ale. [1] Lascio da banda il quistionare intorno all’origine naturale
delle
lingue, ricerca importantissima nella storia dell
. I filosofi paghi di signoreggiare fra le altissime teorie del mondo
delle
astrazioni appena si degnano di scendere all’esam
degnano di scendere all’esame di alcune quistioni, dallo scioglimento
delle
quali risulta la perfezione delle arti di gusto:
lcune quistioni, dallo scioglimento delle quali risulta la perfezione
delle
arti di gusto: come se l’innocente e sicuro dilet
orgente, esponendo onde tragga origine la maggior o minore attitudine
delle
lingue pel canto. La voce considerata in se stess
a quella. Le consonanti adunque non si pronunziano se non coll’aiuto
delle
vocali, laddove le vocali si proferiscono senza l
l’aiuto delle vocali, laddove le vocali si proferiscono senza l’aiuto
delle
consonanti, ma accoppiate con esse servono a dist
del caldo o del freddo, influiscono prodigiosamente sulla formazione
delle
lingue. Quindi la varietà, e l’indole di esse mis
di di latitudine, o di longitudine geografica. Ma di ciò, come ancora
delle
cagioni morali, che contribuiscono ad alterar i l
inedito. [3] Dal primo semplicissimo riflesso intorno alla formazione
delle
vocali, e delle consonanti risulta che la lingua
primo semplicissimo riflesso intorno alla formazione delle vocali, e
delle
consonanti risulta che la lingua più a proposito
é facendosi in esse le permanenze della voce, sarà maggiore il numero
delle
intonazioni, e per conseguenza degli elementi del
vrà più forza l’accento, e più sensibile renderassi il valor musicale
delle
note: quarto, che non usi nelle parole di troppo
parole di troppo rincontro di lettere consonanti senza l’interruzione
delle
vocali, perché tardandosi troppo nel proferirle,
sce non meno alla dolcezza della lingua, che all’agevole collocazione
delle
note. [4] Ma i suoni della voce sono incommensura
er intervalli perfettamente armonici, né possono misurarsi per alcuna
delle
note, che entrano nei nostri sistemi di musica. I
nti della glottide, i quali or s’increspano, or si rallentano a guisa
delle
corde musicali ne’ diversi toni grave ed acuto. T
é facendosi una risuonanza troppo confusa nella cavità della bocca, e
delle
narici, il suono s’offusca, e l’accento perde mol
troppo i riposi sulle vocali. Altre qualità dovrebbe avere eziandio,
delle
quali farò parola in appresso. [6] Ora se alcuna
[6] Ora se alcuna lingua d’Europa riunisce tutte, o la maggior parte
delle
doti accennate, essa è l’italiana sicuramente. Pe
irsene d’altro non abbisognasi che di farne l’applicazione. Il numero
delle
sue vocali è uguale a quello delle più belle ling
di farne l’applicazione. Il numero delle sue vocali è uguale a quello
delle
più belle lingue del mondo la greca, e la latina,
schi, e vivaci: ora la soavità e la grazia del veneziano per la copia
delle
vocali, e per la prestezza nel profferirle atto a
un giovamento sarebbero alla musica pel duro e frequente accozzamento
delle
consonanti, pei suoni oscuri, offuscati, ed ambig
ccozzamento delle consonanti, pei suoni oscuri, offuscati, ed ambigui
delle
vocali, per la sintassi mal definita, e per altre
per la sintassi mal definita, e per altre cause. [7] La collocazione
delle
consonanti non può essere più opportuna, non esse
il bel fianco succinto». [8] Inoltre la giusta misura e proporzione
delle
parole, che più acconci e le rende a ricever il v
oporzione delle parole, che più acconci e le rende a ricever il valor
delle
note, a fissar con esattezza il tempo, e a seguit
vocale, tra articolazione ed articolazione, e alla felice mescolanza
delle
medesime fanno sì che la poesia italiana, ove man
aliani non avessero a ciò provveduto ora col frequente raddoppiamento
delle
medesime consonanti, come “alloppiare, oggetto”,
il volo: ora colle frequenti elisioni, che spesseggiano il rincontro
delle
consonanti, dando alle parole una certa asprezza
le, quantunque convengano in alcune circostanze generiche, hanno però
delle
differenze, alle quali bisogna far avvertenza per
confonderle. Tanto l’una quanto l’altra consistono nella convenienza
delle
parole e de’ suoni colla natura dell’oggetto, che
maggior numero di consonanti elidano il suono troppo vivace e sonoro
delle
vocali, rendendo così la poesia più sostenuta e r
ll’“o” oltre l’esprimer che fa mirabilmente la vacuità, e il silenzio
delle
caverne infernali, mitiga la pronunzia delle “rr”
a vacuità, e il silenzio delle caverne infernali, mitiga la pronunzia
delle
“rr”, e delle “tt” a bella posta replicate affine
l silenzio delle caverne infernali, mitiga la pronunzia delle “rr”, e
delle
“tt” a bella posta replicate affine di rappresent
poefica alla musicale armonia. [13] Alla dolcezza, ed al collocamento
delle
parole succede nell’esame delle qualità proprie p
13] Alla dolcezza, ed al collocamento delle parole succede nell’esame
delle
qualità proprie pel canto la maniera di misurarle
re qualunque parola venivano determinate dal valore, e dalla quantità
delle
sillabe che formavano la parola stessa, laddove n
non possono esattamente determinarsi a cagione, che la maggior parte
delle
sillabe non ha quantità fissa, e sensibile; nondi
a da sua origine, e la sua forza dalla imitazione trasferita al canto
delle
diverse successive inflessioni, che fa l’uomo nel
la musica e la poesia è la trasposizione, cioè quando il collocamento
delle
parole si fa non secondo l’ordine naturale delle
ando il collocamento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale
delle
idee, ma come più torna a proposito per la bellez
golare andamento; ora schivando la cacofonia nel rincontro sgradevole
delle
vocali, o l’asprezza in quello delle consonanti i
cofonia nel rincontro sgradevole delle vocali, o l’asprezza in quello
delle
consonanti inevitabili spesse fiate nelle lingue,
he le lingue, le quali per conservar rigorosamente l’ordine analitico
delle
parole non sanno preparar cotal sospensione, mett
adirsi intorno agli altri pregi dell’italiana favella, della evidenza
delle
sue frasi imitative, delle quali si trovano esemp
regi dell’italiana favella, della evidenza delle sue frasi imitative,
delle
quali si trovano esempi maravigliosi negl’autori,
rmarla, della sua varietà nata appunto dalla ricchezza e moltiplicità
delle
sue forme, dell’abbondanza d’augmentativi e di di
lingue portano sempre le cose a qualche estremo: Che la maggior parte
delle
parole italiane, e spagnuole è piena d’oscurità,
e di gonfiezza», come se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio
delle
parole, e non degli autori: «Che i Chinesi e quas
avella italiana ha potuto conservar i suoi primitivi caratteri meglio
delle
altre nazioni, dove la lingua, e i costumi non me
men che la religione, e le leggi hanno dovuto piegare sotto il furore
delle
conquiste, come si vede nella lingua francese, la
i i secoli e da tutte le genti, che l’accento naturale è più durevole
delle
leggi e dei governi. Quindi il pregio di soavità
loro di concepire maggiormente si confanno. Avvegnaché il linguaggio
delle
passioni sia, generalmente parlando, lo stesso in
tà e d’immaginazione siccome contribuiscono assaissimo alla formazion
delle
lingue, così ancora mettono gran divario nella ma
uoni spiccati e sensibili: l’idioma degli accenti rinvigorisce quello
delle
parole, ed ecco il gran fonte onde scaturisce il
pellabili, mescolandosi nelle regole del bello, fanno perder il gusto
delle
cose semplici, perché non si cercano se non le st
po impicciolire gli oggetti e le idee per proporzionarle agli sguardi
delle
saccenti che regolano imperiosamente i giudizi e
tutta la nostra pronunzia si senta la gorgia, e che la maggior parte
delle
parole finiscano in “-as”, “-es”, “-os”, “-us”, d
pronunzia gutturale della nostra lingua si riduce a tre sole lettere
delle
ventiquattro, che compongono l’alfabeto, cioè “x”
varsi, ove si voglia comporre per il canto; che appena la terza parte
delle
parole spagnuole finisce in consonante, e per ben
ebbero “f, p, t, c, b, k, g, m, ll, rr” sono affatto sbandite in fine
delle
nostre parole; che niun vocabolo termina con due
finali. Se la pronunzia italiana è più mitigata, e più dolce, quella
delle
vocali spagnuole è più spiccata, e più rotonda. F
iste utilissime che racchiude concernenti la filosofia della musica e
delle
arti rappresentative. Essa è diretta ad un celebr
ei avessero fatto agli infelici mortali, formò mai sempre la passione
delle
anime bennate, e divenne insieme lo scopo delle m
ai sempre la passione delle anime bennate, e divenne insieme lo scopo
delle
meditazioni, e delle ricerche de’ più illustri fi
delle anime bennate, e divenne insieme lo scopo delle meditazioni, e
delle
ricerche de’ più illustri filosofi. Né ho diffico
e più moltiplicati e molto meno costanti e sensibili che gli obbietti
delle
altre arti, avendo essa di più il privilegio di p
obbietti fanno i più degli artisti, i quali non gli adoperano le più
delle
volte fuorché ad abbellire i capricci della loro
arla felicemente se non se dividendola per capitoli, giusta l’esempio
delle
istituzioni oratorie di Quintiliano. [4] Gli anti
cio della versificazione greca e latina consisteva nella combinazione
delle
sillabe brevi e lunghe. È palese ancora che le pa
uesti medesimi piedi m’ha espresso il movimento proprio di gran parte
delle
nostre contradanze, e in particolar modo delle da
proprio di gran parte delle nostre contradanze, e in particolar modo
delle
da noi chiamate “gavotte” e “vaudevilles”. La gra
“stant acies”. Leggesi ancora nel medesimo autore (IX. 4.), che vi ha
delle
sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre,
l medesimo autore (IX. 4.), che vi ha delle sillabe lunghe più lunghe
delle
une e dell’altre, e così delle brevi più brevi; “
vi ha delle sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre, e così
delle
brevi più brevi; “pallentes” per esempio, e “divi
presta per l’imitazione, né poteva tampoco indicare la corrispondenza
delle
misure impiegate dagli antichi con quelle onde no
iamo talmente della libertà che ci lascia la troppo ignorata prosodia
delle
nostre lingue, che spezzando e ognor più accorcia
ro a fissare, e a determinare l’espressione vaga, e sovente difettosa
delle
lor sinfonie. Mi farò in oltre a svegliare la lor
le prolazioni. Servono esse talora a creare di novelli sentimenti, e
delle
imagini novelle, nel qual caso sono da commendars
e queste suppliscono in un modo vantaggioso e superiore ancora ad una
delle
maggiori bellezze della lingua greca, voglio dire
o inverso la scienza e la coltura, e non già per alterare la quantità
delle
sillabe a cui erano apposti. Puossi pronunziare,
anno avuto de’ successori, coi quali vengo alle prese, e oppongo loro
delle
ragioni invincibili, e senza replica cavate dalla
oni da me fatte sopra il ritmo m’hanno naturalmente portato a dedurne
delle
altre intorno al meccanismo delle lingue, al loro
anno naturalmente portato a dedurne delle altre intorno al meccanismo
delle
lingue, al loro genio, e al loro carattere. Avveg
te opinione che sebbene le lingue sieno strumenti arbitrari e fattizi
delle
nostre idee, niente di meno questi strumenti ponn
ni de’ saggi, i quali gridano contro alla decadenza del gusto. L’idea
delle
proprietà, e di caratteri insensibilmente dilegua
che renderli dovesse non i distruggitori ma i sostenitori del decoro
delle
arti e delle scienze. S’è già posto in obblio ave
dovesse non i distruggitori ma i sostenitori del decoro delle arti e
delle
scienze. S’è già posto in obblio avere la tragedi
osicché ne’ templi ch’essi ergevano agli dei, non solo faceano mostra
delle
più belle proporzioni, ma applicavano ad ogni div
pira eleganza e dilicatezza fu destinato a Venere madre degli amori e
delle
grazie; e quest’attenzione ch’essi mettevano univ
a de’ loro strumenti, e in un ci scopre come essi giunsero a formarsi
delle
proprietà e de’ modi un’idea così ben fondata che
sovente. Imperocché essendo una seconda espressione de’ sentimenti e
delle
imagini che si ricercano, essa non debbe essere t
nti a nostri compositori il fare uno studio serio e profondo non solo
delle
differenti proprietà de movimenti e de’ modi, ma
eme Leibnitzio, hanno giudiziosamente notato che il merito principale
delle
dissonanze è di preservar l’anima dalla noia inso
italiana alcuni personaggi ragguardevoli per la varietà e l’ampiezza
delle
loro cognizioni, con quello che ne han pensato i
tonia di cui noi l’incolpiamo deriva meno dall’uniformità dei tratti,
delle
combinazioni, e dei riposi del nostro canto che d
rassomigliare a quegli amanti appassionati che adorano fino i difetti
delle
loro belle200. I dotti i più giudiziosi e più ill
a, onde avviluppa, e involge i suoi pensamenti v’ho tuttavia rilevato
delle
dubbiezze, delle oscurità, delle contraddizioni,
, e involge i suoi pensamenti v’ho tuttavia rilevato delle dubbiezze,
delle
oscurità, delle contraddizioni, e degli sbagli. A
oi pensamenti v’ho tuttavia rilevato delle dubbiezze, delle oscurità,
delle
contraddizioni, e degli sbagli. Ardisco adunque d
proposito sieno di gran lunga superiori alle loro cognizioni. L’arte
delle
fughe, delle imitazioni, dei disegni opposti e in
eno di gran lunga superiori alle loro cognizioni. L’arte delle fughe,
delle
imitazioni, dei disegni opposti e in contrasto fr
der note le particolari energie degli accordi risguardati dalla parte
delle
proporzioni, e non già relativamente ad alcun ogg
della ragione devono preferirsi a quelli de’ sensi. Io parlerò poscia
delle
più intime squisitezze dell’armonia, e di tutti i
e prestare per non esporsi a quelle gratuite ripetizioni che il senso
delle
parole non vorrebbe, e che s’adottano soltanto pe
fferenti fra loro i mezzi, e lo strumento, e le vie prese da ciascuna
delle
arti per riuscirvi. Io fo qualche motto in appres
uella misura invariabile composta di differenti parole, la modulazion
delle
quali variavasi all’infinito. Ma come quest’illus
l’arte di comporre in versi era secondo l’Abate Vatry l’arte d’unire
delle
parole acconcie ad essere cantate, com’io provero
gli oggetti esterni. Metto in vista tutta l’indecenza e la scurrilità
delle
imitazioni istrioniche. La migliore imitazione, d
oquenza a piacere, commovere, e persuadere; parlo de’ suoi dialoghi e
delle
sue riflessioni, e mi sforzo di svelare infinite
alle parti senza trascurare il tutto, se affrettassero la declamazion
delle
scene fermandosi meno sull’arie, e soprattutto se
è d’accompagnare di sostenere, e non di dominare pervertendo il senso
delle
parole202. Conchiudo alfine osservando i diversi
me, e per le muse. Del resto se da un canto lo zelo dell’avanzamento
delle
arti m’incoraggiava talvolta, il sentimento della
eramente, né mi lasciavano altro conforto che quello d’abbandonarmi a
delle
querele inutili. E di fatti dolevami non poco che
puto da qualche uomo rispettabile per l’autorità sua nella repubblica
delle
lettere, o delle arti, e portava invidia alla pit
omo rispettabile per l’autorità sua nella repubblica delle lettere, o
delle
arti, e portava invidia alla pittura, per aver me
e, (che potrebbe forse cambiarsi secondo il bisogno e la moltiplicità
delle
materie) conterrà essa una Introduzione, e cinque
imo discorso, risalendo all’origine de’ nostri sentimenti si tratterà
delle
intrinseche relazioni poste dalla natura fra i no
nostri sensi sì esterni che interni con tutto ciò che forma l’oggetto
delle
belle arti, e delle belle lettere, dove si farà v
rni che interni con tutto ciò che forma l’oggetto delle belle arti, e
delle
belle lettere, dove si farà vedere ridursi esse t
la eloquenza, ovvero sia ragionamento metafisico intorno alla origine
delle
lingue in quanto sono il fondamento dell’armonia,
a melodia e dell’imitazione. Il terzo discorso comprenderà l’icastico
delle
arti imitative, ovvero sia li moltiplica fonti d’
li valere, ampliarli, ed accrescerli. Il quarto tratterà del patetico
delle
arti, cioè dell’influenza delle passioni sulla es
erli. Il quarto tratterà del patetico delle arti, cioè dell’influenza
delle
passioni sulla espressione e sul gusto, e delle d
, cioè dell’influenza delle passioni sulla espressione e sul gusto, e
delle
differenti vie prese dalle arti per eccitarle, do
ti amor del piacere, e fuga del dolore. Nel quinto si parlerà a lungo
delle
cause estrinseche che possono accrescere, diminui
ali religioni debbano essere favorevoli, quali contrarie al progresso
delle
arti d’imitazione, come giovino e come nuocano i
conquista, lo spirito filosofico, lo spirito di società, l’ascendente
delle
donne, il commercio, ed il lusso. Tutta l’opera o
atti dalle opere de’ più accreditati oratori poeti, musici, e storici
delle
antiche lingue, e delle principali moderne; cosic
accreditati oratori poeti, musici, e storici delle antiche lingue, e
delle
principali moderne; cosicché i lettori di già ini
r sostenersi nella loro pienezza e rotondità hanno bisogno dell’aiuto
delle
consonanti, come si vede aver fatto i Greci ed i
altro non era che questa scrupolosa esattezza nel conservare il valor
delle
sillabe. 192. [NdA] «Nos sumus usque adeo ὓμσοι
opt. gener. orator. 194. [NdA] Si veggano le Memorie dell’Accademia
delle
belle Lettere, Tomo XI. pag. 95. ediz. in 12. 19
lvolta la melodia strumentale fa sentire un’idea dominante, e dipigne
delle
idee distinte, ed esprime de’ sentimenti precisi.
scoperta che ha dato loro senza contrasto la preferenza sulla musica
delle
altre nazioni, nonostante gli abusi a cui va freq
mera ode, o inno soltanto, e bandirla affatto dalla rappresentazione
delle
azioni andiamo adesso avanti a considerare un alt
amoci dunque qui per l’acconcia forma della rappresentazione musicale
delle
azioni grandi, terribili, e patetiche. Questa uni
gne coloro, i quali ascoltano la recita dell’azione, e sono informati
delle
leggi della melodia, ad unirsi a prender parte in
ARTICOLO IV. Numero
delle
Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. L’
ta cura, che non può al certo nascere da un animo avverso e invidioso
delle
glorie letterarie della Spagna, non mi ha salvato
VI., poichè poche sono le ben regolate Tragedie Italiane in confronto
delle
tante migliaja di componimenti teatrali”. Siano,
rne dodici, e quindici e ventimila. In secondo luogo dal risorgimento
delle
Lettere gl’Italiani hanno sempre recitate Tragedi
tto gli occhi i termini della quistione. Non si discute quì il merito
delle
Tragedie Spagnuole o Italiane, bensì il numero; e
e Tragedie Spagnuole o Italiane, bensì il numero; e il Lampillas dice
delle
nostre, son poche le ben regolate; è risposta dat
del numero; serbiamo per un’ altra volta quella del merito. Il numero
delle
Tragedie Spagnuole del secolo XVI. con tutta la m
nta pur una, e per leggerle conviene stentare a trovarle. Gli amatori
delle
glorie letterarie della Spagna, lasciando da part
pologie, potrebbero togliere ogni pretesto agli Stranieri col formare
delle
loro Tragedie de’ due passati secoli una Raccolta
Non consiglierei però al Signor Apologista a far paragone del numero
delle
Tragedie Spagnuole con quello delle Italiane. Son
logista a far paragone del numero delle Tragedie Spagnuole con quello
delle
Italiane. Sono più di cinquanta i Letterati di no
e esse ascendano a un centinajo e mezzo; e che se si comparino quelle
delle
due nazioni, si troverà, che le Spagnuole stanno
e. Il numero de’ nostri buoni Epici trascende forse del doppio quello
delle
Tragedie Spagnuole, come potrebbe l’Apologista os
endo io in questo numero alcune altre composizioni chiamate Tragedie,
delle
quali fa passeggiera menzione il Signor Montiano
di essi fossero tali in effetto. Lope de Vega chiamò così ancora sei
delle
sue Favole, che non erano Tragedie a verun patto.
alle matematiche pure tutta la riconoscenza pel ritrovato del metodo
delle
flussioni, onde il grande Inglese e ’l di lui emo
gran libro dell’universo? Chi all’astronomia contrastare il bel vanto
delle
maravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del
i e La-Grange, rimarrebbe sepolta nel proprio abisso la maggior parte
delle
maraviglie della natura. E che diverrebbe singola
r parte delle maraviglie della natura. E che diverrebbe singolarmente
delle
belle arti? Raffaello, Correggio, Buonarroti, per
Ariosto (e con passi disuguali ancor Milton e Camoens) senza valersi
delle
ali dell’analisi e senza maneggiare l’astrolabio
ile della mano del Creatore, non vuolsi considerare soltanto come una
delle
parti figurate e distese nello spazio, o come pia
pur non recano utilità veruna 2: a somiglianza, com’ altri pur disse,
delle
stelle chiamate nebulose, la cui esistenza è per
esse non saranno mai nè più pregevoli nè più necessarie a conoscersi
delle
leggi che immediatamente gli uomini governano. V’
castigare o prevenire i delitti che lo sconcertano, l’armata sapienza
delle
leggi è quella che presta alle società l’opportun
rar costumi confacenti al disegno del legislatore, non merita al pari
delle
altre scienze la pubblica gratitudine? E non ebbe
Ciocchè nel mondo esterno si apprende (diceva l’autore dello Spirito
delle
Leggi4) sconvolge tutte le idee del mondo immagin
utte le idee del mondo immaginato. Pugnano i doveri della religione e
delle
leggi con molte opinioni adottate dagli uomini, e
la novità di tante forme esterne? quanta ne rimane all’uomo per norma
delle
sue passioni allorchè crescono coll’ età e divent
. Or se v’ha tra’ lumi somministrati dalla ragione rischiarata (oltre
delle
scienze esatte e delle leggi e della stessa moral
somministrati dalla ragione rischiarata (oltre delle scienze esatte e
delle
leggi e della stessa moral filosofia) un Educator
un Educatore di simili circostanze rivestito, non merita egli al pari
delle
scientifiche cognizioni gli applausi degli amici
ello scudo di Ubaldo ci dipigne quali veramente siamo, per avvertirci
delle
discordanze de’ nostri ritratti dalle bellezze de
i de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, nè
delle
meschine rimostranze di qualche bonzo o fakir, nè
è algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fakir, nè
delle
insolenze di alcuni immaginarj ministri di non so
molto meno apprezzando le ciancie insidiose smaltite fra i bicchieri
delle
gran tavole da certi ridevoli pedanti che ostenta
nd’uomini che ne ragionano con sommo vantaggio 5 che dagli schiamazzi
delle
cicale letterarie che declamano contro di essa se
er mai saputo che cosa è l’ uomo, che società, e che coltura generale
delle
nazioni. Niuno screditerà mai gli spettacoli teat
sentativa, stimo inutile per chi ha da leggere l’ opera il prevenirlo
delle
moltissime cose che la rendono del tutto nuova. D
de’ vizii miei darmi battaglia, per valermi del concetto di Pope e
delle
parole del Gozzi che tradusse il di lui Saggio di
l di lui Saggio di Critica. Non ho poi voluto defraudare il pubblico
delle
Note apposte alla prima storia de’ teatri dall’er
volume, così per non alienar troppo spesso il leggitore dalla catena
delle
idee del testo, come per evitar gli equivoci e pe
eu non apprezzava che i drammatici, e gli chiamava (nella lettera 137
delle
Persiane) i poeti per eccellenza e i signori e ma
tera 137 delle Persiane) i poeti per eccellenza e i signori e maestri
delle
passioni. D’Alembert nell’ art. Généve dell’Encic
del latino turbinare che equivale all’aguzzare de’ Toscani: nel poema
delle
Raccolte disse trica, eliconide sostantivo, prefa
, cordicetta, stiticoso ed altre che usò il Sig. Bettinelli nel poema
delle
Raccolte. 13. (*) Non volle accordarmi questa l
asserzione. Ho poi troppe volte mostrato nelle Vicende della Coltura
delle
Sicilie che il Sig. Bettinelli nel Risorgimento h
teologi che l’aveano citato. Ad un bisogno potrei allungare la lista
delle
di lui asserzioni gettate senza aver letto o senz
alle matematiche pure tutta la riconoscenza pel ritrovato del metodo
delle
flussioni, onde il grande Inglese e il di lui emo
ran libro dell’universo? Chi al l’astronomia contrastare il bel vanto
delle
maravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del
i e La Grange, rimarrebbe nel proprio abisso sepolta la maggior parte
delle
maraviglie della natura. E che diverrebbe singola
r parte delle maraviglie della natura. E che diverrebbe singolarmente
delle
belle arti? Raffaello, Correggio, Buonarroti, per
, Ariosto (e con passi ineguali ancor Milton e Camoens) senza valersi
delle
ali del l’analisi e senza maneggiare l’astrolabio
ile della mano del Creatore, non vuolsi considerare soltanto come una
delle
parti figurate e distese nello spazio, o come pia
non recano utilità verunaa: a somiglianglianza, come altri pur disse,
delle
stelle chiamate nebulose, la cui esistenza è per
esse non saranno mai nè più pregevoli nè più necessarie a conoscersi
delle
leggi che immediatamente gli uomini governano. V’
gastigare o prevenire i delitti che lo sconcertano, l’armata sapienza
delle
leggi è quella che presta alle società l’opportun
rar costumi confacenti al disegno del legislatore, non merita al pari
delle
altre scienze la pubblica gratitudine? E non ebbe
Ciocchè nel mondo esterno si apprende (diceva l’autore dello Spirito
delle
leggi a) sconvolge tutte le idee del mondo immagi
utte le idee del mondo immaginato. Pugnano i doveri della religione e
delle
leggi con molte opinioni adottate dagli uomini, e
a novità di tante forme esterne? quanta ne rimane al l’uomo per norma
delle
sue passioni, allorchè crescono coll’età e divent
. Ora se v’ha tra lumi somministrati dalla ragione rischiarata (oltre
delle
scienze esatte e delle leggi e della stessa moral
somministrati dalla ragione rischiarata (oltre delle scienze esatte e
delle
leggi e della stessa moral filosofia) un educator
un educatore di simili circostanze rivestito, non merita egli al pari
delle
scientifiche cognizioni gli applausi degli amici
Ubaldo ci dipigne e rappresenta quali veramente siamo, per avvertirci
delle
discordanze de’ nostri ritratti dalle bellezze de
i de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, nè
delle
meschine rimostranze di qualche bonzo o fachiro,
algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fachiro, nè
delle
insolenze di alcuni immaginarii ministri di non s
e molto meno apprezzando le ciance insidiose smaltite fra i bicchieri
delle
tavole grandi da certi ridevoli pedantacci che os
ent’ uomini che ne ragionano consommo vantaggioa che dagli schiamazzi
delle
cicale letterarie che declamano contro di essa se
ver mai saputo che cosa è l’uomo, che società, e che coltura generale
delle
nazioni. Niuno screditerà mai gli spettacoli teat
esentativa, stimo inutile per chi ha da leggere l’opera il prevenirlo
delle
moltissime cose che la rendono del tutto nuova. D
dal latino turbinare che equivale all’aguzzare de’ Toscani: nel poema
delle
Raccolte disse trica, eliconide sostantivo, prosa
o de’ vizii miei darmi battaglia, per valermi del concetto di Pope e
delle
parole del Gozzi che tradusse il di lui Saggio di
era 137 del’e Persiane) i poeti per eccellenza e i signori e maestri
delle
passioni . D’Alembert nell’art. Gènève del l’Enci
rdicetta, stiticoso, ed altre che usò il gesuita Bettinelli nel poema
delle
Raccolte. Di maniera che se taluno in vece di rag
asserzione. Ho poi troppe volte mostrato nelle Vicende della Coliure
delle
Sicilie che l’esgesuita Bettinelli nel Risorgimen
Teologi che l’aveano citato. Ad un bisogno potrei allungare la lista
delle
di lui asserzioni mal considerate e gettate giù s
e Ajudi, attore brillante (V.), e di Carolina Caracciolo (V.), fu una
delle
più forti attrici giovani, se non la più forte de
sta. Divenuta sposa a Domenico Giagnoni, cominciò a entrare nel campo
delle
giovani celebrità, passando dalla Compagnia Biagi
l vigor degli anni, splendente ancora al lume della ribalta, come una
delle
maggiori stelle, dovè in pochi dì soccombere a Ge
dorasti, perchè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna
delle
gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle
hè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie,
delle
soddisfazioni, delle ebbrezze, delle vertigini, m
a vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni,
delle
ebbrezze, delle vertigini, mal giudicabili da col
osse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze,
delle
vertigini, mal giudicabili da coloro che l’arte n
di trasportare l’arte di que’ primi Maestri a’ moderni costumi e genj
delle
Nazioni, esse si videro trasportate a’ tempi de’
vedersi sul Teatro i ritratti de’ moderni Italiani, si videro quelli
delle
nazioni antiche”. Caro Signor D. Saverio, chi vi
na servile imitazione degli Antichi? Prima degli Oresti, degli Edipi,
delle
Medee, delle Alcestidi, delle Ifigenie, noi avemm
itazione degli Antichi? Prima degli Oresti, degli Edipi, delle Medee,
delle
Alcestidi, delle Ifigenie, noi avemmo l’Ezzelino,
tichi? Prima degli Oresti, degli Edipi, delle Medee, delle Alcestidi,
delle
Ifigenie, noi avemmo l’Ezzelino, l’Antonio della
rito, nè il Caro degli Straccioni, nè l’Oddi della Prigione d’Amore e
delle
altre due favole, nè il Guarino dell’Idropica, nè
ali di que’ tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’ difetti
delle
Antiche Nazioni, come voi francamente asserite gi
rse sulle parole di qualche Dedicatoria, senza aver letto neppure una
delle
Favole Comiche Italiane. Perciò nella Risposta a
le di Aristofane, ma di loro invenzione ed ingegno fecero gl’Italiani
delle
loro Commedie gli argomenti, intrecciamenti, e sc
tervelo, caro Signor Abate, voi avete bisogno di fare migliore studio
delle
cose letterarie Italiche, se volete combatterle,
delle cose letterarie Italiche, se volete combatterle, e non fidarvi
delle
altrui capricciose asserzioni. Prendetevi un poco
ini dicono, Tanto sa altri quanto altri? Informatevi adunque ben bene
delle
Storie, e allora o vi dissingannerete, o farete a
di lagnarvi del Signorelli (Lamp. p. 197.) perchè, cercando l’origine
delle
arditezze della Commedia Italiana ravvisate anche
quanta furono i canovacci Istrionici di quel tempo, in cui gran parte
delle
Maschere ridicole s’inventarono! Ma da questi pre
rte delle Maschere ridicole s’inventarono! Ma da questi prendete idea
delle
Poesia Drammatica Italiana? Un altro Autore vi co
o alla plebaglia e alle femmine, che vogliono ridere sgangheratamente
delle
Maschere Italiane, e de’ Graziosi e delle Grazios
ono ridere sgangheratamente delle Maschere Italiane, e de’ Graziosi e
delle
Graziose, e de los Vejetes Spagnuoli posti fra Di
queste insipide sciocchezze de’ Graziosi Spagnuoli siano meno sconcie
delle
Arlecchinate? Credete che chiamare il Buffone del
a fior di senno, non essendo queste le ricchezze della Poesia Scenica
delle
due Nazioni. Or perchè, Signor Abate, con produrr
sotto gli occhi i Graziosi? Sarà forse perchè avete una confusa idea
delle
scene Italiche di quel tempo? Dal principio del s
omposero gl’Italiani più di trenta Tragedie degne di leggersi, alcune
delle
quali sono entrate nella Raccolta cominciata dal
Signorelli (p. 212.). Vi lagnate perchè ho detto che le irregolarità
delle
Commedie Spagnuole e la poca somiglianza che avea
nità del Mondo, gli Enti di ragione, le distinzioni e i misteri tutti
delle
Scuole Arabe. Furono quelli i tempi felici della
i tempi più luminosi? Fra quelli che non sono Apologisti sono i tempi
delle
Scienze; e in questi tanti valentuomini, gloriosi
mpi delle Scienze; e in questi tanti valentuomini, gloriosi ornamenti
delle
Accademie, Napoletana de’ Segreti, Fiorentina del
Nazione, per mezzo de’ loro individui, il vero lume della Ragione, e
delle
Esperienze, donde proviene il pensar dritto ed il
a che gl’Italiani non potessero giudicare della manifesta mostruosità
delle
Commedie Lopensi e Calderoniche! Ci volea per sì
rimasero, come le vostre Commedie Magiche, per pascolo de’ volgari, e
delle
donne, e di que’ forestieri, che nudi delle giust
er pascolo de’ volgari, e delle donne, e di que’ forestieri, che nudi
delle
giuste notizie letterarie viaggiano, o dimorano i
Teatro i bagordi de’ giovani colle meretrici, e agl’infami personaggi
delle
ruffiane e mezzani sostituì persone civili e nobi
gani e le zingane, i Mariti sacrificati alla leggerezza e a’ capricci
delle
loro Mogli di tal natura, le quali sulle scene di
l natura, le quali sulle scene dimenandosi a un di presso nella guisa
delle
antiche Gaditane accennate da Marziale, con maliz
esaltata dall’Apologista? Ma non è questo solo lo scandalo contagioso
delle
Commedie di quel tempo ignorato dall’innocente Si
ne gli errori, e di consigliare una riforma. Antonio Lopez si lamenta
delle
irregolarità delle favole del Vega, e de’ suoi co
consigliare una riforma. Antonio Lopez si lamenta delle irregolarità
delle
favole del Vega, e de’ suoi coetanei1: strepita c
he contro tali mostri teatrali. Perciò Don Manuel de Villegas si ride
delle
Donne guerriere con sì sazievole frequenza poste
ña.” Perciò l’erudito Luzan nella sua Poetica novera le irregolarità
delle
Commedie di Calderòn, e gli errori che commette i
Teatro, che il non curare gli avvisi della Ragione, e i saggi legami
delle
buone regole, l’abbia fatto correre più leggermen
sue favole, che scrisse pel Teatro Istrionico allora assai corrotto,
delle
quali fa egli menzione, se non m’inganna la memor
ni tacitamente riprovò queste sue prime fatiche; ed in tante Edizioni
delle
sue seconde Commedie l’amor proprio non l’ha mai
die l’amor proprio non l’ha mai spinto ad imprimere nè anche una sola
delle
prime; ciò che dimostra che n’ebbe onta, e pentim
nello spazio concesso. Disingannatevi, Signor Abate, ne’ tanti Volumi
delle
Commedie Goldoniane, confrontando quelle d’Intrig
de amor camine.” Ma ciò è più chiaro del giorno a chi apra qualunque
delle
Commedie Spagnuole. 1. V. la Biblioteca Modern
poi torna in Ispagna? Io non so, se le bugie scritte siano meno bugie
delle
profferite colla bocca. So però, che quanto quì d
vigor a las razones contrarias”. Aggiugnerà ancora parlando appunto
delle
Commedie nazionali difettose (p. 321.) che “las
lle creature indifinibili, che si chiamano gente di mondo, le massime
delle
quali consistono nel distrugger i sentimenti dell
tarlo corrosi; fanno del teatro quell’uso appunto, che sogliono fare
delle
altre cose. Come la regola loro di pensare e di v
ta nella sola reminiscenza, che valutano le ragioni secondo il numero
delle
citazioni, e il merito degli autori secondo i sec
esso dell’arte drammatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava
delle
rose, delle quali per quanto s’ingegnassero i cir
te drammatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose,
delle
quali per quanto s’ingegnassero i circostanti a f
iste nel verificar appuntino le date, nel sapere il numero e i titoli
delle
produzioni d’un autore, per quanti mesi ei le rit
, l’immaginazione, la pittura forte de’ caratteri, il linguaggio fine
delle
passioni, tutto è per loro come se non esistesse.
passioni, tutto è per loro come se non esistesse. Se per disavventura
delle
lettere s’affibbiano essi la giornea d’Aristarco
la geografia antica, e nella Iliade l’armatura dei Greci, o la figura
delle
loro fibbie, seppur le avevano. Se ragionasi di t
non per gli accessori. Ei solo, penetrando più addentro nello spirito
delle
regole, sa fino a qual punto debbano esse incaten
one, tra l’arbitrario e l’intrinseco: sa perdonar i difetti in grazia
delle
virtù, e misurar il pregio delle virtù per l’effe
eco: sa perdonar i difetti in grazia delle virtù, e misurar il pregio
delle
virtù per l’effetto, che ne producono. Ei paragon
e producono. Ei paragonando insieme le diverse bellezze degli autori,
delle
nazioni e de’ secoli, si forma in mente una immag
el sempre oscuro e difficile labirinto del gusto: contempla l’oggetto
delle
belle arti modificato in mille maniere secondo i
ondizione la nostra breve e fuggitiva esistenza: ora come un ritratto
delle
passioni umane esposto agli occhi del pubblico, a
nar i secoli passati e presenti per rilevar col confronto i progressi
delle
arti, dove risalire fino ai principi a fine di ri
r l’animo dell’uomo e sorprenderlo, è senza dubbio il maggiore sforzo
delle
belle arti congiunte, e il diletto più perfeziona
o a tali sorgenti, non mi dò il menomo vanto della esattezza e novità
delle
notizie sulle quali è appoggiato quanto qui si sc
o tempo adottato, ed è che la storia non meno letteraria che politica
delle
nazioni altro non sia che un vasto mare d’errori,
volume. Qualunque sia stata la mia premura nel rintracciar la verità
delle
notizie, mio principal assunto non è d’offrire un
e morte degli autori, di tutte quante le opere, ch’essi pubblicarono,
delle
varie edizioni e tai cose che sogliono essere le
iano, i quali esclusi per la loro petulanza e schifezza dal soggiorno
delle
grazie, si fermavano dietro alle siepi sogghignan
esta è l’urbana bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla
delle
opere e degli autori. Avrebbono forse desiderato,
al melodramma degli altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto
delle
imputazioni degli oltramontani, ove si trovino po
co il coraggio. La tragedia, la commedia e persino la pastorale hanno
delle
leggi fisse, con cui possono giudicarsi, cavate d
avate dall’esempio de’ grandi autori, dal consenso presso che unanime
delle
colte nazioni, e dagli scritti di tanti uomini il
se forme, ch’essa può prendere dalle diverse combinazioni de’ tempi e
delle
circostanze; ma egli è vero altresì, che chiunque
strar con penna più maestrevole codesto bell’argomento, non men degno
delle
ricerche d’un filosofo che delle premure d’un uom
odesto bell’argomento, non men degno delle ricerche d’un filosofo che
delle
premure d’un uomo di gusto. 1. [NdA] Un anno do
ste parole, il padre Martini passò a miglior vita. Ma la riconoscenza
delle
anime oneste non deve arrestarsi alle soglie dell
per concorrere con una tetralogia nel certame tragicoa. Non pertanto
delle
di lui tragedie si racconta, che Socrate dopo ave
arcini, un altro Euripide cui Snida attribuisce dieci favole, con due
delle
quali riportò la tragica corona. Fuvvi parimente
l’erudito quanto oscuro poema di Cassandra, e per le varie tragedie,
delle
quali se ne trovano venti rammentate da Suida. Tr
uesto poeta acquistata a’ giorni nostri per l’elegante versione fatta
delle
sue poesie dal chiarissimo Giuseppe Maria Pagnini
atteri del riputato Giambattista. Bodoni. Declinando l’età e la sorte
delle
città Greche, non solo da quelle regioni mai più
avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo
delle
Greche cose, che i Preti Greci ebbero sventuratam
Testamento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie sulle tracce
delle
favole di Menandroa. Si corruppe finalmente la Gr
intitolata Erofila elegante per quanto comporta l’odierno linguaggio
delle
Grecia serva, e l’unica che abbia meritato ne’ ba
ib. VIII sezione 58. b. Di tali tragici Siciliani si vegga il tomo I
delle
Vicende della Coltura delle Due Sicilia. a. Veda
tali tragici Siciliani si vegga il tomo I delle Vicende della Coltura
delle
Due Sicilia. a. Vedasi di lui anche Pietro Bayle
a si arricchiva ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi
delle
fatiche di questo gran padre della poesia, e pres
città, ed al pari de tragedi ottennero i comedi dal Governo le spese
delle
decorazioni necessarie pel Coroa. Così quelle not
introdurre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere
delle
di lui favole consisteva nel seminarvi acconciame
si che scrivesse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono
delle
di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice
lla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questo comico dieci favole, una
delle
quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l
nere di commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una
delle
di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella qual
azione che sino a quel punto riscossa avevano i loro emoli, valendosi
delle
proprie armi, cercarono di attenuare il merito de
lle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori
delle
tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcun
uata corrompe gli animi, spogliandogli del timore, potentissimo freno
delle
passioni eccessive. Atene che trovavasi in si alt
bbero a darne compiuta idea, se il tempo non avesse rispettate undici
delle
commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce
e piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle
delle
commedie de’ nostri tempi. Altr’aria, altre mire,
e della polizia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria
delle
Vite di Plutarco e della guerra del Peloponneso c
iato che non feci nel 1777 nella Storia de’ Teatri in un solo volume,
delle
favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi
Epistola 64. a. Di Epicarmo può vedersi quanto si scrisse nel Tomo I
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. b. De Præp
può vedersi quanto si scrisse nel Tomo I delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. b. De Præpar. Evang. Lib. X. a. Ne’ f
del 1658 con general plauso alcune farse piacevoli benchè irregolari,
delle
quali rimasero i soli nomi. Le prime sue commedie
appresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una
delle
sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di ra
i conobbe nella recita del Cocu immaginaire scritto più correttamente
delle
prime favole. Il carattere di questa favola parim
i novembre desolato13. Nè vi ritornò il concorso se non con la Scuola
delle
donne rappresentata in dicembre, che Moliere rica
donne rappresentata in dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta
delle
Notti Facete di Straparola14. Essendo stata quest
pubblico a spese de’ suoi censori, e pubblicò la Critica della Scuola
delle
donne, in cui dipinse vagamente i ridevoli critic
egi rendono questo dramma l’ornamento più bello della comica poesia e
delle
scene francesi. L’interesse che si desidera nel M
in dalla prima scena della vecchia Pernelle. La vivacità ch’è l’anima
delle
scene, aumenta per gradi col comparire nell’atto
maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia
delle
Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il
zza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I, e
delle
due scene prime del II e del III sono di Moliere;
i Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione
delle
parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi
en ragionare, ed analizzare, che si vede trionfar nella maggior parte
delle
sue opere. E chi gli negherà il talento filosofic
nte a quella sagacità, che lo mena ad entrar da maestro nel mecanismo
delle
umane passioni? Ma la filosofia di Moliere non fu
izie ad arricchire il suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi
delle
sue favole è d’avvertirsi che egli da prima accom
ostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione
delle
donne preziose e delle pretese letterate, ed il d
iarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne preziose e
delle
pretese letterate, ed il difetto di una virtù tro
liere accoppiò quello degli scrittori teatrali, e seppe approfittarsi
delle
loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da
, come pretese Brumoy; benchè qualche remota rassomiglianza si scorga
delle
nominate favole greche con qualche tratto delle f
somiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto
delle
francesi. Ma è certo che sono imitazioni di Plaut
nvitato di pietra, la Principessa d’ Elide, ed una parte della Scuola
delle
donne, si ricavarono dal teatro spagnuolo. Prese
Straparola trasse l’argomento ed alcune grazie della medesima Scuola
delle
donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbr
ando non lavorava con fretta, gli originali sparivano sempre a fronte
delle
sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte
altri comici. La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento
delle
sue favole; qualche passo dato talvolta oltre il
i immaginarj cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione
delle
Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi
e Furetiere ed altri chiari letterati18. Dicasi pur anche alcuna cosa
delle
commedie di Quinault scritte nel fiorir di Molier
Mère coquette rappresentata con gran concorso nel 1664 è la migliore
delle
sue commedie, ma troppo lontana dal mettersi in c
era uscito nel 1664 il Misantropo, ma le Preziose ridicole, la Scuola
delle
donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di V
nella Vita di Moliere, e la Muse historique di Loret presso l’autore
delle
Memorie sulla Vita e sulle Opere di Moliere. 14.
ne Europee. Moliere condusse diversamente quest’argomento, lo spogliò
delle
mostruosità originali, e vi fece una dipintura de
oli ad oggetto di lasciar tutto l’ultimo tomo a’ teatri dell’Italia e
delle
Spagne, termineremo questo libro con un saggio de
a. Un pregiudizio volgare va impiccolendo in noi l’idea della coltura
delle
nazioni a proporzione della loro lontananza. Ciò
giolello Vicentino compose in lingua italiana e nella turca la storia
delle
di lui gesta, gliela dedicò, e ne fu largamente r
chi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici
delle
loro librerie77. In tutte le moschee considerabil
passa per eccellente. Saadi autore del Gulistan, ovvero dell’imperio
delle
rose, fin dal secolo XIV è passato in quelle regi
rmazioni. Dura tre anni, cioè a dire incomparabilmente meno, non dico
delle
favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole e ing
cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma
delle
alemanne, spagnuole e inglesi del passato secolo.
, ma delle alemanne, spagnuole e inglesi del passato secolo. Lo stile
delle
commedie turchesche è sommamente osceno; ma abbia
’ adunanza femminile vi sono compagnie composte di sole donne, alcune
delle
quali rappresentano da uomini. Comuni sono ancora
render caffè e sorbetti, sonare e vedere le burlette de’ pupi al lume
delle
lampadi, di che può vedersi il Viaggio al Levante
78. V. il tomo I della Gazzetta letteraria dell’Europa, dove si parla
delle
Lettere di Miledy Maria Worthley. 79. V. le lett
i pianeti d’intorno al corpo che serve ad essi di centro, la carriera
delle
arti ha un origine, un accrescimento ed una decad
i alquanto intorno alle cause generali di essa per discender poscia a
delle
particolarità più interessanti. [2] Bisogna richi
mente ciò che abbiam detto in altro luogo, cioè che nel risorgimento
delle
lettere in Italia, come in tutta Europa, le belle
degli uomini i sentimenti necessari alla gloria, ed alla sussistenza
delle
nazioni: ond’è che la persona del musico o poeta
possono a mio giudizio servire a spiegar lo scadimento presso di noi
delle
belle arti in generale, e più immediatamente di q
e di riunirli sotto una legge ed un culto, ovver guidavano alla testa
delle
armate un popolo di eroi animandalo colla poetica
teatri, né lo studio perfezionato della prospettiva bastano nel paese
delle
belle arti a destare in un popolo che cerca solo
è più efficace quanto più gagliarde sono le impressioni che per mezzo
delle
vibrazioni dell’aria comunicano i suoni ai nostro
della educazion pubblica e il veicolo della religione, della morale e
delle
leggi. Allora si può dire senza tema di esagerazi
ro danze erano, secondo la testimonianza di Platone nel libro settimo
delle
leggi, consecrate agli dei. Era stabilito qual so
n procinto d’azzuffarsi in battaglia coi nemici diriggevano la marcia
delle
truppe loro piuttosto col suono dei flauti che co
arcia delle truppe loro piuttosto col suono dei flauti che con quello
delle
trombe, acciocché la temperata dolcezza di quelli
ci, che secondo la testimonianza del giudizioso Plutarco gl’inventori
delle
tragedie si paragonavano coi più gran capitani. «
ci dell’arte tanto più si scostavano dalla natura. S’ampliò il numero
delle
corde e de’ suoni negli strumenti, si confusero i
i strumenti, si confusero insieme le proprietà dei generi, dei modi e
delle
voci, né più sì conservò per l’avvenire l’applica
i modi e delle voci, né più sì conservò per l’avvenire l’applicazione
delle
cantilene ai loro rispettivi uffizi. Sovente, al
sentendo lo stesso salmo cantato in altre città con tutto lo sfoggio
delle
moderne scuole. Il celebre Tartini asserisce la m
oderne scuole. Il celebre Tartini asserisce la medesima cosa parlando
delle
antiche cantilene della Chiesa, fra le quali se s
icavo da una erudita memoria del Sig. Pigeon de S. Paterne interprete
delle
lingue orientali a Parigi intorno alla musica di
imare le fredde ceneri dei morti, di sedare le onde agitate del golfo
delle
perle, di tarpar le ali all’arenoso vento dominat
del bambino cui ella porge il proprio latte, e l’addormenta al suono
delle
dolci nenie ec.» [12] Se non che i componimenti
i religiose del gentilesimo, la quale fu, siccome abbiamo veduto, una
delle
principali cagioni della lor perfezione: diamone
sia la strada battuta dall’intelletto per rinvenirle; l’uso frequente
delle
parole composte, onde accadeva che una sola espre
soverchia timidezza abbiamo in massima parte rinunziato con discapito
delle
lingue e della poesia. Che si dirà poi dell’arte
o alla natura dei vocaboli, ma anche all’indole e collocazione stessa
delle
lettere? Aristide Quintiliano ce ne dà un distint
re? Aristide Quintiliano ce ne dà un distinto ragguaglio della natura
delle
vocali, delle semivocali e delle appena vocali ch
uintiliano ce ne dà un distinto ragguaglio della natura delle vocali,
delle
semivocali e delle appena vocali che potevano ent
un distinto ragguaglio della natura delle vocali, delle semivocali e
delle
appena vocali che potevano entrare nel verso. Sap
e. Ci vengono indicati i diversi suoni che corrispondevano a ciascuna
delle
vocali e delle consonanti ora dolcemente sonori,
ndicati i diversi suoni che corrispondevano a ciascuna delle vocali e
delle
consonanti ora dolcemente sonori, ora scorrevoli
avellio di Venere? Fa uso principalmente dell’“e” e dell’“i”, lettere
delle
più tenui e quasi cascanti. «Ἰλιὼ δʹ αὐτε προσεε
roduce girando la scena d’intorno e fiutando senza dir parola l’odore
delle
carni abbrustolite per il sagrifizio. Il quale at
la speranza con moti più equabili, con più rimessi il timore, e così
delle
altre, s’avvisarono d’imitare il loro andamento n
non ammetta alcuna varietà di suono, vedesi non per tanto che a forza
delle
varianti percosse escono fuori certi suoni esprim
nte sui sassi. Lo riconosceva nel volo degli uccelli, nella pulsazion
delle
arterie, nei passi d’un ballerino, e persino arri
io, che misurava con tutta la precisione possibile l’andamento fìsico
delle
passioni, e il suo carattere individuale n’era ta
di sillabe era fra le mani d’Omero, d’Alceo, e di Pindaro il pennello
delle
Grazie, la fiaccola del genio, e la cagion effett
ità di questa opinione che riguarda il cangiamento del ritmo come una
delle
corruzioni della melodia. «Se noi mettiamo (egli
o stri, troveremo che anticamente v’era una gran varietà di misure,
delle
quali se ne faceva un gran uso, perocché nell’età
ritmo poetico non era che una successiva imitazione dei diversi moti
delle
passioni; il ritmo musicale adunque non poteva es
ei costumi, che hanno un così stretto rapporto coll’indole e la forza
delle
passioni. Esso era precisamente come il termometr
d un solo fine temperare, correggere, o divergere altrove i movimenti
delle
passioni contrarie, onde nascono in noi le tenden
a virtù, come fra le mani d’un accorto legislatore diverrà il veicolo
delle
massime che si vorranno ispirare ad una nazione.
gnoriamo la costruzione e l’uso preciso dei loro strumenti, il numero
delle
consonanze che potevano entrar nei loro sistemi,
uisite ed artifiziose modulazioni che questa produce presso di noi, e
delle
quali va così orgogliosa la nostra musica, ma non
dell’effetto è sempre in ragione dell’opportunità e della convergenza
delle
cause, si studiarono con sommo impegno d’adattare
costumi di quelle nazioni dalle quali aveano preso il nome. Ad ognuna
delle
anzidette cantilene, come ancora alla eolica ed a
utavansi anche i modi, ovvero siano arie o cantilene secondo il senso
delle
parole, e al cangiamento di queste teneva dietro
i il coro cantava e danzava al suono degli strumenti, e singolarmente
delle
tibie chiamate coriche dall’uso loro, siccome cor
aminando l’imbarazzata e difficil maniera d’impararla, l’imperfezione
delle
chiavi che servono di regola all’armonia, i vizi
sogno e quelle di puro diletto. In conseguenza gli autori o inventori
delle
note musicali contenti d’agevolare lo studio al s
lo senza uscita, là una strada di diversa spezie, colà un borgo fuori
delle
mura, dappertutto aggiunte posticele che ne turba
genere d’armonia poco o niente opportuno all’espressione individuale
delle
passioni. [24] E primieramente per una generale i
nella formazione dei versi fuorché l’ordine degli accenti e il numero
delle
sillabe, è sommamente difettosa nel regolamento d
sebbene non badassero eglino per formare i versi al numero materiale
delle
sillabe, avevano tuttavia la stessa cura, che abb
lle parole, della quale nasceva in gran parte il numero, e la cadenza
delle
loro poesie125. [26] Superiore nella esattezza de
o più tardo; sebbene anch’esso veniva indicato dal poeta o col senso
delle
parole esprimenti lentezza, e velocità, oppure co
non per tanto costretto ad abbandonare la poesia per badare al valor
delle
note musicali, le quali non avendo nella collocaz
rtecipare di siffatta irregolarità? Che mai si può accordare il valor
delle
note ove le sillabe prive siano di quantità deter
emente più veloce la pronunzia, le note non possono seguitar l’ordine
delle
sillabe? E che nelle arie stesse dove il riposo d
ote, troppo è grande tuttavia l’incertezza del compositore nel numero
delle
note che a ciascuna sillaba dee corrispondere, e
rsità rispetto all’antica, dove per molti secoli non si conobbe l’uso
delle
prolazioni, ovvero sia d’affastellare più note so
che ponno esprimere le misure musicali accettate da noi? Se si parla
delle
misure semplici, le quali non sono che due la dup
a prima non esprime che due soli tempi, e la seconda tre. Se si parla
delle
composte, queste non sono che quattro, cioè la qu
traendo la pronunzia più del dovere, fa che affatto si perda il senso
delle
parole; ed ecco l’origine del gran difetto del ca
no, dove a motivo di non trovarsi la dovuta proporzione tra il numero
delle
sillabe e quello delle note, si spendono talvolta
n trovarsi la dovuta proporzione tra il numero delle sillabe e quello
delle
note, si spendono talvolta tre o quattro minuti n
i tratti dell’allegrezza, velocissimi poi ove della iracondia, e così
delle
altre affezioni dell’animo in guisa tale che se f
viene scambievolmente distrutta dall’azione contraria dell’altro. Ora
delle
quattro parti principali che costituiscono la nos
a ad un movimento determinato. [31] Quanto si dice della moltiplicità
delle
parti si dice altresì della scelta degli interval
i altri intervalli mentre il soprano corre successivamente per quelli
delle
terze, i quali essendo d’indole diversa dagli alt
moderna musica, dove l’arte d’intrecciare le modulazioni, la bellezza
delle
transizioni e dei passaggi, l’artifiziose circola
e spezie d’affetto, ma che dovrebbero variarsi a misura del bisogno e
delle
circostanze. Dovrebbe, per esempio, la nostra com
della lor nazione e del loro secolo come le cariatidi al piedistallo
delle
statue, m’accuseranno di troppa baldanza per aver
11. [NdA] Opere Morali, Tom. 2. p. 145. 112. [NdA] Platone nel primo
delle
Leggi chiama la musica strumentale separata dalle
a. 114. [NdA] Trattato di musica, p.144. 115. [NdA] Vedi il VI tomo
delle
Memorie concernenti i Cinesi, e il Saggio sulla M
e corre fra i gradi dell’acuto e del grave: altri dall’indole diversa
delle
cantilene nazionali. Chi sostiene che il modo sig
ella misura del tempo, o ciò ch’è lo stesso nella rispettiva quantità
delle
sillabe senza badare agli accenti di puro rinforz
quanto ci vien narrato dai grammatici intorno al valore quantitativo
delle
sillabe nei poemi degli antichi altro non sia che
to biasimata dai filosofi, e in particolare da Aristotile nell’ottavo
delle
politiche, appellandola artifiziosa, e non valevo
ella dissolutezza, poiché vi si rappresentavano le arti pantomimiche,
delle
quali son troppo note le oscenità e le laidezze,
, se volevano celebrar gli uffizi divini, a ragunarsi nei sotterranei
delle
case, o nelle caverne, od in luoghi ermi, e selva
tta la ragione, confusi coi cristiani del primo secolo. [2] La venuta
delle
nazioni settentrionali apportò in seguito totale
ar ispiccare il canto loro in altra maniera, che rinforzando il suono
delle
vocali per nasconder alla meglio la durezza e l’a
arbara, e rozza, che tutta la sua vaghezza traeva dal definito numero
delle
sillabe in ogni verso, e dall’accoppiamento delle
dal definito numero delle sillabe in ogni verso, e dall’accoppiamento
delle
desinenze simili da loro chiamate rime, e nuova m
fatti nelle lettere di Casiodoro si legge, che Clodoveo conquistatore
delle
Gallie, desiderando d’avere appo se musici pregie
e’ gentili». I Latini, avendo perdute per un concorso di circostanze,
delle
quali a me non s’appartiene il parlare, molte par
sica effemminata dell’Oriente s’erano propagate per l’Italia, creando
delle
altre più degne, o traendole con giudiziosa scelt
ndo delle altre più degne, o traendole con giudiziosa scelta dall’uso
delle
altre chiese greche e latine, compose e formò l’a
erlo, ed a cantori più ignoranti ancora, i quali pronunziavano a caso
delle
parole non intese da loro senz’altro aiuto che la
del suo secolo e dei posteriori verso di lui il ricompensò abbastanza
delle
vessazioni sofferte nel chiostro. La gran fama ac
monumenti hanno fatto sì che attribuite gli vengano tutte le scoperte
delle
quali s’ignora l’autore, come già fecero gli Egiz
la durata, né ricevevano a questo riguardo altra diversità che quella
delle
sillabe lunghe o brevi del linguaggio a cui s’app
’applicavano. Ma tal diversità era poco sicura, perché la distinzione
delle
sillabe in lunghe e brevi erasi per le cagioni di
opra indicate pressoché smarrita, e molta più nella prosa de’ salmi e
delle
antifone priva d’ogni prosodia e d’ogni ritmo. Fu
essità di dover leggere in lontananza su’libri posti in mezzo al coro
delle
chiese, onde era d’uopo il rappresentar all’occhi
erva inedito fra i manoscritti della Real Biblioteca di Parigi, parla
delle
note e del loro valore come di cose di già conosc
versato nella teoria musicale è ben noto che il modo suppone il valor
delle
note, poiché quella parola riguarda la massima e
e le cui opinioni sono state avvolte insiem con tanti altri depositi
delle
umane cognizioni nella irreparabile dimenticanza
usanza di lasciar ne canto imperfette le brevi. O che dunque il valor
delle
note sia stato ritrovato dal Francone, o che rico
tutto, come fa la fintassi grammaticale nel discorso, e che dal valor
delle
note principalmente deriva. Egli nella copia altr
ertezza nella storia della musica? Perché tal oscurità circa il tempo
delle
invenzioni, e degli inventori? Si risponde che ci
empre insiem coi loro inventori, o si giacevano fra l’eterno silenzio
delle
monastiche biblioteche polverosi e negletti: dal
lla v’ha di più comune in quei tempi quanto l’attribuire ad un autore
delle
scoperte che poi con più diligente ricerca si rit
a questa massima non è possibile dar un passo nella storia filosofica
delle
lettere. Ora ne’ tempi e nelle nazioni che chiama
zioni che diconsi illuminate, sì perché venendo per lo più la coltura
delle
arti e delle scienze in un popolo congiunta coi p
onsi illuminate, sì perché venendo per lo più la coltura delle arti e
delle
scienze in un popolo congiunta coi progressi del
enze in un popolo congiunta coi progressi del commercio, del lusso, e
delle
altre cose, le quali necessariamente corrompono i
reci principalmente. Così dovea accadere eziandio nella prima origine
delle
moderne rappresentazioni, e così accadde in fatti
e non rozzi spettacoli presentati agli occhi del popolo su i cimiteri
delle
chiese, sulle piazze e sulle campagne, la qual ci
a fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi come una
delle
cariche più rispettabili dello Stato. Quindi è ch
con un sommo ingegno una perfetta cognizione degli affari politici, e
delle
opinioni che conveniva istillare negli animi del
eificarsi: conseguentemente leggiamo, che la bellezza de’ fanciulli e
delle
donne riscuoteva onori divini; che Venere, Ganime
e ravvivato dalla possente influenza della bellezza, principio comune
delle
une e delle altre. [11] Di più: in una religione
dalla possente influenza della bellezza, principio comune delle une e
delle
altre. [11] Di più: in una religione che parlava
alche volta aver fatto Aristofane. Basta leggere nel primo atto d’una
delle
sue commedie intitolata le Rane il burlesco e lic
mente risvegliar in esso l’amore della libertà, e della patria, virtù
delle
più utili per tutto altrove, ma necessarissime ne
anta, che trae dal cielo la sua origine, ci dà della natura divina, e
delle
cose che le appartengono, una idea troppo rispett
orale non è che un breve e fuggitivo passaggio, raccomanda la pratica
delle
virtù, che a tal fine conducono. La rinunzia a tu
pudio. Non potendo sollevar gli sguardi del volgo fino alla grandezza
delle
cose rappresentate, egli è d’uopo abbassar queste
a l’Europa, dove le più ridicole rappresentazioni si framischiavano a
delle
cerimonie cotanto licenziose che sarebbero affatt
iso, o di far paura agli spettatori. Non contenti di cantare nel coro
delle
poesie disoneste invece dei salmi, si pigliavano
Germania e in Italia, e prese voga persino nei monisteri dei frati e
delle
monache. E ciò che dovrebbe recare stupore (se pu
carlo a chi conosce la natura dell’uomo, e la debolezza inconcepibile
delle
sue facoltà) si è che cotali stravaganti follie s
nato l’Epulone dove Asmodeo, diavolo della lussuria, e Pluto, diavolo
delle
ricchezze, compariscono avanti il tribunale del P
porti.»36 [22] Tali furono insomma quasi tutte le rappresentazioni
delle
quali la storia ne somministra memoria in Europa
scuno con piacere bensì dell’orecchio, ma colla rovina e lo sterminio
delle
parole. Cotal abuso di consonanze e di dissonanze
ora pervenuti al colmo gli abusi, se ne avvidero i supremi regolatori
delle
cose sacre del danno che poteva risentirne la rel
o tutto diverso, cioè a quello della filosofia, che seguendo il corso
delle
nazioni forma la partizione delle Opere ragionate
la filosofia, che seguendo il corso delle nazioni forma la partizione
delle
Opere ragionate. Così vorrebbesi far credere a ch
ava il celebre Duclos allorché disse nel suo profondo e sensato libro
delle
considerazioni sopra i costumi: «Vi sono dei prin
del 1658 con general plauso alcune farse piacevoli benchè irregolari,
delle
quali rimangono i soli nomi. Le prime sue commedi
appresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una
delle
sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di ra
i conobbe nella recita del Cocu immaginario scritto più correttamente
delle
prime favole. Il carattere di questa parimente ri
solatoa. Nè vi ritornò il concorso se non colla comparsa della Scuola
delle
Donne rappresentata nel dicembre, che Moliere ric
onne rappresentata nel dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta
delle
Notti facete di Straparolab. Essendo stata questa
pubblico a spese de’ suoi censori, e pubblicò la Critica della Scuola
delle
Donne, in cui dipinse vagamente i ridevoli critic
egi rendono questo dramma l’ornamento più bello della comica poesia e
delle
scene francesi. L’interesse che si desiderava nel
in dalla prima scena della vecchia Pernelle. La vivacità ch’è l’anima
delle
scene aumenta per gradi col comparire nell’atto I
maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia
delle
Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il
ezza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I e
delle
due scene prime del II e del III, sono di Moliere
i Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione
delle
parole italiane e dei versi francesi da cantarsi
ben ragionare ed analizzare, che si vede trionfar nella maggior parte
delle
sue opere. E chi gli negherà il talento filosofic
te a quella sagacità che lo scorge ad entrar da maestro nel mecanismo
delle
umane passioni? Ma la filosofia di Moliere non fu
izie ad arricchire il suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi
delle
sue favole, è da avvertirsi che egli da prima acc
ostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione
delle
donne preziose, e delle pretese letterate, ed il
arlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne preziose, e
delle
pretese letterate, ed il difetto di una virtù tro
liere accoppiò quello degli scrittori teatrali, e seppe approfittarsi
delle
loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da
pretese Pietro Brumoy; benchè alcuna remota rassomiglianza si scorga
delle
nominate favole greche con qualche tratto di quel
onvitato di pietra, la Principessa d’Elide, ed una parte della Scuola
delle
donne, si ricavarono dal teatro spagnuolo. Prese
Da Straparola trasse l’argomento ed alcune grazie della stessa Scuola
delle
donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbr
di Parigi, e l’abate Dubos mentovato dal sig. Bret nella sua edizione
delle
Opere di Moliere. Diceva Dubos che si ricordava d
ando non lavorava con fretta, gli originali sparivano sempre a fronte
delle
sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte
altri comici. La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento
delle
sue favole; qualche passo dato talvolta oltre del
immaginarii cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione
delle
Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi
e Furetiere ed altri chiari letteratia. Dicasi pur anche alcuna cosa
delle
commedie di Quinault scritte nel fiorir di Molier
Mère coquette rappresentata con gran concorso nel 1664 è la migliore
delle
sue commedie, ma lontana dal sostenere il confron
era uscito nel 1664 il Misantropo; ma le Preziose ridicole, la Scuola
delle
donne, la Critica di questa, e l’Improvisata di V
t nella Vita di Moliere é la Muse historique di Loret presso l’autore
delle
Memorie sulla vita e sulle opere di Moliere. b.
ne Europee. Moliere condusse diversamente quest’argomento, lo spogliò
delle
mostruosità originali, e vi fece una dipintura de
a ed il desiderio di un nuovo spettacolo scenico dopo il risorgimento
delle
lettere. La musica costante amica de’ versi146 an
macchine147. Cominciò poi a richiamarsi sulle scene in qualche passo
delle
sacre rappresentazioni. Quindi s’introdusse nelle
appresentazioni. Quindi s’introdusse nelle profane, cantandosi i cori
delle
tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi d
Quindi s’introdusse nelle profane, cantandosi i cori delle tragedie e
delle
pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non
ntandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi
delle
commedie non meno in versi che in prosa. Il favor
musica e della poesia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori
delle
tragedie e delle pastorali, volle il primo sperim
esia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e
delle
pastorali, volle il primo sperimentare l’effetto
isuguali, destre, sinistre, serrane, e modo Frigio, Ipofrigio, Lidio,
delle
quali cose è forza che non abbiano veruna idea. D
i cose è forza che non abbiano veruna idea. Diremo che il canto è una
delle
molte supposizioni ammesse in teatro come verisim
a e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia
delle
fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille
emelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia
delle
acque cadenti in mille guise, sia degli augelli,
. La musica dunque fu sempre compagna della poesia. 147. Menestrier
delle
Rappresentazioni in Musica. 148. Di questo pare
a fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza dell’ imitazione
delle
dipinture naturali. Chi poi freddo ragionatore e
ell’immaginazione. La probabilità o verisimiglianza è la verità reale
delle
arti fantastiche, diceva un giudizioso Inglese pr
n maniera che non perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria
delle
rispettive loro arti. Barbara, stupida e quasi sa
ramatica a questo vero immaginario, che essi dureranno la vana fatiga
delle
Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al
azioso nel suo Saggio che mi diede motivo di rilevare la piacevolezza
delle
sue opposizioni nell’articolo XII del Discorso St
anti versi castigliani il mio raziocinio, facendo una bella parafrasi
delle
mie espressioni nel canto IV del suo poema della
i, un Egiziello, o la Tesi, la Mingotti, la Faustina, approfittandosi
delle
armoniche appassionate situazioni del Metastasio,
è sul fatto, ma non altrimenti che si sovviene del verso, del musico,
delle
gioje false e delle scene dipinte; e dice a se st
altrimenti che si sovviene del verso, del musico, delle gioje false e
delle
scene dipinte; e dice a se stesso: Il poeta fa pa
lie e società civili ha la di loro suffistenza assicurata coll’unione
delle
forze particolari, e provveduto al comodo colla f
la di una divinità e di un culto religioso16 (mal grado de’ sofismi e
delle
sceme induzioni de’ moderni Lucreziani), e tali i
le sceme induzioni de’ moderni Lucreziani), e tali idee nell’infanzia
delle
nazioni agiscono con tanto maggior vigore, quanto
roprio discorso. Quindi è che non sì tosto egli comincia a far pruova
delle
forze del suo ingegno che ne dirige le primizie a
e. Il nostro intendimento poi, il quale da’ sensi attende le notizie
delle
cose esteriori, non in un tratto, ma successivame
cantavansi le leggi del nostro Caronda. I Goti feroci popoli antichi
delle
Scandinavia che abitavano nelle coste del Baltico
e prime composizioni sceniche (come non molto lontane da’ primi passi
delle
nazioni verso la cultura) si trovino scritte in v
n trono augusto e sublime, donde si vede a’ piedi gli autorevoli capi
delle
società, non che i poetici scherzevoli capricci.
che noi troveremo avverato in tutti i teatri Europei, e dall’analogia
delle
idee ci sentiamo inclinati a conchiudere, che tro
1763. 21. Giova quì ripetere ciò che ragionammo nel tom. I, cap. 1.
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Non nasce (d
re ciò che ragionammo nel tom. I, cap. 1. delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Non nasce (dicemmo) la poesia teatrale s
ite, e dove regna una competente cultura. E perchè poi la delicatezza
delle
arti viene colle filosofie, questo genere di poes
Dante Alighieri, che col sumministrare all’ Italica favella per mezzo
delle
sue dotte e ingegnose produzioni non poca robuste
estare, quasi come per l’istesso Latino; e loda in esso l’ agevolezza
delle
sillabe, la proprietà delle sue condizioni, e le
esso Latino; e loda in esso l’ agevolezza delle sillabe, la proprietà
delle
sue condizioni, e le soavi orazioni che già fin d
idì. Lo stesso Muratori, negli Annali d’Italia all’anno 1036 parlando
delle
famose nozze di Bonifazio marchese di Toscana con
queste erano di poco prezzo, leggendosi nelle Cronache di Verona, che
delle
200 date loro da uno Scaligero per le sue nozze,
canti, suoni e balli, celebrando le gesta de’ Paladini, e le bellezze
delle
donne. Tutti costoro venivano compresi sotto il n
ove ognuno sceglievasi un’ Amica, e la stabiliva sovrana dominatrice
delle
sue azioni e de’ suoi pensieri; e di là vennero l
laye nelle Memorie sull’antica Cavalleria, Onorato di S. Maria Accad.
delle
scienze tom. 65, l’Ab. Arnaud nel supplimento all
grandissima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati da i capi
delle
loro nazioni e tribù a cariche assai ragguardevol
a eademque, e comune a tutti i popoli del Nort, e ch’è stata la madre
delle
lingue moderne della Svezia e della Danimarca, e
, dal Bjorner, dal Mallet, dal Sig. Giacobi Segretario dell’Accademia
delle
Scienze di Coppenhaghen, e da altri, si trova (ch
te, e ’l mar circonda e l’ Alpe, si facea gloria di esser Mecenate
delle
lettere, e di conoscere, amare, onorar, premiare,
mo di quanto ne ha maestrevolmente e veracemente ragionato nel V tomo
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie lo Storico fi
lmente e veracemente ragionato nel V tomo delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie lo Storico filosofo Don Pietro Napoli-Sig
ere gli umani talenti. E pure (come bene ha osservato nell’Entusiasmo
delle
belle arti l’Ab. Bettinelli) oggi senza favor de’
mulazione, senza ricompense, nella decadenza di tutto, e nel languore
delle
artistesse, hanno elleno sempre in Italia gran vo
ll’opere d’alto ingegno, ove han posta cura, e in tutte le produzioni
delle
arti dell’ immaginazione, del genio, del sentimen
cese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole
delle
tre unità, e che servì perciò di modello alla mag
ole delle tre unità, e che servì perciò di modello alla maggior parte
delle
tragedie francesi che vennero appresso. Pare dunq
della nostra Cattolica Fede, come ci accerta il dotto autore anonimo
delle
Note fatte sopra una lezione del Marchese Maffei
ompilata e impressa in Ginevra nel 1728. Nota XII. Per mezzo
delle
più celebri tragedie Italiane del XVI secolo, tut
del Tasso e del Guarini, un poema drammatico che meritasse lo studio
delle
altre nazioni. Oh quanti pretendono di seder giud
Quindi è che si videro da prima in quell’alma Città, divenuta centro
delle
lettere, rappresentate nel loro natural linguaggi
ino. I contemporanei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore
delle
sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro,
nei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e
delle
parole di questa Pioggia d’oro, per la quale la t
tutta l’energia della passione, ed è soprammodo lontano dalla durezza
delle
sentenze lanciate ex abrupto alla maniera di Sene
i, nelle quali ebbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche
delle
Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tr
etuum, rogo. La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità
delle
passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la vag
per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte
delle
più pregevoli favole greche. Trasportò da Euripid
ta nel tradurre i Greci. Nella Medea non potè Martirano approfittarsi
delle
bellezze del piano di quella di Seneca, perchè se
e in latino ciò che in greco si disse con copia. Facendo moderato uso
delle
sentenze, schivò ugualmente l’affettazione di Sen
i singolarmente la scena del delirio di Fedra che recammo nel tomo IV
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Anche il rac
delirio di Fedra che recammo nel tomo IV delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Anche il racconto del mostro marino è un
e che gli s’imputano, le Fenisse di Euripide. Per nostro avviso niuna
delle
bellezze originali si è perduta nella versione de
mente notabile il Coro dell’atto I da noi tradotto e recato nel t. IV
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parim
atto I da noi tradotto e recato nel t. IV delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Spicca parimente il di lui gusto nella s
on sobria libertà nel famoso lamento di Elettra che ha in mano l’urna
delle
pretese ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo
di Oreste, che noi pur traducemmo colla possibile esattezza nel t. IV
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Colla stessa
cemmo colla possibile esattezza nel t. IV delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Colla stessa signoril maniera è cangiato
bisogna consultare l’eleganti traduzioni fatte dal prelato Cosentino
delle
Nubi e del Pluto, le più felici commedie di quel
ano che basta per non ignorare che la malignità sa talvolta dispensar
delle
lodi. Il giornalista “non intende di criticar il
to è di “cercare la verità”, ma egli dissimula quasi sempre la verità
delle
mie ragioni, sopprime le pruove e travisa le mie
nessuno il legga criticandolo perpetuamente, non dando la menoma idea
delle
materie che vi si trattano, né della maniera con
tano, né della maniera con cui vengono trattate, non indicando veruna
delle
riflessioni ch’ho cercato di spargere utili al pr
ire di guida per inoltrarci quanto basta nella ricerca di questo ramo
delle
greche cognizioni. Quindi è che si può istituire
comparabile estrattista che noi abbiamo della musica, della poesia, e
delle
rappresentazioni teatrali le stesse idee che avev
tri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una
delle
loro più celebri legislatrici non altrimenti che
uale a Saturno, e dappertutto vi si vedeano scolpiti i simboli propri
delle
mentovate divinità, e prima d’incominciar lo spet
Diodoro afferma che fossero inventati da un re di Macedonia in onore
delle
Muse e di Giove. La comune opinione vuole che fos
a che dentro del teatro, e sulle scene, e nell’ingresso s’innalzavano
delle
statue in onore dei numi. La medesima usanza si r
eravigliarsi che i più sensati autori ne facessero un così gran conto
delle
arti drammatiche. Platone chiama le favole scenic
abili co’ più gran capitani. [16] Ma nulla fa capir meglio lo spirito
delle
antiche rappresentazioni quanto lo zelo de’ primi
la superstizione». Il secondo è di Lattanzio Firmiano nel libro sesto
delle
istituzioni: «La celebrazione degli spettacoli so
se sacre, o come oggetti di somma importanza civile? Lo stesso dicasi
delle
rappresentazioni sceniche. I drammi degli antichi
purtroppo meno divoti v’andiamo per conversare, per giuocare, per far
delle
cenette, per passare il tempo, per ridere, per di
sto garbuglio d’idee, dal quale come dall’uovo di Leda verranno fuori
delle
cose pellegrine. Secondo l’estrattista se i nostr
parlano diversi da quelli del coro. Nelle sue Eumenidi, oltre il coro
delle
furie sono Pizia, Apollo, Minerva, Oreste, e l’om
no Atessa, Serse, l’ombra di Dario, ed un corriere, lo stesso si dica
delle
Supplicanti e degli altri componimenti di quel po
altra. Niente di più comune fra noi che il veder i governi prescriver
delle
leggi opposte a quanto detterebbe la sana filosof
da ogni oggetto morale, politico, e legislativo, che ascoltar infine
delle
musiche effeminate e frivole, che non hanno il me
pigliare partito in così fatta questione. [26] La ricchezza parlando
delle
arti d’imitazione e di sentimento può renderle pi
do la storia della musica, e coll’esempio della cinese, dell’araba, e
delle
nostre antiche cantilene di chiesa, ho speso in t
icerche sedici pagine, cioè dalla 184 fino alla 201 del secondo tomo,
delle
quali l’estrattista non fa neppure un sol cenno.
i, e non usi la poca onestà di far credere a’ lettori ch’io avventuro
delle
cose senza provarle. GIORNALISTA. [27] «E il con
lla sola musica drammatica. Eppure è tutto all’opposto. In più luoghi
delle
mie Rivoluzioni ho fatto espressamente questa dis
cene». Alla pag. 244, ragionando della nostra armonia e del contrasto
delle
parti, io dissi: «Non si niega che da siffatto co
moderna musica dove l’arte et intrecciare le modulazioni, la bellezza
delle
transizioni e dei passaggi, l’artificiose circola
domi nell’essenza dell’armonia, e facendo vedere che la moltiplicità
delle
parti, la natura degli intervalli e l’intrinseca
le autorità allegate, passa di lungo senza nemmeno accennar una sola
delle
mie ragioni, e poi si fa avanti in aria trionfale
fa il N. A. che altre cagioni più forti dimostrino la disuguaglianza
delle
due musiche, cioè i prodigi che faceva l’antica d
lati movimenti che destan nell’animo le troppo lussureggianti imagini
delle
terrestri Muse sotto il qual nome compresa viene
u impiega un’intiero capitolo della sua opera immortale dello spirito
delle
leggi nel verificare i fatti che si rapportano, e
he uomo avveduto è egli mai codesto maestro di cembalo dell’Imperator
delle
Russie. E la nostra musica non s’accompagna altre
ci? La diversità dell’effetto non indica in buona logica la diversità
delle
cause. GIORNALISTA. [35] «Ma perché incolpare la
n lo stabilimento di governi più regolari, non la saviezza e la forza
delle
leggi che imbrigliarono l’impetuosità dell’intere
ltro è che tali poesie noi non usiamo di porle in musica alla maniera
delle
arie che sono più proprie a tale assunto; e altro
, è sempre musica) e si possono ancora rivestir con note alla maniera
delle
arie; poiché, se si fa tal musica a della poesia
sono certe composizioni latine ecc, tanto più si deve poterla fare a
delle
composizioni veramente melodiche, come sono le su
suddette cannoni pindariche ecc.» RISPOSTA. [44] Quest’accusa è una
delle
infinite inesattezze del fogliettista. Nel luogo
a capacità d’accompagnarsi coi detti generi poetici che in più luoghi
delle
mie Rivoluzioni ho parlato de’ sonetti del Petrar
”; che il maestro abbandona il valor della poesia per badare al valor
delle
note ecc. ma tutto questo è falso stante che il b
e che il bravo compositore conosce benissimo la quantità e la qualità
delle
sillabe nella poesia sa che la parola “spoglie” è
l compositore non può conoscere né benissimo né malissimo la quantità
delle
sillabe nella nostra poesia, perché nessuno può c
egolavano col numero e varietà dei piedi, e colla lunghezza e brevità
delle
sillabe; all’opposto dei versi appartenenti alla
esia detta armonica come la nostra, i quali badano soltanto al numero
delle
sillabe e all’acutezza e gravità degli accenti. I
plicar varie parole, ciò dipende, perché il musico nella collocazione
delle
note non ha altro regolatore che il proprio arbit
ta, se non quando i versi sieno di una stessa misura, e il sentimento
delle
parole sia lo stesso: onde egli è sempre vero che
in tal modo sono espresse le più belle composizioni che ora abbiamo,
delle
quali voglio supporre anch’io, che la Grecia abbo
o supporre anch’io, che la Grecia abbondasse, e forse ne avesse anche
delle
migliori, ma queste esistono, e quelle sparirono,
ichi diriggeva il tempo e la misura della musica e regolava il numero
delle
note, qual altro regolatore hanno i nostri compos
eglino una norma fissa e costante a cui accomodarsi nella collocazion
delle
note si vedrebbero tanti capricci, tante irregola
role, cioè che i versi sieno d’una stessa misura, e che il sentimento
delle
parole sia lo stesso, sono piuttosto regole di ci
eccezione d’alcuni pochi maestri la maggior parte dei moderni lavora
delle
musiche applicabili a cento sentimenti diversi, c
professione intorno ai termini facoltativi dell’arte, e che non dica
delle
cose incontrastabili. Nulladimeno siccome nel mon
intervalli che sono in uso nella nostra armonia, non ho fatto parola
delle
due seconde maggiore e minore, e perché non ho de
suo solito la mia proposizione isolata, e non adduce neppur una sola
delle
molte pruove che la fortificano. In secondo luogo
ovimenti conformi, perché composto di moltiplicità di parti, ciascuna
delle
quali agisce con un movimento non conforme, ma di
ripugnanza, un contrasto tra la privativa energia degli intervalli e
delle
parti, il quale impedisca d’eccitare la determina
ù intenso, essendo la dominante, si sentirà distintamente a confronto
delle
altre voci, e però potrà produrre il suo effetto.
ia fosse una ragione, noi conchiuderemo che l’estrattista sapeva dire
delle
ragioni; ma essendo quelli epiteti una ingiuria a
iteti una ingiuria altro non si può conchiudere se non ch’egli sa dir
delle
ingiurie. Colla stessa ragione potrebbe tacciare
i moltissimo le opere del Carissimi, del Palestrina ecc. a preferenza
delle
più moderne, che sono cento volte migliori e più
[60] 3. M’imputa d’aver commendate l’opere del Carissimi a preferenza
delle
più moderne, che sono cento volte migliori e “più
i così poco interessante faceva perdere il suo pregio anche al lavoro
delle
note». Convien dire che gli occhiali con cui il S
e i detti altrui si prendesse egli la briga d’esaminare il fondamento
delle
proprie censure, avrebbe potuto vedere nella Musu
buisce al contrappunto la rovina della musica, lodale suddette opere,
delle
quali il più gran merito consiste appunto nell’ab
brati di contrappunto. GIORNALISTA. [63] «Per criticar poi la musica
delle
nostre arie, adduce quei difetti che sono già sta
ato alla musica; come da noi si asserì nella nota 13 del nostro Libro
delle
Regole armoniche.» RISPOSTA. [66] Senza riccorre
moniche del Manfredini (libro frivolo, che altro non contiene fuorché
delle
nozioni elementari e triviali), io aveva detto ne
un gran danno alla poesia, perocché i poeti alloppiati dalla vaghezza
delle
similitudini profondono le bellezze di pura imagi
sello, Anfossi e Gluk meritano che si parli con distinzione, l’autore
delle
Rivoluzioni ha parlato con distinzione ed ha cava
d ha cavato l’esempio del recitativo obligato, del rondò, dell’aria e
delle
altre parti che ha preso a disaminare dal Borghi,
la poesia, e nella letteratura, che hanno come suol dirsi sulla punta
delle
dita tutti gli autori, che hanno trattato e tratt
in tutto differente dall’altra che vien condannata allorché si parla
delle
arti di sensibilità e d’imaginazione. Il desideri
timi esemplari, o l’inquieta smania degli ascoltanti, che infastiditi
delle
cose passate e noiati delle presenti bramano rice
smania degli ascoltanti, che infastiditi delle cose passate e noiati
delle
presenti bramano ricevere delle scosse, e delle a
fastiditi delle cose passate e noiati delle presenti bramano ricevere
delle
scosse, e delle agitazioni mai più sentite. L’una
cose passate e noiati delle presenti bramano ricevere delle scosse, e
delle
agitazioni mai più sentite. L’una e l’altra di qu
azioni mai più sentite. L’una e l’altra di queste cose sono la rovina
delle
arti e delle belle lettere, imperocché consistend
ù sentite. L’una e l’altra di queste cose sono la rovina delle arti e
delle
belle lettere, imperocché consistendo il bello di
separandoli dai mediocri torna da capo, sostiene che la maggior parte
delle
finezze armoniche onde vanno tanto superbi i mode
one si fosse realmente sotto l’onda incurvato. Non avviene altrimenti
delle
contraddizioni che vede ne’ miei sentimenti il gi
ti separandoli dai mediocri, sostengo poco dopo che «la maggior parte
delle
finezze armoniche, onde vanno tanto superbi i mod
’una né l’altra di tali proposizioni, anzi trovandosi in molti luoghi
delle
mie Rivoluzioni smentite entrambe, mi permetterà
non sia eccessiva, prova piuttosto l’avanzamento che l’annientamento
delle
virtù politiche d’un paese; mentre se per istruir
anza de’ teatri e la frequenta degli spettacoli provano l’avanzamento
delle
virtù politiche in un paese». Fin qui si vede ch’
anza de’ teatri e la frequenza degli spettacoli provano l’avanzamento
delle
virtù politiche in un paese, ma la conseguenza è
negli stranieri, per credere che in Italia vi saranno degli Spedali,
delle
Scuole, delle Stamperie e delle Università come v
ri, per credere che in Italia vi saranno degli Spedali, delle Scuole,
delle
Stamperie e delle Università come vi son dappertu
e in Italia vi saranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e
delle
Università come vi son dappertutto, né penso che
stessi stessissimi, che mi serviron di scorta per disaminare lo stile
delle
moderne composizioni. Se questi sono falsi, anche
piacenza a cui difficilmente resiste quella genia di persone che vive
delle
secrezioni dei talenti come i corvi e gli avoltoi
vedere la sua politica insidiosa. Di più, non indicando in qual luogo
delle
sue opere, che sono comprese in molti volumi, abb
eriore. [96] Nella seconda dissertazione dice molte belle cose, parte
delle
quali mi sembra vere, e parte no intorno allo sti
contrario a qualche tartaro Kalmuko che non abbia la menomissima idea
delle
rappresentazioni musicali. E tanto è vero che i d
Cicerone, di Virgilio, e d’Orazio non venisse chiamata il secol d’oro
delle
lettere romane, come i Chapelain, i Cottini, i Pa
teremo solamente ciò che già si disse nella più volte citata nota 13.
delle
Regole armoniche ed in un altro estratto incluso
nostra musica non ha un gusto fìsso. Ho cercato di provarlo adducendo
delle
ragioni, e indicando delle viste filosofiche su t
to fìsso. Ho cercato di provarlo adducendo delle ragioni, e indicando
delle
viste filosofiche su tal proposito, che mi lusing
a fine dell’estratto, qualis ab incepto processerat non adduce veruna
delle
mie pruove, non si fa carico dei fondamenti su cu
no da sé tostochè si sono rilette le mie parole. È poi una incoerenza
delle
molte, in cui è solito d’incorrere il logicismo e
oli aspetti cioè sotto i quali venga riguardata quell’arte nell’opera
delle
Rivoluzioni. Ciò mi fa sperare che il Signor gior
sparse nelle opere degli eruditi150. Tuttavolta recheremo quì alcune
delle
notizie più curiose e necessarie all’ intelligenz
otto visorium, è più moderno di quello di scena che si diede al luogo
delle
prime rappresentazioni. É noto che scena deriva d
r o Bezestein, ossia mercato, e un gran Caravanserai, ovvero alloggio
delle
caravane156. Perinto città della Tracia poscia co
done ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una
delle
maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto, Creta,
esercizj ginnici; ma vi si facevano anche pubbliche rappresentazioni
delle
ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialment
ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialmente al secondo giorno
delle
feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel m
rgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori
delle
rappresentazioni sceniche. Certo è che a poco a p
niche. Certo è che a poco a poco s’ introdusse in Isparta una riforma
delle
cose stabilite da quel severo legislatore. Certo
ale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece
delle
ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo
roprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile
delle
Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da
e veniva coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte,
delle
quali quella del mezzo dicevasi βαοιλειον, reale,
tacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una
delle
cure predilette de’ Greci, e tralle prime di ques
o fisso a favore de’ fabbricatori del teatro, perchè si rimborsassero
delle
spese fattevi. I poveri per questa legge rimaneva
e matematici immaginarj: dove in somma si cade nell’eccesso contrario
delle
repubbliche Greche, ognuno vede che in un popolo
nfiteatro Flavio: nella dissertazione del Boindin inserita nel tomo I
delle
Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
rtazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia
delle
Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 151. Vari
essi abbiamo più distintamente favellato nelle Vivende della Coltura
delle
Sic. t. I pag. 138 e seg. 158. V. il citato t. I
ella Coltura delle Sic. t. I pag. 138 e seg. 158. V. il citato t. II
delle
Vic. della Colt. delle Sicilie dalla pag. 146. 1
t. I pag. 138 e seg. 158. V. il citato t. II delle Vic. della Colt.
delle
Sicilie dalla pag. 146. 159. Lacedemone Ancienn
Giulio Polluce nell’Onomastico lib. IV, cap. 18. 164. Nel III libro
delle
Georgiche di Virgilio. 165. Esse perciò si disse
erto impero 125 19 Ti miro. Ti miro 131 14 coila colla 122 3
delle
Danaidi delle Danaidi Supplici delle Supplici
125 19 Ti miro. Ti miro 131 14 coila colla 122 3 delle Danaidi
delle
Danaidi Supplici delle Supplici
o 131 14 coila colla 122 3 delle Danaidi delle Danaidi Supplici
delle
Supplici
rono il desiderio di un nuovo spettacolo scenico dopo il risorgimento
delle
lettere. La musica costante amica de’ versi a anc
re macchine a Cominciò poi a richiamarsi sulle scene in qualche passo
delle
sacre rappresentazioni. Quindi s’introdusse nella
appresentazioni. Quindi s’introdusse nella profana, cantandosi i cori
delle
tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi d
Quindi s’introdusse nella profana, cantandosi i cori delle tragedie e
delle
pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non
ntandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi
delle
commedie non meno in versi che in prosa. Il favor
musica e della poesia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori
delle
tragedie e delle pastorali, volle il primo sperim
esia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e
delle
pastorali, volle il primo sperimentare l’effetto
guarda questo scrittore. Appartiene ancora al Rinuccini la Mascherata
delle
Ingrate balletto eseguito in occasione del matrim
isuguali, destre, sinistre, serrane, e modo Frigio, Ipofrigio, Lidio,
delle
quali cose è forza che essi non abbiano mai avuta
che essi non abbiano mai avuta veruna idea. Diremo che il canto è una
delle
molte supposizioni ammesse in teatro come verisim
a e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia
delle
fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille
emelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia
delle
acque cadenti in mille guise, sia degli augelli,
cc. La musica dunque fu sempre compagna della poesia. a. Menestrier
delle
Rappresentazioni in musica. a. Muratori Perfetta
ta fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza dell’imitazione
delle
dipinture naturali. Chi poi freddo ragionatore, e
ll’immaginazione. La probabilità e verisimiglianza è la verità reale
delle
arti fantastiche , diceva un giudizioso Inglese p
n maniera che non perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria
delle
rispettive loro arti. Barbara, stupida, e quasi s
ammatica a questo vero immaginario, che essi dureranno la vana fatica
delle
Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al
o Saggio Apologetico, che mi diede motivo di rilevare la piacevolezza
delle
sue opposizioni nell’articolo XII del mio Discors
la Mingotti, la Faustina, la Gabrieli, la Bilington, approfittandosi
delle
armoniche appassionate situazioni de i drammi del
è sul fatto, ma non altrimente che si sovviene del verso, del musico,
delle
false gemme e delle scene dipinte, e dice a se st
altrimente che si sovviene del verso, del musico, delle false gemme e
delle
scene dipinte, e dice a se stesso: Il poeta fa pa
. Un pregiudizio volgare va impicciolendo in noi l’idea della coltura
delle
nazioni a proporzione della loro lontananza. Ciò
ria Angiolello vicentino compose in lingua italiana e turca la storia
delle
di lui gesta, gliela dedicò, e ne fu largamente r
chi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici
delle
loro libreriea In tutte le moschee considerabili
passa per eccellente. Saadi autore del Gulistan, ovvero dell’Imperio
delle
Rose, fin dal secolo XVI passava per quelle regio
rmazioni. Dura tre anni, cioè a dire incomparabilmente meno, non dico
delle
favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole ed in
cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma
delle
alemanne, spagnuole ed inglesi del secolo XVII. L
si, ma delle alemanne, spagnuole ed inglesi del secolo XVII. Lo stile
delle
commedie turchesche è sommamente osceno; ma abbia
e per una adunanza femminile vi sono compagnie di sole donne, alcune
delle
quali rappresentano da uomini. Comuni sono ancora
render caffè e sorbetti, sonare e vedere le burlette de’ Pupi al lume
delle
lampadi, di che può vedersi il Viaggio al Levante
dice nel tomo I della Gazzetta letteraria dell’Europa, dove si parla
delle
Lettere di Miledy Maria Worthley. a. Egli scriss
picciola luce sulle antichità Etrusche. Essi le vendicarono in parte
delle
ingiurie del tempo che di tenebre le avvolse, e c
ro esperienza nel costruire. Nel luogo selvoso, ove era Populonia una
delle
dodeci principali città dell’Etruria, appajono mo
ell’antica Posidonia o Pesto nel Regno di Napoli. Tali sono i rottami
delle
sue Mura formate di grandi pietre squadrate levig
e tenuti per Etruschi Admone, cui si attribuisce l’Ercole bibace, una
delle
più prezìose gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cu
ligiosa che questa teneva, Roma nascente volle descrivere il circuito
delle
proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’ara
eri la propria sussistenza per mezzo della religione, della polizia e
delle
armi, Perciò quando l’Etruria sfoggiava contante
ia, e ad una gran parte del nostro emisfero. a. Platone nel V libro
delle
Leggi asserisce che i Greci ricevettero dagli Etr
della Grecia. b. Lib. II num. 4 in fine. c. Vedi il lib. IV, c. 37
delle
di lui Storie. a. Lib. V cap 33. b. Nel libro X
i veda l’opera del p. Paoli sulle Ruine Pestane, ed il nostro II Tomo
delle
Vicende della Coltura delle due Sicilie. b. Nell
sulle Ruine Pestane, ed il nostro II Tomo delle Vicende della Coltura
delle
due Sicilie. b. Nelle Origini Etrusche pag. 17.
a parlando dell’Etruria, ed il Tiraboschi nel T. I, P. I della Storia
delle
Lett. Italiana. b. Stromat. lib. I: a. Plinio
lie e società civili ha assicurata la di loro sussistenza coll’unione
delle
forze particolari di ciascun corpo, e provveduto
i quella d’una divinità e di culto religioso (mal grado de’ sofismi e
delle
sceme induzioni de’ moderni lucreziani), e tali i
le sceme induzioni de’ moderni lucreziani), e tali idee nell’infanzia
delle
nazioni agiscono con tanto maggior vigore, quanto
l suo discorso. Quindi é, che non sì tosto egli comincia a far pruova
delle
forze del proprio ingegno, che ne dirige le primi
re. Il nostro intendimento poi, il quale da’ sensi attende le notizie
delle
cose esteriori, non in un tratto, ma successivame
e prime composizioni sceniche, come non molto lontane da’ primi passi
delle
nazioni verso la coltura, si trovino scritte in v
in un trono augusto e sublime, donde si vede a’ piedi i seriosi capi
delle
società, non che i poetici scherzevoli capricci.
te un effetto assai diverso; perocché in cambio di trattenere il volo
delle
fantasie de’ poeti, la legge gli ha costretti ad
ole che troveremo avverato in tutti i teatri europei; e dall’analogia
delle
idee siamo portati a conchiudere, che troveremmo
itatrice della natura, esprimendo colla varia successione de’ tuoni e
delle
note i diversi accenti delle passioni. Essa è que
endo colla varia successione de’ tuoni e delle note i diversi accenti
delle
passioni. Essa è quella che adoperando i muovimen
na tempesta, e il susurro voluttuoso d’un fresco venticello, gli urli
delle
Furie e il sorriso delle Grazie, la maestà e il s
voluttuoso d’un fresco venticello, gli urli delle Furie e il sorriso
delle
Grazie, la maestà e il silenzio della notte, o l’
e non se dal prendersi le inflessioni musicali come altrettanti segni
delle
nostre affezioni e delle nostre idee: dal che nas
inflessioni musicali come altrettanti segni delle nostre affezioni e
delle
nostre idee: dal che nasce che risovvenendoci deg
La forza degli argomenti, la convinzione dello spirito, l’eccitamento
delle
passioni, farte insomma di persuadere sebbene non
ri divenga oratore. La rettorica è quella che disponendo a sua voglia
delle
regole e delle parole, e servendosi di esse come
ore. La rettorica è quella che disponendo a sua voglia delle regole e
delle
parole, e servendosi di esse come di veicoli dell
lia delle regole e delle parole, e servendosi di esse come di veicoli
delle
idee, comunica loro quella espressione, che da sé
de più intelligibile l’orazione per mezzo delll acconcia collocazione
delle
parole, ora assoggettando al sistema generale dei
la musica non avrà né vita né spirito, l’accento spontaneo e naturale
delle
passioni si convertirà in un intervallo armonico,
ad un picciolissimo numero di modi le varie e moltiplici inflessioni
delle
quali è capace il linguaggio dell’uomo appassiona
ione de’ suoni nulla giova a interessare senza la melodia. L’immagine
delle
nostre passioni e degli oggetti che le mettono in
tre passioni e degli oggetti che le mettono in esercizio, lo specchio
delle
nostre idee e de nostri sentimenti rinovellato al
Le frondi degli alberi, l’albeggiante azzurro dell’orizonte, le punte
delle
roccie inerpicate, le lontananze e i chiaroscuri
onte, le punte delle roccie inerpicate, le lontananze e i chiaroscuri
delle
valli dipinti sul quadro sebbene invaghiscano l’o
così poco interessante faceva perdere il suo pregio, anche al lavoro
delle
note. Ma il vero stile della declamazion musicale
vigi si ritrovava il Lulli, avendo richiamato alla sua corte il fiore
delle
altre nazioni nelle arti e nelle lettere, eccitò
favoreggiando le scienze che perfezionano il loro spirito. La gloria
delle
armi e delle conquiste passa, come il fragore d’u
o le scienze che perfezionano il loro spirito. La gloria delle armi e
delle
conquiste passa, come il fragore d’un turbine di
uminata del suo ministro Colbert contribuì infinitamente ai progressi
delle
lettere non solo in Francia, ov’egli è indubitabi
cano in contrario gli Italiani facili ad essere smentiti colla pruova
delle
carte musicali di que’ tempi. Allora si svegliaro
udiò con maggior cura l’analogia, che dee sempre passare tra il senso
delle
parole e i suoni musicali, tra il ritmo poetico e
ata dal soverchio ingombro. Il Vinci, mirabile nella forza e vivacità
delle
immagini, prese a perfezionar quella specie di co
ciò non proviene dall’esser ella incapace di produrli, ma da mancanza
delle
nostre legislazioni, che non sanno convenevolment
o di qua dai monti, spiccava principalmente nell’artifizio e maestria
delle
imitazioni, nella destrezza del modulare, nel con
aestria delle imitazioni, nella destrezza del modulare, nel contrasto
delle
parti diverse, nella semplicità e vaghezza dell’a
. Infatti come sarebbe possibile, anzi a che gioverebbe la perfezione
delle
altre parti costitutive della musica, se quella,
cuor dell’uomo sarà in ogni tempo quella della propria sensibilità e
delle
proprie affezioni. La pittura e la scoltura si fe
pi nostri, ma ponendo ogni suo studio nell’immitar l’accento naturale
delle
passioni, nell’acquistar una perfetta intonazione
omprenda il sentimento e la forza, e si ravvisi il quantitativo valor
delle
sillabe, nell’accompagnar col gesto appropriato e
ievo della scuola romana, di condurre a spasso i loro discepoli fuori
delle
mura di Roma colà dove si ritruova un sasso famos
de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini,
delle
Boschi, delle Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti
de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi,
delle
Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti altri, l’abil
de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi, delle Cuzzoni,
delle
Visconti, e di tanti altri, l’abilità de’ quali è
gi amenti di voce, mille altre qualità insomma, la rarità e il pregio
delle
quali viene stimato soltanto dai conoscitori, scr
lla generosità merita d’essere registrata ne’ fasti pur’troppo scarsi
delle
umane virtù: per riscuoterne l’universale riconos
degli uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sulla superficie
delle
paludi, i nomi della Bulgarini, e di Metastasio b
é minore si fu la riputazione che del buon gusto e del prospero stato
delle
arti italiane presero gli oltramontani, in veggen
irar in Italia l’oro degli stranieri, essendo certo, che da niun ramo
delle
belle arti cava, se ben si considera, tanto lucro
o della Italia: «Dominava ancora tra gli scrittori quel barbaro gusto
delle
fughe, de’ canoni, e di tutti insomma i più avvil
uomini sommi, di cui si è finora parlato con tanta lode. Pergolesi ha
delle
cose molto triviali, i principi di Jummella non f
CAPO VIII. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità
delle
favole di Eschilo non sempre animata da quella in
ivacità e coll’economia naturale della favola che con la magnificenza
delle
decorazioni. E perchè gli parve necessaria all’es
ianchi. Scrisse centodiciassette o centotrenta ed anche più tragedie,
delle
quali venti furono coronate; ma non ne sono a noi
ale è poi l’aggiustatezza e la verisimilitudine che trionfa ne’ piani
delle
sue savole, che senza contrasto vien preferito a
sse passioni generali dell’uomo si modificano esteriormente sul genio
delle
razze e famiglie diverse. Ognuno può osservare ne
on eleganza tuttà sua tradusse Cicerone e che adorna il secondo libro
delle
Quistioni Tuscolane: O multa dictu gravia, perpe
O multa dictu gravia, perpessu aspera etc. del quale Ovidio nel nono
delle
Metamorfosi fece una bellissima imitazione. Tragi
l vigoroso divieto di Creonte. E notabile nel l’atto secondo la scena
delle
due sorelle Antigone ed Ismene, che disprezzando
rrelli, i Galilei, i Newton a. L’Elettra contiene lo stesso argomento
delle
Coefore di Eschilo maneggiato con esattezza maggi
orto di Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste tenendo l’urna
delle
di lui ceneri, si rappresentò una volta da Polo c
indebolito il terrore tragico, se avesse rilevato meglio il contrasto
delle
voci della natura colla necessità di obedire ad A
nquecentisti fanno vedere quanto essi intendevano oltre il vano suono
delle
parole, e come ben sapevano recare con eleganza l
ale, perderebbe affatto il credito anche sulle moderne scene a fronte
delle
patetiche situazioni naturali, purchè vi fossero
cuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio
delle
Venerabili Dive, cioè delle Furie, la cui memoria
e. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle Venerabili Dive, cioè
delle
Furie, la cui memoria di tanto orrore colmava i G
benevole, benigne da εὑμενέώ, benevolus sum. Il coro istruisce Edipo
delle
cerimonie praticate ne’ sacrifizii che facevansi
ato dice che Eschilo fu il primo a far riconoscere il rappresentatore
delle
prime parti. Negli antichi scrittori si trovano a
rti. Negli antichi scrittori si trovano ancora specificati gli attori
delle
prima, seconde e terze parti. L’oratore Eschine c
ordine, facendo riconoscere per figura principale il rappresentatore
delle
prime parti; e la terza specie che vi accrebbe So
a dipinta in quel teatro compariva bella insieme e naturale a cagione
delle
diverse tinte che davano risalto a tutte le parti
utte le parti dell’architettura in essa espressa. a. Tra gli esempii
delle
irregolarità delle favole antiche intorno al luog
architettura in essa espressa. a. Tra gli esempii delle irregolarità
delle
favole antiche intorno al luogo reca Metastasio A
in pruova di ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poetiche,
delle
quali gran parte sono poste in opera nell aureo l
e oggetto la sepoltura; e noi nel censuarli non dobbiamo dimenticarci
delle
loro opinioni. a. Anche Euripide compose un’ Ant
amico Carlo Vespasiano) che otto Poeti Francesi, senza contare quelli
delle
altre nazioni, hanno lavorato intorno al medesimo
agli scrittori italiani: così alcun non v’ha tra coloro che la storia
delle
lettere hanno preso a scrivere, che non parli del
oro che la storia delle lettere hanno preso a scrivere, che non parli
delle
macchine, delle decorazioni, della mitologia e de
a delle lettere hanno preso a scrivere, che non parli delle macchine,
delle
decorazioni, della mitologia e delle favole, come
e, che non parli delle macchine, delle decorazioni, della mitologia e
delle
favole, come del carattere principale del melodra
irazione de’ popoli. Lo stesso avvenne per molti secoli de’ romanzi e
delle
avventure degli erranti cavalieri, i quali libri,
erca del vero. E la natura per così dire, in tumulto, e la violazione
delle
leggi dell’universo fatte da immaginarie intellig
telligenze le furono più a grado che non il costante e regolar tenore
delle
cose create. [3] Posto il fatto fuor d’ogni dubbi
r potesse di molto chi le riducesse a’ capi seguenti. [4] L’ignoranza
delle
leggi fisiche della natura dovette in primo luogo
anza di quella intellettuale attività che fa vedere la concatenazione
delle
cause coi loro effetti, le occulte fisiche forze,
ni, il rapimento d’Elena o gli oltraggi recati alla Grecia le cagioni
delle
loro disavventure ma l’odio inveterato d’alcuni I
manchino oggetti reali su cui esercitarsi, s’inoltra persin nel mondo
delle
astrazioni a fine di trovarvi pascolo. A soddisfa
uti da mari sempre agghiacciati, i quali, sbuccando dalle lunghe gole
delle
montagne, e pei gran boschi scorrendo, sembrano c
uaci veniva onorato da essi col titolo di padre della strage, di nume
delle
battaglie, di struggitore e d’incendiario. I sagr
convertirsi in lupo, in cane o in altro animale, trattener il sangue
delle
ferite, farsi amar dalle donne all’eccesso, guari
i secoli e dappertutto furono la cagion prossima de’ vizi dell’uomo e
delle
sue virtù. Quindi per la ragion de’ contrari non
oppressa innocenza, come per acquistarsi maggiormente grazia nel cuor
delle
belle riconquistate: grazia che tanto più dovea e
i d’intelligenza, coi giganti, nani, damigelle, e scudieri a servigio
delle
belle o in loro custodia, cogl’incantatori, le fa
e ridicola preferenza che gli interessati scrittori danno ai costumi
delle
nazioni e de’ secoli che essi chiamano illuminati
i delle nazioni e de’ secoli che essi chiamano illuminati, sopra quei
delle
nazioni e de’ secoli che chiamano barbari66, [15]
i che chiamano barbari66, [15] Alle accennate cause della propagazion
delle
favole debbe a mio giudizio aggiugnersi un’altra.
i gnomi, vocaboli inventati da loro per sostituirli nella spiegazione
delle
cose naturali alle qualità occulte de’ peripateti
riflettuto che l’esame fatto è puramente relativo allo stato attuale
delle
altre lingue d’Europa, e che molto calerebbero di
misura, e dal troppo complicato giro del periodo e accozzamento duro
delle
voci poco favorevole alla melodia. Il qual imbara
i. Non sapendo come interessar il cuore colla pittura de’ caratteri e
delle
passioni, cercarono d’affascinare gli occhi e gli
lla romana grandezza, per riempire i quali vi voleva tutto lo sfoggio
delle
arti congiunte. Gl’Italiani adunque, attendendo p
iziosi perché sono privi d’imaginazione, d’uomini letterati, e nemici
delle
Lettere, che vorrebbero mandar in esiglio la bell
ione? Che in oggi lo spirito si preferisce all’onestà, e che la virtù
delle
donne vien riputata scioccaggine o salvatichezza.
attinenti al teatro. La più nota e interessante è senza dubbio quella
delle
Fatiche comiche, stampata a Parigi per Nicolao Ca
i il lettore troverà menzione ai nomi di Pasquati e Bianchi. A questa
delle
Fatiche comiche segue un’operetta col titolo : Pr
ulvio, Comico Confidente fatti da lui in diverse occasioni ad istanza
delle
sue compagne, Flaminia, Delia, Valeria, Lavinia e
com. ª Se in Amore prevagliono i sensi o l’intelletto. Augumento
delle
fiamme amorose. Amante giuocatore. Sole et Lu
ete vestito da huomo, che fosti preso per quella. Celia. Queste sono
delle
maraviglie che suole produrre la natura che ancor
i nel distinguere le persone, nel carattere dello scrivere, nel suono
delle
voci, et nella forma dei volti ; contuttociò molt
e quale verso di voi sia la confidenza mia, vi costituisco secretario
delle
mie passioni amorose, confidando la mia salute ne
a, e farne voi il portatore, sì come sarete a lei il primo palesatore
delle
mie affettioni. Celia. Benchè habbi letto : Paz
uisto che bramate ; onde infine il tempo perduto seruirà di penitenza
delle
contentezze che Celia ui offerisce nel suo matrim
nna, solamente dishonore ne acquistarete. Fulvio. Sete molto pratico
delle
cose del mondo, il mio Lucio. Celia. Se V. S. mi
sua persona buon giudicio : mouendoui a ciò, potrebbe essere la forza
delle
stelle che forsi nel uostro natale, nello stesso
arli ? E di Amante fattami messaggera d’Amore, termini la pretensione
delle
mie speranze nello affaticarmi per l’altrui conte
il gusto di una sì bella causa, misurando il mio cuore alla grandezza
delle
mie passioni. Vengo dunque, o Fulvio, a servirti,
involto in un pelliccetto, ed un paro di sottocalze per le saccoccie,
delle
quali spingevo fuori le braccia, mandate a punto
aro 1618. Di V. E. Ill.ma Dev.mo Servo Domenico Bruni. Al principio
delle
notizie autobiografiche del Bruni, ne ho messa in
ere l’età, la quale esclude in modo irrefutabile ch’egli sia l’autore
delle
Difese delle Donne che a lui attribuiscono. L’ope
quale esclude in modo irrefutabile ch’egli sia l’autore delle Difese
delle
Donne che a lui attribuiscono. L’opera di Messer
uire un’epoca. Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti
delle
montagne dell’Attica senza produrre veruna novità
veridici e giudiziosi dell’antichità, e punto non ripugna alla serie
delle
idee umane, le quali vanno destandosi a proporzio
uoi scritti, e di far la storia della propria fantasia più che quella
delle
arti. Fino all’olimpiade LX o LXI il genere tragi
eceduto. I Giovani Sacri, il Forbante, il Penteo, sono nomi di alcune
delle
favole tespiane. Gli episodi così purificati da o
nnatamente gli ateniesi, che chi sapea con sì fatta solidità ragionar
delle
operazioni belliche, era degno di comandare alle
gizi, Atteone, Alceste, Anteo, le Danaidi, sono i nomi che ci restano
delle
di lui favole. Epigene, Tespi, e Frinico, furono
favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto
delle
altrui e delle proprie fatiche, ed é il primo ad
rre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e
delle
proprie fatiche, ed é il primo ad esser meritamen
Settanta, o come altri vuole, più di cento tragedie compose Eschilo,
delle
quali appena sette ce ne rimangono, e riportò la
era, secondoché la storia ne presenta i poeti antichi, un breve esame
delle
principali bellezze de’ loro componimenti, senza
a antica ruvidezza, e vi si scorge ancora il grand’uso ch’egli faceva
delle
macchine, e decorazioni. Interloquiscono in quest
quelle di Prometeo nel V dopo le minacce di Mercurio. Nella condotta
delle
Danaidi supplichevoli si osserva una regolarità d
a nell’atto II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e
delle
vestigia impresse nel suolo simili a quelle di El
ente se ne burla nella sua Elettra; e non sembra al certo la migliore
delle
agnizioni teatrali questa di Eschilo, benché si p
incertezza che lo tormenta, la quale si va dissipando col sovvenirsi
delle
terribili circostanze dell’ammazzamento d’Agamenn
ltra parte in Atene. É notabile nella prima scena la pittura orribile
delle
furie, fatta dalla sacerdotessa, l’inno magico, i
di Minerva alla testa degli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e
delle
furie accusatrici. Il coro delle furie che negl’i
agiti, di Apollo avvocato del reo, e delle furie accusatrici. Il coro
delle
furie che negl’intermezzi é cantante, nel giudizi
quello, che per tutti interloquisce; il che si osserva nel rimanente
delle
tragedie antiche. Finalmente i Persi, tragedia da
to di quando in quando dalle querele del coro de’ vecchi persi, é una
delle
più rimarchevoli bellezze di tal tragedia. L’atto
conseguenza di commuovere e piacere21. Dopo questa succinta analisi
delle
sette tragedie di Eschilo, ascoltiamo ciò che ne
i allegorici, come Sofocle ed Euripide nelle loro tragedie si valsero
delle
apparizioni di Minerva, di Ercole già nume, di Di
per questo contrattempo, come perché cominciavano ad applaudirsi piò
delle
sue le tragedie del giovane Sofocle, si ritirò pr
nove anni nel primo dell’Olimpiade LXXX23. Ma la soverchia semplicità
delle
favole di Eschilo, qualche reliquia di rozzezza n
cità dell’azione, e con una mirabile economia, che colla magnificenza
delle
decorazioni. E perché tuttavia gli parve di manca
o, che latinamente, e con molta eleganza tradotto, adorna il libro II
delle
Tusculane di Cicerone «O multa dictu gravia, perp
ne «O multa dictu gravia, perpessu aspera» etc., di cui Ovidio nel IX
delle
Metamorfosi fece una bellissima imitazione. Tragi
o d’un rigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena
delle
due sorelle Antigone ed Ismene, ciascuna delle qu
nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, ciascuna
delle
quali, disprezzando la morte, accusa se stessa a
abbiamo soltanto pochi versi. L’Elettra contiene l’istesso argomento
delle
Coefori di Eschilo, maneggiato con maggior esatte
i greci: ma avrebbe fatto male Sofocle a mostrar meglio il contrasto
delle
voci della natura colla necessità d’obbedire all’
o spirito poetico de’ greci, e quanto intendevano oltre il vano suono
delle
parole. Non so dunque, come il signor Mattei affe
le, perderebbe affatto il credito ancora sulle scene moderne a fronte
delle
belle situazioni naturali e patetiche, sempre che
cuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio
delle
venerabili Dive, cioé delle Furie, implorando la
e. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili Dive, cioé
delle
Furie, implorando la protezione di Teseo, e secon
va a morire in un luogo a tutti ignoto. Fra questa tragedia e quella
delle
Supplici di Eschilo si scorge qualche analogia, r
minare e dipingere il cuore umano, e per istudiare il vero linguaggio
delle
passioni. Per tali mezzi si pervenne egli a saper
e l’amore, nelle quali passioni riesce sommamente felice». La gravità
delle
sentenze, e una gran ricchezza filosofica caratte
ico. Gli s’imputa un poco di negligenza nella condotta e disposizione
delle
favole; il che fa vedere ch’egli ponea maggior cu
asserire più fondatamente, che ne componesti fino a novanta due, otto
delle
quali erano satiriche28. Esse furono avidamente a
n verisimilitudine dalla regina? non dovea esso interrompere il piano
delle
operazioni? Mal grado di tali negligenze la trage
ente coloriti, e le passioni espresse con energia. L’Oreste, ch’é una
delle
di lui tragedie coronate, seguita la materia dell
trove, come p.e. nell’Ecuba, nella quale si dice «incomincio il canto
delle
Baccanti», cioé prorompo in querele da forsennata
Ad ambedue conviene, ec. Un nuovo moto acquista l’azione nella scena
delle
donne con Achille, e ’l patetico delle preghiere
acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, e ’l patetico
delle
preghiere di Clitennestra, e la pietà che ne most
ell’erudito sig. abate le Batteux letta nell’ Accademia
delle
Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi 30. «Il nom
osi compilatori romani) é abbastanza illustre nella storia filosofica
delle
belle lettere, e questa dissertazione fa verament
e di formarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero di passioni,
delle
quali alcune tutt’altro sono che tragiche. L’anim
e, diremo così, per il fermento di certe cagioni interne, gli effetti
delle
quali si sviluppano con diverse scosse fino alla
o della dottrina, e del discernimento e buon gusto del celebre autore
delle
Belle Arti ridotte a un Principio, compensa solo
Reso, che ci son pervenute intere, e Palamede, Filottete, i Troiani,
delle
quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba s’a
vaganti. Lo scioglimento si fa per macchina (come nella maggior parte
delle
tragedie antiche) dalla musa. Terpsicore madre di
ro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea é una
delle
più terribili tragedie dell’antichità, che contie
po l’orrenda esecuzione della sua spietata vendetta. Le Fenisse, una
delle
tragedie d’Euripide che fu coronata, contiene la
api argivi, doveché le Supplici di Eschilo, come si é detto, trattano
delle
Danaidi; pur queste due tragedie hanno tra loro q
rgo resta nel vestibulo colla testa velata, circondato di figliuolini
delle
Argive in atto supplichevole. Oltre a molti tratt
ollo. Dopo il prologo fatto da Mercurio, mentre Ion attende alla cura
delle
cose sacre del tempio, il coro composto di donne
enti alle sventure di Troia. L’immortal Metastasio, fino discernitore
delle
bellezze degli antichi, si vale della scena di Eu
ina l’atto IV, e che forse dovrebbe esser la prima dell’atto V, é una
delle
più rimarchevoli. Anche il riconoscimento fatto n
usarla delicatamente e rettificarla nel Ciro Ricosciuto. L’argomento
delle
Baccanti é l’avventura di Penteo fatto in pezzi d
pezzi dalla madre e dalle di lei sorelle, descritta da Ovidio nel III
delle
Metamorfosi, e forse trattata anche da Stazio nel
e differente dalle altre sue, ed ha molto dello spettacolo satirico e
delle
antiche tragedie che trattavano solo di Bacco. Vi
che della gloria poetica, del di lui favore presso il regnante. Morì
delle
ferite nell’Olimpiade XCIII, e i macedoni talment
dedicarsi totalmente alla filosofia, fece tre tragedie e una satira,
delle
quali si componea la Tetralogia necessaria per co
sue dotte Ricerche sull’origine della Tragedia, inserite nel tomo XV
delle
Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
ine della Tragedia, inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia
delle
Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 18. Plutar
trae profitto, ci astringe alla presente nota. Tutti gl’intelligenti
delle
nazioni più colte concorrono a riconoscere dalle
ecco sulle cagioni fisiche e morali della diversità del genio e altro
delle
nazioni, (senza mettergli a conto il barbaro disp
pide. Quando il fatto deponesse ancora così vantaggiosamente in favor
delle
Tragedie moderne; quando potessimo esser sicuri d
udizio volgare va impiccolendo sempre più in noi l’idea della coltura
delle
altre nazioni a proporzione della loro lontananza
e illuminati, i quali gli permisero di andar scartabellando i codici
delle
loro librerie261. Hanno vari collegi in tutte le
che passano per eccellenti. Sadi autore del Gulistan, o dell’imperio
delle
rose, é in que’ paesi il principe de’ poeti turch
ie. Essa dura tre anni, cioé a dire, incomparabilmente meno, non dico
delle
commedie cinesi, ma delle alemane, spagnuole, e i
oé a dire, incomparabilmente meno, non dico delle commedie cinesi, ma
delle
alemane, spagnuole, e inglesi del secolo passato.
, ma delle alemane, spagnuole, e inglesi del secolo passato. Lo stile
delle
commedie turche é sommamente osceno; ma abbiam ve
der caffé e sorbetti, suonare, e veder le farse de’ pupi col soccorso
delle
lampadi. 261. Vedi Gronovio, Spon e Weler pres
Morandi che del Bonazzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta
delle
ammirazioni e delle affezioni. Quanto al fisico e
zzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta delle ammirazioni e
delle
affezioni. Quanto al fisico e all’indole sua, egl
a modo nostro se ne cavava profitto. Quando glie ne facevamo qualcuna
delle
grosse, « birboni, birboni, birboni !… » tonava l
stato attore valente tanto da sostituire talvolta il Modena in alcuna
delle
sue parti e uno de’ più acuti e profondi critici,
ostra scena, metto qui dalla Storia di Perugia le pagine che trattano
delle
condizioni dell’arte (vol. II, pag. 682-687). An
di ottanta lire ; tantochè senza forti compensi, mancando le risorse
delle
grandi capitali, non fu più possibile alle miglio
isti hanno la proprietà d’innamorare il pubblico, avvezzo a sentirli,
delle
singole parti dell’arte ; talchè un attore che va
e invece di andare a Roma andasse a Grenoble o a Mancester. L’aumento
delle
spese serali senza compenso sicuro, e non già l’a
aumento delle spese serali senza compenso sicuro, e non già l’aumento
delle
paghe degli affari ci condannarono allora a quel
apprima fecero loro dannosa concorrenza gli spettacolacci, rimasuglio
delle
fiabe del Gozzi contro cui ebbe tanto a combatter
tutti nel pieno vigore dell’ età dovevano fare anche meglio. Il tempo
delle
grandi affluenze ai teatri, e quindi delle grandi
are anche meglio. Il tempo delle grandi affluenze ai teatri, e quindi
delle
grandi paghe degli attori e dei profusi cavaliera
di Gustavo Modena nel 1861. La Ristori fece inorgoglire gl’ Italiani
delle
loro domestiche glorie tanto ammirate fuori d’Ita
e che i valenti di quei tempi sono i valenti d’oggidi. Ma il fenomeno
delle
grandi paghe accoppiato alla decadenza dell’arte
e anche conto di un elemento oggi importantissimo, cioè della mafia e
delle
camorre che caratterizzano l’epoca nostra. Per ma
e stranieri, e questa scandalosa proscrizione, cosi contraria all’uso
delle
nazioni civili, si chiamò, prima che il Ferrari,
radarono vari generi di componimenti teatrali, si diminuirono i ruoli
delle
compagnie per essere in minor numero a spartire i
anni dell’arte sopraggiunse, ai tempi dell’Italia una, la recitazione
delle
commedie in dialetto, ammirabili per semplicità d
noso de’ primi cibi non compri, dell’erbe su cui giaceasi ne’ tugurj,
delle
lanose pelli onde copriva la sua nudità, passare
più ricercate della gola, alle soffici oziose piume, alla delicatezza
delle
sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli airon
delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi, degli ori,
delle
perle, dei diamanti di Golconda, in somma al fast
distanze, le leggi, misura e previene il ritorno se l’immense ellissi
delle
comete; in una parola osserva e legge ne’ cieli c
gliene addita le guise. La necessità gli avea insegnato a costruirsi
delle
case, e la ragione speculatrice, e che era giunta
più perfezionata da’ Buonarroti. Il piacere che deriva dalla presenza
delle
persone care, rendè sensibile ad una fanciulla l’
avea bisogno di comunicar co’ suoi simili i proprj concetti per mezzo
delle
lingue, e senza presidio alcuno di tinte e di alt
artificio più ingegnoso, e inventò la grande arte di svolger la serie
delle
proprie idee colle sole parole ma in sì fatta gui
non suono vano di parole incatenate e misurate, che sin dall’infanzia
delle
società si coltivarono anche da’ materiali Lappon
a’ popoli più remoti, trafficando e rendendo altrui con usura i semi
delle
arti e delle scienze ricevute da Egizj, Caldei e
ù remoti, trafficando e rendendo altrui con usura i semi delle arti e
delle
scienze ricevute da Egizj, Caldei e Fenici, e da
l’alma Poesia, la più sublime, la più prodigiosa, la più incantatrice
delle
belle arti che dal gran Padre Omero e da Esiodo s
hi avrebbe mai a que’ tempi potuto immaginare che l’uomo non contento
delle
omeriche ricchezze inventerebbe in seguito qualch
vi studiano le sorgenti della compassione e del terrore per purgarlo
delle
passioni eccessive ed infondervi la virtù e la gi
ostumi, e vizj generali e far la guerra agli abusi de’ ceti interi, e
delle
scuole Pitagoriche. Colà solo spiccano gli Apollo
suolo e mettano salde e profonde radici le belle arti che alla foggia
delle
Grazie tengonsi per mano e si sostengono a vicend
e che produce le Clairon. In Grecia tutti gli autori erano gli attori
delle
proprie favole. Cleone perseguitato negli Equiti
ci; e l’Omero Ferrarese solea recitare nella Corte Estense i prologhi
delle
sue commedie e diriggerne le rappresentazioni; nè
icino alla perfezione nella declamazione specialmente comica in forza
delle
doti inarrivabili della celebre Contat e del valo
a nobil volo i vanni con favole originali, frangendo i lacci servili
delle
smunte, spa ute, fredde e macre traduzioni. Non s
rni. Ecco come il Goldoni descrive la Compagnia Raffi nel XVII volume
delle
sue Commedie, edizione del Pasquali : Erano già
Romano, Capo de' ballerini di corda colla sua Compagnia, ch' era una
delle
più famose in tal genere. Eravi la bravissima Ros
o mestiere, o eccitato dal genio comico, avea gran voglia di recitare
delle
Commedie. Capitò il secondo anno in Venezia il Me
l picciolo Teatro di S. Moisè, colà, terminato il Casotto, recitavano
delle
Commedie, le quali sostenute principalmente dalle
attrice. Da quella sera fu un successo ognor crescente. Dallo spoglio
delle
memorie goldoniane abbiamo che Madama Medebach e
emoria d’ uomo. Pare anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una
delle
prime città delle Marche a veder le donne sulla s
re anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una delle prime città
delle
Marche a veder le donne sulla scena. Sposò, il 6
glie, la quale con istanza del 13 ottobre, richiedeva la restituzione
delle
robe sequestrate, contro pagamento del debito : r
endo altramente dar segno di sua divozione al gran Serse, fatta coppa
delle
proprie mani, gli porse dell’acqua pura, ed il Re
sente agli occhi dell’Autor preclaro del poema de i Doveri dell’Uomo,
delle
auree traduzioni de’ Greci Bucolici e di Anacreon
ll’Uomo, delle auree traduzioni de’ Greci Bucolici e di Anacreonte, e
delle
Pescagioni? Che è ciò innanzi all’Annalista della
re congiugne all’amor sommo di ogni profonda dottrina, alla celebritá
delle
sue opere, la nobiltà più distinta ne’ fasti dell
rina e l’erudizione somma prima ancora che venga alla luce la Coltura
delle
Sicilie nel Regno di Ferdinando iv da me delineat
conduce agli onori, né alle ricchezze. Questo è di avvilir la dignità
delle
muse, adulando i potenti degni talvolta d’essere
l solo tempo, ch’essi destinavano al pubblico divertimento era quello
delle
nozze, oppur delle gran fiere, che tratto a tratt
si destinavano al pubblico divertimento era quello delle nozze, oppur
delle
gran fiere, che tratto a tratto s’aprivano nelle
canti, suoni, e balli, celebrando le gesta de’ paladini e le bellezze
delle
donne, sfidandosi scambievolmente a pubbliche ten
alla corrispondenza, onde nascevano quelli amori scambievoli, cagion
delle
tante e sì strane avventure che si leggono nelle
re può con tanto minor ragione negarsi ai Provenzali quanto che niuna
delle
moderne nazioni Europee ci presenta monumenti di
essi il diritto di primeggiare sugli altri popoli. Nullameno vi sono
delle
ripruove, che fanno vedere la musica applicata al
la massima parte degli scrittori francesi, i quali dicono che l’epoca
delle
prime poesie composte nella loro lingua volgare (
la promossero, pigliare stabile consistenza e vigore colla invenzion
delle
note, abbellirsi insieme e corrompersi coll’uso d
ola arabica posta in versi dai provenzali, niuna question filosofica,
delle
quali in singoiar modo si compiacevano i saraceni
ndo; quelli d’Abderramen, d’Omaro, di Abdalla, di Mirza, de’ sultani,
delle
sultane o dei califfi non mai. L’uso della rima,
usi, nel clima, nelle politiche vicende, nelle lingue e nella storia
delle
nazioni europee si trova la ragion sufficiente de
rme, e di sembrar fatta dai poeti sopra un unico getto. Gli argomenti
delle
loro canzoni sono meschini per lo più, né mai s’i
ente descrivere fuorché la primavera, i ruscelli, i fiori, la verzura
delle
campagne, e le penne variopinte degli uccelli. Ne
late. In seguito alcuni bravi musici fra loro composero a bella posta
delle
arie profane diverse da quelle di Chiesa. L’abuso
ti che ci restano, essi ci fanno vedere tutto il contrario. La musica
delle
canzoni provenzali non solo nell’esempio di Franc
, ritrarsi dal costume usato in chiesa di cantar a più voci, ciascuna
delle
quali cantando a modo suo, era più facile che deg
arle” venne in seguito “ciarlare”. Le storie di que’ tempi sono piene
delle
singolari azioni di questi uomini, del favore che
e dei Terpandri, che in altri tempi erano i legislatori e i generali
delle
nazioni, si sostituirono ne’ secoli barbari i mon
ro il popolo, intimavano la guerra e la pace, si mettevano alla testa
delle
armate, ed erano non poche fiate l’anima de’ pubb
esse sviluppare quell’interesse generale, che fu mai sempre il motore
delle
grandi azioni. Però se un qualche Pindaro si foss
pruova la seguente ballata di Dante Alighieri, la quale a preferenza
delle
altre ho voluto trascegliere e per la celebrità d
primavera erano soliti gli amanti a piantare in faccia alle finestre
delle
loro innamorate un piccolo arboscello verde di nu
anze più colte e più gentili. Furono ancora molto in uso le villotte,
delle
quali eccone per saggio due strofi, affinchè il l
le più ridicole superstizioni. La Grecia tutta fu una picciola parte
delle
sue immense conquiste, a motivo delle quali i pac
cia tutta fu una picciola parte delle sue immense conquiste, a motivo
delle
quali i pacifici coltivatori delle lettere che ab
le sue immense conquiste, a motivo delle quali i pacifici coltivatori
delle
lettere che abitavano quel paese tanto caro alle
i piaceri aveano anticipatamente disposti gl’Italiani al risorgimento
delle
Lettere. I Greci l’accelerarono pei codici degli
ielmo Guarnerio chiamati dal re Ferdinando di Napoli, gran protettore
delle
lettere e de’ letterati, fondarono ivi un’accadem
zionale nella musica italiana trasfusero. [22] Non sarà tenuto nimico
delle
glorie italiane il gran Muratori, il quale, parla
ustro e magnificenza alle feste loro si prevalsero a ciò della unione
delle
tre arti. Allora si sentì sulla scena la musica a
taliani hanno lasciato cadere il nome d’uno de’ più illustri mecenati
delle
cose musicali quello fatto da Giovanni Bardi de’
ntro il mostro crudel che la divora.» [30] Il Serpente allo strepito
delle
voci esce fuori dalla caverna, e guatandoli da lo
via, e noto è l’apparato musicale con cui Don Garcia di Toledo vicere
delle
Sicilie fece rappresentare quella del Transillo,
sica dal gesuita Marotta, come ancora il Pastor fido con tante altre,
delle
quali parlano a lungo gli eruditi. Dagl’intermedi
era assai debole e passeggiera ove rinforzata non venisse dall’aiuto
delle
arti compagne, ed ecco la prima origine di quelli
come apparirebbe ad evidenza s’io presentar volessi un quadro storico
delle
ingegnose feste eseguite nelle antiche corti ital
one d’un solo di cotali abbozzi drammatici, che fa epoca nella storia
delle
Arti, che divenne allora la maraviglia d’Europa,
e circostanze, dalle quali però, siccome dipende sovente la formazion
delle
cose così non si può senza risaperle formar intor
oni arbitrarie, l’abbuiamento insomma con cui si giudica generalmente
delle
arti, e in particolare del dramma in musica: tutt
er colpa di coloro che s’addossano l’incombenza di scrivere la storia
delle
lettere, i quali agguisa de’ commentatori sono pe
lette, né attentamente esaminate le sue ragioni, e all’aver avanzato
delle
proposizioni, che a lui non sembrano abbastanza f
nni Maeldonald, bardi di professione che risiedevano in diverse tribù
delle
montagne di Scozia, fecero un viaggio di cinquant
ché sebbene gli arabi adottassero ne’ loro versi la misura e quantità
delle
sillabe, avevano anche la corda grave e la corda
one del Signor Abbate, adottarono ne’ loro versi la misura e quantità
delle
sillabe, come fecero i Greci e i Latini, e se cot
o ne’ loro versi all’accento di rinforzo, cioè all’acutezza e gravità
delle
sillabe, e ad alternar queste fra loro in diversa
e alla storia di Danimarca del Mallet si legge, che Ronvaldo, signore
delle
Orcadi, e Regner Lodbrog re di Danimarca s’applic
re di Danimarca s’applicarono seriamente a quest’arte. Nella raccolta
delle
poesie danesi, che dovrò citare fra poco, si legg
oria filosofica e politica di Raynal, si legge, che nel codice antico
delle
leggi e della religione indiana conservato con ta
Signor Abbate Andres stabilisce il gran edifizio dell’origine arabica
delle
poeti che facoltà in Europa; fondamenti ricavati
engono alla medesima spezie. Non trovandosi la menoma forza in veruna
delle
pruove particolari addotte dall’autore sarebbe in
le d’un ragionamento non altronde risulta che dalla validità parziale
delle
ragioni che Io compongono. Oltracchè non solo le
eti ci, e le tenzoni, e l’accento di rinforzo, e l’acutezza e gravità
delle
sillabe, e la rima, e il favore verso la poesia,
oetanei in un’opera che dipinge a gran tratti, che descrive la storia
delle
arti e non degli artefici, e che non è una biogra
a qualche traduzione? Si ritrova nel micrologo il più piccol vestigio
delle
arabiche dottrine intorno alla musica e la poesia
ervalli e i riposi nel metro?» Come provarlo? Dalla natura intrinseca
delle
cose. La tessitura ne’ versi, e la proposizione f
armonica fondata sulla combinazione del tuono, ovvero sia sul numero
delle
sillabe, e sulla porzione degli accenti, e questa
ura, e una proporzione fra gli intervalli e i riposi analoga a quella
delle
altre poesie armoniche benché accomodata alla pro
di poesie scandinave fatta da Monsù Giacobi Segretario dell’Accademia
delle
Scienze di Copenhagen, nella Collezione di Biorne
acevano parte i due popoli in questione. Che fra gli eruditi vi siano
delle
controversie intorno agli autori di tale o tale c
po in cui esso fu scritto, ciò nulla pruova contro la reale esistenza
delle
gotiche poesie, come le dispute che si fanno sul
1772, in Sassone grammatico storico danese assai riputato, nel tesoro
delle
lingue settentrionali del Dottor Hicks, nella gra
circa l’origine della musica sacra e profana in Italia, l’esame fatto
delle
ragioni del Signor Abbate, e le repliche alle sue
gigante, non ho osato addossarmi la più ch’erculea fatica di trattare
delle
scienze e della letteratura d’ogni età, d’ogni cl
io per noi se il facile contentamento del Signor Abbate ci ha privati
delle
altre ricerche ben più concludenti ch’egli avrebb
lla nostra, alla disposizione dei loro intervalli musicali, al numero
delle
consonanze, alla varietà de’ modi, alla differenz
lino conoscessero, o no, il nostro contrappunto, s’usassero per segni
delle
nostre note, e non piuttosto delle lettere dell’a
contrappunto, s’usassero per segni delle nostre note, e non piuttosto
delle
lettere dell’alfabeto con più altri punti importa
leggono ancora nella presente. Sono tratte queste dall’indole diversa
delle
due poesie, dal niun vestigio che vi si scorge d’
storia della letteratura europea la ragion sufficiente del nascimento
delle
facoltà poeti che e musicali senza dover ricorrer
In Nuptiis Ducium Mediolanensium che serve d’appendice al Libro XXII
delle
sue storie. 53. [NdA] Trattato dell’opera in mus
, di cui ora stò ragionando, e mi ristrinsi alla semplice descrizione
delle
parti colla possibile esattezza colle parole, già
i una volta. Gli avesse fatto qualche impressione ciò che vi accennai
delle
ritirate, e delle oscuritá visibili de’ Corridoj?
vesse fatto qualche impressione ciò che vi accennai delle ritirate, e
delle
oscuritá visibili de’ Corridoj? Niuna offesa parm
per la decenza, soleano bere del vino, fumare, mangiar degli agrumi,
delle
frutta, delle nocciuole, e gettarne via le bucce
a, soleano bere del vino, fumare, mangiar degli agrumi, delle frutta,
delle
nocciuole, e gettarne via le bucce sull’altra gen
r. Tutte queste cose nemiche della decenza propria degli spettacoli
delle
nazioni culte, mostravano in tal volgo la male in
tta ancora, e i Teatri Spagnuoli punto non cedono in decenza a quelli
delle
altre nazioni. Ora in accennar questi fatti qual
era conforme al vero, e a’ dettati degli eruditi nazionali: che anzi
delle
rappresentazioni mostruose avea io ragionato con
racità altrui, dovevate cercare di assicurarvi del vero; che per fare
delle
apologie non manca mai tempo. Ma voi volete seder
i? Ma forse ho io nel 1777. parlato de’ Teatri di Grecia, d’Italia, e
delle
altre moderne nazioni? Ho parlato de’ Teatri di M
ella foggia di conteggiare, che io ho chiamata apologetica, a cagione
delle
Mille Tragedie del Malara, delle azioni dell’Ecub
o ho chiamata apologetica, a cagione delle Mille Tragedie del Malara,
delle
azioni dell’Ecuba &c.: sul giudizio che porta
fatti sono vostri errori di Storia di Critica: sulla sognata decenza
delle
favole Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile i
Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio
delle
Opere di Calderòn: sul vostro falso modo di ragio
imulare i fatti, sopprimere le ragioni contrarie, scambiare i termini
delle
questioni, tradire l’onestà, conculcare la buona
tanto abborrita dalla nazione, lo spirito d’industria, l’abbellimento
delle
Città, il vero gusto delle Arti. Qual prò è ridon
ne, lo spirito d’industria, l’abbellimento delle Città, il vero gusto
delle
Arti. Qual prò è ridondato alla Spagna dalle lusi
vece di mostrarne gli errori, e d’indagare le origini della decadenza
delle
manifatture, del Commercio, della Marina, sarebbe
upendo di Sierra-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Biscaglia, e
delle
Provincie di Valenza, Galizia, e Catalogna: opere
facciate dell’Ospizio, della Chiesa di San Sebastiano, del Quartiere
delle
Guardie del Corpo di Madrid, figlie della matta f
ù puro, alle quali si attraversavano sul cammino tuttavia le vestigia
delle
Arabe Scuole? Ecco aperta la scientifica strada c
ri sembrano per ogni banda infruttuose, studiatevi almeno di comporne
delle
migliori, che dar si possano. E come ciò si conse
Sapienza, della quale cercò anzi di approfittarsi nella compilazione
delle
XII. Tavole delle Leggi Decemvirali; bensì volle
uale cercò anzi di approfittarsi nella compilazione delle XII. Tavole
delle
Leggi Decemvirali; bensì volle scansare la doppia
qualche altro secolo continuarono a conservarsi Greche. Con tutto ciò
delle
celebri Città Italo-Greche ci rimase qualche cosa
assi le Nazioni procedono oltre e coltivano le Lettere, e le Scienze,
delle
quali ora discorriamo. E benchè non parmi da rivo
ertezze, e ne’ punti svantaggiosi un trionfo chimerico col vano suono
delle
parole. Queste non saranno mai nobili figlie dell
rodoto, il quale asserisce che i Samj furono i primi ad approfittarsi
delle
Fiere di Tarteso. Ora se i Samj furono i primi, s
milmente le Colonie Fenicie stabilite in Ispagna vi portarono l’amore
delle
scienze, e delle arti, e lo comunicarono agli Spa
ie Fenicie stabilite in Ispagna vi portarono l’amore delle scienze, e
delle
arti, e lo comunicarono agli Spagnuoli divenuti F
rudito Autore della Lettera, che ci risparmia il travaglio di far quì
delle
riflessioni: “Quello che più mi fa stordire è l’a
perchè vi fu un Filosofo Tirio, che insegnò essere gli Atomi principj
delle
cose? imperocchè qual altra pruova se ne porge? M
i lodi false, mendicate da’ sofismi, da imposture in fine? Ha bisogno
delle
glorie immaginarie della Letteratura Fenicia, Cel
ghese sotto Viriate? Una Nazione non vinta, ma tratta dalle divisioni
delle
sue membra, sotto il dominio Romano? Valorosa non
egislatori, di che sono prova evidente le nominate famose xii. Tavole
delle
Leggi, delle quali il dottissimo Cicerone nel Lib
i che sono prova evidente le nominate famose xii. Tavole delle Leggi,
delle
quali il dottissimo Cicerone nel Libro dell’Orato
è questa la più diritta via per convincermi? Ma Voi vi dilettate anzi
delle
tortuose che delle diritte vie, Voi volete conseg
itta via per convincermi? Ma Voi vi dilettate anzi delle tortuose che
delle
diritte vie, Voi volete conseguirlo per mezzo del
elle tortuose che delle diritte vie, Voi volete conseguirlo per mezzo
delle
vostre celebri congetture. Vi fondate in un fatto
venite Voi meco in pensare, che da genere a genere corra la proprietà
delle
due linee che prolongate infinitamente non mai si
che, riprese dal suo gran Maestro da per tutto, e specialmente in una
delle
Lettere Latine scritta nel 1716. al dottissimo De
, e alla sublime, sobria, leggiadra, maestosa, graziosa, appassionata
delle
Opere Metastasiane. La migliore delle Commedie Is
aestosa, graziosa, appassionata delle Opere Metastasiane. La migliore
delle
Commedie Istoriche di Calderòn è il Mayor Monstru
che degne d’osservarsi. Ma Voi che per congruità partecipate alquanto
delle
miniere Americane, non avete inteso dire, che alc
ignor Linguet non favella punto degli altri mostri Calderonici, bensì
delle
Commedie di Capay Espada, che ancor io concorro a
sia naturale, e questa è la spina, che per lo più guasta la fioritura
delle
loro vaghe invenzioni”. Non concede dunque agli S
Sign. Lampillas), ma de’ moderni Attori; e di più rigetta il viluppo
delle
Favole Spagnuole per le Tragedie. Or come volete,
deros o falsos, que tampoco en esto se han parado mucho”. V. l’Indice
delle
Tragedio T. VI. p. 13. 1. “Las representaciones
ologista, che io intenda per Dotti? Forse certi solinghi, coltivatori
delle
Scienze più recondite, i quali di rado scendono d
paghi del loro cannocchiale, de’ loro rosi rimasugli dell’antichità,
delle
loro arrugginite medaglie, de’ loro alfabeti Orie
e medaglie, de’ loro alfabeti Orientali, della loro notte Metafisica,
delle
loro guastade, e de’ lambicchi chimici, meritano
i essendo per la loro rintuzzata sensibilità a intendersi e a gustare
delle
amene leggiadre Lettere. Per Dotti io intendo cer
e, al buon gusto, alla pratica del Mondo, hanno accoppiato uno studio
delle
Fisiche, una intelligenza delle dottrine di Keple
el Mondo, hanno accoppiato uno studio delle Fisiche, una intelligenza
delle
dottrine di Keplero, di Leibnitz, e di Newton, da
o elevata ancora dotate di gusto, e di natural raziocinio aggiustato,
delle
quali potrei addurre copiosi esempj somministrati
tante altre per brevità tralasciate non compongono la parte più pura
delle
Società? Non formano in ciascuna nazione un Popol
n detto il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti
delle
più famose Biblioteche, dispiacque forse al Popol
i Soldati recitavangli più che non si ripetono oggi gli aurei squarci
delle
Poesie Metastasiane. I Traci stessi, gli stupidi
i Euripide, di colui che scrisse nella Caverna di Salamina? Le Poesie
delle
Grazie, cioè a dire di Pietro Metastasio da circa
’ dotti? non sono prezioso ornamento de’ loro Gabinetti, non meno che
delle
più scelte Biblioteche? Non forma Metastasio con
ella versificazione, si rimase nel luogo meritato; e la maggior parte
delle
sue favole sceniche restò inedita, negletta, e se
e disprezzò i clamori de’ dotti coetanei, è più invidiabile di quello
delle
Tragedie scritte in quella Caverna, che forma il
arbarie, e uno zelo mal inteso ci privò per tempo della maggior parte
delle
Favole di Euripide; ma le diciannove, che ce ne r
e; ma le diciannove, che ce ne rimangono, ed i più piccioli frammenti
delle
altre perdute, che con tanta diligenza si raccols
anno altri cinquanta. Intanto l’Apologista si è appigliato al destino
delle
Favole Lopensi, la cui maggior parte è perita in
si, la cui maggior parte è perita in poco più di un secolo, e si ride
delle
Tragedie di quel famoso Ateniese, e di chi le amm
so, sviando col proprio esempio dalla Penisola il torrente limaccioso
delle
Favole stravaganti, e divenendo in tal guisa il P
dell’occhio, e non del piacere che danno i versi all’udito: si parla
delle
corse, che si facevano nel Circo a piedi, e a cav
rigionieri incatenati, che seguivano il Carro di colui che trionfava,
delle
ricchezze de’ paesi soggiogati, e delle Navi, e d
Carro di colui che trionfava, delle ricchezze de’ paesi soggiogati, e
delle
Navi, e delle Città dipinte che accrescevano quel
che trionfava, delle ricchezze de’ paesi soggiogati, e delle Navi, e
delle
Città dipinte che accrescevano quella pompa. Si p
che accrescevano quella pompa. Si parla appresso dal medesimo Orazio
delle
fiere rare o mostruose, che i Capitani soleano mo
e ricchezze de’ nemici portate in trionfo, nè le corse de’ Cavalli, e
delle
carrette, nè l’O so, nè il Camelo pardale, nè l’E
i Drammi con tale superstizione, che rare volte posero il piede fuori
delle
Greche vestigia, e senza la scorta di Aristotele
e compariva al più un solo Diavolo, ma sul Teatro Italiano ne vengono
delle
volte delle Legioni: non è gran tempo, che vidi i
al più un solo Diavolo, ma sul Teatro Italiano ne vengono delle volte
delle
Legioni: non è gran tempo, che vidi in un Teatro
quale non si rappresenta più ne’ Teatri di Spagna. Egli debbe averne
delle
notizie bene attrassate. Io gli assicuro, che da
Signorelli, soggiugnerò quì quel non so che da lui notato sull’amore
delle
Tragedie di M. Racine. “Si pretende (p. 312.), ch
che ratti, deflorazioni, ad ulterj, indecenze, che formano la materia
delle
favole di Hardy. Racine volle adoperare questa pa
ine di varie Opere del Vega, la quale oltrepassa già i venti Tomi. Ma
delle
1200. Favole sceniche parmi, che appena in essa s
tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una
delle
più brillanti corti d’Europa. Parlo della corte d
del linguaggio: «la poca attenzione che i compositori danno al metro
delle
sillabe, non solo fa che la lor musica distrugga
ssere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione
delle
medesime parole fanno d’una brevissima aria una l
i spettacoli, e massimamente da quello dell’opera in musica, il gusto
delle
arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolm
ente da quello dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume
delle
nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza dell
arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza
delle
leggi di questa pomposa scenica rappresentazione
orprendente) il progresso fatto, come dicemmo, nel secolo antecedente
delle
belle arti. Perciocché, giugnendo queste ad incan
a clarté del suo continuatore Metastasio8. Ma la seduzione estrinseca
delle
‘macchine’, tipica del Barocco, è indicata, non d
otore è il piacere patetico, cioè trarre diletto dal libero movimento
delle
passioni: «Se noi, per modo d’esemplo, fossimo st
tesiana Thomas Willis. Supposto che esista una specifica sede nervosa
delle
passioni, Planelli specula, non senza qualche fil
e» (IV.II.10). Da qui anche l’invito a badare di più alla recitazione
delle
seconde e delle terze parti; e invece: «i diretto
a qui anche l’invito a badare di più alla recitazione delle seconde e
delle
terze parti; e invece: «i direttori de’ teatri e
invece: «i direttori de’ teatri e gl’impresari poco pensiero si danno
delle
ultime parti. Onde poi avviene, che quando la sce
tro muove non a timore, ma a riso. Una tal voce ben conviene al sesso
delle
donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce
sovverte questo bell’ordine; e gli alessandri, gli scipioni, i cesari
delle
nostre scene dispongono del destin della terra co
bisogno dello smisurato, dell’ambiguo, dell’inusuale, con buona pace
delle
cosiddette leggi di natura. Persino una «celebre
e ritrovato, una volta uscito dalla sala e risvegliatosi dal richiamo
delle
incantatrici e degli incantatori. Le leggi inesor
ura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi
delle
loro abitazioni, hanno di che adornare con novità
i?» (VI.II.7: si ricordi che Planelli condanna senza esitazione l’uso
delle
maschere)11. Il nome di Noverre, «le di cui danze
la politicissima pièce a papa Benedetto XIV. Il Planelli appassionato
delle
scene cede il passo al politico. Al suo principe
delicatissime analisi del cuore umano e vivaci pitture del carattere
delle
Nazioni» 13; al suo spettatore ideale in cerca d’
filosofo vasti e importantissimi oggetti; perché gli guarda come una
delle
più possenti cagioni della perfezione o della dec
ome una delle più possenti cagioni della perfezione o della decadenza
delle
belle arti, della formazione o del corrompimento
altre nazioni né pur pensavano ancora ad avere un teatro. È lo stato
delle
belle arti un articolo della maggiore importanza
rti un articolo della maggiore importanza per la felicità e ’l lustro
delle
nazioni. Conciosiaché queste piacevoli facultà oc
olto più importante ancora è l’influenza degli spettacoli sul costume
delle
nazioni. Le rappresentazioni tragiche, in cui i p
republicano; siccome in Roma l’arena, tinta dal sangue degli uomini e
delle
fiere, alimentò la ferocia d’un popolo conquistat
unque tanto influiscono gli spettacoli sulle cognizioni e sul costume
delle
nazioni, egli sarebbe desiderabile che quegli scr
; il quale perché più pomposamente d’ogni altro si vale del soccorso
delle
belle arti, perciò riesce più malagevole ad esegu
mentovati, e più di qualunque altro è capace d’influire nel progresso
delle
belle arti e della publica costumatezza. Pure una
i spettacoli, e massimamente da quello dell’opera in musica, il gusto
delle
arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolm
ente da quello dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume
delle
nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza dell
arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza
delle
leggi di questa pomposa scenica rappresentazione
ostuma anche in oggi15. [Sez.I.1.0.4] Un’altra pruova dell’antichità
delle
opere in musica ne somministrano gli statuti dell
, come di sopra si è osservato) e Giovanni Sulpizio nella Dedicatoria
delle
sue note sopra Vitruvio fatta al Cardinale Raffae
lodrammi accolti con tanto applauso dagl’Italiani, competenti giudici
delle
opere di gusto, che di somigliante conio molti al
orprendente) il progresso fatto, come dicemmo, nel secolo antecedente
delle
belle arti. Perciocché, giugnendo queste ad incan
mente su’ teatri di Venezia, i melodrammi de’ quali, colla suntuosità
delle
loro decorazioni, attirarono l’ammirazione di tut
vo e la musica fu tutta in istile recitativo composta. L’introduzione
delle
arie è attribuita al Cicognini, il quale nel suo
e arricchisce tuttavia il nostro teatro, e col destro ma moderato uso
delle
decorazioni, ha ristorata la poesia di ciò che ne
natura o dell’arte, perfezione appelliamo l’uniformità della tendenza
delle
parti a un fine medesimo. Così perfetta diciamo u
aggiugner si suole, non essenziale a quello spettacolo com’è ciascuna
delle
annoverate, ma dichiarata quasi tale dall’uso, e
ne che concorrono a formarlo. Ora appartenendo esse tutte alla classe
delle
belle arti, per bene esaminarle e per adoperarle
anza [Sez.I.3.1.1] Belle arti sono le arti destinate al movimento
delle
passioni. Di questo numero è la poesia, l’eloquen
rerà fatica a penetrare che esse tutte sono intese a svegliare alcuna
delle
nostre passioni; e quelle che ad altro mirano imp
nte tranquilla; furono anzi concepite dallo spirito umano nel tumulto
delle
passioni. Un uomo, che la perdita d’una persona c
tante sia la cognizione di queste facultà, e che essa costituisce una
delle
più utili e insieme più dilettevoli parti dell’um
e del Buonarroti è prodotto dall’armonia de’ colori. Estetico adunque
delle
belle arti io chiamo quello artifizio ch’esse ado
llo artifizio ch’esse adoperano per piacere a’ nostri sensi. Patetico
delle
belle arti, quell’artifizio ch’esse adoperano per
in che l’uno e l’altro consista. § IV. In che consista l’estetico
delle
belle arti [Sez.I.3.4.1] Abbiamo già definito
ico delle belle arti [Sez.I.3.4.1] Abbiamo già definito l’estetico
delle
belle arti per quello artifizio che adoperano a f
di questa la più aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’una
delle
quali sia una o alquante volte maggiore dell’altr
uali. Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’una
delle
quali superi l’altra d’una determinata parte, o s
ca, l’uno sia rapito, l’altro annoiato. [Sez.I.3.4.3] Ora l’estetico
delle
belle arti consiste appunto, come dicemmo, nella
aso, quella della bocca (non compresavi la ripiegatura dell’estremità
delle
labbra) e quella del mento, talmenteché tutti que
viene, sembrando, a dir vero, alquanto strano, che dall’accorgimento
delle
ragioni che passano tra varie grandezze, n’abbia
idea sterile, cioè d’un’ idea dalla quale non può lo spirito dedurne
delle
altre. Chi ha meditato sulla natura dello spirito
, ch’egli per mezzo della cadenza fa sentire la grandezza e ‘l numero
delle
sue parti: altro non essendo la cadenza d’un vers
uesto: Due rosa fresche, e colte in paradiso è tale la combinazione
delle
parole, ch’io mi sento obbligato ad arrestarmi so
quel mal suono viene da ciò, che in quel verso non si sente il numero
delle
parti, come fa la sonorità, che però ne’ versi fu
ella di ciascuna sua parte, quella della colonna e di ciascuna ancora
delle
sue parti, e dell’architrave, del fregio, della c
atematico direbbe, i piaceri estetici sono tra loro come la fecondità
delle
idee. Non vorrei però che quindi deducesse taluno
ente bello riuscir potrebbe quell’edifizio, se la varietà e ‘l numero
delle
sue parti moltiplicar si potesse in infinito. Sar
te. Facciaglisi poi sentire un canto eguale nel numero e nella durata
delle
note, ma che queste note niuna affinità abbiano t
o dolorose tengono ristretta, e come inceppata. Ma già dell’estetico
delle
belle arti, e del piacere proprio di quello, lung
prio, più speditamente usciremo. § VI. In che consista il patetico
delle
belle arti e ‘l piacer patetico [Sez.I.3.6.1]
e ‘l piacer patetico [Sez.I.3.6.1] Fu da noi definito il patetico
delle
belle arti per quello artifizio ch’esse adoperano
tre passioni. Un tale artifizio consiste nello scegliere per suggetti
delle
opere loro i più perfetti oggetti di nostre passi
nimo nostro esser prodotto che da un oggetto reale. E però i suggetti
delle
belle arti, come quelli che presentano oggetti no
oll’osservare attentamente il verisimile. E i difetti di questa parte
delle
belle arti nascono da queste improprietà, le qual
locuzioni, altro prima non fecero che frammettervi a quando a quando
delle
cadenze, o vogliam dire delle pause, de’ riposi,
cero che frammettervi a quando a quando delle cadenze, o vogliam dire
delle
pause, de’ riposi, che dividessero il tempo in pa
a metrica, cioè di quella onde l’estetico consiste nella combinazione
delle
sillabe brevi e delle lunghe, come fu la greca e
lla onde l’estetico consiste nella combinazione delle sillabe brevi e
delle
lunghe, come fu la greca e la romana. La poesia,
etrica, che considera le durate de’ suoni (qual è quella de’ cembali,
delle
nacchere, de’ tamburi), la quale altra bellezza n
ezza non ha che quella che nasce della ragione, che passa fra i tempi
delle
percosse di così fatti strumenti. [Sez.II.1.1.4]
ueste nazioni presero a non badar tanto alla lunghezza o alla brevità
delle
sillabe, quanto alla loro gravità ed acutezza; on
ia armonica, cioè quella onde l’estetico consiste nella distribuzione
delle
sillabe acute e gravi. Tal è l’italiana e quella
distribuzione delle sillabe acute e gravi. Tal è l’italiana e quella
delle
altre colte lingue viventi. Siccome la poesia met
però io chiamo metrica la poesia greca e la latina ed armonica quella
delle
moderne nazioni, per questo non niego che in quel
in quella non siesi avuto alcun riguardo all’acutezza e alla gravità
delle
sillabe, ed in quella aver non se ne debba alla l
solo che la bellezza della prima più dipendea dal tempo che dal tuono
delle
sillabe, e di questa più dal tuono che dal tempo.
esia armonica introdussero in questa una nuova simmetria (ed è quella
delle
rime), procurando che l’ultimo tuono acuto de’ lo
i gravi, avesse le modificazioni medesime, vale a dire fosse composto
delle
medesime lettere in più versi. [Sez.II.1.1.7] Non
a mescolanza de’ versi di varie misure e il tempo, il tuono e la rima
delle
loro sillabe. § II. Come da essi convenga deri
mostrano, sebbene quella parte che riguarda la lunghezza e la brevità
delle
sillabe sia stata da questi sempre trascurata con
tica più attenzione avessero accordata alle regole della distribuzion
delle
lunghe e delle brevi, è solo perché da una ragion
ione avessero accordata alle regole della distribuzion delle lunghe e
delle
brevi, è solo perché da una ragionata distribuzio
lla rima nelle sillabe che quei versi compongono. E poiché l’estetico
delle
arie in questo dramma ha più bisogno d’attenzione
e’ recitativi, dalle arie cominceremo. [Sez.II.1.2.2] I versi propri
delle
arie sono il decasillabo, l’ottonario, il settena
Ma prima alcune riflessioni convien premettere, appartenenti al tuono
delle
sillabe (tanto però quanto basta al nostro istitu
essario de’ versi italiani, passiamo al mescolamento de’ versi propri
delle
arie. Su questo capo alcuni poeti soverchia liber
to, o colla prima sua parte, niuna attenzione facendo al total numero
delle
sillabe. [Sez.II.1.2.16] Per questa ragione ben
ò, che il verso tronco ha particolar forza nel fine di ciascuna parte
delle
arie: poiché l’accento che ha sull’ultima sillaba
: Giungano a te, Signor ecc. [Sez.II.1.2.24] Passando ora al tempo
delle
sillabe, nella poesia italiana le sillabe lunghe
antissimo e scorrevolissimo l’altro, perché nel primo la disposizione
delle
sillabe lunghe e delle brevi è tutt’altra che nel
simo l’altro, perché nel primo la disposizione delle sillabe lunghe e
delle
brevi è tutt’altra che nel secondo. Or la velocit
contiguità si trova quando un verso unisca insieme due sillabe, niuna
delle
quali sia segnata d’accento acuto: giacché, almen
ca tragedia. [Sez.II.2.0.1] Già altrove si disse che per patetico
delle
belle arti voleasi intendere l’artifizio da esse
ssioni, e che un tale artifizio consiste nello scegliere per suggetti
delle
opere di quelle arti i più perfetti oggetti di no
é ci converrà investigar la ragione, lo spirito (diciamolo alla moda)
delle
leggi dell’antica tragedia attenenti a que’ parti
quante bizzarre scene potessero. Oggi, se il poeta aspira a’ suffragi
delle
persone di buon senso, due regole debbe osservare
lle persone di buon senso, due regole debbe osservare sulla mutazione
delle
scene: l’una di non mutar la scena se non allora
i che muovere non volesse disgustare, come fa in oggi la sola lettura
delle
tragedie greche. Il che è sì vero, che quelle med
reche. Il che è sì vero, che quelle medesime tragedie che sul modello
delle
antiche e di tristo fine si compongono oggi tra n
e si compongono oggi tra noi, sono astrette a mitigare quel terribile
delle
greche. Ed a ragione l’ingegnosissimo autore del
alla diversità de’ tempi, posero nelle loro tragedie tutta l’atrocità
delle
antiche; difetto in cui incorse a’ dì nostri il C
tri costumi, potendo nella persona del protagonista esporre l’esempio
delle
virtù più eminenti; il che, per la soprallegata r
iegue con tanta agitazione le varie vicende del primo, vedendo in lui
delle
qualità poco amabili, ed accorgendosi aver egli c
za a confutare sì speziosa obbiezione. Si leggano due tragedie, l’una
delle
quali abbia il protagonista di carattere sublime,
oro inverisimiglianza cessa quali in tutto; e qual musica sia propria
delle
arie teatrali, si vedrà nella seguente sezione. P
e, o, ch’è tutt’uno, quali sieno le materia proprie degli uni e quali
delle
altre. Poi qualche riflessione aggiugneremo sul l
eremo sul loro stile. § II. Della materia propria de’ recitativi e
delle
arie [Sez.II.7.2.1] Tutta l’orditura del dramm
ia perché? ecc. le parole sono quelle medesime che vengono in bocca
delle
più semplici persone, quando si amino scambievolm
patto alle arie, le quali debbono contenere i particolari sentimenti
delle
persone drammatiche, non principi generali, non t
ell’aria vuol pervenire alla sua maggiore altezza. Ciò che si è detto
delle
similitudini s’intenda ancora delle allegorie; e
giore altezza. Ciò che si è detto delle similitudini s’intenda ancora
delle
allegorie; e già prima di noi un famoso letterato
e: da che l’imitazione de’ difetti è ben più agevole che non è quella
delle
virtù. [Sez.II.7.2.10] Per meglio sperimentare q
quel luogo dove fosse veduta. Dicasi pure ciò che si vuole in favore
delle
similitudini, delle sentenze, delle allegorie ecc
se veduta. Dicasi pure ciò che si vuole in favore delle similitudini,
delle
sentenze, delle allegorie ecc., le persone di buo
i pure ciò che si vuole in favore delle similitudini, delle sentenze,
delle
allegorie ecc., le persone di buon senso le stime
Un’altra avvertenza vuole avere il poeta intorno alla materia propria
delle
arie, e si è che questa abbia stretta connessione
rtuosa famiglia. § III. Del loro stile [Sez.II.7.3.1] Lo stile
delle
arie debb’essere semplicissimo: perciocché il lin
edesima se uopo il richiedesse, si potrebbe ancora spiegar la cagione
delle
dissonanze. Tanto è vero, che unico, semplicissim
. [Sez.III.1.1.4] Non è però la combinazione simultanea, o successiva
delle
consonanze (in cui consiste la musica armonica) l
tetico della musica. Esso tre altri ne ha, e sono: 1. la varia durata
delle
note, ch’è l’oggetto della musica metrica; 2. la
son io) che la musica abbia un’azione anche immediata sulla meccanica
delle
passioni, ciò è su’ nervi, a cui questa meccanica
dinario si lagnano d’una particolar contrazione de’ nervi del petto e
delle
parti vicine. Dall’uffizio che i nominati nervi p
; perciocché essi nervi, e in ispezie quelli del quinto paio, mandano
delle
ramificazioni alle diverse parti del volto, le qu
fetti dell’irritamento de’ medesimi nervi diatetici, e in particolare
delle
diramazioni che essi mandano alle glandole lagrim
elle diramazioni che essi mandano alle glandole lagrimali, a’ muscoli
delle
guance, alla bocca, al diaframma o setto trasvers
e alla laringe. Da ciò finalmente avviene secondo il Willis, che una
delle
maggiori differenze che passa tra la struttura de
maggiormente, trovarsi in noi una classe di nervi addetti all’uffizio
delle
passioni, e questi essere propriamente quelli che
e, ma i cristalli ancora, i vasi d’argento o d’altro metallo, i vetri
delle
finestre, e qualunque altro corpo in cui s’incont
e meccanici che non di rado produce, e dalla sua efficacia nella cura
delle
malattie, osservata fin dagli antichissimi tempi
lla pittura, né della scultura, né si narraron mai di qualunque altra
delle
belle arti. [Sez.III.1.3.6] Ho creduto dovere esp
o sentimento intorno all’azione immediata della musica sul meccanismo
delle
passioni, perché potrà in alcun modo contribuire
spesso inutile, ciò che i Greci otteneano con una semplice osservanza
delle
regole di quella parte della musica. Tra’ nostri
e non uscirà mai d’incertezza: il secondo, sicuro dell’infallibilità
delle
sue regole, troverà in queste medesime una pruova
ll’animo umano. È la musica, così adoperata, la più efficace ministra
delle
virtù. Quindi Ateneo ci assicura, che colla music
Egli attendeva a fomentarle nell’animo l’amore dell’assente marito e
delle
virtù necessarie a una regnante: talmenteché Egis
rano stati invitati ad abbandonare una vita brutale, che in compagnia
delle
fiere aveano fin allora menata, e a godere sotto
a delle fiere aveano fin allora menata, e a godere sotto la protezion
delle
leggi le dolcezze della civile società, di quella
? Non è egli vero, che il mezzo più spedito di giugnere all’acquisto
delle
virtù dell’intelletto e dell’animo consiste nelle
ano la musica, non sono quegli stessi che ampliano tutto dì i confini
delle
umane cognizioni, come avveniva tra’ Greci: che a
cito patetico sul teatro, né proprio ad aggiugner forza al sentimento
delle
parole. Potrà bene un tal canto riuscir piacevole
quello che ne verrebbe dal movimento del cuore, egli è un fare abuso
delle
belle arti l’adoperar l’estetico delle medesime d
el cuore, egli è un fare abuso delle belle arti l’adoperar l’estetico
delle
medesime disgiunto dal patetico; massimamente nel
stromenti. Ma non badarono che la musica, non meno di qualunque altra
delle
arti belle, ha i diversi stili, che solo per impe
llare dello stile proprio della sinfonia d’apertura, de’ recitativi e
delle
arie, parti in cui questa musica è comunemente di
e contenere che un presto bellicoso: un allegro sul modello di quelli
delle
nostre sinfonie starebbe ivi a pigione, e molto p
riamente breve66. La poca attenzione che i compositori danno al metro
delle
sillabe, non solo fa che la lor musica distrugga
ndole tutte d’una durata, né seguendo ciecamente la scorta de’ punti,
delle
virgole e degli altri segni di riposo, che noi ad
he parole all’attore, lo fa tornare al silenzio e alla considerazione
delle
attuali sue circostanze, sostituendo alla di lui
ncìpi potrà un accorto maestro agevolmente avvedersi. § III. Stile
delle
arie [Sez.III.3.3.1] Oltre a queste avvertenze
a queste avvertenze, le quali possono essere utili alla composizione
delle
arie, non meno che de’ recitativi, alcune altre f
ssere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione
delle
medesime parole fanno d’una brevissima aria una l
e altresì della prima parte dell’aria, e le introduzioni e ritornelli
delle
medesime; e sì vorrebbero che dal recitativo si p
e accademie di musica, le quali risparmierebbero a lui una gran parte
delle
considerabili spese che richiede il mantenimento
ch’io fò alla mente gl’immutabili precetti di quel supremo regolatore
delle
arti belle. [Sez.III.3.3.8] La giustezza e il mi
tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una
delle
più brillanti corti d’Europa. Parlo della corte d
trevolmente eseguito. E se fosse stato anche più parco nelle repliche
delle
parole e nell’uso dagli stromenti, avrebbe fatta
accorto non aver lui una molto dilicata azione. Sulle stesse cattedre
delle
scienze, ove parrebbe men necessaria che altrove,
to attuale dell’anima. Mal dunque alcuni restringono il gesto al moto
delle
braccia. Si può gestire col capo, cogli occhi, co
Si può gestire col capo, cogli occhi, col piede e con qualunque altro
delle
nostre membra. [Sez.IV.2.1.3] Si divide il gesto
uò essere affettiva: e si è questa denominazione ristretta all’ultima
delle
annoverate, perché questa più propriamente delle
ristretta all’ultima delle annoverate, perché questa più propriamente
delle
altre caratterizza le passioni. [Sez.IV.2.1.4] O
natura, che adatta i talenti dell’animo a quelli del corpo, dà il più
delle
volte a costoro un umor brioso e festivo, come al
ntrario: i direttori de’ teatri e gl’impresari poco pensiero si danno
delle
ultime parti. Onde poi avviene, che quando la sce
tro muove non a timore, ma a riso. Una tal voce ben conviene al sesso
delle
donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce
sovverte questo bell’ordine; e gli alessandri, gli scipioni, i cesari
delle
nostre scene dispongono del destin della terra co
pre più bella di qualunque studiata e artifiziosa pronunziazione. Più
delle
copiate vagliono le grazie originali; e chi trasc
Non già ch’io disapprovi l’imitazione, quando vada unita alla coltura
delle
grazie naturali. Anzi, l’imitazione de’ grandi at
ea dire, che un attore dovrebbe essere stato allevato sulle ginocchia
delle
regine. [Sez.IV.3.0.7] Dappoi che l’attore avrà p
usata dalle mentovate nazioni, come ce la rappresentano gli scrittori
delle
costumanze greche o romane, e i monumenti che ne
tori delle costumanze greche o romane, e i monumenti che ne rimangono
delle
medesime: da che que’ buon uomini vestivano sì po
potrebbero ammettere la vaghezza, che si richiede negli abbigliamenti
delle
opere musicali. [Sez.V.1.0.2] Ma per evitare ques
a sì fatto intento, conviene, siccome si è detto, ch’elle non sentano
delle
mode correnti; e tanto maggior lode acquisterà l’
’oggidì, e (ch’è più leggiadra a vedere) le croci pendenti dalla gola
delle
donne. Così ancora qualche volta una cantatrice g
4 all’immortalità, felicissimo, come dice il Vasari, nelle invenzioni
delle
vesti, de’ calzari, delle acconciature di capo, e
simo, come dice il Vasari, nelle invenzioni delle vesti, de’ calzari,
delle
acconciature di capo, e di altri abbigliamenti; e
Quanto è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori degli abiti e
delle
scene, è già troppo noto che i colori hanno tra l
nventiva di lui gioverà non poco un festevole carnevale colla varietà
delle
sue maschere, ma soprattutto la considerazione de
le colla varietà delle sue maschere, ma soprattutto la considerazione
delle
buone opere di statuaria e di pittura, e particol
ltà non è tale. La prospettiva è la maestra di tal segreto. Il pittor
delle
scene deve addimesticarsi con questa scienza, e f
do, che l’occhio giudica della grandezza dell’oggetto dalla grandezza
delle
cose circostanti, e dalla lontananza che mostra l
ndezza delle cose circostanti, e dalla lontananza che mostra la serie
delle
cose poste tra sé e ‘l suo oggetto. [Sez.V.2.1.5]
e ‘l suo oggetto. [Sez.V.2.1.5] Ma per altra parte non dee il pittor
delle
scene troppo scrupolosamente seguire le regole de
n rilassatezza, come fu quella d’alcuni pittori che nella prospettiva
delle
scene praticarono due punti di veduta: sconcezza
uindi è che nella prospettiva non v’ha cosa più malagevole che quella
delle
scene, ad eseguir la quale non bastano le regole
isimiglianza dipende del decoro della scena, e dall’esatta osservanza
delle
regole della prospettiva e dell’architettura. [S
a all’Egitto e non ad altro paese100. [Sez.V.2.2.3] L’osservanza poi
delle
regole della prospettiva e dell’architettura, man
era di valoroso architetto, ma uno di que’ palagi incantati de’ tempi
delle
fate. Al qual proposto il più volte lodato Algaro
garotti un fatto racconta accaduto al padre Pozzi, inventore infelice
delle
colonne a sedere. Nel dipingere una cupola avea c
ura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi
delle
loro abitazioni, hanno di che adornare con novità
sul teatro. § IV. Di ciò che può soccorrere l’inventiva del pittor
delle
scene [Sez.V.2.4.1] A un professore istrutto
ampati disegni di scene inventate da celebri pittori. Tali son quelli
delle
scene del Neroni, publicati nel 1579. Tali altres
delle scene del Neroni, publicati nel 1579. Tali altresì sono i rami
delle
scene del Chiarini, dell’Aldrovandini, del Buffag
Cap. III. Ufizio del macchinista [Sez.V.3.0.1] Quanto al movimento
delle
macchine e delle scene, io non ho che a raccomand
del macchinista [Sez.V.3.0.1] Quanto al movimento delle macchine e
delle
scene, io non ho che a raccomandarne la prontezza
101. [Sez.V.3.0.2] Un altro uffizio del macchinista è l’illuminazione
delle
scene, ma bisogna confessare che un tale uffizio
inista tragga buon viso da quella faccenda, consulti sempre il pittor
delle
scene: niuno sa meglio di chi le ha dipinte, dove
sien poche, o corrispondano a un sito medesimo, la folla del popolo e
delle
carrozze cagionerà de’ gravi inconvenienti: veden
e’ loro ministri. [Sez.V.4.1.3] L’interno del teatro non va edificato
delle
stesse materie che per l’esteriore edifizio del m
e da tai materie soffriva la voce degli autori, essi davano a costoro
delle
maschere fatte in modo che servissero come di tro
na volta è avvenuto, che in un improvviso movimento, per la scarsezza
delle
porte della platea, gli spettatori sieno restati
consiste in isporgere il proscenio molti palmi fra la platea e fuori
delle
scene; il qual ripiego, avvicinando per quanto si
restringe lo spazio della platea e togli a molti palchetti la veduta
delle
scene. [Sez.V.4.3.2] La miglior figura per l’inte
à è bastantemente occupata dal crasso ambiente del teatro, dalle tele
delle
scene, dagli abiti degli spettatori, per non dove
ormi una colonna, e della fascia una cornice architravata, ne avverrà
delle
due l’una; o questi membri riusciranno meschiniss
nti del nostro corpo, regolati dalla cadenza della musica. Ella è una
delle
belle arti, e si divide in alta e bassa. Danza al
. L’alta non può entrare in questo numero, perché inetta al movimento
delle
passioni.105 Questa secondaria ed inferiore spezi
gli è vantaggioso (cioè quello che rende più agevole il discernimento
delle
ragioni che le membra hanno tra loro) ed alla mac
sentimenti. Il grottesco imita le persone d’infima nazione. Il genere
delle
sue favole è comico e tende a muoverci a riso. Il
cuore da un contrario movimento che vi cagiona la danza? È questa una
delle
principali cagioni della poca attenzione che si d
ciò costituisce l’imperfezione e la bruttezza), ma nella moltiplicità
delle
cose tendenti a una medesima unità. Così quel con
pesso al gusto de’ Greci. Sono essi, per consenso d’ognuno, i maestri
delle
belle arti; e noi, ad onta de’ gran lumi che vant
pariva, ma solo il cordace, pantomimo grottesco e pieno della licenza
delle
loro commedie. Il medesimo discernimento dovrebbe
ltre insigni città d’Europa. Questo illuminato danzatore nella decima
delle
sue lettere sulla danza «Se vogliamo (dice) avvic
Questa inferiore spezie di ballo, che non va né anche messa al novero
delle
belle arti, si rinunzi pure’ a quelli tra’ nostri
tessa ragione per cui, parlando della pronunziazione, si disse quella
delle
ultime parti essere più malagevole che la pronunz
quella delle ultime parti essere più malagevole che la pronunziazione
delle
prime. Quindi è che poca pratichezza mostrano nel
ella truppa era composta, in sei classi, ciascuna di sei persone, tre
delle
quali erano uomini ed altrettante donne. La prima
azione di statura e di musica, andò d’accordo anche quella de’ colori
delle
vestimenta, onde parlammo in altro luogo. [Sez.VI
mitazion degli affetti. Il che fa abbastanza comprendere quanto l’uso
delle
maschere sia condannabile nel ballo teatrale, e g
ata dal fango, e tra un popolo incolto, divenne necessaria su’ teatri
delle
più polite nazioni. La ragione che rendette allor
E non sarebbe anzi troppa la pretendono d’un ballerino, che sfornito
delle
cognizioni necessarie a ben esercitare li mestier
rità, testimonio il più volte nominato Noverre, il quale nella quinta
delle
sue lettere non solo le cognizioni poc’anzi annov
ne. [Sez.VI.3.1.3] Oltre al profitto che possano trarre dallo studio
delle
facultà pur or raccomandate, possano i danzatori
n dovrai (gridò il popolo) aver bisogno di scale, poiché sei più alto
delle
mura». A un grasso, «guarda (disse), di non isfon
versali. Quindi sono essi in ogni tempo stati gli arbitri de’ costumi
delle
intere nazioni; e le inclinazioni di queste, le l
la commedia del Molière cagionare una general rivoluzione nel costume
delle
donne francesi109 , e un tragico poeta riformare
ci teatri110. Molto ancora contribuiscono gli spettacoli al progresso
delle
arti: e noi già osservammo fin da prima111, che l
olto influire nel costume e nel buon gusto d’una nazione, se ciascuna
delle
medesime merita una particolare attenzione della
ca e de’ balli, l’ingegniere, l’architetto, l’inventore degli abiti e
delle
scene. Ora, se egli non salutò né pur da lungi le
che quando i teatri sortiscono per disgrazia simili direttori, niuna
delle
professioni sta in dovere, anzi si studia ciascun
no faccia compiutamente il suo dovere. S’egli si abbandona alla balia
delle
persone di teatro, come oggi comunemente si fa so
i disordini, si è che il direttore non riposi sulla pretesa diligenza
delle
persone di teatro, ma che con occhio illuminato o
piuttosto, come per l’ordinario avviene, uccida il sentimento: e così
delle
altre. Ma il verbo principale consiste, per nostr
sso o l’udire al compagno, che tacciano i rumori, le grida, il batter
delle
mani, il cicalìo, i viva; che giovanotti presuntu
siti diversi per evitare i gravissimi inconvenienti che la scarsezza
delle
porte esteriori suol cagionare. [Sez.VII.2.0.4] O
ve per non essere il teatro isolato, o per altro accidente, il numero
delle
porte non fosse bastante, il direttore assegnerà
nga freno massimamente al servidorame, la di cui avventataggine è una
delle
maggiori sorgenti di risse, proverbiandosi scambi
si sapendo che dalla teologia del volgo pagano era tutt’altra quella
delle
colte persone, le quali rigettando la moltiplicit
le azioni de’ personaggi drammatici, affinché gli uni non contengano
delle
massime false, e gli altri non dieno degli esempi
i, sì che, uscendo poi di teatro, troviamo alcuna volta in noi stessi
delle
novità, alle quali avremmo certamente resistito,
arisce nobile ed innocente. Perciocché rari sono coloro che giudicano
delle
cose secondo il loro intrinseco valore: i più ne
, tanto è più degna d’attenzione, quanto meno par che ne meriti. Essa
delle
volte sembra che adempia esattamente i suoi dover
do che anche una cantoniera può comparir virtuosa e degna della stima
delle
oneste persone. Simili riflessioni si potrieno pr
he or ora esposte bastino per ricordare al dotto direttore quanto più
delle
tragiche abbiano l’opere comiche musicali bisogno
o, a cui si sarà messa la poesia, si metterà di mano in mano ciascuna
delle
arti compagne. La musica, la danza, la pittura, l
nto spesso se ne abusino le donne di questa professione. Nella favola
delle
sirene, che col canto faceano naufragare gl’incau
, giacché queste mercenarie Salomi hanno talvolta corrotto il costume
delle
più famose nazioni. Un tale paragonava le balleri
rcé di Dio, rimproverare alle ballerine de’ nostri giorni i disordini
delle
antiche. Nondimeno rare sono anche in oggi quelle
l proposito) finattantoché cadrà sospetto d’infamia sulla professione
delle
persone di teatro115, e che si dubiterà se gli sp
de’ drammi composti espressamente per sé. Euripide nella composizione
delle
sue tragedie aveva unicamente in mira la nazione,
o che utile. Così i drammi greci, che contengono sì frequenti pitture
delle
tirannie usate da’ monarchi, delle loro sventure
he contengono sì frequenti pitture delle tirannie usate da’ monarchi,
delle
loro sventure e delle sollevazioni de’ popoli con
enti pitture delle tirannie usate da’ monarchi, delle loro sventure e
delle
sollevazioni de’ popoli contro i loro principi, t
edia maneggi comicamente queste leggerezze, urterà nell’inconveniente
delle
tragicommedie spagnuole. Il ridicolo di que’ cara
ibuirà moltissimo al progresso della publica costumatezza ed a quello
delle
belle arti. Commento Prefazione [co
e Cantina: «a motivo dell’abolizione [nel 1769] si addusse l’oscenità
delle
recite che, facendosi all’improvviso, sfuggivano
all’improvviso, sfuggivano alla censura preventiva; la vita immorale
delle
attrici (e particolarmente di una Maddalena Scazz
rens théâtres de l’Europe, Paris, Guerin, 1738, pp. 12-17. Discutendo
delle
rappresentazioni sacre a Roma in epoca medievale,
lo il «cattivo augurio» dell’incidente, quasi annuncio del rinnovarsi
delle
contese municipali (S. Ammirato, Istorie fiorenti
esta profana, e non sacra […], così da essa non fonderem qui principj
delle
rappresentazioni, o feste sacre» (300-301). [com
rché se riguardiamo alla plebe ed agli Artisti, che vivono del sudore
delle
loro braccia, a pro loro cadevano le grandi spese
a’ sottili ingegni de’ Fiorentini professori dell’arte del disegno, e
delle
Matematiche e Meccaniche, per ridurre la professi
la gode il mondo tutto: e se vogliamo parlare de’ costumi, per conto
delle
cose rappresentate, ne miglioravano gli spettator
rso l’anno 1480, come si ricava da Sulpizio nella Lettera Dedicatoria
delle
sue Note sopra Vitruvio, che presentò al Cardinal
commedia madrigalesca, è ricordato principalmente per Il cicalamento
delle
donne al bucato, a quattro e a sette voci (1567).
borò Malvezzi, di cui alla nota seguente), andò in scena in occasione
delle
nozze di Virginia de’ Medici e Cesare d’Este. Bar
l Guarino: il ballo ebbe molte rappresentazioni a Firenze (nella Sala
delle
Statue di Palazzo Pitti) tra il 1595 e il 1598. D
che ho raccolte, tengo il catalogo di tutte le opere composte, molte
delle
quali sono ancora stampate. Ora questo valentuomo
tro è la scenografia per le Bacchidi di Plauto allestite in occasione
delle
nozze di Giulia Colonna con Giuliano Cesarini (Ro
nardo Buontalenti, detto Bernardo Timante Bonaccorsi o anche Bernardo
delle
Girandole (Firenze 1531 – 1608), architetto civil
enze 1562 – 1621), il prolifico poeta del gruppo, autore dei libretti
delle
due opere di Peri, oltreché di testi per Montever
i delle due opere di Peri, oltreché di testi per Monteverdi (Il ballo
delle
ingrate, 1608) che visse a Firenze, Mantova, Pari
95) e l’Euridice di Peri (6 ottobre 1600, Palazzo Pitti, in occasione
delle
nozze di Enrico IV con Maria de’ Medici): questa
le nozze di Enrico IV con Maria de’ Medici), più tardi per La veglia
delle
Grazie di Peri, Angelo Ricci e Lorenzino del Liut
landi (1617). I ritmi apparentemente facili, in realtà studiatissimi,
delle
canzonette chiabreresche ispirarono molti musicis
, a queste ultime cercando di ridare regolarità classica a correzione
delle
inverosimiglianze barocche. Sugli ultimi anni di
cimento in poi. Cap. III [commento_Sez.I.3.1.1] • al movimento
delle
passioni: su questo punto, tipico dell’estetica m
élémentaires des belles-lettres (Berlino, 1758): Principj elementari
delle
belle-lettere. Opera del Sig. Formey tradotta dal
pochi anni quanto teorizzato da Saverio Bettinelli in Dell’entusiasmo
delle
belle arti (Milano, 1769: edizione propiziata da
ez.I.3.4.2] • come i matematici amano di dire: allude qui alla teoria
delle
proporzioni musicali così come fu teorizzata nell
erché mi pare a dismisura mutato sotto questo abito il sembiante vero
delle
Tragedie, tali non oserei quasi chiamarle, non si
gran fine di emendare i vizî e di accendere le menti al conseguimento
delle
virtù, quali oggetti si sono nella tragedia prefi
otabilissimi svantaggi ne ricevono. E ben potrei col far minuto esame
delle
antiche tragedie numerosi rilevarne gli esempî, m
ll’opposizione tra la serietà dei recitativi e la facilità concettosa
delle
arie; scriveva tra l’altro: «nelle ariette si suo
d’histoire et de philosophie: «Le grand mérite de ces morceaux [parla
delle
arie delle opere italiane] est d’être liés à la s
et de philosophie: «Le grand mérite de ces morceaux [parla delle arie
delle
opere italiane] est d’être liés à la situation, e
uova drammaturgia, che prevedeva tra l’altro una drastica limitazione
delle
arie con da capo, un ampliamento del canto sillab
o il proprio nome alla nascita della neurologia, oltreché allo studio
delle
cause del diabete. Da un punto di vista filosofic
siano: l’interesse di Planelli per lo studio dell’origine fisiologica
delle
passioni ha dunque qualcosa di vagamente material
alerno, 2001, pp. 433-451. • ciò che scrive Polibio: nel quarto libro
delle
Storie, capp. 20-22, Polibio loda il costume dell
Metastasio nel 1726 e rappresentato per la prima volta a Roma (Teatro
delle
dame) il 26 dicembre 1729 per la musica di Leonar
uò mettere piede in fallo quanto alle differenti inflessioni e durate
delle
voci sopra le parole dalla parte sua, che a lui e
no a Ottocento inoltrato. Degrada ha ricordato un recensore (anonimo)
delle
«Efemeridi letterarie di Roma», n. V, 30 gennaio
riedizioni aumentate nel 1804 e nel 1807; vedi la traduzione italiana
delle
Lettres a cura di A. Testa (Roma, Di Giacomo, 198
tte opere meritò tanta più lode, quanto per gran pezzo addietro l’uso
delle
commedie, e conseguentemente delle scene e prospe
anto per gran pezzo addietro l’uso delle commedie, e conseguentemente
delle
scene e prospettive, era stato dismesso, facendos
oni; ed o prima o poi che si recitasse la detta Calandra, la quale fu
delle
prime commedie volgari che si vedesse o recitasse
ani da G. G. B., suo primo ingegner teatrale ed architetto, inventore
delle
medesime, Augusta, 1740 (ristampa anastatica, For
1654), architetto e scenografo attivo alla corte di Urbino, pioniere
delle
tecniche d’illuminazione del palcoscenico; pubbli
VI.1.1.1] • passioni: sul legame tra la danza e la cosiddetta poetica
delle
‘passioni’, vedi C. Batteux, Les Beaux-arts cit.,
ezia guerresca sembra a Planelli massimamente adatta all’introduzione
delle
danze. [commento_Sez.VI.2.1.6] • Alceste: il giu
ncienne et moderne ou Traité historique de la danse (L’Aja 1754), una
delle
fonti di Noverre; tra l’altro Cahusac riscoprì e
ù volte nominato Noverre: il francese scrive tra l’altro, a proposito
delle
competenze auspicabili in un maestro di ballo: «
ati da chi imiterà i moti de’ mutoli, i quali parlano con i movimenti
delle
mani, degli occhi, delle ciglia, e di tutta la pe
de’ mutoli, i quali parlano con i movimenti delle mani, degli occhi,
delle
ciglia, e di tutta la persona, nel volere esprime
ripresa per intero in testa al volume terzo dell’edizione napoletana
delle
Opere di Metastasio (De Bonis, 1781), pp. XLVII-
Rochefoucauld, Fontenelle), dintinguendosi nel rivendicare il diritto
delle
donne all’istruzione. • publici teatri: i versi
.1] • il direttore: forse nelle righe che seguono c’è una lontana eco
delle
vecchie pagine satiriche di Benedetto Marcello: «
to Marcello: «Non dovrà l’impresario moderno possedere notizia veruna
delle
cose appartenenti al teatro, non intendendosi pun
o / a tuo padre e a me, e nove anni lo terrai chiuso / nella cassetta
delle
pergamene e potrai distruggere / quanto non avrai
cciare, nel solco del cattolicesimo illuminato, una storia universale
delle
opinioni e dei pregiudizi filosofici (di particol
ibuirà moltissimo al progresso della publica costumatezza ed a quello
delle
belle arti. 1. Vedi A. Planelli, Dell’opera
ologna, Trenti, 1783, tomo I, pp. 24-25. 4. Cfr. Principj elementari
delle
belle-lettere. Opera del Sig. Formey tradotta dal
seconda del libro: in generale, Planelli vi comprende il non rispetto
delle
cosiddette unità aristoteliche, la conversione de
inista tragga buon viso da quella faccenda, consulti sempre il pittor
delle
scene: niuno sa meglio di chi le ha dipinte, dove
oferri». Prolog. lib. IX De gestis italic. nel tomo X degli Scrittori
delle
cose d’Italia del Muratori. 15. «Super quo (the
a bruttezza per lo contrario è molti, sì come tu vedi che sono i visi
delle
belle e delle leggiadre giovani; perciocché le fa
r lo contrario è molti, sì come tu vedi che sono i visi delle belle e
delle
leggiadre giovani; perciocché le fattezze di cias
sto di visi di molte e fatto di pezzi. E trovasene di quelle i membri
delle
quali sono bellissimi a riguardare ciascuno per s
restanza da questa e da quell’altra». 35. V. ne’ Princìpi elementari
delle
belle lettere del sig. Formey, la nostra appendic
metro ad esprimere colla gravezza o colla celerità sua, il sentimento
delle
parole. 37. Perf. poes., lib. III, cap. IV.
51. Qualora però si vuole che a questi nervi appartenga il ministero
delle
passioni, con ciò non s’intende altrimenti negare
escere posse relinquit». 78. Svet. in Tiber., cap. XXXVIII. 79. Une
delle
lodi date all’imperator Costanzo è «Quod nec ters
ècque, chanoine regulier de Sainte Geneviève, che non senza discapito
delle
lettere fu dall’autore lasciato imperfetto. 85.
posta. Questi medesimi sentimenti venivano insegnati ne’ vari misteri
delle
divinità del paganesimo: l’unità di Dio era uno d
amquam EXPERTES ARTIS LUDICRAE faciant» (lib. VII). Gli attori dunque
delle
atellane non erano compresi tra gl’istrioni notat
no l’arte ludicra, nonostante che questa spezie di commedie non fosse
delle
più castigate che avessero i Romani, che anzi olt
ltre di che gli effetti medesimi palesemente dimostrano che il rigore
delle
leggi romane non si estendea sino agli Attori Tra
ino agli Attori Tragici, e Comici e essendo state a costoro conferite
delle
cariche, e degli onori, incompossibili colla nota
e del culto degl’Idoli. 2. che proponeano gli stessi Iddii in esempio
delle
maggiori scelleratezze. 3. ch’erano crudeli, ed o
matiche non cade dubbio veruno. Esse non solo meritano tutto il rigor
delle
leggi, ma non dovrebbero esser tollerate in verun
, il quale nel suo Tatler insegna, che «si dee scegliere per suggetto
delle
Opere Teatrali il vizio più dominante della Nazio
a si arricchiva ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi
delle
fatiche di questo gran padre della poesia, e pres
entare in città ed al pari de’ tragedi ottennero dal governo le spese
delle
decorazioni necessarie pel Coro (Nota XVII). Così
introdurre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere
delle
di lui favole consisteva nel seminarvi acconciame
le che scrivesse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono
delle
di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice
unziò alla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questi dieci favole, una
delle
quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l
nere di commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una
delle
di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella qual
razione che sino a quel punto aveano riscossa i loro emoli, valendosi
delle
proprie armi, cercarono di attenuare il merito de
lle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori
delle
tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcun
uata corrompe gli animi, spogliandogli del timore, potentissimo freno
delle
passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alt
o a darne una compiuta idea, se il tempo non avesse rispettate undici
delle
commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce
e piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle
delle
commedie de’ nostri tempi. Altr’aria, altre mire,
e della polizia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria
delle
Vite di Plutarco e della guerra del Peloponneso c
poco più circostanziato che non feci nella Storia impressa nel 1777,
delle
favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi
al conosenza de’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado
delle
bassezze e delle oscenità, piaceranno in ogni tem
costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado delle bassezze e
delle
oscenità, piaceranno in ogni tempo a chi saprà tr
rima dell’Era Cristiana. Cinquanta e più commedie compose Aristofane,
delle
quali per la maggior parte è perita ancora la mem
nserva qualche picciolo frammento, come dell’Anfiarao e del Cocalo; e
delle
undici intere che ne rimangono, son questi i nomi
all’ opposto, e si ritarda l’esecuzione; il che allude alle discordie
delle
città Greche, per le quali sussiste la guerra. I
a divina volontà. Vedendo poi le vivande preparate vuole la sua parte
delle
interiora. Ma Trigeo gli risponde lepidamente: T
se che le tollerava, e si appiglierà solo alle molte finezze comiche,
delle
quali abbonda la Pace non meno che al buon senno
. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo
delle
donne Greche, e ordisce una congiura per ridurre
in ogni tempo; mancano bensì gli Aristofani abili derisori e vindici
delle
pubbliche lagrime. Le Concionatrici (Εκκλεσιαζου
la loro stravagante pretensione di togliere agli uomini il reggimento
delle
pubbliche cose. Mostra in prima il poeta la loro
i virili, lasciano crescere la loro lanugine, e si appiccano al mento
delle
barbe posticcie, per andare al Consiglio. Espone
segreto della propria casa. Le commedie sono la storia de’ costumi e
delle
maniere; e se Aristofane non ha commesso un error
quali oratori hanno aringato, e la concione di certo giovanetto (una
delle
donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lo
anetto (una delle donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lodi
delle
donne, ha dimostrato doversi dar loro il governo
niente che subito manifesta la stranezza del progetto, nasce dall’uso
delle
donne. Le vecchie si bellettano, e stanno attende
ovani vogliono avvicinarsi alle fanciulle senza tracannare l’amarezza
delle
stagionate. La commedia termina con una gran cena
rali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue parodie. Una
delle
satire più vivaci contro delle invenzioni tragich
o de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più vivaci contro
delle
invenzioni tragiche contiene questa commedia la q
tratta una comica difesa di Euripide allora vivente contro le accuse
delle
donne satireggiate da questo tragico che quì vien
l padrone: Osservate, o popoli, un silenzio religioso ora che il coro
delle
muse disceso nel gabinetto del mio padrone gli st
ver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia; e chi ne fa
delle
effemminate, uopo è che accomodi se stesso a quei
nar Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico
delle
donne. Agatone se ne scusa, ed è forza che il sol
irlande per gli sacrifizj, dopo le di lui tragedie, non vende la metà
delle
corone che prima vendeva. Appresso levasi Mnesilo
te quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore
delle
donne. E quì il comico spiega tutta l’amarezza de
uesto colpo teatrale, è che l’ azione si rappresenta nel terzo giorno
delle
Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello
coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini degli eccessi
delle
donne. Atto IV. Mnesiloco aspettando invano il ge
che ripete i suoni e le parole; e seguita la scena della ripetizione
delle
parole. Ecco sen fugge con maraviglia della finta
tinuata ne’ due ultimi; ma il comico contava certamente sulla varietà
delle
imitazioni e parodie, le quali presso la posterit
tà delle imitazioni e parodie, le quali presso la posterità già sazia
delle
trasformazioni degli zanni scemano di pregio in r
to a fare a piedi il giro della palude. Si sente il molestissimo coro
delle
Rane, le quali coll’ ingrato gracidare Brecececex
fanno montar la stizza a Bacco. Questa scena molto corta, ed il coro
delle
Rane, il quale, secondo lo Scoliaste, neppure com
ia) Eschilo è così adirato? Eac. Perchè-egli avea la sede onorifica
delle
tragedie come ottimo artefice. San. Ed ora chi
a guastar l’ordine del canto, quattro volte tacendo: ne censura l’uso
delle
parole strane ignote agli spettatori. A quest’ult
, a qual genere appartiene la favola che io esamino? La maggior parte
delle
osservazioni di questo erudito contro Aristofane
anni dopo, ed il suo credito non iscemò punto per la rappresentazione
delle
Nuvole. Può ben dirsi però che in essa il comico
e il canto venga per la parte deretana. Strep. Il di dietro adunque
delle
zanzare è una tromba? Con simili inezie il poet
e co’ piedi toccasse la terra, perchè questa attrarrebbe a se l’umore
delle
sue cogitazioni, le quali non avrebbero forza di
tazioni, le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione
delle
cose superiori. Non sembra che favelli un cerreta
ità col nome del buon Socrate, insegna che non vi sia altro nume fuor
delle
Nuvole, alle quali fa una preghiera con parole in
gnino mostrarsi a questo nuovo discepolo. Odesi quì il canto del coro
delle
Nuvole accompagnato o preceduto dallo scoppio del
ofittavano di ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnificenza
delle
decorazioni. Questo canto è lavorato con forza e
ingua. Strepsiade promette di non più sacrificare, purchè col mezzo
delle
Nuvole diventi un esperto parlatore da poter aggi
creditori. Le Nuvole gliel promettono ordinando che si dia in potere
delle
loro fantesche e si adatti ad obedirle. Socrate c
nto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca di una
delle
persone del coro le proprie lodi, come si è vedut
lo stesso autore come un individuo di quel popolo. Tuttavolta il coro
delle
Nuvole si suppone composto di esseri immaginarj,
de’ suoi competitori e antepassati; dice di esser questa la migliore
delle
sue favole, e spera che l’uditorio l’accolga beni
i due e tre volte la medesima favola. Io m’ingegno di comporne sempre
delle
nuove e spiritose con tal cura che l’una all’altr
rep. Per me non v’ha cosa migliore del semisestario. Socr. Tu dici
delle
bestialità. Strep. O non è egli tetrametro il s
re con semplicità, si burla del giuramento fatto per gli dei, si vale
delle
follie apprese da Socrate, e lo discaccia. Ne sop
(ripiglia il debitore) ardisci domandare i tuoi danari, se nulla sai
delle
cose di sopra? Dammi almeno l’interesse (replica
tore, e s’impose a’ giudici, che niun altro nome a quello dell’autore
delle
Nuvole si preponesse100. Cartaud de la Vilade mod
degli uccelli contro gli dei per consiglio di un uomo. Dalla lettura
delle
commedie antiche e dal sapere qual religione prof
ual religione professassero i popoli che le applaudivano, risulta una
delle
contradizioni delle nazioni. Atene venerava Giove
sassero i popoli che le applaudivano, risulta una delle contradizioni
delle
nazioni. Atene venerava Giove e gli altri numi, e
sori. Mostra egli a’ volatili come essi sieno stati i primi regnatori
delle
regioni abitate, e che sieno più degli dei merite
motteggiano Spintaro, Essecestide, Clistene, Cleonimo come divoratore
delle
pubbliche sostanze, e Metone Astronomo. Le Vespe
e cerca ad ogni patto di sprigionarsi per andare a giudicare. Il coro
delle
Vespe ode le di lui querele, e si presta a soccor
il figliuolo accorre co’ suoi famigli. Filocleone implora il soccorso
delle
Vespe amiche. O giudici, o Vespe acutissime, vola
mpa di un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si dà il termine
delle
difese al reo, si esaminano i testimonj, si fa in
lone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo
delle
fave, colle quali davasi il sì ed il no nelle del
l popolo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole. Fa quel che fai ora
delle
tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, pu
l popolo Ateniese. Atene però che dovea intendersi meglio del Nisieli
delle
qualità richieste ne’ suoi governatori, premiò l’
a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e
delle
Grazie, fa preparare un magnifico convito, e il c
porta. Dice. Serva, portami i miei cestoni. Lam. Dammi del sale e
delle
cipolle. Dice. Dammi i miei manicheretti, che l
i; ma pressato con minacce da Carione manifesta di esser Pluto il dio
delle
ricchezze e di trovarsi sì mal condotto, sporco e
iura, stragiura, e al fine rivela il segreto di tenere in casa il dio
delle
ricchezze. Se ne maravigliano i villani, e braman
migliori filosofi non hanno insegnatodipiù investigando il principio
delle
società e dell’economia politica. Quali popoli fu
ai gli patirà. La vita del mendico che dipingete, consiste in mancare
delle
cose più necessarie: quella del povero in vivere
ccidenti a lui stesso avvenuti nell’andar la notte pel tempio rubando
delle
schiacciate ecc. La casa di Cremilo si converte i
va e vestiva un giovane bisognoso, il quale per tali comodi mal grado
delle
grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di
endo di prestare ogni servigio più vile, ed il servo lo manda a lavar
delle
budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremil
piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza
delle
invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la
lezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità
delle
allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fe
o di questo poeta agli ambasciatori Spartani, e de’ soggetti ordinarj
delle
sue satire, ebbe a dire, che i di lui consigli er
nsero nella commedia mezzana. Egli compose intorno a trenta commedie,
delle
quali a noi non son pervenuti che pochi frammenti
una e dell’ altra guisa la voce πατρως presso Suida. Meursio raccolse
delle
di lui favole in torno a cento tredici titoli, ma
scuole Pitagoriche, e spiccava nelle dipinture naturali de’ costumi e
delle
nazioni117. Secondo Plutarco questo comico eccell
ere sulla scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una
delle
sue favole. Stefano di lui figliuolo seguì, secon
, da cui passarono alla Latina. Si trovano citate dagli antichi venti
delle
favole di Anassandride, benchè ne avesse composte
ne concepiva che incontinente le lacerava. Dal conoscersene però più
delle
dieci coronate, sembra verisimile quel che coll’
fu chiamata Nuova, senza dubbio più delicata e discreta, e meno acre
delle
precedenti. Di essa pare che avesse gettati i fon
un coro, ma ben lontano dall’antica baldanza e mordacità. Anzi in una
delle
di lui commedie smarrite intitolata il Cocalo si
altri figliuoli Ararote, Nicostrato e Filetero, i quali e si valsero
delle
di lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e com
lle di lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e composero essi pure
delle
favole coltivando la commedia nuova; ed uno di es
nè seguire con ordine la marcia, per così dire, dell’umano ingegno e
delle
diverse società civili. Contavansi tra’ principal
ata Saffo, alla quale dà per innamorati Archiloco e Ipponatte. Alcune
delle
di lui favole furono trasportate nel teatro Latin
sul teatro ridendo smoderatamente, dopo aver composte novanta favole,
delle
quali Giulio Pollice, Ateneo e Stobeo hanno conse
ante tradotto da Grozio leggesi da noi volgarizzato nel citato tomo I
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Ma Menandro
esi da noi volgarizzato nel citato tomo I delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Ma Menandro Cefisio figliuolo del capita
nque aspiri a riuscire nella commedia nobile, cerchi di approfittarsi
delle
incomparabili reliquie che ne abbiamo, e vi appre
o di Terenzio. 91. Di Epicarno vedi quanto si è scritto nel Tomo I
delle
Vicende della Coltura nelle Sicilie pag. 196 e se
Osserva l’eruditissimo Sig. Duca Michele Vargas Maciucca nel tomo II
delle
Antiche Colonie venute in Napoli, che terminando
to, siccome dice ella stessa: Pour moi (dice nel principio dell’esame
delle
Nuvole) j’ avoüe que je suis si charmé de cette p
onservati, de’ quali alcuni ne traducemmo nelle Vicende della Coltura
delle
Sicilie tomo I. 118. Vedi il di lui scoliaste pr
mpre attenendoci alla storia lo considereremo come accessorio al pari
delle
decorazioni. Per convincersene; oltre alle cose d
io del Soldato sua commedia da noi tradotto trovasi nel citato tomo I
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie, pag. 201. 1
da noi tradotto trovasi nel citato tomo I delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie, pag. 201. 123. Noct. Att. lib. II. cap
nandro e di Aristofane fatta da Plutarco, ed anche il X libro, cap. I
delle
Isti tuzioni Oratorie di Quintiliano. 125. Nel d
er la china del cattivo gusto i cantanti. Nel secolo passato il canto
delle
arie oltrepassava di poco nell’artifizio quello d
la metà del secolo i poeti incominciarono a far un uso più frequente
delle
arie, o strofette liriche, nei loro drammi, della
icatezze dell’arte, fossero esse o non fossero conformi al sentimento
delle
parole. Ecco l’origine di quel regno che di mano
ntano d’avere sopra di loro. Parlo del privar che si fa spietatamente
delle
sorgenti della virilità tanti esseri men colpevol
utili, o facendo servire l’analisi alla destruzione di quelle verità,
delle
quali esser dovrebbero i principali sostenitori,
he fosse più generale renderebbe affatto inutile sulla terra l’impero
delle
loro attrattive, e persin la loro tanto da noi pr
litaria filosofia poco forte in se stessa per resistere alla tirannia
delle
opinioni altro partito non resta fuorché quello d
chi. Così si veggono sovente muover le labbia, s’ode la soave armonia
delle
loro voci come si sentiva risuonar nell’antica Me
grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più
delle
volte noiose, lasciano il peso a chi balla d’impe
oè l’accento patetico della lingua, l’armonia, e la melodia, ciascuna
delle
quali suddividendosi in vari altri rami formano q
to patetico della lingua non essendo altro che il linguaggio naturale
delle
passioni nei vari loro caratteri, è quello che se
che ove mancasse una sola, non sarebbe possibile l’ottenere l’effetto
delle
altre. L’accento della lingua sciolto, a così dir
e e che niente può ella imitare dell’umano discorso fuorché l’accento
delle
passioni o ciò che appresenti allo spirito una ra
per l’attore di mostrar il suo talento nel recitare, notando il senso
delle
parole con chiara e netta pronunzia, osservando l
e abbastanza, perché trovasi, a così dir, soffogata dall’affollamento
delle
idee. Dovrebbe dar maggior lume e risalto all’idi
canto e la musica in generale, e benché intendersi ciò debba soltanto
delle
arie e non dei recitativi, dove è indubitabile ch
di mille fiori che si trovavano sparsi per le campagne. [19] Lo scopo
delle
arti imitative non è di rappresentar la natura se
è nella maggior parte se non che una composizione, un lavoro fattizio
delle
nostre idee prende a modificar la materia che deb
però indubitabile che separatamente presi si trovano tutti nella voce
delle
persone da passioni amorose agitate. Attalchè mol
pinò quel moderno autore141 che ripose l’imitazion musicale nel rango
delle
chimere; opinione che non potè nascere in lui se
mazion naturale sono tanti sì replicati e sì grandi i segni esteriori
delle
passioni che servono di materia al linguaggio mus
la musica non ci offrirebbe verun compenso, né meriterebbe gli omaggi
delle
persone di gusto se l’arte d’illeggiadrire le cos
a di teatro pensasse a verun’altra cosa fuorché all’unica espressione
delle
parole, che in grazia di queste trascurar dovesse
iar l’attenzione dello spettatore disponendolo a inoltrarsi nel senso
delle
parole o a gustar meglio la forza e la varietà de
tenzione dell’uditore dal soggetto principale, o distruggon l’effetto
delle
parti compagne, o tingono il motivo di un colore
uidire. [27] Quarta. Nemmeno allora quando il canto esprime il calore
delle
grandi passioni. Queste non veggono altro oggetto
esta. Non dee il cantore frammetter gli ornamenti qualora l’andamento
delle
note nella composizione o la mossa degli strument
uono dell’oboè, né del violino. [40] Decima settima. Hassi a sbandire
delle
cadenze come un ornamento puerile quella che si c
ua che annoia insoffribilmente chi ascolta; ora scambiano la quantità
delle
sillabe pronunziando breve la lunga, e lunga la b
lunga la breve; ora si dimenticano nelle fauci o nel palato le finali
delle
parole profferendole per metà; ora sconnettono il
ire in ciascun periodo, anzi in ciascuna sillaba secondo la diversità
delle
parole e dei sentimenti. Se qualche differenza vi
n compenso nell’altro genere d’imitazione che nasce dalla convenienza
delle
parti elementari del canto coi tuoni della favell
nell’umano discorso, ma variano entrambe secondo l’indole e il grado
delle
passioni, essendo certo che l’andamento per esemp
è tardo e uniforme, quello dello sdegno rapido e precipitato, quello
delle
passioni composte disuguale e interrotto; così ne
iare il tempo, il movimento e il ritmo musicale secondo l’espressione
delle
parole, e la natura dell’affetto individuale che
nto che fare col basso e coi violini? Dove troncando a mezzo il senso
delle
parole e lo sfogo degli affetti attende talvolta
il canto, o non imiti la natura, sia esso o non sia conforme al senso
delle
parole, certo è che piace generalmente sul teatro
applausi e che svegliano costantemente l’ammirazione del popolo. Una
delle
due cose adunque vi fa di mestieri accordare: o c
nell’originale il vivace lume degli occhi, l’oro dei capegli, le rose
delle
labbra, il latte della morbida carnagione e la to
elle labbra, il latte della morbida carnagione e la tornita perfezion
delle
membra. [53] Giudice non per tanto del bello solo
e, chi comprende ad un tratto la finezza non meno che la moltiplicità
delle
relazioni fra gli oggetti del gusto, chi sa dedur
ciarvi godere di quelli stolidi applausi, che sono l’unica ricompensa
delle
vostre comiche inezie. [54] Mi si dirà che il qua
é molto dal volgo. Sì; volgo è in materia di spirito la massima parte
delle
vezzose dame e dei brillanti cavalieri, ai quali
loro per lo più la prosunzione di decidere. Volgo è la massima parte
delle
persone civili che frequentano il teatro o per le
rei di lesa gravità letteraria, permettendo che la mano incantatrice
delle
Grazie venisse talvolta a vezzeggiarli. E volgo è
a opinione deducendo apertamente la perdita della musica, come ancora
delle
virtù politiche in Atene, dall’aver tolto di mauo
iene assalita, o le si parano avanti idee in tutto contrarie a quelle
delle
cose, non è possibile a verun patto eccitare la c
colle sue stranezze e inverosimiglianze sfigura in tal modo il senso
delle
parole, che tolta ogni connessione colla poesia,
iffatti cangiamenti siano più visibili in essa che in qualunque altra
delle
arti rappresentative. Io non posso trattenermi a
melodia ovvero dall’una e dall’altra; se consista nell’uso che si fa
delle
consonanze o nella illimitata licenza che si pren
à e fermezza ai gusti musicali ecc. [60] Dirò soltanto che la varietà
delle
opinioni e il rapido loro cangiamento nasce dal p
verità e quella dell’errore moltiplice, così, posta la disconvenienza
delle
modulazioni cogli oggetti naturali, ne vengono in
e dee succedere sicuramente. Ed ecco un motivo di più della diversità
delle
opinioni in questo genere, il non rimanere cioè a
re del suo merito dagli scritti che restano è lo stesso che giudicare
delle
bellezze di Elena sul suo cadavero. Così che nien
eatro la voce del cantore colla natura del suo movimento e col numero
delle
vibrazioni acciocché fregni tra l’orchestra e lui
testa di tutte le arie altrettante ziffere, ch’esprimevano il numero
delle
vibrazioni del suddetto pendolo durante ciascuna
mbrattato dei vizi esposti nel presente capitolo. Vi saranno al certo
delle
eccezioni a questa regola, ma non le conosco. Tro
lla fecondità, onde propagare la spezie.» I viaggiatori e gli storici
delle
cose asiatiche asseriscono esser ivi stabilito co
elosia degli orientali per assicurarsi con questo mezzo della fedeltà
delle
loro donne, cui l’influenza del clima e il potere
mo la medesima cosa? Per sentir una voce che sia una ottava più acuta
delle
altre voci. Oh qual oggetto importantissimo, per
rie successiva di tuoni l’impressioni degli oggetti e i moti analoghi
delle
passioni, fa della musica un’arte imitatrice, par
quesito può dirsi, il quale per altro resterà sempre oscuro a motivo
delle
poche notizie sicure che abbiamo intorno all’econ
onodia consisteva in una spezie di suono medio, il quale aveva alcune
delle
proprietà del canto nostro senz’averle tutte, e c
o poco probabile l’opinion dell’abbate Dubos, il quale nel terzo tomo
delle
sue riflessioni sulla pittura e la poesia dice ch
circa i Romani assai chiaramente s’esprime Ovidio colà dove parlando
delle
allegre occupazioni del popolo che si radunava ne
ntando tutto ciò che appresero nei teatri, e accompagnandolo coi moti
delle
braccia «lllic et cantant quidquid didicere thea
atri scoperti l’argomento della voce relativamente all’immenso numero
delle
persone s’infievolisce di molto ogniqualvolta si
ia riflettere che essendo divisi i teatri in varie partizioni, in una
delle
quali si recitava la commedia, in altra la traged
e s’eseguivano nel tempo medesimo, imperocché sminuendovisi il numero
delle
persone non si sminuiva punto la distanza tra il
e gesta. Chi tanto avea felicemente tentato, avvezzo già alla lindura
delle
opere degli antichi disotterrate, non tardò col c
Quindi è che si videro da prima in quella gran città divenuta centro
delle
lettere rappresentate le favole degli antichi, co
ino. I contemporanei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore
delle
sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro,
nei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e
delle
parole di questa Pioggia d’oro, per la quale la t
tutta l’energia della passione, ed è soprammodo lontano dalla durezza
delle
sentenze lanciate ex abrupto alla maniera di Sene
i, nelle quali ebbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche
delle
Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tr
uum, rogo. La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità
delle
passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la mir
per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte
delle
più pregevoli favole greche. Trasportò da Euripid
ta nel tradurre i Greci. Nella Medea non potè Martirano approfittarsi
delle
bellezze del piano di quella di Seneca, perchè se
e in latino ciò che in greco si disse con copia. Facendo moderato uso
delle
sentenze, schivò ugualmente l’affettazione di Sen
olarmente la scena del delirio di Fedra da noi recata nel romo quarto
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Anche il rac
io di Fedra da noi recata nel romo quarto delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Anche il racconto del mostro marino è un
e che le s’ imputano, le Fenisse di Euripide. Per nostro avviso niuna
delle
bellezze originali si è perduta nella versione de
mente notabile il coro dell’atto I da noi tradotto e recato nel IV t.
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parim
atto I da noi tradotto e recato nel IV t. delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Spicca parimente il di lui gusto nella s
on sobria libertà nel famoso lamento di Elettra avendo in mano l’urna
delle
pretese ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo
ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo con esattezza nel IV volume
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie 81. Colla ste
ur traducemmo con esattezza nel IV volume delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie 81. Colla stessa signoril maniera è cangi
bisogna consultare l’ eleganti traduzioni fatte dal nostro Cosentino
delle
Nubi e del Pluto, le più felici commedie di quel
la propria immaginazione. Scrisse il Carretto tre altre commedie, una
delle
quali s’intitolava I sei Contenti; ma esse non vi
i dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principj
delle
arti; ma quando queste già vanno altere di grandi
si osserva un troppo rigoroso accordamento di consonanze alla maniera
delle
nostre canzoni. La narrazione di Sofonisba ed Erm
lei discorsi, alla compassionevole contesa con Erminia, ed al quadro
delle
donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa,
asi nel teatro tragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari
delle
Ifigenie, delle Fedre, delle Medee85. La tradusse
ragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie,
delle
Fedre, delle Medee85. La tradusse in prosa con i
n tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre,
delle
Medee85. La tradusse in prosa con i cori in versi
e ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole
delle
tre unità, debbono riconoscerla dalla Sofonisba d
on hanno dall’Italia ricevuto quasi verun favore, e che la prima idea
delle
bellezze che essi hanno profuse sul teatro e ne’
ù facilmente prestati alla loro imitazione. Ma quanto alla prima idea
delle
bellezze teatrali, la storia contraddice all’asse
ia negarne un altro? Giovanni Rucellai autore del vaghissimo poemetto
delle
Api, cugino germano del pontefice Leone X, nato i
sostenuti e le passioni dipinte con verità. L’autore non perde veruna
delle
interessanti situazioni del greco originale, e to
; il che si vede sin dalla prima scena nella narrazione che fa Oreste
delle
proprie avventure incominciando dalla guerra di T
a de’ due amici meriterebbero d’ esser trascritti; ma ci contenteremo
delle
seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti
he sono seco89. Per simili riflessioni a noi sembra questa Tullia una
delle
nostre tragedie più difettose, benchè il Gravina
ra di Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammazza i nipoti, e
delle
loro membra prepara al fratello le vivande scelle
ottimo fine della tragedia di purgar con piacevolezza lo sregolamento
delle
passioni per mezzo della compassione o del terror
ebbe lo stesso effetto in una città colta che ha assaporato il piacer
delle
lagrime del teatro, purchè se ne troncassero acco
III, quando Malecche esorta Sulmone alla pietà, e i lamenti del coro
delle
donne dopo essersi Orbecche trafitta. Pietro Aret
ersi la di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista
delle
di lui spoglie sanguinose, e quando si presenta a
el Duca, tal fu il concorso, che non potè recitarsi. Questa frequenza
delle
rappresentazioni tragiche, questi applausi reiter
Italiani? Indicano ancora la languidezza e la noja perpetua a cagione
delle
greche imitazioni rimproverata ai componimenti tr
rolamo Zoppio data al pubblico nel 1579, di cui nella 50 del IV libro
delle
sue Epistole fa un bell’ elogio il Mureto. Potreb
attro tragedie pubblicò Antonio Cavallerino Modanese nel 1582 e 1583,
delle
quali parlano l’Allacci ed il Zeno nelle Annotazi
anti anni prima comparve un abbozzo di questa tragedia nella II Parte
delle
Rime e Prose del Tasso raccolte per Aldo il giova
Prose del Tasso raccolte per Aldo il giovane nel 1582. Nell’edizione
delle
opere di Torquato fatte in Venezia da Stefano Mon
rattere tragico. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza
delle
regole di Aristotile, in quale aforismo di quel g
gico consista nella modificazione de’ costumi e non già nella qualità
delle
passioni? di più che le gran passioni umane appar
rno feudale e della cavalleria notabili appunto pel vigoroso fermento
delle
perturbazioni più robuste? Io non so come non ved
i, anche suoi compatriotti, osservarono, cioè che l’epoca de’ duelli,
delle
giostre, de’ beni della lancia è appunto un ritra
izio ottimo per conseguire il fine della tragedia: una fina dipintura
delle
passioni: un piano regolare: un movimento nell’az
che empie, interessa, intenerisce, commuove ed eccita il bel piacere
delle
lagrime. Sono forse moltissime le tragedie più mo
ma l’eleganza, l’ energia e la verità che campeggia nella descrizione
delle
notturne inquietudini dell’innamorata Alvida nell
Torrismondo. C’increscerebbe ne’ fatti precedenti il bosco e l’antro
delle
ninfe incantatrici che servono di base al cambio
o circostanziata della tempesta in bocca dell’angustiato Torrismondo;
delle
lungherie della scena terza del medesimo atto di
esto componimento; perchè presso i veri intelligenti la modificazione
delle
maniere esteriori ed alquanti nei di poca consegu
nque (dicasi un’ altra volta con pace del Linguet) il Torrismondo una
delle
produzioni Italiane che diedero a’ Francesi le pr
o una delle produzioni Italiane che diedero a’ Francesi le prime idee
delle
bellezze teatrali. Un’ altra buona tragedia Itali
teatrali. Un’ altra buona tragedia Italiana conobbe la Francia prima
delle
composizioni Spagnuole, cioè il Tancredi di Feder
Nel rimanente si va dietro le orme di Seneca nel bellissimo atto III
delle
Troadi, ma col miglioramento che l’azione è una,
alvolta troppo studio della semplicità greca, talvolta un’ imitazione
delle
sentenze di Seneca poste come aforismi, e sovente
re estratti e critiche di qualunque opera teatrale. Ravviva la storia
delle
tragedie degli ultimi anni del secolo la Semirami
a siffatte nozze, e ne palesa i politici impulsi. All’opposizione poi
delle
leggi risponde, Quanto alle leggi, ogni dì nas
poi che Imetra debbe aver qualche secreto nel cuore contro al disegno
delle
sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne, facc
che il Signor di Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esempj
delle
tragedie Italiane, dopo di avere in alcune di ess
antovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore
delle
poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocaj
nte Pomponio Torelli col titolo di Merope possiamo chiudere la storia
delle
tragedie Italiane del cinquecento. Fioriva in Par
debbonsi al greco inventore; ma la regolarità, l’economia, la gravità
delle
sentenze, l’eleganza dello stile, e la vivace dip
ntenze, l’eleganza dello stile, e la vivace dipintura de’ caratteri e
delle
passioni debbonsi prima di ogni altro al Torelli,
Traboccò nel suo sangue singhiozzando. Non ho addotti gli squarci
delle
situazioni somministrate dall’antico argomento, b
o sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione
delle
nozze, non venisse a combattere colla propria amb
creti importanti della favola, è un difetto comune alla maggior parte
delle
tragedie di quel tempo. Non ne vanno esenti le al
e fecero gl’ Italiani un secolo e mezzo prima di Cornelio introduttor
delle
regole tra’ Francesi? Non pensò, ciò scrivendo, a
rivata, benchè nobile accademia, e per la città di Vicenza, che non è
delle
maggiori d’Italia, il possedere un teatro come l’
gli antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto dentro il recinto
delle
sue muraglie nascere un Trissino, che mostrò all’
cieco Luigi Groto che ivi sortì i natali, compose per tal teatro una
delle
sue commedie intitolata l’Emilia. Essendo così gr
Juvenel de Carlencas, compilatore d’ un infelice Saggio sulla storia
delle
belle lettere, scienze ed arti da cui fu il Torri
cino ed un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi nel vol. IX
delle
di lui Opere, l’ una alla p. 270, l’altra alla 14
iglio di Lucca, nella quale si rappresentò Il Gran Los-Rios Assassino
delle
Alpi, con Pasquale spaventato dai Masnadieri (Pas
la celeste maledizione. L’indole diversa dell’uomo cangia gli effetti
delle
passioni. Los-Rios di cuore corrotto e fiero, per
rca in fronte, ed il suggello dei reprobi. Già la tromba propagatrice
delle
umane vicende gli dà il nome di terribile, e le o
pi suoi delitti hanno scolpita a caratteri di sangue nel libro eterno
delle
Leggi. Questo veridico quadro, porgendo allo sgua
bolenze e le guerre tollerate nel tempo stesso, si temerà pel destino
delle
arti, supponendole esiliate, oppresse, o annichil
biblioteche e di teatri, non la rapida e maravigliosa moltiplicazione
delle
stamperie per le città e sin anco per le più igno
io Pomponio Leto, non impedirono in somma l’acquisto e ’l dilatamento
delle
piacevoli ed utili cognizioni letterarie e scient
i secoli, secondo ciò che scrive l’istesso sulpizio nella dedicatoria
delle
sue note sopra Vitruvio fatta al cardinal Rafaell
solennemente, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate
delle
chiese, nelle cantilene riferite dal Muffato ec.;
ec.; e potevano allungarne la lista co’ versi cantati da’ mori prima
delle
giostre, con i corei messicani, colle musiche per
disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. Non parleremo qui
delle
rappresentazioni de’ misteri, le quali, essendosi
le nuova forma e nuovo lustro. La prima tragedia che nel risorgimento
delle
lettere venisse a luce in bello ed elegante stile
la sua integrità e perfezione ridotta ed illustrata 143. Parlando ora
delle
commedie, veggiamo che parecchie trovansene fino
i proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi una certa profanazione
delle
cose più sacrosante della religione. Gli attori c
e la Cruz compose varie tragedie latine. Nel rimanente della penisola
delle
Spagne il popolo si divertiva colle buffonerie de
quel genere di rappresentazione muta che solea praticarsi ne’ giorni
delle
gran Festività nelle chiese oltramontane, e ne’ p
rte, e ’l mar circonda, e l’Alpe, si faceva gloria di esser mecenate
delle
lettere, e di conoscere, amare, onorar, premiare,
ice della Biblioteca Estense, in cui si contiene la traduzione latina
delle
lettere attribuite a Maometto II, fatta da Laudiv
II lib. III cap. 3 pag. 181. 139. Si può notare che dal risorgimento
delle
lettere in Italia quella é la terza tragedia lati
spettacolo, in cui si profondono le ricchezze facendo uso del ballo,
delle
decorazioni, della musica e della poesia, compong
appresso portò il titolo di opera. 142. Chi desidera esatta notizia
delle
rappresentazioni de’ sacri misteri fatte in quest
che ne dicono gli autori dell’Efemeridi letterarie di Roma, parlando
delle
poc’anzi citate memorie: «Il trasporto che l’duca
que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose da lui oprate a pro
delle
lettere fece aprire in Milano, un magnifico teatr
Campi-Piatti Annetta. Fu la più soave e incantevole
delle
prime attrici giovani, per le parti ingenue. Nata
r le parti ingenue. Nata da famiglia milanese, fu educata al Collegio
delle
Orsoline, da cui uscì nel 1859, per entrare in qu
i qualità che noi già conoscevamo, ma è stata nel caso di rivelarcene
delle
altre che eravamo certi si sarebbero sviluppate i
stra parola non può rendere affatto, giacchè l’eloquenza de’ sorrisi,
delle
vereconde reticenze e delle riflessioni amorose s
affatto, giacchè l’eloquenza de’ sorrisi, delle vereconde reticenze e
delle
riflessioni amorose son lampi di bellezza artisti
olitiche e militari turbolenze che l’agitarono, si temerà pel destino
delle
arti e delle scienze. Ma simili dubbii e timori,
litari turbolenze che l’agitarono, si temerà pel destino delle arti e
delle
scienze. Ma simili dubbii e timori, giusti nelle
Angioini cogli Aragonesi, non impedirono l’avanzamento degli studii e
delle
arti, nè il favore e la munificenza di tanti prin
sa non vide spuntare altrettanta luce, stenterà a crederea che dentro
delle
Alpi gli studii teatrali nelle mani di molti cosp
ne Rex Borsius loquitur ; ed in fatti seco stesso egli parla a lungo
delle
prodezze del Piccinino; indi sopragiunge un sacer
sene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una
delle
prime di argomento tratto della storia moderna na
gedia. Secondo ciò che ne scrive lo stesso Sulpizio nella dedicatoria
delle
sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Ria
i voci indicare che la tragedia tutta si fosse cantata, a somiglianza
delle
moderne opere in musica dal principio sino al fin
i versi, cioè ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate
delle
chiese, nelle cantilene riferite di Albertin Muss
sato. E potevasene allungar la lista co’ versi cantati da’ Mori prima
delle
giostre, con i cori Messicani, colle musiche Peru
ote. Carlo dedicò il componimento all’arcivescovo di Toledo e primate
delle
Spagne Pietro Mendoza, e l’intitolò tragicommedia
relodato Affò essersi dovuta in Mantova formar la scena ad imitazione
delle
antiche, che figuravano a un tempo stesso più luo
ebbe all’atto IV, e non al rimanente. I sospiri di Aristeo, i lamenti
delle
Driadi, il pianto di Orfeo, cose che passano negl
per ogni banda non si sono avveduti della via che mena all’inferno, e
delle
apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco
erdere la natura drammatica? faranno che possa cancellarsi dal numero
delle
poesie sceniche volgari del secolo XV? faranno ch
ancora che molte cose dovettero cantarvisi, specialmente alcuni pezzi
delle
scene di Orfeo, e le canzoni de’ Cori. Due altre
solo volume nel 1777. Volendo io però nel terzo volume della Coltura
delle
Sicilie pubblicato nel 1784, a cagione delle stro
rzo volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784, a cagione
delle
strofe del Notturno, confessare spontaneamente di
rammischiarsi in ciò che ignora, e stia ad ascoltare chi sa più in là
delle
gazzette. Ripeto quì dunque che le ariette del No
iacchè un anno prima, cioè nel 1784, quando usci il citato volume III
delle
mie Vicende delle coltura delle Sicilie, me ne ac
ma, cioè nel 1784, quando usci il citato volume III delle mie Vicende
delle
coltura delle Sicilie, me ne accusai e corressi s
784, quando usci il citato volume III delle mie Vicende delle coltura
delle
Sicilie, me ne accusai e corressi senza bisogno d
to ciò che quì si accenna si vegga il citato volume III della Coltura
delle
Sicilie, pag. 364 ecc. b. Il gesuita Bettinelli
festivo, in cui si profondono molte ricchezze facendo uso del ballo,
delle
decorazioni, della musica e della poesia, compong
Tiraboschi. a. Il padre Bianchi nulla seppe di queste due edizioni,
delle
quali si parla nel l’Eloq. Ital. del Fontanini; e
secolo scorso. Mediocrità della musica. Introduzione degli eunuchi e
delle
donne in teatro. [1] Ritornando all’Italia, il d
sua origine affastellato ed oppresso sotto lo strabocchevole apparato
delle
macchine, dei voli e delle decorazioni. Se i comp
oppresso sotto lo strabocchevole apparato delle macchine, dei voli e
delle
decorazioni. Se i compositori che vennero dopo il
a lirica, ugualmente benemerito della propria lingua, che sprovveduto
delle
altre doti che caratterizzano un gran poeta, cont
Babilonia. Eppur questo dramma non fu de’ più spettacolosi. Usaronsi
delle
invenzioni e delle macchine per rappresentare tut
uesto dramma non fu de’ più spettacolosi. Usaronsi delle invenzioni e
delle
macchine per rappresentare tutti gli oggetti poss
ordire i lettori. Si trova alla distesa la descrizione nel tomo terzo
delle
Opere di esso Chiabrera. Ingegnose molto e leggia
ttori che io ne dia ioro un qualche saggio a fine di esporre io stato
delle
invenzioni sceniche nel secolo scorso. Allo scopr
ti della nave vedeansi di qua e di là incise in diversi scudi le arme
delle
provincie soggette al Duca di Savoia, e in mezzo
Vinegia si distinse dalle altre città nella magnificenza ed apparato
delle
comparse, e memorabile si rendette fra gli altri
assai inferiore a quello di Metastasio, si supponeva che gli abitanti
delle
vicine provincie preparassero per Cesare e per la
mappamondo. Al romore d’una brillante sinfonia accompagnata dal suono
delle
trombe, ecco il globo maestosamente avanzarsi ver
’oro, di lucenti gemme, e di metalli dipinti a vari colori. E fin qui
delle
decorazioni. [7] La terza causa dell’accennato di
co si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e
delle
divise allusive ai personaggi ch’erano presenti.
e il quale la cortegiana, che conosceva per isperienza tutto l’impero
delle
proprie attrattive, si squarcia i veli, e gli mos
ata Dall’arco di due labbra Scoccar contro il tuo sen dardi amorosi E
delle
braccia mie Far zona al fianco tuo salda, e tenac
o la espression musicale. Il desiderio di variare, d’alterare, di far
delle
repliche, delle fughe, de’ rovesci, e altri simil
musicale. Il desiderio di variare, d’alterare, di far delle repliche,
delle
fughe, de’ rovesci, e altri simili avanzi della f
uon Solo risponderò bun - ban - bun - bon». [20] Siffatta mediocrità
delle
cose musicali proveniva da varie cagioni. Il piac
chi trattati eccellenti indirizzati a migliorare la musica. Vi furono
delle
gare e delle dispute celebri tra Vincenzo Galilei
eccellenti indirizzati a migliorare la musica. Vi furono delle gare e
delle
dispute celebri tra Vincenzo Galilei e il Zarlino
i cotante inedie. Che se in questa guisa s’anderà avanti nello studio
delle
lettere e dell’antichità, ben tosto, cangiato l’o
o studio delle lettere e dell’antichità, ben tosto, cangiato l’ordine
delle
cose, vedrem la barbarie sortita dalla coltissima
ò nel secolo decimosettimo a comparir sulle scene. [23] Nel principio
delle
drammatiche rappresentazioni in musica il caratte
unuchi era molto comune in quella nazione probabilmente per la musica
delle
chiese o per quella di camera. Dico probabilmente
itico, sembrano legittimar il divieto ad esse pur fatto sul principio
delle
drammatiche rappresentazioni in Italia di compari
irsi dal lettore filosofo costrinsero alla perfine i saggi regolatori
delle
cose pubbliche ad ammetter le donne sulle scene.
anto che non ci era maniera di supplire per altro verso alla dolcezza
delle
voci loro così acconcie ad esprimere e comunicare
i nostri cantori cercano di schivare la durezza e la troppa sterilità
delle
modulazioni, le stemperano poi e le triturano in
o tomo della sua storia, e del celebre Signor Carlo Denina nel 4 tomo
delle
Rivoluzioni d’Italia, i quali antepongono con ogn
so a’ quali un Sonetto lavorato alla Bembesca val più che la scoperta
delle
stelle Medicee, inalzano a gara il secolo di Leon
glieva al l’equipaggio di Cook l’opportunità di distinguere per mezzo
delle
parole ciò che poteva essere un canto accompagnat
licità regolare di un fatto drammatico; ma esso non passa più innanzi
delle
danze messicane e de’ balli delle tribù selvagge.
tico; ma esso non passa più innanzi delle danze messicane e de’ balli
delle
tribù selvagge. Esso non è che un ballo pantomimi
principali personaggi del l’isola, la quale consisteva nel movimento
delle
loro teste con tal forza, che faceva dubitare agl
Da queste danze e scene recitate in Wateeoo non son dissimili quelle
delle
isole degli Amici, e le altre degli abitanti dell
n dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti
delle
isole Caroline del Mar Pacifico del Nord. Nelle i
particolare. Vedesi adunque nelle surriferite se e danze di Ulietea e
delle
altre isole mentovate quello spirito imitatore un
poca notabile. Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti
delle
montagne dell’Attica senza produrre veruna novità
e a sacrificarlo a Bacco, e quei paesani che ciò videro, ricordandosi
delle
proprie vigne per somigliante interesse applaudir
ici scrittori dell’antichità, e punto non ripugna al l’ordinata serie
delle
umane idee, le quali vanno destandosi a proporzio
ero come ingiusto e crudele, pel tributo da lui imposto agli Ateniesi
delle
donzelle e de’ giovani da esporsi al Minotauro in
ssennatamente gli Ateniesi che chi sapeva tanto solidamente favellare
delle
operazioni belliche, era ben degno di comandare e
y nelle sue erudite Ricerche sul l’origine della Tragedia nel tomo XV
delle
Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle-L
sul l’origine della Tragedia nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia
delle
Iscrizioni e Belle-Lettere di Parigi. b. Plutar
, ed introdusse in iscena i satiri. Ne favella il Patrizi nel libro I
delle
Poetica nella Deca istoriale, che l’amico Vespasi
distinsero nella commedia mezzana. Compose intorno a trenta commedie,
delle
quali a noi sono soltanto pervenuti pochi frammen
’una e dell’altra guisa la voce πατρος presso Suida. Meursio raccolse
delle
favole di Alesside intorno a centotredici titoli,
scuole Pitagoriche, e spiccava nelle dipinture naturali de’ costumi e
delle
nazioni. Ciò rilevasi da’ frammenti che se ne son
conservati, de’ quali alcuni ne riferii con mia traduzione nel tomo I
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Nelle Cene d
ne riferii con mia traduzione nel tomo I delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Nelle Cene di Ateneo leggesi un bel pass
ere sulla scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una
delle
sue favole. Stefano di lui figliuolo, secondo Sui
da cui passarono alla latinaa. Si trovano citate dagli antichi venti
delle
favole di Anassandride, benchè ne avesse composte
ne concepiva che incontinente le lacerava. Dal conoscersene però più
delle
dieci coronate, sembra verisimile quel che col l’
e di favorir la novità l’accusarono, inspirò a’ suoi nazionali l’amor
delle
lettere, onde fu caro al Re Cattolico, che lo vol
g. 479) da Giambatista della Porta fertile ed elevato ingegno, pregio
delle
scienze e delle arti, onore dell’Italia non che d
atista della Porta fertile ed elevato ingegno, pregio delle scienze e
delle
arti, onore dell’Italia non che del Regno, pure f
eruditissimo ab. Amaduzzi Discorso filosofico sul fine e sull’utilità
delle
Accademie) la sua casa e le sue sostanze per essa
el Cimento che diede norma e regola alla Reale di Londra, ed a quella
delle
Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal P
par quella dell’ autor della Tancia commedia, ove per cori all’usanza
delle
antichissime commedie de’ Greci, inventò alcuni i
allo (son parole del chiar. Bettinelli nella Nota VII dell’Entusiasmo
delle
belle Arti tom. II) era pur esso un’ arte solo It
a V. “Wycherley (dice il sig. di Voltaire) ha tirato dalla Scuola
delle
Donne di Moliere questa singolare e troppo ardita
marchesi della Banditella, dell’ab. Cristofano Amaduzzi ecc. L’autore
delle
Vicende della Coltura Siciliana nel sesto volume
lie e società civili ha la sussistenza di esse assicurata coll’unione
delle
forze particolari, e provveduto al comodo colla f
ella di una divinità e di un culto religiosoa (malgrado de’ sofismi e
delle
sceme induzioni de’ moderni Lucreziani) e tali id
le sceme induzioni de’ moderni Lucreziani) e tali idee nel l’infanzia
delle
nazioni agiscono con tanto maggior vigore, quanto
proprio discorso. Quindi è che non sì tosto egli comincia a far prova
delle
forze del suo ingegno che ne dirige le primizie a
re. Il nostro intendimento poi, il quale da’ sensi attende le notizie
delle
cose esteriori, non in un tratto, ma successivame
e prime composizioni sceniche (come non molto lontane da’ primi passi
delle
nazioni verso la coltura) si trovino scritte in v
n trono augusto e sublime, donde si vede a’ piedi gli autorevoli capi
delle
società, non che i poetici scherzevoli capricci.
he noi troveremo avverato in tutti i teatri Europei, e dal l’analogia
delle
idee ci sentiamo inclinati a conchiudere, che tro
a. Giova quì rammentare ancora ciò che ragionammo nel tomo I, cap. I
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Non nasce
ora ciò che ragionammo nel tomo I, cap. I delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Non nasce (dicemmo) la poesia teatrale
ersi. Anche i Confratelli detti della Passione continuavano a pascere
delle
loro grossolane farse la nazione. I Misteri degli
Giuochi de’ piselli pesti un altro genere di farsa per avventura più
delle
momerie ridicola e meno ardita. Una delle più fam
di farsa per avventura più delle momerie ridicola e meno ardita. Una
delle
più famose di tal genere fu L’Avvocato Patelin ch
rico II. Caterina Medici che v’ introdusse il gusto e la magnificenza
delle
feste e degli spettacoli, ne fe rappresentar dive
i nudi argomenti che abbigliarono alla loro foggia. Cleopatra fu una
delle
tragedie di Jodelle, e nell’atto III senza verun
costumi di quel tempo con gran franchezza. Eugenio è il titolo di una
delle
sue commedie. È costui un abate che unisce in mat
enza. Donne violate, cortigiane, adultere, sono le persone principali
delle
sue favole. Secondo l’espressione di Fontenelle,
arve in Francia di regolare e di decente che alcune deboli traduzioni
delle
nostre tragedie, pastorali e commedie nel precede
penetrare ed apportarvi la vera luce teatrale. a. Vedi il trattato
delle
rappresentazioni in Musica del p. Menestrier, qua
et. a. M. d’Argentrè Histoire de Brettagne. Vedi anche gli Aneddoti
delle
Regine di Francia tom. III a. Nella mia dimora i
ersi. Anche i Confratelli detti della Passione continuavano a pascere
delle
loro grossolane farse la nazione. I misteri degli
Giuochi de’ piselli pesti un altro genere di farsa per avventura più
delle
Momerie ridicola e meno ardita. Una delle più fam
di farsa per avventura più delle Momerie ridicola e meno ardita. Una
delle
più famose di tal genere fu l’Avvocato Patelin, c
o II. Caterina de’ Medici che v’introdusse il gusto e la magnificenza
delle
feste e degli spettacoli, ne fe rappresentar dive
senza arte, senza azione, senza maneggio di teatro9. Cleopatra fu una
delle
sue tragedie, e nell’atto III l’autore, senza ver
costumi di quel tempo con gran franchezza. Eugenio è il titolo di una
delle
sue commedie. E’ costui un Abate che unisce in ma
enza. Donne violate, cortigiane, adultere, sono le principali persone
delle
sue favole. Secondo l’espressione di Fontenelle,
comparve in Francia di regolare e di decente che le deboli traduzioni
delle
nostre tragedie, pastorali e commedie nel precede
1. Le Jeu du Prince de Sots & de la Mere Sotte. V. il trattato
delle
Rappresentazioni in Musica del P. Menetrier. 2.
uet. 3. M. d’Argentré Histoire de Brettagne. Vedi anche gli Aneddoti
delle
Regine di Francia tom. III. 4. Nella mia dimora
di ammaestramenti la soccorse che in capo a due anni ella diventò una
delle
più acclamate prime amorose così nelle commedie s
degli artisti tutti che la componevano, fu quella compagnia giudicata
delle
migliori che scorresser l’Italia. Morto dopo quat
anche dal General Rusca, chiese alla Municipalità il permesso di far
delle
Tombole, onde risarcirsi della perdita fatta di m
suscitò un diavoleto in teatro, pel quale fu necessario l’intervento
delle
autorità. (Ivi, 186). L’ultima comparsa in Modena
la più varia, bizzarra, strampalata, ribelle, indipendente, chiassona
delle
artiste e delle donne. Artista, non recitò parti
zzarra, strampalata, ribelle, indipendente, chiassona delle artiste e
delle
donne. Artista, non recitò parti di amorosa, donn
rovò, pigliando dal mondo il buono che potè, e vivendo la più allegra
delle
vite. Molte compagnie l’ebber con sè attrice comi
evole. Recitò con pari ardore e con pari coscienza la Madama Bonivard
delle
Sorprese del divorzio, in cui trasse assai profit
oni sull’odierno uso della musica strmentale. Esame dei recitativi, e
delle
arie. [1] Gl’inconvenienti annessi al nostro sis
si al nostro sistema musicale non impedirono ai compositori il creare
delle
bellezze parziali, e il condurre ciascuno dei ram
grattar l’orecchio e non di muovere il cuore, né di rendere il senso
delle
parole, come pur dovrebbe essere il principale ed
i della trascorsa età, ciascuno vuol esser originale da sé ed aprirsi
delle
vie novelle, le quali non trovandosi se non se ne
n qualche esame intorno al metodo con cui si lavora in oggi la musica
delle
opere, cercando di farlo con quella imparzialità
ta. Tutta l’energia della musica era riposta allora nella espressione
delle
parole, e l’orchestra non faceva che accompagnarl
ben ideato la vivacità del colorito o il contrasto animato de lumi e
delle
ombre per le figure. L’uso ne fu portato più avan
tutto è ivi raccolto a far dello strepito. Si direbbe che qualcheduna
delle
arie che si sentono accompagnate in simil guisa f
’altro, tra i milioni di note, che richieggono il numero e la varietà
delle
parti, qual è il cantore la cui voce possa spicca
ne di quell’anima lacerata, se non se con un mormorio cupo ed agitato
delle
corde più basse, col suono piagnente degli strome
gio. Havvi degli accessori nelle passioni, dei contrasti fra le idee,
delle
alternative fra i sentimenti, dei silenzi che nul
ntimenti, dei silenzi che nulla dicono perché si vorrebbe dir troppo,
delle
circostanze dove si bramerebbe d’avere cento ling
ebbe d’avere cento lingue per palesare con esse la folla e il tumulto
delle
sensazioni interne onde siamo la vittima. In tali
tamente o in direttamente sotto il governo della musica, l’uso dunque
delle
similitudini assai frequente in Metastasio, e la
ere e variar le passioni. Pochissimi poi che sappiano dare a ciascuna
delle
parti principali che compongono l’armonia, quel p
ali intervalli, un muovimento che s’accordi col numero e colla natura
delle
vibrazioni loro, il risultato del suono sarà più
licenza de’ voluttuosi atteggiamenti un riparo al successivo mancare
delle
loro attrattive. [15] La terza è quella smania d’
poiché a riserba di alcune lavorate da maestri bravi la maggior parte
delle
aperture, che si sentono tutte ad una foggia e d’
rose e soavi, s’accoppia nell’aria stessa col suono pieno e guerresco
delle
trombe con cui si dovrebbono rendere le battaglie
non può far a meno che non nuoca (come avviene sovente) alla fierezza
delle
seconde, e non vi si avrebbono ad accoppiare insi
erna musica strumentale, ed è l’aver ristretto di soverchio il numero
delle
modificazioni sonore escludendo dalle orchestre p
oghi a quelli degli altri strumenti. Suonato con forza imita il pieno
delle
trombe, suonato rimessamente e con qualche delica
arebbe sull’udienza una impressione vieppiù profonda che non è quella
delle
arie più rinomate che si sentono in oggi eseguite
ra che hanno i maestri di seguitar in essi la natura e il significato
delle
parole. [22] Un massimo inconveniente del recitat
per sedici semicrome, che non viene indicato in alcun modo dal senso
delle
parole. [25] Facciamo ora passaggio all’economia
il motivo dee con tutta l’esattezza possibile corrispondere al senso
delle
parole acciocché il musico non mi dica una cosa a
ressione dell’allegrezza d’un coro di contadini a quella del tripudio
delle
baccanti, la gravità d’un ecclesiastico miserere
ti che si replicano mille volte e mille volte si sentono con fastidio
delle
orecchie, e con iscapito dell’interesse; motivi,
che esprime la nobile tristezza d’Ezio o d’Achille col tuono proprio
delle
canzonette per ballo; i vezzi e le frascherie sos
e. E la seconda? Oh questa poi ha la medesima disgrazia che i cadetti
delle
famiglie illustri, ai quali tocca languire in ris
ersetti sospendendo, anzi troncando senza ragion sufficiente il senso
delle
parole? Si fa, diranno i maestri imperiti, per da
ar la natura. [30] Io son ben lontano dal volere che l’ordin metodico
delle
parole serva esattamente di regola al compositore
ra madre disperata per la morte del figliuolo, ch’era l’unico oggetto
delle
sue tenerezze, si sente fra i singhiozzi che le o
ne si è la ridicola usanza di quel da capo solito a mettersi nel fine
delle
arie. Senza l’abitudine che fa loro chiuder gli o
uesta guisa la radice del male, la quale non consiste nella scarsezza
delle
parole, ma nella smania che ha il cantore di cond
giature che si farebbero sui venticinque. Alle volte cangian l’ordine
delle
strofi mettendo in primo luogo quella ch’era seco
o l’orsa nel sen piagata, o la serpe ch’è al suol calcata, o la tigre
delle
foreste ircane, ovvero qualche spaventevole mostr
rincipi pur ora esposti, hanno saputo afferrare in maniera lo spirito
delle
parole che chiunque volesse o cambiar le arie lor
o neppur sognato a modulare le arie secondo il vero e preciso accento
delle
individuali passioni? Intendono essi nemmeno in c
gli è chiaro che il compositore avrebbe dovuto seguitar l’espressione
delle
parole rappresentando in maniera siffatto giubbil
un vede, comprende un sentimento diametralmente opposto al sentimento
delle
prime parole, farebbe appuntino il medesimo effet
infrascare la musica e a lusingar inettamente l’orecchio. Hanno essi
delle
cose eccellenti in dettaglio, i loro diversi stil
ica, e servono piuttosto a non commettere degli errori che a produrne
delle
vere bellezze. Si può chiamare la scuola del dies
le vere bellezze. Si può chiamare la scuola del diesis e del bemolle,
delle
massime e delle lunghe, delle crome e delle biscr
. Si può chiamare la scuola del diesis e del bemolle, delle massime e
delle
lunghe, delle crome e delle biscrome anzi che que
are la scuola del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe,
delle
crome e delle biscrome anzi che quella della vera
del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe, delle crome e
delle
biscrome anzi che quella della vera eloquenza mus
, quella cioè che sollevando l’ingegno sopra la meccanica disposizion
delle
note analizza, comprende ed abbraccia tutto l’arg
o del compositore, cioè la scienza dell’uomo sensibile, la cognizione
delle
umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e var
i giuocava perfettamente agli scacchi senza senso alcuno né cognizion
delle
mosse. [47] Ora se non si può far dei progressi n
teraria, servono tanto a sviluppar il genio musicale quanto lo studio
delle
Pandette gioverebbe a crear in una nazione dei le
o facoltà senz’essere più che mediocremente versato nella cognizione
delle
altre facoltà o scienze che le tengono mano; se i
si trova attaccato dalla stessa malattia di Nerone, il quale annoiato
delle
bellezze di Ottavia e delle attrattive di Popea g
ssa malattia di Nerone, il quale annoiato delle bellezze di Ottavia e
delle
attrattive di Popea giunse fino a mutilar un garz
ar un garzone per isposarlo, e concepì la strana fantasia di vestirsi
delle
spoglie di un vitello per intraprender ciò che no
za che i primi per dar luogo ad altre modulazioni più vive, l’effetto
delle
quali è di guastare e corromper l’orecchio avvezz
de’ loro piaceri. Cotal licenza può giovare di molto all’avanzamento
delle
arti allorché queste essendo nella loro fanciulle
oco tempo fa in Italia dopo essere stato ai servigi della imperatrice
delle
Russie, dotato d’estro singolare e d’una maravigl
ricondurre nel buon sentiero la musica teatrale italiana spogliandola
delle
palpabili inverosimiglianze che la sfiguravano, s
anze che la sfiguravano, studiando con accuratezza somma il rapporto
delle
parole colla modulazione, e dando alle sue compos
ogna pur confessare, e confessarlo con coraggio, che la maggior parte
delle
pretese finezze armoniche, onde vanno tanto super
Ciò però non deroga per niente al mio assunto, giacché di gran parte
delle
arie dei moderni maestri si può fare la stessa an
ntesco, in contatto con membri di primo piano dell’europea Repubblica
delle
lettere, Algarotti considera la cultura un ampio
percorso conoscitivo, strumento comunicativo, veicolo di circolazione
delle
idee3. Nato a Venezia nel 1712 da una famiglia di
ivo già sperimentato con il Newtonianesimo e dall’altro erano l’esito
delle
molteplici attività cui si era dedicato Algarotti
della messinscena operistica legata alla collaborazione con i teatri
delle
corti europee dove Algarotti aveva soggiornato. F
assati in parte alla corte di Augusto III di Sassonia, egli si occupò
delle
rappresentazioni nel locale teatro d’opera. Le pr
tema impresariale rispetto al teatro di corte. Algarotti riprende una
delle
argomentazioni ampiamente utilizzate da Metastasi
ieri Calzabigi che nell’edizione pubblicata proprio a Parigi nel 1755
delle
opere di Metastasio10 elogiava l’autore cesareo,
opere di Metastasio10 elogiava l’autore cesareo, pur indicando anche
delle
strade alternative rispetto alla drammaturgia met
ecessità di una maggiore semplicità e naturalezza nell’orchestrazione
delle
arie, la recitazione dei cantanti, il rapporto tr
condizioni, permettere la delineazione dei caratteri dei personaggi e
delle
loro passioni e legarsi in modo organico alle alt
sul degrado dei gusti del pubblico senza addentrarsi nello specifico
delle
argomentazioni dell’amico veneziano, che pur rico
arne proseliti, raccorran sempre maggior numero di voti che le altre,
delle
quali non può misurare il merito che l’intelligen
iga, per così dire, i teatri da guadagno a fidarsi più di quelle arti
delle
quali son giudici tutti, e queste poi sciolte da
ditore Pasquali di Venezia23, riporta la stessa intestazione e dedica
delle
precedenti, ma rielabora e amplia i paragrafi cen
trali dedicati alla musica, al canto e alle scene, anticipando alcune
delle
integrazioni e modifiche che appariranno in modo
azione 24 che Calzabigi pubblicò come premessa dell’edizione parigina
delle
Opere di Metastasio, uscite nello stesso anno del
l Saggio. Calzabigi concordava nel considerare i drammi di Metastasio
delle
«perfette e preziose tragedie»; la sintonia con l
elli Al Signor conte di Buckinghamshire, in particolare Sulla origine
delle
opere in musica e Sopra la ragione del canto e su
i un’arte che deve avere «piena cognizione» e «entrare nel midollo33»
delle
passioni. La ricchezza di pubblicazioni sull’oper
un uomo di stato e replica difendendo «l’ozio erudito34» e l’utilità
delle
lettere per sostenere l’eloquenza prodotta nelle
tra testo e musica, centrale nelle redazioni precedenti, diventa una
delle
problematiche del teatro per musica che deve esse
iscorso che cambia in modo sostanziale; abbandonati i toni discorsivi
delle
redazioni precedenti, Algarotti si affida a un re
’ultima redazione è inserita nell’edizione complessiva, in nove tomi,
delle
Opere di Algarotti curata dall’editore Coltellini
è l’ultima curata da Algarotti per il tomo II dell’edizione completa
delle
sue opere approntata dal libraio livornese Marco
garotti collaborò solo per i primi tre tomi prima di morire. Il testo
delle
edizioni del 1763 e del 1764 è profondamente ampl
prime due edizioni veneziane del 1755, che presentano già tra di loro
delle
profonde differenze, nonostante le date ravvicina
differenze, nonostante le date ravvicinate di pubblicazione. La prima
delle
due edizioni del 1755, conclusa nel 1754, fu pubb
a edizione veneziana del 1757 riporta la stessa intestazione e dedica
delle
precedenti, ma rielabora e amplia i paragrafi cen
trali dedicati alla musica, al canto e alle scene, anticipando alcune
delle
integrazioni e modifiche che appariranno in modo
successiva. Cambiamenti sostanziali sono infatti presenti nella prima
delle
due edizioni livornesi, quella del 1763. Il testo
destinatari di ambito più specificatamente veneziano e mitteleuropeo
delle
redazioni precedenti. La dedica è datata Pisa, 18
italien, Parigi, Duchesne et Lambert, 1756. 29. Cfr. per una sintesi
delle
diverse ipotesi A. Lanzola, Melodramma e spettaco
cchiva ne’ poemi eroici d’Omero, pensarono di approfittarsi anch’essi
delle
fatiche di questo gran padre della poesia, e pres
ntare in città, e al pari de’ tragedi, ottennero dal governo le spese
delle
decorazioni del coro. Sufarione, Epicarmo, Connid
oli, poeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie, sette
delle
quali riportarono la corona Olimpica. Ma ricevé t
o le proprie armi, cercarono di attenuar il merito de’ migliori pezzi
delle
tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcun
nuata corrompe gli animi, spogliandoli del timore, potentissimo freno
delle
passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alt
o a darcene una giusta idea, se il tempo non avesse rispettate undici
delle
commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce
e piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle
delle
commedie moderne. Altr’aria, altre mire, altri co
la cognizione della polizia e del costume ateniese, senza la pratica
delle
vite di Plutarco, e senza la contezza della guerr
ommedia antica era un’effettiva denunzia di stato37. La nota commedia
delle
Nuvole, che fu c composta nel nono anno della gue
lagna del modo indiscreto di picchiare, onde si é interrotto il filo
delle
sue riflessioni. Se il servo affetta tanto l’uomo
col proprio nome. Nell’istesso coro possiam veder ancora un ritratto
delle
composizioni de’ comici competitori di Aristofane
che fa un ballo, disonesto, che pure é rubato a Frinico. La commedia
delle
Vespe consiste in un magistrato impazzito per la
e al carattere dell’uccello si accoppiavano i tratti più rimarchevoli
delle
fisonomie de’ personaggi satireggiati41. In tal c
ata Lisistrata, ch’é il nome di una ateniese, la quale si fa generale
delle
donne per astringer gli uomini alla pace; ma ella
a, e si avvicina al tragico. Le commedie sono la storia de’ costumi e
delle
maniere. L’inciviltà e la libertà grossolana di q
padrone. «Osservate, o popoli, un silenzio religioso, or che il coro
delle
muse disceso nel gabinetto del mio padrone, gli s
tta la piacevolezza. Interloquisce tra gli altri personaggi Pluto Dio
delle
ricchezze, Mercurio, e la povertà. La spoglia all
piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza
delle
invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la
lezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità
delle
allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fe
o di questo poeta agli ambasciadori spartani, e de’ suggetti ordinari
delle
di lui satire, ebbe a dire che «i di lui consigli
stinsero nella commedia di mezzo e compose intorno a trenta commedie,
delle
quali a noi non son pervenuti se non pochi framme
Indi venne una commedia nuova, senza dubbio più dilicata e meno acre
delle
due precedenti, della quale sembra che avesse git
Atene, gli orsi e i funamboli a Roma, i duelli de’ galli e ’l teatro
delle
teste da parrucche di M. Fout a Londra, gli spett
l teatro delle teste da parrucche di M. Fout a Londra, gli spettacoli
delle
fiere e dei baluardi a Parigi, e l’arlecchino all
tale nazione convenivano, e vi s’introducevano o ladroni che rubavano
delle
frutta, o medici stranieri. I loro commedianti ch
i drammi a permettere, come cosa lecita e onesti, la rappresentazione
delle
Nuvole di Aristofane, viene pure per la sua tropp
les Melitus lui présentèrent». 39. Aristophane nell’atto I scen. II
delle
Nuvole dà la baia alle minuzie e a i piccioli det
ndro il Grande faceva di Omero. 47. Uno de’ sintomi dello scadimento
delle
lettere in Francia é stata la pertinace e boriosa
io, e la dissertazione di Boindin sui teatri degli antichi nel tomo I
delle
Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
ndin sui teatri degli antichi nel tomo I delle Memorie dell’Accademia
delle
Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
si sparse nelle opere degli eruditia. Tuttavolta recheremo quì alcune
delle
notizie più curiose e necessarie all’intelligenza
otto Visorium, è più moderno di quello di Scena che si diede al luogo
delle
prime rappresentazioni. È noto che scena deriva d
done ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una
delle
maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto, Creta,
in tre ordini tagliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena nè
delle
colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane alcu
rcolano, di Napoli. Si è pure nella nostra citata opera della Coltura
delle
Sicilie fatta parola del teatro di Venosa sacro a
esercizii ginnici; ma vi si facevano anche pubbliche rappresentazioni
delle
ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialment
ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialmente al secondo giorno
delle
feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel m
rgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori
delle
rappresentazioni sceniche. Certo è che a poco a p
eniche. Certo è che a poco a poco s’introdusse in Isparta una riforma
delle
cose stabilite da quel severo legislatore. Certo
ale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece
delle
ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo
roprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile
delle
Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da
e veniva coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte,
delle
quali quella del mezzo dicevasi Βασιλειον, reale,
ttacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano una
delle
cure predilette de’ Greci, e tralle prime di ques
matematici immaginarii: dove in somma si cade nell’eccesso contrario
delle
repubbliche Greche; ognuno vede che in un popolo
nfiteatro Flavio; nella dissertazione del Boindin inserita nel tomo I
delle
Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
rtazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia
delle
Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. a. Vitruv
ia. b. Medaglie antiche di Sicilia 1781. c. Vicende della Coltura
delle
Sicilie tomo I. a. Lacedemone Ancienne et Nouve
a. Giulio Polluce nell’Onomastico lib. IV. cap. 18. b. Nel III libro
delle
Georgiche di Virgilio. c. Esse perciò si dissero
di teatro negligentare la notizia di queste produzioni non ignobili,
delle
quali gli autori o tributo molto scarso pagarono
forse l’Idropica di Giambatista Guarini pubblicata nel 1613 a veruna
delle
commedie erudite per rogolarità, per grazià comic
otta. Per comprendere l’indole comica di questo cavaliere e la natura
delle
sue favole, bastano le quattordeci che raccolte i
tine la Trappolaria e l’Astrologo, ne rimarrebbe oscurata buona parte
delle
favole di lui tolte in prestanza da’ Greci. Talvo
a de’ millantatori scimie ridevoli de’ soldati di ventura. L’economia
delle
sue favole è sempre verisimile, semplice ed anima
trionfo nella commedia di viluppo. Non entro quì ad esaminare a qual
delle
due commedie debbasi la preminenza. Quando l’uno
vero, al signor di Marmontel le commedie spagnuole meglio intrecciate
delle
italiane e noi rispetteremmo ciecamente il suo g
camente il suo giudizio, se avesse egli mostrato di aver letta alcuna
delle
buone commedie erudite dell’Italia. Il solo Porta
za però oltrepassare i limiti prescritti alla commedia, e la vivacità
delle
passioni che risveglia questo evenimento, agita e
l comico Latino. Rancida parrebbe ancora l’invenzione degli argomenti
delle
sue favole fondati sulla schiavitù di qualche per
nteressare più che ora non fanno, perchè tralle calamità specialmente
delle
Sicilie sotto il governo viceregnale non fu la mi
o il governo viceregnale non fu la minore nè la meno frequente quella
delle
continue depredazioni de’ barbari sulle nostre te
anto nostro gl’imparziali e meglio informati. Gli faremmo risovvenire
delle
tragedie dell’Ingegneri, del Chiabrera, del Bracc
del Dottori, del Pallavicino, del Delfino, del Caraccio come ancora
delle
pastorali dell’altro Bonarelli, del medesimo Chia
esimo Chiabrera, del Bonarroti il giovine e dell’Errico e finalmente
delle
commedie del Guarini, del Brignole Sale, del Mala
a’ Francesi prima di Corneille e Moliere? a. Vicende della Coltura
delle
Sicilie tom. V. b. Vedasene ciò che disse il Ghi
o Continente Americano, dalla quasi generale uniformità de’ costumi e
delle
fattezze e dal gran numero di picciole tribù tutt
prigionieri, il ritorno dei conquistatori in trionfo, ed il tormento
delle
vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rap
e visacci da forsennatia. Seguiva il sacrifizio, si mangiava la carne
delle
vittime, beveasi con certo ordine e con brindisi
rindisi scambievoli, e si danzava cantando, e facendosi da ognuno uso
delle
proprie insegne, maschere ed invenzioni. È probab
e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici
delle
stravaganze delle passioni smoderate, non si conv
ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze
delle
passioni smoderate, non si convertissero col temp
ssioni smoderate, non si convertissero col tempo in dipinture comiche
delle
umane ridicolezze? Ci voleva un capitale di filos
i rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una
delle
quali era la mentovata Raymi) assistendovi il mag
minare con oscenità il divertimento. Cresce finalmente la probabilità
delle
congetture sul l’origine degli spettacoli del Per
ta alla giornata da tante cagioni fische e morali, la quale partecipa
delle
antiche origini nel tempo stesso che se ne allont
oggi si vede un teatro lodato per la grandezza e per la magnificenza
delle
decorazioni, nel quale si rappresentano le commed
on l’esperimenta alla giornata? Quanti esempli non ne porge la storia
delle
scoperte per l’avidità de’ particolari di trovare
er sovrastare all’immortale scopritore dichiarato ammiraglio e vicerè
delle
scoperte? Chi il maneggio e il livore mostrato da
razione nominarli almeno tra’ primi argonauti italiani nella scoperta
delle
Indie Occidentali? Perchè se ne cruccia il catala
arono in Italia colle loro Ecloghe i Teocriti e i Bioni. Al risorgere
delle
Lettere, non l’Ecloghe soltanto, ma i Satiri riso
esta che si legge alla p. 168.: “Nella serie storica de’ primi Autori
delle
Commedie Spagnuole dopo il Rueda si vede nominato
secolo sino al quaranta. Questa parola certamente parmi della natura
delle
certezze, che avete intorno alla vita di Vasco di
per le Lettere. Sono queste le angustie di Termopile, o il passaggio
delle
finestrelle della Savoja? Puntella l’Apologista l
qui Pastorali tutte le Favole del Lope, quando tra essi vi sono anche
delle
Commedie. Intanto in contracambio avverto il Sig.
che egli forse in fide parentum stimò che fosse una Storia de’ Teatri
delle
antiche Nazioni, ed anche dello Spagnuolo. L’erud
loro costumi, sono in verità ben altra cosa che una Storia de’ Teatri
delle
antiche Nazioni e del Teatro Spagnuolo. Bisogna c
o Libro. Ma non si perda d’animo, Signor Lampillas: trovi qualcheduna
delle
sue sugose congetture per distruggere il racconto
gli Spagnuoli, e gl’Italiani non passano così facilmente per corrivi
delle
vostre astuzie. Ma finisca omai questa tiritiera
1. V. la Poetica di Aristotile Partic. 8. 1. Non siamo stati avari
delle
nostre lodi al componimento di questo illustre Po
errera, Tommaso Tamaje di Vargas. Ecco ancora come ne parlò l’Editore
delle
opere di Garcilasso impresse in Madrid l’amno 176
avrebbe pensato che il Lampillas, il quale volle escludere dal numero
delle
pastorali il Cefalo, e l’ Orfeo, non che i due Pe
olo e imprimer orme incerte e poco più che fanciullesche nel sentiero
delle
lettere. Che secolo maraviglioso quello che si co
i, reali, palpabili, Sofonisba, Siface, e Massinissa? Quando si parla
delle
cose letterarie per tradizione, e si vanno afferr
one, e si vanno afferrando per aria le notizie, come fan de’ grilli e
delle
mosche i ragazzi, s’inciampa e si cade in assurdi
in certe scene uno scrupoloso accordamento di consonanze alla maniera
delle
nostre canzoni. Qualche oltramontano poi pieno d’
Trissino avea appresa da’ tragici greci. Ma una mente che fa buon uso
delle
sue facoltà, e un cuor che sente, qual si richied
iscorsi, alla compassionevole tenera contesa con Erminia, e al quadro
delle
donne affollate intorno a Sofonisba moribonda, di
Carlencas, meschino compilatore d’un saggio stomachevole sulla storia
delle
belle lettere, scienze ed arti. Costui prima del
iali. Quid habet? Ecco quello che ha d’eccellente: una fina dipintura
delle
passioni, un piano giudizioso, un movimento nell’
tile che empie, interessa, rapisce, commuove e produce il bel piacere
delle
lagrime. Crede egli che sieno moltissime le trage
iori ai latini. Oltracciò l’Ariosto si valse, sì, di alcuni caratteri
delle
scene latine, adattandoli alla nostra nazione e a
si rappresentò in Milano nel 1547 in presenza di Filippo II principe
delle
Asturie. Esaminate quelle con occhio sereno, non
ière, fondasse il suo giudizio sulle farse di Hardy, o sui cartelloni
delle
fiere parigine? Ma quella maniera di giudicar’ se
rie buffonate triviali, e vi si iacea uso di maschere diverse, ognuna
delle
quali nel vestito, nelle caricature, e nel lingua
adotte in Francia cinque o sei volte infelicemente, sia per debolezza
delle
penne che vi s’impiegarono, sia perché la prosa f
l’unione della musica e della poesia in tante feste e cantate, e cori
delle
tragedie, e pastorali italiane, si avvisò il prim
ali, destre, sinistre, serrane, di Melopea? Diremo che il canto é una
delle
molte supposizioni ammesse in teatro come verisim
isba di questi due ultimi drammatici riscosse applausi nella capitale
delle
Gallie. Pare dunque che ’l Trissino, il quale non
ti, superbi nel loro patrio sapere, parlar alla cieca e pazzescamente
delle
nazioni straniere, e biasimare tutto ciò che non
e discreti. Ecco come il mio dotto amico D. Carlo Vespasiano, maestro
delle
tre lingue sorelle, italiana, spagnuola e frances
re che nel Mercurio di Francia di questo mese di marzo 1772, parlando
delle
commedie di Regnard, scocca colla solita sua pros
del clima abbia una gran forza su gl’ingegni, le indoli, e i costumi
delle
nazioni, da che fra gli antichi il divino vecchio
on un dottissimo libro, e fra’ moderni il celebre autor dello Spirito
delle
Leggi, egregiamente ce ’l pruovano, e la storia,
nza ce ne assicurano. Il clima (dice Polibio lib. IV) forma i costumi
delle
nazioni, la loro figura, e ’l lor colore. «Atheni
oli, oziosi, inutili e distruttivi del vero sapere, del buon gusto, e
delle
buone lettere, i quali appena nati, passarono, e
vant que de penser, et de juger avant que de connaitre», per servirmi
delle
parole di M. d’Alembert. «C'est à la mode à Paris
ide». E ’l signor di Voltaire anche così nella fine dell’ottava parte
delle
sue Questioni sull’Enciclopedia: «La Nation franç
es jugements». Se dopo il mio soggiorno di sedici anni nella capitale
delle
Gallie, io non fossi per cento e cento pruove per
di causa «et de gayeté de cœur» vanno insultando in generale all’onor
delle
nazioni ch’essi non conoscono. «Avec ces messieur
atro gli altrui difetti e ridicoli. Stazio, che nel libro III Carm. V
delle
sue amene selve novera fra i molti pregi della ci
i Toscana lo fece anche rappresentare in Firenze coll’accompagnamento
delle
macchine e delle prospettive di Bernardo Buontale
anche rappresentare in Firenze coll’accompagnamento delle macchine e
delle
prospettive di Bernardo Buontalenti «la qual cosa
e per onorarlo». Filippo Baldinucci narra questo fatto nella parte II
delle
Notizie de’ Professori del Disegno pag. 104. A qu
gitore Biblioth. Siculae tom. I pag. 185. 161. Vedi il P. Menestrier
delle
Rappresentazioni in musica. 162. V. la Perfetta
o e alla fregolata fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza
delle
dipinture naturali: Chi freddo ragionatore e insi
a questo vero immaginario, che essi dureranno una fatica vana al pari
delle
Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al
se ne sovviene, ma non altrimenti che sovviene del verso, del musico,
delle
gioie false, delle scene dipinte, e dice a se ste
non altrimenti che sovviene del verso, del musico, delle gioie false,
delle
scene dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa pa
eleganza, che raziocinia con buon criterio, che ha qualche cognizione
delle
scienze, e ch' è naturalmente per sè stesso un po
eligione, parla della sua erudizione nella storia antica e moderna, e
delle
sue attitudini allo scrivere in verso. Le parole
de padre. E di questa sorta ve n’ha centinaja, mescolati, s’intende,
delle
solite baggianate ampollose, comuni un po' a tutt
speroni del comando, che porta un plico de suppliche alla monarchessa
delle
bellezze. Segue per la serva L'è un gallo spase
a La lassa far a mi, che per servirla, metterò in ordine la balestra
delle
furberie ; tirerò la corda dell’inganno ; piegher
corda dell’inganno ; piegherò l’arco dell’astuzia ; metterò la balla
delle
invenzion, la scaricherò colla violenza dei raggi
R. la Sig.ª Duchessa di Savoja Maria Antonia Ferdinanda di Spagna, e
delle
feste fattesi per tale avvenimento seguito in Tor
rovvisa dell’Arte ». Dovè nascere dunque verso il '20. La sua fine fu
delle
più misere. Pare che la maschera di brighella ven
lo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema
delle
favole di Hardy. Tragedie languide e basse, comme
uo paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’effetto alla libertà
delle
donne, e da questa fa discendere la gran varietà
o, stravagante ed osceno? Nè anche vero parmi che il libero conversar
delle
donne somministri copia di caratteri differenti.
iconoscono una sorgente sicura. Prima però che Corneille si avvedesse
delle
proprie forze nel genere tragico, e che comprende
al verisimile quasi in tutto ciò, che compose. Lasciando di favellare
delle
sue prime tragicommedie la Criseide, e la Silvia,
ussero più tardi. La scena si adornava di tapezzerie, per le aperture
delle
quali entravano ed uscivano gli attori; appunto c
ini sonati alla peggio. a. Il sig. di Voltaire ciò negò in un luogo
delle
sue opere e lo confessò in un altro con queste pa
l poderoso studio col quale Vittorio Rossi prelude alla pubblicazione
delle
lettere di Messer Andrea Calmo (Torino, Loescher,
io di mille morti per poter solamente godere una sol hora la dolcezza
delle
vostre parole.’ Per quanto le opere d’allora fos
, in mezzo al fosco di una poesia punto originale, sbrodolata, il più
delle
volte a travestimenti burleschi, ne’ quali non ca
dia. L’opera massima del Calmo, scrittore, è senza dubbio la raccolta
delle
lettere, che è prova manifesta del suo ingegno pr
anifesta del suo ingegno pronto e vivace. La questione della identità
delle
persone a cui son le lettere dirette, e dei fatti
grafico, riman sempre un valore storico relativameute alla generalità
delle
descrizioni di persone e di cose, descrizioni fat
a corre liscia e spontanea, ora si riveste dei riboboli più bizzarri,
delle
secentate più aride. In mezzo a tutto questo, sca
alier Ernold della Pamela goldoniana, egli era nelle altre, in quelle
delle
farse più specialmente, di un grottesco indefinib
indefinibile. Si soleva dir nell’arte ch’egli possedeva lo scatolino
delle
voci : passava di continuo dalle note di basso pr
è certo contribuir non poco la diligenza ch’egli metteva nello studio
delle
singole parti, in cui nè aggiungeva, nè toglieva
lo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema
delle
favole di Hardy. Tragedie languide e basse, comme
o paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’ effetto alla libertà
delle
donne, e da questa fa discendere la gran varietà
o, stravagante ed osceno? Nè anche vero parmi che il libero conversar
delle
donne somministri copia di caratteri differenti.
ano ne’ costumi e nelle maniere. Prima però che Cornelio si avvedesse
delle
proprie forze nel genere tragico, e che comprende
ro che si andava disviluppando. 1. Voltaire negò questo in un luogo
delle
sue opere, e lo confessò in un altro con queste p
era messo sotto le note alcune poesie teatrali. [3] Ma nella carriera
delle
arti e delle scienze gli errori stessi conducono
to le note alcune poesie teatrali. [3] Ma nella carriera delle arti e
delle
scienze gli errori stessi conducono talvolta alla
pirito e l’attica urbanità vedeansi rifiorire insiem col sincero amor
delle
lettere e delle utili cognizioni. I loro ragionam
a urbanità vedeansi rifiorire insiem col sincero amor delle lettere e
delle
utili cognizioni. I loro ragionamenti cadevano pe
luogo l’imperfetta idea che allora s’avea del vero sistema musicale,
delle
migliori che ci rimangono di quel secolo fortunat
belle arti questa è il vedere in qual guisa la spiacevolezza medesima
delle
dissonanze contribuisca all’armonia. Il musico, s
ne per fino a rendersele, a così dire, amiche, impiegandole in favore
delle
consonanze, le quali mescolate con quel poco d’am
igure. [7] Finché i musici si fermarono in queste prime nozioni l’uso
delle
consonanze e delle dissonanze fu di gran giovamen
musici si fermarono in queste prime nozioni l’uso delle consonanze e
delle
dissonanze fu di gran giovamento alla musica, que
noranza dei tempi, la cosa degenerò in abusi grandissimi. La dolcezza
delle
consonanze, che dovea riferirsi alia espressione
va dagli ascoltanti, né quelli si curavano di esprimere la differenza
delle
vocali in lunghe, e brevi. [9] Nulla meno crudele
i, che scopo è della musica fondamentale e primario. Il soverchio uso
delle
dissonanze e delle consonanze esigeva necessariam
a musica fondamentale e primario. Il soverchio uso delle dissonanze e
delle
consonanze esigeva necessariamente varietà di voc
olte mentre la parte del basso a mala pena si muoveva per la pigrizia
delle
sue note, quella del soprano volava colle sue, il
non occorre altramente ragionare. Aggiungasi ancora il frequente uso
delle
pause introdotte da loro, per cui molte volte avv
edesimo verso, e talvolta anche il fine d’un altro. Per non dir nulla
delle
tante difficili inezie onde la musica era allor c
nel secolo scorso: come sarebbe a dire di far cantare una o più parti
delle
composizioni musicali attorno alle imprese o armi
rno alle imprese o armi di qualche personaggio, ovvero su per le dita
delle
mani, o sopra uno specchio: o facendo tacer le no
cantando qualche volta senza linee sulle parole, e indicando il valor
delle
note con alcune ziffere stravaganti, o inventate
amate da essi “enimmi del canto” con vocabolo assai bene appropriato,
delle
quali ho veduto non pochi esempi. Chi volesse sap
che ad ottener questo fine bisognava lasciar da banda la moltiplicità
delle
parti, coltivar la monodia, simplificar le modula
izione, trafugando il manoscritto originale. E ciò che fa la vergogna
delle
Lettere, e l’indignazione d’un filosofo, ella pre
mi avessero di già arricchita, e fissatta la più dolce e la più bella
delle
lingue europee, nullameno per le differenze che c
no per le differenze che corrono fra l’armonia musicale e la poetica,
delle
quali parlai nel capitolo secondo, la poesia non
i stesso esaurì. La sua lira di tempra affatto originale avea bisogno
delle
dita del proprio artefice per vibrar que’ suoni c
r la lunghezza dei canti, e pel ritorno troppo frequente e simmetrico
delle
rime nelle ottave. I cori che nelle tragedie ital
la casa di Jacopo Corsi altro gentiluomo fiorentino, non meno fautore
delle
belle arti, né meno intelligente nella musica mas
recitativo de’ Greci, ch’era stato da lungo tempo il principale scopo
delle
loro ricerche. Per veder come riusciva in pratica
à mai scintille o lampi, Rimbombate dolenti Al suon
delle
angosciose mie parole, Mentre con mesti
i d’ogni secolo. Erano filosofi, e da filosofi ragionavano. Lo studio
delle
cose antiche fece loro conoscere che quella sorte
o, e la musica fu tutta in istile recitativo composta. L’introduzione
delle
arie è attribuita al Ciccognini, il quale nel suo
ione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno dei suoni o
delle
immagini che si succedono, le fa sovente obbliare
poca notabile. Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti
delle
montagne dell’ Attica senza produrre veruna novit
e a sacrificarlo a Bacco, e quei paesani che ciò videro, ricordandosi
delle
proprie vigne per somigliante interesse applaudir
dici scrittori dell’antichità, e punto non ripugna all’ordinata serie
delle
umane idee, le quali vanno destandosi a proporzio
ero come ingiusto e crudele, pel tributo da lui imposto agli Ateniesi
delle
donzelle e de’ giovani da esporsi al Minotauro in
ssennatamente gli Ateniesi che chi sapeva tanto solidamente favellare
delle
operazioni belliche, era ben degno di comandare a
favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto
delle
altrui e delle proprie fatiche, e giugne ad esser
rre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e
delle
proprie fatiche, e giugne ad esser il primo merit
Settanta, o come altri vuole, novanta, o cento tragedie egli compose,
delle
quali sette appena ce ne rimangono, e riportò la
Agamennone, le Coefore, l’Eumenidi, e i Persi. Di queste non meno che
delle
altre favole greche a noi giunte, in grazia della
, ed altri ancora di ottime tragedie moderne (Nota V). Nella condotta
delle
Danaidi Supplichevoli si osserva una regolarità c
lo si fa nel II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba e
delle
vestigia impresse nel suolo simili a quelle della
si burla di simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per modello
delle
agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita di
ertezza che lo tormenta, la quale si va poi dissipando col sovvenirsi
delle
terribili circostanze dell’ammazzamento di Agamen
i Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e
delle
Furie accusatrici. Il coro che negl’ intermezzi è
i quando in quando dalle querele del coro de’ vecchi Persi, forma una
delle
bellezze di questo dramma. L’atto IV, in cui comp
arsi ne conosce e ne addita le bellezze. Dopo queste succinte notizie
delle
sette tragedie di Eschilo, non c’ incresca di asc
e corpo a varj esseri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero
delle
apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Po
, fu nel celebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione
delle
ossa di Teseo, nella quale Cimone nominò i giudic
ilo. Gli Ateniesi diedero pubblici attestati della stima che facevano
delle
di lui tragedie, avendo decretato60 che si rappre
ella forma. III. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità
delle
favole di Eschilo non sempre animata da quella in
vacità e colla economia mirabile della favola, che colla magnificenza
delle
decorazioni. E perchè gli parve necessaria all’es
anche. Scrisse centodiciassette, o centotrenta ed anche più tragedie,
delle
quali venti furono coronate; ma non ne sono a noi
sioni generali nel genere umano si modificano esteriormente sul genio
delle
razze o famiglie diverse nelle quali esso è divis
atinamente con molta eleganza tradotto da Cicerone adorna il II libro
delle
Questioni Tusculane, O multa dictu gravia, perpes
, O multa dictu gravia, perpessu aspera ecc., del quale Ovidio nel IX
delle
Metamorfosi fece una bellissima imitazione. Tragi
do del vigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena
delle
due sorelle Antigone ed Ismene, che disprezzando
orelli, i Galilei, i Newton64. L’Elettra contiene lo stesso argomento
delle
Coefore di Eschilo maneggiato con e sattezza magg
Quella poi in cui Elettra piagne la morte del fratello tenendo l’urna
delle
di lui ceneri si rappresentò da Polo che sostenev
i Greci: ma avrebbe fatto male Sofocle a rilevar meglio il contrasto
delle
voci della natura colla necessità di obedire all’
nquecentisti fanno vedere quanto essi intendevano oltre il vano suono
delle
parole, e come ben sapevano recare con eleganza l
ale, perderebbe affatto il credito anche sulle scene moderne a fronte
delle
patetiche situazioni naturali, sempre che vi foss
cuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio
delle
venerabili dive, cioè delle furie, la cui memoria
e. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili dive, cioè
delle
furie, la cui memoria di tanto orrore colmava i G
enevole, benigne, da εὐμενέω, benevolus sum. Il coro instruisce Edipo
delle
cerimonie praticate ne’ sacrificj che facevansi a
e, nelle quali passioni riesce felicissimo. La frequenza e la gravità
delle
sentenze, e una ricchezza filosofica ne caratteri
ri asserire con più ragione che ne componesse sino a novantadue, otto
delle
quali erano satiriche. Gli Ateniesi le accolsero
iti, e le passioni vi sono espresse con grande energia. L’Oreste, una
delle
di lui tragedie coronate, seguita la materia dell
so di parlare in versi? Ma l’espressione Greca è figurata, e ve ne ha
delle
simili altrove. Euripide stesso dice nell’ Ecuba:
simili altrove. Euripide stesso dice nell’ Ecuba: incomincio il canto
delle
baccanti, cioè, prorompo in querele da forsennata
Ad ambedue conviene. Nuovo movimento acquista l’azione nella scena
delle
donne con Achille, ed il patetico delle preghiere
acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico
delle
preghiere di Clitennestra e la pietà che ne mostr
agnizioni si sono esposte sulla scena, questa ad Aristotile parve una
delle
eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisi
aghezza? Egli è vero che il noto traduttor de’ Salmí e il degno autor
delle
Probole il Signor Mattei stima tal divisione così
etti più che su i pregi degli antichi proviene la moderna non curanza
delle
favole Greche e l’idolatria per le romanzesche de
rmarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero di passioni, alcune
delle
quali punto non sono tragiche. L’anima di chi si
di quelle della natura”. Entra poscia l’erudito autore nel confronto
delle
due bellissime tragedie. Rende egli i dovuti elog
della dottrina, del discernimento e del buon gusto del celebre autore
delle
Belle Arti ridotte a un principio, compensa solo
ra, abbiano ad esser perseguitati dai più ridicoli e dai più sciocchi
delle
nazioni moderne? Varj argomenti ha somministrato
Reso che ci sono pervenute intere, e Palamede, Filottete, i Trojani,
delle
quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba si
olata le Trojane si tratta la morte di Astianatte insieme col destino
delle
prigioniere fatte in Troja. Le profezie di Cassan
stravaganti. Lo scioglimento avviene per macchina (come in gran parte
delle
tragedie antiche) per mezzo della musa Tersicore
ro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è una
delle
più terribili tragedie dell’ antichità, donde tra
to critico si sarà assicurato della distanza del campo e dell’altezza
delle
mura, per convincere d’inverisimilitudine Euripid
ta da’ Tebani a i Capi Argivi, là dove le Supplici di Eschilo parlano
delle
Danaidi; pure queste due tragedie hanno tra loro
rgo resta nel vestibulo colla testa velata circondato dai figliuolini
delle
Argive in atto supplichevole. Oltre a molti altri
non lasciavano di fare i tragici Greci per mostrare la nobiltà remota
delle
loro leggi ed origini, e de’ loro costumi a glori
pio. Dopo il prologo fatto da Mercurio, mentre Jone attende alla cura
delle
cose sacre, il coro composto di donne Ateniesi va
ano la distruzione di Troja. L’immortale Metastasio fino discernitore
delle
bellezze degli antichi si vale di questa scena di
nosciuto, dandole nuovo interesse e forse più leggiadria. L’argomento
delle
Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi d
ezzi dalla madre e dalle di lei sorelle descritta da Ovidio nel terzo
delle
Metamorfosi, e forse trattata anche da Stazio nel
tratti allusivi agli effetti del vino si veggono ne’ cori e nel rito
delle
Orgie di Bacco. É terribile il racconto dell’amma
d energia dell’attore quanto l’azione del sole e la natural debolezza
delle
teste degli Abderiti. In fatti questa città marit
te, dimorando in Macedonia per compiacere al re Archelao assai amante
delle
lettere e degli uomini dotti, dopo di aver cenato
a gloria poetica, del di lui favore presso il regnante. Morì Euripide
delle
ferite nell’olimpiade XCIII (Nota XVI); e Archela
otalmente alla filosofia scrisse tre tragedie e una favola satiresca,
delle
quali componeasi la tetralogia necessaria per con
oscuro poema di Cassandra, o Alessandra, e per varie tragedie, venti
delle
quali sono rammentate da Suida. Nominansi tra ess
Haereat in fibris missa sagitta tuis. Declinando l’età e la sorte
delle
città greche non solo da esse mai più non usciron
avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo
delle
Greche cose, che i Preti Greci ebbero tanto credi
Testamento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie a somiglianza
delle
favole di Menandro90. Si corruppe finalmente la G
sue erudite Ricerche sull’origine della tragedia inserite nel tomo XV
delle
Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
gine della tragedia inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia
delle
Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 42. Plutar
ato dice che Eschilo fu il primo a far riconoscere il rappresentatore
delle
prime parti. Negli antichi scrittori si trovano a
rti. Negli antichi scrittori si trovano ancora specificati gli attori
delle
prime, seconde e terze parti. L’oratore Eschine c
ordine, facendo riconoscere per figura principale il rappresentatore
delle
prime parti; e la terza spezie che vi accrebbe So
nt, sed amat tua Paulla, Luperce, Quatuor. 62. Tra gli esempj
delle
irregolarità delle favole antiche interno al luog
ulla, Luperce, Quatuor. 62. Tra gli esempj delle irregolarità
delle
favole antiche interno al luogo reca Metastasio l
di ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poetiche, gran parte
delle
quali sono poste in opera nell’aureo libro de’ Pr
oggetto la sepoltura; e noi nel censurarli non dobbiamo dimenticarci
delle
loro opinioni. 64. Anche Euripide compose una An
. 556, dal Fabricio nella Biblioteca Greca, dal Barnès nell’ edizione
delle
opere di Euripide, e dal Carmeli nella Narrazione
ere la natura, ci astringe alla presente nota. Tutti gl’ intelligenti
delle
nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle
ale va cercando le cagioni fisiche e morali della diversità del genio
delle
nazioni, oltre di ostentare certo barbaro disprez
Greci. Quando il fatto deponesse ancora sì vantaggiosamente in favore
delle
tragedie moderne: quando si potesse assicurare ch
. VIII, sezione 58. 89. Di tali tragici Siciliani si vegga il tomo I
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie pag. 207 e se
tali tragici Siciliani si vegga il tomo I delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie pag. 207 e seg. 90. Vedi la Storia Eccle
pagna, e la Russia. [1] Uno spettacolo che riuniva tutte le vaghezze
delle
belle arti non poteva far a meno di non aggradare
e fuori d’Italia. [2] Roma, che in ogni tempo si dichiarò protettrice
delle
arti e delle lettere, sì perché le une e le altre
lia. [2] Roma, che in ogni tempo si dichiarò protettrice delle arti e
delle
lettere, sì perché le une e le altre servono ad a
nuccini modulata dal Monteverde introdusse fra i signori romani l’uso
delle
musiche di camera e delle cantate, a comporre le
verde introdusse fra i signori romani l’uso delle musiche di camera e
delle
cantate, a comporre le quali concorrevano a gara
tura un incenso onde profumare gl’idoli più indegni di culto. [3] Una
delle
prime anche ad abbracciarlo fu Bologna, città che
quale vorrebbe pur ora far fronte e resistere alla dominatrice magia
delle
modulazioni italiane, fu allora la prima a chiama
cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo di gentiluomo, il gusto
delle
cose musicali grandemente promosse. Ma il melodra
e’ tempi più antichi, rimanendo per testimonianza non solo la memoria
delle
canzonette arabiche cantate dai mori, ma componim
l’usanza di cantare negli intermezzi, lo che in quella prima rozzezza
delle
arti drammatiche veniva eseguito dagli orbi. I Sa
reggiare nella vivacità comica con qualsivoglia componimento musicale
delle
altre nazioni. Sui primi anni del regno di Filipp
e ciascuno compone a suo talento, senza curarsi d’osservare il numero
delle
sillabe o il ritorno delle rime76. [10] A così st
lento, senza curarsi d’osservare il numero delle sillabe o il ritorno
delle
rime76. [10] A così strana usanza danno occasione
i chittarino comunissimo presso al popolo, composto di due corde, una
delle
quali si vibra colla man sinistra mentre con la d
mania, ove diligentemente avea osservato ne’ suoi viaggi codesto ramo
delle
umane cognizioni, ogni sorta di trombe, tamburi,
i, fiorentino, fu dichiarato poeta della corte. In oggi per la scelta
delle
più belle voci e de’ più gran musici, per la magn
celta delle più belle voci e de’ più gran musici, per la magnificenza
delle
decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è
iconografiche. E, ovviamente, testi sull’arte dell’attore. Lo studio
delle
immagini in seno agli studi teatrali ha avuto un
un’immagine non strettamente teatrale può offrire alla ricostruzione
delle
pratiche teatrali, lo studio dell’iconografia si
iconografia si rivela un mezzo fondamentale per colmare la lacunosità
delle
fonti3. Per quanto concerne i trattati italiani s
, né prescrittiva. Essi infatti non possono dirsi resoconto analitico
delle
pratiche attoriali del tempo in cui sono composti
raria del termine, non avessero potere di influenza sull’elaborazione
delle
teorie sulla recitazione. Il discorso è valido an
inante per giudicare il valore e l’efficacia della propria opera. Una
delle
ragioni che ha sottratto il trattato a uno studio
a dello spettacolo si tramuta così, se non in una presenza, almeno in
delle
tracce da seguire per ricostruire il macro testo
tituzione di un Teatro Patriottico che divenisse canale di diffusione
delle
nuove idee rivoluzionarie venute da Oltralpe8. Su
e Il general Colli in Roma, della Virginia bresciana, de I Plateesi e
delle
Norme per un teatro nazionale. I capitoli in ques
brevi note di commento. Il presente lavoro nasce dalla rielaborazione
delle
ricerche svolte dall’autrice per la tesi di Laure
re che i romantici sostenevano di poter ottenere tramite l’infrazione
delle
unità aristoteliche. L’ultima sezione introduttiv
e arrivata lentamente, e un passo decisivo era quello dell’istruzione
delle
masse. Così Matteo Galdi nel Giornale de’ patriot
ui redazione faceva parte anche Salfi, all’interno dell’articolo Idea
delle
rivoluzioni constatava il fallimento di rivoluzio
ere tragico, scrive: «L’oggetto della tragedia è l’interesse politico
delle
nazioni e quindi la loro indipendenza e l’odio de
li. Anche in questa sede il recensore si sofferma sulla prostituzione
delle
scene italiane dominate «[…] da persone ignoranti
olo fornisce dei consigli tecnici agli attori per la rappresentazione
delle
tragedie alfieriane, che alludono in germe a quan
he concedessero una maggiore autonomia economica: Esistono fondi per
delle
università; n’esistono ancora ed infelicemente pe
no fondi per delle università; n’esistono ancora ed infelicemente per
delle
istituzioni pregiudicevoli o pericolose: e perché
trice, più orientata dunque verso progetti concreti di organizzazione
delle
istituzioni operanti nel campo della diffusione d
to del corpo ha certamente permesso all’autore cosentino di elaborare
delle
riflessioni sul gesto come sostituto della parola
ggirà alla volta della Francia nel 1815, in seguito alla disillusione
delle
speranze riposte in Gioacchino Murat. A Parigi, t
Saggio storico-critico della Commedia italiana, premesso all’edizione
delle
commedie di Alberto Nota. Il trattato Della decla
al modo la distinzione tra poesia e storia. In quanto al non rispetto
delle
unità drammatiche, che era divenuto il baluardo d
di Aristotele, ma perché impedisce allo spettatore di seguire il filo
delle
vicende. Nei drammi moderni infatti, ogni atto di
no dividendo l’Italia come l’Europa, perché a suo parere il progresso
delle
Lettere non può che essere ostacolato dalle front
e interne e perché i punti di disgiunzione tra le due scuole sembrano
delle
prese di posizione, piuttosto che dei veri e prop
ei caratteri dei personaggi nella loro complessità in effetti era una
delle
parole d’ordine dei romantici. Una delle ragioni
mplessità in effetti era una delle parole d’ordine dei romantici. Una
delle
ragioni per cui essi avversavano tanto le unità d
a coloro che, nella teoria come nella prassi, avversarono il rispetto
delle
unità. Che tra l’autore de I Promessi Sposi e il
varietà dello stile uno degli effetti dello sviluppo dei caratteri e
delle
passioni. È come se, alla luce del risultato otte
degne di lode, quantomeno tollerabili. Nel 1820 il Manzoni, in difesa
delle
critiche mossegli al Conte di Carmagnola, scrivev
de lieu dans la tragédie. In quella sede, Manzoni legava la questione
delle
unità di luogo e il loro mancato rispetto allo sv
cardini dell’opposizione tra romantici e classicisti nel trattamento
delle
passioni. Nonostante entrambi avvinti da una gelo
a un appiattimento in quanto, vincolando la sua tragedia al rispetto
delle
unità, impedisce quella sfumata gradualità alla q
dal sospetto alla certezza che conduce al fatale crimine. Il rispetto
delle
unità non lascia il tempo ad Orosmane di manifest
delitto, come afferma Manzoni, è tutto dettato dal caso. La condanna
delle
unità è dunque implacabile: Ainsi cette gradatio
nel 1814, ad affrontare la questione dei caratteri e della gradazione
delle
passioni in merito alla drammaturgia di Shakespea
rilogia schilleriana per il teatro francese, con conseguente rispetto
delle
unità. Nelle sue Réflexions sur la tragédie de Wa
tragédie de Wallstein, anche Constant ammetteva la natura vincolante
delle
tre unità, le quali «forcent le poète à négliger
lche ora, fino ad arrivare ad anni interi. A sostegno dell’abolizione
delle
unità, Romagnosi sposta l’attenzione sulla questi
nceda l’approfondimento dei caratteri e una gradazione nello sviluppo
delle
passioni: La Sacontala è un dramma di cui l’argo
esta passione vi è descritta dal suo nascere fino alle più miserabili
delle
sue sciagure, attraverso le quali gli amanti giun
e ad uno stato di pacata contentezza77. D’altronde anche le critiche
delle
messe in scena parigine comparse sulla Revue ency
r sminuire il valore dell’opera, avessero addotto il mancato rispetto
delle
regole e, Aristotele alla mano, […] ils ont prét
o, riesce a trattenere dell’originale la penetrazione dei caratteri e
delle
passioni. Il 1 marzo 1825 andava in scena al Théâ
uesto non è concesso ai tragediografi francesi, vincolati al rispetto
delle
unità. La restrizione alla scelta di un unico epi
vagues, manquent en général d’individualité.» La necessità, da parte
delle
scene francesi, di dover rivaleggiare con il sist
i pubblico che esso scaturiva, spingeva gli autori francesi a trovare
delle
soluzioni a metà strada tra i due modelli, pur re
sofferma più diffusamente sull’opera in Vita letteraria ossia analisi
delle
opere di Francesco S. Salfi, fornendone un piano
el Conciliatore. Le idee promosse trovavano terreno fertile nel clima
delle
scene parigine del tempo che abbiamo precedenteme
teatro giacobino, avevano visto la luce. Avendo intuito, sulla scorta
delle
trattazioni e delle messe in scena che venivano d
evano visto la luce. Avendo intuito, sulla scorta delle trattazioni e
delle
messe in scena che venivano d’Oltralpe, il potere
divenuto Accademia dei Filodrammatici, associando alla messa in scena
delle
recite anche la preparazione didattica dei futuri
invece ai comici di professione, sui quali vigeva ancora la condanna
delle
autorità ecclesiastiche98. La struttura epistolar
rmometro, come al Salfi non mancasse la verve necessaria alla critica
delle
interpretazioni degli attori. Il fatto che non vi
universalmente valido, estraneo a riferimenti legati alla contingenza
delle
scene di allora. Si pensi alla significativa abol
a fondamentale per l’elaborazione del trattato. D’altronde, l’analisi
delle
singole performances, nella progettazione della s
chiamandosi alle critiche alfieriane sull’assenza di interpreti degni
delle
proprie tragedie. Per quanto riguarda gli insegna
attuazione del progetto era necessaria la collaborazione di esponenti
delle
arti imitative (pittura e scultura), che lasciass
ti delle arti imitative (pittura e scultura), che lasciassero traccia
delle
messe in scena e delle pose degli attori, seguend
(pittura e scultura), che lasciassero traccia delle messe in scena e
delle
pose degli attori, seguendo il modello dell’ateni
inoltre la creazione di giornali espressamente dedicati alla critica
delle
recite, in cui fare menzione degli attori che si
one degli attori che si fossero maggiormente segnalati e dei quadri e
delle
figure che avessero suscitato più effetto sul pub
voluzione dell’arte dell’attore, sarà la stessa che animerà l’incipit
delle
Réflexions sur Lekain et sur l’art théâtral a cur
, e in cui del passaggio della generazione di attori presa in esame e
delle
loro messe in scena non restano che tracce sbiadi
di imitare i propri simili. Viene sottolineato il carattere liturgico
delle
prime rappresentazioni, e viene individuata la tr
ime rappresentazioni, e viene individuata la tragedia come evoluzione
delle
feste in onore di Bacco. Salfi accenna dunque all
primi cenni di rinascita solo nei secoli XI e XII, con la diffusione
delle
prime recite all’improvviso. Un notevole impulso
come Lekain, la Clairon, Garrick e Eckoff, che riceveranno il plauso
delle
platee di Francia, Inghilterra e Germania. In Ita
consapevolezza. È da qui che bisogna partire per risalire agli albori
delle
arti imitative che, differenziandosi nella scelta
tualità. Rintracciando le origini del linguaggio verbale sulle tracce
delle
riflessioni di Condillac, Salfi osserva come i pr
le mani. Il capitolo si chiude sulla proposta di Sulzer di elaborare
delle
categorie per il gesto, simili a quelle ideate pe
assioni secondarie. Vengono poi passati in rassegna i segni esteriori
delle
varie passioni. La prima presa in esame è la pigr
ima sede, viene analizzata la gelosia, la più sfuggente e proteiforme
delle
passioni. Capitolo VIII: Nel capitolo ottavo Sal
farsi, oltre che alla teoria sulle passioni, all’osservazione diretta
delle
stesse. Questo è reso possibile dalla contemplazi
o IX: Salfi, rifacendosi all’estetica di Batteux, afferma che oggetto
delle
belle arti è la bella natura. Nonostante tutto qu
a bellezza può essere giudicata in base a tre fattori, ossia: armonia
delle
parti, importanza del significato e efficacia dei
ie esposte nel Laocoonte di Lessing a proposito della classificazione
delle
arti in spaziali, ossia le arti figurative, che r
angendo il muro della finzione, assumevano gli atteggiamenti dei re e
delle
regine che interpretavano anche fuori dalla scena
olo XIV: Nel presente capitolo, Salfi tratta la questione del sistema
delle
parti. Dopo aver polemizzato contro quei sistemi
momenti finali del dramma. Sul finale, viene lasciato spazio al ruolo
delle
transizioni da una passione all’altra, che devono
particolare, prova generale. Nella prima fase avviene l’assegnazione
delle
parti, che dunque non vengono fissate aprioristic
nella sua interezza, in modo da poter atteggiare il corpo in funzione
delle
parole dell’interlocutore. Questo gli consentirà
tenere le arringhe in scena; — Poesia, affinché assuma consapevolezza
delle
tecniche di versificazione. Le cognizioni proprie
di illustrazioni che riproducano le scene e i gesti più significativi
delle
messe in scena; di grande vantaggio sarebbe inolt
nuto presso la Biblioteca Vittorio Emanuele III di Napoli, nel corpus
delle
Carte Salfi. L’indicazione del manoscritto è la s
agna — Scrittori teoretici di quest’arte. [Intro.1] Comune ufficio
delle
arti belle è la imitazione della natura; ma in ci
inario di coteste prime imitazioni. [Intro.5] Tale è stato l’oggetto
delle
antiche feste civili e religiose de’ popoli, dell
è stato l’oggetto delle antiche feste civili e religiose de’ popoli,
delle
quali pur si conservano alcuni tratti nelle moder
imitanti la vittoria riportata sopra i Latini per opera di Filotide e
delle
altre schiave compagne. Gli stessi Romani pur fes
altre schiave compagne. Gli stessi Romani pur festeggiavano il ratto
delle
Sabine, proclamando Talasio. I misteri eleusini,
ogistica, e migliorata a tal segno, che formò la delizia ed il pregio
delle
genti più incivilite e più colte. Di fatti, la tr
gedia di molto avanzata e perfezionata rammentava tuttavia le memorie
delle
feste di Bacco, dalle quali ripeteva la origine.
teneva. La verità e la bellezza originale, che i monumenti superstiti
delle
arti loro tuttavia ci conservano, più che altro c
l segno perfezionata. Le attitudini, le figure, i gruppi maravigliosi
delle
statue greche, sono per noi gli argomenti più lum
rdinario gli effetti della teatrale declamazione. La rappresentazione
delle
Eumenidi di Eschilo operò sì fattamente nell’anim
al tuono della declamazione, al canto o alle note di questa, all’uso
delle
maschere, alla divisione ed esecuzione sincrona d
ie e di distruzione non rimase altro dell’antico che qualche vestigio
delle
farse atellane e l’uso di qualche maschera, che l
particolarmente sono le più tarde a rialzarsi e rimettersi a livello
delle
altre. Si era intanto migliorato il genere delle
rimettersi a livello delle altre. Si era intanto migliorato il genere
delle
farse, e queste diedero luogo ad un genere di mas
o non ci offre che sacre rappresentazioni della passione di Cristo, e
delle
vite de’ martiri e degli anacoreti; e spesso si v
on l’argomento di ciascuna scena da improvvisare, giovandosi alquanto
delle
buone commedie conosciute a’ suoi tempi. Si erano
provato gli effetti reali dell’arte loro, e quali che siano i difetti
delle
persone, o della scuola, o della nazione, o del t
i spettatori. Niuno più di lui ha fatto sentire la forza e il terrore
delle
tragedie di Shakespeare; e gli onori che l’Inghil
ituazione. La tragedia francese, se alcuna volta non tocca il sublime
delle
inglesi, non mai scende sì basso, e sempre si tie
la buona declamazione francese, ella è rimasta al disotto del livello
delle
altre. Non è per questo che su’ teatri d’Italia n
in questo genere ha particolarmente favorito gl’italiani, a paragone
delle
altre nazioni, avendo loro dato voce armonica e m
gli italiani, e quello che tutta volta le manca, per porsi al livello
delle
altre nazioni in questa linea. [Intro.20] Ma ciò
di un’arte, che, rinata fra noi, è pur rimasta stazionaria, a fronte
delle
altre nazioni, che l’hanno imparata da noi, e più
o della natura conviene cercare l’origine, gli elementi, il principîo
delle
lingue, della eloquenza, d’ogni bell’arte, riguar
’espressioni più vive e più vere della natura parlante, e sul modello
delle
originali o scarse o inesatte, moltiplicarne e mi
ello delle originali o scarse o inesatte, moltiplicarne e migliorarne
delle
altre artificiali, che rendono quasi la natura pi
i, dividendosi e suddividendosi di più in più i mezzi e gli stromenti
delle
arti più o meno composte, si divisero e suddivise
ata dalle altre germane, e tentar sola ciò che, senza la cooperazione
delle
altre, non osava prima eseguire. [1.9] In questa
e specie da questi generi traggono l’origine e lo sviluppo. L’oggetto
delle
belle arti in generale è dunque l’espressione gen
se declama l’oratore e il poeta, sia che legga o che reciti le cose,
delle
quali sia pure egli od altri l’autore, l’attore t
lare fosse il vocale, non si scompagna del tutto pur mai dal concorso
delle
altre parti visibili della persona parlante, le q
a stessa cosa. Quest’arte che alla nuda parola o a’ meri segni vocali
delle
idee e degli effetti aggiunge il tuono, la figura
n la voce, con la fisonomia e col gesto più accomodato al significato
delle
parole ch’esprime. Essa può distinguersi in due p
uo accento proprio, che pur concorre a formare l’indole e la bellezza
delle
parole e della lingua, il solo che usurpa per ecc
sottilmente hanno lo stesso acuto in più ancor distinto, parendo loro
delle
stesse sillabe accentate l’una più spiccata, e l’
ifferenza della sede che tiene l’accento nelle parole. [2.11] Alcune
delle
lingue moderne, come la francese, hanno pure amme
re e distinguere la vera pronunciazione della lingua latina da quella
delle
moderne, se leggi così opposte ed inconciliabili
cere ed imitare l’indole nativa d’una pronunciazione se non per mezzo
delle
sensazioni acustiche, e però dell’esempio e dell’
consiste nell’assegnare i suoni propri e genuini a qualunque elemento
delle
parole. Ma in una serie più o meno lunga di parol
arla ed a chi ascolta, furono regolate acconciamente secondo il senso
delle
parole. Per la qual cosa si distinsero da prima l
ica, perché nota e distingue la separazione e la dipendenza reciproca
delle
idee, de’ pensieri, de’ giudizi e de’ raziocini,
iardi, sostenuti e significanti che confermano ed accrescono il senso
delle
parole, ed agevolano l’intelligenza di chi le asc
lazioni si immaginarono e si eseguirono, che accrescendo l’importanza
delle
parole e delle sentenze, che si enunciavano, accr
ginarono e si eseguirono, che accrescendo l’importanza delle parole e
delle
sentenze, che si enunciavano, accrescevano a un t
uono generale del discorso, il secondo è quello de’ periodi, il terzo
delle
parole. Ogni discorso dee avere il suo tuono prop
della persona e del luogo ecc. L’importanza del subbietto, la dignità
delle
persone, lo spazio, a cui la voce si deve estende
, ma sempre al primo si riferisca. Così parimenti, modulando il tuono
delle
parole secondo il loro senso, per quanto tali mod
sto, per quanto acconciamente si diversifichi da quello de’ periodi e
delle
parole, dee sempre servirgli di appoggio e di reg
tuono sia falso e discorde; e questo sarà falso quante volte il tuono
delle
parole non armonizzi e consuoni con quello de’ pe
plice per regolare il tuono della pronunciazione. Così la convenienza
delle
circostanze vi dà il tuono del discorso, il gusto
il gusto dell’armonia quello de’ periodi, e la forza del senso quello
delle
parole. [2.20] Noi non abbiamo inteso di definire
tenzione di chi la riceve, e per conseguente il valore e l’importanza
delle
cose ch’espone. [2.21] E perché non si prenda equ
si, comunica un suono proprio e distinto alla pronunzia della lingua,
delle
sillabe, della parola, ed a ciascuno di tali suon
ne si modifica e si accorda siffattamente con l’indole degli accenti,
delle
pause e de’ tuoni, che anch’essa ne distingue, co
iplicarono e combinarono insieme i gesti, le attitudini e i movimenti
delle
persone, sicché non v’ha quasi parola, a cui il s
istintivi si appellano sono quelli che sotto l’azione di certe idee e
delle
parole corrispondenti non possono punto impedirsi
natura quel gesto che Vanni Fucci fece per dispregiare Iddio: Alfine
delle
sue parole il ladro Le mani alzò con ambedue le f
li Dio, ch’a te le squadro. [3.13] Tali erano per l’ordinario molte
delle
cifre e segni pittagorici che hanno perduto per n
mo, venne distinta in più specie, secondo la differenza di subbietti,
delle
circostanze, delle persone e delle passioni, alle
in più specie, secondo la differenza di subbietti, delle circostanze,
delle
persone e delle passioni, alle quali doveva parti
econdo la differenza di subbietti, delle circostanze, delle persone e
delle
passioni, alle quali doveva particolarmente servi
narci a giustificarlo, specialmente in Italia, la quale, al confronto
delle
altre nazioni, avrebbe delle ragioni peculiari pe
lmente in Italia, la quale, al confronto delle altre nazioni, avrebbe
delle
ragioni peculiari per trarne gloria e vantaggio.
uel ritmo che più le convengono, e che sono più adattati alle qualità
delle
persone che debbono recitarla, e quindi al genere
ui serve. [4.5] Per la qualcosa siccome il periodo secondo la natura
delle
parole e del senso dee pronunciarsi, i versi debb
mar vedraimi insieme. [4.9] Di questi tre versi la pausa è maggiore
delle
precedenti che abbiamo osservato, ma la prima è a
ordinariamente adattato queste maniere di suono e di ritmo all’indole
delle
sentenze e delle circostanze, sicché non pur armo
attato queste maniere di suono e di ritmo all’indole delle sentenze e
delle
circostanze, sicché non pur armoniche ed aggradev
azione degli accenti, o dal suono proprio o dallo scontro artificiale
delle
parole, per cui il suono comune che ne risulta, n
, che spesso dalla forza e qualità del suono, piucché dal significato
delle
parole, si esprime l’oggetto che si vuol signific
atezza e dal loro languore; e così il ritmo del verso col significato
delle
parole ti par che gareggi. Io credo oppor tuno qu
accomodando mai sempre i suoni ed i ritmi alla varietà ed all’indole
delle
sentenze, che esprimeva, di modo che con l’eviden
quanto più si studierà di servire, pronunciando, al senso del verso e
delle
parole, alla cui forza ha pur servito il poeta ad
istruire, faceva ed armonizzava i suoi versi sull’impronta originale
delle
sue passioni, che li modificava e torniva; e per
alterandosi e sviluppandosi ognor più secondo la specie e lo sviluppo
delle
passioni, che lo spingeva, prese di mano in mano
e questo modifica non pur ciascuna parola, ma l’andamento successivo
delle
parole, delle frasi, del periodo, che più o meno
fica non pur ciascuna parola, ma l’andamento successivo delle parole,
delle
frasi, del periodo, che più o meno rapidamente, o
per salti si pronunciano, secondoché dall’indole e dalla successione
delle
idee e de’ sentimenti ch’esprimono, ricevono l’im
o il portamento della voce nella pronunciazione successiva e continua
delle
parole. Né regola migliore e più certa possiamo t
ito fuorché quella che ci offre il moto che notiamo nella successione
delle
idee e de’ sentimenti che la passione sviluppa e
tutto lo stesso. Quindi è che secondo certi caratteri più distintivi
delle
passioni, si può ancora determinare la voce, che
non può non ricevere e come indirettamente dall’indole ed importanza
delle
sue idee, quel grado d’interesse, e per conseguen
a tempesta strepitosa dell’oceano, de’ fragori raddoppiati del tuono,
delle
devastazioni di un terremoto o della caduta di un
iare della culla d’un bambino, o la discesa d’un angelo. L’elevazione
delle
idee dà nobiltà all’espressione: e noi attendiamo
one determina la voce nel suono e nel tempo, e che tali modificazioni
delle
quali abbiamo accennate le più generali, essendo
parte, più o meno modificabile, diventano anch’essi effetti ed indizi
delle
idee e dei sentimenti, che ne sono cagione od occ
, al mento, lo stringer l’una e l’altra insieme, lo stendere o ritrar
delle
dita, l’uso dell’indice, ora assegnando ad un ogg
VI. Teoria natura ed uso dell’espressione — Carattere fondamentale
delle
espressioni imitative e cooperative — Loro confli
aturali dell’idea o sentimento, al quale si riferiscono; come effetti
delle
cagioni od occasioni che li producono e li promuo
mente meccanici seguono necessariamente ed immediatamente l’influenza
delle
loro cagioni, senza che la nostra volontà vi coop
più delicate e sentimentali. Per lo qual magistero lo stesso uso che
delle
parole fu fatto convertendole di proprie in impro
ano più o meno figuratamente e sensibilmente la qualità e l’andamento
delle
idee e delle affezioni a cui si rapportano. Quind
o figuratamente e sensibilmente la qualità e l’andamento delle idee e
delle
affezioni a cui si rapportano. Quindi l’ostinato
cento e con l’attitudine non indicare simultaneamente o il lampeggiar
delle
spade, o lo strepitar e l’urtar dei cavalli, o lo
prova la tenerezza che l’inspira la vista dei genitori, della sposa,
delle
sorelle, ma pur ti descrive e dipinge col gesto e
l fenomeno, che abbiamo sottoposto ad analisi, e più lo sviluppamento
delle
conseguenze, che la teorica e la pratica dell’art
tiamo quelle agitazioni e commozioni che sono gli effetti e gl’indizi
delle
sue passioni. Il suo primo stato è quello della q
a inferiorità alla presenza dell’altro. Tutto si rassidera: i muscoli
delle
ciglia, delle guance, della bocca si allentano e
alla presenza dell’altro. Tutto si rassidera: i muscoli delle ciglia,
delle
guance, della bocca si allentano e illanguidiscon
dono le membra disciolte, le giunture della spina dorsale, del collo,
delle
braccia, delle dita delle ginocchia diventano flo
disciolte, le giunture della spina dorsale, del collo, delle braccia,
delle
dita delle ginocchia diventano flosce e rilassate
le giunture della spina dorsale, del collo, delle braccia, delle dita
delle
ginocchia diventano flosce e rilassate. Le stesse
allastre, e da varie pieghe bruttamente alterate, affondati i muscoli
delle
mascelle. In mezzo all’occhio scintillante la pup
gradazioni, le variazioni, le maniere infinite ed infinitamente varie
delle
passioni di sopra allegate, e delle loro specie e
e infinite ed infinitamente varie delle passioni di sopra allegate, e
delle
loro specie e gradi. Chi potrebbe tutti notare i
stesso modo e con la stessa legge si esprimono; e quell’analisi, che
delle
precedenti abbiam fatta, e l’applicazione della s
o le seguenti riflessioni. Capitolo VIII. Osservazioni e studio
delle
passioni ne’ fenomeni della natura e nei monument
della natura e nei monumenti dell’arte. [8.1] L’analisi e la teoria
delle
passioni giova a determinarle e classificarle, es
esponendone l’origine, la filiazione e la convenienza degli effetti e
delle
cagioni, riducendo ad uno o a’ principî più sempl
enda. L’artista vi ricerca principalmente que’ modelli caratteristici
delle
passioni che non sono se non i fatti particolari
utilità e necessità di apprendere la espressione più sincera e reale
delle
passioni nel libro della natura, o togliere da qu
i sforzi dei lottatori, i gesti degli istrioni, i vezzi e le lusinghe
delle
femmine di mondo, per farsi istrutto di tutti i p
orre le sue commedie, e che per l’ordinario sacrificava all’interesse
delle
rappresentazione quello della composizione, si tr
e organica, e specialmente pel torno de’ loro articoli, per l’energia
delle
loro passioni, e per la finezza delle loro sensib
e’ loro articoli, per l’energia delle loro passioni, e per la finezza
delle
loro sensibilità hanno l’eloquenza della fisonomí
i modelli più sinceri, in cui può e dee studiarsi la vera espressione
delle
passioni. [8.9] E perché non si abusi di tale con
si modificano secondo le circostanze varianti de’ tempi, de’ paesi e
delle
persone, per cui in un tempo, in un paese, in cer
arebbe assurdo e ridicolo il ricercare negli eroi del nostro secolo e
delle
nazioni presenti le passioni e l’espressioni degl
te sentivano ed apertamente spiegavano. E per la stessa ragione vi ha
delle
nuove passioni ne’ personaggi moderni, le quali a
e dobbiamo principalmente osservarla, essa pur si fa largo a traverso
delle
opinioni predominanti e dei comuni riguardi, e tu
er raccoglierne quelle utili osservazioni, che all’intera espressione
delle
grandi passioni appartengono. [8.11] Per vie megl
interessante. Sotto questo rapporto lo spettacolo di questi monumenti
delle
belle arti si può riguardare, non solo come un ga
pittore, ma non può neppure egli adoprar tutti i contorni e i rilievi
delle
figure, che adopera lo statuario. Quindi l’uno e
iere moltissime osservazioni, che l’indole, lo sviluppo e gli effetti
delle
passioni riguardano. E così avvezzandoci a contem
i loro fini e le loro leggi particolari, e prescindendo dal concorso
delle
altre circostanze, che ordinariamente impediscono
imento di queste leggi e di questi fini, ossia l’intero sviluppamento
delle
forze e facoltà di questi esseri, che a tali gene
esso piacere. E limitandoci all’espressione patetica, che è l’oggetto
delle
arti imitative, e prescindendo dalla figura o dal
no, anzi debbono concorrere tre elementi indispensabili, armonia cioè
delle
parti, efficacia dei segni, importanza del signif
iare o nascondere la sconcezza dell’espressione. Noi veggiamo sovente
delle
donne vaghissime, che appena si movano o par lino
ajono più belle di alcune altre dello stesso genere, perché la specie
delle
une è più interessante della specie delle altre,
so genere, perché la specie delle une è più interessante della specie
delle
altre, per la differenza del loro significato, ch
ari e reali assai più belli ed interessanti. [10.2] Sia il confronto
delle
parti, che il bello naturale costituiscono, e per
o medesimo che preconcepisce. [10.9] In questa intrinseca differenza
delle
arti imitative sta la ragion vera, perché talvolt
a fra le nazioni ed i secoli il senso e l’idea del gusto, del bello e
delle
arti; ond’è che alla prima una seconda natura vie
appariscono tali? Se la Clairon non ha esagerato quel che ella notava
delle
sue scolare [11.4] Dubois e Raucourt, queste non
sono il soggetto dell’arte sua. Il perché bisogna esporsi all’azione
delle
grandi passioni, se si vuole maneggiarle ed imita
nuto sempre più alterando, e quasi addimesticando con l’incivilimento
delle
nazioni, che perdono di grandezza e di forza, qua
questo decoro. Omero, anche allora che più gli assoggetta all’imperio
delle
passioni più violente, e quasi gli adegua alla co
ron solea dire, che un attore dovrebbe essere educato su le ginocchia
delle
regine ; ed egli avrebbe detto ancor meglio delle
ato su le ginocchia delle regine ; ed egli avrebbe detto ancor meglio
delle
matrone romane, quando il lusso ed i vizi, non av
[13.1] Quello che abbiamo di sopra osservato intorno all’importanza
delle
qualità corporali e morali dell’attore tragico si
che volta l’attore ad elevar la voce, onde accomodarsi alla necessità
delle
circostanze, siccome Orazio avea notato in quei v
uoterci, atterrirci e riempirci l’animo de’ sentimenti più generosi e
delle
passioni più forti; dee l’attore, che di queste s
la conversazione ordinaria, dee prendere il carattere della persona e
delle
passioni a cui serve. Debbe esser perciò naturalm
città si chinasse, che presumesse tanto nella sua forza da atterrare
delle
case, che insomma intraprendesse cose che tutti r
l’ordinario la declamazione francese, siccome quella che prima e più
delle
altre ha conosciuta e sentita la natura e la nece
tte lo stesso difetto è stato pure osservato e conservato agli attori
delle
altre nazioni e di tutti i tempi, perché era l’ab
, relative alla condizione, al sesso, all’età ed altrettali accidenti
delle
persone che debbono rappresentare. La forma, l’at
iù o meno individui, e suddividere ancor questi, secondo l’importanza
delle
parti e l’attitudine degli attori. Ma qualunque s
nata nel miglior modo possibile la massima differenza dei caratteri e
delle
parti, niuno attore, per quanto si supponga abile
all’altra rappresentazione, non può cancellare nell’altro la memoria
delle
impressioni precedenti, che la presente più o men
re comico al tragico. Che se l’abilità dei commedianti e la necessità
delle
compagnie ha più o meno conservato ed ampliato co
un tempo il genere e le specie, a cui egli appartiene, onde l’accordo
delle
parti, l’unità del disegno e l’armonia del tutto
oni. [14.12] Forse l’Alfieri per ragione di questo difetto ordinario
delle
scene specialmente italiane, si determinò di sban
mente a far risaltare la principale. In tutti i monumenti più insigni
delle
belle arti si osserva questo accordo e questo dis
he rappresentano. Esse ambiscono di emulare l’importanza e la dignità
delle
prime parti; e quindi si appropriano un carattere
pirano, perché risalti e primeggi la principale. L’eccellenza adunque
delle
parti e del tutto sta nell’eccellenza del genere
la loro espressione conveniente. Quindi procedono i diversi caratteri
delle
persone, avendo ciascuna il suo proprio temperame
abbiamo di sopra distinto due generi massimi di caratteri speciali o
delle
parti, cioè fieri e teneri, così riescono innumer
e. [15.3] Questo carattere, ch’è personale e permanente, può soffrire
delle
alterazioni accidentali, secondo il con corso e l
ire delle alterazioni accidentali, secondo il con corso e l’influenza
delle
circostanze che lo modificano. La forza e l’azion
teressi, le passioni sono così differenti, che il carattere dominante
delle
persone non può non risentirsene, e prendere un’a
lumeggiare quella passione, che dovea corrispondere alla combinazione
delle
circostanze da lui immaginate. E qui propriamente
, e dalla coscienza de’ propri delitti; figlie in lui l’una e l’altra
delle
summentovate dissolutezze. Lo incitavano inoltre
enze e le frasi, dee l’espressione distinguersi secondo la differenza
delle
persone e delle passioni, a cui servono; e per co
dee l’espressione distinguersi secondo la differenza delle persone e
delle
passioni, a cui servono; e per conseguenza la ste
a ragione l’attrice Gaupin, perché esprimeva secondo il senso isolato
delle
parole, e quindi con troppa e sconvenevole tenere
ione, la quale per lo più non può misurarsi dalla sola significazione
delle
sentenze, delle frasi, delle parole, ma dal valor
er lo più non può misurarsi dalla sola significazione delle sentenze,
delle
frasi, delle parole, ma dal valor relativo delle
può misurarsi dalla sola significazione delle sentenze, delle frasi,
delle
parole, ma dal valor relativo delle circostanze,
ione delle sentenze, delle frasi, delle parole, ma dal valor relativo
delle
circostanze, e dal carattere delle persone, alle
elle parole, ma dal valor relativo delle circostanze, e dal carattere
delle
persone, alle quali si riferiscono. Le stesse par
primo atto, o finché duri l’espressione della favola, de’ caratteri,
delle
circostanze, che ne determinano lo stato e ne pre
rocede la passione, noi avremo i momenti più interessanti del tutto e
delle
sue parti, e, comparandole fra di loro, potremo a
e ombre con quella proporzione ed economia, che la verità e l’armonia
delle
parti e del tutto richieggono. Dee perciò prima d
tirne una ti par sentire tutte le altre, siccome può dirsi per lo più
delle
nuove arie melodrammatiche; e supponendo che l’in
debitamente esprimendoli. Il poeta non vi dà che il passaggio brusco
delle
idee e de’ sentimenti, che, malgrado l’indole con
l’espressione può variare al variar non solo degli interlocutori, ma
delle
loro relazioni. Stabilite queste necessarie disti
tenere co’ rispettivi interlocutori, variano costantemente al variar
delle
scene e delle persone. Ma diventano tanto più dif
spettivi interlocutori, variano costantemente al variar delle scene e
delle
persone. Ma diventano tanto più difficili quanto
che via via si spiegassero dal corso dell’azione e della combinazione
delle
circostanze. Altrimenti, stando troppo servilment
che da tergo, e rivolgersi intorno, siccome il pittore dispone il più
delle
volte le sue figure. Per la qual cosa lungi dal c
dovrebbero sempre tenersi in piedi, perché la condizione del luogo e
delle
persone non vietasse loro di sedere o durante tut
accennante, può e dee ancora accomodarsi alla condizione e relazione
delle
persone con le quali si interloquisce. Poco accen
a il dialogo sia naturale operoso e legato, le serie e l’associazione
delle
idee e delle sentenze non è costantemente e regol
sia naturale operoso e legato, le serie e l’associazione delle idee e
delle
sentenze non è costantemente e regolarmente segui
ne. Morte. Creonte. L’avrai. [17.16] L’interesse e la forza stessa
delle
dimande, delle risposte, del verso medesimo non t
onte. L’avrai. [17.16] L’interesse e la forza stessa delle dimande,
delle
risposte, del verso medesimo non t’invita e non t
i altri organi lascia come interdetti ed immobili. È questo l’effetto
delle
passioni straordinarie ed eccessive, sia per novi
eggia ecc. L’importanza di questi dipende dal numero e dalle funzioni
delle
persone, anziché dall’accidente straordinario che
i Nino a Semiramide alla vista dei grandi e del popolo. I quinti atti
delle
tragedie dell’Alfieri sono quasi tutti di questo
erimentato in se stesso cotesto fenomeno? E non si incontrano sovente
delle
persone, ed anche le meno capaci di grandi passio
tragiche sogliono racchiudere. L’Alfieri fra tutti i moderni ne offre
delle
maravigliose. Ancorché qualche volta il difetto d
conforme al carattere della persona, e quindi del paese, del tempo e
delle
condizioni, a cui la persona si riferisce. Sarebb
l’americano all’orientale, e viceversa. L’attore si troverebbe il più
delle
volte in aperta contraddizione con le sentenze ch
di monumenti teoretici e pratici di questo genere, è stata a paragone
delle
altre più restiva e più tarda a farne uso ne’ suo
se la menoma dissonanza ci spiace e raffredda, la maggiore consonanza
delle
parti c’interessa e diletta massimamente. Or qual
Ifigenia in Aulide, non può indifferentemente adoprarsi per la scena
delle
Trojane o del Filottete o di Ione. [20.11] Egli è
latitudine della scena che comprendeva più membri, e per l’uniformità
delle
situazioni e degli argomenti, in cui doveva di ne
zione di tutte le tragedie greche e romane. Ma l’indole ed il sistema
delle
tragedie moderne, essendo di gran lunga variato,
stintamente; e tanto più se fossero conosciuti i luoghi dove l’azione
delle
moderne tragedie fosse addivenuta. La scena del M
ne, perché da tutti egualmente si comprenda la natura del subbietto e
delle
persone, e quel che risulta di più considerevole
ffetto desiderato. Così verrebbe a definirsi la vera idea del tutto e
delle
sue parti, e quel che gli attori hanno di comune
ue, non possono essere accuratamente determinate, se non dalla natura
delle
idee e dei sentimenti che debbono svilupparsi e s
le producono e le giustificano, diciamo invece che i migliori teatri
delle
altre nazioni non soffrono tali scandali, dovrebb
rli orizzontalmente o perpendicolarmente tanto al finire o cominciare
delle
parole, quanto al di sopra o di sotto, assegnando
tune dell’abito con gli slanci della passione dominante ed inventarne
delle
nuove e significanti. I pittori non hanno trascur
per combinare ed eseguire tutto ciò che riguarda l’accordo, l’armonia
delle
parti e dell’espressione, specialmente riguardo a
sia nel corso del dialogo, e massime ne’ gruppi o nella disposizione
delle
figure che possono occorrere. [21.16] E perciò qu
nda degna di esporsi al pubblico. [21.17] Io non determino il numero
delle
prove. L’Alfieri ne voleva almeno dieci, e senza
consiste. S’egli si sente fortemente agitato, s’egli ha prima versato
delle
lagrime nello studio della sua parte, può probabi
l’osservazione che faceva il poeta e filosofo Euripide nella tragedia
delle
Supplici: Non può poeta o musico giammai Senza d
sentazione deriva dall’apparecchio specioso della scena, dalla novità
delle
decorazioni, e da altrettali circostanze estrinse
e si contenti, ch’è peggio, di tali speciose apparenze per applaudire
delle
rappresentazioni, altronde inette e ridicole. [2
li teatri fatti per l’obbrobrio degli artisti, che vi si espongono, e
delle
nazioni che li mantengono. [22.5] V’ha pure un a
del gusto e della ragione. E perché se tutte le arti imitatrici hanno
delle
pubbliche scuole che le professano e degli alunni
a vicenda a tutte le altre giovare? Sarà forse perché si reputa meno
delle
altre difficile, men dilettevole, men necessaria.
ietà e la forza. Questo dipende per l’ordinario o dalla natura stessa
delle
parole, o dalla loro artificiale combinazione. L’
punto si dovesse apprendere e praticare, finché la divisione politica
delle
sue provincie ne arresti e impedisca l’influenza
ifficile dell’espressione. [23.8] Quanto abbiamo osservato dei tuoni,
delle
modulazioni e delle consonanze dialogistiche, sar
sione. [23.8] Quanto abbiamo osservato dei tuoni, delle modulazioni e
delle
consonanze dialogistiche, sarà sempre meglio eseg
a quella varietà, la quale, servendo opportunamente all’indole varia
delle
circostanze e dei sensi, giova e concorre non poc
e, ma ancora per conoscere per distinguere e ben imitare il carattere
delle
passioni, dei vizi e delle virtù. Oltreché conosc
per distinguere e ben imitare il carattere delle passioni, dei vizi e
delle
virtù. Oltreché conoscendo abbastanza se stesso è
rità, che i doveri ed i diritti più importanti riguardano dell’uomo e
delle
città. [23.11] Quindi risultano le passioni ed i
conoscere la forza e la bellezza del dire, e quindi la natura e l’uso
delle
figure e dei tropi, diretti a manifestare e comun
one, gli vanno più a verso. Tanto più che sovente la tragedia ammette
delle
aringhe deliberative o giudiziarie, sia per discu
h’è peggio, si disprezzano. La drammatica degli attori sembra, il più
delle
volte, affatto diversa, per non dir contraria, da
ità della passione, alla facilità dello scioglimento, per cui, il più
delle
volte, le loro tragedie, o non sono ben declamate
si posporrebbe a quello della Fedra di Racine; e si cercano piuttosto
delle
passioni che strepitano e che svaporano, che di q
disciplina del celebre Moliere. Riccoboni e la moglie avevano ancora
delle
cognizioni superiori alla loro professione. I mig
la cura a chi può di verificarli. [23.18] Fornita che sia la persona
delle
precedenti cognizioni, più o meno necessarie a se
ponendo che esistano e debbano esistere, almeno nelle grandi capitali
delle
nazioni, un ordine delle persone più colte ed esp
bbano esistere, almeno nelle grandi capitali delle nazioni, un ordine
delle
persone più colte ed esperte, che sotto nome o di
di Università, o d’Istituto ecc. veglia su lo sviluppo ed i progressi
delle
scienze e delle arti, si potrebbero unire alla cl
d’Istituto ecc. veglia su lo sviluppo ed i progressi delle scienze e
delle
arti, si potrebbero unire alla classe delle belle
progressi delle scienze e delle arti, si potrebbero unire alla classe
delle
belle arti anche di quelli che s’intendessero del
importanza di tale stabilimento, in cui si leggessero in certi giorni
delle
memorie istruttive, non solo sopra de’ vizi comun
quegli accademici, che hanno la cura di tutto ciò che alla perfezione
delle
arti teatrali appartiene. [24.6] In questa manier
ato osservato, giudicato o notato, e quindi la vera storia imparziale
delle
rappresentazioni del dramma, dell’eccellenza degl
ale delle rappresentazioni del dramma, dell’eccellenza degli attori e
delle
impressioni che hanno più o meno fatte negli spet
egno, e la declamazione potrebbe fare quei progressi, che, a paragone
delle
altre arti sorelle, non ha fatto finora. [Erra
s, Aux amateurs de livres, 1989, cap. V, p. 99). Per un inquadramento
delle
teorie estetiche del periodo, si veda Elio Franzi
no le prime conoscenza, e perché sono portati tutti a provare piacere
delle
imitazioni» (Aristotele, Poetica, introduzione, t
o luogo dagli oggetti sensibili; poi da questi oggetti abbia estratto
delle
qualità sensibili, cioè legate all’esperienza dei
ibuiremo la prima invenzione dell’arte drammatica? Alla maggior parte
delle
nazioni. Essa s’ingegna di copiar gli uomini che
erni, cit., vol. I, p. 7). [commento_Intro.5] Sull’origine liturgica
delle
prime rappresentazioni teatrali, si veda quanto a
derni, cit., vol. I, p. 11). [commento_Intro.6] Per un inquadramento
delle
origini e sviluppi della pantomima nell’antichità
l’utilità. [commento_Intro.7] La tesi della tragedia come evoluzione
delle
feste in onore di Bacco veniva accolta anche dal
mmento_Intro.8] L’aneddoto narrato a proposito della rappresentazione
delle
Eumenidi di Eschilo veniva riportato anche da Nap
«Nerone stesso, secondo Svetonio, colla maschera finta a somiglianza
delle
femmine ch’egli amava, cantando rappresentò Carac
il titolo di maestro di Ila (ivi, vol. II, p. 239). Anche a proposito
delle
due fazioni che dividevano Roma nell’esprimere la
errari e Fratelli, MDLI, p. 3. La notizia che vorrebbe l’introduzione
delle
donne sulle scene contemporanea a Flaminio Scala
ell’arte attoriale nei circuiti professionistici, laddove l’orizzonte
delle
messe in scena private, e dunque del dilettantism
. 356. [commento_Intro.17] L’impostazione comparatista era alla base
delle
Réflexions historiques et critiques sur les diffe
llo spirito della nazione. Il comico attribuiva ad esempio la libertà
delle
scene inglesi al carattere del popolo d’Oltremani
laborazione tra i tre versanti dello spettacolo si possano realizzare
delle
messe in scena di pregio. Egli si sofferma sull’i
n-Nicolas Servandoni, detto D’Hannetaire (1718-1780), è invece autore
delle
Observations sur l’art du comédien (1776), che si
713-1803), furono attrici alla Comédie-Française. Entrambe lasciarono
delle
Memorie, pubblicate nel 1758, nelle quali agli an
lle quali agli aneddoti di vita personale e professionale si uniscono
delle
riflessioni sull’arte drammatica. Per un approfon
uenti le citazioni di drammi shakespeariani e i riferimenti all’idolo
delle
scene inglesi, David Garrick. Il testo porrà le b
l sottolinea insistentemente la sua diffidenza rispetto a un catalogo
delle
passioni, rivelando in questo una sensibilità pre
raim Lessing, Drammaturgia d’Amburgo, cit., pp. VII-LXIV. A proposito
delle
riflessioni di Johann Georg Sulzer (1720-1779), S
Era stato lui il primo a rivoluzionare l’approccio nella trattazione
delle
passioni, sottolineandone la natura propriamente
le manifestazioni esterne di questa considerate come il corrispettivo
delle
umane passioni. Così il tuonare del cielo era l’i
’intorno a cose inanimate sono fatte con trasporti del corpo umano, e
delle
sue parti, e degli umani sensi, e dell’umane pass
primo termine ci si riferisce alle percezioni o oggetti cui si legano
delle
idee; con il secondo si intendono i cris naturels
de la vérité. Egli dedica un ampio spazio alla questione del contagio
delle
passioni, che si verifica attraverso canali prett
trovare una vicinanza con l’attore, che fa partecipare lo spettatore
delle
stesse passioni del suo personaggio attraverso i
tout court, sottolineando ancora una volta come sia la natura fisica
delle
passioni a permettere il contagio, che avviene at
Nel Parere sulle tragedie, pubblicato nel 1789 nell’edizione parigina
delle
sue tragedie, a proposito del Filippo scriveva: «
he, cit., p. 86). Come spesso fa notare nelle riflessioni a proposito
delle
varie tragedie, è proprio il momento performativo
i movimenti possiedano, perché essi eguagliano quasi il numero stesso
delle
parole» (Marco Fabio Quintiliano, La formazione d
Drammaturgia d’Amburgo, alludendo in maniera evocativa al linguaggio
delle
mani elaborato dagli oratori antichi, e contrappo
del complesso di regole che essi avevano proscritto per il movimento
delle
mani; ma sappiamo di certo che avevano portato il
to delle mani; ma sappiamo di certo che avevano portato il linguaggio
delle
mani a un grado di perfezione quale i nostri orat
ella sua espressione, si potessero rintracciare tratti caratteristici
delle
singole nazionalità, ossia il coprirsi il capo de
lire dalle tracce alle origini, ma di valutare le origini in funzione
delle
tracce. In sintesi, la novità dell’oggetto di stu
sivo svincolarsi dalla situazione contingente, complice l’attivazione
delle
facoltà mnemoniche. [commento_3.15] Plinio, Stor
i esplicita la natura individualizzante del gesto, che muta al mutare
delle
passioni, della contingenza, del grado sociale, d
la versificazione per conferire alla prosa quella nobiltà ed eleganza
delle
quali ingiustamente si crede che essa sia priva.
nti si sarebbe rivelato inadatto a esprimere la graduale progressione
delle
passioni, causando al contrario stacchi bruschi e
rà una via di mezzo, per cui l’amata che in palco lo ascolta non rida
delle
sue espressioni, come fuori di natura il dialogo;
forma, una posizione e un suono convenienti, con una scelta rigorosa
delle
relative soluzioni verbali» (Marco Girolamo Vida,
he gli sembrava il più drammatico di tutti, e che ci fa ancor versare
delle
lacrime sopra le sventure di Francesca da Rimini,
ervato presso la Biblioteca Vittorio Emanuele III di Napoli, troviamo
delle
annotazioni di Salfi tratte da questa opera che v
gli si assegnava, era in grado di coprire da solo l’ampio repertorio
delle
passioni: «Or, les cris naturels introduisent néc
7-8, p. 354. [commento_5.15] La rilevanza del volto nell’espressione
delle
passioni era un luogo comune nella trattatistica
ng Archives Review», 2014, p. 139). Da qui anche la condanna dell’uso
delle
maschere durante i balletti pronunciata da Cahusa
a mimica, cit., p. 466). [commento_5.24] La sesta categoria è quella
delle
ciglia, a cui Le Brun aveva assegnato la preferen
oni semplici, movimenti composti di passioni composte. La trattazione
delle
passioni nella loro accezione fisica veniva trado
to al manifestarsi del sentimento. Egli accompagnava la pubblicazione
delle
sue conferenze di una serie di disegni in cui il
a inquadrato in una griglia. Aderendo alla classificazione cartesiana
delle
passioni e alla corrispondenza tra passione e azi
l volto, facendo risiedere il culmine dell’espressività nei movimenti
delle
sopracciglia, in quanto costituiscono la parte pi
i movimenti possiedano, perché essi eguagliano quasi il numero stesso
delle
parole. Infatti le altre parti del corpo aiutano
so in unità minimali simultanee, consente di esprimere la coesistenza
delle
passioni, cosa che la linearità alla base della s
aglia tra due passioni contrastanti. Facendosi strumento privilegiato
delle
emozioni, il gesto non può che soggiacere ai limi
ll’interno del secondo libro dell’opera, viene affrontato il soggetto
delle
passioni, e vengono così riprese le idee di piace
gioia, speranza / terrore, disperazione / fiducia, e la maggior parte
delle
passioni indirette (David Hume, Trattato sulla na
ione di Corsica. Le grandi carestie degli anni sessanta. La Lombardia
delle
riforme, Torino, Einaudi, 1987, pp.755-764. [com
, era arrivata fino a Hume, estromettendo il Desiderio dall’orizzonte
delle
passioni. Ne Les passions de l’âme esso veniva in
di attività dell’anima, che sola ci rende effettivamente consapevoli
delle
nostre forze, laddove nel primo caso non facciamo
à di simultaneità di cooperazione e imitazione, inserendosi nel solco
delle
riflessioni engeliane, che contemplavano la coesi
pressione e rappresentazione. Questo si verifica perché il succedersi
delle
passioni è talmente rapido che alcuni organi reag
Salfi fa propria la visione prospettata ha Hume, che affronta il tema
delle
passioni nel Trattato sulla natura umana (1738) e
one, che risente sempre della persistenza della passione precedente o
delle
prime tracce della passione che le succederà [co
mica che ha a che fare esclusivamente con le manifestazioni esteriori
delle
passioni, non deve in generale seguire troppo da
rogressione simile era già prospettata da Francesco Soave all’interno
delle
Istituzioni di Logica e Metafisica, dove veniva s
cap. II, p. 3). L’introduzione della pigrizia all’interno del sistema
delle
passioni si caratterizza come un’innovazione risp
indietro, che segue la transitorietà dei pensieri e la provvisorietà
delle
decisioni prese. Ha dunque un impatto particolarm
Inferno, cit., canto II, vv. 37-39, p. 53. [commento_7.13] L’autore
delle
Lettere sulla mimica forniva come esempio la cond
inazione verso il basso veniva ravvisata anche da Le Brun a proposito
delle
sopracciglia e dei lati della bocca: «Cet abaisse
osta emerge anche il languore e l’impallidirsi del volto. A proposito
delle
manifestazioni di tristezza presso la Fedra racin
voce spezzata e confusa mista di gemiti e brontolii, frequenti colpi
delle
mani, un pestar la terra coi piedi, mentre dal co
XXXIII, vv. 73-78, pp. 991-992. [commento_7.34] La passione che più
delle
altre assume forme di gradazione differenti è la
progetto di catalogazione costituisce un leitmotiv anche all’interno
delle
Lettere sulla mimica di Engel. Nella lettera XLII
bilmente auspicherebbe da parte sua a una trattazione più dettagliata
delle
espressioni corrispondenti alle sfumature passion
ossibile determinare le differenze proprie della maniera di procedere
delle
idee, che io ho indicato solo in generale, come p
orbone e ispettore al Teatro San Carlo. In questi termini Salfi parla
delle
sue messe in scena all’interno del Saggio storico
one da lui prestata alla gestualità degli attori e alla concertazione
delle
scene, che si sviluppavano su più piani simultane
più piani simultanei. Questo faceva di Domenico Barone un precursore
delle
tecniche utilizzate da Goldoni e Diderot, che inf
n l’imbattersi in espressioni che sono frutto della maggiore irruenza
delle
passioni e che pertanto possono darsi solo in que
Castiglione risultano bel lontani dalla spontaneità nell’espressione
delle
passioni ricercata da Salfi. A proposito si legga
ella Francesca da Rimini nell’esilio parigino. Il mancato adeguamento
delle
passioni portate in scena alla sensibilità di un
dunque una nuova via per il tragico italiano: «[…] l’Alfieri occupato
delle
pubbliche passioni, delle pubbliche calamità, deg
l tragico italiano: «[…] l’Alfieri occupato delle pubbliche passioni,
delle
pubbliche calamità, degli enormi misfatti, raro o
ato dietro una lunga fila di soggetti, non penetrando mai nella sfera
delle
passioni private, prima fra tutte l’amore, e non
it., p. 459). [commento_9.9] Salfi, nel suo eclettismo nella ripresa
delle
fonti, mostra talvolta delle contraddizioni. Egli
Salfi, nel suo eclettismo nella ripresa delle fonti, mostra talvolta
delle
contraddizioni. Egli riprende infatti da Lessing
eriva la critica che Salfi muove a François Riccoboni, che ha fissato
delle
regole per i gesti che sono generalmente valide p
creazione della verosimiglianza scenica. A proposito della posizione
delle
braccia ad esempio afferma: «Perché il movimento
corpi sulla scena. [commento_10.5] Salfi riprende la classificazione
delle
arti operata da Lessing all’interno del Laocoonte
n Mendelssohn, che la esponeva all’interno de I principî fondamentali
delle
Belle Arti (1757): «I segni tramite i quali un og
ssimilare ai geroglifici» (Moses Mendelssohn, I principî fondamentali
delle
Belle Arti, Palermo, Aesthetica, 1989, p. 35). [
lla del Riccoboni del Dell’arte rappresentativa, fondata sul rispetto
delle
bienséances. [commento_10.10] «ciò che mi mostri
156.) Il resto della citazione, assente dalla prima edizione a stampa
delle
Memorie, viene riportata in nota dalla traduttric
te morali (1827). [commento_11.8] Impossibile non rintracciare l’eco
delle
riflessioni esposte da Sainte-Albine, che faceva
zava nel ruolo di Aiace impazzito subito dopo la mancata assegnazione
delle
armi di Achille, oltrepassò il limite fino al pun
i del presente, in cui si auspicava la morte del tiranno e il trionfo
delle
libertà individuali. L’ossessione di Salfi per il
a particolare vocazione al tragico in virtù di anni di messe in scena
delle
tragedie alfieriane. Tra questi Antonio Morrocche
nel repertorio dei comici professionisti. Basta sfogliare gli elenchi
delle
opere messe in scena dalle compagnie privilegiate
i Eschilo e di Sofocle non erano meno oscuri ed incerti gli argomenti
delle
loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e delle per
d incerti gli argomenti delle loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e
delle
persone, da loro caratterizzati» (Francesco Saver
non deve scostarsi dalla natura; ma è ben anche vero che la grandezza
delle
azioni e l’altezza della nascita o del grado de’
rà una via di mezzo, per cui l’amata che in palco lo ascolta non rida
delle
sue espressioni, come fuori di natura il dialogo;
166. La seconda citazione è tratta da Antonio Eximeno, Dell’origine e
delle
regole della musica, In Roma, MDCCLXXIV, Nella St
quente di citazioni provenienti da Shakespeare testimonia la fluidità
delle
categorie di classicisti, che condannano l’infraz
fluidità delle categorie di classicisti, che condannano l’infrazione
delle
unità aristoteliche e la commistione di tragico e
elle unità aristoteliche e la commistione di tragico e comico propria
delle
opere del tragediografo, e romantici, che si proc
flessioni di ordine più concreto, che coinvolgono la gerarchia stessa
delle
compagnie e la divisione delle parti. Non dimenti
o, che coinvolgono la gerarchia stessa delle compagnie e la divisione
delle
parti. Non dimentichiamoci che il trattato Della
dal pubblico, ma un luogo senza gerarchie, dove anche le espressioni
delle
comparse risultano determinanti per la creazione
r la creazione di un prodotto di successo. [commento_14.4] La scelta
delle
due macro categorie di parti fiere e parti tenere
tò in molti casi disorientante: «Nella fase di transizione dal teatro
delle
maschere a quello dei ruoli l’attore restò privo
l proprio bagaglio di riferimento svanito e irrecuperabile: il teatro
delle
maschere stava perdendo la sua identità, il teatr
lo e persino gli attori credono che il primo arrivato sia all’altezza
delle
parti di confidente. Lungi da me tale idea, il ru
o governatori, principi, ministri, generali, ambasciatori, comandanti
delle
guardie o favoriti, sono i depositari di tutti i
292-293). Capitolo XV [commento_15.2] Sulla natura individuale
delle
passioni, che prendono forme differenti a seconda
sivo, era la parola d’ordine dei romantici, che vedevano nel rispetto
delle
unità un appiattimento del personaggio. A questo
di teoria estetica chiamata Elements of Criticism (1762), che risente
delle
riflessioni humiane risente. Salfi ne aveva preso
ome, al contrario, un contrasto di disposizioni ostacola il passaggio
delle
passioni» (ivi, p. 683, par. 343). Oltre alle dif
troupe, guidati dal capo-comico Orazio, sono rappresentati nel corso
delle
prove per la messa in scena de Il padre rivale de
elo all’attenzione manifestata nel Della declamazione per lo sviluppo
delle
passioni. [commento_17.13] Siamo ormai lontani d
oppia declinazione di tableau comble e tableau stase, tra espressione
delle
passioni e espressione delle condizioni. Per le d
comble e tableau stase, tra espressione delle passioni e espressione
delle
condizioni. Per le due nozioni si veda Pierre Fra
ella dedica Al signor conte Luigi Porro Lambertenghi della traduzione
delle
Lettere di Engel da parte del Rasori. In essa si
ena alla quale anche il pubblico sta assistendo, e si fanno portatori
delle
reazioni che l’autore auspicava dalla sala. La co
parir di Samuele cadono rovesciate sull’Ara le immagini di Plutone, e
delle
Furie infernali, fuggono i seguaci di Tanatea, ed
de’ Monumenti antichi del Padre Montfaucon si possono vedere le forme
delle
toghe, e la maniera di portarle» (Antonio Conti,
si evitino tutti gli abiti e tutte le mode del tempo. La pettinatura
delle
Francesi, nel momento in cui scrivo, la massa di
al 1811 al 1816, vol. VIII, a cura di Luigi Fassò, Edizione Nazionale
delle
Opere, Firenze, Le Monnier, 1933, p. 371). [comm
li si cela un’idea estremamente democratica di teatro, che riecheggia
delle
proposte fatte in epoca giacobina, le quali auspi
tempo, seppure solitamente, per motivi di tempo e per scarso sviluppo
delle
facoltà mnemoniche (certo incoraggiato dalla pres
lfi assegnava agli spettacoli non soltanto la capacità di distrazione
delle
masse, ma soprattutto di istruzione contro le sup
visse a purgare le passioni, egli non diceva altro, che lo spettacolo
delle
passioni altrui servisse potentemente a corregger
azione ben presto si fece vivace e uno dei Normanni, invaghito di una
delle
nostre attrici, volle a ogni costo che tutti foss
ava un clima di sospetto da parte del potere monarchico nei confronti
delle
logge massoniche, culminato nella congiura ordita
izzazione che stava vivendo il teatro dell’epoca, con la costituzione
delle
prime cattedre di declamazione e la creazione del
n la costituzione delle prime cattedre di declamazione e la creazione
delle
prime compagnie privilegiate. Il progetto di aper
etti. Se nel genere comico l’uso del dialetto poteva giocare a favore
delle
rappresentazioni, questo non avveniva nel caso de
così grande o così comune che, in mancanza di una notevole sicurezza
delle
proprie intonazioni, si corre il rischio di appar
spettacolo, Milano, Bompiani, 1982, p. 97. 3. Per un approfondimento
delle
questioni metodologiche relative all’iconografia
eatrale si veda: Maria Ines Aliverti, Un breve decalogo per lo studio
delle
immagini teatrali, «Acting Archives Review», anno
. Olschki, 1990. 18. Ivi, p. 58. 19. Per un quadro storico-politico
delle
vicende si veda: Dal primo Settecento all’unità.
metro politico della Lombardia, cit., vol. 1, p. 311 36. A proposito
delle
analisi degli spettacoli messi in scena nella Cis
i, cit., p. 23. 84. Luigi Maria Greco, Vita letteraria ossia analisi
delle
opere di Francesco S. Salfi, cit., p. 23 85. 8 o
l’ambito di collegi religiosi (era stato educato dai padri Scolopi) e
delle
filodrammatiche. Il debutto nel professionismo av
nella di Lowood, se ben ricordo, in cui colla frase « ed anche i cani
delle
reggïe muteee van rispetttati (alzata massima di
e van rispetttati (alzata massima di tono, con immediato ruzzolamento
delle
parole che seguono) perchè portano sul collare un
così, dalla acuta interpretazione del testo e dalla fine cesellatura
delle
frasi e delle parole, rivelando al pubblico, coll
cuta interpretazione del testo e dalla fine cesellatura delle frasi e
delle
parole, rivelando al pubblico, colla maggior semp
rabil profitto nella virtù mantenendolo ad ognora sotto le vera norma
delle
buone dottrine de’Reverendi Padri Gesuiti ; e l’a
a posta avendo Religiosa nel Monasterio di Migliarino, disinamoratasi
delle
commedie, innamoratissima di così cari figli, dat
ei si scusasse con dire che gli è malsana, ditegli che li farete dare
delle
medicine soave, chè la guarirà, et se lei dicesse
con gli effetti in cose di sustanza la stima che tutta questa Casa fa
delle
sue intercessioni. Et le bacio le mani. Di Vostra
ma sfuggita all’esame de’ moderni per essersi perduta. A gloria però
delle
lettere vuolsi ne’ fasti scenici Inglesi registra
d Errico IV re di Francia, all’amor della musica congiunse la coltura
delle
lettere, ed oltre alle aringhe d’Isocrate, tradus
ne dovea esser fatta di una materia più dura. Questa materia più dura
delle
lagrime è forse una grazia naturale? Oltre a ciò
ar in tale argomento consiste singolarmente nell’essersi approfittato
delle
notizie istoriche di tal fatto, e nell’aver rendu
he accompagna lo spettacolo alle parole; e per questo merito, ad onta
delle
false espressioni accennate, si manifesta un espe
consistendo la sua grand’opera che in pagine 104 in picciolo ottavo,
delle
quali (sebbene protesti di voler fare un libro pi
bellezze dello stile, la copia, la vaghezza, la vivacità e la varietà
delle
immagini, formano le principali prerogative della
la poesia perchè trionfi del tempo. Tutte queste incoerenze, io dico,
delle
quali si compone il di lui bel Consiglio a un gio
tri de’ due Guglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove (per valermi
delle
parole di un elegante Spagnuolo) la lingua greca
dopo del Rowe e del Pope e del vescovo Warburton, è stato comentatore
delle
opere del Shakespear pubblicate in Londra in otto
no esercita la sua possanza su i re come su gli altri24. L’ intreccio
delle
sue favole (parla il medesimo Johnson) in general
pear; non è punto vero che sono quivi tutti ciechi adoratori non meno
delle
bruttezze che delle bellezze di lui. In compenso
ro che sono quivi tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze che
delle
bellezze di lui. In compenso però può oggi questo
ratura straniera e della nazionale. Ma chi bramasse distinta contezza
delle
madornali eresie letterarie del Sherlock, legga l
n tom. III. 18. Noi non ci perderemo in tessere partitamente analisi
delle
favole di questo maraviglioso Inglese, non volend
. Girolamo Carpi da Ferrara. Fece la spesa l’università degli scolari
delle
leggi. Domandiamo ora, che musica fu quella che
tate in coro dalle damigelle di qualche principessa, nell’impressione
delle
quali, se si avesse voluto conservare il nome del
ridicola lode? Le pastorali dunque non ebbero altra musica che quella
delle
tragedie, cioè de’ cori; e noi andando innanzi sp
Erasmo Marotta da Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. La futilità
delle
critiche si manifestò non meno colle difese che c
lauso generale che riscosse sì vago componimento, e colla moltitudine
delle
traduzioni che se ne fecero oltramonti. In Franci
ed altre versioni francesi riuscirono poco felici, sia per debolezza
delle
penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa fra
ono l’Aminta in Firenze per ordine del Granduca coll’ accompagnamento
delle
macchine e prospettive di Bernardo Buontalenti; l
ggetti silvestri come effetto della potenza d’amore. Ma quel sospirar
delle
piante, che potrebbe parer soverchio, con qual gr
zze d’ Amarilli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio. In occasione
delle
nozze di Carlo Emmanuele duca di Savoja con Cater
atista Guarini intitolata il Pastor fido; ma s’impresse nel 1590. Una
delle
più vive battaglie letterarie si accese per quest
resse che ne anima tutte le parti. Pochi son quelli che si sovvengono
delle
censure famose per altro di Giason di Nores, di F
tro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e di Nicola Villani, come altresì
delle
risposte che loro fecero, oltre all’istesso Guari
l Rapin, che misurava que’ pastori colla squadra de’ villani e caprai
delle
moderne campagne; senza avvertire, che nell’ipote
i parimente in questo genere la famosa Isabella Andreini Padovana una
delle
migliori attrici Italiane, che applicatasi alla p
n Lombardia142 una nuova Semiramide ma boschereccia, in cui si tratta
delle
di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrive
se dovuto cantarsi? Domando ancora, se a buona ragione la sola musica
delle
canzonette potesse bastare a far chiamare opere i
a far chiamare opere in musica le pastorali? L’istesso chiaro autore
delle
due Semiramidi compose un altro scenico componime
tta144, con novissima invenzione è un solo pastorello e dodici ninfe,
delle
quali quattro contrastano amorosamente ciascuna p
la signora Barbara Torelli, facendole fare insieme una scena in lode
delle
donne virtuose e in biasimo di chi non le riveris
el voler parlare di questo componimento, si è fatto motto nel tomo IV
delle
Vic. della Coltura delle Sic. pag. 313. 131. L’A
o componimento, si è fatto motto nel tomo IV delle Vic. della Coltura
delle
Sic. pag. 313. 131. L’Ab. Bettinelli errò ancora
i, e Don Garzia non vi fu Vicerè prima del 1565. V. il citato tomo IV
delle
Vic. della Coltura delle Sic. pag. 314. 132. I B
Vicerè prima del 1565. V. il citato tomo IV delle Vic. della Coltura
delle
Sic. pag. 314. 132. I Bibliomani avidi di siffat
i mano. Roma e Atene vorrebbero averne una pari. 137. Odasi ciò che
delle
due nostre pastorali più celebri disse il signor
o continente Americano, dalla quasi generale uniformità de’ costumi e
delle
fattezze e dal gran numero di picciole tribù tutt
prigionieri, il ritorno de i conquistatori in trionfo, ed il tormento
delle
vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rap
visacci da forsennati37. Seguiva il sacrifizio, si mangiava la carne
delle
vittime, beveasi con certo ordine e con brindisi
rindisi scambievoli, e si danzava cantando, e facendosi da ognuno uso
delle
proprie insegne, maschere ed invenzioni. E’ proba
e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici
delle
stravaganze delle passioni smoderate, non si conv
ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze
delle
passioni smoderate, non si convertissero col temp
ssioni smoderate, non si convertissero col tempo in dipinture comiche
delle
umane ridicolezze? Ci voleva un capitale di filos
i rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una
delle
quali era la nominata Raymi), assistendovi il mag
minare con oscenità il divertimento. Cresce finalmente la probabilità
delle
congetture sull’origine degli spettacoli del Perù
a alla giornata da tante cagioni fisiche e morali, la quale partecipa
delle
antiche origini nel tempo stesso che se ne allont
oggi si vede un teatro lodato per la grandezza e per la magnificenza
delle
decorazioni, nel quale si rappresentano le commed
non l’esperimenta alla giornata? Quanti esempj non ne porge la storia
delle
scoperte per l’avidità de’ particolari di trovare
er sovrastare all’immortale scopritore dichiarato Ammiraglio e Vicerè
delle
scoperte? Chi il maneggio e il livore mostrato da
ifesta le loro politiche e militari turbolenze, si temerà pel destino
delle
arti e delle scienze. Ma simili dubbj e timori gi
o politiche e militari turbolenze, si temerà pel destino delle arti e
delle
scienze. Ma simili dubbj e timori giusti nelle di
Angioini cogli Aragonesi, non impedirono l’avanzamento degli studj e
delle
arti, nè il favore e la munificenza di tanti prin
sa non vide spuntar altrettanta luce, stenterà a credere42 che dentro
delle
alpi gli studj teatrali nelle mani di molti cospi
nedite recitate in Napoli da me descritte nelle Vicende della Coltura
delle
Sicilie 45; come ancora le favole drammatiche all
gine Rex Borsius loquitur; ed in fatti egli seco stesso parla a lungo
delle
prodezze del Piccinino; indi sopraggiugne un sace
sene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una
delle
prime di argomento tratto dalla storia moderna na
gedia. Secondo ciò che ne scrive lo stesso Sulpizio nella dedicatoria
delle
sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Ria
i voci indicare che la tragedia tutta si fosse cantata, a somiglianza
delle
moderne opere in musica dal principio sino al fin
aronsi versi, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate
delle
Chiese, nelle cantilene riferite dal Mussato. E p
sato. E potevano allungarne la lista co’ versi cantati da’ Mori prima
delle
giostre, con i corei Messicani, colle musiche Per
ote. Carlo dedicò il componimento all’arcivescovo di Toledo e primate
delle
Spagne Pietro Mendoza, e l’intitolò tragicommedia
odato P. Affò essersi dovuta in Mantova formar la scena ad imitazione
delle
antiche, che figuravano a un tempo stesso più luo
rebbe all’atto IV, e non al rimanente. I sospiri d’Aristeo, i lamenti
delle
Driadi, il pianto d’Orfeo, cose che passano negli
per ogni banda, non si sono avveduti della via che mena all’inferno e
delle
apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco
ancora che molte cose dovettero cantarsene, spezialmente alcuni pezzi
delle
scene di Orfeo, e le canzoni de’ cori. Due altre
to ciò che quì si accenna si vegga il citato volume III della Coltura
delle
Sicil. p. 364 ecc. 47. Il Bettinelli si contenta
festivo, in cui si profondono molte ricchezze facendo uso del ballo,
delle
decorazioni, della musica e della poesia, compong
perdere la natura di dramma? faranno che possa cancellarsi dal numero
delle
poesie sceniche volgari del XV secolo? faranno ch
del Notturno, confessare spontaneamente (nel III volume della Coltura
delle
Sicilie pubblicato nel 1784) di essermi ingannato
viso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorelli (nel t. I pag. 259
delle
Rivoluz. del teatro music. Ital.) ed addusse l’ar
la sua Storia. 67. Il P. Bianchi nulla seppe di queste due edizioni,
delle
quali si parla nell’Eloq. Ital. del Fontanini, e
. Seguiva il sacrificio sontuoso, e poi si mangiava da tutti la carne
delle
vittime, si bevea con certo ordine e con brindisi
n brindisi scambievoli, e si danzava cantando, e facendo uso ciascuno
delle
proprie insegne, maschere, ed invenzioni. Un rito
e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici
delle
stravaganze delle passioni smoderate, poterono fa
ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze
delle
passioni smoderate, poterono facilmente convertir
sioni smoderate, poterono facilmente convertirsi in dipinture comiche
delle
umane ridicolezze. Ci voleva un capitale di filos
li rappresentazioni si faceano nelle sacre festività più solenni (una
delle
quali era la sopraccennata Raymi), e vi assisteva
istofane, e degl’inglesi. Cresce finalmente sempre più la probabilità
delle
nostre congetture sull’origine degli spettacoli d
tta alla giornata da tante cause fisiche e morali, la quale partecipa
delle
antiche origini nel tempo stesso che tanto da ess
CAPO II. Ritorno
delle
rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue mod
prii diritti. Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia
delle
parti: quindi vennero quelle fortezze e castella
lle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero,
delle
quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed alt
il guisa pervenne questo sovrano ad inspirar ne’ suoi sudditi l’amore
delle
scienzea. Alfredo intanto attese a rischiarare la
doveano abbellirle di tutte le loro grazie? E pure il corso naturale
delle
nazioni apportò rivoluzione sì vaga e sì mirabile
e accrebbero la propria prerogativa, ed il popolo spezzate gran parte
delle
sue catene diede allo stato cittadini utili e ind
Siciliani e Toscani. Lusingossi l’apologista Lampillas di partecipar
delle
glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbii
isse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile
delle
precedenti età, quando ad onta de’ divieti si vid
a sua pastorella, i quali entrarono a parlare degli affari politici e
delle
vedute de’ gabinetti dell’Europa, e la pastorella
, ove ognuno sceglievasi un’ Amica e la stabiliva sovrana dominatrice
delle
sue azioni e de’ suoi pensieri, e ne portava la d
els erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi,
delle
persone senza mestiereb Tornando al secolo XIII
mo, da’ quali seppe don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa origine
delle
Orazioni de’ ciechi. Fiorì però in tali paesi a q
steri fatti in Napoli nel tempo degli Angioini recammo nel III volume
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Or perchè qu
mpo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Or perchè quelli del XIII secolo debbono
o Magno , sotto il cui nome uscirono i libri Carolini contro il culto
delle
immagini. E crede il sig. Lampillas che in altro
il Tiraboschi, si attenda allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza
delle
ragioni, e non già alla purità della lingua, e al
pretendendo che la Spagna si governasse per alcuni secoli col codigo
delle
leggi gotiche compilate da Alarico sino dal 506.
ontenne leggi gotiche, com’egli dice, ma fu un breve estratto o sunto
delle
leggi del codice Teodosiano formato dal giurecons
el governo feodale, e le conseguenze della barbarie. I codici stessi
delle
leggi pubblicate dalle nazioni (dice il celebre
ati. Nella VII Partita per tutto il titolo 3 trattasi de los rieptos (
delle
disfide), e precisamente nella legge 4 si mostra
ochè ben dice un nostro dotto scrittore, non ostante il ritrovamento
delle
Pandette, ebbe il suo corso nell’Italia trastever
andette, ebbe il suo corso nell’Italia trasteverina per sino al 1183,
delle
quali cose vedasi il Conrigio, Lindebrogio, Monte
o. Pongasi poi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune
delle
leggi di que’ tempi, per ben giudicarne, se ne do
omane. Ma senza più ascoltiamo la decisione dell’autore dello Spirito
delle
Leggi, giudice troppo competente, intorno alle le
di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine
delle
leggi, sono piene di tinte rettoriche, vote di se
studiate bene nè punto nè poco. a. Vedasi l’introduzione al libro V
delle
Storie Fiorentine di Niccolò Macchiavelli, il qua
l renda abbastanza generale. b. Consultisi Montesquieu nello Spirito
delle
Leggi lib. XXVIII, c. 2. a. Vedi Muratori nel vo
superarsi a vicenda cantando e clamando e fort cridar sino a che una
delle
parti rimanesse vincitrice. In qualche altra chie
mente questa e la precedente chiamaronsi feste de’ fatui, dell’asino,
delle
calende, degl’Innocenti. a. Michele Nostradamus
ia d’Inghilterra. b. Si vegga il precitato Discorso nella collezione
delle
antiche poesie Inglesi. a. Muratori Rer. Italic.
p. 1205. b. Antiquit. Medii Ævi t. II. p. 849. a. Vedi il libro IV
delle
Antichità Romane dove parla del Coliseo. b. Ant
a depravazione dell’eloquenza poetica e oratoria nel seno della madre
delle
arti, ebbero finalmente la buona ventura di far t
sia de’ Greci e de’ Latini fu ricondotta trionfante dentro il recinto
delle
Alpi. Ogni genere poetico nel principio di questo
sue tragedie, Giunio Bruto, Marco Bruto, Cesare, e Druso. La condotta
delle
favole n’é sommamente giudiziosa; lo stile grande
e senza invenzione e senza interesse? E chi non preferirebbe la sorte
delle
tragedie di Shakespear a quelle del Gravina e del
requenti rappresentazioni si son fatte, e si fanno tuttavia in Italia
delle
tragedie del P. Ringhieri. Molte ne ha egli scrit
ani per la tragedia, che ha in quelli ultimi anni aumentato il numero
delle
nostre buone prefazioni. Si fa leggere con piacer
Rossana dell’anzinomato Magnocavallo. Dallo scrittore de’ primi anni
delle
romane Efemeridi e della Gazzetta Universale Fior
olle quali avea la sorte di divertire il gran Carlo III, oggi il Tito
delle
Spagne. Quello scrittore rappresentava con molta
iani, di contraffar la cantilena del maestro. Napoli si pregia ancora
delle
produzioni teatrali del dottissimo cattedratico e
conseguirlo é ricorso scaltramente al solito rifugio del maraviglioso
delle
macchine, trasformazioni, e incantesimi, o ha com
maggiore invenzione, più arte di teatro, più delicatezza nel maneggio
delle
passioni, più forza e nobiltà nelle dipinture de’
venzioni; ma quali? Molti critici hanno asserito che la maggior parte
delle
favole metastasiane viene dalle francesi, perché
tasiane viene dalle francesi, perché non seppero che la maggior parte
delle
francesi si trasse dalle italiane. Questo traffic
lezza di Sesto per tramar la ruina dell’imperatore; e l’ondeggiamento
delle
sue mire comunica al dramma un continuo patetico
io Sesto incomparabilmente più patetico é combattuto dalla conoscenza
delle
virtù eroiche di Tito, dall’amicizia da lui oltra
’eusse une âme si traîtresse! Augusto lo confonde mostrandosi inteso
delle
più minute disposizioni della congiura, e Cinna c
i poeti petrarchisti, dantisti, e pindarici, e i pettoruti ammiratori
delle
regole di Aristotile che mai non lessero; taccian
eatro e del nome italiano225, che per lui risuona sulla maggior parte
delle
scene europee bisognose della nostra musica. A Me
d’opere comiche, chiamate buffe, sono uscite in questo secolo, alcune
delle
quali si sono inserite nella biblioteca teatrale
a in Lucca nel 1765. Esse generalmente son da collocarsi nella classe
delle
farse. Hanno qualche tintura più propria della co
(secondo che afferma l’autor inglese del Parallelo della condizione e
delle
facoltà degli uomini) che la perfezione di sì bel
lairées».La critica, qualor avrà per suo principal fine l’avanzamento
delle
lettere, e il far argine al cattivo gusto e al to
cavillossi, villani e superbi, farà sempre l’obbrobrio e ’l flagello
delle
lettere, e lo scoraggiamento e l’avversione degli
Verona, sua patria, onorollo vivente di una Statua, monumento perenne
delle
di lui rare virtù». Ô vous, Français, nés tous p
esiderarsi che qualche dono e giudizioso letterato facesse qua scelta
delle
migliori traduzioni italiane dei più pregiati dra
ionato dall’imperador Federigo II, e nell’altro tomo ha dato un sunto
delle
leggi longobarde, esaminandone le maniere, i cost
donde poi é passato alle leggi normanne e sveve contenute nel volume
delle
constituzioni del regno, esaminandole non già iso
poétique: De penser ce qu’un autre a pu penser comme eux. La sfera
delle
belle idee in materia di belle arti e essendo mol
ilito Negli affetti di Padre e di marito. Per non nuotare nel vacuo
delle
idee, e dare in stravaganze, fa d’uopo leggere e
e quello bisogno fu il piacere. «Gli dei, dicea Platone, impietositi
delle
fatiche e delle pene inseparabili dall’umanità, f
o fu il piacere. «Gli dei, dicea Platone, impietositi delle fatiche e
delle
pene inseparabili dall’umanità, fecero all’uomo i
«il quale, come saviamente dice Anton Maria Salvini, sebbene imperito
delle
finezze delle arti, pure possiede in se il comune
e saviamente dice Anton Maria Salvini, sebbene imperito delle finezze
delle
arti, pure possiede in se il comune senno, e ’l d
sure dell’antica poesia greca, e con freddi raziocini». 226. «Una
delle
principali cagioni della loro superiorità in ques
sue vocali sono per lo più aperte e vigorose, cosa che rende il suono
delle
voci chiaro e pieno: é armonioso, musico, e poeti
a diversità de’ movimenti, alla vaghezza e vivacità dei vari colori e
delle
mezze tinte, e all’aggiustatezza delle modulazion
a e vivacità dei vari colori e delle mezze tinte, e all’aggiustatezza
delle
modulazioni: finalmente é pieghevole e accomodant
a musica, così in Italia ne’ tempi de’ romani, e dopo il risorgimento
delle
arti, lo é stata Napoli, che perciò a ragione vie
el dramma esso non fece mai; è sempre forestiero nell’azione e il più
delle
volte ad essa ripugnante. Finito un atto, saltano
sfinimento, un saltar disonesto che non dovrebbe mai aver l’applauso
delle
persone gentili, una monotonia perpetua di pochis
gli scrittori, degli tragicissimi effetti che operò in Atene il ballo
delle
Eumenidi, di ciò che operava l’arte di Pilade e d
si trovi congiunta con la grazia la forza della persona, la mollezza
delle
braccia con l’agilità de’ piedi, ed apparisca que
e una imitazione che, per via de’ movimenti musicali del corpo, si fa
delle
qualità e degli affetti dell’animo; ella ha da pa
unga poesia al Marmontel, in cui è la seguente descrizione appetitosa
delle
sue doti fisiche. Dopo di aver toccato dell’Itali
doti fisiche. Dopo di aver toccato dell’Italia, la terra degli eroi,
delle
grazie, della poesia, che produsse Cintia, Delia
re…, Hélas ! Je t’ai vû. Secondo il Grimm, dispregiatore per sistema
delle
commedie italiane, il chiasso fattosi attorno a C
azione, dacchè egli non seppe vedere in lei che de' bellissimi occhi,
delle
belle carni, e un magnifico petto accoppiati a un
tre 3000 all’anno, Létorière e Di Saint-Crix, ufficiali al Reggimento
delle
Guardie, e il Conte di La Marche, più tardi Princ
CAPO PRIMO. Ritorno
delle
rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue mod
oprj diritti. Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia
delle
parti: quindi vennero quelle fortezze e castella
lle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero,
delle
quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed alt
il guisa pervenne questo sovrano ad inspirar ne’ suoi sudditi l’amore
delle
scienze3. Alfredo intanto attese con pari ardore
bbellirle di tutte le loro grazie (Nota II)? E pure il corso naturale
delle
nazioni apportò rivoluzione sì vaga e sì mirabile
iani e Toscani. Lusingossi qualche apologista straniero di partecipar
delle
glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbj p
isse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile
delle
precedenti età, quando ad onta dei divieti si vid
mo, da’ quali seppe Don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa origine
delle
orazioni de’ ciechi. Fiorì però in tali paesi a q
steri fatti in Napoli nel tempo degli Angioini recammo nel III volume
delle
Vicende della Coltura delle Sicilie. Or perchè qu
mpo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende della Coltura
delle
Sicilie. Or perchè quelli del XIII secolo debbono
lo Magno, sotto il cui nome uscirono i libri Carolini contro il culto
delle
immagini. E crede il Sig. Lampillas che in altro
il Tiraboschi, si attende allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza
delle
ragioni, e non già alla purità della lingua e all
pretendendo che la Spagna si governasse per alcuni secoli col codigo
delle
leggi gotiche recopilate da Alarico sin dal 506.
ntenne leggi gotiche, com’ egli dice, ma fu un breve estratto o sunto
delle
leggi del codice Teodosiano formato dal giurecons
del governo feudale e le conseguenze della barbarie. I codici stessi
delle
leggi pubblicate dalle nazioni (dice il celebre G
ati. Nella VII Partita per tutto il titolo 3 trattasi de los rieptos (
delle
disfide), e precisamente nella legge 4 si mostra
dochè ben dice un nostro dotto scrittore, non ostante il ritrovamento
delle
Pandette, ebbe il suo corso nell’Italia trastever
andette, ebbe il suo corso nell’Italia trasteverina per sino al 1183,
delle
quali cose vedasi il Conrigio, il Lindebrogio, il
o. Pongasi poi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune
delle
leggi di que’ tempi, per ben giudicarne se ne dov
omane. Ma senza più ascoltiamo la decisione dell’autore dello Spirito
delle
leggi, giudice troppo competente, intorno alle le
di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine
delle
leggi, sono piene di tinte rettoriche, vuote di s
antecedentemente studiate bene. 5. Vedasi l’introduzione al V libro
delle
Storie Fiorentine di Niccolò Machiavelli, il qual
enda abbastanza generale. 6. Consultisi il Montesquieu nello Spirito
delle
leggi lib. XXVIII c. 2. 7. V. il Muratori nel vo
superarsi a vicenda, cantando e clamando e fort cridar fino a che una
delle
parti rimanesse vincitrice. In qualche altra chie
mente questa e la precedente chiamaronsi feste de’ fatui, dell’asino,
delle
calende, degl’ Innocenti. 14. V. il Discorso agg
els erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi,
delle
persone senza mestiere. 16. Mur. Rer. Ital. Scr
1205. 22. In Antiquit. Medii Ævi t. II, p. 849. 23. V. il libro IV
delle
Antichità Romane’ parlando del Coliseo. 24. Ant
si riferisce il restante; nell’opera non è la padrona ma la compagna
delle
altre due, anzi in tanto si dice buona, o cattiva
me all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscono l’una e l’altra
delle
anzidette qualità. Ma siccome la parte più essenz
l dramma musicale, il quale, siccome avviene a tutti gli altri lavori
delle
arti imitative, non ha tanto per oggetto il vero
ma che il perfezioni nel dipignerlo, aggiungendovi quella proporzione
delle
parti, e quella mistura de’ colori, ch’egli non h
discorso. S’io non m’inganno, la soluzione dipende dall’esame intimo
delle
relazioni, che corrono fra le due facoltà. [4] Il
e, e coll’accento naturale della voce quelle fibre intime, all’azione
delle
quali è, per così dire, attaccato il sentimento.
llocazione, la pronunzia, e il suono stesso de’ segni arbitrari, cioè
delle
parole l’immagine mentale da lui creata esprimano
hé quanto più la espressione poetica de’ motti s’avvicina alla natura
delle
cose, che si rappresentano, tanto più agevolmente
carattere distintivo della poesia se non in quanto è una conseguenza
delle
altre due: cosicché una istruzione scompagnata da
[6] Egli è vero che negli autori anche più celebri si trovano spesso
delle
sentenze morali, che paiono scompagnate dall’uno
inflessioni della favella ordinaria, onde si risvegliano le idee, che
delle
passioni furono principio: ora raccogliendo cotal
è che la poesia fatta per accoppiarsi colla musica, debbe rivestirsi
delle
qualità, che questa richiede, e rigettarne tutte
o debbe somministrare al compositore. Lasciando al tragico l’ampiezza
delle
parole, e il lento, ed artifizioso sviluppo degli
ono agitazione. Mal s’applicherebbe la più possente e la più energica
delle
arti d’imitazione ad un discorso freddo e insigni
poesia piace non meno quando istruisce che quando commuove; la prima
delle
quali cose può conseguirsi egualmente coi caratte
nquilla, nella quale eglino s’informano a vicenda dello stato attuale
delle
cose, con cui si espongono le circostanze, e si r
ltra situazione d’animo più veemente e concitata, dove i primi impeti
delle
passioni si spiegano, quando l’anima, ondeggiando
negli intervalli della voce ciò che tace il cantante. L’anima stanca
delle
sue incertezze si risolve finalmente, e abbraccia
a sfortunata Didone viene a ragguagliarla ch’Enea senza punto curarsi
delle
sue preghiere ha nel silenzio della notte ragunat
nata al mio avviso dal non aver penetrato abbastanza nella filosofia
delle
passioni, e dall’avere stabilito come regola gene
regola generale ciò che dovrebbe essere una eccezione soltanto. V’ha
delle
passioni che ammettono le sentenze riflesse, v’ha
schiavi, non può conseguirsi senza un intima cognizione degli uomini,
delle
loro proprietà, e debolezze, delle vicende della
un intima cognizione degli uomini, delle loro proprietà, e debolezze,
delle
vicende della fortuna, delle circostanze de’ temp
mini, delle loro proprietà, e debolezze, delle vicende della fortuna,
delle
circostanze de’ tempi, e de’ mezzi di prevalersen
spirito d’osservazione, e di sistema capace di rilevar la connessione
delle
cause coi loro eventi, e di risalire fino ai prin
se passioni dedur si potrebbe una teoria generale cavata dalla natura
delle
cose, che risparmierebbe molte critiche poco fond
a difficile, e delicata carriera del teatro. [25] Lo stesso dee dirsi
delle
comparazioni. Mi sembra egualmente ingiusto lo sb
mperio, non sa immaginare le cose anche più astratte se non rivestite
delle
proprietà che osserva negli oggetti sensibili. Qu
ad ogni tratto nella bocca de’ più idioti. Quindi l’origine eziandio
delle
similitudini egualmente naturali all’uomo, allorc
to è più scarso il linguaggio, e meno progressi v’ha fatto la coltura
delle
artie delle scienze. Leggansi le prime poesie di
rso il linguaggio, e meno progressi v’ha fatto la coltura delle artie
delle
scienze. Leggansi le prime poesie di tutte le naz
l linguaggio si stende, che le arti si moltiplicano, e che la coltura
delle
lettere vi si aumenta, lo stile delle figure e de
moltiplicano, e che la coltura delle lettere vi si aumenta, lo stile
delle
figure e de’ segni s’indebolisce, s’introduce l’u
dell’epica trasferito al teatro». Ma, se mal non m’appongo, in niuna
delle
anzidette cose è posta la natura del dramma in mu
, vale a dire, per una serie di fatti che accadono senza l’intervento
delle
leggi fisiche dell’universo per la mediazione imp
serie di scene disunite, e senz’alcun disegno. Glissi permette l’uso
delle
comparazioni e della stile lirico drammatica, ma
l dramma si deducono molte altre in particolare spettanti alla natura
delle
parti che lo compongono. Ma molte di esse sono st
he incanta. Di tali doti alcune si trovano mediocremente in Lucrezio,
delle
altre non apparisce neppur vestigio. Sì, lo dirò
arlar a un secolo di lucreziani. Il solo episodio d’Aristeo, e quello
delle
lodi della vita rusticana nelle Georgiche interes
issimo, questo è l’aria propriamente detta. Quinta: vi sono nell’aria
delle
particole o delle corde aere per ciascun suono co
’aria propriamente detta. Quinta: vi sono nell’aria delle particole o
delle
corde aere per ciascun suono come vi sono de’ glo
tura, scultura ed architettura. Essa gloriavasi allora de’ talenti, e
delle
invenzioni di varii celebri pittori e machinisti,
sse nelle prime città Italiane a gara accolto e coltivato? Non furono
delle
ultime a goderne Venezia, Bologna, Roma, Torino,
attro balli differenti il primo della Fama con sei cigni, il secondo
delle
Muse con Apollo, il terzo di nani e ciclopi, il q
ella poesia che sola può somministrare alla musica il vero linguaggio
delle
passioni, cominciò ben presto ad occupare l’ultim
dinando I prescelto ad inventare i componimenti musicali per le feste
delle
nozze della principessa Maria. In tale occasione
omenico Lupi, per due famose cantatrici, ad oggetto di decidersi qual
delle
due fosse la più eccellente per soavità di voce e
ostra Storia de’ Teatri del 1777 dall’erudito estensore di quel tempo
delle
Romane Efemeridi letterarie. Egli desiderava che
Egli desiderava che vi si fosse mentovata l’ inumana usanza, malgrado
delle
leggi introdotta, di mutilare i giovanetti cantor
io. I Persiani, secondo Pietro della Valle, se ne valsero per castigo
delle
deflorazioni. Gli Affricani poveri la convertiron
mana , e gli escluse affatto dal suo servigio , confinandoli ai bagni
delle
femmine di che è da vedersi Lorenzo Pignorio de
ar da Alessandro e da Cesare ne’ nostri teatri. Contenti gli antichi
delle
voci naturali de’ loro attori ancor nelle parti f
el tomo I, si servissero ne’ musicali trattenimenti dati nelle stanze
delle
imperatrici, non gli adoperarono mai nelle recite
la naturalità, ed oppressa la Sicilia ed alcune terre della Puglia e
delle
Calabrie, colla voce de’ loro laidi eunuchi Affri
a i primi dieci anni del secolo XVII i teatri italiani non risonarono
delle
note di siffatti cigni infelici che mercano a si
ndo assaporare e premiando esorbitantemente l’artificiale squisitezza
delle
voci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà di ta
e a i Tenori con tanto diletto ascoltati, le dolcissime naturali voci
delle
femmine fanno in iscena, senza che si violenti la
della Laguna e Margherita Costa, Erirreo ne nomina un’altra come una
delle
più eccellenti de’ tempi suoi, cioè Leonora Baron
iadria che incanta tutti ”a. Che se tanto può attendersi dallo studio
delle
donne, quali vantaggi maggiori ne presentano le v
Piselli Pesti erano un’altra spezie di farsa francese. Sembra che una
delle
più famose di esse sia stato l’Avvocato Patelin,
atta da Patelin, e la contesa dell’avvocato e del cliente che lì vale
delle
di lui istruzioni per non pagarlo. Da simili rapp
rina de’ Medici, che introdusse in Francia il gusto e la magnificenza
delle
feste e degli spettacoli, nel 1561 ne fé rapprese
persone di nome, tra’ quali due poeti Belleau e La-Peruse. Più azione
delle
tragedie hanno le commedie di Jodelle, e dipingon
enza. Donne violate, cortigiane, adultere, sono le persone principali
delle
sue favole. Le prime tenerezze di due innamorati,
a fronte dell’italiano! Inghilterra Non erano meno grossolani
delle
farse francesi gli spettacoli scenici dell’Inghil
moralità, le farse continuarono a rappresentarsi. Del re Eduardo VI,
delle
cui cognizioni Cardano fa grandi elogi, si dice,
Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio;
delle
commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisear
quel tempo ben connesso, e vi si osserva scrupulosamente le quantità
delle
sillabe in tutti i differenti metri che l’autore
hocquet. 167. M. d’Argentré Histoire de Bretagne presso gli Aneddoti
delle
Regine di Francia, tom. III. 168. Perroniana p.
gi Rossini, nella commedia in tre atti di Giacomo Bonfìo – L’imbrogio
delle
tre mugier – la quale per gli equivoci e i sali c
co di Venezia ch’egli vi fece quattordici stagioni di seguito, alcuna
delle
quali comprendeva autunno, carnevale e quaresima,
lle quali comprendeva autunno, carnevale e quaresima, con grave danno
delle
maggiori compagnie sulla Piazza, quali di Mascher
ra fama di Compagnia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova,
delle
Morbinose, delle Donne Gelose, del Campiello, del
nia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova, delle Morbinose,
delle
Donne Gelose, del Campiello, del Maldicente, del
onorata, della Bona Mugier, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon,
delle
Done de Casa Soa, delle Baruffe Chiozzote, del Mo
er, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon, delle Done de Casa Soa,
delle
Baruffe Chiozzote, del Molière, dei Quattro Ruste
entusiasmo ; il favore del pubblico finito. Accettò il Teatro Fedeli
delle
Zattere, ma anche là provò gli effetti tristissim
raphie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img091.jpg] Una
delle
grandi prerogative di Luigi Duse, non più accorda
veva patriarcalmente, come non si potrebbe dire, e nella più perfetta
delle
armonie. Nè si limitò il Duse alla Recitazione de
r solamente dall’accordo perfetto di quelle; e l’opera in musica, una
delle
più artifiziose congegnazioni dello spirito umano
izione languida, sconnessa, inverisimile, mostruosa, grottesca, degna
delle
male voci che le vengon date e della censura di c
a’ cantanti insorgono tutto dì mille pretensioni e dispute sul numero
delle
ariette, sull’altezza del cimiero, sulla lunghezz
ne che si conviene, quando le antiche repubbliche intendevano per via
delle
sceniche rappresentazioni di accendere il popolo
agno dalla curiosità e dall’ozio di pochi cittadini, non sanno il più
delle
volte ciò che fare si convenga, o atteso i mille
d be, Such is a single piece to history. E St. Evremond nel tomo III
delle
sue opere: «Une sottise chargée de musique, de da
l conoscenza de’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado
delle
bassezze ed oscenità, piaceranno in ogni tempo a
ima dell’ era Cristiana. Cinquanta e più commedie compose Aristofane,
delle
quali per la maggior parte, è perita ancor la mem
l’opposto, e l’effetto si ritarda; la qual cosa allude alle discordie
delle
città Greche, per le quali la guerra sussiste. I
a divina volontà. Vedendo poi le vivande preparate vuole la sua parte
delle
interiora. Ma Trigeo gli risponde lepidamente: T
se che le tollerava, e si appiglierà solo alle molte finezze comiche,
delle
quali la Pace abbonda, non meno che al buon senno
. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo
delle
donne Greche, e ordisce una congiura per ridurre
a e in ogni tempo; sbucciano bensì ben di rado gli Aristofani vindici
delle
pubbliche lagrime. Le Concionatrici (Εκκλεσιαζουσ
za la loro stravagante pretenzione di togliere agli uomini il governo
delle
pubbliche cose. Mostra in prima il poeta la loro
i virili, lasciano crescere la loro lanugine, e si appiccano al mento
delle
barbe posticce per presentarsi al Consiglio. Espo
segreto della propria casa. Le commedie sono la storia de’ costumi e
delle
maniere; e se Aristofane non ha commesso un error
ngato, e singolarmente riferisce la concione di certo giovanetto (una
delle
donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lo
anetto (una delle donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lodi
delle
donne ha dimostrato doversi dar loro il governo d
niente che subito manifestá la stranezza del progetto, nasce dall’uso
delle
donne. Le vecchie si bellettano, e stanno attende
ovani vogliono avvicinarsi alle fanciulle senza tracannare l’amarezza
delle
stagionate. La commedia termina con una gran cena
rali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue parodie. Una
delle
satire più vivací contro delle invénzioni tragich
o de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più vivací contro
delle
invénzioni tragiche contiene questa commedia, la
i agita una comica difesa di Euripide allora vivente contro le accuse
delle
donne satireggiate da questo tragico che in tal f
padrone. Osservate, o popoli, un silenzio religioso ora che il Coro
delle
Muse discesenel gabinetto del mio padrone gli stà
ver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia, e chi ne fa
delle
effemminate, uopo è che accomodi se stesso a que’
are Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico
delle
donne. Agatone se ne scusa; ed è forza che il sol
rlande per gli sagrifizii, dopo le di lui tragedie non vende la mettà
delle
corone che prima vendeva. Levasi appresso Mnesilo
to quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore
delle
donne. E quì il Comico spiega tutta l’amarezza de
questo colpo teatrale, è che l’azione si rappresenta nel terzo giorno
delle
Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello
Coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini degli eccessi
delle
donne. Atto IV. Mnesiloco aspettando in vano il g
che ripete i suoni e le parole; e seguita la scena della ripetizione
delle
parole. Ecco sen fugge con maraviglia della finta
tinuata ne’ due ultimi; ma il Comico contava certamente sulla varietà
delle
imitazioni e parodie, le quali, presso la posteri
à delle imitazioni e parodie, le quali, presso la posterità già sazia
delle
trasformazioni degli zanni scemano di pregio in r
to a fare a piedi il giro della palude. Si sente il molestissimo Coro
delle
Rane, le quali coll’ingrato gracidare Brecececex
fanno montar la stizza a Bacco. Questa scena molto corta, ed il Coro
delle
Rane, il quale secondo lo Scoliaste, neppure comp
a guastar l’ordine del canto, quattro volte tacendo; ne censura l’uso
delle
parole strane ignote agli spettatori. A quest’ult
, a qual genere appartiene la favola che io esamino? La maggior parte
delle
osservazioni di quell’erudito contro Aristofane s
anni dopo, ed il suo credito non iscemò punto per la rappresentazione
delle
Nuvole. Può ben dirsi però che in essa il Comico
to che il canto venga dalla parte deretana. Str. Il di dietro adunque
delle
zanzare è una tromba? Con simili inezie il poeta
co’ piedi toccasse la terra, perchè questa attrarrebbe a se l’umore
delle
sue cogitazioni , le quali non avrebbero forza di
azioni , le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione
delle
cose superiori. Non sembra che favelli un cerreta
ità col nome del buon Socrate, insegna che non vi sia altro nume fuor
delle
Nuvole, alle quali fa una preghiera con parole in
gnino mostrarsi a questo nuovo discepolo. Odesi qui il canto del Coro
delle
Nuvole accompagnato o preceduto dallo scoppio del
ofittavano di ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnificenza
delle
decorazioni. Questo canto è lavorato con forza e
lingua. Strepsiade promette di non più sacrificare, purchè col mezzo
delle
Nuvole diventi un esperto parlatore da potere agg
creditori. Le Nuvole gliel promettono ordinando che si dia in potere
delle
loro fantesche e si adatti ad obedirle. Socrate c
nto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca di una
delle
persone del Coro le proprie lodi, come si è vedut
lo stesso autore come un individuo di quel popolo. Tuttavolta il coro
delle
Nuvole si suppone composto di esseri immaginarii,
de’ suoi competitori e antepassati. Dice di esser questa la migliore
delle
sue favole, e spera che l’uditorio l’accolga beni
i due o tre volte la medesima favola. Io m’ingegno di comporne sempre
delle
nuove e spiritose con tal cura che l’una all’altr
Strep. Per me non v’ha cosa migliore del semisestario. Socr. Tu dici
delle
bestialità. Strep. O non è egli tetrametro il sem
re con semplicità, si burla del giuramento fatto per gli Dei, si vale
delle
follie apprese da Socrate, e lo discaccia. Ne sop
(ripiglia il debitore) ardisci domandare i tuoi denari, se nulla sai
delle
cose di sopra? Dammi almeno l’interesse (replica
itore, e s’impose a’ giudici che niun altro nome a quello dell’autore
delle
Nuvole si preponessea. Cartaud de la Vilade prete
degli uccelli contro gli Dei per consiglio di un uomo. Dalla lettura
delle
commedie antiche e dal sapere qual religione prof
ual religione professassero i popoli che le applaudivano, risulta una
delle
coutraddizioni delle nazioni. Atenne venerava Gio
assero i popoli che le applaudivano, risulta una delle coutraddizioni
delle
nazioni. Atenne venerava Giove e gli altri numi,
sori. Mostra egli a’ volatili come essi sieno stati i primi regnatori
delle
regioni abitate, e che sieno più degli Dei merite
motteggiano Spintaro, Essecestide, Clistene, Cleonimo come divoratore
delle
pubbliche sostanze, e Metone astronomo. Le Vespe
e cerca ad ogni patto di sprigionarsi per andare a giudicare. Il Coro
delle
Vespe ode le di lui querele, e si presta a soccor
il figliuolo accorre co’ suoi famigli. Filocleone implora il soccorso
delle
Vespe amiche. O giudici, o Vespe acutissime, vol
mpa di un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si dà il termine
delle
difese al reo, si esaminano i testimoni che produ
lone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo
delle
fave, colle quali si affermava o negava nelle del
popolo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole. Fa quel che fai ora
delle
tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, pu
popolo Ateniese . Atene però che doveva intendersi meglio del Nisieli
delle
qualità richieste ne’ suoi governatori, premiò l’
a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e
delle
Grazie, sa preparare un magnifico convito, e il C
ie sporta. Dice. Serva, portami i miei cestoni. Lam. Dammi del sale e
delle
cipolle. Dice. Dammi i miei manicheretti, che le
si; ma pressato dalle minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio
delle
ricchezze, e di trovarsi mal condotto sporco e pr
ura, stragiura, e al fine rivela il secreto di tenere in casa il nume
delle
ricchezze. Se ne maravigliano i Villani, e braman
ilosofi migliori non hanno insegnato di più investigando il principio
delle
società e dell’economia politica. Quali popoli fu
ai gli patirà. La vita del mendico che dipingete, consiste in mancare
delle
cose più necessarie: quella del povero in vivere
ccidenti a lui stesso avvenuti nell’andar la notte pel tempio rubando
delle
schiacchiate ecc. La casa di Cremilo si converte
iva e vestiva un giovine bisognoso, il quale per tali comodi malgrado
delle
di lei grinze la corteggiava; ma oggi che col fav
endo di prestare ogni servizio più vile, ed il servo lo manda a lavar
delle
budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremil
piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza
delle
invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la
lezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità
delle
allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fe
o di questo poeta agli ambasciadori Spartani e de’ soggetti ordinarii
delle
sue satire, ebbe a dire che «i di lui consigli er
e. a. Osserva l’eruditismo Daca Michele Vargas Macciucca nel tomo II
delle
Antiche Colonie venute in Napoli che terminando i
ropria poetica immaginazione. Scrisse il Carretto tre altre commedie,
delle
quali una s’intitolò i Sei Contenti; ma esse non
dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principii
delle
arti; ma quando queste già vanno altere di grandi
a talvolta un troppo rigoroso accordamento di consonanze alla maniera
delle
italiche canzoni liriche. La narrazione di Sofoni
lui discorsi, alla compassionevole contesa con Erminia, ed al quadro
delle
donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa,
asi nel teatro tragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari
delle
Ifigenie, delle Fedre, delle Medeea. La tradusse
ragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie,
delle
Fedre, delle Medeea. La tradusse in prosa con i c
n tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre,
delle
Medeea. La tradusse in prosa con i cori in versi
e ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole
delle
tre unità, debbono riconoscerla dalla Sofonisba d
hanno dall’Italia ricevuto quasi verun favore , e che la prima idea
delle
bellezze che essi hanno profuso sul teatro e ne’
facilmente prestati alla loro imitazione. Ma quanto alla prima idea
delle
bellezze teatrali , la storia contraddice all’ass
ia negarne un altro? Giovanni Rucellai autore del vaghissimo poemetto
delle
Api, cugino germano del pontefice Leone X, nato i
sostenuti e le passioni dipinte con verità. L’autore non perde veruna
delle
situazioni interessanti del grecò originale e toc
ciò che si vede sin dalla prima scena nella narrazione che fa Oreste
delle
proprie avventure incominciando dalla guerra di T
a de’ due amici meriterebbero di esser trascritti; ma ci contenteremo
delle
seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti l
era. simili riflessioni a noi sembra questa tragedia del Martelli una
delle
nostre più difettose, benchè il Gravina l’abbia n
ra di Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammazza i nipoti, e
delle
loro membra prepara al fratello le vivande scelle
ottimo fine della tragedia di purgar con piacevolezza lo sregolamento
delle
passioni per mezzo della compassione o del terror
ebbe lo stesso effetto in una città colta che ha assaporato il piacer
delle
lagrime del teatro, purchè se ne troncassero acco
III, quando Malecche esorta Sulmone alla pietà, e i lamenti del Coro
delle
donne dopo che Orbecche si è trafitta. Pietro Are
ersi la di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista
delle
spoglie di lui insanguinate, e quando si presenta
el duca, tale fu il concorso che non potè recitarsi. Questa frequenza
delle
rappresentazioni tragiche, questi applausi reiter
Italiani? Indicano ancora la languidezza e la noja perpetua a cagione
delle
greche imitazioni rimproverata ai componimenti tr
attro tragedie pubblicò Antonio Cavallerino modanese nel 1582 e 1583,
delle
quali parlano l’Allacci ed Apostolo Zeno nelle An
anti anni prima comparve un abbozzo di questa tragedia nella II parte
delle
Rime e Prose di Torquato Tasso raccolte per Aldo
i Torquato Tasso raccolte per Aldo il giovine nel 1582. Nell’edizione
delle
di lui opere fatta in Venezia da Stefano Monti ne
rattere tragico. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza
delle
regole di Aristotile, in quale aforismo di quel g
ico consista nella modificazione de’ costumi, e non già nella qualità
delle
passioni? Di più, che le grandi passioni umane ap
no feodale, e della cavalleria notabili appunto pel vigoroso fermento
delle
perturbazioni più robuste? Io non so come non ved
ri anche suoi compatriotti osservarono, cioè che l’epoca de i duelli,
delle
giostre, de’ beni della lancia, è appunto un ritr
izio ottimo per conseguire il fine della tragedia: una dipintura fina
delle
passioni: un piano regolare: un movimento nell’az
che empie, interessa, intenerisce, commuove ed eccita il bel piacere
delle
lagrime. Sono forse moltissime le tragedie più mo
ima l’eleganza, l’energia e la verità che campeggia nella descrizione
delle
notturne inquietudini dell’innamorata Alvida nel
Torrismondo. C’increscerebbe ne’ fatti precedenti il bosco e l’altro
delle
ninfe incantatrici che servono di base al cambio
o circostanziata della tempesta in bocca dell’angustiato Torrismondo;
delle
lungherie della scena terza del medesimo atto di
esto componimento; perchè presso i veri intelligenti la modificazione
delle
maniere esteriori ed alquanti nei di poca consegu
nque (dicasi un’ altra volta con pace del Linguet) il Torrismondo una
delle
produzioni italiane che diedero a’ Francesi le pr
o una delle produzioni italiane che diedero a’ Francesi le prime idee
delle
bellezze teatrali. Un’ altra buona tragedia itali
teatrali. Un’ altra buona tragedia italiana conobbe la Francia prima
delle
composizioni spagnuole, cioè il Tancredi di Feder
Nel rimanente si va dietro le orme di Seneca nel bellissimo atto III
delle
Troadi, ma col miglioramento che l’azione è una,
so della lunga via di fermarmi su ciascuna di esse. Ravviva la storia
delle
tragedie degli ultimi anni del secolo la Semirami
a siffatte nozze, e ne palesa i politici impulsi. All’opposizione poi
delle
leggi risponde: Quanto alle leggi, ogni dì nasco
poi che Imetra debba aver qualche secreto nel cuore contro al disegno
delle
sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne. Facc
ato che Pietro da Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esempi
delle
tragedie italiane, dopo di avere in alcune di ess
antovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore
delle
Poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocaj
te Pomponio Torelli col titolo di Merope, possiamo chiudere la storia
delle
tragedie italiane del Cinquecento. Fioriva in Par
entenze, l’eleganza dello stile e la vivace dipintura de’ caratteri e
delle
passioni, debbonsi prima di ogni altro al Torelli
la Traboccò nel suo sangue singhiozzando. Non ho addotti gli squarci
delle
situazioni somministrate dall’antico argomento, b
o sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione
delle
nozze, non venisse a combattere colla propria amb
creti importanti della favola, è un difetto comune alla maggior parte
delle
tragedie di quel tempo. Non ne vanno esenti le al
del Tasso e del Guarino, un poema drammatico che meritasse lo studio
delle
altre nazioni. Quanto è difficile entrare a sent
di chi si arroga l’autorità di giudice! Non hanno meritato lo studio
delle
altre nazioni i tanti argomenti nuovi degl’Italia
, i pensieri e gli affetti degl’interlocutori? Non meritano lo studio
delle
altre nazioni i drammatici Italiani del XVI secol
he fecero gl’Italiani un secolo e mezzo prima di Cornelio introduttor
delle
regole tra’ Francesi? Non pensò, ciò scrivendo, a
i s’inganna. Dessa è tale per l’azione grande che chiama l’attenzione
delle
intere nazioni, e non già di pochi privati, per
cese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole
delle
tre unità, e che servì per ciò di modello alla ma
le delle tre unità, e che servì per ciò di modello alla maggior parte
delle
tragedie francesi che vennero dopo. Si verifica i
e Juvenel de Carlencas compilatore di un infelice Saggio sulla storia
delle
belle lettere, da cui fu il Torrismondo chiamato
ino, ed un’ altra a Cristofano Tasso, le quali trovansi nel volume IX
delle
di lui Opere, l’una alla p. 270, l’altra alla 145
ridusse nella forma presente, tanto per farvi maneggiare le mutazioni
delle
scene non di sopra del palco, ma di sotto di esso
do e spazioso piano che vi soggiace, quanto per agevolare l’apparenza
delle
macchine che il Bonavera inventava. La sua forma
ini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una
delle
più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggi
di Spagna cel seppe dire. Se ne trova per altro fatta menzione in una
delle
commedie di Francesco Roxas scrittore comico del
governava a troncar colla prudenza questa scenica rivalità, formando
delle
due compagnie un sol corpo, una sola cassa, un in
de’ Mori e degli Spagnuoli sotto il re Rodrigo che decise del dominio
delle
Spagne, o le guerre plus-quam civilia e la battag
Vicente nel suo famoso prologo! Pareva a lui una bagattella decidere
delle
rappresentazioni de’ due teatri a colpi di pugni?
i? Era bagattella quel che soggiugne senza avvertire alle conseguenze
delle
sue parole? Vediamolo passando al V Saben «che la
ava per nulla il venire alle mani); ed il più bello è che dell’unione
delle
casse deliberata dal Governo mostra che fu la cau
isuguale il guadagno, e cagionava intrighi e maneggi nella formazione
delle
Compagnie de’ commedianti. Chi crederebbe che ciò
iscordia in una capitale della monarchia ed influiva nella formazione
delle
compagnie, si contava per nulla dal ragionatore V
te de la Huerta? Confessa in oltre che allora si unirono gl’interessi
delle
due compagnie, e si fece una cassa sola; ma sosti
e un monte e una cassa sola e cambiare annualmente a vicenda il luogo
delle
rappresentazioni, ed avere tal volta un solo capo
a cicalata de’ saben si riduce a negare rotondamente il fatto notorio
delle
popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ te
ala intesa libertà la testudine de los sombreros gachos e il presidio
delle
grida e fischiate, nè i recessi e l’oscurità de c
on, di capa y espada ed heroicas. È forse questa una scelta ragionata
delle
migliori, siccome ognuno attendeva dopo tanti ann
in mano si sparse di per tutto, e si rese celebre per la magnificenza
delle
decorazioni, per la delicatezza delle voci, per l
ese celebre per la magnificenza delle decorazioni, per la delicatezza
delle
voci, per l’armonia de’ concerti, e per le belle
La bella poesia che somministra alla buona musica il vero linguaggio
delle
passioni, col quale parlasi nel medesimo tempo al
ganza intempestiva. Dall’altra parte gl’istrioni recitanti, per mezzo
delle
soprannomate maschere aveano tirato ne’ pubblici
ito della novità, cominciarono a ristuccare; e perciò al primo furore
delle
rappresentazioni musicali si videro pressoché int
he diede norma e regole all’Accademia Reale di Londra e all’Accademia
delle
Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal p
ero al certo nelle materie filosofiche l’Italia, sempre madre feconda
delle
scienze e delle belle arti, e non si darebbero a
le materie filosofiche l’Italia, sempre madre feconda delle scienze e
delle
belle arti, e non si darebbero a credere che il l
ppiamo adesso, si sapeva tremil’anni fa, e ch’é della Filosofia, come
delle
mode, che non sono mode, perché comincino a usare
di nuove nozze, ed alla quale per solito annodavasi l’intrigo galante
delle
commedie nuove. Per un ruolo siffatto la Daria er
a pronunzia aperta e correttissima, qualità principale nel disimpegno
delle
parti brillanti e di servetta : ella doveva rimpi
cardo Castelvecchio, fu pubblicato in una gazzetta locale che ad onta
delle
mende di cui si potrebbe appuntare, la commedia n
erbo il più vivo ricordo. La Daria Cutini-Mancini, già da un po’ fuor
delle
scene, si presentò appunto colla Cameriera astuta
e quali rispondeva il coro. Esse accompagnavano la voce co’ movimenti
delle
mani che portavano vezzosamente verso il volto, e
ersonaggi dell’isola, la quale singolarmente consisteva nel movimento
delle
loro teste con tal forza che faceva dubitare agli
Da queste danze e scene recitate di Wateeoo non sono dissimili quelle
delle
isole degli Amici e le altre degli abitanti delle
no dissimili quelle delle isole degli Amici e le altre degli abitanti
delle
isole Caroline del Mar Pacifico del Nort. Nelle i
i dolcemente il petto con attitudini graziose rassomiglianti a quelle
delle
isole della Società. Si accelera poscia il tempo
la danzatrice più eccellente. Vuolsi ancora osservare che i naturali
delle
isole di Sandwich hanno una specie di maschera co
colare. Si vede adunque nelle surriferite farse e danze di Ulietea, e
delle
altre isole nominate quello spirito imitatore &am
dipinta in quella scena compariva bella insieme e naturale a cagione
delle
diverse tinte che davano risalto a tutte le parti
della soporifera pianta mandragora, che si addusse nella nostra opera
delle
Sicilie. Ecco in qual guisa vi si deridono le con
XII* Passo di Filemone seniore tradotto. Noi recammo nell’opera
delle
Sicilie uno squarcio del comico Filemone il maggi
in tre ordini tagliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena, nè
delle
colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane veru
l lapida verisimilmente appartenne ad Ansano1. [Errata] In fine
delle
riferite Aggiunte al Tomo I libro I uopo è soggiu
va rinomanza acquista questo poeta per l’elegantissima versione fatta
delle
sue poesie dal celebre p. Giuseppe Maria Pagnini
Capo VII, art. III, pag. 252, lin. 13, dopo le parole, de’ costumi e
delle
ragioni, si tolga la nota (1), e si aggiunga quan
muzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia. *. Vicende della colt.
delle
Sic. t. 1 pag. 138. 1. Speriamo che nuova luce s
endo coi passi figurati de’ piedi, coi vari atteggiamenti del corpo e
delle
braccia, e coi tratti animati della fisionomia tu
’amato cadavero in dodici parti, ed una ne manda in regalo a ciascuna
delle
dodici tribù per eccitarle con sì feroce eloquenz
lata de’ tuoni e del ritmo; che la forza di certe lingue massimamente
delle
orientali deriva dall’accennato principio: osserv
di render efficace quanto si può la pantomima (della quale sola e non
delle
altre spezie di ballo si farà discorso nel presen
orso nel presente capitolo) sarebbe quella d’applicarla all’esercizio
delle
passioni utili alla società, o ai motivi che inte
rarsi alla fatica, nelle campagne per implorare dai numi l’abbondanza
delle
raccolte, fra le mura domestiche per educare la g
ra commedia o tragedia rappresentata da capo a fine senza il soccorso
delle
parole e col solo aiuto dell’azione non fu conosc
ommedia con ogni altro spettacolo drammatico più giudizioso. La prima
delle
accennate osservazioni è diretta a far vedere di
revenir il sofisma di coloro che indicate vorrebbero nella imitazione
delle
belle arti tutte quante le particolari circostanz
sser chiara e distinta. Non basta che il danzatore faccia dei gesti e
delle
attitudini, bisogna che i gesti abbiano un senso
ddicono; il linguaggio della pantomima è non solo cattivo, ma al fine
delle
arti imitative perfettamente contrario. [11] Quin
, si vede che l’arte pantomimica è capace di teoria ragionata al paro
delle
altre facoltà, e che potrebbe acconciamente scriv
o come un intermezzo frapposto nel silenzio degli atti. [15] L’unione
delle
belle arti e il fratellevole combaciamento che ha
i che i Latini si videro astretti a sciogliere quella rigida alleanza
delle
tre arti distribuendo in diverse persone le molti
r uso talvolta di esso purché non si prenda come una vana ripetizione
delle
parole, o come una voglia indeterminata di ballar
i antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari riti o costumanze
delle
nazioni. Così seppero felicemente innestarlo i Fr
gato coll’azione, e quello dei piaceri nel palazzo d’Armida, e quello
delle
Baccanti nella Lavinia, e quello dei lottatori ne
’essenza inalterabile degli oggetti, così riguardando noi la bellezza
delle
arti sceniche non già nella modificazion passaggi
ognuno dei punti frapponendo dei lunghi intervalli alla continuazione
delle
sue pruove, perché dovremo pensare altrimenti di
dal principio sino alla fine, e persino ignota fu a loro la divisione
delle
tragedie in iscene oin atti, nomi che noi abbiamo
i; tanto più che pochissimo o nulla si trova raccolto dagli scrittori
delle
arti italiane intorno alla prima introduzione del
mo abito, il quale dichiarò con alcune poche stante la significazione
delle
intromesse.» [21] È probabile che gl’Italiani tr
ch’egli fece stampare nell’anno 1554, con alcune note infine, in una
delle
quali parlando della Calandra dice: «Onde a quest
asarini, di cui altrove se ne fece gloriosa menzione, fit l’inventore
delle
più leggiadre feste, e dei balletti più rinomati
re rappresentazione in ballo inventata e condotta da lui in occasione
delle
nozze di Federigo V. Palatino del Reno con Isabel
la Loira, il Guadalquivir, il Reno, il Tevere, e l’Acheloo. Ciascuna
delle
figliuole dell’Europa aveva tre paggi caratterizz
elle figliuole dell’Europa aveva tre paggi caratterizzati cogli abiti
delle
respettive loro provincie. La Francia menava seco
n Maria de’ Medici, e grandemente promosso in quella nazione il gusto
delle
cose musicali, si distinse ancora colle più genti
La poesia consisteva in qualche piccola canzonetta, a ciascuna scena
delle
quali si ballava in diversa foggia. La loro music
balli allegorici insieme con quello degli acrostici, degli anagrammi,
delle
paranomasie, degli equivoci, delle antitesi, e de
degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, degli equivoci,
delle
antitesi, e dell’altre argute putidezze ch’ebbero
allo in varie feste teatrali rappresentate alla corte, in qualcheduna
delle
quali, cioè pel Trionfo d’Amore ballò il medesimo
re bravissimo, inventar balli assai leggiadri per la rappresentazione
delle
pastorali da lui modulate e celebre fra gli altri
asce dall’eseguire col solo aiuto de’ gesti e senza intervento alcuno
delle
parole una intiera tragedia o commedia condotta s
adria e di gusto. I Tedeschi svegliandosi ad un tratto nella carriera
delle
belle lettere, e di tutte quante l’arti d’imagina
elle cose che sembrano appartenere soltanto alla sveltezza ed agilità
delle
nazioni meridionali. Verso l’anno 1740, Hilverdin
ougard sotto la protezione del Duca di Vitembergh Mecenate dichiarato
delle
arti drammatiche e musicali. La sua Semiramide in
osta, verrò svolgendo i motivi di dubbio che m’hanno suggerita l’idea
delle
due accennate interrogazioni. [32] Un’arte qualun
a allo spirito comunica, generalmente parlando, a’ nervi del sensorio
delle
scosse più efficaci e più veementi che non sono q
sentando all’anima se non se alcune poche qualità de’ corpi, e queste
delle
più inerti non isvegliano se non se uno scarso nu
a pittura e della scultura nella varietà, nella scelta, e nella forza
delle
attitudini avendo di più l’impareggiabile preroga
di noi. Prescrivendoci una compostezza che annunzia la disuguaglianza
delle
fortune e dei ranghi ci hanno ispirato un contegn
trario a quello che vorrebbe la natura, a reprimere i primi movimenti
delle
passioni, i quali appunto per essere i più genuin
oni puramente mentali che non cadono sotto i sensi, per non dir nulla
delle
infinite idee accessorie e subalterne che hanno b
a vestita parimenti all’eroica, la quale parlando all’orecchio ad una
delle
anzidette, la scosta dal coro, e si danno scambie
avventa un piccolo dardo contro alla giovine greca che resta facendo
delle
contorsioni apparentemente pel dolore della ferit
natura e l’espressione degli affetti, e non piuttosto nei muovimenti
delle
altre membra, negli occhi e nella fisionomia lasc
Non così la intende il loro capiscuola Noverre, il quale nella decima
delle
sue lettere assai chiaramente e distintamente int
o approssimare l’arte nostra alla verità, farebbe d’uopo curarsi meno
delle
gambe e dar più attenzione alle braccia; lasciar
ballerini far pompa dell’agilità della loro persona e della destrezza
delle
loro gambe (nel che non può negarsi che molti e b
ignude educate a questo solo fine in particolari conservatori agguisa
delle
nostre monache, o delle antiche vestali, le quali
solo fine in particolari conservatori agguisa delle nostre monache, o
delle
antiche vestali, le quali servir dovessero di pre
re in non piccola parte la loro attività, e che però la totale nudità
delle
donzelle Spartane esposta agli occhi in tali circ
avviso il pensiero d’Eschilo allorché introduce nell’Eumenidi il coro
delle
furie che russavano ridicolamente, come tale può
onatori. Tanto è vero che gli uomini giudicano degli oggetti a misura
delle
disposizioni del loro spirito, e che tutti più o
ma un’uomo che vorrebbe far fronte agli spettri. Omero in più luoghi
delle
sue opere mi dipinge gli dei poco dissimili dai m
parati a veder lottare una donna con un’ombra? L’idea che ci fermiamo
delle
ombre è altra forse che quella d’un corpo aereo s
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