, Aristotile, Cicerone l’ebber
chità. Plutarco, Eliano ed altri antichi si vendicarono col disprezzo
di
questo maligno persecutor di Socrate, e al lor pa
tri antichi si vendicarono col disprezzo di questo maligno persecutor
di
Socrate, e al lor parere si sono appigliati il Fi
ppigliati il Fioretti o Nisieli, il Rapin ed altri moderni. Francesco
di
Voltaire però copiando la censura di Plutarco o d
apin ed altri moderni. Francesco di Voltaire però copiando la censura
di
Plutarco o di Rapin, volle aggiungere del suoche
moderni. Francesco di Voltaire però copiando la censura di Plutarco o
di
Rapin, volle aggiungere del suoche Aristofane no
avventurò con soverchia leggerezza. M. Marmontel volle ancora dar su
di
ciò il suo parere e derise Madama Dacier che avea
o encomiato Aristofane. Ma quella celebre letterata, sebbene maneasse
di
certo gusto poetico necessario a ben tradurre i p
evole allorchè afferma che Aristofane è fino puro armonioso, ed empie
di
piacere coloro che hanno la fortuna di leggerlo o
fino puro armonioso, ed empie di piacere coloro che hanno la fortuna
di
leggerlo originale; sortuna che auguriamo al trad
la fortuna di leggerlo originale; sortuna che auguriamo al traduttore
di
Lucano autore della Poetica Francese a Il riputat
la bellezza de’ colpi, e per la fecondità la pienezza il sale attico
di
cui abbonda e che oggi a’ nostri orecchi non può
penetrare. Daniele Einsio, Tanaquil le Fevre, Boivin, ottimi giudici
di
poetica e di greca lingua, ammirarono Aristofane.
aniele Einsio, Tanaquil le Fevre, Boivin, ottimi giudici di poetica e
di
greca lingua, ammirarono Aristofane. Il dotto Pie
sti, sì, che possono farsene giudici; ma sono rari pur troppo giudici
di
simil fatta provveduti di criterio eccellente e d
ne giudici; ma sono rari pur troppo giudici di simil fatta provveduti
di
criterio eccellente e di perizia grande nelle gre
pur troppo giudici di simil fatta provveduti di criterio eccellente e
di
perizia grande nelle greche lettere, e d’intellig
grande nelle greche lettere, e d’intelligenza della poetica facoltà e
di
giudizio purgato, e di gusto vero per decidere in
tere, e d’intelligenza della poetica facoltà e di giudizio purgato, e
di
gusto vero per decidere intorno alle opere degli
antichi. Avea egli tutti questi pregi M. de Chamfort che nell’elogio
di
Moliere volle malmenare Aristofane? Facciamolo gi
dell’era Cristiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno
di
coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemi
tiana, è il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno di coraggio e
di
elevazione, ardente dichiarato nemico della servi
i coraggio e di elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù e
di
quanti tentavano di opprimere il suo paese, espon
azione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano
di
opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tu
e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi
di
tutti nelle sue favole la segreta ambizione de’ m
la Repubblica, e de’ generali che comandavano gli eserciti. Era nelle
di
lui mani la commedia diventata una molla del Gove
evolmente con sole lezioni. Gli Ateniesi provando sommo diletto nelle
di
lui commedie non contenti di applaudirlo in teatr
li Ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie non contenti
di
applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fio
n contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gettavano fiori sul
di
lui capo, e menavanlo per la città tra festive ac
giore onore che far si potesse a un cittadino. Il gran Re (cioè il Re
di
Persia) domandando di questo poeta agli ambasciad
potesse a un cittadino. Il gran Re (cioè il Re di Persia) domandando
di
questo poeta agli ambasciadori Spartani e de’ sog
partani e de’ soggetti ordinarii delle sue satire, ebbe a dire che «i
di
lui consigli erano diretti al pubblico bene, e ch
o de’ nostri filosofi, al quale essi cercano con tanti inutili sforzi
di
parer simili, scriveva a Dionigi il tiranno, che
teniesi e lo stato della loro Repubblica, bastava leggere le commedie
di
Aristofane». Lo stesso Platone studiavasi di form
tava leggere le commedie di Aristofane». Lo stesso Platone studiavasi
di
formare la propria maniera di scrivere sullo stil
istofane». Lo stesso Platone studiavasi di formare la propria maniera
di
scrivere sullo stile elegante polito dolce e armo
ria maniera di scrivere sullo stile elegante polito dolce e armonioso
di
questo poeta, e se n’era talmente invaghito che o
da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore
di
Aristofane, e mai più non l’abbandonarono a Ecco
ello che agli occhi de’ dotti era Aristofane. Dopo ciò che pensereste
di
un giovine Gaulese, il quale più di duemila anni
istofane. Dopo ciò che pensereste di un giovine Gaulese, il quale più
di
duemila anni dopo la morte di tal valoroso scritt
ste di un giovine Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte
di
tal valoroso scrittore viene a dirci che egli alt
stemmiatore, un buffone da piazza, un Rabelais sulla scena , e che le
di
lui commedie sono un ammasso di assurdità, donde
, un Rabelais sulla scena , e che le di lui commedie sono un ammasso
di
assurdità, donde qualche volta scappano fuori alc
guisa viene egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e
di
greca lingua e di poesiab s’intende meglio del po
malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente costui e di greca lingua e
di
poesiab s’intende meglio del popolo Greco il più
tende meglio del popolo Greco il più illuminato dell’Universo, meglio
di
Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere
polo Greco il più illuminato dell’Universo, meglio di Platone, meglio
di
Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio di t
minato dell’Universo, meglio di Platone, meglio di Aristotile, meglio
di
Moliere stesso, meglio di tanti e tanti grand’ in
io di Platone, meglio di Aristotile, meglio di Moliere stesso, meglio
di
tanti e tanti grand’ ingegni antichi e moderni, i
’ ingegni antichi e moderni, i quali tutti hanno avuta la compiacenza
di
ammirare Aristofane. Fin quì M. Freron critico do
lla nimistà che ebbe con Voltaire. La cosa più da notarsi nell’elogio
di
Moliere si è che le scempiaggini profferite da Ch
a. Vedi la Nota (a b) pag. 234 e 235 del T. III della sua traduzione
di
Demostene. a. Osserva l’eruditismo Daca Michele
alle voci orientali יםח ed יםי, le quali dinotano esser bello e pieno
di
decoro, e che sarebbe sconcezza il prenderli dall
il prenderli dalla greca voce ὶππος, cavallo. Pure nel presente passo
di
Aristofane non parmi che sconvenga nè l’una nè l’
e., par che desideri nominarlo bel Cavaliere, nulla in lui sofferendo
di
plebeo o di commune, nè anche il nome; nel che da
desideri nominarlo bel Cavaliere, nulla in lui sofferendo di plebeo o
di
commune, nè anche il nome; nel che da quanti mode
he da quanti moderni plebei non viene ella imitata, i quali affettano
di
chiamare i figliuoli Annibali e Scipioni? a. V.
uali affettano di chiamare i figliuoli Annibali e Scipioni? a. V. la
di
lui Ottica nella questione XIII. pag. 345, e il l
, e il libro de Principii propos. VII, coroll. 3. 4. a. Fabbricatore
di
lanterne che giunse a governare Atene, e fu punit
assistere alla decisione della accusa a lui fatta d’empietà, in vece
di
tornare in Atene si raca a Sparta e persuade ai L
in vece di tornare in Atene si raca a Sparta e persuade ai Lacedemoni
di
edificar Decelia per fronteggiare Atene, e tenerl
i edificar Decelia per fronteggiare Atene, e tenerla soggetta e priva
di
commercio. Mentre Pistetero (Alcibiade) fa che gl
lli (gli Spartani) si fabbricano Nefelococcigia (Decelia) la commedia
di
Aristofane si rappresentava. a. Nel tomo Il dell
edia di Aristofane si rappresentava. a. Nel tomo Il della traduzione
di
Demostene pag. 268. a. V. il tomo III del Teatro
traduzione di Demostene pag. 268. a. V. il tomo III del Teatro Greco
di
Pietro Brumoy. a. Cleone che divenne sì potente
divenne sì potente in Atene, era un plebeo che esercitava il mestiere
di
cuojajo. a. Cesarotti tomo II, pag. 330. 331. a
onde ricava donare dalle città vendendo la patria, e l’ardire che ha
di
uguagliarsi a Temistocle ec. E questa fu l’accusa
sso Cesarotti.) alla mercede giudiziaria essendo gli Eliasti un corpo
di
giudici. a. Questo personaggio s’incontrerà spes
rà utile a’ giovani il conoscerne l’origine. Eravi in Atene una razza
di
umane arpie che sulle accuse e le denunzie si era
atta una rendita certa. Essi si dicevano sicofanti, cioè denunziatori
di
fichi, e la voce derivava da συκη ficus, e φαινω,
vava da συκη ficus, e φαινω, indico, non essendo anticamente permesso
di
portar fichi fuori dell’Attica. Da prima dunque s
ttica. Da prima dunque sicofanti erano i delatori de’ contrabbandisti
di
fichi, e poi questa voce divenne più generale, e
i, e poi questa voce divenne più generale, e comprese tutte le spezie
di
accusatori e calunniatori spregevoli, In seguito
l suo Convito, che è uno de’ suoi più belli dialoghi, e mise sotto il
di
lui nome il hel discorso che egli fa dell’amore.
aggiugnere: e della politica conveniente alla repubblica Ateniese, e
di
ciò che poteva in que’ tempi e su quelle scene di
a poesia drammatica. Essi che aveano assicurato al lor paese il vanto
di
farla risorgere, compresero prima d’ogni altro ch
he per riuscirvi bisognava ridurre le incondite farse sacre o profane
di
que’ tempi alla forma servata dagli antichi, e l’
e in trono Melpomene e Talia. In un tempo in cui rinacque l’aurea età
di
Pericle o di Augusto; in cui si udì risonar per m
lpomene e Talia. In un tempo in cui rinacque l’aurea età di Pericle o
di
Augusto; in cui si udì risonar per mezzo del Sann
storo e del Vida la tromba Virgiliana; in cui sursero i temuti rivali
di
Apelle e di Fidia ne’ Raffaelli e ne’ Michelangel
Vida la tromba Virgiliana; in cui sursero i temuti rivali di Apelle e
di
Fidia ne’ Raffaelli e ne’ Michelangeli; nel secol
immaginarne altre nuove su que’ modelli. Così troviamo un gran numero
di
greche imitazioni, e poi un altro ugualmente gran
un gran numero di greche imitazioni, e poi un altro ugualmente grande
di
nuove favole sulle greche modellate. L’evento giu
per prodigj; ed i prodigj sono pur così rari in natura. Prima dunque
di
pervenire a’ Cornelj, a’ Racini, a’ Metastasj, a’
ia 1 favole scritte in latina favella, 2 tragedie e commedie italiane
di
greca invenzione, 3 drammi modellati su gli antic
ie italiane di greca invenzione, 3 drammi modellati su gli antichi ma
di
nuovo argomento, 4 nuovi generi drammatici ignoti
ze stesse. I. Drammi Latini. Leone X che illustrò i primi anni
di
sì bel secolo, amando l’erudizione, la poesia e g
o delle lettere rappresentate le favole degli antichi, come il Penulo
di
Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarat
favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione
di
essersi dichiarato cittadino Romano Giuliano de’
omico nel celebrarsi le nozze de’ Cesarini coi Colonnesi, il Formione
di
Terenzio con un prologo del Mureto fatto recitare
atto recitare dal cardinale Ippolito da Este il giovine, e l’Ippolito
di
Seneca rappresentato avanti il palagio del cardin
io del cardinale Raffaele San Giorgio, in cui sostenne il personaggio
di
Fedra con tanta eccellenza il canonico di S. Piet
cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico
di
S. Pietro Tommaso Inghiramo74 dotto professore di
ellenza il canonico di S. Pietro Tommaso Inghiramo74 dotto professore
di
eloquenza ed orator grande che sin che visse ne p
i eloquenza ed orator grande che sin che visse ne portò il soprannome
di
Fedro. Oltre poi a queste rappresentazioni si com
e molte latine degl’ Italiani, che lasciarla sola nel teatro Francese
di
questo secolo. Giano Anisio, ossia Giovanni Anisi
scrisse Giovanni Francesco Stoa. Ma le più pregevoli tragedie latine
di
questo secolo uscirono da Cosenza. Antonio Tilesi
eri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole
di
questa Pioggia d’oro, per la quale la tragedia co
favellare con dignità e decenza. L’argomento consiste nella prigionia
di
Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di G
e decenza. L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre
di
bronzo, e nella discesa di Giove in essa converti
siste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa
di
Giove in essa convertito in pioggia d’oro. Eccone
o I. Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta
di
un genero intende che di Danae sua figliuola usci
ivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che
di
Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore,
a scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il
di
lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori d
uscirebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori della
di
lei mano, risolve di non accoppiarla a veruno, e
ccisore, e spaventato congeda i pretensori della di lei mano, risolve
di
non accoppiarla a veruno, e si raccomanda a Vulca
ccoppiarla a veruno, e si raccomanda a Vulcano. Chiude l’atto un coro
di
Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gare
di Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gareggia co’ migliori
di
Seneca, e forse gli supera per lo candore. Ma int
la principessa destinata a morir vergine, vede il popolo che in atto
di
stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si av
stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota
di
aver egli mutato luogo senza lasciare di esser pr
vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare
di
esser presente agli spettatori), e vede alzata un
iare di esser presente agli spettatori), e vede alzata una gran torre
di
bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinc
spettatori), e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea
di
Vulcano, in cui è rinchiusa Danae con la sua Nutr
sa Danae con la sua Nutrice. Atto II. Ode il coro le voci lamentevoli
di
Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera
di Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera la morte, e tenta
di
darsela; la Nutrice la dissuade. Il loro dialogo
lontano dalla durezza delle sentenze lanciate ex abrupto alla maniera
di
Seneca. Danae s’ accorge dell’aquila ministra di
abrupto alla maniera di Seneca. Danae s’ accorge dell’aquila ministra
di
Giove, e ne prende felice augurio, e va a fare un
bbrezza che gli opprime, la pugna che ha con gli altri Polifemo, e la
di
lui morte, empiono la maggior parte dell’atto. Sa
bbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti,
di
Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi
go le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone,
di
Alceste; ma dalle latine tragedie in poi si sono
racconto della pioggia d’oro penetrata nella torre pieno d’eleganza e
di
vaghezza, che viene così preparato dalle commozio
o d’eleganza e di vaghezza, che viene così preparato dalle commozioni
di
Danae che vuol parlarne alla Nutrice: Nutrix, a
imus. O quæ Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta
di
color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di
uæ Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta di color
di
rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augel
ineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa
di
un augelletto si appressa alla torre, pende dalla
mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre, pende dalla
di
lei sommità, comincia a sciogliersi in leggiera r
tinus. Con ugual nitore e leggiadria si descrive la trasformazione
di
quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si pale
ini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti
di
gloria e di disgrazie vicine e lontane. Il coro d
dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e
di
disgrazie vicine e lontane. Il coro da questa pio
icine e lontane. Il coro da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità
di
parlar della potenza di Cupido, indi lo prega ad
da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità di parlar della potenza
di
Cupido, indi lo prega ad esser propizio al genere
ido, indi lo prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi
di
sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a ban
prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri,
di
lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo
ser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime,
di
dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo regno i cie
pettoso Acrisio sembra aver veduto nella finestra della torre il capo
di
Danae con quello di un uomo. Ne apre la porta, ce
ra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello
di
un uomo. Ne apre la porta, cerca il nemico insidi
cerca il nemico insidiatore, si avventa alla figliuola, indi risolve
di
castigarla con una morte men pronta e più atroce.
rla con una morte men pronta e più atroce. La fa chiudere in un’ arca
di
pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la sping
e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle
di
lei lagrime la spinge egli stesso in mare. Il cor
e geme, inveiscono contro dello spietato vecchio, e pregano Anfitrite
di
salvar l’infelice principessa. Termina la tragedi
ezza del suo compatriota ed amico Coriolano Martirano celebre vescovo
di
S. Marco in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli
in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli divenne il Seneca del regno
di
Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe d
l Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe
di
recare egli solo nella latina favella molte delle
li il fece, che niuno de’ moderni latini drammi composti prima e dopo
di
lui può senza svantaggio venire a competenza coll
Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano
di
quella di Seneca, perchè seguì la greca; ma intan
a non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella
di
Seneca, perchè seguì la greca; ma intanto scansò
erchè seguì la greca; ma intanto scansò il difetto del tragico latino
di
far parlare nell’atto IV pedantescamente la nutri
uì l’ originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo
di
dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di so
si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee,
di
sopprimerle in un luogo se in un altro si erano g
ee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano già accennate,
di
rendere con più precisione in latino ciò che in g
Facendo moderato uso delle sentenze, schivò ugualmente l’affettazione
di
Seneca e gli ornamenti rettorici famigliari ad Eu
ilet. Euripide rende al solito assai ragionatrice Medea, e per più
di
quaranta versi lussureggia con varie sentenze mor
rano risecando quasi tutto questo squarcio attende solo alla passione
di
Medea per l’ ingratitudine ed infedeltà di Giason
attende solo alla passione di Medea per l’ ingratitudine ed infedeltà
di
Giasone consumandovi appena intorno a quindici ve
ennello egli ritiene interamente le più importanti scene, come quella
di
Medea che cerca ed ottiene da Creonte un giorno d
ompagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli d’Euripide e
di
Seneca e la Fedra del Racine. Merita di notarsi s
confronto quelli d’Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merita
di
notarsi singolarmente la scena del delirio di Fed
edra del Racine. Merita di notarsi singolarmente la scena del delirio
di
Fedra da noi recata nel romo quarto delle Vicende
ebbe solo essere occupato della morte del figliuolo, lo rende curioso
di
sapere la figura del mostro79. Nelle Baccanti seg
l’economia dell’originale esprimendone i concetti; ma negl’ incontri
di
Penteo con Bacco e nel di lui travestimento si co
esprimendone i concetti; ma negl’ incontri di Penteo con Bacco e nel
di
lui travestimento si contiene dentro i confini tr
terga quatientem anguibus. Desta tutto il terrore la riconoscenza
di
Agave che nella pretesa testa del leone ucciso ra
’autore della Tebaide, recare nella lingua del Lazio, senza i difetti
di
stile che le s’ imputano, le Fenisse di Euripide.
ua del Lazio, senza i difetti di stile che le s’ imputano, le Fenisse
di
Euripide. Per nostro avviso niuna delle bellezze
i vede con somma naturalezza e vivacità espressa felicemente la scena
di
Giocasta co’ figliuoli, la dipintura assai viva d
feroci fratelli con tutta l’energia delineato. Pari verità e sobrietà
di
stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ci
e sobrietà di stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ciclope
di
cui mi sembra singolarmente notabile il coro dell
IV t. delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parimente il
di
lui gusto nella scelta fatta nel voler tradurre l
adurre l’ Elettra. Delle tre greche tragedie rimasteci sulla vendetta
di
Agamennone, benchè egli amasse con predilezzione
nchè egli amasse con predilezzione Euripide, si attenne però a quella
di
Sofocle che per gravità di dizione e per economia
ezzione Euripide, si attenne però a quella di Sofocle che per gravità
di
dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euri
Sofocle che per gravità di dizione e per economia sorpassa l’Elettra
di
Euripide e le Coefori di Eschilo. Manifesta parim
di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euripide e le Coefori
di
Eschilo. Manifesta parimente in essa il suo buon
n avendo dovuto risecar molto del dialogo giusto, naturale e patetico
di
Sofocle. Egli appena vi si permette qualche picci
e a chi la debbo. No (quella risponde) io ciò non insinuo, ma si bene
di
cedere ai potenti80. Martirano muta solo l’idea d
regia potestà: Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. E’ degna
di
osservarsi la di lui maniera di tradurre con sobr
Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. E’ degna di osservarsi la
di
lui maniera di tradurre con sobria libertà nel fa
psis obsequendum regibus. E’ degna di osservarsi la di lui maniera
di
tradurre con sobria libertà nel famoso lamento di
i la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel famoso lamento
di
Elettra avendo in mano l’urna delle pretese cener
famoso lamento di Elettra avendo in mano l’urna delle pretese ceneri
di
Oreste, che noi pur traducemmo con esattezza nel
a stessa signoril maniera è cangiato in latino il Prometeo al Caucaso
di
Eschilo, benchè con più libera imitazione, specia
iù libera imitazione, specialmente nel descriver che fa la situazione
di
Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto so
nte nel descriver che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine
di
Giove e sepolto sotto l’Etna, nella narrazione fa
ligente, oltre all’eleganza e alla maestà dello stile, ammirerà nelle
di
lui nobili imitazioni ora più ora meno libere ugu
iene, in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quanto al
di
lui Cristo, ben possiamo con compiacenza e sicure
ngo estratto, ma cel vieta l’ampiezza del nostro lavoro. Contentiamci
di
recare un solo frammento dell’eccellente racconto
amci di recare un solo frammento dell’eccellente racconto della morte
di
Cristo fatto da Gioseffo a Nicodemo: Jamque ar
dirus noctis incubuit nigror. Anche il lamento sommamente patetico
di
Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe di tras
ento sommamente patetico di Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe
di
trascriversi. Non cede questa tragedia in regolar
a meriterebbe di trascriversi. Non cede questa tragedia in regolarità
di
condotta alle migliori; e in vivacità e verità di
gedia in regolarità di condotta alle migliori; e in vivacità e verità
di
colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in gra
di colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in grandezza e sobrietà
di
stile va innanzi a quasi tutte le tragedie di Sen
in grandezza e sobrietà di stile va innanzi a quasi tutte le tragedie
di
Seneca. Ma per vedere Aristofane ritratto con tut
to con tutte, le sue grazie comiche senza che si rimanga offeso dalla
di
lui oscenità, bisogna consultare l’ eleganti trad
e dal nostro Cosentino delle Nubi e del Pluto, le più felici commedie
di
quel gran comico. Noi esortiamo la gioventù a leg
oi esortiamo la gioventù a leggerle, colla sicurezza che il travaglio
di
confrontarle coll’ originale e colle languidi ine
riginale e colle languidi ineleganti traduzioni de’ fratelli Rosetini
di
Prat’alboino, verrà compensato con usura dal dile
l teatro Greco. Dovrà tutto ciò coprirsi d’ingrato obblio, perchè più
di
un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur
perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur degni
di
compatimento certi critici e ragionatori d’ultima
La prima tragedia scritta nel nostro volgare idioma fu la Sofonisba
di
Galeotto del Carretto de’ Marchesi di Savona nato
volgare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ Marchesi
di
Savona nato in Casal Monferrato nel secolo XV. L’
XV. L’autore nel 1502 la presentò ad Isabella d’Este Gonzaga Marchesa
di
Mantova; ed alcuni anni dopo si pubblicò in Venez
va rima ed ha qualche debolezza e varj difetti, ma non è però indegna
di
esser chiamata tragedia; nè so donde si ricavasse
pagnuolo la rara scoverta che questa Sofonisba fosse stata una spezie
di
dialogo allegorico 82. Chiama egli dialogo allego
eali, palpabili, Sofonisba, Siface, Masinissa? Egli ha dunque parlato
di
tal componimento per volgare tradizione ovvero se
uce, per esserne forse gli eredi stati distolti da tanti altri drammi
di
maggior pregio che dipoi apparvero. Per la stessa
r pregio che dipoi apparvero. Per la stessa ragione meritano ben poco
di
rammemorarsi alcuni componimenti del principio de
scritti dal Quadrio nel tomo I. E che giova trattenersi sul Filolauro
di
Bernardo Filostrato, che esso Quadrio chiama atto
solacciosa commedia? Essa fu impressa nel 1520 in Bologna senza nome
di
autore, e contiene un atto solo senza distinzione
logna senza nome di autore, e contiene un atto solo senza distinzione
di
scene con vario metro, e in linguaggio per lo più
no scoprirsi i principj delle arti; ma quando queste già vanno altere
di
grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità
erarj volgari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta
di
loto e di paglia dove sorgono marmorei edificj re
ari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta di loto e
di
paglia dove sorgono marmorei edificj reali83? Vol
e alle ricchezze che ci appresta un secolo così fecondo. La Sofonisba
di
Giovan Giorgio Trissino, patrizio Vicentino nato
re nella dedicatoria a Carlo V della sua Italia liberata, poema ricco
di
varie bellezze Omeriche, afferma di aver nel comp
sua Italia liberata, poema ricco di varie bellezze Omeriche, afferma
di
aver nel comporre la sua tragedia tolto Sofocle p
che in Roma, ma s’ impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione
di
scene nè di atti; ha il coro alla greca; ed è per
ma s’ impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione di scene nè
di
atti; ha il coro alla greca; ed è per la maggior
e e libere; e tal volta vi si osserva un troppo rigoroso accordamento
di
consonanze alla maniera delle nostre canzoni. La
amento di consonanze alla maniera delle nostre canzoni. La narrazione
di
Sofonisba ed Erminia incominciata dalla remota fo
rrazione di Sofonisba ed Erminia incominciata dalla remota fondazione
di
Cartagine, lo studio di calcare con soverchia sup
Erminia incominciata dalla remota fondazione di Cartagine, lo studio
di
calcare con soverchia superstizione le vestigia d
ciarle, certe comparazioni liriche, lo stile non portato a quel punto
di
sublime richiesto nella tragedia, sono difetti co
4, dalla regolarità ed economia dell’azione, dal carattere bellissimo
di
Sofonisba che interessa in ogni parte dell’azione
i Sofonisba che interessa in ogni parte dell’azione (in ciò superiore
di
gran lunga a quella di Pietro Cornelio) e da un p
sa in ogni parte dell’azione (in ciò superiore di gran lunga a quella
di
Pietro Cornelio) e da un patetico animato da’ bei
verserà pietose lagrime al racconto del veleno preso dalla regina, a’
di
lei discorsi, alla compassionevole contesa con Er
ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa,
di
Erminia che la sostiene e del figliuolino che bac
e la quale inutilmente si sforza per vederlo l’ultima volta sul punto
di
spirare. Veggasi nel seguente frammento il colori
olta sul punto di spirare. Veggasi nel seguente frammento il colorito
di
questa scena lagrimevole: Sof. A che piangete?
rancia ancora sin dal XVI secolo si tradusse, e s’ imitò molte volte;
di
tal maniera che la Sofonisba oggi serbasi nel tea
he la Sofonisba oggi serbasi nel teatro tragico come un tesoro comune
di
sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre
nel XVIII (Nota X). Adunque la prima istruzione che ebbero i Francesi
di
un dramma in cui venissero osservate le regole de
scritti, l’abbiano presa da’ buoni autori Castigliani. Accordiamogli
di
buon grado quel ch’egli aggiugne, cioè che il Dan
e ingegnosa nazione, e che ripeta quel che altre volte ed assai prima
di
lui osservarono i Francesi stessi, gli Spagnuoli
Rosmunda che fece recitare nel suo giardino in Firenze alla presenza
di
quel pontefice nel 1516, e che si stampò poi in S
che si stampò poi in Siena nel 1525. In essa prese ad imitare l’Ecuba
di
Euripide; e par che avesse voluto renderne lo sti
ione che fa Oreste delle proprie avventure incominciando dalla guerra
di
Troja. V’è di piu; egli le narra all’ amico Pilad
este delle proprie avventure incominciando dalla guerra di Troja. V’è
di
piu; egli le narra all’ amico Pilade cui doveano
i priveranno i leggitori del piacere che recano tanti bei passi pieni
di
eleganza e vaghezza sparsi nelle tragedie del Ruc
tore dipinga il prospetto del tempio e le teste e i busti ed il monte
di
ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza
racconto che fa Ifigenia della propria sventura quando fu in procinto
di
esser sacrificata in Aulide; quello del coro dell
ro della pugna de’ due Greci co’ pastori; quello d’Oreste della morte
di
Agamennone. Molti squarci della generosa patetica
rebbero d’ esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole
di
Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pens
orto? ahi lasso! Porto la morte del suo re; a cui? Al miser popol
di
Micene e d’Argo. Porto la morte del mio Oreste;
utta più non conosceva la drammatica? quando non si sapeva la maniera
di
farla risorgere? poco meno di due secoli prima di
matica? quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno
di
due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la
i sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima
di
Cornelio e Racine? Dietro la scorta de’ Greci cor
e coll’ esempio del Trissino e del Rucellai seguirono pure le insegne
di
Melpomene molti altri celebri letterati. Ludovico
o Martelli illustre poeta Fiorentino morto in Salerno nell’acerba età
di
anni ventotto, secondo il Crescimbeni nel 1533, e
i ed altri con più probabilità mancato in Napoli nel 1527, parlandosi
di
lui come già morto in una lettera di Claudio Tolo
o in Napoli nel 1527, parlandosi di lui come già morto in una lettera
di
Claudio Tolomei scritta a’ sette di aprile del 15
lui come già morto in una lettera di Claudio Tolomei scritta a’ sette
di
aprile del 153188, compose una tragedia impressa
tomo III del Teatro Italiano antico stampato in Livorno sotto la data
di
Londra nel 1787, nella quale si allontanò dagli a
iuttosto il Trissino che il Rucellai. Egli trasse dalla storia de’ re
di
Roma l’eccesso della spietata Tullia per esporlo
contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro
di
se l’indignazione di chi legge. Il coro continuo
rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se l’indignazione
di
chi legge. Il coro continuo poi che vi si adopra
imo del proprio secreto si scopra alla moglie alla presenza d’un coro
di
donne che sono seco89. Per simili riflessioni a n
della Coltivazione recò in Italiano ritenendone il titolo l’Antigone
di
Sofocle, che si stampò in Venezia nel 1532. Per t
nza alle tragedie del Trissino e del Rucellai, e le vince per gravità
di
stile. Giraldi Cintio fa onorata menzione dell’An
le rigid’ alpi Da Tebe in toscano abito tradusse La pietosa soror
di
Polinice; I’ dico l’Alamanni. Il Fontanini l
migliori tragedie Italiane (Nota XI). L’Edipo, la più bella tragedia
di
Sofocle, fu tradotto prima da Andrea Anguillara i
aboschi Girolamo Negri, ma con disprezzo dando all’Anguillara il nome
di
poeta plebeo. Giason di Nores nella sua Poetica r
ma con disprezzo dando all’Anguillara il nome di poeta plebeo. Giason
di
Nores nella sua Poetica riprende ancora come vizi
n di Nores nella sua Poetica riprende ancora come viziosi gli episodj
di
quest’Edipo dell’Anguillara. Non per tanto sembra
pplauso ripetuta la rappresentazione nel 1565 in Vicenza in un teatro
di
legno costruito espressamente nel palagio della R
el palagio della Ragione dal celebre Palladio. Noi stimiamo col Conte
di
Calepio assai più difettoso l’Edipo dell’Anguilla
toso l’Edipo dell’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi
di
Cornelio, di Voltaire e del P. Folard; e col Nore
dell’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Cornelio,
di
Voltaire e del P. Folard; e col Nores troviamo ri
Nores troviamo riprensibile l’ episodio della discordia de’ figliuoli
di
Edipo, per cui si rende la favola doppia e si com
o totalmente inutile. Assai migliore fu la traduzione fedele che fece
di
tal tragedia il Veneziano Giustiniano. Per la nob
ltà e l’eleganza dello stile essa gareggia colle più celebri tragedie
di
quel tempo. Si rappresentò nel 1585 con sontuosis
esentò nel 1585 con sontuosissimo apparato nel famoso Teatro Olimpico
di
Vicenza opera del prelodato Palladio, che per la
ro Olimpico di Vicenza opera del prelodato Palladio, che per la morte
di
questo insigne architetto seguita nel 1586 si ter
signe architetto seguita nel 1586 si terminò dallo Scamozzi. La parte
di
Edipo che si accieca, fu sostenuta egregiamente d
sse anch’egli due tragedie la Dalida e l’Adriana; ma esse colle altre
di
lui produzioni drammatiche non sono le migliori d
a esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori
di
quel tempo, specialmente per lo stile talvolta tr
po, specialmente per lo stile talvolta troppo ricercato e più proprio
di
certi anni del seguente secolo che del cinquecent
ali era principe; ma ne fu interrotto il disegno per la morte seguita
di
Angelo Beolco detto il Ruzzante che dovea recitar
eso, volle riformarla e toglierne fralle altre cose le rime e i versi
di
cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta
d all’ombra da prima introdotta nel prologo sostituire il personaggio
di
Venere. Vide questo gran letterato che il veleno
ni che nuocono alla gravità tragica. E pure queste medesime servirono
di
modello agli autori dell’Aminta e del Pastor fido
ll’Aminta e del Pastor fido, e parvero più convenienti alla tenerezza
di
quelle celebri pastorali. Ma le forti e perturbat
la della natura più che dell’arte manifesta. Questo, e l’introduzione
di
molti personaggi subalterni dipinti scioperatamen
ratamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti
di
cose che meglio avrebbero animata la favola poste
i versi corti e cotali altre pedanterie. Ma la dipintura nell’atto V
di
Canace sul letto funesto col bambino allato e col
ace sul letto funesto col bambino allato e col pugnale alla mano dono
di
Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto di
l bambino allato e col pugnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le
di
lei parole nell’ atto di trafiggersi sperando di
gnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto
di
trafiggersi sperando di sopravvivere nella memori
Eolo suo padre, e le di lei parole nell’ atto di trafiggersi sperando
di
sopravvivere nella memoria di Macareo, e quelle i
role nell’ atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memoria
di
Macareo, e quelle indirizzate al figliuolino, han
, Selene, Epitia. La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno
di
due mesi, e che si stima la migliore, si rapprese
de, Per mio raro destino, uscire in scena. Sebastiano Clarignano
di
Montefalco, il quale, dice il Giraldi nella dedic
de’ principali attori. Giulio Ponzio Ponzoni vi rappresentò la parte
di
Oronte, e un certo giovane chiamato Flaminio quel
sentò la parte di Oronte, e un certo giovane chiamato Flaminio quella
di
Orbecche. Dovea questo medesimo Flaminio rapprese
ile da recitarsi per ordine del Duca nell’aprile del 1543 alla venuta
di
Paolo III; ma nel giorno destinato alla rappresen
terrore co’ più vivi sanguinosi trasporti della crudeltà. Sulmone re
di
Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Or
cculto contratto da questa sua figliuola con un valoroso avventuriere
di
oscuri natali aguzza la spietatezza naturale di S
valoroso avventuriere di oscuri natali aguzza la spietatezza naturale
di
Sulmone, e sotto la fede avuto in sua balia il ge
sotto la fede avuto in sua balia il genero e i due suoi figliuolini,
di
propria mano gli trucida, e ne presenta indi le m
indi le mani e le teste alla figliuola, la quale tratta da un eccesso
di
dolore e di disperazione trafigge il padre e se s
e le teste alla figliuola, la quale tratta da un eccesso di dolore e
di
disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha se
di dolore e di disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha servito
di
modello a questa tragedia il Tieste di Seneca. Ne
padre e se stessa. Ha servito di modello a questa tragedia il Tieste
di
Seneca. Nemesi colle Furie, e l’Ombra di Selina m
a questa tragedia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie, e l’Ombra
di
Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come n
ia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie, e l’Ombra di Selina madre
di
Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombr
di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombra
di
Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammaz
atto dell’Orbecche. Dalla descrizione del bosco secreto nella reggia
di
Atreo, Arcana in imo regia recessu patet ec., è i
gia recessu patet ec., è imitata quella del luogo ove segue la strage
di
Oronte e de’ figliuoli: Giace nel fondo di que
ogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli: Giace nel fondo
di
quest’alta torre In parte si solinga e si ripos
rre In parte si solinga e si riposta Che non vi giunge mai raggio
di
sole, Un luogo destinato a’ sacrifici, Che so
a sua sede. Il Giraldi nonpertanto si è guardato dall’affettazione
di
certi squarci della tragedia latina e da qualche
in versi sciolti, se non che, come in quella del Trissino, havvi più
di
un passo rimato con troppo studiato accordamento.
becche fralle Italiane che conseguiscono l’ottimo fine della tragedia
di
purgar con piacevolezza lo sregolamento delle pas
troncassero acconciamente alcune ciance della nutrice, l’espressioni
di
Oronte appassionato nell’atto II che si trattiene
sersi Orbecche trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non
di
tenebre ma di luce si rendette, non so perchè, fi
trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non di tenebre ma
di
luce si rendette, non so perchè, fin anche a’ più
n principi formidabile, uomo ad onta della sua mercenaria maldicenza,
di
qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di
o ad onta della sua mercenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma
di
volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno o
cenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione,
di
poca dottrina e di niuno onore, contribuì non poc
di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e
di
niuno onore, contribuì non poco alle glorie della
ntura degli Orazii (che nè anche è argomento greco); ed ebbe la sorte
di
coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il
be la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il vanto
di
scoprire e vincere, senza arricchirsi e trionfare
i fa il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e
di
altri principi Italiani, ed anche di Carlo V; ed
odi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi Italiani, ed anche
di
Carlo V; ed è questo il primo esempio de’ prologh
e di Carlo V; ed è questo il primo esempio de’ prologhi che servirono
di
poi a onorare i principi; ed il Calepio osserva a
nelio s’inganna nel dire che sieno invenzione del suo secolo. Un coro
di
virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcu
’atto I la pugna stabilita dagli Orazj e Curiazj per decidere il fato
di
Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curia
pugna stabilita dagli Orazj e Curiazj per decidere il fato di Alba e
di
Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppr
Curiazj per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie
di
un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna
i Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine
di
una pugna che debbe in ogni evento riuscire per l
ella morte dello sposo. Arriva nel III un servo che appende al tempio
di
Minerva le spoglie degli estinti Curiazj. Celia i
re Orazio, i quali lo condannano alla morte, contraddicendo invano il
di
lui afflitto padre che appella al popolo. Nel V i
padre che appella al popolo. Nel V il popolo libera il reo dalla pena
di
morte, ma vuole che soggiaccia all’infamia del gi
e, ma vuole che soggiaccia all’infamia del giogo. Sdegna il magnanimo
di
sottoporvisi: Publio prega: il popolo è inesorabi
polo è inesorabile: si ascolta una voce in aria che comanda ad Orazio
di
ubbidire. La regolarità di questa tragedia è mani
lta una voce in aria che comanda ad Orazio di ubbidire. La regolarità
di
questa tragedia è manifesta; gli affetti sono ben
caratteri dipinti con uguaglianza, verità e decenza; il fine tragico
di
commuovere colla compassione e col timore egregia
egregiamente conseguito. Increscerà in essa in primo luogo il titolo
di
Orazia che dimostra esser essa il principal perso
che dimostra esser essa il principal personaggio, e che morendo prima
di
terminar l’ atto III, abbandona ad un altro l’int
si diviso tra due personaggi. Non si unirebbe in un solo se il titolo
di
essa fosse l’ Orazio? Parranno poi piuttosto fogl
egi che abbelliscono l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là,
di
che può servire di esempio la dipintura di un cav
o l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là, di che può servire
di
esempio la dipintura di un cavallo a cui si rasso
pisodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura
di
un cavallo a cui si rassomiglia la gioventù, dist
lo stile è puro, sobrio, e più d’una fiata grave e vigoroso, e sparso
di
utili massime or sulla legislazione or sul govern
igione e degl’ iddii. Dice Publio: Nè cupidigia d’uom, nè ardir
di
stella, Può ciglio alzar dove pon mente Iddio.
gloria, risposta sublime in bocca d’un padre. Quanto alla passione
di
Celia da per tutto ben colorita presenta spesso e
e, De i fratelli privata mi rimango. Soprattutto è da vedersi la
di
lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e a
a di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista delle
di
lui spoglie sanguinose, e quando si presenta al f
a al fratello perduta, semiviva, la chioma sparsa ed il volto bagnato
di
lagrime. Un cuore veramente Romano trasparisce in
omano trasparisce in quanto fa e dice Publio; ma quando è in procinto
di
perdere il valoroso Orazio, l’unico figliuolo che
to il padre, implorando la pietà del popolo. Lo spirito d’ingenuità e
di
gratitudine che mosse prima il Cornelio, indi il
ia dell’Aretino gli Orazj del padre del teatro Francese, componimento
di
gran lunga superiore al Cid? Non l’avea l’Italian
to d’un secolo intero nell’arricchire il teatro, e non infelicemente,
di
sì bell’ argomento non mai prima tentato nè dagli
dizio nell’aver sempre l’ occhio allo scopo principale della tragedia
di
commuovere sino al fine pel timore e per la compa
tti della sua tragedia che riescono freddi ed inutili, ai primi pieni
di
calore, d’interesse e di passione91. Lodovico Dol
e riescono freddi ed inutili, ai primi pieni di calore, d’interesse e
di
passione91. Lodovico Dolce morto d’anni sessanta
fu rappresentata con indicibile applauso in quella città nel palazzo
di
Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio di più di
n quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio
di
più di trecento gentiluomini; e quando volle ripe
a città nel palazzo di Sebastiano Erizzo a uno scelto uditorio di più
di
trecento gentiluomini; e quando volle ripetersi i
e rappresentazioni tragiche, questi applausi reiterati, quest’avidità
di
ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di
rati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza
di
gusto per la tragedia imputata agl’ Italiani? Ind
empre massime singolari contraddette dal fatto e dall’evidenza? Assai
di
buono troveremmo esaminando la Progne di Girolamo
fatto e dall’evidenza? Assai di buono troveremmo esaminando la Progne
di
Girolamo Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopa
Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopatra, la Scilla, e la Romilda
di
Cesare de’ Cesari uscite alla luce nel 1550 e 155
in Venezia nel 1550, la Medea del Galladei impressa nel 1558, l’Altea
di
Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la F
558, l’Altea di Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la Fedra
di
Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata per altr
1559, la Fedra di Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata per altro
di
gran lunga da quella del Racine nel secolo seguen
di gran lunga da quella del Racine nel secolo seguente, e l’ Atamante
di
Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579, di cui
seguente, e l’ Atamante di Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579,
di
cui nella 50 del IV libro delle sue Epistole fa u
otrebbe anche pascere alquanto la curiosità de’ leggitori la tragedia
di
Angelo Leonico intitolata il Soldato impressa in
. Ne facciamo menzione perchè in essa può ravvisarsi il primo esempio
di
una tragedia cittadina, che i nostri scrittori nè
’Eloquenza Italiana. Esse sono Telefonte, Rosimonda, Ino, ed il Conte
di
Modena, la quale non contiene argomento greco ma
e. Si crede che ne componesse sino a venti, tralle quali una del caso
di
Meleagro, la quale (dice il Manfredi nelle sue le
lerino tradusse anche il Cristo paziente attribuito al Nazianzeno. Il
di
lui Telefonte ha il pregio della scelta del più b
della scelta del più bel soggetto dell’antichità, cioè del Cresfonte
di
Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavalle
di Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria
di
averlo prima di ogni altro recato sulle scene mod
il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria di averlo prima
di
ogni altro recato sulle scene moderne. L’immortal
do si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi
di
quel secolo lasciò la gloria di appressarglisi. N
te de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria
di
appressarglisi. Nel 1587 s’impresse in Bergamo, e
presse in Bergamo, e dall’autore si dedicò a D. Vincenzo Gonzaga Duca
di
Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima c
gamo, e dall’autore si dedicò a D. Vincenzo Gonzaga Duca di Mantova e
di
Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un ab
i Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un abbozzo
di
questa tragedia nella II Parte delle Rime e Prose
asso raccolte per Aldo il giovane nel 1582. Nell’edizione delle opere
di
Torquato fatte in Venezia da Stefano Monti nel 17
ien chiamato tragedia non finita, e contiene un atto primo senza coro
di
quattro scene, e due altre di un secondo atto, le
ta, e contiene un atto primo senza coro di quattro scene, e due altre
di
un secondo atto, le quali tutte si distribuiscono
ù belli della non finita si sono ritenuti nella perfezzionata; alcuni
di
essi si veggono in questa migliorati; ma qualche
ver per una tempesta preso terra in un seno sicuro tra’ curvi fianchi
di
un monte, descrive minutamente con mille poetiche
ta tempesta. Era però più proprio del genere drammatico e dello stato
di
Torrismondo il sacrificare al vero quella copiosa
e e pioggia Portando, e cieche tenebre sol miste D’incerta luce e
di
baleni orrendi, Volser sossopra l’onde, e per l
ar le navi mie disperse, E quella ov’era la donzella et io Scevra
di
tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo
vra di tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo è un immagine
di
Edipo. Caduto in un errore per debolezza, trovasi
orella, si giudica contaminato da una scelleraggine, cagiona la morte
di
Alvida col narrargliele, e si ammazza. L’errore c
bile, non saprebbe incontrar meglio l’idea dell’ arte. Anche il Conte
di
Calepio ottimo giudice in tali materie ravvisa ne
o e degno della perfetta tragedia che va felicemente al vero suo fine
di
purgar con diletto le passioni per mezzo della co
ompassione e del terrore. Non per tanto il gesuita Rapin benchè pieno
di
erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco pr
terrore. Non per tanto il gesuita Rapin benchè pieno di erudizione e
di
dottrina, o poco giusto o poco provveduto di cert
hè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco provveduto
di
certa sensibilità necessaria a giudicar dritto de
stravolta da’ romanzi e che perciò non poterono arrivare al carattere
di
Sofocle. Non parliamo ora del Trissino, nella cui
del Trissino, nella cui tragedia si scerne subito il torto manifesto
di
quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che e
rne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto
di
ciò che egli afferma, cioè in vece di una testa g
gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè in vece
di
una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di g
afferma, cioè in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno
di
giudizio e di sobrietà e un amore forse anche tro
in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di giudizio e
di
sobrietà e un amore forse anche troppo eccessivo
sca. Più plausibile e meno incongrua all’apparenza potrebbe parere la
di
lui asserzione riguardo al Tasso, il quale ideò i
lli della cavalleria de’ bassi tempi. Ma Rapin dovea dimostrare prima
di
ogni altra cosa, che ne’ tempi della cavalleria n
e o compassione. Da’ più severi critici oltramontani nè prima nè dopo
di
Rapin non si è mai pensato a sostenere contro i n
anti e Melisse, con eroi fatati, avventure incredibili ecc. Ora niuno
di
tali eccessi avrebbe potuto il Rapin riprendere n
riprendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi
di
que’ tempi come incompatibili col carattere tragi
co. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza delle regole
di
Aristotile, in quale aforismo di quel grande osse
sistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo
di
quel grande osservatore avea appreso che il carat
lla modificazione de’ costumi e non già nella qualità delle passioni?
di
più che le gran passioni umane appartengano più a
degli Ercoli, de’ Tesei e degli Achilli puntigliosi. Che se, in vece
di
un Edipo che per timore di un oracolo si esiglia
degli Achilli puntigliosi. Che se, in vece di un Edipo che per timore
di
un oracolo si esiglia volontariamente dalla patri
fine per sua sorella per un’ avventura conforme a quella dell’Edipo;
di
grazia da tali picciole differenze quale ostacolo
antichi. E forse non se ne trovano le immagini nelle favolose storie
di
Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del r
se storie di Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del re Artù,
di
cui parla il Camden in Britannia, e in altri simi
seggiatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei
di
que’ tempi? Ma a che mentovare i romanzi, quando
Europei di que’ tempi? Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia
di
quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? Non
Tasso pe’ costumi della cavalleria, non si sovvenne del combattimento
di
Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 n
ella cavalleria, non si sovvenne del combattimento di Guiglielmo duca
di
Normandia assediato nel 1079 nel castello di Gerb
mento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 nel castello
di
Gerberoi? Non erano e in Inghilterra e in Francia
della giostra data nella Borgogna nel 1272, nella quale dal principe
di
Châlons fu disfidato Eduardo I che dalla Sicilia
rdo I che dalla Sicilia tornava in Inghilterra? Non pensò al cartello
di
disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduard
n Inghilterra? Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo
di
Valois da Eduardo III nel secolo XIV? Non al comb
al combattimento del medesimo re col cavaliere Ribaumont nell’assedio
di
Calais? Non all’eroine militari che v’ intervenne
intervennero celebrate dallo storico e filosofo M. Hume, la contessa
di
Montfort, quella di Blois e la regina d’Inghilter
ate dallo storico e filosofo M. Hume, la contessa di Montfort, quella
di
Blois e la regina d’Inghilterra che marciò in Isc
a di Blois e la regina d’Inghilterra che marciò in Iscozia alla testa
di
un esercito contra il re Davide Brus? Non al comb
oni con trenta Inglesi, nel quale Beaumanoir gridava, or si vedrà chi
di
noi abbia più belle dame? Non all’ordine della Gi
mpo in occasione degli amori del nominato Eduardo III per la contessa
di
Salisbury? Questi medesimi torneamenti, queste bi
anta gloria del valore Italiano? Potè dimenticare le speciose disfide
di
Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di
el valore Italiano? Potè dimenticare le speciose disfide di Carlo V e
di
Francesco I? il duello del barone di Jarnac col f
le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone
di
Jarnac col favorito di Errico II la Chateigneraie
Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col favorito
di
Errico II la Chateigneraie che vi fu ferito a mor
a disgrazia del medesimo Errico II ammazzato in una giostra dal conte
di
Mongommeri condannato poscia a morire sotto altro
è in quel tempo in cui fu composto il Torrismondo? Ora se la tragedia
di
Torquato che con tanta energia dipigne le passion
lla cavalleria additati dal Rapin come contrarii al carattere tragico
di
Sofocle. Nel nostro secolo, oltre ad altri scritt
in una sua orazione recitata nel gennajo dell’anno 1728 in Parigi96,
di
poterne oscurar la gloria con un suo magistrale,
rismondo. Che pregio egli dice? Ecco quello che a me sembra che abbia
di
eccellente. Un carattere tragico scelto con sommo
una versificazione armoniosa: una nobile, elegante e maestosa gravità
di
stile: un patetico vivace che empie, interessa, i
to? Ne presentiamo qualche squarcio che ci sembra degno degli sguardi
di
un leggitore imparziale e sensibile. Veggasi in p
Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme d’orrore e
di
spavento Il sogno non presenti: ed or mi sembra
sa errando, Or le mura stillar, sudar i marmi Miro, o credo mirar
di
nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolt
ero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine far
di
questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbo
e far di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbonbo Quasi
di
un gran gigante . . . . . . E mi scacci dal lett
gravità ella esprima la delicatezza e sensibilità che avviva tutti i
di
lei concetti: Madre, io pur vel dirò, benchè v
vente Prendo la destra, e m’avvicino al flanco; Ei trema, e tinge
di
pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e m
lore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza
di
morte, e non di amore; O in altra parte il volg
Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte, e non
di
amore; O in altra parte il volge, o il china a
i, e co’ sospiri Le parole interrompe. Poichè per lo scoprimento
di
essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrism
scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo
di
proporle le nozze di Germondo, odasi in qual guis
e Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporle le nozze
di
Germondo, odasi in qual guisa ella ne frema e si
chernita: Mentre il crudel così mi scaccia e parte, Prende gioco
di
me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo,
ci, e ’l falso inganno Vera cagione è del rifiuto ingiusto; E fia
di
peggio. E Torrismondo è questi, Questi che mi d
è questi, Questi che mi discaccia, anzi m’ancide, Questi ch’ebbe
di
me le prime spoglie, Or l’ultime n’attende, e g
eguisce il suo pensiero. Io invito le anime tenere a vedere il quadro
di
Alvida moribonda e di Torrismondo addolorato. Ecc
o. Io invito le anime tenere a vedere il quadro di Alvida moribonda e
di
Torrismondo addolorato. Ecco parte del racconto c
amante, Prendo gli ultimi baci; al vostro sposo Gli altri pregata
di
serbar vi piaccia, Che non sarà mortal sì duro
ì duro colpo. Ma invan sperò, perchè l’estremo spirto Ne la bocca
di
lui spirava, e disse: O mio più che fratello, e
e tacque. Per non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or
di
Sofocle or di Euripide ne’ riferiti tratti natura
er non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or di Sofocle or
di
Euripide ne’ riferiti tratti naturali, patetici e
i che risvegliano, bisogna avere l’anima preoccupata o poco sensibile
di
Rapin e de la Sante, o l’ignoranza del Carlencas,
nausea per tutto ciò che non è Francese. Io non sono cieco ammiratore
di
questa buona tragedia di tal modo che non mi avve
non è Francese. Io non sono cieco ammiratore di questa buona tragedia
di
tal modo che non mi avvegga di varie cose che ogg
co ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avvegga
di
varie cose che oggidì nuocerebbero alla rappresen
ci, l’indovino alla foggia antica. Siamo oramai avvezzi a una maniera
di
sceneggiare diversa da quella del Torrismondo. C’
ti precedenti il bosco e l’antro delle ninfe incantatrici che servono
di
base al cambio di Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebb
osco e l’antro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio
di
Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la favol
base al cambio di Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la favola
di
qualche scena di poca importanza della nutrice, c
i Rosmonda e d’Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche scena
di
poca importanza della nutrice, com’ è la seconda
iato Torrismondo; delle lungherie della scena terza del medesimo atto
di
Torrismondo col consigliere, in cui l’autore ampl
umerazione che fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta
di
Germondo; di quel cumolo di varj impossibili amma
e fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo;
di
quel cumolo di varj impossibili ammaslato dallo s
o de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo
di
varj impossibili ammaslato dallo stesso Germondo
sse. Tali cose veramente non possono nuocere alle bellezze essenziali
di
questo componimento; perchè presso i veri intelli
intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei
di
poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza
d al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è però che spogliato
di
tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza del f
a in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion Parigino signor
di
Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si
nobbe la Francia prima delle composizioni Spagnuole, cioè il Tancredi
di
Federico Asinari nobile Astigiano conte di Camera
pagnuole, cioè il Tancredi di Federico Asinari nobile Astigiano conte
di
Camerano, nato nel 1527 e morto nel 1576, la qual
a a Torquato Tasso. Uscì la prima volta in Parigi nel 1587 col titolo
di
Gismonda. Di poi col proprio titolo di Tancredi s
in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. Di poi col proprio titolo
di
Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè
o titolo di Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè col nome
di
Ottavio Asinari fratello dell’autore; ma per quan
zucchélli, gli autori del catalogo de’ codici mss della real libreria
di
Torino ne fanno autore Federico, e così pensò anc
e così pensò ancora il Signor Apostolo Zeno. Le particolari bellezze
di
questa tragedia vennero manifestate dal Parisotti
Calogerà. Il Vicentino Giambatista Liviera d’anni diciotto ebbe tanto
di
gusto che potè comprendere la bellezza dell’argom
i gusto che potè comprendere la bellezza dell’argomento del Cresfonte
di
Euripide, e ne compose la sua tragedia che col me
588; ma egli lasciò a una penna più felice e più esercitata il pregio
di
tesserne un’ altra con più tragico ed elegante st
rne un’ altra con più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo
di
Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì l
più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago
di
Garda coltivò ancora a que’ dì la poesia tragica
56, e la Polissena, della quale non fe menzione il Fontanini. Scrisse
di
poi l’Astianatte in miglior metro stampato in Ven
no. L’autore vi premise un argomento in cui si distingue il contenuto
di
ciascun atto. La scena dell’azione dimostra Troja
La scena dell’azione dimostra Troja distrutta ed ardente col sepolcro
di
Ettore intero. Quante particolarità si sono narra
lcro di Ettore intero. Quante particolarità si sono narrate ne’ poemi
di
Omero intorno alle dissensioni degli dei favorevo
sarebbe stato pregio dell’ opera. Nel rimanente si va dietro le orme
di
Seneca nel bellissimo atto III delle Troadi, ma c
stianatte nel sepolcro: l’Andromaca del Grattarolo esprime i concetti
di
Seneca con maggior naturalezza, e forse con robus
nore. Ma bisogna confessare che nell’atto IV l’Italiano rimane ben al
di
sotto del Latino. Lascio i tre versi d’Andromaca
i tre versi d’Andromaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare
di
sangue i cenci di cui si ha da coprire Astianatte
romaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare di sangue i cenci
di
cui si ha da coprire Astianatte: Fia meglio tr
nforme al mio, La fraude ne sarà meglio ajutata; puerilità priva
di
gusto, di verità e di passione. Ma quello che più
mio, La fraude ne sarà meglio ajutata; puerilità priva di gusto,
di
verità e di passione. Ma quello che più importa è
aude ne sarà meglio ajutata; puerilità priva di gusto, di verità e
di
passione. Ma quello che più importa è che tutta l
tà e di passione. Ma quello che più importa è che tutta la vaga scena
di
Seneca vi si vede malconcia. Andromaca nella trag
questo? Queste sono esclamazioni imprudenti che contro al disegno
di
Andromaca debbono far conchiudere all’astuto Ulis
ua presenza nuoce alla scena; perchè il sagace Itacese non lascerebbe
di
trarre anche da lui qualche notizia, e nol facend
i colori del materno timore, onde Ulisse prende argomento per la vita
di
Astianatte. Passando all’atto V, non posso tralas
per la vita di Astianatte. Passando all’atto V, non posso tralasciare
di
esaltare il giudizio di Torquato per ciò che sogg
e. Passando all’atto V, non posso tralasciare di esaltare il giudizio
di
Torquato per ciò che soggiungo omesso nell’esame
iore a Seneca, ed anche a più d’un moderno, fa raccontare il suicidio
di
Alvida e Torrismondo a persone che non vi hanno i
ne che non vi hanno il principale interesse. E come avrebbe la regina
di
loro madre potuto verisimilmente attendere il fin
rebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fine
di
una relazione circostanziata, piena com’ ella tro
li operare secondo il proprio dolore; or questa passione non è capace
di
soffrire un racconto minuto se non dopo i primi i
eti, e per così dire nell’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte
di
Polissena e di Astianatte ad Ecuba e Andromaca; e
dire nell’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte di Polissena e
di
Astianatte ad Ecuba e Andromaca; e il Grattarolo
l’ha seguito anche in questo, benchè per altro il suo racconto a più
di
un riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli h
riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli ha tratta la magnanimità
di
Astianatte nell’incontrar la morte, e la dipinge
atte nell’incontrar la morte, e la dipinge in bei versi, ad eccezione
di
poche foglie, presentando degnamente lo spettacol
imente l’Irene, l’Almeone, l’Ermete e l’Arianna del Giusti, l’Arsinoe
di
Niccolò degli Angeli, l’Elisa del Closio, l’Acrip
i, l’Arsinoe di Niccolò degli Angeli, l’Elisa del Closio, l’Acripanda
di
Anton Decio da Orta, la Ghismonda del Razzi, il P
hismonda del Razzi, il Principe Tigridoro del Miari, la Tullia feroce
di
Pietro Cresci, ed alcun’ altra mentovata dal Quad
studio della semplicità greca, talvolta un’ imitazione delle sentenze
di
Seneca poste come aforismi, e sovente degli ornam
n tratte da argomenti maneggiati da’ tragici greci, ed apprestano più
di
una scena appassionata ed interessante; ma io non
sante; ma io non mi fermo su ciascuna, per non abusare della pazienza
di
chi legge con formare estratti e critiche di qual
n abusare della pazienza di chi legge con formare estratti e critiche
di
qualunque opera teatrale. Ravviva la storia delle
a la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semiramide
di
Muzio Manfredi da Cesena, il quale dal Ghilini si
Cesena, il quale dal Ghilini si disse Ravennate, perchè alcuni della
di
lui famiglia abitarono ancora in Ravenna. Questa
min Ventura in quarto nel 1593 stando il Manfredi a Nansì, a giudizio
di
Francesco Patrizj può servire d’esempio a chi vuo
tro Italiano ne portò un vantaggioso giudizio, al quale si soscriverà
di
buon grado chiunque la legga. Si distingue (egli
retendere per lo stile. Riconosce parimente il Conte Calepio nel Nino
di
questa favola un carattere sommamente idoneo al f
la un carattere sommamente idoneo al fine della tragedia. Il soggetto
di
essa è fondato nella famosa regina degli Assiri S
e da sette anni si trova occultamente maritato con Dirce e arricchito
di
due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’es
to di due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’essi. La notizia
di
questo secreto nodo mette la regina in tal furore
esto secreto nodo mette la regina in tal furore, che medita la strage
di
Dirce e de’ figliuoli e l’eseguisce in un sotterr
oprio sangue Dirce e i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra
di
Nino indi quella di Mennone mariti di Semiramide,
i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella
di
Mennone mariti di Semiramide, facendo le due prim
maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti
di
Semiramide, facendo le due prime scene dell’atto
scene dell’atto I, preparano al terrore che indi spazia per la reggia
di
Babilonia. Non è un secco e digiuno racconto ma u
questa virile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto
di
Nino e di Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio ch
rile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto di Nino e
di
Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio che dicesse
iglia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai
di
tal marito, Che a me grado n’avrai che tel dest
che tel destino. Prevede Imetra le vicine funeste conseguenze del
di
lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischi
ra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo
di
qualunque rischio proprio tenta distoglierla dal
toglierla dal proposto con una eloquenza vera e robusta nè aliena dal
di
lei stato, la quale fa ammirare l’arte del poeta
to il mondo Di gloria avanzi ogni famoso eroe ..... Tu che figlia
di
dea ti chiami e sei, E dea sembri negli atti e
so. Non è ella una timida Fedra che ama insieme e paventa la vergogna
di
palesar l’amore: è una imperiosa conquistatrice c
riosa conquistatrice cui tutto par lecito perchè può tutto bastandole
di
velar la sfrenatezza colla politica. Avvezza agli
si nè più ravvisandone l’orrore, afferma con baldanza, che la ragione
di
stato soltanto la determina a siffatte nozze, e n
be aver qualche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e
di
quelle di Dirce, e soggiugne, faccia La sua f
alche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle
di
Dirce, e soggiugne, faccia La sua fortuna, an
lpa n’avranno, io mostrerò che importi Il macchinar contro il voler
di
donna Che possa quanto vuol. Preparata con t
uol. Preparata con tal maestria sì pressante angustia alla fortuna
di
Nino e Dirce, per le nozze detestabili del figlio
Dirce, per le nozze detestabili del figlio colla madre, e per quelle
di
Anaferne con Dirce, riesce nell’atto II interessa
erne con Dirce, riesce nell’atto II interessantissimo l’ abboccamento
di
Dirce oppressa dal dolore con Nino che cerca cons
con Nino che cerca consolarla. E ciò avremmo desiderato che il Signor
di
Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esem
se allegato per uno degli ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo
di
avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzi
degli ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo di avere in alcune
di
esse ripresa la poca congiunzione dell’atto II co
nzione dell’atto II col I, e il vedervisi li trattati d’una scena non
di
rado diversissimi da quelli dell’ altra 98. Manfr
sa. E’ notabile nella scena quarta dell’atto II l’orrore che protesta
di
aver Nino per l’incesto, nel che si mette sempre
l che si mette sempre più in vista il tragico contrasto del carattere
di
Nino colla passione di Semiramide, e si prepara l
iù in vista il tragico contrasto del carattere di Nino colla passione
di
Semiramide, e si prepara la di lui disperazione p
o del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara la
di
lui disperazione per lo scioglimento. Nel medesim
Simandio vada francamente a scoprire alla regina l’occulto matrimonio
di
Nino e Dirce. Semiramide all’ intenderlo si accen
lto matrimonio di Nino e Dirce. Semiramide all’ intenderlo si accende
di
una rabbia tremenda, ed in conseguenza nell’ atto
nde di una rabbia tremenda, ed in conseguenza nell’ atto III minaccia
di
trarre a Dirce di propria mano il cuore. Simandio
tremenda, ed in conseguenza nell’ atto III minaccia di trarre a Dirce
di
propria mano il cuore. Simandio, Imetra, il sacer
suo ministero, e la minaccia per parte degli dei, benchè senza perder
di
vista il rispetto dovuto come vassallo alla sua s
rana. La regina intanto si è fra se appigliata all’esecrabile partito
di
quietarlo dissimulando; e mostrandosi commossa da
Nino e Imetra a Dirce perchè gliela conduca coi figliuoli, affettando
di
voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa
affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa degna
di
sì gran re rinnovare le loro nozze. Ella accredit
econdo me Semiramide comparisce in ciò assai più grande e più tragica
di
Atreo e Sulmone. Chiude nel più profondo dell’ani
o IV. Il racconto fatto con colori veri e vivaci è degno del pennello
di
Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribi
to con colori veri e vivaci è degno del pennello di Euripide, e forse
di
Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono l
ri veri e vivaci è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e
di
Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini
nti sono le immagini degli uccisi, e sì compassionevole la situazione
di
Dirce. Assiste veramente a questo racconto l’infe
tratto tratto, ne aumenta il patetico. Udito in fine l’ ammazzamento
di
Dirce Nino freme, non respira che vendetta, minac
ito nel vuoto dell’uno atto e dell’altro. Il suo furore ha una specie
di
riposo. Or che ha egli fatto frattanto? Ha forse
rall’ orrore della vendetta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno
di
ciò avrei voluto ne’ di lui discorsi della prima
tta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno di ciò avrei voluto ne’
di
lui discorsi della prima scena, nella quale torna
manifestato che Dirce era sua figlia. Ella ha sperato che tolta Dirce
di
mezzo, non rimanga altro ostacolo da vincere in N
esto! Egli in prima va ripetendo le ragioni che accreditano la verità
di
tal notizia. A che (dic’egli) avrebbe ella Chi
menia in dote? Non si dan regni alle altrui figlie in dote. Oltra
di
ciò facea ridendo un atto 99, Che la regina il f
enuta diviene un Oreste agitato da trasporti furiosi. Cerca la regina
di
Assiria, non chiamandola madre, corre a lei, l’af
age della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide. Nel racconto della morte
di
Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di T
racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine
di
Tancredi al sepolcro di Clorinda, principia colla
Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro
di
Clorinda, principia colla pittura più espressiva
i al sepolcro di Clorinda, principia colla pittura più espressiva del
di
lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Gi
colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e
di
Dirce: Giunto al fiero spettacolo si stette
. . . .100. Ma poi la stessa guida illustre lo sedusse, ed in vece
di
cercare nella natura e nelle circostanze di Nino
re lo sedusse, ed in vece di cercare nella natura e nelle circostanze
di
Nino il linguaggio di un dolor disperato, seguend
ece di cercare nella natura e nelle circostanze di Nino il linguaggio
di
un dolor disperato, seguendo il Tasso anche in ci
e patetici. Un’ immagine anche bene espressa è la seguente: Parve
di
morte empirsi, e restò chiusa Sua vita io non s
Come viver poss’ io cagion del tutto? Disse, e nel volto diventò
di
neve, E volendo seguir, di voce in vece Singh
del tutto? Disse, e nel volto diventò di neve, E volendo seguir,
di
voce in vece Singhiozzò, chiuse gli occhi e spi
confessare che questa Semiramide per uguaglianza, nobiltà e grandezza
di
stile e per versificazione vince quasi tutte le t
tutte le tragedie del cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido
di
sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla dr
cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza
di
ornamenti stranieri alla drammatica, cioè a dire
ranieri alla drammatica, cioè a dire epici e lirici. Si lascia vedere
di
quando in quando qualche superfluità ed affettazi
ed affettazione: ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia
di
mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirs
. La Semiramide trionfò dell’invidia e della pedanteria; e se in vece
di
criticarla i pedanti che sono alle lettere quel c
h’è la ruggine al ferro, si fossero dedicati a rilevarne ciò che avea
di
migliore per additarlo alla gioventù, forse avreb
che il Capitano Virues e Don Pedro Calderon de la Barca s’ avvisarono
di
maneggiarlo in Ispagna nel secolo seguente; e nel
el Virues e del Calderon. Al Manfredi dobbiamo parimente un volumetto
di
Lettere famigliari da lui scritte nel 1591 dimora
el 1591 dimorando in Nansì, nelle quali trovasi conservata la memoria
di
varj componimenti specialmente tragici rimasti pe
. Era colui suo compare; e forse questo titolo gliele fe parere degne
di
uscire alla luce dopo la Merope del conte Torelli
a nella ventesima il Signor Antonio Scutellari a produrre la tragedia
di
Giacomo suo fratello intitolata l’Atamante, la qu
e, la quale, ei dice, è nobilissima e perfetta. Dell’Alessio tragedia
di
Vincenzo Giusti censurata parimente dall’Ingegnie
te dall’Ingegnieri parlasi nella lettera 31 scritta a Udine ad Erasmo
di
Valvasone, e nella 161 scritta all’istesso Giusti
istesso Giusti; e se ne favella ancora insieme coll’ Eraclea tragedia
di
Livio Pagello pur criticata dall’ Ingegnieri. Nel
rza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione
di
Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di es
plare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo
di
essersi stampata. Furonvi allora altre due traged
avendo saputo di essersi stampata. Furonvi allora altre due tragedie
di
penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo princi
die di penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione
di
quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie
ne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello
di
Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripi
ari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle
di
Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripide recata i
ncipe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie
di
Euripide recata in latino da Pietro Vettori, che
Fenicie di Euripide recata in latino da Pietro Vettori, che con altre
di
lui produzioni pur manoscritte si trovava in Roma
i trovava in Roma nel 1756 in potere del commendatore Vettori parente
di
Pietro102. Rimettiamo i leggitori alle drammaturg
gie, all’opera del Quadrio ed a qualche altro che si ha presa la cura
di
spolverarli nelle biblioteche ove si tarlano, mol
e soggiungo perchè ridotti alle leggi della vera tragedia, cioè Jefte
di
Girolamo Giustiniano Genovese impresso nel 1583,
e di Girolamo Giustiniano Genovese impresso nel 1583, e l’altro Jefte
di
Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600.
ro Jefte di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600. Il nome
di
Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esal
Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esaltazione della Croce
di
lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de
Croce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de’ GranDuchi
di
Toscana e stampata presso il Martelli nel 1592. A
bizzarro ed ingegnoso autore delle poesie maccaroniche sotto il nome
di
Merlin Cocajo e del raro poema romanzesco l’Orlan
in Cocajo e del raro poema romanzesco l’Orlandino pubblicato col nome
di
Limerno Pitocco, del quale nel 1773 fece in Parig
el 1773 fece in Parigi una elegantissima edizione, pochi giorni prima
di
partirne, il dotto nostro amico Don Carlo Vespasi
ne, il dotto nostro amico Don Carlo Vespasiano sotto il nome Arcadico
di
Clariso Melisseo, corredandolo di curiose ed erud
o Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo
di
curiose ed erudite note. Lo stesso Folengo, ad is
di curiose ed erudite note. Lo stesso Folengo, ad istanza del Vicerè
di
Sicilia Don Ferrante Gonzaga, compose in Palermo,
Pinta, o la Palermita intorno alla creazione del mondo e alla caduta
di
Adamo. Col bellissimo soggetto del greco Cresfont
del greco Cresfonte maneggiato dal conte Pomponio Torelli col titolo
di
Merope possiamo chiudere la storia delle tragedie
oriva in Parma verso la fine del secolo l’Accademia degl’ Innominati,
di
cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti.
a, il Polidoro, spiegandone eziandio l’artifizio in due grossi volumi
di
Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi
ne eziandio l’artifizio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica
di
Aristotile, che trovansi manoscritti nella Ducal
oetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella Ducal Biblioteca
di
Parma. Cita Mons. Fontanini nell’Eloquenza Italia
one della Merope e del Tancredi fatta in Parma nel 1598, e poi quella
di
tutte le cinque tragedie del 1605, cioè tre anni
e prima del 1591, per quel che ne scrisse il prelodato Manfredi a’ 18
di
gennajo di quest’anno: Ora (egli disse) che il Si
1591, per quel che ne scrisse il prelodato Manfredi a’ 18 di gennajo
di
quest’anno: Ora (egli disse) che il Signor Conte
, e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni debbonsi prima
di
ogni altro al Torelli, onde merita la sua tragedi
debbonsi prima di ogni altro al Torelli, onde merita la sua tragedia
di
collocarsi fralle buone Italiane. Può singolarmen
rmente notarsi fin dalla prima scena assai bene espresso il carattere
di
Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser
bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero
di
esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze
anche in pace da mille moleste cure. Egregiamente vi si disviluppa il
di
lui tirannico sistema e la ragion della forza che
menta contro del Capitano della sua guardia: Le leggi e ’l giusto,
di
che tanto parli, E per parlarne assai poco ne i
or fosser soggetti. Ma quella legge che in diamante saldo Scrisse
di
propria man l’alma natura, Sola può dare e vari
sola ogni gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia Che
di
genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di
gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia Che di genti,
di
forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze
china. Ella comanda che colui prevaglia Che di genti, di forza, e
di
consiglio, Di stato e di ricchezze gli altri av
olui prevaglia Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e
di
ricchezze gli altri avanzi. Che mal si converri
anzi. Che mal si converria che un uom sì degno Obedisse a chi men
di
lui potesse ecc. Di maniera che l’ingiustizia
di lui potesse ecc. Di maniera che l’ingiustizia mai non trascura
di
prevalersi a suo pro della massima d’Achille, il
ll’atto V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’ardito colpo
di
Telefonte. Per ordine del tiranno fa che i satell
ia nel darne e farne eseguir gli ordini vada esortando i fedeli amici
di
Merope, mostrando loro Telefonte, instigando gli
rgomento, bastando animare la gioventù ad osservarle, colla sicurezza
di
trovarle egregiamente rappresentate. In somma se
rappresentate. In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione
di
questa tragedia meno riposata e più teatrale: se
lta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse
di
uccidere il figlio, tale non credendolo, con una
se Polifonte col most arsi un innamorato sì fido e costante, a segno
di
attendere dieci anni la conchiusione delle nozze,
affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale
di
usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope
nante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido
di
sangue: finalmente se Merope dopo il sommo odio m
Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse fino a piangerlo nella
di
lui morte e a dirgli, Fosti leal, fosti fedele
i della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie
di
quel tempo. Non ne vanno esenti le altre tragedie
Tancredi, le quali per altro debbono esserci care essendo nel numero
di
quelle che si allontanano dagli argomenti greci,
i lontani; e l’ultima singolarmente si rende pregevole per l’attività
di
purgare le passioni, per la qual cosa il Conte di
vole per l’attività di purgare le passioni, per la qual cosa il Conte
di
Calepio stimava doversi preferire alla stessa Mer
greco teatro (Nota XII)? Imitare, emulare con aurea eleganza e purità
di
stile i tragici antichi, inventare a loro norma f
e indi non ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza
di
lucro e di premio. E da qual altra cosa doveano e
ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e
di
premio. E da qual altra cosa doveano essi incomin
reci esemplari? E che pedanteria ed affettazione transalpina è quella
di
tacciare senza riserva di pedanteria e di greca a
nteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare senza riserva
di
pedanteria e di greca affettazione i tragici Ital
azione transalpina è quella di tacciare senza riserva di pedanteria e
di
greca affettazione i tragici Italiani del cinquec
ndo mai i moderni si sarebbero inoltrati sino all’odierna delicatezza
di
gusto che rende ingiusti ed altieri ancor certuni
uloir recevoir un joug qui paraissoit si sévére? Non dovea sovvenirsi
di
ciò che fecero gl’ Italiani un secolo e mezzo pri
vea sovvenirsi di ciò che fecero gl’ Italiani un secolo e mezzo prima
di
Cornelio introduttor delle regole tra’ Francesi?
ingegni Italiani, benchè per far risorgere la tragedia si avvisassero
di
seguire l’orme de’ Greci, pure la spogliarono qua
ero di seguire l’orme de’ Greci, pure la spogliarono quasi totalmente
di
quella musica, qualunque ella sia stata, che in G
, che in Grecia l’ accompagnò costantemente. Si contentarono i nostri
di
farne cantare i soli cori, come si fece in Vicenz
i Sofonisba, Orbecche ec.. Essi altro allora non si prefissero se non
di
richiamare sulle moderne scene la forma del dramm
ne scene la forma del dramma de’ Greci, e non già l’intero spettacolo
di
quella nazione con tutte le circostanze locali, c
r le vicende della fortuna eroica (secondo la giudiziosa diffinizione
di
Teofrasto), per le passioni fortissime che cagion
che cagionano disastri e pericoli grandi, e pe’ caratteri elevati al
di
sopra della vita comune. Per tali cose essenziali
egnarono essi tutto ciò che poi si è ripetuto in altre e simili guise
di
là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorn
ripetuto in altre e simili guise di là da’ monti? E che si è scoperto
di
più a’ giorni nostri? Qual nuova cosa ci ha rivel
. Qual vanto per una privata, benchè nobile accademia, e per la città
di
Vicenza, che non è delle maggiori d’Italia, il po
dal 1583 costruito alla foggia degli antichi? Ma essa ebbe la ventura
di
aver veduto dentro il recinto delle sue muraglie
e insegnò l’architettura all’incomparabile Andrea Palladio. La figura
di
questo teatro non è un semicircolo, ma una semiel
sto teatro non è un semicircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata
di
quattordici scaglioni di legno senza precinzioni,
ircolo, ma una semiellissi: ha una scalinata di quattordici scaglioni
di
legno senza precinzioni, senza aditi, senza vomit
scaglioni di legno senza precinzioni, senza aditi, senza vomitorj: su
di
essa posa una loggia di colonne Corintie con una
precinzioni, senza aditi, senza vomitorj: su di essa posa una loggia
di
colonne Corintie con una balaustrata ornata di st
i essa posa una loggia di colonne Corintie con una balaustrata ornata
di
statue: la scena è di pietra a tre ordini, e most
di colonne Corintie con una balaustrata ornata di statue: la scena è
di
pietra a tre ordini, e mostra nel prospetto tre u
iatori, e per gloria de’ Vicentini. Non è così ben tenuto il teatrino
di
Sabbioneta che pure sussiste; ma è parimente di f
en tenuto il teatrino di Sabbioneta che pure sussiste; ma è parimente
di
forma antica e bellamente architettato dal rinoma
alladio. Fu eretto questo teatro dall’istesso Vespasiano Gonzaga Duca
di
Traetto, che fabbricò Sabbioneta, uomo dottissimo
ò Sabbioneta, uomo dottissimo e fautore de’ letterati, nato nel regno
di
Napoli in Fondi l’anno 1531 e morto nel 1591. Vid
li in Fondi l’anno 1531 e morto nel 1591. Vide ancora la famosa città
di
Venezia eretti nel medesimo secolo teatri semicir
iù chiari ingegneri il Sansovino e ’l Palladio, i quali perchè furono
di
legno, già più non sussistono. Essi servirono per
adio nella Carità. In quest’ultimo si rappresentò l’Antigono tragedia
di
M. Conte di Monte Vicentino stampata nella stessa
arità. In quest’ultimo si rappresentò l’Antigono tragedia di M. Conte
di
Monte Vicentino stampata nella stessa città nel 1
medie intitolata l’Emilia. Essendo così grande il numero d’ogni sorte
di
drammatici componimenti rappresentati in tante ci
’ Rozzi e degl’ Intronati in Siena, ebbero i loro teatri. Nella corte
di
Ferrara, dove fin dal secolo precedente fiorirono
bile secondo il disegno che ne diede l’immortale Ludovico Ariosto. Ma
di
questi ultimi teatri non sapremmo dire in quali p
se ne fossero allontanati. 74. Vedi l’epistola 35 del libro XXIII
di
Erasmo, il quale però parmi che lo chiami Pietro;
la Susanna del Sacco da Busseto ed altri simili drammi a i desiderosi
di
titoli, potendosi vedere nel Quadrio, nell’Allacc
al Trissino perchè ricavò l’argomento della sua tragedia dalla storia
di
Tito Livio. Noi esaminammo quest’opposizione sing
Trissinoche nelle sue Lezioni biasimava la locuzione della Sofonisba (
di
che veggasi il citato art. Vù del Discorso Stor.
la. 87. Il Fontanini nell’Eloq. Ital. fa solo menzione dell’edizione
di
Roma del 1726. 88. V. il Tiraboschi t. VII, part
Tiraboschi t. VII, parte III. 89. Ciò fu ancora avvertito dal Conte
di
Calepio nel Paragone della tragica poesia nel cap
Della tragedia del Leonico favella il Crescimbeni nel tomo I, e dice
di
non meritare il nome di tragedia. Il Fontanini la
ico favella il Crescimbeni nel tomo I, e dice di non meritare il nome
di
tragedia. Il Fontanini la stimò inedita, e ne fu
sono una sola tragedia. 93. Vedi la lett. 145 scritta da Nancì a’ 25
di
maggio del 1591. 94. Nel III libro della Cosmogr
ttere, scienze ed arti da cui fu il Torrismondo chiamato parto debole
di
un ingegno stravolto. E chi si perderebbe a confu
lto. E chi si perderebbe a confutare un superficiale scarabocchiatore
di
carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un as
i come un assonnato, e che del teatro Italiano altre notizie confessò
di
non avere, se non quelle mal digerite acquistate
se non quelle mal digerite acquistate col grande studio del Mercurio
di
Francia in cui s’immerse verso il 1735? 96. Utr
esimo non era appieno contento della sua tragedia e vi andava facendo
di
mano in mano giunte e correzioni che poì spedì a
ì a Bergamo in due fogli a Licino. L’accurato moderno scrittore della
di
lui Vita l’eruditissimo Ab. Serassi cita in tal p
d un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi nel vol. IX delle
di
lui Opere, l’ una alla p. 270, l’altra alla 145.
a rappresentazione? Nè l’una nè l’altra cosa è vera. Ed in prima guai
di
chi trovasse stucchevole la lettura di componimen
cosa è vera. Ed in prima guai di chi trovasse stucchevole la lettura
di
componimenti scritti in aureo stile, cui mancando
ancora ogni altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore
di
lingua e di eloquenza Italiana, la proprietà, la
altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di lingua e
di
eloquenza Italiana, la proprietà, la cultura, la
ganza. Per l’altra parte ha per avventura oggi il Signor Andres fatta
di
alcuni di essi qualche esperienza per affermare s
l’altra parte ha per avventura oggi il Signor Andres fatta di alcuni
di
essi qualche esperienza per affermare senza sospe
tta di alcuni di essi qualche esperienza per affermare senza sospetto
di
leggerezza che ne sarebbe intollerabile la rappre
intollerabile la rappresentazione? Vide l’Italia tutta in quel secolo
di
luce quasi tutti que’ componimenti con indicibile
de in Verona, e dell’Aminta e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e
di
molte e molte commedie di quel tempo con leggieri
a e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie
di
quel tempo con leggieri cambiamenti in più di un
molte e molte commedie di quel tempo con leggieri cambiamenti in più
di
un luogo; ma piacquero sommamente; e questa è sto
ro gli ha voluto dissimulare? Sarebbe a desiderare che la bell’ opera
di
questo Spagnuolo erudito sopra ogni letteratura a
l’ opera di questo Spagnuolo erudito sopra ogni letteratura al pregio
di
essere ottimamente scritta congiungesse sempre l’
’ primi anni del secolo si avvicinano alle precedenti tanto ne’ pregi
di
semplicità e regolarità di azione di eleganza e d
avvicinano alle precedenti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità
di
azione di eleganza e di purezza di elocuzione, qu
alle precedenti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione
di
eleganza e di purezza di elocuzione, quanto in qu
ti tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e
di
purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto
’ pregi di semplicità e regolarità di azione di eleganza e di purezza
di
elocuzione, quanto in qualche difetto di languide
one di eleganza e di purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto
di
languidezza e di stile dì soverchio lirico ed orn
di purezza di elocuzione, quanto in qualche difetto di languidezza e
di
stile dì soverchio lirico ed ornato. Non è però c
ico ed ornato. Non è però che non se ne fossero prodotte alcune degne
di
mentovarsi fralle buone. Se non giunse veruna a p
per consenso de i dotti frutto pregevole del secolo XVII fu la Filli
di
Sciro che occupa il terzo luogo onorevole. Prima
vole. Prima però dí essa sí produssero il Sogno e la Pastorella Regia
di
Giambatista Guicciardi impresse nel primo e secon
lla Regia di Giambatista Guicciardi impresse nel primo e secondo anno
di
esso; la Dichiorgia, ovvero sia contrasto dell’am
uilano Pompeo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapimento
di
Corilla di Francesco Vinta uscita nel 1605; il Fi
eo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapimento di Corilla
di
Francesco Vinta uscita nel 1605; il Filarmindo de
i accademici Intrepidi fecero imprimere in Ferrara la mentovata Filli
di
Sciro dedicandola al VI duca di Urbino Francesco
primere in Ferrara la mentovata Filli di Sciro dedicandola al VI duca
di
Urbino Francesco Maria Feltrio della Rovere. L’au
lesi. Le opere che riscuotono gli applausi dell’Europa e degli uomini
di
gusto e di buon senno, eccitano alle censure la v
ere che riscuotono gli applausi dell’Europa e degli uomini di gusto e
di
buon senno, eccitano alle censure la vanità e l’i
sce all’udirle lodare, chi si scaglia in pubblico o in segreto contro
di
esse; ma queste superiori alle bassezze della tim
Filli, ma le censure sparvero, e la Filli gode una lunga fama ad onta
di
alquanti difetti dello stile e della moda già pas
delle Pastorali. Forse la critica più sobria attaccò il doppio amore
di
Celia per la rarità del caso, poco atto essendo u
hiamare l’attenzione. Lo spettatore ad ogni finta particolarità corre
di
volo col pensiero sulle cose reali, e non trovand
e. Non pertanto il Bonarelli compensa con varie bellezze sì la scelta
di
quel possibile straordinario che i difetti dello
ezze la preserveranno dalla totale dimenticanza. Le curiose avventure
di
Filli e Tirsi educati fra’ Turchi allontanano dal
guore che suole accompagnare la maggior parte delle pastorali ripiene
di
fredde uniformi elegie senz’anima e senza sangue.
legie senz’anima e senza sangue. Vuolsi però notare che gli accidenti
di
Celia tirano verso di lei l’interesse della favol
za sangue. Vuolsi però notare che gli accidenti di Celia tirano verso
di
lei l’interesse della favola più di quello che vi
i accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più
di
quello che vien concesso ad un episodio. Il letto
ll’atto I, quando la finta Clori gentilmente si lagna della freddezza
di
lei: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh che nuovi por
ncipio dell’atto II desta curiosità il ben colorito amor fanciullesco
di
costei e del suo Tirsi in Tracia, e nel racconto
n Tracia, e nel racconto che se ne fa, niun belletto, niuna arditezza
di
figure si scorge, ma bensì una verità di espressi
un belletto, niuna arditezza di figure si scorge, ma bensì una verità
di
espressione che diletta e invita a leggere. Un gr
gere. Un gran movimento riceve l’azione principale dalla riconoscenza
di
Tirsi, e ne aumenta la vivacità, il trasporto di
e dalla riconoscenza di Tirsi, e ne aumenta la vivacità, il trasporto
di
Filli nel trovarlo infedele per le di lui medesim
menta la vivacità, il trasporto di Filli nel trovarlo infedele per le
di
lui medesimo parole. Il disperato dolore della Ni
a scena dell’atto IV con energia e felicità senza veruna affettazione
di
stile. Ella così conchiude: Per me non v’è confo
nte l’azione, che viene nobilitata nel V atto col pericolo della vita
di
Tirsi, il quale avendo gettati via que’ cerchi do
’ cerchi dov’era l’immagine del Sultano, per una legge è divenuto reo
di
morte. Egli per disperazione nella quinta scena s
per salvarlo se ne accusa ancora, rinovando così L’affettuosa contesa
di
Olinto e Sofronia. Lo scioglimento avviene senza
note egizie in quel cerchio medesimo che ha servito alla riconoscenza
di
Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le noz
a riconoscenza di Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le nozze
di
questi amanti e quelle di Celia con Aminta, e la
Filli. In conseguenza ne avvengono le nozze di questi amanti e quelle
di
Celia con Aminta, e la felicità di Scio liberata
le nozze di questi amanti e quelle di Celia con Aminta, e la felicità
di
Scio liberata dal tributo crudele solito a riscuo
do lustro del secolo, ed in essa, oltre all’esser piaciuto all’autore
di
rimare con frequenza, non si vede il calore richi
dotta coll’usata regolarità italica ed espressa colla grazia naturale
di
questo leggiadro poeta. Invita a leggere l’episod
razia naturale di questo leggiadro poeta. Invita a leggere l’episodio
di
Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’
Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine della festa
di
Arcadia: curioso è quello dell’atto III degli amo
ne della festa di Arcadia: curioso è quello dell’atto III degli amori
di
Logisto colla Maga che gli donò l’arco incantato:
incantato: patetico l’equivoco preso da Alcippo nel IV atto, pensando
di
aver trafitta la sua Meganira nel provar l’arco.
ù teatrale, caratteri più varii, passioni più vivaci, locuzione ricca
di
molte grazie naturali e conveniente alle persone
ione che si finge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo
di
San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si a
nge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo di San Pietro
di
Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amo
torio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera
di
Genova, si aggira sull’amore di un pastorello per
di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amore
di
un pastorello per Gelopea turbato dalla gelosia p
l’atto I è la descrizione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze
di
Gelopea, e de i di lei graziosi trastulli col mer
izione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze di Gelopea, e de i
di
lei graziosi trastulli col merlo imitati da quell
graziosi trastulli col merlo imitati da quelli vaghissimi col passero
di
Catullo. Si macchina nell’atto II a danni de’ due
de’ due amanti per separargli suscitando in ciascuno torbidi sospetti
di
gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar G
n ciascuno torbidi sospetti di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura
di
tirar Gelopea al fenile di Alfeo per accertarsi c
di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar Gelopea al fenile
di
Alfeo per accertarsi che Filebo dee trovarvisi co
bisogno bacchettone, sveglia in Filebo lo stesso sospetto sulla fede
di
Gelopea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel m
imo fenile. Pregevole nell’atto III è la scena in cui Telaira sorella
di
Filebo vuol renderlo avveduto della inverisimigli
l’equivoco, conoscendo gli amanti che l’uno non era andato al fenile
di
Alfeo se non in traccia dell’altro. Comprendono d
a andato al fenile di Alfeo se non in traccia dell’altro. Comprendono
di
essere stati aggirati, ricuperano la tranquillità
i aggirati, ricuperano la tranquillità, e si confermano nel proposito
di
sposarsi come il padre di Gelopea condiscenda all
tranquillità, e si confermano nel proposito di sposarsi come il padre
di
Gelopea condiscenda alle nozze. É ben leggiadra q
a alle nozze. É ben leggiadra questa poesia; e non so altra pastorale
di
oltramonti che potesse senza manifesto svantaggio
, e pure impegna a meraviglia chi legge ed ascolta. Alcippo per amore
di
Clori si trasforma in ninfa, e col nome di Megill
ascolta. Alcippo per amore di Clori si trasforma in ninfa, e col nome
di
Megilla se la rende amica se non amante con quell
nfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con quello
di
Alcippo. Una legge condanna a morire sommerso nel
a a morire sommerso nell’Erimanto chiunque ardisca insidiare l’onestà
di
quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo scoper
Erimanto chiunque ardisca insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci
di
Diana; ed Alcippo scoperto dee soggiacere a quest
più zelante per l’osservanza della legge, si scopre esser e il padre
di
Alcippo ignoto a se stesso. Montano obbliga Alcip
in sua difesa; egli con candidezza manifesta l’innocente suo disegno
di
acquistar la benevolenza di lei per poi scoprirsi
didezza manifesta l’innocente suo disegno di acquistar la benevolenza
di
lei per poi scoprirsi ed ottenerla in consorte. C
. Ogni lode riscuote la Tancia graziosa e semplice commedia rusticale
di
Michelangelo Buonarroti il giovane pubblicata ne’
ioni sino al 1648, e comparve in Napoli nel 1666 nell’edizione quinta
di
Napoli con tutte le altre opere del Cortese. De’
inta di Napoli con tutte le altre opere del Cortese. De’ suoi pregi e
di
qualche difetto dello stile può vedersi il V volu
toria, e nel 1637 le Varie fortune boschereccia. Tre altre pescatorie
di
questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano im
tune boschereccia. Tre altre pescatorie di questo secolo furono l’Aci
di
Scipione Manzano impressa in Venezia nel 1600, l’
’ingegnosa semplicità dello stile senza arditezze, e l’ameno soggetto
di
una festa cinquennale, in cui si gareggia col can
Ninfa. Io non conosco pastorale veruna de’ secoli XVI e XVII che più
di
questa abbia acconciamente dato luogo a diversi s
ontiche non cantate soltanto dal Coro in fine degli atti, ma in mezzo
di
essi da’ personaggi e soprattutto nell’atto V. Si
. Si registrano nel Catalogo della Biblioteca Imperiali due pastorali
di
un caprajo improvvisatore, il Siringo favola cacc
in Arcidosso nelle montagne Sanesi. I parenti non del tutto sforniti
di
comodi l’aveano inviato a scuola; ma egli spavent
armonia che bevve il Peri in sì bei fonti, gl’ispirò l’ardente desio
di
verseggiare, e compose alcuni poemi e le riferite
iferite pastorali, nelle quali egli stesso rappresentava in compagnia
di
altri caprai. Soleva far la parte di zappatore, e
tesso rappresentava in compagnia di altri caprai. Soleva far la parte
di
zappatore, e si contraffaceva di tal modo che non
di altri caprai. Soleva far la parte di zappatore, e si contraffaceva
di
tal modo che non poteva mirarsi nè udirsi senza r
ntano dal casale in un castagneto opportuno alla rappresentazione. La
di
lui fama pervenne al gran duca, in presenza del q
itolato la Fesuleide, e ne ottenne una pensionea. Tre altre pastorali
di
tal tempo appartengono a due Gonzaghi, e rimangon
gono tuttavia inedite, e le possedeva l’erudissimo Ireneo Affò presso
di
cui le vidi. La prima intitolata Fontana vitale e
presso di cui le vidi. La prima intitolata Fontana vitale e mortale è
di
Andrea Gonzaga, da cui nacque Vincenzo conte di S
na vitale e mortale è di Andrea Gonzaga, da cui nacque Vincenzo conte
di
San Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducat
Vincenzo conte di San Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducato
di
Guastalla; ma tal componimento, per avviso del lo
tal componimento, per avviso del lodato religioso e mio, è poco degno
di
trattenerci. Le altre due sono di Cesare Gonzaga
odato religioso e mio, è poco degno di trattenerci. Le altre due sono
di
Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel
degno di trattenerci. Le altre due sono di Cesare Gonzaga II principe
di
Molfetta morto nel 1632 in Vienna di età ancor fr
no di Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel 1632 in Vienna
di
età ancor fresca. L’una s’intitola Procri che dal
dal canonico Negri guastallese si pose per appendice alla sua Istoria
di
Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fosse par
la sua Istoria di Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fosse parto
di
Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lettere d
Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lettere dell’Archivio segreto
di
Guastalla si rileva che si compose da Cesare. Scr
che si compose da Cesare. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo
di
Larino a’ 25 di marzo 1627, la chiama la mia pove
a Cesare. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25
di
marzo 1627, la chiama la mia povera Procri, e cos
di marzo 1627, la chiama la mia povera Procri, e così ne parla a’ 15
di
aprile a monsignor Ciampoli. A’ 2 di settembre sc
ra Procri, e così ne parla a’ 15 di aprile a monsignor Ciampoli. A’ 2
di
settembre scrisse a monsignor Zucconi a Vienna di
gnor Ciampoli. A’ 2 di settembre scrisse a monsignor Zucconi a Vienna
di
aver composto questa favoletta da recitare in mu
to questa favoletta da recitare in musica nel passaggio della regina
di
Ungheria per Mantua a. Cesare stesso compose la
tafore. Inedita conservasi parimente nella biblioteca dell’Università
di
Torino l’Alvida pastorale del conte Ludovico San
liè, cui par che avesse fornito l’argomento e il piano lo stesso duca
di
Savoja Carlo Emmanuele I a cui si dedicòa. a. E
e nella tragedia inglese, e tanta forza e vivacità le prestano che al
di
lei confronto sembra che la francese languisca al
o che al di lei confronto sembra che la francese languisca alla guisa
di
un dilicato color di rosa accanto ad una porpora
onto sembra che la francese languisca alla guisa di un dilicato color
di
rosa accanto ad una porpora vivace. E se la regol
regolarità, il buon gusto, la verisimiglianza, l’ interesse e l’unità
di
disegno, pregi che si ammirano spesso nella franc
719, il cui senno, ingegno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica
di
segretario di stato, e gli diedero nella repubbli
nno, ingegno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica di segretario
di
stato, e gli diedero nella repubblica letteraria
egretario di stato, e gli diedero nella repubblica letteraria il nome
di
poeta de’ savj, aprì agl’ Inglesi il sentiero del
tragedia l’anno 1713 col suo Catone. Non avendo osato il sig. Hullin
di
tradurla interamente in versi francesi dopo il sa
sso ne fece in Londra una traduzione in prosa pur francese. I gesuiti
di
S. Omero la tradussero in latino e la fecero rapp
tradusse dall’originale in toscano idioma, e gli accademici Compatiti
di
Livorno la recitarono nel carnovale del 1714, e l
medesima città si reimpresse coll’ originale accanto nella stamperia
di
Michele Nestenus. Piena di energia e di quella ma
se coll’ originale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena
di
energia e di quella maschia eleganza che eleva gl
inale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e
di
quella maschia eleganza che eleva gli animi singo
singolarmente in quanto appartiene al carattere intrepido e virtuoso
di
Catone, questa tragedia si rende notabile per la
uno l’ interesse che in lui si rincentra, una l’azione ch’è la morte
di
Catone, la quale avviene nel dì che spira la Roma
crità deriva da due sorgenti, cioè da una languida e inutile congiura
di
due furbi che si esprimono e pensano bassamente,
sano bassamente, e da un tessuto d’insipidi e freddi amori subalterni
di
sei personaggi de’ dieci che sono nella favola. S
e le pause. Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori
di
Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia,
Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio,
di
Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Semproni
scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco,
di
Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla
’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba,
di
Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura
non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia,
di
Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da
giri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia,
di
Sempronio, o sulla congiura tramata da questo sce
con una poetica comparazione, compresa nell’ originale in sei versi,
di
una corrente imbrattata dal fango per le piogge,
ne il proprio amore per Marzia, tutto il resto si aggira su i maneggi
di
Siface e Sempronio pieno dell’idea di conseguir M
il resto si aggira su i maneggi di Siface e Sempronio pieno dell’idea
di
conseguir Marzia che desidera bassamente. Di più
a bassamente. Di più in mezzo a’ modi famigliari e talvolta indecenti
di
questi due malvagi frammischiansi impropriamente
con cui termina quest’altro atto distesa in sette versi de i deserti
di
Numidia che scherzano per l’aria in fieri giri, r
non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati e fuor
di
tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene poi Sempron
i dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati e fuor di tempo
di
Marco, Porzio e Lucia; viene poi Sempronio co’ co
Sempronio co’ condottieri dell’ammutinamento dissipato dalla presenza
di
Catone; appresso Siface e Sempronio si trattengon
iserzione della cavalleria Numida. E mostrando Sempronio qualche pena
di
lasciar Marzia, Siface se ne maraviglia; ma l’alt
gar l’inflessibile al mio foco; Fatto ciò, la rigetto. Determina
di
rapirla vestito con gli abiti di Giuba. Bella pen
Fatto ciò, la rigetto. Determina di rapirla vestito con gli abiti
di
Giuba. Bella pensata, dice egli stesso, gran gioj
te trecce; ed aggiugne per terminar l’atto una comparazione lirica
di
Plutone che portava Proserpina all’oscuro dell’in
ucciso sia Giuba, il quale stando da parte dalle sue querele intende
di
essere amato. Così procede quest’atto sino a una
e amato. Così procede quest’atto sino a una parte della scena quarta,
di
cui il rimanente contiene un tratto forte e patet
co insieme, ed opportuno a disviluppare il carattere veramente Romano
di
Catone. L’ atto quinto con quest’ultima scena del
one. L’ atto quinto con quest’ultima scena del quarto forma il grande
di
questa tragedia. Strana cosa è certamente che il
inglese riguardo agli amori, nè i soliloquj narrativi, come è quello
di
Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la ma
namento delle scene per non lasciar vuoto il teatro, come avviene più
di
una volta nel Catone 59. Rilevasi dalle cose espo
9. Rilevasi dalle cose esposte che non ebbe torto il giudizioso conte
di
Calepio in censurar nel Catone le figure troppo p
tà dello stile, la peripezia malamente sospesa con intempestive scene
di
persone subalterne, i freddi intrighi d’amore, e
ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore
di
Marzia è degno di una vergine Romana, e che Giuba
torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno
di
una vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la
zia è degno di una vergine Romana, e che Giuba ama in Marzia la virtù
di
Catone. In prima è questa una risposta particolar
particolare ad una censura generale fatta agli amori subalterni, non
di
Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di
erale fatta agli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma
di
sei personaggi. Di poi egli fece una risposta in
nto, ma di sei personaggi. Di poi egli fece una risposta in cui perdè
di
vista l’oggetto vero della tragedia che è di comm
na risposta in cui perdè di vista l’oggetto vero della tragedia che è
di
commuovere col terrore e colla compassione. Ebbe
Ebbe anche torto lo stesso enciclopedista in lodar tanto la risposta
di
Porzio data a Sempronio nella scena 2 dell’atto I
I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’amore A Marzia, or che la vita
di
suo padre Stà in periglio? Tu puoi carezzar anc
già miri spirar la santa fiamma. E’ bella e nobile questa immagine
di
una Vestale e ben collocata in bocca di un Romano
ella e nobile questa immagine di una Vestale e ben collocata in bocca
di
un Romano. Ma Porzio che parimente ama mentre la
ata in bocca di un Romano. Ma Porzio che parimente ama mentre la vita
di
suo padre stà in periglio, non reca una ragione c
capo a fondo con nobiltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio
di
Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Corneli
biltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio di Catone a quello
di
Cornelia del Pompeo di Cornelio, e vantò la subli
aire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo
di
Cornelio, e vantò la sublimità, l’energia e l’ele
n mai si smentisce in tutti i personaggi; e l’espressioni che mancano
di
elevatezza e sono piuttosto comiche che tragiche,
parte nobile della critica inaccessibile ai freddi ragionatori privi
di
cuore. Se non diciamo come l’enciclopedista che q
no della storia che solo osò contendere colla fortuna e colla potenza
di
Cesare e prolongare i momenti della spirante libe
colla potenza di Cesare e prolongare i momenti della spirante libertà
di
Roma, quell’uomo prode, per valermi dell’espressi
rante libertà di Roma, quell’uomo prode, per valermi dell’espressione
di
Pope, Che lotta col destino Tralle tempest
otta col destino Tralle tempeste e grandemente cade Misto a ruine
di
cadente stato. Nella scena quarta alla forza e
del corpo lodata da Siface ne’ Numidi è vagamente contrapposta l’arte
di
regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’uo
data da Siface ne’ Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare,
di
dettar leggi, di render l’uomo all’uomo amico, pr
’ Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi,
di
render l’uomo all’uomo amico, propria de’ Romani.
Romani. L’atto II ha maggiore interesse perchè animato dal carattere
di
Catone. Sempre giusto senza timore e senza impeto
Perchè un punto anzi tempo cadria Roma? La scena con Decio legato
di
Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere d
a con Decio legato di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere
di
Catone. Cesare (dice il legato) vuol essere amico
fo del carattere di Catone. Cesare (dice il legato) vuol essere amico
di
Catone, proponetene il prezzo e le condizioni. Ch
tesso monterà su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza
di
pensieri e di espressioni ha meritato l’approvazi
su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza di pensieri e
di
espressioni ha meritato l’approvazione del gran M
asio, che in simil guisa se l’appropriò emulandola nell’ abboccamento
di
Cesare e Catone: Lascia dell’armi L’usurpat
tinamento, rende all’azione la gravità che le tolgono le troppe scene
di
amori tanto più fuor di tempo quanto più si avvic
one la gravità che le tolgono le troppe scene di amori tanto più fuor
di
tempo quanto più si avvicina l’esercito di Cesare
ne di amori tanto più fuor di tempo quanto più si avvicina l’esercito
di
Cesare, e la ruina di Catone è imminente. Dopo la
fuor di tempo quanto più si avvicina l’esercito di Cesare, e la ruina
di
Catone è imminente. Dopo la languidezza del IV gi
po la languidezza del IV già riferita un improviso nuovo vigore misto
di
eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenz
dezza del IV già riferita un improviso nuovo vigore misto di eroico e
di
compassionevole chiama tutta l’attenzione dal pun
sionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte
di
Marco. Marco . . . incomincia Porzio, e Catone l’
atone) egli ha fatto il suo dovere; Porzio, quando io morrò fa che la
di
lui urna sia posta accanto alla mia. É condotto i
di lui urna sia posta accanto alla mia. É condotto in iscena il corpo
di
Marco, e Catone gli va incontro dicendo, welcome
rivata? Roma è quella che chiede il nostro pianto. Roma nutrice
di
eroi, donna del mondo, Roma non è più! oh libertà
a del mondo, Roma non è più! oh libertà! oh virtù! oh patria! Tutto è
di
Cesare! Per lui i votati Decii, I Fabii ca
sizioni da lui date per la salvezza degli amici trarre certo patetico
di
nuova specie che commuove ed interessa. Egli dice
gli dice addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il vincitor,
di
nuovo addio. Se mai c’incontrerem, c’incontrere
o. Nell’atto V la prima scena filosofica è un prodotto del dialogo
di
Platone sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alm
one sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alma (dice Catone col libro
di
Platone alla mano e colla spada sguainata davanti
ll’avere troppo affrettato, forse per quello che nel medesimo dialogo
di
Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Impera
esimo dialogo di Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Imperante
di
sprigionar lo spirito prima di un suo decreto:
gna, cioè che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spirito prima
di
un suo decreto: Oh numi voi Che penetrate
e grande e virtuoso prima della libertà. Ed ecco quanto secondo me ha
di
pregevole la tragedia del Catone 61. S’ella non d
son avrebbe forse nociuto all’arte togliendo a’ posteri ogni speranza
di
appressarglisi. De’ grand’ingegni giovano ancor l
la patria, della virtù e della libertà regna parimente nelle tragedie
di
Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della Vita d
nte nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della Vita
di
Shakespear nato in Devonshire nel 1673 e morto in
ella Vita di Shakespear nato in Devonshire nel 1673 e morto in Londra
di
anni 45 nel 1728. Regolare nell’economia, felice
e noverato in Inghilterra tra’ migliori tragici, singolarmente per la
di
lui Suocera ambiziosa, e pel Tamerlano amato con
con predilezione dal proprio autore. Il celebre Giorgio Villiers duca
di
Buckingam fautore de’ poeti inglesi compose due t
sia la Ripetizione delle parti in certo modo rassomigliante alle Rane
di
Aristofane. Edoardo Young amico e socio ne’ lavor
Rane di Aristofane. Edoardo Young amico e socio ne’ lavori letterarj
di
Swift, Pope e Richardson; ed autore delle Notti l
tta in Francia da M. la Place e rappresentata con applauso sul teatro
di
Drury-Lane nel 1719; la Vendetta uscita nel 1721;
ore alla seconda per lo stile, ma meritevole d’indulgenza come frutto
di
un uomo giunto all’età di anni sessantanove. Sava
ile, ma meritevole d’indulgenza come frutto di un uomo giunto all’età
di
anni sessantanove. Savage figlio sventurato dell’
di anni sessantanove. Savage figlio sventurato dell’inumana contessa
di
Macclesfields, la cui memoria eccita il fremito d
i Macclesfields, la cui memoria eccita il fremito dell’umanità, privo
di
ogni umano soccorso coltivò fralle miserie la poe
privo di ogni umano soccorso coltivò fralle miserie la poesia. Di età
di
18, o 19 anni si acquistò qualche nome con due co
ata Tommaso Overbury. Egli nacque dal nominato mostro nel 1698, e per
di
lei opera morì in prigione nel 1743. Il famoso To
per di lei opera morì in prigione nel 1743. Il famoso Tompson allievo
di
Addisson nato nel 1700 e morto nel 1748, chiaro p
i allontanò ugualmente dal sentiero calcato da Shakespear e dal gusto
di
Addisson. La Sofonisba, l’Agamennone, l’Alfredo,
so Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da una novella del romanzo
di
GilBlàs, la quale in Francia s’imitò dal Saurin c
ed Errico e dal sig. Gajone coll’ Arsinoe. Ma la nazione malcontenta
di
Tompson per altri motivi non volle ascoltare Edoa
buone tragedie Agis e Douglas encomiate dagl’ Inglesi. Dennis nemico
di
Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare
tatore per cinque atti. Un’ altra Virginia compose la signora Brooke,
di
cui favellò nel Giornale straniero la Place nel 1
l’autore della tragedia l’Amore e ’l Dovere ed ebbe la mortificazione
di
vederla rifiutata da’ direttori di ambi i teatri
l Dovere ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da’ direttori
di
ambi i teatri ed accolta con disprezzo poichè fu
zzo poichè fu impressa. Ugual destino toccò all’autore della tragedia
di
Atelstan. Una efimera guerra critica si appiccò p
sa trall’autore ed un censore geloso, cui forse appartiene la parodia
di
Atelstan intitolata Turncoat, voltacasacca. Turnc
n e i loro meschini autori, tutto si è perduto nel nulla. L’Andromaca
di
Racine fu tradotta da Philipps di cui Pope motteg
si è perduto nel nulla. L’Andromaca di Racine fu tradotta da Philipps
di
cui Pope motteggiò nella Dunciade. Smith ne tradu
medesimo tragico francese; ed il più bello si è che Smith si vantava
di
aver tutta la sua filastrocca tratta dall’Ippolit
mith si vantava di aver tutta la sua filastrocca tratta dall’Ippolito
di
Euripide62. Hille tradusse la Zaira con poche alt
a collezione de’ quaranta drammi uscita in Londra nel 1762 col titolo
di
Teatro Inglese. Si lodano negli ultimi fogli peri
i periodici due tragedie quivi pur pubblicate nel 1788, cioè la Sorte
di
Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appart
, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appartiene la prima alla parente
di
Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità pe
a parente di Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità pel trono
di
Leonida e Cleombroto, e le angustie della virtuos
n versi, giusta l’ antica usanza de’ tragici Inglesi. II. Abbozzo
di
tragedia Ersa o Coltica. Appartiene alla Gran
Gran Brettagna, a questo secolo e alla tragedia reale una traduzione
di
un dramma in lingua Ersa pubblicata verso il 1762
gliuola del re d’Inistore o dell’isole Orhney amando Fingal figliuolo
di
Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da H
o di Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da Hidallàn seguace
di
Fingal, il cui amore ella avea disprezzato. Finga
disprezzato. Fingal l’avrebbe sposata, se non l’impediva l’invasione
di
Caracul, che sembra essere Caracalla, il quale ne
rcia Fingal contro del nemico e lascia Comala in un colle promettendo
di
rivederla la notte stessa rimanendo in vita. Vinc
idallan ad annunziarle il suo ritorno. Il traditore le narra la morte
di
Fingal. Ella è ridotta dal suo dolore agli estrem
caccia coll’ avanzarsi la notte. Melilcoma mostra temere per la vita
di
Fingal. Sopravviene Comala che si maraviglia che
lume nella valle. “Ah (dice Comala) altri esser non può che il nemico
di
Comala, il barbaro figlio del re del mondo . . .
nemico di Comala, il barbaro figlio del re del mondo . . . O spirito
di
Fingal, vieni e dalla tua nube regola l’arco di C
mondo . . . O spirito di Fingal, vieni e dalla tua nube regola l’arco
di
Comala sì che il tuo nemico cada come una lepre d
all’amante credendolo estinto. Giungono i Bardi e cantano la vittoria
di
Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso
oria di Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso della morte
di
Comala. Fingal si dispera; Hidallàn confessa il s
e ha cagionata la morte; Fingal lo discaccia; i Bardi cantano le lodi
di
Comala. Questo picciolo poema rassomiglia più a u
o, patetico e movimento. Tra’ Celti cacciatori chi avrebbe sospettato
di
trovare una informe idea della poesia scenica, ma
trovare una informe idea della poesia scenica, mancante, egli è vero,
di
un piano, rozza, senz’arte, ma non priva d’intere
e? Ciò può sempre più rassodare quel che osservammo fin dal principio
di
questa istoria, che presto o tardi gli uomini rac
iletto più o meno imperfettamente le azioni umane a seconda del grado
di
coltura in cui si trovano. III. Tragedia Citt
Italia ne’ passati secoli, rimase obbliato. Giorgio Lillo giojelliere
di
Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scri
re di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una
di
simili favole tragiche di persone private sommame
ì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una di simili favole tragiche
di
persone private sommamente atroci, per le quali s
er le quali si è comunicata alle scene francesi ed alemanne la smania
di
rappresentar le più rare esecrande scelleraggini
per fasto e per negligenza si trovano caduti nell’ultima miseria. Un
di
loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto
tima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto
di
Carlotta bella e virtuosa giovane ma non ricca, p
le la propria indigenza, abbandona la patria e l’amata colla speranza
di
migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge p
anza di migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore
di
esservi morto. I di lui genitori sussistono stent
l suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore di esservi morto. I
di
lui genitori sussistono stentatamente per gli sca
a stessa Carlotta. Wilmot che sino a questo punto non si è imbrattato
di
alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortu
ato di alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortunio, si pente
di
essere stato onesto senza frutto, e pensa ad amma
ta situazione è dipinta con forza nella prima scena. Avendo disegnato
di
morire congeda l’affettuoso servo Randal, ed esse
a, tu non conosci il mondo, a me costa caro l’averlo conosciuto; pria
di
separarci debbo darti un consiglio . . . asciugat
schera dell’onore e della probità per arrivare al tuo intento a costo
di
chiunque sarà così sciocco di fidarsi della tua a
ità per arrivare al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco
di
fidarsi della tua apparente onestà. “Mi consiglia
consigliate (gli dice il servo) a far quello che voi avreste vergogna
di
praticare?” Ah questa vergogna appunto (ripiglia
ti tratteranno, amico . . . Approfittati del mio esempio e ricordati
di
questa lezione: osserva il mondo e sii malvagio e
o”. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con una cassetta piena
di
gioje d’inestimabil valore. In abito indiano si p
ndiano si presenta a Carlotta che trova tenera e fedele, e la riempie
di
allegrezza. Intende lo stato de’ genitori, si ral
tiere raccomandato da Carlotta. È accolto cortesemente, ma parlandosi
di
un figlio che hanno perduto mostrano essi tanto d
perduto mostrano essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo
di
cagionarli una commozione troppo viva col palesar
on dire che contiene cose preziose. Agnese maravigliata della fiducia
di
quel forestiere è tentata dalla curiosità ad apri
setta; resiste alquanto, poi l’apre e resta abbacinata allo splendore
di
tanti diamanti. “Quante ricchezze (ella dice)! Qu
ire che il forestiere è addormentato . . . “Wil. Ma che miri tu? la
di
lui cassetta! l’hai tu aperta! indegna cosa! se s
gio per morire. Agn. Io non vo morire. Wil. Ma quali mezzi hai tu
di
prolongar la vita? Agn. Eccoli. Mira questo tes
gnese dice che essi possono evitare il suicidio detestabile per mezzo
di
un delitto minore. Ella piange, ella gli rimprove
ese lo seguita con gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i
di
lui pensieri di pentimento, di tristezza, di furo
on gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri
di
pentimento, di tristezza, di furore. Il giovane W
e descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento,
di
tristezza, di furore. Il giovane Wilmot esclama d
ovimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza,
di
furore. Il giovane Wilmot esclama dalla prossima
ridotti in polvere. Il nostro delitto, la nostra disperazione passerà
di
secolo in secolo per insegnare alle razze future,
ovare certe vendette che l’umana mente non può prevedere. Muori prima
di
me, non mi fido della tua debolezza”. L’ammazza
fido della tua debolezza”. L’ammazza e poi si ferisce. Alla lettura
di
questo dramma orribile si crederebbe che l’autore
questo dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo
di
una tetra immaginazione e di un carattere feroce.
derebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e
di
un carattere feroce. Ma la regola di giudicar dag
omo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma la regola
di
giudicar dagli scritti del carattere dell’autore
ere dell’autore non sempre è sicura. Lillo era un uomo onesto, dolce,
di
costumi semplici, amato e stimato da quanti il co
rima della Curiosità fatale egli compose George Barnwel o il Mercante
di
Londra, che rappresenta un personaggio nato con i
ietà per un delinquente, là dove nell’altro niuna cosa scema l’orrore
di
una atrocità abbominevole conceputa a sangue fred
a bella e giovane donna maritata a un uomo ch’ella non ama, e schiava
di
un malvagio che ama, viene dall’amante indotta ad
te indotta ad esser complice dell’assassinamento del marito. L’autore
di
un Dizionario de’ poeti e de i drammi inglesi oss
da’ processi criminali più rari o inventati da chi ignora il segreto
di
commuovere e di chiamar le lagrime sugli occhi co
iminali più rari o inventati da chi ignora il segreto di commuovere e
di
chiamar le lagrime sugli occhi con minor quantità
di commuovere e di chiamar le lagrime sugli occhi con minor quantità
di
colori oscuri, potrà soltanto piacere in teatro a
olo de’ rei che vanno al patibolo. Quanto poi alla morale istruzione,
di
grazia che mai può imparare da questi esempj un p
etto delle rappresentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio
di
un esecutore di giustizia, e le anime atroci non
esentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio di un esecutore
di
giustizia, e le anime atroci non si correggono co
Percy oltre ad alcuni drammi sacri. Egli è notabile però che ad onta
di
tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti en
drammi sacri. Egli è notabile però che ad onta di tanti ammazzamenti,
di
tanto sangue e di tanti enormi delitti esposti su
è notabile però che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e
di
tanti enormi delitti esposti sul teatro inglese,
dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’una cosa coll’ altra? La
di
lui tetra morale quanto tempo dopo la tragica rap
uantasette nel 1729. Varie ne compose tutte esatte, ingegnose e piene
di
caratteri assai di moda in ciò che si dice gran m
. Varie ne compose tutte esatte, ingegnose e piene di caratteri assai
di
moda in ciò che si dice gran mondo, avendo animat
, la Sposa in lutto. Riccardo Stéele membro del Parlamento e compagno
di
Addisson nell’opera dello Spettatore Inglese scri
ssi. Ma quante composizioni posizioni scritte pessimamente, a cagione
di
qualche situazione interessante, o di un’ attrice
scritte pessimamente, a cagione di qualche situazione interessante, o
di
un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito
lche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o
di
un partito che mai non manca agl’impostori, riusc
i, riuscite sulla scena sono state schernite alla lettura? La massima
di
Stéele presa di traverso può favorire i Pradoni i
a scena sono state schernite alla lettura? La massima di Stéele presa
di
traverso può favorire i Pradoni in pregiudizio de
& un bon ouvrage! Nel 1733 si è rappresentato in Londra l’Avaro
di
Moliere ben tradotto da Fielding miglior poeta e
Avaro di Moliere ben tradotto da Fielding miglior poeta e più modesto
di
Shadwel. Il dialogo non è trasportato parola per
uso circa trenta volte. Edoardo Moore nel 1755 fe recitare nel teatro
di
Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie p
ro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie per gli rimorsi
di
una balia, e non lascia d’interessare mal grado d
ie per gli rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado
di
tal disviluppo mille volte usato. Tutto il resto
disviluppo mille volte usato. Tutto il resto però può dirsi una filza
di
scene debolmente accozzate più che un’ azione ben
ccozzate più che un’ azione ben combinata. Soprattutto il personaggio
di
Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferit
onaggio di Fadle basso, triviale, poltrone, infame, preferito in casa
di
una dama a un colonnello che la pretende in mogli
ma a un colonnello che la pretende in moglie, ma che in tanto a guisa
di
un mascalzone è preso pel collo, scosso, minaccia
indocilità ed imperizia. Miglior pennello comico è certamente quello
di
Murphy autore della commedia la Maniera di fissar
comico è certamente quello di Murphy autore della commedia la Maniera
di
fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò c
iera di fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò co’ materiali
di
due commedie francesi, il Pregiudizio alla moda e
oppo complicata. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi
di
Lovemore, di sir Constant e di madama Belmour. Ne
ta. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore,
di
sir Constant e di madama Belmour. Ne risulta non
i dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore, di sir Constant e
di
madama Belmour. Ne risulta non per tanto uno scio
l colpo mettono i fatti in tutta la necessaria chiarezza. Il ridicolo
di
un marito amante della propria moglie senza aver
ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver coraggio
di
manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murp
glie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola
di
Murphy che in quella di La Chaussée. Constant div
di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella
di
La Chaussée. Constant diviene totalmente piacevol
fetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. É curiosa la dipintura
di
coloro che aspirano ad entrare nel Parlamento fat
soddisfare la vostra vanità non mi sono esposto a tutte le insolenze
di
un popolaccio abbominevole? Non metto poi a conto
che diavolo avea io a fare del Parlamento?” Giorgio Colman traduttore
di
Terenzio produsse nel 1763 la Moglie gelosa comme
la Gelosa è vero, naturale e ben colorito. Ben espresso è pure quello
di
sir Henns rustico occupato sempre de’ suoi cavall
suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia
di
una giumenta, rilevandovisi il ridicolo dell’ecce
ne degl’ Inglesi per le razze de’ loro cavalli. L’azione non ha luogo
di
languire per la moltitudine degli accidenti accum
accidenti accumulati l’un sopra l’ altro tratti in parte dal romanzo
di
Fielding. Si richiedeva però maggior destrezza ne
i, e vi si veggono alcuni colpi teatrali che conducono lo scoprimento
di
un matrimonio secreto che ne forma il viluppo. A
do, la cui traduzione intera si trova inserita nel Giornale straniero
di
M. La Place nel mese di agosto del 1757. È divisa
tera si trova inserita nel Giornale straniero di M. La Place nel mese
di
agosto del 1757. È divisa in due atti e scritta c
grazia e forza comica. L’azione si rappresenta or nell’ appartamento
di
Gayless giovane dissipatore ridotto alle ultime s
ess giovane dissipatore ridotto alle ultime strettezze, ora in quello
di
Melissa da lui amata, la quale lo crede tuttavia
ne formano il groppo. I Costumi del mondo grande è un’ altra commedia
di
Garrick, in cui non si dipinge fuori della natura
Inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina
di
sua moglie, e questa se ne vendica rendendogliene
a rendendogliene il cambio con un giovane militare. Garrick figliuolo
di
un Francese rifugiato in Inghilterra, ebbe per ma
rifugiato in Inghilterra, ebbe per maestri il dottor Johnson e Colson
di
Rochester, e dopo avere esercitato varie professi
si unì al fine nel 1741 a una compagnia comica, e fece per lo spazio
di
circa quarant’anni la delizia e l’ornamento delle
rca quarant’anni la delizia e l’ornamento delle scene Inglesi, e morì
di
anni 63 in Londra nel 1779. Egli come attore non
ggiasse; ebbe bensì chi gareggiò con lui. Cibber altro attore Inglese
di
non poco grido credeva di non essere a lui inferi
reggiò con lui. Cibber altro attore Inglese di non poco grido credeva
di
non essere a lui inferiore. Ciascun di loro resse
lese di non poco grido credeva di non essere a lui inferiore. Ciascun
di
loro resse un teatro per qualche tempo ed ebbe un
a se tutti i voti e sopraffece l’ emolo. Cibber tuttochè non mancasse
di
talento, si vide ridotto ad esser capo di una com
ibber tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo
di
una compagnia subordinata e poco accetta al pubbl
Egli con due dissertazioni su gli spettacoli, che formano una specie
di
storia del teatro inglese, si lusingava di poter
li, che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava
di
poter disingannare il pubblico sulle novità intro
er disingannare il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul
di
lui modo di rappresentare. Egli disacerbava così
are il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo
di
rappresentare. Egli disacerbava così il proprio r
proprio rancore, e Garrick seguitava ad essere ammirato ed amato. Al
di
lui merito volendo prestar qualche omaggio il sig
qualche estratto, non saprei dire quanto ad essa convenga l’aggiunto
di
nuova con cui si enunciò, non ostante che simile
lo più la satira e la mimica buffoneria. Recheremo per esempio quelle
di
Dodsley, alle quali dava il titolo di novelle o s
a. Recheremo per esempio quelle di Dodsley, alle quali dava il titolo
di
novelle o satire drammatiche, dedicandole al Doma
drammatiche, dedicandole al Domani essere che non esiste ancora. Una
di
esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield di cui si
omani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo
di
Mansfield di cui si fe parola nel tomo precedente
che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield
di
cui si fe parola nel tomo precedente. Nella scena
edente. Nella scena nona vi si trova un satirico ritratto della città
di
Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è
città di Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto
di
più d’una società culta. Il Cieco di Bethnal-Gree
giosa idea, ma che è il ritratto di più d’una società culta. Il Cieco
di
Bethnal-Green (titolo che portava un’ altra favol
itolo che portava un’ altra favola antica del poeta Iohnday del tempo
di
Giacomo I) è un argomento interessante pel contra
colori un milordo prepotente ed un quakero ipocrita, i quali cercano
di
comprare, sedurre e poi rapire una virtuosa fanci
rcano di comprare, sedurre e poi rapire una virtuosa fanciulla figlia
di
un cieco povero in apparenza. La Bottega di Merce
virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in apparenza. La Bottega
di
Merceria (bijouterie) è tutta satirica. Un mercia
utto il suo danaro. E queste sono le tragedie, le commedie e le farse
di
questo secolo, nelle quali si sono distinti al pa
’ migliori attori diverse attrici. Siccome l’Inghilterra può vantarsi
di
avere avuto in Garrick il suo Baron, così in Mada
la Cibber diciotto anni della sua età, quando rappresentando la parte
di
Zaira nella traduzione di Hille fe vedere alla na
lla sua età, quando rappresentando la parte di Zaira nella traduzione
di
Hille fe vedere alla nazione certa sensibilità sp
ie d’opera Inglese che si chiamava mascherata, anche dopo della Circe
di
Carlo d’Avenant. La Rosamunda dell’Addisson fu un
fu una mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio
di
Paride, e la Semele di Congreve portarono parimen
e troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio di Paride, e la Semele
di
Congreve portarono parimente il titolo di mascher
izio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimente il titolo
di
mascherate. Milord Granville che scrisse sull’ op
e, una ne compose egli stesso, prendendo quasi per modello fra quelle
di
Quinault l’Amadigi di Gaula, e l’ intitolò gl’ In
stesso, prendendo quasi per modello fra quelle di Quinault l’Amadigi
di
Gaula, e l’ intitolò gl’ Incantatori Brettoni. Gl
’ opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è una burletta musicale
di
caratteri comici ben combinati. Ma la più celebre
no alcuni eruditi Francesi ed il sig. Andres, non trattandosi in essa
di
pezzenti, ma di ladroni facinorosi; e l’autore no
i Francesi ed il sig. Andres, non trattandosi in essa di pezzenti, ma
di
ladroni facinorosi; e l’autore non la chiamò del
dico l’avesse composta e presentata a’ commedianti. È un componimento
di
tre atti in prosa con sessantanove ariette da can
tre volte e si ripigliò nell’ inverno; in Bath, in Bristol, nel paese
di
Galles, in Iscozia, in Dublin, si rappresentò con
entò con insolito esempio or cinquanta, ora quaranta, or trenta volte
di
seguito. L’attrice che rappresentò la parte di Po
ranta, or trenta volte di seguito. L’attrice che rappresentò la parte
di
Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la de
tò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la delizia
di
Londra; se ne scrisse la vita, se ne lodarono i b
otti, se ne fecero i ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca
di
Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor S
di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor Swift intimo amico
di
Gay nel suo Gazzettiere non meno che il Pope nell
della società, essendone gl’ interlocutori spioni, traditori, ladroni
di
campagna e di città, bagasce le più impudenti, ch
essendone gl’ interlocutori spioni, traditori, ladroni di campagna e
di
città, bagasce le più impudenti, che abbracciando
armano e lo consegnano alla giustizia. Il tutto è sparso copiosamente
di
oscenità e di una satira ardita sopra tutti i cet
nsegnano alla giustizia. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità e
di
una satira ardita sopra tutti i ceti, non risparm
ceti, non risparmiandosi i nobili, le dame, gli avvocati, le persone
di
corte, e fin anco i ministri di stato, i quali vi
li, le dame, gli avvocati, le persone di corte, e fin anco i ministri
di
stato, i quali vi son paragonati a i delatori de’
abili. “A mirar la nostra professione (dice l’infame Peachum ritratto
di
Jonathan Wild impiccato in Londra nel 1724) per c
etto, si può chiamare disonesta; perchè noi rassomigliamo a’ ministri
di
stato nel dar coraggio a’ malvagi affinchè tradis
anza che hanno i grandi co’ plebei; è difficile decidere, se ne’ vizj
di
moda la gente culta imiti i ladroni di vie pubbli
ifficile decidere, se ne’ vizj di moda la gente culta imiti i ladroni
di
vie pubbliche, ovvero se questi ladroni imitino l
a, non possiamo altro dire, se non che M. Patu traduttore delle opere
di
Gay e di altri ci fa sapere che Polly è fort infe
ssiamo altro dire, se non che M. Patu traduttore delle opere di Gay e
di
altri ci fa sapere che Polly è fort inferieure à
ta pel nostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti
di
Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Ingh
ostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay,
di
Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra
a settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift,
di
Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra la musica
nto agli spettacoli nazionali. Vi fu poscia richiamata; ma sembra che
di
tutti gli spettacoli scenici l’opera italiana sia
rse, Adriano, Enea; e quanto più questi cantanti malconci si sforzano
di
esprimere i loro affetti, tanto più crescono le r
à che l’oltraggia! Per accennar qualche cosa della musica stromentale
di
quel paese, diciamo che sino al regno di Riccardo
osa della musica stromentale di quel paese, diciamo che sino al regno
di
Riccardo Cuor di leone era pressocchè selvaggia.
stromentale di quel paese, diciamo che sino al regno di Riccardo Cuor
di
leone era pressocchè selvaggia. Questo principe l
he amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto
di
musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’ ar
e ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti
di
sì bell’ arte, prendendone in parte il gusto dall
concerti del Fax-Hall e del Renelag, quelli che si danno nella chiesa
di
San Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono
nelag, quelli che si danno nella chiesa di San Paolo, e i particolari
di
tutta Londra, sono per lo più composizioni Ingles
er lo più composizioni Inglesi. VI. Teatri materiali. Iteatri
di
Londra non son certamente i meno pregevoli dell’E
ndici scalini per la platea, sull’ultimo de’ quali si alza una loggia
di
pilastri isolati con varie scalinate, e su questa
lati della platea attaccati all’ orchestra si elevano quattro ordini
di
logge, delle quali ciascuna contiene tre palchett
tre palchetti. Presso a questi sono per ogni lato tre colonne isolate
di
ordine Corintio con tre logge negl’ intercolunnj,
chetti l’uno sopra l’altro destinati per la famiglia reale. Le ultime
di
tali colonne formano il proscenio. Dello stesso o
isolate che si veggono nel fondo delle scene. Questo teatro non manca
di
scale, corridoi e commodi ingressi; ma (dicesi ne
tro manca quel necessario ricorso delle linee e quella concatenazione
di
parti, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto
e e quella concatenazione di parti, donde risulta l’unità e l’armonia
di
tutto l’edificio. Di gusto e capacità somigliante
omigliante sono gli altri due teatri. Più armonia si scorge in quello
di
Coven-Garden, in cui le scalinate si uniscono col
cenio, ed hanno solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni
di
circoli, ma di poligoni tanto la parte anfiteatra
solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni di circoli, ma
di
poligoni tanto la parte anfiteatrale quanto gli s
parte anfiteatrale quanto gli scaglioni della platea. Tutti i teatri
di
Londra hanno accessorj commodi e nobili; benchè p
teatro del mondo ha pareggiati ch’io sappia non che superati i teatri
di
Londra in una decorazione altrove non più veduta,
dra in una decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe accendere
di
bella invidia ogni nazione. Una società di marina
ta, che dovrebbe accendere di bella invidia ogni nazione. Una società
di
marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i
na società di marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i mezzi
di
fargli venire a Londra da ogni parte per apprende
zi di fargli venire a Londra da ogni parte per apprendere il mestiere
di
marinajo per uso de’ vascelli di guerra, vi fu st
gni parte per apprendere il mestiere di marinajo per uso de’ vascelli
di
guerra, vi fu stabilita verso la metà del secolo.
lita verso la metà del secolo. Contribuirono volontariamente i membri
di
essa a sostenerla, e il sovrano la soccorse con m
erla, e il sovrano la soccorse con mille lire sterline, e il principe
di
Galles con quattrocento. Concorsero ad aumentarne
mpresarj prestarono gratuitamente la sala, e gli attori lasciarono in
di
lei beneficio le loro porzioni. In una delle rapp
o in di lei beneficio le loro porzioni. In una delle rappresentazioni
di
Drury-Lane si raccolsero intorno a 271 lire sterl
ine per la società. Per mostrar poi al pubblico il nobil frutto delle
di
lei cure e del patriotismo che univa gl’ Inglesi
e un commercio! 57. Egli la chiama favola assai irregolare e piena
di
assurdità, con ciò cadendo nell’eccesso contrario
e piena di assurdità, con ciò cadendo nell’eccesso contrario a quello
di
un enciclopedista che nell’articolo tragédie la c
égance, la poësie, & l’élévation des sentimens, e stima la piece (
di
Addisson) la plus belle qui soit sur aucun théâtr
sc. 3. 60. Questa scena si vide con ammirazione in Londra ed in più
di
una città dell’ Italia; ma in Parigi assicurava V
sarebbe sofferta. 61. M. Deschamps ha composto una tragedia francese
di
Catone più regolata nell’economia, ma non meno ca
dia francese di Catone più regolata nell’economia, ma non meno carica
di
parti accessorie che sopraffanno l’azione princip
ssorie che sopraffanno l’azione principale, e deturpata dal carattere
di
Cesare innamorato. 62. V. il tomo I dell’Ecole d
Giornale straniero dell’ ab. Arnaud settembre 1762 art. X. 64. Prima
di
lei molte abili attrici ma non così naturali ebbe
restrinse a’ sacri misteri ed alle farse. Avea qui vi già preso forma
di
dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passio
ià preso forma di dramma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione
di
Cristo nel borgo di San Mauro. Chi riflette alla
amma il Canto Reale, rappresentandosi la Passione di Cristo nel borgo
di
San Mauro. Chi riflette alla vittoriosa forza del
to per tutta l’Europa Cristiana. In Francia tirò una prodigiosa folla
di
spettatori. Ma perchè difficilmente possono le co
senza inconvenienti e senza certa profanazione, convenne al Prevosto
di
Parigi proibir tali rappresentazioni. Gli attori
evano profitto, implorarono il favore della Corte prendendo il titolo
di
Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
a Passione, e diversi misteri del vecchio e del nuovo testamento. Uno
di
questi drammi della Passione scritto circa la met
della Passione scritto circa la metà del secolo si crede composizione
di
Giovanni Michele vescovo di Angers morto in conce
la metà del secolo si crede composizione di Giovanni Michele vescovo
di
Angers morto in concetto di santo. Conteneva la v
composizione di Giovanni Michele vescovo di Angers morto in concetto
di
santo. Conteneva la vita di Cristo dalla predicaz
chele vescovo di Angers morto in concetto di santo. Conteneva la vita
di
Cristo dalla predicazione del Precursore sino all
ione del Precursore sino alla Resurrezione, e consisteva in una filza
di
scene indipendenti l’una dall’altra senza divisio
a in una filza di scene indipendenti l’una dall’altra senza divisione
di
atti, e si recitava in più giorni. V’intervenivan
ntervenivano il Padre Eterno, Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena e i
di
lei innamorati: vi si vedeva Satana zoppicando pe
della Cananea spiritata vi proferiva parole soverchio libere: l’anima
di
Giuda non potendo uscire per la bocca che avea ba
se fuori del ventre insieme colle interiora: Gesù Cristo sulle spalle
di
Satana volava sul pinacolo ec. Tali rappresentazi
iù rilevanti, come le parole del Padre Eterno. Sotto la denominazione
di
Misteri vengono parimente le vite de’ santi poste
nansi da’ collettori de’ pezzi teatrali Francesi la Vita e i miracoli
di
S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di
e’ pezzi teatrali Francesi la Vita e i miracoli di S. Andrea, la Vita
di
S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. La Vita di S.
la Vita e i miracoli di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza
di
Giobbe. La Vita di S. Cristofano impressa in Gren
i di S. Andrea, la Vita di S. Lorenzo, la Pazienza di Giobbe. La Vita
di
S. Cristofano impressa in Grenoble nel 1530 fu co
530 fu composizione del maestro Chevalet, il quale conseguì il titolo
di
sovrano maestro in siffatti drammi. Narrasi in es
a varii re, perchè gli crede potenti; indi al diavolo da lui stimato
di
essi più potente; ma vedendo che si spaventa d’un
stesso udendone la cagione, ne abbandona il servizio e va in traccia
di
colui che l’avea vinto. Nel tragittar che fa, per
raccia di colui che l’avea vinto. Nel tragittar che fa, per consiglio
di
un eremita, i viandanti da una sponda all’altra d
fa, per consiglio di un eremita, i viandanti da una sponda all’altra
di
un fiume, porta sopra le spalle un bambino, il cu
a sopra le nuvole. Reprobo riceve il battesimo. Termina il dramma col
di
lui martirio, e colla conversione del re di Licia
mo. Termina il dramma col di lui martirio, e colla conversione del re
di
Licia, il quale per un miracolo è ferito in un oc
ale per un miracolo è ferito in un occhio da una saetta che dal petto
di
Cristofano ritorna verso di lui, e per un altro m
in un occhio da una saetta che dal petto di Cristofano ritorna verso
di
lui, e per un altro miracolo ricupera la vista gi
da venire, l’Incoronazione e la Nascita, sono altre farse spirituali
di
quel tempo, nelle quali solevano intervenirvi or
rto nel 1422, oltre a’ Fratelli della Passione, varie altre compagnie
di
rappresentatori. Gli Spensierati (les enfans sans
tte Moralità, proseguirono rappresentando mere buffonerie. I Cornards
di
Normandia sotto un capo chiamato l’abate de’ Corn
ntavano farse satiriche e insolenti. Tutti questi spettacoli francesi
di
questo secolo erano scuole di superstizione, d’in
lenti. Tutti questi spettacoli francesi di questo secolo erano scuole
di
superstizione, d’indecenza e di rozzezza 69, nè c
rancesi di questo secolo erano scuole di superstizione, d’indecenza e
di
rozzezza 69, nè colà pensavasi ancora che nella d
atica eranvi modelli antichi da imitar con profitto70. Nella penisola
di
Spagna il popolo trattenevasi colle buffonerie de
hi. Nelle chiese recitavansi le farse sulle vite de’ santi così piene
di
scurrilità che sulla fine del secolo ne furono es
n Ispagna, ho voluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero
di
passaggio o di proposito i critici e gli storici
oluto rileggere con somma pazienza quanto ne scrissero di passaggio o
di
proposito i critici e gli storici della nazione:
o di proposito i critici e gli storici della nazione: ho voluto pormi
di
bel nuovo sotto gli occhi il prologo di Miguèl Ce
ella nazione: ho voluto pormi di bel nuovo sotto gli occhi il prologo
di
Miguèl Cervantes, la dissertazione del biblioteca
n, il tomo VI del Parnaso Español del Sedano: non ho voluto trascurar
di
rivedere nè gl’ infedeli sofistici saggi apologet
tici del Lampillas, nè le maligne rodomontate e cannonate senza palla
di
Garcia de la Huerta, nè i rapidi quadri d’ ogni l
etteratura del Signor Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato
di
più di quello che altra volta ne accennai, cioè d
ura del Signor Andres. Dopo questa nuova cura nulla ho trovato di più
di
quello che altra volta ne accennai, cioè dei due
che altra volta ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali
di
Don Errico di Aragona marchese di Villena e di Gi
a ne accennai, cioè dei due componimenti quasi teatrali di Don Errico
di
Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Enci
dei due componimenti quasi teatrali di Don Errico di Aragona marchese
di
Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo di
nimenti quasi teatrali di Don Errico di Aragona marchese di Villena e
di
Giovanni La Encina. Era il primo di essi una sere
di Aragona marchese di Villena e di Giovanni La Encina. Era il primo
di
essi una serenata o favola allegorica, nella qual
, la verità e la misericordia, che secondo il cronista Gonzalo Garcia
di
Santa Maria citato anche dal Nasarre, si rapprese
tolici re, come afferma il Lampillas. Questo medesisimo apologista su
di
cui si fonda l’Ab. Andres, di questa sola festa t
pillas. Questo medesisimo apologista su di cui si fonda l’Ab. Andres,
di
questa sola festa teatrale dell’Encina ne fa dive
ina, dialogo, come confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace
di
rappresentarsi, di cui il primo autore Rodrigo Co
confessa lo stesso Nasarre, lunghissimo e incapace di rappresentarsi,
di
cui il primo autore Rodrigo Cotta appena scrisse
iù d’un luogo. In Alemagna erano a que’ tempi assai usitati i giuochi
di
carnovale, dialoghi che la gioventù mascherata gi
Rosenblut in Norimberga. Se ne contano sei così intitolati: I Giuoco
di
Carnovale, II i sette Padroni, III il Turco, nel
a per pacificare i Cristiani, a cui un Legato del pontefice partecipa
di
aver commissione di caricarlo ben bene di villani
ristiani, a cui un Legato del pontefice partecipa di aver commissione
di
caricarlo ben bene di villanie, IV il Villano ed
ato del pontefice partecipa di aver commissione di caricarlo ben bene
di
villanie, IV il Villano ed il Capro, il V tratta
aricarlo ben bene di villanie, IV il Villano ed il Capro, il V tratta
di
tre persone che si son salvate in una casa, ed il
i son salvate in una casa, ed il VI contiene una dipintura della vita
di
due persone maritate. Oltre a questi giuochi comi
un poco agli antichi, e tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio
di
Zwickau un estratto di due commedie Terenziane de
tradussero Terenzio. Si conserva nel Collegio di Zwickau un estratto
di
due commedie Terenziane destinate a rappresentars
1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella
di
tutte le commedie del comico latino. Nelle Fiandr
pubblici ingressi de’ sovrani nelle città. Allorchè Carlo ultimo duca
di
Borgogna entrò in Lilla nel 1468, i Fiaminghi rap
468, i Fiaminghi rappresentarono per mistero senza parole il Giudizio
di
Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una b
Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una ben robusta, pingue e
di
statura gigantesca figurava Giunone, Venere era d
robusta, pingue e di statura gigantesca figurava Giunone, Venere era
di
una magrezza straordinaria, e Pallade si rapprese
in Inghilterra i misteri e le farse, come può vedersi nel Dizionario
di
Chambers. Tale è la storia teatrale dal risorgime
Polentone; ed in volgare assicurarono alle Italiche contrade il vanto
di
non essere state da veruno prevenute nel dettar d
la Catinia, l’Orfeo, il Gaudio d’amore, l’Amicizia, molte traduzioni
di
Plauto, il Giuseppe, la Panfila, il Timone: final
azionali, e dipinsero la morte del Piccinino, le avventure del Signor
di
Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del r
morte del Piccinino, le avventure del Signor di Verona, la tirannide
di
Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa di G
Verona, la tirannide di Ezzelino, la ferita del re Alfonso, la presa
di
Granata, l’espugnazione di Cesena. Che se l’esser
zelino, la ferita del re Alfonso, la presa di Granata, l’espugnazione
di
Cesena. Che se l’esser primo nelle arti reca qual
o, un’ oltraggio al rimanente dell’Europa? Dovea egli perciò meritare
di
esser lo scopo delle villanie del superficialissi
ta seminate in un Prologo da premettersi a una immaginaria collezione
di
componimenti Spagnuoli, che non avea ancor fatta,
che non avea ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza
di
gusto, di materiali e di principj? Ci si presente
vea ancor fatta, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto,
di
materiali e di principj? Ci si presenterà nel pro
, e che non poteva mai far bene per mancanza di gusto, di materiali e
di
principj? Ci si presenterà nel proseguimento dell
quasi offuscata; ed allora nel riferirla ci faremo un pregio non solo
di
tributare al merito straniero le dovute lodi, ma
dell’altrui ragionamento, l’andare accumulando contro l’Italia quanto
di
maligno altra volta ne ha seminato l’invidia, ed
illas, degli Huerta, de’ Sherlock e degli Archenheltz pel solo merito
di
aver maltrattato l’Italia; tutto ciò, dico, che c
pochi entusiasti, i quali per un mal inteso patriotismo si lusingano
di
potersi accreditare per amici zelanti del proprio
e per amici zelanti del proprio paese mostrandosi nemici del vero. Ma
di
grazia che cosa guadagnano i declamatori di mesti
ndosi nemici del vero. Ma di grazia che cosa guadagnano i declamatori
di
mestiere nell’applauso fugace di un branco di com
ia che cosa guadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace
di
un branco di compatriotti che vivono di relazioni
uadagnano i declamatori di mestiere nell’applauso fugace di un branco
di
compatriotti che vivono di relazioni, quando dell
mestiere nell’applauso fugace di un branco di compatriotti che vivono
di
relazioni, quando della di loro sottile eloquenza
ce di un branco di compatriotti che vivono di relazioni, quando della
di
loro sottile eloquenza, della dialettica cavillos
culta Europa? 69. V. l’Ab. Millot t. II degli Elementi della storia
di
Francia. 70. Erano anzi in tal secolo in Franci
in Parigi l’anno 1436, vi fu ricevuto come in trionfo, e dalla porta
di
San Dionigi sino alla chiesa di Notra Signora tro
cevuto come in trionfo, e dalla porta di San Dionigi sino alla chiesa
di
Notra Signora trovò tutte le strade piene di palc
Dionigi sino alla chiesa di Notra Signora trovò tutte le strade piene
di
palchi con simili rappresentazioni. La prima che
io ne reca un frammento da lui detto rude, incompositæque vetustatis,
di
cui eccone alcuni versi: Don Fadrique Henrique
ntovato dal Nasarre, ma da niuno, eccetto che dal Lampillas, si parla
di
diversi componimenti drammatici composti dall’Enc
drammatici composti dall’Encina. 73. Vedasi il libro V della Storia
di
Borgogna di Ponto Heutero.
omposti dall’Encina. 73. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna
di
Ponto Heutero.
I. Commedia Tenera. La tragedia grande o domestica si prefigge
di
eccitare il pianto, ed esclude ogni riso: la comm
iversi modi, e non esclude certo pianto. Se voi fate una tela lugubre
di
persone private che ecciti il terrore, producete
la rendete una lodevole commedia tenera. Adunque quest’ultima specie
di
commedia presenta tutti i vantaggi della sensibil
ma ne sfugge gli eccessi lugubri, l’espressioni da coturno, il tuono
di
disperazione, i gran pericoli. L’amor tenero e de
e nella Sorella. Non sono le lagrime che rendono difettose le favole
di
Sedaine, Mercier, Falbaire e tanti altri, ma il t
a spanna, il quale non sapesse distinguere il pennello dell’autore
di
Pamela o di Nanina da quello di Sedaine o di Merc
il quale non sapesse distinguere il pennello dell’autore di Pamela o
di
Nanina da quello di Sedaine o di Mercier. Gli aut
e distinguere il pennello dell’autore di Pamela o di Nanina da quello
di
Sedaine o di Mercier. Gli autori francesi che a m
il pennello dell’autore di Pamela o di Nanina da quello di Sedaine o
di
Mercier. Gli autori francesi che a me sembra di e
a quello di Sedaine o di Mercier. Gli autori francesi che a me sembra
di
essersi contenuti alcune volte in questa specie d
si che a me sembra di essersi contenuti alcune volte in questa specie
di
commedia senza cadere nella lagrimante, sono la C
e di commedia senza cadere nella lagrimante, sono la Chaussée, madama
di
Graffigny, Voltaire e Collet. Nivelle de la Chaus
certe lagrime senza cangiare la propria natura. Un marito che temendo
di
coprirsi di ridicolo agli occhi de’ pregiudicati
e senza cangiare la propria natura. Un marito che temendo di coprirsi
di
ridicolo agli occhi de’ pregiudicati suoi amici c
ici col mostrarsi innamorato della propria moglie, incorre nell’altro
di
voler palesare a lei il suo affetto colla segrete
ere lagrime della consorte, quest’ argomento, dico, è un vago innesto
di
costumi correnti, di tenerezza e di piacevolezza
sorte, quest’ argomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti,
di
tenerezza e di piacevolezza comica, che manifesta
rgomento, dico, è un vago innesto di costumi correnti, di tenerezza e
di
piacevolezza comica, che manifesta il pregio dell
comica, che manifesta il pregio della commedia tenera. A torto contro
di
questo genere si sarebbero scagliati Chassiron, P
cittadina, se la Chaussée avesse con pari felicità proseguito. Ma la
di
lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul
esse con pari felicità proseguito. Ma la di lui Melanida è una specie
di
romanzo fondato sul cangiamento di un nome, e tro
Ma la di lui Melanida è una specie di romanzo fondato sul cangiamento
di
un nome, e troppo lontano dall’ essere commedia,
al favola voluto valersi delle fate e delle trasformazioni. Francesca
di
Graffigny nata in Nansi nel 1695 e morta in Parig
95 e morta in Parigi nel 1758 diede al pubblico Cenia sotto il titolo
di
pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di gov
o Cenia sotto il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna
di
governo di M. la Chaussée senza uguagliare l’ ori
to il titolo di pièce nouvelle, nella quale imitò la Donna di governo
di
M. la Chaussée senza uguagliare l’ originale. Non
teresse ed essendo stata rappresentata assai bene nel 1750, mal grado
di
essere sfornita di veri colori comici, riuscì mir
stata rappresentata assai bene nel 1750, mal grado di essere sfornita
di
veri colori comici, riuscì mirabilmente, e si è a
a e tradotta altrove. In seguito l’autrice diede al teatro, la Figlia
di
Aristide, del medesimo genere, la quale non ebbe
ulgenza era passato. La Pamela del Goldoni tratta dal celebre romanzo
di
Richardson mosse verisimilmente Voltaire a compor
igi, non vi fu accolta troppo favorevolmente. L’azione è più semplice
di
quella della Pamela: ha di più il merito di esser
po favorevolmente. L’azione è più semplice di quella della Pamela: ha
di
più il merito di essere bene scritta in versi: i
. L’azione è più semplice di quella della Pamela: ha di più il merito
di
essere bene scritta in versi: i costumi vi sono t
a condizione della fanciulla; perchè Nanina al più si trova figliuola
di
un soldato nato in una onesta famiglia, là dove i
figliuola di un soldato nato in una onesta famiglia, là dove il padre
di
Pamela nella commedia Italiana si scopre signore
le passioni hanno maggior forza nella Pamela: il contrasto nel cuore
di
Milord dell’amore e della nobiltà più vivace e te
ttenzione, specialmente col contrasto del cavaliere viaggiatore pieno
di
leggerezze. In fatti la Pamela non è ancora invec
istendo alla seduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel
di
lui Teatro di Società vi si trovano varie scene e
eduzione del cattivo esempio de’ comici lagrimanti. Nel di lui Teatro
di
Società vi si trovano varie scene eccellenti. Sen
venimenti, è questa favola ben lontana da que’ drammi così poco degni
di
stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadi
ntana da que’ drammi così poco degni di stima che vanno sotto il nome
di
tragedie cittadinesche e di commedie lagrimanti,
co degni di stima che vanno sotto il nome di tragedie cittadinesche e
di
commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il si
e di commedie lagrimanti, pel cui cattivo genere il sig. Collé ha non
di
rado manifestato disprezzo. Questa favola è nel g
rado manifestato disprezzo. Questa favola è nel gusto delle commedie
di
Terenzio. I sentimenti sono veri, i caratteri ben
edia può appassionarsi, adirarsi, intenerire, purchè non trascuri poi
di
far ridere la gente onesta. Comprese questa medes
ta. Comprese questa medesima differenza fin anche Chassiron tesoriere
di
Francia, il più severo, valoroso ed ingegnoso opp
volta giugnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione
di
amore di farle spandere”. Al contrario non la com
gnere sino alle lagrime, appartiene unicamente alla passione di amore
di
farle spandere”. Al contrario non la comprese l’a
’ Tre Secoli della Letteratura Francese, che non ammette altra specie
di
commedia se non quella di Moliere, la quale è ver
tura Francese, che non ammette altra specie di commedia se non quella
di
Moliere, la quale è veramente ottima, ma non la s
eramente ottima, ma non la sola pregevole, siccome compruovano quelle
di
Terenzio. Sabatier des Castres pone nella classe
Castres pone nella classe riprovata delle commedie dolorose la Caccia
di
Errico IV del medesimo Collé. E perchè mai? Che v
se la Caccia di Errico IV del medesimo Collé. E perchè mai? Che vi ha
di
lugubre? Forse le lagrime liete e gentili che ver
tte in Francia. II. Commedia piacevole. Dopo i felici seguaci
di
Moliere del passato secolo Regnard, Brueys e Danc
to nel 1724, il quale dopo aver lavorato per l’antico teatro Italiano
di
Parigi insieme con Regnard, diede al Francese dic
con Regnard, diede al Francese diciotto buone commedie. Nello Spirito
di
contraddizione che può passare per una delle migl
ltra, il sagace osservatore scorgerà maneggiata con arte certa spezie
di
ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palisso
erà maneggiata con arte certa spezie di ridicolo sfuggito al pennello
di
Moliere. Palissot mostra dispiacere di non veders
ridicolo sfuggito al pennello di Moliere. Palissot mostra dispiacere
di
non vedersi più sulle scene di Parigi il di lui F
di Moliere. Palissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene
di
Parigi il di lui Falso Sincero, ed il Geloso verg
alissot mostra dispiacere di non vedersi più sulle scene di Parigi il
di
lui Falso Sincero, ed il Geloso vergognoso d’esse
i del Du Fresny (dice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli
di
Regnard, ma il di lui stile è più puro. Io veggo
ice l’istesso Palissot) cedono in facilità a quelli di Regnard, ma il
di
lui stile è più puro. Io veggo nelle sue espressi
ù puro. Io veggo nelle sue espressioni certo studio non molto occulto
di
mostrarsi spiritoso, (Nota VII) ond’è che la sua
he la sua maniera degenera alcuna volta in affettazione, e fa perdere
di
vista i personaggi palesando il poeta. Filippo Ne
to comico, benchè non possa sostenere il confronto della piacevolezza
di
Regnard, non che dello stile e delle grazie di Mo
nto della piacevolezza di Regnard, non che dello stile e delle grazie
di
Moliere. Instruttiva è la commedia del Dissipator
delle grazie di Moliere. Instruttiva è la commedia del Dissipatore e
di
sicura riuscita, e i caratteri vi sono dipinti as
cita, e i caratteri vi sono dipinti assai bene: ma si vorrebbe che la
di
lui rovina venisse affrettata per altri mezzi, e
la di lui rovina venisse affrettata per altri mezzi, e sempre per le
di
lui inconsiderate prodigalità, anzi che per un gi
di lui inconsiderate prodigalità, anzi che per un giuoco precipitoso
di
dubbio evento, che poteva eludere i disegni dell’
l medesimo critico passa per un capo d’opera: ma per meritare il nome
di
filosofo il quale ha vergogna che si sappia ch’eg
te pel pubblico che nulla v’impara per correggersi, nè prende diletto
di
un ridicolo non manifesto. Le stravaganze solo po
molte interessanti; ma la piacevolezza non è il pregio caratteristico
di
questo commediografo. Cristofano Bartolommeo Faga
ano Bartolommeo Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato
di
facilità e di naturalezza nel genere comico, ma o
o Fagan nato in Parigi nel 1702 e morto nel 1755 dotato di facilità e
di
naturalezza nel genere comico, ma obbligato dalle
, gli Originali, nelle quali dipinge con naturalezza i costumi. Piron
di
cui si è parlato fra gli scrittori tragici, forse
e in un giovane ben nato che sacrifica la propria fortuna alla smania
di
poetare. Giudiziosamente viene egli enunciato pri
na alla smania di poetare. Giudiziosamente viene egli enunciato prima
di
comparire. La serva domanda notizie distinte di l
egli enunciato prima di comparire. La serva domanda notizie distinte
di
lui ad un servo, che risponde così dipingendolo b
mi si trattiene col servo su i proprj amori per una pretesa letterata
di
provincia ch’egli non conosce se non per le di le
una pretesa letterata di provincia ch’egli non conosce se non per le
di
lei poesie recate nel Mercurio. Egli prevede che
arattere, che subito danno al ritratto la vera fisonomia. La Dulcinea
di
questo Don Chisciotte poetico allude all’ avvenim
La Dulcinea di questo Don Chisciotte poetico allude all’ avvenimento
di
M. Maillard poeta Brettone, il quale avendo pubbl
tone, il quale avendo pubblicate alcune poesie mediocri sotto il nome
di
Mademoiselle de Malcrais, ne ricevè gli elogj de’
evè gli elogj de’ più noti poeti della Francia, e varie dichiarazioni
di
amore in versi: ma gli elogj e gli amori si conve
mori si convertirono in dispregi tosto che l’autore ebbe l’imprudenza
di
smascherarsi. Traspare nella scena sesta dell’ at
scherarsi. Traspare nella scena sesta dell’ atto III la grazia comica
di
Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’i
ia comica di Moliere oggidì perduta totalmente in Francia. L’incontro
di
Arpagone col figliuolo nell’Avaro si è rinnovatoi
pagone col figliuolo nell’Avaro si è rinnovatoin certo modo in quello
di
Balivò con Dami suo nipote, al cui vero stupore c
ll’atto IV, nella quale Francaleu, che ha data la sua parola a Balivò
di
far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso D
ale Francaleu, che ha data la sua parola a Balivò di far carcerare il
di
lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta
rola a Balivò di far carcerare il di lui nipote, prega l’istesso Dami
di
cui si tratta, a prendere sopra di se tale carcer
i lui nipote, prega l’istesso Dami di cui si tratta, a prendere sopra
di
se tale carcerazione. Dami se n’era scusato sulla
éconduite, & Venus a la pomme. Ma intendendo poi che si tratta
di
lui stesso, finge prenderne l’ impegno, e dice,
te, e le sue premure riescono piacevoli. Lepida è pure la sesta scena
di
Lisetta, che scaltramente fa confessare a Dami di
pure la sesta scena di Lisetta, che scaltramente fa confessare a Dami
di
esser egli l’autore anonimo di una commedia che p
che scaltramente fa confessare a Dami di esser egli l’autore anonimo
di
una commedia che poi si sa di essere stata fischi
e a Dami di esser egli l’autore anonimo di una commedia che poi si sa
di
essere stata fischiata nella rappresentazione. La
chiata nella rappresentazione. La settima è ancora più vivace e piena
di
sale comico. In essa Dorante ingannato dagli abit
vivace e piena di sale comico. In essa Dorante ingannato dagli abiti
di
Lisetta la prende per Lucilia, e la rimprovera pe
to che Dami le bacia la mano. Lo scioglimento corrisponde alle grazie
di
questa commedia eccllente, nella quale colla sfer
timamente si flagella una ridicolezza comune a tutte le nazioni culte
di
far versi a dispetto della natura, il quale argom
in Brettagna nel 1677 e morto nel 1747 autore della graziosa commedia
di
Turcaret, e della piacevole commediola di Crispin
ore della graziosa commedia di Turcaret, e della piacevole commediola
di
Crispino rivale del padrone; Giambatista Rousseau
esentata nel 1740 con molto applauso. Vi si dipinge un malvagio pieno
di
spirito di cui veggonsi nelle società culte molti
l 1740 con molto applauso. Vi si dipinge un malvagio pieno di spirito
di
cui veggonsi nelle società culte molti originali,
pirito di cui veggonsi nelle società culte molti originali, che sotto
di
un esteriore polito nascondono il cuore più nero
aire nel Pauvre Diable poco bene affetto a Gresset pretende che nelle
di
lui commedie manchi azione, interesse, piacevolez
pintura de’ costumi correnti. Convenendo col Voltaire per la mancanza
di
piacevolezza e in certo modo anche di azione, par
do col Voltaire per la mancanza di piacevolezza e in certo modo anche
di
azione, parmi di non poter negarsi alla commedia
er la mancanza di piacevolezza e in certo modo anche di azione, parmi
di
non poter negarsi alla commedia del Méchant il me
rito d’un vivace colorito ne’ caratteri, della buona versificazione e
di
uno stile salso ed elegante. Ecco il carattere de
& la division, Faire du mal enfin, voila votre Cléon. Degne
di
essere singolarmente notate mi sembrano le seguen
nte notate mi sembrano le seguenti scene: la terza dell’atto II piena
di
pitture naturali del gran mondo di Parigi; la set
scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo
di
Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio c
tture naturali del gran mondo di Parigi; la settima dell’abboccamento
di
Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che con
o di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco
di
teatro di Cleone il quale sottovoce ora anima Val
io con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco di teatro
di
Cleone il quale sottovoce ora anima Valerio a far
nima Valerio a farsi credere uno stordito, ora fa notare a Geronte le
di
lui sciocchezze ed impertinenze; mentre che Valer
reditar se stesso, e Geronte s’ impazienta, freme, si pente e risolve
di
rompere ogni trattato. Tralle scene bene scritte
ato dal Cleante del Tartuffo) volendo distaccar Valerio dall’amicizia
di
Cleone entra a dipingere i malvagi culti che affe
ll’amicizia di Cleone entra a dipingere i malvagi culti che affettano
di
dare il tuono negli spettacoli, quei che prendono
a con una osservazione vera e gloriosa per l’umanità. Valerio temendo
di
comparir singolare per troppa bontà, asserisce ch
riosa al genere umano con una notabile risposta, la quale soffriranno
di
veder quì tradotta certi meschini ingegni non men
ale soffriranno di veder quì tradotta certi meschini ingegni non meno
di
Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomi
gegni non meno di Valerio ridicoli, i quali volendo passar per uomini
di
mondo escludono ogni probità dalla terra: Sono
sta: Tale è la calca, è ver, d’uomini falsi, Di spregevoli donne,
di
buffoni, Spiriti bassi, spiriti gelosi, Senza
ti gelosi, Senza onestà, senza principj, senza Costume meritevole
di
stima; Gente infingevol che a se stessa rende
sprezzandosi a vicenda. Ma questa detestabile genia Priva d’onor,
di
scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e di s
vicenda. Ma questa detestabile genia Priva d’onor, di scrupolo e
di
freno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procur
a detestabile genia Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir
di
ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui bon
genia Priva d’onor, di scrupolo e di freno Ricoprir di ridicolo e
di
scorno Procura invan l’altrui bontà di cuore.
eno Ricoprir di ridicolo e di scorno Procura invan l’altrui bontà
di
cuore. Per dissipar tal nebbia, e mostrar chiar
lto in un teatro. Quivi quando alcun tratto si dipigne Di candor,
di
bontà, dove trionfi, E del proprio splendor tut
ca e gentile, Di pura voluttà s’empie ogni cuore, Quivi s’intende
di
natura il grido. L’ultima scena dell’atto IV c
maestria. Lo scioglimento del Méchant avviene senza sforzo per mezzo
di
una lettera del medesimo Cleone. Dee però notarsi
poteva sulla malvagità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più
di
ridicolo e meno di politezza e d’ingegno (Nota VI
gità caricarsi la tinta dando a Cleone un poco più di ridicolo e meno
di
politezza e d’ingegno (Nota VIII). Si è detto che
egno (Nota VIII). Si è detto che il Méchant contiene eccellenti versi
di
satira più che di commedia; ma la satira è tanto
Si è detto che il Méchant contiene eccellenti versi di satira più che
di
commedia; ma la satira è tanto aliena dalla comme
mputa all’autore l’aver dato a’ personaggi il proprio spirito in vece
di
farli porlare giusta i costumi e le condizioni, n
screto dipintura più dilicata del Chiacchierone del Goldoni, ma priva
di
azione. Scrisse ne’ medesimi versi la Donna ragio
la Donna ragionevole uscita nel 1758, la quale può dirsi una galleria
di
bei ritratti; ma v’introdusse M. Duru che poco ve
olto tempo sconosciuto nella propria casa. Pubblicò nel 1762 in versi
di
dieci sillabe ottimi per la commedia il Dritto de
ttimi per la commedia il Dritto del Barone interessante pel carattere
di
Acanta ma tessuta di avventure romanzesche sforza
il Dritto del Barone interessante pel carattere di Acanta ma tessuta
di
avventure romanzesche sforzate. La Bacchettona, o
la Cassetta tratta da una favola inglese è parimente scritta in versi
di
dieci sillabe, e vi si vede ben dipinta una falsa
rtuosa contrapposta ad una sua cugina amante de’ piaceri ma ingenua e
di
buon cuore ed anche ad un uomo candido, il quale
ima e male della seconda, ed al fine a stento si disinganna per opera
di
una fanciulla che si occulta sotto spoglie virili
e si occulta sotto spoglie virili. Voltaire compose anche la Contessa
di
Gibrì, la Principessa di Navarra commedia ballett
e virili. Voltaire compose anche la Contessa di Gibrì, la Principessa
di
Navarra commedia balletto &c. Luigi di Boussy
a di Gibrì, la Principessa di Navarra commedia balletto &c. Luigi
di
Boussy nato nel 1694 e morto nel 1758 compose int
quelle del suo contemporaneo Des Touches, benchè l’autore abbondasse
di
talento. “Mancavagli (dice Palissot) la profonda
dialogo drammatico fondato nell’imitazione fedele del miglior genere
di
conversazione”. Delle commedie di Boussy sono rim
mitazione fedele del miglior genere di conversazione”. Delle commedie
di
Boussy sono rimaste al teatro soltanto le Apparen
rone. Pietro Marivaux nato in Parigi nel 1688 e morto nel 1765 autore
di
romanzi e di commedie pare che riuscisse meno de’
Marivaux nato in Parigi nel 1688 e morto nel 1765 autore di romanzi e
di
commedie pare che riuscisse meno de’ contemporane
poranei, benchè fuvvi in Alemagna chi tradusse le sue opere50. Dotato
di
spirito e d’ingegno mancava di naturalezza nello
na chi tradusse le sue opere50. Dotato di spirito e d’ingegno mancava
di
naturalezza nello stile, e gli noceva singolarmen
ergone a lui proprio. Antonio Bret nato nel 1717 scrittore della Vita
di
Ninon l’ Enclos si esercitò pure nel genere comic
ratto poi dall’esempio si rivolse l’autore al genere serioso, e tutto
di
lui si è dimenticato, fuorchè il Falso Generoso,
tto di lui si è dimenticato, fuorchè il Falso Generoso, in cui mostrò
di
saper maneggiare questo genere difettoso senza ca
enchè la versificazione richiedesse maggior diligenza. Claudio Errico
di
Voisenon scrittore ingegnoso che vedeva con pena
he vedeva con pena il teatro francese troppo allontanato dalle tracce
di
Moliere, compose il Ritorno dell’ombra di Moliere
po allontanato dalle tracce di Moliere, compose il Ritorno dell’ombra
di
Moliere buona commedia recitata con ottima riusci
monj uguali, e la Cochetta fissata lodate da’ nazionali. La dipintura
di
una cochetta esige sagacità per ricavare dal fond
tta, in cui si trova questo giudizioso avviso a chi crede aver motivo
di
lagnarsi della leggerezza donnesca, Le bruit e
l teatro inglese, e le pubblicò in Parigi in due volumetti colla data
di
Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè d
in Parigi in due volumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva
di
piacevolezza nè di brio l’Impertinente commediola
lumetti colla data di Londra del 1756. Non è priva di piacevolezza nè
di
brio l’Impertinente commediola di Desmahys nato n
756. Non è priva di piacevolezza nè di brio l’Impertinente commediola
di
Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia
inente commediola di Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia
di
tre atti in versi di M. Barthe dell’accademia di
Desmahys nato nel 1761. La Madre gelosa commedia di tre atti in versi
di
M. Barthe dell’accademia di Marsiglia si rapprese
adre gelosa commedia di tre atti in versi di M. Barthe dell’accademia
di
Marsiglia si rappresentò nel 1771 e s’ impresse n
vedono con gelosia il merito nascente delle figliuole, e si studiano
di
tenerle lontane dalla conversazione temendo che n
emendo che ne rimanga la propria gloria ecclissata. L’Inglese a Bordò
di
M. Favart si compose dopo la penultima guerra de’
rancesco Saint-Foix scrivendo in prosa alcune picciole farse graziose
di
un atto notabili per la gentilezza che vi regna.
el 1740, in cui intervengono tre personaggi, cioè una Fata, Alcindoro
di
lei figlio e Lucinda il cui carattere è un leggia
ndoro di lei figlio e Lucinda il cui carattere è un leggiadro tessuto
di
vezzi: le Grazie rappresentata nel 1744 ed impres
ed impressa l’anno che seguì, il cui soggetto si trasse dall’ode III
di
Anacreonte di amore immollato dalla pioggia, e da
’anno che seguì, il cui soggetto si trasse dall’ode III di Anacreonte
di
amore immollato dalla pioggia, e dalla XXX dell’i
dalla pioggia, e dalla XXX dell’istesso amore annodato con una catena
di
fiori dalle Muse secondo Anacreonte, o dalle Graz
lle passioni degli uomini. Si accenna in questa favoletta che il modo
di
rendere gli uomini meno colpevoli non è già la st
o passioni, fa nascere tutto il mondo civile, leggi, onori, divisioni
di
ordini, povertà, ricchezza: de l’indigence (vi si
seaux &c., le quali sagge idee ebbero luogo in una delle commedie
di
Aristofane, e furono poi nobilitate colla natural
gusto letterario gl’ inspirò il nominato poema satirico ad imitazione
di
quello di Pope; e l’ abborrimento conceputo contr
erario gl’ inspirò il nominato poema satirico ad imitazione di quello
di
Pope; e l’ abborrimento conceputo contro i compat
pe; e l’ abborrimento conceputo contro i compatriotti che davano nome
di
filosofia a’ loro capricciosi sistemi, gli dettò
giò su i moderni filosofi francesi, servendo al piano delle Letterate
di
Moliere. L’oggetto fu lodevole, ma non è questa c
ata vibrò contro gli stessi le più acerbe punture comiche. Il Valerio
di
quest’altra è una imitazione del Cleanto del Tart
comica nulla ha guadagnato, benchè l’intenzione morale dell’autore fu
di
manifestar le conseguenze perniciose delle nuove
d’ultima moda, per li quali non v’ha nè legge nè virtù veruna. Serva
di
saggio l’ironico frammento che ne soggiungo trado
dubbia fede Con tal ragion si può vantar, che vinto Dal rispetto,
di
lor più non favello. I nostri dotti poi stupido
non favello. I nostri dotti poi stupido ammiro. La lor filosofia
di
quai non sparse Delizie e fiori il viver de’ mo
lor nelle festive cene Ragionar sanno ancor gli appaltatori: Son
di
decenza esempio i nostri abati: Di studio e di
i appaltatori: Son di decenza esempio i nostri abati: Di studio e
di
saviezza i curiali. Non si può far di più, con
i nostri abati: Di studio e di saviezza i curiali. Non si può far
di
più, con voi convengo. Meraviglioso in tutto è
sei coltivò anche la poesia drammatica per avventura poco propria de’
di
lui talenti. Cominciò nel 1760 con Zulica e Teage
al genere comico troviamo che nel 1773 imitò il Desden con el Desdèn
di
Moreto nella sua commedia Fingere per amore titol
ere. Chabanon tralle sue poesie ha pubblicate due commedie lo Spirito
di
partito ovvero i Contrasti alla moda, ed il Falso
l’attual decadenza. Rosalina e Floricour, ovvero i Capricci, commedia
di
tre atti in versi rappresentata in Parigi nel 178
re atti in versi rappresentata in Parigi nel 1787, manifesta una mano
di
un giovane che potrebbe andar oltre. La contessa
anifesta una mano di un giovane che potrebbe andar oltre. La contessa
di
Genlis ha composti due Teatri, l’uno per l’educaz
composti due Teatri, l’uno per l’educazione della gioventù, e l’altro
di
società, ne’ quali si pregiano la Buona Madre, la
ose Nemiche, il Magistrato. M. Pieyre colla Scuola de’ Padri in versi
di
cinque atti recitata in Parigi nel 1787 può anima
rme della buona commedia e a ricondurre in Francia il socco festevole
di
Moliere. Si sono anche ultimamente rappresentate
i sono anche ultimamente rappresentate l’Ottimista o l’ Uomo contento
di
tutto del giovane Collin d’ Harleville; il Matrim
ento di tutto del giovane Collin d’ Harleville; il Matrimonio segreto
di
tre atti tollerata in grazia de’ buoni attori; la
buoni attori; la Fisica in un atto imitazione debole delle Letterate
di
Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlar
e Letterate di Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlare che
di
magnetismo, di gas, di elettricità, di palloni vo
Moliere, in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo,
di
gas, di elettricità, di palloni volanti; le Riput
in cui una donna d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas,
di
elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni c
a d’altro non vuol parlare che di magnetismo, di gas, di elettricità,
di
palloni volanti; le Riputazioni commedia in versi
di elettricità, di palloni volanti; le Riputazioni commedia in versi
di
cinque atti non migliore imitazione delle Lettera
one delle Letterate rappresentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa
di
Ninon in prosa di mad. di Gouge impressa nel mede
e rappresentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa
di
mad. di Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazz
sentata in Parigi nel 1788; Moliere in casa di Ninon in prosa di mad.
di
Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazzettieri
Gouge impressa nel medesimo anno da’ gazzettieri enunciata col titolo
di
episodica, in cui intervengono le persone più dis
di episodica, in cui intervengono le persone più distinte del secolo
di
Luigi XIV; la Morte di Moliere in versi e in tre
ntervengono le persone più distinte del secolo di Luigi XIV; la Morte
di
Moliere in versi e in tre atti che serve solo a r
ersi e in tre atti che serve solo a rinnovare il dolore della perdita
di
quell’ingegno raro; la Giovane Sposa in versi ed
quell’ingegno raro; la Giovane Sposa in versi ed in tre atti del sig.
di
Cubieres lodata dal giornalista di Buglione per l
a in versi ed in tre atti del sig. di Cubieres lodata dal giornalista
di
Buglione per la morale e pe’ caratteri. III.
antica compagnia non fuvvi in Francia commedia Italiana per lo spazio
di
19 anni, cioè sino al 1716, quando il duca di Orl
Italiana per lo spazio di 19 anni, cioè sino al 1716, quando il duca
di
Orleans regente v’invitò la compagnia di Lelio e
sino al 1716, quando il duca di Orleans regente v’invitò la compagnia
di
Lelio e Flaminia nomi teatrali presi dal Romano L
gata Calderini (Nota IX). Questi nuovi attori detti prima commedianti
di
S. A. e poi del re nel 1723 ottennero una pension
ima commedianti di S. A. e poi del re nel 1723 ottennero una pensione
di
15000 lire. Rappresentarono ne’ primi anni compon
mporre per essi qualche favola nella propria favella in cui cercarono
di
unire la ragione e la novità alle grazie dell’arl
ne e la novità alle grazie dell’arlecchino; e quindi nacque un genere
di
commedia che partecipava della francese e dell’ i
embre del 1777 passando per Mompellier. Tra gli altri valorosi attori
di
tal compagnia si ammirava il famoso Carlino nella
cante, benchè condotta con qualche interesse e semplicità. La maniera
di
rappresentare di quest’Italiani diè motivo agli s
dotta con qualche interesse e semplicità. La maniera di rappresentare
di
quest’Italiani diè motivo agli scrittori francesi
di rappresentare di quest’Italiani diè motivo agli scrittori francesi
di
rimproverare a’ commedianti nazionali l’affettazi
chezza de’ Francesi . . . Nel loro gestire apparisce certo non so che
di
originale e di facile che mi diletta, e dilettere
cesi . . . Nel loro gestire apparisce certo non so che di originale e
di
facile che mi diletta, e diletterebbe ognuno se n
ciò si scorge che la bella natural declamazione del celebre discepolo
di
Moliere Michele Baron nato nel 1653 e morto nel 1
amento vogliono staccar le braccia dal corpo, ed esprimono un affetto
di
pena colle contorsioni, con cui potrebbe un ammal
dolor colico. Non so se il sig. Eximeno sia stato testimonio oculare
di
ciò che asserisce; ma ben lo fu il nostro Pier Ja
e’ grandi affari, ma ne’ bei passi e nell’enfasi de’ gran sentimenti;
di
modo che par che non solo essi vogliano rilevare
a che si avvicini l’attore; l’arte che non sappia combinare il comodo
di
chi ascolta colla verità dell’espressione, è la m
un angolo del teatro. E’ un infelice attore colui che ignora l’ arte
di
accomodarsi alla convenienza richiesta nel favell
torio. Riprende in seguito il Martelli nel Bouhour il vizio frequente
di
voltar le spalle al compagno e nel Quinault di lu
our il vizio frequente di voltar le spalle al compagno e nel Quinault
di
lui imitatore censura il soverchio vibrar delle b
ride poscia del tormento che danno al povero cappello, e del vestito
di
ballerino che sogliono dare agli eroi antichi. Ec
nate da giojelli, ricamate d’oro, ridevole, nè Francese, nè Greco, nè
di
nazione che si sappia finora scoperta nell’univer
gambe eccolo divenir Greco in un tratto, ecco applicati alla calzetta
di
seta i tragici maestosi coturni, di modo che parm
tto, ecco applicati alla calzetta di seta i tragici maestosi coturni,
di
modo che parmi appunto quella figura d’Orazio Hum
e delle improprietà ed affettazioni degli attori nazionali i Francesi
di
questo tempo. “L’arte della declamazione (dice un
nali i Francesi di questo tempo. “L’arte della declamazione (dice uno
di
essi ironicamente) si è fra noi inalzata a un pun
nelle sue osservazioni critiche sul poema della Declamazione teatrale
di
M. Dorat scrive ancora: “Io avrei coperti di ridi
la Declamazione teatrale di M. Dorat scrive ancora: “Io avrei coperti
di
ridicolo i nostri attori ossessi, i quali carican
convulsioni, e fanno patir chi gli ascolta per gli strani loro sforzi
di
voce e pel dilaceramento del loro petto”. Con tut
Dumenil che tutte superava le compagne ed anche se stessa nella parte
di
Fedra e di Merope, e la maravigliosa Clairon la q
tutte superava le compagne ed anche se stessa nella parte di Fedra e
di
Merope, e la maravigliosa Clairon la quale trionf
duetti. Azemia è una commedia romanzesca in tre atti con ariette, ma
di
caratteri naturali che riscosse molto applauso ne
naturali che riscosse molto applauso nel 1787. Confessano i Francesi
di
dovere le prime idee delle vere bellezze musicali
753. I Francesi che somministrarono opere musicali a’ comici Italiani
di
Parigi, sono stati Favart, Saint-Foix, Boussy, Ma
rt, Saint-Foix, Boussy, Marivaux, Marmontel, Sedaine e Framary autore
di
Nannete & Lucas, e dell’Isola deserta traduzi
ramary autore di Nannete & Lucas, e dell’Isola deserta traduzione
di
quella di Metastasio nel 1775 animata dalla music
ore di Nannete & Lucas, e dell’Isola deserta traduzione di quella
di
Metastasio nel 1775 animata dalla musica del cele
ata una commedia istorica in tre atti con musica intitolata il Barone
di
Trenck. 49. Si è già narrato che questo comico
. 49. Si è già narrato che questo comico carattere era stato prima
di
lui felicemente esposto sulle scene Italiane nel
di lui felicemente esposto sulle scene Italiane nel Geloso non geloso
di
Anton Brignole Sale. 50. La traduzione di un’ op
iane nel Geloso non geloso di Anton Brignole Sale. 50. La traduzione
di
un’ opera infelice fuori del paese nativo altro n
ra infelice fuori del paese nativo altro non pruova se non l’analogia
di
meschinità trall’autore e ’l traduttore. 51. Ne
ale sin dallo scorso secolo. Sotto Filippo IV l’ infante Don Fernando
di
lui fratello fondò due leghe distante da Madrid v
tante da Madrid verso il settentrione in mezzo a un querceto una casa
di
campagna che denominò Zarzuela 29. Egli solea in
e la real famiglia con magnifiche feste singolarmente teatrali ricche
di
macchine e decorazioni, nelle quali accoppiavasi
di macchine e decorazioni, nelle quali accoppiavasi alla recita nuda
di
tutta la favola il canto di certe canzonette frap
nelle quali accoppiavasi alla recita nuda di tutta la favola il canto
di
certe canzonette frapposte che diremmo arie. Tali
rie. Tali rappresentazioni dal luogo ove eseguironsi trassero il nome
di
Zarzuelas, ed ora così seguitano a chiamarsi in I
ell’opera vera. Non ne hanno però un gran numero. Di quelle del tempo
di
Filippo IV più non si favella nè anche. Le ultime
qualche Folla. Oltre a queste si sono tradotte e accomodate a foggia
di
sarsuole alcune opere buffe italiane, cioè rappre
i, i finali. Tali sono la Buona Figliuola, le Pescatrici, il Filosofo
di
campagna, il Tamburro notturno. Si tentò nel 1768
iginale, rassettandola parimente alla maniera delle sarsuole. Il peso
di
comporne la poesia si addossò al sig. La Cruz, il
a in due atti posta in musica da D. Antonio Rodriguez de Hita maestro
di
musica spagnuolo: ma fu così mal ricevuta e deris
evuta e derisa, spezialmente in alcune Lettere molto graziose e piene
di
sale scritte da Don Miguèl Higueras sotto il nome
graziose e piene di sale scritte da Don Miguèl Higueras sotto il nome
di
un Barbero de Foncarràl, che questa fu la prima e
ne curino, diamone qualche contezza. Essa contiene l’intera sostanza
di
19 libri dell’Iliade in compendio, perchè incomin
di 19 libri dell’Iliade in compendio, perchè incomincia dal contrasto
di
Achille ed Agamennone per far rimandare Crisia al
far rimandare Crisia al padre, nè finisce se non dopo l’ammazzamento
di
Patroclo, per cui Achille torna a combattere cont
dodici scene. Ebbe dunque tutta la ragione del mondo il sig. La Cruz
di
declamar tanti anni contro i compatriotti che inc
ssimi scorci le altrui invenzioni soggettandole al coltello anatomico
di
Procruste. Ma ciò sarebbe il minor male, se col m
oi sono seguiti da due arie: nell’atto II si recitano 150 versi prima
di
sentire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere c
prima di sentire un’ aria, e 70 versi soli fanno nascere cinque pezzi
di
musica, cioè tre arie, una cavatina ed un recitat
precedono un’ altra aria. Con tale economia sono distribuiti 14 pezzi
di
musica per lo più parlanti e senza affetti. Cinqu
. Cinque scene compongono l’atto I, in cui deliberata la restituzione
di
Crisia, Agamennone fa togliere Briseida ad Achill
ella poesia greca e latina al solo Giove) lodando Achille dice che il
di
lui nome solo è definizione degna di lui: di Agam
ove) lodando Achille dice che il di lui nome solo è definizione degna
di
lui: di Agamennone si dice che gli eroi della Gre
ando Achille dice che il di lui nome solo è definizione degna di lui:
di
Agamennone si dice che gli eroi della Grecia si g
hè separar le braccia da i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione
di
giustizia: di un reo che involge gl’ innocenti ne
braccia da i colli possa parer piuttosto un’ esecuzione di giustizia:
di
un reo che involge gl’ innocenti nella sua ruina,
etizza che il sole irritato convertirà en temor nuestras alegrias; ma
di
grazia quali allegrie, se Achille ha descritto la
a mortalità del campo desolato dalla peste? Si aggiugne un’ altr’aria
di
paragone di un fresco rio che coll’ umor frio fec
del campo desolato dalla peste? Si aggiugne un’ altr’aria di paragone
di
un fresco rio che coll’ umor frio feconda le pian
rò come si dia un pantano vil altivo. Dopo alcuni soporiferi discorsi
di
Briseida e Crisia Achille annunzia a questa la su
annunzia a questa la sua libertà, ed ella grata gli augura una corona
di
lauro che Apollo idolatra; ma immediatamente poi
llo idolatra; ma immediatamente poi nell’aria gliene augura un’ altra
di
mirto, nè le basta se non vede su i di lui capell
l’aria gliene augura un’ altra di mirto, nè le basta se non vede su i
di
lui capelli fiorire i rami di tal mirto; e nella
di mirto, nè le basta se non vede su i di lui capelli fiorire i rami
di
tal mirto; e nella seconda parte (che conviene al
ria pura? Che Achille non solo voglia chiamarsi figlio ma primogenito
di
Teti, è buona scoperta genealogica per gli antiqu
operta genealogica per gli antiquarj. Lasciamo la sintassi irregolare
di
quel no se acuerda de quien soy y quanto &c.;
lle quel gettar motti maligni contro una verità notoria dell’elezione
di
Agamennone, con dirsi che forse sia stato eletto
i che forse sia stato eletto per capo da pocos hombres. Graziosa è la
di
lui determinazione di non voler suscitare una gue
eletto per capo da pocos hombres. Graziosa è la di lui determinazione
di
non voler suscitare una guerra civile contraddett
se stesso al mar tempestoso e medita vendette, e nella seconda parte
di
essa, che non ha che fare col primo pensiere, si
a enunciati, ma non è passato oltre per compassione, e canta un’ aria
di
un tronco che cede alla forza ma mostra colla res
pre insipidamente lirica e metafisica. Termina l’atto con un terzetto
di
Achille, Briseida ed Agamennone (rèstando per mut
la injuria, vengadme del traidor. In prima in quest’azione niuno
di
essi può dirsi un traditore, e l’istesso Agamenno
e offende Achille col togliergli l’ amata, può per soprappiù lagnarsi
di
essere ingiuriato e tradito da Achille? Stancherò
i leggitori con una circostanziata analisi dell’atto II? Contentiamci
di
accennare che pari meschinità di concetti, trivia
a analisi dell’atto II? Contentiamci di accennare che pari meschinità
di
concetti, trivialità d’espressioni, abuso ed impr
eschinità di concetti, trivialità d’espressioni, abuso ed improprietà
di
termini si trova nel rimanente30. Aggiungiamo sol
de su Ifigenia, ignorando che la sacrificata Ifigenia per miracolo
di
Diana ignoto a’ Greci dimorava nel tempio della T
olle quali parole par che attribuisca al ferro le proprietà del fuoco
di
annichilare, bruciare, consumare: che Achille vuo
moni (los pajaros parleros sean mudos testigos): che il medesimo dice
di
avere appreso da Ulisse à despreciar la voz de
tico, perchè Ulisse non si preservò dalle sirene se non dopo la morte
di
Achille e la distruzione di Troja: che anche prof
reservò dalle sirene se non dopo la morte di Achille e la distruzione
di
Troja: che anche profeticamente l’istesso Achille
a: che anche profeticamente l’istesso Achille indovina che l’uccisore
di
Patroclo sia stato Ettore, perchè nel dramma niun
ha detto: che Agamennone dice ad Achille che vedrà al campo il corpo
di
Patroclo pasto fatal de las voraces fieras,
sto fatal de las voraces fieras, bugia che contraddice al racconto
di
Omero che lo fa venire in potere de’ Mirmidoni; n
i Achille potrebbe mai vedere una cosa già seguita, purchè le fiere a
di
lui riguardo non vogliano gentilmente differire d
purchè le fiere a di lui riguardo non vogliano gentilmente differire
di
manicarselo sino al di lui arrivo: in fine che l’
ui riguardo non vogliano gentilmente differire di manicarselo sino al
di
lui arrivo: in fine che l’autore dovrebbe informa
lui arrivo: in fine che l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida
di
Lirnesso cioè Frigia di nazione mostri tanto odio
l’autore dovrebbe informarci perchè Briseida di Lirnesso cioè Frigia
di
nazione mostri tanto odio contro le proprie contr
rigia di nazione mostri tanto odio contro le proprie contrade a segno
di
desiderarne l’ annientamento anche a costo di dov
roprie contrade a segno di desiderarne l’ annientamento anche a costo
di
dover ella rimaner priva di Achille? È mentecatta
esiderarne l’ annientamento anche a costo di dover ella rimaner priva
di
Achille? È mentecatta quest’insipida figlia del F
lia del Frigio Briseo, ovvero il sig. La Cruz? E questa è la Briseida
di
Don Ramòn La Cruz Cano y Olmedilla &c. &c
critici nazionali decideranno qual sia il più scempiato componimento
di
questo secolo tra questa Briseida ed il Paolino d
piato componimento di questo secolo tra questa Briseida ed il Paolino
di
Añorbe y Corregel. Essi investigheranno ancora ch
con dedicatoria y prologo 31. Il teatro spagnuolo ha un’ altra specie
di
rappresentazione musicale, cioè la tonadilla e la
li ultimi anni si vede passata dalle grazie naturali delle venditrici
di
aranci, di frutta e di erbaggi, all’elevatezza de
nni si vede passata dalle grazie naturali delle venditrici di aranci,
di
frutta e di erbaggi, all’elevatezza della musica
passata dalle grazie naturali delle venditrici di aranci, di frutta e
di
erbaggi, all’elevatezza della musica più seria, a
ezza della musica più seria, ai gorgheggi, alle più difficili volate;
di
maniera che con mala elezione ha cangiato il prop
rj, la scempiaggine delle ultime tonadas è giunta all’estremo. In una
di
esse si sono personificate e introdotte a parlare
na di esse si sono personificate e introdotte a parlare le due statue
di
Apollo e Cibele ed il Passeggio del Prado: in un’
empi interrottamente nella penisola. Nel real palazzo del Buen Retiro
di
Madrid sotto il re Ferdinando VI si cantarono le
di Madrid sotto il re Ferdinando VI si cantarono le più famose opere
di
Metastasio e qualche serenata di Paolo Rolli, da
VI si cantarono le più famose opere di Metastasio e qualche serenata
di
Paolo Rolli, da più accreditati attori musici e d
ri senza pagarne l’entrata, terminò colla vita della Regina Barbara e
di
Ferdinando VI. Nel teatro detto de los Caños del
ndo io giunsi in Madrid. Qualche concerto ed opera buffa vi si eseguì
di
passaggio l’anno stesso in cui si sospesero le ra
sentazioni francesi tradotte in castigliano eseguite da una compagnia
di
commedianti Andaluzzi. Ma l’ uno e l’altro spetta
e regina fedelissima Maria Francesca l’opera italiana fece le delizie
di
quella corte. III. Teatri materiali. Itea
ce le delizie di quella corte. III. Teatri materiali. Iteatri
di
Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine
quella corte. III. Teatri materiali. Iteatri di Barcellona e
di
Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano p
goza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari e più grandi
di
quelli che oggi esistono in Madrid, ma sventurata
ambi soggiacquero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli
di
Lisbona e di Codice. Madrid ha quattro teatri, ci
uero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli di Lisbona e
di
Codice. Madrid ha quattro teatri, cioè quello del
arvi maneggiare le mutazioni delle scene non sopra del palco ma sotto
di
esso nel comodo e spazioso piano che vi soggiace;
i comodi e nobili, e quello del re sommamente magnifico fu arricchito
di
belle pitture del fu Amiconi pittore Veneziano as
i, a’ grandi e a’ dipendenti della corte. Ma la scena, eccetto quella
di
Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Eur
i e a’ dipendenti della corte. Ma la scena, eccetto quella di Parma e
di
Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa h
ella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha
di
più il vantaggio singolare di poter far uso del g
na delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggio singolare
di
poter far uso del gran giardino del Ritiro che le
à a livello, e dà spazio conveniente alle lontananze e alle apparenze
di
accampamenti e simili decorazioni. Vi si osservan
ra perchè si tolse a chi entrava la prima vaga e dilettevole occhiata
di
tutta la gran sala illuminata e abbellita dalle m
luogo ne divenne assai freddo, umido e nocevole alle maschere vestite
di
leggiera seta. Oggi ha ripigliata l’antica divisi
chere vestite di leggiera seta. Oggi ha ripigliata l’antica divisione
di
scenario ed uditorio per le rappresentazioni musi
nostri teatri. Corràl propriamente significa una corte rustica dietro
di
una casa, e talvolta comune a più casucce di fami
una corte rustica dietro di una casa, e talvolta comune a più casucce
di
famiglie plebee, ed un tal luogo servì talora nel
osa che le famiglie che abitavano in simili case, avessero il diritto
di
affacciarsi alle loro finestre, logge, o balconi,
usi addetti unicamente agli spettacoli scenici, essi presero la forma
di
quelle case e di quelle corti nella costruzione s
mente agli spettacoli scenici, essi presero la forma di quelle case e
di
quelle corti nella costruzione sì de’ palchi supe
iori che della platea e dello scenario inferiore, e ritennero il nome
di
corrales. Madrid ne ha due che appartengono al co
uz. Ignoro il tempo in cui essi edificaronsi, nè l’autore del Viaggio
di
Spagna cel fa sapere. Si sa solo che quello de la
ifettoso dell’altro, fu il primo a costruirsi. Entrambi sono un misto
di
antico e di moderno per la scalinata anfiteatrale
l’altro, fu il primo a costruirsi. Entrambi sono un misto di antico e
di
moderno per la scalinata anfiteatrale e per li pa
per la scalinata anfiteatrale e per li palchetti che hanno. La figura
di
quello del Principe si scosta meno dall’ellittica
dall’ellittica: dell’ altro è mistilinea, congiungendovisi ad un arco
di
cerchio due linee che pajono rette perchè s’incur
co commodamente la rappresentazione. La scena dell’uno e dell’altro è
di
una grandezza proporzionata agli spettacoli. L’ap
ll’altro è di una grandezza proporzionata agli spettacoli. L’apparato
di
essa sino a venti anni fa consisteva in un prosce
r antico costume compariva in siffatta scena con cortinas un sonatore
di
chitarra per accompagnar le donne che cantavano,
lla chitarra sparita dalla scena è succeduta una competente orchestra
di
buoni professori posta, come negli altri teatri m
o ricchi spettatori occupano dopo l’ orchestra quattro file ciascuna
di
diciotto comodi sedili, e questo luogo chiamasi l
eggono in alcuni scaglioni posti in giro l’uno sopra l’altro a foggia
di
anfiteatro, che si chiamano la grada. Circonda la
di anfiteatro, che si chiamano la grada. Circonda la fascia superiore
di
questa scalinata un corridojo oscuro che anche si
uperiore di questa scalinata un corridojo oscuro che anche si riempie
di
spettatori, ed a livello del primo scaglione infe
i un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in una fila
di
panche chiamata barandilla (ringhiera) ed in part
za sedere nel piano dopo la luneta chiamato patio (cortile). Le donne
di
ogni ceto separate dagli uomini coperte dalle lor
ngiunge i due archi della grada. L’uno e l’altro teatro ha tre ordini
di
palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per
golarmente gli ecclesiastici. Attaccati al proscenio havvi due spezie
di
palchi laterali a livello del corridore della bar
barandilla, chiamati faltriqueras, ovvero cubillos, i quali, in vece
di
avere il punto di vista verso la scena, girano di
ati faltriqueras, ovvero cubillos, i quali, in vece di avere il punto
di
vista verso la scena, girano di tal modo per non
s, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano
di
tal modo per non impedire la vista a i corridoj,
La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciare, ancor
di
cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tant
e, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie
di
ritirate di certa oscurità visibile, e un abuso d
cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di ritirate
di
certa oscurità visibile, e un abuso di mal intesa
o con tante spezie di ritirate di certa oscurità visibile, e un abuso
di
mal intesa libertà, facilitava le insolenze di du
à visibile, e un abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze
di
due partiti teatrali denominati Chorizos y Polaco
i in certo modo ai Verdi e a’ Torchini dell’antico teatro e del circo
di
Costantinopoli. Les Chorizos erano i partigiani d
ano i partigiani del teatro della Croce, los Polacos del Principe; ma
di
tali nomi non potei rintracciare la vera origine,
eruditi amici che frequentavano i teatri. Alcuno mi disse che il nome
di
Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada
disse che il nome di Polacchi venne da un intermezzo, o da una tonada
di
personaggi Polacchi rappresentata con applauso ne
aggi Polacchi rappresentata con applauso nell’ultimo teatro; ma nulla
di
positivo avendone ricavato non mi curai d’insiste
La famosa Mariquita Ladvenant morta son circa ventiquattro anni degna
di
nominarsi tralle più sensibili e vivaci attrici a
oce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro
di
color di solfo nel cappello, mentre i partigiani
s Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color
di
solfo nel cappello, mentre i partigiani opposti n
lor di solfo nel cappello, mentre i partigiani opposti ne presero uno
di
color celeste. Qualche sconcerto nato tralle due
e due fazioni, e l’ animosità che ne risultava, determinò la prudenza
di
chi governava a troncare questa scenica rivalità,
pagnie un solo corpo, una sola cassa e un solo interesse. Rimane oggi
di
cotali partiti di Chorizos y Polacos appena una f
po, una sola cassa e un solo interesse. Rimane oggi di cotali partiti
di
Chorizos y Polacos appena una fredda serena parzi
parzialità, che ad altro non serve se non che a sostenere un momento
di
conversazione ne’ caffè senza veruna conseguenza3
enza34. 29. V. il tomo VI del Viage de España p. 172. 30. Servano
di
esempio le seguenti formole: suspender el animo c
i esempio le seguenti formole: suspender el animo con dones, per dire
di
vincerlo con regali; chiamar argonautas marinari
lar le grazie o simil cosa; la metafora insieme e l’ antitesi puerile
di
borrar triunsos y escribir tragedias attribuito a
ibir tragedias attribuito all’ira del guerriero Achille; l’ idiotismo
di
advitrio per arbitrio o alvedrio &c. 31. V.
intitolato La Derrota de los Pedantes uscito in Madrid nell’officina
di
Benito Cano nel 1789. Noi da lontano non osiamo a
go. 32. Delle canzoni natalizie chiamate villancicos quì non è luogo
di
parlare non essendo teatrali. 33. Il sig. Ab. La
ova, il quale non mai avea veduto Madrid, volle dubitare della verità
di
questa descrizione per suo natural costume di non
e dubitare della verità di questa descrizione per suo natural costume
di
non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispond
dubbio inurbano al testimonio d’ intorno a censessantamila abitatori
di
Madrid, e ad un milione di altri Spagnuoli vivent
nio d’ intorno a censessantamila abitatori di Madrid, e ad un milione
di
altri Spagnuoli viventi che avranno veduti i desc
modo della veracità altrui senza verun fondamento. Ma il leggitore su
di
ciò vegga l’art. XIV del mio Discorso Storicocrit
attezza e l’innocenza del mio racconto, basti accennare quanto contro
di
esso si è opposto da’ capricciosi apologisti e da
sig. Huerta, il quale contro questa mia breve narrazione su i teatri
di
Madrid ha diretta una tremenda batteria fluttuant
one su i teatri di Madrid ha diretta una tremenda batteria fluttuante
di
undici pagine ed otto versi del suo gran Prologo,
saben io avea preparati sessantasei no saben verificati in ogni sorta
di
Huertisti, ma la di lui morte mi reca il vantaggi
ati sessantasei no saben verificati in ogni sorta di Huertisti, ma la
di
lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la s
i in ogni sorta di Huertisti, ma la di lui morte mi reca il vantaggio
di
risparmiar la spesa d’imprimerli. Vediamo dunque
n I: “che i partiti de’ Chorizos e Polacos sussistono nel primo stato
di
vigore”. In buon’ ora sia. Se ciò in castigliano
. In buon’ ora sia. Se ciò in castigliano e in italiano significa che
di
questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi,
nza? E’ colpa mia s’egli ignorava l’italiano? Saben II: “che il nome
di
Chorizos venne da i chorizos che mangiava certo b
nne da i chorizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello
di
Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non vuol
tro volendo far la riferita descrizione, richiesi intorno all’ inezia
di
tali nomi gli eruditi amici Moratin, Ayala, Higue
Ayala, Higueras, Robira, Morales &c., nè costoro più ne sapevano
di
quel che io dissi. Io non poteva informarmene dal
e il Signorelli? Saben IV: “che non vi sia stata mai altra insolenza
di
tali partiti se non quella di darsi los apasionad
he non vi sia stata mai altra insolenza di tali partiti se non quella
di
darsi los apasionados alternativamente alguna puñ
re Rodrigo che decise del dominio delle Spagne, ebbe tutta la ragione
di
sostenere di non esservi state insolenze, ma soli
e decise del dominio delle Spagne, ebbe tutta la ragione di sostenere
di
non esservi state insolenze, ma soli pugni scambi
ue parole? Vediamolo passando al. Saben V: “che la disposizione data
di
unire i prodotti de’ due teatri non venne nè da’
tri, nè da’ disordini derivati da due partiti”. E qual ragione adduce
di
ciò? questa: che il regolamento di fare una sola
ue partiti”. E qual ragione adduce di ciò? questa: che il regolamento
di
fare una sola cassa seguì due anni dopo. Egli ha
ti? Alla fine che cosa sono quattro pugni dall’una parte e dall’altra
di
tempo in tempo, ed un poco di vicendevole prepote
attro pugni dall’una parte e dall’altra di tempo in tempo, ed un poco
di
vicendevole prepotenza che alimentava la discordi
li sopprime la notizia che il Governo intento a dissipare ogni motivo
di
parzialità dispose che le due compagnie alternass
ormano un solo corpo, avendo un solo monte che alimenta gl’ individui
di
entrambe dopo aver servito dieci anni continui il
dividui di entrambe dopo aver servito dieci anni continui il pubblico
di
Madrid. Fu ciò ignoranza o malafede nel sig. Huer
è in Ispagna più antico della Guardia Chamberga che l’usava in tempo
di
Carlo II”. S’egli avesse parlato nel tempo che io
e dalla detta Guardia, ma non già il cappello slacciato, perchè prima
di
tal Guardia il cappello degli Spagnuoli non fu mi
fu miga à tres picos, come quello introdotto in Ispagna colla venuta
di
Filippo V &c. Ma ciò lasciando mi dicano gli
o mi dicano gli Huertisti (se pur ve n’ha qualche altro secreto oltre
di
Don Pedro suo fratello, e de’ Guarinos e de’ La C
o notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ teatri
di
Madrid. Ma per giustificare sempre più il mio rac
parziali, che tali furono le popolari insolenze, che prima il Governo
di
Madrid, indi il celebre conte di Aranda cercarono
lari insolenze, che prima il Governo di Madrid, indi il celebre conte
di
Aranda cercarono di rimediarvi. Indebolì il primo
prima il Governo di Madrid, indi il celebre conte di Aranda cercarono
di
rimediarvi. Indebolì il primo ogni rivalità e pre
ommedianti un corpo ed una cassa. Compiè l’opera il lodato Presidente
di
Castiglia con isbandire dai due teatri le cortine
isbandire dai due teatri le cortine, sostituendovi bellissime vedute
di
scene; con fornirli entrambi di una buona orchest
tine, sostituendovi bellissime vedute di scene; con fornirli entrambi
di
una buona orchestra, discacciandone la ridevole c
r la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori d’acqua,
di
aranci, di nocciuole, che più non si fumasse, non
e per la scalinata più non vagassero i venditori d’acqua, di aranci,
di
nocciuole, che più non si fumasse, non si fischia
ati Luis Velez de Guevara nell’atto I della Baltassarra, e molto dopo
di
detta Guardia sussistevano, e ne fui io stesso te
ecenza che si loda e si pratica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri
di
Madrid, siccome da me si è pure accennato. Huerta
ul sentimento che ne attaccò. Egli (non senza il solito ricco corredo
di
villanie) conchiuse che nella mia Storia io dovea
ità istoriche da lui accennate (cioè se il nastro della Ladvenant era
di
color di solfo o di oro, se i commedianti facesse
iche da lui accennate (cioè se il nastro della Ladvenant era di color
di
solfo o di oro, se i commedianti facessero un sol
accennate (cioè se il nastro della Ladvenant era di color di solfo o
di
oro, se i commedianti facessero un solo corpo com
i commedianti facessero un solo corpo come una sola cassa, se il nome
di
Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Fran
que tanto resplandece nella mia opera; perchè critica nel vocabolario
di
Huerta equivale a satira, a maldicenza, ed è pruo
’ papelillos che produceva, e servendogli d’eloquenza l’arroganza. Il
di
lui Prologo decantato (in cui declama in 106 pagi
del mondo, ed egli il Principe de’ Letterati del secolo XVIII) serve
di
scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di f
ncipe de’ Letterati del secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione
di
commedie Spagnuole di figuron, di capa y espada,
l secolo XVIII) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole
di
figuron, di capa y espada, ed heroicas. E’ forse
II) serve di scudo a una Collezione di commedie Spagnuole di figuron,
di
capa y espada, ed heroicas. E’ forse questa una s
scelta ragionata delle migliori? Non è che una semplice reimpressione
di
circa 35 favole buone, mediocri e cattive, le qua
nuola, che al disinganno degli esteri mal istruiti? Manca ancora dopo
di
tal raccolta a sì culta nazione una scelta teatra
trale ragionata intrapresa da un letterato filosofo nazionale fornito
di
gusto, di buona fede, di lettura e di giudizio, i
onata intrapresa da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto,
di
buona fede, di lettura e di giudizio, il quale sa
a da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede,
di
lettura e di giudizio, il quale sappia sceglier b
rato filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, di lettura e
di
giudizio, il quale sappia sceglier bene i drammi
i drammi ed indicarne meglio i difetti e le bellezze; e ciò all’ombra
di
quella parte critica detestata dall’Huerta come s
e io però pur vorrei che sempre nelle mie opere risplendesse, a costo
di
esser perpetuo segno di tutti i papelillos degli
sempre nelle mie opere risplendesse, a costo di esser perpetuo segno
di
tutti i papelillos degli Huertisti, di tutti gli
costo di esser perpetuo segno di tutti i papelillos degli Huertisti,
di
tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le bi
i i papelillos degli Huertisti, di tutti gli opuscoli de’ Don-Pedros,
di
tutte le biblioteche de’ Guarinos, e di mille ope
gli opuscoli de’ Don-Pedros, di tutte le biblioteche de’ Guarinos, e
di
mille opere teatrali del LaCruz munite di prolagh
biblioteche de’ Guarinos, e di mille opere teatrali del LaCruz munite
di
prolaghi, dedicatorie e soscrizieni.
co Antonio, napolitano. È ben poco ciò che lasciò scritto Fr. Bartoli
di
questo comico egregio per le parti d’ innamorato,
rtoli di questo comico egregio per le parti d’ innamorato, sotto nome
di
Florindo, e non meno egregio istoriografo della s
. L'opera : Teatro eroico e politico del governo de' Vicerè del Regno
di
Napoli dal Tempo del Re Ferdinando il Cattolico f
Cattolico fino al presente, pubblicata a Napoli il 1692, ebbe l’onore
di
due ristampe, ch'io sappia, l’una del Gravier nel
ta delle sempre gloriose Truppe Cesaree nel Regno, ed in questa Città
di
Napoli, pubblicata dall’ autore il 1708, in 12° ;
dall’ autore il 1708, in 12° ; e la Guida de' Forestieri per la Città
di
Napoli, stampata il 1725. Il 1675 aveva stampata
Napoli, stampata il 1725. Il 1675 aveva stampata a Napoli con la data
di
Venezia una commedia tradotta dallo spagnuolo da
Venezia, e più tardi a Bologna. Il Bartoli lo dice Comico al servizio
di
S. M. la Regina di Svezia, e chiude il suo breve
i a Bologna. Il Bartoli lo dice Comico al servizio di S. M. la Regina
di
Svezia, e chiude il suo breve cenno facendolo mor
suo breve cenno facendolo morire intorno all’anno 1730. Nell’Archivio
di
Modena giacciono, tra l’altre, inedite alcune let
ell’Archivio di Modena giacciono, tra l’altre, inedite alcune lettere
di
lui, o lui concernenti, dalle quali possiamo aver
possiamo avere qualche notizia sicura sull’arte sua e sulla sua vita
di
comico. Il 1675 arrivò a Mantova da Napoli, comic
a vita di comico. Il 1675 arrivò a Mantova da Napoli, comico del Duca
di
Modena, come abbiamo da una lettera di Alfonso d’
ova da Napoli, comico del Duca di Modena, come abbiamo da una lettera
di
Alfonso d’Este, il quale chiamandolo principal pa
ndolo principal parte della Compagnia e che si è strecto con promesse
di
Regalarlo bene, propone a quel Duca non gli si di
promesse di Regalarlo bene, propone a quel Duca non gli si dien meno
di
25 dopie, essendo questo un huomo che à testa. L'
a del 1675, in cui Parrino è detto Pannini per errore, è dato al nome
di
Areliari Teodora. Anche il 9 aprile del '76, il D
dato al nome di Areliari Teodora. Anche il 9 aprile del '76, il Duca
di
Mantova ringraziava quello di Modena dell’avergli
ora. Anche il 9 aprile del '76, il Duca di Mantova ringraziava quello
di
Modena dell’avergli ceduto Florindo pel futuro ca
Modena dell’avergli ceduto Florindo pel futuro carnevale ; e promette
di
proteggerlo in riguardo dell’efficaci raccomandat
oteggerlo in riguardo dell’efficaci raccomandationi che Sua Altezza à
di
lui prò gl’ingiungeva : e il 29 marzo '77 lo rima
'77 lo rimanda a Modena, con grandi elogi all’ artista per le recite
di
Venezia e per quelle di Mantova. Il 7 giugno '77
, con grandi elogi all’ artista per le recite di Venezia e per quelle
di
Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesa
lle di Mantova. Il 7 giugno '77 da Genova scrive distesamente al Duca
di
una aggressione a mano armata per opera di certo
crive distesamente al Duca di una aggressione a mano armata per opera
di
certo Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe ma
i una aggressione a mano armata per opera di certo Filippo Castellano
di
Napoli, che n’ebbe mandato da cotal feudatario di
Filippo Castellano di Napoli, che n’ebbe mandato da cotal feudatario
di
Monferrato, il quale a sua volta avrebbe agito d’
o di Monferrato, il quale a sua volta avrebbe agito d’ordine del Duca
di
Mantova in persona, indignato contro Florindo che
del Duca di Mantova in persona, indignato contro Florindo che ricusò
di
servilo, allegando in iscusa il suo prossimo rito
uo prossimo ritorno in patria, e passando invece al servizio del Duca
di
Modena. Del 15 agosto 1677 abbiamo una lettera de
del Dottore Gio. Antonio Lolli, nella quale si accenna ad un inganno
di
Florindo, che non lo mostrerebbe, a dir vero, uno
n inganno di Florindo, che non lo mostrerebbe, a dir vero, uno stinco
di
santo. Egli mandava a richiedere col mezzo d’un c
già pervenute a Verona, ove doveva recitare nella compagnia del Duca
di
Mantova, e dal Lolli ritirate. Il cavaliere, avut
e il Lolli della lettera per vedere, diceva, se il numero e la specie
di
esse corrispondevano alla descrizione fattane da
enne, e non volle a niun patto restituirla. Sembra poi da una lettera
di
certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca di Modena,
. Sembra poi da una lettera di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca
di
Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una
di certo Capello dell’ 8 dicembre al Duca di Modena, che fra le casse
di
Florindo ne fosse una di Finocchio, data in error
dicembre al Duca di Modena, che fra le casse di Florindo ne fosse una
di
Finocchio, data in errore, e che non gli era poss
a vivamente al Duca, perchè componga la faccenda. Ma pare che il Duca
di
Mantova l’avesse davvero a morte col pover' uomo,
dere in una prigione, riuscendo vane per liberarnelo le intercessioni
di
Altezze e Potentati. Privo della libertà, fatto i
libertà, fatto inabile al lavoro, privo fin anche delle robbe, frutto
di
tant’anni di fatiche, non ha più scampo ormai che
o inabile al lavoro, privo fin anche delle robbe, frutto di tant’anni
di
fatiche, non ha più scampo ormai che nella morte.
fiero destino mi riduce agl’estremi, mentre doppo una si lunga serie
di
disgrazie, e miserie, più fiero, et implacabile,
, più fiero, et implacabile, che mai si fa conoscere. Mercordì dunque
di
notte, accompagnato da 5 huomini armati, trè dell
die, e due della Casa del mio hospite, fui d’improuiso condotto fuori
di
Mantoua, doue fui costretto lasciare il resto del
ortiuamente uenne à ritrouarmi per darmi parte dell’ultimo esterminio
di
mia Casa ; e li detti huomeni mi conducono per ce
di mia Casa ; e li detti huomeni mi conducono per certo nel Castello
di
Casale ; se bene nel partire mio da Mantoua mi fe
ello di Casale ; se bene nel partire mio da Mantoua mi fecero credere
di
incaminarmi alla Patria con intiera libertà. Pur
l sia il mio stato infelice. Il Giouine, ch' assisteua al mio negozio
di
libri ; doppo hauere pagato di mano propria molti
Giouine, ch' assisteua al mio negozio di libri ; doppo hauere pagato
di
mano propria molti mesi del suo salario ; se n’ è
facile, ch' un giorno ne siano scacciate per la mia absenza. Appresso
di
me non ho nulla ; ne mai ho ueduto in tanti mesi,
ita, essendo per tanti guai, peggio, che morte ; e Dio sà quello sarà
di
mè, doppo, che mi haueranno posto nel sudetto Cas
me à piedi della Paternità Sua Molto Reverenda à supplicarla per amor
di
Dio à uoler fare quelle parti di pietà, che le pa
lto Reverenda à supplicarla per amor di Dio à uoler fare quelle parti
di
pietà, che le pareranno più proprie, appresso cot
ù proprie, appresso cotesto clementissimo Padrone, perche dall’abisso
di
tante miserie, e calamità mi aiuti à sottrarne. S
eccati chiedo pietà, e sollieuo, quale spero dalla generosa benignità
di
un tanto Principe, per mezzo dell’efficacissimi o
aternità Sua molto Reuerenda. Non fò poco à scriuere queste due righe
di
fretta qui in Cremona, in doue passo costandomi p
r le mie parti con il S.r Ecc.mo e con il S.r C. Ronchi ; e per mezzo
di
qualche Religioso, mi facci penetrare à Casale su
on fusse per la salute dell’anima ; à quest’ora mi sarei tratto fuori
di
tutti gl’affanni. Mi è fuggito il poco di tempo c
t’ora mi sarei tratto fuori di tutti gl’affanni. Mi è fuggito il poco
di
tempo che haueuo : me le raccomando per le uiscer
fuggito il poco di tempo che haueuo : me le raccomando per le uiscere
di
Maria Vergine, e le faccio profondissima riuerenz
an parecchi anni per saldar tutte le piaghe ; ma intanto, promettendo
di
essere l’ottobre a Modena, come da contratto, si
l’ottobre a Modena, come da contratto, si raccomanda alla munificenza
di
S. A. perchè voglia soccorrerlo nel prossimo viag
arzo 1681, a Francesco Magnacavallo suo Agente a Napoli e al fratello
di
lui Ortensio, dei quali Florindo ebbe sempre a lo
rindo ebbe sempre a lodarsi. L' '83 egli chiedeva al Duca una lettera
di
raccomandazione diretta al Vicerè di Napoli, che
gli chiedeva al Duca una lettera di raccomandazione diretta al Vicerè
di
Napoli, che subito ottenne. Il 28 di dicembre del
accomandazione diretta al Vicerè di Napoli, che subito ottenne. Il 28
di
dicembre dell»86, augura da Napoli al Duca il buo
impressione da lui lasciata alla Corte e in tutta Napoli, e il primo
di
marzo il ben tornato a Modena, raccomandandoglisi
e a scrivere parecchie lettere. Altre molte ne abbiamo insignificanti
di
augurio, o di congratulazione, o di raccomandazio
arecchie lettere. Altre molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o
di
congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio
e molte ne abbiamo insignificanti di augurio, o di congratulazione, o
di
raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta di
nti di augurio, o di congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio
di
doni : talvolta di una cartella miniata superbame
i congratulazione, o di raccomandazione, o d’invio di doni : talvolta
di
una cartella miniata superbamente da grande artis
oni : talvolta di una cartella miniata superbamente da grande artista
di
passaggio in Napoli, tal altra della pianta e rel
de artista di passaggio in Napoli, tal altra della pianta e relazione
di
feste, tal altra ancora del Teatro Eroico de' Vic
te, tal altra ancora del Teatro Eroico de' Vicerè. Di più, l’Archivio
di
Modena conserva un sonetto, che qui riferisco, e
a un sonetto, che qui riferisco, e che ci dà un saggio dello scrivere
di
questo artista letterato. La lode degnissima | O
sima | Ossequioso Tributo all’Eccelsa Grandezza | dell’Altezza Ser.ma
di
Francesco d’Este Duca | di Modona Reggio etc. | C
ll’Eccelsa Grandezza | dell’Altezza Ser.ma di Francesco d’Este Duca |
di
Modona Reggio etc. | Cesare Augusto del nostro se
agnanimi e diuini. Quindi al facondo dir Roma si tacque, E gli fregiò
di
uerde alloro i crini. Così fece ammirar nel Ciel
pire il Gang e' il Tago, E la Ruota spezzare à la Fortuna. Ma s’oggi
di
mirare il Mondo è uago L'Opre d’Augusto, e le Vir
mirar uenga l’Immago. Nuoua testimoniansa del profond. mo ossequio
di
Dom. co Ant. º Parrino.
tà del XVIII secolo. La nazione nè vide sulle scene nè più si ricorda
di
essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinn
più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinna
di
Francesco Pizzarro Piccolomini. Rammenta bensì co
zarro Piccolomini. Rammenta bensì con giusto disdegno come un esempio
di
pazzia la goffa tragedia del Paolino alla moda fr
nel 1740 che Montiano stesso nomina coll’ultimo disprezzo. La gloria
di
aver prodotta la prima tragedia debbesi al nomina
ando. Egli nel 1750 con un discorso istorico sulle tragedie spagnuole
di
tre secoli pubblicò la sua Virginia, e tre anni d
ia per essersi fatte enunciare in un giornale. Il sig. Andres afferma
di
esservi di questa Virginia una traduzione frances
rsi fatte enunciare in un giornale. Il sig. Andres afferma di esservi
di
questa Virginia una traduzione francese, di cui a
Andres afferma di esservi di questa Virginia una traduzione francese,
di
cui a me nè in Italia nè in Parigi è riuscito di
traduzione francese, di cui a me nè in Italia nè in Parigi è riuscito
di
trovar vestigio; e forse avrà egli chiamata tradu
ione la notizia datane in quel giornale. Regolarità, decenza, purezza
di
locuzione e scelta giudiziosa del verso endecasil
ziosa del verso endecasillabo sciolto all’italiana, formano il merito
di
tali favole. Mancano però d’anima, di grandezza,
all’italiana, formano il merito di tali favole. Mancano però d’anima,
di
grandezza, di moto. Nella Virginia si esprimono c
formano il merito di tali favole. Mancano però d’anima, di grandezza,
di
moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i
dezza, di moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i caratteri
di
lei e del padre; ma nè proprietà nè verità appari
con umili espressioni proprie delle moderne cerimonie che nulla hanno
di
Romano del tempo di Appio Claudio. Icilio repubbl
i proprie delle moderne cerimonie che nulla hanno di Romano del tempo
di
Appio Claudio. Icilio repubblicano, popolare, riv
a volta della tribunizia potestà, prende il linguaggio insignificante
di
un verboso e basso cliente : Y a que la suerte
È poi da notarsi che ne’ primi tre atti Appio non dà indizio veruno
di
meditata violenza contro Virginia. Appena come in
ore d’Icilio e tante declamazioni degli altri? L’azione e la violenza
di
Appio che occasiona la morte di Virginia, cominci
i degli altri? L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte
di
Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi a
cii. La favola sino all’atto V si aggira sulla delicatezza dell’amore
di
Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e
ra sulla delicatezza dell’amore di Placidia offeso da certe reticenze
di
Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egl
ore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti
di
costui, de’ quali egli si querela più perchè offe
. Queste diffidenze artificiosamente seminate da Sigerico, ad impulso
di
una donna ambiziosa, ritardano la pace ed insieme
el V tutta svapori la ferocità e la tracotanza de’ congiurati a danno
di
Ataulfo. Manca adunque questa favola di quella sa
otanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa favola
di
quella saggia graduazione che progressivamente cr
se non dopo due lunghe scene, essendo partito Sigerico. Ella in vece
di
lui trova in iscena Ataulfo, e vedendolo per le s
emerario vassallo alterchi con lui insolentemente, contentandosi solo
di
ripetergli più volte, detente, calla calla , e p
Morto Ataulfo si spendono tre altre non brevi scene nello svenimento
di
Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insol
re altre non brevi scene nello svenimento di Placidia, nell’uccisione
di
Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di
o svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze
di
Rosmunda e nella di lei volontaria morte, cose ch
idia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella
di
lei volontaria morte, cose che doveano soltanto a
rre l’attenzione ad altri oggetti che al gran misfatto dell’uccisione
di
Ataulfo. Lascio poi che l’istruzione morale che d
lla forza tragica che la rendano amabile. Tenne dietro al Montiano il
di
lui amico Nicolàs Fernandez de Moratin, e dopo di
ma tragedia la Lucrezia. La versificazione che vi adoprò è una specie
di
selva (come chiamasi in Ispagna) entrandovi asson
he si rappresentò. Lotta in essa l’autore coll’invincibile difficoltà
di
ben riuscire in siffatto argomento; vi frammischi
bbastanza per giugnere alla sublimità tragicaa. Scioccamente l’autore
di
un foglio periodico spagnuolo intitolato Aduana c
itolato Aduana critica, ignorando che l’indole della poesia tragica è
di
abbellire utilmente e non già di ripetere scrupol
che l’indole della poesia tragica è di abbellire utilmente e non già
di
ripetere scrupolosamente la storia, pretendeva ch
a smania de’ follicularii famelici, voler, tutto ignorando, dar legge
di
tutto. Sette anni dopo, cioè nel 1770 l’istesso M
rmesinda altra sua tragedia colla medesima versificazione, e la prima
di
quel secolo XVIII comparsa sul teatro di Madrid.
a versificazione, e la prima di quel secolo XVIII comparsa sul teatro
di
Madrid. Vi si vede lo stile migliorato, e con più
igorosa decenza negli argomenti teatrali. Un racconto della battaglia
di
Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congi
i Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congiunta all’avventura
di
Ormesinda) contiene diversi squarci d’imitazioni
l’inetti efimeri libelli e de’ motteggi del volgare scarabbocchiatore
di
sainetti insipidi e maligni, Ramon La Cruz chiama
iede alla luce la terza sua tragedia Guzman el bueno dedicata al duca
di
Medina Sidonia don Pedro de Guzman el bueno disce
edro de Guzman el bueno discendente da quell’eroe. L’effetto primario
di
questa favola è l’ammirazione che risulta dall’er
to primario di questa favola è l’ammirazione che risulta dall’eroismo
di
Gusmano, il quale preferisce la propria fede alla
all’eroismo di Gusmano, il quale preferisce la propria fede alla vita
di
suo figlio. Assediava il Moro con pochissima sper
de alla vita di suo figlio. Assediava il Moro con pochissima speranza
di
riuscire la piazza di Tariffa fortemente difesa d
glio. Assediava il Moro con pochissima speranza di riuscire la piazza
di
Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il d
riuscire la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il
di
lui figliuolo in una uscita rimane prigioniero. I
uolo in una uscita rimane prigioniero. Il Moro propone al governadore
di
comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa,
l Moro propone al governadore di comprarne la libertà colla dedizione
di
Tariffa, o di vedergli mozzare il capo. Il padre
al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa, o
di
vedergli mozzare il capo. Il padre trafitto dal d
convenne ripetere qualche situazione o pensiero. La stessa necessità
di
darle una giusta grandezza l’obbligò ad un manegg
re alla verità, all’illusione, al fine tragico. Ma l’eroico carattere
di
Gusmano è dipinto e sostenuto felicemente. Che r
Gusmano esamina il valore del figliuolo che ha conseguito un momento
di
libertà sotto la parola d’onore di tornare al cam
iuolo che ha conseguito un momento di libertà sotto la parola d’onore
di
tornare al campo nemico. L’autore si prefisse l’i
d’onore di tornare al campo nemico. L’autore si prefisse l’imitazione
di
una scena della Clemenza di Tito a. Temi la morte
nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza
di
Tito a. Temi la morte? dice Gusmano al figlio; C
el riguroso, nada sabrà el Alcayde de Tarifa. In fatti la mancanza
di
coraggio non potrebbe confessarsi che ad un padre
te questa tinta con artificiosa variazione, e vuole che a lui fidi il
di
lui amore considerandolo solo come amico e milita
ioniero incatenato sugli occhi del padre, e sopraggiugne la madre. Le
di
lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza
hi del padre, e sopraggiugne la madre. Le di lei lagrime, la costanza
di
Gusmano, la fierezza del Moro, la nobile rassegna
a situazione tragica assai teatrale, che si risolve colla magnanimità
di
Gusmano che getta la propria spada al nemico. Int
Madrid. La seconda tragedia che quivi comparve fu don Sancho Garcia
di
Giuseppe Cadahalso y Valle d’illustre famiglia, l
rie nazionali è proprio per eccitare il tragico terrore. Una Contessa
di
Castiglia cieca d’amore per un principe Moro appr
ta il veleno al proprio figlio per rendere l’ambizioso amante signore
di
se stessa e del suo stato. Qualche verseggiatore
trattandolo con arte e decoro ed in buono stile; ma la versificazione
di
due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia
ato che la richiesta del Moro fosse preparata con più arte. Per prova
di
amore egli esige da una madre la morte dell’unico
arte. Per prova di amore egli esige da una madre la morte dell’unico
di
lei figlio; ed in che fonda la speranza di conseg
madre la morte dell’unico di lei figlio; ed in che fonda la speranza
di
conseguirlo? nella sfrenata passione che ha per l
n dovea il poeta riflettere che, perchè il Moro potesse fondare sulla
di
lei passione, avrebbe dovuto con più artifizio ve
ndone tutta l’ambizione, potevano atterrirla, e rendere meno cieca la
di
lei passione? L’arte del poeta dovea sugerire al
arte del poeta dovea sugerire al Moro un colore da occultar meglio la
di
lui avidità di regnare in Castiglia per non indeb
dovea sugerire al Moro un colore da occultar meglio la di lui avidità
di
regnare in Castiglia per non indebolire l’unica m
vidità di regnare in Castiglia per non indebolire l’unica molla della
di
lui speranza. Si osserva per altro in questa trag
la della di lui speranza. Si osserva per altro in questa tragedia più
di
una scena di gran forza, e specialmente la quarta
ui speranza. Si osserva per altro in questa tragedia più di una scena
di
gran forza, e specialmente la quarta dell’atto II
mente la quarta dell’atto II, in cui vedesi ben colorito il contrasto
di
una passione sfrenata colla tenerezza di madre. L
si ben colorito il contrasto di una passione sfrenata colla tenerezza
di
madre. L’atto termina con quest’ottima riflession
’ piccioli rimatori. Maria Ignacia Ordoñes, già prima dama ne’ teatri
di
Madrid rappresentò non senza energia tanto la par
ama ne’ teatri di Madrid rappresentò non senza energia tanto la parte
di
Ormesinda nella tragedia del Moratin, quanto quel
tanto la parte di Ormesinda nella tragedia del Moratin, quanto quella
di
Elvira nel Sancho Garcia, e morì pochi mesi dopo.
Elvira nel Sancho Garcia, e morì pochi mesi dopo. Il Cadahalso autore
di
varie poesie, e del piacevole libretto los Erudit
i varie poesie, e del piacevole libretto los Eruditos à la violeta, e
di
un altra tragedia inedita la Numancia, graduato c
rminò gloriosamente i suoi giorni l’anno 1782 nella trincea del campo
di
San-Roque sotto Gibilterra. L’esposta mia critica
la mia Storia, e queste mie osservazioni lettegli prima d’imprimersi
di
un suo sonettoa. Approvò il mio giudizio pariment
siasi, il quale dopo la mia partenza da Madrid compose una Biblioteca
di
autori Spagnuoli del tempo di Carlo III. Egli ebb
rtenza da Madrid compose una Biblioteca di autori Spagnuoli del tempo
di
Carlo III. Egli ebbe la compiacenza di convenir m
di autori Spagnuoli del tempo di Carlo III. Egli ebbe la compiacenza
di
convenir meco in quanto al dover essere mas vesti
e y Voltaire. Ma senza pregiudicare alla sua erudizione, mi permetta
di
dirgli che egli ha indebolito codesto suo argomen
in versi se non rimati. Si contenti in oltre che gli faccia sovvenire
di
poche altre cose se non le ignora; e primierament
elezione, perchè mancano del verso bianco che noi chiamiamo sciolto;
di
più che la poesia castigliana al pari dell’italia
pari dell’italiana, e dell’inglese ha il suo bel verso suelto, oltre
di
un endecasillabo coll’assonante ottimo per la sce
iori tra’ metri castigliani, e non si sarebbe appoggiato sull’esempio
di
chi non ha che un solo vestito, per togliere l’ar
vestito, per togliere l’arbitrio della buona scelta a chi ne possiede
di
molti e cari. Ma perchè (potrà egli dire) dee pre
dia rappresentata l’anno stesso, in cui pretese rettificare la favola
di
Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona in
ramento del teatro nazionale merita ogni lode. Ma il mezzo che scelse
di
ripetere le antiche favole del teatro patrio col
se di ripetere le antiche favole del teatro patrio col solo vantaggio
di
renderle più regolari, secondò male il di lui dis
o patrio col solo vantaggio di renderle più regolari, secondò male il
di
lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elez
ondò male il di lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elezione
di
un argomento della rancida mitologia pagana a’ no
atro le deflorazioni, e simili violenze, senza parlare della mancanza
di
novità e d’invenzione nelle situazioni, e di spir
a parlare della mancanza di novità e d’invenzione nelle situazioni, e
di
spirito tragico, e di sublimità di stile. Ignazio
za di novità e d’invenzione nelle situazioni, e di spirito tragico, e
di
sublimità di stile. Ignazioa Ayala andaluzzo regi
e d’invenzione nelle situazioni, e di spirito tragico, e di sublimità
di
stile. Ignazioa Ayala andaluzzo regio professore
o, e di sublimità di stile. Ignazioa Ayala andaluzzo regio professore
di
poetica in Madrid morto nella sua patria nel 1789
l 1789, volle pure contribuire agli avanzamenti del teatro nazionale,
di
cui da più anni era censore. Egli pubblicò nel 17
cinque atti verseggiata con endecasillabi con l’assonante. La storia
di
sì famosa città è senza dubbio compassionevole, e
eggiata dall’Ayala, divide per tal modo l’interesse colla distruzione
di
un popolo intero per mezzo della fame e del ferro
olo intero per mezzo della fame e del ferro e del fuoco, che, in vece
di
commuovere, esaurisce il fondo della compassione
L’autore dotto nelle greche e latine lettere v’incastrò varii squarci
di
poeti antichi. Vi si nota un dialogo elegiaco uni
alla mia partenza da Madrid. Il dottor Guarinos punto non risentissi
di
ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegi
Guarinos il poema epico ha sempre un esito felice , e la distruzione
di
Numanzia funestissima, all’epopea non conviene. D
è tale distruzione non potrebbe avere un esito felice? Un encomiatore
di
Scipione non se ne varrebbe degnamente a gloria d
n esito felice? Se ciò è vero, errò Omero che nell’Iliade si prefisse
di
cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν) d
Iliade si prefisse di cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν)
di
Achille che tanti dolori cagionò agli Achivi ? Er
Paradiso perduto facendo un poema eroico del funestissimo precipizio
di
tanti angelici cori? Se codesto Sampere o Guarino
ere o Guarinos non ha prestato (come mi fu dato a credere) alla guisa
di
un automato la bocca al fiato altrui nel compilar
nel compilar la sua gazzetta bibliografica, io l’esorto a provvedersi
di
più pure e chiare idee di poetica prima di altro
ta bibliografica, io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee
di
poetica prima di altro scrivere. Ma venghiamo a p
io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima
di
altro scrivere. Ma venghiamo a più stretta pugna.
atore de los menesterosos) una distruzione collettiva, vaga, generica
di
un popolo intero istupidisce i sensi, distrae a m
cipale per serbar l’unità dell’azione e del protagonista. Un poco più
di
filosofia gl’insegnerebbe l’arte usata da’ tragic
graduata delle stragi rimane, diciam così, ottuso, rintuzzato, privo
di
sensibilità; là dove la tragedia esige energia ed
la situazione de’ Numantini. Ma egli stesso no se ha hecho bien cargo
di
ciò che io dissi e ripeto, cioè che esse converre
te , la qual cosa tradotta in volgare significa che esse sono proprie
di
un popolo irritato contro Roma, ma non dovrebbero
to del suo torto, ne soggiugneremo alcuni tratti. L’atto I è composto
di
due principali lunghissime scene. Nella prima s’i
a del nume Endobelico e narrandosi con inutili circostanze un oracolo
di
Ercole Gaditano dato quattordici anni innanzi, ch
ni ridotti, mancate l’erbe e le foglie stesse degli alberi, a cibarsi
di
cadaveri umani. A questa lugubre scena una ne seg
ibarsi di cadaveri umani. A questa lugubre scena una ne segue amorosa
di
sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’at
ri umani. A questa lugubre scena una ne segue amorosa di sette pagine
di
Olvia ed Aluro che conchiude l’atto. Giudichi il
nte inserito un languido amore subalterno che contrasta coll’immagine
di
un popolo che stà morendo di fame. E pur non è il
e subalterno che contrasta coll’immagine di un popolo che stà morendo
di
fame. E pur non è il peggior male un amor sì impe
peggior male un amor sì impertinente. Olvia innamorata vicina a morir
di
fame insieme coll’amante e con tutti, di che si o
ia innamorata vicina a morir di fame insieme coll’amante e con tutti,
di
che si occupa singolarmente in questa scena? fors
siero. Aluro amante sì paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo
di
aver posto in contrasto l’amore che Aluro ha per
contrasto l’amore che Aluro ha per lei con quello della patria, dopo
di
aver tenuto sulle spine Aluro e l’ascoltatore per
anderanno uniti o disgiunti? se uniti non diranno più una parola sola
di
ciò che hanno incominciato a dire? Non dubiti pun
te lodi dal precitato bibliografo. L’atto II incomincia con una scena
di
Olvia stessa e di Aluro. Essi come partirono senz
ato bibliografo. L’atto II incomincia con una scena di Olvia stessa e
di
Aluro. Essi come partirono senza perchè, senza pe
o però essi nulla detto o in quella scena o nell’intervallo dell’atto
di
ciò che voleva Olvia nell’atto I narrare all’aman
efanti, viene a consegnare il console Cajo Ostilio rimesso dal Senato
di
Roma. Egli per dar altra prova d’imparzialità tra
sin dal principio osservato avrà in questa favola accozzata una serie
di
minuti fatti spogliati della necessaria dipendenz
el necessario progressivo incremento nell’azione? Il poeta ha bisogno
di
Megara in tale occasione, e lo fa venire di nuovo
ione? Il poeta ha bisogno di Megara in tale occasione, e lo fa venire
di
nuovo. Egli vuole esser incluso nella sortizione,
rquinii. Questo pensiero eterogeneo aumenta ovvero diminuisce e copre
di
gelo l’espediente patetico proposto? Dovea il buo
ra capo e difensore amato da’ Numantini per vantaggio de’ quali offre
di
morire, con Tarquinio tiranno oppressore abborrit
ica il bibliografo Guarinos, qui è forse la situazione de’ Numantini (
di
cui se ha da hacer bien cargo il Signorelli) che
rte colui che dee morir prima; e si occupano per cinque pagine intere
di
un più grave affare. Olvia dunque palesa al suo i
ffare. Olvia dunque palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso
di
lei promette di passare a Numanzia colle sue schi
que palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette
di
passare a Numanzia colle sue schiere, purchè ella
lle sue schiere, purchè ella l’accetti per isposo. Ella gli chiede su
di
ciò consiglio. Questa situazione rimane priva del
u di ciò consiglio. Questa situazione rimane priva dell’usato effetto
di
simili dolorose alternative per essere assai mal
ternative per essere assai mal combinata. In prima Olvia può disporre
di
se stessa senza intelligenza del fratello capo de
ato che diecimila persone vogliono mangiare, e che Numanzia manca pur
di
cadaveri da ripartire co’ nuovi alleati? Per terz
la patria non dipende dal minorar le forze nemiche, ma dal provvedere
di
nutrimento i Numantini? Ignora che le utili conse
i progressi della fame? Appresso Olvia è sicura poi che la diserzione
di
Giugurta sia sincera, e che non possa essere uno
e questa scena fondata su ipotesi tutte false e mancante d’interesse,
di
verisimiglianza e di grazia, sembrò pregevole al
a su ipotesi tutte false e mancante d’interesse, di verisimiglianza e
di
grazia, sembrò pregevole al buon bibliografo enco
o de’ Numantini ridotti a mangiarsi l’un l’altro, le care espressioni
di
Aluro; addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi fe
ni di Aluro; addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi felice? (morendo
di
fame?) loro stanno pur bene le risposte della sav
ra Olvia? Dulcidio annunzia al figlio Aluro che dee morire essendo il
di
lui nome uscito dall’urna. Piange con lui per due
na. Piange con lui per due pagine intere, dopo delle quali si ricorda
di
dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano s
pagine intere, dopo delle quali si ricorda di dire che vuol morire in
di
lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sosp
uali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su
di
ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione vi
su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar
di
pace. La fame numantina discretamente vi si accom
essimo capitano mettendo a rischio la sorte dell’armata e la speranza
di
Roma viene a parlare in mezzo a’ nemici disperati
ne a parlare in mezzo a’ nemici disperati, i quali incolpano i Romani
di
tradita fede. In questa conferenza tutta declamat
i rammemorandosi divotamente le ossa sacrosante, reliquie venerabili,
di
Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distrib
enerabili, di Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distribuzione
di
materiali? Megara partendo dice ad Olvia, observa
rtendo dice ad Olvia, observa esta parte; ella rimane a far l’uffizio
di
sentinella; e Giugurta vedendola sola viene a par
l’uffizio di sentinella; e Giugurta vedendola sola viene a parlarle;
di
maniera che i nemici colla facilità di un attore
dendola sola viene a parlarle; di maniera che i nemici colla facilità
di
un attore che esce al proscenio, potevano penetra
sapeva approfittarsi delle negligenze? Incogruo è pure l’abboccamento
di
Giugurta con Olvia. Ella gli dice che passi co’ s
li dice che passi co’ suoi a Numanzia, perchè ella l’attenderà presso
di
un sepolcro che si eleva più degli altri, e gliel
me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innammorai
di
te. Salta agli occhi l’inetta origine di un insip
in soccorso, io m’innammorai di te. Salta agli occhi l’inetta origine
di
un insipido innamoramento, e la balordaggine di v
cchi l’inetta origine di un insipido innamoramento, e la balordaggine
di
vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. Ol
a origine di un insipido innamoramento, e la balordaggine di vantarsi
di
un fatto che poteva averla offesa. Olvia sdegnatá
az che si lascia immaginare al discreto lettore, o alla cura del capo
di
compagnia. Ella va esclamando, o cenizas infausta
nizas infaustas! (o ceneri infauste) colla stessa grazia della Tomiri
di
Quinault che cercava per terra ses tablettes. Dul
ta a sposar Giugurta (quante belle disposizioni mentre si stà morendo
di
fame!) per corrispondere a un tempo A amante, à
me ognuno che ha orecchio, ben sente! Olvia dopo un contrasto inutile
di
cinque pagine, in cui Dulcidio la chiama boja de
si rende, e gli dà la propria spada per mandarsi a Giugurta in segno
di
pace, geroglifico per altro mal sicuro, ma l’Affr
uro, ma l’Affricano per compiacere al poeta riconoscerà subito essere
di
Olvia. Dulcidio è il più savio sacerdote del mond
si è sull’affare trattenuto per cinque pagine, ed al fine si ricorda
di
domandare ad Olvia, se Megara sappia nulla del tr
a risponde, ho taciuto per timore e per vergogna, perchè (notisi il
di
lei talento politico) chi comanda ama di vedere e
vergogna, perchè (notisi il di lei talento politico) chi comanda ama
di
vedere eseguite certe cose che sapute prima egli
si ritira nè per altro motivo se non perchè abbia Olvia tutto l’agio
di
dire a Terma una inutile bugia. Le dice dunque ch
iò udendo dice; questa che parla è Olvia; certamente questo è inganno
di
Giugurta . Onde ciò deduca, non appare. E poi Alu
E poi Aluro non sa distinguere la voce della sua innamorata da quella
di
Terma, due persone a lui sì note? Di più due voci
e a lui sì note? Di più due voci femminili possono svegliargli l’idea
di
un nemico che a quell’ora è verisimile che si tro
no, Megara ti attende , dice Dulcidio al figlio, e questi differisce
di
obedire per ammazzare prima Giugurta. Dulcidio pa
ne ha sì destramente condotto il carattere e l’affetto, che il sangue
di
lei non muove veruna compassione tragica. Se tali
ata senza oggetto, convengano col genere tragico, e colla distruzione
di
Numanzia, ne giudichi il leggitore. Durando appar
e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo
di
Scipione, come alla porta di una casa vicina. Gli
si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione, come alla porta
di
una casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egl
asa vicina. Gli risponde un soldato, cui egli dice; giacchè la tenda
di
Scipione stà vicina (verisimilmente nè la notte
iconosce subito alla voce, quando poco prima i suoi parenti e seguaci
di
orecchio più duro non hanno saputo distinguere le
Numantini determinati a morire abbisognano dell’opera e del consenso
di
Scipione? Non possono essi stessi assaltar le tri
iescono nella tragedia inetti, cicaloni, insensati. Risolvono al fine
di
uccidersi fra loro, indi si vede il tempio e la c
città incendiata. Mentre Numanzia arde, Megara predica recitando più
di
cento versi, e declama sulle discordie della Spag
a, ed esita nel voler dar la morte ad un suo figliuolo, che non prima
di
allora comparisce, e va a precipitarsi nelle fiam
parisce, e va a precipitarsi nelle fiamme, come fa Megara stesso dopo
di
aver recitati altri cinquanta versi. Così termina
dopo di aver recitati altri cinquanta versi. Così termina la tragedia
di
Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quat
di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quattro atti e mezzo
di
episodii mal connessi, e di freddi amori, sconven
ui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodii mal connessi, e
di
freddi amori, sconvenevoli, intempestivi, e di eq
isodii mal connessi, e di freddi amori, sconvenevoli, intempestivi, e
di
equivoci inverisimili, abbiamo voluto esporre agl
nzia dell’Ayala convenga ciò che ne disse il sig. Andres, cui piacque
di
collocarla in ugual grado col Sancho del Cadahals
acque di collocarla in ugual grado col Sancho del Cadahalso così fuor
di
ragione, e di affermare che essa non sia priva di
carla in ugual grado col Sancho del Cadahalso così fuor di ragione, e
di
affermare che essa non sia priva di calore e di
Cadahalso così fuor di ragione, e di affermare che essa non sia priva
di
calore e di spirito tragico . Dobbiamo credere
fuor di ragione, e di affermare che essa non sia priva di calore e
di
spirito tragico . Dobbiamo credere che avesse eg
o paese colla Jahel in versi sciolti in cinque atti, là dove la morte
di
Sisara appena darebbe materia per un oratorio di
ti, là dove la morte di Sisara appena darebbe materia per un oratorio
di
due parti. Quindi nasce la mancanza d’azione e d’
arti. Quindi nasce la mancanza d’azione e d’intreccio, e quella serie
di
lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manc
azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie, e de’ sermoni
di
Debora. Non manca di regolarità, e di qualche tra
e quella serie di lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manca
di
regolarità, e di qualche tratto lodevole; ma vi s
i lunghe dicerie, e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità, e
di
qualche tratto lodevole; ma vi si desidera calore
sono oziosi. Lo stile è diffuso e pesante, e sparso nel tempo stesso
di
formole famigliari, e poco gravi, sia per esempio
, nè terrore, nè ammirazione. Era inedita nel 1777 la Raquel tragedia
di
Vincenzo Garcia de la Huerta, ma s’impresse poi i
se poi in Barcellona e in Madrid nel 1778. La Raquel (dice l’editore
di
Madrid) si compose quando uscirono la Lucrecia, l
i deduce che l’autore tardò a produrla quindici anni in circa. Rileva
di
più l’editore, che se i Francesi dividendo le fav
che se i Francesi dividendo le favole in cinque atti hanno la libertà
di
abbandonar quattro volte la scena, l’autore della
tro volte la scena, l’autore della Rachele privandosi spontaneamente
di
sì comodo sussidio riduce a un atto la sua, perch
he si rappresentò repetidas veces , e che ne corsero manoscritte più
di
duemila copie per America, Spagna, Francia, Itali
opie per America, Spagna, Francia, Italia, e Portogalloa. Che che sia
di
ciò in Madrid si rappresentò quindici anni dopo c
rappresentò quindici anni dopo che fu scritta, e vi sostenne la parte
di
Rachele la sensibile attrice Pepita Huerta morta
ile attrice Pepita Huerta morta nell’ottobre del 1779 nell’acerba età
di
anni ventuno in circa, ma recitatasi appena due v
pia delle duemila che se ne sparsero per li due mondi, non increscerà
di
vederne quì il più breve estratto che si possa. L
uì il più breve estratto che si possa. L’argomento e la condotta a un
di
presso è la stessa della Judia de Toledo del poet
ovata nel secolo XVII, cioè la morte data da’ Castigliani a una Ebrea
di
Toledo, di cui il re Alfonso VIII visse per sette
ecolo XVII, cioè la morte data da’ Castigliani a una Ebrea di Toledo,
di
cui il re Alfonso VIII visse per sette anni cieca
r sette anni ciecamente innamorato. Giornata I. Apresi con un dialogo
di
Garceran Manrique, ed Hernan Garcia, dicendosi ch
rnò da Palestina dopo aver dalle forze del Saladino tolto il Sepolcro
di
Cristo perduto dal francese Lusignano. Non so se
oeta. So che nella terza crociata Riccardo re d’Inghilterra detto Cor
di
lione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado
ta Riccardo re d’Inghilterra detto Cor di lione, e Filippo Augusto re
di
Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero
tto Cor di lione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese
di
Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di E
a, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano
di
Egitto, e di Siria per ricuperare Gerusalemme tol
marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto, e
di
Siria per ricuperare Gerusalemme tolta da questo
Gerusalemme tolta da questo saracino nel 1187 a’ Guido Lusignano. So
di
più che nella difesa di Tiro si segnalò l’italian
esto saracino nel 1187 a’ Guido Lusignano. So di più che nella difesa
di
Tiro si segnalò l’italiano Corrado e distrusse du
eserciti del Saladino, e co’ nominati re fece meraviglie nell’assedio
di
Acra o Tolemaide, che venne in lor poterea; e che
e che poi si accordarono col Soldano, restando a Lusignano il titolo
di
re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte
poi si accordarono col Soldano, restando a Lusignano il titolo di re
di
Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al pro
restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la
di
lui morte al prode Corrado. Ma in ciò altri non e
oltre del 1192, quando il re Filippo tornè in Francia, ed il marchese
di
Monferrato fu assassinato in Tirob. So ancora che
o seguitò a possedere Gerusalemme col Sepolcro, e colla maggior parte
di
quel regno, nè i Cristiani lo molestarono, finchè
i Cristiani lo molestarono, finchè non vi ando Federigo II imperadore
di
origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicil
estarono, finchè non vi ando Federigo II imperadore di origine Suevo,
di
nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemm
do Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re
di
Sicilia e di Gerusalemme sin dal 1225 quando ne a
I imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e
di
Gerusalemme sin dal 1225 quando ne acquistò le ra
i Gerusalemme sin dal 1225 quando ne acquistò le ragioni per cessione
di
Giovanni di Brenna padre di Jolanda da lui sposat
e sin dal 1225 quando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni
di
Brenna padre di Jolanda da lui sposata, che era f
uando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre
di
Jolanda da lui sposata, che era figlia ed erede d
ni di Brenna padre di Jolanda da lui sposata, che era figlia ed erede
di
Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico
ta, che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola
di
Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore
glia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico re
di
Gerusalemmea. Fu questo imperadore e re di Napoli
la figliuola di Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore e re
di
Napoli e di Sicilia che nel 1228 passò in Terra S
di Amorico re di Gerusalemmea. Fu questo imperadore e re di Napoli e
di
Sicilia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerre
lia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerreggiò, conquistò il regno
di
Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devoz
rsene i Cristiania. So che a tale spedizione accorsero molte migliaja
di
fedeli dalla Francia, dalla Baviera, dalla Turing
VIII vi fosse andato con gli altri. Era egli troppo angustiato dentro
di
casa, e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quatt
ltri. Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori
di
Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di P
o di casa, e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani
di
Leone, di Portogallo, di Aragona, e di Navarra. O
e spogliato da’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone,
di
Portogallo, di Aragona, e di Navarra. Ora se tutt
’ Mori di Spagna, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo,
di
Aragona, e di Navarra. Ora se tutto ciò è storia
na, e dai quattro re Cristiani di Leone, di Portogallo, di Aragona, e
di
Navarra. Ora se tutto ciò è storia non contrastat
? Non è questa una menzogna garrafal? Ciò verifica vie più il dettato
di
prudenza e di critica, cioè che non sempre le ric
una menzogna garrafal? Ciò verifica vie più il dettato di prudenza e
di
critica, cioè che non sempre le ricerche istorich
e le ricerche istoriche debbono attendersi da’ possessori de’ diplomi
di
un’ Accademia d’Istoria sa Dio come conseguiti! D
sone introdotte, e de’ fatti noti e sicuri il poeta non ha la libertà
di
mentire grossolanamente ingannando il popolo, ben
specialmente nelle cose remote. Omero non avrebbe decorato col reame
di
Persia l’Itacese Ulisse. Virgilio potè in tanta a
e ed Enea (quando anche non fossero stati contemporanei, come pretese
di
aver dimostrato il sig. Andres); ma sarebbe stato
a facendo quel pio Trojano padrone della Betica, ovvero la fondatrice
di
Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocl
rojano padrone della Betica, ovvero la fondatrice di Cartagine regina
di
Numanzia o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente av
della Betica, ovvero la fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o
di
Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciat
o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciato Edipo tiranno
di
Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Canta
o sette anni prima vinse i Saracini nella battaglia data en las Navas
di
Tolosa tra Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale
Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale però fu posteriore alla morte
di
Rachele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere
chele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere cospicuo il carattere
di
Alfonso la storia non ci additasse altre sue sple
le mena buone, sol che questi si lagna che sia il re divenuto schiavo
di
Rachele, ed il popolo sacrificato si vegga De es
ficato si vegga De esa ramera a vil à la codicia. I medesimi errori
di
storia ripete Garcia a Rachele nella scena second
achele nella scena seconda, la quale accoglie con fasto le adulazioni
di
Manrique e manifesta avversione per Garcia. Egli
elle cadenze simili delle voci, udiranno’ con nausea il cattivo suono
di
un verso sciolto rimato nel mezzo, come è il seco
enta verso leonino. Di poi que’ caratteri sanguigni e quella carta
di
nobiltà scritta nel foglio del petto è un contra
seconda sessione. Si vanno distinguendo le voci che chiedono la morte
di
Rachele, la quale fugge all’avviso di Manrique. A
o le voci che chiedono la morte di Rachele, la quale fugge all’avviso
di
Manrique. Alfonso che va e viene in quella sala s
re che questo fulmine figurato siasi spiccato dalle nubi , è falsità
di
sentenza gongoresca. Garcia si presenta al re, e
ia si presenta al re, e gli dimostra che coloro che chiedono la morte
di
Rachele, sono i più leali vassalli, quelli stessi
quelli stessi che l’accompagnarono in Palestina, che lo coronarono re
di
Gerusalemme (Alfonso ben poteva dargli una sollen
n Alarcos, perchè Alfonso non ignora che quivi appunto egli superiore
di
truppe, d’esperienza e di valore, fu pur da’ Mori
non ignora che quivi appunto egli superiore di truppe, d’esperienza e
di
valore, fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in lor
di valore, fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in loro balìa il regno
di
Toledoa. Alfonso ravveduto alle sue ragioni pronu
gno di Toledoa. Alfonso ravveduto alle sue ragioni pronunzia il bando
di
Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui
gioni pronunzia il bando di Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al
di
lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conve
Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria
di
volubilità, non conveniva manifestar l’interna pu
star l’interna pugna della propria ragione con una passione eccessiva
di
sette anni di durata? Rachele cui è già nota la s
pugna della propria ragione con una passione eccessiva di sette anni
di
durata? Rachele cui è già nota la sua disgrazia e
sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tentar
di
commuoverlo. M’hai chiamata, o signore , gli dic
signore , gli dice, per darmi in potere de’ sollevati? Lagnasi il re
di
tali parole, e le dice che egli l’esilia per salv
ice che egli l’esilia per salvarle la vita. Ella vuole riaccendere la
di
lui collera, e l’incoraggia a resistere a’ ribell
affronterò. Ciò poteva bastare, ma Huerta con una tirata istrionica
di
primiera dama la fa continuare così : Pues si en
l’azione inevitabilmente si avanzi al suo fine o sulla scena o fuori
di
essa. Diceva l’editore che l’azione della Rachele
he hanno essi fatto sinora (può dire lo spettatore)? Rachele che esce
di
nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disper
spettatore)? Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la
di
lei disperazione, il suo pianto, l’accingersi all
o empiuto quel voto. Or ciò essendo l’editore (cioè l’autore sotto il
di
lui nome) invano si millantò di aver fatta una tr
ndo l’editore (cioè l’autore sotto il di lui nome) invano si millantò
di
aver fatta una tragedia più artificiosa di ogni a
i nome) invano si millantò di aver fatta una tragedia più artificiosa
di
ogni altra, perchè per questa parte (e non è poco
ichi e de’ moderni. Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’artificio
di
un pianto insidioso per vincere il re; ma ella gi
vrebbe per esse dichiarata la guerra a chi che sia , e ciò non è fuor
di
proposito; ma soggiunge che avrebbe fatto retroc
ano sulla scena false fantastiche contrarie all’effetto ed allo stato
di
Rachele. Anche Ruben scherza facendo in tal punto
facendo in tal punto pericoloso una enumerazione lirica delle perle
di
Oriente , dell’ oro dell’Arabia , delle sete del
ente , dell’ oro dell’Arabia , delle sete del Catai , delle porpore
di
Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti di Turchi
del Catai , delle porpore di Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti
di
Turchia , delle tele di Persia , e aggiunge infi
e di Tiro , degli odori Sabei , de’ tapeti di Turchia , delle tele
di
Persia , e aggiunge infine, quanto oro encierra
medesimo pensiero produrrebbe migliore effetto, e sarebbe più proprio
di
chi vuol persuadere. Ma quel Vulcano della gentil
lchimia del secolo XVII. I Pirenei non sudano argento se non in bocca
di
Garcia de la Huerta, come sudarono una volta i
anoa. Il popolo è sedato; ma il re per cautela ba ordinato a un campo
di
duemila cavalli e cento bandiere che maroiavano v
maroiavano verso Cuenca, a tornare a Toledo per fortificare la Rocca
di
San-Cervantes. Questi ordini quando si sono dati?
te marce quando si sono eseguite? Dopo che il re ha disposto il bando
di
Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un ca
osto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo
di
dodicimila soldati di partire, loro marcia dirett
le verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo di dodicimila soldati
di
partire, loro marcia diretta verso Toledo, presid
zioni riflette sulla condizione de’ principi bene infelice, e si vale
di
alcuni pensieri di Orazio, o fortuna invidiabil
a condizione de’ principi bene infelice, e si vale di alcuni pensieri
di
Orazio, o fortuna invidiabile del villano ec.
bile del villano ec. , ornamento tutto lirico, impertinente in bocca
di
un appassionato e ridondante, e vi si compara ozi
’immortale Metastasio sobriamente adoprò questo colore nella Clemenza
di
Tito, ma v’impiegò soli dieci versi, e Tito era u
a di Tito, ma v’impiegò soli dieci versi, e Tito era un sovrano pieno
di
cure, ma non un Alfonso dominato da una cieca pas
lora! mucho de ti recelo valor mio. Anderebbe bene questo suo dubbio
di
non poter resistere, se Rachele non avesse pianto
fenomeno rarissimo e pellegrino l’ardore che in lui cagiona il pianto
di
Rachele. Huerta che in altro non si è occupato in
re, non si accorgeva de’ versi leonini che gli scappavano dalla penna
di
tempo in tempo, quale è il secondo di questi tre
che gli scappavano dalla penna di tempo in tempo, quale è il secondo
di
questi tre pel daño tan extraño. Egli alfine mal
condo di questi tre pel daño tan extraño. Egli alfine mal grado delle
di
lei lagrime le rinnova l’ordine di partire; ma to
traño. Egli alfine mal grado delle di lei lagrime le rinnova l’ordine
di
partire; ma tosto ripiglia; che ho io profferito
enza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere
di
Alfonso, e scema la verità ed il patetico di ques
incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico
di
quest’altra. Rachele stessa non può dissimularlo,
ione del timoroso Alfonso potrebbe far ridere chi si ricordasse delle
di
lui speciose minacce trasoniche dell’atto I, Tie
I, Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. In somma il carattere
di
Alfonso è picciolo ed inconcludente; ed il poeta
ne fece una dipintura più uguale. Dopo ciò Rachele affetta desiderio
di
partire, ed il re si ostina a farla rimanere, per
li Ebrei, vuol pure che ella governi per lui, e colla maggior gravità
di
sovrano impone alla guardia che a lei obedisca e
trattandoli con sommo orgoglio. Essi si meravigliano della leggerezza
di
Alfonso, e non hanno torto, giacchè ora minaccia,
della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare per uscir
di
nuovo? Se per unirsi in maggior numero e delibera
la si fa nel voto degli atti, cade Huerta ancora nel ridevole difetto
di
lasciar l’azione interrotta, che abbiamo notata i
o Guarinos. È però assai piacevol cosa vedere nella stessa regia sala
di
udienza in faccia al trono raccorsi i congiurati,
era muera , senza che vi sia almeno un domestico del partito del re o
di
Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi parto
e o di Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi partono ad istanza
di
Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio
rtono ad istanza di Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio
di
Rachele sino a che il re vada alla caccia. Mauriq
dall’autore per astio o per adulazione per la famiglia Garcia contro
di
quell’altre; e ciò unito alla menzione della pred
menzione della predilezione del re per la caccia che svegliava l’idea
di
qualche allusione temeraria, sembra che avesse da
ospensione della rappresentazione della tragedia. Rachele si presenta
di
nuovo piangendo, perchè il re ha determinato di a
. Rachele si presenta di nuovo piangendo, perchè il re ha determinato
di
andare alla caccia senza riflettere ai di lei per
perchè il re ha determinato di andare alla caccia senza riflettere ai
di
lei pericoli. L’autore è caduto in quest’altro in
è caduto in quest’altro incoveniente per seguire anche quì la traccia
di
Diamante. Ma nel componimento di costui che non s
nte per seguire anche quì la traccia di Diamante. Ma nel componimento
di
costui che non si limita alla durata di un giorno
Diamante. Ma nel componimento di costui che non si limita alla durata
di
un giorno, ma abbraccia sette anni, la caccia per
dove nella favola congegnata da Huerta il re s’invoglia risolutamente
di
andare a caccia poche ore dopo che il popolo ha c
e di andare a caccia poche ore dopo che il popolo ha chiesta la morte
di
Rachele, quel popolo ch’egli ha poco prima mortif
vantati da Garcia potevano aver fra essi qualche aderenza. Le lagrime
di
Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pelle
ver fra essi qualche aderenza. Le lagrime di Rachele, cagione poco fa
di
fenomeni rari e pellegrini, riescono questa volta
decreta, e fa quello stesso ch’ella un secolo prima fece nella favola
di
Diamante la Judia de Toledo. Pensa di far troncar
secolo prima fece nella favola di Diamante la Judia de Toledo. Pensa
di
far troncar la testa a Garcia, ma viene interrott
ne si rallenta ancora per altri trenta versi recitati da Garcia prima
di
offerirle di salvarla facendola uscire per una po
a ancora per altri trenta versi recitati da Garcia prima di offerirle
di
salvarla facendola uscire per una porta secreta.
ione richiedeva più moto che parole. Rachele non accetta l’esibizione
di
Garcia, ed i congiurati tornano colle spade alla
cia, ed i congiurati tornano colle spade alla mano e vanno in traccia
di
lei. Garcia vorrebbe pur liberarla dalla morte e
one corre, vola, e non permette indugio veruno. Osservo che la favola
di
Diamante in questo passo è più rapida. Ruben si n
ra; nella tragedia l’ingiuria è scoccata, e la correzione giugne fuor
di
tempo. Nel poema Rachele vuol dire che ferendola
hele vuol dire che ferendola essi macchiano i loro acciari col sangue
di
una femmina; nella tragedia si chiama obbrobriosa
sangue di una femmina; nella tragedia si chiama obbrobriosa l’azione
di
armarsi contro di lei, ritrattando così la correz
mina; nella tragedia si chiama obbrobriosa l’azione di armarsi contro
di
lei, ritrattando così la correzione; e rinfaccian
endersi. Fañez per non far macchiare le spade de’ compagni nel sangue
di
una femmina, impone all’Ebreo di ucciderla promet
are le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Ebreo
di
ucciderla promettendo a lui la vita. Ruben non si
a mano? Rachele spirando chiama Alfonso, che giugne, ed ella ha tanto
di
fiato che può dirgli che la plebe sollevata l’ha
tinata alla morte, e che Ruben l’ha ferita. Alfonso recita un lamento
di
venticinque versi. Ruben si sente accusare da Rac
vide rappresentar la tragedia, mi assicurò che il pubblico si stomacò
di
vedere quell’insipida figura rimasta sì lungo tem
ltime. Egli incomincia dal fare l’uffizio del carnefice nella persona
di
Ruben; ma benchè prima alla sola idea che Rachele
o che gli togliesse la vita, ora alla vista del sangue e del cadavere
di
Rachele caldo ancora, repentinamente acquista dom
ri alla sua presenza e gli perdona, contentandosi dire che serva loro
di
pena, Contemplar lo horroroso de la hazaña. Cos
Contemplar lo horroroso de la hazaña. Così termina questa tragedia
di
Garcia de la Huerta lavoro di quindici anni. L’au
a hazaña. Così termina questa tragedia di Garcia de la Huerta lavoro
di
quindici anni. L’autore nella morte e nel caratte
Huerta lavoro di quindici anni. L’autore nella morte e nel carattere
di
Rachele non ha alterata la storia (benchè in tant
meglio i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù . Quì
di
premio di virtù non si favella, se l’autore non i
costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù . Quì di premio
di
virtù non si favella, se l’autore non istimasse v
la impunita. Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione
di
giustizia ed un evento esposto sulla scena tragic
rlo in guisa che il personaggio destinato a commuovere si renda degno
di
pietà, affetto ammesso come naturale all’uomo ed
menta l’infelicità, e la rende più compassionevole. La Rachele dunque
di
Huerta manca d’invenzione, perchè ne tolse la tra
d il sig. Andres errò anche in ciò che la stimò originale e propria
di
Huerta, non sapendo che egli altro non fece che v
ian y Latre non fece che verseggiar diversamente la Procne y Filomena
di
Francesco Roxas; nè altra differenza vi è tra que
ubblico, ed Huerta lo dissimulò. Egli fe peggio ancora. In ricompensa
di
quanto egli prese dal Diamante, stimò bene di esc
o ancora. In ricompensa di quanto egli prese dal Diamante, stimò bene
di
escludere la Judia de Toledo dalla collezione che
ia trentacinque favole oltre della sua Rachele e delle sue traduzioni
di
cui bentosto parleremo. Ma qual pro reca alla naz
vida por su Dama, o los Amantes de Teruel, le quali sempre riempiono
di
spettatori le scene spagnuole, per eleggere Eco y
scene spagnuole, per eleggere Eco y Narciso nojosa favola mitologica
di
Calderòn de la Barca che più non si recita? La Ra
dell’antica più regolare, benchè per questa parte già si erano prima
di
Huerta distinti Montiano, Cadahalso, Moratin, Aya
dahalso, Moratin, Ayala, Sedano. Ne’ due tometti delle Opere Poetiche
di
Garcia de la Huerta si vede un rame coll’incision
Opere Poetiche di Garcia de la Huerta si vede un rame coll’incisione
di
Rachele moribonda, e dell’oziosa figura di Ruben,
ede un rame coll’incisione di Rachele moribonda, e dell’oziosa figura
di
Ruben, che col pugnale alla destra stà aspettando
non ne può comprendere il pensiero. Rachele (egli dirà) non può morir
di
buon grado, nè per l’esperta mano del boja diveni
ivenir più bella. Ma eccone il comento. L’incisione del rame fu opera
di
don Isidro Carnicero; e l’autore per lodarlo voll
Carnicero; e l’autore per lodarlo volle fare una puerile allusione al
di
lui cognome Carnicero, scherzando sulla parola ca
, e gl’Italiani macellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea
di
boja insieme, e di macellajo, di boja per adattar
ellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme, e
di
macellajo, di boja per adattarsi alla morte ricev
voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme, e di macellajo,
di
boja per adattarsi alla morte ricevuta da Rachele
di macellajo, di boja per adattarsi alla morte ricevuta da Rachele, e
di
macellajo per alludere al nome dell’incisore. Ma
nè mai nella lingua degli Orazii e de’ Tullii significò il bottegajo
di
un macello, come significa carnicero, e perciò il
to stravagante del Bermudez con ottave, odi, stanze, e con ogni sorte
di
versi rimati, ed anche con assonanti. Egli nell’a
assonanti. Egli nell’azione si attiene al Perez, che seguita le orme
di
Sofocle, facendo anche riconoscere Oreste per mez
ezzo dell’anello. Huerta in una nota coll’usata sua modestia si vanta
di
correggere Sofocle per far che quedase con menos
età appartenessero a Sofocle, e quali a’ suoi traduttori ed indovini;
di
poi che egli avesse giuste idee delle proprietà c
usabili. Che utile cambiamento è quello d’introdurre una cassa capace
di
un cadavere intero da portarsi sugli omeri de’ Gr
ro da portarsi sugli omeri de’ Greci alla guisa de’ facchini, in vece
di
lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri d
facchini, in vece di lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri
di
un estinto, e che poteva portarsi in mano, come r
che poteva portarsi in mano, come rilevasi da Aulo Gellio nel parlar
di
Polo, e dall’istesso Sofocle. Egli sin dalla prim
ad Oreste; torneranno portando nelle mani χεροιν) una picciola urna
di
bronzo, fingendo che contenga il mio corpo brucia
so deformato dal miglioratore Huerta. Che miglioramento è quest’altro
di
far che nasca in iscena, e si proponga da Cilleni
tro di far che nasca in iscena, e si proponga da Cillenio il pensiere
di
singere l’arca che ha da contenere un peso propor
hè in oltre non imitare la vivacità dell’originale nella riconoscenza
di
Oreste in vece di raffreddarla sgarbatamente con
itare la vivacità dell’originale nella riconoscenza di Oreste in vece
di
raffreddarla sgarbatamente con fanciulleschi enig
on fanciulleschi enigmi? Chi sei? dice l’Elettra dell’Huerta, ed il
di
lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un hom
? dice l’Elettra dell’Huerta, ed il di lui Oreste risponde a maniera
di
oracolo, Un hombre soy que en su sepulcro sulca
Queste sciocchezze doveano in Ispagna esser sostituite alla sobrietà
di
Sofocle? Così si sarebbe spiegato Gongora nel col
rebbe spiegato Gongora nel colmo del delirio, e così si è spiegato il
di
lui ammiratore Huerta, il quale apparentemente ca
il quale apparentemente cambiò l’urna in atahud, per mettere in bocca
di
Oreste l’indovinello, io sono un uomo che nel mi
nemico delle improprietà ve la spinge senza perchè, ed a solo oggetto
di
declamar tutta sola venti versi, e poi senza perc
ro. Ora quando in argomenti sì rancidi, e trattati ottimamente da più
di
cento poeti, non si sanno combinar nuove situazio
nuove situazioni patetiche che formino quadri terribili alla maniera
di
Michelangelo; quando si hanno da riprodurre con n
ndo si hanno da riprodurre con nuovi spropositi, perchè esporsi a far
di
se spettacolo col paragone? Huerta ha pur tradott
ne abbia tolte le improprietà meglio che non ha fatto nell’Agamennone
di
Sofocle. Il suo compatriotto Andres disse di tal
ha fatto nell’Agamennone di Sofocle. Il suo compatriotto Andres disse
di
tal fatica di Huerta sull’Agamennone, che egli v
Agamennone di Sofocle. Il suo compatriotto Andres disse di tal fatica
di
Huerta sull’Agamennone, che egli volle far gusta
pagnuola, mostrano ad evidenza essersi il sig. Andres ben poco curato
di
leggere gli scrittori nazionali, de’ quali volle
lle prendere la difesa. Senza ciò, come conciliare i lumi e i talenti
di
questo letterato colle sentenze che pronunzia? Al
vi dimorai, ma non si rappresentarono. Lorenzo de Villaroel marchese
di
Palacios produsse una tragedia intitolata Ana Bol
errero, Sedano, Ibañez tutti derisi da’ nazionali al pari del Paolino
di
Aüorbe y Corregel e della Briseida musicale di do
li al pari del Paolino di Aüorbe y Corregel e della Briseida musicale
di
don Ramon La-Cruz. Io rispettando l’ingegnosa sua
ttando l’ingegnosa sua nazione lascio tutte siffatte filastrocche a i
di
lui sforzi per rapirle all’irreparabile dimentica
rtogallo il dotto p. Freire prete dell’Oratorio occultandosi col nome
di
Candido Lusitano sotto di cui pubblico più opere
e prete dell’Oratorio occultandosi col nome di Candido Lusitano sotto
di
cui pubblico più opere nel 1758. Vi premise una e
1758. Vi premise una erudita dissertazione, in cui additò le bellezze
di
quell’originale capo d’opera che il sig. Huerta i
ta ingannando gl’innocenti suoi ammiratori stimò componimento cattivo
di
un imbecille . L’Ifigenia del medesimo Racine (
ta dozzinale, si trasportò con tutto il garbo in castigliano dal duca
di
Medina-Sidonia Pietro de Guzman, e si pubblicò ne
cavaliere nel 1776 fece imprimere la sua versione del Fernando Cortes
di
Alessio Piron. Egli cessò di vivere nel 1778. Rim
mere la sua versione del Fernando Cortes di Alessio Piron. Egli cessò
di
vivere nel 1778. Rimane a parlare di tre esgesuit
tes di Alessio Piron. Egli cessò di vivere nel 1778. Rimane a parlare
di
tre esgesuiti spagnuoli tra noi traspiantati, i q
edie nell’idioma italiano, cioè dell’abate Giovanni Colomès catalano,
di
Emmanuele Lassala valenziano, e di Pietro Garcia
l’abate Giovanni Colomès catalano, di Emmanuele Lassala valenziano, e
di
Pietro Garcia de la Huerta fratello dell’autore d
sterilità che lo renda scabroso a maneggiarsi, quanto l’impossibilità
di
combinare verisimilmente in un giorno ed in un lu
tà di combinare verisimilmente in un giorno ed in un luogo l’angustia
di
Roma assediata da’ Volsci, e quella di Marzio com
orno ed in un luogo l’angustia di Roma assediata da’ Volsci, e quella
di
Marzio combattuto dalla vendetta che vuol prender
nemici nazionali e dall’amor filiale. Chi vuole spaziarsi sullo stato
di
Roma, è costretto a render Marzio invisibile, com
ia il nostro Cavazzoni-Zanotti. Chi vuol trattare dell’inflessibilità
di
Marzio espugnata da Vetturia, troverà sterile la
ile la materia per cinque atti. Non so però perchè non si è procurato
di
trattare in soli tre atti il contrasto dell’amor
tare in soli tre atti il contrasto dell’amor filiale, e del desiderio
di
vendicarsi nel cuor di Marzio, colla vittoria del
l contrasto dell’amor filiale, e del desiderio di vendicarsi nel cuor
di
Marzio, colla vittoria del primo che ne cagiona l
toria del primo che ne cagiona la morte. Il Colomès ha unito lo stato
di
Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriol
e cagiona la morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria
di
Vetturia, la morte di Coriolano; ma ne riduce l’a
Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte
di
Coriolano; ma ne riduce l’azione ne’ contorni di
i Vetturia, la morte di Coriolano; ma ne riduce l’azione ne’ contorni
di
Roma, ora nel campo Marzio, ora nel tempio di Mar
e l’azione ne’ contorni di Roma, ora nel campo Marzio, ora nel tempio
di
Marte, ora nel campo de’ Volsci, e tutta la ristr
rii confini sino al Tebro. Si rinserrano poi troppe cose nella durata
di
un giorno, dovendosi fare accampare i Volsci, dar
ccamenti colla madre, una zuffa nel campo de’ Volsci, seguir la morte
di
Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci,
orte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci, l’uccisione
di
Coriolano. Contuttociò lodevoli soprammodo sono g
tta con felicità in un linguaggio straniero. E chi oserebbe far motto
di
qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, o
gio straniero. E chi oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico,
di
alcun verso duro, o di qualche sentimento spiegat
erebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, o
di
qualche sentimento spiegato men precisamente? Que
ualche tratto pregevole. Nell’atto I si osserva una felice imitazione
di
un pensiero di Metastasio. Zenobia dice, Salvami
regevole. Nell’atto I si osserva una felice imitazione di un pensiero
di
Metastasio. Zenobia dice, Salvami entrambi, Se p
l sostegno, e con la patria, Se puoi, lo riconcilia; ma rammenta, Che
di
Roma sei padre. Salva entrambi, Ma se il figlio n
te nell’atto III; felice l’immagine che Volunnia rappresenta a Marzio
di
se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trio
a a Marzio di se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trionfasse
di
Roma; grave la seconda scena dell’atto V, in cui
to V, in cui Vetturia espugna la durezza del figlio; buone imitazioni
di
Torquato Tasso si scorgono nella scena sesta desc
la rotta de’ Volsci; interessante in fine l’ultima scena per la morte
di
Coriolano. Del medesimo abate Colomès è l’Agnese
cena per la morte di Coriolano. Del medesimo abate Colomès è l’Agnese
di
Castro uscita in Livorno nel 1781. La Castro del
o Metastasio nel Demofoonte, il quale mette capo ancor più nell’Edipo
di
Sofocle, e nella Semiramide del Manfredi, che nel
e nelle principali situazioni e nello scioglimento, benchè non lascia
di
render nobilmente giustizia alla bella produzione
gina sono assai più attivi, perchè concernono direttamente la persona
di
Agnese, per cui viene rifiutata la propria figlia
di Agnese, per cui viene rifiutata la propria figlia; là dove l’odio
di
Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la di lu
figlia; là dove l’odio di Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la
di
lui sorella. La parola data da Alfonso al re di C
ando, e non contro la di lui sorella. La parola data da Alfonso al re
di
Castiglia cagiona nell’uno e nell’altro dramma il
o al re di Castiglia cagiona nell’uno e nell’altro dramma il pericolo
di
Agnese, e la ribellione del principe. Ma il carat
il pericolo di Agnese, e la ribellione del principe. Ma il carattere
di
Alfonso nella favola francese è di un padre sensi
ione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella favola francese è
di
un padre sensibile che ama il valore del figliuol
re il suo Alfonso severissimo per natura, poco sensibile agli affetti
di
padre, e prevenuto contro del figliuolo. Il secre
onservato solo tra il principe e la consorte, e bisogna dire a gloria
di
Metastasio che è maggiore ancora nel Demofoonte,
ncora nel Demofoonte, perchè la sola necessità lo strappa dalla bocca
di
Timante per salvar Dircea dal sacrifizio. Nel dra
Nel dramma del Colomès però in prima non è sì pressante la necessità
di
svelare il secreto alla regina sin dal principio,
di svelare il secreto alla regina sin dal principio, e poi ne restano
di
mano in mano istruiti molti personaggi. Nel dramm
principe ed abbraccia i nipoti; ed il Colomès si è bene approfittato
di
questa bella scena. Il veleno apprestato dalla re
unque più bello che il Colomès, ingenuo per altro, e probo uomo, dopo
di
averlo trascritto, lo riconoscesse da quel France
arsi con lui. La sua candidezza avrebbe accresciuto il proprio merito
di
avere abbellito questo colpo con nuove acconce es
sicurarsi che Agnese sia da lui amata. Per lo stile lascia rare volte
di
esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e
rto che più grande che manca al cattivo verseggiatore La-Motte. Pieno
di
poetica vivacità non iscompagnata dalla passione,
no di poetica vivacità non iscompagnata dalla passione, è il racconto
di
Agnese alla regina nell’atto II; quanto ella dice
’Agnese con altre due tragedie, se la sua salute gli avesse permesso
di
aggiugnere l’ultima lima al suo lavoro . Uscì nel
carla alla contessa Caprara descrive l’invenzione del pittore Timante
di
dipingere Agamennone col volto coperto. Timante p
iore a Polignoto che fioriva verso l’olimpiade XC, non fu l’inventore
di
tal ripiego che appartiene all’istesso Euripide n
stesso Euripide nato l’anno primo dell’olimpiade LXXV. Euripide disse
di
Agamennone che volse il capo indietro, pianse di
ρυα προηγεν ὀμματών πεπλον προθεις. Nocque al sig. Lassala la scelta
di
un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euri
ν προθεις. Nocque al sig. Lassala la scelta di un argomento incapace
di
migliorarsi dopo di Euripide e Racine, i quali a’
l sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo
di
Euripide e Racine, i quali a’ posteri non lasciar
de e Racine, i quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o
di
copiarli o di traviare. Egli debbe a quest’ingegn
quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o di copiarli o
di
traviare. Egli debbe a quest’ingegni originali la
esiderare che vi si fosse anche attenuto in certi passi. Il carattere
di
Menelao, che pure nella tragedia greca sembra in
i. Il tragico Greco compensa il difetto accennato prestando al marito
di
Elena discorsi lontani da’ colori adoperati dal s
l Francese si sarebbe dipartito dal Greco nello scioglimento, in vece
di
adottarne la macchina a’ nostri tempi non credibi
Sconcio, intempestivo, e mal espresso e falso è il seguente pensiero
di
Agamennone : Nel cristallo stesso Dinanzi a cui
crine sparso L’arte accresceva a sua beltà ornamento, Cercherò almen
di
te la fida immago Impressa un dì, ma fuggitiva al
Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena
di
Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precis
nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca
di
precisione, di proprietà, di forza, e di sublimit
nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione,
di
proprietà, di forza, e di sublimità, lussureggia,
Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprietà,
di
forza, e di sublimità, lussureggia, ed enerva i s
a ed Achille. Lo stile manca di precisione, di proprietà, di forza, e
di
sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti co
Circa la lingua tutto si dee perdonare a uno straniero che si studia
di
coltivar quella del paese ove abita. Osservo nonp
n prese a tradurre o imitare favole straniere; ma pieno dello spirito
di
Vincenzo suo fratello volle recare al nostro idio
ncenzo suo fratello volle recare al nostro idioma in versi sciolti la
di
lui Raquel, com’egli dice. Per la gloria di dare
ioma in versi sciolti la di lui Raquel, com’egli dice. Per la gloria
di
dare all’un germano Dell’altro un segno di verace
’egli dice. Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro un segno
di
verace amore. Egli ad eccezione di aver soppress
ll’un germano Dell’altro un segno di verace amore. Egli ad eccezione
di
aver soppresse le millanterie stomachevoli della
e gongoresche dell’originale, attende unicamente a servire al dovere
di
fedel traduttore, e nella sua copia non altera pu
nè dà più fondamento alla compassione tragica, nè corregge gli errori
di
storia, nè tutte castiga le intemperanze dello st
cicalate de’ piccioli entusiasti apologisti che sacrificano all’amor
di
partito le arti e la verità, e turbano la tranqui
e a sua posta quest’altro esgesuita, e ci contenteremo per suo meglio
di
augurargli miglior gusto e minor villania e splee
suo meglio di augurargli miglior gusto e minor villania e spleen del
di
lui fratello. a. Nell’edizione di questa istori
sto e minor villania e spleen del di lui fratello. a. Nell’edizione
di
questa istoria del 1777 ne’ medesimi termini parl
o lo tributo volentieri ad un dotto amico rapitomi dalla morte in età
di
anni 42 in circa nel 1780. a. Tito dice a Sesto
idati all’amico; io ti prometto Che Augusto nol saprà. a. Piacemi
di
quì recarlo per tormento de’ meschini apologisti,
ere la mia Storia de’ Teatri in un volume nel 1777, corsi nell’errore
di
chiamarlo Tommaso, e lo corressi nel 1790 col far
790 col farla imprimere in sei volumi. Io non poteva ignorare il nome
di
chi per più anni mi onorò della sua amicizia, e v
l nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia, e volle prima
di
pubblicarla udir sulla sua tragedia il mio qualun
Rachele dagli uffiziali della guarnigione. Si vegga il tomo II delle
di
lui Opere poetiche pag. 104 e seguenti. a. Di tu
. b. Vedi il citato Bernardo Tesoriere cap. 179. a. Vedi la Cronaca
di
Riccardo di San Germano autore contemporaneo all’
l citato Bernardo Tesoriere cap. 179. a. Vedi la Cronaca di Riccardo
di
San Germano autore contemporaneo all’anno 1225, I
i ec. a. Vedi l’abate Uspergense all’anno 1228 ed il citato Riccardo
di
San Germano. a. Ramera in latino scortum, in it
, matando y cautivando , dice Duchesne nel suo Compendio della Storia
di
Spagna secondo la bella versione del padre Isla.
ati in questo luogo moltissimi altri esempi tratti dalle altre poesie
di
Huerta, ne’ quali si dimostra pretto Marinista o
quali si dimostra pretto Marinista o Gongorista; ma le notizie della
di
lui morte mi determinarono a supprimerli nell’edi
tizie della di lui morte mi determinarono a supprimerli nell’edizione
di
quest’opera in soi volumi. a. La tragedia del
er gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù
di
questa ed i suoi difetti. Con pace di questo let
la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace
di
questo letterato che io pregio molto ed ho conosc
i. Con pace di questo letterato che io pregio molto ed ho conosciuto
di
persona nella mia dimora in Bologna, io veggo tro
nteressante appunto nello scioglimento; il primo intepidì la passione
di
Don Pietro colle affettate espressioni, il second
à; il primo posteriore a tanti altri moderni tragici ebbe pur bisogno
di
copiare la favola e i pensieri del Ferreira, il s
ola e i pensieri del Ferreira, il secondo formandosi su i Greci servì
di
esempio a tutte le moderne nazioni nel far risorg
cie del Romano Impero, nè le sole furono nè le più fatali conseguenze
di
quel rapido incendio di guerra che le sconvolse.
è le sole furono nè le più fatali conseguenze di quel rapido incendio
di
guerra che le sconvolse. Col tempo si riparano le
hi Tartari che inondarono le provincie del Romano Impero sotto i nomi
di
Goti, Unni, Eruli, Gepidi, Vandali e Longobardi,
, Vandali e Longobardi, con istabilir nelle conquiste una nuova forma
di
governo assai peggiore dell’antica, ci tolsero i
’antica, ci tolsero i patrii costumi ed il linguaggio, e ci coprirono
di
tutta la loro barbarie. Ed oh quanto tardi il tem
o di tutta la loro barbarie. Ed oh quanto tardi il tempo col soccorso
di
molte favorevoli circostanze giugne a distruggere
te favorevoli circostanze giugne a distruggere gli effetti perniciosi
di
sì luttuose vicende! Alzò sulle nostre ruine il s
ro diritti, stabilirono fra noi un governo fatto per dividere in vece
di
unire. Le regioni conquistate formarono un corpo
dividere in vece di unire. Le regioni conquistate formarono un corpo
di
varie picciole signorie col nome di feudi, le qua
ni conquistate formarono un corpo di varie picciole signorie col nome
di
feudi, le quali appena in tempo di guerra si cong
i varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo
di
guerra si congiungevano per bisogno, e nulla pace
i attenevano al tuttoa. L’Italia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi
di
piccioli tiranni gelosi degli acquisti e sempre p
li tiranni gelosi degli acquisti e sempre pronti a guerreggiare sotto
di
un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto
erreggiare sotto di un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto
di
stranieri ora i compagni ora lo stesso sovrano pe
nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno
di
Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su
balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti
di
Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastald
quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni,
di
Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricoshombres e Inf
tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi,
di
Ricoshombres e Infanzones: quindi i guidrigil o t
per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo
di
venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti
volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni
di
tanti vassalli angarii, parangarii, schiavi predi
arii, schiavi prediali, censili, terziarii, fiscalini ed altre specie
di
servi ed aldionia. Ora quando trovansi gli uomini
che solitario allievo della sapienza, il quale appressandosi al solio
di
Carlo Magno potè co’ suoi consigli eccitarlo alla
magnanima impresa d’ingentilire e illuminare i popoli. Essendo in età
di
anni trenta calato questo gran principe in Italia
onomia; e così iniziato ne’ misteri del sapere concepì il bel disegno
di
spargere la coltura ne’ suoi vasti dominii, che o
la Germania, e della Spagna. Il primo che in Francia tenne scuola nel
di
lui palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. A
nel di lui palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri
di
canto, di gramatica, di aritmetica, e di tutte le
i palagio, fu lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri di canto,
di
gramatica, di aritmetica, e di tutte le sette art
lo stesso lodato Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica,
di
aritmetica, e di tutte le sette arti liberali, vi
Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica, e
di
tutte le sette arti liberali, vi chiamò dall’Ital
ia ad insegnare, mosso probabilmente da Paolo Diacono e da Paolino II
di
Aquileja, due uomini de’ più dotti del suo tempo.
sursero da per tutto le costumanzea. La giudicatura cadde nelle mani
di
uomini senza lettere, i quali non di rado venivan
La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non
di
rado venivano dalle parti astretti a provar coll’
sentenza profferita, per la qual cosa in essi richiede vasi più forza
di
corpo che di mente. La maggior parte degli eccles
ferita, per la qual cosa in essi richiede vasi più forza di corpo che
di
mente. La maggior parte degli ecclesiastici inten
ia nel 1454, si raccolsero in iscritto le costumanze francesi. L’arte
di
scrivere era del pari ignorata presso gli Spagnuo
ata eloquenza Ateniese e Romana? che tutte le Muse doveano abbellirle
di
tutte le loro grazie? E pure il corso naturale de
dagl’imperadori Greci, per consenso degli stessi Oltramontani, prima
di
ogni altro popolo emerse dalle ombre. Eravisi meg
re città Italiane furono senza contratto le prime a vedere il cammino
di
arricchire per mezzo del commercio. In questi pae
mercio. In questi paesi (dice Robertson nell’introduzione alla Storia
di
Carlo V) i più coltivati e civilizzati di tutta
l’introduzione alla Storia di Carlo V) i più coltivati e civilizzati
di
tutta l’Europa , scendevano i crocesignati prima
ati e civilizzati di tutta l’Europa , scendevano i crocesignati prima
di
passare in Asia, e vi lasciavano immense somme pe
omme pel trasporto verso Terra Santaa. Le guerre d’Asia poi, la presa
di
Costantinopoli fatta da’ Latini, il passar che fe
parte del Peloponneso sotto il dominio de’ Veneziani, de’ Genovesi e
di
altri Italiani, produssero lo stabilimento del co
come nella sua più nobil sede. Quindi è che il celebre Ottone vescovo
di
Frisinga zio dell’imperadore Federigo I Barbaross
a che le città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche
di
quelle di oltramonti . La medesima sorgente di ri
città Italiane de’ suoi tempi erano senza dubbio più ricche di quelle
di
oltramonti . La medesima sorgente di ricchezza, i
enza dubbio più ricche di quelle di oltramonti . La medesima sorgente
di
ricchezza, il commercio, ridestò fra noi il sopit
tupidezza e dall’inazione. Al commercio fiorente si dovettero i mezzi
di
scuotere il giogo de’ signori, e di stabilire un
cio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori, e
di
stabilire un governo libero ed eguale, che agli a
lazione e incoraggisse le arti. Uno spirito generoso d’indipendenza e
di
libertà fermentava nel cuor dell’Italia con tal v
di libertà fermentava nel cuor dell’Italia con tal vigore, che prima
di
terminare l’ultima crociata tutte le città consid
feodale! La Francia vicina (dice il prelodato Storico Inglese) prima
di
ogni altra regione verso il VII secolo approfitto
regione verso il VII secolo approfittossi del bell’esempio, il quale
di
mano in mano si comunicò all’Alemagna, indi alla
ali, Piccardi, Siciliani e Toscani. Lusingossi l’apologista Lampillas
di
partecipar delle glorie Italiane di quel tempo co
Lusingossi l’apologista Lampillas di partecipar delle glorie Italiane
di
quel tempo col seminar dubbii pedanteschi sulla n
e Italiane di quel tempo col seminar dubbii pedanteschi sulla nascita
di
qualche scrittore e col procurare di appropriarlo
dubbii pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare
di
appropriarlo alla sua nazione presupponendo scamb
e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scambi
di
sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’I
do scambi di sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’Italiani
di
segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di
i curino gl’Italiani di segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre
di
lettere posposte, le quali sprezzate risolvonsi i
, reticenze ed artificii Lampigliani, nè con invettive e declamazioni
di
omiciattoli sedicenti filosofi, nè con villanie e
o, veduto e confessato da classici scrittori transalpini, cioè quello
di
avere insegnato alle nazioni ad esser libere. Rin
entativo. Fece il commercio stabilir le fiere, nelle quali ad oggetto
di
chiamarvi e trattenervi il concorso s’introdusser
i, e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel Natale
di
Cristo, e nell’Epifania i chierici si mascheravan
imile contaminazione de’ templi. Restovvi tuttavia la musica, e l’uso
di
celebrarvi con una specie di rappresentazione cer
li. Restovvi tuttavia la musica, e l’uso di celebrarvi con una specie
di
rappresentazione certe feste bizzarre, le quali o
one certe feste bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere
di
follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedr
e bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che
di
giuoco. Era nota bile nella cattedrale di Roano i
il carattere di follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedrale
di
Roano il dì di Natale la festa asinaria, nella qu
i follia che di giuoco. Era nota bile nella cattedrale di Roano il dì
di
Natale la festa asinaria, nella quale compariva B
no il dì di Natale la festa asinaria, nella quale compariva Balaam su
di
un’asina, e varii profeti che aveano predetta la
in Viviers: in Inghilterra anche verso il 1530 trovavasi nella chiesa
di
Yorck un inventario, in cui si parlava della mitr
e dell’anello del Vescovo de’ Pazzi c Non riusciva men cara a’ popoli
di
quel tempo la festa degl’Innocenti che era un tra
ra a’ popoli di quel tempo la festa degl’Innocenti che era un tralcio
di
quella de’ Pazzi, e si celebrava nel dì de’ Santi
e si celebrava nel dì de’ Santi Innocentia Posero in oltre i monaci
di
mano in mano in dialogo le Vite de’ Santi, come q
re i monaci di mano in mano in dialogo le Vite de’ Santi, come quella
di
Santa Caterina recitata nel convento di san Dioni
e Vite de’ Santi, come quella di Santa Caterina recitata nel convento
di
san Dionigi. Altri simili dialoghi senza numero i
Toscana, non si rinviene cosa veruna appartente al teatro. Si favella
di
tragedie e commedie di Anselmo Faìdits nella poco
e cosa veruna appartente al teatro. Si favella di tragedie e commedie
di
Anselmo Faìdits nella poco esatta e favolosa stor
orì nel XIII secolo essendo morto nel 1220. Non ostante poi il titolo
di
tragedie e commedie, le di lui favole altro esser
morto nel 1220. Non ostante poi il titolo di tragedie e commedie, le
di
lui favole altro esser non doveano che meri monol
istrieri e de’ Giullari. L’Heregia dels Preyres è il titolo rimastoci
di
uno de’ dialoghi del Faidits, che si vuole che fo
o al servizio del marchese Bonifacio da Monferrato. Si parla eziandio
di
alcune pastorali de’ Provenzali che erano picciol
i ne’ quali confabulava il poeta e qualche pastorella. Tale fu quella
di
Paulet e della sua pastorella, i quali entrarono
’Europa, e la pastorella specialmente favella dell’infante don Pietro
di
Aragona e di Odoardo d’Inghilterra. Simile fu il
pastorella specialmente favella dell’infante don Pietro di Aragona e
di
Odoardo d’Inghilterra. Simile fu il dialogo di Gh
on Pietro di Aragona e di Odoardo d’Inghilterra. Simile fu il dialogo
di
Gherardo Richier con una pastorella, la quale ben
a quale benchè da lui trovata a caso, si mostra informata degli amori
di
lui colla sua Bel-deporta Comprendesi nella den
amori di lui colla sua Bel-deporta Comprendesi nella denominazione
di
Poeti Provenzali più di una specie di mestiere. D
Bel-deporta Comprendesi nella denominazione di Poeti Provenzali più
di
una specie di mestiere. Dividevansi in Troubadore
Comprendesi nella denominazione di Poeti Provenzali più di una specie
di
mestiere. Dividevansi in Troubadores, cioè Trovat
intertenevano gli astanti con varie buffonerie accompagnate dal suono
di
qualche stromento ed anche dal ballo. Generalment
a, nel Limosino, nel Poitù, nell’Alvernia, in somma in tutta la parte
di
Francia che si diceva Gallia Gotica, o Meridional
tinte per nobiltà, talento e pregi naturali. Essi tennero nella città
di
Aix capitale della Provenza e in Avignone la famo
dar più oltre troverebbe in tali esercizii ed in simili amiche i semi
di
tutte le Nici, Clori, Lidie, Iri immaginarie e Du
tutte le Nici, Clori, Lidie, Iri immaginarie e Dulcinee del Toboso e
di
ogni paese Europeo. Non può ragionevolmente riget
di ogni paese Europeo. Non può ragionevolmente rigettarsi l’opinione
di
chi afferma che tali poeti degl’infimi tempi e de
ardi poeti Celti della Gallia, della Scozia, dell’Irlanda e del paese
di
Galles nella Gran Brettagna. De’ quali verseggiat
rileva da’ fatti seguenti. Alfredo gran re d’Inghilterra in un tempo
di
barbarie, cioè nell’878, volendo spiare la situaz
l re, e cantò molti versi, e poscia esaminato il campo formò un piano
di
assalto, col quale tagliò a pezzi il nemico eserc
il nemico esercito. Sessanta anni dopo, cioè nel X secolo, Anlaff re
di
Danimarca collo stesso travestimento volle osserv
f re di Danimarca collo stesso travestimento volle osservare il campo
di
Atelstan re d’Inghilterra, ma lo stratagemma rius
i sull’animo de’ combattenti, che avendo fatta la conquista del paese
di
Galles, per assicurarsela per dirlo colle parole
utti i Bardi del paese, ordinò che si uccidesseroa. Ma sotto il regno
di
Riccardo II verso la fine del secolo XIV trovansi
a. L’Italia che già contava varii non ispregevoli poeti, come Guitton
di
Arezzo che perfezionò il Sonetto invenzione degl’
i, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, ed il migliore
di
tutti Dante Alighieri: pare che sia l’unica nazio
secolo XIII. Nel 1230 si celebrò in Piacenza nel borgo e nella piazza
di
s. Antonino un giuoco, che nella Cronaca Piacenti
a nel Prato della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì
di
Pasqua di Risurrezione del 1243 o 1244b. Pretese
o della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì di Pasqua
di
Risurrezione del 1243 o 1244b. Pretese il Bumaldi
el 1250 componesse volgari tragedie, ma ciò affermò, perchè nel libro
di
Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato
nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato poeta
di
stile tragico , la qual cosa, come ognun sa, in
gnun sa, in Dante significa stile sublime, nè indica che fosse autore
di
tragediea. Quel che però non ammette dubbio verun
etto principale si prefisse il rappresentare i Misteri della Passione
di
Gesù Cristo, siccome per lungo tempo continuò ad
settimana santab. Un’altra rapresentazione de’ Misteri della Passione
di
Cristo trovasi fatta dal Clero con molto applauso
vasi fatta dal Clero con molto applauso nel Friuli l’anno 1298 nel dì
di
Pentecostea. Il dottissimo Storico della Letterat
XIII rammentate dal Muratorib, asserendo non potersi mettere in conto
di
teatrali. Vuole altresì con fondamento che il nom
rammatica. Passa inoltre a dubitare che le accennate rappresentazioni
di
Padova, del Friuli, della Compagnia del Gonfalone
alogo, stimandole semplici apparenze mute figurate dal Clero in tempo
di
Pasqua e di Pentecoste. Veramente noi che reputia
ndole semplici apparenze mute figurate dal Clero in tempo di Pasqua e
di
Pentecoste. Veramente noi che reputiamo drammatic
si direbbe con ogni proprietà ludus un mistero espresso con un gruppo
di
figure; nè perchè in vece di quelle statue si met
ludus un mistero espresso con un gruppo di figure; nè perchè in vece
di
quelle statue si mettessero degli uomini, tal rap
l suo istituto. Nel XV secolo rappresentava pubblicamente nel Coliseo
di
Roma la Passione; e le parole del dramma si compo
di Roma la Passione; e le parole del dramma si composero dal Vescovo
di
s. Leo Giuliano Dati fiorentino che fiorì circa i
ell’Alemagna. Vedrassi nel seguente capo che in Francia sin dal tempo
di
Filippo il Bello vi fu una festa simile con canti
po il Bello vi fu una festa simile con canti e parole. Alcuni squarci
di
simili Misteri fatti in Napoli nel tempo degli An
a non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli
di
rappresentazioni cantate e recitate. Per altro no
l’istrioni e giocolieri a que’ tempi, non meritino rigorosamente nome
di
vere azioni teatrali. Con tutto ciò debbono entra
teatrali, nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma
di
quelli e di questa si conservano le memorie da qu
è tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e
di
questa si conservano le memorie da quanti imprend
stiche l’indeboliscono, e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi
di
nuovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo
timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona
di
Autari. Ma tendendo sempre la costituzione di tal
ovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo sempre la costituzione
di
tal regno alla divisione, al fine i gran ducati s
gran ducati si suddividono in contadi subalterni numerosi ma piccioli
di
mole e di potere. a. Vedi il Potgessero, ed il l
i si suddividono in contadi subalterni numerosi ma piccioli di mole e
di
potere. a. Vedi il Potgessero, ed il libro I, ca
l libro I, cap. 18 della Storia civile e politica del regno de Napoli
di
Carlo Pecchia. a. Degno di leggersi nella Stori
ia civile e politica del regno de Napoli di Carlo Pecchia. a. Degno
di
leggersi nella Storia della Letteratura Italiana
ne opinione dietro la scorta del lodato Denina, facendo uso al solito
di
commode asserzioni gratuite in vece di monumenti
Denina, facendo uso al solito di commode asserzioni gratuite in vece
di
monumenti storici per distruggere le verità sì be
e verità sì ben sostenute dal Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare
di
certi apologisti di ultima moda, combattere l’evi
enute dal Tiraboschi. Ma è questo appunto il fare di certi apologisti
di
ultima moda, combattere l’evidenza che gli molest
di ultima moda, combattere l’evidenza che gli molesta, con l’autorità
di
un nome solo, fosse poi anche quello, non che del
nome solo, fosse poi anche quello, non che dell’erudito sig. Denina,
di
un Sherlok, purchè dica male dell’Italia. Il mede
e’ tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio
di
una lettera di Adriano I pieno di solecismi stamp
nti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera
di
Adriano I pieno di solecismi stampato dal Mabillo
lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno
di
solecismi stampato dal Mabillon. Ma con sua pace
occhi aperti, e vedrà che il Tiraboschi punto non reca in testimonio
di
buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla
il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere
di
Adriano. Egli ne parla come di un erudito in for
testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla come
di
un erudito in forza di ragionamento superiore ass
inità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forza
di
ragionamento superiore assai al suo avversario Ca
l sig. Lampillas che in altro senso che in questo vengano dal vescovo
di
Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come
o che in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli
di
que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nel
agnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole
di
tal prelato, ed in ciò che dice di Adriano il Tir
mi ed eloquentissimi? Nelle parole di tal prelato, ed in ciò che dice
di
Adriano il Tiraboschi, si attenda allo zelo, alla
llo stile. Che se volesse il sig. Lampillas mostrare, che gl’Italiani
di
que’ miseri tempi erano nel latino idioma più bar
te con più purità ed eleganza del famoso storico de’ Longobardi Paolo
di
Varnefrido; e che non fossero stati Italiani ma S
Da questo sentimento non contraddetto da i dotti si è fatto un pregio
di
discordare il più volte rammemorato Lampillas, pr
. Egli si dimostra in tal fatto così poco istruito, che fa sospettare
di
essergli stata da altri sugerita così secca e dig
onde ci astringe ad una nota non breve e ad implorar per la lunghezza
di
essa il perdono de’ leggitori. Ignora primieramen
de’ leggitori. Ignora primieramente l’apologista che molti anni prima
di
Alarico il padre di lui chiamato Eurico o Evarico
a primieramente l’apologista che molti anni prima di Alarico il padre
di
lui chiamato Eurico o Evarico (che cominciò a reg
inciò a regnare l’anno 486) avea già dato a’ Visigoti il primo codice
di
leggi dette Teodoriciane o perchè, secondo i dott
secondo i dottissimi Savarone e Grozio, Eurico portasse anche il nome
di
Teodorico, o perchè, secondo il Sirmondo e l’Alte
odosiane dell’Impero Occidentale. Seguì poscia la lodata compilazione
di
Alarico pubblicata in. Tolosa col titolo di Brevi
ia la lodata compilazione di Alarico pubblicata in. Tolosa col titolo
di
Breviario; ed è quell’unica che, non saprei dir c
In oltre Caindesvindo ed altri Visigoti fecero alcun’altra collezione
di
leggi, della quale neppure ebbe contezza il Lampi
e neppure ebbe contezza il Lampillas; altrimente non avrebbe lasciato
di
trionfarne. Vennero in appresso più tardi le legg
vrebbe lasciato di trionfarne. Vennero in appresso più tardi le leggi
di
Aragona, del contado di Barcellona, di Valenza. N
farne. Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contado
di
Barcellona, di Valenza. Noi dunque che sappiamo q
in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contado di Barcellona,
di
Valenza. Noi dunque che sappiamo quel che seppe i
uestiona se la Spagna col resto dell’Europa avesse avuto alcun codice
di
leggi, no; ma sì bene, se queste fossero state pe
o dall’esgesuita Lampillas net Saggio Apologetico. Certamente il sig.
di
Montesquieu, e quanti peritamente favellano di le
co. Certamente il sig. di Montesquieu, e quanti peritamente favellano
di
leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’unde
i (dice il celebre Guglielmo Robertson nell’Introduzione alla Storia
di
Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, ce
lielmo Robertson nell’Introduzione alla Storia di Carlo V) lasciarono
di
avere qualche autorità, cedendo il luogo a certe
ezzo dal medesimo Lampillas. Questo volume che fu compilato nel regno
di
Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal
quali l’apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario
di
Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli st
ista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e
di
tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuol
icurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia
di
Spagna del p. Duchesne bene accolto dal pubblico,
tica. Di fatti come non sarebbe la Spagna soggiaciuta a questa specie
di
anarchia de’ tribunali, e ad altri disordini, se
ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano fra loro, empivano
di
tumulto e confusione tutte le provincie spagnuole
le prepotenze, gli omicidii divennero sì comuni, ché in questo stato
di
disordine non solo fu interrotto ogni sorte di co
i, ché in questo stato di disordine non solo fu interrotto ogni sorte
di
commercio, ma rimaneva appena qualche communicazi
. E tali disordini sin dalla mettà del secolo XIII indussero le città
di
Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizio
rdini sin dalla mettà del secolo XIII indussero le città di Aragona e
di
Castiglia, ad onta della giurisdizione baronale,
ne baronale, ad associarsi e ad armare alcune compagnie sotto il nome
di
Santa Confraternita, per proteggere i viaggiatori
enti punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi
di
Alarico che suppose dal VI secolo felicemente oss
che suppose dal VI secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto
di
alcuni secoli seguenti. Dopo avere egli, colla in
avere egli, colla intelligenza che si è veduto, assicurato al codice
di
Alarico il vanto dell’osservanza per più secoli,
ni fabbrica de’ grandi castelli. A questi tempi (dice) le decisioni
di
liti tra’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti
astelli. A questi tempi (dice) le decisioni di liti tra’ privati, e
di
gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di p
liti tra’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via
di
prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e d
’ privati, e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove
di
acqua, di fuoco, di braccia a croce, e di duelli.
e di gurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua,
di
fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole eg
sdizione tra’ potenti, facevansi per via di prove di acqua, di fuoco,
di
braccia a croce, e di duelli. Vuole egli forse d
facevansi per via di prove di acqua, di fuoco, di braccia a croce, e
di
duelli. Vuole egli forse darci ad intendere che
forse darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudi ii
di
Dio ed i duelli? Egli dovrebbe sapere, quanto tar
gli dovrebbe sapere, quanto tardi si fece el postrer duelo en España,
di
cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella
l postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri
di
quella penisola; dovrebbe sapere ancora che sino
a Cavalleria convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito
di
coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli
convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla
di
ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli convincersi
rologo gli sconcerti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi
di
Alarico. Nos (dice il Re Alfonso) por la gracia
eravi dunque, secondo Alfonso, sino al XIII secolo in Ispagna libro
di
leggi, e giudicavasi per bravure, per capriccio,
o regolarli con una legislazione particolare. Per supplire al difetto
di
lettura dell’apologista, e di chi sacò per lui la
ne particolare. Per supplire al difetto di lettura dell’apologista, e
di
chi sacò per lui la cara, e il nominò, per far no
lui la cara, e il nominò, per far noto che era il Lampillas sotto la
di
lui protezione, ne accennerò almeno i titoli. Nel
ennerò almeno i titoli. Nella I Partita si vieta nel tit. 13, leg. 10
di
seppellir ne’ cimiterii colui che morisse nello s
la in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo
di
fare i cavalieri e gli scudieri, e nella 21, si d
erisi come proprii dell’Italia dal signor Lampillas che ci permetterà
di
dirgli, che de’ fatti di sua casa tanto sa egli q
talia dal signor Lampillas che ci permetterà di dirgli, che de’ fatti
di
sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto. Ma qu
un Otentotto. Ma qual era l’Italia quanto alla legislazione a’ tempi
di
Alarico, e ne’ secoli seguenti, cioè nel medio ev
overnata con i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri
di
Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Mo
on i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo,
di
Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; i
egoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano,
di
Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; in appresso col
Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo,
di
Ulpiano, e di Modestino; in appresso col Breviari
Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano, e
di
Modestino; in appresso col Breviario stesso di Al
di Gajo, di Ulpiano, e di Modestino; in appresso col Breviario stesso
di
Alarico; e finalmente col famoso editto di Teodor
resso col Breviario stesso di Alarico; e finalmente col famoso editto
di
Teodorico. Entrati poi a regnarvi i Longobardi, e
gnarvi i Longobardi, ecco ciò che seguì in Italia secondo il racconto
di
Paolo Diacono il migliore storico de’ tempi bassi
ntata, che gl’Italiani che volessero soggettarvisi, il celebre editto
di
Rotari settimo re d’Italia, pubblicato nel 643, q
ebre editto di Rotari settimo re d’Italia, pubblicato nel 643, quello
di
Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incom
d’Italia, pubblicato nel 643, quello di Grimoaldo del 668, i capitoli
di
Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli
668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli
di
Rachi del 746, e di Astolfo del 753. Ed intanto l
Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli di Rachi del 746, e
di
Astolfo del 753. Ed intanto lasciarono la libertà
to lasciarono la libertà agli ecclesiastici, e a chiunque il volesse,
di
vivere colle Romane leggi, e colle costituzionì d
nì de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque nell’Esarcato
di
Ravenna, e ne’ Ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta. D
le quali sussistevano comunque nell’Esarcato di Ravenna, e ne’ Ducati
di
Napoli, Amalfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, C
malfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, Carlo Magno nell’anno 801, e i
di
lui successori sino a Corrado il Salico, fecero v
un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni
di
Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trat
ni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi
di
Benevento, frammenttendovi alcune sue osservazion
nevento, frammenttendovi alcune sue osservazioni intorno alla pratica
di
esse leggi; il qual codice serbasi nell’archivio
l sig abate giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro
di
un cane e di uno sparviere ; nè ciò bastandogli a
iudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e
di
uno sparviere ; nè ciò bastandogli attribuisce a’
sparviere ; nè ciò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge
di
altri popoli, cioè de’ Borgognoni. Ecco però la v
o però la vera pena stabilita nelle leggi Longobarde contro del ladro
di
uno sparviere: Si quis de gaio regis accipitrem
questa pena pecuniaria? Più grave era la pena onde punivasi un ladro
di
un cane, cioè dovea pagare una somma nove volte
un ladro di un cane, cioè dovea pagare una somma nove volte maggiore
di
quel che valeva il cane . Or dove sono le onze d
ove volte maggiore di quel che valeva il cane . Or dove sono le onze
di
carne divorate dall’augello nella parte più polpu
rare i suoi compatriotti a spese dell’Italia, dovea prima assicurarsi
di
aver ragione, altrimenti il ridicolo viene a rica
oi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi
di
que’ tempi, per ben giudicarne, se ne dovrebbe ri
ano quasi da per tutto le leggi Longobarde, e al vantaggio che alcune
di
esse hanno riportato ancor sulle Romane. Ma senza
gobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice nel libro XVIII, c. 2)
di
Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudi
2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle
di
Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpa
ose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano
di
molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, d
principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti,
di
Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono pueri
ardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo,
di
Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idio
o di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo,
di
Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non cons
goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene
di
tinte rettoriche, vote di senso, frivole nel fond
nseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vote
di
senso, frivole nel fondo, e gigantesche nello sti
ondo, e gigantesche nello stile. Or faccia il Lampillas il confronto
di
ciò che si fe insegnare dal Bettinelli col riferi
talia, e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Queste ultime, ad onta
di
quel bacio che ha posto in buono umore il Lampill
nta di quel bacio che ha posto in buono umore il Lampillas (vedasi il
di
lui tomo I pag. 27 e 28) sono da quel celebre Pre
questa nota può comprendere il sig. Lampillas, che non basta un poco
di
talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo
talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo, nè il millantarsi
di
esser filosofo e critico di gusto, nè il declamar
d un cieco patriotismo, nè il millantarsi di esser filosofo e critico
di
gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entr
tico di gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entrare a parlar
di
cose che non si sono studiate bene nè punto nè po
è poco. a. Vedasi l’introduzione al libro V delle Storie Fiorentine
di
Niccolò Macchiavelli, il quale par che si appress
Friderici lib. II, c. 13. a. Vedi la citata introduzione alla Storia
di
Carlo V, Sez. I, e le note XV, XVI, XVII, e XVIII
e XVIII. a. Vedi il Capitolo: Cum decorem domus Domini nel Decretale
di
Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e po
degli Europei nell’Indie. a. Du Cange Glossar. b. Vedi la Storia
di
Cedreno. c. Senza citar le memorie di m. Du Till
e Glossar. b. Vedi la Storia di Cedreno. c. Senza citar le memorie
di
m. Du Tillot da servire all’Istoria della Festa d
storia della Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere
di
Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobine
la Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro
di
Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Mar
e’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois,
di
Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta
presse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers,
di
Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare
sanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray,
di
Lobineau, di Marlot, basta rimandare il leggitore
1, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau,
di
Marlot, basta rimandare il leggitore all’Enciclop
t, basta rimandare il leggitore all’Enciclopedia. Per chi si contenta
di
averne qualche leggiera notizia, accenniamo solta
ione de’ Saturnali de’ Gentili. La libertà data a’ servi nel dicembre
di
motteggiare, e far da padroni, si concedeva in qu
n asino, e si cantava, hè, sire âne, hè, hè . Secondo Raynaud nel dì
di
santo Stefano si cantava alla Messa una canzone d
na canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì
di
san Giovanni un’altra prosa detta del bue a. Ma
lgrado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa
di
que’ rozzi secoli sussisteva nel secolo XVII in q
XVII in qualche provincia. La gnavasi il Naudè nel 1645 col Gassendi
di
esser tutta via in osservanza in qualche monister
e scani in Antibo il dì degl’Innocenti astenevansi i monaci sacerdoti
di
andare in coro, dando luogo a’ loro frati laici c
, dando luogo a’ loro frati laici cucinieri, questuanti, giardinieri,
di
officiare con profanazioni stravaganti, i quali p
vesti sacerdotali tutte lacere, e mettevansele a rovescio, mostravano
di
leggere su i libri che tenevano volti all’ingiù c
di leggere su i libri che tenevano volti all’ingiù con occhiali fatti
di
corteccia di aranci, e gridavano follemente con v
i libri che tenevano volti all’ingiù con occhiali fatti di corteccia
di
aranci, e gridavano follemente con varie contorsi
a. Michele Nostradamus fu medico, astrologo e profeta Narbonese che
di
anni 62 finì di vivere nel 1568. Le Vite de’ Poet
tradamus fu medico, astrologo e profeta Narbonese che di anni 62 finì
di
vivere nel 1568. Le Vite de’ Poeti Provenzali da
urs dell’ab Millet. a. Leggasi il Discorso aggiunto a una collezione
di
antiche poesie Inglesi uscita in Londra nel 1765,
in Londra nel 1765, che fu pure annunziata nella Gazzetta Letteraria
di
Parigi nel mese di gennajo del 1766. a. Vedi il
, che fu pure annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese
di
gennajo del 1766. a. Vedi il volume II della sua
li d’Italia. b. Si veggano le sue Annotazioni all’Eloquenza Italiana
di
Giusto Fontanini p. 487, e le di lui Lettere t. I
e Annotazioni all’Eloquenza Italiana di Giusto Fontanini p. 487, e le
di
lui Lettere t. II. a. Lo confutò il Quadrio nel
ere t. II. a. Lo confutò il Quadrio nel t. IV della Storia e ragione
di
ogni poesia; e più recentemente il padre Ireneo A
temente il padre Ireneo Affò nella prefazione all’edizione dell’Orfeo
di
Angelo Poliziano. b. V. le Reflessioni istoriche
lessioni istoriche e critiche del Riccoboni sopra i differenti teatri
di
Europa. Non fu dunque in mezzo alla luce del Cinq
agnia, ma sì bene nel secolo XIII. La pubblicazione poi degli Statuti
di
essa seguì nel 1584 nella stessa Roma, cioè trece
orgogliosa filosofia dello spagnuolo Arteaga che sempre ragiona prima
di
assicurarsi de’ fatti, e che in conseguenza si av
Ital. t. IV, lib. III, c. 3. a. Argomento sarebbe questo degno solo
di
certi ragionatori di ultima moda, i quali spregia
I, c. 3. a. Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori
di
ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cu
o di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione
di
cui scarseggiano, empiono le loro carte stampate
iano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono le loro carte stampate
di
sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e
compiacimento abbiamo in seguito notato che il su degno nostro amico
di
remota data, ornamento insieme ed istorico della
alcuni bei monumenti tratti dagli Statuti della Compagnia de’ Battuti
di
Trevigi eretta nel 1261, e pubblicati dal più vol
ie del beato Errico p. I) perciocchè in essi si legge, che i canonici
di
quella chiesa doveano dare in anno quolibet dict
., cum fiet representatio .» Varie rappresentazioni simili del Regno
di
Napoli potremmo anche addurre in prova, se di più
azioni simili del Regno di Napoli potremmo anche addurre in prova, se
di
più le nostre prime asserzioni ne abbisognassero.
empo immemorabile eseguita nella sera del Venerdì santo, del Mortorio
di
Cristo, dopo una pomposa processione che usciva d
torio di Cristo, dopo una pomposa processione che usciva dalla chiesa
di
san Filippo Neri, fatta a spese de’ confratelli d
CAPO VIII. Teatro
di
Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favo
II. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole
di
Eschilo non sempre animata da quella interessante
ella interessante vivacità che può renderla accetta, qualche reliquia
di
rozzezza nella decorazione, e la scarsezza di mot
cetta, qualche reliquia di rozzezza nella decorazione, e la scarsezza
di
moto, additavano a Sofocle una corona tragica non
è gli parve necessaria all’esecuzione del suo disegno un’altra specie
di
attori, volle separar dal Coro una terza classe d
no un’altra specie di attori, volle separar dal Coro una terza classe
di
cantori e ballerini per aggregarle ai semplici de
er mettere alla vista il luogo dell’azionea. Ebbe ancora l’accortezza
di
scerre argomenti adattati al talento e alla dispo
alento e alla disposizione de’ suoi attori, giacchè egli per mancanza
di
voce non potè rappresentare, come facevano gli al
ole distese Sofocle le sue osservazioni per far risplendere l’abilità
di
ciascuno; e perchè si vedessero in teatro brillar
ttimi studii, divengono esemplari de’ più peregrini ingegni. Lo stile
di
Sofocle è talmente sublime, magnifico e degno del
co e degno della tragedia, che per caratterizzare la maestosa gravità
di
tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al cot
à di tal componimento, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto
di
Sofocleo. Nella di lui vita che Giovanni Lalament
to, dopo Virgilio suol darsi al coturno l’aggiunto di Sofocleo. Nella
di
lui vita che Giovanni Lalamenti tradusse dal grec
ispezialità le tre seguenti bellissime scene: la situazione patetica
di
Ajace rivenuto dal suo furore col figliuolo Euris
colla sua sposa Tecmessa; la pittura naturalissima della disperazione
di
Ajace che si ammazza; ed il tragico quadro che pr
si ammazza; ed il tragico quadro che presenta la troppo tarda venuta
di
Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo s
ico quadro che presenta la troppo tarda venuta di Teucro ed il dolore
di
Tecmessa e del Coro allo spettacolo di Ajace ucci
venuta di Teucro ed il dolore di Tecmessa e del Coro allo spettacolo
di
Ajace ucciso. Oh quanto è vaga la natura ritratta
ga la natura ritratta da un gran pennello! Ma oh quanto si scarseggia
di
gran pennelli che sappiano mettere in opera i bei
lori della natura agli antichi famigliari! Or perchè mai trascurarono
di
osservare simili scene ricche di bellezze inimita
migliari! Or perchè mai trascurarono di osservare simili scene ricche
di
bellezze inimitabili il Robortelli, il Nisieli ed
transalpini falsi belli-spiriti La-Mothe, d’Argens, Perrault, in vece
di
perdersi a censurarne ogni minimo neo nello scene
e grossolana, per non avere abbastanza riflettuto alla natura eroica
di
que’ tempi lontani che i tragici intesero di ritr
ttuto alla natura eroica di que’ tempi lontani che i tragici intesero
di
ritrarre? Il garrire degli eroi tanto da’ critici
iurie l’uno contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi
di
Filippo, di Alessandro ed anche di Cassandro. Or
contro l’altro essi si scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo,
di
Alessandro ed anche di Cassandro. Or quello che i
scagliassero nel Pritaneo a’ tempi di Filippo, di Alessandro ed anche
di
Cassandro. Or quello che i Greci profferivano ne’
si del destino della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico
di
Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio di
o della patria, ci dee far risalire sino al tempo eroico di Achille e
di
Ajace, e guarirci dal pregiudizio di giudicare da
ino al tempo eroico di Achille e di Ajace, e guarirci dal pregiudizio
di
giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi
i dal pregiudizio di giudicare dal decoro osservato ne’ moderni tempi
di
quello che convenisse a’ tragici Greci nel copiar
seo ed Agamennone. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa
di
Menelao e poi di Agamennone con Teucro e spezialm
. Del rimanente nell’Ajace io non vedo nella contesa di Menelao e poi
di
Agamennone con Teucro e spezialmente in quella di
sa di Menelao e poi di Agamennone con Teucro e spezialmente in quella
di
Ulisse, tante villanie obbrobriose quante nel P
Paragone della Poesia Tragica ne rimprovera a Sofocle il conte Pietro
di
Calepio critico per altro assai saggio. In tutta
e Pietro di Calepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena
di
Menelao e di Teucro trovo soltanto che quegli rip
alepio critico per altro assai saggio. In tutta la scena di Menelao e
di
Teucro trovo soltanto che quegli riprende nell’al
ltanto che quegli riprende nell’altro la soverchia baldanza, e questi
di
rimbalzo lo taccia di stoltezza; or dove sono gli
ende nell’altro la soverchia baldanza, e questi di rimbalzo lo taccia
di
stoltezza; or dove sono gli obbrobrii esagerati?
cena con Agamennone. Questi come re de’ re irritato per la resistenza
di
Teucro gli rinfaccia l’aver egli, che pur non è c
nza di Teucro gli rinfaccia l’aver egli, che pur non è che un figlio
di
una cattiva, σὲ… τόν ὲκ της αιχμαλώτιδος, osato r
are agli ordini de’ supremi capitani. Lo chiama indi servo e barbaro
di
stirpe . Teucro mostra di esser nato di Telamone
i capitani. Lo chiama indi servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra
di
esser nato di Telamone e di una regina, e si mera
chiama indi servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra di esser nato
di
Telamone e di una regina, e si meraviglia come a
servo e barbaro di stirpe . Teucro mostra di esser nato di Telamone e
di
una regina, e si meraviglia come a lui favelli a
lli a quel modo Agamennone nipote del barbaro e Frigio Pelope, figlio
di
Atreo famoso per la scellerata cena e di Cressa c
baro e Frigio Pelope, figlio di Atreo famoso per la scellerata cena e
di
Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva U
e di Cressa colta con uno straniero. Dopo ciò arriva Ulisse, e cerca
di
placare Agamennone; nè in questa ultima scena tro
lle nostre poesie, barbaro, stolto, insano, vile, tralcio illegittimo
di
tronco oscuro ec. ec., nè Corneille, Crebillon, V
medesime cose in Sofocle a? Si rappresenta nelle Trachinie la morte
di
Ercole avvenuta per lo dono funesto di Dejanira,
senta nelle Trachinie la morte di Ercole avvenuta per lo dono funesto
di
Dejanira, nella quale con tutta verità e delicate
a quale con tutta verità e delicatezza si vede delineato il carattere
di
una moglie tenera e gelosa. Nell’atto quarto Ilo
rale che egli avesse due volte valicato in tempo sì corto uno stretto
di
sessanta miglia italiane interposte da Ceneo a Tr
le per qualche circostanza allora nota ed oggi involta nel l’oscurità
di
tanti secoli, o se avesse creduto far cosa contra
stati da Antigone al fratello Polinice mal grado del vigoroso divieto
di
Creonte. E notabile nel l’atto secondo la scena d
ed Ismene, che disprezzando a competenza la morte accusano se stesse
di
aver trasgredita la legge. Questo contrasto tener
esto contrasto tenero e generoso imito il gran Torquato nell’episodio
di
Olindo e Sofronia, e l’immortale Pietro Metastasi
nia, e l’immortale Pietro Metastasio lo ravvivò con tutto il patetico
di
una passione grande e lo rendette più interessant
figliuolo del re che ama questa principessa, si ammazza, ed Furidice
di
lui madre che ne intende il racconto, istupidita
o applauso ben trentadue volte, fe decorare l’autore colla prefettura
di
Samo. Dove si conosce il pregio del l’arte, si pr
lei, i Newton a. L’Elettra contiene lo stesso argomento delle Coefore
di
Eschilo maneggiato con esattezza maggiore. L’inte
zo, ossia canto del Coro del l’atto secondo, è congiunto alle querele
di
Elettra. La riconoscenza molto tenera fassì con p
Elettra. La riconoscenza molto tenera fassì con più verisimilitudine
di
quello che avviene nelle tragedia del predecessor
dine di quello che avviene nelle tragedia del predecessore, per mezzo
di
un anello di Agamennone. Il dolore di Elettra in
o che avviene nelle tragedia del predecessore, per mezzo di un anello
di
Agamennone. Il dolore di Elettra in tutta l’azion
dia del predecessore, per mezzo di un anello di Agamennone. Il dolore
di
Elettra in tutta l’azione si trova espresso a mer
re di Elettra in tutta l’azione si trova espresso a meraviglia, ed il
di
lei carattere ottimamente scolpito spicca con isp
con ispezialità nella scena con Crisotemi sua sorella. La moderazione
di
questa serve d’artifizioso contrasto col trasport
La moderazione di questa serve d’artifizioso contrasto col trasporto
di
Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste te
esta serve d’artifizioso contrasto col trasporto di Elettra. La scena
di
Elettra che piange Oreste tenendo l’urna delle di
i Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste tenendo l’urna delle
di
lui ceneri, si rappresentò una volta da Polo che
suo fine: caratteri veri e degnamente sostenuti, e senza distrazione
di
altre circostanze meno interessanti: passioni for
a a’ moderni quel vedere due figli tramare ed eseguire l’ammazzamento
di
una madre tuttochè colpevole. Chi oggi non fremer
di una madre tuttochè colpevole. Chi oggi non fremerebbe alle parole
di
Elettra che incoragisce Oreste a ferise, a repli
rilevato meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità
di
obedire ad Apollo, che dovea fuor di dubbio in ta
oci della natura colla necessità di obedire ad Apollo, che dovea fuor
di
dubbio in tal caso lacerare il cuore di Oreste? E
ire ad Apollo, che dovea fuor di dubbio in tal caso lacerare il cuore
di
Oreste? Eschilo nello stesso argomento gliene ave
orchè diminuisce l’attenzione del l’uditorio col far seguire la morte
di
Clitennestra prima di quella di Egisto, sembrando
enzione del l’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima
di
quella di Egisto, sembrando che se ne renda meno
l l’uditorio col far seguire la morte di Clitennestra prima di quella
di
Egisto, sembrando che se ne renda meno importante
nto. L’Edipo re, o tiranno, come dice l’originalea, è la disperazione
di
tutti i tragici ed il modello principale di tutte
inalea, è la disperazione di tutti i tragici ed il modello principale
di
tutte l’età. Nulla di più tragico ha partorito la
one di tutti i tragici ed il modello principale di tutte l’età. Nulla
di
più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stup
più tragico ha partorito la Grecia. Tutta la stupidità o il capriccio
di
certi pregiudicati incurabili moderni appena bast
ati incurabili moderni appena basta per ingannar se stessi sul merito
di
questo capo d’opera, e per supporre la tragedia a
tili nel tempo che si producevano simili componimenti che nulla hanno
di
mediocre. Torresti tu (diceva col solito discer
i mediocre. Torresti tu (diceva col solito discernimento Longino a)
di
esser piuttosto Bacchilide che Pindaro , e nella
la tragedia Jone Chio che Sofocle?… É chi sarà quegli che avendo fior
di
senno, messe tutte insieme le opere di Jone, al s
hi sarà quegli che avendo fior di senno, messe tutte insieme le opere
di
Jone, al solo dramma del l’Edipo ardisca contrapp
curioso e compassionevole. Vedesi in una gran piazza il real palagio
di
Edipo: alla porta di esso si osserva un altare, i
evole. Vedesi in una gran piazza il real palagio di Edipo: alla porta
di
esso si osserva un altare, innanzi al quale si pr
rta di esso si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro
di
vecchi e di fanciulli: si rileva dalle parole che
si osserva un altare, innanzi al quale si prostra un coro di vecchi e
di
fanciulli: si rileva dalle parole che in lontanan
ananza dovea vedersi il popolo afflitto radunato intorno ai due tempi
di
Pallade e al l’altare di Apollo. Nè ciò era tropp
opolo afflitto radunato intorno ai due tempi di Pallade e al l’altare
di
Apollo. Nè ciò era troppo ne’ teatri Greci, la cu
moderni, benchè alquanti assai vasti se ne contino. Dopo un contrasto
di
Edipo e Creonte, Giocasta nel l’atto terzo cercan
o un contrasto di Edipo e Creonte, Giocasta nel l’atto terzo cercando
di
consolare il consorte con iscreditare le predizio
e con iscreditare le predizioni racconta come andò a voto un’ oracolo
di
Apollo, il quale presagiva che un di lei figlio d
nta come andò a voto un’ oracolo di Apollo, il quale presagiva che un
di
lei figlio dovea essere l’uccisore del padre; imp
la diviene interessante. Vuolsi osservare come qui Giocasta si studia
di
torre ogni credito agli oracoli; e nel l’atto qua
reduto padre è morto in Corinto ne deduce per conseguenza l’inutilità
di
consultare l’oracolo di Apollo. Ma frattanto nel
Corinto ne deduce per conseguenza l’inutilità di consultare l’oracolo
di
Apollo. Ma frattanto nel rimanente della tragedia
imanente della tragedia si dimostra appunto la falsità del raziocinio
di
que’ due spiriti-forti, e si accreditano col fatt
ccreditano col fatto le divine risposte, stabilendosi l’infallibilità
di
Apollo e l’insuperabile forza del fato, quella fo
i mirabilmente condotta per tutte le circostanze nel l’atto quarto, e
di
qual veramente tragica catastrofe produttrice! Ar
le parole del messaggiero non lasciano più dubbio alcuno del l’essere
di
Edipo, in se stessa riconcentrata e piena del pro
nsibili un oggetto sommamente compassionevole. Ella giusta la maniera
di
Sofocle esprime col silenzio l’intensità della su
le invano cercato dai declamatori e ragionatori moderni. Edipo sicuro
di
essere egli quel figlio colpevole additato dal l’
ile destino, ecco una volta Tutti svelati i tuoi decreti! Io nato Son
di
cui non dovea: ho un letto offeso Cui d’innalzar
to è tragico e spaventevole nel l’atto quinto il racconto della morte
di
Giocasta e del l’acciecamento di Edipo! Che spett
’atto quinto il racconto della morte di Giocasta e del l’acciecamento
di
Edipo! Che spettacolo Edipo accecato! In quest’at
ratezza! ritornaste Nel ventre de la madre il seme istesso Concependo
di
lui parti nefandi. Fratelli, padre e figli produc
e il dottissimo Brumoy desiderava nella per altro elegante traduzione
di
questo passo fatta da Niccolò Boileau. Lacera fin
i i cuori che non ignorano la potenza della sensibilità, la preghiera
di
Edipo ridotto in sì misero stato per abbracciar l
r le figliuole, e quando brancolando va loro incontro chiamandosi ora
di
loro fratello ora padre, Figlie, ove sete, o fig
ate ottimamente dipinte. Il Coro conchiude la tragedia colla sentenza
di
Solone. Tutti i Cori del l’Edipo esprimono al viv
. Tutti i Cori del l’Edipo esprimono al vivo la sublimità dello stile
di
Sofocle, e si veggono mirabilmente accomodati all
i alle particolarità del l’azione, nella qual cosa Sofocle riescì più
di
ogni altro tragico, Qualche altro frammento di qu
osa Sofocle riescì più di ogni altro tragico, Qualche altro frammento
di
quello del l’atto primo della versione elegante d
legante del lodato Giustiniani mostrerà alla gioventù studiosa l’arte
di
Sofocle ne’ canti de’ cori. Invocato Giove, Miner
o Giove, Minerva, Diana ed Apollo, si passa alla descrizione de’ mali
di
Tebe in tal guisa: Giace dal morbo afflitto il p
stinti In largo e folto stuolo, Più che il foco leggere Fuggon l’alme
di
Stige ai tristi liti. Ma l’infinita turba abbando
sse e Neottolemo, perchè richiedevansi indispensabilmente alla caduta
di
Troja. Filottete è il più compiuto esemplare dell
à della tragedia antica, e della costante regolarità ed aggiustatezza
di
Sofocle nel l’economia del l’azione. Tutto in tal
o tende con energia al suo scopo. Dipinto a maraviglia è il carattere
di
Neottolemo. I moderni non vedrebbero con piacere
ne dimostra che certo sublime idropico e romanzesco, e che io chiamo
di
convenzione teatrale, perderebbe affatto il credi
e con garbo da un ingegno sagace che sapesse renderle, sulle vestigia
di
Sofocle, tragiche e grandi. Può osservarsi in que
più parlanti del secondo, il che trovandosi ancora in altre può valer
di
pruova che non sempre terminavano gli atti con un
eclamazione del rimanente. Il coro del quarto è accoppiato ai lamenti
di
Filottete, i quali pajono una spezie di recitativ
uarto è accoppiato ai lamenti di Filottete, i quali pajono una spezie
di
recitativo moderno obbligato, o vogliam dire acco
scena del l’atto quinto è molto vivace pel vago contrasto della virtù
di
Neottolemo colla politica di Ulisse. Piacemi che
to vivace pel vago contrasto della virtù di Neottolemo colla politica
di
Ulisse. Piacemi che il soprallodato conte Pietro
ato conte Pietro da Calepio osservi che sia figura lirica l’apostrofe
di
Filottete al proprio arco ed al fragore del mare
al proprio arco ed al fragore del mare che sentiva stando nel l’antro
di
Lenno. Ma sì lieve neo, se vogliasi tale, non mer
nel l’antro di Lenno. Ma sì lieve neo, se vogliasi tale, non meritava
di
esser tanto esagerato in una tragedia che gli pre
e gli presenteva molte bellezze da esercitare il gusto e l’erudizione
di
chiunque e da ammaestrare la gioventù. La tragedi
trare la gioventù. La tragedia termina per macchina col l’apparizione
di
Ercole, pel cui comando Filottete accompagna Neot
ccompagna Neottolemo a Trojaa. L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria
di
Sofocle, contiene la venuta di Edipo cieco in Ate
L’Edipo Coloneo, o sia a Colona patria di Sofocle, contiene la venuta
di
Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di
contiene la venuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione
di
Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie n
enuta di Edipo cieco in Atene, fuggendo la persecuzione di Creonte re
di
Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio dell
ie nel tempio delle Venerabili Dive, cioè delle Furie, la cui memoria
di
tanto orrore colmava i Greci, che non ardivano qu
crifizii che facevansi al l’Eumenidi, affinchè questo forestiere e le
di
lui figlie rifuggite al loro tempio non incorress
re nel venerarle. Or perchè quest’opportuno episodio parve tanto fuor
di
luogo e ozioso a Pietro da Calepio? Edipo avendo
go e ozioso a Pietro da Calepio? Edipo avendo implorata la protezione
di
Teseo, secondo l’oracolo, va a morire in un luogo
morire in un luogo a tutti ignoto. Fra questa tragedia e le Supplici
di
Eschilo scorgesi qualche conformità riguardo al p
si qualche conformità riguardo al piano. Sofocle decrepito poco prima
di
morire fu da Jofante suo figliuolo chiamato in gi
di morire fu da Jofante suo figliuolo chiamato in giudizio e accusato
di
fatuità; ed il poeta, per convincere i giudici de
ondo Luciano nel catalogo de’ Macrobii, morì strangolato con un grano
di
uva di anni novantacinque. Egli fu decorato, come
ciano nel catalogo de’ Macrobii, morì strangolato con un grano di uva
di
anni novantacinque. Egli fu decorato, come si è d
ni novantacinque. Egli fu decorato, come si è detto, colla prefettura
di
Samo e col l’onorevole grado di Arconte della Rep
to, come si è detto, colla prefettura di Samo e col l’onorevole grado
di
Arconte della Repubblica. Militò pure da capitano
ado di Arconte della Repubblica. Militò pure da capitano in compagnia
di
Pericle nella guerra che fecero gli Ateniesi cont
mpagnia di Pericle nella guerra che fecero gli Ateniesi contro quelli
di
Samo nel terzo o quarto anno del l’olimpiade LXXX
limpiade LXXXIV. a. L’opinione ch’io porto sulle novità introdotte
di
mano in mano da Tespi, da Eschilo e da Sofocle in
a Eschilo e da Sofocle intorno agli attori, si allontana dal l’avviso
di
molti valorosi critici, e mi è questa volta parut
e additarne a’ miei leggitori la ragione. Diogene Laerzio nella vita
di
Platone accennò che la tragedia veniva prima rapp
giunse un altro, e Sofocle il terzo . Ma contengono forse le tragedie
di
Eschilo soltanto, due interlocutori, e tre quelle
orse le tragedie di Eschilo soltanto, due interlocutori, e tre quelle
di
Sofocle? Se tale fosse il sentimento di Laerzio,
e interlocutori, e tre quelle di Sofocle? Se tale fosse il sentimento
di
Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che c
mento di Laerzio, verrebbe contraddetto dalle favole che ci rimangono
di
questi due tragici. Aristotile così narra questo
ione della tragedia … Eschilo trovò il secondo, cioè un’altra maniera
di
contrafacitori… dividendo il ballo dal canto e d
o ed il suono. Ma se Tespi introdusse un attore o una classe o specie
di
attori per ballare, cantare e sonare, che altra c
canto e del suono. Or quest’uffizio, secondochè io l’intendo, si era
di
declamar la tragedia con una specie di melodia po
econdochè io l’intendo, si era di declamar la tragedia con una specie
di
melodia poco più della naturale della poesia che
poesia che non giugneva alla vera melodia che costituisce il canto, e
di
questa cura si allegerì il Coro, come accenna Ari
ori delle prima, seconde e terze parti. L’oratore Eschine competitore
di
Demostene ne’ pubblici affari e nell’eloquenza er
Demostene ne’ pubblici affari e nell’eloquenza era un attore scenico
di
terze parti, siccome accenna il suo grande emulo
’aringa per la Corona. Eschilo adunque aggiugnendo una seconda spezie
di
declamatori alla prima che Tespi avea tratta dal
rime parti; e la terza specie che vi accrebbe Sofocle, dovette essere
di
attori ancor meno qualificati ma necessarii al po
condurre con più agevolezza e verisimilitudine la favola, coll’opera
di
altri interlocutori di terza specie. Non vogliamo
lezza e verisimilitudine la favola, coll’opera di altri interlocutori
di
terza specie. Non vogliamo però dissimulare che i
issimulare che il lodato Metastasio tanto nell’Estratto della Poetica
di
Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione d
atto della Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione
di
quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere
Poetica di Aristotile, quanto nelle Note alla sua versione di quella
di
Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione
rsione di quella di Orazio, mostrasi propenso ad ammettere l’opinione
di
coloro che stimano non essere stati più di tre ef
so ad ammettere l’opinione di coloro che stimano non essere stati più
di
tre effettivamente gl’istrioni Greci, ciascuno de
i. Forse nè anche le compagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero
di
tre, almeno in tempo di Marziale, giacchè egli ne
pagnie de’ Comici Latini eccedevano il numero di tre, almeno in tempo
di
Marziale, giacchè egli nel sesto epigramma del 6
teatrale Apatario, il quale dipinse acconciamente la scena nel teatro
di
Tralles. Ciò che di lui si dice indica l’intellig
l quale dipinse acconciamente la scena nel teatro di Tralles. Ciò che
di
lui si dice indica l’intelligenza degli antichi n
intorno al luogo reca Metastasio Ajace, perchè avendo questi risoluto
di
uccidersi in-un luogo solitario per non essere im
o solo nel-luogo cercato e vi si uccide. Ma quì non ardirei affermare
di
essersi cambiato il luogo, potendo nel vasto teat
o nel vasto teatro greco ben concepirsi un luogo stabilmente composto
di
diversi membri, tra’ quali uno vene fosse fuor di
tabilmente composto di diversi membri, tra’ quali uno vene fosse fuor
di
mano nè da altri prima frequentato, ma pur visibi
l Palazzo sotto Carlo III Borbone colla direzione del marchese Barone
di
Liveri possono esserne tanti evidenti esempi. a.
i Liveri possono esserne tanti evidenti esempi. a. Possono in pruova
di
ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poe
e quali gran parte sono poste in opera nell aureo libro de’ Principii
di
una Scienza Nuova del dottissimo Giambattista Vic
ienza Nuova del dottissimo Giambattista Vico da prima sì poco letto e
di
poi si poco compreso da chi l’ha pur saccheggiato
tidire chi legge, accenniamo soltanto la memorabile patetica supplica
di
Priamo ad Achille nel 24 del l’Iliade per ricuper
apposta dal poeta alla precedente tragedia Ajace, come diceva il sig.
di
Calepio, per darle una giusta misura, l’impegno d
ome diceva il sig. di Calepio, per darle una giusta misura, l’impegno
di
Teucro, che vigorosamente ai Greci Duci resiste p
ως, che nel l’originale va innanzi al l’epilogo de i delitti o errori
di
Edipo. Trovo che elegantemente in ciò si è attenu
io divisit Chi men dovea io scellerato uscisi.? a. Tra’ frammenti
di
Euripide trovansi alcuni versi di una sua tragedi
erato uscisi.? a. Tra’ frammenti di Euripide trovansi alcuni versi
di
una sua tragedia sul medesimo personaggio. a. V.
La prima tragedia scritta nel nostro regolare idioma fu la Sofonisba
di
Galeotto del Carretto de’ marchesi di Savona nato
regolare idioma fu la Sofonisba di Galeotto del Carretto de’ marchesi
di
Savona nato in Casal Monferrato nel secolo XV. L’
V. L’autore nel 1502 la presentò ad Isabella da Este Gonzaga marchesa
di
Mantova; ed alcuni anni dopo si pubblicò in Venez
ottava rima ed ha qualche debolezza e varii difetti; ma non è indegna
di
esser chiamata tragedia; nè sò donde si ricavasse
agnuolo la rara scoperta che questa Sofonisba fosse stata una spezie
di
dialogo allegorico a. Chiama egli dialogo allego
alpabili, reali, Sofonisba, Siface, Masinissa? Egli ha dunque parlato
di
tal componimento per volgar tradizione ovvero sec
uce, per esserne forse gli eredi stati distolti da tanti altri drammi
di
maggior pregio che di poi apparvero. Per la stess
gli eredi stati distolti da tanti altri drammi di maggior pregio che
di
poi apparvero. Per la stessa ragione meritano poc
gior pregio che di poi apparvero. Per la stessa ragione meritano poco
di
rammemorarsì alcuni componimenti del principio de
scritti dal Quadrio nel tomo I. E che giova trattenersi sul Filolauro
di
Bernardo Filostrato, che l’istesso Quadrio chiama
solacciosa commedia ? Essa fu impressa nel 1520 in Bologna senza nome
di
autore, e contiene un atto solo senza distinzione
logna senza nome di autore, e contiene un atto solo senza distinzione
di
scene con vario metro, ed in linguaggio per lo pi
o scoprirsi i principii delle arti; ma quando queste già vanno altere
di
grandi artisti, lasciansi nella propria oscurità
rarii volgari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta
di
loto e di paglia dove sorgono marmorei edificii r
ari. E chi si perde ad osservare una casuccia mal costrutta di loto e
di
paglia dove sorgono marmorei edificii realia? Vol
e alle ricchezze che ci appresta un secolo così fecondo. La Sofonisba
di
Giovan Giorgio Trissino patrizío Vicentino nato n
re nella dedicataria a Carlo V della sua Italia liberata, poema ricco
di
varie bellezze Omeriche, afferma di aver nel comp
sua Italia liberata, poema ricco di varie bellezze Omeriche, afferma
di
aver nel comporre la sua tragedia tolto Sofocle p
nche in Roma, ma s’impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione
di
scene e di atti; ha il Coro alla greca, ed è per
a, ma s’impresse la prima volta nel 1524. Non ha divisione di scene e
di
atti; ha il Coro alla greca, ed è per la maggior
e libere, anzi vi si osserva talvolta un troppo rigoroso accordamento
di
consonanze alla maniera delle italiche canzoni li
consonanze alla maniera delle italiche canzoni liriche. La narrazione
di
Sofonisba ad Erminia incominciata dalla remota fo
rrazione di Sofonisba ad Erminia incominciata dalla remota fondazione
di
Cartagine, lo studio di calcare con soverchia sup
Erminia incominciata dalla remota fondazione di Cartagine, lo studio
di
calcare con soverchia superstizione le vestigia d
e, certe comparazioni liriche, lo stile che non si eleva a quel punto
di
sublime che fa grandeggiar la tragedia, sono dife
a, dalla regolarità ed economia dell’azione, dal bellissimo carattere
di
Sofonisba che interessa dovunque appare (superior
arattere di Sofonisba che interessa dovunque appare (superiore in ciò
di
gran lunga a quella di Pietro Cornelio venuta tan
he interessa dovunque appare (superiore in ciò di gran lunga a quella
di
Pietro Cornelio venuta tanto più tardi) e da un p
verserà pietose lagrime al racconto del veleno preso dalla regina, ai
di
lui discorsi, alla compassionevole contesa con Er
ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa,
di
Erminia che la sostiene e del figliuolo che bacia
, la quale inutilmente si sforza per vederlo l’ultima volta sul punto
di
spirare. Veggasi nel seguente frammento il colori
olta sul punto di spirare. Veggasi nel seguente frammento il colorito
di
questa scena lagrimevole: Sof. A che piangete? N
Francia ancora sin dal XVI secolo si tradusse e s’imitò molte volte;
di
tal maniera che la Sofonisba oggi serbasi nel tea
he la Sofonisba oggi serbasi nel teatro tragico come un tesoro comune
di
sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre
ltaìre nel XVIIIa. Adunque la prima ìstruzione che ebbero i Francesi
di
un dramma in cui venissero osservate le regole de
ro scritti, l’abbiano presa da’ buoni autori Castigliani . Accordiamo
di
buon grado quel che egli aggiugne, cioè che il D
la ingegnosa nazione e che ripeta quel che altre volte ed assai prima
di
lui osservarono i Francesi stessi, gli Spagnuoli
Rosmunda che fece recitare nel suo giardino in Firenze alla presenza
di
quel pontefice nel 1516, e che si stampò poi in S
che si stampò poi in Siena nel 1525. In essa prese ad imitare l’Ecuba
di
Euripide; e par che avesse voluto renderne lo sti
e lo stile più magnifico della Sofonisba. Il signor Roscoe nella Vita
di
Lorenzo Medici osserva che il Rucellai preserva R
Lorenzo Medici osserva che il Rucellai preserva Rosmunda da i delitti
di
prostituzione e di assassinioa. Sulle tracce poi
rva che il Rucellai preserva Rosmunda da i delitti di prostituzione e
di
assassinioa. Sulle tracce poi del l’Ifigenia in T
ione che fa Oreste delle proprie avventure incominciando dalla guerra
di
Troja. V’ è di più; egli le narra all’amico Pilad
ste delle proprie avventure incominciando dalla guerra di Troja. V’ è
di
più; egli le narra all’amico Pilade cui dovevano
i priveranno i leggitori del piacere che recano tanti bei passi pieni
di
eleganza e vaghezza sparsi nelle tragedie del Ruc
utore dipinga il prospetto del tempio e le teste, i busti ed il monte
di
ossa degli uccisi che vi biancheggia; la bellezza
racconto che fa Ifigenia della propria sventura quando fu in procinto
di
essere sacrificata in Aulide; quello del coro del
ro della pugna de’ due Greci co’ pastori; quello d’Oreste della morte
di
Agamennone. Molti squarci della generosa patetica
i squarci della generosa patetica contesa de’ due amici meriterebbero
di
esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguen
rebbero di esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole
di
Pilade: E pensi or ch’io ti lasci? e puoi pensar
he porto? ahi lasso! Porto la morte del suo re; a cui? Al miser popol
di
Micene e d’Argo. Porto la morte del mio Oreste; a
utta più non conosceva la drammatica? quando non si sapeva la maniera
di
farla risorgere? poco meno di due secoli prima di
matica? quando non si sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno
di
due secoli prima di Cornelio e Racine? Dietro la
i sapeva la maniera di farla risorgere? poco meno di due secoli prima
di
Cornelio e Racine? Dietro la scorta de’ Greci cor
e coll’esempio del Trissino e del Rucellai seguirono pure le insegne
di
Melpomene molti altri celebri letterati. Ludovico
o Martelli illustre poeta Fiorentino morto in Salerno nell’acerba età
di
anni ventotto secondo il Crescimbeni nel 1533, e
i ed altri con più probabilità mancato in Napoli nel 1527, parlandosi
di
lui come già morto in una lettera di Claudio Tolo
o in Napoli nel 1527, parlandosi di lui come già morto in una lettera
di
Claudio Tolomei scritta a’ 7 di aprile del 1531a,
di lui come già morto in una lettera di Claudio Tolomei scritta a’ 7
di
aprile del 1531a, compose una tragedia impressa i
omo III del Teatro Italiano antico, stampata in Livorno sotto la data
di
Londra nel 1787, nella quale sí allontanò dagli a
n ciò il Trissino, e non il Rucellai. Egli trasse dalla storia de’ re
di
Roma l’eccesso della spietata Tullia per esporlo
contro de’ genitori rinfacciando loro de’ misfatti, ed eccita contro
di
se tutta l’indignazione di chi legge. Il coro con
ciando loro de’ misfatti, ed eccita contro di se tutta l’indignazione
di
chi legge. Il coro continuo poi che vi si adopra
o gelosissimo del proprio secreto si scopra alla moglie alla presenza
di
un coro di donne che sono seco. Pera. simili rifl
mo del proprio secreto si scopra alla moglie alla presenza di un coro
di
donne che sono seco. Pera. simili riflessioni a n
ella Coltivazione recò in italiano, ritenendone il titolo, l’Antigone
di
Sofocle, che si stampò in Venezia nel 1532. Per t
anza alle tragedie del Trissino e del Rucellai e le vince per gravità
di
stile. Giraldi Cintio sa onorata menzione dell’An
tre le ripid’ Alpi Da Tebe in toscano abito tradusse La pietosa soror
di
Polinice; I’ dico l’Alamannia. Il Fontanini la c
tralle migliori tragedie italiane. L’Edipo, la più pregiata tragedia
di
Sofocle, fu tradotto prima da Andrea Anguillara i
aboschi Girolamo Negri, ma con disprezzo dando all’Anguillara il nome
di
poeta plebeo . Giason di Nores nella sua Poetica
con disprezzo dando all’Anguillara il nome di poeta plebeo . Giason
di
Nores nella sua Poetica riprende ancora come vizi
di Nores nella sua Poetica riprende ancora come viziosi gli episodii
di
quest’Edipo dell’Anguillara. Non per tanto sembra
pplauso ripetuta la rappresentazione nel 1565 in Vicenza in un teatro
di
legno costruito espressamente nel palagio della R
oso l’Edipo del l’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi
di
Corneille, di Voltaire e del p. Folard; e col Nor
l l’Anguillara che de’ tre pur difettosi Edipi francesi di Corneille,
di
Voltaire e del p. Folard; e col Nores troviamo ri
Nores troviamo riprensibile l’episodio della discordia de’ figliuoli
di
Edipo, per cui si rende la favola doppia e si com
o totalmente inutile. Fu assai migliore la traduzione fedele che fece
di
tal tragedia il veneziano Giustiniano. Per la nob
ltà e l’eleganza dello stile essa gareggìa colle più celebri tragedie
di
quel tempo. Si rappresentò nel 1585 con sontuosis
esentò nel 1585 con sontuosissimo apparato nel famoso Teatro Olimpico
di
Vicenza opera del prelodato Palladio; la quale pe
impico di Vicenza opera del prelodato Palladio; la quale per la morte
di
questo insigne architetto seguita nel 1586 si ter
signe architetto seguita nel 1586 si terminò dallo Scamozzi. La parte
di
Edipo che si accieca, si sostenne egregiamente da
se anch’egli due tragedie, la Dalìda e l’Adriana; ma esse colle altre
di
lui produzioni drammatiche non sono le migliori d
a esse colle altre di lui produzioni drammatiche non sono le migliori
di
quel tempo, specialmente per lo stile talvolta tr
po, specialmente per lo stile talvolta troppo ricercato e più proprio
di
certi anni del seguente secolo che del cinquecent
ti dottissimo padovano e l’oratore più eloquente della sua età, morto
di
anni ottantotto nel 1588, compose la Canace trage
ali era principe, ma ne fu interrotto il disegno per la morte seguita
di
Angelo Beolco detto il Ruzzante che dovea recitar
eso, volle riformarla e toglierne fralle altre cose le rime e i versi
di
cinque sillabe, ed all’ombra da prima introdotta
d all’ombra da prima introdotta nel prologo sostituire il personaggio
di
Venere. Vide questo gran letterato che il veleno
ni che nuocono alla gravità tragica. E pure queste medesime servirono
di
modello agli autori dell’Aminta e del Pastor fido
ll’Aminta e del Pastor fido, e parvero più convenienti alla tenerezza
di
quelle celebri pastorali. Ma le forti perturbate
la della natura più che dell’arte manifesta. Questo, e l’introduzione
di
molti personaggi subalterni dipinti scioperatamen
ratamente, e non poche scene vuote ed oziose e slogate, ed i racconti
di
cose che meglio avrebbero animata la favola poste
i versi corti e cotali altre pedanterie. Ma la dipintura nell’atto V
di
Canace sul letto funesto col bambino allato e col
ace sul letto funesto col bambino allato e col pugnale alla mano dono
di
Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto di
l bambino allato e col pugnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le
di
lei parole nel l’atto di trafiggersi sperando di
gnale alla mano dono di Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto
di
trafiggersi sperando di sopravvivere nella memori
Eolo suo padre, e le di lei parole nel l’atto di trafiggersi sperando
di
sopravvivere nella memoria di Macareo, e l’espres
role nel l’atto di trafiggersi sperando di sopravvivere nella memoria
di
Macareo, e l’espressioni indirizzate al figliuoli
, Selene, Epitia. La prima che scrisse, a quel che egli dice, in meno
di
due mesi, e che si stima la migliore, si rapprese
i vide, Per mio raro destìno, uscire in scena. Sebastiano Clarignano
di
Montefalco, il quale, dice il Giraldi nella dedic
de’ principali attori. Giulio Ponzio Ponzoni vi rappresentò la parte
di
Oronte, e un certo giovine chiamato Flaminio quel
sentò la parte di Oronte, e un certo giovine chiamato Flaminio quella
di
Orbecche. Dovea questo medesimo Flaminio rapprese
ile da recitarsi per ordine del duca nell’aprile del 1543 alla venuta
di
Paolo III; ma nel giorno destinato alla rappresen
terrore co’ più vivi sanguinosi trasporti della crudeltà. Sulmone re
di
Persia gareggia colle atrocità degli Atrei, ed Or
culto, contratto da questa sua figliuola con un valoroso avventuriere
di
oscuri natali, aguzza la spietatezza naturale di
aloroso avventuriere di oscuri natali, aguzza la spietatezza naturale
di
Sulmone, il quale sotto la fede avuto in sua bali
Sulmone, il quale sotto la fede avuto in sua balia il genero e i due
di
lui figliuolini, di propria mano gli trucida e ne
otto la fede avuto in sua balia il genero e i due di lui figliuolini,
di
propria mano gli trucida e ne presenta indi le ma
i e le teste alla figliuola, alla cui vista tratta ella da un eccesso
di
dolore e di disperazione trafigge il padre e se s
alla figliuola, alla cui vista tratta ella da un eccesso di dolore e
di
disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha se
di dolore e di disperazione trafigge il padre e se stessa. Ha servito
di
modello a questa tragedia il Tieste di Seneca. Ne
padre e se stessa. Ha servito di modello a questa tragedia il Tieste
di
Seneca. Nemesi colle Furie e l’Ombra di Selina ma
o a questa tragedia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie e l’Ombra
di
Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come n
dia il Tieste di Seneca. Nemesi colle Furie e l’Ombra di Selina madre
di
Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombr
di Selina madre di Orbecche formano l’atto I, come nel Tieste l’Ombra
di
Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammaz
atto dell’Orbecche. Dalla descrizione del bosco secreto nella reggìa
di
Atreo, Arcana in imo regia recessu patet etc.,
a recessu patet etc., è imitata quella del luogo ove segue la strage
di
Oronte e de’ figliuoli. Giace nel fondo di quest
luogo ove segue la strage di Oronte e de’ figliuoli. Giace nel fondo
di
quest’alta torre In parte sì solinga e sì rispost
torre In parte sì solinga e sì risposta Che non vi giunge mai raggio
di
sole, Un luogo destinato a’ sacrifici, Che soglio
a sua sede./ Il Giraldi non pertanto si è guardato dall’affettazione
di
certi squarci della tragedia latina e da qualche
ecche, fralle Italiane che conseguiscono l’ottimo fine della tragedia
di
purgar con piacevolezza lo sregolamento delle pas
troncassero acconciamente alcune ciance della nutrice, l’espressioni
di
Oronte appassionato nell’atto II che si trattiene
Orbecche si è trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non
di
tenebre ma di luce, si rendette, non so perchè, f
trafitta. Pietro Aretino, la cui penna in un tempo non di tenebre ma
di
luce, si rendette, non so perchè, fin anche a’ pi
principi formidabile, uomo, ad onta della sua mercenaria maldicenza,
di
qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di
, ad onta della sua mercenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma
di
volgare erudizione, di poca dottrina e di niuno o
cenaria maldicenza, di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione,
di
poca dottrina e di niuno onore, contribuì non poc
di qualche talento, sì, ma di volgare erudizione, di poca dottrina e
di
niuno onore, contribuì non poco alle glorie della
e, contribuì non poco alle glorie della tragedia italiana. Pose prima
di
ogni altro in iscena l’avventura degli Orazii (ch
entura degli Orazii (che nè anche è argomento greco) ed ebbe la sorte
di
coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il
be la sorte di coloro che tentando un mare sconosciuto hanno il vanto
di
scoprire e vincere senza arricchirsi e trionfare.
i fa il prologo diffondendosi nelle lodi del pontefice, de’ Farnesi e
di
altri principi italiani, ed anche di Carlo V; ed
odi del pontefice, de’ Farnesi e di altri principi italiani, ed anche
di
Carlo V; ed è questo forse il primo esempio de’ p
elio s’inganna nel dire che sieno invenzioni del suo secolo . Un coro
di
virtù in ciascun atto per tramezzo vi recita alcu
o I la pugna stabilita tra gli Orazii e Curiazii per decidere il fato
di
Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie di un Curia
na stabilita tra gli Orazii e Curiazii per decidere il fato di Alba e
di
Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppr
uriazii per decidere il fato di Alba e di Roma; e Celia Orazia moglie
di
un Curiazio è oppressa dall’immagine di una pugna
i Roma; e Celia Orazia moglie di un Curiazio è oppressa dall’immagine
di
una pugna che debbe in ogni evento riuscire per l
ella morte dello sposo. Arriva nel III un servo che appende al tempio
di
Minerva le spoglie degli estinti Curiazii. Celia
re Orazio, i quali lo condannano alla morte, contraddicendo invano il
di
lui afflitto padre che appella al Popolo. Nel V i
padre che appella al Popolo. Nel V il Popolo libera il reo dalla pena
di
morte, ma vuole che soggiaccia all’infamia del gi
e, ma vuole che soggiaccia all’infamia del giogo. Sdegna il magnanimo
di
sottoporvisi: Publio prega: il Popolo è inesorabi
polo è inesorabile: si ascolta una voce in aria che comanda ad Orazio
di
ubbidire. La regolarità di questa tragedia è mani
lta una voce in aria che comanda ad Orazio di ubbidire. La regolarità
di
questa tragedia è manifesta; gli affetti sono ben
caratteri dipinti con uguaglianza, verità e decenza; il fine tragico
di
commuovere colla compassione e col timore egregia
egregiamente conseguito. Increscerà in essa in primo luogo il titolo
di
Orazia che dimostra esser essa il principal perso
che dimostra esser essa il principal personaggio, e che morendo prima
di
terminar l’atto III, abbandona ad un altro l’inte
si diviso tra due personaggi. Non si unirebbe in un solo se il titolo
di
essa fosse l’Orazio? Parranno poi piuttosto fogli
egi che abbelliscono l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là,
di
che può servire di esempio la dipintura di un cav
o l’azione alcune cose episodiche sparse quà e là, di che può servire
di
esempio la dipintura di un cavallo a cui si rasso
pisodiche sparse quà e là, di che può servire di esempio la dipintura
di
un cavallo a cui si rassomiglia la gioventù, dist
la gola del tuo nome. Ma in generale lo stile è puro, sobrio, e più
di
una fiata grave e vigoroso, e sparso di utili mas
o stile è puro, sobrio, e più di una fiata grave e vigoroso, e sparso
di
utili massime or sulla legislazione or sul govern
a religione e degl’iddii. Dice Publio: Nè cupidigia d’uom, nè ardir
di
stella Può ciglio alzar dove pon mente Iddio.
ti Che aveano invidia a la Romana gloria ; risposta sublime in bocca
di
un padre. Quanto alla passione di Celia da per tu
gloria ; risposta sublime in bocca di un padre. Quanto alla passione
di
Celia da per tutto ben colorita presenta spesso e
rtate, De i fratelli privata mi rimango. Soprattutto è da vedersi la
di
lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e a
dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista delle spoglie
di
lui insanguinate, e quando si presenta al fratell
a al fratello perduta, semiviva, la chioma sparsa ed il volto bagnato
di
lagrime. Un cuore veramente Romano transparisce i
mano transparisce in quanto fa e dice Publio, ma quando è in procinto
di
perdere il valoroso Orazio, l’unico figliuolo che
to il padre, implorando la pietà del Popolo. Lo spirito d’ingenuità e
di
gratitudine che mosse prima il Cornelio, indi il
a dell’Aretino gli Orazii del padre del Teatro Francese, componimento
di
gran lunga superiore al Cid? Non l’avea l’Italian
mento di gran lunga superiore al Cid? Non l’avea l’Italiano preceduto
di
un secolo intero nell’arricchire la scena tragica
secolo intero nell’arricchire la scena tragica, e non infelicemente,
di
sì bell’argomento non mai prima tentato nè dagli
udizio nel tener sempre l’occhio allo scopo principale della tragedia
di
commuovere sino al fine pel timore e per la compa
ti della sua tragedia che riescono freddi ed inutili, a i primi pieni
di
calore, d’interesse e di passionea. Lodovico Dol
riescono freddi ed inutili, a i primi pieni di calore, d’interesse e
di
passionea. Lodovico Dolce morto d’anni sessanta
ovico Dolce morto d’anni sessanta in Venezia nel 1568 vi pubblicò più
di
una volta varie tragedie tratte da’ Greci e da’ L
fu rappresentata con indicibile applauso in quella città nel palazzo
di
Sebastiano Erizzo ad uno scelto uditorio di più d
quella città nel palazzo di Sebastiano Erizzo ad uno scelto uditorio
di
più di trecento gentiluomini; e quando volle ripe
città nel palazzo di Sebastiano Erizzo ad uno scelto uditorio di più
di
trecento gentiluomini; e quando volle ripetersi i
e rappresentazioni tragiche, questi applausi reiterati, quest’avidità
di
ascoltarle, indicano per avventura la mancanza di
rati, quest’avidità di ascoltarle, indicano per avventura la mancanza
di
gusto per la tragedia che qualche trascrittor di
vventura la mancanza di gusto per la tragedia che qualche trascrittor
di
giornali stranieri volle imputare agl’Italiani? I
e leggere gli arzigogoli de’ sedicenti filosofi e critici declamatori
di
oggidì i quali sostengono sempre opinioni singola
singolari mal digerite contraddette dal fatto e dall’evidenza? Assai
di
buono troveremmo esaminando la Progne di Girolamo
fatto e dall’evidenza? Assai di buono troveremmo esaminando la Progne
di
Girolamo Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopa
o Parabosco pubblicata nel 1548, la Cleopatra, la Scilla e la Romilda
di
Cesare de’ Cesari uscite alla luce nel 1550 e 155
in Venezia nel 1550, la Medea del Galladei impressa nel 1558, l’Altea
di
Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la F
558, l’Altea di Niccolò Carbone comparsa in Napoli nel 1559, la Fedra
di
Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata poscia d
nel 1559, la Fedra di Francesco Bozza uscita nel 1578 oscurata poscia
di
gran lunga da quella del secolo seguente del Raci
di gran lunga da quella del secolo seguente del Racine, e l’Atamanta
di
Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579 di cui
del Racine, e l’Atamanta di Girolamo Zoppio data al pubblico nel 1579
di
cui nell’epistola 50 del IV libro fa un bell’elog
otrebbe anche pascere alquanto la curiosità de’ leggitori la tragedia
di
Angelo Leonico intitolata il Soldato impressa in
tragedia reale. In fatti nel parlarne il Crescimbeni nel tomo I, dice
di
non meritare il nome di tragedia. Ne facciamo noi
nel parlarne il Crescimbeni nel tomo I, dice di non meritare il nome
di
tragedia. Ne facciamo noi menzione perchè dee in
o noi menzione perchè dee in essa ravvisarsi il primo esempio moderno
di
una tragedia cittadina, che i nostri scrittori nè
oni all’Eloquenza Italiana. Sono: Telefonte, Rosimunda, Ino, il Conte
di
Modena, la quale non contiene certamente argoment
e. Si crede che ne componesse sino a venti, tralle quali una del caso
di
Meleagro, la quale (dice il Manfredi nelle sue
sse anche il Cristo paziente attribuito a san Gregorio Nazianzeno. Il
di
lui Telefonte ha il pregio della scelta del più b
el soggetto tragico dell’antichità, cioè dell’avventure del Cresfonte
di
Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavalle
di Euripide che il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria
di
averlo prima di ogni altro recato sulle scene mod
il tempo ci ha invidiato. Il Cavallerino ha la gloria di averlo prima
di
ogni altro recato sulle scene moderne. L’immortal
do si elevò sopra la maggior parte de’ contemporanei, ed a pochissimi
di
quel secolo lasciò la gloria di appressarglisi. N
te de’ contemporanei, ed a pochissimi di quel secolo lasciò la gloria
di
appressarglisi. Nel 1587 s’impresse in Bergamo, e
resse in Bergamo, e dall’autore si dedicò a don Vincenzo Gonzaga duca
di
Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima c
amo, e dall’autore si dedicò a don Vincenzo Gonzaga duca di Mantova e
di
Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un ab
i Mantova e di Monferrato. Ma alquanti anni prima comparve un abbozzo
di
questa tragedia nella II parte delle Rime e Prose
parve un abbozzo di questa tragedia nella II parte delle Rime e Prose
di
Torquato Tasso raccolte per Aldo il giovine nel 1
uato Tasso raccolte per Aldo il giovine nel 1582. Nell’edizione delle
di
lui opere fatta in Venezia da Stefano Monti nel 1
n chiamato tragedia non finita , e contiene un atto primo senza coro
di
quattro scene, e due altre di un secondo atto, le
a , e contiene un atto primo senza coro di quattro scene, e due altre
di
un secondo atto, le quali tutte si distribuirono
r per una tempesta preso terra in un seno sicuro tra’ curvi fianchi
di
un monte, descrive minutamente con mille poetiche
ta tempesta. Era però più proprio del genere drammatico e dello stato
di
Torrismondo il sacrificar al vero quella copiosa
ndine e pioggia Portando, e cieche tenebre sol miste D’incerta luce e
di
baleni orrendi Volser sossopra l’onde, e per l’im
el mar le navi mie disperse, E quella ov’era la donzella et io Scevra
di
tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo è
cevra di tutte l’altre a terra spinse ecc. Torrismondo è un immagine
di
Edipo. Caduto in un errore per debolezza, trovasi
orella, si giudica contaminato da una scelleraggine, cagiona la morte
di
Alvida col narrarglielo, e si ammazza. L’errore
vole, non saprebbe incontrar meglio l’idea dell’arte. Anche il conte
di
Calepio ottimo giudice in simili materie ravvisa
, e degno della perfetta tragedia che va felicemente al vero suo fine
di
purgar con diletto le passioni per mezzo della co
compassione e del terrore. Non pertanto il gesuita Rapin benchè pieno
di
erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco pr
l terrore. Non pertanto il gesuita Rapin benchè pieno di erudizione e
di
dottrina, o poco giusto o poco provveduto di cert
hè pieno di erudizione e di dottrina, o poco giusto o poco provveduto
di
certa sensibilità necessaria a giudicar dritto de
ravolta da’ romanzi, e che perciò non poterono pervenire al carattere
di
Sofocle. Non parliamo ora del Trissino, nella cui
del Trissino, nella cui tragedia si scerne subito il torto manifesto
di
quel gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che e
rne subito il torto manifesto di quel gesuita, ed appuntino l’opposto
di
ciò che egli afferma, cioè in vece di una testa g
gesuita, ed appuntino l’opposto di ciò che egli afferma, cioè in vece
di
una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di g
afferma, cioè in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno
di
giudizio e di sobrietà, e un amore forse anche tr
in vece di una testa guasta da’ romanzi, un genio pieno di giudizio e
di
sobrietà, e un amore forse anche troppo eccessivo
esca. Più plausibile e meno incongrua all’apparenza parer potrebbe la
di
lui asserzione riguardo al Tasso, il quale ideò i
lli della cavalleria de’ bassi tempi. Ma Rapin dovea dimostrare prima
di
ogni altra cosa, che ne’ tempi della cavalleria n
e o compassione. Da’ più severi critici oltramontani nè prima nè dopo
di
Rapin non si è mai pensato a sostenere contro i n
fatati, con mille avventure stravaganti e incredibili ecc. Ora niuno
di
tali eccessi avrebbe potuto il Rapin riprendere n
riprendere nel Torrismondo, e si rivolse a riprovare i costumi stessi
di
que’ tempi come incompatibili col carattere tragi
co. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza delle regole
di
Aristotile, in quale aforismo di quel grande osse
sistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo
di
quel grande osservatore aveva appreso che il cara
degli Ercoli, de’ Tesei, e degli Achilli puntigliosi. Che se in vece
di
un Edipo che per timore di un oracolo si esiglia
degli Achilli puntigliosi. Che se in vece di un Edipo che per timore
di
un oracolo si esiglia volontariamente dalla patri
er sua sorella per un’ avventura conforme a quella del l’Edipo greco;
di
grazia da tali picciole differenze quale ostacolo
o nella Gozia questo Torrismondo, riescono pe’ moderni più verisimili
di
quelli degli antichi. E forse non se ne trovano l
antichi. E forse non se ne trovano le immagini nelle favolose storie
di
Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del r
se storie di Turpino, e nel romanzo della Tavola Rotonda del re Artù,
di
cui parla il Camden in Britannia, e in altri simi
eggiatore Chapelain) sono storie che rappresentano i costumi Europei
di
que’ tempi ? Ma a che mentovare i romanzi, quando
uropei di que’ tempi ? Ma a che mentovare i romanzi, quando la storia
di
quella bassa età ci è quasi sotto gli occhi? Non
Tasso pe’ costumi della cavalleria, non si sovvenne del combattimento
di
Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 n
ella cavalleria, non si sovvenne del combattimento di Guiglielmo duca
di
Normandia assediato nel 1079 nel castello di Gerb
mento di Guiglielmo duca di Normandia assediato nel 1079 nel castello
di
Gerberoi? Non erano e in Inghilterra e in Francia
della giostra data nella Borgogna nel 1272, nella quale dal principe
di
Châllons fu disfidato Eduardo I, che dalla Sicili
do I, che dalla Sicilia tornava in Inghilterra? Non pensò al cartello
di
disfida mandato al re Filippo di Valois da Eduard
n Inghilterra? Non pensò al cartello di disfida mandato al re Filippo
di
Valois da Eduardo III nel secolo XIV? Non al comb
al combattimento del medesimo re col cavaliere Ribaumont nell’assedio
di
Calais? Non alle eroine militari che v’intervenne
intervennero, celebrate dallo storico e filosofo m. Hume, la contessa
di
Montfort, quella di Blois, e la regina d’Inghilte
ate dallo storico e filosofo m. Hume, la contessa di Montfort, quella
di
Blois, e la regina d’Inghilterra, che marciò in I
di Blois, e la regina d’Inghilterra, che marciò in Iscozia alla testa
di
un esercito contra il re Davide Brus? Non all’ord
mpo in occasione degli amori del nominato Eduardo III per la contessa
di
Salisbury? Non al combattimento de’ trenta Bretto
ni con trenta Inglesi, nel quale Beaumanoir gridava, or si vedrà chi
di
noi abbia più bella dama ? Questi medesimi tornea
anta gloria del valore italiano? Potè dimenticare le speciose disfide
di
Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di
el valore italiano? Potè dimenticare le speciose disfide di Carlo V e
di
Francesco I? il duello del barone di Jarnac col f
le speciose disfide di Carlo V e di Francesco I? il duello del barone
di
Jarnac col favorito di Errico II la Chateigneraie
Carlo V e di Francesco I? il duello del barone di Jarnac col favorito
di
Errico II la Chateigneraie che vi fu ferito a mor
a disgrazia del medesimo Errico II ammazzato in una giostra dal conte
di
Mongommeri condannato poscia a morte sotto altro
è in quel tempo in cui fu composto il Torrismondo? Chè se la tragedia
di
Torquato che con tanta energia dipigne le passion
lla cavalleria additati dal Rapin come contrarii al carattere tragico
di
Sofocle. Nel nostro secolo, oltre ad altri scritt
usingò, in una sua orazione recitata nel gennajo del 1728 in Parigia,
di
poterne oscurar la gloria con un suo magistrale,
smondo? Che pregio, egli dice? Ecco quello che a me sembra che abbia
di
eccellente. Un carattere tragico scelto con sommo
una versificazione armoniosa: una nobile, elegante e maestosa gravità
di
stile: un patetico vivace che empie, interessa, i
e. Sono forse moltissime le tragedie più moderne che possono vantarsi
di
altrettanto? Ne presentiamo qualche squarcio che
ttanto? Ne presentiamo qualche squarcio che ne pardegno degli sguardi
di
un leggitore imparziale e sensibile. Veggasi in p
mai non chiudo Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme
di
orrore e di spavento, Il sogno non presenti, ed o
do Queste luci già stanche in breve sonno, Che a me forme di orrore e
di
spavento, Il sogno non presenti, ed or mi sembra
brosa errando, Or le mura stillar, sudare ì marmi Miro, o credo mirar
di
nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte
di nero sangue, Or da le tombe antiche, ove sepolte L’alte regine fur
di
questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbomb
egine fur di questo regno, Uscir gran simulacro e gran rimbombo Quasi
di
un gran gigante… E mi scacci dal letto e mi dimos
gravità ella esprima la delicatezza e sensibilità che avviva tutti i
di
lei concetti: Madre, io pur vel dirò, benchè ver
i sovente Prendo la destra, e m’avvicino al fianco, Ei trema, e tinge
di
pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi
pallore il volto, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza
di
morte e non di amore, O in altra parte il volge,
o, Che sembra (onde mi turba e mi sgomenta) Pallidezza di morte e non
di
amore, O in altra parte il volge, o il china a te
manti, e co’ sospiri Le parole interrompe. Poichè per lo scoprimento
di
essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrism
scoprimento di essere Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo
di
proporre le nozze di Germondo, odasi in qual guis
e Alvida sua sorella si avvisa il re Torrismondo di proporre le nozze
di
Germondo, odasi in qual guisa ella ne frema e si
da schernita: Mentre il crudel così mi scaccia e parte, Prende gioco
di
me, marito vostro, Mi dice, è il buon Germondo, e
ed io fratello; Et adornando va menzogne e fole Di un ratto antico, e
di
un’ antica fraude; E mi figura e finge un bosco,
atrici, e il falso inganno Vera cagione è del rifiuto ingiusto; E fia
di
peggio. E Torrismondo è questi, Questi che mi dis
ndo è questi, Questi che mi discaccia, anzi mi ancide, Questi ch’ebbe
di
me le prime spoglie, Or l’ultime ne attende, e gi
ttende, e già sen gode. E questi è il mio diletto e la mia vita? Oggi
di
estinto re sprezzata figlia Son rifiutata! O patr
seguisce il suo pensiero. Io invito l’anime tenere a vedere il quadro
di
Alvida moribonda e di Torrismondo addolorato. Ecc
ro. Io invito l’anime tenere a vedere il quadro di Alvida moribonda e
di
Torrismondo addolorato. Ecco parte del racconto c
ano? Allor gravosa Ella rispose con languida voce. Dunque viver dovea
di
altrui che vostra, E da voi rifiutata?… Torrismo
ome amante, Prendo gli ultimi baci; al vostro sposo Gli altri pregata
di
serbar vi piaccia, Che non sarà mortal sì duro co
al sì duro colpo. Ma invan sperò, perchè l’estremo spirto Ne la bocca
di
lui spirava, e disse: O mio più che fratello, e p
? e tacque. Per non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or
di
Sofocle or di Euripide ne’ riferiti tratti natura
er non riconoscere il carattere tragico e lo spirito or di Sofocle or
di
Euripide ne’ riferiti tratti naturali, patetici e
i che risvegliano, bisogna avere l’anima preoccupata o poco sensibile
di
Rapin e di la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas,
gliano, bisogna avere l’anima preoccupata o poco sensibile di Rapin e
di
la Sante, o l’ignoranza de’ Carlencas, o la stupi
tutto ciò che non è francese o inglese. Io non sono cieco ammiratore
di
questa buona tragedia di tal modo che non mi avve
cese o inglese. Io non sono cieco ammiratore di questa buona tragedia
di
tal modo che non mi avvegga di varie cose che ogg
co ammiratore di questa buona tragedia di tal modo che non mi avvegga
di
varie cose che oggidì nuocerebbero alla rappresen
ci, l’indovino alla foggia antica. Siamo oramai avvezzi a una maniera
di
sceneggiare diversa da quella del Torrismondo. C’
ti precedenti il bosco e l’altro delle ninfe incantatrici che servono
di
base al cambio di Rosmonda e di Alvida. Si vorreb
osco e l’altro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio
di
Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favo
delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio di Rosmonda e
di
Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche
base al cambio di Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favola
di
qualche scena di poca importanza della nutrice, c
Rosmonda e di Alvida. Si vorrebbe purgata la favola di qualche scena
di
poca importanza della nutrice, com’ è la seconda
iato Torrismondo; delle lungherie della scena terza del medesimo atto
di
Torrismondo col consigliere, in cui l’autore ampl
umerazione che fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta
di
Germondo; di quel cumolo di varii impossibili amm
e fa Torrismondo de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo;
di
quel cumolo di varii impossibili ammassato dallo
o de’ giuochi da prepararsi per la venuta di Germondo; di quel cumolo
di
varii impossibili ammassato dallo stesso Germondo
isse. Tali cose veramente nuocer non possono alle bellezze essenziali
di
questo componimento; perchè presso i veri intelli
intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei
di
poca conseguenza nulla pregiudicano alla sostanza
d al merito intrinseco che vi si scorge; ma vero è però che spogliato
di
tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza di un
o è però che spogliato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza
di
un frutto raro di un ingegno in ogni incontro sub
iato di tali frondi spiccherebbe meglio la vaghezza di un frutto raro
di
un ingegno in ogni incontro sublimea. Questa trag
a in Francia per la traduzione che ne fece Carlo Vion parigino signor
di
Delibrai, che si stampò in Parigi nel 1626, e si
nobbe la Francia prima delle composizioni spagnuole, cioè il Tancredi
di
Federico Asinari nobile Astigiano conte di Camera
pagnuole, cioè il Tancredi di Federico Asinari nobile Astigiano conte
di
Camerano, nato nel 1527 e morto nel 1576; la qual
a a Torquato Tasso. Uscì la prima volta in Parigi nel 1587 col titolo
di
Gismonda. Di poi col proprio titolo di Tancredi s
in Parigi nel 1587 col titolo di Gismonda. Di poi col proprio titolo
di
Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè
o titolo di Tancredi si pubblicò in Bergamo nel 1588, benchè col nome
di
Ottavio Asinari fratello dell’autore; ma, per qua
zucchelli, gli autori del catalogo de’ codici mss della real libreria
di
Torino ne fanno autore Federico, e così pensò anc
così pensò ancora l’erudissimo Apostolo Zeno. Le particolari bellezze
di
questa tragedia vennero manifestate dal Parisotti
accolta degli Opuscoli del Calogerà. Il Vicentino Giambatista Liviera
di
anni diciotto ebbe tanto di gusto che potè compre
alogerà. Il Vicentino Giambatista Liviera di anni diciotto ebbe tanto
di
gusto che potè comprendere la bellezza dell’argom
i gusto che potè comprendere la bellezza dell’argomento del Cresfonte
di
Euripide, e ne compose la sua tragedia che col me
588; ma egli lasciò a una penna più felice e più esercitata il pregio
di
tesserne un’ altra con più tragico ed elegante st
rne un’ altra con più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo
di
Salò sul lago di Garda coltivò ancora a que’ dì l
più tragico ed elegante stile. Bongianni Grattarolo di Salò sul lago
di
Garda coltivò ancora a que’ dì la poesia tragica
o. L’autore vi premise un argomento, in cui si distingue il contenuto
di
ciascun atto. La scena dell’azione dimostra Troja
La scena dell’azione dimostra Troja distrutta ed ardente col sepolcro
di
Ettore intero. Quante particolarità si sono narra
lcro di Ettore intero. Quante particolarità si sono narrate ne’ poemi
di
Omero intorno alle dissensioni degli Dei favorevo
e sarebbe stato pregio dell’opera. Nel rimanente si va dietro le orme
di
Seneca nel bellissimo atto III delle Troadi, ma c
col miglioramento che l’azione è una, restringendosi alla sola morte
di
Astianatte. Molti passi del Latino autore vi si v
stianatte nel sepolcro, l’Andromaca del Grattarolo esprime i concetti
di
Seneca con maggior naturalezza, e forse con robus
ore. Ma bisogna confessare che nel l’atto IV l’Italiano rimane ben al
di
sotto del Latino. Lascio tre versi d’Andromaca in
io tre versi d’Andromaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare
di
sangue i cenci di cui si ha da coprire Astianatte
romaca in occasione che il vecchio vuole imbrattare di sangue i cenci
di
cui si ha da coprire Astianatte: Fia meglio trar
io, La fraude ne sarà meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva
di
verità di gusto e di passione. Ma quello che più
ude ne sarà meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva di verità
di
gusto e di passione. Ma quello che più importa è
meglio ajutata, puerilità ed insipidezza priva di verità di gusto e
di
passione. Ma quello che più importa è che tutta l
to e di passione. Ma quello che più importa è che tutta la vaga scena
di
Seneca vi si vede malconcia. Andromaca nella trag
ia questo? Queste sono esclamazioni imprudenti che contro al disegno
di
Andromaca debbono far conchiudere all’astuto Ulis
ua presenza nuoce alla scena; perchè il sagace Itacese non lascerebbe
di
trarre anche da lui qualche notizia, e nol facend
i colori del materno timore, onde Ulisse prende argomento per la vita
di
Astianatte. Passando all’atto V non posso tralasc
per la vita di Astianatte. Passando all’atto V non posso tralasciare
di
esaltare il giudizio di Torquato per ciò che sogg
te. Passando all’atto V non posso tralasciare di esaltare il giudizio
di
Torquato per ciò che soggiungo omesso nell’esame
o nell’esame del Torrismondo. Egli superiore a Seneca, ed anche a più
di
un moderno, fa raccontare il suicidio di Alvida e
ore a Seneca, ed anche a più di un moderno, fa raccontare il suicidio
di
Alvida e Torrismondo a persone che non vi hanno i
ne che non vi hanno il principale interesse. E come avrebbe la regina
di
loro madre potuto verisimilmente attendere il fin
rebbe la regina di loro madre potuto verisimilmente attendere il fine
di
una relazione circostanziata, piena come ella tro
li operare secondo il proprio dolore; or questa passione non è capace
di
soffire un racconto minuto se non copo i primi im
eti, e per così dire ne l’intermittenza. Seneca fa raccontar la morte
di
Polissena ed Astianatte al Ecuba ed Andromaca; ed
l’ha seguito anche in questo, benchè per altro il suo racconto a più
di
un riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli h
riguardo sia pregevole. Anche da Seneca egli ha tratta la magnanimità
di
Astianatte nell’incontrar la more, e la dipinge i
natte nell’incontrar la more, e la dipinge in bei versi, ad eccezione
di
poche foglie, presentando degnamente lo spettacol
campo greco e del precipizio del real fanciullo dalla torre. Meritano
di
mentovarsi tra que’ tragici del secolo di cui par
iullo dalla torre. Meritano di mentovarsi tra que’ tragici del secolo
di
cui parliamo, i quali si astennero dal trascriver
li argomenti del greco coturno, Francesco Mondella, e Valerio Fuligni
di
Vicenza. Il Mondella scrisse l’Issipile che s’imp
crisse l’Issipile che s’impresse in Verona nel 1582. Il fatto storico
di
essa seguì nel 1570. Dandolo difendendo Salamina
storico di essa seguì nel 1570. Dandolo difendendo Salamina nel regno
di
Cipro tradito dal bassà Mustafà venne in di lui p
ndendo Salamina nel regno di Cipro tradito dal bassà Mustafà venne in
di
lui potere, e fu bruciato vivo dopo di avere assi
ito dal bassà Mustafà venne in di lui potere, e fu bruciato vivo dopo
di
avere assistito all’eccidio de’ figliuoli. Il bar
dova le mani tronche del padre e le teste de’ figliuoli con una coppa
di
veleno. Nel voler ella bere Mustafà la trattiene,
a manda schiava a Costantinopoli. Il Fuligni dalla medesima invasione
di
Cipro trasse il suo Antonio Bragadino che nel 158
Bragadino che nel 1585 la pubblicò dedicandola a Francesco M. II duca
di
Urbino. Quel valoroso difensore di quell’isola co
dedicandola a Francesco M. II duca di Urbino. Quel valoroso difensore
di
quell’isola contro l’armata di Selim II fu parime
uca di Urbino. Quel valoroso difensore di quell’isola contro l’armata
di
Selim II fu parimente tradito dall’atroce Mustafà
l’Acripanda, il cui argomento nè anche si prese da’ Greci. Ussiano re
di
Egitto uccide Orsilia sua moglie per isposare Acr
ttato da una lupa, raccolto da un pastore e portato alla corte del re
di
Arabia, e per varie vicende egli stesso giunge ad
re di Arabia, e per varie vicende egli stesso giunge ad impossessarsi
di
quel regno. L’ombra della madre di lui l’eccita a
gli stesso giunge ad impossessarsi di quel regno. L’ombra della madre
di
lui l’eccita a vendicarla; muove guerra al padre;
guerra al padre; l’obbliga ad una vergognosa pace, riceve in ostagi i
di
lui figliuoli avuti da Acripanda; gli fa in pezzi
mente l’Irene, l’Almeone, l’Ermete, e l’Arianna del Giusti, l’Arsinoe
di
Niccolò degli Angioli, l’Elisa del Closio, l’Isme
degli Angioli, l’Elisa del Closio, l’Ismenia, l’Antigone e la Teside
di
Gio: Paolo Trapoleni, la Ghismonda del Razzi, il
hismonda del Razzi, il Principe Tigridoro del Miari, la Tullia feroce
di
Pietro Cresci, ed alcun’ altra che si trova mento
licità greca, talvolta d’imitar Seneca nell’infilzar sentenze a guisa
di
aforismi, sovente di ornar con fregi proprii dell
a d’imitar Seneca nell’infilzar sentenze a guisa di aforismi, sovente
di
ornar con fregi proprii della poesia epica e liri
ssionate che tirano l’attenzione. A me non è permesso della lunga via
di
fermarmi su ciascuna di esse. Ravviva la storia d
tenzione. A me non è permesso della lunga via di fermarmi su ciascuna
di
esse. Ravviva la storia delle tragedie degli ulti
a la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semiramide
di
Muzio Manfredi da Cesena, il quale dal Ghilini si
a Cesena, il quale dal Ghilini si disse Ravennate perchè alcuni della
di
lui famiglia abitarono anche in Ravenna. Questa t
in Ventura in quarto nel 1593 stando il Manfredi in Nansi, a giudizio
di
Francesco Patrizii può servire di esempio a chi v
do il Manfredi in Nansi, a giudizio di Francesco Patrizii può servire
di
esempio a chi vuole esercitarsi nel genere tragic
tro Italiano ne portò vantaggioso giudizio, al quale si sottoscriverà
di
buon grado chiunque la legga. Si distingue (egli
sta giustamente pretendere per lo stile. Riconosce parimente il conte
di
Calepio nel Nino di questa favola un carattere so
endere per lo stile. Riconosce parimente il conte di Calepio nel Nino
di
questa favola un carattere sommamente idoneo al f
ola un carattere sommamente idoneo al fin della tragedia. Il soggetto
di
essa è fondato nella famosa regina degli Assiri S
e da sette anni si trova occultamente maritato con Dirce e arricchito
di
due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’es
to di due pargoletti chiamati Nino e Semiramide anch’essi. La notizia
di
questo secreto nodo mette la regina in tal furore
esto secreto nodo mette la regina in tal furore, che medita la strage
di
Dirce e de’ figliuoli, e l’eseguisce in un sotter
viso fatale che ne riceve Nino si accoppia lo scoprimento che egli fa
di
esser Dirce sua sorella. L’orrore e la disperazio
oprio sangue Dirce e i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra
di
Nino indi quella di Mennone mariti l’un dopo l’al
i figliuoli. Alla maniera greca e latina l’ombra di Nino indi quella
di
Mennone mariti l’un dopo l’altro di Semiramide fa
atina l’ombra di Nino indi quella di Mennone mariti l’un dopo l’altro
di
Semiramide facendo le prime due scene dell’atto I
dell’atto I, preparano al terrore che spazia in seguito per la reggia
di
Babilonia. Non è un secco e digiuno racconto ma u
questa virile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto
di
Nino e di Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio ch
rile regina narra alla confidente Imetra quanto ha disposto di Nino e
di
Dirce. Imposi (ella dice) a Simandio che dicesse
o figlia, Fa ch’io ti trovi tutta lieta e culta, Ch’oggi sposa sarai
di
tal marito, Che a me grado ne avrai che tel desti
ai che tel destino. Prevede Imetra le vicine funeste conseguenze del
di
lei empio disegno, ed a costo di qualunque rischi
ra le vicine funeste conseguenze del di lei empio disegno, ed a costo
di
qualunque rischio proprio tenta distoglierla dal
toglierla dal proposto con una eloquenza vera e robusta nè aliena dal
di
lei stato, la quale fa ammirare l’arte del poeta
in tutto il mondo Di gloria avanzi ogni famoso eroe….. Tu che figlia
di
dea ti chiami e sei E dea sembri negli atti e nel
so. Non è ella una timida Fedra che ama insieme e paventa la vergogna
di
palesar l’amore: è una imperiosa conquistatrice c
iosa conquistatrice cui tutto par lecito perchè può tutto, bastandole
di
velar la sfrenatezza con la politica. Avvezza agl
ssi nè più ravvisandone l’orrore, afferma con baldanza che la ragione
di
stato soltanto la determina a siffatte nozze, e n
ba aver qualche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e
di
quelle di Dirce, e soggiugne. Faccia La sua for
alche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle
di
Dirce, e soggiugne. Faccia La sua fortuna, anzi
Colpa n’avranno, io mostrerò che importi Il macchinar contro il voler
di
donna Che possa quanto vuol. Preparata con tal
vuol. Preparata con tal maestria sì pressante angustia alla fortuna
di
Nino e Dirce, per le nozze detestabili del figlio
Dirce, per le nozze detestabili del figlio colla madre, e per quelle
di
Anaferne con Dirce, riesce nell’atto II al sommo
e con Dirce, riesce nell’atto II al sommo interessante l’abboccamento
di
Dirce oppressa dal dolore con Nino che cerca cons
se allegato per uno degli ottimi esempi delle tragedie italiane, dopo
di
avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzi
degli ottimi esempi delle tragedie italiane, dopo di avere in alcune
di
esse ripresa la poca congiunzione dell’atto II co
zione dell’atto II col I, e il vedervisi li trattati d’una scena non
di
rado diversissimi da quelli dell’altra a. Manfre
E notabile nella scena quarta dell’atto II l’orrore che protesta Nino
di
avere per l’incesto, per cui si mette sempre più
r cui si mette sempre più in vista il tragico contrasto del carattere
di
Nino colla passione di Semiramide, e si prepara l
iù in vista il tragico contrasto del carattere di Nino colla passione
di
Semiramide, e si prepara la di lui disperazione p
o del carattere di Nino colla passione di Semiramide, e si prepara la
di
lui disperazione per lo scioglimento. Nel medesim
Simandio vada francamente a scoprire alla regina l’occulto matrimonio
di
Nino e Dirce. Semiramide all’intenderlo si accend
nde si una rabbia tremenda, ed in conseguenza nel l’atto III minaccia
di
trarre a Dirce di propria mano il cuore. Simandio
tremenda, ed in conseguenza nel l’atto III minaccia di trarre a Dirce
di
propria mano il cuore. Simandio, Imetra, il sacer
suo ministero, e la minaccia per parte degli dei, benchè senza perder
di
vista il rispetto dovuto come vassallo alla sovra
rana. La regina intanto si è fra se appigliata all’esecrabile partito
di
quietarlo dissimulando, e mostrandosi commossa da
ino, e Imetra a Dirce perchè gliela conduca co’ figliuoli, affettando
di
voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa
affettando di voler veder tutti, a tutti perdonare, e con festa degna
di
sì gran re rinnovare le loro nozze. Ella accredit
econdo me Semiramide comparisce in ciò assai più grande e più tragica
di
Atreo e Sulmone. Chiude nel più profondo dell’ani
arla. Il racconto fatto con veri e vivaci colori è degno del pennello
di
Euripide, e forse di Dante e di Omero, sì terribi
to con veri e vivaci colori è degno del pennello di Euripide, e forse
di
Dante e di Omero, sì terribili ed evidenti sono l
e vivaci colori è degno del pennello di Euripide, e forse di Dante e
di
Omero, sì terribili ed evidenti sono le immagini
nti sono le immagini degli uccisi, e sì compassionevole la situazione
di
Dirce. Assiste veramente a questo racconto l’infe
lo tratto tratto ne aumenta il patetico. Udito in fine l’ammazzamento
di
Dirce Nino freme, non respira che vendetta, minac
e nulla eseguito nel vuoto de i due atti. Il suo furore ha una specie
di
riposo. Or che ha egli fatto frattanto? Ha forse
trall’orrore della vendetta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno
di
ciò avrei voluto ne’ di lui discorsi della prima
tta e l’enormità dell’offesa? Un motto almeno di ciò avrei voluto ne’
di
lui discorsi della prima scena, nella quale torna
e’ di lui discorsi della prima scena, nella quale torna ad accendersi
di
furore e ad accingersi alla vendetta. Imetra nell
manifestato che Dirce era sua figlia. Ella ha sperato che tolta Dirce
di
mezzo altro ostacolo rimaner non dovesse da vince
esto! Egli in prima va ripetendo le ragioni che accreditano la verità
di
tal notizia. A che (dic’egli) avrebbe ella Chiam
l’Armenia in dote? Non si dan regni alle altrui figlie in dote. Oltre
di
ciò facea ridendo un attoa Che la regina il fa s
emuta diviene un Oreste agitato da trasporti furiosi. Cerca la regina
di
Assiria, non chiamandola madre, corre a lei, l’af
age della sposa e de’ figliuoli, e s’uccide. Nel racconto della morte
di
Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di T
racconto della morte di Nino il poeta imitando in parte l’attitudine
di
Tancredi al sepolcro di Clorinda principia colla
Nino il poeta imitando in parte l’attitudine di Tancredi al sepolcro
di
Clorinda principia colla pittura più espressiva d
di al sepolcro di Clorinda principia colla pittura più espressiva del
di
lui dolore alla vista de’ figli e di Dirce: Giun
colla pittura più espressiva del di lui dolore alla vista de’ figli e
di
Dirce: Giunto al fiero spettacolo si stette Pall
redi lo seguì; ma poi la stessa guida illustre lo sedusse; ed in vece
di
cercare nella natura, e nelle circostanze di Nino
e lo sedusse; ed in vece di cercare nella natura, e nelle circostanze
di
Nino il linguaggio di un dolor disperato, seguend
ce di cercare nella natura, e nelle circostanze di Nino il linguaggio
di
un dolor disperato, seguendo Torquato anche in ci
li e patetici. Un’ immagine anche bene espressa è la seguente: Parve
di
morte empirsi, e restò chiusa Sua vita io non so
Dirce, Come viver poss’io cagion del tutto? Disse e nel volto diventò
di
neve, E volendo seguir, di voce in voce Singhiozz
agion del tutto? Disse e nel volto diventò di neve, E volendo seguir,
di
voce in voce Singhiozzò, chiuse i lumi, e spirò l
confessare che questa Semiramide per uguaglianza, nobiltà e grandezza
di
stile, e per versificazione vince quasi tutte le
tutte le tragedie del cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido
di
sollevarsi a forza di ornamenti stranieri alla dr
cinquecento. Il Manfredi è stato il meno avido di sollevarsi a forza
di
ornamenti stranieri alla drammatica, cioè a dire
ranieri alla drammatica, cioè a dire epici e lirici. Si lascia vedere
di
quando in quando qualche superfluità ed affettazi
ed affettazione; ma per quel tempo, in cui tutti correvano in traccia
di
mostrarsi poeti quando meno abbisognava, può dirs
. La Semiramide trionfo dell’invidia e della pedanteria; e se in vece
di
criticarla i pedanti, che sono alle lettere quel
he è la rugine al ferro, si fossero dedicati a rilevarne ciò che avea
di
migliore per additarlo alla gioventù, forse avreb
iuno che l’abbia letto, che comprenda in che sia posto il vero merito
di
un componimento tragico, e che non serbi in seno
rappresentazione? Nè l’una nè l’altra cosa è vera. Ed in prima guai
di
chi trovasse stucchevole la lettura di componim
osa è vera. Ed in prima guai di chi trovasse stucchevole la lettura
di
componimenti scritti in aureo stile, cui mancando
ancando ogni altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore
di
lingua e di eloquenza italiana, la proprietà, la
altro pregio rende accetti e dilettevoli a chi ha sapore di lingua e
di
eloquenza italiana, la proprietà, la coltura, la
anza. Per l’altra parte ha per avventura oggi il gesuita Andres fatta
di
alcuni di essi qualche esperienza, onde senza tac
l’altra parte ha per avventura oggi il gesuita Andres fatta di alcuni
di
essi qualche esperienza, onde senza taccia di leg
Andres fatta di alcuni di essi qualche esperienza, onde senza taccia
di
leggerezza potesse affermare che ne sarebbe into
ntollerabile la rappresentazione ? Vide l’Italia tutta in quel secolo
di
luce quasi tutti que’ componimenti con diletto e
de in Verona, e dell’Aminta e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e
di
molte e molte commedie di quel tempo con leggieri
a e del Pastor fido in Napoli ed altrove, e di molte e molte commedie
di
quel tempo con leggieri cambiamenti in più di un
molte e molte commedie di quel tempo con leggieri cambiamenti in più
di
un luogo; ma piacquero sommamente; e questa è sto
peggio) gli volle dissimulare? Sarebbe a desiderare che la bell’opera
di
questo erudito gesuita Spagnuolo sopra ogni lette
di questo erudito gesuita Spagnuolo sopra ogni letterature, al pregio
di
essere ottimamente scritta congiungesse sempre l’
imparzialità ne’ gìudizii. Ma il campo era troppo vasto, e lo spirito
di
apologia volle averci la sua parte. Tornando anch
che il Capitano Virues e don Pedro Calderòn de la Barca si avvisarono
di
maneggiarlo in Ispagna nel secolo seguente, e nel
l Virues e del Calderòn. Al Manfredi dobbiamo parimente un volumetto
di
Lettere famigliari da lui scritte nel 1591 dimora
el 1591 dimorando in Nansì, nelle quali trovasi conservata la memoria
di
varii componimenti specialmente tragici rimasti p
. Era colui suo compare; e forse questo titolo gliele fe parere degne
di
uscire alla luce dopo la Merope del conte Torelli
Stimola nella 20a il signor Antonio Scutellari a produrre la tragedia
di
Giacomo suo fratello intitolata l’Atamante, la qu
e, la quale, ei dice, è nobilissima e perfetta. Dell’Alessio tragedia
di
Vincenzo Giusti, censurata parimente dall’Ingegne
’istesso Giusti, e se ne favella ancora insieme coll’Eraclea tragedia
di
Livio Pagello pur criticata dall’Ingegneri. Nella
rza a Venezia desidera che gli si mandi un esemplare della traduzione
di
Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo di es
plare della traduzione di Girolamo Moncelli del Cristo, avendo saputo
di
essersi stampata. Debbo a queste notizie aggiugne
este notizie aggiugnere che a quel tempo vi furono altre due tragedie
di
penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo princi
die di penne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione
di
quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie
ne non volgari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello
di
Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripi
ari rimaste inedite, l’Edipo principe traduzione di quello di Sofocle
di
Bernardo Segni, e le Fenicie di Euripide tradotta
ncipe traduzione di quello di Sofocle di Bernardo Segni, e le Fenicie
di
Euripide tradotta in latino da Pietro Vettori, ch
nicie di Euripide tradotta in latino da Pietro Vettori, che con altre
di
lui produzioni pur manoscritte si trovava in Roma
i trovava in Roma nel 1756 in potere del commendatore Vettori parente
di
Pietroa. Rimettiamo i leggitori alla Drammaturgia
ia, all’opera del Quadrio, ed a qualche altro che si ha presa la cura
di
spolverarli nelle biblioteche, ove si tarlano, mo
soggiungo, perchè ridotti alle leggi della vera tragedia, cioè Jeste
di
Girolamo Giustiniano genovese impresso nel 1583,
e di Girolamo Giustiniano genovese impresso nel 1583, e l’altro Jeste
di
Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600.
ro Jeste di Scipione Bargagli pubblicato in Venezia nel 1600. Il nome
di
Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esal
Giammaria Cecchi fa che rammentiamo ancora l’Esaltazione della Croce
di
lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de
roce di lui opera rappresentativa recitata nelle nozze de’ Gran Duchi
di
Toscana, e stampata presso il Martelli nel 1592.
bizzarro ed ingegnoso autore delle Poesie maccaroniche sotto il nome
di
Merlin Cocajo, e del raro poema romanzesco l’Orla
n Cocajo, e del raro poema romanzesco l’Orlandino pubblicato col nome
di
Limerco Pitocco, del quale nel 1773 fece in Parig
ale nel 1773 fece in Parigi una elegante edizione, pochi giorni prima
di
partirne, l’erudito nostro amico Carlo Vespasiano
tirne, l’erudito nostro amico Carlo Vespasiano sotto il nome Arcadico
di
Clariso Melisseo, corredandolo di curiose erudite
o Vespasiano sotto il nome Arcadico di Clariso Melisseo, corredandolo
di
curiose erudite note. Lo stesso Folengo, ad istan
olo di curiose erudite note. Lo stesso Folengo, ad istanza del vicerè
di
Sicilia don Ferrante Gonzaga, compose in Palermo,
Pinta o la Palermita, intorno alla creazione del mondo e alla caduta
di
Adamo. Col bellissimo soggetto del greco Cresfont
del greco Cresfonte maneggiato dal conte Pomponio Torelli col titolo
di
Merope, possiamo chiudere la storia delle tragedi
ioriva in Parma verso la fine del secolo l’Accademia degl’Innominati,
di
cui era il Torelli uno de’ principali ornamenti.
a, il Polidoro, spiegandone eziandio l’artificio in due grossi volumi
di
Lezioni sulla Poetica di Aristotile, che trovansi
ne eziandio l’artificio in due grossi volumi di Lezioni sulla Poetica
di
Aristotile, che trovansi manoscritti nella ducal
oetica di Aristotile, che trovansi manoscritti nella ducal Biblioteca
di
Parma. Cita monsignor Giusto Fontanini nell’Eloqu
one della Merope e del Tancredi fatta in Parma nel 1597, e poi quella
di
tutte le cinque tragedie del 1605, cioè tre anni
a del 1591, per quel che ne scrisse il prelodato Muzio Manfredi a’ 18
di
gennajo di quell’anno. Ora (egli dice) che il sig
per quel che ne scrisse il prelodato Muzio Manfredi a’ 18 di gennajo
di
quell’anno. Ora (egli dice) che il signor conte P
e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni, debbonsi prima
di
ogni altro al Torelli, onde merita la sua Merope
i, debbonsi prima di ogni altro al Torelli, onde merita la sua Merope
di
collocarsi fralle buone italiane. Può singolarmen
rmente notarsi sin dalla prima scena assai bene espresso il carattere
di
Merope agitata ed oppressa dal pensiero di esser
bene espresso il carattere di Merope agitata ed oppressa dal pensiero
di
esser pur giunto il tempo prefisso alle sue nozze
anche in pace da mille moleste cure. Egregiamente vi si disviluppa il
di
lui tirannico sistema e la ragion della forza che
gomenta contro del Capitano della sua guardia: Le leggi e ’l giusto,
di
che tanto parli, E per parlarne assai poco ne int
ra lor fosser soggetti. Ma quella legge che in diamante saldo Scrisse
di
propria man l’alma natura, Sola può dare e variar
ta sola ogni gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia, Che
di
genti, di forza, e di consiglio, Di stato e di ri
ni gran re s’inchina. Ella comanda che colui prevaglia, Che di genti,
di
forza, e di consiglio, Di stato e di ricchezze gl
’inchina. Ella comanda che colui prevaglia, Che di genti, di forza, e
di
consiglio, Di stato e di ricchezze gli altri avan
e colui prevaglia, Che di genti, di forza, e di consiglio, Di stato e
di
ricchezze gli altri avanzi. Che mal si converria
avanzi. Che mal si converria che un uom sì degnon Obedisse a chi men
di
lui potesse. Di maniera che l’ingiustizia mai no
hi men di lui potesse. Di maniera che l’ingiustizia mai non trascura
di
prevalersi a suo pro della massima di Achille, il
l’ingiustizia mai non trascura di prevalersi a suo pro della massima
di
Achille, il quale Jura negat sibi nata, nihil no
ll’atto V l’artificio del poeta nel rendere verisimile l’ardito colpo
di
Telefonte. Per ordine del Tiranno i satelliti rim
l darne, e nel farne eseguire il comando, va esortando i fedeli amici
di
Merope mostrando loro Telefonte, istigando gli au
gomento, bastando l’animare la gioventù ad osservarle colla sicurezza
di
trovarle egregiamente rappresentate. In somma se
rappresentate. In somma se un movimento più vivace rendesse l’azione
di
questa tragedia meno riposata e più teatrale: se
lta quasi ravviluppate in una soverchia verbosità: se Merope tentasse
di
uccidere il figlio, tale non credendolo, con una
se Polifonte col mostrarsi un innamorato sì fido e costante, a segno
di
attendere dieci anni la conchiusione delle nozze,
affetto in lui dominante, e a debilitare il suo carattere essenziale
di
usurpatore avido di sangue: finalmente se Merope
nante, e a debilitare il suo carattere essenziale di usurpatore avido
di
sangue: finalmente se Merope dopo l’odio sommo mo
Polifonte in tutta la tragedia non iscendesse sino a piangerlo nella
di
lui morte e a dirgli, Fosti ledi, fosti fedele a
i della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie
di
quel tempo. Non ne vanno esenti le altre tragedie
Tancredi, le quali per altro debbono esserci care essendo del numero
di
quelle che si allontanano dagli argomenti greci,
i lontani; e l’ultima singolarmente si rende pregevole per l’attività
di
purgare le pas ioni, per la qual cosa il conte di
vole per l’attività di purgare le pas ioni, per la qual cosa il conte
di
Calepio stimava doversi preferire alla stessa Mer
n nobile ritratto della Greca, da cui riportò qualche neo ed una dose
di
lentezza, volendola troppo imitare. Non si arrest
Per questi meriti non ebbe ragione il chiarissimo Saverio Bettinelli
di
asserire che aliora surse e giunse al colmo la
e con vero studio la poesia teatrale, non hanno però prodotto, prima
di
questo secolo, tolte le pastorali del Tasso e del
studio delle altre nazioni. Quanto è difficile entrare a sentenziare
di
cose che non sono della competenza di chi si arro
difficile entrare a sentenziare di cose che non sono della competenza
di
chi si arroga l’autorità di giudice! Non hanno me
are di cose che non sono della competenza di chi si arroga l’autorità
di
giudice! Non hanno meritato lo studio delle altre
rsi: Si distingue l’Italia sopra le altre nazioni per la superiorità
di
parlare con tanta coltura la propria lingua, come
a superiorità di parlare con tanta coltura la propria lingua, come se
di
questa facesse tutto lo studio. Al principio del
pio dell’Italia. Imitar dunque, emulare con aurea eleganza e purità
di
stile i tragici antichi, inventare a loro norma f
e indi non ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza
di
lucro e di premio, e da qual altra cosa doveano e
ebbero mai, teatro tragico fisso e permanente, nè speranza di lucro e
di
premio, e da qual altra cosa doveano essi incomin
reci esemplari? E che pedanteria ed affettazione transalpina è quella
di
tacciare senza riserba di pedanteria e di greca a
nteria ed affettazione transalpina è quella di tacciare senza riserba
di
pedanteria e di greca affettazione i tragici Ital
azione transalpina è quella di tacciare senza riserba di pedanteria e
di
greca affettazione i tragici Italiani del Cinquec
do mai i moderni si sarebbero innoltrati sino all’odierna delicatezza
di
gusto che rende ingiusti ed altieri ancor certuni
oir recevoir un joug qui paraissait si sèvère ? Non doveva sovvenirsi
di
ciò che fecero gl’Italiani un secolo e mezzo prim
veva sovvenirsi di ciò che fecero gl’Italiani un secolo e mezzo prima
di
Cornelio introduttor delle regole tra’ Francesi?
ingegni Italiani, benchè per far risorgere la tragedia si avvisassero
di
seguire le orme de’ Greci, pure la spogliarono qu
ro di seguire le orme de’ Greci, pure la spogliarono quasi totalmente
di
quella musica, qualunque essa siesi stata, che in
a, che in Grecia l’accompagnò costantemente. Si contentarono i nostri
di
farne cantare i soli cori, come si fece in Vicenz
si Sofonisba, Orbecche ec. Altro essi allora non si prefissero se non
di
richiamare sulle moderne scene la forma del dramm
ne scene la forma del dramma de’ Greci, e non già l’intero spettacolo
di
quella nazione con tutte le circostanze locali, c
azione grande che chiama l’attenzione delle intere nazioni, e non già
di
pochi privati, per le vicende della fortuna eroi
le vicende della fortuna eroica (secondo la giudiziosa diffinizione
di
Teofrasto), per le passioni fortissime che cagion
che cagionano disastri e pericoli grandi, e pe’ caratteri elevati al
di
sopra della vita comune. Per tali cose essenziali
arono essi tutto ciò che poi si è ripetuto in altre o simili guise al
di
là da’ monti? E che si è scoperto di più a’ giorn
etuto in altre o simili guise al di là da’ monti? E che si è scoperto
di
più a’ giorni nostri? Qual riposto arcano ci ha r
ni nostri? Qual riposto arcano ci ha rilevato la singolare erudizione
di
Saverio Mattei? Fòrse che la tragedia e la commed
la Susanna del Sacco da Busseto ed altri simili drammi, ai desiderosi
di
titoli, potendosi vedere nel lodato Quadrio, nell
al Trissino perchè ricavò l’argomento della sua tragedia della Storia
di
Tito Livio. Noi esaminammo questa singolare oppos
issino, che nelle sue Lezioni biasimava la locuzione della Sofonisba (
di
che vedasi il citato articolo V del nostro Discor
a. Di tante traduzioni ed imitazioni francesi della Sofonisba, quella
di
Mairet fu l’unica che si sostenne lunga pezza in
i Mairet fu l’unica che si sostenne lunga pezza in teatro, ed, al dir
di
Voltaire, fu la prima tragedia francese, in cui a
no si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì per ciò
di
modello alla maggior parte delle tragedie frances
Fleury, Voltaire ec. e ciò che Carlo Duclos nel III vol. dell’Istoria
di
Luigi XI affermò: C’est par l’Italie que les sci
Il Fontanini nel l’Eloquenza Italiana fa solo menzione dell’edizione
di
Roma dal 1726. a. V. il Tiraboschi t. VII parte
il Tiraboschi t. VII parte III. a. Ciò fu ancora avvertito dal conte
di
Calepio nel Paragone della tragica Poesia nel cap
. a. Fu questo Luigi Alamanni bandito da Firenze sua patria come reo
di
congiura contro la vita del cardinal Medici, e si
edia Italiana, Egli osserva sull’Adriana del Groto, che porta la data
di
novembre del 1578, e prendre il titolo da una gio
orta la data di novembre del 1578, e prendre il titolo da una giovane
di
Adria. L’argomento (aggiugne) ha molta rassomigli
iotto Shakespeare Giulietta e Romeo, e non si allontana dalla novella
di
Giulietta di Luigi da Porto (di cui parla il Cres
eare Giulietta e Romeo, e non si allontana dalla novella di Giulietta
di
Luigi da Porto (di cui parla il Crescimbeni) stam
meo, e non si allontana dalla novella di Giulietta di Luigi da Porto (
di
cui parla il Crescimbeni) stampata in Venezia nel
erisimilmente questa novella sugerì ad Artur Brooke la Storia Tragica
di
Romeo e Giulietta del 1562, e questa e l’Adriana
Giulietta e Romeo del Shakespeare. a. Vedi ciò che ne dice il conte
di
Calepio nell’articolo V del capo I. a. Vedi la l
articolo V del capo I. a. Vedi la lettera 145 scritta da Nanci a’ 25
di
maggio del 1591. a. Nel III libro della Cosmogra
ongo tra questi l’oscuro provinciale Juvenel de Carlencas compilatore
di
un infelice Saggio sulla storia delle belle lette
a delle belle lettere, da cui fu il Torrismondo chiamato parto debole
di
un ingegno stravolto. E chi si perderebbe a confu
lto. E chi si perderebbe a confutare un superficiale scarabocchiatore
di
carta che parla de’ Greci e de’ Latini come un as
i come un assonnato, e che del Teatro Italiano altre notizie confessò
di
non avere se non quelle mal digerite acquistate c
se non quelle mal digerite acquistate col grande studio del Mercurio
di
Francia, in cui s’immerse verso il 1735. a. Utr
simo non era appieno contento della sua tragedia, e vi andava facendo
di
mano in mano giunte e correzioni, che poi spedì a
ì a Bergamo in due fogli a Licino. L’accurato moderno scrittore della
di
lui vita l’erudito abate Serassi cita in tal prop
d un’ altra a Cristofano Tasso, le quali trovansi nel volume IX delle
di
lui Opere, l’una alla p. 270, l’altra alla 145.
o conquesti ultimi tratti del moderno Teatro Italiano, e bramoso omai
di
riposo mi accingo a deporre la penna ed a prender
to anno del secondo decennio del secolo XIX. Non ha l’Italia ricusato
di
accogliere nel suo recinto di simili merci oltram
el secolo XIX. Non ha l’Italia ricusato di accogliere nel suo recinto
di
simili merci oltramontane, fossero pur di quelle
accogliere nel suo recinto di simili merci oltramontane, fossero pur
di
quelle che la sana critica ed un gusto fine ripro
quelle che la sana critica ed un gusto fine riprovano come imbrattate
di
fangose materie eterogenee. Così le dolorose rapp
tate di fangose materie eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni
di
atroci fatti privati di Falbaire, Mercier, Sedain
eterogenee. Così le dolorose rappresentazioni di atroci fatti privati
di
Falbaire, Mercier, Sedaine, Dorat, Arnaud, Beauma
Sedaine, Dorat, Arnaud, Beaumarchais ec. o tuttè tragiche o mescolate
di
tratti comici, si sono alla rinfusa tradotte e re
dovunque ascoltansi i commedianti dell’alta Italia. Dietro la scorta
di
codesti Drammisti francesi hanno i nostri inventa
e commedie lagrimanti, alcune originali, alcune tratte dalle novelle
di
Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene intere
ali, alcune tratte dalle novelle di Arnaud e Marmontel ricche miniere
di
scene interessanti e di lugubri pantomimi nojosam
novelle di Arnaud e Marmontel ricche miniere di scene interessanti e
di
lugubri pantomimi nojosamente ripetuti. Venezia s
lla del dottor Simoni uscita nel 1787 intitolata Lucia e Melania, più
di
una commedia lagrimante come Teresa e Claudio di
Lucia e Melania, più di una commedia lagrimante come Teresa e Claudio
di
Giovanni Greppi, nella quale il patetico e il rom
ovvisatore Leggerenza e del falso letteralo Pirotè entrambi sorocconi
di
mestiere. L’abate Villi occupò per alcun tempo l
lle Alpi ecc. Si è puerilmente affermato che la decadenza del credito
di
tali favole sia derivata dall’essersi divulgato c
ll’invenzione ; ma potrebbe togliere a que’drammi l’intrinseco merito
di
una condotta naturale e di una esecuzione felice
togliere a que’drammi l’intrinseco merito di una condotta naturale e
di
una esecuzione felice ? Euripide e Sofocle senza
o i primi onori del coturno. Ciò che suol nuocerè a’moderni scrittori
di
drammi lugubri, è l’uniformità delle tinte, la le
d’ Alessandro Pepoli lessi tre drammi lagrimosi in prosa : Don Alonso
di
Zuniga, ossia il Dovere mal inteso, Gernand, ossi
ni patetiche. Aggiungasi il pregio dell’ invenzione el’oggetto morale
di
distruggersi un reo pregiudizio che sovente si oc
tto del dovere ; un atto quarto assai teatrale, ed una vera dipintura
di
Don Alfonso oppresso da’rimorsi nell’atto V. Il d
inta scena dell’atto III. Un figlio che per una capricciosa debolezza
di
non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la v
osa debolezza di non abbandonare la casa dell’amata sacrifica la vita
di
un padre e la propria ; questo padre che per non
un padre e la propria ; questo padre che per non dissimile capriccio
di
non partirsi dal luogo dove è sepolto un suo amic
bbe eccitare. Ma nel Gernand raffigurai una commedia lagrimante piena
di
colpi scenici più che di situazioni, atroce per d
and raffigurai una commedia lagrimante piena di colpi scenici più che
di
situazioni, atroce per disegni scellerati che dis
atroce per disegni scellerati che disonorono l’umanità, frammischiata
di
bassezze comiche de’servi Merville e Ricauld, Agg
a. E quì domandiamo con rispetto al riputato sig. Andres in proposito
di
Varembon personaggio basso furbo e scellerato di
Andres in proposito di Varembon personaggio basso furbo e scellerato
di
questo dramma, come concilierebbe la sua opinione
rbo e scellerato di questo dramma, come concilierebbe la sua opinione
di
bandire dal teatro tutti gli empii e i gran malva
ende escluderle dalle tragedie, non da’simili drammi. Ed io dimanderò
di
nuovo, se più pericolosi gli stimi nelle tragedie
erano meno sulle persone volgari, o ne’drammi cittadineschi al popolo
di
fortuna e di pensare più prossimi ? Tornando al G
lle persone volgari, o ne’drammi cittadineschi al popolo di fortuna e
di
pensare più prossimi ? Tornando al Gernand dico c
re che possa entrare per più ragioni. Ma l’autore gli diede il titolo
di
Fisedia, cioè canto della natura ristretta agli u
peterò qui succiutamente l’analisi che ne produssi nel 1798. L’azione
di
lieto fine passa in Buda sul Danubio e nelle mont
ne passa in Buda sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio
di
più di due mesi. V’intervengono due re, una regin
a in Buda sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio di più
di
due mesi. V’intervengono due re, una regina che t
gono due re, una regina che tratta l’armi, una principessa innamorata
di
un vassallo, un militare che ama la figlia del su
a pestorella che amoreggia e scherza e motteggia, un veterano bevitor
di
vino interdettogli dall’innamorata, un astrologo
hanno contribuito a cattare applauso a questo dramma in uno de’teatri
di
Venezia. Vi è qualche scena nell’atto I, che può
Venezia. Vi è qualche scena nell’atto I, che può lodarsene. Non così
di
ciò che si tratta nell’atto II. Passi che Rodolfo
pac in Buda, in trenta giorni non ha colta nella reggia l’opportunità
di
abboccarsi colla regina Adelarda, per dirle che L
cere ad Adelarda sua madre ; Rodolfo subito propone per prima impresa
di
salvar l’una e l’altra. Ma perchè renderla doppia
a. Ma perchè renderla doppiamente ardua e pericolosa per la necessità
di
salvarne due ? Perchè Sofia che non osservata è v
to alla regina, non esce dalla reggia e lascia a Rodolfo la sola cura
di
salvar la madre che è piena di coraggio virile ?
reggia e lascia a Rodolfo la sola cura di salvar la madre che è piena
di
coraggio virile ? Perchè esporre una tenera fanci
di coraggio virile ? Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo
di
un precipizio per via scoscesa e per una scala in
l pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo
di
notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era ve
r via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir
di
giorno, com’ era venuta, dalla porta ? Ecco perch
perchè ; l’autore salvata Adelarda, vuol che Sofia rimanga in potere
di
Otogare nel pericolo stesso della madre. Parmi ch
olo stesso della madre. Parmi che il Pepoli per bizzarria si prefisse
di
congegnare una favola che da niun’ altra vinta fo
nuovo genere, ed alla perpetua irregolarità che vi semina, dà l’onore
di
regole per chi voglia esercitarsi in esso. Ma in
lterra, o che possano oggidì affastellare gl’inetti, drammi semiserii
di
ultima data che scorrono di stranezze in istranez
affastellare gl’inetti, drammi semiserii di ultima data che scorrono
di
stranezze in istranezze ora in versi ed ora in pr
co più ; sia dunque la legge. Il fisedica, che non ecceda tale spazio
di
tempo. E che novità v’è in ciò, se un gran numero
ceda tale spazio di tempo. E che novità v’è in ciò, se un gran numero
di
commedie spagnuole non eccedono questo spazio, e
a soli dieci o dodici giorni ? Spazia il Ladislao per tutta la reggia
di
Buda, sul Danubio, pe’monti del Crapac lontani da
e’monti del Crapac lontani dalla capitale dell’ Ungheria più giornate
di
camino ; il luogo dunque di una fisedia è con sim
alla capitale dell’ Ungheria più giornate di camino ; il luogo dunque
di
una fisedia è con simile libertà prescritto nella
non è questa libertà osservata nelle favole spagnuole vecchie almeno
di
due secoli ? Il Ladislao bandisce tutto quello ch
adislao bandisce tutto quello che suol farsi avvenire per macchina, e
di
ciò si forma la legge V. Ma questa legge si trova
forma la legge V. Ma questa legge si trova osservata in più migliaja
di
vecchie commedie di spada e cappa ed eroiche anco
a questa legge si trova osservata in più migliaja di vecchie commedie
di
spada e cappa ed eroiche ancora della Spagna. Il
bbono aver lieto fine per la legge XIV. E tutte le favole spagnuole e
di
altre nazioni non terminano per lo più lietamente
o XVIII le favole pastorali. Appena possiamo nominarne alcuna, benchè
di
forma troppo diversa dall’ Aminta. Pier Jacopo Ma
elli compose la Rachele in miglior metro delle sue tragedie, e merita
di
leggersi come degua di quel letterato. Alessandro
in miglior metro delle sue tragedie, e merita di leggersi come degua
di
quel letterato. Alessandro Guidi scrisse l’Endimi
piano ed alcuni versi dicesi che appartenessero alla regina Cristina
di
Svezia dimorante in Roma. Monsignore Ercolani com
eroico tra’ Pastori. Il pastore Arcade Panemo Cisseo compose la Morte
di
Nice del 1754. Appartiene il Paradiso terrestre a
rigi colle sue composizioni che la scena comica Italiana non si pasce
di
pure arlecchinate. Girolamo Gigli Sanese ingegnos
in tre atti il suo Don Pilone imitata anzi che tradotta dal Tartuffo
di
Moliere. A lui dobbiamo ancora alcuni piacevoliss
se la sua Cantatrice Dirindina. A quel tempo l’erudito Niccolò Amenta
di
Napoli nato nel 1659 e morto nel 1719 fe recitare
rmour ne trasportò quattro in inglese(a). Isabella Mastrilli duchessa
di
Marigliano fe imprimere nel 1703 la sua commedia
icare in Firenze nel 1705 la sua commedia i due Bari : Pietro Piperni
di
Benevento diede fuori nel 1702 la sua Contadina M
nciar del secolo XVIII mostrarono gusto ed intelligenza in tal genere
di
poesia. Ma inimitabile nel dialetto napoletano fu
genere di poesia. Ma inimitabile nel dialetto napoletano fu la grazia
di
Gennantonio Federico Curiale di Napoli morto dopo
nel dialetto napoletano fu la grazia di Gennantonio Federico Curiale
di
Napoli morto dopo il 1750. Le commedie li Birbe e
la regolarità che si osserva in queste favole. Anche Pietro Trinchera
di
professione Notajo intorno all’epoca medesima com
tano, intitolate la Gnoccolara e Notà Pettolone che non iscarseggiano
di
grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè di
late la Gnoccolara e Notà Pettolone che non iscarseggiano di grazia e
di
salsa dizione in quel dialetto nè di regolarità e
he non iscarseggiano di grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè
di
regolarità e di acconce dipinture de’ costumi vol
iano di grazia e di salsa dizione in quel dialetto nè di regolarità e
di
acconce dipinture de’ costumi volgari e de’ carat
le scene ; e l’importunità ristucchevole de’ molesti complimenti voti
di
sincerità. I versi dilombati e la languidezza del
ie i Falsi Letterati, l’Ingiusta Donazione ossia l’Avvocato, l’Agnese
di
Faenza in versi, la Pazzia delle pompe, i Poeti C
cevoli, nelle quali egli stesso rappresentava con plauso il carattere
di
Ciapo contadino fiorentino. La regolarità, il mot
no parimente scritte in prosa le quattro commedie regolari e ridicole
di
Simone Falconio Pratoli : la Commedia in commedia
edico commedia mentovata dal Maffei e publicata nel 1729. La Marchesa
di
Pratofalciato del marchese Girolamo Teodoli anche
a, ma Pazione procede con non poca lentezza. Domenico Barone marchese
di
Liveri, ed il celebre Pasqual Gioseffo Cirillo ve
in Napoli colle loro commedie calcando diverso sentiero. Il marchese
di
Liveri ebbe la sorte di rappresentare le sue comm
mmedie calcando diverso sentiero. Il marchese di Liveri ebbe la sorte
di
rappresentare le sue commedie alla presenza di Ca
i Liveri ebbe la sorte di rappresentare le sue commedie alla presenza
di
Carlo III Borbone siu da’ primi anni del regnato
die alla presenza di Carlo III Borbone siu da’ primi anni del regnato
di
lui ; e le pubblicò per le stampe dal 1741 al 175
il Solitario, l’Errico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene
di
colpi di scena e di situazioni inaspettate, e ter
ario, l’Errico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene di colpi
di
scena e di situazioni inaspettate, e terminano co
ico. Tutte sono romanzesche nell’intreccio, piene di colpi di scena e
di
situazioni inaspettate, e terminano con più paja
colpi di scena e di situazioni inaspettate, e terminano con più paja
di
nozze. Vi si dipingono però con mirabile esattezz
izioni aliene dalla lingua e del genere comico, sì per alcune maniere
di
dire toscane ma poco toscanamente collocate. Chi
aniere di dire toscane ma poco toscanamente collocate. Chi però servì
di
esempio al Liveri, o chi potrà seguirlo nell’imit
magnifico apparato scenico che ne anima l’azione ? Un’adunanza grande
di
cavalieri, come nella Contessa : un abboccamento
n’adunanza grande di cavalieri, come nella Contessa : un abboccamento
di
due signori grandi col seguito rispettivo, come n
nell’Errico che metteva sotto gli occhi una corte reale in attenzione
di
un grande evenimento : i personaggi con tutta la
do e parlando facevano ugualmente comprendere i propositi particolari
di
ciascun groppo senza veruna confusione, sin anco
senza veruna confusione, sin anco l’indistinto mormorio che nulla ha
di
volgare prodotto da un’adunanza polita ; tutte qu
i vedranno sulle scene comiche ? L’artificiosa veduta della scena era
di
tal modo congegnata per indicarvi a un tempo dive
po diverse azioni e più colloquii, che presentava l’immagine parlante
di
una parte della città, o di una gran casa, e sban
oquii, che presentava l’immagine parlante di una parte della città, o
di
una gran casa, e sbandiva dal palco l’inverisimil
iveriane colla descrizione della scena. Il sagace Carlo Goldoni stimò
di
aver compreso dalla fama che ne correva, la manie
Goldoni stimò di aver compreso dalla fama che ne correva, la maniera
di
sceneggiare del Barone, e volle provarsi ad imita
e tacitamente insinuare l’inutilità dell’artificio Liveriano, in vece
di
dedurne, come dovea, di aver formata una copia es
l’inutilità dell’artificio Liveriano, in vece di dedurne, come dovea,
di
aver formata una copia esangue di un originale vi
no, in vece di dedurne, come dovea, di aver formata una copia esangue
di
un originale vivace. Si occupò il Goldoni tutto n
losofo. E che parte poteva prendere lo spettatore all’insipido giuoco
di
Lorino con Madama ? Alla cena che fa il di lei ma
tatore all’insipido giuoco di Lorino con Madama ? Alla cena che fa il
di
lei marito sul balcone ? Che verità si ravvisa ne
di lei marito sul balcone ? Che verità si ravvisa nella collocazione
di
tali personaggi, senza verun perchè e fuori del c
di tali personaggi, senza verun perchè e fuori del consueto lor modo
di
vivere, a giocare e cenare dove mai ciò non fecer
io almeno col fatto del Filosofo ? Quando codesta scempiata posizione
di
figure non è che semplice disposizione arbitraria
a inutile che si fa alla verità per addormentar lo spettatore in vece
di
riscuoterne de’bravi. Il celebre Pasqual Gioseffo
lebea che aspira a sollevarsi dal fango e vi ricade con accrescimento
di
ridicolezza. S’impresse questa senza saputa dell’
di ridicolezza. S’impresse questa senza saputa dell’autore imbrattata
di
aggiunzioni di altra mano ; ma si è recitata molt
S’impresse questa senza saputa dell’autore imbrattata di aggiunzioni
di
altra mano ; ma si è recitata molte volte con app
’ben dipinti caratteri. L’altra commedia che neppure si curò l’autore
di
fare imprimere, è il Politico da me veduta solo a
erio burlato, il Cassettino e la Contessa Sperciasepe che non mancano
di
buoni colori comici. Giuseppe Sigismondo produsse
Matrimonio per procura stampata nel 1777. In queste regna un ridicolo
di
parole che spesso procede da idee di schifezze o
777. In queste regna un ridicolo di parole che spesso procede da idee
di
schifezze o di oscenità. Anche il valoroso scritt
regna un ridicolo di parole che spesso procede da idee di schifezze o
di
oscenità. Anche il valoroso scrittore della Stori
Anche il valoroso scrittore della Storia Civile e Politica del Regno
di
Napoli Carlo Pecchia che coltivò pure l’amena let
una commedia su i Francs-Maçons intitolata I Liberi Muratori in prosa
di
Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia
Muratori in prosa di Ferling Isac Creus fratello operajo della Loggia
di
Danzica. Nel 1739 si pubblicò in Venezia, e si re
esse in Napoli nel 1740 una favola curiosa che mescola a molti tratti
di
farsa la piacevolezza comica contro i ciechi part
pazzata, e pompeggia resupino d’un gergo neologico inintelligibile, e
di
una sciènza libraria per cui distingue al tatto i
del XVI secolo. Un mercenario Dottor Falloppa Giornalista antiquario
di
mestiere, vorrebbe alla prima screditarlo ; ma me
er grazia, mi sapreste insegnare dove potrei trovare dodici bottiglie
di
vin vecchio di Cipro ? che ho finito il mio ! » «
apreste insegnare dove potrei trovare dodici bottiglie di vin vecchio
di
Cipro ? che ho finito il mio ! » « Torc. (Ho inte
Cipro ? che ho finito il mio ! » « Torc. (Ho inteso) Vi sarà il vino
di
Cipro. » « Fall. E sei libbre di ciocolatte ? »
« Torc. (Ho inteso) Vi sarà il vino di Cipro. » « Fall. E sei libbre
di
ciocolatte ? » Falloppa persuaso dalle ragioni d
Fall. E sei libbre di ciocolatte ? » Falloppa persuaso dalle ragioni
di
Torchio scrive il paragrafo seguente : E arrivat
mpi ? Non importa , replica Falloppa, queste sono le formalità solite
di
noi giornalisti. Agatopisto Cromaziano, ossia il
dopera tutto il sale aristofanesco e plautino per ridersi de’filosofi
di
ogni aria e di ogni secolo, come egli dice nel pr
sale aristofanesco e plautino per ridersi de’filosofi di ogni aria e
di
ogni secolo, come egli dice nel prologo, e soggiu
tavole Angli, Germani, Franchi, Ispani, ed Itali. Gran piacevolezza
di
motteggi campeggia nell’azione, e tutta l’erudizi
o XVIII un ottimo traduttore in monsignor Niccolò Fortiguerra ; e più
di
un letterato prese a recare in italiano o tutte,
letterato prese a recare in italiano o tutte, o alcune delle commedie
di
Plauto. L’erudito Angelio tradusse in Napoli tutt
die di Plauto. L’erudito Angelio tradusse in Napoli tutte le commedie
di
Plauto con molta intelligenza de’due idiomi. Rina
e uscirono nella Biblioteca Teatrale in Lucca. Aurelio conte Bernieri
di
Parma tradusse il solo Trinummo chiamandolo i Tre
il solo Trinummo chiamandolo i Tre oboli, e vi adoperô un nuovo verso
di
dodici sillabe, come il seguente Questa più d’a
seguente Questa più d’altra leggiadra e più pudica, ad imitazione
di
quello che usarono gli Spagnuoli del XV secolo, c
XVI propose agl’Italiani, allorchè i letterati a gara givano in cerca
di
un verso che equivalesse all’antico giambico. Una
all’antico giambico. Una bella versione inedita abbiano dell’Epidico
di
Plauto fatta dal già lodato Placido Bordoni, ed a
hi Apecide e Perifane per la spina della sonatrice che punge il cuore
di
quest’ultimo ; e sul punto fabbrica la sua macchi
a borsa. S’introduce con avvisare che quelli che andarono alla guerra
di
Tebe, ritornano alle loro case. Chi può (gli dice
e notizie ? Io (risponde Epidico) che ho vedute tutte le strade piene
di
soldati. Prosegue : « Epid. Quanti prigionieri p
ne aveva due, chi tre, alcuni sino a cinque. Che concorso, che folla
di
gente ! I padri vanno ad incontrare i loro figliu
uolo, per la quale è quasi divenuto pazzo, e per la quale è sul punto
di
rovinare la sua riputazione, il suo stato ed il v
cinto, o con gran falbalà, o avea forse il cortile, giacchè v’è l’uso
di
dar in oggi ai vestiti de’nomi stravaganti ! » «
er. Forse ti meravigli che agli abiti che esse portano, diano il nome
di
cortile, quasiche non ne veggiamo tutto il giorno
quasiche non ne veggiamo tutto il giorno che hanno addosso il prezzo
di
un podere intero ? Il male si è che i nostri zerb
ofondono a braccia quadre per le loro signorine, quando si tratta poi
di
pagar le gravezze, dicono che non sono in istato
ndo si tratta poi di pagar le gravezze, dicono che non sono in istato
di
metter fuori un quattrino. Ma ei pensino essi. Ch
, l’abito color d’oro o ranciato, la gonnella, il gonnellino, il velo
di
testa, il manto alla reale, quello alla forestier
llo alla forestiera, l’abito color verdemare, il cangiante, il bianco
di
cera, quello a color del mele. In somma per veder
sino ai cani. » « Epid. In qual maniera ? » « Per. Chiamano col nome
di
laconici certi loro vestiti. Queste continue mode
ecc. L’istesso prelodato Bordoni fece parimenti varie buone versioni
di
commedie francesi, la Metromania del Piron, il Bu
e versioni di commedie francesi, la Metromania del Piron, il Bugiardo
di
P. Corneille, i Litiganti del Racine, il Malvagio
bra che ben per tempo egli fosse tratto alla poesia, teatrale. In età
di
otto anni fece una commedia. Educato alle lettere
zzo per le irregolarità delle rappresentazioni comiche de’commedianti
di
mestiere. Per buona sorte nell’età di anni dicias
ntazioni comiche de’commedianti di mestiere. Per buona sorte nell’età
di
anni diciassette avuta nelle mani la Mandragola d
(a). Questo buon pittore della natura, come lo chiamò Voltaire, prima
di
fare assaporare agl’istrioni la commedia di carat
lo chiamò Voltaire, prima di fare assaporare agl’istrioni la commedia
di
carattere dal Machiavelli sì di buon’ora mostrata
e assaporare agl’istrioni la commedia di carattere dal Machiavelli sì
di
buon’ora mostrata sulle scene di Firenze, servì a
edia di carattere dal Machiavelli sì di buon’ora mostrata sulle scene
di
Firenze, servì al bisogno, ed al mal gusto corren
ogno, ed al mal gusto corrente. Entrò poi nel camin dritto sulle orme
di
Moliere ; deviò in seguito alquanto alterando ma
seguito alquanto alterando ma con felice errore il genere ; e terminò
di
scrivere pel teatro, additando a’Francesi stessi
tro, additando a’Francesi stessi la smarrita via della bella commedia
di
Moliere. Queste sono l’epoche e le differenti man
Goldoniane. Amalasunta tragedia lirica, Belisario, Rosimunda, Rinaldo
di
Montalbano, mostri scenici cari ed utili a’comici
in certa maniera rettificati, e l’occuparono intorno al 1734. L’Uomo
di
mondo ed il Prodigo a soggetto entrambe, la Donna
al 1734. L’Uomo di mondo ed il Prodigo a soggetto entrambe, la Donna
di
garbo scritta interamente, ed il Servo de’ due Pa
cchino perduto e trovato, il Mondo della Luna, le trentadue disgrazie
di
Arlecchino, i Cento e quattro Avvenimenti, altro
udente, i Gemelli Veneziani, il Poeta fanatico, l’Incognita, il Padre
di
famiglia. La mano del buon pittore dispiegò franc
te militare, nell’Avvocato Veneziano ? Lasciamo alla rigorosa critica
di
notare le lunghe aringhe morali de’Pantaloni, i m
e deferenza per gli attori, la non buona versificazione, le mutazioni
di
scena in mezzo agli atti ecc. Ecc. Veggiamo noi n
on maestria. L’anno 1753 cercando sempre nuovi argomenti, e nuove vie
di
piacere coll’accoppiar lo spettacolo alla piacevo
o drammi, o rappresentazioni tragicomiche (perocchè alle ridicolezze
di
Curcuma si uniscono situazioni tragiche, gran pas
se riuscirono mirabilmente sulle scene. Questo fecondissimo scrittore
di
circa cencinquanta commedie, cui tanto debbono le
suscitate da’partigiani del mal gusto, e dagl’invidiosi calunniatori
di
mestiere, che annojato dell’ingiusta persecuzione
l tempo, e cangiò cielo. L’accolse Parigi nel 1761, e quivi ebbe agio
di
ritornare alla commedia di carattere, e col Burbe
accolse Parigi nel 1761, e quivi ebbe agio di ritornare alla commedia
di
carattere, e col Burbero benefico (le Bouru bienf
ne gli venne poscia restituita, ne godè molto poco, essendo morto a’9
di
febbrajo del 1793. Se l’abate Pietro Chiari avess
gli si appigliò ad incoraggire i comici a conservarle, ed a fornirgli
di
commedie fatte a tale oggetto, e di drammi romanz
ici a conservarle, ed a fornirgli di commedie fatte a tale oggetto, e
di
drammi romanzeschi pieni di colpi teatrali per ca
irgli di commedie fatte a tale oggetto, e di drammi romanzeschi pieni
di
colpi teatrali per cattar meraviglia. Le sue favo
Goldoni e Chiari, e sulle loro produzioni comiche si piativa ne’caffe
di
Venezia, comparve per terzo il conte Carlo Gozzi
ne’caffe di Venezia, comparve per terzo il conte Carlo Gozzi che finì
di
ristabilire tutte le passate stravaganze del teat
tte le passate stravaganze del teatro istrionico. Da prima quest’uomo
di
lettere pieno d’ingegno quasi scherzando prese a
quasi scherzando prese a combattere i due competitori ; e si contentò
di
provar col fatto, che il concorso del popolo non
acevolezze comiche, le favole anili, le metamorfosi a vista, un fondo
di
eloquenza poetica, e di riflessioni filosofiche c
avole anili, le metamorfosi a vista, un fondo di eloquenza poetica, e
di
riflessioni filosofiche concorsero a formare i no
ro, pubblicò in Venezia in più volumi un Nuovo Teatro Comico composto
di
favole grandi e picciole, di uno o due atti, in v
ù volumi un Nuovo Teatro Comico composto di favole grandi e picciole,
di
uno o due atti, in versi ed in prosa. Singolarmen
tiva posseduta eminentemente dal marchese Albergati, non han lasciato
di
risonare delle commedie di questo cavaliere bene
e dal marchese Albergati, non han lasciato di risonare delle commedie
di
questo cavaliere bene intenzionato al pari del Go
uti del suo Teatro pubblicò quattro commedie in prosa : l’Impressario
di
due alti dipintura comica e naturale bene espress
ll’amor proprio in tre atti, i cui caratteri mi sembrano più studiati
di
quelli che la natura presenta, la Scommessa ossia
i di quelli che la natura presenta, la Scommessa ossia la Giardiniera
di
spirito in tre atti, la quale supplisce colla sca
e con poco fa perdere la scommessa alla baronessa tirando il Contino
di
lui nipote a sposarla ; i Pazzarelli ossia il Cer
disviluppo poco naturale, che è non pertanto una piacevole dipintura
di
que’vaneggiamenti, che se non conducono sempre gl
tomo V che non vidi altre due commedie, il Bel Circolo ossia l’Amico
di
sua Moglie, ed il Progettista, nelle quali non du
he vi si abbia ad ammirare la vivacita e l’arte all’autore non ignota
di
ben rilevare il ridicolo de’caratteri. Il program
ta di ben rilevare il ridicolo de’caratteri. Il programma della corte
di
Parma che produsse cinque tragedie coronate, e ri
far debbe il comico poeta, che in calcare le orme del picciol numero
di
scrittori che il tragico prende a modelli ? O per
oggia e colore, onde avviene che gli scrittori comici passati possono
di
poco soccorrere i presenti ? O finalmente perchè,
esco Marrucchi che nel 1775 ottenne la seconda corona : e la Faustina
di
Pietro Napoli-Signorelli cui si assegnò la prima
corona del concorso del 1778(a) questa commedia lontana dalle favole
di
Mercier quanto è dalla sapienza e dalla veracità
di Mercier quanto è dalla sapienza e dalla veracità il fattor Verace
di
Colpi d’occhio cisposo, è nel genere tenero conce
na commedia in due atti in versi intitolata la Critica della Faustina
di
un genere diverso, che pensava di produrre tra’su
ntitolata la Critica della Faustina di un genere diverso, che pensava
di
produrre tra’suoi Opuscoli Varii, ma poi si asten
suoi viaggi in Francia, in Inghilterra e in Italia, ebbe in pensiere
di
tradurre tal commedia in castigliano. Ignoro pres
a in castigliano. Ignoro presentemente se l’abbia eseguito ; ma a’ 14
di
maggio del 1796 ne rimise all’autore per saggio a
ore per saggio alcune scene. Non increscerà per avventura a’leggitori
di
vederne uno squarcio e notare la corrispondenza d
scena dell’atto quarto. Il traduttore dà ad Eugenio e Rachele i nomi
di
Carlos ed Isabel. originale Rachele Oh momento
Duca indirizzai per te e per lui. Alfin risolsi scrivere ad Emilio, E
di
Rachele a lui novelle io chiesi, E l’avvisai del
rre mi debbe, Implorerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte
di
me… che di mia vita Esser signor dovea… (sento mo
e, Implorerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte di me… che
di
mia vita Esser signor dovea… (sento morirmi !)… V
di me… che di mia vita Esser signor dovea… (sento morirmi !)… Vivi, e
di
me ti risovvieni. Equando Pur (che il dovrai) alt
g.) Per sempre ! Eugenio Oh chi potesse senza trasgredire Il comando
di
lei spirar sul punto ! Rachele Ê svanita ogni spe
dato Leandro de Moratin. Il Signorelli segue l’originale, usando solo
di
qualche libertà nel rilevare vie più i piacevoli
do solo di qualche libertà nel rilevare vie più i piacevoli caratteri
di
Donna Rosina e Don Ermogene (a). I commedianti r
infelice a cagione (dicesi) della sua figura, per riparare a i torti
di
questa con l’ingegno, prese a scrivere commedie d
riparare a i torti di questa con l’ingegno, prese a scrivere commedie
di
più specie per l’ottima compagnia lombarda di Giu
ese a scrivere commedie di più specie per l’ottima compagnia lombarda
di
Giuseppe Pelandi, delle quali ancora oggi si vede
ggi si vede una parte ripetersi in qualche paese. Nell’edizione prima
di
Torino del 1793 e 1794 s’impressero in sei volumi
la morale e la virtù. Le sue favole tutte in prosa, eccetto una, sono
di
genere differenti. Alcune sono lagrimanti, alcuna
ere differenti. Alcune sono lagrimanti, alcuna tragica, altre ripiene
di
apparenze alla spagnuola, varie romanzesche, e mo
comiche. Le lagrimanti sono : 1 il Cappello parlante, ossia l’Elvira
di
Vitry, in cui trovansi motteggi comici misti a si
da un personaggio episodico, ed ha caratteri comici uniti ad eccessi
di
disperazione che oltrepassano i confini della com
no i confini della commedia, presentando in Carlo Sundler un ritratto
di
quel padre che nella favola francese l’Umanità si
che nella favola francese l’Umanità si trasporta ad assalire un uomo
di
notte in una piazza pubblica per procacciar socco
miglia ; 3 il Giudice del proprio delitto fatto per niun conto comico
di
personaggi famigliari ; 4 Totila, oi Visigoti tra
isigoti tratta da alcune commedie spagnuole ed inglesi e dalla Caccia
di
Errico IV, e vi si osserva con rincrescimento una
ii intoppi nella traccia, ne’caratteri e nel piano. Le favole ripiene
di
apparenze sono : 1 il Tempo e la Ragione, che si
, Tempo, Scrutinio segretario del Tempo, Errore. Vi si vede la reggia
di
Astrea, quella della Fortuna, la Spezieria del Te
ria del Tempo, l’officina dell’ Errore, il gabinetto della Verità ; 2
di
apparenze ed allegorie non è men ricca la favola
arenze ed allegorie non è men ricca la favola detta il Dervis o Savio
di
Babilonia, in cui veggonsi Genii, Ninfe la Disper
trove a’ personaggi lontani. Le favole romanzesche sono : 1 la Vedova
di
prima notte, nella quale chiama l’attenzione la s
arrivare la trova maritata con un altro, il quale si scopre fratello
di
lei ; cosicchè il non aver voluto la donna unirsi
rsi col marito fortunatamente ha impedito l’incestuoso congiungimento
di
un fratello con la sorella ; 2 l’Uomo migliorato
errori ; 3 la Disgrazia prova gli amici, in cui si trova la dipintura
di
un buon ministro che esperimenta tutte le umiliaz
e reca al Sovrano ed a’popoli la benignità de’ principi che ascoltano
di
presenza le suppliche de’ vassalli, esponendosi a
n enormi ingiustizie ; ma il principe d’ottima indole allo spettacolo
di
un indigente si scuote, risolve di udire di facci
pe d’ottima indole allo spettacolo di un indigente si scuote, risolve
di
udire di faccia a faccia i vassalli, e coll’ udie
ma indole allo spettacolo di un indigente si scuote, risolve di udire
di
faccia a faccia i vassalli, e coll’ udienza che s
del ministro che vien punito ; 5 il Tempo fa giustizia a tutti favola
di
due antichi abbandoni e di riconoscimenti, in cui
o ; 5 il Tempo fa giustizia a tutti favola di due antichi abbandoni e
di
riconoscimenti, in cui è dipinto un libertino che
ndoni e di riconoscimenti, in cui è dipinto un libertino che si colma
di
delitti per le donne, e che in procinto di esegui
un libertino che si colma di delitti per le donne, e che in procinto
di
eseguire un ratto riconosce l’abbandonata sua ama
ata sua amante e suo figlio e si ravvede. Sono poi piacevoli commedie
di
caratteri le seguenti : 1 i Pregiudizii de’paesi
nella qual favola si rileva la ridicolezza de’paesi provinciali pieni
di
nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei c
a de’paesi provinciali pieni di nuovi nobili divenuti tali per danaro
di
plebei che erano, e schivi ed orgogliosi ricusano
tali per danaro di plebei che erano, e schivi ed orgogliosi ricusano
di
ammettere ne’loro casini un uffiziale che non è m
qual commedia anche va incognito un sovrano, e scopre le bricconerie
di
molti birbanti che prendono il nome di galantuomi
vrano, e scopre le bricconerie di molti birbanti che prendono il nome
di
galantuomini, e le ingiustizie e le oppressioni o
esidente che riduce all’ultimo esterminio un innocente colla speranza
di
acquistarne la moglie ; 3 l’Avvertimento alle mar
a di acquistarne la moglie ; 3 l’Avvertimento alle maritate dipintura
di
un giovane ingannato da un don Geronimo che lo al
e per l’argomento ; 5 la Filosofia de’birlanti ripiena, forse troppo,
di
caratteri comici, fra quali anche si vede incogni
roppo, di caratteri comici, fra quali anche si vede incognito un Duca
di
Borgogna ; 6 Non contar gli anni a una donna si a
rgogna ; 6 Non contar gli anni a una donna si aggira sul risentimento
di
una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’
imento di una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’imprudenza
di
contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni
ui amante ha avuta l’imprudenza di contraddirla (allorchè ella diceva
di
avere anni ventidue di età.) e di sostenere che n
prudenza di contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni ventidue
di
età.) e di sostenere che ne contava ben ventisett
contraddirla (allorchè ella diceva di avere anni ventidue di età.) e
di
sostenere che ne contava ben ventisette ; i paren
enza apparente, ella ne smania, vuol ricondurlo al suo amore, e finge
di
essersi avvelenata ; la menzogna si scopre e n’è
, e calmata al fine sposa il suo amante ; 7 la Fanatica per ambizione
di
quattro atti rappresenta una figliuola d’un ricco
e, dice a tutti sul viso i lor difetti, e se ne concilia l’odio ; uno
di
essi la tratta con pari alterigia ed insolenza, l
la rimprovera alla sua volta e la mortifica ; avviene il cangiamento
di
lei per un fallimento apparente del padre e per l
r un fallimento apparente del padre e per l’abbandono e l’alienazione
di
tutti quelli che la bramavano quando era ricca ;
amavano quando era ricca ; 8 il Matrimonio in maschera è un capriccio
di
una signora che s’intalenta di sperimentare se un
Matrimonio in maschera è un capriccio di una signora che s’intalenta
di
sperimentare se un cavaliere che ella ama, sapreb
ella ama, saprebbe ravvisarla e distinguerla a viso nudo in una festa
di
ballo, non avendogli mai parlato senza maschera ;
na festa di ballo, non avendogli mai parlato senza maschera ; a forza
di
tali ipotesi condotte con circostanze poco verisi
a si assicura d’essere amata, si smaschera e lo sposa ; 9 la Cambiale
di
matrimonio, ossia la Semplicità favola poco vivac
a la Semplicità favola poco vivace e piacevole rappresenta l’avarizia
di
un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità
co vivace e piacevole rappresenta l’avarizia di un negoziante Inglese
di
Europa, e la semplicità di un Inglese di Europa,
esenta l’avarizia di un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità
di
un Inglese di Europa, e la semplicità di un Ingle
zia di un negoziante Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese
di
Europa, e la semplicità di un Inglese di America
e di Europa, e la semplicità di un Inglese di Europa, e la semplicità
di
un Inglese di America ; l’Europeo accetta la comm
la semplicità di un Inglese di Europa, e la semplicità di un Inglese
di
America ; l’Europeo accetta la commissione di tro
emplicità di un Inglese di America ; l’Europeo accetta la commissione
di
trovare all’ Americano una sposa e pensa di dargl
eo accetta la commissione di trovare all’ Americano una sposa e pensa
di
dargli sua figlia, la quale è gia prevenuta di un
cano una sposa e pensa di dargli sua figlia, la quale è gia prevenuta
di
un altro ; l’Americano zotico nelle maniere ma se
e della sposa per lui a cagione del giovane che ella ama benchè privo
di
beni, risolve di fornirgli i mezzi da soddisfare
lui a cagione del giovane che ella ama benchè privo di beni, risolve
di
fornirgli i mezzi da soddisfare l’aivarizia del p
eni, risolve di fornirgli i mezzi da soddisfare l’aivarizia del padre
di
lei colle proprie ricchezze ; ma uno zio del giov
ammatico continuò più anni a provvedere le compagnie comiche lombarde
di
favole che quando con tinte comiche e quando con
fischiata. S’impresse indi nel 1792 pel Raimondi con doppio epigrafe
di
due passi di Terenzio, i quali col testimone dell
’impresse indi nel 1792 pel Raimondi con doppio epigrafe di due passi
di
Terenzio, i quali col testimone dell’autore ne co
ommedia in tre atti mentovata nel giornale della Letteratura Italiana
di
Mantova. Il sig. Gherardo de Ressi Romano, uomo d
tteratura Italiana di Mantova. Il sig. Gherardo de Ressi Romano, uomo
di
lettere ben distinto, ha pubblicati quattro tomi
essi Romano, uomo di lettere ben distinto, ha pubblicati quattro tomi
di
commedie scritte con intelligenza dell’arte. Altr
erite commedie videro la luce, ed alcuni anni dapoi, non mi permisero
di
vederle le vicende che mi agitarono ; e così non
ri del passato secolo, e ne’due primi del preseute, rimane a parlarsi
di
due riputati Italiani, cioè del conte Giovanni Gi
i per sentieri ben diversi colsero non volgari palme dietro la scorta
di
Talia. Il Giraud fe imprimere in Roma presso Beur
sso Beurliè nel 1808 in quattro volumi in ottavo le sue commedie dopo
di
averle vedute in diverse città d’Italia rappresen
ata edizione trovasi dall’ autore arricchita della storia particolare
di
ciascuna, dell’ esposizione delle critiche soffer
ll’ esposizione delle critiche sofferte e delle difese, ed oltreaccio
di
alcune particolari istruzioni agli attori per l’e
reaccio di alcune particolari istruzioni agli attori per l’esecuzione
di
ogni favola. Ogni tomo contiene due commedie ed
ticastri. I caratteri del marchese Giulio, dell’ Ajo. Don Gregorio, e
di
Gilda tenera moglie e madre hanno un colorito som
rzo. Forte e conveniente al carattere del marchese Giulio, è il colpo
di
scena che mena una situazione interessante. Il pa
to dalla collera alla notizia del maritaggio del figlio è in procinto
di
maledirlo, e Gilda che stà ascoltando esce impetu
i maledirlo, e Gilda che stà ascoltando esce impetuosa, e l’impedisce
di
profferire, e minaccia di trucidare piuttosto il
tà ascoltando esce impetuosa, e l’impedisce di profferire, e minaccia
di
trucidare piuttosto il proprio figliuolino. Che f
osticante fanatico è una comica sferza contro la ridicola presunzione
di
taluni che presumono di tutto antivedere come uom
comica sferza contro la ridicola presunzione di taluni che presumono
di
tutto antivedere come uomini di mondo. Simile rid
a presunzione di taluni che presumono di tutto antivedere come uomini
di
mondo. Simile ridicolezza si communica in certo m
o. Simile ridicolezza si communica in certo modo anche alla figliuola
di
Gaudenzio pronosticante, e contribuisce a sostene
hiudono le nozze del Capitano de Volage venuto ad annunziare la morte
di
un altro, con cui si erano prima trattate per let
farsetta che accompagna le due commedie, rappresenta la combinazione
di
sei persone in una stanza introdotte a tratteners
in una stanza introdotte a trattenersi al bujo, che produce tre pajo
di
nozze. Nulla ha di nuovo, ma non laseia di far ri
odotte a trattenersi al bujo, che produce tre pajo di nozze. Nulla ha
di
nuovo, ma non laseia di far ridere. Uscirono nel
bujo, che produce tre pajo di nozze. Nulla ha di nuovo, ma non laseia
di
far ridere. Uscirono nel tomo secondo le Gelosie
. È fondata la prima sull’ equivoco del ritratto del Cocu immaginaire
di
Moliere, tratto per altro da una commedia Italian
799 così divisa l’avea, la prolongò sino a cinque ; maturatone poscia
di
nuovo il piano tornò a riscriverla in tre, e così
ietò la rappresentazione, benchè si permise d’imprimersi. L’artificio
di
un malvagio impostore trascina un giovine nobile
er tirarlo colla fanciulla Nannina nella propria casa, cui fa sperare
di
sposarla. V’ha certo comico che piace, un colorit
nazione che produce l’abbandono della virtuosa Teresa e la perversità
di
Don Bastiano, danno a questa favola un’ aria men
difettosa secondo i principii dell’arte, ma la tengo per una commedia
di
buon effetto, e scritta con sufficiente artificio
dia di buon effetto, e scritta con sufficiente artificio e cognizione
di
teatro. La commedia in un atto che chiude questo
L’autore adoratore del merito del Goldoni forse potè avere in mira la
di
lui Vedova scaltra, benchè se n’è per varii rigua
o Anicleto ? Il primo in effetto ha ucciso un uomo benchè per difesa
di
se stesso e dell’onore della moglie : il secondo
lie : il secondo stolto villano perfettamente innocente è in procinto
di
esser fucilato. Le critiche che se ne fecero non
onfusa parimente in cinque atti si scrisse per una particolar società
di
dilettanti. Tra le commedie di carattere dee cont
si scrisse per una particolar società di dilettanti. Tra le commedie
di
carattere dee contarsi come buona. Il Merlo al vi
per avventura sulle scene il vedere un merlotto preso dagli artificii
di
donne intriganti. Contiene il tomo IV la Ciarlier
e piacevole ed interessante nella semplicità e notabile pel carattere
di
Adelaide in cui l’amore del genitore fa chiudere
la passione che la divora per Filiberto. Nè chiama meno l’attenzione
di
chi legge o ascolta la prudenza di Alessandro che
berto. Nè chiama meno l’attenzione di chi legge o ascolta la prudenza
di
Alessandro che sa rimettere l’ordine in sua casa
drammi lagrimanti indeterminati al pianto ed al riso, con l’aggiunta
di
una pazzia tanto difficile ad ottenersene con par
a guarigione, senza la quale non può seguirne lo scioglimento sperato
di
lieto fine. La Casa disabitata recitata in Siena
allora che costui calza acconciamente il comico borzacchino, nè sulle
di
lui tracce o del Gozzi ricorre alle apparenze, ag
une lungherie. Passiamo alle commedie postume del nostro gran tragico
di
Asti. Ne abbiamo sei commedie con la seguente epi
Giovine piansi, or vecchio ormai vò ridere. Ma egli ride sul gusto
di
Aristofane trattando materie politiche, e solo se
diparte perchè non nomina punto i satireggiati come faceva il comico
di
Atene. Le prime quattro si occupano dell’oggetto
pi, l’ Antidoto. La prima porta per epigrafe il v. 748 dell’ Antigone
di
Sofocle. Πόλις γαρ ούϰ έςθ ητις ἁνδρός ἑτθ ΕΝΟ,
o è il personaggio principale che tira a se i voti discordi per mezzo
di
un responso che destina per re colui tra’ Grandi
he parla co’ nitriti. È scritta come le altre in toscano con pienezza
di
riboboli e idiotismi, e con alcune bassezze e sud
ngo, in cui Gabria parla agli altri Grandi : Voi tre Non siete punto
di
un parer diverso, Sol di diversa chiacchiera. Lo
agli altri Grandi : Voi tre Non siete punto di un parer diverso, Sol
di
diversa chiacchiera. Lo stesso Ciascun di voi vor
to di un parer diverso, Sol di diversa chiacchiera. Lo stesso Ciascun
di
voi vorria sotto altra maschera. Leviamcela. Regn
Regnar anch’ei. Da che ? Da Liber-Uomo Sovra me stessò, e sotto niun
di
voi. I Pochi. Porta il motto da farsi Pochi poten
icchi e insolenti, nel dipingere le contese de’ Patrizii e de’ plebei
di
Roma antica. I Gracchi proteggono un plebeo per f
è dichiarato Console. Una delle scene più pregevoli è l’abboccamento
di
Terza moglie di Fabio figlia di un Equite con Cor
nsole. Una delle scene più pregevoli è l’abboccamento di Terza moglie
di
Fabio figlia di un Equite con Cornelia madre de’
scene più pregevoli è l’abboccamento di Terza moglie di Fabio figlia
di
un Equite con Cornelia madre de’ Gracchi figlia d
ie di Fabio figlia di un Equite con Cornelia madre de’ Gracchi figlia
di
Scipione che ad ogni parola scipioneggia. I Tropp
le, Crito, Efestione, Antipatro, un filosofo Indiano, un Gran Maestro
di
Cerimonie, e Demostene ed Eschine ed altri otto O
eniesi. Questi si descrivono sudici, presuntuosi, che si pavoneggiano
di
esser liberi, e disprezzano gli altri come schiav
liberi, e disprezzano gli altri come schiavi ; quando però si tratta
di
mangiare a spese de’ Persiani, sono intemperanti
siani, sono intemperanti nel bere e nel mangiare, e rubano due poculi
di
argento. Eschine gli esorta a disuntar le loro ba
bacce, ed unguentare i loro capegli, per evitare che in Corte si rida
di
loro a scherno di Atene eccelsa. Trattandosi di a
re i loro capegli, per evitare che in Corte si rida di loro a scherno
di
Atene eccelsa. Trattandosi di andare all’udienza
che in Corte si rida di loro a scherno di Atene eccelsa. Trattandosi
di
andare all’udienza Demostene fa loro sapere che v
rangente prende la parte de’ Greci, mentre Rossane si dichiara contro
di
loro presso Alessandro. Aristotile propone un mez
ar pensiamo La maestà del Popolo d’ Atene. Demostene palesa la guisa
di
adempiere all’adorazione senza pregiudizio della
delle trombe Demostene si prostra con tutti gli Oratori. Ma nell’elmo
di
Alessandro in vece di una Pallade si trova un Guf
si prostra con tutti gli Oratori. Ma nell’elmo di Alessandro in vece
di
una Pallade si trova un Gufo coll’ali spiegate ch
e. Demostene poi dice ad Alessandro, Ti fo noto Che a pieni voti ogni
di
lei Tribù Suo cittadin volendoti, eleggevati Spon
a mi avrete e Cittadino e Arconte. Nell’atto IV dopo un pettegolezzo
di
Statira e Rossane, siegue il banchetto nel quale
cezza. Clito non cessa ; tutti con Aristotile applaudono all’ umanità
di
Alessandro ; Clito sempreppiù imperversa con inso
sclama contro i Sapienti Ateniesi : Insuperabil sorga Doppio un muro
di
bronzo infra i filosofi E la corte ed il Re. Da n
V contrastano Eschine e Demostene ; sono essi invitati alla cerimonia
di
Calamo che vuole bruciarsi ; s’incaminano, ma si
fa sapere che l’autore spiega la sua intenzione, con questa commedia,
di
scegliere il meglio di ogni sistema governativo p
spiega la sua intenzione, con questa commedia, di scegliere il meglio
di
ogni sistema governativo per creare l’ottimo. Not
ro l’ Alfieri e per lui l’editore il fine avuto nel comporle, dicendo
di
aver preso unicamente a dèridere e ad emendar l’u
mente a dèridere e ad emendar l’uomo, ma non l’uomo d’ Italia più che
di
Francia o di Persia ; non quello del 1800 più che
ere e ad emendar l’uomo, ma non l’uomo d’ Italia più che di Francia o
di
Persia ; non quello del 1800 più che quello del 1
ostume. La scena dell’ Antidoto si finge nell’isole Orcadi nelle case
di
Pigliatutto, di Rimestino Pigliapoco, ed indi nel
dell’ Antidoto si finge nell’isole Orcadi nelle case di Pigliatutto,
di
Rimestino Pigliapoco, ed indi nella spiaggia del
gliarello, Impetone Guastatutto, Misach mago dell’ Arabia, e le Ombre
di
Dario, di Cajo Gracco e di Demostene. Il punto de
Impetone Guastatutto, Misach mago dell’ Arabia, e le Ombre di Dario,
di
Cajo Gracco e di Demostene. Il punto dell’ azione
utto, Misach mago dell’ Arabia, e le Ombre di Dario, di Cajo Gracco e
di
Demostene. Il punto dell’ azione si è l’attenders
acco e di Demostene. Il punto dell’ azione si è l’attendersi il parto
di
Piglianchella. La fazione Pigliapoco, e freme tem
rsi il parto di Piglianchella. La fazione Pigliapoco, e freme temendo
di
esserne sempre più maltrattata. I Pigliatutto son
ficcando gli sportelli del tabernacolo, e sperano d’impedire il parto
di
Piglianchella. Nell’ atto II si sente Piglianchel
e Piglianchella in travaglio per partorire. Si riferisce il naufragio
di
una nave, da cui si è appena salvato un uomo, il
o del parto difficile della moglie. Mischach se ne mestra inteso come
di
tutt’altro che passa nell’ isola. Si abbocca con
parte mostruoso. Aggiugne che il padre può scegliere tre varie forme
di
mostri : I un figlio perfettissimo di mente e anc
e può scegliere tre varie forme di mostri : I un figlio perfettissimo
di
mente e anco di corpo, se non quanto gli manchera
tre varie forme di mostri : I un figlio perfettissimo di mente e anco
di
corpo, se non quanto gli mancheranno ambe le gamb
no che avrà le gambe, ma avrà tre teste senza le mani ; 3 o un mostro
di
gran forza di corpo ma senza testa. Gli previene
gambe, ma avrà tre teste senza le mani ; 3 o un mostro di gran forza
di
corpo ma senza testa. Gli previene però che il se
le gambe a tutti per adattarsele, onde chi resterà congiurerà contro
di
lui per ucciderlo ; il mostro senza mani di tre t
resterà congiurerà contro di lui per ucciderlo ; il mostro senza mani
di
tre teste non soffrirà che altri abbia mani ; il
Ordina prima in forza della sua bacchetta che sorga primiera l’Ombra
di
Dario, e lo prega a dire quale scelta egli farebb
scerre quel senza testa ; ma nol persuade. Il mago fa venire l’ Ombra
di
Cajo Gracco, la quale consiglia a scegliere il se
onsiglia a scegliere il senza gambe. Finalmente si fa venire l’ Ombra
di
Demostene che dice : Scegli il Tre teste. Pigliat
ostene che dice : Scegli il Tre teste. Pigliatutto disprezza l’avviso
di
tutte le Ombre ed ogni loro ragione. Al fine spar
o Pigliatutto, e sculta Ella è in eterno, la tua egregia scelta Che
di
lor mista nasce. Ecco sparite A un tratto l’ Ombr
i marmi E uscita in luce la tua esimia prole. In fatti allo strepito
di
tuoni e lampi tutti fuggono, e Piglianchella part
ni e lampi tutti fuggono, e Piglianchella partorisce. In una spiaggia
di
mare nell’ atto V i Guastatutto ed i Pigliapoco s
iascuno pretendendo alla rete. Viene la notizia del parto già seguito
di
una bellissima fanciulla, la quale nascendo, è cr
sima fanciulla, la quale nascendo, è cresciuta subito in una donzella
di
venti anni. Nell’ ultima scena viene. Pigliatutto
quattro parole. Farvi or prometto lideri. Volta indi al padre lo loda
di
non aver voluto scerre alcuno de’ tre mostri. Ogn
mmedesmando. Tutti detestano questa mescolanza, ma Mischach minaccia
di
addoppiare lo scoppió de’ tuoni ec. La Neonata or
e’ tuoni ec. La Neonata ordina che si acquetino. Voi tutti, lor dice,
di
mia mano misti, stacciati, rimpastati già state p
si i Guastatutto come poveri l’ uso della rete ; i Pigliapoco la cura
di
rattopparla e custodirla ; Pigliatutto che l’ ha
ti nota la tua deità. Neonata ripiglia : In fin che saggi Sarete voi
di
possedermi soli Voi paghi appien, non m’imporrete
nome. Ma se Opulenza, e la fatal sua figlia Insolenza, vi fanno ebbri
di
entrambe, Me nomerete allora liberta. Stolti ch’i
a Finestrina è la V commedia dell’ Alfieri. L’azione passa nella casa
di
Plutone e negli Elisii. Interloquiscono i tre Giu
gli, Confucio, Saturnisco, Lunatina, Ombre varie, fralle quali quella
di
Omero che solo parle, Coro di Ombre. Mercurio pe
atina, Ombre varie, fralle quali quella di Omero che solo parle, Coro
di
Ombre. Mercurio per comando di Giove viene a spi
quella di Omero che solo parle, Coro di Ombre. Mercurio per comando
di
Giove viene a spiare la condotta de’tre Gludici i
io ad assistere a qualche giudizio. Si presenta un abitante gigantone
di
Saturno, e vien giudicato su i fatti, non su i pe
ri. Egli era Re su quel pianeta de’ 637 che ve ne sono, ed avea sotto
di
se 138 milioni di vassalli, i quali giacevano inv
quel pianeta de’ 637 che ve ne sono, ed avea sotto di se 138 milioni
di
vassalli, i quali giacevano involti in un perpetu
cevano involti in un perpetuo freddissimo bujo ed inverno. Egli pensò
di
avvicinare al possibile il pianeta al Sole a forz
rno. Egli pensò di avvicinare al possibile il pianeta al Sole a forza
di
argani, i quali bastarono appena ad appressarlo p
a di argani, i quali bastarono appena ad appressarlo per un centinajo
di
miglia. Ma perchè egli infierì acerbamente contro
i chiede sede distinta negli Elisii. Minosse lo stima anzi meritevole
di
castigo per la matta impresa ; ma Eaco e Radamant
to II. Si vedono nel III i campi Elisii, dove vengono anche due mogli
di
Maometto, con cui si abbocca Confucio. Sopravvien
ometto, con cui si abbocca Confucio. Sopravviene Cadigia prima moglie
di
Maometto, e Confucio per essa intende che Maomett
bbocca ancora con Omero ; e la loro conferenza forma un bel contrasto
di
modestia nel Greco e d’arroganza artificiosa nell
oganza artificiosa nell’Arabo. Mercurio viene eo’Mazzieri e strascina
di
nuovo Maometto al tribunale, e secolui Cadigia. N
to al tribunale, e secolui Cadigia. Nell’atto IV Maometto è giudicato
di
nuovo. Ma Mercurio prima di ogni altro giudizio p
adigia. Nell’atto IV Maometto è giudicato di nuovo. Ma Mercurio prima
di
ogni altro giudizio propone dì fare colla sua ver
sca l’intimo e la sorgente delle azioni. Fatta la finestrina nel seno
di
Maometto, se ne osserva tutto il sudiciume interi
li a Cadigia cui tutto dovea, diede il veleno, per impossessarsi de i
di
lei beni : vi si vede l’assassinamento de’suoi pi
epilettico cangiato in ispirazione divina, il colombo che viene a dar
di
becco al miglio nascosto ne’suoi orecchi, che egl
d intendere essere un paraninfo celeste. Si fa la finestina nel petto
di
Cadigia sua fida moglie, e si vede che ella era a
o il primo marito, e con lui si accordò ad avvelenarlo ; e moglie poi
di
Maometto s’innamorò di un Cammeliere, e fregiò la
n lui si accordò ad avvelenarlo ; e moglie poi di Maometto s’innamorò
di
un Cammeliere, e fregiò la di lui fronte con l’or
o ; e moglie poi di Maometto s’innamorò di un Cammeliere, e fregiò la
di
lui fronte con l’ornamento dei numi Fiumi. Son ch
finestrina, si vede nel gigantone vanità somma ed un impaziente brama
di
gloria e di luce, ma non del pubblico bene ; in o
si vede nel gigantone vanità somma ed un impaziente brama di gloria e
di
luce, ma non del pubblico bene ; in oltre che gli
l pubblico bene ; in oltre che gli argani onde servissi formati erano
di
budella de’popoli soggetti per mezzo di un minist
i onde servissi formati erano di budella de’popoli soggetti per mezzo
di
un ministro mago, e quindi sbudello i sudditi a m
o più esala maggior puzzo : ambizione, ipocrisia, tirannia mascherata
di
filantropia, ragione sreligionata ; dunque impost
udici portano Maometto, avendogli riturata la finestra. Egli promette
di
placar le Ombre. Mercurio viene a ristabilir la p
rcurio : Che in mio volgar direbbesi, L’impostura trionfi. Chiamansi
di
nuovo le Ombre al tribunale, e ci vengono con Ome
uovo le Ombre al tribunale, e ci vengono con Omero. Mercario da parte
di
Giove promette loro il perdono e l’obblio del pas
no e l’obblio del passato. Se altro desiderino, il dica per tutte una
di
esse, e segnatamente Omero, il quale assicura che
ro risonante Fate eccheggiando che mai più in eterno S’abbia a parlar
di
far le finestrine, Fuorchè a finestra sua ben spa
perino disposto a fare un viaggio, lo differisce per essere invaghito
di
Lucrezina. Ciuffini che ama la giovanetta e n’è a
tastando l’acqua per leggere nel suo cuore. Tramezzino prete maestro
di
Lucrezina reca a Prosperino una di lei lettera am
uo cuore. Tramezzino prete maestro di Lucrezina reca a Prosperino una
di
lei lettera amorosa, che egli mostra a suo padre
casa Cherdalosi. Sempre più nell’atto II si disviluppano i caratteri
di
Annetta ed Agostino che sempre taroccano tanto su
eri di Annetta ed Agostino che sempre taroccano tanto sull’educazione
di
Lucrezina, quanto sul Medico Becchini che assiste
empio che dà alla figlia, stando sempre in conversazione e servendosi
di
lei per zimbello, ed il conte Ciuffini che distur
questi due è accolta con adulazioni. Viene Warton cui Annetta chiede
di
Prosperino che sopraggiunge col padre che domanda
tino che arriva a tempo conchiude l’affare stabilendole 10 mila scudi
di
dote. Nell’atto III si trattengono sul matrimonio
overa la civetteria e parte, lasciando il prete Tramezzino in guardia
di
Lucrezina. Ella li ripete i discorsi tenuti colla
di Lucrezina. Ella li ripete i discorsi tenuti colla Madre sul genio
di
Settimio. All’arrivo di Ciuffini Lucrezina manda
ipete i discorsi tenuti colla Madre sul genio di Settimio. All’arrivo
di
Ciuffini Lucrezina manda via Tramezzino dicendo c
latte pel conte. Ciuffini le rimprovera lo sposalizio. Lucrezina dice
di
avere acconsentito per uscire da quella casa, e p
ce : La Crezina non vuol del figlio mio, E gliel’ha detto a lettere
di
scattola. Ed ei se ne consola, ed ei ne gode, E p
zze rotte con Prosperino. Lucrezina ne incolpa Prosperino, Annetta il
di
lui padre. Agostino invia Tramezzino da Settimio,
e dice che Settimio ed il figlio sono già lontani molte miglia fuori
di
Genova, e consegua ad Agostino una lettera di Set
tani molte miglia fuori di Genova, e consegua ad Agostino una lettera
di
Settimio. Annetta propone un nuovo partito per la
a seimila scudi in dote. Comincia l’atto V rilevandosi la spilorceria
di
Agostino, e la generosità dello Stomaconi che ha
generosità dello Stomaconi che ha fatti alla Lucrezina 12 mila scudi
di
sopraddote. Viene Stomaconi che è assai bene acco
coli 28 in esso stabiliti. Tra’quali : spillatico alla sposa mensuale
di
scudi cento ; servizio di carrozza e cavalli a pa
Tra’quali : spillatico alla sposa mensuale di scudi cento ; servizio
di
carrozza e cavalli a parte per essa ; palco in tu
arrozza e cavalli a parte per essa ; palco in tutti i teatri, libertà
di
cacciar via ed ammetter servi, cameriere ecc. a d
i teatri, libertà di cacciar via ed ammetter servi, cameriere ecc. a
di
lei voglia ; tavola a parte volendo, ed invitarvi
chi in collegio e le femmine in convento ; libertà piena alla signora
di
ricever tutti nel suo appartamento in ogni ora ;
te in capite scelto a volontà pienissima della signora, il quale avrà
di
fisso tavola in casa ; la scelta del servente pri
ma poi vuole scegliere Piantaguai per suo primo, e questi si dichiara
di
far da secondo presso Ciuffini. Annella fugge arr
Questo è l’applauso debito a’vostri usi. Intanto l’Italia non cessa
di
produrre ne comici componimenti. In Torino il sig
In Napoli si occupa da più anni dalla scenica poesia il signor Barone
di
Cosenza, ed in propria casa rappresenta i suoi co
ali. TRa’ primi teatri costruiti nel secolo XVIII contasi quello
di
Mantova magnificamente eretto nel 1706 con disegn
omato architetto Francesco Galli da Bibiena ; ma sventuratamente a’19
di
maggio del 1781 s’incendiò. L’istesso architetto
etto sotto la direzione del marchese Scipione Maffei eresse il teatro
di
Verona che senza dubbio presenta diversi vantaggi
i va allargando a misura che si avvicina alla scena : i cinque ordini
di
palchetti sono disposti in modo che i più lontani
e non dirimpetto alla scena, la qual cosa produce il doppio vantaggio
di
non indebolire la voce, e di non togliere il migl
la qual cosa produce il doppio vantaggio di non indebolire la voce, e
di
non togliere il miglior sito da godere la rappres
resentazione. Il teatro inalzato in Venezia nel secolo XVIII è quello
di
San-Benedetto, al cui interiore comodo e decente
lontana dalla regolare degli antichi. Antonio Galli Bibiena figliuolo
di
Ferdinando architettò il teatro di Bologna termin
i. Antonio Galli Bibiena figliuolo di Ferdinando architettò il teatro
di
Bologna terminato l’anno 1763. La sua figura di u
architettò il teatro di Bologna terminato l’anno 1763. La sua figura
di
una sezione di campana non a torto vien chiamata
teatro di Bologna terminato l’anno 1763. La sua figura di una sezione
di
campana non a torto vien chiamata infelice nell’o
ito un peusiero si mal fondato. Deriva da questa figura le avantaggio
di
restringersi lo spazio della platea e d’impedire
parecchi palchetti la veduta della scena. La lunghezza della platea è
di
piedi 62 e la larghezza nel proscenio di 50 in ci
La lunghezza della platea è di piedi 62 e la larghezza nel proscenio
di
50 in circa. Vi sono cinque ordini ciascuno di 25
arghezza nel proscenio di 50 in circa. Vi sono cinque ordini ciascuno
di
25 palchetti, oltre a un recinto intorno alla pla
tornò a frequentare. Non avendone le misure dirò solo che l’edificio
di
figura ellittica è ben ampio con comodi accessori
io con comodi accessorii e conveniente alle rappresentazioni decorate
di
un’opera seria in musica. Si aprì in quell’anno c
a seria in musica. Si aprì in quell’anno con una Ifigenia e col ballo
di
Andromeda del sig. Gioja. Imola ha un teatro edif
a che occupa uno spazio doppio del palco, ed ha quattro file ciascuna
di
diciassette palchetti. Uno de’famosi teatri Itali
na di diciassette palchetti. Uno de’famosi teatri Italiani è il Reale
di
Torino edificato nel 1740 dal conte Benedetto Alf
dal conte Benedetto Alfieri. La figura è ovale, e contiene sei ordini
di
palchetti, nel secondo de’quali era il palco del
el secondo de’quali era il palco del Sovrano, e la platea ha 57 piedi
di
lunghezzu e 50 di larghezza. Sotto l’orchestra si
i era il palco del Sovrano, e la platea ha 57 piedi di lunghezzu e 50
di
larghezza. Sotto l’orchestra si fece un voto con
atro degli Aliberti in Roma costruito da Ferdinando Bibiena, e quello
di
Tordinona eretto da Carlo Fontana, appartengono a
benchè quest’ultimo siesi restaurato sotto Clemente XII. Ma il teatro
di
Argentina appartiene al XVIII, e si eresse dal ma
ne al XVIII, e si eresse dal marchese Girolamo Teodoli con sei ordini
di
palchetti. La figura è irregolare, cioè a ferro d
oli con sei ordini di palchetti. La figura è irregolare, cioè a ferro
di
cavallo, il cui diametro maggiore è di 51 piedi,
ura è irregolare, cioè a ferro di cavallo, il cui diametro maggiore è
di
51 piedi, ed il minore di 46. L’antico teatro di
erro di cavallo, il cui diametro maggiore è di 51 piedi, ed il minore
di
46. L’antico teatro di Marcello che in parte suss
diametro maggiore è di 51 piedi, ed il minore di 46. L’antico teatro
di
Marcello che in parte sussiste ancora, nulla, al
oli diversi teatri tuttochè siensi convertiti nel secolo XVIII quello
di
San-Bartolommeo in una chiesa, ed il teatrino det
più antico degli esistenti è quello detto de’Fiorentini per la chiesa
di
San Giovanni de’Fiorentini che gli è dappresso. S
i de’Fiorentini che gli è dappresso. Sconcia da prima n’era la figura
di
un arco congiunto a due lunghe rette laterali spr
; ed acquistò luogo per ogni cosa necessaria coll’industrioso partito
di
cangiare il sito della scena, collocandola sulla
costruito al disopra della strada Toledo alle vicinanze della chiesa
di
Monte Calvario, fu opera nel suo genere mirabile
Chi avrebbe creduto possibile quel che pur si vede, che in una pianta
di
soli palmi 80 in circa per ogni lato si costruiss
i 80 in circa per ogni lato si costruisse un teatro con cinque ordini
di
palchetti di tal simetria e di forma sì propria c
per ogni lato si costruisse un teatro con cinque ordini di palchetti
di
tal simetria e di forma sì propria che da per tut
costruisse un teatro con cinque ordini di palchetti di tal simetria e
di
forma sì propria che da per tutto vi si godesse a
il romano architetto Antonio Canevari avendo veduto quest’edificio al
di
fuori non voleva credere che fosse un teatro, e c
Vaccaro, per aver saputo rendere possibile l’impossibile. Mache disse
di
questo teatro il dotto architetto Vincenzo Lamber
o Lamberti(a) mortonel 1789 ? Che non compieva gli oggetti essenziali
di
un teatro, Vedere ed Udir bene, la qual cosa fu l
rada spaziosa che mena al Molo, un teatro che prese il nome dal Fondo
di
Separazione de’lucri, cui insensibilmente è resta
o di Separazione de’lucri, cui insensibilmente è restato solo il nome
di
teatro del Fondo. Con una piena liberta d’immagin
immaginare ed eseguire a suo modo, con un sito sgombro d’ogni intorno
di
ostacoli ed abitazioni, con facoltà di spendere f
un sito sgombro d’ogni intorno di ostacoli ed abitazioni, con facoltà
di
spendere facendosi per la corte, formo un teatro
ostruì nel sito detto Ponte nuovo terminato nel 1791 che ebbe il nome
di
San-Ferdinando. Camillo Leonti ingegnere napoleta
gura della platea è ellittica, nel maggior diametro ha palmi quaranta
di
larghezza, quarantadue di lunghezza, e quarantatr
ica, nel maggior diametro ha palmi quaranta di larghezza, quarantadue
di
lunghezza, e quarantatre e mezzo di altezza dal p
uaranta di larghezza, quarantadue di lunghezza, e quarantatre e mezzo
di
altezza dal pavimento alla finta volta ; la scena
finta volta ; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio,
di
lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file
ha un orologio, di lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file
di
palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno di ott
a è palmi ventisette. Vi sono cinque file di palchetti, ciascuna fila
di
tredici ognuno di otto palmi di altezza. La facci
te. Vi sono cinque file di palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno
di
otto palmi di altezza. La facciata regolare non o
nque file di palchetti, ciascuna fila di tredici ognuno di otto palmi
di
altezza. La facciata regolare non offende il gust
ali, ed i corridoi sono comodi e proporzionati al concorso. L’oggetto
di
ben vedersi ed udirsi è pienamente adempiuto in q
inanze della reggia(a). Rimane a parlare del Reale Gran Teatro detto
di
San-Carlo costruito co’disegni del brigadiere Gio
o nel 1737. Edificio magnifico eretto in soli sei mesi per l’attività
di
Angelo Carasale, dopo tanti gran teatri innalzati
secolo XVIII, conserva ancora sopra tutti il primato. La sua figura è
di
un semicircole, i cui estremi si prolungano in li
ingono avvicinandosi alla scena. Il diametro maggiore dell’uditorio è
di
piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. V
maggiore dell’uditorio è di piedi parigini 73 in circa, ed il minore
di
67. Vi sono sei ordini di comodi magnifici palche
di piedi parigini 73 in circa, ed il minore di 67. Vi sono sei ordini
di
comodi magnifici palchetti al numero di 28 nel qu
ore di 67. Vi sono sei ordini di comodi magnifici palchetti al numero
di
28 nel quarto e quinto ordine, e di 26 ne’ tre pr
odi magnifici palchetti al numero di 28 nel quarto e quinto ordine, e
di
26 ne’ tre primi, e nel bel mezzo del secondo ord
zzo del secondo ordine si eleva il gran palco del Re. Edificato tutto
di
pietra, tutto nelle ampie scale e ne’ corridoi e
to a sughi d’erba fece per lungo tempo uno spettacolo anch’esso degno
di
ammirarsi, che il tempo negli ultimi anni ha obbl
la giunta fatta dall’architetto Fuga ne’lati della bocca della scena
di
alcuni palchettini, da’ quali comincia a rubarsi
palchettini, da’ quali comincia a rubarsi una parte delle voci prima
di
spandersi pel teatro. Nè anche è da approvarsi ch
ettacolo che gli attori, come pur riflettè Algarotti, si rimangano al
di
là dell’imboccatura del teatro, a linea delle sce
ro splendido ornamento che piace al vedere e nuoce all’udire. Un voto
di
tanta ampiezza, arricchito di spaziosi corridoi,
ce al vedere e nuoce all’udire. Un voto di tanta ampiezza, arricchito
di
spaziosi corridoi, compartito in tanti palchi che
è poco favorevole alle voci umane che non sieno tramandate per mezzo
di
qualche tromba ; or perchè se ne aumentò la diffi
ba ; or perchè se ne aumentò la difficoltà con vestirlo interiormente
di
cristalli e festoni pendenti di dipinta tela e di
difficoltà con vestirlo interiormente di cristalli e festoni pendenti
di
dipinta tela e di cartoni ? Specialmente nelle se
tirlo interiormente di cristalli e festoni pendenti di dipinta tela e
di
cartoni ? Specialmente nelle serate di triplicata
oni pendenti di dipinta tela e di cartoni ? Specialmente nelle serate
di
triplicata illuminazione que’ cristalli, que’ fes
ano la notte nel più bel giorno, e l’uditorio in una dimora incantata
di
Circe o di Calìpso superiore allo spettacolo del
e nel più bel giorno, e l’uditorio in una dimora incantata di Circe o
di
Calìpso superiore allo spettacolo del palco scena
stituì la pittura fattavi dal toscano Domenico Chelli. Ma l’esteriore
di
questo edificio e singolarmente la facciata ha so
fferto notabili alterazioni, e vi si è alzato un solido sopportico su
di
cui un magnifico loggiato ed un grande appartamen
mente e conservar la voce nell’interiore del teatro. Se ne occuparono
di
proposito e scientificamente il conte Enea Arnald
ella Regolata costruzione de’ Teatri stampata in Napoli nel 1787. Chi
di
loro meglio giunse a risolverlo ? E permesso a ch
1787. Chi di loro meglio giunse a risolverlo ? E permesso a chi non è
di
professione architetto l’avventurare il proprio a
iche. NOn ebbe nè esempio nè seguaci, ch’io sappia, il capriccio
di
quell’ Italiano del secolo XVII mentovato nella D
Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una favola intera
di
tre atti. Io non ho vedutò che uno scherzo del gr
m’appongo, ha fatto conservare le loro scene liriche. In Italia tentò
di
calcare l’orme del gran Ginevrino il conte Alessa
o stile si vedono sentimenti appassionati, singolarmente nel monologo
di
Prometeo e nell’ultima sua disperazione. Nelle al
ttandosi p. e. con impazienza una risposta possa sempre con proprietà
di
rappresentazione darsi luogo alle battùte musical
ù si permette che si avvicini alla farsa, ma non già a’ vaneggiamenti
di
pazzie d’infermi, come sono i tanti malcuciti e s
ia, ogni poeta essendo persuaso sin dall’incominciar del secolo XVIII
di
non aver dalla musica ricevuto facoltà verune di
iar del secolo XVIII di non aver dalla musica ricevuto facoltà verune
di
allontanarsi dalle discrete regole del verisimile
ete regole del verisimile. Furono dunque commedie vere le opere buffe
di
Francesco Antonio Tullio : le Fenziune abbentorat
el 1718, le Fente Zingare, lo Viecchio Avaro ecc. Commedia fu l’Elisa
di
Sebastiano Biancardi detto Lalli in Venezia canta
usica veduta su quelle scene. Commedie e ben graziose furono le opere
di
Bernardo Saddumene morto qualche anno dopo del 17
non eccede la commedia e dà motivo alla musica, fu animato dalle note
di
Giovanni Fischetti nel 1730 ; lo Frate Nnammorato
onia Giambatista Pergolese. Altre opere del Federico non meno copiose
di
grazie sono le seguenti : la Rosaura del 1736 col
omenico Sarro ; Da un disordine nasce un Ordine del 1737 colla musica
di
Vincenzo Ciampi a que’ di maestro accreditato ; l
rdine nasce un Ordine del 1737 colla musica di Vincenzo Ciampi a que’
di
maestro accreditato ; l’Alidoro del 1730 posta in
celebre Niccolò Logroscino per le buffe. Commedie pur furono, benchè
di
assai minor bellezza, le opere di Pietro Trincher
buffe. Commedie pur furono, benchè di assai minor bellezza, le opere
di
Pietro Trinchera autore dell’opera la Vennegna ca
era autore dell’opera la Vennegna cantata la prima volta colla musica
di
Gaetano Latilla nel teatro detto della Lava e poi
altrove ; dell’ Abate Collarone quivi parimente cantata colla musica
di
Domenico Fischetti, che si ripetè poi nel teatro
nomato Logroscino. Scrisse il Trinchera moltissime altre opere buffe
di
varia fortuna, e singolarmente la Tavernola abben
fe di varia fortuna, e singolarmente la Tavernola abbentorata cagione
di
ogni sventura dell’autore, in cui fece una dipint
agione di ogni sventura dell’autore, in cui fece una dipintura vivace
di
un Fra Macario equivalente ad un Tartuffo recitat
ce di un Fra Macario equivalente ad un Tartuffo recitata colla musica
di
Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo e qualche altr
ica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo e qualche altra prima opera
di
Antonio Palomba, da cui poscia cominciò la strava
a che bandì la commedia dalle scene musicali napoletane. Le disgrazie
di
questo autore avendolo allontanato da Napoli, la
razie di questo autore avendolo allontanato da Napoli, la commedia fu
di
bel nuovo stabilita sul teatro musicale colla far
l teatro musicale colla farsetta intitolata la Canterina colla musica
di
Niccolò Conforto, coll’ Astuto Balordo posto in m
fortunata, e specialmente si accolsero con applauso popolare la Donna
di
tutti i caratteri e lo Sposo di tre e marito di n
olsero con applauso popolare la Donna di tutti i caratteri e lo Sposo
di
tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro
uso popolare la Donna di tutti i caratteri e lo Sposo di tre e marito
di
nessuna poste in musica da Pietro Guglielmi. Il P
omba fini i suoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono
di
esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosiss
uoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono di esempio e
di
guida ad un folto sciamo di nojosissime cicale, f
sità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo
di
nojosissime cicale, fino a tanto che piacque al s
che piacque al sagace Giambatista Lorenzi noto poeta del secolo XVIII
di
scrivere opere buffe. Perito nell’arte dotato di
ta del secolo XVIII di scrivere opere buffe. Perito nell’arte dotato
di
natural piacevolezza facile ne’partiti e felice n
a’due litiganti il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco
di
Bertoldo e di Scapino ; nella Luna abitata più ar
i il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco di Bertoldo e
di
Scapino ; nella Luna abitata più artificiosa e te
e vivamente e con la più ridente satira comica rappresenta l’immagine
di
un Calabrese che sona l’arpa tra’suoi discepoli,
nto invidierebbe a Napoli quest’ Immaginario Socrate, che al pari del
di
lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscr
di lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscreto dopo tre sere
di
recite, per aver servito di limpido specchio ad u
ma proibito come indiscreto dopo tre sere di recite, per aver servito
di
limpido specchio ad un avvocato che vi si raffigu
come esisteva per nostro vanto un Aristofane Napoletano ? Che che sia
di
ciò il Socrate tornò poi sulle scene e ritornerà
rcò sempre con gli occhi l’originale sino a che il figurato non cessò
di
vivere. Dopo molti anni di silenzio il medesimo L
originale sino a che il figurato non cessò di vivere. Dopo molti anni
di
silenzio il medesimo Lorenzi diede al teatro de’
al teatro de’ Fiorentini l’anno 1795 la Pietra Simpatica colla musica
di
Silvestro di Palma eccellente maestro napoletano.
Fiorentini l’anno 1795 la Pietra Simpatica colla musica di Silvestro
di
Palma eccellente maestro napoletano. In quest’alt
turalisti e vulcanici. Comicamente si rilevano in essa le ridicolezze
di
coloro che vogliono dare ad intendere di studiare
evano in essa le ridicolezze di coloro che vogliono dare ad intendere
di
studiare le dozzine di anni la natura de’ragni e
lezze di coloro che vogliono dare ad intendere di studiare le dozzine
di
anni la natura de’ragni e de’gatti. Vi si provver
natura de’ragni e de’gatti. Vi si provverbia la filosofica eredulità
di
chi sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcan
ovverbia la filosofica eredulità di chi sostiene che nuvoloni gravidi
di
sassi vulcanici cadono poi giù lontanissimi da’pa
ragni ? Macar. Rifletto, Che per essi potrebbe Fiorire un altro ramo
di
commercio. Errighet. Da’ragni ? Macar. Sì, da’rag
ciocchi naturalisti a favore degli amanti, fanno piovere una tempesta
di
sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo
favore degli amanti, fanno piovere una tempesta di sassi sulle spalle
di
Don Sossio destinato sposo della nipote di Don Ma
esta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo della nipote
di
Don Macario suo maestro. I letterati stimando che
tali pietre siano cadute dalle nuvole, vogliono indagare la sostanza
di
esse. Sossio obbliando il dolore risponde, Soss.
Questi son mattoni cotti Errigh. Son vulcanici prodotti. Si risolve
di
farsene l’analisi. E mentre si recano i reattivi,
e gli chiudea, sono scappati ; e tutti fuggono atterriti. La sorgente
di
questa farsa è la novella le Connoisseur del Marm
esta farsa è la novella le Connoisseur del Marmontel. La musica piena
di
armonia di verità e di novità si accordò colla gr
è la novella le Connoisseur del Marmontel. La musica piena di armonia
di
verità e di novità si accordò colla grazia comica
le Connoisseur del Marmontel. La musica piena di armonia di verità e
di
novità si accordò colla grazia comica esagerata e
n concorso, e nel 1796 si ripetè col medesimo diletto e con frequenza
di
ascoltatori. Quest’abile scrittore è mancato nel
a Birba, la Pupilla intermezzi piacevoli, e singolarmente il Filosofo
di
Campagna posto in musica dal Buranelli, e la Cecc
rano parimente le Donne son sempre donne, e qualche altra opera buffa
di
Pietro Chiari, e le Pazzie di Orlando del Badini
mpre donne, e qualche altra opera buffa di Pietro Chiari, e le Pazzie
di
Orlando del Badini cantata in Londra ove egli da
tenenti all’autore pregevole degli Animali parlanti il canonico Casti
di
Montefiascone. Capo V Opera eroica. L
olescenza ed una applaudita virilità. Si osserva la prima nella Dafni
di
Eustachio Manfredi, nell’ Arsace di Antonio Salvi
. Si osserva la prima nella Dafni di Eustachio Manfredi, nell’ Arsace
di
Antonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel F
ni di Eustachio Manfredi, nell’ Arsace di Antonio Salvi, nel Polifemo
di
Paolo Rolli, nel Farnace e nel Farasmane ed altre
i simili a quelli delle tragedie galanti francesi, e lo stile abbonda
di
pensieri soverchio lirici. Tutte poi sono di liet
cesi, e lo stile abbonda di pensieri soverchio lirici. Tutte poi sono
di
lieto fine, ed alcuna risale agli ultimi anni del
rove più volte. Sono adunque alcuni de’suoi drammi anteriori a quelli
di
Apostolo Zeno. Non bene perciò il sig. Eximeno at
sservata indi costantemente nello scioglimento de’melodrammi istorici
di
far mutare di sinistra in prospera la fortuna del
costantemente nello scioglimento de’melodrammi istorici di far mutare
di
sinistra in prospera la fortuna dell’eroe. Le ari
a fortuna dell’eroe. Le ariette dello Stampiglia furono meno musicali
di
quelle dell’epoca seguente ; ma da alcuna si vede
nore Zeno poeta ed istorico Cesareo succeduto a Silvio Stampiglia, fu
di
lui più regolare, più naturale, più maestoso, più
più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte
di
teatro, più verità e più forza nel maneggio delle
merito del gran poeta che gli succedette. Notabili sono i melodrammi
di
Apostolo Zeno per la varietà de’caratteri e degli
disse il Conti valendosi delle parole dello stesso Zeno) o matuturità
di
consiglio ne’dubbii affari, o magnanimità di perd
tesso Zeno) o matuturità di consiglio ne’dubbii affari, o magnanimità
di
perdono nelle offese sofferte, o moderazione ne’t
o moderazione ne’tempi prosperi, o fortezza ne’casi avversi, costanza
di
amicizia e di amor conjugale, man forte a solliev
ne’tempi prosperi, o fortezza ne’casi avversi, costanza di amicizia e
di
amor conjugale, man forte a sollievo degl’innocen
sollievo degl’innocenti, cuor generoso a ristoro de’miserabili, atti
di
beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre
nnocenti, cuor generoso a ristoro de’miserabili, atti di beneficenza,
di
giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’
generoso a ristoro de’miserabili, atti di beneficenza, di giustizia,
di
temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ingr
ocriec. Non minor gloria gli recarono i sacri Oratorii musicali pieni
di
entusiasmo profetico e di sacra erudizione, tra’q
li recarono i sacri Oratorii musicali pieni di entusiasmo profetico e
di
sacra erudizione, tra’quali si distinguono : Sisa
aniele, Giuseppe, Erechia. L’autore stesso ha data la più giusta idea
di
tali sacri componimenti. In essi (ei dice) studia
più giusta idea di tali sacri componimenti. In essi (ei dice) studiai
di
far ragionare le persone e in particolare i Patri
hiesa ; stimando che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più
di
compunzione e di diletto avesse a destarsi negli
che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e
di
diletto avesse a destarsi negli animi degli udito
esse a destarsi negli animi degli uditori. Tutte le opere drammatiche
di
Zeno comprendonsi in dieci volumi in ottavo, ma g
ottavo, ma gli ultimi due contengone quelle che compose in compagnia
di
Pietro Pariati. Ed eccoci a’più lieti giorni dell
labrese Gian Vincenzo Gravina che l’educò nelle lettere per lo spazio
di
dieci anni, cangiato in greco suono divenne Metas
i nel foro. Succedette ad Apostolo Zeno nel 1729 nell’onorevol carica
di
Poeta Cesareo, e caro agl’imperadori Carlo VI, Fr
tto universale della Virtù, del Sapere e della Poesia. Che diremo noi
di
si raro e felice ingegno che corrisponda alla sua
li era si eccellente che ha ispirato ne’contemporanei la disperazione
di
appressarlo nel suo sistema, ed in taluno il part
disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in taluno il partito
di
torcere dalle sue vestigia ? Che gli splendidi su
e Grazie sole potrebbero convenevolmente encomiarlo, le Grazie amiche
di
Anacreonte che mercè del Metasiasio ridenti a’nos
i delle furie e de’demoni ballerini ? o i Semiserii scarabbocchiatori
di
pasticci musicali in versi ed in prosa in un solo
icali in versi ed in prosa in un solo sciapito componimento ? La musa
di
questo grand’uomo si distingue per molti pregi, e
ia dello stile, per l’eleganza e la sublimità. Gli contese gran parte
di
tali doti e forse tutti il famoso Saverio Bettine
Bettinelli, e pretese che Metastasio sia prosaico, inelegante, privo
di
lingua poetica ecc. Aggiugne di aver provato egli
tasio sia prosaico, inelegante, privo di lingua poetica ecc. Aggiugne
di
aver provato egli stesso il difficil tragico dell
tragico dello stile de’drammi ne’cori del Gionata ed in una Cantata :
di
più che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potr
ata : di più che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir
di
modello al vero stile drammatico : che Zeno è più
potrebbe servir di modello al vero stile drammatico : che Zeno è più
di
Metastasio elegante ne’suoi drammi si bene scritt
redere a questo acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare
di
eleganza e di stile poetico fin’anche la Gerusale
o acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare di eleganza e
di
stile poetico fin’anche la Gerusalemme ; ma non v
suoi Sciolti. Vorremmo poi che il mondo che si trasporta e si riempie
di
dolcezza all’udire o leggere i drammi di Metastas
he si trasporta e si riempie di dolcezza all’udire o leggere i drammi
di
Metastasio, fosse rapito ugualmente alle Cantate
ori dell’elegante censore Bettinelli e dell’armonico Fragoni, in vece
di
averle obbliate sì presto. Vorremmo per sottoscri
culto e sensibile si commovesse più spesso ai drammi sì bene scritti
di
Zeno, e non già soltanto allor che egli canta all
angue mio Tu nol sai, ma il so ben io, Nè a te, perfido, il dirò. Chi
di
voi lo vuol per padre ? V’arretrate ? Ah voi tace
Nè colui mi generò. A chi cede mai Metastasio, sia che alla maniera
di
Sofocle migliori i grandi uomini dell’antichità n
i i grandi uomini dell’antichità nel ritrarli, ovvero sia che gareggi
di
sublimità col gran Corneille dipingendo Greci e R
gareggi di sublimità col gran Corneille dipingendo Greci e Romani, e
di
delicatenza coll’armonioso Racine, facendo nelle
tocca, e l’ingentilisce colla grazia del Correggio e coll’espressione
di
Raffaello ? Difficile sarebbe (dice il dotto Carm
cile sarebbe (dice il dotto Carmmignani(a) determinare nel melodramma
di
Metastasio le ragioni per le quali lo stile ha qu
può dirsi se non ch’ei piace. Voltaire, egli aggiugne, per corredare
di
commentario le tragedie di Racine, diceva non dov
ce. Voltaire, egli aggiugne, per corredare di commentario le tragedie
di
Racine, diceva non doversi far altro che scriver
ioso, ammirabile ! Ecco (a ciò aggiugne il Carmignani) il commentario
di
Metastasio. Si vuole esser dotato di gusto fine,
ne il Carmignani) il commentario di Metastasio. Si vuole esser dotato
di
gusto fine, di acuto aguardo per ravvisare nel Me
i) il commentario di Metastasio. Si vuole esser dotato di gusto fine,
di
acuto aguardo per ravvisare nel Metastasio il gra
roducendo amori subalterni) c’interessa pel solo protagonista agitato
di
un amor forte imperante disperato, qual si richie
nto al vivo nell’Achille in Sciro ? l’energia e l’impeto del vincitor
di
Troja non si vede quasi nasorante nella finta Pir
si vede quasi nasorante nella finta Pirra ? Ezio arroganté che parla
di
se e delle sue gesta, ma nobile, prode, magnanimo
one, Regolo, quando comparvero più grandi sulla scena ? e qual tesoro
di
filosofia non vi profondono. E perchè il Bettinel
; ogni parola smentirà l’invida ingiusta capricciosa censura. L’idea
di
rappresentar gli affetti di una madre in Merope f
vida ingiusta capricciosa censura. L’idea di rappresentar gli affetti
di
una madre in Merope fu più di una volta felicemen
ura. L’idea di rappresentar gli affetti di una madre in Merope fu più
di
una volta felicemente eseguita. Ma chi può soffri
te eseguita. Ma chi può soffrire il paragone del colorito inimitabile
di
Mandane nel Ciro riconosciuto ? Chi fece Egisto p
e di Mandane nel Ciro riconosciuto ? Chi fece Egisto più interessante
di
Ciro sotto il nome di Alceo ? Per altra parte qua
riconosciuto ? Chi fece Egisto più interessante di Ciro sotto il nome
di
Alceo ? Per altra parte quanta erudizione sacra,
o il nome di Alceo ? Per altra parte quanta erudizione sacra, nobiltà
di
dire, interesse tragico ed unzione negl’ imparegg
ione negl’ impareggiabili Oratorii Betulia, Gioas, Giuseppe, la Morte
di
Abel, la Passione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza
bili Oratorii Betulia, Gioas, Giuseppe, la Morte di Abel, la Passione
di
Gesù Cristo ! Qual ricchezza di filosofia e d’imm
useppe, la Morte di Abel, la Passione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza
di
filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di
ione di Gesù Cristo ! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e
di
splendidezza di decorazioni nelle Serenate Enea n
sto ! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza
di
decorazioni nelle Serenate Enea negli Elisii. Ast
acata, il Parnasso accuscito e difeso, l’ Asilo d’ Amore ecc. ! Pieno
di
erudizione di ogni maniera egli imita gli antichi
asso accuscito e difeso, l’ Asilo d’ Amore ecc. ! Pieno di erudizione
di
ogni maniera egli imita gli antichi ma con tal ma
lle parole del Gran Teodosio quando abolì la legge che dichiarava rei
di
morte quelli che profferivano parole ingiuriose c
ia, lo compiango : Se ragion, gli son grato : e se in lui sono Impeti
di
malizia, io gli perdono. È prosa, dice l’invidia
i malizia, io gli perdono. È prosa, dice l’invidia sotto la maschera
di
gran poeta ; ma il più meschino nomo che professa
la prosa (se così voglia dirsi) Metastasiana quante e quante migliaja
di
versi sciolti specialmente ha fatti da gran tempo
ti specialmente ha fatti da gran tempo obbliare ! Servesi Metastasio
di
un gran numero di sentenze di Seneca, ma con tale
fatti da gran tempo obbliare ! Servesi Metastasio di un gran numero
di
sentenze di Seneca, ma con tale arte che le spogl
an tempo obbliare ! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze
di
Seneca, ma con tale arte che le spoglia di ogni a
un gran numero di sentenze di Seneca, ma con tale arte che le spoglia
di
ogni affettazione nativa. Quel Dubiam salutem qui
i aita Chi dubbiosa la rende. È una ruvidezza pedantesca la risposta
di
Megara ad Anfitrione, Quod nimis miseri volunt, h
lti anni Carlo Francesco Badini esgesuita ad affermare nella Bilancia
di
Pandolfo Scornabecco, che Metastasio tolse varie
apo nella eccellente Semiramide del Manfredi, in cui le occulte nozze
di
Nino e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigli
e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigliano meglio alle avventure
di
Timante e Dircea ? Non conosceva poi il Badini al
si lasciò indietro immensi spazii non percorsi. Dall’ Ambigu Comique
di
Montfleury (disse lo stesso mordace esgesuita) Me
e esgesuita) Metastasio tirò la sua Didone. Che cosa fu quest’ Ambigu
di
cui si cibava il Badini ? Una stravaganza eteroge
argomento differente ed in uno si rappresenta in iscorcio l’avventura
di
Didone. Quell’ ambigu fu dunque il modello del Me
llo del Metastasio ? Il Badini non conobbe tragedie vere della regina
di
Cartagine del secolo XVI ? Metastasio non sapeva
do Pradon tanto screditato nelle Satire del Boileau e nell’ epigramma
di
Giovanni Racine ? Ma l’esgesuita sapeva che il Re
i ancora dissero che dal Cinna formò il Poeta Cesareo la sua Clemenza
di
Tito. Il lettore soffrirà che ci trattenghiamo al
quanto su questa critica. Chi può ignorare il capo d’opera del teatro
di
P. Cornelio ? La Clemenza di Tito nulla perderebb
può ignorare il capo d’opera del teatro di P. Cornelio ? La Clemenza
di
Tito nulla perderebbe quando anche fosse del Cinn
ed appagare i sensi. Per riuscire nel primo disegno Cornelio si vale
di
un’azione importante ma semplice per dar campo al
tusiasmo tragico. Metastasio componendo pel teatro musicale abbisogna
di
maggiore attività varietà e rapidezza nella favol
ore attività varietà e rapidezza nella favola, per servire al disegno
di
allettare i sensi senza lasciar di commuovere, e
lla favola, per servire al disegno di allettare i sensi senza lasciar
di
commuovere, e quindi soggettare il dialogo alla p
soggettare il dialogo alla più rigorosa precisione per disporre colpi
di
scena e situazioni che rendano lo spettacolo acce
loro intento, e vi avrebbero mancato se il primo serviva più ai colpi
di
scena ed alle situazioni che al dialogo, ed il se
ncese un’ azione propria per la scena musicale, e l’ Italiano avrebbe
di
una buona tragedia fatto un’opera fredda e nojosa
orge ne’ nuovi colpi teatrali e ne’ bei quadri prodotti da’ contrasti
di
situazione ; ricchezza che non potè trovare nella
a nella congiura ; ma ha bisogno che questa aspiri a una vendetta non
di
un padre, quale è l’oggetto di Emilia nel Cinna,
o che questa aspiri a una vendetta non di un padre, quale è l’oggetto
di
Emilia nel Cinna, ma di un’ attiva ambizione delu
a vendetta non di un padre, quale è l’oggetto di Emilia nel Cinna, ma
di
un’ attiva ambizione delusa nella speranza di reg
di Emilia nel Cinna, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza
di
regnare. Ha bisogno che Tito faccia uno sforzo e
ccia uno sforzo e rimandi Berenice per risvegliare la spenta speranza
di
Vitellia ; e che poscia egli elegga per consorte
di Vitellia ; e che poscia egli elegga per consorte Servilia sorella
di
Sesto che ama Aunio nobile virtuoso e degno della
Servilia sorella di Sesto che ama Aunio nobile virtuoso e degno della
di
lei tenerezza. Ha bisogno che Sesto strascinato d
sto strascinato dalla passione alla congiura e richiamato da un resto
di
virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel temp
virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel tempo stesso che contro
di
lui cospira, corra a difenderlo : che chiamato da
: che chiamato da Tito non ardisca presentarglisi col manto macchiato
di
sangue : che Annio gli dia il suo : che quest’ am
ato di sangue : che Annio gli dia il suo : che quest’ amico col manto
di
Sesto segnato colla divisa de’ congiurati arrivi
e ponga in confusione l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità
di
comparir reo o di accusar l’amico. Queste angusti
one l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o
di
accusar l’amico. Queste angustie teatrali fanno r
ancese per la ricchezza e l’economia dell’azione(a). I caratteri poi
di
Augusto Emilia e Cinna differiscono da quelli di
a). I caratteri poi di Augusto Emilia e Cinna differiscono da quelli
di
Tito, Vitellia e Sesto. Augusto si dimostra cleme
le famose proscrizioni : e la clemenza è la caratteristica della vita
di
Tito delizia del genere umano ; caratteri che esi
ano ; caratteri che esigono un colorito differente. Emilia innamorata
di
Cinna intraprende lo sconvolgimento dello stato c
fattore, per vendicar la morte del padre, nel che si scorge cert’aria
di
romanzo, perchè l’affetto filiale narrato non isc
le narrato non iscuote tanto lo spettatore quanto i beneficj presenti
di
Augusto, e la di lei passione per Cinna esposta a
cuote tanto lo spettatore quanto i beneficj presenti di Augusto, e la
di
lei passione per Cinna esposta agli sguardi. Ma V
la natura e da’costumi de’grandi, superiore forse alla stessa Ermione
di
Racine da cui deriva. Perchè dunque questo veriss
ni Andres, che vorrebbe cacciarlo via dalla scena, non che dall’opera
di
Metastasio ? La critica ha principii, precetti ed
ed esempi. Se fu perchè così a lui piacque, piace a noi con sua pace
di
anteporre al suo dettato la natura l’arte e l’ese
e di anteporre al suo dettato la natura l’arte e l’esempio de’ Greci,
di
Racine e di Metastasio, e tener l’ambizione Vitel
re al suo dettato la natura l’arte e l’esempio de’ Greci, di Racine e
di
Metastasio, e tener l’ambizione Vitellia per teat
ellia per teatrale. Ella è una Romana ambiziosa che più non isperando
di
conseguire colla mano di Tito l’imperio, si preva
è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano
di
Tito l’imperio, si prevale della debolezza di un
i conseguire colla mano di Tito l’imperio, si prevale della debolezza
di
un suo amante per tramar la rovina dell’imperador
amante per tramar la rovina dell’imperadore ; e l’ondeggiamento delle
di
lei mire comunica all’azione un continuo patetico
o movimento. Cinna poi e Sesto sono veramente due ingrati per cagione
di
una donna ; ma Cinna sempre considera Augusto com
Augusto. Sesto al contrario personaggio incomparabilmente più tragico
di
Cinna (a) è combattuto dalla conoscenza delle vir
te più tragico di Cinna (a) è combattuto dalla conoscenza delle virtù
di
Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’imma
delle virtù di Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’immagine
di
un gran tradimento senza discolpa, dalla virtù cu
la diversità de’due caratteri, pongasi nella scena dell’ abdicazione
di
Augusto Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia no
teri, pongasi nella scena dell’ abdicazione di Augusto Sesto in luogo
di
Cinna, e la tragedia non potrà andare avanti, per
è a Sesto non converrebbe la parte che vi sostiene Cinna d’ipocrita e
di
traditore determinato. Personaggi così diversi pr
e l’incominciamento, Cinna, prendi una sedia e ascoltami, il discorso
di
Augusto si va gradatamente elevando finchè conchi
Cinna, tu t’en souviens, et veux m’assassiner ? Cinna però a guisa
di
ogni reo ordinario si risolve a negare il delitto
gneur, moi que j’eusse une ame si traitresse ! Ma Augusto lo riempie
di
confusione mostrandosi inteso di tutta la congiur
traitresse ! Ma Augusto lo riempie di confusione mostrandosi inteso
di
tutta la congiura ; ed allora Cinna convinto si a
i tutta la congiura ; ed allora Cinna convinto si appiglia al partito
di
mostrar coraggio, Vous devez un exemple à la pos
to. Sesto (Oh rimembranza !) Tito Il crederesti amico ? Tito è l’odio
di
Roma. Ah tu che sai Tutti i pensieri miei : che s
ontrasto sommamente interessante fa quell’aspetto franco e amichevole
di
Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’ri
nte fa quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quella confusione
di
Sesto lacerato da’rimorsi ! E chi non invidierà a
alla morte ; ma vuol parlargli, e quando Sesto si appressa, si sforza
di
mostrar nel volto la rigorosa maestà offesa. Sest
me divenne Terribile per me !) Tito Stelle ! Ed è questo Il sembiante
di
Sesto ? Il suo delitto Come lo trasformô ? Porta
fatte per l’immortalità, le vie tentate da Tito per sapere il segreto
di
Sesto : le angustie di questo infelice posto nel
, le vie tentate da Tito per sapere il segreto di Sesto : le angustie
di
questo infelice posto nel caso o di accusar Vitel
il segreto di Sesto : le angustie di questo infelice posto nel caso o
di
accusar Vitellia o di commettere una nuova ingrat
le angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitellia o
di
commettere una nuova ingratitudine verso il suo b
ingratitudine verso il suo buon principe : l’ammirabile combattimento
di
Tito nel soscrivere la sentenza nella scena setti
vere la sentenza nella scena settimà del III che meritò l’ammirazione
di
Voltaire. Deggio, dice Tito, una vendetta alla mi
taccia per ora. Sesto è reo, Sesto mora ec… Or che diranno I posteri
di
noi ? Diran’ che in Tito Si stancò la clemenza, C
amin. Viva l’amico, Benchè infedele, e se accusarmi il mondo Vuol pur
di
qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigore.
nfedele, e se accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi
di
pietà, non di rigore. Ed ecco in qual guisa gl’i
accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non
di
rigore. Ed ecco in qual guisa gl’ingegni sublimi
ginali. Virgilio e Tasso prendendo per modello Omero, ci arricchirono
di
nuove fogge di poemi eterni. I sommi drammatici d
o e Tasso prendendo per modello Omero, ci arricchirono di nuove fogge
di
poemi eterni. I sommi drammatici della Grecia scr
oemi eterni. I sommi drammatici della Grecia scrissero molte volte su
di
un medesimo argomento componimenti che non si ras
assati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie
di
paragoni troppo lirici per se stessi eccellenti,
pide, il Cornelio ed il Racine italiano. Metastasio è pur tale che se
di
mezzo il togli, senti che si forma nella melica p
; là dove se altro moderno poeta, ed ancor non ignobile, tu ti fingi
di
non avere esistito, nulla sentirai mancare all’It
Sel soffrano dunque tanto que’critici che non mai corsero la carriera
di
Metastasio e che perciò non ne compresero l’ardui
visi rimasero indietro spossati e senza moto a segno che si perderono
di
vista nelle loro cantate e cori e tragedie musica
tanto intorno a lui non si ascoltino gli elogii del giovine Piccinni,
di
Michele Torcia, del sig. Cordara ; nè il sig. Fra
o) ha accordati insieme estremi che niun filosofo avrebbe mai pensato
di
potersi combinare, quali sono le dolcezze della l
imenti comuni. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene
di
sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per
uni. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e
di
grazia, i periodi di giusta misura per penetrare
hiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi
di
giusta misura per penetrare nell’ animo. E quantu
no ad imitare i poeti filosofi. La sua rima e discretissima ed esente
di
legge, i versi, in quanto lo permette la lingua,
esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua, sono pieni
di
ritmo, e però facili ad adattarsi alla musica. Se
ubito che scrivesse in italiano un’ode nè più armoniosa, nè più dolce
di
questa : « Oh che felici pianti, Che amabili mar
desio. Voltaire parlando della scena 6 dell’atto III della Clemenza
di
Tito, e del suo monologo diceva : » Queste due «
superano, alle più belle produzioni della stessa Grecia : sono degne
di
Cornelio quando non è declamatore, e di Racine qu
la stessa Grecia : sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e
di
Racine quando non è debole », Lascio quel che si
di Racine quando non è debole », Lascio quel che si è altrove citato
di
Gian Giacomo Rousseau quando nel dare idea della
i Gian Giacomo Rousseau quando nel dare idea della voce Genie favella
di
Metastasio e Durante. L’istesso Giovanni Andres,
forse per far ecco al suo confratello Bettinelli riprese i caratteri
di
Vitellia e di Sesto, parlò con somma lode del poe
ecco al suo confratello Bettinelli riprese i caratteri di Vitellia e
di
Sesto, parlò con somma lode del poeta romano, ass
lò con somma lode del poeta romano, assicurando che Metastasio non ha
di
che temere il confronto di alcuno. La sublime ani
romano, assicurando che Metastasio non ha di che temere il confronto
di
alcuno. La sublime anima (soggiunse) di Cornelio
ha di che temere il confronto di alcuno. La sublime anima (soggiunse)
di
Cornelio ha ella saputo immaginare Greci e Romani
inare Greci e Romani come Temistocle, Regolo e Tito ? E il dolce cuor
di
Racine avrebbe avuto bastevole tenerezza e sensib
chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene
di
sentimenti ed affetti, non si troveranno facilmen
o ronzio delle critiche cicale che mostrano rincrescimento e ribrezzo
di
approvare i vocaboli usati da Metastasio. Ridetev
e ribrezzo di approvare i vocaboli usati da Metastasio. Ridetevi pure
di
coloro che chiamano svenevoli le tenerezze metast
ali da quì a poco avrete piena contezza : sprezzate le vendute tirate
di
certi automi periodici che respirano coll’altrui
de’ Versiscioltai. Udite per vostro meglio e per gloria dell’ Italia,
di
cui oggi ancora Metastasio è il più caro ornament
ini livornese che scrisse l’Almeria e l’Antigone pel teatro imperiale
di
Pietroburgo, e Vittorio Amadeo Cigna torinese aut
tro imperiale di Pietroburgo, e Vittorio Amadeo Cigna torinese autore
di
Enea nel Lazio e di altri melodrammi. Mancò veram
troburgo, e Vittorio Amadeo Cigna torinese autore di Enea nel Lazio e
di
altri melodrammi. Mancò veramente ad essi buona p
ente ad essi buona parte della delicatezza, del patetico e del calore
di
Metastasio. I loro disegni non furono sì ricchi e
e giudiziosi, non originali o quasi tali le invenzioni. I loro colpi
di
scena poi speriscono a fronte del vigoroso colori
. I loro colpi di scena poi speriscono a fronte del vigoroso colorito
di
Apostolo Zeno, come i loro quadri languiscono acc
ito di Apostolo Zeno, come i loro quadri languiscono accanto a quelli
di
Metastasio. Decaddero in seguito per lo stile in
seguito per lo stile in faccia al Cortellini ed al Cigna la Disfatta
di
Dario e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, ed
in faccia al Cortellini ed al Cigna la Disfatta di Dario e l’Incendio
di
Troja del duca Morvillo, ed i melodrammi di Domen
tta di Dario e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, ed i melodrammi
di
Domenico Perrelli impressi in Napoli nel 1777, e
ata del De Rogatis rappresentata nel 1770 in Napoli riuscì nel teatro
di
San-Carlo per le decorazioni e per la musica dell
Aulide collo scioglimento naturale del Racine che si cantò nel teatro
di
San-Carlo colla musica del valenziano Vincenzo Ma
fo. Quasi tutte le arie contengono studiate comparazioni sulle tracce
di
qualche splendido difetto del Metastasio. Quelle
ioni sulle tracce di qualche splendido difetto del Metastasio. Quelle
di
passioni non oltrepassano le sette, altrettante s
passano le sette, altrettante sono le parlanti, e ben quindici quelle
di
comparazioni, fralle quali una ve n’ ha fin del c
el 1718, s’egli pur vive, in Siracusa sua patria conterà oggi anni 95
di
sua età, e nel 1794 non avea tolto congedo dalle
1794 non avea tolto congedo dalle muse sceniche, e pubblicò le Nozze
di
Ruth cantata, e nel 1795 il Giudizio di Salomone,
sceniche, e pubblicò le Nozze di Ruth cantata, e nel 1795 il Giudizio
di
Salomone, entrambe per l’anniversario di Santa-Lu
tata, e nel 1795 il Giudizio di Salomone, entrambe per l’anniversario
di
Santa-Lucia. Notabili singolarmentè sono i caratt
’anniversario di Santa-Lucia. Notabili singolarmentè sono i caratteri
di
Giosaba madre falsa del bambino conteso e di Bers
armentè sono i caratteri di Giosaba madre falsa del bambino conteso e
di
Bersabea madre vera che co’ palpiti materni chiam
6 che egliha scritte molte altre produzioni sceniche, come il Trionfo
di
Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrifio di J
iche, come il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrifio
di
Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala di Giacobbe
o di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrifio di Jefte, l’Eccidio
di
Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio di Genn
bambino al fiume, il Sacrifio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala
di
Giacobbe ecc. Antonio di Gennaro già duca di Belf
ifio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio
di
Gennaro già duca di Belforte morto in gennajo del
idio di Sisara, la Scala di Giacobbe ecc. Antonio di Gennaro già duca
di
Belforte morto in gennajo del 1792 lasciò tralle
componimenti drammatici da cantarsi verseggiati con eleganza e capaci
di
armonia musicale. Nel volume terzo dell’edizione
rie cantante, ed un oratorio per musica nella liquefazione del sangue
di
san Gennaro del maggio del 1795. Vi si legge anco
o del 1795. Vi si legge ancora la Primavera critta pel solito omaggio
di
fiori e di frutta che si presentò a’ sovrani nel
Vi si legge ancora la Primavera critta pel solito omaggio di fiori e
di
frutta che si presentò a’ sovrani nel primo di ma
ito omaggio di fiori e di frutta che si presentò a’ sovrani nel primo
di
maggio del 1775, in cui si trova un bell’ elogio
elogio fatto dalla Primavera personificata ai pregi naturali del sito
di
Partenope. Vi sono altresi due favole boscherecce
o che la prima si scrisse e si pose in musica a privato trastenimento
di
una brillante compagnia di dame napoletane che de
si pose in musica a privato trastenimento di una brillante compagnia
di
dame napoletane che dettavano allora leggi al gus
e maniere. Vi si trovano introdotte quattro cacciatrici vivi ritratti
di
quelle dame, e gli evenimenti ideati adombrano il
l cadere rompe l’incanto, discendono dall’isola e dal ponte incantato
di
Rinaldo e dalla pianta recisa nella selva incanta
ur de’ lampi ! L’altra favola si aggira sulla vendetta presa contro
di
Apollo da Cupido col rendere schiva a’suoi priegh
ro di Apollo da Cupido col rendere schiva a’suoi prieghi Dafne figlia
di
Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola
ghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola
di
lieto fine con mostrar Dafne restituita alla vita
mostrar Dafne restituita alla vita, ed Apollo placato e sol contento
di
cingersi la fronde dell’amata pianta. Ma nel decl
ingersi la fronde dell’amata pianta. Ma nel declinar del secolo XVIII
di
molto erano cresciuti gl’inconvenienti teatrali c
i gl’inconvenienti teatrali che incepparono tal volta il genio stesso
di
Metastasio. Erasi giunto al segno di dover sacrif
parono tal volta il genio stesso di Metastasio. Erasi giunto al segno
di
dover sacrificare gran parte della poesia e della
he mena sovente il rincrescimento dello stato attuale ed il desiderio
di
cambiare, fe pensare a rivolgere lo sguardo indie
ault. Come seguir nel suo sistema Pietro Metastasio, e non rimanergli
di
grande spazio indietro ? In vece di rettificar qu
etro Metastasio, e non rimanergli di grande spazio indietro ? In vece
di
rettificar quel sistema si penso a torcere da que
Ed ecco sorgere in Vienna in faccia al Metastasio stesso il Giudizio
di
Paride, l’Orfeo e l’Alceste animati dalle note im
Giudizio di Paride, l’Orfeo e l’Alceste animati dalle note immortali
di
Gluck. Ranieri Calsabigi cui fu interdetta la Fra
se per quelle scene stesse la Tetide e l’Armida, ed ebbe la destrezza
di
congiungere agl’incantesimi, ai sisons delle furi
antesimi, ai sisons delle furie e ai bilancè de’personaggi allegorici
di
Quinault il vivo interesse dell’inimitabile Armid
educente stile Metastasiano Marco Cortellini avea richiamata la pompa
di
Amore e Psiche gia sceneggiata dal Moliere, e mos
giata dal Moliere, e mostrata in Vienna nel 1767, un nuovo spettacolo
di
Amore e Psiche colla selva de’destini coll’antro
rno. Il nomato Luigi Serio nel 1780 la riprodusse in Napoli spogliata
di
tali decorazioni per dar luogo a’balli di Zemira
rodusse in Napoli spogliata di tali decorazioni per dar luogo a’balli
di
Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche e
li decorazioni per dar luogo a’balli di Zemira e Azor ed al Convitato
di
pietra. Psiche ed Acheronte, Zemira e don Giovann
o che smentì il non mai Verdce gazzettiere Colpo d’occhio) il Sovrano
di
Parma, sempre continnando nell’intento di promuov
Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, sempre continnando nell’intento
di
promuovere la poesia drammatica, fe rappresentare
storica e secondare i disegni del Calsabigi. Fermo egli nel proposito
di
raddrizzare il trono giacente dell’ opera mitolog
nostro valoroso Millico. Questo spettacolo che abbisognava, si disse,
di
quindicimila scudi per rappresentarsi, non compar
el Calsabigi, ed il Meleagro al pari delle Danaidi sospirarono invano
di
comparire. Così le nuove vesti delle anticlie fur
impiegati in pro dell’opera mitologica, si scredettero quasi tutti i
di
lei partigiani e si rivolsero di bel nuovo all’op
logica, si scredettero quasi tutti i di lei partigiani e si rivolsero
di
bel nuovo all’opera che fa parlar gli uomini gius
i bel nuovo all’opera che fa parlar gli uomini giusta le insinuazioni
di
Gian Giacomo Rousseau. Convertito il Pepoli nel 1
eau. Convertito il Pepoli nel 1790 fece imprimere in Venezia la Morte
di
Ercole spiegandovi la pompa delle decorazioni nat
lliscono sempre variamente lo spettacolo. Egli v’introdusse pantomimi
di
soldati, un’entrata solenne di Ercole, un’eccliss
pettacolo. Egli v’introdusse pantomimi di soldati, un’entrata solenne
di
Ercole, un’ecclissi repentina, sacrificii decorat
za del rogo ardente sull’ Oeta. Ranieri stesso de’Calsabigi disperato
di
non aver potuto più sostenere l’opera de’demoni d
musica, Elfrida ed Elvira che potè far rappresentare nel real teatro
di
Napoli nel 1793 e 1794. Questo letterato che in V
volentieri i progressi che egli fece nel seguire il sistema istorico
di
colui ch’egli maltrattava indegnamente. L’istoria
della prima. Edgar succeduto a Edwy udì celebrare l’estrema bellezza
di
Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Dev
rare l’estrema bellezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte
di
Devon, e pensò di sposarla nel caso che sì bella
lezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Devon, e pensò
di
sposarla nel caso che sì bella fosse qual si deca
ntava ; e per esserne sicuro spedì Athelwold suo favorito a Devon dal
di
lei padre. Preso il messo dalla bellezza di lei r
suo favorito a Devon dal di lei padre. Preso il messo dalla bellezza
di
lei riferì al re che il di lei volto era di fatte
i lei padre. Preso il messo dalla bellezza di lei riferì al re che il
di
lei volto era di fattezze comunali e poco di lui
o il messo dalla bellezza di lei riferì al re che il di lei volto era
di
fattezze comunali e poco di lui degno. Il re se n
lei riferì al re che il di lei volto era di fattezze comunali e poco
di
lui degno. Il re se ne svogliò, e permise al favo
unali e poco di lui degno. Il re se ne svogliò, e permise al favorito
di
ottenerla per se stesso. Ebbe poi notizie diverse
provincia trovò Elfrida più bella ancora che non si diceva, ed uccise
di
propria mano il favorito in una caccia e sposò El
alsabigi formò su tal soggetto il suo dramma migliorando il carattere
di
Elfrida facendola innamorata del marito, e quello
ndo il carattere di Elfrida facendola innamorata del marito, e quello
di
Edgar dandogli spiriti di generosità che contrast
a facendola innamorata del marito, e quello di Edgar dandogli spiriti
di
generosità che contrastano colla sua passione. Ec
altrettanto contro lo stile del Calsabigi. Sopravviene Orgando padre
di
Elfrida in abito di cacciatore. Elfrida nol ravvi
lo stile del Calsabigi. Sopravviene Orgando padre di Elfrida in abito
di
cacciatore. Elfrida nol ravvisa, e s’inselva, Org
Il romito castello Del felice Atelvolto ?… Amico io sono Del signore
di
queste Remote solitudini, e confido… Ed in tutto
vera, nè appare altronde che cosa ella voglia ricavarne in vantaggio
di
Elfrida. Si ravvisano al fine il padre e la figli
’imitazione del vero ? e v’inciampano tanti baldanzosi censori severi
di
Zeno e Metastasio ? Cessino dunque codesti censor
sti censori che non sanno far meglio, e piggiorano ad occhio, cessino
di
riprendere chi tanto e tanto ha meritato. Viene A
esser tua… Non so morire ? Atto II. Il re Edgar palesa ad Atelvolto
di
voler passar seco alquanti di, e veder la sposa.
tto II. Il re Edgar palesa ad Atelvolto di voler passar seco alquanti
di
, e veder la sposa. Orgando che ito era, al dir di
assar seco alquanti di, e veder la sposa. Orgando che ito era, al dir
di
Evelina, sin dalla scena settima dell’atto I ad o
dal re che parte, egli ritorna senza perchè nel medesimo luogo prima
di
parlare colla sposa. Il poeta però voleva trarre
meglio farli trovare insieme. La loro scena è appassionata, malgrado
di
un terzetto che vi si trova alla prima, il quale
speso sulla deliberazione che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione
di
scena nella quinta scena, in cui il re si trattie
il re si trattiene, come ha pur fatto nella prima, a far riflessioni
di
antiquario dicendo, che probabilmente le regine c
babilmente le regine colà vissero un tempo remote. Elfrida dando voci
di
dentro, e contrastando col padre vien fuori con i
o voci di dentro, e contrastando col padre vien fuori con impeto dopo
di
aver chiamate in soccorso (poderoso al certo !) c
pagne, nella guisa che fanno le ninfe fuggendo da’satiri. La bellezza
di
Elfrida incanta il re, il quale ordina che si chi
morte. Orgando lo sfida a duello, ed Adelvolto l’accetta con disegno
di
morire per le mani di lui. Elfrida affannata preg
da a duello, ed Adelvolto l’accetta con disegno di morire per le mani
di
lui. Elfrida affannata prega il re perchè non per
ua celebre esempio. Adelvolto risponde che si difenderà sol per onore
di
Orgando. Il re dice, Non più, si dia della batt
gando. Il re dice, Non più, si dia della battaglia il segno, verso
di
Metastasio nella Semiramide, Olà, si dia della
ti vassalli essere altri non possono che villani del ritiro campestre
di
Adelvolto. Or pare verisimile che dovessero osar
rdie, le quali non han saputo resistere all’attentato della barriera,
di
circondare i combattenti. Ma che pro ? Elfrida è
, urta, dissipa le guardie, si scaglia verso Adelvolto, e gli strappa
di
mano la spada. Poteva giunta a tal segno l’azione
ere dal re, dal padre, dalle guardie tutto l’agio per cantare un’aria
di
diciotto versi, la quale arresta la rapidità che
e il re e tutti come ascoltatori oziosi indifferenti in un’ accademia
di
musica. In fine Elfrida approfittandosi del letar
ci potrà… Morremo insieme. Ciò parmi patetico e nobile. In vece però
di
dirsi che un marmo istesso in un eterno amplesso
i che un marmo istesso in un eterno amplesso gli chiuderà, ed in vece
di
quell’urna sola che confonderà le loro ceneri, es
siero che dee angustiare Adelvolto per aver egli formata l’infelicità
di
Elfrida : e questa poteva corrispondere rifletten
a l’infelicità di Elfrida : e questa poteva corrispondere riflettendo
di
aver ella coll’infausta sua heltà ridotto a quel
avrebbe senza dubbio somministrato alla musica un oggetto più capace
di
vere espressioni, in cambio di quell’eterno ample
rato alla musica un oggetto più capace di vere espressioni, in cambio
di
quell’eterno amplesso nel marmo e di quell’urna c
e di vere espressioni, in cambio di quell’eterno amplesso nel marmo e
di
quell’urna che vale la stessa cosa esangue ed all
a sempre in bocca, questa è la legge, proporre che ella diventi sposa
di
due mariti. Viene il padre, e la riprende del vol
a che il sapeva. Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’aria
di
diciotto versi verbosa certo e con ripetizioni ch
oni che potevano risparmiarsi, parte. Nella scena 8 la stessa premura
di
Orgando, la stessa resistenza di Elfrida, che pro
rte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resistenza
di
Elfrida, che produce un duetto. Ma il padre ? dic
uetto. Ma il padre ? dice Orgando, Elfr. Oh Dio ! s’io l’amo, Se più
di
me l’amai Sa il ciel, lo sa il mio core, Padre, e
e si dichiarano ammiratori del Calsabigi, osservino il seguente passo
di
Elfrida, e dicano se prosa simile trovisi in Meta
ne vie più si manifesta e rincresce, Elfrida con uno pugnale minaccia
di
svenarsi. Quì si trova un pezzo di musica concert
, Elfrida con uno pugnale minaccia di svenarsi. Quì si trova un pezzo
di
musica concertato, in cui Adelvolto risnonde appe
e nol dicendo il poeta è da credere che sien venuti fuori col seguito
di
Edgardo) articolano la sola parola tremo. Edgardo
o sottomette al giudizio de’ Pari che ben sa Elfrida che sia giudizio
di
sangue. Ma che grazia è questa che l’esenta dall’
razia è questa che l’esenta dall’esiglio e gli fa correre un pericolo
di
morte ? Adelvolto condotto via dice fra se (quasi
e morte. Con ciò il poeta vuol che s’intraveda il disegno che egli ha
di
morire. Or non era bene di prepararsi un poco più
uol che s’intraveda il disegno che egli ha di morire. Or non era bene
di
prepararsi un poco più tal determinazione, dando
prepararsi un poco più tal determinazione, dando maggiore energia al
di
lui carattere ? Adelvolto non dove a pignersi cos
cosi melenso. Ne rimane atterrita Elfrida, si lascia cadere a’ piedi
di
Edgardo, ed il vivace suo pregare ottiene al fine
re, e con nobil sentimento contrario al primo suo scandaloso pensiere
di
sposare la moglie di un altro che ancor vive, agg
mento contrario al primo suo scandaloso pensiere di sposare la moglie
di
un altro che ancor vive, aggiugne, Superbo Son i
osare la moglie di un altro che ancor vive, aggiugne, Superbo Son io
di
averti amato, e più che t’amo, Più apprezzo me :
, Superbo Son io di averti amato, e più che t’amo, Più apprezzo me :
di
te non sono indegno ; Tel prova il mio perdono. I
amma si è che non vi sono freddi episodici amori subalterni, non arie
di
concetti e comparazioni liriche, non scelleratí c
ecipitano gli eroi nell’infelicità. L’azione va al suo fine, malgrado
di
qualche ripetizione, e qualche scena inutile. Vi
qualche scena inutile. Vi trionfa il carattere nobile e appassionato
di
Elfrida. Il disviluppo segue acconciamente con qu
pressione e calore. Nel fine del dramma si trova impresso un estratto
di
una lettera dall’autore attribuita al signor Herb
da due altri celeberrimi poeti defunti pochi anni scorsi, cioè a dire
di
Zeno e di Metastasio. Con ciò il signor Herbert f
ri celeberrimi poeti defunti pochi anni scorsi, cioè a dire di Zeno e
di
Metastasio. Con ciò il signor Herbert fa gran tor
l’Achille in Sciro, dal Catone ; dal Ciro, dal Regolo, dalla Clemenza
di
Tito ec. ec : come ancora dal Luciò Papirio, dal
n solo che ponga accanto, non dico alle nominate, ma all’ultima opera
di
Zeno e Metastasio, l’Elfrida, nè anche se vivesse
ettinelli e Vanetti encomiatori del vivente Calsabigi e disprezzatori
di
professione di Metastasio. La catastrofe dell’Elf
etti encomiatori del vivente Calsabigi e disprezzatori di professione
di
Metastasio. La catastrofe dell’Elfrida è nova (di
(dice pure il decisore Herbert, o per meglio dire Calsabigi sotto il
di
lui nome) naturale, preparata e condotta non si p
gli grazia del preparata e condotta che non si può meglio, a dispetto
di
quanto se n’è osservato. Ma come passargli che si
o in una parte della Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione
di
affari, costumi ed interessi fralle popolazioni S
i della favola domina Odorico prepotente colla sua fazione spagnuola,
di
cui fa parte Ricimero scelto da Oderico per conso
ne spagnuola, di cui fa parte Ricimero scelto da Oderico per consorte
di
Elvira sua figlia bellissima e piena di maschio v
celto da Oderico per consorte di Elvira sua figlia bellissima e piena
di
maschio valore trattando le armi alla maniera del
a fazione opposta inclina agli Arabi, ed è spalleggiata dalle milizie
di
Adallano principe moro, cui Elvira ha segretament
lizie di Adallano principe moro, cui Elvira ha segretamente data fede
di
sposa. Intervengono nel dramma quattro personaggi
olla confidente Selinda attende Adallano. Prega la notte a coprir ben
di
tenebre il cielo, affinchè non esca sì sollecita
na non la importuni col suo candido chiarore. I drammi musicali prima
di
Zeno e Metastasio si riempivano di siffatte espre
chiarore. I drammi musicali prima di Zeno e Metastasio si riempivano
di
siffatte espressioni liriche, e si ripresero in M
ompagna Sclinda negli ultimi tre versi del finale. Valeva ciò la pena
di
moltiplicare i personaggi con un Osmida inutile c
nel giardino. Elvira mostra impazienza amorosa, ma una scena sì lunga
di
lei coll’ esploratore Osmida tira a se poco l’att
iva affrettato Adallano, cui il chiaror della luna ha sinora impedito
di
venire. Gli amanti dirigono i loro voti alla nott
i allontanano e si perdono nel boschetto, per dar luogo ai confidenti
di
seguitare a porgere alla stessa notte divote preg
nte tragiche, chi nol vede ? Lo spettatore pero curioso investigatore
di
quanto fanno o non fanno in iscena i personaggi,
fervidi amanti, involandosi agli occhi de’ loro confidenti stessi, e
di
mala voglia vedesi tenuto a bada da personaggi su
ce, ne’ fati è scritto il nostro amor, e Adallano A eterni Caratteri
di
stelle Segnata fu l’union nostra. Che roba, car
buona al tragico musicale Livornese quell’unione segnata a caratteri
di
stelle, contrabando da secentista ? Non anderemo
ercar gnavità tragica in queste prime scene, tutto essendo imbrattato
di
maniere liriche tutto al più da pastorale. Questi
da pastorale. Questi amoreggiamenti sono interrotti da un all’ armi,
di
cui poi non si dà altra ragione. Seguitano gli am
gia un poco forte ; ma si passi alla guerriera Elvira, tuttochè nulla
di
cio sia tragico e grave. Ricimero resta lagnandos
ulla di cio sia tragico e grave. Ricimero resta lagnandosi dell’ odio
di
lei con Almonte terzo confidente, e parte seco ni
ia fingersi rinnovato il miracolo della presenza fisica in due luoghi
di
Apollonio Tianeo(a). Mentre parlano Ricimero e Od
ir, viene Almonte a presentare ad Odorico un foglio sospetto che dice
di
aver trovato in terra. È un foglio amoroso di car
oglio sospetto che dice di aver trovato in terra. È un foglio amoroso
di
carattere di Elvira. Grave principio di mirabil v
o che dice di aver trovato in terra. È un foglio amoroso di carattere
di
Elvira. Grave principio di mirabil viluppo tragic
in terra. È un foglio amoroso di carattere di Elvira. Grave principio
di
mirabil viluppo tragico. Odorico la fa chiamare,
, e le rinfaccia il foglio come da lei scritto. Elvira innocente nega
di
esser suo colla franchezza della verità che baste
nnocente accusato dee tenersi per colpevole, per andare avanti. Senza
di
simile supposizione poetica quanti drammi cadereb
ssuti ? Contal diploma Odorico rimprovera la figlia qual rea convinta
di
alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero
convinta di alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero creduto
di
lei ?) e le dice, Tu non hai del tuo delitto Nè
vergogna nè pudor. A quest’ aria sì ben fondata si appicca una coda
di
rimproveri, onde ardiscono insultarla Ricimero ed
urtoni, a spinte, a calci ad un bisogno, nè ciò sarebbe senza esempio
di
autori tragici, avendo anche la Cleopatra di Jode
iò sarebbe senza esempio di autori tragici, avendo anche la Cleopatra
di
Jodelle preso pe’ capegli un suo vassallo seguita
gna si trattiene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte
di
fuggire, di passare alla sala delle udienze, di v
iene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte di fuggire,
di
passare alla sala delle udienze, di veder Adallan
dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze,
di
veder Adallano che viene a parlar solennemente a
ienze, di veder Adallano che viene a parlar solennemente a Odorico, e
di
recargliene l’avviso. Adallano nella scena decima
ne l’unione degli Spagnuoli, e de’ Mori in Granata, e per se le nozze
di
Elvira. Odorico risponde di aver di lei già dispo
e de’ Mori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde
di
aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elv
ori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver
di
lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disp
onde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disponga
di
se stessa : sfida Ricimero, e canta un’ aria imit
di se stessa : sfida Ricimero, e canta un’ aria imitata da un’ altra
di
Metastasio. Scitalce dice nella Semiramide, Se i
monico trova fra le due strofe qualche divario, nè la tagliacantonata
di
preconizzare il proprio valore di Adallano trovas
lche divario, nè la tagliacantonata di preconizzare il proprio valore
di
Adallano trovasi in Scitalce. Comunque sia commen
i Adallano trovasi in Scitalce. Comunque sia commendiamo l’imitazione
di
Calsabigi ; quella al certo, se avesse avuto più
alsabigi ; quella al certo, se avesse avuto più tempo, era la maniera
di
formarsi lo stile dolce e preciso, seguir le vest
grandi ; ma bisognava adorarle nel tempo stesso nel calcarle, in vece
di
mordere il piede che le stampa. Calsabigi però ne
bigi però nella seconda parte perde la sua scorta, cade in una specie
di
freddura : E se la sorte Nella contesa Questa vi
en la gloria M’illustrerà. In prima qui nella contesa è pura borra ;
di
poi Adallano in tutt’altro Moro orgoglioso e fier
glioso e fiero quì diviene modesto, e decanta per alta impresa quella
di
porsi a fronte di Ricimero, il quale privo di ogn
diviene modesto, e decanta per alta impresa quella di porsi a fronte
di
Ricimero, il quale privo di ogni rinomanza non pu
per alta impresa quella di porsi a fronte di Ricimero, il quale privo
di
ogni rinomanza non può recare a chi osa affrontar
tano l’uomo e non lo sono. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuore
di
Elvira le dice con maniere di padre, che vorrebbe
o II. Odorico volendo leggere nel cuore di Elvira le dice con maniere
di
padre, che vorrebbe che ella si determinasse a sc
mero e Adallano, Fru lor decidi, a qual tu vuoi ti appiglia. Elvira
di
ciò si meraviglia, dubita, indi si tien ferma in
ferma in celare il suo cuore. Odorico prende, che più ? il carattere
di
falso e finto e mostra di credere che ella a Rici
ore. Odorico prende, che più ? il carattere di falso e finto e mostra
di
credere che ella a Ricimero s’inclini. Elvira al
i credere che ella a Ricimero s’inclini. Elvira al fine cede e mostra
di
determinarsi ad Adallano. Il padre allora tutto a
allano. Il padre allora tutto austerità impallidendo ed infiammandosi
di
rossore, Lo proferisci !… Tu ! figlia d’Odorico !
astuzia comica del padre, ricusa apertamente Ricimero, e alle minacce
di
Odorico, se non con gravità da coturno, almeno no
n seno. Segue un duetto del padre e della figlia, e poi una cavatina
di
Elvira(a). In fine segue una scena inutile di ci
ia, e poi una cavatina di Elvira(a). In fine segue una scena inutile
di
ciarle con Selinda ! Nella quarta scena viene Ad
ano a proporre ad Elvira una fuga. Ripiego eroico, nuovo, ingegnoso e
di
sommo effetto ! Elvira ricusa. Duettino fra i due
ovo, ingegnoso e di sommo effetto ! Elvira ricusa. Duettino fra i due
di
espressioni generali che ben remoto attaccamento
getto della scena. Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimenti
di
concetti che non possono raccapezzarsi che all’ul
r… Ma ella non può conchiudere, perchè convien che attenda il parlar
di
Adallano pronto già ad interromperla poco civilme
D’un trono lo splendor… Quì convengono in conchiudere a due Le mie
di
un puro ardor Care ritorte Fralle note della mus
versi, non si saprà se reggano o sone retti. Lascio che questi nienti
di
pura galanteria riempiono tutta la sedicente trag
uesti nienti di pura galanteria riempiono tutta la sedicente tragedia
di
Elvira. Odorico nella scena quinta dalle sue logg
o che affretti la sua deliberazione, vuol che si congiunga con Elvira
di
cui non ignora le ripugnanze. Ad ogni modo egli p
a prescrivere a Ricimero (cui avea incaricata la custodia delle mura)
di
recarne ad Elvira il comando. Odorico non mostra
tempo affrettate hanno l’aria sguajata, anzi la maschera (e nulla più
di
maschera) delle nozze di Marzia con Arbace nel Ca
aria sguajata, anzi la maschera (e nulla più di maschera) delle nozze
di
Marzia con Arbace nel Catone. Ma qual distanza in
mma sembra che retroceda in vece digire innanzi, o che avanzi a passi
di
testudine(a). Scena 7. Sera. Odorico fralle ruin
avanzi a passi di testudine(a). Scena 7. Sera. Odorico fralle ruine
di
un antico Circo, luogo arbitrario poco dipendente
all’azione. Era egli andato nella 5 ad animar le sue squadre. Or come
di
sera, in quel luogo co’ suoi domestici ? A che vi
critiche, che forse è fuggita con Adallano. Correte… andate… venite…
di
quà di là, grida Odorico alla maniera di un Messe
he, che forse è fuggita con Adallano. Correte… andate… venite… di quà
di
là, grida Odorico alla maniera di un Messer Latta
no. Correte… andate… venite… di quà di là, grida Odorico alla maniera
di
un Messer Lattanzio, o di un Pantalone. Non so pe
e… di quà di là, grida Odorico alla maniera di un Messer Lattanzio, o
di
un Pantalone. Non so però se lo spettatore avvezz
ne. Non so però se lo spettatore avvezzo alle furbesche trame comiche
di
que’ due vili, presti loro o non presti fede, e s
n presti fede, e se possa commuoversi col padre. Si sente altro suono
di
guerra, dal bosco ; e neppur di questo faràcaso c
versi col padre. Si sente altro suono di guerra, dal bosco ; e neppur
di
questo faràcaso chi ascolta, perchè non mai simil
all’armi indicarono in siffatto dramma cosa alcuna importante. Prima
di
passar oltre si osservi che nella scena quarta fa
rta facendo Adallano premura perchè Elvira fuggisse seco, ella ricusò
di
assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe di
se seco, ella ricusò di assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe
di
Adallano, se il padre si facesse tiranno. Tal cas
Elvira sarebbe di Adallano, se il padre si facesse tiranno. Tal caso
di
tirannia, a dritto dire, non è seguito, perché Od
uito, perché Odorico ha soltanto detto a Ricimero che la voleva sposa
di
lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero ci
lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero ciò disse ad Elvira, e
di
suo aggiunse che il padre minacciava, e compiange
ira, e di suo aggiunse che il padre minacciava, e compiangendola dice
di
più : A qual crudel sorte Ti esp ne l’orrore Che
un traditore a lei noto, se ne dovea spaventare una donna forte ? Ora
di
qual tirannia positiva poteva ella lagnarsi e add
7, in cui Odorico oziosamente si va dondolando fra macchie e cespugli
di
negletto bosco, e recita dieci solì versi interro
to bosco, e recita dieci solì versi interrotti dall’avviso della fuga
di
Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo p
fuga di Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo per vestirsi
di
tutte armi, ingannare i vigili soldati, fuggire a
i appressano i grandi i tragici evenimenti dell’Elvira. Dopo il suono
di
guerra del bosco viene un guerriero sconosciuto t
ffendesti. Ma i Fiorentini usano forse tale idiotismo quando si parla
di
più persone ? Chi sa ! l’autore era toscano ; fid
do si parla di più persone ? Chi sa ! l’autore era toscano ; fidiamci
di
lui. L’usano poi in bella prosa decentemente ? L’
una elegante e grave tragedia ? L’userebbe chi rimprovera Metastasio
di
stile inelegante e prosaico ? Ed a codesto scritt
di stile inelegante e prosaico ? Ed a codesto scrittore disprezzatore
di
Metastasio tributarono i loro alti encomii Vannet
il tragico Ricimero vedendosi sicuro minaccia e trasoneggia sul gusto
di
Capitano Spavento della moderna commedia istrioni
o della moderna commedia istrionica. Per punto cavalleresco egli dice
di
non accettar la disfida di un ignoto. Conoscimi d
trionica. Per punto cavalleresco egli dice di non accettar la disfida
di
un ignoto. Conoscimi dunque, dice il cavaliere, s
mbievoli, soverchieria degli Spagnuoli, arrivo de’ Mori alla chiamata
di
Adallano, il quale poco esperto generale si fa ci
a trattiene e la rimprovera ; Elvira si discolpa dichiarandosi moglie
di
Adallano. Torna dunque a lui, dice il padre in un
à vera la notizia ? Ciò non si esamina punto. Smanie e semisvenimenti
di
Elvira. Altro quartetto, in cui per riempitivo en
, in cui per riempitivo entrano Ricimero ed Almonte che dicono Quale
di
nere tenebre Sole offuscato e torbido Si va inolt
Sole offuscato e torbido Si va inoltrando in ciel ! pronostico puro
di
campagna, perchè essendo sera nel nostro emisfero
manto nero del giorno, col cielo annerito per essere il sole apparso
di
notte offuscato. Del resto essendo questa una del
Toscani fa arricciare o rizzare i capegli, ma l’avvolgere, parlandosi
di
capegli irti per l’orrore riesce troppo attillato
ti nella lingua lo riserbano col gran Toscano ad una studiata coltura
di
essi, Che in mille dolci nodi gli avvolgea. E q
l’effigie Del caro sposo, Parlami… accennami, Che vuoi da me ? La tua
di
lagrime Bagnata Elvira, Di sangue a tingersi Anch
simile Morendo a te. Se ad altro ella non aspira che ad imbrattarsi
di
sangue, non è la cosa più polita, ma in fine non
i giusta l’uffizio della vera poesia. Ma perchè poi aspira a tingersi
di
sangue ? Affinchè morendo rassomigli lo spettro ?
appresenta l’ucciso marito ? Hanno esse nulla che si affà colla morte
di
Adallano, col dolore di Elvira ?(a). Viene Ricim
to ? Hanno esse nulla che si affà colla morte di Adallano, col dolore
di
Elvira ?(a). Viene Ricimero a gettarsi a’ suoi p
le con se negli estremi suoi giorni. Incresce ad Elvira, che sia egli
di
ciò il messaggiero. Ricimero affetta dolore da di
giero. Ricimero affetta dolore da disperato e vuol morire per le mani
di
lei. Morire (risponde bene Elvira) non sai tu ste
so ? Giugne Odorico sostenuto da due domestici con un braccio involto
di
fascia. Il poeta sembra essere in dubbio del suo
tito e commuovere Elvira per determinarla a sopravvivere alla perdita
di
Adallano ; quindi fa che comparisca bisognoso di
vvivere alla perdita di Adallano ; quindi fa che comparisca bisognoso
di
appoggio, tutto intento a intenerirla : I miei r
quel contrasto sarà perlormentarla incessantemente(a). Odesi risonar
di
nuovo tumultuoso clamore, ed ecco Adallano bello
stupiscono ; egli rassicura la sposa, e mostra a Odorico Almonte reo
di
quel foglio fatale, e di avere ad arte forse annu
ura la sposa, e mostra a Odorico Almonte reo di quel foglio fatale, e
di
avere ad arte forse annunziata la di lui morte. A
nte reo di quel foglio fatale, e di avere ad arte forse annunziata la
di
lui morte. Aggiugne che Ricimero è morto e che fo
sa un cieco errore ; e dice ad Elvira che Adallano sia suo consorte e
di
lui figlio, illustre figlio e degno di me, di te,
he Adallano sia suo consorte e di lui figlio, illustre figlio e degno
di
me, di te, degli avi miei. Adallano in verità avr
lano sia suo consorte e di lui figlio, illustre figlio e degno di me,
di
te, degli avi miei. Adallano in verità avrebbe po
zo. Ed Elvira altresi poteva dir sottovoce al padre che si ricordasse
di
averlo chiamato barbaro e che la scelta di lei of
al padre che si ricordasse di averlo chiamato barbaro e che la scelta
di
lei offendeva l’onoré degli avi (sc. 2 at. 77). I
scioglimento insipido puerile comunale e mal rattoppato. I caratteri
di
Ricimero e Almonte, neri, vili, inetti e comici ;
caratteri di Ricimero e Almonte, neri, vili, inetti e comici ; quello
di
Odorico ineguale, un poco finto anche nel volersi
na tragedia, non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni
di
pensieri, di situazioni, espressioni liriche a so
non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri,
di
situazioni, espressioni liriche a sovvalle, stile
on preciso, molle e smaccato, niuna moralità, non rilevandosi nè amor
di
patria, nè magnanimità, nè virtù veruna contrasta
ità, nè virtù veruna contrastata, al contrario esponendosi un’ azione
di
cattivo esempio di una fuga da commedia triviale,
a contrastata, al contrario esponendosi un’ azione di cattivo esempio
di
una fuga da commedia triviale, consigliata, esegu
ello. Chi avrebbe mai creduto che nel cader del secolo XVIII le scene
di
Napoli dovessero veder sostituita a Didone, ad Ip
rmestra, a Dircea, a Zenobia, ad Aristea, a Berenice, a Mandane madre
di
Ciro, il guazzabuglio delle tragedie in musica de
memorare tra’poeti melodrammatici del passato secolo il giureconsulto
di
Lanciano Domenico Ravizza scrittore di varii Orat
assato secolo il giureconsulto di Lanciano Domenico Ravizza scrittore
di
varii Oratorii sacri impressi in Napoli nel 1786,
apoli nel 1786, i quali senza esitanza son da registrarsi dopo quelli
di
Apostolo Zeno, e di Pietro Metastasio. Essi canta
ali senza esitanza son da registrarsi dopo quelli di Apostolo Zeno, e
di
Pietro Metastasio. Essi cantaronsi e replicaronsi
753. Eccone i titoli : Sisara, Adamo, la Peste d’Israele, il Martirio
di
san Pietro, Mosè nel Roveto, Gedeone, Tobia, Ezec
Ezechiele, Daniele, il Passaggio del Mar Rosso, i Pastori del presepe
di
Gesù bambino. Chi volesse ravvisare in un immagin
pregi de’ riferiti Oratorii del Ravizza, legga l’Inno indirizzato al
di
lui figlinolo Vincenzo, dall’insigne oratore sacr
insigne oratore sacro e poeta esimio Bernardo Maria Valera cappuccino
di
Lanciano, che si legge nel I tomo delle di lui Po
do Maria Valera cappuccino di Lanciano, che si legge nel I tomo delle
di
lui Poesie impresse in Napoli nel 1759. Anche il
tomo delle di lui Poesie impresse in Napoli nel 1759. Anche il lodato
di
lui figliuolo Vincenzo produsse in seguite alcuni
ttà s’impresse Mosè pargoletto che si recitò colla musica dell’esimio
di
lui compatriotta Fedele Finaroli. Altri non se ne
cemente incamminato per le orme paterne. Nel nostro Gran Teatro reale
di
San-Carlo, che sventuratamente è ben lontano dal
utato poeta Vincenzo Monti nel marzo del 1808, festa teatrale tragica
di
un atto animata dalle note del non meno illustre
lenti artisti novello gusto e splendore. La Danza teatrale ha cessato
di
essere un’arbitraria filza di pantomimi eterogene
splendore. La Danza teatrale ha cessato di essere un’arbitraria filza
di
pantomimi eterogenei serii o grotteschi con pieni
ri Solimano II, Errico IV alla Caccia, Ninetta in Corte, il Convitato
di
pietra, il Disertore con lieto fine ec. In una le
una lettera scritta da Vienna nel 1759 a m. Arnard lodavasi il ballo
di
Flora eseguito da madama Angiolini. In Parigi ed
cosse generali applausi in Venezia, in Torino, in Napoli, e vi espose
di
propria invenzione diversi balli. Un suo trattato
e dall’espressiva sua compagna Queriau. Con Amore e Psiche pantomimo
di
Gardel diretto in Napoli da Hus spiegò il ballo t
ene la Poesia e la Musica. Vero è che i Tedeschi vantansi meritamente
di
Hayden, Huber, Cramer, Schmit esimii maestri di m
vantansi meritamente di Hayden, Huber, Cramer, Schmit esimii maestri
di
musica istrumentale, e dell’ insigne Hass pregevo
strumentale, e dell’ insigne Hass pregevole allievo de’ Conservatorii
di
Napoli detto il Sassone, e del mirabile Gluck e d
n musica la meschina Briseida del poetillo La-Cruz. Il signor Martino
di
Valenza ben presto uscì dalle Spagne e compose al
rove. Pregiansi a ragione i Francesi de’ dottissimi scrittori teorici
di
musica, particolarmente di Mersenio, di Burette e
Francesi de’ dottissimi scrittori teorici di musica, particolarmente
di
Mersenio, di Burette e di Alembert. Ignoro però s
dottissimi scrittori teorici di musica, particolarmente di Mersenio,
di
Burette e di Alembert. Ignoro però se altro moder
crittori teorici di musica, particolarmente di Mersenio, di Burette e
di
Alembert. Ignoro però se altro moderno maestro ab
italiano, e se ne attendono sempre più eccellenti. Ma ci si permetta
di
dire che la copia de’ maestri musici che dalle no
ia, Milano, Napoli, dir si debbono reggie perpetue e sorgenti perenni
di
scienza musica. Da esse uscirono Scarlati, Vinci,
co e maestro Martini, il Buranelli, il Sarro, il Durante gran maestro
di
maestri grandi, l’impareggiabile Pergolese, il ma
venirne a capo, se vogliasi mentovare almeno una gran parte de’ figli
di
Partenope ? Contentiamoci di ciò che confessò l’I
entovare almeno una gran parte de’ figli di Partenope ? Contentiamoci
di
ciò che confessò l’Inglese autore del Parallelo d
lelo della condizione e della facoltà degli uomini, che la perfezione
di
sì bell’arte è confinata nella parte più occident
la patria il testimone per ogni riguardo onorevole del gran Cittadino
di
Cinevra : « Giovane artista, vuoi tu sapere, se q
di Cinevra : « Giovane artista, vuoi tu sapere, se qualche scintilla
di
questo fuoco divoratore serbi nell’anima ? Corri,
bi nell’anima ? Corri, vola a Napoli ad ascoltar le opere maestrevoli
di
Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti riempion
evoli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti riempiono gli occhi
di
lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti comm
ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici
di
questa grande arte ti lasciano in calma, se non h
o ? Una manifesta decadenza osservava sono alquanti lustri nel teatro
di
Londra il dotto abate Arnaud. » Non vi si rappres
lle francesi scritte senza ingegno e senza spirito, ed un gran numero
di
farse satiriche ». La stessa cosa scriveva Lingue
propose un bill per soggettare gli scenici componimenti all’ispezione
di
un ciambellano. Il Conte di Chesterfield pronunzi
re gli scenici componimenti all’ispezione di un ciambellano. Il Conte
di
Chesterfield pronunziò un eccellente discorso con
scorso contro il bill che però passò in legge. Contuttociò sul teatro
di
Foote e poi di Drurylane si rappresentò una farsa
l bill che però passò in legge. Contuttociò sul teatro di Foote e poi
di
Drurylane si rappresentò una farsa col titolo di
eatro di Foote e poi di Drurylane si rappresentò una farsa col titolo
di
Escrocs, in cui si motteggiano i Metodisti setta
pagna ecco quello che si è osservato sinora in ciascun anno ne’téatri
di
Madrid. Apresi il corso alle rappresentazioni dop
gnie come proprii fondi. Inoltrasi la state e si sospendono le recite
di
giorno, e cominciando la sera si cantano le sarsu
adotte la Sposa Persiana, il Cavaliere e la Dama, il Burbero Benefico
di
Carlo Goldoni. Nel mese di agosto del 1786 (quand
l Cavaliere e la Dama, il Burbero Benefico di Carlo Goldoni. Nel mese
di
agosto del 1786 (quando più fremevano gli Huertis
avrebbe potuto immaginare che vi si rappresentasse senza interruzione
di
sainetti e tonadiglie la Faustina ? E rappresenta
rincipe con applauso e con profitto della cassa avendo dato ai comici
di
entrata de’ nostri ducati 1230(a) ? Come poi inco
ucati 1230(a) ? Come poi incomincia l’ottobre, torna a rappresentarsi
di
giorno, spariscono le buone commedie, le nazional
sentarsi di giorno, spariscono le buone commedie, le nazionali stesse
di
Moreto, Solis, Roxas, Calderòn ; ed allora si sca
sformazioni, gl’incantesimi, le macchine, ed i Sette Dormienti azione
di
più centinaja di anni, e l’Origine dell’ Ordine C
ncantesimi, le macchine, ed i Sette Dormienti azione di più centinaja
di
anni, e l’Origine dell’ Ordine Carmelitano di Ant
azione di più centinaja di anni, e l’Origine dell’ Ordine Carmelitano
di
Antonio Bazo che contiene un titolo che non finis
Antonio Bazo che contiene un titolo che non finisce mai, e un’azione
di
1300 anni, cioè dagli anni del mondo 3138 sino a
un’azione di 1300 anni, cioè dagli anni del mondo 3138 sino a i tempi
di
papa Onorio III. Ed Ormesinda ? e Sancio Garcia ?
pi di papa Onorio III. Ed Ormesinda ? e Sancio Garcia ? E le commedie
di
Tommaso Yriarte ? e quelle di Leandro de Moratin
sinda ? e Sancio Garcia ? E le commedie di Tommaso Yriarte ? e quelle
di
Leandro de Moratin ? Dopo Crebillon e Voltaire ha
cantava Voltaire ; eoco i tragici e i comici successori degli autori
di
Alzira, di Radamisto, del Giocatore. Ma fra quest
ltaire ; eoco i tragici e i comici successori degli autori di Alzira,
di
Radamisto, del Giocatore. Ma fra questi comparisc
lo voi ! De Moliere oubliè le sel est affadi, E gli armoniosi versi
di
Racine hanno perduto l’impero de’cuori ? Laudantu
Tutto, se ascoltate i medesimi nazionali, tutto è divenuto un tessuto
di
tirade, di epigrammi, di definizioni metafisiche,
scoltate i medesimi nazionali, tutto è divenuto un tessuto di tirade,
di
epigrammi, di definizioni metafisiche, di antites
esimi nazionali, tutto è divenuto un tessuto di tirade, di epigrammi,
di
definizioni metafisiche, di antitesi stentate ; t
enuto un tessuto di tirade, di epigrammi, di definizioni metafisiche,
di
antitesi stentate ; tutto il bello è sparito a fr
di antitesi stentate ; tutto il bello è sparito a fronte della smania
di
mostrar de l’esprit a costo del buon senso, e que
uel che è peggio, una certa chiamata filosofia armata come un’istrice
di
aguzzi motti enigmatici e di lamenti neologici sc
hiamata filosofia armata come un’istrice di aguzzi motti enigmatici e
di
lamenti neologici scagliati con intrepidezza per
i lamenti neologici scagliati con intrepidezza per insultare o coprir
di
ridicolo tutto ciò che non sa d’empietà dichiarat
a Pietro Metastasio figlio dell’armonia e delle grazie emulo illustre
di
Racine e di Euripide, a i quali invano si ardiron
astasio figlio dell’armonia e delle grazie emulo illustre di Racine e
di
Euripide, a i quali invano si ardirono levar le m
ano si ardirono levar le mani rapaci per involarglieli ; non manca nè
di
tragedie nè di commedie. E vero che la gallica pe
levar le mani rapaci per involarglieli ; non manca nè di tragedie nè
di
commedie. E vero che la gallica peste lagrimante
Pindemonte, l’illustre Alfieri, non pochi altri, sostengono l’impero
di
una Melpomene Italiana, mentre il Goldoni, l’Albe
i, il Giraud e qualche altro militano gloriosamente sotto il vessillo
di
Talia. Egli è vero che ci manca un degno seguace
sotto il vessillo di Talia. Egli è vero che ci manca un degno seguace
di
Metastasio ; ma il tesoro de’suoi drammi musicali
irà mai dove s’intende gusto, armonia, grazia e ragione. Surse contro
di
lui la demonomania del furiofilo Calsabigi, ma sp
Calsabigi, ma spari ; e le Danaidi furono condannate a marcire nella
di
lui tomba, e sou piombate in braccio dei Silfi e
duto successivamente, e guasto ed acconcio a suo modo giusta il genio
di
ciascun possessore Ognuno vi ha lasciato il marco
ndamenti Toscani : dove maestoso ancora per certa ruvida splendidezza
di
colonnati ed archi Gotici. Diviso in grandi appar
ti altri nobilitati da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi
di
bizzarri ornati di tritoni, egipani, sfingi e sir
da greche pitture o da latine pompe, altri ricchi di bizzarri ornati
di
tritoni, egipani, sfingi e sirene a dispetto dell
e’compartimenti diversi de’ giardini ; là vaghi per naturali bellezze
di
olenti rose, garofani, gelsomini e mammolette, là
bellezze di olenti rose, garofani, gelsomini e mammolette, là ricchi
di
fiori Olandesi, e di cocco, ananas ed altri frutt
ose, garofani, gelsomini e mammolette, là ricchi di fiori Olandesi, e
di
cocco, ananas ed altri frutti oltramarini ; là po
tasio in una carriera in cui tanti gli seguirono e niuno diè speranza
di
raggiungerli. Tutti, dico, questi grandi uomini t
ni trovansi le troppo iperbolicamente ammirati quà senza conoscimento
di
causa o livorosamente biasimati. Chi giudicherà d
senza conoscimento di causa o livorosamente biasimati. Chi giudicherà
di
loro, il pedantismo o la leggerezza ? l’amor ciec
zettieri che militano alla Svizzera de’ passati tempi ? o i plagiarii
di
mestiere che aspirano a un nome vivendo di ritagl
sati tempi ? o i plagiarii di mestiere che aspirano a un nome vivendo
di
ritagli mal rubati, o i verseggiatori ciclici e d
ola storia scortata da una sincera filosofia chiaroveggente e sgombra
di
ogni parzialità, al cui sguardo solo quel sì mira
lamente contempla. A questa sola storia, dico, appartiene il giudicar
di
tanti grand’ingegni che vi hanno lavorato da tant
che ciò che si chiama buon gusto dipende unicamente dalla conoscenza
di
questo bello. In Pekin e Costantinopoli, in Parig
e della compassione e del ridicolo. Ma v’ha chi per riescirvi si vale
di
troppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differe
oppe ipotesi, mostrando in un sol luogo differenti paesi e iu due ore
di
rappresentazione il corso di molti lustri e talvo
sol luogo differenti paesi e iu due ore di rappresentazione il corso
di
molti lustri e talvolta di secoli interi come avv
e iu due ore di rappresentazione il corso di molti lustri e talvolta
di
secoli interi come avviene in Madrid e in Londra
si contengono parlando in generale un’arte men delicata, ma pel gusto
di
que’ popoli hanno un merito locale. I drammi poi
mi poi de’ Greci e de’ Latini e de’ moderni Italiani e dei Francesi e
di
qualche Inglese Alemanno e Spagnuolo, avendo acqu
i e di qualche Inglese Alemanno e Spagnuolo, avendo acquistato dritto
di
cittadinanza nella maggior parte delle nazioni cu
ne fanno pompa) e fuggir la fatica necessaria per mettersi in istato
di
scrivere componimenti degni di approssimarsi all’
tica necessaria per mettersi in istato di scrivere componimenti degni
di
approssimarsi all’ Atalia e al Misantropo, perchè
o indi a’ posteri insieme con quelli che scritti furono nella Caverna
di
Salamina. Ora si può esitare un sol momento a sce
cegliere tra il restar tosto sepolto nella propria terra in compagnia
di
tante migliaja di scheletri mostruosi, e tra il c
star tosto sepolto nella propria terra in compagnia di tante migliaja
di
scheletri mostruosi, e tra il convivere con Eurip
tri mostruosi, e tra il convivere con Euripide ne’ gabinetti de’savii
di
tutti i tempi e di tutti i paesi ? [Errata]
a il convivere con Euripide ne’ gabinetti de’savii di tutti i tempi e
di
tutti i paesi ? [Errata] ERRORI CORREZIO
e avventure tipografiche essendosi smarrito un foglio del manoscritto
di
questo volumetto, si è stimato collocare in una N
i mostruosi verseggiatori dozzinali. Nondimeno non mancarono talvolta
di
sostenere gli andati pregi delle comiche bellezze
he farsa che niuna speranza per se stessa prometteva nè per dipintura
di
caratteri, nè per artificio di favola, nè per gra
se stessa prometteva nè per dipintura di caratteri, nè per artificio
di
favola, nè per grazia di stile. Lo Scavamento rec
per dipintura di caratteri, nè per artificio di favola, nè per grazia
di
stile. Lo Scavamento recitato nel teatro de’ Fior
avamento recitato nel teatro de’ Fiorentini l’anno 1810 si ripetè più
di
settanta sere sempre a teatro pieno. Nè poco cont
Margherita Chabrand, che ha continuato più anni ad essere la delizia
di
questo pubblico, e lo scopo de’ plausi generali p
, e la Bibliotheque Italique tom. VII. (a). Mi fu involata colle due
di
lui tragedie, e col mio Sistema melotrammatico, c
e. (a). L’indiscretezza dell’ oscuro folliculario che prese il nome
di
Verace per antifrasi autore del Colpo d’occhio su
90 a narrare ciò che abbiam taciuto tanti anni, ed oggi non istimiamo
di
sopprimere. Fu la Faustinainviata al concorso del
ta verso Madrid passa per Parma per domestici affari ; e distribuisce
di
tal commedia alcune copie fra cavalieri e lettera
rchè non la mandaste al concorso ? Il Sovrano è sommamente desideroso
di
veder qualche favola coronata, e questa vostra er
i come gli chiamò l’impudente gazzettiere) asseverantemente affermano
di
non averla veduta. Sono essi intanto accertati di
antemente affermano di non averla veduta. Sono essi intanto accertati
di
utlicio dal sig. Angelo Mazza segretario della De
della Deputazione che in effetto era stata mandata al concorso prima
di
stamparsi. Il riputato conte San-Vitale primo tra
Illustrissimo Signore « Accertata la Real Deputazione che la commedia
di
V. S. Illustrissima intitolata la Faustina distin
prima che uscisse alle stampe, quantunque per una strana combinazione
di
accidenti non fosse poi esaminata, non ha creduto
putazione aldunatasi e considerata la detta commedia, non ha dubitato
di
aggiudicarle la prima corona, e il voto dell’ Acc
zo desidera le sia rimessa la Medaglia, quando però non si risolvesse
di
venire a riceverla dalle mani stesse del Real Pro
te dell’ Accademia ; la quale compensa per qualche modo il dispiacere
di
non avere per cinque anni potuto assegnare il pre
tuto assegnare il premio, col vederne finalmente decorato un soggetto
di
tanta capacità, e per altre produzioni del teatro
anta capacità, e per altre produzioni del teatro si benemerito. Pieno
di
veracissima stima ho l’onore di protestarmi Di. V
zioni del teatro si benemerito. Pieno di veracissima stima ho l’onore
di
protestarmi Di. V. S. III. Parma 18 settembre 177
Or come il ridevole folliculario Verace osa entrare nelle intenzioni
di
un Sovrano che lo smentisce co’fatti ? oltraggiar
za del Napoli-Signorelli ? Sapesse almeno codesto pitocco della valle
di
Elicona che cosa sono le favole di Mercier e di V
almeno codesto pitocco della valle di Elicona che cosa sono le favole
di
Mercier e di Villi, e che cosa è la Faustina ! Eg
o pitocco della valle di Elicona che cosa sono le favole di Mercier e
di
Villi, e che cosa è la Faustina ! Egli è il più d
riferiti nostri Opuscoli Varii pubblicato nel 1795. Qualche commedia
di
Picard e del lodato Moratin, tradotta dal medesim
ri addetti generalmente all’ozio della minuta gente. Tali sono quello
di
San Carlino, della Fenice, della Posta ecc. e div
llo di San Carlino, della Fenice, della Posta ecc. e diversi scenarii
di
pupi. Vi si raffigura un’ombra degli spettacoli d
narii di pupi. Vi si raffigura un’ombra degli spettacoli de’ Baloardi
di
Parigi. Questi sono i ventilatoi delle passioni,
la distesi in sei. Questi sensi ripeto oggi ancora. Da ciò apparisce
di
aver io sempre giudicato del Cinna e del Tito col
ito colla giusta differenza che esige la tragedia ed il melodramma, e
di
non aver mai preteso di comparare i due componime
nza che esige la tragedia ed il melodramma, e di non aver mai preteso
di
comparare i due componimenti per dare un glorioso
agico Francese. A torto dunque Giovanni Andres simprese l’inutil pena
di
farmene un carico. Chi leggerà ciò che egli volle
’imputazione de’ critici ed indicare la necessità che ebbe Metastasio
di
allontanarsi dalla pesta di Cornelio per compiere
indicare la necessità che ebbe Metastasio di allontanarsi dalla pesta
di
Cornelio per compiere l’oggetto del melodramma. M
agico Francese ? Non ho io senza ambiguità dichiarato che all’oggetto
di
P. Cornelio più non faceva d’uopo di quanto si tr
guità dichiarato che all’oggetto di P. Cornelio più non faceva d’uopo
di
quanto si trova nel Cinna ? Prego il riputato esg
favola, nel numero de gli atti e nel verso. Dissi ê ripeto che niuna
di
tali cose mette una differenza essenziale trall’
gedia. Ciò si osservava nel’ Sistema Melodrammatico che ho avuto cura
di
rescrivere e che spero di produrre. (a). E perch
l’ Sistema Melodrammatico che ho avuto cura di rescrivere e che spero
di
produrre. (a). E perchè anche questo debole Sest
nche questo debole Sesto soggiacque alla stessa proserizione teatrale
di
Giovanni Andres ? Io sfido chicchessia a trovare
Andres ? Io sfido chicchessia a trovare in natura un personaggio più
di
Sesto idoneo ad eccitare il tragico terrore, e la
cuore dell’Andres che pure ha si elegante la penna ? Ma nel giudicar
di
poesia drammatica la penna può supplire tutta sol
orrai presto pentirti, o spero invano. Con ciò toglievasi lo sconcio
di
doversi ammettere i falegnami per attori. E quest
presse nella rappresentazione. E forse fu avviso dello stesso maestro
di
musica, cui parve che dopo un duetto di passione
u avviso dello stesso maestro di musica, cui parve che dopo un duetto
di
passione poco gioverebbe una cavata di semplice r
, cui parve che dopo un duetto di passione poco gioverebbe una cavata
di
semplice riflessione ne e di poco o niuno effetto
o di passione poco gioverebbe una cavata di semplice riflessione ne e
di
poco o niuno effetto. E quando ancora non avesse
ento che nel rappresentarsi si tralasciò nella scena 6 un altro pezzo
di
musica che dovea cantarsi da Elvira e Ricimero, e
el dramma il tornelo, anzi giovare. Che poteva risultare da un duetto
di
una prima cantante, di una Bandi, Bilington, Ming
nzi giovare. Che poteva risultare da un duetto di una prima cantante,
di
una Bandi, Bilington, Mingotti p. e. , con una se
con una seconda parte che soleva disimpegnarsi da qualche musichetto
di
prima uscita o da qualche, che cantatrice novizia
ntatrice novizia ? Ricimero nell’Elvira si sostenne da una giovanetta
di
cui poco era nota l’abilita. Calsabigi dovea ripo
di cui poco era nota l’abilita. Calsabigi dovea riportarsi al maestro
di
musica, il quale ben sapeva se le due voci potess
e rimetterli nell’edizione a sue spese. Egli stesso dunque all’errore
di
pensar tali versi che contengono pensieri inutili
ali versi che contengono pensieri inutili ed alieni dalle circostanze
di
Elvira, aggiunse l’altro di restituirli al primo
sieri inutili ed alieni dalle circostanze di Elvira, aggiunse l’altro
di
restituirli al primo sito. (a). Per compiere i
ragione che egli è vicino a morire, nell’ originale seguiva un’ aria
di
lui assai inferiore al patetico pensiero del reci
ve l’ha rimessa. In secondo luogo nell’originale precedevano 18 versi
di
recitativo di Elvira all’aria indicata Ah qual co
a. In secondo luogo nell’originale precedevano 18 versi di recitativo
di
Elvira all’aria indicata Ah qual contrasto avrò.
ceva bene ciò che nell’aria si ripete e si piggiora : Eterna guerra e
di
morte e di vita agiterà l’anima mia : si diceva n
iò che nell’aria si ripete e si piggiora : Eterna guerra e di morte e
di
vita agiterà l’anima mia : si diceva nel recitati
giubilo è il mio nell’ abbracciarti, si soggiungeva un altro duettino
di
Odorico ed Elvira ; in cui a vicenda s’interrompe
pezzi staccati dal suo corpo l’ha rimessi al luogo antico. Tre pezzi
di
musica recitati dalle medesime persone nel punto
ime persone nel punto che l’azione è vicina a risolversi colla venuta
di
Adallano vivo, quale interesse potevano produrre,
musica assai più del disprezzatore del Metastasio. (a). Dizionario
di
Musica articolo Ge. (a). Ecco come a me ne perv
icolo Ge. (a). Ecco come a me ne pervenne la notizia in una lettera
di
uno Spagnuolo amico de’ 23 di agosto 1786 : Muy S
e ne pervenne la notizia in una lettera di uno Spagnuolo amico de’ 23
di
agosto 1786 : Muy Señor mio = El dia catorze del
cena española etc. Egli prosegue narrando l’applauso ricevuto ad onta
di
un accidente ridicolo di un vestito dell’actrice
rosegue narrando l’applauso ricevuto ad onta di un accidente ridicolo
di
un vestito dell’actrice che rappresentava la Faus
ll’arte, i quali, recitando e le buffonate e la tragedia, eran capaci
di
rendere le idee più alte de' poeti drammatici, e
o le più disparate commozioni in chi lo vede e ascolta. Il repertorio
di
Ermete Novelli si direbbe un repertorio acrobatic
Distrazioni del signor Antenore – Amleto, Bisbetica domata, Barbiere
di
Gheldria – Dramma nuovo, Burbero benefico, Tre mo
mogli per un marito – Luigi XI, Kean, Michele Perrin – Nerone, Gerla
di
Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi una infinità d
Luigi XI, Kean, Michele Perrin – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia
di
Carlo…. Poi una infinità di monologhi drammatici,
in – Nerone, Gerla di Papà Martin, la Zia di Carlo…. Poi una infinità
di
monologhi drammatici, comici, grotteschi, coi qua
omici, grotteschi, coi quali egli può far valere tutte le sue qualità
di
trasformista, dirò così, naturale, poichè la mobi
sue qualità di trasformista, dirò così, naturale, poichè la mobilità
di
fisionomia di Ermete Novelli è un miracolo vivent
i trasformista, dirò così, naturale, poichè la mobilità di fisionomia
di
Ermete Novelli è un miracolo vivente. Egli ha il
velli è un miracolo vivente. Egli ha il fascino. Una larghissima vena
di
comicità, che gli zampilla su dal cuore, è entrat
in Un dramma nuovo. Un’altra qualità, non so più se buona o cattiva,
di
Novelli, è quella di rimaneggiar tal volta le ope
Un’altra qualità, non so più se buona o cattiva, di Novelli, è quella
di
rimaneggiar tal volta le opere che rappresenta, d
Novelli, è quella di rimaneggiar tal volta le opere che rappresenta,
di
guisa che non rimanga più traccia della forma pri
d’una tal commedia incastrate in tal altra, soppressioni o creazioni
di
personaggi…. tutto egli si permette…. Ma coglie g
acità del tempo. Come si è rivelato il genio dall’artista ? Col mezzo
di
quali profondi studj è salito a tanta altezza ? A
orture del cervello ha dovuto soggiacere per ottener certe maraviglie
di
bulino ? Fino a qual grado ha egli esercitata la
flessione, con un atto, con uno sguardo ? Nessuna risposta. Nell’arte
di
Novelli non saprei determinare nè modo e tempo di
risposta. Nell’arte di Novelli non saprei determinare nè modo e tempo
di
rivelazione, nè profondità di studj, nè torture d
non saprei determinare nè modo e tempo di rivelazione, nè profondità
di
studj, nè torture di cervello, nè esercizj di paz
re nè modo e tempo di rivelazione, nè profondità di studj, nè torture
di
cervello, nè esercizj di pazienza !… Le profondit
elazione, nè profondità di studj, nè torture di cervello, nè esercizj
di
pazienza !… Le profondità degli studj sono il più
… Le profondità degli studj sono il più spesso, rispetto agli artisti
di
teatro, nella immaginazione dello spettatore ; e
a coltivarla, e ad afforzar quella immaginazione, discuton volentieri
di
malattie e di ospedali che non han mai visto, di
e ad afforzar quella immaginazione, discuton volentieri di malattie e
di
ospedali che non han mai visto, di notti vegliate
discuton volentieri di malattie e di ospedali che non han mai visto,
di
notti vegliate su libri, di cui non sanno nè meno
ttie e di ospedali che non han mai visto, di notti vegliate su libri,
di
cui non sanno nè meno il frontespizio, di pensier
di notti vegliate su libri, di cui non sanno nè meno il frontespizio,
di
pensieri riposti dell’autore in una parola della
di pensieri riposti dell’autore in una parola della lingua originale,
di
cui non conoscono l’alfabeto. Novelli è venuto su
era un modesto suggeritore), cominciò a birichineggiare tra le quinte
di
un teatro molto uccio, dando noia al trovarobe, e
ompagni, tormentando le ragazze, facendo le comparse, recitando parti
di
ogni genere, e recitando bene senza saperlo. Col
sviluppando, naturalmente, il cervello e la forza : e allora, invece
di
aiutare il trovarobe nella fabbricazione degli og
abberciare e ridipinger le scene, recitando sempre bene. Uomo, invece
di
aggiustare e ridipinger le scene, fece parrucche
orose, recitando sempre bene. Oggi, a cinquant’anni, fa il negoziante
di
oggetti antichi, e recita sempre bene. Il teatro,
lavoratore : nè oggi, che pur avrebbe il diritto e il comodo a un po'
di
riposo, può starsi in ozio un momento. E però, im
ri, fra cui primo il Coltellini famoso, egli ha aperto nella sua casa
di
Venezia un ricchissimo negozio di oggetti antichi
moso, egli ha aperto nella sua casa di Venezia un ricchissimo negozio
di
oggetti antichi, ai quali è già tanto affezionato
guriamoci i lauti guadagni dell’artista mercante ! E nell’acquisto
di
un’alabarda egli mette lo stesso entusiasmo che i
quelle ancora che gli dànno il maggior dei dolori. I più tra noi che
di
arte antica non capiscon jota, ridon delle comper
l Novelli non han pur l’ombra d’idea, ridon d’una sua interpretazione
di
tragedia, dicendolo vittima della sua presunzione
e'suoi connazionali ; ma il grande, unico premio, a cui egli ambisse,
di
veder le platee tra noi riboccanti di popolo sì a
ico premio, a cui egli ambisse, di veder le platee tra noi riboccanti
di
popolo sì all’Otello, come alle Tre mogli per un
i rammarichi senza fine, i propositi nuovi son descritti in articoli
di
lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di
enza fine, i propositi nuovi son descritti in articoli di lui stesso,
di
Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Y
i propositi nuovi son descritti in articoli di lui stesso, di Vamba,
di
Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il fi
i nuovi son descritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet,
di
Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il figliuolo di
escritti in articoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin,
di
Panzacchi, di Yambo il figliuolo di Novelli, che
ticoli di lui stesso, di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi,
di
Yambo il figliuolo di Novelli, che li raccolse in
di Vamba, di Boutet, di Gandolin, di Panzacchi, di Yambo il figliuolo
di
Novelli, che li raccolse in un album dedicato int
he li raccolse in un album dedicato interamente a papà, arricchendolo
di
un centinaio di pupazzetti che ritraggon l’uomo e
n un album dedicato interamente a papà, arricchendolo di un centinaio
di
pupazzetti che ritraggon l’uomo e l’artista in ci
l’uomo e l’artista in ciascun momento della sua vita (Roma, 1899). Ma
di
tal reluttanza al pubblico non va dato il torto.
a fu buttata dall’artista al pubblico, quando questi era più imbevuto
di
tutta l’arte comica di lui…. La pretesa che di pu
ta al pubblico, quando questi era più imbevuto di tutta l’arte comica
di
lui…. La pretesa che di punto in bianco il pubbli
uesti era più imbevuto di tutta l’arte comica di lui…. La pretesa che
di
punto in bianco il pubblico corresse a giudicar n
lezioni all’audace…. diciamo la sua parola, allo sfacciato invasore,
di
cui la comicità fisica si congiungeva alla comici
cui la comicità fisica si congiungeva alla comicità del personaggio,
di
maniera che niuno, per quanto amico di buona volo
alla comicità del personaggio, di maniera che niuno, per quanto amico
di
buona volontà, voleva o sapeva vedere in lui un e
dere in lui un eroe da tragedia. Ricordo il Novelli Generico primario
di
quella Compagnia di Giuseppe Pietriboni, che si a
da tragedia. Ricordo il Novelli Generico primario di quella Compagnia
di
Giuseppe Pietriboni, che si acquistò gran rinoman
triboni, la Glech, la Peracchi, Bassi, Barsi, Novelli e io. Vi entrai
di
punto in bianco primo attor giovine ; e ricordo c
di punto in bianco primo attor giovine ; e ricordo che in una recita
di
prova al Valle di Roma, del Suicidio di Ferrari,
o primo attor giovine ; e ricordo che in una recita di prova al Valle
di
Roma, del Suicidio di Ferrari, Novelli, col quale
; e ricordo che in una recita di prova al Valle di Roma, del Suicidio
di
Ferrari, Novelli, col quale ci legammo da bel pri
l Suicidio di Ferrari, Novelli, col quale ci legammo da bel principio
di
forte amicizia sin qui immutata, mi dettava, dirò
principio di forte amicizia sin qui immutata, mi dettava, dirò così,
di
tra le quinte, la controscena dell’ultimo atto av
gittatomi al finir della scena tra le braccia del padre, uno scroscio
di
applausi coronò l’opera del maestro sapiente e de
pertorio. Marecat degl’ Intimi, Francesco I de' Racconti della Regina
di
Navarra, Vouillard del Rabagas, Mario Amari del D
Gli amorosi diventavan brillanti, le situazioni più scabrose, momenti
di
grandissimo effetto, ogni particina un partone. S
è anch'egli : improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti
di
tono di una comicità irresistibile, poi a piccoli
gli : improvvisa un discorso pazzo, con alzate e abbassamenti di tono
di
una comicità irresistibile, poi a piccoli salti,
il Novelli, dal suo camerino ammonì : « ti proibisco d’ora in avanti
di
farti applaudire. Vergogna ! » Canevari capì la l
pplaudire. Vergogna ! » Canevari capì la lezione, e se ne andò livido
di
rabbia ; e Novelli ottenne il suo intento : da qu
nelle farse del secondo brillante. Una grande qualità del Novelli
di
allora, attenuatasi poi col sopravvenir della glo
quella enorme pancia, con quella faccia rosea, ridente, piena, fatta
di
bambagia, nè già grottesca come quella di un siur
osea, ridente, piena, fatta di bambagia, nè già grottesca come quella
di
un siur Cámola, ma ritraente un de'più belli e si
ella di un siur Cámola, ma ritraente un de'più belli e simpatici tipi
di
grasso borghese ? E chi nel Vouillard del Rabagas
ca o niuna responsabilità della parola gli lasciava una piena libertà
di
azione, egli soleva allora dedicare al suo person
llora dedicare al suo personaggio insignificante, un minuzioso studio
di
trasformazione e di ingrandimento. Per tal guisa
o personaggio insignificante, un minuzioso studio di trasformazione e
di
ingrandimento. Per tal guisa il pubblico era semp
o in quella via, il pubblico avrebbe visto, come la cosa più naturale
di
questo mondo, la parabola ascendente dell’artista
a generico per eccellenza, assistendo con soddisfazione al tramutarsi
di
Marecat in Shylock, di Francesco I in Amleto, di
za, assistendo con soddisfazione al tramutarsi di Marecat in Shylock,
di
Francesco I in Amleto, di Mario Amari in Otello.
azione al tramutarsi di Marecat in Shylock, di Francesco I in Amleto,
di
Mario Amari in Otello. Invece egli passò caratter
la Compagnia Nazionale, a vicenda col Vestri, e vincolato da un mondo
di
convenienze e sconvenienze, che impedivan l’espli
troppo stretti ch'egli avvertì il peso del giogo, e sentì il bisogno
di
scuoterlo : fu allora ch'egli risolse di formare
el giogo, e sentì il bisogno di scuoterlo : fu allora ch'egli risolse
di
formare una compagnia modesta da avviare, da mani
orza direttiva, mercè il suo ingegno artistico, mercè la sua tenacità
di
propositi. Una compagnia comica…. Non aveva un so
ti gli usci ; non gli fu aperto :…. nè men risposto : ma non si perdè
di
coraggio. Lottò con una pertinacia degna di chi h
isposto : ma non si perdè di coraggio. Lottò con una pertinacia degna
di
chi ha la coscienza della propria forza, e vinse
chi gli rispose fu il pubblico…. Dalla prima sera fu tutto un trionfo
di
ilarità : il nome di Novelli sui cartelloni era g
pubblico…. Dalla prima sera fu tutto un trionfo di ilarità : il nome
di
Novelli sui cartelloni era già fonte di gaudio :
trionfo di ilarità : il nome di Novelli sui cartelloni era già fonte
di
gaudio : si andava a teatro a rifarsi il sangue….
il sangue…. a ridere…. a ridere…. a ridere. E quando dopo tanti anni
di
buon umore, l’artista si presentò al pubblico, di
giudizio. Oggi Novelli è tutto vòlto alla erezione in Roma della Casa
di
Goldoni, di cui mise la prima pietra al Teatro Va
gi Novelli è tutto vòlto alla erezione in Roma della Casa di Goldoni,
di
cui mise la prima pietra al Teatro Valle il 1° no
pa solenne e con accoglienze entusiastiche ; pensiero alto e generoso
di
cui gli deve saper grado ogni italiano. Di mezzo
eroso di cui gli deve saper grado ogni italiano. Di mezzo alle parole
di
gran lode, altre, naturalmente, se ne levan di in
. Di mezzo alle parole di gran lode, altre, naturalmente, se ne levan
di
incredulità e di scherno da coloro, e per buona s
arole di gran lode, altre, naturalmente, se ne levan di incredulità e
di
scherno da coloro, e per buona sorte sono i pochi
che a questa del Goldoni voglion contrapporre (che c’entra ?) la casa
di
Molière. I più continueranno a dare al Novelli il
o a dare al Novelli il loro aiuto morale e materiale ; e dagli esempi
di
pertinacia ch'egli ci ha dato più volte, si può c
desto principio saprà pervenire a una magnifica fine. Oltre all’album
di
Yambo, abbiamo sul nostro artista un saporitissim
Yambo, abbiamo sul nostro artista un saporitissimo studio umoristico
di
Jarro (Fir., Bemporad, 1897), un numero unico ill
7), un numero unico illustrato (Pisa, 1886), con una cocente epigrafe
di
Cavallotti, uno studio novissimo di Antonio Cervi
, 1886), con una cocente epigrafe di Cavallotti, uno studio novissimo
di
Antonio Cervi (Bologna, Beltrami, 1900), e finalm
io Cervi (Bologna, Beltrami, 1900), e finalmente un novissimo scherzo
di
Jarro(Firenze, 1901) intitolato Il naso di Ermete
mente un novissimo scherzo di Jarro(Firenze, 1901) intitolato Il naso
di
Ermete Novelli.
riche. Non ebbe nè esempio nè seguaci, ch’io sappia, il capriccio
di
quell’ Italiano del secolo scorso mentovato nella
Drammaturgia, che con un solo personaggio condusse una favola intera
di
tre atti. Io non ho veduto che uno scherzo del Gr
sentimenti appassionati. Soprattutto in essa comendiamo il soliloquio
di
Prometeo nella 1 scena, e l’ultima sua disperazio
endendosi p.e. con impazienza una risposta possa sempre con proprietà
di
rappresentazione darsi luogo alle battute musical
e. Quest’ornatissimo cavaliere ha pur composta la favola odecoreutica
di
Ati e Cibele che attendiamo con avidità per ammir
tendiamo con avidità per ammirarla come un capo d’opera d’invenzione,
di
condotta, di maneggio di sentimenti, secondochè s
avidità per ammirarla come un capo d’opera d’invenzione, di condotta,
di
maneggio di sentimenti, secondochè si esprime il
ammirarla come un capo d’opera d’invenzione, di condotta, di maneggio
di
sentimenti, secondochè si esprime il sig. consigl
per sua natura sarebbe una commedia musicale, cui al più si permette
di
avvicinarsi alla farsa, ma non già a’ vaneggiamen
iù si permette di avvicinarsi alla farsa, ma non già a’ vaneggiamenti
di
pazzi e d’infermi, come sono i tanti malcuciti e
sobria, ogni poeta essendo persuaso sin dall’ incominciar del secolo
di
non aver dalla musica ricevuta la facoltà di allo
’ incominciar del secolo di non aver dalla musica ricevuta la facoltà
di
allontanarsi dalle regole del verisimile. Furono
lle regole del verisimile. Furono dunque commedie vere le opere buffe
di
Francesco Antonio Tullio, le Fenziune abbentorate
1718, le Fente Zingare, lo Viecchio Avaro &c. Commedia fu l’Elisa
di
Sebastiano Biancardi detto Lalli in Venezia, cant
ia in musica veduta su quelle scene. Commedie e ben graziose le opere
di
Bernardo Saddumene morto qualche anno dopo del 17
rico inimitabile pel colorito Tizianesco de’ suoi ritratti comici? Il
di
lui Finto Fratello colla musica di Giovanni Fisch
nesco de’ suoi ritratti comici? Il di lui Finto Fratello colla musica
di
Giovanni Fischetti si cantò nel 1730: lo Frate ’n
ta Pergolese68: Da un disordine nasce un ordine del 1737 colla musica
di
Vincenzo Ciampi: la Lionora del 1742 colla musica
bre Niccolò Logroscino nelle buffe &c. Commedie pur furono benchè
di
minor bellezza le opere di Pietro Trincera autore
e buffe &c. Commedie pur furono benchè di minor bellezza le opere
di
Pietro Trincera autore della Vennegna, dell’Abate
torata cagione d’ ogni sua sventura, in cui fece una dipintura vivace
di
un Fra Macario simile al Tartuffo recitata colla
ura vivace di un Fra Macario simile al Tartuffo recitata colla musica
di
Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo ed altre prime
lla musica di Carlo Cecere. Commedia fu il Carlo ed altre prime opere
di
Antonio Palomba, da cui poscia cominciò la strava
dia dalle scene musicali napoletane. Le sue disgrazie l’allontanarono
di
Napoli, e la commedia vi fu di bel nuovo stabilit
tane. Le sue disgrazie l’allontanarono di Napoli, e la commedia vi fu
di
bel nuovo stabilita coll’intermezzo della Canteri
u di bel nuovo stabilita coll’intermezzo della Canterina colla musica
di
Niccolò Conforto, coll’ Astuto Balordo posto in m
in Napoli vi ricondusse fra molte stranezze due felici opere la Donna
di
tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito di
stranezze due felici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo
di
tre e marito di nessuna poste in musica da Pietro
elici opere la Donna di tutti i caratteri, e lo Sposo di tre e marito
di
nessuna poste in musica da Pietro Guglielmi. Palo
omba finì i suoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono
di
esempio e di guida ad un folto sciamo di nojosiss
uoi giorni con varie mostruosità sceniche, che servirono di esempio e
di
guida ad un folto sciamo di nojosissime cicale fi
sità sceniche, che servirono di esempio e di guida ad un folto sciamo
di
nojosissime cicale fino a tanto che cominciò a pr
atista Lorenzi noto poeta de’ nostri giorni. Perito nell’arte, dotato
di
natural piacevolezza, facile ne’ partiti e ne’ mo
a due litiganti il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco
di
Bertoldo e di Scapino, nella Luna abitata più art
i il terzo gode del 1766, in cui pose in opera il sacco di Bertoldo e
di
Scapino, nella Luna abitata più artifiziosa e tea
e vivamente e con la più ridente satira comica rappresenta l’immagine
di
un Calabrese che sona l’arpa tra’ suoi discepoli;
o oh quanto c’invidierebbe quest’ Immaginario Socrate, che al pari de
di
lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscr
di lui Tartuffo, fu alla prima proibito come indiscreto dopo tre sere
di
recita, per aver servito di limpido specchio a ch
ma proibito come indiscreto dopo tre sere di recita, per aver servito
di
limpido specchio a chi vi si raffigurò e se ne do
e, come esiste per nostro vanto un Aristofane Napoletano? Che che sia
di
ciò il Socrate è poi ritornato sulle scene, e rit
carono insieme il Don Chisciotte ed altri drammi giocosi che meritano
di
nominarsi. Goldoni compose il Mondo della Luna ed
Birba, la Pupilla, intermezzi piacevoli, e singolarmente il Filosofo
di
campagna posto in musica dal Buranelli, e la Cecc
in Vienna, in Parigi e per l’Italia, dell’erudito sig. canonico Casti
di
Montefiascone, son pure pregevoli opere buffe da
uta la sua adolescenza e la virilità. Si osserva la prima nella Dafni
di
Eustachio Manfredi, nell’Arsace di Antonio Salvi,
à. Si osserva la prima nella Dafni di Eustachio Manfredi, nell’Arsace
di
Antonio Salvi, nel Polifemo di Paolo Rolli, nel F
fni di Eustachio Manfredi, nell’Arsace di Antonio Salvi, nel Polifemo
di
Paolo Rolli, nel Farnace e nel Farasmane ed altre
l Romano Silvio Stampiglia poeta Cesareo dell’imperadore Carlo VI. Le
di
lui favole sono doppie e piene d’intrighi amorosi
i simili a quelli delle tragedie galanti francesi, e lo stile abbonda
di
pensieri lirici. Esse sono tutte di lieto fine, e
anti francesi, e lo stile abbonda di pensieri lirici. Esse sono tutte
di
lieto fine, ed alcuna di esse risale agli ultimi
abbonda di pensieri lirici. Esse sono tutte di lieto fine, ed alcuna
di
esse risale agli ultimi anni del passato secolo,
sservato poi costantemente nello scioglimento de’ melodrammi istorici
di
far mutare di sinistra in prospera la fortuna del
ostantemente nello scioglimento de’ melodrammi istorici di far mutare
di
sinistra in prospera la fortuna dell’eroe. Le di
torici di far mutare di sinistra in prospera la fortuna dell’eroe. Le
di
lui ariette furono per lo più poco musicali; ma m
. Le di lui ariette furono per lo più poco musicali; ma mostrò talora
di
saperne fare, come si vede in questa dell’Eraclea
gnore Zeno Poeta e Istorico Cesareo succeduto allo Stampiglia è stato
di
lui assai più regolare, più naturale, più maestos
più naturale, più maestoso, più vivace. Ebbe più invenzione, più arte
di
teatro, più verità e forza nel maneggio delle pas
isse l’ab. Conti valendosi delle parole dello stesso Zeno) o maturità
di
consiglio ne’ dubbj affari, o magnanimità di perd
stesso Zeno) o maturità di consiglio ne’ dubbj affari, o magnanimità
di
perdono nelle offese sofferte, o moderazione ne’
moderazione ne’ tempi prosperi, o fortezza ne’ casi avversi, costanza
di
amicizia e di amor conjugale, man forte a solliev
’ tempi prosperi, o fortezza ne’ casi avversi, costanza di amicizia e
di
amor conjugale, man forte a sollievo degl’ innoce
ollievo degl’ innocenti, cuor generoso a ristoro de’ miserabili, atti
di
beneficenza, di giustizia, di temperanza ed altre
nocenti, cuor generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza,
di
giustizia, di temperanza ed altre virtù, tutti n’
generoso a ristoro de’ miserabili, atti di beneficenza, di giustizia,
di
temperanza ed altre virtù, tutti n’espose, n’ ing
&c. Non minor gloria gli recarono i sacri Oratorj musicali pieni
di
entusiasmo profetico e di sacra erudizione, tra’
gli recarono i sacri Oratorj musicali pieni di entusiasmo profetico e
di
sacra erudizione, tra’ quali si distinguono, Sisa
Giuseppe, Ezechia &c. L’autore stesso ha data la più giusta idea
di
tali sacri componimenti: In essi (ei dice) studia
più giusta idea di tali sacri componimenti: In essi (ei dice) studiai
di
far ragionar le persone, e in particolare i Patri
hiesa, stimando, che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più
di
compunzione e di diletto avesse a destarsi negli
che quanto meno fossevi frapposto del mio, tanto più di compunzione e
di
diletto avesse a destarsi negli animi degli udito
ne e di diletto avesse a destarsi negli animi degli uditori. Tutte le
di
lui opere drammatiche comprendonsi in dieci tomi,
ci tomi, ma gli ultimi due contengono quelle che compose in compagnia
di
Pietro Pariati. Ed eccoci a’ più lieti giorni del
abrese Gian Vincenzo Gravina, che l’educò nelle lettere per lo spazio
di
dieci anni, cangiato in greco suono divenne Metas
i nel foro, succedette ad Apostolo Zeno nel 1729 nell’onorevol carica
di
Poeta Cesareo, e caro agl’ impp. Carlo VI, France
tto universale della virtù, del sapere e della poesia. Che diremo noi
di
sì raro e felice ingegno che corrisponda alla sua
a sì grande che ha inspirato in tutti i contemporanei la disperazione
di
appressarlo nel suo sistema, ed in alcuni il part
disperazione di appressarlo nel suo sistema, ed in alcuni il partito
di
torcere dalle sue vestigia? Che i di lui splendid
sistema, ed in alcuni il partito di torcere dalle sue vestigia? Che i
di
lui splendidi difetti stessi, i quali appartengon
e Grazie sole potrebbero convenevolmente encomiarlo, le Grazie amiche
di
Anacreonte che mercè del Metastasio ridenti passe
scene? Forse i partigiani delle furie e de’ demonj ballerini? La musa
di
questo grand’uomo si distingue per molti pregi, e
e la sublimità69. Di grazia a chi mai cede egli, sia che alla maniera
di
Sofocle migliori i grand’uomini dell’ antichità n
i i grand’uomini dell’ antichità nel ritrarli, ovvero sia che gareggi
di
sublimità col gran Cornelio dipingendo Greci e Ro
e gareggi di sublimità col gran Cornelio dipingendo Greci e Romani, e
di
delicatezza coll’ armonioso Racine facendo nelle
cca, e l’ ingentilisce colla grazia del Correggio e coll’ espressione
di
Raffaello? Chi non ravvisa nel Metastasio il gran
nto al vivo nell’Achille in Sciro? l’ energia e l’impeto del vincitor
di
Troja non si vede quasi nascente nella finta Pirr
n si vede quasi nascente nella finta Pirra? Ezio arrogante, che parla
di
se e delle sue gesta, ma però nobile, prode, magn
ne, Regolo 71 quando comparvero più grandi sulle scene? e qual tesoro
di
filosofia non vi profondono? L’idea di rappresent
ndi sulle scene? e qual tesoro di filosofia non vi profondono? L’idea
di
rappresentare gli affetti di una madre in Merope
o di filosofia non vi profondono? L’idea di rappresentare gli affetti
di
una madre in Merope fu più d’una volta felicement
te eseguita; ma chi può soffrire il paragone del colorito inimitabile
di
Mandane nel Ciro riconosciuto? chi fece Egisto pi
le di Mandane nel Ciro riconosciuto? chi fece Egisto più interessante
di
Ciro sotto il nome d’ Alceo? Per altra parte quan
to il nome d’ Alceo? Per altra parte quanta erudizione sacra, nobiltà
di
dire, interesse tragico ed unzione negl’ inimitab
abili Oratorj, Betulia, Gioas, Giuseppe, la Morte d’Abel, la Passione
di
Gesù Cristo! Qual ricchezza di filosofia e d’imma
Giuseppe, la Morte d’Abel, la Passione di Gesù Cristo! Qual ricchezza
di
filosofia e d’immaginazione e di splendidezza di
sione di Gesù Cristo! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e
di
splendidezza di decorazioni nelle Serenate Enea n
isto! Qual ricchezza di filosofia e d’immaginazione e di splendidezza
di
decorazioni nelle Serenate Enea negli Elisj, Astr
lacata, il Parnaso accusato e difeso, l’Asilo d’Amore &c.? Pieno
di
erudizione di ogni maniera egli imita gli antichi
naso accusato e difeso, l’Asilo d’Amore &c.? Pieno di erudizione
di
ogni maniera egli imita gli antichi ma con tal ma
lle parole del Gran Teodosio quando abolì la legge che dichiarava rei
di
morte quelli che profferivano parole ingiuriose c
, lo compiango: Se ragion, gli son grato: e se in lui sono Impeti
di
malizia, io gli perdono. È prosa, dice l’invid
e bella prosa che fa obbliare tanti e tanti versi! Servesi Metastasio
di
un gran numero di sentenze di Seneca ma spogliand
fa obbliare tanti e tanti versi! Servesi Metastasio di un gran numero
di
sentenze di Seneca ma spogliandole d’ogni affetta
tanti e tanti versi! Servesi Metastasio di un gran numero di sentenze
di
Seneca ma spogliandole d’ogni affettazione nativa
ta Chi dubbiosa la rende. É una ruvidezza pedantesca la risposta
di
Megara ad Anfitrione, Quod nimis miseri volunt Ho
nni sono Carlo Francesco Badini esgesuita ad affermare nella Bilancia
di
Pandolfo Scornabecco, che Metastasio tolse il Dem
ter capo nella bella Semiramide del Manfredi, in cui le occulte nozze
di
Nino e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigli
e Dirce che si scoprono fratelli, rassomigliano meglio alle avventure
di
Timante e Dircea? Non conosceva poi il Badini alt
teriore a quella del suo ingegnosissimo La Motte? Dall’Ambigu Comique
di
Montfleury (disse lo stesso mordace esgesuita) Me
a) Metastasio ha tratto la Didone. Che cosa fu quest’obbliato Ambigu,
di
cui si cibava il Badini? Una stravaganza eterogen
argomento differente, e in uno si rappresenta in iscorcio l’avventura
di
Didone. Quell’Ambigu fu dunque il modello del Met
ello del Metastasio? Il Badini non conobbe tragedie vere della regina
di
Cartagine del secolo XVI? Metastasio non sapeva l
ido Pradon tanto screditato nelle Satire del Boileau e nell’epigramma
di
Racine? Ma sapeva egli che il Regolo di Pradon è
del Boileau e nell’epigramma di Racine? Ma sapeva egli che il Regolo
di
Pradon è un petit-maître colla sua bella accanto7
i dissero ancora che dal Cinna formò il Poeta Cesareo la sua Clemenza
di
Tito. Chi può ignorare il capo d’opera del teatro
la sua Clemenza di Tito. Chi può ignorare il capo d’opera del teatro
di
Cornelio? La Clemenza di Tito nulla perderebbe qu
Chi può ignorare il capo d’opera del teatro di Cornelio? La Clemenza
di
Tito nulla perderebbe quando anche ne fusse un’ e
ppagare i sensi. Per riuscire nel primo lavoro, si vale il buon poeta
di
un’ azione importante ma semplice per dar campo a
cca l’ entusiasmo tragico. Chi compone pel teatro musicale, abbisogna
di
maggiore attività e rapidezza nella favola, per s
tà e rapidezza nella favola, per servire al suo oggetto più con colpi
di
scena e situazioni che col dialogo obbligato dall
del primo nella condotta della favola, avrebbe fatta un’ opera fredda
di
una buona tragedia75. Quindi profuse nel suo argo
per gli nuovi colpi teatrali e pe’ bei quadri prodotti da’ contrasti
di
situazione, non poteva trovare l’Italiano nel tra
a nella congiura; ma ha bisogno che questa aspiri a una vendetta, non
di
un padre come fa Emilia, ma di un’ attiva ambizio
che questa aspiri a una vendetta, non di un padre come fa Emilia, ma
di
un’ attiva ambizione delusa nella speranza di reg
adre come fa Emilia, ma di un’ attiva ambizione delusa nella speranza
di
regnare. Ha bisogno che Tito faccia uno sforzo e
ccia uno sforzo e rimandi Berenice per risvegliare la spenta speranza
di
Vitellia, e che poscia egli elegga per consorte S
a di Vitellia, e che poscia egli elegga per consorte Servilia sorella
di
Sesto impegnata con Annio nobile, virtuoso e degn
a sorella di Sesto impegnata con Annio nobile, virtuoso e degno della
di
lei tenerezza. Ha bisogno che Sesto strascinato d
to strascinato dalla passione alla congiura, e richiamato da un resto
di
virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel temp
virtù e dalla gratitudine a salvar Tito, nel tempo stesso che contro
di
lui conspira, corra a difenderlo: che chiamato da
: che chiamato da Tito non ardisca presentarglisi col manto macchiato
di
sangue: che Annio gli dia il suo: che quest’amico
chiato di sangue: che Annio gli dia il suo: che quest’amico col manto
di
Sesto segnato colla divisa de’ congiurati arrivi
e ponga in confusione l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità
di
comparir reo o di accusar l’amico. Queste cose fa
one l’inconsiderato Sesto, ed Annio nella necessità di comparir reo o
di
accusar l’amico. Queste cose fanno riuscire il me
rancese per la ricchezza e l’ economia dell’azione76. I caratteri poi
di
Augusto, Emilia e Cinna differiscono da quelli di
76. I caratteri poi di Augusto, Emilia e Cinna differiscono da quelli
di
Tito, Vitellia e Sesto. Augusto si dimostra cleme
lle famose proscrizioni: e la clemenza è la caratteristica della vita
di
Tito delizia del genere umano; caratteri che esig
mano; caratteri che esigono un colorito differente. Emilia innamorata
di
Cinna intraprende lo sconvolgimento dello stato c
lgimento dello stato contro al suo benefattore, per vendicar la morte
di
un padre; nel che si scorge cert’aria di romanzo,
ttore, per vendicar la morte di un padre; nel che si scorge cert’aria
di
romanzo, perchè l’ affetto filiale narrato non is
le narrato non iscuote tanto lo spettatore quanto i benefizj presenti
di
Augusto, e la di lei passione per Cinna esposta a
cuote tanto lo spettatore quanto i benefizj presenti di Augusto, e la
di
lei passione per Cinna esposta agli sguardi. Ma V
natura, e da’ costumi de’ grandi, superiore forse alla stessa Ermione
di
Racine da cui deriva77. Ella è una Romana ambizio
ne da cui deriva77. Ella è una Romana ambiziosa che più non isperando
di
conseguire colla mano di Tito l’imperio, si preva
è una Romana ambiziosa che più non isperando di conseguire colla mano
di
Tito l’imperio, si prevale della debolezza di un
i conseguire colla mano di Tito l’imperio, si prevale della debolezza
di
un suo amante per tramare la rovina dell’imperado
amante per tramare la rovina dell’imperadore; e l’ondeggiamento delle
di
lei mire comunica all’azione un continuo patetico
o movimento. Cinna poi e Sesto sono veramente due ingrati per cagione
di
una donna; ma Cinna sempre considera Augusto come
parabilmente più tragico78, è combattuto dalla conoscenza delle virtù
di
Tito, dall’amicizia da lui oltraggiata, dall’imma
a diversità de’ due caratteri, pongasi, nella scena full’ abdicazione
di
Augusto, Sesto in luogo di Cinna, e la tragedia n
ri, pongasi, nella scena full’ abdicazione di Augusto, Sesto in luogo
di
Cinna, e la tragedia non potrà andare avanti, non
potendo convenire a Sesto la parte che vi sostiene Cinna d’ipocrita e
di
traditore determinato. Personaggi così diversi pr
l’ incominciamento, Cinna, prendi una sedia e ascoltami, il discorso
di
Augusto si va gradatamente elevando, finchè conch
eur, moi que j’ eusse une ame si traîtresse? Ma Augusto lo riempie
di
confusione mostrandosi inteso di tutta la congiur
traîtresse? Ma Augusto lo riempie di confusione mostrandosi inteso
di
tutta la congiura, ed allora Cinna convinto si ap
di tutta la congiura, ed allora Cinna convinto si appiglia al partito
di
mostrar coraggio, Vous devez un exemple à la p
Ses. (Oh rimembranza!) Tit. Il crederesti, amico? Tito è l’odio
di
Roma. Ah tu che sai Tutti i pensieri miei: che
ontrasto sommamente interessante fa quell’aspetto franco e amichevole
di
Tito, e quella confusione di Sesto lacerato da’ r
nte fa quell’aspetto franco e amichevole di Tito, e quella confusione
di
Sesto lacerato da’ rimorsi! E chi non invidierà a
alla morte; ma vuol parlargli, e quando Sesto si appressa, si sforza
di
mostrar nel volto la rigorosa maestà offesa. Sest
divenne Terribile per me!) Tit. (Stelle! ed è questo Il sembiante
di
Sesto? Il suo delitto Come lo trasformò! Porta
atte per l’ immortalità, le vie tentate da Tito per sapere il segreto
di
Sesto: le angustie di questo infelice posto nel c
à, le vie tentate da Tito per sapere il segreto di Sesto: le angustie
di
questo infelice posto nel caso o di accusar Vitel
il segreto di Sesto: le angustie di questo infelice posto nel caso o
di
accusar Vitellia, o di commettere una nuova ingra
e angustie di questo infelice posto nel caso o di accusar Vitellia, o
di
commettere una nuova ingratitudine verso il suo b
ingratitudine verso il suo buon principe: l’ ammirabile combattimento
di
Tito nel soscrivere la sentenza nella scena 7 del
oscrivere la sentenza nella scena 7 del III, che meritò l’ammirazione
di
Voltaire. Deggio, dice Tito, una vendetta alla mi
Sesto mora ec. . . . . . . . . . . . . . Or che diranno I posteri
di
noi? Diran che in Tito Si stancò la clemenza
. Viva l’amico, Benchè infedele, e se accusarmi il mondo Vuol pur
di
qualche errore, M’accusi di pietà, non di rigor
ele, e se accusarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi
di
pietà, non di rigore. Ed ecco in qual guisa i
sarmi il mondo Vuol pur di qualche errore, M’accusi di pietà, non
di
rigore. Ed ecco in qual guisa i grand’ingegni
inali. Virgilio e Tasso, prendendo per modello Omero, ci arricchirono
di
nuove fogge di poemi eterni. I grandi drammatici
e Tasso, prendendo per modello Omero, ci arricchirono di nuove fogge
di
poemi eterni. I grandi drammatici della Grecia sc
emi eterni. I grandi drammatici della Grecia scrissero molte volte su
di
un medesimo argomento componimenti che non si ras
assati, e soprattutto degli abusi musicali, come sarebbero tante arie
di
paragoni lirici per se stessi eccellenti, e certi
Euripide, il Cornelio ed il Racine Italiano: Metastasio è tale che se
di
mezzo il togli, senti che si forma un orrido vuot
riempie; là dove se altro moderno poeta, e grande ancora, tu ti finga
di
non avere esistito, nulla sentirai mancare all’It
o) ha accordati insieme estremi che niun filosofo avrebbe mai pensato
di
potersi combinare, quali sono le dolcezze della l
imenti romani. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene
di
sugo e di grazia, i periodi di giusta misura per
ani. Il suo stile è chiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e
di
grazia, i periodi di giusta misura per penetrare
hiaro, netto, conciso, le parole piene di sugo e di grazia, i periodi
di
giusta misura per penetrare nell’animo. E quantun
no ad imitare i poeti filosofi. La sua rima è discretissima ed esente
di
legge, i versi, in quanto lo permette la lingua,
esente di legge, i versi, in quanto lo permette la lingua, sono pieni
di
ritmo, e però facili d’adattarsi alla musica. Se
ubito che scrivesse in italiano un’ ode nè più armoniosa nè più dolce
di
questa: Oh che felici pianti, Che amabile
sol desio. Voltaire parlando della scena 6 del III della Clemenza
di
Tito e del costui monologo soprallodato diceva: “
scene sono comparabili, se non le superano, alle più belle produzioni
di
Grecia medesima: sono degne di Cornelio quando no
le superano, alle più belle produzioni di Grecia medesima: sono degne
di
Cornelio quando non è declamatore, e di Racine qu
i Grecia medesima: sono degne di Cornelio quando non è declamatore, e
di
Racine quando non è debole”. Un altro prezioso te
za e verità a’ migliori caratteri degli altri poeti. La sublime anima
di
Cornelio ha ella saputo immaginare Greci e Romani
ginare Greci e Romani come Temistocle, Regolo e Tito? E il dolce cuor
di
Racine avrebbe avuto bastevole tenerezza, e sensi
chiare e precise, pezzi più teneri e toccanti, espressioni più piene
di
sentimento e d’ affetto, non si troveranno facilm
sia scenica e Metastasio, non vi potrete consolare del molesto ronzio
di
qualche povero mendicante, che, avendo sempre scr
mente in italiano e prose e versi, ardisse esitare intorno al valersi
di
qualche vocabolo non da altri usato che da Metast
chi chiamasse svenevoli le tenerezze Metastasiane? le vendute tirate
di
certi automati periodici che respirano coll’ altr
elenoso? la severità de’ Petrarchisti e Dantisti? l’invide filippiche
di
qualche versiscioltajo? Udite per vostro meglio e
che versiscioltajo? Udite per vostro meglio ed a gloria dell’ Italia,
di
cui Metastasio è il più caro ornamento, udite gli
e giudiziosi; non originali o quasi tali le invenzioni; i loro colpi
di
scena spariscono a fronte del vigoroso colorito d
ioni; i loro colpi di scena spariscono a fronte del vigoroso colorito
di
Apostolo Zeno, ed i loro quadri accanto a quelli
per lo stile, anche in faccia al Coltellini ed al Cigna, la Disfatta
di
Dario, e l’Incendio di Troja del duca Morvillo, e
faccia al Coltellini ed al Cigna, la Disfatta di Dario, e l’Incendio
di
Troja del duca Morvillo, e l’Armida abbandonata d
ltre modo in teatro, per le decorazioni e per la musica de’ primi due
di
Pasquale Cafaro, e dell’ultimo del maraviglioso J
ppresentarono. Oggi dall’illustre autore si fa imprimere una raccolta
di
sue poesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è
oesie teatrali in più tomi, ed il pubblico è vicino ad accertarsi de’
di
lui progressi nell’arte d’incatenar gli eventi co
imersi con nobiltà e naturalezza, frutti saporosi e grati del tempo e
di
un ostinato travaglio. Don Luigi Serio professore
rati del tempo e di un ostinato travaglio. Don Luigi Serio professore
di
Eloquenza italiana nel Liceo Napoletano e Poeta d
i Serio professore di Eloquenza italiana nel Liceo Napoletano e Poeta
di
Corte sin dal 1779 volse i suoi poetici ben conos
ta speranza del pubblico, e la scelta de’ suoi argomenti accreditò il
di
lui gusto. La sua Ifigenia in Aulide collo sciogl
nno colla musica del Valenziano Vincenzo Martin, il quale abbisognava
di
più lungo soggiorno in Italia per riuscire sul te
abbisognava di più lungo soggiorno in Italia per riuscire sul teatro
di
San Carlo ripieno dell’armonia immortale de’ Jomm
più parcamente nell’Attilio; ad onta degli ostacoli musici non perde
di
vista il tragico fine di commuovere sulle orme de
lio; ad onta degli ostacoli musici non perde di vista il tragico fine
di
commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità.
tragico fine di commuovere sulle orme de’ tragici dell’antichità. Ma
di
quanto verso quel tempo non eran cresciuti gl’ in
gl’ inconvenienti teatrali che incepparono tal volta il genio stesso
di
Metastasio! Quanta altra parte di poesia e di ver
cepparono tal volta il genio stesso di Metastasio! Quanta altra parte
di
poesia e di verità non conviene oggi sacrificare
l volta il genio stesso di Metastasio! Quanta altra parte di poesia e
di
verità non conviene oggi sacrificare al furore de
he mena sovente il rincrescimento dello stato attuale ed il desiderio
di
cambiare, fe pensare a rivolgere lo sguardo indie
itologica rifiuto delle scene italiche ed imperfetta ancor nelle mani
di
Quinault. Come seguir nel suo sistema Metastasio
di Quinault. Come seguir nel suo sistema Metastasio e non rimanergli
di
grande spazio indietro? In vece di rettificar que
istema Metastasio e non rimanergli di grande spazio indietro? In vece
di
rettificar quel sistema, si penso a cangiar senti
l’Alceste, e l’Orfeo del sig. Calsabigi animati dalle note immortali
di
Gluck in Vienna; e si corse allo spettacolo che v
liavacca oltre alla sua Tetide scrisse l’Armida, ed ebbe la destrezza
di
congiungere agl’incantesimi, ai sison delle furie
ntesimi, ai sison delle furie ed a’ bilancè de’ personaggi allegorici
di
Quinault il vivo interesse dell’inimi abile Armid
cente stile Metastasiano. Marco Coltellini richiamò la pomposa favola
di
Psiche già sceneggiata da Moliere, e mostrò in Vi
Psiche già sceneggiata da Moliere, e mostrò in Vienna nel 1767 la sua
di
Amore e Psiche colla selva de’ destini, coll’ ant
de’ destini, coll’ antro degli oracoli, coll’Acheronte, colla caverna
di
Averno, ed accoppiò allo spettacolo de’ sensi l’i
are nella poesia, e servire alle circostanze spogliando lo spettacolo
di
quasi tutte le indicate decorazioni, per dar luog
tacolo di quasi tutte le indicate decorazioni, per dar luogo a’ balli
di
Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche,
decorazioni, per dar luogo a’ balli di Zemira e Azor ed al Convitato
di
pietra. Psiche, Zemira, l’inferno di don Giovanni
di Zemira e Azor ed al Convitato di pietra. Psiche, Zemira, l’inferno
di
don Giovanni Tenorio tutto in un fascio? Ma tutto
che smentisce solennemente il gazzettiere Colpo d’occhio) il Sovrano
di
Parma, continuando nell’intento di promuovere d’o
ettiere Colpo d’occhio) il Sovrano di Parma, continuando nell’intento
di
promuovere d’ogni maniera i progressi della dramm
musica dal celebre Giuseppe Sarti. Ma nè anche le seducenti bellezze
di
quella musica e di quella poesia, nè quelle appar
Giuseppe Sarti. Ma nè anche le seducenti bellezze di quella musica e
di
quella poesia, nè quelle apparenze incantatrici m
ti più favorevoli dell’opera mitologica cessarono tosto, e si ricorse
di
bel nuovo a i riposti arredi di Zeno e Metastasio
ologica cessarono tosto, e si ricorse di bel nuovo a i riposti arredi
di
Zeno e Metastasio, ma essi furono mutilati al par
riposti arredi di Zeno e Metastasio, ma essi furono mutilati al pari
di
coloro che reggono le parti de’ loro protagonisti
irettori de’ moderni pantomimi? Il sig. Calsabigi fermo nel proposito
di
raddrizzare il trono giacente dell’opera mitologi
no giacente dell’opera mitologica, impiegò tutto l’ apparato naturale
di
essa de’ demonj e delle furie danzanti e della de
petuo delle tragedie musicali mitologiche. O Nitteti, ricca figliuola
di
nobil padre e sforzo felice dell’ arte che sa arr
felice dell’ arte che sa arricchirsi nell’immenso campo della natura
di
sì varie e vaghe e preziose pompe, ad onta de’ va
sto e splendore. La danza teatrale ora non è più un’ arbitraria filza
di
più pantomimi eterogenei serii o grotteschi con p
in Alemagna, in Pietroburgo varii balli serii e giocosi, il Convitato
di
pietra, il Solimano II, Errico IV alla caccia, Ni
una lettera scritta da Vienna nel 1759 a m. Arnaud lodavasi il ballo
di
Flora eseguito da madama Angiolini. In Parigi ed
o, in Napoli per leggiadria e leggerezza, per varie felici invenzioni
di
balli applauditi, e pel trattato teorico-pratico
imato sopra le altre nazioni nell’arte incantatrice della musica. Dal
di
lei seno uscirono i primi musici legislatori e i
iungere con proprietà e verità sulla scena la poesia e la musica. Dal
di
lei seno senza contrasto sono usciti i più celebr
ca. Dal di lei seno senza contrasto sono usciti i più celebri maestri
di
questo secolo. Egli è ben vero che i Tedeschi pos
tri di questo secolo. Egli è ben vero che i Tedeschi possono vantarsi
di
eccellenti maestri di musica strumentale, degli H
Egli è ben vero che i Tedeschi possono vantarsi di eccellenti maestri
di
musica strumentale, degli Haydn, Huber, Cramer, S
bbono andar fastosi del loro Hass (pregevole allievo de’ conservatorj
di
Napoli) e del prodigioso Gluck e dell’armonioso B
e che il nominato Valenziano Martin; perchè Gaetano Brunetti maestro
di
violino di Carlo iv essendo Principe di Asturias,
ominato Valenziano Martin; perchè Gaetano Brunetti maestro di violino
di
Carlo iv essendo Principe di Asturias, ed il Cors
rchè Gaetano Brunetti maestro di violino di Carlo iv essendo Principe
di
Asturias, ed il Corselli della R. Cappella, ed il
il Conforto appartengono all’Italia. Pregiansi meritamente i Francesi
di
dottissimi scrittori teorici di musica e particol
lia. Pregiansi meritamente i Francesi di dottissimi scrittori teorici
di
musica e particolarmente di Mersenio, Burette, D’
Francesi di dottissimi scrittori teorici di musica e particolarmente
di
Mersenio, Burette, D’ Alembert &c.; pure qual
o che il solo Gluck, potranno gli oltramontani sulla musica gareggiar
di
preminenza con gl’ Italiani? Son pur essi medesim
a italiana in Alemagna, il Mancini, il Sarro, il Durante gran maestro
di
gran maestri, l’ impareggiabile Pergolese, il mae
ziosissimo Paiselli, e tanti e tanti altri per la maggior parte figli
di
Partenope, faranno confessare a’ posteri imparzia
elo della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezzione
di
sì bell’ arte è confinata nella parte più occiden
a patria il testimone per ogni riguardo autorevole del gran Cittadino
di
Ginevra79: “Giovane artista, vuoi tu sapere, se q
di Ginevra79: “Giovane artista, vuoi tu sapere, se qualche scintilla
di
questo fuoco divoratore serbi nell’ anima? Corri,
bi nell’ anima? Corri, vola a Napoli ad ascoltar le opere maestrevoli
di
Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti si empio
voli di Leo, Durante, Jommelli, Pergolese. Se ti si empiono gli occhi
di
lagrime, se ti palpita il cuore, se tutto ti comm
ti avranno fatto versare i tuoi maestri. Ma se le grazie incantatrici
di
questa grand’arte ti lasciano in calma, se non ha
. V. la Lettera da lui scritta all’autore inserita nel Giorn. Encicl.
di
Vicenza del marzo 1789. 68. Non debbo lasciar di
nel Giorn. Encicl. di Vicenza del marzo 1789. 68. Non debbo lasciar
di
avvertire che la Serva Padrona colla musica di qu
68. Non debbo lasciar di avvertire che la Serva Padrona colla musica
di
questo insigne maestro servì di scuola a’ Frances
ire che la Serva Padrona colla musica di questo insigne maestro servì
di
scuola a’ Francesi in questo genere. “Essi non sa
vessero insegnato colla Serva Padrona”. 69. Gli contende gran parte
di
queste doti e forse tutte uno de’ più illustri no
ettinelli, pretendendo che Metastasio sia prosaico, inelegante, privo
di
lingua poetica ec. Aggiugne di aver egli stesso p
stasio sia prosaico, inelegante, privo di lingua poetica ec. Aggiugne
di
aver egli stesso provato il difficil tragico nell
una Cantata: che l’armonico Frugoni colle sue Cantate potrebbe servir
di
modello al vero stile drammatico: che Zeno è più
e potrebbe servir di modello al vero stile drammatico: che Zeno è più
di
Metastasio elegante ne’ suoi drammi sì bene scrit
redere a questo acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare
di
eleganza e di stile poetico fin anco la Gerusalem
o acuto osservatore, il quale trovò spessissimo mancare di eleganza e
di
stile poetico fin anco la Gerusalemme; ma non vor
spesso cade; vorremmo poi che il mondo che si trasporta e si riempie
di
dolcezza leggendo o ascoltando i drammi di Metast
si trasporta e si riempie di dolcezza leggendo o ascoltando i drammi
di
Metastasio, fusse rapito ugualmente alle Cantate
alle Cantate dell’elegante Bettinelli e dell’armonico Frugoni in vece
di
averle obbliate; vorremmo per soscriverci all’aut
: Tu nol sai, ma il so ben io, Nè a te, perfido, il dirò. Chi
di
voi lo vuol per padre? V’arretrate? Ah voi tac
ib. X, cap. 3. 74. V. ciò che ne disse M. Dorat, il quale sul Regolo
di
Metastasio compose la sua tragedia Regulus. 75.
i afferma e si affermò fin dal 1777, apparisce con tutta la chiarezza
di
non aver io in verun tempo nè ignorato la diversi
’opera e della tragedia, nè preteso comparare il Cinna colla Clemenza
di
Tito per dare un glorioso vantaggio al drammatico
ncese. Perchè dunque il sig. ab. Andres volle prendersi l’inutil pena
di
darmene un carico? Ben vede il leggitore nel mio
un carico? Ben vede il leggitore nel mio confronto che io col rilevar
di
proposito l’ artifizio diverso che richiedeva l’o
imputazione de’ critici, ed indicare la necessità che avea Metastasio
di
non seguire il Cornelio alla pesta, e di tessere
ecessità che avea Metastasio di non seguire il Cornelio alla pesta, e
di
tessere la favola del suo Tito più rapida e più c
la pesta, e di tessere la favola del suo Tito più rapida e più capace
di
compiere l’oggetto musicale. Ma dove mai io ne de
biguità dichiarato che all’oggetto del Cornelio più non faceva d’uopo
di
quanto vi si trova? 76. Molti che ci hanno prece
che essa differisca dalla tragedia, posero tal differenza nell’unità
di
luogo, nell’esito tristo o lieto della favola, ne
numero degli atti, e nel verso. Dissi allora, e lo ripeto, che niuna
di
tali cose mette una differenza essenziale trall’o
essenziale trall’opera eroica e la tragedia; ma ci abbiamo riserbato
di
trattarne di proposito nel nostro. Sisiema Melodr
rall’opera eroica e la tragedia; ma ci abbiamo riserbato di trattarne
di
proposito nel nostro. Sisiema Melodrammatico ined
all’ab. Andres, e vorrebbe sbandirlo dalla scena, non che dall’opera
di
Metastasio? Perchè così gli piacque, ad onta dell
erchè così gli piacque, ad onta della natura, dell’arte, dell’esempio
di
Racine e di Metastasio. 78. Perchè ancora questo
li piacque, ad onta della natura, dell’arte, dell’esempio di Racine e
di
Metastasio. 78. Perchè ancora questo debole Sest
g. Andres? Io sfido chichessia a trovare in natura un personaggio più
di
Sesto idoneo ad eccitare il tragico terrore e la
sig. Andres che pure ha sì vaga ed elegante la penna? Ma nel giudicar
di
poesia drammatica la penna può supplire al cuore?
di poesia drammatica la penna può supplire al cuore? 79. Dizionario
di
Musica artic. Gènie.
CAPO I. Teatro tragico Italiano. L’Italia che ad esempio
di
Alcide cercò sempre l’onore nelle difficoltà, poi
rabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando
di
fantasticare. Ella possedea Tassi, Ariosti, Triss
crando il fiore degl’ ingegni a’ severi studj, prestasse minor numero
di
buoni coltivatori alle amene lettere ed al teatro
amene lettere ed al teatro. Tuttavolta troviamo varie tragedie degne
di
leggersi con utile e diletto. Non era ne’ primi l
ile e diletto. Non era ne’ primi lustri estinto il gusto e lo spirito
di
verità nell’ espressione e di semplicità nella fa
mi lustri estinto il gusto e lo spirito di verità nell’ espressione e
di
semplicità nella favola acquistato coll’ imitazio
de’ Greci. Non aveano ancora i Francesi, non che altro, la Sofonisba
di
Mairet e la Medea di Cornelio, quando i nostri pr
o ancora i Francesi, non che altro, la Sofonisba di Mairet e la Medea
di
Cornelio, quando i nostri produssero più di cinqu
isba di Mairet e la Medea di Cornelio, quando i nostri produssero più
di
cinquanta tragedie ricche di molti pregi. L’Ingeg
Cornelio, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche
di
molti pregi. L’Ingegnieri, il Persio, il Dolce, i
l secolo dieci buone tragedie se non esimie. Angelo Ingegnieri autore
di
un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di
o Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno
di
ottimi avvisi, compose verso la fine del XVI la s
nello stile, sebbene non esente dagli ornamenti lirici. Orazio Persio
di
Matera compose il Pompeo Magno tragedia lodevole
e poi si disse F. Bonaventura Morone tra’ Minori Osservanti Riformati
di
San Francesco pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mor
i Riformati di San Francesco pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mortorio
di
Cristo con quattro tramezzi, tragedia interessant
ll’argomento. Gli applausi che ne riscosse gl’ inspirarono il disegno
di
proseguire nella carriera tragica, e diede alla l
oseguire nella carriera tragica, e diede alla luce due altre tragedie
di
cristiano argomento, la Giustina in versi sciolti
o nel 1617, e l’Irene impressa in Napoli nel 1618 dedicata alla città
di
Lecce58. Il conte Ridolfo Campeggi pubblicò nel 1
ottenne nel 1610; anzi l’autore nel dedicarla a Ferrante Rovito dice
di
averla composta alquanti anni addietro. Contiene
ni addietro. Contiene la miracolosa vittoria riportata da San Giorgio
di
un mostro che affliggeva la città di Silena. L’au
ittoria riportata da San Giorgio di un mostro che affliggeva la città
di
Silena. L’autor sagace e pieno della greca lettur
e sulle sue nozze in Alcinoe. E’ tenero nell’atto III l’ abboccamento
di
Sileno colla moglie e colla figliuola che già san
d’Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena
di
movimento e di patetici colori è la scena di Alci
role d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena di movimento e
di
patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitor
tenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena
di
Alcinoe co’ genitori e con Mammolino, quando ella
r andare ad essere esposta al mostro. Ansaldo Ceba Genovese scrittore
di
più opere e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto
saldo Ceba Genovese scrittore di più opere e traduttore de’ Caratteri
di
Teofrasto morto di anni 58 nel 1623 compose tre t
scrittore di più opere e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto morto
di
anni 58 nel 1623 compose tre tragedie la Silandra
la Silandra, l’Alcippo e le Gemelle Capuane. Lo stile è facile, ricco
di
concetti giusti, puro e lontano dalle arditezze c
e componimento e pregevole per varj passi espressi con nobiltà meritò
di
esservi inserito pel carattere del protagonista o
usato d’intelligenza col re de’ Persi da un malvagio che falsifica il
di
lui carattere, dà motivo a varie situazioni inter
ssanti e patetiche tra lui e la sua tenera consorte Damocrita, e alle
di
lui magnanime querele che palesano l’uomo grande
ile che Gelendro nel giorno stesso che fa sì gran danno alla famiglia
di
Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta
famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta l’onestà
di
Damocrita dovè tornare indietro atterrito dalla g
è tornare indietro atterrito dalla gagliarda ripulsa che incontrò nel
di
lei coraggio, sia poi sì credulo che si faccia ad
sia poi sì credulo che si faccia adescare dall’inverisimile speranza
di
esser soddisfatto, e poche ore dopo della condann
simile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna
di
Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Dam
ser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla
di
lui casa, dove rimane da Damocrita avvelenato. No
componimenti del Ceba il coro fisso alla greca, ma quattro canzonette
di
trocaici dimetri da cantarsi da un coro per trame
ti. Or vediamo se l’altra sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava
di
entrare in una scelta di tragedie. Perchè questo
sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava di entrare in una scelta
di
tragedie. Perchè questo componimento ebbe assai f
i, mi venne amichevolmente rimproverato l’averlo omesso nell’edizione
di
questa istoria in un volume. Nel giudizio che ne
à più si convenga. Trasilla e Pirindra gemelle Capuane colla promessa
di
matrimonio ingannate da Annibale: Calavio padre c
iocri, privati e proprj piuttosto per la commedia. La favola nulla ha
di
grande che congiunga all’azione i pubblici intere
ova e metta in contrasto le passioni eroiche o che inspiri elevatezza
di
sentimenti, nulla in somma di tragico se non la m
ssioni eroiche o che inspiri elevatezza di sentimenti, nulla in somma
di
tragico se non la morte delle gemelle con cui si
rasilla racconta alla damigella Metrisca i proprj amori con Annibale,
di
cui credesi sposa. Dice che si è piegata a compia
mpiacerlo e ad ammetterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione
di
vedersi moglie di sì gran guerriere. Dice anche c
etterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie
di
sì gran guerriere. Dice anche ch’egli è accinto a
pubblico, parlando a Gelasga altra damigella, la gran voglia che avea
di
maritarsi. Ella le dice: Il Padre mio ben sai c
i marita, Maritar me per me mi son disposta. Gel. Gran voglia hai
di
marito a quel che io sento. Se vuoi pensar, le
mo gusto, e poi narra il concertato con Annibale, la promessa fattale
di
matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabi
a fattale di matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabilimento
di
partirsi con lui in abito militare. Secondo intri
acconta le sue amorose avventure con Trasilla e Pirindra, confessando
di
amarla ugualmente. Narrata la festa datagli da Tr
i, Ella mi udì senza turbarsi in volto, Ma nulla consentì, perchè
di
sposo Disse che avea bisogno, e non di amante.
Ma nulla consentì, perchè di sposo Disse che avea bisogno, e non
di
amante. Io promisi sposarla. Marb. Ah che fac
An. E fui con essa e quella notte ed altre. Narra anche la festa
di
Pirindra, la sua dichiarazione, le prime ripugnan
sua dichiarazione, le prime ripugnanze e la resa: Non consentì però
di
compiacermi, Se non come consorte e come sposo.
nder puoi. In tutto ciò chi non ravvisa il procedere e l’esprimersi
di
un Don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a q
non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un Don Giovanni Tenorio, o
di
un Uffizialetto a quartiere d’inverno, che passa
tiere d’inverno, che passa da questa a quella bellezza, come l’ape va
di
fiore in fiore? Parla indi Annibale della promess
fiore in fiore? Parla indi Annibale della promessa fatta ad entrambe
di
condurle seco, aggiugnendo: Ma l’attener sarà
osta Parte, per altre scale e per altr’uscio, Io mi condurrò fuor
di
queste mura. Se questa chiamata tragedia piacq
credo che lo spettatore avrà più volte riso pel carattere disinvolto
di
Annibale che ama ed abbandona con pari facilità m
cilità militare. Non è meno comica la seconda scena del medesimo atto
di
molte donne Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell
Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell’atto IV le scene e i monologhi
di
Trasilla e Pirindra sono al solito uniformi. Ma c
mano il cor d’Annibale che tu credi essere ne’ tuoi lacci. Io so più
di
te, dice l’altra, Mentre so ch’Anniballe in me
dice l’altra, Mentre so ch’Anniballe in me rivolto Non degna pur
di
rimirarti in viso. Tras. Come non degna? Ei par
arsa? Lo spettatore avrà certamente desiderato in quel punto l’arrivo
di
Annibale, ed egli in fatti sopravviene, e le donn
, ed egli in fatti sopravviene, e le donne vogliono che dichiari qual
di
esse egli ami. Il generale senza scomporsi rispon
ro stanze si animano a combattere fra loro per togliersi que’ momenti
di
vita che loro rimangono. La singolarità de’ cori
larità de’ cori è anche notabile in questo dramma. Quattro canzonette
di
metro anacreontico si cantano alternativamente e
co si cantano alternativamente e con nojosa uniformità da due partiti
di
Capuani, l’uno favorevole a’ Romani, l’altro a’ C
nesi. Or le cose quì narrate annunziano un componimento tragico degno
di
figurare insieme col Torrismondo e colla Semirami
gnatelli cavaliere Napoletano compose co’ materiali del greco romanzo
di
Eliodoro di Cariclea e Teagene la sua tragedia la
aliere Napoletano compose co’ materiali del greco romanzo di Eliodoro
di
Cariclea e Teagene la sua tragedia la Carichia ch
ogene accusato che il Ghilini credè tragedia, è una commedia in versi
di
cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse
ato che il Ghilini credè tragedia, è una commedia in versi di cinque,
di
sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598: e
Ghilini credè tragedia, è una commedia in versi di cinque, di sette e
di
nove sillabe, e s’impresse nel 1598: ed il Pindar
que, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598: ed il Pindaro
di
Savona Gabriele Chiabrera pubblicò in Genova la s
r regolarità, per economia, per maneggio d’affetti, sebbene manifesti
di
non aver nascendo sortiti talenti per esser un gr
presentò nel collegio Romano. Gian Vittorio Rossi conosciuto col nome
di
Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio,
e di Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio, prese il carico
di
apprendere in tre dì la parte di Sinforosa che co
iere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre dì la parte
di
Sinforosa che conteneva intorno a settecento sena
in rappresentarla, che ne acquistò e conservò per molto tempo il nome
di
Sinforosa. Le altre due furono nel medesimo colle
o con somma magnificenza e pari applauso rappresentate60. Il Crispo è
di
tutte la più interessante. Fausta di lui matrigna
uso rappresentate60. Il Crispo è di tutte la più interessante. Fausta
di
lui matrigna e innamorata è un ritratto dell’anti
a è un ritratto dell’antica Fedra, Crispo dell’Ippolito, e Costantino
di
Teseo. Soggiacque questa tragedia a varie censure
ica Tragedia e difesa del Crispo. Una delle più interessanti tragedie
di
questo secolo è il Solimano del conte Prospero Bo
ano, la quale s’impresse nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II granduca
di
Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabi
nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II granduca di Toscana. Non ha coro
di
veruna sorte, ed è notabile per certo portamento
oderno e una grandiosità che invita a leggere, ed occulta ogni studio
di
seguir gli antichi. Lo stile in generale è nobile
. Lo stile in generale è nobile, naturale e vivace, benchè non manchi
di
varj tratti lirici lontani dal vero e dal natural
stafà condannato da Solimano re de’ Turchi suo padre per gli artificj
di
Rusteno e della regina, la quale con tale ammazza
di Rusteno e della regina, la quale con tale ammazzamento si lusinga
di
salvare il proprio figlio Selino e serbarlo all’i
iere Turche che loro presta novità e vivacità. Il carattere magnanimo
di
Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i
galanteria che illanguidisce tante tragedie Francesi. Solimano avido
di
gloria e geloso della propria autorità e dell’ im
che ne cagiona la morte per volerlo salvare. Con tutto ciò varj colpi
di
teatro formano gli episodj di questa favola, che
lerlo salvare. Con tutto ciò varj colpi di teatro formano gli episodj
di
questa favola, che agli amatori delle situazioni
dj di questa favola, che agli amatori delle situazioni appassionate e
di
una energica semplicità saranno meno accetti. I d
una energica semplicità saranno meno accetti. I dialoghi d’Alvante e
di
Despina furono disapprovati anche dal conte Pietr
ghi d’Alvante e di Despina furono disapprovati anche dal conte Pietro
di
Calepio61. Essi increscono molto più a cagione de
lto più a cagione del luogo in cui si tengono, cioè vicino alla corte
di
Solimano, dove essi debbono certamente ascoltare
potessero altrove proseguirlo. Lo scioglimento prodotto dal racconto
di
due donne del cambio in culla di Selino si bramer
o scioglimento prodotto dal racconto di due donne del cambio in culla
di
Selino si bramerebbe menato con più verisimiglian
qualche imitazione del Tasso. Il vanto che si dà Rusteno, il peggiore
di
tutti gli scellerati, e la risposta di Acmat rass
che si dà Rusteno, il peggiore di tutti gli scellerati, e la risposta
di
Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con
tti gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa
di
Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. Nell
Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza
di
Armida. Nell’atto II l’istesso ambizioso Rusteno,
o dell’esercito che egli crede solo a se dovuto, prende il linguaggio
di
Gernando che aspira a succedere a Dudone e mormor
e il linguaggio di Gernando che aspira a succedere a Dudone e mormora
di
Rinaldo. Degna di notarsi è la maniera onde i per
Gernando che aspira a succedere a Dudone e mormora di Rinaldo. Degna
di
notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori
sta, non potendo negarla. Ecco l’arte onde la regina desta le gelosie
di
Solimano: Ah Sire e tu non vedi Quell’animo
ono amorevolmente Ormusse e Adrasto, sapendo che in corte si trami la
di
lui morte. Mustafà sempre grande resiste alle ist
idie. La sesta scena dell’ atto III del loro nobile contrasto è piena
di
vigore e di moto, mal grado di qualche espression
ta scena dell’ atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e
di
moto, mal grado di qualche espressione lirica. Mu
III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado
di
qualche espressione lirica. Mustafà dice: Fugg
stafà dice: Fugga chi ha il cuor nocente, a me conviene Sostener
di
fortuna il duro incontro . . . Replica Adrasto:
ravia e si scosta dalla gravità naturale che si richiede a tal genere
di
poesia. Uscì in Padova l’anno 1657 un’ altra inte
ne ricavò i principali caratteri e il fondamento istorico dall’opera
di
Pausania62. Aristodemo Greco di Messenia può dirs
i e il fondamento istorico dall’opera di Pausania62. Aristodemo Greco
di
Messenia può dirsi un nuovo Agamennone, e Merope
o Agamennone, e Merope sua figliuola una novella Ifigenia. Non quella
di
Euripide che da prima teme la morte, e poi l’affr
e da chi non seppe che l’avea prima meritato il Dottori. Il carattere
di
Aristodemo ottimo per conseguire il fine della tr
per conseguire il fine della tragedia esprime un eroe, che non lascia
di
ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno com
il fine della tragedia esprime un eroe, che non lascia di ricordarsi
di
esser padre, senza aver bisogno come Agamennone d
scia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno come Agamennone
di
ricorrere all’astuzia della lettera per salvar la
e all’astuzia della lettera per salvar la figliuola allorchè si pente
di
averla tirata al campo colle finte nozze. Policar
namorato e non mai ozioso sino alla morte; e quel che più importa, il
di
lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’inte
ganza, e la ritrova alcune volte, ma cadendo spesso nell’affettazione
di
Seneca, per volere essere sempre grave, sempre ri
il numero e l’armonia. Ma vediamo succintamente ciocchè in ogni atto
di
questa tragedia c’incresca o ci sembri pregevole.
le. Nell’atto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi
di
Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secon
tto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope
di
Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’ orac
a che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e
di
Arena di Licisco, secondo l’ oracolo che richiede
l’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena
di
Licisco, secondo l’ oracolo che richiede il sangu
demo e di Arena di Licisco, secondo l’ oracolo che richiede il sangue
di
una vergine matura della famiglia degli Epitidi,
e di una vergine matura della famiglia degli Epitidi, è uscito quello
di
Arena che assicura la vita di Merope con indicibi
famiglia degli Epitidi, è uscito quello di Arena che assicura la vita
di
Merope con indicibil piacere di Amfia sua madre e
quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibil piacere
di
Amfia sua madre e di Policare suo amante e sposo.
assicura la vita di Merope con indicibil piacere di Amfia sua madre e
di
Policare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la
olicare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la notizia col contegno
di
un eroe che sebbene sensibile alla sventura di Ar
a notizia col contegno di un eroe che sebbene sensibile alla sventura
di
Arena, ha pure il pubblico bene nel cuore, e most
a (giacchè Licisco protesta non esser del suo sangue) non ricuserebbe
di
dar per vittima la figlia. Una imitazione delle p
vittima la figlia. Una imitazione delle preghiere dell’Ercole in Eta
di
Seneca vedesi in quelle d’Amfia nella II scena Ro
lla scena sesta della Nutrice con Merope si svolge il nobil carattere
di
questa fanciulla non senza vantaggio dell’azione.
gio dell’azione. Nell’atto II alla notizia che sopravviene della fuga
di
Arena, Aristodemo si manifesta più grande di Agam
e sopravviene della fuga di Arena, Aristodemo si manifesta più grande
di
Agamennone. Non è egli un Re de’ Re dell’armata G
sacrifizio della figliuola, Aristodemo è un grand’uomo che mal grado
di
tutto l’affetto paterno consacra la figlia alla s
mal grado di tutto l’affetto paterno consacra la figlia alla salvezza
di
Messenia. Ecco come in lui trionfa dell’affetto l
o estremo che da lui prende Merope: Io vado e nulla meco Porterò
di
più nobile e più degno Della mia fé: tu le memo
n’è trafitto come da una spada; protesta con impeto che morirà prima
di
lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la prop
chè senza bassezza, quel natural movimento che scuote l’uomo all’idea
di
finire. Forse quì si desidererebbe veder la pugna
dell’ umanità con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate
di
quell’ aria di ragionamento che rende men viva l’
con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’ aria
di
ragionamento che rende men viva l’azione. Nell’at
nto che rende men viva l’azione. Nell’atto IV tragica è la situazione
di
Aristodemo, che sente dirsi da Policare: Merop
tumulto Non più sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che
di
violento E di feroce. Sì, lo farò, sia pena,
ù sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che di violento E
di
feroce. Sì, lo farò, sia pena, o sia misfatto,
ti de’ trapassati. Nell’atto V la Nutrice racconta a Tisi l’uccisione
di
Merope per mano del padre, e così conchiude: U
ssapora tutta l’amarezza della non meritata morte, come dinota l’atto
di
coprirsi il volto per non vedere il suo uccisore
della tragedia greca che della moderna quell’aprire il seno verginale
di
Merope, onde si fa palese la di lei innocenza. La
oderna quell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese la
di
lei innocenza. La morte di Arena che anche si sco
verginale di Merope, onde si fa palese la di lei innocenza. La morte
di
Arena che anche si scopre figlia di Aristodemo ri
ese la di lei innocenza. La morte di Arena che anche si scopre figlia
di
Aristodemo riduce all’ultimo punto la di lui disp
a che anche si scopre figlia di Aristodemo riduce all’ultimo punto la
di
lui disperazione, e va furioso a trafiggersi dove
n questo non iscarseggiano le inezie liriche, come le chiamò il conte
di
Calepio, benchè di molte se ne veggano anche nell
eggiano le inezie liriche, come le chiamò il conte di Calepio, benchè
di
molte se ne veggano anche nella tragedia del Bona
stodemo. La riconoscenza nel Solimano avviene per l’arrivo improvviso
di
Aidina e Alicola indipendentemente da’ primi fatt
indipendentemente da’ primi fatti; là dove nell’Aristodemo la venuta
di
Licisco ha tutta la dipendenza dalle cose riferit
imo. Il cardinale Sforza Pallavicino, noto per la Storia del Concilio
di
Trento, compose essendo ancor gesuita una sacra t
riano Leovigildo suo padre. S’impresse la prima volta nel 1644, e poi
di
nuovo nel 1665 con un discorso in sua difesa, nel
a difesa, nel quale anno si recitò nel seminario Romano. Non manca nè
di
regolarità nè di nobiltà, nè porta la taccia degl
le anno si recitò nel seminario Romano. Non manca nè di regolarità nè
di
nobiltà, nè porta la taccia degli eccessi ne’ qua
; ma col discorso egli tentò invano insegnare che nelle tragedie, sul
di
lui esempio, dovessero usarsi i versi rimati. Il
nno 1593 e trasportato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella
di
tai città a’ 28 di Agosto del 1646, il quale ad o
ato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di tai città a’ 28
di
Agosto del 1646, il quale ad onta del suo stile p
spettacolo. Ariosto introdotto a fare il prologo manifesta l’ indole
di
quell’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e
l’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e si compiaccia delle cene
di
Atreo, indi soggiugne: Ma d’ogni sangue immacu
ante cor le non mortal sciagure. L’industrioso giovane vi scorgerà
di
quando in quando qualche passo energico. Tale è i
to Atlante nell’atto III, Dunque con forte destra, tale la confusione
di
Ruggiero, In qual antro mi celo; ma non è tale un
nfusione di Ruggiero, In qual antro mi celo; ma non è tale una spezie
di
molle elegia recitata da Alcina coll’ intercalare
64. Forse dal fine lieto che preparava all’Arsinda e dalla mescolanza
di
personaggi mediocri fra gli eroici, si mosse il T
lo stile lirico in quasi tutto il dramma e singolarmente nelle scene
di
Ateste ed Arsinda ove il poeta trascorre senza fr
ersian guerriero Le provincie dell’Asia, e fuggitivi Gli eserciti
di
Roma, Dirò senza mentir, nè pur da lungi Dell
non meno magnanima. Vigoroso e senza lirico belletto è il linguaggio
di
Arsinda nella seconda scena dell’ atto terzo. Pie
il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’ atto terzo. Pieno
di
grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed
a scena dell’ atto terzo. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo
di
Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse de i
sta è il dialogo di Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse de i
di
lui talenti drammatici e dello stile Pier Jacopo
ivissimi. Si vogliono mentovare le seguenti tragedie tralle regolari
di
questo secolo, le quali possono apprestare alla s
nda del figliuolo della famosa attrice Isabella Giambatista Andreini,
di
cui favella il Baile, e il di lui Adamo recitato
attrice Isabella Giambatista Andreini, di cui favella il Baile, e il
di
lui Adamo recitato in Milano, onde dicesi d’avere
citato in Milano, onde dicesi d’avere il celebre Milton tratta l’idea
di
comporre il Paradiso perduto: il Radamisto di Ant
re Milton tratta l’idea di comporre il Paradiso perduto: il Radamisto
di
Antonio Bruno nato in Manduria nel regno di Napol
iso perduto: il Radamisto di Antonio Bruno nato in Manduria nel regno
di
Napoli censore più volte e segretario degli Umori
ria nel regno di Napoli censore più volte e segretario degli Umoristi
di
Roma65: Ildegarde di monsignor Niccolò Lepori pub
li censore più volte e segretario degli Umoristi di Roma65: Ildegarde
di
monsignor Niccolò Lepori pubblicata nel XVII e re
blicata nel XVII e reimpressa nel 1704 in Viterbo: la Belisa tragedia
di
lieto fine del cavaliere Napoletano Antonio Musce
la data alla luce in Genova nel 1664, ed altamente comendata col nome
di
Oldauro Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’
Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’anno stesso in Lovano; e la
di
lui Rosminda impressa in Napoli nel 1659 ed anche
il Radamisto tragedia destinata alla musica impressa nella III parte
di
esse poesie dell’edizione del Raillard del 1691:
poesie dell’edizione del Raillard del 1691: e finalmente le tragedie
di
Bartolommeo Tortoletti Veronese mentovate dal Maf
tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII. Finì
di
vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed
. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone
di
Corano Antonio Caraccio di Nardò nel 1702. Scriss
le Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio
di
Nardò nel 1702. Scrisse il primo nella sua gioven
1733. Tutti gli eruditi che hanno gusto tengono per buone le tragedie
di
questo porporato. Il Gravina le commenda. Il card
porporato. Il Gravina le commenda. Il cardinal Delfino (dice il conte
di
Calepio con tutta verità) diede principio all’abb
cando alla tragedia della maestà sì con le sentenze che colla maniera
di
esporle. Osservisi (per dar qualche esempio della
io della maestà e della proprietà dello stile) il magnanimo carattere
di
Cleopatra. A Dite, ella dice nell’atto terzo,
i che alla morte. Nobili sono i suoi sentimenti allorchè determina
di
morire supponendo che Augusto col pretesto di noz
enti allorchè determina di morire supponendo che Augusto col pretesto
di
nozze voglia esporla in Roma al rossor del trionf
o studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola. Posteriore
di
alquanti anni alle tragedie del Delfino fu il Cor
ia66. Egli seppe rendere teatrale e interessante la violenta morte su
di
un palco data al legittimo padrone del reame di N
la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame
di
Napoli e di Sicilia, con fare che l’Angioino Carl
morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e
di
Sicilia, con fare che l’Angioino Carlo I tra Fede
apoli e di Sicilia, con fare che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca
di
Austria e Corradino duca di Suevia e re di Napoli
che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria e Corradino duca
di
Suevia e re di Napoli suoi prigionieri ignorasse,
Carlo I tra Federigo duca di Austria e Corradino duca di Suevia e re
di
Napoli suoi prigionieri ignorasse, Chi Corradi
i Corradino siasi e chi’ l Cugino. E’ ben rancida la gara generosa
di
due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiam
iasi e chi’ l Cugino. E’ ben rancida la gara generosa di due amici
di
morir l’un per l’altro, e il cambiamento del nome
ome per ingannare le ricerche del tiranno. Sofocle introdusse la gara
di
Crisotemi colla sorella nell’Antigone; Euripide t
nell’Antigone; Euripide tra Pilade ed Oreste col proposto cambiamento
di
nomi nell’Ifigenia in Tauride imitata indi dal Ru
mente prende il nome e le armi dell’amico Leone per esporsi al furore
di
Marfisa; Olinto nella Gerusalemme del gran Torqua
uol comparir colpevole del furto confessato da Sofronia per morire in
di
lei vece; il Porta nel suo Moro adoperò ingegnosa
nosamente l’artifizio e l’eroismo narrato dall’Ariosto nell’avventura
di
Ruggiero e Leone; nella Filli di Sciro Tirsi e Fi
narrato dall’Ariosto nell’avventura di Ruggiero e Leone; nella Filli
di
Sciro Tirsi e Filli gareggiano come Crisotemi e A
come Crisotemi e Antigone per farsi punire e salvar l’amante. Ma dopo
di
questi io non conosco se non il Caraccio che abbi
cio che abbia saputo co’ vecchi materiali dèl contrasto e cambiamento
di
nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edif
abbia saputo co’ vecchi materiali dèl contrasto e cambiamento di nomi
di
due amici inalzare un nuovo elegante edificio. Ma
ipigner mai? Il Caraccio fecondando l’antica idea dalla bella contesa
di
Corradino e Federigo fa nascere una serie di colp
idea dalla bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie
di
colpi di teatro e di situazioni interessanti. Cor
a bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi
di
teatro e di situazioni interessanti. Corradino si
esa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e
di
situazioni interessanti. Corradino si ritira a sc
chiamarlo; Federigo crede che sia menato a morte, e si fa condurre in
di
lui vece. Dichiara poi di non esser egli Corradin
che sia menato a morte, e si fa condurre in di lui vece. Dichiara poi
di
non esser egli Corradino tosto che intende che il
a esecuzione, lo lascia uscire credendo che vada alle nozze. L’errore
di
questo tenero amico aumenta il patetico dell’estr
ro le orme singolarmente dell’Ariosto rinnovò tali gare e cangiamenti
di
nomi nell’Olimpiade e nel Ruggiero. Ma sono molti
non dico i Metastasii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza
di
stile, armonia di versificazione, giudizio e fant
asii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia
di
versificazione, giudizio e fantasia feconda? Sare
trigo immaginario amoroso, che minora l’odiosità dell’Angioino in più
di
un punto dell’azione. Corradino giovanetto stirpe
’Angioino in più di un punto dell’azione. Corradino giovanetto stirpe
di
eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore di
in più di un punto dell’azione. Corradino giovanetto stirpe di eroi,
di
re e d’imperadori, legittimo signore di Napoli, u
no giovanetto stirpe di eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore
di
Napoli, ucciso su di un palco come un reo volgare
di eroi, di re e d’imperadori, legittimo signore di Napoli, ucciso su
di
un palco come un reo volgare per ordine dell’usur
ragico interessante argomento della storia Napoletana. 58. Le colmò
di
lode il P. Bianchi nell’opera su i Difetti del Te
l Teatro contandole tralle più felici tragedie cristiane. 59. Vedasi
di
essa ciò che ne dicemmo nel tomo V p. 353 delle V
ctr. excell. vol. IV, p. 204. 65. Eritreo Pinac p. 1. 66. Vedasi la
di
lui dedicatoria della tragedia fatta a monsignore
lui dedicatoria della tragedia fatta a monsignore Spinola governador
di
Roma.
cose operate o patite nella pace e nella guerra. Mirandole nel punto
di
vista che discopre i molti loro progressi nelle s
nondazioni de’ barbari, nelle quali tutto é orrore e distruzione, ben
di
rado si avverano nelle guerre apportate da’ popol
gli artisti, a somiglianza dell’api, attendono con una certa serenità
di
animo ai loro lavori. Arse l’Italia d’un grand’in
a serenità di animo ai loro lavori. Arse l’Italia d’un grand’incendio
di
guerra in diversi suoi paesi nel secolo XV, ma le
XV, ma le contese de’ pisani co’ fiorentini, de’ veneziani co’ duchi
di
Milano, degli angioini cogli aragonesi, non imped
grandi verso le lettere, scienze ed arti tutte, e verso i coltivatori
di
esse133, non la fervida e quasi generale applicaz
coltivatori di esse133, non la fervida e quasi generale applicazione
di
ogni uomo di lettera ad apprender profondatamente
di esse133, non la fervida e quasi generale applicazione di ogni uomo
di
lettera ad apprender profondatamente le due più f
mente le due più famose lingue de’ dotti, non l’universale entusiasmo
di
quanti a quel tempo eruditi viveano, di andare da
, non l’universale entusiasmo di quanti a quel tempo eruditi viveano,
di
andare da per tutto, anche in lontane regioni ric
ndo e disotterrando i codici greci e latini134, non l’ardente premura
di
moltiplicarli colle copie, confrontarli, corregge
i, iscrizioni, statue ed altri antichi monumenti, non lo stabilimento
di
varie accademie, non la fondazione dì altre unive
e accademie, non la fondazione dì altre università, non l’istituzione
di
nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche bibl
ltre università, non l’istituzione di nuove cattedre, non l’aprimento
di
pubbliche biblioteche e di teatri, non la rapida
tuzione di nuove cattedre, non l’aprimento di pubbliche biblioteche e
di
teatri, non la rapida e maravigliosa moltiplicazi
non il promovimento dello studio della platonica filosofia per mezzo
di
Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsi
onica filosofia per mezzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente
di
Marsiglio Ficino e di Giovanni Pico della Mirando
zzo di Giorgio Gemisto Pletone, e singolarmente di Marsiglio Ficino e
di
Giovanni Pico della Mirandola in Firenze, e del c
a, non il felice coltivamento dell’eloquenza e della poesia latina, e
di
ogni altro genere di erudizione, precipuamente pe
ivamento dell’eloquenza e della poesia latina, e di ogni altro genere
di
erudizione, precipuamente per le cure, l’ingegno
igliere de’ nostri re aragonesi Giovanni Pontano135, e del precettore
di
Leone X Agnolo Poliziano, e del nostro Regnicolo
o Gregorio Corraro, morto nel 1464, compose in versi, latini nell’età
di
soli 18 anni una tragedia intitolata Progne, alla
Italiano, spacciandola qual cosa sua. Laudivio, poeta natìo del regno
di
Napoli137, e uno tra coloro che componevano l’acc
dia latina in versi giambici, divisa in cinque atti, dedicata al duca
di
Ferrara Borio d’Este, e intitolata De captivitate
a Borio d’Este, e intitolata De captivitate Ducis Jacobi. L’argomento
di
questa tragedia, la quale conservasi manoscritta
ino, che l’anno 1464 fatto improvvisamente arrestare da Ferdinando re
di
Napoli, fu poscia per ordine dello stesso re ucci
9. Il marchese Maffei nella Verona Illustrata part. II parla eziandio
di
una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla
ella Verona Illustrata part. II parla eziandio di una tragedia latina
di
Bernardino Campagna sulla passione di Cristo, da
eziandio di una tragedia latina di Bernardino Campagna sulla passione
di
Cristo, da lui dedicata al pontefice Sisto IV. Gi
anni Sulpizio che sotto il pontificato d’Innocenzo VIII teneva scuola
di
Belle Lettere in Roma, vi fece rappresentare un’a
elle sue note sopra Vitruvio fatta al cardinal Rafaello Riario nipote
di
Sisto IV140. Pietro Bayle, citando il padre Menes
ta aver due altri significati, in ciascun de’ quali sparisce ogn’idea
di
opera. Primieramente potrebbero esprimere rappres
e dicesi pure da’ latini e da noi il recitar versi, per quella spezie
di
canto, con cui si declamano; ed oltracciò, io can
dovunque si son cantati versi solennemente, ne’ canti de’ pellegrini
di
Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle c
drammatici greci e latini, a ’quali, assai s’avvicina141. Si aggiunga
di
più, che dicendo Sulpizio d’aver dopo molti secol
lmeno fino a’ Latini, e non possiamo altrimenti concepire la tragedia
di
cui fa motto, se non come quella degli antichi, e
pera eroica moderna. Ciò che solo con certezza si deduce dalle parole
di
Sulpizio, si é che quel componimento fu una trage
i, come noi proponiamo, son due opinioni arbitrarie che hanno bisogno
di
nuova luce istorica. Verso la fine di quello seco
ni arbitrarie che hanno bisogno di nuova luce istorica. Verso la fine
di
quello secolo, cioé nel 1492 Carlo Verardi da Ces
ena, arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi
di
Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Ale
ono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ brevi di Paolo II,
di
Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e di Alessandro VI, c
e segretario de’ brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII, e
di
Alessandro VI, compose ancora due drammi, che fur
’argomento e ’l prologo che sono in versi giambici) sull’espugnazione
di
Granata, fatta dal re Ferdinando il Cattolico; e
o Fernandus servatus, ideato dal Verardi all’occasione dell’attentato
di
un sicario contra la persona del medesimo re Ferd
vella con più eleganza e sfoggio e con qualche regolarità e principio
di
buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in
cipio di buon gusto, secondo che que’ tempi lo potevano in tal genere
di
composizione permettere, nella stessa guisa che i
lici inni dionisiaci della primitiva tragedia greca mossero l’ingegno
di
Epigene, di Tespide, e di Frinico a darle nuova f
onisiaci della primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene,
di
Tespide, e di Frinico a darle nuova forma e nuovo
primitiva tragedia greca mossero l’ingegno di Epigene, di Tespide, e
di
Frinico a darle nuova forma e nuovo lustro. La pr
enisse a luce in bello ed elegante stile italiano, e con qualche idea
di
ben regolata azione, fu certamente l’Orfeo del so
taluni, l’anno diciottesimo della sua età quando la compose in tempo
di
duo giorni, come egli stesso dice in una sua lett
con il dotto abate Bettinelli stabilisce il chiaro padre Ireneo Affò
di
Buffeto minor osservante, che nell’anno scorso ha
taliana stampare in Venezia appresso Giovanni Vitto l’Orfeo, tragedia
di
Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volt
ora delle commedie, veggiamo che parecchie trovansene fino alla metà
di
questo secolo scritte in latino da i nostri più a
congettura il Tiraboschi, nel 1444, scrisse anche in latino nell’età
di
20 anni una comedia, intitolata Philodoxeos, che
comedia, intitolata Philodoxeos, che per due lustri fu creduta opera
di
antico scrittore «perché (al dir del prelodato Ti
ina». Questa commedia poi, quantunque stata fosse dall’autore all’età
di
trent’anni ritoccata e divolgata come sua, e dedi
di trent’anni ritoccata e divolgata come sua, e dedicata al marchese
di
Ferrara Leonello d’Este, uno de’ più dotti princi
tura, fu da Aldo Manuzio il giovane pubblicata nel 1588 sotto il nome
di
Lepido comico poeta antico. Un’altra commedia, in
i riferisce il Tiraboschi, conservarsene copia a penna, ma senza nome
di
autore, nella Biblioteca Estense, e Alberto da Ey
el secolo Secco Polentone, o Sia da Polenta, il quale dagli scrittori
di
que’ tempi vien comunemente chiamato Sico, o Xicu
to Sico, o Xicus Polentonus, e a cui i padovani aggiungono il cognome
di
Ricci, compose pure latinamente una commedia in p
e ha per titulo Lusus ebriorum, e che serbasi manoscritta fra’ codici
di
Giacomo Soranzo. Di questa poi fece una traduzion
aliana Modello Polentone, e pubblicolla in Trento nel 1472 col titolo
di
Catinia da Catinio protagonista della favola, la
, che si abbia alle stampe. Nell’anno 1486 cominciarono ad imitazione
di
Roma, e con maggior magnificenza, a rappresentars
coli teatrali sotto la direzione dell’infelice Ercole Strozzi, figlio
di
Tito Vespasiano Strozzi Ferrarese146 e niuno vi e
e146 e niuno vi ebbe (dice l’eruditissimo Tiraboschi) che nella pompa
di
tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole
ella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole I duca
di
Ferrara, principe veramente magnifico al pari di
quanto Ercole I duca di Ferrara, principe veramente magnifico al pari
di
qualunque più possente sovrano147. Al 25 di genna
ramente magnifico al pari di qualunque più possente sovrano147. Al 25
di
gennaio del succennato anno, secondo l’antico dia
ferrarese, questo splendido duca fece rappresentare in un gran teatro
di
legno, fatto innalzare nel cortile del suo palagi
fatto innalzare nel cortile del suo palagio, la commedia dei Menecmi
di
Plauto, alla traduzion della quale egli istesso a
, alla traduzion della quale egli istesso avea posto mano148; e a’ 21
di
gennaio dell’anno seguente vi si rappresentò la f
1 di gennaio dell’anno seguente vi si rappresentò la favola pastorale
di
Cefalo, divisa in cinque atti, e scritta in ottav
Niccolò da Correggio, dell’antichissima e nobilissima vala de signori
di
Correggio; ed indi a’ 26 dello stesso mese l’Anfi
de signori di Correggio; ed indi a’ 26 dello stesso mese l’Anfitrione
di
Plauto, tradotto in terza rima da Pandolfo Collen
ima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente
di
Ercole I scrisse la sua commedia, o a dir meglio
tampata nel 1564. Antonio da Pistoia ancora scrisse due drammi ad uso
di
questo teatro149, pel quale altri celebri lettera
etterati furono eziandio impiegati nel tradurre alcune altre commedie
di
Plauto e di Terenzio150. Il famoso Matteo Maria B
ono eziandio impiegati nel tradurre alcune altre commedie di Plauto e
di
Terenzio150. Il famoso Matteo Maria Boiardo ad is
n cinque atti una commedia intitolata il Timone, tratta da un dialogo
di
Luciano, la quale trovasi impressa la prima volta
re e se ne fece nel 1500 una seconda edizione. Il rinomato traduttore
di
Tito Livio, Giacomo Nardi, compose in versi di va
Il rinomato traduttore di Tito Livio, Giacomo Nardi, compose in versi
di
vario metro l’Amicizia, commedia che per le ragio
iò in Parigi da’ misteri rozza ed informe. Il canto reale prese forma
di
dramma rappresentando la Passione di Cristo nel B
orme. Il canto reale prese forma di dramma rappresentando la Passione
di
Cristo nel Borgo di San Mauro. Argomento pel mond
prese forma di dramma rappresentando la Passione di Cristo nel Borgo
di
San Mauro. Argomento pel mondo cristiano sì impor
ristiano sì importante attrasse anche in Francia una prodigioso folla
di
spettatori; ma il prevosto di Parigi stimò bene d
e anche in Francia una prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto
di
Parigi stimò bene di proibir quelle rappresentazi
a prodigioso folla di spettatori; ma il prevosto di Parigi stimò bene
di
proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi una
traevan profitto, ricorsero al favor della corte, prendendo il titolo
di
Fratelli della Passione, e nel 1402 ne ottennero
la Passione, e differenti misteri del Testamento Vecchio e Nuovo. Uno
di
questi drammi della Passione, scritto circa la me
lla Passione, scritto circa la metà del secolo, si crede composizione
di
Giovanni Michele vescovo d’Angers, morto in conce
composizione di Giovanni Michele vescovo d’Angers, morto in concetto
di
santità. Conteneva la vita di Cristo dalla predic
ele vescovo d’Angers, morto in concetto di santità. Conteneva la vita
di
Cristo dalla predicazione del precursore fino all
one del precursore fino alla resurrezione; e consisteva in una sfilza
di
scene indipendenti l’una dall’altra senza divisio
’interloquiva il padre eterno. Gesù Cristo, Lucifero, la Maddalena, i
di
lei innamorati ec., Satana zoppicando per le bast
ceva cose assai libere, la Maddalena baciata dall’Innamorato, l’anima
di
Giuda, non potendo uscir per la bocca che avea ba
se fuori pel ventre insieme colle interiora, Gesù Cristo sulle spalle
di
Satana volava sul pinnacolo ec. Tali rappresentaz
adre Eterno, vi si cantavano. In Portogallo si coltivava nel declinar
di
questo secolo la poesia latina, e Luigi De la Cru
Nelle chiese si recitavano le farse sulle vite de santi, così ripiene
di
scurrilità che verso la fine del secolo ne furono
afarre trovò pure in tal periodo due componimenti drammatici d’uomini
di
lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese di
e in tal periodo due componimenti drammatici d’uomini di lettere; uno
di
D. Errico d’Aragona, marchese di Villena, ch’era
drammatici d’uomini di lettere; uno di D. Errico d’Aragona, marchese
di
Villena, ch’era una serenata, o favola allegorica
gina Isabella. In Alemagna erano a que’ tempi in assai voga i giuochi
di
carnevale, ne’ quali la gioventù mascherata si po
n più cura, e mettervi più azione, migliorarli. I più antichi giuochi
di
carnovale che siensi conservati, sono della metà
mberga da Giovanni Rosenblut. Se ne contano sei intitolati, I. Giuoco
di
Carnevale; II. i sette Padroni; III. il Turco, ne
inviato del pontefice viene a participargli come egli ha commessione
di
caricarlo ben bene d’ogni sorta di villanie151; I
icipargli come egli ha commessione di caricarlo ben bene d’ogni sorta
di
villanie151; IV. il Villano e ’l capro; il V. tr
d’ogni sorta di villanie151; IV. il Villano e ’l capro; il V. tratta
di
tre persone che si son salvate in una casa; e ’l
che si son salvate in una casa; e ’l VI. fa una dipintura della vita
di
due persone maritate. Oltre alle suddette farse c
secolo a tradurre Terenzio. Si conserva nella Biblioteca del Collegio
di
Zwickau un estratto di due commedie terenziane de
zio. Si conserva nella Biblioteca del Collegio di Zwickau un estratto
di
due commedie terenziane destinate ad esser rappre
1486 s’impresse in Ulm una traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella
di
tutte e sei le commedie di Terenzio. Nelle Fiandr
traduzione dell’Eunuco, e nel 1499 quella di tutte e sei le commedie
di
Terenzio. Nelle Fiandre troviamo a fatica in ques
Terenzio. Nelle Fiandre troviamo a fatica in questo tempo quel genere
di
rappresentazione muta che solea praticarsi ne’ gi
gressi de’ sovrani nelle città principali. Allorché Carlo ultimo duca
di
Borgogna entrò in Lilla nel 1468, i fiaminghi vi
fiaminghi vi fecero rappresentar per mistero senza parole il Giudizio
di
Paride. Tre femmine nude erano le tre dive: una d
e, Ch’Appennin parte, e ’l mar circonda, e l’Alpe, si faceva gloria
di
esser mecenate delle lettere, e di conoscere, ama
conda, e l’Alpe, si faceva gloria di esser mecenate delle lettere, e
di
conoscere, amare, onorar, premiare, incoraggiar e
cia e l’Inghilterra per loro buona sorte fin dal secolo scorso godono
di
quello gran vantaggio ed onore che tanto influisc
ndo de’ quali, più che gli altri, ci arrecò ricchissima suppellettile
di
codici greci. Poggio Fiorentino fu tra i ritrovat
suppellettile di codici greci. Poggio Fiorentino fu tra i ritrovatori
di
antiche opere celeberrimo, né ad alcun’altro in q
tori di antiche opere celeberrimo, né ad alcun’altro in questo genere
di
gloria cedé Tommaso da Sarzana, che poscia sotto
to genere di gloria cedé Tommaso da Sarzana, che poscia sotto il nome
di
Niccolò V. montò sulla cattedra di San Pietro, ol
Sarzana, che poscia sotto il nome di Niccolò V. montò sulla cattedra
di
San Pietro, oltre a molti altri, de’ quali parla
a in elegante latino scritta dal dotto padre dell’oratorio D. Roberto
di
Sarno, e stampata in Napoli nel 1761 presso i fra
ggasi il tomo VI part. I e II della Storia della Letteratura Italiana
di
Girolamo Tiraboschi. 137. In un codice della Bib
a part. II pag. 202 ma Veranensis, secondo il Tiraboschi, dalla terra
di
Vairano, di cui probabilmente Laudivio fu barone,
ag. 202 ma Veranensis, secondo il Tiraboschi, dalla terra di Vairano,
di
cui probabilmente Laudivio fu barone, situata nel
probabilmente Laudivio fu barone, situata nella campagna felice vicin
di
Marzano mia patria. 138. Veggasi il più volte me
il più volte mentovato Tiraboschi, bibliotecario del serenissimo duca
di
Modena, nella citata Storia tom. VI parte II lib.
erza tragedia latina, in cui, dopo l’Ezzelino del Muffato e la caduta
di
Antonio dalla Scala del soprammentovato Manzini d
verso il 1480, cominciarono a fare rappresentare in Roma le commedie
di
Terenzio e di Plauto, ed anche altre composizioni
, cominciarono a fare rappresentare in Roma le commedie di Terenzio e
di
Plauto, ed anche altre composizioni drammatiche d
edie di Terenzio e di Plauto, ed anche altre composizioni drammatiche
di
poeti moderni, e a istruire la gioventù a ben rec
ben recitarle e declamarle, furono due illustri grammatici e filologi
di
que’ tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia d
mmatici e filologi di que’ tempi, Giulio Pomponio Leto dell’Amendolia
di
Calabria, institutor dell’Accademia Romana, e Gio
olta spettacoli teatrali fatti con gran magnificenza. Leggasi la vita
di
Pomponio Leto, scritta dal celebre di lui discepo
n magnificenza. Leggasi la vita di Pomponio Leto, scritta dal celebre
di
lui discepolo Marcantonio Sabellico, e veggasi il
ta quella si magnifica festa nelle nozze d’Isabella d’Aragona, figlia
di
Alfonso duca di Calabria, con Giovanni Galeazzo d
nifica festa nelle nozze d’Isabella d’Aragona, figlia di Alfonso duca
di
Calabria, con Giovanni Galeazzo duca di Milano, n
agona, figlia di Alfonso duca di Calabria, con Giovanni Galeazzo duca
di
Milano, nella quale la poesia, la musica, la mecc
izione, né la Farsa del Sannazzaro rappresentata in Napoli nella Sala
di
Castel Capoano nel 1492 né le feste di Versailles
resentata in Napoli nella Sala di Castel Capoano nel 1492 né le feste
di
Versailles date da Luigi XIV, nel 1664, né le fes
compongono quel tutto concatenato ed uno che appresso portò il titolo
di
opera. 142. Chi desidera esatta notizia delle ra
seqq. 143. In questa nuova edizione, dal P. Affò corredata eziandio
di
belle osservazioni appartenenti alla storia della
e. Veggasi ciò che ne dicono i dotti autori dell’Efemeridi letterarie
di
Roma num. XLI 12 ottobre 1776, e Girolamo Tirabos
et. part. V cap. 17. 145. Nelle annotazioni alla Biblioteca Italiana
di
Monsignor Fontanini tom. I pag. 258. 146. V. le
. 146. V. le Memorie istoriche de Letterati Ferraresi, opera postuma
di
Gianandrea Barotti. 147. Ecco ciò che ne dicono
ti. 147. Ecco ciò che ne dicono gli autori dell’Efemeridi letterarie
di
Roma, parlando delle poc’anzi citate memorie: «Il
oma, parlando delle poc’anzi citate memorie: «Il trasporto che l’duca
di
Ferrara Ercole d’Este ebbe per le lettere benché
ntanze e le provvidenze ch’ebbe per mantenere nell’università il seme
di
abilissimi professori, mostrano in lui un talento
un talento uguale a coloro che stimò e favorì.» 148. V. le Lettere
di
Apostolo Zeno tom. III pag. 190. «La rappresentaz
cosa, o per la magnificenza dello spettacolo, riscosse l’ammirazione
di
tutta l’Italia.» 149. V. il Quadrio tom. IV pag
. VI part. II lib. III cap. 3, il quale anche pruova con un epigramma
di
Lancino Corti, poeta di que’ tempi, che Lodovico
ap. 3, il quale anche pruova con un epigramma di Lancino Corti, poeta
di
que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose
Parigi nel 1772 presso Costard. 152. Vedasi il libro V della Storia
di
Borgogna di Ponto Heutero.
1772 presso Costard. 152. Vedasi il libro V della Storia di Borgogna
di
Ponto Heutero.
CAPO VIII. Teatri materiali. I Teatri
di
Barcellona e di Saragoza da me veduti nella fine
CAPO VIII. Teatri materiali. I Teatri di Barcellona e
di
Saragoza da me veduti nella fine del 1777 erano p
goza da me veduti nella fine del 1777 erano più regolari e più grandi
di
quelli che oggi esistono in Madrid; ma sventurata
ambi soggiacquero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli
di
Cadice e di Lisbona, e sento anche che in questa
quero ad un incendio che gli distrusse. Sussistono quelli di Cadice e
di
Lisbona, e sento anche che in questa capitale del
ni dopo lo sgravamento della principessa del Brasile seguito nel mese
di
maggio. La platea è di forma ellittica. N’è stato
della principessa del Brasile seguito nel mese di maggio. La platea è
di
forma ellittica. N’è stato l’architetto il portog
rma presente, tanto per farvi maneggiare le mutazioni delle scene non
di
sopra del palco, ma di sotto di esso nel comodo e
farvi maneggiare le mutazioni delle scene non di sopra del palco, ma
di
sotto di esso nel comodo e spazioso piano che vi
neggiare le mutazioni delle scene non di sopra del palco, ma di sotto
di
esso nel comodo e spazioso piano che vi soggiace,
i comodi e nobili, e quello del re sommamente magnifico fu arricchito
di
belle dipinture dall’Amiconi pittore veneziano as
, da’ ministri, e da’ dipendenti della corte, e da un numero moderato
di
galant’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quel
umero moderato di galant’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quella
di
Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Eur
ato di galant’uomini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e
di
Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa h
ella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha
di
più il vantaggio singolare di valersi alle occorr
na delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggio singolare
di
valersi alle occorrenze del gran giardino che le
lo, e presta spazio conveniente alle vedute lontane, e alle apparenze
di
accampamenti, e simili decorazioni. Vi osservai t
ran carro trionfale, alcuni lunghi tubi ottagoni all’esteriore, ed al
di
dentro lavorati a lumaca, che ripieni di petruzze
ttagoni all’esteriore, ed al di dentro lavorati a lumaca, che ripieni
di
petruzze col solo voltarsi, e rivoltarsi all’oppo
il tetto, o ingrandirlo in altra forma, l’architetto prese il partito
di
profondarne il pavimento, in guisa che per andare
ra perchè si tolse a chi entrava la prima vaga e dilettevole occhiata
di
tutta la gran sala illuminata e abbellita dalle m
è il luogo ne divenne freddo, umido, e nocevole ai mascherati vestiti
di
seta leggera. Dopo di tale occasione che durò per
freddo, umido, e nocevole ai mascherati vestiti di seta leggera. Dopo
di
tale occasione che durò per due carnevali, l’edif
nostri teatri. Coràl propriamente significa una corte rustica dietro
di
una casa, e talvolta comune a più casucce abitate
non eranvi teatri fissi. Natural cosa era che le famiglie abitatrici
di
tali casettè avessero diritto di affacciarsi alle
cosa era che le famiglie abitatrici di tali casettè avessero diritto
di
affacciarsi alle proprie finestre o logge o balco
usi addetti unicamente agli spettacoli scenici, essi presero la forma
di
quelle case e corti nella costruzione sì de’ palc
scenario inferiore che ne occupava una porzione, e ritennero il nome
di
corales. Madrid ne ha due che appartengono al cor
La Cruz. Ignoro il tempo in cui edificaronsi; nè l’autore del Viaggio
di
Spagna cel seppe dire. Se ne trova per altro fatt
eppe dire. Se ne trova per altro fatta menzione in una delle commedie
di
Francesco Roxas scrittore comico del XVII secolo
a strada meno ampia, fu il primo a costruirsi. Entrambi sono un misto
di
antico edificio, e moderno per la scalinata anfit
r la scalinata anfiteatrale, e per gli palchetti che hanno. La figura
di
quello del Principe si scosta meno dall’ellittica
dall’ellittica; dell’altro è mistilinea, congiungendovisi ad un arco
di
cerchio due linee che pajono rette, perchè s’incu
’ palchetti vi si gode poco comodamente la rappresentazione. La scena
di
entrambi è di una grandezza proporzionata agli sp
si gode poco comodamente la rappresentazione. La scena di entrambi è
di
una grandezza proporzionata agli spettacoli ai qu
ezza proporzionata agli spettacoli ai quali son destinati. L’apparato
di
essi sino al 1770 in circa consisteva in un prosc
r antico costume compariva in siffatta scena con cortinas un sonatore
di
chitarra per accompagnare le donne che cantavano,
alla chitarra sparita dalla scena succedette una competente orchestra
di
musici sonatori collocata, come in ogni altro tea
spettatori occupano dopo l’orchestra quattro file, ciascuna composta
di
diciotto comodi sedili, e questo luogo chiamasi l
eggono in alcuni scaglioni posti in giro l’uno sopra l’altro a foggia
di
anfiteatro che chiamano la grada. Circonda la fas
gia di anfiteatro che chiamano la grada. Circonda la fascia superiore
di
tale scalinata un corridojo oscuro che anche si r
superiore di tale scalinata un corridojo oscuro che anche si riempie
di
spettatori, ed a livello del primo scaglione infe
i un altro corridojo, nel quale v’è gente in parte seduta in una fila
di
panche chiamata barandilla (ringhiera) ed in part
nel piano dopo la luneta, il quale si chiama patio, cortile. Le donne
di
ogni ceto separate dagli uomini coperte dalle lor
congiunge i due archi della grada. Entrambi i teatri hanno tre ordini
di
palchetti simili a quelli de’ teatri italiani per
golarmente gli ecclesiastici. Attaccati al proscenio havvi due spezie
di
palchi laterali a livello del corridore della bar
e della barandilla, chiamati faltriqueras, cubillos, i quali, in vece
di
avere il punto di vista verso la scena, girano di
, chiamati faltriqueras, cubillos, i quali, in vece di avere il punto
di
vista verso la scena, girano di tal modo, perchè
s, i quali, in vece di avere il punto di vista verso la scena, girano
di
tal modo, perchè non impediscano la vista ai corr
lsione, e che non mai avea veduto Madrid, volle dubitare della verità
di
questa descrizione, per natural costume di non cr
olle dubitare della verità di questa descrizione, per natural costume
di
non credere che a se stesso ed a’ suoi corrispond
esto della Storia de’ Teatri in sei volumi, io appellai al testimonio
di
circa censettantamila abitatori di Madrid, e ad u
volumi, io appellai al testimonio di circa censettantamila abitatori
di
Madrid, e ad un milione almeno di altri Spagnuoli
di circa censettantamila abitatori di Madrid, e ad un milione almeno
di
altri Spagnuoli viventi che avranno veduti i due
La capa parda ed il sombrero chambergo, cioè senza allacciarsi, ancor
di
cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tant
i, ancor di cara memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie
di
nascondigli e di ritirate di certa oscurità visib
memoria a’ Madrilenghi, un uditorio con tante spezie di nascondigli e
di
ritirate di certa oscurità visibile, per valermi
adrilenghi, un uditorio con tante spezie di nascondigli e di ritirate
di
certa oscurità visibile, per valermi dell’espress
di ritirate di certa oscurità visibile, per valermi dell’espressione
di
Milton, e l’abuso di mal intesa libertà, facilita
oscurità visibile, per valermi dell’espressione di Milton, e l’abuso
di
mal intesa libertà, facilitava le insolenze di du
e di Milton, e l’abuso di mal intesa libertà, facilitava le insolenze
di
due partiti teatrali denominati Chorizos y Polaco
in certo modo a i Verdi e a’ Torchini dell’antico Teatro e del Circo
di
Costantinopoli. Los Chorizos erano i parteggiani
. Los Chorizos erano i parteggiani del teatro della Croce; i Polacchi
di
quello del Principe. Ma di tali nomi rintracciar
eggiani del teatro della Croce; i Polacchi di quello del Principe. Ma
di
tali nomi rintracciar non potei la vera origine,
eruditi amici che frequentavano i teatri. Udii da alcuno che il nome
di
Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada d
alcuno che il nome di Polacchi venne da un intermezzo o da una tonada
di
personaggi polacchi rappresentata con applauso ne
polacchi rappresentata con applauso nel teatro del Principe; ma nulla
di
positivo avendone ricavato, non mi curai d’insist
attelle. La famosa Mariquita Ladvenant, morta verso l’anno 1766 degna
di
nominarsi tralle più sensibili e vivaci attrici r
oce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro
di
color di solfo nel cappello, mentre i parteggiani
s Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color
di
solfo nel cappello, mentre i parteggiani opposti
or di solfo nel cappello, mentre i parteggiani opposti ne presero uno
di
color celeste. Qualche sconcerto nato tralle due
agnie un sol corpo, una sola cassa, un interesse solo. Rimase in fine
di
cotali partiti di Chorizos e Polaccos appena una
, una sola cassa, un interesse solo. Rimase in fine di cotali partiti
di
Chorizos e Polaccos appena una fredda serena parz
arzialità, che ad altro non serviva se non che a sostenere un momento
di
conversazione ne’ caffè senza veruna conseguenza.
attezza e l’innocenza del mio racconto, basti accennare quanto contro
di
esso si oppose da’ capricciosi apologisti e da’ v
rta, il quale contro questa mia breve evidente narrazione de i teatri
di
Madrid diresse una tremenda batteria fluttuante d
azione de i teatri di Madrid diresse una tremenda batteria fluttuante
di
undici pagine ed otto versi del suo formidabile P
reparati avea sessantasei no saben verificati in lui ed in ogni sorta
di
Huertisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggi
tasei no saben verificati in lui ed in ogni sorta di Huertisti; ma la
di
lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la s
d in ogni sorta di Huertisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggio
di
risparmiar la spesa di farli imprimere. Vediamo i
tisti; ma la di lui morte mi reca il vantaggio di risparmiar la spesa
di
farli imprimere. Vediamo intanto ciò che importin
esa di farli imprimere. Vediamo intanto ciò che importino i sei saben
di
codesto picciolo pedante. I Saben «che i partiti
aben «che i partiti de’ Chorizos y Polacos sussistono nel primo stato
di
vigore». Ciò sarà come sussisteva Dulcinea nella
o stato di vigore». Ciò sarà come sussisteva Dulcinea nella testa del
di
lui compatriotto Don-Quixote. Se in castigliano e
te. Se in castigliano ed in italiano questo primo saben significa che
di
questi partiti non si sono ancora aboliti i nomi,
rinfacciasse, dove abbia io detto il contrario. Avendo io scritto che
di
essi rimane oggi appena una fredda e serena parz
na? Ma simile pacata parzialità dimostra benissimo che il primo stato
di
furore o vigore ch’egli diceva di sussistere, era
mostra benissimo che il primo stato di furore o vigore ch’egli diceva
di
sussistere, era cessato colle provvidenze del Gov
ere, era cessato colle provvidenze del Governo. II Saben «che il nome
di
Chorizos venne da’ Chorizos che mangiava certo bu
enne da’ Chorizos che mangiava certo buffone in un tramezzo, e quello
di
Polacos da un fatto che Huerta sa ma che non vuol
Io volendo far la riferita descrizione, richiesi intorno all’inezia
di
tali nomi gli eruditi amici Nicolàs de Moratin, I
, Yriarte, Cadahalso, Robira, Morales ec., nè costoro più ne sapevano
di
quel che io ne ho narrato. Io non poteva informar
poteva informarmene da Garcia de la Huerta che dimorava nel presidio
di
Oràn, altrimenti avrei arricchita la mia storia c
i». Mi dicano gli Huertisti, giacchè il loro archimandrita ha cessato
di
spacciar fanfaluche, in quallibro ciò suppone o d
ice il Signorelli? IV Saben «che non vi sia stata mai altra insolenza
di
tali partiti se non quella di darsi los apasionad
he non vi sia stata mai altra insolenza di tali partiti se non quella
di
darsi los apasionados alternativamente alguna puñ
el dominio delle Spagne, o le guerre plus-quam civilia e la battaglia
di
Farsaglia, ebbe tutta la ragione di sostenere di
plus-quam civilia e la battaglia di Farsaglia, ebbe tutta la ragione
di
sostenere di non esservi state fra Chorizos y Pol
vilia e la battaglia di Farsaglia, ebbe tutta la ragione di sostenere
di
non esservi state fra Chorizos y Polacos giammai
una bagattella decidere delle rappresentazioni de’ due teatri a colpi
di
pugni? Era bagattella quel che soggiugne senza av
e sue parole? Vediamolo passando al V Saben «che la disposizione data
di
unire i prodotti de’ due teatri non venne nè da’
ri nè da’ disordini derivati da i due partiti». E qual ragione adduce
di
ciò? Questa; che il regolamento di fare una cassa
ue partiti». E qual ragione adduce di ciò? Questa; che il regolamento
di
fare una cassa sola seguì due anni dopo. Molto be
to sopprime la notizia che il Governo intento a dissipare ogni motivo
di
parzialità dispose che le due compagnie alternass
edilezione decisa pel proprio teatro; ed il Governo stimò conveniente
di
distruggerla di ogni maniera ed evitare le contes
a pel proprio teatro; ed il Governo stimò conveniente di distruggerla
di
ogni maniera ed evitare le contese, gl’intrighi,
che le due compagnie aveano un solo monte che alimentava gl’individui
di
entrambe dopo aver servito dieci anni continui il
dividui di entrambe dopo aver servito dieci anni continui il pubblico
di
Madrid. Ora avere un monte e una cassa sola e cam
enda il luogo delle rappresentazioni, ed avere tal volta un solo capo
di
compagnia come qualche anno avvenne al Ribera ed
è l’istesso che fare un corpo solo? Fu ciò nel sig. Huerta abbondanza
di
mala fede o mancanza di raziocinio? Venghiamo all
corpo solo? Fu ciò nel sig. Huerta abbondanza di mala fede o mancanza
di
raziocinio? Venghiamo all’ultimo e VI Saben, cioè
n Ispagna più antico della Guardia Chamberga che ne fece uso in tempo
di
Carlo II». Se il sig. Vincenzo avesse detto ciò n
che in questo, e che la voce Chamberga potè forse usarsi in proposito
di
detta Guardia; ma il cappello slacciato, rotondo,
res picos, era stato adoperato dagli Spagnuoli ancor prima dell’epoca
di
Carlo II. Non era certamente à tres picos il capp
ual cosa quando non potesse altronde dedursi, si vedrebbe da ritratti
di
tali popoli fatti nella mezzana età e nell’infima
l’infima, e copiati sulle scene Europee. Che se il cappello Chambergo
di
detta Guardia fu forse un poco più grande, ciò no
prire le teste spagnuole con Filippo V. Ed il Signorelli quando parla
di
sombrero chambergo altro non dinota che un cappel
acciato non dava una nuova origine al cappello usato in Ispagna prima
di
Carlo III che volle abolirlo. Ciò detto sia solta
ni teatrali? Quanti fanciulleschi sofismi formicavano in quel capo, e
di
quante ciance imbrattò i suoi scartafacci! Tutta
o notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ teatri
di
Madrid. Ma per giustificare vie più il mio raccon
arziali, che tali furono le insolenze del volgo, che prima il Governo
di
Madrid, indi il riputato conte di Aranda già Pres
nze del volgo, che prima il Governo di Madrid, indi il riputato conte
di
Aranda già Presidente di Castiglia cercarono di r
il Governo di Madrid, indi il riputato conte di Aranda già Presidente
di
Castiglia cercarono di rimediarvi. Indebolì il pr
ndi il riputato conte di Aranda già Presidente di Castiglia cercarono
di
rimediarvi. Indebolì il primo, come si è già dett
re da entrambi i teatri las cortinas, sostituendovi bellissime vedute
di
scene; con far succedere alla comparsa ridevole d
o; che per la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori
di
aranci, di nocciuole, acqua; che più non si fumas
la platea e per la scalinata più non vagassero i venditori di aranci,
di
nocciuole, acqua; che più non si fumasse, non si
tati Luis Velez de Guevara nell’atto I della Baltassara, e molto dopo
di
detta Guardia sussistevano, e ne fui io stesso te
ecenza che si loda e si pratica nelle nazioni polite regnò ne’ teatri
di
Madrid, siccome si è pur da me accennato. Huerta
ul sentimento che ne attaccò. Egli (non senza il solito ricco corredo
di
villanie) conchiuse che nella mia Storia io dovea
i accennate (vale a dire, se il nastro dispensato dalla Ladvenant era
di
color di solfo o di oro, se i commedianti facesse
te (vale a dire, se il nastro dispensato dalla Ladvenant era di color
di
solfo o di oro, se i commedianti facessero un sol
dire, se il nastro dispensato dalla Ladvenant era di color di solfo o
di
oro, se i commedianti facessero un solo corpo com
commedianti facessero un solo corpo come aveano una cassa, se il nome
di
Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Fran
di Chorizos venisse dalle salcicce che mangiava Francho, e se quello
di
Polacos veniva dalla notizia che Huerta sapeva e
niva dalla notizia che Huerta sapeva e che non voleva dire ) in vece
di
perdere il tempo nella parte critica que tanto r
la sapienza in ogni cosa che proferisce don Vicente) nel vocabolario
di
lui equivale a satira, a maldicenza, ed è pruova
pelillos che scarabbocchiava, servendogli d’eloquenza l’arroganza. Il
di
lui Prologo decantato (in cui declama in 106 pagi
del mondo, ed egli il Principe de’ letterati de’ suoi giorni) serve
di
scudo a una Collezione di commedie spagnuole di f
ncipe de’ letterati de’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione
di
commedie spagnuole di figuron, di capa y espada e
e’ suoi giorni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole
di
figuron, di capa y espada ed heroicas. È forse qu
ni) serve di scudo a una Collezione di commedie spagnuole di figuron,
di
capa y espada ed heroicas. È forse questa una sce
gnuno attendeva dopo tanti anni? Non è che una semplice reimpressione
di
trentacinque favole buone, mediocri e cattive, le
gnuola che al disinganno degli esteri male istruiti? Certo è che dopo
di
tal raccolta manca ancora a sì culta nazione una
è che dopo di tal raccolta manca ancora a sì culta nazione una scelta
di
componimenti teatrali ragionata, campo ben glorio
ben glorioso da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale fornito
di
gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura
so da coltivarsi da un letterato filosofo nazionale fornito di gusto,
di
buona fede, d’imparzialità, di lettura e di senno
o filosofo nazionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità,
di
lettura e di senno, il quale sappia sceglier bene
zionale fornito di gusto, di buona fede, d’imparzialità, di lettura e
di
senno, il quale sappia sceglier bene, e vagliar m
lezze de i drammi. E tutto questo sarebbe da intraprendersi all’ombra
di
quella parte critica non conosciuta e detestata d
iata, e che vorrei che sempre nelle mie opere risplendesse , a costo
di
esser perpetuo segno di tutti los papelillos del
empre nelle mie opere risplendesse , a costo di esser perpetuo segno
di
tutti los papelillos del signor Vicente, di tutti
o di esser perpetuo segno di tutti los papelillos del signor Vicente,
di
tutti i possibili opuscoli del signor Don Pedro,
l signor Vicente, di tutti i possibili opuscoli del signor Don Pedro,
di
tutte le biblioteche de los Guarinos, e di mille
coli del signor Don Pedro, di tutte le biblioteche de los Guarinos, e
di
mille scartabelli teatrali di Ramòn La Cruz munit
tutte le biblioteche de los Guarinos, e di mille scartabelli teatrali
di
Ramòn La Cruz muniti di prologhi, dedicatorie, e
los Guarinos, e di mille scartabelli teatrali di Ramòn La Cruz muniti
di
prologhi, dedicatorie, e soscrizioni. Affrettiam
ella del Teatro Italiano del secolo XVIII e XIX. a. Il leggitore su
di
ciò può leggere l’articolo XIV del mio Discorso S
’eloquenza i modelli che prendonsi ad imitare, oltre all’avvertimento
di
Orazio che inculcava lo studio ostinato de’ Greci
e singolarmente nella Spagnuola. Gli abitatori delle felici contrade
di
quella penisola dotati per natura d’ingegno acre,
cace ed atto ad ogni impresa, e possedendo una lingua figlia generosa
di
bella madre, ricca, espressiva, maestosa, pieghev
a, espressiva, maestosa, pieghevole, armoniosa e nobile, doveano fuor
di
dubbio segnalarsi nelle amene lettere, tosto che
e modo i Latini e formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini
di
diverso numero di sillabe detti fra loro di arte
formaronsi alcuni metri nazionali come Alessandrini di diverso numero
di
sillabe detti fra loro di arte maggiore, e redond
zionali come Alessandrini di diverso numero di sillabe detti fra loro
di
arte maggiore, e redondiglie, decime, quintiglie
’ metri Italiani. Con ciò egli non venne solo a mostrare il mecanismo
di
una versificazione straniera, come taluno si died
ne straniera, come taluno si diede buonamente a credere. La necessità
di
apprendere l’artifizio e il portamento del nostro
canzone, dell’ottava, della terzina, rendè loro famigliare la lettura
di
Dante, Petrarca, Sannazzaro, Ariosto e Bembo, ed
ne. Forse la novità tentata dal commediante Naarro coll’ introduzione
di
battaglie, assedj, duelli, dovette allettare assa
mi e gli evenimenti delle cronache nazionali. Forse lo spirito stesso
di
cavalleria e l’amor delle avventure strane che sp
tiero, e l’intemperanza e la soverchia fiducia gli menò sovente fuori
di
strada, a somiglianza di un fogoso destriero che
la soverchia fiducia gli menò sovente fuori di strada, a somiglianza
di
un fogoso destriero che trascorrendo a salti per
pesta quanto incontra, e finisce la carriera in un precipizio. L’amor
di
novità sedusse i contemporanei e i successori, ap
alla foga della fantasia, e sursero i Gongora e i Gongoreschi. Luigi
di
Gongora e Argote Cordovese nato nel 1561 e morto
è il sentiero delle stranezze, dipartendosi dalla gentilezza e verità
di
Garcilasso e degli Argensola101. Coltivò ancora l
. Un personaggio chiama la morte alcalde de huesso; un altro parlando
di
un vecchio canuto chiama i di lui capegli raggi p
te alcalde de huesso; un altro parlando di un vecchio canuto chiama i
di
lui capegli raggi pettinati del sole della pruden
penna della memoria scrive con inchiostro d’argento; altrove la citta
di
Toledo è chiamata turbante di lavoro Africano, a
inchiostro d’argento; altrove la citta di Toledo è chiamata turbante
di
lavoro Africano, a cui il Tago serve di benda di
di Toledo è chiamata turbante di lavoro Africano, a cui il Tago serve
di
benda di mosellina bianca listata d’oro. In somma
è chiamata turbante di lavoro Africano, a cui il Tago serve di benda
di
mosellina bianca listata d’oro. In somma in ogni
imorso; ed ha per compagna una Casilda civetta scaltrita che servegli
di
zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi,
zimbello. Egli maneggia diversi intrighi amorosi, e specialmente uno
di
certo Gerardo con una Lucrezia maritata che traff
crezia maritata che traffica vergognosamente per compiacerlo a prezzo
di
cento scudi. L’innamorato chiede in prestito tal
stito tal denaro al marito, lo dà alla donna, indi dice al prestatore
di
aver restituito il danaro alla consorte. Questa n
ntura del bacio dato da Mirtillo del Guarini ad Amarilli col pretesto
di
esser guarito della puntura dell’ ape. Composero
pel teatro sotto Filippo III gli autori che soggiungo. Contemporaneo
di
Gongora fu Giovanni de Tasis y Peralta Conte II d
ngo. Contemporaneo di Gongora fu Giovanni de Tasis y Peralta Conte II
di
Villamediana poeta distinto per la nascita, per l
onosciuto mosso, come si esprime Gongora, da impulso soberano. Tralle
di
lui opere poetiche impresse in Saragozza nel 1629
l 1609; ed il Sivigliano Giovanni Jauregui buon pittore e poeta emulo
di
Quevedo e di Gongora impresse in Roma la bella su
Sivigliano Giovanni Jauregui buon pittore e poeta emulo di Quevedo e
di
Gongora impresse in Roma la bella sua versione de
Non furono così accette ed applaudite le altre sue commedie. Naturale
di
Siviglia fu ancora Feliciana Henriquez de Guzman
istile lirico troppo ricercato, le quali si trovano nel II tomo delle
di
lei opere. Simone Machado anche Portoghese poeta
o scrisse quattro commedie impresse in Lisbona, cioè due sull’Assedio
di
Diu, e due sulla Pastorella Alfea. Scrissero anco
a Pastorella Alfea. Scrissero ancora commedie verso la fine del regno
di
Filippo III e principio del seguente due Castigli
igliani Antonio Hurtado de Mendoza ed Alfonso de Salas Barbadillo. Ma
di
questi ed altri Portoghesi e Castigliani che tral
masero sepolte ed obbliate universalmente sopraffatte dalla celebrità
di
quelle che si composero sotto Filippo IV. Questo
uesto monarca che guerreggiò con varia fortuna, specialmente con Anna
di
Austria sua sorella come regina di Francia e madr
ria fortuna, specialmente con Anna di Austria sua sorella come regina
di
Francia e madre di Luigi XIV, che espulse un popo
lmente con Anna di Austria sua sorella come regina di Francia e madre
di
Luigi XIV, che espulse un popolo di Mori Spagnuol
la come regina di Francia e madre di Luigi XIV, che espulse un popolo
di
Mori Spagnuoli, e che nutrì ne’ vassalli senza tr
Gli spettacoli scenici ch’egli amò con predilezione, fiorirono sotto
di
lui a tal segno, che il Vega, il Calderon, il Sol
posta qualche commedia pubblicata con altro nome o con quello anonimo
di
un Ingenio secondo l’uso Spagnuolo. E’ tradizione
’uso Spagnuolo. E’ tradizione poco contrastata che frutto della penna
di
Filippo IV fu il Conde de Essex conosciuta col ti
non ne avesse dato che il solo piano, come molti stimano, essa merita
di
conoscersi originalmente sì in grazia del coronat
o quasi ogni anno si rappresenta in Madrid. L’argomento è la privanza
di
quel conte presso la regina Elisabetta d’Inghilte
te e fiera nemica occulta d’Elisabetta ne trama la morte introducendo
di
notte alcuni congiurati in una propria casa di ca
la morte introducendo di notte alcuni congiurati in una propria casa
di
campagna dove trovasi a diporto la regina. Il con
servidore fatto a tal fine rimanere indietro dal poeta. Questa sorte
di
racconti divenuti essenziali delle commedie Spagn
falsi e puerili, e l’attore seguendo i delirj della poesia con gesti
di
scimie delle mani, de’ piedi, degli occhi, del co
indichi. Di maniera che ho veduto io stesso l’attore tutto grondante
di
sudore per lo studio che pone ad imitare i movime
o che pone ad imitare i movimenti del becco, delle ali, degli artigli
di
un uccello di rapina, il serpeggiar di un ruscell
imitare i movimenti del becco, delle ali, degli artigli di un uccello
di
rapina, il serpeggiar di un ruscello, lo striscia
ecco, delle ali, degli artigli di un uccello di rapina, il serpeggiar
di
un ruscello, lo strisciar della serpe, il corvett
ino, trovò una dama mascherata che si bagnava, cui fu tirato un colpo
di
pistola, e che la difese dalle spade degli assali
ersi, ne’ quali entra una scarsa vena del Tamigi che si fa un salasso
di
neve, una folta chioma arruffata di un boschetto
a del Tamigi che si fa un salasso di neve, una folta chioma arruffata
di
un boschetto pettinata dal vento con difficoltà,
bagnava correvano sciolte in acqua, o se l’acqua congelata formava le
di
lei gambe, come ancora il bere ch’ella fece dell’
non si bevesse parte della mano. Dopo queste scipitezze allora assai
di
moda parte il conte col servo, cangia la scena, e
ena della mal riuscita impresa ne parla all’amante con tutto l’impeto
di
una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’
mpeto di una cieca vendetta, e con tutta l’efficacia dell’amore tenta
di
tirarlo al suo partito. Il conte seco stesso dete
a regina. Nell’incontrarsi col conte Elisabetta si avvede dalla banda
di
doverle la vita, oltre alla potente inclinazione
e alla potente inclinazione che glielo raccomanda. Essex da’ moti del
di
lei volto si accorge esser ella la donatrice dell
ovimenti; pugna nell’una l’amore colla maestà, nell’altro la speranza
di
una fortuna brillante colla condizione di suddito
stà, nell’altro la speranza di una fortuna brillante colla condizione
di
suddito. Giornata II. Interessante è il secondo i
e rapita dalla propria debolezza, e del conte combattuto dall’ amore
di
Bianca e dalla speranza del possesso di una bella
conte combattuto dall’ amore di Bianca e dalla speranza del possesso
di
una bella regina. Ma questo punto dell’azione vie
r males quite el horror de ser mios. Il conte prende l’occasione
di
scoprirsi amante della regina, parlandole sotto i
occasione di scoprirsi amante della regina, parlandole sotto il no me
di
Laura e glossando questi versi. La regina riprend
idezza dell’amante che si discolpa col rispetto; entrambi fanno pompa
di
acutezze là dove era da svilupparsi una tenerezza
ai interessante e vivace. Il conte animato in tal guisa è in procinto
di
scoprirsi amante, quando comparisce Bianca colla
, il conte comincia a dichiararsi; ma Elisabetta furiosa rivestendosi
di
tutto il terrore della sovranità irritata, “a me,
, l’altro abbattuto e stordito. Bianca intanto si appiglia al partito
di
palesare alla regina tutta la storia de’ suoi amo
ra 104. Reg. Io! . . . Gelosa io non son: mi offende il dubbio. Ma
di
un vassallo pur fingi un momento Presa chi regn
luci, il sangue berne, Strapparle il cor, incenerir l’audace? (Ah!
di
me mi scordai!) Bianca, to gelosa Mi finsi, e f
tra è arrestato. Giornata III. Essex è convinto dagl’ indizj evidenti
di
alto tradimento; egli per sua difesa altro non di
j evidenti di alto tradimento; egli per sua difesa altro non dice che
di
essere innocente; è condannato a perdere la testa
di essere innocente; è condannato a perdere la testa. Il conte prima
di
morire chiede di parlare a Bianca; gli è negato;
nte; è condannato a perdere la testa. Il conte prima di morire chiede
di
parlare a Bianca; gli è negato; altro non potendo
negato; altro non potendo le scrive una lettera, incaricando al servo
di
consegnarla poichè egli sarà morto. Ma la regina
l concedersi a’ rei che veggono la faccia del sovrano. Nega la regina
di
altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo
. Nega la regina di altro potere a suo prò dopo avergli dato il mezzo
di
fuggire. Sdegna il conte di fuggire, getta la chi
tere a suo prò dopo avergli dato il mezzo di fuggire. Sdegna il conte
di
fuggire, getta la chiave nel fiume sottoposto all
a, cerchi nuova guisa da soddisfare al suo debito. La regina risponde
di
più non potere, ed estremamente addolorata, ma co
servo per curiosità la lettera scritta dal conte a Bianca; scopre il
di
lei delitto e l’innocenza del padrone, e la porta
a volta tutti i ribelli. La lettera termina con un consiglio a Bianca
di
desistere dall’impresa di vendicarsi della regina
a lettera termina con un consiglio a Bianca di desistere dall’impresa
di
vendicarsi della regina, aggiugnendo, Mira que
della regina per lo più sobrie e convenienti all’evento tragico ed al
di
lei carattere, mal grado di non pochi difetti, da
ie e convenienti all’evento tragico ed al di lei carattere, mal grado
di
non pochi difetti, danno fine a questo componimen
te d’Essex; ma nella dipintura del carattere del conte egli rimane al
di
sotto dell’originale. Nella favola Spagnuola Esse
. Nella favola Spagnuola Essex è un innamorato, tuttochè combatta nel
di
lui cuore l’ambizione e l’amore; ma eroicamente d
Bianca la vita per non iscoprirla, e soggiace alla morte colla taccia
di
traditore. Nella tragedia Francese egli comparisc
li comparisce mattamente innamorato, e, come ben dice il conte Pietro
di
Calepio, muore più per disperazione che per grand
no si propaga e si diffonde in tutti i sensi per la nazione. La corte
di
Filippo IV si empì di verseggiatori che produsser
fonde in tutti i sensi per la nazione. La corte di Filippo IV si empì
di
verseggiatori che produssero a gara un gran numer
ippo IV si empì di verseggiatori che produssero a gara un gran numero
di
favole. Talora si videro tre autori occupati al l
gran numero di favole. Talora si videro tre autori occupati al lavoro
di
una sola commedia, dividendosene gli atti; ond’è
tal guisa. Una ne avea io divenuta rarissima intitolata la Bathasara,
di
cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guev
sara, di cui il primo atto appartiene a Luis Velez de Guevara, autore
di
molte altre commedie allora stimate morto nel 164
disgusta della propria professione e della vita passata nel più bello
di
una rappresentazione in Valenza, va a servir Dio
mente. Nell’atto del Guevara si vede alla prima la dipintura naturale
di
un teatro Spagnuolo qual era a quei tempi. Esce a
teatro Spagnuolo qual era a quei tempi. Esce ad affiggere il cartello
di
una nuova commedia un servo della compagnia detta
gere il cartello di una nuova commedia un servo della compagnia detta
di
Eredia commediante famoso di quel tempo che n’era
commedia un servo della compagnia detta di Eredia commediante famoso
di
quel tempo che n’era il capo. Si figura che tal c
platea (costume non ancora deposto da’ commedianti) facendo la parte
di
Rosa Solimana. Nel meglio del recitare si distrae
e che rappresenta. Al fine rapita da un santo entusiasmo dice a vista
di
tutti, Afuera galas del mundo, afuera ambici
loro perdite, e termina l’atto. Il secondo contiene la vita penitente
di
Baltassarra, le preghiere e le lagrime di un suo
contiene la vita penitente di Baltassarra, le preghiere e le lagrime
di
un suo amante, i tentativi del demonio per distor
mmamente stravagante, e la condotta difettosissima. Di ciò può servir
di
esempio quella che intitolò los Aspides de Cleopa
n pessimo stile colla solita trasgressione d’ogni regola, e mescolata
di
buffonerie arlecchinesche, la quale anche a quest
e anche a questi tempi si vede comparir sulle scene. Ma egli è autore
di
varie favole non dispregevoli nel genere comico c
è autore di varie favole non dispregevoli nel genere comico chiamato
di
spada e cappa. In quella intitolata Entre bovos a
pada e cappa. In quella intitolata Entre bovos anda el juego, è degno
di
notarsi un carattere comico di un Toledano chiama
ata Entre bovos anda el juego, è degno di notarsi un carattere comico
di
un Toledano chiamato Don Lucas del Cigarral accon
te dipinto. Vedasene uno squarcio tratto dalla relazione che ne fa il
di
lui servo, da noi tradotto con fedeltà, Don Lu
rno Casato non vien già dalla famiglia, Ma da una macchia, o nido
di
cicale Da lui piantato, è un cavaliere scarmo,
i piantato, è un cavaliere scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo
di
busto, Lunghissimo di gambe, che ha le mani P
re scarmo, Gracile, macilento, Cortissimo di busto, Lunghissimo
di
gambe, che ha le mani Più ruvide di quelle de’
tissimo di busto, Lunghissimo di gambe, che ha le mani Più ruvide
di
quelle de’ villani; I piedi lunghi, bassi al co
I piedi lunghi, bassi al collo e piatti Come hanno l’oche, e pien
di
nodi e calli. Goffo un poco, un pò calvo, verdi
calvo, verdinero Più che poco, e ancor più schifoso e sozzo, Più
di
quaranta volte molto porco. Se canta la mattina
. Mangia come un studente, Beve come un Tedesco, Come un signor
di
mille cose chiede, Cinguetta al pari d’un ben g
llo. Questa dipintura, oltre all’essere ben graziosa, ha il merito
di
prevenire l’uditorio sul carattere del protagonis
protagonista. Il poeta con altre pennellate ancora avviva il ritratto
di
Don Luca. Fa che egli imponga che nel passare Isa
tradotta la lettera che le scrive, la quale spira tutta la gentilezza
di
Don Luca: Sorella, io possiedo seimila e quaranta
ilezza di Don Luca: Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati
di
rendita di un maggiorato, e se non ho figli, vien
on Luca: Sorella, io possiedo seimila e quarantadue ducati di rendita
di
un maggiorato, e se non ho figli, viene ad essere
inchè io viva, voi non dovete essere nè veduta nè udita. Nell’osteria
di
Torrejoncillo vi attendo; venite subito, che i te
ncillo vi attendo; venite subito, che i tempi correnti non permettono
di
aspettar molto nelle osterie. Dio vi guardi, e vi
. Dio vi guardi, e vi dia più figliuoli che a me. Un’ altro bel colpo
di
pennello riceve il ritratto da un altro suo fogli
a un altro suo foglio portato dal nominato cugino. Contiene una carta
di
quitanza così dettata: Ho ricevuto da Don Antonio
ha da essere mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi, alta
di
persona, di pelo nero, e pulcella nelle fattezze.
e mia moglie, con suoi contrassegni buoni o cattivi, alta di persona,
di
pelo nero, e pulcella nelle fattezze. E la conseg
gnerò tale e quanta ella è, sempre che mi sarà domandata in occasione
di
nullità o divorzio. In Toledo a’ 4 di settembre d
mi sarà domandata in occasione di nullità o divorzio. In Toledo a’ 4
di
settembre del 1638. Don Luca Cigarral. In consegu
eri caminando verso Toledo pernottano in Illescas nell’atto II. Degno
di
lui nell’ atto III che si rappresenta in Cabañas,
no di lui nell’ atto III che si rappresenta in Cabañas, è il pensiero
di
far maritare Isabella col suo cugino per vendicar
ne non offende l’unità richiesta; il tempo si stende oltre il confine
di
un giorno, ma non tanto che la favola ne divenga
eccetto nel dialogo degl’ innamorati; perchè allora i poeti credevano
di
cader nel basso, nel famigliare, nel triviale, se
essi con semplicità e naturalezza. Seguace, ammiratore e quasi alunno
di
Lope de Vega fu Giovanni Perez de Montalbàn nato
issime commedie dell’istesso Lope si rappresentano, havvene più d’una
di
Montalbàn che si ripete quasi in ogni anno in Mad
dona de Galicia, e los Amantes de Teruel. La Lindona. Una mescolanza
di
avventure tragiche e comiche, di persone reali, b
Teruel. La Lindona. Una mescolanza di avventure tragiche e comiche,
di
persone reali, basse e mediocri, un cumolo di fat
ure tragiche e comiche, di persone reali, basse e mediocri, un cumolo
di
fatti che formano anzi un romanzo che un dramma,
nzi un romanzo che un dramma, in cui nell’atto I interviene Sancio re
di
Castiglia, e nell’atto II l’azione segue sotto il
cio re di Castiglia, e nell’atto II l’azione segue sotto il regno del
di
lui successore Ferdinando, rendono mostruosa ques
rendono mostruosa questa favola che prende il nome da una Rica-Fembra
di
Galizia. Due cose secondo me l’hanno fatta conser
izia. Due cose secondo me l’hanno fatta conservare sul teatro ad onta
di
tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo
ul teatro ad onta di tante stravaganze, cioè il carattere vendicativo
di
questa dama che parla nel proprio dialetto Galizi
izzarria e fierezza raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia
di
Linda vestita di pelli e cresciuta senza saper pa
za raccomandata dalla beltà; e la bellezza selvaggia di Linda vestita
di
pelli e cresciuta senza saper parlare e che si va
a senza saper parlare e che si va sviluppando a poco a poco per mezzo
di
una tenera simpatia che le inspira la veduta di u
poco a poco per mezzo di una tenera simpatia che le inspira la veduta
di
un giovane principe. Linda viene indi conosciuta
di un giovane principe. Linda viene indi conosciuta per la figliuola
di
Lindona che ella avea gittata in mare per vendica
dona che ella avea gittata in mare per vendicarsi del principe Garzia
di
lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terr
arzia di lei padre. Los Amantes de Teruel. In questa terra del regno
di
Aragona corre una tradizione degli amori infelici
terra del regno di Aragona corre una tradizione degli amori infelici
di
due amanti virtuosi morti di dolore l’uno nell’ar
orre una tradizione degli amori infelici di due amanti virtuosi morti
di
dolore l’uno nell’arrivar ricco per isposare la s
el impresso in Valenza nel 1617, e poi Montalbàn ne compose il dramma
di
cui parliamo. Malgrado de i difetti consueti l’az
. Ferdinando altro amante d’Isabella mal noto e mal gradito, ed Elena
di
lei cugina ed occulta amante di Diego formano gli
ella mal noto e mal gradito, ed Elena di lei cugina ed occulta amante
di
Diego formano gli ostacoli della loro felicità. I
lla la destina ad un ricco, e Ferdinando è tale, essendo Diego povero
di
beni e pieno solo di virtù e di valore. L’uno e l
ricco, e Ferdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo
di
virtù e di valore. L’uno e l’altro nell’atto I la
rdinando è tale, essendo Diego povero di beni e pieno solo di virtù e
di
valore. L’uno e l’altro nell’atto I la chiedono i
erchè è tale, ed al ricco per non dispiacere al povero valoroso degno
di
miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un a
di miglior fortuna. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè
di
permettergli di sperare la mano della figliuola n
na. Diego si avvisa d’implorare un altro favore, cioè di permettergli
di
sperare la mano della figliuola nel caso ch’egli
ergli di sperare la mano della figliuola nel caso ch’egli migliorasse
di
fortuna; ed a tale effetto chiede che destini uno
itare sotto Carlo V che muove contro Solimano. Nell’atto II i maneggi
di
Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le let
II i maneggi di Elena fanno sì che per due anni e mezzo nè le lettere
di
Diego giungano alla cugina, nè quelle di lei sian
e anni e mezzo nè le lettere di Diego giungano alla cugina, nè quelle
di
lei siano a Diego consegnate. In oltre per abbatt
na, nè quelle di lei siano a Diego consegnate. In oltre per abbattere
di
un colpo la costanza d’Isabella si fa venire un f
sabella si fa venire un finto soldato colla falsa notizia della morte
di
Diego, che riduce agli estremi la vita d’Isabella
nza indebolirne la passione. Dall’altra parte Diego ha fatti prodigii
di
valore, ha salvata la vita all’imperadore, si è f
i è fatto ammirare nella Goletta, è stato il primo a montare sul muro
di
Tunisi; ma sempre sfortunato si trova tuttavia po
overo. Disperato si vuole ammazzare; giugne all’imperadore la notizia
di
quel trasporto; ne intende le avventure ed i meri
ella propria compagnia; gli assegna tremila scudi annui sulle rendite
di
Teruel per mantenersi, e gliene dà altri quattrom
se del viaggio. Non può disporsi Isabella a sposar Ferdidinando prima
di
compiersi lo spazio accordato al creduto morto su
do prima di compiersi lo spazio accordato al creduto morto suo amante
di
tre anni e tre giorni. Nell’atto III scorso quest
marito. L’ affretta a partire. Tradurrò esattamente qualche squarcio
di
questa scena. Vieni tu con salute? dice Isabella.
o! non è più tempo Di rammentar quel che obbliare è forza! Die. E
di
che è tempo? Isa: Di pensar ch’è questa L’ult
e invano Volli oppormi al destin; minaccia il padre; Donna, priva
di
te, figlia, obedisco. E infin . . . . deggio pu
dalla piena degli affetti non resiste a quest’ ultimo colpo, e spira
di
puro dolore, cagionando colla sua morte quella d’
quella d’ Isabella che gli muore accanto. La relazione ch’ella prima
di
spirare fa della morte del suo amante al marito,
h’ella prima di spirare fa della morte del suo amante al marito, e le
di
lei estreme querele mal corrispondono alla scena
a patetica e naturale che abbiam tradotta, essendo il rimanente pieno
di
arguzie, sofisticherie, sciapitezze e concettuzzi
ata nel fior degli anni suoi. Uno degli scrittori più fecondi e pieni
di
sfrenata fantasia fu Fr. Gabriel Tellez di Madrid
ittori più fecondi e pieni di sfrenata fantasia fu Fr. Gabriel Tellez
di
Madrid religioso di S. Maria della Mercede morto
pieni di sfrenata fantasia fu Fr. Gabriel Tellez di Madrid religioso
di
S. Maria della Mercede morto circa il 1650. Le su
finto nome del maestro Tirsi de Molina. Egli accumulava gli accidenti
di
tal sorte che oltrepassava gli eccessi de’ suoi c
Spagne al Perù con somma leggerezza. Il teatro odierno non parmi che
di
questo frate rappresenti altra favola se non el B
a favola se non el Burlador de Sevilla, per altro titolo il Convitato
di
pietra. Niuno ignora la fortuna di questa stravag
lla, per altro titolo il Convitato di pietra. Niuno ignora la fortuna
di
questa stravagantissima composizione. In Ispagna
ttanto il Goldoni. Il dramma originale del frate ha trionfato per più
di
cento anni su tanti teatri, e si riproduce da’ ba
tanti teatri, e si riproduce da’ ballerini pantomimi, ad onta del re
di
Napoli che esce col candeliere alla mano a i grid
mano a i gridi d’ Isabella vituperata e ingannata da uno sconosciuto,
di
tante amorose avventure di Don Giovanni, de i di
vituperata e ingannata da uno sconosciuto, di tante amorose avventure
di
Don Giovanni, de i di lui duelli, della statua ch
da uno sconosciuto, di tante amorose avventure di Don Giovanni, de i
di
lui duelli, della statua che parla e camina, che
re, che gli stringe la mano e l’uccide. Giambatista Diamante è autore
di
varie favole, alcune delle quali sino a’ giorni n
quali sino a’ giorni nostri si sono conservate in teatro, e nel giro
di
ciascun anno costantemente vi compariscono. Ogni
e vi compariscono. Ogni prima Dama del teatro Spagnuolo per far pompa
di
abilità apprende a rappresentar la di lui Judia d
teatro Spagnuolo per far pompa di abilità apprende a rappresentar la
di
lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al re
ppresentar la di lui Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno
di
Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni p
i Judia de Toledo. L’argomento appartiene al regno di Alfonso VIII re
di
Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore
Alfonso VIII re di Castiglia che per sette anni perseverò nell’amore
di
una Ebrea Toledana chiamata nelle cronache nazion
cronache nazionali Fermosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de i
di
lei fatti un poema di 76 ottave intitolato la Raq
rmosa. Don Luis de Ulloa y Pereyra compose de i di lei fatti un poema
di
76 ottave intitolato la Raquel che si trova inser
sovrano, prosiegue col reciproco innamoramento, e termina colla morte
di
Rachele per mano de’ Castigliani sollevati. Le st
verità che si osserva nella dipintura delle passioni e de’ caratteri
di
Rachele innamorata e ambiziosa e di Alfonso accec
ra delle passioni e de’ caratteri di Rachele innamorata e ambiziosa e
di
Alfonso accecato dall’amore. Traluce agli occhi c
dice, delle vostre ragioni per persuadere; e quando mai, aggiugne, il
di
lui sdegno confondesse il mio discorso, Yo har
tro Cornelio ne trasse alcuni pensieri. A lui debbe questo sentimento
di
Chimene, Je sai que je suis fille, & que m
po IV. Egli compose almeno centoventi commedie oltre a un gran numero
di
prologhi o loas, delle quali una gran parte sino
numero di prologhi o loas, delle quali una gran parte sino a’ nostri
di
continua a rappresentarsi, e secondo l’apparenza
717, che contengono settantadue auti sacramentali. Ma il numero tanto
di
questi che delle commedie apparisce molto maggior
aggiore perchè gliene attribuirono altre non sue per accreditarle col
di
lui nome. Di questo celebre commediografo variame
più celebri drammatici Spagnuoli, per sostituir Ioro un merito ideale
di
altri oscuri scrittori, declamò prolissamente con
declamò prolissamente contro le stravaganze, gli errori e l’ignoranza
di
Calderon. Senza dubbio questo poeta (per accennar
nza dubbio questo poeta (per accennarne alcuna cosa in generale prima
di
scendere alle particolarità di qualche sua favola
cennarne alcuna cosa in generale prima di scendere alle particolarità
di
qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o al
le prima di scendere alle particolarità di qualche sua favola) mostrò
di
non conoscere, o almeno non si curò di praticare
di qualche sua favola) mostrò di non conoscere, o almeno non si curò
di
praticare veruna delle regole che è più difficil
a ignorare che sapere: non separò mai il tragico dal comico: pensando
di
mostrare acutezza nell’elevar lo stile si perdè,
bbellì i vizj (errore sopra ogni altro inescusabile), e diede aspetto
di
virtù alle debolezze: fece alcun componimento di
le), e diede aspetto di virtù alle debolezze: fece alcun componimento
di
mal esempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovent
mento di mal esempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori
di
mitologia, di storia, di geografia. Ma Calderòn e
sempio, come el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia,
di
storia, di geografia. Ma Calderòn ebbe una immagi
e el Galàn sin Dama: cadde sovente in errori di mitologia, di storia,
di
geografia. Ma Calderòn ebbe una immaginazione pro
facilità ed eleganza: seppe interessare gli spettatori con una serie
di
evenimenti inaspettati che producono continuament
i duellisti mercè del piacevole pennello del Cervantes, i personaggi
di
Calderon rassembrano tutti Rodomonti o Pentesilee
e erranti; ma era cosa comune al suo tempo che un cavaliere prendesse
di
notte le sue armi, andasse in ronda sospirando so
a della sua bella, e si battesse con chi passava. Per giudicar dritto
di
un autor comico, non basta intender l’arte, ma co
comico, non basta intender l’arte, ma conviene saper trasportarsi al
di
lui secolo. I generi scenici da lui coltivati fur
llegorico degli auti sacramentali, le favole istoriche, e le commedie
di
spada e cappa. Quanto agli auti sembra ch’egli no
voco meschino alle croci del Calvario e alla calle de las Tres-Cruces
di
Madrid. Con simile equivoco si dice che la Samari
smo intervengono in un medesimo auto personaggi divini e umani divisi
di
paesi e di tempi, come la Trinità, il demonio, Sa
ngono in un medesimo auto personaggi divini e umani divisi di paesi e
di
tempi, come la Trinità, il demonio, San Paolo, Ad
e che questo personaggio per concedergliela voglia sentirne l’avviso
di
Mosè, Giobbe, Davide e Geremia, i quali affermano
a, i quali affermano che egli la meriti per lo quarto del Padre; dopo
di
che il Mondo si determina a dare a Cristo la Croc
a Graziosa, che corrisponde alle nostre Servette o Buffe, in presenza
di
Theos che è Gesù Cristo venuto su di una nave a r
re Servette o Buffe, in presenza di Theos che è Gesù Cristo venuto su
di
una nave a redimere il mondo, dice del mare, .
icha suma Que el chocolate hiciera tanta espuma 108. Ma è inutile
di
più trattenersi su gli auti sacramentali banditi
producevano le interpretazioni arbitrarie e gli arzigogoli poetici su
di
così gran Mistero, e per l’indecenza di vedersi s
e e gli arzigogoli poetici su di così gran Mistero, e per l’indecenza
di
vedersi sulla scena una Laide rappresentar da Mar
rati ed apparenze senza numero, e si stravolge il bellissimo episodio
di
Olinto e Sofronia di Torquato Tasso: la Aurora en
za numero, e si stravolge il bellissimo episodio di Olinto e Sofronia
di
Torquato Tasso: la Aurora en Copacavana che a ste
sa i Peruviani son dipinti a capriccio, e la storia dello scoprimento
di
Pizzaro v’è adulterata ed involta in miracoli ed
aire, el Tetrarca de Jerusalèn, la Niña de Gomes Arias. Sotto il nome
di
Hija del aire (figlia dell’aria) Calderon, non al
nti che il nostro Muzio Manfredi, pubblicò due favole sulle avventure
di
Semiramide. Nella prima ne dimostrò la prima giov
selvaggia avuta ne’ monti, le sue nozze con Mennone indi con Nino re
di
Assiria. Nella seconda trattò del di lei regno do
zze con Mennone indi con Nino re di Assiria. Nella seconda trattò del
di
lei regno dopo la morte di Nino, della maniera co
no re di Assiria. Nella seconda trattò del di lei regno dopo la morte
di
Nino, della maniera come tolse il freno del gover
come tolse il freno del governo al figliuolo inetto per regnare colle
di
lui spoglie virili, e della di lei morte. Nell’un
al figliuolo inetto per regnare colle di lui spoglie virili, e della
di
lei morte. Nell’una e nell’ altra è dipinto vivac
lei morte. Nell’una e nell’ altra è dipinto vivacemente il carattere
di
questa regina straordinaria piena di valore e di
dipinto vivacemente il carattere di questa regina straordinaria piena
di
valore e di ambizione; ma nella seconda sono gli
cemente il carattere di questa regina straordinaria piena di valore e
di
ambizione; ma nella seconda sono gli evenimenti a
chiamare il concorso. El Tetrarca de Jerusalèn contiene le avventure
di
Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle
ene le avventure di Marianna ed Erode, ed è forse la più famosa delle
di
lui rappresentazioni istoriche e quella che più s
oni istoriche e quella che più spesso ho veduta riprodursi sul teatro
di
Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Mar
sul teatro di Madrid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna
di
una predizione di un astrologo, che ella perirebb
rid. La favola si aggira sul timore che ha Marianna di una predizione
di
un astrologo, che ella perirebbe preda di un gran
Marianna di una predizione di un astrologo, che ella perirebbe preda
di
un gran mostro, e che Erode col pugnale che sempr
lla persona da lui più amata. Risaltano in questa favola il carattere
di
Marianna virtuosa quanto bella, a quello di Erode
uesta favola il carattere di Marianna virtuosa quanto bella, a quello
di
Erode geloso ed amante. Nell’atto I Erode tenta d
quello di Erode geloso ed amante. Nell’atto I Erode tenta dissipare i
di
lei timori riguardo al mostro, e perchè non abbia
alemme città marittima. Ma questo ferro fatale va a cadere appunto su
di
un uomo che a nuoto tenta falvarsi da un naufragi
naufragio, e questi è Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso
di
Marcantonio contro di Ottaviano. É condotto quest
Tolomeo suo capitano da lui mandato in soccorso di Marcantonio contro
di
Ottaviano. É condotto questo Tolomeo col pugnale
pugnale fitto nel corpo e prima che spiri fa un racconto del trionfo
di
Ottaviano e dell’armata Ebrea distrutta dalla tem
iano e dell’armata Ebrea distrutta dalla tempesta. Ma egli a dispetto
di
un pugnale che l’ha trafitto vuol ciò riferire in
e che l’ha trafitto vuol ciò riferire in settantacinque versi ripieni
di
concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi
to vuol ciò riferire in settantacinque versi ripieni di concettuzzi e
di
circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di C
ieni di concettuzzi e di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro
di
Cleopatra lavorato di avorio e coralli, il mare d
di circostanze inutili, entrandovi il bucentoro di Cleopatra lavorato
di
avorio e coralli, il mare divenuto Nembrot de’ ve
e’ venti che pone monti sopra monti e città sopra città, la tavola su
di
cui si salva Tolomeo fatta delfino impietosito, i
ta errante, che corre la sfera dell’ aria contro l’umano vascello del
di
lui corpo. Un poeta più sobrio avrebbe ad un mori
poeta più sobrio avrebbe ad un moribondo risparmiato almeno sessanta
di
questi versi ed un pajo di dozzine di pensieri st
d un moribondo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo
di
dozzine di pensieri stravaganti. Tout ce qu’on
ndo risparmiato almeno sessanta di questi versi ed un pajo di dozzine
di
pensieri stravaganti. Tout ce qu’on dit de tro
t. Intanto Ottaviano in Menfi per alcune carte comprende i disegni
di
Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperado
ende i disegni di Erode. E quali sono? Aspirare a divenire imperadore
di
Roma. È una ipotesi troppo inverisimile per accre
imile per accreditar le situazioni che seguono, che un Idumeo signore
di
una parte della Palestina nel tempo che contendev
tempo che contendevano Ottaviano e Marcantonio, concepisca il disegno
di
farsi padrone di Roma. Ottaviano tralle carte nom
evano Ottaviano e Marcantonio, concepisca il disegno di farsi padrone
di
Roma. Ottaviano tralle carte nominate appartenent
to della bella Marianna, e gli vien dato ad intendere essere immagine
di
una bellezza estinta. Il poeta riconduce lo spett
l poeta riconduce lo spettatore a Gerusalemme ad ascoltare un dialogo
di
Marianna ed Erode che aringano ed argomentano a v
si figura il Tetrarca fatto prigioniero, ed è condotto alla presenza
di
Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto di Maria
è condotto alla presenza di Ottaviano, che ha nelle mani il ritratto
di
Marianna. Erode s’ingelosisce; Ottaviano lo minac
ttaviano lo minaccia e rimprovera, e gli volge le spalle; Erode tenta
di
ammazzarlo col suo pugnale. Per render verisimile
Ottaviano. Il pugnale tolto dalla percossa immagine rimane in potere
di
Ottaviano, ed Erode è condotto a una torre per as
possesso ancor dopo che egli sarà morto, ed in una lettera ordina la
di
lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo a
ordina la di lei morte, e la manda a Tolomeo. Per un intrigo amoroso
di
una damigella questa lettera passa nelle mani del
tenuto. Le sue giuste querele sono patetiche ma confuse in un mucchio
di
espressioni fantastiche. È notabile la situazione
se in un mucchio di espressioni fantastiche. È notabile la situazione
di
Marianna dopo la lettura della lettera. La tormen
o III passa in Gerusalemme. Marianna si presenta ad Ottaviano coperta
di
un velo e domanda la vita del consorte. Non vuole
no escuchas? Ottaviano convinto da tal detto si arresta, ma ricusa
di
ascoltarla prima che discopra il suo volto. Maria
ata, e nobilmente dilegua anche ogni sospetto svegliato in Erode da i
di
lei ritratti. Erode vuol mostrare la sua gratitud
ol sapere la sorgente, e Marianna gli rimprovera l’ ordine dato della
di
lei morte, mostrandogli il di lui foglio. Molti p
nna gli rimprovera l’ ordine dato della di lei morte, mostrandogli il
di
lui foglio. Molti pensieri patetici ed energici s
i foglio. Molti pensieri patetici ed energici si trovano sparsi nelle
di
lei querele; ma sono frammischiati a varie impert
i lei querele; ma sono frammischiati a varie impertinenze pedantesche
di
quel tempo. Ella si ritira al suo appartamento pe
arvi. Intende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve
di
andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa u
ende Ottaviano la strettezza in cui vive Marianna, e risolve di andar
di
notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamor
olve di andar di notte a vederla. Quì Ottaviano diventa un innamorato
di
spada e cappa che si accinge ad un’ avventura not
e poi lo lasciò in potere della stessa Marianna. Egli in fatti entra
di
notte nelle di lei stanze con poco decoro della m
ò in potere della stessa Marianna. Egli in fatti entra di notte nelle
di
lei stanze con poco decoro della maestà e con ris
disce, vuol torglielo a forza; ella minaccia d’ammazzarsi col pugnale
di
Erode che Ottaviano porta al fianco. Non è questa
tutta comica e indecente contraria alla verisimiglianza ed al decoro
di
questi personaggi? Ottaviano si arresta, ella fug
nto l’Ottaviano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno
di
tentar di parlare a Marianna; si maraviglia de’ f
viano del resto della favola? Il Tetrarca viene col disegno di tentar
di
parlare a Marianna; si maraviglia de’ fregi donne
ede del suo pugnale che era rimasto in potere dell’imperadore; ode la
di
lui voce e quella di Marianna; sente tutta la sua
he era rimasto in potere dell’imperadore; ode la di lui voce e quella
di
Marianna; sente tutta la sua gelosia; imbatte in
influsso. Ed in ciò ancora è da riprendersi il poeta; perchè in vece
di
prefiggersi l’insegnamento di una verità, cioè ch
da riprendersi il poeta; perchè in vece di prefiggersi l’insegnamento
di
una verità, cioè che le passioni sfrenate e la pa
ese Tristano avesse tolto l’argomento della sua Marianna dal Tetrarca
di
Gerusalemme. Ma che mai trovò egli di rassomiglia
della sua Marianna dal Tetrarca di Gerusalemme. Ma che mai trovò egli
di
rassomigliante nella condotta della tragedia fran
rusalemme a Menfi e da Menfi a Gerusalemme, la cura puerile del poeta
di
accreditar l’errore volgare dell’influsso? Ben pe
colo il Francese e lo Spagnuolo in valersi dell’argomento della morte
di
Marianna e della gelosia di Erode riferita dall’E
olo in valersi dell’argomento della morte di Marianna e della gelosia
di
Erode riferita dall’Ebreo Flavio Giuseppe, e ne f
, e ne formò una tragedia regolare recitata con tale applauso in casa
di
Sebastiano Erizzo, che quando volle ripetersi nel
sa di Sebastiano Erizzo, che quando volle ripetersi nel ducal palazzo
di
Ferrara, la calca che vi accorse ne impedì la rap
se ne impedì la rappresentanza. E chi non vede quanto più la Marianna
di
Tristano rassomigli a quella del Dolce, il quale
lche languidezza ed espressione troppo famigliare, formò con giudizio
di
quella storia una vera tragedia regolare ed inter
una vera tragedia regolare ed interessante? Ma siccome non dubitiamo
di
affermare che il Dolce per invenzione ed arte di
iccome non dubitiamo di affermare che il Dolce per invenzione ed arte
di
tanto precedè, e vinse il Francese e lo Spagnuolo
on osando abbandonar la storia, non migliorò quanto dovea i caratteri
di
Marianna e di Erode; là dove a mio avviso Caldero
ndonar la storia, non migliorò quanto dovea i caratteri di Marianna e
di
Erode; là dove a mio avviso Calderon dipinse più
là dove a mio avviso Calderon dipinse più vivacemente il geloso furor
di
Erode, e rendè più interessante il carattere di M
mente il geloso furor di Erode, e rendè più interessante il carattere
di
Marianna amante, offesa, virtuosa, sensibile e gr
’ Italiano nello scioglimento produsse assai meglio l’effetto tragico
di
quello che fece lo Spagnuolo colla morte di Maria
meglio l’effetto tragico di quello che fece lo Spagnuolo colla morte
di
Marianna seguita all’oscuro per un equivoco mal c
tutta evidenza fatto conoscere al geloso il suo inganno e l’innocenza
di
Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la det
i Marianna. La Niña de Gomes Arias contiene la detestabile dipintura
di
un soldato discolo colpevole di più delitti, e se
ias contiene la detestabile dipintura di un soldato discolo colpevole
di
più delitti, e segnatamente di tradire tutte le s
intura di un soldato discolo colpevole di più delitti, e segnatamente
di
tradire tutte le semplici donzelle che le prestan
sabella, si permise che vivessero alcuni Mori come tributarj, i quali
di
tempo in tempo calavano al piano e rendevano schi
a in una casa dove dimora l’istesso Gomes suo traditore. Questi pensa
di
menar via un’ altra donzella di quella casa, e pe
sso Gomes suo traditore. Questi pensa di menar via un’ altra donzella
di
quella casa, e per errore porta seco la stessa Do
dosi nel medesimo luogo dove l’abbandonò la prima volta, cioè a vista
di
Benamexi città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia,
di Benamexi città de’ Mori. Dispettoso l’oltraggia, l’ ingiuria, vuol
di
nuovo abbandonarla. Piagne la meschina, domanda l
no prende una risoluzione più barbara, e facendo segno a’ Mori tratta
di
venderla. Meritano di notarsi le querele di Dorot
one più barbara, e facendo segno a’ Mori tratta di venderla. Meritano
di
notarsi le querele di Dorotea, mal grado de’ fred
endo segno a’ Mori tratta di venderla. Meritano di notarsi le querele
di
Dorotea, mal grado de’ freddi concetti che le det
va Se mi fè un folle amor, libera io nacqui? Di qual barbaro mai,
di
qual selvaggio Tanta infamia si udì? Quella che
ì? Quella che amasti, Nè vo’ già dir la sposa tua, tu stesso Meni
di
un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendich
u stesso Meni di un altro in braccio? Il giusto cielo Mi vendichi
di
te: l’aria ti manchi, Ti nieghi il sol la luce,
co? Oimè, ben mio, Mio sposo, mio signor, tua schiava io sono, Fa
di
me quel che vuoi. Ma se ti offesi, Se nel tuo s
to e giuro Obbliarla per sempre ed in un chiostro Girmi a chiuder
di
quì, dove co’ voti Dal ciel t’implorerò giorni
rore Di sua casa salii, che vi ritorno I suoi dubbj a calmar, che
di
mio padre L’ira io fuggia, tu lei salvar creden
erirti è vano Per quel che sono, a quel che fui deh pensa. Nacqui
di
nobil padre, il sai, da lui Amata mi vedesti, e
esta rupe Già scende il Cagnerì 113 . . . Signor, mio bene, Pietà
di
me, pietà di te: rientra In te stesso per te: c
ià scende il Cagnerì 113 . . . Signor, mio bene, Pietà di me, pietà
di
te: rientra In te stesso per te: cangi il penti
i liberata dalle armi della regina Isabella, la quale informata delle
di
lei avventure, ed avuto in suo potere lo spietato
o in suo potere lo spietato Arias, decreta ch’egli risarcisca l’onore
di
Dorotea sposandola ed indi perda la testa su di u
li risarcisca l’onore di Dorotea sposandola ed indi perda la testa su
di
un palco. Ognuno vede che questo atroce misfatto
oce misfatto è quell’istesso che commise un mostro Inglese in persona
di
una Garaiba, la quale oltre all’avergli dato il c
i una Garaiba, la quale oltre all’avergli dato il cuore e il possesso
di
se stessa, gli avea di più salvata la vita. L’uom
oltre all’avergli dato il cuore e il possesso di se stessa, gli avea
di
più salvata la vita. L’uomo ingrato in ricompensa
nella Barbata, vendè la sua liberatrice. Se l’argomento della favola
di
Calderon è finto, egli immaginò quel che eseguì i
e antiche leggende Spagnuole si rinviene eziandio questa spietatezza (
di
che lascio a’ nazionali la cura d’investigarlo),
se quel che già avea eseguito uno Spagnuolo. Ma il merito particolare
di
Calderon non si appalesa nelle favole istoriche o
venta turgido, pedantesco, puerile. Egli trionfa nelle commedie dette
di
spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori
te di spada e cappa, presentando a’ sagaci osservatori un gran numero
di
situazioni interessanti, colpi di teatro curiosi
’ sagaci osservatori un gran numero di situazioni interessanti, colpi
di
teatro curiosi disposti acconciamente, regolarità
aturale. Quindi è avvenuto che mentre le commedie dell’istesso Lope e
di
quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono
ope e di quasi tutti i suoi coetanei più non compariscono sulle scene
di
Madrid, vi si sostengono quelle di Calderon. Noi
i più non compariscono sulle scene di Madrid, vi si sostengono quelle
di
Calderon. Noi quì potremmo addurne diverse degne
sostengono quelle di Calderon. Noi quì potremmo addurne diverse degne
di
leggersi; ma ci contenteremo di quelle che più sp
oi quì potremmo addurne diverse degne di leggersi; ma ci contenteremo
di
quelle che più spesso si rappresentano, o che han
suo favorito, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità
di
parlarsi, di sposarsi e di fuggirsi via. Nell’ al
, e sapendone i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi,
di
sposarsi e di fuggirsi via. Nell’ altra un servo
i secreti toglie agli amanti l’opportunità di parlarsi, di sposarsi e
di
fuggirsi via. Nell’ altra un servo diventa la spi
una principessa da cui è occultamente amato. Egli ama una dama della
di
lei corte, e la principessa sa il di lui amore ma
e amato. Egli ama una dama della di lei corte, e la principessa sa il
di
lui amore ma non l’amata. Gl’ innamorati per comu
iscorso diverso dal secreto, del qual discorso però ogni prima parola
di
un verso s’intende diretta all’amante; di modo ch
orso però ogni prima parola di un verso s’intende diretta all’amante;
di
modo che raccogliendo in fine tutte le prime voci
ue opposizioni. Primieramente la prima voce da prendersi nella favola
di
Calderon è sempre il principio di un verso e non
rima voce da prendersi nella favola di Calderon è sempre il principio
di
un verso e non già di un periodo terminato. Di po
nella favola di Calderon è sempre il principio di un verso e non già
di
un periodo terminato. Di poi la lunghezza del dis
imile all’improvviso nel parlare, dovendosi fare due discorsi seguiti
di
materie differenti colle medesime parole. E se Ca
ue con tu dama hablaste, de que muy zelosa està. Ciascuna parola
di
questi quattro versi dee servire per prima parola
Ciascuna parola di questi quattro versi dee servire per prima parola
di
ogni verso del discorso generale indirizzato a tu
la di ogni verso del discorso generale indirizzato a tutti gli altri,
di
maniera che ciascuno di questi versi fornisce le
corso generale indirizzato a tutti gli altri, di maniera che ciascuno
di
questi versi fornisce le quattro prime parole de’
dad. Da ciò apparisce l’inverisimiglianza della pratica esecuzione
di
tal cifra parlando. V’è però la maniera di miglio
a della pratica esecuzione di tal cifra parlando. V’è però la maniera
di
migliorare tale artificio, per fuggir l’ inconven
bien dado. La commedia No ay burlas con el amor contiene i caratteri
di
due sorelle che si contrastano, Leonora sensibile
ente stoica, affettata. L’ostentazione dell’erudizione greca e latina
di
Beatrice c’induce a sospettare che Moliere ne ave
estaba è fondata (come la maggior parte delle Spagnuole) nel concorso
di
varj colpi di teatro. Ma ben notabile (e l’avvert
ta (come la maggior parte delle Spagnuole) nel concorso di varj colpi
di
teatro. Ma ben notabile (e l’avvertì anche M. Lin
) è la situazione delle prime scene, in cui Carlo si ricovera in casa
di
Flora per aver ammazzato un uomo ed è da Flora na
to un uomo ed è da Flora nascosto. Ella intende poi che l’ucciso è il
di
lei cugino, nè perciò lascia di proteggerlo e sal
o. Ella intende poi che l’ucciso è il di lei cugino, nè perciò lascia
di
proteggerlo e salvarlo. In questa favola Calderon
salvarlo. In questa favola Calderon non ha evitato il solito difetto
di
mescolare colle scurrilità le sagre cose. Il buff
nteresse. Ma nella sola favola los Empeños en seis horas, vi si trova
di
proposito racchiusa l’azione quasi nel tempo dell
ale angustia, non per osservar le regole prescritte, ma per desiderio
di
riuscire in una impresa allora forse reputata dif
allora forse reputata difficilissima. Di fatti egli si studiò sempre
di
ritrovare argomenti artificiosi e capaci di recar
tti egli si studiò sempre di ritrovare argomenti artificiosi e capaci
di
recar maraviglia, senza aver la mira a cercarli i
tiva. E che insegna quest’intrigo degl’ Impegni in sei ore? Per mezzo
di
un manto si prende senza verisimiglianza un equiv
diletto non debbe mai andar disgiunto dall’ insegnamento. Ma ad onta
di
tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruz
e mai andar disgiunto dall’ insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti
di
regolarità, di stile e d’ istruzione le favole di
giunto dall’ insegnamento. Ma ad onta di tanti difetti di regolarità,
di
stile e d’ istruzione le favole di Pietro Caldero
ta di tanti difetti di regolarità, di stile e d’ istruzione le favole
di
Pietro Calderon de la Barca contengono molti preg
cora in Ispagna, e trovarono traduttori ed imitatori in Francia prima
di
Moliere ed in Italia nel passato secolo. Che se a
non è concesso a tanti e tanti commediografi, bisogna dire che nelle
di
lui favole si nasconda un perchè, uno spirito att
uesto perchè, questo spirito elettrico che sfugge al tatto grossolano
di
certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo ch’eg
rito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori
di
Calderòn. Nel tempo ch’egli di tanti componimenti
tto grossolano di certi freddi censori di Calderòn. Nel tempo ch’egli
di
tanti componimenti arricchiva il teatro Castiglia
to, giusta il costume del secolo, scrisse varie commedie in compagnia
di
altri poeti, e non poche ne produsse solo, e chiu
n tre volumi, de’ quali il primo uscì in Madrid l’anno 1654; ma cessò
di
comporne tosto che fu iniziato negli ordini sacri
ascese. In generale questo scrittore usa della libertà spagnuola meno
di
Galderon, per lo più distendendosi la durata dell
ndendosi la durata dell’azione a pochi giorni. Ha parimente più copia
di
sali e più lepidezza, dipinge i caratteri con mag
ipinge i caratteri con maggior vivacità comica, ed hanno i suoi colpi
di
teatro più varietà. Se la moda e l’esempio non av
Marquès del Cigarral. Questo marchese è un ridicoloso vantatore pieno
di
una sognata nobiltà di cui pretende tirar l’origi
uesto marchese è un ridicoloso vantatore pieno di una sognata nobiltà
di
cui pretende tirar l’origine da Noè. M. Scarron l
la tradusse in Francia e l’intitolò Don Japhet; ma non contentandosi
di
ritenerne le grazie, le caricò fuor di proposito.
n Japhet; ma non contentandosi di ritenerne le grazie, le caricò fuor
di
proposito. Lo stile di Moreto generalmente è mode
tandosi di ritenerne le grazie, le caricò fuor di proposito. Lo stile
di
Moreto generalmente è moderato e proprio del gene
i sono graziosi e frequenti, ma egli segue i compatriotti nell’usanza
di
scherzare sulle parole sacre. Don Cosmo dice nell
ubblica non suole avere che il teatro, si conferma con ciò nell’abito
di
abusare delle sacre espressioni. Moreto non per t
’abito di abusare delle sacre espressioni. Moreto non per tanto pieno
di
buon senso vide molti difetti del teatro spagnuol
to pieno di buon senso vide molti difetti del teatro spagnuolo, e più
di
una volta ne rise. In questa motteggia sull’uso d
teggia sull’uso d’introdurre i servi buffoni, che sono gli arlecchini
di
quelle scene, ad assistere a i discorsi de’ princ
discorsi de’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità
di
tempo e di luogo si vale de’ privilegj nazionali
e’ principi, ed a mettervi il loro sale. Quanto alle unità di tempo e
di
luogo si vale de’ privilegj nazionali ma con disc
z e prosiegue e termina in Consuegra, e vi s’impiega almeno lo spazio
di
dodici giorni; dicendo Don Cosme nella I giornata
o all’entrar nel giardino dia congedo al suo servo, il quale si lagna
di
essere il primo servo con cui il padrone non si c
o servo con cui il padrone non si consigli, e che rimanga escluso da’
di
lui secreti maneggi. Si vede che Moreto volle com
ll’uso spagnuolo. Essa è tanto regolare quanto gl’ Impegni in sei ore
di
Calderòn; ma è più semplice, meno caricata di acc
gl’ Impegni in sei ore di Calderòn; ma è più semplice, meno caricata
di
accidenti, e non meno dilettevole. Ma queste comm
drid nella mia lunga dimora. El Desdèn con el Desdèn, altra commedia
di
Moreto, comparisce sempre con nuovo diletto sulle
olarità, vi si ammirano pennelleggiate con somma maestria le passioni
di
una dama bizzarra che vuol parere superiore all’a
fronte dell’originale. Che vivacità in Moreto! Che delicato contrasto
di
un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di
e delicato contrasto di un orgoglio nutrito sin dalla fanciullezza, e
di
un amor nascente nel cuore di Diana! Che interess
oglio nutrito sin dalla fanciullezza, e di un amor nascente nel cuore
di
Diana! Che interesse in tutta la favola progressi
trasportò l’azione tra’ remotissimi principi Greci d’Elide, d’Itaca,
di
Pilo e della Messenia, e con ciò alla bella prima
on ciò alla bella prima ne diminuì l’evidenza e l’interesse, che fuor
di
dubbio noi prendiamo più facilmente per oggetti c
so Polilla Spagnuolo comparisce un freddo buffone. Appresso l’Eurialo
di
Moliere che è il conte de Urgèl di Moreto, introd
freddo buffone. Appresso l’Eurialo di Moliere che è il conte de Urgèl
di
Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi
liere che è il conte de Urgèl di Moreto, introduce il suo stratagemma
di
fingersi nemico di amore spogliato di circostanze
e de Urgèl di Moreto, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico
di
amore spogliato di circostanze che l’ accreditino
o, introduce il suo stratagemma di fingersi nemico di amore spogliato
di
circostanze che l’ accreditino, ed in un modo lan
a Principessa d’ Elide entra nell’impegno d’innamorare Eurialo, copre
di
gelo l’invenzione di Moreto. Je vous avoüe (atto
e entra nell’impegno d’innamorare Eurialo, copre di gelo l’invenzione
di
Moreto. Je vous avoüe (atto II scena 5) que cela
cette hauteur. Qual differenza da queste parole a quelle della scena
di
Diana con Cintia in cui nasce il di lei impegno!
ueste parole a quelle della scena di Diana con Cintia in cui nasce il
di
lei impegno! Con quanta energia ella s’irrita all
ce il di lei impegno! Con quanta energia ella s’irrita alla freddezza
di
Carlo! Qual pennellata maestrevole in questi due
ndir à este necio, ne’ quali tutta si manifesta l’anima orgogliosa
di
Diana, e la facilità ch’ella si lusinga d’incontr
essi dalla singolare attrice Mariquita Ladvenant con tal sagace misto
di
certa sicurezza maestosa, di dispetto, e di una r
Mariquita Ladvenant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa,
di
dispetto, e di una risa ironica, che pareva di av
nant con tal sagace misto di certa sicurezza maestosa, di dispetto, e
di
una risa ironica, che pareva di aver letto nell’a
ta sicurezza maestosa, di dispetto, e di una risa ironica, che pareva
di
aver letto nell’anima di Moreto. Nè anche la copi
dispetto, e di una risa ironica, che pareva di aver letto nell’anima
di
Moreto. Nè anche la copia Francese rappresenta in
a copia Francese rappresenta in menoma parte le vaghe tinte originali
di
una scena della II giornata, in cui Carlo cade a
bellezza della scena della III giornata, in cui Carlo si finge preso
di
un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelo
preso di un’ altra e la chiede in isposa, così che la gelosia finisce
di
trionfare del cuore di Diana. E finalmente la lan
chiede in isposa, così che la gelosia finisce di trionfare del cuore
di
Diana. E finalmente la languidezza, con cui la Pr
a d’Elide vuole esigere da Aglante che la vendichi rifiutando la mano
di
Eurialo, se si confronti colle infocate espressio
utando la mano di Eurialo, se si confronti colle infocate espressioni
di
Diana gelosa, superba e disprezzata, rassomiglia
ba e disprezzata, rassomiglia un fuoco fiaccamente dipinto alla vista
di
una fornace ardente. Anche l’altro valoroso comic
ardente. Anche l’altro valoroso comico Francese M. Regnard rimase al
di
sotto di Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi var
Anche l’altro valoroso comico Francese M. Regnard rimase al di sotto
di
Moreto nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene
to nell’imitare ne’ suoi Menecmi varie scene piacevoli della commedia
di
Moreto la Ocasion hace el ladron. In essa una bal
baligia cambiata ed un nome preso a caso da un cavaliere cui importa
di
non esser conosciuto, forma un intrigo assai viva
che situazioni, e con verità dipinti i caratteri, specialmente quello
di
Don Manuel de Herrera, in cui si ravvisa un natur
tto de i discendenti de’ nobili, che commettono azioni ingiuste degne
di
ogni rimprovero, e pure credonsi onorati purchè n
purchè non rubino; quasi che l’infamia dipenda da questo solo genere
di
delitti. M. Linguet ha renduta a Moreto tutta la
utta la giustizia per questa favola preferendola ai mentovati Menecmi
di
Regnard. Egli l’ha inserita nel suo Teatro Spagnu
la Corte, e No puede ser guardar la muger. Il Parecido è una commedia
di
rassomiglianza che ha varie scene piacevoli e dov
damenti della sorella; ed oltre a ciò essa è da riporsi tralle favole
di
cattivo esempio, che danno peso appo i volgari al
ppo i volgari alle massime perverse del libertinaggio116. Termineremo
di
parlar di Moreto colla commedia intitolata el Val
ari alle massime perverse del libertinaggio116. Termineremo di parlar
di
Moreto colla commedia intitolata el Valiente Just
tutto il vigore il governo feudale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre
di
Castiglia padrone di Alcalà e delle città, castel
overno feudale. Vi si rappresenta un Rico-Hombre di Castiglia padrone
di
Alcalà e delle città, castella e villaggi che le
delle città, castella e villaggi che le sono intorno, vantandosi egli
di
passeggiare sempre per le proprie possessioni per
gli di passeggiare sempre per le proprie possessioni per dieci miglia
di
circuito, e queste non già dategli per mercede da
i per mercede da qualche sovrano, ma guadagnate contro i Mori a colpi
di
lancia. Egli gonfio non meno della ricchezza che
derne le ingiustizie e le violenze; e vien descritto come ingannatore
di
nobili donzelle deluse colla parola di matrimonio
ien descritto come ingannatore di nobili donzelle deluse colla parola
di
matrimonio e poi rifiutate con discortesia e disp
matrimonio e poi rifiutate con discortesia e disprezzo, come rapitore
di
spose illustri, come derisore dell’autorità reale
rità reale quando si tratta della sua pretesa giurisdizione. E’ degna
di
osservarsi l’ultima scena della I giornata, in cu
n Tello riceve in propria casa il re Don Pietro il crudele in qualità
di
un privato cortigiano chiamato Aguilera. Don Tell
lzandosi ne lo riprende con bizzarria; ma Don Tello quasi sdegnandosi
di
corrucciarsi con una persona tanto, al suo creder
anquilla superiorità, Sientese el bueno Aguilera. Questo tratto
di
alterigia è vendicato nella II giornata. Don Tell
ode, per ordine secreto del sovrano è condotto fuori della prigione e
di
Madrid. Il re senza farsi conoscere duella con lu
enza farsi conoscere duella con lui, lo disarma, e si scopre, godendo
di
avere umiliato e convinto l’orgoglioso vassallo n
ioso vassallo non meno del proprio potere che della gagliardia. Prima
di
passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ult
l proprio potere che della gagliardia. Prima di passare alle commedie
di
Antonio Solis, quest’ultima favola di Moreto ci t
Prima di passare alle commedie di Antonio Solis, quest’ultima favola
di
Moreto ci torna in mente quante volte i poeti Spa
con cui nel tempo della cena ragiona allegramente, ed intende parlar
di
se, senza le basse lusinghe cortigianesche, da un
ende parlar di se, senza le basse lusinghe cortigianesche, da un uomo
di
buon carattere e fornito di saviezza. L’altra com
basse lusinghe cortigianesche, da un uomo di buon carattere e fornito
di
saviezza. L’altra commedia el Sabio en su retiro
ili sono in essa il carattere del re Alfonso detto il Savio, e quello
di
un uomo di campagna pieno di virtù e di buon sens
essa il carattere del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo
di
campagna pieno di virtù e di buon senso naturale.
del re Alfonso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno
di
virtù e di buon senso naturale. Interessante sing
onso detto il Savio, e quello di un uomo di campagna pieno di virtù e
di
buon senso naturale. Interessante singolarmente è
sante singolarmente è la scena della loro cena; e i discorsi del re e
di
Juan Pasqual sono ben degni degli elogj de’ giorn
di Juan Pasqual sono ben degni degli elogj de’ giornalisti Francesi e
di
M. Linguet. I miei leggitori vedranno forse con p
I miei leggitori vedranno forse con piacere tradotto qualche squarcio
di
questa favola; ed io prescelgo un discorso di Jua
adotto qualche squarcio di questa favola; ed io prescelgo un discorso
di
Juan Pasqual con cui s’indirizza all’autore della
all’autore della natura, perchè ne manifesta il carattere: Arbitro
di
natura, alto sovrano Della terra e del ciel, qu
Della terra e del ciel, quali non debbo Grazie alla tua pietà, che
di
tai doni Sì mi colmasti, che quanto si scopre
lmasti, che quanto si scopre Dalla vicina rupe a quella valle Che
di
alte olive sì folta verdeggia, Tutto a me serve
si favi 118 Quanto mele raccolgono, al suol quanti Gravosi tralci
di
dolcissime uve Inchina il ricco peso, quanti mo
Nacqui, e dodici lustri io vissi lieto. Nè il re vidi giammai, nè
di
Siviglia L’altera corte, e sol due leghe appena
en somma follia Per cader poi con più fatal ruina. Temo l’esempio
di
robusta quercia Che de’ venti al soffiar spesso
Inglesi hanno un picciolo componimento intitolato il Re ed il Mugnajo
di
Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente i
il Mugnajo di Mansfield, cui l’autore Dodsley dà modestamente il nome
di
novella drammatica. Vi si vede un re d’ Inghilter
ntadina119. Verisimilmente l’autore ne tolse l’argomento dalle favole
di
Moreto, o dell’ Anonimo o di Matos. Non per tanto
autore ne tolse l’argomento dalle favole di Moreto, o dell’ Anonimo o
di
Matos. Non per tanto M. Sedaine che ha scritto in
, e M. Collet autore della Partie de chasse de Henri IV, confessarono
di
aver seguita la favoletta inglese, ignorando che
copia delle nominate commedie spagnuole. L’altro degno contemporaneo
di
Calderòn e Moreto è il celebre autore della stori
spettate più d’ogni Spagnuolo le regole del verisimile. Circa l’unità
di
tempo quasi mai non si valse della libertà nazion
di tempo quasi mai non si valse della libertà nazionale nelle favole
di
spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiqu
ertà nazionale nelle favole di spada e cappa, e si limitò a un giorno
di
ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due.
spada e cappa, e si limitò a un giorno di ventiquattr’ ore, e talora
di
poco eccedè i due. Non manca di colpi di teatro e
giorno di ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca
di
colpi di teatro e di comiche situazioni, e supera
i ventiquattr’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca di colpi
di
teatro e di comiche situazioni, e supera l’ istes
r’ ore, e talora di poco eccedè i due. Non manca di colpi di teatro e
di
comiche situazioni, e supera l’ istesso Calderòn,
eleganza, nella proprietà della locuzione comica; non vedendosi nelle
di
lui favole que’ groppi di stravaganze ne’ quali c
della locuzione comica; non vedendosi nelle di lui favole que’ groppi
di
stravaganze ne’ quali cade Calderòn. Solis fa par
e, o nella mostruosa mescolanza del tragico col comico. M. Linguet ha
di
lui tradotto soltanto Un bovo hace ciento commedi
azione interessante, locuzione propria, e un’ azione che non dura più
di
due notti, e tre giorni. La Xitanilla de Madrid f
de Madrid fu parimente tradotta dal medesimo col titolo la Zingaretta
di
Madrid. Una novella di Cervantes diede l’ argomen
tradotta dal medesimo col titolo la Zingaretta di Madrid. Una novella
di
Cervantes diede l’ argomento a questa favola, che
ori, gli sdegni, le riconciliazioni, hanno in essa un grazioso colore
di
novità. La durata dell’ azione passa di poche ore
no in essa un grazioso colore di novità. La durata dell’ azione passa
di
poche ore le ventiquattro. Sebbene per le passion
grazia maggiore nella rappresentazione che ne fanno i nazionali. Più
di
una fiata ho veduta rappresentar questa commedia
i applauso, benchè per differenti pregi, si segnalarono nel carattere
di
Preziosa. Rendevasi accetta la prima per certa gr
sparire in mezzo a i modi ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto
di
grazia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente con
mezzo a i modi ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia,
di
spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a un
ed a i gerghi zingareschi. Questo bel misto di grazia, di spirito, e
di
nobiltà mirabilmente conveniva a una giovanetta d
zia, di spirito, e di nobiltà mirabilmente conveniva a una giovanetta
di
sommo talento e vivacità ma disdegnosa e bizzarra
ma disdegnosa e bizzarra ancor nell’amore, la quale in fine si scopre
di
esser nata dama. Si distinse in seguito la Carrer
presentazione fattasene nel 1781 per la viva imitazione delle maniere
di
quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi n
i quel ceto da non potersi migliorare. Stando poi nella convalescenza
di
una grave infermità si destinò l’anno 1782 a rapp
l passar che fece S. A. il conte d’Artois per Madrid andando al campo
di
San Roque; ma dopo della prima scena ella cadde i
deliquio e convenne che la Graziosa Apollonia supplisse sul fatto la
di
lei parte; nè poichè si riebbe dalla nuova inferm
del Solis è il Doctor Carlino, la quale anche si contiene ne’ termini
di
poco più di un giorno. Il personaggio che dà il t
il Doctor Carlino, la quale anche si contiene ne’ termini di poco più
di
un giorno. Il personaggio che dà il titolo alla f
costumi e le leggerezze giovanili. Vi si mette in vista la galanteria
di
una dama e di un cavaliere che fanno vista di ama
eggerezze giovanili. Vi si mette in vista la galanteria di una dama e
di
un cavaliere che fanno vista di amarsi, avendo pe
in vista la galanteria di una dama e di un cavaliere che fanno vista
di
amarsi, avendo però ciascuno più d’un intrigo amo
ta nel comporre gli autos sacramentales; ma egli risolutamente ricusò
di
porvi la mano, confessandosi insufficiente di seg
li risolutamente ricusò di porvi la mano, confessandosi insufficiente
di
seguirlo in tal carriera. Verisimilmente questo v
a. Verisimilmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia
di
Lope nè di Calderon e de’ loro seguaci nell’irreg
lmente questo valoroso scrittore che non calcò le vestigia di Lope nè
di
Calderon e de’ loro seguaci nell’irregolarità del
ra gl’ inconvenienti e le mostruosità annesse a quell’ informe specie
di
dramma. Si avvicinano a’ soprallodati poeti il Me
è oggi poche se ne rappresentino. Comparisce alcuna volta la commedia
di
Alarcòn intitolata No ay mal que por bien no veng
ingo de Don Blas. Vi si scorge veramente la solita viziosa mescolanza
di
grandi interessi reali con avventure mediocri e d
viziosa mescolanza di grandi interessi reali con avventure mediocri e
di
persone tragiche con caratteri comici senza rispe
à. Notabile non per tanto per le stravaganze è il carattere originale
di
Don Domingo, cavaliere onorato e valoroso, ma tal
propria libertà, che giugne all’eccesso e ne diviene ridicolo. Il re
di
Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura d
ne ridicolo. Il re di Leone passa per Zamora? Don Domingo non si cura
di
andar cogli altri nobili a corteggiarlo. Il re lo
i lo prega che se continua a dimorare in Zamora, gli risparmi l’onore
di
più chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantand
ù chiamarlo. Ode che in una casa si stà cantando? Per goder da vicino
di
quella musica, senza invito monta su e si pone a
servo, che oltre ad un parasole porta sotto il braccio uno scabello,
di
cui Don Domingo si serve in istrada per riposare.
ca il buffonesco della farsa, è non per tanto interessante pel valore
di
cui è dotato, e per la fedeltà che in ogni incont
a fedeltà che in ogni incontro mostra al suo sovrano. Tralle commedie
di
Antonio Zamora che raccolte in due tomi si sono i
è tempo che non giunga nè debito che non si paghi; ed è il Convitato
di
pietra in parte rettificato. Zamora spogliò la mo
ra in parte rettificato. Zamora spogliò la mostruosa favola del frate
di
molte inverisimiglianze, colorì assai meglio il c
indi uccide Don Giovanni. Quanto al tempo egli si permise la licenza
di
tre mesi d’intervallo dal I al II atto, nel qual
a. Anche lo stile è più sobrio e lontano da molte stranezze nazionali
di
que’ tempi. L’altra commedia del Zamora solita a
forza) il cui stile, l’azione e i caratteri si contengono ne’ limiti
di
quel genere comico che si appressa alla farsa. Pe
mese; come altresì in quella del luogo, benchè non esca da’ contorni
di
Madrid; ma l’uno e l’altro difetto rimarrebbe dis
ndosene alcuni versi. Poche commedie spagnuole hanno la piace-volezza
di
questa ridicola favola. El Castigo de la miseria
ola favola. El Castigo de la miseria, cioè il castigo dell’avarizia,
di
Giovanni la Hoz lascia alla critica poche cose da
a poche cose da censurare, e non poche da lodare. La sudicia avarizia
di
Don Marcos Gil, che oltrepassa gli Euclioni e gli
agoni, è colorita con tratti vigorosi, e ben punita con un matrimonio
di
una finta ricchissima vedova Indiana che in effet
na finta ricchissima vedova Indiana che in effetto è una povera donna
di
Salamanca, Anche questa favola partecipa assai de
Sarto del Campiglio, il Duello contro l’innammorata. Non v’ha regola
di
verisimile che in esse non si trasgredisca, nè st
ha regola di verisimile che in esse non si trasgredisca, nè stranezza
di
stile che non possa notarvisi; e pur vi si divisa
principi, col medesimo intento che ebbe M. de Marmontel ne’ discorsi
di
Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro di t
armontel ne’ discorsi di Giustiniano e Belisario. E siccome nel libro
di
tal Francese la morale e la politica che vi si sp
velenate da una perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da più
di
un errore di calcolo politico e morale, oltre a q
na perpetua languidezza, dall’inverisimiglianza e da più di un errore
di
calcolo politico e morale, oltre a quelli della r
posta. Un suddito ardito che crede avere studiato, censura il governo
di
Trajano e si ribella. L’ imperadore benigno per c
radore benigno per castigarlo se l’associa al trono. Il suo disegno è
di
mostrare che non vale lo studio scompagnato dell’
te falsa. Studio richiede il regno; ma studio saldo, profondo; studio
di
cognizioni immediatamente necessarie a diversi ra
e; studio non iscompagnato dall’intelligenza degli affari. Il Camillo
di
Candamo avea studiato male; si dovea dunque inseg
solano pregiudizio contro il sapere. Se i principi studieranno l’arte
di
cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in ve
ieranno l’arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece
di
quella di regnare, diventeranno musici, ballerini
arte di cantare, danzare e verseggiare come Nerone, in vece di quella
di
regnare, diventeranno musici, ballerini e rimator
come Alfonso che fu detto il savio, studieranno l’astronomia a segno
di
credersi abili a dar consigli all’Autor delle cos
eranno astronomi temerarj e principi inetti. Ma se impareranno l’arte
di
ben conoscere i proprj popoli, di pesarne l’ ener
pi inetti. Ma se impareranno l’arte di ben conoscere i proprj popoli,
di
pesarne l’ energia, di diriggerla a vantaggio del
ranno l’arte di ben conoscere i proprj popoli, di pesarne l’ energia,
di
diriggerla a vantaggio dello stato, di calcolarne
popoli, di pesarne l’ energia, di diriggerla a vantaggio dello stato,
di
calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne
gerla a vantaggio dello stato, di calcolarne la forza e la debolezza,
di
moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti,
to, di calcolarne la forza e la debolezza, di moderarne gli eccessi e
di
correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ p
e la debolezza, di moderarne gli eccessi e di correggerne i difetti,
di
animarne la virtù co’ premj in vece di scoraggiar
si e di correggerne i difetti, di animarne la virtù co’ premj in vece
di
scoraggiarla col disprezzo, di emendarne gli erro
di animarne la virtù co’ premj in vece di scoraggiarla col disprezzo,
di
emendarne gli errori da padre e non da despoto, i
e dotti principi. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri
di
ogni classe di uomini, a scemare i loro bisogni e
i. Se apprenderanno a ben ragionare, a sapere i doveri di ogni classe
di
uomini, a scemare i loro bisogni e per conseguenz
i, a scemare i loro bisogni e per conseguenza i loro delitti, in vece
di
aumentarli, e si faranno istruire da’ filosofi ve
ienziati, essi riscuoteranno gli applausi universali e l’approvazione
di
se stessi. Se s’illumineranno co’ viaggi, co’ lib
la conversazione de’ sapienti e de’ buoni, come fece Pietro il Grande
di
Russia, essi sapranno in pochi anni rifondere le
alora discordi e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose
di
una legione di comentatori, come pensò in Napoli
e talora avverse all’umanità, e quasi sempre bisognose di una legione
di
comentatori, come pensò in Napoli il Cattolico re
, essi renderanno i soggetti e se stessi felici. Adunque dalla favola
di
Candamo risulta uno sciocco insegnamento, cioè ch
richiede disposizione naturale, studio ostinato e pratica ragionata,
di
grazia l’arte di regnare ch’è l’ultimo sforzo del
zione naturale, studio ostinato e pratica ragionata, di grazia l’arte
di
regnare ch’è l’ultimo sforzo dell’ umana ragione,
a, senza aver coltivata la ragione? Ogni arte che si acquisti a forza
di
pratica materiale, s’impara errando; e gli errori
ori de’ principi sono sempre fatali. Quello soltanto che nella favola
di
Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’ ese
nella favola di Candamo merita lode, è che vi si mostra coll’ esempio
di
Camillo questa verità morale, cioè che un princip
e delizie concesse a’ privati. E questa verità imparata colla pratica
di
un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le a
E questa verità imparata colla pratica di un lungo regno ha prodotto
di
tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocle
ratica di un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni
di
Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di
un lungo regno ha prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla,
di
Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina d
a prodotto di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano,
di
Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’
di tempo in tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat,
di
Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra comme
tempo le abdicazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V,
di
Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia di Canda
icazioni di Silla, di Diocleziano, di Amorat, di Carlo V, di Cristina
di
Svezia ecc. L’altra commedia di Candamo il Sarto
o, di Amorat, di Carlo V, di Cristina di Svezia ecc. L’altra commedia
di
Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza d
. L’altra commedia di Candamo il Sarto del Campiglio è una mescolanza
di
affari pubblici ed affetti privati, e di accident
l Campiglio è una mescolanza di affari pubblici ed affetti privati, e
di
accidenti mal disposti con qualche situazione int
tortuose. Una dama bizzarra esige dall’amante infedele un giuramento
di
non palesarla e prende l’ aspetto di un principe
ll’amante infedele un giuramento di non palesarla e prende l’ aspetto
di
un principe nella corte della sua rivale. Col nom
ome finto, altro non potendo, sfida l’amante. Egli è nell’ angustia o
di
combattere contro una donna amata nella pubblica
gustia o di combattere contro una donna amata nella pubblica piazza o
di
rimaner disonorato, o di mancare al giuramento co
ntro una donna amata nella pubblica piazza o di rimaner disonorato, o
di
mancare al giuramento con iscoprirla. Ma essendog
ssendogli lasciata l’elezione dell’armi, esce dall’impegno scegliendo
di
combattere colla sola spada, e col petto nudo non
scegliendo di combattere colla sola spada, e col petto nudo non solo
di
armi ma di vesti. La donna altera vinta da quest’
di combattere colla sola spada, e col petto nudo non solo di armi ma
di
vesti. La donna altera vinta da quest’artificio è
ianto. Nel tempo stesso l’innamorato, il quale si era raffreddato nel
di
lei amore per un sospetto ingiusto, si trova disi
ingiusto, si trova disingannato per altri accidenti, e le dà la mano
di
sposo. Questo scioglimento curioso ha renduto not
ité difficile. Incredibile è il numero de’ contemporanei e successori
di
Calderon, i quali con minor vena, fuoco e felicit
i Calderon, i quali con minor vena, fuoco e felicità hanno seguito il
di
lui metodo. Io potrei impinguare questa parte del
odo. Io potrei impinguare questa parte del mio libro con più migliaja
di
commedie e de’ già nominati scrittori e di molti
mio libro con più migliaja di commedie e de’ già nominati scrittori e
di
molti altri, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz
i, come Godinez, Bocangel, Cuellar, Paz, Huerta, Zarate, Monroy, Anna
di
Caro ecc. . Ma qual vantaggio o diletto apportere
a di Caro ecc. . Ma qual vantaggio o diletto apporterebbe un catalogo
di
favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e di
iletto apporterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte,
di
gusto e di giudizio? qual gloria alla nazione sì
rterebbe un catalogo di favole per lo più mancanti d’arte, di gusto e
di
giudizio? qual gloria alla nazione sì gran numero
arte, di gusto e di giudizio? qual gloria alla nazione sì gran numero
di
talenti abbandonati al trasporto d’una immaginazi
ati al trasporto d’una immaginazione calda e disordinata e innamorati
di
un parlar gergone metaforico, enimmatico, gigante
sco? Essi tutto posero lo studio a riempiere le sregolate loro favole
di
ripetute impertinenti descrizioni e pitture di ca
sregolate loro favole di ripetute impertinenti descrizioni e pitture
di
cavalli, tori, armature, navi, giardini, palagi,
vi, giardini, palagi, duelli, battaglie navali e terrestri, naufragj,
di
avventure romanzesche d’ogni maniera. Questi orna
entativo, formavano allora il sublime delle favole spagnuole, e niuno
di
essi ne andò libero. Per la qual cosa tanti giudi
arono negli ultimi tre secoli contro le follie teatrali, lusingandosi
di
arrestare l’inondazione fangosa colle loro letter
espressioni dal Canariese Giovanni Ceverio de Vera morto in concetto
di
santità nel 1600 con un Dialogo contro le commedi
e sono le commedie che da tali rimproveri si esimono. Ma non lasciamo
di
dire che se essi al loro sale nativo, alla vivaci
ilezione che hanno pel teatro, accoppiato avessero un prudente timore
di
offendere la verisimiglianza, e si fossero appigl
è una tragedia divisa in tre atti, ma una rappresentazione de’ fatti
di
questa regina in tre tragedie separate quanti son
lti fatti e molti ammazzamenti. Attila furioso si aggira su gli amori
di
questo re Unno. La Infeliz Marcela per avviso del
intitolata Pompeyo compose Cristoforo de Mesa traduttore dell’Iliade
di
Omero e dell’Eneide di Virgilio impressa nel 1615
pose Cristoforo de Mesa traduttore dell’Iliade di Omero e dell’Eneide
di
Virgilio impressa nel 1615, e dell’Ecloghe, e del
tragedia. Reca però maraviglia che un ingegno così esercitato, e che
di
più pregiavasi di aver per cinque anni frequentat
rò maraviglia che un ingegno così esercitato, e che di più pregiavasi
di
aver per cinque anni frequentato ed ascoltato in
l sistema erroneo de’ compatriotti anzi che l’esempio degli antichi e
di
Torquato. Il suo Pompeo comparisce in Lesbo, pass
contare altre tragedie del XVII secolo che la traduzione delle Troadi
di
Seneca fatta da Giuseppe Antonio Gonzalez de Sala
sempre superò in gonfiezza l’originale; e l’Hercules Furente y Oeteo
di
Francesco Lopez de Zarate pubblicata con altre op
è queste nè quelle del Virues sono mai state rappresentate ne’ teatri
di
Madrid mentre io vi dimorai. Tale è la storia del
simi drammi? Io ne ho scelti ed esaminati i migliori, ed ho potuto su
di
essi particolareggiare, ed accennarne con fondame
, e le bellezze, delle quali non ancora si erano avvisati i nazionali
di
far diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro
diligente inchiesta. Possa questo mio lavoro inspirar loro il disegno
di
fare una collezione delle favole sceniche spagnuo
i ostano, son da noverarsi gli scritti de’ Lampillas, degli Huerta, e
di
altri simili declamatori ed infedelì adulatori de
hini che gl’ insolenti apologisti, sarò tenuto per uno de’ benemeriti
di
una nazione, di cui non meno nel Discorso contro
olenti apologisti, sarò tenuto per uno de’ benemeriti di una nazione,
di
cui non meno nel Discorso contro del Lampillas ch
dalle speranze nè dalla bassezza lusinghiera Lampigliana. 101. Le
di
lui poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le
poesie sublimi il Polifemo, le Solitudini, le Canzoni sono un tessuto
di
metafore ridevoli e stravaganti. Noi non ne rechi
i per presentargli al sig. Huerta che n’era cieco idolatra, perchè la
di
lui morte ci ha sciolti dall’impegno contratto di
idolatra, perchè la di lui morte ci ha sciolti dall’impegno contratto
di
dargliele a conoscere. Oltreacciò non ignorano i
giudizioso Luzàn nel nostro secolo si è scagliato parimente contro i
di
lui spropositati groppi di matte metafore. La gio
o secolo si è scagliato parimente contro i di lui spropositati groppi
di
matte metafore. La gioventù dee però essere infor
metafore. La gioventù dee però essere informata che Gongora non manca
di
merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventor
ngora non manca di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore
di
una spezie di romance in cui narransi avventure d
a di merito in altri generi. Egli può dirsi l’inventore di una spezie
di
romance in cui narransi avventure di Mori innamor
dirsi l’inventore di una spezie di romance in cui narransi avventure
di
Mori innamorati con moltissima grazia, leggiadria
Montiano che riprende i riferiti difetti degli attori nazionali. Ma i
di
lui clamori non sono stati ancora ascoltati. 104
zelos, significando zelo la prima e gelosia la seconda senza bisogno
di
cangiar voce. 105. M. Arnaud nel tomo II della G
i cangiar voce. 105. M. Arnaud nel tomo II della Gazzetta letteraria
di
Parigi mostrò con candidezza quanto il Cornelio t
se al de Castro e al Diamante. 106. Il Sig Andres diede alla maniera
di
esprimersi di Calderon il nome di ghiribizzi e di
o e al Diamante. 106. Il Sig Andres diede alla maniera di esprimersi
di
Calderon il nome di ghiribizzi e di agguindolamen
6. Il Sig Andres diede alla maniera di esprimersi di Calderon il nome
di
ghiribizzi e di agguindolamenti. 107. Nicolas Fe
diede alla maniera di esprimersi di Calderon il nome di ghiribizzi e
di
agguindolamenti. 107. Nicolas Fernandez de Morat
Desengaños. 108. Garcia de la Huerta, per giustificar l’ anacronismo
di
Galderon di aver fatto usar l’artiglieria in temp
108. Garcia de la Huerta, per giustificar l’ anacronismo di Galderon
di
aver fatto usar l’artiglieria in tempo dell’imper
o Calderon si propose ancora in grazia del sublime e del maraviglioso
di
mentovar l’uso del cioccolate prima della venuta
a d Cristo; almeno non costa che gli Angeli avessero fatto uso ancora
di
questa pozione Messicana. 109. Marianna di relig
avessero fatto uso ancora di questa pozione Messicana. 109. Marianna
di
religione Ebrea e della stirpe sacerdotale degli
le è più abbondante, e forse rappresenta meglio il primo impeto della
di
lei passione; ma mi è sembrato ricercato soverchi
113. Il poeta nel fervore della passione si è quì permesso una specie
di
delirio, facendo che Dorotea in quello stato dubi
dubiti se il Cagnerì sia una nuvola nera che si abbassi al mare delle
di
lei lagrime per poi precipitare in diluvio che in
per poi precipitare in diluvio che inondi la terra. Si è traiasciato
di
tradurre questo gergo. 114. Anche quì si è sosti
o a porsi nelle relaciones. Dorotea gli dice che si volgeranno contro
di
lui cielo, sol, luna, estrellas, hombres, aves, f
sono el Job de las mugeres, los Vandos de Rabena &c. E’ migliore
di
queste el Galàn de su Muger. 118. L’originale ve
roppo tinti delle puerilità dello scorso secolo. Coprono, vi si dice,
di
tal sorte la campagna i miei armenti, che quando
oix de Petites Pieces du Théâtre Anglois che vi ha inserita la favola
di
Dodsley commenda l’autore di essa come uomo onest
tre Anglois che vi ha inserita la favola di Dodsley commenda l’autore
di
essa come uomo onesto e scrittore filosofo che no
l’autore di essa come uomo onesto e scrittore filosofo che non perde
di
vista la correzione de’ costumi e la proscrizione
la correzione de’ costumi e la proscrizione del ridicolo; ma confessa
di
non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole di
dicolo; ma confessa di non trovarvisi nè saviezza d’intrigo nè regole
di
teatro. Io credo che il maggior difetto di essa s
viezza d’intrigo nè regole di teatro. Io credo che il maggior difetto
di
essa sia che manchi d’interesse tanto il caratter
anchi d’interesse tanto il carattere del Mugnajo quanto l’avvenimento
di
Peggy col Milord, il quale interesse ben si trova
lle favo. le spagnuole accennate. 120. Di ciò è inutile allegare quì
di
nuovo i testimonj nazionali desiderosi di una rif
ciò è inutile allegare quì di nuovo i testimonj nazionali desiderosi
di
una riforma nelle patrie scene avendogli citari n
a del mestiere e della vita laboriosissima de’ commedianti Spagnuoli;
di
che vedasi l’Antonio, e ’l mio Discorso. Lampilla
Antonio, e ’l mio Discorso. Lampillas dunque ricevè da qualche Huerta
di
Madrid falsissime notizie sulla letteratura teatr
falsissime notizie sulla letteratura teatrale spagnuola e sull’opera
di
questo Roxas; e quindi o fu imposturato egli stes
vesse composta una commedia elegantissima che s’intitolava la Puttana
di
Babilonia esaltata dagli antiquarj ma sfuggita al
fasti scenici Inglesi registrare un nome assai sublime. La figliuola
di
Errico VIII Elisabetta che suole riporsi insieme
gran principi del suo tempo Sisto V pontefice Romano ed Errico IV re
di
Francia, all’amor della musica congiunse la coltu
ere, ed oltre alle aringhe d’Isocrate, tradusse in latino le tragedie
di
Sofocle16. Non ebbe però questa gran regina molti
far risorgere la drammatica co’ modelli dell’antichità. Non vi fu nel
di
lei regno che il lord Tommaso Sackville che compo
edianti per libertinaggio, e compose poi, per sostentarsi, pel teatro
di
un popolo che ancor non poteva gloriarsi di aver
r sostentarsi, pel teatro di un popolo che ancor non poteva gloriarsi
di
aver prodotto alle scienze, alla politica, alla m
Grande Atto della Navigazione. Non rechi dunque stupore, se i drammi
di
Shakespear benchè mostruosi facessero la delizia
della nazione. Egli racchiuse, come i Cinesi, in una rappresentazione
di
poche ore i fatti di trenta anni: introdusse nell
acchiuse, come i Cinesi, in una rappresentazione di poche ore i fatti
di
trenta anni: introdusse nelle favole tragiche per
ide, inferiore allo stesso Tespi. Ebbe non per tanto un ingegno pieno
di
vigoroso entusiasmo che lo solleva talvolta press
giustifica il giudizio datone da’ suoi compatriotti, ch’egli abbondi
di
difetti innumerabili e di bellezze inimitabili. S
tone da’ suoi compatriotti, ch’egli abbondi di difetti innumerabili e
di
bellezze inimitabili. Spicca soprattutto nel colo
, Othello, Giulio Cesare, il Mercante Veneziano si considerano come i
di
lui drammi migliori18. Abbiamo osservato nel parl
i18. Abbiamo osservato nel parlar de’ drammatici Italiani l’esattezza
di
tanti industriosi scrittori intenti a far risorge
e l’arte teatrale de’ Greci. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza
di
erudizione, di emuli e di modelli supplita dall’i
le de’ Greci. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza di erudizione,
di
emuli e di modelli supplita dall’ingegno che lo m
i. Osserviamo ora in Shakespear la mancanza di erudizione, di emuli e
di
modelli supplita dall’ingegno che lo menava a rif
congiungere l’uno e l’altro studio! Tuttavolta i critici non lasciano
di
rimproverare a Shakespear le bassezze miste ai gr
pear le bassezze miste ai gran tratti. Studiando egli la natura mancò
di
giudizio nell’ imitarne ciò che nelle società si
stiva? Shakespear istudiò la natura, e pure nelle sue espressioni non
di
rado la perde di vista. Non l’ebbe presente ne’ r
istudiò la natura, e pure nelle sue espressioni non di rado la perde
di
vista. Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’
di vista. Non l’ebbe presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini
di
Verona fa il Duca di Milano al Valentino. Nella s
presente ne’ rimproveri che ne’ Due Gentiluomini di Verona fa il Duca
di
Milano al Valentino. Nella sola orazione di Anton
mini di Verona fa il Duca di Milano al Valentino. Nella sola orazione
di
Antonio nel Giulio Cesare, in quell’ orazione che
tima il capo d’opera dell’eloquenza da preferirsi alle orazioni tutte
di
Omero, di Virgilio, di Demostene e di Cicerone, i
po d’opera dell’eloquenza da preferirsi alle orazioni tutte di Omero,
di
Virgilio, di Demostene e di Cicerone, in quell’or
ll’eloquenza da preferirsi alle orazioni tutte di Omero, di Virgilio,
di
Demostene e di Cicerone, in quell’orazione che in
preferirsi alle orazioni tutte di Omero, di Virgilio, di Demostene e
di
Cicerone, in quell’orazione che in ogni parola ab
poveri (dice Antonio) Cesare lagrimava; l’ambizione dovea esser fatta
di
una materia più dura. Questa materia più dura del
le? Oltre a ciò la falsa ragione che si adduce non distrugge l’accusa
di
ambizioso data a Cesare. L’orgoglio, l’ alteriggi
di ambizioso data a Cesare. L’orgoglio, l’ alteriggia, vizj composti
di
presunzione e di ferocia, sono quelli che rendono
a a Cesare. L’orgoglio, l’ alteriggia, vizj composti di presunzione e
di
ferocia, sono quelli che rendono l’uomo disprezza
insensibile agli altrui mali; ma l’ ambizione non rare volte si copre
di
umanità e di dolcezza. Sherlock che ha studiato v
gli altrui mali; ma l’ ambizione non rare volte si copre di umanità e
di
dolcezza. Sherlock che ha studiato venti anni i d
i umanità e di dolcezza. Sherlock che ha studiato venti anni i drammi
di
Shakespear, ha studiato ben poco il cuore umano.
hakespear, ha studiato ben poco il cuore umano. Notate come il sangue
di
Cesare lo seguiva (cioè seguiva il maledetto acci
ome il sangue di Cesare lo seguiva (cioè seguiva il maledetto acciajo
di
Bruto) come sforzandosi di uscire, per sapere, se
seguiva (cioè seguiva il maledetto acciajo di Bruto) come sforzandosi
di
uscire, per sapere, se fosse possibile, che quest
o ravvisato del patetico e del sublime in questo sangue che si sforza
di
uscire per seguire il ferro e per sapere se era B
erro e per sapere se era Bruto il feritore? Merita questo concettuzzo
di
esser preferito a quanto vantò di grande la latin
feritore? Merita questo concettuzzo di esser preferito a quanto vantò
di
grande la latina e la greca eloquenza? L’unica ve
e la latina e la greca eloquenza? L’unica vera bellezza dell’orazione
di
Shakespear è appunto quella che è sfuggita alla d
siste singolarmente nell’essersi approfittato delle notizie istoriche
di
tal fatto, e nell’aver renduta capace di rapprese
tato delle notizie istoriche di tal fatto, e nell’aver renduta capace
di
rappresentarsi in teatro l’aringa fatta da Antoni
spiegar la pompa oratoria nel Foro o nel Senato Romano e nel Pritaneo
di
Atene contro l’ambiziosa politica di Filippo e le
nel Senato Romano e nel Pritaneo di Atene contro l’ambiziosa politica
di
Filippo e le ruberie di Verre, e tral mettere in
Pritaneo di Atene contro l’ambiziosa politica di Filippo e le ruberie
di
Verre, e tral mettere in azione in un teatro un c
e21. Non è maraviglia che quel focoso viaggiatore preso dal farnetico
di
ragionar di letteratura vada tirando di taglio e
araviglia che quel focoso viaggiatore preso dal farnetico di ragionar
di
letteratura vada tirando di taglio e di punta con
aggiatore preso dal farnetico di ragionar di letteratura vada tirando
di
taglio e di punta contro i fantasimi ch’egli stes
eso dal farnetico di ragionar di letteratura vada tirando di taglio e
di
punta contro i fantasimi ch’egli stesso infanta,
a che in pagine 104 in picciolo ottavo, delle quali (sebbene protesti
di
voler fare un libro picciolo) ne impiega ben quar
mpiega ben quaranta solo in esagerate lodi della sua innamorata, cioè
di
Shakespear. Non è maraviglia che nella medesima b
che dichiara gl’ Italiani fanciulli in poesia, affermi che abbondino
di
eccellentissimi poeti lirici in ogni genere, non
e alla poesia lirica. Non è maraviglia ancora che mentre nega il nome
di
poeta grande ad Ariosto, confessi poi che sia egl
el tempo. Tutte queste incoerenze, io dico, delle quali si compone il
di
lui bel Consiglio a un giovane, potrebbero recarc
tro che non ci avesse puerilmente ed à propos des bottes fatto sapere
di
aver molto studiato la matematica e di credere d’
propos des bottes fatto sapere di aver molto studiato la matematica e
di
credere d’avere della precisione nelle idee. Gli
Spagna per mezzo del Poliziano ammaestrando Arias Barbosa ed Antonio
di
Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpiz
o Arias Barbosa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera
di
Sulpizio, di Pomponio Leto e del Guarini maestri
sa ed Antonio di Nebrissa, ed all’ Inghilterra per opera di Sulpizio,
di
Pomponio Leto e del Guarini maestri de’ due Gugli
uglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove (per valermi delle parole
di
un elegante Spagnuolo) la lingua greca diventò sì
n elegante Spagnuolo) la lingua greca diventò sì comune dopo la presa
di
Costantinopoli, che, come dice Costantino Lascari
recia 22: a quell’Italia in fine che oggi ancor vanta così gran copia
di
opere nelle quali ad evidenza si manifesta quanto
va, in Verona, in Venezia, in Mantova, in Modena ecc., che essa vince
di
gran lunga il gregge numeroso de’ viaggiatori tra
letteratura Italiana, quando egli ha mostrato nella sua opera grande
di
cinquanta carte di esser pochissimo versato in qu
na, quando egli ha mostrato nella sua opera grande di cinquanta carte
di
esser pochissimo versato in quella della Gran-Bre
ochissimo versato in quella della Gran-Brettagna? Egli adduce in lode
di
Shakespear l’unanime consenso degl’ Inglesi d’ind
Inghilterra in quasi duecento anni non v’è stata una sola voce contro
di
Shakespear. Orsù facciamogli udire alcune voci so
ntro di Shakespear. Orsù facciamogli udire alcune voci sonore al pari
di
quella di Stentore uscite dall’Isole Britanniche
akespear. Orsù facciamogli udire alcune voci sonore al pari di quella
di
Stentore uscite dall’Isole Britanniche contro di
re al pari di quella di Stentore uscite dall’Isole Britanniche contro
di
Shakespear per instruirlo anche in ciò che ignora
a pulire il linguaggio nelle ultime sue fatiche, e a levare alquanto
di
quella ruggine, di cui troppo erano imbrattate le
ggio nelle ultime sue fatiche, e a levare alquanto di quella ruggine,
di
cui troppo erano imbrattate le prime. Inglese era
icate in Londra in otto volumi nel 1765; e pure nella prefazione dice
di
lui moltissimo bene e moltissimo male, che è quel
e, che è quello appunto che fanno gli esteri imparziali. Io tanto più
di
buon grado ne trascriverò qualche osservazione, q
one, quanto più mi sembra conducente a far meglio conoscere per mezzo
di
un nazionale il carattere del poeta Inglese. I cr
Sig. Sherlock, era anche nato in Inghilterra) perchè Menenio senator
di
Roma faccia il buffone; e Voltaire crede che sia
’ Romani e de’ re, ed egli non vide che gli uomini. Egli avea bisogno
di
un buffone, ed il prese dal Senato di Roma, ove f
e gli uomini. Egli avea bisogno di un buffone, ed il prese dal Senato
di
Roma, ove fe ne sarebbe, come altrove, trovato pi
atore e un omicida, e per renderlo dispregevole e odioso, aggiunse a’
di
lui vizj l’ubbriachezza, sapendo che il vino eser
è tessuto debolmente e condotto senz’arte. Egli trascura le occasioni
di
piacere o interessare che presentagli naturalment
buiva ad un secolo e ad una nazione i costumi, le usanze, le opinioni
di
un altro tempo e di un altro popolo . . . . Quand
ad una nazione i costumi, le usanze, le opinioni di un altro tempo e
di
un altro popolo . . . . Quando vuole esser comico
egli è grande quando si contiene nella natura . . . . Esprime sovente
di
una maniera ingarbugliata un pensiero comune; e c
oco puerile sulle parole; non v’ha cosa che non sacrifichi al piacere
di
dire un’ arguzia ecc. ecc. Inglese per finirla er
nella prefazione viene finamente e con grazia comica deriso il teatro
di
Shakespear in mille guise, formandosi fin anche d
riso il teatro di Shakespear in mille guise, formandosi fin anche de’
di
lui versi piacevolissime parodie. Adunque non è p
vi tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze che delle bellezze
di
lui. In compenso però può oggi questo famoso poet
nso però può oggi questo famoso poeta tralle altre sue glorie contare
di
essere stato dichiarato l’innamorata del tenero S
mento l’andar ricercando dietro ad ogni particolarità della scrittura
di
costui, nella quale trovansi sparse senza citarsi
uto accennare soltanto quel che riguarda la drammatica, non curandomi
di
mettere al vaglio tante mal digerite opinioni spa
pacciate sulla poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi nè
di
gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’i
la poesia italiana e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto nè
di
giudizio, nè di quella precisione d’idee, di cui
na e francese, ove pesta non iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè
di
quella precisione d’idee, di cui crede piamente p
iscorgesi nè di gusto nè di giudizio, nè di quella precisione d’idee,
di
cui crede piamente potersi pregiare. Per umiltà a
se in Ferrara nel 1779, anno alle lettere fatale per la perdita fatta
di
questo dotto laborioso Italiano25. Shakespear scr
r scrisse anche commedie, e gl’ Inglesi veggono sempre con piacere il
di
lui Cavaliere Falstaff, e le Commari di Windsor.
veggono sempre con piacere il di lui Cavaliere Falstaff, e le Commari
di
Windsor. Egli scrivea un medesimo componimento pa
onorarne la memoria gli fu eretto un magnifico monumento nell’Abadia
di
Westminster. Nel medesimo secolo XVI fiorì il Cav
Lord Brooke chiaro nelle armi e nelle lettere, che fu l’intimo amico
di
Sidney favorito della regina Elisabetta. Grevil c
quale ancora contribuì agli avanzamenti del teatro Britannico. Tralle
di
lui favole passa per eccellente quella che intito
cellente quella che intitolò il Re non Re. Non si vuole però omettere
di
notare che sin da allora sulle scene di quell’ is
e. Non si vuole però omettere di notare che sin da allora sulle scene
di
quell’ isole cominciò ad allignare un gusto più a
r deciso pel complicato più che per la semplicità; e questo carattere
di
tragedia si è andato sempre più disviluppando sin
16. Ciò (dice Pietro Baile) viene riferito da Balsac sul testimonio
di
Camden in una lettera de’ 25 di giugno 1634 scrit
ene riferito da Balsac sul testimonio di Camden in una lettera de’ 25
di
giugno 1634 scritta al conte di Execester. 17.
monio di Camden in una lettera de’ 25 di giugno 1634 scritta al conte
di
Execester. 17. Storia de’ Poeti Inglesi del War
18. Noi non ci perderemo in tessere partitamente analisi delle favole
di
questo maraviglioso Inglese, non volendo cadere n
esto maraviglioso Inglese, non volendo cadere nella ridevole temerità
di
certi moderni pedanti superficiali che pur da se
moderni pedanti superficiali che pur da se stessi si danno il titolo
di
profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano
danno il titolo di profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano
di
voler ragionare di ogni poeta anche ignorandone l
profondi pensatori, i quali si lusingano ed osano di voler ragionare
di
ogni poeta anche ignorandone la lingua. Cotali va
he ignorandone la lingua. Cotali vani cianciatori allorchè promettono
di
analizzare i drammi del Shakespear, sanno essi pe
a grandezza de’ pensieri e l’energia dell’espressioni, non è mestiere
di
chi debba andar mendicando notizie e traduzioni d
ni, non è mestiere di chi debba andar mendicando notizie e traduzioni
di
Shakespear da taluno che forse ne sa quanto lui;
taluno che forse ne sa quanto lui; ma è riserbato a colui, che oltre
di
possederne l’idioma originale abbia mostrato di c
to a colui, che oltre di possederne l’idioma originale abbia mostrato
di
capire tutta l’ arduità ed i misteri della poesia
ino nel secondo e spirino nel terzo. A noi basta ascoltare sul merito
di
Shakespear i suoi più dotti compatriotti, o i più
tranieri. Ecco intanto ciò che ne scrisse M. De Voltaire il più degno
di
giudicarne: “Shakespear (egli disse) non ha press
akespear (egli disse) non ha presso gl’ Inglesi altro titolo che quel
di
divino. Pure le sue tragedie sono altrettanti mos
Pure le sue tragedie sono altrettanti mostri. Quanto può immaginarsi
di
assurdo, di stravagante, di mostruoso, tutto si t
tragedie sono altrettanti mostri. Quanto può immaginarsi di assurdo,
di
stravagante, di mostruoso, tutto si trova in esse
ltrettanti mostri. Quanto può immaginarsi di assurdo, di stravagante,
di
mostruoso, tutto si trova in esse. Sulle prime io
te; ma in progresso mi accorsi che aveano ragione . . . . Essi al par
di
me vedevano i falli grossolani del loro autor fav
evano i falli grossolani del loro autor favorito, ma sentivano meglio
di
me le sue bellezze, tanto più singolari perchè er
egola per incognite strade; si smarrisce alle volte, ma lascia dietro
di
se tutto ciò che non è se non esattezza e ragione
nature all but nature methodized, diceva Pope nell’eccellente Saggio
di
Critica. 20. Finalmente con abbondantissime lag
a. 20. Finalmente con abbondantissime lagrime trasse fuori il corpo
di
Cesare nudo, scoprendo la veste sua piena di sang
me trasse fuori il corpo di Cesare nudo, scoprendo la veste sua piena
di
sangue e stracciata dal ferro; dal qual lugubre e
stasio coll’ epico romanziere Ariosto. Longino gli ha mai dato esempj
di
simili paragoni impossibili? E pure egli stesso r
atte tragedie, e l’altro soltanto composizioni drammatiche. Dunque a’
di
lui sguardi è più stravagante il confronto di due
drammatiche. Dunque a’ di lui sguardi è più stravagante il confronto
di
due drammatici, che di un romanziere con un dramm
di lui sguardi è più stravagante il confronto di due drammatici, che
di
un romanziere con un drammatico? 22. Andres sopr
rende particolarmente da quest’ultimo nome che noi non intendiamo quì
di
offendere i viaggiatori intelligenti, agiati e si
uesta non è una giustificazione, ma un giudizioso disviluppo del modo
di
pensare dal drammatico Inglese. 25. Piacemi quì
, del gusto e della ragione? Io non so quanti siensi approfittati del
di
lui consiglio se non per poetar bene almeno per c
ene almeno per cianciar male; non so poi se possa esservi uomo dotato
di
ugual malignità e stupidezza che possa adottare i
ervi uomo dotato di ugual malignità e stupidezza che possa adottare i
di
lui sentimenti. Pur se alcuno ve ne sarà, apparen
CAPO I. Teatro Tragico Italiano. L’Italia che sulle tracce
di
Alcide cerco sempre l’onore nel superar le diffic
rabile edificio della natura volle investigarne il magistero cessando
di
fantasticare. Essa possedeva Tassi, Ariosti, Tris
crando il fiore degl’ingegni ai severi studii, prestasse minor numero
di
buoni coltivatori alle amene lettere ed al teatro
amene lettere ed al teatro. Tuttavolta troviamo varie tragedie degne
di
leggersi con utile e diletto, Non era ne’ primi l
ile e diletto, Non era ne’ primi lustri estinto il gusto e lo spirito
di
verità nell’espressione e di semplicità nella fav
imi lustri estinto il gusto e lo spirito di verità nell’espressione e
di
semplicità nella favola acquistato coll’imitazion
a del Mairet e la Medea del Corneille, quando i nostri produssero più
di
cinquanta tragedie ricche di molti pregi. L’Ingeg
orneille, quando i nostri produssero più di cinquanta tragedie ricche
di
molti pregi. L’Ingegnieri, il Persio, il Dolce, i
secolo dieci buone tragedie se non esimie - Angelo Ingegnieri autore
di
un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno di
o Ingegnieri autore di un Discorso sulla Poesia Rappresentativa pieno
di
ottimi avvisi, compose verso la fine del XVI la s
irico. Non seguì la storia, ma verso la fine introdusse un pentimento
di
Tomiri per ricavarne lo scopo morale che si prefi
i Tomiri per ricavarne lo scopo morale che si prefisse. Orazio Persio
di
Matera compose il Pompeo Magno tragedia lodevole
oi si disse frate Bonaventura Morone tra’ minori Osservanti Riformati
di
san Francesco, pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mo
Riformati di san Francesco, pubblicò in Bergamo nel 1611 il Mortorio
di
Cristo con quattro tramezzi, tragedia interessant
ell’argomento. Gli applausi che ne riscosse, gl’ispirarono il disegno
di
proseguire nella carriera tragica, e diede alla l
oseguire nella carriera tragica, e diede alla luce due altre tragedie
di
cristiano argomento, la Giustina in versi sciolti
in Milano nel 1617, e l’Irene in Napoli nel 1618 dedicata alla città
di
Lecce. Le colmò di lodi il padre Bianchi nell’ope
, e l’Irene in Napoli nel 1618 dedicata alla città di Lecce. Le colmò
di
lodi il padre Bianchi nell’opera su i Difetti del
ottenne nel 1610; anzi l’autore nel dedicarla a Ferrante Rovito dice
di
averla composta alquanti anni addietro . Contien
i addietro . Contiene la miracolosa vittoria riportata da san Giorgio
di
un mostro che affliggeva la città di Silena. L’au
ittoria riportata da san Giorgio di un mostro che affliggeva la città
di
Silena. L’autor sagace e pieno della greca lettur
nde sulle sue nozze in Alcinoe. È tenero nell’atto III l’abboccamento
di
Sileno colla moglie e colla figliuola che già san
igliuola che già sanno la loro sventura, e l’autore ha posto in bocca
di
Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura inteneri
i Alcinoe le parole d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena
di
movimento e di patetici colori è la scena di Alci
role d’Ifigenia che procura intenerire il padre. Piena di movimento e
di
patetici colori è la scena di Alcinoe co’ genitor
tenerire il padre. Piena di movimento e di patetici colori è la scena
di
Alcinoe co’ genitori e con Mammolino, quando ella
andare ad essere esposta al mostro. Ansaldo Ceva genovese scrittore
di
più opere, e traduttore de’ Caratteri di Teofrast
aldo Ceva genovese scrittore di più opere, e traduttore de’ Caratteri
di
Teofrasto, morto di anni 58 nel 1623, compose tre
crittore di più opere, e traduttore de’ Caratteri di Teofrasto, morto
di
anni 58 nel 1623, compose tre tragedie, la Siland
a Silandra, l’Alcippo, e le Gemelle Capuane. Lo stile è facile, ricco
di
concetti giusti, puro e lontano dalle arditezze,
componimento e pregevole per varii passi espressi con nobiltà, meritò
di
esservi inserito pel carattere del protagonista o
usato d’intelligenza col re de’ Persi da un malvagio che falsifica il
di
lui carattere, dà motivo a varie situazioni inter
santi e patetiche tra lui, e la sua tenera consorte Damocrita, e alle
di
lui magnanime querele che palesano l’uomo grande,
e, che Gelendro nel giorno stesso che cagiona la ruina della famiglia
di
Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta
famiglia di Alcippo, Gelendro che nell’insidiare altra volta l’onestà
di
Damocrita dovè tornare indietro atterrito dalla g
è tornare indietro atterrito dalla gagliarda ripulsa che incontrò nel
di
lei coraggio, sia poi sì credulo, che si saccia a
sia poi sì credulo, che si saccia adescare dall’inverisimile speranza
di
esser soddisfatto, e poche ore dopo della condann
simile speranza di esser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna
di
Alcippo vada alla di lui casa, dove rimane da Dam
ser soddisfatto, e poche ore dopo della condanna di Alcippo vada alla
di
lui casa, dove rimane da Damocrita avvelenato. No
componimenti del Ceba il coro fisso alla greca, ma quattro canzonette
di
trocaici dimetri da cantarsi da un coro per trame
ti. Or vediamo se l’altra sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava
di
entrare in una scelta di buone tragedie. Perchè q
sua tragedia delle Gemelle Capuane meritava di entrare in una scelta
di
buone tragedie. Perchè questo componimento ebbe a
dato da varii letterati, e si vide impresso nella, collezione tragica
di
Scipione Maffei, mi venne amichevolmente rimprove
i, mi venne amichevolmente rimproverato l’averlo omesso nell’edizione
di
questa storia in un sol volume. Nel giudizio che
stà più si convenga. Trasilla e Pirindra gemelle Capuane con promessa
di
matrimonio ingannate da Annibale: Calavio padre,
privati, e proprii piuttosto per la scena cotuica. La favela nulla ha
di
grande che congiunga all’azione i pubblici intere
a, e metta in contrasto le passioni eroiche, o che inspiri elevatezza
di
sentimenti; nulla in somma di tragico se non la m
sioni eroiche, o che inspiri elevatezza di sentimenti; nulla in somma
di
tragico se non la morte delle gemelle con cui si
asilla racconta alla damigella Metrisca i proprii amori con Annibale,
di
cui credesi sposa. Dice che si è piegata a compia
piacerlo, è ad ammetterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione
di
vedersi moglie di sì gran guerriere. Dice anche c
etterlo furtivamente nella sua stanza per ambizione di vedersi moglie
di
sì gran guerriere. Dice anche che egli è accinto
pubblico, parlando a Gelasga altra damigella, la gran voglia che avea
di
maritarsi. Ella le dice: Il padre mio ben sai ch
on mi marita, Maritar me per me mi son disposta. Gel. Gran voglia hai
di
marito, a quel che sento. Se vuoi pensar, le ris
mo gusto, e poi narra il concertato con Annibale, la promessa fattale
di
matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabi
a fattale di matrimonio, i loro congressi notturni, e lo stabilimento
di
partirsi con lui in abito militare. Secondo intri
acconta le sue amorose avventure con Trasilla e Pirindra, confessando
di
amarle ugualmente. Narrata la festa datagli da Tr
rinsi, Ella mi udì senza turbarsi in volto, Ma nulla consenti, perchè
di
sposo Disse che avea bisogno, e non di amante. Io
lto, Ma nulla consenti, perchè di sposo Disse che avea bisogno, e non
di
amante. Io promisi sposarla. Maar. Io promisi sp
i! Ann. E fui con essa e quella notte ed altre. Narra anche la festa
di
Pirindra, la sua dichiarazione, le prime ripugnan
sua dichiarazione, le prime ripugnanze e la resa: Non consentì però
di
compiacermi, Se non come consorte e come sposo.
ender puoi. In tutto ciò chi non ravvisa il procedere e l’esprimersi
di
un don Giovanni Tenorio, o di un Uffizialetto a q
non ravvisa il procedere e l’esprimersi di un don Giovanni Tenorio, o
di
un Uffizialetto a quartiere d’inverno, che passa
tiere d’inverno, che passa da questa a quella bellezza, come l’ape va
di
fiore in fiore? Parla indi Annibale della promess
fiore in fiore? Parla indi Annibale della promessa fatta ad entrambe
di
condurle seco, aggiungendo: Ma l’attener sarà ch
l’opposta Parte, per altre scale e per altr’uscio Io mi condurrò fuor
di
queste mura. Se questa chiamata tragedia piacque
credo che lo spettatore avrà più volte riso pel carattere disinvolto
di
Annibale che ama ed abbandona con pari facilità m
cilità militare. Non è meno comica la seconda scena del medesimo atto
di
molte donne Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell
Capuane co’ soldati Cartaginesi. Nell’atto IV le scene e i monologhi
di
Trafilla e Pirindra sono al solito uniformi. Ma c
prediletta. Vedasene questo squarcio piacevole. Io so (dice Trasilla)
di
avere in mano il cor di Annibale che tu credi ess
sto squarcio piacevole. Io so (dice Trasilla) di avere in mano il cor
di
Annibale che tu credi essere ne’ tuoi lacci. Io s
mano il cor di Annibale che tu credi essere ne’ tuoi lacci. Io so più
di
te, dice l’altra, 240 Mentre so ch’Anniballe i
ce l’altra, 240 Mentre so ch’Anniballe in me rivolto Non degna pur
di
rimirarti in viso. Tra. Come non degna? Ei parla
arsa? Lo spettatore avrà certamente desiderato in quel punto l’arrivo
di
Annibale, ed egli in fatti sopravviene, e le donn
, ed egli in fatti sopravviene, e le donne vogliono che dichiari qual
di
esse egli ami. Il generale senza scomporsi rispon
ro stanze si animano a combattere fra loro per togliersi que’ momenti
di
vita che loro rimangono. La singolarità de’ cori
larità de’ cori è anche notabile in questo dramma. Quattro canzonette
di
metro anacreontico si cantano alternativamente e
co si cantano alternativamente e con nojosa uniformità da due partiti
di
Capuani, favorevole l’uno a’ Romani, l’altro a’ C
nesi. Or le cose qui narrate annunziano un componimento tragico degno
di
figurare insieme col Torrismondo e colla Semirami
gnatelli cavaliere napolitano compose co’ materiali del greco romanzo
di
Eliodoro Cariclea e Teagene la sua tragedia la Ca
e accusato che il Ghilini credè tragedia, è commedia scritta in versi
di
cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse
che il Ghilini credè tragedia, è commedia scritta in versi di cinque,
di
sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598. I
ini credè tragedia, è commedia scritta in versi di cinque, di sette e
di
nove sillabe, e s’impresse nel 1598. Il Pindaro d
cinque, di sette e di nove sillabe, e s’impresse nel 1598. Il Pindaro
di
Savona Gabriele Chiabrera pubblicò in Genova la s
o de’ precedenti inferiore per regolarità, per economia, per maneggio
di
affetti, sebbene manifesti di non aver nascendo s
regolarità, per economia, per maneggio di affetti, sebbene manifesti
di
non aver nascendo sortiti talenti per divenire un
ino pubblicata in Roma nel 1653. L’autore la difese contro la censura
di
Agostino Favoriti, ed in tal lavoro contrasse una
ed in tal lavoro contrasse una febbre che gli tolse la vita nell’età
di
trenta anni. Ortenzio Scamacca fecondo gesuita si
presentò nel Collegio Romano. Gian Vittorio Rossi conosciuto col nome
di
Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio,
e di Giano Nicio Eritreo, a preghiere dello Stefonio, prese il carico
di
apprendere in tre di la parte di Sinforosa che co
reo, a preghiere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre
di
la parte di Sinforosa che conteneva intorno a set
iere dello Stefonio, prese il carico di apprendere in tre di la parte
di
Sinforosa che conteneva intorno a settecento sena
in rappresentarla, che ne acquistò e conservò per molto tem- il nome
di
Sinforosa. Le altre due furono nel medesimo Colle
o con somma magnificenza e pari applauso rappresentate a. Il Crispo è
di
tutte la più interessante. Fausta madrigna ed inn
Crispo è di tutte la più interessante. Fausta madrigna ed innamorata
di
Crispo è un ritratto dell’antica Fedra, Crispo de
o è un ritratto dell’antica Fedra, Crispo dell’Ippolito, e Costantino
di
Teseo. Soggiacque questa tragedia a varie censure
ica Tragedia e difesa del Crispo. Una delle tragedie più interessanti
di
questo secolo è il Solimano del conte Prospero Bo
no, la quale s’impresse nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II gran duca
di
Toscana. Non ha coro di veruna sorte, ed è notabi
nel 1620, e fu dedicata a Cosimo II gran duca di Toscana. Non ha coro
di
veruna sorte, ed è notabile per certo portamento
per una grandiosità che invita a leggere, e per un lodevole artificio
di
occultar ogni studio di seguir gli antichi. Lo st
invita a leggere, e per un lodevole artificio di occultar ogni studio
di
seguir gli antichi. Lo stile in generale è nobile
i. Lo stile in generale è nobile naturale e vivace, benchè non manchi
di
varii tratti lirici lontani dal vero e dal natura
tafà condannato da Solimano re de’ Turchi suo padre per gli artificii
di
Rusteno e della Regina, la quale con tale ammazza
di Rusteno e della Regina, la quale con tale ammazzamento si lusinga
di
salvare il proprio figlio Selino e serbarlo alt I
iere turche che loro presta novità e vivacità. Il carattere magnanimo
di
Mustafà si rende ammirabile e caro, ed ha tutti i
galanteria che inlanguidisce tante tragedie francesi. Solimano avido
di
gloria e geloso della propria, autorità e dell’im
le ne cagiona la morte per volerlo salvare. Con tutto ciò varii colpi
di
teatro formano gli episodii di questa favola, che
rlo salvare. Con tutto ciò varii colpi di teatro formano gli episodii
di
questa favola, che agli amatori delle situazioni
ii di questa favola, che agli amatori delle situazioni appassionate e
di
una energica semplicità saranno meno accetti. I d
sionate e di una energica semplicità saranno meno accetti. I dialoghi
di
Alvante e Despina furono disapprovati anche dal c
to più a cagione del luogo in cui si tengono, cioè vicino alla dimora
di
Solimano, dove essi debbono certamente ascoltare
potessero altrove proseguirlo. Lo scioglimento prodotto dal racconto
di
due donne del cambio in culla di Selino si bramer
o scioglimento prodotto dal racconto di due donne del cambio in culla
di
Selino si bramerebbe condotto con più verisimigli
ttura anche a’ giorni nostri. Si trova nell’atto I qualche imitazione
di
Torquato Tasso. Il vanto che si dà Rusteno, il pe
anto che si dà Rusteno, il peggiore tra gli scellerati, e la risposta
di
Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con
tra gli scellerati, e la risposta di Acmat rassomigliano alla contesa
di
Tisaferne con Adrasto in presenza di Armida. Nell
Acmat rassomigliano alla contesa di Tisaferne con Adrasto in presenza
di
Armida. Nell’atto II lo stesso ambizioso Rusteno
o dell’esercito che egli crede solo a se dovuto, prende il linguaggio
di
Gernando, che aspira a succedere a Dudone e mormo
il linguaggio di Gernando, che aspira a succedere a Dudone e mormora
di
Rinaldo. Degna di notarsi è la maniera onde i per
Gernando, che aspira a succedere a Dudone e mormora di Rinaldo. Degna
di
notarsi è la maniera onde i perfidi calunniatori
esta non potendo negarla. Ecco l’arte onde la Regina desta le gelosie
di
Solimano: Ah Sire, e tu non vedi Quell’animo sì
gono amorevolmente Ormusse e Adrasto sapendo che in corte si trami la
di
lui morte. Mustafà sempre grande resiste alle ist
sidie. La sesta scena dell’atto III del loro nobile contrasto è piena
di
vigore e di moto, mal grado di qualche espression
sta scena dell’atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e
di
moto, mal grado di qualche espressione lirica. Mu
III del loro nobile contrasto è piena di vigore e di moto, mal grado
di
qualche espressione lirica. Mustafà dice: Fugga
. Mustafà dice: Fugga chi ha il cuor nocente, a me conviene Sostener
di
fortuna il duro incontro. Replica Adrastro: Sig
ravia e si scosta dalla gravità naturale che si richiede a tal genere
di
poesia. Uscì in Padova l’anno 1657 un’altra trage
ne ricavò i principali caratteri e il fondamento istorico dall’opera
di
Pausaniaa. Aristodemo greco di Messenia può dirsi
ri e il fondamento istorico dall’opera di Pausaniaa. Aristodemo greco
di
Messenia può dirsi un nuovo Agamennone, e Merope
o Agamennone, e Merope sua figliuola una novella Ifigenia. Non quella
di
Euripide che da prima teme la morte, e poi l’affr
da chi non seppe che l’aveva prima meritato il Dottori. Il carattere
di
Aristodemo ottimo per conseguire il fine della tr
per conseguire il fine della tragedia esprime un eroe che non lascia
di
ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno com
e il fine della tragedia esprime un eroe che non lascia di ricordarsi
di
esser padre, senza aver bisogno come Agamennone d
scia di ricordarsi di esser padre, senza aver bisogno come Agamennone
di
ricorrere all’astuzia della lettera per salvar la
all’astuzia della lettera per salvar la figliuola, allorchè si pente
di
averla tirata al campo colle finte nozze. Policar
namorato e non mai ozioso sino alla morte; e quel che più importa, il
di
lui amore per Merope lungi dall’indebolire l’inte
ganza, e la ritrova alcune volte, ma cadendo spesso nell’affettazione
di
Seneca, per volere essere sempre grave sempre ric
il numero e l’armonia. Ma vediamo succintamente ciocchè in ogni atto
di
questa tragedia c’incresca o ci sembri pregevole.
le. Nell’atto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi
di
Merope di Aristodemo e di Arena di Licisco, secon
tto I si racconta che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope
di
Aristodemo e di Arena di Licisco, secondo l’oraco
a che dall’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e
di
Arena di Licisco, secondo l’oracolo che richiede
l’urna in cui si sono posti i nomi di Merope di Aristodemo e di Arena
di
Licisco, secondo l’oracolo che richiede il sangue
odemo e di Arena di Licisco, secondo l’oracolo che richiede il sangue
di
una vergine matura della famiglia degli Epitidi,
e di una vergine matura della famiglia degli Epitidi, è uscito quello
di
Arena che assicura la vita di Merope con indicibi
famiglia degli Epitidi, è uscito quello di Arena che assicura la vita
di
Merope con indicibile piacere di Amfia sua madre
quello di Arena che assicura la vita di Merope con indicibile piacere
di
Amfia sua madre e di Policare suo amante e sposo.
ssicura la vita di Merope con indicibile piacere di Amfia sua madre e
di
Policare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la
olicare suo amante e sposo. Aristodemo ne ode la notizia col contegno
di
un eroe che sebbene sensibile alla sventura di Ar
a notizia col contegno di un eroe che sebbene sensibile alla sventura
di
Arena, ha pure il pubblico bene nel cuore, e most
(giacchè Licisco protesta non essere del suo sangue) non ricuserebbe
di
dar per vittima la figlia. Una imitazione delle p
vittima la figlia. Una imitazione delle preghiere dell’Ercole in Eta
di
Seneca vedesi in quella di Amfia nella seconda sc
tazione delle preghiere dell’Ercole in Eta di Seneca vedesi in quella
di
Amfia nella seconda scena, Rotin gli astri innoc
la scena sesta della Nutrice con Merope si svolge il nobile carattere
di
questa fanciulla non senza vantaggio dell’azione.
gio dell’azione. Nell’atto II alla notizia che sopravviene della fuga
di
Arena, Aristodemo si manifesta più grande di Agam
e sopravviene della fuga di Arena, Aristodemo si manifesta più grande
di
Agamennone. Non è egli un Re de’ Re dell’armata G
sacrificio della figliuola. Aristodemo è un uomo grande che mal grado
di
tutto l’affetto paterno consacra la figlia alla s
ngedo estremo che da lui prende Merope: Io vado e nulla meco Porterò
di
più nobile e più degno Della mia fe: tu le memori
n’è trafitto come da una spada; protesta con impeto che morirà prima
di
lei; la consiglia a fuggire, ella rigetta la prop
chè senza bassezza, quel natural movimento che scuote l’uomo all’idea
di
finire. Forse quì si desidererebbe veder la pugna
e dell’umanità con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate
di
quell’aria di ragionamento che rende soverchio tr
con pennellate più decisive, più tragiche, e spogliate di quell’aria
di
ragionamento che rende soverchio tranquilla l’azi
e soverchio tranquilla l’azione. Nell’atto IV tragica è la situazione
di
Aristodemo che sente dirsi da Policare: Merope è
un tumulto Non più sentito, ed alle pigre mani Insegna un non so che
di
violento. Sì, lo farò, sia pena, o sia misfatto,
i de’ trapassati. Nell’atto V la nutrice racconta a Tirsi l’uccisione
di
Merope per mano del padre, e così conchiude: Un
ssapora tutta l’amarezza della non meritata morte, come dinota l’atto
di
covrirsi il volto per non vedere il suo uccisore
della tragedia greca che della moderna quell’aprire il seno verginale
di
Merope, onde si fa palese l’innocenza di lei. La
ell’aprire il seno verginale di Merope, onde si fa palese l’innocenza
di
lei. La morte di Arena che anche si scopre figlia
o verginale di Merope, onde si fa palese l’innocenza di lei. La morte
di
Arena che anche si scopre figlia di Aristodemo, r
lese l’innocenza di lei. La morte di Arena che anche si scopre figlia
di
Aristodemo, riduce all’ultimo punto la disperazio
scopre figlia di Aristodemo, riduce all’ultimo punto la disperazione
di
tal padre che va furioso a trafiggersi dove uccis
questo non iscarseggiano le inezie liriche , come le chiamò il conte
di
Calepio, benchè di molte se ne veggano anche nell
giano le inezie liriche , come le chiamò il conte di Calepio, benchè
di
molte se ne veggano anche nella tragedia del Bona
stodemo. La riconoscenza nel Solimano avviene per l’arrivo improvviso
di
Aidina e Alicola indipendentemente da’ primi fatt
rimo. Il cardinale Sforza Pallavicino noto per la Storia del Concilio
di
Trento, compose essendo ancor gesuita una sacra t
riano Leovigildo suo padre. S’impresse la prima volta nel 1644, e poi
di
nuovo nel 1665 con un discorso in sua difesa, nel
a difesa, nel quale anno si recitò nel Seminario Romano. Non manca nè
di
nobiltà, nè di regolarità, nè porta la taccia deg
uale anno si recitò nel Seminario Romano. Non manca nè di nobiltà, nè
di
regolarità, nè porta la taccia degli eccessi di s
nca nè di nobiltà, nè di regolarità, nè porta la taccia degli eccessi
di
stile, ne’ quali trascorse a suo tempo l’amena le
col disborso l’autore tentò invano insegnare che nelle tragedie, sul
di
lui esempio, dovessero usarsi i versi rimati. Il
no 1593, e trasportato a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella
di
quella città a’ 28 di agosto del 1646, il quale,
a Modena nel 1598, indi morto nella cittadella di quella città a’ 28
di
agosto del 1646, il quale, ad onta del suo stile
i spettacolo. Ariosto introdotto a fare il prologo manifesta l’indole
di
quell’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e
l’età. Calzi, egli dice, il coturno Atene, e si compiaccia delle cene
di
Atreo; indi soggiugne: Ma d’ogni sangue immacula
mortal sciagure. L’industrioso giovine scorgerà in tal componimento
di
quando in quando qualche passo energico. Tal mi s
Atlante nell’atto III, Dunque con forte destra ; tale la confusione
di
Rugiero In qual antro mi celo ; ma non è tale un
nfusione di Rugiero In qual antro mi celo ; ma non è tale una specie
di
molle elegia recitata da Alcina coll’intercalare,
lo stile lirico in quasi tutto il dramma e singolarmente nelle scene
di
Ateste ed Arsinda ove il poeta trascorre senza fr
non meno magnanima. Vigoroso e senza lirico belletto è il linguaggio
di
Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno
o è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno
di
grandezza nella sesta è il dialogo di Arsinda ed
onda scena dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo
di
Arsinda ed Aureliano. Quindi a ragione disse Pier
vissimi. Si vogliono mentovare le seguenti tragedie tralle regolari
di
questo secolo, le quali possono apprestare alla s
energico e sublime in mezzo a molte liriche affettazioni. La Florinda
di
Giambatista Andreini figliuolo della famosa attri
o della famosa attrice Isabella, del quale favella Pietro Baile, e il
di
lui Adamo recitato in Milano, onde dicesi di aver
vella Pietro Baile, e il di lui Adamo recitato in Milano, onde dicesi
di
avere il celebre Milton tratta l’idea di comporre
itato in Milano, onde dicesi di avere il celebre Milton tratta l’idea
di
comporre il Paradiso perduto: il Radamisto di Ant
re Milton tratta l’idea di comporre il Paradiso perduto: il Radamisto
di
Antonio Bruno nato in Manduria nel regno di Napol
iso perduto: il Radamisto di Antonio Bruno nato in Manduria nel regno
di
Napoli censore più volte e segretario degli Umori
ria nel regno di Napoli censore più volte e segretario degli Umoristi
di
Romaa: Ildegarde di monsignor Niccolò Lepori pubb
oli censore più volte e segretario degli Umoristi di Romaa: Ildegarde
di
monsignor Niccolò Lepori pubblicata nel XVII seco
nel XVII secolo e reimpressa nel 1704 in Viterbo: la Belisa tragedia
di
lieto fine del cavaliere napolitano Antonio Musce
ola data alla luce in Genova nel 1664 ed altamente comendata col nome
di
Oldauro Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’
Scioppio da Angelico Aprosio uscita nell’anno stesso in Lovano; e la
di
lui Rosminda impressa in Napoli nel 1659 ed anche
poesie dell’edizione del Raillard del 1691: e finalmente le tragedie
di
Bartolommeo Tortoletti veronese mentovate dal Maf
tragici del secolo XVI e dalle arditezze de’ letterati del XVII. Finì
di
vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed
. Finì di vivere il cardinale Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone
di
Corano Antonio Caraccio di Nardò nel 1702. Scriss
le Giovanni Delfino nel 1699, ed il barone di Corano Antonio Caraccio
di
Nardò nel 1702. Scrisse il primo nella sua gioven
nte. Tutti gli eruditi che hanno gusto, tengono per buone le tragedie
di
questo porporato. Il Gravina le comendò. Il card
o. Il Gravina le comendò. Il cardinal Delfino (dice il conte Pietro
di
Calepio con tutta verità) diede principio all’abb
ando alla tragedia della maestà sì con le sentenze che con la maniera
di
esporle. Osservisi (per dar qualche esempio dell
io della maestà e della proprietà dello stile) il magnanimo carattere
di
Cleopatra. A Dite, ella dice nell’atto III, Ande
tri che alla morte. Nobili sono i suoi sentimenti allorchè determina
di
morire, supponendo, che Augusto col pretesto di n
ti allorchè determina di morire, supponendo, che Augusto col pretesto
di
nozze voglia esporla in Roma al rossor del trionf
o studiate in certi incontri, e più vivacità nella favola. Posteriore
di
alquanti anni alle tragedie del Delfino fu il Cor
diaa. Egli seppe rendere teatrale e interessante la violenta morte su
di
un palco data al legittimo padrone del reame di N
la violenta morte su di un palco data al legittimo padrone del reame
di
Napoli e di Sicilia, con fare, che l’Angioino Car
morte su di un palco data al legittimo padrone del reame di Napoli e
di
Sicilia, con fare, che l’Angioino Carlo I tra Fed
poli e di Sicilia, con fare, che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca
di
Austria, e Corradino duca di Svevia e re di Napol
che l’Angioino Carlo I tra Federigo duca di Austria, e Corradino duca
di
Svevia e re di Napoli suoi prigionieri, ignorasse
Carlo I tra Federigo duca di Austria, e Corradino duca di Svevia e re
di
Napoli suoi prigionieri, ignorasse, Chi Corradin
Chi Corradino siasi, e chi il Cugino, È ben rancida la gara generosa
di
due amici di morir l’un per l’altro, e il cambiam
siasi, e chi il Cugino, È ben rancida la gara generosa di due amici
di
morir l’un per l’altro, e il cambiamento del nome
ome per ingannare le ricerche del tiranno. Sofocle introdusse la gara
di
Crisotemi colla sorella nell’Antigone, Euripide t
nell’Antigone, Euripide tra Pilade ed Oreste col proposto cambiamento
di
nomi nell’Ifigenia in Tauride imitata indi dal Ru
mente prende il nome e le armi dell’amico Leone per esporsi al furore
di
Bradamante, Olinto nella Gerusalemme del gran Tor
uol comparir colpevole del furto confessato da Sofronia per morire in
di
lei vece, il Porta nel suo Moro adoperò ingegnosa
osamente l’artifizio, e l’eroismo narrato dall’Ariosto nell’avventura
di
Rugiero e Leone, nella Filli di Sciro Tirsi e Fil
o narrato dall’Ariosto nell’avventura di Rugiero e Leone, nella Filli
di
Sciro Tirsi e Filli gareggiano come Crisotemi e A
ome Crisotemi e Antigone per farsi punire, e salvar l’amante. Ma dopo
di
questi io non conosco se non il Caraccio che abbi
io che abbia saputo co’ vecchi materiali del contrasto, e cambiamento
di
nomi di due amici inalzare un nuovo elegante edif
bbia saputo co’ vecchi materiali del contrasto, e cambiamento di nomi
di
due amici inalzare un nuovo elegante edificio. Ma
ipinger mai? Il Caraccio secondando l’antica idea della bella contesa
di
Corradino e Federigo fa nascere una serie di colp
idea della bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie
di
colpi di teatro e di situazioni che tirano l’atte
a bella contesa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi
di
teatro e di situazioni che tirano l’attenzione. C
esa di Corradino e Federigo fa nascere una serie di colpi di teatro e
di
situazioni che tirano l’attenzione. Corradino si
o; Federigo crede che debba esser menato a morte, e si fa condurre in
di
lui vece. Dichiara poi di non esser egli Corradin
a esser menato a morte, e si fa condurre in di lui vece. Dichiara poi
di
non esser egli Corradino tosto che intende che il
sta esecuzione, lo lascia uscire, credendo che vada a nozze. L’errore
di
questo tenero amico aumenta il patetico dell’estr
alle orme singolarmente dell’Ariosto rinnovò tali gare e cangiamenti
di
nomi nell’Olimpiade e nel Rugiero. Ma sono molti
non dico i Metastasii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza
di
stile, armonia di versificazione, giudizio e feco
asii, ma i Caracci che hanno uguaglianza e bellezza di stile, armonia
di
versificazione, giudizio e fecondità di fantasia?
e bellezza di stile, armonia di versificazione, giudizio e fecondità
di
fantasia? Singolarmente vuolsi attendere alla sob
dere alla sobrietà e gravità dello stile del Caraccio tanto più degno
di
encomii quanto meno si attenderebbe da uno scritt
scrittore del XVII secolo. Egli nell’indicato Impero vendicato poema
di
40 canti seppe reggersi sulle ali sulle tracce de
dello stile dell’Ariosto. Nel Corradino segui quello del Torrismondo
di
Torquato. Ed in poemi si lunghi non mai traviò. U
e veda nella scena quarta dell’atto I, dove l’autore calcando le orme
di
Alvida rileva i terrori notturni della Regina. Pu
a scena terza dell’atto III, in cui Corradino saputa la deliberazione
di
Carlo di farlo morire parla a Federigo. Il leggit
erza dell’atto III, in cui Corradino saputa la deliberazione di Carlo
di
farlo morire parla a Federigo. Il leggitore vi no
an parte dell’Europa adulterato il gusto teneva dietro alle stranezze
di
Lope de Vega, e di Giambatista Marini e di Daniel
a adulterato il gusto teneva dietro alle stranezze di Lope de Vega, e
di
Giambatista Marini e di Daniele Gasparo di Lohens
neva dietro alle stranezze di Lope de Vega, e di Giambatista Marini e
di
Daniele Gasparo di Lohenstein, il Caraccio ed il
ranezze di Lope de Vega, e di Giambatista Marini e di Daniele Gasparo
di
Lohenstein, il Caraccio ed il Delfino con pochi a
rigo immaginario amoroso, che minora l’odiosità per l’Angioino in più
di
un punto dell’azione. Corradino giovinetto figlio
’Angioino in più di un punto dell’azione. Corradino giovinetto figlio
di
eroi di re d’imperatori, legittimo signore di Nap
o in più di un punto dell’azione. Corradino giovinetto figlio di eroi
di
re d’imperatori, legittimo signore di Napoli, ucc
adino giovinetto figlio di eroi di re d’imperatori, legittimo signore
di
Napoli, ucciso su di un palco come un reo volgare
io di eroi di re d’imperatori, legittimo signore di Napoli, ucciso su
di
un palco come un reo volgare per ordine dell’usur
oria stessa commuove ed invita a piangere; or che non farebbe in mano
di
un ottimo tragico? Perdonisi al Caraccio l’averlo
con un amor comico il più tragico avvenimento della storia del Regno
di
Napoli. a. Pinacoteca pag. 160. edit. Lipsine
r. excell. vol. IV p. 204. a. Eritreo Pinacoteca p. I. a. Vedasi la
di
lui dedicatoria della tragedia a monsignore Spino
la di lui dedicatoria della tragedia a monsignore Spinola governador
di
Roma.
cie del Romano impero, nè le sole furono nè le più fatali conseguenze
di
quel rapido incendio di guerra che le sconvolse.
è le sole furono nè le più fatali conseguenze di quel rapido incendio
di
guerra che le sconvolse. Col tempo si riparano le
gli degli antichi Tartari che inondarono l’impero Romano sotto i nomi
di
Goti, Unni, Eruli, Gepidi, Vandali e Longobardi,
, Vandali e Longobardi, con istabilir nelle conquiste una nuova forma
di
governo assai peggior dell’antica, ci tolsero i p
rmarono nella loro barbarie. Ed oh quanto tardi il tempo col soccorso
di
molte favorevoli circostanze giugne a distruggere
te favorevoli circostanze giugne a distruggere gli effetti perniciosi
di
sì luttuose vicende! Alzò sulle nostre rovine il
ro diritti, stabilirono fra noi un governo fatto per dividere in vece
di
unire. Le regioni conquistate formarono un corpo
dividere in vece di unire. Le regioni conquistate formarono un corpo
di
varie picciole signorie col nome di feudi, le qua
ni conquistate formarono un corpo di varie picciole signorie col nome
di
feudi, le quali appena in tempo di guerra si cong
i varie picciole signorie col nome di feudi, le quali appena in tempo
di
guerra si congiungevano per bisogno, e nella pace
attenevano al tutto1. L’ Italia, la Spagna, l’Inghilterra empieronsi
di
piccioli tiranni gelosi degli acquisti e sempre p
oli tiranni gelosi degli acquisti e sempre pronti a guerreggiar sotto
di
un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto
uerreggiar sotto di un capo contro gli stranieri, o ad avere in conto
di
stranieri ora i compagni ora lo stesso sovrano pe
nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno
di
Napoli ed altrove scorgonsi tuttavia in piedi su
balze grosse reliquie: quindi tante guerre intestine e tanti diritti
di
Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastald
quindi tante guerre intestine e tanti diritti di Leudi e Antrustioni,
di
Fedeli o Comiti e Gastaldi, di Ricos-hombres e In
tanti diritti di Leudi e Antrustioni, di Fedeli o Comiti e Gastaldi,
di
Ricos-hombres e Infanzones: quindi i guidrigil o
per le quali un uomo ucciso valutavasi tal volta al vilissimo prezzo
di
venti soldi: quindi le misere condizioni di tanti
volta al vilissimo prezzo di venti soldi: quindi le misere condizioni
di
tanti vassalli angarj, parangarj, schiavi predial
ngarj, schiavi prediali, censili, terziarj, filcalini ed altre specie
di
servi ed aldioni 2. Ora quando trovansi gli uomin
che solitario allievo della sapienza, il quale appressandosi al solio
di
Carlo Magno potè co’ suoi consigli eccitarlo alla
magnanima impresa d’ingentilire e illuminare i popoli. Essendo in età
di
anni trenta calato questo gran principe in Italia
onomia; e così iniziato ne’ misteri del sapere concepì il bel disegno
di
spargere la coltura ne’ suoi vasti dominj, che ol
lla Germania e della Spagna. Il primo che in Francia tenne scuola nel
di
lui palagio, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri ma
scuola nel di lui palagio, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri maestri
di
canto, di gramatica, di aritmetica e di tutte le
l di lui palagio, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri maestri di canto,
di
gramatica, di aritmetica e di tutte le sette arti
io, fu lo stesso Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica,
di
aritmetica e di tutte le sette arti liberali, vi
Pietro Pisano. Altri maestri di canto, di gramatica, di aritmetica e
di
tutte le sette arti liberali, vi chiamò dall’Ital
ia ad insegnare, mosso probabilmente da Paolo Diacono e da Paolino II
di
Aquileja, due uomini de’ più dotti del suo tempo.
sorsero da per tutto le costumanze4. La giudicatura cadde nelle mani
di
uomini senza lettere, i quali non di rado venivan
La giudicatura cadde nelle mani di uomini senza lettere, i quali non
di
rado venivano dalle parti astretti a pruovar coll
sentenza profferita, per la qual cosa in essi richiedevasi più forza
di
corpo che di mente. La maggior parte degli eccles
fferita, per la qual cosa in essi richiedevasi più forza di corpo che
di
mente. La maggior parte degli ecclesiastici inten
ata eloquenza Ateniese e Romana? che tutte le muse doveano abbellirle
di
tutte le loro grazie (Nota II)? E pure il corso n
(Nota III). In questi paesi (dice Robertson nell’ introd. alla Stor.
di
Carlo V) i più coltivati e civilizzati di tutta l
on nell’ introd. alla Stor. di Carlo V) i più coltivati e civilizzati
di
tutta l’Europa, scendevano i crocesignati prima d
vati e civilizzati di tutta l’Europa, scendevano i crocesignati prima
di
passare in Asia, e vi lasciavano immense somme pe
omme pel trasporto verso Terra Santa7. Le guerre d’Asia poi, la presa
di
Costantinopoli fatta da’ Latini, il passar che fe
commercio in Italia come nella sua più nobil sede. E questa sorgente
di
ricchezza ridestò fra noi il sopito natural desid
sta sorgente di ricchezza ridestò fra noi il sopito natural desiderio
di
libertà, sotto i cui soli auspici escono gl’ inge
tupidezza e dall’inazione. Al commercio fiorente si dovettero i mezzi
di
scuotere il giogo de’ signori e di stabilire un g
rcio fiorente si dovettero i mezzi di scuotere il giogo de’ signori e
di
stabilire un governo libero ed eguale che agli ab
lazione e incoraggisse le arti. Uno spirito generoso d’indipendenza e
di
libertà fermentava nel cuor dell’ Italia con tal
di libertà fermentava nel cuor dell’ Italia con tal vigore, che prima
di
terminare l’ultima crociata tutte le città consid
rno feudale! La Francia vicina (dice il lodato Storico Inglese) prima
di
ogni altra regione verso il XII secolo approfitto
regione verso il XII secolo approfittossi del bell’ esempio, il quale
di
mano in mano si comunicò all’Alemagna, indi alla
iccardi, Siciliani e Toscani. Lusingossi qualche apologista straniero
di
partecipar delle glorie Italiane di quel tempo co
ossi qualche apologista straniero di partecipar delle glorie Italiane
di
quel tempo col seminar dubbj pedanteschi sulla na
ie Italiane di quel tempo col seminar dubbj pedanteschi sulla nascita
di
qualche scrittore e col procurare di appropriarlo
dubbj pedanteschi sulla nascita di qualche scrittore e col procurare
di
appropriarlo alla sua nazione presupponendo scamb
e col procurare di appropriarlo alla sua nazione presupponendo scambi
di
sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’
o scambi di sillabe ne’ codici adulterati. Non si curino gl’ Italiani
di
segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre di
curino gl’ Italiani di segnalarsi in queste ridevoli picciole guerre
di
lettere posposte, le quali sprezzate risolvonsi i
o, veduto e confessato da classici scrittori transalpini, cioè quello
di
avere insegnato alle nazioni ad esser libere. Rin
entativo. Fece il commercio stabilir le fiere, nelle quali ad oggetto
di
chiamarvi e trattenervi il concorso s’ introdusse
li e coprirsi con maschere, osserva che a suo tempo ancora nel natale
di
Cristo e nell’epifania i chierici si mascheravano
questa contaminazione de’ templi. Restovvi tuttavia la musica e l’uso
di
celebrarvi con una specie di rappresentazione cer
pli. Restovvi tuttavia la musica e l’uso di celebrarvi con una specie
di
rappresentazione certe feste bizzarre, le quali o
one certe feste bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere
di
follia che di giuoco. Era notabile nella cattedra
e bizzarre, le quali oltramonti ebbero più il carattere di follia che
di
giuoco. Era notabile nella cattedrale di Roano il
ù il carattere di follia che di giuoco. Era notabile nella cattedrale
di
Roano il dì di natale la sesta asinaria, nella qu
di follia che di giuoco. Era notabile nella cattedrale di Roano il dì
di
natale la sesta asinaria, nella quale compariva B
no il dì di natale la sesta asinaria, nella quale compariva Balaam su
di
un’ asina e varii profeti che aveano predetta la
in Viviers: in Inghilterra anche verso il 1530 trovavasi nella chiesa
di
Yorck un inventario, in cui si parla della mitra
dell’anello del vescovo de’ pazzi 12. Non riusciva men cara a’ popoli
di
quel tempo la festa degl’ Innocenti, che era un t
a’ popoli di quel tempo la festa degl’ Innocenti, che era un tralcio
di
quella de’ pazzi e si celebrava nel dì de SS. Inn
zi e si celebrava nel dì de SS. Innocenti13. Posero in oltre i monaci
di
mano in mano in dialogo le vite de’ santi, come q
re i monaci di mano in mano in dialogo le vite de’ santi, come quella
di
S. Caterina recitata nel convento di S. Dionigi.
o le vite de’ santi, come quella di S. Caterina recitata nel convento
di
S. Dionigi. Altri simili dialoghi senza numero in
scana, non si rinviene cosa veruna appartenente al teatro. Si favella
di
tragedie e commedie di Anselmo Faidits nella poco
cosa veruna appartenente al teatro. Si favella di tragedie e commedie
di
Anselmo Faidits nella poco esatta storia de’ poet
rì nel XIII secolo, essendo morto nel 1220. Non ostante poi il titolo
di
tragedie e commedie, le di lui favole altro esser
morto nel 1220. Non ostante poi il titolo di tragedie e commedie, le
di
lui favole altro esser non doveano che meri monol
e de’ Giullari (Nota V). L’Heregia dels Preyres è il titolo rimastoci
di
uno de’ dialoghi del Faidits, che si vuole che fo
resso i Sassoni e i Danesi. Alfredo gran re d’Inghilterra in un tempo
di
barbarie, cioè nell’878, volendo spiare la situaz
’armata Danese che avea fatta irruzione nel suo reame, prese le vesti
di
un ministriere, e si presentò al campo Danese. Fu
ese. Fu veramente conosciuto per Sassone, ma pel carattere rispettato
di
ministriere fu introdotto alla presenza del re e
el re e cantò molti versi, e poscia esaminato il campo formò un piano
di
assalto, col quale tagliò a pezzi il di lui eserc
inato il campo formò un piano di assalto, col quale tagliò a pezzi il
di
lui esercito. Sessanta anni dopo, cioè nel X seco
il di lui esercito. Sessanta anni dopo, cioè nel X secolo, Anlaff re
di
Danimarca collo stesso travestimento volle osserv
f re di Danimarca collo stesso travestimento volle osservare il campo
di
Atelstan re d’Inghilterra, ma lo stratagemma rius
li, Cino da Pistoja, Guido Cavalcanti, Brunetto Latini ed il migliore
di
tutti Dante Alighieri, pare che sia l’unica nazio
secolo XIII. Nel 1230 si celebrò in Piacenza nel borgo e nella piazza
di
S. Antonino un giuoco, che nella cronaca Piacenti
a nel Prato della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì
di
Pasqua di Resurrezione del 1243 o 124418. Pretese
o della Valle fecesi una rappresentazione spirituale nel dì di Pasqua
di
Resurrezione del 1243 o 124418. Pretese il Bumald
nel 1250 componesse volgari tragedie; ma ciò afferma perchè nel libro
di
Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato
nel libro di Dante della Volgare Eloquenza Fabrizio è chiamato poeta
di
stile tragico, la qual cosa ognun sa che in Dante
la qual cosa ognun sa che in Dante vuol dir sublime, e non già autore
di
tragedie19. Quel che però non ammette dubbio veru
etto principale si prefisse il rappresentare i misteri della passione
di
N. S., siccome per lungo tempo continuò ad esegui
timana santa20. Un’ altra rappresentazione de’ misteri della passione
di
Cristo trovasi fatta dal clero con molto applauso
vasi fatta dal clero con molto applauso nel Friuli l’anno 1298 nel dì
di
pentecoste21. Il dottissimo storico della Lettera
III rammentate dal Muratori22, asserendo non potersi mettere in conto
di
teatrali. Vuole altresì con fondamento che il nom
ammatica. Passa in oltre a dubitare che le accennate rappresentazioni
di
Padova, del Friuli, della Compagnia del Gonfalone
alogo, stimandole semplici apparenze mute figurate dal clero in tempo
di
pasqua e di pentecoste. Veramente noi che reputia
ndole semplici apparenze mute figurate dal clero in tempo di pasqua e
di
pentecoste. Veramente noi che reputiamo drammatic
si direbbe con ogni proprietà ludus un mistero espresso con un groppo
di
statue; nè perchè in vece di quelle statue si met
ludus un mistero espresso con un groppo di statue; nè perchè in vece
di
quelle statue si mettessero degli uomini, tal rap
l suo istituto. Nel XV secolo rappresentava pubblicamente nel coliseo
di
Roma la passione; e le parole del dramma si compo
di Roma la passione; e le parole del dramma si composero dal vescovo
di
S. Leo Giuliano Dati Fiorentino che fiorì circa i
ell’Alemagna. Vedrassi nel seguente capo che in Francia sin dal tempo
di
Filippo il Bello vi fu una festa simile con canti
l Bello vi fu una festa simile con canti e con parole. Alcuni squarci
di
simili misteri fatti in Napoli nel tempo degli An
a non si specifica, sembra ragionevole il credere che allora si parli
di
rappresentazioni cantate e recitate. Per altro no
’ istrioni e giocolieri a que’ tempi, non meritino rigorosamente nome
di
vere azioni teatrali. Con tutto ciò debbono entra
teatrali; nè tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma
di
quelli e di questa si conservano le memorie da qu
è tal fu la ludrica degli Etruschi introdotta in Roma; ma di quelli e
di
questa si conservano le memorie da quanti imprend
estiche l’indeboliscono e per timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi
di
nuovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo
timore de’ Franchi e de’ Greci eleggesi di nuovo un re nella persona
di
Autari. Ma tendendo sempre la costituzione di tal
ovo un re nella persona di Autari. Ma tendendo sempre la costituzione
di
tal regno alla divisione, al fine i gran ducati s
gran ducati si suddividono in contati subalterni numerosi ma piccioli
di
mole e di potere. 2. V. Il Potgessero, e ’l libr
i si suddividono in contati subalterni numerosi ma piccioli di mole e
di
potere. 2. V. Il Potgessero, e ’l libro I, c. 18
gessero, e ’l libro I, c. 18 della Storia civile e politica del regno
di
Napoli di Carlo Pecchia. 3. Degno di leggersi n
’l libro I, c. 18 della Storia civile e politica del regno di Napoli
di
Carlo Pecchia. 3. Degno di leggersi nella Stori
ia civile e politica del regno di Napoli di Carlo Pecchia. 3. Degno
di
leggersi nella Storia della Letter. Ital. del Cav
hiar. Carlo Denina. Quì l’apologista Lampillas abbraccia con alacrità
di
cuore la medesima comune opinione dietro la scort
ma comune opinione dietro la scorta del Denina, facendo uso al solito
di
commode asserzioni gratuite in vece di monumenti
Denina, facendo uso al solito di commode asserzioni gratuite in vece
di
monumenti storici per distruggere le verità sì be
un solo nome, fosse poi anche quello, non che dell’eccellente Denina,
di
un Sherlok, purchè dica male dell’Italia. Il mede
e’ tempi ignoranti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio
di
una lettera di Adriano I pieno di solecismi stamp
nti e barbari nella lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera
di
Adriano I pieno di solecismi stampato dal Mabillo
lingua latina, adduce uno squarcio di una lettera di Adriano I pieno
di
solecismi stampato dal Mabillon. Ma con sua pace
occhi aperti, e vedrà che il Tiraboschi punto non reca in testimonio
di
buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla
il Tiraboschi punto non reca in testimonio di buona latinità le opere
di
Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forz
testimonio di buona latinità le opere di Adriano. Egli ne parla come
di
un erudito in forza di ragionamento superiore ass
tinità le opere di Adriano. Egli ne parla come di un erudito in forza
di
ragionamento superiore assai al suo avversario Ca
l Sig. Lampillas che in altro senso che in questo vengano dal vescovo
di
Orleans esaltati gli Spagnuoli di que’ tempi come
o che in questo vengano dal vescovo di Orleans esaltati gli Spagnuoli
di
que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nel
agnuoli di que’ tempi come dottissimi ed eloquentissimi? Nelle parole
di
questo prelato ed in ciò che dice di Adriano il T
ed eloquentissimi? Nelle parole di questo prelato ed in ciò che dice
di
Adriano il Tiraboschi, si attende allo zelo, alla
llo stile. Che se volesse il Sig. Lampillas mostrare che gl’ Italiani
di
que’ miseri tempi erano nel latino idioma più bar
più purità ed eleganza del famoso lodato storico de’ Longobardi Paolo
di
Varnefrido, e che non fussero stati Italiani ma S
Da questo sentimento non contraddetto da i dotti si è fatto un pregio
di
discordare il tante volte ammirato Lampillas, pre
Egli si dimostra in tal fatto così poco instruito, che fa sospettare
di
essergli stata da altri suggerita così secca e di
izia; laonde ci astringe ad una nota non breve, e ad implorare per la
di
lei lunghezza il perdono de’ leggitori. Ignora pr
de’ leggitori. Ignora primieramente l’apologista che molti anni prima
di
Alarico il di lui padre chiamato Eurico o Evarico
Ignora primieramente l’apologista che molti anni prima di Alarico il
di
lui padre chiamato Eurico o Evarico (che cominciò
nciò a regnare l’ anno 486) avea già dato a’ Visigoti il primo codice
di
leggi dette Teodoriciane o perchè, secondo i dott
secondo i dottissimi Savarone e Grozio, Eurico portasse anche il nome
di
Teodorico, o perchè, secondo il Sirmondo e l’Alte
odosiane dell’impero occidentale. Seguì poscia la lodata compilazione
di
Alarico pubblicata in Tolosa col titolo di Brevia
cia la lodata compilazione di Alarico pubblicata in Tolosa col titolo
di
Breviario; ed è quell’unica, che, non saprei dir
n oltre Chindesvindo ed altri Visigoti fecero alcun’ altra collezione
di
leggi, della quale neppur ebbe contezza il Lampil
le neppur ebbe contezza il Lampillas, altrimenti non avrebbe lasciato
di
trionfarne. Vennero in appresso più tardi le legg
vrebbe lasciato di trionfarne. Vennero in appresso più tardi le leggi
di
Aragona, del contato di Barcellona, di Valenza. N
farne. Vennero in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contato
di
Barcellona, di Valenza. Noi adunque che sappiamo
in appresso più tardi le leggi di Aragona, del contato di Barcellona,
di
Valenza. Noi adunque che sappiamo quel che seppe
uestiona se la Spagna col resto dell’Europa avesse avuto alcun codice
di
leggi, no; ma sì bene, se queste fossero state pe
ual cosa non si fa motto nel Saggio Apologetico. Certamente il Signor
di
Montesquieu e quanti peritamente favellano di leg
o. Certamente il Signor di Montesquieu e quanti peritamente favellano
di
leggi, riconoscono in Europa dal settimo all’unde
nazioni (dice il celebre Guglielmo Robertson nell’Introd. alla Stor.
di
Carlo V) lasciarono di avere qualche autorità, ce
re Guglielmo Robertson nell’Introd. alla Stor. di Carlo V) lasciarono
di
avere qualche autorità, cedendo il luogo a certe
to in mezzo dal medesimo Lampillas. Questo che fu compilato nel regno
di
Sisenando, il quale avendo cacciato Svintila dal
uali l’ apologista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario
di
Alarico; e di tali fatti può assicurarsi negli st
ista suppone in osservanza il già dimenticato Breviario di Alarico; e
di
tali fatti può assicurarsi negli storici Spagnuol
icurarsi negli storici Spagnuoli, ed anche nel Compendio della Storia
di
Spagna del P. Duchesne bene accolto dal pubblico
tica. Di fatti come non sarebbe la Spagna soggiaciuta a questa specie
di
anarchia de’ tribunali e ad altri disordini, se i
ed il furor cieco con cui i baroni guerreggiavano tra loro, empivano
di
tumulto e confusione tutte le provincie Spagnuole
, le prepotenze, gli omicidj divennero sì comuni, che in questo stato
di
disordine non solo fu interrotta ogni sorte di co
i, che in questo stato di disordine non solo fu interrotta ogni sorte
di
commercio, ma rimaneva appena qualche comunicazio
o. E tali disordini fin dalla metà del secolo XIII indussero le città
di
Aragona e di Castiglia, ad onta della giurisdizio
ordini fin dalla metà del secolo XIII indussero le città di Aragona e
di
Castiglia, ad onta della giurisdizione baronale,
ne baronale, ad associarsi e ad armare alcune compagnie sotto il nome
di
Santa Confraternita, per proteggere i viaggiatori
enti punto non attese il Lampillas, e riposò placidamente sulle leggi
di
Alarico che suppose dal sesto secolo felicemente
suppose dal sesto secolo felicemente osservate in Ispagna pel tratto
di
alcuni secoli seguenti. Dopo avere egli, coll’ in
avere egli, coll’ intelligenza che si è veduto, assicurato al codigo
di
Alarico il vanto dell’osservanza per più secoli,
de’ gran castelli. A questi tempi in Italia (egli dice) le decisioni
di
liti tra’ privati, o di giurisdizione tra’ potent
esti tempi in Italia (egli dice) le decisioni di liti tra’ privati, o
di
giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di
liti tra’ privati, o di giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via
di
pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e
di giurisdizione tra’ potenti, facevansi per via di pruove d’ acqua,
di
fuoco, di braccia a croce, e di duelli. Vuole egl
dizione tra’ potenti, facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco,
di
braccia a croce, e di duelli. Vuole egli forse da
facevansi per via di pruove d’ acqua, di fuoco, di braccia a croce, e
di
duelli. Vuole egli forse darci ad intendere che n
forse darci ad intendere che nella Spagna non aveano luogo i giudizj
di
Dio ed i duelli? Egli dovrebbe sapere, quanto tar
gli dovrebbe sapere, quanto tardi si fece el postrer duelo en España,
di
cui ogni dì risuonano gli stessi teatri di quella
l postrer duelo en España, di cui ogni dì risuonano gli stessi teatri
di
quella penisola; dovrebbe sapere ancora che sino
a Cavalleria convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito
di
coprirla di ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli
convenne al celebre Miguèl Cervantes prendere il partito di coprirla
di
ridicolo; ma ciò a parte. Poteva egli convincersi
rologo gli sconcerti de’ secoli ch’egli voleva illuminati dalle leggi
di
Alarico. Nos (dice il re Alfonso) por la gracia d
eravi adunque, secondo Alfonso, sino al XIII secolo in Ispagna libro
di
leggi, e giudicavasi per bravure, per capriccio,
o regolarli con una legislazione particolare. Per supplire al difetto
di
lettura dell’apologista e di chi sacò per lui la
one particolare. Per supplire al difetto di lettura dell’apologista e
di
chi sacò per lui la cara e ’l nominò, per far not
r lui la cara e ’l nominò, per far noto che era il Lampillas sotto la
di
lui protezione, ne accennerò almeno i titoli. Nel
cennerò almeno i titoli. Nella I Partita si vieta nel tit. 13 leg. 10
di
seppellir ne’ cimiteri colui che morisse nello st
la in 25 leggi de’ duelli, e tra esse nella 13 e 14 s’insegna il modo
di
fare i cavalieri e gli scudieri; e nella 21 si di
risi come proprietà dell’Italia dal Sig. Lampillas, che ci permetterà
di
dirgli che de’ fatti di sua casa tanto sa egli qu
’Italia dal Sig. Lampillas, che ci permetterà di dirgli che de’ fatti
di
sua casa tanto sa egli quanto un Otentotto. Ma qu
overnata con i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri
di
Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Mod
on i codici Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo,
di
Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in
egoriano, Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano,
di
Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in appresso col
Ermogeniano e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo,
di
Ulpiano e di Modestino; in appresso col breviario
e Teodosiano, co’ libri di Paolo, di Papiniano, di Gajo, di Ulpiano e
di
Modestino; in appresso col breviario stesso di Al
di Gajo, di Ulpiano e di Modestino; in appresso col breviario stesso
di
Alarico; e finalmente col famoso editto di Teodor
resso col breviario stesso di Alarico; e finalmente col famoso editto
di
Teodorico. Entrati poi a regnarvi i Longobardi, e
gnarvi i Longobardi, ecco ciò che seguì in Italia secondo il racconto
di
Paolo Diacono il migliore storico de’ tempi bassi
tata, che gl’ Italiani che volessero soggettarvisi, il celebre editto
di
Rotari settimo re d’Italia pubblicato nel 643, qu
lebre editto di Rotari settimo re d’Italia pubblicato nel 643, quello
di
Grimoaldo del 668, i capitoli di Luitprando incom
d’Italia pubblicato nel 643, quello di Grimoaldo del 668, i capitoli
di
Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli
668, i capitoli di Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli
di
Rachi del 746 e di Astolfo del 753. Ed intanto la
Luitprando incominciati ad uscire dal 713, quelli di Rachi del 746 e
di
Astolfo del 753. Ed intanto lasciarono la libertà
nto lasciarono la libertà agli ecclesiastici e a chiunque il volesse,
di
vivere colle Romane leggi e colle costituzioni de
ni de’ Greci imperadori, le quali sussistevano comunque nell’esarcato
di
Ravenna e ne’ ducati di Napoli, Amalfi, Gaeta. De
le quali sussistevano comunque nell’esarcato di Ravenna e ne’ ducati
di
Napoli, Amalfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, C
malfi, Gaeta. Debellato poi Desiderio, Carlo Magno nell’anno 801, e i
di
lui successori sino a Corrado il Salico, fecero v
un codice membranaceo le leggi de’ cinque re Longobardi, le addizioni
di
Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trat
ni di Carlo Magno e de’ successori, e i capitoli e trattati de’ duchi
di
Benevento, frammettendovi alcune sue osservazioni
enevento, frammettendovi alcune sue osservazioni intorno alla pratica
di
esse leggi; il qual codice serbasi nell’archivio
l Sig. Abate giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro
di
un cane e di uno sparviere; nè ciò bastandogli at
giudica della legislazione Italiana sulle pene del ladro di un cane e
di
uno sparviere; nè ciò bastandogli attribuisce a’
sparviere; nè ciò bastandogli attribuisce a’ Longobardi alcuna legge
di
altri popoli, cioè de’ Borgognoni. Ecco però la v
o però la vera pena stabilita nelle leggi Longobarde contro del ladro
di
uno sparviere: Si quis de gajo regis accipitrem t
i un ladro d’un cane, cioè dovea pagare una summa nove volte maggiore
di
quel che valeva il cane. Or dove sono le once di
nove volte maggiore di quel che valeva il cane. Or dove sono le once
di
carne divorate dall’augello nella parte più polpu
oi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi
di
que’ tempi, per ben giudicarne se ne dovrebbe rin
ano quasi da per tutto le leggi Longobarde, e al vantaggio che alcune
di
esse hanno riportato ancor sulle Romane. Ma senza
ngobardi, e de’ Visigoti. Le leggi (egli dice nel libro XXVIII, c. 2)
di
Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudi
2) di Gondebaldo per li Borgognoni sembrano assai giudiziose, quelle
di
Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpa
ose, quelle di Rotari e degli altri principi Longobardi le sorpassano
di
molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, d
principi Longobardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti,
di
Recesvindo, di Chindesvindo, di Egica, sono pueri
ardi le sorpassano di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo,
di
Chindesvindo, di Egica, sono puerili, goffe, idio
o di molto; ma le leggi de’ Visigoti, di Recesvindo, di Chindesvindo,
di
Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non cons
goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene
di
tinte rettoriche, vuote di senso, frivole nel fon
seguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vuote
di
senso, frivole nel fondo e gigantesche nello stil
fondo e gigantesche nello stile. Or faccia il Lampillas il confronto
di
ciò che asserisce il Bettinelli col riferito giud
Italia e quelle de’ Visigoti e de’ Borgognoni. Quest’ ultime, ad onta
di
quel bacio che ha posto in buon umore il Lampilla
onta di quel bacio che ha posto in buon umore il Lampillas (vedasi il
di
lui tomo I pag. 27 e 28) sono da quel celebre Pre
riputate giudiziose, e preferite alle Visigote, che dall’ apologista
di
Barcellona (che è tutt’altro che un Montesquieu)
questa nota, può comprendere il Sig. Lampillas, che non basta un poco
di
talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo
talento contenzioso misto ad un cieco patriotismo, nè il millantarsi
di
esser filosofo e critico di gusto, nè il declamar
d un cieco patriotismo, nè il millantarsi di esser filosofo e critico
di
gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entr
tico di gusto, nè il declamare in ogni incontro, per entrare a parlar
di
cose che non si sono antecedentemente studiate be
e bene. 5. Vedasi l’introduzione al V libro delle Storie Fiorentine
di
Niccolò Machiavelli, il quale par che si appressi
Antiquit. Ital. Medii Ævi. 8. V. la citata Introduzione alla Storia
di
Carlo V, sez. I, e le note XV, XVI, XVII e XVIII.
II e XVIII. 9. V. il capitolo Cum decorem domus Domini nel Decretale
di
Gregorio IX. Vedi anche la Storia filosofica e po
degli Europei nell’Indie. 10. Du-Cange Gloss. 11. Vedi la storia
di
Cedreno. 12. Senza citar le memorie di M. Du Til
e Gloss. 11. Vedi la storia di Cedreno. 12. Senza citar le memorie
di
M. Du Tillot da servire all’Istoria della Festa d
storia della Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere
di
Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobine
la Festa de’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro
di
Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Mar
e’ Pazzi impresse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois,
di
Thiers, di Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta
presse in Losanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers,
di
Mezeray, di Lobineau, di Marlot, basta rimandare
sanna nel 1751, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray,
di
Lobineau, di Marlot, basta rimandare il lettore a
1, o le opere di Pietro di Blois, di Thiers, di Mezeray, di Lobineau,
di
Marlot, basta rimandare il lettore all’Encicloped
lot, basta rimandare il lettore all’Enciclopedia. Per chi si contenta
di
averne qualche leggiera notizia, accenniamo solta
ione de’ Saturnali de’ gentili. La libertà data a’ servi nel dicembre
di
motteggiare e far da padroni, si concedeva in que
o un asino, e si cantava hè, sire âne, hè, hè. Secondo Raynaud nel dì
di
S. Stefano si cantava alla Messa una canzone dett
na canzone detta prosa dell’asino, ed anche prosa de’ fatui, e nel dì
di
S. Giovanni un’ altra prosa detta del bue. 13. M
lgrado della coltura che già illuminava la Francia, quest’altra festa
di
que’ secoli rozzi sussisteva anche nel secolo XVI
o XVII in qualche provincia. Lagnavasi il Naudè nel 1645 col Gassendi
di
essere ancora in osservanza in qualche monistero
, dando luogo a’ loro frati laici cucinieri, questuanti, giardinieri,
di
officiare con istrane profanazioni, i quali prend
esti sacerdotali tutte lacere, e mettevansele al rovescio, mostravano
di
leggere su’ libri che tenevano volti all’ingiù, c
di leggere su’ libri che tenevano volti all’ingiù, con occhiali fatti
di
corteccia d’ aranci, e gridavano follemente con v
lende, degl’ Innocenti. 14. V. il Discorso aggiunto a una collezione
di
antiche poesie Inglesi uscita nel 1765 in Londra,
esi uscita nel 1765 in Londra, e annunziata nella Gazzetta Letteraria
di
Parigi nel mese di gennajo del 1766. 15. Nel cit
in Londra, e annunziata nella Gazzetta Letteraria di Parigi nel mese
di
gennajo del 1766. 15. Nel citato Discorso si va
va continuando la storia de’ menestrels, e si dice che sotto il regno
di
Riccardo II verso la fine del secolo XIV, altro e
18. V. le sue Annotazioni all’Eloq. Ital. del Fontanini p. 487., e le
di
lui Lettere t. II. 19. Egli ne fu confutato dal
lessioni istoriche e critiche del Riccoboni sopra i differenti teatri
di
Europa. Non fu dunque in mezzo alla luce del cinq
agnia, ma sì bene nel XIII secolo. La pubblicazione poi degli Statuti
di
essa seguì nel 1584 nella stessa Roma, cioè trece
iò per ausiliar colla verità certa filosofia che sempre ragiona prima
di
assicurarsi de’ fatti, e che in conseguenza si av
25. T. IV, lib. III, c. 3. 26. Argomento sarebbe questo degno solo
di
certi ragionatori di ultima moda, i quali spregia
, c. 3. 26. Argomento sarebbe questo degno solo di certi ragionatori
di
ultima moda, i quali spregiano l’erudizione di cu
o di certi ragionatori di ultima moda, i quali spregiano l’erudizione
di
cui scarseggiano, empiono i lor volumi di sofismi
uali spregiano l’erudizione di cui scarseggiano, empiono i lor volumi
di
sofismi, e si fanno schernire come semieruditi e
Barach Fernandez Maria. Figlia del precedente e
di
Nicoletta Stipich Nefer di Spalatro, nacque a Zar
h Fernandez Maria. Figlia del precedente e di Nicoletta Stipich Nefer
di
Spalatro, nacque a Zara, ove si trovava il padre
sciò l’arte, chiamò a sè la piccola Maria per metterla in un collegio
di
Milano : ma, lui morto, le angustie di famiglia l
ia per metterla in un collegio di Milano : ma, lui morto, le angustie
di
famiglia le fecer troncare gli studî e la sbalzar
eganti, era piccola e grassa, fece subito buona prova, dando speranza
di
forti e immediati progressi. Infatti un ferreo vo
attitudine all’arte ben accentata, l’alzò dopo solo due anni al grado
di
amorosa in compagnia di Carbonin e in quella assa
accentata, l’alzò dopo solo due anni al grado di amorosa in compagnia
di
Carbonin e in quella assai buona di Arcelli, e di
al grado di amorosa in compagnia di Carbonin e in quella assai buona
di
Arcelli, e di prima donna assoluta in quella di u
morosa in compagnia di Carbonin e in quella assai buona di Arcelli, e
di
prima donna assoluta in quella di un certo Tognot
in quella assai buona di Arcelli, e di prima donna assoluta in quella
di
un certo Tognotti. Ma se l’arte le arrise dal suo
e dal suo inizio, non le arrise fortuna materialmente : chè, sbalzata
di
compagnia in compagnia di varia specie e non cert
rrise fortuna materialmente : chè, sbalzata di compagnia in compagnia
di
varia specie e non certo delle migliori, trascina
a in compagnia di varia specie e non certo delle migliori, trascinata
di
paesucolo in paesucolo, ebbe a patire ogni sorta
liori, trascinata di paesucolo in paesucolo, ebbe a patire ogni sorta
di
peripezie, sin chè, nel ’70, scritturatasi come p
dell’arte propriamente detta. Passò dalla Compagnia Dondini in quelle
di
Cesare Vitaliani, di Lorenzo Calamai, delle sorel
e detta. Passò dalla Compagnia Dondini in quelle di Cesare Vitaliani,
di
Lorenzo Calamai, delle sorelle Vestri, di Alessan
quelle di Cesare Vitaliani, di Lorenzo Calamai, delle sorelle Vestri,
di
Alessandro Salvini, di Carlo Lollio, di Enrico Do
ani, di Lorenzo Calamai, delle sorelle Vestri, di Alessandro Salvini,
di
Carlo Lollio, di Enrico Dominici e Cavara, coi qu
alamai, delle sorelle Vestri, di Alessandro Salvini, di Carlo Lollio,
di
Enrico Dominici e Cavara, coi quali ultimi si rec
lasciò il teatro per darsi alle gioie della famiglia…. Ma fu momento
di
transizione : chè, dopo sette anni, le tavole del
zione : chè, dopo sette anni, le tavole del palcoscenico l’attrassero
di
nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vig
e tavole del palcoscenico l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora
di
entusiasmo, di vigore, di gioventù, di fede, vi s
lcoscenico l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo,
di
vigore, di gioventù, di fede, vi si abbandonò cie
l’attrassero di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore,
di
gioventù, di fede, vi si abbandonò ciecamente. Fu
di nuovo, ed essa piena ancora di entusiasmo, di vigore, di gioventù,
di
fede, vi si abbandonò ciecamente. Fu col Palamide
col Palamidessi e col Paladini prima, poi col Marinoni in Alessandria
di
Egitto, prima donna a vicenda con Teresina Marian
, prima donna a vicenda con Teresina Mariani. Lasciò nel’ 91 il ruolo
di
prima donna assoluta per darsi a quello di madre,
i. Lasciò nel’ 91 il ruolo di prima donna assoluta per darsi a quello
di
madre, scritturata con Andrea Maggi prima, poi co
quale si trova tuttavia. È stata Maria Barach artista geniale, piena
di
slancio, popolarissima. La mancanza di una figura
Barach artista geniale, piena di slancio, popolarissima. La mancanza
di
una figura rispondente alle esigenze dell’estetic
loro tutte le angolosità che procedono più specialmente da esuberanza
di
mezzi e da soverchia libertà di azione…. ; ma non
cedono più specialmente da esuberanza di mezzi e da soverchia libertà
di
azione…. ; ma non le mancarono certo nè applausi
soverchia libertà di azione…. ; ma non le mancarono certo nè applausi
di
pubblico, nè encomii di giornale.
one…. ; ma non le mancarono certo nè applausi di pubblico, nè encomii
di
giornale.
nella tragedia inglese, e tanta forza e vivacità le prestano, che al
di
lei confronto sembra che la francese languisca al
, che al di lei confronto sembra che la francese languisca alla guisa
di
un dilicato color di rosa accanto ad una porpora
onto sembra che la francese languisca alla guisa di un dilicato color
di
rosa accanto ad una porpora vivace. E se la regol
regolarità, il buon gusto, la verisimiglianza, l’interesse e l’unità
di
disegno, pregi che si ammirano spesso nella franc
fonerie che lo deturpavano, sarebbe forse a suo favore decisa la lite
di
preferenza. Ma gli affetti universali dell’uomo t
719, il cui ingegno, senno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica
di
segretario di stato, e gli diedero nella repubbli
gegno, senno e sapere l’elevarono fra’ suoi alla carica di segretario
di
stato, e gli diedero nella repubblica letteraria
egretario di stato, e gli diedero nella repubblica letteraria il nome
di
poeta de’ savii, aprì agl’Inglesi il sentiero del
tragedia l’anno 1713 col suo Catone. Non avendo osato il sig. Hullin
di
tradurla interamente in versi francesi, dopo di a
osato il sig. Hullin di tradurla interamente in versi francesi, dopo
di
averne fatto un saggio sulla prima scena, il sig.
sso ne fece in Londra una traduzione pur francese in prosa. I Gesuiti
di
s. Omero la trasportarono in latino, e la fecero
tradusse dall’originale in toscano idioma, e gli Accademici Compatiti
di
Livorno la recitarono nel carnovale del 1714, e l
eimpresse nella medesima città coll’originale accanto nella stamperia
di
Michele Nestenus. Piena di energia e di quella ma
ttà coll’originale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena
di
energia e di quella maschia eloquenza che eleva g
inale accanto nella stamperia di Michele Nestenus. Piena di energia e
di
quella maschia eloquenza che eleva gli animi sing
singolarmente in quanto appartiene al carattere intrepido e virtuoso
di
Catone, questa tragedia si rende notabile per la
uno l’interesse che in lui si rincentra, una l’azione che è la morte
di
Catone, la quale avviene nel dì che spira la roma
ue il sig. Giovanni Andres la chiama favola assai irregolare e piena
di
assurdità ? Manca non pertanto al Catone moltissi
to al Catone moltissimo per dirsi l’opera più bella che sia uscita su
di
alcun teatro. Tutto ciò che non è Catone è in ess
iocrità deriva da due sorgenti, cioè da una languida inutile congiura
di
due furbi che si esprimono e pensano bassamente,
sano bassamente, e da un tessuto d’insipidi e freddi amori subalterni
di
sei personaggi de’ dieci che entrano nella favola
ome pretese l’esgesuita lodato; il quale cadde nell’eccesso contrario
di
un Encidopedista, che nell’articolo tragedie la c
imens . Noi vedremo nell’analisi che ne faremo, che questa elevazione
di
sentimenti è denigrata dalle basse espressioni di
e questa elevazione di sentimenti è denigrata dalle basse espressioni
di
Sempronio e Siface, e che i freddi amori di sei p
a dalle basse espressioni di Sempronio e Siface, e che i freddi amori
di
sei personaggi che gelano l’azione principale, no
le, non permettono che col medesimo enciclopedista si creda il Catone
di
Adisson la pièce plus belle qui soit sur aucun t
n thèâtre . Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori
di
Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia,
Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio,
di
Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia, di Semproni
scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco,
di
Giuba, di Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla
’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba,
di
Marzia, di Lucia, di Sempronio, o sulla congiura
non si aggiri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia,
di
Lucia, di Sempronio, o sulla congiura tramata da
giri su gli amori di Porzio, di Marco, di Giuba, di Marzia, di Lucia,
di
Sempronio, o sulla congiura tramata da questo sce
ioè con una poetica comparazione compresa nell’originale in sei versi
di
una corrente imbrattata dal fango per le piogge,
ne il proprio amore per Marzia, tutto il resto si aggira su i maneggi
di
Siface e Sempronio pieno dell’idea di conseguir M
il resto si aggira su i maneggi di Siface e Sempronio pieno dell’idea
di
conseguir Marzia che desidera bassamente. Di più
a bassamente. Di più in mezzo a’ modi famigliari e talvolta indecenti
di
questi due malvagi frammischiansi impropriamente
con cui termina anche quest’atto distesa in sette versi de i deserti
di
Numidia che scherzano per l’aria in fieri giri, e
non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati, e fuor
di
tempo di Marco, Porzio e Lucia; viene Sempronio c
dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati, e fuor di tempo
di
Marco, Porzio e Lucia; viene Sempronio con i cond
mpronio con i condottieri dell’ammutinamento dissipato dalla presenza
di
Catone; in seguito Siface e Sempronio si tratteng
iserzione della cavalleria Numida. E mostrando Sempronio qualche pena
di
lasciar Marzia, Siface se ne maraviglia; ma l’alt
ar l’inflessibile al mio foco. Fatto ciò, la rigetto. Egli determina
di
rapirla travestito con gli abiti di Giuba. Bella
ciò, la rigetto. Egli determina di rapirla travestito con gli abiti
di
Giuba. Bella pensata! dice egli stesso, gran gioj
trecce! e soggiugne, per terminar l’atto con una comparazione lirica
di
Plutone che rapiva Proserpina conducendola all’os
le vesti crede che l’ucciso sia Giuba, il quale stando da parte dalle
di
lei querele comprende di essere amato. Così proce
so sia Giuba, il quale stando da parte dalle di lei querele comprende
di
essere amato. Così procede quest’atto sino a una
dì Catone. L’atto V coll’indicata ultima scena del IV forma il grande
di
questa tragedia. Strana cosa è certamente che il
inglese riguardo agli amori, nè i soliloquii narrativi, come è quello
di
Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la ma
za dell’atto I, nè la mancanza d’incatenamento delle scene ad oggetto
di
non lasciar voto il teatro, come avviene più di u
elle scene ad oggetto di non lasciar voto il teatro, come avviene più
di
una volta nel Catone a. Rilevasi dall’esposte cos
a. Rilevasi dall’esposte cose che non ebbe torto il giudizioso Conte
di
Calepio in censurar nel Catone le figure troppo p
tà dello stile, la peripezia malamente sospesa con intempestive scene
di
persone subalterne, i freddi intrighi d’amore, e
ebbe maggiormente torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore
di
Marzia è degno di una vergine romana, e che Giuba
torto per la ragione che ne reca, cioè che l’amore di Marzia è degno
di
una vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la
zia è degno di una vergine romana, e che Giuba ama in Marzia la virtù
di
Catone. In prima è da avvertirsi esser questa una
rticolare ad una censura generale fatta per gli amori subalterni, non
di
Marzia e Giuba soltanto, ma di sei personaggi. Di
le fatta per gli amori subalterni, non di Marzia e Giuba soltanto, ma
di
sei personaggi. Di poi l’enciclopedista fece una
i personaggi. Di poi l’enciclopedista fece una risposta, in cui perdè
di
vista l’oggetto vero della tragedia, il commuover
torto lo stesso osservatore enciclopedista in lodar tanto la risposta
di
Porzio data data a Sempronio nella scena seconda
atto I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’amore A Marzia or che la vita
di
suo padre Stà in periglio? Tu puoi carezzar anco
emante Che già miri spirar la santa fiamma. È nobile questa immagine
di
una Vestale, e ben collocata in bocca di un Roman
a. È nobile questa immagine di una Vestale, e ben collocata in bocca
di
un Romano. Ma Porzio che parimente ama mentre la
capo a fondo con nobiltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio
di
Catone a quello di Cornelia del Pompeo di Pietro
biltà e politezza. Voltaire preferì il personaggio di Catone a quello
di
Cornelia del Pompeo di Pietro Cornelio, ed esaltò
aire preferì il personaggio di Catone a quello di Cornelia del Pompeo
di
Pietro Cornelio, ed esaltò la sublimità, l’energi
ndre ont percè jusque dans la sagesse de Addisson . Non debbo lasciar
di
osservare che il merito eminente di questo scritt
e de Addisson . Non debbo lasciar di osservare che il merito eminente
di
questo scrittore è nella grandezza de’ sentimenti
i si smentisce in tutti i personaggi; e che l’espressioni che mancano
di
elevatezza e sono piuttosto comiche che tragiche,
parte nobile della critica inaccessibile a i freddi ragionatori privi
di
cuore. Se non diciamo come l’enciclopedista, che
ciclopedista, che questa tragedia sia un capo d’opera e la più bella
di
qualunque teatro , ravvisiamo pure nel Catone dip
no della storia che solo osò contendere colla fortuna e colla potenza
di
Cesare e prolongare i momenti della spirante libe
colla potenza di Cesare e prolongare i momenti della spirante libertà
di
Roma, quell’uomo grande, per valermi dell’espress
ante libertà di Roma, quell’uomo grande, per valermi dell’espressiòne
di
Pope, Che lotta col destino Tra
e lotta col destino Tralle tempeste, e grandemente cade Misto a ruine
di
cadente stato. Nella scena quarta alla forza e d
el corpo lodata da Siface ne i Numidi è vagamente contrapposta l’arte
di
regnare, di dettar leggi, di render l’uomo all’u
ata da Siface ne i Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare,
di
dettar leggi, di render l’uomo all’uomo amico ,
i Numidi è vagamente contrapposta l’arte di regnare, di dettar leggi,
di
render l’uomo all’uomo amico , propria de’ Roman
e. Perchè un punto anzi tempo cadria Roma? La scena con Decio legato
di
Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere d
a con Decio legato di Cesare è in quest’atto il trionfo del carattere
di
Catone. Cesare ( dice il legato ) vuol essere ami
del carattere di Catone. Cesare ( dice il legato ) vuol essere amico
di
Catone; proponetene il prezzo e le condizioni.Che
tesso monterà su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza
di
pensieri e di espressioni meritò l’approvazione d
su i rostri per ottenergli il perdono. Questa grandezza di pensieri e
di
espressioni meritò l’approvazione del gran Metast
tasio, che in simil guisa se l’appropriò emulandola nell’abboccamento
di
Cesare e Catone: Lascia dell’ar
tinamento, rende all’azione la gravità che le tolgono le troppe scene
di
amori tanto più intempestivi, quanto più si avvic
ne di amori tanto più intempestivi, quanto più si avvicina l’esercito
di
Cesare, e la ruina di Catone è imminente. Dopo la
intempestivi, quanto più si avvicina l’esercito di Cesare, e la ruina
di
Catone è imminente. Dopo la languidezza del IV at
languidezza del IV atto già riferita un improvviso nuovo vigore misto
di
eroico e di compassionevole chiama tutta l’attenz
del IV atto già riferita un improvviso nuovo vigore misto di eroico e
di
compassionevole chiama tutta l’attenzione dal pun
sionevole chiama tutta l’attenzione dal punto che si enuncia la morte
di
Marco. Marco… incomincia Porzio… e Catone l’int
tone; egli ha fatto il suo dovere; Porzio, quando io morrò, fa che la
di
lui urna sia posta accanto alla mia. È condotto
i lui urna sia posta accanto alla mia. È condotto in iscena il corpo
di
Marco, e Catone gli va incontro dicendo, Welcome
privata? Roma è quella che chiede il nostro pianto. «Roma nutrice
di
eroi, donna del mondo, Roma non è più! Oh libertà
del mondo, Roma non è più! Oh libertà! oh virtù ! oh patria! Tutto è
di
Cesare! Per lui i votati Decii, I
sizioni da lui date per la salvezza degli amici trarre certo patetico
di
nuova specie che commuove ed interessa. Egli dice
Egli dice addio agli amici; indi conchiude: S’appressa il vincitor,
di
nuovo addio. Se mai c’incontrerem, c’incontreremo
ino. Nell’atto V la prima scena filosofica è un prodotto del dialogò
di
Platone sull’immortalità dell’anima. Perchè l’al
e sull’immortalità dell’anima. Perchè l’alma (dice Catone col libro
di
Platone alla mano e colla spada sguainata davanti
ll’avere troppo affrettato, forse per quello che nel medesimo dialogo
di
Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Impera
esimo dialogo di Platone s’insegna, cioè che vieta il sommo Imperante
di
sprigionar lo spirito prima di un suo decreto.
gna, cioè che vieta il sommo Imperante di sprigionar lo spirito prima
di
un suo decreto. O numi
e grande e virtuoso prima della libertà. Ed ecco quanto secondo me ha
di
pregevole la tragedia del Catone. S’essa non disc
son avrebbe forse nociuto all’arte togliendo a’ posteri ogni speranza
di
appressarglisi. De’ grandi ingegni giovano ancor
Virgilii ed i Torquati. In francese compose m. Deschamps una tragedia
di
Catone più regolata nell’economia, ma non meno ca
una tragedia di Catone più regolata nell’economia, ma non meno carica
di
parti accessorie che sopraffanno l’azione princip
ffanno l’azione principale e la rallentano, e deturpata nel carattere
di
Cesare che rappresenta innamorato. L’amor della p
la patria, della virtù e della libertà regna parimente nelle tragedie
di
Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della vita d
nte nelle tragedie di Niccolò Rowe encomiatore e scrittore della vita
di
Shakespear. Nacque in Devonshire nel 1672 e morì
la vita di Shakespear. Nacque in Devonshire nel 1672 e morì in Londra
di
anni quarantacinque nel 1727. Regolare nell’econo
con predilezione dal proprio autore. Il celebre Giorgio Villiers duca
di
Buckingam fautore de’ poeti Inglesi compose due t
ia la Ripetizione delle parti, in certo modo rassomigliante alle Rane
di
Aristofane. Edoard Joung amico e socio ne’ lavor
Rane di Aristofane. Edoard Joung amico e socio ne’ lavori letterarii
di
Switf, Pope, e Richardson, ed autore delle Notti
ta in Francia da m. la Place, e rappresentata con applauso sul teatro
di
Drury-Lane nel 1719, la Vendetta uscita al pubbli
ore alla seconda per lo stile, ma meritevole d’indulgenza come frutto
di
un uomo pervenuto agli anni sessantanove dell’età
ntanove dell’età sua. Savage sventurato figlio dell’inumana contessa
di
Macclsfields, la cui memoria eccita il fremito de
coltivò fralle miserie la poesia. Contando diciotto o diciannove anni
di
età si acquistò qualche nome con due commedie, la
ssa barbara madre morì in carcere nel 1743. Il famoso Tompson allievo
di
Adisson nato nel 1700, e morto del 1748, chiaro p
allontanò ugualmente dal sentiero calcato da Shakespear, e dal gusto
di
Adisson. Le sue tragedie Sofonisba, Agamennone, A
so Sigismonda e Tancredi tragedia ricavata da una novella del romanzo
di
Gil Blàs, la quale in Francia s’imitò dal Saurin
co, e dal sig, Ignazio Gajone coll’Arsinoe. Ma la nazione malcontenta
di
Tompson per altri motivi, non volle ascoltare Edo
eri che le conoscono, vennero concordemente applaudite. Denny nemico
di
Pope scrisse in buono stile una tragedia regolare
nza un’arte sopraffina. Un’ altra Virginia compose la signora Brooke,
di
cui favellò nel Giornale straniero di Parigi La P
inia compose la signora Brooke, di cui favellò nel Giornale straniero
di
Parigi La Place nel 1757. In grazia del sesso per
autore della tragedia l’Amore ed il Dovere, ed ebbe la mortificazione
di
vederla rifiutata da i direttori di ambi i teatri
Dovere, ed ebbe la mortificazione di vederla rifiutata da i direttori
di
ambi i teatri, ed accolta con disprezzo, poichè f
zo, poichè fu impressa. Ugual destino toccò all’autore della tragedia
di
Atelstan. Una efimera guerra critica si appiccò p
sa trall’autore ed un censore geloso, cui forse appartiene la parodia
di
Atelstan intitolata, Turncoat, voltacasacca. Turn
resto nel nulla. Errico Brooke diede alla scena inglese una tragedia
di
Gustavo Wasa, ossia il Liberatore del suo paese,
ssia il Liberatore del suo paese, la quale dal sig. Du Clairon autore
di
una tragedia di Cromwel si tradusse felicemente i
re del suo paese, la quale dal sig. Du Clairon autore di una tragedia
di
Cromwel si tradusse felicemente in prosa francese
teri si sostengono con nobiltà, e si esprimono con forza. L’Andromaca
di
Racine si tradusse da Philipps di cui motteggiò P
si esprimono con forza. L’Andromaca di Racine si tradusse da Philipps
di
cui motteggiò Pope nella Dunciade. Smith ne tradu
medesimo tragico francese. Il più grazioso si è, che Smith si vantava
di
aver tutta la sua filastrocca ricavata dall’Ippol
th si vantava di aver tutta la sua filastrocca ricavata dall’Ippolito
di
Euripide a. Hille tradusse la Zaira con poche alt
a collezione de’ quaranta drammi usciti in Londra nel 1762 col titolo
di
Teatro Inglese. Negli ultimi fogli periodici del
I si lodano due tragedie pubblicate in Londra nel 1788, cioè la Sorte
di
Sparta, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appart
, ossia i Re Rivali, ed il Reggente. Appartiene la prima alla parente
di
. Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità p
parente di. Gay Mistriss Cowley, e rappresenta la rivalità pel trono
di
Leonida e Cleombroto, e le angustie della virtuos
Oxford compose la Madre Misteriosa tratta o da’ racconti della Regina
di
Navarra, o dalla novella 35 della II parte del Ba
xford conduce artificiosamente la sua tragedia. La Contessa pel corso
di
quattro atti manifesta il suo pentimento, e fa am
gnorandosi tuttavia il suo delitto. Ma nell’ultimo atto in un accesso
di
frenesia scoppia la verità, e l’orrore succede al
ll’ammirazione. Il Walker la chiama tragedia inimitabile. La tragedia
di
Ravenscraft s’intitola Tito Andronico, ovvero il
La tragedia di Ravenscraft s’intitola Tito Andronico, ovvero il Ratto
di
Lavinia. Atroce in ogni senso. Nuova Medea l’Impe
e al colpo della spietata madre. Mi ha superato, dice, nell’arte mia;
di
me più fiera ha trucidato il figlio; me ’l porgi,
ue tragedie, la Rosmunda e Messene libera. Trovasi la Rosmunda fralle
di
lui Opere postume pubblicate in Dublin nel 1793.
smunda del Rucellai, se non che l’Irlandese la mostra nell’atto V rea
di
adulterio, e l’Italiano la preserva dalla prostit
tenera Adelaide. L’argomento della sua Messene è appunto l’Aristodemo
di
Carlo Dottori; ma il Walker esalta quella del com
Dottori; ma il Walker esalta quella del compatriotta, come più ricco
di
poetiche bellezze, e di più forte interesse . Il
alta quella del compatriotta, come più ricco di poetiche bellezze, e
di
più forte interesse . Il leggitore avrà cura di c
poetiche bellezze, e di più forte interesse . Il leggitore avrà cura
di
confrontarle, giacchè a me sinora non è dato di p
l leggitore avrà cura di confrontarle, giacchè a me sinora non è dato
di
poterla leggere. II. Abbozzo di tragedia E
giacchè a me sinora non è dato di poterla leggere. II. Abbozzo
di
tragedia Ersa o Celtica. Appartiene alla Gran
Gran-Brettagna, al secolo XVIII, e alla tragedia reale una traduzione
di
un dramma in lingua ersa pubblicata verso il 1762
lo è Comala, che n’è il personaggio principale. L’azione è fondata su
di
una tradizione conosciuta. Comala figliuola del r
liuola del re d’Inistore, e dell’isole Orhney amando Fingal figliuolo
di
Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da H
o di Comhal lo segue in abito virile. È ravvisata da Hidallan seguace
di
Fingal, il cui amore avea ella disprezzato. Finga
a disprezzato. Fingal l’avrebbe sposata se non l’impediva l’invasione
di
Caracul, che sembra essere Caracalla, il quale ne
gal marcia contro il nemico, e lascia Comala in un colle, promettendo
di
rivederla la notte stessa rimanendo in vita. Vinc
a, che Fingal è rimasto estinto. Il dolore riduce Comala agli estremi
di
sua vita. Torna l’amante vincitore, ed ella spira
a caccia coll’avanzarsi la notte. Melilcoma mostra temere per la vita
di
Fingal. Sopravviene Comala che si meraviglia che
lume nella valle. «Ah, dice Comala, altri esser non può che il nemico
di
Comala, il barbaro figlio del re del Mondo… O spi
he il nemico di Comala, il barbaro figlio del re del Mondo… O spirito
di
Fingal, vieni, e dalla tua nube regola l’arco di
del Mondo… O spirito di Fingal, vieni, e dalla tua nube regola l’arco
di
Comala, sì che il tuo nemico cada come una lepre
ll’amante credendolo estinto. Giungono i Bardi, e cantano la vittoria
di
Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso
oria di Fingal; ma il loro canto è interrotto dall’avviso della morte
di
Comala. Fingal si dispera; Hidallan confessa il s
e ha cagionata la morte; Fingal lo discaccia; i Bardi cantano le lodi
di
Comala. Questo picciolo poema rassomiglia più ad
o, movimento e patetico. Tra’ Celti cacciatori chi avrebbe sospettato
di
trovare un informe idea della poesia scenica, man
o di trovare un informe idea della poesia scenica, mancante per altro
di
un piano, rozza, senz’arte, ma non priva d’intere
e? Ciò può sempre più rassodare quel che osservammo sin dal principio
di
questa istoria, che presto o tardi gli uomini rac
iletto più o meno imperfettamente le azioni umane a seconda del grado
di
coltura in cui si trovano. III. Tragedia C
Italia ne’ passati secoli rimase obbliato. Giorgio Lillo giojelliere
di
Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scri
re di Londra, il quale morì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una
di
simili favole tragiche di persone private sommame
ì l’anno 1739, imprese a scrivere più d’una di simili favole tragiche
di
persone private sommamente atroci, per le quali s
le quali si è communicata alle scene francesi ed allemanne la smania
di
rappresentare le più rare esecrande scelleratezze
per fasto e per negligenza si trovano caduti nell’ultima miseria. Un
di
loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto
tima miseria. Un di loro figliuolo savio ed onesto amante corrisposto
di
Carlotta bella e virtuosa giovane ma non ricca, p
comunicarle la propria indigenza, l’abbandona con la patria sperando
di
migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge p
ando di migliorare il suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore
di
esservi morto. I di lui genitori sussistono stent
l suo stato nell’Indie, e si sparge poi il romore di esservi morto. I
di
lui genitori sussistono stentatamente per gli sca
a stessa Carlotta. Wilmot che sino a questo punto non si è imbrattato
di
alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortu
ato di alcun delitto, vacilla sotto il peso dell’infortunio, si pente
di
essere stato onesto senza frutto, e pensa ad amma
a. Tu non conosci il mondo, a me costa caro l’averlo conosciuto; pria
di
separarci debbo darti un consiglio… asciugati gli
schera dell’onore e della probità per arrivare al tuo intento a costo
di
chiunque sarà così sciocco di fidarsi della tua a
ità per arrivare al tuo intento a costo di chiunque sarà così sciocco
di
fidarsi della tua apparente onestà. Mi consigliat
onsigliate (gli dice il servo) a far quello che voi avreste vergogna
di
praticare. Ah! questa vergogna appunto (ripiglia
me ti tratteranno, amico… Approfittati del mio consiglio, e ricordati
di
questa lezione. Osserva il mondo, e sii malvagio
. Torna intanto il giovane Wilmot dall’Indie con una cassetta piena
di
gioje d’inestimabil valore, ed in abito indiano s
indiano si presenta a Carlotta che trova tenera e fedele e la riempie
di
allegrezza. Intende lo stato de’ genitori; si ral
tiere raccomandato da Carlotta. È accolto cortesemente; ma parlandosi
di
un figlio che hanno perduto, mostrano essi tanto
erduto, mostrano essi tanto dolore, che il giovane intenerito temendo
di
cagionarli una commozione troppo viva col palesar
itira per riposare, consegnando prima alla madre la cassetta con dire
di
guardarla contenendo cose preziose. Agnese maravi
guardarla contenendo cose preziose. Agnese maravigliata della fiducia
di
quel forestiere è tentata dalla curiosità ad apri
etta; resiste alquanto, poi l’apre e resta abbaccinata allo splendore
di
tanti diamanti. Quante ricchezze (ella dice)! Q
e per dire che il forestiere è addormentato. Wil. Ma che miri tu? La
di
lui cassetta! L’hai tu aperta! indegna cosa! Se s
oraggio per morire. Agn. Io non vò morire. Wil. Ma quali mezzi hai tu
di
prolongar la vita?. Agn. Eccoli. Mira questo teso
gnese dice che essi possono evitare il suicidio detestabile per mezzo
di
un delitto minore. Ella piange, ella gli rimprove
ese lo seguita con gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i
di
lui pensieri di pentimento, di tristezza, di suro
on gli occhi, ne descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri
di
pentimento, di tristezza, di surore. Il giovane W
e descrive i movimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento,
di
tristezza, di surore. Il giovane Wilmot esclama d
ovimenti che esprimono i di lui pensieri di pentimento, di tristezza,
di
surore. Il giovane Wilmot esclama dalla prossima
tende l’orribile delitto. Si sentono gridi e gemiti. Agnese comprende
di
aver fatto uccidere il proprio figliuolo, e grida
ridotti in polvere. Il nostro delitto, la nostra disperazione passerà
di
secolo in secolo per insegnare alle razze future,
ovare certe vendette che l’umana mente non può prevedere. Muori prima
di
me; non mi fido della tua debolezza. L’ammazza,
fido della tua debolezza. L’ammazza, e poi si ferisce. Alla lettura
di
questo dramma orribile si crederebbe che l’autore
questo dramma orribile si crederebbe che l’autore fosse stato un uomo
di
una tetra immaginazione e di un carattere feroce.
derebbe che l’autore fosse stato un uomo di una tetra immaginazione e
di
un carattere feroce. Ma la regola di giudicar dag
omo di una tetra immaginazione e di un carattere feroce. Ma la regola
di
giudicar dagli scritti del carattere dell’autore
ere dell’autore non sempre è sicura. Lillo era un uomo dolce, onesto,
di
costumi semplici, amato e stimato da quanti il co
di costumi semplici, amato e stimato da quanti il conoscevano. Prima
di
questa Curiosità fatale egli compose George Barnw
di questa Curiosità fatale egli compose George Barnwel o il Mercante
di
Londra, che rappresenta un personaggio nato con i
che pietà per un delinquente, là dove nell’altro nulla scema l’orrore
di
una atrocità abbominevole conceputa a sangue fred
bella e giovane donna maritata ad un uomo ch’ella non ama, e schiava
di
un malvagio che ama, vien dall’amante indotto ad
te indotto ad esser complice dell’assassinamento del marito. L’autore
di
un Dizionario de’ Poeti e de i Drammi Inglesi oss
da’ processi criminali più rari o inventati da chi ignora il segreto
di
commuovere e di chiamar le lagrime su gli occhi c
iminali più rari o inventati da chi ignora il segreto di commuovere e
di
chiamar le lagrime su gli occhi con minor quantit
di commuovere e di chiamar le lagrime su gli occhi con minor quantità
di
colori oscuri, potrà soltanto piacere in teatro a
olo de’ rei che vanno al patibolo. Quanto poi alla morale istruzione,
di
grazia che mai può imparare da simili esempi un p
etto delle rappresentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio
di
un esecutore di giustizia, e le anime atroci non
esentazioni sceniche. Non tocca al pubblico l’uffizio di un esecutore
di
giustizia, e le anime atroci non si correggono co
Percy oltre ad alcuni drammi sacri. Egli è però notabile che ad onta
di
tanti ammazzamenti, di tanto sangue e di tanti en
drammi sacri. Egli è però notabile che ad onta di tanti ammazzamenti,
di
tanto sangue e di tanti enormi delitti esposti su
è però notabile che ad onta di tanti ammazzamenti, di tanto sangue e
di
tanti enormi delitti esposti sul teatro inglese,
l dramma. Ma perchè ciò? Che connessione ha l’una cosa coll’altra? La
di
lui tetra morale quanto tempo dopo della tragica
quantasette nel 1729. Varie ne compose tutte esatte ingegnose e piene
di
ben descritti caratteri assai di moda tratti da c
mpose tutte esatte ingegnose e piene di ben descritti caratteri assai
di
moda tratti da ciò che dicesi gran mondo, avendo
oppii e furbi in fatti, ma nobili, onesti e virtuosi in parole. Si ha
di
Congreve parimente una favola tragica sommamente
la Sposa in lutto. Riccardo Stèele membro del parlamento e compagno
di
Addisson nell’opera dello Spettatore Inglese scri
nti teatrali debbano giudicarsi sulla scena e non impressi. Ma quanti
di
essi scritti pessimamente sono stati meritamente
o stati meritamente scherniti alla lettura, e non pertanto riuscirono
di
profitto a’ commedianti nel rappresentarsi a cagi
to riuscirono di profitto a’ commedianti nel rappresentarsi a cagione
di
qualche situazione interessante, o di un’ attrice
ti nel rappresentarsi a cagione di qualche situazione interessante, o
di
un’ attrice accetta al pubblico, o di un partito
lche situazione interessante, o di un’ attrice accetta al pubblico, o
di
un partito che mai non manca agl’impostori? Li ch
e mai non manca agl’impostori? Li chiameremo perciò buoni? La massima
di
Stèele presa di traverso può favorire i Pradroni
agl’impostori? Li chiameremo perciò buoni? La massima di Stèele presa
di
traverso può favorire i Pradroni in pregiudizio d
are del Moliere ben tradotto dal Fielding miglior poeta e più modesto
di
Shadwel. Il dialogo non è trasportato parola per
trenta volte in circa. Eduardo Moore nel 1756 se recitare nel teatro
di
Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie p
teatro di Drury-Lane la Figlia ritrovata, che si scioglie pe’ rimorsi
di
una balia, e non lascia d’interessare mal grado d
ioglie pe’ rimorsi di una balia, e non lascia d’interessare mal grado
di
tal disviluppo mille volte ripetuto. Tutto il res
viluppo mille volte ripetuto. Tutto il resto però può dirsi una filza
di
scene debolmente accozzate più che un’ azione ben
ccozzate più che un’ azione ben combinata. Soprattutto il personaggio
di
Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito
sonaggio di Fadle basso triviale, poltrone, infame, preferito in casa
di
una dama ad un colonnello che la pretende in mogl
ma ad un colonnello che la pretende in moglie, ma che intanto a guisa
di
un mascalzone è preso pel collo, scosso, minaccia
indocilità ed imperizia. Miglior pennello comico fu certamente quello
di
Murphy autore della commedia la Maniera di fissar
omico fu certamente quello di Murphy autore della commedia la Maniera
di
fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò c
iera di fissarlo rappresentata nel 1761. Egli l’accozzò co’ materiali
di
due commedie francesi, il Pregiudizio alla moda,
oppo complicata. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi
di
Lovemore e di sir Constant e di madama Belmour. N
a. Il leggitore si dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore e
di
sir Constant e di madama Belmour. Ne risulta non
dispone nel tempo stesso agli eventi di Lovemore e di sir Constant e
di
madama Belmour. Ne risulta non pertanto uno sciog
l colpo mettono i fatti in tutta la necessaria chiarezza. Il ridicolo
di
un marito amante della propria moglie senza aver
ridicolo di un marito amante della propria moglie senza aver coraggio
di
manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murp
glie senza aver coraggio di manifestarsi, è più rilevato nella favola
di
Murphy che in quella di La-Chaussèe. Constant div
di manifestarsi, è più rilevato nella favola di Murphy che in quella
di
La-Chaussèe. Constant diviene totalmente piacevol
fetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. Curiosa è la dipintura
di
coloro che aspirano ad entrare nel parlamento fat
soddisfare la vostra vanità non mi sono esposto a tutte le insolenze
di
un popolaccio abbominevole? Non metto poi a conto
diavolo aveva io a fare col Parlamento? Giorgio Colman traduttore
di
Terenzio produsse nel 1763 la Moglie gelosa comme
elosa è dipinto con verità e naturalezza. Bene espresso è pure quello
di
sir Henns rustico occupato sempre de’ suoi cavall
suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia
di
una giumenta rilevandovisi il ridicolo dell’ecces
one degl’Inglesi per le razze de’ loro cavalli. L’azione non ha luogo
di
languire per la moltitudine degli accidenti accum
i accidenti accumolati l’un sopra l’altro tratti in parte dal romanzo
di
Fielding. Si richiedeva però miglior destrezza ne
i, e vi si veggono alcuni colpi teatrali che conducono lo scoprimento
di
un matrimonio segreto che ne forma il viluppo. A
do, la cui traduzione intera si trova inserita nel Giornale straniero
di
m. La Place nel mese di agosto del 1757. É divisa
tera si trova inserita nel Giornale straniero di m. La Place nel mese
di
agosto del 1757. É divisa in due atti, e scritta
on gusto e forza comica. L’azione si rappresenta or nell’appartamento
di
Gayless giovane dissipatore ridotto alle ultime s
ess giovane dissipatore ridotto alle ultime strettezze, ora in quello
di
Melissa da lui amata, la quale lo crede tuttavia
inglese. Un marito offende la fede conjugale d’accordo con una cugina
di
sua moglie, e questa se ne vendica rendendogliene
a rendendogliene il cambio con un giovane militare. Garrick figliuolo
di
un Francese rifugiato in Inghilterra, ebbe per ma
rifugiato in Inghilterra, ebbe per maestri il dottor Johnson e Colson
di
Rochester; e dopo avere esercitate varie professi
ioni si unì al fine nel 1741 ad una compagnia comica, e per lo spazio
di
circa anni quaranta fece la delizia, e l’ornament
ggiasse; ebbe bensì chi gareggiò con lui. Cibber altro attore inglese
di
non poco grido credeva di non essere a lui inferi
reggiò con lui. Cibber altro attore inglese di non poco grido credeva
di
non essere a lui inferiore. Ciascun di loro resse
lese di non poco grido credeva di non essere a lui inferiore. Ciascun
di
loro resse un teatro per qualche tempo, ed ebbe u
a se tutti i voti, e sopraffece l’emolo. Cibber tuttochè non mancasse
di
talento, si vide ridotto ad esser capo di una com
ibber tuttochè non mancasse di talento, si vide ridotto ad esser capo
di
una compagnia subordinata, e poco accetta al pubb
. Egli con due dissertazioni su gli spettacoli che formano una specie
di
storia del teatro inglese, si lusingava di poter
oli che formano una specie di storia del teatro inglese, si lusingava
di
poter disingannare il pubblico sulle novità intro
er disingannare il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul
di
lui modo di rappresentare. Egli disacerbava così
are il pubblico sulle novità introdotte da Garrick, e sul di lui modo
di
rappresentare. Egli disacerbava così il proprio r
ed ammirato. Volendo il sig. Kelly prestar qualche omaggio al merito
di
questo attore, dedicogli una sua commedia la Fals
qualche estratto, non saprei dire quanto ad essa convenga l’aggiunto
di
nuova, con cui si enunciò, non ostante che simile
o più la satira, e la mimica buffoneria. Recheremo per esempio quelle
di
Dodsley da lui intitolate Novelle, o Satire dramm
e drammatiche, e dedicate al Domani essere che non esiste ancora. Una
di
esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield, di cui s
omani essere che non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo
di
Mansfield, di cui si fe parola nel tomo precedent
he non esiste ancora. Una di esse è il Re ed il Mugnajo di Mansfield,
di
cui si fe parola nel tomo precedente. Nella scena
recedente. Nella scena nona si trova un satirico ritratto della città
di
Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è
città di Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto
di
più di una società culta. Il Cieco di Betnal-Gree
i Londra che ne dà poco vantaggiosa idea, ma che è il ritratto di più
di
una società culta. Il Cieco di Betnal-Green (lito
iosa idea, ma che è il ritratto di più di una società culta. Il Cieco
di
Betnal-Green (litolo che portava un’ altra favola
itolo che portava un’ altra favola antica del poeta Johnday del tempo
di
Giacomo I) è un argomento interessante pel contra
colori un milordo prepotente, ed un quakero ipocrita, i quali cercano
di
comprare, sedurre, e poi rapire una virtuosa fanc
cano di comprare, sedurre, e poi rapire una virtuosa fanciulla figlia
di
un cieco povero in apparenza. La Bottega di merce
virtuosa fanciulla figlia di un cieco povero in apparenza. La Bottega
di
merceria (bijouterie) è tutta satirica. Un mercia
’ migliori attori diverse attrici. Siccome l’Inghilterra può vantarsi
di
avere avuto in Garrick il suo Baron, così in mada
la Cibber diciotto anni della sua età, quando rappresentando la parte
di
Zaira nella traduzione di Hille, fe vedere alla n
lla sua età, quando rappresentando la parte di Zaira nella traduzione
di
Hille, fe vedere alla nazione certa sensibilità s
ed Italiana. Non mancò all’entrar del XVIII secolo quella specie
di
opera inglese che si chiamava mascherata, anche d
e di opera inglese che si chiamava mascherata, anche dopo della Circe
di
Carlo d’Avenant. La Rosamunda di Addisson fu una
a mascherata, anche dopo della Circe di Carlo d’Avenant. La Rosamunda
di
Addisson fu una mascherata forse troppo da’ nazio
fu una mascherata forse troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio
di
Paride, e la Semele di Congreve portarono parimen
e troppo da’ nazionali applaudita. Il Giudizio di Paride, e la Semele
di
Congreve portarono parimente il titolo di mascher
izio di Paride, e la Semele di Congreve portarono parimente il titolo
di
mascherate. Milord Granville che scrisse sull’ope
e, una ne compose egli stesso, prendendo quasi per modello fra quelle
di
Quinault l’Amadigi di Gaula, e l’intitolò gl’Inca
stesso, prendendo quasi per modello fra quelle di Quinault l’Amadigi
di
Gaula, e l’intitolò gl’Incantatori Brettoni. Gl’I
n’opera buffa nazionale. Il Diavolo a quattro è una burletta musicale
di
caratteri comici ben combinati. Ma la più celebre
i, ed anche il sig. Giovanni Andres, impropriamente dandosi il titolo
di
pezzenti a’ ladroni facinorosi de’ quali in essa
ico l’avesse composta, e presentata a’ commedianti. È un componimento
di
tre atti in prosa con sessantanove ariette da can
ò 63 volte, e si ripigliò nell’inverno. In Bath, in Bristol nel paese
di
Galles, in Iscozia, in Dublin, si rappresentò con
appresentò con insolito esempio or cinquanta, or quaranta, e non meno
di
trenta volte di seguito. L’attrice che rappresent
nsolito esempio or cinquanta, or quaranta, e non meno di trenta volte
di
seguito. L’attrice che rappresentò la parte di Po
n meno di trenta volte di seguito. L’attrice che rappresentò la parte
di
Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la de
tò la parte di Polly, che si chiamava Miss Fenton, divenne la delizia
di
Londra. Se ne scrisse la vita, se ne lodarono i b
ti, se ne fecero più ritratti, ed in fine sposò pubblicamente il duca
di
Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor S
di Bulton uno de’ primi signori Inglesi. Il dottor Swift intimo amico
di
Gay nel suo Gazzettiere non meno che il Pope nell
della società, essendone gl’interlocutori spioni, traditori, ladroni
di
campagna e di città, bagasce le più impudenti, ch
, essendone gl’interlocutori spioni, traditori, ladroni di campagna e
di
città, bagasce le più impudenti, che abbracciando
, e lo consegnano alla forza pubblica. Il tutto è sparso copiosamente
di
oscenità, e di una satira ardita sopra tutti i ce
no alla forza pubblica. Il tutto è sparso copiosamente di oscenità, e
di
una satira ardita sopra tutti i ceti, non risparm
ceti, non risparmiandosi i nobili, le dame, gli avvocati, le persone
di
corte, e fin anco i ministri di stato, i quali vi
li, le dame, gli avvocati, le persone di corte, e fin anco i ministri
di
stato, i quali vi sono paragonati a i delatori de
bili. A mirar la nostra professione (dice l’infame Peachum ritratto
di
Jonathan Wild impiccato in Londra nel 1724) per c
petto si può chiamare disonesta, perchè noi rassomigliamo a’ ministri
di
stato nel dar coraggio a’ malvagi, affinchè tradi
nza che hanno i grandi co’ plebei; è difficile decidere, se ne’ vizii
di
moda la gente colta imiti i ladroni di vie pubbli
fficile decidere, se ne’ vizii di moda la gente colta imiti i ladroni
di
vie pubbliche, ovvero se questi ladroni imitino l
a, non possiamo altro dire, se non che m. Patu traduttore delle opere
di
Gay e di altri inglesi, ci fa sapere che Polly è
ssiamo altro dire, se non che m. Patu traduttore delle opere di Gay e
di
altri inglesi, ci fa sapere che Polly è fort inf
ta pel nostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti
di
Gay, di Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Ingh
ostro clima settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay,
di
Swift, di Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra
a settentrionale e pel genio della nazione. I motti di Gay, di Swift,
di
Dennis, fecero bandir dall’Inghilterra la musica
nis, fecero bandir dall’Inghilterra la musica italiana, pretendendosi
di
averne corrotto il gusto, e cagionato nocumento a
nto agli spettacoli nazionali. Vi fu poscia richiamata; ma sembra che
di
tutti gli spettacoli scenici l’opera italiana sia
e, Adriano, Enea; e quanto più codesti cantanti mal conci si sforzano
di
esprimere i loro affetti, tanto più si raddoppian
ta per più secoli. Per accennar qualche cosa della musica stromentale
di
quel paese, diciamo, che sino al regno di Riccard
sa della musica stromentale di quel paese, diciamo, che sino al regno
di
Riccardo cuor di leone era pressocchè selvaggia.
tromentale di quel paese, diciamo, che sino al regno di Riccardo cuor
di
leone era pressocchè selvaggia. Questo principe l
he amava la melodia e che volle spirare ancora ascoltando un concerto
di
musica, contribuì agli avanzamenti di sì bell’art
e ancora ascoltando un concerto di musica, contribuì agli avanzamenti
di
sì bell’arte, prendendone in parte il gusto dall’
certi del Fax-Hall, e del Renelag, e quelli che si danno nella chiesa
di
san Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono
lag, e quelli che si danno nella chiesa di san Paolo, e i particolari
di
tutta Londra, sono per lo più componimenti d’Ingl
più componimenti d’Inglesi. VI. Teatri materiali. I Teatri
di
Londra non son certamente i meno pregevoli dell’E
ndici scalini per la platea, nell’ultimo de’ quali si alza una loggia
di
pilastri isolati con varie scalinate, e su questa
i lati della platea attaccati all’orchestra si elevano quattro ordini
di
logge, delle quali ciascuna contiene tre palchett
tre palchetti, presso a questi sono per ogni lato tre colonne isolate
di
ordine corintio con tre logge negl’intercolunnii,
chetti l’uno sopra l’altro destinati per la famiglia reale. Le ultime
di
tali colonne formano il proscenio. Dello stesso o
isolate che si veggono nel fondo delle scene. Questo teatro non manca
di
scale, corridoi e commodi ingressi. Dicesi però n
ro manca quel necessario ricorso delle linee e quella concatenazione
di
parti, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto
e e quella concatenazione di parti, donde risulta l’unità e l’armonia
di
tutto l’edificio . Di gusto e di capacità somigli
i, donde risulta l’unità e l’armonia di tutto l’edificio . Di gusto e
di
capacità somigliante sono gli altri due teatri. P
omigliante sono gli altri due teatri. Più armonia si scorge in quello
di
Coven-Garden, in cui le scalinate si uniscono col
cenio, ed hanno solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni
di
cerchi, ma di poligoni tanto la parte anfiteatral
o solo due colonne per lato. Non sono perfette porzioni di cerchi, ma
di
poligoni tanto la parte anfiteatrale quanto gli s
to la parte anfiteatrale quanto gli scaglioni della platea. Il teatro
di
Drury-Lane verso l’ultimo lustro del secolo XVIII
l secolo XVIII soffrì un incendio che lo distrusse e nell’ultimo anno
di
esso si pensò a riedificarlo. Tutti i teatri di L
se e nell’ultimo anno di esso si pensò a riedificarlo. Tutti i teatri
di
Londra hanno accessorii commodi e nobili; benchè
eatro del mondo ha pareggiati ch’io sappia, non che superati i teatri
di
Londra in una decorazione altrove non più veduta,
dra in una decorazione altrove non più veduta, che dovrebbe accendere
di
bella invidia ogni nazione. Una società di marina
ta, che dovrebbe accendere di bella invidia ogni nazione. Una società
di
marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i
na società di marina destinata a fornire a’ poveri giovanetti i mezzi
di
fargli venire a Londra da ogni parte per apprende
zi di fargli venire a Londra da ogni parte per apprendere il mestiere
di
marinajo per uso de’ vascelli di guerra, vi fu st
gni parte per apprendere il mestiere di marinajo per uso de’ vascelli
di
guerra, vi fu stabilita verso la mettà del passat
o la mettà del passato secolo. Contribuirono volontariamente i membri
di
essa a sostenerla, ed il sovrano la soccorse con
la, ed il sovrano la soccorse con mille lire sterline, ed il principe
di
Galles con quattrocento. Concorsero ad aumentarne
neficio della società le loro porzioni. In una delle rappresentazioni
di
Drury-Lane si raccolsero intorno a 271 lire sterl
271 lire sterline. Per mostrar poi al pubblico il nobil frutto delle
di
lei cure e del patriotismo che univa gl’Inglesi a
CAPO II. Tragedie
di
Pietro Cornelio, di Racine e di altri del XVII se
CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio,
di
Racine e di altri del XVII secolo. Pietro Corn
CAPO II. Tragedie di Pietro Cornelio, di Racine e
di
altri del XVII secolo. Pietro Cornelio nato in
go, fu la Medea. Egli amava con predilezione Lucano e Seneca, e nelle
di
loro opere attinse non meno l’amor del sublime ch
pari de’ suoi modelli nell’enfatico e nell’ ampolloso. Il sublime Moi
di
tal tragedia tirò verso Cornelio gli sguardi dell
ncia, ed oscurò i drammi tutti de’ contemporanei. Appresso ad impulso
di
certo M. Chalons segretario della regina Maria de
ssi a leggere le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid
di
Guglielmo di Castro uno de’ mediocri drammatici d
le commedie spagnuole, e colpito dall’argomento del Cid di Guglielmo
di
Castro uno de’ mediocri drammatici della Spagna,
matici della Spagna, ne formò una tragedia. Non fu questa la prima nè
di
Cornelio, perchè la Medea l’avea preceduta, nè de
nel tempo stesso implorano dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre
di
Rodrigo pietà; quella di Rodrigo e Chimene, quand
o dal sovrano Chimene giustizia, ed il padre di Rodrigo pietà; quella
di
Rodrigo e Chimene, quando parlando questa con Elv
’amante ascolta in disparte nascosto; quella del contrasto del dovere
di
figlia colla passione amorosa in Chimene, e della
ea deprimerla non avendo potuto farla passar per sua; ma il Cid è uno
di
que’ felici frutti del genio che s’invidiano e si
ni diede opera con ogni sforzo ad elevarsi sempre più su i drammatici
di
quel tempo. Egli impose silenzio agl’ invidiosi e
’Orazia dell’ Aretino l’argomento, o che lo togliesse dall’imitazione
di
questa tragedia italiana fattane venticinque anni
, la forza delle passioni episodiche, rendono la tragedia degli Orazj
di
gran lunga superiore al Cid, e vincono anche per
orio a favore del vincitore Orazio. Ma egli attese a render più degne
di
compassione Sabina e Camilla; per la qual cosa, s
ero e nobile qu’ il mourut del vecchio Orazio sfolgoreggia il sublime
di
tutto il suo lume. E chi oggi ignora i rari pregi
co dell’abdicazione dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su
di
ciò il parere di que’ medesimi cortigiani che sta
ne dell’imperio nella scena in cui Augusto chiede su di ciò il parere
di
que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando c
ò il parere di que’ medesimi cortigiani che stanno congiurando contro
di
lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura di
simi cortigiani che stanno congiurando contro di lui! Nella seduzione
di
Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono di
congiurando contro di lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura
di
Cinna e nel perdono di Augusto, qual saggio ingeg
lui! Nella seduzione di Emilia, nella congiura di Cinna e nel perdono
di
Augusto, qual saggio ingegnoso misto di grandi pa
ngiura di Cinna e nel perdono di Augusto, qual saggio ingegnoso misto
di
grandi passioni private congiunte alla pubblica s
ella vera tragedia! La nobiltà ed il patetico che respirano le parole
di
Augusto nell’ abboccamento con Cinna, formeranno
Egli è vero che nè tragico timore nè compassione desta il pericolo
di
un traditore senza scusa qual è Cinna, che al pro
al favola in niun conto si produce, vien compensato dal nobil perdono
di
Augusto quanto meno atteso tanto più accetto. Si
e nobile Severo. Pregiavasi Cornelio d’aver nel suo Pompeo procurato
di
far sentire ne’ pensieri e nelle frasi il genio d
sentire ne’ pensieri e nelle frasi il genio del suo Lucano, e quindi
di
essersi sollevato più che nelle altre sue favole.
Pompeo molte espressioni nella descrizione degli effetti della strage
di
Farsaglia, e varj concetti affettati del racconto
tti della strage di Farsaglia, e varj concetti affettati del racconto
di
Acoreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente
a, e varj concetti affettati del racconto di Acoreo dell’ammazzamento
di
Pompeo e del presente fatto a Cesare della di lui
coreo dell’ammazzamento di Pompeo e del presente fatto a Cesare della
di
lui testa. Pur vi si scorgono alcuni tratti subli
ront qu’ il donnoit des états. Patetica e nobile è pur l’apostrofe
di
Cesare alla vista dell’urna delle ceneri di Pompe
nobile è pur l’apostrofe di Cesare alla vista dell’urna delle ceneri
di
Pompeo: Restes d’un demidieu, dont à peine je
prima la magnanimità nel punto più vistoso. Nel Sertorio si prefisse
di
mostrare un modello di politica e di perizia mili
el punto più vistoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello
di
politica e di perizia militare, e vi si nota più
istoso. Nel Sertorio si prefisse di mostrare un modello di politica e
di
perizia militare, e vi si nota più di un tratto n
strare un modello di politica e di perizia militare, e vi si nota più
di
un tratto nobile, come questo, Rome n’est plus
si singolarmente ne pregiarono l’atto quinto. Ma l’eccessiva crudeltà
di
Cleopatra, che qual altra Medea trucida Seleuco s
oca mercede usarono i Francesi e singolarmente il Voltaire alle altre
di
lui tragedie. Eraclio, Pertarite, Teodora, Edipo,
ulcheria, Agesilao, Sancio, Attila, il Vello d’ oro, tutte, mal grado
di
varie scene eccellenti che vi s’ incontrano, furo
posteri ne ristabilirono il credito4. Cornelio che dopo aver cessato
di
scrivere pel teatro pur vi era stato indotto un’
ppresentazione del Surena, che non fa scorno alla vigorosa vecchiezza
di
sì gran tragico, rinunziò alla poesia drammatica.
dre e legislatore del teatro francese morto nel 1684 in Parigi merita
di
studiarsi da chi voglia coltivar la tragica poesi
i da chi voglia coltivar la tragica poesia. “Non è così facile (disse
di
lui con verità M. Racine) trovare un poeta che ab
ica, come fece specialmente nel Sertorio e nell’Attila: con un tratto
di
pennello imprime in chi legge o ascolta la più su
ime in chi legge o ascolta la più sublime idea. Palissot ebbe ragione
di
così dire: “Per mezzo degli stessi capi d’opera d
issot ebbe ragione di così dire: “Per mezzo degli stessi capi d’opera
di
Cornelio abbiamo noi imparato a conoscere l’ esag
l’ esagerata mediocrità degli ultimi suoi drammi; e pure i più deboli
di
essi potrebbero passar per eccellenti oggi che ci
ciano per l’ atmosfera. Ma perchè la gioventù non creda che tutto nel
di
lui stile sia oro puro, vuolsi avvertire ch’egli
ributo al mal gusto delle arguzie viziose che dominava sotto il regno
di
Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV
zie viziose che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio
di
quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi r
e che dominava sotto il regno di Luigi XIII e nel principio di quello
di
Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi
di Luigi XIII e nel principio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda
di
dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli,
cipio di quello di Luigi XIV. Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi,
di
monologhi ristucchevoli, e di pensieri che oltrep
Troppo abbonda di dialoghi romanzeschi, di monologhi ristucchevoli, e
di
pensieri che oltrepassando i giusti limiti del su
i che oltrepassando i giusti limiti del sublime, cadono nella durezza
di
certa popolarità ricercata e strana. Per avviso d
avviso dello stesso suo compatriotto Giambatista Rousseau egli invece
di
esprimere negli amanti il carattere dell’amore, h
indulgente verso il gran Cornelio, colse nel segno affermando che “il
di
lui ingegno tutto ha creato in Francia, dove prim
ermando che “il di lui ingegno tutto ha creato in Francia, dove prima
di
lui niuno sapeva pensar con forza, ed esprimersi
suo ingegno”. Nel medesimo anno 1666 quando si rappresentò l’Agesilao
di
Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro di Gi
rappresentò l’Agesilao di Cornelio, comparve sulle scene l’Alessandro
di
Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui co
di Giovanni Racine nobile e giovane poeta, da cui cominciò una specie
di
tragedia quasi novella. Nelle tragedie di Corneli
da cui cominciò una specie di tragedia quasi novella. Nelle tragedie
di
Cornelio grandeggia la virtù, e l’eroismo vi si t
i per lo più subalterni che riescono freddi e poco tragici. In quelle
di
Racine trionfa un amor tenero, semplice, vero, vi
incipale e furioso, ma sempre idoneo a commuovere. Il felice pennello
di
Racine con grazia e diligenza al vivo e maestrevo
n tiranno, nell’ambizione d’ un conquistatore, nel patriotismo eroico
di
un Romano o d’un Greco. Ma subito prestano l’atte
con vivacità e conoscimento. Qual giovanetta posta nelle circostanze
di
Ermione non vi farà le medesime richieste? Mai
Tutte le donne possono comprendere senza stento la dolorosa divisione
di
Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso;
ere senza stento la dolorosa divisione di Tito e Berenice; parrà loro
di
trovarsi nel caso; al pari di quella tenera regin
ivisione di Tito e Berenice; parrà loro di trovarsi nel caso; al pari
di
quella tenera regina si sentiranno penetrate da q
lla francese, del sentimento, anche senza tanti pregi che adornano le
di
lui favole, avrebbero bastato a farle riuscire in
i favole, avrebbero bastato a farle riuscire in Francia e nella corte
di
Luigi XIV che respirava per tutto amoreggiamenti
izioni militari. Ma Racine al tenero, al seducente accoppiò il merito
di
una versificazione mirabilmente fluida e armonios
ne mirabilmente fluida e armoniosa, correzione, leggiadria, e nobiltà
di
stile, ed un’ eloquenza sempre uguale, ch’è la di
orse la poesia francese pervenne alla possibile venustà per le favole
di
Racine e per li componimenti di Boileau; ma il dr
alla possibile venustà per le favole di Racine e per li componimenti
di
Boileau; ma il drammatico ebbe sopra il legislato
i componimenti di Boileau; ma il drammatico ebbe sopra il legislatore
di
quel Parnasso il vantaggio del raro dono della gr
ai Correggi, ai Pergolesi, ai Racini, ai Metastasii. Tralle tragedie
di
Racine senza dubbio più giudiziosamente combinate
dubbio più giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più perfette
di
quelle di P. Cornelio, per avviso de’ più scorti
giudiziosamente combinate, meglio graduate, e più perfette di quelle
di
P. Cornelio, per avviso de’ più scorti critici, t
da chi non ignora il tragico tesoro greco si ammirano tante bellezze
di
Euripide, malgrado dell’ evenimento di Erifile ch
eco si ammirano tante bellezze di Euripide, malgrado dell’ evenimento
di
Erifile che muore in vece di Ifigenia senza desta
e di Euripide, malgrado dell’ evenimento di Erifile che muore in vece
di
Ifigenia senza destar pietà, trovando lo spettato
sentato nel 1670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà
di
un mostro di tirannia nascente in Nerone, e di pa
670, in cui si eccita il tragico terrore per le crudeltà di un mostro
di
tirannia nascente in Nerone, e di passaggio s’ins
errore per le crudeltà di un mostro di tirannia nascente in Nerone, e
di
passaggio s’insegna a’ principi ad astenersi da c
carattere d’Ippolito, e fredda a fronte del tragico e disperato amor
di
Fedra, non si approvò nè da’ contemporanei nè da’
i episodici, e disse del padre, che “dovea esser meno compiacente pel
di
lui secolo, e non introdurre un amor galante in u
bandiremo l’amore dalle tragedie? Io non so per qual gotica stranezza
di
gusto i critici pedanti rendono problematiche le
nifeste. L’amore è una delle più attive passioni umane, e può al pari
di
ogni altra contribuire ad eccitar la compassione
chi può dubitarne? Muovasi un Polifonte per ambizione all’esterminio
di
qualche famiglia legittimamente sovrana, o apport
ena le fiamme nella sua patria, un ingegno grande saprà usar con arte
di
entrambe queste furiose passioni per destar le ve
, dominante; e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito,
di
Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di
e se è mediocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco,
di
Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Er
ocre ed episodico, qual è quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e
di
Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e di a
quello d’ Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine,
di
Teseo, di Eraclio e di altri personaggi in Cornel
Ippolito, di Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo,
di
Eraclio e di altri personaggi in Cornelio, della
Antioco, di Sifare e di Farace presso Racine, di Teseo, di Eraclio e
di
altri personaggi in Cornelio, della maggior parte
e di altri personaggi in Cornelio, della maggior parte de’ personaggi
di
Quinault, di Filottete in Voltaire, di Porzia e M
rsonaggi in Cornelio, della maggior parte de’ personaggi di Quinault,
di
Filottete in Voltaire, di Porzia e Marzia e Marco
a maggior parte de’ personaggi di Quinault, di Filottete in Voltaire,
di
Porzia e Marzia e Marco e Porzio e Sempronio e Gi
a bandirsi dalla vera tragedia. Ippolito innamorato d’Aricia nulla ha
di
tragico; ma Fedra innamorata d’ Ippolito figliuol
ia nulla ha di tragico; ma Fedra innamorata d’ Ippolito figliuolo del
di
lei consorte, perturba ed atterrisce, e commovend
tterrisce, e commovendo diletta ed ammaestra. Tragica è la situazione
di
Fedra: Je sai mes perfidies, Oenone, &
r mes cheveux. Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori
di
Torrismondo e di Alvida nel Tasso; di Semiramide,
Funesti eziandio, disperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e
di
Alvida nel Tasso; di Semiramide, di Nino e Dircea
sperati, tragici sono gli amori di Torrismondo e di Alvida nel Tasso;
di
Semiramide, di Nino e Dircea nel Manfredi; di Mus
i sono gli amori di Torrismondo e di Alvida nel Tasso; di Semiramide,
di
Nino e Dircea nel Manfredi; di Mustafà e Despina
e di Alvida nel Tasso; di Semiramide, di Nino e Dircea nel Manfredi;
di
Mustafà e Despina nel Bonarelli; di Bibli nella t
e, di Nino e Dircea nel Manfredi; di Mustafà e Despina nel Bonarelli;
di
Bibli nella tragedia del Campi. Al contrario spar
hè Cesare presso Cornelio dice d’aver combattuto con Pompeo ne’ campi
di
Farsaglia per gli begli occhi di madama Cleopatra
aver combattuto con Pompeo ne’ campi di Farsaglia per gli begli occhi
di
madama Cleopatra, espressione degna di un marches
Farsaglia per gli begli occhi di madama Cleopatra, espressione degna
di
un marchesino Francese. Freddo è pure il complime
essione degna di un marchesino Francese. Freddo è pure il complimento
di
Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la
cese. Freddo è pure il complimento di Eraclio agli occhi tutti divini
di
Eudossa, e la protesta ch’egli fa di aspirare al
Eraclio agli occhi tutti divini di Eudossa, e la protesta ch’egli fa
di
aspirare al trono unicamente per la sete che ha d
rotesta ch’egli fa di aspirare al trono unicamente per la sete che ha
di
farne parte alla sua bella. Nel Sertorio si confo
idea del gran capitano e del gran politico, colla poco grave immagine
di
un vecchio visconte o colonnello Francese innamor
di un vecchio visconte o colonnello Francese innamorato. La Sofonisba
di
Mairet, anco per testimonio di Saint Evremond, ci
ello Francese innamorato. La Sofonisba di Mairet, anco per testimonio
di
Saint Evremond, ci nasconde affatto la magnanima
timonio di Saint Evremond, ci nasconde affatto la magnanima figliuola
di
Asdrubale, manifestando solo una coquette ordinar
ale, manifestando solo una coquette ordinaria. Tomiri che nella Morte
di
Ciro di Quinault va cercando sul teatro ses table
ifestando solo una coquette ordinaria. Tomiri che nella Morte di Ciro
di
Quinault va cercando sul teatro ses tablettes per
o sul teatro ses tablettes perdute, fu ben meritevole della derisione
di
Desprèaux. Non si domandi dunque se l’amore possa
nte, armonioso e saggio. Nulla più lontano dal carattere del vincitor
di
Dario e dalla tragica gravità quanto il di lui Al
dal carattere del vincitor di Dario e dalla tragica gravità quanto il
di
lui Alessandro che sembra uno degli eroi da roman
embra uno degli eroi da romanzo. La Tebaide, per valermi delle parole
di
Pietro da Calepio, scopre anche la gioventù del p
ù per Monima che pel protagonista, il quale poco più del nome ritiene
di
quell’ irreconciliabil nemico de’ Romani, e si va
l nome ritiene di quell’ irreconciliabil nemico de’ Romani, e si vale
di
un’ astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti
omani, e si vale di un’ astuzia poco tragica per iscoprir gli affetti
di
Monima. Mai non si ripeterà abbastanza che la tra
aggi coll’ interesse dello stato, e quando singolarmente si aggiri su
di
amorosi interessi, simil tragedia, dico, rimarrà
ico, rimarrà sempre nella classe delle favole malinconiche poco degne
di
Melpomene. Così Racine, tuttochè mirabile per tan
dell’idilio e della commedia anzichè della tragedia”. Circa lo stile
di
esse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. C
ragedia”. Circa lo stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili
di
P. Cornelio e di Racine e di altri del corrente s
o stile di esse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. Cornelio e
di
Racine e di altri del corrente secolo, vengono in
sse, senza derogare ai pregi inimitabili di P. Cornelio e di Racine e
di
altri del corrente secolo, vengono in generale ta
ornelio, dal marchese Maffei, dal Muratori, dal Gravina, dal Calepio,
di
certo lambiccamento di pensieri, di concetti rice
affei, dal Muratori, dal Gravina, dal Calepio, di certo lambiccamento
di
pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi
ratori, dal Gravina, dal Calepio, di certo lambiccamento di pensieri,
di
concetti ricercati e tal volta falsi, di tropi pr
o lambiccamento di pensieri, di concetti ricercati e tal volta falsi,
di
tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espre
ercati e tal volta falsi, di tropi profusi e ripetuti sino alla noja,
di
espressioni affettate, di figure sconvenevoli all
di tropi profusi e ripetuti sino alla noja, di espressioni affettate,
di
figure sconvenevoli alla drammatica. A ciò che ch
degl’ Italiani; ma da’ drammatici francesi usansi con tal frequenza e
di
rado variate colla mescolanza di altre formole po
francesi usansi con tal frequenza e di rado variate colla mescolanza
di
altre formole poetiche non disdicevoli alla scena
gli si distingue da’ tragici volgari. In questi quel perpetuo tessuto
di
astratti che diventano persone, e la ripetizione
o alcune trasposizioni inusitate, e certe maniere non sempre limpide,
di
che giudichino i nazionali. Certo è però che spec
e nell’Ifigenia. Nella Fedra più che la soverchia pompa del racconto
di
Teramene da ognuno osservata, ferisce il gusto e
declinando il passato secolo pose in Francia il suo seggio una specie
di
tragedia inferiore alla greca per energica sempli
disegno e per ordigni, forse più nobile per li costumi, e fondata su
di
un principio novello. I Greci che nella poesia ra
to suo. Adunque la tragedia greca e la francese in un medesimo genere
di
poesia presentano due spezie sì differenti, che g
bbagliate, e quali d’alto mare veggonsi le terre che pajono un groppo
di
azzurre nuvolette7. Mentre i due lodati gran trag
auso. Nell’inverno in cui si rappresentò il Cid, comparve la Marianna
di
Tristano, nella quale declamò con tal vigore il c
ri che vi perdè la vita. Voltaire la rammenta con disprezzo mal grado
di
essersi continuata a rappresentare per più di cen
con disprezzo mal grado di essersi continuata a rappresentare per più
di
cento anni. Ludovico Dolce, come accennammo, serv
li nel portar sulla scena questo argomento. Tommaso Cornelio fratello
di
Pietro minore d’intorno a venticinque anni, compo
i rappresentò nel 1672 nel tempo stesso che si recitava il Bajazzette
di
Racine tragedia di gran lunga superiore alla favo
672 nel tempo stesso che si recitava il Bajazzette di Racine tragedia
di
gran lunga superiore alla favola del giovane Corn
ipetuta sino a’ nostri tempi, tuttochè soggiaccia al difetto generale
di
aggirarsi sugl’ intrighi amorosi proprj di una co
iaccia al difetto generale di aggirarsi sugl’ intrighi amorosi proprj
di
una commedia. L’autore spese in comporla quaranta
a; ma rendendola più regolare ne peggiorò il carattere dell’Essex. Il
di
lui Timocrate (componimento cattivo, carico d’acc
che i commedianti infastiditi dopo ottanta recite chiesero in grazia
di
rappresentare altri drammi. Tommaso con più debol
ro in grazia di rappresentare altri drammi. Tommaso con più debolezza
di
stile e con minore ingegno del fratello merita an
era ornato, e per la purezza con cui parlava la propria lingua. Sotto
di
Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo
di Pietro (pronunziò Voltaire) Tommaso al suo tempo era il solo degno
di
essere il primo, eccettuandone Racine cui niuno d
cettuandone Racine cui niuno de’ contemporanei fu comparabile. Cirano
di
Bergerac nato nel Perigord nel 1620 e morto nel 1
nel Perigord nel 1620 e morto nel 1655 fece una tragedia della morte
di
Agrippina, e nel personaggio di Sejano diede il p
el 1655 fece una tragedia della morte di Agrippina, e nel personaggio
di
Sejano diede il primo esempio delle massime ardit
tragici della Francia con tal frequenza ed intemperanza, che, al dir
di
M. Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or c
al dir di M. Palissot, ne sono essi divenuti ridicoli; or che diremo
di
certi ultimi Italiani che hanno portato al colmo
agnuola El Galàn Fantasma, la quale cangiando linguaggio non migliorò
di
vivacità ne’ colpi di teatro8. Le tragedie sono:
sma, la quale cangiando linguaggio non migliorò di vivacità ne’ colpi
di
teatro8. Le tragedie sono: la Morte di Ciro uscit
migliorò di vivacità ne’ colpi di teatro8. Le tragedie sono: la Morte
di
Ciro uscita nel 1656, in cui si veggono stranamen
ro, degli Sciti e della loro regina Tomiri, oltre a’ difetti d’arte e
di
verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli;
arte e di verisimiglianza nelle situazioni e ne’ consigli; Astrato re
di
Tiro rappresentata per tre mesi nel 1663 e rimast
ntata per tre mesi nel 1663 e rimasta al teatro malgrado de’ motteggi
di
Boileau; Bellerofonte tragedia fischiata nel 1665
tuna. Invano si rileverebbe l’effemminatezza dello stile, la mancanza
di
verità nelle situazioni, l’inverisimiglianza de’
imiglianza de’ colpi, l’ineguaglianza de’ caratteri, ed altri difetti
di
queste favole che si ascoltarono per qualche anno
io ingegno e l’immaginazione. Faceva versi ben torniti, ma non mostrò
di
esser nato per la poesia tragica. Nelle sue trage
più intempestiva che degenera in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici
di
Boileau amico di Racine e degli antichi, e fu lod
che degenera in mollezza. Fu segno a’ morsi satirici di Boileau amico
di
Racine e degli antichi, e fu lodato da Perrault e
oileau amico di Racine e degli antichi, e fu lodato da Perrault emulo
di
Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cat
lo di Boileau e adulatore de’ moderni. Anche Pradon cattivo scrittore
di
varie tragedie spesso rappresentate con affluenza
attivo scrittore di varie tragedie spesso rappresentate con affluenza
di
spettatori, prese contro il medesimo satirico Fra
a di spettatori, prese contro il medesimo satirico Francese la difesa
di
Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV e
o il medesimo satirico Francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante
di
camera di Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcu
imo satirico Francese la difesa di Quinault. Duchè ajutante di camera
di
Luigi XIV ebbe l’onore di comporre alcune tragedi
ifesa di Quinault. Duchè ajutante di camera di Luigi XIV ebbe l’onore
di
comporre alcune tragedie sacre pel teatro della s
ebbe l’onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala
di
mad. di Maintenon, le quali si recitarono dalla d
onore di comporre alcune tragedie sacre pel teatro della sala di mad.
di
Maintenon, le quali si recitarono dalla duchessa
ella sala di mad. di Maintenon, le quali si recitarono dalla duchessa
di
Borgogna e dal duca d’Orleans col famoso commedia
d’Orleans col famoso commediante Baron che le dirigeva. Egli si valse
di
argomenti tratti dal Testamento Vecchio. Il suo G
e le deturpi, in ciò preferendo con senno l’esempio della sola Atalia
di
Racine a tutto il teatro tragico francese. Non pe
acine a tutto il teatro tragico francese. Non pertanto Achinoa moglie
di
Saulle colle due sue figliuole introdotte nel Gio
tragedie latine. Le più note sono quelle del celebre Dionigi Petavio,
di
cui s’impresse in Parigi nel 1620 il Sisara, e qu
l medesimo anno 1620 uscirono alla luce la Solima e la Santa Felicita
di
Niccolò Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in
Causin. Si pubblicarono nel 1695 anche in Parigi le quattro tragedie
di
Francesco Le Jay, cioè il Giuseppe riconoscente i
il Giuseppe Prefetto in Egitto, il Daniele. 3. V. il tomo III della
di
lui opera sopra ogni letteratura. La storia ci ob
fetti. Chi ne bramasse qualche saggio, consulti l’edizione del teatro
di
Cornelio pubblicata colle osservazioni di Voltair
sulti l’edizione del teatro di Cornelio pubblicata colle osservazioni
di
Voltaire, ed anche l’ eccellente Paragone della p
lente Paragone della poesia tragica del più volte lodato conte Pietro
di
Calepio. 5. Questi componimenti saranno sempre
e regnerà gusto, sapere, giudizio, sensibilità ed ingegno. Se pur una
di
queste prerogative avesse posseduto il fu Garcia
posseduto il fu Garcia de la Huerta, veggasi da ciò che egli affermò
di
Racine nel suo gran papelon chiamato prologo. Rac
d una scrupolosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava
di
forza, di masculinidad d’ingegno, di vivacità e d
polosa prolissa pazienza in lavorare stentatamente: mancava di forza,
di
masculinidad d’ingegno, di vivacità e di fuoco d’
lavorare stentatamente: mancava di forza, di masculinidad d’ingegno,
di
vivacità e di fuoco d’immaginazione. Per Huerta l
tatamente: mancava di forza, di masculinidad d’ingegno, di vivacità e
di
fuoco d’immaginazione. Per Huerta l’Atalia è un t
e. Per Huerta l’Atalia è un testimonio irrefragabile dell’imbecillità
di
Racine; e ciò per quali ragioni? perchè vi si con
, e vi si trova un’ affettata regolarità ed ellenismo con che procurò
di
supplire alla mancanza dell’ingegno. Nella Fedra
urò di supplire alla mancanza dell’ingegno. Nella Fedra misero lavoro
di
tre anni egli ravvisa i più madornali difetti; e
i ravvisa i più madornali difetti; e quali egli ne accenna? la scelta
di
un’ azione tanto abbominevole e così piena di orr
i ne accenna? la scelta di un’ azione tanto abbominevole e così piena
di
orrore, che egli stando in Parigi non ebbe valore
ole e così piena di orrore, che egli stando in Parigi non ebbe valore
di
veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil
ore di veder la seconda volta rappresentare alla Dumenil il carattere
di
Fedra, ove così sensibilmente si oltraggia la dec
de’ due meglio competano i gentili elogj d’ignoranza, d’ imbecillità,
di
meschinità, d’ incapacità, che quest’ultimo decla
gico Francese. Se a taluno sembrasse il sig. Huerta una immonda arpia
di
Stinfalo che svolazzando imbratta e corrompe le i
che svolazzando imbratta e corrompe le imbandite dilicate mense reali
di
Fineo, chi gli darebbe torto? 6. V. la di lui p
dite dilicate mense reali di Fineo, chi gli darebbe torto? 6. V. la
di
lui prefazione al Britannico. 7. Il più volte lo
eva poi nella pag. 194: le tragedie Francesi possono definirsi drammi
di
Menandro e di Terenzio che contengono soggetti ed
pag. 194: le tragedie Francesi possono definirsi drammi di Menandro e
di
Terenzio che contengono soggetti ed argomenti tra
gici non comici. Non so quanto i Francesi si possano chiamar contenti
di
codesta specie d’indovinello, paradosso, o garbug
lio. 8. Gli apologisti Spagnuoli doveano contare anche questa favola
di
Quinault tra quelle che i Francesi trassero da’ l
lo XVII da’ valorosi architetti ma i più considerabili furono quello
di
Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di
’ valorosi architetti ma i più considerabili furono quello di Parma,
di
San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di
rabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia,
di
Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma
no quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e
di
Tordinona in Roma. Il teatro di Parma non fu oper
nni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro
di
Parma non fu opera del Palladio terminata dal Ber
scorso premesso alle sue tragedie dal Bettinelli. Giambatista Aleotti
di
Argenta ingegnere illustre nell’architettura idra
oscia e si prolungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace
di
tal numero di persone che nelle feste celebrate l
lungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di tal numero
di
persone che nelle feste celebrate l’anno 1690 per
numero di persone che nelle feste celebrate l’anno 1690 per le nozze
di
Odoardo Farnese con Dorodea Sofia di Neoburgo, vi
lebrate l’anno 1690 per le nozze di Odoardo Farnese con Dorodea Sofia
di
Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettat
a di Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettatoria. La figura
di
questo teatro è mistilinea congiungendosi a un se
hio due rette laterali. La scena dal muro alla bocca del proscenio ha
di
lunghezze 125 piedi parigini e 93 di larghezza. L
muro alla bocca del proscenio ha di lunghezze 125 piedi parigini e 93
di
larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata di
piedi parigini e 93 di larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata
di
quattordici scaglioni ed un gran palco ducale nel
ata di quattordici scaglioni ed un gran palco ducale nel mezzo. Sopra
di
essa si alzano due magnifiche logge, l’una d’ordi
d’ordine dorico, l’altra d’ordine jonico, ciascuna con una scalinata
di
quattro sedili. Il nominato autore dell’opuscolo
ressi laterali posti fra la scalinata ed il proscenio, essendo ornati
di
due ordini diversi dal rimanente. Ma la magnifice
ficenza, la vastità, l’artificio onde è costrutto, per cui, mal grado
di
tante centinature, colonne isolate, agetti e risa
idità e magnificenza, non è picciol vanto per l’Italia e per lo stato
di
Parma il potere additare un teatro tanto magnific
a medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie
di
naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni,
e pompose rappresentazioni musicali che vi si eseguirono, è il teatro
di
San Giovanni Crisostomo di Venezia. Non fu il pri
musicali che vi si eseguirono, è il teatro di San Giovanni Crisostomo
di
Venezia. Non fu il principe che fe costruirlo, ma
i sostituiti modernamente alle antiche scalinate, cioè con più ordini
di
stanzini collocati a guisa di gabbie l’un sopra l
antiche scalinate, cioè con più ordini di stanzini collocati a guisa
di
gabbie l’un sopra l’altro, i quali avendo l’uscit
’ corridoi, lasciano il passaggio alla voce per dissiparvisi, in vece
di
essere rimandata alla scena. Non può negarsi che
garsi che tali stanzini diano alle brigate che vi si chiudono, comodo
di
conversare, prender rinfreschi e giocare. Ma se s
e rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere
di
uno spettacolo destinato a commuovere per diletta
destinato a commuovere per dilettare. I palchetti del teatro nominato
di
Venezia non bastando al gran concorso che crescev
ia non bastando al gran concorso che cresceva, ebbero indi un aumento
di
altri tre per ciascun ordine su i lati del prosce
proscenio. Gli altri teatri Veneti per lo più innalzati sopra rovine
di
antichi edifizii, appartengono parimente al secol
di antichi edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba
di
quello di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra
edifizii, appartengono parimente al secolo XVII, a riserba di quello
di
San Benedetto. Ma niuno di essi sembra degno di s
imente al secolo XVII, a riserba di quello di San Benedetto. Ma niuno
di
essi sembra degno di sì cospicua città, la quale
, a riserba di quello di San Benedetto. Ma niuno di essi sembra degno
di
sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver
uno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi
di
aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a
mbra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima
di
ogni altra avuti teatri costruiti a norma del com
’ Palladii e de’ Sansovini. Giacomo Torelli ed altri cinque cavalieri
di
Fano vollero supplire alla spesa di un teatro nel
Torelli ed altri cinque cavalieri di Fano vollero supplire alla spesa
di
un teatro nella patria e su i disegni dello stes
gni dello stesso Torelli verso il 1670 fecero costruire il bel teatro
di
quella città. Un arco accompagnato a due lunghe r
e rette laterali terminate nel proscenio formano la figura mistilinea
di
tal teatro. La lunghezza è di 84 piedi parigini e
proscenio formano la figura mistilinea di tal teatro. La lunghezza è
di
84 piedi parigini e la larghezza non giunge ai 50
i 84 piedi parigini e la larghezza non giunge ai 50. Ha cinque ordini
di
palchetti alla moderna. Il proscenio per ogni lat
Il proscenio per ogni lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo
di
essi colle figure di Pallade, e nel mezzo vi è sc
i lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure
di
Pallade, e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortun
a non ha un teatro moderno corrispondente a sì famosa capitale. Niuno
di
quelli che vi si veggono eretti, si avvicina alcu
oco a quegli antichi monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro
di
Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo F
monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. Quello
di
Tordinona fu opera di Carlo Fontana, e la sua fig
a, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera
di
Carlo Fontana, e la sua figura inclina alla circo
avendo nel maggior diametro piedi 52, e nel minore 48. Ila sei ordini
di
palchetti ma (dice l’autore dell’opera del Tea
de’ comodi interni, e dell’abbellimento esteriore, non vi è occasione
di
poterne fare neppure un cenno. Molti altri teat
l meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere
di
uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. So
me l’opera in musica. Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro
di
Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Ge
rarono le invenzioni del Genga esaltate dal Serlio degli alberi fatti
di
finissima seta, prima che la prospettiva avesse i
avesse insegnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza
di
ombre e di punti ben presi. Il teatro antico di B
gnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e
di
punti ben presi. Il teatro antico di Bologna era
are i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi. Il teatro antico
di
Bologna era nella piazza, ma più non esiste era
Il teatro antico di Bologna era nella piazza, ma più non esiste era
di
forma quadrata diviso in gran palchettoni. Quello
non esiste era di forma quadrata diviso in gran palchettoni. Quello
di
Modena detto della Spelta, su opera del cavalier
lla Spelta, su opera del cavalier Vigarani distrutto nel 1767. Quello
di
Milano s’incendiò nel secolo XVIII innoltrato. Vi
o XVIII innoltrato. Vi su un Teatro in Pavia. In Ferrara vi fu quello
di
Santo Stefano. Quello di Siena degl’Intronati si
un Teatro in Pavia. In Ferrara vi fu quello di Santo Stefano. Quello
di
Siena degl’Intronati si rifabbricò verso il 1670.
Quello di Siena degl’Intronati si rifabbricò verso il 1670. Il teatro
di
Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano fu di t
so il 1670. Il teatro di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano fu
di
tal vastità che nel 1680 si videro in esso girar
iana del secolo XVII. Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni
di
mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini
antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro spagnuolo,
di
cui si corressero alcuni difetti, si adottarono l
rillo o Scaramuccia da cui apprese Moliere, si costruì il gran teatro
di
Parma, e si sostituirono alle antiche scalinate i
si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri
di
Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
uirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano,
di
Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. a. Tal
antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna,
di
Modena, di Roma, di Venezia. a. Tale fu il calc
linate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena,
di
Roma, di Venezia. a. Tale fu il calcolo fattone
palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma,
di
Venezia. a. Tale fu il calcolo fattone da Giuse
egli – furon Francesco Giorgio Maria, ma egli assunse a Parma il nome
di
Augusto, quando la Duchessa Maria Luigia, vedova
e a Parma il nome di Augusto, quando la Duchessa Maria Luigia, vedova
di
Napoleone I, presentatale dal Bon l’edizione dell
ortasi dell’errore, aggiunse : veggo che mi sono ingannata, ma per il
di
lei genio, il solo nome che gli si compete è quel
ata, ma per il di lei genio, il solo nome che gli si compete è quello
di
Augusto. D’allora in poi – continua il Regli – il
oi – continua il Regli – il Bon si chiamò Francesco Augusto, in onore
di
colei che fecesi sua matrina in questo battesimo
Augusto, in onore di colei che fecesi sua matrina in questo battesimo
di
gloria. Secondo il Costetti invece (op. cit.) il
do il Costetti invece (op. cit.) il nome del Bon sarebbe stato quello
di
Augusto, al quale poi fu aggiunto quello paterno(
e stato quello di Augusto, al quale poi fu aggiunto quello paterno(?)
di
Francesco. Preso d’amore ardente per l’attrice As
menti e come attore e come poeta. Fu il 1821 nella R. Compagnia Sarda
di
Torino, dalla quale uscì dopo un anno, per entrar
o, dalla quale uscì dopo un anno, per entrare in quella Goldoni-Riva,
di
cui sposò la prima attrice Luigia Ristori, vedova
uella società comica Bon-Romagnoli-Berlaffa, colla quale si ripromise
di
ridar vita a tutto il repertorio goldoniano : e t
l repertorio goldoniano : e tanto vi riuscì che si acquistò il titolo
di
fedele esecutore testamentario delle volontà dell
zio. La Compagnia, che si chiamò appunto Carlo Goldoni, ebbe dal Duca
di
Modena il titolo di Compagnia ducale e il teatro
he si chiamò appunto Carlo Goldoni, ebbe dal Duca di Modena il titolo
di
Compagnia ducale e il teatro gratis per l’autunno
ia ducale e il teatro gratis per l’autunno e carnevale con un assegno
di
8000 lire…. La società dalla quaresima del 1823 e
l carnevale del 1831. Fu poi il Bon in Compagnia Cesaroni e in quella
di
Camillo Ferri colla moglie prima attrice. Rimasto
aura e il figliastro Luigi (V. Bellotti-Bon) nella Compagnia lombarda
di
Giacinto Battaglia, come direttore. Si fece poi e
iacinto Battaglia, come direttore. Si fece poi egli stesso conduttore
di
quella impresa, la quale dopo tre anni cedette ad
e, recitando ancora talvolta, benchè in età avanzata, la sua Trilogia
di
Ludro. Lasciata l’arte e ridottosi a Padova,
udro. Lasciata l’arte e ridottosi a Padova, fu nominato direttore
di
quella filodrammatica. Quivi sposò in seconde noz
vi sposò in seconde nozze una giovine padovana, e quivi morì nell’età
di
oltre settant’anni. – Ebbe onoranze funebri degne
vi morì nell’età di oltre settant’anni. – Ebbe onoranze funebri degne
di
lui : una pietra commemorativa fu alzata sulla su
nel suo studio sulla Real Compagnia Sarda (pag. 23-24). Scrisse più
di
quaranta commedie tra le giovanili e sconfessate,
le giovanili e sconfessate, e quelle che più recarono in alto la fama
di
lui. Vive ancora sul teatro la trilogia dei Ludri
a Carlo Goldoni ; e cioè, Ludro e la sua gran giornata, il matrimonio
di
Ludro, e la vecchiaja di Ludro. La prima delle tr
Ludro e la sua gran giornata, il matrimonio di Ludro, e la vecchiaja
di
Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furb
di Ludro, e la vecchiaja di Ludro. La prima delle tre è un capolavoro
di
furberia, di comicità, di movimento scenico. Così
a vecchiaja di Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furberia,
di
comicità, di movimento scenico. Così faceva mio p
i Ludro. La prima delle tre è un capolavoro di furberia, di comicità,
di
movimento scenico. Così faceva mio padre, modella
nulla perdere delle fattezze della commedia italiana. Nel Testamento
di
Figaro si mostrò degno di proseguire la trilogia
zze della commedia italiana. Nel Testamento di Figaro si mostrò degno
di
proseguire la trilogia del Beaumarchais. Il suo c
Il suo capolavoro però è una semplice commediola in due atti, Niente
di
male ; un giojello ancor luccicante nello scrigno
ello ancor luccicante nello scrigno dell’arte nostrana. Alla distanza
di
due terzi di secolo quelle quattro figurine onde
ccicante nello scrigno dell’arte nostrana. Alla distanza di due terzi
di
secolo quelle quattro figurine onde si compone l’
ciò scritte, e tuttora inedite, le sue Memorie ; in fondo alle quali,
di
suo pugno, si leggono queste parole : « Nato nel
ueste parole : « Nato nel 1798, morto…. (in bianco) : prego gli amici
di
mettere questa data, perchè io, probabilmente, no
i di mettere questa data, perchè io, probabilmente, non sarò in grado
di
farlo. » Oltre alle tante produzioni drammatiche
n grado di farlo. » Oltre alle tante produzioni drammatiche, abbiamo
di
lui i Principii d’arte drammatica rappresentativa
d’arte drammatica rappresentativa, dettati nell’ Istituto drammatico
di
Padova (Milano, Sanvito, 1857), nei quali, più ch
vi, palpitanti, d’una modernità scenica meravigliosa ; e una infinità
di
articoli pubblicati nella Gazzetta di Milano e ne
a meravigliosa ; e una infinità di articoli pubblicati nella Gazzetta
di
Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza, di b
di articoli pubblicati nella Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni
di
spigliatezza, di brio, di comicità satirica, tra’
licati nella Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza,
di
brio, di comicità satirica, tra’quali primo il ra
lla Gazzetta di Milano e nel Pirata…. pieni di spigliatezza, di brio,
di
comicità satirica, tra’quali primo il rapporto de
imbecilli. È vero peccato che le memorie sue, narrate sotto il titolo
di
Avventure comiche e non comiche di F. A. Bon, gia
morie sue, narrate sotto il titolo di Avventure comiche e non comiche
di
F. A. Bon, giacciano tuttavia inedite. A titolo d
iche e non comiche di F. A. Bon, giacciano tuttavia inedite. A titolo
di
curiosità metto qui la lettera seguente all’attor
lini. Stimatiss.mo Sig. Ferri. Non potendo ella sopra il mio credito
di
circa duemila lire somministrarmi scudi settanta
i in Firenze, nè tampoco pagarmi il costo della vettura pel trasporto
di
me e mia famiglia fino a Forli, crescendo d’ora i
e della Compagnia tutta, io sono costretto a prevenirla essere per me
di
necessità di provvedere sull’istante ai bisogni d
gnia tutta, io sono costretto a prevenirla essere per me di necessità
di
provvedere sull’istante ai bisogni della mia esis
à di provvedere sull’istante ai bisogni della mia esistenza, a quelli
di
mia moglie, de’miei quattro figli, non potendo pi
endo più sostenermi in siffatta pendenza. E ciò le partecipo in forma
di
atto regolare, onde procedere con tutto quell’ord
dine che la urgentissima circostanza permette. Mi favorisca due righe
di
risposta o al momento, o tutto al più all’ora del
lla metà del secolo. La nazione nè vide sulle scene nè più si ricorda
di
essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinn
più si ricorda di essersi impressa nel 1713 una traduzione del Cinna
di
Francesco Pizarro Piccolomini; e rammenta con giu
o Pizarro Piccolomini; e rammenta con giusto disdegno come un esempio
di
pazzia la goffa tragedia del Paolino alla moda fr
nel 1740, che Montiano stesso nomina coll’ultimo disprezzo. La gloria
di
aver prodotta la prima tragedia debbesi al nomina
ando. Egli nel 1750 con un discorso istorico sulle tragedie spagnuole
di
tre secoli pubblicò la sua Virginia, e tre anni d
Francia per essersi enunciate in un giornale. Il sig. Andres ci parla
di
una traduzione francese di tal Virginia, di cui a
te in un giornale. Il sig. Andres ci parla di una traduzione francese
di
tal Virginia, di cui a me finora non è riuscito d
. Il sig. Andres ci parla di una traduzione francese di tal Virginia,
di
cui a me finora non è riuscito di trovar vestigio
raduzione francese di tal Virginia, di cui a me finora non è riuscito
di
trovar vestigio. Regolarità, decenza, purezza di
inora non è riuscito di trovar vestigio. Regolarità, decenza, purezza
di
locuzione e scelta del verso endecasillabo sciolt
del verso endecasillabo sciolto all’italiana, formano tutto il merito
di
tali favole. Mancano poi di anima, di grandezza,
lto all’italiana, formano tutto il merito di tali favole. Mancano poi
di
anima, di grandezza, di moto. Nella Virginia si e
aliana, formano tutto il merito di tali favole. Mancano poi di anima,
di
grandezza, di moto. Nella Virginia si esprimono c
o tutto il merito di tali favole. Mancano poi di anima, di grandezza,
di
moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i
dezza, di moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i caratteri
di
lei e di suo padre; ma nè proprietà nè verità app
moto. Nella Virginia si esprimono con proprietà i caratteri di lei e
di
suo padre; ma nè proprietà nè verità apparisce in
, prende il linguaggio insignificante delle moderne cerimonie a guisa
di
un basso cliente: Ya que la suerte quando no e
È poi da notarsi che ne’ primi tre atti Appio non dà indizio veruno
di
meditata violenza contro Virginia. Appena come in
ore d’Icilio e tante declamazioni degli altri? L’azione e la violenza
di
Appio che occasiona la morte di Virginia, cominci
i degli altri? L’azione e la violenza di Appio che occasiona la morte
di
Virginia, comincia nell’atto IV, ed i tre primi a
tragico, ma vi si desidera la forza da’ Greci chiamata energia nemica
di
ogni soporifera languidezza. Forse sono esse inde
izj. La favola sino all’atto V si aggira sulla delicatezza dell’amore
di
Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e
ra sulla delicatezza dell’amore di Placidia offeso da certe reticenze
di
Ataulfo, e su i sospetti di costui, de’ quali egl
ore di Placidia offeso da certe reticenze di Ataulfo, e su i sospetti
di
costui, de’ quali egli si querela più perchè offe
o. Queste diffidenze artificiosamente seminate da Sigerico ad impulso
di
una donna ambiziosa ritardano la pace ed insieme
el V tutta svapori la ferocità e la tracotanza de’ congiurati a danno
di
Ataulfo. Manca adunque questa favola di quella sa
otanza de’ congiurati a danno di Ataulfo. Manca adunque questa favola
di
quella savia graduazione che progressivamente cre
se non dopo due lunghe scene, essendo partito Sigerico. Ella trova in
di
lui vece Ataulfo, e vedendolo per le spalle gli p
emerario vassallo alterchi con lui insolentemente, contentandosi solo
di
ripetergli più volte detente, calla calla, e pone
Morto Ataulfo si spendono tre altre non brevi scene nello svenimento
di
Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insol
re altre non brevi scene nello svenimento di Placidia, nell’uccisione
di
Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella di
o svenimento di Placidia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze
di
Rosmunda e nella di lei volontaria morte, cose ch
idia, nell’uccisione di Vernulfo, nelle insolenze di Rosmunda e nella
di
lei volontaria morte, cose che doveano soltanto a
re l’ attenzione ad altri oggetti che al gran misfatto dell’uccisione
di
Ataulfo. Lascio poi che l’istruzione morale che d
nazione, ma non gusto e spirito tragico. Tenne dietro al Montiano il
di
lui amico Nicolas Fernandez de Moratin, e dopo di
e si rappresentò. Lotta in essa l’autore coll’ invincibile difficoltà
di
ben riuscire in siffatto argomento: vi frammischi
bbastanza per giugnere alla sublimità tragica1. Scioccamente l’autore
di
un foglio periodico spagnuolo intitolato Aduana c
itolato Aduana critica, ignorando che l’indole della poesia tragica è
di
abbellire utilmente e non già di ripetere la stor
che l’indole della poesia tragica è di abbellire utilmente e non già
di
ripetere la storia, pretendeva che Moratin avesse
azzo. Ma questa è la smania de’ follicularj famelici, voler dar legge
di
tutto tutto ignorando. Sette anni dopo, cioè nel
esima versificazione, e la prima in questo secolo comparsa sul teatro
di
Madrid. Vi si vede lo stile migliorato, e più inc
ole una rigorosa decenza negli argomenti. Un racconto della battaglia
di
Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congi
i Tarif e Rodrigo (forse poco necessariamente congiunto all’avventura
di
Ormesinda) contiene diverse buone imitazioni Virg
ti efimeri libelli e de’ motteggi del solito volgare scarabocchiatore
di
sainetti insipidi e maligni chiamato per sopranno
77 diede alla luce la terza tragedia Guzman el bueno dedicata al duca
di
Medina Sidonia Don Pedro de Guzman el bueno disce
nia Don Pedro de Guzman el bueno discendente da quell’eroe. L’effetto
di
questa favola è l’ ammirazione che risulta dall’e
L’effetto di questa favola è l’ ammirazione che risulta dall’eroismo
di
Gusmano il quale preferisce la propria fede alla
dall’eroismo di Gusmano il quale preferisce la propria fede alla vita
di
suo figlio. Assediava il Moro con pochissima sper
ta di suo figlio. Assediava il Moro con pochissima speranza la piazza
di
Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il d
speranza la piazza di Tariffa fortemente difesa da Gusmano, quando il
di
lui figliuolo in una uscita rimane prigioniero. I
uolo in una uscita rimane prigioniero. Il Moro propone al governadore
di
comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa,
l Moro propone al governadore di comprarne la libertà colla dedizione
di
Tariffa, o di vedergli mozzare il capo. Il padre
al governadore di comprarne la libertà colla dedizione di Tariffa, o
di
vedergli mozzare il capo. Il padre trafitto dal d
convenne ripetere qualche situazione o pensiero. La stessa necessità
di
darle una giusta grandezza l’obbligò ad un manegg
e alla verità, all’ illusione, al fine tragico. Ma l’eroico carattere
di
Gusmano è dipinto e sostenuto felicemente. Che ri
cui Gusmano esamina il valore del figlio che ha conseguito un momento
di
libertà sotto la parola di tornar al campo nemico
re del figlio che ha conseguito un momento di libertà sotto la parola
di
tornar al campo nemico. L’autore si prefisse l’im
a parola di tornar al campo nemico. L’autore si prefisse l’imitazione
di
una scena della Clemenza di Tito 2. Temi la morte
nemico. L’autore si prefisse l’imitazione di una scena della Clemenza
di
Tito 2. Temi la morte? dice Gusmano al figlio,
riguroso, nada sabrà el Alcayde de Tarifa. In fatti la mancanza
di
coraggio non si potrebbe confessare che ad un pad
te questa tinta con artificiosa variazione, e vuole che a lui fidi il
di
lui amore considerandolo solo come amico e milita
gioniero incatenato sugli occhi del padre e sopraggiugne la madre. Le
di
lei lagrime, la costanza di Gusmano, la fierezza
chi del padre e sopraggiugne la madre. Le di lei lagrime, la costanza
di
Gusmano, la fierezza del Moro, la nobile rassegna
a situazione tragica assai teatrale, che si risolve colla magnanimità
di
Gusmano che getta la propria spada al nemico. Int
n Madrid. La seconda tragedia che quivi comparve fu Don Sancho Garcia
di
Giuseppe Cadahalso y Valle d’illustre famiglia, l
rie nazionali è proprio per eccitare il tragico terrore. Una contessa
di
Castiglia cieca d’amore per un principe Moro appr
ta il veleno al proprio figlio per rendere l’ambizioso amante signore
di
se stessa e del suo stato. Qualche verseggiatore
attandolo con arte, con decoro e in buono stile; ma la versificazione
di
due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia
ato che la richiesta del Moro fosse preparata con più arte. Per prova
di
amore egli esige da una madre la morte dell’unico
arte. Per prova di amore egli esige da una madre la morte dell’unico
di
lei figliuolo; ed in che fonda la speranza di con
dre la morte dell’unico di lei figliuolo; ed in che fonda la speranza
di
conseguirlo? nella sfrenata passione che ha per l
e che ha per lui la contessa. Ma non dovea il poeta riflettere che la
di
lei passione poteva scemare per sì cruda richiest
coprire tutta l’ambizione del Moro? Dovea dunque occultarsi meglio la
di
lui avidità di regnare in Castiglia sotto qualche
’ambizione del Moro? Dovea dunque occultarsi meglio la di lui avidità
di
regnare in Castiglia sotto qualche altro colore c
ia sotto qualche altro colore che non indebolisse l’unica molla della
di
lui speranza. Per altro vi si osserva più di una
isse l’unica molla della di lui speranza. Per altro vi si osserva più
di
una scena di molta forza specialmente la quarta d
molla della di lui speranza. Per altro vi si osserva più di una scena
di
molta forza specialmente la quarta dell’atto II,
mente la quarta dell’atto II, in cui vedesi ben colorito il contrasto
di
una passione sfrenata colla tenerezza di madre. L
si ben colorito il contrasto di una passione sfrenata colla tenerezza
di
madre. L’atto termina con quest’ottima riflession
atire de’ piccioli rimatori. Maria Ordoñez già prima donna ne’ teatri
di
Madrid, morta alcuni mesi dopo, rappresentò non s
morta alcuni mesi dopo, rappresentò non senza energia tanto la parte
di
Ormesinda quanto di Elvira nel Sancho. Il Cadalso
opo, rappresentò non senza energia tanto la parte di Ormesinda quanto
di
Elvira nel Sancho. Il Cadalso autore di varie poe
la parte di Ormesinda quanto di Elvira nel Sancho. Il Cadalso autore
di
varie poesie, del piacevole libretto los Eruditos
di varie poesie, del piacevole libretto los Eruditos à la violeta, e
di
un’ altra tragedia inedita la Numancia, graduato
rminò gloriosamente i suoi giorni l’anno 1782 nella trincea del campo
di
San Roque sotto Gibilterra3. Due anni dopo, cioè
dia rappresentata l’anno stesso, in cui pretese rettificare la favola
di
Francesco de Roxas Progne e Filomena. La buona in
glioramento del teatro nazionale merita ogni lode. Ma il mezzo scelto
di
ripetere le antiche favole del patrio teatro col
to di ripetere le antiche favole del patrio teatro col solo vantaggio
di
renderle più regolari, male secondò il di lui dis
o teatro col solo vantaggio di renderle più regolari, male secondò il
di
lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elez
e secondò il di lui disegno. Nocquegli per avventura anche l’elezione
di
un argomento della rancida mitologia a’ nostri dì
n teatro le deflorazioni e simili violenze, ovvero ancora la mancanza
di
novità e d’invenzione nelle situazioni e di spiri
ovvero ancora la mancanza di novità e d’invenzione nelle situazioni e
di
spirito tragico e di sublimità nello stile. Ignaz
anza di novità e d’invenzione nelle situazioni e di spirito tragico e
di
sublimità nello stile. Ignazio Ayala4 Andaluzzo r
e di sublimità nello stile. Ignazio Ayala4 Andaluzzo regio professore
di
poetica in Madrid morto nella sua patria nel 1789
l 1789, volle pure contribuire agli avanzamenti del teatro nazionale,
di
cui da più anni era censore. Egli pubblicò nel 17
destruida in cinque atti in endecasillabi coll’ assonante. La storia
di
sì famosa città è senza dubbio compassionevole, e
ata dal sig. Ayala, divide per tal modo l’interesse colla distruzione
di
un popolo intero per mezzo della fame, del ferro
popolo intero per mezzo della fame, del ferro e del fuoco, che invece
di
commuovere esaurisce il fondo della compassione s
iene il fine della tragedia. L’erudito autore v’incastrò varj squarci
di
poeti antichi; ma vi si nota un dialogo elegiaco
alla mia partenza da Madrid. Il dottor Guarinos punto non risentissi
di
ciò che accennai del dialogo uniforme ed elegiaco
dia. Secondo lui il poema ha sempre un esito felice, e la distruzione
di
Numanzia funestissima ad esso non conviene. Ma pe
hè tal distruzione non potrebbe avere un esito felice? Un encomiatore
di
Scipione non se ne varrebbe degnamente a gloria d
e un esito felice? Ciò essendo errò Omero che nell’Iliade si prefisse
di
cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν) di
’Iliade si prefisse di cantar solo l’ira perniciosa (μηνιν ουλομενεν)
di
Achille che tanti dolori cagionò agli Achivi? Err
Paradiso perduto facendo un poema eroico del funestissimo precipizio
di
tanti angelici cori? Se codesto Sampere non ha pr
nel compilar la sua gazzetta bibliografica, io l’esorto a provvedersi
di
più pure e chiare idee di poetica prima di altro
ta bibliografica, io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee
di
poetica prima di altro scrivere. Ma venghiamo a p
io l’esorto a provvedersi di più pure e chiare idee di poetica prima
di
altro scrivere. Ma venghiamo a più stretta pugna.
atore de los menesterosos) una distruzione collettiva, vaga, generica
di
un popolo intero istupidisce i sensi, distrae a m
cipale per serbar l’unità dell’azione e del protagonista. Un poco più
di
filosofia gl’ insegnerebbe l’arte usata da’ tragi
graduata delle stragi rimane, diciam così, ottuso, rintuzzato, privo
di
sensibilità; là dove la tragedia esige energia ed
la situazione de’ Numantini. Ma egli stesso no se ha hecho bien cargo
di
ciò che io dissi e ripeto, cioè che esse converre
e parcamente, la qual cosa vuol dire in volgare che esse sono proprie
di
un popolo irritato contro Roma, ma non dovrebbero
duto del suo torto ne aggiugneremo alcuni tratti. L’atto I è composto
di
due principali lunghissime scene. Nella prima s’i
a del nume Endobelico e narrandosi con inutili circostanze un oracolo
di
Ercole Gaditano dato 14 anni innanzi, che però in
ni ridotti, mancate l’erbe e le foglie stesse degli alberi, a cibarsi
di
cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amo
i, a cibarsi di cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amorosa
di
sette pagine di Olvia ed Aluro che conchiude l’at
cadaveri. A questa lugubre scena ne segue una amorosa di sette pagine
di
Olvia ed Aluro che conchiude l’atto. Giudichi il
nte inserito un languido amore subalterno che contrasta coll’immagine
di
un popolo che stà morendo di fame. E pur non è il
e subalterno che contrasta coll’immagine di un popolo che stà morendo
di
fame. E pur non è il peggior male un amor sì impe
peggior male un amor sì impertinente. Olvia innamorata vicina a morir
di
fame insieme coll’ amante e con tutti, di che si
a innamorata vicina a morir di fame insieme coll’ amante e con tutti,
di
che si occupa singolarmente in questa scena? fors
siero. Aluro amante sì paziente vuol saperne la cagione, ed ella dopo
di
aver posto in contrasto l’amore ch’egli ha per le
in contrasto l’amore ch’egli ha per lei con quello della patria, dopo
di
aver tenuto sulle spine l’ ascoltatore per altri
o; ma andranno uniti o disgiunti? se uniti non diranno più una parola
di
ciò che hanno incominciato? Ma non dubiti lo spet
e. Il leggitore sin dal principio scorgerà in questa favola una serie
di
minuti fatti spogliati della necessaria dipendenz
el necessario progressivo incremento dell’azione? Il poeta ha bisogno
di
Megara in tale occasione, e lo fa tornare. Egli v
iero sino a’ Tarquinj? V’è analogia tra Megara capo e difensore amato
di
Numanzia, per la quale vuol morire, con Tarquinio
ffare. Olvia dunque palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso
di
lei promette di passare in Numanzia colle sue sch
que palesa al suo idolatrado Aluro che Giugurta preso di lei promette
di
passare in Numanzia colle sue schiere, purchè ell
schiere, purchè ella l’accetti per isposo; e gli chiede consiglio su
di
ciò. Questa situazione rimane priva dell’usato ef
onsiglio su di ciò. Questa situazione rimane priva dell’usato effetto
di
simili dolorose alternative per essere mal combin
i dolorose alternative per essere mal combinata. I Olvia può disporre
di
se stessa senza intelligenza del fratello capo de
ato che diecimila persone vogliono mangiare, e che Numanzia manca pur
di
cadaveri da ripartire co’ nuovi socj? III Olvia i
lla patria non dipende dal minorar le forze nemiche, ma dal provveder
di
nutrimento i Numantini? ignora che le utili conse
questa scena fondata in ipotesi tutte false e mancante d’interesse e
di
grazia sembrò pregevole al bibliografo encomiator
to de’ Numantini ridotti a mangiarsi l’un l’altro le care espressioni
di
Aluro: addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi fe
oni di Aluro: addio, Olvia, col tuo nuovo amante vivi felice (morendo
di
fame?) e le risposte della savia e tenera Olvia.
ra Olvia. Dulcidio annunzia al figlio Aluro che dee morire essendo il
di
lui nome uscito dall’urna. Piange con lui per due
’urna. Piange con lui per due pagine intere, dopo le quali si ricorda
di
dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano s
ue pagine intere, dopo le quali si ricorda di dire che vuol morire in
di
lui vece. Gareggiano su di ciò; ma tutto dee sosp
uali si ricorda di dire che vuol morire in di lui vece. Gareggiano su
di
ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione vi
su di ciò; ma tutto dee sospendersi, perchè Scipione viene a trattar
di
pace. La fame Numantina discretamente vi si accom
essimo capitano mettendo a rischio la sorte dell’armata e la speranza
di
Roma viene a parlare in mezzo a’ nemici disperati
ene a parlare in mezzo a’ nemici disperati i quali incolpano i Romani
di
tradita fede. In questa conferenza tutta declamat
ndosi divota commemorazione delle ossa sacrosante reliquie venerabili
di
Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distrib
venerabili di Spagnuoli assassinati. Può lodarsi simile distribuzione
di
materiali? Megara partendo dice ad Olvia, observa
artendo dice ad Olvia, observa esta parte, ella resta a far l’uffizio
di
sentinella, e Giugurta la vede sola e viene a par
l’uffizio di sentinella, e Giugurta la vede sola e viene a parlarle;
di
maniera che i nemici colla facilità di un attore
vede sola e viene a parlarle; di maniera che i nemici colla facilità
di
un attore che esce al proscenio potevano penetrar
va approfittarsi delle negligenze? Incongruente è pure l’abboccamento
di
Giugurta con Olvia. Ella le dice che passi co’ su
le dice che passi co’ suoi a Numanzia, mentre ella l’attenderà presso
di
un sepolcro che si eleva più degli altri, e gliel
me ucciso, e perchè spirando ti chiamava in soccorso, io m’innamorai
di
te. Balza agli occhi l’inezia dell’origine del su
i occhi l’inezia dell’origine del suo innamoramento e la balordaggine
di
vantarsi di un fatto che poteva averla offesa. Ol
ezia dell’origine del suo innamoramento e la balordaggine di vantarsi
di
un fatto che poteva averla offesa. Olvia sdegnata
enizas infaustas (o ceneri infauste) colla stessa grazia della Tomiri
di
Quinault che va cercando per terra ses tablettes.
o e per regolarità, come ognun sente. Olvia dopo un contrasto inutile
di
cinque pagine, in cui Dulcidio la chiama boja del
si rende, e gli dà la propria spada da mandarsi a Giugurta per segno
di
pace, geroglifico veramente mal sicuro, ma che l’
o veramente mal sicuro, ma che l’ Affricano riconoscerà subito essere
di
Olvia per compiacere al poeta. Dulcidio è il più
si è trattenuto sull’affare per cinque pagine, ed al fine si ricorda
di
domandare ad Olvia, se Megara sappia nulla del tr
lla risponde, ho taciuto per timore e per vergogna, perchè (notisi il
di
lei sapere politico) chi comanda ama di veder ese
r vergogna, perchè (notisi il di lei sapere politico) chi comanda ama
di
veder eseguite certe cose che sapute prima egli n
ne anche Terma, e più fina, a dispetto della notte e della mascherata
di
Olvia e senza udirne la voce, la raffigura e la r
iò udendo dice, questa che parla è Olvia, certamente questo è inganno
di
Giugurta. Aluro non distingue la voce della propr
gurta. Aluro non distingue la voce della propria innamorata da quella
di
Terma, due persone a lui sì note? Due voci femmin
oci femminili poi senza veruna circostanza possono svegliargli l’idea
di
un nemico che a quell’ora dovrebbe essere nel cam
ebbe essere nel campo de’ Romani? Viene per quarto Dulcidio, e benchè
di
notte riconosce Aluro, che pur avea confuso un Af
rata. Megara ti attende, dice Dulcidio al figlio, e questi differisce
di
obedire per ammazzar prima Giugurta. Parte Dulcid
utore ne ha condotto sì destramente il carattere e l’ affetto, che il
di
lei sangue non muove veruna compassione tragica.
esti languidi amori e questa mascherata stieno bene colla distruzione
di
Numanzia, se ne lascia al leggitore il giudizio.
e la debolezza de’ Vasei che si sono dati a’ Romani, chiama al campo
di
Scipione come alla porta di una casa vicina. Gli
e si sono dati a’ Romani, chiama al campo di Scipione come alla porta
di
una casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egl
casa vicina. Gli risponde un soldato, cui egli dice: giacchè la tenda
di
Scipione stà vicina (verisimilmente nè la notte n
o riconosce subito alla voce, quando gli altri suoi parenti e seguaci
di
orecchio più duro non hanno saputo distinguere le
guaci di orecchio più duro non hanno saputo distinguere le voci delle
di
lui sorelle. Domanda o che gli assalti o che mand
l’altra. Ma i Numantini determinati a morire abbisognano del consenso
di
Scipione? Non possono essi stessi assaltar le tri
iescono nella tragedia inetti, cicaloni, insensati. Risolvono al fine
di
uccidersi fra loro, e poi si vede il tempio e la
città incendiata. Mentre Numanzia arde, Megara predica recitando più
di
cento versi or declamando sulle discordie della S
a, ora esitando nel voler dar morte ad un suo figliuolo che non prima
di
allora comparisce e va a precipitarsi nelle fiamm
va a precipitarsi nelle fiamme, come fa lo stesso Megara ma non prima
di
aver recitati altri cinquanta versi. Così termina
rima di aver recitati altri cinquanta versi. Così termina la tragedia
di
Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quat
di Numanzia distrutta, il cui piano tessuto per quattro atti e mezzo
di
episodj mal connessi e di freddi amori sconvenevo
cui piano tessuto per quattro atti e mezzo di episodj mal connessi e
di
freddi amori sconvenevoli e intempestivi abbiamo
nzia dell’Ayala convenga ciò che ne disse il sig. Andres, cui piacque
di
collocarla in ugual grado col Sancho del Cadalso
ollocarla in ugual grado col Sancho del Cadalso con manifesto scapito
di
quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva
grado col Sancho del Cadalso con manifesto scapito di quest’ultimo, e
di
assicurare di non esser priva di calore e di spir
ho del Cadalso con manifesto scapito di quest’ultimo, e di assicurare
di
non esser priva di calore e di spirito tragico. D
manifesto scapito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva
di
calore e di spirito tragico. Don Giovanni Giusepp
apito di quest’ultimo, e di assicurare di non esser priva di calore e
di
spirito tragico. Don Giovanni Giuseppe Lopez de S
mpo colla sua Jahel in versi sciolti in cinque atti, là dove la morte
di
Sisara appena darebbe materia a un oratorio di du
atti, là dove la morte di Sisara appena darebbe materia a un oratorio
di
due parti. Quindi nasce la mancanza di azione e d
darebbe materia a un oratorio di due parti. Quindi nasce la mancanza
di
azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe di
rti. Quindi nasce la mancanza di azione e d’intreccio, e quella serie
di
lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca
azione e d’intreccio, e quella serie di lunghe dicerie e de’ sermoni
di
Debora. Non manca di regolarità e di qualche trat
, e quella serie di lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca
di
regolarità e di qualche tratto lodevole: ma vi si
di lunghe dicerie e de’ sermoni di Debora. Non manca di regolarità e
di
qualche tratto lodevole: ma vi si desidera calore
i. Lo stile è diffuso, compassato, pesante, e sparso nel tempo stesso
di
formole famigliari e poco gravi, come questa dell
, nè terrore, nè ammirazione. Era inedita nel 1777 la Raquel tragedia
di
Vincenzo Garcia de la Huerta, ma s’impresse in Ba
esse in Barcellona e in Madrid nel 1778. La Raquel (ci dice l’editore
di
Madrid) si compose quando uscirono la Lucrecia, l
vede che l’autore tardò a pubblicarla quindici anni in circa. Rileva
di
più l’editore, che se i Franzesi dividendo le fav
che se i Franzesi dividendo le favole in cinque atti hanno la libertà
di
abbandonar quattro volte la scena, l’autore della
ttro volte la scena, l’autore della Rachele privandosi spontaneamente
di
sì comodo sussidio riduce a un atto la sua, perch
che si rappresentò repetidas veces, e che ne corsero manoscritte più
di
duemila copie per America, Spagna, Francia, Itali
copie per America, Spagna, Francia, Italia, Portogallo5. Che che sia
di
ciò in Madrid si rappresentò solo quindici anni d
ppresentò solo quindici anni dopo che fu scritta, sostenendo la parte
di
Rachele la sensibile attrice Pepita Huerta morta
ile attrice Pepita Huerta morta nell’ottobre del 1779 nell’acerba età
di
anni 21 in circa; ma recitatasi appena due volte
pia delle duemila che se ne sparsero per li due mondi, non increscerà
di
vederne quì il più breve estratto che si possa. L
ì il più breve estratto che si possa. L’ argomento e la condotta a un
di
presso è la stessa della Judia de Toledo del poet
nel tomo IV, cioè la morte data da’ Castigliani a una Ebrea Toledana,
di
cui il re Alfonso VIII visse per sette anni cieca
r sette anni ciecamente innamorato. Giornata I. Apresi con un dialogo
di
Garceran Manrique ed Hernan Garcia, dicendosi che
rnò da Palestina dopo aver dalle forze del Saladino tolto il Sepolcro
di
Cristo perduto dal francese Lusignano. Non so se
ata Riccardo re d’Inghilterra detto Cuordilione, e Filippo Augusto re
di
Francia, e Corrado marchese di Monferrato fecero
etto Cuordilione, e Filippo Augusto re di Francia, e Corrado marchese
di
Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di E
a, e Corrado marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano
di
Egitto e di Siria per ricuperar Gerusalemme tolta
marchese di Monferrato fecero guerra al Saladino soldano di Egitto e
di
Siria per ricuperar Gerusalemme tolta da questo S
r Gerusalemme tolta da questo Saracino nel 1187 a Guido Lusignano. So
di
più che nella difesa di Tiro si segnalò l’Italian
uesto Saracino nel 1187 a Guido Lusignano. So di più che nella difesa
di
Tiro si segnalò l’Italiano Corrado e distrusse du
eserciti del Saladino, e co’ nominati re fece maraviglie nell’assedio
di
Acra o Tolemajde che venne in lor potere6; e che
e che poi si accordarono col soldano, restando a Lusignano il titolo
di
re di Gerusalemme da passar dopo la di lui morte
poi si accordarono col soldano, restando a Lusignano il titolo di re
di
Gerusalemme da passar dopo la di lui morte al pro
restando a Lusignano il titolo di re di Gerusalemme da passar dopo la
di
lui morte al prode Corrado. Ma in ciò altri non e
oltre del 1192, quando il re Filippo tornò in Francia, e il marchese
di
Monferrato fu assassinato in Tiro7. So ancora che
no seguitò a possedere Gerusalemme col Sepolcro e colla maggior parte
di
quel regno, nè i Cristiani lo molestarono, finchè
i Cristiani lo molestarono, finchè non vi andò Federigo II imperadore
di
origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicil
estarono, finchè non vi andò Federigo II imperadore di origine Suevo,
di
nascita Italiano, e re di Sicilia e di Gerusalemm
dò Federigo II imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re
di
Sicilia e di Gerusalemme sin dal 1225, quando ne
I imperadore di origine Suevo, di nascita Italiano, e re di Sicilia e
di
Gerusalemme sin dal 1225, quando ne acquistò le r
Gerusalemme sin dal 1225, quando ne acquistò le ragioni per cessione
di
Giovanni di Brenna padre di Jolanta da lui sposat
sin dal 1225, quando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni
di
Brenna padre di Jolanta da lui sposata che era fi
uando ne acquistò le ragioni per cessione di Giovanni di Brenna padre
di
Jolanta da lui sposata che era figlia ed erede di
nni di Brenna padre di Jolanta da lui sposata che era figlia ed erede
di
Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico
ata che era figlia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola
di
Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e
glia ed erede di Maria primogenita d’Isabella figliuola di Amorico re
di
Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e re di Napoli
lla figliuola di Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e re
di
Napoli e di Sicilia che nel 1228 passò in Terra S
a di Amorico re di Gerusalemme8. Fu quest’imperadore e re di Napoli e
di
Sicilia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerre
lia che nel 1228 passò in Terra Santa, guerreggiò, conquistò il regno
di
Gerusalemme, ed aprì il Santo Sepolcro alla devoz
rsene i Cristiani9. So che a tale spedizione accorsero molte migliaja
di
fedeli dalla Francia, dalla Baviera, dalla Turing
VIII vi fusse andato con gli altri. Era egli troppo angustiato dentro
di
casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro
ltri. Era egli troppo angustiato dentro di casa, e spogliato da’ Mori
di
Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone,
casa, e spogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè
di
Leone, di Portogallo, di Aragona e di Navarra. Or
pogliato da’ Mori di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone,
di
Portogallo, di Aragona e di Navarra. Ora se tutto
ri di Spagna e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo,
di
Aragona e di Navarra. Ora se tutto ciò è storia n
e da quattro re Cristiani, cioè di Leone, di Portogallo, di Aragona e
di
Navarra. Ora se tutto ciò è storia non contrastat
rsone introdotte e de’ fatti noti e sicuri il poeta non ha la libertà
di
mentire grossolanamente ingannando il popolo, ben
ta qualche discreto anacronismo. Omero non avrebbe decorato col reame
di
Persia l’Itacese Ulisse. Virgilio potè in tanta a
za facendo quel pio Trojano padrone della Betica, o quella fondatrice
di
Cartagine regina di Numanzia o di Sagunto. Sofocl
Trojano padrone della Betica, o quella fondatrice di Cartagine regina
di
Numanzia o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente av
e della Betica, o quella fondatrice di Cartagine regina di Numanzia o
di
Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciat
o di Sagunto. Sofocle ridicolosamente avrebbe enunciato Edipo tiranno
di
Tebe come conquistatore de’ Turdetani o de’ Canta
o sette anni prima vinse i Saracini nella battaglia data en las Navas
di
Tolosa tra Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale
Sierra-Morena e Guadalquivir, la quale però fu posteriore alla morte
di
Rachele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere
chele. Ciò potrebbe comportarsi, se per rendere cospicuo il carattere
di
Alfonso la storia non ci additasse altre sue sple
le mena buone, sol che questi si lagna che sia il re divenuto schiavo
di
Rachele ed il popolo sacrificato, De esa ramer
crificato, De esa ramera 10 vil à la codicia. I medesimi errori
di
storia ripete nella scena 2 Garcia a Rachele, la
a scena 2 Garcia a Rachele, la quale accoglie con fasto le adulazioni
di
Manrique e manifesta avversione per Garcia. Egli
diventa verso leonino. Di poi que’ caratteri sanguigni e quella carta
di
nobiltà scritta nel foglio del petto è un contrab
inutile sessione. Si vanno distinguendo le voci che cercano la morte
di
Rachele, la quale fugge all’avviso di Manrique. A
do le voci che cercano la morte di Rachele, la quale fugge all’avviso
di
Manrique. Alfonso che va e viene in quella sala s
uesto fulmine, cioè questa spada siasi spiccata dalle nubi, è falsità
di
sentenza e maniera Gongoresca. Garcia si presenta
ia si presenta al re, e gli dimostra che coloro che chiedono la morte
di
Rachele sono i più leali vassalli, quelli che l’a
salli, quelli che l’accompagnarono in Palestina, che lo coronarono re
di
Gerusalemme (Alfonso ben poteva dargli una solenn
i nominano con tutto il senno, perchè quivi appunto Alfonso superiore
di
truppe, d’esperienza e di valore fu pur da’ Mori
nno, perchè quivi appunto Alfonso superiore di truppe, d’esperienza e
di
valore fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in loro
e di valore fu pur da’ Mori sconfitto, e restò in loro balìa il regno
di
Toledo12. Alfonso ravveduto a queste ragioni pron
no di Toledo12. Alfonso ravveduto a queste ragioni pronunzia il bando
di
Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui
gioni pronunzia il bando di Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al
di
lui cangiamento un’ aria di volubilità, non conve
Rachele e degli Ebrei. Ma per togliere al di lui cangiamento un’ aria
di
volubilità, non conveniva manifestar l’interna pu
nifestar l’interna pugna della sua ragione con una passione eccessiva
di
sette anni di durata? Rachele cui è già nota la s
erna pugna della sua ragione con una passione eccessiva di sette anni
di
durata? Rachele cui è già nota la sua disgrazia e
sua disgrazia ed è stata chiamata, ambiziosa e amante viene a tentar
di
commuoverlo. L’ha egli chiamata (gli dice) per da
chiamata (gli dice) per darla in potere de’ sollevati? Lagnasi il re
di
tali parole, e le dice che l’esilia per salvarle
e le dice che l’esilia per salvarle la vita. Ella vuol riaccendere la
di
lui collera, e l’incoraggia a resistere a’ ribell
poteva bastare; ma Huerta la fa continuare con una tirata istrionica
di
primera dama: Pues si enciendo la colera en mi
he l’azione inevitabilmente si avanzi al suo fine o in iscena o fuori
di
essa. Diceva l’ editore che l’azione della Rachel
re che l’azione della Rachele è tutta alla vista. Ma Rachele che esce
di
nuovo con Ruben, fa supporre che la di lei disper
lla vista. Ma Rachele che esce di nuovo con Ruben, fa supporre che la
di
lei disperazione, il suo pianto, l’accingersi all
l vuoto degli atti. Or ciò essendo l’editore, ossia l’autore sotto il
di
lui nome, invano si millantò d’aver fatta una tra
ui nome, invano si millantò d’aver fatta una tragedia più artifiziosa
di
ogni altra francese, perchè per questa parte (e n
ichi e de’ moderni. Ruben la consiglia ad impiegare tutto l’artificio
di
un pianto insidioso per vincere il re; ma ella gi
scena, fantastiche e contrarie alla verità, all’affetto ed allo stato
di
Rachele. Anche Ruben si diverte con una enumerazi
chele. Anche Ruben si diverte con una enumerazione lirica delle perle
di
Oriente, dell’oro dell’ Arabia, delle sete del Ca
i Oriente, dell’oro dell’ Arabia, delle sete del Catai, delle porpore
di
Tiro, degli odori Sabei, de’ tapeti di Turchia, d
sete del Catai, delle porpore di Tiro, degli odori Sabei, de’ tapeti
di
Turchia, delle tele di Persia, e in fine aggiugne
porpore di Tiro, degli odori Sabei, de’ tapeti di Turchia, delle tele
di
Persia, e in fine aggiugne, quanto oro encierr
medesimo pensiero produrrebbe migliore effetto, e sarebbe più proprio
di
chi vuol persuadere. Ma quel sudore d’argento de’
no13. Il popolo è sedato; ma il re per cautela ha ordinato a un campo
di
duemila cavalli e cento bandiere che marciavano v
marciavano verso Cuenca, a tornare a Toledo per fortificare la Rocca
di
San Cervantes. Questi ordini, queste marce quando
te marce quando si sono eseguite? Dopo che il re ha disposto il bando
di
Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un ca
osto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo
di
dodicimila soldati, sua marcia verso Toledo, pres
sposizioni riflette sulla condizione infelice de’ principi, valendosi
di
alcuni pensieri Oraziani, O fortuna invidiable de
le del villano &c., ornamento tutto lirico, impertinente in bocca
di
un appassionato e ridondante, comparandovisi ozio
llora! mucho de ti recelo valor mio. Anderebbe bene questo suo dubbio
di
non poter resistere, se Rachele non avesse pianto
fenomeno rarissimo e pellegrino l’ardore che in lui cagiona il pianto
di
Rachele. Huerta poi che ha verseggiato tutto il t
della sua vita, non si accorgeva de’ versi leonini che gli scappavano
di
tempo in tempo, come è il secondo di questi tre p
versi leonini che gli scappavano di tempo in tempo, come è il secondo
di
questi tre pel daño tan extraño. Egli al fine mal
ondo di questi tre pel daño tan extraño. Egli al fine mal grado delle
di
lei lagrime conferma che parta; ma tosto ripiglia
enza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere
di
Alfonso, e scema la verità ed il patetico di ques
incostante il carattere di Alfonso, e scema la verità ed il patetico
di
quest’altra. Rachele stessa non può dissimularlo,
ione del timoroso Alfonso potrebbe far ridere chi si ricordasse delle
di
lui speciose minacce dell’atto I, Tiemble Cast
Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. In somma il carattere
di
Alfonso è picciolo ed inconcludente, ed il poeta
ne fece una dipintura più uguale. Dopo ciò Rachele affetta desiderio
di
partire, ed il re si ostina a farla trattenere, p
li Ebrei, vuol pure, ch’ella governi per lui, e colla maggior gravità
di
sovrano impone alla guardia che a lei obedisca, e
rattandogli con sommo orgoglio; essi si maravigliano della leggerezza
di
Alfonso, e non hanno torto, giacchè ora minaccia
della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare per uscir
di
nuovo? Se per unirsi in maggior numero e delibera
a si fa nel vuoto degli atti, cade Huerta ancora nel ridevole difetto
di
lasciar l’azione interrotta, che abbiamo notata i
uarinos. È però assai piacevol cosa il vedere nella stessa regia sala
di
udienza in faccia al trono raccorsi i congiurati,
uera muera, senza che vi sia almeno un domestico del partito del re o
di
Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi parto
e o di Rachele che gli ascolti o gli osservi. Essi partono ad istanza
di
Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio
rtono ad istanza di Garcia che ne ottiene che si differisca l’eccidio
di
Rachele fine a che il re vada alla caccia. Manriq
rj tradimenti fatti da i Lara e da i Castro, la qual cosa non essendo
di
pura necessità pel suo argomento, gli fu imputata
ra volta piangendo perchè il re vuole andare alla caccia ad onta de i
di
lei pericoli. Alfonso sì innamorato e non ignaro
ei pericoli. Alfonso sì innamorato e non ignaro del tumulto de’ suoi,
di
cui ebbe egli stesso tanta paura, l’abbandona per
veniente per seguire anche quì il Diamante. La caccia però nel dramma
di
costui, che non si limita a un giorno, ma che abb
piego inverisimile, là dove nella favola dell’Huerta il re s’invoglia
di
andare alla caccia poche ore dopo che il popolo h
i andare alla caccia poche ore dopo che il popolo ha chiesta la morte
di
Rachele, quel popolo ch’egli ha mortificato con f
vantati da Garcia possano aver fra essi qualche aderenza? Le lagrime
di
Rachele, cagione poco fa di fenomeni rari e pelle
ver fra essi qualche aderenza? Le lagrime di Rachele, cagione poco fa
di
fenomeni rari e pellegrini, riescono questa volta
L’azione si rallenta ancora per trenta versi che recita Garcia prima
di
offerirle di farla uscire per una porta secreta.
rallenta ancora per trenta versi che recita Garcia prima di offerirle
di
farla uscire per una porta secreta. Questo punto
congiurati tornano a venire colle spade alla mano e vanno in traccia
di
lei. Garcia vorrebbe pur liberarla e trattenerli,
caballeros, asi infamais los inclitos aceros? Ognuno si accorge
di
essersi tal pensiero peggiorato dal copiatore Hue
hele vuol dire che ferendola essi macchiano i loro acciari col sangue
di
una femmina: nella tragedia si chiama obbrobriosa
sangue di una femmina: nella tragedia si chiama obbrobriosa l’ azione
di
armarsi contro della di lei vita, ritrattando cos
ella tragedia si chiama obbrobriosa l’ azione di armarsi contro della
di
lei vita, ritrattando così la correzione e rimpro
dersi, e Fañez per non far macchiare le spade de’ compagni nel sangue
di
una femmina, impone all’Ebreo di ucciderla promet
are le spade de’ compagni nel sangue di una femmina, impone all’Ebreo
di
ucciderla promettendo a lui la vita. Ruben non si
ndannata a morire, e che Ruben l’ha ferita. Alfonso recita un lamento
di
25 versi; Ruben si sente accusare, vede il furore
i 25 versi; Ruben si sente accusare, vede il furore del re, ascolta i
di
lui versi, e non fugge. Chi vide rappresentar la
vide rappresentar la tragedia mi assicurò che il pubblico si stomacò
di
vedere quell’insipida figura rimasta sì lungo tem
, gli strappa il pugnale, e macchia la sua mano reale del sangue vile
di
quell’ebreo. Alfonso nella conchiusione procede i
time. Egli incomincia dal fare l’ uffizio del carnefice nella persona
di
Ruben; ma, benchè prima alla sola idea che Rachel
sallo gli togliesse la vita, ora alla vista del sangue e del cadavere
di
Rachele caldo ancora, repentinamente acquista dom
imo punto gli uccisori alla sua presenza e gli perdona, contentandosi
di
dire che serva loro di pena contemplar lo horr
alla sua presenza e gli perdona, contentandosi di dire che serva loro
di
pena contemplar lo horroroso de la bazaña.
de la bazaña. Così termina questa tragedia del sig. Huerta lavoro
di
quindici anni. L’autore nella morte e nel caratte
Huerta lavoro di quindici anni. L’autore nella morte e nel carattere
di
Rachele non ha alterata la storia (benchè in tant
e meglia i costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù. Qui
di
premio di virtù non si favella, se l’autore non i
costumi il gastigo del vizio ed il premio della virtù. Qui di premio
di
virtù non si favella, se l’autore non istimasse v
la impunita. Questa è la differenza che passa tra una vera esecuzione
di
giustizia ed un evento esposto sulla scena tragic
rlo in guisa che il personaggio destinato a commuovere si renda degno
di
pietà, affetto ammesso come naturale all’uomo ed
entù e la bellezza) non ha qualità veruna che faccia sospirare per la
di
lei morte. Il Diamante in questa medesima guisa d
e15, ma anche cede alla Judia de Toledo per tale arte adoperata nella
di
lei morte e per l’ uguaglianza del carattere di A
arte adoperata nella di lei morte e per l’ uguaglianza del carattere
di
Alfonso. In ricompensa di quanto Huerta ha tolto
ei morte e per l’ uguaglianza del carattere di Alfonso. In ricompensa
di
quanto Huerta ha tolto al Diamante egli ha stimat
. In ricompensa di quanto Huerta ha tolto al Diamante egli ha stimato
di
escludere la Judia de Toledo dalla collezione che
, e nella regolarità che però si trova ancora nelle riferite tragedie
di
Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di
olarità che però si trova ancora nelle riferite tragedie di Montiano,
di
Cadahalso, di Moratin, di Ayala, di Sedano ec.17.
rò si trova ancora nelle riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso,
di
Moratin, di Ayala, di Sedano ec.17. Il sig. Huert
ancora nelle riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin,
di
Ayala, di Sedano ec.17. Il sig. Huerta ha voluto
le riferite tragedie di Montiano, di Cadahalso, di Moratin, di Ayala,
di
Sedano ec.17. Il sig. Huerta ha voluto ancora rif
ndola sul gusto del Bermudez con ottave, odi, stanze e con ogni sorte
di
versi rimati, ed anche con assonanti. Egli nell’a
dell’anello. L’autore in una nota coll’ usata sua modestia si vantava
di
correggere Sofocle per far che quedase con menos
uali improprietà appartenessero a Sofocle e quali a’ suoi traduttori;
di
poi ch’egli avesse giuste idee delle proprietà co
sabili. Che utile cambiamento è quello d’ introdurre una cassa capace
di
un cadavere intero da portarsi sugli omeri de’ Gr
ero da portarsi sugli omeri de’ Greci alla guisa de’ becchini, invece
di
lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri d
’ becchini, invece di lasciarvi l’urna antica che conteneva le ceneri
di
un estinto, e che poteva portarsi in mano, come r
che poteva portarsi in mano, come rilevasi da Aulo Gellio nel parlar
di
Polo e dall’istesso Sofocle18? Che miglioramento
ar di Polo e dall’istesso Sofocle18? Che miglioramento è quest’ altro
di
far che nasca in iscena e si proponga da Cillenio
ltro di far che nasca in iscena e si proponga da Cillenio il pensiero
di
fingere l’arca che ha da contenere un peso propor
ando Sofocle provvidamente suppone questi preparativi già fatti prima
di
capitare Oreste coll’ ajo in Micene? Perchè non i
ne? Perchè non imitare la vivacità dell’ originale nella riconoscenza
di
Oreste in vece di raffreddarla con fanciulleschi
tare la vivacità dell’ originale nella riconoscenza di Oreste in vece
di
raffreddarla con fanciulleschi enigmi? Chi sei? d
con fanciulleschi enigmi? Chi sei? dice l’Elettra dell’ Huerta; ed il
di
lui Oreste risponde a maniera di oracolo, Un ho
? dice l’Elettra dell’ Huerta; ed il di lui Oreste risponde a maniera
di
oracolo, Un hombre soy que en su sepulcro sulca
rebbe spiegato Gongora nel colmo del delirio, e così si è spiegato il
di
lui ammiratore Huerta, il quale apparentemente fe
ntemente fece il cambiamento dell’urna in atahud per mettere in bocca
di
Oreste l’ indovinello, io sono un uomo che nel mi
. Ora quando in argomenti sì rancidi e trattati bene da più centinaja
di
poeti non si sanno combinar nuove situazioni pate
ndo si hanno da riprodurre con nuovi spropositi, perchè esporsi a far
di
se spettacolo col paragone? Huerta ha pur tradott
ne abbia tolte le improprietà meglio che non ha fatto nell’Agamennone
di
Sofocle19. Si sono in Madrid composte altre trage
ltre tragedie ma non rappresentate. Don Lorenzo de Villaroel marchese
di
Palacios pubblicò Ana Bolena ed il Conde Don Garc
se al pari del Paolino de Anorbe y Corregel e della Briseida musicale
di
Don Ramòn la Cruz20. Qualche traduzione delle tra
qualche rima arbitraria. Un’ altra Atalia uscì in Portogallo col nome
di
Candido Lusitano, sotto di cui si occultò in più
’ altra Atalia uscì in Portogallo col nome di Candido Lusitano, sotto
di
cui si occultò in più opere pubblicate nel 1758 i
io, premettendovi un’ erudita dissertazione in cui additò le bellezze
di
quell’originale che Huerta stimava componimento c
e bellezze di quell’originale che Huerta stimava componimento cattivo
di
un imbecille. Pietro de Guzman duca di Medina Sid
a stimava componimento cattivo di un imbecille. Pietro de Guzman duca
di
Medina Sidonia mancato nel 1778 pubblicò nel 1768
poeta; e nel 1776 fece imprimere la sua versione del Fernando Cortes
di
Alessio Piron. Rimane a parlare di tre esgesuiti
a sua versione del Fernando Cortes di Alessio Piron. Rimane a parlare
di
tre esgesuiti spagnuoli tra noi traspiantati, i q
sterilità che lo renda scabroso a maneggiarsi, quanto l’impossibilità
di
combinare verisimilmente in un giorno e in un luo
di combinare verisimilmente in un giorno e in un luogo la strettezza
di
Roma assediata da’ Volsci, e l’ angustia di Marzi
in un luogo la strettezza di Roma assediata da’ Volsci, e l’ angustia
di
Marzio combattuto dalla vendetta e dalla madre. C
battuto dalla vendetta e dalla madre. Chi vuole spaziarsi sullo stato
di
Roma, è costretto a rendere Marzio invisibile, co
ia il nostro Cavazzoni Zanotti. Chi vuol trattare dell’inflessibilità
di
Marzio espugnata da Vetturia, troverà sterile la
erile la materia per cinque atti. Non so però perchè non si è cercato
di
trattare in soli tre atti il contrasto dell’amor
oli tre atti il contrasto dell’amor filiale e della vendetta nel cuor
di
Marzio, colla funesta vittoria del primo che cagi
a nel cuor di Marzio, colla funesta vittoria del primo che cagiona la
di
lui morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma,
a del primo che cagiona la di lui morte. Il Colomès ha unito lo stato
di
Roma, la vittoria di Vetturia, la morte di Coriol
na la di lui morte. Il Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria
di
Vetturia, la morte di Coriolano, ma ne riduce l’a
Colomès ha unito lo stato di Roma, la vittoria di Vetturia, la morte
di
Coriolano, ma ne riduce l’azione ne’ contorni di
i Vetturia, la morte di Coriolano, ma ne riduce l’azione ne’ contorni
di
Roma ora nel campo Marzio, or nel tempio di Marte
uce l’azione ne’ contorni di Roma ora nel campo Marzio, or nel tempio
di
Marte, or nel campo de’ Volsci, e tutta la restri
abboccamenti colla madre, una zuffa nel campo Volsco, seguir la morte
di
Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci,
orte di Tullo, la sortita de’ Romani, la fuga de’ Volsci, l’uccisione
di
Coriolano. Contuttociò lodevolissimi sono gli sfo
tta con felicità in un linguaggio straniero. E chi oserebbe far motto
di
qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro, d
gio straniero. E chi oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico,
di
alcun verso duro, di sentimenti spiegati men prec
oserebbe far motto di qualche squarcio prosaico, di alcun verso duro,
di
sentimenti spiegati men precisamente? Questo è il
e qualche tratto pregevole. Nell’atto I si nota una felice imitazione
di
un pensiero del Metastasio. Zenobia dice, sal
stegno, e con la patria, Se puoi, lo riconcilia; ma rammenta, Che
di
Roma sei padre. Salva entrambi, Ma se il figlio
te nell’atto III: felice l’immagine che Volunnia rappresenta a Marzio
di
se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trio
a a Marzio di se stesso posseduto da’ rimorsi nel caso che trionfasse
di
Roma: grave la seconda scena dell’atto V, in cui
la rotta de’ Volsci: interessante in fine l’ultima scena per la morte
di
Coriolano. Del medesimo sig. Colomès è l’Agnese d
scena per la morte di Coriolano. Del medesimo sig. Colomès è l’Agnese
di
Castro uscita in Livorno nel 1781. La Castro del
l Metastasio nel Demofoonte, il quale mette capo ancor più nell’Edipo
di
Sofocle e nella Semiramide del Manfredi, che nell
incipali situazioni e nello scioglimento, benchè non lasci nobilmente
di
rendere giustizia alla bella produzione del Cesar
gina sono assai più attivi, perchè concernono direttamente la persona
di
Agnese per cui viene rifiutata la propria figlia;
a di Agnese per cui viene rifiutata la propria figlia; là dove l’odio
di
Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la di lu
figlia; là dove l’odio di Alvaro è contro Ferdinando, e non contro la
di
lui sorella. La parola data da Alfonso al re di C
ando, e non contro la di lui sorella. La parola data da Alfonso al re
di
Castiglia cagiona in ambedue i drammi il pericolo
da Alfonso al re di Castiglia cagiona in ambedue i drammi il pericolo
di
Agnese e la ribellione del principe. Ma il caratt
i il pericolo di Agnese e la ribellione del principe. Ma il carattere
di
Alfonso nella favola francese è di un padre sensi
ione del principe. Ma il carattere di Alfonso nella favola francese è
di
un padre sensibile che ama il valore del figliuol
re il suo Alfonso severissimo per natura, poco sensibile agli affetti
di
padre e prevenuto contro del figlio. Il secreto d
onservato solo tra il principe e la consorte, e bisogna dire a gloria
di
Metastasio che è maggiore ancora nel Demofoonte,
ncora nel Demofoonte, perchè la sola necessità lo strappa dalla bocca
di
Timante per salvar Dircea dal sacrifizio. Nel dra
Nel dramma del Colomès però in prima non è sì pressante la necessità
di
svelare il secreto alla regina sin dal principio,
di svelare il secreto alla regina sin dal principio, e poi ne restano
di
mano in mano instruiti molti personaggi. Nel dram
ncipe e abbraccia i nipoti; ed il sig. Colomès si è bene approfittato
di
questa bella scena. Il veleno apprestato ad Agnes
o dalla storia della Castro. Era dunque più bello che il Colomès dopo
di
averlo trascritto lo riconoscesse dal sig. La Mot
vuto incontrarsi con lui. Una nobile ingenuità avrebbe accresciuto il
di
lui merito di aver abbellito questo colpo con nuo
si con lui. Una nobile ingenuità avrebbe accresciuto il di lui merito
di
aver abbellito questo colpo con nuove acconce esp
sicurarsi che Agnese sia da lui amata. Per lo stile lascia rare volte
di
esser grave, ed il patetico n’è ben sostenuto, e
le maniere usate da’ nostri gran poeti, danno all’Agnese un certo che
di
più grande che manca al cattivo verseggiatore La
che di più grande che manca al cattivo verseggiatore La Motte. Pieno
di
poetica vivacità non iscompagnata dalla passione
V è parimente espresso con verità ed affetto: chiama l’attenzione la
di
lei parlata al re quando scusa il principe. In so
l’Agnese con altre due tragedie, se la sua salute gli avesse permesso
di
aggiugnere l’ultima lima al suo lavoro. Uscì nel
carla alla contessa Caprara descrive l’invenzione del pittore Timante
di
dipingere Agamennone col volto coperto. Ma Timant
ore a Polignoto che fioriva verso l’olimpiade XC, non fu l’ inventore
di
tal ripiego che appartiene all’istesso Euripide n
ato l’anno primo dell’olimp. LXXV22. Nocque al sig. Lassala la scelta
di
un argomento incapace di migliorarsi dopo di Euri
mp. LXXV22. Nocque al sig. Lassala la scelta di un argomento incapace
di
migliorarsi dopo di Euripide e Racine, i quali a’
l sig. Lassala la scelta di un argomento incapace di migliorarsi dopo
di
Euripide e Racine, i quali a’ posteri non lasciar
de e Racine, i quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o
di
copiarli o di traviare. Egli debbe a questi origi
quali a’ posteri non lasciarono se non l’alternativa o di copiarli o
di
traviare. Egli debbe a questi originali la sempli
esiderare che vi si fosse anche attenuto in certi passi. Il carattere
di
Menelao che pur nel Greco autore sembra in certo
el Francese si sarebbe dipartito dal Greco nello scioglimento, invece
di
adottarne la machina a’ nostri tempi non credibil
Sconcio e intempestivo e mal espresso e falso è il seguente pensiero
di
Agamennone: Nel cristallo stesso Dinanzi a
ine sparso L’arte accrescea a sua beltà ornamento, Cercherò almen
di
te la fida immago Impressa un dì, ma fuggitiva
Delicatezza e proprietà si desidera anche nell’atto III nella scena
di
Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precis
nell’atto III nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca
di
precisione, di forza e di sublimità, lussureggia,
nella scena di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione,
di
forza e di sublimità, lussureggia, ed enerva i se
di Clitennestra ed Achille. Lo stile manca di precisione, di forza e
di
sublimità, lussureggia, ed enerva i sentimenti di
Circa la lingua tutto si dee perdonare a uno straniero che si studia
di
coltivar quella del paese ove abita. Non per tant
pirito del fratello volle recare al nostro idioma in versi sciolti la
di
lui Raquel, come egli dice, Per la gloria di d
a in versi sciolti la di lui Raquel, come egli dice, Per la gloria
di
dare all’un germano Dell’altro un segno di vera
i dice, Per la gloria di dare all’un germano Dell’altro un segno
di
verace amore. Egli, ad eccezione di aver soppr
germano Dell’altro un segno di verace amore. Egli, ad eccezione
di
aver soppresse le millanterie stomachevoli della
varie espressioni false e gongoresche che vi sono, servendo al dovere
di
fedel traduttore non ha nella sua copia nè altera
dato più fondamento alla compassione tragica, nè corretti gli errori
di
storia, nè tutte castigate le intemperanze dello
mo volentieri ad un dotto e savio amico rapitoci dalla morte nell’età
di
anni 42 in circa nel 1780. 2. Tito dice a Sesto
orò la mia storia e questo mio giudizio lettogli prima d’ imprimersi,
di
un gentil suo sonetto. Piacemi quì recarlo per to
siasi, il quale dopo la mia partenza da Madrid compose una Biblioteca
di
autori Spagnuoli del regno di Carlo III. Egli ha
rtenza da Madrid compose una Biblioteca di autori Spagnuoli del regno
di
Carlo III. Egli ha la generosa compiacenza di con
ori Spagnuoli del regno di Carlo III. Egli ha la generosa compiacenza
di
convenir meco in quanto al dover essere mas vesti
lle, Moliere, y Voltaire. Bella cosa è l’erudizione! Mi permetta però
di
dirgli ch’egli ha indebolito codesto suo argoment
esi fanno versi rimati. Dopo ciò si contenti che gli faccia sovvenire
di
poche cose se non le ignora: 1 che il Sancho è sc
aliana e l’inglese il suo bel verso suelto: 4 che gli Spagnuoli hanno
di
più un endecasillabo coll’ assonante ottimo per l
iori tra’ metri castigliani, e non si sarebbe appoggiato sull’esempio
di
chi ha un solo vestito per togliere l’arbitrio de
un solo vestito per togliere l’arbitrio della buona scelta a chi n’ha
di
molti e cari. Ma perchè (potrà egli dire) dee pre
enna il chiamarlo nel 1777 Tommaso. E come io poteva ignorare il nome
di
chi per più anni mi onorò della sua amicizia e vo
il nome di chi per più anni mi onorò della sua amicizia e volle prima
di
pubblicarla udir sulla sua tragedia il mio qualun
ra che la Raquel vi sia stata rappresentata con altre dagli uffiziali
di
quel presidio. V. il tomo II delle di lui Opere P
ntata con altre dagli uffiziali di quel presidio. V. il tomo II delle
di
lui Opere Poetiche pag. 104 e seq. 6. Di tali co
Annali. 7. Il citato Bernardo Tesoriere cap. 179. 8. V. la Cronaca
di
Riccardo di San Germano autore contemporaneo all’
Il citato Bernardo Tesoriere cap. 179. 8. V. la Cronaca di Riccardo
di
San Germano autore contemporaneo all’anno 1225, I
gonio, Muratori &c. 9. V. l’ab. Uspergense anno 1228, e Riccardo
di
San Germano. 10. Ramera in latino scortum, in i
matando y cautivando, dice il Duchesne nel suo Compendio della Storia
di
Spagna secondo la bella versione dell’Isla. 13.
rta, ne’ quali si dimostra pretto Marinista o Gongorista, avendoci la
di
lui morte determinato a supprimerli. 14. L’immor
Metastasio sobriamente maneggiò questo medesimo colore nella Clemenza
di
Tito; ma non v’impiegò che dieci versi, e Tito er
i Tito; ma non v’impiegò che dieci versi, e Tito era un sovrano pieno
di
cure, ma non un Alfonso dominato da una cieca pas
Judia de Toledo, nella guisa che il sig. Sebastian y Latre verseggiò
di
nuovo la Procne y Filomena del Roxas; nè vi si de
vida por su Dama, o los Amantes de Teruel, le quali sempre riempiono
di
spettatori le scene spagnuole, per eleggere Eco y
scene spagnuole, per eleggere Eco y Narciso nojosa favola mitologica
di
Calderon che più non si recita? 17. Ne’ due tom
non ne può comprendere il pensiero: Rachele (egli dirà) non può morir
di
buon grado, nè per l’esperta mano del boja diveni
ivenir più bella. Ma eccone il comento. L’incisione del rame fu opera
di
Don Isidro Carnicero, e l’autore volle fare una p
Don Isidro Carnicero, e l’autore volle fare una puerile allusione al
di
lui cognome Carnicero scherzando sulla parola car
è gl’ Italiani macellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea
di
boja insieme e di macellajo, di boja per adattars
cellajo. Huerta voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme e
di
macellajo, di boja per adattarsi alla morte di Ra
a voleva che carnifex destasse l’idea di boja insieme e di macellajo,
di
boja per adattarsi alla morte di Rachele e di mac
idea di boja insieme e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte
di
Rachele e di macellajo per alludere al nome dell’
insieme e di macellajo, di boja per adattarsi alla morte di Rachele e
di
macellajo per alludere al nome dell’incisore. Ma
o; nè mai nella lingua degli Orazj e de’ Tullj significò il bottegajo
di
un macello, come significa carnicero. 18. Sofo
ad Oreste, torneranno portando nelle mani (χεροιν) una picciola urna
di
bronzo, fingendo che contenga il mio corpo brucia
l passo deformato dal miglioratore Huerta. 19. Il sig. Andres disse
di
tal fatica di Huerta sull’Agamennone ch’egli voll
ato dal miglioratore Huerta. 19. Il sig. Andres disse di tal fatica
di
Huerta sull’Agamennone ch’egli volle far gustare
ia non trova altra buona tragedia che la Merope, non si è dimenticato
di
tutte le infelici tragedie castigliane sinora des
per gli Spagnuoli quello che è in Italia la Sofonisba, ed ha le virtù
di
questa ed i suoi difetti. Con pace di questo lett
ia la Sofonisba, ed ha le virtù di questa ed i suoi difetti. Con pace
di
questo letterato ch’io pregio, io veggo troppa di
nteressante appunto nello scioglimento: il primo intepidì la passione
di
Don Pietro colle affettate espressioni, il second
: il primo posteriore a tanti altri moderni tragici pure ebbe bisogno
di
copiare la favola ed i pensieri del Ferreira, il
i pensieri del Ferreira, il secondo non si formò che su i Greci, e fu
di
esempio a tutte le nazioni moderne nel far risorg
te le nazioni moderne nel far risorgere la tragedia. 22. Egli disse
di
Agamennone che volse il capo indietro, pianse dir
portato sulla versione della Rachele non è stato punto alterato dopo
di
aver saputo che il sig. Don Pedro de la Huerta, i
fistiche de’ piccioli entusiasti apologisti che sacrificano all’ amor
di
partito le arti e la verità, e turbano la tranqui
ttare in pace quest’altro esgesuita, e ci contenteremo per suo meglio
di
augurargli miglior gusto e minor villania e splee
suo meglio di augurargli miglior gusto e minor villania e spleen del
di
lui fratello.
Zacconi Ermete. Figlio dei precedenti, nato a Montecchio
di
Reggio d’Emilia il 14 settembre dell’anno 1857, è
dell’età presente. Niun attore io credo abbia avuto come lui una vita
di
palcoscenico piena di movimento, passando dall’am
n attore io credo abbia avuto come lui una vita di palcoscenico piena
di
movimento, passando dall’amoroso al brillante, da
llante, dal brillante al primo attore, alternando tal volta l’officio
di
comico e anche di capocomico, con quello di pitto
nte al primo attore, alternando tal volta l’officio di comico e anche
di
capocomico, con quello di pittore scenografo, mag
nando tal volta l’officio di comico e anche di capocomico, con quello
di
pittore scenografo, magari di macchinista ; tal v
omico e anche di capocomico, con quello di pittore scenografo, magari
di
macchinista ; tal volta escogitando con allegri c
o, magari di macchinista ; tal volta escogitando con allegri compagni
di
sventura nuovi mezzi di difesa dalla miseria, com
; tal volta escogitando con allegri compagni di sventura nuovi mezzi
di
difesa dalla miseria, come fiere o altro, recando
ndosi da questo a quel posto oggi in barroccino, domani a piedi. Dopo
di
aver passato gli anni della fanciullezza col padr
imo attore a vicenda col Germani, nella Compagnia del Teatro Valletto
di
Roma, capitanata dal brillante Cristofari), fu co
mente della sua meschina figura, con cui cominciò a recitar particine
di
generico, secondo brillante e amoroso. Passò poi
roso e brillante, a vicenda con Nicola Della Guardia, nella Compagnia
di
un certo Calìa napolitano, in cui recitava anche
il pulcinella, come altri affermò) ; poi, secondo amoroso, in quella
di
Lambertini e Majeroni, in cui stette anche l’anno
rillante il '78 in Compagnia Dominici, passando in quaresima al ruolo
di
primo attor giovine, poi, per l’improvvisa parten
attor giovine, poi, per l’improvvisa partenza del Dominici, a quello
di
primo attore, ch'egli sostenne per alcuni anni in
rgo – tutte le sue passionacce, fra cui quella del Figlio delle Selve
di
Halm), che lasciò subito l’anno di poi, per andar
cui quella del Figlio delle Selve di Halm), che lasciò subito l’anno
di
poi, per andar primo attore in Compagnia Palamide
Libero Pilotto, per condur finalmente compagnia da solo dopo la morte
di
questo ; compagnia che va innanzi trionfalmente d
el suo ingegno, la sua dedizione intera, incondizionata all’arte, pur
di
fare ; e senza aspirazioni, pur di far bene, a to
tera, incondizionata all’arte, pur di fare ; e senza aspirazioni, pur
di
far bene, a toccar cime elevate, alle quali egli
evolmente dalla vasta tragedia shakspeariana alla inguantata commedia
di
Dumas figlio ; dal fosco dramma nordico dell’Ibse
rea scoltura della terzina dantesca alle mute contrazioni spasmodiche
di
Al Telefono ; imperocchè non una parte lo alletti
spasmodiche di Al Telefono ; imperocchè non una parte lo alletti più
di
un’altra ; e, purchè l’opera sia elevata e umana,
o Beaumarchais. Senza una buona dizione non credo possibile grandezza
di
attore : e solidissima base della grande arte di
possibile grandezza di attore : e solidissima base della grande arte
di
Ermete Zacconi è stata dal suo cominciamento la d
eva : se ne avvide una sera, in cui dovè ripiegar la parte lì per lì,
di
Cesare Amici nella Legge del Cuore di E. Dominici
vè ripiegar la parte lì per lì, di Cesare Amici nella Legge del Cuore
di
E. Dominici. A un dato momento egli sentì che il
ncero, impulsivo aveva determinato tra lui e l’ascoltatore una specie
di
corrente elettrica, tal che alla fine della gran
il bravo alto e vivo dell’artista Papadopoli, il suo egregio compagno
di
scena. Da quella sera lo Zacconi ebbe coscienza d
Zacconi ebbe coscienza della sua forza, e la visione chiara e precisa
di
quella specie di fascino che la sincerità e la ve
ienza della sua forza, e la visione chiara e precisa di quella specie
di
fascino che la sincerità e la verità possono oper
e squarci che, detti da lui possono esser sempre citati come modelli
di
perfetta recitazione, benchè più volte la dizione
e, benchè più volte la dizione si vada offuscando in un ingrassamento
di
note, che voglion taluni attribuire alla cupezza
sugli altri tipi. E qui vorrei aprire una parentesi. Che il pensiero
di
quei taluni sia esatto non oserei affermare, sebb
per qualche cosa nella presente modulazion della voce con predominio
di
note cavernose, e nella presente interpretazione
vernose, e nella presente interpretazione de'vari tipi con predominio
di
sfiaccolamento fisico. Altre e molte possono esse
e in tutto e per tutto a quelle che noi colla nostra gran presunzione
di
critici indagatori crediamo di conoscere. E prima
che noi colla nostra gran presunzione di critici indagatori crediamo
di
conoscere. E prima di tutto : questa gran prefere
gran presunzione di critici indagatori crediamo di conoscere. E prima
di
tutto : questa gran preferenza sugli altri tipi g
i più, dal dominio esercitato sul suo sistema nervoso dal personaggio
di
Osvaldo negli Spettri di Ibsen, il primo della sp
tato sul suo sistema nervoso dal personaggio di Osvaldo negli Spettri
di
Ibsen, il primo della specie ? O non piuttosto da
a grado, all’interpretazione del dramma interiore, anzichè del dramma
di
passione ? E l’alterazione non potrebbe attribuir
trebbe attribuirsi meglio a una semplice cagione fisica, a un eccesso
di
fatica nell’uso quasi costante per lungo tempo di
isica, a un eccesso di fatica nell’uso quasi costante per lungo tempo
di
voci aspre e cupe a ritrar certi tipi di Pane alt
asi costante per lungo tempo di voci aspre e cupe a ritrar certi tipi
di
Pane altrui, La Potenza delle tenebre, Don Pietro
’andar degli anni e il crescer della rinomanza alla disanima profonda
di
un personaggio, tanto meno egli pensa al modo di
la disanima profonda di un personaggio, tanto meno egli pensa al modo
di
esprimerla col cesello della parola ? Chiedete un
rola ? Chiedete un po'a Ermete Zacconi qual metodo segua nello studio
di
una parte, e vi risponderà a un di presso così :
oni qual metodo segua nello studio di una parte, e vi risponderà a un
di
presso così : « letto un lavoro che mi piaccia, e
do l’opera mia consueta, provando altri lavori già vecchi, ragionando
di
cose estranee, passeggiando, mangiando, l’imagine
do, mangiando, l’imagine della nuova commedia letta, e ch'io desidero
di
rappresentare, non esce mai dalla mia mente, e a
a mente, e a poco a poco si disegna più chiara e decisa. Quando credo
di
averne afferrato l’idea fondamentale, vedo anche
uadri che la compongono, agitarsi e vivere i personaggi. Quando sento
di
possedere il quadro e le singole parti, allora co
qual giusta luce debba essere posto ciascun personaggio. Quando credo
di
aver tutto compreso, sospendo le prove e comincio
l’abbandono, e non la riprendo più ; ma mentre continuo ad occuparmi
di
altro, vedo sempre il mio personaggio, ne analizz
re, i sentimenti, a traverso le parole che io già so ; e quando credo
di
possederlo interamente, di sentirlo, di viverlo,
o le parole che io già so ; e quando credo di possederlo interamente,
di
sentirlo, di viverlo, riprendo le prove. Allora q
he io già so ; e quando credo di possederlo interamente, di sentirlo,
di
viverlo, riprendo le prove. Allora queste si svol
fuori, non cercati e voluti, ma naturali e logici per lungo processo
di
preparazione. Ed è facile capire come con questo
accade ad altri in genere per la musica, i quali mentalmente credono
di
ripetere con esattezza un motivo, e quando si pro
ente credono di ripetere con esattezza un motivo, e quando si provano
di
rifarlo colla voce, non azzeccano più le note ? U
note ? Una piccola concessione oggi ne genera due o tre domani, e via
di
seguito, senza che l’artista non più se ne avveda
, coll’andar degli anni andava ognor più accentuando, nell’arte somma
di
concezione, una dizione affannosa, rantolosa, che
stigio dell’arte italiana. E quale prestigio ! Di alcuni lavori, o
di
alcuni momenti de'varii lavori da lui rivelati, g
ro mai potuto farsi un’idea. Di quel famoso monologo, per un esempio,
di
Lorenzaccio, in cui egli medita e determina e ass
i egli medita e determina e assapora con voluttà bestiale l’uccisione
di
Alessandro ! Una linea ancora, e forse lo Zacconi
ublime e per concepimento artistico e per espressione…. Quelle ondate
di
respiro mal contenute a mostrare la gioia interio
va, o terrifica, o spasmodica, negli Spettri d’Ibsen, nel Pane altrui
di
Turguenieff, nel Nuovo Idolo di De Curel, nelle A
egli Spettri d’Ibsen, nel Pane altrui di Turguenieff, nel Nuovo Idolo
di
De Curel, nelle Anime solitarie di Hauptmann, nei
ui di Turguenieff, nel Nuovo Idolo di De Curel, nelle Anime solitarie
di
Hauptmann, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean di
Idolo di De Curel, nelle Anime solitarie di Hauptmann, nei Disonesti
di
Rovetta, nel Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso
elle Anime solitarie di Hauptmann, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean
di
Dumas, nel Don Pietro Caruso di Bracco, nella Mor
n, nei Disonesti di Rovetta, nel Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso
di
Bracco, nella Morte civile di Giacometti, nell’Al
el Kean di Dumas, nel Don Pietro Caruso di Bracco, nella Morte civile
di
Giacometti, nell’Al Telefono di De Lorde ? Come d
Caruso di Bracco, nella Morte civile di Giacometti, nell’Al Telefono
di
De Lorde ? Come delle squisitezze di cesellamento
di Giacometti, nell’Al Telefono di De Lorde ? Come delle squisitezze
di
cesellamento nella Resa a discrezione di Giacosa,
rde ? Come delle squisitezze di cesellamento nella Resa a discrezione
di
Giacosa, nell’Amico delle donne, nel Demi-monde e
ne di Giacosa, nell’Amico delle donne, nel Demi-monde e Padre prodigo
di
Dumas figlio, nel Duello di Ferrari ? Come dell’a
lle donne, nel Demi-monde e Padre prodigo di Dumas figlio, nel Duello
di
Ferrari ? Come dell’arte, tutta verità e modernit
utta verità e modernità nell’Amleto e Otello e nella Bisbetica domata
di
Shakspeare ? Ermete Zacconi è soprattutto vero. A
a Storia, anche quando la forma del lavoro è elevata, egli trova modo
di
arrotondare colla sua naturalezza, non mai volgar
sua naturalezza, non mai volgare, ogni plastica angolosità, mostrando
di
seguire in questo metodo di studio per l’interpre
gare, ogni plastica angolosità, mostrando di seguire in questo metodo
di
studio per l’interpretazione e l’espressione Giov
nuel, che, primo, recò sulla scena la tragedia shakspeariana, spoglia
di
tutti gli arredamenti decorativi con cui l’avevan
dedizione incondizionata all’arte, coll’alto rispetto del pubblico e
di
sè, collo studio profondissimo di sintesi e di an
, coll’alto rispetto del pubblico e di sè, collo studio profondissimo
di
sintesi e di analisi, trasfonde nell’animo altrui
ispetto del pubblico e di sè, collo studio profondissimo di sintesi e
di
analisi, trasfonde nell’animo altrui la fiamma sa
el, e lo intese per la prima volta. La sua tempra d’artista e il modo
di
comprendere e di estrinsecare l’obbiettivo e l’id
er la prima volta. La sua tempra d’artista e il modo di comprendere e
di
estrinsecare l’obbiettivo e l’ideale artistico, e
à dovuto dissentire da lui, metodico per eccellenza, sui diversi modi
di
estrinsecazione. Che vuol dire mai questo circosc
irazione aveva per la forza comprensiva e l’arte profonda e cosciente
di
questo, per gli scatti passionali del Majeroni, p
gli scatti passionali del Majeroni, per la sincerità quasi dialettale
di
Papadopoli, pel dire intelligente e affascinante
adopoli, pel dire intelligente e affascinante del Cappelli, per altro
di
altri ? Come avrebbe potuto, egli, così ricco d’i
Dunque niente maestri nè teorici nè pratici. I maestri, nel senso
di
fabbricatori di artisti, non sono mai stati e non
e maestri nè teorici nè pratici. I maestri, nel senso di fabbricatori
di
artisti, non sono mai stati e non saranno mai, pe
diritta dello studio. Sarebbe lo stesso come dire lo Zacconi scolaro
di
tutti gli ammalati e i moribondi che osservò negl
eneraron poi una polemica su pei giornali a proposito dello spegnersi
di
Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemi
ei giornali a proposito dello spegnersi di Corrado nella Morte civile
di
Giacometti : polemica di cui forse una parte del
ello spegnersi di Corrado nella Morte civile di Giacometti : polemica
di
cui forse una parte del pubblico avrebbe fatto a
’arte nuova, che va già cennando a modificarsi. Niente vi deve essere
di
più sintetico, di più artisticamente teatrale del
a già cennando a modificarsi. Niente vi deve essere di più sintetico,
di
più artisticamente teatrale dello spasimo dell’ag
ò l’Emanuel aveva già dato un esempio colla riproduzione maravigliosa
di
una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Z
veva già dato un esempio colla riproduzione maravigliosa di una morte
di
delirium tremens nell’Assommoir di Zola), afferma
oduzione maravigliosa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir
di
Zola), afferma di avere frequentato giovanissimo
osa di una morte di delirium tremens nell’Assommoir di Zola), afferma
di
avere frequentato giovanissimo a scopo di studio
Assommoir di Zola), afferma di avere frequentato giovanissimo a scopo
di
studio manicomi, ospedali, cliniche e reclusori,
on dovremmo noi credergli ? E perchè non credergli quand’egli afferma
di
avere letto Descuret, Charcot, Lombroso, Ferri ed
, Lombroso, Ferri ed altri ? E perchè non, ancora, quand’egli afferma
di
sapere le ragioni scientifiche di quanto ha osser
chè non, ancora, quand’egli afferma di sapere le ragioni scientifiche
di
quanto ha osservato, e, nella riproduzione dell’e
o ha osservato, e, nella riproduzione dell’essere normale e anormale,
di
non compiere un movimento muscolare e nervoso, se
rne le origini generatrici ? Se lo Zacconi affermasse che oggi, tempo
di
troppo sapere, un artista coscienzioso non può pe
i troppo sapere, un artista coscienzioso non può permettersi il lusso
di
morire a soggetto, di spasimare genialmente, avre
tista coscienzioso non può permettersi il lusso di morire a soggetto,
di
spasimare genialmente, avrebbe, nel fondo, tutte
orrebbe, non so con quanto criterio, sbandire dal teatro, fatto tutto
di
convenzioni : chi dovrebbe giudicare della genial
tto di convenzioni : chi dovrebbe giudicare della genialità o realità
di
quegli spasimi ? Il pubblico, o gli scienziati fa
uttavia (e qui non voglio toccar la quistione della logica nel genere
di
morte di Corrado), se artista sommo ci è apparso
e qui non voglio toccar la quistione della logica nel genere di morte
di
Corrado), se artista sommo ci è apparso fino a ie
rtista sommo ci appare oggi il siciliano Giovanni Grasso, il quale sa
di
ospedali e di morti, quant’io di meccanica, grand
i appare oggi il siciliano Giovanni Grasso, il quale sa di ospedali e
di
morti, quant’io di meccanica, grandissima lode va
ciliano Giovanni Grasso, il quale sa di ospedali e di morti, quant’io
di
meccanica, grandissima lode va data allo Zacconi,
azione dello scienziato. A voler dare in luce i giudizi dell’Italia e
di
fuori su Ermete Zacconi ci sarebbe da fare un gro
fra tanti, il godimento intellettuale provato, quando egli, al fianco
di
Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio
to, quando egli, al fianco di Eleonora Duse, apparve sotto le spoglie
di
Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella
nora Duse, apparve sotto le spoglie di Lucio Settala nella Gioconda e
di
Leonardo nella Città morta di Gabriele D'Annunzio
oglie di Lucio Settala nella Gioconda e di Leonardo nella Città morta
di
Gabriele D'Annunzio. Non vi fu città, si può dire
: tra i tanti versi (ve n’han già dell’83, quand’egli era al Pantera
di
Lucca, presagenti la gloria futura) scelgo questi
i era al Pantera di Lucca, presagenti la gloria futura) scelgo questi
di
Achille Testoni, dettati l’ottobre del '95 quando
on oggi più che l’agiatezza, egli ha serbato intatta una famigliarità
di
modi particolare. Nulla mai in lui che riveli l’a
la modestia, dell’affabilità, della bontà. Quando in estate, nei mesi
di
riposo, può con una maglietta nera, coi calzoni r
lone, o inforcar la bicicletta, o guidar l’automobile fuor delle mura
di
Bologna, presso la sua cara villetta, o in riva a
o. Fiorito sul finire del secolo xvii, fu attore al servizio del Duca
di
Modena per le parti di Primo Zanni, sotto il nome
el secolo xvii, fu attore al servizio del Duca di Modena per le parti
di
Primo Zanni, sotto il nome di Finocchio (V. a Tor
ervizio del Duca di Modena per le parti di Primo Zanni, sotto il nome
di
Finocchio (V. a Torri Antonia l’elenco della Comp
non aveva la parte, ossia era attore pagato a un tanto fisso. Il nome
di
Finocchio fu tenuto prima dal ferrarese Cimadori
ferrarese Cimadori (V.), e forse fu maschera (in una lieve variazion
di
brighella, capostipite della famiglia de'primi Za
ni) con atti e parlare leziosi ; ma non saprei dire se il significato
di
« allettamento, attrattiva prodotta dal sapere us
prodotta dal sapere usare le piacevolezze, i motti, sali, ecc., » poi
di
effeminatezza e peggio, derivi dalla maschera, o
Casanova Maria Giovanna, figlia
di
Gerolamo e Marzia Farusi, calzolai, nacque a Vene
arzia Farusi, calzolai, nacque a Venezia nel 1709 circa. Innamoratosi
di
lei Gaetano Giuseppe Giacomo Casanova, artista de
aveva abbandonato la casa paterna per amor d’un’attrice nota col nome
di
Fragoletta, e s’era dato al teatro come violinist
ballerino e comico, la tolse in moglie il 27 febbraio del 1724, dopo
di
averla rapita ai parenti, i quali poi perdonarono
ali poi perdonarono, a patto che la figliuola, più nota col nomignolo
di
Zanetta, non calcasse le scene. Ella ebbe da tal
l matrimonio sei figli : Giacomo Girolamo Casanova, il noto scrittor
di
memorie, nato a Venezia il 12 aprile 1725, morto
nel Castello a Dux in Boemia il 4 giugno 1798 ; Francesco, il pittor
di
battaglie, nato a Lisbona, o a Londra il 1727, mo
di battaglie, nato a Lisbona, o a Londra il 1727, morto nella Contea
di
Brühl, presso Vienna, l’ 8 luglio 1805 ; Giovann
io 1805 ; Giovanni Aloise (e non Battista), professore all’Accademia
di
Belle Arti a Dresda, nato a Venezia il 2 novembre
1732, morta il 10 gennaio 1800 a Dresda, vedova dal 16 febbraio 1787
di
quell’organista di Corte Pietro Augusto ; Un fig
gennaio 1800 a Dresda, vedova dal 16 febbraio 1787 di quell’organista
di
Corte Pietro Augusto ; Un figlio, di cui lo scri
ebbraio 1787 di quell’organista di Corte Pietro Augusto ; Un figlio,
di
cui lo scrittore di memorie non ci dà il nome, na
l’organista di Corte Pietro Augusto ; Un figlio, di cui lo scrittore
di
memorie non ci dà il nome, nato dopo la morte del
morte del padre, morto povero a Roma, circa il 1783, prete e maestro
di
francese. Poco dopo la nascita del primogenito, l
na, e quivi recitarono sin circa il 1733, che probabilmente fu l’anno
di
morte dello sposo. Sappiamo dalle memorie di Giac
probabilmente fu l’anno di morte dello sposo. Sappiamo dalle memorie
di
Giacomo, che la vedova si unì il 1736 a una compa
alle memorie di Giacomo, che la vedova si unì il 1736 a una compagnia
di
artisti chiamata a Pietroburgo alla Corte dell’Im
mperatrice Anna Ivanovna, lasciando i figliuoli a Venezia, ov’era già
di
ritorno il 1737, nel qual anno si scritturò nella
ra già di ritorno il 1737, nel qual anno si scritturò nella compagnia
di
attori e cantanti italiani formata allora per la
rtoldi, il Pantalone (V.), coll’aiuto dell’ambasciatore sassone Conte
di
Vixio. La Compagnia era composta della coppia Isa
lla e Bernardo Vulcani, della coppia Gerolima e Antonio Franceschini,
di
Paolo Carexana, e della vedova Casanova, che avev
ana, e della vedova Casanova, che aveva mutato il suo nome dialettale
di
Zanetta in quello italiano di Giovanna, e che rec
che aveva mutato il suo nome dialettale di Zanetta in quello italiano
di
Giovanna, e che recitava le amorose e cantava anc
e amorose e cantava anche negl’intermezzi lirici. Sostituito il Conte
di
Salkowsky nella carica di Ministro di Gabinetto d
negl’intermezzi lirici. Sostituito il Conte di Salkowsky nella carica
di
Ministro di Gabinetto dal Conte di Brühl, vero me
zzi lirici. Sostituito il Conte di Salkowsky nella carica di Ministro
di
Gabinetto dal Conte di Brühl, vero mecenate degli
il Conte di Salkowsky nella carica di Ministro di Gabinetto dal Conte
di
Brühl, vero mecenate degli artisti, a qualunque r
l teatro italiano a Dresda. Conchiusa finalmente la pace, buon numero
di
artisti italiani furono inscritti per le pensioni
u tra’ preferiti : e se bene, nonostante la pensione e le sovvenzioni
di
ogni specie, gli artisti, in genere, fosser costr
rante la guerra a Praga, tornò a Dresda, ove restò, senza mai l’ombra
di
un lamento, fino alla sua morte, che accadde il 2
l Bartoli erroneamente la fa morir nel 1745). Veramente le condizioni
di
Giovanna Casanova non eran da compararsi a quelle
esda, e i ricordi del suo brillante passato le avesser fatta una vita
di
agiatezze, non dimenticò mai l’indole e le consue
i della commediante. L’inesorabile figliuolo che non conosce riserbi
di
sorta, ha per la madre parole di sangue, sia come
le figliuolo che non conosce riserbi di sorta, ha per la madre parole
di
sangue, sia come artista, sia come donna. Fu aman
ia come donna. Fu amante dell’Imer, al quale dava frequenti occasioni
di
esser geloso. Accortosene il Goldoni, quegli amor
uon successo insieme alla sesta recita del Belisario. Quanto al modo
di
recitare di Giovanna Casanova, il critico anonimo
insieme alla sesta recita del Belisario. Quanto al modo di recitare
di
Giovanna Casanova, il critico anonimo di Stuttgar
Quanto al modo di recitare di Giovanna Casanova, il critico anonimo
di
Stuttgart si trova d’accordo col figlio, rincaran
ol figlio, rincarando anzi la dose della critica. Egli dice : Ha più
di
quarant’anni ; una figura colossale, una faccia d
gli dice : Ha più di quarant’anni ; una figura colossale, una faccia
di
vecchia, nonostante la magia della truccatura. Ra
i vecchia, nonostante la magia della truccatura. Rappresenta le parti
di
Rosaura, ma le si attaglierebber meglio quelle di
appresenta le parti di Rosaura, ma le si attaglierebber meglio quelle
di
donna cattiva ; per giovani amorose la sua voce è
, fa seguir queste altre : Veramente parrebbe audacia sostener parti
di
amorosa a quarant’anni col fisico descrito dall’a
iritosa, intonata, italiana ; e pare che Giovanna Casanova non amasse
di
seguire il consiglio di darsi alle parti di vecch
ana ; e pare che Giovanna Casanova non amasse di seguire il consiglio
di
darsi alle parti di vecchia cattiva, poichè sino
vanna Casanova non amasse di seguire il consiglio di darsi alle parti
di
vecchia cattiva, poichè sino alla fine della sua
o dominante dei ruoli stabili. Tra le farse rappresentate sul teatro
di
Varsavia nel 1748, ne troviamo una : Le contese d
sentate sul teatro di Varsavia nel 1748, ne troviamo una : Le contese
di
Mestre e Malghera per il trono, o scritta o riman
e, per quante ricerche fatte, non siasi fin qui rinvenuto un ritratto
di
lei. Madre di due pittori di grido, è assai proba
ricerche fatte, non siasi fin qui rinvenuto un ritratto di lei. Madre
di
due pittori di grido, è assai probabile ch’ella f
non siasi fin qui rinvenuto un ritratto di lei. Madre di due pittori
di
grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno di
Madre di due pittori di grido, è assai probabile ch’ella fosse da uno
di
essi serbata ai posteri in una immagine che ne of
leggiadrissima e bravissima, aggiungendo al proposito della partenza
di
lei per la Russia (ivi, XXXVII), che la perdita p
…. c nelle cattedre della sua Patria, come non meno ne’ gradi eccelsi
di
Religioni claustrali antichissime ed insigni, » l
studi per darsi all’arte del comico in cui riuscì ottimo per le parti
di
primo innamorato, e specialmente nella commedia a
co stesso, Truffaldino (V.) ; poi fu, nel 1762, con Pietro Rossi, poi
di
nuovo con Medebach, poi, dopo il carnevale del 17
eri, che abbandonò a Bologna, per recarsi in Sardegna colla Compagnia
di
Andrea Patriarchi, trascinatovi dalle grazie alle
ompagnia di Andrea Patriarchi, trascinatovi dalle grazie allettatrici
di
una femina. Nel novembre, dopo la recita della Da
ettatrici di una femina. Nel novembre, dopo la recita della Dalmatina
di
C. Goldoni, fu colto da apoplessia, ancor vestito
tina di C. Goldoni, fu colto da apoplessia, ancor vestito del costume
di
teatro, e in capo a otto giorni morì miseramente
quali ebbe più volte a far naufragio fra burrascose procelle a segno
di
rompere contro a’scogli la nave, e di smarrirvi p
fra burrascose procelle a segno di rompere contro a’scogli la nave, e
di
smarrirvi per fino interamente il timone….
storia combatteranno sempre contro quest’ultime, e sempre crederanno
di
aver trionfato di tutte. Non meritano di esser po
nno sempre contro quest’ultime, e sempre crederanno di aver trionfato
di
tutte. Non meritano di esser poste in obblio o di
’ultime, e sempre crederanno di aver trionfato di tutte. Non meritano
di
esser poste in obblio o disprezzate le commedie i
e, le Toscane e le Lombarde. Ne produsse ancora quella degli Umoristi
di
Roma cominciata dopo il 1600. Or si può senza bia
cominciata dopo il 1600. Or si può senza biasimo da chi vuol ragionar
di
teatro negligentare la notizia di queste produzio
senza biasimo da chi vuol ragionar di teatro negligentare la notizia
di
queste produzioni non ignobili, delle quali gli a
e scritte unicamente per dilettar la plebaglia quelle degl’ Intronati
di
Siena, i quali, dopo che nel principio del secolo
, dopo che nel principio del secolo ebbero la permissione dal governo
di
tornare agli antichi loro esercizj, nel 1611 ne p
destramente rilevato e una dizione propria del genere comico. Quella
di
Adriano Politi intitolata gl’ Ingannati si accols
’ Impresa d’amore rappresentata sin dal 1600 dagli Accademici Amorosi
di
Tropea, e le Spezzate durezze di Ottavio Glorizio
in dal 1600 dagli Accademici Amorosi di Tropea, e le Spezzate durezze
di
Ottavio Glorizio che s’impressero nel 1605 in Mes
sonetto il Marini: il Padre afflitto del Cenzio uscita nel 1606, e il
di
lui Amico infedele del 1617. Non furono forse reg
del 1617. Non furono forse regolari, ingegnose e facete la Pellegrina
di
Girolamo Bargagli Sanese uscita alla luce nel 161
ina di Girolamo Bargagli Sanese uscita alla luce nel 1611, gli Scambj
di
Belisario Bulgarini pubblicata nel medesimo anno,
isperato del 1611 e la Menzogna del 1614? Mancano esse forse d’arte e
di
grazia comica? abbondano d’oscenità e d’inverisim
ca? abbondano d’oscenità e d’inverisimiglianze? Cede forse l’Idropica
di
Giambatista Guarini pubblicata nel 1613 a veruna
rità, per grazia comica, per delicatezza ne’ caratteri e per vaghezza
di
locuzione? Se altre favole comiche non potessero
e altre favole comiche non potessero mostrare gl’ Italiani del secolo
di
cui parliamo se non quelle del cavaliere Napoleta
ra appartenente alle Sicilie71; e quì ci arresteremo anche un poco su
di
esse forse non inutilmente non solo per la gioven
tori, favellandone iniquamente per tradizione. Non ci fermeremo nè su
di
quelle che l’ editore della di lui Penelope Pompe
per tradizione. Non ci fermeremo nè su di quelle che l’ editore della
di
lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise di
he l’ editore della di lui Penelope Pompeo Barbarito nel 1591 promise
di
produrre, nè sulle favole notate a sogetto, trall
asciò lunga fama la celebre sua Notte 72, onde solea ricrear la città
di
Napoli nel tempo stesso che colle opere scientifi
opere scientifiche la rendeva dotta. Per comprendere l’indole comica
di
questo cavaliere e la natura delle sue favole, ba
e’ Latini, ed osservator sagace dell’arte comica dell’Ariosto, mostra
di
posseder la grazia di Aristofane senza oscenità e
or sagace dell’arte comica dell’Ariosto, mostra di posseder la grazia
di
Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovial
der la grazia di Aristofane senza oscenità ed amarezza, la giovialità
di
Plauto rettificata, e l’artificio di dipignere ed
enità ed amarezza, la giovialità di Plauto rettificata, e l’artificio
di
dipignere ed avviluppare del Ferrarese senza copi
denza da plagiario che ti ruba e ti rinnega. Seguì per lo più le orme
di
Plauto, ma nel viluppo lo sorpassa d’ invenzione
lo più le orme di Plauto, ma nel viluppo lo sorpassa d’ invenzione e
di
proprietà. Se Plauto potesse prestar la sua penna
a Trappolaria e l’Astrologo, ne rimarrebbe oscurata buona parte delle
di
lui favole tolte in prestanza da’ Greci. Talvolta
i favole tolte in prestanza da’ Greci. Talvolta si elevò ad un genere
di
commedia più nobile, come nella Furiosa, nella Ci
tesca e la falsa bravura de’ millantatori scimie ridevoli de’ soldati
di
ventura. L’economia delle sue favole è verisimile
delle sue favole è verisimile, semplice ed animata da piacevoli colpi
di
teatro. Lo stile è comico, buono per lo più, benc
e da’ Toscani rigorosi. Egli sulle orme degl’ Intronati e de’ Rozzi e
di
altri che introdussero qualche personaggio che pa
Achille da Ajace, Cicerone da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par
di
vederlo; e ci dispiace di non essere stati in ciò
da Pollione, Terenzio da Plauto? A noi par di vederlo; e ci dispiace
di
non essere stati in ciò prevenuti da verun critic
ati in ciò prevenuti da verun critico. La commedia del Porta è sempre
di
situazione, e l’arte che possiede di avviluppare
. La commedia del Porta è sempre di situazione, e l’arte che possiede
di
avviluppare ingegnosamente nella stessa semplicit
olla non preveduta si va con verisimiglianza avvolgendo senza bisogno
di
circostanze chiamate a forza in soccorso del poet
è che le sue commedie possono con ragion veduta proporsi per modello
di
viluppo ingegnoso senza sforzo, attivo senza tras
senza languidezza. Diasi agli eccellenti comici Francesi venuti dopo
di
lui il bel vanto di essersi segnalati egregiament
Diasi agli eccellenti comici Francesi venuti dopo di lui il bel vanto
di
essersi segnalati egregiamente nella bella commed
caratteri correnti; ma si riserbi al Porta il trionfo nella commedia
di
viluppo. Non entro quì ad esaminare a qual delle
re, così non v’ha carriera dove mostrino gli uomini maggior diversità
di
talenti. Tutti i generi sono buoni, secondo l’avv
evoli conviene ad ogni tempo. I caratteri forti, niuno l’ignora, sono
di
numero limitati, e dipinti bene una volta, se vog
rnaria ed in altre del Porta; e questo dilettevole genere comico dopo
di
alcune prime commedie del Moliere e del Bugiardo
dizio, senza infrangere le regole e senza ricorrere a’ soliti partiti
di
manti, nascondigli, evenimenti all’oscuro e case
menti all’oscuro e case che si compenetrano. Parvero, è vero, al sig.
di
Marmontel le commedie Spagnuole meglio intrecciat
noi rispetteremmo ciecamente il suo giudizio, s’egli avesse mostrato
di
aver letta alcuna delle buone commedie erudite de
oglio ed altri illustri Italiani che scrissero commedie, la disgrazia
di
non essere stato letto dal sig. di Marmontel. Di
e scrissero commedie, la disgrazia di non essere stato letto dal sig.
di
Marmontel. Di grazia quale ingegnoso artificio lo
favola che si agevola d’ogni modo il sentiero aggruppando in due ore
di
rappresentazione la storia di mezzo secolo, e pre
modo il sentiero aggruppando in due ore di rappresentazione la storia
di
mezzo secolo, e presentando in quattro spanne di
sentazione la storia di mezzo secolo, e presentando in quattro spanne
di
teatro tutto il globo terraqueo, ed anche il mond
ogico e l’inferno e il paradiso? Intende egli per intreccio un cumulo
di
evenimenti romanzeschi ammonticati a dispetto del
ammonticati a dispetto della natura in mille guise? Secondo me l’arte
di
avviluppare consiste nel concatenare gli avvenime
ad appagar chi ascolta, altro non sia che una giudiziosa progressione
di
un’ azione sola per la via del maraviglioso condo
giamente con quest’esempio: cada una statua nel punto che passi sotto
di
essa l’uccisore di colui che rappresenta, e quest
esempio: cada una statua nel punto che passi sotto di essa l’uccisore
di
colui che rappresenta, e questa caduta naturale p
uta naturale per combinazione diventa maravigliosa. Il Porta ne diede
di
belli esempj. Ecco l’intrigo dell’Astrologo. Un i
o stesso, e tolto in cambio cagiona maraviglia, sconcerto e movimento
di
molte passioni con diletto dello spettatore. Una
lla schiavitù la moglie e una figliuola. Questi s’innamora in Venezia
di
una bella schiava, e senza eseguire la commission
illità degli amanti. Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo
di
dovere il di lei arrivo far che egli debba fuggir
amanti. Il primo a vederla è il figliuolo che prevedendo di dovere il
di
lei arrivo far che egli debba fuggire dal rigore
icio della madre affettuosa. Ma quando intende esser quella veramente
di
lui sorella, cade nelle smanie di Edipo senza per
ando intende esser quella veramente di lui sorella, cade nelle smanie
di
Edipo senza però oltrepassare i limiti prescritti
o accaduto alla fanciulla in fasce, per cui è riconosciuta per figlia
di
un altro concittadino. Il viluppo della Trappolar
egnose e regolari favole comiche, l’Isa, lo Stellati, il Gaetano duca
di
Sermoneta. Cinque commedie portano il nome di Ott
ellati, il Gaetano duca di Sermoneta. Cinque commedie portano il nome
di
Ottavio d’Isa Capuano, la Fortunia impressa verso
Allacci, benchè il Toppi ne registri un’ edizione del 1616 col titolo
di
Malmaritata, che le conviene meglio. Esse veramen
. Esse veramente non portano il nome dell’autore che le compose, cioè
di
Francesco d’Isa sacerdote erudito che dimorava in
l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù
di
qualche persona in Turchia o in Affrica; ma si vu
ari sulle nostre terre littorali non più coperte dalle potenti armate
di
mare di Napoli e di Sicilia. Aggiugni a ciò le de
e nostre terre littorali non più coperte dalle potenti armate di mare
di
Napoli e di Sicilia. Aggiugni a ciò le devastazio
re littorali non più coperte dalle potenti armate di mare di Napoli e
di
Sicilia. Aggiugni a ciò le devastazioni delle pro
ni delle provincie del regno taglieggiate e saccheggiate da compagnie
di
banditi, i quali non rare volte tolsero a’ ricchi
ni e le figliuole. Ed in fatti su questa lagrimosa parte della storia
di
Napoli è fondata la schiavitù di Alvida menata vi
questa lagrimosa parte della storia di Napoli è fondata la schiavitù
di
Alvida menata via da’ banditi Abbruzzesi, come el
rdo nell’atto IV. Capuano fu ancora Lorenzo Stellati autore pregevole
di
altre due commedie, cioè del Furbo uscita in Napo
o impressa nel 1643 assai comendate dal Gravina. Le commedie del duca
di
Sermoneta Filippo Gaetano parimente con ragione l
a urbana del festivo Buonarroti il giovane, la quale è uno spettacolo
di
cinque commedie concatenate diviso in venticinque
oncatenate diviso in venticinque atti75. Tra’ piacevoli Trattenimenti
di
Antonio Brignole Sale impressi in Genova trovasi
o a’ gelosi vorrebbe comparirne esente e ne diviene doppiamente degno
di
riso. Assai giocondamente il Messinese Scipione E
tile Marinesco e Lopense, e criticò con sale e giudizio diversi poeti
di
quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parn
e giudizio diversi poeti di quel secolo colla sua commedia le Rivolte
di
Parnaso per le nozze di Calliope, che s’impresse
di quel secolo colla sua commedia le Rivolte di Parnaso per le nozze
di
Calliope, che s’impresse in Messina nel 1620 ed a
o piacevoli commedie con intermezzi e prologhi da cantarsi, il Barone
di
Birbanza, il Manco male, i Consei de Meneghin, e
ello sopra tutti del falso filosofo pittura vera, vivace e pregevole,
di
cui s’incontrano alla giornata gli originali. Adu
i s’incontrano alla giornata gli originali. Adunque anche in un tempo
di
decadenza nelle belle lettere vogliono distinguer
i le additate commedie erudite da ciò che indi si compose col disegno
di
piacere alla plebe; ed esse debbono tanto più pre
ente a’ sensi; quando, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca
di
opere immortali di pittura, scoltura ed architett
do, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali
di
pittura, scoltura ed architettura: gloriavasi de’
, scoltura ed architettura: gloriavasi de’ talenti e delle invenzioni
di
varii celebri pittori e machinisti che seguirono
tematico e architetto Baltassarre Peruzzi: possedeva illustri pittori
di
quadratura, come Ferdinando da Bibiena, Angelo Mi
l maraviglia che uno spettacolo, in cui poteva trionfare l’eccellenza
di
tanti valorosi artefici, venisse nelle prime citt
sta in musica l’Arianna del Rinuccini divenuto maestro della cappella
di
San Marco introdusse tra’ Veneziani il novello sp
’ teatri. L’Andromeda del Reggiano Benedetto Ferrari celebre sonatore
di
tiorba vi si cantò nel 1637. Vi comparve anche il
ose, vi si rappresentò con tanta splendidezza, che la città si riempì
di
un prodigioso numero di forestieri. Si ripetè in
on tanta splendidezza, che la città si riempì di un prodigioso numero
di
forestieri. Si ripetè in Bologna sin da’ primi an
in Bologna sin da’ primi anni del secolo l’Euridice del Rinuccini. La
di
lui Arianna si rappresentò pure in Roma, dove da
avessero un’ opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta
di
danza, di musica e di machine eseguita nel 1639 s
un’ opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza,
di
musica e di machine eseguita nel 1639 sotto il vi
tta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica e
di
machine eseguita nel 1639 sotto il vicerè Ferrant
9 sotto il vicerè Ferrante Afan de Ribera nella sala del real palazzo
di
Napoli nel passar che vi fece l’infanta Maria sor
real palazzo di Napoli nel passar che vi fece l’infanta Maria sorella
di
Filippo IV, che andava in Ungheria a trovare il r
della Fama con sei cigni, il secondo delle Muse con Apollo, il terzo
di
nani e Ciclopi, il quarto di alcune deità; e vi c
secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e Ciclopi, il quarto
di
alcune deità; e vi comparve la Notte su di un car
nani e Ciclopi, il quarto di alcune deità; e vi comparve la Notte su
di
un carro di stelle tirato da quattro cavalli; e s
opi, il quarto di alcune deità; e vi comparve la Notte su di un carro
di
stelle tirato da quattro cavalli; e si cangiò più
cena rappresentando successivamente un tempio, il Parnasso, la fucina
di
Vulcano ed i Campi Elisii. Quali però si fussero
sinese Scipione Errico che si replicò in Venezia nel 1644, ed il Pomo
di
Venere del Napoletano Antonio Basso rappresentato
Napoletano Antonio Basso rappresentato in Napoli nel 1645, ed il Ciro
di
Giulio Cesare Sorrentino pur Napoletano stampato
Si segnalarono per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani
di
Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente
no per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e
di
Modena stipendiando esorbitantemente cantanti del
de’ principi, e più gl’ impresarj particolari badavano a provvedersi
di
ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi mach
gl’ impresarj particolari badavano a provvedersi di ottimi dipintori
di
prospettiva, di pratichi machinisti, di voci squi
articolari badavano a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva,
di
pratichi machinisti, di voci squisite, e di migli
ovvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi machinisti,
di
voci squisite, e di migliori sonatori e maestri d
dipintori di prospettiva, di pratichi machinisti, di voci squisite, e
di
migliori sonatori e maestri di musica. La bella p
atichi machinisti, di voci squisite, e di migliori sonatori e maestri
di
musica. La bella poesia che sola può somministrar
entier novello, scrivendo qualche componimento musicale non si avvisò
di
seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’oppor
si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’opportunità
di
spiegare anche in tal genere i poetici suoi talen
gare anche in tal genere i poetici suoi talenti, avendolo il granduca
di
Toscana Ferdinando I prescelto ad inventare i com
nozze della principessa Maria. In tale occasione compose il Rapimento
di
Cefalo picciolo melodramma di cinque atti. Tanta
In tale occasione compose il Rapimento di Cefalo picciolo melodramma
di
cinque atti. Tanta pompa di metri lirici, tante m
l Rapimento di Cefalo picciolo melodramma di cinque atti. Tanta pompa
di
metri lirici, tante machine, tanti cori, ci mostr
teresse e per affetto. In Firenze si rappresentò ancora alla presenza
di
Cosimo II sotto il nome di vegghia l’altro suo dr
irenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome
di
vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sband
nto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia nè pel Rapimento
di
Cefalo nè per tal vegghia. Un componimento scenic
ghia. Un componimento scenico per la musica composto pel dì natalizio
di
Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre at
ico per la musica composto pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa
di
Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di
ia Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie
di
Fulvio Testi. Espero vi fa il prologo, e v’interv
ione, la Gloria ec.. Vi formarono il primo ballo i Crepuscoli seguaci
di
Espero, il secondo le Ninfe marine, ed il terzo u
li seguaci di Espero, il secondo le Ninfe marine, ed il terzo un coro
di
Amazzoni che intrecciò una danza guerriera. Altra
danza guerriera. Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio
di
Francesco da Este duca di Modena scrisse il medes
eve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca
di
Modena scrisse il medesimo poeta, in cui cantavan
il medesimo poeta, in cui cantavano varie deità. Precede i recitativi
di
Cerere il coro seguente: Di rai più belli C
re il coro seguente: Di rai più belli Cinto i capelli Il dio
di
Delo Rida nel cielo. A’ bei splendori Di
e le accennate feste del Testi sono snervate, senza azione, e tessute
di
parti che possono supprimersi senza che il compon
ento ne perisca, la qual cosa è la più sicura prova dell’imperfezione
di
un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pon
e di un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pontefice col nome
di
Clemente IX si esercitò nell’opera sotto Urbano V
del cielo, la Vita umana, la Sofronia, la Datira, oltre ad altri due
di
soggetto morale intitolati Dal male il bene e Chi
edora ed altri si fecero rappresentare con magnificenza da’ granduchi
di
Toscana. Alla buona riuscita di essi contribuì si
entare con magnificenza da’ granduchi di Toscana. Alla buona riuscita
di
essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e
cita di essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e la maestria
di
cantare del Vittorio da Spoleto attore maraviglio
ditus 79; e pure in quel tempo si ammiravano per la voce e per l’arte
di
modularla il Campagnuola, l’Angelucci, il Gregori
io Tronsarelli pur Fiorentino morto nel 1641. Riscosse molti elogj il
di
lui dramma intitolato Catena di Adone composto es
rto nel 1641. Riscosse molti elogj il di lui dramma intitolato Catena
di
Adone composto espressamente per una contesa inso
done composto espressamente per una contesa insorta fra due cavalieri
di
gran riguardo Giovanni Giorgio Aldobrandino e Gio
atrici, per sapere qual delle due fosse la più eccellente per soavità
di
voce e per arte di cantare. Chiamavasi l’una Chec
qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e per arte
di
cantare. Chiamavasi l’una Checca della Laguna, pe
quella parte della città che conteneva alcune acque stagnanti a modo
di
laguna. Era l’ altra Margherita Costa pel canto e
a nostra Storia de’ Teatri del 1777 dal già mancato erudito estensore
di
quel tempo delle Romane Efemeridi Letterarie. Egl
si fosse mentovata l’inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta,
di
mutilare i giovanetti cantori, investigando in qu
parte a tal curiosità nell’ampliar quest’ opera sin dal 1780 cercammo
di
supplire colle illazioni che soggiungeremo al dif
780 cercammo di supplire colle illazioni che soggiungeremo al difetto
di
decisivo documento. Chi non sa quanto antica sia
della legge Cornelia chi avesse castrato un uomo82. Domiziano, al dir
di
Stazio83, e Nerva, secondo Dione, victarono espre
sciasse castrare, chi l’ ordinasse e il norcino che l’eseguisse. Pena
di
morte posevi ancor Costantino84. Leone Augusto in
non mai si giunse ad estirpare quest’abuso inumano, ch’empie la terra
di
mostri imbelli, schifosi e detestabili. Gli eunuc
’ posti più ragguardevoli; non solo nella decadenza dell’impero molti
di
essi divennero consoli e generali, come i Narseti
ene. I Cinesi soli par che avessero avuti musici castrati; ma sebbene
di
essi, come narrammo nel tomo I, si servissero ne’
i fra essi introdotta intorno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo
di
Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale vis
cia fatta menzione può argomentarsi che fosse cessata sì bella usanza
di
assottigliar la voce per l’ordine de’ cantori. Le
e l’Italia hanno avuto sopra le nazioni moderne il vergognoso primato
di
rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e d
sopra le nazioni moderne il vergognoso primato di rinnovare l’usanza
di
smaschiare la gioventù, e di addestrarla così mal
vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e
di
addestrarla così malconcia ad esercitare il canto
a ad esercitare il canto, e par che abbiano l’abbominevole privilegio
di
continuarlo88. Non so per quale stranezza od uso
uso sin dal XVI secolo tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola
di
Spagna; ma una bolla di Sisto V ci convince che n
tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna; ma una bolla
di
Sisto V ci convince che non erano pochi, e che ar
Sisto V ci convince che non erano pochi, e che arrogavansi il diritto
di
contrarre matrimonj colle donne, siccome gli uomi
fu l’epoca vera, in cui questi moderni non guerrieri Narseti, in vece
di
occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardi
ndesse ad investigarsi prima del secolo XVII. Adunque non molto prima
di
tali ricerche dovettero esser numerosi i musici c
i musici castrati. Ma cerchiamo almeno con qualche argomento negativo
di
farci la strada ad indagare il tempo in cui salir
Rinuccini s’impresse nel 1608; nè da più diligenti scrittori che del
di
lui tentativo fatto insieme col Peri, col Corsi e
col Corsi e col Caccini hanno favellato, si accenna che si valessero
di
eunuchi; cosa che certamente non avrebbero omessa
ieci anni del secolo XVII i teatri Italiani non risonarono delle note
di
tali cigni infelici che mercano a sì gran prezzo
tile acutezza della voce. Sapplamo poi che il lodato Tronsarelli finì
di
vivere nel 1641, e che la Catena di Adone si cant
oi che il lodato Tronsarelli finì di vivere nel 1641, e che la Catena
di
Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli e
a Catena di Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli ebbe agio
di
raccorne le censure e replicarvi, scagionandosi d
imputatagli, siccome narra l’ Eritreo. Ma questo letterato parlandoci
di
eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma rif
o non mostra che gli spettatori se ne fossero maravigliati, nè scrive
di
essersi proposto quel cambio come una novità. Dá
periodo adunque l’opera Italiana contrasse coll’ umanità il demerito
di
aver tolto ogni orrore alla castrazione facendo a
ci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà da tal macchia colla gloria
di
bandir dalle sue scene la nojosa uniformità recat
sue scene la nojosa uniformità recatavi dagl’ invincibili pregiudizj
di
tali attori che oggidì ne scema il diletto? Ciò a
suoi giorni, cioè Leonora Baroni figlia della nominata bella Adriana
di
Mantova90. Non incresca al lettore di udire con q
ia della nominata bella Adriana di Mantova90. Non incresca al lettore
di
udire con qual trasporto favelli di questa Leonor
antova90. Non incresca al lettore di udire con qual trasporto favelli
di
questa Leonora un intelligente di musica che l’ a
di udire con qual trasporto favelli di questa Leonora un intelligente
di
musica che l’ avea più volte ascoltata. “Ella è f
musica che l’ avea più volte ascoltata. “Ella è fornita d’ ingegno e
di
ottimo gusto, capace di discernere la buona dalla
volte ascoltata. “Ella è fornita d’ ingegno e di ottimo gusto, capace
di
discernere la buona dalla cattiva musica, intende
o e sicurezza. Esprime anche e pronunzia perfettamente. Non si pregia
di
esser bella, ma senza essere civetta sa piacere.
pudore ma franco, con modestia ma nobile, e con grazia e dolcezza. La
di
lei voce è soprana distesa, giusta, sonora, armon
a di lei voce è soprana distesa, giusta, sonora, armoniosa. Ha l’arte
di
addolcirla e rinforzarla senza stento, senza far
punto lascivi: gli sguardi nulla hanno d’impudico: il gestire proprio
di
una donzella onesta.” Passando da un tuono all’al
i, non eravi compagnia comica ch’egli non conoscesse, nè attore abile
di
cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità
abile di cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità che è fama
di
aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in
he è fama di aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in potere
di
Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè
lta a dare un suo figliuolo in potere di Frittellino notissimo attore
di
que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di ra
llino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte
di
rappresentare92. Coltivò ancora il dramma musical
dramma musicale, e ne compose uno assai allora applaudito nelle nozze
di
Michele Perretti principe di Venafro e di Anna Ma
uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Perretti principe
di
Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare
lora applaudito nelle nozze di Michele Perretti principe di Venafro e
di
Anna Maria Cesi fatto rappresentare con magnifice
o con quelle stanze anacreontiche che diconsi arie, usate ancor prima
di
lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, anz
Rinuccini, anzi dal Notturno sin dal XV secolo. Ma una filza inutile
di
nomi di scrittori d’opere in musica di tal secolo
ni, anzi dal Notturno sin dal XV secolo. Ma una filza inutile di nomi
di
scrittori d’opere in musica di tal secolo sarebbe
V secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori d’opere in musica
di
tal secolo sarebbe una narrazione ugualmente nojo
la legge e per chi la scrive. Essi furono assaissimi e quasi tutti al
di
sotto del mediocre, se si riguardi ai pregi richi
apparenze stravaganti simili a’ sogni degl’ infermi, per un miscuglio
di
tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, pe
avaganti simili a’ sogni degl’ infermi, per un miscuglio di tragico e
di
comico e di eroi, numi e buffoni, per istile vizi
ili a’ sogni degl’ infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e
di
eroi, numi e buffoni, per istile vizioso, in somm
ma per tutto ciò che ottimamente vi osservò il prelodato Ab. Arteaga;
di
maniera che allora non fu il dramma musicale Ital
ava i suoi argomenti dalla mitologia, la quale agevolmente apprestava
di
gran materiali per le decorazioni e per le machin
ior sentiero; ma pure la poesia vi avanzò poco, e lo spettacolo scemò
di
pregio per l’apparato. I primi ad esercitarvisi n
iglia lettore in Pisa satireggiato da Benedetto Menzini sotto il nome
di
Curculione 93. Egli fu poeta nella corte di Tosca
tto Menzini sotto il nome di Curculione 93. Egli fu poeta nella corte
di
Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del
lla corte di Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del 1700. I
di
lui melodrammi ebbero gran voga allora, ed oggi a
non cattivi. Ne compose anche il Capece, il Minato poeta della Corte
di
Vienna, ed Andrea Perrucci Siciliano autore della
assai più sublime per trionfar sulle scene musicali. Accenneremo solo
di
passaggio che Alessandro Guidi Pavese dagli Arcad
ravaganza anche per la poesia, come si vede nelle Pazzie per vendetta
di
Giuseppe Vallaro, nel Podestà di Coloniola, nelle
me si vede nelle Pazzie per vendetta di Giuseppe Vallaro, nel Podestà
di
Coloniola, nelle Magie amorose del nominato Giuli
orrentino vagamente decorato, e nel piacevole componimento allegorico
di
due parti la Verità raminga di Francesco Sbarra.
nel piacevole componimento allegorico di due parti la Verità raminga
di
Francesco Sbarra. III. Attori accademici, Com
tto da pochi sconosciuto dalla moltitudine; come l’uomo probo e pieno
di
non dubbio merito rimane confuso tralla plebe in
dianti pubblici. Gli uni e gli altri s’invaghirono della nuova foggia
di
commedie Spagnuole, che gl’ Italiani non osando d
a di commedie Spagnuole, che gl’ Italiani non osando dar loro il nome
di
commedie nè di tragedie le chiamarono opere regie
pagnuole, che gl’ Italiani non osando dar loro il nome di commedie nè
di
tragedie le chiamarono opere regie, opere scenich
vita civile ed il miracoloso. Altre favole si formarono ad imitazione
di
quelle di espada y capa ripiene di evenimenti not
e ed il miracoloso. Altre favole si formarono ad imitazione di quelle
di
espada y capa ripiene di evenimenti notturni, di
favole si formarono ad imitazione di quelle di espada y capa ripiene
di
evenimenti notturni, di ratti, puntigli, duelli,
imitazione di quelle di espada y capa ripiene di evenimenti notturni,
di
ratti, puntigli, duelli, equivoci, raggiri, sorpr
radussero Calderon, Moreto, Solis ec. Allora si composero le commedie
di
Giambatista Pasca Napoletano il Cavalier trascura
oquace, il Figlio della battaglia, la Falsa accusa data alla Duchessa
di
Sassonia, imitazioni libere del teatro Spagnuolo
allora produsse dal 1651 al 1690 le Ingelosite speranze, la Contessa
di
Barcellona, il Fingere per vincere, l’Isabella, o
a Falsa Astrologia, traduzioni alterate dalle commedie del Calderon e
di
altri Spagnuoli. Allora il Pisani Toscano compose
onico Carlo Celano nato in Napoli nel 1617 e morto nel 1693, col nome
di
Ettore Calcolona tradusse con libertà e rettificò
ol tutto perde, la Forza del sangue, l’Infanta villana, la Zingaretta
di
Madrid, Proteggere l’inimico, il Consigliere del
è in fatti ne tolse le irregolarità manifeste; sebbene non vo lasciar
di
dire che alle sue favole manchi la grazia e la pu
oletano, Pietro Capaccio Catanese, Tommaso Sassi Amalfitano, Giuseppe
di
Vito Napoletano, Andrea Perrucci traduttore ed im
etano, Andrea Perrucci traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato
di
pietra, ed Onofrio di Castro autore della commedi
traduttore ed imitatore nel 1678 del Convitato di pietra, ed Onofrio
di
Castro autore della commedia la Necessità aguzza
zza l’ingegno, in cui si vede qualche regolarità unita a un’ immagine
di
comico di carattere e alla maniera, Spagnuola, co
gno, in cui si vede qualche regolarità unita a un’ immagine di comico
di
carattere e alla maniera, Spagnuola, con uno stil
lla maniera, Spagnuola, con uno stile che spira tutta l’ affettazione
di
quel tempo di corruttela. I pubblici commedianti
pagnuola, con uno stile che spira tutta l’ affettazione di quel tempo
di
corruttela. I pubblici commedianti che aveano inv
nde alla mancanza del concorso nel lor teatro pensarono i commedianti
di
riparare colle accennate imitazioni delle commedi
le commedie Spagnuole, e con altre ancor più difettose, come il Conte
di
Saldagna, Bernardo del Carpio, Pietro Abailardo e
ernardo del Carpio, Pietro Abailardo ec.94. Ma queste cose toglievano
di
giorno in giorno il credito al teatro istrionico,
llava sempre con maggior diletto ed avidità alla scena musicale piena
di
magnificenze che allettavano potentemente più di
scena musicale piena di magnificenze che allettavano potentemente più
di
un senso. Opposero allora i commedianti decorazio
ica a musica, e si sostennero anche un poco con farse magiche ripiene
di
apparenze, di voli, di trasformazioni, e con inte
e si sostennero anche un poco con farse magiche ripiene di apparenze,
di
voli, di trasformazioni, e con intermezzi in musi
ennero anche un poco con farse magiche ripiene di apparenze, di voli,
di
trasformazioni, e con intermezzi in musica, passe
gl’ Intronati che tornarono a fiorire nel XVII secolo, quella brigata
di
nobili attori che rappresentava in Napoli le comm
esentava in Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati
di
Palermo, di cui parla il Perrucci e ’l Mongitore,
Napoli le commedie a soggetto del Porta, gli Squinternati di Palermo,
di
cui parla il Perrucci e ’l Mongitore, i nobili Na
r Rosa morto in Roma nel 1673, empì questa città non meno che Firenze
di
maraviglia per la copiosa eloquenza estemporanea,
tà de’ sali, e per la naturalezza onde si fece ammirare nel carattere
di
Formica personaggio raggiratore come il Coviello,
ere di Formica personaggio raggiratore come il Coviello, ed in quello
di
Pascariello. La di lui casa in Firenze divenne un
onaggio raggiratore come il Coviello, ed in quello di Pascariello. La
di
lui casa in Firenze divenne un’ accademia lettera
tor Viviani fratello del celebre matematico Vincenzio faceva la parte
di
Pasquella. Luigi Ridolfi nella parte contadinesca
faceva la parte di Pasquella. Luigi Ridolfi nella parte contadinesca
di
Schitirzi da lui inventata fu reputato il miracol
non è chi possa mai dir tanto, che basti, dico della parte ch’ei fece
di
Pascariello; e Francesco Maria Agli negoziante Bo
ce di Pascariello; e Francesco Maria Agli negoziante Bolognese in età
di
sessant’anni portava a maraviglia quella del Dott
Bologna a Firenze lasciando i negozj per tre mesi, solamente per fine
di
trovarsi a recitare con Salvadore, e faceva con e
altro; ed io che in que’ tempi mi trovai col Rosa, ed ascoltai alcuna
di
quelle commedie, so che verissima cosa fu, che no
ie, so che verissima cosa fu, che non mancò alcuno, che per soverchio
di
violenza delle medesime risa fu a pericolo di cre
cuno, che per soverchio di violenza delle medesime risa fu a pericolo
di
crepare. Oltramonti ancora si fecero applaudire n
ro applaudire nelle parti piacevoli Michelangelo Fracanzano figliuolo
di
Cesare celebre e sfortunato pittore Napoletano, e
berio Fiorillo. Michelangelo rappresentava estemporaneamente la parte
di
Pulcinella studiandola sin dalla fanciullezza da
do, dal quale ricevè anche in dono la maschera stessa usata dal primo
di
lui maestro il Calcese97. Alcuni Francesi testimo
ri degli applausi che riscuoteva la maniera graziosa ed il motteggiar
di
Michelangelo, al loro ritorno in Parigi ne divulg
motteggiar di Michelangelo, al loro ritorno in Parigi ne divulgarono
di
tal modo i pregi che vi fu chiamato nella giovent
ne divulgarono di tal modo i pregi che vi fu chiamato nella gioventù
di
Luigi XIV. Piacque il suo giuoco scenico grazioso
naturale; ma come poteva dilettar pienamente in Francia un carattere
di
cui non aveasi idea, ed un dialetto sconosciuto c
i idea, ed un dialetto sconosciuto come il Napoletano? Pur non lasciò
di
eccitare il riso e di far conoscere in parte il p
sconosciuto come il Napoletano? Pur non lasciò di eccitare il riso e
di
far conoscere in parte il proprio valore, e gli f
parte il proprio valore, e gli fu continuata la pensione assegnatagli
di
mille luigi, colla quale soccorse e chiamò presso
one assegnatagli di mille luigi, colla quale soccorse e chiamò presso
di
se i suoi genitori, ed in seguito prese moglie e
esimo Parigi l’ altro Napoletano Tiberio Fiorillo conosciuto col nome
di
Scaramuccia. Egli seppe meglio far conoscere i su
suoi talenti a’ Francesi facendo valere la somma sua arte pantomimica
di
maniera che poco o nulla gli nocque il patrio lin
’ inimitabili suoi talenti. Non è men noto che il Moliere non isdegnò
di
apprendere da Scaramuccia i più fini misteri dell
non isdegnò di apprendere da Scaramuccia i più fini misteri dell’arte
di
rappresentare, assistendo incessantemente ad asco
igi l’anno 1662 per venire a Napoli a vedere i suoi parenti; e che al
di
lui ritorno i Parigini accorsero di bel nuovo all
a vedere i suoi parenti; e che al di lui ritorno i Parigini accorsero
di
bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il
ni accorsero di bel nuovo alla Commedia Italiana, ed in tutto il mese
di
novembre non si curarono de’ capi d’opera che pro
ed periit artifex, perchè più non vi comparve. Egli (aggiugnesi nella
di
lui Menagiana) “fu il più perfetto pantomimo de’
i tempi; Moliere original Francese non perdè mai una rappresentazione
di
quest’originale Italiano”. Egli morì vecchio in P
inale Italiano”. Egli morì vecchio in Parigi nel 1694, lasciando a un
di
lui figliuolo sacerdote il valsente di centomila
arigi nel 1694, lasciando a un di lui figliuolo sacerdote il valsente
di
centomila scudi98. IV. Teatri materiali.
I secolo da valorosi architetti; ma i più considerabili furono quello
di
Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di
a valorosi architetti; ma i più considerabili furono quello di Parma,
di
San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di
rabili furono quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia,
di
Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro di Parma
no quello di Parma, di San Giovanni Crisostomo in Venezia, di Fano, e
di
Tordinona in Roma. Il teatro di Parma non fu oper
nni Crisostomo in Venezia, di Fano, e di Tordinona in Roma. Il teatro
di
Parma non fu opera del Palladio terminata dal Ber
premesso alle sue tragedie dal chiar. Bettinelli. Giambatista Aleotti
di
Argenta ingegniere illustre nell’architettura idr
oscia e si prolungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace
di
tal numero di persone, che nelle feste celebrate
lungò dal marchese Enzio Bentivoglio, e si rendè capace di tal numero
di
persone, che nelle feste celebrate l’anno 1690 pe
numero di persone, che nelle feste celebrate l’anno 1690 per le nozze
di
Odoardo Farnese con Dorodea Sofia di Neoburgo, vi
lebrate l’anno 1690 per le nozze di Odoardo Farnese con Dorodea Sofia
di
Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettat
di Neoburgo, vi si contarono quattordicimila spettatori99. La figura
di
questo teatro è mistilinea congiungendosi a un se
hio due rette laterali. La scena dal muro alla bocca del proscenio ha
di
lunghezza 125 piedi parigini e 93 di larghezza. L
muro alla bocca del proscenio ha di lunghezza 125 piedi parigini e 93
di
larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata di
piedi parigini e 93 di larghezza. La platea larga 48 ha una scalinata
di
quattordici scaglioni e un gran palco ducale nel
nata di quattordici scaglioni e un gran palco ducale nel mezzo. Sopra
di
essa si alzano due magnifiche logge, l’una Dorica
iche logge, l’una Dorica e l’altra Jonica, ciascuna con una scalinata
di
quattro sedili. Il nominato autore dell’opuscolo
gressi laterali posti tralla scalinata e ’l proscenio, essendo ornati
di
due ordini diversi dal rimanente. Ma la magnifice
ficenza, la vastità, l’artificio ond’ è costrutto, per cui, mal grado
di
tante centinature, colonne isolate, agetti e risa
dità e magnificenza, non è picciol vanto per l’ Italia e per lo stato
di
Parma il potere additare un teatro tanto magnific
a medesima vastità (per cui ha potuto un tempo servire per una specie
di
naumachia, come dimostrano le antlie e i sifoni,
e pompose rappresentazioni musicali che vi si eseguirono, è il teatro
di
San Giovanni Crisostomo di Venezia. Non fu il pri
musicali che vi si eseguirono, è il teatro di San Giovanni Crisostomo
di
Venezia. Non fu il principe che fe costruirlo, ma
i sostituiti modernamente alle antiche scalinate, cioè con più ordini
di
stanzini collocati a guisa di gabbie l’un sopra l
antiche scalinate, cioè con più ordini di stanzini collocati a guisa
di
gabbie l’un sopra l’altro, i quali avendo l’uscit
’ corridoj, lasciano il passaggio alla voce per dissiparvisi, in vece
di
esser rimandata alla scena. Non può negarsi che t
si che tali stanzini diano alle brigate che vi si chiudono, il comodo
di
conversare, prender rinfreschi e giocare; ma se s
e rappresentazioni, essi riescono a tutt’altro opportuni che a godere
di
uno spettacolo destinato a commuovere per diletta
destinato a commuovere per dilettare. I palchetti del teatro nominato
di
Venezia non bastando al gran concorso che crescev
ia non bastando al gran concorso che cresceva, ebbero indi un aumento
di
tre per ciascun ordine su i lati del proscenio. G
l proscenio. Gli altri teatri Veneti per lo più inalzati sopra rovine
di
antichi edifizj, appartengono parimente al secolo
di antichi edifizj, appartengono parimente al secolo XVII (a riserba
di
quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra
i edifizj, appartengono parimente al secolo XVII (a riserba di quello
di
San Benedetto); ma niuno di essi sembra degno di
mente al secolo XVII (a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno
di
essi sembra degno di sì cospicua città, la quale
(a riserba di quello di San Benedetto); ma niuno di essi sembra degno
di
sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver
uno di essi sembra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi
di
aver prima di ogni altra avuti teatri costruiti a
mbra degno di sì cospicua città, la quale può gloriarsi di aver prima
di
ogni altra avuti teatri costruiti a norma del com
Torelli ed altri cinque cavalieri Fanesi vollero supplire alla spesa
di
un teatro nella patria, e su i disegni dello stes
gni dello stesso Torelli verso il 1670 fecero costruire il bel teatro
di
Fano. Un arco accompagnato a due lunghe rette lat
e rette laterali terminate nel proscenio formano la figura mistilinea
di
tal teatro, la cui lunghezza è di 84 piedi parigi
scenio formano la figura mistilinea di tal teatro, la cui lunghezza è
di
84 piedi parigini, e la larghezza non arriva ai 5
84 piedi parigini, e la larghezza non arriva ai 50. Ha cinque ordini
di
palchetti alla moderna; il proscenio per ogni lat
il proscenio per ogni lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo
di
essi colle figure di Pallade; e nel mezzo vi è sc
i lato ha due pilastri con una nicchia nel mezzo di essi colle figure
di
Pallade; e nel mezzo vi è scritto Theatrum Fortun
a non ha un teatro moderno corrispondente a sì famosa capitale. Niuno
di
quelli che vi si veggono eretti, si avvicina alcu
oco a quegli antichi monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro
di
Marcello. Quello di Tordinona fu opera di Carlo F
monumenti onde abbonda, e specialmente al teatro di Marcello. Quello
di
Tordinona fu opera di Carlo Fontana, e la sua fig
a, e specialmente al teatro di Marcello. Quello di Tordinona fu opera
di
Carlo Fontana, e la sua figura inclina alla circo
avendo nel maggior diametro piedi 52, e nel minore 48. Ha sei ordini
di
palchetti; ma (dice l’autore dell’ opera del Teat
de’ comodi interni, e dell’abbellimento esteriore, non vi è occasione
di
poterne fare neppure un cenno. Molti altri teatri
l meno magnifico a proporzione, tutte volendo partecipare del piacere
di
uno spettacolo pomposo come l’opera in musica. So
me l’opera in musica. Sono dunque da riferirsi a quel tempo il teatro
di
Urbino, in cui si ammirarono le invenzioni del Ge
rarono le invenzioni del Genga esaltate dal Serlio degli alberi fatti
di
finissima seta, prima che la prospettiva avesse i
avesse insegnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza
di
ombre e di punti ben presi: il teatro antico di B
gnato in qualunque occorrenza a mostrare i rilievi a forza di ombre e
di
punti ben presi: il teatro antico di Bologna che
are i rilievi a forza di ombre e di punti ben presi: il teatro antico
di
Bologna che era nella piazza, ma che più non esis
teatro antico di Bologna che era nella piazza, ma che più non esiste,
di
forma quadrata diviso in gran palchettoni: quello
più non esiste, di forma quadrata diviso in gran palchettoni: quello
di
Modena detto della Spelta, opera del cavalier Vig
della Spelta, opera del cavalier Vigarani, distrutto nel 1767: quello
di
Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di
tto nel 1767: quello di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello
di
Pavia: quello di Santo Stefano di Ferrara: quello
llo di Milano che s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello
di
Santo Stefano di Ferrara: quello dell’accademia d
s’incendiò pochi anni sono: quello di Pavia: quello di Santo Stefano
di
Ferrara: quello dell’accademia degl’ Intronati in
accademia degl’ Intronati in Siena rifabbricato verso il 1670: quello
di
Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano di tal
to verso il 1670: quello di Marco Contarini in Piazzuola nel Padovano
di
tal vastità, che nel 1680 vi si videro girar nell
iana del secolo XVII. Fioriscono ne’ primi lustri poeti tragici degni
di
mentovarsi al pari de’ precedenti, il Bracciolini
antichi si prese a tradurre ed imitar con furore il teatro Spagnuolo,
di
cui si corressero alcuni difetti, si adottarono l
illo o Scaramuccia, da cui apprese Moliere; si costruì il gran teatro
di
Parma; e si sostituirono alle antiche scalinate i
si sostituirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri
di
Fano, di Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia.
uirono alle antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano,
di
Bologna, di Modena, di Roma, di Venezia. 71.
antiche scalinate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna,
di
Modena, di Roma, di Venezia. 71. Vicende dell
linate i palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena,
di
Roma, di Venezia. 71. Vicende della Colt. del
palchetti negli altri teatri di Fano, di Bologna, di Modena, di Roma,
di
Venezia. 71. Vicende della Colt. delle Sic. t
ce che il teatro Italiano regolare da principio ma languido e freddo (
di
che è da vedersi però il precedente volume di que
o ma languido e freddo (di che è da vedersi però il precedente volume
di
quest’opera) shandì poi nel passato secolo e nel
handì poi nel passato secolo e nel principio del presente ogni legame
di
regolarità, e lasciate le tragedie e le castigate
egli si avvedrà subito che quel nostro letterato non intese al certo
di
parlare de’ buoni componimenti teatrali da noi me
adottati in un breve periodo del passato secolo, imitati da Italiani
di
pessimo gusto e rappresentati da’ commedianti. E
gusto e rappresentati da’ commedianti. E quando anche qualunque uomo
di
lettere più illustre intendesse collocare in un m
edente. 77. Muratori Annali d’ Italia all’anno 1690. 78. La memoria
di
questo spettacolo ci è pervenuta per una bella di
o ad Ammiano Marcellino, Semiramide introdusse nella sua reggia l’uso
di
mutilare i cortigiani, allorchè ella regnava sott
brei. Claudiano contra Eutropio pretese che i Parti, per raffinamento
di
lascivia, cominciassero a praticarlo per conserva
no per mezzo della castrazione vollero togliere a’ popoli la speranza
di
successione ne’ legittimi signori detronizzati e
o delle deflorazioni. Gli Affricani poveri la convertirono in un ramo
di
commercio abbominevole divenuto necessario per la
lessandro Severo, secondo Elio Lampridio, dava agli eunuchi il titolo
di
terza specie umana, e gli escluse affatto dal suo
cluse affatto dal suo servigio, confinandogli ai bagni delle femmine;
di
che è da vedersi Lorenzo Pignorio de Servis &
vis & eorum apud veteres ministeriis nel tomo III de’ Supplimenti
di
Giovanni Poleni alle Antichità del Grevio e del G
Poleni alle Antichità del Grevio e del Gronovio. Per una descrizione
di
Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gy
viamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori
di
palle. 82. L. III, § 4, 5, & 6 Ad Legem Corn
cuni declamatori traspiantati in Italia sono venuti ad inveire contro
di
essa per tale usanza; ma con filosofica saviezza
essa per tale usanza; ma con filosofica saviezza si sono ben guardati
di
accennare neppure a mezza bocca che la Spagna ugu
di accennare neppure a mezza bocca che la Spagna ugualmente partecipi
di
questa vergogna. E’ ciò in essi mala fede o ignor
oranza? Io avea nel fior degli anni miei inteso cantare per le chiese
di
Napoli el tiple (il soprano) Pepito castrato Spag
gna; e poi il rividi e l’ascoltai in Madrid per più anni in compagnia
di
Narciso ed altri più oscuri castrati tutti Spagnu
arciso ed altri più oscuri castrati tutti Spagnuoli. La Real Cappella
di
quella Corte (al cui servizio è addetto il nomina
nne son moltissimi anni il suo congedo) è servita da un numeroso coro
di
castratini educati espressamente in un collegio p
are in essa le divine laudi. Nella Real Chiesa dell’ Incarnazione pur
di
Madrid allevasi altro simil coro di evirati. Ciò
eal Chiesa dell’ Incarnazione pur di Madrid allevasi altro simil coro
di
evirati. Ciò è storia nota in Europa; e il celebr
iò è storia nota in Europa; e il celebre Giorgio Luigi Le Clerc conte
di
Buffon riconobbe in Ispagna non meno che in Itali
quando è Italiano un cantante smaschiato? 89. Di ciò non ha lasciato
di
far menzione l’eruditissimo sig. Ab. Arteaga nell
verlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita
di
Malherbe a Parigi nel 1672. 92. Pinac. dell’Eri
partirsi dalla prima. Era al contrario un ritratto naturale del volto
di
un villano dell’ Acerra brutto e naturalmente buf
gnuolo riceve in questo secolo un aumento prodigioso. Il lungo regno,
di
Filippo IV amator della poesia, e poeta egli stes
lungo regno, di Filippo IV amator della poesia, e poeta egli stesso,
di
cui abbiamo il Conde de Essex ed altri componimen
onde de Essex ed altri componimenti drammatici, dié agio alla nazione
di
fecondare il gusto del monarca, e sbucciarono da
e sbucciarono da per tutto i bell’ingegni. Fiorì principalmente sotto
di
lui il famoso D. Pedro Calderòn de la Barca, assa
e con ingiustizia. Gli uni lo deificarono; gli altri inveirono contra
di
lui, qual mostro e corruttore del teatro. Non mer
itava l’idolatria del grosso della nazione, né l’invettive sanguinose
di
certi letterati forestieri e nazionali. D. Blàs d
samente ha declamato contra le stravagante, gli errori, e l’ignoranza
di
Calderone. Senza dubbio questo poeta mostrò a pro
e l’ignoranza di Calderone. Senza dubbio questo poeta mostrò a prova
di
non conoscer veruna delle regole, le quali é più
lirico, e per lo più stravagante: abbellì i vizi, e diede un aspetto
di
virtù alle debolezze: se alcun componimento di ma
zi, e diede un aspetto di virtù alle debolezze: se alcun componimento
di
mal esempio, qual é il Galàn sin Dama: molti ne s
Patricio, e ’l Joseph de las Mugeres, e altri: cadde in mille errori
di
mitologia, di storia, di geografia: non vide gl’i
l Joseph de las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia,
di
storia, di geografia: non vide gl’inconvenienti i
las Mugeres, e altri: cadde in mille errori di mitologia, di storia,
di
geografia: non vide gl’inconvenienti inevitabili
e ha maneggiato la lingua con maggior grazia, facilità ed eleganza. I
di
lui ritratti non rassomigliano veramente agli ori
suoi. Oggi che siamo più lontani dalle bizzarrie della cavalleria, i
di
lui personaggi ne sembrano tutti Rodomonti, e le
lla cavalleria, i di lui personaggi ne sembrano tutti Rodomonti, e le
di
lui dame tante Pentesilee erranti. Ma Calderòn ci
me tante Pentesilee erranti. Ma Calderòn ci ha prevenuto nel comporre
di
pressoché un secolo e mezzo, ed era vicinissimo a
ridicolezza col suo falsissimo Don Quixote. Era cosa comune a’ tempi
di
Calderone, che un cavaliere prendesse di notte il
te. Era cosa comune a’ tempi di Calderone, che un cavaliere prendesse
di
notte il mantello, la spada e ’l pugnale, e andas
a dama, e si battesse per nulla con chi passava. Per giudicar diritto
di
un autor comico, bisogna trasportarsi al di lui s
ava. Per giudicar diritto di un autor comico, bisogna trasportarsi al
di
lui secolo. Del resto in certi suoi componimenti
o molti tratti patetici e degni d’attenzione. E tralle commedie dette
di
Capa y Espada, nelle quali osserva più regolarità
uesto perché, questo spirito elettrico che sfugge al tatto grossolano
di
certi freddi censori di Calderòn e degli scrittor
rito elettrico che sfugge al tatto grossolano di certi freddi censori
di
Calderòn e degli scrittori di componimenti regola
atto grossolano di certi freddi censori di Calderòn e degli scrittori
di
componimenti regolatissimi e noiosissimi che muoi
o appena nati. Incredibile é il numero de’ contemporanei e successori
di
Calderòn seguaci della di lui scuola. Si farebbe
é il numero de’ contemporanei e successori di Calderòn seguaci della
di
lui scuola. Si farebbe un volume inutile favellan
ci della di lui scuola. Si farebbe un volume inutile favellando molto
di
Montalvàn, Godinez, Bocangel, Tirsi de Molina, Di
ina, Diamante, Roxas, Zamora, Alarcòn, Velez, Fregoso, Paz, Zarate, e
di
altri cento commediografi, i quali si abbandonaro
ione calda e disordinata, usando un gergone incomprensibile, composto
di
metafore matte, enigmatiche e gigantesche, e riem
tte, enigmatiche e gigantesche, e riempiendo le loro favole sregolate
di
ripetute impertinenti descrizioni e dipinture di
oro favole sregolate di ripetute impertinenti descrizioni e dipinture
di
cavalli, tori, armature, navi, giardini, palagi,
, armature, navi, giardini, palagi, naufragi, duelli, e Combattimenti
di
mare e di terra. Per la qual cosa non pochi giudi
, navi, giardini, palagi, naufragi, duelli, e Combattimenti di mare e
di
terra. Per la qual cosa non pochi giudiziosi scri
la qual cosa non pochi giudiziosi scrittori nazionali si lusingarono
di
arrecar l’inondazione colle loro letterarie quere
, e nel secolo seguente Luzàn, Mayàns, Nasarre, e Montiano contra più
di
dodicimila componimenti drammatici, lavorati sul
ar loro gli errori sulle unità. Tali sono alcune delle tante commedie
di
Roxas, La-Hoz, Candàmo, Alarcòn, Zamora, Solis, e
dàmo, Alarcòn, Zamora, Solis, e Moreto. Ben maneggiato é il carattere
di
D. Claudio nell’Hechizado por fuerza, commedia di
iato é il carattere di D. Claudio nell’Hechizado por fuerza, commedia
di
D. Antonio Zamora. E’ grazioso quello di D. Lucas
chizado por fuerza, commedia di D. Antonio Zamora. E’ grazioso quello
di
D. Lucas del Cigarral di D. Francesco Roxas. Vago
dia di D. Antonio Zamora. E’ grazioso quello di D. Lucas del Cigarral
di
D. Francesco Roxas. Vago e ben espresso é il cara
el Cigarral di D. Francesco Roxas. Vago e ben espresso é il carattere
di
D. Domingo de D. Blàs di Ruiz de Alarcòn. L’Ampa
o Roxas. Vago e ben espresso é il carattere di D. Domingo de D. Blàs
di
Ruiz de Alarcòn. L’Amparar al Enemigo, e la Xitan
às di Ruiz de Alarcòn. L’Amparar al Enemigo, e la Xitanilla de Madrid
di
D. Antonio Solis, di poco peccano contra l’unità,
. L’Amparar al Enemigo, e la Xitanilla de Madrid di D. Antonio Solis,
di
poco peccano contra l’unità, e quanto alla verità
so del medesimo autore é una commedia regolare che contiene un’azione
di
ventiquattr’ore, costumi ben delineati, e stile g
o Corneille e intitolata l’Amour à la mode. La Confusion de un Jardin
di
D. Agustin Moreto contiene un’azion regolare che
egolata, ma vi si trovano pennelleggiate con tal maestria le passioni
di
una donna bizzarra, che si farà sempre veder con
Che vivacità in Moreto! Che delicato contrasto d’un orgoglio antico e
di
un amor nascente nel cuor di Diana! Che interesse
elicato contrasto d’un orgoglio antico e di un amor nascente nel cuor
di
Diana! Che interesse nella favola progressivament
n aver gli spagnuoli conosciuta la tragedia; poiché in tante migliaia
di
componimenti teatrali, oltre alle pochissime già
me confessa il Montiano nel primo discorso sulle tragedie. Il Pompeyo
di
Cristoforo de Mesa impresso nel 1618 comparisce i
, ritorna in Lesbo, e va a morire in Egitto. Hercules Furente y Oeteo
di
Zarate pubblicato pel 1651 é similmente irregolar
blicato pel 1651 é similmente irregolare. Una traduzione della Troade
di
Seneca fatta da D. Joseph de Salas uscì nel 1633
ca fatta da D. Joseph de Salas uscì nel 1633 in Madrid, ed é tacciata
di
somma gonfiezza. Doña Inés de Castro di Mexia de
1633 in Madrid, ed é tacciata di somma gonfiezza. Doña Inés de Castro
di
Mexia de la Cerda, e Los Siete Infantes de Lara d
oña Inés de Castro di Mexia de la Cerda, e Los Siete Infantes de Lara
di
Velarde, non meritano il nome di tragedie per la
Cerda, e Los Siete Infantes de Lara di Velarde, non meritano il nome
di
tragedie per la mescolanza delle buffonerie ne’ p
rogativa reale, e dall’altro i parlamentari, pieni d’idee gigantesche
di
libertà e uguaglianza presbiteriana; ambivano ann
niversale un buon re sentenziato da’ rei vassalli passar dal trono su
di
un palco; e lo stato che non avea sofferto nel re
sofferto nel re legittimo un’autorità soverchia, sotto nomi speciosi
di
repubblica e di protezione si trovò effettivament
legittimo un’autorità soverchia, sotto nomi speciosi di repubblica e
di
protezione si trovò effettivamente schiavo d’un u
wel con insolenza e villania, come l’altro da lui convocato, composto
di
suoi parziali, scelti fra ’l popolaccio nel 1653,
i parziali, scelti fra ’l popolaccio nel 1653, chiamato per derisione
di
Barebonne, cioé osso spolpato, tra’ cui atti ridi
ità. Il periodo che precede, e quello che segue le grandi rivoluzioni
di
uno stato, fan tacere ugualmente e rimpiattar le
r le arti. Rari adunque furono i buoni poeti teatrali fino al ritorno
di
Carlo II. Ne fiorì alcuno nelle intermissioni del
gonista, tragedia disegnata secondo il gusto antico, e tre gl’inglesi
di
quel tempo l’unica che non ha mescolanza di ridic
antico, e tre gl’inglesi di quel tempo l’unica che non ha mescolanza
di
ridicolo. Dal 1660 sotto la corte brillante di Ca
che non ha mescolanza di ridicolo. Dal 1660 sotto la corte brillante
di
Carlo II, amante della poesia e de’ piaceri, rico
quale divenne cattolico sotto Giacomo II, e morì nel 1701, fu autore
di
tanti componimenti drammatici in più d’un genere
onsiderarlo come il Lope de Vega d’Inghilterra. Niuno comprese meglio
di
Dryden la decenza e la delicatezza dell’arte, e n
ar il gusto introdotto nel suo paese. Per altro egli meritò gli elogi
di
Alessandro Pope. Il traduttor di Giovenale, Tomma
ese. Per altro egli meritò gli elogi di Alessandro Pope. Il traduttor
di
Giovenale, Tommaso Shadwell, morto nel 1693, comp
venale, Tommaso Shadwell, morto nel 1693, compose per lo teatro, dopo
di
aver letto Molière. Il suo Avaro é una traduzione
rimarchevole nel teatro inglese l’arditezza della satira. Nell’Avaro
di
Shadwell dice a tavola un dissoluto a una meretri
questo misero ditale da’ cucire; dammi un altro bicchiere, e sia uno
di
quelli che adopra il tuo curato non-conformista d
conferenza; dammelo grande quanto la coppa del re Giovanni, o quella
di
Calvino che in Ginevra si conserva come una reliq
ico dilicato. Le sue commedie passano per le più piacevoli e graziose
di
tutto il teatro inglese. Ma il Molière della Gran
ière della Gran Brettagna fu il celebre Wycherley, caro alla duchessa
di
Cleveland favorita del re. Uomo d’ingegno, osserv
lari, sebbene la scena non n’é stabile, e suol passarsi da una camera
di
conversazione a una di dormire, a un’altra casa,
non n’é stabile, e suol passarsi da una camera di conversazione a una
di
dormire, a un’altra casa, a un’osteria, in piazza
ro inglese le persone nobili e titolate. Nell’atto II della sua Donna
di
Contado così favella un nobile sciocco che teme l
rza comica: «Gli autori drammatici oggigiorno per un nulla son capaci
di
esporre una persona nobile in commedia. I loro pr
orre una persona nobile in commedia. I loro predecessori contentavano
di
prendere i personaggi ridicoli fra’ servi: ma que
oncelli odierni cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri;
di
modo che io da sei anni vo differendo di prendern
a’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo differendo
di
prenderne il titolo per timore d’esser pollo in i
fferendo di prenderne il titolo per timore d’esser pollo in iscena, e
di
farvi una figura ridicola». Seguendo l’indole del
ura ridicola». Seguendo l’indole delle commedie inglesi, le dipinture
di
Wycherley son forti, oscene, e satiriche. Nell’at
Dovevate anzi pensare, che noi donne al pari degli uomini ci serviamo
di
questa maschera per ingannar il pubblico. La nost
nore de’ grandi.» Questa commedia é ben condotta; ma il suo argomento
di
un dissoluto che si spaccia per eunuco per ingann
ento di un dissoluto che si spaccia per eunuco per ingannare i mariti
di
Londra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce n
ssoluto che si spaccia per eunuco per ingannare i mariti di Londra, i
di
lui progressi, Lady Fidget ch’esce nell’atto IV c
ndra, i di lui progressi, Lady Fidget ch’esce nell’atto IV col catino
di
porcellana guadagnato, l’azione e i discorsi dell
o e sorpassano talvolta in oscenità l’antica commedia greca. Le altre
di
lui commedie più pregiate sono l’Amore in un Bosc
medie più pregiate sono l’Amore in un Bosco, rappresentata sul teatro
di
Londra nel 1762, il Gentiluomo maestro di Ballo,
o, rappresentata sul teatro di Londra nel 1762, il Gentiluomo maestro
di
Ballo, e l’Uomo Franco, tradotta e imitata dal si
uomo maestro di Ballo, e l’Uomo Franco, tradotta e imitata dal signor
di
Voltaire nella Prude, o Gardeuse de Cassette. Il
to Wycherley. Giacomo II, uscendo della sua rappresentazione, domandò
di
colui che l’avea scritta, e sapendo che da sette
e sapendo che da sette anni, li trovava in carcere per non aver modo
di
soddisfare i creditori, ordinò che si liberasse,
suo mantenimento con una pensione. Wycherley fu marito della contessa
di
Drogheda, e morì nel 1715. Non mancano, generalme
no, generalmente parlando, i surriferiti comici inglesi d’invenzione,
di
fantasia, di forza, di calore, né di piacevolezza
nte parlando, i surriferiti comici inglesi d’invenzione, di fantasia,
di
forza, di calore, né di piacevolezza. Ma vi si de
do, i surriferiti comici inglesi d’invenzione, di fantasia, di forza,
di
calore, né di piacevolezza. Ma vi si desidera la
iti comici inglesi d’invenzione, di fantasia, di forza, di calore, né
di
piacevolezza. Ma vi si desidera la scelta, la ven
dipinture, per cui Terenzio sovrasta a tutti i suoi posteri, l’unità
di
disegno nel tutto e la verità, l’esattezza, la pr
e finalmente il gusto, l’amenità, la delicatezza della satira comica
di
Molière. Alemano. Comparve in Alemagna nel
tica che fino a quel tempo non ben conobbero. Fu questi Martino Opitz
di
Boberfeld, il quale nel 1627, epoca della prima p
i Boberfeld, il quale nel 1627, epoca della prima produzione teatrale
di
Pietro Corneille, trasportò in tedesco le Troiane
duzione teatrale di Pietro Corneille, trasportò in tedesco le Troiane
di
Seneca: nel 1627 tradusse l’opere del Rinuccini i
in occasione del matrimonio della sorella dell’elettore col Langravio
di
Hesse: nel 1633 imitò un’altra opera italiana int
ra opera italiana intitolata Giuditta; e nel 1636 tradusse l’Antigona
di
Sofocle. Tutti questi componimenti regolari e scr
e scritti con eleganza superiore a quanto colà si era prodotto prima
di
lui, ballarono, sì, per additare il sentiero; ma
Egli fu con debolezza fecondato da alcuni scrittori, i quali, perduta
di
mira la natura, correvano dietro a una luce efime
co, dal 1650 al 1665 pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina
di
Georgia, la Morte di Papiniano, Carlo Stuardo, tr
pubblicò l’Arminio, Cardenio e Celinda, Caterina di Georgia, la Morte
di
Papiniano, Carlo Stuardo, tragedie; Santa Felicit
arlo Stuardo, tragedie; Santa Felicita, tratta da una tragedia latina
di
Niccolò Causin, i Gibeoniti, traduzione d’una tra
na di Niccolò Causin, i Gibeoniti, traduzione d’una tragedia olandese
di
Vondel, la Nutrice, tradotta da una commedia ital
dia olandese di Vondel, la Nutrice, tradotta da una commedia italiana
di
Girolamo Razzi, il Pastore stravagante da una fra
ia italiana di Girolamo Razzi, il Pastore stravagante da una francese
di
Giovanni De la Lande, e gli Assurdi Comici, e l’U
iale tagliacantone, commedie, e Piasto, e Majuma, opere. Il mal gusto
di
siffatti componimenti giunse all’eccesso per mezz
e. Il mal gusto di siffatti componimenti giunse all’eccesso per mezzo
di
Daniel Gasparo di Lohenstein. Egli compose cinque
siffatti componimenti giunse all’eccesso per mezzo di Daniel Gasparo
di
Lohenstein. Egli compose cinque tragedie, Epicari
m nel 1673, e Sofonisba, e Cleopatra nel l682, le quali, benché piene
di
mostruosità, presentano di quando in quando alcun
Cleopatra nel l682, le quali, benché piene di mostruosità, presentano
di
quando in quando alcuni lampi d’ingegno non dispr
o alcuni lampi d’ingegno non dispregevoli. Uno de’ più noti imitatori
di
Lohenstein fu Giovanni Cristiano Hallmann, il qua
lauditi. Alla ridicola gonfiezza de’ nominati drammatici lusingandosi
di
far argine Cristiano Weisse, rettore del collegio
ici lusingandosi di far argine Cristiano Weisse, rettore del collegio
di
Zittau, precipitò nel basso e nel triviale. Egli
i scolari del suo collegio, donde passarono agli altri più principali
di
Alemagna, tutto congiurava a tener lontano da que
care il concorso per mezzo dei gran drammi politici ed eroici, spezie
di
tragedie grossolane condite dalle buffonerie di H
ici ed eroici, spezie di tragedie grossolane condite dalle buffonerie
di
Hanns Wourst (Giovanni Bodino), ch’é l’Arlecchino
il buffone del teatro alemano. Con giusta ragione adunque il filosofo
di
Sans-souci, parlando dello stato delle arti nel B
Ciò che da noi si chiama tragedia, é una mera mescolanza mostruosa$g
di
gonfiezze e bassezze buffonesche, ignorando i nos
he una farsa grossolana che ristucca e dispiace a chiunque abbia fior
di
, gusto, di buon costume, e di politezza. La regin
a grossolana che ristucca e dispiace a chiunque abbia fior di, gusto,
di
buon costume, e di politezza. La regina Sofia Car
stucca e dispiace a chiunque abbia fior di, gusto, di buon costume, e
di
politezza. La regina Sofia Carlotta tratteneva in
a noi alcuni buoni musici. Nella corte erasi introdotta una compagnia
di
attori francesi, che rappresentava i componimenti
ta una compagnia di attori francesi, che rappresentava i componimenti
di
Molière, di Corneille ec.» Infatti dopo la Dafne
gnia di attori francesi, che rappresentava i componimenti di Molière,
di
Corneille ec.» Infatti dopo la Dafne di Opitz, e
va i componimenti di Molière, di Corneille ec.» Infatti dopo la Dafne
di
Opitz, e l’Elena e Paride, rappresentata in Dresd
era nel luogo della sua residenza. Una se n’eresse ancora nella città
di
Amburgo. I tedeschi pensarono a formarsi un’opera
male, che spaventati dalle critiche degl’intelligenti, tralasciarono
di
comporne; e così l’opera italiana, e la commedia
ivoco puerile alle croci del calvario e alla Calle de las Tres Cruces
di
Madrid. Con simile equivoco si dice che la samari
al mondo, e questo personaggio per concedergliela richiede il parere
di
Mosé, Giobbe, Davide, e Geremia; questi consiglie
le nostre buffe e servette, avanti a Theos ch’é Gesù Cristo venuto su
di
una nave a redimere il mondo, dice del mare: … P
queste sono le colpe leggieri degli auti, per le quali mi é piaciuto
di
darli in parte a conoscere più che per gli gravi
ale, cantava il Tantum ergo, dodici anni addietro riempivano i teatri
di
Madrid, e si videro proibiti dall’avvedutezza del
se il ridicolo, come altresì dell’eccellenza della ricchissima lingua
di
tal nazione che si presta con grazia e lindura al
o secolo, in cui anco nel settentrione vanno sorgendo buoni imitatori
di
Terenzio, Machiavelli, Wycherley e Moliere. Non p
farsa piacevole atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle
di
Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares
atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o
di
Moliere. Le favole del Cañizares da me vedute rip
tañès en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie
di
Cimone del Boccaccio, il quale non per amore ma p
caltro, cangiamento che si rende verisimile per la durata dell’azione
di
più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittu
tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta
di
nobilità in ogni incontro. Il titolo del Domine L
in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia
di
Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo
tudente delle montagne Asturiane sommamente goffo ed ignorante, ed il
di
lui zio che esercita l’avogheria, non è meno ridi
dare a Don Lucas il quale però ama l’altra sciocca e semplice al pari
di
lui. Aumenta il ridicolo del carattere di Don Luc
sciocca e semplice al pari di lui. Aumenta il ridicolo del carattere
di
Don Lucas il capriccio di voler fare esperienza d
i di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di Don Lucas il capriccio
di
voler fare esperienza di Leonora a lui promessa,
colo del carattere di Don Lucas il capriccio di voler fare esperienza
di
Leonora a lui promessa, e prega un suo amico che
fare esperienza di Leonora a lui promessa, e prega un suo amico che è
di
lei occulto amante, a fingere di amarla, e gliene
promessa, e prega un suo amico che è di lei occulto amante, a fingere
di
amarla, e gliene dà tutto l’agio. Il primo che ab
sato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze fu l’autore
di
una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede
diziosa traduzione in versi coll’ assonante del Pregiudizio alla moda
di
M. La Chaussée intitolandola la Razon contra la m
re comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta
di
una buona versificazione, della lingua pura, e de
uale, ad onta di una buona versificazione, della lingua pura, e della
di
lui natural vivacità e grazia, riuscì debole nel
ridiculo DonSancho che rimase inedita. Essendosi compiaciuto l’autore
di
permettermene la lettura, vi ammirai pari armonia
e la lettura, vi ammirai pari armonia nella versificazione e felicità
di
locuzione, ma parvemi priva di energia e d’intere
rmonia nella versificazione e felicità di locuzione, ma parvemi priva
di
energia e d’interesse nella favola e nel costume.
anche una riforma del Parecido en la Corte, in cui l’ autore procurò
di
guardare le unità, ma non ritenne le grazie dell’
commedia intitolata Hacer que hacemos, cui noi potremmo dar il titolo
di
Ser Faccendone. L’autore a me ignoto si occultò s
ccendone. L’autore a me ignoto si occultò sotto il nome anagrammatico
di
Don Tirso Ymareta. L’inazione di questa favola si
occultò sotto il nome anagrammatico di Don Tirso Ymareta. L’inazione
di
questa favola si chiude in un giorno con particol
on particolare nojosità. L’autore avea in mente un embrione accozzato
di
molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrar
L’autore avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli
di
un uomo che vuol mostrarsi affaccendato, ma gli m
tempo del Calderone venne fuori una favola più mostruosa del Koulicàn
di
un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fan
Koulicàn di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fanfaluche
di
quelle che portano il titolo di Marta Romorandina
ndo si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo
di
Marta Romorandina mostruosità insipidissime di tr
che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipidissime
di
trasformazioni e magie, che nella state del 1782
pidissime di trasformazioni e magie, che nella state del 1782 per più
di
un mese si recitarono con maraviglioso concorso o
iorno? Quando si tradussero ottimi drammi forestieri più scioccamente
di
quello che Don Ramòn La Cruz ed altri simili poet
più rozzi d’ogni nazione si sono poste in iscena favole più incondite
di
quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusiva
vamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago
di
Astracan, del Mago del Mogol? Io non ne nomino i
la Biblioteca del Sampere per morire in coro in siffatto scartabello,
di
cui in Ispagna altri già più non favella se non c
e, benchè non se ne sia rappresentata che una sola, le quali meritano
di
conoscersi. Due di esse scritte sin dal 1786 non
sia rappresentata che una sola, le quali meritano di conoscersi. Due
di
esse scritte sin dal 1786 non hanno veduta la luc
86 e 1788. Appartengono le inedite a Don Leandro Fernandez de Moratin
di
Madrid degno figliuolo del prelodato Don Nicolas
ra la Mogigata, che tra noi può intitolarsi la Bacchettona, trattando
di
una donna che si fa credere chiamata a monacarsi.
carsi. Un perverso tutore (ecco il soggetto della prima) a condizione
di
non essere astretto a dar conto dell’amministrazi
ll’amministrazione de’ beni d’Isabella sua pupilla che conta poco più
di
tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un ve
upilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa
di
un vecchiaccio caduco, mal sano, rantoloso che ne
ante e trova Isabella sposata a Don Rocco suo corrispondente, in casa
di
cui viene ad albergare. La virtù e la passione de
to. Egli si determina a partire e gire in America. Ella sente il tiro
di
leva, sviene, e ripigliati i sensi obbliga Don Ro
è nel buon genere tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali
di
una fanciulla di quindici a venti anni con un vec
tenero ed insinua l’avversione alle nozze disuguali di una fanciulla
di
quindici a venti anni con un vecchio che ne ha sc
anciulla di quindici a venti anni con un vecchio che ne ha scorsi più
di
settanta. Il giudizio, la regolarità, la morale,
e la locuzione eccellente, ne formano i pregi principali. Merita ben
di
essere dagli esteri conosciuta, singolarmente per
onosciuta, singolarmente per le seguenti cose: per le piacevoli scene
di
Don Rocco col suo domestico Muñoz; per quelle d’I
nuova produce tutto l’effetto; per quella in cui Isabella ode il tiro
di
leva del vascello nel quale è imbarcato l’amante;
uo cuore al marito, detesta l’ inganno del tutore, assegna le ragioni
di
non aver ella parlato chiaro, rifondendone la cag
e che si dà alle donne onde si avvezzano alla dissimulazione. Piacemi
di
tradurre per saggio buona parte della dilicata sc
i? Ti rammenti, Isabella ... Isa. Io vengo meno ... Gio: Quando
di
nostra sorte appien contenti D’un innocente amo
m più mai, Lungi da te cercherò climi ignoti. Tu la memoria almen
di
tanto affetto Serba, mia cara; altro da te non
ione perchè tratte con garbo dal puro tesoro della natura. Due coppie
di
personaggi dissimili, cioè due fratelli e due cug
alità che al ridicolo. Nè due fratelli vedesi l’immagine degli Adelfi
di
Terenzio. Don Martino simile a Demea burbero, dif
alla sincerità, alla beneficenza. Trionfa la gioviale ragionevolezza
di
Don Luigi e l’amabile franchezza di Agnese al con
rionfa la gioviale ragionevolezza di Don Luigi e l’amabile franchezza
di
Agnese al confronto dell’aspro e tetro umore di D
l’amabile franchezza di Agnese al confronto dell’aspro e tetro umore
di
Don Martino e dell’ipocrisia di Chiara. Ma questi
al confronto dell’aspro e tetro umore di Don Martino e dell’ipocrisia
di
Chiara. Ma questi caratteri disviluppandosi con m
uppandosi con maestrevole economia lasciano alla bacchettona il posto
di
figura principale nel quadro ossia nell’azione ch
ale nel quadro ossia nell’azione che consiste nel discoprimento della
di
lei falsa virtù e santità, per mezzo di un tentat
siste nel discoprimento della di lei falsa virtù e santità, per mezzo
di
un tentato matrimonio clandestino. Discostandosi
no i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della simulazione
di
Chiara: le due seguenti ove si manifesta il carat
seguenti ove si manifesta il carattere leggiero, stordito e libertino
di
Claudio gli artifizj dell’ astuto Pericco proprj
n nuova grazia a’ moderni costumi Spagnuoli. Anima l’atto II un colpo
di
teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera
Spagnuoli. Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia
di
Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella,
I un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà
di
Agnese, perchè quella, per discolparsi di un suo
a di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella, per discolparsi
di
un suo errore, all’arrivo di suo padre prende il
i Agnese, perchè quella, per discolparsi di un suo errore, all’arrivo
di
suo padre prende il linguaggio melato degl’ ipocr
cugina. Nell’atto III son da notarsi le seguenti cose: un altro colpo
di
bacchettona allorchè Chiara parlando delle sue no
dire al padre: la scena in cui Don Luigi vorrebbe che ella si fidasse
di
lui e gli dicesse se inclini allo stato conjugale
tato conjugale, ed ella punto non fidandosi continua sempre col tuono
di
bacchettona: l’artificio con cui si prepara lo sc
, ma sapendo che si faceva religiosa, fa la sua disposizione a favore
di
Agnese e muore. Ciò forma la disperazione ed il c
uore. Ciò forma la disperazione ed il castigo dell’avido Don Martino,
di
Claudio e di Chiara. Tutto per essi è sconcerto,
ma la disperazione ed il castigo dell’avido Don Martino, di Claudio e
di
Chiara. Tutto per essi è sconcerto, amarezza, dis
e magnanima intercede per la cugina da cui era stata offesa, promette
di
rinunziarle i beni ereditati per non lasciarla ca
e io stessa, se non sei tu lieta. Queste due commedie bene scritte
di
un giovane poeta pieno di valore e di senno, le q
lieta. Queste due commedie bene scritte di un giovane poeta pieno
di
valore e di senno, le quali secondate potrebbero
ueste due commedie bene scritte di un giovane poeta pieno di valore e
di
senno, le quali secondate potrebbero formare una
rivoluzione nelle scene ispane, non si sono accettate da’ commedianti
di
Madrid. Io converrei seco loro per la seconda fin
nuocono alle belle arti le mignatte periodiche e gli scarabocchiatori
di
ciechi Colpi d’occhio, nuoce all’avanzamento del
re due commedie impresse appartengono a Don Tommaso de Yriarte autore
di
altre note produzioni letterarie. S’intitolano el
tò in Madrid nel Coral del Principe nel 1788, e piacque. La dipintura
di
un giovane educato con moine e carezze senza veru
ertinaggio, dovè interessare per gli effemminati sbalorditi originali
di
tal dipintura, i quali abbondano nelle società cu
intura, i quali abbondano nelle società culte e numerose. I caratteri
di
Don Mariano mal educato, della Madre che chiama a
ato, della Madre che chiama amor materno la cieca sua condiscendenza,
di
Donna Monica venturiera che si finge dama e serve
condiscendenza, di Donna Monica venturiera che si finge dama e serve
di
zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed es
a Monica venturiera che si finge dama e serve di zimbello in una casa
di
giuoco, sono comici ed espressi con verità e dest
sono comici ed espressi con verità e destrezza. Conveniente è quello
di
Don Cristofano tutore e zio del Signorino accarez
chi sicofanti. La favola consiste nel discoprimento e nella punizione
di
D. Monica e nell’esiglio di D. Mariano per essere
siste nel discoprimento e nella punizione di D. Monica e nell’esiglio
di
D. Mariano per essere stato sorpreso in un giuoco
conseguenza il dolore della madre ed il matrimonio che non interessa
di
Flora con Fausto. L’azione è condotta regolarment
stile proprio della scena comica, e colla solita buona versificazione
di
ottonarj coll’ assonante. Alcuno troverà soverchi
hie le operazioni della favola nel periodo che si racchiude dall’ ora
di
sesta all’annottare. Il trage de por la mañana di
racchiude dall’ ora di sesta all’annottare. Il trage de por la mañana
di
D. Mariano indica ch’egli venga a casa prima dell
ha desinato in sua casa, non faceva uopo dirsene un motto? La venuta
di
D. Monica nell’atto III in casa di D. Cristofano
a uopo dirsene un motto? La venuta di D. Monica nell’atto III in casa
di
D. Cristofano dopo essere stata ravvisata per una
sata per una ostessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo
di
lei biglietto poteva invitarsi D. Martino al giuo
invitarsi D. Martino al giuoco e rimetterglisi le lettere falsificate
di
Fausto e Flora. Soprattutto vi si desidererà più
o ne’ passi dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli
di
questa favola le origini della corruzione del car
ù lodevoli di questa favola le origini della corruzione del carattere
di
D. Mariano indicate ottimamente nella 2 scena del
ere di D. Mariano indicate ottimamente nella 2 scena dell’ atto I: la
di
lui vita oziosa descritta da lui stesso in pochi
nella 7 del medesimo atto25: l’incontro comico della 13 dell’atto II
di
D. Monica dama riconosciuta per Antonietta di Gra
o della 13 dell’atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta
di
Granata ed i di lei artificj per ismentir D. Alfo
atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata ed i
di
lei artificj per ismentir D. Alfonso. Gettata sul
entata, in cui si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione
di
un padre spensierato, come nell’altra è una madre
costume del figliuolo: vi si vede una D. Ambrosia vedovetta trincata
di
dubbia fama, che alimenta nella Pepita capriccios
nte, tutte le dissipazioni della gioventù senza costume, e fomenta la
di
lei sconsigliata propensione per un vagabondo cia
ciarlatano; come nell’altra favola D. Monica contribuisce alla ruina
di
D. Mariano: D. Eugenio onorato cavaliere che ama
: D. Basilio che fa riconoscere nel finto Marchese un vero truffatore
di
mestiere, corrisponde a D. Alfonso, per cui è sco
coverta la falsa dama dell’altra favola. Il viluppo e lo scioglimento
di
questa è fondato, come nella precedente, nell’art
ioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’artificio
di
due finte lettere. La critica che tende alla perf
che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazione
di
Pepita, se la di lei Zia si mostrasse meno pungen
risalterebbero gli effetti della pessima educazione di Pepita, se la
di
lei Zia si mostrasse meno pungente in ogni incont
a conferenza deliberativa col medesimo e con la Zia: che il carattere
di
Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non d
Bartolo portato a tutto sapere e tutto dire non dovrebbe permettergli
di
tacer come fa in tutta la commedia l’ importante
in tutta la commedia l’ importante secreto della finta lettera posta
di
soppiatto in tasca di D. Eugenio, che egli non ig
l’ importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca
di
D. Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I:
a sin dall’atto I: che in una favola che l’autore vuol far cominciare
di
buon mattino e terminar prima di mezzodì, non par
ola che l’autore vuol far cominciare di buon mattino e terminar prima
di
mezzodì, non pare che possano successivamente acc
onversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena
di
ricamare in campagna, un giuoco di tresillo, indi
i, trame, deliberazioni, una scena di ricamare in campagna, un giuoco
di
tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merend
a scena di ricamare in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro
di
ventuna, ballo, merenda, accuse contro D. Eugenio
allo, merenda, accuse contro D. Eugenio e D. Chiara, discolpe, arrivo
di
un nuovo personaggio &c. Checchessia però di
ra, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio &c. Checchessia però
di
tutto ciò la favola merita molta lode per la rego
, per l’ottima veduta morale, per le naturali dipinture de’ caratteri
di
Pepita, D. Ambrosia, D. Gonzalo e del Marchese, n
chese, nel quale con molta grazia si mette in ridicolo il raguettismo
di
coloro che sconciano il proprio linguaggio castig
gli atti delle commedie, o sono alcuni antichi entremeses buffoneschi
di
non molti interlocutori che continuano a recitars
i per lo più dopo l’atto I, o sono sainetes 26, favolette più copiose
di
attori e più proprie de’ tempi presenti, perchè v
la giusta forma, essi a poco a poco introdurrebbero la bella commedia
di
Terenzio e Moliere. Ciò pare che facciano sperare
o e Moliere. Ciò pare che facciano sperare le lodate commedie inedite
di
Don Leandro de Moratin e le ultime impresse di Do
odate commedie inedite di Don Leandro de Moratin e le ultime impresse
di
Don Tommaso Yriarte. Ma coloro che in tutta la mi
dimora in Madrid dal settembre del 1765 alla fine del 1783 fornirono
di
tramezzi le patrie scene, non seppero mai dar sì
ro mai dar sì bel passo, 1 perchè non si avvisarono d’imparar l’ arte
di
scegliere i tratti nella società più generali, al
lità, per formarne pitture istruttive, 2 perchè non hanno dato pruova
di
saper formare un quadro che rappresenti un’ azion
senti un’ azione compiuta; 3 perchè hanno mostrato d’ignorar la guisa
di
fissar l’altrui attenzione su di un solo caratter
hè hanno mostrato d’ignorar la guisa di fissar l’altrui attenzione su
di
un solo carattere principale che trionfi fra molt
tere principale che trionfi fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala
di
conversazione composta di varj originali con ugua
i fra molti, ed hanno esposto p.e. una sala di conversazione composta
di
varj originali con ugual quantità di lume, e dopo
a sala di conversazione composta di varj originali con ugual quantità
di
lume, e dopo avergli fatto successivamente cicala
erchè vogliono, non perchè debbono, con una tonadilla. Un gran numero
di
tali sainetti, e forse la maggior parte si compon
ainetti, e forse la maggior parte si compongono da Don Ramòn la Cruz,
di
cui con privilegio esclusivo fidansi i commediant
Ramòn la Cruz, di cui con privilegio esclusivo fidansi i commedianti
di
Madrid. Le sue picciole farse sono state spesso r
so ed umile assai accomodato a ritrarre, come ha fatto, il popolaccio
di
Lavapies o de las Maravillas, i mulattieri, i fur
a de Manolillo, in cui intervengono tavernari, venditrici e venditori
di
castagne, d’ erbe, facchini &c. e l’eroe Mano
vestito dopo aver compito il decennio della sua condanna nel presidio
di
Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo fe
lla sua condanna nel presidio di Ceuta. L’azione consiste nella morte
di
Manolo ferito da Mediodiente di lui rivale cui tu
Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mediodiente
di
lui rivale cui tutti gli altri personaggi fanno c
isuscitano insieme col trafitto Manolillo belli e ridenti. Il disegno
di
tal farsetta è di mettere in ridicolo gli scritto
col trafitto Manolillo belli e ridenti. Il disegno di tal farsetta è
di
mettere in ridicolo gli scrittori di tragedie e l
ti. Il disegno di tal farsetta è di mettere in ridicolo gli scrittori
di
tragedie e l’osservanza delle unità. Gli scherzi
sulle corna, sulle frodi de’ tavernari, su i ladroni, su varie donne
di
partito condotte all’Ospizio e a San Fernando, su
e; ma in tanti anni non l’ha certamente manifestata. In effetto fuori
di
certe invenzioni allegoriche che per lo più non s
gli si è limitato a tradurre alcune farse francesi, e particolarmente
di
Moliere, come sono Giorgio Dandino, il Matrimonio
orgio Dandino, il Matrimonio a forza, Pourceaugnac &c. Ma in vece
di
apprendere da sì gran maestro l’arte di formar qu
urceaugnac &c. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte
di
formar quadri compiuti di giusta grandezza simili
ece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar quadri compiuti
di
giusta grandezza simili al vero, egli ha rannicch
nicchiate, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le
di
lui favole, a somiglianza di quel Damasto soprann
disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza
di
quel Damasto soprannomato Procruste, ladrone dell
i piedi o la testa a’ viandanti mal capitati, quando non si trovavano
di
giusta misura pel suo letto28. 24. Si lodano d
avano di giusta misura pel suo letto28. 24. Si lodano due commedie
di
questi tempi los Menestrales, e las Bodas de Cama
amente Lo poco que Dios le ha dado. 26. Il significato proprio
di
sainete è condimento, che poi figuratamente si ap
poi figuratamente si applica a un discorso o ad altro, e trattandosi
di
teatro equivale all’intermezzo degl’ Italiani o a
gli continua nel medesimo gusto. Ecco quanto un degno poeta Spagnuolo
di
questi giorni me ne ha scritto da Madrid in data
a Spagnuolo di questi giorni me ne ha scritto da Madrid in data de’ 6
di
ottobre del 1789: oqq;Il nominato Don Ramòn (il q
n Ramòn (il quale, secondo che egli stesso ridicolamente millanta, ha
di
V.S. trionfato nel Prologo del suo Teatro) ultima
mente ha composta una Loa che si rappresenta nel teatro del Principe,
di
cui a’ miei dì non penso di veder cosa peggiore”.
e si rappresenta nel teatro del Principe, di cui a’ miei dì non penso
di
veder cosa peggiore”. Ayer la vi (egli aggiugne),
allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarii pieni
di
grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiter
fini della prerogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee
di
libertà e di uguaglianza presbiteriana, ambivano
erogativa reale, ed i parlamentarii pieni di grandi idee di libertà e
di
uguaglianza presbiteriana, ambivano di annientarl
ni di grandi idee di libertà e di uguaglianza presbiteriana, ambivano
di
annientarla. Crebbe il male in guisa che si vide
hia autorità, si trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi
di
repubblica e di protezione. Cromwel cassò con ins
trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e
di
protezione. Cromwel cassò con insolenza il parlam
parziali scelti fra il popolaccio, detto per derisione il parlamento
di
barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti di tal
derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti
di
tal parlamento trovansi dichiarati inutili e d’is
versità dove s’insegnavano. Quanto al teatro la nazione sin dal regno
di
Carlo I avea cominciata una guerra letteraria che
o dodici anni, altri sostenendo gli spettacoli scenici, altri contro
di
essi scagliandosi. I Puritani volevano estirparli
dello stato, impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno
di
Carlo II. Fiorì qualche scrittore nelle intermiss
eniamino Johnson nato verso il 1575 e morto nel 1673, occupò il posto
di
poeta regio, benchè per qualche tempo avesse eser
i poeta regio, benchè per qualche tempo avesse esercitato il mestiere
di
muratore. Il genio che l’inclinava allo studio ed
atore. Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse
di
mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla
tolse di mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla protezione
di
Shakespear. Scrisse tragedie e commedie; e tra le
agedie e commedie; e tra le prime si tennero in gran pregio la Caduta
di
Sejano rappresentata nel 1601, e la Congiura di C
gran pregio la Caduta di Sejano rappresentata nel 1601, e la Congiura
di
Catilina pubblicata nel 1608; e tralle commedie s
gni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta
di
ritratti che una commedia ben tessuta. Vi si trov
erisimile nè si guardò dalla comica mescolanza. Egli a differenza del
di
lui protettore aveva una profonda conoscenza degl
ezza degli antichi, contento (come disse nella prefazione del Sejano)
di
rispettar la verità della storia, la dignità de’
i tratti inimitabili; ma Johnson dove cade, non mostra traccia veruna
di
sapere o d’ingegno. Guglielmo d’Avenant successo
traccia veruna di sapere o d’ingegno. Guglielmo d’Avenant successore
di
Ben Johnson coltivò parimente la poesia tragica;
l teatro nazionale. A tal genere appartiene la Circe componimento del
di
lui figliuolo per nome Carlo. Giacomo Shirly catt
di lui figliuolo per nome Carlo. Giacomo Shirly cattolico scrisse più
di
un dramma. Lo storico Guglielmo Abington pubblicò
a che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto,
di
cui parla Paolo Rolli nella Vita di Milton, espon
in un tempo al ballo ed al canto, di cui parla Paolo Rolli nella Vita
di
Milton, esponendone l’argomento, e commendandone
ita di Milton, esponendone l’argomento, e commendandone la sublimità,
di
che non ci fa dubitare la vastità del suo ingegno
entilesmo, la sublimità e la bassezza. Dal 1660 nella corte brillante
di
Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominc
ntasi che la famosa attrice madamigella Barry rappresentando la parte
di
Monima non mai pronunziava senza piangere queste
ro Castalio! Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’arte sopraffina
di
esprimere le passioni nella tragedia, e dipingerl
assioni nella tragedia, e dipingerle con tutta naturalezza, e sovente
di
eccitare la più viva commozione. Il credito di lu
naturalezza, e sovente di eccitare la più viva commozione. Il credito
di
lui pareggiò quello di Shakespear; e gl’Inglesi v
di eccitare la più viva commozione. Il credito di lui pareggiò quello
di
Shakespear; e gl’Inglesi vollero in questo ravvis
avvisare un Cornelio per la sublimità, ed in Otwai un Racine credendo
di
vedere in lui pari tenerezza ed eleganza, titoli
o irregolare degli spagnuoli nell’uno e nell’altro genere, e non meno
di
loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di u
ro genere, e non meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato
di
una famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne
e divenne cattolico sotto Giacomo II, e morì nel 1701, ebbe il titolo
di
Racine dell’Inghilterra senza meritarlo meglio di
701, ebbe il titolo di Racine dell’Inghilterra senza meritarlo meglio
di
Otwai. Il mentovato Andres a somiglianza del Volt
la copia e l’irregolarità de’ componimenti, quanto per avere al pari
di
Lope ben compresa la delicatezza dell’arte senza
compresa la delicatezza dell’arte senza seguirla. E sebbene egli ceda
di
gran lunga al poeta spagnuolo per fecondità, non
mò ancora che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto
di
un credito senza eccezione scrivendo la decima pa
allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la neglesse più
di
lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una spe
neglesse più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie
di
opera intitolata la Caduta dell’Uomo, nella quale
l’Uomo, nella quale pose in azione il Paradiso perduto. Il traduttore
di
Giovenale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose
venale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose pel teatro comico dopo
di
aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzi
rto nel 1693 compose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il
di
lui Avaro è una traduzione libera e ampliata dell
eramente una dipintura assai men bella della francese, e men naturale
di
quella di don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz.
na dipintura assai men bella della francese, e men naturale di quella
di
don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz. L’azione d
te caratteristiche de’ poeti comici inglesi. Le commedie più graziose
di
tutto il teatro inglese, per avviso del Voltaire,
tà, e dell’irreligione. Ma il celebre Wycherley sì caro alla duchessa
di
Cleveland favorita del re, e marito della contess
o alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contessa
di
Drogheda, il quale morì l’anno 1715, fu senza con
heda, il quale morì l’anno 1715, fu senza contrasto il miglior comico
di
quel tempo nell’Inghilterra. Uomo d’ingegno, osse
ervator sagace, e spiritoso dipintore, ritrasse al naturale i costumi
di
quella corte, copiandone le ridicolezze e le bass
na non è rigorosamente stabile, si circoscrive ne’ luoghi della città
di
Londra. È da notarsi, che a’ suoi dì già sulle sc
si satireggiavano i nobili e i titolati. Nell’atto II della sua Donna
di
Contado così favella un nobile sciocco che ha tim
delle sferzate comiche: ”Si contentavano prima gli autori drammatici
di
trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ se
roncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri;
di
modo che io da sei anni vò differendo di prendern
a’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vò differendo
di
prenderne il titolo per timore di esser posto in
do che io da sei anni vò differendo di prenderne il titolo per timore
di
esser posto in iscena, e di farvi una figura ridi
ferendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena, e
di
farvi una figura ridicola”. Seguendo l’indole del
ate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo
di
questa maschera per ingannare il pubblico. La nos
r ingannare il pubblico. La nostra virtù, amico, è come la buona fede
di
un politico, la promessa di un quakero, il giuram
nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa
di
un quakero, il giuramento di un giocatore, e la p
a buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento
di
un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”.
to che consiste in un cavaliere dissoluto, che per ingannare i mariti
di
Londra fa correr voce di essere stato in una mala
aliere dissoluto, che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce
di
essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cer
rer voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici; i
di
lui progressi con tal salvocondotto; Lady Fidget
tal salvocondotto; Lady Fidget che nell’atto IV esce fuori col catino
di
porcellana guadagnato; le azioni e i discorsi del
ca, e talvolta la sorpassa. Per la qual cosa non ebbe torto il signor
di
Voltaire in asserire, che questa singolare e trop
ta singolare e troppo ardita commedia tratta dalla Scuola delle Donne
di
Moliere, se volete non è scuola di buoni costumi,
ia tratta dalla Scuola delle Donne di Moliere, se volete non è scuola
di
buoni costumi, ma sì bene di spirito e di buon co
Donne di Moliere, se volete non è scuola di buoni costumi, ma sì bene
di
spirito e di buon comico. Le altre commedie di Wy
ere, se volete non è scuola di buoni costumi, ma sì bene di spirito e
di
buon comico. Le altre commedie di Wycheley più pr
ni costumi, ma sì bene di spirito e di buon comico. Le altre commedie
di
Wycheley più pregiate, sono l’Amore in un bosco r
e in un bosco rappresentata in Londra nel 1627, il Gentiluomo maestro
di
ballo, e l’Uomo franco tradotta e imitata dal Vol
to dovette l’autore. Giacomo II uscendo soddisfatto dalla ripetizione
di
questo dramma composto sotto Carlo II, richiese d
dalla ripetizione di questo dramma composto sotto Carlo II, richiese
di
colui che l’avea scritto; ed intendendo che da se
intendendo che da sette anni si trovava in carcere per non aver modo
di
soddisfare i suoi creditori, spontaneamente ordin
sse, se ne pagassero i debiti, e si provvedesse con una pensione alla
di
lui sussistenza. Bello e consolante esempio se no
comici inglesi, parlando in generale, non mancano nè d’invenzione, nè
di
fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacev
parlando in generale, non mancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè
di
forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Si desid
enerale, non mancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè
di
calore, nè di piacevolezza. Si desidera però in e
ancano nè d’invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè
di
piacevolezza. Si desidera però in essi scelta e v
de’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi posteri, l’unità
di
disegno nel tutto, e la verità, l’esattezza, e la
parti: un motteggiar lepido e salso, pungente ma urbano alla maniera
di
Menandro che ammiriamo in Ludovico Ariosto: le gr
che ammiriamo in Ludovico Ariosto: le grazie e le pennellate franche
di
Nicola Machiavelli che subito caratterizzano il r
che subito caratterizzano il ritratto: la vivacità ed il brio comico
di
Agostino Moreto: finalmente il gusto, l’amenità,
allargare i confini della prerogativa reale, ed i parlamentarj pieni
di
grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiter
nfini della prerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee
di
libertà e di uguaglianza Presbiteriana, ambivano
rerogativa reale, ed i parlamentarj pieni di grandi idee di libertà e
di
uguaglianza Presbiteriana, ambivano di annientarl
ni di grandi idee di libertà e di uguaglianza Presbiteriana, ambivano
di
annientarla. Crebbe il male in guisa che si vide
tà soverchia, si trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi
di
repubblica e di protezione. Cromwel cassò con ins
trovò effettivamente schiavo sotto gli speciosi nomi di repubblica e
di
protezione. Cromwel cassò con insolenza il parlam
parziali scelti fra il popolaccio, detto per derisione il parlamento
di
barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti di tal
derisione il parlamento di barebone, cioè osso spolpato. Tra gli atti
di
tal parlamento trovansi dichiarate inutili e d’is
niversità dove s’insegnano. Quanto al teatro la nazione sin dal regno
di
Carlo I avea cominciata una guerra letteraria che
o dodici anni, altri sostenendo gli spettacoli scenici, altri contro
di
essi scagliandosi. I Puritani volevano estirparli
dello stato impedirono il progresso della drammatica sino al ritorno
di
Carlo II. Fiorì qualche scrittore nelle intermiss
eniamino Johnson nato verso il 1575 e morto nel 1637, occupò il posto
di
poeta regio, benchè per qualche tempo avesse eser
i poeta regio, benchè per qualche tempo avesse esercitato il mestiere
di
muratore. Il genio che l’inclinava allo studio ed
atore. Il genio che l’inclinava allo studio ed alla poesia, gli tolse
di
mano la cazzuola, e lo trasportò al teatro colla
agedie e commedie; e tralle prime si tennero in gran pregio la Caduta
di
Sejano rappresentata nel 1601 e la Congiura di Ca
gran pregio la Caduta di Sejano rappresentata nel 1601 e la Congiura
di
Catilina pubblicata nel 1608; e tralle commedie s
gni uomo ha il suo carattere può dirsi che sia piuttosto una raccolta
di
ritratti che una commedia ben tessuta. Vi si trov
simile nè si si guardò dalla comica mescolanza. Egli a differenza del
di
lui protettore, avea una profonda conoscenza degl
zza degli antichi, contento (come diceva nella prefazione del Sejano)
di
rispettar la verità della storia, la dignità de’
sentimenti. Egli non meno del Shakespear scrisse molti drammi indegni
di
lui: con questa differenza che a Shakespear anche
ti tratti inimitabili, ma Johnson dove cade non mostra traccia veruna
di
sapere o d’ ingegno. Guglielmo d’Avenant successo
traccia veruna di sapere o d’ ingegno. Guglielmo d’Avenant successore
di
Ben Johnson coltivò parimente la poesia tragica;
l teatro nazionale. A tal genere appartiene la Circe componimento del
di
lui figliuolo Carlo. Giacomo Shirly cattolico scr
, che a guisa dell’opera dava luogo in un tempo al ballo ed al canto,
di
cui parla Paolo Rolli nella Vita del Milton, espo
ita del Milton, esponendone l’argomento, e comendandone la sublimità,
di
che non ci fa dubitare il di lui ingegno. E’ però
’argomento, e comendandone la sublimità, di che non ci fa dubitare il
di
lui ingegno. E’ però strana cosa, ch’egli avesse
ntilesimo, la sublimità e la bassezza. Dal 1660 nella corte brillante
di
Carlo II amante della poesia e de’ piaceri cominc
llente attore ed autore tragico e comico Tommaso Otwai morto nel 1685
di
anni 34. Passano per le migliori sue tragedie Ven
ntasi che la famosa attrice madamigella Barry rappresentando la parte
di
Monima non mai pronunziava senza piagnere queste
o Castalio! Tutti in effetto riconoscono in Otwai un’ arte sopraffina
di
esprimere le passioni nella tragedia e di pignerl
n Otwai un’ arte sopraffina di esprimere le passioni nella tragedia e
di
pignerle con tutta naturalezza, e sovente di ecci
assioni nella tragedia e di pignerle con tutta naturalezza, e sovente
di
eccitare la commozione più viva. Il di lui credit
n tutta naturalezza, e sovente di eccitare la commozione più viva. Il
di
lui credito pareggiò quello di Shakespear; e gl’
di eccitare la commozione più viva. Il di lui credito pareggiò quello
di
Shakespear; e gl’ Inglesi vollero in questo ravvi
avvisare un Cornelio per la sublimità, ed in Otwai un Racine credendo
di
vedere in lui pari tenerezza ed eleganza, titoli,
on troppa prodigalità. Voltaire confrontò alcuni passi della nominata
di
lui tragedia l’Orfana con quelli del Mitridate de
eno irregolare degli Spagnuoli nell’ uno e nell’altro genere, nè meno
di
loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato di u
altro genere, nè meno di loro gli confuse. Anche Giovanni Dryden nato
di
una famiglia cospicua nel 1631, il quale divenne
e divenne Cattolico sotto Giacomo II, e morì nel 1701, ebbe il titolo
di
Racine dell’Inghilterra senza meritarlo più dell’
compresa la delicatezza dell’arte senza seguirla. E sebbene egli ceda
di
gran lunga al poeta spagnuolo per fecondità, non
re diceva che Dryden autore più fecondo che giudizioso avrebbe goduto
di
un credito senza eccezione scrivendo la decima pa
del gusto del suo paese che volle secondare. Niuno certamente meglio
di
Dryden comprese allora tutta la delicatezza della
allora tutta la delicatezza della drammatica, e niuno la trascurò più
di
lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una spe
trascurò più di lui. Scrisse commedie e tragedie ed anche una specie
di
opera intitolata la Caduta dell’uomo nella quale
ll’uomo nella quale pose in azione il Paradiso perduto. Il traduttore
di
Giovenale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose
venale Tommaso Shadwell morto nel 1693 compose pel teatro comico dopo
di
aver letto Moliere. Il di lui Avaro è una traduzi
rto nel 1693 compose pel teatro comico dopo di aver letto Moliere. Il
di
lui Avaro è una traduzione ampliata della commedi
eramente una dipintura assai men bella della francese, e men naturale
di
quella di Don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz.
na dipintura assai men bella della francese, e men naturale di quella
di
Don Marcos Gil dello spagnuolo La-Hoz. L’azione d
te caratteristiche de’ poeti comici Inglesi. Le commedie più graziose
di
tutto il teatro inglese, per avviso di Voltaire,
lesi. Le commedie più graziose di tutto il teatro inglese, per avviso
di
Voltaire, sono quelle che scrisse il cavaliere Va
tà e dell’ irreliglone. Ma il celebre Wycherley sì caro alla duchessa
di
Cleveland favorita del re, e marito della contess
o alla duchessa di Cleveland favorita del re, e marito della contessa
di
Drogheda, il quale morì l’anno 1715, fu senza con
heda, il quale morì l’anno 1715, fu senza contrasto il miglior comico
di
quel tempo nell’Inghilterra. Uomo d’ ingegno, oss
servator sagace e spiritoso dipintore, ritrasse al naturale i costumi
di
quella corte, copiandone le ridicolezze e le bass
na non è rigorosamente stabile, si circoscrive ne’ luoghi della città
di
Londra. E’ da notarsi che a’ suoi dì già sulle sc
si satireggiavano i nobili e i titolati. Nell’atto II della sua Donna
di
contado così favella un nobile sciocco che ha tim
delle sferzate comiche. “Si contentavano prima gli autori drammatici
di
trarre i loro personaggi ridicoli dal ceto de’ se
roncelli oggidì cercano i loro buffoni fra’ gentiluomini e cavalieri;
di
modo che io da sei anni vo’ differendo di prender
’ gentiluomini e cavalieri; di modo che io da sei anni vo’ differendo
di
prenderne il titolo per timore di esser posto in
o che io da sei anni vo’ differendo di prenderne il titolo per timore
di
esser posto in iscena e di farvi una figura ridic
fferendo di prenderne il titolo per timore di esser posto in iscena e
di
farvi una figura ridicola”. Seguendo l’indole del
figura ridicola”. Seguendo l’indole della commedia inglese le pitture
di
Wycherley sono forti, oscene, e satiriche. Nell’a
ate anzi pensare che noi altre donne al pari degli uomini ci serviamo
di
questa maschera per ingannare il pubblico. La nos
r ingannare il pubblico. La nostra virtù, amico, è come la buona fede
di
un politico, la promessa di un quakero, il giuram
nostra virtù, amico, è come la buona fede di un politico, la promessa
di
un quakero, il giuramento di un giocatore, e la p
a buona fede di un politico, la promessa di un quakero, il giuramento
di
un giocatore, e la parola e l’onore de’ grandi”.
nto che consiste in un cavaliere dissoluto che per ingannare i mariti
di
Londra fa correr voce di essere stato in una mala
valiere dissoluto che per ingannare i mariti di Londra fa correr voce
di
essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cer
rer voce di essere stato in una malattia fatto eunuco da’ cerusici, i
di
lui progressi con tal pretesto, Lady Fidget che n
gressi con tal pretesto, Lady Fidget che nell’atto IV esce col catino
di
porcellana che ha guadagnato, l’azione ed i disco
alla greca commedia antica, e talvolta la sorpassa (Nota V). Le altre
di
lui commedie più pregiate sono l’Amore in un bosc
e in un bosco rappresentata in Londra nel 1672, il Gentiluomo maestro
di
ballo, e l’Uomo Franco tradotta e imitata da Volt
de cassette. Il carattere dell’Uomo Franco rassomiglia al Misantropo
di
Moliere, cui però cede in finezza e decenza, benc
olto dovè Wycherley. Giacomo II uscendo soddisfatto della ripetizione
di
questo dramma composto sotto Carlo II, richiese d
della ripetizione di questo dramma composto sotto Carlo II, richiese
di
colui che l’avea scritto; ed intendendo che da se
intendendo che da sette anni si trovava in carcere per non aver modo
di
soddisfare i suoi creditori, spontaneamente ordin
sse, se ne pagassero i debiti, e si provvedesse con una pensione alla
di
lui sussistenza. Bello e consolante esempio se no
omici Inglesi, parlando in generale, non mancano nè d’ invenzione, nè
di
fantasia, nè di forza, nè di calore, nè di piacev
arlando in generale, non mancano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè
di
forza, nè di calore, nè di piacevolezza. Ma si de
nerale, non mancano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè
di
calore, nè di piacevolezza. Ma si desidera in ess
ncano nè d’ invenzione, nè di fantasia, nè di forza, nè di calore, nè
di
piacevolezza. Ma si desidera in essi la scelta, l
e’ costumi, per cui Terenzio tanto sovrasta a’ suoi posteri; l’ unità
di
disegno nel tutto, e la verità e l’esattezza e la
parti; il motteggiar lepido e salso, pungente ma urbano alla maniera
di
Menandro che ammiriamo nell’Ariosto; la grazia, l
li che subito caratterizzano il ritratto; la vivacità, il brio comico
di
Moreto; e finalmente il gusto, l’amenità, la deli
glianza del Voltaire, ha confrontate alcune scene della Giovane Reina
di
Dryden con altre simili della Fedra del Racine. L
Racine. L’ istesso Voltaire paragonò alcune tenerezze vere e decenti
di
Racine colle iperboli rettoriche e colle indecenz
i anche nel divertimento mostrasse virilità e robustezza71. Nell’anno
di
Roma 558 il Senato tuttavia assisteva allo spetta
. Cresciuta poi la potenza Romana, le ricchezze apportatrici d’ozio e
di
riposo rendettero più necessarie le arti di pace.
zze apportatrici d’ozio e di riposo rendettero più necessarie le arti
di
pace. Allora gli spettacoli scenici si riguardaro
plebe, e si rimunerarono e protessero i poeti teatrali. I. Tragici
di
quest’epoca. Quando l’onore le alimenta, le a
Punica, trovandosi la lingua nel colmo dello splendore. Piena come è
di
gravità e maestà, servì felicemente coloro che im
de attestato de’ Latini scrittori, conservò la riputazione acquistata
di
dotto anche nell’età di Augusto73. Marziale motte
scrittori, conservò la riputazione acquistata di dotto anche nell’età
di
Augusto73. Marziale motteggia sull’uso ch’ei face
antiche; ma Varrone il più dotto de’ Romani, e giudice più competente
di
Marziale in fatto di lingua Latina, ne esalta l’u
l più dotto de’ Romani, e giudice più competente di Marziale in fatto
di
lingua Latina, ne esalta l’ubertà della locuzione
ngua Latina, ne esalta l’ubertà della locuzione, nè si atterrisce dei
di
lui arcaismi. Cicerone prese da lui l’esempio di
nè si atterrisce dei di lui arcaismi. Cicerone prese da lui l’esempio
di
un ottimo tragico74; e nel dialogo dell’Amicizia
ragico74; e nel dialogo dell’Amicizia rammenta gli encomii dati a una
di
lui tragedia ove introdûsse Pilade ed Oreste. Dal
de ed Oreste. Dalla sua Medea e da qualche altra non isdegnò Virgilio
di
trarre alcun verso75. Quintiliano lo commenda per
ensieri. Si riconobbe in lui qualche rozzezza nello stile; ma a’ suoi
di
non si fecero versi più colti. Nella raccolta de’
allo Scriverio colle note del Vossio si nominano le seguenti tragedie
di
Pacuvio: Anchise, Antiope, Atalanta, Crise, Dulor
aolo, Peribea, Pseudone, Tantalo, Teucro, Tieste. Vi si leggono altri
di
lui frammenti di favole incerte; ma non quello de
eudone, Tantalo, Teucro, Tieste. Vi si leggono altri di lui frammenti
di
favole incerte; ma non quello del sagacissimo imi
poeti Antonio Moreto che fu da lui stesso composto76. Pacuvio al pari
di
Ennio coltivò ancora la poesia satirica prima di
o76. Pacuvio al pari di Ennio coltivò ancora la poesia satirica prima
di
Lucilio. Fu altresì pittore non ignobile, e dagli
e, e dagli antichi si trova commentata la pittura che fece pel tempio
di
Ercole nel Foro Boario77. Egli morì quasi nonagen
ntissima gravità, oltre al pregio della verecondia che manca a quelli
di
Nevio e di Plauto, siccome altrove abbiamo pur de
avità, oltre al pregio della verecondia che manca a quelli di Nevio e
di
Plauto, siccome altrove abbiamo pur detto78: A
ssava in Asia. Pacuvio l’avea conosciuto in Roma, perchè essendo egli
di
ottant’anni avea data una sua favola ai medesimi
n contandone più che trenta79. Azzio almeno cinquant’anni più giovane
di
Pacuvio, secondo la Cronaca Eusebiana, avea avuto
a, avea avuto il padre schiavo in Roma. Nell’andare in Asia non mancò
di
visitare il vecchio tragico che cortesemente l’al
gico che cortesemente l’albergò per molti giorni. Trattenendosi un dì
di
cose teatrali Pacuvio mostrò desiderio di ascolta
giorni. Trattenendosi un dì di cose teatrali Pacuvio mostrò desiderio
di
ascoltar l’Atreo di Azzio e fu compiaciuto. Grand
i un dì di cose teatrali Pacuvio mostrò desiderio di ascoltar l’Atreo
di
Azzio e fu compiaciuto. Grande e sublime ne parve
elli che da principio nascono teneri e quasi vizzi, crescendo in vece
di
maturarsi imputridiscono. Così sono gl’ ingegni:
discono. Così sono gl’ ingegni: bisogna che si lasci al tempo l’ agio
di
ridurli a una maturità perfetta80. Niuno degli an
uno degli antichi tragici Latini giunse a superar la fama e il merito
di
Azzio. Era talmente rispettato, che per avere ard
o. Era talmente rispettato, che per avere ardito un istrione soltanto
di
nominarlo in teatro, ne fu severamente castigato.
ò per tante vittorie riportate in Ispagna, fu l’amico e il protettore
di
Lucio Azzio. Egli de’ di lui versi che sommamente
rtate in Ispagna, fu l’amico e il protettore di Lucio Azzio. Egli de’
di
lui versi che sommamente pregiava, volle ornare l
ropria superiorità su i contemporanei, e la sosteneva con degnità, se
di
lui favella Valerio Massimo82. Venendo (egli narr
oeti Giulio Cesare personaggio decorato nella repubblica non meno che
di
lettere adorno, Accio nonmai si levò in piedi; no
e adorno, Accio nonmai si levò in piedi; non già per noncuranza della
di
lui maestà, ma perchè a lui sovrastava ne’ comuni
’esalta molte volte, e solo nel primo delle Leggi parla con disprezzo
di
un poeta nominato Accio, e forse quì intende di q
i parla con disprezzo di un poeta nominato Accio, e forse quì intende
di
qualche altro. L’elevazione, la grandezza, la for
L’elevazione, la grandezza, la forza formano il carattere dello stile
di
questo tragico. Orazio distinse Pacuvio per la do
Quintiliano riconosce nell’uno e nell’altro due chiarissimi scrittori
di
tragedie. La nitidezza però (aggiugne) e l’ultima
idezza però (aggiugne) e l’ultima mano nel limare i loro parti sembra
di
esser loro mancata, nè tanto per loro colpa, quan
Accio maggior forza, a Pacuvio maggior dottrina84. Acrone interprete
di
Orazio passò più oltre, e antipose Accio allo ste
lla nomina come i più gran poeti Latini Azzio e Virgilio. Le tragedie
di
Azzio sono: Clitennestra, Andromaca, Filottete, A
ono i versi citati da Cicerone85, ne’ quali si descrive la maraviglia
di
un pastore, che non avendo mai veduto un vascello
un pastore, che non avendo mai veduto un vascello, scoperse dall’alto
di
una montagna quello che portava gli argonauti, si
ntata celebrandosi i giuochi Apollinari, a’ quali presedè il fratello
di
Marco Antonio in vece di Bruto che si era allonta
chi Apollinari, a’ quali presedè il fratello di Marco Antonio in vece
di
Bruto che si era allontanato da Roma. Mà Pietro B
ntanato da Roma. Mà Pietro Bayle colla II e IV epistola del XVI libro
di
Cicerone ad Attico dimostra, che la tragedia di A
pistola del XVI libro di Cicerone ad Attico dimostra, che la tragedia
di
Azzio allora rappresentata fu Tereo; e aggiugne e
n se ne ricava altro vantaggio se non il generale che sempre diletta,
di
porre alla vista senza errori un fatto istorico.
a, di porre alla vista senza errori un fatto istorico. Delle tragedie
di
Azzio fanno menzione Nonnio Marcello, Varrone, Au
izio Cavaliere Romano oratore e poeta tragico visse intorno all’ anno
di
Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di e
sse intorno all’ anno di Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene
di
esempj, di arguzie e di piacevolezze le sue aring
all’ anno di Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di esempj,
di
arguzie e di piacevolezze le sue aringhe, che sem
Roma 590. Erano, dice Cicerone87, così piene di esempj, di arguzie e
di
piacevolezze le sue aringhe, che sembravano quasi
e tragedie, nocevano alla gravità del coturno. Tizio fu contemporaneo
di
Lucilio, ed aringò al popolo a favore della legge
quenza i predecessori e i contemporanei. Fu questi Cajo Giulio figlio
di
Lucio e contemporaneo di P. Cetego. Non era la ve
contemporanei. Fu questi Cajo Giulio figlio di Lucio e contemporaneo
di
P. Cetego. Non era la veemenza il carattere del s
lcezza. Egli scrisse alcune tragedie del medesimo gusto: somma grazia
di
stile ma senza nerbo. Attilio che fiorì verso il
senza nerbo. Attilio che fiorì verso il cominciar del settimo secolo
di
Roma, scrisse pel teatro tragedie e commedie. La
ommedie. La sua tragedia Electra non si reputò del tutto immeritevole
di
esser letta da Cicerone medesimo che lo chiama po
, e Volcazio Sedigito l’antiponeva a Terenzio. Uno de’ rinomati poeti
di
quest’epoca fu Cajo Lucilio Cavaliere Romano avol
i poeti di quest’epoca fu Cajo Lucilio Cavaliere Romano avolo materno
di
Pompeo Magno, o bisavolo per parte di Lucilia di
Cavaliere Romano avolo materno di Pompeo Magno, o bisavolo per parte
di
Lucilia di lui madre, o, secondo Antonio Agostino
Romano avolo materno di Pompeo Magno, o bisavolo per parte di Lucilia
di
lui madre, o, secondo Antonio Agostino90, di lui
olo per parte di Lucilia di lui madre, o, secondo Antonio Agostino90,
di
lui prozio materno, eslendo stata la madre di Pom
ndo Antonio Agostino90, di lui prozio materno, eslendo stata la madre
di
Pompeo figlia di un fratello di Lucilio. Egli nac
ino90, di lui prozio materno, eslendo stata la madre di Pompeo figlia
di
un fratello di Lucilio. Egli nacque nella città d
rozio materno, eslendo stata la madre di Pompeo figlia di un fratello
di
Lucilio. Egli nacque nella città di Suessa degli
e di Pompeo figlia di un fratello di Lucilio. Egli nacque nella città
di
Suessa degli Aurunci91 posta nella Campania di là
gli nacque nella città di Suessa degli Aurunci91 posta nella Campania
di
là dal Liri92, nel primo anno dell’olimpiade CLVI
ì in Napoli nel secondo anno dell’olimpiade CLXIX, che cade nell’anno
di
Roma 651. Osserva però il Bayle che Lucilio mento
gge Licinia stabilita l’anno 656; dunque egli visse cinque o sei anni
di
più. Egli militò nella guerra di Numanzia sotto P
dunque egli visse cinque o sei anni di più. Egli militò nella guerra
di
Numanzia sotto Publio Scipione Numantino93. Secon
compose epodi, inni, tragedie ed una commedia intitolata Nummularia,
di
cui pur si conserva qualche frammento. Ma celebre
qualche frammento. Ma celebre singolarmente si rendè per trenta libri
di
satire, nelle quali, allontanandosi da Ennio e da
allontanandosi da Ennio e da Pacuvio, usò l’esametro senza mescolanza
di
altri versi nel medesimo componimento, benchè alt
e motteggiò eziandio i poeti drammatici suoi contemporanei. A’ tempi
di
Quintiliano ebbe Lucilio molti ammiratori, i qual
ogni altro poeta lo preferivano. Orazio intanto affermava scorrere la
di
lui poesia limacciosa e trovarvisi più cose da so
un’ erudizione maravigliosa, una libertà intrepida, acerbità e copia
di
sale (Nota V). I frammenti Luciliani si raccolser
e però avverte che oltre alla diligenza del Douza essi aveano bisogno
di
essere anche rischiarati da qualche altro dotto c
uale Nonnio Marcello cita la commedia intitolata Ergastulum, Turpilio
di
cui Varrone pregia assai la commedia detta i Fugg
dia detta i Fuggitivi, C. Licinio Imbrice collocato dal Sedigito dopo
di
Nevio, cioè nel quarto luogo, e Luscio che presso
uali si conserva alcun frammento, la poesia comica Latina si gloriava
di
un Cecilio, di un Terenzio e di un Afranio. Cecil
a alcun frammento, la poesia comica Latina si gloriava di un Cecilio,
di
un Terenzio e di un Afranio. Cecilio il quale dal
, la poesia comica Latina si gloriava di un Cecilio, di un Terenzio e
di
un Afranio. Cecilio il quale dalla condizione di
io, di un Terenzio e di un Afranio. Cecilio il quale dalla condizione
di
servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cogn
la condizione di servo, come afferma Aulo Gellio, acquistò il cognome
di
Stazio che presso i Romani antichi era un nome di
acquistò il cognome di Stazio che presso i Romani antichi era un nome
di
schiavo, per consenso di tutti gli antichi fu acc
azio che presso i Romani antichi era un nome di schiavo, per consenso
di
tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il
o di tutti gli antichi fu acclamato come il primo e il più eccellente
di
tutti i comici Latini per la felicità della scelt
ione degli argomenti; il che rende ben rincrescevole la perdita delle
di
lui favole. Nato però e allevato fuori dell’Itali
Cicerone chiamato malus latinitatis author 95. Tullio stesso96 cita i
di
lui Sinefebi, e Aulo Gellio la commedia intitolat
di lui Sinefebi, e Aulo Gellio la commedia intitolata Plozio, favole
di
Menandro da Cecilio imitate. Egli è vero, che Gel
o ed a Terenzio, ad onta della sua poco pura latinità, ci sveglia dei
di
lui talenti ben vantaggiosa idea. Due suoi versi
e suoi versi dal medemo Gellio recati potrebbero dar motivo a’ fisici
di
rinnovare l’antica ricerca, se il parto, senza es
re? Pol nono, etiam septimo, atque octavo 98. Cecilio molto amico
di
Ennio godette una riputazione sì grande e sì bene
ilita, che quando Terenzio presentò agli Edili l’Andria, gli s’impose
di
leggerla prima a Cecilio. Si dice ancora che il n
n somma continuata ammirazione del vecchio poeta. Quest’ abboccamento
di
Cecilio e Terenzio viene riferito da Elio Donato
erenzio viene riferito da Elio Donato o da Suetonio autore della Vita
di
Terenzio. Dall’altra parte secondo la Cronaca Eus
ll’altra parte secondo la Cronaca Eusebiana Cecilio morì un anno dopo
di
Ennio, cioè l’anno di Roma 585, e la commedia del
la Cronaca Eusebiana Cecilio morì un anno dopo di Ennio, cioè l’anno
di
Roma 585, e la commedia dell’Andria fu rappresent
uità propone che quanto narrasi avvenuto con Cecilio debba intendersi
di
qualche altro rinomato poeta che allora ci vivess
ato poeta che allora ci vivesse. Non pertanto lo scrittore della Vita
di
Terenzio a chiare note parla di Cecilio e non di
Non pertanto lo scrittore della Vita di Terenzio a chiare note parla
di
Cecilio e non di altri. L’Abate Arnaud eccellente
scrittore della Vita di Terenzio a chiare note parla di Cecilio e non
di
altri. L’Abate Arnaud eccellente letterato France
’Abate Arnaud eccellente letterato Francese nella Gazzetta Letteraria
di
Europa nel mese di luglio del 1765 ricorre a un E
lente letterato Francese nella Gazzetta Letteraria di Europa nel mese
di
luglio del 1765 ricorre a un Edile nomato Acilio,
andasse a leggere l’Andria, e non a Cecilio; insinuando che il passo
di
Donato o Suetonio sia guasto e vi si debba legger
lesse. Che se Cecilio si converte in Acilio, il quale era nel numero
di
quegli Edili, si attribuisce al precitato biograf
numero di quegli Edili, si attribuisce al precitato biografo un modo
di
esprimersi alquanto fosco e poco felice, facendog
ndovi la relazione che dovrebbe naturalmente vedervisi, della persona
di
Acilio col numero degli Edili. Oltre a ciò tutto
a, tutto ciò, dico, sembra meglio adattarsi a un veterano conoscitore
di
poesia comica di pari condizione col novello scri
o, sembra meglio adattarsi a un veterano conoscitore di poesia comica
di
pari condizione col novello scrittore, che ad un
esia comica di pari condizione col novello scrittore, che ad un Edile
di
classe più elevata. Finalmente noi sappiamo per u
stesso Terenzio che a’ suoi tempi destinavasi dal magistrato un poeta
di
nome per ascoltare i drammi prima di rappresentar
tinavasi dal magistrato un poeta di nome per ascoltare i drammi prima
di
rappresentarsi, ed infatti egli dovè leggere al p
sue commedie; ma non parmi che gli Edili si assumessero mai la carica
di
giudici letterarii delle poesie teatrali, carica
isporre lo spettacolo che solea farsi con tanta spesa, all’esecuzione
di
esso, e che intanto Cecilio si morisse? è improba
è improbabile che il giovane Cartaginese senza credito avesse bisogno
di
raccomandarsi a più di uno prima di venire a capo
ovane Cartaginese senza credito avesse bisogno di raccomandarsi a più
di
uno prima di venire a capo del suo intento?100.
nese senza credito avesse bisogno di raccomandarsi a più di uno prima
di
venire a capo del suo intento?100. III. Teatr
iù di uno prima di venire a capo del suo intento?100. III. Teatro
di
Terenzio. Quindi si scorge qual alta impressi
nzio. Quindi si scorge qual alta impressione facessero nell’animo
di
Cecilio pochi soli versi di Terenzio. Ma poteva m
ual alta impressione facessero nell’animo di Cecilio pochi soli versi
di
Terenzio. Ma poteva mancar d’incantare un dotto e
va mancar d’incantare un dotto e consumato conoscitore quella venustà
di
stile che indi rapì dalla scena gli animi tutti d
a forza su i posteri più remoti (Nota VI)? quella proprietà e purezza
di
locuzione approvata e imitata, non che da altri,
osofia e rendute proprie del teatro comico? quella prodigiosa maniera
di
rendersi originale traducendo ed imitando? quella
no tali a dispetto degli anni) con una specie d’ indifferenza propria
di
quell’età: dagli uomini maturi con istupore e dil
troppo note, e temerità il tradurne alcuni squarci per la difficoltà
di
conservarne le bellezze. Non pertanto faremo su d
per la difficoltà di conservarne le bellezze. Non pertanto faremo su
di
esse qualche riflessione passeggiera101. L’Andria
ria. Fu questa la prima sua commedia rappresentata nell’additato anno
di
Roma 587 dalla compagnia comica di L. Ambivio Tur
a rappresentata nell’additato anno di Roma 587 dalla compagnia comica
di
L. Ambivio Turpione e di Attilio Prenestino colla
tato anno di Roma 587 dalla compagnia comica di L. Ambivio Turpione e
di
Attilio Prenestino colla musica di un certo Flacc
ia comica di L. Ambivio Turpione e di Attilio Prenestino colla musica
di
un certo Flacco figlio di Claudio o di lui libert
rpione e di Attilio Prenestino colla musica di un certo Flacco figlio
di
Claudio o di lui liberto, come vuole Madama Dacie
ttilio Prenestino colla musica di un certo Flacco figlio di Claudio o
di
lui liberto, come vuole Madama Dacier, benchè non
ier, benchè non apparisca donde l’abbia ricavato. Menandro scrisse su
di
un medesimo argomento due commedie, l’una intitol
n medesimo argomento due commedie, l’una intitolata Andria dall’isola
di
Andro, l’altra Perinthia da Perinto città della T
l’altra Perinthia da Perinto città della Tracia. Terenzio si prevalse
di
entrambe nell’accozzar la sua favola, e ritenne i
Andro e del giovane Panfilo disturbati per le nozze che Simone padre
di
costui gli prepara con una figlia di Cremete, pri
ti per le nozze che Simone padre di costui gli prepara con una figlia
di
Cremete, prima per finzione indi da buon senno. L
i studiosi debbono ammirare nella prima scena dell’atto primo il modo
di
raccontare con grazia, eleganza, precisione, e, q
filio colla serva Miside, le dice, quid agit? senza esprimere il nome
di
Gliceria; e di qual altra cercherebbe Panfilo con
va Miside, le dice, quid agit? senza esprimere il nome di Gliceria; e
di
qual altra cercherebbe Panfilo con premura? Somma
be Panfilo con premura? Sommamente patetica ivi ancora è la preghiera
di
Criside moribonda narrata da Panfilo, che io ardi
la preghiera di Criside moribonda narrata da Panfilo, che io ardisco
di
tradurre in simil guisa: Mis. Merita, io questo
simil guisa: Mis. Merita, io questo so, la poverina, Panfilo, che
di
lei tu ti sovvenga. Pan. Ch’io di lei mi sovven
o so, la poverina, Panfilo, che di lei tu ti sovvenga. Pan. Ch’io
di
lei mi sovvenga? Ah in mezzo al cuore Impresse
restiamo; ella mi dice: Panfilo, amato Panfilo, tu vedi La beltà
di
costei, la giovanezza, E non ignori che a guard
quarto, nella quale Miside dopo avere esposto il bambino sulla porta
di
Simone per consiglio di Davo, è sorpresa da Creme
ide dopo avere esposto il bambino sulla porta di Simone per consiglio
di
Davo, è sorpresa da Cremete, e non sa come conten
ome contenersi nelle risposte non vedendo più Davo. Ma l’astuto finge
di
sopraggiugnere e maravigliarsi del fanciullo, e c
si del fanciullo, e colle sue pressanti richieste aumenta l’imbarazzo
di
Miside. Ella vorrebbe riconvenirlo sottovoce: ma
o ne penso, per farla avvicinare a Cremete, affinchè nulla egli perda
di
quanto ella dica. Ma l’annotatore Farnabio interp
Più volte e Plauto e Terenzio hanno in una scena usato questo colore
di
dire alcuna cosa a voce alta ed altre con poca vo
Egli vuole che Miside senza veruna prevenzione manifesti in presenza
di
Cremete la verità del parto, affinchè collo scopr
ire a Miside la trama, Move ocius te, ut quid agam, porro intelligas;
di
poi vede venir Cremete e cangia consiglio, Repudi
quid agas, nihil intelligo. Ma perchè mai Davo si appiglia al partito
di
esporre la serva senza prevenirla? Perchè pensa c
rità senza il belletto dell’ arte più vivace si presenterà agli occhi
di
Cremete. E così avviene. Il vecchio ne rimane sì
Cremete. E così avviene. Il vecchio ne rimane sì persuaso, che pensa
di
rompere il contratto, e a tal fine va in traccia
e pensa di rompere il contratto, e a tal fine va in traccia del padre
di
Panfilo. Partito Cremete, Davo in segno di allegr
ne va in traccia del padre di Panfilo. Partito Cremete, Davo in segno
di
allegrezza vuole accarezzar Miside, che sdegnata
ra, facias, an de industria? Ecco il bellissimo pensiero del poeta
di
far parlar la natura; ed accennarle qualche cosa
ensiero del poeta di far parlar la natura; ed accennarle qualche cosa
di
soppiatto, come pretendeva Farnabio, avrebbe ripu
hanno detto, che questa favola conteneva due azioni, una degli amori
di
Panfilo, l’altra di quelli di Carino. Strana crit
esta favola conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo, l’altra
di
quelli di Carino. Strana critica: perchè da un’ a
a conteneva due azioni, una degli amori di Panfilo, l’altra di quelli
di
Carino. Strana critica: perchè da un’ azione segu
rrebbe? L’ azione dell’Andria è quest’una, l’esito felice degli amori
di
Gliceria collo scoprirsi cittadina Ateniese e fig
egli amori di Gliceria collo scoprirsi cittadina Ateniese e figliuola
di
Cremete; e se quindi nasce ancora la prosperità d
eniese e figliuola di Cremete; e se quindi nasce ancora la prosperità
di
Carino, questo non è narrare o rappresentare un’
ra e sola azione della favola una fortunata natural conseguenza. Fece
di
sì vaga commedia una elegante libera imitazione i
in prosa il Capuano Marco Mondo, l’ultimo de’ Segretarii della Città
di
Napoli che illustrarono la loro carica colla dott
costumi moderni, e trasportò l’azione a’ tempi correnti e nella città
di
Livorno102. La Suocera. Questa commedia di Apollo
mpi correnti e nella città di Livorno102. La Suocera. Questa commedia
di
Apollodoro prende il titolo di Ἐκυρα, socrus, sec
ivorno102. La Suocera. Questa commedia di Apollodoro prende il titolo
di
Ἐκυρα, socrus, secondo Donato, dalla gran parte c
a gran parte che hanno le suocere nell’azione. Apparentemente l’umore
di
Sostrata suocera di Filomena sembra aver dato mot
no le suocere nell’azione. Apparentemente l’umore di Sostrata suocera
di
Filomena sembra aver dato motivo alla discordia e
alla separazione. Ma non è così. Filomena che aveva avuta la sventura
di
essere una notte violentata da un giovane sconosc
essere una notte violentata da un giovane sconosciuto, va alle nozze
di
Panfilo già incinta di due mesi, colla speranza d
ntata da un giovane sconosciuto, va alle nozze di Panfilo già incinta
di
due mesi, colla speranza di attribuir poscia al m
uto, va alle nozze di Panfilo già incinta di due mesi, colla speranza
di
attribuir poscia al marito la gonfiezza del suo v
nfiezza del suo ventre. Sventuratamente Panfilo distratto negli amori
di
Bacchide, punto non le si appressa, comechè pel d
tratto negli amori di Bacchide, punto non le si appressa, comechè pel
di
lei bel costume prenda ad amarla; indi per imposs
mechè pel di lei bel costume prenda ad amarla; indi per impossessarsi
di
una eredità parte dalla patria, e dimora lontano
cui Filomena partorisce. Si avvicina il parto e Filomena col pretesto
di
stare inferma abbandona la casa del marito, torna
tto acceso dell’amor della moglie nel punto che questa partorisce, nè
di
lui al suo credere. Mirrina madre di Filomena gli
punto che questa partorisce, nè di lui al suo credere. Mirrina madre
di
Filomena gli narra la disgrazia accaduta alla fig
a madre di Filomena gli narra la disgrazia accaduta alla figlia prima
di
maritarsi, e lo prega a tacere il caso, quando no
n voglia ritener la moglie. Panfilo si obbliga al silenzio, ma ricusa
di
ripigliarla; e per non esservi astretto dal padre
esservi astretto dal padre si vale del pretesto della madre che non è
di
accordo colla moglie. All’incontro il padre di Fi
della madre che non è di accordo colla moglie. All’incontro il padre
di
Filomena crede che l’amore di Bacchide tenga Panf
rdo colla moglie. All’incontro il padre di Filomena crede che l’amore
di
Bacchide tenga Panfilo avvolto negli antichi lacc
avverso al contratto nodo conjugale. Se ne querela con Lachete padre
di
Panfilo, il quale ne va a far romore con Bacchide
Costei co’ più solenni giuramenti si giustifica, e Lachete le insinua
di
persuaderne le donne. Ella che non è delle peggio
i osservi che il poeta nell’atto quinto fa che Bacchide entri in casa
di
Mirrina, e narri ed ascolti più cose, e ne avveng
rsi, ne’ quali dee supporsi trascorso il tempo richiesto al congresso
di
Bacchide in quella casa. Le bellezze di questa fa
tempo richiesto al congresso di Bacchide in quella casa. Le bellezze
di
questa favola si presentano in folla, e noi ne ac
la si presentano in folla, e noi ne accenneremo alcune colla speranza
di
eccitare la gioventù a leggere gli antichi con ma
flessione, se vogliono ritrarre dalla drammatica quel diletto che ben
di
rado si prova nella lettura delle moderne favole.
mo è il ritratto della buona moglie che giugne a cancellare dal cuore
di
un marito l’amor di una cortigiana: . . . . . .
la buona moglie che giugne a cancellare dal cuore di un marito l’amor
di
una cortigiana: . . . . . . Atque ea res multo
as, quæ nunquam in ullo patefecit loco. Mentre Parmenone si studia
di
consolarlo, ecco sentesi in casa della moglie un
orta la figliuola a tacere, tace obsecro, mea gnata. Questa è la voce
di
Mirrina, dice Panfilo; nullus sum . . . . perii.
ce di Mirrina, dice Panfilo; nullus sum . . . . perii. Parmenone dice
di
avere udito, Philumenam pavitare nescio quid. Egl
rainteso; le donne dovevano aver detto paritare. Paventa bene Panfilo
di
qualche grande sciagura, e corre su dalla moglie.
su dalla moglie. Nella seconda scena la buona Sostrata vorrebbe andar
di
nuovo a visitar la nuora inferma. Parmenone ne la
nuora inferma. Parmenone ne la distoglie, e le dà notizia del ritorno
di
Panfilo. Esce egli dalla casa della moglie pieno
tizia del ritorno di Panfilo. Esce egli dalla casa della moglie pieno
di
tristezza, e al veder la madre si sforza di dissi
a casa della moglie pieno di tristezza, e al veder la madre si sforza
di
dissimular la sua pena, benchè i segni ne scappin
ibertà sull’avventura della moglie e sul proprio stato. Egli si trova
di
lei innamorato, e pensa infanto che non può riten
e pensa infanto che non può ritenerla per sua, avendo ella partorito
di
un altro. Per giunta non può palesare il vero, pe
e, gli si butta a’ piedi, e palesa la disgrazia. Tutte le circostanze
di
questa scena presentano quadri vivacissimi, pieni
e le circostanze di questa scena presentano quadri vivacissimi, pieni
di
affetto, e non già semplici parole, o concettuzzi
affetto, e non già semplici parole, o concettuzzi mendicati, o tratti
di
spirito leccati. Egli in fine che ha promesso di
mendicati, o tratti di spirito leccati. Egli in fine che ha promesso
di
tacere, così conchiude: Pollicitus sum, &
nunquam perpetuo es bona! Del pari interessante è la scena quinta
di
Panfilo col padre e col suocero, nella quale egli
per addurre alcuna onesta ragione da ricusar la moglie. Degna è pure
di
notarsi la seconda scena dell’atto quarto di Panf
la moglie. Degna è pure di notarsi la seconda scena dell’atto quarto
di
Panfilo con Sostrata. La madre il prega perchè ri
trata. La madre il prega perchè ripigli in casa la moglie, proponendo
di
ritirarsi ella in campagna. La proposta di una ma
casa la moglie, proponendo di ritirarsi ella in campagna. La proposta
di
una madre sì buona aumenta il dolore del figlio.
proposta di una madre sì buona aumenta il dolore del figlio. Lo stato
di
Panfilo va poi peggiorando a’ momenti. Fidippo ha
nipotino che gli è nato. Panfilo sempre più si attrista, che se prima
di
esser nato il bambino poteva esitare intorno al r
l bambino poteva esitare intorno al riprendersi la moglie, e nel caso
di
riprenderla poteva esporre il bambino, e seppelli
dee riceverla, o nel riceverla dee riconoscere per suo un bambino che
di
lui non nacque: Etsi jamdudum fuerat ambiguum
ti il bambino? Con qual pretesto il rifiuterà? Questa nuova giunta al
di
lui dolore egregiamente si maneggia in questa sce
i dolore egregiamente si maneggia in questa scena. Lachete ascrive la
di
lui ritrosìa agli antichi amori. Panfilo replica,
i un ottimo modello della commedia tenera, la quale richiede un poeta
di
cuore assai sensibile e dilicato; genere che pres
tere la vera piacevolezza scenica. I personaggi sono tutti buoni; non
di
quella bontà immaginaria della scuole morali, nè
a della scuole morali, nè dell’eroica che ha luogo nelle tragedie, ma
di
quella civile bontà che ci allontana dalle colpe
nte per lo spettacolo de’ ballerini da corda e de’ pugili non si curò
di
vederla o di comprenderla. Alluse Orazio all’even
ettacolo de’ ballerini da corda e de’ pugili non si curò di vederla o
di
comprenderla. Alluse Orazio all’evento dell’Ecira
econda volta si rappresentò anche imperfettamente ne’ giuochi funebri
di
L. Emilio Paolo, essendo Consoli Cn. Ottavio e T.
Marzio, dal famoso istrione L. Ambivio Turpione, il quale tolse sopra
di
se il carico di fare il prologo per raccomandarla
so istrione L. Ambivio Turpione, il quale tolse sopra di se il carico
di
fare il prologo per raccomandarla al popolo, L’is
vista gli antichi suoi meriti; e siccome per opera sua alcune favole
di
Cecilio alla prima rigettate si riprodussero, e c
riceverono migliore accoglimento, così si lusinga che abbia in questa
di
Terenzio a rinnovarsi il passato esempio, fidando
egli ascoltatori. Piacque questa terza volta, e ciò avvenne nell’anno
di
Roma 588, e si replicò poi nel 589. Il Tormentat
nne nell’anno di Roma 588, e si replicò poi nel 589. Il Tormentatore
di
se stesso. Non cambiò Terenzio il titolo di Heaut
nel 589. Il Tormentatore di se stesso. Non cambiò Terenzio il titolo
di
Heautontimorumenos a questa commedia di Menandro
Non cambiò Terenzio il titolo di Heautontimorumenos a questa commedia
di
Menandro trasportandola interamente nell’idioma L
Menandro trasportandola interamente nell’idioma Latino. Ma come dice
di
averla fatta doppia di semplice ch’essa era? D
a interamente nell’idioma Latino. Ma come dice di averla fatta doppia
di
semplice ch’essa era? Duplex quæ ex argumento
giuochi si terminò all’ apparir dell’alba103. Passi che una commedia
di
giusta mole siasi recitata in Roma in due giorni,
albeggiar dell’altro, cosa, per quanto si sa, mai più non avvenuta, e
di
cui non potrà rendersi veruna adeguata ragione, s
cosa potrebbe fare che un poeta assennato chiamasse doppia una favola
di
argomento semplice? Tommaso Farnabio rigettando l
favola di argomento semplice? Tommaso Farnabio rigettando l’opinione
di
Scaligero giudica che il poeta dica di averla fat
Farnabio rigettando l’opinione di Scaligero giudica che il poeta dica
di
averla fatta doppia, perchè nella commedia di Men
udica che il poeta dica di averla fatta doppia, perchè nella commedia
di
Menandro essendo uno il vecchio, uno il figliuolo
personaggi, introducendo due vecchi, due figliuoli ecc. Ma un comico
di
tanto valore e sì amico della proprietà delle voc
iamento? Provisi poi chiunque ad eseguirlo in qualche favola, e vedrà
di
quali freddi oziosi personaggi riempirà la scena.
irsi del semplice argomento Greco, v’ inserì al suo solito la traccia
di
un’ altra azione forse di sua invenzione, per far
o Greco, v’ inserì al suo solito la traccia di un’ altra azione forse
di
sua invenzione, per fare la favola più ravviluppa
doppia la favola ne divenne. L’argomento Greco consisteva negli amori
di
Clinia per Antifila, nello scoprimento della vera
amori di Clinia per Antifila, nello scoprimento della vera condizione
di
questa fanciulla, e nel carattere del vecchio Men
rar la terra colle proprie mani. Terenzio a questo aggiunse gli amori
di
Clitifone con Bacchide, e l’artifizio del servo n
rse opposte a quanto egli avrà pensato delle opere teatrali; e quindi
di
se sicuro magistralmente, senza consultare l’urba
i di se sicuro magistralmente, senza consultare l’urbanità, affermerà
di
non averle io ben lette o bene intese. Ma chi sa
erle io ben lette o bene intese. Ma chi sa (dicasi ciò con buona pace
di
certe pretese divinità terrestri) che il male non
ose nelle loro teste salde radici? Chi sa che a tali campioni emeriti
di
Elicona non debbano riferirsi le parole di Petron
he a tali campioni emeriti di Elicona non debbano riferirsi le parole
di
Petronio Arbitro, quod quisque perperam discit, i
non vult? Questa favola è scritta con particolare eleganza e purezza
di
lingua, e se ne vanta lo stesso autore nel prolog
sso autore nel prologo. Ma i critici vi desidereranno le famose unità
di
tempo e di luogo. Si offende quella di tempo perc
nel prologo. Ma i critici vi desidereranno le famose unità di tempo e
di
luogo. Si offende quella di tempo perchè l’atto p
desidereranno le famose unità di tempo e di luogo. Si offende quella
di
tempo perchè l’atto primo con qualche scena del s
brano le Feste Dionisie, e nell’atto terzo fa giorno. Un periodo però
di
24 ore o poco più potrebbe contenere l’azione che
ere l’azione che vi si dipigne. Nuoce all’unità del luogo la comparsa
di
Menedemo che zappa, la qual cosa suppone un campo
di Menedemo che zappa, la qual cosa suppone un campo; e la necessità
di
una strada pubblica con varie case che richiede i
pposizione non avrebbe luogo, se si concepisse un teatro alla maniera
di
Liveri. Possono in essa notarsi diverse bellezze;
a cosa della terza scena dell’atto secondo, la quale contiene venustà
di
più di un genere. Clinia attende la sua Antifila
della terza scena dell’atto secondo, la quale contiene venustà di più
di
un genere. Clinia attende la sua Antifila ch’egli
la fante. Vengono i servi che sono iti a prenderla, e dicono fra loro
di
aver lasciato indietro le donne con tutta la foll
n tutta la folla delle serve che le precedono e le seguono, e cariche
di
oro e di vesti di gran valore. Antifila oro, vest
a folla delle serve che le precedono e le seguono, e cariche di oro e
di
vesti di gran valore. Antifila oro, vesti e calca
elle serve che le precedono e le seguono, e cariche di oro e di vesti
di
gran valore. Antifila oro, vesti e calca di fante
cariche di oro e di vesti di gran valore. Antifila oro, vesti e calca
di
fantesche! Quali palpiti per un innamorato ch’è s
iosamente condotto dal poeta, che all’apparenza giustifica le querele
di
Clinia. Siro però non soffre ch’egli più lungamen
a in esso la sua maestria nel dipignere i costumi, e c’insegna l’arte
di
sviluppare i caratteri: Ubi ventum ad ædes est
o, essendo Edili L. Cornelio Lentulo e L. Valerio Flacco colla musica
di
Flacco di Claudio figlio o liberto. Di poi si rep
Edili L. Cornelio Lentulo e L. Valerio Flacco colla musica di Flacco
di
Claudio figlio o liberto. Di poi si replicò cambi
oi si replicò cambiandovisi le tibie; e finalmente sotto il consolato
di
M. Giuvenzio e T. Sempronio si recitò la terza vo
ato di M. Giuvenzio e T. Sempronio si recitò la terza volta nell’anno
di
Roma 591. Il Formione. Apollodoro cui appartiene
dicazomenos, e un’ altra detta Epidicazomene dal nome della fanciulla
di
cui in essa si tratta. Il Formione deriva da ques
tta. Il Formione deriva da quest’ultima, e Donato, il più utile forse
di
tutti i comentatori antichi e moderni delle comme
icazomenos, avendo dovuto dire dall’Epidicazomene. Formione è il nome
di
un parassito, che maneggia il più importante dell
eggia il più importante dell’azione. Egli dà ad Antifone il consiglio
di
farsi citare in giudizio, come se fosse prossimo
sse prossimo parente della fanciulla Fannia rimasa povera, ad oggetto
di
essere in virtù di una legge astretto a sposarla;
e della fanciulla Fannia rimasa povera, ad oggetto di essere in virtù
di
una legge astretto a sposarla; ed egli difende la
a; ed egli difende la pretesa parentela altercando con Demifone padre
di
Antifone. Finge poi di accordarsi a prender Fanni
retesa parentela altercando con Demifone padre di Antifone. Finge poi
di
accordarsi a prender Fannia egli stesso per mogli
Fedria per liberare dalle mani del ruffiano la sua diletta sonatrice
di
cetera. Egli anche sapendo il secreto di Cremete
ano la sua diletta sonatrice di cetera. Egli anche sapendo il secreto
di
Cremete che in Lenno sposò un’ altra moglie, esse
to di Cremete che in Lenno sposò un’ altra moglie, essendo già marito
di
Nausistrata, e divenne padre di Fannia, fa tremar
un’ altra moglie, essendo già marito di Nausistrata, e divenne padre
di
Fannia, fa tremare questo vecchio, e al fine scop
uesta una delle commedie Terenziane pessimamente divisa nell’edizioni
di
Einsio e di Farnabio. L’atto primo a patto veruno
lle commedie Terenziane pessimamente divisa nell’edizioni di Einsio e
di
Farnabio. L’atto primo a patto veruno non può ter
sta saperne l’azione. Geta annunzia a Fedria e ad Antifone il ritorno
di
Demifone. Antifone lo vede egli stesso da lontano
nascosto, e Fedria sotto gli occhi dello spettatore attende l’arrivo
di
Demifone suo zio. Or come può quì terminare l’att
sposta non soffre sospensione, ed è forza che si risolva; e la venuta
di
Demifone è la risoluzione della scena. Ed avendo
ia, Itane tandem uxorem duxit Antipho injussu meo? Geta va in traccia
di
Formione; Demifone parte dopo aver recitati quatt
e gli ha narrato l’accaduto. Ma se l’ atto II incomincerà dalla scena
di
Formione con Geta, tutto procederà con ogni veris
nza; lo spazio che corre da un atto all’altro darà luogo alla ricerca
di
Formione fatta da Geta e al racconto del fatto. T
mento. Ma ciò facendo sparirà l’atto II, ed il Formione sarà composto
di
quattro soli atti. Quanto a me io non vi troverei
Latini furono più scrupolosi de’ Greci, come apparisce dal noto verso
di
Orazio, Neve minor quinto, neu sit productior
lasciare il teatro vuoto ragionevolmente nella fine dell’atto, pensò
di
sopprimere il verso sudetto Sed eccum ipsum. Così
sudetto Sed eccum ipsum. Così sciogliesi il nodo alla foggia marziale
di
Alessandro. Egli ve n’ha un’ altra più giusta che
stata avvertita ancora dall’autore delle Note alla mentovata edizione
di
Terenzio fatta in Roma nel 1767107. Molti passi a
eggiadra è la descrizione della bellezza senza artificj nella persona
di
Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è
d un tratto, Che in noi si abbatte un giovan che piangeva. Abbiam
di
ciò stupore; e lui preghiamo A dirci la cagione
giaceva Ad essa dirimpetto, e niuno amico Aveva, o conoscente, o
di
suo sangue, Che desse mano al funerale, in fuor
Bella è la quarta scena dell’atto I, in cui Geta e Fedria cercano
di
animare Antifone abbattuto dalla venuta del padre
ando gli si dica, egli rimane sempre più costernato, que’ due fingono
di
voler partire e lasciarlo; alla qual cosa Antifon
sciarlo; alla qual cosa Antifone si scuote, s’incoraggia, e si sforza
di
far buon viso. Le parole non ricevono soccorso da
de essere state le antiche tragedie e commedie mutilate da’ gramatici
di
quella ideata prosa che notava le azioni de’ pers
ici di quella ideata prosa che notava le azioni de’ personaggi. E chi
di
grazia ha rivelato a costui sì bel secreto, che g
ì bel secreto, che gli autori nel pubblicar le loro favole l’empivano
di
noterelle, come fanno oggidì i moderni? Gli autor
ed alcuni de’ Latini ne erano per lo più gli attori, nè abbisognavano
di
tali soccorsi marginali. Essi di più erano persua
lo più gli attori, nè abbisognavano di tali soccorsi marginali. Essi
di
più erano persuasi, che un poeta dovesse talmente
e nel dramma manifestate i proprii concetti, che facesse comprendere,
di
quale azione dovesse animarla e abbellirla il rap
e sono le desiderate noterelle del pari inutili per le teste leggere
di
coloro che leggono pettinandosi o amoreggiando. O
on più vantaggio si lascia all’abilità dell’attore e al discernimento
di
chi legge. Questa scena è tanto più vaga, quanto
sta scena è tanto più vaga, quanto le cose umili sembrano meno capaci
di
grazia e leggiadria. Per buona ventura nel fermar
la versione Italiana del Formione fatta dall’elegantissimo traduttor
di
Teocrito, Mosco e Bione, il chiar. P.M. Giuseppe
chiar. P.M. Giuseppe Maria Pagnini Pistojese Carmelitano, Professore
di
eloquenza in quella università, il quale si compi
Professore di eloquenza in quella università, il quale si compiacque
di
permettermi di decorare la mia nuova storia teatr
eloquenza in quella università, il quale si compiacque di permettermi
di
decorare la mia nuova storia teatrale con qualche
storia teatrale con qualche frammento della sua bella versione e del
di
lui nome sì degno, sì noto, sì caro alle muse Ita
la nominata università, e dalla stamperia Reale si pubblicò col testo
di
Terenzio corredato di un nuovo prologo latino del
, e dalla stamperia Reale si pubblicò col testo di Terenzio corredato
di
un nuovo prologo latino dell’incomparabile tradut
ta. Avrei ben provveduto a’ casi miei. L’ira del vecchio mi daria
di
barba: Avrei fatto fardello, e preso il trotto.
, Che veggo là nel fondo della piazza? Ant. E’ desso? Non ho cuor
di
rimanere. Get. Ehi, che fate, Antifon? Qui, qui
o a voi Fania e la mia vita. ecc. Artificiosa finalmente è la scena
di
Geta e Formione, ascoltando da parte Demifone, ch
simo atto, ed incomincia, En unquam cuiquam contumeliosius. Eccone la
di
lui traduzione: Dem. Avete inteso mai, che altr
Ei fin s’inoltra a querelarsi il primo. For. Io già non ho motivo
di
lagnarmi Del giovin, se contezza non ne avea;
to A’ miei giorni il miglior non ho veduto. Get. Vedi bel paragon
di
te e di lui. For. Che ti venga la rabbia. E s’i
miei giorni il miglior non ho veduto. Get. Vedi bel paragon di te e
di
lui. For. Che ti venga la rabbia. E s’io per ta
Non fosse noto. Dem. Noto a me? For. Di certo. Dem. Io vi dico
di
no. Voi, che volete Che mi sia noto, fate che m
m detto or ora. Eh, eh non lo vò dir. Voi vi volete Pigliar gioco
di
me, come se voi Nol sapeste. Dem. Io pigliarm
Pigliar gioco di me, come se voi Nol sapeste. Dem. Io pigliarmi
di
voi gioco? Get. Stilfone. For. Alfin, che imp
a a voi noto? Dem. Nè io costui giammai conobbi, e alcuno Parente
di
tal nome io mai non ebbi. For. Possibile? Oh ve
ssibile? Oh vergogna! Ah s’egli avesse Lasciato mai qualche migliar
di
scudi. Dem. Che ti colga il malanno. For. All
dili L. Postumio Albino, e L. Cornelio Merola, dalla compagnia comica
di
L. Ambivio Turpione e L. Attilio Prenestino colla
ia comica di L. Ambivio Turpione e L. Attilio Prenestino colla musica
di
Flacco. La quarta volta si recito nel consolato d
stino colla musica di Flacco. La quarta volta si recito nel consolato
di
Gn. Fannio Strabone e M. Valerio Messala l’anno d
cito nel consolato di Gn. Fannio Strabone e M. Valerio Messala l’anno
di
Roma 593. Il poeta memore della disgrazia dell’Ec
a sarebbe questa che si è rappresentata in Parma da’ giovani studenti
di
quell’università l’anno 1784, e vi fece un nuovo
elodato P. Pagnini, che per l’eleganza e la venustà secondo me merita
di
rendersi sempre più noto: Ætate nostra pol nih
io trasse da Menandro, fu dagli Edili comperata al prezzo esorbitante
di
ottomila nummi, cui verun’ altra mai non pervenne
erun’ altra mai non pervenne, e si rappresentò dalla solita compagnia
di
Turpione ed Attilio colla musica di Flacco. La se
appresentò dalla solita compagnia di Turpione ed Attilio colla musica
di
Flacco. La seconda volta si recito nel consolato
ilio colla musica di Flacco. La seconda volta si recito nel consolato
di
M. Valerio Messala e Gn. Fannio Strabone l’anno d
cito nel consolato di M. Valerio Messala e Gn. Fannio Strabone l’anno
di
Roma 593. Non per tanto dalla Dacier e dal Fabro
se ne volessero ripetere il diletto nel medesimo giorno, come avviene
di
qualche aria eccellente ne’ nostri teatri musical
la con supplirvi la parola die? Bis acta est, dice lo scrittore della
di
lui vita; e perchè ciò direbbe (argomenta il Fabr
? L’Eunuco si sarà rappresentata diverse volte, e perchè far menzione
di
due sole? Potrebbe però rispondersi in prima, che
due sole? Potrebbe però rispondersi in prima, che il biografo intenda
di
dire, che siasi rappresentata due volte in poco s
afo intenda di dire, che siasi rappresentata due volte in poco spazio
di
tempo (non già in un giorno, perchè questo farebb
avrebbe richiesto un racconto speciale) senza poi tenersi più ragione
di
altre ripetizioni, cosa che sarà avvenuta ad altr
agione di altre ripetizioni, cosa che sarà avvenuta ad altre commedie
di
Cecilio, di Plauto ecc. E tale breve spazio di te
tre ripetizioni, cosa che sarà avvenuta ad altre commedie di Cecilio,
di
Plauto ecc. E tale breve spazio di tempo ben potr
nuta ad altre commedie di Cecilio, di Plauto ecc. E tale breve spazio
di
tempo ben potrebbe ristrignersi all’anno del rife
s’interpreti la seconda volta, e non già due volte. Nel Tormentatore
di
se stesso si dice acta III nel consolato di Sempr
e volte. Nel Tormentatore di se stesso si dice acta III nel consolato
di
Sempronio e di Giuvenzio, e si spiega la terza vo
rmentatore di se stesso si dice acta III nel consolato di Sempronio e
di
Giuvenzio, e si spiega la terza volta; nel Formio
perchè mai solo l’ acta II dell’Eunuco ha da ricevere la spiegazione
di
due volte in un dì? Che che sia però di questo, d
ha da ricevere la spiegazione di due volte in un dì? Che che sia però
di
questo, dobbiamo osservare che Terenzio in tutte
re. Egli ne riprende due commedie tratte dalla Fantasima e dal Tesoro
di
Menandro; e ci racconta, come dopo che gli Edili
mmedia dell’Eunuco, Luscio si adoperò per modo che ottenne la facoltà
di
esaminarla (inspiciundi) e che si cominciò a reci
ritta da Nevio e da Plauto. Terenzio nel prologo si discolpa, negando
di
aver mai saputo che Nevio e Plauto l’avessero pos
olla ingenuità che accompagna sempre gli uomini che non iscarseggiano
di
merito, che dal Colace di Menandro egli ha tratto
gna sempre gli uomini che non iscarseggiano di merito, che dal Colace
di
Menandro egli ha tratto i personaggi del parassit
azione dell’Eunuco consiste in un dono fatto da un suo amante a Taide
di
una fanciulla ch’ella sa esser cittadina Ateniese
ina Ateniese, e in un altro dono, fattole da un altro suo innamorato,
di
un Eunuco, in vece di cui vi è menato un vivace g
altro dono, fattole da un altro suo innamorato, di un Eunuco, in vece
di
cui vi è menato un vivace giovanetto preso repent
vi è menato un vivace giovanetto preso repentinamente dalla bellezza
di
quella fanciulla, la quale di poi gli diventa mog
tto preso repentinamente dalla bellezza di quella fanciulla, la quale
di
poi gli diventa moglie. La favola è condotta con
e Cherea sono così vere e leggiadre, che diventano una tacita satira
di
quasi tutti gl’ innamorati scenici moderni, i qua
manierati belli-spiriti, come nelle Francesi, o fantastici trovatori
di
ardite metafore, di studiati epigrammi e di stran
riti, come nelle Francesi, o fantastici trovatori di ardite metafore,
di
studiati epigrammi e di strani rettorici pensamen
i, o fantastici trovatori di ardite metafore, di studiati epigrammi e
di
strani rettorici pensamenti, come nelle Italiane
mi e di strani rettorici pensamenti, come nelle Italiane specialmente
di
una gran parte del XVII secolo. Si sgomenta ogni
ialmente di una gran parte del XVII secolo. Si sgomenta ogni scrittor
di
buon gusto nel voler prestare i concetti a un inn
on gusto nel voler prestare i concetti a un innamorato, rammentandosi
di
Fedria sulla soglia di Taide. Quattro versi che d
tare i concetti a un innamorato, rammentandosi di Fedria sulla soglia
di
Taide. Quattro versi che danno principio a questa
o la disperazione degli scrittori teatrali intelligenti. Trascriverei
di
buon grado l’intera prima scena originale, ma per
acere qualche volta a chi si conforma più volentieri all’uso Francese
di
addurre delle lingue morte i frammenti tradotti,
, ne recherò una mia versione qualunque essa siasi, sempre inculcando
di
leggersi i versi stessi di Terenzio: Fed. Che f
ne qualunque essa siasi, sempre inculcando di leggersi i versi stessi
di
Terenzio: Fed. Che farò dunque? Non vi andrò? N
i di Terenzio: Fed. Che farò dunque? Non vi andrò? Nemmeno Or che
di
suo volere a se mi chiama? O mi armerò piuttost
emmeno Or che di suo volere a se mi chiama? O mi armerò piuttosto
di
costanza, Per non soffrir mai più d’esser trast
ni giunte a domandar mercede. Par. Purchè il possa tu far, non v’ha
di
questa Nè più gloriosa, nè più forte impresa.
. Oh! pria morrò; saprà qual uom mi sia. Tutto questo apparecchio
di
disdegno In fede mia ammorzerà repente Solo u
nosco bene La sua nequizia, e la miseria mia, E me ne incresce, e
di
amor muojo, e il veggo, E il so, nè mi tratteng
he far? La libertà perduta Al minor prezzo che possibil fia Cerca
di
riscattar; e se non puoi Con poco, abbi l’inten
oi coglier dobbiam, via se ne porta. Della bellissima scena seconda
di
Taide con Fedria e Parmenone potrebbero addursi v
re gli scrittori teatrali ad esprimere col vero linguaggio il pensare
di
un innamorato. Addio, mia bella Taide (dice Fedri
spetti, A me pensi, in me speri, e in me ti allegri, In somma che
di
me tutta tu sii, Quando io son tutto tuo. Gr
e, forte, difficile ad esser raffrenata o a soggiogarsi è la passione
di
Fedria; ma infocata, vivida, impetuosa è quella d
ese. Leggansi in quest’altro passo tradotto dalla medesima mano le
di
lui espressioni dopo essere stato in casa di Taid
o dalla medesima mano le di lui espressioni dopo essere stato in casa
di
Taide, donde esce pieno di giubilo e dolcezza:
lui espressioni dopo essere stato in casa di Taide, donde esce pieno
di
giubilo e dolcezza: Evvi alcun qui dappresso?
r eccitare gli studiosi giovani alla lettura ragionata delle commedie
di
Terenzio, nella quale si abbatteranno in moltissi
amento abbia l’autore delle Note della soprannominata edizione Romana
di
Terenzio del 1767 voluto opporsi alla solita divi
ti dell’Eunuco. A suo credere l’atto I non dee terminare colle parole
di
Taide, Concedam hinc intro, atque expectabo dum v
guano il discorso tenuto dell’ancella e dell’eunuco da condursi nella
di
lei casa. Ma l’azione parmi che avvenga diversame
are in villa per passarvi il biduo penoso. Taide rimane affliggendosi
di
non esser creduta da Fedria ch’ella ama di buon s
Taide rimane affliggendosi di non esser creduta da Fedria ch’ella ama
di
buon senno; accenna di volere col dono della fanc
osi di non esser creduta da Fedria ch’ella ama di buon senno; accenna
di
volere col dono della fanciulla che attende dal s
ol dono della fanciulla che attende dal soldato, rendersi benevolo il
di
lei fratello; entra in sua casa; e così termina b
tutti gli uomini avviene e spezialmente agl’ innamorati, in procinto
di
andar via ripete al servo che eseguisca i suoi or
a rifiutare la comune divisione. L’unico motivo che ebbe l’annotatore
di
censurarla, è che Fedria parla della medesima cos
n Taide. Ma sarebbe strano che in due parole la ripetesse nel momento
di
partire? Lascio poi da parte che la divisione da
arii passi degli antichi raccolsero le notizie appartenenti alla vita
di
Terenzio, abbiano francamente asserito che questa
o, abbiano francamente asserito che questa favola fosse tratta da una
di
Menandro. Niun critico, per quanto io sappia, ha
appia, ha considerato che Terenzio stesso a chiarissime note ha detto
di
doverla al comicissimo Difilo, e intitolarsi in G
essa sorte col loro sovrano. Ci dice in oltre che Plauto dalla favola
di
Difilo trasse la sua intitolata Commorientes; ma
viva forza una meretrice a un ruffiano, egli ha voluto approfittarsi
di
questa parte non toccata, per tessere questa sua
ia. L’intitolò Adelphi per avervi introdotti due bellissimi caratteri
di
due fratelli di umore e di costumi opposti, i qua
delphi per avervi introdotti due bellissimi caratteri di due fratelli
di
umore e di costumi opposti, i quali formano un pi
avervi introdotti due bellissimi caratteri di due fratelli di umore e
di
costumi opposti, i quali formano un piacevolissim
n piacevolissimo contrasto comico. Mizione e Demea sono gli originali
di
moltissime copie moderne di caratteri che grazios
omico. Mizione e Demea sono gli originali di moltissime copie moderne
di
caratteri che graziosamente si combattono sulle s
e si combattono sulle scene. Mizione senza moglie, senza figli, pieno
di
comodi e di ricchezze, urbano, indulgente, piacev
ono sulle scene. Mizione senza moglie, senza figli, pieno di comodi e
di
ricchezze, urbano, indulgente, piacevole, benefic
ente, piacevole, benefico: Demea ammogliato, con due figliuoli, pieno
di
cure, laborioso, severo, burbero, tenace. Quegli
izione per sollevare alquanto il fratello adotta Eschino il primo de’
di
lui figliuoli, e con una educazione dolce e indul
, e con una educazione dolce e indulgente, sebbene gli dà la facilità
di
soddisfare a’ suoi capricci giovanili, almeno l’i
il fratello Mizione. Egli ha saputo che Eschino ha violentata la casa
di
un ruffiano, bastonandolo e togliendogli una mere
e sia in villa, mentre si trova colla sua donna e con Eschino in casa
di
Mizione. Ognuno vede qual fonte di piacevolezza c
la sua donna e con Eschino in casa di Mizione. Ognuno vede qual fonte
di
piacevolezza contenga il carattere di questo vecc
Mizione. Ognuno vede qual fonte di piacevolezza contenga il carattere
di
questo vecchio severo che s’immagina di essere ab
volezza contenga il carattere di questo vecchio severo che s’immagina
di
essere abbastanza vigilante, e di sapere gli scon
uesto vecchio severo che s’immagina di essere abbastanza vigilante, e
di
sapere gli sconcerti di sua casa prima di ogni al
s’immagina di essere abbastanza vigilante, e di sapere gli sconcerti
di
sua casa prima di ogni altro, quando egli è il so
ere abbastanza vigilante, e di sapere gli sconcerti di sua casa prima
di
ogni altro, quando egli è il solo che n’è sempre
Rideo hunc, primum ait se scire, is solus nescit omnia. Ne’ casi
di
Panfila fatta madre da Eschino gli avviene lo ste
o stesso. Ei tardi n’è instruito da Egione, e più tardi ancora e fuor
di
tempo ne viene a schiamazzare col fratello allorc
re col fratello allorchè tutto è quieto, e si sono conchiuse le nozze
di
Eschino e di Panfila. Eccita parimente il riso qu
lo allorchè tutto è quieto, e si sono conchiuse le nozze di Eschino e
di
Panfila. Eccita parimente il riso quando, accorge
nfila. Eccita parimente il riso quando, accorgendosi che l’indulgenza
di
Mizione lo rende a tutti caro ed accetto, pensa d
a congiungersi in matrimonio con Sostrata. Tralle bellezze più degne
di
notarsi in questa commedia si vogliono collocare
di notarsi in questa commedia si vogliono collocare le ottime regole
di
educazione che si ricavano dalla prima scena, le
e questi aurei versi ben ponderati risparmierebbero a molti la fatica
di
accumular volumi sull’ educazione domestica. Per
cazione domestica. Per ciò che riguarda la comica piacevolezza merita
di
osservarsi la scena terza dell’atto III di Demea
comica piacevolezza merita di osservarsi la scena terza dell’atto III
di
Demea con Siro. Applaudesi il vecchio della propr
to III di Demea con Siro. Applaudesi il vecchio della propria maniera
di
pensare, e censura quella del fratello, coll’ occ
pensare, e censura quella del fratello, coll’ occasione del trascorso
di
Eschino; ed il servo con graziosa ironia loda la
one del trascorso di Eschino; ed il servo con graziosa ironia loda la
di
lui saviezza, il prudente antivedere, le massime
e antivedere, le massime assennate. Il vecchio entrato a far l’elogio
di
se stesso non la finisce mai, e il servo fa una p
ogio di se stesso non la finisce mai, e il servo fa una parodia delle
di
lui sentenze applicandole alla sua cucina. Veggas
. Finalmente Gli comando, che come in uno specchio Egli contempli
di
ciascun la vita, E quindi apprenda dalle azioni
Quest’altre è da fuggirsi. Sir. Con giudizio. Dem. Questo degno è
di
lode. Sir. Util consiglio. Dem. Questo di bia
. Dem. Questo degno è di lode. Sir. Util consiglio. Dem. Questo
di
biasmo. Sir. Insegnamento raro. Dem. Ma per m
raro. Dem. Ma per meglio spiegarmi . . . . Sir. Non ho tempo Or
di
ascoltarti, che mi son comprati Que’ pesci a gu
duttore: . . . . . . . Or dimmi un poco In qual città ti credi tu
di
stare? Facesti oltraggio ad una verginella Cu
ttà ti credi tu di stare? Facesti oltraggio ad una verginella Cui
di
toccar nessun diritto avevi. Già questa ella è
rimedio? Forse da te cercasti a provvederci? O già che ti prendea
di
me vergogna, Nè da te stesso mel volesti dire,
ostei per moglie. Non è da omettersi la grazia della escandescenza
di
Demea, e l’epilogo delle disgrazie e dei delirii
secondo l’epigrafe apposta alle comuni edizioni, ne’ giuochi funebri
di
L. Emilio Paolo fatti da Q. Fabio Massimo e P. Co
o fatti da Q. Fabio Massimo e P. Cornelio Africano sotto il consolato
di
L. Anicio Gallo e M. Cornelio Cetego l’ anno di R
no sotto il consolato di L. Anicio Gallo e M. Cornelio Cetego l’ anno
di
Roma 593, secondo il Fabro de ætate Terentii, ess
ndo il Fabro de ætate Terentii, essendo rappresentata dalla compagnia
di
Attilio Prenestino e da Minuzio Protimo colla mus
lla compagnia di Attilio Prenestino e da Minuzio Protimo colla musica
di
Flacco. Anche questa commedia fu nel nativo lingu
i più nobili attori della corte del Duca Ercole II, cioè da’ medesimi
di
lui figliuoli. Questo comico elegantissimo si vuo
. Questo comico elegantissimo si vuole nato in Cartagine circa l’anno
di
Roma 560 nove anni prima della morte di Plauto. F
ato in Cartagine circa l’anno di Roma 560 nove anni prima della morte
di
Plauto. Fenestella affermò esser egli nato e mort
Terenzio, o per meglio dire sparì, nè altro se ne seppe dal consolato
di
Cn. Cornelio Dolabella e M. Fulvio Nobiliore in p
ella e M. Fulvio Nobiliore in poi, che cade nell’anno 594. Vuolsi che
di
anni trentaquattro in circa s’imbarcasse per la G
recia o per l’Asia. Alcuno asserisce ch’ei morisse povero in Stinfalo
di
Arcadia; altri ch’egli naufragasse di ritorno dal
h’ei morisse povero in Stinfalo di Arcadia; altri ch’egli naufragasse
di
ritorno dalla Grecia, e perissero con lui cento e
to fosse sino all’ultima vecchiaja in Grecia, e che avesse trascurato
di
tornare in Roma dove le sue fatiche erano così be
erone che ce ne istruisce, esalta l’ingegno, l’argutezza e l’eleganza
di
Afranio108. Anche Quintiliano109 lo commenda assa
Afranio108. Anche Quintiliano109 lo commenda assai senza lasciar però
di
riprenderlo per l’oscenità degli amori da lui rec
’oscenità degli amori da lui recati sulle scene. Suetonio mentova una
di
lui commedia togata detta l’Incendio, nella quale
le. Ma forse per non avere essi ad altra gloria aspirato che a quella
di
traduttori ingegnosi, si rimasero indietro, mostr
al confronto de’ greci originali onde traevansi, indebolirsi e scemar
di
pregio (Nota VII). IV. Splendidezza della sce
fermò Cicerone112. I gran personaggi della repubblica già pregiavansi
di
esser detti amici de’ Terenzii tuttochè stranieri
to e la magnificenza conveniente a un popolo arricchito delle spoglie
di
tanto mondo. Cajo Pulcro l’abbellì colla varietà
ulcro l’abbellì colla varietà de’ colori; Cajo Antonio la coprì tutta
di
argento, Petrejo di oro, Catulo di avorio; i Lucu
a varietà de’ colori; Cajo Antonio la coprì tutta di argento, Petrejo
di
oro, Catulo di avorio; i Luculli la renderono ver
olori; Cajo Antonio la coprì tutta di argento, Petrejo di oro, Catulo
di
avorio; i Luculli la renderono versatile; Pompeo
iti e nelle decorazioni, e fe costruire il suo magnifico teatro ricco
di
marmi e di cristalli, e pomposamente ornato di tr
decorazioni, e fe costruire il suo magnifico teatro ricco di marmi e
di
cristalli, e pomposamente ornato di trecentosessa
magnifico teatro ricco di marmi e di cristalli, e pomposamente ornato
di
trecentosessanta colonne, il quale era capace di
pomposamente ornato di trecentosessanta colonne, il quale era capace
di
più di ottantamila spettatori113. Finalmente non
amente ornato di trecentosessanta colonne, il quale era capace di più
di
ottantamila spettatori113. Finalmente non istimar
osi Romani sconvenevole alla loro grandezza stabilire una deputazione
di
cinque censori destinati a rivedere i drammi da r
ntarsi, per contenere i poeti ne’ limiti dovuti. Senza l’approvazione
di
alcuno di essi non compariva sulla scena componim
r contenere i poeti ne’ limiti dovuti. Senza l’approvazione di alcuno
di
essi non compariva sulla scena componimento verun
ulla scena componimento veruno. I loro congressi facevansi nel tempio
di
Apollo o delle Muse, ove i poeti recavansi a reci
rpa era il più assiduo e diligente de’ cinque censori. Cicerone parla
di
lui nella prima epistola del settimo libro delle
imo lib. II, c. 4. 72. Oltre al citato Valerio, vedi il libro XLVIII
di
Tito Livio, e le opere di Vellejo Patercolo e App
tre al citato Valerio, vedi il libro XLVIII di Tito Livio, e le opere
di
Vellejo Patercolo e Appiano. 73. Orazio Epist. I
74. Nel libro dell’ottimo genere degli oratori. 75. V. i Saturnali
di
Macrobio. 76. Il Vossio ad Catullum disvelò la d
75. V. i Saturnali di Macrobio. 76. Il Vossio ad Catullum disvelò la
di
lui impostura. Il Bayle osservò l’altra che fece
mina exercabantur, dice lo Storico. Si vuole però osservare che l’età
di
Accio non conviene col personaggio di Cesare Ditt
vuole però osservare che l’età di Accio non conviene col personaggio
di
Cesare Dittatore che venne dopo di lui. Dunque qu
Accio non conviene col personaggio di Cesare Dittatore che venne dopo
di
lui. Dunque qui si parla o di un altro Accio o di
ggio di Cesare Dittatore che venne dopo di lui. Dunque qui si parla o
di
un altro Accio o di un altro Giulio Cesare. 84.
tore che venne dopo di lui. Dunque qui si parla o di un altro Accio o
di
un altro Giulio Cesare. 84. Instit. Orat. lib.
c. 1. 85. De Natura Deorum lib. II. 86. In fine della I Filippica
di
Cicerone. 87. In Bruto. 88. Saturnal. lib. I
o. 88. Saturnal. lib. III, c. 16. Vedi anche il Dizionario Critico
di
Pietro Bayle Nota B art. Titius. 89. V. il I de
is Romanorum presso il Douza in Lucilii reliquiis. 91. V. La Sat. 1.
di
Giovenale. 92. Strabone lib. V, e Cluverio lib.
λοκιον significa monile, che bene esser potè il titolo della commedia
di
Menandro. Ma questa voce poteva anche col tempo e
o. Ma questa voce poteva anche col tempo essere divenuta nome proprio
di
donna, come pur son fra noi Gemma, Margherita, Pr
lib., c. 16. Varrone, Aristotile e Diocle filosofo furono dell’avviso
di
Cecilio, stimando che potesse benissimo una donna
’avviso di Cecilio, stimando che potesse benissimo una donna partorir
di
otto e di undici mesi. Esempii al certo non ne ma
Cecilio, stimando che potesse benissimo una donna partorir di otto e
di
undici mesi. Esempii al certo non ne mancano. Gra
erto non ne mancano. Gracco nacque dopo undici mesi; e Vestilia madre
di
Cesonia moglie di C. Caligola, secondo il raccont
o. Gracco nacque dopo undici mesi; e Vestilia madre di Cesonia moglie
di
C. Caligola, secondo il racconto di Plinio nel l.
Vestilia madre di Cesonia moglie di C. Caligola, secondo il racconto
di
Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuo
. Caligola, secondo il racconto di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò
di
due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e
do il racconto di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli
di
sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di u
di Plinio nel l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi,
di
Cesonia di otto e di un altro di undici, di che p
el l. VII, c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia
di
otto e di un altro di undici, di che possono vede
c. 5, si sgravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e
di
un altro di undici, di che possono vedersi le Oss
ravò di due figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro
di
undici, di che possono vedersi le Osservazioni di
figliuoli di sette mesi, di Cesonia di otto e di un altro di undici,
di
che possono vedersi le Osservazioni di Emondo Mer
otto e di un altro di undici, di che possono vedersi le Osservazioni
di
Emondo Merillo nel libro V, c. 30. Laonde l’Imper
isposizione della legge decemvirale, trattandosi della legittimazione
di
un fanciullo nato da una donna d’ incorrotto cost
ittimazione di un fanciullo nato da una donna d’ incorrotto costume e
di
non dubbia onestà undici mesi dopo la morte del m
l fondamento de’ dubbii e delle correzioni proposte si è l’asserzione
di
Eusebio di Cesarea autore del quarto secolo dell’
o de’ dubbii e delle correzioni proposte si è l’asserzione di Eusebio
di
Cesarea autore del quarto secolo dell’Era Cristia
io di Cesarea autore del quarto secolo dell’Era Cristiana, in cui più
di
una volta dai dotti si desidera maggiore esattezz
dai dotti si desidera maggiore esattezza. Forse egli collocò la morte
di
Cecilio un anno prima della rappresentazione dell
i quali non vorrebbero che si parlasse degli antichi, perchè (dicono)
di
essi si è tanto scritto. Ma questi gigantelli let
ti gigantelli letterarii manifestano essi stessi il bisogno che si ha
di
ben ragionar dell’antichità; perchè nel voler ess
si ha di ben ragionar dell’antichità; perchè nel voler essi talora su
di
quella balbettare, cadono ad ogni passo in mille
rrori istorici, in giudizii iniqui e stravolti ed in madornali eresie
di
gusto. Adunque la copia stessa delle pedanterie a
mmassate in più secoli su gli antichi, ha cagionato il rincrescimento
di
studiarli, e quindi la non curanza di tanti moder
ha cagionato il rincrescimento di studiarli, e quindi la non curanza
di
tanti moderni, specialmente oltramontani, che ne
iance il gusto della gioventù. Dal che proviene la necessità assoluta
di
richiamarla alle limpidi sorgenti del sapere e de
marla alle limpidi sorgenti del sapere e delle bellezze letterarie, e
di
parlar piuttosto con sobrietà, gusto e dottrina d
di parlar piuttosto con sobrietà, gusto e dottrina degli antichi, che
di
scarabocchiar su materie non indegnamente altra v
e non indegnamente altra volta maneggiate certi libri inutili tessuti
di
ritagli di Francesi e Italiani impudentemente sac
namente altra volta maneggiate certi libri inutili tessuti di ritagli
di
Francesi e Italiani impudentemente saccheggiati e
li astiosamente. 102. Per saggio della maniera d’imitare e tradurre
di
questo letterato, rechiamo un frammento della pri
dell’atto I. Narrata la morte della Genovese Fulvia (che è la Criside
di
Terenzio) così prosegue: Currado. Fra questo me
orso l’occhio sopra una fanciulla, tralle altre donne della comitiva,
di
una bellezza, Biagio . . . . Biagio. Ghiotta ass
i una bellezza, Biagio . . . . Biagio. Ghiotta assai forse? Cur. E
di
un’ aria sì modesta e graziata che non si può dir
, e sopra l’altre nobile e signorile, mi feci a domandarne le femmine
di
seguito: ma in udire da loro essere una sorella d
cuore: oh oh, dissi allora tra me, qui gli cadde l’ago; ecco la fonte
di
tante lagrime; ecco donde nasce quella sua tanta
ggio del Panfilo Terenziano) venne ad un tratto a palesare il segreto
di
quell’amore che tanto accortamente avea saputo na
ciogliendosi in lagrime, gli si lasciò cadere in braccio, con un atto
di
tanta confidenza e di tanto affetto, che fece ben
e, gli si lasciò cadere in braccio, con un atto di tanta confidenza e
di
tanto affetto, che fece ben conoscere non esser q
ore. 103. Poet. lib. VI, c. 3. 104. Vedi le note apposte in piè
di
pagina alla bellissima edizione delle commedie di
note apposte in piè di pagina alla bellissima edizione delle commedie
di
Terenzio fatta in Roma nel 1767 nella stamperia Z
nel 1767 nella stamperia Zempeliana. 105. Metastasio non ha lasciato
di
notar ciò nel cap. quinto del suo Estratto della
nel cap. quinto del suo Estratto della Poetica. 106. Non increscerà
di
vederne la traduzione del dotto Mons. Fortiguerra
escerà di vederne la traduzione del dotto Mons. Fortiguerra: Prima
di
tutto noi giugnemmo appena Alla sua casa, che b
si Quando giugnemmo a lei Cosa vedemmo che larga materia Ci diè
di
argomentar, com’ ella impieghi E le ore e i gio
le ore e i giorni: per lo quale impiego Ben si comprende il natural
di
ognuno. Noi la trovammo a tesser tutta intenta
natural di ognuno. Noi la trovammo a tesser tutta intenta Vestita
di
una veste assai mezzana, E quella tinta di colo
tutta intenta Vestita di una veste assai mezzana, E quella tinta
di
color lugubre, E forse ciò per bruno della vecc
io nel libro XXXVI, c. 15 ci ha lasciate belle descrizioni de’ teatri
di
Scauro e di Curione. 114. V. anche l’Epist. a’ P
XXXVI, c. 15 ci ha lasciate belle descrizioni de’ teatri di Scauro e
di
Curione. 114. V. anche l’Epist. a’ Pisoni v. 386
vertir la Francia. I Misteri degli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse
di
Luigi Chocquet si rappresentarono in Parigi nell’
s’impressero nel 1541 in tre volumi. Vi si veggono varie combriccole
di
demoni, i quali ne sembrano i buffoni166. Rappres
mascherate, molto buffonesche e satiriche. Quando cadde dalla grazia
di
Luigi XII il marescial di Gié perseguitato da Ann
sche e satiriche. Quando cadde dalla grazia di Luigi XII il marescial
di
Gié perseguitato da Anna di Brettagna regina-duch
de dalla grazia di Luigi XII il marescial di Gié perseguitato da Anna
di
Brettagna regina-duchessa, fu egli motteggiato in
tato da Anna di Brettagna regina-duchessa, fu egli motteggiato in una
di
tali farse. Facendosi allusione al nome Anna dell
tali farse. Facendosi allusione al nome Anna della regina e al grado
di
maresciallo del favorito, dicevasi nella farsa ch
rmiato nelle momerie. Egli ne tollerava la satira, contentandosi solo
di
prescrivere agli attori di rispettar la regina, a
ne tollerava la satira, contentandosi solo di prescrivere agli attori
di
rispettar la regina, altrimenti gli avrebbe fatti
e fatti impiccare. I Giuochi de’ Piselli Pesti erano un’altra spezie
di
farsa francese. Sembra che una delle più famose d
no un’altra spezie di farsa francese. Sembra che una delle più famose
di
esse sia stato l’Avvocato Patelin, la quale ebbe
atore, e produsse patelinage, e pateliner. L’argomento e alcune scene
di
quella farsa che non manca di sale e di grazia co
e pateliner. L’argomento e alcune scene di quella farsa che non manca
di
sale e di grazia comica, possono vedersi presso M
r. L’argomento e alcune scene di quella farsa che non manca di sale e
di
grazia comica, possono vedersi presso M. de Fonte
a Patelin, e la contesa dell’avvocato e del cliente che lì vale delle
di
lui istruzioni per non pagarlo. Da simili rappres
sulle scene francesi anche sotto Francesco I, era un misto grossolano
di
religione e buffoneria, che scandalezzò il pubbli
no il teatro, il quale tornò a convertirsi in ospedale. Se gli sforzi
di
quel re, amante del sapere e degli uomini di lett
ospedale. Se gli sforzi di quel re, amante del sapere e degli uomini
di
lettere, non giunsero a sgombrar la nebbia della
portarono un crepuscolo, che scoprì la sciocchezza e gl’inconvenienti
di
quella mescolanza. Instarono i Fratelli per compr
lanza. Instarono i Fratelli per comprar le ruine del palazzo del duca
di
Borgogna e fabbricarvi un altro teatro, e ’l parl
nell’istesso decreto del 1548, col quale si accordava la permissione
di
tali rappresentazioni, si prescrisse che dovesser
gusto. I Fratelli vi si sottomisero; però non parve loro conveniente
di
montar più in palco, e si applicarono a instruire
si formò in Parigi con real permesso. Sebbene si é conservato il nome
di
Antonio Forestier e di Giacomo Bourgeois, autori
real permesso. Sebbene si é conservato il nome di Antonio Forestier e
di
Giacomo Bourgeois, autori di qualche farsa, o com
onservato il nome di Antonio Forestier e di Giacomo Bourgeois, autori
di
qualche farsa, o commedia perduta, vissuti sotto
ia e della tragedia fu conosciuta affatto in que’ paesi fino al regno
di
Errico II. Caterina de’ Medici, che introdusse in
nebleau, e fra gli altri una commedia tratta dall’Ariosto degli amori
di
Ginevra, verseggiata in parte dal poeta Pietro Ro
ali, argomento preso dagli antichi romanzieri francesi169. Che ne sia
di
tutto ciò, Ronsardo attribuisce al suo amico Stef
utto ciò, Ronsardo attribuisce al suo amico Stefano Jodelle la gloria
di
aver composte le prime tragedie e commedie france
esto Jodelle morì nel 1573 d’anni 41, e secondo Pasquier, non mancava
di
talento, benché non avea pur veduti i buoni libri
di talento, benché non avea pur veduti i buoni libri. Quindi é che le
di
lui languide tragedie sono scritte in istile molt
molto basso e ineguale, senz’arte, senz’azione, senza verun maneggio
di
teatro. Cleopatra nell’atto III in presenza d’Ott
ncorso. Gli attori non erano pubblici commedianti, ma sì bene persone
di
nome, tra’ quali due poeti Belleau e La-Peruse. P
oeti Belleau e La-Peruse. Più azione delle tragedie hanno le commedie
di
Jodelle, e dipingono i costumi di quel tempo con
ne delle tragedie hanno le commedie di Jodelle, e dipingono i costumi
di
quel tempo con tutta sincerità. Eugenio é un abat
e professava apertamente la dissolutezza, che in altri tempi si cerca
di
dissimulare; egli é solo sorprendente (soggiugne)
esimo tempo Baïf fece una commedia intitolata il Bravo, ch’é il Miles
di
Plauto, e La-Peruse una Medea d’infelice riuscita
ita. Sotto Errico III Roberto Garnier compose otto tragedie, migliori
di
quelle di Jodelle, a giudizio di Ronsardo, Porzia
Errico III Roberto Garnier compose otto tragedie, migliori di quelle
di
Jodelle, a giudizio di Ronsardo, Porzia, Cornelia
nier compose otto tragedie, migliori di quelle di Jodelle, a giudizio
di
Ronsardo, Porzia, Cornelia, Marcantonio, Ippolito
nsi nella tragedia de’ Giudei e alcuni versi dell’Ippolito meritarono
di
essere inseriti da M. Racine nella Fedra. A Garni
ancia, le loro composizioni a dieci scudi l’una. Hardy ne scrisse più
di
seicento, e per lo più con vergognosa fertilità n
tere, sono le persone principali delle sue favole. Le prime tenerezze
di
due innamorati, secondo l’espressione di Fontenel
e favole. Le prime tenerezze di due innamorati, secondo l’espressione
di
Fontenelle, passano sotto l’occhio dello spettato
farse francesi gli spettacoli scenici dell’Inghilterra in buona parte
di
questo secolo. I misteri, le moralità, le farse c
che avesse composta una commedia elegantissima, intitolata la Puttana
di
Babilonia. Di essa però afferma saviamente uno sc
per quanto si esageri dagli zelanti antiquari il merito e l’eleganza
di
tal componimento, la perdita fattane non apporter
i, e alemani. Ma quando Parigi non avea un poeta teatrale più esperto
di
Hardy, Londra contava fra’ suoi commedianti il fa
gole della verisimiglianza. Chiuse, com’essi, in una rappresentazione
di
poche ore i fatti di trent’anni, e restò al di so
ianza. Chiuse, com’essi, in una rappresentazione di poche ore i fatti
di
trent’anni, e restò al di sotto dell’istesso Tesp
n una rappresentazione di poche ore i fatti di trent’anni, e restò al
di
sotto dell’istesso Tespi per non aver saputo sepa
ide; e non senza ragione i suoi compatrioti affermano ch’egli abbonda
di
difetti innumerabili e di bellezze inimitabili. B
suoi compatrioti affermano ch’egli abbonda di difetti innumerabili e
di
bellezze inimitabili. Brilla soprattutto nel colo
difetti, e virtù . Il Macbeth, il Re Errico IV, Hamlet, e ’l Mercante
di
Venezia passano per le più belle tragedie di Shak
V, Hamlet, e ’l Mercante di Venezia passano per le più belle tragedie
di
Shakespear. Abbiamo osservato nel teatro italiano
lice. Shakespear scrisse ancor commedie, e gl’inglesi non si stancano
di
veder il di lui Cavalier Falstaff, e le Commari d
pear scrisse ancor commedie, e gl’inglesi non si stancano di veder il
di
lui Cavalier Falstaff, e le Commari di Windsor. E
si non si stancano di veder il di lui Cavalier Falstaff, e le Commari
di
Windsor. Egli soleva usare in un medesimo componi
onorarne la memoria, gli fu eretto un magnifico monumento nell’abadia
di
Westminster. Giovanni Fletcher di lui contemporan
un magnifico monumento nell’abadia di Westminster. Giovanni Fletcher
di
lui contemporaneo contribuì ancora agli avanzamen
te giuochi piacevoli, giuochi buffoni ec., ed alcune altre col titolo
di
commedie, tragedie, e comico-tragedie vi comparis
in numero prodigioso. Il solo Hanns Sachs, o Giovanni Sax, calzolaio
di
Norimberga, compose sessantacinque giuochi di car
Giovanni Sax, calzolaio di Norimberga, compose sessantacinque giuochi
di
carnevale dal 1518 fino al 1553, settantasei come
1772, in mezzo a tante goffaggini e bassezze che sovrabbondano nelle
di
lui opere, qualche volta si trovano alcune piacev
tedesco. Successe a questo Sachs Giacomo Ayrer, notaio, e procuratore
di
Norimberga, che pubblicò sino al secolo XVII tren
re di Norimberga, che pubblicò sino al secolo XVII trentasei giuochi
di
carnevale. Oltracciò compose moltissimi drammi ch
mezzo ai drammi cantanti alemani. Non é credibile l’immensa quantità
di
drammi, appellati commedie e commedie-tragedie, u
ta Gesù Vero Messia: un’altra che s’intitola il Novello Asino Tedesco
di
Balaam: un Postiglione Calvinista: un Cavalier Cr
no d’Eisleben, graziosa commedia spirituale in cui si trova l’istoria
di
Lutero, e de i di lui più gran nemici il Papa e C
ziosa commedia spirituale in cui si trova l’istoria di Lutero, e de i
di
lui più gran nemici il Papa e Calvino. Con simili
uerra i luterani e i cattolici, benché quelli più tardi si avvisarono
di
metter sulla scena le dispute teologiche, avendo
San Paolo, San Pietro. Ancor quando non vennero animati dallo spirito
di
partito gli alemani di quel tempo presero gli arg
Ancor quando non vennero animati dallo spirito di partito gli alemani
di
quel tempo presero gli argomenti dalla religione
i argomenti dalla religione e dalla sacra scrittura. Nella biblioteca
di
Gesnero si fa menzione del Protoplaste e della No
ella Nomothesia, comico tragedie, e del Sacrificio d’Isacco commedia,
di
Geronimo Zieglero professor di poetica in Ingolst
e, e del Sacrificio d’Isacco commedia, di Geronimo Zieglero professor
di
poetica in Ingolstad; della Giuditta e della Sapi
ro professor di poetica in Ingolstad; della Giuditta e della Sapienza
di
Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedi
lstad; della Giuditta e della Sapienza di Salomone comico-tragedie, e
di
Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle comm
della Sapienza di Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedia
di
Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adama
-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie
di
Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Gius
e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe
di
Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Di
el, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario,
di
Rut di Drisearo, e di Giuseppe di Ditero. Non fur
media di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut
di
Drisearo, e di Giuseppe di Ditero. Non furono que
Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e
di
Giuseppe di Ditero. Non furono queste stravaganti
lle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisearo, e di Giuseppe
di
Ditero. Non furono queste stravaganti come le pre
plebei, ed era riacettata. L’imperadore se ne sdegnò, parendogli cosa
di
mal esempio, e comandò che l’autore ne fosse gast
sempio, e comandò che l’autore ne fosse gastigato, ma egli ebbe tempo
di
fuggir via; e nel 1552 morì in Lausana170. Il com
1536 e reimpresso nel 1544. Lo sceneggiamento n’é sopra tutti quelli
di
quel tempo ben connesso, e vi si osserva scrupulo
llo spagnuolo, dal latino, e dal greco. La prima s’intitola gli Amori
di
Melibeo e del Cavalier Calisto, tragedia in dicia
rimm, impressa in Augsbourg nel 1520, Celestina é il titolo originale
di
questa novella in dialoghi, che si é presa per ra
he si é presa per rappresentazione teatrale: la seconda é l’Aulularia
di
Plauto, impressa in Magdeburg nel 1535; e la terz
e, impressa nel 1584, alla quale il traduttore ha voluto dare il nome
di
comoedio-tragoedia. 166. Vedi il Dizionario di
voluto dare il nome di comoedio-tragoedia. 166. Vedi il Dizionario
di
Bayle art. Chocquet. 167. M. d’Argentré Histoire
. M. d’Argentré Histoire de Bretagne presso gli Aneddoti delle Regine
di
Francia, tom. III. 168. Perroniana p. 259. Edit
Discorso su Carlo IX, tom. IV. 170. Vedi il XIII libro degli Annali
di
Uberto Leodio presso Bayle.
sa nell’arte del pennello, nella quale si addestrò presso l’Accademia
di
Firenze. Ma morto il padre, il desiderio di calca
destrò presso l’Accademia di Firenze. Ma morto il padre, il desiderio
di
calcar le scene lo vinse, e a sedici anni fece le
ago perfetto in compagnia del fratello Tommaso. Di faccia espressiva,
di
voce bellissima, fu anche attore egregio nelle pa
a espressiva, di voce bellissima, fu anche attore egregio nelle parti
di
tragedia, sebbene pel fisico alcun po'deficiente,
arti di tragedia, sebbene pel fisico alcun po'deficiente, era piccolo
di
statura, non gli si attagliassero troppo. Divenut
in cui la sciattezza della forma era compensata da una cotal vivacità
di
dialogo e fecondità d’intreccio. Non poche sortir
figlio, Le ragazze scherzano, ecc. Aveva sposato Margherita Villa
di
Milano, non comica, e morì a Firenze il 2 febbraj
Croci. Icilio Polese nell’Arte drammatica del 18 gennajo '73 narrava
di
lui il seguente aneddoto : « Sandro rappresentava
o : « Sandro rappresentava non so dove, nè quando, nè con chi Filippo
di
Alfieri. Faceva Carlo. A un tratto gli si piegano
ieri. Faceva Carlo. A un tratto gli si piegano le gambe, e cade privo
di
sentimento. “Un medico, un medico,” — gridan tutt
esto genio nella metamorfosi rapida dell’arte, senza provare un senso
di
stupefazione, direi quasi, d’incredulità ? Nel '4
ompagnia Bon e Berlaffa appare su la scena con la veste e il dialetto
di
Pasquino nelle Donne curiose di Goldoni ; dopo po
u la scena con la veste e il dialetto di Pasquino nelle Donne curiose
di
Goldoni ; dopo pochi mesi vince la prova con Gust
o pochi mesi vince la prova con Gustavo Modena, recitando il racconto
di
Egisto nella Merope di Alfieri ; e gli sono affid
rova con Gustavo Modena, recitando il racconto di Egisto nella Merope
di
Alfieri ; e gli sono affidate tutte le parti di p
i Egisto nella Merope di Alfieri ; e gli sono affidate tutte le parti
di
primo attore giovine. Il '45 è, in quel ruolo, ai
parti di primo attore giovine. Il '45 è, in quel ruolo, ai Fiorentini
di
Napoli, e il '46 con Domeniconi e Coltellini. Il
ri, già forte promessa nel Paolo della Francesca da Rimini, nel Romeo
di
Giulietta e Romeo, nel Carlo del Filippo, nell’Eg
rato attore tragico, suscitando nel pubblico l’entusiasmo coll’Oreste
di
Alfieri. A diciannove anni ! Prende parte il '49
eri. A diciannove anni ! Prende parte il '49 strenuamente all’assedio
di
Roma, ed è carcerato prima a Genova col Saffi, po
alla Compagnia Domeniconi, si riposa a Firenze, ove si dà allo studio
di
nuove parti ; e il '54 entra in quella di Astolfi
enze, ove si dà allo studio di nuove parti ; e il '54 entra in quella
di
Astolfi con la Santoni e il Pieri. Ma eccolo dal
l '60, i quattro anni che accrebbero e cementarono la sua riputazione
di
artista, con Cesare Dondini, di cui diventa socio
bero e cementarono la sua riputazione di artista, con Cesare Dondini,
di
cui diventa socio più tardi, a fianco di Clementi
artista, con Cesare Dondini, di cui diventa socio più tardi, a fianco
di
Clementina Cazzola, che doveva poi essere la donn
rettore della Compagnia Reale de'Fiorentini in Napoli ; il '61 è capo
di
una Compagnia elettissima, di cui son parti princ
de'Fiorentini in Napoli ; il '61 è capo di una Compagnia elettissima,
di
cui son parti principali la Cazzola e la Piamonti
si unisce il '62 ad Antonio Stacchini, e il '65 ritorna ai Fiorentini
di
Napoli, e questa volta insieme alla Cazzola ; e p
cuni canti del poema divino, al Niccolini per la prima volta la parte
di
Lanciotto nella Francesca di Pellico. Torna capoc
al Niccolini per la prima volta la parte di Lanciotto nella Francesca
di
Pellico. Torna capocomico il '67, e scrittura il
nia Marini (ammalatasi la Cazzola, morì consunta dalla tisi il luglio
di
quell’ anno, e Salvini sposò pochi anni appresso
il '71 nell’America del Sud, il '73 nell’America del Nord, e il '74,
di
nuovo…. in quella del Sud ; il '75 a Londra, al D
i nuovo…. in quella del Sud ; il '75 a Londra, al Drury-Lane ; il '76
di
nuovo a Londra ; il '77 in Austria e Germania, po
Filadelfia, poi a New-York, egli solo, in italiano, con una compagnia
di
attori americani. Il dicembre '81 e gennajo '82 i
Nord con una compagnia inglese, prima a New-York, poi a San Francisco
di
California, poi di nuovo a New-York, Filadelfia,
nia inglese, prima a New-York, poi a San Francisco di California, poi
di
nuovo a New-York, Filadelfia, Boston, recitandovi
el Nord. Nel carnovale '90-'91 interpreta per la prima volta la parte
di
Jago al Niccolini di Firenze con Andrea Maggi, Ot
e '90-'91 interpreta per la prima volta la parte di Jago al Niccolini
di
Firenze con Andrea Maggi, Otello : poi torna in R
a' primi tempi, poi si aggrega a questa o a quella Compagnia per dar
di
quando in quando alcuna rappresentazione in pro d
er dar di quando in quando alcuna rappresentazione in pro della Cassa
di
previdenza per gli artisti drammatici, di cui egl
ntazione in pro della Cassa di previdenza per gli artisti drammatici,
di
cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’ann
sti drammatici, di cui egli è Presidente ; poi, finalmente, nell’anno
di
grazia in cui scrivo (1903), egli crede di dare u
poi, finalmente, nell’anno di grazia in cui scrivo (1903), egli crede
di
dare un addio alle scene a fianco di suo figlio G
in cui scrivo (1903), egli crede di dare un addio alle scene a fianco
di
suo figlio Gustavo, recitando l’Otello, la Morte
, (tranne forse ne'rari momenti, in cui ricordavano i suoi ammiratori
di
altri tempi il cannoneggiar d’una frase), tutta l
passione, tutta la profondità dell’interpretazione. E ho detto crede
di
dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da
nterpretazione. E ho detto crede di dare, poichè oggi, a quattro mesi
di
distanza da quelle recite di addio, egli sta trat
ede di dare, poichè oggi, a quattro mesi di distanza da quelle recite
di
addio, egli sta trattando per recarsi l’aprile e
Di tra i giudizi dati all’illustre Uomo, scelgo il seguente
di
Ernesto Rossi : Vidi Tommaso Salvini rappresenta
uente di Ernesto Rossi : Vidi Tommaso Salvini rappresentare la parte
di
Egisto nella tragedia classica, Merope di Maffei
vini rappresentare la parte di Egisto nella tragedia classica, Merope
di
Maffei : e come lo vidi allora, lo tengo sempre s
ciano lunga ed incancellabile memoria. A facilitare l’interpretazione
di
quel carattere concorrevano ad esuberanza le sue
va fatto e tagliato a posta per allettare e sedurre la sensuale madre
di
Oreste. A me parve che in quella parte egli raggi
ve che in quella parte egli raggiungesse la perfezione. Una sfumatura
di
meno sarebbe stata freddezza, una di più esageraz
sse la perfezione. Una sfumatura di meno sarebbe stata freddezza, una
di
più esagerazione. Giudicai Tommaso allora classic
gerazione. Giudicai Tommaso allora classico per eccellenza. Dubitando
di
poterlo seguire in quella eccellenza classica, an
esto non volli mai rappresentare quella parte, nè quella tragedia. E
di
tra le tante testimonianze di ammirazione e di gr
re quella parte, nè quella tragedia. E di tra le tante testimonianze
di
ammirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutt
nè quella tragedia. E di tra le tante testimonianze di ammirazione e
di
gratitudine ch'egli ebbe da tutti i pubblici nost
mmirazione e di gratitudine ch'egli ebbe da tutti i pubblici nostri e
di
fuori, scelgo il bel sonetto di Paolo Costa che l
gli ebbe da tutti i pubblici nostri e di fuori, scelgo il bel sonetto
di
Paolo Costa che la Direzione degli Spettacoli di
celgo il bel sonetto di Paolo Costa che la Direzione degli Spettacoli
di
Faenza gli offriva il 20 luglio 1861 : a TOMMASO
1861 : a TOMMASO SALVINI insigne attore italiano nel duplice aringo
di
melpomene e di talia a niuno secondo la direzione
ASO SALVINI insigne attore italiano nel duplice aringo di melpomene e
di
talia a niuno secondo la direzione degli spettaco
ene e di talia a niuno secondo la direzione degli spettacoli in segno
di
altissima ammirazione Se avvien che l’uom per que
non s’adiri. Ma se poi l’arte orrendi casi e fieri dinanzi alla pietà
di
gentil core rechi, e gl’inciti sì, che pajan veri
magini per dare non già un ritratto al vero, ma una pallidissima idea
di
questa gigantesca figura di Giove tonante ? Vi ha
itratto al vero, ma una pallidissima idea di questa gigantesca figura
di
Giove tonante ? Vi hanno frasi di tragedie e di d
ma idea di questa gigantesca figura di Giove tonante ? Vi hanno frasi
di
tragedie e di drammi passate nella illustrazione
sta gigantesca figura di Giove tonante ? Vi hanno frasi di tragedie e
di
drammi passate nella illustrazione sua in proverb
ammi passate nella illustrazione sua in proverbio. Questa per esempio
di
Giosuè il Guardacoste : Ma che Ammiraglio ! Non
ta ! che cannonata ! Non si sarebbe potuto comparare che ai famosi do
di
petto de'più gagliardi tenori, e ancor con discap
ai famosi do di petto de'più gagliardi tenori, e ancor con discapito
di
questi. E l’altra frase di Otello : Or non ha du
iù gagliardi tenori, e ancor con discapito di questi. E l’altra frase
di
Otello : Or non ha dunque più foco il ciel…. la
scena la prima parte della frase, e correva poi con magnifica armonia
di
movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte
nia di movimenti alla ribalta, proferendo l’ultima parte con una voce
di
basso, rauca, sorda, terribile, che metteva un fr
, sorda, terribile, che metteva un fremito nella folla. E quest’altra
di
Arduino d’Ivrea : Ei venga, e in vetta troverà d
erà dell’Alpi d’Italia il serto d’Arduin sull’elmo, ma nol vedrà, chè
di
mia spada il lampo vince il riflesso della mia co
il lampo vince il riflesso della mia corona. Che quantità e varietà
di
note in questi quattro versi ! Strana, e pur tant
tro versi ! Strana, e pur tanto efficace ! quell’alzata rapida, acuta
di
voce all’ultimo mia, con rapido abbassarsi a coro
ino Re, quello è il suo trono. E il famoso : Spavento m’è la tromba
di
guerra ; alto spavento è la tromba a Saùl e il n
uccida, incenda, distrugga, e tutta l’empia stirpe al vento disperda
di
Saul ? E la descrizione della lotta col leone in
furon opere, scritte a posta per lui, che niun altro per la mancanza
di
quei mezzi fisici onde natura gli fu prodiga, avr
in cui si richiedevan quella persona e quella voce, altre ve ne avean
di
sommesse consacrate dal pubblico e dalla critica.
passava con incredibile facilità al belato dell’agnello. Niun meglio
di
lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, me
tà al belato dell’agnello. Niun meglio di lui seppe sospirar la parte
di
Bonfil ; niuno, meglio di lui, i versi di Orosman
Niun meglio di lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, meglio
di
lui, i versi di Orosmane…. : il racconto dell’eva
lui seppe sospirar la parte di Bonfil ; niuno, meglio di lui, i versi
di
Orosmane…. : il racconto dell’evasione nella Mort
e…. : il racconto dell’evasione nella Morte Civile era tutto un poema
di
sordine. Nessuno della presente generazione può f
er suscitar l’entusiasmo della moltitudine. Chi ricorda il non è vero
di
Giosuè il Guardacoste ? E il prete di Arduino d’I
dine. Chi ricorda il non è vero di Giosuè il Guardacoste ? E il prete
di
Arduino d’Ivrea ? E il Non intesi di Pilade ? e l
osuè il Guardacoste ? E il prete di Arduino d’Ivrea ? E il Non intesi
di
Pilade ? e l’Ah fratello di Lanciotto ? E il Chi
rete di Arduino d’Ivrea ? E il Non intesi di Pilade ? e l’Ah fratello
di
Lanciotto ? E il Chi mi trattien di Orosmane ? E
ntesi di Pilade ? e l’Ah fratello di Lanciotto ? E il Chi mi trattien
di
Orosmane ? E il Dannata la cortigiana vil di Otel
o ? E il Chi mi trattien di Orosmane ? E il Dannata la cortigiana vil
di
Otello ? E i sospiri del Figlio delle Selve alla
za, si piaceva giocar con le difficoltà dell’arte. Quando gli accadde
di
dover recitare con Ernesto Rossi, altro colosso d
Quando gli accadde di dover recitare con Ernesto Rossi, altro colosso
di
ben altra specie, che il pubblico riguardava assa
o : Lanciotto, entrato fin allora nel criterio del pubblico con veste
di
odioso tiranno, fu, da allora, il più amabile e c
e'personaggi della Francesca ; e il piccolo Pilade doventò un colosso
di
parte. Ho detto più su che Tommaso Salvini fu cla
r tal volta nella spontaneità grottesca de'romantici : ne'suoi scatti
di
passione, ne'suoi scoppi di furore era sempre la
à grottesca de'romantici : ne'suoi scatti di passione, ne'suoi scoppi
di
furore era sempre la misura contegnosa, direi qua
irei che l’anima del sommo artista era un superbo corridore, passante
di
vittoria in vittoria, sorretto dalla man forte di
corridore, passante di vittoria in vittoria, sorretto dalla man forte
di
un savio condottiero : la mente. C
comprenderebbe nella gigantesca persona figurato il tipo, a esempio,
di
Armando. Ma quando Salvini era Salvini, sia che,
rmando. Ma quando Salvini era Salvini, sia che, Sansone, si pigliasse
di
un tratto su le spalle il padre, e con quel farde
sa l’erta non facile, sia che, Armando, gemesse infantilmente a'piedi
di
Margherita, il pubblico era afferrato, soggiogato
cle, nella Pamela nubile, nel Gladiatore, nell’Oreste, nella Missione
di
donna, nella Virginia, nella Vita color di rosa,
ell’Oreste, nella Missione di donna, nella Virginia, nella Vita color
di
rosa, nella Morte Civile, nel Sullivan, nell’ Ote
a colpa ! Quanto all’indole dell’uomo, si direbbe ch'egli volle cader
di
proposito nell’opposta esagerazione del suo grand
del Dumolard (Milano, 1895) i suoi Ricordi : iniziò a Or San Michele
di
Firenze le letture dantesche, e a Palazzo Riccard
an Michele di Firenze le letture dantesche, e a Palazzo Riccardi, pur
di
Firenze, lesse intorno al teatro del '500. L'ulti
imo e nuovo suo trionfo può dirsi oggi la lettura della miglior parte
di
una tragedia inedita di Cimino, Abelardo ed Elois
può dirsi oggi la lettura della miglior parte di una tragedia inedita
di
Cimino, Abelardo ed Eloisa, nella quale egli sa r
coniare una medaglia d’oro per solennizzare il suo sessantesimo anno
di
vita artistica. Quando un artista a quasi sessant
tista a quasi sessant’anni affronta per la prima volta il personaggio
di
Coriolano, e a oltre sessanta quello di Jago, e a
la prima volta il personaggio di Coriolano, e a oltre sessanta quello
di
Jago, e a settanta infonde lo spirito a nuovi per
ioni e nelle più importanti opere del suo repertorio, noi siamo certi
di
poter chiedere alla sua fibra titanica una nuova
anica una nuova e gagliarda manifestazione del genio nel giorno primo
di
gennajo del 1909 : solennissimo giorno, nel quale
quale il vecchio e il nuovo mondo si uniranno in un amplesso fraterno
di
arte a dargli gloria.
CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola
di
Spagna. Sebbene pochi sieno gli Eruditi Spagnu
ed i buoni nazionali urbanamente me ne seppero gradoa. Nè anche dopo
di
me si è intrapresa tale storia nè in Ispagna, nè
rima avvertite, procurandosi nel tempo stesso coll’usata imparzialità
di
delineare le fisonomie (per così dire) de’ dramma
di delineare le fisonomie (per così dire) de’ drammatici spagnuoli, e
di
rilevarne le bellezze da’ nazionali o non viste,
ellezze da’ nazionali o non viste, o non descritte mai. Gli Spagnuoli
di
pronto e acuto ingegno, di vivace e fertile fanta
viste, o non descritte mai. Gli Spagnuoli di pronto e acuto ingegno,
di
vivace e fertile fantasia, arguti, facondi, e ric
cuto ingegno, di vivace e fertile fantasia, arguti, facondi, e ricchi
di
lingua, essendosi nel XVI secolo moltissimo disti
secolo moltissimo distinti nelle lettere, specialmente verso la fine
di
esso coltivarono con qualche ardore la scenica po
don Blas de Nasarre, Dialoghi detti commedie lunghissimi, e incapaci
di
rappresentarsi a. I Portoghesi, e gli altri Spag
lla avendone guadagnato il teatro, se non che potrebbero servire come
di
semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e
guadagnato il teatro, se non che potrebbero servire come di semenzai
di
pitture, e di ritratti al naturale, e di caratter
teatro, se non che potrebbero servire come di semenzai di pitture, e
di
ritratti al naturale, e di caratteri, e di passio
ero servire come di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e
di
caratteri, e di passioni poste in inovimento, ed
di semenzai di pitture, e di ritratti al naturale, e di caratteri, e
di
passioni poste in inovimento, ed a buon lumea. Ta
di passioni poste in inovimento, ed a buon lumea. Tale è la Celestina
di
tutte la più rinomata cominciata a scriversi nell
levasi dall’edizione fattasene in Valenza nel 1529) e porta il titolo
di
tragicommedia divisa in atti ventuno, de’ quali s
in dialogo, in cui mostrasi tutta l’oscenità senza velo col pretesto
di
riprenderla a. Per una delle prove evidenti che l
i riprenderla a. Per una delle prove evidenti che la rappresentazione
di
tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si
L’azione dura due mesi ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato
di
Melibea ricorre a Celestina vecchia ruffiana e ma
a e maliarda famosa, la quale fa varii scongiuri, incanta una matassa
di
filo, la porta a vendere a Melibea, e per incanto
, la porta a vendere a Melibea, e per incanto la rende perduta amante
di
Calisto. Gli amanti più di una volta si veggono d
bea, e per incanto la rende perduta amante di Calisto. Gli amanti più
di
una volta si veggono di notte, e Melibea è deflor
nde perduta amante di Calisto. Gli amanti più di una volta si veggono
di
notte, e Melibea è deflorata. I servi di Calisto
più di una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata. I servi
di
Calisto per ingordigia ammazzano Celestina, danno
sta azione appoggia in falso, perchè non solo Celestina fa mercimonio
di
malie, ma si finge effettivamente fattucchiera; e
ita più verisimile, più artificiosa e più morale. Celestina poi anima
di
tutta l’azione muore uccisa nell’atto dodicesimo,
si rende straniera al nome del protagonista, e si raffredda. La morte
di
Calisto è verisimile, ma la caduta che l’ammazza,
to, potrebbe accadere la stessa disgrazia nel discendere da una scala
di
una chiesa. Ultimamente il fine morale dell’autor
re da una scala di una chiesa. Ultimamente il fine morale dell’autore
di
mostrar le funeste conseguenze delle sfrenatezze,
uesta situazione si rende tanto più scandalosa, quanto più il dialogo
di
tutti e trè è scritto con somma proprietà e belle
erare gli atti ripetuti della loro tresca, mentre che una serva posta
di
sentinella vede e nota con molta vivacità tutte l
silenzio stesso in questo punto dell’azione, è quanto può dipingersi
di
più disonesto in un racconto, non che su di un te
, è quanto può dipingersi di più disonesto in un racconto, non che su
di
un teatro; e questi sventuratamente sono i più be
conosciuta la Celestina, avrebbe l’esgesuita Lampillas avuto coraggio
di
riprendere qualche motto soverchio libero delle c
s e torto al Signorelli? L’esgesuita Giovanni Andres avrebbe tacciato
di
oscenità le commedie del Machiavelli, e preferita
e egli non lesse mai nè l’una nè l’altro. Lascio poi che il carattere
di
Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni
tro. Lascio poi che il carattere di Calisto è quasi fantastico, pieno
di
espressioni iperboliche e di slanci d’immaginazio
ere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni iperboliche e
di
slanci d’immaginazione disparati, declamatorio e
anci d’immaginazione disparati, declamatorio e pressochè senza verità
di
affetti. Lascio ancora che il carattere di Celest
o e pressochè senza verità di affetti. Lascio ancora che il carattere
di
Celestina per altro eccellentemente dipinto, si v
re di Celestina per altro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato
di
vana ostentazione di erudizione e dottrina intemp
ltro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato di vana ostentazione
di
erudizione e dottrina intempestiva impertinente.
questo romanzo in dialogo. Chi può soffrire Melibea, che in procinto
di
precipitarsi si trattiene a ripetere varii evenim
nto di precipitarsi si trattiene a ripetere varii evenimenti istorici
di
Tolomeo, Oreste, Clitennestra, Nerone, Agrippina,
litennestra, Nerone, Agrippina, Erode, Fraate, Laodice, Medea? Chi il
di
lei padre che a vista della tragica morte della f
ato nume, perchè si dipinga nudo, armato, cieco, fanciullo? che parla
di
Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassa
si dipinga nudo, armato, cieco, fanciullo? che parla di Paolo Emilio,
di
Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto,
ieco, fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra,
di
Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di S
? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora,
di
Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salo
di Paolo Emilio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto,
di
Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Er
milio, di Pericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide,
di
Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro
ericle, d’Ipermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride,
di
Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena,
ermestra, di Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone,
di
Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, d
Anassagora, di Egisto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone,
di
Ero e Leandro, di Elena, di Saffo, di Arianna? Ma
sto, di Davide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro,
di
Elena, di Saffo, di Arianna? Ma sono da collocars
vide, di Paride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena,
di
Saffo, di Arianna? Ma sono da collocarsi tralle p
aride, di Sansone, di Salomone, di Ero e Leandro, di Elena, di Saffo,
di
Arianna? Ma sono da collocarsi tralle principali
l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza
di
Melibea, la descrizione del carattere e delle occ
bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occupazioni
di
Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone
one del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico
di
lei con Parmenone. Nell’atto III si ammira la sag
do dipinge le ragazze innamorate. Nel IV è ben rilevata la scaltrezza
di
lei nell’insinuarsi per tutte le vie nell’animo d
vata la scaltrezza di lei nell’insinuarsi per tutte le vie nell’animo
di
Melibea. Nel VII, nel XIV e nel XIX le già riferi
occultandosi tutto mette in bocca de’ personaggi, sarà un libro ricco
di
varie bellezze e meritevole di certo applauso. Ed
ca de’ personaggi, sarà un libro ricco di varie bellezze e meritevole
di
certo applauso. Ed in fatti la vivacità delle des
emere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno
di
questi non fosse dipinto con soverchia espression
ed eleganza. Se ne fecero varie edizioni a, e traduzioni; ma la prima
di
queste fu quella italiana impressa in Roma pel Si
indi reimpressa in Venezia cinque altre volte sino al 1553. L’autore
di
tal versione fu uno Spagnuolo domiciliato in Ital
osina pur composta in prosa da un autore che si occultò sotto il nome
di
Giovanni Speraindeo. Si pubblico la prima volta d
lta dal portoghese Francesco Rodriguez Lobo, che poetò circa il tempo
di
Filippo III, e poi si tradusse in castigliano da
equentissime allusioni pedantesche che annojano. Una seconda commedia
di
Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trat
a di Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trattansi gli amori
di
Felide e Poliandria. Una terza parte della tragic
gli amori di Felide e Poliandria. Una terza parte della tragicommedia
di
Celestina produsse Gasparo Gomez. La tragicommedi
a tragicommedia di Celestina produsse Gasparo Gomez. La tragicommedia
di
Lisandro e Roselia di un anonimo stampata in Madr
estina produsse Gasparo Gomez. La tragicommedia di Lisandro e Roselia
di
un anonimo stampata in Madrid nel 1542 è pure un
ano con Belisea impressa nel 1544 in Medina. Per non tornare a parlar
di
simili novelle drammatiche, accenniamo ancor quì
lò Dorotea che non si rappresentò, nè per la sua lunghezza era capace
di
rappresentarsi. La Ingeniosa Helena figlia di Cel
ua lunghezza era capace di rappresentarsi. La Ingeniosa Helena figlia
di
Celestina, novella scenica detestabile per l’osce
sentazione scrisse in Portogallo il famoso Gil Vicente, il quale nato
di
nobil famiglia (secondo Diego Barbosa) rappresent
resentò più volte le proprie commedie alla presenza del re Emanuele e
di
Giovanni III. Fu considerato come il Plauto del P
damo a studiar la lingua portoghese per comprendere le grazie comiche
di
Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557. E
comiche di Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557. E dopo la
di
lui morte se ne pubblicarono le opere in cinque v
figliuola che gareggiarono col padre nel coltivar la poesia. Il primo
di
essi fu Gil Vicente detto il giovine tenuto per p
Vicente detto il giovine tenuto per più eccellente del padre, e tra i
di
lui drammi credesi il migliore quello intitolato
ressione delle opere del padre. Pabla Vicente chiamossi la figliuola,
di
cui corse fama che correggesse le composizioni pa
ola, di cui corse fama che correggesse le composizioni paterne, oltre
di
averne scritte ella stessa alcune assai bene acco
quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della
di
lui morte dopo aver menato una vita da mendico so
ra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto,
di
cui ritiene molte grazie, e per un’altra picciola
ritiene molte grazie, e per un’altra picciola farsa che leggesi nelle
di
lui opere. Il dottor Francesco de Sà de Miranda n
enuti. Quella intitolata Commedia dos Vilhalpandos s’impresse dopo la
di
lui morte in Coimbra l’anno 1560 da Antonio de Ma
a Fama. Un Romano chiamato Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti
di
una cortigiana e dal di lei servaggio cercano rit
to Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana e dal
di
lei servaggio cercano ritrarlo il Padre colle rag
o il Padre colle ragioni e colla propria autorità, e la Madre per via
di
devozioni, mezzi che riescono ugualmente infruttu
dia sono, un eremita, un ruffiano, un paggio francese ed una comitiva
di
pinzochere con Fausta madre del traviato giovinet
in cinque atti cui non manca che vivacità ed azione. Se gli scrittori
di
quella penisola avessero seguito le vestigia di q
one. Se gli scrittori di quella penisola avessero seguito le vestigia
di
questo autore quanto alla regolarità, adattandosi
sotto il re Sebastiano, e vi riuscì felicemente. Egli scrisse in più
di
un genere in maniera che si novera tra’ primi poe
toghesi. Ma le sue opere si pubblicarono quaranta anni dopo che cessò
di
vivere, cioè nel 1598 da Michele suo figlio che l
titolata Castro mentovata dal citato Nicolas Antonio, non nota o solo
di
nome nota al Montiano e ad altri critici Spagnuol
a e da Ramòn La-Cruz (se gli Huerta e i La-Cruz colle native villanie
di
Lavapies e de las Maravillas potessero oltraggiar
tà e dell’evidenza, io, dico, straniero mi accingo a rilevare i pregi
di
tal tragedia che avrei potuto impunemente dissimu
Trasse il Ferreira l’argomento della sua tragedia dalla tragica morte
di
doña Inès de Castro; nè parmi che lo dovesse al C
le poesie del Ferreira s’impressero nel 1598 quaranta anni dopo della
di
lui morte, la sua tragedia dovè comporsi prima ch
et odio et iraa. Fu questa tragedia copiata dal p. Girolamo Bermudez
di
Galizia nella Nise lastimosa senza che ne avesse
cazione rimata con sonetti, ottave, terzine ecc.; là dove il Ferreira
di
miglior gusto, fuor che ne’ cori, usò in tutta la
imente in Lisbona, e conosciuto per la traduzione latina del Salterio
di
David uscita in Ingolstad nel 1597, e poi in Napo
i tragiche e comiche impresse in Lione nel 1605, cioè un anno dopo la
di
lui morte avvenuta in Coimbraa. E ciò abbiamo tro
anno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbraa. E ciò abbiamo trovato
di
notabile fra’ Portoghesi. Quanto al teatro Castig
ommedie ci fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro
di
Madrid di quattro o sei tavole poste sopra quattr
fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro di Madrid
di
quattro o sei tavole poste sopra quattro assi in
lco la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi) e dietro
di
questa manta stavano i musici, cioè gli attori ch
versi che in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi
di
un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, c
in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi di un capo
di
compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli
quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guarnite
di
cartone dorato, quattro barbe e capigliature post
loquii tra due o tre pastori e una pastorella, o tra pochi personaggi
di
città assai bassi. Gli andavano i commedianti all
sai bassi. Gli andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo
di
una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Bi
i andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo di una Mora,
di
un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, carat
medianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano,
di
un Balordo, di un Biscaino, caratteri rappresenta
ando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo,
di
un Biscaino, caratteri rappresentati a maraviglia
di un Biscaino, caratteri rappresentati a maraviglia da un battiloro
di
Siviglia chiamato Lope de Rueda. Si pretende che
hiamato Lope de Rueda. Si pretende che costui fiorisse circa il tempo
di
Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresen
po di Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresentare. Trovansi
di
questo commediante due Colloquii pastorali e quat
e quali cose si pubblicarono in Valenza nel 1567 dal librajo Giovanni
di
Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novell
nza nel 1567 dal librajo Giovanni di Timoneda che fu anch’egli autore
di
alcune novelle e di tre commedie in prosa impress
rajo Giovanni di Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novelle e
di
tre commedie in prosa impresse nel 1559. Le comme
e nel 1559. Le commedie del Rueda, dice Lope de Vega nell’Arte Nuevo,
di
stile assai basso e che rappresentano fatti di ar
Vega nell’Arte Nuevo, di stile assai basso e che rappresentano fatti
di
artefici mecanici ed amori di persone plebee, com
e assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori
di
persone plebee, come della figlia di un fabbro, n
ti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia
di
un fabbro, nelle quali però dice, està e
nel teatro per intermezzi, dopo che vi s’introdussero azioni ed amori
di
sovrani e principesse. Al Rueda morto prima del 1
un tal Naharro nato in Toledo, che rappresentava assai bene la parte
di
Ruffiano codardo. Ebbe costui il gusto più cittad
. Ebbe costui il gusto più cittadinesco, e arricchì l’apparato comico
di
modo che non bastando il sacco, vi vollero i baul
tali cose accadevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse
di
tradurre e di comporre alcuna commedia non mentov
adevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse di tradurre e
di
comporre alcuna commedia non mentovata da Cervant
ia Tebaida, Comedia Hypolita e Comedia Serafina che non mi è riuscito
di
sapere che cosa fossero. Si fa inoltre menzione d
non mi è riuscito di sapere che cosa fossero. Si fa inoltre menzione
di
un dramma detto Tragedia Policiana, in cui si tra
e di un dramma detto Tragedia Policiana, in cui si trattano gli amori
di
Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. P
ernan Perez de Oliva cordovese impressa poi in Cordova nel 1585 colle
di
lui opere. Pietro Simon April tradusse la Medea d
ova nel 1585 colle di lui opere. Pietro Simon April tradusse la Medea
di
Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione del
Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione delle commedie
di
Terenzio, le quali ben potranno giovare a’ Tedesc
ario Giovanni Yriarte quando il derise in un epigramma inserito nelle
di
lui opere postume. Cristofano Castillejo morto ne
manoscritta nella libreria dell’Escuriale a. Ho bensì lette le poesie
di
Bartolommeo de Torres Naharro nativo di Torres pr
e a. Ho bensì lette le poesie di Bartolommeo de Torres Naharro nativo
di
Torres presso Badajoz; il quale fu sacerdote, e n
ovanni Andres, confondendolo per avventura col soprannominato Naharro
di
Toledo b. Esse portano il titolo di Propaladia, l
entura col soprannominato Naharro di Toledo b. Esse portano il titolo
di
Propaladia, la cui lettura sin dal 1510, quando s
a e l’Aquilana. Esse veramente sono all’estremo fredde e basse, prive
di
ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella f
za arte nell’intreccio, senza decenza nel costume. Gli argomenti sono
di
quel genere che dee bandirsi da ogni teatro culto
ni teatro culto. Ecco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto
di
dissolutezza e di superstizione. Floristano drudo
cco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto di dissolutezza e
di
superstizione. Floristano drudo un tempo di Seraf
n misto di dissolutezza e di superstizione. Floristano drudo un tempo
di
Serafina cortigiana di Valenza si marita ad Orfea
e di superstizione. Floristano drudo un tempo di Serafina cortigiana
di
Valenza si marita ad Orfea onesta giovinetta: riv
veri insidiosi: gli chiede la morte della moglie: Floristano promette
di
ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si di
hiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro
di
un’ ora: la cortigiana si dispone ad attenderne l
rminato Floristano al misfatto si abbocca con un Eremita, e gli narra
di
esser caduto nella bigamia, per aver prima sposat
namente la cortigiana, indi Orfea colle dovute formalità, aggiungendo
di
aver perciò deliberato di torre a quest’ultima la
i Orfea colle dovute formalità, aggiungendo di aver perciò deliberato
di
torre a quest’ultima la vita: Es menester, egli
Y aùn consumì el patrimonio, Que ha sido mucho peor; e ciò vuol dir
di
sì. Ma nella giornata V l’Eremita domanda la stes
esto scempiato Eremita, il quale senza saper perchè si rende complice
di
un attentato sì atroce, aspetta sino a quel punto
a domandare una circostanza sì necessaria per impedire l’ammazzamento
di
Orfea poco meno che eseguito? È chiaro. Quando do
ommedia incominciava, e perchè potesse continuare, Floristano rispose
di
aver consumato il matrimonio, ed il patrimonio; m
l matrimonio, ed il patrimonio; ma all’Eremita verso la fine risponde
di
non averlo consumato, perchè la commedia dovea te
n minori assurdità e incoerenze si rinvengono nella Tinellaria, oltre
di
trovarvisi l’indicata mescolanza di linguaggi, al
invengono nella Tinellaria, oltre di trovarvisi l’indicata mescolanza
di
linguaggi, altri parlando italiano, altri frances
spropositata, ma in altro essa non consiste che in una languida filza
di
scene insipide malcucite, nelle quali si ripetono
ecessario per isvilupparsi, ma perchè il poeta ha stimato a capriccio
di
conchiudere, facendo che quel Marchese, il quale
o che quel Marchese, il quale senza ragione si opponeva al matrimonio
di
Febea sua sorella con Imeneo che l’ama, senza rag
ionali stessi preoccupati, è un dialogo insulso, che a Naarro piacque
di
chiamar commedia. Simili osservazioni ci appresta
ella pazienza de’ leggitori. Ebbe dunque torto il Nasarre a gloriarsi
di
tali sciapite commedie come delle migliori della
straniero provvedesse a quest’interesse della gioventù che non merita
di
essere ingannata? Egli sel saprà. Ci diede poi il
commedia spagnuola rappresentata in Italia avrebbe avuto qualche cosa
di
particolare da spingere gli eruditi di quel tempo
lia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi
di
quel tempo a farne menzione; pur niuno ne fe mott
amente del Naarro de Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo
di
Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i card
a se ne legge una) e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa
di
don Fabrizio Colonna. Or perchè lavorare sì impud
ue torto, ripeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione
di
un uomo di lettere, la vana jattanzia aggiunta a
ipeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo
di
lettere, la vana jattanzia aggiunta a questa isto
Italiani a scrivere commedie, e che essi poco profitto trassero dalle
di
lui lezioni . È una rodomontata ed una falsità pa
e, Tinellarie, Imenee, poteva mai, non che insegnare, esser discepolo
di
buona speranza in Italia, che sin dal XV secolo a
per le continue guerre e inquietudini ch’ebbe la Spagna per lo spazio
di
quasi otto secoli con gli Arabi conquistatori, l’
r ripararvi si tenne dal cardinal Rodrigo da Lenzuoli vicecancelliere
di
s. Chiesa e legato a latere di Sisto IV a, e come
al Rodrigo da Lenzuoli vicecancelliere di s. Chiesa e legato a latere
di
Sisto IV a, e come attesta parimente il Mariana b
ecario parlato con maggior circospezione, se si fosse anche ricordato
di
ciò che si narra da tanti scrittori c, cioè che A
ricordato di ciò che si narra da tanti scrittori c, cioè che Antonio
di
Nebrixa nato nell’Andalusia il 1444, dopo aver fa
oddisfatto passasse in Italia, e fermatosi lungamente nell’università
di
Bologna, dopo essersi renduto ben istruito non me
tornasse alla sua patria, richiamato, come vogliono, dall’arcivescovo
di
Siviglia Guglielmo Fonseca a cogli acquisti fatti
ran pezzo in Salamanca non ostante l’opposizione degli scolastici che
di
favorir le novità l’accusarono, inspirò a’ suoi n
l Cardinal Ximenes impiegato nell’edizione della Bibbia Poliglotta, e
di
poi alla direzione dell’università di Alcalà di H
ione della Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’università
di
Alcalà di Henares, ove si morì nell’1522, e lasci
Bibbia Poliglotta, e di poi alla direzione dell’università di Alcalà
di
Henares, ove si morì nell’1522, e lasciò molte op
cevi gran profitto, e dopo lesse anch’egli in Salamanca per lo spazio
di
venti anni in compagnia del Nebrissense, e passat
uomini dirozzati ed ammaestrati in Italia dee la Spagna tutto l’onore
di
aver da’ suoi cacciata l’ignoranza in cui erano i
i. Del resto pur troppo vero si scorge in non pochi Spagnuoli ciò che
di
essi generalmente afferma il Baillet: Si l’on en
eurs patrie, que comme un jugement fort sain ou fort sincere. Contro
di
questa mia nota (aggiunse il Vespasiano) volle sc
’ Nebrissensi e de’ Barbosi, agl’Italiani, che, come osserva l’autore
di
questa eccellente storia teatrale, già possedevan
o letterato infelice rimasto monco o storpiato nella battaglia navale
di
Lepanto contro i Turchi, che col valore e coll’in
ricane sufficiente sostentamento; questo rinomato castigliano a’ suoi
di
negletto schernito e satireggiato da’ nazionalia,
vengada, la Numancia, el Mercader amante, la Enemiga favorable, e più
di
tutte la Confusa. Cervantes le tenne per buone, e
me scritte con arte otto ultime sue commedie pubblicate un anno prima
di
morire, e pur sono talmente spropositate, che nel
e spropositate, che nel 1749, per procurar lo spaccio degli esemplari
di
esse non venduti, il bibliotecario Nasarre più vo
enduti, il bibliotecario Nasarre più volte mentovato prese il partito
di
appiccarvi una lunga dissertazione, in cui inutil
ll’erudito da buon senno prestò fede egli stesso a quel che si sforzò
di
persuadere agli altri. Almeno in tentarlo dimostr
icazione del libro, avesse veduto e sofferto il cambio a. Le apologie
di
codesto catalano respirano da per tutto sempre pa
ano da per tutto sempre pari buona fede e saviezza. Cervantes lasciò
di
scrivere commedie quando cominciò a fiorire Lope
ga Carpio b, il quale sopravvisse a Cervantes diciannove anni, e morì
di
anni settantatre nel 1635. L’antica e la moderna
iù fecondo. I venticinque volumi impressi contengono appena una parte
di
ciò che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che
che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che le commedie furono più
di
mille ottocento, e che unite à los autos sacramen
e picciole farse ascendono a duemila e dugento i componimenti scenici
di
Lope a, i quali quasi tutti ebbe il piacere di ve
i componimenti scenici di Lope a, i quali quasi tutti ebbe il piacere
di
veder rappresentare o di udire che per le Spagne
Lope a, i quali quasi tutti ebbe il piacere di veder rappresentare o
di
udire che per le Spagne si rappresentavano. Egli
appunto quell’essersi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato
di
molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza,
rsi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno,
di
vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una v
egole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e
di
eloquenza, per mezzo di una versificazione armoni
dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo
di
una versificazione armonica e seducente, e della
trale. Con tutto ciò il Nasarre volle a gran torto avvilire il merito
di
Lope. Egli si scatena contro di questo poeta come
volle a gran torto avvilire il merito di Lope. Egli si scatena contro
di
questo poeta come il primo corruttore del teatro,
o corruttore del teatro, e la corruzione suppone uno stato precedente
di
sanità e perfezione. Ma qual era il teatro spagnu
cedente di sanità e perfezione. Ma qual era il teatro spagnuolo prima
di
Lope? Dopo le commediette della figlia del ferraj
Dopo le commediette della figlia del ferrajo e i colloquii pastorali
di
Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo in
rrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro
di
Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose a
torali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore
di
battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comi
mo Cervantes tutti scrissero sregolatamente. Lope dunque ebbe ragione
di
dipingere a’ suoi in tal guisa il teatro patrio:
es, flor de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi
di
que’ chiari individui che la componevano potè sme
, la qual cosa non piacque al Lampillas nemico della storia. I drammi
di
Lope consistono in commedie, tragicommedie, pasto
ion del Mundo y primer culpa del hombre in cui discende sino ai fatti
di
Caino e alle invenzioni di Tubalcain, ovvero dall
a del hombre in cui discende sino ai fatti di Caino e alle invenzioni
di
Tubalcain, ovvero dalle Vite de’ santi, come El A
come fece Edipo, per non ammazzare i genitori, secondo la predizione
di
una cerva che parla, e che va in una terra lontan
lontanissima, ove appunto per errore gli uccide. Nelle commedie dette
di
spada e cappa egli dipinse bene i costumi, se non
elle opere che ci lasciò, s’incontrano dodici componimenti col titolo
di
tragicommedie, le quali punto non differiscono da
soliti difetti circa le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza
di
compassione e di scurrilità che regna nelle altre
rca le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e
di
scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molt
e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molti sono i drammi
di
Lope destinati a celebrare il Mistero sacrosanto
oriche. Io non so come varii nazionali a voce ed in iscritto poterono
di
tali feste attribuir l’invenzione al Calderòn a,
, quando non s’ignora che tante Lope ne compose a. Quanto all’origine
di
questi Atti sacramentali l’erudito bibliotecario
rre vorrebbe trarla da’ canti de’ pellegrini che andavano al sepolcro
di
san Giacomo in Galizia, de cuya costumbre quedar
mica de las Sacradas Escrituras . Ma questo è incominciar dalla morte
di
Meleagro e dagli elementi senza passare a mostrar
rse spirituali avessero tolto per argomento l’Eucaristia ed il titolo
di
Atti Sacramentali. Imperciocchè se ciò apparisse,
ciò apparisse, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale
di
Lope e di Calderòn, non avrebbe tralasciato di no
sse, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale di Lope e
di
Calderòn, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io
ire il merito teatrale di Lope e di Calderòn, non avrebbe tralasciato
di
notarlo. Io son d’avviso che ne abbiano risveglia
a la processione, così poi per le medesime strade prevalse il costume
di
render parlanti que’ segni, e di recitarsi los Au
medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e
di
recitarsi los Autos Sacramentales durante l’ottav
l Corpus. In fatti l’Antonio nella Biblioteca Ispana moderna parlando
di
Lope de Vega e degli Autos da lui composti, dice,
ho potuto rilevare con fondamento, nè altro scrittore nazionale prima
di
me mi ha sugerito nè cosa più ragionevole nè ques
fecondo ed oggi il più dimenticato. Esaltò indi le favole artificiose
di
Miguèl Sanchez commendato anche distintamente da
che distintamente da Lope. Loda pure Cervantes la gravità dello stile
di
Antonio Mira de Mescua andaluzzo di Guadix che co
Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua andaluzzo
di
Guadix che compose varii volumi di commedie sotto
i Antonio Mira de Mescua andaluzzo di Guadix che compose varii volumi
di
commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carb
ancia favola assai bene accolta in teatro. Non si dimenticò Cervantes
di
Guillèn de Castro valenziano o di origine o di na
teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro valenziano o
di
origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezz
si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro valenziano o di origine o
di
nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile
e o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile. Le commedie
di
costui si pubblicarono in Valenza, ma più non si
si pubblicarono in Valenza, ma più non si rappresentano, ad eccezione
di
quella intitolata Mocedades del Cid, le gesta gio
intitolata Mocedades del Cid, le gesta giovanili del Cid, che io vidi
di
tempo in tempo sulle scene. Probabilmente sarebbe
itolo, sì perchè vi s’introduce il Cid già vecchio nè si tratta delle
di
lui imprese giovanili, sì perchè le azioni di que
chio nè si tratta delle di lui imprese giovanili, sì perchè le azioni
di
questo componimento si aggirano sulle fraterne co
ervantes l’eloquenza e la dottrina del Tarraga, l’acutezza d’Aguilar,
di
Antonio Galarza e di Gaspar de Avila scrittore di
e la dottrina del Tarraga, l’acutezza d’Aguilar, di Antonio Galarza e
di
Gaspar de Avila scrittore di non poche commedie.
acutezza d’Aguilar, di Antonio Galarza e di Gaspar de Avila scrittore
di
non poche commedie. Ma nè da lui nè dal Vega si f
al Vega si fece menzione del dotto toledano Giovanni Perez professore
di
rettorica ammirato da varii letterati Spagnuoli e
ostro rinomato Andrea Navagero. Il Perez benchè mancato immaturamente
di
anni trentacinque, avea col nome latinizzato di P
mancato immaturamente di anni trentacinque, avea col nome latinizzato
di
Petrejo acquistata molta fama pe’ suoi pregevoli
Italiane furono da lui tradotte nel medesimo idioma, le quali dopo la
di
lui morte si pubblicarono da Antonio di lui frate
simo idioma, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio
di
lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che c
onio di lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che cercava fuori
di
Lope e Calderòn le glorie drammatiche della propr
e drammatiche della propria nazione; ed il Lampillas che faceva pompa
di
molte commedie per lo più cattive da lui nominate
te sugerite da Madrid; ed altri che ora non vò ripetere, doveano anzi
di
simili erudite produzioni andare in traccia, e no
possono distinguersi dagli altri drammi, come abbracciando l’avviso
di
m. Du Perron de Castera, avanza l’avvocato Lingue
crede ancora che il Vega non ebbe idea della vera tragedia, e pur nel
di
lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componim
a, e pur nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti
di
Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di n
i lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e
di
Seneca. Egli afferma parimente di non aver veduto
stinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente
di
non aver veduto in Madrid rappresentare tragedia
erò in diciotto anni che dimorai in quella corte, ben posso attestare
di
averne vedute diverse. Ecco per ora le tragedie s
z, e della Castro del Ferreira già riferite, io ne conto altre dodici
di
cinque letterati Spagnuoli. Vuolsi avvertire però
riotti e degl’istessi Italiani. Nasce tosto al nominarlo la curiosità
di
sapere dove mai si trovino le tragedie di questo
o al nominarlo la curiosità di sapere dove mai si trovino le tragedie
di
questo Vasco, e se furono impresse ovvero rimaser
se ovvero rimasero inedite. Niuno le vide, nè vi è alcuno che affermi
di
esservi documento che avessero una volta esistito
i sacri, storici e morali, e che fra essi erano anche alcune tragedie
di
Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere d
he alcune tragedie di Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere
di
questo Tanco fa sì che senza molto esitare si rip
s Antonio assicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni
di
novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanità
sicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni di novità e
di
gonfiezza dimostrano la di lui vanitàa. Si sapess
degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la
di
lui vanitàa. Si sapesse almeno quando nacque ques
questo Tanco? S’ignora affatto. Solo ne sappiamo che viveva in tempi
di
Carlo Quinto: che nel 1527 scrisse un opuscolo su
tempi di Carlo Quinto: che nel 1527 scrisse un opuscolo sulla nascita
di
Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione
cita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione della storia
di
Paolo Giovio de Turcarum rebus intitolandola capr
inodia: e che nel 1552 fe imprimere il riferito suo Giardino. Ad onta
di
tale incertezza, con cui mal si può intentar lite
iardino. Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite
di
anteriorità, e ad onta del disprezzo che il dotto
del disprezzo che il dotto Nicolàs Antonio mostrò per le millanterie
di
Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con quèsto Tanc
le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con quèsto Tanco
di
Fregenal contrastare agli Italiani l’anteriorità
ntrastare agli Italiani l’anteriorità della tragedia; dicendo che la
di
lui giovanezza poteva essere intorno al 1502 (e
i gran fatto l’esser primo, essendo i saggi ben persuasi che vale più
di
essere ultimo come Euripide o Racine o Metastasio
le tragedie dell’andaluzzo Giovanni Malara, le quali, sull’asserzione
di
Giovanni de la Cueva che le mentovò in alcuni suo
o lodatore e de’ moderni apologisti, non ci ha conservata memoria che
di
una sola sua tragedia intitolata Absalon; ed il s
egli antichi , ma secondo il gusto nazionale . Dicasi la stessa cosa
di
poche altre tragedie accennate nel II discorso de
estaurada, la Destruicion de Costantinopla, una Ifigenia, il Martirio
di
san Lorenzo tragedia latina rappresentata nel 155
ragedie rigorose più delle sei del Vega, e delle altre favole eroiche
di
tanti altri, e delle commedie del Castro pubblica
rnan Perez de Oliva, però in prosa, l’Ecuba triste tradotta da quella
di
Euripide, e la Venganza de Agamennon tradotta dal
quella di Euripide, e la Venganza de Agamennon tradotta dall’Elettra
di
Sofocle, le quali non si pubblicarono prima del 1
1497. Ma ciò concedendo ancora il maestro Perez de Oliva con lingua
di
latte snodava voci indistinte e incerte orme segn
i trasformando le parole del Giraldi assicura che il Trissino terminò
di
scrivere la sua tragedia nel 1515; e così anticip
cosa da niuno si è detta e dal Lampillas non si è provata) si lusinga
di
rendere contemporanee le favole del Perez alle pr
lle prime tragedie italiane. Vuole in oltre che l’Ecuba e la Vendetta
di
Agamennone non debbano chiamarsi traduzioni; ed a
il signor Andres asserire che il primo che abbia dato qualche saggio
di
un teatro de’ Greci, è stato il Perez . Ma se non
er del Sedano e la congettura del Lampillas. Il p. Girolamo Bermudez
di
Galizia domenicano e catedratico di teologia in S
mpillas. Il p. Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e catedratico
di
teologia in Salamanca, il quale ancor vivea nel 1
quale ancor vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome
di
Antonio de Siloa due tragedie sulla morte d’Inès
prime tragedie spagnuole; ma se i Portoghesi debbono aversi in conto
di
Spagnuoli, la Castro del Ferreira fu scritta alme
i, giacchè l’ha copiata nella sua Nise lastimosa. Amendue le tragedie
di
questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: a
a sua Nise lastimosa. Amendue le tragedie di questo Galiziano mancano
di
azione e d’intrigo: abbondano amendue di lunghiss
di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: abbondano amendue
di
lunghissimi discorsi episodici intarsiati di freg
trigo: abbondano amendue di lunghissimi discorsi episodici intarsiati
di
fregi lirici: sono amendue estremamente languide,
etti, con faleucii, saffici e gliconici castigliani, e con ogni sorte
di
versi rimati. Ma la prima, in cui ebbe il Bermude
discorsi d’Inès) si fa sentire assai più nella Nise per la Iunghezza
di
essi che raffredda le situazioni. È però lodevole
È però lodevole la seconda scena dell’atto III ove si narra il sogno
di
Nise copiato con più esattezza dalla Castro; ed i
econda del IV, che nel Ferreira a me sembra veramente tragica e ricca
di
espressioni nobili, naturali, patetiche e conveni
carattere d’Inès; ed il Bermudez attenendosi all’originale partecipa
di
questi pregi. Tenero specialmente è il congedo ch
cadavere della sua Castro, e prendendo aspra vendetta degli uccisori
di
lei. Ma questo componimento poco merita il nome d
tta degli uccisori di lei. Ma questo componimento poco merita il nome
di
tragedia. Ancor più della prima manca di azione e
onimento poco merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca
di
azione e di nodo, eccede assai più in discorsi pr
o merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e
di
nodo, eccede assai più in discorsi prolissi, inte
ducono del custode, del portinajo, del carnefice, e i plebei motteggi
di
quest’ultimo contro de’ rei, e lo sputar loro in
a scena terza dell’atto V che rappresenta il supplicio degli uccisori
di
Nise eseguito alla presenza del re e degli spetta
Finalmente non vi si guarda l’unità del tempo. L’ambasciadore del re
di
Castiglia tratta nella scena seconda dell’atto II
del re di Castiglia tratta nella scena seconda dell’atto II il cambio
di
tre Castigliani rifuggiti in Portogallo per gli u
tiziati? In somma ha questa favola tali e tanti difetti, che mi parve
di
un altro autore, ancor quando ignorava che la pri
rado dell’uniformità che si scorge nello stile e nella versificazione
di
entrambe. Contuttociò il signor Linguet avrebbe b
ia ovvero originale) una tragedia spagnuola, e la sorgente della Inès
di
m. La Mothe. Tralle commedie del sivigliano Giova
va impresse nel 1588 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti
di
Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e d
88 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte
di
Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, i
altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte
di
Virginia e di Appio Claudio, il Principe Tiranno.
e, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e
di
Appio Claudio, il Principe Tiranno. Noi le ricono
ncipe Tiranno. Noi le riconosciamo per tragedie, ma ci rapportiamo su
di
esse alla censura del nazionale Montiano. Nella p
terza le azioni principali sono due: nell’ultima è fantastico e fuor
di
natura il carattere del protagonista. Ciò vuol di
il Lampillas, e strepita contro del Montiano e del Signorelli; ma le
di
lui repliche si trovano abbastanza combattute e c
Discorso Storico-critico. Quì dirò soltanto che il Lampillas in panto
di
poesia drammatica si è accreditato di poco intell
tanto che il Lampillas in panto di poesia drammatica si è accreditato
di
poco intelligente non solo colle sue critiche, ma
co intelligente non solo colle sue critiche, ma colla scelta che fece
di
alcune commedie assai deboli e difettose, mentre
nuolo mostrò saviezza, intelligenza e sobrietà, traperchè come autore
di
due tragedie ben condotte, in simili esami è giud
poeta Luperzio Leonardo de Argensola nato nel 1565, essendo nell’età
di
venti anni compose tre tragedie l’Isabella, la Fi
ica; ma il piano, i caratteri, l’economia, tutt’altro in fine abbonda
di
grandi e molti difetti; nè so in che mai Cervante
innammorate, le bassezze sconvenevoli alla tragica gravità, la strage
di
dieci persone che rendono la favola atroce, dura,
ola atroce, dura, violenta, le inesattezze circa le unità, la varietà
di
tanti metri rimati, le lunghe ricercate comparazi
te per congedare l’uditorio con un sonetto; tutto ciò forma un cumulo
di
difetti tanto manifesti nell’Isabella, che bisogn
grandi sono i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli
di
numero e di qualità. Molte sono le azioni: di und
i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli di numero e
di
qualità. Molte sono le azioni: di undici interloc
ll’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni:
di
undici interlocutori ne muojono nove: bassi e ind
ci interlocutori ne muojono nove: bassi e indecenti, sono i caratteri
di
Acoreo e di Alessandra: le atrocità si espongono
tori ne muojono nove: bassi e indecenti, sono i caratteri di Acoreo e
di
Alessandra: le atrocità si espongono alla vista d
ssandra: le atrocità si espongono alla vista dell’uditorio: le membra
di
Luperzio, il cuore, il sangue si presentano ad Al
lo, Ostilio, Fabio non convengono ad Egiziani: lo stile s’inalza fuor
di
tempo in bocca del Nunzio, e si deprime in bocca
ile s’inalza fuor di tempo in bocca del Nunzio, e si deprime in bocca
di
Alessandra e di Acoreo ecc. ecc. Da questo raccon
r di tempo in bocca del Nunzio, e si deprime in bocca di Alessandra e
di
Acoreo ecc. ecc. Da questo racconto giustificato
questo racconto giustificato dalla ragione, da’ fatti e dall’autorità
di
eruditi nazionali, si ricava che gli Spagnuoli ne
di eruditi nazionali, si ricava che gli Spagnuoli nel XVI secolo più
di
ogni altro popolo si appressarono agl’Italiani. E
ini, Rucellai, Giraldi, Alamanni, Tassi e Manfredi, possono pregiarsi
di
aver prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez,
er prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez, nel Mira de Mescua più
di
un Shakespear, e nel Cueva, nel Ferreira, nel Per
a, nel Ferreira, nel Perez, e nello stesso Bermudez tuttochè convinto
di
vergognoso plagio, alcuni pochi tragici non indeg
Huerta (cui uniremmo il volgar saynetero Ramòn La Crux, se meritasse
di
contarsi tra gli scrittori almen dozzinali) il qu
per conseguenza senza avere o letta o compresa la mia Storia, affettò
di
mostrar per essa un cieco orgoglioso disprezzo tu
strare il suo torto in que’ tre o quattro punti da lui toccati contro
di
me con tutta l’inurbanità che a lui era naturale,
ani sin dal 1786 ha finiti angosciosamente i suoi giorni: non lascerò
di
dire, per avvertimento di chi forse gli rassomigl
angosciosamente i suoi giorni: non lascerò di dire, per avvertimento
di
chi forse gli rassomiglia, che se i nazionali mi
vrei però lasciato, giusta il mio solito scrupoloso costume ben noto,
di
citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte
o, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte; a differenza
di
ciò che ha meco praticato più di un plagiario, e
onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più
di
un plagiario, e come dicemmo nel tomo precedente
. b. Fernando de Roxas (dice l’erudito Mayans y Siscar nella Vita
di
Miguèl Cervantes) que la dio fin, no pudo igualar
alar al primero inventor. a. Abbondano (disse il prelodato Nasarre)
di
passaggi demasiadamente lascivos y malignos en l
ne a dar conto delle varie edizioni della Celestina; e pur dà indizio
di
non averla letta. a. Il Crescimbeni mentova que
versione nel I libro de’ suoi Comentarii dando al traduttore il nome
di
Alfonso Ulloa; ma egli ne’ versi che soggiungo, s
fonso Ulloa; ma egli ne’ versi che soggiungo, si appropria il cognome
di
Ordoñez: Nel mille cinquecento cinque appunto Di
osina credendole tragedie. a. Dee però avvertirsi, che questa favola
di
Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vicent
avvertirsi, che questa favola di Don Duardo pubblicata sotto il nome
di
Gil Vicente il vecchio, si pretende che appartene
l Vicente il vecchio, si pretende che appartenesse a Don Luis Infante
di
Portogallo nato nel 1506 e morto nel 1555. Veggas
. Veggasi la Biblioteca Lusitana del Barbosa, il quale allega la Vita
di
quell’Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il
l Barbosa, il quale allega la Vita di quell’Infante scritta dal conte
di
Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime
la Vita di quell’Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento
di
Manuel Faria alle Rime del Camoens. a. Si avvert
ercava in tutta la penisola drammi regolari composti prima del fiorir
di
Lope de Vega; nè il Lampillas che voleva mettere
li; nè altri critici ed apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono
di
sapere, prima che io ne facessi menzione, la rego
mostrarono di sapere, prima che io ne facessi menzione, la regolarità
di
questa commedia. a. Ne aggiungo la mia traduzio
sterilità, e vorrebbe, dopo il latrocinio, annientarlo. Un plagiario
di
Giambatista Vico non ebbe rossore di esprimere il
cinio, annientarlo. Un plagiario di Giambatista Vico non ebbe rossore
di
esprimere il suo desiderio che si perdesse la mem
i esprimere il suo desiderio che si perdesse la memoria de’ Principii
di
una Scienza Nuova di quel grande. Sventuratamente
siderio che si perdesse la memoria de’ Principii di una Scienza Nuova
di
quel grande. Sventuratamente lo studio stesso che
possono rivendicare i proprii lavori, tocca a’ vivi che non pasconsi
di
rapina, a svellere da simili rochi corbacci le pi
rbacci le piume involate a’ nobili augelli. a. Delle favole sceniche
di
questo gesuita favellò con somma lode Antonio Pos
o gesuita favellò con somma lode Antonio Possevino. a. Vedi il libro
di
Luis Velasquez Origines de la Poesia Castellana.
di Luis Velasquez Origines de la Poesia Castellana. b. Si trova tal
di
lui equivoco nella Parte II lib. 1 Sopra ogni let
tico verace amico in questo valentuomo nativo dì Marzano in provincia
di
Terra di Lavoro mancato di vivere in età di circa
ce amico in questo valentuomo nativo dì Marzano in provincia di Terra
di
Lavoro mancato di vivere in età di circa anni ses
valentuomo nativo dì Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato
di
vivere in età di circa anni sessanta il dì 16 di
o dì Marzano in provincia di Terra di Lavoro mancato di vivere in età
di
circa anni sessanta il dì 16 di novembre del 1788
ra di Lavoro mancato di vivere in età di circa anni sessanta il dì 16
di
novembre del 1788. Dovunque oggi splenda ancora q
alche favilla dello spirante patriotismo, sarà sempre cara la memoria
di
un letterato, il quale ha sostenuto diciotto anni
più colti uomini dell’una e dell’altra nazione (Francese ed Italiana)
di
Diderot, d’ Alembert, dell’abate Arnaud dell’Acca
) di Diderot, d’ Alembert, dell’abate Arnaud dell’Accademia Francese,
di
Palissot, di Clement, di Sabatier des Castres, de
d’ Alembert, dell’abate Arnaud dell’Accademia Francese, di Palissot,
di
Clement, di Sabatier des Castres, dell’avvocato d
, dell’abate Arnaud dell’Accademia Francese, di Palissot, di Clement,
di
Sabatier des Castres, dell’avvocato del parlament
’avvocato del parlamento Floncel e del cavaliere Girolamo Tiraboschi,
di
monsignore Ferdinando Galiani, dell’abate Innocen
re Ferdinando Galiani, dell’abate Innocenzo Frugoni, del duca Antonio
di
Gennaro di Belforte, e del Duca di Cantalupo Dome
do Galiani, dell’abate Innocenzo Frugoni, del duca Antonio di Gennaro
di
Belforte, e del Duca di Cantalupo Domenico suo fr
nnocenzo Frugoni, del duca Antonio di Gennaro di Belforte, e del Duca
di
Cantalupo Domenico suo fratello, dell’avvocato Do
vita del suo amato Carlo Vespasiano. Ma i suoi disastri l’impedirono
di
pubblicarlo. a. Vedi monsign. Perrimezzi tom. 2
i dessi il titolo competente a coloro che non dicono il vero sapendo
di
non dirlo? A coloro, che il proprio cuore conda
o è il patriotismo che ci lega alla propria nazione; lodevole lo zelo
di
difendere i compatriotti, ma esso è colpevole cie
dere i compatriotti, ma esso è colpevole cieco mal collocato a favore
di
chi inorpella la verità. a. Vedasene la Vita scr
amoens in Portogallo, e Torquato Tasso in Italia. a. Vedasi anche su
di
ciò il mio Discorso Storico-Critico pubblicato su
ciò il mio Discorso Storico-Critico pubblicato su i Saggi apologetici
di
Saverio Lampillas. b. Si vuole avvertire che il
altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a questo poeta il nome
di
Lopez” voce che in Ispagna esprime un cognome in
ua pregevole opera dell’Origine e delle Regole della Musica, parlando
di
Lope, gliene attribuisce soltanto mille cinquecen
fu il primo che nel secolo XVI ebbe idea della vera commedia, e circa
di
essa e delle altre parti della poesia scrisse ecc
ltre parti della poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo
di
Aristotele e di Orazio . Al contrario Lope pressa
poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo di Aristotele e
di
Orazio . Al contrario Lope pressato dalle critich
di Aristotele e di Orazio . Al contrario Lope pressato dalle critiche
di
Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo
razio . Al contrario Lope pressato dalle critiche di Manuel Villegas,
di
Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola, di Ant
Lope pressato dalle critiche di Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes,
di
Leonardo d’Argensola, di Antonio Lopez, e di altr
che di Manuel Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola,
di
Antonio Lopez, e di altri moltissimi nazionali co
as, di Miguèl Cervantes, di Leonardo d’Argensola, di Antonio Lopez, e
di
altri moltissimi nazionali contemporanei, i quali
nazionali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle
di
lui favole, ed obbligato dall’Accademia a giustif
rsi El Arte Nuevo de hacer comedias en este tiempo, nel quale in vece
di
fare riflessi oni piene del sugo di Aristotile e
n este tiempo, nel quale in vece di fare riflessi oni piene del sugo
di
Aristotile e di Orazio , confessò di averne scoss
el quale in vece di fare riflessi oni piene del sugo di Aristotile e
di
Orazio , confessò di averne scosso ogni giogo, e
are riflessi oni piene del sugo di Aristotile e di Orazio , confessò
di
averne scosso ogni giogo, e diede precetti adatta
dattati alle proprie commedie, affermando che per non udire i clamori
di
Plauto e di Terenzio, mentre le componeva, teneva
proprie commedie, affermando che per non udire i clamori di Plauto e
di
Terenzio, mentre le componeva, tenevagli chiusi c
rima che fosse conceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo
di
Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stamp
onceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi
di
Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564, ci
: che quando nel 1560 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica
di
Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto an
ni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, nel qual tempo vantavasi
di
aver conosciuti i precetti degli antichi, Passè
a tutte le altre? Le ci additi. Fanno pietà coloro che dove trattasi
di
fatti, giostrano con declamazioni, congetture e s
st’inganno verisimilmente passò dall’Eximeno all’Efemeridi letterarie
di
Roma, dove nel 1782 al numero LII si vide intrusa
Prologo, dove la moltitudine de’ madornali spropositi gareggia colla
di
lui arroganza ed impertinenza, e col cumolo di vi
opositi gareggia colla di lui arroganza ed impertinenza, e col cumolo
di
villanie che vomita contro gl’Italiani e i France
sempre chiamerò Spagnuola l’Accademia che fioriva in Madrid in tempo
di
Lope, alla quale egli indirizzò il suo discorso (
no forse spagnuoli que’ che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta
di
Spagnuoli non dee chiamarsi Spagnuola? Or che pue
d’impudenza e malignità, per confondere nella mia Storia l’Accademia
di
Madrid che fioriva sin dal declinar del secolo XV
II instituita da Filippo V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori
di
lingua spagnuola e di critica e di storia rilevat
po V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e
di
critica e di storia rilevati nella Storia de’ tea
o è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e
di
storia rilevati nella Storia de’ teatri con tanto
dicendo, yo no he visto ninguno ; ma io lo farei certo, se vivesse,
di
aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’afferma
se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’affermavano,
di
che soleva io meravigliarmi col mio dotto amico N
col mio dotto amico Nicolàs Fernandez de Moratin uno de’ buoni poeti
di
quell’ingegnosa nazione. La Storia de’ Teatri cor
ta infantò la grand’opera del suo Prologo compreso in dieci foglietti
di
picciolo ottavo in gran carattere silvio nel 1784
’autore della Storia de’ Teatri disse addio a quel caro suo soggiorno
di
circa diciotto anni. Se avesse prodotto il gran P
ntandogli molte prefazioni, approvazioni a’ libri ed altri papelillos
di
simil natura, dove ciò si asseriva. Ma dove ora t
r convincerlo, quando per le solite avverse combinazioni che mi hanno
di
tratto in tratto agitato, ho dovuto soggiacere al
hanno di tratto in tratto agitato, ho dovuto soggiacere alla perdita
di
tanti miei proprii scritti per averli colà lascia
a. Alle solite villanie connaturali ad un uomo torbido del carattere
di
Vicente Garcia de la Huerta se volesse ora replic
ra replicarsi in buona forma, bisognerebbe infierir bassamente contro
di
un morto che più non sente i colpi nè può approfi
uì si narra. Egli dice (ed in ordine è questo il secondo grave errore
di
cui mi riprende) che è mia colpevole negligenza
el teatro spagnuolo . Non so in prima con qual fronte possa tacciarsi
di
colpevole negligenza uno straniero che si è indus
vole negligenza uno straniero che si è industriato, come io ho fatto,
di
rinvenir qualche orma almeno di ciò che dell’in t
e si è industriato, come io ho fatto, di rinvenir qualche orma almeno
di
ciò che dell’in tutto si è realmente negletto da’
uesto che io ne dissi e ne dico, si scrisse da altri in Ispagna prima
di
me? Huerta stesso mostrò di sapere più di me, mos
ico, si scrisse da altri in Ispagna prima di me? Huerta stesso mostrò
di
sapere più di me, mostrò almeno di saperne altret
e da altri in Ispagna prima di me? Huerta stesso mostrò di sapere più
di
me, mostrò almeno di saperne altrettanto prima ch
prima di me? Huerta stesso mostrò di sapere più di me, mostrò almeno
di
saperne altrettanto prima che da me l’intendesse?
da lui fatta su gli autos? Udiamolo. Mi getta sul viso una collezione
di
dodici autos con sus loas (che in questo luogo si
, cioè (notino quest’epoca i signori Huertisti, se ve ne ha oggi) più
di
mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più
nori Huertisti, se ve ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir
di
Lope; di che più di un nazionale sincero allora n
tisti, se ve ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope;
di
che più di un nazionale sincero allora non potè t
e ne ha oggi) più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più
di
un nazionale sincero allora non potè trattenersi
Lope; di che più di un nazionale sincero allora non potè trattenersi
di
ridere. Egli fe pure autore di atti sacramentali
le sincero allora non potè trattenersi di ridere. Egli fe pure autore
di
atti sacramentali il Cervantes gratuitamente; e c
nte; e ciò fe parimente ridere ancor più. Cervantes fiorì forse prima
di
Lope? No certo; al più può dirsi suo coetaneo. Ma
e nelle opere del Cervantes qualche auto? Niuno. Fe egli motto almeno
di
averne talvolta scritto, come accennò di aver com
Niuno. Fe egli motto almeno di averne talvolta scritto, come accennò
di
aver composte delle commedie? Affatto. Avessero p
do che si andasse a rappresentare in una terra dalla comica Compagnia
di
Angulo el malo. Bastò questo all’acuto Huerta per
cortes de la muerte fosse un auto sacramentale; perchè nella penisola
di
Spagna vi sono stati auti che furono rappresentaz
e a tal sacramento possa riferirsi. 2. Non dee tenersi per fondamento
di
esserne autore lo stesso Cervantes solo perchè lo
sso Cervantes solo perchè lo nominò, potendo anche esser componimento
di
un altro, e forse del medesimo Lope, ed averlo Ce
ente praticato in quell’opera piacevolissima parlando or della storia
di
Melisenda, or di Belianis, or di altro. 3. V’ è t
quell’opera piacevolissima parlando or della storia di Melisenda, or
di
Belianis, or di altro. 3. V’ è tutta l’apparenza
cevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or
di
altro. 3. V’ è tutta l’apparenza che Cervantes pe
he Cervantes per introdurre con qualche veri similitudine una brigata
di
commedianti trasformati in figure buffonesche imm
valiere errante, avesse pensato ad accreditarla con fingere un titolo
di
un auto, qual si nomava allora in Ispagna una rap
zia gioverebbe a chi volesse rintracciare l’epoca fissa dell’origine
di
tali auti ? Questo titolo non s’immaginò nè si pu
ò la II parte del Don Quixote); ma noi abbiamo già parlato degli auti
di
Lope scritti sin dal XVI secolo; adunque l’autor
dal XVI secolo; adunque l’autor memorando del Prologo con un corredo
di
villanie distese in dieci pagine contro del Signo
l’urbanità, l’erudizione martellata, l’esattezza istorica e la logica
di
don Vicente Garcia de la Huerta. a. Quorum (o
vemmo nel 1777 nella nostra storia in un volume, indi stimammo meglio
di
ometterlo quando la distendemmo in sei tomi, pote
a. Nel suo Discorso II sopra le tragedie. a. Il ridicolo manifesto
di
questo sogno creduto storia dal Lampillas (e quel
Vedasi il mio Discorso Storico-critico art. IV. a. Ecco buona parte
di
si patetica scena da me recata nel nostro volgare
h me salvando, Salva il tuo figlio; ed io ne andrò raminga Dove nuova
di
me quì mai non giunga. Meco sol condurrò per mio
, alme innocenti, Al l’avo vostro or contro voi sì crudo. Oimè! senza
di
me senza del padre Quì rimarrete l Ed ei da me di
Storia teatrale. In questa che alla prima mi si presenta, avrò motivo
di
aggiugnere alcune notizie su i Teatri da me descr
nor Lampillas pretende che io abbia letto male un passo dell’Opuscolo
di
Luis Velazquez sulle Origini della Poesia Castigl
uona Poesia, furono in essa conosciuti i Giuochi Scenici; e le rovine
di
tanti antichi Teatri, che sino a’ nostri giorni s
tri giorni si conservano in diverse Città, sono altrettanti testimonj
di
quanto si fosse impossessato del Popolo questo ge
ti testimonj di quanto si fosse impossessato del Popolo questo genere
di
divertimento”. Ed io ben credo che così avvenisse
itate almeno queste Città? Ha mostrato che tali magnifici avanzi sono
di
Teatri, e non di altra fabbrica? Ben dovrebbe sap
te Città? Ha mostrato che tali magnifici avanzi sono di Teatri, e non
di
altra fabbrica? Ben dovrebbe sapere l’Apologista
o dagli eruditi Antiquarj per assicurarsi della natura dell’Edifizio,
di
cui esaminavano gli avanzi. E quanti di questi la
i della natura dell’Edifizio, di cui esaminavano gli avanzi. E quanti
di
questi lasciano chiaramente comprendere di essere
avano gli avanzi. E quanti di questi lasciano chiaramente comprendere
di
essere teatrali? Un avanzo di un Circo, di una Na
questi lasciano chiaramente comprendere di essere teatrali? Un avanzo
di
un Circo, di una Naumachia, che non abbia conserv
no chiaramente comprendere di essere teatrali? Un avanzo di un Circo,
di
una Naumachia, che non abbia conservate le propri
inesperti credersi tutt’altra fabbrica. Legga l’Opera De Amphitheatro
di
Giusto Lipsio [per non inviarlo a quella di un It
a l’Opera De Amphitheatro di Giusto Lipsio [per non inviarlo a quella
di
un Italiano, del dottissimo Canonico Simmaco Mazz
quegli magnifici avanzi pruova sufficiente per distinguerli col nome
di
teatrali: e il Signorelli lesse bene, e non alla
e della Storia de’ Teatri in tre Volumi, nominandovi ancora il Teatro
di
Merida, accompagnato dalle necessarie citazioni,
uello estemporaneo eretto da Cornelio Balbo in Cadice, sendo Pretore,
di
cui nè anche il Lampillas si è ricordato. Avrei p
ampillas si è ricordato. Avrei parimente accennate le rovine teatrali
di
Clunia e di Castulo, che si mentovano nel Saggio;
è ricordato. Avrei parimente accennate le rovine teatrali di Clunia e
di
Castulo, che si mentovano nel Saggio; ma confesso
avuto contezza, nè poi l’Apologista cita veruno scrittore per quello
di
Clunia. Nè anche egli ebbe notizia, a quel che pa
re per quello di Clunia. Nè anche egli ebbe notizia, a quel che pare,
di
alcune rovine teatrali site presso il luogo, che
or Montiano le accenna nel 11. Discorso della Tragedia sul testimonio
di
un Antiquario Spagnuolo dell’Accademia della Isto
ista un altro Teatro Romano-Ispano mentovato da un erudito Professore
di
Poetica in Madrid in una Lettera su gli errori de
oetica in Madrid in una Lettera su gli errori della Storia Letteraria
di
Spagna, pubblicata nel 1781. Una Tarteso differen
endo da Alghesira, e al presente si chiama Cortijo del rocadillo. Ora
di
questa Città, anche a’ tempi di Pomponio Mela abi
si chiama Cortijo del rocadillo. Ora di questa Città, anche a’ tempi
di
Pomponio Mela abitata da’ Fenicj venuti dall’Afri
sparse le rovine per una lega e mezza, e veggonsi tra esse i vestigj
di
un Teatro, ed anche di un Anfiteatro. A chi poi è
na lega e mezza, e veggonsi tra esse i vestigj di un Teatro, ed anche
di
un Anfiteatro. A chi poi è ignoto che la vita di
un Teatro, ed anche di un Anfiteatro. A chi poi è ignoto che la vita
di
Apollonio scritta da Filostrato non sia un puro r
ue l’Apologista consuma due pagine e mezza per mostrare la Greca fede
di
Filostrato? Se io scrissi, che il Velazquez in ve
la Greca fede di Filostrato? Se io scrissi, che il Velazquez in vece
di
prorompere in invettive inutili [quali reputo ora
ine e mezza del Saggio] contro Filostrato, avrebbe dovuto convincerlo
di
errore con pruove chiare, e non voci, ciò forse s
oci, ciò forse significa che io sia persuaso della verità del Romanzo
di
Filostrato? I miei Precettori non m’insegnarono a
tori non m’insegnarono a ragionare a questo modo. Non entro frattanto
di
proposito a seguitare l’ Apologista nelle sue con
so a ristrignermi a quello soltanto che a me appartiene. Accenno però
di
passaggio, ch’egli dovrebbe addurne altre più sol
he stima essere il Teatro Saguntino stato innalzato giusta il modello
di
quel di Atene. Ben potrebbe darsi: ma da ciò che
essere il Teatro Saguntino stato innalzato giusta il modello di quel
di
Atene. Ben potrebbe darsi: ma da ciò che ne consi
reci il Teatro, perchè mai lo fabbricarono conforme a’ Teatri antichi
di
Grecia piuttosto che a’ Teatri Romani”? L’erudito
re, che i Teatri Romani, come il Saguntino, furono tutti copie esatte
di
quelli di Atene, Mitilene, Epidauro ec., e sebben
Teatri Romani, come il Saguntino, furono tutti copie esatte di quelli
di
Atene, Mitilene, Epidauro ec., e sebbene vi corse
Epidauro ec., e sebbene vi corse qualche lieve differenza, fu questa
di
niun momento per le parti essenziali1. Che poi il
a Lettera al Zondadari. La differenza che v’incontra l’erudito Decano
di
Alicante, consiste nell’essere gli scaglioni che
consiste nell’essere gli scaglioni che servivano per sedere, più alti
di
due palmi e mezzo, benchè la larghezza fosse conf
la larghezza fosse conforme a’ precetti dell’ Architetto Latino; cioè
di
tre palmi e un quarto. Io tralascio qualche altra
cioè di tre palmi e un quarto. Io tralascio qualche altra conformità
di
tale edificio con altri precetti Vitruviani, e sp
uò essere a quelli più simile. Nè mi stendo a rilevare che nel Teatro
di
Morviedro non apparisca indizio del luogo, ove si
o di Morviedro non apparisca indizio del luogo, ove situavansi i Vasi
di
rame ne’ Teatri Greci; ed è probabile che essendo
o costrutto alla Romana, non ne avesse punto, come non ne aveano quei
di
Roma, in ciò differenti da quei di Grecia. Osserv
sse punto, come non ne aveano quei di Roma, in ciò differenti da quei
di
Grecia. Osservi però il Signor Lampillas queste p
eano altre quattro scalinate, ed è difficile indovinare a qual ordine
di
persone fossero destinate; imperciocchè i Senator
hi toccavano le altre quattro”? Adunque riconosce il Martì nel Teatro
di
Morviedro l’Orchestra costrutta alla Romana, cioè
Teatro come difettosa, non essendo nè pianta nè alzato, ma un ammasso
di
cose nel modo che se la figurò chi non era Profes
era Professore; ed in suo luogo può sostituirsi una pianta del Teatro
di
Marcello molto simile a questo di Morviedro.” Ve
ò sostituirsi una pianta del Teatro di Marcello molto simile a questo
di
Morviedro.” Vegga dunque il Signor Lampillas dal
ogherebbe a tante Città Italo-Greche, che vantarono magnifici Teatri,
di
cui esistono le reliquie, che si addurranno colle
e fioriva l’antica Grecia transmarina. Per non fare un altro articolo
di
un’ altra rigida censura del Signor Lampillas con
ore [p. 23.]: “L’Autore della storia de’ Teatri fa onorevole menzione
di
molti illustri Romani che abbellirono la scena ..
lendore dovette a Cornelio Balbo”; dicendo ciò per le quattro colonne
di
onice che egli espose rel suo Teatro. L’Autore de
l suo Teatro. L’Autore dell’accennata storia risponde, che del Teatro
di
Balbo fece menzione con ogni altro Scrittore, ed
mportante notizia da scriversi per tutto l’Orbe delle quattro colonne
di
onice possedute da quell’onorato Spagnuolo, colle
pagnuolo, colle quali ornò il suo Teatro. Il Signorelli sempre povero
di
cuore e di mente si fe troppo occupare da’ piccio
olle quali ornò il suo Teatro. Il Signorelli sempre povero di cuore e
di
mente si fe troppo occupare da’ piccioli ornament
re e di mente si fe troppo occupare da’ piccioli ornamenti del Teatro
di
Scauro, consumati poi in Villa dal fuoco per mali
Teatro di Scauro, consumati poi in Villa dal fuoco per malignità de’
di
lui schiavi, la cui valuta si stimò che ascendess
di lui schiavi, la cui valuta si stimò che ascendesse a cento milioni
di
sesterzj, cioè a due milioni e mezzo di scudi Rom
he ascendesse a cento milioni di sesterzj, cioè a due milioni e mezzo
di
scudi Romani moderni, o sia cinquanta milioni di
due milioni e mezzo di scudi Romani moderni, o sia cinquanta milioni
di
reali Spagnuoli, oltre alle tremila statue di bro
o sia cinquanta milioni di reali Spagnuoli, oltre alle tremila statue
di
bronzo che si collocarono fralle trecensessanta c
o fralle trecensessanta colonne. Così abbacinato da tali magnificenze
di
un privato che diveniva Edile, le quali saranno p
di un privato che diveniva Edile, le quali saranno povertà per altri
di
maggior cuore, non pensò a quel tesoro inarrivabi
ertà per altri di maggior cuore, non pensò a quel tesoro inarrivabile
di
quattro colonne di onice, le quali tutto, e con m
aggior cuore, non pensò a quel tesoro inarrivabile di quattro colonne
di
onice, le quali tutto, e con molta ragione, riemp
ol. P. 11. T. iv. p. 10. 1. Lib. 111. cap. 1. 1. V.L. Architettura
di
Vitruvio, e il T. 1. della storia de’ Teatri. 1.
rtune affatto diverse. Le prime, qualora siasi trovato il vero metodo
di
studiarle, e si seguiti a mantenerlo, acquistano
degli studiosi che le coltivano; imperocché dipendendo l’avvanzamento
di
esse o dalla moltiplicità e verificazioni e de’ f
un principio riconosciuto come incontrastabile, tutti sono in istato
di
rilevare l’esattezza di quelli, e d’aggiugnere lo
to come incontrastabile, tutti sono in istato di rilevare l’esattezza
di
quelli, e d’aggiugnere loro maggior lume colle pr
scoperte, come molti possono ancora far una convenevole applicazione
di
questo. L’algebra dunque, la geometria, la nautic
positivo, qualora si slontani da quei due punti polari, va a rischio
di
smarrirsi per via o di sfasciarsi in un laberinto
lontani da quei due punti polari, va a rischio di smarrirsi per via o
di
sfasciarsi in un laberinto di diverse opinioni co
ri, va a rischio di smarrirsi per via o di sfasciarsi in un laberinto
di
diverse opinioni contrarie non meno al conseguime
rincipi veri sui quali s’appoggia e dipendendo in parte dalle nozioni
di
certe idee oscure di sua natura non ancor definit
i s’appoggia e dipendendo in parte dalle nozioni di certe idee oscure
di
sua natura non ancor definite né da tutti univers
non ancor definite né da tutti universalmente accettate, non può far
di
meno che non divenga arbitraria e vaga nelle sue
in quella scienza non è diverso dal proporgli una nuova modificazion
di
falsità. [2] Nelle facoltà che hanno per oggetto
getto il bello, avviene l’opposto che nelle scienze. In queste l’arte
di
riuscire dipende tanto dalla particolare organizz
ste l’arte di riuscire dipende tanto dalla particolare organizzazione
di
chi le coltiva, dal maggior o minor grado di sens
rticolare organizzazione di chi le coltiva, dal maggior o minor grado
di
sensibilità e di fantasia, dall’attuale disposizi
zazione di chi le coltiva, dal maggior o minor grado di sensibilità e
di
fantasia, dall’attuale disposizione di coloro che
o minor grado di sensibilità e di fantasia, dall’attuale disposizione
di
coloro che ricevono le impressioni, e dalle idee
vuolsi tutta l’estensione e l’energia del genio. Però mentre un uomo
di
mente assai limitata può colla fatica e lo studio
ai limitata può colla fatica e lo studio aggiugner qualche particella
di
più alla massa generale del sapere nelle scienze
naturali, e distinguersi per questo mezzo dagli altri, nessun ingegno
di
bassa lega per quanta cura ei ponga nell’esercita
terrà giammai i suffragi del pubblico, perché non sarà trovato capace
di
poterle promuovere una sola pedata. Ed ecco il fo
terle promuovere una sola pedata. Ed ecco il fondamento della massima
di
Orazio, colà dov’ei dice che né gl’iddi, né gli u
ce che né gl’iddi, né gli uomini, né le colonne permettevano a’ poeti
di
essere mediocri150. [3] Ora i sommi geni sono ass
blema dell’origine, progressi, e annientamento delle arti del gusto e
di
coloro che le perfezionano. Qualora suppongasi no
donate fra le mani del volgo o trattate da ingegni inferiori incapaci
di
sollevarsi fino a quell’altezza che richiede la l
levarsi fino a quell’altezza che richiede la loro natura, non può far
di
meno che non divengano triviali anch’esse, e che
riviali anch’esse, e che non contraggano la piccolezza e i pregiudizi
di
chi a dispetto pur di Minerva le vuol coltivare.
he non contraggano la piccolezza e i pregiudizi di chi a dispetto pur
di
Minerva le vuol coltivare. In tal caso le arti e
lo stato in cui presentemente si trova la poesia italiana. Una folla
di
poeti, i quali, per valermi d’una espressione di
italiana. Una folla di poeti, i quali, per valermi d’una espressione
di
Agnolo Poliziano, nascono in Italia all’usanza de
iove ogni giorno sulle pazientissime orecchie del pubblico un diluvio
di
canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi h
ulle pazientissime orecchie del pubblico un diluvio di canore inezie,
di
sonetti e di canzoni, ch’essi hanno la temerità d
ssime orecchie del pubblico un diluvio di canore inezie, di sonetti e
di
canzoni, ch’essi hanno la temerità di chiamare an
di canore inezie, di sonetti e di canzoni, ch’essi hanno la temerità
di
chiamare anacreontiche, petrarchesche, o pindaric
ono ad alcuni principi asiatici i titoli che scambievolmente si danno
di
signori del corno della luna, o di dominatori deg
itoli che scambievolmente si danno di signori del corno della luna, o
di
dominatori degli elefanti. Non potendo più applic
iosti, e i Metastasi, si vede in oggi ridotta la meschinella a servir
di
patuito insignificante complimento per ogni più l
di patuito insignificante complimento per ogni più leggiera occasione
di
sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita
gnificante complimento per ogni più leggiera occasione di sposalizio,
di
monacazione, di laurea, di nascita, di accademia,
imento per ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione,
di
laurea, di nascita, di accademia, e di che so io,
ogni più leggiera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea,
di
nascita, di accademia, e di che so io, senza che
giera occasione di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita,
di
accademia, e di che so io, senza che altre immagi
di sposalizio, di monacazione, di laurea, di nascita, di accademia, e
di
che so io, senza che altre immagini per lo più ci
di che so io, senza che altre immagini per lo più ci appresenti fuor
di
quelle solite della fiaccola d’imeneo che rischia
ttendono impazienti lassù nelle sfere il felice sviluppo del germe, o
di
quel cattivello d’Amore che spezza per la rabbia
bbia lo strale innanzi alle soglie che chiudono la bella fuggitiva, o
di
Temide che avvolta in rosea nuvoletta fa trecento
e per anno il viaggio dell’Olimpo fino al collegio dei dottori a fine
di
regalare la bilancia e la spada a saggio ed avven
ella povera Nice, cui si danno dagli amanti più epiteti contradditori
di
pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e d
ti più epiteti contradditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna,
di
fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angio
teti contradditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e
di
scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o di
ditori di pietosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio,
di
Medusa e di Aurora, d’angioletta o di tigre che n
etosa e crudele, d’empia e benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e
di
Aurora, d’angioletta o di tigre che non iscagliò
benigna, di fera e di scoglio, di Medusa e di Aurora, d’angioletta o
di
tigre che non iscagliò contro a Giove il famoso T
di tigre che non iscagliò contro a Giove il famoso Timone nel dialogo
di
Luciano. Immagini tutte le quali benché fossero b
gini tutte le quali benché fossero belle nella loro origine, e capaci
di
produrre un piacere inaspettato allorché aveano i
rché aveano il pregio della novità: sembrano «Sogni d’infermi e fole
di
romanci», ora che lo spirito non rigusta più né
tro necessario nella massima parte perché la massima parte scarseggia
di
ricchezze proprie. Da ciò ancora la monotonia di
ima parte scarseggia di ricchezze proprie. Da ciò ancora la monotonia
di
pensare e di scrivere, dalla monotonia la servili
rseggia di ricchezze proprie. Da ciò ancora la monotonia di pensare e
di
scrivere, dalla monotonia la servilità, da questa
punto. Mentre tanto si deliziano nello spettacolo, mentre si vantano
di
essere quei fortunati coltivatori che l’hanno sol
levato alla maggiore perfezione possibile, mentre si dimostrano pieni
di
entusiasmo per tutto ciò che ha riguardo alla mus
ionevolezza nel tutto, giaccia obbrobriosamente in uno stato peggiore
di
una prosa infelice e meschina, in uno stato dove
i, in uno stato finalmente dove s’insulta ad ogni passo alla pazienza
di
chi assiste alla rappresentazione, e al gusto di
passo alla pazienza di chi assiste alla rappresentazione, e al gusto
di
chi la legge. Gli insetti della letteratura, colo
arnaso, sono appunto i soli che ardiscano a metter mano in una spezie
di
poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più d
a spezie di poesia la più scabrosa, la più dilicata, la più diffìcile
di
quante possa offrire la ragione poetica. Non vi d
. Vili schiavi dell’impresario, del compositor, del cantore non hanno
di
poeti fuorché il nome, e l’obbrobrio di profanarl
ositor, del cantore non hanno di poeti fuorché il nome, e l’obbrobrio
di
profanarlo. Chi compone drammi per musica è oggim
anarlo. Chi compone drammi per musica è oggimai divenuto un fanciullo
di
scuola che non può discostarsi dalla riga senza t
un fanciullo di scuola che non può discostarsi dalla riga senza tema
di
battiture, un fenomeno di questa natura merita ch
e non può discostarsi dalla riga senza tema di battiture, un fenomeno
di
questa natura merita che ci fermiamo alquanto per
arie, e pello sfoggiare su queste con mille artificiosi sminuzzamenti
di
voce. Posto questo principio chiaramente si scorg
parola strozzar i componimenti per badar solo al pattuito cerimoniale
di
mezza dozzina d’arie cantabili, d’un duetto, d’un
forse che non è il restante. Dico peggiori poiché oltre l’esser privi
di
colorito poetico, oltre non aver armonia né stile
ono fuorché pensieri triviali e insignificanti, ribattuti un millione
di
volte, e simili sul teatro ai sonetti che s’attac
mili sul teatro ai sonetti che s’attaccano sulle colonne in occasione
di
laurea o di sposalizio. [7] La poesia e la musica
tro ai sonetti che s’attaccano sulle colonne in occasione di laurea o
di
sposalizio. [7] La poesia e la musica si sono ris
te cose che non lo sono, tuttavia questa idea generale si circoscrive
di
molto qualora si parla del canto rappresentativo
a. Imperocché egli è necessario allora non considerare il gran numero
di
que’ corpi sonori, di quegli esseri fisici della
ecessario allora non considerare il gran numero di que’ corpi sonori,
di
quegli esseri fisici della natura che si rapprese
quali non è altrimenti necessaria al cantore. Né si dee far menzione
di
quella spezie di melodia o sensazione aggradevole
imenti necessaria al cantore. Né si dee far menzione di quella spezie
di
melodia o sensazione aggradevole prodotta da qual
la umana favella. Ma il peggio è che non ogni favella, non ogni tuono
di
essa è proporzionato al canto. Lo sono unicamente
to che un uniforme e per qualunque circostanza non mai alterato grado
di
voce non potrebbe divenir oggetto d’imitazione pe
do esprimere cotal movimento, avrà un tuono fondamentale che le serva
di
regola. Lo sono finalmente tutti i tuoni analogi
nella progressione armonica vengono generati da esso; poichè ciascun
di
loro corrisponderà colla sua individuale espressi
è la musica; cioè perché non trovasi in lei una moltitudine si grande
di
tuoni, i quali imitino fisicamente i muovimenti d
amente i muovimenti dell’anima. In contraccambio ha ella il vantaggio
di
sembrarci più verosimile e più conforme alla natu
iche, morali e filosofiche, tutto quello che v’ha nell’umano discorso
di
tranquillo e d’indifferente non si conviene al ca
e dissimulati, quegli oggetti insomma i quali benché non siano afoni
di
sua natura, lo sono tuttavia rispetto alla musica
spetto alla musica vocale, perché non le offrono varietà né chiarezza
di
accento. Ed ecco un’altra non piccola sottrazione
inali e precisi delle passioni. [8] Nonostante la mentovata scarsezza
di
esemplari imitabili resterebbe ancora alla musica
schiava nella scelta degli argomenti le somministrasse tutta la copia
di
situazioni espressive ond’ella potrebbe servirsen
espressive ond’ella potrebbe servirsene. Se i Greci, non avvisandosi
di
eccitar nelle loro tragedie altri movimenti che i
to politico della società, non si sono limitati alla rappresentazione
di
quelle due sole passioni, ma hanno con felicissim
ri affetti consimili sconosciuti nella maggior parte dei componimenti
di
Esalilo, di Sofocle, e di Euripide. E certo che l
onsimili sconosciuti nella maggior parte dei componimenti di Esalilo,
di
Sofocle, e di Euripide. E certo che la varietà de
sciuti nella maggior parte dei componimenti di Esalilo, di Sofocle, e
di
Euripide. E certo che la varietà degli affetti e
ice non hanno aperto men fertile campo né meno leggiadro alla melodia
di
quello che a lei aprissero in Atene i caratteri d
iadro alla melodia di quello che a lei aprissero in Atene i caratteri
di
Ecuba, Oreste, Edipo, od Ajace. Ma per un difetto
, e che non si rivolgano intorno ai sospiri, ai lamenti, e alle nenie
di
quella passione. E ciò perché? Perché un invetera
e noiosa? Anche esprimendo i caratteri principali non può far a meno
di
non coincidere spesso e ripetere le cose medesime
e comuni applicabili a cento casi diversi, e incapaci per conseguenza
di
svegliare un vivo interesse. Non somministrando i
l cuore altri sentimenti che quelli che può infatti somministrare, fa
di
mestieri sostituire il linguaggio della immaginaz
re avanti un’azione priva d’interesse? Un intrico amoroso gli servirà
di
supplemento. Gli mancano parole da mettere in boc
bocca a’ suoi personaggi? Basta fìngerli innamorati che larga materia
di
discorso sapranno essi trovare ricorrendo ai luog
naggi, lo stesso della maniera d’intrecciare l’azione e dell’orditura
di
essa, cose tutte lavorate sul medesimo disegno e
ragico lavoro accontiamente eseguito. E che importa a lui della unità
di
pensiero e d’argomento tanto raccomandata dai gra
e della forza ed evidenza delle passioni quando ha trovato il segreto
di
salire in Parnaso con minore fatica, e di essere
uando ha trovato il segreto di salire in Parnaso con minore fatica, e
di
essere incoronato d’un più facile benché men dure
d’un più facile benché men durevole alloro? [10] In siffatta povertà
di
espressione poetica e musicale cagionata non da v
ssorio. Gli abiti, i lumi, le decorazioni, le comparse, i cangiamenti
di
scena, queste sono le bellezze che si sostituisco
ndosi la vincitrice influenza del nome francese e i brillanti sofismi
di
alcuni loro filosofi altrove da me confutati154 g
e non saprebbe conciliar, se vivesse, la troppo aperta contraddizione
di
chi onora con sì magnifici elogi la sua memoria e
agli suoi ammaestramenti. [11] Non è facile il prevedere a qual punto
di
corruzione sarà portata la tragedia musicale coll
nelle cose letterarie che non nelle politiche e nelle materie ancora
di
maggior importanza, asserirò francamente che nel
Italia simile al nobil discepolo del Gravina, il quale, promovendo le
di
lui virtù, compisca ciò ch’egli non ebbe coraggio
ebbe coraggio d’intraprendere, il melodramma è per cadere in un grado
di
depravazipne non diverso da quello in cui giaceva
giunge Ciò che va per l’orecchio ognor più tardi Gli animi ad agitar
di
ciò, ch’esposto È allo sguardo fedel»156 e però
di ciò, ch’esposto È allo sguardo fedel»156 e però si va a rischio
di
distruggere l’illusione dello spettatore. In seco
struggere l’illusione dello spettatore. In secondo luogo la necessità
di
riempire le scene in uno spettacolo, dove altro n
di riempire le scene in uno spettacolo, dove altro non si cerchi che
di
abbagliare la vista, vi ricondurrà l’uso frequent
nte o perpetuo dei cori, e con esso tutti gli abusi ai quali è solito
di
andare soggetto, per esempio di urtare in mille i
sso tutti gli abusi ai quali è solito di andare soggetto, per esempio
di
urtare in mille inverosimiglianze palpabili e di
oggetto, per esempio di urtare in mille inverosimiglianze palpabili e
di
restringer la sfera degli argomenti drammatici di
glianze palpabili e di restringer la sfera degli argomenti drammatici
di
già troppo limitata per gli altri motivi indicati
d’attenzione porgerà l’uditore allo sfoggio delle macchine e ai colpi
di
scena tanto meno gli resterà per la melodia, e pe
era seria potrebbero ricevere una illustrazione maggiore dalle pruove
di
fatto s’io volessi imbrattar la mia penna col rac
ipite produzioni che disonorano oggidì la scena italiana. Ma contento
di
leggiermente accennarle, e persuadendomi che sare
iermente accennarle, e persuadendomi che sarebbe una pedanteria mista
di
malignità il considerare soltanto il cattivo d’un
voler fissare gli occhi sul buono, passerò con piacere a far menzione
di
quelli scrittori melodrammatici che o meritano un
li oscurissimi poetastri. Vengono essi divisi in due classi. La prima
di
coloro che dopo il miglioramento del melodramma h
rima di coloro che dopo il miglioramento del melodramma hanno tentato
di
richiamar sul teatro il sistema francese. La seco
hanno tentato di richiamar sul teatro il sistema francese. La seconda
di
quelli che seguitarono le vestigia del gran poeta
no scrittor elegante e delicato, celebre traduttore del poema inglese
di
Milton, felice imitatore di Tibullo nelle elegie,
ato, celebre traduttore del poema inglese di Milton, felice imitatore
di
Tibullo nelle elegie, emolo di Catullo negli ende
ma inglese di Milton, felice imitatore di Tibullo nelle elegie, emolo
di
Catullo negli endecasillabi, e seguace di Anacreo
Tibullo nelle elegie, emolo di Catullo negli endecasillabi, e seguace
di
Anacreonte nelle sue canzonette, scrisse due melo
tte, scrisse due melodrammi intitolati l’Eroe Pastore e Teti e Peteo,
di
merito assai inferiore agli altri suoi componimen
nferiore agli altri suoi componimenti. Benché vi si scorga correzione
di
lingua e qualche aria ben lavorata, ciò nonostant
e, né calore nell’azione, né contrasto negli incidenti, nulla insomma
di
ciò che rende interessanti e vive cotali produzio
eggiare le sue ragguardevoli doti, e dall’aver trascurato Metastasio,
di
cui neppur fa menzione nella sua storica prefazio
essa alla Teti quantunque non gli potesse essere ignoto in tanta luce
di
gloria, specialmente avendo vissuto entrambi sott
ce di gloria, specialmente avendo vissuto entrambi sotto la direzione
di
Vincenzo Gravina. Laonde il suo silenzio suppone
icali da rappresentarsi con regia magnificenza nel teatro della corte
di
Parma, i quali pruovano quanto siano limitati i c
quanto siano limitati i confini dell’umano ingegno, e come una spezie
di
talento suppone per lo più l’esclusione d’un altr
poco a proposito per la musica. Perdoniamogli codesti abortivi parti
di
una musa invecchiata in attenzione alle altre sue
enua confessione che fa egli medesimo della sua inesperienza in fatto
di
poesia drammatica. «Mal venga (diceva il Frugoni
er quella “ladra fatica” n’ebbe il poeta dugento e cinquanta zecchini
di
regalo oltre l’annua sua pensione, premio che cer
l’Ezio dell’incomparabile Metastasio. È per altro piacevole in bocca
di
Frugoni la doppia accusa intentata contra ai dram
di Frugoni la doppia accusa intentata contra ai drammi musicali cioè
di
guastar i costumi e di rovinar la poesia. Nella p
ccusa intentata contra ai drammi musicali cioè di guastar i costumi e
di
rovinar la poesia. Nella prima mi sembra udire un
eghi che rimprovera a Catilina la sua ribellione. Parmi nella seconda
di
ravvisare una di quelle donne sgraziate, alle qua
ra a Catilina la sua ribellione. Parmi nella seconda di ravvisare una
di
quelle donne sgraziate, alle quali l’avara natura
lle donne sgraziate, alle quali l’avara natura negò il fortunato dono
di
piacere e che mossa da invidia anziché da zelo pe
i bellezze e la vivace leggiadria delle giovani donne più avventurose
di
lei157. [15] Parecchi drammi parte seri e parte b
ente del Gluck che gli accompagna che per il proprio merito. La sorte
di
cotai componimenti è stata di aver avuto degli ac
gna che per il proprio merito. La sorte di cotai componimenti è stata
di
aver avuto degli accusatori illustri. Dell’Orfeo
attro Novissimi eccettuato il giudizio.» Difatti vi si trova la morte
di
Euridice, l’Inferno e l’Eliso. Circa l’Alceste è
tica fatta da Gian Giacomo Rousseau nella lettera intorno alla musica
di
Gluck indirizzata all’Inglese Burney: critica che
usica di Gluck indirizzata all’Inglese Burney: critica che gli uomini
di
buon senso troveranno assai giudiziosa se vorrann
rietà negli affetti e nelle situazioni, all’interesse che va scemando
di
atto in atto invece di crescere, al poco felice s
elle situazioni, all’interesse che va scemando di atto in atto invece
di
crescere, al poco felice scioglimento della catas
l poco felice scioglimento della catastrofe, e alla inverosimiglianza
di
alcuni incidenti. Tali sono fra gli altri il far
ua risoluzione, come fa la morte parlando con Apolline nella tragedia
di
Euripide, e la fretta altresì con cui si prepara
e, e la fretta altresì con cui si prepara nell’atto secondo una festa
di
ballo tra i cortegiani per festeggiare l’inaspett
i ballo tra i cortegiani per festeggiare l’inaspettato ristabilimento
di
Admeto senza che in tanta allegrezza alcun si ric
ale personaggio. L’autore, il quale non manca certamente d’ingegno né
di
cognizioni, avrebbe dovuto riflettere che una com
uniforme e così tetrica come l’Alceste, era forse buona per il teatro
di
Atene, ma che dovendosi fra noi metter in musica
nte a se stesso e alla poesia qual’è il Cavalier Gluk, non poteva far
di
meno che non istancasse la pazienza degli uditori
ai poeti italiani. Il piano adottato dal Calsabigi sembra essere non
di
fare che la poesia somministri da se stessa i col
bra essere non di fare che la poesia somministri da se stessa i colpi
di
scena e le situazioni, ma di far che le situazion
poesia somministri da se stessa i colpi di scena e le situazioni, ma
di
far che le situazioni e i colpi di scena si tirin
colpi di scena e le situazioni, ma di far che le situazioni e i colpi
di
scena si tirino dietro la poesia. Dato un tale ar
dietro la poesia. Dato un tale argomento altro egli non cerca se non
di
colpir gli occhi e la fantasia. A questo fine ei
lgano lo spettatore da tutte le bande cosicché non gli rimanga l’agio
di
badare più che tanto alla poesia. Ma svaniti che
Ma svaniti che siano cotali estrinseci e passaggieri prestigi, l’uomo
di
gusto non potrà far a meno di non dolersi nel ved
trinseci e passaggieri prestigi, l’uomo di gusto non potrà far a meno
di
non dolersi nel vedere la poesia, che dovrebbe pr
giare qual donna e regina in ogni spettacolo drammatico, servire come
di
mero strumento alla prospettiva e alla composizio
è paragonato coll’Ipermestra, ciò che sarebbe uno stravagante quadro
di
Giordano posto accanto ad una pittura di Correggi
rebbe uno stravagante quadro di Giordano posto accanto ad una pittura
di
Correggio. Se v’ha qualche carattere o qualche si
appasssionata, come per lo più lo sono gli avvenimenti d’Ipermestra e
di
Linceo, quelle sono ricopiate dal romano original
ate dal romano originale; del suo non ha egli messo fuorché una serie
di
quadri dove si vede essersi il poeta abbandonato
sse egli introdotto il padre ragunando le cinquanta figlie nel tempio
di
Nemesi, e consigliando loro l’uccisione degli spo
enza che questi maravigliati della improvvisa lontananza in un giorno
di
sposalizio ne facessero qualche ricerca col fine
anza in un giorno di sposalizio ne facessero qualche ricerca col fine
di
penetrare l’arcano, e senza che le novelle spose
ma renitenza ai barbari comandi del padre. Tanto più che il carattere
di
Danao e delle Danaidi non ci vien dipinto dall’an
risce un perfido, uno spergiuro, un mostro; laddove nelle Supplicanti
di
Eschilo sì quelle che questo altro non respirano
e divozione verso gli dei. Mancò egli non per tanto al gran precetto
di
Orazio «O la comune opinion seconda, O cose in o
maginato che per render interessante e teatrale la sua tragedia fosse
di
bisogno che le figlie, dopo aver commesso l’atroc
cantare e a ballare senza che anteriormente venga indicata la cagione
di
così improvvisa e furibonda allegrezza, e senza c
, e senza che la loro venuta abbia verun altro oggetto fuorché quello
di
formar un coro e una comparsa. E trovò egli benis
a comparsa. E trovò egli benissimo la maniera d’eccitare gli affetti,
di
strappare le lagrime, di dipigner a meraviglia i
benissimo la maniera d’eccitare gli affetti, di strappare le lagrime,
di
dipigner a meraviglia i caratteri, di far brillar
fetti, di strappare le lagrime, di dipigner a meraviglia i caratteri,
di
far brillare la musica, di condurre per tre atti
ime, di dipigner a meraviglia i caratteri, di far brillare la musica,
di
condurre per tre atti un’azione, e di scioglierla
eri, di far brillare la musica, di condurre per tre atti un’azione, e
di
scioglierla con somma felicità senza ricorrere al
e di scioglierla con somma felicità senza ricorrere al solito ripiego
di
Calsabigi, ch’è di far apparire l’inferno coi dem
n somma felicità senza ricorrere al solito ripiego di Calsabigi, ch’è
di
far apparire l’inferno coi demoni, mettendo in bo
esige il Signor de’ Calsabigi per lo studio posto nelle cose teatrali
di
cui ci porge egli eccellenti saggi non meno nella
e il Fattiboni lavorarono qualche componimento passabile. Nei drammi
di
Lodovico Coltellini, poeta cesareo alla corte di
assabile. Nei drammi di Lodovico Coltellini, poeta cesareo alla corte
di
Pietroburgo, si scorge chiarezza di stile, variet
tellini, poeta cesareo alla corte di Pietroburgo, si scorge chiarezza
di
stile, varietà nelle arie, bellezza nei recitativ
di stile, varietà nelle arie, bellezza nei recitativi, qualche scena
di
forza insiem coll’arte pregevole di acconciamente
zza nei recitativi, qualche scena di forza insiem coll’arte pregevole
di
acconciamente innestare le massime filosofiche ne
ioglimenti siano freddi e per lo più inverosimili, e che il desiderio
di
ridurre il melodramma ad un certo sistema adottat
ce, che compariscono sul teatro nella prima scena unicamente col fine
di
ammazzarsi senza profferir una parola: combattime
non preparato ad un simile orrore. E tali sono ancora le danze fuori
di
luogo frapposte almeno nella maggior parte, essen
ogo frapposte almeno nella maggior parte, essendo certo che un giorno
di
lagrime e di lutto quale dovea essere per gli Arg
almeno nella maggior parte, essendo certo che un giorno di lagrime e
di
lutto quale dovea essere per gli Argivi quello ov
dinare quattro balli differenti. Tralascio l’inverosimile cambiamento
di
Creonte nell’ultima scena contrario al maligno e
agedia musicale assai lodata del medesimo autore. [18] Larga sorgente
di
poetica vena, gran rapidezza, e gran lettura di M
. [18] Larga sorgente di poetica vena, gran rapidezza, e gran lettura
di
Metastasio appariscono nelle poche produzioni dra
elebre Signor Don Saverio Mattei, napoletano. La traduzione de’ salmi
di
quest’autore eseguita con ispirito, con disinvolt
benché inesatta in più luoghi perché troppo libera, e mancante forse
di
quella dilicatezza e finitura alla quale difficil
lmente pervengono i troppo fervidi ingegni, fa vedere che nessuno più
di
lui era forse in istato di rimpiazzare la perdita
fervidi ingegni, fa vedere che nessuno più di lui era forse in istato
di
rimpiazzare la perdita dell’illustre amico se la
a perdita dell’illustre amico se la feconda fantasia che non s’appaga
di
una sola spezie di gloria, o le circostanze domes
stre amico se la feconda fantasia che non s’appaga di una sola spezie
di
gloria, o le circostanze domestiche non l’avesser
on cui ha egli trasferita nella italiana favella una scena dell’Ecuba
di
Euripide, la quale ci fa vivamente desiderare di
una scena dell’Ecuba di Euripide, la quale ci fa vivamente desiderare
di
veder dalla stessa mano in simil foggia vestito n
uogo distinto fra quelli del nostro tempo, ed io non avrei difficoltà
di
dir che fosse il primo, se alla semplicità della
ta e varietà nei metri, alla ricchezza lirica delle arie, e al merito
di
qualche scena degna di Metastasio avesse l’autore
alla ricchezza lirica delle arie, e al merito di qualche scena degna
di
Metastasio avesse l’autore voluto congiugnere mag
esse l’autore voluto congiugnere maggior rapidità nell’intreccio, più
di
calore nell’azione, e un più vivo contrasto negl’
ontrasto negl’incidenti. Altri forse avrebbe desiderato, che la virtù
di
Scipione fosse meno tranquilla, e che i personagg
anquilla, e che i personaggi subalterni non s’usurpassero tanta parte
di
quell’interesse che dovea principalmente cadere s
mente cadere sul protagonista; essendo certo che sebbene il carattere
di
Scipione considerato filosoficamente sia grande e
oico, non è tuttavia sì teatrale né sì atto alla musica quanto quello
di
Arminia e di Lucio. La cagione si è perché a prod
uttavia sì teatrale né sì atto alla musica quanto quello di Arminia e
di
Lucio. La cagione si è perché a produrre l’azione
de in que’ due sfortunati sposi, che non la saggia fermezza d’un eroe
di
cui poco si pregia la vittoria perché poco gli è
si flutti, eccitando in chi lo guarda dalla riva una sensazione mista
di
timore per il pericolo del navigante e di compiac
a riva una sensazione mista di timore per il pericolo del navigante e
di
compiacenza per la propria salvezza159. [20] Purg
avigante e di compiacenza per la propria salvezza159. [20] Purgatezza
di
lingua, venustà di stile, colorito poetico, varie
acenza per la propria salvezza159. [20] Purgatezza di lingua, venustà
di
stile, colorito poetico, varietà e delicatezza d’
e caratterizzano l’Alessandro e Timoteo del Conte Gastone della Torre
di
Rezzonico rappresentato anni fa nel regio ducale
ella Torre di Rezzonico rappresentato anni fa nel regio ducale teatro
di
Parma Pochi, o per dir meglio, nessuno fra i dram
egli stato (per quanto a me pare) il primo che, cambiando il sistema
di
cotesto spettacolo, abbia renduta drammatica un’o
nnessi al metodo proposto dall’inglese. Per ora non si può far a meno
di
non lodare la buona intenzione di chi cercando di
lese. Per ora non si può far a meno di non lodare la buona intenzione
di
chi cercando di rimediare agli abusi del moderno
n si può far a meno di non lodare la buona intenzione di chi cercando
di
rimediare agli abusi del moderno teatro, propone
diare agli abusi del moderno teatro, propone al pubblico un tentativo
di
questa sorta. Nelle regioni del gusto, come nelle
, molti paesi sarebbero sconosciuti ancora senza l’intrepido coraggio
di
alcuni navigatori simili ai Cooki e ai Draki. Epp
o. In primo luogo il suo stile benché assai poetico ed elegante manca
di
quella mollezza e di quella facilità senza le qua
suo stile benché assai poetico ed elegante manca di quella mollezza e
di
quella facilità senza le quali non è possibile ad
alla musica. Veggasi quanto su tal proposito s’è detto nel tomo primo
di
quest’opera, dove si parlò delle qualità che degg
bbero trasferire alla poesia accompagnata dai suoni le leggi medesime
di
stile che voglionsi per le poesie non inservienti
ento scelto da lui buono per un poema narrativo manca intrinsecamente
di
quella illusione e interesse che richiede il teat
ma scena che Taide e Timoteo vogliono rappresentar innanzi agli occhi
di
Alessandro un fìnto spettacolo
col suon l’orecchie e l’alma In questo dì, ma le pupille ancora Vuol
di
vano terror, di piacer vano Affascinarti con port
chie e l’alma In questo dì, ma le pupille ancora Vuol di vano terror,
di
piacer vano Affascinarti con portenti.» [21] Non
sione eziandio, figurandosi d’esser presente ad una mascherata invece
di
assistere ad un’azione vera e reale. La natura de
e, succedendosi queste in tal guisa fra loro, che tolta via qualunque
di
esse, poco o nulla ne soffre l’intiera composizio
’idea dell’eroismo, non m’offre nel dramma del Conte Rezzonico veruna
di
quelle qualità che risvegliano l’interesse. Ivi n
svegliano l’interesse. Ivi non comparisce magnanimo, né eroe, né uomo
di
genio, ma piuttosto un farnetico divenuto giuoco
ezza che ci vendica fra le sue catene dell’ascendente che aveva sopra
di
noi acquistato la sua fortuna. Pecca altresì nel
vin sovrano ad una risoluzione così violente e disumana come è quella
di
abbrucciare fin colle proprie mani una popolatiss
o vero che Alessandro (com’egli pazzamente s’imaginava) era figliuolo
di
un nume, questo fatto solo m’obbligherebbe a cred
bbligherebbe a crederlo anzi prosapia delle Furie infernali che germe
di
Giove. Mi si risponderà ch’egli è mosso a farlo d
erme di Giove. Mi si risponderà ch’egli è mosso a farlo dal desiderio
di
vendicar i Mani de’ Greci trucidati in altri temp
ni de’ Greci trucidati in altri tempi dai persiani, lo che ad un atto
di
giustizia o di patriotismo dovrebbe attribuirsi p
ucidati in altri tempi dai persiani, lo che ad un atto di giustizia o
di
patriotismo dovrebbe attribuirsi piuttosto che ad
tal difesa non giova. In primo luogo perché non da principio riflesso
di
virtù si suppone ivi che fosse spinto Alessandro,
falso amore della patria determinato l’avesse ad eseguire quell’atto
di
crudeltà, né il teatro, né la filosofia dovrebber
oi cerchiate d’inferocirlo ancor più divinizzando l’alloro che gronda
di
vostro sangue? E sì poco barbaro vi sembra il des
talenti superiori o per la benefattrice virtù? [22] Ma tempo è ormai
di
venire all’opera buffa. Se si riflette ai vantagg
La sfera d’imitazione per la moltiplicità de’ caratteri, per la forza
di
essi, e per la verità della espressione è più dil
tastrofi sono più rare, e perché, sebbene la vita umana sia una serie
di
muovimenti or dolorosi or piacevoli, la natura ch
oli, la natura che attacca la conservazione dell’individuo allo stato
di
mezzo, gli risparmia, in quanto è possibile, gli
ttalchè la crisi d’una passione violenta non è più durevole nell’uomo
di
quello che lo sia in una stagione l’eccessivo rig
arte la classe dei personaggi illustri, a’ quali appartengono esse, è
di
numero troppo scarso rispetto alla massa generale
aricati che è lo stesso che dire più acconci a piegarsi sotto la mano
di
chi vuol imitarli. Tutto ciò deriva dalla eterna
a mano di chi vuol imitarli. Tutto ciò deriva dalla eterna providenza
di
colui che, reggendo con invariabil sistema le cos
erna providenza di colui che, reggendo con invariabil sistema le cose
di
quaggiù, mette un perfetto equilibrio fra gli ess
e alleggerisce i disagi involontari del povero colla maggior apertura
di
cuore, indizio d’un’anima più ingenua, e colla no
a dell’opera buffa considerato in se stesso è più ferace e più comodo
di
quello che sia il sistema dell’opera seria per il
ompositore. Lo è per il primo mercè la gran copia che gli somministra
di
caratteri o sia di natura imitabile. Lo è per il
r il primo mercè la gran copia che gli somministra di caratteri o sia
di
natura imitabile. Lo è per il secondo a motivo de
rado che s’altera e si sfigura nell’opera seria. Imperocché il timore
di
non slontanarsi troppo dal parlar familiare propr
n si perdano in gorgheggi o cadenze smisurate, e che non facciano uso
di
quel diluvio di note, col quale inondandosi nella
gorgheggi o cadenze smisurate, e che non facciano uso di quel diluvio
di
note, col quale inondandosi nella tragedia le ari
migliore stato in Italia che la musica seria, e perché per un motivo
di
quest’ultimo genere che si senta composto con qua
trovano dieci nella musica buffa. [24] Mossi da tali ragioni vi sono
di
quelli che preferiscono ed amano, e mostrano di p
tali ragioni vi sono di quelli che preferiscono ed amano, e mostrano
di
pregiare assai più la commedia musicale che la tr
emente alla immaginazione e alla sensibilità senza curarmi gran fatto
di
ciò ch’eccita il riso; nulladimeno siccome la pri
; nulladimeno siccome la prima legge del critico filosofo esser debbe
di
non istabilire massime generali su casi particola
ressoché incorreggibili abusi dell’opera seria e alla maggiore verità
di
natura e varietà di espressione che somministra l
ili abusi dell’opera seria e alla maggiore verità di natura e varietà
di
espressione che somministra l’opera buffa, conced
omministra l’opera buffa, concederò volontieri che non deve facciarsi
di
stravaganza o di cattivo gusto chiunque sopra di
a buffa, concederò volontieri che non deve facciarsi di stravaganza o
di
cattivo gusto chiunque sopra di quella a questa d
e non deve facciarsi di stravaganza o di cattivo gusto chiunque sopra
di
quella a questa dasse la preferenza. [25] Fin qui
e non havvi al mondo cosa più sguaiata, più bislacca, più senza gusto
di
questa. Come la famosa statua di Glauco descritta
aiata, più bislacca, più senza gusto di questa. Come la famosa statua
di
Glauco descritta da Platone, la quale posta sul l
sì i pregiudizi e gli abusi hanno in tal guisa sfigurata quella sorta
di
componimento che non vi si ravvisa veruna delle s
o il discorso che tiene l’impresaro coll’autore quando gli raccomanda
di
scrivere un libretto da mettersi in musica. Esso
da di scrivere un libretto da mettersi in musica. Esso non sarà tutto
di
mia invenzione; tale a un di presso è stato fatto
mettersi in musica. Esso non sarà tutto di mia invenzione; tale a un
di
presso è stato fatto anni sono anche a me con un
e; tale a un di presso è stato fatto anni sono anche a me con un aria
di
persuasione capace di ottener il suo intento se i
è stato fatto anni sono anche a me con un aria di persuasione capace
di
ottener il suo intento se il Messer Pandolfo, che
intento se il Messer Pandolfo, che mel fece avesse trovato il Damone
di
Boeleau per proselito, o le orecchie di Mida per
fece avesse trovato il Damone di Boeleau per proselito, o le orecchie
di
Mida per ascoltatrici. Io toccherò i principali d
cherò i principali difetti dell’opera buffa riducendoli ad una spezie
di
teoria. «I bolognesi, (mi diceva egli) sbigottit
mi diceva egli) sbigottiti dal terremoto, sono stati gran tempo privi
di
teatrali divertimenti, il primo adunque che si ra
io che sia nuovo perché il pubblico è ormai ristucco delle anticaglie
di
Metastasio, di cui (sebbene sia il primo drammati
o perché il pubblico è ormai ristucco delle anticaglie di Metastasio,
di
cui (sebbene sia il primo drammatico del mondo) v
quell’uso che si fa nelle case dei vasellami d’argento e delle gioie
di
gran valore, le quali si cavano fuori in una occa
triviali. «Potrei accomodarmi all’uso corrente d’Italia che è quello
di
strozzar i drammi di quell’autore, levando via a
comodarmi all’uso corrente d’Italia che è quello di strozzar i drammi
di
quell’autore, levando via a capriccio il più bell
non gli riconoscerebbe il padre che li generò, se per nuovo miracolo
di
Esculapio tornasse a viver fra noi. Ma non mi pia
ei manca le altrui fanfaluche o le mie è cosa, che pute un cotal poco
di
prosunzione. «Ricorro a voi non per tanto, attend
l poco di prosunzione. «Ricorro a voi non per tanto, attendendo prima
di
tutto dalla vostra discrezione, che non sarete di
pagar somme tanto considerabili ai virtuosi, ai ballerini, al maestro
di
cappella, ai suonatori, ho da far tante spese neg
nel caso che voi non vi troviate i vostri convenevoli, ci è una folla
di
poeti in Bologna che me le venderono a buonissimo
dete, se si compone una canzone per cinque paoli, non basterà un paio
di
scudi per un libretto, il quale alla fin fine val
utto, perché si confonderebbe colle opere dozzinali. Vorrei che fosse
di
mezzo carattere (lo che in sostanza vuol dire che
ha avuta col patetico, che ad un’aria appassionata tenesse dietro una
di
trambusto, e che aprisse campo di mostrar la sua
ria appassionata tenesse dietro una di trambusto, e che aprisse campo
di
mostrar la sua abilità alla virtuosa Pelosini, ch
che spicca nel tenero e virtuoso Gnaccharelli, che sostiene la parte
di
buffo per eccellenza. Non vorrei nemmeno che l’ar
o serio, né sarebbe buono per altro che per comporre secondo le leggi
di
Aristotile, le quali nulla han che fare coll’oper
l’opera: mi piacerebbe bensì che ci entrassero dentro dei cangiamenti
di
scena e delle macchine in quantità secondo il gus
re che le decorazioni piacciono moltissimo al popolo, io ho desiderio
di
far vedere una bellissima dipintura d’una prigion
nello scenario preso ad affitto. «Voi altri poeti avete certe regole
di
stile che vi fanno lambiccar il cervello per torn
oter sul teatro un durevole applauso. Non ha guari che si replicò più
di
quaranta volte sulle scene un’opera buffa dove un
ria cominciava “Lei si figuri adesso” e finiva con uguale proprietà
di
sintassi “Lei asino sarà”. «La vostra malizia a
profondamente gli uomini prima d’esporli sul teatro, che le debolezze
di
temperamento non i vizi di riflessione, i difetti
ima d’esporli sul teatro, che le debolezze di temperamento non i vizi
di
riflessione, i difetti nati da una stranezza di p
mperamento non i vizi di riflessione, i difetti nati da una stranezza
di
pensare innocente non i delitti odiosi e nocivi s
un Olandese col cappello alla quakera che sembri muoversi colle fila
di
ferro a guisa di burattino, ora un Francese incip
cappello alla quakera che sembri muoversi colle fila di ferro a guisa
di
burattino, ora un Francese incipriato e donnaiuol
ciotte spagnuolo che cammini a compasso come figura geometrica, pieno
di
falsi puntigli, ed abbigliato alla foggia di due
figura geometrica, pieno di falsi puntigli, ed abbigliato alla foggia
di
due secoli addietro, poiché insomma tutto ha da e
insomma tutto ha da essere stravagante, esagerato, eccessivo e fuori
di
natura, voi mi farete la grazia d’accomodarvi man
v’ammonissero in contrario. «V’avverto che non dovete introdurre più
di
sette personaggi, né meno di cinque. Sapete qual
«V’avverto che non dovete introdurre più di sette personaggi, né meno
di
cinque. Sapete qual carattere devono avere le due
parti. Al terz’uomo, ovvero sia al tenore, darete carattere sostenuto
di
padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandes
terz’uomo, ovvero sia al tenore, darete carattere sostenuto di padre,
di
vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o di qu
vvero sia al tenore, darete carattere sostenuto di padre, di vecchio,
di
geloso, di mercante Olandese, o di qual più vi ag
l tenore, darete carattere sostenuto di padre, di vecchio, di geloso,
di
mercante Olandese, o di qual più vi aggradi. Se c
re sostenuto di padre, di vecchio, di geloso, di mercante Olandese, o
di
qual più vi aggradi. Se colui che fa la parte del
’amore è il regno delle donne e l’anima del teatro, così v’avvisarete
di
fare che il primo uomo sia innamorato della prima
e il secondo della seconda; senza codesta legge non ci sarebbe verso
di
contentar le mie virtuose, le quali vogliono ad o
presenza del pubblico. E poi questi amori o siano principali, ovvero
di
episodio si confanno mirabilmente col genio della
nulla mi cale se va piuttosto così che altrimenti. «Ho la buona sorte
di
avere un primo uomo dotato di voce snodatissima e
così che altrimenti. «Ho la buona sorte di avere un primo uomo dotato
di
voce snodatissima e leggiera, onde converrà aprir
ne siegue che voi dovete essere estremamente laconico a costo ancora
di
affollare gli avvenimenti, ma si compiace nelle a
sullo stesso metro e con delle parole consimili. Se non vi vien fatto
di
lavorarla, come ei vuole, poco importa, attaccher
ro vi adatti sopra una musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi
di
vantaggio la di lui abilità, faremo nascere una t
ra una musica sfoggiata e pomposa, e affinchè spicchi di vantaggio la
di
lui abilità, faremo nascere una tenzone musicale
isse cantato da altri che da loro! Nascerebbe un dissidio poco minore
di
quello che accese in altri tempi i Geminiani cont
tempi i Geminiani contro ai Petroniani per la Secchia rapita. A fine
di
schivar le contese fa di mestieri parimenti che t
ai Petroniani per la Secchia rapita. A fine di schivar le contese fa
di
mestieri parimenti che tutti i personaggi cantino
ssero ad un tratto. Meglio poi se ci entra nelle parole un non so che
di
mulinello, di tempesta, di zuffa o di cosa che ap
atto. Meglio poi se ci entra nelle parole un non so che di mulinello,
di
tempesta, di zuffa o di cosa che apportasse gran
poi se ci entra nelle parole un non so che di mulinello, di tempesta,
di
zuffa o di cosa che apportasse gran fracasso. All
ntra nelle parole un non so che di mulinello, di tempesta, di zuffa o
di
cosa che apportasse gran fracasso. Allora l’orche
li è vero che codesti finali rassomigliano per lo più ad una sinagoga
di
ebrei anzi che ad un canto ben eseguito, ma nelle
na sinagoga di ebrei anzi che ad un canto ben eseguito, ma nelle cose
di
gusto non bisogna essere cotanto sofistico. «Avre
elle cose di gusto non bisogna essere cotanto sofistico. «Avrete cura
di
fare che tutti gli attori abbandonino il teatro d
zio dell’opera buffa, non è da maravigliarsi se i lettori non degnano
di
gettare uno sguardo sul libretto, se il poeta da
uo talento pieghevole e il suo stile agiato e corrente (cercando però
di
rammorbidirlo alquanto secondo i bisogni della me
irlo alquanto secondo i bisogni della melodia, e mettendo un poco più
di
contrasto e di forza nelle situazioni e nei carat
econdo i bisogni della melodia, e mettendo un poco più di contrasto e
di
forza nelle situazioni e nei caratteri) avrà egli
forza nelle situazioni e nei caratteri) avrà egli fra poco la gloria
di
regnare senza rivali sul teatro buffo italiano. M
ul teatro buffo italiano. Mi fanno pensare in tal guisa il Teodoro re
di
Corsica, e molto più la Grotta di Trifonio, due c
pensare in tal guisa il Teodoro re di Corsica, e molto più la Grotta
di
Trifonio, due commedie musicali di questo poeta c
di Corsica, e molto più la Grotta di Trifonio, due commedie musicali
di
questo poeta che si sono rappresentate nell’imper
usicali di questo poeta che si sono rappresentate nell’imperial corte
di
Vienna e che ci fanno desiderare di vederne sorti
rappresentate nell’imperial corte di Vienna e che ci fanno desiderare
di
vederne sortire altre molte dalla stessa penna.
e Signor Thomas nella sua storia degli elogi cap. 39 «Sono in materia
di
lodi la moneta corrente del paese. Qgn’uno la ven
ese. Qgn’uno la vende, la dona, la compra o la riceve. Di tali generi
di
lodi ve ne sono per tutti gli uomini, e per tutti
ove si cammina senza che tali elogi facciano ni piccoli né grandi più
di
quello che sono coloro che gli fanno o che gli ri
ensatezza e con gusto. 152. [NdA] Tom. I. cap. 1. 153. [NdA] II re
di
Prussia paragona l’eloquenza italiana alla crema
t. 157. [NdA] Gli autori, che avendo abbracciato un qualche genere
di
letteratura non sono stati ben accolti dal pubbli
olti dal pubblico, si convertono per lo più in altrettanti detrattori
di
esso genere. Il famoso le Metrie cattivo medico p
lope. Lo Scaligero essendo stato deriso dal pubblico per aver creduto
di
ritrovare nella sua Ciclometria la quadratura del
degno suo contro alla matematica. Racine e Boeleau, incapaci entrambi
di
uguagliare la facilità musicale dell’ingegnoso Qu
ità musicale dell’ingegnoso Quinaut, s’appigliarono all’ovvio partito
di
metter in ridicolo l’opera in musica. Costoro si
osa malinconia generata dalla tragedia che tanto ha occupate le penne
di
alcuni celebri scrittori del nostro secolo cioè d
di alcuni celebri scrittori del nostro secolo cioè dell’Abate Du Bos,
di
Fontenelle, di Hume, e di Cesarotti si trova molt
ri scrittori del nostro secolo cioè dell’Abate Du Bos, di Fontenelle,
di
Hume, e di Cesarotti si trova molto prima sciolto
i del nostro secolo cioè dell’Abate Du Bos, di Fontenelle, di Hume, e
di
Cesarotti si trova molto prima sciolto mirabilmen
[5.1] Con le tante sconvenevolezze del ballo sogliono andare quasi
di
compagnia non minori disordini negli ornamenti de
no descritte dall’erudito Ferrario, non dovriano né meno farsi lecito
di
dare a’ compagni di Enea la berretta e i braconi
udito Ferrario, non dovriano né meno farsi lecito di dare a’ compagni
di
Enea la berretta e i braconi alla foggia olandese
nostri uomini che presiedono al vestiario fossero inspirati dal genio
di
quegli eruditi artefici. E molto più saria mestie
iù saria mestieri che dagli odierni pittori seguite fossero le tracce
di
un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri t
che dagli odierni pittori seguite fossero le tracce di un San Gallo e
di
un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio di
e di un San Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio
di
Giove o di Marte non avesse sembianza della chies
Gallo e di un Peruzzi, perché ne’ nostri teatri il tempio di Giove o
di
Marte non avesse sembianza della chiesa del Gesù,
ove o di Marte non avesse sembianza della chiesa del Gesù, una piazza
di
Cartagine non si vedesse architettata alla gotica
e col pittoresco unito insieme il decoro e il costume. Le scene prima
di
qualunque altra cosa nell’opera attraggono imperi
ente gli occhi e determinano il luogo dell’azione, facendo gran parte
di
quello incantesimo per cui lo spettatore viene ad
l’erudizione e da un molto discreto giudizio? Possono in ciò essergli
di
grande aiuto la lettura dei libri, la conversazio
ha concepito in mente ogni cosa, e niente ha d’aver lasciato indietro
di
tutto quello che può meglio abbellire e render ve
re le scene non abbia per molti riguardi ricevuto nella trascorsa età
di
considerabili aumenti. Né altrimenti esser poteva
or numero d’ingegni che fatto non avea per lo addietro. Le invenzioni
di
Girolamo Genga tanto magnificate dal Serlio, che
nzioni di Girolamo Genga tanto magnificate dal Serlio, che nel teatro
di
Urbino fece gli arbori ed altre simili cose di fi
Serlio, che nel teatro di Urbino fece gli arbori ed altre simili cose
di
finisssima seta, si riporrebbono oggigiorno tra l
si compiacesse pur assai considerando come senza l’aiuto dei rilievi
di
legname sia da noi vinta qualunque difficoltà di
l’aiuto dei rilievi di legname sia da noi vinta qualunque difficoltà
di
prospettiva, come in siti ristrettissimi si facci
prospettiva, come in siti ristrettissimi si facciano da noi apparire
di
grandi luoghi e spaziosi, considerando sin dove s
ssimo all’occhio le scene vedute per angolo, che con gran discrezione
di
giudizio conviene per altro mettere in pratica, e
di giudizio conviene per altro mettere in pratica, e in quelle vedute
di
faccia i punti accidentali che vi fa nascere il m
ndo Bibbiena, il quale con la nuova sua maniera chiamò a sé gli occhi
di
tutti. E già parvero cose pur troppo secche quell
uelle strade, que’ viali, quelle gallerie che corrono sempre al punto
di
mezzo, dove insieme con la veduta se ne va anche
buoni maestri studiato i principi dell’arte sua nel Vignola; e dotato
di
fantasia pittoresca, s’avvisò di muovere, dirò co
dell’arte sua nel Vignola; e dotato di fantasia pittoresca, s’avvisò
di
muovere, dirò così, di atteggiar le scene a quel
ola; e dotato di fantasia pittoresca, s’avvisò di muovere, dirò così,
di
atteggiar le scene a quel modo che fecero i pitto
do, in una parola, fu il Paolo Veronese del teatro53. E come, al pari
di
Paolo, ebbe la gloria di aver recato l’arte al so
Paolo Veronese del teatro53. E come, al pari di Paolo, ebbe la gloria
di
aver recato l’arte al sommo, per quanto si appart
al sommo, per quanto si appartiene alla magnificenza e a un certo che
di
maraviglioso, così ancora, egualmente che Paolo,
e di maraviglioso, così ancora, egualmente che Paolo, ebbe il destino
di
averla messa in fondo per conto degli allievi che
o di averla messa in fondo per conto degli allievi che crebbero sotto
di
lui. Rivolti costoro ad imitare ciò che nelle sue
i lui. Rivolti costoro ad imitare ciò che nelle sue invenzioni vi era
di
più facile, cioè la bizzarria, e lasciato il fond
ndea verisimili, si allontanarono via via da lui, facendo professione
di
seguirlo. Le più nuove fantasie, i più gran ghiri
messo da loro in opera, purché abbia dello strano. E per non parlare
di
una certa loro arbitraria prospettiva che sonosi
rbitraria prospettiva che sonosi creati in mente, danno dipoi il nome
di
gabinetto a ciò che potrebbe a un bisogno chiamar
forse anche per una piazza. Racconta Vitruvio come, avendo un pittore
di
quadratura dipinto a Tralli una scena, e avendovi
rovare quell’opera eseguita per altro con intelligenza e gran bravura
di
mano. Quando saltò su un certo Licinio matematico
ovate che non può stare in fatto, la vostra città corre gran pericolo
di
esser posta nel numero di quelle che non hanno gr
fatto, la vostra città corre gran pericolo di esser posta nel numero
di
quelle che non hanno gran riputazione per isvegli
edendo come nelle nostre scene da noi si applaudisce a quei laberinti
di
architettura, dove si smarrisce il vero, a quelle
a tor suso l’architrave e il soffitto, si vanno a perdere in un mare
di
panneggiamenti posti così a mezz’aria? E il simil
no da una banda e non trovano dove impostarsi dall’altra, quasi sogni
di
gente inferma, che non hanno nelle loro parti con
o nelle loro parti connessione veruna. Ma dei Licini ne saltano fuori
di
tanto in tanto anche tra noi55 . E quello che avv
to in tanto anche tra noi55 . E quello che avvenne all’antico pittore
di
Tralli, ebbe a provarlo il Padre Pozzi, uno de’ p
ssati maestri nella moderna scuola; basta dire ch’egli fu il creatore
di
quel nuovo mostro in architettura delle colonne a
ostro in architettura delle colonne a sedere. Avea egli nella pittura
di
una cupola fatto reggere le colonne, sopra cui el
gole, e ciò che offende nel vero non offendesse ancora nelle immagini
di
esso. [5.4] A volersi contenere dentro a’ limiti
a nelle immagini di esso. [5.4] A volersi contenere dentro a’ limiti
di
una savia invenzione, non potrà mai il pittore st
e potrebbe al pittore fornir medesimamente l’Egitto, maestra primiera
di
ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha egli
maestra primiera di ogni disciplina. In effetto qual cosa vi ha egli
di
più grandioso e severo, lasciando stare le pirami
sa vi ha egli di più grandioso e severo, lasciando stare le piramidi,
di
quegli avanzi del palagio di Mennone che torreggi
o e severo, lasciando stare le piramidi, di quegli avanzi del palagio
di
Mennone che torreggiano tuttavia lungo il Nilo, e
dalle cento porte, che, mercè l’opera dell’accurato Nordeno, sono ora
di
pubblica ragione? Nelle forme di essi e ne’ sobri
pera dell’accurato Nordeno, sono ora di pubblica ragione? Nelle forme
di
essi e ne’ sobri ornamenti che ricevono da’ colos
e arti e colonia, come alcuni vogliono, dell’Egitto, fornir ne potria
di
bellissime scene. Non è già che io ne volessi ado
già che io ne volessi adottare quegli strani ghiribizzi che appresso
di
noi sono entrati in luogo delle erudite grottesch
zi che appresso di noi sono entrati in luogo delle erudite grottesche
di
Gioan da Udine, dell’India e degli altri maestri
rudite grottesche di Gioan da Udine, dell’India e degli altri maestri
di
quel secolo. Non vorrei né meno che da noi s’imit
rei né meno che da noi s’imitassero quelle loro pagode e quelle torri
di
porcellana, salvo se cinese non fosse il soggetto
per le deliziose e per li giardini, che spesso occorrono nelle scene,
di
assai vaghe idee si potriano ricavare da quella i
no d’imitarla nella irregolarità e varietà sua. [5.6] Loro costume è
di
scegliere quegli oggetti che nel genere loro piac
ciono il più alla vista, disporgli in maniera che l’uno sia all’altro
di
contrapposto, e ne risulti dall’insieme un non so
ia all’altro di contrapposto, e ne risulti dall’insieme un non so che
di
peregrino e d’insolito. Vanno tramezzando ne’ bos
che di peregrino e d’insolito. Vanno tramezzando ne’ boschetti alberi
di
differente portamento, condizione, tinta e natura
mo sito, per così dire, rappresentano. Qua ti raccapriccia una veduta
di
scogli artifiziosamente tagliati e come pendoli i
na veduta di scogli artifiziosamente tagliati e come pendoli in aria,
di
cascate d’acqua, di caverne e di grotte, dove fan
artifiziosamente tagliati e come pendoli in aria, di cascate d’acqua,
di
caverne e di grotte, dove fanno giocare variament
nte tagliati e come pendoli in aria, di cascate d’acqua, di caverne e
di
grotte, dove fanno giocare variamente il lume; e
tte, dove fanno giocare variamente il lume; e là ti ricrea una veduta
di
fioriti parterri, di limpidi canali e di vaghe is
re variamente il lume; e là ti ricrea una veduta di fioriti parterri,
di
limpidi canali e di vaghe isolette con di belli e
e; e là ti ricrea una veduta di fioriti parterri, di limpidi canali e
di
vaghe isolette con di belli edifizi che nelle acq
veduta di fioriti parterri, di limpidi canali e di vaghe isolette con
di
belli edifizi che nelle acque si specchiano. Dal
ssi cercano egualmente che da noi fare si soglia nel tesser la favola
di
un poema. Simili ai giardini della Cina, sono que
no gl’Inglesi dietro al medesimo modello della natura. Quanto ella ha
di
vago e di vario, boschetti, collinette, acque viv
esi dietro al medesimo modello della natura. Quanto ella ha di vago e
di
vario, boschetti, collinette, acque vive, prateri
tte, acque vive, praterie con dei tempietti, degli obelischi ed anche
di
belle rovine che spuntano qua e là, si trova quiv
quivi riunito dal gusto dei Kent, dei Chambers e dei Brown, che hanno
di
tanto sorpassato il Le Nôtre, tenuto già il maest
a inverisimiglianza trasportar sulle scene? Che non istudiano i campi
di
architettura che adornano molti quadri di Paolo,
? Che non istudiano i campi di architettura che adornano molti quadri
di
Paolo, co’ quali ben si può dire ch’egli ha reso
i ha reso teatrali gli avvenimenti della storia? I paesi del Pussino,
di
Tiziano, di Marchetto Ricci e di Claudio, che nel
atrali gli avvenimenti della storia? I paesi del Pussino, di Tiziano,
di
Marchetto Ricci e di Claudio, che nella natura ha
i della storia? I paesi del Pussino, di Tiziano, di Marchetto Ricci e
di
Claudio, che nella natura hanno saputo vedere qua
Ricci e di Claudio, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha
di
più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse d
dio, che nella natura hanno saputo vedere quanto vi ha di più bello e
di
più caro? Ed anche chi non fosse di gran fantasia
edere quanto vi ha di più bello e di più caro? Ed anche chi non fosse
di
gran fantasia fornito farebbe gran senno a ricopi
Veggonsi assai volte i personaggi venir dal fondo del teatro, perché
di
là solamente ci è l’uscita nella scena; ed ognuno
anta disconvenienza ed offensione dell’occhio. La grandezza apparente
di
un oggetto dipende dalla grandezza della sua imma
della sua immagine congiunta col giudizio che si forma della distanza
di
esso. Cosicché, posta l’immagine della stessa gra
uanto più sarà giudicato lontano. Quindi è che appaiono come torrioni
di
giganti quei personaggi che si affacciano dal fon
gli giudicare oltre modo lontani la prospettiva e l’artifizio appunto
di
essa scena. E cotesti giganti impiccoliscon dipoi
di essa scena. E cotesti giganti impiccoliscon dipoi e diventan nani
di
mano in mano che si fanno innanzi ed all’occhio p
grandi cautele, perché l’uno non ismentisca l’altro, e il tutto paia
di
un pezzo. [5.9] Un’altra cosa importantissima, a
non è egli da credere che producesse anche nel teatro quegli effetti
di
forza e quella vivacità di chiaroscuro che a mett
producesse anche nel teatro quegli effetti di forza e quella vivacità
di
chiaroscuro che a mettere ne’ suoi intagli è giun
he a mettere ne’ suoi intagli è giunto il Rembrante? E quella amenità
di
lumi e d’ombre che hanno i quadri di Giorgione o
o il Rembrante? E quella amenità di lumi e d’ombre che hanno i quadri
di
Giorgione o di Tiziano, non saria forse anche imp
E quella amenità di lumi e d’ombre che hanno i quadri di Giorgione o
di
Tiziano, non saria forse anche impossibile trasfe
e anche impossibile trasferirla alle scene. Ben può ognuno ricordarsi
di
que’ teatrini che vanno attorno sotto il nome di
uò ognuno ricordarsi di que’ teatrini che vanno attorno sotto il nome
di
vedute ottiche matematiche; e sogliono rappresent
il nome di vedute ottiche matematiche; e sogliono rappresentar porti
di
mare, combattimenti tra armate navali e simili al
armate navali e simili altre cose. Il lume vi è introdotto a traverso
di
carte oliate, che ne smorzano il troppo acuto; e
mento, un tale accordo, che nulla più. Ed io mi ricordo, in occasione
di
uno di quei sepolcri che soglionsi fare in Bologn
un tale accordo, che nulla più. Ed io mi ricordo, in occasione di uno
di
quei sepolcri che soglionsi fare in Bologna, di a
, in occasione di uno di quei sepolcri che soglionsi fare in Bologna,
di
alcune grossolane pitture di quadratura ch’erano
sepolcri che soglionsi fare in Bologna, di alcune grossolane pitture
di
quadratura ch’erano su per li muri della chiesa,
ssolane pitture di quadratura ch’erano su per li muri della chiesa, e
di
alcune statue che meglio si direbbero fastellacci
della chiesa, e di alcune statue che meglio si direbbero fastellacci
di
carta, le quali ricevendo similmente il lume a tr
astellacci di carta, le quali ricevendo similmente il lume a traverso
di
certe carte oliate poste ne’ lunettoni, parevano
’ lunettoni, parevano finite con l’anima, benché vicine all’occhio, e
di
purissimo marmo. In un teatro illuminato a dovere
nifestare più che mai il vantaggio che noi abbiamo sopra gli antichi,
di
fare le nostre rappresentazioni sceniche di notte
bbiamo sopra gli antichi, di fare le nostre rappresentazioni sceniche
di
notte tempo. E già non è dubbio che, vistesi in t
in voga, e vengono tanto esaltate da quelli che niente considerano e
di
ogni cosa decidono. Avverrebbe in questo ciò che
e vi avevano lungo tempo sfigurato Talia, usci primamente la commedia
di
Molière costumata e naturale. Grandissimo fu il c
l pubblico ha il vero; e il Menagio ebbe a dire esser venuto il tempo
di
abbatter quegl’idoli dinanzi a’ quali avevano i F
ore n. 14] Lo scrittore del presente saggio possiede un grosso volume
di
disegni di questo autore, il quale mostra assai m
Lo scrittore del presente saggio possiede un grosso volume di disegni
di
questo autore, il quale mostra assai meglio quant
nto egli valesse, che non fanno tutte le invenzioni che vanno attorno
di
lui intagliate dal Buffagnotti e dall’Abbati. 54
romiscuo assai pregiato. Il nonno, orefice, non avuto in troppo odore
di
santità, dovette abbandonare Roma, sua patria, co
lorido Bertini. Giunta colà una compagnia comica, il padre pensò bene
di
lasciar l’arte dell’oreficeria per abbracciar que
ceria per abbracciar quella del palcoscenico. La madre morì a Mantova
di
parto nel’49, e Florido esordì, ancor giovinetto,
di parto nel’49, e Florido esordì, ancor giovinetto, nella Compagnia
di
Gio. Batt. Zoppetti, diretta da Alamanno Morelli.
Gio. Batt. Zoppetti, diretta da Alamanno Morelli. Passò poi in quelle
di
Giustiniano Mozzi e di Alessandro Salvini, cominc
retta da Alamanno Morelli. Passò poi in quelle di Giustiniano Mozzi e
di
Alessandro Salvini, cominciando in questa a soste
zi e di Alessandro Salvini, cominciando in questa a sostener le parti
di
secondo amoroso. Entrò il’57-58 nella Compagnia c
na e Asti, dai quali si sciolse per pagare alla patria il suo tributo
di
buon cittadino. Fece parte della seconda spedizio
la seconda spedizione Medici, e combattè a Milazzo, ove ebbe il grado
di
sergente, poi a Reggio, poi, il 1° di ottobre, al
tè a Milazzo, ove ebbe il grado di sergente, poi a Reggio, poi, il 1°
di
ottobre, al Volturno. Licenziato dopo la presa di
Reggio, poi, il 1° di ottobre, al Volturno. Licenziato dopo la presa
di
Capua, raggiunse ad Alessandria il padre (che sin
ato a seconde nozze), col quale fu scritturato dal conte Iacopo Billi
di
Fano pel teatro di Naum di Costantinopoli. Dopo u
), col quale fu scritturato dal conte Iacopo Billi di Fano pel teatro
di
Naum di Costantinopoli. Dopo un anno, il padre fo
uale fu scritturato dal conte Iacopo Billi di Fano pel teatro di Naum
di
Costantinopoli. Dopo un anno, il padre formò comp
di Costantinopoli. Dopo un anno, il padre formò compagnia per teatri
di
minor conto, e fu con quella a Smirne, ad Atene,
n fu il suo forte : e se ben dalle beccate del suo esordire al teatro
di
Cremona, passasse poi alla tolleranza de’pubblici
sse poi alla tolleranza de’pubblici i più severi, si diede alle parti
di
brillante che sostenne varj anni, sinchè, venutag
è, venutagli ad aumentar la pinguedine, risolse il ’70, per consiglio
di
artisti sommi, fra’quali il Bellotti-Bon, di mett
se il ’70, per consiglio di artisti sommi, fra’quali il Bellotti-Bon,
di
metter la parrucca e abbracciar definitivamente i
otti-Bon, di metter la parrucca e abbracciar definitivamente il ruolo
di
caratterista, ch’egli anch’oggi sostiene. Fu i
Compagnia della Sadowski, diretta da Luigi Monti, e il ’74 in quella
di
Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentimento
il ’74 in quella di Luigi Bellotti-Bon (che il Bertini con sentimento
di
gratitudine profonda, chiama suo solo maestro), a
a, chiama suo solo maestro), al fianco della Tessero e della Falconi,
di
Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio
suo solo maestro), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta,
di
Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in q
o), al fianco della Tessero e della Falconi, di Pasta, di Salvadori e
di
Bassi. Dopo un triennio passò in quella di Luigi
, di Pasta, di Salvadori e di Bassi. Dopo un triennio passò in quella
di
Luigi Monti, che lasciò dopo due anni, scritturat
Luigi Monti, che lasciò dopo due anni, scritturato dalla Principessa
di
Santobono pe’ Fiorentini di Napoli, al fianco del
o due anni, scritturato dalla Principessa di Santobono pe’ Fiorentini
di
Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse, di
obono pe’ Fiorentini di Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse,
di
Emanuel e di Majeroni. Formò, l’anno dopo, societ
rentini di Napoli, al fianco della Pezzana e della Duse, di Emanuel e
di
Majeroni. Formò, l’anno dopo, società con la Boet
colla quale tornò in società, dopo aver passato tre anni in Compagnia
di
Vittorio Pieri. Formò nuova società con Ettore Pa
ti e Raspantini. Il Bertini ebbe campo nella sua lunga vita artistica
di
mostrare quanto egli valesse, creando parti dispa
sa col miglior de’successi dovunque. L’ Agatodèmon nel dramma omonimo
di
Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi di
ssi dovunque. L’ Agatodèmon nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca
di
Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Tras
nel dramma omonimo di Cavallotti, il Duca di Modena nel Fulvio Testi
di
Ferrari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann,
uca di Modena nel Fulvio Testi di Ferrari, il Conte Trast nell’ Onore
di
Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il T
rari, il Conte Trast nell’ Onore di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca
di
Sardou, il Teissier nei Corvi di Bèque, collocaro
di Sudermann, lo Scarpia nella Tosca di Sardou, il Teissier nei Corvi
di
Bèque, collocarono il Bertini fra i più intellige
tisti del nostro tempo. Una sera in cui egli rappresentava al Gerbino
di
Torino l’A’ basso porto di Cognetti, l’Emanuel ch
sera in cui egli rappresentava al Gerbino di Torino l’A’ basso porto
di
Cognetti, l’Emanuel che assisteva alla recita da
, l’Emanuel che assisteva alla recita da una poltrona, con sentimento
di
schietta ammirazione pel fratello d’arte, gli man
nzupperabile o’ Zi Pascale lu cantiniere. Anche si dilettò il Bertini
di
poesia, e scrisse versi originali ispiratissimi,
ltri volgarizzò o imitò dal francese, tra’cui quelli del Bateaux Rose
di
Giovanni Richepin. Volle scrivere pel teatro, ma
ni, napoletano, attore, ma più amministratore della compagnia sociale
di
cui s’è fatto parola.
Rhodiana, la quale fu recitata in Vinezia del 1540, e poi nella Città
di
Trevigi sotto il felice Reggimento del clarissimo
o del clarissimo M. Giovan Lipomani, facendola stampare sotto il nome
di
Ruzzante, credendo forse col mezzo di tante mie V
acendola stampare sotto il nome di Ruzzante, credendo forse col mezzo
di
tante mie Vigilie aggiungerli gloria. Fu poi rist
enico Farri, 1561, in-8, e 1584, in-12, e in Vicenza presso gli eredi
di
Perin libraro, 1598, in-8 (V. Quadrio, Della Stor
tra le commedie del Ruzzante (Vicenza, Giorgio Greco, 1584), e senza
di
essa non sarebbe la fama di lui attenuata, tanti
e (Vicenza, Giorgio Greco, 1584), e senza di essa non sarebbe la fama
di
lui attenuata, tanti sono i pregi onde abbondano
in Pulcinella, Brighella, Arlecchino, Capitano, Pantalone, Dottore :
di
qui, si può dire, ebbe vita nuova e rigogliosa il
be vita nuova e rigogliosa il teatro popolare d’Italia. E che modelli
di
verità e di vitalità quei personaggi !… quelle Be
a e rigogliosa il teatro popolare d’Italia. E che modelli di verità e
di
vitalità quei personaggi !… quelle Bette, quei To
uelle Bette, quei Tonin, quei Truffi, quelle Fiorinette ! Che vivezza
di
dialogo, che realismo sincero, non accattato, non
bono accadere, le parole si dicono perchè debbono esser dette : nulla
di
quella ipocrisia voluta che fa i personaggi tisic
ta che fa i personaggi tisici del corpo e dell’anima ! Il personaggio
di
Ruzzante non ha carattere speciale : egli è quell
o ; talora servo, talora innamorato, talora marito…. E questa varietà
di
caratteri il Beolco dava forse a bella posta al s
’egli era in iscena, scrive Scardeone, il pubblico non s’occupava che
di
lui : leggendo le opere sue non si è alieni dal c
endo le opere sue non si è alieni dal crederlo ; specie la Moschetta,
di
cui abbiam dato un breve saggio al nome di Alvaro
rlo ; specie la Moschetta, di cui abbiam dato un breve saggio al nome
di
Alvarotto, e che mi par tutta un piccolo capolavo
ar tutta un piccolo capolavoro del genere. Nella scena del primo atto
di
dichiarazione amorosa fra Bettia e Tonino, e nell
rimo atto dell’Anconitana col quale Isotta in veste d’uomo sotto nome
di
Gismondo, raccontando le buone qualità ond’è orna
to nome di Gismondo, raccontando le buone qualità ond’è ornata, cerca
di
persuadere Doralice a riscattarla con danaro.
è il vero che la madre noi d’un medesimo parto avendo partorito passò
di
questa vita ; per il che dall’avo materno nostro,
il che dall’avo materno nostro, fummo fino alli sette anni allevati,
di
poi, per odio di nostri parenti a noi portato, e
materno nostro, fummo fino alli sette anni allevati, di poi, per odio
di
nostri parenti a noi portato, e per fuggire le in
e le insidie loro a noi nella vita tese, fummo disgiunti : quello che
di
mio fratello avvenisse non potei mai risapere ; i
lo che di mio fratello avvenisse non potei mai risapere ; io in abito
di
donna fino alli diciotto anni stei rinchiuso in u
bito di donna fino alli diciotto anni stei rinchiuso in un monasterio
di
monache, ove, in cambio delle lettere, allo ago,
fuso diedi opera, e prima imparai a tirar in filo il lino e la lana,
di
poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’
rar in filo il lino e la lana, di poi a comporre e tessere le tele, e
di
poi con l’ago di seta di varj colori trapungerle
no e la lana, di poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’ago
di
seta di varj colori trapungerle e ricamarle d’oro
lana, di poi a comporre e tessere le tele, e di poi con l’ago di seta
di
varj colori trapungerle e ricamarle d’oro e d’arg
ricamarle d’oro e d’argento, ed in quelle dipingere e colorire figure
di
uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fonta
’oro e d’argento, ed in quelle dipingere e colorire figure di uomini,
di
animali, di arbori, di paesi, di fontane, di bosc
ento, ed in quelle dipingere e colorire figure di uomini, di animali,
di
arbori, di paesi, di fontane, di boschi…. ed in b
quelle dipingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori,
di
paesi, di fontane, di boschi…. ed in breve, quell
pingere e colorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi,
di
fontane, di boschi…. ed in breve, quello che fari
lorire figure di uomini, di animali, di arbori, di paesi, di fontane,
di
boschi…. ed in breve, quello che faria con un pen
a con un pennello un dotto dipintore, io con l’ago, con la seta tinta
di
varj colori farò. E ciò che per me si dipinge, e
n iscorcio, adombrati e coloriti con riflessi, con ombre morte ; e se
di
dieci mila figure le più belle parti scegliessi,
si, quelle so benissimo accompagnare ; il che in pochi si ritrova : e
di
poi colorire di azzurro, di giallo, di perso, di
nissimo accompagnare ; il che in pochi si ritrova : e di poi colorire
di
azzurro, di giallo, di perso, di vermiglio, e più
mpagnare ; il che in pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro,
di
giallo, di perso, di vermiglio, e più e meno, com
il che in pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo,
di
perso, di vermiglio, e più e meno, come richiede
pochi si ritrova : e di poi colorire di azzurro, di giallo, di perso,
di
vermiglio, e più e meno, come richiede lo effetto
miglio, e più e meno, come richiede lo effetto della figura. I lavori
di
camice e di gorgiere di trapunti aurati e serici
ù e meno, come richiede lo effetto della figura. I lavori di camice e
di
gorgiere di trapunti aurati e serici benissimo li
me richiede lo effetto della figura. I lavori di camice e di gorgiere
di
trapunti aurati e serici benissimo li so fare. Ol
e di gorgiere di trapunti aurati e serici benissimo li so fare. Oltre
di
ciò ho perfettissimo judicio e intiera cognizione
i so fare. Oltre di ciò ho perfettissimo judicio e intiera cognizione
di
adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di
ò ho perfettissimo judicio e intiera cognizione di adornare una donna
di
vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e di
imo judicio e intiera cognizione di adornare una donna di vestimenti,
di
scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E qu
e intiera cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie,
di
balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori d
cognizione di adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi,
di
treccie e di gorgiere. E quali colori di drappi s
adornare una donna di vestimenti, di scuffie, di balzi, di treccie e
di
gorgiere. E quali colori di drappi siano più conf
menti, di scuffie, di balzi, di treccie e di gorgiere. E quali colori
di
drappi siano più confacevoli alla donna bianca, e
onfaccino o le perle, o le fila d’oro, ed in anella rivolte. Le guise
di
cassi come vogliano essere a far parere il petto
dere, come volger gli occhi, come far riverenza ; e in quali atti più
di
grazia e più d’onestà si trova. Come si deve freg
più d’onestà si trova. Come si deve fregiare una vesta, e nuove guise
di
aggiungere diversi colori di panni che più leggia
i deve fregiare una vesta, e nuove guise di aggiungere diversi colori
di
panni che più leggiadri pajono. Ed in vero ho ved
o al judicio cieco delle fantesche si riportano, le quali più presto
di
una scanciera di scudelle che di adornamenti di d
co delle fantesche si riportano, le quali più presto di una scanciera
di
scudelle che di adornamenti di donna saperiano ju
he si riportano, le quali più presto di una scanciera di scudelle che
di
adornamenti di donna saperiano judicare. Alcune d
, le quali più presto di una scanciera di scudelle che di adornamenti
di
donna saperiano judicare. Alcune donne ordinano l
ro non passi ; alcune lasciandoli così inordinati hanno accrescimento
di
grazia e di beltà tanto che non si potria con mil
; alcune lasciandoli così inordinati hanno accrescimento di grazia e
di
beltà tanto che non si potria con mille lingue ra
ffia innanzi, che non si veggiano tanto i capegli. Oh, vedete che più
di
grazia avete, perchè il viso vostro è alquanto is
scuoterà sarò servo e fante, e uomo e femmina. Piacendovi adunque uno
di
noi, piglierete quello che più vi piace, ch’ io n
e, rappresentate ne’ vari teatri d’Italia, ebber dovunque accoglienze
di
risa e di applausi, e ch’egli superò tutti i reci
entate ne’ vari teatri d’Italia, ebber dovunque accoglienze di risa e
di
applausi, e ch’egli superò tutti i recitatori del
i Cardinali Marco Cornaro e Francesco Pisano, preposti ecclesiastici
di
Padova, fecero il loro ingresso nella città, tutt
ptate. Morì a soli quarant’anni in Padova, con grandissimo cordoglio
di
tutti. Sepolto nella chiesa di S. Daniele, a Prat
i in Padova, con grandissimo cordoglio di tutti. Sepolto nella chiesa
di
S. Daniele, a Prato della Valle, gli fu, a eterna
seguente iscrizione che dettò Giovanbattista Rota profondo ammiratore
di
lui. V. S. angelo beolco rvzanti patavino nvlli
vndo redempt. m. d. lx. Beretta Federico. Recitava il 1675 le parti
di
Capitano Spagnuolo, come si è potuto vedere dalle
le parti di Capitano Spagnuolo, come si è potuto vedere dalle lettere
di
Francesco Allori detto Valerio, che ne faceva ric
Allori detto Valerio, che ne faceva richiesta a un ministro del Duca
di
Mantova per la compagnia, della quale egli era di
dall’ egregio cav. Davari : Illmo. Sig.re et Padrone, Ricevo stasera
di
V. S. Ill. con l’ordine del Passa porto, anderò i
ll. del favore ricevuto, spero in dio, che questa settimana che entra
di
essere spedito di miei interessi, e poi mettermi
evuto, spero in dio, che questa settimana che entra di essere spedito
di
miei interessi, e poi mettermi in viaggio a dio p
ssi, e poi mettermi in viaggio a dio piacendo. Ricordo a V. S. Ill.ma
di
Federico Beretta, che fa da Capitanio spagnolo, e
personaggio onestamente buono per la parte del capitano, avendone io
di
bisogno per molte comedie, e parte necessaria, e
per molte comedie, e parte necessaria, e poi nelle opere si porta per
di
verità, e a buona memoria e ricorda nelle opere e
buona comica ne farà fede, starò atendendo le sue gratie, pregandola
di
favorirmi di riverire il Ser.mo Padrone e proteto
ne farà fede, starò atendendo le sue gratie, pregandola di favorirmi
di
riverire il Ser.mo Padrone e protetore al quale i
al quale inchinandomi li bacio afetuosam.te le mani. Di Venetia, 23
di
marzo 1675. Di V. S. Ill.ma Aff.mo Ser.re Carl
a scrittura del quale, dice, non sa come possa conciliarsi con quella
di
suo figlio Virginio, che gli raccomanda vivamente
Il figlio Virginio è quegli che l’Allori chiama inetto al recitare, e
di
cui dice che ha tanto poca fortuna da per tutto c
ente a’ sensi quando, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca
di
opere immortali di pittura, scultura ed architett
do, dico, nacque l’Opera, l’Italia trovavasi ricca di opere immortali
di
pittura, scultura ed architettura. Essa gloriavas
architettura. Essa gloriavasi allora de’ talenti, e delle invenzioni
di
varii celebri pittori e machinisti, che seguirono
tematico e architetto Baltassarre Peruzzi. Possedeva illustri pittori
di
quadratura, come Ferdinando da Bibiena, Angelo Mi
l meraviglia che uno spettacolo, in cui poteva trionfare l’eccellenza
di
tanti valorosi artefici, venisse nelle prime citt
sta in musica l’Arianna del Rinuccini divenuto maestro della cappella
di
San Marco introdusse tra’ Veneziani il novello sp
lle case private de’ gentiluomini, indi passò su’ teatri. L’Andromeda
di
Benedetto Ferrari reggiano celebre sonatore di ti
u’ teatri. L’Andromeda di Benedetto Ferrari reggiano celebre sonatore
di
tiorba vi si cantò nel 1637. Vi comparve anche il
con tanta splendidezza, che la città si riempì d’un numero prodigioso
di
forestieri. Si ripetè in Bologna sin da’ primi an
in Bologna sin da’ primi anni del secolo L’Euridice del Rinuccini. La
di
lui Arianna si rappresentò pure in Roma, dove da
a avessero un’opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta
di
danza, di musica, e di macchine eseguita nel 1639
un’opera tutta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza,
di
musica, e di macchine eseguita nel 1639 sotto il
ta cantata, ebbero una festa teatrale composta di danza, di musica, e
di
macchine eseguita nel 1639 sotto il vicerè Ferran
9 sotto il vicerè Ferrante Afan de Ribera nella sala del real palazzo
di
Napoli, nel passar che vi fece l’infanta Maria so
eal palazzo di Napoli, nel passar che vi fece l’infanta Maria sorella
di
Filippo IV, che andava in Ungheria a trovare il r
della Fama con sei cigni, il secondo delle Muse con Apollo, il terzo
di
nani e ciclopi, il quarto di varie deità e vi co
secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e ciclopi, il quarto
di
varie deità e vi comparve la Notte su di un carr
i nani e ciclopi, il quarto di varie deità e vi comparve la Notte su
di
un carro di stelle tirato da quattro cavalli, e s
lopi, il quarto di varie deità e vi comparve la Notte su di un carro
di
stelle tirato da quattro cavalli, e si cangiò più
cena rappresentando successivamente un tempio, il Parnasso, la fucina
di
Vulcano e i Campi Elisi. Quali però si fussero i
sinese Scipione Errico che si replicò in Venezia nel 1644, ed il Pomo
di
Venere del napolitano Antonio Basso rappresentata
napolitano Antonio Basso rappresentata in Napoli nel 1645, ed il Ciro
di
Giulio Cesare Sorrentino pur napolitano stampato
Si segnalarono per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani
di
Mantova e di Modena stipendiando esorbitantemente
no per la magnificenza ne’ musicali spettacoli i sovrani di Mantova e
di
Modena stipendiando esorbitantemente cantanti del
e’ principi, e più gl’impressarii particolari, badarono a provvedersi
di
ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi macc
l’impressarii particolari, badarono a provvedersi di ottimi dipintori
di
prospettiva, di pratichi macchinisti, di voci squ
rticolari, badarono a provvedersi di ottimi dipintori di prospettiva,
di
pratichi macchinisti, di voci squisite, e de’ mig
vvedersi di ottimi dipintori di prospettiva, di pratichi macchinisti,
di
voci squisite, e de’ migliori sonatori e maestri
ichi macchinisti, di voci squisite, e de’ migliori sonatori e maestri
di
musica. La bella poesia che sola può somministrar
tiero novello, scrivendo qualche componimento musicale, non si avvisò
di
seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’oppor
si avvisò di seguire l’opera de’ Greci. Non mancavagli l’opportunità
di
spiegare anche in tal genere i poetici suoi talen
egare anche in tal genere i poetici suoi talenti avendolo il granduca
di
Toscana Ferdinando I prescelto ad inventare i com
nozze della principessa Maria. In tale occasione compose il Rapimento
di
Cefalo piccolo melodramma di cinque atti. Tanta p
. In tale occasione compose il Rapimento di Cefalo piccolo melodramma
di
cinque atti. Tanta pompa di metri lirici, tante m
il Rapimento di Cefalo piccolo melodramma di cinque atti. Tanta pompa
di
metri lirici, tante macchine, tanti cori, ci most
teresse e per affetto. In Firenze si rappresentò ancora alla presenza
di
Cosimo II sotto il nome di Vegghia l’altro suo dr
irenze si rappresentò ancora alla presenza di Cosimo II sotto il nome
di
Vegghia l’altro suo dramma intitolato Amore sband
nto decantato Chiabrera non si decantò mai in Italia nè pel Rapimento
di
Cefalo nè per tal Vegghia. Un componimento scenic
ghia. Un componimento scenico per la musica composta pel dì natalizio
di
Maria Farnese duchessa di Modena diviso in tre at
ico per la musica composta pel dì natalizio di Maria Farnese duchessa
di
Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie di
ia Farnese duchessa di Modena diviso in tre atti leggesi nelle poesie
di
Fulvio Testi. Espero recita il prologo e v’interv
gione, la Gloria .Il primo ballo vien formato da i Crepuscoli seguaci
di
Espero, il secondo dalle Ninfe marine, ed il terz
uaci di Espero, il secondo dalle Ninfe marine, ed il terzo da un coro
di
Amazzoni che intrecciano una danza guerriera. Alt
danza guerriera. Altra breve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio
di
Francesco da Este duca di Modena scrisse il medes
eve festa fatta a Sassuolo nel dì natalizio di Francesco da Este duca
di
Modena scrisse il medesimo poeta, in cui cantavan
il medesimo poeta, in cui cantavano varie deità. Precede i recitativi
di
Cerere il coro seguente Di rai più belli Ci
re il coro seguente Di rai più belli Cinto i capelli Il Dio
di
Delo Ride nel cielo. A’ bei splendori
he le accennate feste del Testi sono snervate, senza azione e tessute
di
parti che possono sopprimersi senza che il compon
ento ne perisca, la qual cosa è la più sicura prova dell’imperfezione
di
un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pon
e di un dramma. Giulio Rospigliosi cardinale e poi pontefice col nome
di
Clemente IX si esercitò nell’opera sotto Urbano V
i Clemente IX si esercitò nell’opera sotto Urbano VIII. I suoi drammi
di
argomento cristiano recitati in Roma con applauso
del cielo, la Vita umana, la Sofronia, la Datira, oltre ad altri due
di
soggetto morale intitolati Dal male il bene, e Ch
edora ed altri si fecero rappresentare con magnificenza da’ granduchi
di
Toscana. Alla buona riuscita di essi contribuì si
entare con magnificenza da’ granduchi di Toscana. Alla buona riuscita
di
essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e
cita di essi contribuì singolarmente la dolcissima voce e la maestria
di
cantare di Vittorio da Spoleto attore maraviglios
i contribuì singolarmente la dolcissima voce e la maestria di cantare
di
Vittorio da Spoleto attore maraviglioso, quo nem
ditus a e pure in quel tempo si ammirarono per la voce e per l’arte
di
modularla il Campagnuola, l’Angelucci, il Gregori
Tronsarelli pur fiorentino morto nel 1641. Riscosse molti encomii il
di
lui dramma intitolato Catena di Adone composto es
o nel 1641. Riscosse molti encomii il di lui dramma intitolato Catena
di
Adone composto espressamente per una contesa inso
done composto espressamente per una contesa insorta fra due cavalieri
di
gran riguardo Giovanni Giorgio Aldobrandini e Gio
ndini e Giovanni Domenico Lupi, per due famose cantatrici, ad oggetto
di
decidersi qual delle due fosse la più eccellente
getto di decidersi qual delle due fosse la più eccellente per soavità
di
voce e per arte di cantare. Chiamavasi l’una Chec
qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e per arte
di
cantare. Chiamavasi l’una Checca della Laguna, pe
quella parte della città che conteneva alcune acque stagnanti a modo
di
laguna. Era l’altra Margherita Costa pel canto e
fatta sulla nostra Storia de’ Teatri del 1777 dall’erudito estensore
di
quel tempo delle Romane Efemeridi letterarie. Egl
i fosse mentovata l’ inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta,
di
mutilare i giovanetti cantori, investigando in qu
parte a tal curiosità nell’ampliar quest’opera sin dal 1780 cercammo
di
supplire colle illazioni che soggiugneremo, al di
80 cercammo di supplire colle illazioni che soggiugneremo, al difetto
di
decisivo monumento. Chi non sa quanto antica sia
o ad Ammiano Marcellino, Semiramide introdusse nella sua reggia l’uso
di
mutilare i cortigiani, allorchè ella regnava sott
brei. Claudiano contra Eutropio pretese che i Parti, per raffinamento
di
lascivia, cominciassero a praticarlo per conserva
no per mezzo della castrazione vollero togliere a’ popoli la speranza
di
successione ne’ legittimi signori detronizzati e
o delle deflorazioni. Gli Affricani poveri la convertirono in un ramo
di
commercio abominevole divenuto necessario per la
lessandro Severo, secondo Elio Lampridio, dava agli eunuchi il titolo
di
terza specie umana , e gli escluse affatto dal s
cluse affatto dal suo servigio , confinandoli ai bagni delle femmine
di
che è da vedersi Lorenzo Pignorio de Servis et eo
io de Servis et eorum apud veteres ministeriis a. Per una descrizione
di
Petronio citata da Girolamo Mercuriale de Arte Gy
viamo ancora i servi spadoni occupati a segnare i falli de’ giocatori
di
palle. Chi ignora poi quanto poco fossero gli eun
della legge Cornelia chi avesse castrato un uomo b. Domiziano, al dir
di
Stazio c, e Nerva, secondo Dione, vietarono espre
ciasse castrare, chi l’ordinasse, ed il norcino che l’eseguisse. Pena
di
morte posevi ancora Costantino d. Léone Augusto i
non mai si giunse ad estirpare quest’abuso inumano, ch’empie la terra
di
mostri imbelli schifosi detestabili. Gli eunuchi
no a’ posti ragguardevoli non solo nella decadenza dell’Impero molti
di
essi divennero consoli e generali, come i Narseti
ene. I Ginesi soli par che avessero avuti musici castrati ma sebbene
di
essi, come narrammo nel tomo I, si servissero ne’
i tra essi introdotta intorno al secolo XII. Ciò rilevasi da un passo
di
Teodoro Balsamone già da noi citato, il quale vis
cia fatta menzione può argomentarsi che fosse cessata si bella usanza
di
assottigliar la voce per l’ordine de’ cantori. Le
e l’Italia hanno avuto sopra le nazioni moderne il vergognoso primato
di
rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e d
sopra le nazioni moderne il vergognoso primato di rinnovare l’usanza
di
smaschiare la gioventù, e di addestrarla così mal
vergognoso primato di rinnovare l’usanza di smaschiare la gioventù, e
di
addestrarla così malconcia ad esercitare il canto
a ad esercitare il canto, e par che abbiano l’abbominevole privilegio
di
continuarlo. Io ho unita la Spagna all’Italia per
di continuarlo. Io ho unita la Spagna all’Italia per la rinnovazione
di
questa usanza infame. Alcuni declamatori però tra
r sì vituperosa consuetudine, e con filosofica saviezza si guardarono
di
accennare neppure a mezza bocea che la Spagna ugu
di accennare neppure a mezza bocea che la Spagna ugualmente partecipi
di
questa vergogna. Fu ciò in essi mala fede o ignor
ignoranza? Io nel fior degli anni miei ascoltai cantare per le chiese
di
Napoli el tiple (il soprano) Pepito castrato Spag
gna e poi il rividi, ed ascoltai in Madrid per più anni in compagnia
di
Narciso, di Pellegrino ed altri più oscuri castra
l rividi, ed ascoltai in Madrid per più anni in compagnia di Narciso,
di
Pellegrino ed altri più oscuri castrati tutti Spa
egrino ed altri più oscuri castrati tutti Spagnuoli. La real Cappella
di
quella corte (al cui servizio era addetto il nomi
epito e Narciso allorchè io colà dimorava) è servita da numeroso coro
di
castratini educati espressamente in un collegio p
aro in essa le divine laudi. Nella real chiesa dell’Incarnazione pure
di
Madrid tra’ sacerdoti che vi uffiziano, si veggon
uffiziano, si veggono (almeno vi si vedevano nel lungo mio soggiorno
di
diciotto anni colà) molti vecchi ecclesiastici sm
ò è storia nota in Europa ed il celebre Giorgio Luigi le Clerc conte
di
Buffon riconobbe in Ispagna non meno che in Itali
che sin dal XVI secolo, tanto abbondassero gli eunuchi nella penisola
di
Spagna, quando una bolla di Sisto. V ci convince
o abbondassero gli eunuchi nella penisola di Spagna, quando una bolla
di
Sisto. V ci convince che non erano pochi, e che a
isto. V ci convince che non erano pochi, e che arrogavansi il diritto
di
contrarre matrimonii colle donne, siccome i veri
fu l’epoca vera in cui codesti moderni non guerrieri Narseti, in vece
di
occuparsi ne’ ministeri de’ serragli e de’ giardi
ndesse ad investigarsi prima del secolo XVII. Adunque non molto prima
di
tali ricerche dovettero esser numerosi i musici c
si i musici castrati. Cerchiamo almeno con qualche argomento negativo
di
farci la strada ad indagare il tempo in cui salir
col Corsi e col Caccini hanno favellato, si accenna che si valessero
di
eunuchi cosa che certamente non avrebbero omessa
ieci anni del secolo XVII i teatri italiani non risonarono delle note
di
siffatti cigni infelici che mercano a si gran pre
tile acutezza della voce. Sappiamo poi che il lodato Tronsarelli finì
di
vivere nel 1641, e che la Catena di Adone si cant
oi che il lodato Tronsarelli finì di vivere nel 1641, e che la Catena
di
Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli e
a Catena di Adone si cantò qualche anno prima, giacchè egli ebbe agio
di
raccorne le censure e replicarvi, scagionandosi d
imputatagli, siccome narra L’Eritreo. Ma questo letterato parlandoci
di
eunuchi sostituiti alle cantatrici nel dramma rif
o non mostra che gli spettatori se ne fossero maravigliati, nè scrive
di
essersi proposto quel cambio come novità. Da ciò
o periodo adunque l’opera italiana contrasse coll’umanità il demerito
di
aver tolto ogni orrore alla castrazione, facendo
ficiale squisitezza delle voci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà
di
tal macchia colla gloria di bandir dalle sue scen
ci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà di tal macchia colla gloria
di
bandir dalle sue scene la nojosa uniformità recat
sue scene la nojosa uniformità recatavi dagl’invincibili pregiudizii
di
tali attori che per tanto tempo ne ha scemato il
avea Angelica Bilington sopra il castrato Mattucci sul nostro teatro
di
San Carlo, tutto che questi avesse una voce eccel
ro di San Carlo, tutto che questi avesse una voce eccellente? E forse
di
tali esimie voci femminili mancarono nell’età pas
’ tempi suoi, cioè Leonora Baroni figlia della nominata bella Adriana
di
Mantovaa. Non incresca al lettore di udire con qu
lia della nominata bella Adriana di Mantovaa. Non incresca al lettore
di
udire con qual trasporto favelli di questa Leonor
Mantovaa. Non incresca al lettore di udire con qual trasporto favelli
di
questa Leonora un intelligente di musica che l’av
di udire con qual trasporto favelli di questa Leonora un intelligente
di
musica che l’avea più volte ascoltata.” Ella è fo
di musica che l’avea più volte ascoltata.” Ella è fornita d’ingegno e
di
ottimo gusto, capace di discernere la buona dalla
volte ascoltata.” Ella è fornita d’ingegno e di ottimo gusto, capace
di
discernere la buona dalla cattiva musica, intende
o e sicurezza. Esprime anche e pronunzia perfettamente. Non si pregia
di
esser bella, ma senza essere civetta sà piacere.
re ma franco, con modestia ma nobile e con grazia e dolcezza. La voce
di
lei è soprana distesa, giusta, sonora, armoniosa.
a voce di lei è soprana distesa, giusta, sonora, armoniosa. Ha l’arte
di
addolcirla e rinforzarla senza stento, senza far
suoi slanci e sospiri non son punto lascivi: gli sguardi nulla hanno
di
impudico: il gestire proprio di una donzella ones
unto lascivi: gli sguardi nulla hanno di impudico: il gestire proprio
di
una donzella onesta. Passando da un tono all’altr
i, non eravi compagnia comica ch’egli non conoscesse, nè attore abile
di
cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità
abile di cui non cercasse l’amicizia. Arrivò a tal cecità che è fama
di
aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in
he è fama di aver pensato una volta a dare un suo figliuolo in potere
di
Frittellino notissimo attore di que’ tempi perchè
lta a dare un suo figliuolo in potere di Frittellino notissimo attore
di
que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte di ra
llino notissimo attore di que’ tempi perchè apprendesse da lui l’arte
di
rappresentarea. Coltivò ancora il dramma musicale
dramma musicale, e ne compose uno assai allora applaudito nelle nozze
di
Michele Porretti principe di Venafro e di Anna Ma
uno assai allora applaudito nelle nozze di Michele Porretti principe
di
Venafro e di Anna Maria Cesi fatto rappresentare
lora applaudito nelle nozze di Michele Porretti principe di Venafro e
di
Anna Maria Cesi fatto rappresentare con magnifice
n quelle stanze anacreontiche le quali diconsi arie usate ancor prima
di
lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, c p
ancor prima di lui dal Testi, dal Salvadori e dal Rinuccini, c prima
di
tutti dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza in
ni, c prima di tutti dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile
di
nomi di scrittori di opere in musica di tal secol
ima di tutti dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile di nomi
di
scrittori di opere in musica di tal secolo sarebb
dal Notturno nel XV secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori
di
opere in musica di tal secolo sarebbe una narrazi
secolo. Ma una filza inutile di nomi di scrittori di opere in musica
di
tal secolo sarebbe una narrazione ugualmente nojo
la legge e per chi la scrive. Essi furono assaissimi e quasi tutti al
di
sotto del mediocre, se si riguardi ai pregi richi
apparenze stravaganti simili a’ sogni degl’infermi, per un miscuglio
di
tragico e di comico e di eroi, numi e buffoni, pe
ravaganti simili a’ sogni degl’infermi, per un miscuglio di tragico e
di
comico e di eroi, numi e buffoni, per istile vizi
mili a’ sogni degl’infermi, per un miscuglio di tragico e di comico e
di
eroi, numi e buffoni, per istile vizioso , in som
ava i suoi argomenti dalla mitologia, la quale agevolmente apprestava
di
grandi materiali per le decorazioni e per le macc
ior sentiero ma pure la poesia vi avanzò poco, e lo spettacolo scemò
di
pregio per l’apparato. I primi ad esercitarvisi n
iglia lettore in Pisa satireggiato da Benedetto Menzini sotto il nome
di
Curculione a Egli fu poeta nella corte di Toscana
detto Menzini sotto il nome di Curculione a Egli fu poeta nella corte
di
Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del
lla corte di Toscana, e morì all’improvviso nel settembre del 1700. I
di
lui melodrammi ebbero allora gran voga, ed oggi a
non cattivi. Ne compose anche il Capece, il Minato poeta della corte
di
Vienna, ed Andrea Perruccì siciliano autore della
assai più sublime per trionfar sulle scene musicali. Accenneremo solo
di
passaggio che Alessandro Guidi pavese dagli Arcad
ravaganza anche per la poesia, come si vede nelle Pazzie per vendetta
di
Giuseppe Vallaro, nel Podestà di Coloniola, nelle
me si vede nelle Pazzie per vendetta di Giuseppe Vallaro, nel Podestà
di
Coloniola, nelle Magie amorose del nominato Giuli
orrentino vagamente decorato, e nel piacevole componimento allegorico
di
due parti la Verità raminga di Francesco Sbarra.
nel piacevole componimento allegorico di due parti la Verità raminga
di
Francesco Sbarra. a. Dalla Germania e dalla Fra
o il Bettinelli) in un suo sonetto dice che spera, venendo in Italia,
di
apprendère il ballo e la Marchesa di Mantova and
e che spera, venendo in Italia, di apprendère il ballo e la Marchesa
di
Mantova andando in Baviera sua patria condussevi
el 1500. a. Muratori Annali d’Italia all’anno 1690. a. La memoria
di
questo spettacolo ci è pervenuta per una bella di
ll’Eritreo. a. Pinacoteca Parte III a. Nel tomo III de Supplimenti
di
Giovanni Poleni alle Antichità di Grevio e Gronov
III a. Nel tomo III de Supplimenti di Giovanni Poleni alle Antichità
di
Grevio e Gronovio. b. L. III, § 4, 5, et 6 Al Le
a. Pinaco teca Parte II. a. Pietro Bayle che ciò rapporta, afferma
di
averlo tratto da un Discorso sulla Musica Italian
verlo tratto da un Discorso sulla Musica Italiana impresso colla Vita
di
Malherbe a Parigi nel 1672. a. Allorchè io nel 1
herbe a Parigi nel 1672. a. Allorchè io nel 1789 produssi il tomo IV
di
questa Istoria Teatrale, e tali desideri formai p
ato con più fondamento, Risuonò, è vero, sulle scene del Teatro Reale
di
Napoli la voce del musico Velluti che vi cantò si
lente cantatrice Sessi provò col fatto che le donne istruite e dotate
di
voci felici esprimeranno sempre con verità ed ene
e l’Orfeo del Poliziano si scrissero nel Cinquecento, non meritavano
di
esser segno a tante censure pedantesche per l’uni
tavano di esser segno a tante censure pedantesche per l’unica ragione
di
non trovarsene esempio fra gli antichi. Imitinsi
ichi. Imitinsi questi venerabili maestri nella grande arte che ebbero
di
ritrarre quasi sempre al vivo la natura; sieguans
à ne’ generi da essi maneggiati, ma non si escluda tutto ciò che dopo
di
essi può l’umano ingegno inventare con la scorta
nsillo celebre poeta fu il primo nel secolo XVI a produrre una specie
di
pastorale, I Due Pellegrini a, componimento sceni
co che nella famosa cena data da don Garcia de Toledo a donna Antonia
di
Cardona in Messina si rappresentò nel 1529 b, fu
a per contenere un’ azione compita che ha un nodo ed uno scioglimento
di
lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria di Auton
nodo ed uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria
di
Autonio Epicuro può aversi in conto di una specie
. Anche la Cecaria e Luminaria di Autonio Epicuro può aversi in conto
di
una specie di pastorale, benchè di pastori non tr
aria e Luminaria di Autonio Epicuro può aversi in conto di una specie
di
pastorale, benchè di pastori non trattasse, e dal
utonio Epicuro può aversi in conto di una specie di pastorale, benchè
di
pastori non trattasse, e dall’autore fosse nomina
dizioni. La pastorale che in un certo modo si scosta meno dal Ciclope
di
Euripide, è l’Egle del Giraldi Cintio che egli in
presentata nel medesimo anno la prima volta in casa dell’autore a’ 24
di
febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenz
prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4
di
marzo alla presenza del duca Ercole II e del card
4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del cardinale Ippolito
di
lui fratello. La rappresentò (si dice nella let
r Girolamo Carpi da Ferrara. Fece la spesa l’Università degli scolari
di
legge. Domandiamo ora che musica fu quella che
fece a questa pastorale ed alle altre che la seguirono? perchè quasi
di
tutte si trova scritto di avervi fatta la musica
d alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutte si trova scritto
di
avervi fatta la musica qualche maestro. Il teatro
tragedie si dice espressamente che aveano i cori cantati. Nelle opere
di
Antonio Conti si afferma che furono cantati a Ro
resta la musica de’ cori della Canace . Quando nel teatro Olimpico
di
Vicenza si rappresentò l’Edipo del Giustiniani,
tiniani, il coro (dice in una lettera Filippo Pigafetta) era formato
di
quindici persone sette per parte ed il capo loro
che cantasi da colui che si finge musico. Oltrechè in molte migliaja
di
commedie recitate della medesima nazione, a riser
molte migliaja di commedie recitate della medesima nazione, a riserba
di
qualche dozzina di esse, si trovano frequentement
ommedie recitate della medesima nazione, a riserba di qualche dozzina
di
esse, si trovano frequentemente alcune strofe o c
uentemente alcune strofe o canzonette cantate in coro dalle damigelle
di
qualche principessa, nell’impressione delle quali
li che s’inventarono in quel tempo non si vollero gl’Italiani privare
di
quell’armonico accompagnamento già introdotto. E
di quell’armonico accompagnamento già introdotto. E come agli autori
di
esse sarebbe venuto in mente di farvi una musica
to già introdotto. E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente
di
farvi una musica continuata per tutto il dramma (
E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato
di
sì notabile novità, quando di altre particolarità
ntichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando
di
altre particolarità più leggiere ci diedero conte
zza? E tutti poi avrebbero religiosamente taciuto questo gran segreto
di
stato? Adunque la musica apposta alle pastorali f
conviene al nominato lavoro, senza che le abbiano interamente coperte
di
note, il che non si rileva da monumento veruno; e
quella delle tragedie, cioè de’ cori; e noi andando innanzi speriamo
di
portare quest’osservazione all’evidenza. Intanto
musico. E perchè ne avrebbe taciuto quest’altro pregio? Il Sacrificio
di
Agostino Beccari ferrarese si rappresentò nel 155
’autore seguita nel 1590 fu rappresentata due altre volte nelle nozze
di
Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio
e nelle nozze di Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e
di
Marco Pio fratello di Benedetta con Clelia Farnes
amo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e di Marco Pio fratello
di
Benedetta con Clelia Farnese. Alberto Lollio ferr
rande scrisse l’Aretusa altra pastorale cantata ne’ cori, nel palazzo
di
Schivanoja l’anno 1563 alla presenza del duca Alf
ja l’anno 1563 alla presenza del duca Alfonso II e del cardinal Luigi
di
lui fratello, e s’impresse nel 1564. La rapprese
a messer Rinaldo Costabili: fece la spesa l’ Università degli scolari
di
legge. Il medesimo Viola pose la musica corrispo
edesimo Viola pose la musica corrispondente allo Sfortunato pastorale
di
Agostino Argenti rappresentata in Ferrara innanzi
schereccia dell’immortale Torquato Tasso. La prima edizione fu quella
di
Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’a
di Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’autore al principe
di
Molfetta e signor di Guastalla Ferrante Gonzaga i
l 1581 colla dedicatoria dell’autore al principe di Molfetta e signor
di
Guastalla Ferrante Gonzaga in data de’ 20 di dice
ipe di Molfetta e signor di Guastalla Ferrante Gonzaga in data de’ 20
di
dicembre 1580. Monsignor Fontanini nel suo Aminta
l suo Aminta difeso crede che la prima edizione fosse quella del 1583
di
Aldo, che fu la quarta a. Tralle più nitide edizi
minta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla stamperia
di
Agostino Corbè colle annotazioni di Egidio Menagi
uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Corbè colle annotazioni
di
Egidio Menagio a. La difesa dell’Aminta fatta dal
ere al discorso censorio fatto contro la pastorale del Tasso dal duca
di
Telese Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando dell
lese Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando dell’Accademia degli Uniti
di
Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta da Baltas
dell’Aminta letto nella medesima accademia e stampato nella raccolta
di
Antonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’
ntonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’Aminta contro il duca
di
Telese fece il dottor Niccolò Giorgi napoletano l
il duca di Telese fece il dottor Niccolò Giorgi napoletano letterato
di
grido. Secondo il Mongitore un’ edizione dell’Ami
ero, sia perchè la prosa francese che da i più si adoperò, è incapace
di
rendere competentemente la bella poesia italiana.
a nel 1628. In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico
di
Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e
iltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e
di
nuovo nel 1623. Michele Schneiden ne fece una ver
a celebre in Dalmazia per questa, e per la traduzione dell’Elettra, e
di
Piramo e Tisbe, ed altri drammi in lingua schiava
rdine del gran duca coll’accompagnamento delle macchine e prospective
di
Bernardo Buontalenti; la qual cosa riuscì con tal
l magnificenza ed applauso, che spinse il medesimo Torquato a recarsi
di
secreto in Firenze per conoscere il Buontalenti;
ne che leggono per divertimento può esser ignoto l’argomento semplice
di
questa elegantissima favola che con una condotta
a che con una condotta regolare rappresenta una ninfa schiva e nemica
di
amore vinta e divenuta amante per mezzo della pie
be ancora metterne in vista più questa che quella bellezza, men bello
di
ciò che si sceglie non sembrando quello che si tr
ppongono alcuni critici accigliati. Eccone un esempio. L’enumerazione
di
parti fatta nella prima scena dall’astuta Dafne p
li, e contiene immagini campestri ben conte e sottoposte agli sguardi
di
Dafne e di Silvia. L’eloquenza della scaltrita ni
ene immagini campestri ben conte e sottoposte agli sguardi di Dafne e
di
Silvia. L’eloquenza della scaltrita ninfa present
za della scaltrita ninfa presenta alla ritrosa fanciulla la concordia
di
tanti oggetti silvestri come effetto della potenz
nta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico da i discorsi
di
Aminta nella seconda scena. La dipintura della co
II, che pur dovrebbe questa tutta ripetersì. È bellissimo il racconto
di
Aminta poichè ha liberata Silvia dalle mani del S
oichè ha liberata Silvia dalle mani del Satiro. Il riverente rispetto
di
lui nel disciorla, ne scopre la grandezza dell’am
per la fuga dell’ingrata ninfa, il dolore che gli cagiona la novella
di
Nerina e la vista del velo dell’amata, la diparti
la di Nerina e la vista del velo dell’amata, la dipartita col disegno
di
finir di vivere, tutto ciò, dico, rende sommament
ina e la vista del velo dell’amata, la dipartita col disegno di finir
di
vivere, tutto ciò, dico, rende sommamente interes
a prima scena quando nasce l’amor dì Silvia dal racconto del pericolo
di
Aminta, ella non mostra gl’interni movimenti se n
ada disviluppando: Tu sei pietosa, tu! tu senti al core Spirto alcun
di
pietade? Oh che vegg’io? Tu piangi, tu, superba?
pianto è questo tuo? pianto d’ amore? Sil. Pianto d’amor non già, ma
di
pietade. Daf. La pietà messaggera è dell’amore, C
r! giusto castigo Mandi sopra costei. Misero Aminta ecc. Il silenzio
di
Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il ra
ei. Misero Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni
di
Dafne, ed il racconto della morte dell’amante ins
della morte dell’amante inspira nella ninfa impietosita il desiderio
di
accompagnarlo. Le querele di lei sono con tal vag
ira nella ninfa impietosita il desiderio di accompagnarlo. Le querele
di
lei sono con tal vaghezza e verità espresse che n
i lei sono con tal vaghezza e verità espresse che non possono mancare
di
commuovere l’anime sensibili. Eccellente è l’unic
forma l’atto V, ove sì leggiadramente si narra la caduta non mortale
di
Aminta, l’arrivo di Silvia, ed il trasporto di le
sì leggiadramente si narra la caduta non mortale di Aminta, l’arrivo
di
Silvia, ed il trasporto di lei al vederlo in quel
la caduta non mortale di Aminta, l’arrivo di Silvia, ed il trasporto
di
lei al vederlo in quello stato. Ella piagne, ella
a bocca, ella l’inaffia del suo pianto. Un oimè che esce dalla becca
di
Aminta assicura Silvia della vita di lui: uno sgu
to. Un oimè che esce dalla becca di Aminta assicura Silvia della vita
di
lui: uno sguardo volto a lei che gli bagna il vol
via della vita di lui: uno sguardo volto a lei che gli bagna il volto
di
lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita
li bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita
di
Silvia. Or chi potrebbe dir, come in quel punto
lo stimi. Ma non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia
di
amore e di rispetto per gli antichi, convien conf
Ma non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia di amore e
di
rispetto per gli antichi, convien confessare che
rchè Bernardo Tasso, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte
di
San-Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio
so, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San-Martino e
di
Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutt
o Conte di San-Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima
di
tutti questi Jacopo Sannazzaro in latino e Bernar
attezza le orme, che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome
di
Aminta bagnato. Trovo non pertanto che monsignor
volte nominato Cieco d’Adria ebbe il vantaggio, disse Apostolo Zeno,
di
comporre una pastorale prima del Guarini e dopo d
ed io trovo, che nella stessa città se ne impresse nel 1581 un’altra
di
Alvise Pasqualigo detta gl’Intricati, la quale, c
raziano bolognese che parlano ne’ proprii idiomi. Altro dunque non ha
di
notabile che di aver preceduto il Pentimento amor
e che parlano ne’ proprii idiomi. Altro dunque non ha di notabile che
di
aver preceduto il Pentimento amoroso. Il Groto sc
icata per le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza
di
Venere di Angelo Ingegneri. Era stata già rappres
le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere
di
Angelo Ingegneri. Era stata già rappresentata in
di Angelo Ingegneri. Era stata già rappresentata in Parma in presenza
di
Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu d
quando fu dedicata alla nobile Camilla Lupi che vi sostenne la parte
di
Amarilli; e si stampò poi nel seguente anno in Ve
nte amando perde, amando Far che uomo acquisti. Ed in fatti Coridone
di
folle diviene assennato al contemplare le bellezz
fatti Coridone di folle diviene assennato al contemplare le bellezze
di
Amarilli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio.
lli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio. In occasione delle nozze
di
Carlo Emmanuele duca di Savoja con Caterina d’Aus
imone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca
di
Savoja con Caterina d’Austria fu nel 1535 rappres
ti. Pochi son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro
di
Giasone di Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pi
on quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giasone
di
Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacr
che si sovvengono delle censure famose per altro di Giasone di Nores,
di
Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacreta, di An
o di Giasone di Nores, di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacreta,
di
Angelo Ingenieri e di Nicola Villani, come altres
di Fausto Summo, dì Giovanni Pietro Malacreta, di Angelo Ingenieri e
di
Nicola Villani, come altresì delle risposte che a
esi della pastorale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti
di
Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famig
torale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e
di
Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubbl
e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubblica pastorale,
di
cui i sacerdoti, a somiglianza degli antichi patr
lla foggia de’ nostri odierni pecorai, quanto a quella de’ cortigiani
di
Versailles, come fanno veramente i pastori del ce
primono al vivo ciò che sentono. Quel che noi però non troviamo degno
di
approvazione, si è ciò che si esprime con concett
al Pastor fido quel che nel secolo seguente seguì in Francia pel Cid
di
Pierre Corneille, l’opera sopravvisse ad ogni cen
e: eccita l’Aminta la compassione, il Pastor fido giugne a quel grado
di
terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo de
per mano della madre: l’Aminta senza storia precedente e senza colpi
di
scena c’interessa a meraviglia col solo affetto,
oso per la tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale. Anche
di
questa favola si fecero in Francia varie traduzio
lli impressa nel 1587 e ristampata in Viterbo nel 1620. Un pastorello
di
Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno
bo nel 1620. Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta
di
veleno abbandona le patrie contrade, erra per die
stinta Licori. Quest’Amarilli ritrosa non vuole ascoltarlo, a cagione
di
avere nella sua patria amato un pastorello chiama
amore. Ma questo Tirsi è appunto il medesimo pastorello che col nome
di
Credulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa
illi è quella stessa Licori pianta da Tirsi per morta. Questa ipotesi
di
non ravvisarsi, sebbene dopo dieci anni, due pers
ni, due persone che tanto si amano, sembra veramente dura en mancante
di
verisimiglianza; contuttocciò l’azione è condotta
è condotta con destrezza e competentemente accreditata. A riserba poi
di
alcuni tratti troppo lirici, e di qualche intempe
ntemente accreditata. A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici, e
di
qualche intemperanza Ovidiana nell’accumulare imm
tteri, e la favola è semplice, e serva le regole. Benchè framischiato
di
qualche ornamento lirico, spicca per la tenerezza
e ornamento lirico, spicca per la tenerezza e pel patetico il lamento
di
Credulo che vuol morire per la durezza della sua
per la durezza della sua ninfa. Tenera nell’atto V è la riconoscenza
di
Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale da gar
l’interesse che l’avviva. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti
di
ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni
a. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero
di
versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè pari
adrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine
di
atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selva
da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone
di
Selvaggio nell’atto I. Che mi rileva errar per g
del veneziano Domenico Imberti l’Andromeda tragicommedia boschereccia
di
Diomisso Guazzoni cremonese, dove interviene un E
mago, oltre a Cupido trasformato in ninfa, i quali empiono la favola
di
prodigii. Esercitossi parimente in questo genere
astorale intitolata Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese
di
marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona d
a Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello
di
aprile se ne fecero in Verona due edizioni (se cr
legrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore
di
due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pas
Ardelia ninfa, facendo che l’uno arda e non trovi loco Per amor
di
Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior
loco Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior
di
se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede Ard
n un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole
di
questì ultimi anni del secolo nè intreccio sempli
bblicaronsi altre due pastorali, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori
di
Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I S
na Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia
di
Pietro Lupi pisano si pubblicò in Firenze nel 158
logo tra l’Amore e la Gelosia ne forma il prologo, e dichiara le mire
di
ambedue. Si figura l’azione avvenuta tra’ Pisani
avano nello stato pastorale, e l’amore presagisce le future grandezze
di
Pisa. Lo stile è nobile ma lirico come quello di
le future grandezze di Pisa. Lo stile è nobile ma lirico come quello
di
tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri
astanza interessante, è pure regolare. Anche questa pastorale è priva
di
cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremoni
i cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremonino, e le pastorali
di
Laura Guidiccioni dama lucchese ornata di molto m
e Cremonino, e le pastorali di Laura Guidiccioni dama lucchese ornata
di
molto merito letterario, cioè la Disperazione di
dama lucchese ornata di molto merito letterario, cioè la Disperazione
di
Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Ra
ne di Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione
di
anima e di corpo recitata in Roma colla musica di
o, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione di anima e
di
corpo recitata in Roma colla musica di Emilio del
la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica
di
Emilio del Cavaliere, furono pastorali degli ulti
n istile lirico, ma non tale da recarci rossore. Non così la Gratiana
di
un certo Accademico Infiammato uscita alla luce i
to Accademico Infiammato uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena
di
sciapite buffonerie e di personaggi scempi come u
uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena di sciapite buffonerie e
di
personaggi scempi come un caprajo tedesco e due b
due buffoni Magnifico veneziano e Graziano bolognese. Assai più degne
di
mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci capuano,
no e Graziano bolognese. Assai più degne di mentovarsi sono la Cintia
di
Carlo Noci capuano, e l’Amoroso Sdegno di Frances
i mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci capuano, e l’Amoroso Sdegno
di
Francesco Bracciolini pistojese, che ornarono l’u
vestita da uomo si presenta a Silvano suo amante che trova innamorato
di
un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia co
ano suo amante che trova innamorato di un’ altra, e s’introduce nella
di
lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’animo di
innamorato di un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome
di
Tirsi. Tenta l’animo di lui ricordandogli acconci
e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’animo
di
lui ricordandogli acconciamente la prima sua dile
l’amore a Laurinia. Ode poi Silvano che questo suo amico favorisce in
di
lui pregiudizio Dameta presso Laurinia, e credend
e credendolo traditore ne ordina la morte ad un servo, il quale finge
di
averlo ucciso. Silvano intende che il finto Tirsi
onosce l’innocenza e l’amore, e cade in disperazione. La veracità del
di
lui dolore fa che gli si faccia sapere che è viva
o le loro nozze. La favola è divisa in cinque atti senza suddivisione
di
scene e senza cori. Il primo rigoroso comando che
ori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è
di
partire da quelle selve, e le querele nel dovere
elle selve, e le querele nel dovere lasciar quel luogo e la compagnia
di
Clizia sua amica, sono tenere e delicate. Nell’at
, sono tenere e delicate. Nell’atto IV è benissimo espresso il dolore
di
Silvano, che dopo di aver saputo che Ormonte suo
ate. Nell’atto IV è benissimo espresso il dolore di Silvano, che dopo
di
aver saputo che Ormonte suo servo ha ucciso Tirsi
ito appresso alle tre più famose l’Aminta e il Pastor fido e la Fille
di
Sciro del secolo seguente. L’autore, secondo il M
secolo seguente. L’autore, secondo il Mazzucchelli, la compose in età
di
venti anni, e fu stampata in Venezia nel 1597, e
re, il quale giunto all’ultima vecchiezza morì nella sua patria pieno
di
onorata fama per le molte sue opere ingegnose che
bardia a una nuova Semiramide ma boschereccia, in cui si tratta delle
di
lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo
si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo
di
essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ signori d
n villa. Scrivendo di essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ signori
di
Vernia, afferma lo stesso autore d’ averla cara q
gedia , e che con tre lettere in otto giorni gliela dimandò il duca
di
Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela
il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela, da tre
di
lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava quanto
vesse che si rappresentasse colla maggior proprietà. Al l’ebreo Leone
di
Somma che dovea inventar gli ahiti, raccomanda ch
ntori dell’ opera in musica. A messer Isacchino prescrisse la qualità
di
ballo richiesta nelle quattro canzonette che s’in
ienza che dovrebbero avere la danza e l’azione. Finalmente al maestro
di
musica Giaches Duvero incarica l’attenzione neces
o di musica Giaches Duvero incarica l’attenzione necessaria al genere
di
musica, che esigono le mentovate canzonette. E qu
scrupoloso negli abiti e nel ballo, avrebbe inculcata al compositore
di
musica tutta la diligenza nelle sole canzonette,
diligenza nelle sole canzonette, punto non facendo motto della musica
di
tutto il rimanente, se tutta la pastorale avesse
ui, per quel che scrive l’autore a donna Vittoria Gonzaga principessa
di
Molfetta b, con novissima invenzione è un solo p
averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea . Sotto nome
di
Flori egli pretese introdurre la signora Campigli
e la signora Campiglia, come egli stesso a lei scrive, e sotto quello
di
Celia la signora Barbara Torelli, facendole fare
le fare insieme una scena in lode delle donne virtuose, ed in biasimo
di
chi non le ossequia. Sembra che questa pastorale
ri e fu ben fatto , le dice il Manfredi scrivendole a Parma il dì ii
di
Gennajo, conciosiache contenendo la pastorale az
l decoro: e dico scemerà, e non leverà, per non dannare affatto l’uso
di
tutti quei poeti che alle loro il fanno ; e fra t
nelli, la quale , dice nella lettera 364, intendo essere un miracolo
di
quest’arte . E di tal letterato avea il Manfredi
dice nella lettera 364, intendo essere un miracolo di quest’arte . E
di
tal letterato avea il Manfredi gran concetto, e l
o amoroso, come l’udì sulla tragedia. Fa altresì menzione il Manfredi
di
Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga p
Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe
di
Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a te
gii. Finalmente il Visdomini fondatore dell’Accademia degl’Innominati
di
Parma, oltre alle tragedie già mentovate, compose
le inedite sola trovasi conservata manoscritta nella ducal Biblioteca
di
Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di
la ducal Biblioteca di Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore
di
quel secolo ricco di tanti buoni drammi. L’azione
i Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di quel secolo ricco
di
tanti buoni drammi. L’azione passa tra pastori ch
anti buoni drammi. L’azione passa tra pastori che aspirano alle nozze
di
Erminia, non conoscendola per quella che era stat
le nozze di Erminia, non conoscendola per quella che era stata regina
di
Antiochia. L’interesse non vi si trova per verun
ntiochia. L’interesse non vi si trova per verun personaggio. Un ratto
di
Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da
a. Degli errori commessi dall’esgesuita Saverio Lampillas nel parlar
di
tal componimento, facemmo motto nel tomo IV delle
endo vicerè della Sicilia. In quell’anno però era colà vicerè il duca
di
Monteleone Pignatelli. Don Garcia non fu vicerè p
ato tomo IV, della nostra opera sulle Sicilie. a. I bibliomani avidi
di
siffatte notizie potranno osservare le principali
più conosciuto e secondato si fosse dalla propria nazione nel disegno
di
arricchire, ed elevare la patria poesia Fernando
ori del Disegno. a. Non si tocchi l’Aminta (si dice nelle Lettere
di
Virgilio dagli Elisii). Gli si perdonino i suoi d
dasi ciò che delle due pastorali italiane più celebri disse il signor
di
Voltaire: Enfin le goût de la Pastorale prèvalut
rono in affari importanti, morì in Venezia nel 1613. a. Apollo dice
di
lui nel prologo: Un che del Tebro in su la riva
lo dice di lui nel prologo: Un che del Tebro in su la riva nacque; E
di
sua etade è nel più verde aprile! a. Questa va
e, ed alcune lettere, ed essendo aggregata all’Accademia degl’Intenti
di
Pavia, s’intitolava Comica Gelosa Accademica Inte
rancia dal re, e dalla regina, e da’ più qualificati cortigiani, morì
di
un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla di
ti cortigiani, morì di un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla
di
lei morte decadde in Francia la compagnia de’ Gel
mpagnia de’ Gelosi. a. Vedi la lettera del Manfredi scritta al conte
di
Villachiara. a. Vedi la lettera 241 scritta alla
piglia, la 256 al sig. Belisario Bulgarini a Siena, e la 376 al conte
di
Villachiara. b. Nella lettera 301 a casal-di-Mon
scerà per diletto ed erudizione, quando per altro non fosse, formarsi
di
esso una meno confusa idea, considerandone la str
za degli scrittori. Riguardando all’origine degli spettacoli, il nome
di
teatro che da ϑεαομαι, intueor, ebbe l’edifizio o
tta dal Re Teodorico a Simmaco151 fu tradotto visorium, è più moderno
di
quello di scena che si diede al luogo delle prime
Teodorico a Simmaco151 fu tradotto visorium, è più moderno di quello
di
scena che si diede al luogo delle prime rappresen
vano i rami e le fronde soprapposte ai tabernacoli o alle tende fatte
di
tela, di lana, o di pelli per difendere gli attor
mi e le fronde soprapposte ai tabernacoli o alle tende fatte di tela,
di
lana, o di pelli per difendere gli attori dal sol
nde soprapposte ai tabernacoli o alle tende fatte di tela, di lana, o
di
pelli per difendere gli attori dal sole e dalle p
prima che essi fossero ammessi a rappresentare in città. I noti carri
di
Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero esser
arri di Tespi menati d’uno in altro luogo dovettero essere una specie
di
tenda portatile che prontamente si rassettava all
e apparato campestre. Passato lo spettacolo tragico in Atene a’ tempi
di
Frinico e de’ suoi coetanei si eresse estemporane
Agatarco celebre architetto da noi altrove mentovato, colla direzione
di
Eschilo152, costruì in Atene il primo teatro. Un
52, costruì in Atene il primo teatro. Un altro ancor più famoso tutto
di
marmo dedicato a Bacco se ne alzò dal chiaro arch
altri teatri Greci. Delo presenta a’ nostri giorni ancora nel pendio
di
una collina a cui si appoggia, e intorno a trecen
dal mare, che riguarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia
di
un bel teatro di marmo, il cui diametro preso con
guarda la punta del gran Rematiari, qualche reliquia di un bel teatro
di
marmo, il cui diametro preso con tutta la profond
armo, il cui diametro preso con tutta la profondità degli scaglioni è
di
250 piedi e la periferia di 500154. Oggi pure si
con tutta la profondità degli scaglioni è di 250 piedi e la periferia
di
500154. Oggi pure si osserva in Samo lo spazio ch
rono trasportati per edificarne Cora155. Uno de’ più magnifici teatri
di
marmo dell’Asia minore era quello di Smirne, il q
55. Uno de’ più magnifici teatri di marmo dell’Asia minore era quello
di
Smirne, il quale probabilmente fu il luogo dove b
bilmente fu il luogo dove bruciarono vivo San Policarpo primo vescovo
di
quella città in età di anni 96 sotto Marco Aureli
ve bruciarono vivo San Policarpo primo vescovo di quella città in età
di
anni 96 sotto Marco Aurelio o Antonino Pio. I Tur
ravane156. Perinto città della Tracia poscia conosciuta sotto il nome
di
Eraclea, e si vicina a Bizanzio che l’una e l’ al
nzio che l’una e l’ altra si reputarono come una città sola, a’ tempi
di
Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo di ta
o come una città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro
di
marmo di tale magnificenza che passava per una de
a città sola, a’ tempi di Filippo il Macedone ebbe un teatro di marmo
di
tale magnificenza che passava per una delle marav
Tebe, Corinto, Creta, ed altre illustri città Greche furono decorate
di
famosi teatri. Considerando, come abbiamo pratica
diramazione della nazione Greca, si vogliono quì rammemorare i teatri
di
quell’isola, e singolarmente il massimo di Siracu
o quì rammemorare i teatri di quell’isola, e singolarmente il massimo
di
Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Sicul
teatri di quell’isola, e singolarmente il massimo di Siracusa, quello
di
Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Ag
isola, e singolarmente il massimo di Siracusa, quello di Agira patria
di
Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Cata
nte il massimo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Siculo,
di
Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di
mo di Siracusa, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo,
di
Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e d
, quello di Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento,
di
Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157.
Agira patria di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania,
di
Messina, di Segesta e di Taormina157. Similmente
di Diodoro Siculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina,
di
Segesta e di Taormina157. Similmente degni di ric
iculo, di Palermo, di Agrigento, di Catania, di Messina, di Segesta e
di
Taormina157. Similmente degni di ricordarsi sono
di Catania, di Messina, di Segesta e di Taormina157. Similmente degni
di
ricordarsi sono i teatri della Magna Grecia, come
ella Magna Grecia, come il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli
di
Minturno, di Pompei, di Ercolano e di Napoli158.
ecia, come il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno,
di
Pompei, di Ercolano e di Napoli158. Sparta medesi
il Capuano, il Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno, di Pompei,
di
Ercolano e di Napoli158. Sparta medesima, l’auste
Nolano, il Puzzolano, e quelli di Minturno, di Pompei, di Ercolano e
di
Napoli158. Sparta medesima, l’austera Sparta, ebb
agnifico, della cui bellezza favellano Pausania e Plutarco nella Vita
di
Agesilao. In fatti nulla parmi che si possa aggiu
l’ errore del Cragio, il quale ha creduto che gli Spartani mancassero
di
spettacoli scenici ed ha indotti nel medesimo err
ari. Quel teatro, i cui vecchi fondamenti si additano presso la tomba
di
Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia d
no presso la tomba di Pausania vincitore de’ Persiani nella battaglia
di
Platea, era veramente fatto per gli esercizj ginn
ndo giorno delle feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel mese
di
agosto in Laconia ad onor di Apollo e del fanciul
tie, che celebravansi ogni anno nel mese di agosto in Laconia ad onor
di
Apollo e del fanciullo Giacinto da lui amato e pe
cora che il gramatico Sosibio Spartano compose un trattato sul genere
di
commedia usato dalla sua nazione. Cornelio Nipote
l trattato scritto contro le stravaganze del P. Concina si maraviglia
di
ciò che asserì Cornelio, non parendogli probabile
essa poteva esser vera dopo che si rallentò quel rigore degli statuti
di
Licurgo, il quale non permise agli Spartani di es
l rigore degli statuti di Licurgo, il quale non permise agli Spartani
di
essere nè anche spettatori delle rappresentazioni
lio Nipote afferma con tal franchezza il fatto riferito, senza timore
di
essere smentito da’ contemporanei, che sembra esc
ontemporanei, che sembra escludere ogni sospetto suscitato dal Maffei
di
essersi egli lasciato ingannare da qualche falsa
gli uomini comparissero sulla scena da donne160. Plutarco nella Vita
di
Focione racconta ancora di un tragedo che nell’us
lla scena da donne160. Plutarco nella Vita di Focione racconta ancora
di
un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese u
di un tragedo che nell’uscire sul pulpito richiese una maschera degna
di
una regina e un corteggio proporzionato. E nella
schera degna di una regina e un corteggio proporzionato. E nella Vita
di
Silla egli pur mentova un certo Metrobio attore L
a un certo Metrobio attore Lisiodo, cioè che rappresentava solo parti
di
donne, a differenza de’ Magodi che facevano quell
che facevano quelle dell’uno e dell’altro sesso. É notissimo il passo
di
Aulo Gellio161 intorno all’attore Polo, il quale
Aulo Gellio161 intorno all’attore Polo, il quale sostenendo la parte
di
Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle
l’attore Polo, il quale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia
di
Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell
o la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri
di
Oreste pose nell’urna quelle di un suo figliuolo,
edia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle
di
un suo figliuolo, ed espresse vivamente il propri
i un suo figliuolo, ed espresse vivamente il proprio dolore in quello
di
Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle
rsità de’ costumi de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi
di
Epaminonda e di altri grand’ uomini della Grecia,
i de’ Greci e de’ Romani. La musica era uno de’ pregi di Epaminonda e
di
altri grand’ uomini della Grecia, e la declamazio
ecia, e la declamazione teatrale vi si esercitava come nobile e degna
di
ogni distinto personaggio. Quasi tutti i poeti sc
meno che poeta, era uno de’ valorosi capitani del suo tempo, e sotto
di
lui godeva la pubblica stima il saltatore Teleste
ferito a qual segno godesse il favore del re Archelao e dell’amicizia
di
Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte c
di Socrate il celebre Euripide. L’attore Cefisonte che recitava nelle
di
lui tragedie, era rispettato in Atene, e sommamen
mmamente caro allo stesso gran tragico, ne’ cui drammi correva romore
di
avere anche lavorato alcun poco come scrittore. S
prima attore teatrale, e si distinse nel rappresentare il personaggio
di
Enomao, benchè non facesse che le terze parti, si
te influivano nelle politiche deliberazioni, e attraversarono le mire
di
Demostene. Neottolemo stabilito in Macedonia, men
ngeva alla spedizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze
di
Cleopatra di lui figliuola con Alessandro re de’
edizione meditata contro la Persia, e celebrava le nozze di Cleopatra
di
lui figliuola con Alessandro re de’ Molossi, rapp
ro re de’ Molossi, rappresentò un suo componimento intitolato Cinira,
di
cui Diodoro Siculo ci ha conservato un frammento
grande stima era Satiro celebre attore, al quale secondo il racconto
di
Plutarco dovè Demostene tutto il vantaggio che ri
do statue, colonne e ornati nobili, comica imitando piazze e finestre
di
edifizj particolari, e satirica presentando rupi,
resentando rupi, caverne, boscaglie. Le decorazioni accennate proprie
di
ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo d
accennate proprie di ciascun genere comparivano al bisogno per mezzo
di
macchine, le quali secondo Servio164 cangiavano l
ietro della scena era il βροντειον, il luogo, in cui con otri ripieni
di
selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’
di selci che si agitavano, imitavasi lo strepito de’ tuoni. Anche al
di
dietro era il coragio che oggi si direbbe la guar
a scena (secondo Isidoro e Diomede) chiamavasi Proscenio, ed in mezzo
di
esso benchè alquanto più basso alzavasi il Pulpit
e i planipedi, o sieno mimi che non usavano nè coturni nè socchi. Al
di
sotto del pulpito e nel bel mezzo del teatro era
lpito descritto, siccome scrisse il Calliachio, ma sì bene una specie
di
ara o tribunale che si occupava da’ musici. E quì
ati da scaglioni più spaziosi degli altri, i quali facevano la figura
di
fasce, e da Vitruvio chiamaronsi Precinzioni 166
tte, non per sedere, ma per montare a i rispettivi cunei. Ogni coppia
di
queste picciole scalinate conteneva uno spazio, c
e dall’andarsi sempre ristringendo nel calar giù presentava la figura
di
un cuneo, e secondo Giusto Lipsio167 diede il nom
egnati a i diversi ceti degli spettatori. Tutti gli spartimenti erano
di
modo divisi, che gli apici degli angoli de’ gradi
gli forma nel mezzo dell’aria in tutti i sensi come in una superficie
di
una sfera, il cui centro è il corpo sonoro. A ren
chiare e soavi le voci degli attori, immaginarono i Greci certi vasi
di
bronzo chiamati echei artificiosamente lavorati e
oto rivolti verso la scena e sostenuti da cunei che si ponevano sotto
di
essi, perchè non toccassero le pareti. L’ultima g
spettacolo. Marmi, bronzi, statue, colonne ed altre preziose reliquie
di
tanti teatri Greci, a dispetto degli anni che gli
tà e la magnificenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole
di
destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una d
icenza. Non è da stupirsene. Gli spettacoli come scuole di destrezza,
di
valore, e d’ingegno formavano una delle cure pred
ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime
di
queste cure erano i teatrali. Se ne occupavano pe
Adriano stesso poscia imperadore ne fu decorato. Due splendidi campi
di
onore aperse agl’ ingegni la Grecia, l’uno ne’ gi
ardore destar non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta
di
quanto avea di più cospicuo la dotta Grecia desti
non dovea ne’ generosi scrittori un’ adunanza composta di quanto avea
di
più cospicuo la dotta Grecia destinata ad assiste
re al certame e pronta a coronare il vincitore! Questa onorata fiamma
di
gloria, questa bella utile contesa così chiamata
questa bella utile contesa così chiamata da Esiodo perchè nulla avea
di
quella bassa malignità che tormenta gl’ invidi im
rammatica; e le sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero
di
gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nell
e sceniche contese accadute in sì celebre città vinsero di gran lunga
di
fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più solenni
gran lunga di fama le stesse gare Olimpiche. Nelle più solenni feste
di
Minerva dette Panatenee e di Bacco dette Dionisie
gare Olimpiche. Nelle più solenni feste di Minerva dette Panatenee e
di
Bacco dette Dionisie famose pel gran concorso de’
le nuove tragedie, preparavasi al popolo in teatro un gran rinfresco
di
vivande e di licori, e si facevano correre da più
gedie, preparavasi al popolo in teatro un gran rinfresco di vivande e
di
licori, e si facevano correre da più parti fontan
co di vivande e di licori, e si facevano correre da più parti fontane
di
vino168. Ebbero anco gli Ateniesi alcune leggi in
rimanevano esclusi, e i ricchi pagando per gli poveri approfittaronsi
di
tale occasione per comperarsene i voti ed il favo
la plebe decretò che certo danajo pubblico riserbato per l’occorrenze
di
qualche invasione straniera si desse a’ cittadini
orrenze di qualche invasione straniera si desse a’ cittadini in tempo
di
pace per abilitarli ad assistere agli spettacoli;
mato τόϑεωρικὸν o sia degli spettacoli. Sull’incominciar della guerra
di
Olinto volle Apollodoro fare un decreto che quest
re del popolo promulgò una strana legge, cioè che chiunque proponesse
di
trasportare ad uso di guerra il danajo che si chi
una strana legge, cioè che chiunque proponesse di trasportare ad uso
di
guerra il danajo che si chiamava teatrale, fosse
ortare ad uso di guerra il danajo che si chiamava teatrale, fosse reo
di
morte169. Incredibili erano, per conseguenza di t
a teatrale, fosse reo di morte169. Incredibili erano, per conseguenza
di
tanto ardore e di tanta avidità per gli spettacol
reo di morte169. Incredibili erano, per conseguenza di tanto ardore e
di
tanta avidità per gli spettacoli, gli applausi, l
l concorso, qual lusso, quali profusioni per un semplice divertimento
di
una repubblica sì picciola in confronto di tanti
r un semplice divertimento di una repubblica sì picciola in confronto
di
tanti poderosi stati moderni arricchiti dalle min
profondeva in quello tanti tesori, e negavali ai patriotici progetti
di
Demostene, si corruppe170, rovinò per questo appu
el dovere, la nazione è perduta. Non per tanto dove i costumi mancano
di
una pubblica scuola teatrale che ammaestri il pop
una pubblica scuola teatrale che ammaestri il popolo sotto gli occhi
di
un provvido governo: dove il teatro, in cambio di
olo sotto gli occhi di un provvido governo: dove il teatro, in cambio
di
essere scuola, fomenta le laidezze, le goffaggini
à, le bassezze, i pregiudizj, e resta abbandonato dalla gente colta e
di
buon gusto: dove la poesia drammatica si trascura
che, ognuno vede che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre
di
educazione e di morale che sono le ausiliatrici d
che in un popolo così guasto si chiudono le cattedre di educazione e
di
morale che sono le ausiliatrici della legislazion
bell’ epoca teatrale. 150. Trovansene ne’ libri dell’ Architettura
di
Vitruvio: nel Gallucci della Tragedia e Commedia:
tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere
di
Parigi. 151. Variarum lib. IV, Ep. 51. 152. Vi
Vitruvio nella Prefazione al libro VII. 153. V. il Viaggio d’Italia,
di
Dalmazia, di Grecia, e del Levante di Giacomo Spo
a Prefazione al libro VII. 153. V. il Viaggio d’Italia, di Dalmazia,
di
Grecia, e del Levante di Giacomo Spon, t. IV pag.
. 153. V. il Viaggio d’Italia, di Dalmazia, di Grecia, e del Levante
di
Giacomo Spon, t. IV pag. 92 e seg. 154. M. de To
Att. libro VII, cap. 5. 162. V. il t. II pag. 9 della sua traduzione
di
Demostene. 163. Giulio Polluce nell’Onomastico l
nell’Onomastico lib. IV, cap. 18. 164. Nel III libro delle Georgiche
di
Virgilio. 165. Esse perciò si dissero ductiles e
V, cap. 3. 167. De Amphytheatris. 168. Toureil sulla Filippica I
di
Demostene appresso il Cesarotti tomo I. 169. Di
one d’eccezione, seppure in chiave antifrastica. Ne Le ultime lettere
di
Jacopo Ortis, Ugo Foscolo scrive senza giri di pa
. Ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo scrive senza giri
di
parole che Algarotti ha «scroccato fama di savant
Foscolo scrive senza giri di parole che Algarotti ha «scroccato fama
di
savant 1». In termini simili si erano espressi an
, come Niccolò Tommaseo e Cesare Cantù2. L’estensione degli interessi
di
Algarotti, che scrisse su argomenti disparati, pu
reso dai letterati del Sette e dell’Ottocento, polemico nei confronti
di
una comunicazione letteraria che sacrificava l’el
prete dello spirito cosmopolita settecentesco, in contatto con membri
di
primo piano dell’europea Repubblica delle lettere
ra un ampio campo aperto all’interno del quale i saperi dialogano tra
di
loro e sono componenti di un unico grande sistema
ll’interno del quale i saperi dialogano tra di loro e sono componenti
di
un unico grande sistema. I suoi molteplici intere
ande sistema. I suoi molteplici interessi, che lo spinsero a scrivere
di
arte, scienze, musica, letteratura, traduzione, m
arte, scienze, musica, letteratura, traduzione, mostrano l’estensione
di
un sapere disponibile ed eclettico, che qualifica
stensione di un sapere disponibile ed eclettico, che qualifica l’uomo
di
lettere del XVIII secolo, volto a perseguire uno
ire uno dei fondamenti della cultura umanistica settecentesca, quello
di
una letteratura intesa come percorso conoscitivo,
ura intesa come percorso conoscitivo, strumento comunicativo, veicolo
di
circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712
di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712 da una famiglia
di
ricchi mercanti, Algarotti fu educato nell’ambien
nomo Eustachio Manfredi. A queste esperienze, rafforzate da soggiorni
di
studio a Firenze e a Padova, si unì presto la pas
. Il Newtonianismo per le dame, l’opera che consolidò la fama europea
di
Algarotti, fu concepito e redatto a Parigi e vide
e redatto a Parigi e vide la luce a Milano (con la falsa indicazione
di
Napoli) nel 1737; messo all’indice, fu ripubblica
olo Dialoghi sopra l’ottica newtoniana nel 1752. La fisica e l’ottica
di
Newton erano spiegate in tono discorsivo a una ma
a alle verità scientifiche newtoniane. Nel 1739 Algarotti, al seguito
di
una spedizione inglese, si imbarcò per Pietroburg
mbarcò per Pietroburgo, toccando Olanda, Danimarca e Svezia: i Viaggi
di
Russia scritti in forma odeporica, sono una relaz
scritti in forma odeporica, sono una relazione geografica, politica e
di
costume dell’esperienza del viaggio. Di ritorno d
Berlino, dal 1740 al 1742, e poi a Dresda presso Augusto III elettore
di
Sassonia dal 1742 al 1746; da lì ritornò a Berlin
anni che seguirono il ritorno in Italia furono dedicati alla stesura
di
scritti di varia natura che da un lato proseguiva
eguirono il ritorno in Italia furono dedicati alla stesura di scritti
di
varia natura che da un lato proseguivano il filon
i all’estero. Vedono la luce in questi anni: Saggio sopra la giornata
di
Zama (1749), Saggio sopra l’Imperio degl’Incas (1
ne (1762), Saggio sopra il commercio (1763), Saggio sopra l’Accademia
di
Francia che è in Roma (1763). Il Saggio sopra l’o
e è in Roma (1763). Il Saggio sopra l’opera in musica è dunque frutto
di
questo periodo di fervore intellettuale e nasce d
. Il Saggio sopra l’opera in musica è dunque frutto di questo periodo
di
fervore intellettuale e nasce da una conoscenza d
gurato, il 7 dicembre 1742, un teatro destinato alla rappresentazione
di
spettacoli operistici, lo Hofoper, noto anche com
foper, noto anche come Lindenoper, che doveva essere parte integrante
di
un ideato e mai completato Forum Fridericianum, c
soggiornato a lungo a Berlino come consigliere e dal 1746 ciambellano
di
Federico II, per il quale svolgeva anche incarich
; anche negli anni tra il 1742 e il 1746, passati in parte alla corte
di
Augusto III di Sassonia, egli si occupò delle rap
nni tra il 1742 e il 1746, passati in parte alla corte di Augusto III
di
Sassonia, egli si occupò delle rappresentazioni n
atro d’opera. Le prime due edizioni del libro sono dedicate al barone
di
Svertz, «Direttore de’ divertimenti teatrali nell
al barone di Svertz, «Direttore de’ divertimenti teatrali nella corte
di
Berlino», a sottolineare la natura militante dell
carattere apparentemente discorsivo dello scritto, è ben consapevole
di
intervenire in un dibattito che attraversa tutto
a è un grottesco della poesia; anzi l’età nostra potrebbe darsi vanto
di
avere in grandissima parte rinovato, dove la poes
in un momento in cui il discorso sul dramma per musica era al centro
di
un dibattito europeo6, nel quale erano coinvolti
un dibattito europeo6, nel quale erano coinvolti in Francia esponenti
di
primo piano della philosophie; un dibattito che,
pera italiana, segnava una trasformazione radicale del gusto, in nome
di
una maggiore aderenza della poesia alla natura e
lla natura e all’uomo, in termini laici e illuministici. L’intervento
di
Algarotti è dunque quanto mai tempestivo. La prim
1755; le questioni sono affrontate in modo discorsivo, con l’intento
di
mettere a fuoco alcuni punti essenziali per rilan
ristico. La priorità del testo su tutte le altre componenti è la base
di
partenza del discorso di Algarotti che punta a ri
testo su tutte le altre componenti è la base di partenza del discorso
di
Algarotti che punta a riformare il teatro per mus
o di Algarotti che punta a riformare il teatro per musica in funzione
di
una disciplina interna dello spettacolo che può e
i condizionamenti imposti dal sistema impresariale rispetto al teatro
di
corte. Algarotti riprende una delle argomentazion
da Metastasio nell’Estratto dell’arte poetica (inedito all’epoca, ma
di
un trattato sulla poetica di Aristotele Metastasi
dell’arte poetica (inedito all’epoca, ma di un trattato sulla poetica
di
Aristotele Metastasio comincia a parlare proprio
in musica dalla tragedia. Lo spirito riformista che anima lo scritto
di
Algarotti converge verso posizioni comuni ai teor
gi che nell’edizione pubblicata proprio a Parigi nel 1755 delle opere
di
Metastasio10 elogiava l’autore cesareo, pur indic
laborazione con il compositore Cristoph Willibald Gluck. L’intervento
di
Algarotti d’altronde, se anticipa alcuni dei temi
ella riflessione dei decenni successivi, rappresenta anche un momento
di
rilancio della discussione che parte dalla consta
centista11. Proprio nel 1700 il secolo esordiva con la decisa censura
di
Giovan Mario Crescimbeni12 che aveva negato legit
tà letteraria al dramma per musica, al quale attribuiva la corruzione
di
ogni regola poetica e la negazione di ogni intent
quale attribuiva la corruzione di ogni regola poetica e la negazione
di
ogni intento educativo della poesia. Anche Lodovi
taliana (1706) affrontava la questione e non solo deprecava gli esiti
di
inverosimiglianza e di incongruenza insiti nella
va la questione e non solo deprecava gli esiti di inverosimiglianza e
di
incongruenza insiti nella struttura stessa del dr
ruttura stessa del dramma per musica, ma polemizzava contro l’assenza
di
ogni vocazione educativa che il classicismo primo
ragedia (1715) Gianvincenzo Gravina che non contestava tanto l’unione
di
poesia e musica quanto gli esiti del teatro conte
to gli esiti del teatro contemporaneo che amplificavano la corruzione
di
entrambe le componenti del dramma per musica. Il
ruzione di entrambe le componenti del dramma per musica. Il tentativo
di
mediazione di Pier Jacopo Martello era rimasto un
rambe le componenti del dramma per musica. Il tentativo di mediazione
di
Pier Jacopo Martello era rimasto un caso isolato;
a e prendeva le distanze dal logocentrismo primosettecentesco in nome
di
un riconoscimento del piacere suscitato dalla mus
di un riconoscimento del piacere suscitato dalla musica. La posizione
di
Algarotti, a qualche decennio dal dibattito ora e
evocato, mostra che il successo europeo del dramma metastasiano aveva
di
fatto legittimato la poesia per musica, di cui, p
dramma metastasiano aveva di fatto legittimato la poesia per musica,
di
cui, proprio con riferimento al dibattito primose
dalla tragedia classica; una volta liberato il campo dalla necessità
di
giustificare l’esistenza stessa della poesia per
iustificare l’esistenza stessa della poesia per musica, nello scritto
di
Algarotti il discorso si sposta su questioni più
azione è ancora privo della divisione in paragrafi. Le argomentazioni
di
Algarotti, se da un lato riprendono i termini del
n solo in questa, ma anche nelle redazioni successive. La prospettiva
di
Algarotti rispetto ai letterati che lo hanno prec
nostante l’apparente convergenza teorica: il suo intento non è quello
di
trovare una collocazione alla poesia per musica n
locazione alla poesia per musica nel sistema dei generi letterari, ma
di
riformare dall’interno il dramma per musica rival
o per superare ogni troppo artificiale contrapposizione, la necessità
di
una maggiore semplicità e naturalezza nell’orches
cenari. Concludono il discorso, come in tutte le versioni, lo schizzo
di
Enea in Troja e il quadro di Ifigenia in Aulide,
o, come in tutte le versioni, lo schizzo di Enea in Troja e il quadro
di
Ifigenia in Aulide, scritto in prosa francese, du
poranei, anche Metastasio, Leibnitz, Antonio Maria Salvini, Voltaire,
di
cui sono riportati dei versi tratti dal poema Le
deve essere né troppo attinente alla storia per l’eccessiva severità
di
alcuni soggetti e per l’incongruenza legata all’a
oso mitologico che richiederebbe, come nel Seicento, troppo dispendio
di
macchinari e suggerirebbe un’inclinazione eccessi
Algarotti, rifacendosi ad argomentazioni diffuse nella trattatistica
di
questi anni, prende la distanza. L’argomento deve
i l’impianto teorico è sostenuto dal confronto con la pratica diretta
di
gestione teatrale acquisita da Algarotti nel cors
arotti nel corso del soggiorno prussiano e infatti gli esempi evocati
di
drammi richiamano intonazioni rappresentate alla
mpi evocati di drammi richiamano intonazioni rappresentate alla corte
di
Federico II15: è apprezzato ad esempio Montezuma,
e Ifigenia in Aulide, argomenti scelti per le due proposte esemplari
di
drammi pubblicati alla fine del testo. Algarotti
cità del discorso fin dalla prima redazione è data anche dalla prassi
di
Algarotti di fare sfoggio dei suoi molteplici sap
orso fin dalla prima redazione è data anche dalla prassi di Algarotti
di
fare sfoggio dei suoi molteplici saperi e interes
di Algarotti di fare sfoggio dei suoi molteplici saperi e interessi e
di
operare continui parallelismi tra l’opera in musi
ono pamphlettistico in questa seconda redazione è ridotto a vantaggio
di
un’orchestrazione più controllata del discorso; a
riforma in vano noi l’attenderemmo dalle nostre tumultuarie compagnie
di
teatro e da’ nostri impresari che ne sono alla te
he fare si convenga, o pure, atteso i mille rispetti che sono forzati
di
avere, nol possono mandare a esecuzione17.» Sono
esperienze specifiche e cronachistiche come quelle relative al teatro
di
Berlino; la digressione18 sull’opera Montezuma, a
la natura ausiliaria della musica rispetto alla poesia. La necessità
di
confermare e rafforzare ulteriormente l’approccio
organica dello spettacolo operistico, il cui fine deve essere quello
di
unire armoniosamente poesia e musica per muovere
ità che sola può imitar la natura, fu sempre preferita da chi ha fior
di
gusto a tutti i raffinamenti dell’arte19.» La co
tanzita decisamente da quella della prima redazione; proprio in virtù
di
una ricomposizione del discorso in termini meno m
tume corrotto del teatro contemporaneo20 e citava i versi provocatori
di
Voltaire tratti da Le Mondain. La conclusione di
i versi provocatori di Voltaire tratti da Le Mondain. La conclusione
di
questa seconda redazione ha un tono decisamente p
ni, i Marcelli, i S. Evremondi, e i Dacier ecc.21») mostra la volontà
di
un discorso più pacato, concentrato sulle soluzio
orso più pacato, concentrato sulle soluzioni tecniche e sulla ricerca
di
un compromesso in grado di valorizzare la tradizi
o sulle soluzioni tecniche e sulla ricerca di un compromesso in grado
di
valorizzare la tradizione italiana pur nella cons
zzare la tradizione italiana pur nella consapevolezza della necessità
di
una riforma radicale dello spettacolo. Questa sec
e e commentare esplicitamente soltanto la pars destruens del discorso
di
Algarotti; il lamento verso il teatro impresarial
a invece su tutti gli aspetti tecnici che evidenziano anche una presa
di
distanza di Algarotti dalle soluzioni del teatro
tutti gli aspetti tecnici che evidenziano anche una presa di distanza
di
Algarotti dalle soluzioni del teatro metastasiano
sti metastasiani e l’eccellenza dei suoi drammi, delineava un modello
di
teatro per musica più adatto ai tempi e al costum
o Saggio; vi ci ho trovato dentro, l’ho tornato a leggere, per essere
di
nuovo con esso voi; da cui non vorrei mai separar
rmi. Io che mi risento più d’ogni altro degli abusi del nostro teatro
di
musica, più d’ogni altro vi son tenuto del coragg
negli spettatori per farne proseliti, raccorran sempre maggior numero
di
voti che le altre, delle quali non può misurare i
un maggiore piacere: ma è vero altresì che la difficoltà e la rarità
di
tale accordo obbliga, per così dire, i teatri da
le accordo obbliga, per così dire, i teatri da guadagno a fidarsi più
di
quelle arti delle quali son giudici tutti, e ques
d’ogni relazione e convenienza, ostentano in piena libertà senza cura
di
luogo o di tempo tutte le loro meraviglie, e sedu
zione e convenienza, ostentano in piena libertà senza cura di luogo o
di
tempo tutte le loro meraviglie, e seducono il pop
ducono il popolo col piacere che prestano dal desiderio del maggiore,
di
cui lo defraudano. Ma questa lettera diverrebbe f
La terza edizione, pubblicata nel 1757 sempre dall’editore Pasquali
di
Venezia23, riporta la stessa intestazione e dedic
eraria del tempo e della sua riforma. I vari tentativi e la pluralità
di
voci, l’intensificarsi di interventi mostrano la
ua riforma. I vari tentativi e la pluralità di voci, l’intensificarsi
di
interventi mostrano la grande diffusione e centra
nche la difficoltà, da parte dei letterati e degli addetti ai lavori,
di
dominare e classificare un genere che non poteva
rutturali provenienti da fonti diverse e fortemente debitore ai gusti
di
un pubblico italiano e straniero, popolare e cort
ntava il paradosso del massimo scrittore melodrammatico, destinatario
di
un successo ineguagliabile, che si considera post
esso ineguagliabile, che si considera postumo a se stesso e testimone
di
cambiamenti che lo rendono marginale mentre è anc
dramma per musica e sul rapporto con il pubblico e propongono istanze
di
riforma, che in questa fase del dibattito e ancor
ercano una mediazione tra il modello logocentrico metastasiano ancora
di
grande successo, quello dell’opera francese, alla
iano ancora di grande successo, quello dell’opera francese, alla base
di
un grande teatro nazionale dal quale era impossib
e le singole sperimentazioni legate a luoghi e figure come la Berlino
di
Federico II, la Vienna di Metastasio ma anche di
ni legate a luoghi e figure come la Berlino di Federico II, la Vienna
di
Metastasio ma anche di Gluck, Calzabigi e Durazzo
gure come la Berlino di Federico II, la Vienna di Metastasio ma anche
di
Gluck, Calzabigi e Durazzo, l’Inghilterra. Il con
Calzabigi e Durazzo, l’Inghilterra. Il contributo più vicino a quello
di
Algarotti è sicuramente la Dissertazione 24 che C
e Calzabigi pubblicò come premessa dell’edizione parigina delle Opere
di
Metastasio, uscite nello stesso anno del Saggio.
stesso anno del Saggio. Calzabigi concordava nel considerare i drammi
di
Metastasio delle «perfette e preziose tragedie»;
nto riguarda il rapporto tra le arie e i cori e il rifiuto dell’unità
di
luogo. Deciso nel contrastare l’opera francese, n
’opera francese, nel clima della querelle des bouffons, per l’eccesso
di
artificio e spettacolarità, Calzabigi loda il mod
ificio e spettacolarità, Calzabigi loda il modello metastasiano25, ma
di
fatto già lo supera nella direzione di una maggio
il modello metastasiano25, ma di fatto già lo supera nella direzione
di
una maggiore coerenza nella definizione dei perso
direzione di una maggiore coerenza nella definizione dei personaggi,
di
una più organica tessitura tra aria e recitativo,
dei personaggi, di una più organica tessitura tra aria e recitativo,
di
uno sviluppo complessivo più aderente a un ideale
ia e recitativo, di uno sviluppo complessivo più aderente a un ideale
di
naturalezza che la querelle des bouffons aveva at
musicale italiano; egli delinea insomma quello che sarà il tentativo
di
riforma realizzato qualche anno dopo a Vienna con
emi in comune con Algarotti sono molteplici; inoltre la Dissertazione
di
Calzabigi dà alla questione un ulteriore respiro
, responsabile dell’organicità del tutto, ma è anche vista come parte
di
un prodotto dal funzionamento complesso, al succe
i letterari all’interno della tradizione poetica italiana all’analisi
di
uno spettacolo in sintonia con i gusti del pubbli
lisi di uno spettacolo in sintonia con i gusti del pubblico, in grado
di
cogliere le sollecitazioni provenienti dall’ester
citazioni provenienti dall’esterno e atto a rispondere alla richiesta
di
una poesia allo stesso tempo formativa e consona
mo reale al centro del discorso. Sono strettamente connesse al Saggio
di
Algarotti anche le Riflessioni sopra i drammi per
l Saggio di Algarotti anche le Riflessioni sopra i drammi per musica,
di
Giammaria Ortes, apparse anonime a Venezia nel 17
e26 aveva stampato, due anni prima, le prime due redazioni del Saggio
di
Algarotti e che nel 1757 pubblica la terza redazi
riferimenti non solo alle stagioni teatrali, ma anche alla scrittura
di
testi per musica, nella quale Ortes si cimenta co
orno agli anni 40-50. Ortes condivide anche alcune esperienze europee
di
Algarotti come la frequentazione dei teatri di Vi
une esperienze europee di Algarotti come la frequentazione dei teatri
di
Vienna e Berlino e la conoscenza del repertorio v
ne tra musica e azione e limitava il rischio presente nei drammi seri
di
una musica artificiale dissociata dalle parole. I
a subalternità della poesia alla recitazione e al canto, la necessità
di
movimento per contrastare la noia, il piacere sen
astare la noia, il piacere sensoriale dello spettatore come strumento
di
giudizio del successo di un dramma. Ortes disting
e sensoriale dello spettatore come strumento di giudizio del successo
di
un dramma. Ortes distingue inoltre tra musica esp
e rafforza la poesia e musica artificiale, aliena dal contesto, ricca
di
ornamenti fini a se stessi. L’intento dell’opusco
onoscenza dello stato dell’arte con la pratica scrittoria e si avvale
di
un approccio pragmatico, che nasce dalla conoscen
scenza della situazione reale dei teatri per musica e dalla necessità
di
soddisfare i gusti del pubblico più che da astrat
ù che da astratti disegni riformistici. Come avviene anche nel saggio
di
Algarotti, anche qui Ortes unisce discorso teoric
a nella casistica contemplata anche da Algarotti, ostile all’utilizzo
di
temi storici per l’inverosimiglianza e la monoton
cline a una maggiore concessione al favoloso. Altri due testi, sempre
di
portata europea, intervengono nel dibattito negli
re sur le méchanisme de l’opéra italien, pubblicata con l’indicazione
di
Napoli, ma in realtà uscita a Parigi28; il proble
tutto risolto29. La lettera prende spunto proprio dalla Dissertazione
di
Calzabigi, pubblicata anche a puntate nel «Journa
ta anche a puntate nel «Journal étranger»30, e riconosce la necessità
di
una riforma dell’opera che agisca nel concreto, n
a nel concreto, nelle scelte tematiche (con risultati affini a quelli
di
Algarotti), nella revisione del rapporto tra aria
tro contributo che risale a questi anni sono i saggi scritti in forma
di
lettera inviata dal cantante e letterato Vincenzo
inviata dal cantante e letterato Vincenzo Martinelli Al Signor conte
di
Buckinghamshire, in particolare Sulla origine del
ositori e cantanti, non semplici esecutori, ma interpreti consapevoli
di
un’arte che deve avere «piena cognizione» e «entr
na cognizione» e «entrare nel midollo33» delle passioni. La ricchezza
di
pubblicazioni sull’opera in musica in questi anni
ezza di pubblicazioni sull’opera in musica in questi anni e l’urgenza
di
dare risposte alla crisi del genere e al superame
arotti, dopo le prime tre edizioni del suo saggio, senta la necessità
di
intervenire ulteriormente e di apportare integraz
oni del suo saggio, senta la necessità di intervenire ulteriormente e
di
apportare integrazioni e ampliamenti alle prime r
ialmente modificati, ma è chiaro che l’autore, infittendo la presenza
di
fonti e citazioni, soprattutto francesi e inglesi
arottiano, questa volta non più dedicato al sovrintendente del teatro
di
Berlino, ma all’uomo politico inglese William Pit
rende conto della scelta, che potrebbe essere considerata singolare,
di
rivolgersi con un trattato teatrale a un uomo di
nsiderata singolare, di rivolgersi con un trattato teatrale a un uomo
di
stato e replica difendendo «l’ozio erudito34» e l
ne programmatica: facendo anche riferimento al «gran Federigo», amico
di
Pitt, Algarotti sottolinea il ruolo che le letter
e le lettere hanno nella gestione degli stati in linea con una prassi
di
collaborazione con i sovrani ampliamente messa in
ecento anche da Voltaire e Diderot. La dedica quindi è già un segnale
di
una diversa destinazione e orchestrazione dello s
stinazione e orchestrazione dello scritto, che si colloca all’interno
di
un dibattito più ampio sull’organizzazione degli
colo operistico è paragonata a «uno stato sconvolto35», che necessita
di
una guida che riconduca il teatro allo scopo di e
lto35», che necessita di una guida che riconduca il teatro allo scopo
di
educare il popolo alla virtù, come avveniva nel t
spettacolo, le cui componenti devono essere armonicamente legate tra
di
loro e sottoposte a una guida, una regia, cui tut
deve essere ricondotto; prospettiva molto più realizzabile nel teatro
di
corte piuttosto che nel teatro impresariale secon
o in parte tecnico relativo agli equilibri tra le arti, diventa molto
di
più un trattato sull’organizzazione teatrale e su
4, quasi uguale a quella precedente, correda il testo con un apparato
di
note d’autore più sviluppato. Non viene meno la v
n apparato di note d’autore più sviluppato. Non viene meno la volontà
di
riflettere sulla funzione catalizzatrice della po
a poesia ma ogni aspetto è visto sullo sfondo del sistema complessivo
di
organizzazione degli spettacoli. Anche l’aggiunta
izzazione degli spettacoli. Anche l’aggiunta, alla fine del trattato,
di
un paragrafo dedicato alla costruzione dei teatri
alla costruzione dei teatri e a problemi logistici, mostra la volontà
di
riformare nella sua interezza il mondo dello spet
ntattica; una certa enfasi retorica sottolinea la volontà dell’autore
di
incidere effettivamente nella questione e di attr
a la volontà dell’autore di incidere effettivamente nella questione e
di
attribuirsi un ruolo di rilievo nel contesto del
di incidere effettivamente nella questione e di attribuirsi un ruolo
di
rilievo nel contesto del dibattito internazionale
ole problematiche articolate nei diversi paragrafi e dall’altro cerca
di
approdare a dei quadri teorici riassuntivi che fu
lusione egli ricorda «non altro essendo stato l’intendimento mio, che
di
mostrar la relazione, che hanno da avere tra loro
1757, quasi che alla nuova ampliata versione sia affidato il compito
di
riassumere i termini della questione e di legitti
one sia affidato il compito di riassumere i termini della questione e
di
legittimare anche attraverso il riferimento ai te
zione è inserita nell’edizione complessiva, in nove tomi, delle Opere
di
Algarotti curata dall’editore Coltellini36 e pubb
arotti seguì personalmente la pubblicazione dei primi tre tomi, prima
di
morire, e poté apportare ulteriori integrazioni a
poté apportare ulteriori integrazioni al Saggio che risulta corredato
di
alcune note d’autore assenti nella precedente edi
el 1763. La storia interna del libro, legata alle diverse circostanze
di
stesura e di pubblicazione, rileva la centralità
toria interna del libro, legata alle diverse circostanze di stesura e
di
pubblicazione, rileva la centralità attribuita al
ne dall’autore che non solo rivide più volte il testo, ma cercò anche
di
integrarlo in relazione ai possibili destinatari
ra italiane e spende quindi la sua esperienza cosmopolita al servizio
di
una causa volta a valorizzare non solo la tradizi
ria italiana, ma anche la creazione, attraverso il dramma per musica,
di
un linguaggio poetico universale, di grande diffu
attraverso il dramma per musica, di un linguaggio poetico universale,
di
grande diffusione, capace di parlare alle corti e
ca, di un linguaggio poetico universale, di grande diffusione, capace
di
parlare alle corti e al popolo e in grado di espr
rande diffusione, capace di parlare alle corti e al popolo e in grado
di
esprimere le passioni dell’uomo moderno. [Silvia
lla quinta edizione, rivisto e progressivamente ampliato e arricchito
di
note. Di seguito le cinque edizioni curate dall’a
pra l’opera in musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano
di
S. M. il Re di Prussia e Cavaliere dell’Ordine de
musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano di S. M. il Re
di
Prussia e Cavaliere dell’Ordine del Merito, Venez
re del Conte Algarotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano
di
S. M. il Re di Prussia, Livorno, Marco Coltellini
garotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S. M. il Re
di
Prussia, Livorno, Marco Coltellini, 1764, vol. II
llini, alla quale Algarotti collaborò solo per i primi tre tomi prima
di
morire. Il testo delle edizioni del 1763 e del 17
ambe le prime due edizioni veneziane del 1755, che presentano già tra
di
loro delle profonde differenze, nonostante le dat
tra di loro delle profonde differenze, nonostante le date ravvicinate
di
pubblicazione. La prima delle due edizioni del 17
le due edizioni del 1755, conclusa nel 1754, fu pubblicata all’inizio
di
una raccolta che comprendeva i seguenti discorsi:
che comprendeva i seguenti discorsi: Sopra la durata de’ regni de’ re
di
Roma; Sopra la giornata di Zama; Sopra il Cartesi
discorsi: Sopra la durata de’ regni de’ re di Roma; Sopra la giornata
di
Zama; Sopra il Cartesio; Sopra la pittura; Sopra
cebit?» (Ovidio, Metam., lib. I) e la stessa dedica rivolta al Barone
di
Svertz, Direttore de’ divertimenti teatrali nella
al Barone di Svertz, Direttore de’ divertimenti teatrali nella corte
di
Berlino. I due testi hanno molte differenze dal p
nella corte di Berlino. I due testi hanno molte differenze dal punto
di
vista della destinazione e della costruzione del
struttura più colloquiale e si presenta effettivamente come una serie
di
suggerimenti e riflessioni rivolte al dedicatario
e legate alla pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti
di
Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora d
pratica teatrale acquisita da Algarotti presso le corti di Berlino e
di
Dresda. Il Saggio del 1755, ancora dedicato al ba
di Berlino e di Dresda. Il Saggio del 1755, ancora dedicato al barone
di
Svertz, mantiene la natura discorsiva, integra al
tanza le due prime redazioni risentono dello stesso clima culturale e
di
una destinazione più circoscritta. La terza edizi
evolmente ampliato, gli argomenti sono corredati da un maggior numero
di
esempi e approfondimenti e il discorso è più cura
poraneo, rivolgendosi a un pubblico più ampio rispetto ai destinatari
di
ambito più specificatamente veneziano e mitteleur
riferimenti presenti nel testo. 1. U. Foscolo, Le ultime lettere
di
Jacopo Ortis, 17 aprile: «Ah, ah, rispose sbadata
marito frattanto (perché fra il Popolone de’ pigmeiha scroccato fama
di
savant come l’Algarotti e il ***) gemmando il suo
t come l’Algarotti e il ***) gemmando il suo pretto favellare toscano
di
mille frasi francesi, magnificava il prezzo di qu
etto favellare toscano di mille frasi francesi, magnificava il prezzo
di
quelle inezie, e il buon gusto della sua sposa.»
a sposa.» Si cita da U. Foscolo, Opere, vol II, Prose e saggi, a cura
di
F. Gavazzeni, Torino, Einaudi, 1995. 2. A. Fran
Gavazzeni, Torino, Einaudi, 1995. 2. A. Franceschetti, «La fortuna
di
Francesco Algarotti nel tardo Settecento e nell’O
o Settecento e nell’Ottocento», in Nel terzo centenario della nascita
di
Francesco Algarotti (1712-1764), a cura di M. Pas
o centenario della nascita di Francesco Algarotti (1712-1764), a cura
di
M. Pastore Stocchi e G Pizzamiglio, Venezia, Isti
cura di M. Pastore Stocchi e G Pizzamiglio, Venezia, Istituto veneto
di
Scienze Lettere ed Arti, 2014, pp. 159-201. 3. S
ti relativi alla produzione poetica cfr. F. Algarotti, Poesie, a cura
di
A. M. Salvadé, Milano, Aragno, 2009. 4. Cfr. la
«Francesco Algarotti» in Dizionario biografico degli Italiani, a cura
di
E. Bonora, vol. 2, 1960. 5. F. Algarotti, Disco
s par A. Fabiano, Paris, CNRS éditions, 2005. 7. La dedica al barone
di
Svertz è datata Mirabello, 6 ottobre 1754. Nella
gliorare lo spettacolo teatrale, sono già state realizzate nel teatro
di
Berlino. 8. F. Algarotti, Saggio sopra l’opera
rlino. 8. F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni
di
Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A B
otti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e
di
Livorno (1763), a cura di A Bini, Libreria musica
in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura
di
A Bini, Libreria musicale italiana editrice, 1989
arotti Dresda, datata Joslowitz, 16 settembre 1747, in Tutte le opere
di
P. Metastasio, a cura di B. Brunelli, vol. III, L
lowitz, 16 settembre 1747, in Tutte le opere di P. Metastasio, a cura
di
B. Brunelli, vol. III, Lettere, Milano, Mondadori
re, Milano, Mondadori, 1951, p. 321. 10. R. Cazalbigi, Dissertazione
di
Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona,
R. Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia
di
Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abat
edetto, «Poetiche e polemiche», in Storia dell’opera italiana, a cura
di
L. Bianconi e G. Pestelli, Parte II/I sistemi, 6,
gomenti nel Saggio sull’opera», in Nel terzo centenario della nascita
di
Francesco Algarotti (1712-1764), cit., pp. 57-71.
pera in musica, cit., p. XXVIII. 19. Si cita dall’edizione facsimile
di
F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le
acsimile di F. Algarotti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni
di
Venezia (1755) e di Livorno (1763), cit., pp. 15-
otti, Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e
di
Livorno (1763), cit., pp. 15-16. 20. Si trova in
ssive è inserita a conclusione del paragrafo dedicato a Della maniera
di
cantare e recitare: «Garganum mugire putes nemus,
Algarotti Venezia, datata Vienna, 9 febbraio 1756, in Tutte le opere
di
P. Metastasio, vol. III. 23. Saggio sopra l’ope
pra l’opera in musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano
di
S. M. il Re di Prussia e Cavaliere dell’Ordine de
musica, in Opere varie del Conte Algarotti Ciamberlano di S. M. il Re
di
Prussia e Cavaliere dell’Ordine del Merito, Venez
sione nella prima edizione del 1755. 24. R. Cazalbigi, Dissertazione
di
Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia di Cortona,
R. Cazalbigi, Dissertazione di Ranieri de’ Calsabigi, dell’Accademia
di
Cortona, su le Poesie Drammatiche del Signor Abat
stasio, Voltaire, Diderot, Marmontel e l’opera francese, in «Problemi
di
critica goldoniana», VIII, Ravenna, Longo, 2002,
a nuova azione drammatica, Venezia, Pasquali, 1757. 27. Cfr. Lettere
di
Giammaria Ortes veneziano a Francesco Algarotti,
. Lanzola, Melodramma e spettacolo a Vienna: vita e carriera teatrale
di
Giacomo Durazzo (1717-1794), Manziana, Vecchiarel
re del Conte Algarotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano
di
S. M. il Re di Prussia, Livorno, Marco Coltellini
garotti Cavaliere dell’Ordine del Merito e Ciamberlano di S. M. il Re
di
Prussia, Livorno, Marco Coltellini, 1764, vol. II
llini, 1764, vol. II, pp. 251-390. 37. F. Algarotti , Saggi, a cura
di
G. Da Pozzo, Bari, Laterza, 1963, in particolare
le pp. 546-559. 38. Id., Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni
di
Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura di A.
Id., Saggio sopra l’opera in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e
di
Livorno (1763), a cura di A. Bini, Libreria music
in musica. Le edizioni di Venezia (1755) e di Livorno (1763), a cura
di
A. Bini, Libreria musicale italiana editrice, 198
a Livorno, poi, quindicenne, fu ammesso per eccezione all’Università
di
Pisa. Si laureò in farmacia, e continuò gli studj
lla Compagnia Della Seta che faceva magrissimi affari agli Avvalorati
di
Livorno, accettò di sostener la parte principale
Seta che faceva magrissimi affari agli Avvalorati di Livorno, accettò
di
sostener la parte principale nei Due Sergenti. E
Sergenti. E l’audacia del giovine ebbe tal riuscita, ch' egli risolse
di
abbandonar la medicina per darsi intero all’arte
stolsero dal proposito, e lo costrinsero ad accettare invece un posto
di
farmacista nell’ospedal militare di Alessandria d
sero ad accettare invece un posto di farmacista nell’ospedal militare
di
Alessandria d’Egitto. Appena mortogli il padre, t
ni. Il ' 46 si scritturò con l’Impresa Jacovacci pel teatro Argentina
di
Roma, e il ' 48 con Gandolfi e Landozzi in qualit
eatro Argentina di Roma, e il ' 48 con Gandolfi e Landozzi in qualità
di
primo attor giovine. Fu dal ' 48 al ' 54 con Dome
attor giovine. Fu dal ' 48 al ' 54 con Domeniconi, generico per parti
di
prima importanza, e direttore il ' 55 di una dell
meniconi, generico per parti di prima importanza, e direttore il ' 55
di
una delle compagnie di lui, della quale era prima
parti di prima importanza, e direttore il ' 55 di una delle compagnie
di
lui, della quale era prima attrice Laura Bon. Il
tivamente a Firenze (vi si era già recato nel '64 col fermo proposito
di
lasciar l’ arte, alla quale tornò poco di poi, so
nel '64 col fermo proposito di lasciar l’ arte, alla quale tornò poco
di
poi, sollecitato da Riccardo Castelvecchio ad ass
nia Dante Alighieri), affine – dice un suo biografo, Cesare Calvi – «
di
proseguire alcuni studj sull’arte e sul teatro ch
o che lucroso commercio. Antonio Stacchini non ebbe, in arte, fama
di
buon direttore ; piuttosto di buon artista per le
tonio Stacchini non ebbe, in arte, fama di buon direttore ; piuttosto
di
buon artista per le grandi parti di primo attore
ama di buon direttore ; piuttosto di buon artista per le grandi parti
di
primo attore padre, e tiranno, fra le quali prime
primo attore padre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella
di
Aristodemo di V. Monti, che io stesso gli sentii
adre, e tiranno, fra le quali primeggiava sempre quella di Aristodemo
di
V. Monti, che io stesso gli sentii fare, quand’eg
io stesso gli sentii fare, quand’egli era fuor dell’ arte a Firenze,
di
cui serbo ancora il ricordo di un insieme ampollo
nd’egli era fuor dell’ arte a Firenze, di cui serbo ancora il ricordo
di
un insieme ampolloso di esposizione. – Vittorio C
rte a Firenze, di cui serbo ancora il ricordo di un insieme ampolloso
di
esposizione. – Vittorio Cavalieri (Trieste, 1864)
io Cavalieri (Trieste, 1864) e Cesare Calvi (Firenze, 1872) dettarono
di
lui alcuni cenni biografici ; ma a quelli del Cal
e morì a Firenze il 19 marzo 1893. Sterni Francesco. Attore generico
di
molto pregio, fattosi celebre con la parte di Rod
ncesco. Attore generico di molto pregio, fattosi celebre con la parte
di
Rodin, in cui per la interpretazione e la truccat
azione e la truccatura meravigliosa non ebbe rivali, nacque a Cassola
di
Bassano il 22 maggio del 1822. Fu accolto nelle m
i tributarono il pubblico e la stampa per le lodevoli interpretazioni
di
opere di vario genere quali Kean, Conte Hermann,
rono il pubblico e la stampa per le lodevoli interpretazioni di opere
di
vario genere quali Kean, Conte Hermann, Edipo Re,
o Re, Avvocato Veneziano, Tasso, ecc. ecc. Il ' 59 si fece conduttore
di
una Compagnia che intitolò Alessandro Manzoni, co
conduttore di una Compagnia che intitolò Alessandro Manzoni, composta
di
una buona accolta di artisti, fra cui la Raspini,
pagnia che intitolò Alessandro Manzoni, composta di una buona accolta
di
artisti, fra cui la Raspini, la Chiari, la Bianch
anche lo Sterni patriotto caldissimo. Il 23 marzo del 1848 un avviso
di
Alessandria, col quale invitava il pubblico a una
avviso di Alessandria, col quale invitava il pubblico a una accademia
di
declamazione e di canto a beneficio dell’attore F
ria, col quale invitava il pubblico a una accademia di declamazione e
di
canto a beneficio dell’attore Francesco Sterni, c
beneficio dell’attore Francesco Sterni, cominciava così : La sera
di
giovedi 23 marzo è sera per noi di beneficenza ci
rni, cominciava così : La sera di giovedi 23 marzo è sera per noi
di
beneficenza cittadina, e questo, piuttosto che un
un ricordo comune della tacita e reciproca promessa che ci siam fatta
di
ritrovarsi tutti come ad un convegno desiderato.
e della indipendenza nazionali che usciva dai nostri Poeti, e che il
di
8 dello scorso febbrajo metteva all’ ordine del g
all’ ordine del giorno. In quella sera egli declamò I due sogni
di
Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia d
eclamò I due sogni di Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia
di
Legnano e La pace di Costanza di Berchet ; L'ulti
Matilde del Berchet e del Damasio, La battaglia di Legnano e La pace
di
Costanza di Berchet ; L'ultimo cantico lirico di
Berchet e del Damasio, La battaglia di Legnano e La pace di Costanza
di
Berchet ; L'ultimo cantico lirico di Gabriele Ros
di Legnano e La pace di Costanza di Berchet ; L'ultimo cantico lirico
di
Gabriele Rossetti. Nel '59, anno primo del suo ca
ele Rossetti. Nel '59, anno primo del suo capocomicato, fu a un punto
di
essere fucilato con tutti i suoi per ordine di Ur
omicato, fu a un punto di essere fucilato con tutti i suoi per ordine
di
Urban, governatore di Verona. Gli appunti sconnes
di essere fucilato con tutti i suoi per ordine di Urban, governatore
di
Verona. Gli appunti sconnessi, telegrafici dettat
(V. Suppl.), amoroso della Compagnia, nelle sue appetitose « Memorie
di
un attore » (Milano, 1904). Francesco Sterni cond
abilì in Bologna, ove fu chiamato insegnante recitazione nel Collegio
di
San Luigi.
er l’incursione delle nazioni barbare nell’impero Romano. I. Copia
di
teatri per l’impero. Non è già che sotto gl’
o, Pompei, Nola, Pozzuoli, Siracusa, Catania ed altre città del regno
di
Napoli e della Sicilia, videro i loro teatri per
gonci anche oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello
di
Padova, di Pesaro, dell’ altro presso il Lago di
oggi gli avanzi nel rimanente dell’Italia. Oltre a quello di Padova,
di
Pesaro, dell’ altro presso il Lago di Bolsena ram
alia. Oltre a quello di Padova, di Pesaro, dell’ altro presso il Lago
di
Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal
l Lago di Bolsena rammentato nell’iscrizione pubblicata dal Muratori,
di
quelli della Toscana accennati dal Borghini, di q
blicata dal Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini,
di
quello di Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Ro
l Muratori, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello
di
Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Rocco Volpi,
, di quelli della Toscana accennati dal Borghini, di quello di Anzio,
di
cui favella il P. Giuseppe Rocco Volpi, e del tea
llo di Anzio, di cui favella il P. Giuseppe Rocco Volpi, e del teatro
di
Brescia mentovato nelle Memorie Bresciane del Ros
ll’anfiteatro superbissimo che ancor si ammira e si conserva col nome
di
Arena. Vestigii di teatro veggonsi nel Piceno dov
bissimo che ancor si ammira e si conserva col nome di Arena. Vestigii
di
teatro veggonsi nel Piceno dove era Alia rovinata
Piceno dove era Alia rovinata dal Goto Alarico, della quale a’ tempi
di
Procopio rimanevano appena poche reliquie. Nell’U
appena poche reliquie. Nell’Umbria veggonsi in Eugubio alcuni rottami
di
un teatro, che ebbe le mura reticolate158. Spolet
o, ebbe un teatro rovinato da’ Goti insieme colla città dopo la morte
di
Teodorico. In Rimini havvi un rottame di un antic
me colla città dopo la morte di Teodorico. In Rimini havvi un rottame
di
un antico teatro fabbricato di mattoni. Oltre Ter
Teodorico. In Rimini havvi un rottame di un antico teatro fabbricato
di
mattoni. Oltre Terracina, seguitando la Via Appia
carnasseo e da Livio, vedesi un teatro quadrato appresso il monistero
di
S. Angelo sul monte, del quale dice il lodato Alb
sul monte, del quale dice il lodato Alberti, descrivendo la Campagna
di
Roma, benchè io abbia veduto molti teatri & a
ile a questo 159. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri
di
Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ec
159. Esistevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto,
di
Tebe, di Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio
stevano intanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe,
di
Atene, di Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure
tanto in Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene,
di
Delo, di Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran t
Grecia i già mentovati teatri di Corinto, di Tebe, di Atene, di Delo,
di
Sparta ecc. Bizanzio ebbe pure un gran teatro, il
gran teatro, il quale col resto della città fu rovinato dalle truppe
di
Severo160. Antiochia ne avea un altro, e i di lei
u rovinato dalle truppe di Severo160. Antiochia ne avea un altro, e i
di
lei istrioni furono cagione della trascuraggine e
lei istrioni furono cagione della trascuraggine e della fatal rovina
di
Macrino161. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un
gione della trascuraggine e della fatal rovina di Macrino161. In Tebe
di
Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che di là av
na di Macrino161. In Tebe di Egitto vuolsi che fosse un teatro, e che
di
là avesse Pilade tratte alcune novità che introdu
lemme162. Nel rimanente dell’Europa, dove giunsero le vincitrici armi
di
Roma, trovansi pur teatri. Vedevansene eretti in
ntarono colonie Romane. Tacito fa menzione della colonia de’ veterani
di
Camaloduno, dove era un tempio dell’ imperador Cl
Trinobanti governando Paulino Suetonio i Britanni, s’intese risonare
di
gemiti ed urlamenti163. Nella Spagna solevano all
amenti163. Nella Spagna solevano alle occasioni alzarsi alcuni teatri
di
legno. Così fece in Cadice il Pretore Balbo, il q
rapine e ingiustizie, fe costruirvi un teatro con quattordici ordini
di
scalini per l’ordine equestre; e per potersi mill
ici ordini di scalini per l’ordine equestre; e per potersi millantare
di
essere la scimia di Giulio Cesare, nell’ultimo gi
i per l’ordine equestre; e per potersi millantare di essere la scimia
di
Giulio Cesare, nell’ultimo giorno de’ giuochi don
le rovine del teatro Saguntino, essendo questa città eretta nel regno
di
Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era que
di Valenza sulle ceneri dell’antica Sagunto. Era questo teatro capace
di
circa novemila persone, secondo il calcolo fatton
i circa novemila persone, secondo il calcolo fattone dal dotto Decano
di
Alicante Don Manuel Martì tanto amico del nostro
a Monsignor Zondadari. E alluse a questo teatro e ad altre antichità
di
Murviedro il poeta Leonardo Argensola quando scri
ernas y mesones 165. Alcuni moderni autori Spagnuoli fanno menzione
di
altre rovine teatrali che si trovano nella loro P
ega distante da Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vestigii
di
un teatro e di un anfiteatro con altre rovine del
Calpe, venendosi da Algecira, si osservano i vestigii di un teatro e
di
un anfiteatro con altre rovine dell’antica città
ii di un teatro e di un anfiteatro con altre rovine dell’antica città
di
Tarteso (differente da Cadice che pure portò ques
che pure portò questo nome) detta da’ Greci Carteia. Tralle antichità
di
Merida, dove Augusto pochi anni prima dell’Era Cr
a, dove Augusto pochi anni prima dell’Era Cristiana mandò una colonia
di
Legionarii, vedesi tuttavia quasi intera quella p
ici, ballerini e declamatori moltiplicaronsi oltremodo. Fin dal regno
di
Tiberio componevano un corpo sì numeroso, e ricev
gato a rimediarvi col minorarne la mercede168. Nè conseguì per questo
di
scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe,
ì per questo di scemarne il numero, anzi a tal segno esso crebbe, che
di
sole ballerine forestiere, secondo Ammiano Marcel
ine forestiere, secondo Ammiano Marcellino169, contaronsi in Roma più
di
tremila, le quali coi loro cori e con altrettanti
con altrettanti maestri furono privilegiate ed eccettuate da un bando
di
sfratto dalla città intimato per timore di carest
ed eccettuate da un bando di sfratto dalla città intimato per timore
di
carestia a tutti i filosofi, retori ed altri lett
de’ principi più avversi allo spettacolo teatrale. Egli punì come reo
di
maestà lesa un poeta che in una tragedia avea ins
avea inserite alcune parole ingiuriose contro il re Agamennone. Assai
di
rado egli fecesi vedere nel teatro dopo che una v
esi astretto a manomettere il comedo chiamato Accio170. Avea promesso
di
riedificare il teatro di Pompeo bruciato casualme
e il comedo chiamato Accio170. Avea promesso di riedificare il teatro
di
Pompeo bruciato casualmente, non essendovi nella
uciato casualmente, non essendovi nella famiglia del gran competitore
di
Giulio Cesare alcuno che potesse a suo tempo sost
azione, come racconta Tacito171. Intanto però la gente da teatro avea
di
giorno in giorno acquistato tal predominio sopra
a’ parenti, e lo divise tra gl’ istrioni. Diede a una mima la tunica
di
sua madre, a un mimo la lacerna del padre, a un t
madre, a un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato
di
color di porpora di sua nonna, e ad un coraulo un
un mimo la lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color
di
porpora di sua nonna, e ad un coraulo un altro pa
lacerna del padre, a un tragedo il pallio dorato di color di porpora
di
sua nonna, e ad un coraulo un altro pallio in cui
l proprio nome e quello della moglie172. Peggio era avvenuto in tempo
di
Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, do
enuto in tempo di Augusto, che dovè castigare col bando da Roma, dopo
di
averlo fatto menare scopando per tre teatri, Stef
o per tre teatri, Stefanione togatario, il quale giunse all’impudenza
di
farsi servire alla tavola da una matrona Romana i
nel proprio palazzo, siccome apparisce dall’ iscrizione scolpita nel
di
lui sarcofago recata dal Fabretto e dal Ficoroni.
ri questi eccessi passarono a’ deliri. Cajo Caligola non avea ritegno
di
baciare in pubblico l’eccellente pantomimo tragic
atore facesse il più picciolo strepito, se ’l faceva recare innanzi e
di
propria mano lo flagellava174. Si sa per quali in
a mano lo flagellava174. Si sa per quali infami vie ottenne il favore
di
questo medesimo imperadore un altro famoso attore
i Caligoli sono come le fiere addimesticate, che mai non si spogliano
di
tutta la nativa ferità, e quando meno si attende,
attende, la riprendono. Trovavasi un dì Caligola presso ad una statua
di
Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio di
resso ad una statua di Giove col suo Apelle, e gli venne il capriccio
di
domandargli, fra Giove e lui qual de’ due gli sem
oco a rispondere, lo fece battere aspramente, insultando frattanto al
di
lui dolore, con dire che nel tuono lamentevole an
con dire che nel tuono lamentevole ancora spiccava la dolcezza della
di
lui voce175. Vitellio resse l’Imperio quasi sempr
Eliogabalo distribuì le maggiori dignità a’ pubblici ballerini; molti
di
essi destinò procuratori delle provincie; uno ne
orio; un altro che da giovane avea rappresentato nella medesima città
di
Roma, fu da lui creato prefetto dell’esercito177.
in tal periodo non ebbe scrittore veruno Greco o Latino che meritasse
di
passare a’ posteri. Appena in Roma ripetevansi le
domandarsi, perchè mai in Roma, ove la poesia si elevò sino al punto
di
partorire Orazii e Virgilii, non potesse, special
ica sotto gl’ imperadori, se non si estinse totalmente, almeno cangiò
di
aspetto, ed i costumi si alterarono enormemente.
gamennone Greco maltrattato in una tragedia Romana divenne un delitto
di
stato. Alcuni versi inseriti in un’ altra, e dall
ti contro del Principe, cagionarono la morte del poeta. Uno scrittore
di
favole Atellane per un verso ambiguo fu da Caligo
giamenti. Il veleno è un antidoto, ma dà la morte, se si adoperi fuor
di
tempo, o se la dose ecceda il bisogno. Non è adun
e avuti così pochi coltivatori. Egli è vero che Plinio ascrive a lode
di
Trajano, che il popolo stesso abborriva sotto di
linio ascrive a lode di Trajano, che il popolo stesso abborriva sotto
di
lui l’effemminatezza de’ pantomimi. Egli è ancor
emminatezza de’ pantomimi. Egli è ancor vero, che secondo il racconto
di
Sparziano, l’imperadore Adriano ne’ suoi conviti
il racconto di Sparziano, l’imperadore Adriano ne’ suoi conviti amava
di
far rappresentare commedie, tragedie e atellane.
IV. Secoli, ne’ quali mancarono gli scrittori scenici. In tempo
di
Antonino Pio troviamo da Capitolino mentovato sol
mo da Capitolino mentovato solamente Marco Marullo attore e scrittore
di
favole mimiche, il quale ebbe l’ardire di satireg
Marullo attore e scrittore di favole mimiche, il quale ebbe l’ardire
di
satireggiare i principali personaggi della città
ggi della città senza eccettuarne lo stesso imperadore. Marco Aurelio
di
lui figliuolo adottivo e successore diceva, che l
vati con applauso se non Q. Trebellione pantomimo insigne della città
di
Telese due volte coronato179, e L. Acilio della t
e L. Acilio della tribù Pontina archimimo che fu decorato dalla città
di
Boville del decurionato180. Sino alla divisione d
ova nominato scrittore alcuno drammatico. E come trovarne dalla morte
di
Teodosio I sino allo stabilimento de’ Longobardi
alia, periodo il più deplorabile per l’umanità a cagione del concorso
di
tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fa
lorabile per l’umanità a cagione del concorso di tante calamità, cioè
di
guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’ino
a cagione del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii,
di
fame, di peste che all’inondazione di tanti barba
del concorso di tante calamità, cioè di guerre, d’incendii, di fame,
di
peste che all’inondazione di tanti barbari desola
tà, cioè di guerre, d’incendii, di fame, di peste che all’inondazione
di
tanti barbari desolarono l’intera Europa? Ausonio
barbari desolarono l’intera Europa? Ausonio ci ha conservato memoria
di
un certo Assio Paolo retore che fioriva verso la
o retore che fioriva verso la fine del quarto secolo, e coltivava più
di
un genere poetico oltre alla storia. Ausonio gl’
, Historiam, Mimos, Carmina lingue domi. E forse era una spezie
di
mimo il componimento di questo Paolo intitolato D
armina lingue domi. E forse era una spezie di mimo il componimento
di
questo Paolo intitolato Delirus mentovato nella l
mpressa in Parigi nel 1564 appo Roberto Stefano con dotte annotazioni
di
Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bell
azioni di Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bella edizione
di
Plauto di Filippo Pareo uscita nel 1619. Se ne ig
Pietro Daniele Aurelio, e s’inserì poi nella bella edizione di Plauto
di
Filippo Pareo uscita nel 1619. Se ne ignora l’aut
la mima Teodora: in Italia il Goto re Teodorico fe rialzare le terme
di
Verona e riparare in Roma il teatro che minacciav
storo del popolo185: la Sicilia sin dal quarto secolo ebbe in costume
di
mandare a Roma i suoi abili artefici di scena che
quarto secolo ebbe in costume di mandare a Roma i suoi abili artefici
di
scena che vi erano chiamati186. Ma non troviamo s
i sparì dal cospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio
di
politica, di giurisprudenza, di arti e letteratur
ospetto degli uomini pressochè interamente ogni vestigio di politica,
di
giurisprudenza, di arti e letteratura Romana, e s
i pressochè interamente ogni vestigio di politica, di giurisprudenza,
di
arti e letteratura Romana, e s’introdussero nuovi
ro nuovi governi, nuove leggi, nuovi costumi, nuove vesti, nuovi nomi
di
uomini e di paesi, e nuove lingue, cangiamenti ma
erni, nuove leggi, nuovi costumi, nuove vesti, nuovi nomi di uomini e
di
paesi, e nuove lingue, cangiamenti maravigliosi c
solenni dal VII sino al X secolo, nelle quali con istrana mescolanza
di
pagane reliquie e di cerimonie Cristiane danzando
al X secolo, nelle quali con istrana mescolanza di pagane reliquie e
di
cerimonie Cristiane danzando e cantando esponevan
le delle gentili divinità188; nè gl’ ignorati o negletti sei dialoghi
di
Roswita monaca di Gandersheim intitolati commedie
ivinità188; nè gl’ ignorati o negletti sei dialoghi di Roswita monaca
di
Gandersheim intitolati commedie, che appartengono
latino assai barbaro, e ripiene d’incoerenze ed apparizioni. La prima
di
esse è divisa in due parti, o atti, e s’intitola
n due parti, o atti, e s’intitola Gallicano, che è un pagano generale
di
Costantino, il quale va a combattere contro gli S
uale va a combattere contro gli Sciti, n’è vinto, è ricondotto contro
di
essi da un angelo, vince, si battezza, e fa voto
ricondotto contro di essi da un angelo, vince, si battezza, e fa voto
di
castità; e nella seconda parte l’imperadore non è
esiliato, e riporta la corona del martirio. Le altre cinque commedie
di
un atto solo s’intitolano: Dulcizio, Callimaco, A
e i travestimenti de’ Cherici, e le loro danze nella festa del Natale
di
Cristo e nell’Episania che duravano, per testimon
del Natale di Cristo e nell’Episania che duravano, per testimonianza
di
Teodoro Balsamone, anche nel XII secolo190; e i c
lo190; e i cantambanchi e buffoni che intervennero nelle famose nozze
di
Bonifazio Marchese di Toscana con Beatrice di Lor
i e buffoni che intervennero nelle famose nozze di Bonifazio Marchese
di
Toscana con Beatrice di Lorena fatte nel 1037191:
nero nelle famose nozze di Bonifazio Marchese di Toscana con Beatrice
di
Lorena fatte nel 1037191: alquanti anni prima di
Toscana con Beatrice di Lorena fatte nel 1037191: alquanti anni prima
di
terminare il XII secolo troviamo nella storia del
l XII secolo troviamo nella storia del Basso Impero mentovate persone
di
teatro. L’usurpatore Andronico, l’uccisore fraudo
ate persone di teatro. L’usurpatore Andronico, l’uccisore fraudolento
di
Alessi Comneno, colui che al contrario di Tito di
ico, l’uccisore fraudolento di Alessi Comneno, colui che al contrario
di
Tito diceva di aver perduto il giorno, in cui non
fraudolento di Alessi Comneno, colui che al contrario di Tito diceva
di
aver perduto il giorno, in cui non gli era riusci
di Tito diceva di aver perduto il giorno, in cui non gli era riuscito
di
fare strangolare o almeno accecare qualche person
nde anche trasportare a questo medesimo secolo XII un informe abbozzo
di
dramma Latino intitolato Ludus Paschalis de adven
la Germania, nel quale intervengono il Papa, l’ Imperadore, i Sovrani
di
Francia, della Grecia, di Babilonia, l’ Anticrist
ervengono il Papa, l’ Imperadore, i Sovrani di Francia, della Grecia,
di
Babilonia, l’ Anticristo, l’Eresia, l’Ipocrisia,
al riferito, come vedremo ne’ seguenti volumi; e per fissare l’epoca
di
questa rappresentazione Pascale al secolo duodeci
ne ed opinioni, le quali potrebbero menarne a rinvenire il nascimento
di
questa farsa. Certo è però che il primo io non so
rozze, cioè musica, balli e travestimenti adoperati ne’ loro giuochi
di
canne, quadriglie e tornei. Furono anche versific
he apparisce da i libri dell’Escoriale) si limitavano a’ componimenti
di
non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa di
ano a’ componimenti di non moltissimi versi, ne’ quali facevano pompa
di
acrostichi, antitesi e giuochetti sulle parole, s
brando che i loro talenti non si fussero avvezzati a soffrire il peso
di
un poema grande e seguito come il drammatico. Cer
li196. E sebbene il lodato Casiri aggiunga che parlerebbe a suo luogo
di
una o due commedie Arabe, tuttavolta scartabellan
a suo luogo di una o due commedie Arabe, tuttavolta scartabellando la
di
lui Biblioteca io non trovai un solo componimento
l primo del 746 dell’Egira scritto parte in versi e parte in prosa, è
di
Mohamad Ben Mohamad Albalisi, nel quale trattengo
e il giambo cinquantuno artefici. L’ altro dell’anno 845 dell’Egira è
di
un Anonimo, e s’ intitola Comœdia Blateronis, in
ntitola Comœdia Blateronis, in cui da diversi interlocutori si tratta
di
tre cose differenti: nella prima parte parlasi de
ratta di tre cose differenti: nella prima parte parlasi della vendita
di
un cavallo, nella seconda delle furberie di alcun
rte parlasi della vendita di un cavallo, nella seconda delle furberie
di
alcuni vagabondi, nella terza di certi innamorati
avallo, nella seconda delle furberie di alcuni vagabondi, nella terza
di
certi innamorati. S’ingannò adunque Nasarre, e se
e, che i Romani portarono in Ispagna i giuochi scenici, senza curarsi
di
addurne qualche pruova, siccome per altro avrebbe
urne qualche pruova, siccome per altro avrebbe potuto, facendo parola
di
quanto noi abbiamo non ha guari riferito, cioè de
dati in Cadice da Balbo, del teatro Saguntino e delle rovine teatrali
di
Acinippo, di Tarteso e di Merida. Egli si content
e da Balbo, del teatro Saguntino e delle rovine teatrali di Acinippo,
di
Tarteso e di Merida. Egli si contentò solo di pro
el teatro Saguntino e delle rovine teatrali di Acinippo, di Tarteso e
di
Merida. Egli si contentò solo di prorompere in in
e teatrali di Acinippo, di Tarteso e di Merida. Egli si contentò solo
di
prorompere in invettive generali fuori di tempo c
rida. Egli si contentò solo di prorompere in invettive generali fuori
di
tempo contra Filostrato, perchè nella Vita di Apo
nvettive generali fuori di tempo contra Filostrato, perchè nella Vita
di
Apollonio affermò, che la Betica in tempo di Nero
trato, perchè nella Vita di Apollonio affermò, che la Betica in tempo
di
Nerone neppur conosceva gli spettacoli scenici. S
rato, non l’aveano) ve la portarono, adottando senza esame l’opinione
di
Nasarre, la cui solidità si è già notata. Da quan
enze e crudeltà, e furono cagione che i teatri risonassero unicamente
di
buffonerie e laidezze, per le quali ci vuole più
ii, ne’ Cipriani, negli Agostini, quelle detestabili rappresentazioni
di
nefandi stupri, che Marsiglia gentile, ma non cor
gli adulterii mimici, che, secondo Lampridio, non bastò ad Eliogabalo
di
vedere fintamente rappresentati, ma ordinò che s’
per fuggirne gli abusi, ci privammo ancor de’ vantaggi: a somiglianza
di
quegl’ impazienti coltivatori, i quali in vece di
aggi: a somiglianza di quegl’ impazienti coltivatori, i quali in vece
di
potare e recidere i rami lussureggianti, che fann
pettacoli teatrali. L’ utile curiosità congiunta al bisogno che si ha
di
esempj, onde s’ infiamma e si alimenta il genio,
d a capriccio si compartono l’ombre ed i lumi, per dipignere d’idea e
di
maniera, purchè si piaccia alla vista, a costo de
. Con più regolate e più magnifiche danze e canzoni i Messicani, quei
di
Chiapa, i Tlascalteti, mostransi più prossimi ad
mbre, perchè non lontani a rinvenir l’arte del dramma, indizio sempre
di
qualche coltura. Cinesi, Tunkinesi, Giapponesi, G
oro drammi gli evenimenti ridicoli da’ lagrimevoli. Più filosofi quei
di
Cusco giunsero a separar le azioni domestiche e l
ivenne il padre della tragedia, ed insegnò il sentiero a chi dovea su
di
lui stesso sollevarsi. Grande, robusto, eroico, p
chi dovea su di lui stesso sollevarsi. Grande, robusto, eroico, pieno
di
brio e di fierezza, rendesi talvolta turgido, imp
su di lui stesso sollevarsi. Grande, robusto, eroico, pieno di brio e
di
fierezza, rendesi talvolta turgido, impetuoso, os
gido, impetuoso, oscuro; e pure a traverso de’ secoli e delle vicende
di
tanti regni, giugne alla posterità che l’ammira n
ammira nel Prometeo, ne’ Sette a Tebe, ne’ Persi. Sofocle si forma su
di
lui; rende il proprio stile più grave, più maesto
rende il proprio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta
di
vivacità, di decenza, di verità, di splendidezza
prio stile più grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità,
di
decenza, di verità, di splendidezza la scena trag
iù grave, più maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza,
di
verità, di splendidezza la scena tragica; e divie
iù maestoso, più sublime; aumenta di vivacità, di decenza, di verità,
di
splendidezza la scena tragica; e diviene nostro m
icche palme, si presenta Euripide, ed occupa il raro l’intatto pregio
di
meglio parlare al cuore, avvivando col più vigoro
e la gravità e la copia delle sentenze filosofiche caratterizzano il
di
lui stile. Qualche negligenza nell’economia sceni
ezza e verità i costumi, nel trionfare per una inimitabile semplicità
di
azione; sapendosi per tutto ciò egregiamente prev
d’Aristofane da non paragonarsi punto con chi trattò un’ altra specie
di
commedia199, e degna degli applausi d’ una libera
si nel politico gabinetto e convertir la scena comica in un consiglio
di
stato, nulla ha di rassomigliante nè alla nuova d
inetto e convertir la scena comica in un consiglio di stato, nulla ha
di
rassomigliante nè alla nuova de’ Latini nè alla m
e colla vivacità della satira senza appressarsi alla troppa mordacità
di
Aristofane. Non fu tragico Anassandride, come lo
o Anassandride, come lo stimò il Signor Andres nel parlar rapidamente
di
ogni letteratura, ma comico della commedia mezzan
la quale si circoscrisse a dilettare con ritratti generali mascherati
di
modo che lo stesso vizioso deriso, senza riconosc
nel ritratto, rideva del proprio difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto
di
Aristofane, e le favole de i di lui figliuoli, ve
o difetto. Dopo il Cocalo ed il Pluto di Aristofane, e le favole de i
di
lui figliuoli, vennero ad illustrar questo genere
ere gli Apollodori, l’uno e l’altro Filemone, Difilo, Demofilo, e più
di
ogni altro Menandro che divenne la delizia de’ fi
ogni altro Menandro che divenne la delizia de’ filosofi e ’l modello
di
Terenzio, e fu il primo a cui la grazia comica si
a grazia comica si mostrasse in tutta la sua beltà. E chi poteva dopo
di
lui calzar degnamente il greco borzacchino? Cadde
ia stessa la sua bella commedia per rinascere indi nel Lazio per mano
di
un Affricano. Gli Etruschi e i Campani infondono
le lettere e a coltivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme
di
Epicarmo, e non di Aristofane, ed imitando a un t
ivar la poesia drammatica. Plauto calcando le orme di Epicarmo, e non
di
Aristofane, ed imitando a un tempo Difilo, Demofi
po Cecilio, il Cartaginese Terenzio seguito da Afranio, colle spoglie
di
Menandro e degli Apollodori, introduce in Roma la
decoro e gravità la greca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste
di
Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea di Ovi
reca tragedia, e spianano il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia
di
Mecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito, all
o il sentiero al Tieste di Vario, all’Ottavia di Mecenate, alla Medea
di
Ovidio, all’Ippolito, alla Medea e alla Troade di
ecenate, alla Medea di Ovidio, all’Ippolito, alla Medea e alla Troade
di
Seneca, e all’Agave di Stazio. La grandezza eroic
Ovidio, all’Ippolito, alla Medea e alla Troade di Seneca, e all’Agave
di
Stazio. La grandezza eroica campeggia nel loro st
e per la sola combinazione delle passioni, nè mette capo nella catena
di
un destino inesorabile. Ma i Mimi e i Pantomimi t
gni coltura, e sparvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno
di
dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria d
parvero le arti involte in un caliginoso nembo almeno di dieci secoli
di
barbarie. A cui toccò la gloria di dissiparlo? Do
inoso nembo almeno di dieci secoli di barbarie. A cui toccò la gloria
di
dissiparlo? Dove risorsero le arti, la drammatica
coltura? 156. T. II, lib. III. 157. Nel II libro delle Antichità
di
Verona. 158. V. Leandro Alberti nella descrizion
Leandro Alberti nella descrizione dell’ Italia, dove parla del Ducato
di
Spoleto. 159. Lo stesso Alberti chiama teatro an
breo, come un Ezechiele citato da autori auteriori all’Era Cristiana (
di
che vedasi Pietro Bayle nel Dizionario art. Ezech
e veniva appellato il poeta delle storie Giudaiche; e i frammenti del
di
lui dramma si trovano inseriti nella collezione d
ane consiste in una introduzione fatta da Mosè, e in un dialogo pieno
di
dignità fra questo legislatore e capo degli Ebrei
eto ardente, e finalmente in un racconto fatto da un messo della fuga
di
quel popolo e dell’ evento del mar rosso. Vero è
ici componimenti, e per tale senza contrasto è considerata la Cantica
di
Salomone, ma che simili poesie pervenissero ad es
divisi in cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami
di
palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna part
cori cantavano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma,
di
cedro o di altro, conteneva alcuna parte di que’
ano inni al Creatore, tenendo in mano folti rami di palma, di cedro o
di
altro, conteneva alcuna parte di que’ semi che al
mano folti rami di palma, di cedro o di altro, conteneva alcuna parte
di
que’ semi che altrove diedero l’origine alla poes
nio Pollione nella lettera 32 inserita nel VII libro delle Famigliari
di
Cicerone. 165. Vedasi intorno a questo teatro la
torno a questo teatro la lettera VIII del tomo IV del Viage de España
di
Don Antonio Ponz Segretario dell’Accademia di San
IV del Viage de España di Don Antonio Ponz Segretario dell’Accademia
di
San Ferdinando in Madrid. 166. Vedasene il II di
7. Delle accennate magnifiche ruine può vedersi la Historia de Merida
di
Bernabe Moreno Vargas, las Antigüedades de España
storia de Merida di Bernabe Moreno Vargas, las Antigüedades de España
di
Ambrosio Morales, ed il citato tomo VIII del Viag
nel libro V. 178. Libere e delicate sono le amene lettere, ed amano
di
essere invitate con occhio cortese e con volto gi
Ottimamente ad altro proposito cantò Pope nel IV canto del suo Saggio
di
Critica volgarizzato dal celebre Conte Gasparo Go
mmaco. 185. Lo stesso lib. IX, ep. 21 scritta da Atalarico al Senato
di
Roma. 186. Simmaco lib. VI, ep. 33. 187. Vedasi
b. VI, ep. 33. 187. Vedasi la lettera 107 scritta da Alcuino all’Ab.
di
Corbè Adelardo e riterita dal P. Mabillon nel tom
II degli Annali Benedettini lib. XXVI, num. 13. 188. Non ci lasciano
di
ciò dubitare varj Concilii citati da più scrittor
tti e i vizj del moderno teatro. In Francia si compruova col Concilio
di
Auxerre celebrato l’anno 578, ed in Ispagna col I
i i medesimi profani spettacoli ne’ tempj. 189. Delle opere poetiche
di
questa vergine Sassona come monaca Benedettina pa
abillon negli Annali Benedettini t. III, lib. 47, num. 17. 190. V. i
di
lui Scolii al Concilio Trullano ed al Can. LXII.
tica da quella de’ suoi posteri? e quella che correva tra Atene emula
di
Serse, e tralla Grecia poi avvilita sotto i Maced
a poi avvilita sotto i Macedoni, o Roma donna del Mondo, o la Francia
di
questi tempi?
ni del secolo si avvicinarono a quelle del precedente tanto ne’ pregi
di
semplicità e regolarità di azione e di eleganza e
no a quelle del precedente tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità
di
azione e di eleganza e purezza di linguaggio, qua
del precedente tanto ne’ pregi di semplicità e regolarità di azione e
di
eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ dife
e’ pregi di semplicità e regolarità di azione e di eleganza e purezza
di
linguaggio, quanto ne’ difetti di languidezza e d
à di azione e di eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ difetti
di
languidezza e di stile troppo lirico ed ornato. N
eleganza e purezza di linguaggio, quanto ne’ difetti di languidezza e
di
stile troppo lirico ed ornato. Non è però che non
ico ed ornato. Non è però che non se ne fossero prodotte alcune degne
di
mentovarsi fralle buone. Se non giunse veruna a p
per consenso de i dotti frutto pregevole del XVII secolo fu la Filli
di
Sciro che occupa il terzo luogo. Prima di essa si
del XVII secolo fu la Filli di Sciro che occupa il terzo luogo. Prima
di
essa si produssero il Sogno, e la Pastorella Regi
zo luogo. Prima di essa si produssero il Sogno, e la Pastorella Regia
di
Giammaria Guicciardi impresse nel primo e nel sec
uilano Pompeo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapímento
di
Corilla di Francesco Vinta uscita nel 1605; il Fi
eo Interverio pubblicata in Vicenza nel 1604; il Rapímento di Corilla
di
Francesco Vinta uscita nel 1605; il Filarmindo de
i Accademici Intrepidi fecero imprimere in Ferrara la mentovata Filli
di
Sciro dedicandola al VI duca di Urbino Francesco
primere in Ferrara la mentovata Filli di Sciro dedicandola al VI duca
di
Urbino Francesco Maria Feltrio della Rovere. L’au
re che riscuotono gli applausi dell’ Europa e gli encomj degli uomini
di
gusto e di buon senso, eccitano alle censure la v
uotono gli applausi dell’ Europa e gli encomj degli uomini di gusto e
di
buon senso, eccitano alle censure la vanità e l’i
sce all’udirle lodate, chi si scaglia in pubblico o in segreto contro
di
esse; ma quelle superiori alle bassezze della tim
li. Forse la critica più sobria fu quella che si fece al doppio amore
di
Celia per la rarità del caso, poco atto essendo u
uadere e interessare. Lo spettatore ad ogni finta particolarità corre
di
volo col pensiero sulle cose reali, e non trovand
. Non per tanto il Bonarelli compensa con varie bellezze sì la scelta
di
quel possibile straordinario che i difetti dello
ezze la preserveranno dalla totale dimenticanza. Le curiose avventure
di
Filli e Tirsi educati fra’ Turchi allontanano dal
guore che suole accompagnare la maggior parte delle pastorali ripiene
di
fredde uniformi elegie senz’anima e senza sangue.
egie senz’anima e senza sangue. Si vuol però notare che gli accidenti
di
Celia tirano verso di lei l’interesse della favol
a sangue. Si vuol però notare che gli accidenti di Celia tirano verso
di
lei l’interesse della favola più di quello che vi
i accidenti di Celia tirano verso di lei l’interesse della favola più
di
quello che vien concesso a un episodio. Il lettor
na terza dell’atto I quando la finta Clori gentilmente si lagna della
di
lei freddezza: Sdegni ch’io ti riveggia? Deh
cipio dell’ atto II desta curiosità il ben colorito amor fanciullesco
di
costei e del suo Tirsi in Tracia; e nel racconto
gere. Un gran movimento riceve l’azione principale dalla riconoscenza
di
Tirsi, e ne aumenta la vivacità il trasporto di F
le dalla riconoscenza di Tirsi, e ne aumenta la vivacità il trasporto
di
Filli nel trovarlo infedele per le di lui medesim
umenta la vivacità il trasporto di Filli nel trovarlo infedele per le
di
lui medesime parole. Il disperato dolore della ni
scena dell’atto IV con energia e felicità e senza veruna affettazione
di
stile. Ella così conchiude: Per me non v’è con
nte l’azione, che viene nobilitata nel V atto col pericolo della vita
di
Tirsi, il quale avendo gettati via que’ cerchi, o
’ cerchi, ov’era l’immagine del Sultano, per una legge è divenuto reo
di
morte. Egli per disperazione nella quinta scena s
er salvarlo se ne accusa ancora, rinnovando così l’affettuosa contesa
di
Olinto e Sofronia. Lo scioglimento avviene senza
note Egizie in quel cerchio medesimo che ha servito alla riconoscenza
di
Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le noz
a riconoscenza di Tirsi e Filli. In conseguenza ne avvengono le nozze
di
questi amanti, e quelle di Celia con Aminta, e la
illi. In conseguenza ne avvengono le nozze di questi amanti, e quelle
di
Celia con Aminta, e la felicità di Sciro liberata
e nozze di questi amanti, e quelle di Celia con Aminta, e la felicità
di
Sciro liberata dal tributo crudele solito a riscu
o lustro del secolo, ed in essa, oltre all’ esser piaciuto all’autore
di
rimare con frequenza, non si vede il calore richi
tta coll’ usata regolarità Italiana, ed espressa colla natural grazia
di
questo leggiadro poeta. Interessante è l’ episodi
natural grazia di questo leggiadro poeta. Interessante è l’ episodio
di
Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’
Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine della festa
di
Arcadia: curioso quello dell’atto III degli amori
gine della festa di Arcadia: curioso quello dell’atto III degli amori
di
Logisto colla Maga che gli donò l’arco incantato:
iù teatrale, caratteri più varj, passioni più vivaci, locuzione ricca
di
molte grazie naturali ed assai conveniente alle p
ione che si finge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo
di
San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si a
nge accaduta nel Premontorio luogo amenissimo del borgo di San Pietro
di
Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amo
torio luogo amenissimo del borgo di San Pietro di Arena nella Riviera
di
Genova, si aggira sull’amore di un pastorello per
di San Pietro di Arena nella Riviera di Genova, si aggira sull’amore
di
un pastorello per Gelopea turbato dalla gelosia p
l’atto I è la descrizione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze
di
Gelopea, e dei di lei graziosi trastulli col merl
rizione fatta dall’innamorato Filebo delle bellezze di Gelopea, e dei
di
lei graziosi trastulli col merlo imitati da quell
graziosi trastulli col merlo imitati da quelli vaghissimi col passero
di
Catullo. Si machina nell’atto II a danni de’ due
de’ due amanti per separargli suscitando in ciascuno torbidi sospetti
di
gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura di tirar G
n ciascuno torbidi sospetti di gelosia. Ad Alcanta si assegna la cura
di
tirar Gelopea al fenile d’Alfeo per accertarsi ch
n bisogno bacchettone sveglia in Filebo lo stesso sospetto della fede
di
Gelopea, e l’invita a scorgerne l’infedeltà nel m
imo fenile. Pregevole nell’atto III è la scena in cui Telaira sorella
di
Filebo vuol renderlo avveduto della inverisimigli
to al fenile d’Alfeo che in traccia solamente dell’altro. Comprendono
di
essere stati aggirati, ricuperano la tranquillità
i aggirati, ricuperano la tranquillità, e si confermano nel proposito
di
sposarsi come il padre di Gelopea condifcenda all
tranquillità, e si confermano nel proposito di sposarsi come il padre
di
Gelopea condifcenda alle nozze. E’ ben leggiadra
tesse greche favole, e pure interessa a maraviglia. Alcippo per amore
di
Clori si trasforma in ninfa, e col nome di Megill
aviglia. Alcippo per amore di Clori si trasforma in ninfa, e col nome
di
Megilla se la rende amica se non amante con quell
nfa, e col nome di Megilla se la rende amica se non amante con quello
di
Alcippo. E’ scoperto dalle ninfe d’Arcadia per la
cippo. E’ scoperto dalle ninfe d’Arcadia per la ripugnanza ch’egli ha
di
bagnarsi seco loro. Una legge condanna a morire s
a a morire sommerso nell’Erimanto chiunque ardisce insidiare l’onestà
di
quelle rigide seguaci di Diana; ed Alcippo dee so
Erimanto chiunque ardisce insidiare l’onestà di quelle rigide seguaci
di
Diana; ed Alcippo dee soggiacere a questa pena. T
più zelante per l’ osservanza della legge, si scopre essere il padre
di
Alcippo ignoto a se stesso. Montano obbliga Alcip
in sua difesa; egli con candidezza manifesta l’innocente suo disegno
di
acquistar la di lei benevolenza, per poi scoprirs
egli con candidezza manifesta l’innocente suo disegno di acquistar la
di
lei benevolenza, per poi scoprirsi ed ottenerla i
. Ogni lode riscuote la Tancia graziosa e semplice commedia rusticale
di
Michelangelo Buonarroti il giovane pubblicata ne’
toria, e nel 1637 le Varie Fortune boschereccia. Altre tre pescatorie
di
questo secolo furono l’Aci di Scipione Manzano im
tune boschereccia. Altre tre pescatorie di questo secolo furono l’Aci
di
Scipione Manzano impresso in Venezia nel 1600, l’
’ingegnosa semplicità dello stile senza arditezze, e l’ameno soggetto
di
una festa cinquennale, in cui si gareggia col can
fa. Io non conosco pastorale veruna de’ due precedenti secoli che più
di
questa abbia acconciamente dato luogo a molti squ
ontiche non cantate soltanto dal coro in fine degli atti, ma in mezzo
di
essi da personaggi, e soprattutto nell’atto V. Si
. Si registrano nel catalogo della biblioteca Imperiali due pastorali
di
un caprajo improvvisatore, il Siringo favola cacc
in Arcidosso nelle montagne Sanesi. I parenti non del tutto sforniti
di
comodi l’aveano mandato a scuola; ma egli spavent
poetica armonia che bevve il Peri in sì bei fonti gl’ inspirò l’amore
di
verseggiare, e compose alcuni poemi e le riferite
stesso rappresentava in compagnia d’altri caprai. Solea far la parte
di
zappatore, e si contraffaceva di tal modo che non
a d’altri caprai. Solea far la parte di zappatore, e si contraffaceva
di
tal modo che non poteva mirarsi nè udirsi senza r
lungi dal casale in un castagneto opportuno alla rappresentazione. La
di
lui fama pervenne al granduca, alla cui presenza
tolato la Fesuleide, e ne ottenne una pensione68. Tre altre pastorali
di
tal tempo appartenenti a due Gonzaghi rimangono t
issimo P. Ireneo Affo. La prima intitolata Fontana vitale e mortale è
di
Don Andrea Gonzaga, da cui nacque Don Vincenzo co
e e mortale è di Don Andrea Gonzaga, da cui nacque Don Vincenzo conte
di
S. Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducato
n Vincenzo conte di S. Paolo in Puglia, che gli succedette nel ducato
di
Guastalla; ma tal componimento, per avviso del lo
a; ma tal componimento, per avviso del lodato religioso, è poco degno
di
trattenerci. Le altre due sono di Don Cesare Gonz
del lodato religioso, è poco degno di trattenerci. Le altre due sono
di
Don Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto
o di trattenerci. Le altre due sono di Don Cesare Gonzaga II principe
di
Molfetta morto nel 1632 in Vienna di età ancor fr
i Don Cesare Gonzaga II principe di Molfetta morto nel 1632 in Vienna
di
età ancor fresca. L’una s’intitola Procri, che da
dal canonico Negri Guastallese si pose per appendice alla sua storia
di
Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fusse par
lla sua storia di Guastalla. Stimò il Negri che la Procri fusse parto
di
Don Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lette
Ferrante Gonzaga; ma da’ registri delle lettere dell’archivio segreto
di
Guastalla si rileva che fu composta da Don Cesare
in cinque atti, il cui originale conservasi dal lodato Bibliotecario
di
Parma. Egli che ebbe la scuola del padre, non pec
tafore. Inedita conservasi parimente nella biblioteca dell’università
di
Torino l’ Alvida pastorale del conte Lodovico San
liè, cui par che avesse fornito l’argomento e il piano lo stesso duca
di
Savoja Carlo Emanuele I a cui si dedicò70. 67.
ttro impressioni sino al 1648, e comparve nella decimaquinta edizione
di
tutte le opere del Cortese in Napoli nel 1666. De
ne di tutte le opere del Cortese in Napoli nel 1666. De’ suoi pregi e
di
qualche difetto dello stile vedasi il V volume de
treo Pinacot. p. II. 69. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo
di
Larino a’ 25 di Marzo 1627 la chiama la mia pover
II. 69. Scrivendo egli a Persio Caracci poi vescovo di Larino a’ 25
di
Marzo 1627 la chiama la mia povera Procri. Così n
25 di Marzo 1627 la chiama la mia povera Procri. Così ne parla a’ 15
di
aprile a monsignor Ciampoli. A monsignor Zucconi
parla a’ 15 di aprile a monsignor Ciampoli. A monsignor Zucconi a’ 2
di
settembre a Vienna scrisse di aver composta quest
gnor Ciampoli. A monsignor Zucconi a’ 2 di settembre a Vienna scrisse
di
aver composta questa favoletta da recitare in mus
sta questa favoletta da recitare in musica nel passaggio della regina
di
Ungheria per Mantua. Tali passi mi furono comunic
do il Zeno, e fu la seconda tragedia rappresentata. Nè anche il sign.
di
Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confe
mpire . Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo
di
quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavel
neggiò (che che abbia voluto gratuitamente asserire in iscapito delle
di
lui satire e commedie l’esgesuita sig. Andres, pe
e e commedie l’esgesuita sig. Andres, per divertire la corte del duca
di
Ferrara compose cinque commedie, la Cassaria, i S
ura dell’ottima esecuzione ammaestrando alcuni gentiluomini; anzi più
di
una volta egli vi sostenne ancora la parte del pr
bar l’ordine Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo
di
Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma,
entata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco
di
Roma, si recitò dal principe don Francesco figliu
ambico: ma solo la grazia dell’elocuzione e la maestria innarrivabile
di
un Ariosto potè renderlo soffribile e compensarne
favola preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa
di
avere in essa seguitato Terenzio nell’Eunuco e Pl
l’averla avviluppata e sciolta con mirabile naturalezza senza bisogno
di
scorta, e renduta notabilmente interessante colla
a bisogno di scorta, e renduta notabilmente interessante colla venuta
di
Filogono padre di Erostrato; di che non fu debito
a, e renduta notabilmente interessante colla venuta di Filogono padre
di
Erostrato; di che non fu debitore in verun conto
otabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato;
di
che non fu debitore in verun conto agli antichi.
erun conto agli antichi. Di fatti la gloria principale dell’Ariosto e
di
molti altri comici Italiani, de’ quali dovrem rag
i altri comici Italiani, de’ quali dovrem ragionare, è questa appunto
di
aver migliorati gli argomenti degli antichi, e di
e, è questa appunto di aver migliorati gli argomenti degli antichi, e
di
averne poi tratti tanti e tanti altri dalla propr
nzato nella lettera scritta a Scipione Maffei che i nostri Comici son
di
gran lunga inferiori a’ Latini. È vero poi che l’
di gran lunga inferiori a’ Latini. È vero poi che l’Ariosto si valse
di
alcuni caratteri antichi, ma seppe adattarli alla
sto celebre autore comico francese il primo a far ridere con ritratti
di
nobili, uscendo da servi, parassiti, raggiratori
le quali non mai daranno risultati veri e principii sicuri. Ciò serva
di
norma ancora ad altri pretesi filosofi de’ tempi
altri pretesi filosofi de’ tempi nostri disprezzatori dell’erudizione
di
cui scarseggiano tanto e di cui tanto abbisognano
empi nostri disprezzatori dell’erudizione di cui scarseggiano tanto e
di
cui tanto abbisognano per ragionar diritto. Lo st
ritto. Lo stile dell’Ariosto poi si presta mirabilmente, alla maniera
di
Menandro, a tutti gli affetti, ed a tutti i carat
za non conosciuta dalla pedanteria; famigliare e piacevole non lascia
di
adornarsi di quelle sobrie bellezze poetiche, che
iuta dalla pedanteria; famigliare e piacevole non lascia di adornarsi
di
quelle sobrie bellezze poetiche, che a tal genere
vidui. E a tal proposito si vuol riflettere, che la commedia Italiana
di
tal tempo non pervenne all’insolenza della Grecia
rno, gli sconcerti privati. Un Ferrarese discolpa i Rettori: Che san
di
questo li Rettori? Credi tu Che intendano ogn
scii le domeniche. E quì si avverta che si parla appunto de’ Rettori
di
Ferrara, dove si rappresentava la commedia in pre
a, dove si rappresentava la commedia in presenza del principe e forse
di
que’ medesimi Rettori. Non meno penetrante è il c
a berlina gli avvocati. Non parlo poi della regolarità della condotta
di
questa favola come delle altre, non dell’Ariosto
tta di questa favola come delle altre, non dell’Ariosto solamente, ma
di
quanti altri lo seguirono; perchè pregio fu degl’
ntinuata che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca
di
sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano
che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali,
di
grazie e di passi piacevoli, si veggano introdott
onto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e
di
passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruf
appartiene al nostro poeta. Una cassa lasciata in deposito nella casa
di
Crisobolo, la quale dal di lui figliuolo Erofilo
Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale dal
di
lui figliuolo Erofilo innamorato della giovinetta
iuolo Erofilo innamorato della giovinetta Eulalia vien data in potere
di
Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un
orato della giovinetta Eulalia vien data in potere di Lucramo padrone
di
questa bella schiava, forma un groppo ingegnoso,
; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel prologo abbellito
di
vaghe e graziose dipinture si valse del metro med
o abbellito di vaghe e graziose dipinture si valse del metro medesimo
di
tutta la favola. In alcune circostanze le immagin
che si scostino dalle caricature de’ nostri giorni; ma chi non sa che
di
tutta la poesia, la comica è la più soggetta ad a
costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella freschezza
di
colorito e quella rassomiglianza agli originali c
no lor bussoli, Loro ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata
di
moda la pittura di certi titoli ridicoli, de’ qua
o ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata di moda la pittura
di
certi titoli ridicoli, de’ quali lepidamente si b
a, essendosene conservata la razza sino a questi dì, ed avendola dopo
di
lui trovata Moliere in Francia, e schernita Wyche
titoli E vanti e fumi, ostentazioni e favole, Ci so veder poco altro
di
magnifico. Tutto ciò ch’hanno in adornarsi spendo
, che lor trottino Tutto dì dietro, mentre essi avvolgendosi Di quà e
di
là, le vie e le piazze scorrono, Più che ognuna c
un innamorato. Eulalia lo rimprovera perchè le sembra che non si curi
di
liberarla; egli punto da ciò manifesta i suoi sen
mio padre? me medesimo Non ne vo trarre ancor, quanto la minima Parte
di
lei? Notisi il calore che spirano le di lui paro
ncor, quanto la minima Parte di lei? Notisi il calore che spirano le
di
lui parole, quando sa che gli è stata menata via
correre In tanta fretta, Erofilo; ricordati Che noi siamo in pericolo
di
perdere La cassa; attendi a quella, e poi. Er. L
aggio si riconosce, e se ne compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo
di
questa commedia, che su di un semplice fondamento
compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo di questa commedia, che su
di
un semplice fondamento aggirandosi produce varii
su di un semplice fondamento aggirandosi produce varii ridicoli colpi
di
teatro, i quali con tutta naturalezza apportano l
quali con tutta naturalezza apportano lo scioglimento. Flavio amante
di
una giovinetta contratta per lei con la Lena ruff
r discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario
di
lui padre, gli narra una immaginaria sorpresa not
una scena incomparabilmente più graziosa per lo stile, e più naturale
di
quella della galera del Moliere; perchè questo co
iò dalla natura, e ne diede l’esempio a tutti gli altri. La giunteria
di
Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino
teria di Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino colla veste
di
Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerc
ino colla veste di Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerca
di
puntellare la sua menzogna cadente ; ma il vecchi
i in una botte quivi lasciata in deposito. Sventuratamente il padrone
di
tale botte viene a riprenderla, per dubbio che pe
ditore con gli sbirri, e la vuol torre in pegno. Fazio che è il padre
di
Licinia amata da Flavio, arriva in tal punto, ode
in tal punto, ode il contrasto, si frappone, e per metter pace, offre
di
tener egli la botte in deposito, la fa condurre i
tte in deposito, la fa condurre in sua casa, e ne segue il matrimonio
di
Flavio e Licinia. Non è questa una commedia nobil
za discendere sino alla farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta
di
un intrigo amoroso, e di un giovine trovato in ca
arsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso, e
di
un giovine trovato in casa di una fanciulla onora
e vi si tratta di un intrigo amoroso, e di un giovine trovato in casa
di
una fanciulla onorata, ma non per questo produce
una fanciulla onorata, ma non per questo produce risentimento veruno
di
funeste conseguenze. Or dove è mai quella gelosia
Francese del moderno filosofante Marmontel come principio universale
di
tutti gl’intrighi delle nostre commedie? Ma di ci
e principio universale di tutti gl’intrighi delle nostre commedie? Ma
di
ciò nella favola seguente. Il Negromante. Questa
are una donna ch’egli non può amare trovandosi preoccupato dell’amore
di
Lavinia figliuola di Fazio. Cintio obedisce, ma i
non può amare trovandosi preoccupato dell’amore di Lavinia figliuola
di
Fazio. Cintio obedisce, ma in tutto un mese non s
n mese non si accoppia colla moglie, fingendosi impotente, e sperando
di
far disciogliere le nozze. Massimo per guarirlo,
corre ad un furbo tenuto per astrolago, e negromante. Costui cercando
di
arricchire a spese di Massimo, ed anche di Camill
to per astrolago, e negromante. Costui cercando di arricchire a spese
di
Massimo, ed anche di Camillo Pocosale innamorato
egromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo, ed anche
di
Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura,
rricchire a spese di Massimo, ed anche di Camillo Pocosale innamorato
di
picciola levatura, senza volerlo fa sì, che si ma
o di picciola levatura, senza volerlo fa sì, che si manifesti l’amore
di
Cintio e Lavinia, rimanendo egli scornato e scope
imanendo egli scornato e scoperto per impostore. Delle molte bellezze
di
questa favola additiamone alcuna che ne sembri pi
ta favola additiamone alcuna che ne sembri più piacevole, e più degna
di
esser notata. Cintio teme che il Negromante colla
oprio secreto, e con Fazio, e col servo Temolo parla della fama delle
di
lui opere prodigiose. Cose mirabili (dice) … Di
iracoli. Cint. Mi dice, che a sua posta fa risplendere La notte, e il
di
oscurarsi. Tem. La notte, e il di oscurarsi.Anch
osta fa risplendere La notte, e il di oscurarsi. Tem. La notte, e il
di
oscurarsi.Anch’io so simile. Mente cotesto far, C
Tem. Mente cotesto far, Come?Se accendere Di notte anderò un lume, e
di
dì a chiudere Le finestre… Or, sa far altro? Cint
i vino è nel boccale, allor dimenola. Cint. Te ne fai beffe, e ti par
di
udir favole? Or che dirai di questo, che invisibi
imenola. Cint. Te ne fai beffe, e ti par di udir favole? Or che dirai
di
questo, che invisibile Va a suo piacere? Tem. Va
o, pagator degli stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O
di
lupo, o di volpe, o di alcun nibbio? Faz. Cotesto
degli stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o
di
volpe, o di alcun nibbio? Faz. Cotesto è vero. Te
dii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o di volpe, o
di
alcun nibbio? Faz. Cotesto è vero. Tem. Cotesto
.E tosto che un d’ignobile Grado vien consigliere e segretario, E che
di
comandare agli altri ha uffizio, Non è vero anche
che si mutano In becco io vò tacere. Queste trasformazioni satiriche
di
uomini in animali sono accennate con somma in ani
mali sono accennate con somma lepidezza, nè hanno minor grazia comica
di
quella che osservammo in Aristofane nelle Nuvole
iletto al filosofo che non arzigogola, cioè che ragiona con sicurezza
di
dati, il rintracciar nelle commedie alcun materia
gli Ateniesi. Di questa utilità e diletto privansi per certo spirito
di
superficialità molti Italiani che non curansi di
si per certo spirito di superficialità molti Italiani che non curansi
di
esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, c
n curansi di esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, contenti
di
averne false e superficiali notizie nelle opere o
e l’autore del Belisario che non sono stati gl’Italiani che hanno più
di
una fiata portato sulla scena a’ giorni nostri i
Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli amanti delle Gabrieli
di
Vergy) per necessità dovè inventare nelle commedi
inventare nelle commedie intrighi pericolosi per gli amanti e capaci
di
esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da par
i esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che tal maestro
di
poetica cìò scrivendo non si ricordò de Greci e d
Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e sel sanno anche i ragazzi,
di
questi intrighi e di questa furberia servile. Oss
i quali sono pieni, e sel sanno anche i ragazzi, di questi intrighi e
di
questa furberia servile. Osserviamo solo che ques
taliani in tal tempo fossero stati, come egli immagina, ad esclusione
di
ogni altro popolo, tutti gelosi e vendicativi. Ma
gelosi e vendicativi. Ma io gli anfana a secco, e che non si è curato
di
bene osservare. Ariosto è il primo ad ismentirlo
rimo ad ismentirlo con tutte le sue cinque commedie; perchè in veruna
di
esse non si vede pesta di tali intrighi di gelosi
te le sue cinque commedie; perchè in veruna di esse non si vede pesta
di
tali intrighi di gelosia e di vendetta funesta da
commedie; perchè in veruna di esse non si vede pesta di tali intrighi
di
gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente
chè in veruna di esse non si vede pesta di tali intrighi di gelosia e
di
vendetta funesta da lui urbanamente chiamata Ital
oni e della propria. Io gli presento un ritratto del costume italiano
di
quel tempo della maniera di conversare insieme l’
presento un ritratto del costume italiano di quel tempo della maniera
di
conversare insieme l’uno e l’altro sesso somminis
tti sì buon stomaco. È questa l’esagerata gelosia Italiana che corre
di
bocca in bocca tra’ Francesi? E con tal conoscenz
reca utile alla gioventù e lode al ragionatore; ma col fantasticar fu
di
esse con osservazioni mal digerite, si distrugge
i mal digerite, si distrugge e non si edifica. Continuando la ricerca
di
alcune bellezze e dell’artificio della favola del
ll’artificio della favola del Negromante, osserviamo che il carattere
di
Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin dal p
li dice che avendo appena appreso a leggere e scriver male, ha l’arte
di
spacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astr
pacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astrolago e mago, sapendo
di
tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bue
o e mago, sapendo di tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bue
di
sonar gli organi. Aggiugne che egli ed il maestr
unque passa, restano Come de la lumaca, e per più simile Comparazion,
di
grandine o di fulmine. Ma si disviluppa affatto
estano Come de la lumaca, e per più simile Comparazion, di grandine o
di
fulmine. Ma si disviluppa affatto il di lui cara
e Comparazion, di grandine o di fulmine. Ma si disviluppa affatto il
di
lui carattere quando egli stesso parla con Nibio,
razia, che è da dolersi che la gioventù, la quale trascura la lettura
di
tali commedie, rimanga priva di tanti vezzi comic
ioventù, la quale trascura la lettura di tali commedie, rimanga priva
di
tanti vezzi comici. Or questo furbo così trincato
furbo così trincato si ha prefisso, giusta le sue regole economiche,
di
tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e po
ole economiche, di tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e poi
di
scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egl
e poi di scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egli promette
di
portare in casa una cassa con un cadavere per far
la finta evocazione, domanda molte ricche tele, argenti ed altre cose
di
prezzo. All’altro promette il possesso dell’ inna
ette il possesso dell’ innamorata, purchè si faccia trasportare nella
di
lei casa in una cassa. Condiscende il Pocasale, e
molo e Fazio già insospettiti del Negromante che prima aveano cercato
di
guadagnare. Essi temono qualche male da questa ca
emono qualche male da questa cassa; e vedendola portare verso la casa
di
Massimo, si turbano. Faz. Comparazion, di grand
ola portare verso la casa di Massimo, si turbano. Faz. Comparazion,
di
grandine o di fulmine. Ah che la cassa recano Che
rso la casa di Massimo, si turbano. Faz. Comparazion, di grandine o
di
fulmine. Ah che la cassa recano Che hai detto! Te
oi far? Tem. Lascia far dunque a me. Che vuoi far? Eccola. Faz. Che
di
tu? Ma con chi parlo io? Ove diavolo Corre costui
chi. Ma no; Temolo non gli risponde, perchè non ha tempo d’istruirlo
di
ciò che ha pensato, e si ritira per lasciar venir
ira per lasciar venir fuori Nibio con la cassa, indi per allontanarlo
di
là inventa una fola verisimile, e l’accredita con
da costui? Tem. Grida costui?Non ci si può più vivere. Tutta è piena
di
traditor. Faz. Tutta è piena di traditor. che gr
ci si può più vivere. Tutta è piena di traditor. Faz. Tutta è piena
di
traditor. che gridi tu? Tem. E d’assassini. Faz.
. Gran pietà! Che pietade? O caso orribile! Non m’ho potuto ritener
di
piangere Di compassione. Faz. Di compassione.Di
non è molto ch’egli creda che Mastro Giachelino, secondo il racconto
di
Temolo, sia stato ucciso. Egli vuole accorrere a
to della sua astuzia, e distruggere i disegni dell’astrolago, in vece
di
far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa
i disegni dell’astrolago, in vece di far entrare la cassa nella casa
di
Massimo, la fa condurre in quella di Fazio. Torna
far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa condurre in quella
di
Fazio. Torna poi Nibio arrabbiato per essere stat
o disordine e movimento reca all’azione questa cassa condotta in casa
di
Fazio. Camillo che v’è rinchiuso intende il secre
Camillo che v’è rinchiuso intende il secreto dell’unione degli animi
di
Cintio e Lavinia, e fugge in farsetto per riferir
riferirlo a Massimo. Cintio sommamente afflitto pel caso va in cerca
di
Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli dice ch
ntio sommamente afflitto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo
di
tacere. Fazio gli dice che faccia conto che Massi
, e la vivacità nella favola a. Diede Cesare a tal movimento il nome
di
forza per contrapporla alla languidezza mortal ve
ca, per dinotare, che tale esser debba e nelle situazioni e ne’ colpi
di
teatro e negli affetti, quale alla commedia si co
la non mai avrà la forza accennata da Cesare, per quanto sia cospersa
di
sali e motti graziosi. I pulcinelli, gli arlecchi
sa maniera una tragedia languida, lenta, snervata, sarrà sempre priva
di
forza tragica, tuttochè abbondasse di gravi sente
a, snervata, sarrà sempre priva di forza tragica, tuttochè abbondasse
di
gravi sentenze politiche e morali. Direi, che men
ochè abbondasse di gravi sentenze politiche e morali. Direi, che meno
di
altri critici e precettori di poetica si fosse al
nze politiche e morali. Direi, che meno di altri critici e precettori
di
poetica si fosse allontanato dalla mente di Cesar
ltri critici e precettori di poetica si fosse allontanato dalla mente
di
Cesare il prelodato signor Marmontel, il quale po
teri, e vanno a cercare il vizio sino al fondo dell’anima ; se l’arte
di
cogliere questi grandi tratti fosse mancata a Ter
ti fosse mancata a Terenzio. Ma è troppo noto, che il pregio maggiore
di
questo Cartaginese fu appunto il sapere disvilupp
ettatore. Si appose dunque Madama Dacier quando nelle note sulla vita
di
Terenzio disse. J’ai cru que par ce vis comica C
Cesar ne vouloit pas tant parler des passions (che era l’avviso del
di
lei padre) que de la vivacitè de l’action et du n
acevole dell’azione noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha
di
freddo, nulla di superfluo. La piacevolezza aumen
ne noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha di freddo, nulla
di
superfluo. La piacevolezza aumenta a misura che l
esta ad ogni trattoa. Questa favola fu rappresentata in Roma a’ tempi
di
Leone X, che la richiese all’autore, il quale nel
16 gennajo del 1520. Or questa data, e le parole del secondo prologo
di
tal commedia, ci danno l’epoca delle prime commed
commedia. Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe
di
prossimo La Lena, e già son quindici anni, o sedi
ima tutta la ridusse in prosa, indi tornò a scriverla in versi; ma il
di
lui lavoro si è perdutoa. Eccone il soggetto. Eur
lavoro si è perdutoa. Eccone il soggetto. Eurialo scolaro in assenza
di
Bartolo suo padre riceve in casa la sua innamorat
iceve in casa la sua innamorata Ippolita facendola passare per figlia
di
messer Lazzaro cattedratico che si aspettava, e c
ttedratico che si aspettava, e che per notizie sopravvenute si sapeva
di
non dover più venire. La rivoluzione nasce grazio
. La rivoluzione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre
di
Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolit
di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’arrivo
di
messer Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio ami
e dall’arrivo di messer Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio amico
di
Eurialo vanno alla meglio rimediando agli sconcer
azio insieme con Lazzaro, e non sente che questi dà all’altro il nome
di
Bartolo. Si trova introdotto in questa favola un
eposito molti beni da un suo amico che morì, perchè gli rendesse alla
di
lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da que
di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò
di
cercare di queste infelici, ed al fine dopo tanti
ie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare
di
queste infelici, ed al fine dopo tanti anni scors
ior con l’elemosine. Trovasi in questa Commedia più d’una imitazione
di
Terenzio. Simile alla risposta data dal servo Dav
ell’atto IV. Un’altra imitazione Terenziana si scorge nell’allegrezza
di
messer Claudio. Ma degna di notarsi è singolarmen
ione Terenziana si scorge nell’allegrezza di messer Claudio. Ma degna
di
notarsi è singolarmente con quanta verità parlino
Eurialo, l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio
di
figlia di messer Lazzaro. La giovine promette; ma
l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia
di
messer Lazzaro. La giovine promette; ma appena di
rtata dice, O cuor mio caro, o vita mia, difficile Sarà potermi tener
di
non correre Ad abbracciarlo; e s’incammina con t
’incammina con tutta fretta. Sono queste le pennellate maestrevoliche
di
un sol tratto spiegano l’intensità dell’affetto.
he di un sol tratto spiegano l’intensità dell’affetto. Ella non cessa
di
rampognar la tardanza della vecchia coll’impazien
r la quale vogliono dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti
di
Menandro e delle favole di Terenzio e di Plauto,
re, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole
di
Terenzio e di Plauto, non accoppino principalment
ionata lettura de’ frammenti di Menandro e delle favole di Terenzio e
di
Plauto, non accoppino principalmente quella dell’
o principalmente quella dell’Ariosto. Si novera tralle prime commedie
di
questo secolo la Calandra del cardinal Berardino
ibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e morto non senza sospetto
di
veleno l’anno 1520. Un pieno applauso riportò que
ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi
di
Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la te
Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza
di
nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gon
rza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa
di
Mantova; e l’ultima volta in Urbinoa. Probabilmen
di Mantova; e l’ultima volta in Urbinoa. Probabilmente però la prima
di
tutte le recite fu quella di Urbino, come ben rif
in Urbinoa. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu quella
di
Urbino, come ben riflette l’insigne Storico della
nsigne Storico della nostra Letteraturab; giacchè il Castiglione dice
di
questa recita che non essendo ancor giunto il pro
Bibbiena, aveane egli composto uno, la qual cosa può indicare che la
di
lui commedia fosse scritta di recente, anzi non d
o uno, la qual cosa può indicare che la di lui commedia fosse scritta
di
recente, anzi non del tutto compiuta. Le parole c
ape nella città vostra. L’altra recita si fece in Roma alla presenza
di
Leone X, per quel che accenna il Giovio nella di
n Roma alla presenza di Leone X, per quel che accenna il Giovio nella
di
lui Vita, e le magnifiche scene furono opera di B
cenna il Giovio nella di lui Vita, e le magnifiche scene furono opera
di
Baltassarre Peruzzi Sanesea; ed allora fu che v’i
zzi Sanesea; ed allora fu che v’intervenne anche la nominata marchesa
di
Mantova, costando da una delle lettere del Castig
ova che ella fu in Roma nel 1514, cioè su i principii del pontificato
di
Leone Xa. La terza volta seguì in Mantova avanti
sima marchesa nel 1521, siccome afferma il signore Zeno coll’autorità
di
Mario Equicola. Fu poi rappresentata in Lione nel
azione Fiorentina, e quei sovrani distribuirono agli attori un regalo
di
ottocento doppie, e ciò anche accadde più dì un s
si dà una graziosa discolpa dell’accusa che si potria fare all’autore
di
essere ladro di Plauto. A Plauto (si dice) star
sa discolpa dell’accusa che si potria fare all’autore di essere ladro
di
Plauto. A Plauto (si dice) staria molto bene lo
, senza una custodia al mondo. Tuttavolta con giuramento si aggiugne
di
non averglisi furato cosa veruna; e che ciò sia
sia vero, si cerchi quanto ha Plauto e troverassi che niente li manca
di
quello che aver suole . Coll’argomento poi narrat
ore viene l’uditorio istruito che la favola si aggira sulle avventure
di
due gemelli nati in Modone, l’uno maschio chiamat
one, l’uno maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla,
di
forma e di presenza similissimi, i quali dalla pr
maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla, di forma e
di
presenza similissimi, i quali dalla presa fatta d
del fratello. Dopo alcuni scambiamenti avvenuti per l’amorosa follia
di
Fulvia moglie del dissennato Calandro (onde la fa
colezza che ne risulta. Soprattutto è dipinta al vivo la scempiaggine
di
Calandro che rassomiglia al Tofano del Boccaccio.
arato a morir sì bene come ha fatto questo valentuomo, il quale muore
di
fuora eccellentemente? Se così bene di drento muo
sto valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? Se così bene
di
drento muore, non sentirà cosa che io gli faccia,
torto però il dotto Lilio Gregorio Giraldi nel confessare che abbondi
di
sali e facezie, affermò che mancava d’arte . L’i
del modo più agevole già praticato? Allora che nell’atto V i fratelli
di
Calandro ci hanno colto Lidio e Fulvia insieme, n
nsieme, non si vede chiaro come nel tempo che si aspettano i fratelli
di
lei, sieno gli amanti così mal custoditi, che pos
is mihi sie, incredulus odi. Meglio condusse il Boccaccio la novella
di
Tofano, in cui si vede un’ avventura simile e che
in cui si vede un’ avventura simile e che suggerì al Moliere la farsa
di
George Dandin. Il pudore poi richiesto ne’ modern
richiesto ne’ moderni colti teatri vuol che si schivino gli amorazzi
di
Fulvia; come altresì le scene equivoche della nat
gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura
di
quella di Samia chiusa con Luscioa; poichè quivi
zzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella
di
Samia chiusa con Luscioa; poichè quivi il Dovizio
mia chiusa con Luscioa; poichè quivi il Dovizio imita anzi l’oscenità
di
qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che
vi il Dovizio imita anzi l’oscenità di qualche passo della Lisistrata
di
Aristofane, che la piacevolezza di Plauto. In olt
di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che la piacevolezza
di
Plauto. In oltre Fessenio che incomincia l’atto I
ommedie dell’Ariosto, rendono a’ miei sguardi il gran poeta Ferrarese
di
gran lunga superiore al cardinal di Bibbiena nell
i sguardi il gran poeta Ferrarese di gran lunga superiore al cardinal
di
Bibbiena nella poesia comica. Quasi al medesimo t
, e l’Andria. La Mandragola. La freschezza e la vivacità del colorito
di
questa favola, se l’oscenità dell’argomento non l
sse lontana da’ moderni teatri, potrebbe rendere accorti i forestieri
di
quanto abbiano gl’Italiani preceduto la nazione F
bbiano gl’Italiani preceduto la nazione Francese nella bella commedia
di
carattere. L’autore vi morse alcuni viventi citta
rattere. L’autore vi morse alcuni viventi cittadini, le orme calcando
di
Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’a
rappresentò in Firenze contal plauso generale, che giusta il racconto
di
Paolo Giovioa, «i medesimi cittadini proverbiati,
i medesimi cittadini proverbiati, e punti altissimamente nella favola
di
Nicia soffrirono con pazienza l’ingiuria, e la ma
ale il balordo messer Nicia Calfucci, il quale cade nella sciocchezza
di
dare alla bella sua moglie una pozione di mandrag
uale cade nella sciocchezza di dare alla bella sua moglie una pozione
di
mandragola colle circostanze che l’accompagnano,
ion voi vedrete Nel recitarla, com’io m’indovino. Non è il compositor
di
molta fama; Pur se voi non ridete, Egli è content
è il compositor di molta fama; Pur se voi non ridete, Egli è contento
di
pagarvi il vino. Nè vano è questo vanto della pi
er tutte le sue parti. Per conoscere messer Nicia che avrà la ventura
di
aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della sec
na dell’atto I. Ligurio parassito gli dice, che egli forse avrà briga
di
andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a
di andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a perdere la cupola
di
veduta . Nic. Tu erri. Quando io era più giovine
to a Pisa e a Livorno, o và! Lig. Voi dovete aver veduta la carrucola
di
Pisa. Nic. Tu vuoi dire la verrucola. Lig. A sì,
li maggior che Arno? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più
di
sei, per più di sette, mi farai dire; e non si ve
rno? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più
di
sette, mi farai dire; e non si vede se non acqua,
assai, hanno somma grazia, e ne rilevano la goffaggine senza bisogno
di
sforzo veruno istrionico per far ridere, come non
uò notarsi ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è da vedersi il
di
lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella
ranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice
di
sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, quant
a mia pazza ecc. Ligurio anche graziosamente motteggia sull’avventura
di
Nicia, stando egli in aguato e Nicia stesso e Sir
norato santo che sia in Francia. L’atto IV si conchiude colle parole
di
Fra Timoteo indirizzate alli spettatori, le quali
llora dominanti, e a i sali e alle grazie dello stile; noi converremo
di
buon grado col celebre conte Algarotti che in ess
col celebre conte Algarotti che in essa ritrova la eleganza del dire
di
Terenzio, e la forza comica di Plauto. Ci scommet
in essa ritrova la eleganza del dire di Terenzio, e la forza comica
di
Plauto. Ci scommetterei (egli aggiugne) che avre
a Rousseau, encomiata per l’intreccio e per lo vero comico dal signor
di
Voltaire, e ammirata da m. Du Bos e da non pochi
pochi altri bravi letterati oltramontani. Ma intanto che valentuomini
di
prima nota Italiani e Oltramontani ammirano nel M
ntani ammirano nel Machiavelli, oltre all eleganza del dire, vivacità
di
pennello e forza comica, il sign. Giovanni Andres
acità di pennello e forza comica, il sign. Giovanni Andres dice delle
di
lui commedie che peccano alle volte in lentezza
può adattarsi alla Mandragola? Vedesi forse in essa sì grande studio
di
rendere italiane le maniere latine? In niun luogo
rendere italiane le maniere latine? In niun luogo. Pure se ciò fosse,
di
grazia potrebbe tale studio essere necessaria e v
se, di grazia potrebbe tale studio essere necessaria e vicina cagione
di
languidezza? Altre immediate sorgenti che non si
gionar nelle favole sceniche lentezza e languore. Ma sapere abbigliar
di
moderno le antiche favole, sarebbe in una favola
bigliar di moderno le antiche favole, sarebbe in una favola un pregio
di
più che renderebbe quegli antichi bei tratti natu
empre più la favola dalla languidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità
di
tali commedie potrebbe sì bene esser questa giust
oscenità di tali commedie potrebbe sì bene esser questa giusto motivo
di
vietarne a’ fanciulli la lettura, ma non già una
o libro della Celestina ruffiana famosa? Si vede bene che il favellar
di
gusto e poesia drammatica antica e moderna non è
gusto e poesia drammatica antica e moderna non è fatto per ogni sorta
di
antiquarii. La Clizia. È questa una libera imitaz
Clizia. È questa una libera imitazione o una bella copia della Casina
di
Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa co
esta una libera imitazione o una bella copia della Casina di Plauto o
di
Difilo. Nel prologo che è in prosa come tutta la
rentino… Prendete intanto il caso seguito in Firenze, e non aspettate
di
riconoscere o il casato o gli uomini, perchè l’au
resa del regno, alloggiò in casa nostra un gentiluomo della compagnia
di
Monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna.
o, alloggiò in casa nostra un gentiluomo della compagnia di Monsignor
di
Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza
un gentiluomo della compagnia di Monsignor di Fois chiamato Beltramo
di
Guascogna. Dalla terza scena poi dell’atto II, i
he l’autore compose prima la Mandragola. Nicomaco propone alla moglie
di
prendere per arbitro de’ loro domestici dispiacer
lie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze
di
Clizia, qualche religioso. A chi andremo? Dice
c. È non si può ire a altri che a F. Timoteo, che è nostro confessore
di
casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche
azioso e vivace, se per la passata commedia non fosse nota la novella
di
Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa favola
ommedia non fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli
di
questa favola ci si presentano i bellissimi ritra
i questa favola ci si presentano i bellissimi ritratti del buon padre
di
famiglia e del traviato coloriti egregiamente nel
quarta scena dell’atto II delineati da Sofronia nella persona stessa
di
Nicomaco; veri, naturali, senza massime generali,
ssa di Nicomaco; veri, naturali, senza massime generali, senza sforzi
di
spirito, senza affettazioni, senza tirate istrion
risimiglianza, specialmente nello scioglimento colla venuta del padre
di
Clizia. Il Machiavelli ha fatto con molta felicit
arebbe a desiderare che nella nostra chiamata illuminata età, in vece
di
scriversi scempiate traduzioni delle favole Plaut
e la pregiarono e ne favellarono con senno e buon gusto, ancor prima
di
conoscere i drammatici spagnuoli. E latina bona
eduna però ne trascrisse aut impudenter aut perversè . E per esempio
di
ciò che ne dice in ultimo luogo, adduce il passo
fatta nemica la vostra donna e il vostro figliuolo e tutti gli altri
di
casa. Nic. Che importa a te? Stà ben con Cristo,
i fregi, tutto vivace e moderno, e sì ben rassettata, che par nativa
di
Firenze, e non della Grecia; per le quali cose ti
a di Firenze, e non della Grecia; per le quali cose tira l’attenzione
di
chi legge o ascolta, e l’interesse che risveglia
cinque ancor della prima più corte son poste per tramezzi nella fine
di
ciascun atto. Adunque coloro che pretendono, sol
si provò il Machiavelli a far pure una pretta traduzione dell’Andria
di
Terenzio, la quale parmi che per la prima volta s
o, la quale parmi che per la prima volta siesi impressa nell’edizione
di
Parigi delle di lui opere, ch porta la data di Lo
i che per la prima volta siesi impressa nell’edizione di Parigi delle
di
lui opere, ch porta la data di Londra del 1768. S
impressa nell’edizione di Parigi delle di lui opere, ch porta la data
di
Londra del 1768. Se questo celebre Segretario Fio
nte ciò non apparisce nè dalle sue riflessioni politiche sulle storie
di
Tito Livio, nè dall’imitazione della Casina di Pl
politiche sulle storie di Tito Livio, nè dall’imitazione della Casina
di
Plauto, nè da questa traduzione dell’Andria di Te
mitazione della Casina di Plauto, nè da questa traduzione dell’Andria
di
Terenzio. Mi si permetta di fermarmi anche un poc
auto, nè da questa traduzione dell’Andria di Terenzio. Mi si permetta
di
fermarmi anche un poco su i censori delle commedi
r del teatro italiano, apparisce che egli parlar volle (il dirò pure)
di
una provincia che non aveva visitata. Più grazios
gliare, e giacciono seppellite sotto la polvere delle biblioteche. Ma
di
grazia incresce al gran censore Ignaziano l’oscen
blioteche. Ma di grazia incresce al gran censore Ignaziano l’oscenità
di
esse? E perchè parlando della rappresentazione ch
samente che i papi, i cardinali e i prelati non si facevano scrupolo
di
assistere a quelle licenziosità di gusto antico,
i prelati non si facevano scrupolo di assistere a quelle licenziosità
di
gusto antico, perchè consecrate quasi da’ Greci e
reci e da’ Latini . Il profano Machiavelli non poteva entrare a parte
di
questa medesima indulgenza? E lasciando da banda
to della Calandra sorpassasse quello della Mandragola? S’ingannerebbe
di
molto. L’arte, la condotta e la forza comica dell
e comiche librerie, ed a collocarle tralle ottime del teatro italiano
di
quel tempo felice. Per rendere giustizia ai talen
i dello stesso ab. Bettinelli io son persuaso che egli ne conosce più
di
noi i pregi. Ma egli può noverarsi tra certi erud
alcuni in prosa ed alcuni in versi, le quali forse passano il numero
di
centotrenta. Noi faremo menzione della maggior pa
ano il numero di centotrenta. Noi faremo menzione della maggior parte
di
esse senza trattenerci lungamente su di esse. Non
menzione della maggior parte di esse senza trattenerci lungamente su
di
esse. Non perchè tutte non ci presentino qualche
e il nostro racconto che abbraccia tante età e nazioni e tanti generi
di
drammi. Ci arresteremo dunque in alcune più notab
interessi o istruisca. Tra primi nostri letterati che ci arricchirono
di
buone commedie, contisi il nobilissimo poeta Erco
voglio per nascita Bolognese e per domicilio Ferrarese, essendo stato
di
anni sette e qualche mese nel 1513 condotto del p
sessantadue nel 1572 a, che nella satira e nella commedia si avvicinò
di
molto al principe de’ nostri poeti Lodovico Arios
Ghilini, le quali probabilmente si rappresentarono nel teatro ducale
di
Ferrara. Il Geloso le i Fantasmi videro la luce d
na è rimasto a noi il solo nome. Il Geloso. Avrebbe mai il precettore
di
Poetica Francese, nel parlar della gelosia e vend
entura come nel proprio elemento in questa favola del Bentivoglio che
di
proposito dipinge un geloso? Vediamolo. Ermino i
certo della fedeltà della moglie, per assicurarsene finge un’ assenza
di
un giorno o due, e soccorso da uno che egli crede
ra per coprir la sua ch’è bigia, e va a mettersi in aguato nell’uscio
di
dietro della propria casa. Il creduto mercatante
reduto mercatante ch’è un furbo, per ajutar Fausto giovine innamorato
di
Livia nipote del medico, lo consiglia a travestir
vesti che gli ha lasciate Ermino, perchè senza difficoltà venga nella
di
lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto di
fficoltà venga nella di lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto
di
picchiare è trattenuto prima da una donna che tol
vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri
di
un cardinale che lo chiamano da parte del padrone
dinale che lo chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo
di
casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirar
chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno
di
vino, per cui è costretto a ritirarsi. Rimpatria
si. Rimpatria intanto nello stesso giorno Folco fratello d’Ermino che
di
soldato divenuto mercatante, di povero schiavo ri
so giorno Folco fratello d’Ermino che di soldato divenuto mercatante,
di
povero schiavo ricco e libero, viene a rivedere l
ia. Picchia; ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto
di
peste, e che Livia è fuggita via, serra l’uscio,
e, e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno
di
sospetti. Egli però si sovviene di aver per ventu
l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si sovviene
di
aver per ventura conservata una chiave dell’uscio
però si sovviene di aver per ventura conservata una chiave dell’uscio
di
dietro. Il medico che stà in osservazione, vede e
nna, chiede perdono alla moglie del torto che le faceva col sospettar
di
lei, e si conchiude il matrimonio di Livia con Fa
orto che le faceva col sospettar di lei, e si conchiude il matrimonio
di
Livia con Fausto. Sono questi gl’intrighi pericol
e la vendetta italiana? sono essi più pericolosi, non dico de’ Fajeli
di
ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarell
ricolosi, non dico de’ Fajeli di ultima data, ma del Principe geloso,
di
Sganarello e di Giorgio Dandino che da circa un s
co de’ Fajeli di ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarello e
di
Giorgio Dandino che da circa un secolo e mezzo si
glio avrebbe dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso
di
fornirsi di dati certi prima di fondar principii
dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi
di
dati certi prima di fondar principii filosofici:
i ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima
di
fondar principii filosofici: mentre le poesie e l
prima di fondar principii filosofici: mentre le poesie e le commedie
di
questo nostro illustre scrittore s’impressero in
essero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe
di
Capua a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona
a Giuseppe di Capua a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona Nunzio
di
Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di
lio d’Aragona Nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento
di
questa favola è nuovo. L’autore stesso dice nel p
ta favola è nuovo. L’autore stesso dice nel prologo che si è sforzato
di
comporre una commedia Nuova d’invenzione e d’arg
e tante evidenti prove per ismentire quegl’imperiosi critici filosofi
di
buongusto, i quali tacciano senza conoscerle tutt
uide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche
di
questa favola son da contarsi gl’impedimenti che
prio naturale vivace ed elegante. Piacevole è nella scena seguente il
di
lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffi
Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento
di
Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella
to. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione
di
Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole a
e vi presenta cose Che’ n effetto non sono; e non è doglia Nè miseria
di
lei peggiore al mondo. I Fantasmi. Una libera el
mondo. I Fantasmi. Una libera elegante imitazione della Mostellaria
di
Plauto si ammira in quest’altra favola del Bentiv
orta che la natura, volle non per tanto dare un bell’esempio del modo
di
trasportare nelle moderne liugue le antiche favol
derne liugue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità
di
colorito nelle maniere. Nel prologo mostra gran r
mostra gran rispetto per la dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo
di
perfetto, se dietro ai di lei vestigii non andrem
la dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo di perfetto, se dietro ai
di
lei vestigii non andremo: Che come uno scultore,
tiamo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto,
di
che molti passi assai belli si potrebbero addurre
passi assai belli si potrebbero addurre in prova; ma ci contenteremo
di
un solo dell’atto III, cioè di una parte del racc
o addurre in prova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè
di
una parte del racconto che fa il servo al vecchio
a credere che appajono nella loro casa. Accorro, egli dice, ai gridi
di
Fulvio, e gli domando, Che avete? che vi duol, p
osso dire, egli mi risponde, prima de’ nove giorni, e vestitosi si va
di
buon passo a dormir con Flaminio suo amico; io re
sto con più sonno che paura, ridendo e compassionandolo. Così mentre
di
lui meco sol penso, E che mi chino a spegner la l
inte da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li capelli Tutti
di
sangue avea macchiati e tinti. Io vi lascio pensa
e avea macchiati e tinti. Io vi lascio pensar s’ebbi paura. Basil. Io
di
paura sarei morto allora. Ne. Necro (diss’ei con
tta lontana dalla lentezza, e dal languore. L’eleganza, e la facilità
di
esprimersi, e di verseggiare del Bentivoglio risc
lentezza, e dal languore. L’eleganza, e la facilità di esprimersi, e
di
verseggiare del Bentivoglio riscosse da’ più dott
bene una gran parte de’ censori transalpini) applaudivono a tutte le
di
lui poesie, e soprattutto alle commedie. Il più v
soprattutto alle commedie. Il più vicino all’Ariosto per la commedia
di
quel tempo egli è senza dubbio questo nobile scri
e la Talanta. Il Marescalco pubblicato nel 1530 è una lunga commedia
di
cinque atti priva d’azione, di vivacità e d’inter
bblicato nel 1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione,
di
vivacità e d’interesse, benchè sottoposta alle le
avversione che ha un Marescalco al matrimonio posta alla tortura dal
di
lui padrone con fingere di avergli destinato mogl
calco al matrimonio posta alla tortura dal di lui padrone con fingere
di
avergli destinato moglie con ricca dote, la qual
coperta poi dal Crescimbeni. La Cortigiana altra lunghissima commedia
di
cinque atti tessuta di molte scene oziose mordaci
beni. La Cortigiana altra lunghissima commedia di cinque atti tessuta
di
molte scene oziose mordacissime, ed aliene dal fa
ziose mordacissime, ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate
di
poco momento, e di niuno interesse, i cui passi r
ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di poco momento, e
di
niuno interesse, i cui passi rispettivi senza dip
alla luce la Talanta altra commedia del l’Aretino nel 1604 col titolo
di
Ninetta, pubblicò anche la Cortigiana nel 1628 co
Eloquenza Italiana del Fontanini. Queste commedie non possono notarsi
di
veruna superstiziosa cura di rendere italiane le
ini. Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura
di
rendere italiane le maniere latine, e non per tan
a cura di rendere italiane le maniere latine, e non per tanto mancano
di
ogni vivacità; la qual cosa pruova (contro l’asse
za ed il languore provengono da tutt’altra sorgente, che dallo studio
di
adattare le antiche frasi alle moderne lingue a.
dio di adattare le antiche frasi alle moderne lingue a. L’arcivescovo
di
Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508, da c
71. Trovansi parimente impresse tralle sei degli Accademici Intronati
di
Siena uscite nel 1611. Giovanni Imperiali nel Mus
il parlare agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio
di
voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri t
agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia
di
ridere, e per rispetto de’ forestieri tengo la bo
nio del Piccolomini, o in una lingua straniera, come Giglio Spagnuolo
di
bassa condizione sedicente Hidalgo motteggiato di
me Giglio Spagnuolo di bassa condizione sedicente Hidalgo motteggiato
di
spilorceria nella commedia degl’Ingannati de’ med
edia degl’Ingannati de’ medesimi Accademici lanciati su gli Spagnuoli
di
quel tempo. Dice Fabrizio nell’atto I, dove allo
farmi stare a qualche scudo; ma è male informata, che io sono allievo
di
Spagnuoli. Degni però di scusa sono gl’Italiani
o; ma è male informata, che io sono allievo di Spagnuoli. Degni però
di
scusa sono gl’Italiani di allora, come troppo vic
e io sono allievo di Spagnuoli. Degni però di scusa sono gl’Italiani
di
allora, come troppo vicini al funesto sacco di Ro
scusa sono gl’Italiani di allora, come troppo vicini al funesto sacco
di
Roma, che sì gran parte ne ridusse in miseria; e
del carnovale del 1541. Domandando Gherardo dell’età della figliuola
di
Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di
età della figliuola di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco
di
Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani,
risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni
di
que’ cani, finiva tredici anni. Di quel sacco pa
ravviluppato assai complicato negli accidenti. Abbondano gl’Ingannati
di
sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio libe
prologo. Io non approverò mai le scene simili alla quinta del V atto
di
Cittina: Io non so che trispigio sia dentro a qu
te imitazioni impudenti alla sfacciataggine de’ repubblicani Ateniesi
di
venti secoli indietro che se ne compiacevano. Reg
esi di venti secoli indietro che se ne compiacevano. Regolari e piene
di
sali e motteggi sono le cinque commedie di Lodovi
iacevano. Regolari e piene di sali e motteggi sono le cinque commedie
di
Lodovico Dolce. Due ne scrisse in versi, il Capit
a, il Ragazzo che s’impresse nel 1541, il Ruffiano tratta dal Rudente
di
Plauto, e la Fabrizia che si pubblicarono nel 154
itazione in versi del celebre vicentino Trissino Trissino de’ Menecmi
di
Plauto, ove però come afferma egli stesso, volle
di Plauto, ove però come afferma egli stesso, volle servare il modo
di
Aristofane , e v’introdusse il coro. L’Aridosio a
commedia che non s’impresse se non nel 1603. Tralle migliori commedie
di
quel tempo si noverano le nominate del Gelli che
a in tal genere: In Essa (egli dice) non si vedranno riconoscimenti
di
giovani o fanciulle, che oggidì non occorre, ma a
scimenti di giovani o fanciulle, che oggidì non occorre, ma accidenti
di
una vita civile e privata sotto una immaginazione
re, ma accidenti di una vita civile e privata sotto una immaginazione
di
verità, e di cose che tutto il giorno accaggiono
nti di una vita civile e privata sotto una immaginazione di verità, e
di
cose che tutto il giorno accaggiono al viver nost
viver nostro. Con tutto ciò questo conoscimento e questa squisitezza
di
gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ po
tezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ posteri; e le
di
lui belle commedie non si leggono come se scritte
a Filenia (l’ultima delle quattro indicate) fu una piacevole commedia
di
Antonio Mariconda cavaliere napolitano che sebben
da alcuni gentiluomini napoletani mentovati nel libro I della storia
di
notar Castaldo, nella sala del palazzo del princ
della storia di notar Castaldo, nella sala del palazzo del principe
di
Salerno (in Napoli) dove stava sempre per tale e
Contile, il Firenzuola, il Lasca ed il Cecchi. Luca Contile letterato
di
grido compose in buona prosa la Pescara, la Cesar
ino fiorentino abate Vallombrosano e letterato che si distinse in più
di
un genere, e visse sotto Clemente VII e Paolo III
48, scrisse in prosa due belle commedie, i Lucidi impressa da’ Giunti
di
Firenze nel 1549, e la Trinuzia uscita alla luce
nali contemporaneo dell’Aretino, del Franco e del francese Rabelais e
di
un genio conforme, compose la Floria commedia in
che si pubblicò nel 1560. Il Capitano bizzarro commedia in terza rima
di
Secondo Tarentino si recitò in Taranto, e s’impre
i recitò in Taranto, e s’impresse in Venezia nel 1551. Giordano Bruno
di
Nola compose la commedia del Candelajo che si pub
nel secolo seguente quivi ancora si tradusse e si pubblicò col titolo
di
Boniface et le Pedant. L’Eustachia commedia in pr
cese s’impresse in Venezia per Aldo nel 1570. Il Trappa pure in prosa
di
Massimo Cameli aquilano si pubblicò nell’Aquila n
or parte in ottava rima, la qual cosa osservò prima il Zeno. La Flora
di
Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per
o. La Flora di Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per cura
di
Andrea Lori che la fece recitare nella Compagnia
nel 1556 per cura di Andrea Lori che la fece recitare nella Compagnia
di
san Bernardino da Cestello con alcuni suoi interm
edii a. Questo elegante scrittore della Coltivazione, dell’Antigone e
di
belle satire (ma non già della Libertà tragedia a
Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro cioè uno sdrucciolo
di
sedici sillabeb, fatica e invenzione inutile intr
dia della Flora è bene scritta, in istile puro e piacevole, e copiosa
di
grazie comiche, e per questa parte degna di sì le
ro e piacevole, e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna
di
sì leggiadro scrittore. Tuttavolta (sebbene non v
ttore. Tuttavolta (sebbene non vi si vegga punto uno studio affettato
di
trasportare in essa l’espressioni latine, sorgent
tato di trasportare in essa l’espressioni latine, sorgente all’avviso
di
taluno di lentezza nelle commedie italiane) sembr
asportare in essa l’espressioni latine, sorgente all’avviso di taluno
di
lentezza nelle commedie italiane) sembraci ben le
a non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed economia, il paragone
di
quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentiv
. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie
di
Bernardino Pino da Cagli. Nel prologo degl’Ingius
Simili studiate espressioni son ben lontane dal linguaggio infocato
di
Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di E
udiate espressioni son ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria,
di
Panfilo, di Cherea di Terenzio, e di Erostrato de
ssioni son ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo,
di
Cherea di Terenzio, e di Erostrato dell’Ariosto.
ben lontane dal linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea
di
Terenzio, e di Erostrato dell’Ariosto. L’affettaz
l linguaggio infocato di Fedria, di Panfilo, di Cherea di Terenzio, e
di
Erostrato dell’Ariosto. L’affettazione, il raffin
amorata dissuade Licinio dal rompere le porte, non essendo in casa la
di
lei madre, come proponeva, per parlarle con liber
le con libertà. Egli poi tutto ardore vuol tirarle un anello in segno
di
volerla sposare, ed ella l’impedisce dicendo: Non
, abbiate ad essere scudo dell’onor mio: questo mi basti: ricordatevi
di
me. Non si possono mai abbastanza lodare questi t
ricordatevi di me. Non si possono mai abbastanza lodare questi tratti
di
saviezze che spandono per l’uditorio un piacere i
4, la Cofanaria parimente in versi sciolti recitata con gl’intermedii
di
Gio: Batista Cini nelle nozze di don Francesco de
i sciolti recitata con gl’intermedii di Gio: Batista Cini nelle nozze
di
don Francesco de’ Medici e della regina Giovanna
ii altri teatri italiani. Nel medesimo periodo comparvero le commedie
di
Girolamo Parabosco, Una ne compose in versi che è
Niccolò Amenta) si recitò con sommo applauso in Milano alla presenza
di
Filippo II allora principe delle Asturie nel 1547
. La Spina ed il Granchio del cavaliere Lionardo Salviati, la Suocera
di
Benedetto Varchi, la Balia, la Cecca e la Costanz
ati, la Suocera di Benedetto Varchi, la Balia, la Cecca e la Costanza
di
Girolamo Razzi, il Pellegrino ed il Ladro del Com
di Girolamo Razzi, il Pellegrino ed il Ladro del Comparini, il Furbo
di
Cristofaro Castelletti, la Cingana e la Capraria
mparini, il Furbo di Cristofaro Castelletti, la Cingana e la Capraria
di
Gian Carlo Rodigino, l’Amore Scolastico del Marti
l’Amore Scolastico del Martini, il Medico del Castellini, il Commodo
di
Antonio Landi, la Vedova di Giambatista Cini, la
ini, il Medico del Castellini, il Commodo di Antonio Landi, la Vedova
di
Giambatista Cini, la Teodora del Malaguzzi, il Ca
laguzzi, il Capriccio del cosentino Francesco Antonio Rossi, i Furori
di
Niccolò degli Angeli; tutte queste commedie scrit
e queste commedie scritte parte in prosa e parte in versi nel periodo
di
cui parliamo, si faranno leggere senza noja da ch
e, per la purezza ed eleganza dello stile, benchè per la licenziosità
di
que’ tempi i motteggi e i sali in alcune non sien
stata composta e rappresentata con gran plauso in Roma. Niuno meglio
di
lui seppe seguir gli antichi dando all’imitazione
ja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo
di
avere ideato senza esempio un argomento, non solo
, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però
di
avere in ogni altra cosa seguitato il loro uso.
riar le operazioni e le leggi dell’operare. Chi vestisse ora d toga e
di
pretesta, per begli abiti che fossero, ci offende
a e purezza e grazia del dire) e pose nel tempo stesso nella passione
di
Gisippo e Giulietta un interesse che avvicina que
niere locali, benchè eccenlleti, variano, per così dire, in ogni pajo
di
lustri; ma quelle delle passioni generali conserv
costanza dell’animo mio, la grandezza del mio dolore, e il desiderio
di
venir dove tu se. Tu senti che il tuo nome m’è se
in simili naturalissimi esempi d’apprendere in questi sentimenti pini
di
calore e di verità il linguaggio della natura; qu
turalissimi esempi d’apprendere in questi sentimenti pini di calore e
di
verità il linguaggio della natura; quel linguaggi
La mia? Sat. La vostra. Gis. Viva? Sat. Viva? Gis. Dove? Sat. In casa
di
madama Argentina. Gis. Stai tu in cervello? Sat.
a! ah! Dem. E quest’anello? Gis. È suo. Dem. E questa lettera? Gis. È
di
sua mano. Dem. Oh come può star questo? lasciatem
sua mano. Dem. Oh come può star questo? lasciatemela leggere. Merita
di
osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in c
ar questo? lasciatemela leggere. Merita di osservarsi la naturalezza
di
questo dialogo, in cui non si dice o si risponde
bella lettera poi spira tutto il patetico della tenerezza sfortunata
di
un cuor sensibile che offeso si querela senza las
a sfortunata di un cuor sensibile che offeso si querela senza lasciar
di
amare. A’ leggitori non assiderati dalla lettura
ela senza lasciar di amare. A’ leggitori non assiderati dalla lettura
di
tragedie cittadine e commedie piagnevoli oltramon
elli che non hanno il sentimento irruginito dalla pedantesca passione
di
far acquisto di libri stampati nel XV secolo, fos
no il sentimento irruginito dalla pedantesca passione di far acquisto
di
libri stampati nel XV secolo, fossero poi anche s
fossero poi anche scempi e fanciulleschi; a quelli che sanno burlarsi
di
coloro che non vorrebbero che altri rilevasse mai
e la speranza delle arti; a’ siffatti leggitori, dico, non increscerà
di
ammirar meco questa bellissima lettera degna del
imi e infiniti, sono stati passati da me tutti con pazienza, sperando
di
ritrovarvi, e consolarmi di avervi per mio consor
assati da me tutti con pazienza, sperando di ritrovarvi, e consolarmi
di
avervi per mio consorte. Ma ora che finalmente vi
poichè a me tolto vi siete, sconsolata e disperata persempre desidero
di
morire. Gis. Oimè! che parole son queste?….seguit
, voi vi maritate; or non siete voi mio marito? Se non mi siete ancor
di
letto, e non volete essermi per amore, mi siete p
mi siete ancor di letto, e non volete essermi per amore, mi siete pur
di
fede, e mi dovete essere per obbligo. Non sono io
o. Non sono io quella, che per esser vostra moglie non mi sono curato
di
abbandonar la mia madre nè di andar dispersa dall
esser vostra moglie non mi sono curato di abbandonar la mia madre nè
di
andar dispersa dalla mia patria, nè divenir favol
on venduta, per voi carcerata, per voi battuta, e per non venir donna
di
altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra do
ttuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo
di
altra donna, in tante e si dure fortune sono stat
nna, in tante e si dure fortune sono stata sempre d’animo costante, e
di
corpo sono ancor vergine; e voi non forzato, non
e che io ne sento, è tale che ne dovrò tosto morire, ma solo desidero
di
non morir serva nè vituperata; per l’una di quest
morire, ma solo desidero di non morir serva nè vituperata; per l’una
di
queste cose io disegno di condurmi, col testimoni
di non morir serva nè vituperata; per l’una di queste cose io disegno
di
condurmi, col testimonio della mia virginità, a m
ntinenza, ho consentito a venir con voi: per l’altro vi prego (se più
di
momento alcuno sono i miei prieghi presso di voi)
l’altro vi prego (se più di momento alcuno sono i miei prieghi presso
di
voi) che procuriate per me: poichè non posso mori
promettete il prezzo che sono stata comperata, che io prometto a voi
di
restituirlo. Gis. Oh che dolore è questo! Dem. le
o! Dem. leg. E quando questo non vogliate fare, mi basterà solamente
di
morire: il che desidero così per finire la mia mi
suoi copiosamente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica
di
sicuro di avere il cuore formato di assai diversa
samente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro
di
avere il cuore formato di assai diversa tempera d
ella più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato
di
assai diversa tempera da quella che costituisce u
er ciò che i Francesi chiamano sentimento. Non si vede nelle commedie
di
Luigi Groto, nè la verità e naturalezza dello sti
l 1587, e l’Emilia nel 1596, tutte scritte in versi, e con lo spirito
di
arguzia che domina ne’ componimenti di questo fam
tte in versi, e con lo spirito di arguzia che domina ne’ componimenti
di
questo famoso Cieco d’Adria. Di Cornelio Lanci si
ci. Nella sua Donna Costante ci diede un esempio (raro in tal secolo)
di
un intrigo pericoloso e più proprio per le passio
proprio per le passioni tragiche. Una fanciulla minacciata dal padre
di
altre nozze, per serbarsi al suo amante prende un
e nozze, per serbarsi al suo amante prende un sonnifero, e coll’ajuto
di
un medico si fa seppellire per morta; indi tratta
l’amante bandito, lo trova in Bologna addolorato per la notizia della
di
lei morte. In mezzo all’allegrezza di vederla viv
addolorato per la notizia della di lei morte. In mezzo all’allegrezza
di
vederla viva questo suo amante chiamato Aristide
ciuto ed arrestato. Alla novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti
di
donna coll’intento di manifestare al Governadore
la novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti di donna coll’intento
di
manifestare al Governadore come Aristide è suo sp
ore come Aristide è suo sposo, e quando non ne impetrasse la libertà,
di
ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade
bertà, di ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade quasi fuor
di
se per lo dolore, scarmigliata, con un pugnale al
e nella giustizia che mena a morte Milziade suo fratello convinto per
di
lui confessione di latroneccio. Sbigottiscono gli
he mena a morte Milziade suo fratello convinto per di lui confessione
di
latroneccio. Sbigottiscono gli sbirri a vista di
r di lui confessione di latroneccio. Sbigottiscono gli sbirri a vista
di
colei che il giorno avanti era stata sepolta, e p
della sorella viva che corre come forsennata, e giugne presso la casa
di
scodelinda sua amante. Egli era stato sorpreso da
elinda sua amante. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala
di
seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama
. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala di seta sotto la
di
lei casa, e per salvarne la fama si era accusato
di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama si era accusato
di
aver voluto andare a rubare in quella casa, tutto
linda avea risoluto, allorchè egli passerebbe per andare al patibolo,
di
gettarsi al suo collo, confessar pubblicamente il
osì solo lo scioglie e lo mena in casa. La vendicativa Timandra madre
di
Teodelinda dalla toppa dell’uscio gli vede abbrac
derne crudel vendetta. Ma essi vengono liberati per opera della balia
di
Teodelinda e di Elfenice, e del medico Erosistrat
detta. Ma essi vengono liberati per opera della balia di Teodelinda e
di
Elfenice, e del medico Erosistrato, nella cui cas
osistrato, nella cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi
di
Aristide e di Milziade, vede che un doppio parent
la cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi di Aristide e
di
Milziade, vede che un doppio parentado potrebbe r
gioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace ed al maritaggio
di
Elfenice con Aristide e di Teodelinda con Milziad
ne i due vecchi alla pace ed al maritaggio di Elfenice con Aristide e
di
Teodelinda con Milziade. Una commedia siffatta pi
on Aristide e di Teodelinda con Milziade. Una commedia siffatta piena
di
evenimenti straordinarii e di pericoli grandi ecc
n Milziade. Una commedia siffatta piena di evenimenti straordinarii e
di
pericoli grandi eccede i limiti della poesia comi
ifettosa. Essa par tessuta alla foggia delle commedie spagnuole miste
di
tragico e di comico. Ma nelle contrade ispane si
a par tessuta alla foggia delle commedie spagnuole miste di tragico e
di
comico. Ma nelle contrade ispane si sarebbe incom
trade ispane si sarebbe incominciata a sceneggiare dall’innamoramento
di
Elfenice e dall’omicidio commesso da Aristide, pr
i sette anni che egli dimorò in Lione, mostrandosi la morte apparente
di
Elfenice, gli amori di Teodelinda e Milziade, con
imorò in Lione, mostrandosi la morte apparente di Elfenice, gli amori
di
Teodelinda e Milziade, con l’accaduto della scala
’accaduto della scala, e scendendosi allo scioglimento colla condanna
di
Milziade impedita da Elfenice. Ma il Borghini inc
a il Borghini incomincia con senno la sua Donna costante dalla venuta
di
Aristide in Bologna nel giorno che è stata sepolt
. Potrebbe dunque questa favola servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi
di
situazioni risentite, qualora volessero continuar
sentite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro
di
favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere
volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene
di
grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravagan
favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà
di
stile; ma non son pago dei discorsi accademici e
co, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete, e dal duca Borbone generale
di
Carlo V, i quali cantano una canzonetta che dice,
ella che il Mondo vinse abbiamo vinta, alla quale succede il lamento
di
Roma, in due ottave che conchiudono Già vinsi il
vile, Come fortuna va cangiando stile. Nell’ultimo intermedio viene
di
sotterra Plutone con Proserpina, dal mare Nettuno
nel 1585: l’Amico fido del Bardi rappresentata in Firenze nelle nozze
di
don Cesare d’Este e donna Virginia de’ Medici usc
a Virginia de’ Medici uscì al pubblico nel medesimo anno: la Prigione
di
Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedo
o: la Prigione di Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedova
di
Niccolò Bonaparte anche in prosa nel 1592: il For
parimente in prosa nel 1593. Il perugino Sforza degli Oddi professor
di
leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in
in prosa nel 1593. Il perugino Sforza degli Oddi professor di leggi
di
gran nome nella patria, in Padova ed in Parma (do
sse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza
di
amore e di amicizia posta al cimento, e vi si sco
2, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza di amore e
di
amicizia posta al cimento, e vi si scorge bellame
i si scorge bellamente trasportata alla mediocrità comica l’avventura
di
Damone e Pizia, l’uno de’ quali rimase per ostagg
uno de’ quali rimase per ostaggio dell’amico sotto lo stesso pericolo
di
vita, e l’altro ritornò puntualmente al suo suppl
tro ritornò puntualmente al suo supplicio. Oddi vi aggiunse la venuta
di
una innamorata che al vedere l’amante esposto, pe
na innamorata che al vedere l’amante esposto, per essere ostaggio del
di
lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed a
resentazioni piagnevoli. Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici
di
quella città il primo di settembre nel 1598 alla
Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo
di
settembre nel 1598 alla presenza del cardinal Odo
rdinal Odoardo Farnese gl’Intrichi d’Amore commedia che porta il nome
di
Torquato Tasso: e che s’impresse in Viterbo press
o Discepolo nel 1604. E una favola assai avviluppata, piena per altro
di
colori comici e di caratteri piacevoli ben rileva
4. E una favola assai avviluppata, piena per altro di colori comici e
di
caratteri piacevoli ben rilevati. Il Baruffaldi,
niega assolutamente; e l’abate Pierantonio Serassi nell’accurata Vita
di
Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica ch
Vita di Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica che sia opera
di
Giovanni Antonio Liberati che fece il prologo e g
ntermedii a questa commedia, per la sola ragione che quest’Accademico
di
Caprarola si dilettava di scrivere nel genere dra
a, per la sola ragione che quest’Accademico di Caprarola si dilettava
di
scrivere nel genere drammatico. Tuttavia non abbi
istimarla opera del Tasso giovine. Il Manso per negarlo non ci disse
di
averlo saputo dal medesimo Torquato; e se lo negò
; e se lo negò per proprio avviso, è una opinione, e non una prova la
di
lui asserzione. Dall’altra parte il lodato abatte
rirsi tal favola al Tasso napoletano nato in Sorrento che al Liberati
di
Caprarola, cel persuade in certo modo il caratter
a, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto ed il dialetto
di
Giallaise; imperciocchè più facilmente poteva scr
il quale nè nacque in questo regno, nè si sa che lo visitò; ed altro
di
lui non si afferma se non che fece in quella favo
lo fa menzione Muzio Manfredi nelle citate Lettere scritte da Lorena;
di
un’ altra intitolata gl’Inganni di Curzio Gonzaga
citate Lettere scritte da Lorena; di un’ altra intitolata gl’Inganni
di
Curzio Gonzaga celebre nell’armi e nelle lettere,
lettere, parla il Quadrio. Della Porzia e del Falco commedie inedite
di
Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Com
e di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico
di
Parma scritto dal l’Edovari e non pubblicato. Del
ico di Parma scritto dal l’Edovari e non pubblicato. Della Pellegrina
di
Baltassarre di Palma parmigiano, che si rappresen
ritto dal l’Edovari e non pubblicato. Della Pellegrina di Baltassarre
di
Palma parmigiano, che si rappresentò avanti al ca
oschi nella parte III del VII volume. Di queste, e delle due commedie
di
Bernardino Rota lo Scilinguato e gli Strabalzi me
to e gli Strabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’Marcelli
di
Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qu
trabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’Marcelli di Angelo
di
Costanzo nominati dal Minturno, e di qualche altr
Ghilini, e de’Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e
di
qualche altra eziandio rimasta sepolta, basti ave
er essersene perduto ogni vestigio, o per aver riposato nell’oscurità
di
qualche privato archivio, non hanno contribuito a
le commedie italiane da’ nostri chiamate antiche ed erudite. Or quali
di
queste ha lette il prelodato maestro di Poetica F
antiche ed erudite. Or quali di queste ha lette il prelodato maestro
di
Poetica Francese? In qual di esse ha trovato quel
di queste ha lette il prelodato maestro di Poetica Francese? In qual
di
esse ha trovato quella sognata mescolanza di dia
etica Francese? In qual di esse ha trovato quella sognata mescolanza
di
dialetti , quei gesti di scimia , quella tremend
esse ha trovato quella sognata mescolanza di dialetti , quei gesti
di
scimia , quella tremenda pericolosa gelosia e ve
ha lette alcune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte,
di
spirito e di gusto che neppure di una sola possa
une, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di spirito e
di
gusto che neppure di una sola possa sostenersi la
e esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure
di
una sola possa sostenersi la lettura a? Che se e
farse dell’Arlecchino per avventura vedute sul teatro detto Italiano
di
Parigi, egli stesso può avvedersi del torto che f
zione e filosofia, giudicando così a traverso della commedia italiana
di
cui non aveva nè contezza nè idea veruna. Veramen
a politezza e la libertà stessa (come è provato) meritava un poco più
di
diligenza in quell’erudito maestro di Poetica Fra
è provato) meritava un poco più di diligenza in quell’erudito maestro
di
Poetica Francese. E che direbbe egli se si voless
etica Francese. E che direbbe egli se si volesse dare idea del teatro
di
Atene sulle rappresentazioni de’ Neurospasti? Che
temporis. a. Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo
di
Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma,
entata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco
di
Roma, si recitò dal principe don Francesco figliu
li situazioni degli autori antichi e moderni, trovinsi pure sempre al
di
sotto della mediocrità, tuttochè la loro rapina r
o da Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mendicanti, in vece
di
dipingere, imbrattano di strisce di colori le tel
e quindi questi meschini mendicanti, in vece di dipingere, imbrattano
di
strisce di colori le tele, alla maniera della sci
esti meschini mendicanti, in vece di dipingere, imbrattano di strisce
di
colori le tele, alla maniera della scimia di Fran
e, imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della scimia
di
Franco Sacchetti che voleva fare come faceva il p
Negromante fu Giovanni de la Taille, e si stampò in Parigi senza nota
di
anno verso il 1562, indi fralle altre opere poeti
prologo della Scolastica rassettata da Virginio Ariosto. a. Vedi le
di
lui Annotazioni alla Biblioteca del Fontanini tom
Biblioteca degli Scrittori Ferraresi. a. Ciò non si osserva per amor
di
criticare un dotto straniero; ma solo per preveni
dotto straniero; ma solo per prevenire la gioventù contro i principii
di
una critica falsa. a. E’ stata inserita nel 1786
empio: E’ mi conviene ogni mese come or venir a rendere I miei conti
di
villa a Simone, il qual sempre dubita. Che tutti
in man il rubino ecc. a. Antonio Minturno propose anche un verso
di
dodici sillabe ad imitazione di quelli del l’anti
tonio Minturno propose anche un verso di dodici sillabe ad imitazione
di
quelli del l’antico poeta Spagnuolo Giovanni di M
sillabe ad imitazione di quelli del l’antico poeta Spagnuolo Giovanni
di
Mena, come questo, Non nocque a lei l’esser cora
, Non nocque a lei l’esser coranta bella. Un non ignobile letterato
di
Parma nel 1780 ha voluto rinnovar questo metro ne
oi Treoboli commedia o traduzione accorciata e corretta dal Trinummus
di
Plauto che diede a recitare ai nobili giovani Acc
Plauto che diede a recitare ai nobili giovani Accademici del Collegio
di
quella città, e che si eseguì egregiamente alla p
avesse pappigallescamente copiate e ripetute le inconsiderate parole
di
colui senza citarlo nell’opera detta del Teatro p
nel 1773. L’autore anonimo (che si crede che fosse Francesco Milizia,
di
cui in un Giornale Siciliano si è parlato con poc
he nell’immensa collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola
di
cui un uomo dì spirito possa sostenere la lettura
ell’Ariosto, del Bentivoglio, del Macchiavelli, del Caro, dell’Oddi e
di
altri venti almeno scrittori riputati, egli non n
ttori riputati, egli non ne trova una che si possa leggere da un uomo
di
spirito? Il suo spirito sconcertato merita tutta
Costantini Angelo. Figlio dei precedenti, nativo
di
Verona, dopo di avere recitato in Italia le parti
Costantini Angelo. Figlio dei precedenti, nativo di Verona, dopo
di
avere recitato in Italia le parti di Arlecchino,
ecedenti, nativo di Verona, dopo di avere recitato in Italia le parti
di
Arlecchino, si recò a Parigi, chiamatovi per reci
utile a’suoi compagni (il Biancolelli non gli lasciava troppo il modo
di
mostrare il suo valore) pensò di rappresentar par
elli non gli lasciava troppo il modo di mostrare il suo valore) pensò
di
rappresentar parti staccate, immaginando un nuovo
obre 1683, nell’ Arlequin Prothée, recitandovi in francese sotto nome
di
Mezzettino, diminutivo di mezzetta, ossia mezza m
Prothée, recitandovi in francese sotto nome di Mezzettino, diminutivo
di
mezzetta, ossia mezza misura. Metto qui una incis
al grande successo riportato dal Costantini, quando, sotto le spoglie
di
Arlecchino, morto il Biancolelli, continuò a reci
lie di Arlecchino, morto il Biancolelli, continuò a recitare col nome
di
Mezzettino. Il 26 dicembre dello stesso anno, rec
bre 1688, che fu la prima recita dopo la chiusura del teatro in segno
di
lutto pel perduto artista, egli in una scena prep
na scena preparata all’uopo ricevè da Colombina la maschera e l’abito
di
Arlecchino, non mutando però mai il suo nome di M
la maschera e l’abito di Arlecchino, non mutando però mai il suo nome
di
Mezzettino. È questa scena che ci descrive il Lic
hery nell’acquerello originale appartenente alla Biblioteca nazionale
di
Parigi, e che qui riproduco. (V. pag. 713). M
e che qui riproduco. (V. pag. 713). Molto dispiacque al pubblico
di
vedere una maschera su la faccia piacevole, se be
vole, se bene alquanto bruna, del Costantini ; ma egli serbò il ruolo
di
Arlecchino sino al successo di un nuovo arrivato,
el Costantini ; ma egli serbò il ruolo di Arlecchino sino al successo
di
un nuovo arrivato, il Gherardi, che lo sostituì,
re a viso scoperto, sino alla soppressione del teatro nel 1697 ; dopo
di
che fu obbligato a recarsi a Brunswick ov’ era un
ia italiana, colla quale recitò il Mezzettino. Propostogli poi dal re
di
Polonia, Augusto I, Elettore di Sassonia, di entr
il Mezzettino. Propostogli poi dal re di Polonia, Augusto I, Elettore
di
Sassonia, di entrare al suo servizio, e da lui in
. Propostogli poi dal re di Polonia, Augusto I, Elettore di Sassonia,
di
entrare al suo servizio, e da lui invitato a form
o servizio, e da lui invitato a formar per quella Corte una compagnia
di
attori assai completa così per le commedie come p
sì bene compiè la sua missione, che il re Augusto gli mandò un titolo
di
nobiltà, creandolo cameriere intimo e custode del
creandolo cameriere intimo e custode del suo tesoro privato. Un posto
di
tale specie parve dover assicurare la sorte di Me
soro privato. Un posto di tale specie parve dover assicurare la sorte
di
Mezzettino ; ma l’ardire di lui spinto talora all
le specie parve dover assicurare la sorte di Mezzettino ; ma l’ardire
di
lui spinto talora alla impudenza, soprattutto con
a alla impudenza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su
di
una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo d
enza, soprattutto con le donne, fe’ volger le sue mire su di una Dama
di
Corte, che il Re onorava del titolo di sua Favori
ger le sue mire su di una Dama di Corte, che il Re onorava del titolo
di
sua Favorita, alla quale con le richieste di amor
il Re onorava del titolo di sua Favorita, alla quale con le richieste
di
amore proferì parole non contegnose all’indirizzo
re proferì parole non contegnose all’indirizzo del Re. Offesa la dama
di
tanta audacia, la rivelò al Re, invitandolo ezian
vitandolo eziandio a mettersi in un angolo riposto dell’appartamento,
di
dove avrebbe potuto ascoltar non veduto i discors
l’appartamento, di dove avrebbe potuto ascoltar non veduto i discorsi
di
Mezzettino. E acconsentito il Re, e avuta certezz
a rientrato poi in sè stesso, lo fe’ arrestare e tradurre al Castello
di
Konigstein, dove stette rinchiuso per oltre venti
stette rinchiuso per oltre venti anni, e donde uscì per intercessione
di
altra Dama, la quale, padrona dell’animo del Re,
zzettino, questi con la barba lunga e incolta si gettò alle ginocchia
di
Augusto, che dopo tre mesi lo fece liberare, ordi
inocchia di Augusto, che dopo tre mesi lo fece liberare, ordinandogli
di
lasciar Dresda e la Sassonia. Si recò allora il C
Si recò allora il Costantini a Verona, sua città natale, ma voglioso
di
ricomparir su quelle scene ove tante volte aveva
amerata alla Comedia italiana, ove riapparve il 5 febbraio 1729 nella
di
cui si spogliò a un cenno di Momo. In tal prologo
, ove riapparve il 5 febbraio 1729 nella di cui si spogliò a un cenno
di
Momo. In tal prologo, egli cantò rivolto al pubbl
amente in quel presque sexagénaire esiste una compatibile alterazione
di
cifra. Se il Costantini aveva quasi sessant’anni
Costantini con la moglie Annetta, il 1678 al servizio del Serenissimo
di
Parma Ranuccio Farnese, passasse per un anno a Ve
ologo furon replicati con egual successo alla presenza della Duchessa
di
Bourbon. Riapparve poi il Costantini l’ 8 success
ndovi la parte d’intrigante in francese, alla presenza della Duchessa
di
Maine ; il 12 nell’Arlequin dévaliseur de Maison,
son, o les Fâcheux, commedia italiana in cui sostenne ancora la parte
di
un intrigante, e il 13 finalmente nell’Arlequin E
tel de Bourgogne : nella quale lo stesso attore rappresentò una parte
di
furbo e una scena notturna con Arlecchino applaud
che nel tempo della sua gran rinomanza, fu mai riguardato come attore
di
grandi pregi : e ai versi del La Fontaine che si
el ritratto del De Troy (V. pag. 715), fatti probabilmente ad istanza
di
lui, il Gacon nel suo Poëte sans fard contrappose
i-01-02_1897_img052.jpg] Pochi giorni dopo la rappresentazione
di
Arlequin Empereur, Angelo Costantini riprese la v
ppresentazione di Arlequin Empereur, Angelo Costantini riprese la via
di
Verona, ove morì alla fine dello stesso anno 1729
iando a Parigi assai più creditori che ammiratori. Sua moglie, figlia
di
Angiola d’ Orso, esordì all’Hôtel de Bourgogne so
iglia di Angiola d’ Orso, esordì all’Hôtel de Bourgogne sotto il nome
di
Auretta, col quale sua madre salì in gran rinoman
, morta monaca a Chaumont, e un maschio, Gabriele Costantini, artista
di
molto valore per le parti di Arlecchino. Dati i
un maschio, Gabriele Costantini, artista di molto valore per le parti
di
Arlecchino. Dati i versi del La Fontaine, l’arti
l’articolo incensatore del Mercure de France, e l’impiego alla Corte
di
Sassonia, dovè certo Angelo Costantini essere sal
t che il lettore vedrà nel corso dell’opera riprodotte. Il costume
di
Mezzettino – dice Riccoboni – trae la sua origine
tume di Mezzettino – dice Riccoboni – trae la sua origine dai disegni
di
Callot (V. il Mezzettino dei Balli di Sfessania a
trae la sua origine dai disegni di Callot (V. il Mezzettino dei Balli
di
Sfessania al nome di Antonazzoni) o dagli attori
ai disegni di Callot (V. il Mezzettino dei Balli di Sfessania al nome
di
Antonazzoni) o dagli attori comici del teatro fra
iù grazioso, conservando solamente la qualità della stoffa a striscie
di
differenti colori. Il Sand assegnerebbe il rosso
to al carattere del personaggio, esso può dirsi una leggiera variante
di
quello dello Scapino e del Brighellla : servo int
o, rappresentando sotto quelle spoglie, come lo Sganarello nel teatro
di
Molière, parti di marito ingannatore o ingannato,
sotto quelle spoglie, come lo Sganarello nel teatro di Molière, parti
di
marito ingannatore o ingannato, talor servo di Ot
atro di Molière, parti di marito ingannatore o ingannato, talor servo
di
Ottavio, e talora di Cintio. Maurizio Sand riferi
i di marito ingannatore o ingannato, talor servo di Ottavio, e talora
di
Cintio. Maurizio Sand riferisce dai fratelli Parf
uco liberamente : Avendo il Costantini dedicato una Commedia al Duca
di
Saint’Agnan, che pagava generosamente le dediche,
ebbe dato. Giunto a lui davanti, gli presentò la commedia, pregandolo
di
dargli in compenso cento bastonate. La singolar d
ni che non aveva nulla promesso. Di Angelo Costantini è nota la Vita
di
Scaramuccia, pubblicata a Parigi il m. dc. xcv. E
igi il m. dc. xcv. Evaristo Gherardi, il famoso Arlecchino, successor
di
Mezzettino, a cui dobbiamo esser grati della prez
sor di Mezzettino, a cui dobbiamo esser grati della preziosa raccolta
di
tutte le scene rappresentate sul teatro italiano,
l’autore, il quale ha dovuto uniformarsi, scrivendolo, alla capacità
di
colui che avrebbe dovuto metterci il suo nome com
ità di colui che avrebbe dovuto metterci il suo nome come autore. Nè
di
questa vanità ci sarebbe troppo da stupirsi, poic
sul conto del Costantini, non è difficile immaginare un siffatto tipo
di
ambizioso, che sapeva accoppiare un forte talento
e Prude ; dopo le quali, il signor D’ Argenson, luogotenente generale
di
polizia, il 4 maggio 1697, accompagnato da gran n
te generale di polizia, il 4 maggio 1697, accompagnato da gran numero
di
commissarj, si recò alle 11 del mattino al Teatro
l de Bourgogne, e fece apporre i suggelli su tutte le porte, non solo
di
strada, ma dei camerini degli attori, ai quali fu
non solo di strada, ma dei camerini degli attori, ai quali fu vietato
di
presentarsi per continuar gli spettacoli, non giu
per continuar gli spettacoli, non giudicando più Sua Maestà opportuno
di
ritenerli a’ suoi servigi. Fra le tante versioni
cacciata, vi è anche la seguente, che il Costantini stesso si affannò
di
raccontare al signor Gueullette. A quel tempo app
hiasso che se ne fece, che i commedianti italiani vollero approfittar
di
quel titolo per semplice ragione di réclame : e d
anti italiani vollero approfittar di quel titolo per semplice ragione
di
réclame : e dovendo rappresentare La Finta Matrig
réclame : e dovendo rappresentare La Finta Matrigna con nuova giunta
di
scene francesi del Fatouville, la chiamarono sugl
a giunta di scene francesi del Fatouville, la chiamarono sugli avvisi
di
teatro La Fausse Prude. Quindi l’ordine di chiusu
la chiamarono sugli avvisi di teatro La Fausse Prude. Quindi l’ordine
di
chiusura. È certo però che dietro il racconto del
landa, e sempre indarno, tutte le possibili ricerche per aver notizia
di
quel tal romanzo. Il che starebbe a provare, o fa
Drammi Latini del XVI secolo. Leone X che illustrò i primi anni
di
sì bel secolo, amando l’erudizione, la poesia e g
e nel loro natural linguaggio le favole degli antichi, come il Penulo
di
Plauto nel 1513 in occasione di essersi dichiarat
favole degli antichi, come il Penulo di Plauto nel 1513 in occasione
di
essersi dichiarato cittadino Romano Giuliano de’
omico col celebrarsi le nozze de’ Cesarini co’ Colonnesi, il Formione
di
Terenzio con un prologo del Mureto fatto recitare
atto recitare dal cardinale Ippolito da Este il giovine, e l’Ippolito
di
Seneca rappresentato avanti il palagio del cardin
io del cardinale Raffaele San Giorgio, in cui sostenne il personaggio
di
Fedra con tanta eccellenza il canonico di San Pie
cui sostenne il personaggio di Fedra con tanta eccellenza il canonico
di
San Pietro Tommaso Inghiramoa dotto professore di
ellenza il canonico di San Pietro Tommaso Inghiramoa dotto professore
di
eloquenza ed orator grande che fin che visse ne p
i eloquenza ed orator grande che fin che visse ne portò il soprannome
di
Fedra. Oltre poi a queste rappresentazioni si co
molte latine degl’Italiani, che lasciarla isolata nel teatro francese
di
questo secolo. Giano Anisio, ossia Giovanni Anisi
scrisse Giovanni Francesco Stoa. Ma le più pregevoli tragedie latine
di
questo secolo uscirono da Cosenza. Antonio Tilesi
eri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole
di
questa Pioggia d’oro, per la quale la tragedia co
favellare con dignità e decenza. L’argomento consiste nella prigionia
di
Danae nella torre di bronzo, e nella discesa di G
e decenza. L’argomento consiste nella prigionia di Danae nella torre
di
bronzo, e nella discesa di Giove in essa converti
siste nella prigionia di Danae nella torre di bronzo, e nella discesa
di
Giove in essa convertito in pioggia d’oro. Eccone
o I. Acrisio re degli Argivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta
di
un genero intende che di Danae sua figliuola usci
ivi avendo consultato l’oracolo sulla scelta di un genero intende che
di
Danae sua figliuola uscirebbe il di lui uccisore,
a scelta di un genero intende che di Danae sua figliuola uscirebbe il
di
lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori d
ebbe il di lui uccisore, e spaventato congeda i pretensori della mano
di
lei, risolve di non accompagnarla a veruno, e si
ccisore, e spaventato congeda i pretensori della mano di lei, risolve
di
non accompagnarla a veruno, e si raccomanda a Vul
ompagnarla a veruno, e si raccomanda a Vulcano. Chiude l’atto un coro
di
Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gare
di Argive, la cui eleganza e leggiadria poetica gareggia co’ migliori
di
Seneca, e forse lo supera per lo candore. Ma inta
la principessa destinata a morir vergine, vede il popolo che in atto
di
stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si av
stupore accorre alla reggia. Egli stesso vi si avvicina (e ciò dinota
di
aver egli mutato luogo senza lasciare di esser pr
vi si avvicina (e ciò dinota di aver egli mutato luogo senza lasciare
di
esser presente agli spettatori) e vede alzata una
ciare di esser presente agli spettatori) e vede alzata una gran torre
di
bronzo opera istantanea di Vulcano, in cui è rinc
i spettatori) e vede alzata una gran torre di bronzo opera istantanea
di
Vulcano, in cui è rinchiusa Danae con la sua Nutr
sa Danae con la sua Nutrice. Atto II. Ode il Coro le voci lamentevoli
di
Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera
di Danae che deplora la sua sventura. Ella desidera la morte, e tenta
di
darsela; la Nutrice la dissuade. Il loro dialogo
lontano dalla durezza delle sentenze lanciate ex abrupto alla maniera
di
Seneca. Danae si accorge dell’aquila ministra di
abrupto alla maniera di Seneca. Danae si accorge dell’aquila ministra
di
Giove, e ne prende felice augurio, e va a fare un
a che gli opprime, la pugna che ha con gli altri Polifemo, e la morte
di
lui, empiono la maggior parte dell’atto. Sarebbes
bbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti,
di
Jone, di Alceste; ma dalle latine tragedie in poi
go le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone,
di
Alceste; ma dalle latine tragedie in poi si sono
uest’atto il racconto della pioggia d’oro penetrata nella torre pieno
di
eleganza e di vaghezza, che viene così preparato
acconto della pioggia d’oro penetrata nella torre pieno di eleganza e
di
vaghezza, che viene così preparato dalle commozio
di eleganza e di vaghezza, che viene così preparato dalle commozioni
di
Danae che vuol parlarne alla Nutrice: Da. Nutrix
animus. O quae Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta
di
color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa di
quae Spectare contigit! Gajamente è delineata la nuvoletta di color
di
rosa che si leva dal mare, ed a guisa di un augel
ineata la nuvoletta di color di rosa che si leva dal mare, ed a guisa
di
un augelletto si appressa alla torre, pende dalla
mare, ed a guisa di un augelletto si appressa alla torre, pende dalla
di
lei sommità, comincia a sciogliersi in leggera ru
protinus. Con ugual nitore e vaghezza si descrive la trasformazione
di
quest’oro in un vaghissimo giovanetto che si pale
ini e degli dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti
di
gloria e di disgrazie vicine e lontane. Il Coro d
dei. Danae ode da lui la serie de’ futuri suoi casi misti di gloria e
di
disgrazie vicine e lontane. Il Coro da questa pio
icine e lontane. Il Coro da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità
di
parlar della potenza di Cupido, indi lo prega ad
da questa pioggia d’oro coglie l’opportunità di parlar della potenza
di
Cupido, indi lo prega ad esser propizio al genere
ido, indi lo prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi
di
sospiri, di lagrime, di dolci sdegnetti, ed a ban
prega ad esser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri,
di
lagrime, di dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo
ser propizio al genere umano ed a contentarsi di sospiri, di lagrime,
di
dolci sdegnetti, ed a bandire dal suo regno i cie
pettoso Acrisio sembra aver veduto nella finestra della torre il capo
di
Danae con quello di un uomo dappresso. Ne apre la
ra aver veduto nella finestra della torre il capo di Danae con quello
di
un uomo dappresso. Ne apre la porta, cerca il nem
cerca il nemico insidiatore, si avventa alla figliuola, indi risolve
di
castigarla con una morte men pronta e più atroce.
rla con una morte men pronta e più atroce. La fa chiudere in un’ arca
di
pino, ed inesorabile alle di lei lagrime la sping
e più atroce. La fa chiudere in un’ arca di pino, ed inesorabile alle
di
lei lagrime la spinge egli stesso in mare. Il Cor
e geme; inveiscono contro dello spietato vecchio, e pregano Anfitrite
di
salvar l’infelice principessa. Termina la tragedi
ezza del suo compatriota ed amico Coriolano Martirano celebre vescovo
di
San Marco in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egl
in Calabria. Fiorendo verso il 1530 egli divenne il Seneca del regno
di
Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe d
l Seneca del regno di Napoli anzi dell’Italia, per lo studio che ebbe
di
recare egli solo nella latina favella molte delle
li il fece, che niuno de’ moderni latini drammi composti prima e dopo
di
lui può senza svantaggio venire a competenza coll
Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano
di
quella di Seneca, perchè seguì la greca, ma intan
a non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella
di
Seneca, perchè seguì la greca, ma intanto scansò
erchè seguì la greca, ma intanto scansò il difetto del tragico latino
di
far parlare nell’atto IV pedantescamente la Nutri
guì l’originale nell’economia della favola; ma si permise nel dialogo
di
dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee, di so
si permise nel dialogo di dar talvolta nuovo ordine alle stesse idee,
di
sopprimerle in un luogo se in un altro si erano a
e idee, di sopprimerle in un luogo se in un altro si erano accennate,
di
rendere con più precisione in latino ciò che in g
Facendo moderato uso delle sentenze, schivò ugualmente l’affettazione
di
Seneca e gli ornamenti rettorici famigliari ad Eu
è silet. Euripide rende al solito assai ragionatrice Medea e per più
di
quaranta versi lussureggia con varie sentenze mor
rano risecando quasi tutto questo squarcio attende solo alla passione
di
Medea per l’ingratitudine e l’infedeltà di Giason
attende solo alla passione di Medea per l’ingratitudine e l’infedeltà
di
Giasone, consumandovi appena intorno a quindici v
ennello egli ritiene interamente le più importanti scene, come quelle
di
Medea che cerca ed ottiene da Creonte un giorno d
Martirano accompagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli
di
Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merit
mpagna degnamente e senza arrossire al confronto quelli di Euripide e
di
Seneca e la Fedra del Racine. Merita di notarsi s
onfronto quelli di Euripide e di Seneca e la Fedra del Racine. Merita
di
notarsi singolarmente la scena del delirio di Fed
edra del Racine. Merita di notarsi singolarmente la scena del delirio
di
Fedra che recammo nel tomo IV delle Vicende della
ebbe solo essere occupato della morte del figliuolo, lo rende curioso
di
sapere la figura del mostro, Quis habitus ille c
l’economia dell’originale esprimendone i concetti; ma negli incontri
di
Penteo con Bacco e nel di lui travestimento si co
esprimendone i concetti; ma negli incontri di Penteo con Bacco e nel
di
lui travestimento si contiene dentro i confini tr
ra terga quatientem anguibus. Desta tutto il terrore la riconoscenza
di
Agave che nella pretesa testa del leone ucciso ra
’autore della Tebaide, recare nella lingua del Lazio, senza i difetti
di
stile che gli s’imputano, le Fenisse di Euripide.
ua del Lazio, senza i difetti di stile che gli s’imputano, le Fenisse
di
Euripide. Per nostro avviso niuna delle bellezze
i vede con somma naturalezza e vivacità espressa felicemente la scena
di
Giocasta co’ figliuoli, la dipintura assai viva d
feroci fratelli con tutta l’energia delineato. Pari verità e sobrietà
di
stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ci
e sobrietà di stile e giudizio si scorge nell’imitazione del Ciclope
di
cui mi sembra singolarmente notabile il Coro dell
t. IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parimente il
di
lui gusto nella scelta fatta nel tradurre l’Elett
radurre l’Elettra. Delle tre greche tragedie rimasteci sulla vendetta
di
Agamennone, benchè Martirano amasse con predilezi
enchè Martirano amasse con predilezione Euripide, si attenne a quella
di
Sofocle che per gravità di dizione e per economia
predilezione Euripide, si attenne a quella di Sofocle che per gravità
di
dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euri
Sofocle che per gravità di dizione e per economia sorpassa l’Elettra
di
Euripide e le Coefori di Eschilo. Manifesta parim
di dizione e per economia sorpassa l’Elettra di Euripide e le Coefori
di
Eschilo. Manifesta parimente in essa il suo buon
dovuto risecar molto del dialogo giusto non meno che grave e naturale
di
Sofocle. Egli appena vi si permette qualche picci
alche picciolo cambiamento. Non insinuarmi (dice Elettra a Crisotemi)
di
non serbar la fede a chi la debbo. No (quella ris
de a chi la debbo. No (quella risponde) io ciò non insinuo ma sì bene
di
cedere ai potenti (Αλλʹ ου διδασκω τοις κρατουσι
uire la regia potestà: Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. Degna
di
osservarsi è la di lui maniera di tradurre con so
tà: Non ajo. At ipsis obsequendum regibus. Degna di osservarsi è la
di
lui maniera di tradurre con sobria libertà nel fa
t ipsis obsequendum regibus. Degna di osservarsi è la di lui maniera
di
tradurre con sobria libertà nel famoso lamento di
è la di lui maniera di tradurre con sobria libertà nel famoso lamento
di
Elettra che ha in mano l’urna delle pretese cener
famoso lamento di Elettra che ha in mano l’urna delle pretese ceneri
di
Oreste, che noi pur traducemmo colla possibile es
a stessa signoril maniera è cangiato in latino il Prometeo al Caucaso
di
Eschilo, benchè con più libera imitazione, specia
ù libera imitazione, specialmente nel descrivere che fa la situazione
di
Tifeo atterrato dal fulmine di Giove e sepolto so
te nel descrivere che fa la situazione di Tifeo atterrato dal fulmine
di
Giove e sepolto sotto l’Etna, nella narrazione fa
ligente, oltre all’eleganza e alla maestà dello stile, ammirerà nelle
di
lui nobili imitazioni ora più ora meno libere ugu
gusto in quanto altera e in quanto annoda con nuovo ordine. Quanto al
di
lui Cristo, ben possiamo con sicurezza e compiace
oro. Rechiamone un solo frammento del racconto eccellente della morte
di
Cristo fatto da Gioseffo a Nicodemo: Jamque artu
e dirus noctis incubuit nigror. Anche il lamento sommamente patetico
di
Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe di tras
ento sommamente patetico di Maria sopra la crudeltà Ebrea meriterebbe
di
trascriversi. Non cede questa tragedia in regolar
a meriterebbe di trascriversi. Non cede questa tragedia in regolarità
di
condotta alle migliori; e in vivacità e verità di
gedia in regolarità di condotta alle migliori; e in vivacità e verità
di
colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in gra
di colorito ne’ caratteri e nelle passioni, e in grandezza e sobrietà
di
stile va innanzi a quasi tutte le tragedie di Sen
in grandezza e sobrietà di stile va innanzi a quasi tutte le tragedie
di
Seneca. Ma per vedere Aristofane ritratto con tut
dal prelato Cosentino delle Nubi e del Pluto, le più felici commedie
di
quel gran comico. Noi esortiamo la gioventù a leg
Noi esortiamo la gioventù a leggerle, colla certezza che il travaglio
di
confrontarle coll’originale e colle languide inel
riginale e colle languide ineleganti traduzioni de’ fratelli Rosetini
di
Prat’alboino, verrà compensato con usura dal dile
l teatro Greco. Dovrà tutto ciò coprirsi d’ingrato obblio, perchè più
di
un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur
perchè più di un secolo dopo surse Racine in Francia? Sono pur degni
di
compatimento certi critici e ragionatori di ultim
n Francia? Sono pur degni di compatimento certi critici e ragionatori
di
ultima moda! Passiamo alle tragedie Italiane. a
siamo alle tragedie Italiane. a. Vedi l’epistola 35 del libro XXIII
di
Erasmo, il quale però parmi che lo chiami Pietro;
uni Domenico, detto Fulvio in commedia, comico Confidente al servizio
di
Madama Serenissima Principessa di Piemonte, fu ri
edia, comico Confidente al servizio di Madama Serenissima Principessa
di
Piemonte, fu rinomatissimo come innamorato e come
incipessa di Piemonte, fu rinomatissimo come innamorato e come autore
di
opere attinenti al teatro. La più nota e interess
rigi per Nicolao Callemont il m . dc . xxiii, e divisa in due parti ;
di
cui l’una dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissim
rti ; di cui l’una dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissimo D. Cesare
di
Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etamp
a dedicata all’ Ill. mo ed eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca
di
Vandome, di Belforte, e di Etampe, Governatore di
ll’ Ill. mo ed eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca di Vandome,
di
Belforte, e di Etampe, Governatore di Bertagna, e
eccellentissimo D. Cesare di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e
di
Etampe, Governatore di Bertagna, ecc., e l’altra
re di Vandome, Duca di Vandome, di Belforte, e di Etampe, Governatore
di
Bertagna, ecc., e l’altra al Serenissimo Principe
vernatore di Bertagna, ecc., e l’altra al Serenissimo Principe Tomaso
di
Savoja. Il volume ha una specie di autobiografia
tra al Serenissimo Principe Tomaso di Savoja. Il volume ha una specie
di
autobiografia dei primi anni del Bruni, in cui è
suo ingresso nell’arte, e in cui si discorre largamente e chiaramente
di
vari comici, quali Isabella Andreini, Gio. Battis
intio Fidenzi (V.), al nome de’ quali si troveran riportate le parole
di
lui. Anche vi sono due prologhi da Pantalone e da
parole di lui. Anche vi sono due prologhi da Pantalone e da Graziano
di
cui il lettore troverà menzione ai nomi di Pasqua
da Pantalone e da Graziano di cui il lettore troverà menzione ai nomi
di
Pasquati e Bianchi. A questa delle Fatiche comich
questa delle Fatiche comiche segue un’operetta col titolo : Prologhi
di
Domenico Bruni Comico Confidente detto Fulvio, al
runi Comico Confidente detto Fulvio, all’Ill. et Ecc. Sig. D. Emanuel
di
Savoja, ecc. Torino, 1621. Contiene : Prologo a S
ino, 1621. Contiene : Prologo a S. A. S. recitato da Celia. – Affetti
di
Lavinia verso Madama Serenissima Principessa di P
o da Celia. – Affetti di Lavinia verso Madama Serenissima Principessa
di
Piemonte, Prologo. – Meraviglie di Torino conosci
rso Madama Serenissima Principessa di Piemonte, Prologo. – Meraviglie
di
Torino conosciute da Lavinia, Prologo. Della nobi
a i trionfi e l’Onore il seggio, ecc. » Non ho veduto questo libretto
di
Prologhi, ed ho però trascritte le parole di A. B
o veduto questo libretto di Prologhi, ed ho però trascritte le parole
di
A. Bartoli (op. cit., cxxviii). Ma di altra opera
ed ho però trascritte le parole di A. Bartoli (op. cit., cxxviii). Ma
di
altra opera importantissima dovrem parlare qui, a
babilmente autografa) dal conte Paglicci-Brozzi, addetto all’Archivio
di
Stato di Milano, e solerte raccoglitore di cose t
e autografa) dal conte Paglicci-Brozzi, addetto all’Archivio di Stato
di
Milano, e solerte raccoglitore di cose teatrali,
ozzi, addetto all’Archivio di Stato di Milano, e solerte raccoglitore
di
cose teatrali, il quale con abnegazione più unica
bnegazione più unica che rara volle mandarmela in esame, concedendomi
di
pubblicare quanto fosse stato necessario al maggi
blicare quanto fosse stato necessario al maggiore e migliore sviluppo
di
questo dizionario. L’opera è in quarto, di nitida
ggiore e migliore sviluppo di questo dizionario. L’opera è in quarto,
di
nitida scrittura (certo del ’600), e ha per titol
nitida scrittura (certo del ’600), e ha per titolo : Dialoghi Scenici
di
Domenico Bruni detto Fulvio, Comico Confidente fa
onazzoni e Maria Malloni. Il volume non comprende che una prima parte
di
dialoghi, di cui ecco i titoli : Amore di amant
ria Malloni. Il volume non comprende che una prima parte di dialoghi,
di
cui ecco i titoli : Amore di amante sprezz ato
rende che una prima parte di dialoghi, di cui ecco i titoli : Amore
di
amante sprezz ato rivolto in odio. Donna incred
ia buona in Amore. Guerra amorosa. Amante troppo amico. Ragioni
di
essere et non essere amante. Precedenza dell’hu
ta. Precedenza del Legista e dello Artista. Bacio, vero godimento
di
Amore. Precedenza dello Armigero et del lettera
dalle sottigliezze lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base
di
sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore, d
ttigliezze lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole,
di
luna, di fontane, di fiumi, di aurore, di tramont
e lambiccate, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna,
di
fontane, di fiumi, di aurore, di tramonti, con tu
, dalle sdolcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane,
di
fiumi, di aurore, di tramonti, con tutti gli dei
olcinature iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi,
di
aurore, di tramonti, con tutti gli dei e semidei
iperboliche a base di sole, di luna, di fontane, di fiumi, di aurore,
di
tramonti, con tutti gli dei e semidei dell’olimpo
sti dialoghi è l’idea ch’essi ci danno del recitar d’allora ; e forse
di
que’tali scartafacci o soggetti, ne’quali i comic
que’tali scartafacci o soggetti, ne’quali i comici serbavan le frasi
di
entrata e di uscita, i pensieri amorosi, le nuove
rtafacci o soggetti, ne’quali i comici serbavan le frasi di entrata e
di
uscita, i pensieri amorosi, le nuove arguzie, le
a Rodiana, commedia improvvisa del Calmo, trascritta poi sulla scorta
di
quei primi recitatori dal Ruzzante ? (V. Beolco e
tra Fulvio e Celia in abito d’uomo. Fulvio. Dico che vi somigliate
di
maniera a questa Celia, che facil cosa sarebbe ch
ei volti ; contuttociò molti si sono trovati che simigliantissimi tra
di
loro essendo, benchè nati in paesi diversi e lont
vi. Mi comandi e mi ami. Fulvio. Vi amo ; e per mostrare quale verso
di
voi sia la confidenza mia, vi costituisco secreta
lla vostra diligenza. Ho amato quella Celia che dissi, ma l’alterezza
di
questa balordella (benchè adesso il suo amore mi
balordella (benchè adesso il suo amore mi prometta e mi preghi) mi ha
di
maniera contro di lei alterato, che ad ogni mio p
adesso il suo amore mi prometta e mi preghi) mi ha di maniera contro
di
lei alterato, che ad ogni mio potere mi sono disp
ato, che ad ogni mio potere mi sono disposto, aborrendo le sue nozze,
di
conseguire una giovine che alberga in quella casa
i nome è Lauinia, figlia d’un mercante honorato, e non disuguale a me
di
parentado, alla quale risolvo di scrivere una let
cante honorato, e non disuguale a me di parentado, alla quale risolvo
di
scrivere una lettera, e farne voi il portatore, s
onerà all’acquisto che bramate ; onde infine il tempo perduto seruirà
di
penitenza delle contentezze che Celia ui offerisc
i offende il Cielo, all’inferno è dannato ; guardate che il disprezzo
di
questa meschina non vi condanni all’inferno della
prezzo di questa meschina non vi condanni all’inferno della disgratia
di
quest’altra. Io ho inteso che i nomi hanno in lor
a di quest’altra. Io ho inteso che i nomi hanno in loro un non so che
di
fortunato e d’infelice ; per me questo di Lauinia
hanno in loro un non so che di fortunato e d’infelice ; per me questo
di
Lauinia non mi piace ; poichè Lauinia, quella can
rno, e trauagli a Enea : oltre che se voi pigliate la seconda sillaba
di
questo nome che è Vi, e la fate prima, componete
nie dishonorano gli huomini, dove si può concludere che dall’acquisto
di
questa Donna, solamente dishonore ne acquistarete
a ? Fulvio. Dico, che quando anco la scienza della nomandia nel nome
di
Lauinia mi facesse prevedere la mia morte, che in
inia mi facesse prevedere la mia morte, che in ogni modo a confusione
di
Celia l’amerei, et se il nome di quella con l’ana
morte, che in ogni modo a confusione di Celia l’amerei, et se il nome
di
quella con l’anagramma da voi formato dice Vilani
nome di quella con l’anagramma da voi formato dice Vilania ; e quello
di
Celia per inversione di lettere dice Alice. Alice
gramma da voi formato dice Vilania ; e quello di Celia per inversione
di
lettere dice Alice. Alice è quel pescetto che, sa
; che forse ha voluto significare che Celia, perch’io possa satiarmi
di
Lauinia, per aguzza appetito mi ha servito. Celi
Lucio, poichè hauendoui detto che tanto assomigliate a Celia ; è ben
di
dovere che difendiate la causa di chi tiene la vo
tanto assomigliate a Celia ; è ben di dovere che difendiate la causa
di
chi tiene la vostra sembianza. Celia. E la volon
elia. E la volontà, poichè dite che lei vi desidera, et io solo bramo
di
compiacervi. Fulvio. Torno a dire che ragionevol
modo all’uno et all’altro concorsero. Ma fermandoui nella conoscenza
di
dovermi ubidire, acchetateui ; io vado a scrivere
accia ? Mi condanni ingiustamente a morte, e non uuoi ch’io parli ? E
di
Amante fattami messaggera d’Amore, termini la pre
icie ? Di quai tempre s’arma il mio cuore per resistere alle uiolenze
di
questi colpi ? Di qual forza si ueste il mio corp
i colpi ? Di qual forza si ueste il mio corpo per sostenere lo sforzo
di
tanta sventura ? Non si trova che il solo silenzi
r essere incomprensibile non si può narrare. Con tuttociò le crudeltà
di
Fulvio sono per me di tanta dolcezza animate, che
le non si può narrare. Con tuttociò le crudeltà di Fulvio sono per me
di
tanta dolcezza animate, che minacciandomi rovina,
ttino salute. Onde conviene che ringrati Amore che mi porge occasione
di
sopportare lo impossibile per il gusto di una sì
more che mi porge occasione di sopportare lo impossibile per il gusto
di
una sì bella causa, misurando il mio cuore alla g
orrida della mia sventura, e nel mare così procelloso de’miei sdegni,
di
trovare con la forza della sofferenza, e sole e p
vita del nostro artista. Dalle Fatiche comiche sappiamo che fu figlio
di
un artista della Compagnia de’Gelosi, e che nacqu
o tutte le necessità, che la carestia universale (gravissimo flagello
di
Dio) così vivamente gli anni inanti fece sentire,
ce sentire, intendendo che mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo
di
ritorno di Sicilia e di Napoli ; esortato dal mag
intendendo che mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo di ritorno
di
Sicilia e di Napoli ; esortato dal magnifico Adri
he mio Padre si ritrovava in Firenze, essendo di ritorno di Sicilia e
di
Napoli ; esortato dal magnifico Adriano Riccardi
Napoli ; esortato dal magnifico Adriano Riccardi (la bontà del quale
di
molte miserie in quella età mi sollevò) di andare
ccardi (la bontà del quale di molte miserie in quella età mi sollevò)
di
andare a ritrovarlo ; chiesto licenza alla madre,
dopo molte lagrime ottenutala, involto in un pelliccetto, ed un paro
di
sottocalze per le saccoccie, delle quali spingevo
ori le braccia, mandate a punto dallo stesso M. Adriano allo Speziale
di
S. Maria nuova in Firenze ; montato con questo or
uova in Firenze ; montato con questo ornamento sopra d’un Mulo carico
di
mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii d
e ; montato con questo ornamento sopra d’un Mulo carico di mezza soma
di
ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il d
a d’un Mulo carico di mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii
di
Bologna il di 15 di Gennaio la sera. Se volessi r
rico di mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il
di
15 di Gennaio la sera. Se volessi raccontare le s
i mezza soma di ferro oltre la mia persona, uscii di Bologna il di 15
di
Gennaio la sera. Se volessi raccontare le sventur
scaldarmi ; che del magnare, se non era l’ostessa che mi donò un poco
di
pane, digiunavo la vigilia di Santo Bastiano con
e non era l’ostessa che mi donò un poco di pane, digiunavo la vigilia
di
Santo Bastiano con tutte le circostanze. La matti
bisogna farsi intendere a’cenni, essendovi debole ogni voce) la pregò
di
tacere. Ottenutolo, ed inteso da me quello che di
lagrime a gli occhi ; ed accertatosi dell’esser mio, abbracciatomi e
di
li a poco fattomi vedere a’suoi compagni : date l
sue sottocalze allo Speziale, e mutato il pelliccietto in un vestito
di
panno il Sig. Francesco Andreini marito della fam
praticando se non con gli occhi, la credono ; poi che vi sono persone
di
così poca pratica, che giudicano esse mestiero d’
l farsi vedere sopra i teatri, parlare in pubblico, e ad una infinità
di
popolo dare più che mediocre satisfazione. È vero
altro Capitano. Lo studio è necessario per sapere occorrendo trattare
di
tutte le materie non solo in Commedia, ma nelle A
de’ Confidenti. Quanto all’indole, pare che egli non fosse uno stinco
di
santo, se ci diamo a richiamar le scene violente
fosse uno stinco di santo, se ci diamo a richiamar le scene violente
di
gelosia artistica fra la Lavinia (Marina Antonazz
zzoni son quelle scene particolareggiate, specialmente in due lettere
di
lei e del marito a S. E. Impresaria Don Giovanni
saria Don Giovanni de’ Medici, il quale, seriamente seccato, minacciò
di
scioglier la compagnia. E quando, vinto dalla umi
glier la compagnia. E quando, vinto dalla umile e calda intercessione
di
Flaminio Scala, il direttore, scrisse di continua
umile e calda intercessione di Flaminio Scala, il direttore, scrisse
di
continuar la protezione a’comici con patto di fra
, il direttore, scrisse di continuar la protezione a’comici con patto
di
fraterna concordia, il Bruni che a detta dell’Ant
vanni colla seguente lettera le sue giustificazioni e le sue proteste
di
obbedienza e di reverenza. Ill.mo et Ecc.mo Sre e
ente lettera le sue giustificazioni e le sue proteste di obbedienza e
di
reverenza. Ill.mo et Ecc.mo Sre et Pne colendissi
ente mi sottoposi, et la riverenza che ragionevolmente devo all’E. V.
di
obligarmi ad altri, nè di procurarmi ad altrui pe
iverenza che ragionevolmente devo all’E. V. di obligarmi ad altri, nè
di
procurarmi ad altrui persuasione o mio capriccio
apriccio compagnia, mi ha trattenuto che in niuna rivolta fattasi tra
di
noi, habbi nè aderito nè promesso, et hora che la
tasi tra di noi, habbi nè aderito nè promesso, et hora che la volontà
di
V. E. mi viene notificata per la lettera scritta
. E. mi viene notificata per la lettera scritta alla Compagnia, torno
di
nuovo a promettere che Sig.r Flavio per parte sua
avio per parte sua m’imporrà, che mi governerò, non potendo interesse
di
odio o di benevolenza farmi bramare nè ricusare p
arte sua m’imporrà, che mi governerò, non potendo interesse di odio o
di
benevolenza farmi bramare nè ricusare più uno che
riverenza, et ringraziando la E. V. della grazia in che li mantiene ;
di
nuovo si obbligano di non volere se non quanto da
ando la E. V. della grazia in che li mantiene ; di nuovo si obbligano
di
non volere se non quanto dalla volontà di V. E. l
ene ; di nuovo si obbligano di non volere se non quanto dalla volontà
di
V. E. li sarà imposto, et meco augurandoli da N.
o, et meco augurandoli da N. S. ogni compita felicità lo supplichiamo
di
essere mantenuti nel numero de’suoi più humili se
ia l’autore delle Difese delle Donne che a lui attribuiscono. L’opera
di
Messer Domenico Bruni da Pistoja, ch’io posseggo
ostro Bruni nacque nel 1580, cioè ventun’anni dopo. E la supposizione
di
alcuni, che il Bruni, pistoiese, fosse lasciato c
i all’oroscopo che traggo, come gli altri, dalla Biblioteca Nazionale
di
Firenze, il quale ci dice il Bruni bolognese.
che riuniva tutte le vaghezze delle belle arti non poteva far a meno
di
non aggradare all’universale. Così appena comparv
l maestoso edifizio della religione, come perché questa nuova maniera
di
signoreggiare negli animi si confà molto alle mir
a nuova maniera di signoreggiare negli animi si confà molto alle mire
di
quella Capitale del mondo cristiano, e perché gli
che la mosse ad inalzar il primo teatro conosciuto in Italia a tempi
di
Sisto IV e a far rappresentare a’ tempi di Leon X
nosciuto in Italia a tempi di Sisto IV e a far rappresentare a’ tempi
di
Leon X la prima tragedia che la sollecitava a vol
X la prima tragedia che la sollecitava a voler fregiare colla porpora
di
cardinale gli omeri di Raffaello d’Urbino e a pro
la sollecitava a voler fregiare colla porpora di cardinale gli omeri
di
Raffaello d’Urbino e a profonder tesori a pro de’
ì che ben presto allignò per entro alle sue mura codesto nuovo genere
di
musica teatrale. L’anno 1600 vi rappresentò L’ani
ca teatrale. L’anno 1600 vi rappresentò L’anima e il corpo, pastorale
di
Laura Giudiccione, dama lucchese, posta in musica
ore romano, fece colà vedere uno spettacolo consimile per istigazione
di
Pietro della Valle assai noto pe’ suoi viaggi. La
ta dal Monteverde introdusse fra i signori romani l’uso delle musiche
di
camera e delle cantate, a comporre le quali conco
e le più brave donne a cantarle. Levò fra l’altre gran fama l’Oronta
di
Girolamo Preti componimento in ottava rima messo
mpo il corso a siffatti divertimenti, ma dopo la sua morte incominciò
di
nuovo la corte ad assaporarli, dando a ciò occasi
ò di nuovo la corte ad assaporarli, dando a ciò occasione il concorso
di
tanti stranieri e la magnificenza di tante famigl
ando a ciò occasione il concorso di tanti stranieri e la magnificenza
di
tante famiglie principesche, le quali si pareggia
li; tra essi basti annoverare il cardinal Deti, il quale in compagnia
di
Giuglio Strozzi istituì l’anno 1608 nel proprio p
porporato illustre scrisse, e fece rappresentar l’Adonia, melodramma
di
cui Giammario Crescimbeni fa ne’ suoi Commentari
riporsi tra i molti insensati panegirici, che il bisogno o la voglia
di
farsi proteggere detta non poche fiate a quelli s
anno della letteratura un incenso onde profumare gl’idoli più indegni
di
culto. [3] Una delle prime anche ad abbracciarlo
itù. Memore della sua antichissima gloria nelle lettere, e desiderosa
di
conservarla, essa fu quasi la sola che mantenesse
scuola de’ Carracci, e la musica nelle tante accademie erette a fine
di
perfezionarla. I Filomusi, istituiti dal Giacobbi
ici, e soprattutto i Gelati e pel favore prestato alle cose musicali,
di
che ci è rimasta la testimonianza in molte e bell
è rimasta la testimonianza in molte e belle cantate, e per le fatiche
di
molti dotti accademici che coltivarono questo ram
per le fatiche di molti dotti accademici che coltivarono questo ramo
di
drammatica poesia, contribuirono assaissimo a pro
talia. L’anno 1601 si rappresentò ivi l’Euridice del Rinuccini, e poi
di
mano in mano altri drammi comparvero con poche vo
i privati palagi e ne’ conviti dei dogi, poi nell’antichissimo teatro
di
S. Cassiano fu veduta per la prima volta comparir
rima volta comparire in pubblico l’Andromeda colla musica e la poesia
di
Benedetto Ferrari. D’allora in poi quella città f
resentava colla pompa più illustre, massimamente nel Carnovale a fine
di
tirare a se l’oro de’ forestieri. Tutte le altre
ciò nel 1645. Non è che i Francesi non avessero anche avanti notizia
di
qualche spezie di rappresentazioni musicali, poic
è che i Francesi non avessero anche avanti notizia di qualche spezie
di
rappresentazioni musicali, poiché senza risalire
rodurle in Italia, sappiamo ancora che erano conosciute fin dai tempi
di
Francesco I, il quale fece venir da Firenze parec
Messer Alberto chiamato dall’Aretino in una lettera scrittagli nel 6
di
luglio del 1538: «lume dell’arte, che l’ha fatto
Maestà e al mondo». Furono poi maggiormente promosse sotto la regenza
di
Caterina de’ Medici, la quale chiamò musici e suo
gran nome s’acquistò il Baltassarini conosciuto dai Francesi col nome
di
Beaujoieux colle sue leggiadrissime invenzioni, o
eaujoieux colle sue leggiadrissime invenzioni, onde ottenne l’impiego
di
cameriere della regina, e in seguito di Arrigo Te
zioni, onde ottenne l’impiego di cameriere della regina, e in seguito
di
Arrigo Terzo. né dee tralasciarsi Ottavio Rinucci
a in Italia, il quale allorché accompagnò la regina Maria de’ Medici,
di
cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo di
na Maria de’ Medici, di cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo
di
gentiluomo, il gusto delle cose musicali grandeme
uigi XIV nella sua giovinezza, e per avvezzarlo a quella dissipazione
di
spirito così fatale ai popoli e così utile ai fav
così utile ai favoriti che aspirano ad uniccheggiar nel comando, fece
di
nuovo venir dall’Italia gran numero di musici, i
uniccheggiar nel comando, fece di nuovo venir dall’Italia gran numero
di
musici, i quali rappresentarono per la prima volt
entarono per la prima volta sul teatro Borbone la Finta pazza, dramma
di
Giulio Strozzi colla musica del Sacrati. Nel 1647
’Ercole amante finché nel 1669 Monsieur Perrino ottenne il privilegio
di
comporre esclusivamente per l’opera francese70, c
rivilegio di comporre esclusivamente per l’opera francese70, condotta
di
poi a gran celebrità pell’erezione dell’Accademia
cademia in musica, per le armonie del Lulli, e per le mirabili poesie
di
Quinault. [6] Il privilegio esclusivo dato al Per
che il melodramma s’introducesse in Inghilterra. Imperocché sdegnato
di
ciò il Cambert, musico francese che pretendeva al
me per tutto altrove da lungo tempo. Sotto i primi re d’Inghilterra e
di
Scozia, la musica fu selvaggia quasi del tutto. D
lterra e di Scozia, la musica fu selvaggia quasi del tutto. Dai tempi
di
Riccardo cuor di Lione cominciò lentamente a pren
a, la musica fu selvaggia quasi del tutto. Dai tempi di Riccardo cuor
di
Lione cominciò lentamente a prender forma più reg
cità e il brio che il vero gusto musicale, sebbene alcuna vi si legga
di
esse lavorata con siogolar espressione71. Davide
to dalla bella e sventurata regina Maria Stuarda, introdusse il primo
di
tutti nella musica scozzese il gusto italiano, ch
o italiano, che dura tuttora in alcune composizioni72. Sotto il regno
di
Elisabetta fece quest’arte qualche maggior progre
ntermedi nelle commedie o feste, massimamente ne’ conviti e ne’ tempi
di
pubblica allegrezza, tra le quali assai bella e i
i bella e ingegnosa comparsa ne fece quella rappresentata nel palazzo
di
San James l’anno 1613 nelle nozze di Federigo V P
quella rappresentata nel palazzo di San James l’anno 1613 nelle nozze
di
Federigo V Palatino del Reno colla principessa Is
derigo V Palatino del Reno colla principessa Isabella d’Inghilterra e
di
cui ne daremo in altro luogo la descrizione. Da q
a musici e cantori che introdussero il melodramma italiano, sollevato
di
poi a maggior altezza nelle composizioni del feco
este carnascialesche chiamate Wirschaft, che con grandissimo apparato
di
comparse e di suoni vi si celebravano; la musica
lesche chiamate Wirschaft, che con grandissimo apparato di comparse e
di
suoni vi si celebravano; la musica strumentale da
mentale da loro coltivata con impegno; la magnificenza degli elettori
di
Baviera, di Sassonia, dell’Imperador Leopoldo, e
oro coltivata con impegno; la magnificenza degli elettori di Baviera,
di
Sassonia, dell’Imperador Leopoldo, e d’altri prin
ro sontuosissimi gli spettacoli che si davano alle loro corti, aveano
di
già appianata la via al melodramma. Martino Opitz
ni superiori, certo è che i tedeschi abbandonarono allora il pensiero
di
scriver drammi nel proprio idioma. Aggiugnendosi
ma. Aggiugnendosi poi la circostanza che la corte imperiale si riempì
di
ministri e di signori italiani e che l’Imperator
osi poi la circostanza che la corte imperiale si riempì di ministri e
di
signori italiani e che l’Imperator Leopoldo 74 mo
oldo 74 molto si dilettava della musica loro, fu chiamato gran numero
di
suonatori e di cantanti, i quali sparsero dappert
i dilettava della musica loro, fu chiamato gran numero di suonatori e
di
cantanti, i quali sparsero dappertutto il gusto d
della propria moglie, e l’Alessandro magnanimo. L’Italia è debitrice
di
molto ai tedeschi, i quali, procurando agli ingeg
edeschi, i quali, procurando agli ingegni italiani l’agio e il comodo
di
coltivar i propri talenti, sono stati la cagione
a, nelle feste villerecce che celebransi spesso con istromenti propri
di
quella gente di minor dilicatezza forse che gl’It
illerecce che celebransi spesso con istromenti propri di quella gente
di
minor dilicatezza forse che gl’Italiani, ma più a
ominazione spagnuola, e massimamente in Italia, la quale ora disdegna
di
confessare nel tempo della sua decadenza ciò che
di confessare nel tempo della sua decadenza ciò che non ebbe a schifo
di
accogliere nel secolo più illustre della sua lett
nimenti spagnuoli eziandio posti sotto le note da Alfonso il Savio re
di
Castiglia. Oltre a questi debbono anche aver luog
come reliquie de’ Misteri della Passione, come anche le feste profane
di
tornei, quadriglie, caroselli, parejas e altri si
che erano allora in gran voga, e principalmente a’ tempi d’Isabella e
di
Ferdinando, e poi di Filippo Secondo. Salì non mo
ran voga, e principalmente a’ tempi d’Isabella e di Ferdinando, e poi
di
Filippo Secondo. Salì non molto dopo la musica in
o Secondo. Salì non molto dopo la musica in sul teatro, dove il primo
di
tutti la condusse Lope de Rueda, che fu tra gli S
alcune vecchie cantilene nazionali chiamate Romanzes senza strumenti
di
sorte alcuna. Il toledano Naharro, se prestiamo f
i di sorte alcuna. Il toledano Naharro, se prestiamo fede a Cervantes
di
Saavedra 75, obbligò i musici a sortir fuori alla
estra. Giovanni e Francesco della Cueva introdussero i primi l’usanza
di
cantare negli intermezzi, lo che in quella prima
delle arti drammatiche veniva eseguito dagli orbi. I Saynetes, sorta
di
frammessi bellissimi che sono nel teatro spagnuol
ina commedia, e nella composizione dei quali ebbe gran nome Don Luigi
di
Benavente nel secolo passato e Don Raymondo de la
giormente la musica teatrale aprendo talora la scena con qualche coro
di
musica e anche framischiando talvolta qualche dia
o talvolta qualche dialogo musicale. Le Tonadillas, ovvero sia spezie
di
arie buffe che vi si cantano, possono gareggiare
a componimento musicale delle altre nazioni. Sui primi anni del regno
di
Filippo Secondo s’introdusse l’usanza di cantar d
ni. Sui primi anni del regno di Filippo Secondo s’introdusse l’usanza
di
cantar duetti e terzetti nelle commedie, e il mel
mmma sarebbe stato conosciuto più presto se da una parte il carattere
di
Filippo Terzo dedito alla divozione e alieno da i
avessero altrove chiamata l’attenzione del pubblico . Da una lettera
di
Don Angelo Grillo scritta a Giulio Caccini si ril
ntata dal Peri era dalle corti de’ principi italiani passata a quelle
di
Spagna e di Francia», lo che, essendo certo, prov
ri era dalle corti de’ principi italiani passata a quelle di Spagna e
di
Francia», lo che, essendo certo, proverebbe che l
dopo la sua invenzione. Ma per quante ricerche abbia io fatte affine
di
verificar l’epoca indicata dal Grillo non mi è av
tte affine di verificar l’epoca indicata dal Grillo non mi è avvenuto
di
poterlo fare, né ho ritrovato notizia alcuna del
e, né ho ritrovato notizia alcuna del dramma musicale avanti ai tempi
di
Carlo Secondo, nelle nozze del quale con Marianna
avanti ai tempi di Carlo Secondo, nelle nozze del quale con Marianna
di
Neoburg si rappresentarono alcuni drammi colla mu
la introduzione del melodramma in Moscovia non s’appartenga ai tempi
di
cui parliamo, ho tuttavia giudicato opportuno il
trattarne in questo luogo per non vedermi poi obbligato a interromper
di
nuovo la narrazione. Spero che le cose che sono p
per dire abbiano a interessare la curiosità del lettore, trattandosi
di
un paese che ha rivolti verso di se gli occhi di
a curiosità del lettore, trattandosi di un paese che ha rivolti verso
di
se gli occhi di tutta l’Europa, e che sì famoso è
lettore, trattandosi di un paese che ha rivolti verso di se gli occhi
di
tutta l’Europa, e che sì famoso è divenuto oggima
te le nazioni non ancor coltivate. Essa si compone, come dappertutto,
di
parole, di canto e di suono. Ma ciò che ha la mos
ni non ancor coltivate. Essa si compone, come dappertutto, di parole,
di
canto e di suono. Ma ciò che ha la moscovitica di
r coltivate. Essa si compone, come dappertutto, di parole, di canto e
di
suono. Ma ciò che ha la moscovitica di particolar
ertutto, di parole, di canto e di suono. Ma ciò che ha la moscovitica
di
particolare, si è che la poesia veniva esclusa da
come quello del gigante Ilia Murawiz, del grande Estergeon, ed altri
di
simil guisa, ma le moderne canzoni tutte in prosa
e e rimandarne le dolcissime scosse dell’armonia, dovranno confessare
di
non poter coi loro linguaggi neppur venire al par
nere la voce. Questa non s’aggirava se non intorno ad una sola specie
di
melodia, la quale si variava poi dal cantore seco
Gudock, ovvero sia piccolo violino a tre corde. La Balalaika, spezie
di
chittarino comunissimo presso al popolo, composto
alalaika, spezie di chittarino comunissimo presso al popolo, composto
di
due corde, una delle quali si vibra colla man sin
e con la destra si suonano entrambe. La Dutha, o Schvreraan, composto
di
due flauti, uno più grande e più piccolo l’altro,
aan, composto di due flauti, uno più grande e più piccolo l’altro, ma
di
tre fori ciascheduno. La Walinka, spezie di corna
e più piccolo l’altro, ma di tre fori ciascheduno. La Walinka, spezie
di
cornamusa semplicissima, la quale si forma metten
a semplicissima, la quale si forma mettendo due flauti in una vescica
di
bue inumidita. La Gusli, stromento più nobile per
randezza e nella figura ad un clavicembalo senza tasti. Le corde sono
di
latta, e si suonano ambidestramente. Il suono è a
i suonano ambidestramente. Il suono è armonioso e gradevole, e capace
di
gran varietà. [11] Tal’era lo stato della musica
gran varietà. [11] Tal’era lo stato della musica in Russia dal golfo
di
Finlandia fino alla Siberia, e dalla Uckrania fin
dificazioni locali che naturalmente esige una varietà così prodigiosa
di
climi, allorché Pietro il Grande salì sul trono.
rvato ne’ suoi viaggi codesto ramo delle umane cognizioni, ogni sorta
di
trombe, tamburi, cornetti, fagotti, viole, trombo
etti, fagotti, viole, tromboni ed altri strumenti; istituì una truppa
di
giovani moscoviti da erudirsi nella musica; ne in
e alle sue mire. Il principe Federico d’Olstein-Gottorp, in occasione
di
portarsi a Pietroburgo a fine di prender in mogli
rico d’Olstein-Gottorp, in occasione di portarsi a Pietroburgo a fine
di
prender in moglie Anna Petrowna figliuola di Piet
rsi a Pietroburgo a fine di prender in moglie Anna Petrowna figliuola
di
Pietro, menò seco dodici bravi musici tedeschi, i
are l’imperatore, il quale avea cominciato a tener accademie regolate
di
musica due volte alla settimana nel proprio palaz
suo regno che si vide l’Abiazar, opera italiana, comparir sul teatro
di
corte con intermezzi e balli. Araja, napoletano,
tro di corte con intermezzi e balli. Araja, napoletano, fu il maestro
di
cappella, siccome italiani furono per la maggior
zionale maggiormente promossero. L’Imperatrice Elisabetta protettrice
di
tutte le belle arti, e in particolare di questa,
trice Elisabetta protettrice di tutte le belle arti, e in particolare
di
questa, fece costruire il primo teatro pubblico d
’opera a Mosca, dove assistette nella sua incoronazione alla Clemenza
di
Tito posta in musica dal celebre Hass, e rapprese
ell’Araja, L’aria «ah miei figli» fu onorata dal pianto universale, e
di
quello altresì della imperatrice. Dopo il Seleuco
e messi sotto le note dal nominato Araja, fu rimpiazzato come maestro
di
Cappella di corte il Manfredini pistoiese. Fece q
o le note dal nominato Araja, fu rimpiazzato come maestro di Cappella
di
corte il Manfredini pistoiese. Fece questi la mus
ramide, e all’Olimpiade del Metastasio, rappresentata nel gran teatro
di
Mosca l’anno 1752 per l’incoronazione della regin
la corte con grossissimo stipendio il celebre Galuppi, maestro allora
di
cappella in Venezia. La Bidone del Metastasio mod
erminato che fu lo spettacolo, gli mandò in regalo una boccetta piena
di
rubli, dicendo che «la sfortunata Didone avea sul
etta piena di rubli, dicendo che «la sfortunata Didone avea sul punto
di
morire lasciato per lui quel codicillo». A Burane
an musici, per la magnificenza delle decorazioni e dei balli, l’opera
di
Petersbourg è la più compita di Europa. [12] Siam
elle decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è la più compita
di
Europa. [12] Siami concesso però di riflettere ch
a di Petersbourg è la più compita di Europa. [12] Siami concesso però
di
riflettere che lo splendore, che le belle arti ai
si che siasi egli prevalso a cotal fine d’una musica straniera invece
di
perfezionare la nazionale. Ogni arte che dipende
a, nei costumi, nel governo, e nell’indole non meno fisica che morale
di
quelle nazioni che la coltivano, né può altrove t
non saranno giammai che languidi e freddi copisti. Laddove se le arti
di
genio fossero presso a loro piante native e non a
ginali da imitare sulle rive del freddo Tanai, e sugli scogli deserti
di
Sant’Arcangelo. 70. [NdA] Di Lui si conserva f
70. [NdA] Di Lui si conserva fra le altre cose questo madrigale degno
di
greco pennello: «Amour et la Raison un jour eure
della musica e della poesia, p. 172. 72. [NdA] Le tragiche avventure
di
questo musico si trovano in Robertson: Storia di
e tragiche avventure di questo musico si trovano in Robertson: Storia
di
Scozia, Libri 3 e 4. 73. [NdA] Chi fosse vago di
n Robertson: Storia di Scozia, Libri 3 e 4. 73. [NdA] Chi fosse vago
di
sapere la serie di drammi italiani posti in music
di Scozia, Libri 3 e 4. 73. [NdA] Chi fosse vago di sapere la serie
di
drammi italiani posti in musica da questo gran ma
ambiato alquanto. Oggidì i Russi conoscono i versi, la rima, e l’arte
di
comporre in musica.
LIBRO X ed ultimo ADDIZIONE I* Traduzioni
di
alcune tragedie Francesi. L’Edizione Pepolian
tisette tomi compiuta ha presentato all’Italia varie buone traduzioni
di
tragedie francesi. Il dottor Mattia Butturini ha
mpagnoni la Marianne del Tristan: l’ab. Agostino Paradisi il Poliutto
di
P. Cornelio: il marchese Albergati Capacelli feli
Placido Bordoni bellamente l’Ifigenia in Aulide del Racine e l’Orazio
di
P. Cornelio: il p. d. Bonifacio Collina l’Atalia
egorio Redi l’Andromaca del medesimo: il sig. Giuseppe Greatti il Cid
di
P. Cornelio: il co: Federigo Casali il di lui Cin
ig. Giuseppe Greatti il Cid di P. Cornelio: il co: Federigo Casali il
di
lui Cinna: il sign. Angelo Anelli il Nicomede del
gn. Angelo Anelli il Nicomede dello stesso: l’ab. Angelo Dalmistro la
di
lui Rodoguna: l’avvocato Luigi Bramieri il suo Po
: il nobil uomo Francesco Baldi eccellentemente l’Ifigenia in Tauride
di
Guymond de la Touche: il co: Alessandro Pepoli la
zira dello stesso: l’ab. Melchiorre Cesarotti la Semiramide, la Morte
di
Cesare, il Fanatismo del medesimo tragico. ADD
atro tragico del co: Pepoli: tragedie inedite dell’ab. Bordoni: altre
di
regnicoli e di altri. Dopo le surriferite tra
l co: Pepoli: tragedie inedite dell’ab. Bordoni: altre di regnicoli e
di
altri. Dopo le surriferite tragedie l’autore
e e più vantaggiose osservazioni. Nel darne conto non abbiamo stimato
di
supprimere ciò che già si è di sopra riferito sul
i. Nel darne conto non abbiamo stimato di supprimere ciò che già si è
di
sopra riferito sulle prime sue tragiche fatighe,
e prime sue tragiche fatighe, perchè secondo me ciò darebbe indizio o
di
una inutile e non dovuta ritrattazione de’ giudiz
o di una inutile e non dovuta ritrattazione de’ giudizj profferiti o
di
un totale disprezzo delle precedenti tragedie del
vendo sentito, come ingenuamente egli stesso si esprime, la necessità
di
meglio scrivere, va pubblicando in caratteri bodo
a stamperia parmense nel 1791 preceduta da una lettera del fu Ranieri
di
Calsabigi. Lo stile sobrio e naturale, sublime ov
ra verso lo scioglimento, in cui scoppia l’evento funesto della morte
di
Romeo e di Adelinda. Essendo il perno intorno a c
scioglimento, in cui scoppia l’evento funesto della morte di Romeo e
di
Adelinda. Essendo il perno intorno a cui volgesi
a cui volgesi questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti
di
padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella pr
si questa tragedia il combattimento in Romeo degli affetti di padre e
di
sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena d
tto. Ma questo dubbio dovea tra’ congiurati verisimilmente esaminarsi
di
lunga mano, e fissarsi la sicura tirannia di lui
erisimilmente esaminarsi di lunga mano, e fissarsi la sicura tirannia
di
lui per base della congiura. Le incertezze di Rom
arsi la sicura tirannia di lui per base della congiura. Le incertezze
di
Romeo dovrebbero prender l’origine nelle sue priv
ro prender l’origine nelle sue private passioni che urtano co’ doveri
di
cittadino. Non per tanto l’autore non ha negletto
o questo punto importante; Romeo spinto dalle patriotiche espressioni
di
Uberto, dice: Perchè, gran Dio, Quale
rendesti Un cittadin genero, amante, e sposo? Uber. Per renderti
di
me più grande ancora. Rom. Adelinda, Adelinda!
Adelinda, Adelinda! E poichè Uberto l’obbliga a leggere il foglio
di
Gismonda, il rapido dialogo ben esprime l’interna
oglio di Gismonda, il rapido dialogo ben esprime l’interna agitazione
di
Romeo: Uber. Giura. Rom. Giura. Intesi, oh ci
. . . Non risolvi? Oh angoscia! Giuro. E’ questa la materia propria
di
tal situazione. Nullo però a me sembra il dubbio
a per giugnere a procurar quel perdono. Il mostrarsi sempre più degna
di
amore all’oggetto amato con atti di rara virtù, s
no. Il mostrarsi sempre più degna di amore all’oggetto amato con atti
di
rara virtù, suole allettar gli animi nobili e sen
ottava nell’atto IV parve al Calsabigi stesso manchevole al confronto
di
Giaffiero e Pietro nella tragedia di Otwai, Venez
i stesso manchevole al confronto di Giaffiero e Pietro nella tragedia
di
Otwai, Venezia salvata. Veramente la ben lunga sc
sità presenta varie bellezze che avrebbero potuto entrare nella scena
di
Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la
scena di Uberto e Romeo. Ma a mirar dritto la brevità e la rapidezza
di
questa meglio conviene alle circostanze di esser
la brevità e la rapidezza di questa meglio conviene alle circostanze
di
esser l’atto in sul finire, di trovarsi Uberto co
uesta meglio conviene alle circostanze di esser l’atto in sul finire,
di
trovarsi Uberto così malconcio da’ tormenti, e de
a palesati i congiurati: Uber. Lasciami. Degno No, più non sei
di
questa mano. Io seppi I tormenti affrontar: deb
Io sia, tu scorgi; in pié mi reggo appena. Comprendere dal mio quel
di
Gismonda Peggiore assai, facil sarà. Ti vince
glie, d’un figlio? . . . Il più crudele Per me fora il rimorso. Ah!
di
vederti M’è grave ormai: serba i tuoi doni ad a
ta del III tra Gualtieri e Romeo si rende pregevole sì per la parlata
di
Romeo, che candidamente esprime i sentimenti del
ti, Agonie della morte . . . Rom. Agonie della morte . . . Ah che
di
quelli E’ più barbaro assai l’amor di padre,
onie della morte . . . Ah che di quelli E’ più barbaro assai l’amor
di
padre, Di consorte l’amor; questi pavento. Gua
Adelinda e Romeo si ammira per la rivoluzione che cagiona nell’animo
di
Adelinda senza veruno sforzo l’assicurarsi che Ro
rzo l’assicurarsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena
di
gelosia e di amore estremo pel marito, che forma
arsi che Romeo non ama Gismonda. Adelinda tuttochè piena di gelosia e
di
amore estremo pel marito, che forma la tinta impe
credendo che non la salvezza della moltitudine de’ ribelli, ma quella
di
Gismonda indicata senza nominarla, potrebbe muove
mor? . . . Tu sola il mio. Adel. L’amor? . . . Tu sola il mio. Quel
di
colei?... Rom. Uberto. Adel. Uberto. E il pad
na. Adel. Oh Dio, se fosse ver..! ma i chiari sensi D’impazienza,
di
speme? . . . Rom. D’impazienza, di speme? . . .
a i chiari sensi D’impazienza, di speme? . . . Rom. D’impazienza,
di
speme? . . . In alta impresa. Adel. Di patria?
peme? . . . In alta impresa. Adel. Di patria? Rom. Di patria? Sol
di
patria. Adel. Di patria? Sol di patria. E giuri
. Di patria? Rom. Di patria? Sol di patria. Adel. Di patria? Sol
di
patria. E giuri? Rom. Di patria? Sol di patria.
ria. Adel. Di patria? Sol di patria. E giuri? Rom. Di patria? Sol
di
patria. E giuri? E giuro. Adel. Ahi non resisto
i non resisto più, vieni al mio seno. Adelinda disingannata e piena
di
gioja crede che Romeo voglia palesare i congiurat
che Romeo voglia palesare i congiurati a prezzo della salvezza sua e
di
Uberto. Ma la virtù e la costanza di lui la fa ca
ti a prezzo della salvezza sua e di Uberto. Ma la virtù e la costanza
di
lui la fa cadere nel più profondo abbattimento, a
lui fedele, non se ne può disgiungere, e che egli fermo nel proposito
di
tacere rimane esposto a tutta l’indignazione del
mane esposto a tutta l’indignazione del padre. Le tenere insinuazioni
di
Romeo, perchè ella si disponga a soffrir con cost
ponga a soffrir con costanza la loro divisione, e i fervidi scongiuri
di
Adelinda che gli si prostra per ottener che ceda,
er che ceda, danno a questa scena molta vivacità; la quale all’arrivo
di
Erardo loro figlio aumenta a segno, che Romeo int
quanto gli chiede. L’ottava scena del IV già mentovata de’ rimproveri
di
Uberto e de’ rimorsi di Romeo chiude egregiamente
ava scena del IV già mentovata de’ rimproveri di Uberto e de’ rimorsi
di
Romeo chiude egregiamente l’atto. L’ultimo atto c
tto. L’ultimo atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione
di
Adelinda di correr la sorte del marito, co i cons
o atto con una rapidezza giudiziosa, colla determinazione di Adelinda
di
correr la sorte del marito, co i consigli di Arma
terminazione di Adelinda di correr la sorte del marito, co i consigli
di
Armanno a Gualtieri di appigliarsi alla clemenza,
a di correr la sorte del marito, co i consigli di Armanno a Gualtieri
di
appigliarsi alla clemenza, coll’incertezza del ti
i; Adelinda scapigliata ne reca la notizia dolorosa empiendo la regia
di
lamenti. Romeo moribondo abbraccia il figlio e la
raccia il figlio e la sposa e spira. Adelinda difperata si rimprovera
di
averlo con una cieca gelosia condotto a quel punt
overa di averlo con una cieca gelosia condotto a quel punto, riflette
di
non poter vivere senza Romeo e senza rinfacciarne
arie riflessioni a giustificarne lo scioglimento finale, ed il genere
di
morte degli amanti sotto le ruine del loro carcer
raccia procede meglio; vi si conservano bene i caratteri; gli affetti
di
Carlo e Isabella vi sono ottimamente espressi. Pe
etto il Cesarotti, non tutti sono del suo avviso; non solo pel genere
di
morte, ma perchè non dee parer bene in teatro che
ia del re dalla loro colpa, e che muojano abbracciati Isabella moglie
di
Filippo e Carlo figlio del marito d’Isabella. La
è poi impressa in Venezia nel 1794 con una mia lettera preliminare su
di
essa e sulle altre antiche e moderne tragedie int
quanto comporta il genere, e nulla stentato, duro, o contorto) merita
di
notarsi che di tutte le Clitennestre da me lette,
il genere, e nulla stentato, duro, o contorto) merita di notarsi che
di
tutte le Clitennestre da me lette, questa del lod
niente al grande evento tramandatoci dall’antichità sull’ammazzamento
di
Agamennone. Non son molto contento, a dir vero, c
erto modo partecipe della pubblica compassione un’ empia adultera che
di
propria mano trucida un gran re suo marito ed obb
. Il terror tragico dee prodursi per questo assassinamento ad oggetto
di
purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e di
per questo assassinamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate
di
chi ascolta, e di rendere detestabili gli atroci
inamento ad oggetto di purgar le passioni smoderate di chi ascolta, e
di
rendere detestabili gli atroci delitti di sì malv
smoderate di chi ascolta, e di rendere detestabili gli atroci delitti
di
sì malvagia donna. La compassione dee tutta eccit
a donna. La compassione dee tutta eccitarsi pel gran marito che pieno
di
sincera tenerezza per la moglie arriva nella sua
ersonaggio veramente tragico che chiama l’attenzione e la pietà verso
di
se, e Clitennestra è una femmina atroce, perversa
perversa, perfida, la quale avendo nutrito un odio inveterato contro
di
lui da che Ifigenia fu sacrificata in Aulide, l’a
ata in Aulide, l’accoglie, e l’immola al suo furor vendicativo. Prima
di
chiudere la classe de’ nostri moderni tragici, pe
asse de’ nostri moderni tragici, per dar certo riposo all’ammirazione
di
chi legge, e per riserbarla agli ultimi due buoni
scrittori de’ quali rimane a dire, mentoveremo alcune tragedie latine
di
questo secolo, indi altre italiane rimaste inedit
i Lascari nel 1709 Stanislao Koska; monsignor Gian Lorenzo Lucchesini
di
Lucca Maurizio Imperadore e Artavasdo oltre di al
ian Lorenzo Lucchesini di Lucca Maurizio Imperadore e Artavasdo oltre
di
altre due tragedie italiane. Sei ne produsse in R
Sei ne produsse in Roma il dotto Carpani nel 1745. Giovanni Spinelli
di
Napoli de’ principi di San Giorgio compose un Epa
a il dotto Carpani nel 1745. Giovanni Spinelli di Napoli de’ principi
di
San Giorgio compose un Epaminonda verso il 1746,
Orsola Maria Neri bolognese. Egli che insegnò col suo esempio l’arte
di
congiungere felicemente nella poesia italiana la
mmi del cardinale Ottoboni. Il chiar. Fabroni che ne scrisse la vita,
di
tali componimenti afferma, satis eleganter ea scr
ominati, ne’ quali invano si desidererebbe vivacità d’azione, energia
di
caratteri, perturbazione tragica, ed interesse. I
ese ad addestrare alcuni giovani a rappresentar in latino le commedie
di
Plauto, e di Terenzio, che si ascoltarono con ind
rare alcuni giovani a rappresentar in latino le commedie di Plauto, e
di
Terenzio, che si ascoltarono con indicibile appla
ascoltarono con indicibile applauso, e con un numerosissimo concorso
di
persone di ogni ceto, perchè que’ giovani attori
o con indicibile applauso, e con un numerosissimo concorso di persone
di
ogni ceto, perchè que’ giovani attori erano stati
ell’idioma, intendevano ottimamente l’espressioni del poeta. Sappiamo
di
non essersi più impresse nè Giovanna d’Arco del s
del 1796 si stava occupando della tragica poesia un culto nobil uomo
di
Lecce il barone Francesco Bernardino Cicala. Egli
’Erode, e l’Eretteo; per indi renderle pubbliche coll’impressione, ma
di
questo giovane autore attivissimo parleremo nella
ne autore attivissimo parleremo nella Coltura delle Sicilie nel Regno
di
Ferdinando IV. Sopra tutte le tragedie inedite ch
letterato nel giugno del 1796, mi partorì insperatamente col piacere
di
riveder dopo tanti anni l’antico amico quello di
atamente col piacere di riveder dopo tanti anni l’antico amico quello
di
udirgli leggere tali tragedie, e di ottenerne cop
tanti anni l’antico amico quello di udirgli leggere tali tragedie, e
di
ottenerne copia. Il pubblico italiano mi saprà qu
allontanata la guarnigione per una sortita. Dal Vargas nella cronaca
di
quell’Ordine militare, dal Barbosa, dal Caramuele
scatto degli schiavi colle ricchezze, ma non ricusavano ad un bisogno
di
rimanere essi stessi schiavi, quando non potesser
opera del redimerne. Si sa eziandio che i professi facevano pure voti
di
povertà, castità ed obedienza. Con tali fondament
verisimili eventi vien condotta Ormesinda difenditrice della fortezza
di
Martos prigioniera in Fez dal re Albumasar che le
da suo padre. Questo sposo credendola morta precipitata dal castello
di
Martos si fa cavaliere della Mercede, e vi divien
aliere della Mercede, e vi diviene professo. Arriva con Alfonso padre
di
Ormesinda in Fez per riscattare gli schiavi. Alfo
veduta da Consalvo possa egli vacillare ad onta del suo voto, e tenta
di
evitar l’incontro dei due, ma non vi riesce. Inta
li schiavi domandati insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso
di
sapere il nome di colui che le fu destinato sposo
ti insieme con Ormesinda, e solo chiede in compenso di sapere il nome
di
colui che le fu destinato sposo. Alfonso l’assicu
nde alcune patetiche situazioni, ed esercitano singolarmente la virtù
di
Ormesinda, che implora per essi la pietà del Sovr
pietà del Sovrano. Intanto alcuni nemici Affricani assalgono la sede
di
Albumasar, che va a combattergli; in procinto di
ni assalgono la sede di Albumasar, che va a combattergli; in procinto
di
restare ucciso è salvato da un guerriero ignoto;
e della virtù, la quale in Alfonso è rigida e religiosa, nobile mista
di
tenerezza in Consalvo, e in Albumasare e più anco
mo. Le seguenti scene mi sembrano le più teatrali. I la quarta del II
di
Alfonso che trova viva la figlia, e le fa sapere
voto alza e distende Un muro insuperabile ed immenso, e le impone
di
fuggirlo. II la quinta del III dell’incontro di O
mmenso, e le impone di fuggirlo. II la quinta del III dell’incontro
di
Ormesinda con Consalvo, in cui veggonsi i teneri
i Ormesinda con Consalvo, in cui veggonsi i teneri palpiti e la virtù
di
lei, e l’amor di Consalvo; e sopravvenendo nella
onsalvo, in cui veggonsi i teneri palpiti e la virtù di lei, e l’amor
di
Consalvo; e sopravvenendo nella sesta Alfonso che
te. III la scena seconda del IV, in cui Consalvo malgrado del divieto
di
Alfonso, si presenta ad Albumasar, il quale si ma
divieto di Alfonso, si presenta ad Albumasar, il quale si maraviglia
di
Alfonso, che vuol lasciare in Affrica Ormesinda p
lasciare in Affrica Ormesinda per un arcano che non vuol rivelare, e
di
Consalvo, che vuol rimaner prigione, finchè l’alt
gione, finchè l’altro non abbia condotti via gli schiavi. Egli stanco
di
soffrire ordina che s’incatenino. Arriva Ormesind
mante. Albumasar irritato per le reticenze de i due, e commosso dalle
di
lei preghiere, rimane sospeso. IV la terza del V,
. ed or che il cielo Pietoso a’ miei lunghi sospir concesse A me
di
rivederti ed abbracciarti, L’acerbità del mio d
, un dì le nostre Virtù possano trarre altrui dagli occhi Lagrime
di
pietade e meraviglia . . . . Sento ch’io vengo
del sig. Bordoni s’intitola i Templarj, e si aggira sulla distruzione
di
essi seguita in Ispagna. L’opinione degli uomini
inione degli uomini lascia sospeso il giudizio sull’innocenza o reità
di
quell’Ordine militare e religioso istituito l’ann
18; giacchè da una parte vennero que’ prodi cavalieri dopo due secoli
di
glorie condannati in Parigi da Filippo il bello e
te reputati innocenti e sterminati solo per la rapacità del nomato re
di
Francia che aspirava alle loro immense ricchezze,
re di Francia che aspirava alle loro immense ricchezze, dai Concilii
di
Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e d
ia che aspirava alle loro immense ricchezze, dai Concilii di Ravenna,
di
Salamanca, e di Magonza del 1310, e di Tarragona
alle loro immense ricchezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e
di
Magonza del 1310, e di Tarragona del 1312, come a
ezze, dai Concilii di Ravenna, di Salamanca, e di Magonza del 1310, e
di
Tarragona del 1312, come ancora da S. Antonino ar
1310, e di Tarragona del 1312, come ancora da S. Antonino arcivescovo
di
Firenze, dal Villani, dal Le Mire, dal Purtler ed
dal Purtler ed altri. L’autore si vale della loro lagrimevole strage
di
strato e fondamento per la sua favola ricca di qu
oro lagrimevole strage di strato e fondamento per la sua favola ricca
di
quadri tragici e di patetiche situazioni alzata s
ge di strato e fondamento per la sua favola ricca di quadri tragici e
di
patetiche situazioni alzata su di grandi passioni
ua favola ricca di quadri tragici e di patetiche situazioni alzata su
di
grandi passioni che urtansi con doveri grandi. An
su di grandi passioni che urtansi con doveri grandi. Anagilda figlia
di
Ramiro maestro de’ Templarj ama Enrico di Abarca
eri grandi. Anagilda figlia di Ramiro maestro de’ Templarj ama Enrico
di
Abarca che d’ordine sovrano dovè allontanarsi per
ovrano dovè allontanarsi per guerreggiare in Affrica. Ma Ramiro padre
di
lei assediato in Morviedro, il quale ha ricevuti
diato in Morviedro, il quale ha ricevuti potenti soccorsi da Fernando
di
Ricla, lo destina sposo della figlia; ed ella che
za, e l’accetta. Enrico come ambasciadore viene a far le sue proposte
di
concordia che sono rigettate; indi terminata l’am
a Ramiro l’amore che ha per sua figlia, ed egli mostra rincrescimento
di
non esser più in tempo di gradire i suoi sentimen
r sua figlia, ed egli mostra rincrescimento di non esser più in tempo
di
gradire i suoi sentimenti. Ode in quel punto che
he Fernando è prigioniero, si agita, si volge ad Enrico, che promette
di
salvarlo, e parte. Fernando è liberato; Ramiro ne
zia ad Anagilda, aggiugnendo doversi la sua salvezza alla magnanimità
di
Enrico di Abarca. Enrico in Morviedro? Enrico vic
gilda, aggiugnendo doversi la sua salvezza alla magnanimità di Enrico
di
Abarca. Enrico in Morviedro? Enrico vicino ad Ana
o di Abarca. Enrico in Morviedro? Enrico vicino ad Anagilda già sposa
di
un altro? Qual colpo! qual fulmine per lei! Ferna
nel più gran dolore. Torna Enrico che ha saputo esser Ramiro il padre
di
Anagilda, e trovarsi ella stessa in Morviedro, e
rsi ella stessa in Morviedro, e facendo premure per parlarle, intende
di
essere già congiunta in matrimonio con un altro.
ndo da lui liberato, e sente esserne egli il possessore. Questa serie
di
scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e
il possessore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno
di
moto e di azione. L’assalto generale dato alla ci
ore. Questa serie di scene patetiche rende l’atto III pieno di moto e
di
azione. L’assalto generale dato alla città toglie
le alle mura. Enrico vincitore viene a salvare Anagilda, ella ripugna
di
seguirlo, egli s’affanna per liberarla dal perico
o imminente, e si getta a’ suoi piedi. Arriva il generale Rodrigo che
di
ciò lo rimprovera; e la sua venuta mostra l’ester
suo padre; si confonde, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto
di
figlio con l’amor di marito; questa situazione co
e, si umilia, pugnando nel suo cuore il rispetto di figlio con l’amor
di
marito; questa situazione corona l’atto IV. Arde
sotto le spade Aragonesi. Enrico rappresenta al generale il pericolo
di
suo figlio insieme con la sposa; vuol liberarli;
’affretta; Enrico corre fralle fiamme; ma torna colla funesta notizia
di
esser l’uno e l’altra mortalmente feriti. Sono co
; pur ne indicheremo alquanti. Notabile nell’atto II è la scena terza
di
Enrico che come ambasciadore rileva i delitti app
Enrico che come ambasciadore rileva i delitti apposti a i Templarj, e
di
Ramiro che mostra la falsità delle imputazioni, e
un’ aringa degna della sublimità che si scorge nelle scene politiche
di
P. Cornelio. Nel III rendonsi pregevoli la second
Ramiro lo dissuade: e la settima, dove Anagilda palesa al suo amante
di
essere già sposa di un altro, che non isdegnerebb
e la settima, dove Anagilda palesa al suo amante di essere già sposa
di
un altro, che non isdegnerebbe riconoscer per sua
rebbe riconoscer per sua l’istesso Racine. Nel IV degna singolarmente
di
osservarsi è la quinta scena, quando Enrico viene
quinta scena, quando Enrico viene a salvare Anagilda, ed ella ricusa
di
seguirlo. Vieni meco, Anagilda, le dice Enrico:
o, Anagilda, le dice Enrico: Ana. Io teco? io sola? Io figlia
di
Ramiro, e di Fernando Sposa con te venir, con t
le dice Enrico: Ana. Io teco? io sola? Io figlia di Ramiro, e
di
Fernando Sposa con te venir, con te, che sei
Anche la settima del medesimo atto è singolare per la riconoscenza
di
Fernando del proprio genitore in Rodrigo, mentre
si nota nella sesta scena del V, in cui Enrico descrivendo con verità
di
colori la strage de’ Cavalieri fa senza sforzo un
i la strage de’ Cavalieri fa senza sforzo un quadro vivace e patetico
di
Ramiro moribondo sostenuto da Fernando ed Anagild
Ti vedo e ascolto . . . tu mi chiami . . . e voi Già m’affrettate
di
seguirvi, o chiare Magnanim’ ombre de’ Templari
go . . Vengo . e con me viene Fernando ancora . . . Da quel globo
di
luce, ove tu splendi, Stendimi la tua destra .
sere stato impresso in questi ultimi anni dall’illustre sig. principe
di
Caposele Lagnì suo autore. La Merope poi dell’ins
rassembra una musicale opera informe per la moltiplicità delle azioni
di
tre eserciti; di due armate navali, di combattime
icale opera informe per la moltiplicità delle azioni di tre eserciti;
di
due armate navali, di combattimenti decisivi segu
r la moltiplicità delle azioni di tre eserciti; di due armate navali,
di
combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra
rmate navali, di combattimenti decisivi seguiti in mare e in terra, e
di
altre azioni che passano in luoghi differenti &am
oni che passano in luoghi differenti &c. &c. Colla falsa data
di
Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino trag
a di Londra nel 1790 comparve in Napoli Corradino tragedia senza nome
di
autore. Se si attenda ai tratti pungenti, che vi
i attenda ai tratti pungenti, che vi si spargono insipidamente contro
di
Roma e del pontefice, sembra questa produzione di
nsipidamente contro di Roma e del pontefice, sembra questa produzione
di
qualche meschino filosofastro alla moda bramoso d
questa produzione di qualche meschino filosofastro alla moda bramoso
di
lasciare svaporar la sua decisa rabbia ed avversi
bramoso di lasciare svaporar la sua decisa rabbia ed avversione verso
di
quella corte. Se riflettasi allo stile, alla vers
la corte. Se riflettasi allo stile, alla versificazione, alla maniera
di
colorire priva di quella felicità di pennello ond
ttasi allo stile, alla versificazione, alla maniera di colorire priva
di
quella felicità di pennello onde si ritrae al viv
lla versificazione, alla maniera di colorire priva di quella felicità
di
pennello onde si ritrae al vivo la natura, il com
digesta, giovanile, e poco esercitata. L’azione è notissima, la morte
di
Corradino su di un palco colla formalità di un pr
le, e poco esercitata. L’azione è notissima, la morte di Corradino su
di
un palco colla formalità di un processo accelerat
one è notissima, la morte di Corradino su di un palco colla formalità
di
un processo accelerata e comandata da Carlo I di
alco colla formalità di un processo accelerata e comandata da Carlo I
di
Angiò per torsi davanti un perpetuo competitore a
a Carlo I di Angiò per torsi davanti un perpetuo competitore al trono
di
Napoli. Vi s’introduce Roberto di Bari atroce e b
ti un perpetuo competitore al trono di Napoli. Vi s’introduce Roberto
di
Bari atroce e basso personaggio venduto alle mire
ntroduce Roberto di Bari atroce e basso personaggio venduto alle mire
di
Roma, il quale con somma impudenza e con niuno ar
ificio manifesta se stesso e i velenosi suoi disegni. Beatrice moglie
di
Carlo, carattere insipido, che sedendo sul trono
ido, che sedendo sul trono napoletano, al sentire che la misera madre
di
Corradino armata di lagrime e di ricchezze viene
trono napoletano, al sentire che la misera madre di Corradino armata
di
lagrime e di ricchezze viene a riscattare il figl
tano, al sentire che la misera madre di Corradino armata di lagrime e
di
ricchezze viene a riscattare il figliuolo, ingomb
a di lagrime e di ricchezze viene a riscattare il figliuolo, ingombra
di
sospetti mal fondati paventa di perdere il regno,
e a riscattare il figliuolo, ingombra di sospetti mal fondati paventa
di
perdere il regno, quasi che l’infelice si appress
a di perdere il regno, quasi che l’infelice si appressasse alla testa
di
un esercito, ed affretta con insidie l’eccidio de
e alle superbe Germane un dì pari sedessi anch’io? ma perchè dice
di
avere sperato invano? non è ella già regina?
ridotta Di novo io sia condizion privata. Reputavasi ella dunque
di
condizione privata regnando nella Provenza ed in
unque di condizione privata regnando nella Provenza ed in altri stati
di
Francia con Carlo fratello del santo re Luigi? Ig
cia con Carlo fratello del santo re Luigi? Ignorava che nata com’ era
di
real sangue e dominando nella Provenza, la sua co
di real sangue e dominando nella Provenza, la sua condizione era pur
di
sovrana, e tutto quello che conseguì col regno di
condizione era pur di sovrana, e tutto quello che conseguì col regno
di
Napoli fu un dominio assai più vasto ed il titolo
nseguì col regno di Napoli fu un dominio assai più vasto ed il titolo
di
regina? Il Carlo poi della tragedia è ben lontano
insidie. Vestito delle picciole e guaste idee dell’autore egli mostra
di
conoscer male l’importanza del carattere e dell’u
gli mostra di conoscer male l’importanza del carattere e dell’uffizio
di
re nell’asserire (scena sesta del I), Buon re n
ovesse anche soffrirne lo stato? Il buon re perde dunque ogni diritto
di
provvido legislatore? Spietato poi fuor di misura
perde dunque ogni diritto di provvido legislatore? Spietato poi fuor
di
misura e basso si dimostra questo Carlo della tra
te il coturno è piombato in simili sconcezze. Sicario è posto in vece
di
carnefice? E l’aggiunto di gentile, anco per irri
simili sconcezze. Sicario è posto in vece di carnefice? E l’aggiunto
di
gentile, anco per irrisione, stà bene a un sicari
co per irrisione, stà bene a un sicario o a un carnefice, ed in bocca
di
un re, e in una tragedia? Non avvilisce e degrada
za, l’impertinenza, l’inutilità ancora, e l’atrocità nel tempo stesso
di
tale scempio sarcasmo? Il sogno narrato da Corrad
a ciò la favola meglio organizzata, più tendente al fine, meno carica
di
freddi riposi episodici che la rallentano. Si ved
go non ha naturalezza, i versi hanno del prosaico, la locuzione manca
di
purezza e di proprietà1. Ciò che unicamente può l
uralezza, i versi hanno del prosaico, la locuzione manca di purezza e
di
proprietà1. Ciò che unicamente può lodarvisi è l’
tà1. Ciò che unicamente può lodarvisi è l’esservi introdotta la Madre
di
Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro ina
ò lodarvisi è l’esservi introdotta la Madre di Corradino, ed il colpo
di
scena dell’incontro inaspettato di lei col figliu
la Madre di Corradino, ed il colpo di scena dell’incontro inaspettato
di
lei col figliuolo, che potrebbe far qualche effet
’ultimo che abbia schivato l’avvilire e imporcare il fine lagrimevole
di
quel giovane principe con uno svenevolissimo intr
issimo intrigo d’amore. Non ci curammo nell’imprimere il sesto volume
di
questa istoria di parlare delle tre tragedie stam
more. Non ci curammo nell’imprimere il sesto volume di questa istoria
di
parlare delle tre tragedie stampate di un regnico
sesto volume di questa istoria di parlare delle tre tragedie stampate
di
un regnicolo di Brienza, sapendo che l’autore si
questa istoria di parlare delle tre tragedie stampate di un regnicolo
di
Brienza, sapendo che l’autore si occupava in ammo
con cartucce, letterine, ed analisi; e nostro intendimento fu allora
di
attendere l’impressione di simili cose, per ammir
d analisi; e nostro intendimento fu allora di attendere l’impressione
di
simili cose, per ammirar poscia tutto ad un tratt
a tutto ad un tratto e le sue teorie drammatiche e le sue tragedie, e
di
confrontare quanto in lui stesso si accordasse il
anni date alla luce le promesse o meditate riflessioni, stimiamo ora
di
non defraudare i nostri leggitori delle notizie d
one prosaica, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo
di
colori e di affetti, nè la sceneggiatura sconness
, negletta, dilombata, nè lo stile basso, snervato, privo di colori e
di
affetti, nè la sceneggiatura sconnessa senza inca
’entrare e l’uscire de’ personaggi, nè la favola spoglia d’interesse,
di
compassione e di terror tragico, nè la lingua sco
re de’ personaggi, nè la favola spoglia d’interesse, di compassione e
di
terror tragico, nè la lingua scorretta e barbara,
ne la memoria, si è conformato all’avviso del pubblico, e a noi basta
di
averla mentovata. Passiamo al Gerbino, ed al Corr
o de’ Fiorentini in Napoli. Il soggetto è tutto finto; e solo il nome
di
Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’i
etto è tutto finto; e solo il nome di Gerbino nipote del re Guglielmo
di
Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia
me di Gerbino nipote del re Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso
di
lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle
Guglielmo di Sicilia, e l’intrigo amoroso di lui con la figlia del re
di
Tunisi condotta alle nozze del re di Granata, è t
roso di lui con la figlia del re di Tunisi condotta alle nozze del re
di
Granata, è tolto dalla novella quarta della giorn
ta, è tolto dalla novella quarta della giornata quarta del Decamerone
di
Giovanni Boccaccio. Tolse anche l’autore dagli St
piccò al fatto della sua Tunisina che precede la rappresentazione. Il
di
più è un romanzo rattoppato di ritagli del Corrad
na che precede la rappresentazione. Il di più è un romanzo rattoppato
di
ritagli del Corradino del Caraccio, della Inès de
di ritagli del Corradino del Caraccio, della Inès del sig. La Mothe e
di
altri. Eccone una succinta analisi1. Atto I. Apre
ccone una succinta analisi1. Atto I. Apresi la tragedia con una scena
di
confidenza sugli evenimenti passati fatta da Erbe
rlò prima? perchè il pianto altra volta l’interruppe. Racconta Erbele
di
essere stata mandata dal re suo padre al re di Gr
ruppe. Racconta Erbele di essere stata mandata dal re suo padre al re
di
Granata, e la confidente va tratto tratto interro
nterrompendola dicendo, che seguì d’appresso? (e dir voleva che seguì
di
poi). Gerbino suo amante venne a combattere i leg
natini trasserla a forza sul palischermo a Granata, intanto che altri
di
loro trucidano una donna coperta del suo manto re
i di loro trucidano una donna coperta del suo manto reale sugli occhi
di
Gerbino che lei credendola lanciossi in mare. Ma
fa trattener Zelinda senza perchè, finchè da Ormusse non gli si dica
di
partire. Viene Gerbino incatenato fralle guardie
si dica di partire. Viene Gerbino incatenato fralle guardie reali, e
di
tutto egli favella alla loro presenza, sicuro for
ro presenza, sicuro forse che essi o non sentiranno, o non parleranno
di
ciò che si dice. Egli per farsi conoscere agli sp
ndo già esserne l’amico informato, ma denigra per sempre il carattere
di
Erbele palesandosene le colpevoli debolezze. Er
l’eccelse mura Del Serraglio real, a cui d’intorno Veglia l’orror
di
morte e lo spavento. Dolci memorie in fero duol
a) conduci i prigionieri, che pur gli stanno innanzi. Sapendo che son
di
Sicilia, domanda se son del perfido Gerbin compag
in Tunisi? Oziosa domanda, perchè essi non si direbbero mai compagni
di
uno che egli abborrisce. Non è meno oziosa l’altr
o nulla ne sa chi non era con lui, o nulla ne dirà chi fosse compagno
di
Gerbino. Passa ad asserire il soldano che egli re
condo il costume saracinesco, i suoi legni in corso, è chiaro che ami
di
far delle prede su i Siciliani, e su altri Cristi
ni. Tutta la scena è un puro cicalamento. Non è dissimile la seguente
di
Erbele ed Osmida ancor più lunga. Osmida le rimpr
mida ancor più lunga. Osmida le rimprovera la memoria che ancor serba
di
Gerbino estioto. Non ci volea altro per isnodarle
rle la lingua. Ella gli ricorda che fu costretta dal padre alle nozze
di
lui, ma che ella conserverà sempre il suo ardore,
r la face Che amore accese, e la virtù nutrio. Passi che una face
di
amore non mal si estingue; ma ostentar virtù dopo
e; ma ostentar virtù dopo quel notturno illecito abbracciamento, dopo
di
avere stretto al suo bianco seno un amante, bacia
e stretto al suo bianco seno un amante, baciatolo, e concesso al foco
di
lui ben largo premio, è una ipocrisia inescusabil
ò? perchè Gerbino possa introdursi nella reggia. Il re condiscende, e
di
più a scelta di Germondo, che ciò non richiede, c
o possa introdursi nella reggia. Il re condiscende, e di più a scelta
di
Germondo, che ciò non richiede, concede ad uno di
, e di più a scelta di Germondo, che ciò non richiede, concede ad uno
di
essi la libertà. Dopo di ciò sarebbe partito il r
rmondo, che ciò non richiede, concede ad uno di essi la libertà. Dopo
di
ciò sarebbe partito il re con Germondo, ma per no
Ella è venuta fuori per attendere Zelinda, che pur sarebbe andata nel
di
lei appartamento. Viene questa confidente a darle
darle notizia de’ due prigionieri, ed Erbele al sentire ciò che narra
di
Gerbino, dice Questa è l’età di che fiorìa Gerb
ed Erbele al sentire ciò che narra di Gerbino, dice Questa è l’età
di
che fiorìa Gerbino. Entra Gerbino, erbele sviene
che si rapporti al re, scioglie a Gerbino. Ecco la prima espressione
di
Gerbino: E m’è concesso d’esalar di nuovo Sul
bino. Ecco la prima espressione di Gerbino: E m’è concesso d’esalar
di
nuovo Sulla tua mano il cor sciolto in sospiri.
la tua mano il cor sciolto in sospiri. Di nuovo? si può dunque più
di
una volta esalare il core, e non morire? Ma come
i suoi occhi l’aveano ferita? Direi ahe il poeta si sovvenne del caso
di
Gerbino, e si dimenticò di quello di Erbele. Pass
a? Direi ahe il poeta si sovvenne del caso di Gerbino, e si dimenticò
di
quello di Erbele. Passa Gerbino a domandare, Al
he il poeta si sovvenne del caso di Gerbino, e si dimenticò di quello
di
Erbele. Passa Gerbino a domandare, All’ara infa
rificò l’onor proprio alla passione, si offende perchè Gerbino dubita
di
lei, e dice con nobil disdegno, Dammi la morte,
mio rispetta. Viene Filinto e si attacca tra lui e Gerbino una gara
di
generosità, perchè Filinto vuol che l’amico parta
ottenuta da Germondo, ed egli vuol restar prigioniero. E’ imitazione
di
quella di Oreste e Pilade del Rucellai, e di Corr
da Germondo, ed egli vuol restar prigioniero. E’ imitazione di quella
di
Oreste e Pilade del Rucellai, e di Corradino e Fe
igioniero. E’ imitazione di quella di Oreste e Pilade del Rucellai, e
di
Corradino e Federigo del Caraccio; ma non produce
erigo del Caraccio; ma non produce un pari effetto; perchè i pericoli
di
Oreste e di Federigo sono evidentemente mortali;
raccio; ma non produce un pari effetto; perchè i pericoli di Oreste e
di
Federigo sono evidentemente mortali; là dove Fili
ntemente mortali; là dove Filinto non rimane esposto alla pena sicura
di
morte. Di più al partir libero Gerbino in forza d
più al partir libero Gerbino in forza della grazia regia, ha speranza
di
esser anch’egli liberato per qualche modo. Ma Ger
di esser anch’egli liberato per qualche modo. Ma Gerbino sovvenendosi
di
Guglielmo suo avo, per voler fuor di luogo imitar
he modo. Ma Gerbino sovvenendosi di Guglielmo suo avo, per voler fuor
di
luogo imitar l’espressione di Oreste, esclama
si di Guglielmo suo avo, per voler fuor di luogo imitar l’espressione
di
Oreste, esclama Ah sconsolato vecchio Qu
e? profferì il mio nome? E quì l’autore pensò ad imitare le domande
di
Ermione nell’Andromaca del Racine. Ma Ermione in
domande di Ermione nell’Andromaca del Racine. Ma Ermione in procinto
di
perdere Pirro, ha ben ragione di volere indagare
a del Racine. Ma Ermione in procinto di perdere Pirro, ha ben ragione
di
volere indagare per tali picciole cose, se a lei
se a lei pensi tuttavia; là dove Erbele ha recenti pruove della fede
di
Gerbino; quindi è che le premure di Ermione svegl
bele ha recenti pruove della fede di Gerbino; quindi è che le premure
di
Ermione svegliano l’attenzione, e quelle d’Erbele
omanda per la prima volta, ed Erbele ha sentito più volte il racconto
di
Zelinda, che dice, Più fiate il labro mio gli e
te narrò, dove se vuolsi pronunziare italianamente, si fa un verso
di
dodici sillabe dovendosi dire fi-a-te, e non fia-
ggia, ma va anche fin sulla soglia per esser vicina a Gerbino a segno
di
vederne gli sguardi, ed udirne i sospiri e le par
ad Erbele. Anche Ormusse esce a dare un ordine, e si ritira, poi esce
di
nuovo, e ne dà un altro. Ma perchè tanto scompigl
anto scompiglio? Perchè certo nunzio che esce in campo quasi al tocco
di
verga magica, ha scoperta la falsa morte di Gerbi
e in campo quasi al tocco di verga magica, ha scoperta la falsa morte
di
Gerbino, ed il re dubita che possa essere il prig
na situazione tragica, ma una momentanea sorpresa. Osmida torna fuori
di
nuovo, e minaccia Erbele veramente senza veruna r
senza veruna ragione; pure ella non adducendo discolpa, posta in aria
di
Megara moglie di Ercole, parla per aforismi sul g
one; pure ella non adducendo discolpa, posta in aria di Megara moglie
di
Ercole, parla per aforismi sul gusto di Seneca, e
osta in aria di Megara moglie di Ercole, parla per aforismi sul gusto
di
Seneca, e prendendo in prestanza l’espressioni di
aforismi sul gusto di Seneca, e prendendo in prestanza l’espressioni
di
Ezio vincitore di Attila, risponde: Chi visse i
o di Seneca, e prendendo in prestanza l’espressioni di Ezio vincitore
di
Attila, risponde: Chi visse ignoto a se, neglet
altrui, Morte paventa. Ma quali gesta (dirà l’ascoltatore) lascia
di
se dopo morta Erbele, eccetto l’aver preso di not
à l’ascoltatore) lascia di se dopo morta Erbele, eccetto l’aver preso
di
notte un uomo fralle sue braccia, e profanata la
. L’ha serbato ella? Viene nella scena 5 Germondo a scusarsi col re
di
non aver saputo i nomi de’ prigionieri, e giura
tesino. Ormusse esorta il re a trarre il vero dal prigioniero a forza
di
tormenti, Del facondo martir la certa prova D
o IV. Liete nuove reca Zelinda; Gerbino è sicuro. Ella, per relazione
di
un soldato fuggito alla strage, racconta ad Erbel
ge, racconta ad Erbele la battaglia che egsi ha avuta con due schiere
di
soldati a piedi, ed a cavallo. Comincia, è vero,
ta da Gerbino, e vi s’inseriscono l’un dopo l’altro tre paragoni, uno
di
leone famelico che rabbioso infierisce nel gregge
pastus ceu plena leo per ovilia turbans dell’epico latino) il secondo
di
uno scoglio che sostiene l’onde, Quando de’ ven
l’ultimo peggiore degli altri per le circostanze soverchie al caso,
di
un silenzio ed orrore, Qual regna in valle soli
e poi degli eruditi paragoni la Mora descrive il rapido e certo ferir
di
Gerbino imitando un altro grande epi o, Cento c
endo lasciato dal loro capitano per darne avviso al re, ha la libertà
di
amoreggiare a sua posta. Erbele lo chiama Gerbino
he per ipotesi del poeta non debbono udir nulla, ed intende come dopo
di
aver rotte le schiere di cavalleria e di fanteria
non debbono udir nulla, ed intende come dopo di aver rotte le schiere
di
cavalleria e di fanteria gli s’infranse il ferro
nulla, ed intende come dopo di aver rotte le schiere di cavalleria e
di
fanteria gli s’infranse il ferro e rimase prigion
e che può farlo palese. Nè in questa scena il virtuoso Gerbino lascia
di
dire che l’estremo suo Fiato accorrà quella le
In cui rimase l’alma mia nel primo Bacio felice. Filinto propone
di
volersi far credere Gerbino, come Federigo del Ca
un altro, il re lascerebbe impunito chi gli ha trucidate due schiere
di
soldati? Ecco come ad ogni passo s’incontra un pr
il vero Dall’uno e l’altro il fier tormento esprima. Per nulla dire
di
quel dall’uno e l’altro, non ben si vede come il
può obbligare a palesare, ad esprimere. Tralle violenze del carattere
di
Osmida è da porsi il comando che dà, che Gerbino
patibolo Sugli occhi dell’indegna paghi il fio. Erbele non è rea
di
nuovo errore, non è complice nella fuga o nelle p
non è rea di nuovo errore, non è complice nella fuga o nelle prodezze
di
Gerbino, e pure il Moro la condanna all’infamia d
a o nelle prodezze di Gerbino, e pure il Moro la condanna all’infamia
di
assistere all’esecuzione della sentenza del colpe
zio, e che Erbele De le sue dame in mezzo al folto cerchio Seguia
di
morte la funesta pompa; benchè paja che le sult
n dovessero alla maniera delle principesse Europee avere un corteggio
di
dame in vece delle schiave usate nelle corti more
eto va in Gerbino a schiantar il germe della famiglia de’ re Normanni
di
Sicilia, come se ad un re moro non amico, ed offe
amore de’ due amanti, che debbono sempre più irritare il furor geloso
di
Osmida. A noi sembra che più acconciamente si sar
oi sembra che più acconciamente si sarebbe egli appigliato al partito
di
destare nel re uno spirito di generosità spingend
e si sarebbe egli appigliato al partito di destare nel re uno spirito
di
generosità spingendolo a concedere un nobil perdo
nto è sfuggito a Germondo. Contuttociò, malgrado delle deboli ragioni
di
quel vecchio, Osmida si determina a liberar Gerbi
etermina a liberar Gerbino dalla morte. Come però si accordi l’Osmida
di
quest’atto con quello de’ precedenti; come si gua
a al tiranno Granatino quel vederlo, per una parlata poco concludente
di
un cristiano, divenire in un tratto eroe, magnani
divenire in un tratto eroe, magnanimo, impaziente dell’esito al pari
di
Seleuco del Varano e di Tito del Metastasio, nel
roe, magnanimo, impaziente dell’esito al pari di Seleuco del Varano e
di
Tito del Metastasio, nel dubbio che non arrivi in
re imparziale. Osmida resta a trattener lo spettatore con un monologo
di
trentasei versi, in cui non solo mostrasi bramoso
con un monologo di trentasei versi, in cui non solo mostrasi bramoso
di
gloria e geloso di esercitar la clemenza, virtù s
trentasei versi, in cui non solo mostrasi bramoso di gloria e geloso
di
esercitar la clemenza, virtù sino a quel punto a
za, virtù sino a quel punto a lui ignota, ma diviene anche precettore
di
grandezza d’animo. Germondo gli ha chiesta la vit
nche precettore di grandezza d’animo. Germondo gli ha chiesta la vita
di
Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli di più l
do gli ha chiesta la vita di Gerbino, ed egli con la vita vuol dargli
di
più la libertà ed Erbele, ed essere il pronubo de
Ruccellai, il Metastasio, e La Mothe. Risulta da quanto se n’è notato
di
non esser questa tragedia differente dagli Esuli
cuzione più pura e più propria, lo stile più eguale, e meno infettato
di
lirici colori e di concetti secentisti, i caratte
più propria, lo stile più eguale, e meno infettato di lirici colori e
di
concetti secentisti, i caratteri più costanti, gl
tà, giacchè vi si fa passare per virtù l’incontinenza e la violazione
di
una casa reale. Corradino terza tragedia del med
del medesimo autore non rappresentata si stampò in Napoli colla data
di
dicembre 1789, benchè si pubblicasse più tardi. V
uelle che ci rimangono del teatro greco, non potendosi avere in conto
di
nazionali nè da noi, nè dagli Spagnuoli, nè da’ F
ie pe’ Francesi, Inglesi, Spagnuoli, e Alemanni quelle che parlassero
di
Ugolino, di Giovanna I, del Piccinino &c. Non
esi, Inglesi, Spagnuoli, e Alemanni quelle che parlassero di Ugolino,
di
Giovanna I, del Piccinino &c. Non saranno per
ie la Zaira, il Tancredi &c., Carlo I d’Inghilterra, Carlo figlio
di
Filippo II di Spagna &c. Dicesi anche in tal
l Tancredi &c., Carlo I d’Inghilterra, Carlo figlio di Filippo II
di
Spagna &c. Dicesi anche in tal discorso che i
to che la tragedia debba essenzialmente esser nazionale nella Poetica
di
Aristotile, o nel suo comentatore Eustazio, o in
edursi tal regola dagli esempj greci, perchè sebbene la maggior parte
di
quelle a noi pervenute contengano argomenti greci
noi non giunsero? Certo è che alcune delle rimasteci esprimono fatti
di
popoli stranieri. Il Prometeo al Caucaso p. e. è
e ne sono le azioni. Lascio poi la memoria e qualche titolo restatoci
di
antiche tragedie, che indicano azioni straniere,
che tragedie, che indicano azioni straniere, come i Persi e gli Egizj
di
Frinico, il Fiore di Agatone &c. Per non fer
icano azioni straniere, come i Persi e gli Egizj di Frinico, il Fiore
di
Agatone &c. Per non fermarci ad ogni motto d
Frinico, il Fiore di Agatone &c. Per non fermarci ad ogni motto
di
tal discorso, omettiamo diverse cose che vi si af
di ed episodici; e che lo stile delle antiche tragedie italiane, cioè
di
quelle del XVI secolo, manchi di armonia. Ci ferm
elle antiche tragedie italiane, cioè di quelle del XVI secolo, manchi
di
armonia. Ci fermeremo in ciò che si dice dell’arg
dichiarandola imperfettissima. Egli chiama episodico il freddo amore
di
Clarice e Corradino, imbecille il re Carlo, la tr
re di Clarice e Corradino, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena
di
lunghi soliloquii e di scene inutili che non addi
no, imbecille il re Carlo, la tragedia ripiena di lunghi soliloquii e
di
scene inutili che non addita, e di espressioni ch
dia ripiena di lunghi soliloquii e di scene inutili che non addita, e
di
espressioni che si risentono dell’infelicità del
i che si risentono dell’infelicità del secolo XVII, che abbiam veduto
di
non esser punto vero. III Prevede l’opposizione c
II Prevede l’opposizione che gli si farà per avere deturpato il fatto
di
Corradino con amori nulla interessanti. Confessa
sa con queste parole: ma come senza episodj riempiere il vuoto (così)
di
cinque atti, e presentare al pubblico lo spettaco
l vuoto (così) di cinque atti, e presentare al pubblico lo spettacolo
di
due ore? Se così è, perchè si maraviglia che i Fr
maraviglia che i Francesi non abbiano trattato un argomento incapace
di
riescire di giusta grandezza in teatro senza fram
che i Francesi non abbiano trattato un argomento incapace di riescire
di
giusta grandezza in teatro senza frammischiarvi e
rvi episodii estrinseci e amori impertinenti? Piace che egli confessi
di
non aver saputo trattare quest’argomento senza am
tare quest’argomento senza amori e senza episodj da riempiere il voto
di
cinque atti e trattenere il pubblico per due ore.
dizioni che gli costituiscano dominanti e degni della tragedia, prima
di
esporne una breve analisi, ne accenneremo il pian
ne accenneremo il piano. L’atto I rappresenta che Corradino col Duca
di
Austria prigionieri di Carlo I d’Angiò sono ammes
o. L’atto I rappresenta che Corradino col Duca di Austria prigionieri
di
Carlo I d’Angiò sono ammessi nella reggia e lasci
guerrieri, e che il re dà loro interamente la libertà sulla speranza
di
allettar Corradino a fidarsi di lui. Il II dimost
interamente la libertà sulla speranza di allettar Corradino a fidarsi
di
lui. Il II dimostra che Corradino amante favorito
radino a fidarsi di lui. Il II dimostra che Corradino amante favorito
di
Geldippe figlia di Carlo viene a dirle che egli d
lui. Il II dimostra che Corradino amante favorito di Geldippe figlia
di
Carlo viene a dirle che egli dee partire; che ell
i Carlo viene a dirle che egli dee partire; che ella chiede dilazione
di
un giorno; che Carlo non vedendolo partire si mar
si maraviglia dell’indugio, e ne sospetta. Nel III si vede Corradino
di
notte che viene a prendere congedo dall’innamorat
i parli mentre egli ascolta da parte, ma le previene che se l’avverte
di
ciò, lo farà uccidere. Con tale artificio scopre
uccidere. Con tale artificio scopre il loro secreto, comanda la morte
di
lui, e Geldippe manifesta che è Corradioo. L’atto
festa che è Corradioo. L’atto IV presenta un ambasciadore della madre
di
Corradino, che per la di lui libertà fa proposte
atto IV presenta un ambasciadore della madre di Corradino, che per la
di
lui libertà fa proposte di pace che son rigettate
adore della madre di Corradino, che per la di lui libertà fa proposte
di
pace che son rigettate: un legato del papa che in
ste di pace che son rigettate: un legato del papa che insinua a Carlo
di
non lasciar vivo il suo nemico: Corradino che va
lui non sono essenziali alla morte a cui egli è condannato: che lungi
di
aumentarsi il tragico naturale del fatto istorico
li amori, ne viene offuscato, e la favola diventa un’ azione comunale
di
un principe che si occulta per amore, e che scope
ben poco contengono che convenga allo svevo Corradino erede del reame
di
Napoli, e che sotto altri nomi niuno indizio dare
ede del reame di Napoli, e che sotto altri nomi niuno indizio darebbe
di
quella storia patria. Presi adunque que’ tre atti
uella storia patria. Presi adunque que’ tre atti come parte del satto
di
Corradino appena formano un episodio tutto alieno
atto di Corradino appena formano un episodio tutto alieno dalla morte
di
lui per ragion di stato, e ben lontano dal presen
appena formano un episodio tutto alieno dalla morte di lui per ragion
di
stato, e ben lontano dal presentarci alcuna situa
igenti? Vediamone le particolarità. Atto I. Nella prima scena il Duca
di
Austria fa menzione con Corradino di cose a lui b
tto I. Nella prima scena il Duca di Austria fa menzione con Corradino
di
cose a lui ben note, per darle ad intendere all’u
itta ricevuta, della loro prigionia, dell’esser tenuti per privati, e
di
essersi di tutto passato avviso alla madre di Cor
ta, della loro prigionia, dell’esser tenuti per privati, e di essersi
di
tutto passato avviso alla madre di Corradino. Egl
r tenuti per privati, e di essersi di tutto passato avviso alla madre
di
Corradino. Egli rimprovera a Corradino la dimenti
dimenticanza della vendetta e del regno, e gli dice che miri l’ombre
di
Federigo II e di Manfredi che vanno per quella re
la vendetta e del regno, e gli dice che miri l’ombre di Federigo II e
di
Manfredi che vanno per quella reggia invendicate.
er quella reggia invendicate. Aggiugne, Del tuo periglio nè pensier
di
regno Più ti siede sul cor ligio d’amore, il
più non gli siede sul core nè pensiero del suo periglio, nè pensiero
di
regno. Dice di poi, Vide il tiranno Te
ede sul core nè pensiero del suo periglio, nè pensiero di regno. Dice
di
poi, Vide il tiranno Te del sangue de’
in fuga, altrimente si distinguono come due cose diverse le schiere
di
Carlo da’ soldati di Carlo. Corradino a’ detti de
si distinguono come due cose diverse le schiere di Carlo da’ soldati
di
Carlo. Corradino a’ detti del Duca promette di ri
e di Carlo da’ soldati di Carlo. Corradino a’ detti del Duca promette
di
ricordarsi del regno, eludendo però il fine dell’
del regno, eludendo però il fine dell’esortazione del cugino che era
di
rimuoverlo dall’amore di Geldippe. Vi è il prigio
il fine dell’esortazione del cugino che era di rimuoverlo dall’amore
di
Geldippe. Vi è il prigioniero Tancredi (nome pres
tuoi begli occhi. Geldippe si discolpa con dire che ha dovuto schivar
di
vederlo, perchè vi era baciamano in corte e gala
dardo Del sangue del mio cor fatto vermiglio. In somma se l’amor
di
Geldippe non è furioso e disperato quale nella tr
al Caraccio. Nella scena 4 impazienti sono Carlo ed Ermini per parte
di
papa Clemente, che Corradino tuttavia si celi all
Romana Sede ognor vacillerà. La Romana Sede vacillerà per la libertà
di
Corradino vinto, ramingo, privo di forze? ella ch
mana Sede vacillerà per la libertà di Corradino vinto, ramingo, privo
di
forze? ella che crollò il gran potere di Federigo
radino vinto, ramingo, privo di forze? ella che crollò il gran potere
di
Federigo II, che a tanti stati aviti accoppiava l
ardire, osserviamo seriamente, che se conviene talvolta a un ministro
di
altra corte inspirar ne’ principi i sentimenti de
tà nasconda L’insidioso ferro, e al tuo vantaggio Servendo, fingi
di
servire al Cielo. Santamente crudel fia che ras
fame con detestabile insidioso esempio conchiude, L’arti son queste
di
fondar gl’imperi. E che direbbe di peggio un Bu
o conchiude, L’arti son queste di fondar gl’imperi. E che direbbe
di
peggio un Bulenger, o l’autore del Sistema della
cedo se egli presta. Atto II. Dopo un cicaleccio inutile sul passato
di
Geldippe con la confidente Amelia, Corradino vien
e governo. Questa vita, e quest’alma è tua. Disponi Arbitro ognor
di
me, del mio destino. Io non vò entrare a decide
amigliare e comico anzi che tragico. Egli le dice che il re gl’impone
di
partire dandogli la libertà. Perfido (ripiglia Ge
sciarmi e per vantarti del tuo trionfo infame e dello schernito amore
di
real donzilla, che si è donata tutta in tuo poter
nata tutta in tuo potere; tali querele possono offuscare il carattere
di
Geldippe, e parer triviali e tutt’altre che di pa
offuscare il carattere di Geldippe, e parer triviali e tutt’altre che
di
passione tragica e dominante, qual si è p. e. que
e di passione tragica e dominante, qual si è p. e. quella della Fedra
di
Racine, della Zaira di Voltaire, di Alvida nel To
dominante, qual si è p. e. quella della Fedra di Racine, della Zaira
di
Voltaire, di Alvida nel Torrismondo del Tasso, de
ual si è p. e. quella della Fedra di Racine, della Zaira di Voltaire,
di
Alvida nel Torrismondo del Tasso, della Semiramid
smondo del Tasso, della Semiramide del Manfredi &c. Al rimprovero
di
lei Corradino le ripete in dieci versi ciò che av
to in uno e mezzo, e Geldippe rimane persuasa, e dimanda la dilazione
di
un giorno. Ma questo breve indugio diviene sospet
che ha trattenuti lungo tempo i finti Ubaldo e Tancredi liberi presso
di
se, gli ha introdotti nella reggia stessa gli ha
pettare che possano essere traditori e ministri infami della vendetta
di
crudel nemico? Ci voleva nuova cagione, più forti
crudel nemico? Ci voleva nuova cagione, più forti indizj per dubitar
di
tanto, per dir di Corradino Di tradigion pensie
voleva nuova cagione, più forti indizj per dubitar di tanto, per dir
di
Corradino Di tradigion pensier certo l’arresta.
iocinj per essere illuso. Una poi delle più insipide ed inutili scene
di
quest’atto è la sesta, in cui il ribaldo e basso
esecrato, e cerca con arte scempia e spregevole leggere ne’ pensieri
di
lui. Un legato fuori della scena che fosse così g
e’ suoi raggiri, si manifesterebbe più atto alla zappa che a’ maneggi
di
stato. Atto III. Scena I di notte. Corradino vien
erebbe più atto alla zappa che a’ maneggi di stato. Atto III. Scena I
di
notte. Corradino viene a veder per l’ultima volta
pensabile egli si trova per dire all’amante quello che non ha stimato
di
dirle prima, che egli è Corradino? Per disporla a
on fiducia, non bastava palesarsi per principe reale degno della mano
di
lei? Stando Geldippe svenuta vengono in quella st
nza senza essere intesi nè veduti Carlo, Ermini e Roberto. A un cenno
di
Geldippe parte Tancredi, e neppur vede que’ tre p
si fa avanti, e domanda alla figlia donde nata sia tal dimestichezza
di
Tancredi con lei. Ella risponde che quel guerrier
Ella risponde che quel guerriere la vide in corte, e prese in costume
di
salutarla. Ella anzi dovea rispondere al Padre: r
dovea rispondere al Padre: ricordatevi che sinora gli avete permesso
di
parlarmi, di cavalcare a me dappresso in vostra p
dere al Padre: ricordatevi che sinora gli avete permesso di parlarmi,
di
cavalcare a me dappresso in vostra presenza, di e
permesso di parlarmi, di cavalcare a me dappresso in vostra presenza,
di
esser nostro commensale. Ella nulla di ciò gli ri
dappresso in vostra presenza, di esser nostro commensale. Ella nulla
di
ciò gli risponde, e Carlo le dice, vanne e torna,
i trattiene seco stesso pensando che non è bastante vendetta la morte
di
quel vile, e desidera, imitando i raffinamenti de
uel vile, e desidera, imitando i raffinamenti de’ pensieri dell’Edipo
di
Seneca, che torni l’estinto in vita, per dargli n
a 4, cui Carlo impone che venendo Tancredi gli parli senza avvertirlo
di
nulla, mentre egli starà ascoltando inosservato,
do inosservato, e se ella mai con parole o con cenni lo rende accorto
di
lui che ascolta, lo sarà subito uccidere. Il pubb
lui che ascolta, lo sarà subito uccidere. Il pubblico è omai ristucco
di
veder mille volte replicato questo rancido colpo
o è omai ristucco di veder mille volte replicato questo rancido colpo
di
scena appena tollerato nel Mitridate del Racine,
te parla del suo amore, che Geldippe riesce infelicemente nel tentare
di
scambiarne il sentimento. Carlo non potendola più
soffrire si fa avanti, ed ordina che si ammazzi il reo. Un grandinar
di
colpi, dice, Piombi sul capo suo, piombi sul pe
non il re, si fermano. Ma spera ella con palesarne la vera condizione
di
salvarlo? Se per Carlo era egli reo di morte come
n palesarne la vera condizione di salvarlo? Se per Carlo era egli reo
di
morte come Tancredi, lo sarà meno come Corradino?
al suo signor lo rendi. Il pubblico forza è che veda nel Corradino
di
questa tragedia minorato l’effetto tragico del Co
orradino della storia. Imperciocchè il Corradino della storia è degno
di
ogni compassione come legittimo sovrano scevro di
ella storia è degno di ogni compassione come legittimo sovrano scevro
di
colpa non solo privato del trono, ma condannato a
condannato a morte come reo da chi gliel toglie: là dove il Corradino
di
questa tragedia è reo effettivamente, perchè amor
nella seguente. Nella seconda adunque Iroldo ambasciadore della madre
di
Corradino dice che viene a trattar di pace e del
Iroldo ambasciadore della madre di Corradino dice che viene a trattar
di
pace e del riscatto di Corradino. Ma Geldippe per
la madre di Corradino dice che viene a trattar di pace e del riscatto
di
Corradino. Ma Geldippe per dar motivo ad un racco
a Geldippe per dar motivo ad un racconto che arresta l’azione in vece
di
farla progredire, vuol sapere (notisi la curiosit
’azione in vece di farla progredire, vuol sapere (notisi la curiosità
di
un’ amante in procinto di vedere a Corradino tron
rogredire, vuol sapere (notisi la curiosità di un’ amante in procinto
di
vedere a Corradino troncato il capo!) che cosa gl
asse all’azione. L’autore tolse in prestanza il patetico delle parole
di
Andromaca nelle Trojane di Euripide, non riflette
olse in prestanza il patetico delle parole di Andromaca nelle Trojane
di
Euripide, non riflettendo che se ne scemava il pr
d in faccia al figlio che timido ed imbelle si accoglie nelle braccia
di
lei, esprime il dolor materno. Iroldo soldato ale
ei, esprime il dolor materno. Iroldo soldato alemanno narra le parole
di
una madre lontana tanto dal figlio. Andromaca in
di una madre lontana tanto dal figlio. Andromaca in Euripide squarcia
di
pietà i cuori, perchè lo spettatore stà vedendo c
appato dal seno, stà ascoltando questa madre che dice (ci si permetta
di
accennarlo colla nostra traduzione recata nel tom
e, da queste braccia Ti svellono i crudeli:” ma Iroldo pone in bocca
di
Elisabetta una bugia con dire, Misero figlio, d
nte abbia tolto Corradino dal seno materno, essendo anzi col consenso
di
lei venuto in Italia con un esercito alla conquis
perchè sebbene Corradino avea diritto al regno, Manfredi però figlio
di
Federigo II n’era già padrone quando Elisabetta p
quale augellin rifugge Sotto l’ali materne?” Iroldo però innamorato
di
quell’augellino ha voluto incastrarlo nel suo rac
nelle quali parole si espongono circostanze assai diverse da quelle
di
Corradino, oltre di peggiorarsi il concetto di Eu
si espongono circostanze assai diverse da quelle di Corradino, oltre
di
peggiorarsi il concetto di Euripide, perchè il gr
ssai diverse da quelle di Corradino, oltre di peggiorarsi il concetto
di
Euripide, perchè il greco tragico usa di quella s
e di peggiorarsi il concetto di Euripide, perchè il greco tragico usa
di
quella similitudine detta di volo in tre parole,
di Euripide, perchè il greco tragico usa di quella similitudine detta
di
volo in tre parole, e l’italiano, sul gusto di qu
lla similitudine detta di volo in tre parole, e l’italiano, sul gusto
di
quelle di Seneca sconvenevoli al dramma, ne riemp
tudine detta di volo in tre parole, e l’italiano, sul gusto di quelle
di
Seneca sconvenevoli al dramma, ne riempie tre ver
eneca sconvenevoli al dramma, ne riempie tre versi. Ma il più curioso
di
questa scena episodica rubata senza vantaggio si
uesta scena episodica rubata senza vantaggio si è che Iroldo studiasi
di
muovere la pietà, quando al contrario il disegno
o al contrario il disegno del duca nel presentarlo a Geldippe è stato
di
animarla con liete speranze della vicina pace, e
restato. Carlo nella scena 4 siede sul trono. Iroldo propone i tesori
di
Elisabetta per riscatto del figlio, e Carlo gli r
a per riscatto del figlio, e Carlo gli rifiuta dicendo che il destino
di
Corradino dipende dalla decisione del suo Consigl
cisione del suo Consiglio. Iroldo che non può ignorare che il diritto
di
Carlo sul regno nasce tutto dall’invito del ponte
rebelle? Alla tiara la real corona Chi mai sommise? Il successor
di
Piero Qual dritto vanta mai su i regni altrui?
a contro l’oggetto della sua ambasciata, non essendo questo il camino
di
ottener la libertà di Corradino. Carlo giustifica
la sua ambasciata, non essendo questo il camino di ottener la libertà
di
Corradino. Carlo giustifica i diritti della tiara
della corona. Ma un ambasciadore più saggio e più sedele alle premure
di
una madre che teme per la vita del figlio, avrebb
remure di una madre che teme per la vita del figlio, avrebbe schivato
di
suscitar le gelosie di Carlo, restrignendosi a tr
teme per la vita del figlio, avrebbe schivato di suscitar le gelosie
di
Carlo, restrignendosi a trattar l’ammenda che off
sie di Carlo, restrignendosi a trattar l’ammenda che offre Elisabetta
di
cedere, per la libertà del figlio, le ragioni deg
di cedere, per la libertà del figlio, le ragioni degli Suevi al trono
di
Napoli, ed a proporre l’unione di Geldippe e Corr
io, le ragioni degli Suevi al trono di Napoli, ed a proporre l’unione
di
Geldippe e Corradino. Iroldo tradisce per ignoran
a il disegno dell’afflitta madre, e propone le nozze e l’ammenda dopo
di
avere empiuto di sospetti il re. Sciolta l’udienz
’afflitta madre, e propone le nozze e l’ammenda dopo di avere empiuto
di
sospetti il re. Sciolta l’udienza viene Geldippe
re. Sciolta l’udienza viene Geldippe ad implorar dal padre la libertà
di
Corradino, e Carlo gliene dà speranza contro ogni
ciò che accade; e forse a que’ tempi era questo l’uffizio delle dame
di
corte. Atto V. Si apre con un soliloquio di Geldi
esto l’uffizio delle dame di corte. Atto V. Si apre con un soliloquio
di
Geldippe che si figura di vedere uno spettro. Iro
di corte. Atto V. Si apre con un soliloquio di Geldippe che si figura
di
vedere uno spettro. Iroldo viene a dire che le gu
ente al tumulto, narra che Corradino è stato decapitato. Ella al pari
di
Zelinda del Gerbino ornando il suo racconto con t
braccio che sostenga in alto il ferro, che lo faccia cadere sul capo
di
lei. Vuol poi sapere da Amelia l’estreme parole d
. Noi non vogliamo epilogare le sconcezze del piano e dell’esecuzione
di
questa tragedia, troppo manifesti essendone gli a
festi essendone gli amori freddi e svenevoli che offendono il tragico
di
tale argomento, i concettuzzi lirici, le scene in
i concettuzzi lirici, le scene inutili, le ripetizioni, l’imbecillità
di
Carlo, l’oziosità di Roberto, le smemoraggini del
le scene inutili, le ripetizioni, l’imbecillità di Carlo, l’oziosità
di
Roberto, le smemoraggini dell’autore sul personag
ia condannato e decapitato senza dirsi preso, la malvagità scandalosa
di
Ermini, le insipide narrazioni di Amelia, le scon
irsi preso, la malvagità scandalosa di Ermini, le insipide narrazioni
di
Amelia, le sconcezze del personaggio d’Iroldo &am
a dell’autore del Gerbino. Per riescirvi altro non occorre che cercar
di
obbliare tutte queste tessiture fantastiche, e ri
merito del conte Alfieri, se non si fusse ancora più appalesato degno
di
figurare tra’ nostri migliori tragici, e di venir
cora più appalesato degno di figurare tra’ nostri migliori tragici, e
di
venire al confronto de’ buoni Francesi. Egli nell
gici, e di venire al confronto de’ buoni Francesi. Egli nell’edizione
di
Parigi del 1788 non solo ha riprodotte le dieci t
azioni circa lo stile, ma ve ne ha aggiunte altre nove inedite ricche
di
novelli pregi. Esse sono: Maria Stuarda, la Congi
miglioramento notabile nello stile divenuto più naturale senza perder
di
grandezza, nella versificazione più scorrevole se
gua tersa ed elegante senza sacrificar la grazia nativa per lo studio
di
esser cruschevole, nell’economia più giudiziosa,
nojosità de’ confidenti. Se ne vegga alcuna particolarità su ciascuna
di
esse. Maria Stuarda. Conviene lo stile alla trag
della favola. Maria poco attiva ancora diventa scherno delle insidie
di
Botuello, e riscuote qualche pietà senza partorir
lleranza, e nell’atto quinto comparisce profeta veridico degli eventi
di
Maria. Se pronunziasse enfaticamente presagj gene
converrebbe. Ma adombrando con circostanze individuali i futuri casi
di
Maria, come ciò avviene senza una superna ispiraz
utto riesca languido e freddo, e che per ciò la reputa la più cattiva
di
quante ne ha fatte, o fosse per farne, e la sola
energica e conveniente al genere, e i personaggi cresciuti al numero
di
sei la preservano dalla necessità della frequenza
reservano dalla necessità della frequenza de’ monologhi, e dalla noja
di
veder alternar sempre sulla scena quattro soli pe
sempre sulla scena quattro soli personaggi. La veemenza del carattere
di
Raimondo diffonde per l’azione tutta un estremo v
madre, buona moglie, contrasta ottimamente colle violenti intraprese
di
Raimondo, il quale ama lei, ama i figli, ma congi
aimondo, il quale ama lei, ama i figli, ma congiura contro i fratelli
di
lei che tiranneggiano la patria. L’avversione con
ro i fratelli di lei che tiranneggiano la patria. L’avversione contro
di
Roma traluce, nè foscamente, nella scena 4 dell’a
di Roma traluce, nè foscamente, nella scena 4 dell’atto IV da i detti
di
Lorenzo. Il V riesce vivace trasportandosi felice
te la finale azione alla presenza dello spettatore. Ottima è la scena
di
Bianca insospettita e di Raimondo impaziente di t
presenza dello spettatore. Ottima è la scena di Bianca insospettita e
di
Raimondo impaziente di trovarsi al tempio, ed agi
re. Ottima è la scena di Bianca insospettita e di Raimondo impaziente
di
trovarsi al tempio, ed agitato per la tenerezza c
in prima timore pe’ fratelli, indi dolore pel marito. Questa tragedia
di
personaggi troppo moderni di picciolo stato non r
indi dolore pel marito. Questa tragedia di personaggi troppo moderni
di
picciolo stato non regge al confronto di quelle o
di personaggi troppo moderni di picciolo stato non regge al confronto
di
quelle ove intervengono Romani, Greci, o Barbari
sse relativo de’ personaggi. L’amor dell’arte lo rende rigido censore
di
se stesso e meritevole anche per ciò di particola
’arte lo rende rigido censore di se stesso e meritevole anche per ciò
di
particolar lode. Don Garzia. Presenta i medesimi
tragico, lumi filosofici sparsi senza l’affettazione e il portamento
di
massime ed aforismi, affetti posti a buon lume, e
n pessimo, cupo, ambizioso, malvagio calunniatore, dissimulato, privo
di
ogni virtù e di affetti di fratello, e di figlio.
ambizioso, malvagio calunniatore, dissimulato, privo di ogni virtù e
di
affetti di fratello, e di figlio. Sventuratamente
malvagio calunniatore, dissimulato, privo di ogni virtù e di affetti
di
fratello, e di figlio. Sventuratamente egli è il
niatore, dissimulato, privo di ogni virtù e di affetti di fratello, e
di
figlio. Sventuratamente egli è il solo fabbro del
ratamente egli è il solo fabbro dell’infelicità e dell’atroce delitto
di
Garzia uccilore, per la perfidia di lui, dell’inn
’infelicità e dell’atroce delitto di Garzia uccilore, per la perfidia
di
lui, dell’innocente Diego, ed è il solo che riman
malvagità. Ed in vero un’ azione indegna, aliena assai da’ sentimenti
di
Garzia enunciato per buono, mi sembra quel libera
inente pericolo mortale (fosse anche sicuro) la sua Giulia, per mezzo
di
un assassinamento del padre di lei a tradigione.
anche sicuro) la sua Giulia, per mezzo di un assassinamento del padre
di
lei a tradigione. No, non mai mi parrà atta a sve
a tenera figlia e sposa Micol, il giusto e prode David, il buon amico
di
lui Gionata, lo zelante Achimelech, Abner invido
buon amico di lui Gionata, lo zelante Achimelech, Abner invido nemico
di
David, e sopra tutti l’agitato Saul da’ rimorsi,
ntar questa tralle buone tragedie del lodato autore. Tutte le parlate
di
David mi sembrano eccellenti, e producono grande
o sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro
di
David con Micol è tralle più appassionate. Bella
onate. Bella è la terza del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni
di
Abner a Saul contro di David, questi inopinatamen
del II, in cui dopo le insidiose insinuazioni di Abner a Saul contro
di
David, questi inopinatamente presentandosi manife
. Nella terza del III esprimonsi acconciamente le notturne agitazioni
di
Micol nell’assenza di David. Nella quarta i canti
esprimonsi acconciamente le notturne agitazioni di Micol nell’assenza
di
David. Nella quarta i canti di David ora enfatici
turne agitazioni di Micol nell’assenza di David. Nella quarta i canti
di
David ora enfatici ora soavi con diversità corris
i canti di David ora enfatici ora soavi con diversità corrispondente
di
metri per calmar le furie di Saul, dilettano nell
i ora soavi con diversità corrispondente di metri per calmar le furie
di
Saul, dilettano nella lettura, e più diletteranno
presentino bene. Contrastano nella quarta del IV l’energiche profezie
di
Achimelech coll’empietà pronunziate da Saul contr
iate da Saul contro de’ Sacerdoti. Bellissima è la patetica divisione
di
David da Micol nella prima del V, nè men pregevol
a Micol nella prima del V, nè men pregevole è l’appassionato monologo
di
Micol nella seguente. L’aumento delle furie di Sa
’appassionato monologo di Micol nella seguente. L’aumento delle furie
di
Saul, la sconfitta degl’Israeliti enunciata da Ab
la sconfitta degl’Israeliti enunciata da Abner colla morte de’ figli
di
Saul producono il funesto trasporto di lui, pel q
da Abner colla morte de’ figli di Saul producono il funesto trasporto
di
lui, pel quale infierisce contro se stesso:
o re Agide. Le due virtuose donne Agesistrata madre e Agiziade moglie
di
Agide hanno distintivi eroici proprj della loro n
gide hanno distintivi eroici proprj della loro nazione, Ansare nemico
di
Agide, subalterno dell’ingrato vendicativo re Leo
ida, vela col manto del pubblico spartano l’odio privato, e lo studio
di
affrettar l’estrema ruina di Agide per timor di p
ico spartano l’odio privato, e lo studio di affrettar l’estrema ruina
di
Agide per timor di perdere le ricchezze col rimet
privato, e lo studio di affrettar l’estrema ruina di Agide per timor
di
perdere le ricchezze col rimettersi le leggi di L
na di Agide per timor di perdere le ricchezze col rimettersi le leggi
di
Licurgo. Ne addito come parti singolarmente prege
I nell’atto II la seconda, in cui Agide esorta la moglie a soffrir la
di
lui morte, ed allevar da Spartani i figli: Non
ffrir la di lui morte, ed allevar da Spartani i figli: Non assetato
di
vendetta io moro, Ma di virtù spartana, ancorch
allevar da Spartani i figli: Non assetato di vendetta io moro, Ma
di
virtù spartana, ancorchè tarda. Purch’ella un d
e sarà paga l’ombra mia. Mi squarci Il cor . . . oimè! . . . Perchè
di
morte?. . . Ag. Il cor . . . oimè! . . . Perchè
mè! . . . Perchè di morte?. . . Ag. Il cor . . . oimè! . . . Perchè
di
morte?. . . O donna, Spartana sei, d’Agide mogl
e involi La gloria eterna. III nel IV la scena terza del giudizio
di
Agide. Egli distrugge le altrui imputazioni con e
con evidenze, tutta discopre l’anima sua spartana, e colla sicurezza
di
morire torna al suo carcere. IV nell’atto V la pr
orire torna al suo carcere. IV nell’atto V la prima che è un monologo
di
Agide, in cui si vede a un tempo la fermezza dell
de, in cui si vede a un tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità
di
figlio, di marito e di padre. V la quarta di lui
si vede a un tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio,
di
marito e di padre. V la quarta di lui con Agiziad
tempo la fermezza dell’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e
di
padre. V la quarta di lui con Agiziade, in cui si
l’eroe, e la sensibilità di figlio, di marito e di padre. V la quarta
di
lui con Agiziade, in cui si disviluppano i suoi t
ria. Bella separazione è la seguente! Agia. Parlar non posso ... Io
di
lasciarti ... Ag. Parlar non posso ... Io di la
arlar non posso ... Io di lasciarti ... Ag. Parlar non posso ... Io
di
lasciarti ... Un fido Consiglio avrai nella mia
nsare vengono per fare uccidere Agide. I soldati, ad onta del comando
di
Leonida, rimangono immobili. Agide gli dice, che
esistrata ripiglia, due ne recai, e s’uccide. Leon. Di maraviglia e
di
terror son pieno! Che dirà Sparta? Ans. Che d
nostri ...Oh Dio! Sofonisba. Non può negarsi all’Alfieri il vanto
di
tragico egregio al veder trattato con superiorità
e le prime impresse, quattro personaggi. Spicca tra essi il carattere
di
Sofonisba. Siface non è men generoso per amore di
a essi il carattere di Sofonisba. Siface non è men generoso per amore
di
quello che si dimostra la consorte per fuggir la
uggir la propria vergogna. Massinissa ama fervidamente, nè scarseggia
di
grandezza, benchè trascorra a qualche proposito p
Romano che anche parla. Dopo varie buone tragedie italiane e francesi
di
Giunio Bruto, il conte Alfieri ha maneggiato ques
o un maraviglioso incremento scosso il giogo de’ Tarquinj. La parlata
di
Bruto nell’atto I e la vista del corpo trafitto d
rquinj. La parlata di Bruto nell’atto I e la vista del corpo trafitto
di
Lucrezia infiamma l’indignazione del Popolo, che
de’ tiranni, e nomina i primi consoli. L’esame del delitto de’ figli
di
Bruto nell’atto IV, i quali veggonsi come rei in
si come rei in mezzo a’ littori, disviluppa egregiamente il carattere
di
Bruto che obblia d’esser padre, e si rammenta sol
della patria. Il pentimento de’ figli più inconsiderati che colpevoli
di
tradimento, lacera il cuore di si gran padre sens
figli più inconsiderati che colpevoli di tradimento, lacera il cuore
di
si gran padre sensibile al pari di ogni altro ove
oli di tradimento, lacera il cuore di si gran padre sensibile al pari
di
ogni altro ove non si tratti della patria. Oh fig
lo, e la venuta de’ rei alla sua presenza. Nel dispiegarsi il delitto
di
Tito e Tiberio il Popolo cade quasi ad eccettuarl
padre, il die Di Roma è Bruto. Popolo. Di Roma è Bruto. E’ il dio
di
Roma ... Br. Di Roma è Bruto. E’ il dio di Roma
Roma è Bruto. E’ il dio di Roma ... Br. Di Roma è Bruto. E’ il dio
di
Roma ... Io sono L’uom più infelice che sia nat
noso maneggiato con maggior decenza e destrezza. Mirra si rende degna
di
tutta la compassione, e pure è macchiata del più
leggiato. Il più rigido filosofo non prescriverebbe rimedj più attivi
di
quelli che a se Mirra stessa impone per seppellir
o più cupo del cuore la sua passione fatale e per trionfarne. A costo
di
morir languendo ella tace, ella sceglie uno sposo
o ella tace, ella sceglie uno sposo amabile che l’adora, ella impetra
di
abbandonare i suoi come celebrate siensi le nozze
o la morte dell’appassionato Perèo suo sposo, ed incorre nello sdegno
di
Ciniro suo padre. Al fine chiamata viene alla sua
re io lungi? Oh madre mia felice! almen concesso A lei sarà . . .
di
morire . . . al tuo fianco. Cin. Che vuoi tu di
ndonar la figlia che spira. Arriva Cecri, ode che Mirra giace svenata
di
propria mano, vuole appressarsi, Ciniro l’impedis
Cin. Oh delitto! Deh vieni: andiam, ten priego, A morir d’onta e
di
dolore altrove. Cec. Empia . . . Oh mia figlia!
, Antonio, Cicerone, Cassio, Cimbro. Grandeggia l’Alfieri dove tratta
di
libertà. V’ introduce i più grandi uomini de’ Rom
tta di libertà. V’ introduce i più grandi uomini de’ Romani del tempo
di
Cesare segnalandoli co’ distintivi del lor carett
Bruto, come si nota nel Marco Bruto, tragedia per altro pur pregevole
di
Antonio Conti. L’Alfieri pone in azione lo stesso
. L’Alfieri pone in azione lo stesso contrasto adoperato dal Voltaire
di
Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo
ato dal Voltaire di Bruto libero cittadino Romano con Bruto figliuolo
di
Cesare; ma oso dire che in alcun tratto se ne pre
in alcun tratto se ne prevale con qualche superiorità. Qual cosa v’ha
di
più grande della 2 scena del III tra Cesare e Bru
Ma che lasciare e che scerre de’ forti tratti della maschia eloquenza
di
Bruto? Tutto a me sembra degno della gravità del
che in entrambi traluce, nulla togliendo al carattere ed al proposito
di
ciascuno. Oh colpo inaspettato e fero! grida Brut
iascuno. Oh colpo inaspettato e fero! grida Bruto scorso il biglietto
di
Servilia, Io di Cesare figlio? Ces. Io di Ces
inaspettato e fero! grida Bruto scorso il biglietto di Servilia, Io
di
Cesare figlio? Ces. Io di Cesare figlio? Ah, sì
uto scorso il biglietto di Servilia, Io di Cesare figlio? Ces. Io
di
Cesare figlio? Ah, sì, tu il sei. Deh fra mie b
to per Roma il sangue, E in un per te, dove un Roman tu sii, Vero
di
Bruto Padre ... Oh gioja! ... Io veggo Sul tuo
oso smalto, Padre or tu sei. Ma dicendo Cesare Troppo il servir
di
Roma è ormai maturo. Bruto esclama, Oh
vir di Roma è ormai maturo. Bruto esclama, Oh parole! Oh
di
corrotto animo servo infami Sensi! A me no, non
unque? Bru. Che far vuoi dunque? O salvar Roma io voglio, O perir
di
tua mano. Si separano fermi l’uno di secondare
lvar Roma io voglio, O perir di tua mano. Si separano fermi l’uno
di
secondare la propria ambizione, l’altro di render
Si separano fermi l’uno di secondare la propria ambizione, l’altro
di
rendere a Roma la libertà. Bruto nell’atto V pren
in Senato, e dice che Cesare vi è venuto per mostrare che sa trionfar
di
se stesso, e per far certo il Senato che saranno
nato che saranno ristabilite le leggi. Cesare col dar ordini in tuono
di
signore disapprova i detti di Bruto, e risolve l’
e leggi. Cesare col dar ordini in tuono di signore disapprova i detti
di
Bruto, e risolve l’impresa de’ Parti. Allora Brut
si avventano a Cesare e l’uccidono. Compiesi la tragedia coll’aringa
di
Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla
coll’aringa di Bruto al Popolo, il quale da prima s’irrita alla vista
di
Cesare trafitto, indi ascolta Bruto con attenzion
ndere la propria libertà. L’Alfieri termina la tragedia colla parlata
di
Bruto che persuade il Popolo; nè a lui era lecito
ia colla parlata di Bruto che persuade il Popolo; nè a lui era lecito
di
far comparire Antonio, il quale, presentando al P
comparire Antonio, il quale, presentando al Popolo stesso il cadavere
di
Cesare, lo svolge, l’inflamma, e lo spinge a pers
cisori. Ciò ben convenne al Voltaire che volle rappresentare la Morte
di
Cesare, e sarebbe disconvenuto all’Alfieri che si
a Morte di Cesare, e sarebbe disconvenuto all’Alfieri che si prefisse
di
dipignere l’eroismo di Bruto che fa rinascere la
rebbe disconvenuto all’Alfieri che si prefisse di dipignere l’eroismo
di
Bruto che fa rinascere la repubblica. L’illustre
(se il pur calzai) Dal piè mi scinga l’italo coturno, E giuri a me
di
nol più assumer mai. Ponendo noi pur fine al ra
mai. Ponendo noi pur fine al ragionarne aggiugniamo, per chi amasse
di
udirlo, il nostro avviso qualunque siesi sul meri
per chi amasse di udirlo, il nostro avviso qualunque siesi sul merito
di
ciascuna sua tragedia nella guisa che si presenta
ancora d’intendere la differenza che in quelle dell’Alfieri a me par
di
vedere, saprà che io tengo per eccellenti coll’or
irginia, Oreste, Saul, Sofonisba: per buone con varj nei che io credo
di
osservarvi, Filippo, Antigone, la Congiura de’ Pa
’ Pazzi, Ottavia: in ultimo luogo per tollerabili soltanto, in grazia
di
alcune bellezze che pur vi si notano, Don Garzia,
Rosmunda, Maria Stuarda 1. ADDIZIONE IV* Versione dell’Epidico, e
di
alcune Commedie Francesi. Abbiamo ancora una
per una fedeltà signorile che fa conoscere talmente le grazie latine
di
Plauto nelle maniere italiane, che pajono origina
chi Apecide e Perifane, e la spina della sonatrice che punge il cuore
di
quest’ultimo, perchè amata dal figliuolo, fabbric
a borsa. S’introduce con avvisare che quelli che andarono alla guerra
di
Tebe, ritornano alle loro case. Chi può (gli dice
tte queste notizie? Io (risponde) che ho vedute tutte le strade piene
di
soldati; ed aggiugne: “Epid. Quanti prigionieri
i ne avea due, chi tre, alcuni fino a cinque. Che concorso, che folla
di
gente! I padri vanno ad incontrare i loro figliuo
uolo, per la quale è quasi divenuto pazzo, e per la quale è sul punto
di
rovinare la sua riputazione, il suo stato, ed il
cinto, o con gran falbalà, o avea forse il cortile, giacchè v’è l’uso
di
dar in oggi ai vestiti de’ nomi stravaganti? “Epi
eri. Forse ti maravigli che all’abito che esse portano, diano il nome
di
cortile, quasichè non ne veggiamo tutto il giorno
quasichè non ne veggiamo tutto il giorno che hanno indosso il prezzo
di
un podere intero? Il male si è, che i nostri Zerb
ofondono a braccia quadre per le loro signorine, quando si tratta poi
di
pagar le gravezze, dicono che non sono in istato
ndo si tratta poi di pagar le gravezze, dicono che non sono in istato
di
metter fuori un quattrino. Ma ci pensino essi. Ch
e, quello alla forestiera, l’abito verde mar, il cangiante, il bianco
di
cera, quello a color del mele. In somma, per vede
l nome sino ai cani. “Epid. In qual maniera? “Peri. Chiamano col nome
di
Laconici certi loro vestiti. Queste continue mode
Quinault; del sig. Luigi Roverelli l’Amante imprudente del medesimo;
di
Antonio Simon Sografi il Tartufo del Moliere; di
udente del medesimo; di Antonio Simon Sografi il Tartufo del Moliere;
di
Francesco Tortosa l’Avaro del medesimo; di Elisab
fi il Tartufo del Moliere; di Francesco Tortosa l’Avaro del medesimo;
di
Elisabetta Caminer Turra l’Ammalato imaginario de
rbagnas del Moliere; dell’ab. Carlo Pezzi l’Amor Medico del medesimo;
di
Girolamo Zanetti Giorgio Dandino del medesimo; de
anetti Giorgio Dandino del medesimo; del nominato ab. Pezzi il Signor
di
Porcognacco del medesimo; di Gaetano Faini le Fur
desimo; del nominato ab. Pezzi il Signor di Porcognacco del medesimo;
di
Gaetano Faini le Furberie di Scapino del medesimo
i il Signor di Porcognacco del medesimo; di Gaetano Faini le Furberie
di
Scapino del medesimo; del sig. Stefano Dada gli O
agan. ADDIZIONE V* Epoca della morte del Goldoni. Egli godeva
di
una pensione che gli fu tolta nella grande rivolu
ene gli venne poscia ridonata, ne godè molto poco, essendo morto a’ 9
di
febbrajo del 1793. ADDIZIONE VI* La Tirannia
ra commedia in due atti in versi intitolata la Critica della Faustina
di
un genere diverso da quello della commedia premia
nsava a produrre fra’ suoi Opuscoli Varj; ma non ha poscia più curato
di
pubblicarla. Nel 1781 compose un altra commedia t
ore in due atti in prosa la Commedia Nuova traduzione dal castigliano
di
quella già riferita del prelodato sign. de Morati
o sign. de Moratin. Il Signorelli segue l’originale, usando solamente
di
qualche libertà nel dipignere i caratteri di Donn
ginale, usando solamente di qualche libertà nel dipignere i caratteri
di
Donna Rosina e Don Ermogene. Trovasi tal commedia
i venivano, prese a scrivere commedie per l’ottima compagnia lombarda
di
Giuseppe Pelandi, delle quali il pubblico rivede
or parte in iscena con piacere. Vanno in sei tomi nell’edizione prima
di
Torino del 1793 e 1794, e si sono impresse anche
e e la virtù. Le sue favole sono tutte scritte in prosa, ad eccezione
di
alcuna, come lo Schiavo, ossia il Ritorno dalla S
cesi. Tale è certamente in prima il Cappello parlante, ossia l’Elvira
di
Vitrì, in cui misti a situazioni lugubri e tragic
ersonaggio episodico, ed ha caratteri comici insieme con varj eccessi
di
disperazione che oltrepassano i confini della com
ano i confini della commedia, e presenta in Carlo Sundler un ritratto
di
quel padre che nella favola francese dell’Umanità
e nella favola francese dell’Umanità si trasporta ad assalire un uomo
di
notte in una piazza pubblica per procacciar socco
nella traccia, ne’ caratteri, e ne’ disegni. Ve ne sono varie ripiene
di
apparenze alla spagnuola, come il Tempo e la Ragi
po, Scrutinio Segretario del Tempo, Errore, e vi si vede or la reggia
di
Astrea or della Fortuna, ora una Spezieria del Te
empo, ora una officina dell’Errore, ora il gabinetto della Verità; nè
di
apparenze ed allegorie è men ricca la favola dett
apparenze ed allegorie è men ricca la favola detta il Dervis, o Savio
di
Babilonia, ove si presentano Genj, Ninfe, la Disp
gli eventi che accadono altrove a’ personaggi lontani. Non ne mancano
di
romanzesche, e tetre, ma però istruttive. Tali so
no di romanzesche, e tetre, ma però istruttive. Tali sono 1 la Vedova
di
prima notte, nella quale è singolarmente pregevol
giugne e la trova maritata con un altro, il quale si scopre fratello
di
lei, cosicchè la disposizione della donna di non
quale si scopre fratello di lei, cosicchè la disposizione della donna
di
non unirsi col marito trovasi fortunatamente di a
posizione della donna di non unirsi col marito trovasi fortunatamente
di
avere impedito un incestuoso congiungimento: 2 l’
ttatori: 3 la Disgrazia prova gli amici, in cui si trova la dipintura
di
un ottimo Ministro che esperimenta tutte le umili
reca al Sovrano ed a’ popoli la benignità de’ Principi che ascoltano
di
presenza le suppliche de’ vassalli; mostrandovisi
e enormi; ma il buon Principe d’ottima indole al vedere lo spettacolo
di
un indigente meritevole si scuote, risolve di asc
al vedere lo spettacolo di un indigente meritevole si scuote, risolve
di
ascoltare di faccia a faccia i vassalli, e con l’
spettacolo di un indigente meritevole si scuote, risolve di ascoltare
di
faccia a faccia i vassalli, e con l’Udienza stabi
o Ministro che vien punito: 5 il Tempo fa giustizia a tutti, commedia
di
due antichi abbandoni, e di riconoscimenti, e vi
5 il Tempo fa giustizia a tutti, commedia di due antichi abbandoni, e
di
riconoscimenti, e vi si dipinge un libertino che
ndoni, e di riconoscimenti, e vi si dipinge un libertino che si colma
di
delitti per le donne, e che in procinto di esegui
un libertino che si colma di delitti per le donne, e che in procinto
di
eseguire un ratto riconosce l’abbandonata sua ama
’abbandonata sua amante e suo figlio e si ravvede. Piacevoli commedie
di
carattere sono poi le seguenti: 1 i Pregiudizj de
n cui si dimostra la ridicola picciolezza de’ paesi provinciali pieni
di
nuovi nobili divenuti tali per danaro di plebei c
de’ paesi provinciali pieni di nuovi nobili divenuti tali per danaro
di
plebei che erano, i quali ricusano di ammettere n
nobili divenuti tali per danaro di plebei che erano, i quali ricusano
di
ammettere ne’ loro casini un Uffiziale che non è
omini, in cui anche un sovrano va incognito, e scuopre le bricconerie
di
molti birbanti che prendono il nome di galantuomi
nito, e scuopre le bricconerie di molti birbanti che prendono il nome
di
galantuomini, e le ingiustizie ed oppressioni di
che prendono il nome di galantuomini, e le ingiustizie ed oppressioni
di
un Presidente che riduce all’ultimo esterminio un
esidente che riduce all’ultimo esterminio un innocente colla speranza
di
acquistarne la moglie: 3 l’Avvertimento alle Mari
a di acquistarne la moglie: 3 l’Avvertimento alle Maritate, dipintura
di
un giovane ingannato da un Don Geronimo che lo al
gomento: 5 Non contar gli anni a una Donna si aggira sul risentimento
di
una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’
imento di una giovane innamorata, il cui amante ha avuta l’imprudenza
di
contraddirla allorchè ella si faceva di anni vent
amante ha avuta l’imprudenza di contraddirla allorchè ella si faceva
di
anni ventidue, e di sostenere che ne contava ben
mprudenza di contraddirla allorchè ella si faceva di anni ventidue, e
di
sostenere che ne contava ben ventisette; i parent
enza apparente, ella ne smania, vuol ricondurlo al suo amore, e finge
di
essersi avvelenata, ma scoperta la sua macchina n
a, e calmata al fine sposa il suo amante: 6 la Fanatica per ambizione
di
quattro atti rappresenta una figliuola di un nego
6 la Fanatica per ambizione di quattro atti rappresenta una figliuola
di
un negoziante ricchissimo, la quale presa da matt
e da superbia intollerabile, disprezza quelli che aspirano alle nozze
di
lei, dice a tutti sul viso i lor difetti, e se ne
ei, dice a tutti sul viso i lor difetti, e se ne concilia l’odio; uno
di
essi la tratta con pari alterigia ed insolenza, l
n fallimento apparente del padre e con un abbandono e un’ alienazione
di
tutti quelli che la bramavano quando era ricca: 7
ramavano quando era ricca: 7 il Matrimonio in maschera è un capriccio
di
una Signora che s’intalenta di sperimentare, se u
Matrimonio in maschera è un capriccio di una Signora che s’intalenta
di
sperimentare, se un Cavaliere che ella ama, sapre
ella ama, saprebbe ravvisarla e distinguerla a viso nudo in una festa
di
ballo, non avendogli mai parlato senza maschera;
una festa di ballo, non avendogli mai parlato senza maschera; a forza
di
tali ipotesi condotte con certe non molto verisim
e ella si assicura che l’ama, si smaschera, e lo sposa: 8 la Cambiale
di
matrimonio, ossia la Semplicità che non è delle p
plicità che non è delle più vivaci e graziose, rappresenta l’avarizia
di
un negoziante Inglese Europeo, e la semplicità di
presenta l’avarizia di un negoziante Inglese Europeo, e la semplicità
di
un Inglese Americano; l’Europeo accetta la commis
semplicità di un Inglese Americano; l’Europeo accetta la commissione
di
trovare all’Americano una sposa, e pensa di darle
eo accetta la commissione di trovare all’Americano una sposa, e pensa
di
darle sua figlia, la quale è già prevenuta di un
cano una sposa, e pensa di darle sua figlia, la quale è già prevenuta
di
un onesto giovane; l’Americano zotico e selvaggio
edere le ripugnanze della sposa e all’intenderne la sorgente, risolve
di
fornire al giovane amato colle proprie ricchezze
, risolve di fornire al giovane amato colle proprie ricchezze i mezzi
di
soddisfare l’avarizia del Padre che ricusava di d
rie ricchezze i mezzi di soddisfare l’avarizia del Padre che ricusava
di
dargliela per non esser ricco; ma uno zio del gio
ommedia in tre atti mentovata nel giornale della Letteratura Italiana
di
Mantova nella Parte I del tomo II. Il conte Tomma
in versi recitata da’ commedianti Lombardi nel teatro de’ Fiorentini
di
Napoli, che fu sollennemente fischiata. S’impress
emente fischiata. S’impresse indi nel 1792 pel Raimondi coll’epigrafe
di
due passi di Terenzio, i quali col testimonio del
ata. S’impresse indi nel 1792 pel Raimondi coll’epigrafe di due passi
di
Terenzio, i quali col testimonio dell’autore ne c
salti or lirici, or tragici, or secentisti; l’azione è nulla, e priva
di
ogni interesse, l’economia mal disposta, i caratt
IONE VII* Fisedia del co: Pepoli Piacque al fecondo conte Pepoli
di
produrre nel 1796 in Venezia sul teatro, e per le
quattro atti. Non è nè tragedia, nè commedia, e porta il nuovo titolo
di
fisedia, cioè canto della natura ristretta agli u
o di fisedia, cioè canto della natura ristretta agli uomini. L’azione
di
questo dramma di lieto fine presentato dall’autor
è canto della natura ristretta agli uomini. L’azione di questo dramma
di
lieto fine presentato dall’autore come un nuovo g
e passa in Buda, sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio
di
più di due mesi. V’intervengono due re, una regin
in Buda, sul Danubio e nelle montagne del Crapac nello spazio di più
di
due mesi. V’intervengono due re, una regina che t
gono due re, una regina che tratta l’armi, una principessa innamorata
di
un vassallo, un militare che ama la figlia del su
a pastorella che amoreggia e scherza e motteggia, un veterano bevitor
di
vino interdettogli dall’innamorata, un astrologo
anno contribuito a cattare applauso a questo dramma in uno de’ teatri
di
Venezia. Singolarmente debbono lodarsene le scene
terza e sesta colla conchiusione del IV. Non sono così persuaso bene
di
alcune cose del II. Passi che Rodolfo tornato dal
pac in Buda, in trenta giorni non ha colta nella reggia l’opportunità
di
abboccarsi colla regina Adelarda, per dirle che L
scere ad Adelarda sua madre; Rodolfo subito propone per prima impresa
di
salvar l’una e l’altra. Ma perchè renderla doppia
a. Ma perchè renderla doppiamente ardua e pericolosa per la necessità
di
salvarne due? Perchè Sofia che non osservata è ve
alla regina, non esce dalla reggia, lasciando a Rodolfo la sola cura
di
salvar la madre che è piena di coraggio virile? P
ggia, lasciando a Rodolfo la sola cura di salvar la madre che è piena
di
coraggio virile? Perchè esporre una tenera fanciu
a di coraggio virile? Perchè esporre una tenera fanciulla al pericolo
di
un precipizio per via scoscesa e per una scala in
l pericolo di un precipizio per via scoscesa e per una scala in tempo
di
notte, quando poteva uscir di giorno, com’ era ve
r via scoscesa e per una scala in tempo di notte, quando poteva uscir
di
giorno, com’ era venuta, dalla porta? Ciò è fatto
perchè salvata Adelarda, lo spettatore vegga Sofia rimasta in potere
di
Otogar e nel pericolo stesso della madre. Non par
in potere di Otogar e nel pericolo stesso della madre. Non parmi poi
di
vedere un nuovo genere nel Ladislao; e se in vece
e. Non parmi poi di vedere un nuovo genere nel Ladislao; e se in vece
di
dividerlo in atti, si distingua alla spagnuola in
uole, ed in altrettante inglesi, alemanne e francesi ancora del tempo
di
Hardy, Monchretien e Jodelle, si riconosceranno a
sceranno altrettante fisedie. Il Ladislao occupa due mesi, o poco più
di
rappresentazione, per osservar la legge II della
uogo contro la verisimiglianza, benchè l’azione segua or nella reggia
di
Buda, or sul Danubio, ora in varj siti dei monti
dei monti del Crapac lontani dalla capitale dell’Ungheria più giorni
di
camino: e l’azione di qualche commedia del Roxas
lontani dalla capitale dell’Ungheria più giorni di camino: e l’azione
di
qualche commedia del Roxas non oltrepassa poche m
e l’azione di qualche commedia del Roxas non oltrepassa poche miglia
di
distanza accadendo in tre luoghi differenti. Il L
tutto quello che suol farsi avvenire per macchina: ed in più migliaja
di
commedie spagnuole di spada e cappa ed eroiche an
farsi avvenire per macchina: ed in più migliaja di commedie spagnuole
di
spada e cappa ed eroiche ancora, punto non ha luo
nuole di spada e cappa ed eroiche ancora, punto non ha luogo macchina
di
veruna sorte. Nel Ladislao il Pepoli si serve del
ostanze e della natura, giusta la legge VI: e tutte le favole inglesi
di
Shakespear, Otwai, Dryden ecc. osservano la medes
tamente: e tutte le favole spagnuole e tante inglesi ed alemanne sono
di
lieto fine, e per questa parte ancora sono fisedi
modo ed oltremodo e meritamente riprovato. ADDIZIONE VIII* Teatro
di
san Ferdinando in Napoli. Il migliore dei des
o il dipintore. La figura della platea è ellittica, ha palmi quaranta
di
larghezza nel maggior diametro, quarantadue di lu
ica, ha palmi quaranta di larghezza nel maggior diametro, quarantadue
di
lunghezza, e quarantatrè e mezzo di altezza dal p
nel maggior diametro, quarantadue di lunghezza, e quarantatrè e mezzo
di
altezza dal pavimento alla finta volta; la scena
a finta volta; la scena che in faccia agli spettatori ha un orologio,
di
lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file
ha un orologio, di lunghezza è palmi ventisette. Vi sono cinque file
di
palchetti, delle quali ciascuna ne contiene tredi
no cinque file di palchetti, delle quali ciascuna ne contiene tredici
di
otto palmi di altezza ognuno. Ha inoltre una facc
di palchetti, delle quali ciascuna ne contiene tredici di otto palmi
di
altezza ognuno. Ha inoltre una facciata regolare
struiti. Ad ottenere un continuato concorso altro non manca al teatro
di
san Ferdinando se non che fosse collocato men lon
opere del Federico sono le seguenti: la Rosaura del 1736 colla musica
di
Domenico Sarri: Da un disordine nasce un ordine d
Domenico Sarri: Da un disordine nasce un ordine del 1737 colla musica
di
Vincenzo Ciampi: l’Alidoro del 1730 colla musica
1737 colla musica di Vincenzo Ciampi: l’Alidoro del 1730 colla musica
di
Leonardo Leo: l’Alessandro del 1742 colla musica
Lionora del medesimo anno colla musica del Ciampi nelle parti serie e
di
Niccolò Logroscino nelle buffe. Commedie pur furo
serie e di Niccolò Logroscino nelle buffe. Commedie pur furono benchè
di
bellezza minore le opere di Pietro Trinchera auto
o nelle buffe. Commedie pur furono benchè di bellezza minore le opere
di
Pietro Trinchera autore della Vennegna cantata co
opere di Pietro Trinchera autore della Vennegna cantata colla musica
di
Gaetano Latilla nel teatro della Lava, e dell’Aba
Lava, e dell’Abate Collarone cantata nel medesimo teatro colla musica
di
Domenico Fischetti, che poi dal medesimo autore s
ADDIZIONE X* La Pietra simpatica del Lorenzi. Dopo molti anni
di
silenzio il medesimo sig. Lorenzi ha data al teat
al teatro de’ Fiorentini l’anno 1795 la Pietra simpatica colla musica
di
Silvestro di Palma. In questa piacevole farsa in
Fiorentini l’anno 1795 la Pietra simpatica colla musica di Silvestro
di
Palma. In questa piacevole farsa in due atti si m
si naturalisti e vulcanici. Vi si rilevano comicamente le ridicolezze
di
coloro che vogliono dare ad intendere di studiare
o comicamente le ridicolezze di coloro che vogliono dare ad intendere
di
studiare per dieci o dodici anni la natura de’ ra
natura de’ ragni e de’ gatti. Vi si proverbia la filosofica credulità
di
chi sostiene che nuvoloni gravidi di sassi vulcan
roverbia la filosofica credulità di chi sostiene che nuvoloni gravidi
di
sassi vulcanici cadono poi giù lontanissimi da’ p
ne’ ragni? Rifletto, Che per essi potrebbe Fiorire un altro ramo
di
commercio. Errigh. Da’ ragni? Macar. Da’ ragn
cio. Errigh. Da’ ragni? Macar. Da’ ragni? Certo: ed ecco il come:
di
esse Moltiplicando per le case il numero, E r
ciocchi naturalisti a favore degli amanti, fanno piovere una tempesta
di
sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo
favore degli amanti, fanno piovere una tempesta di sassi sulle spalle
di
Don Sossio destinato sposo della nipote di Don Ma
esta di sassi sulle spalle di Don Sossio destinato sposo della nipote
di
Don Macario suo maestro. I letterati stimando che
he tali pietre sieno cadute dalle nuvole, vogliono sapere la sostanza
di
esse; Sossio obbliando il dolore risponde, Soss.
esti son mattoni cotti. Errig. Son vulcanici prodotti. Si risolve
di
farsene l’analisi. E mentre si recano i reattivi,
i chiu. dea sono scappati, e tutti fuggono atterriti. La musica piena
di
armonia, di verità e di novità si accordò colla g
sono scappati, e tutti fuggono atterriti. La musica piena di armonia,
di
verità e di novità si accordò colla grazia comica
i, e tutti fuggono atterriti. La musica piena di armonia, di verità e
di
novità si accordò colla grazia comica esagerata e
ncorso, e nel 1796 si è ripetuta col medesimo diletto e con frequenza
di
ascoltatori. ADDIZIONE XI* Altri melodrammi i
mente vivente in Modica sua patria. Il primo si cantò nel real teatro
di
san Carlo in Napoli, e piacque; il secondo sento
l tomo quarto del suo Saggio poetico. Disse nella prefazione l’autore
di
non averlo chiamato dramma per musica, ma componi
e moralità copiose non disconvengono al filosofo rappresentato e alla
di
lui famiglia. Quasi tutte l’arie contengono studi
lia. Quasi tutte l’arie contengono studiate comparazioni sulle tracce
di
qualche splendido difetto del Poeta Cesareo. Quel
i sulle tracce di qualche splendido difetto del Poeta Cesareo. Quelle
di
passione non oltrepassano le sette, altrettante s
n oltrepassano le sette, altrettante sono le parlanti, e ben quindici
di
comparazioni, fralle quali una ve n’ha fin del Ca
Cavallo Trojano che entra in Troja col manto della pietà. Che che sia
di
ciò si ravvisa in lui uno de’ migliori imitatori
e però si preserva dalla languidezza e trivialità della maggior parte
di
chi si lusinga di seguir Metastasio quando si abb
dalla languidezza e trivialità della maggior parte di chi si lusinga
di
seguir Metastasio quando si abbandona alla propri
le. L’erudito conte della Torre Cesare Gaetani nato nel 1718 nell’età
di
anni 78 in cui si trova non ha tuttavia tolto con
o congedo dalle muse sceniche. Nel 1794 pubblico in Siracusa le Nozze
di
Ruth cantata nel Duomo di quella città nell’anniv
che. Nel 1794 pubblico in Siracusa le Nozze di Ruth cantata nel Duomo
di
quella città nell’anniversario di santa Lucia. Pe
le Nozze di Ruth cantata nel Duomo di quella città nell’anniversario
di
santa Lucia. Pel medesimo oggetto compose il Giud
anniversario di santa Lucia. Pel medesimo oggetto compose il Giudizio
di
Salomone nel 1795, nel quale veggonsi con maestri
lomone nel 1795, nel quale veggonsi con maestria scolpiti i caratteri
di
Giosaba madre falsa del bambino conteso e di Bers
ria scolpiti i caratteri di Giosaba madre falsa del bambino conteso e
di
Bersabea madre vera, che chiama l’attenzione in o
re la strana decisione. In una lettera del sig. conte scrittami a’ 26
di
ottobre del 1796 condiscendendo cortesemente alla
nte alla mia richiesta mi rimise una nota degli altri suoi Oratorii e
di
altre produzioni sceniche. Esse sono: il Trionfo
i suoi Oratorii e di altre produzioni sceniche. Esse sono: il Trionfo
di
Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrificio di
se sono: il Trionfo di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrificio
di
Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Luce degli occhi,
di Giuditta, Mosè bambino al fiume, il Sacrificio di Jefte, l’Eccidio
di
Sisara, la Luce degli occhi, la Scala di Giacobbe
crificio di Jefte, l’Eccidio di Sisara, la Luce degli occhi, la Scala
di
Giacobbe, il Viaggio di Tobia, Aretusa ed Alfeo e
idio di Sisara, la Luce degli occhi, la Scala di Giacobbe, il Viaggio
di
Tobia, Aretusa ed Alfeo ed altre per la ricorrenz
retusa ed Alfeo ed altre per la ricorrenza del santo Natale. Antonio
di
Gennaro già Duca di Belforte morto nel gennajo de
ltre per la ricorrenza del santo Natale. Antonio di Gennaro già Duca
di
Belforte morto nel gennajo del 1792 lasciò tralle
drammatici da cantarsi verseggiati con eleganza e con armonia. Oltre
di
varie cantate assai vaghe trovasi in prima nel vo
me terzo dell’edizione nitida, in cui non si desidera che un poco più
di
correzione, fattasene nel 1796, un Oratorio per m
tasene nel 1796, un Oratorio per musica nella liquefazione del sangue
di
san Gennaro nel maggio del 1765, in cui interveng
e poi la Primavera componimento drammatico scritto pel solito omaggio
di
fiori e di frutta presentato a’ Sovrani nel primo
imavera componimento drammatico scritto pel solito omaggio di fiori e
di
frutta presentato a’ Sovrani nel primo di maggio
l solito omaggio di fiori e di frutta presentato a’ Sovrani nel primo
di
maggio del 1775; si ammira in esso il più bell’el
dalla Primavera personificata ai pregi naturali del sito e del clima
di
Partenope e delle ubertose campagne che soggiacci
o che la prima si scrisse e si pose in musica a privato trattenimento
di
una brillante compagnia di dame napoletane che de
si pose in musica a privato trattenimento di una brillante compagnia
di
dame napoletane che dettavano allora leggi al gus
lle maniere. Vi s’introducono quattro ninfe caeciatrici vivi ritratti
di
quelle dame, e gli evenimenti ideati adombrano il
L’altra favola boschereccia si aggira sulla vendetta presa da Cupido
di
Apollo rendendo schiva e severa a’ suoi prieghi D
upido di Apollo rendendo schiva e severa a’ suoi prieghi Dafne figlia
di
Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola
ghi Dafne figlia di Peneo. L’autore ingentilisce la favola rendendola
di
lieto fine con mostrar Dafne restituita alla vita
mostrar Dafne restituita alla vita, ed Apollo placato e sol contento
di
cingersi la fronte e la cetra dell’immortale allo
si eleva oltre la naturalezza e la proprietà del genere, che nulla ha
di
snervato e prosaico, e nulla acquista di stento e
età del genere, che nulla ha di snervato e prosaico, e nulla acquista
di
stento e di durezza per affettare eleganza. AD
re, che nulla ha di snervato e prosaico, e nulla acquista di stento e
di
durezza per affettare eleganza. ADDIZIONE XII*
iarati dell’opera mitologica costantemente a questa si attennero. Due
di
essi per avventura i più infervorati a sostenerla
anno pur voluto coltivar l’opera istorica, il conte Alessandro Pepoli
di
cui mi si avvisa la morte inopinata seguita in Fi
luglio del 1795. Fece il primo imprimere in Venezia nel 1790 la Morte
di
Ercole melodramma istorico in cui abbandonato il
iscono lo spettacolo. Havvi balli analoghi sacri e festivi, pantomimi
di
soldati e prigionieri introdotti ne’ varj passi d
gionieri introdotti ne’ varj passi dell’azione, un’ entrata trionfale
di
Ercole, un ecclissi repentino che cangia in palpi
’Oeta. Singolarmente dee notarvisi il decoro conservato ne’ caratteri
di
Ercole e Dejanira, il patetico delle situazioni,
Calsabigi ha prodotto non ha molto due melodrammi istorici col titolo
di
tragedie in musica, Elfrida ed Elvira, la prima r
in musica, Elfrida ed Elvira, la prima rappresentata nel real teatro
di
Napoli l’anno 1793, l’altra nel 1794. Essendosi q
llorchè giugne al suo fine, quanto allorchè lo veggiamo o in procinto
di
traviare o smarrito. La storia d’Inghilterra de’
a. Edgar succeduto a Edwy udì celebrare dalla fama l’estrema bellezza
di
Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Dev
fama l’estrema bellezza di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte
di
Devon, e pensando di averla in moglie nel caso ch
za di Elfrida (Elfthryth) figlia del ricco conte di Devon, e pensando
di
averla in moglie nel caso che tal fosse quale si
e tal fosse quale si decantava, spedì Athelwold suo favorito al padre
di
lei. Preso però il messo dalla bellezza singolare
avorito al padre di lei. Preso però il messo dalla bellezza singolare
di
Elfrida, riferì al re che era di un volto comunal
rò il messo dalla bellezza singolare di Elfrida, riferì al re che era
di
un volto comunale e poco degna per le maniere del
maniere delle reali nozze. Il re se ne svogliò, e permise al favorito
di
ottenerla per se stesso. Celebrate le nozze, Athe
so. La fama e l’invidia bentosto diedero al re indizio della perfidia
di
Athelwold; ma dissimulando obbligò il favorito ad
arlo, volendo fare una visita alla sposa. Athelwold sconcertato stimò
di
palesare alla moglie il proprio inganno, e la pre
ncertato stimò di palesare alla moglie il proprio inganno, e la pregò
di
presentarsi al re con poco garbo e inornata, e di
grazie e i pregi naturali. Elfrida al contrario o per voglia natural
di
piacere, o per disdegno nato nel suo cuore contro
rpreso venne in tal furore per l’inganno scoperto, che in una partita
di
caccia pugnalò di sua mano il favorito, e sposò E
l furore per l’inganno scoperto, che in una partita di caccia pugnalò
di
sua mano il favorito, e sposò Elfrida. Questo è i
bbellito quest’argomento ne’ caratteri d’Elfrida facendola innamorata
di
suo marito, e di Edgar dandogli spiriti di genero
gomento ne’ caratteri d’Elfrida facendola innamorata di suo marito, e
di
Edgar dandogli spiriti di generosità che contrast
frida facendola innamorata di suo marito, e di Edgar dandogli spiriti
di
generosità che contrastano colla sua passione. Ve
stano colla sua passione. Vediamo la traccia, e qualche particolarità
di
questo dramma colla imparzialità che ci guida. At
i versi, parrebbero prosa e non iscelta. Sopravviene Orgando in abito
di
cacciatore; Elfrida vede il padre, nol ravvisa, e
to castello Del felice Adelvolto? . . . Amico io sono Del signore
di
queste Remote solitudini, e confido . . . Ed
tote. Un vestito trasforma a tal segno la voce, il volto, l’andamento
di
un padre agli occhi d’una figlia? Ciò è ben duro
punto vera, nè poi si sa che cosa voglia da ciò ricavare in vantaggio
di
Elfrida. Orgando ed Elfrida si abbracciano, e co’
sicale presente vi son pure ostacoli all’imitazione del vero, ad onta
di
tanti censori severi del Zeno, e del Metastasio?
Metastasio? Lascino dunque codesti censori che non sanno far meglio,
di
riprendere chi tanto e tanto ha meritato. Viene A
a, voglio esser tua... Non so morire? Anche acconcia alle circostanze
di
Elfrida è l’aria Di furor per me si accenda,
a quale si conchiude l’atto primo. Atto II. Il re palesa ad Adelvolto
di
voler passar seco nel delizioso suo giardino alqu
nti dì, e veder la sposa. Orgando che sin dalla scena 7 del I, al dir
di
Evelina, ito era ad ossequiare il re, giugne un p
lina, ito era ad ossequiare il re, giugne un poco tardi nella 2 scena
di
quest’atto, e il re l’invita alla sua mensa colla
re che poi parte, egli ritorna senza perchè nel medesimo luogo, prima
di
parlare colla sposa. Ma il poeta volea trarre par
veggono nella scena quarta, che interessa ed è appassionata, malgrado
di
un terzetto che vi si legge alla prima, il quale
ntendere la deliberazione che prenderà Elfrida. Segue altra mutazione
di
scena nella quinta scena, in cui il re si trattie
il re si trattiene, come ha pur fatto nella prima, a far riflessioni
di
antiquario, dicendo, che quivi probabilmente le r
i probabilmente le regine vissero un tempo remote. Elfrida dando voci
di
dentro e contrastando col padre vien fuori con im
do voci di dentro e contrastando col padre vien fuori con impeto dopo
di
aver chiamate in soccorso (poderoso al certo!) co
rgando lo sfida a duello che viene accettato da Adelvolto con disegno
di
morire per le sue mani; Elfrida affannata prega i
inore del tremendo. Adelvolto risponde che si difenderà sol per onore
di
Orgando. Il re dice, Non più si dia della batta
. Elfrida che finora ha mostrato affetto e virtù, ma non già prodezza
di
guerriera, divenuta un’ amazzone, impone al suo s
sti vassalli esser altri non possono che villani del ritiro campestre
di
Adelvolto; Or pare verisimile che dovessero osar
rdie, le quali non han saputo resistere all’attentato della barriera,
di
circondare i combattenti. Ma che pro? Elfrida è g
o, urta, dissipa le guardie, si scaglia verso Adelvolto, e li strappa
di
mano la spada. Poteva giunta a tal segno l’azione
e dal re, dal padre e dalle guardie tutto l’agio per cantare un’ aria
di
diciotto versi, la quale, benchè troppo verbosa e
ria ha usato, non ha sentimenti sconvenevoli ad Elfrida, ad eccezione
di
arrestar la rapidità che qui si richiedeva, e di
lfrida, ad eccezione di arrestar la rapidità che qui si richiedeva, e
di
far rimanere il re e tutti come ascoltatori ozios
i far rimanere il re e tutti come ascoltatori oziosi in un’ accademia
di
musica. In fine Elfrida approfittandosi del letar
. . . Morremo insieme. Ciò mi pare patetico e nobile. In vece però
di
dirsi, che un marmo istesso in un eterno amplesso
, che un marmo istesso in un eterno amplesso gli chiuderà, ed in vece
di
quell’urna sola che confonderà le loro ceneri, es
va p. e. esprimersi con calore il pensiero che dee occupare Adelvolto
di
aver egli formata l’infelicità d’Elfrida: poteva
formata l’infelicità d’Elfrida: poteva ella corrispondere riflettendo
di
aver ella coll’infausta sua beltà ridotto a quel
avrebbe senza dubbio somministrato alla musica un oggetto più capace
di
vere espressioni, in cambio di quell’eterno ample
rato alla musica un oggetto più capace di vere espressioni, in cambio
di
quell’eterno amplesso nel marmo e di quell’urna c
e di vere espressioni, in cambio di quell’eterno amplesso nel marmo e
di
quell’urna che vale la stessa cosa esangue. Resta
l quale sempre ha in bocca, questa è la legge, che ella diventi sposa
di
due mariti. Viene il padre nella scena settima, e
che ’l sapeva. Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’ aria
di
18 versi di concetti a lui convenienti, ma un pò
va. Il re contristato rimprovera Elfrida, e dopo un’ aria di 18 versi
di
concetti a lui convenienti, ma un pò verbosa nè s
di concetti a lui convenienti, ma un pò verbosa nè senza ripetizioni
di
pensieri, parte. Nella scena 8 la stessa premura
senza ripetizioni di pensieri, parte. Nella scena 8 la stessa premura
di
Orgando, la stessa resistenza di Elfrida, che pro
rte. Nella scena 8 la stessa premura di Orgando, la stessa resistenza
di
Elfrida, che produce un duetto. Ma il Padre? dice
il Padre? dice Orgando: Elfr. . . . . Oh Dio! s’io l’amo, Se più
di
me l’amai, Sa il ciel, lo sa il mio core, P
o che si dichiara ammiratore del Calsabigi, osservi il seguente passo
di
Elfrida, e dica se prosa simile trovisi in Metast
rno avrai del barbaro mio stato pietà, rimorso e orror. L’espressioni
di
Elfrida ad Adelvolto sono giuste e appassionate.
in tale occasione reca rincrescimento. Elfrida con uno stile minaccia
di
svenarsi. In questo luogo si trova un pezzo di mu
con uno stile minaccia di svenarsi. In questo luogo si trova un pezzo
di
musica concertato, in cui Adelvolto risponde appe
personaggi ugualmente nulli (che nol dicendo il poeta possiam credere
di
esser venuti fuori col seguito d’Eggardo) articol
seguito d’Eggardo) articolano la sola parola tremo. Eggardo in grazia
di
Elfrida accorda che resti Adelvolto, ma lo sottom
sottomette al giudizio de’ Pari, che ben sa Elfrida che sia giudizio
di
sangue. Adelvolto condotto via dice fra se (quasi
e morte. Con ciò il poeta vuol fare intravedere il disegno ch’egli ha
di
morire. Or non era bene di prepararsi un poco più
uol fare intravedere il disegno ch’egli ha di morire. Or non era bene
di
prepararsi un poco più tal determinazione, dando
suo carattere? Ne rimane atterrita Elfrida, si lascia cadere a’ piedi
di
Eggardo, e il vivace suo pregare ottiene la grazi
re, e con nobil sentimento contrario al primo suo scandaloso pensiere
di
sposare la moglie di un altro che ancor vive, agg
mento contrario al primo suo scandaloso pensiere di sposare la moglie
di
un altro che ancor vive, aggiugne: Superbo
Superbo Son io d’averti amato, e più che t’amo, Più apprezzo me:
di
te non ero indegno; Tel prova il mio perdono. I
l’immerse nel seno, e spirò; imperocchè colla musica si fugge la noja
di
una narrazione finale; che ne’ moderni teatri mus
Orgando la trattiene, ella tramortisce. Ciò che in tale dramma trovo
di
più lodevole, si è che non vi sono freddi episodi
ma trovo di più lodevole, si è che non vi sono freddi episodici amori
di
personaggi subalterni, non arie di concetti, e di
non vi sono freddi episodici amori di personaggi subalterni, non arie
di
concetti, e di comparazioni liriche, non persone
ddi episodici amori di personaggi subalterni, non arie di concetti, e
di
comparazioni liriche, non persone scellerate che
ecipitano gli eroi nell’infelicità. L’azione va al suo fine, malgrado
di
alcune scene di ripetizioni appena in qualche cir
oi nell’infelicità. L’azione va al suo fine, malgrado di alcune scene
di
ripetizioni appena in qualche circostanza variate
izioni appena in qualche circostanza variate. Vi trionfa il carattere
di
Elfrida nobile, appassionato, eroico. Adelvolto è
ttere di Elfrida nobile, appassionato, eroico. Adelvolto è una figura
di
tinte sfumate e smorte; pure esige morendo qualch
sige morendo qualche compassione, d’altro in fine non essendo reo che
di
superchiería fatta al re per troppo amore. Il dis
spressione e calore. Si vede impresso nel fine del dramma un estratto
di
una lettera che l’autore attribuisce al signore d
ll’Achille in Sciro, dal Catone, dal Ciro, dal Regolo, dalla Clemenza
di
Tito ec.; come ancora dal Lucio Papirio, dal Cajo
eglio. Ma come passargli che questa catastrofe sia nova? L’invenzione
di
troavrsi eseguita la morte del reo dopo la grazia
minavano parte della Spagna, ed eravi certa promiscuità e connessione
di
affari, costumi e interessi fralle popolazioni sp
i della favola domina Odorico prepotente colla sua fazione spagnuola,
di
cui fa parte Ricimero scelto da Odorico per conso
ne spagnuola, di cui fa parte Ricimero scelto da Odorico per consorte
di
Elvira sua figlia bellissima, e piena di maschio
elto da Odorico per consorte di Elvira sua figlia bellissima, e piena
di
maschio valore, trattando l’armi alla maniera del
a fazione opposta inclina agli Arabi, ed è spalleggiata dalle milizie
di
Adallano principe moro, cui Elvira ha segretament
lizie di Adallano principe moro, cui Elvira ha segretamente data fede
di
sposa. Intervengono nel dramma quattro personaggi
inda attende Atellano suo occulto amante. Prega la notte a coprir ben
di
tenebre il cielo, affinchè non esca sì sollecita
he. Se però nell’ultimo gran poeta si riprendono alcune vaghe ariette
di
comparazioni, e qualche tratto lirico come disdic
i frasi al Calsabigi, il quale ad esclusione de’ passati poeti, crede
di
darci per la musica tragedie vere? Nella scena 2
ndo confidente, il quale è sì necessario in tutta la favola, che dopo
di
questa scena sparisce, e solo interviene muto nel
on parla mai, se non che al finir del dramma profferisce in compagnia
di
Selinda gli ultimi tre versi del finale. Or valev
nia di Selinda gli ultimi tre versi del finale. Or valeva ciò la pena
di
moltiplicar i personaggi con un Osmida inutile ch
nel giardino. Elvira mostra impazienza amorosa; ma una scena sì lunga
di
lei coll’esploratore Osmida invita poco lo spetta
ena affrettato Adallano, cui il chiaror della luna ha finora impedito
di
venire. Gli amanti diriggono i loro voti alla not
Lo spettatore però che delle volte suole esser curioso investigatore
di
quanto fanno o non fanno in iscena i personaggi,
ella Scudery non sogliono parlare a’ loro amanti senza chiamar presso
di
loro le confidenti) e di mala voglia vedesi tenut
parlare a’ loro amanti senza chiamar presso di loro le confidenti) e
di
mala voglia vedesi tenuto a bada da’ personaggi s
ati è scritto il nostro amor; e Adallano, A eterni Caratteri
di
stelle Segnata fu l’union nostra. Che roba!
ttavo menar buona al poeta Livornese quell’unione segnata a caratteri
di
stelle, contrabbando da secentista? Non anderemmo
e da pastorale. Questi amoreggiamenti sono interrotti da un all’armi,
di
cui poi non si dà più ragione veruna. Non per tan
veruna. Non per tanto gli amanti seguitano a far proteste scambievoli
di
fedeltà, e ad invocare i genj benefici del cielo
e ad invocare i genj benefici del cielo in compagnia de’ confidenti;
di
maniera che queste prime scene potrebbero appella
può passarsi a una guerriera, che lui non ama; certo è però che nulla
di
ciò è tragico e grave. Ricimero resta lagnandosi
e nulla di ciò è tragico e grave. Ricimero resta lagnandosi dell’odio
di
lei con Almonte terzo confidente del dramma, e pa
te seco, e nium altro rimane in iscena. Ma aggiorna e segue mutazione
di
scena, e l’istesso Ricimero che parlava nel giard
o che Ricimero nel tempo stesso si trovi nel giardino, e nella stanza
di
Odorico, rinnovando il miracolo della presenza fi
i Odorico, rinnovando il miracolo della presenza fisica in due luoghi
di
Apollonio Tianeo 1. Essi parlano di ciò che è acc
lla presenza fisica in due luoghi di Apollonio Tianeo 1. Essi parlano
di
ciò che è accaduto a Ricimero nel giardino. Un su
ò che è accaduto a Ricimero nel giardino. Un suono d’armi, egli dice,
di
guerra un grido mi trassero nel boschetto. Odoric
i trassero nel boschetto. Odorico l’esorta ad allettar Elvira in vece
di
disgustarla; e questo dilicato amante, o che tale
e questo dilicato amante, o che tale vuol mostrarsi, risponde a guisa
di
creditore che ripeta il suo, ma quanto ho da soff
ir? Viene Almonte a presentare a Odorico un foglio sospetto, che dice
di
aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso di ca
lio sospetto, che dice di aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso
di
carattere di Elvira. Odorico la fa chiamare, e le
che dice di aver trovato in terra. E’ un foglio amoroso di carattere
di
Elvira. Odorico la fa chiamare, e le rinfaccia il
, e le rinfaccia il foglio come da lei scritto. Elvira innocente nega
di
esser suo colla franchezza della verità che baste
esse raffinata nella furberia. Ma in iscena suol valere un altro modo
di
ragionare, e corre il costume di tenersi per reo
in iscena suol valere un altro modo di ragionare, e corre il costume
di
tenersi per reo il personaggio fraudolentemente i
stume di tenersi per reo il personaggio fraudolentemente incolpato, e
di
non sospettarsi de’ veri furbi, mal grado degl’in
sospettarsi de’ veri furbi, mal grado degl’indizj che veggonsi contro
di
essi da ogni banda. Senza di simile abuso o licen
al grado degl’indizj che veggonsi contro di essi da ogni banda. Senza
di
simile abuso o licenza poetica quanti drammi cade
co che con tal diploma Odorico rimprovera la figlia qual rea convinta
di
alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero
convinta di alto tradimento (ed è poco un bigliettino tenero creduto
di
lei?), e si affanna benchè invano di richiamarla
co un bigliettino tenero creduto di lei?), e si affanna benchè invano
di
richiamarla al rimorso, al pentimento, al ribrezz
astava dire, non hai vergogna del tuo delitto, per evitare lo sconcio
di
dire non hai pudor del delitto; si dice pudor di
r evitare lo sconcio di dire non hai pudor del delitto; si dice pudor
di
virtù, di virginità ec., e rossore, onta della co
lo sconcio di dire non hai pudor del delitto; si dice pudor di virtù,
di
virginità ec., e rossore, onta della colpa. A que
la colpa. A quest’aria sì bene espressa e fondata si appicca una coda
di
rimproveri, onde ardiscono insultarla ancora Rici
urtoni, a spinte, a calci ad un bisogno, nè ciò sarebbe senza esempio
di
autori tragici, avendo anche la Cleopatra di Jode
iò sarebbe senza esempio di autori tragici, avendo anche la Cleopatra
di
Jodelle preso pe’ capegli un suo vassallo seguita
gna si trattiene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte
di
fuggire, di passare alla sala delle udienze, di v
iene a cantar quattro versicoli, per dar tempo ad Almonte di fuggire,
di
passare alla sala delle udienze, di veder Adallan
dar tempo ad Almonte di fuggire, di passare alla sala delle udienze,
di
veder Adallano che viene a parlar solennemente a
ienze, di veder Adallano che viene a parlar solennemente a Odorico, e
di
recargliene l’avviso. Adallano nella scena 10 vie
rre l’unione degli Spagnuoli e de’ Mori in Granata, e per se le nozze
di
Elvira. Odorico risponde di aver di lei già dispo
e de’ Mori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde
di
aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elv
ori in Granata, e per se le nozze di Elvira. Odorico risponde di aver
di
lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disp
onde di aver di lei già disposto. Adallano chiede che Elvira disponga
di
se stessa. Sfida Ricimero, e canta un’ aria imita
renderà. Comendiamo l’imitazione del Calsabigi; questa è la maniera
di
formarsi lo stile, seguir le vestigia de’ grandi,
stigia de’ grandi, ma adorarle nel tempo stesso nel calcarle, in vece
di
mordere il piede che le stampa. Calsabigi però ne
lla seconda parte dell’aria perde la sua scorta, e cade in una specie
di
freddura: E se la sorte Nella contesa Quest
fiero qui diviene assai modesto, decantando come alta impresa quella
di
porsi a fronte di Ricimero, il quale non gode ver
assai modesto, decantando come alta impresa quella di porsi a fronte
di
Ricimero, il quale non gode veruna rinomanza onde
e di Ricimero, il quale non gode veruna rinomanza onde la sola gloria
di
attaccarlo abbia ad illustrare il vinto. Nel rest
resto ciarla e ripetizioni. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuor
di
Elvira con maniere di padre le dice che vorrebbe
ioni. Atto II. Odorico volendo leggere nel cuor di Elvira con maniere
di
padre le dice che vorrebbe che ella prendesse mar
lor decidi . . . a qual tu vuoi, t’appliglia. Elvira si maraviglia
di
ciò che ascolta, entra in qualche dubbio, e pur d
tien ferma in celare il suo cuore. Odorico dunque prende il carattere
di
falso e di finto nel largo partito che le propone
in celare il suo cuore. Odorico dunque prende il carattere di falso e
di
finto nel largo partito che le propone. Quando po
in cade e mostra inclinarsi ad Adallano, e allora il padre vestendosi
di
austerità dice impallidendo e infiammandosi di ro
ra il padre vestendosi di austerità dice impallidendo e infiammandosi
di
rossore Scegli Adallan! . . . Lo preferisci!
tuzia comica del padre, e apertamente ricusa Ricimero; e alle minacce
di
Odorico, se non con gravità da coturno, almeno no
gue un duetto del padre e della figlia. Havvi poi subito una cavatina
di
Elvira1. Viene Selinda, con cui Elvira si lagna d
dunque, e scena inutile. Nella quarta scena viene Adallano a proporle
di
fuggir seco. Ripiego eroico! Elvira ricusa. Segue
orle di fuggir seco. Ripiego eroico! Elvira ricusa. Segue un duettino
di
espressioni generali che lor convengono, ma che n
getto della scena. Veggasi poi quanto naturali sieno gli avvolgimenti
di
concetti che si capiscono solo all’ultimo verso;
. ma ella non può conchiudere, perchè convien che attenda il parlar
di
Adallano pronto ad interromperla con poca civiltà
ltà, D’un trono lo splendor . . . qui conchiudono a due, Le mie
di
un puro amor Care ritorte. Questi nienti di p
udono a due, Le mie di un puro amor Care ritorte. Questi nienti
di
pura galanteria riempiono tutta la tragedia del C
che affretti la sua deliberazione, vuol che si congiunga con Elvira,
di
cui non ignora le ripugnanze. Ad ogni modo egli i
mero (e che importa che gli abbia prescritta la custodia delle mura?)
di
recarne il suo comando ad Elvira. Quest’Odorico n
ì a buon tempo assrettate hanno l’aria, anzi la maschera (e nulla più
di
maschera) di quelle di Marzia con Arbace nel Cato
o assrettate hanno l’aria, anzi la maschera (e nulla più di maschera)
di
quelle di Marzia con Arbace nel Catone. Ma qual d
te hanno l’aria, anzi la maschera (e nulla più di maschera) di quelle
di
Marzia con Arbace nel Catone. Ma qual distanza in
e muove Odorico! Ricimero mostrasi assai contento della deliberazione
di
lui, e se ne dichiara con Elvira, che lo discacci
veri. Sembra talvolta che l’azione in questo dramma retroceda in vece
di
gire innanzi, o che avanzi a passi di testudine1.
questo dramma retroceda in vece di gire innanzi, o che avanzi a passi
di
testudine1. Scena 7 Sera. Odorico fralle ruine di
che avanzi a passi di testudine1. Scena 7 Sera. Odorico fralle ruine
di
un antico Circo. Era egli andato nella scena quin
na quinta ad animar le sue squadre, degna cura d’un generale; or come
di
sera in quel luogo co’ suoi domestici? A che vi è
forse è fuggita con Adallano. Correte . . . andate . . . venite . . .
di
quà di là, grida Odorico. Non so però se lo spett
fuggita con Adallano. Correte . . . andate . . . venite . . . di quà
di
là, grida Odorico. Non so però se lo spettatore a
co. Non so però se lo spettatore avvezzo alle furbesche trame comiche
di
que’ due vili personaggi, presti loro, o non pres
n presti fede, e se possa commuoversi col padre. Si sente altro suono
di
guerra dal bosco; e nè pur di questo farà caso ch
uoversi col padre. Si sente altro suono di guerra dal bosco; e nè pur
di
questo farà caso chi ascolta, perchè non mai simi
non mai simili all’armi hanno indicata cosa alcuna importante. Prima
di
passar oltre si osservi che nella scena 4 facendo
la scena 4 facendo Adallano premura perchè fuggisse seco, ella ricusò
di
assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe di
se seco, ella ricusò di assentire, e solo profferì che Elvira sarebbe
di
Adallano, se il padre si facesse tiranno, Tal cas
Elvira sarebbe di Adallano, se il padre si facesse tiranno, Tal caso
di
tirannia, a dritto dire, non è seguito, perchè Od
o a Ricimero non disse nella quinta scena, se non che la voleva sposa
di
lui, e che gliene recasse il comando. Ricimero ne
comando. Ricimero nella scena sesta ciò disse ad Elvira, aggiugnendo
di
suo che il padre minacciava, ed egli come compian
, udendolo da un traditore a lei noto, dovea indurla a dubitarne. Ora
di
qual positiva tirannia può ella lagnarsi e addurl
oprio decoro, sino a quel punto innocente o non d’altro colpevole che
di
una inclinazione tenera così comune alle donzelle
7, in cui Odorico oziosamente si va dondolando fra macchie e cespugli
di
negletto bosco, e recita dieci soli versi interro
to bosco, e recita dieci soli versi interrotti dall’avviso della fuga
di
Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo p
fuga di Elvira. Questi dieci versi han dato a lei tempo per vestirsi
di
tutte armi, per ingannare la vigilanza de’ soldat
ti il tempo che s’impiega in profferir quaranta parole. Dopo il suono
di
guerra dal bosco viene un Guerriero sconosciuto t
ffendesti: ma i Fiorentini u ano tale idiotismo ancor quando si parla
di
più persone? Chi sa; l’autore era toscano; fidiam
uando si parla di più persone? Chi sa; l’autore era toscano; fidiamci
di
lui. Usano poi quel basso lor modo volgare in bel
bbero in una elegante e grave tragedia? E questo era il disprezzatore
di
Metastasio, cui tanto applaudiva il Vannetti e il
ora il vil Ricimero vedendosi sicuro minaccia e trasoneggia sul gusto
di
capitano Spavento e Fracasso della commedia istri
o della commedia istrionica moderna. Per punto cavalleresco egli dice
di
non accettar la disfida d’un ignoto. Conoscimi du
ambievoli, sopercheria degli Spagnuoli, arrivo de’ Mori alla chiamata
di
Adallano, il quale da poco esperto generale si fa
E’ la stessa Elvira. Odorico la trattiene e la riconosce. Rimproveri
di
lui, difcolpe di Elvira, che si dichiara moglie d
ira. Odorico la trattiene e la riconosce. Rimproveri di lui, difcolpe
di
Elvira, che si dichiara moglie di Adallano. Torna
onosce. Rimproveri di lui, difcolpe di Elvira, che si dichiara moglie
di
Adallano. Torna dunque a lui, dice il padre in un
rà vera la notizia? ciò non si esamina punto. Smanie e semisvenimenti
di
Elvira. Quartetto, in cui per riempitivo entrano
i per riempitivo entrano Ricimero ed Almonte, i quali dicono, Quale
di
nere tenebre Sole offuscato e torbido Si va i
ole offuscato e torbido Si va inoltrando in ciel! pronostico puro
di
campagna, perchè essendo sera nel nostro emisfero
manto nero del giorno, col cielo annerito per essere il sole apparso
di
notte offuscato. Del resto essendo questa una del
otte offuscato. Del resto essendo questa una delle consuete imposture
di
Almonte e Ricimero, come si vedrà, il lor terrore
Mi sento in fronte, maniera che non bene esprime il diriguere comae
di
Virgilio. L’orrore secondo l’uso de’ buoni Toscan
Toscani fa arricciare o rizzare i capegli; ma l’avvolgere, parlandosi
di
capegli, meglio si riserba ad esprimersi una stud
dosi di capegli, meglio si riserba ad esprimersi una studiata coltura
di
essi, Che in mille dolci nodi gli avvolgea. E
? No; altrimenti si sarebbe trovato vivo Adallano, e perduta la spesa
di
un apparato funereo. Passiamo oltre. Elvira co’ c
morto sposo, Parlami . . . accennami, Che vuoi da me? La tua
di
lagrime Bagnata Elvira Di sangue a tingersi
mile Morendo a te. Se ad altro ella non aspira che ad imbrattarsi
di
sangue, non è la cosa più polita, ma in fine non
i giusta l’uffizio della vera poesia. Ma perchè poi aspira a tingersi
di
sangue? affinchè morendo rassomigli lo spettro; c
ee potevano con verisimiglianza sopravvenire ad Elvira tutta occupata
di
uno spettro che rappresenta l’ucciso marito? Hann
rappresenta l’ucciso marito? Hanno esse nulla che si affà colla morte
di
Adallano, col dolore di Elvira?1. Ricimero lascia
ito? Hanno esse nulla che si affà colla morte di Adallano, col dolore
di
Elvira?1. Ricimero lasciandosi cadere a’ suoi pie
a, e la vuol con se negli estremi suoi giorni. Incresce ad Elvira che
di
ciò sia egli il messaggero. Ricimero affettando u
o. Ricimero affettando un dolore da disperato vuol morire per le mani
di
lei. Morire (risponde bene Elvira) non sai tu ste
gli. Giugne Odorico sostenuto da due domestici con un braccio involto
di
fascia. Sembra che il poeta sia in dubbio del suo
eta sia in dubbio del suo disegno. Da una parte vorrebbe dalla ferita
di
Odorico trarre partito e commuovere Elvira per de
re Elvira per determinarla a sopravvivere a suo riguardo alla perdita
di
Adallano; quindi fa che comparisca ferito sostenu
l fatto la dimostri grave, non reggendosi il ferito senza il sostegno
di
due persone: Elvira se ne intenerisce, e gettando
er te ec. In questa scena dice Odorico che in rammentare il caro nome
di
Elvira il suo sangue si ribrezza. Due cose: I rib
ose: I ribrezzare o ribrezzarsi non si trova in veruno autore toscano
di
nobili e dilicate prose o di versi, come si trova
si non si trova in veruno autore toscano di nobili e dilicate prose o
di
versi, come si trova ribrezzo e aver ribrezzo; se
e tenerezza. O dunque il ribrezzarsi del Calsabigi è voce inusitata e
di
nuovo conio, o male usata. La parlata di Elvira c
Calsabigi è voce inusitata e di nuovo conio, o male usata. La parlata
di
Elvira conchiude: Ah qual contrasto avrò Di
i stupiscono. Egli rassicura la sposa, e mostra a Odorico Almonte reo
di
quel foglio fatale e dell’avere ad arte forse ann
te reo di quel foglio fatale e dell’avere ad arte forse annunziata la
di
lui morte. Aggiugne ancora che Ricimero è morto,
e ne chiede scusa, e dice ad Elvira che sia Adallano suo consorte, e
di
lui figlio, illustre figlio, e degno di me, di te
sia Adallano suo consorte, e di lui figlio, illustre figlio, e degno
di
me, di te, degli avi miei. Ma in verità Adallano
allano suo consorte, e di lui figlio, illustre figlio, e degno di me,
di
te, degli avi miei. Ma in verità Adallano a ciò s
ra altresì al sentir ora chiamar da suo padre Adallano figlio e degno
di
lui e degli avi, poteva facendo ecco al sogghigno
al più che per fuggir noja omettiamo, si scorge che all’Elfrida cede
di
gran lunga l’Elvira, la quale difficilmente si co
assai mal congegnato; l’economia ad ogni passo difettosa; i caratteri
di
Ricimero ed Almonte neri, vili, inetti e comici;
caratteri di Ricimero ed Almonte neri, vili, inetti e comici; quello
di
Odorico ineguale, un poco finto fin anco nel vole
Elvira e Adallano innamorati da commedia o al più da pastorale, presi
di
un affetto che nulla ha di convenevole per una tr
i da commedia o al più da pastorale, presi di un affetto che nulla ha
di
convenevole per una tragedia, non animati da veru
na tragedia, non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni
di
pensieri, di situazioni, un intrigo di affetti me
non animati da veruno eroismo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri,
di
situazioni, un intrigo di affetti mediocri, espre
smo che gli elevi. Ripetizioni di pensieri, di situazioni, un intrigo
di
affetti mediocri, espressioni liriche a sovvallo,
ntrigo di affetti mediocri, espressioni liriche a sovvallo, scarsezza
di
precisione nello stile molle e smaccato, sciopera
almente ne’ pezzi musicali, niuna moralità, non rilevandovisi nè amor
di
patria, nè magnanimità, nè virtù combattuta dall’
magnanimità, nè virtù combattuta dall’affetto e vincitrice da servir
di
scuola e di consolazione al pubblico, al contrari
, nè virtù combattuta dall’affetto e vincitrice da servir di scuola e
di
consolazione al pubblico, al contrario esponendov
nsolazione al pubblico, al contrario esponendovisi un cattivo esempio
di
una fuga da commedia triviale consigliata, esegui
al Calsabigi e dispiacque al pubblico per certa continuata uniformità
di
tinte e di tuono lugubre, che dall’andamento di t
i e dispiacque al pubblico per certa continuata uniformità di tinte e
di
tuono lugubre, che dall’andamento di tutto il dra
continuata uniformità di tinte e di tuono lugubre, che dall’andamento
di
tutto il dramma si trafuse nelle note di quel val
lugubre, che dall’andamento di tutto il dramma si trafuse nelle note
di
quel valoroso maestro. Ciò che maggiormente sotto
nulla tragiche, e per la leziosaggine de’ sentimenti, si è la smania
di
chiamar tragedie le sue opere, portando seco ques
magistralmente applaudito dal fu cavalier Vannetti, che è da credere
di
non aver conosciuto veruno dei drammi mitologici
redere di non aver conosciuto veruno dei drammi mitologici e istorici
di
lui. Bisogna dire che dopo del Zeno e del Metasta
i cui luminosi difetti non che le sovrane virtù, nel corso presso che
di
un secolo si hanno attirata l’attenzione e la mar
hanno attirata l’attenzione e la maraviglia dell’Europa; dopo, dico,
di
questi due grand’ingegni dovrà per lungo tempo st
per lungo tempo stentarsi a veder sorgere un autore ingegnoso, pieno
di
gusto e di giudizio1 ch’è si raro, il quale riesc
tempo stentarsi a veder sorgere un autore ingegnoso, pieno di gusto e
di
giudizio1 ch’è si raro, il quale riesca nell’oper
danza è della musica. E’ la danza ec. ADDIZIONE ultima* Confronto
di
alcuni tragici Italiani e Francesi. Se il Var
lli non vanno del pari coi Crebillon e i Voltaire, essi si appressano
di
molto ai La Fosse, ai Piron, e talora lasciangli
’Alfieri singolarmente che coltivò la tragedia con maggiore intensità
di
studio e di predilezione, qualche volta non teme
golarmente che coltivò la tragedia con maggiore intensità di studio e
di
predilezione, qualche volta non teme il paragone
one, qualche volta non teme il paragone dello stesso Voltaire. Ognuno
di
essi poi col Monti, col Pindemonte, col Pepoli in
Pindemonte, col Pepoli in alcuna delle ultime sue tragedie, sovrasta
di
gran lunga ai Belloy, ai Dorat, ai Colardeau, ai
ORREZIONI pag. 126, lin. 21 autrice della Zaffira autrici
di
Zaffira pag. 248 si tolgano le prime sino a
Art. 1, pag. 171, dopo le ultime linee del testo, e le parole e fra i
di
lui opuscoli nel 1781 (3), si apponga la seguente
rt. I, pag. 198, lin. 10, dopo le parole, e l’autore stesso in quella
di
Romeo, si apponga questa addízione. 1. M. Le Fev
al numero 100 del Mercurio del 1793. Vi si aggiugne però che la corte
di
Madrid non avrebbe voluto che si rappresentasse,
ciarla da gazzettiere. E’ verisimile che quella corte fosse sollecita
di
far supprimere una rappresentazione di Don Carlos
e quella corte fosse sollecita di far supprimere una rappresentazione
di
Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni di
na rappresentazione di Don Carlos in Francia, quando io in tanti anni
di
mia dimora in Madrid ho veduto moltissime volte,
o II, che appunto si aggira sulla rivolta della Fiandra e sulla morte
di
suo ordine data al principe Don Carlos suo figliu
sc. 5 del 1 si dice: Io temo sol che con tuoi dubbj offendi, in vece
di
effenda; ed appresso, Poi sai tu ancor che ad u
ta ma tollerata in bocca del Poeta narratore, come soffrirsi in bocca
di
una femminuccia faracina ciarliera? Ella che si s
za scena terzo ben anche finale. 1. Con quanta grazia Geldippe piena
di
un amor tragico dominante da se stessa si applaud
I del Capo I, pag. 218, lin. 14, dopo le parole, si appresscranno ai
di
lui pregi? si tolgano gli ultimi versi, oh chi co
del 1 taluno oserebbe notare come espressione francese quel mi tarda
di
rivederla. 1. Altri componimenti tragici sono us
. Altri componimenti tragici sono usciti nel corrente 1798. L’Elettra
di
Sofocle si è tradotta e pubblicata in Roma da Gia
e pubblicata in Roma da Giacomo de Dominicis, ed il Vin eas tragedia
di
Giacinto Andrà piemontese in Torino. Noi della pr
o le parole, ove tuttavia mena in tranquillità i dì che gli rimangono
di
vita, e si soggiunga subito, e quivi ebbe agio &a
parole; concessa al comico, si cangi ciò che è impresso nella linea 2
di
tal pagina, e nelle cinque della pag. 243 in quel
, in Inghilterra, ed in Italia, si compiacque pensare alla traduzione
di
tal commedia, e ne rimise all’autore a’ 14 di mag
pensare alla traduzione di tal commedia, e ne rimise all’autore a’ 14
di
maggio dell’anno 1796 alcune scene per saggio. Fo
dell’atto quarto. Il gentil traduttore dà ad Eugenio e Rachele i nomi
di
Carlos ed Isabel. ORIG. Rach. Oh momento fatal
indirizzai per te e per lui. Al fin risolsi scrivere ad Emilio, E
di
Rachele a lui novelle io chiesi, E l’avvisai de
mi debbe, Implorerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte
di
me . . . che di mia vita Esser signor dovea . .
orerò dal ciel che a lui gli accresca, Che fu parte di me . . . che
di
mia vita Esser signor dovea . . . (sento morirm
i mia vita Esser signor dovea . . . (sento morirmi!) . . . Vivi, e
di
me ti risovvieni. E quando Pur (e he il dovrai)
. . Per sempre! Eug. Oh chi potesse senza trasgredire Il comando
di
lei spirar sul punto! Radh. E’ svanita ogni spe
rrai presto pentirti, e spero invano. Con ciò toglievasi lo sconcio
di
doversi ammettere i falegnami per attori, per non
si suppresse nella rappresentazione. Parve forse allo stesso maestro
di
musica, che dopo un duetto di passione, poteva gi
azione. Parve forse allo stesso maestro di musica, che dopo un duetto
di
passione, poteva giovar poco la fredda riflession
dopo un duetto di passione, poteva giovar poco la fredda riflessione
di
Elvira, e forse stimò meglio omettere un nuovo pe
a riflessione di Elvira, e forse stimò meglio omettere un nuovo pezzo
di
musica di non molto effetto. E quando ancora il s
one di Elvira, e forse stimò meglio omettere un nuovo pezzo di musica
di
non molto effetto. E quando ancora il supprimerla
che nel rappresentarsi si tralasciò nella scena sesta un altro pezzo
di
musica che dovea cantarsi da Elvira e Ricimero, e
pratica del teatro, poteva riflettere quanto poco fosse da sperare su
di
un duetto di una prima cantante con una seconda p
eatro, poteva riflettere quanto poco fosse da sperare su di un duetto
di
una prima cantante con una seconda parte, e speci
con una seconda parte, e specialmente nel suo dramma, in cui la parte
di
Ricimero si sostenne da una giovane che non avea
mero si sostenne da una giovane che non avea ancor dato saggio alcuno
di
eccellenza. Dovea dunque riportarsi al maestro di
dato saggio alcuno di eccellenza. Dovea dunque riportarsi al maestro
di
musica, il quale ben sapeva, se le due voci potes
a giusta critica, perchè contengono pensieri alieni dalle circostanze
di
Elvira. 1. Per compiere il numero d’sette pecc
er compiere il numero d’sette peccati mortali, che stima il Calsabigi
di
aver pregiudicato il dramma nella condotta, ha eg
nti tutti nella scena quarta: in prima dopo alcuni acconci sentimenti
di
Odorico, che conchiude così, A quel che chied
ero dono! Io . . . morirò fra poco, nell’originale seguiva un’ aria
di
Odorico, che il leggitore ben può vedere nel libr
a nella penultima scena, e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi
di
recitativo di Elvira di giusti concetti, che però
ima scena, e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi di recitativo
di
Elvira di giusti concetti, che però pur si dovean
e l’autore ve l’ha rimessa. II dopo 18 versi di recitativo di Elvira
di
giusti concetti, che però pur si doveano restrign
e attendendo allo stato dell’azione, nell’originale si trovava l’aria
di
lei già indicata Ah qual contrasto avrò ec., il c
il cui pensiero ben si esprime nel recitativo, Eterna guerra E
di
morte e di vita Agiterà l’anima mia, e nell’a
siero ben si esprime nel recitativo, Eterna guerra E di morte e
di
vita Agiterà l’anima mia, e nell’aria si ripe
iubilo è il mio nell’abbracciarti, si soggiugneva un altro duettino
di
Odorico, e di Elvira: Odo. Nell’ultimo mio dì
o nell’abbracciarti, si soggiugneva un altro duettino di Odorico, e
di
Elvira: Odo. Nell’ultimo mio dì A un immortal
quale interesse prender poteva l’ascoltatore negli additati tre pezzi
di
musica recitati dalle medesime persone nel procin
i di musica recitati dalle medesime persone nel procinto della venuta
di
Adallano vivo? Il noto giudizio e la pratica teat
Calsabigi è anche autore dell’opera mitologica intitolata il Giudizio
di
Paride, della quale è fama che il Poeta Cesareo c
uali istituite da Romolo dopo il ratto delle Sabine. Ma nel Consolato
di
C. Sulpizio Petico e di C. Licinio Stolone, nel p
dopo il ratto delle Sabine. Ma nel Consolato di C. Sulpizio Petico e
di
C. Licinio Stolone, nel primo anno della CIV olim
ogni cura bellica, per liberarsi da sì fiero nemico domestico, contro
di
cui ogni umano argomento riusciva inefficace, pre
la soverchia acrimonia e maldicenza personale abbisognarono col tempo
di
correzione, e furono dalla legge ridotti al solo
ecia però la rozza satirica materia de’ cori villeschi, senza esempio
di
altro popolo, avea prodotta la poesia scenica; ma
re e ad esercitar l’arte ludicra. Si pensò pertanto verso l’ anno 391
di
Roma ad invitare un attore scenico dell’Etruria,
i e quasi estemporanei surriferiti versi Saturnii e Fescennini, prima
di
partorire la poesia drammatica, diede l’origine a
Osca posta allora due miglia distante dalla presente Aversa nel regno
di
Napoli. Con quale applauso vi fossero accolte e c
ria lingua Osca ancora nel fiorir della Latina favella e sino all’età
di
Augusto, quando scrivea il grave geografo Strabon
valeano della propria con molta grazia23; al che allude il noto verso
di
una favola di Titinio citato da Pompeo Festo24. E
propria con molta grazia23; al che allude il noto verso di una favola
di
Titinio citato da Pompeo Festo24. E che a’ Romani
o24. E che a’ Romani non riuscisse malagevole il gustare delle grazie
di
quella lingua, può dedursi da ciò che scrive Tito
entù Romana volle sottentrare a rappresentarlo dopo gli attori nativi
di
Atella, e se ne riserbò il diritto privativo ad e
la, e se ne riserbò il diritto privativo ad esclusione degl’ istrioni
di
professione, i quali erano schiavi e perciò mirat
infami. III. Gli attori Atellani non perdevano il nome ed il diritto
di
cittadini Romani, non erano rimossi dalla propria
si escludevano dagli stipendi militari26. IV. Essi ottennero il nome
di
veri attori personati, non perchè soli usaffero d
chè soli usaffero della maschera, ma perchè soli ebbero il privilegio
di
non mai deporla sulla scena; là dove gli altri is
rla sulla scena; là dove gli altri istrioni commettendo qualche fallo
di
rappresentazione, a un cenno del Popolo doveano s
taminate, ma talmente dalla natural gravità Italica temperate, al dir
di
Valerio Massimo29, che non recarono veruna taccia
il Gesuita Francese Pietro Cantel nelle sue Illustrazioni all’epitome
di
quest’ultimo scrittore stimata opera di un Giulio
sue Illustrazioni all’epitome di quest’ultimo scrittore stimata opera
di
un Giulio Paride dal Vossio e di un Gianuario Nep
quest’ultimo scrittore stimata opera di un Giulio Paride dal Vossio e
di
un Gianuario Nepoziano da altri) oscene per origi
urono corrette e temperate dalla Romana severità, cangiando l’Italica
di
Valerio in Romana, quasi che fossero sinonimi, o
l’alpe, e in conseguenza il Lazio con Roma. Sicchè l’Italica severità
di
Valerio si riferisce agli Osci festivi sì, ma non
ntel) dall’usar che facevano parole turpi ed oscene sortirono il nome
di
Osci. Ma donde egli l’apprese? Osceno significò p
uò stare che esso desse la denominazione agli Osci nazione più antica
di
Roma? Ma che giuochetto vizioso è poi questo di t
ci nazione più antica di Roma? Ma che giuochetto vizioso è poi questo
di
tal Francese! le parole impudiche dagli Osci furo
i che tali popoli da prima chiamaronsi Opici (parola che si allontana
di
molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da u
a di molto da osceno) o da οϕις secondo alcuni, o da un accorciamento
di
Etiopici secondo altri; e che in appresso i Roman
i lo corruppero in Opsci, indi in Obsci e finalmente in Osci 33. Fuor
di
ogni dubbio i privilegii dati agli attori ingenui
lle loro favole da principio esenti da ogni oscenità. E la corruzione
di
esse fu posteriore e contemporanea agli eccessi d
e Caudine, cui soggiacquero per essersi fatti rinchiudere in un luogo
di
cui cercasi tuttavia il vero sito) e cacciato Pir
ma sin dall’anno 487 le obedivano le provincie Italogreche del regno
di
Napoli conosciute sotto il nome di Magna Grecia.
le provincie Italogreche del regno di Napoli conosciute sotto il nome
di
Magna Grecia. Mancava alla gloria di Roma vincitr
Napoli conosciute sotto il nome di Magna Grecia. Mancava alla gloria
di
Roma vincitrice quella coltura dell’ingegno che d
ingentilisce i costumi, e toccò a questa prima vinta Grecia il vanto
di
erudirla e abbellirla colle lettere. I primi suoi
ntiquattro dalla venuta degl’ istrioni Etruschi, quando nel consolato
di
C. Claudio Centone figliuolo di Appio Cieco e di
trioni Etruschi, quando nel consolato di C. Claudio Centone figliuolo
di
Appio Cieco e di M. Sempronio Tuditano (cinquanta
quando nel consolato di C. Claudio Centone figliuolo di Appio Cieco e
di
M. Sempronio Tuditano (cinquantadue anni in circa
e di M. Sempronio Tuditano (cinquantadue anni in circa dopo la morte
di
Menandro) cominciò a fiorire secondo i Fasti Capi
a fiorire secondo i Fasti Capitolini Livio Andronico. Egli fu liberto
di
M. Livio Salinatore, di cui ammaestrava i figliuo
i Capitolini Livio Andronico. Egli fu liberto di M. Livio Salinatore,
di
cui ammaestrava i figliuoli, e Greco di nazione.
berto di M. Livio Salinatore, di cui ammaestrava i figliuoli, e Greco
di
nazione. Ma che non nascesse nella Grecia d’oltra
e nella Grecia d’oltramare, può dedursi dall’osservare che Salinatore
di
cui egli era schiavo, non militò se non contro gl
me con Ennio, il quale senza controversia nacque tra’ Greci del regno
di
Napoli. Esercitava Andronico l’uffizio di gramati
nacque tra’ Greci del regno di Napoli. Esercitava Andronico l’uffizio
di
gramatico, e coltivò più di un genere poetico, av
di Napoli. Esercitava Andronico l’uffizio di gramatico, e coltivò più
di
un genere poetico, avendo l’anno 546 composto un
6, per la cui rappresentazione gli fu assegnato il portico del tempio
di
Pallade. La novità dello spettacolo lo rendè molt
accetto, essendone egli medesimo l’attore. E non saziandosi il popolo
di
udirne talora ripetere i più bei pezzi, un di avv
on saziandosi il popolo di udirne talora ripetere i più bei pezzi, un
di
avvenne che fatto roco impetrò di far cantare per
talora ripetere i più bei pezzi, un di avvenne che fatto roco impetrò
di
far cantare per lui al suono della tibia un suo s
ar cantare per lui al suono della tibia un suo servo, a se riserbando
di
animare tacitamente le parole col gesto e coll’ a
o37. Piacque al popolo ancor quest’altra novità, e ne nacque l’usanza
di
dividere la declamazione dall’azione, usanza che
e la declamazione dall’azione, usanza che non so per qual singolarità
di
gusto serbossi poscia costantemente nel teatro la
e pubblicati in Lione nel 1720, trovansi nominate le seguenti favole
di
Andronico: Achille, Adone, Ajace, Andromeda, Anti
Tereo, Teucro. Cicerone afferma che le favole Liviane non meritavano
di
leggersi la seconda volta38, ed Orazio le pregiav
econda volta38, ed Orazio le pregiava ancor meno. Questo è il destino
di
coloro che inventano o precedono ogni altro in qu
uisito pel tempo in cui fiorì, avendo trovati i Romani sforniti quasi
di
ogni letteratura e senza quasi di poesia rapprese
ndo trovati i Romani sforniti quasi di ogni letteratura e senza quasi
di
poesia rappresentativa. Egli sopravvisse al 546,
fe udire i suoi drammi tragici e comici. Si sono conservati i titoli
di
undici sue tragedie: Alcestide, il Cavallo Trojan
genia, Licurgo, Protesilaodamia. Il Patrici conta fino a venti favole
di
Nevio che tutte trasportò dalle Greche, e tra ess
rno molti erano i capi nobili della repubblica ognora potenti e degni
di
rispetto; e un privato censore non impunemente po
tto; e un privato censore non impunemente poteva arrogarsi il diritto
di
riprenderli. Nevio non per tanto pieno della lett
e’ Tribuni della Plebe39. Niuno degli antichi a lui contese il pregio
di
scrivere in latino con somma purezza, e Cicerone
ma purezza, e Cicerone propone Nevio e Plauto come eccellenti modelli
di
pura latinità. Lo stesso Nevio conosceva il propr
’ versi Saturnii. Ma Cicerone osserva che Ennio, benchè miglior poeta
di
Nevio, scrivendo delle guerre Romane tralasciò qu
gli anche sotto gl’ Imperadori della famiglia Flavia fu creduto degno
di
essere nominato dopo Cecilio e Plauto, e preferit
rima guerra Punica, per quel che da lui stesso ricavò Varrone44, e la
di
lui morte avvenne nel consolato di Publio Sempron
lui stesso ricavò Varrone44, e la di lui morte avvenne nel consolato
di
Publio Sempronio Tuditano e di Marco Cornelio Cet
la di lui morte avvenne nel consolato di Publio Sempronio Tuditano e
di
Marco Cornelio Cetego, cioè l’anno di Roma 549, b
di Publio Sempronio Tuditano e di Marco Cornelio Cetego, cioè l’anno
di
Roma 549, benchè Varrone stesso citato da Tullio
o da’ nobili Romani che solea mordere nelle sue favole. Contemporaneo
di
Andronico e di Nevio fu Quinto Ennio poeta di lor
mani che solea mordere nelle sue favole. Contemporaneo di Andronico e
di
Nevio fu Quinto Ennio poeta di loro più chiaro pe
e favole. Contemporaneo di Andronico e di Nevio fu Quinto Ennio poeta
di
loro più chiaro per sangue, per valore, per illus
. Questo scrittore che a’ suoi tempi recò grande ornamento alla città
di
Roma, e di anni settanta morì nel 584, l’anno 514
rittore che a’ suoi tempi recò grande ornamento alla città di Roma, e
di
anni settanta morì nel 584, l’anno 514 quando com
apigia secondo Plinio, Silio Italico e Pomponio Mela. Ennio affermava
di
esser egli nato ne’ monti Calabresi, ed Ovidio lo
so Taranto, ed alcuni autori trovano i monti additati nelle vicinanze
di
Taranto, ed altri in quelle di Lecce45. Ennio van
ovano i monti additati nelle vicinanze di Taranto, ed altri in quelle
di
Lecce45. Ennio vantava la discendenza dal re Mess
iore. Catone, secondo Cornelio Nipote, lo trasse dalla Sardegna, e il
di
lui acquisto si stimò da’ Romani tanto pregevole,
tre lingue l’Osca, la Greca e la Latina, per la qual cosa solea dire
di
aver tre cuori, potè, come fece, arricchir l’ulti
tima col soccorso delle altre. Trovò egli ancora che dopo la comparsa
di
Andronico e l’introduzione de’ drammi simili ai G
a soggiugnere le farsette satiresche recitate dagli Atellani col nome
di
Esodii che poi rimase al teatro, e che i moderni
fuori del teatro potessero piacere al popolo que’ poemi mordaci pieni
di
sale e di piacevolezze instruttive; e quindi si p
teatro potessero piacere al popolo que’ poemi mordaci pieni di sale e
di
piacevolezze instruttive; e quindi si provò a com
e i primi Sermoni Latini simili agli Oraziani, a’ quali diede il nome
di
satire, se non che sull’esempio de’ Greci e dello
i, trocaici47. Aureo è quel frammento Enniano in cui un’ altra specie
di
versi adoperando, con eleganza superiore a quell’
ide gli auguri, gli astrolaghi, gli opinatori Isiaci e gl’ interpreti
di
sogni, aggiugnendo con molta venustà: Non enim
ca, avea adoperati i versi saturnii. E quante gemme avesse tratte dai
di
lui poemi l’impareggiabile Virgilio per lo più tr
scritte da verbo a verbo, può ricavarsi dal sesto libro de’ Saturnali
di
Macrobio. Ond’è che i posteri sempre sospireranno
ito Scaligero la perdita delle opere Enniane degnissime degli encomii
di
Lucrezio Caro e di Vitruvio Pollione48. Quanto al
rdita delle opere Enniane degnissime degli encomii di Lucrezio Caro e
di
Vitruvio Pollione48. Quanto alla poesia rappresen
ione48. Quanto alla poesia rappresentativa si è conservata la memoria
di
tre sue commedie Amphithraso, Ambracia, Pancratia
medie Amphithraso, Ambracia, Pancratiastes, per le quali nel giudizio
di
Vulcazio Sedigito ebbe luogo tra’ Latini comici p
antiquitatis causa Ennium. Le sue tragedie sono: Achille, Achille
di
Aristarco, Ajace, Alcmeone, Alessandro o Alessand
reste, Eretteo, Ecuba, l’ Eumenidi, Fenice, Ilione, Ifigenia, i Litri
di
Ercole, Medea Esule, Medo, Menalippe, Telamone, T
o, Tieste, tutte o tradotte o imitate da’ Greci, e Scipione originale
di
argomento Romano. I frammenti che se ne conservan
l’Ottavia attribuita a Seneca, purchè ci fosse pervenuta la tragedia
di
Ennio detta Scipione. Avremmo dato di buon grado
ci fosse pervenuta la tragedia di Ennio detta Scipione. Avremmo dato
di
buon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo
ragedia di Ennio detta Scipione. Avremmo dato di buon grado il Tieste
di
Seneca che già conosciamo, per quello di Ennio da
dato di buon grado il Tieste di Seneca che già conosciamo, per quello
di
Ennio da lui composto nel settantesimo anno della
posto nel settantesimo anno della sua età, cioè in quello in cui finì
di
vivere. La sua Medea esule forse non temerebbe il
i finì di vivere. La sua Medea esule forse non temerebbe il confronto
di
quella di Seneca che pure è la migliore di questo
vivere. La sua Medea esule forse non temerebbe il confronto di quella
di
Seneca che pure è la migliore di questo Cordovese
non temerebbe il confronto di quella di Seneca che pure è la migliore
di
questo Cordovese, giacchè Cicerone50 diceva: E qu
ì, nemico del nome Romano, che ardisca sprezzare e rigettare la Medea
di
Ennio? Forse il giudizio altrove mostrato da Enni
ci a credere che nell’Ecuba avesse schivata la duplicità dell’ azione
di
quella di Euripide e delle Troadi di Seneca. Cert
re che nell’Ecuba avesse schivata la duplicità dell’ azione di quella
di
Euripide e delle Troadi di Seneca. Certamente il
hivata la duplicità dell’ azione di quella di Euripide e delle Troadi
di
Seneca. Certamente il Poeta Leccese non tradusse
guisa possono confrontarsi gli squarci che soggiungo. Nella tragedia
di
Euripide Ecuba così si lamenta nell’atto primo:
tri. Ennio imita questo pensiero, ma ne toglie giudiziosamente l’aria
di
massima: Hæc tu, etsi perversè dices, facile A
non æque valet. Quest’insigne poeta de’ suoi tempi, che fu l’amico
di
Scipione Africano il maggiore e di Scipione Nasic
eta de’ suoi tempi, che fu l’amico di Scipione Africano il maggiore e
di
Scipione Nasica e di altri celebri Cavalieri Roma
he fu l’amico di Scipione Africano il maggiore e di Scipione Nasica e
di
altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di
di Scipione Nasica e di altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo
di
Andronico, di Nevio, e di Plauto, sopravvisse a t
sica e di altri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di Andronico,
di
Nevio, e di Plauto, sopravvisse a tutti, e morto
tri celebri Cavalieri Romani, contemporaneo di Andronico, di Nevio, e
di
Plauto, sopravvisse a tutti, e morto fu onorato c
li nel sarcofago gentilizio degli Scipioni51, giusta la testimonianza
di
Ovidio: Ennius emeruit, Calabris in montibus o
tibus ortus, Contiguus poni, Scipio magne, tibi. IV. Teatro
di
Plauto. Il gastigo di Nevio contenne la morda
poni, Scipio magne, tibi. IV. Teatro di Plauto. Il gastigo
di
Nevio contenne la mordacità de’ comici suoi conte
rivolse l’energia alla pretta piacevolezza. Marco Accio Plauto nativo
di
Sarsina nell’Umbria mancato essendo consoli L. Po
rcio Licinio e P. Claudio l’anno 569, quindici anni prima della morte
di
Ennio, mostra in diversi tratti vigorosi sparsi n
i vigorosi sparsi nelle sue commedie che era dotato d’ingegno al pari
di
Aristofane, ma non passò oltre i confini di una p
dotato d’ingegno al pari di Aristofane, ma non passò oltre i confini
di
una prudente moderazione. Lasciata adunque la sat
a, siccome è manifesto da molte sue commedie. Essendo esse nelle mani
di
tutti non esigono minute analisi, e basterà per l
ntù che quì se ne osservino alcune particolarità che reputo più degne
di
notarsi. Anfitrione. Se non è questa una favola
se le avvicini. Rintone inventore, come si disse nel tomo precedente,
di
quel genere di drammi, compose appunto un Anfitri
Rintone inventore, come si disse nel tomo precedente, di quel genere
di
drammi, compose appunto un Anfitrione, ed Archipp
o nel suo essi vi trattassero in una maniera tutta comica l’avventura
di
Giove con Alcmena, dipartendosi dal camino tragic
avola è una tragedia; ma prevedendo la maraviglia del popolo promette
di
convertirla in commedia senza alterarne i versi.
a egli in tal guisa sull’indole della propria favola che non ignorava
di
essere una vera commedia, come è da credersi che
ome è da credersi che fossero ancora le Rintoniche. Dalla somiglianza
di
Sosia e di Anfitrione presa da Mercurio e da Giov
edersi che fossero ancora le Rintoniche. Dalla somiglianza di Sosia e
di
Anfitrione presa da Mercurio e da Giove derivano
azie comiche tante volte ripetute nelle moderne scene negli argomenti
di
somiglianza. Si trasse da tal commedia in Italia
somiglianza. Si trasse da tal commedia in Italia in prima la novella
di
Gieta e Birria attribuita al Boccaccio, ma scritt
molte bellezze del latino originale. Il Francese Rotrou contemporaneo
di
Pietro Corneille trattò lo stesso argomento nella
mmedia detta i Sosii. Sopra ogni altro il noto Moliere colse il fiore
di
tutte le bellezze Plautine nel suo Anfitrione, mo
e nel suo Anfitrione, molte altre aggiugnendone. Mercurio nel prologo
di
Plauto accenna che per servire al Tonante la nott
mam operam das, datam pulchre locas. E Moliere prese quindi l’idea
di
far nel suo prologo un dialogo tra Mercurio e la
go un dialogo tra Mercurio e la Notte. Il nume la prega a compiacersi
di
ritardare la venuta del giorno, e la Notte rispon
sommessione risponde: “Su tali materie, mio Signor Mercurio, voi sete
di
me più esperto, e perciò mi rimetto alla vostra p
vostra perspicacia. Bel bello (replica Mercurio) Madama la Notte, che
di
voi stessa corre voce che sapete in tanti climi d
e voce che sapete in tanti climi diversi essere la fida conservatrice
di
mille dilettosi intrighi; ed io credo che in tal
noi due si giostri con armi uguali”. Moliere accrebbe la piacevolezza
di
tale argomento col dare a Sosia per moglie Clèant
e argomento col dare a Sosia per moglie Clèantis che è il personaggio
di
Tessala introdotto da Plauto, e coll’ immaginare
tichi, e spezialmente a Plauto, forse ciò farebbe sembrato una spezie
di
povertà. Ogni popolo ha un gusto particolare ed è
ersale. Comprendo che la pratica del teatro dimostra, non esser priva
di
grazia simile ripetizione, e singolarmente quando
e si varia in parte, come ha fatto Moliere. Ma non ardirei per questo
di
asserire consoverchia franchezza (come seguendo i
tro comico. Il Latino, secondo che ben conveniva in un teatro ripieno
di
superstiziosi adoratori di Giove, fa che questo p
ndo che ben conveniva in un teatro ripieno di superstiziosi adoratori
di
Giove, fa che questo padre degli dei preceduto da
ion o pulpito de’ numi, manifesti l’accaduto, e comandi ad Anfitrione
di
rappacificarsi colla moglie, e che costui piegand
i moderni, fa che Sosia con molta piacevolezza tronchi il complimento
di
congratulazione di Naucrate, Le grand Dieu Jup
osia con molta piacevolezza tronchi il complimento di congratulazione
di
Naucrate, Le grand Dieu Jupiter nous fait beau
è vero che non senza ragione Madame Dacier imputa a Plauto lo studio
di
filosofare con qualche affettazione; ma in questa
del popolaccio e l’immaginazione della gioventù a un limitato numero
di
picciole idee. Ma essa che è la speranza delle be
padre troppo indulgente compassiona il figliuolo Argirippo innamorato
di
Filenia meretrice e bisognoso di danaro, senza ch
na il figliuolo Argirippo innamorato di Filenia meretrice e bisognoso
di
danaro, senza che egli possa sovvenirlo, perchè l
o da marinajo menarmi la donna che io amava. Mio figliuolo ha bisogno
di
venti mine richiestegli dalla madre di Filenia; m
mava. Mio figliuolo ha bisogno di venti mine richiestegli dalla madre
di
Filenia; mia moglie rigida e spilorcia non gliene
egno, ingannami, aggirami, inganna mia moglie e ’l fattore Saurea, fa
di
tutto; purchè mio figlio abbia questo danajo, mi
urea, fa di tutto; purchè mio figlio abbia questo danajo, mi chiamerò
di
ogni cosa contento”. Egli sprona in tal guisa un
di ogni cosa contento”. Egli sprona in tal guisa un cavallo sboccato;
di
buon grado il servo pregato dal proprio padrone s
uesto Saurea, benchè conosca lo stesso Demeneto. Adunque col consenso
di
costui il danajo è consegnato a un altro servo ad
o stesso Demeneto. Essa però viene disturbata, perchè un altro amante
di
Filenia rimasto escluso si vendica con avvisare d
hè un altro amante di Filenia rimasto escluso si vendica con avvisare
di
tutto la moglie di Demeneto. Non senza ragione Pl
di Filenia rimasto escluso si vendica con avvisare di tutto la moglie
di
Demeneto. Non senza ragione Plauto dice nel breve
icula res est. Essa in fatti per eccitare il riso sacrifica in più
di
un luogo il verisimile e il decoro. Un servo che
ifica in più di un luogo il verisimile e il decoro. Un servo che pria
di
consegnare il danajo sospirato all’innamorato l’a
immaginate per muovere il riso per qualunque via. Queste sono favole
di
cattivo esempio. Qual moderno teatro soffrirebbe
mpio. Qual moderno teatro soffrirebbe senza bisbigliare lo spettacolo
di
un padre mentecatto che seconda sino a tal segno
colo di un padre mentecatto che seconda sino a tal segno le debolezze
di
un figliuolo? In ciò mai abbastanza i moderni non
rostituite, le quali combattono sovente coll’ amore e colla necessità
di
guadagnare, sono nella terza scena dell’atto prim
Spectandum ne cui anulum det, neque roget 53. Se si trattasse poi
di
un amore in qualche modo renduto meno illecito, m
llecito, meriterebbe tutta la lode il tratto patetico della divisione
di
Argirippo e Filenia nella terza scena dell’ atto
nella terza scena dell’ atto terzo. Del rimanente la commedia è piena
di
bassezze triviali e di scherzi soverchio istrioni
atto terzo. Del rimanente la commedia è piena di bassezze triviali e
di
scherzi soverchio istrionici e tal volta indecent
ω, tribuo. Plauto la nominò Sortientes. Due servi aspirano alle nozze
di
una serva loro compagna chiamata Casina. L’amano
pagna chiamata Casina. L’amano a competenza il vecchio padrone, ed il
di
lui figliuolo, e ciascuno di loro pel proprio int
o a competenza il vecchio padrone, ed il di lui figliuolo, e ciascuno
di
loro pel proprio intento favorisce uno de’ servi.
ne del servo da lui favorito. Per troncare ogni contrasto, convengono
di
commetterne il giudizio alla sorte, e si pongono
o insieme col suo villano fortunato, la moglie fa vestire cogli abiti
di
Casina il servo Calino rivale escluso, il quale f
herili filio. La favola appartiene alla commedia bassa ed è piena
di
piacevolezze popolari. Essa ha prodotto un incred
evolezze popolari. Essa ha prodotto un incredibil numero d’intrighi e
di
colpi teatrali usati da’ moderni, spezialmente ne
n avendocene Plauto conservato il nome greco, nè altrove ricordandomi
di
averlo letto tralle favole di quel comico citate
il nome greco, nè altrove ricordandomi di averlo letto tralle favole
di
quel comico citate dagli antichi. Eccone l’argome
o. Un ruffiano vende una fanciulla a Pleusidippo giovanetto preso del
di
lei amore, e ne riceve la caparra, promettendo di
iovanetto preso del di lei amore, e ne riceve la caparra, promettendo
di
menargliela nel tempio di Venere, ma colla speran
amore, e ne riceve la caparra, promettendo di menargliela nel tempio
di
Venere, ma colla speranza di farne un doppio guad
a, promettendo di menargliela nel tempio di Venere, ma colla speranza
di
farne un doppio guadagno senza curarsi del contra
tempesta fracassa la nave, separa il ruffiano dalle sue donne e privo
di
tutto lo respinge alla spiaggia. Palestra con la
spinge alla spiaggia. Palestra con la compagna si ricovera nel tempio
di
Venere lungo il mare; vi arriva anche il ruffiano
uffiano, le vede e vuol menarle via a forza; ma sono difese dal servo
di
Pleusidippo e dal vecchio Demone che abita in que
potesse conoscere i proprii parenti. Queste cose pervenute nelle mani
di
Demone fanno ch’ei riconosca Palestra per la perd
scagliansi diversi tratti satirici contra gli spergiuri, i litiganti
di
mala fede e i falsi testimoni. Con molta grazia n
l’atto quarto negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un ritratto
di
coloro che da picciole speranze sollevati si prom
mercator, e Plauto l’imitò ritenendone il titolo. Notasi nel prologo
di
questa favola una novità simile a quella che abbi
sta favola una novità simile a quella che abbiamo osservata in alcune
di
Aristofane, cioè l’ illusione distrutta dal medes
eos amores eloquar. Quì la verità combatte colla finzione, in vece
di
prestarsi, come converrebbe, l’una e l’altra conc
e alle mire del poeta. Scorgesi da qualche commedia moderna l’effetto
di
simili esempii degli antichi. Gl’ Intronati di Si
edia moderna l’effetto di simili esempii degli antichi. Gl’ Intronati
di
Siena ed alquanti altri Italiani hanno introdotti
ani hanno introdotti gli attori che parlano coll’ uditorio, mostrando
di
sapere di essere ascoltati. Gli Spagnuoli nelle c
introdotti gli attori che parlano coll’ uditorio, mostrando di sapere
di
essere ascoltati. Gli Spagnuoli nelle commedie de
si alla mercatura per consiglio del padre, ne’ suoi viaggi s’innamora
di
una serva di un suo ospite e la riscatta. Rimpatr
tura per consiglio del padre, ne’ suoi viaggi s’innamora di una serva
di
un suo ospite e la riscatta. Rimpatria, scende da
un’altra via arriva alla nave il padre che a prima vista rimane preso
di
Pasicompsa l’amata di Carino. Chiede a un servo c
la nave il padre che a prima vista rimane preso di Pasicompsa l’amata
di
Carino. Chiede a un servo chi ella sia, e gli è d
er propria per faticare nella loro casa, ma volerla comperare a conto
di
un amico che gliel’ha chiesta. Ripugna in vano Ca
l’ha chiesta. Ripugna in vano Carino, e Pasicompsa è comperata a nome
di
Lisimaco, nella cui casa è condotta. La moglie di
è comperata a nome di Lisimaco, nella cui casa è condotta. La moglie
di
Lisimaco che era in villa arriva in sua casa in t
sospetta ch’esser possa qualche intrigo del marito, e strepita contro
di
lui. Carino perduta Pasicompsa, nè sapendo ove es
arino perduta Pasicompsa, nè sapendo ove esser possa, disperato pensa
di
prendere volontario esiglio da Atene. Eutico suo
a di prendere volontario esiglio da Atene. Eutico suo amico figliuolo
di
Lisimaco lo raggiugne, lo consola, intercede per
singolarmente la terza scena dell’ atto II per la graziosa competenza
di
Carino e del padre offerendo all’ incanto nella c
competenza di Carino e del padre offerendo all’ incanto nella compera
di
Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equi
ompera di Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equivoco pieno
di
arte e di sale comico quello di Pasicompsa nel su
Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equivoco pieno di arte e
di
sale comico quello di Pasicompsa nel supporre che
a dell’atto terzo è un equivoco pieno di arte e di sale comico quello
di
Pasicompsa nel supporre che Lisimaco le favelli d
ate negli antichi le veneri del linguaggio e dello stile, o le regole
di
Aristotile osservate o neglette, lasciando a i po
Aristotile osservate o neglette, lasciando a i posteri più filosofi e
di
miglior gusto quasi intatta la più utile investig
ioè quella de’ tratti più vivaci, de’ vaghi colori scenici, dell’arte
di
maneggiar con delicatezza gli affetti, e di dipin
colori scenici, dell’arte di maneggiar con delicatezza gli affetti, e
di
dipingere con verità i costumi. Il Trinummo. Ques
ipingere con verità i costumi. Il Trinummo. Questa è un’ altra favola
di
Filemone intitolata in greco Θησαυρὸς, e da Plaut
a un Sicofanta. Il prologo vien formato dalla Lussuria e dall’Inopia
di
lei figliuola, la quale dalla madre è mandata ad
in anche la casa, ove Carmide suo padre avea nascosto un tesoro senza
di
lui saputa. Callicle vecchio onorato cui Carmide
to insieme colla casa non andasse in altrui potere, prende il partito
di
comperarla egli stesso. Intanto Lisitele giovane
Lisitele giovane ricco e ben costumato vorrebbe per moglie la sorella
di
Lesbonico senza dote; ma questi reputando cosa vi
te alla fanciulla senza palesare il segreto del tesoro. E a consiglio
di
un suo amico finge due lettere mandate da Carmide
con tre nummi che danno il titolo alla commedia, si addossa il carico
di
recar queste lettere. E volendo questo furbo eseg
o furbo eseguire il concertato, alla prima dà in Carmide stesso padre
di
Lesbonico che rimpatria, e ne risulta una scena s
el padre si sospende la vendita della casa, e si conchiudono le nozze
di
Lisitele colla sorella di Lesbonico e di Lesbonic
ndita della casa, e si conchiudono le nozze di Lisitele colla sorella
di
Lesbonico e di Lesbonico colla figliuola dell’ono
a, e si conchiudono le nozze di Lisitele colla sorella di Lesbonico e
di
Lesbonico colla figliuola dell’onorato amico Call
e più belle, ci sembra ottima fralle altre la seconda dell’atto primo
di
Callicle e Megaronide. Questi riprende l’amico co
uomo poco onesto ed ingordo per essersi approfittato della disgrazia
di
Lesbonico comperando la di lui casa, e dandogli,
o per essersi approfittato della disgrazia di Lesbonico comperando la
di
lui casa, e dandogli, giusta la sua espressione,
ita. Si giustifica il buon vecchio, e mostra la malignità mal fondata
di
chi va spargendo tali voci senza essere delle cos
appieno informato. Persuaso Megaronide dell’onoratezza dell’amico dal
di
lui racconto, non può darsi pace al riflettere al
dal di lui racconto, non può darsi pace al riflettere alla malignità
di
coloro che vanno seminando novelle e giudicando s
r modo, Ripetendole ognor con nuove giunte. Ned io mi traggo fuor
di
tal genìa Che da’ lor detti inzampognar mi feci
sanno. Tutto il mondo volea che il mio vicino Fosse d’Atene anzi
di
vita indegno, Per aver sovvertito e messo al fo
e dell’autore. Consiste l’argomento in un Cartaginese che va in cerca
di
un nipote e di due sue figliuole perdute dall’inf
Consiste l’argomento in un Cartaginese che va in cerca di un nipote e
di
due sue figliuole perdute dall’infanzia, trovate
nte in Calidonia. I primi quattro atti si aggirano intorno agli amori
di
Agorastocle per la prima delle sue cugine a lui i
li amori di Agorastocle per la prima delle sue cugine a lui ignote, e
di
Antemonide soldato per la seconda. Nel quinto com
ensa far diligenza per sapere delle figliuole e del nipote, per mezzo
di
Agorastocle già adottato da un suo ospite chiamat
iamato Antidamante. Chi ha molto agio potrà consultare un gran numero
di
dotti comentatori, i quali seriamente si sono app
braismo; e il Pareo la scrisse in lettere ebraiche nella sua edizione
di
Plauto. Giorgio Errico Safunio57 la riferisce al
olombe cangiando colore ad ogni movimento, dalla semplice somiglianza
di
una o due lettere sanno trovare in ogni parola il
he avesse sì strano gusto, copiando alla peggio gli scarsi dizionarii
di
tali lingue antipodiche, avrà l’ immaginario dile
si dizionarii di tali lingue antipodiche, avrà l’ immaginario diletto
di
lusingarsi di abbattere tutte le verità istoriche
di tali lingue antipodiche, avrà l’ immaginario diletto di lusingarsi
di
abbattere tutte le verità istoriche e tutte le no
he e tutte le nozioni del senso comune; e chi l’ascolterà avrà quello
di
ridersi di lui. Noi intanto lasciando ad uomini s
le nozioni del senso comune; e chi l’ascolterà avrà quello di ridersi
di
lui. Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i v
dersi di lui. Noi intanto lasciando ad uomini siffatti i versi Punici
di
Plauto per confrontarli colle sillabe di tutti i
mini siffatti i versi Punici di Plauto per confrontarli colle sillabe
di
tutti i linguaggi a noi e ad essi medesimi sconos
noi e ad essi medesimi sconosciuti, e adorando senza seguirle le orme
di
cotali oracoli, con maggior senno e vantaggio oss
unica, va a parlare al Cartaginese, ma appunto per lo poco che sa del
di
lui idioma ne interpreta le risposte alla maniera
ne interpreta le risposte alla maniera degli etimologisti imperiti e
di
Arlecchino; per la qual cosa Annone gli parla nel
rduto suo nipote. Questa scoperta anima Milfione a tentare, per mezzo
di
questo zio, l’acquisto dell’innamorata del suo pa
’acquisto dell’innamorata del suo padrone, la quale trovasi in potere
di
un ruffiano. Propone perciò al Cartaginese che fi
asi in potere di un ruffiano. Propone perciò al Cartaginese che finga
di
conoscere le due sorelle del suo paese per due su
suo paese per due sue figliuole perdute. A ciò Annone prende un’ aria
di
tristezza, e dice che furono in fatti a lui rubat
me! che malinconia! Evviva. Tu superi me stesso che sono l’architetto
di
questa frode. Questo comico colore sempre piacevo
Francesi e dagli Spagnuoli, trovasi felicemente adoperato prima forse
di
ogni altro dal Boccaccio nella Novella del porco
la del porco rubato a Calandrino, e da Giambatista della Porta in più
di
una commedia, e specialmente nell’Astrolago. Il P
nell’Astrolago. Il Persiano. Si tratta in questa favola dell’astuzia
di
un servo che aggira un ruffiano. Eccone la condot
ta. Atto I. Tossilo servo fra se ragionando conchiude che la costanza
di
un amante povero supera le più gloriose fatiche d
de che la costanza di un amante povero supera le più gloriose fatiche
di
Alcide, perchè affrontar leoni, idre, cinghiali,
i, uccelli Stinfalici e Antei, non sono sì dure imprese come è quella
di
combattere con amore. Trovasi egli in tal caso e
istione osserva che l’amico è pallido e sparuto. Tossilo gli confessa
di
essere innamorato. Che mi dì tu! quegli risponde:
autezza. Afferma non aver egli altra cura che lo crucii se non quella
di
riscattare dalle mani di un ruffiano una bella sc
egli altra cura che lo crucii se non quella di riscattare dalle mani
di
un ruffiano una bella schiava ch’ egli ama. Manca
tero intero, Sa dio se raccorrò quanto tu chiedi. Tu vuoi che chi
di
sete sta morendo Cavi acqua dalla pomice. Ch
arano. Sopravviene il parassito Saturione e nel voler entrare in casa
di
Tossilo, per vedere se vi è rimasto dal passato d
ta e si trattiene. Torna fuori Tossilo, ed ha pensato con un’ astuzia
di
fare che lo stesso padrone della sua bella sborsi
lla sborsi il danaro per pagarne il riscatto. Si avvede del parassito
di
cui abbisogna per l’esecuzione, e per adescarlo f
el parassito di cui abbisogna per l’esecuzione, e per adescarlo finge
di
non averlo veduto e di ordinare a’ servi di sua c
isogna per l’esecuzione, e per adescarlo finge di non averlo veduto e
di
ordinare a’ servi di sua casa un banchetto per un
ne, e per adescarlo finge di non averlo veduto e di ordinare a’ servi
di
sua casa un banchetto per un suo amico che attend
ico più elevato. Oggidì per iscreditarsi un uomo in una conversazione
di
persone ben nate, basterebbe che profferisse alcu
conversazione di persone ben nate, basterebbe che profferisse alcuna
di
queste inezie, che i Francesi chiamano turlupinad
amano turlupinades. Tossilo gli dice ch’ei mangerà, purchè si ricordi
di
ciò che jeri gli disse. Mi ricordo, sì, risponde,
risponde, che non vuoi che la murena e il congrio si riscaldino. Non
di
questo (l’ altro) ma de’ seicento nummi che dovev
gasti, e che io non ebbi che darti. Un parassito con danajo è indegno
di
portarne il nome. Egli esser dee puro cinico di s
con danajo è indegno di portarne il nome. Egli esser dee puro cinico
di
setta: pochi mobili a lui bastano, un vaso, una s
chi mobili a lui bastano, un vaso, una stregghia, un orinale, un pajo
di
zoccoli, un pallio e un picciolo borsotto da guar
ripiglia Tossilo) tu puoi darmi il danajo che io cerco, permettendomi
di
vendere la tua figliuola. E Saturione: Tu vendere
ollo. Toss. Vanne dunque in casa, previeni la giovane, instruiscila
di
quanto dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia
dunque in casa, previeni la giovane, instruiscila di quanto dee dire,
di
chi si abbia a chiamar figlia, da chi debba favol
dee dire, di chi si abbia a chiamar figlia, da chi debba favoleggiare
di
essere stata rapita, in qual guisa figurarsi nata
a e de’ parenti. Satur. Nè taci ancora? Ella è tre volte più astuta
di
quello che tu brami. Toss. Ottimamente. Prendi
ire avanti gl’ istrioni, siccome accennammo nel parlar delle commedie
di
Aristofane. Gli antichi da una banda dipingevano
raziano. Tossilo aggiugne che sborsato che avrà il ruffiano il prezzo
di
questa finta schiava, Saturione si farà avanti da
uesta finta schiava, Saturione si farà avanti dandosi a conoscere per
di
lei padre, e si ripiglierà la figliuola. Atto II.
o amante, e questi con un altro spedisce a lei Pegnio, incaricandogli
di
affrettarsi in modo, che possa trovarsi in casa q
o Sofoclidisca? Ella è fuori: non vede Tossilo a cui è spedita? Direi
di
no, perchè i teatri antichi potevano rappresentar
atri antichi potevano rappresentare in una medesima veduta più luoghi
di
tal modo che un personaggio posto a favellare in
ue messaggi Sofoclidisca e Pegnio, e la loro scena è vivace e propria
di
tali persone, cioè di una fante di un ruffiano e
ca e Pegnio, e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè
di
una fante di un ruffiano e di un ragazzaccio mone
e la loro scena è vivace e propria di tali persone, cioè di una fante
di
un ruffiano e di un ragazzaccio monello. É però l
vivace e propria di tali persone, cioè di una fante di un ruffiano e
di
un ragazzaccio monello. É però lunga, inutile all
monello. É però lunga, inutile alla condotta, e contraria al comando
di
chi gl’ invia; ma in ciò vien dipinto il costume
servi i quali sogliono volentieri trascurare il lor dovere per voglia
di
cicalare. Entrano nelle case rispettive dove sono
ro per avere avuto del danaro dal proprio padrone per mercare un pajo
di
buoi, e pensa valersene per prestarlo a Tossilo.
Vede Pegnio che esce dalla casa del ruffiano, e vorrebbe domandargli
di
Tossilo, ma colui risponde colla solita insolenza
a fante che consoli la padrona, essendo già disposto e pronto il modo
di
liberarla. Sagaristione con uno scherzo basso e s
li mostra un tumore nel collo formato colla borsa del danaro, dicendo
di
essere una vomica. Tossilo allegro lo ringrazia,
icendo di essere una vomica. Tossilo allegro lo ringrazia, e promette
di
renderglielo fra pochi momenti, sperando di cavar
lo ringrazia, e promette di renderglielo fra pochi momenti, sperando
di
cavarlo dal medesimo ruffiano. L’introduce in sua
uffiano. L’introduce in sua casa, perchè pensa che avrà bisogno della
di
lui opera. Atto III. Viene Saturione colla Vergin
iene, e come sarà venduta. La Vergine con saviezza e modestia procura
di
rimuoverlo ancora da tal disegno in questa guisa
Per tutto quello io t’ho che alla mia pancia Tornerà conto. Io su
di
te comando, Tu non già su di me, s’io penso giu
alla mia pancia Tornerà conto. Io su di te comando, Tu non già su
di
me, s’io penso giusto. Verg. Egli è così, tutto
Sat. Sarà: che cianci? Verg. A ciò sol pensa. Quando un padron
di
bastonar lo schiavo Minaccia e sbuffa, benchè p
accia, Se il braccio è in alto, se il bastone è presso A cader su
di
lui, s’ei già si spoglia, Non palpita il meschi
Ma ella si affanna in vano: Saturione non si ricorda che delle cene
di
Tossilo e vuol compiere l’ordinata trama. La figl
ndo si accomoda a bene eseguire i comandi paterni, ed entrano in casa
di
Tossilo. Dordalo risoluto vuole andar da Tossilo
gliendosi dal contratto; ma si ferma al sentire lo strepito che fa la
di
lui porta nell’aprirsi. Esce Tossilo baldanzosame
n tanta diffidenza. Con pari insolenza rispondegli Dordalo. Rimangono
di
accordo che il ruffiano giuridicamente dichiarerà
rà libera Lenniselene, e poi per la parte dell’orto la menerà in casa
di
Tossilo. Atto IV. Tossilo contento del bene ordit
hè conduca fuori la Vergine, e porti seco le lettere ch’egli ha finto
di
aver ricevute di Persia dal proprio padrone. Lo f
la Vergine, e porti seco le lettere ch’egli ha finto di aver ricevute
di
Persia dal proprio padrone. Lo fa trattenere in d
rsia dal proprio padrone. Lo fa trattenere in disparte, avvertendogli
di
comparire poichè avrà egli parlato a Dordalo. Vie
ire poichè avrà egli parlato a Dordalo. Viene questi a dire a Tossilo
di
aver già manomessa la fanciulla e menatala nella
a dire a Tossilo di aver già manomessa la fanciulla e menatala nella
di
lui casa. Tossilo in segno di sapergliene grado,
manomessa la fanciulla e menatala nella di lui casa. Tossilo in segno
di
sapergliene grado, e di averlo per amico, gli dà
menatala nella di lui casa. Tossilo in segno di sapergliene grado, e
di
averlo per amico, gli dà a leggere le sinte lette
i averlo per amico, gli dà a leggere le sinte lettere, ove si accenna
di
una Vergine Araba fuggitiva da vendersi, e mostra
nna di una Vergine Araba fuggitiva da vendersi, e mostrando desiderio
di
apportargli utile gliene propone la compera. Dord
siderio di apportargli utile gliene propone la compera. Dordalo, dopo
di
avere alquanto esitato, cerca di vederla insieme
ne propone la compera. Dordalo, dopo di avere alquanto esitato, cerca
di
vederla insieme col forestiere che l’ha condotta.
insieme col forestiere che l’ha condotta. La vede e secondo l’ usanza
di
chi vuol comperare per poco, l’approva a mezza bo
vuol comperare per poco, l’approva a mezza bocca. Tossilo gl’ insinua
di
udirla un poco prima di parlar del contratto, per
l’approva a mezza bocca. Tossilo gl’ insinua di udirla un poco prima
di
parlar del contratto, per ben conoscerne le manie
o ad ascoltare, è nella quale si effettua la vendita, è piena d’arte,
di
grazie, di latine veneri e di buon senso. Ne trad
are, è nella quale si effettua la vendita, è piena d’arte, di grazie,
di
latine veneri e di buon senso. Ne tradurremo qual
si effettua la vendita, è piena d’arte, di grazie, di latine veneri e
di
buon senso. Ne tradurremo qualche frammento. Sag
. Tos. O che savio principio! Dord. Da un sol motto La saviezza
di
lei non si discerne. Sagar. Come di mura essa è
Da un sol motto La saviezza di lei non si discerne. Sagar. Come
di
mura essa è munita e forte! Verg. Se cittadini
l peste Non si ripurghi, a conservarla, io penso, Ch’è poco ancor
di
cento doppj un muro. Toss. Che ne dici? Dord.
nganno con finto zelo suggerisce a Dordalo, che nulla conchiuda prima
di
aver domandato alla fanciulla quel che conviene;
chiuda prima di aver domandato alla fanciulla quel che conviene; indi
di
soppiatto avverte la Vergine a pensare alle rispo
alle risposte. Ella scaltramente soddisfa ad ogni domanda con parole
di
doppio senso che ingannano il ruffiano e danno pi
vero significato. Quest’artificio riesce mirabilmente in ogni specie
di
commedia, ed è la più ingegnosa fonte del ridicol
voci sieno naturali e non già tirati al proposito cogli organi. Serva
di
esempio quest’altro squarcio che io così traduco:
uesti, o figliuola, è un uom dabbene Verg. Il credo. Toss. Presso
di
lui non servirai gran tempo. Verg. Così lo sper
ome insigne, O nome prezioso! Ed a comprarla Indugi ancor? (Temei
di
qualche intoppo, Ma saltò il fosso a meraviglia
ina, in un canto a man sinistra. Ella in somma sfugge con destrezza
di
mentire, rispondendo indirettamente, nè mai viene
nto Persiano, contandogli sessanta mine pattuite. Gli domanda poi del
di
lui nome, ed egli chiudendo nel nome tutta la ser
re della finta schiava, e la prende per mano. Ella lo saluta col nome
di
padre. Dordalo rimane attonito all’udirsi chiamar
i padre. Dordalo rimane attonito all’udirsi chiamare in giudizio dopo
di
essere stato inzampognato. Atto V. Trionfa Tossil
da’ commensali schernito? O bisogna concepire un teatro alla maniera
di
quelli veduti in Napoli in tempo del Marchese di
teatro alla maniera di quelli veduti in Napoli in tempo del Marchese
di
Liveri, ne’ quali senza cangiar la scena vedevans
’ quali senza cangiar la scena vedevansi azioni fatte nell’ interiore
di
una casa ancor dalla strada, ovvero immaginare ch
ell’altro supposto si conserverebbe l’unità del luogo senza mutazione
di
scena. Pseudolo. Vedesi in questa favola un altr
rimanga col danno e colla beffa perdendo certa sua schiava. In genere
di
trappole servili è questa una delle più ingegnose
nere di trappole servili è questa una delle più ingegnose e piacevoli
di
quante se ne sono esposte sulla scena; e Cicerone
vantaggi che ci presenta l’esame delle opere degli antichi, è quello
di
vedervi la sorgente delle moderne. Il più volte l
o movimento e vivacità con una promessa fatta dal servo per soprappiù
di
avvisare il ruffiano nel tempo stesso che l’ inga
lo spettatore inteso dell’ingegnosa astuzia. Notabile nella commedia
di
Plauto è la sfacciataggine del ruffiano, che con
m dum transigam ec. Parimente nella quarta scena dell’atto II nega
di
narrare l’accaduto agli altri attori, perchè non
hi. Egli non può ignorare che da essi non si vuole apprendere il modo
di
sceneggiare che varia secondo i tempi e le nazion
cità artificiosa dell’azione; ma l’arte in tutti i tempi inarrivabile
di
dipignere i caratteri, i costumi, le passioni; ma
bile di dipignere i caratteri, i costumi, le passioni; ma la felicità
di
motteggiare e di mettere nel vero punto di vista
i caratteri, i costumi, le passioni; ma la felicità di motteggiare e
di
mettere nel vero punto di vista le umane ridicole
e passioni; ma la felicità di motteggiare e di mettere nel vero punto
di
vista le umane ridicolezze. Per tali cose la favo
’ quali si distinse Federico Taumanno. Giovanni Dousa le da il titolo
di
ocellus fabularum Plauti 61. Curculione. Dal nom
le da il titolo di ocellus fabularum Plauti 61. Curculione. Dal nome
di
un parassito che inganna un soldato millantatore,
zzo acquista una Vergine venduta da un ruffiano, e la reca nelle mani
di
Fedromo di lei innamorato corrisposto. Quell’anel
a una Vergine venduta da un ruffiano, e la reca nelle mani di Fedromo
di
lei innamorato corrisposto. Quell’anello medesimo
la Vergine venga riconosciuta per sorella del soldato. Se v’ha favola
di
Plauto, su cui a ragione cada l’ osservazione di
dato. Se v’ha favola di Plauto, su cui a ragione cada l’ osservazione
di
Madama Dacier delle sentenze filosofiche affettat
il personaggio del Corago introdotto nell’atto quarto, il quale teme
di
perdere le vesti date in affitto a Curculione. Lo
ale teme di perdere le vesti date in affitto a Curculione. Lo spirito
di
verità che rende i componimenti rappresentativi i
teressanti, non regnava molto in Roma al tempo della Repubblica prima
di
Terenzio. Aulularia. Somministra il titolo a que
aria. Somministra il titolo a questa favola un vase o pentola ripiena
di
oro d’intorno a quattro libbre di peso trovata da
ta favola un vase o pentola ripiena di oro d’intorno a quattro libbre
di
peso trovata dal vecchio Euclione, il quale avvez
Euclione, il quale avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso
di
quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. Il di
e avvezzo alla miseria da tanti anni non sa far uso di quel danajo, e
di
bel nuovo lo seppellisce. Il di lui carattere con
anni non sa far uso di quel danajo, e di bel nuovo lo seppellisce. Il
di
lui carattere con somma maestria e con cento graz
copiato da Italiani, Spagnuoli, Francesi e Inglesi; e lo scioglimento
di
questa favola in molte commedie moderne si è ripe
l secolo XV da Paride Ceresara, per quel che apparisce da una lettera
di
Lodovico Eletto Mantovano de’ 22 di giugno del 15
quel che apparisce da una lettera di Lodovico Eletto Mantovano de’ 22
di
giugno del 150162. L’ufficio del prologo si fa da
el 150162. L’ufficio del prologo si fa dal Lare famigliare della casa
di
Éuclione uno de’ penati custodi delle case degli
era. e ciò che risponde Megadoro all’avaro Euclione, il quale dice
di
non aver dote da dare alla figlia: . . . . . .
tte le altre. Tutte le commedie Plautine (diceva il grande ammiratore
di
Plauto Udeno Nisieli64) sono altrettante muse; ma
altrettante muse; ma l’Aulularia risiede in cima senza fallo come dea
di
tutte quante le altre. In tanto si vuole osservar
ere andare. O dunque bisogna dire col celebre Metastasio che i luoghi
di
tal favola sien due, o secondo noi concepire un t
hi di tal favola sien due, o secondo noi concepire un teatro composto
di
più spartimenti in guisa che vi sieno segnati più
ria. Denominasi questa favola da un cestino cogli ornamenti infantili
di
una bambina esposta, ond’ella è riconosciuta da’
ciuta da’ genitori. Delineati a maraviglia vi si scorgono i caratteri
di
una meretrice, di due ruffiane di costumi differe
. Delineati a maraviglia vi si scorgono i caratteri di una meretrice,
di
due ruffiane di costumi differenti, della fanciul
raviglia vi si scorgono i caratteri di una meretrice, di due ruffiane
di
costumi differenti, della fanciulla esposta, la q
ferenti, della fanciulla esposta, la quale è fieramente innamorata, e
di
un giovane di lei amante. Questo valoroso comico
fanciulla esposta, la quale è fieramente innamorata, e di un giovane
di
lei amante. Questo valoroso comico poeta non ha b
un giovane di lei amante. Questo valoroso comico poeta non ha bisogno
di
perdersi in episodj. Corre allo scioglimento, e t
nto quel che conduce alla catastrofe; e pure in così fatta semplicità
di
argomento e di condotta versa in tal copia i vezz
nduce alla catastrofe; e pure in così fatta semplicità di argomento e
di
condotta versa in tal copia i vezzi e le facezie
eva attonito. Ma tale è per lo più l’ indole e l’ingegno fecondissimo
di
Plauto. Si osserva nella Cestellaria una novità c
rza scena dell’atto primo. Con Plautina felicità veggonsi nella scena
di
Alcesimarco, che è la prima dell’atto secondo, di
amore. I Menecmi. Di questa commedia, che dalla compiuta somiglianza
di
due gemelli Siracusani prende le grazie, le scene
lmeno imitazioni. Nel XV secolo si rappresentò in volgare nella Corte
di
Ferrara. Gl’ istrioni la perpetuarono sulle scene
cene recitando le loro commedie dell’ arte, e l’intitolarono i Simili
di
Plauto. Tralascio poi di tutte distintamente rife
mmedie dell’ arte, e l’intitolarono i Simili di Plauto. Tralascio poi
di
tutte distintamente riferire le tante imitazioni
faceto M. Regnard. Il teatro Spagnuolo conta eziandio un gran numero
di
favole di somiglianza, come el Parecido en la Cor
Regnard. Il teatro Spagnuolo conta eziandio un gran numero di favole
di
somiglianza, come el Parecido en la Corte, el Par
s, ecc.; ma queste per altro spesso prendono un portamento tragico, e
di
molto si discostano dal comico artificio latino.
latino. Ozioso adunque sarebbe il trattenersi lungamente a favellare
di
così nota favola, la cui varietà e lepidezza invi
licarne la lettura66. Mostellaria. Nell’assenza del padre un giovane
di
morigerato diviene dissoluto, spende trenta mine
a liberare dalla servitù l’innamorata, dissipa, profonde, e si carica
di
debiti. Arriva il di lui padre in uno dei giorni
itù l’innamorata, dissipa, profonde, e si carica di debiti. Arriva il
di
lui padre in uno dei giorni ch’egli sta in compag
ti. Arriva il di lui padre in uno dei giorni ch’egli sta in compagnia
di
donne e di amici gozzovigliando. Un servo autore
il di lui padre in uno dei giorni ch’egli sta in compagnia di donne e
di
amici gozzovigliando. Un servo autore dei di lui
in compagnia di donne e di amici gozzovigliando. Un servo autore dei
di
lui disordini appena ha tempo da fare menar dentr
re menar dentro un commensale ubbriaco e chiudere la casa. Incontrasi
di
poi col vecchio, e gli da ad intendere esser la c
enzogna creduta dal vecchio è quasi distrutta nel nascere dall’arrivo
di
un creditore; ma il servo per giustificare il deb
giustificare il debito finge che il figliuolo abbia comperata la casa
di
un altro vecchio vicino. E perchè Teuropide (padr
ro vecchio vicino. E perchè Teuropide (padre del giovane) s’ invoglia
di
vedere quest’altra casa, il servo a forza di bugi
del giovane) s’ invoglia di vedere quest’altra casa, il servo a forza
di
bugie ne ottiene la permissione dal padrone di qu
casa, il servo a forza di bugie ne ottiene la permissione dal padrone
di
quella, senza che nè l’uno nè l’ altro vecchio nu
veder la casa, o che vi manchino forse de’ versi detti da Simo prima
di
partire, o che il poeta abbia contato sull’indulg
enza dello spettatore. Lo scioglimento avviene per l’arrivo del servo
di
uno de’ commensali il quale scuopre a Teuropide l
uno de’ commensali il quale scuopre a Teuropide la verità dello stato
di
sua famiglia. Il servo colpevole si rifugge all’a
tour imprevû. E’ stato osservato da Metastasio il bisogno che essa ha
di
mutazioni di luoghi per rappresentarsi67, ove non
E’ stato osservato da Metastasio il bisogno che essa ha di mutazioni
di
luoghi per rappresentarsi67, ove non si sappia co
rappresentarsi67, ove non si sappia costruire una scena alla maniera
di
Liveri. Il Soldato millantatore. Αλαζων, jactato
e ciò manifesta nella prima scena dell’atto secondo, adoprata in vece
di
prologo, che per la seconda volta troviamo in Pla
. Contiene una beffe fatta a quel vanaglorioso da un fervo per torgli
di
mano una fanciulla amata da un giovane Ateniese.
spressamente viene in Efeso per tale oggetto; e si valgono della casa
di
un vecchio contigua a quella del soldato, aprendo
’ Ateniese. Per rimediare a siffatto disordine Palestrione le insinua
di
fingersi una propria sorella gemella venuta da po
parenza. Finalmente lo stesso servo alletta il soldato colla speranza
di
possedere un’ altra donna che si finge una matron
di possedere un’ altra donna che si finge una matrona onorata moglie
di
un vecchio e spasimata amante del soldato. Lusing
cquisto, per non ricevere disturbo dall’amica che ha in casa, risolve
di
lasciarla partire colla pretesa sorella e colla m
’innamorato vestito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno
di
speranza e di amore per l’ideata matrona entra ne
stito da marinajo l’ha menata via, che il soldato pieno di speranza e
di
amore per l’ideata matrona entra nella vicina cas
di amore per l’ideata matrona entra nella vicina casa, corre pericola
di
esser castrato, e n’è discacciato a colpi di bast
ina casa, corre pericola di esser castrato, e n’è discacciato a colpi
di
bastone, affetando il vecchio il carattere di mar
n’è discacciato a colpi di bastone, affetando il vecchio il carattere
di
marito onorato e geloso. Questa favola si vuol co
norato e geloso. Questa favola si vuol collocare tralle più piacevoli
di
Plauto per lo sale grazioso che la condisce, e pe
razioso che la condisce, e per la vivace dipintura del vano carattere
di
Pirgopolinice. Le Bacchidi sorelle. Il prologo c
orelle. Il prologo col principio della prima scena affermò il Lascari
di
averlo trovato in Messina, e da alcuni si attribu
Francesco Petrarca68. Dipingonsi in tal commedia i costumi meretricj
di
due sorelle così chiamate. Esse adescano due giov
el padrone Mnesiloco, con varie astuzie tira il danajo necessario dal
di
lui padre Nicobulo. Scopre costui le bugie di Cri
l danajo necessario dal di lui padre Nicobulo. Scopre costui le bugie
di
Crisalo, ne freme, ed unitosi col padre di Pistoc
lo. Scopre costui le bugie di Crisalo, ne freme, ed unitosi col padre
di
Pistoclero con animo di vendicarsene vuole entrar
ie di Crisalo, ne freme, ed unitosi col padre di Pistoclero con animo
di
vendicarsene vuole entrare in casa delle meretric
o le sorelle sulla porta, e alla prima gli dileggiano; pensano poscia
di
accarezzarli per dissiparne lo sdegno, e riescono
ona dell’ attore nel più bello del dramma, è cosa comune nelle favole
di
Plauto. E’ degno di osservarsi che nella scena se
più bello del dramma, è cosa comune nelle favole di Plauto. E’ degno
di
osservarsi che nella scena seconda dell’atto seco
jato non ne vuol sentir parlare. T’incresce adunque (dice Pistoclero)
di
sentire la buona ventura del tuo padrone? Non è i
. Epidico, non dico altro, la favola prediletta e da me amata al pari
di
me stesso, mi diviene ristucchevole, quando rappr
è la favola mentovata nelle Bacchidi. Epidico è un servo, che in vece
di
riscattare una figliuola naturale del vecchio Per
atrice, che per altro è libera, dandogli speranza che non mancherebbe
di
esser ricomprata da un soldato che l’ ama. Ma il
be di esser ricomprata da un soldato che l’ ama. Ma il soldato ricusa
di
ricomprarla accorgendosi di non esser quella ch’e
soldato che l’ ama. Ma il soldato ricusa di ricomprarla accorgendosi
di
non esser quella ch’egli desidera. Dall’altra par
n casa come sua figlia la sonatrice comprata da Epidico, colla venuta
di
una donna da cui egli l’ebbe, conosce di non esse
ata da Epidico, colla venuta di una donna da cui egli l’ebbe, conosce
di
non esser tale. Per tanti inganni fulmina il vecc
tanti inganni fulmina il vecchio contro Epidico. Ma per buona ventura
di
costui si scopre che l’ultima fanciulla comprata
opre che l’ultima fanciulla comprata da Stratippocle era veramente la
di
lui sorella naturale, ed Epidico per tal felice e
mariti bisognosi, i quali da tre anni partirono dalla patria cercando
di
migliorar col commercio il proprio stato. Il padr
patria cercando di migliorar col commercio il proprio stato. Il padre
di
queste giovani indarno tenta di persuaderle ad ab
commercio il proprio stato. Il padre di queste giovani indarno tenta
di
persuaderle ad abbandonare la casa de’ mariti; e
ndonare la casa de’ mariti; e la loro fermezza è premiata col ritorno
di
essi già divenuti ricchi. Sembra che a Plauto non
pplirvi colla languida e in niun conto interessante giunta della cena
di
Stico colla serva Stefania. Il Truculento, o sia
Stefania. Il Truculento, o sia il Burbero. Poco più del personaggio
di
Stico appartiene all’azione principale del Trucul
esce non pertanto instruttiva e interessante per la natural dipintura
di
una meretrice annunziata con una pennellata maest
A quest’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intendere
di
aver di lui partorito un bambino, per trarne rega
’ultimo da lei trattato in altro tempo ancora dà ad intendere di aver
di
lui partorito un bambino, per trarne regali e per
i con felicità lla secondano, sono copiate al naturale dalo procedure
di
simili femmine che trafficano i loro vezzi. Lo sc
posto che era preso da una giovane amata da Dinarco uno degli amatori
di
Fronesia. Questo Dinarco riconvenuto dal padre de
uesta che Plauto intitolò Capteivei. Egione ha due figliuoli, uno che
di
anni quattro gli fu rubato da uno schiavo e vendu
ltro già grande fatto prigioniero da’ nemici. Per avere l’opportunità
di
riscattare o permutare l’ultimo figliuolo prigion
ttare o permutare l’ultimo figliuolo prigione si mette a mercatantare
di
schiavi. Tra questi compera un giovane chiamato F
are di schiavi. Tra questi compera un giovane chiamato Filocrate e un
di
lui servo per nome Tindaro, i quali però per ogni
i lui servo per nome Tindaro, i quali però per ogni evento dispongono
di
cangiar nomi e stato, facendosi il servo credere
di cangiar nomi e stato, facendosi il servo credere padrone col nome
di
Filocrate, ed il padrone rappresentando la figura
padrone col nome di Filocrate, ed il padrone rappresentando la figura
di
servo col nome di Tindaro. Per ventura il figliuo
i Filocrate, ed il padrone rappresentando la figura di servo col nome
di
Tindaro. Per ventura il figliuolo di Egione trova
ando la figura di servo col nome di Tindaro. Per ventura il figliuolo
di
Egione trovasi per l’appunto cattivo nella città
tura il figliuolo di Egione trovasi per l’appunto cattivo nella città
di
Elide patria di Filocrate. Disegna adunque il vec
o di Egione trovasi per l’appunto cattivo nella città di Elide patria
di
Filocrate. Disegna adunque il vecchio di proporre
nella città di Elide patria di Filocrate. Disegna adunque il vecchio
di
proporre a’ nemici la permuta del proprio figlio
ro avendo in mano, com’ egli crede, un pegno importante nella persona
di
Filocrate. Così rimane col nome del padrone il ge
drone il generoso servo Tindaro esposto al pericolo dell’indignazione
di
Egione, scoprendosi l’ inganno. Ciò di fatto avvi
al pericolo dell’indignazione di Egione, scoprendosi l’ inganno. Ciò
di
fatto avviene. Un altro prigioniero compatriotto
i l’ inganno. Ciò di fatto avviene. Un altro prigioniero compatriotto
di
Filocrate tratto dal desiderio di vedere l’amico,
. Un altro prigioniero compatriotto di Filocrate tratto dal desiderio
di
vedere l’amico, va a parlare al creduto Filocrate
ato lo condanna a cavar pietre. Torna intanto Filocrate col figliuolo
di
Egione già liberato, e l’opportuno suo ritorno re
’opportuno suo ritorno rende il virtuoso Tindaro libero dalla collera
di
Egione. Questi osserva con attenzione uno schiavo
Egione. Questi osserva con attenzione uno schiavo venuto in compagnia
di
Filocrate, e lo riconosce per lo stesso malvagio
ce per lo stesso malvagio schiavo che rubò e vendè l’altro suo figlio
di
quattro anni, e nel ricercarsi le particolarità d
ratto e della vendita, trovasi che il servo Tindaro è l’altro figlio
di
Egione. L’unità di tempo non si osserva in questa
ita, trovasi che il servo Tindaro è l’altro figlio di Egione. L’unità
di
tempo non si osserva in questa favola. Filocrate
nel fine dell’atto secondo parte dal luogo della scena che è Calidone
di
Etolia: va in Elide: tratta quivi il cambio degli
ornato e nel quinto comparisce egli stesso, avendo corso nello spazio
di
poco più di un atto oltre a dugento miglia. I Lat
quinto comparisce egli stesso, avendo corso nello spazio di poco più
di
un atto oltre a dugento miglia. I Latini assai me
iù sagaci critici in tener questa favola per una delle più eccellenti
di
sì gran Comico. Dousa n’era incantato. Gioacchino
fidei exemplum servi erga herilem filium. Essa è tutta onesta e piena
di
motteggi innocenti e graziosi; e le stesse trappo
o ripete lo stesso: “O spettatori (dice il coro degli attori col nome
di
grex) questa favola è composta per chi ama le dip
arti supposti, danari truffati, e bagasce liberate da qualche giovane
di
nascosto del padre. Di siffatte commedie, nelle q
uali i buoni diventano migli ori, se ne inventano ben poche dai poeti
di
oggidì”. I pedanti orgogliosi, i quali appresero
dalle idee elementari che ivi ne ricevettero, imparino dall’argomento
di
questa commedia, che gli antichi comici molte alt
loro scritti a noi pervenute; e cessino dal dettar pettoruti in tuono
di
oracolo aforismi generali che contraddicono all’
i selvaggi dell’orbe letterario: non ostentano che spalle nude, armi
di
legno e presunzione senza modo. Ed ecco succintam
ecco succintamente mostrato qual sia Plauto nelle venti commedie che
di
lui ci sono rimase. Osservatore non sempre esatto
e faceto, versando a piena mano a ogni passo sali e lepidezze capaci
di
fecondar largamente l’immaginazione di chi voglia
passo sali e lepidezze capaci di fecondar largamente l’immaginazione
di
chi voglia coltivare un genere di commedia inferi
fecondar largamente l’immaginazione di chi voglia coltivare un genere
di
commedia inferiore alla nobile. Contesero gli ant
. Secondo Varrone e Festo Pompeo passarono presso alcuni per commedie
di
Plauto anche le seguenti: Artemone, Frivolaria, F
loro giudizio nel trovarsi in queste alquanti versi degni della penna
di
Plauto, argomento, a mio avviso, poco sicuro, qua
o il rimanente non corrisponde. Spesso avviene che un numero limitato
di
versi non infelici scappi fuori dal fangoso talen
ri dal fangoso talento del più meschino improvvisatore. Fin da’ tempi
di
Varrone mal si distinsero le commedie genuine di
atore. Fin da’ tempi di Varrone mal si distinsero le commedie genuine
di
Plauto, la qual cosa l’incitò a comporre un opusc
condo lui, antico poeta comico scrisse diverse commedie, le quali dal
di
lui nome doveano chiamarsi Plauziane, e talvolta
e tre aggiugnendosi alle venti che ne abbiamo, passerebbero il numero
di
vent’una da Varrone riconosciute per Plautine. Ce
di vent’una da Varrone riconosciute per Plautine. Certo Lelio, al dir
di
Gellio, uomo eruditissimo affermava che venticinq
I, lib. VII, c. 2, e Val. Massimo lib. II, c. 4. 27. V. l’Onomastico
di
Giulio Polluce, ed il trattato de Theatro lib. I,
ilio, da Strabone, vedi il lib. I, c. 33 della Geogr. Sacr. in Canaan
di
Samuele Bocarto. 31. Obscæna verba pro impudici
San Girolamo lo dicono Tarantino, il Galateo lo vuol nato nella Rudia
di
Lecce. A’ primi si attenne il Tafuri, al secondo
stribus Grammaticis. 47. Si vegga la prefazione premessa alle Satire
di
Orazio da M. Dacier. 48. V. il tomo I delle Vic.
l 1595 gli diede alla luce in Lione, e Bernardo Filippino tradusse la
di
lui collezione in Italiano, e la fece imprimere n
n Roma. I due Stefani, Martino Delrio e Pietro Scriverio raccolsero i
di
lui frammenti tragici ed il Vossio aggiunse varie
ui frammenti tragici ed il Vossio aggiunse varie note alla collezione
di
quest’ultimo uscita nel 1720. 50. De Finibus.
scita nel 1720. 50. De Finibus. 51. Cicerone ci ha conservato il
di
lui epitafio: Aspicite, o civeis, senis Ennii
dall’erudito Niccolò Eugenio Angelio nella traduzione delle commedie
di
Plauto ch’ egli in Napoli ha pubblicata nel 1783
mano a alcuno. Non dia a osservare l’anello a nissuno, Nè chieda
di
veder quello di un altro, ec. 54. Gio: Burme
Non dia a osservare l’anello a nissuno, Nè chieda di veder quello
di
un altro, ec. 54. Gio: Burmeistero nel 1625
Gio: Burmeistero nel 1625 ne fece una imitazione volgendola al fatto
di
Saulle che promette la figliuola a Davide. 55.
aver la libertà, Libero poi ch’io sia, mi fornirò Di possessioni,
di
case, e di schiavi. Mi porrò a negoziar con gro
ertà, Libero poi ch’io sia, mi fornirò Di possessioni, di case, e
di
schiavi. Mi porrò a negoziar con grosse navi
ella Bibliot. Lat. 60. V. il capitolo V dell’Estratto della Poëtica
di
Arist. 61. V. il libro III, c. 2 del suo Centuri
rfeo del Poliziano se ne fa menzione dall’ eruditissimo Bibliotecario
di
Parma il P. Ireneo Affò, p. 1. 63. Nel libro I,
ionato. 67. Incomincia (egli dice) la commedia alla porta, o dentro
di
una cucina: segue nelle camere della meretrice ch
i nella pubblica strada innanzi alla porta chiusa della casa medesima
di
cui si è veduto l’interno. Vedi il capo V dell’Es
Gherardi Erminia. Figlia
di
poveri artisti, nacque a Firenze il 1808. Bella d
di Erminia. Figlia di poveri artisti, nacque a Firenze il 1808. Bella
di
aspetto e di persona, dotata di non comune intell
iglia di poveri artisti, nacque a Firenze il 1808. Bella di aspetto e
di
persona, dotata di non comune intelligenza, entrò
isti, nacque a Firenze il 1808. Bella di aspetto e di persona, dotata
di
non comune intelligenza, entrò in Compagnia Monca
opo il quale abbandonò il teatro per andare a sposarsi con un signore
di
Padova, ove morì nel 1860. Fra le opere, in cu
le più pregiate, son da notarsi gl’Innamorati, le Zelinde e la Pamela
di
Goldoni, la Sposa senza saperlo di Genuino, la Ma
Innamorati, le Zelinde e la Pamela di Goldoni, la Sposa senza saperlo
di
Genuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra)
e la Pamela di Goldoni, la Sposa senza saperlo di Genuino, la Malvina
di
Scribe, l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira d
sa senza saperlo di Genuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra)
di
Alfieri, la Zaira di Voltaire, e i Due Sergenti d
enuino, la Malvina di Scribe, l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira
di
Voltaire, e i Due Sergenti di Roti. Ghirlanda Gi
l’Oreste (Elettra) di Alfieri, la Zaira di Voltaire, e i Due Sergenti
di
Roti. Ghirlanda Giovanni, nato a Verona il 1790,
rgenti di Roti. Ghirlanda Giovanni, nato a Verona il 1790, fu attore
di
molto grido, specialmente per la forza con cui gr
e chiavi del cor del pubblico a suo talento, e s’ebbe applausi e urli
di
acclamazione quanti ne volle. Fu di alta e maesto
talento, e s’ebbe applausi e urli di acclamazione quanti ne volle. Fu
di
alta e maestosa figura, di nobile fisionomia, di
e urli di acclamazione quanti ne volle. Fu di alta e maestosa figura,
di
nobile fisionomia, di gesto largo e pomposo. Poch
quanti ne volle. Fu di alta e maestosa figura, di nobile fisionomia,
di
gesto largo e pomposo. Pochi, dinanzi al pubblico
so. Pochi, dinanzi al pubblico, gli si accostarono nella declamazione
di
Polinice, di Egisto nell’Agamennone, di Pilade ne
nanzi al pubblico, gli si accostarono nella declamazione di Polinice,
di
Egisto nell’Agamennone, di Pilade nell’Oreste, e
ccostarono nella declamazione di Polinice, di Egisto nell’Agamennone,
di
Pilade nell’Oreste, e sopr’ a tutto del protagoni
a tutto del protagonista nel Saccente, commedia tedesca, in cui egli,
di
prodigiosa memoria, citava di continuo in otto o
accente, commedia tedesca, in cui egli, di prodigiosa memoria, citava
di
continuo in otto o dieci lingue tramorte e vive e
o dieci lingue tramorte e vive e con corretta pronunzia, nomi e fatti
di
storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di
gue tramorte e vive e con corretta pronunzia, nomi e fatti di storia,
di
letteratura, di mitologia, di arti, di scienze, d
ive e con corretta pronunzia, nomi e fatti di storia, di letteratura,
di
mitologia, di arti, di scienze, di lettere. Egli
etta pronunzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia,
di
arti, di scienze, di lettere. Egli fu il primo a
unzia, nomi e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti,
di
scienze, di lettere. Egli fu il primo a recitarla
e fatti di storia, di letteratura, di mitologia, di arti, di scienze,
di
lettere. Egli fu il primo a recitarla, e con tal
ò tentarne la prova. Fu primo attore della Compagnia Perotti e Fini e
di
quella Goldoni e Riva. Lo vediam padre nobile e t
estò poi anche il ’25 a vicenda col Boccomini. Fece parte della Reale
di
Napoli, e dopo una società con Gaetano Nardelli,
fe’ compagnia da solo. Lasciata l’arte si diede a fare il maestro
di
recitazione ; e tale lo vediamo il ’46, accademic
ne ; e tale lo vediamo il ’46, accademico onorario de’ filodrammatici
di
Siena, nel qual tempo diede alle stampe co’ tipi
ni non mai comparvero sulla scena greca a volto nudo, ma si coprirono
di
una maschera, la quale nè sempre fu la stessa, nè
el medesimo oggotto, nè sì presto servì per eccitare il riso. Un poco
di
feccia alterò da principio il volto dell’attore.
disegno, perchè l’inventore della maschera s’ignorava anche ai tempi
di
Aristotilea. Per indagare a qual fine essa si ado
el Bulengerob Ecco quello che riferisce coll’autorità dello Scoliaste
di
Aristofane. « I Villani oltraggiati da’ cittadini
ristofane. « I Villani oltraggiati da’ cittadini anticamente venivano
di
notte nel villaggio ove dimorava l’offensore e pu
gio ove dimorava l’offensore e pubblicavano la propria ingiuria ed il
di
lui nome. Al ritorno del dì il cittadino offensor
espediente utilissimo ne’ villaggi, vollero che gli offesi venissero
di
giorno in mezzo della piazza a narrare le oppress
ppressioni sofferte. Ma per timore dei potenti essi comparivano tinti
di
feccia per non essere ravvisati ». Adunque il tim
i feccia per non essere ravvisati ». Adunque il timore e la necessità
di
occultarsi sugerirono il pensiere di alterar coll
Adunque il timore e la necessità di occultarsi sugerirono il pensiere
di
alterar colla feccia il sembiante; e gli attori c
rmaronsi a questa usanza per celare il proprio volto e dare a credere
di
esser quello del personaggio rappresentato. Potre
i nelle vendemmie cantando saltarono su per gli otri e s’imbrattarono
di
feccia, si rinvenga l’origine di una maschera rid
ono su per gli otri e s’imbrattarono di feccia, si rinvenga l’origine
di
una maschera ridicola. Ma quei cori non erano tut
della feccia, delle capigliature ed indi delle scorze, delle foglie e
di
simili cose, per imitare il personaggio rappresen
tti Tespi che purgò la tragedia da ogni mescolanza comica, tingendosi
di
feccia, poteva mai farlo con intento di eccitare
mescolanza comica, tingendosi di feccia, poteva mai farlo con intento
di
eccitare il riso? Alla feccia succedette la masch
Essa allora ben lontana dal servire alla buffoneria, accoppiò al modo
di
trasformar l’attore una diligente imitazione de’
sentava tragedie, e si era alla meglio trasformato, l’aveva preceduto
di
quattro olimpiadi almeno. Del resto nulla dimostr
gliamenti, marcandoli, per così dire, con ferro rovente alla presenza
di
un popolo fiero e geloso della propria libertà. A
tà. Aureo in tal proposito è il passaggio della commedia degli Equiti
di
Aristofane, in cui si scorge la diligenza posta d
i si scorge la diligenza posta dal poeta per contraffare il sembiante
di
Cleone e supplire alla maschera che gli artefici
biante di Cleone e supplire alla maschera che gli artefici ricusarono
di
formare per timore di quel potente cittadino. Con
plire alla maschera che gli artefici ricusarono di formare per timore
di
quel potente cittadino. Confermasi pure tal verit
l potente cittadino. Confermasi pure tal verità istorica con un passo
di
Eliano, il quale nel ragionare della commedia del
ragionare della commedia delle Nuvole in cui compariva il personaggio
di
Socrate, scrive cosìa. «Essendo Socrate mostrato
schilo ed Euripide già morti, mal grado che vi fosse una antica legge
di
Solone che vietava di dir male de’ morti. I Roman
morti, mal grado che vi fosse una antica legge di Solone che vietava
di
dir male de’ morti. I Romani stessi usarono la ma
imitarne esattamente il volto; e Suetonio racconta, che nel funerale
di
Vespasiano l’archimimo Favore rappresentò colla m
la persona dell’imperadore rinnovandone le azioni e le parole. Cessò
di
poi nella commedia nuova il fine di rassomigliare
done le azioni e le parole. Cessò di poi nella commedia nuova il fine
di
rassomigliare i personnagi satireggiati, e restò
fine di rassomigliare i personnagi satireggiati, e restò solo quello
di
coprire gli attori, trovandosi già il popolo assu
è anche queste medesime maschere mostruose nacquero tutte per istudio
di
far ridere, ma sì bene per quel medesimo timore c
e per quel medesimo timore che anticamente mosse i villani a tingersi
di
feccia. La libertà della Grecia aveva ceduto alla
nza de’ principi Macedoni, e Menandro e gli altri comici ebbero paura
di
soggiacere al fato di Eupoli e di Anassandride. P
oni, e Menandro e gli altri comici ebbero paura di soggiacere al fato
di
Eupoli e di Anassandride. Per sicurezza adunque d
dro e gli altri comici ebbero paura di soggiacere al fato di Eupoli e
di
Anassandride. Per sicurezza adunque della propria
uggire il pericolo che alcuna per disgrazia riescisse simile al volto
di
qualche principea. Svanì poscia questo timore anc
torità. E allora continuando la commedia a rappresentare finte azioni
di
finte persone private, la maschera nata solo a mo
e fino le fisonomie che esprimevano i costumi. Così il teatro si empì
di
maschere tragiche e comiche naturalissime, rimane
giche e comiche naturalissime, rimanendo le altre stravaganti per uso
di
diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere
turalissime, rimanendo le altre stravaganti per uso di diverse specie
di
mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecch
per uso di diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali
di
vecchi di più di un carattere, cioè del curioso,
diverse specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi
di
più di un carattere, cioè del curioso, del burber
e specie di mimi. Quindi vi furono maschere naturali di vecchi di più
di
un carattere, cioè del curioso, del burbero, del
un carattere, cioè del curioso, del burbero, del barbuto, e fin anche
di
un padre che aveva un ciglio eccessivamente inarc
un ciglio eccessivamente inarcato, ed un altro naturale e compostoa;
di
giovani diversi, del bruno, del ricciuto, dell’ap
onato, del gioviale, del rustico, del minaccevole, del ben costumato;
di
donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana
e, del rustico, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse,
di
matrone, di più di una ruffiana, di due false ver
co, del minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone,
di
più di una ruffiana, di due false vergini, della
minaccevole, del ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più
di
una ruffiana, di due false vergini, della meretri
ben costumato; di donne diverse, di matrone, di più di una ruffiana,
di
due false vergini, della meretrice magnifica, del
lse vergini, della meretrice magnifica, della nobile, della coronata,
di
quella che portava l’acconciatura de’ capelli che
ortava l’acconciatura de’ capelli che terminava in una punta; in fine
di
varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e d
una punta; in fine di varii servi, soldati, mercatanti, eroi, numi, e
di
altre mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce
soldati, mercatanti, eroi, numi, e di altre mentovate nell’Onomastico
di
Giulio Polluce nel libro IV, capo 20. E di questa
mentovate nell’Onomastico di Giulio Polluce nel libro IV, capo 20. E
di
questa naturale imitazione della maschera approfi
lla maschera approfittandosi Nerone, si compiacque, allorchè cantava,
di
fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e q
hè cantava, di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello
di
Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere
di fare nelle maschere ritrarre il proprio volto e quello di Sabina e
di
altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio
io volto e quello di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere
di
Suetonio e di Sifilino. Finalmente, oltre all’imi
llo di Sabina e di altre dame, come leggesi nelle opere di Suetonio e
di
Sifilino. Finalmente, oltre all’imitare e coprire
male avrebbe soddisfatto al gran concorso senza un mezzo artificiale
di
communicarla e distenderla. Per la qual cosa al t
o stesso che colla maschera copiavansi gli altrui sembianti, si cercò
di
farla servire per una specie di tromba da spinger
avansi gli altrui sembianti, si cercò di farla servire per una specie
di
tromba da spingere oltre la voce, e perciò la fac
ecie di tromba da spingere oltre la voce, e perciò la facevano capace
di
coprire il capo tutto, non già il solo volto, aff
cesse un’articolazione piena chiara e sonoraa. Nè poi questa maschera
di
tutto il capo rimase inutile allorchè si costruir
o rimase inutile allorchè si costruirono i teatri chiusi, come quelli
di
Corinto e di Atene fatti a spese di Erode Attico,
ile allorchè si costruirono i teatri chiusi, come quelli di Corinto e
di
Atene fatti a spese di Erode Attico, e gli altri
rono i teatri chiusi, come quelli di Corinto e di Atene fatti a spese
di
Erode Attico, e gli altri de’ Romani; poichè in q
ale venti, quale trenta e quale quarantamila persone; per non parlare
di
quello di M. Scauro capace di ottantamila. Fu per
quale trenta e quale quarantamila persone; per non parlare di quello
di
M. Scauro capace di ottantamila. Fu perciò necess
e quarantamila persone; per non parlare di quello di M. Scauro capace
di
ottantamila. Fu perciò necessario che quella gran
apace di ottantamila. Fu perciò necessario che quella grande maschera
di
tutto il capo che portava la voce in gran distanz
va mostruosa, veduta in lontananza riducevasi alla giusta proporzione
di
uomo regolare, appunto come avviene alle grandi f
come avviene alle grandi figure del Correggio nella cupola del Duomo
di
Parma. La maschera dunque presso gli antichi serv
tato de Theatro del Bulengero lib. I, cap. 54. a. L’attore si valeva
di
tal maschera volgendosi al popolo da quel lato ch
e Boindin in una memoria consegnata all’Accademia delle Belle Lettere
di
Parigi, e Metastasio nel capitolo V dell’Estratto
re di Parigi, e Metastasio nel capitolo V dell’Estratto della Poetica
di
Aristotile. a. Si vegga il notissimo passo di Au
Estratto della Poetica di Aristotile. a. Si vegga il notissimo passo
di
Aulo Gellio nel libro V, cap. 7.
torno al teatro Italiano, dal quale traggonsi moltissime osservazioni
di
buongusto. Vi si dice però che la prima epoca glo
o il Zeno, e fu la seconda tragedia rappresentata. Nè anche il Signor
di
Voltaire volle negarci questi pochi anni, e confe
Empire. Quanto alle commedie poi dalla narrazione a cui ci accingiamo
di
quelle dell’Ariosto, del Bibbiena e del Machiavel
neggiò (che che abbia voluto gratuitamente asserire in iscapito delle
di
lui satire e commedie l’Ab. Andres), per divertir
lui satire e commedie l’Ab. Andres), per divertire la corte del Duca
di
Ferrara compose cinque commedie, la Cassaria, i S
ra dell’ ottima esecuzione ammaestrando alcuni gentiluomini; anzi più
di
una volta egli vi sostenne ancora la parte del pr
iambico; ma solo la grazia della locuzione e la maestria inarrivabile
di
un Ariosto potè renderlo soffribile e compensarne
favola preceduta da un prologo in prosa, nel quale l’autore confessa
di
avere in essa seguitato Terenzio nell’ Eunuco e P
’ averla avviluppata e sciolta con mirabile naturalezza senza bisogno
di
scorta, e renduta notabilmente interessante colla
a bisogno di scorta, e renduta notabilmente interessante colla venuta
di
Filogono padre di Erostrato; di che non fu debito
a, e renduta notabilmente interessante colla venuta di Filogono padre
di
Erostrato; di che non fu debitore agli antichi. I
otabilmente interessante colla venuta di Filogono padre di Erostrato;
di
che non fu debitore agli antichi. In fatti la glo
u debitore agli antichi. In fatti la gloria principale dell’Ariosto e
di
tanti altri comici Italiani, de’ quali ragionerem
tanti altri comici Italiani, de’ quali ragioneremo, è questa appunto
di
aver migliorati gli argomenti degli antichi, e di
o, è questa appunto di aver migliorati gli argomenti degli antichi, e
di
averne poi tratti tanti e tanti altri dalla propr
rba avanzato nella lettera scritta al Maffei, che i nostri Comici son
di
gran lunga inferiori a’ Latini. E’ vero poi che l
di gran lunga inferiori a’ Latini. E’ vero poi che l’Ariosto si valse
di
alcuni caratteri antichi, ma seppe adattarli alla
rmò che fu questo celebre Francese il primo a far ridere con ritratti
di
nobili, uscendo da’ servi, parassiti, raggiratori
’Ariosto in questa e nelle altre si presta mirabilmente, alla maniera
di
Menandro, a tutti gli affetti e a tutti i caratte
affetti e a tutti i caratteri. Motteggia con grazia senza buffoneria
di
piazza: ragiona con tutta la naturalezza ignota a
naturalezza ignota alla pedanteria: famigliare e piacevole non lascia
di
adornarsi di quelle sobrie bellezze poetiche che
gnota alla pedanteria: famigliare e piacevole non lascia di adornarsi
di
quelle sobrie bellezze poetiche che a tal genere
no: satireggia con sale e vivacità senza addentar gl’ individui. E su
di
ciò si vuol riflettere che la commedia Italiana d
l’ individui. E su di ciò si vuol riflettere che la commedia Italiana
di
tal tempo non pervenne all’insolenza della greca
o, gli sconcerti privati. Un Ferrarese discolpa i Rettori: Che san
di
questo li rettori? credi tu Che intendano ogni
cj le domeniche. E quì si avverta che si parla appunto dei rettori
di
Ferrara, dove si rappresentava la commedia in pre
a, dove si rappresentava la commedia in presenza del principe e forse
di
que’ medesimi rettori. Non meno penetrante è il c
medesimi rettori. Non meno penetrante è il colpo che questo satirico
di
Lizio dà a’ giudici, che oggi forse non si permet
erlina gli avvocati. Io non parlo poi della regolarità della condotta
di
questa favola, e delle altre, non dell’Ariosto so
ntinuata che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca
di
sali, di grazie e di passi piacevoli, si veggano
che nel racconto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali,
di
grazie e di passi piacevoli, si veggano introdott
onto. La Cassaria. Benchè in questa favola ricca di sali, di grazie e
di
passi piacevoli, si veggano introdotti servi, ruf
appartiene al nostro poeta. Una cassa lasciata in deposito nella casa
di
Crisobolo, la quale dal di lui figliuolo Erofilo
Una cassa lasciata in deposito nella casa di Crisobolo, la quale dal
di
lui figliuolo Erofilo innamorato della giovinetta
iuolo Erofilo innamorato della giovinetta Eulalia vien data in potere
di
Lucramo padrone di questa bella schiava, forma un
orato della giovinetta Eulalia vien data in potere di Lucramo padrone
di
questa bella schiava, forma un groppo ingegnoso,
; ed allora che la ridusse in versi sdruccioli, nel prologo abbellito
di
vaghe e graziose dipinture si valse del metro med
che si scostino dalle caricature de’ nostri giorni; ma chi non sa che
di
tutta la poesia, la comica è la più soggetta ad a
costumi de’ suoi paesani tre secoli indietro, avea quella freschezza
di
colorito e quella rassomiglianza agli originali c
lor bossoli Lor ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata
di
moda la pittura di certi titolati ridicoli, de’ q
ampolle e vasetti ecc. Non è totalmente passata di moda la pittura
di
certi titolati ridicoli, de’ quali si burla lepid
e, essendosene conservata la razza sino a questi dì, ed avendola dopo
di
lui trovata Moliere in Francia, e schernita Wyche
oli E vanti e fumi, ostentazioni e favole, Ci so veder poco altro
di
magnifico. Tutto ciò ch’hanno in adornarsi spen
e lor trottino Tutto dì dietro, mentre essi avvolgendosi Di quà e
di
là, le vie e le piazze scorrono, Più che ognuna
un innamorato. Eulalia lo rimprovera perchè le sembra che non si curi
di
liberarla; egli punto da ciò manifesta i suoi sen
adre? me medesimo Non ne vo’ trarre ancor, quanto la minima Parte
di
lei? Notisi il calore che spirano le di lui pa
, quanto la minima Parte di lei? Notisi il calore che spirano le
di
lui parole, quando sa che gli è stata menata via
ere In tanta fretta, Erofilo: ricordati Che noi siamo in pericolo
di
perdere La cassa; attendi a quella, e poi. Ero
uaggio si riconosce, e se ne compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo
di
questa commedia, che su di un semplice fondamento
e compiace. La Lena. Piacevole è l’intrigo di questa commedia, che su
di
un semplice fondamento aggirandosi produce varj r
su di un semplice fondamento aggirandosi produce varj ridicoli colpi
di
teatro, i quali con tutta naturalezza apportano l
quali con tutta naturalezza apportano lo scioglimento. Flavio amante
di
una giovinetta contratta per lei con la Lena ruff
r discolparlo del pegno fatto, come per trarre altro danaro da Ilario
di
lui padre, gli narra una immaginaria sorpresa not
una scena incomparabilmente più graziosa per lo stile e più naturale
di
quella della galera del Moliere, perchè questo co
piò dalla natura e ne diede l’esempio a tutti gli altri. La giunteria
di
Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino
teria di Corbolo è sconcertata dalla venuta del Cremonino colla veste
di
Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerc
ino colla veste di Flavio nelle mani. Corbolo con molte astuzie cerca
di
puntellare la sua menzogna cadente; ma il vecchio
i in una botte quivi lasciata in deposito. Sventuratamente il padrone
di
tale botte viene a riprenderla, per dubbio che pe
editore con gli sbirri, e la vuol torre in pegno. Fazio ch’è il padre
di
Licinia amata da Flavio, arriva in questo punto,
questo punto, ode il contrasto, si frappone, e per metter pace offre
di
tener egli la botte in deposito, la fa condurre i
tte in deposito, la fa condurre in sua casa, e ne segue il matrimonio
di
Flavio e Licinia. Non è questa una commedia nobil
za discendere sino alla farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta
di
un intrigo amoroso e di un giovine trovato in cas
farsa. È da notarvisi ancora che vi si tratta di un intrigo amoroso e
di
un giovine trovato in casa di una fanciulla onora
he vi si tratta di un intrigo amoroso e di un giovine trovato in casa
di
una fanciulla onorata, ma non per questo produce
una fanciulla onorata, ma non per questo produce risentimento veruno
di
funeste conseguenze. Or dov’è mai quella gelosia,
ancese dal moderno filosofante M. Marmontel come principio universale
di
tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? ma di c
principio universale di tutti gl’ intrighi delle nostre commedie? ma
di
ciò nella favola seguente. Il Negromante. Questa
are una donna ch’egli non può amare trovandosi preoccupato dall’amore
di
Lavinia figliuola di Fazio. Cintio obedisce, ma i
non può amare trovandosi preoccupato dall’amore di Lavinia figliuola
di
Fazio. Cintio obedisce, ma in tutto un mese non s
n mese non si accoppia colla moglie, fingendosi, impotente e sperando
di
far disciogliere le nozze. Massimo per guarirlo d
rre ad un furbo che passa per astrologo e negromante. Costui cercando
di
arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo
ssa per astrologo e negromante. Costui cercando di arricchire a spese
di
Massimo ed anche di Camillo Pocosale innamorato d
negromante. Costui cercando di arricchire a spese di Massimo ed anche
di
Camillo Pocosale innamorato di picciola levatura,
arricchire a spese di Massimo ed anche di Camillo Pocosale innamorato
di
picciola levatura, senza volerlo fa sì che si man
to di picciola levatura, senza volerlo fa sì che si manifesti l’amore
di
Cintio e Lavinia, rimanendo egli scornato e scope
imanendo egli scornato e scoperto per impostore. Delle molte bellezze
di
questa favola additiamone alcuna che ne sembri pi
sta favola additiamone alcuna che ne sembri più piacevole e più degna
di
esser notata. Cintio teme che il Negromante colla
roprio secreto, e con Fazio e col servo Temolo parla della fama delle
di
lui opere prodigiose. Cose mirabili (egli dice)
o far. Cint. Come? Tem. Se accendere Di notte anderò un lume, e
di
dì a chiudere Le finestre . . . Or sa far altr
vino è nel boccale, allor dimenola. Cint. Te ne fai beffe? e ti par
di
udir favole? Or che dirai di questo, che invisi
ola. Cint. Te ne fai beffe? e ti par di udir favole? Or che dirai
di
questo, che invisibile Va a suo piacere? Tem.
agador degli stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O
di
lupo, o di volpe, o d’alcun nibbio? Faz. Cotest
i stipendii, Che li costumi umani lascia, e prendeli O di lupo, o
di
volpe, o d’alcun nibbio? Faz. Cotesto è vero.
tosto ch’un d’ignobile Grado vien consigliere o segretario, E che
di
comandare agli altri ha ufficio, Non è vero anc
mali sono accennate con somma lepidezza, nè hanno minor grazia comica
di
quella che osservammo in Aristofane nelle Nubi ch
iletto al filosofo che non arzigogola, cioè che ragiona con sicurezza
di
dati, il rintracciar nelle commedie alcun materia
gli Ateniesi. Di questa utilità e diletto privansi per certo spirito
di
superficialità molti Italiani che non curansi di
si per certo spirito di superficialità molti Italiani che non curansi
di
esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, c
n curansi di esaminare le ricchezze teatrali che posseggono, contenti
di
averne false e superficiali notizie nell’opere ol
Fajeli che per gelosia strappano il cuore agli amanti delle Gabrieli
di
Vergy) per necessità dovè inventa e nelle commedi
inventa e nelle commedie intrighi pericolosi per gli amanti, e capaci
di
esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da part
esercitare la furberia de’ servi. Pongasi da parte che questo maestro
di
poetica ciò scrivendo non si ricordò de’ Greci e
rdò de’ Greci e de’ Latini, i quali sono pieni, e ’l sanno i ragazzi,
di
quest’ intrighi e di questa furberia servile. Oss
atini, i quali sono pieni, e ’l sanno i ragazzi, di quest’ intrighi e
di
questa furberia servile. Osserviamo solo che ques
taliani in tal tempo fossero stati, com’ egli immagina, ad esclusione
di
ogni altro popolo, tutti gelosi e vendicativi. Ma
olle medesime commedie, ch’egli anfana a secco, e che non si è curato
di
bene osservare. Ariosto è il primo ad ismentirlo
rimo ad ismentirlo con tutte le sue cinque commedie, perchè in veruna
di
esse non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelo
te le sue cinque commedie, perchè in veruna di esse non si vede pesta
di
quegl’ intrighi di gelosia e di vendetta funesta
mmedie, perchè in veruna di esse non si vede pesta di quegl’ intrighi
di
gelosia e di vendetta funesta da lui urbanamente
è in veruna di esse non si vede pesta di quegl’ intrighi di gelosia e
di
vendetta funesta da lui urbanamente chiamata Ital
oni e della propria. Io gli presento un ritratto del costume Italiano
di
quel tempo della maniera di conversare insieme l’
presento un ritratto del costume Italiano di quel tempo della maniera
di
conversare insieme l’uno e l’altro sesso, sommini
ti sì buon stomaco. È questa l’esagerata gelosia Italiana che corre
di
bocca in bocca tra’ Francesi? E con tal conoscenz
a fondato il suo filosofico principio della nostra commedia il Signor
di
Marmontel? Il filosofar sulle arti reca utile all
reca utile alla gioventù e lode al ragionatore; ma col fantasticar su
di
esse con osservazioni mal digerite si distrugge e
ni mal digerite si distrugge e non si edifica. Continuando la ricerca
di
alcune bellezze e dell’artificio del Negromante,
bellezze e dell’artificio del Negromante, osserviamo che il carattere
di
Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin dal p
li dice che avendo appena appreso a leggere e scriver male, ha l’arte
di
spacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astr
pacciarsi per filosofo, alchimista, medico, astrologo e mago, sapendo
di
tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bu
e mago, sapendo di tali cose quello stesso Che sa l’asino e ’l bue
di
sonar gli organi. Aggiugne, che egli e ’l maes
e passa, restano Come de la lumaca, o per più simile Comparazion,
di
grandine, o di fulmine. Ma si sviluppa affatto
o Come de la lumaca, o per più simile Comparazion, di grandine, o
di
fulmine. Ma si sviluppa affatto il di lui cara
Comparazion, di grandine, o di fulmine. Ma si sviluppa affatto il
di
lui carattere, quando egli stesso parla con Nibio
grazia, che è da dolersi che la gioventù la quale trascura la lettura
di
tali commedie, rimanga priva di tante bellezze co
gioventù la quale trascura la lettura di tali commedie, rimanga priva
di
tante bellezze comiche. Or questo furbo così trin
furbo così trincato si ha prefisso, giusta le sue regole economiche,
di
tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e po
ole economiche, di tosar prima a poco a poco Massimo e Camillo, e poi
di
scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egl
e poi di scorticarli fin sul vivo e fuggirsi. Al primo egli promette
di
portare in casa una cassa con un cadavere per far
o scongiuro; e per preparare la stanza alla finta evocazione, domanda
di
molte ricche tele, argenti, ed altre cose. All’al
ette il possesso dell’ innamorata, purchè si faccia trasportare nella
di
lei casa in una cassa. Condiscende il Pocosale, e
molo e Fazio già insospettiti del Negromante che prima aveano cercato
di
guadagnare. Essi temono qualche male da questa ca
emono qualche male da questa cassa, e vedendola portare verso la casa
di
Massimo si turbano: . . . . Faz. Ah che la cass
ar? Tem. Eccola. Avvertisci a rispondermi a proposito. Faz. Che
di
tu? Ma con chi parl’ io? Ove diavolo Corre cost
to? io credo che farnetichi. Ma no; Temolo non ha tempo d’istruirlo
di
ciò che ha pensato, e si ritira, per lasciar veni
ra, per lasciar venir fuori Nibio con la cassa; indi per allontanarlo
di
là inventa una fola verisimile, e l’accredita con
volo Grida costui? Tem. Non ci si può più vivere. Tutta è piena
di
traditor. Faz. Che gridi tu? Tem. E d’assassi
Faz. Che pietade? Tem. O caso orribile! Non m’ho potuto ritener
di
piangere Di compassione. Faz. Di che? Tem. Ai
non è molto ch’egli creda che Mastro Giachelino, secondo il racconto
di
Temolo, sia stato ucciso. Egli vuole accorrere a
tto della sua astuzia e distruggere i disegni dell’Astrologo, in vece
di
far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa
i disegni dell’Astrologo, in vece di far entrare la cassa nella casa
di
Massimo, la fa condurre in quella di Fazio. Torna
far entrare la cassa nella casa di Massimo, la fa condurre in quella
di
Fazio. Torna poi Nibio arrabbiato per essere stat
o disordine e movimento reca all’azione questa cassa condotta in casa
di
Fazio. Camillo che v’è rinchiuso, intende il secr
Camillo che v’è rinchiuso, intende il secreto dell’unione degli animi
di
Cintio e Lavinia, e fugge in farsetto per riferir
riferirlo a Massimo. Cintio sommamente afflitto pel caso va in cerca
di
Camillo per pregarlo di tacere. Fazio gli dice ch
ntio sommamente afflitto pel caso va in cerca di Camillo per pregarlo
di
tacere. Fazio gli dice che faccia conto che Massi
e la vivacità nella favola 110. Diede Cesare a tal movimento il nome
di
forza per contrapporla alla languidezza, mortal v
ica, per dinotare che tale esser debba e nelle situazioni e ne’ colpi
di
teatro e negli affetti, quale alla commedia si co
la non mai avrà la forza accennata da Cesare, per quanto sia cospersa
di
sali e motti graziosi. I pulcinelli, gli arlecchi
ssa maniera una tragedia languida, lenta, snervata, sarà sempre priva
di
forza tragica, tuttochè abbondasse di gravi sente
ta, snervata, sarà sempre priva di forza tragica, tuttochè abbondasse
di
gravi sentenze politiche e morali. Direi che meno
tochè abbondasse di gravi sentenze politiche e morali. Direi che meno
di
altri critici e precettori di poetica si fosse al
enze politiche e morali. Direi che meno di altri critici e precettori
di
poetica si fosse allontanato dalla mente di Cesar
ltri critici e precettori di poetica si fosse allontanato dalla mente
di
Cesare il prelodato Sig. Marmontel, il quale pone
tteri, e vanno a cercare il vizio sino al fondo dell’anima, se l’arte
di
cogliere questi gran tratti fosse mancata a Teren
tti fosse mancata a Terenzio. Ma è troppo noto che il pregio maggiore
di
questo Cartaginese fu appunto il sapere disvilupp
acevole dell’azione noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha
di
freddo, nulla di superfluo. La piacevolezza aumen
ne noi ravvisiamo appunto nel Negromante. Nulla v’ha di freddo, nulla
di
superfluo. La piacevolezza aumenta a misura che l
ta ad ogni tratto112. Questa favola fu rappresentata in Roma a’ tempi
di
Leone X, che la richiese all’autore, il quale nel
tore, il quale nel rimettergliela l’accompagnò con una lettera de’ 16
di
gennajo del 1520. Or questa data, e le parole del
di gennajo del 1520. Or questa data, e le parole del secondo prologo
di
tal commedia, ci danno l’epoca delle prime commed
media Dic’ella aver avuta dal medesimo Autor, da chi Ferrara ebbe
di
prossimo La Lena, e già son quindici anni, o se
da prima tutta la ridusse in prosa, indi la riscrisse in verso; ma il
di
lui travaglio si è perduto113. Eccone il soggetto
aglio si è perduto113. Eccone il soggetto. Eurialo scolaro in assenza
di
Bartolo suo padre riceve in casa la sua innamorat
ceve in casa la sua innamorata Ippolita, facendola passare per figlia
di
Messer Lazzaro cattedratico che si aspettava, e c
ttedratico che si aspettava, e che per notizie sopravvenute si sapeva
di
non dover più venire. La rivoluzione nasce grazio
. La rivoluzione nasce graziosamente dal ritorno improvviso del padre
di
Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolit
di Eurialo, da un famigliare della padrona d’Ippolita, e dall’arrivo
di
M. Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio amico d
ita, e dall’arrivo di M. Lazzaro. Il servo Accursio e Bonifazio amico
di
Eurialo vanno alla meglio rimediando agli sconcer
zio insieme con Lazzaro, e non sente che questi dà all’ altro il nome
di
Bartolo. Si trova introdotto in questa favola un
to in deposito molti beni da un suo amico che morì, per renderli alla
di
lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da que
di lui moglie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò
di
cercare di queste infelici; ed al fine dopo tanti
ie e figlia. Bartolo si fe sedurre da quell’avere, nè curò di cercare
di
queste infelici; ed al fine dopo tanti anni scors
r con l’elemosine. Trovasi in questa commedia più d’una imitazione
di
Terenzio. Simile alla risposta data da Davo a Mis
ll’atto IV. Un’ altra imitazione Terenziana si scorge nell’allegrezza
di
M. Claudio. Ma degna di notarsi è singolarmente c
itazione Terenziana si scorge nell’allegrezza di M. Claudio. Ma degna
di
notarsi è singolarmente con quanta verità parlino
Eurialo, l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio
di
figlia di M. Lazzaro. La giovane promette; ma app
l’esorta ad esser prudente, ed a ben fingere il personaggio di figlia
di
M. Lazzaro. La giovane promette; ma appena dice A
dice, O cuor mio caro, o vita mia, difficile Sarà potermi tener
di
non correre Ad abbracciarlo; e s’incamina co
’incamina con tutta fretta. Sono queste le pennellate maestrevoli che
di
un sol tratto spiegano tutto quanto è l’ affetto.
e di un sol tratto spiegano tutto quanto è l’ affetto. Ella non cessa
di
rampognare la tardanza della vecchia coll’ impazi
r la quale vogliono dipingere, e alla ragionata lettura de’ frammenti
di
Menandro, e delle favole di Terenzio e di Plauto,
e, e alla ragionata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole
di
Terenzio e di Plauto, non accoppino principalment
onata lettura de’ frammenti di Menandro, e delle favole di Terenzio e
di
Plauto, non accoppino principalmente quella dell’
rincipalmente quella dell’Ariosto114. Si novera tralle prime commedie
di
questo secolo la Calan dra del cardinal Bernardo
ibbiena terra del Casentino, nato nel 1470 e morto non senza sospetto
di
veleno l’anno 1520. Un pieno applauso riportò que
ordine le recite della Calandra in Italia: la prima in Roma a’ tempi
di
Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la te
Roma a’ tempi di Leone X; la seconda in Mantova l’anno 1521; la terza
di
nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gon
rza di nuovo in Roma quando vi venne Isabella d’Este Gonzaga marchesa
di
Mantova; e l’ultima volta in Urbino115. Probabilm
i Mantova; e l’ultima volta in Urbino115. Probabilmente però la prima
di
tutte le recite fu questa di Urbino, come ben rif
n Urbino115. Probabilmente però la prima di tutte le recite fu questa
di
Urbino, come ben riflette l’insigne Storico della
igne Storico della nostra letteratura116; giacchè il Castiglione dice
di
questa recita che non essendo ancor giunto il pro
Bibbiena, aveane egli composto uno, la qual cosa può indicare che la
di
lui commedia fosse scritta di recente, anzi non d
o uno, la qual cosa può indicare che la di lui commedia fosse scritta
di
recente, anzi non del tutto compiuta. Le parole c
cape nella città vostra. L’altra recita si fece in Roma alla presenza
di
Leone X, per quel che accenna il Giovio nella di
n Roma alla presenza di Leone X, per quel che accenna il Giovio nella
di
lui Vita, e le magnifiche scene furono opera di B
cenna il Giovio nella di lui Vita, e le magnifiche scene furono opera
di
Baltassarre Peruzzi Sanese117; ed allora fu che v
i Sanese117; ed allora fu che v’intervenne anche la nominata marchesa
di
Mantova, costando da una delle lettere inedite de
ova, che ella fu in Roma nel 1514, cioè su i principj del pontificato
di
Leone X118. La terza recita seguì in Mantova avan
ima marchesa nel 1521, siccome afferma il Signore Zeno coll’ autorità
di
Mario Equicola. Fu poi rappresentata in Lione nel
azione Fiorentina, e quei sovrani distribuirono agli attori un regalo
di
ottocento doppie; e ciò anche accadde più di un s
no agli attori un regalo di ottocento doppie; e ciò anche accadde più
di
un secolo prima che i Francesi conoscessero Castr
i dà una graziosa discolpa dell’ accusa che si potria fare all’autore
di
essere ladro di Plauto. A Plauto (si dice) staria
a discolpa dell’ accusa che si potria fare all’autore di essere ladro
di
Plauto. A Plauto (si dice) staria molto bene lo e
e, senza una custodia al mondo. Tuttavolta con giuramento si aggiugne
di
non averglisi furato cosa veruna; e che ciò sia v
ia vero, si cerchi quanto ha Plauto e troverassi che niente gli manca
di
quello che aver suole. Coll’ argomento poi narrat
re viene l’uditorio instruito che la favola si aggira sulle avventure
di
due gemelli nati in Modone, l’uno maschio chiamat
one, l’uno maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla,
di
forma e di presenza similissimi, i quali nella pr
maschio chiamato Lidio, l’altra femmina per nome Santilla, di forma e
di
presenza similissimi, i quali nella presa fatta d
del fratello. Dopo alcuni scambiamenti avvenuti per l’amorosa follia
di
Fulvia moglie del dissennato Calandro (onde la fa
colezza che ne risulta. Soprattutto è dipinta al vivo la scempiaggine
di
Calandro che rassomiglia al Tofano del Boccaccio.
arato a morir sì bene come ha fatto questo valentuomo, il quale muore
di
fuora eccellentemente? Se così bene di drento muo
sto valentuomo, il quale muore di fuora eccellentemente? Se così bene
di
drento muore, non sentirà cosa che io gli faccia,
però il dotto Lilio Gregorio Giraldi nel confessare che essa abbondi
di
sali e facezie, affermò che mancava d’arte. L’int
bbondi di sali e facezie, affermò che mancava d’arte. L’intrigo non è
di
quelli che ben concatenati prestano all’azione fo
del modo più agevole già praticato? Allora che nell’atto V i fratelli
di
Calandro ci hanno colto Lidio e Fulvia insieme, n
Fulvia insieme, non si vede chiaro, come nel tempo che si aspettano i
di
lei fratelli, sieno gli amanti così mal custoditi
mihi sic, incredulus odi. Meglio condusse il Boccaccio la novella
di
Tofano, in cui si vede un’ avventura simile, e ch
ede un’ avventura simile, e che suggerì al Moliere la piacevole farsa
di
George Dandin. Il pudore poi richiesto ne’ modern
richiesto ne’ moderni colti teatri vuol che si schivino gli amorazzi
di
Fulvia; come altresì le scene equivoche della nat
gli amorazzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura
di
quella di Samia chiusa con Luscio119; poichè quiv
zzi di Fulvia; come altresì le scene equivoche della natura di quella
di
Samia chiusa con Luscio119; poichè quivi il Doviz
a chiusa con Luscio119; poichè quivi il Dovizio imita anzi l’oscenità
di
qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che
vi il Dovizio imita anzi l’oscenità di qualche passo della Lisistrata
di
Aristofane, che la piacevolezza di Plauto. In olt
di qualche passo della Lisistrata di Aristofane, che la piacevolezza
di
Plauto. In oltre Fessenio che incomincia l’atto I
ommedie dell’Ariosto, rendono a’ miei sguardi il gran poeta Ferrarese
di
gran lunga superiore al cardinal Bibiena nella po
a e l’Andria. La Mandragola. La freschezza e la vivacità del colorito
di
questa favola, se l’oscenità dell’argomento non l
sse lontana da’ moderni teatri, potrebbe rendere accorti i forestieri
di
quanto abbiano gl’ Italiani preceduto la nazione
biano gl’ Italiani preceduto la nazione Francese nella bella commedia
di
carattere. L’autore vi morse alcuni viventi citta
rattere. L’autore vi morse alcuni viventi cittadini, le orme calcando
di
Aristofane. Volle ancora esporvi alla berlina l’a
appresentò in Firenze con tal plauso generale, che giusta il racconto
di
Paolo Giovio120 “i medesimi cittadini proverbiati
“i medesimi cittadini proverbiati e punti altissimamente nella favola
di
Nicia soffrirono con pazienza l’ ingiuria e la ma
ncipale il balordo M. Nicia Calfucci, il quale cade nella sciocchezza
di
dare alla bella sua moglie una pozione di mandrag
uale cade nella sciocchezza di dare alla bella sua moglie una pozione
di
mandragola colle circostanze che l’accompagnano,
vedrete Nel recitarla, com’ io m’indovino. Non è il compositor
di
molta fama; Pur se voi non ridete, Egli è c
ompositor di molta fama; Pur se voi non ridete, Egli è contento
di
pagarvi il vino. Nè vano è questo vanto della
ce per tutte le sue parti. Per conoscere M. Nicia che avrà la ventura
di
aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della sec
ena dell’atto I. Ligurio parassito gli dice, ch’egli forse avrà briga
di
andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a p
di andar colla moglie a’ bagni, perchè non è uso a perdere la cupola
di
veduta. Nic. Tu erri. Quando io ero più giovane
a Pisa e a Livorno, o và. Lig. Voi dovete avere veduta la carrucola
di
Pisa. Nic. Tu vuoi dire la verrucola. Lig. A
maggior che Arno? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più
di
sei, per più di sette, mi farai dire; e non si ve
o? Nic. Che Arno? Egli è per quattro volte, per più di sei, per più
di
sette, mi farai dire; e non si vede se non acqua,
mparò in sul Buezio leggi assai, hanno somma grazia, e rilevano la
di
lui goffaggine senza bisogno di sforzo veruno ist
hanno somma grazia, e rilevano la di lui goffaggine senza bisogno
di
sforzo veruno istrionico per far ridere, come non
te si nota ne’ migliori comici stranieri. Soprattutto è da vedersi il
di
lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella
ranieri. Soprattutto è da vedersi il di lui carattere in ciò che dice
di
sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, quant
a mia pazza ecc. Ligurio anche graziosamente motteggia sull’avventura
di
Nicia, stando in aguato egli, Nicia stesso, Siro
orato santo che sia in Francia. L’atto IV si conchiude colle parole
di
F. Timoteo indirizzate agli spettatori, le quali
llora dominanti, e a i sali e alle grazie dello stile, noi converremo
di
buon grado col celebre conte Algarotti che in ess
col celebre conte Algarotti che in essa ritrova la eleganza del dire
di
Terenzio e la forzæ comica di Plauto. Ci scommett
he in essa ritrova la eleganza del dire di Terenzio e la forzæ comica
di
Plauto. Ci scommetterei (egli aggiugne) che avreb
sta Rousseau, encomiata per l’intreccio e per lo vero comico dal Sig.
di
Voltaire, e ammirata da M. il primo a portare in
volte nominato Cieco d’Adria ebbe il vantaggio, disse Apostolo Zeno,
di
comporre una pastorale prima del Guarini e dopo d
ed io trovo, che nella stessa città un’ altra se ne impresse nel 1581
di
Aluise Pasqualigo detta gl’ Intricati, la quale,
Graziano Bolognese che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha
di
notabile che di aver preceduto il Pentimento amor
se che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha di notabile che
di
aver preceduto il Pentimento amoroso. Il Groto sc
icata per le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza
di
Venere di Angelo Ingegnieri. Era stata già rappre
le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere
di
Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in
i Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in Parma in presenza
di
Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu d
con un’ agnizione. Venere languidezza. Ciò che dice poi dell’oscenità
di
tali commedie, potrebbe sì bene esser questa gius
scenità di tali commedie, potrebbe sì bene esser questa giusto motivo
di
vietarne la lettura a’ fanciulli, ma non già una
Clizia. É questa una libera imitazione o una bella copia della Casina
di
Plauto o di Difilo. Nel prologo che è in prosa co
esta una libera imitazione o una bella copia della Casina di Plauto o
di
Difilo. Nel prologo che è in prosa come tutta la
no . . . Prendete intanto il caso seguito in Firenze, e non aspettate
di
riconoscere o il casato o gli uomini, perchè l’au
esa del regno, alloggiò in casa nostra uno gentiluomo della compagnia
di
monsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna.
, alloggiò in casa nostra uno gentiluomo della compagnia di monsignor
di
Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza
uno gentiluomo della compagnia di monsignor di Fois chiamato Beltramo
di
Guascogna. Dalla terza scena poi dell’atto II, in
he l’autore compose prima la Mandragola. Nicomaco propone alla moglie
di
prendere per arbitro de’ loro domestici dispiacer
lie di prendere per arbitro de’ loro domestici dispiaceri sulle nozze
di
Clizia, qualche religioso. A chi andremo? dice So
E’ non si può ire a altri che a F. Timoteo, che è nostro confessore
di
casa, ed è un santarello, ed ha già fatto qualche
azioso e vivace, se per la passata commedia non fosse nota la novella
di
Nicia. Tralle dipinture lodevoli di questa favola
ommedia non fosse nota la novella di Nicia. Tralle dipinture lodevoli
di
questa favola ci si presentano i bellissimi ritra
i questa favola ci si presentano i bellissimi ritratti del buon padre
di
famiglia e del traviato coloriti egregiamente nel
ella quarta scena dell’atto II fatti da Sofronia nella persona stessa
di
Nicomaco, vivi, veri, naturali, senza massime gen
Nicomaco, vivi, veri, naturali, senza massime generali, senza sforzi
di
spirito, senz’affettazioni, senza tirate istrioni
i è detto, le tracce della Casina latina; ma senza dubbio ne migliora
di
molto l’economia e ne accresce la verisimiglianza
risimiglianza, specialmente nello scioglimento colla venuta del padre
di
Clizia. Il Machiavelli ha fatto con molta felicit
eche. E sarebbe a desiderare che nella nostra illuminata età, in vece
di
farsi scempiate traduzioni delle favole Plautine,
o e la pregiarono e ne ragionarono con senno e buongusto, ancor prima
di
conoscere i drammatici Spagnuoli. E latina bona (
cheduna però ne trascrisse aut impudenter aut perverse. E per esempio
di
ciò che ne dice in ultimo luogo adduce il passo d
atta nemica la vostra donna, e il vostro figliuolo, e tutti gli altri
di
casa. Nic. Che importa a te? Stà ben con Cristo
i fregi, tutto vivace e moderno, e sì ben rassettata, che par nativa
di
Firenze e non della Grecia; per le quali cose tir
a di Firenze e non della Grecia; per le quali cose tira l’ attenzione
di
chi legge o ascolta, e l’interesse che risveglia
go, ed è cantata da una ninfa e da due pastori; le altre cinque ancor
di
questa più corte son poste per tramezzi nella fin
re cinque ancor di questa più corte son poste per tramezzi nella fine
di
ciascun atto. Adunque coloro che pretendono, sol
i provò il Machiavelli a fare anche una pretta traduzione dell’Andria
di
Terenzio, la quale parmi che per la prima volta s
la quale parmi che per la prima volta si sia impressa nell’ edizione
di
Parigi delle di lui opere che porta la data di Lo
che per la prima volta si sia impressa nell’ edizione di Parigi delle
di
lui opere che porta la data di Londra del 1768. S
mpressa nell’ edizione di Parigi delle di lui opere che porta la data
di
Londra del 1768. Se questo celebre segretario Fio
nte ciò non apparisce nè dalle sue riflessioni politiche sulla storia
di
Tito Livio, nè da questa traduzione dell’Andria.
die parte in prosa e parte in versi, le quali forse passano il numero
di
centotrenta. Noi faremo menzione della maggior pa
ano il numero di centotrenta. Noi faremo menzione della maggior parte
di
esse, senza trattenerci su di tutte lungamente. N
Noi faremo menzione della maggior parte di esse, senza trattenerci su
di
tutte lungamente. Non perchè tutte non ci present
ue pause un racconto che abbraccia tante età e nazioni e tanti generi
di
drammi. Ci arresteremo dunque in alcune più notab
eressi ed instruisca. Tra’ primi nostri letterati che ci arricchirono
di
ottime commedie, contisi il nobilissimo poeta Erc
essantadue nel 1572122, che nella satira e nella commedia si avvicinò
di
molto al principe de’ nostri poeti Lodovico Arios
Ghilini, le quali probabilmente si rappresentarono nel teatro ducale
di
Ferrara. Il Geloso e i Fantasmi videro la luce de
entura come nel proprio elemento in questa favola del Bentivoglio che
di
proposito dipinge un geloso? Vediamolo. Ermino in
erto della fedeltà della moglie, per assicurarsene, finge un’ assenza
di
un giorno o due; e soccorso da uno ch’egli crede
nera per coprir la sua ch’è bigia e va a mettersi in aguato all’uscio
di
dietro della propria casa. Il creduto mercatante
reduto mercatante ch’è un furbo, per ajutar Fausto giovane innamorato
di
Livia nipote del medico, lo consiglia a travestir
vesti che gli ha lasciate Ermino, perchè senza difficoltà venga nella
di
lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto di
fficoltà venga nella di lui casa ammesso. Fausto travestito sul punto
di
picchiare è trattenuto prima da una donna che tol
vuole che vada a visitar suo marito infermo, indi da due palafrenieri
di
un cardinale che il chiamano da parte del padrone
dinale che il chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo
di
casa pieno di vino, per cui è costretto a ritirar
chiamano da parte del padrone, e finalmente da un servo di casa pieno
di
vino, per cui è costretto a ritirarsi. Rimpatria
. Rimpatria intanto nello stesso giorno Folco fratello d’ Ermino, che
di
soldato divenuto mercatante, di povero schiavo ri
giorno Folco fratello d’ Ermino, che di soldato divenuto mercatante,
di
povero schiavo ricco e libero, viene a rivedere l
ia. Picchia: ma il servo ubbriaco, dopo aver detto che Ermino è morto
di
peste e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, e
te e che Livia è fuggita via, serra l’uscio, ed il lascia fuori pieno
di
sospetti. Egli però si sovviene di aver per ventu
l’uscio, ed il lascia fuori pieno di sospetti. Egli però si sovviene
di
aver per ventura conservata una chiave dell’uscio
però si sovviene di aver per ventura conservata una chiave dell’uscio
di
dietro della casa, e pensa per quella introdursi.
nna, chiede perdono alla moglie del torto che le faceva col sospettar
di
lei, e si conchiude il matrimonio di Livia con Fa
orto che le faceva col sospettar di lei, e si conchiude il matrimonio
di
Livia con Fausto. Sono questi gl’ intrighi perico
ericolosi, non dico de’ Fajeli d’ultima data, ma del Principe geloso,
di
Sganarello e di Giorgio Dandino, che da circa un
ico de’ Fajeli d’ultima data, ma del Principe geloso, di Sganarello e
di
Giorgio Dandino, che da circa un secolo e mezzo s
glio avrebbe dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso
di
fornirsi di dati certi prima di fondar principj f
dovuto essere da lui ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi
di
dati certi prima di fondar principj filosofici; m
i ignorato, per poco che avesse l’uso di fornirsi di dati certi prima
di
fondar principj filosofici; mentre le poesie e le
i prima di fondar principj filosofici; mentre le poesie e le commedie
di
questo nostro illustre scrittore s’ impressero in
essero in Parigi dal Furnier l’anno 1719, e si dedicarono da Giuseppe
di
Capoa a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona
a Giuseppe di Capoa a monsignor Cornelio Bentivoglio d’Aragona nunzio
di
Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento di
lio d’Aragona nunzio di Clemente XI al re Cristianissimo. L’argomento
di
questa favola è nuovo. L’autore stesso dice nel p
ta favola è nuovo. L’autore stesso dice nel prologo che si è sforzato
di
comporre una commedia Nuova d’invenzione e d’a
tante evidenti prove per ismentire quegl’ imperiosi critici filosofi
di
buongusto, i quali tacciano senza conoscerle tutt
uide copie e traduzioni de’ Greci e de’ Latini. Tralle grazie comiche
di
questa favola son da notarsi gl’ impedimenti che
gio che essi sono utili a fare avanzar con moto l’azione. Il discorso
di
Ermino ingannato dalle apparenze nella quinta sce
io, naturale, vivace ed elegante. Piacevole è nella scena seguente il
di
lui contrasto colla Nuta non essendo da lei raffi
Nuta non essendo da lei raffigurato. Buona ed imitata da un frammento
di
Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella
to. Buona ed imitata da un frammento di Plauto è pure la disperazione
di
Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole a
presenta cose Che ’n effetto non sono; e non è doglia Nè miseria
di
lei peggiore al mondo. I Fantasmi. Una libera
ondo. I Fantasmi. Una libera elegante imitazione della Mostellaria
di
Plauto si ammira in quest’altra favola del Bentiv
rta che la natura, volle non per tanto dare un bell’ esempio del modo
di
trasportare nelle moderne lingue le antiche favol
derne lingue le antiche favole con grazia e con franchezza e vivacità
di
colorito nelle maniere. Nel prologo mostra gran r
mostra gran rispetto per la dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo
di
perfetto, se dietro a i di lei vestigj non andrem
a dotta antichità. Noi, dice, nulla faremo di perfetto, se dietro a i
di
lei vestigj non andremo: Che come uno scultore
amo innanzi. Lo stile è al solito felice ed elegante da per tutto,
di
che molti passi assai belli si potrebbero addurre
passi assai belli si potrebbero addurre in pruova; ma ci contenteremo
di
un solo dell’atto III, cioè di una parte del racc
addurre in pruova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè
di
una parte del racconto che fa il servo al vecchio
a credere che appajono nella loro casa. Accorro, egli dice, a i gridi
di
Fulvio, e gli domando, Che avete? che vi duol,
osso dire, egli mi risponde, prima de’ nove giorni, e vestitosi si va
di
buon passo a dormir con Flaminio suo amico; io re
o con più sonno che paura, ridendo e compassionandolo. Così mentre
di
lui meco sol penso, E che mi chino a spegner la
da vermi e da serpenti; E la squallida barba, e li capelli Tutti
di
sangue avea macchiati e tinti. Io vi lascio pen
ea macchiati e tinti. Io vi lascio pensar s’ebbi paura. Basil. Io
di
paura sarei morto allora. Ne. Negro (disse ei c
tutta lontana dalla lentezza e dal languore. L’eleganza e la facilità
di
esprimersi e di verseggiare del Bentivoglio risco
lla lentezza e dal languore. L’eleganza e la facilità di esprimersi e
di
verseggiare del Bentivoglio riscosse da’ più dott
il Giraldi, il Doni, il Varchi, il Domenichi applaudirono a tutte le
di
lui poesie e soprattutto alle commedie. Il più vi
soprattutto alle commedie. Il più vicino all’Ariosto per la commedia
di
quel tempo egli è senza dubbio questo nobile scri
e la Talanta. Il Marescalco pubblicato nel 1530 è una lunga commedia
di
cinque atti priva d’azione, di vivacità ed intere
bblicato nel 1530 è una lunga commedia di cinque atti priva d’azione,
di
vivacità ed interesse, benchè sottoposta alle leg
avversione che ha un Marescalco al matrimonio posta alla tortura dal
di
lui padrone con fingere di avergli destinata mogl
calco al matrimonio posta alla tortura dal di lui padrone con fingere
di
avergli destinata moglie con ricca dote, la qual
coperta poi dal Crescimbeni. La Cortigiana altra lunghissima commedia
di
cinque atti tessuta di molte scene oziose mordaci
beni. La Cortigiana altra lunghissima commedia di cinque atti tessuta
di
molte scene oziose mordacissime ed aliene dal fat
oziose mordacissime ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate
di
poco momento e di niuno interesse, i cui passi ri
e ed aliene dal fatto, contiene due azioni staccate di poco momento e
di
niuno interesse, i cui passi rispettivi senza dip
alla luce la Talanta altra commedia dell’Aretino nel 1604 col titolo
di
Ninetta, pubblicò anche la Cortigiana nel 1628 co
faceto poeta Cesare Caporali123. Queste commedie non possono notarsi
di
veruna superstiziosa cura di rendere Italiane le
123. Queste commedie non possono notarsi di veruna superstiziosa cura
di
rendere Italiane le maniere latine, e non pertant
sa cura di rendere Italiane le maniere latine, e non pertanto mancano
di
ogni vivacità; il che pruova contro del Sig. Andr
ntezza ed il languore provengono da tutt’altra fonte che dallo studio
di
adattare le antiche frasi alle moderne lingue. L’
tudio di adattare le antiche frasi alle moderne lingue. L’Arcivescovo
di
Patras Alessandro Piccolomini nato nel 1508 da co
71. Trovansi parimente impresse tralle sei degli Accademici Intronati
di
Siena uscite nel 1611. Giovanni Imperiali nel Mus
’indrizzino agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio
di
voglia di ridere, e per rispetto de’ forestieri t
o agli spettatori. Panzana nell’Amor costante dice: Scoppio di voglia
di
ridere, e per rispetto de’ forestieri tengo la bo
del Piccolomini, o in una lingua straniera, come il Giglio Spagnuolo
di
bassa condizione sedicente Hidalgo (gentiluomo) m
gnuolo di bassa condizione sedicente Hidalgo (gentiluomo) motteggiato
di
spilorceria nella commedia degl’ Ingannati de’ me
mi accademici Sanesi. Si notano in essa varj motteggi sugli Spagnuoli
di
quel tempo. Dice Fabrizio nell’atto I, dove allog
farmi stare a qualche scudo; ma è male informata, che io sono allievo
di
Spagnuoli. Degni però di qualche scusa sono gl’ I
do; ma è male informata, che io sono allievo di Spagnuoli. Degni però
di
qualche scusa sono gl’ Italiani d’allora come tro
scusa sono gl’ Italiani d’allora come troppo vicini al funesto sacco
di
Roma, che sì gran parte ne ridusse in miseria; e
del carnovale del 1531. Domandando Gherardo dell’età della figliuola
di
Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco di
’età della figliuola di Virginio, questi risponde: Quando fu il sacco
di
Roma, che ella ed io fummo prigioni di que’ cani,
i risponde: Quando fu il sacco di Roma, che ella ed io fummo prigioni
di
que’ cani, finiva tredici anni. Di quel sacco par
avviluppato assai complicato negli accidenti. Abbondano gl’ Ingannati
di
sali e lepidezze, ma talvolta sono soverchio libe
prologo. Io non approverò mai le scene simili alla quinta del V atto
di
Cittina: Io non so che trispigio sia dentro a que
te imitazioni impudenti alla sfacciataggine de’ repubblicani Ateniesi
di
venti secoli indietro che se ne compiacevano. Reg
esi di venti secoli indietro che se ne compiacevano. Regolari e piene
di
sali e motteggi sono le cinque commedie di Lodovi
iacevano. Regolari e piene di sali e motteggi sono le cinque commedie
di
Lodovico Dolce, colle quali contribuì all’avanzam
a, il Ragazzo che s’impresse nel 1541, il Ruffiano tratta dal Rudente
di
Plauto, e la Fabrizia, le quali si pubblicarono n
imitazione in versi fatta dal celebre Vicentino Trissino de’ Menecmi
di
Plauto, ove però, come afferma egli stesso, volle
di Plauto, ove però, come afferma egli stesso, volle servare il modo
di
Aristofane, e v’introdusse il coro. L’Aridosio ap
ia che non s’impresse che nel 1603. Tralle migliori commedie in prosa
di
quel secolo si noverano queste del Gelli, che Mol
in questo genere: In essa (egli dice) non si vedranno riconoscimenti
di
giovani, o fanciulle, che oggidì non occorre, ma
cimenti di giovani, o fanciulle, che oggidì non occorre, ma accidenti
di
una vita civile e privata sotto una immaginazione
re, ma accidenti di una vita civile e privata sotto una immaginazione
di
verità, e di cose che tutto il giorno accaggiono
nti di una vita civile e privata sotto una immaginazione di verità, e
di
cose che tutto il giorno accaggiono al viver nost
viver nostro. Con tutto ciò questo conoscimento e questa squisitezza
di
gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ po
tezza di gusto non l’hanno salvato dalla negligenza de’ posteri; e le
di
lui belle commedie non si leggono come se scritte
entina, e per alcune traduzioni. La Filenia fu una piacevole commedia
di
Antonio Mariconda cavaliere Napoletano, che sebbe
da alcuni gentiluomini Napoletani, mentovati nel I libro della Storia
di
Notar Castaldo, nella sala del palazzo del princi
o della Storia di Notar Castaldo, nella sala del palazzo del principe
di
Salerno (in Napoli) dove stava sempre per tale ef
Contile, il Firenzuola, il Lasca ed il Cecchi. Luca Contile letterato
di
grido compose in buona prosa la Pescara, la Cesar
Fiorentino ed Abate Vallombrosano e letterato che si distinse in più
di
un genere, e visse sotto Clemente VII e Paolo III
548, scrisse in prosa due belle commedie i Lucidi impressa da’ Giunti
di
Firenze nel 1549, e la Trinuzia uscita alla luce
li contemporaneo dell’Aretino, del Franco, e del Francese Rabelais, e
di
un genio conforme, compose la Floria commedia in
che si pubblicò nel 1560. Il Capitano bizzarro commedia in terza rima
di
Secondo Tarantino si recitò in Taranto, e s’impre
i recitò in Taranto, e s’impresse in Venezia nel 1551. Giordano Bruno
di
Nola compose la commedia del Candelajo che si pub
cese s’impresse in Venezia per Aldo nel 1570. Il Trappa pure in prosa
di
Massimo Cameli Aquilano si pubblicò nell’Aquila n
per la maggior parte in ottava rima, il che osservò il Zeno. La Flora
di
Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per
o. La Flora di Luigi Alamanni s’impresse in Firenze nel 1556 per cura
di
Andrea Lori che la fece recitare nella compagnia
nel 1556 per cura di Andrea Lori che la fece recitare nella compagnia
di
San Bernardino da Cestello con alcuni suoi interm
edj124. Questo elegante scrittore della Coltivazione, dell’Antigone e
di
belle satire (ma non già della Libertà tragedia a
Fede) volle usare in tal commedia un nuovo metro, cioè uno sdrucciolo
di
sedici sillabe125, fatica e invenzione inutile in
edia della Flora è bene scritta, in istile puro e piacevole e copiosa
di
grazie comiche, e per questa parte degna di sì le
uro e piacevole e copiosa di grazie comiche, e per questa parte degna
di
sì leggiadro scrittore. Tuttavolta (sebbene non v
ttore. Tuttavolta (sebbene non vi si vegga punto uno studio affettato
di
trasportare in essa l’espressioni latine, che alt
latine, che altri ha creduto che nelle commedie Italiane sia sorgente
di
lentezza) sembraci ben lenta e languida nell’avvi
a non soffrire, per vivacità e sceneggiatura ed economia, il paragone
di
quelle dell’Ariosto, del Machiavelli e del Bentiv
. Lodate da molti, e singolarmente da Adriano Politi, son le commedie
di
Bernardino Pino da Cagli. Nel prologo degl’ Ingiu
enza aprirgli la porta: Licinio è quì che come smarrito augello cerca
di
ridursi nel vostro nido, come aquila che stà per
pressioni dal linguaggio infocato de’ Fedrj, de’ Panfili e de’ Cherei
di
Terenzio, o degli Erostrati dell’Ariosto! L’ affe
amorata dissuade Licinio dal rompere le porte, non essendo in casa la
di
lui madre, come proponeva, per parlarle con liber
le con libertà. Egli poi tutto ardore vuol tirarle un anello in segno
di
volerla sposare, ed ella l’impedisce dicendo: Non
, abbiate ad essere scudo dell’onor mio: questo vi basti: ricordatevi
di
me. Non si possono mai abbastanza lodare questi t
ricordatevi di me. Non si possono mai abbastanza lodare questi tratti
di
saviezza che spandono per l’uditorio un piacere i
564; la Cofanaria parimente in versi sciolti recitata cogl’ intermedj
di
Giovanbatista Cini nelle nozze di Don Francesco d
si sciolti recitata cogl’ intermedj di Giovanbatista Cini nelle nozze
di
Don Francesco de’ Medici e della regina Giovanna
rj altri teatri Italiani. Nel medesimo periodo comparvero le commedie
di
Girolamo Parabosco. Una ne compose in versi ch’è
Niccolò Amenta) si recitò con sommo applauso in Milano alla presenza
di
Filippo II allora principe delle Asturie nel 1547
. La Spina ed il Granchio del cavaliere Lionardo Salviati; la Suocera
di
Benedetto Varchi; la Balia, la Cecca e la Costanz
ati; la Suocera di Benedetto Varchi; la Balia, la Cecca e la Costanza
di
Girolamo Razzi; il Pellegrino ed il Ladro del Com
di Girolamo Razzi; il Pellegrino ed il Ladro del Comparini; il Furbo
di
Cristoforo Castelletti; la Cingana e la Capraria
mparini; il Furbo di Cristoforo Castelletti; la Cingana e la Capraria
di
GianCarlo Rodigino; l’Amore Scolastico del Martin
l’Amore Scolastico del Martini; il Medico del Castellini; il Commodo
di
Antonio Landi; la Vedova di Giambatista Cini; la
ini; il Medico del Castellini; il Commodo di Antonio Landi; la Vedova
di
Giambatista Cini; la Teodora del Malaguzzi; il Ca
laguzzi; il Capriccio del Cosentino Francesco Antonio Rossi, i Furori
di
Niccolò degli Angeli; tutte queste commedie scrit
queste commedie scritte parte in prosa, e parte in versi nel periodo
di
cui parliamo, si faranno leggere da chi vuol cono
e, per la purezza ed eleganza dello stile, benchè per la licenziosità
di
que’ tempi i motteggi e i sali non sieno sempre i
stata composta e rappresentata con gran plauso in Roma. Niuno meglio
di
lui seppe seguir gli antichi dando all’ imitazion
ja e fresca tintura de’ costumi della sua età. Scusandosi nel prologo
di
avere ideato senza esempio un argomento, non solo
, non solo doppio, come facevano gli antichi, ma interzato, dice però
di
avere in ogni altra cosa seguitato il loro uso. E
fanno variar l’ operazioni e le leggi dell’operare. Chi vestisse ora
di
toga e di pretesta, per begli abiti che fossero,
iar l’ operazioni e le leggi dell’operare. Chi vestisse ora di toga e
di
pretesta, per begli abiti che fossero, ci offende
a e purezza e grazia del dire) e pose nel tempo stesso nella passione
di
Gisippo e Giulietta un interesse che avvicina que
niere locali, benchè eccellenti, variano, per così dire, in ogni pajo
di
lustri, ma quelle delle passioni generali conserv
costanza dell’animo mio, la grandezza del mio dolore, e il desiderio
di
venir dove tu sei. Tu senti che il tuo nome m’è s
simili naturalissimi esempi ed apprendere in questi sentimenti pieni
di
calore e di verità il linguaggio della natura; qu
ralissimi esempi ed apprendere in questi sentimenti pieni di calore e
di
verità il linguaggio della natura; quel linguaggi
La vostra. Gisip. Viva? Sat. Viva. Gisip. Dove? Sat. In casa
di
Madonna Argentina. Gisip. Stai tu in cervello?
E quest’anello? Gisip. E’ suo. Dem. E questa lettera? Gisip. E’
di
sua mano. Dem. O come può star questo? lasciate
a mano. Dem. O come può star questo? lasciatemela leggere. Merita
di
osservarsi la naturalezza di questo dialogo, in c
r questo? lasciatemela leggere. Merita di osservarsi la naturalezza
di
questo dialogo, in cui non si dice o si risponde
bella lettera poi spira tutto il patetico della tenerezza sfortunata
di
un cuor sensibile che offeso si querela senza las
ela senza lasciar d’ amare. A’ leggitori non assiderati dalla lettura
di
tragedie cittadine e commedie piagnevoli oltramon
lli che non hanno il sentimento irrugginito dalla pedantesca passione
di
far acquisto di libri stampati nel XV secolo, fos
o il sentimento irrugginito dalla pedantesca passione di far acquisto
di
libri stampati nel XV secolo, fossero poi anche s
fossero poi anche scempj e fanciulleschi; a quelli che sanno burlarsi
di
coloro che non vorrebbero che altri rilevasse mai
ranza delle arti; a siffatti delicati leggitori, dico, non increscerà
di
ammirar meco questa bellissima lettera degna del
imi e infiniti, sono stati passati da me tutti con pazienza, sperando
di
ritrovarvi, e consolarmi d’avervi per mio consort
oichè a me tolto vi siete, sconsolata e disperata per sempre desidero
di
morire. Gisip. Oimè! che parole son queste? seg
, voi vi maritate; or non siete voi mio marito? se non mi siete ancor
di
letto, e non volete essermi per amore, mi siete p
mi siete ancor di letto, e non volete essermi per amore, mi siete pur
di
fede, e mi dovete essere per obbligo. Non sono io
o. Non sono io quella, che per esser vostra moglie non mi sono curata
di
abbandonar la mia madre, nè di andar dispersa dal
esser vostra moglie non mi sono curata di abbandonar la mia madre, nè
di
andar dispersa dalla mia patria, nè divenir favol
on venduta, per voi carcerata, per voi battuta, e per non venir donna
di
altro uomo, come voi siete fatto uomo di altra do
ttuta, e per non venir donna di altro uomo, come voi siete fatto uomo
di
altra donna, in tante e sì dure fortune sono stat
nna, in tante e sì dure fortune sono stata sempre d’animo costante, e
di
corpo sono ancor vergine; e voi non forzato, non
che io ne sento, è tale, che ne dovrò tosto morire; ma solo desidero
di
non morir serva nè vituperata; per l’una di quest
morire; ma solo desidero di non morir serva nè vituperata; per l’una
di
queste cose io disegno di condurmi, col testimoni
di non morir serva nè vituperata; per l’una di queste cose io disegno
di
condurmi, col testimonio della mia verginità, a m
ntinenza, ho consentito a venir con voi: per l’altro vi prego (se più
di
momento alcuno sono i miei prieghi presso di voi)
l’altro vi prego (se più di momento alcuno sono i miei prieghi presso
di
voi), che procuriate per me, poichè non posso mor
ichè non posso morir donna vostra, che io non mi muoja almeno schiava
di
altri; o ricuperate con la giustizia, o impetrate
mettete il prezzo, che io sono stata comperata, che io prometto a voi
di
restituirlo. Gisip. Oh che dolore è questo! De
m. (leggendo) E quando questo non vogliate fare, mi basterà solamente
di
morire: il che desidero, così per finire la mia m
suoi copiosamente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica
di
sicuro di avere il cuore formato di assai diversa
samente le dolci lagrime della più delicata tenerezza, dica di sicuro
di
avere il cuore formato di assai diversa tempera d
ella più delicata tenerezza, dica di sicuro di avere il cuore formato
di
assai diversa tempera da quella che costituisce u
er ciò che i Francesi chiamano sentimento. Non si vede nelle commedie
di
Luigi Groto nè la verità e naturalezza dello stil
critte in versi e collo spirito d’arguzia che domina ne’ componimenti
di
questo famoso cieco d’Adria. Di Cornelio Lanci si
ci. Nella sua Donna costante ci diede un esempio (raro in tal secolo)
di
un intrigo pericoloso e più proprio per le passio
proprio per le passioni tragiche. Una fanciulla minacciata dal padre
di
altre nozze, per serbarsi al suo amante, prende u
nozze, per serbarsi al suo amante, prende un sonnifero e coll’ ajuto
di
un medico si fa seppellire per morta; indi tratta
’ amante bandito, lo trova in Bologna addolorato per la notizia della
di
lei morte. In mezzo all’allegrezza di vederla viv
addolorato per la notizia della di lei morte. In mezzo all’allegrezza
di
vederla viva questo suo amante chiamato Aristide
ciuto ed arrestato. Alla novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti
di
donna coll’ intento di manifestare al Governadore
a novella che ne ha Elfenice ripiglia le vesti di donna coll’ intento
di
manifestare al Governadore come Aristide è suo sp
ore come Aristide è suo sposo, e quando non ne impetrasse la libertà,
di
ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade
bertà, di ammazzarsi. In tale stato correndo per le strade quasi fuor
di
se per lo dolore, scarmigliata, con un pugnale al
nella giustizia che mena a morire Milziade suo fratello convinto, per
di
lui confessione, di latrocinio. Sbigottiscono gli
mena a morire Milziade suo fratello convinto, per di lui confessione,
di
latrocinio. Sbigottiscono gli sbirri a vista di c
r di lui confessione, di latrocinio. Sbigottiscono gli sbirri a vista
di
colei che il giorno avanti era stata sepolta, e p
della sorella viva che corre come forsennata, e giugne presso la casa
di
Teodolinda sua amante. Egli era stato sorpreso da
olinda sua amante. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala
di
seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama
. Egli era stato sorpreso dal bargello con una scala di seta sotto la
di
lei casa, e per salvarne la fama, si era accusato
di seta sotto la di lei casa, e per salvarne la fama, si era accusato
di
aver voluto andare a rubare in quella casa, tutto
inda avea risoluto, allor che egli passerebbe per andare al patibolo,
di
gettarsi al suo collo, confessare pubblicamente i
osì solo lo scioglie e lo mena in casa. La vendicativa Timandra madre
di
Teodolinda dalla toppa dell’uscio gli vede abbrac
derne crudel vendetta. Ma essi vengono liberati per opera della balia
di
Teodolinda, e di Elfenice, e del medico Erosistra
etta. Ma essi vengono liberati per opera della balia di Teodolinda, e
di
Elfenice, e del medico Erosistrato, nella cui cas
osistrato, nella cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi
di
Aristide e di Milziade, vede che un doppio parent
la cui casa si rifuggono. Il Governadore intende i casi di Aristide e
di
Milziade, vede che un doppio parentado potrebbe r
agioni e colle minacce dispone i due vecchi alla pace e al maritaggio
di
Elfenice con Aristide e di Teodolinda con Milziad
one i due vecchi alla pace e al maritaggio di Elfenice con Aristide e
di
Teodolinda con Milziade. Una commedia siffatta pi
on Aristide e di Teodolinda con Milziade. Una commedia siffatta piena
di
evenimenti straordinarj e di pericoli grandi ecce
on Milziade. Una commedia siffatta piena di evenimenti straordinarj e
di
pericoli grandi eccede i limiti della vera poesia
ifettosa. Essa par tessuta alla foggia delle commedie Spagnuole miste
di
tragico e di comico. Ma colà si sarebbe incominci
a par tessuta alla foggia delle commedie Spagnuole miste di tragico e
di
comico. Ma colà si sarebbe incominciata a scenegg
ico. Ma colà si sarebbe incominciata a sceneggiare dall’innamoramento
di
Elfenice e dall’omicido commesso da Aristide, pro
i sette anni che questi dimorò in Lione, mostrando la morte apparente
di
Elfenice, gli amori di Teodolinda con Milziade e
dimorò in Lione, mostrando la morte apparente di Elfenice, gli amori
di
Teodolinda con Milziade e l’accaduto della scala,
l’accaduto della scala, e scendendo allo scioglimento colla condanna
di
costui impedita da Elfenice. Ma il Borghini incom
a il Borghini incomincia con senno la sua Donna costante dalla venuta
di
Aristide in Bologna nel giorno che è stata sepolt
. Potrebbe dunque questa favola servir d’esempio agli Spagnuoli vaghi
di
situazioni risentite, qualora volessero continuar
sentite, qualora volessero continuare ad arricchire il proprio teatro
di
favole piene di grandi accidenti, ma senza cadere
volessero continuare ad arricchire il proprio teatro di favole piene
di
grandi accidenti, ma senza cadere nelle stravagan
favola descritta ben maneggiate le passioni ed espresse con sobrietà
di
stile; ma non son pago de i discorsi accademici e
ico, Genserico, Ricimero, Totila, Narsete e dal duca Borbone generale
di
Carlo V, i quali cantano una canzonetta, che dice
a che il mondo vinse, abbiamo vinto, alla quale succede il lamento
di
Roma in due ottave, che conchiudono, Già vinsi
e, Come fortuna va cangiando stile. Nell’ultimo intermedio viene
di
sotterra Plutone con Proserpina, dal mare Nettuno
n Giunone, Venere con Vulcano e Cupido, i quali tutti cantano in lode
di
Amore, e cantando intrecciano un ballo. Eccoti du
a chiamarsi opera in musica, secondo la pretensione del Menestrier e
di
chi l’ha seguito. Questa commedia dedicata dall’a
nel 1585: l’Amico fido del Bardi rappresentata in Firenze nelle nozze
di
Don Cesare d’Este e Donna Virginia de’ Medici usc
a Virginia de’ Medici uscì al pubblico nel medesimo anno: la Prigione
di
Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedo
o: la Prigione di Borso Argenti in prosa impressa nel 1587: la Vedova
di
Niccolò Buonaparte anche in prosa nel 1592: il Fo
usti anche in prosa nel 1593. Il Perugino Sforza degli Oddi professor
di
leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in
e in prosa nel 1593. Il Perugino Sforza degli Oddi professor di leggi
di
gran nome nella patria, in Padova ed in Parma dov
r di leggi di gran nome nella patria, in Padova ed in Parma dove finì
di
vivere l’anno 1610 secondo Apostolo Zeno, o nel 1
sse nel 1592, ed in essa, come nella precedente, vi è una delicatezza
di
amore e d’amicizia posta al cimento, e vi si scor
si scorge, bellamente trasportata alla mediocrità comica, l’avventura
di
Damone e Pizia, l’uno de’ quali rimase per ostagg
uno de’ quali rimase per ostaggio dell’amico sotto lo stesso pericolo
di
vita, e l’altro ritornò puntualmente al suo suppl
tro ritornò puntualmente al suo supplicio. Oddi vi aggiunse la venuta
di
una innamorata che al vedere l’amante esposto, pe
na innamorata che al vedere l’amante esposto, per essere ostaggio del
di
lei fratello che esattamente la rassomiglia, ed a
resentazioni piagnevoli. Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici
di
quella città il primo di di settembre nel 1598 al
Si rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo
di
di settembre nel 1598 alla presenza del cardinal
rappresentò in Caprarola dagli Accademici di quella città il primo di
di
settembre nel 1598 alla presenza del cardinal Odo
inal Odoardo Farnese gl’ Intrichi d’ amore commedia che porta il nome
di
Torquato Tasso e che s’ impresse in Viterbo press
Discepolo nel 1604. E’ una favola assai ravviluppata, piena per altro
di
colori comici e di caratteri piacevoli ben rileva
E’ una favola assai ravviluppata, piena per altro di colori comici e
di
caratteri piacevoli ben rilevati. Il Baruffaldi e
iega assolutamente; e l’Ab. Pierantonio Serassi nella bellissima Vita
di
Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica ch
Vita di Torquato impressa in Roma l’anno 1785, giudica che sia opera
di
Giovanni Antonio Liberati che fece il prologo e g
ntermedj a questa commedia, per la sola ragione che quest’ Accademico
di
Caprarola si dilettava di scrivere nel genere dra
, per la sola ragione che quest’ Accademico di Caprarola si dilettava
di
scrivere nel genere drammatico. Tuttavia non abbi
Tuttavia non abbiamo sinora sufficienti indizj da non istimarla opera
di
Torquato. Il Manso per negarlo non ci disse di av
da non istimarla opera di Torquato. Il Manso per negarlo non ci disse
di
averlo saputo dal medesimo Torquato; e se lo negò
e se lo negò per proprio avviso, è una opinione, e non una pruova la
di
lui asserzione; dall’altra parte il lodato Ab. Se
Ab. Serassi quante volte discopre errori del Manso intorno alle cose
di
Torquato! Che sia poi piuttosto da riferirsi tal
piuttosto da riferirsi tal favola al Tasso Napoletano che al Liberati
di
Caprarola, cel persuade in certo modo il caratter
la, cel persuade in certo modo il carattere ben dipinto e ’l dialetto
di
Giallaise; imperciocchè più facilmente poteva scr
diversi mesi, che il Liberati il quale nè nacque nè dimorò nel regno
di
Napoli. Forse l’ultimo scrittore comico del cinqu
lo fa menzione Muzio Manfredi nelle citate lettere scritte da Lorena:
di
un’ altra intitolata gl’ Inganni di Curzio Gonzag
citate lettere scritte da Lorena: di un’ altra intitolata gl’ Inganni
di
Curzio Gonzaga celebre nell’armi e nelle lettere
e lettere parla il Quadrio: della Porzia e del Falco commedie inedite
di
Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Com
e di Giuseppe Feggiadro de’ Gallani si favella nel Compendio Istorico
di
Parma scritto dall’Edovari e non pubblicato: dell
rico di Parma scritto dall’Edovari e non pubblicato: della Pellegrina
di
Baltassarre di Palmia Parmigiano, che si rapprese
critto dall’Edovari e non pubblicato: della Pellegrina di Baltassarre
di
Palmia Parmigiano, che si rappresentò avanti al c
al duca Pier Luigi Farnese, si fa motto nel citato ms. dell’Edovari:
di
un’ altra commedia latina detta Lucia del Cremone
oschi nella parte III del VII volume. Di queste, e delle due commedie
di
Bernardino Rota lo Scilinguato e gli Strabalzi me
o e gli Strabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’ Marcelli
di
Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e di qu
rabalzi mentovate con gran lode dal Ghilini, e de’ Marcelli di Angelo
di
Costanzo nominati dal Minturno, e di qualche altr
hilini, e de’ Marcelli di Angelo di Costanzo nominati dal Minturno, e
di
qualche altra parimente rimasta sepolta, basti av
er essersene perduto ogni vestigio o per aver riposato nell’ oscurità
di
qualche privato archivio, non hanno contribuito a
le commedie Italiane da’ nostri chiamate antiche ed erudite. Or quali
di
queste ha lette il sempre lodato maestro di Poeti
iche ed erudite. Or quali di queste ha lette il sempre lodato maestro
di
Poetica Francese? In qual di esse ha trovato quel
queste ha lette il sempre lodato maestro di Poetica Francese? In qual
di
esse ha trovato quella sognata mescolanza di dial
oetica Francese? In qual di esse ha trovato quella sognata mescolanza
di
dialetti, quei gesti di scimia, quella tremenda e
di esse ha trovato quella sognata mescolanza di dialetti, quei gesti
di
scimia, quella tremenda e pericolosa gelosia e ve
e ha lette alcune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte,
di
spirito e di gusto che neppure di una sola possa
cune, come mai osò dire esser esse così sfornite d’arte, di spirito e
di
gusto che neppure di una sola possa sostenersi la
re esser esse così sfornite d’arte, di spirito e di gusto che neppure
di
una sola possa sostenersi la lettura 128? Che se
ro che le farse d’Arlecchino per avventura vedute sul teatro Italiano
di
Parigi, egli stesso può avvedersi del torto che f
nze, il gusto, la politezza e la libertà stessa, meritava un poco più
di
diligenza da questo scrittore. E che direbbe egli
y, o su i cartelloni delle fiere Parigine? II. Produzioni comiche
di
commedianti di professione. Un secolo dotto f
lloni delle fiere Parigine? II. Produzioni comiche di commedianti
di
professione. Un secolo dotto fa risplendere d
che di commedianti di professione. Un secolo dotto fa risplendere
di
riverbero ancor quelli che non lo sono. Erano in
ancor quelli che non lo sono. Erano in tal tempo cresciuti gli attori
di
mestiere, benchè tante accademie insieme colla po
e colla poesia teatrale coltivassero ancora il talento difficilissimo
di
ben recitare. Si trovò allora fra essi più d’un c
e il Travaglia pubblicate dal 1549 al 1556. Il Lombardo altro attore
di
professione diede alla luce nel 1583 l’Alchimista
da innamorato, e dopo la morte della moglie da tagliacantone col nome
di
Capitano Spavento da Vallinferna, volle ancora di
getto il piano della favola e la distribuzione e sostanza dell’azione
di
ogni scena, e se ne lasciava il dialogo ad arbitr
arse istrioniche aveano per oggetto l’eccitare il riso con ogni sorte
di
buffoneria, e vi si faceva uso di maschere divers
o l’eccitare il riso con ogni sorte di buffoneria, e vi si faceva uso
di
maschere diverse, colle quali nel vestito, nelle
aricature e nel linguaggio si esagerava la ridicolezza caratteristica
di
qualche città. Pantalone era un mercatante Venezi
; Brighella un Ferrarese raggiratore; Arlecchino un malizioso sciocco
di
Bergamo (Nota XV). Il volgo Italiano se ne compia
Il volgo Italiano se ne compiacque per la novità e per quello spirito
di
satira scambievole che serpeggia tra’ varj popoli
r quello spirito di satira scambievole che serpeggia tra’ varj popoli
di
una medesima nazione, come avviene in Francia anc
ziani, Valenziani, Catalani e Andaluzzi, le cui ridicolezze e maniere
di
dire e di pronunziare rilevansi con irrisione sca
enziani, Catalani e Andaluzzi, le cui ridicolezze e maniere di dire e
di
pronunziare rilevansi con irrisione scambievole.
ntrodurre prima certo rincrescimento della bella poesia scenica, indi
di
cagionarne la decadenza. 106. Dial. de Poet. s
temp. 107. Il prologo della Lena rappresentata in Ferrara al tempo
di
Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco di Roma,
entata in Ferrara al tempo di Leone X, ed anche l’anno dopo del sacco
di
Roma, si recitò dal principe Don Francesco figliu
false, le quali non mai daranno principj e risultati veri. Ciò serva
di
norma ancora ad altri sedicenti filosofi de’ gior
i sedicenti filosofi de’ giorni nostri disprezzatori dell’ erudizione
di
cui scarseggiano tanto, e di cui tanto abbisognan
ni nostri disprezzatori dell’ erudizione di cui scarseggiano tanto, e
di
cui tanto abbisognano per ragionar dritto. 110.
i. 111. Si appose dunque Madama Dacier, quando nelle note sulla vita
di
Terenzio disse: J’ai cru que par ce vis comica Ce
a Cesar ne vouloit pas tant parler des passions (che era l’avviso del
di
lei padre), que de la vivacitè de l’action &
più teatrali degli autori antichi e moderni, trovinsi pure sempre al
di
sotto della mediocrità, tuttochè la loro rapina r
to da Giovanni Boccaccio; e quindi questi meschini mendicanti in vece
di
dipingere imbrattano di strisce di colori le tele
; e quindi questi meschini mendicanti in vece di dipingere imbrattano
di
strisce di colori le tele, alla maniera della sci
questi meschini mendicanti in vece di dipingere imbrattano di strisce
di
colori le tele, alla maniera della scimia di Fran
re imbrattano di strisce di colori le tele, alla maniera della scimia
di
Franco Sacchetti che voleva fare come faceva il P
dio delle commedie dell’ Ariosto. Noi sin dal 1782 gli rispondemmo su
di
ciò nell’ articolo IX del nostro Discorso Storico
ico. Non basta l’avere una volta ribattuta una stranezza? 115. V. le
di
lui Annotazioni alla Biblioteca del Fontanini tom
i: E’ mi conviene ogni mese come or venir a rendere I miei conti
di
villa a Simone, il qual sempre dubita Che tutti
man il rubino, ec. 126. Antonio Minturno propose anche un verso
di
dodici sillabe ad imitazione di quelli dell’antic
tonio Minturno propose anche un verso di dodici sillabe ad imitazione
di
quelli dell’antico poeta Spagnuolo Giovanni di Me
sillabe ad imitazione di quelli dell’antico poeta Spagnuolo Giovanni
di
Mena, come questo Non nocque a lei l’esser cot
Non nocque a lei l’esser cotanto bella, Un non ignobile letterato
di
Parma nel 1780 ha voluto rinnovar questo metro ne
oi Treoboli commedia o traduzione accorciata e corretta del Trinummus
di
Plauto, che diede a recitare ai nobili giovani ac
lauto, che diede a recitare ai nobili giovani accademici del Collegio
di
quella città, e che si eseguì egregiamente alla p
a poi che un Italiano avesse pappagallescamente copiate e ripetute le
di
lui parole stesse, senza, citarlo, nell’opera int
L’autore anonimo (che si crede che fosse certo Don Francesco Milizia,
di
cui in un giornale Siciliano si è parlato con poc
che nell’immensa collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola
di
cui un uomo di spirito possa sostenere la lettura
a collezione delle nostre commedie non ve n’è una sola di cui un uomo
di
spirito possa sostenere la lettura. Adunque frall
CAPO IX. Teatro
di
Euripide. Era Sofocle già vecchio, quando Euri
iata la palestra degli Atleti, tutto si dedicò alla poesia tragica, e
di
anni diciotto osò metter fuori la prima sua trage
tragedia. Ardua impresa per sì pochi anni gareggiare colla rinomanza
di
un Sofocle. Pure quali ostacoli non vince l’attiv
dispensabile per disviluppar l’ingegno e rintracciar le vere bellezze
di
ogni genere. Egli per natura malinconico ed avver
alinconico ed avverso alla mollezza cercò negli orrori e nel silenzio
di
una caverna nel l’isola di Salaminaa tutto l’agio
mollezza cercò negli orrori e nel silenzio di una caverna nel l’isola
di
Salaminaa tutto l’agio per insinuarsi negli avvol
dipignere al vivo le passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio
di
ogni altro l’arte di parlare al cuore, e di rapir
passioni. Con tali mezzi pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte
di
parlare al cuore, e di rapire gli animi maneggian
i pervenne a saper meglio di ogni altro l’arte di parlare al cuore, e
di
rapire gli animi maneggiando un patetico sommamen
più usato sulle scene Ateniesi, per cui Aristotile davagli il titolo
di
Τραγικωτατος, tragico in supremo grado . Certo il
suo stile si distingue da quello de’ predecessori per l’arte mirabile
di
animare col più vivace colorito tutti gli affetti
elle sentenze, e una ricchezza filosofica ne caratterizzano lo stile;
di
modo che i Greci l’appellavano filosofo tragico,
’appellavano filosofo tragico, e davano alla sua filosofia l’aggiunto
di
coturnata. Si appressa, secondo Quintiliano, al g
ratori del l’antichità, col l’esercitarsi nello studio delle tragedie
di
Euripide, pervennero al colmo nel l’arte loro; pe
al cosa Gian Vincenzo Gravina nella Ragion Poetica chiama le tragedie
di
Euripide vera scuola di eloquenza . Egli è non p
vina nella Ragion Poetica chiama le tragedie di Euripide vera scuola
di
eloquenza . Egli è non per tanto per questa medes
ta altresì, nè senza fondamento, da Aristotile nella Poetica, un poco
di
negligenza nel condurre e disporre le sue favole;
edie; ma contando le diciannove intere che ne rimangono e i frammenti
di
molte altre raccolti nella bella edizione del Bar
le ha successivamente ammirate; ma nel certame drammatico cinque sole
di
esse riportarono la corona, e nelle altre egli so
ra Senocle (figlio del tragico Carcino anteriore ad Euripide) che più
di
una volta venne a lui preferito da’ giudici, al d
ipide) che più di una volta venne a lui preferito da’ giudici, al dir
di
Eliano, sciocchi o subornati. Le tragedie che ne
oduzione rimane Euripide a Sofocle inferiore. Egli nella riconoscenza
di
Oreste e della sorella perderebbe anche al confro
riconoscenza di Oreste e della sorella perderebbe anche al confronto
di
Eschito per cagione della vivacità che in questo
in verisimiglianza, avvenendo con molta proprietà per mezzo del l’ajo
di
Oreste e per una cicatrice che questi avea sulla
si trova inaspettatamente vivo, apporta la rivoluzione della fortuna
di
Elettra, e la fa passare da un sommo dolore ad un
, e la fa passare da un sommo dolore ad una somma gioja. Il carattere
di
Elettra da Euripide vedesi dipinto molto più fero
e che dagli altri due tragici. Elettra si prende da se stessa la cura
di
uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cu
a la cura di uccidere la madre, e manifesta l’artifizio con cui pensa
di
trarla nella rete, disegno e fierezza atroce in u
savie prevenzioni che osservammo in Eschilo. Maqual è mai l’artifizio
di
Elettra? Chiamar Clitennestra nella propria casa
era stato da Oreste ucciso Egisto in un solenne sacrifizio. Un fatto
di
tanta importanza avvenuto pubblicamente poteva ig
nte poteva ignorarsi con verisimilitudine dalla regina? Malgrado però
di
simili negligenze, che noi schiettamente rileviam
rileviamo, ma senza il fiele de’ nemici del l’antichità, la tragedia
di
Euripide ci sembra piena di moto e di calore; i c
e de’ nemici del l’antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena
di
moto e di calore; i costumi vi si veggono vivacem
ci del l’antichità, la tragedia di Euripide ci sembra piena di moto e
di
calore; i costumi vi si veggono vivacemente color
le passioni vi sono espresse con grande energia. L’Oreste, una delle
di
lui tragedie coronate, seguita la materia del l’
r l’uccisione della madre. Si legge nel l’atto primo un breve dialogo
di
Elena e di Elettra sua nipote, le quali si motteg
ne della madre. Si legge nel l’atto primo un breve dialogo di Elena e
di
Elettra sua nipote, le quali si motteggiano in un
si dipinge l’Assemblea Argiva, la quale par che alluda al l’Areopago
di
Atene, e vi si satireggiano di passaggio alcuni o
la quale par che alluda al l’Areopago di Atene, e vi si satireggiano
di
passaggio alcuni oratori contemporanei del poeta,
osservano da per tutto tratti assai popolari, quasi comici, e lontani
di
molto dal gusto moderno. Ma la scena di Elettra c
lari, quasi comici, e lontani di molto dal gusto moderno. Ma la scena
di
Elettra con Oreste nel l’atto quarto sommamente t
cena di Elettra con Oreste nel l’atto quarto sommamente tenera merita
di
essere ammirata come degna di sì gran tragico. Va
l’atto quarto sommamente tenera merita di essere ammirata come degna
di
sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole co
come degna di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa
di
Pilade e di Oreste. Ifigenia in Aulide è uno deg
di sì gran tragico. Vaga parimente è l’amichevole contesa di Pilade e
di
Oreste. Ifigenia in Aulide è uno degli argomenti
enti naturali domande d’Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche
di
Agamennone, la di lei sincera gioja nel l’abbracc
nde d’Ifigenia, e le risposte equivoche e patetiche di Agamennone, la
di
lei sincera gioja nel l’abbracciare il padre, ed
i lei sincera gioja nel l’abbracciare il padre, ed il profondo dolore
di
costui nascosto sotto l’esteriore serenità e alle
oro opere, il quale non iscintilla perchi non lo cura o non sa l’arte
di
farlo scappar fuori. Lo compiango coloro che ne g
sse non fanno così, dunque gli antichi offendono il decoro . l’azione
di
questa tragedia acquista dal principio del l’atto
ostenuto da un vivo continuo interesse, benchè cominci con una specie
di
rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza
ci con una specie di rettorico esordio, augurandosi ella l’ eloquenza
di
Orfeo e l’arte ond’egli seppe costringere i sassi
quel cominciamento: ma la sua versione, benchè per più riguardi degna
di
lode, riesce quasi sempre languida e snervata, pe
l dì son dolci. Guardami, caro padre, io quella sono, Che a profferir
di
padre il dolce nome Primiera appresi, quella a cu
edesti, e a me dicesti allora: Deh quando fia che a nobile consorte E
di
me degno e di fortuna amico Ti vegga unita trarre
dicesti allora: Deh quando fia che a nobile consorte E di me degno e
di
fortuna amico Ti vegga unita trarre i dì felici?
ecchia età ti lasci. No, no, teco io vivrò: tu mi nutristi, Io curerò
di
te finchè avrò fiato, Oimè! de’ nostri detti io m
retto a sacrificarti. Partito il re, l’espressione d’Ifigenia è degna
di
notarsi. La madre ha detto, ah figlia, ah madre
a per cagione della tua morte ; ed ella ripiglia, la medesima misura
di
versi conviene allo stato mio , ovvero, come trad
Soggiugne a ciò l’erudito Brumoy: l’autore dee mai mostrarsi inteso
di
parlare in versi? Ma l’espressione greca è figur
l’espressione d’Ifigenia tradurre letteralmente per la stessa misura
di
versi, ma sì bene per Io medesimo lamento, come b
e nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere
di
Clitennestra, e la pietà che ne mostra quel l’ero
ospesa e agitata da varii pensieri sulle conseguenze della difesa che
di
lei vuol prendere Achille. Una muta rappresentazi
Or questo salva il poeta dalla pedantesca censura del l’ineguaglianza
di
carattere d’Ifigenia, la quale alla prima piange
altra apparente opposizione sogliono fare i poco esperti al carattere
di
Achille, per essersi prima mostrato tutto fervoro
per soffrirne poi pacificamente il sacrifizio senza nulla tentare in
di
lei prò. Achille avea promesso di salvarla dalla
l sacrifizio senza nulla tentare in di lei prò. Achille avea promesso
di
salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre
lle avea promesso di salvarla dalla violenza; ma quando ella si offre
di
buon grado alla morte, secondo i principii della
e, secondo i principii della religione pagana, non gli era lecito più
di
liberarnela senza esser sacrilego, e quindi desis
questo grande ingegno mostra l’immenso dolore del padre più eloquente
di
quello che avrebbero fatto i moderni declamatori
ci facean larga corona Al nostro re, come venir la vide, Benchè fuori
di
tempo e troppo tardi, Da paterna pietà gelossi il
ci fa vedere un Generale pieno del suo privato dolore, che si ricorda
di
esser padre e s’ indebolisce in sì pericolosa occ
lisce in sì pericolosa occasione. Sembra anche una contraddizione del
di
lui carattere, perchè da per tutto si è dimostrat
rato più ambizioso che tenero, e per ritenere il comando ed il titolo
di
re de’ re era condisceso a sacrificar la figliuol
figliuola. Si osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale
di
una misura di versi più corta come più idonea ad
osservi come in varie scene e ne’ cori Euripide si vale di una misura
di
versi più corta come più idonea ad esprimere il d
nale, come pur ha fatto il p. Carmeli. Non è improbabile che gli atti
di
questa tragedia sieno sei, e che il quinto termin
, colle parole che questa dice alle fanciulle perchè cantino in onore
di
Diana nella sua disgrazia. Non si vede però allor
tante cose narratea. Ifigenia in Tauride rappresenta la riconoscenza
di
Oreste colla sorella sul punto di esser da lei co
Tauride rappresenta la riconoscenza di Oreste colla sorella sul punto
di
esser da lei come sacerdotessa sacrificato, e la
a sacrificato, e la fuga che eseguiscono secoloro menandone la statua
di
Diana Taurica. È da notarsi in tal tragedia la te
statua di Diana Taurica. È da notarsi in tal tragedia la tenera scena
di
amicizia tra Pilade ed Oreste, colla quale termin
la bellissima riconoscenza per mezzo della lettera che Ifigenia pensa
di
mandare in Grecia ad Oreste. Fra quante agnizioni
canta solo nella scena quarta del l’atto quinto, Celebriamo le lodi
di
Febo e di Diana . Or non sarebbe questo il finale
o nella scena quarta del l’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e
di
Diana . Or non sarebbe questo il finale di un att
lebriamo le lodi di Febo e di Diana . Or non sarebbe questo il finale
di
un atto? Allora potrebbe la tragedia dividersi in
nderli per oracoli celesti. Nella tragedia intitolata Elena si tratta
di
Elena virtuosa in Egitto, secondo ciò che nel sec
o libro delle sue istorie ne racconta Erodoto. Vi si maneggia la fuga
di
Menelao con quest’ Elena ingannando astutamente T
Nel l’Alcestide che si offre vittima volontaria alla morte in cambio
di
Admeto suo marito, desidererei che gli stupidi bi
a chi oggi voglia esercitarsi nella poesia tragica. Il contrasto però
di
Admeto col padre, e i rimproveri ch’egli fa a que
improveri ch’egli fa a quel povero vecchio, cui non è bastato l’animo
di
morire in vece del figlio, potevano forse tollera
cosa che potesse contradire ai loro costumi e alle passioni dominanti
di
que’ tempi. Certo è che la ripugnanza di morir pe
mi e alle passioni dominanti di que’ tempi. Certo è che la ripugnanza
di
morir per un altro, che mostra l’istesso padre di
è che la ripugnanza di morir per un altro, che mostra l’istesso padre
di
Admeto, fa trionfare sempre più l’amor conjugale
a l’istesso padre di Admeto, fa trionfare sempre più l’amor conjugale
di
Alcestide. Ippolito coronato produsse al poeta l
e trentacinque anni. Contiene la morte d’Ippolito per la falsa accusa
di
Fedra sua madrigna ed amante. S’ inganna però chi
chi Olimpici o in Atene, e niuna si vede che ne avesse tratto il nome
di
coronata. Ippolito dopo il prologo viene in teatr
egli porta, ricevè quel l’aggiunto; della stessa maniera che l’Ajace
di
Sofocle s’intitolò Μαστιγοφορος per la sferza ch’
primo partito Ippolito resta solo il Coro e si trattiene sullo stato
di
Fedra; or non potrebbe esser questa la fine di un
trattiene sullo stato di Fedra; or non potrebbe esser questa la fine
di
un atto? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedr
bbe esser questa la fine di un atto? Ma vi è attaccata anche la scena
di
Fedra la quale naturalmente par congiunta colla p
r congiunta colla prima del l’atto secondo. Quella felice distrazione
di
Fedra egregiamente dipinta da Giovanni Racine, D
ovanni Racine, Dieu que ne puis-je assise , è una bellezza originale
di
Euripide. Fedra in mezzo alle donne del Coro, ass
sistita dalla nutrice, piena della propria passione, distratta, fuori
di
se, secondo la mia versione, favella in Euripide
l guisa: Fedra Ah perchè non poss’io spegner la sete Nel l’onda pura
di
solingo rio? Perchè sul verde prato al rezzo assi
queste torri appresso Limpidi fonti non vi sono e piante? Fedra Dive
di
Linna, a presedere elette A l’esercizio de’ corsi
che il volto M’inonda e bagna involontario pianto. Sento che avvampo
di
vergogna. O cruda E pur cara follia! L’error mi p
rasportata quasi interamente dal Racine nella sua tragedia, a riserba
di
uno squarcio molto delicato, in cui Fedra rispond
a quelle parole, conosci tu il figlio del l’Amazone? Anche la scena
di
Teseo ed Ippolito del l’atto quarto è stata dal R
lmente; ma la greca riesce più tragica e importante per lo spettacolo
di
Fedra morta. Racine in somma si è approfittato da
o differente, ne ha dovuto perdere non poche bellezze, come il dolore
di
Teseo per la morte di Fedra, e la tragica scena d
vuto perdere non poche bellezze, come il dolore di Teseo per la morte
di
Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. I
di Fedra, e la tragica scena d’Ippolito moribondo. Il racconto della
di
lui morte è vagamente ornato ma con sobrietà e na
ero i cavalli, non presta ad Ippolito altro pensiero se non se quello
di
governarli. Seneca gli diede maggior coraggio fac
te umana che tende sempre alla perfezione. Lo ardisco dissentire dal
di
lui avviso. Ognuno de’ tre potrebbe trovare qualc
egli autori antichi e moderni in un medesimo argomento è il vero modo
di
pesarne il merito rispettivo, e di studiare nel t
medesimo argomento è il vero modo di pesarne il merito rispettivo, e
di
studiare nel tempo stesso l’arte drammatica con f
eligione verso gli dei, che cosa avremo appreso de’ pregi inimitabili
di
questa bella tragedia? I giovani non ne sapranno
disegno leggeva i Greci il saggio Racine, e ne ritrasse il vantaggio
di
rendersi superiore a tanti e tanti tragici. Con a
iamo l’eccellente parallelo fatto dal l’ab. Le Batteux del l’Ippolito
di
Euripide e della Fedra del Racine. Egli osserva i
in episodii, che la greca. Essa ha più parti, e queste hanno bisogno
di
maggior arte per conciliarsi insieme, e quindi ri
più difficile il formarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero
di
passioni, alcune delle quali punto non sono tragi
mero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragiche. L’anima
di
chi si trattiene negli spettacoli moderni è così
si avanza, s’imbarazza, scoppia finalmente, diremo così, pel fermento
di
certe cagioni interne, dalle quali gli effetti si
strofe. Bellissima graduazione! Essa addita alla gioventù l’arte vera
di
tessere un dramma, che consiste in porre sotto gl
chè per necessità scoppi con vigore; e non già in ordinare una catena
di
elegie e declamazioni; perchè queste in vece di a
n ordinare una catena di elegie e declamazioni; perchè queste in vece
di
avvivare le passioni per renderle atte a commuove
seguendone il trasporto progressivo, le fanno divenir pesanti e fuor
di
proposito loquaci; e quindi stancando la mente se
re al cuore, diminuiscono l’interesse, ed in conseguenza l’attenzione
di
chi ascolta. «Tutto (prosegue Le Batteux) vi si t
on ha più forza; e lo stesso dee seguire nelle opere del l’arte emule
di
quelle della natura.» Entra poscia l’erudito auto
cine congiunge al l’azione principale l’azione episodica d’Ippolito e
di
Aricia che comprende più di quattrocento versi.»
rincipale l’azione episodica d’Ippolito e di Aricia che comprende più
di
quattrocento versi.» «Due amori, due confidenze,
l’una accanto al l’altra.» «Nel l’Ippolito non si ragiona della morte
di
Teseo.» «Questa morte non è in verun modo prepara
il secreto è svelato ad Ippolito dalla Nutrice non ostante il divieto
di
Fedra.» «Presso il Francese la stessa Fedra confe
ppolito dal principio al fine.» «Tutto è lagrime in Euripide: lagrime
di
Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime di Teseo, lagr
è lagrime in Euripide: lagrime di Fedra, lagrime d’Ippolito, lagrime
di
Teseo, lagrime del Coro e della Nutrice; tutto sp
utto spira dolore e tristezza, tutto è veramente tragico.» «Il dramma
di
Racine è una serie di quadri grandi di amore: amo
istezza, tutto è veramente tragico.» «Il dramma di Racine è una serie
di
quadri grandi di amore: amor timido chegeme, amor
veramente tragico.» «Il dramma di Racine è una serie di quadri grandi
di
amore: amor timido chegeme, amore ardito e determ
nare, amor disperato che si vendica sopra se stesso; ecco la tragedia
di
Racine.» «Altrettanti quadri si trovano nel l’Ipp
dialogo che raffreddi la pietà degli spettatori.». «Giovane, ornato
di
nobili costumi, sofferente nella calunnia senza a
tenero col padre benchè ingiusto, Ippolito non lascia un sol momento
di
agitare e tirare a se tutti i cuori sensibili.»
n toglie al carattere del giovane eroe, virtuoso sempre, sempre degno
di
compassione in Euripide, debole qualche volta, qu
nazioni il diverso carattere del l’uno e del l’altro poeta. «L’amico
di
Socrate non sarebbe stato mai cosi mal accorto di
tro poeta. «L’amico di Socrate non sarebbe stato mai cosi mal accorto
di
presentare ai vincitori di Maratone e di Salamina
ate non sarebbe stato mai cosi mal accorto di presentare ai vincitori
di
Maratone e di Salamina un Ippolito amoroso ed avi
e stato mai cosi mal accorto di presentare ai vincitori di Maratone e
di
Salamina un Ippolito amoroso ed avido d’intrighi.
tanto sovrastano agli antichi, quanto la Repubblica Romana del tempo
di
Giulio Cesare superava in potenza quella che era
i Giulio Cesare superava in potenza quella che era sotto il consolato
di
Papirio Cursore. Aggiugniamo qualche sentenza spa
rio Cursore. Aggiugniamo qualche sentenza sparsa nel Saggio sul Gusto
di
Cartaud de la Vilade, affinchè il leggitore, dopo
divertirsi con un piacevole contrasto del gusto vero col fantastico,
di
una scelta crudizione colla leggerezza, e del dot
o La Vilade. Questo moderno derisore degli antichi si mostra nauseato
di
quel l’Ippolito che Euripide ci dipinse, sembrand
sembrandogli un Cavaliere fort peu galant ; e per maggior trastullo
di
chi ciò legge, dice (pag. 48) colla solita sua si
ita sua sicura lettura e martellata erudizione, che questa tragedia è
di
Sofocle. Avventuratamente però per Ippolito La Vi
’Achille del l’Ifigenia, supponendolo un innamorato, e trovando nella
di
lui passione un accento soprammodo grossolano. Si
Si consolino intanto questi Greci Principi, c con essi Omero tacciato
di
non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo
i, c con essi Omero tacciato di non aver saputo descrivere i giardini
di
Alcinoo secondo il gusto di quelli di Versailles,
di non aver saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto
di
quelli di Versailles, perchè questo formidabile G
er saputo descrivere i giardini di Alcinoo secondo il gusto di quelli
di
Versailles, perchè questo formidabile Gradasso no
l’Inglesi. Per lui Erodoto narra da uomo ubbriaco ; Tucidide è pieno
di
difetti essenziali e di racconti fuor di propo
narra da uomo ubbriaco ; Tucidide è pieno di difetti essenziali e
di
racconti fuor di proposito , senza piano e senza
briaco ; Tucidide è pieno di difetti essenziali e di racconti fuor
di
proposito , senza piano e senza verisimilitudine
itudine nelle aringhe; Polibio non è uno storico, ma bensì una specie
di
parlatore che fa riflessioni sulla storia; gli
toria; gli Oratori Greci, senza eccettuarne Demostene, sono spogliati
di
ogni savia economia necessaria a condurre gli ani
Questo Saggio che ben può chiamarsi del mal gusto, e del l’imperizia
di
Cartaud si accompagni colle sessanta pagine del C
mperizia di Cartaud si accompagni colle sessanta pagine del Cavaliere
di
Saint-Mars sopra la letteratura degli antichi. Pe
tichi. Per quest’originale de’ Marchesini della scena francese le ode
di
Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattiv
Orazio Flacco sono più oscure della notte, cattive, insoffribili, le
di
lui satire e l’arte poetica un ammasso di nojosit
, cattive, insoffribili, le di lui satire e l’arte poetica un ammasso
di
nojosità, mostruosità e disordini. Egli ammirava
ne) aver la testa d’une furieuse trempe per resistere a un torrente
di
loquacità che nulla dice… Ma è dunque una fatalit
quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba si aggira sulla morte
di
Polissena e sulla vendetta del l’assassinamento d
aggira sulla morte di Polissena e sulla vendetta del l’assassinamento
di
Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente
inamento di Polidoro. Parmi in essa singolarmente eccellente la scena
di
Ulisse con Ecuba e Polissena nel l’atto primo, do
no scoppiare il cuore per la pietà. Nel patetico racconto della morte
di
Polissena nel l’atto secondo si ammirano varii tr
ammirano varii tratti pittoreschi e tragici, come il nobile contegno
di
Polissena, che non vuole esser toccata nel l’atte
ico, E il suo candido seno mostrò fuori; e finalmente il nobile atto
di
cadere con decenza dopo il colpo così espresso da
i precedenti: Cadd’ ella e nel cader mirabilmente Serbò degna onestà
di
real donna. Le riflessioni morali di Ecuba su i
mirabilmente Serbò degna onestà di real donna. Le riflessioni morali
di
Ecuba su i buoni e i cattivi, sul l’educazione e
na forza tragica terribile; ma nel l’atto terzo si tratta della morte
di
Polidoro, per la quale l’azione è manifestamente
tutta si rapporti ad Ecuba. Nella scena in cui le si enuncia la morte
di
Polidoro, osserva Pietro Brumoy che vi sono spars
l loro artificio per ciò che la musica riguarda. Egli stesso non fece
di
più nel tradurre questa medesima scena in maniera
a che il cor, la mente, infiamma, accende, Lacera e squarcia? Io fuor
di
me già sono, Comincio a delirar. Dopo ciò mi sem
questo è inganno? A un furore da baccante che trasporta Ecuba fuori
di
se, far succedere un dubbio sul fatto? Ma questo
i bene che questa voce qui manifesta l’enorme, atroce, stupenda serie
di
disgrazie che l’opprime. Osserviamo in oltre che
tire in un terzetto moderno si va cercando ancora l’autor della morte
di
Polidoro. Ecco come traduce il citato Erasmo poco
erzetto serio, perchè essi, a giudizio del celebre Gluck, abbisognano
di
passioni forti per dar motivo al l’espressione de
i passioni forti per dar motivo al l’espressione della musica. I cori
di
questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni
la musica. I cori di questa tragedia sono tratti dal soggetto e pieni
di
passione non meno che di bellezze poetiche. Vegga
ta tragedia sono tratti dal soggetto e pieni di passione non meno che
di
bellezze poetiche. Veggasi quello del l’atto prim
l loro destino vanno immaginando in qual parte toccherà loro in sorte
di
essere trasportatea. Quello del l’atto terzo mi s
, ed il Dolce ne ha fatto una troppo libera imitazione. A noi piacque
di
tradurlo ancora; ed affinchè i giovani avessero u
o ancora; ed affinchè i giovani avessero una competente idea de’ Cori
di
Euripide, c’ingegnammo di ritenere un poco più le
ovani avessero una competente idea de’ Cori di Euripide, c’ingegnammo
di
ritenere un poco più le immagini e lo spirito del
a che a le nemiche genti Inaccessibil rocca Asia ti appelli, Che già
di
Greche squadre un nuvol denso Ti copre e cinge, e
cenere conversa Nereggiano de’ muri i sassi informi D’orride strisce
di
fuligin tinti. Ahi più non ti vedrò! Mai più le v
dolce letto Lascio allor sbigottita in lieve avvolta Semplice gonna:
di
Diana al l’ara Mi prostro e piango, oh vani prieg
lte e mille Elena detestando e il suo rattore, E le adultere nozze, e
di
un avverso Genio persecutor l’odio potente, Che l
nacciosi flutti, Nè i patrii tetti a riveder mai giunga! L’Andromaca
di
Euripide non contiene l’azione del l’Andromaca di
iunga! L’Andromaca di Euripide non contiene l’azione del l’Andromaca
di
Racine, perchè questa è la vedova di Ettore che t
ontiene l’azione del l’Andromaca di Racine, perchè questa è la vedova
di
Ettore che teme per la vita di Astianatte, e nell
a di Racine, perchè questa è la vedova di Ettore che teme per la vita
di
Astianatte, e nella tragedia Greca è la stessa An
tianatte, e nella tragedia Greca è la stessa Andromaca, ma già moglie
di
Pirro, che teme per la vita di Molosso avuto da q
a è la stessa Andromaca, ma già moglie di Pirro, che teme per la vita
di
Molosso avuto da questo secondo matrimonio. Oggi
uesto secondo matrimonio. Oggi desta più compassione il nobile dolore
di
Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità del
onio. Oggi desta più compassione il nobile dolore di Andromaca vedova
di
Ettore, che la semplicità del l’azione di Androma
dolore di Andromaca vedova di Ettore, che la semplicità del l’azione
di
Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella trage
vedova di Ettore, che la semplicità del l’azione di Andromaca moglie
di
Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il c
del l’azione di Andromaca moglie di Pirro. È notabile nella tragedia
di
Euripide il carattere di Ermione renduto poi senz
a moglie di Pirro. È notabile nella tragedia di Euripide il carattere
di
Ermione renduto poi senza dubbio dal Racine più d
. Non sono più tollerabili sulle nostre scene le ingiurie scambievoli
di
Andromaca ed Ermione presso Euripide. Osservisi a
a uccisione già avvenuta in sì poco tempo, e vien portato il cadavere
di
Pirro, la qual cosa sembra sconcezza che offende
similitudine. Nella tragedia intitolata le Trojane si tratta la morte
di
Astianatte insieme col destino delle prigioniere
tte insieme col destino delle prigioniere fatte in Troja. Le profezie
di
Cassandra nel l’atto secondo, e l’addio che ella
o secondo, e l’addio che ella dà alla madre e alla patria, sono degne
di
osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle di
a patria, sono degne di osservarsi, e rassomigliano in parte a quelle
di
Eschilo nel l’Agamennone. Squarcia poi i cuori an
nel l’Agamennone. Squarcia poi i cuori ancor meno sensibili il dolore
di
Andromaca nel l’atto terzo al vedersi strappar da
viscere mie, da queste braccia Ti svelgono i crudeli. Ah tu morrai, E
di
tuo padre il nome, Che tanti ne salvò, ti fia fun
so è una tragedia senza prologo, e senza que’ tratti patetici proprii
di
Euripide; ma in contracambio ha molta arte nel di
o e aggiustatezza nella distribuzione del l’azione, particolar pregio
di
Sofocle, per la qual cosa pretende alcuno che ad
ò il parere men sicuro quello del Barnes e del Carmeli che la stimano
di
Euripide, se si attenda tanto al l’antico consent
la stimano di Euripide, se si attenda tanto al l’antico consentimento
di
moltissimi critici che sempre l’annoverarono tral
consentimento di moltissimi critici che sempre l’annoverarono tralle
di
lui tragedie, quanto alle molte espressioni del R
del Reso famigliari a questo tragico. N’ è l’argomento lo stratagemma
di
Ulisse che con Diomede ammazza questo re di Greci
’argomento lo stratagemma di Ulisse che con Diomede ammazza questo re
di
Grecia nel campo Trojano. Nel l’atto quarto compa
travegga, e la prenda per Venere, mentre i suoi favoriti non lasciano
di
ravvisarla per Minerva. Tali cose allora conveniv
an parte delle tragedie antiche) per mezzo della Musa Tersicore madre
di
Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carr
della Musa Tersicore madre di Reso, la quale apparisce in aria sopra
di
un carro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso s
dre di Reso, la quale apparisce in aria sopra di un carro, tenendo il
di
lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è u
ontiene l’atroce vendetta presa da Medea contro Giasone, Creonte e la
di
lui figliuola. Degno singolarmente dì osservarsi
e gli destina alla morte, ascolta i moti della natura e la tenerezza
di
madre, e sente risvegliare i suoi furori alla rim
e, e sente risvegliare i suoi furori alla rimembranza del l’infedeltà
di
Giasone. Il racconto della morte della nuova spos
del l’infedeltà di Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa
di
Giasone e di Creonte padre di lei è terribile. I
tà di Giasone. Il racconto della morte della nuova sposa di Giasone e
di
Creonte padre di lei è terribile. I figli che cer
racconto della morte della nuova sposa di Giasone e di Creonte padre
di
lei è terribile. I figli che cercano scampar dall
ragico. Quello che mai non piacerà in questa favola, è il personaggio
di
Egeo introdottovi senza veruna ragione per prepar
ro, siccome narrano Parmenisco, Didimo e Creofilo presso lo Scoliaste
di
Euripide sulla Medea. E per ischivar l’infamìa ch
hivar l’infamìa che ad essi ne ridondava, si avvisarono probabilmente
di
guadagnar qualche poeta per attribuirne l’assassi
arcino poeta anteriore ad Euripide introdusse Medea che si discolpava
di
tale imputazionea. Ma Carcino non ebbe credito ta
, compose la sua tragedia facendo rea la madre stessa del l’uccisione
di
que’ fanciulli, e la menzogna per l’eccellenza de
che i Corintii solevano offerire quasi in perpetuo tributo alle ombre
di
que’ pargoletti certi sacrfizii espiatorii. Le Fe
letti certi sacrfizii espiatorii. Le Fenisse (altra tragedia coronata
di
Euripide) contiene la morte di Eteocle e Polinice
i. Le Fenisse (altra tragedia coronata di Euripide) contiene la morte
di
Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avve
a coronata di Euripide) contiene la morte di Eteocle e Polinice figli
di
Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio di Tebe. L
di Eteocle e Polinice figli di Edipo e Giocasta avvenuta nell’assedio
di
Tebe. Lodovico Dolce che ne fece una libera imita
o, e fe che Giocasta narrasse a un servo tutti gli evenimenti passati
di
Edipo. E perchè narrare al servo ciò che era pubb
ta Argiva, e ne vanno descrivendo i capi, che è una imitazione felice
di
un passo del III libro del l’Iliade pure dal Tass
de pure dal Tasso trasportato nella Gerusalemme. Il Dolce non si curò
di
questa bellezza, e la sua scena rimane sterile. N
a, e la sua scena rimane sterile. Nè anche l’ebbe in pregio il signor
di
Calepio, cui sembrò inverisimile che Antigone sta
or di Calepio, cui sembrò inverisimile che Antigone stando sulle mura
di
Tebe assediata potesse vedere e distinguere i per
rsonaggi del campo Argivo e le loro armature. È da credersi che prima
di
avventurar questa censura quel dotto Critico si s
o della distanza del campo e del l’altezza delle mura, per convincere
di
inverisimiglianza Omero, Euripide e Torquato. La
re di inverisimiglianza Omero, Euripide e Torquato. La scena vigorosa
di
Giocasta co’ figli è degna di particolar riflessi
Euripide e Torquato. La scena vigorosa di Giocasta co’ figli è degna
di
particolar riflessione per la maestrevole dipintu
e’ due fratelli ugualmente fieri ed accaniti nel l’odio reciproco, ma
di
carattere diversi, e per lo dolore della madre ch
arattere diversi, e per lo dolore della madre che s’interpone e cerca
di
contenerli e disarmarli. Le Supplici si aggirano
e disarmarli. Le Supplici si aggirano sule conseguenze del l’assedio
di
Tebe, e sulla sepoltura negata da’ Tebani ai Capi
sulla sepoltura negata da’ Tebani ai Capi Argivi, là dove le Supplici
di
Eschilo parlano delle Danaidi. Pur queste due tra
azione nella condotta. Lo spettacolo della prima scena delle Supplici
di
Euripide dovea produrre un pieno effetto. Etra ma
elle Supplici di Euripide dovea produrre un pieno effetto. Etra madre
di
Teseo sta col l’offerta in mano a piè del l’altar
a in mano a piè del l’altare in mezzo a’ Sacerdoti: il tempio è pieno
di
donne che portano rami di olivo: Adrasto red’ Arg
re in mezzo a’ Sacerdoti: il tempio è pieno di donne che portano rami
di
olivo: Adrasto red’ Argo resta nel vestibolo coll
Greche antichità e tradizioni, la qual cosa, come altrove accennammo,
di
rado si trascurò dai Greci tragici per mostrare l
oro costumi a gloria della nazione.. Nel l’atto II però Teseo risolve
di
portar la guerra a Tebe, ed appena incominciato l
miracolo? Vi è corso un tempo verisimile? Può censurarsi come difetto
di
verisimiglianza osservato anche nell’Andromaca.
tiranno Lico oppressore degli Eraclidi: negli ultimi due atti cambia
di
oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a t
di oggetto, ed una Furia chiamata da Iride viene a turbare la ragione
di
Ercole a segno che questi di propria mano saetta
mata da Iride viene a turbare la ragione di Ercole a segno che questi
di
propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tra
i Ercole a segno che questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla
di
più tragico, di più vivacemente dipinto di questa
che questi di propria mano saetta i figliuoli. Nulla di più tragico,
di
più vivacemente dipinto di questa deplorabile str
saetta i figliuoli. Nulla di più tragico, di più vivacemente dipinto
di
questa deplorabile strage, in cui eccitano ugual
o ugual compassione il saettatore e i saettati. Euristeo fatal nemico
di
Ercole ne perseguitò la posterità, minacciando gu
ciando guerra a chiunque osasse ricoverarne i figliuoli. Iolao nipote
di
quell’eroe e la vecchia Alcmena di lui madre insi
overarne i figliuoli. Iolao nipote di quell’eroe e la vecchia Alcmena
di
lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati
vecchia Alcmena di lui madre insieme co’ piccioli figliuoli cacciati
di
città in città fuggono in Atene all’ara della Mis
in città fuggono in Atene all’ara della Misericordia sotto il governo
di
Demofonte e Acamantea. Copreo araldo di Euristeo
Misericordia sotto il governo di Demofonte e Acamantea. Copreo araldo
di
Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa di
antea. Copreo araldo di Euristeo viene a domandarli, Demofonte ricusa
di
concederli, e si accende aspra guerra tra gli Ate
Ateniesi e gli Argivi, per cagione degli Eraclidi, cioè de’ figliuoli
di
Ercole, onde prende il titolo questa tragedia. L’
tichi, ed ora ad ingrandirli ora ad immaginarseli, in tal guisa parla
di
questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciador di E
i, in tal guisa parla di questo dramma: Negli Eraclidi l’ambasciador
di
Euristeo si parte da Atene protestata la guerra a
ciata e condotta in simil guisa subito sveglierà ne’ leggitori l’idea
di
un dramma Cinese o Inglese o Spagnuolo, che compr
risteo a favor degli Eraclidi, e ristretta dentro un discreto periodo
di
tempo. Ecco quello che vi si legge. Gli Argivi ar
egge. Gli Argivi armati alla rovina degli Eraclidi, stando a’ confini
di
Atene mandano un araldo a richiederli a Demofonte
fini di Atene mandano un araldo a richiederli a Demofonte, e nel caso
di
negativa ad intimargli la guerra. L’araldo Copreo
affermò il Fioretti, ma ad Alcatoe, dove trovasi Euristeo alla testa
di
un esercito congregato prima d’incominciare il dr
a d’incominciare il dramma, e non già che si congrega dopo il ritorno
di
Copreo, come pur disse il censore. L’esercito muo
e Corinto, siccome accennò l’araldo stesso: Mi aspettano le migliaja
di
guerrieri comandati da Euristeo medesimo (μυριοι
uale utilità, volle numerarne il critico Fiorentino. Una bella aringa
di
Iolao per determinar gli Ateniesi a proteggere gl
li Eraclidi, leggesi nell’auto I. L’oracolo che comanda un sacrifizio
di
una vergine illustre, perchè gli Ateniesi possano
onesto nè sperabile che qualche illustre Ateniese s’induca in favore
di
persone straniere a versare il sangue di una prop
Ateniese s’induca in favore di persone straniere a versare il sangue
di
una propria figlia. Ode nel l’atto II questo nuov
Ode nel l’atto II questo nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola
di
Ercole, e piena di eroismo e di pietà verso i fra
uesto nuovo sconcerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena
di
eroismo e di pietà verso i fratelli si offre vitt
concerto la vergine Macaria figliuola di Ercole, e piena di eroismo e
di
pietà verso i fratelli si offre vittima volontari
e da Iolao. Nel l’auto III un messo riferisce la venuta d’Illo figlio
di
Ercole con un esercito a favore de’ congiunti. Se
egra Alcmena; ma e da notarsi che verun motto ella non fa sul destino
di
Macaria degna di tutto il suo dolore, e per esser
e da notarsi che verun motto ella non fa sul destino di Macaria degna
di
tutto il suo dolore, e per esser figliuola del pr
ola del proprio figliuolo, e per l’eroica azione della vergine in pro
di
tutta la famiglia. Nel l’atto IV riceve la notizi
la famiglia. Nel l’atto IV riceve la notizia della vittoria d’Illo e
di
Iolao e degli Ateniesi, avvelenata però da quella
lata, ma Alcmena neppure si mostra in alcun modo sensibile alla morte
di
Macaria. Si racconta ancora il miracolo di Iolao
modo sensibile alla morte di Macaria. Si racconta ancora il miracolo
di
Iolao ringiovenito che ha imprigionato Euristeo,
ta tragedia ancora Euripide nulla omette che possa ridondare in onore
di
Atene sua patria. Sul medesimo soggetto degli Era
li Eraclidi, espresso mirabilmente da Panfilo celebre pittore maestro
di
Apelle, compose anche una tragedia lodata il poet
e, compose anche una tragedia lodata il poeta Cherefonte. Ione, nato
di
Apollo e di Creusa figlia di Eretteo Re di Atene,
nche una tragedia lodata il poeta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e
di
Creusa figlia di Eretteo Re di Atene, fondatore d
lodata il poeta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e di Creusa figlia
di
Eretteo Re di Atene, fondatore della Ionia, è l’e
ta Cherefonte. Ione, nato di Apollo e di Creusa figlia di Eretteo Re
di
Atene, fondatore della Ionia, è l’eroe della trag
rio, mentre Ione attende alla cura delle cose sacre, il Coro composto
di
donne Ateniesi va osservando curiosamente e con m
i bassi rilievi, diciferandone le storie: Ion. Vedete quì il figlio
di
Giove che colla dorata falce ammazza l’idra di Le
. Vedete quì il figlio di Giove che colla dorata falce ammazza l’idra
di
Lerna. Cor. Ben lo vedo. Ion. E quest’altro che g
ra che si suole rappresentare ne’ nostri ricami. Ion. È Iola scudiere
di
Ercole Vedete quest’altra figura su di un cavallo
i ricami. Ion. È Iola scudiere di Ercole Vedete quest’altra figura su
di
un cavallo alato in atto di ferire quel mostro di
re di Ercole Vedete quest’altra figura su di un cavallo alato in atto
di
ferire quel mostro di tre corpi ec. Così è condo
est’altra figura su di un cavallo alato in atto di ferire quel mostro
di
tre corpi ec. Così è condotta tutta la scena. Vi
ilio in simil guisa descrive Enea che osserva le dipinture del tempio
di
Cartagine; ma Virgilio le anima colla passione e
se del l’eroe Trojano, perchè esse tutte rappresentano la distruzione
di
Troja. L’immortale Metastasio, fino discernitore
e Metastasio, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale
di
questa scena di Euripide nel l’Achille in Sciro,
no discernitore delle bellezze degli antichi, si vale di questa scena
di
Euripide nel l’Achille in Sciro, ma sulle tracce
e di questa scena di Euripide nel l’Achille in Sciro, ma sulle tracce
di
Virgilio rende le immagini utili al l’azione allu
e le immagini utili al l’azione alludendo vivacemente alla situazione
di
Achille ozioso in quella reggia. Notabile nel med
ille ozioso in quella reggia. Notabile nel medesimo atto I è la scena
di
Creusa e Ione che non si conoscono. Il ragionamen
o I è la scena di Creusa e Ione che non si conoscono. Il ragionamento
di
Ione a Suto nel l’atto II è ben vago e naturale,
ca non abbiano saputo incastrare ne’ loro componimenti. l’altra scena
di
Ione e Creusa che termina l’atto IV e che dovrebb
usa che termina l’atto IV e che dovrebbe essere la prima del V, è una
di
quelle che meritano maggiore attenzione. Interess
ra per la vivacità il riconoscimento che avviene nel V; ma le domande
di
Ione intorno al suo nascere mettono in angustia l
per giustificarla. Questa tragedia è assai teatrale, benchè non lasci
di
abbondar d’incoerenze e difetti. La situazione di
e, benchè non lasci di abbondar d’incoerenze e difetti. La situazione
di
una madre e di un figlio che non conoscendosi per
asci di abbondar d’incoerenze e difetti. La situazione di una madre e
di
un figlio che non conoscendosi per errore si tram
forse più patetica energia. L’argomento delle Baccanti è l’avventura
di
Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle di lei
e Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi dalla madre e dalle
di
lei sorelle descritta da Ovidio nel III delle Met
e trattata anche da Stazio nella sua tragedia Agave. Nel componimento
di
Euripide si osserva un carattere differente dalle
spettacolo satirico, e alle antiche tragedie che trattavano soltanto
di
Bacco. Havvi nel l’atto IV una scena totalmente c
l’atto IV una scena totalmente comica trall’infelice Penteo già fuor
di
senno vestito come una baccante, e Bacco che gli
sivi agli effetti del vino si veggono ne’ cori e nel rito delle Orgie
di
Bacco. È terribile il racconto del l’ammazzamento
figliuolo dilaniato. Il Ciclope è un dramma satirico, ed il solo che
di
simil genere a noi sia pervenuto; ma di esso fave
amma satirico, ed il solo che di simil genere a noi sia pervenuto; ma
di
esso favelleremo nel trattar de’ Satiri. Della D
Meleagro, dell’Alcmena, del Telefo, della Penelope, dell’Archelao, e
di
molte altre tragedie di Euripide, sono a noi perv
del Telefo, della Penelope, dell’Archelao, e di molte altre tragedie
di
Euripide, sono a noi pervenuti appena alquanti fr
sua Andromeda per la strana malattia degli Abderiti avvenuta a’ tempi
di
Lisimaco. Era questa una febbre che di ordinario
gli Abderiti avvenuta a’ tempi di Lisimaco. Era questa una febbre che
di
ordinario durava sette giorni, e riscaldava di mo
questa una febbre che di ordinario durava sette giorni, e riscaldava
di
modo l’immaginazione degl’infermi che diventavano
mi che diventavano rappresentatori. In tal periodo essi non cessavano
di
recitar versi tragici, e specialmente quelli del
Perseo, Andromeda, Medusa, e ne recitavano i versi, imitando il modo
di
rappresentare del l’attore Archelao. Il morbo fu
orbo fu contagioso, e potè contribuirvi tanto la vivacità e l’energia
di
quel l’attore quanto l’azione del Sole e la natur
e Abderite. In fatti quella città marittima della Tracia era popolata
di
gente stupida e grossolana per testimonianza di C
a Tracia era popolata di gente stupida e grossolana per testimonianza
di
Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo
ossolana per testimonianza di Cicerone, Giovenale e Marziale, sebbene
di
tempo in tempo non avesse mancato di produrre div
e, Giovenale e Marziale, sebbene di tempo in tempo non avesse mancato
di
produrre diversi uomini illustri, quali senza dub
o alla voce Άβδηρα e da Pietro Bayle nel Dizionario Critico. L’autore
di
tante belle tragedie, filosofo sì grande, conosci
do in Macedonia per compiacere al re Archelao amatore delle lettere e
di
chi le coltivava, dopo di aver secolui cenato, ne
cere al re Archelao amatore delle lettere e di chi le coltivava, dopo
di
aver secolui cenato, nel ritornarsene a casa venn
gni invidiosi vesseggiatori che l’odiavano meno per la gloria poetica
di
cui era egli in possesso che pel favore onde il r
Archelao sentì tale intenso dolore della sua perdita, che al riferir
di
Solino, volle recidersi i capegli, ed ordinò che
che al riferir di Solino, volle recidersi i capegli, ed ordinò che in
di
lui onore s’inalzasse un magnifico avello nella c
rdinò che in di lui onore s’inalzasse un magnifico avello nella città
di
Pelia. I Macedoni gloriavansi per tal modo di pos
fico avello nella città di Pelia. I Macedoni gloriavansi per tal modo
di
possederne le ossa, che unanimi negarono determin
tal modo di possederne le ossa, che unanimi negarono determinatamente
di
concederle agli ambasciadori di Atene che le chie
che unanimi negarono determinatamente di concederle agli ambasciadori
di
Atene che le chiedevano per seppellirle nella pat
sopravvisse, avea mentre vivea quel suo grand’ emulo, composto contro
di
lui qualche epigramma; ma poichè fu morto senti u
ipo ed il Filottete. l’onorò col suo pianto, ed impose a’ suoi attori
di
presentarsi sulla scena senza corone, senza ornam
sso Diogene Laerzio antepongono Eschilo agli altri due. Socrate amico
di
Euripide sembra averlo preferito a tutti, giacchè
ocrate amico di Euripide sembra averlo preferito a tutti, giacchè ben
di
rado o non mai vedevasi in teatro, se non quando
a onde gli nobilitava. Quintiliano nel libro X c. i posponeva Eschilo
di
lunga mano agli altri due, e fra questi affermava
hilo di lunga mano agli altri due, e fra questi affermava non potersi
di
leggieri decidere qual di essi fosse meglio riesc
tri due, e fra questi affermava non potersi di leggieri decidere qual
di
essi fosse meglio riescito ne’ due differenti sen
n pregio particolare, nel quale non venne dagli altri superato. Prima
di
passar oltre mi si permetta qui un’ osservazione
uperato. Prima di passar oltre mi si permetta qui un’ osservazione su
di
ciò che di questi grandi ingegni della Grecia han
ima di passar oltre mi si permetta qui un’ osservazione su di ciò che
di
questi grandi ingegni della Grecia hanno pensato
che si sono innoltrate nella coltura hanno ravvisato nelle produzioni
di
questi tre gran tragici l’epoca del maggior lustr
a però che ciò dicendo non si stima che i moderni abbiano a disperare
di
potere in verun tempo produrre tragedie da soffri
cate della Grecia il confronto senza svantaggio. Imperocchè siamo noi
di
avviso che l’arte non avrà mai occasione di lagna
gio. Imperocchè siamo noi di avviso che l’arte non avrà mai occasione
di
lagnarsi della poca fecondità della natura, celan
della natura, celandosi in ogni genere specie varie ugualmente degne
di
trattarsi benchè dissimili. Dando a que’ sommi Gr
iudizio che senza degradare gli antichi conserva a’ moderni il dritto
di
aspirare a pareggiarli ed a gire più oltre ancora
gioni fisiche e morali della diversità del genio delle nazioni, oltre
di
ostentare certo barbaro disprezzo per le lingue,
e maniere aliene dalle francesi, asseri magistralmente che nelle mani
di
Sofocle e di Euripide la tragedia était à son be
ene dalle francesi, asseri magistralmente che nelle mani di Sofocle e
di
Euripide la tragedia était à son berceau . Ma le
tragedia était à son berceau . Ma le ragioni che ne adduce mostrano
di
non essersi egli curato molto di provvedersi di l
Ma le ragioni che ne adduce mostrano di non essersi egli curato molto
di
provvedersi di lumi sufficienti per distinguere l
he ne adduce mostrano di non essersi egli curato molto di provvedersi
di
lumi sufficienti per distinguere la tragedia mane
icienti per distinguere la tragedia maneggiata da’ Greci dalle specie
di
essa adottate da i loro posteri. La tragedia anti
oscono per geniali traduzioni quasi in tutto, o almeno per imitazioni
di
quelle di Euripide di cui pur si desiderano fin a
geniali traduzioni quasi in tutto, o almeno per imitazioni di quelle
di
Euripide di cui pur si desiderano fin anco da’ su
duzioni quasi in tutto, o almeno per imitazioni di quelle di Euripide
di
cui pur si desiderano fin anco da’ suoi nazionali
i principii e accomodandosi al gusto ed ai costumi correnti fanno uso
di
nuovi ordigni per cattarsi l’attenzione de’ conte
r dritto chi ardirà sentenziare su i generi stessi senza aver ragione
di
tempi, di luoghi e di costumi? Chi oserà preferir
hi ardirà sentenziare su i generi stessi senza aver ragione di tempi,
di
luoghi e di costumi? Chi oserà preferire il moder
ntenziare su i generi stessi senza aver ragione di tempi, di luoghi e
di
costumi? Chi oserà preferire il moderno sistema a
e il moderno sistema al l’antico senza avere in testa un guazzabuglio
di
fosche idee? Il fatto compruova che da più miglia
n guazzabuglio di fosche idee? Il fatto compruova che da più migliaja
di
anni nella culta Europa veggonsi sulle scene, si
dimostrarsi che pari evento felice avrebbero esse sortito sulle scene
di
Atene; pur dovremmo esser cauti nel pronunziare s
ma in Abramo traluce una forza eroica sovraumana che lo guida e rende
di
gran lunga più grave e più venerando l’evenimento
e più venerando l’evenimento. a. Intorno a sì eccellente produzione
di
Euripide, al l’imitazione che ne fece Racine, all
e e Francesi nostre Traduzioni ed Analisi comparative. a. Chi amasse
di
veder tradotte le due tragedie di Euripide e di R
Analisi comparative. a. Chi amasse di veder tradotte le due tragedie
di
Euripide e di Racine con una analisi corrisponden
ative. a. Chi amasse di veder tradotte le due tragedie di Euripide e
di
Racine con una analisi corrispondente, può vedere
Francesi nostre Traduzioni ed Analisi Comparative. a. Nel l’edizione
di
quest’opera del 1787 feci alcun cangiamento sulle
di quest’opera del 1787 feci alcun cangiamento sulle pause degli atti
di
questa tragedia, e stimai ben fatto avvertirae la
Fabricio nella Biblioteca Greca, dal Barnes nell’edizione delle opere
di
Euripide e dal Carmeli nella narrazione premessa
ilegii della poesia fa che la protezione degli Eraclidi si prenda dai
di
lui figli Demofonte e Acamante, forse per diversi
e, forse per diversificare alquanto il presente dramma rassomigliante
di
molto alle Supplici, dove avea già introdotto Tes
el figliuolo avvocato Alessandro, riferisco le notizie dei primi anni
di
sua vita : Il povero papà è nato a Fano alli 19
e Caterina Lombardi, loro decimo figlio. Fece gli studi elementari e
di
rettorica nel Collegio dei Gesuiti, che allora te
ovincie, e fino da fanciullo, così raccontano i fratelli, diede prova
di
ingegno pronto ed aperto. Nelle ore libere dalla
onato filodrammatico, e in casa vi era un teatrino per i divertimenti
di
carnevale, Cesare coi fratelli e le sorelle, tutt
ratelli Vincenzo e Giovanni teneva le sfide al pallone col soprannome
di
: I fratelli Orasi. Ma benchè uomo Nicola non ci
cominciavano a mutarsi, e gli Orazi un bel giorno capirono che vi era
di
meglio a fare che storpiare Cicerone e giuocare a
icerone e giuocare alla palla. Giunsero a Fano le prime voci dei moti
di
Lombardia e del Veneto, si formò segretamente una
i moti di Lombardia e del Veneto, si formò segretamente una compagnia
di
volontari organizzata dal conte Annibale di Monte
egretamente una compagnia di volontari organizzata dal conte Annibale
di
Montevecchio, figlio di quel Giulio che fu amico
a di volontari organizzata dal conte Annibale di Montevecchio, figlio
di
quel Giulio che fu amico del Foscolo, e i fratell
rono da Fano per recarsi a Vicenza. Mio padre prese parte alla difesa
di
Vicenza ; e dopo l’eroico e sventurato assedio, f
itornò coi suoi compagni in patria. Qui questi giovani non soffrirono
di
stare colle mani in mano mentre altrove si levava
asi e prese parte alla pugna del Casino dei Quattro Venti ed a quella
di
Porta San Pancrazio. Al Casino dei Quattro Venti
pubblica Romana, mio padre ritornò a casa, ma ormai non era più tempo
di
riprendere in mano il De Amicitia, e la vita a Fa
i Barbacani e Caccialepre, chiuso l’adito ad ogni impiego, sospettato
di
eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio
o ad ogni impiego, sospettato di eresia e scomunicato. Che fare ? Era
di
passaggio una Compagnia di comici, la Compagnia c
to di eresia e scomunicato. Che fare ? Era di passaggio una Compagnia
di
comici, la Compagnia comico-mimo-acrobatica del P
, una giacca marrone del babbo, e qualche fazzoletto della mamma, uno
di
questi fazzoletti fu sempre portato nell’ ultimo
di questi fazzoletti fu sempre portato nell’ ultimo atto della Gerla
di
papà Martin, mio padre scappò ancora di casa e co
nell’ ultimo atto della Gerla di papà Martin, mio padre scappò ancora
di
casa e cominciò la sua peregrinazione artistica p
ne artistica per l’Italia. La Compagnia era divisa in due parti : una
di
mimi-acrobatici, l’altra di comici. Questi rappre
a Compagnia era divisa in due parti : una di mimi-acrobatici, l’altra
di
comici. Questi rappresentavano le commediole prim
po, quando facevo il bambino nella Preghiera dei naufraghi, e mi pare
di
vedere ancora il povero Bellotti, che doveva esse
sera negli Spazzacamini della Valle d’Aosta del Sabatini, al Gerbino
di
Torino, io ero Gino e papà il nonno. Nella famosa
oppo tristi e dolorosi per il giovane comico. Egli sosteneva il ruolo
di
amoroso, che con quella voce e con quel naso, non
uesti per quanto scarsi erano stati più assai dei guadagni. Alla fine
di
quell’anno, stanco, sfiduciato, povero, ammalato,
overo, ammalato, desolato per la morte della moglie, mio padre decise
di
dare un addio alle scene, e col figliuolo in brac
e esiliati, parte arruolati in Piemonte, qualcuno anche nelle carceri
di
Sua Santità, come il cugino Getulio Lombardi, che
rgastolo, e ci stette dieci anni, una ribellione contro una pattuglia
di
papalini. La malinconia prese il mio povero papà,
ni, quello stesso che tenne a battesimo Claudio Leigheb, lo consigliò
di
ritornare al teatro, se non voleva languire di no
Leigheb, lo consigliò di ritornare al teatro, se non voleva languire
di
nostalgia. Nell’inverno di quell’anno 1855 mio pa
itornare al teatro, se non voleva languire di nostalgia. Nell’inverno
di
quell’anno 1855 mio padre lasciò per la terza vol
ome i precedenti insuccessi lo avevano persuaso, così lasciò le parti
di
amoroso e prese il ruolo di brillante. Anche quel
lo avevano persuaso, così lasciò le parti di amoroso e prese il ruolo
di
brillante. Anche quell’anno 1855 non fu lieto. Lo
e quell’anno 1855 non fu lieto. Lo stipendio era meschino e l’impegno
di
vestiario assai costoso. A Firenze mio padre, me
. A Firenze mio padre, me lo ricordano spesso, dovette fare un debito
di
300 svanziche con un sarto, e per pagare quel deb
per pagare quel debito, avendo avuto dal fratello Sergio un sussidio
di
sessanta papetti, dovette vivere un mese mangiand
l Biancone in piazza della Signoria. Non è a dire però che la volontà
di
studiare, di fare, di togliersi col proprio ingeg
piazza della Signoria. Non è a dire però che la volontà di studiare,
di
fare, di togliersi col proprio ingegno da quelle
ella Signoria. Non è a dire però che la volontà di studiare, di fare,
di
togliersi col proprio ingegno da quelle angustie
si col proprio ingegno da quelle angustie venisse meno in lui. Dotato
di
una fibra d’acciaio, sempre di buon umore, giovia
e angustie venisse meno in lui. Dotato di una fibra d’acciaio, sempre
di
buon umore, gioviale, ardito, coraggioso, sentiva
mici, già qualche successo aveva sorriso. In una farsa : Le disgrasie
di
un bel giovane, egli era applauditissimo. Nell’an
diga amoroso. In quell’anno sposò mia madre Giuseppina Rocchi, nipote
di
quella Antonietta Rocchi, milanese, che era stata
ti ; ed era allora prima attrice della Compagnia Reale-Sarda, attrice
di
merito non comune. A Torino la Compagnia Asti si
er incoraggiarlo dopo poche recite mise sul cartellone : Le disgrasie
di
un bel giovane, e mio padre si tenne sicuro di sc
tellone : Le disgrasie di un bel giovane, e mio padre si tenne sicuro
di
scuotere finalmente l’indifferenza del pubblico.
ta così unanime e clamorosa da farla credere tramutata in un cantiere
di
locomotive. Papà se ne ammalò e per più giorni n
cantiere di locomotive. Papà se ne ammalò e per più giorni non escì
di
casa, egli credeva di essere rovinato, aveva perd
e. Papà se ne ammalò e per più giorni non escì di casa, egli credeva
di
essere rovinato, aveva perduto ogni fiducia in sè
Rossi andò a trovarlo a casa, lo incoraggiò, lo rianimò e lo persuase
di
ritornare al Teatro. Ritornare al Teatro Re ?
el ciclone, e specialmente dopo avere esaurito tutti i propri cavalli
di
battaglia ? L'eloquenza di Ernesto Rossi e la sua
dopo avere esaurito tutti i propri cavalli di battaglia ? L'eloquenza
di
Ernesto Rossi e la sua autorità furono fortunatam
ambetto, nessun lazzo, nessun trucco. Mio padre andò in teatro sicuro
di
non uscire vivo dalle mani del pubblico. Mutament
ausi continuarono, e calata la tela mio padre si trovò fra le braccia
di
Ernesto, che era felice quanto lui, perchè Ernest
a felice quanto lui, perchè Ernesto Rossi era buono. Per la primavera
di
quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare una
quell’anno 1857 Ernesto Rossi doveva formare una Compagnia drammatica
di
primo ordine per incarico di alcuni capitalisti t
doveva formare una Compagnia drammatica di primo ordine per incarico
di
alcuni capitalisti triestini. Mio padre fu scritt
alcuni capitalisti triestini. Mio padre fu scritturato da lui, ma per
di
lui consiglio abbandonò il ruolo di brillante per
dre fu scritturato da lui, ma per di lui consiglio abbandonò il ruolo
di
brillante per prendere quello di promiscuo, ed ac
di lui consiglio abbandonò il ruolo di brillante per prendere quello
di
promiscuo, ed accettò il posto di secondo promisc
lo di brillante per prendere quello di promiscuo, ed accettò il posto
di
secondo promiscuo, dopo la scelta di Gattinelli.
i promiscuo, ed accettò il posto di secondo promiscuo, dopo la scelta
di
Gattinelli. Da questo punto comincia la fortuna d
uo, dopo la scelta di Gattinelli. Da questo punto comincia la fortuna
di
Cesare Rossi, e la sua vita artistica gloriosa. L
rtuna di Cesare Rossi, e la sua vita artistica gloriosa. La Compagnia
di
Ernesto era formata pel triennio 1857-1860. Come
nesto Rossi e Gattinelli non si fosse manifestata una incompatibilità
di
carattere molto favorevole per il giovane attore.
le per il giovane attore. A lui giovò molto anche l’amicizia fraterna
di
quel gran galantuomo e buon attore, faceva il gen
mario, che fu Salvatore Benedetti, il quale caso raro, era lietissimo
di
cedere all’amico Cesare le sue parti e di vederlo
e caso raro, era lietissimo di cedere all’amico Cesare le sue parti e
di
vederlo a lui preferito. Un giorno a Trieste nel
58 scoppiò aperto il dissidio fra mio padre e Gattinelli, a proposito
di
una parte. Erano alle prove, e poichè pareva che
, aveva parlato con Ernesto e con lui andò a casa del papà per dirgli
di
non fare sciocchezze, che nel nuovo triennio egli
n omne et qualibet parte al Gattinelli, e tanto fu fatto che la tiara
di
Achimelek rientrò nei cassoni, insieme alla cotta
tto che la tiara di Achimelek rientrò nei cassoni, insieme alla cotta
di
Lanciotto. Nel 1859, allo scoppiare della guerra,
tta di Lanciotto. Nel 1859, allo scoppiare della guerra, la Compagnia
di
Ernesto Rossi si trovava in Austria, e si sciolse
giunsero a Fano, la guerra volgeva già al suo termine. Nel settembre
di
quell’anno liberate le Marche, Ernesto Rossi racc
ndosi ammalato improvvisamente Gaetano Vestri, che sosteneva il ruolo
di
promiscuo nella Compagnia di Bellotti-Bon, a mezz
e Gaetano Vestri, che sosteneva il ruolo di promiscuo nella Compagnia
di
Bellotti-Bon, a mezzo anno il Bellotti si rivolse
-Bon, a mezzo anno il Bellotti si rivolse ad Ernesto Rossi pregandolo
di
cedergli l’attore Cesare Rossi. Anche in quella o
e Rossi. Anche in quella occasione Ernesto Rossi si mostrò buon amico
di
mio padre, e senza farsi troppo pregare accettò d
mostrò buon amico di mio padre, e senza farsi troppo pregare accettò
di
sciogliere il contratto con lui e di permettergli
nza farsi troppo pregare accettò di sciogliere il contratto con lui e
di
permettergli di entrare nella Compagnia Bellotti
pregare accettò di sciogliere il contratto con lui e di permettergli
di
entrare nella Compagnia Bellotti nel ruolo import
passo pel mio povero papà, che non solo andava ad affrontare un ruolo
di
grande responsabilità, ma raccogliere l’eredità p
onsabilità, ma raccogliere l’eredità pericolosa e quindi il confronto
di
un grande artista. L'andata in scena nel nuovo ru
compianto Tebaldo Ciconi, fu scelta per prima recita : Il papà Goriot
di
Balzac. Anche questa scelta era ardita perchè Pap
on fu dannoso. Ernesto Rossi nel primo volume de' suoi Quarant’anni
di
Vita Artistica, dopo di avere parlato degli attor
Rossi nel primo volume de' suoi Quarant’anni di Vita Artistica, dopo
di
avere parlato degli attori che componevan la sua
che componevan la sua nuova Compagnia, così ci descrive il passaggio
di
Cesare Rossi dal ruolo di brillante a quello di c
va Compagnia, così ci descrive il passaggio di Cesare Rossi dal ruolo
di
brillante a quello di caratterista e promiscuo, c
descrive il passaggio di Cesare Rossi dal ruolo di brillante a quello
di
caratterista e promiscuo, che doveva farlo salire
a farlo salire in breve a tanta altezza : ….. Si poteva azzardare
di
recitare la commedia, il dramma, e la tragedia !
itare la commedia, il dramma, e la tragedia ! e che tragedia ! quella
di
Shakespeare, che in quei tempi era come un tema d
tragedia ! quella di Shakespeare, che in quei tempi era come un tema
di
algebra dato per esame dal ministro Bonghi : e cr
à, che i miei attori risolvevano meglio : Cesare Rossi specialmente :
di
modo che, un giorno lo chiamai a casa mia e gli d
rno lo chiamai a casa mia e gli dissi : – Scusi, ma lei crede proprio
di
avere la vocazione per fare il brillante ? — Sicu
di avere la vocazione per fare il brillante ? — Sicuro ! – mi rispose
di
botto, senza lasciar tempo a riflettere sulla mia
o ed il marchigiano. — Ella – ripresi io – può essere chiamato a fare
di
tutto, fuori che il brillante : ella non ha nè la
ardi là ! c’è uno specchio : si guardi ! Quella testa avrebbe bisogno
di
essere posta sopra un altro paio di spalle ; e al
di ! Quella testa avrebbe bisogno di essere posta sopra un altro paio
di
spalle ; e allora lei sarebbe un gigante proporzi
sta canna nella destra : questo cappellone nella sinistra : si guardi
di
nuovo allo specchio : e veda che bel caratterista
le : le parti tragiche. — Io tragico ? – disse a sè stesso – convengo
di
tutto, signor Rossi, lascerò le parti brillanti,
più nel serio che nel ridicolo : perchè nel comico ebbe la disgrazia
di
imitare Gattinelli : e le copie sono sempre peggi
to del glorioso artista, è della primavera del '65 al Teatro Comunale
di
Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa,
lla primavera del '65 al Teatro Comunale di Ravenna, nel Vero Blasone
di
Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer di E.
nale di Ravenna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio
di
Giboyer di E. Augier. Oh ! quel Marechal ! Quel m
enna, nel Vero Blasone di Gherardi Del Testa, e nel Figlio di Giboyer
di
E. Augier. Oh ! quel Marechal ! Quel monologo in
el discorso…. Il fumo…. Il fumo !!… Il secondo è del '68 al Niccolini
di
Firenze, in quel carnevale magnifico, in cui si r
carnevale magnifico, in cui si rappresentaron diciotto volte I Mariti
di
Torelli. Quel Duca D'Herrera, che noi giovani di
iotto volte I Mariti di Torelli. Quel Duca D'Herrera, che noi giovani
di
Liceo, ricordo come fosse ora, somigliavamo nella
cordo come fosse ora, somigliavamo nella truccatura del Rossi al Duca
di
Sermoneta ! Che nobiltà, che grandezza, nelle sce
e, Primo attore da parrucca, Caratterista, Promiscuo, della Compagnia
di
Fanny Sadowski, nella quale anch'io stetti un ann
nia di Fanny Sadowski, nella quale anch'io stetti un anno, lieto oggi
di
poter discorrere di tutte le grandi qualità del m
i, nella quale anch'io stetti un anno, lieto oggi di poter discorrere
di
tutte le grandi qualità del mio primo maestro.
lità del mio primo maestro. Si è detto che Cesare Rossi era attore
di
maniera, attore barocco. È vero. Ma quando ? Quan
di maniera, attore barocco. È vero. Ma quando ? Quando al suo metodo
di
recitazione la giovane critica ebbe da contrappor
ritica ebbe da contrapporre giovani forze, il cui metodo, fatto tutto
di
verità, era dal suo tanto discosto. Verità ! Veri
ità quella d’oggi, quanto fu quella d’jeri e dell’altr'jeri, e magari
di
tre secoli fa a' bei tempi degl’incomparabili Gel
co ! Un barocco, che produsse figure non mai superate, nè uguagliate,
di
cui la parte superficiale, esteriore, mutabile, e
abile, era già, nel languor dell’età e mutar de'tempi, tramontata, ma
di
cui l’arte animatrice permane nella nostra memori
, per lo meno, ingiusto. Io vorrei che i giovani potessero, per forza
di
miracolo, tornare a dietro di quarant’anni, e seg
rrei che i giovani potessero, per forza di miracolo, tornare a dietro
di
quarant’anni, e seguir sera per sera, anno per an
seguir sera per sera, anno per anno, l’opera varia, forte, grandiosa
di
Cesare Rossi ! Maestro Andrea del Ghiacciajo del
Ambrogio della Celeste, Conte Sirchi del Duello, Marechal del Figlio
di
Giboyer, Papà Martin della Gerla di Papà Martin,
i del Duello, Marechal del Figlio di Giboyer, Papà Martin della Gerla
di
Papà Martin, Filiberto del Curioso Accidente, Ger
Filiberto del Curioso Accidente, Geronte del Burbero benefico, Risoor
di
Patria, Palchetti della Vita Nuova, Gaspero di Mo
rbero benefico, Risoor di Patria, Palchetti della Vita Nuova, Gaspero
di
Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio di Cla
lla Vita Nuova, Gaspero di Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio
di
Claudia, Bernardino di Oro e Orpello, Croci del G
di Moglie e buoi de' Paesi tuoi, Papà Remigio di Claudia, Bernardino
di
Oro e Orpello, Croci del Gerente responsabile, La
roci del Gerente responsabile, Lamberto della Famiglia, Pietro Branca
di
Spiritismo, Don Marzio della Bottega del Caffè, S
ro Branca di Spiritismo, Don Marzio della Bottega del Caffè, Simonaza
di
Convincere, Commuovere, Persuadere, L'Abate Costa
Persuadere, L'Abate Costantino e Rabagas…. Oh ! Quel Rabagas al Fondo
di
Napoli con Cesare Rossi a soli quarantatrè anni !
cco ! Bernini puro sangue !!!… Gran peccato davvero che codesti astri
di
prima grandezza non abbian la forza di togliersi
cato davvero che codesti astri di prima grandezza non abbian la forza
di
togliersi dalla loro sfera, non appena veggano at
mpagnia con la Mariani prima attrice, ch'egli rivelò e sviluppò. Ebbe
di
poi la Glech, la Quaglia, la Riccardini, l’Udina,
eva recitare a Bari Il Curioso Accidente del suo Goldoni, e alle 2,45
di
quel giorno si spense quasi d’improvviso per cong
ovviso per congestione. I funerali furono una imponente testimonianza
di
affetto e di ammirazione sì a Bari, come a Fano,
ngestione. I funerali furono una imponente testimonianza di affetto e
di
ammirazione sì a Bari, come a Fano, dove fu trasl
ed io le metto qui come chiusa dell’articolo, chè non saprei trovarne
di
migliori.
ecedettero alla poesia tespiana, appartata dalla tragedia come teoria
di
niun pregio, errava per gli villaggi sotto il nom
dia come teoria di niun pregio, errava per gli villaggi sotto il nome
di
comedia preso o dal vocabolo che nel Peloponneso
ndo poi, che questa si arricchiva ne’ poemi eroici d’Omero, pensarono
di
approfittarsi anch’essi delle fatiche di questo g
mi eroici d’Omero, pensarono di approfittarsi anch’essi delle fatiche
di
questo gran padre della poesia, e presero a imita
della poesia, e presero a imitare l’arsa urbana, falsa e graziosa del
di
lui Margite. Vennero allora in tanta fama che fur
gloria nell’Olimpiade. LXXXI, quando cominciò a fiorir Cratino, poeta
di
stile austero, mordace, e assai forte ne’ mottegg
mordace, e assai forte ne’ motteggi, da cui si riconosce quel genere
di
Commedia caustica e insolente, chiamata satirica
lla pompa poetica de’ cori. Impazienti poi dell’uguaglianza, ambirono
di
sovrastare; e per impiccolire i loro emuli, adope
e per impiccolire i loro emuli, adoperando le proprie armi, cercarono
di
attenuar il merito de’ migliori pezzi delle trage
ito de’ migliori pezzi delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo
di
alcuni leggieri maliziosi cangiamenti; nel che co
egli argomenti; imperciocché i tragici traevano i propri dalle favole
di
Omero e dalla mitologia assai ben nota; e i comic
artificio erano lavorati quegli strani uccelli, geroglifici eloquenti
di
certi cittadini viziosi, noti in Atene; quelle ve
straordinario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar
di
pace, di guerra, e di alleanze, beffeggiare ambas
ario internarsi impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace,
di
guerra, e di alleanze, beffeggiare ambasciadori,
si impunemente nel segreto dello stato, trattar di pace, di guerra, e
di
alleanze, beffeggiare ambasciadori, screditar mag
freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alto punto
di
prosperità, e per conseguenza, di moral corruzion
tene che trovavasi in sì alto punto di prosperità, e per conseguenza,
di
moral corruzione, mirò senza orrore il fiele che
ci insolentissero a segno, non che d’insultare ai cleoni poderosi, ma
di
perseguitare in Socrate l’istessa virtù, di motte
re ai cleoni poderosi, ma di perseguitare in Socrate l’istessa virtù,
di
motteggiar empiamente la religione, e di rimprove
in Socrate l’istessa virtù, di motteggiar empiamente la religione, e
di
rimproverare a tutti i cittadini ciò che leggesi
orica, e satirica, la quale per invenzione, per novità, per grandezza
di
disegno, per fale, e per baldanza si allontana da
giusta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie
di
Aristofane, le quali a sufficienza ce ne instruis
icienza ce ne instruiscono. Non voglionsi però leggere colla speranza
di
trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, d
speranza di trovarvi avventure piacevoli, intrighi amorosi, dipinture
di
caratteri simili a quelle delle commedie moderne.
one della polizia e del costume ateniese, senza la pratica delle vite
di
Plutarco, e senza la contezza della guerra del Pe
ne nazionali senza notabili cangiamenti. Or che addiverrà d’una greca
di
ventidue, o ventitré secoli indietro, la quale pa
atuità, e che debbono apprendere; e sovvenirsene allorché son tentati
di
decidere, che questo Aristofane era un atenieso,
stofane era un atenieso, il quale fioriva sul principio del IV secolo
di
Roma, tempo in cui i romani niuna cognizione avea
etteratura furon maestri ed esemplari agli altri greci» 35. La poesia
di
Aristofane é animata, vivace, fantasiosa e faceta
appartiene alla commedia bassa e alle farse; e pur serpeggiano nelle
di
lui favole alcune tinte veramente comiche da piac
e alcune tinte veramente comiche da piacere in tutti i tempi, e degne
di
studiarsi. Nella commedia degli Acarnanii si trov
i Acarnanii si trova nell’atto III la pittura al naturale del mercato
di
Atene il che dimostra che la decorazione non era
corazione non era punto trascurata nella commedia. Ma che un venditor
di
porci insegni ai figli contraffare il loro grugni
i Equiti, per avvilir Nicia e Demostene addetti totalmente a i voleri
di
Cleone, il poeta gli fa travestire e parlar da sc
ganarello Medico a suo dispetto, si ravvisano in Agoracrito, venditor
di
carne cotta, che suo mal grado diviene in tal com
nditor di carne cotta, che suo mal grado diviene in tal commedia uomo
di
stato. Non vi fu ipocrita o sia attore che ardiss
l commedia uomo di stato. Non vi fu ipocrita o sia attore che ardisse
di
rappresentare, il personaggio del potente Cleone,
lco, e rappresentarlo, tingendosi alla meglio il volto, e studiandosi
di
contraffarlo in tutto, perché si ravvisasse. Egli
lo in tutto, perché si ravvisasse. Egli riuscì così bene ad accusarlo
di
prepotenza e ladronecci, che ’l popolo condannò C
udi; e quello pruova che la commedia antica era un’effettiva denunzia
di
stato37. La nota commedia delle Nuvole, che fu c
uerra del Peloponneso, e che diede agli oziosi ateniesi tanta materia
di
ragionare anche due mesi prima che l’autore otten
a di ragionare anche due mesi prima che l’autore ottenesse la licenza
di
porla sul teatro, e che preparò la ruina di Socra
tore ottenesse la licenza di porla sul teatro, e che preparò la ruina
di
Socrate38, dimostra per tutto l’arte somma di Ari
e che preparò la ruina di Socrate38, dimostra per tutto l’arte somma
di
Aristofane nel dipingere i caratteri39. Con una p
e i caratteri39. Con una pennellata sola fa conoscer tosto lo spirito
di
tutta la casa di Socrate. Strepsiade batte alla d
Con una pennellata sola fa conoscer tosto lo spirito di tutta la casa
di
Socrate. Strepsiade batte alla di lui porta, e ’l
r tosto lo spirito di tutta la casa di Socrate. Strepsiade batte alla
di
lui porta, e ’l servo del filosofo si lagna del m
la di lui porta, e ’l servo del filosofo si lagna del modo indiscreto
di
picchiare, onde si é interrotto il filo delle sue
’importanza, che farà il padrone? E’ artificiosa e piacevole la scena
di
Socrate con Strepsiade nell’atto II. Quella di co
a e piacevole la scena di Socrate con Strepsiade nell’atto II. Quella
di
costui col proprio figliuolo é molto falsa e viva
ne diede al pubblico la sua prima commedia anonima, mancandogli l’età
di
trenta o quarant’anni richiesta per darne col pro
am veder ancora un ritratto delle composizioni de’ comici competitori
di
Aristofane. Egli ne sa la satira, dicendo che la
mano a guisa d’una furia; ma se ne viene adorna del proprio merito e
di
piacevolezze naturali. Qui pur si trova che Eupol
ommedia delle Vespe consiste in un magistrato impazzito per la smania
di
giudicare, il cui figliuolo tenta di guerirlo con
gistrato impazzito per la smania di giudicare, il cui figliuolo tenta
di
guerirlo con lusingare alla prima la di lui passi
icare, il cui figliuolo tenta di guerirlo con lusingare alla prima la
di
lui passione, proponendogli di giudicare nella pr
i guerirlo con lusingare alla prima la di lui passione, proponendogli
di
giudicare nella propria casa, e sentenziar fu di
sione, proponendogli di giudicare nella propria casa, e sentenziar fu
di
un litigio ridicolo d’un cane che ha rubato una f
entenziar fu di un litigio ridicolo d’un cane che ha rubato una forma
di
cacio. In tutta la commedia si vanno mettendo in
no mettendo in ridicolo le serie formalità curiali per qualunque cosa
di
poco momento. Racine, che da tal commedia ha cava
ltro, se non quel che si dice; dove che in Aristofane il cane rubator
di
un formaggio di Sicilia allude a un capitano, il
l che si dice; dove che in Aristofane il cane rubator di un formaggio
di
Sicilia allude a un capitano, il quale avendo con
e avendo condotte le truppe in Sicilia, si fe corrompere co’ formaggi
di
quell’isola, cioé co’ regali40 simili circostanze
regio alla finzione d’Aristofane. In generale l’originale greco vince
di
gran lunga in vivacità la copia francese. La comm
rancese. La commedia degli Uccelli ha per oggetto gli affari politici
di
quel tempo colla Laconia dove erasi rifuggito Alc
onia dove erasi rifuggito Alcibiade accusato in Atene, colle maschere
di
varii uccelli si mettevano in vista i costumi de’
li si mettevano in vista i costumi de’ cittadini, ed erano fabbricate
di
modo che al carattere dell’uccello si accoppiavan
interloquisce Prometeo, il quale viene fuori esprimendo il suo timore
di
esser veduto dal Sole e dagli Dei, e prega Pistet
i Dei, e prega Pistetero a coprirlo d’un parasole. Più d’una commedia
di
Aristofane tende a inspirar pensieri di Pace agli
parasole. Più d’una commedia di Aristofane tende a inspirar pensieri
di
Pace agli ateniesi, e quella che ne porta il tito
ensieri di Pace agli ateniesi, e quella che ne porta il titolo, é una
di
esse. Del di lei sale comico prenderà diletto il
ce agli ateniesi, e quella che ne porta il titolo, é una di esse. Del
di
lei sale comico prenderà diletto il leggitore a m
e subito mette sotto gli occhi popolarmente le perniciose conseguenze
di
tal flagello dell’umanità. Si butta nel mortaio i
ello dell’umanità. Si butta nel mortaio il porro, donde viene il nome
di
Prasia. Città della Laconia, e l’aglio, particola
nome di Prasia. Città della Laconia, e l’aglio, particolar produzione
di
Megara. Il luogo dell’azione non é uno; da che Tr
Atmone, indi in aria, e finalmente in certe balze. La cosa più degna
di
notarli in tal commedia é il giuoco di teatro che
certe balze. La cosa più degna di notarli in tal commedia é il giuoco
di
teatro che risolta dagli sforzi che sa il coro im
principalmente contribuiscono a sprigionar la pace. Che savia lezione
di
politica e di commercio!42 Della pace ancor tratt
contribuiscono a sprigionar la pace. Che savia lezione di politica e
di
commercio!42 Della pace ancor tratta la commedia
lla pace ancor tratta la commedia intitolata Lisistrata, ch’é il nome
di
una ateniese, la quale si fa generale delle donne
erale delle donne per astringer gli uomini alla pace; ma ella abbonda
di
dipinture oscene abbominabili43. Non meno licenz
oria de’ costumi e delle maniere. L’inciviltà e la libertà grossolana
di
que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di
libertà grossolana di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura
di
Blepiro, marito di Prassagora. Egli vedendo manca
di que’ repubblicani si manifesta nella dipintura di Blepiro, marito
di
Prassagora. Egli vedendo mancar di casa la moglie
nella dipintura di Blepiro, marito di Prassagora. Egli vedendo mancar
di
casa la moglie e ’l proprio pallio, costretto da
si trovano da per tutto, e alle continue parodie, oltre alla commedia
di
Cratino, intitolata Eolosicone, in cui venivano s
colo Euripide. La prima é quella intitolata le Tesmoforie, o le Feste
di
Cerere e Proserpina, rappresentata mentre Euripid
reso (come ordinariamente avviene a i servi de’ letterati) dal furore
di
far da bell’ingegno a imitazione del padrone. «Os
de, che già era morto. Essa ha per oggetto la comparazione del merito
di
Eschilo e di Euripide; e benché in fine diasi la
ra morto. Essa ha per oggetto la comparazione del merito di Eschilo e
di
Euripide; e benché in fine diasi la precedenza al
mbedue vi sono motteggiati acremente. Il coro é fatto dalle rane, una
di
cui scena molto corta ha dato il titolo alla comm
é destinato giudice della disputa de’ due tragici. Nell’atto III alla
di
lui presenza si tratta di qual de i due debba sed
disputa de’ due tragici. Nell’atto III alla di lui presenza si tratta
di
qual de i due debba sedere allato di Plutone, e s
I alla di lui presenza si tratta di qual de i due debba sedere allato
di
Plutone, e si continua l’esame nell’atto IV; e ne
ne, e si continua l’esame nell’atto IV; e nel V Bacco giudica a favor
di
Eschilo. Nel Pluto si ravvisa un nuovo genere com
to Dio delle ricchezze, Mercurio, e la povertà. La spoglia allegorica
di
questa favola vela un tesoro di filosofiche verit
, e la povertà. La spoglia allegorica di questa favola vela un tesoro
di
filosofiche verità, e mette in azione sotto l’asp
ofiche verità, e mette in azione sotto l’aspetto piacevole e popolare
di
una favoletta anile le sode dottrine sulle grandi
liano, e la maggior parte degli antichi, si vendicarono col disprezzo
di
questo venale persecutor di Socrate; e ’l padre R
gli antichi, si vendicarono col disprezzo di questo venale persecutor
di
Socrate; e ’l padre Rapin ed altri moderni si son
re Rapin ed altri moderni si sono appigliati al lor parere. Il signor
di
Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o
gliati al lor parere. Il signor di Voltaire però, copiando la censura
di
Plutarco, o di Rapin, volle aggiugner del suo, ch
arere. Il signor di Voltaire però, copiando la censura di Plutarco, o
di
Rapin, volle aggiugner del suo, che Aristofane no
to con soverchia leggerezza. Anche M. de Marmontel ha interloquito su
di
ciò, ridendosi di madama Dacier che avea encomiat
eggerezza. Anche M. de Marmontel ha interloquito su di ciò, ridendosi
di
madama Dacier che avea encomiato Aristofane. Ma q
che avea encomiato Aristofane. Ma questa famosa letterata, se mancava
di
quel gusto poetico necessario per ben tradurre i
le allorché afferma, che Aristofane é fino, puro, armonioso, ed empie
di
dolcezza e di piacere coloro che possono aver la
ferma, che Aristofane é fino, puro, armonioso, ed empie di dolcezza e
di
piacere coloro che possono aver la fortuna di leg
ed empie di dolcezza e di piacere coloro che possono aver la fortuna
di
leggerlo originale, fortuna che auguriamo a quel
di leggerlo originale, fortuna che auguriamo a quel moderno Scrittore
di
una lunga, strana e inutile poetica44. Il celebre
bellezza de’ colpi, e per la fecondità; la pienezza, il sale attico,
di
cui abbonda, e che oggi a’ nostri orecchi non può
esti sì, che possono farsene giudici; ma giudici siffatti, provveduti
di
tante qualità che richieggonsi a rettamente giudi
giudicare dell’opere ingegnose degli antichi, sono rarissimi. Merita
di
esser qui rapportato un bellissimo articolo dell’
ifesa d’Aristofane maltrattato da un certo M. de Chamfort nell’Elogio
di
Molière: «Aristofane, le cui commedie empivano co
dell’Era Cristiana, é il più gran poeta comico dell’antichità. Pieno
di
coraggio e d’elevazione, ardente dichiarato nemic
di coraggio e d’elevazione, ardente dichiarato nemico della servitù e
di
quanti tentavano di opprimere il suo paese, espon
azione, ardente dichiarato nemico della servitù e di quanti tentavano
di
opprimere il suo paese, esponeva agli occhi di tu
e di quanti tentavano di opprimere il suo paese, esponeva agli occhi
di
tutti nelle sue composizioni la segreta ambizione
ca, e de generali che comandavano gli eserciti. Era la commedia nelle
di
lui mani diventata una molla del governo, il balu
sode lezioni piacevolmente. Gli ateniesi provando sommo diletto nelle
di
lui commedie, non contenti di applaudirlo in teat
i ateniesi provando sommo diletto nelle di lui commedie, non contenti
di
applaudirlo in teatro, a piena mano gittavano fio
n contenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gittavano fiori sul
di
di lui capo, e menavanlo per la città tra festive
ontenti di applaudirlo in teatro, a piena mano gittavano fiori sul di
di
lui capo, e menavanlo per la città tra festive ac
ggior onore che far si potesse a un cittadino. Il gran re, cioé il re
di
Persia, domandando di questo poeta agli ambasciad
potesse a un cittadino. Il gran re, cioé il re di Persia, domandando
di
questo poeta agli ambasciadori spartani, e de’ su
uesto poeta agli ambasciadori spartani, e de’ suggetti ordinari delle
di
lui satire, ebbe a dire che «i di lui consigli er
tani, e de’ suggetti ordinari delle di lui satire, ebbe a dire che «i
di
lui consigli erano diretti al pubblico bene e che
teniesi e lo stato della loro repubblica, bastava leggere le commedie
di
Aristofane». L’istesso Platone proccurava di form
tava leggere le commedie di Aristofane». L’istesso Platone proccurava
di
formar la propria maniera di scrivere sullo stile
ristofane». L’istesso Platone proccurava di formar la propria maniera
di
scrivere sullo stile elegante, polito, dolce e ar
a maniera di scrivere sullo stile elegante, polito, dolce e armonioso
di
questo poeta, e se n’era talmente invaghito che,
da per tutto un luogo per farvisi un tempio eterno, elessero il cuore
di
Aristofane, e mai più non l’abbandonarono 46. Ecc
llo che agli occhi de dotti era Aristofane. Dopo ciò, cosa pensereste
di
un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni
tofane. Dopo ciò, cosa pensereste di un giovane Gaulese, il quale più
di
duemila anni dopo la morte di questo gran valent’
ste di un giovane Gaulese, il quale più di duemila anni dopo la morte
di
questo gran valent’uomo viene a dirci, ch’egli al
bestemmiatore, un buffon da piazza, un Rabelais sulla scena, e che le
di
lui commedie sono un’ammasso di assurdità, donde
za, un Rabelais sulla scena, e che le di lui commedie sono un’ammasso
di
assurdità, donde qualche volta scappano fuori alc
en egli malmenato da M. de Chamfort. Probabilmente cotesto Gaulese, e
di
lingua greca, e di poesia, e della politica che c
a M. de Chamfort. Probabilmente cotesto Gaulese, e di lingua greca, e
di
poesia, e della politica che conveniva alla repub
di poesia, e della politica che conveniva alla repubblica ateniese, e
di
ciò che poteva in que’ tempi esser pregevole sul
ende meglio del popolo greco, il più illuminato dell’universo, meglio
di
Platone, meglio di Aristotile, meglio dell’istess
olo greco, il più illuminato dell’universo, meglio di Platone, meglio
di
Aristotile, meglio dell’istesso Molière, meglio d
di Platone, meglio di Aristotile, meglio dell’istesso Molière, meglio
di
tanti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i
nti e tanti grand’ingegni antichi e moderni, i quali tutti (a riserba
di
qualche Chamfort) hanno avuta la compiacenza di a
uali tutti (a riserba di qualche Chamfort) hanno avuta la compiacenza
di
ammirare Aristofane.» Fin qui M. Freron, critico
, critico eccellente. Quello ch’é più rimarchevole nelle scempiaggini
di
M. de Chamfort contra di Aristofane, si é ch’esse
llo ch’é più rimarchevole nelle scempiaggini di M. de Chamfort contra
di
Aristofane, si é ch’esse furono nel di lui discor
ggini di M. de Chamfort contra di Aristofane, si é ch’esse furono nel
di
lui discorso approvate, coronate, e premiate dall
ronate, e premiate dall’Accademia Francese nel 1769. Tanto lo spirito
di
Perrault, cieco e affettato ammirator de’ moderni
degli antichi greci e latini ch’esso poco o nulla conobbe, passando
di
mano in mano per tanti e tanti criticastri, ha in
i poco dopo in Atene il governo, e nell’oligarchia cangiò la commedia
di
portamento. Que’ pochi cittadini, tra’ quali tutt
tutta si concentrò la pubblica autorità, posero il freno alla licenza
di
quel dramma, e più non vollero sofferire di esser
ero il freno alla licenza di quel dramma, e più non vollero sofferire
di
essere impunitamente nominati e motteggiati sulla
LXXXVIII, fu la vittima della loro potenza, estendo stato per ordine
di
Alcibiade gettato in mare. E comeché si pretenda
l tempo avesse scritto altre favole, sempre é certo che per un editto
di
Alcibiade non si poté più nominare in teatro veru
eti doveano obedire, ma voleano conservar la satira. Cercando adunque
di
conseguir coll’industria l’effetto stesso che pro
erbità, fu tuttavia satirico e pungente. Ma non tollerando il governo
di
veder delusa la sua speranza di correggere la mor
ungente. Ma non tollerando il governo di veder delusa la sua speranza
di
correggere la mordacità de’ poeti, viene il far u
correggere la mordacità de’ poeti, viene il far uso in qualunque modo
di
soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace
n qualunque modo di soggetti veri, e impose silenzio al coro incapace
di
cambiar natura49. Platone poeta comico, contempor
oro incapace di cambiar natura49. Platone poeta comico, contemporaneo
di
Aristofane, é tenuto per il primo tra quelli che
ne, é tenuto per il primo tra quelli che si distinsero nella commedia
di
mezzo e compose intorno a trenta commedie, delle
non pochi frammenti. Niuna cosa prova più pienamente ciò che abbiamo
di
sopra ragionato ne’ fatti generali della scenica
teatro, e più non si agitarono questioni politiche in uno spettacolo
di
puro divertimento. Si circoscrisse adunque la com
tà in un preteso ritratto particolare espose alla derisione i difetti
di
un ceto intero. Gioconda, ingegnosa sapienza! A d
ena pochi frammenti. Spiccò sopra tutti il famoso Menandro, discepolo
di
Teofrasto, che fiorì nell’Olimpiade CXV. Scrisse
non arrossisci al sentirti proclamare mio vincitore50?» Ma quello che
di
lui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutar
incitore50?» Ma quello che di lui rapporta il Giraldi51 coll’autorità
di
Plutarco e di Acrone merita di esser ripetuto per
a quello che di lui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutarco e
di
Acrone merita di esser ripetuto per infrazione de
ui rapporta il Giraldi51 coll’autorità di Plutarco e di Acrone merita
di
esser ripetuto per infrazione della gioventù trat
pensare. Menandro mai non si applicava a verseggiar la favola avanti
di
averne formato tutto il piano e ordinate le parti
il piano e ordinate le parti fino alla conchiusione; e tal caso facea
di
questa necessitaria pratica che, se non ne avesse
avesse scritto un sol verso, quando ne avea ordita la traccia, diceva
di
averla terminata52. Ne’ frammenti che di lui abbi
ea ordita la traccia, diceva di averla terminata52. Ne’ frammenti che
di
lui abbiamo, si ammira una locuzione nobile sì, m
media nobile, studii quelle reliquie preziose, e ne apprenderà l’arte
di
persuader da Oratore, instruir da filosofo, e dil
alla commedia, e a qualche favola pastorale, quale sembra il Ciclope
di
Euripide, ebbe il teatro greco ilarodie, mimi, e
gedia, secondo l’idea che ce ne dà Ateneo, era una pavola festevole e
di
lieto fine, nella quale interloquivano Personaggi
narco, e Sofrone siciliano contemporaneo d’Euripide, furono scrittori
di
favole mimiche. I pantomimi erano imitazioni mute
arlante, il quale, sebbene accompagnato dagli stromenti, non lasciava
di
appressarsi più al favellare che al canto corale;
ressarsi più al favellare che al canto corale; e allora questa classe
di
attori ad altre non attese che ad animar con musi
one bellica, e se ne servivano ne’ gran conviti. Si vuole che Androne
di
Catania sia stato il primo che sonando la tibia v
ne. Quali molle e ingegni non mette in opera il bisogno che ha l’uomo
di
riposare e divertirsi! In mezzo a tanti magnifici
ppresentare, e saltare, come se fossero persone umane, certe figurine
di
legno, simili agli odierni fantocci chiamati volg
va le sue tragedie immortali. Or che perciò? Volgo, idioti, fanciulli
di
dieci, di trenta, e di sessant’anni, trovansi in
tragedie immortali. Or che perciò? Volgo, idioti, fanciulli di dieci,
di
trenta, e di sessant’anni, trovansi in qualsivogl
rtali. Or che perciò? Volgo, idioti, fanciulli di dieci, di trenta, e
di
sessant’anni, trovansi in qualsivoglia popolo. N’
alilei. Criticastri meschini, per ispacciarvi da uomini d’importanza,
di
spirito, di gusto, di buon senso, rinfaccerete, g
icastri meschini, per ispacciarvi da uomini d’importanza, di spirito,
di
gusto, di buon senso, rinfaccerete, gonfiando la
schini, per ispacciarvi da uomini d’importanza, di spirito, di gusto,
di
buon senso, rinfaccerete, gonfiando la bocca, i p
mboli a Roma, i duelli de’ galli e ’l teatro delle teste da parrucche
di
M. Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e de
teatri, Oltre al primo già mentovato, eretto in Atene colla direzione
di
Eschilo dall’architetto Agatarco, del quale favel
o Agatarco, del quale favella Vitruvio, vi fu ancora il famoso Teatro
di
Bacco, tutto di marmo, fatto dal celebre architet
quale favella Vitruvio, vi fu ancora il famoso Teatro di Bacco, tutto
di
marmo, fatto dal celebre architetto Filone, del q
Teatri, qual per vastità, qual per magnificenza, qual per delicatezza
di
magistero rimarchevole, come quello degli Epidaur
lenza e bellezza favellano lo storico Pausania, e Plutarco nella vita
di
Agesilao. Nulla parmi che si possa aggiugnere a c
ore. Quel teatro, i cui vecchi fondamenti si additano presto la tomba
di
Pausania vincitor de’ persiani nella battaglia di
ano presto la tomba di Pausania vincitor de’ persiani nella battaglia
di
Platea, era veramente fatto per gli esercizi ginn
, il grammatico Sofibio spartano avea composto un trattato sul genere
di
commedie usato dalla sua nazione. 34. Ho letto
a il lor catechìsmo, e la tragedia la loro predica grande. Ma le cose
di
sopra rapportate sono tutt’altro, che prediche, c
le pubbliche della gioventù. Del resto ciò ch’egli dice, ci fa perder
di
vista la vera fisonomia, diciam così, del teatro
eniese dovrebbe chiamarsi il gabinetto della Repubblica, il consiglio
di
Stato, in cui, benché di passaggio, solea commend
il gabinetto della Repubblica, il consiglio di Stato, in cui, benché
di
passaggio, solea commendarsi la morale. Il di lei
i Stato, in cui, benché di passaggio, solea commendarsi la morale. Il
di
lei catechismo veniva tolto sacrificato al minimo
e della libertà. 35. Epicarmo filosofo siciliano che fioriva a tempi
di
Gerone il vecchio nel V Secolo prima dell’era vol
om. I pag 61 seq. 36. Piacque molto al popolo d’Atene il personaggio
di
Anfiteo introdotto in questa commedia, perché gli
questa commedia, perché gli sembrava essere insultato dall’alterigia
di
questo magisrato del Pritaneo, che quantunque pov
ntunque povero fosse parlava spesso della sua genealogia, e vantavasi
di
essere disceso del sangue degli Dei. Gli ambascia
e vantavasi di essere disceso del sangue degli Dei. Gli ambasciadori
di
Atene rimpatriatasi dopo aver soggiornato dodici
ne rimpatriatasi dopo aver soggiornato dodici anni nella corte del re
di
Persia, e Lamaco, generale della Repubblica nella
rmettere, come cosa lecita e onesti, la rappresentazione delle Nuvole
di
Aristofane, viene pure per la sua troppo strana e
asia dileggiato in un coro degli Acarnanii. 37. Lisicle, da venditor
di
montoni essendo diventato questore, o sia tesorie
o diventato questore, o sia tesoriere della Repubblica, e contendendo
di
magnificenza co’ primi d’Atene che gli facevano u
endendo di magnificenza co’ primi d’Atene che gli facevano una spezie
di
corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la
nza co’ primi d’Atene che gli facevano una spezie di corte, perché la
di
lui mensa era dilicata, e la di lui borsa sempre
cevano una spezie di corte, perché la di lui mensa era dilicata, e la
di
lui borsa sempre aperta a coloro che l’adulavano,
scen. II delle Nuvole dà la baia alle minuzie e a i piccioli dettagli
di
fisica, de’ quali i filosofi del suo tempo si occ
rso velenosamente sulla sua probità per la voce che correva in Atene,
di
non aver impiegato nella statua di Pallade tutto
per la voce che correva in Atene, di non aver impiegato nella statua
di
Pallade tutto l’oro sumministratogli dalla Repubb
Metone, che vivea più col cielo che colla terra. 43. Pisandro, uomo
di
bella statura, e che andava adorno e armato galan
statura, e che andava adorno e armato galantemente per darsi un’aria
di
eroe, avendo in un combattimento gittato le armi,
sì ben deriso ch’egli passò in proverbio presso i Greci: «più codardo
di
Pisandro». 44. Ecco ciò che ne dice il signor Pa
int». Fralle altre cose rare vi si trova paragonato con somma finezza
di
giudizio Aristofane a Catilina e a Narciso, e ant
lio, il quale anche graziosamente viene accusato dal signor Marmontel
di
aver comparato Turno a un asino, comparazione che
latino. Insigni ancora sono le sentenze da cotesto nuovo legislatore
di
poetica e pronunciate contro l’italica nazione in
egislatore di poetica e pronunciate contro l’italica nazione in fatto
di
poesia. L’ardire e la franchezza, colla quale i f
uto loro solamente. 45. Leggasi il coro dell’atto II degli Acarnanii
di
Aristofane. 46. San Giovanni Grisostomo mettevas
vasi Aristofane sotto del capezzale, come Alessandro il Grande faceva
di
Omero. 47. Uno de’ sintomi dello scadimento dell
hi e i moderni sintomo alla quale così scriveva l’anno 1715 il signor
di
Brossette a Giambatista Rousseau: «Monsieur de la
letteratura; quindi il dotto e giudizioso abate Arnaud ha ben ragione
di
dire: «On peut au temps où nous sommes, regarder,
s la littérature ancienne comme étrangère». 48. Vedasi il Dialogo VI
di
Lilio Gregorio Giraldi De Poetarum Historiis. 49
VII cap. 4. 51. De Poetarum Historiis Dialog. VII. 52. Che pensare
di
que’ commediografi, i quali vi dicono in qualche
uali vi dicono in qualche prefazione, che si sono veduti confusi dopo
di
avere scritti due de’ tre atti d’una commedia, pe
dopo di avere scritti due de’ tre atti d’una commedia, per non saper
di
che trattar nel terzo? Questo terzo era da pensar
he trattar nel terzo? Questo terzo era da pensarsi interamente avanti
di
animar colla locuzione la prima scena della comme
ma scena della commedia. La natura non produce una per volta le parti
di
una pianta, ma tutte in piccolo le racchiude nel
anno da se stesse». Menandro che fu la delizia de’ filosofi l’oggetto
di
tanti elogi, il modello di Terenzio, l’intendeva
o che fu la delizia de’ filosofi l’oggetto di tanti elogi, il modello
di
Terenzio, l’intendeva in quella guisa. 53. «Mén
no Deipn. lib. I. 56. Veggasi Giacomo Spon nel suo Viaggio d’Italia,
di
Dalmazia, di Grecia, e del Levante tom. II. pag.
. I. 56. Veggasi Giacomo Spon nel suo Viaggio d’Italia, di Dalmazia,
di
Grecia, e del Levante tom. II. pag. 93 seqq. 57.
IV, il cavalier Fontana nel suo Anfiteatro Flavio, e la dissertazione
di
Boindin sui teatri degli antichi nel tomo I delle
tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere
di
Parigi.
l’ Orfeo del Poliziano, si scrissero nel cinquecento, non meritavano
di
esser segno a tante censure pedantesche, per l’un
avano di esser segno a tante censure pedantesche, per l’unica ragione
di
non trovarsene esempio fra gli antichi. Imitiamo
ichi. Imitiamo questi nostri maestri nella grande arte ch’essi ebbero
di
ritrarre al vivo la natura; seguiamoli con critic
ne i generi da essi maneggiati: ma non escludiamo tutto ciò che dopo
di
essi può l’ingegno umano inventare colla scorta d
Tansillo celebre poeta fu il primo in questo secolo a dare una specie
di
pastorale. I due Pellegrini 130 suo componimento
130 suo componimento scenico che nella famosa cena data da Don Garzia
di
Toledo a Don Antonia Cardona in Messina si rappre
r contenere un’ azione compiuta che ha il suo nodo e uno scioglimento
di
lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria di Anton
o nodo e uno scioglimento di lieto fine. Anche la Cecaria e Luminaria
di
Antonio Epicuro può aversi in conto di una spezie
. Anche la Cecaria e Luminaria di Antonio Epicuro può aversi in conto
di
una spezie di pastorale, benchè di pastori non tr
aria e Luminaria di Antonio Epicuro può aversi in conto di una spezie
di
pastorale, benchè di pastori non trattasse e dall
ntonio Epicuro può aversi in conto di una spezie di pastorale, benchè
di
pastori non trattasse e dall’autore fusse nominat
no al 1594. La pastorale che in certo modo si scosta meno dal Ciclope
di
Euripide, è l’ Egle del Giraldi Cintio ch’egli in
presentata nel medesimo anno la prima volta in casa dell’autore a’ 24
di
febbrajo, e la seconda a’ 4 di marzo alla presenz
prima volta in casa dell’autore a’ 24 di febbrajo, e la seconda a’ 4
di
marzo alla presenza del duca Ercole II e del card
4 di marzo alla presenza del duca Ercole II e del cardinale Ippolito
di
lui fratello. La rappresentò (si dice nella lette
fece a questa pastorale, ed alle altre che la seguirono? perchè quasi
di
tutte si trova scritto di avervi fatta la musica
d alle altre che la seguirono? perchè quasi di tutte si trova scritto
di
avervi fatta la musica questo o quell’altro maest
tragedie si dice espressamente che aveano i cori cantati. Nelle opere
di
Antonio Conti si afferma che furono cantati a Rom
via resta la musica de’ cori della Canace. Quando nel teatro Olimpico
di
Vicenza si rappresentò l’Edipo del Giustiniani, i
stiniani, il coro (dice in una lettera Filippo Pigafetta) era formato
di
quindici persone sette per parte, ed il capo loro
che cantasi da colui che si finge musico. Oltrechè in molte migliaja
di
commedie recitate della medesima nazione, a riser
molte migliaja di commedie recitate della medesima nazione, a riserba
di
qualche dozzina di esse, si trovano frequentement
ommedie recitate della medesima nazione, a riserba di qualche dozzina
di
esse, si trovano frequentemente alcune strofe o c
uentemente alcune strofe o canzonette cantate in coro dalle damigelle
di
qualche principessa, nell’impressione delle quali
che s’inventarono in quel tempo, non si vollero gl’ Italiani privare
di
quell’armonico accompagnamento già introdotto. E
di quell’armonico accompagnamento già introdotto. E come agli autori
di
esse sarebbe venuto in mente di farvi fare una mu
to già introdotto. E come agli autori di esse sarebbe venuto in mente
di
farvi fare una musica continuata per tutto il dra
E se l’avessero tratto dagli antichi, non ci avrebbero essi informato
di
sì notabile novità, quando di altre particolarità
ntichi, non ci avrebbero essi informato di sì notabile novità, quando
di
altre particolarità più leggiere ci diedero conte
contezza? E tutti poi avrebbero religiosamente taciuto questo secreto
di
stato? Adunque la musica apposta alle pastorali f
quella delle tragedie, cioè de’ cori; e noi andando innanzi speriamo
di
portare quest’asserzione all’evidenza. Intanto os
musico. E perchè ne avrebbe taciuto quest’altro pregio? Il Sacrificio
di
Agostino Beccari Ferrarese si rappresentò nel 155
’autore seguita nel 1590 fu rappresentata due altre volte nelle nozze
di
Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio
e nelle nozze di Girolamo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e
di
Marco Pio fratello di Benedetta con Clelia Farnes
amo Sanseverino San Vitale con Benedetta Pio, e di Marco Pio fratello
di
Benedetta con Clelia Farnese. Alberto Lollio pur
rande scrisse l’Aretusa altra pastorale cantata ne’ cori, nel palazzo
di
Schivanoja l’anno 1563 alla presenza del duca Alf
ja l’anno 1563 alla presenza del duca Alfonso II e del cardinal Luigi
di
lui fratello, e s’impresse nel 1564. La rappresen
scena M. Rinaldo Costabili: fece la spesa l’università degli scolari
di
leggi. Il medesimo Viola pose la musica corrispon
edesimo Viola pose la musica corrispondente allo Sfortunato pastorale
di
Agostino Argenti rappresentata in Ferrara innanzi
schereccia dell’immortale Torquato Tasso. La prima edizione fu quella
di
Aldo il giovane nel 1581 colla dedicatoria dell’a
el 1581 colla dedicatoria dell’autore a Don Ferrante Gonzaga principe
di
Molfetta e signor di Guastalla in data de’ 20 di
oria dell’autore a Don Ferrante Gonzaga principe di Molfetta e signor
di
Guastalla in data de’ 20 di dicembre 1580. Monsig
nte Gonzaga principe di Molfetta e signor di Guastalla in data de’ 20
di
dicembre 1580. Monsignor Fontanini nel suo Aminta
minta è da noverarsi quella del 1655 uscita in Parigi dalla stamperia
di
Agostino Curbè colle annotazioni di Egidio Menagi
uscita in Parigi dalla stamperia di Agostino Curbè colle annotazioni
di
Egidio Menagio133. La difesa dell’Aminta fatta da
ere al discorso censorio fatto contro la pastorale del Tasso dal duca
di
Telese Don Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando
Don Bartolommeo Ceva Grimaldi per comando dell’accademia degli Uniti
di
Napoli. Tal censura fu ancora ribattuta da Baltas
dell’Aminta, letto nella medesima accademia e stampato nella raccolta
di
Antonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’
ntonio Bulifon in Napoli. Un’ altra difesa dell’Aminta contro il duca
di
Telese fece il dottor Niccolò Giorgi Napoletano l
il duca di Telese fece il dottor Niccolò Giorgi Napoletano letterato
di
grido. Secondo il Mongitore un’ edizione dell’Ami
, sia perchè la prosa francese che da i più vi si adoperò, è incapace
di
rendere competentemente la poesia Italiana. Una e
a nel 1628. In latino si traslatò ancora da Andrea Hiltebrando medico
di
Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e
iltebrando medico di Pomerania, e s’impresse in Francfort nel 1615, e
di
nuovo nel 1623. Michele Schneiden ne fece una ver
celebre in Dalmazia per questa, e per la traduzione dell’ Elettra, e
di
Piramo e Tisbe, ed altre in lingua schiava. La pr
rdine del Granduca coll’ accompagnamento delle macchine e prospettive
di
Bernardo Buontalenti; la qual cosa riuscì con tal
magnificenza ed applauso, che spinse il medesimo Torquato a portarsi
di
secreto a Firenze per conoscere il Buontalenti, e
che leggono per divertimento può essere ignoto l’ argomento semplice
di
questa elegantissima favola che con una condotta
be ancora metterne in vista più questa che quella bellezza, men bello
di
ciò che si sceglie non sembrando quello che si tr
pongono alcuni critici accigliati. Eccone un esempio. L’ enumerazione
di
parti fatta nella prima scena dall’astuta Dafne p
rali, e contiene immagini campestri e conte e sottoposte agli sguardi
di
Dafne e di Silvia. L’eloquenza della scaltrita ni
tiene immagini campestri e conte e sottoposte agli sguardi di Dafne e
di
Silvia. L’eloquenza della scaltrita ninfa present
za della scaltrita ninfa presenta alla ritrosa fanciulla la concordia
di
tanti oggetti silvestri come effetto della potenz
ta allor d’essere amante. Spira un dilicato patetico da i discorsi
di
Aminta nella seconda scena. La dipintura della co
lla età dell’oro per eleganza e per armonia maraviglioso, meriterebbe
di
esser trascritto interamente; ma chi l’ignora? Le
ll’atto II, che pur dovrebbe copiarsi tutta. È bellissimo il racconto
di
Aminta poichè ha liberata Silvia dalle mani del S
acconto di Aminta poichè ha liberata Silvia dalle mani del Satiro. Il
di
lui riverente rispetto nel disciorla ne scopre la
per la fuga dell’ingrata ninfa; il dolore che gli cagiona la novella
di
Nerina e la vista del velo dell’amata; la diparti
la di Nerina e la vista del velo dell’amata; la dipartita col disegno
di
finir di vivere; tutto ciò, dico, rende sommament
ina e la vista del velo dell’amata; la dipartita col disegno di finir
di
vivere; tutto ciò, dico, rende sommamente interes
l’interesse nel IV. Nella bellissima prima scena quando nasce l’amor
di
Silvia dal racconto del pericolo di Aminta, ella
a prima scena quando nasce l’amor di Silvia dal racconto del pericolo
di
Aminta, ella non mostra gl’ interni movimenti se
disviluppando: Tu sei pietosa, tu! tu senti al core Spirto alcun
di
pietade? Oh che vegg’io! Tu piangi, tu, superba
pianto è questo tuo? pianto d’amore? Sil. Pianto d’amor non già, ma
di
pietade. Daf. La pietà messaggiera è dell’amore
giusto castigo Mandi sopra costei. Misero Aminta ecc. Il silenzio
di
Silvia giustifica le illazioni di Dafne, ed il ra
ei. Misero Aminta ecc. Il silenzio di Silvia giustifica le illazioni
di
Dafne, ed il racconto della morte dell’amante ins
della morte dell’amante inspira nella ninfa impietosita il desiderio
di
accompagnarlo. Le di lei querele sono con tal vag
nte inspira nella ninfa impietosita il desiderio di accompagnarlo. Le
di
lei querele sono con tal vaghezza e verità espres
erele sono con tal vaghezza e verità espresse che non possono mancare
di
commuovere l’anime sensibili. Eccellente è l’unic
e sì leggiadramente si narra la caduta non mortale d’Aminta, l’arrivo
di
Silvia, e ’l di lei trasporto al vederlo in quell
nte si narra la caduta non mortale d’Aminta, l’arrivo di Silvia, e ’l
di
lei trasporto al vederlo in quello stato. Ella pi
a bocca, ella l’innaffia del suo pianto. Un oimè ch’esce dalla bocca
di
Aminta assicura Silvia della di lui vita: un di l
o pianto. Un oimè ch’esce dalla bocca di Aminta assicura Silvia della
di
lui vita: un di lui sguardo verso lei che gli bag
è ch’esce dalla bocca di Aminta assicura Silvia della di lui vita: un
di
lui sguardo verso lei che gli bagna il volto di l
della di lui vita: un di lui sguardo verso lei che gli bagna il volto
di
lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita
li bagna il volto di lagrime, fa certo Aminta dell’amore e della vita
di
Silvia. Or chi potrebbe dir, come in quel punt
stimi; Ma non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia
di
amore e di rispetto per gli antichi, convien conf
non si può stimar, non che ridire. Per quanto si abbia di amore e
di
rispetto per gli antichi, convien confessare ch’e
rchè Bernardo Tasso, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte
di
San Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio
so, Andrea Calmo, e Bernardino Baldi, e Matteo Conte di San Martino e
di
Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima di tutt
o Conte di San Martino e di Vische, e Giulio Cesare Capaccio, e prima
di
tutti questi Giacomo Sannazzaro in latino e Berna
sattezza le orme che il suo Alceo, come ognun sa, ne acquistò il nome
di
Aminta bagnato. Trovo non per tanto che monsignor
volte nominato Cieco d’Adria ebbe il vantaggio, disse Apostolo Zeno,
di
comporre una pastorale prima del Guarini e dopo d
ed io trovo, che nella stessa città un’ altra se ne impresse nel 1581
di
Aluise Pasqualigo detta gl’ Intricati, la quale,
Graziano Bolognese che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha
di
notabile che di aver preceduto il Pentimento amor
se che parlano ne’ proprj idiomi. Altro dunque non ha di notabile che
di
aver preceduto il Pentimento amoroso. Il Groto sc
icata per le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza
di
Venere di Angelo Ingegnieri. Era stata già rappre
le stampe nel 1586. Contemporanea al Pentimento fu la Danza di Venere
di
Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in
i Angelo Ingegnieri. Era stata già rappresentata in Parma in presenza
di
Ranuccio Farnese giovanetto nel 1583, quando fu d
amando perde, amando Far ch’uomo acquisti. Ed in fatti Coridone
di
folle diviene assennato al contemplare le bellezz
lli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio. In occasione delle nozze
di
Carlo Emmanuele duca di Savoja con Caterina d’ Au
imone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca
di
Savoja con Caterina d’ Austria fu nel 1585 rappre
ti. Pochi son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro
di
Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pie
son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giason
di
Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacr
che si sovvengono delle censure famose per altro di Giason di Nores,
di
Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta, di An
delle censure famose per altro di Giason di Nores, di Faustino Summo,
di
Giovan Pietro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e d
ro di Giason di Nores, di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta,
di
Angelo Ingegnieri e di Nicola Villani, come altre
di Faustino Summo, di Giovan Pietro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e
di
Nicola Villani, come altresì delle risposte che l
esi della pastorale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti
di
Silvani e di Fiumi deificati, e formano una famig
torale del Guarini i pastori Arcadi fingonsi discendenti di Silvani e
di
Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubbl
e di Fiumi deificati, e formano una famiglia o repubblica pastorale,
di
cui i sacerdoti, a somiglianza degli antichi patr
lla foggia de’ nostri odierni pecorai, quanto a quella de’ cortigiani
di
Versailles, come fanno veramente i pastori del ce
al Pastor fido quel che nel secolo seguente seguì in Francia pel Cid
di
Pietro Cornelio; l’opera sopravvisse ad ogni cens
e: eccita l’Aminta la compassione; il Pastor fido giugne a quel grado
di
terrore che ci agita nel Cresfonte al pericolo de
per mano della madre: l’Aminta senza storia precedente e senza colpi
di
scena c’interessa a maraviglia col solo affetto;
oso per la tessitura e per un disegno più vasto e più teatrale. Anche
di
questa favola si fecero in Francia varie traduzio
lli impressa nel 1587 e ristampata in Viterbo nel 1620. Un pastorello
di
Candia ama una ninfa e credendola morta di veleno
bo nel 1620. Un pastorello di Candia ama una ninfa e credendola morta
di
veleno abbandona le patrie contrade, erra per die
stinta Licori. Quest’Amarilli ritrosa non vuole ascoltarlo, a cagione
di
avere nella sua patria amato un pastorello chiama
amore. Ma questo Tirsi è appunto il medesimo pastorello che col nome
di
Credulo ella disdegna, e Amarilli è quella stessa
illi è quella stessa Licori pianta per morta da Tirsi. Questa ipotesi
di
non ravvisarsi, sebbene dopo dieci anni, due pers
nni, due persone che tanto si amano, sembra veramente dura e mancante
di
verisimiglianza; contuttociò l’azione è condotta
è condotta con destrezza e competentemente accreditata. A riserba poi
di
alcuni tratti troppo lirici e di certa intemperan
entemente accreditata. A riserba poi di alcuni tratti troppo lirici e
di
certa intemperanza Ovidiana nell’accumulare immag
ti i caratteri, e la favola semplice e regolare. Benchè frammischiato
di
qualche ornamento lirico, spicca per la tenerezza
e ornamento lirico, spicca per la tenerezza e pel patetico il lamento
di
Credulo che vuol morire per la durezza della sua
per la durezza della sua ninfa. Tenera nell’atto V è la riconoscenza
di
Licori e Tirsi. Non è questa una pastorale da gar
l’interesse che l’avviva. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti
di
ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni
a. Non ebbe cori, ma solo cinque madrigaletti di ugual metro e numero
di
versi da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè pari
adrigaletti di ugual metro e numero di versi da cantarsi in ogni fine
di
atto. Dovè parimente cantarsi la canzone di Selva
da cantarsi in ogni fine di atto. Dovè parimente cantarsi la canzone
di
Selvaggio nell’atto I, Che mi rileva errar per
del Veneziano Domenico Imberti l’Andromeda tragicommedia boschereccia
di
Diomisso Guazzoni Cremonese, dove interviene un E
mago, oltre a Cupido trasformato in ninfa, i quali empiono la favola
di
prodigj. Esercitossi parimente in questo genere l
astorale intitolata Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese
di
marzo a quello di aprile se ne fecero in Verona d
a Mirtilla, la quale fu così ricercata che dal mese di marzo a quello
di
aprile se ne fecero in Verona due edizioni, essen
legrina la Cavaliera. L’azione rappresenta la vendetta presa da Amore
di
due anime superbe che lo bestemmiavano, Tirsi pas
rdelia ninfa, facendo che l’ uno arda e non ritrovi loco Per amor
di
Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggio
co Per amor di Mirtilla, e l’altra avvampi Per sua pena maggior
di
se medesma; ed in fatti nell’atto IV si vede A
n un fonte. Non è da cercarsi in questa ed in moltissime altre favole
di
quest’ultimi anni del secolo nè intreccio semplic
bblicaronsi altre due pastorali, l’Amaranta del Simonetti, e la Flori
di
Maddalena Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I S
na Campiglia lodata da Muzio Manfredi. I Sospetti favola boschereccia
di
Pietro Lupi Pisano si pubblicò in Firenze nel 158
oravano nello stato pastorale, e amore presagisce le future grandezze
di
Pisa. Lo stile è nobile, ma lirico come quello di
le future grandezze di Pisa. Lo stile è nobile, ma lirico come quello
di
tutte le altre; e l’azione, benchè non mi sembri
i molto interessante, è pure regolare. Anche questa pastorale è priva
di
cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremoni
i cori. Le Pompe funebri del celebre Cesare Cremonino, e le pastorali
di
Laura Guidiccioni dama Lucchese ornata di molto m
e Cremonino, e le pastorali di Laura Guidiccioni dama Lucchese ornata
di
molto merito letterario, cioè la Disperazione di
dama Lucchese ornata di molto merito letterario, cioè la Disperazione
di
Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Ra
ne di Sileno, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione
di
anima e di corpo recitata in Roma colla musica di
o, il Satiro, il Giuoco della Cieca, e la Rappresentazione di anima e
di
corpo recitata in Roma colla musica di Emilio del
la Rappresentazione di anima e di corpo recitata in Roma colla musica
di
Emilio del Cavaliere, furono pastorali degli ulti
n istile lirico, ma non tale da recarci rossore. Non così la Gratiana
di
un certo Accademico Infiammato uscita alla luce i
to Accademico Infiammato uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena
di
sciapite buffonerie e di personaggi scempi come u
uscita alla luce in Venezia nel 1590 ripiena di sciapite buffonerie e
di
personaggi scempi come un caprajo Tedesco e due b
due buffoni Magnifico Veneziano e Graziano Bolognese. Assai più degne
di
mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci Capuano,
no e Graziano Bolognese. Assai più degne di mentovarsi sono la Cintia
di
Carlo Noci Capuano, e l’Amoroso sdegno di Frances
i mentovarsi sono la Cintia di Carlo Noci Capuano, e l’Amoroso sdegno
di
Francesco Bracciolini Pistojese, che ornarono l’u
ano suo amante che trova innamorato d’ un’ altra, e s’introduce nella
di
lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’ animo di
innamorato d’ un’ altra, e s’introduce nella di lui amicizia col nome
di
Tirsi. Tenta l’ animo di lui ricordandogli acconc
e s’introduce nella di lui amicizia col nome di Tirsi. Tenta l’ animo
di
lui ricordandogli acconciamente la prima sua dile
l’amore a Laurinia. Ode poi Silvano che questo suo amico favorisce in
di
lui pregiudizio Dameta presso Laurinia, e credend
onosce l’innocenza e l’amore, e cade in disperazione. La veracità del
di
lui dolore fa che gli si faccia sapere che è viva
ie per consorte. La favola è divisa in cinque atti senza suddivisione
di
scene, e senza cori. Il primo rigoroso comando ch
ori. Il primo rigoroso comando che riceve il finto Tirsi da Silvano è
di
partire da quelle selve, e le sue querele nel dov
selve, e le sue querele nel dovere lasciar quel luoco e la compagnia
di
Clizia sua amica, sono tenere e delicate. Nell’at
, sono tenere e delicate. Nell’atto IV è benissimo espresso il dolore
di
Silvano, che dopo aver saputo che Ormonte suo ser
ito appresso alle tre più famose, l’Aminta, il Pastor fido e la Filli
di
Sciro del secolo seguente. L’autore secondo il Ma
l secolo seguente. L’autore secondo il Mazzucchelli la compose in età
di
venti anni, e fu stampata in Venezia nel 1597 e p
e, il quale giunto all’ ultima vecchiezza morì nella sua patria pieno
di
onorata fama per le molte sue opere ingegnose che
ardia142 una nuova Semiramide ma boschereccia, in cui si tratta delle
di
lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo
si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrivendo
di
essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ Signori d
n villa. Scrivendo di essa a Firenze a Giovanni de’ Bardi de’ Signori
di
Vernia afferma l’istesso autore d’averla cara qua
tragedia, e che con tre lettere in otto giorni gliela domandò il duca
di
Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela
il duca di Mantova per farla rappresentare. Nel mandargliela, da tre
di
lui lettere dirette a tre Ebrei si ricava quanto
vesse che si rappresentasse colla maggior proprietà. All’ Ebreo Leone
di
Somma che dovea inventar gli abiti, raccomanda ch
stravagante de’ cantori dell’opera in musica. A M. Isacchino maestro
di
ballo prescrisse la qualità del ballo richiesto n
ienza che dovrebbero avere la danza e l’azione. Finalmente al maestro
di
musica Giaches Duvero incarica l’attenzione dovut
estro di musica Giaches Duvero incarica l’attenzione dovuta al genere
di
musica che esigono le mentovate canzonette. E qui
scrupoloso negli abiti e nel ballo, avrebbe inculcata al compositore
di
musica tutta la diligenza nelle sole canzonette,
n cui, per quel che scrive l’autore a D. Vittoria Gonzaga principessa
di
Molfetta144, con novissima invenzione è un solo p
averlo per marito, ed è vinto da una che si chiama Nicea. Sotto nome
di
Flori egli pretese introdurvi la signora Campigli
i la signora Campiglia, come egli stesso a lei scrive, e sotto quello
di
Celia la signora Barbara Torelli, facendole fare
dole fare insieme una scena in lode delle donne virtuose e in biasimo
di
chi non le riverisce. Sembra che questa pastorale
ori, e fu ben fatto (le dice il Manfredi scrivendole a Parma il dì 11
di
gennajo), conciosiachè contenendo la pastorale az
l decoro; e dico scemerà, e non leverà, per non dannare affatto l’uso
di
tutti quei poeti che alle loro il fanno; e fra ta
ntanelli, la quale (dice nella lettera 364) intendo esser un miracolo
di
quest’arte. E di questo letterato avea il Manfred
e (dice nella lettera 364) intendo esser un miracolo di quest’arte. E
di
questo letterato avea il Manfredi molta stima, e
o amoroso, come l’udì sulla tragedia. Fa altresì menzione il Manfredi
di
Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga p
Manfredi di Enone boschereccia composta da Ferrante Gonzaga principe
di
Molfetta morto nel 1630, la quale era vicina a te
gj. Finalmente il Visdomini fondatore dell’accademia degl’ Innominati
di
Parma, oltre alle tragedie già mentovate, compose
le inedite sola trovasi conservata manoscritta nella ducal Biblioteca
di
Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di
la ducal Biblioteca di Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore
di
quel secolo ricco di tanti buoni drammi. L’azione
i Parma. Non sembrami veramente la cosa migliore di quel secolo ricco
di
tanti buoni drammi. L’azione passa tra pastori ch
anti buoni drammi. L’azione passa tra pastori che aspirano alle nozze
di
Erminia, non conoscendola per quella che era stat
ntiochia. L’interesse non vi si trova per verun personaggio. Un ratto
di
Erminia tentato da alcuni pastori ed impedito da
ne. 130. Degli errori commessi dal Sig. Lampillas nel voler parlare
di
questo componimento, si è fatto motto nel tomo IV
he questa cena del 1529 fosse stata data da Don Garzia essendo Vicerè
di
Sicilia. Nel 1529 era Vicerè di Sicilia il duca d
ata data da Don Garzia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 era Vicerè
di
Sicilia il duca di Monteleone Pignatelli, e Don G
zia essendo Vicerè di Sicilia. Nel 1529 era Vicerè di Sicilia il duca
di
Monteleone Pignatelli, e Don Garzia non vi fu Vic
elle Vic. della Coltura delle Sic. pag. 314. 132. I Bibliomani avidi
di
siffatte notizie potranno osservare le principali
o pregiato e conosciuto e secondato dalla propria nazione nel disegno
di
arricchire ed elevare la patria poesia Fernando H
ori del Disegno. 136. Non si tocchi l’Aminta (si dice nelle Lettere
di
Virgilio dagli Elisj). Gli si perdonino i suoi di
Odasi ciò che delle due nostre pastorali più celebri disse il signor
di
Voltaire: Enfin le goût de la Pastorale prévalut.
no in affari importanti, morì in Venezia nel 1613. 140. Apollo dice
di
lui nel prologo, Un che del Tebro in su la riv
ice di lui nel prologo, Un che del Tebro in su la riva nacque, E
di
sua etate è nel più verde aprile. 141. Quest
ed alcune lettere, ed essendo aggregata all’ accademia degl’ Intenti
di
Pavia, s’intitolava Comica Gelosa Accademica Inte
Francia dal re e dalla regina e da’ più qualificati corregiani, morì
di
un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla di
ti corregiani, morì di un aborto in Lione nel 1604 d’anni 42, e colla
di
lei morte decadde in Francia la compagnia de’ Gel
agnia de’ Gelosi. 142. Vedi la lettera del Manfredi scritta al Conte
di
Villachiara. 143. Vedi la lettera 241 scritta al
piglia, la 256 al sig. Belisario Bulgarini a Siena, e la 376 al conte
di
Villachiara. 144. Nella lett. 301 a Casal di Mon
iena, e la 376 al conte di Villachiara. 144. Nella lett. 301 a Casal
di
Monferrato. 145. Ne fanno menzione Angelo Ingegn
oni Giovan Andrea. Nato il 1622 alle Caselle, terricciuola del Comune
di
San Lazzaro di Sàvena presso Bologna, fu comico d
ea. Nato il 1622 alle Caselle, terricciuola del Comune di San Lazzaro
di
Sàvena presso Bologna, fu comico de'più egregi pe
ologna, fu comico de'più egregi per le parti d’Innamorato, sotto nome
di
Ottavio. Mortogli nel '40 lo zio materno Vincenzo
materno Vincenzo Zanotti, ne restò erede per testamento, coll’obbligo
di
assumere la sua arma e il suo cognome. Fu comico
assumere la sua arma e il suo cognome. Fu comico al servizio del Duca
di
Modena, e le notizie cominciano in quell’Archivio
erchè interponesse i suoi buoni offici presso certo Messer Gio. Maria
di
Parma, che pretendeva il pagamento di un debito d
presso certo Messer Gio. Maria di Parma, che pretendeva il pagamento
di
un debito di lire trecento che essi non riconosce
Messer Gio. Maria di Parma, che pretendeva il pagamento di un debito
di
lire trecento che essi non riconoscevano, sapendo
nto di un debito di lire trecento che essi non riconoscevano, sapendo
di
dovergli solo il fitto del palco, il quale anche
niuna solvibilità degl’impresari a Napoli, dove i comici più insigni
di
Lombardia han dovuto lasciare in pegno i bauli pe
: « Sì che unito con tutta la mia povera famiglia supplico per l’amor
di
Dio l’Altezza Vostra a non comandarmi tal cosa se
’Altezza Vostra a non comandarmi tal cosa se desidera il mantenimento
di
mia casa ». Ma dell’andata a Napoli non si ha più
si a Milano, se fosse riuscita a sciogliersi da un preventivo impegno
di
Padova. E furono citate lettere di cavalieri (di
ogliersi da un preventivo impegno di Padova. E furono citate lettere
di
cavalieri (di quanta autenticità non saprei dire)
preventivo impegno di Padova. E furono citate lettere di cavalieri (
di
quanta autenticità non saprei dire) che pare aves
aprei dire) che pare avessero scritto al Fichetto Lolli (V.) pregando
di
desistere dall’andata a Padova per non incorrere
rrere nella ruina della Compagnia. La quale infatti si recò a Milano,
di
dove il 3 di maggio Zanotti scrive al Graziani ch
uina della Compagnia. La quale infatti si recò a Milano, di dove il 3
di
maggio Zanotti scrive al Graziani che non sa anco
non sono mai frequentate dalle Compagnie de' comici per qualche poco
di
tempo doppo Pasqua quelle Città, che dano il luog
re, il signor Marchese Bentivoglio le ottenga per l’ottobre il teatro
di
Ferrara con qualche Emolumento dal’affittatore d
Parigi, ove esordì all’antica Commedia Italiana nel 1660 per le parti
di
secondo amoroso, passando poi il '67 a quelle di
el 1660 per le parti di secondo amoroso, passando poi il '67 a quelle
di
primo, in sostituzione di Giacinto Bendinelli det
condo amoroso, passando poi il '67 a quelle di primo, in sostituzione
di
Giacinto Bendinelli detto Valerio (V.). L'11 di g
rimo, in sostituzione di Giacinto Bendinelli detto Valerio (V.). L'11
di
gennajo del '68 gli morì la moglie, Teodora Blais
no del Ponte della Samose ». Forse, si domanda lo Jal, è il villaggio
di
Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada di M
o Jal, è il villaggio di Samosia a tre miglia da Bologna sulla strada
di
Modena ? Probabilmente. Per insignificante potess
io, non meno doveva riuscir reboante quel titolo, specie a quel tempo
di
non facili comunicazioni e in Capitale straniera.
raniera. Prima del '74 passò a seconde nozze con Margherita Enguerant
di
Abville, donna gagliarda, che gli diede sette fig
ati a S. Germano e gli altri due a S. Salvatore. Poco si sa dell’arte
di
Gio. Andrea Zanotti. Certo egli dovette essere av
arte di Gio. Andrea Zanotti. Certo egli dovette essere avuto in conto
di
artista egregio e di egregia persona, se uomini r
anotti. Certo egli dovette essere avuto in conto di artista egregio e
di
egregia persona, se uomini ragguardevoli come il
gregio e di egregia persona, se uomini ragguardevoli come il Principe
di
Parma, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato s
, Alessandro Farnese, Carlo Gondi, inviato straordinario del Granduca
di
Toscana, indi Pietro di Nyert, primo Cameriere se
rlo Gondi, inviato straordinario del Granduca di Toscana, indi Pietro
di
Nyert, primo Cameriere segreto del Re, e Boileau
stinguere ancora pel suo carattere civilissimo ed onesto, e pel genio
di
coltivare l’amicizia de' principali drammatici di
onesto, e pel genio di coltivare l’amicizia de' principali drammatici
di
Parigi, e fra quelli, che frequentò con maggiore
matici di Parigi, e fra quelli, che frequentò con maggiore premura, e
di
cui captivò l’animo in singolar modo, fu il famos
odo, fu il famoso Pietro Cornelio. Ma v'ha qualcosa più. Nel Viaggio
di
Francia (1664 e 1665) costumi e qualità di quei p
qualcosa più. Nel Viaggio di Francia (1664 e 1665) costumi e qualità
di
quei paesi – relazione di Sebastiano Locatelli, p
di Francia (1664 e 1665) costumi e qualità di quei paesi – relazione
di
Sebastiano Locatelli, prete bolognese, tradotto s
, prete bolognese, tradotto sui manoscritti originali dell’Università
di
Bologna e della Biblioteca Comunale di Perugia, e
itti originali dell’Università di Bologna e della Biblioteca Comunale
di
Perugia, e arricchito di una introduzione e di no
rsità di Bologna e della Biblioteca Comunale di Perugia, e arricchito
di
una introduzione e di note storico-critiche per o
la Biblioteca Comunale di Perugia, e arricchito di una introduzione e
di
note storico-critiche per opera di Adolfo Vautier
e arricchito di una introduzione e di note storico-critiche per opera
di
Adolfo Vautier, archivista paleografo di Parigi,
e storico-critiche per opera di Adolfo Vautier, archivista paleografo
di
Parigi, sono alcuni passi interessantissimi che c
a torno : ma si trova fermata in Parigi da S. Maestà (senza speranza
di
riveder più l’Italia) « con provvigione di sedici
S. Maestà (senza speranza di riveder più l’Italia) « con provvigione
di
sedici mila franchi annui, oltre a quello si guia
in italiano a persone, che per lo più non intendevano, e del bisogno
di
far delle azioni assai, di trovar dell’invenzioni
per lo più non intendevano, e del bisogno di far delle azioni assai,
di
trovar dell’invenzioni, mutazioni di scene, e cos
sogno di far delle azioni assai, di trovar dell’invenzioni, mutazioni
di
scene, e cose simili per contentar l’uditorio, è
mico, e dallo stesso Locatelli sappiamo che la Compagnia era composta
di
nove persone, « cioè due Innamorati, due Donne, l
llo, un Pantalone et un Dottor Graziano ». Notizie queste esattissime
di
certo, perchè riferite al Locatelli da Eularia, c
84 tornò in Italia con la moglie e i figli, ai quali, assai provvisto
di
danaro, potè far dare in Bologna una buona educaz
egli non lo abbandonò definitivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89
di
nuovo al servizio del Duca di Modena, proprio qua
ivamente ; poichè lo vediamo il 1688-89 di nuovo al servizio del Duca
di
Modena, proprio quando Giovan Battista Costantini
io quando Giovan Battista Costantini, lasciata la Compagnia e il nome
di
Cintio, si recò alla Commedia Italiana di Parigi
iata la Compagnia e il nome di Cintio, si recò alla Commedia Italiana
di
Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome d
Commedia Italiana di Parigi per sostenervi gli amorosi sotto il nome
di
Ottavio. Anzi I Fratelli Parfaict e, per consegue
v' era più. In Italia ? Che confusione poteva nascere tra due attori,
di
cui uno recitava in Italia e l’altro in Francia ?
ag. 390) ; e morì il 13 settembre del 1695. Nelle Memorie manoscritte
di
Bologna antica scriveva il canonico Ghiselli : A
orie manoscritte di Bologna antica scriveva il canonico Ghiselli : A
di
17 settembre fu data sepoltura a G. A. Zanotti de
ra a G. A. Zanotti detto Ottavio, celebre commediante nella sua parte
di
Primo Innamorato ch' haveva essercitato ne' primi
sua parte di Primo Innamorato ch' haveva essercitato ne' primi teatri
di
Europa, e particolarmente in Francia ove quel Re
nte in Francia ove quel Re lo haveva graziato d’ un’ annua provisione
di
ducento doppie sua vita durante, che li furono se
contado della quale era nato, nel Comune delle Caselle, e morì in età
di
circa ottant’ anni (data, come s’ è visto, errone
chiesa del Corpus Domini. Lasciò tre figliuoli, tutti e tre soggetti
di
bell’ingenio, duoi dottori, uno di legge, l’altro
re figliuoli, tutti e tre soggetti di bell’ingenio, duoi dottori, uno
di
legge, l’altro di medicina, et un prete, ma ornat
i e tre soggetti di bell’ingenio, duoi dottori, uno di legge, l’altro
di
medicina, et un prete, ma ornati tutti di belle l
tori, uno di legge, l’altro di medicina, et un prete, ma ornati tutti
di
belle lettere sì in prosa che in versi ! Fr. Bar
masto vedovo – scrive il Ricci – e sposata Maria Margherita Enguerant
di
Abville, potè aver da lei dicìotto figliuoli ! Lo
la moglie, al padre, alla madre ? O vi furon figliuoli morti, o persi
di
vista ? O quel diciotto del figliuolo Francesco M
rea Zanotti pubblicò due traduzioni a stampa : dell’Eraclio e del Cid
di
Corneille. L'Eraclio Imperatore d’Oriente. Bologn
iovan Andrea Zanotti detto Ottavio), dedicato all’Altezza Serenissima
di
Ferdinando Carlo secondo duca di Mantova, Monferr
o), dedicato all’Altezza Serenissima di Ferdinando Carlo secondo duca
di
Mantova, Monferrato, Carlovilla, Guastalla, ecc.
ra del Cid mentre aveva le sue dimore in Francia, trattenuto al soldo
di
quel monarca. Tre dei figliuoli di Zanotti ebber
e in Francia, trattenuto al soldo di quel monarca. Tre dei figliuoli
di
Zanotti ebber fama di egregi uomini : Ercole, che
to al soldo di quel monarca. Tre dei figliuoli di Zanotti ebber fama
di
egregi uomini : Ercole, che fu storico e poeta ;
eglio, i servi brillanti, si diede all’arte comica recitando le parti
di
donna seria, prima in Compagnia di Andrea Patriar
all’arte comica recitando le parti di donna seria, prima in Compagnia
di
Andrea Patriarchi, poi d’Alessandro Gnochis, e di
prima in Compagnia di Andrea Patriarchi, poi d’Alessandro Gnochis, e
di
Luigi Perelli (1781). A Rimini le fu dedicato da
co'bei modi onesti, co' lieti scherzi e coi leggiadri accenti, l’arte
di
farti amar d’onde apprendesti ?
Morrocchesi Antonio. Nato a San Casciano in Val
di
Pesa il 15 maggio del 1768 da agiati parenti, Fra
te svegliatissima, egli fece ottime prove non solamente nella lettura
di
classici greci e latini, ma anche nell’arte del d
imi applausi tributatigli nelle sale dell’aristocrazia e dalle platee
di
teatrini privati, gli fecer prendere la risoluzio
e dalle platee di teatrini privati, gli fecer prendere la risoluzione
di
darsi tutto alla scena, ove in breve conseguì, co
scena, ove in breve conseguì, collo studio in ispecie delle tragedie
di
Alfieri, fama di attore insuperato e insuperabile
eve conseguì, collo studio in ispecie delle tragedie di Alfieri, fama
di
attore insuperato e insuperabile. Lasciò scrit
attore insuperato e insuperabile. Lasciò scritto un enorme volume
di
ricordi, dei quali Jarro pubblicò in appendici de
one, poi in volume (Firenze, Bemporad, 1896) i punti più salienti ; e
di
lui dettò una breve memoria il noto scrittore Mel
issirini. Il Morrocchesi cominciò col recitare al pubblico nel Teatro
di
Borgognissanti a Firenze, rappresentandovi, primo
nissanti a Firenze, rappresentandovi, primo in Italia e sotto il nome
di
Alessio Zuccagnini, l’ Amleto di Shakspeare. Fu i
ovi, primo in Italia e sotto il nome di Alessio Zuccagnini, l’ Amleto
di
Shakspeare. Fu in vario tempo nelle Compagnie di
uccagnini, l’ Amleto di Shakspeare. Fu in vario tempo nelle Compagnie
di
Luigi Del Buono(V.), di Luigi Rossi, di Vernier,
Shakspeare. Fu in vario tempo nelle Compagnie di Luigi Del Buono(V.),
di
Luigi Rossi, di Vernier, Asprucci e Prepiani, ma
n vario tempo nelle Compagnie di Luigi Del Buono(V.), di Luigi Rossi,
di
Vernier, Asprucci e Prepiani, ma il più sovente c
i Rossi, di Vernier, Asprucci e Prepiani, ma il più sovente conduttor
di
compagnie egli stesso. Da lui le grandi protagon
mandò in visibilio il pubblico, recitandovi l’Assur, e facendo fremer
di
gelosia la prima attrice Checcati, artista valent
destava non minore entusiasmo recitandovi il Nerone, e facendo fremer
di
gelosia la prima attrice Perotti, artista famosis
tre pochissime opere per un intiero carnovale i cartelloni del teatro
di
Santa Maria a Firenze, furon tali ch'esso d’allor
ia a Firenze, furon tali ch'esso d’allora innanzi s’intitolò dal nome
di
Alfieri. Io mando lo studioso alla lettura di que
nzi s’intitolò dal nome di Alfieri. Io mando lo studioso alla lettura
di
quel saporitissimo libretto di Jarro, ove della p
eri. Io mando lo studioso alla lettura di quel saporitissimo libretto
di
Jarro, ove della prima recita del Saul, e della q
a sera fra le acclamazioni del pubblico, e che la quinta, al cospetto
di
Alfieri, si abbandonò con tal violenza su la spad
men da re [quì…. morto…. che, feritosi gravemente, cadde alienato
di
sensi, e quando rinvenne, si trovò nel suo letto,
quel punto il grande astigiano. Nè solamente a Firenze gli accadde
di
dover cedere alle insistenze del pubblico, e repl
plicar sul momento or questo, ora quel brano, chè anche la narrazione
di
Pilade dovè replicare immediatamente « siccome un
lade dovè replicare immediatamente « siccome un pezzo applauditissimo
di
scelta musica — com’egli ci avverte — nelle scene
tissimo di scelta musica — com’egli ci avverte — nelle scene illustri
di
Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino, di Bologn
celta musica — com’egli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara,
di
Siena, di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu i
ca — com’egli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena,
di
Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nom
gli ci avverte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia,
di
Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nominato Prof
rte — nelle scene illustri di Ferrara, di Siena, di Pavia, di Torino,
di
Bologna. » Fu il 1811 nominato Professore di d
di Pavia, di Torino, di Bologna. » Fu il 1811 nominato Professore
di
declamazione e d’arte teatrale nella Accademia di
nominato Professore di declamazione e d’arte teatrale nella Accademia
di
belle arti a Firenze, e vi stampò nel 1832 un cor
ella Accademia di belle arti a Firenze, e vi stampò nel 1832 un corso
di
lezioni, corredando la duodecima, dei gesti, di q
mpò nel 1832 un corso di lezioni, corredando la duodecima, dei gesti,
di
quaranta tipi che rappresentano l’attore ne'momen
he rappresentano l’attore ne'momenti più importanti della sua arte, e
di
cui do qui dietro un piccol saggio. Tipi, che, si
a Firenze ; e sulla pietra che sigillava il suo sepolcro nel chiostro
di
Santa Croce, a destra e in prossimità della cappe
e in prossimità della cappella Pazzi, toltane alcun tempo pei lavori
di
restauro, e ricollocata poi, ma sebben sempre a d
pei lavori di restauro, e ricollocata poi, ma sebben sempre a destra
di
chi entra, non più allo stesso luogo, fu incisa l
l’ebbe in vita troppo nel suo libro : qui riposa antonio morrocchesi
di
san casciano nell’i. e r. fiorentina accademia d
ntonio morrocchesi di san casciano nell’i. e r. fiorentina accademia
di
belle arti professore di declamazione fra i tragi
casciano nell’i. e r. fiorentina accademia di belle arti professore
di
declamazione fra i tragici attori del suo tempo p
tempo per consentimento d’italia a nessuno secondo e luogo gli tenga
di
maggior elogio l’essere nell’arte sua piaciuto a
cari, Pellico, Albergati, Vannetti, Caluso. Sfogliando le sue lezioni
di
declamazione, guardando a quelle odiose figurine
iose figurine che le illustrano, pensando a quelle repliche immediate
di
narrazioni, e il tutto comparando al giudizio che
isco, c’ è da credere che il Morrocchesi fosse un grandissimo artista
di
maniera. Fra tutti gli attori italiani da me ved
a a colorire tenere espressioni, imponente, terribile nell’espansione
di
violenti affetti ; il suo portamento, il suo gest
oro nobiltà, che quando voleva dipingere gli oggetti fisici con gesti
di
contraffazione. La sua dizione ora lenta, ora pre
dei pensieri che doveva esprimere, quasi sempre sublime nella pittura
di
vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava t
ittura di vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava talvolta al
di
là di quel confine stabilito fra la sublimità, e
di vive immagini, e nell’entusiasmo si trasportava talvolta al di là
di
quel confine stabilito fra la sublimità, e la str
presentato all’occhio dell’intelligente osservatore maggior riunione
di
bellezze tragiche miste a difetti del tutto parti
il primo fra' comici a penetrare ben addentro ne' reconditi pensieri
di
quel gran tragico, a colpirne i caratteri, a rego
i, a regolare la declamazione de' suoi versi meno pomposi, che ricchi
di
pensieri, ed indigesti alla più gran parte de' co
atto fino che non fui aggregato alla drammatica compagnia al servizio
di
S. S. R. M. il re di Sardegna, e non temo d’errar
aggregato alla drammatica compagnia al servizio di S. S. R. M. il re
di
Sardegna, e non temo d’errare se dico, che questo
, e non temo d’errare se dico, che questo tragico attore era l’attore
di
genio ; il suo difetto nell’analisi dei caratteri
vole, era meno per mancanza d’intelligenza, e d’arte, che per la foga
di
strappare al pubblico que'clamorosi applausi, che
i strappare al pubblico que'clamorosi applausi, che lo inebriavano, e
di
che era quasi sempre padrone. Non m’uscirà mai da
le d’ Alfieri. Eccellente in tutta la tragedia, tranne alcuni abbagli
di
situazione, e di minute particolarità, in quell’
cellente in tutta la tragedia, tranne alcuni abbagli di situazione, e
di
minute particolarità, in quell’ atto era perfetto
azione. Chiudo il breve cenno col sonetto che è in fine alla memoria
di
Melchior Missirini : SONETTO Giacea il Coturno A
uon sterile e vano, e fu de' Roscj lo atteggiar sovrano scena scurril
di
turpi Mimi abbietti. Di fieri Agitator tragici a
scurril di turpi Mimi abbietti. Di fieri Agitator tragici affetti e
di
franchi pensieri, alto, ed umano Tu, l’ira del te
acque, e ai forti e nuovi modi, Te scelse adatto all’ onorato ufficio
di
rifar l’itale menti ! Ei gl’ingegni già adulti, e
ale menti ! Ei gl’ingegni già adulti, e tu i nascenti coltivi, in ciò
di
Lui più avventurato, ch'egli un corrotto, e un ve
CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola
di
Spagna. Sebbene pochi sieno quegli eruditi Spa
ed i buoni nazionali urbanamente me ne seppero grado26. Nè anche dopo
di
me si è intrapresa tale istoria nè in Ispagna nè
ima avvertite, procurandòsi nel tempo stesso coll’ usata imparzialità
di
delineare le fisonomie (per così dire) de’ dramma
di delineare le fisonomie (per così dire) de’ drammatici Spagnuoli, e
di
rilevarne le bellezze da’ nazionali stessi o non
e da’ nazionali stessi o non viste o non descritte mai. Gli Spagnuoli
di
pronto e acuto ingegno, di vivace e fertile fanta
n viste o non descritte mai. Gli Spagnuoli di pronto e acuto ingegno,
di
vivace e fertile fantasia, arguti, facondi e ricc
acuto ingegno, di vivace e fertile fantasia, arguti, facondi e ricchi
di
lingua, essendosi nel XVI secolo moltissimo disti
ere, coltivarono anche con qualche ardore, specialmente verso la fine
di
esso, la scenica poesia. Le prime cose che in que
bibliotecario Nasarre, Dialoghi detti commedie lunghissimi e incapaci
di
rappresentarsi 27. I Portoghesi e gli altri Spagn
ulla avendone guadagnato il teatro, se non che potrebbero servir come
di
semenzai di pitture e di ritratti al naturale e d
e guadagnato il teatro, se non che potrebbero servir come di semenzai
di
pitture e di ritratti al naturale e di caratteri
il teatro, se non che potrebbero servir come di semenzai di pitture e
di
ritratti al naturale e di caratteri e di passioni
ebbero servir come di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e
di
caratteri e di passioni poste in movimento ed a b
ome di semenzai di pitture e di ritratti al naturale e di caratteri e
di
passioni poste in movimento ed a buon lume28. Tal
di passioni poste in movimento ed a buon lume28. Tale è la Celestina
di
tutte la più rinomata cominciata a scriversi nell
i nella fine del XV secolo da Rodrigo de Cota (altri dice da Giovanni
di
Mena) e terminata men felicemente da Fernando de
he s’impresse la prima volta in Salamanca nel 1500, e porta il titolo
di
tragicommedia, divisa in atti ventuno, de’ quali
in dialogo, in cui mostrasi tutta l’oscenità senza velo col pretesto
di
riprenderla30. Per una delle pruove evidenti che
riprenderla30. Per una delle pruove evidenti che la rappresentazione
di
tal Novella sarebbe assurda ed impraticabile, si
’ azione dura due mesi, ed ancor più, ed è questa. Calisto innamorato
di
Melibea ricorre a Celestina vecchia ruffiana e ma
na e maliarda famosa la quale fa varii scongiuri, incanta una matassa
di
filo, la porta a vendere a Melibea, e per incanto
, la porta a vendere a Melibea, e per incanto la rende perduta amante
di
Calisto. Gli amanti più d’una volta si veggono di
ende perduta amante di Calisto. Gli amanti più d’una volta si veggono
di
notte, e Melibea è deflorata; i servi di Calisto
i più d’una volta si veggono di notte, e Melibea è deflorata; i servi
di
Calisto per ingordigia ammazzano Celestina, danno
est’azione appoggia in falso, perchè non solo Celestina fa mercimonio
di
malie, ma si finge effettivamente fattucchiera, e
ta più verisimile, più artificiosa e più morale. Celestina poi, anima
di
tutta l’ azione, muore uccisa nell’atto dodicesim
guenti nove atti l’azione sensibilmente cade e si raffredda. La morte
di
Calisto è verisimile, ma la caduta che l’ammazza
ere da una scala d’una Chiesa. Ultimamente il fine morale dell’autore
di
mostrar le funeste conseguenze delle sfrenatezze,
e ciò che rende questa situazione più scandalosa, si è che il dialogo
di
tutti e tre è scritto con somma proprietà e belle
erare gli atti ripetuti della loro tresca, mentre che una serva posta
di
sentinella vede e nota con molta vivacità tutte l
silenzio stesso in questo punto dell’azione, è quanto può dipingersi
di
più disonesto in un racconto, non che su di un te
, è quanto può dipingersi di più disonesto in un racconto, non che su
di
un teatro; e questi sventuratamente sono i più be
ssero conosciuta la Celestina, avrebbe l’Ab. Lampillas avuto coraggio
di
riprendere qualche motto soverchio libero delle c
one al Lampillas contro del Signorelli? L’Ab. Andres avrebbe tacciato
di
oscenità le commedie del Machiavelli? Avrebbe lo
a preferenza sopra l’Orfeo del Poliziano? Lascio poi che il carattere
di
Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni
ano? Lascio poi che il carattere di Calisto è quasi fantastico, pieno
di
espressioni iperboliche e di slanci disparati del
ere di Calisto è quasi fantastico, pieno di espressioni iperboliche e
di
slanci disparati dell’immaginazione, declamatorio
one, declamatorio e pressochè senza affetti; lascio ancora che quello
di
Celestina, per altro eccellentemente dipinto, si
o di Celestina, per altro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato
di
vana ostentazione di erudizione e dottrina intemp
ltro eccellentemente dipinto, si vede imbrattato di vana ostentazione
di
erudizione e dottrina intempestiva impertinente.
n questo romanzo drammatico. Chi può soffrire Melibea che in procinto
di
precipitarsi si trattiene a ridursi alla memoria
pitarsi si trattiene a ridursi alla memoria varii evenimenti istorici
di
Tolomeo, Oreste, Clitennestra, Nerone, Agrippina,
litennestra, Nerone, Agrippina, Erode, Fraate, Laodice, Medea? Chi il
di
lei Padre che, a vista della tragica morte della
ami dio, perchè si dipinga nudo, armato, cieco e fanciullo? che parla
di
Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di David
i dipinga nudo, armato, cieco e fanciullo? che parla di Paolo Emilio,
di
Pericle, di Anassagora, di Davide, di Paride, d’I
do, armato, cieco e fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle,
di
Anassagora, di Davide, di Paride, d’Ipermestra, E
co e fanciullo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora,
di
Davide, di Paride, d’Ipermestra, Egisto, Saffo, L
llo? che parla di Paolo Emilio, di Pericle, di Anassagora, di Davide,
di
Paride, d’Ipermestra, Egisto, Saffo, Leandro, San
l’eccellente, concisa, naturale ed elegante dipintura della bellezza
di
Melibea, la descrizione del carattere e delle occ
bellezza di Melibea, la descrizione del carattere e delle occupazioni
di
Celestina, il dialogo comico di lei con Parmenone
one del carattere e delle occupazioni di Celestina, il dialogo comico
di
lei con Parmenone: nell’atto III la sagacità dell
eriti ruffianeschi, e quando dipinge le ragazze innamorate: nel IV la
di
lei scaltrezza nell’ insinuarsi per tutte le vie
IV la di lei scaltrezza nell’ insinuarsi per tutte le vie nell’animo
di
Melibea: nel VII, nel XIV e nel XIX le già riferi
randosi tutto mette in bocca de’ personaggi, sarà un libro meritevole
di
ogni applauso. Ed in fatti la vivacità delle desc
emere le funeste conseguenze degli amori illeciti, se il dolce veleno
di
questi non fosse dipinto con maggior espressione
naturalezza. Se ne fecero varie edizioni31 e traduzioni; ma la prima
di
queste fu quella Italiana impressa in Roma pel Si
indi reimpressa in Venezia cinque altre volte sino al 1553. L’autore
di
essa fu uno Spagnuolo domiciliato in Italia, chia
sina pure composta in prosa da un autore che si occultò sotto il nome
di
Giovanni Speraindeo. Si pubblicò la prima volta d
lta dal Portoghese Francesco Rodriguez Lobo, che poetò circa il tempo
di
Filippo III, e poi si tradusse in Castigliano da
equentissime allusioni pedantesche che annojano. Una Seconda Commedia
di
Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trat
a di Celestina compose Feliciano de Silva, in cui trattansi gli amori
di
Felide e Poliandria. Una Terza Parte della tragic
gli amori di Felide e Poliandria. Una Terza Parte della tragicommedia
di
Celestina produsse Gasparo Gomez. La Tragicommedi
a tragicommedia di Celestina produsse Gasparo Gomez. La Tragicommedia
di
Lisandro e Roselia di un anonimo stampata in Madr
estina produsse Gasparo Gomez. La Tragicommedia di Lisandro e Roselia
di
un anonimo stampata in Madrid nel 1542 è anche co
ano con Belisea impressa nel 1544 in Medina. Per non tornare a parlar
di
simili novelle drammatiche, accenniamo ancor quì
lò Dorotea che non si rappresentò, nè per la sua lunghezza era capace
di
rappresentarsi. La ingeniosa Helena figlia di Cel
ua lunghezza era capace di rappresentarsi. La ingeniosa Helena figlia
di
Celestina, novella scenica detestabile per l’ osc
nella medesima città la seconda volta nel 1618: e la terza col titolo
di
Comedia Aulegrafia che contiene una descrizione d
sentazione scrisse in Portogallo il famoso Gil Vicente, il quale nato
di
nobil famiglia (secondo Diego Barbosa) rappresent
resentò più volte le proprie commedie alla presenza del re Emanuele e
di
Giovanni III. Fu considerato come il Plauto del P
damo a studiar la lingua Portoghese per comprendere le grazie comiche
di
Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557; e
comiche di Gil Vicente. Egli morì in Evora prima del 1557; e dopo la
di
lui morte se ne pubblicarono le opere in cinque v
figliuola che gareggiarono col padre nel coltivar la poesia. Il primo
di
essi fu Gil Vicente detto il giovane tenuto per p
il Vicente detto il giovane tenuto per più eccellente del padre, tra’
di
cui drammi credesi il migliore quello intitolato
ressione delle opere del padre. Pabla Vicente chiamossi la figliuola,
di
cui corse fama che correggesse le composizioni pa
quando vi fece ritorno nel 1569, e pubblicato sette anni prima della
di
lui morte dopo aver menato una vita da mendico so
tra’ benemeriti del patrio teatro pel suo Anfitrione tratto da Plauto
di
cui ritiene molte grazie, e per un’ altra picciol
itiene molte grazie, e per un’ altra picciola farsa che leggesi nelle
di
lui opere. Il dottor Francesco de Sà de Miranda n
enuti. Quella intitolata Comedia dos Vilhalpandos s’ impresse dopo la
di
lui morte in Coimbra l’anno 1560 da Antonio de Ma
a Fama. Un Romano chiamato Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti
di
una cortigiana, e dal di lei servaggio cercano ri
o Pomponio ha un figlio ammaliato dalle arti di una cortigiana, e dal
di
lei servaggio cercano ritrarlo il padre colle rag
o il padre colle ragioni e colla propria autorità, e la madre per via
di
devozioni; mezzi che riescono ugualmente infruttu
dia sono un eremita, un ruffiano, un paggio Francese, ed una comitiva
di
pinzochere con Fausta madre del traviato Cesarino
n cinque atti, cui non manca che vivacità ed azione. Se gli scrittori
di
quella penisola avessero seguito le vestigia di q
one. Se gli scrittori di quella penisola avessero seguito le vestigia
di
quest’autore quanto alla regolarità, adattandosi
sotto il re Sebastiano, e vi riuscì felicemente. Egli scrisse in più
di
un genere in maniera che si novera tra’ primi poe
eti Portoghesi; ma le sue opere si pubblicarono quaranta anni dopo la
di
lui morte, cioè nel 1598 da Michele suo figlio ch
agedia intitolata Castro mentovata dall’Antonio, non nota o nota solo
di
nome al Montiano e ad altri critici Spagnuoli, sf
Spagnuoli, sfuggita al Nasarre, al Lampillas ed all’Andres. L’autore
di
questa storia teatrale straniero, oltraggiato dal
l’ evidenza, questo straniero, io dico, si accinge a rilevare i pregi
di
tal tragedia che avrebbe potuto impunemente dissi
Trasse il Ferreira l’argomento della sua tragedia dalla tragica morte
di
Doña Inès de Castro; nè parmi che lo dovesse al C
le poesie del Ferreira s’impressero nel 1598 quarant’anni dopo della
di
lui morte, la sua tragedia dovè comporsi prima de
o & ira 36. Fu questa tragedia copiata dal P. Girolamo Bermudez
di
Galizia nella sua Nise lastimosa, senza che ne av
cazione rimata con sonetti, ottave, terzine ecc.; là dove il Ferreira
di
miglior gusto, fuor che ne’ cori, usò in tutta la
imente in Lisbona, e conosciuto per la traduzione latina del Salterio
di
David uscita in Ingolstad nel 1597 e poi in Napol
i tragiche e comiche impresse in Lione nel 1605, cioè un anno dopo la
di
lui morte avvenuta in Coimbra38. E ciò abbiamo tr
nno dopo la di lui morte avvenuta in Coimbra38. E ciò abbiamo trovato
di
notabile fra’ Portoghesi. Quanto al teatro Castig
descrizione circostanziata della fanciullezza e de’ primi avanzamenti
di
esso. Questo scrittore nato nel 1549 sotto l’impe
ommedie ci fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro
di
Madrid di quattro o sei tavole poste sopra quattr
fa sapere che essendo egli fanciullo componevasi il teatro di Madrid
di
quattro o sei tavole poste sopra quattro assi in
co la guardaroba (che sarebbe il postscenium degli antichi), e dietro
di
questa manta stavano i musici, cioè gli attori ch
versi che in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi
di
un capo di compagnia si chiudevano in un sacco, c
in castigliano chiamasi romance. Allora tutti gli attrezzi di un capo
di
compagnia si chiudevano in un sacco, come quelli
quelli de’ pupi, e si riducevano a quattro pellicce bianche guernite
di
cartone dorato, quattro barbe e capigliature post
sai bassi. Gli andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo
di
una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo, di un Bi
i andavano i commedianti allungando con qualche tramezzo di una Mora,
di
un Ruffiano, di un Balordo, di un Biscaino, carat
medianti allungando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano,
di
un Balordo, di un Biscaino, caratteri rappresenta
ando con qualche tramezzo di una Mora, di un Ruffiano, di un Balordo,
di
un Biscaino, caratteri rappresentati a maraviglia
o chiamato Lope de Rueda. Si vuole che costui fiorisse circa il tempo
di
Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresen
po di Leone X; ma Cervantes fanciullo lo vide rappresentare. Trovansi
di
questo commediante due Colloquii pastorali e quat
nza nel 1567 dal librajo Giovanni de Timoneda che fu anch’egli autore
di
alcune novelle e di tre commedie in prosa impress
rajo Giovanni de Timoneda che fu anch’egli autore di alcune novelle e
di
tre commedie in prosa impresse nel 1559. Le comme
e nel 1559. Le commedie del Rueda, dice Lope de Vega nell’Arte Nuevo,
di
stile assai basso e che rappresentano fatti di ar
Vega nell’Arte Nuevo, di stile assai basso e che rappresentano fatti
di
artefici mecanici ed amori di persone plebee, com
e assai basso e che rappresentano fatti di artefici mecanici ed amori
di
persone plebee, come della figlia di un fabbro, n
ti di artefici mecanici ed amori di persone plebee, come della figlia
di
un fabbro, nelle quali però, egli dice, . . . .
nel teatro per intermezzi, dopo che vi s’introdussero azioni ed amori
di
sovrani e principesse. Al Rueda morto prima del 1
un tal Naharro nato in Toledo, che rappresentava assai bene la parte
di
Ruffiano codardo. Ebbe costui il gusto più cittad
. Ebbe costui il gusto più cittadinesco, e arricchì l’apparato comico
di
modo, che non bastando il sacco vi vollero i baul
tali cose accadevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse
di
tradurre e di comporre alcuna commedia non mentov
adevano nel pubblico teatro, non mancò chi s’ingegnasse di tradurre e
di
comporre alcuna commedia non mentovata da Cervant
a Tebaida, Comedia Hypolita e Comedia Serafina, che non mi è riuscito
di
vedere nè di sapere che cosa fossero. Si fa in ol
media Hypolita e Comedia Serafina, che non mi è riuscito di vedere nè
di
sapere che cosa fossero. Si fa in oltre menzione
cito di vedere nè di sapere che cosa fossero. Si fa in oltre menzione
di
un dramma detto Tragedia Policiana in cui si trat
ne di un dramma detto Tragedia Policiana in cui si trattano gli amori
di
Poliziano e Filomena uscita in Toledo nel 1547. P
ernan Perez de Oliva Cordovese impressa poi in Cordova nel 1585 colle
di
lui opere. Pietro Simon Abril tradusse la Medea d
ova nel 1585 colle di lui opere. Pietro Simon Abril tradusse la Medea
di
Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione del
Medea di Euripide, e nel 1577 pubblicò la sua versione delle commedie
di
Terenzio, le quali ben potranno giovare a’ Tedesc
ario Giovanni Yriarte quando il derise in un epigramma inserito nelle
di
lui opere postume. Cristofano Castillejo morto ne
anoscritta nella Libreria dell’ Escuriale39. Ho bensì lette le poesie
di
Bartolommeo de Torres Naharro nativo di Torres pr
e39. Ho bensì lette le poesie di Bartolommeo de Torres Naharro nativo
di
Torres presso Badajoz, il quale fu sacerdote, e n
g. Ab. Andres, confondendolo per avventura col soprannominato Naharro
di
Toledo40. Esse portano il titolo di Propaladia, l
entura col soprannominato Naharro di Toledo40. Esse portano il titolo
di
Propaladia, la cui lettura sin dal 1520, quando s
a e l’Aquilana. Esse veramente sono all’estremo fredde e basse, prive
di
ogni moto teatrale, senza verisimiglianza nella f
z’arte nell’ intreccio, senza decenza nel costume. Gli argomenti sono
di
quel genere che dee bandirsi da ogni teatro culto
ni teatro culto. Ecco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto
di
dissolutezza e di religione. Floristano drudo un
cco l’azione della Serafina, in cui vedesi un misto di dissolutezza e
di
religione. Floristano drudo un tempo di Serafina
si un misto di dissolutezza e di religione. Floristano drudo un tempo
di
Serafina cortigiana Valenziana si marita ad Orfea
veri insidiosi: gli chiede la morte della moglie: Floristano promette
di
ammazzarla dentro di un’ ora: la cortigiana si di
hiede la morte della moglie: Floristano promette di ammazzarla dentro
di
un’ ora: la cortigiana si dispone ad attenderne l
erminato Floristano al misfatto si abbocca con un Eremita, e gli dice
di
esser caduto nella bigamia, per aver prima sposat
namente la cortigiana, indi Orfea colle dovute formalità, aggiugnendo
di
aver perciò deliberato di torre a quest’ultima la
i Orfea colle dovute formalità, aggiugnendo di aver perciò deliberato
di
torre a quest’ultima la vita. Es menester, egli d
aùn consumì el patrimonio Que ha sido mucho peor; e ciò vuol dir
di
sì. Ma nella giornata V l’eremita domanda la stes
esto scempiato eremita, il quale senza saper perchè si rende complice
di
un attentato sì atroce, aspetta sino a quel punto
a domandare una circostanza sì necessaria per impedire l’ammazzamento
di
Orfea poco meno che eseguito? E’ chiaro: quando d
ommedia incominciava, e perchè potesse continuare, Floristano rispose
di
aver consumato il matrimonio; ma all’eremita vers
i aver consumato il matrimonio; ma all’eremita verso il fine risponde
di
non averlo consumato, perchè la commedia dovea te
ella pazienza de’ leggitori. Ebbe dunque torto il Nasarre a gloriarsi
di
tali sciapite commedie come delle migliori della
straniero provvedesse a quest’interesse della gioventù che non merita
di
essere ingannata? Egli se ’l saprà. Ci diede poi
commedia Spagnuola rappresentata in Italia avrebbe avuto qualche cosa
di
particolare da spingere gli eruditi di quel tempo
lia avrebbe avuto qualche cosa di particolare da spingere gli eruditi
di
quel tempo a farne menzione; pur niuno ne fe mott
da pochi anni. Don Nicolàs Antonio che parla distesamente del Naarro
di
Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo
amente del Naarro di Torres, afferma solo che dimorò in Roma in tempo
di
Leone X, e vi scrisse alcune satire contro i card
se ne legge una), e dovè scapparne via e rifuggirsi a Napoli in casa
di
Don Fabrizio Colonna. Or perchè lavorare sì impud
ue torto, ripeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione
di
un uomo di lettere, la vana jattanzia aggiunta a
ipeto, alla veracità ed onestà non meno che all’erudizione di un uomo
di
lettere, la vana jattanzia aggiunta a questa isto
Italiani a scrivere commedie, e che essi poco profitto trassero dalle
di
lui lezioni. E’ una rodomontata che eccita il ris
Serafine, Tinellarie, poteva mai, non che insegnare, esser discepolo
di
buona speranza in Italia che sin dal XV secolo av
o letterato infelice rimasto monco o storpiato nella battaglia navale
di
Lepanto contro i Turchi, che col valore e coll’ i
vengada, la Numancia, el Mercader amante, la Enemiga favorable, e più
di
tutte la Confusa. Cervantes le tenne per buone, e
scritte con arte le otto ultime sue commedie pubblicate un anno prima
di
morire, e pur sono talmente spropositate che nel
te spropositate che nel 1749, per procurar lo spaccio degli esemplari
di
esse non venduti nello spazio di quasi un secolo
procurar lo spaccio degli esemplari di esse non venduti nello spazio
di
quasi un secolo e mezzo, il bibliotecario Nasarre
di quasi un secolo e mezzo, il bibliotecario Nasarre prese il partito
di
appiccarvi una lunga dissertazione, in cui inutil
st’erudito da buon senno prestò fede egli stesso a quel che si sforzò
di
persuadere agli altri. Almeno in tentarlo dimostr
respirano da per tutto ugual saviezza e buona fede. Cervantes lasciò
di
scrivere commedie quando cominciò a fiorire Lope
el Vega più secondo. I 25 volumi impressi contengono appena una parte
di
ciò che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che
che scrisse pel teatro. Montalbàn afferma che le commedie furono più
di
mille e ottocento, e che unite à los autos sacram
cramentales e ad altre picciole farse ascendono a duemila e dugento i
di
lui componimenti scenici45, i quali quasi tutti L
lui componimenti scenici45, i quali quasi tutti Lope ebbe il piacere
di
veder rappresentare o di udire che per le Spagne
45, i quali quasi tutti Lope ebbe il piacere di veder rappresentare o
di
udire che per le Spagne si rappresentavano. Egli
appunto quell’essersi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato
di
molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza,
rsi sottratto alle regole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno,
di
vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo di una v
egole del verisimile. Ma dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e
di
eloquenza, per mezzo di una versificazione armoni
dotato di molto ingegno, di vasta fantasia e di eloquenza, per mezzo
di
una versificazione armonica e seducente, e della
trale. Con tutto ciò il Nasarre volle a gran torto avvilire il merito
di
Lope. Egli si scatena contro di questo poeta come
volle a gran torto avvilire il merito di Lope. Egli si scatena contro
di
questo poeta come il primo corruttore del teatro,
o corruttore del teatro, e la corruzione suppone uno stato precedente
di
sanità e perfezione. Ma qual era il teatro Spagnu
cedente di sanità e perfezione. Ma qual era il teatro Spagnuolo prima
di
Lope? Dopo le commediette della figlia del ferraj
Dopo le commediette della figlia del ferrajo e i colloquii pastorali
di
Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo in
rrajo e i colloquii pastorali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro
di
Toledo introduttore di battaglie e duelli, cose a
torali di Lope de Rueda, venne tosto il Naarro di Toledo introduttore
di
battaglie e duelli, cose aliene dalla poesia comi
mo Cervantes tutti scrissero sregolatamente. Lope dunque ebbe ragione
di
dipignere a’ suoi in tal guisa il teatro patrio:
flor de España, Que en esta junta y Academia insigne ecc. E chi
di
que’ chiari individui che la componevano potè sme
qual cosa non piacque al Sig. Lampillas nemico della storia. I drammi
di
Lope consistono in commedie, tragicommedie, pasto
on del Mundo y primer culpa del hombre, in cui discende sino a’ fatti
di
Caino e alle invenzioni di Tubalcain, o alle Vite
del hombre, in cui discende sino a’ fatti di Caino e alle invenzioni
di
Tubalcain, o alle Vite di Santi, come El Animal P
de sino a’ fatti di Caino e alle invenzioni di Tubalcain, o alle Vite
di
Santi, come El Animal Profeta, in cui San Giulian
come fece Edipo, per non ammazzare i genitori, secondo la predizione
di
una cerva che parla, e va in una terra lontanissi
lontanissima ove appunto per errore gli uccide. Nelle commedie dette
di
spada e cappa egli dipinse bene i costumi, se non
elle opere che ci lasciò, s’incontrano dodici componimenti col titolo
di
tragicommedie, le quali punto non differiscono da
soliti difetti circa le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza
di
compassione e di scurrilità che regna nelle altre
rca le unità e lo stile, vedesi la stessa mescolanza di compassione e
di
scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molt
e di scurrilità che regna nelle altre sue favole. Molti sono i drammi
di
Lope destinati a celebrare il mistero sacrosanto
iche. Io non so come varj nazionali ed a voce ed in iscritto poterono
di
tali feste attribuir l’invenzione al Calderon47,
quando non s’ ignora che tante Lope ne compose48. Quanto all’origine
di
questi atti sacramentali il dotto bibliotecario N
rre vorrebbe trarle dai canti de’ pellegrini che andavano al sepolcro
di
San Giacomo in Galizia, dicendo, de cuya costumbr
omica de las Sagradas Escrituras. Ma questo è incominciar dalla morte
di
Meleagro e dagli elementi, senza passare a far ve
se spirituali avessero tolto per argomento l’Eucaristia, ed il titolo
di
atti sacramentali; imperciochè se ciò fosse avven
osse avvenuto, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale
di
Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato di no
uto, il Nasarre tutto dedito ad avvilire il merito teatrale di Lope e
di
Calderon, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io
ire il merito teatrale di Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato
di
notarlo. Io sono di avviso che ne abbiano risvegl
le di Lope e di Calderon, non avrebbe tralasciato di notarlo. Io sono
di
avviso che ne abbiano risvegliata l’idea le mute
a la processione, così poi per le medesime strade prevalse il costume
di
render parlanti que’ segni, e di recitarsi los au
medesime strade prevalse il costume di render parlanti que’ segni, e
di
recitarsi los autos sacramentales durante l’ottav
ario del Corpus. In fatti l’Antonio nella Biblioteca moderna parlando
di
Lope de Vega e degli auti da lui composti, dice,
econdo, ed oggi il più dimenticato. Esalta indi le favole artificiose
di
Miguèl Sanchez comendato anche distintamente da L
nche distintamente da Lope. Loda poi Cervantes la gravità dello stile
di
Antonio Mira de Mescua Andaluzzo di Guadix, che c
Cervantes la gravità dello stile di Antonio Mira de Mescua Andaluzzo
di
Guadix, che compose varj volumi di commedie sotto
i Antonio Mira de Mescua Andaluzzo di Guadix, che compose varj volumi
di
commedie sotto Filippo III, fralle quali los Carb
de Francia favola bene accolta in teatro. Non si dimenticò Cervantes
di
Guillèn de Castro Valenziano o di origine o di na
teatro. Non si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro Valenziano o
di
origine o di nascita, encomiandolo per la dolcezz
si dimenticò Cervantes di Guillèn de Castro Valenziano o di origine o
di
nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile
e o di nascita, encomiandolo per la dolcezza dello stile. Le commedie
di
costui si pubblicarono in Valenza, ma più non si
si pubblicarono in Valenza, ma più non si rappresentano, ad eccezione
di
quella intitolata Mocedades del Cid (le gesta gio
ntitolata Mocedades del Cid (le gesta giovanili del Cid), che si vede
di
tempo in tempo sulle scene. Probabilmente sarebbe
lo, sì perchè vi s’introduce il Cid già vecchio nè vi si tratta delle
di
lui gesta giovanili, sì perchè le azioni di tal f
hio nè vi si tratta delle di lui gesta giovanili, sì perchè le azioni
di
tal favola si aggirano sulle fraterne contese de’
lodi dal Cervantes l’eloquenza e la dottrina del Tarraga, l’acutezza
di
Aguilar, di Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila
rvantes l’eloquenza e la dottrina del Tarraga, l’acutezza di Aguilar,
di
Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila scrittori d
la dottrina del Tarraga, l’acutezza di Aguilar, di Antonio Galarza, e
di
Gaspar de Avila scrittori di molte commedie. Ma n
utezza di Aguilar, di Antonio Galarza, e di Gaspar de Avila scrittori
di
molte commedie. Ma nè da lui nè dal Vega si fece
al Vega si fece menzione del dotto Toledano Giovanni Perez professore
di
rettorica ammirato da varii letterati Spagnuoli e
ostro rinomato Andrea Navagero. Il Perez benchè mancato immaturamente
di
anni trentacinque avea col nome latinizzato di Pe
mancato immaturamente di anni trentacinque avea col nome latinizzato
di
Petrejo acquistata molta fama pe’ suoi pregevoli
iane furono da lui tradotte nel medesimo linguaggio, le quali dopo la
di
lui morte si pubblicarono da Antonio di lui frate
linguaggio, le quali dopo la di lui morte si pubblicarono da Antonio
di
lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che c
onio di lui fratello nel 1574 in Toledo. Il Nasarre che cercava fuori
di
Lope e Calderon le glorìe drammatiche della sua n
lorìe drammatiche della sua nazione, ed il Lampillas che faceva pompa
di
molte commedie per lo più cattive da lui mentovat
ive da lui mentovate per le relazioni avutene da Madrid, doveano anzi
di
simili erudite produzioni andare in traccia, e no
possono distinguersi dagli altri drammi, come, abbracciando l’avviso
di
M. Du Perron de Castera, avanza l’avvocato Lingue
rede ancora che il Vega non ebbe idea della vera tragedia, e pure nel
di
lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componim
, e pure nel di lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti
di
Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente di n
i lui Arte Nuevo si trovano ben distinti i componimenti di Terenzio e
di
Seneca. Egli afferma parimente di non aver veduto
stinti i componimenti di Terenzio e di Seneca. Egli afferma parimente
di
non aver veduto in Madrid rappresentare tragedia
però in diciotto anni che dimorai in quella corte ben posso attestare
di
averne vedute diverse. Ecco per ora le tragedie S
uz ed alla Castro del Ferreira già riferite, io ne conto altre dodici
di
cinque letterati Spagnuoli. Vuolsi avvertire però
riotti e degli stessi Italiani. Nasce tosto al nominarlo la curiosità
di
sapere dove mai si trovino le tragedie di questo
o al nominarlo la curiosità di sapere dove mai si trovino le tragedie
di
questo Vasco, e se furono impresse ovvero rimaser
se ovvero rimasero inedite. Niuno le vide, nè vi è alcuno che affermi
di
esservi documento che avessero una volta esistito
i sacri, storici e morali, e che fra essi erano anche alcune tragedie
di
Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere d
he alcune tragedie di Assalone, Ammone, Saule e Gionata. Il carattere
di
questo Tanco fa sì che senza molto esitare si rip
l’Antonio assicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni
di
novità e di gonfiezza dimostrano la di lui vanità
sicura che i titoli stessi degli opuscoli accennati pieni di novità e
di
gonfiezza dimostrano la di lui vanità50. Si sapes
degli opuscoli accennati pieni di novità e di gonfiezza dimostrano la
di
lui vanità50. Si sapesse almeno quando nacque que
que questo Tanco? S’ignora affatto. Se ne sa solo che viveva in tempo
di
Carlo Quinto: che nel 1527 fece un opuscolo sulla
in tempo di Carlo Quinto: che nel 1527 fece un opuscolo sulla nascita
di
Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione
cita di Filippo II: che nel 1547 pubblicò una traduzione della storia
di
Paolo Giovio De Turcarum rebus intitolandola capr
inodia: e che nel 1552 fe imprimere il riferito suo Giardino. Ad onta
di
tale incertezza, con cui mal si può intentar lite
iardino. Ad onta di tale incertezza, con cui mal si può intentar lite
di
anteriorità, e ad onta del disprezzo che il dotto
del disprezzo che il dotto Nicolàs Antonio mostrò per le millanterie
di
Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con questo Tanc
le millanterie di Vasco, vorrebbe Agostino Montiano con questo Tanco
di
Fregenal contrastare agl’ Italiani l’ anteriorità
trastare agl’ Italiani l’ anteriorità della tragedia, dicendo che “la
di
lui giovanezza poteva essere intorno al 1502” (ep
i gran fatto l’esser primo, essendo i saggi ben persuasi che vale più
di
esser ultimo come Euripide o Racine o Metastasio
e tragedie dell’Andaluzzo Giovanni Malara, le quali, sull’ asserzione
di
Giovanni della Cueva che le mentovò in alcuni suo
o lodatore e de’ moderni apologisti, non ci ha conservata memoria che
di
una sola sua tragedia intitolata Absalon; ed il S
o degli antichi, ma secondo il gusto nazionale. Dicasi la stessa cosa
di
poche altre tragedie accennate nel II Discorso de
estaurada, la Destruicion de Costantinopla, una Ifigenia, il Martirio
di
San Lorenzo tragedia latina rappresentata nel 157
enza dirne il titolo si nominano dal Salas Barbadillo, e Dido y Eneas
di
Guillèn de Castro. Esse o non esistono, e perciò
igorose tragedie più delle sei del Vega, e delle altre favole eroiche
di
tanti altri, e delle commedie del Castro pubblica
rnan Perez de Oliva, però in prosa, l’Ecuba triste tradotta da quella
di
Euripide, e la Venganza de Agamemnon tratta dall’
da quella di Euripide, e la Venganza de Agamemnon tratta dall’Elettra
di
Sofocle, le quali non si pubblicarono se non nel
nacque nel 1497. Ma ciò concedendo ancora il maestro Perez con lingua
di
latte snodava voci indistinte e incerte orme segn
i trasformando le parole del Giraldi assicura che il Trissino terminò
di
scrivere la sua tragedia nel 1515; e così un poco
cosa da niuno si è detta e dal Lampillas non si è provata) si lusinga
di
rendere contemporanee le favole del Perez alle pr
lle prime tragedie Italiane. Vuole in oltre che l’Ecuba e la Vendetta
di
Agamennone non debbano chiamarsi traduzioni; ed a
o nel mio Discorso Storicocritico artic. V55. Il P. Girolamo Bermudez
di
Galizia domenicano e cattedratico di teologia in
ic. V55. Il P. Girolamo Bermudez di Galizia domenicano e cattedratico
di
teologia in Salamanca, il quale ancor vivea nel 1
quale ancor vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome
di
Antonio di Silva due tragedie sulla morte d’Inès
vivea nel 1589, pubblicò in Madrid nel 1577 sotto il nome di Antonio
di
Silva due tragedie sulla morte d’Inès de Castro i
i, giacchè l’ha copiata nella sua Nise lastimosa. Ambedue le tragedie
di
questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: a
a sua Nise lastimosa. Ambedue le tragedie di questo Galiziano mancano
di
azione e d’intrigo: abbondano ambedue di lunghiss
di questo Galiziano mancano di azione e d’intrigo: abbondano ambedue
di
lunghissimi discorsi episodici intarsiati di freg
trigo: abbondano ambedue di lunghissimi discorsi episodici intarsiati
di
fregi lirici: sono ambedue estremamente languide
netti, con faleucj, saffici e gliconici castigliani, e con ogni sorte
di
versi rimati. Ma la prima, in cui ebbe il Bermude
E’ però lodevole la seconda scena dell’atto III ove si narra il sogno
di
Nise copiato con più esattezza dalla Castro; ed i
dell’atto IV, che nel Ferreira a me sembra veramente tragica e ricca
di
espressioni nobili, naturali, patetiche e conveni
carattere d’Inès; ed il Bermudez attenendosi all’originale partecipa
di
questi pregi. Tenero specialmente è il congedo ch
oronare il cadavere della sua Castro, e prendendo aspra vendetta de i
di
lei uccisori. Ma questo componimento poco merita
etta de i di lei uccisori. Ma questo componimento poco merita il nome
di
tragedia. Ancor più della prima manca di azione e
onimento poco merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca
di
azione e di nodo; eccede maggiormente in discorsi
o merita il nome di tragedia. Ancor più della prima manca di azione e
di
nodo; eccede maggiormente in discorsi prolissi, i
dano, diffuse e spropositate. Il carattere del re Don Pietro nobile e
di
grande innamorato, in questa seconda favola appar
ducono del custode, del portinajo, del carnefice, e i plebei motteggi
di
quest’ ultimo contro de’ rei, e lo sputar loro in
a scena terza dell’atto V che rappresenta il supplicio degli uccisori
di
Nise eseguito alla presenza del re e degli spetta
Finalmente non vi si guarda l’unità del tempo. L’ambasciadore del re
di
Castiglia tratta nella scena seconda del II atto
del re di Castiglia tratta nella scena seconda del II atto il cambio
di
tre Castigliani rifuggiti in Portogallo per gli u
tiziati? In somma ha questa favola tali e tanti difetti, che mi parve
di
un altro autore, ancor quando ignorava che la pri
ado dell’uniformità che si scorge nello stile e nella verisificazione
di
entrambe. Contuttociò il sig. Linguet avrebbe ben
e copia o originale) una tragedia Spagnuola, e la sorgente della Inès
di
M. La Mothe. Tralle commedie del Sivigliano Giova
va impresse nel 1588 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti
di
Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e d
88 trovansi quattro altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte
di
Ajace, la Morte di Virginia e di Appio Claudio, i
altre tragedie, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte
di
Virginia e di Appio Claudio, il Principe Tiranno.
e, i Sette Infanti di Lara, la Morte di Ajace, la Morte di Virginia e
di
Appio Claudio, il Principe Tiranno. Noi le ricono
ncipe Tiranno. Noi le riconosciamo per tragedie, ma ci rapportiamo su
di
esse alla censura del nazionale Montiano. Nella p
ig. Lampillas, e strepita contro del Montiano e del Signorelli; ma le
di
lui repliche si trovano combattute abbastanza nel
rso storico critico. Quì dirò soltanto che il sig. Lampillas in punto
di
poesia drammatica si è accreditato di poco intell
che il sig. Lampillas in punto di poesia drammatica si è accreditato
di
poco intelligente non solo colle sue critiche, ma
co intelligente non solo colle sue critiche, ma colla scelta che fece
di
alcune commedie assai deboli e difettose nel vole
uolo mostrò saviezza, intelligenza e sobrietà, tra perchè come autore
di
due tragedie ben condotte è giudice competente in
poeta Luperzio Leonardo de Argensola nato nel 1565, essendo nell’età
di
venti anni compose tre tragedie l’Isabella, la Fi
ia; ma il piano, i caratteri, l’ economia, tutt’altro in fine abbonda
di
gran difetti; nè so in che mai avesse il Cervante
ca per ogni riguardo come se si mettessero le pitture Cinesi a fronte
di
quelle del Correggio. La moltiplicità delle azion
innamorate, le bassezze sconvenevoli alla tragica gravità, la strage
di
dieci persone che rendono la favola atroce, dura,
ola atroce, dura, violenta, le inesattezze circa le unità, la varietà
di
tanti metri rimati, le lunghe ricercate comparazi
per congedare l’uditorio con un sonetto: tutto ciò, dico, è un cumolo
di
difetti così manifesti nell’Isabella, che bisogna
grandi sono i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli
di
numero e di qualità. Molte sono le azioni: di und
i difetti dell’Isabella, quelli dell’Alessandra vincongli di numero e
di
qualità. Molte sono le azioni: di undici interloc
ll’Alessandra vincongli di numero e di qualità. Molte sono le azioni:
di
undici interlocutori ne muojon nove: bassi e inde
dici interlocutori ne muojon nove: bassi e indecenti sono i caratteri
di
Acoreo e di Alessandra: le atrocità si operano al
cutori ne muojon nove: bassi e indecenti sono i caratteri di Acoreo e
di
Alessandra: le atrocità si operano alla vista del
essandra: le atrocità si operano alla vista dell’ uditorio: le membra
di
Luperzio, il cuore, il sangue, si presentano ad A
o, Ostilio, Fabio non convengono ad Egiziani: lo stile s’innalza fuor
di
tempo in bocca del nunzio e si deprime in bocca d
ile s’innalza fuor di tempo in bocca del nunzio e si deprime in bocca
di
Alessandra e di Acoreo ec. Da questo racconto giu
or di tempo in bocca del nunzio e si deprime in bocca di Alessandra e
di
Acoreo ec. Da questo racconto giustificato dalla
imi eruditi nazionali, si ricava che gli Spagnuoli nel XVI secolo più
di
ogni altro popolo si appressarono agl’ Italiani.
ini, Rucellai, Giraldi, Alamanni, Tassi e Manfredi, possono pregiarsi
di
aver prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez,
r prodotti nel Vega, nel Castro, nel Sanchez, nel Mira de Mescua, più
di
un Shakespear, e nel Cueva, nel Ferreira e nel Pe
nel Cueva, nel Ferreira e nel Perez, e nello stesso Bermudez convinto
di
vergognoso plagio, alcuni pochi tragici non indeg
Huerta (cui uniremmo il volgar Saynetero Ramòn La-Cruz, se meritasse
di
contarsi tra gli scrittori almen dozzinali), il q
e per conseguenza senza aver letta o compresa la mia Storia, affettò
di
mostrar per essa un cieco ma orgoglioso disprezzo
strare il suo torto in que’ tre o quattro punti da lui toccati contro
di
me con tutta l’inurbanità a lui naturale, giacchè
ani sin dal 1786 ha finiti angosciosamente i suoi giorni: non lascerò
di
dire, per avvertimento di chi forse gli rassomigl
angosciosamente i suoi giorni: non lascerò di dire, per avvertimento
di
chi forse gli rassomiglia, che se i nazionali mi
Ma non avrei però lasciato, giusta il mio solito scrupoloso costume,
di
citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte
e, di citar con ingenuità i fonti onde le avessi tratte; a differenza
di
ciò che ha meco praticato più di un plagiario. 2
onde le avessi tratte; a differenza di ciò che ha meco praticato più
di
un plagiario. 27. Trascrivo le sue medesime paro
alar al primero inventor. 30. Abbondano (dice il prelodato Nasarre)
di
passaggi demasiadamente lascivos y malignos, en l
versione nel I libro de’ suoi Comentarj, dando al traduttore il nome
di
Alfonso Ulloa; ma ne’ seguenti versi egli si dà i
il nome di Alfonso Ulloa; ma ne’ seguenti versi egli si dà il cognome
di
Ordoñez: Nel mille cinquecento cinque appunto
osina credendole tragedie. 34. Dee però avvertirsi che questa favola
di
Don Duardo pubblicata sotto il nome di Gil Vicent
ò avvertirsi che questa favola di Don Duardo pubblicata sotto il nome
di
Gil Vicente il vecchio si pretende che appartenes
il Vicente il vecchio si pretende che appartenesse a Don Luis Infante
di
Portogallo nato nel 1506 e morto nel 1555. Veggas
. Veggasi la Biblioteca Lusitana del Barbosa, il quale allega la Vita
di
esso Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il
el Barbosa, il quale allega la Vita di esso Infante scritta dal conte
di
Vimioso, ed il Comento di Manuel Faria alle Rime
a la Vita di esso Infante scritta dal conte di Vimioso, ed il Comento
di
Manuel Faria alle Rime del Camoens. 35. Nè il Na
ercava in tutta la penisola drammi regolari composti prima del fiorir
di
Lope; nè il Lampillas che voleva mettere alla vis
li; nè altri critici ed apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono
di
sapere la regolarità di questa commedia. 36. Ag
apologisti ch’io sappia, seppero o mostrarono di sapere la regolarità
di
questa commedia. 36. Aggiungiamo la nostra trad
n possono rivendicare i proprj lavori, tocca a’ vivi che non pasconsi
di
rapine, a svellere da simili rochi corbacci le pi
volate a’ nobili augelli. E quindi nasce che tanti si fanno un pregio
di
coprirli di vergogna. V’ha de’ zerbinotti (diceva
bili augelli. E quindi nasce che tanti si fanno un pregio di coprirli
di
vergogna. V’ha de’ zerbinotti (diceva il celebre
resso il Giovio chiamava questi sfacciati scimie, ladri, rattoppatori
di
centoni. Ed il chiar. Tiraboschi coll’ usata sua
fonti ove beono, perchè manifestando gli arredi altrui son pur sicuri
di
non rimaner nudi. Ma gli scioli e gl’ impostori (
gli amici) si adornano delle penne altrui. 38. Delle favole sceniche
di
questo gesuita favellò con somma lode Antonio Pos
lode Antonio Possevino. 39. Vedi l’Origenes de la Poesia Castellana
di
Luis Velazquez. 40. V. la P. II lib. I sopra ogn
li dessi il titolo competente a coloro che non dicono il vero sapendo
di
non dirlo? a coloro che il proprio cuore condanna
il patriotismo che ci lega alla propria nazione: lodevole l’ impegno
di
difendere i compatriotti; ma egli è colpevole, ci
e i compatriotti; ma egli è colpevole, cieco e mal collocato a favore
di
chi inorpella la verità. 42. Vedasene la Vita sc
izione dell’Accademia Spagnuola. Questo secolo XVI vide tre letterati
di
gran nome sottoposti alla miseria, il Cervantes i
moens in Portogallo, e Torquato Tasso in Italia. 43. Vedasi anche su
di
ciò il mio Discorso Storico-Critico. 44. Si vuol
altri Francesi ed Italiani danno erroneamente a questo poeta il nome
di
Lopez, voce che in Ispagna esprime un cognome in
ro pregevole opera dell’origine e delle regole della musica, parlando
di
Lope, non gliene attribuisce più di mille e cinqu
lle regole della musica, parlando di Lope, non gliene attribuisce più
di
mille e cinquecento. Egli ne parlò per tradizione
fu il primo che nel secolo XVI ebbe idea della vera commedia, e circa
di
essa e delle altre parti della poesia scrisse ecc
ltre parti della poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo
di
Aristotile e di Orazio. Al contrario Lope pressat
poesia scrisse eccellenti riflessioni piene del sugo di Aristotile e
di
Orazio. Al contrario Lope pressato dalle critiche
di Aristotile e di Orazio. Al contrario Lope pressato dalle critiche
di
Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leona
zio. Al contrario Lope pressato dalle critiche di Manuel de Villegas,
di
Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di An
e pressato dalle critiche di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes,
di
Leonardo di Argensola, di Antonio Lopez e di altr
alle critiche di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo
di
Argensola, di Antonio Lopez e di altri moltissimi
di Manuel de Villegas, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola,
di
Antonio Lopez e di altri moltissimi nazionali con
as, di Miguèl Cervantes, di Leonardo di Argensola, di Antonio Lopez e
di
altri moltissimi nazionali contemporanei, i quali
nazionali contemporanei, i quali mormoravano delle mostruosità delle
di
lui favole, ed obbligato dall’Accademia a giustif
rsi el Arte Nuevo de hacer comedias en este tiempo, nel quale in vece
di
fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e d
en este tiempo, nel quale in vece di fare riflessioni piene del sugo
di
Aristotile e di Orazio, confessò di averne scosso
nel quale in vece di fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e
di
Orazio, confessò di averne scosso ogni giogo, e d
i fare riflessioni piene del sugo di Aristotile e di Orazio, confessò
di
averne scosso ogni giogo, e diede precetti adatta
dattati alle proprie commedie, affermando che per non udire i clamori
di
Plauto e di Terenzio, mentre le componeva, teneva
proprie commedie, affermando che per non udire i clamori di Plauto e
di
Terenzio, mentre le componeva, tenevagli chiusi c
rima che fosse conceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo
di
Ugento e poi di Cotrone Antonio Minturno fu stamp
onceputo Lope de Vega: che l’Arte Poetica del vescovo di Ugento e poi
di
Cotrone Antonio Minturno fu stampata nel 1564, ci
; che quando nel 1570 si pubblicò la prima volta in Vienna la Poetica
di
Lodovico Castelvetro, Lope contava appena otto an
otto anni, cioè neppure era pervenuto a que’ dieci, in cui vantavasi
di
aver conosciuti i precetti degli antichi, Pass
a tutte le altre? Le ci additi. Fanno pietà coloro che dove trattasi
di
fatti, giostrano con declamazioni, congetture e s
st’inganno verisimilmente passò dall’Eximeno all’Efemeridi letterarie
di
Roma, dove nel 1782 al numero LII si vide intrusa
Prologo, dove la moltitudine de’ madornali spropositi gareggia colla
di
lui impertinenza, e col cumolo di villanie che vo
madornali spropositi gareggia colla di lui impertinenza, e col cumolo
di
villanie che vomita contro gl’ Italiani e i Franc
sempre chiamerò Spagnuola l’Accademia che fioriva in Madrid in tempo
di
Lope, alla quale egli indirizzò il suo discorso (
no forse Spagnuoli quei che nascono in Madrid? Un’ Accademia composta
di
Spagnuoli non dovrà chiamarsi Spagnuola? Or che p
a egli in quattro pagine intere su questo punto? Bisognerebbe aver la
di
lui impudenza e malignità per confondere nella mi
lui impudenza e malignità per confondere nella mia storia l’Accademia
di
Madrid che fioriva sin dal declinar del secolo XV
lo instituita da Filippo V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori
di
lingua spagnuola e di critica e di storia rilevat
po V. E questo è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e
di
critica e di storia rilevati nella Storia de’ Tea
o è uno de’ tre enormissimi errori di lingua spagnuola e di critica e
di
storia rilevati nella Storia de’ Teatri con tanto
a, dicendo, yo no he visto ninguno; ma io lo farei certo, se vivesse,
di
aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’asserma
se vivesse, di aver veduto ed ascoltato moltissimi che l’assermavano;
di
che soleva io maravigliarmi col mio dotto amico e
ì fuori colla grand’opera del suo Prologo compreso in dieci foglietti
di
picciolo ottavo in gran carattere silvio nel 1784
’autore della Storia de’ Teatri disse addio a quel caro suo soggiorno
di
circa diciotto anni. Se avesse prodotto il gran P
e combinazioni che mi perseguitano, ho dovuto soggiacere alla perdita
di
tanti miei proprj scritti per averli colà lasciat
gli dal Montalban intitolato Fama postuma. 49. Alle solite villanie
di
un uomo torbido del carattere di Huerta se voless
postuma. 49. Alle solite villanie di un uomo torbido del carattere
di
Huerta se volesse ora replicarsi in buona forma,
ra replicarsi in buona forma, bisognerebbe infierir bassamente contro
di
un morto che più non sente i colpi nè può approfi
acramentali che quì si narra. Egli dice (ed è il secondo grave errore
di
cui mi riprende) ch’è “mia colpevole negligenza i
el teatro Spagnuolo”. Non so in prima con qual fronte possa tacciarsi
di
colpevole negligenza uno straniero che si è indus
rsi di colpevole negligenza uno straniero che si è industriato almeno
di
rinvenir qualche orma di ciò che dell’intutto si
za uno straniero che si è industriato almeno di rinvenir qualche orma
di
ciò che dell’intutto si è veramente negletto da’
da me accennato? Questo poi che io ne dico, si scrisse da altri prima
di
me? V’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta ste
ne dico, si scrisse da altri prima di me? V’è almeno chi ne ha detto
di
più? Huerta stesso mostrò di saperne più di me? m
prima di me? V’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta stesso mostrò
di
saperne più di me? mostrò anzi di saper queste co
’è almeno chi ne ha detto di più? Huerta stesso mostrò di saperne più
di
me? mostrò anzi di saper queste cose quali esse s
detto di più? Huerta stesso mostrò di saperne più di me? mostrò anzi
di
saper queste cose quali esse siensi prima che io
scoperta da lui fatta su gli autos? Mi getta sul viso una collezione
di
dodici atti con sus loas (che in questo luogo sig
luogo significano introduzioni in dialogo) fatta da Don Joseph Ortiz
di
Villena pubblicata in Saragoza nel 1644, cioè più
Don Joseph Ortiz di Villena pubblicata in Saragoza nel 1644, cioè più
di
mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più
licata in Saragoza nel 1644, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir
di
Lope; di che più d’un di lui nazionale non ha pot
Saragoza nel 1644, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope;
di
che più d’un di lui nazionale non ha potuto tratt
44, cioè più di mezzo secolo dopo del fiorir di Lope; di che più d’un
di
lui nazionale non ha potuto trattenersi di ridere
r di Lope; di che più d’un di lui nazionale non ha potuto trattenersi
di
ridere. Egli fa pure autor di atti sacramentali i
lui nazionale non ha potuto trattenersi di ridere. Egli fa pure autor
di
atti sacramentali il Cervantes gratuitamente; e c
del Cervantes qualche auto? Niuno. Fe egli motto almeno qualche volta
di
averne scritto, come accennò d’aver composto dell
ndo che si andasse a rappresentar in una terra dalla comica compagnia
di
Angulo el malo. Bastò questo all’ Huerta per arzi
cortes de la muerte fosse un auto sacramentale; perchè nella penisola
di
Spagna vi sono stati auti che furono rappresentaz
Cervantes sol perchè egli lo nominò, potendo anche esser componimento
di
un altro, e forse del medesimo Lope, ed averlo Ce
e ha praticato in quell’opera piacevolissima parlando or della storia
di
Melisenda, or di Belianis, or di altro. III. V’è
quell’opera piacevolissima parlando or della storia di Melisenda, or
di
Belianis, or di altro. III. V’è tutta l’apparenza
cevolissima parlando or della storia di Melisenda, or di Belianis, or
di
altro. III. V’è tutta l’apparenza che Cervantes p
che Cervantes per introdurre con qualche verisimilitudine una brigata
di
commedianti trasformati in figure buffonesche imm
valiere errante, avesse pensato ad accreditarla con fingere un titolo
di
un auto, senza esservi necessità che tal auto fos
azia gioverebbe a chi volesse rintracciare l’epoca fissa dell’origine
di
tali auti? Questo titolo non s’immaginò nè si fe
ò la II Parte del Don Quixote); ma noi abbiamo già parlato degli auti
di
Lope scritti sin dal XVI secolo; adunque l’autor
ritti sin dal XVI secolo; adunque l’autor del Prologo, con un corredo
di
villanie distese in dieci pagine contro del Signo
ta è stata l’urbanità, l’erudizione, l’esattezza istorica e la logica
di
Don Vicente Garcia de la Huerta. 50. Quorum (o
to dopo il 1552. Noi lo trascrivemmo nel 1777, ed ora stimiamo meglio
di
ometterlo, potendosi vedere nella Biblioteca Ispa
51. Nel suo Discorso II sopra le tragedie. 52. Il ridicolo manifesto
di
questo sogno creduto storia dal Lampillas (e quel
ig. Sedano e le congetture del sig. Lampillas. 56. Ecco buona parte
di
sì bella scena da me recata nel nostro volgare da
e salvando Salva il tuo Figlio; ed io ne andrò raminga Dove nuova
di
me qui mai non giunga. Meco sol condurrò per mi
lme innocenti, All’avo vostro or contro voi sì crudo. Oimè! senza
di
me senza del padre Quì rimarrete! Ed ei da me d
bbii e timori, giusti nelle distruttrici inondazioni de’ barbari, ben
di
rado si avverano nelle guerre de’ popoli culti, n
terati non intermettono i proprii lavori. Arse l’Italia nel XV secolo
di
un alto incendio di guerra in più luoghi; ma le c
ono i proprii lavori. Arse l’Italia nel XV secolo di un alto incendio
di
guerra in più luoghi; ma le contese de’ Pisani co
ghi; ma le contese de’ Pisani co’ Fiorentini, de’ Veneziani co’ duchi
di
Milano, degli Angioini cogli Aragonesi, non imped
’avanzamento degli studii e delle arti, nè il favore e la munificenza
di
tanti principi e ministri verso i coltivatori di
ore e la munificenza di tanti principi e ministri verso i coltivatori
di
esse. Quindi è che dedicaronsi quasi generalmente
atori di esse. Quindi è che dedicaronsi quasi generalmente gli uomini
di
lettere ad apprendere profondamente le due più fa
lioteche pubbliche e stamperie. Si promosse lo studio della filosofia
di
Platone. Risorse l’epopea. Si coltivò l’una e l’a
Risorse l’epopea. Si coltivò l’una e l’altra eloquenza ed ogni genere
di
erudizione, specialmente per le cure del famoso s
gliere de’ re Aragonesi Napoletani Giovanni Pontano, e del precettore
di
Leone X Agnolo Ambrogini detto il Poliziano, e de
nterà a crederea che dentro delle Alpi gli studii teatrali nelle mani
di
molti cospicui letterati fossero divenuti comuni
ero con maggior sontuosità. Scritta in volgare fu la rappresentazione
di
Gesù Cristo, a cui lavorarono il fiorentino Giuli
di Gesù Cristo, a cui lavorarono il fiorentino Giuliano Dati vescovo
di
san Leo, il Romano Bernardo di Mastro Antonio e M
no il fiorentino Giuliano Dati vescovo di san Leo, il Romano Bernardo
di
Mastro Antonio e Mariano Particappa, e s’impresse
o e Mariano Particappa, e s’impresse in Milano per Valerio e Girolamo
di
Meda fratelli, e si ristampò in Venezia l’anno 15
enico de’ Franceschia. Altre ne scrisse anche in volgare Feo Belcari,
di
cui l’Isacco composta in ottava rima fu la prima
alle nominate ma appartenente al medesimo secolo XV fu la Conversione
di
S. Maria Maddalena di Jacopo Alamanni divisa in c
tenente al medesimo secolo XV fu la Conversione di S. Maria Maddalena
di
Jacopo Alamanni divisa in cinque atti. La Convers
ia Maddalena di Jacopo Alamanni divisa in cinque atti. La Conversione
di
S. Paolo si rappresentò in Roma verso il 1380 d’o
i si rappresentò il dramma San Lorenzo e Paolo nel 1488 da’ figliuoli
di
Francesco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Madda
lo nel 1488 da’ figliuoli di Francesco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e
di
Maddalena figliuola di Lorenzo, di che può veders
li di Francesco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Maddalena figliuola
di
Lorenzo, di che può vedersi il suo biografo Rosco
sco Cibò nipote d’Innocenzo VIII e di Maddalena figliuola di Lorenzo,
di
che può vedersi il suo biografo Roscoe presso Coo
allegoriche recitate da’ Fiorentini nel 1442 nell’ingresso trionfale
di
Alfonso I di Aragona in Napoli; e i Misteri della
recitate da’ Fiorentini nel 1442 nell’ingresso trionfale di Alfonso I
di
Aragona in Napoli; e i Misteri della Passione ivi
poli; e i Misteri della Passione ivi fatti rappresentare nella Chiesa
di
santa Chiara con magnifiche decorazioni dal medes
città Federigo III imperadore; ed anche le farse buffonesche inedite
di
Antonio Caracziolo rappresentate per lo più alla
inedite di Antonio Caracziolo rappresentate per lo più alla presenza
di
Ferdinando I; e finalmente li Gliuommere nel dial
a di Ferdinando I; e finalmente li Gliuommere nel dialetto napoletano
di
Jacobo Sannazzaro, e la farsa toscana del medesim
annazzaro, e la farsa toscana del medesimo illustre poeta della presa
di
Granata rappresentata in quella reggia in presenz
eta della presa di Granata rappresentata in quella reggia in presenza
di
Alfonso duca di Calabria nel 1489a. In questo sec
di Granata rappresentata in quella reggia in presenza di Alfonso duca
di
Calabria nel 1489a. In questo secolo ancora, e pr
diede in Tortona quella tanto magnifica festa nelle nozze d’Isabella
di
Aragona figlia di Alfonso duca di Calabria con Gi
quella tanto magnifica festa nelle nozze d’Isabella di Aragona figlia
di
Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Ma
nifica festa nelle nozze d’Isabella di Aragona figlia di Alfonso duca
di
Calabria con Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca
a di Alfonso duca di Calabria con Giovanni Galeazzo Maria Sforza duca
di
Milano, nella quale, per quanto vedesi presso il
composti in tal secolo da non volgari ingegni, troviamo una tragedia
di
Gregorio Corraro patrizio veneto morto nel 1464 c
aro patrizio veneto morto nel 1464 composta in versi latini nel l’età
di
soli anni diciotto, intitolata Progne, alla quale
acciandola come cosa propria. Un’altra tragedia latina sulla Passione
di
Cristo compose in questo secolo Berardino Campagn
illustrata. Altra tragedia latina in versi giambici dedicata al duca
di
Ferrara Borso da Este compose Laudivio cavaliere
errara Borso da Este compose Laudivio cavaliere Gerosolimitano nativo
di
Vezzano nella Lunigianaa, il quale appartenne all
ato improvvisamente nel 1464, e poi l’anno seguente ucciso per ordine
di
Ferdinando redi Napoli. Vidi il Codice Estense di
e ucciso per ordine di Ferdinando redi Napoli. Vidi il Codice Estense
di
tal tragedia in Modena nel fermarmivi per alcune
tivitate Ducis Jacobi tragoedia. Contiene cinque atti senza divisione
di
scene, e solo in margine si segnano i personaggi
e gl’interlocutori sono un augure, il coro ed un messo che nulla dice
di
più degli altri. Nel III la scena passa da Ferrar
oglierlo onorevolmente. Termina quest’atto col coro che canta le lodi
di
Drusiana moglie del Piccinino. Il IV atto è il pi
rattato venga in suo potere. Il carnefice insinua che si uccida, e la
di
lui eloquenza prevale. Si vede poscia il Piccinin
inino nella prigione. Il carnefice viene ad intimargli l’ordine della
di
lui morte: Dux Jac. En jam satelles adest, meque
tende gladiis. Il duce si sottopone alla condanna ed è ucciso; dopo
di
che dice il carnefice: Quam graviter diram const
; jam perfectum est scelus. L’atto termina col coro che in compagnia
di
Drusiana compiange la prigionia del Piccinino. Ne
ta a desiderarsene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio
di
essere una delle prime di argomento tratto della
ssione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime
di
argomento tratto della storia moderna nazionale.
ria delle sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Riario nipote
di
Sisto IV, essa fu la prima veduta in Roma dopo mo
trier, afferma che questa tragedia fu cantata come un’ opera musicale
di
oggidì, fondandosi sulle parole del medesimo Sulp
avere altri due significati, in ciascuno de’ quali sparisce ogni idea
di
opera. Perchè in prima non potrebbero esprimere r
re dicesi pur da’ Latini e da noi il recitar versi, per quella specie
di
canto con cui si declamano; ed ogni poeta dice de
ra in musica dovunque cantaronsi versi, cioè ne’ canti de’ pellegrini
di
Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle c
di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle cantilene riferite
di
Albertin Mussato. E potevasene allungar la lista
de’ Latini, a’ quali pur si avvicina. Aggiungasi che dicendo Sulpizio
di
aver dopo molti secoli fatta rappresentare in Rom
ro almeno sino a’ Latini, nè possiamo altrimenti concepir la tragedia
di
cui fa motto, se non come quella degli antichi. C
come quella degli antichi. Ciò che solo con certezza si deduce dalle
di
lui parole, si è, che quel componimento fu una tr
i stimiamo, ambedue queste opinioni sono arbitrarie, ed hanno bisogno
di
nuova luce istorica. Verso la fine del secolo, ci
he fu arcidiacono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi
di
Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Ales
cono nella sua patria e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II,
di
Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Alessandro VI, co
e e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e
di
Alessandro VI, compose due drammi fatti rappresen
non pare che avesse conosciuto la prima edizione in quarto fatta de i
di
lui drammi in Roma per Magistrum Eucharium Silber
mi in Roma per Magistrum Eucharium Silber, alias Franck nel 1493 a’ 7
di
maggioa Vi si trova impresso il Fernandus servatu
piano del Fernando fu dal Verardo ideato in occasione dell’attentato
di
un traditore contro la vita del re che per miraco
dell’attentato di un traditore contro la vita del re che per miracolo
di
san Giacomo sanò dalla ferita; ma fu disteso in v
a Marcellino suo nipote. Carlo dedicò il componimento all’arcivescovo
di
Toledo e primate delle Spagne Pietro Mendoza, e l
pontefice e da’ cardinali e prelati. Nell’azione che non ha divisione
di
atti, intervengono Plutone, Aletto, Tisifone, Meg
cardinal Mendoza, il Coro. Nel parlar che fa Plutone della religione
di
Cristo e di Maometto frammischia i nomi e i fatti
ndoza, il Coro. Nel parlar che fa Plutone della religione di Cristo e
di
Maometto frammischia i nomi e i fatti di Piritoo,
della religione di Cristo e di Maometto frammischia i nomi e i fatti
di
Piritoo, Castore, Oreste ed Ercole. Questa incong
te nel giusto tempo con gravità e con facilità, e non senza nitidezza
di
locuzione se non con proprietà ed eleganza Virgil
ntitolato Historia Baetica rappresenta l’evenimento dell’espugnazione
di
Granata, ed è scritto in prosa, eccetto l’argomen
est historia, non fabula. Ed in fatti par che l’autore si proponesse
di
narrare in un dialogo continuato l’azione esposta
are in un dialogo continuato l’azione esposta nell’argomento. In fine
di
questa composizione si trova scritto: Acta ludis
alendas Maii. Leonardo Bruni che da Arezzo sua patria portò il nome
di
Aretino, nato nel 1369, e morto nel 1444, avea co
à congettura il Tiraboschi nel 1414, scrisse in prosa latina nell’età
di
venti anni una commedia intitolata Philodoxeos, c
nni una commedia intitolata Philodoxeos, creduta per due lustri opera
di
un antico scrittore, perchè ha non poco dello sti
ll’Alberti della latina favella. E benchè poi giunto l’autore all’età
di
trenta anni l’avesse ritoccata e divolgata col su
l’avesse ritoccata e divolgata col suo nome, dedicandola al marchese
di
Ferrara Leonello da Este, non pertanto Aldo Manuz
anto Aldo Manuzio il giovane volle pubblicarla nel 1588 sotto il nome
di
Lepido comico poeta antico. Alberto da Eyb ne ins
no. Nella medesima opera dell’Eyb si mentova un’altra commedia latina
di
quel tempo di Marcello Ronzio vercellese intitola
sima opera dell’Eyb si mentova un’altra commedia latina di quel tempo
di
Marcello Ronzio vercellese intitolata de falso Hy
succeduto al padre nel 1441, nella quale confabulavano le massarizie
di
cucina, secondo il medesimo Decembrio. Un’ altra
altra in prosa intitolata Philogenia c trovasi ms nella R. Biblioteca
di
Parigi e nella Vaticanad, e nell’Estense benchè s
benchè senza nome dell’autoree Quella che ne vidi io nella Biblioteca
di
Parma s’intitola Ephigenia a Secco Polentone, oss
enta, cancelliere della Repubblica Padovana, chiamato dagli scrittori
di
que’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovan
’ tempi Sico o Xicus Polentonus, cui i Padovani aggiungono il cognome
di
Ricci, compose anche in latino verso la metà del
a in prosa intitolata Lusus ebriorum, la quale serbasi ms fra’ codici
di
Giacomo Soranzo. Ma non composero gl’Italiani alt
prima pastorale tragica fra noi composta in volgare con qualche idea
di
regolare azione. L’autore non oltrepassava l’anno
dea di regolare azione. L’autore non oltrepassava l’anno diciottesimo
di
sua età, quando lo scrisse in tempo di due giorn
repassava l’anno diciottesimo di sua età, quando lo scrisse in tempo
di
due giorni (com’egli accenna in una lettera a Ca
morì il Cardinale, come osserva Girolamo Tiraboschi. Il Bibliotecario
di
Parma nel 1776 fe pubblicarlo in Venezia, così in
1776 fe pubblicarlo in Venezia, così intitolandolo: L’Orfeo tragedia
di
Messer Angiolo Poliziano tratta per la prima volt
egromantico, il quinto Baccanale. Contiene il primo un’ecloga amorosa
di
Aristeo, che poi va in traccia della ninfa Euridi
, ed indi a poco una Driade piangendo annunzia alle compagne la morte
di
Euridice, e vedendosi venir da lungi Orfeo la Dri
e vedendosi venir da lungi Orfeo la Driade manda altre ninfe a coprir
di
fiori l’estinta, ed ella ne reca a lui l’amara no
iade, da cui ode la morte dell’amata Euridice punta da morso velenoso
di
un serpente. Istupidito dal dolore parte Orfeo se
pente. Istupidito dal dolore parte Orfeo senza far motto alla maniera
di
Sofocle, rimanendo in iscena il satiro Mnesillo;
ena il satiro Mnesillo; indi ritorna piangendo la consorte, e risolve
di
calar giù nell’inferno, A provar se laggiù mercè
nferno, A provar se laggiù mercè s’impetra. Trattasi nel quarto atto
di
ciò che avvenne ad Orfeo nell’inferno. Ma quì si
strar da un lato la via che faceva Orfeo nell’avvicinarsi alla reggia
di
Plutone, e dall’altro l’inferno stesso. Ma tale s
cena bipartita converrebbe all’atto IV, e non al rimanente. I sospiri
di
Aristeo, i lamenti delle Driadi, il pianto di Orf
al rimanente. I sospiri di Aristeo, i lamenti delle Driadi, il pianto
di
Orfeo, cose che passano negli atti precedenti, e
l’azione. La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a piè
di
un monte con una fonte, presso di cui era Aristeo
ea rappresentare una campagna a piè di un monte con una fonte, presso
di
cui era Aristeo: … appresso a questa fonte Non s
monte. Rappresentò forse il IV il dilettevole orrore della dipintura
di
tante pene infernali sospese al cantar di Orfeo (
vole orrore della dipintura di tante pene infernali sospese al cantar
di
Orfeo (siccome l’espresse il Poliziano seguendo V
rfeo (siccome l’espresse il Poliziano seguendo Virgilio), e la reggia
di
Pluto, e la strada tenuta da Orfeo. Nel V potè to
onte destinata dalle Baccanti alla celebrazione de’ loro riti. Che se
di
tutte queste cose volesse idearsi una scena stabi
o, e delle apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco artificio
di
tener sotto gli occhi dello spettatore per tutta
per tutta la rappresentazione la più vistosa decorazione della reggia
di
Pluto, mentre altrove espongonsi cose assai meno
e espongonsi cose assai meno vivaci. Adunque la scena nell’Orfeo fuor
di
dubbio cangiossi, servendo anche allo spirito di
cena nell’Orfeo fuor di dubbio cangiossi, servendo anche allo spirito
di
magnificenza del secolo XV, in cui amavansi all’e
, e le macchine sorprendenti . In quest’atto Orfeo implora il ritorno
di
Euridice tra’ vivi, Proserpina intercede per lui,
an lateri juncta puella meo? L’ultimo pentametro indica la curiosità
di
Orfeo, che contro il divieto si volge a mirar la
i Orfeo, che contro il divieto si volge a mirar la moglie, e la perde
di
nuovo per sempre. Euridice sentendosi tirar indie
ndosi tirar indietro, stende invano le braccia al marito, ed è tratta
di
nuovo nel regno della morte. Il Poliziano calcand
i nuovo nel regno della morte. Il Poliziano calcando anche quì l’orme
di
Virgilio così la fa parlare: Aimè! che troppo am
pinto da Tisifone. Nel V atto Orfeo vaneggiando per lo dolore risolve
di
non mai più innammorarsi di donna veruna; ed era
o Orfeo vaneggiando per lo dolore risolve di non mai più innammorarsi
di
donna veruna; ed era questo un sentimento natural
tabile sfogo della lascivia? Questi sono errori dell’età giovenile, o
di
quegli ingegni vivaci che troppo a se fidando met
precipitanza a somiglianza de’ verseggiatori estemporanei impazienti
di
lima. Ma questo difetto e qualche altro che possa
resentarsi, non si era nel XV secolo ancora composta, perchè il primo
di
lei autore Cotta non ne compose se non che un att
olte cose dovettero cantarvisi, specialmente alcuni pezzi delle scene
di
Orfeo, e le canzoni de’ Cori. Due altre azioni te
n un intercalare cantato da quattro musici. Su tali strofe osserviamo
di
passaggio che il pensiero di adoperare ne’ drammi
uattro musici. Su tali strofe osserviamo di passaggio che il pensiero
di
adoperare ne’ drammi le arie, cioè le stanze anac
1784, a cagione delle strofe del Notturno, confessare spontaneamente
di
essermi ingannato, avvenne che un modernissimo ga
nza io riposassi sulla prima asserzione del Planelli. Ma io che penso
di
avere una coscienza un pò più delicata de’ gazzet
o che penso di avere una coscienza un pò più delicata de’ gazzettieri
di
queste contrade, le dico che si astenga di trarre
ù delicata de’ gazzettieri di queste contrade, le dico che si astenga
di
trarre il capo fuori del suo telonio e di frammis
ade, le dico che si astenga di trarre il capo fuori del suo telonio e
di
frammischiarsi in ciò che ignora, e stia ad ascol
ciò scrisse nel 1785, ed io gli avea tolto il travaglio intempestivo
di
correggermene; giacchè un anno prima, cioè nel 17
. Lascio poi che le stanze allegate del Notturno hanno la prerogativa
di
aver preceduto di tutto un secolo anche quell’ari
e stanze allegate del Notturno hanno la prerogativa di aver preceduto
di
tutto un secolo anche quell’aria del Rinuccini po
dizione milanese, ed in alcune veneziane Gaudio d’amore. Il carattere
di
essa è nel basso comico, seguendo la condizione d
de’ personaggi antichi servi ruffiani parassiti meretrici. Ma tempo è
di
accennare alcuni altri passi teatrali dati in alt
duca Ludovico Sforza fe aprire in questo secolo un magnifico teatro,
di
cui si parla in un epigramma di Lancino Cortia In
in questo secolo un magnifico teatro, di cui si parla in un epigramma
di
Lancino Cortia In Firenze il celebre traduttore d
la in un epigramma di Lancino Cortia In Firenze il celebre traduttore
di
Tito Livio, Giacomo Nardi, secondo il Fontanini,
fu il rinomato calabrese Pomponio Leto. Per quanto leggesi nella Vita
di
lui composta da Marcantonio Sabellico, cominciò i
eto a farvi recitare ne’ cortili de’ prelati più illustri le commedie
di
Terenzio e di Plauto ed anche di qualche moderno,
citare ne’ cortili de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e
di
Plauto ed anche di qualche moderno, insegnando eg
de’ prelati più illustri le commedie di Terenzio e di Plauto ed anche
di
qualche moderno, insegnando egli stesso ad alcuni
e moderno, insegnando egli stesso ad alcuni civili giovanetti il modo
di
rappresentarle. A tempo di Paolo Cortes, per quan
stesso ad alcuni civili giovanetti il modo di rappresentarle. A tempo
di
Paolo Cortes, per quanto egli stesso racconta, fe
fecesi anche sul colle Quirinale la recita dell’Asinaria. Nel Diario
di
Jacopo Volterrano pubblicato dal Muratoria si par
ia. Nel Diario di Jacopo Volterrano pubblicato dal Muratoria si parla
di
un dramma intorno alla vita di Costantino rappres
rano pubblicato dal Muratoria si parla di un dramma intorno alla vita
di
Costantino rappresentato a’ cardinali nel carnova
’ cardinali nel carnovale del 1484, nel quale sostenne il personaggio
di
Costantino un Genovese che da quel tempo sino all
acoli teatrali sotto la direzione dell’infelice Ercole Strozzi figlio
di
Tito Vespasiano ferraresea; e niuno vi ebbe (di
raresea; e niuno vi ebbe (dice Girolamo Tiraboschi) che nella pompa
di
tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole
ella pompa di tali spettacoli andasse tant’oltre quanto Ercole I duca
di
Ferrara principe veramente magnifico al pari di q
quanto Ercole I duca di Ferrara principe veramente magnifico al pari
di
qualunque più possente sovrano. A’ venticinque d
magnifico al pari di qualunque più possente sovrano. A’ venticinque
di
gennajo del mentovato anno, secondo l’antico diar
o ferrarese, questo splendido duca fe rappresentare in un gran teatro
di
legno innalzato nel cortile del suo palazzo la co
i legno innalzato nel cortile del suo palazzo la commedia de’ Menecmi
di
Plauto, alla cui traduzione egli stesso avea post
o poi del medesimo mese del seguente anno vi si rappresentò la favola
di
Cefalo divisa in cinque atti e scritta in ottava
ima da Pandolfo Collenuccio da Pesaro, il quale a richiesta parimente
di
Ercole I compose la sua commedia, o a dir meglio,
nel 1543 corretta da Gennaro Gisanelli. Sotto il medesimo duca e pel
di
lui teatro Antonio da Pistoja della famiglia Came
Mostellaria stampate in Venezìa. Il famoso Matteo Maria Bojardo conte
di
Scandiano, ad istanza del medesimo duca, compose
e in cinque atti il Timone commedia tratta dal dialogo così chiamato
di
Luciano, la quale trovasi impressa la prima volta
l’autore, e se ne fece nel 1500 una seconda edizionea. Non ci curiamo
di
riferire a questo secolo le due commedie italiane
. Non ci curiamo di riferire a questo secolo le due commedie italiane
di
Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferd
iamo di riferire a questo secolo le due commedie italiane di Giovanni
di
Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando di Si
le due commedie italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra
di
Ferdinando di Silva cremonese intitolata l’Amante
e italiane di Giovanni di Fiore da Fabbriano, e l’altra di Ferdinando
di
Silva cremonese intitolata l’Amante Fedele rappre
Silva cremonese intitolata l’Amante Fedele rappresentata nelle nozze
di
Bianca Maria Visconti col conte Francesco Sforzaa
monumenti ciò che incresce ai Lampigliani, che l’Italia può vantarsi
di
aver coltivata la drammatica ad imitazione degli
mmi eziandio, verità che vedrebbero con tutta l’Europa gli apologisti
di
ogni nazione, purchè gettassero via i vetri color
li apologisti di ogni nazione, purchè gettassero via i vetri colorati
di
Plutarco. E chi allora metterebbe più in confront
tarco. E chi allora metterebbe più in confronto una ventunesima parte
di
una novella in dialogo come la Celestina (che ebb
conte Mazzucchelli t. II parte I citata anche dal Tiraboschi il quale
di
altre farse sacre fa pur menzione nella pag. 183
ra delle Sicilie, pag. 364 ecc. b. Il gesuita Bettinelli si contenta
di
dire dopo il 1480. Errò poi quasi di un secolo il
l gesuita Bettinelli si contenta di dire dopo il 1480. Errò poi quasi
di
un secolo il suo confratello Stefano Arteaga, dic
stupenda, e non già come componimento drammatico, nè come una specie
di
opera in musica. Nè questa nè la mentovata farsa
ecie di opera in musica. Nè questa nè la mentovata farsa per la presa
di
Granata del Sannazzaro, nè le feste di Versailles
a mentovata farsa per la presa di Granata del Sannazzaro, nè le feste
di
Versaillesdate da Luigi XIV nel 1654, nè le feste
ella poesia, compongono quel tutto ed uno che portò più tardi il nome
di
Opera. a. Nella Storia de’ Teatri impressa nel 1
oria de’ Teatri impressa nel 1777, lo dissi nato in Vairano nel regno
di
Napoli, fidando nel Codice Estense citato dal cel
omo insigne in una sua cortesissima lettera scrittami a Genova ne’ 19
di
lug’io del 1779 si compiacque avvertirmi di aver
scrittami a Genova ne’ 19 di lug’io del 1779 si compiacque avvertirmi
di
aver egli letto in quel Codice Veranensis in vece
acque avvertirmi di aver egli letto in quel Codice Veranensis in vece
di
Vezanensis,siccome dee leggersi per quel che appa
o uxorem. a. Apostolo Zeno nelle Annotazioni alla Bibliotcca Ital.
di
Giusto Fontanini t. 1, p. 358. a. Rivoluzioni d
. a. Vedi le Memorie istoriche de’ Letterati Ferraresi opera postuma
di
Giannandrea Barotti. b. Vedi le Lettere di Apost
i Ferraresi opera postuma di Giannandrea Barotti. b. Vedi le Lettere
di
Apostolo Zeno t. III, pag. 160. a. V. il t. IV d
ia della Lett. Ital. del Tiraboschi. a. Il padre Bianchi nulla seppe
di
queste due edizioni, delle quali si parla nel l’E
le quali si parla nel l’Eloq. Ital. del Fontanini; e solo fa menzione
di
una terza del 1513 di Venezia, ed a questa seguì
l’Eloq. Ital. del Fontanini; e solo fa menzione di una terza del 1513
di
Venezia, ed a questa seguì la quarta fatta nella
. Figlia del precedente, nata a Firenze l’8 dicembre 1842, nel popolo
di
S. Simone, fu per comune consentimento la maggior
circa, per la spontaneità e il sentimento prodigiosi. Nata da artisti
di
pregio, cresciuta sulle tavole del palcoscenico,
è a stupire ch'ella divenisse grande a sua volta, dando i primi segni
di
una eccezionale intuizione a soli nove anni, quan
i di una eccezionale intuizione a soli nove anni, quando al Teatro Re
di
Milano si presentò a recitare nella Giovannina de
lli. A tredici anni appena era già l’amorosa della Compagnia italiana
di
Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno
mpagnia italiana di Giovanni Toselli, che andava maturando il disegno
di
una Compagnia piemontese. A quindici si unisce al
. A quindici si unisce alla zia e percorre con lei le grandi capitali
di
Europa, e dopo un anno eccola in Italia ed eccola
grandi capitali di Europa, e dopo un anno eccola in Italia ed eccola
di
nuovo con Toselli per alcune rappresentazioni, pr
: Cichina d’ Moncalé (1859). Riparte con la zia, e dà segni non dubbi
di
futura grandezza…. Ma non monta in superbia per c
ndezza…. Ma non monta in superbia per ciò : tornata in Italia, memore
di
quel che fu il maestro per lei, si unisce ancora
ò ad essere il più forte autore del Teatro piemontese, per sentimento
di
modernità, accoppiato alla più ardente passione (
pressivo, sereno e soave a un tempo, intelligentissimo ; un complesso
di
fisionomia che avea qualcosa delle Madonne del Mu
fresca dai nostri Collegi-Convitti delle monache. Io ebbi la fortuna
di
conoscerla quando non aveva che quindici anni. ……
noscerla quando non aveva che quindici anni. ……………. Da la Guera o pas
di
Garelli, è passata sempre trionfalmente a Gigin a
e artistica per la nostra Adelaide…. Tutti dicevano non più trattarsi
di
una bimba qualunque, ma di una vera artista fatta
delaide…. Tutti dicevano non più trattarsi di una bimba qualunque, ma
di
una vera artista fatta e provetta. E infatti, era
prima donna ideale. » A quello delle Sponde del Po, seguì il successo
di
Sablin a bala ; ma dove la splendida farfalla si
endida farfalla si levò sulle ali poderose, dove la Tessero diè prova
di
tutti i suoi mezzi artistici, si fu in Margritin
dle violette, una felice riproduzione, o riduzione, del dramma tipico
di
Dumas. Dal Teatro piemontese passò poco di po
one, del dramma tipico di Dumas. Dal Teatro piemontese passò poco
di
poi al Teatro italiano, primeggiando nella Compag
poi al Teatro italiano, primeggiando nella Compagnia Bonazzi a fianco
di
Virginia Santi e di Enrico Cappelli, prima ; indi
no, primeggiando nella Compagnia Bonazzi a fianco di Virginia Santi e
di
Enrico Cappelli, prima ; indi in quella di Alaman
fianco di Virginia Santi e di Enrico Cappelli, prima ; indi in quella
di
Alamanno Morelli, con cui stette acclamatissima u
agnia n.° 1, 1873), dopo il clamoroso successo avuto nella Marcellina
di
Marenco al D'Angennes di Torino, in unione a Giac
il clamoroso successo avuto nella Marcellina di Marenco al D'Angennes
di
Torino, in unione a Giacinta Pezzana, quella che
diede al capocomicato con varia fortuna, percorrendo le grandi città
di
Europa e di America ; poi…. per una malattia canc
pocomicato con varia fortuna, percorrendo le grandi città di Europa e
di
America ; poi…. per una malattia cancerosa al pet
ome antonomastico, dovrebbe dire : La grande lottatrice ! Mai artista
di
teatro si è sentita così gagliarda e possente in
possente in faccia alle bufere della platea…. Pareva ch'ella godesse
di
trovarsi alle prese col mostro dalle cento teste,
te, e assaporasse nel conflitto l’ebbrezza della vittoria…. Che lanci
di
leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di an
litto l’ebbrezza della vittoria…. Che lanci di leonessa ! che ruggiti
di
tigre ! che gridi di angoscia, di terrore ! chi r
a vittoria…. Che lanci di leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi
di
angoscia, di terrore ! chi ricorda, chi ricorda i
Che lanci di leonessa ! che ruggiti di tigre ! che gridi di angoscia,
di
terrore ! chi ricorda, chi ricorda i tre gridi fa
di terrore ! chi ricorda, chi ricorda i tre gridi famosi del Suicidio
di
Paolo Ferrari, e il famoso Vedova di Donna o Ange
i tre gridi famosi del Suicidio di Paolo Ferrari, e il famoso Vedova
di
Donna o Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere
i del Suicidio di Paolo Ferrari, e il famoso Vedova di Donna o Angelo
di
Teresa Sormanni, senza fremere ! che vita vissuta
Angelo di Teresa Sormanni, senza fremere ! che vita vissuta fu quella
di
Adelaide Tessero sulla scena ! Con quale spontane
anti a quelle possenti creazioni, ch'erano : Patria, L'Odio, Fernanda
di
Sardou, Messalina, Cleopatra di Cossa, Le famigli
, ch'erano : Patria, L'Odio, Fernanda di Sardou, Messalina, Cleopatra
di
Cossa, Le famiglie illegali di Pailleron, Il Ridi
rnanda di Sardou, Messalina, Cleopatra di Cossa, Le famiglie illegali
di
Pailleron, Il Ridicolo di Ferrari, e più tardi Od
a, Cleopatra di Cossa, Le famiglie illegali di Pailleron, Il Ridicolo
di
Ferrari, e più tardi Odètte di Sardou, Maria Anto
lie illegali di Pailleron, Il Ridicolo di Ferrari, e più tardi Odètte
di
Sardou, Maria Antonietta ed Elisabetta Regina d’I
Odètte di Sardou, Maria Antonietta ed Elisabetta Regina d’Inghilterra
di
Giacometti, Maria Stuarda di Schiller, e tutto in
ietta ed Elisabetta Regina d’Inghilterra di Giacometti, Maria Stuarda
di
Schiller, e tutto infine il repertorio della glor
nte capace d’intendere quella recitazione tutta impulsi, senza un fil
di
meccanica, dettò nel Fanfulla domenicale del 31 g
dettò nel Fanfulla domenicale del 31 gennaio '92, poco dopo la morte
di
lei, un articolo ricco di commovente entusiasmo,
cale del 31 gennaio '92, poco dopo la morte di lei, un articolo ricco
di
commovente entusiasmo, da cui mi piace, per chiud
amente questo mio, stralciare un brano, che si riferisce a una recita
di
Fernanda al Margherita di Genova per la famiglia
are un brano, che si riferisce a una recita di Fernanda al Margherita
di
Genova per la famiglia di Carlo D'Antoni. Tutto,
isce a una recita di Fernanda al Margherita di Genova per la famiglia
di
Carlo D'Antoni. Tutto, come dissi, andò…. come d
zione, no : fu tutto un dramma rubato alla vita ! Lei più nulla aveva
di
donna ; era diventata una belva : il suo viso, co
la aveva di donna ; era diventata una belva : il suo viso, così dolce
di
solito, non era riconoscibile…. Pallida come un c
ida come un cadavere…. le labbra più pallide ancora, contratte, umide
di
bava…. Ne fui talmente spaventato per quelli che
tte, umide di bava…. Ne fui talmente spaventato per quelli che diceva
di
odiare, e ai quali voleva fare tanto male, che no
voleva fare tanto male, che non compresi null’altro, se non il dovere
di
difendere da quella jena quei disgraziati ! Me le
a, senza riuscirvi, tanta era la forza, l’agilità con cui mi sfuggiva
di
mano…. urlando, sibilando ! Finalmente, mi riuscì
cui mi sfuggiva di mano…. urlando, sibilando ! Finalmente, mi riuscì
di
moltiplicare le forze : la sollevai. Il teatro se
sarebbe detto che quei mille spettatori fossero compresi dalla verità
di
quel dramma : non si sentivano che i miei rantoli
Lolli Giovan Antonio. Abbiamo in molte lettere dell’Archivio
di
Modena precise notizie di questo comico, il quale
nio. Abbiamo in molte lettere dell’Archivio di Modena precise notizie
di
questo comico, il quale fu rinomatissimo artista
omatissimo artista sotto la maschera del Dottore, e col nome teatrale
di
Dottor Brentino, a differenza del suo omonimo Gio
olo Lolli che sotto la stessa maschera fu celebre in Francia col nome
di
Dottor Baloardo. La prima notizia troviamo in una
rte della Compagnia del Principe Alessandro Farnese. È lo stesso Duca
di
Modena che si rivolge al Cardinal Legato di Bolog
Farnese. È lo stesso Duca di Modena che si rivolge al Cardinal Legato
di
Bologna, pregandolo di chiamare a sè il Lolli e d
ca di Modena che si rivolge al Cardinal Legato di Bologna, pregandolo
di
chiamare a sè il Lolli e di persuaderlo con belle
al Cardinal Legato di Bologna, pregandolo di chiamare a sè il Lolli e
di
persuaderlo con belle promesse ad accettare l’inv
sè il Lolli e di persuaderlo con belle promesse ad accettare l’invito
di
far parte della Compagnia del Duca, al che pare s
re si fosse mostrato renitente. Da un’altra lettera del 30 giugno 76
di
Don Alfonso d’Este si apprende come il Dottor Lol
r Lolli fosse in Francia. Ma il '77 era a Verona al servizio del Duca
di
Modena. Il '79 si trovò a recitar nientemeno che
et Ecc.mo Sig.or Sig.or et Padron Col.mo In fine, la Suprema bontà,
di
Sua Altezza Reale là Sig.ra Duchessa di lorch, là
In fine, la Suprema bontà, di Sua Altezza Reale là Sig.ra Duchessa
di
lorch, là quale non inuidia punto la Generosità d
morzare ma per accendere maggiormente là sete à questo Idropico corpo
di
Compagnia ; Potati che furono à pena i Rami dei V
ami dei Vechio debito, ripulullorno in breue in tanta copia che mossa
di
nouo à Pietà là Prodiga mano di Sua Altezza Reale
rno in breue in tanta copia che mossa di nouo à Pietà là Prodiga mano
di
Sua Altezza Reale hà ritrouato il modo di sradica
ouo à Pietà là Prodiga mano di Sua Altezza Reale hà ritrouato il modo
di
sradicare questa infruttuosa Pianta. Indi in quan
utar aria à Dio Piacendo, è si i disgusti ch'io prouo dà questa turba
di
Compagni sregolata, non mi fanno ricadere, spero
o dà questa turba di Compagni sregolata, non mi fanno ricadere, spero
di
ritornare con salute à riuedere il Panaro, termin
ero di ritornare con salute à riuedere il Panaro, terminato che haurò
di
piu mirare l’Abhorito Tamiggi ; Attendo perciò un
er scostarmi quanto prima dà questi lidi ; Nel’ quali' tempo là prego
di
nouo à non scordarsi di me'è di quanto nel’ultima
a dà questi lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi
di
me'è di quanto nel’ultima mia lè scrissi poichè l
sti lidi ; Nel’ quali' tempo là prego di nouo à non scordarsi di me'è
di
quanto nel’ultima mia lè scrissi poichè là mia Fl
tto è per tutto in habile à poter più proseguire auanti ; ò mutatione
di
Compagni, ò libertà ; Londra li 17 febraro 1679.
Sig.r Don Alfonso D' Este Franca per Mantoa Modena. A questo viaggio
di
Londra si riferisce l’altra sua lettera da Lione
o Francesco Delli Angioli (V.). Con lettera del 3 marzo 1683, il Duca
di
Mantova scriveva al Duca di Modena, per chiedergl
.). Con lettera del 3 marzo 1683, il Duca di Mantova scriveva al Duca
di
Modena, per chiedergli insieme ad altri comici il
il Dottor Brentino, da aggregare alla propria compagnia. Ma il Duca
di
Modena continuò a tener compagnia, e in essa il L
Ma il Duca di Modena continuò a tener compagnia, e in essa il Lolli,
di
cui abbiamo la seguente lettera curiosissima : Al
Gio. Antonio Lolli Allias Dottor Brentino Comico, Humil.mo Seruitore
di
Vostra Altezza Serenissima Doppo di hauere per lo
entino Comico, Humil.mo Seruitore di Vostra Altezza Serenissima Doppo
di
hauere per lo spatio di anni otto seruito con ogn
Seruitore di Vostra Altezza Serenissima Doppo di hauere per lo spatio
di
anni otto seruito con ogni Decoro et honoreuolezz
ni Decoro et honoreuolezza al’ Altezza Vostra fù Già Vn’Anno sà suori
di
tempo, è senza alcun’Demerito, Dal’Sig.re Don Alf
g.re Don Alfonso, licentiato dal’Ser.mo Seruiggio, à conditione però,
di
non passare i monti fuori di Itallia, nè di impeg
dal’Ser.mo Seruiggio, à conditione però, di non passare i monti fuori
di
Itallia, nè di impegnarsi con altri Prencipi ; on
iggio, à conditione però, di non passare i monti fuori di Itallia, nè
di
impegnarsi con altri Prencipi ; ondè non hauendo
Mà sempre senza frutto. ondè ridotto in estrema Neccessità, è Carico
di
Debiti ; ricorre con Profonda humilta à Piedi di
Neccessità, è Carico di Debiti ; ricorre con Profonda humilta à Piedi
di
Vostra Altezza Ser.ma Supplicandola à Volere con
so riflettere alla sua Causa non hauendo doppo un’Anno Perduto ; modo
di
sostentarsi, che di tanta Gratia. Quam Deus &
ua Causa non hauendo doppo un’Anno Perduto ; modo di sostentarsi, che
di
tanta Gratia. Quam Deus &. Di fuori : Memori
us &. Di fuori : Memoriale All’ Altezza Ser.ma Dell’ Signor Duca
di
Modena Per Gio. Antonio Lolli Comico detto il’ Do
igurava nella lista dei comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala,
di
Antonio Riccoboni, di Carlo San Giorgi, ecc. ecc.
i comici del Duca, al fianco dei coniugi Fiala, di Antonio Riccoboni,
di
Carlo San Giorgi, ecc. ecc., ai quali per sussist
vizio del Duca, a cui scrive da Ferrara Luigi Bentivoglio, pregandolo
di
concedere la permissione al Dottor Brentino di tr
entivoglio, pregandolo di concedere la permissione al Dottor Brentino
di
trasferirsi a recitar colà nella compagnia da lui
le rinvenire, specialmente per quanto potesse concernere un suo grado
di
parentela con Fichetto e col Dottor Baloardo, dei
ar nelle cose il ridicolo, e dell’eccellenza della ricchissima lingua
di
tal nazione che si presta con grazia e lindura al
o XVIII, in cui anche nel settentrione vanno sorgendo buoni imitatori
di
Terenzio e di Machiavelli, Wycherley e Moliere. N
i anche nel settentrione vanno sorgendo buoni imitatori di Terenzio e
di
Machiavelli, Wycherley e Moliere. Non possiamo ra
farsa piacevole atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle
di
Aristofane o di Moliere. Le favole del Cañizares
atta a resistere agli urti del tempo, come son quelle di Aristofane o
di
Moliere. Le favole del Cañizares da me vedute rip
tañes en la Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie
di
Cimone di Giovanni Boccaccio, il quale non per am
a Corte, el Domine Lucas. Nella prima si dipinge una specie di Cimone
di
Giovanni Boccaccio, il quale non per amore ma per
caltro, cangiamento che si rende verisimile per la durata dell’azione
di
più mesi. Nella seconda si fa una piacevole pittu
tengono per nobili nati, ed ostentano la loro executoria ossia carta
di
nobiltà in ogni incontro. Il titolo del Domine Lu
in ogni incontro. Il titolo del Domine Lucas è tolto da una commedia
di
Lope de Vega che ebbe luogo nel Teatro Spagnuolo
uno studente de’ monti Asturiani sommamente goffo ed ignorante; ed il
di
lui zio che esercita l’avogheria, non è meno ridi
ina a don Lucas, il quale però ama l’altra sciocca e semplice al pari
di
lui. Aumenta il ridicolo del carattere di don Luc
sciocca e semplice al pari di lui. Aumenta il ridicolo del carattere
di
don Lucas il capriccio di volere esperimentar Leo
i di lui. Aumenta il ridicolo del carattere di don Lucas il capriccio
di
volere esperimentar Leonora a lui promessa, e pre
olere esperimentar Leonora a lui promessa, e prega un suo amico che è
di
lei occulto amante, a fingere di amarla, e gliene
promessa, e prega un suo amico che è di lei occulto amante, a fingere
di
amarla, e gliene dà tutto l’agio. Ma il primo che
ato pubblicare in Ispagna una commedia senza stravaganze, fu l’autore
di
una buona Poetica Spagnuola Ignazio Luzàn. Diede
udiziosa traduzione in versi coll’assonante del Pregiudizio alla moda
di
La-Chaussèe intitolandola la Razon contra la moda
re comico, e nel 1762 impresse la sua Petimetra, nella quale, ad onta
di
una buona versificazione, e di una lingua pura, e
la sua Petimetra, nella quale, ad onta di una buona versificazione, e
di
una lingua pura, e della natural vivacità e grazi
natural vivacità e grazia dell’autore, riuscì debole nella dipintura
di
donna Geronima, e sforzato ne’ motteggi, e cadde
idiculo don Sancho che rimase inedita. Essendosi compiaciuto l’autore
di
permettermene la lettura, vi ammirai pari armonia
ene la lettura, vi ammirai pari armonia nella versificazione e grazia
di
locuzione, ma parvemi priva di energia e d’intere
armonia nella versificazione e grazia di locuzione, ma parvemi priva
di
energia e d’interesse nella favola e nel costume.
Nel Saggio teatrale del sig. Sebastian y Latre si pubblicò anche una
di
lui riforma del Parecido en la corte, in cui proc
icò anche una di lui riforma del Parecido en la corte, in cui procurò
di
conservare le unità, ma poche volte ritenne le gr
ommedia intitolata Hacer que hacemos, cui noi potremmo dare il titolo
di
Sex Faccendone, di uno che vuol mostrarsi sempre
Hacer que hacemos, cui noi potremmo dare il titolo di Sex Faccendone,
di
uno che vuol mostrarsi sempre affaccendato, ma ch
accendato, ma che nulla ha da fare. L’autore si occultò sotto il nome
di
Tirso Ymareta. Questo nome si vuole anagramma di
ccultò sotto il nome di Tirso Ymareta. Questo nome si vuole anagramma
di
Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco;
di Tirso Ymareta. Questo nome si vuole anagramma di Tommaso Yriarte,
di
cui parleremo da quì a poco; ma se egli ricusò di
di Tommaso Yriarte, di cui parleremo da quì a poco; ma se egli ricusò
di
riconoscere per sua tal commedia, non è giusto at
o in altre due favole. Tirso dunque racchiuse in un giorno l’inazione
di
questa favola con particolare nojosità. Egli avea
la con particolare nojosità. Egli avea in mente un embrione accozzato
di
molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrar
tà. Egli avea in mente un embrione accozzato di molti tratti ridicoli
di
un uomo che vuol mostrarsi pieno di affari, e non
ccozzato di molti tratti ridicoli di un uomo che vuol mostrarsi pieno
di
affari, e non fa mai nulla; ma gli mancò la neces
po del Calderòn venne alla luce una favola più mostruosa del Koulican
di
un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fan
Koulican di un tal Camacho? Quando si videro più sciocche fanfaluche
di
quelle che portano il titolo di Marta Romorandina
ndo si videro più sciocche fanfaluche di quelle che portano il titolo
di
Marta Romorandina mostruosità insipide di trasfor
uelle che portano il titolo di Marta Romorandina mostruosità insipide
di
trasformazioni e magie, che nella state del 1782
i tradussero ottimi drammi forestieri più insulsamente e sconciamente
di
quello che Ramòn La-Cruz, ed altri simili poetast
enti de’ re, e degli eroi Greci e Romani? Quando ne’ secoli più rozzi
di
ogni nazione si sono presentate sulle scene favol
i di ogni nazione si sono presentate sulle scene favole più incondite
di
quelle rappresentate in Madrid dal 1780 inclusiva
vamente sino al carnevale del 1782 della Conquista del Perù, del Mago
di
Astracan, del Mago del Mogol? Io non ne nomino i
mpere per morire ed esser seppelliti in coro in siffatto scartabello,
di
cui sento che in Ispagna altri già più non favell
i anni del secolo XVIII ci presentano pochi componimenti ma ben degni
di
nominarsi con onore. Non si cerchino però negli s
zioni che vi feci nel 1798. Los Menestrales (gli artigiani) commedia
di
cinque atti in versi endecasillabi con assonante
tigiani) commedia di cinque atti in versi endecasillabi con assonante
di
Candido Maria de Trigueros si rappresentò e s’imp
due reali gemelli Carlo e Filippo. Lodevole fu il disegno dell’autore
di
esporre sulla scena alla pubblica derisione la ri
la loro opulenza, sacrificano tutto per parer nobili, ed o si coprono
di
ridicolo, o cadono nelle ultime bassezze, e giung
le regole dell’unità, si attiene scrupolosamente alla pratica moderna
di
non mai lasciar vota la scena, e si vale di una l
ente alla pratica moderna di non mai lasciar vota la scena, e si vale
di
una locugione propria della mediocrità de’ person
culcano la virtù e la giustizia. Un villano p. e. con un asino carico
di
paglia urta, e spinge al suolo un nobile immagina
o un nobile immaginario, ed un altro impostore che ha preso il titolo
di
barone essendo di origine e di mestiere ciabattin
nario, ed un altro impostore che ha preso il titolo di barone essendo
di
origine e di mestiere ciabattino, dice con disdeg
altro impostore che ha preso il titolo di barone essendo di origine e
di
mestiere ciabattino, dice con disdegno, no merec
nor, venganza, punto y duelo? La giovane Rufina carattere freddo ma
di
buona morale nella scena seconda del II atto vorr
ella scena seconda del II atto vorrebbe che Cortines suo padre (sarto
di
mestiere che si adira se altri se ne sovvenga, e
e. Quindi nella scena seguente domandandole Giusto che cosa mai pensi
di
ciò che si va disponendo, ella con tenerezza risp
s contento. Pero vè que es mi padre. Non posso con tutto ciò lasciar
di
dire che la favola procede con lentezza e languor
ivo perridurre tutto allo scioglimento. Anche i caratteri abbisognano
di
maggior naturalezza ed energia, specialmente quel
ri abbisognano di maggior naturalezza ed energia, specialmente quelli
di
Rafa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali
nano di maggior naturalezza ed energia, specialmente quelli di Rafa e
di
Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali e lepidez
gia, specialmente quelli di Rafa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente
di
sali e lepidezze urbane, e di partiti piacevoli,
fa e di Pitanzos. Scarseggia finalmente di sali e lepidezze urbane, e
di
partiti piacevoli, ed è ben lontana da quella for
llas, nè Huerta esageratori sur parole del merito comico delle favole
di
Naharro e della Celestina (che battezzano per com
, e sempre copisti desidiosi. Il Valdès ha posta in azione la novella
di
Basilio e Chiteria leggiadramente descritta dal c
’ha ingenuamente citato, intitolandola las Bodas de Camacho, le nozze
di
Camaccio. Lo stile sobrio per la giustezza de’ se
nti e per la proprietà dell’espressione, ricco e copioso d’immagini e
di
maniere poetiche ammesse nel dramma pastorale, ap
sionato ne’ punti principali della favola; la verificazione armoniosa
di
endecasillabi e settenarii alternati e rimati ad
settenarii alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri singolarmente
di
Basilio, di Chiteria, di Petronilla, Don-Chisciot
alternati e rimati ad arbitrio; i caratteri singolarmente di Basilio,
di
Chiteria, di Petronilla, Don-Chisciotte ben soste
imati ad arbitrio; i caratteri singolarmente di Basilio, di Chiteria,
di
Petronilla, Don-Chisciotte ben sostenuti; la pass
modo alle buone pastorali italiane. Quanto dice Chiteria meriterebbe
di
trascriversi interamente. In un monologo pieno di
hiteria meriterebbe di trascriversi interamente. In un monologo pieno
di
un patetico che giugne al cuore, dice la pastorel
a meraviglia l’interesse, e commuove e penetra nell’intimo dell’animo
di
chi legge o ascolta. Cresce nel IV il movimento p
auto apparecchio delle nozze, e per la protezione che Basilio implora
di
Don Chisciotte, raccontandogli il vero della prop
propria disperazione misto col finto soccorso del mago e del presagio
di
lui che dispone lo scioglimento condotto con veri
condotto con verisimilitudine e con espressioni confacenti allo stato
di
Basilio ed al concertato disegno. Urtarono due al
ro Fernandez de Moratin. Il primo fu Archivario della real Segreteria
di
Stato, che si vuo e l’autore della riferita comme
ma nel 1788 in Madrid nel Coral del Principe, e piacque. La dipintura
di
un giovane educato con moine e carezze senza veru
ginali, i quali abbondano nelle società culte e numerose. I caratteri
di
don Mariano mal educato, di sua madre che chiama
lle società culte e numerose. I caratteri di don Mariano mal educato,
di
sua madre che chiama amor materno la cieca sua co
to, di sua madre che chiama amor materno la cieca sua condiscendenza,
di
donna Monica avventuriera che si finge dama, e se
ndiscendenza, di donna Monica avventuriera che si finge dama, e serve
di
zimbello in una casa di giuoco, sono comici ed es
onica avventuriera che si finge dama, e serve di zimbello in una casa
di
giuoco, sono comici ed espressi con verità e dest
sono comici ed espressi con verità e destrezza. Conveniente è quello
di
don Cristofano tutore e zio del Signorino accarez
chi sicofanti. La favola consiste nel discoprimento e nella punizione
di
donna Monica e nell’esiglio di don Mariano per es
te nel discoprimento e nella punizione di donna Monica e nell’esiglio
di
don Mariano per essere stato sorpreso in un giuoc
guenza il dolore della madre ed il matrimonio che non interessa punto
di
Flora con Fausto. L’azione si conduce regolarment
stile proprio della scena comica, e colla solita buona versificazione
di
ottonarii coll’assonante. Taluno troverà soverchi
chie le operazioni della favola nel periodo che si racchiude dall’ora
di
sesta all’annottare. Il trage de por la mañana
acchiude dall’ora di sesta all’annottare. Il trage de por la mañana
di
don Mariano indica che egli venga a casa prima de
ha desinato nella propria casa, non dovea dirsene un motto? La venuta
di
donna Monica nell’atto III in casa di don Cristof
vea dirsene un motto? La venuta di donna Monica nell’atto III in casa
di
don Cristofano dopo essere stata ravvisata per la
visata per la stessa Granatina, sembra poco verisimile, e con un solo
di
lei biglietto poteva invitarsi don Mariano al giu
nvitarsi don Mariano al giuoco e rimetterglisi le lettere falsificate
di
Fausto e Flora. Soprattutto vi si desidererà più
o ne’ passi dell’azione. Noi facciamo notare tralle cose più lodevoli
di
questa favola le origini della corruzione del car
ù lodevoli di questa favola le origini della corruzione del carattere
di
Don Mariano indicate ottimamente nella seconda sc
on Mariano indicate ottimamente nella seconda scena dell’atto I, e la
di
lui vita oziosa descritta da lui stesso in pochi
le finalmente è l’incontro comico della scena dodicesima dell’atto II
di
donna Monica dama riconosciuta per Antonietta di
icesima dell’atto II di donna Monica dama riconosciuta per Antonietta
di
Granata, ed artificiosi i di lei raggiri per isme
Monica dama riconosciuta per Antonietta di Granata, ed artificiosi i
di
lei raggiri per ismentir don Alfonso. Gettata sul
a, nella quale si descrive una fanciulla ricca guasta dall’educazione
di
un padre spensierato, come nell’altra è una madre
e del figliuolo. Vi s’introduce una donna Ambrosia vedovetta trincata
di
dubbia fama, che alimenta nella Pepita capriccios
ante tutte le dissipazioni della gioventù senza costume, e fomenta la
di
lei sconsigliata propensione per un vagabondo cia
nella prima favola donna Monica avventuriera contribuisce alla ruina
di
don Mariano. Don Eugenio onorato cavaliere che am
don Basilio che fa riconoscere nel finto marchese un vero truffatore
di
mestiere, corrisponde ad Alfonso, per cui viene a
oprirsi la falsa dama dell’altra favola. Il viluppo e lo scioglimento
di
questa è fondato, come nella precedente, nell’art
ioglimento di questa è fondato, come nella precedente, nell’artificio
di
due finte lettere. La critica potrebbe sugerire c
e che meglio forse risalterebbero gli effetti della pessima educazion
di
Pepita, se la di lei zia si mostrasse meno pungen
e risalterebbero gli effetti della pessima educazion di Pepita, se la
di
lei zia si mostrasse meno pungente in ogni incont
nferenza deliberativa col medesimo Eugenio e con la zia. Il carattere
di
Bartolo portato a tutto sapere e a tutto dire non
rtolo portato a tutto sapere e a tutto dire non dovrebbe permettergli
di
tacer come fa in tutta la commedia l’importante s
a in tutta la commedia l’importante secreto della finta lettera posta
di
soppiatto in tasca di don Eugenio, che egli non i
l’importante secreto della finta lettera posta di soppiatto in tasca
di
don Eugenio, che egli non ignora sin dall’atto I.
tto I. Sembra in fine che in una favola che l’autore vuol che cominci
di
buon mattino e termini prima di mezzodì, non poss
favola che l’autore vuol che cominci di buon mattino e termini prima
di
mezzodì, non possano successivamente accadere tan
onversazioni riposatamente, consigli, trame, deliberazioni, una scena
di
ricamare poco propria in campagna, un giuoco di t
iberazioni, una scena di ricamare poco propria in campagna, un giuoco
di
tresillo, indi un altro di ventuna, ballo, merend
camare poco propria in campagna, un giuoco di tresillo, indi un altro
di
ventuna, ballo, merenda, accuse contro Eugenio e
una, ballo, merenda, accuse contro Eugenio e Chiara, discolpe, arrivo
di
un nuovo personaggio ec.. Chechesia però di tutto
Chiara, discolpe, arrivo di un nuovo personaggio ec.. Chechesia però
di
tutto ciò la favola merita lode per la regolarità
e per la regolarità, per lo stile conveniente al genere de’ caratteri
di
Pepita, di Ambrosia, di Gonzalo e del marchese, n
golarità, per lo stile conveniente al genere de’ caratteri di Pepita,
di
Ambrosia, di Gonzalo e del marchese, nel qual per
lo stile conveniente al genere de’ caratteri di Pepita, di Ambrosia,
di
Gonzalo e del marchese, nel qual personaggio con
qual personaggio con molta grazia si mette in ridicolo il raguettismo
di
coloro che sconciano il proprio linguaggio castig
dro Fernandez de Moratin, è nato in Madrid dal prelodato don Nicolàs,
di
cui ha ereditato l’indole poetica, l’eleganza e l
) la Mogigata, che noi potremmo intitolare la Bacchettona trattandosi
di
una giovane che dà ad intendere di volersi chiude
itolare la Bacchettona trattandosi di una giovane che dà ad intendere
di
volersi chiudere in un chiostro austero, la Comed
ontenuto del Vecchio, e la Fanciulla. Un perverso tutore a condizione
di
non essere astretto a dar conto dell’amministrazi
ll’amministrazione de’ beni d’Isabella sua pupilla che conta poco più
di
tre lustri, la sacrifica facendola sposa di un ve
upilla che conta poco più di tre lustri, la sacrifica facendola sposa
di
un vecchiaccio caduco mal sano rantoloso che ne h
ante e trova Isabella sposata a don Rocco suo corrispondente, in casa
di
cui viene ad albergare. La virtù della fanciulla
ovine si determina a partire per recarsi in America. Ella ode il tiro
di
leva, sviene, e come ripiglia i sensi, con mille
genere tenero, ed insinua la giusta avversione per le nozze disuguali
di
una fanciulla di quindici a venti anni con vecchi
insinua la giusta avversione per le nozze disuguali di una fanciulla
di
quindici a venti anni con vecchi che ne hanno cor
fanciulla di quindici a venti anni con vecchi che ne hanno corsi più
di
settanta. Il giudizio, la regolarità, la morale,
e la locuzione eccellente, ne formano i pregi principali. Merita ben
di
essere dagli esteri conosciuta, e singolarmente p
anto comporta il genere comico è la scena in cui Isabella ode il tiro
di
leva del vascello nel quale è ito ad imbarcarsi l
suo cuore al marito, detesta l’inganno del tutore, assegna le ragioni
di
non essersi ella spiegata liberamente, rifondendo
avvezzano alla dissimulazione. Ne adduco per saggio la mia traduzione
di
buona porzione della scena undecima citata dell’a
lla.. Isabella Ti rammenti, Isabella..Io vengo meno… Giovanni Quando
di
nostra sorte appien contenti D’un innocente amor
edrem più mai. Lungi da te cercherò climi ignoti. Tu la memoria almen
di
tanto affetto Serba, mia cara; altro da te non br
ione perchè tratte con garbo dal puro tesoro della natura. Due coppie
di
personaggi dissimili, cioè due fratelli e due cug
lità che al ridicolo, Ne’ due fratelli vedesi l’immagine degli Adelfi
di
Terenzio. Don Martino simile a Demea burbero diff
tù alla sincerità alla beneficenza. Trionfa la geniale ragionevolezza
di
don Luigi e l’amabile franchezza di Agnese, al co
Trionfa la geniale ragionevolezza di don Luigi e l’amabile franchezza
di
Agnese, al confronto dell’aspro e tetro umore di
l’amabile franchezza di Agnese, al confronto dell’aspro e tetro umore
di
don Martino e dell’ipocrisia di Chiara. Ma questi
al confronto dell’aspro e tetro umore di don Martino e dell’ipocrisia
di
Chiara. Ma questi caratteri disviluppandosi con m
uppandosi con maestrevole economia lasciano alla bacchettona il posto
di
figura principale nel quadro ossia nell’azione ch
ale nel quadro ossia nell’azione che consiste nel discoprimento della
di
lei falsa virtù e santità, per mezzo di un tentat
siste nel discoprimento della di lei falsa virtù e santità, per mezzo
di
un tentato matrimonio clandestino. Discostandosi
i caratteri, e si discopre con senno la sorgente della dissimulazione
di
Chiara; le due seguenti ove si manifesta il carat
seguenti ove si manifesta il carattere leggiero stordito e libertino
di
Claudio; gli artifizii dell’astuto Pericco propri
n nuova grazia a’ moderni costumi spagnuoli. Anima l’atto II un colpo
di
teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera
spagnuoli. Anima l’atto II un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia
di
Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella p
I un colpo di teatro che rileva l’ipocrisia di Chiara e la vera bontà
di
Agnese, perchè quella per discolparsi di un suo e
ia di Chiara e la vera bontà di Agnese, perchè quella per discolparsi
di
un suo errore all’arrivo di suo padre prende il l
di Agnese, perchè quella per discolparsi di un suo errore all’arrivo
di
suo padre prende il linguaggio melato degl’ipocri
cugina. Nell’atto III son da notarsi le seguenti cose; un altro colpo
di
bacchettona allorchè parlando Chiara con Perrico
ire al padre : la scena in cui don Luigi vorrebbe che ella si fidasse
di
lui e gli dicesse se inclinerebbe allo stato conj
tato conjugale, ed ella punto non fidandosi continua sempre col tuono
di
bacchettona; l’artificio con cui si prepara lo sc
che fa un parente del suo testamento. Questo parente deliberato avea
di
lasciar Chiara erede del suo; ma sapendo che era
che era determinata a farsi religiosa, dispone de’ suoi beni a favore
di
Agnese e muore. Ciò forma la disperazione ed il c
ò forma la disperazione ed il castigo dell’avido vecchio don Martino,
di
Chiara e di Claudio. Tutto per essi è sconcerto,
isperazione ed il castigo dell’avido vecchio don Martino, di Chiara e
di
Claudio. Tutto per essi è sconcerto, amarezza, de
a magnanima intercede per la cugina da cui era stata offesa, promette
di
rinunziarle parte de’ beni ereditati per non lasc
ò quì lo squarcio che ne pubblicai in versi nel 1790 nel sesto volume
di
quest’opera: Vada (dice della figliuola l’irato
ice io stessa, se non sei tu lieta. Queste due commedie bene scritte
di
un vivace poeta pieno di valore e di senno; le qu
tu lieta. Queste due commedie bene scritte di un vivace poeta pieno
di
valore e di senno; le quali secondate potevano fo
Queste due commedie bene scritte di un vivace poeta pieno di valore e
di
senno; le quali secondate potevano formare una fo
e nelle scene ispane, incontrarono i soliti ostacoli de i commedianti
di
Madrid. Io converrei secoloro per la seconda acco
gegni ben coltivati, e le mignatte periodiche e gli scarabbocchiatori
di
mestiere di ciechi colpi d’occhi e di articoli
ltivati, e le mignatte periodiche e gli scarabbocchiatori di mestiere
di
ciechi colpi d’occhi e di articoli per giornali
diche e gli scarabbocchiatori di mestiere di ciechi colpi d’occhi e
di
articoli per giornali venduti, noceva a que’ di n
chi colpi d’occhi e di articoli per giornali venduti, noceva a que’
di
nelle Spagne ai progressi teatrali la turba inett
ai progressi teatrali la turba inetta degli apologisti ed i colleghi
di
quel poetilla La Cruz che tiranneggiava i comme
el poetilla La Cruz che tiranneggiava i commedianti nazionali. Dopo
di
avere l’ingegnoso autore nel 1789 data la caccia
iuadas en el error, contra allas se dirige la censura. Il soggetto
di
tal commediola è un povero giovane chiamato Eleut
getto di tal commediola è un povero giovane chiamato Eleuterio carico
di
famiglia, il quale facendo cattivi versi imprende
stinata in moglie a don Ermogene pedantaccio arrogante non men povero
di
lui. Nè l’uno nè l’altro è nel caso di effettuare
accio arrogante non men povero di lui. Nè l’uno nè l’altro è nel caso
di
effettuare tali nozze non avendo danari pel bisog
nozze non avendo danari pel bisognevole. Il poetastro attende l’esito
di
una commedia che ha data al teatro, e col prezzo
o attende l’esito di una commedia che ha data al teatro, e col prezzo
di
essa promessogli nel caso che la commedia riesca
cetta al pubblico, e col frutto sperato della impressione, si lusinga
di
ammobigliare la casa per la sorella, pagare i deb
do pedante si ritira impudentemente, e senza il caritatevole soccorso
di
un ricco uomo dabbene impietosito, la famiglia de
onore all’umanità ed in conseguenza all’autore. Sento che il pubblico
di
Madrid la vide con particolar diletto, e l’applau
geniale indolenza dell’autore mal resse a questa prova, nè soffrì il
di
lui amor proprio che un componimento che tanti gl
ibuivano, così malconcio corresse per quelle contrade. Presolo dunque
di
nuovo per mano, lo purgò delle variazioni fattevi
Così l’ha pubblicato, e me ne fornì un esemplare che pure a petizione
di
alcuni io tradussi in prosa giusta la richiesta.
on grandi promesse una vedova d’Illesca a cui dà a credere che ama la
di
lei figlia. Un Leandro innamorato che si vede cac
che ama la di lei figlia. Un Leandro innamorato che si vede cacciato
di
casa, ne tasta il coraggio, lo conosce poltrone,
nto barone astringe la vedova a ravvedersi. L’azione che si aggira su
di
un impostore smascherato, non è nuova, ma è scrit
ova, ma è scritta con piacevolezza e vi trionfa il grazioso carattere
di
don Pedro fratello della vecchia delusa. La favol
acile a praticarsi, sono i pregi che gl’imparzialì non possono negare
di
riconoscere in questa favola. II. Tramezzi
atti delle commedie, non sono più gli antichi entremeses buffoneschi
di
tre o quattro personaggi che recitavansi per lo p
ciarono a tralasciarsi, e seguiva all’atto la sola tonadilla. In vece
di
tali tramezzi si posero in moda quelli che chiama
esi. Simili favolette introducono per lo più molti personaggi vestiti
di
caratteri proprii de’ tempi presenti, de’ quali s
rma e grandezza, essi a poco a poco introdurrebbero la bella commedia
di
Terenzio e Moliere, che con tentativo felice ebbe
sino alla fine del 1783, tempo della mia dimora in Madrid, fornirono
di
simili tramezzi le patrie scene, non seppero mai
che soggiungo. In prima perchè non si avvisarono d’apprendere l’arte
di
scegliere i tratti nelle società più generali, al
secondo luogo perchè quei che se ne sono occupati non hanno mostrato
di
saper formare un quadro che rappresenti un’ azion
ta. Inoltre perchè hanno dato a credere che essi ignorassero la guisa
di
fissar l’altrui attenzione su di un solo caratter
redere che essi ignorassero la guisa di fissar l’altrui attenzione su
di
un solo carattere principale che trionfi fra molt
sino al tempo che io vi fui, esposero per esempio alla vista una sala
di
conversazione composta di varii originali con ugu
i, esposero per esempio alla vista una sala di conversazione composta
di
varii originali con ugual quantità di lume, i qua
sala di conversazione composta di varii originali con ugual quantità
di
lume, i quali dopo di avere successivamente cical
composta di varii originali con ugual quantità di lume, i quali dopo
di
avere successivamente cicalato quanto basti per l
perchè si vuole, non perchè si dee, con una tonadilla. Un gran numero
di
tali sainetti e forse la maggior parte si compose
a maggior parte si compose dal più volte mentovato don Ramon La Cruz,
di
cui con predilezione e privilegio esclusivo fidav
i cui con predilezione e privilegio esclusivo fidavansi i commedianti
di
Madrid. Le sue picciole farse spesso si riceveano
Le sue picciole farse spesso si riceveano con applauso, ed in grazia
di
alcune di esse talvolta si tollerarono goffissime
cciole farse spesso si riceveano con applauso, ed in grazia di alcune
di
esse talvolta si tollerarono goffissime commedie
ile dimesso ed umile assai accomodato a ritrarre, come fece, la plebe
di
Lavapies e de las Maravillias (contrade di Madrid
rarre, come fece, la plebe di Lavapies e de las Maravillias (contrade
di
Madrid abitate solo da un popolo minuto insolente
d’erbe e castagne, facchini ec., e l’eroe Manolo che si figura venuto
di
fresco senza camicia e lacero dopo di aver compit
roe Manolo che si figura venuto di fresco senza camicia e lacero dopo
di
aver compito il decennio della sua condanna nel p
cero dopo di aver compito il decennio della sua condanna nel presidio
di
Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo fe
lla sua condanna nel presidio di Ceuta. L’azione consiste nella morte
di
Manolo ferito da Mezzodente di lui rivale, cui tu
i Ceuta. L’azione consiste nella morte di Manolo ferito da Mezzodente
di
lui rivale, cui tutti gli altri personaggi fanno
l trafitto Manolillo obedendo risuscitano belli e ridenti. Il disegno
di
simile insipida farsaccia fu di mettere in ridico
suscitano belli e ridenti. Il disegno di simile insipida farsaccia fu
di
mettere in ridicolo gli scrittori di tragedie e l
di simile insipida farsaccia fu di mettere in ridicolo gli scrittori
di
tragedie e l’osservanza delle unità. Gli scherzi
arie donnacce da partito condotte all’Ospicio e a San-Fernando luoghi
di
correzione per le prostitute, su i pidocchi uccis
tanti anni, non l’ha certamente manifestato. In effetto ad eccezione
di
certe favole allegoriche, le quali per lo più non
a, egli si limitò a tradurre alcune farse francesi, e particolarmente
di
Moliere, Giorgio Dandino, il Matrimonio a forza,
Giorgio Dandino, il Matrimonio a forza, Pourceaugnac ec.. Ma in vece
di
apprendere da sì gran maestro l’arte di formar qu
Pourceaugnac ec.. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte
di
formar quadri di giusta grandezza simili al vero,
. Ma in vece di apprendere da sì gran maestro l’arte di formar quadri
di
giusta grandezza simili al vero, egli ha rannicch
nicchiate, poste in iscorcio disgraziato e dimezzate nel più bello le
di
lui favole, a somiglianza di quel Damasto soprann
disgraziato e dimezzate nel più bello le di lui favole, a somiglianza
di
quel Damasto soprannomato Procruste ladrone dell’
i piedi o la testa a’ viandanti mal capitati, quando non si trovavano
di
giusta misura pel suo letto a. a. Di ciò sono
o alla morte nel medesimo gusto. Ecco quanto un degno poeta spagnuolo
di
questi tempi me ne scrisse da Madrid a’ 6 di otto
un degno poeta spagnuolo di questi tempi me ne scrisse da Madrid a’ 6
di
ottobre del 1789. «Il nominato don Ramòn (il qu
n Ramòn (il quale, secondochè egli stesso ridicolamente millanta, ha
di
U. S. trionfato, come scrive nel Prologo del suo
mente ha composta una Loa che si rappresenta nel Teatro del Principe,
di
cui a’ miei dì non penso di veden cosa peggiore.»
e si rappresenta nel Teatro del Principe, di cui a’ miei dì non penso
di
veden cosa peggiore.» Ayer la vi (egli aggiugne
nome, recitando, protagonista, in farse o in commediole, e riuscendo
di
non poco utile al capocomico. Ora ecco l’elenco d
do di non poco utile al capocomico. Ora ecco l’elenco della Compagnia
di
Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, che agiva assie
nia di Luigi Rosa e Pasquale Tranquilli, che agiva assieme a un corpo
di
ballo, per la stagione di carnovale dell’anno 183
le Tranquilli, che agiva assieme a un corpo di ballo, per la stagione
di
carnovale dell’anno 1832 al R. Teatro Pantera di
llo, per la stagione di carnovale dell’anno 1832 al R. Teatro Pantera
di
Lucca : DONNE Fabbretti Carolina (V.), p
gi Rosa e Pasquale Tranquilli, ad intraprendere un corso ben regolato
di
Recite nel corrente Carnevale. I più scelti autor
gni amatori della drammatica, una non dubbia prova accordare vorranno
di
loro bontà con dare contrassegni di aggradimento
n dubbia prova accordare vorranno di loro bontà con dare contrassegni
di
aggradimento alle fatiche degli umili attori, non
non ad altro tutti aspirando che ad essere coperti col prezioso manto
di
un si valevole patrocinio. Onde rendere vieppiù
dilettevole il serale trattenimento verranno esposti tre Balli : uno
di
mezzo Carattere, e due Buffi diretti, o composti
e due Buffi diretti, o composti dal signor Domenico Turchi ; il primo
di
questi è intitolato : Il Proscritto Scozzese, il
uelli a un dipresso delle altre compagnie, si componeva in gran parte
di
drammi lagrimosi, alternati con qualche tragedia
eva in gran parte di drammi lagrimosi, alternati con qualche tragedia
di
Alfieri e qualche commedia di Goldoni. Allora all
grimosi, alternati con qualche tragedia di Alfieri e qualche commedia
di
Goldoni. Allora alla piccola Ristori si affidavan
la piccola Ristori si affidavan più specialmente parti insignificanti
di
piccoli servi. Il '34 fu scritturata con la fami
fu scritturata con la famiglia dal Meneghino Moncalvo, il quale, dopo
di
averla per due anni esercitata in parti di bambin
o Moncalvo, il quale, dopo di averla per due anni esercitata in parti
di
bambina, credette, mercè la figura di lei slancia
er due anni esercitata in parti di bambina, credette, mercè la figura
di
lei slanciata, di affidarle quella di Francesca d
tata in parti di bambina, credette, mercè la figura di lei slanciata,
di
affidarle quella di Francesca da Rimini, ch'ella
bina, credette, mercè la figura di lei slanciata, di affidarle quella
di
Francesca da Rimini, ch'ella recitò per la prima
nel '36, con tale successo, che le furon poco dopo offerte scritture
di
prima donna assoluta. Ma per fortuna il padre, uo
erte scritture di prima donna assoluta. Ma per fortuna il padre, uomo
di
buon senso, la scritturò invece (1837-38) nella R
uale, affermava ne'suoi ricordi con raro, e direi quasi unico esempio
di
gratitudine nell’arte nostra, di non essere mai,
on raro, e direi quasi unico esempio di gratitudine nell’arte nostra,
di
non essere mai, giovine e adulta, venuta meno.
dal '51 alla quaresima del '52, divenuta da un anno e dopo una serie
di
romantiche vicende la marchesa Capranica Del Gril
architettò tre rappresentazioni straordinarie, che furono avvenimento
di
vera gloria, e la salvazione del povero carcerato
o carcerato. Allora il Righetti, che in lei sola omai vedeva l’àncora
di
salvezza della naufragante Compagnia Reale, tornò
tel Gandolfo rispondeva il 12 settembre del '47 : La ringrazio delle
di
Lei esibizioni ; ma avendo preso marito da qualch
ma avendo preso marito da qualche tempo, ed essendo ciò a cognizione
di
tutti, doveva bene immaginarsi che se rimanevo an
immaginarsi che se rimanevo ancora sulle scene, lo facevo in riguardo
di
non rovinare i miei Capo-Comici con un repentino
in 51 termino il mio contratto e la carriera drammatica per cambiare
di
condizione. Eccole parlato francamente. Non si p
irettore, e si alleò a riuscir nell’impresa Pasquale Tessero, cognato
di
lei. E veramente quella scena che aveva date tant
svegliò d’un tratto potentissimo l’antico amore dell’arte, che quello
di
sposa e di madre aveva per alcun po'assopito. Ma
n tratto potentissimo l’antico amore dell’arte, che quello di sposa e
di
madre aveva per alcun po'assopito. Ma ad attuare
abile : suo marito, da cui non si sarebbe mai separata, era sul punto
di
ottenere un appalto governativo, in società con a
gli assicurava un ottimo resultato : forse, dopo un triennio, l’utile
di
dieci mila scudi. Ancora : le condizioni dell’art
zioni dell’arte in Italia non eran tali da remunerar la prima attrice
di
una compagnia sì lautamente, da colmar, sia pure
’altronde : la Ristori si era disfatta, coll’allontanarsi dal teatro,
di
ogni suo corredo…. Bisognava ricominciare, e su l
stagione a Roma, e per l’autunno nel primo anno '53. Di più : in caso
di
pericolo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe
oma, e per l’autunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo
di
vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito
er l’autunno nel primo anno '53. Di più : in caso di pericolo di vita
di
un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito venti g
olo di vita di un dei suoceri, ella dovrebbe aver subito venti giorni
di
permesso, rimettendo, nell’anno, le recite ch'ell
in una sola produzione per sera in principio della serata con diritto
di
rifiutare quelle parti immorali sulle quali molte
revisioni passano sopra, come Il Fallo, Dopo sedici anni, Dieci anni
di
vita di una donna, Stifelius, Clarissa Harlowe, e
ni passano sopra, come Il Fallo, Dopo sedici anni, Dieci anni di vita
di
una donna, Stifelius, Clarissa Harlowe, ecc. : qu
e conoscer l’elenco degli attori che componessero la Compagnia, prima
di
sottoscrivere il contratto ; e prima della riconf
ua parte ; volendo ella eseguirla secondo gliela dettasse il suo modo
di
sentire. Ora : le pretese eran senza dubbio forti
E cercandole con lusinghevoli parole la via del cuore, tentò diminuir
di
metà lo stipendio, e accordarle in quella vece un
ompagnia, me la figuravo un’istituzione imperibile, ed andrei superba
di
contribuire all’esistenza di questa, come una fig
stituzione imperibile, ed andrei superba di contribuire all’esistenza
di
questa, come una figlia riconoscente a quella del
e lo dice — da un cantuccio della sua mente scaturì l’ardito progetto
di
andare in Francia. » Ma il Righetti, nella gran p
e più forti argomenti, primo dei quali la divisione con lui, nel caso
di
perdita, della sua parte di utili toccata in Ital
dei quali la divisione con lui, nel caso di perdita, della sua parte
di
utili toccata in Italia. E la risoluzione,
o pericoloso quell’esperimento, sia dal lato interesse, che da quello
di
un favorevole successo. A render tutto ciò m
mio marito pensa partire per Parigi il 20 0 25 corrente, e, corredato
di
lettere commendatizie, interessare l’alta società
stinte e ragguardevoli famiglie sue conoscenti, raccomandando onorare
di
loro appoggio quest’esperimento drammatico italia
Marchesi Capranica, Marchese Del Grillo)…. E il Marchese Giuliano,
di
fatti, si recò a Parigi prima della Compagnia ; e
rchese Giuliano, di fatti, si recò a Parigi prima della Compagnia ; e
di
là mandò al Righetti una nota dei personaggi, che
atilde, S. A. Murat, S. A. il Principe Carlo Bonaparte, S. A. il Duca
di
Brunswick, S. E. il Marchese di Villa Marina, S.
incipe Carlo Bonaparte, S. A. il Duca di Brunswick, S. E. il Marchese
di
Villa Marina, S. E. Fould, Ministro di Stato, S.
i Brunswick, S. E. il Marchese di Villa Marina, S. E. Fould, Ministro
di
Stato, S. E. il Barone Hübner, Ambasciatore d’Aus
Stato, S. E. il Barone Hübner, Ambasciatore d’Austria, S. E. il Duca
di
Galliera, ecc., accompagnata da queste parole :
igi. Per i 14,000 franchi contateci, come sono sicuro che l’esito sia
di
tutta soddisfazione per voi, per me e per gli art
vi che, oltre al dividere con voi interessi e rischi, ho a cuore, più
di
qualunque altro, la riuscita buona della cosa per
per la mia Adelaide…. E la sera della prima rappresentazione, il 22
di
maggio, venne, e il successo della Ristori fu ott
co i più restii trovaron a esuberanza in lei dopo la rappresentazione
di
Mirra di Vittorio Alfieri, che fu tutta un trionf
restii trovaron a esuberanza in lei dopo la rappresentazione di Mirra
di
Vittorio Alfieri, che fu tutta un trionfo de'più
a la Ristori non era il solo ornamento della Compagnia. Altri artisti
di
valore, come Ernesto Rossi, Luigi Bellotti-Bon e
avevan diritti da far valere. Si dovette recitare Il Burbero benefico
di
Carlo Goldoni, Niente di male di Augusto Bon, La
ere. Si dovette recitare Il Burbero benefico di Carlo Goldoni, Niente
di
male di Augusto Bon, La Suonatrice d’ Arpa di Dav
dovette recitare Il Burbero benefico di Carlo Goldoni, Niente di male
di
Augusto Bon, La Suonatrice d’ Arpa di David Chios
i Carlo Goldoni, Niente di male di Augusto Bon, La Suonatrice d’ Arpa
di
David Chiossone. E le lodi non mancarono, non man
a chi mancava era il pubblico. Come porre riparo alla disfatta ? Il 5
di
giugno si replicò la Mirra ; e il pubblico, attra
ccesso fu clamoroso. La tragedia si replicò fino all’andata in iscena
di
Maria Stuarda, e la buona riuscita dell’impresa f
la Rachel fu soggiogata dalla grande arte della Ristori, fatta tutta
di
spontataneità, e quel battesimo della sua fama le
utta di spontataneità, e quel battesimo della sua fama le aprì le vie
di
tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità,
o della sua fama le aprì le vie di tutto il mondo. Ecco, a titolo
di
curiosità, il borderò di una di quelle recite (13
le vie di tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità, il borderò
di
una di quelle recite (13 agosto 1855) : Recette b
di tutto il mondo. Ecco, a titolo di curiosità, il borderò di una
di
quelle recite (13 agosto 1855) : Recette brutte
istori 3,251.90 Visto e riconosciuto, etc. etc. Firmato, con data
di
Parigi 21 agosto 1855, Giuliano del Grillo. Reyna
de'suoi Portraits contemporains (Paris, Amyot, 1864) : Col successo
di
Parigi, ell’è giunta omai in prima linea, ha conq
uto dalla natura tutti i doni necessarj all’arte sua. Grande, nobile,
di
bellezza commovente e appassionata, con due occhi
ezza commovente e appassionata, con due occhi che parlano, un sorriso
di
perle, un gesto d’imperatrice, incede come potreb
de come potrebber Pallade o Giunone, e la sua voce è una musica piena
di
soavità, o di forza, secondo il sentimento che la
ber Pallade o Giunone, e la sua voce è una musica piena di soavità, o
di
forza, secondo il sentimento che la domina. Mai a
ende, con l’espressione della sua faccia, e la melodia del suo organo
di
fisarmonica…. Questo per le doti fisiche. E per
esso non aveva indovinato, e le sviscera in ogni più tenue gradazione
di
tinte : con un sol gesto, con una occhiata ella d
one di tinte : con un sol gesto, con una occhiata ella dice assai più
di
un’altra con cento parole. Chi non ricorda il mod
il modo con cui s’avvolgeva nel suo manto alla fine del secondo atto
di
Mirra ? Chi non senti bagnarsi gli occhi di lacri
lla fine del secondo atto di Mirra ? Chi non senti bagnarsi gli occhi
di
lacrime vedendola inginocchiarsi davanti al Croci
nto. Ella non vive come una commediante, ma come la più onorata madre
di
famiglia, compiendo ogni suo dovere, che è per le
suo Journal intime de la Comédie Française (Paris, Dentu, 1873), dice
di
lei : L'ornamento principale della Compagnia, Ad
pale della Compagnia, Adelaide Ristori, si ebbe nella interpretazione
di
tragedie di Alfieri e di Schiller, un successo co
ompagnia, Adelaide Ristori, si ebbe nella interpretazione di tragedie
di
Alfieri e di Schiller, un successo colossale, che
laide Ristori, si ebbe nella interpretazione di tragedie di Alfieri e
di
Schiller, un successo colossale, che aveva davver
izione. Bisogna leggere i giornali dell’epoca, per rendersi ben conto
di
codesto delirio, e di cotesto fanatismo. Lamartin
e i giornali dell’epoca, per rendersi ben conto di codesto delirio, e
di
cotesto fanatismo. Lamartine stesso usci dal sile
cendo uno strano parallelo tra lei e la Rachel, nel quale si sforzava
di
mostrare quanto più grande fosse la tragica stran
arti, e non ho lasciato alcuna delle sue rappresentazioni. Posso dire
di
doverle molto, poichè, soccorso dal ricordo di qu
sentazioni. Posso dire di doverle molto, poichè, soccorso dal ricordo
di
quanto le vidi fare, mi son servito bene spesso d
o di quanto le vidi fare, mi son servito bene spesso de' suoi giuochi
di
scena e di fisionomia. Assai sovente ho modellato
le vidi fare, mi son servito bene spesso de' suoi giuochi di scena e
di
fisionomia. Assai sovente ho modellato attrici su
esta ammirabile artista, e tra l’altre la Fargueil, che è tutta piena
di
imitazioni ristoriane, e che le deve, senza saper
a era del Ristorismo più puro. Per conto mio non ho mai veduto niente
di
più bello al teatro, che l’azione di questa marav
nto mio non ho mai veduto niente di più bello al teatro, che l’azione
di
questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, d
lo al teatro, che l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate
di
Pia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son
atro, che l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia,
di
Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste
l’azione di questa maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea,
di
Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più be
uesta maravigliosa donna ; e le serate di Pia, di Medea, di Giuditta,
di
Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta
ia, di Medea, di Giuditta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle
di
tutta la mia vita di teatro. Naturalmente i gran
itta, di Maria Stuarda, son rimaste le più belle di tutta la mia vita
di
teatro. Naturalmente i grandi entusiasmi ebbero
1861), non ebbe, specie per la recitazione in francese della Beatrice
di
Legouvé, parole di soverchia tenerezza per la nos
ecie per la recitazione in francese della Beatrice di Legouvé, parole
di
soverchia tenerezza per la nostra eroina : ma l’e
tra eroina : ma l’entusiasmo si mantenne alto, nonostante i tentativi
di
reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo d
stante i tentativi di reazione dell’anno dopo, e quel primo battesimo
di
Parigi fu anche, s’è già detto, il primo passo de
detto, il primo passo del lungo e glorioso cammino della Ristori, chè
di
là il suo nome echeggiò in ogni parte più riposta
sta del mondo. Percorse l’America del Nord nel '66, e vi tornò l’anno
di
poi, il '75 e l’ '84. Fu il '68 nel Messico ; il
giata, acclamata dal pubblico, dalla stampa, dai poeti. Ebbe amicizie
di
Sovrani ; ridonò alla società e alla patria un po
oniò una medaglia d’oro ; e un’altra, d’oro gliene coniò la R. Scuola
di
Recitazione di Firenze che ho l’onore di dirigere
ia d’oro ; e un’altra, d’oro gliene coniò la R. Scuola di Recitazione
di
Firenze che ho l’onore di dirigere ; e sono orgog
ro gliene coniò la R. Scuola di Recitazione di Firenze che ho l’onore
di
dirigere ; e sono orgoglioso di poter qui legare
Recitazione di Firenze che ho l’onore di dirigere ; e sono orgoglioso
di
poter qui legare in qualche modo il mio piccolo n
ioso di poter qui legare in qualche modo il mio piccolo nome a quello
di
lei grandissimo e venerato. Ebbe tre fratelli
rato. Ebbe tre fratelli che seguiron l’arte sua : Carolina, moglie
di
Pasquale Tessero (V.), nata il 4 novembre 1823 a
; Enrico, artista egregio alcun tempo per le parti amorose al fianco
di
sua sorella, poi impiegato ferroviario, nato a Vo
a Foggia nel 1894 ; e Cesare ora al fianco della sorella per le parti
di
carattere, ora cantante buffo, nato a Soresina il
per le parti di carattere, ora cantante buffo, nato a Soresina il 21
di
marzo 1835, e morto a Torino, maestro di recitazi
buffo, nato a Soresina il 21 di marzo 1835, e morto a Torino, maestro
di
recitazione, il 26 febbrajo 1891.
Bassi……. Attore e capocomico, nativo
di
Venezia. Studiò al collegio di S. Cipriano con Gi
Bassi……. Attore e capocomico, nativo di Venezia. Studiò al collegio
di
S. Cipriano con Giacomo Casanova ; vestì, come lu
pare vivesse brutalemente. A dare un’idea della guitteria e sudiceria
di
codesto Bassi, trascrivo qui l’aneddoto che tragg
traggo dalle memorie del Casanova, inesauribile e interessante fonte
di
notizie su i comici italiani. Siamo ad Ausburgo n
l 1789. ……………………….. « Quando la compagnia si fu tolta i suoi costumi
di
teatro, per indossar quelli di tutti i giorni, la
a compagnia si fu tolta i suoi costumi di teatro, per indossar quelli
di
tutti i giorni, la laide Bassi, infilato il mio b
inato. Era una immensa camera al pian terreno, che serviva a un tempo
di
cucina, di salotto da pranzo e di camera da letto
una immensa camera al pian terreno, che serviva a un tempo di cucina,
di
salotto da pranzo e di camera da letto. Una lunga
ian terreno, che serviva a un tempo di cucina, di salotto da pranzo e
di
camera da letto. Una lunga tavola apparecchiata p
amera da letto. Una lunga tavola apparecchiata per metà con un cencio
di
tovaglia che portava l’impronta di un mese di ser
parecchiata per metà con un cencio di tovaglia che portava l’impronta
di
un mese di servizio ; sull’altra metà stava un pa
per metà con un cencio di tovaglia che portava l’impronta di un mese
di
servizio ; sull’altra metà stava un pajuolo assai
metà stava un pajuolo assai lercio, nel quale si lavavano alcuni vasi
di
terra, rimasti là sin dal pranzo, che dovevan ser
e dovevan servire poi per la cena. Una sola candela ficcata nel collo
di
una bottiglia rotta rischiarava a mala pena lo st
llice e asciugandosi poi senza cerimonie le dita sulla tovaglia, dopo
di
aver gettato per terra la moccolaja. Un attore, s
o della Compagnia, che portava lunghi mustacchi, a motivo delle parti
di
assassino e di ladro ch’egli recitava, servi un e
ia, che portava lunghi mustacchi, a motivo delle parti di assassino e
di
ladro ch’egli recitava, servi un enorme piatto di
arti di assassino e di ladro ch’egli recitava, servi un enorme piatto
di
carne riscaldata nuotante in mezzo a una quantità
un enorme piatto di carne riscaldata nuotante in mezzo a una quantità
di
poltiglia, a cui avevano affibbiato il nome di sa
n mezzo a una quantità di poltiglia, a cui avevano affibbiato il nome
di
salsa ; e la famiglia affamata si mise a intinger
rvi del pane che andava spezzando colle dita o coi denti, in mancanza
di
coltello e di forchetta. Un gran vaso di birra pa
he andava spezzando colle dita o coi denti, in mancanza di coltello e
di
forchetta. Un gran vaso di birra passava di convi
ita o coi denti, in mancanza di coltello e di forchetta. Un gran vaso
di
birra passava di convitato in convitato, e nel be
in mancanza di coltello e di forchetta. Un gran vaso di birra passava
di
convitato in convitato, e nel bel mezzo di questa
gran vaso di birra passava di convitato in convitato, e nel bel mezzo
di
questa miseria, si mostrava la gioja su tutti i v
ome chiusa, l’attore-cuoco mise sulla tavola un secondo piatto, pieno
di
pezzi di porco fritto nella padella, che fu divor
a, l’attore-cuoco mise sulla tavola un secondo piatto, pieno di pezzi
di
porco fritto nella padella, che fu divorato in un
adella, che fu divorato in un fiat con grande avidità. Bassi si degnò
di
farmi prender parte a questo appetitosto banchett
mi prender parte a questo appetitosto banchetto, e glie ne fui tenuto
di
cuore. Mi fece poi brevemente la narrazione delle
ece poi brevemente la narrazione delle sue avventure, che eran quelle
di
un povero diavolo ; e fini col dirmi ch’egli anda
ro diavolo ; e fini col dirmi ch’egli andava a Venezia, ov’era sicuro
di
far fortuna nel carnovale. » Povero Bassi !… Egl
rosi per recitare, e per togliersi la fame. La Compagnia era composta
di
14 persone, compresa la famiglia Bassi, marito, m
i 14 persone, compresa la famiglia Bassi, marito, moglie e una figlia
di
13 in 14 anni ; e il più delle volte s’introitava
si può credere, modestissime. Nulla sappiamo degli attori, se non che
di
una servetta strasburghese e di un arlecchino, il
lla sappiamo degli attori, se non che di una servetta strasburghese e
di
un arlecchino, il suo amante, intorno ai quali i
ai quali i alla famiglia Bassi è nello stesso Casanova la descrizione
di
un’orgia schifosa al segno da far arrossire il pi
orto nella primavera del 1774, cioè quindici anni prima dell’incontro
di
questo col Casanova ad Ausburgo : non la Marianna
ano che il Bartoli, suo contemporaneo, non abbia fatto alcun cenno nè
di
viaggi all’estero, nè della educazione ecclesiast
nte nella tragedia inglese, e le danno tanta forza e vivacità, che al
di
lei confronto la francese par che languisca come
di lei confronto la francese par che languisca come un dilicato color
di
rosa presso a una porpora vivace. E se la regolar
regolarità, il buon gusto, la verisimiglianza, l’interesse, e l’unità
di
disegno, che trionfano in quell’ultima, accompagn
l costume, e dal clima. Nonpertanto il celebre Addison si é ingegnato
di
unire alla forza la regolarità nel suo Catone, e
doardo Young autore delle Notti, amico e socio ne’ travagli letterari
di
Swift, Pope, Richardson etc., morto nel 1765, ha
o in Francia da M. de la Place) rappresentata con applauso sul teatro
di
DruryLane nel 1719, la Vendetta uscita nel 1721 e
, quanto allo stile, ma merita indulgenza per esser uscita da un uomo
di
sessantanove anni. Quest’insigne poeta é morto ne
e inglesi il sig. Savage troppo infelice figlio dell’inumana contessa
di
Macelesfield, la cui memoria, eccita il fremito d
questo mostro nel 1698, e morì in prigione nel 1743. La sua tragedia
di
Tommaso Overbury fu da lui composta nelle taverne
omposta nelle taverne e per le strade nella maggiore indigenza. D’età
di
18 e 19 anni già aveasi acquistato qualche nome c
sentata con sommo applauso Sigismonda e Tancredi, bellissima tragedia
di
Thompson, il cui argomento, tratto da una novella
i argomento, tratto da una novella inserita nel pregiatissimo romanzo
di
Gil Blàs del sig. le Sage, é stato anche bene man
é stato anche bene maneggiato in Francia da M. Saurin nella tragedia
di
Blanche et Guiscard, e in Italia dal conte Calini
do, tragedie ricevute con sommo gradimento; ma la nazione malcontenta
di
lui per altro motivo, non volle ascoltare Edoardo
o ed Eleonora pubblicata nel 1739. Dennis, il famoso censore e nemico
di
Alessandro Pope, compose una tragedia condotta co
secondo il gusto degl’inglesi246. Giorgio Lillo, onorato gioielliere
di
Londra, morto nel 1739, quantunque posseduto aves
que posseduto avesse un carattere dolce, e costumi semplici, é autore
di
due atroci tragedie cittadinesche, l’una intitola
tragedie cittadinesche, l’una intitolata Barnwell 247, o il Mercante
di
Londra, e l’altra la Fatale Curiosità, fatali ver
le scelleraggini più esecrande e vergognose per l’umanità. Ma ad onta
di
tante morti, tanto sangue, e tanti delitti enormi
commedia inglese é cresciuta per le favole del signor Congrève, morto
di
cinquantasette anni nel 1729. Egli ne ha composte
anni nel 1729. Egli ne ha composte varie, esatte e spiritosa, e piene
di
caratteri assai di moda nel gran mondo, avendo co
ne ha composte varie, esatte e spiritosa, e piene di caratteri assai
di
moda nel gran mondo, avendo coloriti con somma vi
ta molto applaudita. Riccardo Stéele membro del parlamento e compagno
di
Addison nell’opera dello Spettatore Inglese, comp
stati stampati e letti con diligenza, non vi si rinviene una bellezza
di
stilo corrispondente, essi goderanno di una glori
n vi si rinviene una bellezza di stilo corrispondente, essi goderanno
di
una gloria passeggiera, che pure avran comune con
che pure avran comune con alcuni componimenti mostruosi. E la massima
di
Stéele presa per traverso può favorire le farse s
in pregiudizio de’ Torrismondi, delle Atalie, e de’ Catoni. Il signor
di
Voltaire confessa che la sua Scozzese è traduzion
toni. Il signor di Voltaire confessa che la sua Scozzese è traduzione
di
una commedia del ministro anglicano Hume per erro
o e politico dell’istesso cognome. Nel 1755 si rappresentò nel teatro
di
Drury-Lane la Figlia ritrovata, commedia del sig.
Drury-Lane la Figlia ritrovata, commedia del sig. Edoardo Moore, nel
di
cui scioglimento, comune per altro e mille volte
mille volte usato, avvenuto per lo rimorso d’una nutrice, non lascia
di
trovarsi qualche interesse; ma tutto il resto é u
n lascia di trovarsi qualche interesse; ma tutto il resto é una filza
di
scene leggiermente accozzate, più che un’azione b
ozzate, più che un’azione ben graduata248. Soprattutto il personaggio
di
Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdo
aggio di Faddle basso, triviale, poltrone, infame, introdotto in casa
di
una dama, la quale ne riceve anche lettere amoros
a tal personaggio tutto ciò ch’era episodico. Egli poi coll’istruirci
di
tal ordine del pubblico, e col rimettervi nell’im
quello che ne avea tolto per obedire, diede una pruova della perizia
di
esso pubblico e della propria indocilità. Miglior
lla propria indocilità. Miglior pennello comico é senza dubbio quello
di
M. Murphy autore della commedia intitolata la Man
ubbio quello di M. Murphy autore della commedia intitolata la Maniera
di
fissarlo, rappresentata nel 1761. Egli l’ha compo
di fissarlo, rappresentata nel 1761. Egli l’ha composta sui materiali
di
due commedie francesi, il Pregiudizio alla moda,
rse ne diviene troppo complicata. Il leggitore si dispone agli eventi
di
Lovemore, a quelli di sir Constant, a quelli di m
complicata. Il leggitore si dispone agli eventi di Lovemore, a quelli
di
sir Constant, a quelli di madama Belmour; ma pur
i dispone agli eventi di Lovemore, a quelli di sir Constant, a quelli
di
madama Belmour; ma pur ne risulta uno sciogliment
ne risulta uno scioglimento non infelice, benché non sia della natura
di
quelli che mettono con un sol colpo tutte le cose
ridicolo d’un marito amante della propria moglie senza aver coraggio
di
manifestarlo, é più marcato che non é nella comme
aver coraggio di manifestarlo, é più marcato che non é nella commedia
di
M. de la Chaussée. Constant diviene totalmente pi
scena II dell’atto II fa nella propria persona una dipintura curiosa
di
quelli che aspirano ad entrar nel parlamento. «Ch
ende Constant da Lovemore, attaccato del medesimo suo morbo, sul modo
di
contenerli colla moglie, é ben graziosa nella sce
i colla moglie, é ben graziosa nella scena II. La prima dell’atto III
di
Lovemore a tavola colla moglie, quella di madama
II. La prima dell’atto III di Lovemore a tavola colla moglie, quella
di
madama Belmour con madama Lovemore, e l’accidente
a moglie, quella di madama Belmour con madama Lovemore, e l’accidente
di
M. Lovemore trasformato in un milord in casa dell
nto e una vivacità considerabile. Piacevole e ben condotto é il colpo
di
teatro dell’atto IV della lettera di Constant cam
cevole e ben condotto é il colpo di teatro dell’atto IV della lettera
di
Constant cambiata da Lovemore, e ne risulta l’equ
cena. La Moglie Gelosa, commedia del signor Giorgio Calman traduttor
di
Terenzio, si é rappresentata in Drury-Lane nel 17
ttor di Terenzio, si é rappresentata in Drury-Lane nel 1763, ed é una
di
quelle che più sovente comparisce sulle scene ing
tà. Il carattere della gelosa é vero, naturale, ben collorito. Quello
di
sir Henns, d’un rustico occupato sempre de’ suoi
, é ben espresso. Graziosa nella I scena dell’atto II é la genealogia
di
una giumenta, la quale rileva il ridicolo della s
hia passione degl’inglesi per gli loro cavalli. L’azione non ha luogo
di
languire per gli accidenti accumulati l’un sopra
chiedeva però maggior destrezza nel prepararli, acciocché mostrassero
di
avvenire naturalmente, non perché il poeta ne abb
el Roscio dell’Inghilterra Davide Garrick, i quali sono ancora autori
di
alcune altre commedie scritte con molta pratica e
ori di alcune altre commedie scritte con molta pratica e intelligenza
di
teatro. Una fredda regolarità per quanto comporta
grazie, e non poca noia caratterizzano La Falsa Delicatezza, commedia
di
M. Kelly rappresentata nel 1768, e dedicata al no
ghilterra l’opera italiana eroica, e comica, ma é la meno frequentata
di
tutti gli spettacoli teatrali. Si spende nelle vo
’ balli. I drammi colla musica si fanno venir d’Italia. Sino al regno
di
Riccardo soprannomato Cuor di leone era la musica
si fanno venir d’Italia. Sino al regno di Riccardo soprannomato Cuor
di
leone era la musica in Inghilterra pressoché inte
Elisabetta che l’amava, e che volle fin anche spirare con un concerto
di
musica, fece fare a quell’arte qualche progresso
i del Fax-Hall e del Renelag, quelli che si danno nella famosa chiesa
di
San Paolo, e i particolari di tutta Londra, sono
quelli che si danno nella famosa chiesa di San Paolo, e i particolari
di
tutta Londra, sono composizioni Inglesi. Alema
esi. Alemano La turgidezza, i frizzi, e le metafore stravaganti
di
Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano
zi, e le metafore stravaganti di Lohenstein, non meno che le bassezze
di
Cristiano Weisse andavano di giorno in giorno fin
di Lohenstein, non meno che le bassezze di Cristiano Weisse andavano
di
giorno in giorno fin dal principio di questo seco
ze di Cristiano Weisse andavano di giorno in giorno fin dal principio
di
questo secolo cadendo nel meritato dispregio, e g
ieri, e la purità e correzione dell’espressioni trionfava nelle opere
di
vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf,
oni trionfava nelle opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle
di
Wolf, di Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller,
fava nelle opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf,
di
Canitz, di Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn
opere di vari chiari prosatori e poeti, in quelle di Wolf, di Canitz,
di
Breitinger, Neukirck, Haller, Hagedorn, Mosheim,
ragedie inglesi la più regolare e vicina al gusto francese, il Catone
di
Addison, e compose su di esso la sua tragedia che
golare e vicina al gusto francese, il Catone di Addison, e compose su
di
esso la sua tragedia che porta il medesimo titolo
i costumi degl’inglesi che de’ francesi: nelle nostre tragedie amiamo
di
vedere e pensare più che non si pensa e non si ve
ragedia francese: il grande, il terribile, il malinconico fanno sopra
di
noi maggiore impressione che non il tenero e l’ap
’occhio». Simili riflessioni diffuse per la nazione, mentre i seguaci
di
Gottsched ne seminavano delle opposte, fecero nas
ed ne seminavano delle opposte, fecero nascere in Germania due spezie
di
partiti tra’ coltivatori della poesia drammatica,
zie di partiti tra’ coltivatori della poesia drammatica, gl’imitatori
di
Corneille e Racine scrupolosi osservatori della r
Corneille e Racine scrupolosi osservatori della regolarità, e quelli
di
Shakespear e Otwai sino ne’ difetti e nelle mostr
vaganze, e l’Alemagna che già cultiva con felice successo ogni genere
di
letteratura, conta vari drammatici degni di lode.
lice successo ogni genere di letteratura, conta vari drammatici degni
di
lode. Tali sono M. Schlegel che sarebbe stato il
morte non l’avesse arrestato nel più bello della carriera, il barone
di
Cronegk che ne sarebbe stato il Racine, ma che ce
ra, il barone di Cronegk che ne sarebbe stato il Racine, ma che cessò
di
vivere nell’anno suo ventesimosesto253, il robust
ivere nell’anno suo ventesimosesto253, il robusto signor Weiss autore
di
Giulia e Romeo 254, e i signori de Brave, Krüger2
d, e ’l valoroso maggiore Kleist morto in guerra nel 1758 in servizio
di
S. M. Prussiana, che ultimamente ha onorata la di
el 1758 in servizio di S. M. Prussiana, che ultimamente ha onorata la
di
lui memoria con una statua. Il signor Gellert ha
il Biglietto del Lotto, dalle quali apparisce che l’autore s’ingegna
di
dipingere i costumi correnti dal naturale. Ben co
ice Simone e la bacia. Tristatello, risponde, Madama, chi vi permette
di
prendervi questa libertà? Non temete di ammalarvi
onde, Madama, chi vi permette di prendervi questa libertà? Non temete
di
ammalarvi abbracciando una povera ammalata?» Appr
una povera ammalata?» Appresso si sente soffocare, ha una difficoltà
di
respirare e perché, senza accorgersene, ha tenuto
o: ho paura che ci osservino, che ci ascoltino: io men vado, fingendo
di
essere in collera con voi, ma non mi seguite sì p
perato il biglietto se n’é destinato il guadagno, lo spettatore crede
di
esser congedato, quando nell’ultima scena compari
della Carolina, e incominciano esami, discussioni, prosteste d’amore,
di
disinteresse, o tutto così a bell’agio come si sa
mitatore degl’inglesi. Minna de Barnhelm, e Miss Sara Sampson sono le
di
lui migliori tragedie cittadine. Lo Spirito forte
egiate. L’invenzione, la robustezza, lo spirito, l’economia rendono i
di
lui componimenti meritevoli di figurar degnamente
ezza, lo spirito, l’economia rendono i di lui componimenti meritevoli
di
figurar degnamente fra i buoni italiani, inglesi,
ustare la dolcezza del riposo, quando tutto a un tratto mi é sembrato
di
trovarmi in cima ad una ripida balza. Voi mi prec
incerti; e pareva che vuoi mi deste coraggio con qualche sguardo che
di
tempo in tempo rivolgendovi gittavate verso di me
on qualche sguardo che di tempo in tempo rivolgendovi gittavate verso
di
me. Incontinente ascolto una voce che con dolcezz
so di me. Incontinente ascolto una voce che con dolcezza mi comandada
di
arrestarmi. Era la voce di mio padre… Misera me!
lto una voce che con dolcezza mi comandada di arrestarmi. Era la voce
di
mio padre… Misera me! Non so dimenticarlo! Ah, se
o petto, dicendomi: Io t’ho salvata per perderti» etc.257 Le commedie
di
questo buono scrittore non mancano di delicatezza
r perderti» etc.257 Le commedie di questo buono scrittore non mancano
di
delicatezza e di spirito. Nello Spirito forte vi
57 Le commedie di questo buono scrittore non mancano di delicatezza e
di
spirito. Nello Spirito forte vi é ben dipinta la
maggior interesse, minor prolissità, e un vero comico. La generosità
di
Filto che vuole perdere per un tempo piuttosto la
vuole perdere per un tempo piuttosto la sua riputazione, che mancare
di
fedeltà all’amico, é un tratto ammirabile; ma l’i
to ammirabile; ma l’idea della scena tra Raps e Anselmo é quasi degna
di
Molière. I drammi del signor Lessing animati da m
agedie applaudite anche fuori della Germania, il Salomone, e la Morte
di
Adamo 258. La bellezza di quest’ultima é original
ori della Germania, il Salomone, e la Morte di Adamo 258. La bellezza
di
quest’ultima é originale. L’autor filosofo, retro
L’autor filosofo, retrocedendo fino ai tempi primitivi, ha conseguito
di
afferrare i veri pensamenti che doveano occupar i
ssima dissoluzione; e con un fatto sì comune, com’é la morte naturale
di
un uomo decrepito, é pervenuto a cagionar quel te
pito, é pervenuto a cagionar quel terror tragico, che in vano tentano
di
svegliare tante favole romanzesche, tanti delitti
pompa nelle odierne tragedie cittadinesche inglesi e francesi. Il re
di
Danimarca, che ha premiato questo buon poeta con
mi de’ concorrenti da far poi rappresentare nel suo teatro. Il teatro
di
Danimarca che per tal mezzo senza dubbio di giorn
nel suo teatro. Il teatro di Danimarca che per tal mezzo senza dubbio
di
giorno in giorno diverrà più corretto, oggi ha il
ù corretto, oggi ha il solo barone Holberg che ha scritti vari volumi
di
commedia in prosa che non mancano di merito259. N
lberg che ha scritti vari volumi di commedia in prosa che non mancano
di
merito259. Noti sono i progressi della musica in
ia é stato ultimamente onorato d’una statua (In Italia a qual maestro
di
musica si é fatto altrettanto? Gran forza del gen
no! L’arti fioriscono presso la nostra ingegnosa nazione senza veruno
di
que’ premi e incoraggiamenti infiniti, che trovan
ti in Francia e in Inghilterra), sono stati seguiti da un gran numero
di
ottimi maestri che illustrano oggidì il settentri
itta in italiano dall’augusta real principessa Maria Antonia Valburga
di
Baviera, elettrice vedova di Sassonia, merita gli
real principessa Maria Antonia Valburga di Baviera, elettrice vedova
di
Sassonia, merita gli elogi più distinti per esser
solo fioriscono oggidì ancora in Germania, ma la gloria d’aver prima
di
tutti risuscitata quell’arte, si attribuisce a un
quell’arte, si attribuisce a un tedesco. Il signor Hilverding nativo
di
Vienna ha prodotti in quella città vari buoni bal
verding nativo di Vienna ha prodotti in quella città vari buoni balli
di
azioni seguite, e può vantarsi di aver avuto per
ti in quella città vari buoni balli di azioni seguite, e può vantarsi
di
aver avuto per seguace l’Angiolini. Nella corte d
vantarsi di aver avuto per seguace l’Angiolini. Nella corte del duca
di
Wittemberg si son veduti i più magnifici ben eseg
soggiugneremo qui, ch’essi ristringonsi colà a una compagnia francese
di
provincia, che va girando per le città principali
la metà del secolo non comparisce veruna tragedia spagnuola a riserba
di
una traduzione del Cinna fatta nel 1713 da D. Fra
D. Francesco Pizarro Piccolomini; perché il Paolino, goffa produzione
di
un ignorante stravolto, intitolata Tragedia Nuova
agedia Nuova alla moda Francese, e stampata nel 1740 con indignazione
di
que’ pochissimi ch’ebbero la disgrazia d’averla n
e’ pochissimi ch’ebbero la disgrazia d’averla nelle mani, merita solo
di
esser ricordata per un esempio della pazzia. Le p
sser ricordata per un esempio della pazzia. Le prime tragedie adunque
di
questo secolo sono la Virginia pubblicata nel 175
to secolo sono la Virginia pubblicata nel 1750, e l’Ataulso nel 1753.
di
D. Agustin de Montiano, le quali non si son mai r
nda i componimenti alla posterità. D. Nicolàs de Moratin compose dopo
di
Montiano due altre tragedie, la Lucrezia uscita n
ressa nel 1770. Nella prima l’autore lotta coll’invincibil difficoltà
di
ben riuscere in siffatto argomento; vi frammischi
in siffatto argomento; vi frammischia certi amori subalterni incapaci
di
chiamar l’attenzione; e lo stile non si eleva abb
si eleva abbastanza per giugnere alla sublimità tragica. Ma un autore
di
un foglio periodico spagnuolo intitolato Aduana C
II tomo impresso nel 1763, ignorando l’indole della drammatica, ch’é
di
abbellire, e non di ripetere superstiziosamente l
l 1763, ignorando l’indole della drammatica, ch’é di abbellire, e non
di
ripetere superstiziosamente la storia, pretendeva
ico a’ nostri tempi. E quando ancora tal carattere fosse stato capace
di
trattarli oggidì tragicamente, il critico non ha
ato capace di trattarli oggidì tragicamente, il critico non ha dritto
di
mostrar un altro cammino al poeta, se non allora
to. Ma nel presente caso é il critico, e non il poeta, che ha perduto
di
vista i principi della drammatica. Nell’altra tra
a. Nell’altra tragedia del signor Moratin lo stile si vede migliorato
di
molto, e lo sceneggiamento é più conseguente; ma
rni teatri culti esigono una rigorosissima decenza. Essa é arricchita
di
un racconto circostanziato della battaglia di Tar
enza. Essa é arricchita di un racconto circostanziato della battaglia
di
Tarif e Rodrigo, in cui si vedono diverse vaghe i
cconto fosse con maggior necessità attaccato all’azione della sorella
di
Pelagio. In ogni modo l’autore meritava di essere
o all’azione della sorella di Pelagio. In ogni modo l’autore meritava
di
essere incoraggiato dalla nazione, invece d’esser
trattato con giudizio e in buono stile, se non che la versificazione
di
due endecasillabi rimati perpetuamente per coppia
sta del moro che pretende da una madre per prova d’amore la morte del
di
lei figliuolo. Una tragedia siffatta, quantunque
ri chiamati in castigliano copleros, e a’ comici non dovea increscere
di
replicarla. D. Tommaso Sebastian y Latre ha pubb
o anno, nella quale ha preteso rettificare l’antica Progne e Filomena
di
D. Francesco Roxas. La buona intenzione e ’l patr
nerne l’affetto bramato. Come, quando si rescriveranno tante migliaia
di
componimenti spagnuoli per purgarli da tutti i di
arli da tutti i difetti e dalle indecenze! Vi é un sentiero più breve
di
questo, ed é di scriverne alquanti nuovi affatto,
difetti e dalle indecenze! Vi é un sentiero più breve di questo, ed é
di
scriverne alquanti nuovi affatto, i quali si cont
ttura per l’accuratezza e bellezza dello stile. Questa moderna foggia
di
comporre, che diverte il volgo e la gente ben nat
i, com’é avvenuto in altre colte società. D. Tommaso Ayala, professor
di
poetica in Madrid, ha pubblicata nel 1775 una tra
to drammaticamente, divide per tal modo l’interesse colla distruzione
di
un popolo intero per mezzo della fame, del ferro,
l fine della tragedia. L’autore erudito vi ha incastrati vari squarci
di
poeti antichi; ma i suoi compatrioti vi scorgono
atriotismo soverchio affettato e per le frequenti declamazioni contra
di
Roma, cose che a tempo e parcamente usate converr
onaggio che ha voluto occultare al grosso de’ lettori un nome grande,
di
cui andrebbe superba la poesia, come ne va la naz
va la nazione spagnuola, ha proposto all’altrui imitazione un modello
di
tragica poesia nell’Ifigenia di Racine da lui ott
osto all’altrui imitazione un modello di tragica poesia nell’Ifigenia
di
Racine da lui ottimamente trasportata in versi ca
i che l’hanno lette, come un’altra Numanzia del Cadhalso, una Rachele
di
Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritt
e di Huertas, e una Zulima dell’italiano Gajone scritta in una spezie
di
alessandrino castigliano che parve non solo catti
zione della novità. Il censore non ricordossi, che il monaco Gonsalvo
di
Berceo, di cui esistono tante poesie sacre, avea
novità. Il censore non ricordossi, che il monaco Gonsalvo di Berceo,
di
cui esistono tante poesie sacre, avea usato quest
in Ispagna fin dal secolo XIII; che il re D. Alonso il Dotto, figlio
di
San Fernando, compose molti versi alessandrini, a
figlio di San Fernando, compose molti versi alessandrini, a imitazion
di
Berceo, nel dialetto di Galizia; che nel Cisne de
compose molti versi alessandrini, a imitazion di Berceo, nel dialetto
di
Galizia; che nel Cisne de Apolo, o sia arte poeti
, nel dialetto di Galizia; che nel Cisne de Apolo, o sia arte poetica
di
Carvallo, impresso nel 1602, si novera questo ver
a arte poetica di Carvallo, impresso nel 1602, si novera questo verso
di
quattordici sillabe tra’ castigliani; e ultimamen
mente che D. Nicolàs Antonio lo riconosce per tale parlando de’ versi
di
Berceo, e gli dà il nome di endochat dobles 260.
lo riconosce per tale parlando de’ versi di Berceo, e gli dà il nome
di
endochat dobles 260. La commedia si trova pressoc
utte le altre, sregolate. Non senza garbo ha dipinti alcuni caratteri
di
moda nel Domine Lucas, nell’Honor dà entendimient
o gl’inesperti, opera spregevole o facile. Per mille che saran capaci
di
scrivere una commedia nobile, o una tragedia, che
, atta a resistere agli insulti del tempo, come quelle d’Aristofane o
di
Molière. E in qual componimento drammatico si ric
ponimento drammatico si richiede tanta rapidità d’azione e conoscenza
di
teatro, come nella farsa? Nel saggio teatrale del
legrino. Tutte le altre produzioni comiche sono stravaganti assai più
di
quelle del secolo passato senza averne alcuna gra
o senza averne alcuna grazia. Tali sono, p. e., il mostruoso Koulicàn
di
un tal Camacho, la sciocchissima quarta parte di
l mostruoso Koulicàn di un tal Camacho, la sciocchissima quarta parte
di
Marta Romorandina, commedia di trasformazioni det
Camacho, la sciocchissima quarta parte di Marta Romorandina, commedia
di
trasformazioni detestabile, la quale fruttifica m
mmedianti, benché superi in istravaganze e goffaggini qualunque altra
di
simil genere; e cento insulse traduzioni dell’ope
i comici invaghiti delle antiche commedie, che non saprebbero lasciar
di
ripetere ogni giorno, rappresentano nonpertanto u
ntrodurrebbero a poco a poco nel teatro castigliano la bella commedia
di
Menandro e Terenzio, e di Molière, Goldoni, e Alb
co nel teatro castigliano la bella commedia di Menandro e Terenzio, e
di
Molière, Goldoni, e Albergati? Ma gli odierni scr
erenzio, e di Molière, Goldoni, e Albergati? Ma gli odierni scrittori
di
tali sainetti par che non siano per ora in istato
dierni scrittori di tali sainetti par che non siano per ora in istato
di
convertirli in vere commedie, perché 1. non istud
formare un quadro che dimostri un’azione compiuta; 3. ignorano l’arte
di
fissar l’attenzione su di un solo carattere princ
stri un’azione compiuta; 3. ignorano l’arte di fissar l’attenzione su
di
un solo carattere principale, e farlo trionfare p
n ogni sainetto moltissimi caratteri in un mucchio con ugual quantità
di
lume, e come pare loro di averli fatti parlar qua
caratteri in un mucchio con ugual quantità di lume, e come pare loro
di
averli fatti parlar quanto basta, conchiudono con
a cantato dalle loro mime con sale e grazia nazionale. Un gran numero
di
tali sainetti composti da Don Ramon La Crux sono
gantissime. Quest’autore ha felicemente copiato al vivo il popolaccio
di
Lavapiés e de las Maravillas, los Arrieros, cioé
ritamente gli abati impostori letterari e civili, i quali non mancano
di
esercitar nelle città grandi l’impiego di servent
civili, i quali non mancano di esercitar nelle città grandi l’impiego
di
serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari
ncano di esercitar nelle città grandi l’impiego di serventi ridicoli,
di
pacieri, di spioni, di bari, e. di commettimale.
rcitar nelle città grandi l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri,
di
spioni, di bari, e. di commettimale. Egli natural
e città grandi l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni,
di
bari, e. di commettimale. Egli naturalmente ha lo
di l’impiego di serventi ridicoli, di pacieri, di spioni, di bari, e.
di
commettimale. Egli naturalmente ha lo stile umile
ò non gli nocerebbe gran fatto sempre che sapesse scegliere il genere
di
commedia conveniente alle sue forze. Non si può n
estrezza in far ritratti, principalmente bassi, ma scarseggia affatto
di
fantasia per inventare e disporre un piano e far
rciò si é limitato a tradurre varie farse francesi, e particolarmente
di
Molière, come Giorgio Dandino, il Matrimonio a fo
nio a forza, Pourceaugnac; ma invece d’imparare da tal maestro l’arte
di
formar di varie figure un quadro d’una giusta azi
a, Pourceaugnac; ma invece d’imparare da tal maestro l’arte di formar
di
varie figure un quadro d’una giusta azione princi
cio e troncate al meglio le favole del comico francese, a somiglianza
di
quel Procuste ladrone dell’Attica, il quale tronc
il quale troncava i piedi o la testa de’ viandanti, quando non erano
di
giusta misura pel suo letto. Non increscerà a qua
ualche lettore, che si aggiunga qui un’idea dell’edificio e struttura
di
questi teatri diversi da’ nostrali. Corràl, che s
Principe, Corràl de los Caños del Peral, chiamansi i teatri pubblici
di
Madrid, de’ quali l’ultimo chiuso da molti anni,
ti cortili le famiglie che le abitavano, aveano anticamente il dritto
di
affaccirsi per goder dello spettacolo, e quelle s
dritto di affaccirsi per goder dello spettacolo, e quelle servivano,
di
palchi. Al presente i teatri, ritengono il nome d
quelle servivano, di palchi. Al presente i teatri, ritengono il nome
di
corràles, tutto che siano edifici chiusi, e appar
mile, e guastano l’illusione. L’orchestra si restringeva a un sonator
di
chitarra, il quale alle occorrenze compariva sull
i occupano alcuni scaglioni posti in giro l’un sopra l’altro a foggia
di
anfiteatro, chiamati la grada; e intorno al circo
ggia di anfiteatro, chiamati la grada; e intorno al circolo superiore
di
quella scalinata trovasi un corredor oscuro che p
ore di quella scalinata trovasi un corredor oscuro che pur si riempie
di
spettatori, e a livello del primo scaglione infer
corridoio, nel quale vedesi pur la gente in parte seduta in una fila
di
panche chiamata barandilla, e in parte all’in pie
all’erta nel piano dopo la lunetta chiamato patio, cortile. Le donne
di
ogni ceto divise dagli uomini, coperte delle loro
hi della sopranominata grada. Havvi poi in ciascun teatro tre ordini,
di
palchetti simili ai nostri per le dame e altra ge
palco chiamato tertulla, posto, come la cazuela in faccia alla scena
di
là gode lo spettacelo la gente, più seria e qualc
. La capa parda e ’l sombrero chambergo, cioé senza allacciare, ancor
di
cara memoria ai madrilenghi, un uditorio con tant
e, ancor di cara memoria ai madrilenghi, un uditorio con tante specie
di
ritirate di certa oscurità visibile e un abuso di
cara memoria ai madrilenghi, un uditorio con tante specie di ritirate
di
certa oscurità visibile e un abuso di malintesa l
io con tante specie di ritirate di certa oscurità visibile e un abuso
di
malintesa libertà, facilitava l’insolenze di due
rità visibile e un abuso di malintesa libertà, facilitava l’insolenze
di
due partiti teatrali denominati Chorizos y Polaco
Chorizos y Polacos, simili ai verdi e ai turchini dell’antico teatro
di
Costantinopoli. Los Chorizos eran i partigiani de
i del teatro de la Crux; los Polacos quei del teatro del Principe; ma
di
tali nomi non ho potuto rintracciar l’origine. V’
li nomi non ho potuto rintracciar l’origine. V’é chi vuole che quello
di
polacchi venne da un intermezzo, o tonadilla di p
chi vuole che quello di polacchi venne da un intermezzo, o tonadilla
di
polacchi rappresentata con applauso da una delle
famosa Maria o Mariquita Ladvenant, morta da nove o dieci anni, degna
di
mentovarsi tralle più sensibili e vivaci attrici
oce, e los Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro
di
color di solfo nel cappello, mentre los Polacos n
s Chorizos suoi fautori furono da lei distinti con un nastro di color
di
solfo nel cappello, mentre los Polacos ne presero
tro di color di solfo nel cappello, mentre los Polacos ne presero uno
di
color celeste. Qualche sconcerto nato tralle due
pagnie un sol corpo, una sola cassa, e un solo interesse. Rimane oggi
di
cotali partiti appena una fredda e serena parzial
parzialità, che ad altro non serve se non che a sostenere un momento
di
conversazione ne’ caffé senza veruna conseguenza.
presenti in alcune sere. Nel teatro del ritiro, cui qui si dà il nome
di
Coliseo, sotto Ferdinando VI si rappresentò la no
une nostre opere buffe tradotte, come la Buona Figliuola, il Filosofo
di
Campagna, il Tamburro notturno ec. e alcune origi
il Filosofo di Campagna, il Tamburro notturno ec. e alcune originali
di
parole e di musica nazionale, chiamate zarzuelas,
di Campagna, il Tamburro notturno ec. e alcune originali di parole e
di
musica nazionale, chiamate zarzuelas, come las Se
de e graziose scritte da Don Miguél Higueras mascherato sotto il nome
di
un Barbero de Foncarràl. Fu la prima e l’ultima o
nwell é il principal personaggio del dramma. Egli, quantunque giovane
di
buona indole, essendo sedotto da una donna da lui
impiccato. Eppure questo soggetto, atroce che sia, egli é meno orrido
di
quello della Fatale Curiosità, di cui si può legg
atroce che sia, egli é meno orrido di quello della Fatale Curiosità,
di
cui si può leggere un estratto nella Gazzetta let
250. Il lodato autore della gazzetta letteraria così scrisse nel mese
di
luglio 1765: «L’art dramatique est encore bien pl
«M. Gottsched, professeur, (leggesi nel giornale straniero del mese
di
maggio 1760) fut le premier qui sentit le mauvais
fatti questo carattere osservasi nelle due sue tragedie, Edoardo III,
di
cui havvi un estratto nel dianzi citato articolo
tissima commedia intitolata I Poeti alla Moda, in cui l’autore cuopre
di
ridicolo i poetastri troppo bassi e ampollosi, e
i, e della quale trovasi un bel sunto nel giornale straniero del mese
di
luglio 1762. 255. Giovanni-Cristiano Krüger nacq
anni-Cristiano Krüger nacque in Berlino da parenti poveri, e nell’età
di
ventuno anni morì etico in Amburgo li 23 di agost
arenti poveri, e nell’età di ventuno anni morì etico in Amburgo li 23
di
agosto del 1750. Nelle di lui commedie trovansi s
di ventuno anni morì etico in Amburgo li 23 di agosto del 1750. Nelle
di
lui commedie trovansi sparsi qua e là molti tratt
o cieco, i Candidati, e il Duca Michele. 256. Io sono del sentimento
di
M. Freron: «L’histoire de ce billet pourrait être
l’Année littéraire 1772 n° 9, ed ivi troverassi una picciola analisi
di
questo dramma, nel fine della quale M. Freron dic
ngueurs. Ce drame seul a deux cent pages». 258. Intorno alla Morte
di
Adamo e al Salomone di Klopstock leggasi le Journ
a deux cent pages». 258. Intorno alla Morte di Adamo e al Salomone
di
Klopstock leggasi le Journal étranger nel volume
amo e al Salomone di Klopstock leggasi le Journal étranger nel volume
di
maggio 1761 e la Gazzette littéraire de l’Europe
go annunziata e commendata in vari fogli letterari una nuova tragedia
di
Klopstock intitolata il Saulle. 259. La pastora
to il primo a comporre in quello genere; ed ha avuto la soddisfazione
di
veder corrisposte le sue fatiche dagli applausi e
ne di veder corrisposte le sue fatiche dagli applausi e dai tentativi
di
moltissimi fautori, e seguaci. I signori Gellert
con rara felicità le lor pastorali. Ma il signor Gessner li ha tutti
di
gran lunga superati colla sua originale gentiliss
tti di gran lunga superati colla sua originale gentilissima pastorale
di
Evandro e Alcimna. Alcuni contrapposti cittadines
tradotto, imitato, e adattato in più guise al lor gusto la pastorale
di
Gessner. L’Italia ne avrà in breve una versione d
un’idea del teatro tedesco, volendo in essa restringere quanto vanta
di
più eccellente la Germania in fatto di tragica e
essa restringere quanto vanta di più eccellente la Germania in fatto
di
tragica e comica poesia. Noi non possiamo che ani
non ostante che altre farse vi comparissero in gran numero co’ titoli
di
giuochi piacevoli, giuochi buffoneschi, commedie,
tragedie, comicotragedie. Il solo Hann Sachs o Giovanni Säx calzolajo
di
Norimberga dal 1518 sino al 1553 compose sessanta
jo di Norimberga dal 1518 sino al 1553 compose sessantacinque giuochi
di
carnevale, settantasei commedie e cinquantanove t
tali favole fra mille goffaggini e bassezze, dicono gl’ intelligenti
di
quel linguaggio, scorgonsi varie piacevolezze e p
ano maraviglia12. Egli è da notarsi ancora che tal calzolajo si valse
di
molti argomenti tratti da’ Greci e Latini, ch’egl
re in Norimberga. Egli sino al secolo XVII, oltre a trentasei giuochi
di
carnevale, compose molti drammi chiamati cantanti
esse i drammi cantanti dell’Ayrer. Non è credibile l’immensa quantità
di
drammi usciti in tal periodo; e pure essi eccedon
essi eccedono ancor più nella stravaganza che nel numero. Lo spirito
di
controversia che animava il Luteranismo, trasport
o diversi drammi, il Postiglione Calvinista, il Novello asino Tedesco
di
Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Caval
stiglione Calvinista, il Novello asino Tedesco di Balaam, la Commedia
di
Gesù vero Messia, il Cavalier Cristiano di Eishen
sco di Balaam, la Commedia di Gesù vero Messia, il Cavalier Cristiano
di
Eishenben, in cui trovasi la storia di Lutero e d
Messia, il Cavalier Cristiano di Eishenben, in cui trovasi la storia
di
Lutero e dei di lui gran nemici il Papa e Calvino
lier Cristiano di Eishenben, in cui trovasi la storia di Lutero e dei
di
lui gran nemici il Papa e Calvino. Con simili com
là i Luterani e i Cattolici; benchè questi assai più tardi si valsero
di
queste armi teatrali, avendo cominciato a farlo n
rso il 1578, il quale intendeva il greco ed avea tradotto varie opere
di
Plutarco, di Dione Crisostomo e del Sinesio, voll
il quale intendeva il greco ed avea tradotto varie opere di Plutarco,
di
Dione Crisostomo e del Sinesio, volle adoperare l
isostomo e del Sinesio, volle adoperare la scenica poesia per contese
di
religione. Le sue tragedie col Baile possono chia
per contese di religione. Le sue tragedie col Baile possono chiamarsi
di
controversia 13. Quella che intitolò Pammachius d
sia 13. Quella che intitolò Pammachius dedicata a Crammer arcivescovo
di
Cantorbery, uscì alla luce l’anno 1537. Un’ altra
, altro suo componimento teatrale, si rappresentò in Heidelberg a’ 24
di
agosto dagli scolari che vi manteneva l’elettor F
o detto il pietoso14. Simili favole che aveano tutt’altro oggetto che
di
formare il gusto teatrale, non potevano contribui
’Isacco commedia, le quali appartengono a Girolamo Zieglero professor
di
Poetica in Ingolstad; la Giuditta e la Sapienza d
Zieglero professor di Poetica in Ingolstad; la Giuditta e la Sapienza
di
Salomone comicotragedia e la commedia detta Zorob
la Sapienza di Salomone comicotragedia e la commedia detta Zorobabel
di
Sisto Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimar
tragedia e la commedia detta Zorobabel di Sisto Betulejo; le commedie
di
Giobbe dell’Adimario, di Rut del Drisearo, di Giu
tta Zorobabel di Sisto Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimario,
di
Rut del Drisearo, di Giuseppe del Ditero. Queste
o Betulejo; le commedie di Giobbe dell’Adimario, di Rut del Drisearo,
di
Giuseppe del Ditero. Queste non furono favole str
lto meno quelle del gusto. In Heidelberg compose ancora Antonio Scoro
di
Hocchstraten una commedia rappresentata da’ suoi
imperadore se ne sdegnò, e volea punirne l’autore, ma egli ebbe tempo
di
fuggirsi a Losana dove morì nel 155215. Forse il
l Frischlino nato in Tubigen. Egli tradusse in latino cinque commedie
di
Aristofane da me non vedute. Ne compose altre sei
o Jobin nel 1592, e furono dedicate prima a Cristiano IV destinato re
di
Danimarca con una elegia che porta la data di Bru
istiano IV destinato re di Danimarca con una elegia che porta la data
di
Brunswich 1589, indi al figliuolo Federigo. Nella
ederigo. Nella Rebecca e nella Susanna serbò il costume de’ nazionali
di
trasportare sul teatro i fatti della Biblia con p
a Biblia con poca regolarità. L’azione della Rebecca passa nella casa
di
Abramo, nelle selve di Faran e nella città di Car
arità. L’azione della Rebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve
di
Faran e nella città di Carra, ed i personaggi che
ebecca passa nella casa di Abramo, nelle selve di Faran e nella città
di
Carra, ed i personaggi che compariscono in tali l
Carlo-Magno tesse l’autore una favola che chiama comica su Ildegarde
di
lui moglie calunniata. E’ notabile l’introduzione
ra vivendo Giulio e Cicerone. Soggetto veramente comico, benchè misto
di
qualche allegoria alla maniera d’ Aristofane, è i
te, Breviario monaco, Erasmo Roterdamo e Filippo Melantone. A riserba
di
Prisciano, Erasmo e Melantone, gli altri parlano
latino barbaro, ed in margine si citano i passi ricavati dalle opere
di
coloro che vi si motteggiano per lo stile e per l
lastici quasi spirante è guarito dall’eleganza, purezza ed erudizione
di
Melantone e di Erasmo. Le due sue tragedie sono t
pirante è guarito dall’eleganza, purezza ed erudizione di Melantone e
di
Erasmo. Le due sue tragedie sono tratte dal libro
tratte dal libro I e dal IV dell’Eneide. La prima contiene la venuta
di
Enea in Cartagine e l’innamoramento di Didone per
e. La prima contiene la venuta di Enea in Cartagine e l’innamoramento
di
Didone per artificio di Venere. Circa lo stile eg
venuta di Enea in Cartagine e l’innamoramento di Didone per artificio
di
Venere. Circa lo stile egli vorrebbe imitare quel
per artificio di Venere. Circa lo stile egli vorrebbe imitare quello
di
Virgilio, le cui frasi stesse egli ritiene per qu
e il metro diverso. Eccone per saggio qualche verso della prima scena
di
Giunone: Mene igitur incœpto meo desistere?
cis? La seconda tragedia più interessante si aggira sulla partenza
di
Enea e la morte di Didone. Paolo Rebhun curato di
tragedia più interessante si aggira sulla partenza di Enea e la morte
di
Didone. Paolo Rebhun curato di Oelsnitz anche com
gira sulla partenza di Enea e la morte di Didone. Paolo Rebhun curato
di
Oelsnitz anche compose un dramma spirituale sul f
ebhun curato di Oelsnitz anche compose un dramma spirituale sul fatto
di
Susanna intitolato la Casta Susanna in cinque att
ra tre traduzioni sceniche. La prima tratta dallo Spagnuolo gli Amori
di
Melibea e del Cavalier Calisto tragedia in dician
i Amori di Melibea e del Cavalier Calisto tragedia in diciannove atti
di
Sigismondo Grimm che s’ impresse nel 1520 in Ausb
Grimm che s’ impresse nel 1520 in Ausbourg: la seconda è l’Aulularia
di
Plauto stampata nel 1535 in Magdebourg: la terza
è l’Ifigenia in Aulide uscita alla luce nel 1584, che porta il titolo
di
comicotragedia. 11. Il notissimo letterato Ab.
11. Il notissimo letterato Ab. Aurelio Giorgi Bertòla non si prefisse
di
ripetere così da lungi i passi scenici degli Alem
li Alemanni, quando nel discorso premesso alla traduzione degl’ Idilj
di
Gesner promise un Saggio Storico critico sulla po
. Uscita poi la Storia Critica de’ Teatri nel 1777, in cui si parlava
di
poesia Alemanna e di teatro prima di Opitz, egli
a Critica de’ Teatri nel 1777, in cui si parlava di poesia Alemanna e
di
teatro prima di Opitz, egli nel pubblicare l’anno
atri nel 1777, in cui si parlava di poesia Alemanna e di teatro prima
di
Opitz, egli nel pubblicare l’anno 1779 l’Idea del
do il suo piano prese a risalire dugento anni indietro. Sperai allora
di
potermi alla mia volta approfittare della sua fat
re della sua fatiga riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla
di
più di quello che io ne avea detto vi ritrovai pr
a sua fatiga riguardo alla drammatica del secolo XVI; ma nulla di più
di
quello che io ne avea detto vi ritrovai prima di
XVI; ma nulla di più di quello che io ne avea detto vi ritrovai prima
di
Opitz. Anzi per essersi forse voluto circoscriver
a dissertazione de ludis scenicis. 15. V. il libro XIII degli Annali
di
Uberto Leodio presso il Baile Diz. Crit.
termina per me l’ultimamente uscito Volumetto del Saggio Apologetico,
di
cui la maggior parte s’impiega contro la Storia d
rte s’impiega contro la Storia de’ Teatri, al quale rispondendo credo
di
non aver dato occasione all’Apologista di lagnars
al quale rispondendo credo di non aver dato occasione all’Apologista
di
lagnarsi, come ha fatto degli altri Italiani, che
agnarsi, come ha fatto degli altri Italiani, che abbia dissimulate le
di
lui ragioni. Pare ch’egli prepari un altro Volume
erisco, contro de’ quali, per la conoscenza che tengo del vostro modo
di
disputare, son certo che voi non opporreste, che
o dunque da voi commiato. Ma poichè con tanta garbatezza v’ingegnaste
di
dissipare certi miei Pregiudizj con un ben lungo
on un ben lungo paragrafo, e mi correggeste gl’importantissimi errori
di
Critica, e di Storia, cioè l’aver chiamati Colloq
o paragrafo, e mi correggeste gl’importantissimi errori di Critica, e
di
Storia, cioè l’aver chiamati Colloquj Pastorali t
e l’avere collocato nel secolo XV. Luis de la Cruz, io che mi pregio
di
esser grato, non potendo in altra guisa, vi ricam
, vi ricambierò con alcuni pochi Avvisi amorevoli. Fornito come siete
di
tanta dottrina, erudizione, e buon gusto, e sopra
come siete di tanta dottrina, erudizione, e buon gusto, e sopratutto
di
ottima morale, forse non ne abbisognerete punto.
Signori gli accetterete con benignità popolare, come i doni villeschi
di
fiori, e frutta. Il superbo Serse non gradì pure
villeschi di fiori, e frutta. Il superbo Serse non gradì pure un poco
di
acqua, non in altro vaso che nelle mani presentat
lle mani presentatagli da un Villanello? E quando non fossero per voi
di
uso veruno, potranno essi per avventura giovare a
uno de’ benefizj chiamati innoxiæ utilitatis, che la Natura c’insinua
di
praticare, Ἐις ὀδὸν ἀλὐοντα ἀγε. AVVISI AMOREVO
. Volete sbaragliare senza riscatto i vostri Emuli? Fornitevi pria
di
ogni altra cosa di fatti antichi, e moderni. Ciò
iare senza riscatto i vostri Emuli? Fornitevi pria di ogni altra cosa
di
fatti antichi, e moderni. Ciò costa, è ben vero,
nno. La malicia conocida pocas fuerzas tiene, diceva il Maestro Perez
di
Oliva. II. Volete uscire sempre vittorioso
ate mai a cimentarvi su certe materie, che forse non vi sarete curato
di
coltivare per tempo, e che oggi vi riescono stran
mprendeste della Isabella dell’Argensola: sulla vostra novella foggia
di
conteggiare, che io ho chiamata apologetica, a ca
el Malara, delle azioni dell’Ecuba &c.: sul giudizio che portaste
di
Rapin: sugl’inventori della Pastorale: su i Pregi
Pregiudizj attribuiti al Signorelli, che in fatti sono vostri errori
di
Storia di Critica: sulla sognata decenza delle fa
j attribuiti al Signorelli, che in fatti sono vostri errori di Storia
di
Critica: sulla sognata decenza delle favole Lopen
enza delle favole Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile imitazione
di
un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro
Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio delle Opere
di
Calderòn: sul vostro falso modo di ragionare dell
zione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro falso modo
di
ragionare dell’Opera Italiana: sulle Tragedie div
di ragionare dell’Opera Italiana: sulle Tragedie divine della Caverna
di
Salamina: sul passo di Orazio, in cui prendeste p
Italiana: sulle Tragedie divine della Caverna di Salamina: sul passo
di
Orazio, in cui prendeste per rappresentazioni tea
glio adunque riuscirete, attenendovi a quelle materie, che conosceste
di
buon’ ora, e coltivaste per lungo tempo. III.
di buon’ ora, e coltivaste per lungo tempo. III. Volete evitare
di
compromettervi (dico ad ogni Apologista)? Non isp
ete evitare di compromettervi (dico ad ogni Apologista)? Non ispedite
di
leggieri patenti di eruditissimi a certuni, di cu
omettervi (dico ad ogni Apologista)? Non ispedite di leggieri patenti
di
eruditissimi a certuni, di cui o non ben conoscet
logista)? Non ispedite di leggieri patenti di eruditissimi a certuni,
di
cui o non ben conoscete il fianco debole, o conos
ne, che non meritano tanto. Questa condotta vi pone fra due scogli, o
di
parere adulatore interessato, o di accreditarvi p
condotta vi pone fra due scogli, o di parere adulatore interessato, o
di
accreditarvi per ignorante. Nel primo caso vi chi
tarvi per ignorante. Nel primo caso vi chiuderanno la bocca col verso
di
Boileau: “La verité n’a point cet air impetueux:
ité n’a point cet air impetueux:” nell’altro vi mireranno con occhio
di
pietà, cantando l’altro verso del medesimo Critic
moso Re degli Spartani, secondo che scrive Senofonte nell’Orazione in
di
lui lode, “giudicava cosa conveniente, che l’auto
i avversarj vivono, e mangiano, e beono, e agiscono, essi per diritto
di
difesa non ometteranno di notare le vostre petizi
iano, e beono, e agiscono, essi per diritto di difesa non ometteranno
di
notare le vostre petizioni di principj, ignorazio
i per diritto di difesa non ometteranno di notare le vostre petizioni
di
principj, ignorazioni dell’elenco, i circoli vizi
no al piano le apologie, e gli Apologisti. V. Volete dar mostra
di
vero patriotismo? Compatite i difetti nazionali,
ori nazionali. In fatti se p. e. i vostri migliori Letterati, a forza
di
scrivere e declamare, hanno svegliati i compatrio
declamare, hanno svegliati i compatrioti a comporre a’ nostri dì più
di
una Tragedia ragionevole, perchè volete voi raffr
ro patrìo continuasse nell’antico stato? Una Nazione non abbisogna nè
di
stupidi panegiristi, nè di satirici esageratori:
antico stato? Una Nazione non abbisogna nè di stupidi panegiristi, nè
di
satirici esageratori: questi la irritano, quegli
i esageratori: questi la irritano, quegli l’addormentano. Palliare le
di
lei necessità letterarie, economiche, politiche,
acconciamente i proprj bisogni, cercarne le sorgenti, proporre le vie
di
minorarli, è prestarle uffizio di vero Amico. In
rcarne le sorgenti, proporre le vie di minorarli, è prestarle uffizio
di
vero Amico. In tutte le Nazioni, che si sono rend
Filosofi Spagnuoli. Questo è lo studio del Segretario dell’Accademia
di
San Fernando. Un pajo di Tomi del suo Viage de Es
to è lo studio del Segretario dell’Accademia di San Fernando. Un pajo
di
Tomi del suo Viage de España valgono più di venti
di San Fernando. Un pajo di Tomi del suo Viage de España valgono più
di
ventimila Volumi Apologetici: dapoichè questi (bi
e, a cominciare la guerra contro la cattiva Architettura degli Altari
di
legno dorato pieni di stravaganti fogliami, di ho
rra contro la cattiva Architettura degli Altari di legno dorato pieni
di
stravaganti fogliami, di hojarascas, di mamarrach
hitettura degli Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogliami,
di
hojarascas, di mamarrachos, i quali in vece di ad
Altari di legno dorato pieni di stravaganti fogliami, di hojarascas,
di
mamarrachos, i quali in vece di adornare le Chies
stravaganti fogliami, di hojarascas, di mamarrachos, i quali in vece
di
adornare le Chiese, v’introducono una specie di r
chos, i quali in vece di adornare le Chiese, v’introducono una specie
di
ridicolo. Così si mostra amore nazionale, e spiri
ono una specie di ridicolo. Così si mostra amore nazionale, e spirito
di
patriotismo. Sieguano dunque gli Apologisti sì be
patriotismo. Sieguano dunque gli Apologisti sì belle scorte, in vece
di
proteggere los mamarrachos, le barbarie teatrali.
arlo II. avrebbe potuto animarlo in parte, e vedere non più le monete
di
cuojo, ma le specie de’ metalli preziosi circolar
jo, ma le specie de’ metalli preziosi circolare per la Spagna? Se nel
di
lui Regno Bernardo Naranjo, Bernardo Ulloa, Geron
te Apologie della condotta tenuta sotto i Monarchi Austriaci, in vece
di
mostrarne gli errori, e d’indagare le origini del
oli legni alla Vera-Cruz, e a Porto-bello, e poi colla Posta a’ Regni
di
Terra-ferma, Granata, Perù, e Nuova-Spagna, potre
erma, Granata, Perù, e Nuova-Spagna, potrebbe mai aver luogo il piano
di
ampliare il Commercio Spagnuolo? Se l’istesso nos
elle Contrade, e stendendo la corrispondenza, e il traffico parimente
di
una Colonia coll’altra, e della Nuova-Spagna coll
i, l’Agricoltura e le Manifatture, vi si vedrebbero ora tanti oggetti
di
stupore, e tanti motivi d’immortali applausi per
promuovere la coltivazione e l’industria, come la Vascongada, quella
di
Baeza, e l’Economica di Madrid sotto il dolce nom
one e l’industria, come la Vascongada, quella di Baeza, e l’Economica
di
Madrid sotto il dolce nome de los Amigos del Pais
altresì le Accademie, che riguardano al medesimo oggetto, cioè quella
di
Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid, e di Gal
cademie, che riguardano al medesimo oggetto, cioè quella di Siviglia,
di
Barcellona, di Vagliadolid, e di Galizia? Vi si s
guardano al medesimo oggetto, cioè quella di Siviglia, di Barcellona,
di
Vagliadolid, e di Galizia? Vi si sarebbero constr
mo oggetto, cioè quella di Siviglia, di Barcellona, di Vagliadolid, e
di
Galizia? Vi si sarebbero construtti i Ponti super
da Madrid al Pardo, ad Aranguez, e all’Escoriale, ma quello stupendo
di
Sierra-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Bi
nguez, e all’Escoriale, ma quello stupendo di Sierra-Morena, ed altri
di
Alaba, Guipuscoa, e Biscaglia, e delle Provincie
-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Biscaglia, e delle Provincie
di
Valenza, Galizia, e Catalogna: opere degne della
real determinazione sin dal 1767. popolati i feraci pingui territorj
di
Sierra-Morena tra la Mancia, e l’Andalusia colla
ritorj di Sierra-Morena tra la Mancia, e l’Andalusia colla fondazione
di
undici Villaggi, e cinque Casali, di cui la Capit
, e l’Andalusia colla fondazione di undici Villaggi, e cinque Casali,
di
cui la Capitale è la dilettosa Carolina che ralle
ano; vi si vedrebbero popolati ancora i terreni, che dividono i Regni
di
Cordova, e Siviglia, co’ quattro Villaggi e quind
iviglia, co’ quattro Villaggi e quindici Casali, che prendono il nome
di
Popolazioni di Andalusia, de’ quali è capitale la
attro Villaggi e quindici Casali, che prendono il nome di Popolazioni
di
Andalusia, de’ quali è capitale la Carlotta? Seco
e il celebre Conte Campomanes, Autore del noto Giudizio imparziale, e
di
altre dotte produzioni, ha arricchita la Spagna d
an, ed oggi veggiamo con piacere aperte per la Spagna Scuole non rare
di
Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronom
ere aperte per la Spagna Scuole non rare di Matematiche pure e miste,
di
Nautica, di Astronomia, di Architettura Militare
er la Spagna Scuole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica,
di
Astronomia, di Architettura Militare per le Accad
uole non rare di Matematiche pure e miste, di Nautica, di Astronomia,
di
Architettura Militare per le Accademie de’ Cadett
te in Barcellona, nel Ferol, in Cartagena, e in Segovia. Un Gabinetto
di
Storia Naturale stabilito in Madrid sotto gli aus
pregiudicati lodatori temporis acti, qual nuova, qual varia ricchezza
di
giuste idee non isveglierà nella Nazione? Un Giar
elle Arti del Disegno, che oggi serpeggia per la Nazione, e l’accende
di
amore pel vero gusto, non si debbe alla Reale Acc
l’accende di amore pel vero gusto, non si debbe alla Reale Accademia
di
S. Fernando, e a’ generosi clamori del di lei Seg
debbe alla Reale Accademia di S. Fernando, e a’ generosi clamori del
di
lei Segretario? E senza le ostilità, che incessan
i e i ghiribizzosi fogliami e le triterie ridicole, quando spereremmo
di
vedere totalmente atterrate le reliquie della bar
bara Architettura? E potrebbe ciò sperarsi se un Apologista ignorante
di
Architettura prendesse a difendere la facciate de
itettura prendesse a difendere la facciate dell’Ospizio, della Chiesa
di
San Sebastiano, del Quartiere delle Guardie del C
della Chiesa di San Sebastiano, del Quartiere delle Guardie del Corpo
di
Madrid, figlie della matta fantasia di Churriguer
rtiere delle Guardie del Corpo di Madrid, figlie della matta fantasia
di
Churriguera, che fu il Lope de Vega dell’Architet
ali oggi trovasi così gran numero in sì famosa Corte. Ed ecco il modo
di
accreditarsi di benemerito della Nazione: seconda
così gran numero in sì famosa Corte. Ed ecco il modo di accreditarsi
di
benemerito della Nazione: secondare le sublimi ve
accreditarsi di benemerito della Nazione: secondare le sublimi vedute
di
sì benefico Monarca, e de’ patriotici zelanti Min
, che ad altri sembrano per ogni banda infruttuose, studiatevi almeno
di
comporne delle migliori, che dar si possano. E co
ciò si conseguisce? Prendendo a trattar buona Causa in ciascuna parte
di
esse. Per esempio, volendo asserire, che vennero
io, volendo asserire, che vennero i Greci nelle Spagne, non vi curate
di
mettere avanti la ignoranza, e la rozzezza de’ pr
ettere avanti la ignoranza, e la rozzezza de’ primi tempi della Città
di
Roma per averli discacciati. Roma guerriera non d
a guerriera non discacciava la Greca Sapienza, della quale cercò anzi
di
approfittarsi nella compilazione delle XII. Tavol
Leggi Decemvirali; bensì volle scansare la doppia cavillosa eloquenza
di
Carneade, che, aringando ora a favore, ora contro
nsa il Signor Lampillas1, la Filosofia, la quale sin dal primo secolo
di
lei tralusse in Numa Pompilio, ammirato da’ Poste
la primera rozzezza de’ Romani non riflettono, che essa non l’impedi
di
gettare stabili fondamenti per divenire una Nazio
divenire una Nazione grande, e possente? In oltre quando voi parlate
di
una sola Città Spagnuola, comparatela con una sol
la Spagna, dovete riguardare a tutta l’Italia, e non alla sola Città
di
Roma. Con questo giusto metodo calcolando voi tro
lando voi troverete, che mentre i Greci passavano ad alcune Provincie
di
questa Penisola, e Roma discacciava i Sofisti, pi
e cosa più preziosa, cioè a dire la memoria gratissima della dottrina
di
tanti Filosofi, Oratori, Matematici, Musici teori
’Agricoltura, e l’Industria, sapienza volgare pregevolissima. Ma dopo
di
questi bei passi le Nazioni procedono oltre e col
buono Apologista dee favoreggiar la Patria nella Buona Causa, in vece
di
ostentare nelle incertezze, e ne’ punti svantaggi
e parlare, o scrivere eloquentemente col torto manifesto? Ambiste mai
di
passare pel Carneade de’ nostri giorni? Ma i Carn
a il piu eloquente Poeta Filosofo, lo Scrittore Tragico della Caverna
di
Salamina. VII. Volete voi tributare alla vo
Il Signor Lampillas va ruminando1 i materiali della Storia Letteraria
di
Spagna intorno alla venuta de’ Fenici alle Coste
Storia Letteraria di Spagna intorno alla venuta de’ Fenici alle Coste
di
Andalusia da tempo anteriore a quello di Salomone
venuta de’ Fenici alle Coste di Andalusia da tempo anteriore a quello
di
Salomone, e dice: “E’ certo, e incontrastabile il
, e lo stabilimento de’ Fenici nella Spagna anteriore assai all’epoca
di
Salomone; e perciò abbiamo questo non dispreggevo
are il valore degli Spagnuoli nelle Scienze”. Riflettiamo alquanto su
di
ciò. Primieramente conviene osservare, che chi va
roposito giudiziosamente discorre un dotto Spagnuolo Regio Professore
di
Poetica in Madrid1: “Sono inutili tutti i Libri,
atura de’ Celti, de’ Greci, e de’ Cartaginesi; imperciocchè l’oggetto
di
tal travaglio altro non essendo, se non che il mo
e non che il mostrare le Scienze acquistate dagli Spagnuoli per mezzo
di
quelle nazioni, non provandosi che ce le comunica
ci. Or perchè non si afferma il medesimo de’ Fenici? Perchè la venuta
di
questi si ha da riguardare come l’epoca della ist
, incontrastabile il commercio Fenicio in Ispagna anteriore all’epoca
di
Salomone. Non si dubita, che i Fenici vi traffica
sero: ma non è certa, non è incontrastabile tanta antichità. Il passo
di
Appiano addotto nella Storia Letteraria è stato t
tiempo ha. Dice poi l’Apologista (p. 7.), che nel Libro del Marchese
di
Mondejar intitolato Gades Phæniciæ “vien fissata
ammonticate nella Storia Letteraria. Ora rifletta il Sig. Apologista
di
quai soccorsi si valga in sì remota antichità! Au
n sì remota antichità! Autori illustri, laboriosi, eruditi; ma Autori
di
jeri l’altro. E perchè non ricorrere a’ passi ori
ricorrere a’ passi originali degli Antichi? Allora sorgerebbero nella
di
lui mente i dubbj medesimi nati in quella del pre
usurpatore Giosuè, poveri, raminghi, miserabili, secondo l’Iscrizione
di
una Colonna trovata in Tanger. Ma se tale Iscrizi
fermarono in Africa, e non Ispagna; nè quindi si ricava la fondazione
di
Cadice. Si dubita parimente, che Cadice sia fonda
stio ne’ Frammenti, cioè che non la fondarono, ma le mutarono il nome
di
Tarteso in quello di Gadir. Tarteso (aggiugne il
ioè che non la fondarono, ma le mutarono il nome di Tarteso in quello
di
Gadir. Tarteso (aggiugne il citato Professore di
di Tarteso in quello di Gadir. Tarteso (aggiugne il citato Professore
di
Poetica) la chiama ancora Erodoto, il quale asser
uale asserisce che i Samj furono i primi ad approfittarsi delle Fiere
di
Tarteso. Ora se i Samj furono i primi, se queste
Fenici furono posteriori alla venuta de’ Samj, e così la loro venuta
di
1500. anni prima di Cristo va a rovinare. Di più,
riori alla venuta de’ Samj, e così la loro venuta di 1500. anni prima
di
Cristo va a rovinare. Di più, oltre a Cicerone, e
rza è che la venuta de’ Fenici in Ispagna, e il possedere nella Costa
di
Andalusia alcuni paesi, come dice Appiano, siano
o, siano cose assai più moderne, e che quel numero d’anni 1500. prima
di
Cristo diminuisca di due terzi, e diventi almeno
iù moderne, e che quel numero d’anni 1500. prima di Cristo diminuisca
di
due terzi, e diventi almeno 550. Giustino poi non
artaginesi furono i primi, che dopo i Re naturali ottennero l’imperio
di
quella Provincia, introducendovisi con motivo di
ottennero l’imperio di quella Provincia, introducendovisi con motivo
di
soccorrere i Gaditani oppressi da’ loro vicini. D
che è certo, è incontrastabile, che essi vi vennero 1500. anni prima
di
Cristo1? Di poi da qual fatto, da qual monumento,
Fenici? E se verisimilmente soltanto egli il congettura (ad onta pure
di
tante incertezze), come poi repentinamente muta s
ria Letteraria? Quanto all’Apologista non vi s’impegna, contentandosi
di
declamare: quanto a’ Cordovesi ci dicono, che gli
gli Spagnuoli appresero da’ Fenici il sistema degli Atomi. Ma ecco su
di
ciò come ragiona l’erudito Autore della Lettera,
ragiona l’erudito Autore della Lettera, che ci risparmia il travaglio
di
far quì delle riflessioni: “Quello che più mi fa
far quì delle riflessioni: “Quello che più mi fa stordire è l’ammasso
di
supposizioni aeree, dalle quali si deducono asser
vennero a Spagna alcuni Filosofi . . . . . i nostri ebbero occasione
di
apprendere il sistema degli Atomi. Questo (soggiu
Atomi. Questo (soggiungono gli Scrittori Cordovesi) è anteriore quasi
di
mille anni al sistema Peripatetico . . . . e la S
. . . . e la Spagna lo ricevè da’ Fenici molto prima della Grecia, e
di
Roma. Infelice gioventù” (ciò riferito esclama l’
utore della Lettera lodata) “che impari Critica da tale Storia capace
di
corrompere i più solidi, e acuti ingegni! . . . .
dunque ricevettero il sistema degli Atomi molto prima della Grecia, e
di
Roma? Stavano scritte con questa Logica le Scienz
dati nell’arena, e nelle aeree congetture. E che bisogno ha la Spagna
di
lodi false, mendicate da’ sofismi, da imposture i
ontro le forze più poderose della Romana Repubblica, che tante pruove
di
eroico invincibile valore diede nella Guerra Numa
i, gli Scrittori insigni che vi fiorirono? Una Nazione Madre, non che
di
Adriano, che pur fu un dotto Imperadore, di un Tr
na Nazione Madre, non che di Adriano, che pur fu un dotto Imperadore,
di
un Trajano eccellente modello degli ottimi Princi
gloriosa sotto i Visigoti, finchè disarmata da Vitiza, dalle lascivie
di
Rodrigo tradita, da Opa, e Giuliano venduta, non
Cattolici potentissima Monarchia, conquistatrice in Europa, e padrona
di
un nuovo Mondo intero a’ loro giorni, e sotto i l
lmente Legislatrice illustre, Politica, Letterata, Scientifica in più
di
un genere, produttrice di gran Metafisici, di cel
re, Politica, Letterata, Scientifica in più di un genere, produttrice
di
gran Metafisici, di celebri Teologi, di sommi Fil
ata, Scientifica in più di un genere, produttrice di gran Metafisici,
di
celebri Teologi, di sommi Filosofi, di gran Giure
più di un genere, produttrice di gran Metafisici, di celebri Teologi,
di
sommi Filosofi, di gran Giureconsulti? che può a
roduttrice di gran Metafisici, di celebri Teologi, di sommi Filosofi,
di
gran Giureconsulti? che può a ragione pregiarsi d
di sommi Filosofi, di gran Giureconsulti? che può a ragione pregiarsi
di
contare tra’ suoi figli un Vazquez, un Suarez, un
ntonio Agostino, un Barbosa, un Vives, un Mariana? Che anco ne’ tempi
di
decadenza gareggiò sotto il IV. Filippo colla più
e per amore e zelo della Religione sacrificare eroicamente un milione
di
Vassalli? Una Nazione in tutte l’epoche degna del
de’ PRINCIPI BORBONICI fiorentissima? Ha bisogno sì gloriosa Nazione
di
far quasi Spagnuolo l’Africano Annibale, e di pre
gno sì gloriosa Nazione di far quasi Spagnuolo l’Africano Annibale, e
di
pregiarsi della Lingua Greca che costui sapeva, p
chiaro da’ Versi Saliari, e nel terzo secolo furono gran Legislatori,
di
che sono prova evidente le nominate famose xii. T
ali il dottissimo Cicerone nel Libro dell’Oratore diceva, ch’egli era
di
parere essere a tutte le Biblioteche de’ Filosofi
el suo giudizio potesse fremere il Mondo intero? Ha bisogno la Spagna
di
chiamarsi Provenzale, o di convertire i suoi Popo
mere il Mondo intero? Ha bisogno la Spagna di chiamarsi Provenzale, o
di
convertire i suoi Popoli in Provenzali, per parti
erseggiare che ebbe quella Provincia Francese? Ha bisogno, Dio buono!
di
pregiarsi di un Atto della Celestina, che ne ha p
e ebbe quella Provincia Francese? Ha bisogno, Dio buono! di pregiarsi
di
un Atto della Celestina, che ne ha più di venti,
no, Dio buono! di pregiarsi di un Atto della Celestina, che ne ha più
di
venti, e su questa ventesima parte di una Novella
della Celestina, che ne ha più di venti, e su questa ventesima parte
di
una Novella fondare la di lei perizia nella Poesi
a più di venti, e su questa ventesima parte di una Novella fondare la
di
lei perizia nella Poesia Rappresentativa? Di sì m
di lei perizia nella Poesia Rappresentativa? Di sì meschine gloriole,
di
queste apologetiche petitesses, per dirla alla Fr
isogno la Madre de’ Garcilassi de la Vega, degli Errera, de’ Leonardi
di
Argensola? Ha bisogno la Spagna, per finirla, di
Errera, de’ Leonardi di Argensola? Ha bisogno la Spagna, per finirla,
di
un Tomo Apologetico per sostenere i mostri teatra
la, di un Tomo Apologetico per sostenere i mostri teatrali del Vega e
di
Calderon, quasi dovesse alla loro caduta vacillar
o caduta vacillare l’Ispana Monarchia? Nò, Signori Apologisti, troppo
di
soda gloria è ricca la vostra Nazione per aver bi
sti, troppo di soda gloria è ricca la vostra Nazione per aver bisogno
di
accattare da’ vanti spregevoli e frivoli o da imm
1. Vedi tali stabilimenti descritti nel Libro VIII. della Storia
di
America del Dottore Guglielmo Robertson. Vedi anc
ancora le congetture tratte dalla Sacra Scrittura, per la fondazione
di
Cadice da’ Fenici 400. anni prima di Salomone. Ve
cra Scrittura, per la fondazione di Cadice da’ Fenici 400. anni prima
di
Salomone. Vedansi i numeri 78. 79. e 80.
all’editore. Ciò che accennai son già molti anni al l’editor Veneto
di
questa mia opera che imprese a reimprimere, ripet
eggio veder non seppe nella mia Storia teatrale certo picciolo autore
di
un tumultuario Discorso accompagnato ad un Pausan
hina tragedia obbliata ed estinta nel nascere. E siccome tali esempli
di
errori e di bellezze vanno alla giornata moltipli
a obbliata ed estinta nel nascere. E siccome tali esempli di errori e
di
bellezze vanno alla giornata moltiplicandosi, fa
in sei volumi in 8; e dopo alcuni anni ne pubblicai nel 1798 un altro
di
Addizioni. Le mie vicende che poscia mi balzarono
e mie vicende che poscia mi balzarono in Francia donde dopo la dimora
di
un anno discesi in Italia di bel nuovo, hanno pro
alzarono in Francia donde dopo la dimora di un anno discesi in Italia
di
bel nuovo, hanno prodotto nuove osservazioni da m
e nel 1798 (che non passò oltre delle Sicilie per le luttuose vicende
di
Napoli) quanto per le molte altre cose notate ne’
del tempio dell’Immortalità; ed havvi, com’io, chi si contenta appena
di
contemplarne le vicinanze, non osando neppure dì
le storie teatrali (dicono altri che reputansi stragrandì) si favella
di
quando in quando di comedi e di tragedi antichi e
dicono altri che reputansi stragrandì) si favella di quando in quando
di
comedi e di tragedi antichi e moderni, e vi si le
che reputansi stragrandì) si favella di quando in quando di comedi e
di
tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi
ando di comedi e di tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi
di
Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, d
edi e di tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro,
di
Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick,
tragedi antichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo,
di
Roscio, di Esopo, di Baron, di Garrick, della And
ichi e moderni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio,
di
Esopo, di Baron, di Garrick, della Andreini, del
erni, e vi si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo,
di
Baron, di Garrick, della Andreini, del Pinotti, d
si leggono i nomi di Satiro, di Polo, di Roscio, di Esopo, di Baron,
di
Garrick, della Andreini, del Pinotti, del Zanarin
V’ha però chi sostiene loro in sul viso esser meglio calcar le tracce
di
Aristotile e dì Quintiliano, e mentovar dove bene
ridicoli del loro tempo, che rappresentar nella società gli originali
di
que’ medesimi oggetti rìdevoli mascherati da uomi
, e da poeti che non intendono nè rima nè ragione, e da pedanti pieni
di
stomachevole orgoglio e voti di ogni valore. I ve
è rima nè ragione, e da pedanti pieni di stomachevole orgoglio e voti
di
ogni valore. I veri filosofi, i veri letterati be
I veri filosofi, i veri letterati ben sanno la prestanza e l’utilità
di
un genere di poesia, onde si attende la pubblica
ofi, i veri letterati ben sanno la prestanza e l’utilità di un genere
di
poesia, onde si attende la pubblica educazione, s
nere di poesia, onde si attende la pubblica educazione, siccome credo
di
aver dìmostrato nel discorso seguente premesso a
to nel discorso seguente premesso a questa mia storia. Sanno ben essi
di
non doversi il Buon Teatro considerar come sempli
e la morale nella società, e per secondar le vedute de’ legislatori;
di
che mi occupai ne’ miei Elementi di Poesia Dramma
condar le vedute de’ legislatori; di che mi occupai ne’ miei Elementi
di
Poesia Drammatica impressi in Milano. Sanno altre
osservarsi reciprocamente, ed a comporsi a certa esteriore politezza
di
maniere, che i solitarii difficilmente sogliono a
ti indispensabili al poeta teatrale che agogna al l’importante gloria
di
pubblico educatore. E sanno finalmente che i migl
antiche e moderne in ogni tempo fecersi un pregio, e forse un dovere
di
contribuire co’ loro lumi al miglioramento del te
posero essi stessi pel teatro, o ne promossero lo studio, o servirono
di
scorta a’ poeti. Platone aspirò alla vittoria Oli
splendidezza gli scenici spettacoli. Eschine competitore in eloquenza
di
Demostene, Archita capitano, Neottolemo favorito
. Roma stessa vantò un Lelio e uno Scipione Affricano come coadjutori
di
Terenzio, un Cornelio Silla dittatore, il gran Ge
lla dittatore, il gran Germanico, e Cajo Claudio imperadore scrittori
di
commedie; Giulio Cesare, Cesare Augusto, Tito Ves
agedia, e Orezio Flacco che si fe ammirare non meno come grande emulo
di
Pindaro, che come critico incomparabile di teatra
non meno come grande emulo di Pindaro, che come critico incomparabile
di
teatral poesia. Nella decadenza poi del Romano Im
ed imitarli. San Gio: Crisostomo con compiacenza leggeva le commedie
di
Aristofane; San Girolamo quelle di Plauto; il Sin
on compiacenza leggeva le commedie di Aristofane; San Girolamo quelle
di
Plauto; il Sinesio ne compose alcune sulle orme d
an Girolamo quelle di Plauto; il Sinesio ne compose alcune sulle orme
di
Cratino e di Filemone; Apollinare imitò Euripide
uelle di Plauto; il Sinesio ne compose alcune sulle orme di Cratino e
di
Filemone; Apollinare imitò Euripide e Menandro. A
cattolico re Filippo IV, e teologi e sacerdoti e magistrati ed uomini
di
stato, Solis, Calderon, Moreto, Montiano, Cadalso
ini di stato, Solis, Calderon, Moreto, Montiano, Cadalso, Gusman duca
di
Medina Sidonia; nella Germania Klopstock, Federig
di Medina Sidonia; nella Germania Klopstock, Federigo II il Grande re
di
Prussia, e tanti e tanti reputati letterati; in I
i Prussia, e tanti e tanti reputati letterati; in Inghilterra il duca
di
Bukingam, Adisson segretario di stato, il cavalie
ati letterati; in Inghilterra il duca di Bukingam, Adisson segretario
di
stato, il cavaliere Van-Broug, il capitano Stèele
aliere Van-Broug, il capitano Stèele, Sheridan; in Francia Margherita
di
Navarra compose per la scena, Francesco I ne ispi
o, Pallavicini tra gli scrittori drammatici, e San Carlo Borromeo che
di
propria mano correggeva le rappresentazioni de’ c
ca Annibale Marchese, e Scipione Maffei, e Bernardino Rota, ed Angelo
di
Costanzo, e il duca Gaetani di Sermoneta, e cento
e Maffei, e Bernardino Rota, ed Angelo di Costanzo, e il duca Gaetani
di
Sermoneta, e cento altri personaggi chiari per na
ri gli avanzamenti della teatral poesia. E qual filosofo e scrittore
di
chiara fama non si pregia di corroborare i suoi c
ral poesia. E qual filosofo e scrittore di chiara fama non si pregia
di
corroborare i suoi concetti colla morale e colla
a sparsa negli scritti de’ poeti drammatici? Quale illustre accademia
di
amena letteratura non ha occupati i proprii valor
atro, ad insinuarne il vero gusto, ad arricchir le rispettive nazioni
di
tragedie, di pastorali, di commedie? Laonde o bis
nuarne il vero gusto, ad arricchir le rispettive nazioni di tragedie,
di
pastorali, di commedie? Laonde o bisogna essere s
gusto, ad arricchir le rispettive nazioni di tragedie, di pastorali,
di
commedie? Laonde o bisogna essere stato nutrito n
eformi maschere, o aver sortito dalla natura madrigna la comprensione
di
un semplice Tinitiva dell’Orenoco, per non capire
er non capire l’istruzione, i politici vantaggi e l’innocente piacere
di
un genere poetico cosi difficile, così nobile, e
da prelati, da cardinali, da più egregi repubblicani Greci e Latini e
di
ogni nazione e di ogni tempo. Occupiamoci adunque
dinali, da più egregi repubblicani Greci e Latini e di ogni nazione e
di
ogni tempo. Occupiamoci adunque io ad aumentare e
e perfezionare al possibile la mia storia teatrale, voi a riprodurla
di
tanto accresciuta col l’accuratezza promessami, s
interesse più generale si communichi a’ circostanti: e che vada così
di
mano in mano continuando a prender forma, finchè
ue una festa, un sacrifizio e un convito rinnovato ogni anno in tempo
di
vendemmia, nel quale la licenza del tripudio e l’
ano naturalmente partorir sazietà, e svegliare in alcuno un desiderio
di
rianimargli con qualche novità. Così in fatti avv
ualche novità. Così in fatti avvenne. Vi è chi attribuisce ad Epigene
di
Sicione il pensamento d’interporvi altri racconti
er rendere la festa più varia, o per dar tempo a’ saltatori e cantori
di
prender fiatoa I primi cori contenevano le sole l
ori e cantori di prender fiatoa I primi cori contenevano le sole lodi
di
Bacco, e gli episodii parlavano di tutt’altro. Il
rimi cori contenevano le sole lodi di Bacco, e gli episodii parlavano
di
tutt’altro. Il popolo se ne avvide, e mormorò del
che la società avanza nella coltura. Chi adunque arzigogolando sdegna
di
riconoscere da tali principii la tragedia e la co
la tragedia e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria
di
novità e di apparente importanza ai proprii scrit
e la commedia Greca, non vuol far altro che dare un’ aria di novità e
di
apparente importanza ai proprii scritti, e formar
intamente tragedia e commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta
di
tragico, talvolta di comico poeta. Apollofane da
commedia, e chi ne scrisse ebbe il nome talvolta di tragico, talvolta
di
comico poeta. Apollofane da Suida vien detto, ant
ci. Suida mentova una Medea ed un Tereo argomenti tragici come favole
di
un tal Cantaro cui dà il nome di poeta comico. Il
Tereo argomenti tragici come favole di un tal Cantaro cui dà il nome
di
poeta comico. Il nomato Epigene vien detto comico
ico dallo stesso Suida, ma da Ateneo si citano l’Eroine e le Baccanti
di
questo drammatico come favole tragiche. Corsero i
Corsero intorno a mille anni dal tempo in cui resse Minos lo scettro
di
Creta, alla venuta di Tespi; ed in tal periodo mo
le anni dal tempo in cui resse Minos lo scettro di Creta, alla venuta
di
Tespi; ed in tal periodo moltissimi poeti coltiva
tivarono in Atene la tragedia spiegando tutto il patrio veleno contro
di
quel re che dipinsero come ingiusto e crudele, pe
de’ giovani da esporsi al Minotauro in vendetta del l’ucciso Androgeo
di
lui figliuoloa. Ma il genere tragico sino al l’ol
de LX, o LXI non si vide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo
di
Solone provveduto di competente gusto e discernim
ide ben distinto dal comico. Tespi contemporaneo di Solone provveduto
di
competente gusto e discernimento gli separò; e pe
vessero precedutob. I Giovani Sacri, il Forbante, il Penteo sono nomi
di
alcune favole Tespiane. Appartiene a Tespi questo
da ogni mescolanza comica, nel passare nel l’olimpiade LXVII in mano
di
Frinico discepolo di Tespi, di parte accessoria d
omica, nel passare nel l’olimpiade LXVII in mano di Frinico discepolo
di
Tespi, di parte accessoria del coro divennero cor
passare nel l’olimpiade LXVII in mano di Frinico discepolo di Tespi,
di
parte accessoria del coro divennero corpo princip
ole ed affetti, e formarono uno spettacolo sì dilettevole, che meritò
di
essere introdotto in Atene. Cherilo l’ateniese ch
nel l’olimpiade LXIV, avea trovata la maschera ed abolita la feccia,
di
cui prima tingevansi gli attoria, e Frinico accom
nsi gli attoria, e Frinico accomodò quest’invenzione anche alle parti
di
donne. Se abbiasi riguardo allo stato della dramm
alle parti di donne. Se abbiasi riguardo allo stato della drammatica
di
quel tempo, Frinico merita l’ammirazione de’ post
ammirazione de’ posteri. In una tragedia pose alcuni versi cosi pieni
di
robustezza, di energia e di arte militare, e gli
posteri. In una tragedia pose alcuni versi cosi pieni di robustezza,
di
energia e di arte militare, e gli rappresentò con
una tragedia pose alcuni versi cosi pieni di robustezza, di energia e
di
arte militare, e gli rappresentò con tanto brio c
militare, e gli rappresentò con tanto brio che scosse gli spettatori
di
un modo che nel medesimo teatro fu creato capitan
tanto solidamente favellare delle operazioni belliche, era ben degno
di
comandare elle squadre per vantaggio della patria
io della patriaa. Frinico inventò ancora il tetrametro. Le favole che
di
lui si citano, sono: Pleuronia, gli Egizj, Atteon
Atteone, Alcestide, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo
di
Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Sui
e, Anteo, i Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o
di
Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre di
Sintoci e le Danaidi. Fu egli figliuolo di Poliframmone o di Minia o
di
Corocle, secondo Suida, e fu padre di un altro po
lo di Poliframmone o di Minia o di Corocle, secondo Suida, e fu padre
di
un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmon
di un altro poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione
di
Mileto, di cui parla Eliano stessoa, appartiene a
poeta tragico chiamato anche Poliframmone. L’Espugnazione di Mileto,
di
cui parla Eliano stessoa, appartiene a un altro F
di cui parla Eliano stessoa, appartiene a un altro Frinico figliuolo
di
Melanta, il quale per tal tragedia fu punito dagl
nta, il quale per tal tragedia fu punito dagli Ateniesi con una multa
di
mille dramme. Questo Frinico di Melanta fu il poe
u punito dagli Ateniesi con una multa di mille dramme. Questo Frinico
di
Melanta fu il poeta che rappresentando la mentova
tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle-Lettere
di
Parigi. b. Plutarco Sympos. lib. I, quaest. I.
Parigi. b. Plutarco Sympos. lib. I, quaest. I. a. Vedi il dialogo
di
Platone intitolato Minos. a. Orazio, Ignotum
espis. b. In fatti Arione che fiorì nel l’olimpiade XXXVIII fu uno
di
quelli che precedettero Tespi ed inventò il verso
a presente Storia de’ Teatri impresso in Napoli nel 1787. c. Vedi la
di
lui raccolta dei Frammenti drammatici Greci p. 44
di lui raccolta dei Frammenti drammatici Greci p. 440 del l’edizione
di
Parigi. a. Di tre Cherili fanno menzione gli ant
oronato, se ne attribuisce una intitolata Alope. Era questa figliuola
di
Cercione della quale Nettuno ebbe Ippotoonte uno
be Ippotoonte uno dei dieci eroi che diedero il nome alle dieci tribù
di
Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o di Alicar
che diedero il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu
di
Jasso o di Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto,
o il nome alle dieci tribù di Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o
di
Alicarnasso, contemporaneo di Erodoto, e scrisse
Atene. Il secondo Cherilo fu di Jasso o di Alicarnasso, contemporaneo
di
Erodoto, e scrisse in versi la vittoria degli Ate
oria degli Ateniesi riportata contro Serse, e morì presso Archelao re
di
Macedonia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in A
ia. Il terzo Cherilo seguì Alessandro in Asia, e fece alcuni poemi in
di
lui lode; ma questo principe lo stimava sì poco,
soleva dire che avrebbe voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi
di
Omero che l’Achille di quelli di Cherilo. a. El
e voluto essere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille
di
quelli di Cherilo. a. Eliano nella Storia varia
ssere piuttosto il Tersite de’ poemi di Omero che l’Achille di quelli
di
Cherilo. a. Eliano nella Storia varia lib. 3 ca
ia de’ Teatri del 1777 attribuimmo quest’ultima avventura del Frinico
di
Melanta all’altro più famoso che fu figliuolo di
vventura del Frinico di Melanta all’altro più famoso che fu figliuolo
di
Poliframmone. Vi fu un terzo Frinico poeta comico
ia che l’avviò agli studi legali. Ma ottenuta la laurea, egli risolse
di
non indossar la toga dell’avvocato, per abbraccia
l’avvocato, per abbracciar l’arte del comico. Esordì in una Compagnia
di
niun valore, dalla quale dovè uscire per disperaz
a ripensò all’avvocatura ; ma una giovinetta, attrice della Compagnia
di
Antonio Fiorilli gli fe’ di punto in bianco mutar
a una giovinetta, attrice della Compagnia di Antonio Fiorilli gli fe’
di
punto in bianco mutar pensiero. Scritturatosi qua
utar pensiero. Scritturatosi quale secondo amoroso, ebbe subito campo
di
mostrare le sue forti attitudini, non discompagna
nò il Cavicchi gli amorosi per darsi tutto allo studio della maschera
di
Brighella nella quale riuscì mirabilmente, tanto
Passò poi con la Marta Coleoni assieme alla moglie Francesca (il nome
di
famiglia non giunse a noi) egregia servetta, e as
ò non trovando il Cavicchi più chi lo scritturasse, diventò conduttor
di
compagnia egli stesso. Era il 1824 all’Arena di V
se, diventò conduttor di compagnia egli stesso. Era il 1824 all’Arena
di
Verona, ove, a detta di Antonio Colomberti, attor
compagnia egli stesso. Era il 1824 all’Arena di Verona, ove, a detta
di
Antonio Colomberti, attore contemporaneo, recitav
o plauso, sotto le spoglie dell’astuto Zanni. Ebbe numerosa famiglia,
di
cui era composta per metà la sua compagnia. Morta
l notiziario del Colomberti ; ma, o egli ha fatto con errore evidente
di
due persone una sola, o il teatro ha avuto più di
con errore evidente di due persone una sola, o il teatro ha avuto più
di
un Cavicchi brighella. Il 1820, in Compagnia di A
l teatro ha avuto più di un Cavicchi brighella. Il 1820, in Compagnia
di
Andolfati era il Cavicchi Giovanni per le parti d
1820, in Compagnia di Andolfati era il Cavicchi Giovanni per le parti
di
caratterista, di cui dice laconicamente il Giorna
a di Andolfati era il Cavicchi Giovanni per le parti di caratterista,
di
cui dice laconicamente il Giornale dei teatri : n
olomberti ? ? ? Cazzola-Brizzi Clementina, nata a Sermide, provincia
di
Mantova, il dì 26 agosto 1832, dagli artisti Gius
azzola, capocomico, e Claudia Bragaglia, esordì nel 1848 al Teatro Re
di
Milano qual prima amorosa della Compagnia di Cesa
dì nel 1848 al Teatro Re di Milano qual prima amorosa della Compagnia
di
Cesare Asti. Fu il ’48-49 con Papadopoli, Lottini
, il ’51-52 con Carlo Romagnoli e Achille Dondini, sotto la direzione
di
Cesare Dondini, prima attrice assoluta, nella qua
la qual Compagnia sposatasi a Giacomo Brizzi, passò dal Teatro Grande
di
Brescia a quelli di Trieste, Milano, Torino, Bolo
osatasi a Giacomo Brizzi, passò dal Teatro Grande di Brescia a quelli
di
Trieste, Milano, Torino, Bologna, Livorno, Padova
nando il pubblico all’entusiasmo, che nella primavera del’55 al Valle
di
Roma diventò esaltazione, delirio. Entrò il ’60 n
le di Roma diventò esaltazione, delirio. Entrò il ’60 nella Compagnia
di
Luigi Domeniconi ; diventò socia il ’61-62 di Tom
il ’60 nella Compagnia di Luigi Domeniconi ; diventò socia il ’61-62
di
Tommaso Salvini, e fu scritturata il ’63 da Anton
scritturata il ’63 da Antonio Stacchini e il ’64-65-66, a’ Fiorentini
di
Napoli, da Adamo Alberti. Ma non potè compiere il
quanti la conobbero. Clementina Cazzola non fu bella veramente, ma
di
assai viva espressione. I suoi occhi nerissimi mo
i uditori, ma degli artisti in scena con lei. Quand’era a’ Fiorentini
di
Napoli, nel ’65, Alessandro Dumas figlio, recatos
mi inginocchio dinanzi a voi. La Nazione Francese sarebbe orgogliosa
di
avere una tanta artista ; ed io sarei ben fortuna
eur, della Pamela, della Gabbriella, dell’Elisabetta, della Battaglia
di
donne, della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunat
della Piccarda Donati, dei Gelosi fortunati, della Pia de’ Tolomei, e
di
cento altre opere o tragico-romantiche o drammati
he : nella tragedia classica a lei mancava la fibra. E se, desiderosa
di
assurgere a somma altezza anche in quel genere, s
amore alla rappresentazione della Saffo e della Norma…. tragedie irte
di
difficoltà materiali, pur troppo ad esse più spec
mente dovè la immatura sua fine. Di lei così scrisse un acuto critico
di
arte, Enrico Panzacchi, ne’suoi Soliloqui artisti
le sue grida appassionate rotte dal pianto ? In lei trovava sempre e
di
preferenza un’interpretazione efficacissima ognun
rovava sempre e di preferenza un’interpretazione efficacissima ognuna
di
quelle forme d’arte che erano in maggior voga ven
a un dato momento quell’incanto ideale si risolveva in un particolare
di
verità viva e potente, quasi cruda. In questi con
quasi cruda. In questi contrasti, che parevano cercati nella poetica
di
Victor Hugo, era il massimo prestigio della Cazzo
riana Lecouvreur : Il suo amore per il brillante e infedele principe
di
Sassonia, la Cazzola ce lo significava in una for
naturalmente senza che la Cazzola si studiasse a farlo o s’accorgesse
di
farlo : fra quella sensiblerie e la passione roma
liere per istinto. A queste del Panzacchi faccio seguir le parole
di
due massimi artisti del nostro teatro di prosa.
cchi faccio seguir le parole di due massimi artisti del nostro teatro
di
prosa. Che dire di questa prediletta figlia di M
e parole di due massimi artisti del nostro teatro di prosa. Che dire
di
questa prediletta figlia di Melpomene e di Talìa
sti del nostro teatro di prosa. Che dire di questa prediletta figlia
di
Melpomene e di Talìa ? Mi si perdonerà l’esorbita
teatro di prosa. Che dire di questa prediletta figlia di Melpomene e
di
Talìa ? Mi si perdonerà l’esorbitanza degli agget
esorbitanza degli aggettivi qualificativi, ma certo chi ebbe la sorte
di
vederla e di udirla, li troverà inferiori e insuf
egli aggettivi qualificativi, ma certo chi ebbe la sorte di vederla e
di
udirla, li troverà inferiori e insufficienti ad e
nell’arte, e fino da bambina veniva chiamata l’enfant prodige. Figlia
di
umili artisti, possedeva dalla natura il sentimen
amante, così Cesare Dondini tolse dall’oscurità questa preziosa gemma
di
pura acqua, alla quale sovrabbondava il fuoco, pr
fuoco, produttore dei raggi che abbarbagliano. L’intuizione psichica
di
questa attrice era unica più che rara. L’inspiraz
esatta e fedele. Gli occhi, come due diamanti neri gettavano sprazzi
di
luce, e non potevansi fissare a lungo senza senti
arvi ogni vostro pensiero. Le ugualissime perle della bocca servivano
di
specchio a chi le parlava, e il mesto e dolce sor
el sentimento. Nella Piccarda Donati era seducente : nella Vita color
di
rosa era meravigliosa ; nella Dama dalle Camelie
ei era sublime ! In questa tragedia soprattutto raggiungeva tal grado
di
perfezione, da farvi credere ad un prodigio. L’ar
r sempre si appalesa nel riprodurre la natura, si ritirava vergognosa
di
fronte all’eccellenza di quella realtà. (T. Salv
riprodurre la natura, si ritirava vergognosa di fronte all’eccellenza
di
quella realtà. (T. Salvini, Ricordi, 130). Non
nza di quella realtà. (T. Salvini, Ricordi, 130). Non posso parlare
di
questo lucido astro dell’arte venuto per illumina
r languido, esprimeva la gioja e il dolore a sua voglia o capriccio :
di
una mobilità eccezionale : più natura che arte :
ntenuto in uno sdrucito recipiente. Chi la ricorderà nella Vita color
di
rosa, nella Donna in seconde nozze di Giacometti,
i la ricorderà nella Vita color di rosa, nella Donna in seconde nozze
di
Giacometti, e nella Signora dalle Camelie ? Ben p
o patologico e non in un forzato e ricercato verismo con combinazioni
di
nervosità che fanno della verità una menzogna, de
di nervosità che fanno della verità una menzogna, dell’arte un giuoco
di
prestidigitazione ! (Ernesto Rossi, Quarant’anni
l’arte un giuoco di prestidigitazione ! (Ernesto Rossi, Quarant’anni
di
vita artistica, vol. I, 166). Fra le tante poesie
l. I, 166). Fra le tante poesie scritte per lei scelgo il bel sonetto
di
Paolo Costa che le fu indirizzato nell’estate del
fu indirizzato nell’estate del 1858, a Faenza. Di che loco beato, e
di
che stella scese costei, che aggiorna l’età nostr
a vostra. Quand’Ella appare, da’suoi labbri move uno spirto d’amore e
di
pietate, ch’empie ogni petto di dolcezze nove, sì
suoi labbri move uno spirto d’amore e di pietate, ch’empie ogni petto
di
dolcezze nove, sì che fa dire altrui : Quei che c
rte. Cecchini Pier Maria. Celebre nella Commedia dell’arte col nome
di
Frittellino, nacque a Ferrara il 14 maggio del 15
Sig. et solo mio Sing. Padrone Ha piacciuto a Iddio doppo tanti anni
di
visitarmi con un figliuolo, il quale mi è stato c
come figliuolo, ma molto più caro per haver ritrovato al mio ritorno
di
Ferrara che l’hanno rassegnato sotto il patrocini
al mio ritorno di Ferrara che l’hanno rassegnato sotto il patrocinio
di
V. A. S., alla quale spero un giorno di essere pe
assegnato sotto il patrocinio di V. A. S., alla quale spero un giorno
di
essere perpetuo vassallo si come le sonno antichi
ll’A. V., il cui accidente convertitosi poi in natura io ho nel corso
di
38 anni (con poca intermitenza) sempre servito al
ua Casa. Servij all’A. V. mentre era nel ventre della madre, et spero
di
servir nel ventre della Ser.ma Consorte la sua pr
. voglia, che sia in breve come lo spero. Intanto l’aviso dell’arrivo
di
Cintio et altri, dove daremo principio in uno di
l’aviso dell’arrivo di Cintio et altri, dove daremo principio in uno
di
questi Theatri marti V di aprile, con che in siem
ntio et altri, dove daremo principio in uno di questi Theatri marti V
di
aprile, con che in sieme con mia moglie divottam.
gennaio del 1591 è registrato dal Bertolotti (op. cit.) sotto il nome
di
Pietro Maria Chezzini, in compagnia del Canovaro
) sotto il nome di Pietro Maria Chezzini, in compagnia del Canovaro e
di
quell’Austoni (Battistino) che diventò poi ammini
Patron Coll.mo jl sig.r Gia battista londerchi meritissimo secretario
di
S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di
mo jl sig.r Gia battista londerchi meritissimo secretario di S. A. S.
di
Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato di Mod
ritissimo secretario di S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio
di
Stato di Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll
secretario di S. A. S. di Ferrara, che traggo dall’Archivio di Stato
di
Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll.mo Con
io di Stato di Modena. Ill.mo mio Sig.re et Patron Coll.mo Confesso
di
haver fato gran torto all’obligo jnffinito ch’io
Come erra mio debito, ma fu la subita et jnnaspetata noua che mi uene
di
douer ritrouarmi al seruicio del ser.mo Gran Ducc
eruitù ch’io le tengo, che se non le agradirà, non le spiacerà almeno
di
hauer udito ch’io le resto (qual sempre gli fui)
one, direttor della Compagnia l’Arlecchino Martinelli, pel matrimonio
di
Enrico IV con Maria De Medici che si celebrò il 1
sociatosi alla rivolta la Diana (la Ponti ?) lo accusò nientemeno che
di
volerlo assassinare. Nell’ottobre del ’601 la Com
Cecchini vi piacque che fu invitato, ma indarno, dalla Contessa Maria
di
Boussu a recarsi nelle Fiandre e in Brabante. Fu
ndre e in Brabante. Fu in Francia una seconda volta, dai primi giorni
di
febbraio al 26 d’ottobre del 1608, e questa volta
sua moglie come i migliori personaggi non solo della sua compagnia ma
di
tutta Italia. A Parigi recitava prima all’ Hotel
sua compagnia ma di tutta Italia. A Parigi recitava prima all’ Hotel
di
Borbone presso il Louvre, poi all’Hotel di Borgog
recitava prima all’ Hotel di Borbone presso il Louvre, poi all’Hotel
di
Borgogna pel pubblico, dietro istanza firmata da
compagnia, per tutti i compagni qualificati Comici Italiani del Duca
di
Mantova. Il successo della compagnia fu completo
pote e tanto amore mostrava alle commedie, scrisse l’ 8 marzo al Duca
di
Mantova che la principal causa di quel successo e
ommedie, scrisse l’ 8 marzo al Duca di Mantova che la principal causa
di
quel successo era da attribuirsi alla valentìa e
usa di quel successo era da attribuirsi alla valentìa e alla saviezza
di
Pier Maria detto Fritellino, che con gran perspic
La sola volta è questa in cui Pier Maria Cecchini s’abbia una parola
di
lode concernente l’indole sua : ma è anche la vol
to a Vienna alla Corte dell’Imperator Mattia che volle dargli patente
di
nobiltà. Anche nel 1619 si adoperò, brigò, combat
ompagnia che doveva andare a Parigi ; si diè d’attorno per espurgarla
di
cattivi elementi come il Pantalone pessimo comico
ssimo comico, e la Baldina Rotari, pessima…. donna, e per rinforzarla
di
miglior gente, come un Pavolino Zanotti. Ma le su
un Pavolino Zanotti. Ma le sue forze questa volta si trovaron misere
di
fronte a quelle dell’Arlecchino Martinelli, il qu
nte a quelle dell’Arlecchino Martinelli, il quale aveva da vendicarsi
di
tutte le noie, che nel suo primo viaggio in Franc
da volta, nel 1608, il Cecchini riuscì a tornare in Francia direttore
di
compagnia a forza d’intrighi, e certo entusiasmò
orale, uscendo trionfante nella lotta. Così, dopo tante assicurazioni
di
buona riuscita per parte del Cecchini, ove il Duc
e fuori il povero Cecchini e quel Pavolino Zanotti, divenuto, a detta
di
esso Cecchini, il grande emulo di Gabbrielli. Pov
Pavolino Zanotti, divenuto, a detta di esso Cecchini, il grande emulo
di
Gabbrielli. Povero Frittellino !!! Che smacco ! E
ercar la causa nel carattere bestiale della moglie Orsola che, gelosa
di
Florinda, gelosa della Rotari, gelosa di tutte, i
la moglie Orsola che, gelosa di Florinda, gelosa della Rotari, gelosa
di
tutte, irruenta, violenta, aggressiva sempre, inc
dello Scappino Gabbrielli (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte
di
Lavinia, di Cintio, di Ortensio, di Mezzettino pe
no Gabbrielli (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte di Lavinia,
di
Cintio, di Ortensio, di Mezzettino per metterli i
li (V.), mentre si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio,
di
Ortensio, di Mezzettino per metterli in disgrazia
re si sparla unicamente dell’arte di Lavinia, di Cintio, di Ortensio,
di
Mezzettino per metterli in disgrazia del Duca, ve
io, di Mezzettino per metterli in disgrazia del Duca, venuto a parlar
di
Cecchini « Frittellino — dice — è buono da farsi
pagare le anticaglie (allude alla moglie Orsola già vecchia per parti
di
fanciulla) e pigliare l’istessa discordia in Comp
» Non sappiamo se per potenza d’amore, o per ragion d’amor proprio o
di
mestiere o d’interesse, il Cecchini subisse codes
delitto a tutela dell’onore ci appare il più probabile) c’ è davvero
di
che compiangere un povero marito ! Qual peccato c
rmato nell’oroscopo tolto come gli altri da un codice della Nazionale
di
Firenze, è stato messo la prima volta agli occhi
nte Paglicci Brozzi (Il Teatro a Milano nel secolo xviii ). Si tratta
di
una supplica diretta dal Cecchini a Don Giovanni
iretta dal Cecchini a Don Giovanni Fernandez de Velasco, Contestabile
di
Castiglia, Governatore di Milano, colla quale egl
Giovanni Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Governatore
di
Milano, colla quale egli mira a ottenere un salva
’arte sua ; dacchè si trova a esser bandito in contumatia dalla città
di
Turino per la morte di un Carlo De Vecchi, anch’
rova a esser bandito in contumatia dalla città di Turino per la morte
di
un Carlo De Vecchi, anch’ esso comico. Il salvaco
cchi sono chiaramente spiegate, nella dedicatoria al Marchese Ottavio
di
Scandiano delle Lettere facete e morali, in cui e
ettere facete e morali, in cui egli dice : Un’ altra cagione (pur
di
momento) mi ha persuaso a raccomandarli questo pu
aldandomi gli ardori della gioventù, mi rendevano tal’ hora bisognoso
di
un saluo ricouero per fuggir non so s’io debba di
a donna navigata che era, traeva poi argomento da tutto per mostrarsi
di
rigida austerità al cospetto del marito, sia per
sti sospetti, sia per farsi perdonare i falli trascorsi. A venti anni
di
distanza, quando l’Arlecchino Martinelli potè ott
ni di distanza, quando l’Arlecchino Martinelli potè ottenere dal Duca
di
Mantova il diritto di far stare a dovere Frittell
l’Arlecchino Martinelli potè ottenere dal Duca di Mantova il diritto
di
far stare a dovere Frittellino, comandandogli com
tare a dovere Frittellino, comandandogli come a soggetto, il fratello
di
lei, per nome Nicola, buona schiuma, amico, dice
i lei, per nome Nicola, buona schiuma, amico, dice il Martinelli, sol
di
ladri e gente cattive, prese le difese del cognat
ol di ladri e gente cattive, prese le difese del cognato, minacciando
di
morte tutti coloro che aveangli fatto dispiacere.
quali unicamente abbiamo, come più volte ho detto, l’idea ben chiara
di
quel che potesse essere il comico a quei tempi e
hiara di quel che potesse essere il comico a quei tempi e il suo modo
di
recitare. I Brevi discor si intorno alle comedie,
ressante pel teatro e pei costumi. Commentando, per esempio, il passo
di
S. Gio. Grisostomo che condanna gli attori come r
mo adunque che quel glorioso Scrittore non hebbe altra intentione che
di
far sapere, che quelle genti erano instrumenti pe
isse il vero, che così hoggi, vivendo, darebbe nome a i nostri comici
di
conservatori degli altrui patrimonj ; posciachè u
iserabile scudo serve per lo trattenimento d’un mese a chi si diletta
di
veder comedia, con il qual prezzo si compra ancor
bbe esser speso in quei trattenimenti, che somministrano viva cagione
di
spender non solo il denaro, ma con esso la robba,
sono, mi fu detto da un Mastro Dionisio Bruni padrone d’ una bottega
di
carte da giuoco, le precise parole : « S’ io non
i qualch’ altro comodo fuori del mestier delle carte, non potrei fare
di
meno di non vi maledire, et desiderarvi ogni male
’ altro comodo fuori del mestier delle carte, non potrei fare di meno
di
non vi maledire, et desiderarvi ogni male, acciò
di meno di non vi maledire, et desiderarvi ogni male, acciò lasciaste
di
venire in questa città, poichè siate cagione, che
ivi, m dc xxii) gli procacciaron da molti poeti una bellissima corona
di
sonetti, che poi non fece imprimere, egli dice mo
lla del vostro, per questo parlo con soverchia libertà. Dormite prima
di
rispondermi, il che doveva far anch’ io prima di
bertà. Dormite prima di rispondermi, il che doveva far anch’ io prima
di
scrivervi. State sano. Ad altro, avvezzo alle ad
io prima di scrivervi. State sano. Ad altro, avvezzo alle adulazioni
di
una mala pratica, scrive (XLIII) : S’io dicessi
i poter aggiunger a i giorni della vostra vita que’ della mia, userei
di
quelle parole, che sogliono usar i corteggiani de
, userei di quelle parole, che sogliono usar i corteggiani desiderosi
di
farne baratto in tante pensioni : Ma perchè da vo
, se non corrispondenza a non voler nulla da me, vi dico, che non più
di
me, nè quanto me v’ amo : ma sì ben tanto, che ni
me, nè quanto me v’ amo : ma sì ben tanto, che niuno dopo me amo più
di
voi. A chi sparlava della sua nobiltà avuta dall
ti nell’arrivo della nuova, che Sua Maestà Cesarea m’ ha privilegiato
di
Nobiltà, non sono così grandi, come son quelle, c
discorso, e approvando con le opere che molti villani sono più civili
di
lui. Sappiano quelli che si son maravigliati, e c
’ esser giudicato meritevole d’ esser gentiluomo, e perciò fatto, che
di
già essendo, si dica non esserne degno. In me com
isce, mi ricordo d’haver letto che disse un filosofo ad un pretensore
di
nobiltà vitioso. E per codesta nobiltà che con
retensore di nobiltà vitioso. E per codesta nobiltà che con decreto
di
Vienna del 12 novembre 1614, firmato da Mattia e
, ponendolo nella schiera de’ gentil’ huomini et pretendenti, come se
di
quattro Avi Paterni et Materni fosse nato nobile,
agionate dalla invidia e sopr’ a tutto dalla incredulità, che risolse
di
pubblicar per intero il Decreto stesso, il quale
Brevi Discorsi intorno alle Commedie. Frittellino. (Da una serie
di
dodici acqueforti antiche, riproducenti alcuni ti
Gio. Batta, Bianchi (De) Ludovico, ecc.). Nulla ci ha detto sul modo
di
rappresentare la parte sua in genere, alla quale
cosa molto necessaria et molto dovuta nella comedia che dopo la parte
di
un servo astuto et ingegnoso il quale spiritosame
no, presentandosi in scena esclama : « Eccovi, o Signori, il ritratto
di
tutte le scelleraggini, il compendio di tutte le
ccovi, o Signori, il ritratto di tutte le scelleraggini, il compendio
di
tutte le furberie, e per dirvi tutto in una parol
to in una parola : eccovi Frittellino. » E a Cintio che gli consiglia
di
divenir quello che non fu mai, cioè huomo da bene
Abbiam dunque nella sostanza un Brighella che ha semplicemente mutato
di
nome. Ma un’opera ancor più interessante del Cecc
ini giace tuttavia inedita, per quanto io mi sappia, nella Biblioteca
di
Torino. Essa ha per titolo : Discorso sopra l’Art
rino. Essa ha per titolo : Discorso sopra l’Arte Comica — con il modo
di
ben recitare — di — Pier Maria Cecchini Comico —
titolo : Discorso sopra l’Arte Comica — con il modo di ben recitare —
di
— Pier Maria Cecchini Comico — Acceso detto Fritt
tto Frittellino, ed è dedicata all’Ill.mo et Ecc.mo Sig.re Don Amedeo
di
Savoja col seguente sonetto : Mira tall’ hor il
accolto Vostra pompa, è ’l mio cor mostrar m’ingegno. Me in viva tela
di
colori involto T’ofro l’imago mia, poichè men deg
è men degno Pregio mortal d’immortal lode è molto. L’operetta consta
di
una introduzione, della breve raccolta in latino
tta da S. Tommaso, e che è già a stampa innanzi ai Discorsi citati, e
di
Sette Capitoli : 1. Modo di ben recitare. Qual s
à a stampa innanzi ai Discorsi citati, e di Sette Capitoli : 1. Modo
di
ben recitare. Qual sorte di persone dovrebbon rec
si citati, e di Sette Capitoli : 1. Modo di ben recitare. Qual sorte
di
persone dovrebbon recitar le Comedie. 2. Del ges
ta Comedie. Molte volte, come nel gesto, o nella voce, ti vien fatto
di
trovar parole e frasi già dette ne’Frutti delle m
omedie, e non saprei dire se questi sieno un rifacimento in ristretto
di
quelli per la stampa, o se quelli sieno una paraf
in ristretto di quelli per la stampa, o se quelli sieno una parafrasi
di
questi pronta per una nuova edizione. A ogni modo
edizione. A ogni modo vi si trovan concetti o meglio chiariti o nuovi
di
zecca, i quali mostran come al Cecchini stesse a
odesti capitoli verrò trascrivendo quelle cose che più mi pajon degne
di
nota. (Dal Cap. I) : Prima che si lasciasse comp
ebbero a’ lavor senza far comedie, e certo che questo sarebbe cagione
di
molti beni. Il primo e più importante sarebbe, ch
honorati e lodevoli confini del honestade, nè ci sarebbe tanta copia
di
sviati e Ciarlatani, che così spietatamente lacer
etatamente lacerassono questa povera comedia, la qual mi par tuttavia
di
udire che pianga e si lamenti per esser non solo
via di udire che pianga e si lamenti per esser non solo per le bocche
di
molti ignoranti ; ma ne’meccanici banchi, su le p
tti nuovi e corretti, e colui che gli mettesse fuori, sarebbe scarico
di
quel peso di leggere a un solo mille volte un sol
orretti, e colui che gli mettesse fuori, sarebbe scarico di quel peso
di
leggere a un solo mille volte un solo soggetto, c
quello stesso fa poi anco mille errori, et si leverebbe quella spezie
di
gente, di che fa menzione l’eccellentissimo Garzo
sso fa poi anco mille errori, et si leverebbe quella spezie di gente,
di
che fa menzione l’eccellentissimo Garzoni nella s
vestiti alla divisa con pennacchi, che prima che fossero suoi, furono
di
mille altri, con cappe bandate di veluto che inan
che prima che fossero suoi, furono di mille altri, con cappe bandate
di
veluto che inanzi che sia diventata banda era cal
illa. O povera Comedia….. (Dal Cap. II) : Voi che fate professione
di
parlare in pubblico, raccordatevi d’aver pronto l
i, se le braccia barbagiani che volano, e se voltano il capo, scolari
di
Zan della Vigna ; però il capo, le braccia, i pie
orso che si recita. Lo stare avviluppato nel ferrajolo a chi fà parte
di
moroso non piace, però bisogna hor sotto mano, ho
ando, mentre camina, o passeggi….. (Dal Cap. VII) : Prima guardarsi
di
parlar con il popolo, raccordandosi che non vi si
o, si dee andar discorendo, se della sua donna si querella, alla casa
di
quella si volta gli occhi, se d’amore, se di fort
a si querella, alla casa di quella si volta gli occhi, se d’amore, se
di
fortuna, o d’altro, hora il cielo, hora alla terr
amici, et a quelli vanno dicendo le loro raggioni, questo precetto è
di
tanta osservanza, quanto mal osservato quasi da t
troncar qual si voglia bel discorso per non lasciar mutto colui, che
di
novo è giunto, havertendo però chi dee uscire di
iar mutto colui, che di novo è giunto, havertendo però chi dee uscire
di
star sin tanto che conoschi esser giunto al fine
popolo. Raccordandosi l’autor della Comedia che il mettere in obbligo
di
ridir più volte una cosa che di già per parola e
lla Comedia che il mettere in obbligo di ridir più volte una cosa che
di
già per parola e per effetto s’è veduta ed udita,
ni, scrive Domenico Bruni nelle sue Fatiche comiche : Ma che dirassi
di
Pietro Maria Cecchini che nel tempo che recitava
E ciò fece perchè quello et altri comici moderni, non sono del numero
di
coloro che poco intendendosi di comedie pervertis
i comici moderni, non sono del numero di coloro che poco intendendosi
di
comedie pervertiscono l’arte, rendendosi indegni
o de’ buoni, tal che, è necessario lo studio, e studio assiduo. Oltre
di
ciò, bisogna che la natura con un privilegio part
aveva stabilito per ciascheduna rappresentazione in case particolari
di
nobili, cioè : 25 scudi per comedia col rinfresca
ri di nobili, cioè : 25 scudi per comedia col rinfrescamento appresso
di
robbe mangiative ; e aggiunge il Forciroli ch’era
Cosimo II per una medaglia con catena, portante il nome e il ritratto
di
esso Granduca, e per una pomposissima veste di ch
il nome e il ritratto di esso Granduca, e per una pomposissima veste
di
che la Serenissima Arciduchessa si è compiacciuta
mposissima veste di che la Serenissima Arciduchessa si è compiacciuta
di
ornar la moglie Flaminia. E donativi di ogni spec
rciduchessa si è compiacciuta di ornar la moglie Flaminia. E donativi
di
ogni specie egli ebbe in ogni tempo e in ogni luo
E che m’importa ! Non ci sono io ? Io basto a tutto. » Era una specie
di
attore-omnibus, di Giove onnipotente, il quale vo
on ci sono io ? Io basto a tutto. » Era una specie di attore-omnibus,
di
Giove onnipotente, il quale voleva torreggiar su
e, il quale voleva torreggiar su tutti. Amante dell’arte e rispettoso
di
sè, tentava ogni mezzo di mettere assieme compagn
iar su tutti. Amante dell’arte e rispettoso di sè, tentava ogni mezzo
di
mettere assieme compagni di gran pregio…. Ma guai
te e rispettoso di sè, tentava ogni mezzo di mettere assieme compagni
di
gran pregio…. Ma guai a dover piegare il collo !
o dell’arte doveva cedere alla boria ; e il gran capocomico si mutava
di
punto in bianco nell’ eterno matador circondato d
mutava di punto in bianco nell’ eterno matador circondato da una muta
di
cani. (V. Bachino Gio. Maria). Ma se in onta di c
ircondato da una muta di cani. (V. Bachino Gio. Maria). Ma se in onta
di
ciò ; se in onta alle requisitorie dell’ Andreini
ecc. ecc., egli potè artisticamente restar saldo sul suo piedistallo
di
bronzo, ammirato, onorato da Re, da Principi, da
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