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1 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo secondo »
ale. [1] Lascio da banda il quistionare intorno all’origine naturale delle lingue, ricerca importantissima nella storia dell
. I filosofi paghi di signoreggiare fra le altissime teorie del mondo delle astrazioni appena si degnano di scendere all’esam
degnano di scendere all’esame di alcune quistioni, dallo scioglimento delle quali risulta la perfezione delle arti di gusto:
lcune quistioni, dallo scioglimento delle quali risulta la perfezione delle arti di gusto: come se l’innocente e sicuro dilet
orgente, esponendo onde tragga origine la maggior o minore attitudine delle lingue pel canto. La voce considerata in se stess
a quella. Le consonanti adunque non si pronunziano se non coll’aiuto delle vocali, laddove le vocali si proferiscono senza l
l’aiuto delle vocali, laddove le vocali si proferiscono senza l’aiuto delle consonanti, ma accoppiate con esse servono a dist
del caldo o del freddo, influiscono prodigiosamente sulla formazione delle lingue. Quindi la varietà, e l’indole di esse mis
di di latitudine, o di longitudine geografica. Ma di ciò, come ancora delle cagioni morali, che contribuiscono ad alterar i l
inedito. [3] Dal primo semplicissimo riflesso intorno alla formazione delle vocali, e delle consonanti risulta che la lingua
primo semplicissimo riflesso intorno alla formazione delle vocali, e delle consonanti risulta che la lingua più a proposito
é facendosi in esse le permanenze della voce, sarà maggiore il numero delle intonazioni, e per conseguenza degli elementi del
vrà più forza l’accento, e più sensibile renderassi il valor musicale delle note: quarto, che non usi nelle parole di troppo
parole di troppo rincontro di lettere consonanti senza l’interruzione delle vocali, perché tardandosi troppo nel proferirle,
sce non meno alla dolcezza della lingua, che all’agevole collocazione delle note. [4] Ma i suoni della voce sono incommensura
er intervalli perfettamente armonici, né possono misurarsi per alcuna delle note, che entrano nei nostri sistemi di musica. I
nti della glottide, i quali or s’increspano, or si rallentano a guisa delle corde musicali ne’ diversi toni grave ed acuto. T
é facendosi una risuonanza troppo confusa nella cavità della bocca, e delle narici, il suono s’offusca, e l’accento perde mol
troppo i riposi sulle vocali. Altre qualità dovrebbe avere eziandio, delle quali farò parola in appresso. [6] Ora se alcuna
[6] Ora se alcuna lingua d’Europa riunisce tutte, o la maggior parte delle doti accennate, essa è l’italiana sicuramente. Pe
irsene d’altro non abbisognasi che di farne l’applicazione. Il numero delle sue vocali è uguale a quello delle più belle ling
di farne l’applicazione. Il numero delle sue vocali è uguale a quello delle più belle lingue del mondo la greca, e la latina,
schi, e vivaci: ora la soavità e la grazia del veneziano per la copia delle vocali, e per la prestezza nel profferirle atto a
un giovamento sarebbero alla musica pel duro e frequente accozzamento delle consonanti, pei suoni oscuri, offuscati, ed ambig
ccozzamento delle consonanti, pei suoni oscuri, offuscati, ed ambigui delle vocali, per la sintassi mal definita, e per altre
per la sintassi mal definita, e per altre cause. [7] La collocazione delle consonanti non può essere più opportuna, non esse
il bel fianco succinto». [8] Inoltre la giusta misura e proporzione delle parole, che più acconci e le rende a ricever il v
oporzione delle parole, che più acconci e le rende a ricever il valor delle note, a fissar con esattezza il tempo, e a seguit
vocale, tra articolazione ed articolazione, e alla felice mescolanza delle medesime fanno sì che la poesia italiana, ove man
aliani non avessero a ciò provveduto ora col frequente raddoppiamento delle medesime consonanti, come “alloppiare, oggetto”,
il volo: ora colle frequenti elisioni, che spesseggiano il rincontro delle consonanti, dando alle parole una certa asprezza
le, quantunque convengano in alcune circostanze generiche, hanno però delle differenze, alle quali bisogna far avvertenza per
confonderle. Tanto l’una quanto l’altra consistono nella convenienza delle parole e de’ suoni colla natura dell’oggetto, che
maggior numero di consonanti elidano il suono troppo vivace e sonoro delle vocali, rendendo così la poesia più sostenuta e r
ll’“o” oltre l’esprimer che fa mirabilmente la vacuità, e il silenzio delle caverne infernali, mitiga la pronunzia delle “rr”
a vacuità, e il silenzio delle caverne infernali, mitiga la pronunzia delle “rr”, e delle “tt” a bella posta replicate affine
l silenzio delle caverne infernali, mitiga la pronunzia delle “rr”, e delle “tt” a bella posta replicate affine di rappresent
poefica alla musicale armonia. [13] Alla dolcezza, ed al collocamento delle parole succede nell’esame delle qualità proprie p
13] Alla dolcezza, ed al collocamento delle parole succede nell’esame delle qualità proprie pel canto la maniera di misurarle
re qualunque parola venivano determinate dal valore, e dalla quantità delle sillabe che formavano la parola stessa, laddove n
non possono esattamente determinarsi a cagione, che la maggior parte delle sillabe non ha quantità fissa, e sensibile; nondi
a da sua origine, e la sua forza dalla imitazione trasferita al canto delle diverse successive inflessioni, che fa l’uomo nel
la musica e la poesia è la trasposizione, cioè quando il collocamento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle
ando il collocamento delle parole si fa non secondo l’ordine naturale delle idee, ma come più torna a proposito per la bellez
golare andamento; ora schivando la cacofonia nel rincontro sgradevole delle vocali, o l’asprezza in quello delle consonanti i
cofonia nel rincontro sgradevole delle vocali, o l’asprezza in quello delle consonanti inevitabili spesse fiate nelle lingue,
he le lingue, le quali per conservar rigorosamente l’ordine analitico delle parole non sanno preparar cotal sospensione, mett
adirsi intorno agli altri pregi dell’italiana favella, della evidenza delle sue frasi imitative, delle quali si trovano esemp
regi dell’italiana favella, della evidenza delle sue frasi imitative, delle quali si trovano esempi maravigliosi negl’autori,
rmarla, della sua varietà nata appunto dalla ricchezza e moltiplicità delle sue forme, dell’abbondanza d’augmentativi e di di
lingue portano sempre le cose a qualche estremo: Che la maggior parte delle parole italiane, e spagnuole è piena d’oscurità,
e di gonfiezza», come se la gonfiezza, e l’oscurità fossero un vizio delle parole, e non degli autori: «Che i Chinesi e quas
avella italiana ha potuto conservar i suoi primitivi caratteri meglio delle altre nazioni, dove la lingua, e i costumi non me
men che la religione, e le leggi hanno dovuto piegare sotto il furore delle conquiste, come si vede nella lingua francese, la
i i secoli e da tutte le genti, che l’accento naturale è più durevole delle leggi e dei governi. Quindi il pregio di soavità
loro di concepire maggiormente si confanno. Avvegnaché il linguaggio delle passioni sia, generalmente parlando, lo stesso in
tà e d’immaginazione siccome contribuiscono assaissimo alla formazion delle lingue, così ancora mettono gran divario nella ma
uoni spiccati e sensibili: l’idioma degli accenti rinvigorisce quello delle parole, ed ecco il gran fonte onde scaturisce il
pellabili, mescolandosi nelle regole del bello, fanno perder il gusto delle cose semplici, perché non si cercano se non le st
po impicciolire gli oggetti e le idee per proporzionarle agli sguardi delle saccenti che regolano imperiosamente i giudizi e
tutta la nostra pronunzia si senta la gorgia, e che la maggior parte delle parole finiscano in “-as”, “-es”, “-os”, “-us”, d
pronunzia gutturale della nostra lingua si riduce a tre sole lettere delle ventiquattro, che compongono l’alfabeto, cioè “x”
varsi, ove si voglia comporre per il canto; che appena la terza parte delle parole spagnuole finisce in consonante, e per ben
ebbero “f, p, t, c, b, k, g, m, ll, rr” sono affatto sbandite in fine delle nostre parole; che niun vocabolo termina con due
finali. Se la pronunzia italiana è più mitigata, e più dolce, quella delle vocali spagnuole è più spiccata, e più rotonda. F
2 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosettimo, ed ultimo »
iste utilissime che racchiude concernenti la filosofia della musica e delle arti rappresentative. Essa è diretta ad un celebr
ei avessero fatto agli infelici mortali, formò mai sempre la passione delle anime bennate, e divenne insieme lo scopo delle m
ai sempre la passione delle anime bennate, e divenne insieme lo scopo delle meditazioni, e delle ricerche de’ più illustri fi
delle anime bennate, e divenne insieme lo scopo delle meditazioni, e delle ricerche de’ più illustri filosofi. Né ho diffico
e più moltiplicati e molto meno costanti e sensibili che gli obbietti delle altre arti, avendo essa di più il privilegio di p
obbietti fanno i più degli artisti, i quali non gli adoperano le più delle volte fuorché ad abbellire i capricci della loro
arla felicemente se non se dividendola per capitoli, giusta l’esempio delle istituzioni oratorie di Quintiliano. [4] Gli anti
cio della versificazione greca e latina consisteva nella combinazione delle sillabe brevi e lunghe. È palese ancora che le pa
uesti medesimi piedi m’ha espresso il movimento proprio di gran parte delle nostre contradanze, e in particolar modo delle da
proprio di gran parte delle nostre contradanze, e in particolar modo delle da noi chiamate “gavotte” e “vaudevilles”. La gra
“stant acies”. Leggesi ancora nel medesimo autore (IX. 4.), che vi ha delle sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre,
l medesimo autore (IX. 4.), che vi ha delle sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre, e così delle brevi più brevi; “
vi ha delle sillabe lunghe più lunghe delle une e dell’altre, e così delle brevi più brevi; “pallentes” per esempio, e “divi
presta per l’imitazione, né poteva tampoco indicare la corrispondenza delle misure impiegate dagli antichi con quelle onde no
iamo talmente della libertà che ci lascia la troppo ignorata prosodia delle nostre lingue, che spezzando e ognor più accorcia
ro a fissare, e a determinare l’espressione vaga, e sovente difettosa delle lor sinfonie. Mi farò in oltre a svegliare la lor
le prolazioni. Servono esse talora a creare di novelli sentimenti, e delle imagini novelle, nel qual caso sono da commendars
e queste suppliscono in un modo vantaggioso e superiore ancora ad una delle maggiori bellezze della lingua greca, voglio dire
o inverso la scienza e la coltura, e non già per alterare la quantità delle sillabe a cui erano apposti. Puossi pronunziare,
anno avuto de’ successori, coi quali vengo alle prese, e oppongo loro delle ragioni invincibili, e senza replica cavate dalla
oni da me fatte sopra il ritmo m’hanno naturalmente portato a dedurne delle altre intorno al meccanismo delle lingue, al loro
anno naturalmente portato a dedurne delle altre intorno al meccanismo delle lingue, al loro genio, e al loro carattere. Avveg
te opinione che sebbene le lingue sieno strumenti arbitrari e fattizi delle nostre idee, niente di meno questi strumenti ponn
ni de’ saggi, i quali gridano contro alla decadenza del gusto. L’idea delle proprietà, e di caratteri insensibilmente dilegua
che renderli dovesse non i distruggitori ma i sostenitori del decoro delle arti e delle scienze. S’è già posto in obblio ave
dovesse non i distruggitori ma i sostenitori del decoro delle arti e delle scienze. S’è già posto in obblio avere la tragedi
osicché ne’ templi ch’essi ergevano agli dei, non solo faceano mostra delle più belle proporzioni, ma applicavano ad ogni div
pira eleganza e dilicatezza fu destinato a Venere madre degli amori e delle grazie; e quest’attenzione ch’essi mettevano univ
a de’ loro strumenti, e in un ci scopre come essi giunsero a formarsi delle proprietà e de’ modi un’idea così ben fondata che
sovente. Imperocché essendo una seconda espressione de’ sentimenti e delle imagini che si ricercano, essa non debbe essere t
nti a nostri compositori il fare uno studio serio e profondo non solo delle differenti proprietà de movimenti e de’ modi, ma
eme Leibnitzio, hanno giudiziosamente notato che il merito principale delle dissonanze è di preservar l’anima dalla noia inso
italiana alcuni personaggi ragguardevoli per la varietà e l’ampiezza delle loro cognizioni, con quello che ne han pensato i
tonia di cui noi l’incolpiamo deriva meno dall’uniformità dei tratti, delle combinazioni, e dei riposi del nostro canto che d
rassomigliare a quegli amanti appassionati che adorano fino i difetti delle loro belle200. I dotti i più giudiziosi e più ill
a, onde avviluppa, e involge i suoi pensamenti v’ho tuttavia rilevato delle dubbiezze, delle oscurità, delle contraddizioni,
, e involge i suoi pensamenti v’ho tuttavia rilevato delle dubbiezze, delle oscurità, delle contraddizioni, e degli sbagli. A
oi pensamenti v’ho tuttavia rilevato delle dubbiezze, delle oscurità, delle contraddizioni, e degli sbagli. Ardisco adunque d
proposito sieno di gran lunga superiori alle loro cognizioni. L’arte delle fughe, delle imitazioni, dei disegni opposti e in
eno di gran lunga superiori alle loro cognizioni. L’arte delle fughe, delle imitazioni, dei disegni opposti e in contrasto fr
der note le particolari energie degli accordi risguardati dalla parte delle proporzioni, e non già relativamente ad alcun ogg
della ragione devono preferirsi a quelli de’ sensi. Io parlerò poscia delle più intime squisitezze dell’armonia, e di tutti i
e prestare per non esporsi a quelle gratuite ripetizioni che il senso delle parole non vorrebbe, e che s’adottano soltanto pe
fferenti fra loro i mezzi, e lo strumento, e le vie prese da ciascuna delle arti per riuscirvi. Io fo qualche motto in appres
uella misura invariabile composta di differenti parole, la modulazion delle quali variavasi all’infinito. Ma come quest’illus
l’arte di comporre in versi era secondo l’Abate Vatry l’arte d’unire delle parole acconcie ad essere cantate, com’io provero
gli oggetti esterni. Metto in vista tutta l’indecenza e la scurrilità delle imitazioni istrioniche. La migliore imitazione, d
oquenza a piacere, commovere, e persuadere; parlo de’ suoi dialoghi e delle sue riflessioni, e mi sforzo di svelare infinite
alle parti senza trascurare il tutto, se affrettassero la declamazion delle scene fermandosi meno sull’arie, e soprattutto se
è d’accompagnare di sostenere, e non di dominare pervertendo il senso delle parole202. Conchiudo alfine osservando i diversi
me, e per le muse. Del resto se da un canto lo zelo dell’avanzamento delle arti m’incoraggiava talvolta, il sentimento della
eramente, né mi lasciavano altro conforto che quello d’abbandonarmi a delle querele inutili. E di fatti dolevami non poco che
puto da qualche uomo rispettabile per l’autorità sua nella repubblica delle lettere, o delle arti, e portava invidia alla pit
omo rispettabile per l’autorità sua nella repubblica delle lettere, o delle arti, e portava invidia alla pittura, per aver me
e, (che potrebbe forse cambiarsi secondo il bisogno e la moltiplicità delle materie) conterrà essa una Introduzione, e cinque
imo discorso, risalendo all’origine de’ nostri sentimenti si tratterà delle intrinseche relazioni poste dalla natura fra i no
nostri sensi sì esterni che interni con tutto ciò che forma l’oggetto delle belle arti, e delle belle lettere, dove si farà v
rni che interni con tutto ciò che forma l’oggetto delle belle arti, e delle belle lettere, dove si farà vedere ridursi esse t
la eloquenza, ovvero sia ragionamento metafisico intorno alla origine delle lingue in quanto sono il fondamento dell’armonia,
a melodia e dell’imitazione. Il terzo discorso comprenderà l’icastico delle arti imitative, ovvero sia li moltiplica fonti d’
li valere, ampliarli, ed accrescerli. Il quarto tratterà del patetico delle arti, cioè dell’influenza delle passioni sulla es
erli. Il quarto tratterà del patetico delle arti, cioè dell’influenza delle passioni sulla espressione e sul gusto, e delle d
, cioè dell’influenza delle passioni sulla espressione e sul gusto, e delle differenti vie prese dalle arti per eccitarle, do
ti amor del piacere, e fuga del dolore. Nel quinto si parlerà a lungo delle cause estrinseche che possono accrescere, diminui
ali religioni debbano essere favorevoli, quali contrarie al progresso delle arti d’imitazione, come giovino e come nuocano i
conquista, lo spirito filosofico, lo spirito di società, l’ascendente delle donne, il commercio, ed il lusso. Tutta l’opera o
atti dalle opere de’ più accreditati oratori poeti, musici, e storici delle antiche lingue, e delle principali moderne; cosic
accreditati oratori poeti, musici, e storici delle antiche lingue, e delle principali moderne; cosicché i lettori di già ini
r sostenersi nella loro pienezza e rotondità hanno bisogno dell’aiuto delle consonanti, come si vede aver fatto i Greci ed i
altro non era che questa scrupolosa esattezza nel conservare il valor delle sillabe. 192. [NdA] «Nos sumus usque adeo ὓμσοι
opt. gener. orator. 194. [NdA] Si veggano le Memorie dell’Accademia delle belle Lettere, Tomo XI. pag. 95. ediz. in 12. 19
lvolta la melodia strumentale fa sentire un’idea dominante, e dipigne delle idee distinte, ed esprime de’ sentimenti precisi.
scoperta che ha dato loro senza contrasto la preferenza sulla musica delle altre nazioni, nonostante gli abusi a cui va freq
mera ode, o inno soltanto, e bandirla affatto dalla rappresentazione delle azioni andiamo adesso avanti a considerare un alt
amoci dunque qui per l’acconcia forma della rappresentazione musicale delle azioni grandi, terribili, e patetiche. Questa uni
gne coloro, i quali ascoltano la recita dell’azione, e sono informati delle leggi della melodia, ad unirsi a prender parte in
3 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. » pp. 20-25
ARTICOLO IV. Numero delle Tragedie Spagnuole de’ Secoli XVI., e XVII. L’
ta cura, che non può al certo nascere da un animo avverso e invidioso delle glorie letterarie della Spagna, non mi ha salvato
VI., poichè poche sono le ben regolate Tragedie Italiane in confronto delle tante migliaja di componimenti teatrali”. Siano,
rne dodici, e quindici e ventimila. In secondo luogo dal risorgimento delle Lettere gl’Italiani hanno sempre recitate Tragedi
tto gli occhi i termini della quistione. Non si discute quì il merito delle Tragedie Spagnuole o Italiane, bensì il numero; e
e Tragedie Spagnuole o Italiane, bensì il numero; e il Lampillas dice delle nostre, son poche le ben regolate; è risposta dat
del numero; serbiamo per un’ altra volta quella del merito. Il numero delle Tragedie Spagnuole del secolo XVI. con tutta la m
nta pur una, e per leggerle conviene stentare a trovarle. Gli amatori delle glorie letterarie della Spagna, lasciando da part
pologie, potrebbero togliere ogni pretesto agli Stranieri col formare delle loro Tragedie de’ due passati secoli una Raccolta
Non consiglierei però al Signor Apologista a far paragone del numero delle Tragedie Spagnuole con quello delle Italiane. Son
logista a far paragone del numero delle Tragedie Spagnuole con quello delle Italiane. Sono più di cinquanta i Letterati di no
e esse ascendano a un centinajo e mezzo; e che se si comparino quelle delle due nazioni, si troverà, che le Spagnuole stanno
e. Il numero de’ nostri buoni Epici trascende forse del doppio quello delle Tragedie Spagnuole, come potrebbe l’Apologista os
endo io in questo numero alcune altre composizioni chiamate Tragedie, delle quali fa passeggiera menzione il Signor Montiano
di essi fossero tali in effetto. Lope de Vega chiamò così ancora sei delle sue Favole, che non erano Tragedie a verun patto.
4 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « A CHI AMA LA POESIA RAPPRESENTATIVA. » pp. -
alle matematiche pure tutta la riconoscenza pel ritrovato del metodo delle flussioni, onde il grande Inglese e ’l di lui emo
gran libro dell’universo? Chi all’astronomia contrastare il bel vanto delle maravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del
i e La-Grange, rimarrebbe sepolta nel proprio abisso la maggior parte delle maraviglie della natura. E che diverrebbe singola
r parte delle maraviglie della natura. E che diverrebbe singolarmente delle belle arti? Raffaello, Correggio, Buonarroti, per
Ariosto (e con passi disuguali ancor Milton e Camoens) senza valersi delle ali dell’analisi e senza maneggiare l’astrolabio
ile della mano del Creatore, non vuolsi considerare soltanto come una delle parti figurate e distese nello spazio, o come pia
pur non recano utilità veruna 2: a somiglianza, com’ altri pur disse, delle stelle chiamate nebulose, la cui esistenza è per
esse non saranno mai nè più pregevoli nè più necessarie a conoscersi delle leggi che immediatamente gli uomini governano. V’
castigare o prevenire i delitti che lo sconcertano, l’armata sapienza delle leggi è quella che presta alle società l’opportun
rar costumi confacenti al disegno del legislatore, non merita al pari delle altre scienze la pubblica gratitudine? E non ebbe
Ciocchè nel mondo esterno si apprende (diceva l’autore dello Spirito delle Leggi4) sconvolge tutte le idee del mondo immagin
utte le idee del mondo immaginato. Pugnano i doveri della religione e delle leggi con molte opinioni adottate dagli uomini, e
la novità di tante forme esterne? quanta ne rimane all’uomo per norma delle sue passioni allorchè crescono coll’ età e divent
. Or se v’ha tra’ lumi somministrati dalla ragione rischiarata (oltre delle scienze esatte e delle leggi e della stessa moral
somministrati dalla ragione rischiarata (oltre delle scienze esatte e delle leggi e della stessa moral filosofia) un Educator
un Educatore di simili circostanze rivestito, non merita egli al pari delle scientifiche cognizioni gli applausi degli amici
ello scudo di Ubaldo ci dipigne quali veramente siamo, per avvertirci delle discordanze de’ nostri ritratti dalle bellezze de
i de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fakir, nè
è algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fakir, nè delle insolenze di alcuni immaginarj ministri di non so
molto meno apprezzando le ciancie insidiose smaltite fra i bicchieri delle gran tavole da certi ridevoli pedanti che ostenta
nd’uomini che ne ragionano con sommo vantaggio 5 che dagli schiamazzi delle cicale letterarie che declamano contro di essa se
er mai saputo che cosa è l’ uomo, che società, e che coltura generale delle nazioni. Niuno screditerà mai gli spettacoli teat
sentativa, stimo inutile per chi ha da leggere l’ opera il prevenirlo delle moltissime cose che la rendono del tutto nuova. D
de’ vizii miei darmi battaglia, per valermi del concetto di Pope e delle parole del Gozzi che tradusse il di lui Saggio di
l di lui Saggio di Critica. Non ho poi voluto defraudare il pubblico delle Note apposte alla prima storia de’ teatri dall’er
volume, così per non alienar troppo spesso il leggitore dalla catena delle idee del testo, come per evitar gli equivoci e pe
eu non apprezzava che i drammatici, e gli chiamava (nella lettera 137 delle Persiane) i poeti per eccellenza e i signori e ma
tera 137 delle Persiane) i poeti per eccellenza e i signori e maestri delle passioni. D’Alembert nell’ art. Généve dell’Encic
del latino turbinare che equivale all’aguzzare de’ Toscani: nel poema delle Raccolte disse trica, eliconide sostantivo, prefa
, cordicetta, stiticoso ed altre che usò il Sig. Bettinelli nel poema delle Raccolte. 13. (*) Non volle accordarmi questa l
asserzione. Ho poi troppe volte mostrato nelle Vicende della Coltura delle Sicilie che il Sig. Bettinelli nel Risorgimento h
teologi che l’aveano citato. Ad un bisogno potrei allungare la lista delle di lui asserzioni gettate senza aver letto o senz
5 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « A CHI AMA la poesia rappresentativa » pp. -
alle matematiche pure tutta la riconoscenza pel ritrovato del metodo delle flussioni, onde il grande Inglese e il di lui emo
ran libro dell’universo? Chi al l’astronomia contrastare il bel vanto delle maravigliose scoperte di Ticone, di Keplero, del
i e La Grange, rimarrebbe nel proprio abisso sepolta la maggior parte delle maraviglie della natura. E che diverrebbe singola
r parte delle maraviglie della natura. E che diverrebbe singolarmente delle belle arti? Raffaello, Correggio, Buonarroti, per
, Ariosto (e con passi ineguali ancor Milton e Camoens) senza valersi delle ali del l’analisi e senza maneggiare l’astrolabio
ile della mano del Creatore, non vuolsi considerare soltanto come una delle parti figurate e distese nello spazio, o come pia
non recano utilità verunaa: a somiglianglianza, come altri pur disse, delle stelle chiamate nebulose, la cui esistenza è per
esse non saranno mai nè più pregevoli nè più necessarie a conoscersi delle leggi che immediatamente gli uomini governano. V’
gastigare o prevenire i delitti che lo sconcertano, l’armata sapienza delle leggi è quella che presta alle società l’opportun
rar costumi confacenti al disegno del legislatore, non merita al pari delle altre scienze la pubblica gratitudine? E non ebbe
Ciocchè nel mondo esterno si apprende (diceva l’autore dello Spirito delle leggi a) sconvolge tutte le idee del mondo immagi
utte le idee del mondo immaginato. Pugnano i doveri della religione e delle leggi con molte opinioni adottate dagli uomini, e
a novità di tante forme esterne? quanta ne rimane al l’uomo per norma delle sue passioni, allorchè crescono coll’età e divent
. Ora se v’ha tra lumi somministrati dalla ragione rischiarata (oltre delle scienze esatte e delle leggi e della stessa moral
somministrati dalla ragione rischiarata (oltre delle scienze esatte e delle leggi e della stessa moral filosofia) un educator
un educatore di simili circostanze rivestito, non merita egli al pari delle scientifiche cognizioni gli applausi degli amici
Ubaldo ci dipigne e rappresenta quali veramente siamo, per avvertirci delle discordanze de’ nostri ritratti dalle bellezze de
i de’ severi studii, i quali sdegnano tutto ciò che non è algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fachiro,
algebra, nè delle meschine rimostranze di qualche bonzo o fachiro, nè delle insolenze di alcuni immaginarii ministri di non s
e molto meno apprezzando le ciance insidiose smaltite fra i bicchieri delle tavole grandi da certi ridevoli pedantacci che os
ent’ uomini che ne ragionano consommo vantaggioa che dagli schiamazzi delle cicale letterarie che declamano contro di essa se
ver mai saputo che cosa è l’uomo, che società, e che coltura generale delle nazioni. Niuno screditerà mai gli spettacoli teat
esentativa, stimo inutile per chi ha da leggere l’opera il prevenirlo delle moltissime cose che la rendono del tutto nuova. D
dal latino turbinare che equivale all’aguzzare de’ Toscani: nel poema delle Raccolte disse trica, eliconide sostantivo, prosa
o de’ vizii miei darmi battaglia, per valermi del concetto di Pope e delle parole del Gozzi che tradusse il di lui Saggio di
era 137 del’e Persiane) i poeti per eccellenza e i signori e maestri delle passioni . D’Alembert nell’art. Gènève del l’Enci
rdicetta, stiticoso, ed altre che usò il gesuita Bettinelli nel poema delle Raccolte. Di maniera che se taluno in vece di rag
asserzione. Ho poi troppe volte mostrato nelle Vicende della Coliure delle Sicilie che l’esgesuita Bettinelli nel Risorgimen
Teologi che l’aveano citato. Ad un bisogno potrei allungare la lista delle di lui asserzioni mal considerate e gettate giù s
6 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 1019-1020
e Ajudi, attore brillante (V.), e di Carolina Caracciolo (V.), fu una delle più forti attrici giovani, se non la più forte de
sta. Divenuta sposa a Domenico Giagnoni, cominciò a entrare nel campo delle giovani celebrità, passando dalla Compagnia Biagi
l vigor degli anni, splendente ancora al lume della ribalta, come una delle maggiori stelle, dovè in pochi dì soccombere a Ge
dorasti, perchè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle
hè di lei, e della tua vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle vertigini, m
a vita, non ti fosse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle vertigini, mal giudicabili da col
osse ignota nessuna delle gioie, delle soddisfazioni, delle ebbrezze, delle vertigini, mal giudicabili da coloro che l’arte n
7 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO X. » pp. 112-139
di trasportare l’arte di que’ primi Maestri a’ moderni costumi e genj delle Nazioni, esse si videro trasportate a’ tempi de’
vedersi sul Teatro i ritratti de’ moderni Italiani, si videro quelli delle nazioni antiche”. Caro Signor D. Saverio, chi vi
na servile imitazione degli Antichi? Prima degli Oresti, degli Edipi, delle Medee, delle Alcestidi, delle Ifigenie, noi avemm
itazione degli Antichi? Prima degli Oresti, degli Edipi, delle Medee, delle Alcestidi, delle Ifigenie, noi avemmo l’Ezzelino,
tichi? Prima degli Oresti, degli Edipi, delle Medee, delle Alcestidi, delle Ifigenie, noi avemmo l’Ezzelino, l’Antonio della
rito, nè il Caro degli Straccioni, nè l’Oddi della Prigione d’Amore e delle altre due favole, nè il Guarino dell’Idropica, nè
ali di que’ tempi, e non già una rancida copia de’ vizj e de’ difetti delle Antiche Nazioni, come voi francamente asserite gi
rse sulle parole di qualche Dedicatoria, senza aver letto neppure una delle Favole Comiche Italiane. Perciò nella Risposta a
le di Aristofane, ma di loro invenzione ed ingegno fecero gl’Italiani delle loro Commedie gli argomenti, intrecciamenti, e sc
tervelo, caro Signor Abate, voi avete bisogno di fare migliore studio delle cose letterarie Italiche, se volete combatterle,
delle cose letterarie Italiche, se volete combatterle, e non fidarvi delle altrui capricciose asserzioni. Prendetevi un poco
ini dicono, Tanto sa altri quanto altri? Informatevi adunque ben bene delle Storie, e allora o vi dissingannerete, o farete a
di lagnarvi del Signorelli (Lamp. p. 197.) perchè, cercando l’origine delle arditezze della Commedia Italiana ravvisate anche
quanta furono i canovacci Istrionici di quel tempo, in cui gran parte delle Maschere ridicole s’inventarono! Ma da questi pre
rte delle Maschere ridicole s’inventarono! Ma da questi prendete idea delle Poesia Drammatica Italiana? Un altro Autore vi co
o alla plebaglia e alle femmine, che vogliono ridere sgangheratamente delle Maschere Italiane, e de’ Graziosi e delle Grazios
ono ridere sgangheratamente delle Maschere Italiane, e de’ Graziosi e delle Graziose, e de los Vejetes Spagnuoli posti fra Di
queste insipide sciocchezze de’ Graziosi Spagnuoli siano meno sconcie delle Arlecchinate? Credete che chiamare il Buffone del
a fior di senno, non essendo queste le ricchezze della Poesia Scenica delle due Nazioni. Or perchè, Signor Abate, con produrr
sotto gli occhi i Graziosi? Sarà forse perchè avete una confusa idea delle scene Italiche di quel tempo? Dal principio del s
omposero gl’Italiani più di trenta Tragedie degne di leggersi, alcune delle quali sono entrate nella Raccolta cominciata dal
Signorelli (p. 212.). Vi lagnate perchè ho detto che le irregolarità delle Commedie Spagnuole e la poca somiglianza che avea
nità del Mondo, gli Enti di ragione, le distinzioni e i misteri tutti delle Scuole Arabe. Furono quelli i tempi felici della
i tempi più luminosi? Fra quelli che non sono Apologisti sono i tempi delle Scienze; e in questi tanti valentuomini, gloriosi
mpi delle Scienze; e in questi tanti valentuomini, gloriosi ornamenti delle Accademie, Napoletana de’ Segreti, Fiorentina del
Nazione, per mezzo de’ loro individui, il vero lume della Ragione, e delle Esperienze, donde proviene il pensar dritto ed il
a che gl’Italiani non potessero giudicare della manifesta mostruosità delle Commedie Lopensi e Calderoniche! Ci volea per sì
rimasero, come le vostre Commedie Magiche, per pascolo de’ volgari, e delle donne, e di que’ forestieri, che nudi delle giust
er pascolo de’ volgari, e delle donne, e di que’ forestieri, che nudi delle giuste notizie letterarie viaggiano, o dimorano i
Teatro i bagordi de’ giovani colle meretrici, e agl’infami personaggi delle ruffiane e mezzani sostituì persone civili e nobi
gani e le zingane, i Mariti sacrificati alla leggerezza e a’ capricci delle loro Mogli di tal natura, le quali sulle scene di
l natura, le quali sulle scene dimenandosi a un di presso nella guisa delle antiche Gaditane accennate da Marziale, con maliz
esaltata dall’Apologista? Ma non è questo solo lo scandalo contagioso delle Commedie di quel tempo ignorato dall’innocente Si
ne gli errori, e di consigliare una riforma. Antonio Lopez si lamenta delle irregolarità delle favole del Vega, e de’ suoi co
consigliare una riforma. Antonio Lopez si lamenta delle irregolarità delle favole del Vega, e de’ suoi coetanei1: strepita c
he contro tali mostri teatrali. Perciò Don Manuel de Villegas si ride delle Donne guerriere con sì sazievole frequenza poste
ña.” Perciò l’erudito Luzan nella sua Poetica novera le irregolarità delle Commedie di Calderòn, e gli errori che commette i
Teatro, che il non curare gli avvisi della Ragione, e i saggi legami delle buone regole, l’abbia fatto correre più leggermen
sue favole, che scrisse pel Teatro Istrionico allora assai corrotto, delle quali fa egli menzione, se non m’inganna la memor
ni tacitamente riprovò queste sue prime fatiche; ed in tante Edizioni delle sue seconde Commedie l’amor proprio non l’ha mai
die l’amor proprio non l’ha mai spinto ad imprimere nè anche una sola delle prime; ciò che dimostra che n’ebbe onta, e pentim
nello spazio concesso. Disingannatevi, Signor Abate, ne’ tanti Volumi delle Commedie Goldoniane, confrontando quelle d’Intrig
de amor camine.” Ma ciò è più chiaro del giorno a chi apra qualunque delle Commedie Spagnuole. 1. V. la Biblioteca Modern
poi torna in Ispagna? Io non so, se le bugie scritte siano meno bugie delle profferite colla bocca. So però, che quanto quì d
vigor a las razones contrarias”. Aggiugnerà ancora parlando appunto delle Commedie nazionali difettose (p. 321.) che “las
8 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Discorso preliminare premesso alla prima edizione »
lle creature indifinibili, che si chiamano gente di mondo, le massime delle quali consistono nel distrugger i sentimenti dell
tarlo corrosi; fanno del teatro quell’uso appunto, che sogliono fare delle altre cose. Come la regola loro di pensare e di v
ta nella sola reminiscenza, che valutano le ragioni secondo il numero delle citazioni, e il merito degli autori secondo i sec
esso dell’arte drammatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose, delle quali per quanto s’ingegnassero i cir
te drammatica come il famoso cieco di Cheselden giudicava delle rose, delle quali per quanto s’ingegnassero i circostanti a f
iste nel verificar appuntino le date, nel sapere il numero e i titoli delle produzioni d’un autore, per quanti mesi ei le rit
, l’immaginazione, la pittura forte de’ caratteri, il linguaggio fine delle passioni, tutto è per loro come se non esistesse.
passioni, tutto è per loro come se non esistesse. Se per disavventura delle lettere s’affibbiano essi la giornea d’Aristarco
la geografia antica, e nella Iliade l’armatura dei Greci, o la figura delle loro fibbie, seppur le avevano. Se ragionasi di t
non per gli accessori. Ei solo, penetrando più addentro nello spirito delle regole, sa fino a qual punto debbano esse incaten
one, tra l’arbitrario e l’intrinseco: sa perdonar i difetti in grazia delle virtù, e misurar il pregio delle virtù per l’effe
eco: sa perdonar i difetti in grazia delle virtù, e misurar il pregio delle virtù per l’effetto, che ne producono. Ei paragon
e producono. Ei paragonando insieme le diverse bellezze degli autori, delle nazioni e de’ secoli, si forma in mente una immag
el sempre oscuro e difficile labirinto del gusto: contempla l’oggetto delle belle arti modificato in mille maniere secondo i
ondizione la nostra breve e fuggitiva esistenza: ora come un ritratto delle passioni umane esposto agli occhi del pubblico, a
nar i secoli passati e presenti per rilevar col confronto i progressi delle arti, dove risalire fino ai principi a fine di ri
r l’animo dell’uomo e sorprenderlo, è senza dubbio il maggiore sforzo delle belle arti congiunte, e il diletto più perfeziona
o a tali sorgenti, non mi dò il menomo vanto della esattezza e novità delle notizie sulle quali è appoggiato quanto qui si sc
o tempo adottato, ed è che la storia non meno letteraria che politica delle nazioni altro non sia che un vasto mare d’errori,
volume. Qualunque sia stata la mia premura nel rintracciar la verità delle notizie, mio principal assunto non è d’offrire un
e morte degli autori, di tutte quante le opere, ch’essi pubblicarono, delle varie edizioni e tai cose che sogliono essere le
iano, i quali esclusi per la loro petulanza e schifezza dal soggiorno delle grazie, si fermavano dietro alle siepi sogghignan
esta è l’urbana bensì ma ferma, e imparziale maniera con cui si parla delle opere e degli autori. Avrebbono forse desiderato,
al melodramma degli altri popoli, in qual guisa si mettano, a coperto delle imputazioni degli oltramontani, ove si trovino po
co il coraggio. La tragedia, la commedia e persino la pastorale hanno delle leggi fisse, con cui possono giudicarsi, cavate d
avate dall’esempio de’ grandi autori, dal consenso presso che unanime delle colte nazioni, e dagli scritti di tanti uomini il
se forme, ch’essa può prendere dalle diverse combinazioni de’ tempi e delle circostanze; ma egli è vero altresì, che chiunque
strar con penna più maestrevole codesto bell’argomento, non men degno delle ricerche d’un filosofo che delle premure d’un uom
odesto bell’argomento, non men degno delle ricerche d’un filosofo che delle premure d’un uomo di gusto. 1. [NdA] Un anno do
ste parole, il padre Martini passò a miglior vita. Ma la riconoscenza delle anime oneste non deve arrestarsi alle soglie dell
9 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X. Ultima Epoca della Tragedia Greca. » pp. 208-215
per concorrere con una tetralogia nel certame tragicoa. Non pertanto delle di lui tragedie si racconta, che Socrate dopo ave
arcini, un altro Euripide cui Snida attribuisce dieci favole, con due delle quali riportò la tragica corona. Fuvvi parimente
l’erudito quanto oscuro poema di Cassandra, e per le varie tragedie, delle quali se ne trovano venti rammentate da Suida. Tr
uesto poeta acquistata a’ giorni nostri per l’elegante versione fatta delle sue poesie dal chiarissimo Giuseppe Maria Pagnini
atteri del riputato Giambattista. Bodoni. Declinando l’età e la sorte delle città Greche, non solo da quelle regioni mai più
avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo delle Greche cose, che i Preti Greci ebbero sventuratam
Testamento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie sulle tracce delle favole di Menandroa. Si corruppe finalmente la Gr
intitolata Erofila elegante per quanto comporta l’odierno linguaggio delle Grecia serva, e l’unica che abbia meritato ne’ ba
ib. VIII sezione 58. b. Di tali tragici Siciliani si vegga il tomo I delle Vicende della Coltura delle Due Sicilia. a. Veda
tali tragici Siciliani si vegga il tomo I delle Vicende della Coltura delle Due Sicilia. a. Vedasi di lui anche Pietro Bayle
10 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XI. Primi passi della Commedia Antica. » pp. 2-15
a si arricchiva ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi delle fatiche di questo gran padre della poesia, e pres
città, ed al pari de tragedi ottennero i comedi dal Governo le spese delle decorazioni necessarie pel Coroa. Così quelle not
introdurre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere delle di lui favole consisteva nel seminarvi acconciame
si che scrivesse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice
lla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questo comico dieci favole, una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l
nere di commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una delle di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella qual
azione che sino a quel punto riscossa avevano i loro emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de
lle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcun
uata corrompe gli animi, spogliandogli del timore, potentissimo freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in si alt
bbero a darne compiuta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce
e piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie de’ nostri tempi. Altr’aria, altre mire,
e della polizia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria delle Vite di Plutarco e della guerra del Peloponneso c
iato che non feci nel 1777 nella Storia de’ Teatri in un solo volume, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi
Epistola 64. a. Di Epicarmo può vedersi quanto si scrisse nel Tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. b. De Præp
può vedersi quanto si scrisse nel Tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. b. De Præpar. Evang. Lib. X. a. Ne’ f
11 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
del 1658 con general plauso alcune farse piacevoli benchè irregolari, delle quali rimasero i soli nomi. Le prime sue commedie
appresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di ra
i conobbe nella recita del Cocu immaginaire scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere di questa favola parim
i novembre desolato13. Nè vi ritornò il concorso se non con la Scuola delle donne rappresentata in dicembre, che Moliere rica
donne rappresentata in dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti Facete di Straparola14. Essendo stata quest
pubblico a spese de’ suoi censori, e pubblicò la Critica della Scuola delle donne, in cui dipinse vagamente i ridevoli critic
egi rendono questo dramma l’ornamento più bello della comica poesia e delle scene francesi. L’interesse che si desidera nel M
in dalla prima scena della vecchia Pernelle. La vivacità ch’è l’anima delle scene, aumenta per gradi col comparire nell’atto
maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il
zza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I, e delle due scene prime del II e del III sono di Moliere;
i Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane, e de’ versi francesi da cantarsi
en ragionare, ed analizzare, che si vede trionfar nella maggior parte delle sue opere. E chi gli negherà il talento filosofic
nte a quella sagacità, che lo mena ad entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la filosofia di Moliere non fu
izie ad arricchire il suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole è d’avvertirsi che egli da prima accom
ostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il d
iarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne preziose e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù tro
liere accoppiò quello degli scrittori teatrali, e seppe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da
, come pretese Brumoy; benchè qualche remota rassomiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto delle f
somiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto delle francesi. Ma è certo che sono imitazioni di Plaut
nvitato di pietra, la Principessa d’ Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono dal teatro spagnuolo. Prese
Straparola trasse l’argomento ed alcune grazie della medesima Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbr
ando non lavorava con fretta, gli originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte
altri comici. La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento delle sue favole; qualche passo dato talvolta oltre il
i immaginarj cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi
e Furetiere ed altri chiari letterati18. Dicasi pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir di Molier
Mère coquette rappresentata con gran concorso nel 1664 è la migliore delle sue commedie, ma troppo lontana dal mettersi in c
era uscito nel 1664 il Misantropo, ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa e l’Improvvisata di V
nella Vita di Moliere, e la Muse historique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla Vita e sulle Opere di Moliere. 14.
ne Europee. Moliere condusse diversamente quest’argomento, lo spogliò delle mostruosità originali, e vi fece una dipintura de
12 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO V. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 262-269
oli ad oggetto di lasciar tutto l’ultimo tomo a’ teatri dell’Italia e delle Spagne, termineremo questo libro con un saggio de
a. Un pregiudizio volgare va impiccolendo in noi l’idea della coltura delle nazioni a proporzione della loro lontananza. Ciò
giolello Vicentino compose in lingua italiana e nella turca la storia delle di lui gesta, gliela dedicò, e ne fu largamente r
chi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro librerie77. In tutte le moschee considerabil
passa per eccellente. Saadi autore del Gulistan, ovvero dell’imperio delle rose, fin dal secolo XIV è passato in quelle regi
rmazioni. Dura tre anni, cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole e ing
cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole e inglesi del passato secolo.
, ma delle alemanne, spagnuole e inglesi del passato secolo. Lo stile delle commedie turchesche è sommamente osceno; ma abbia
’ adunanza femminile vi sono compagnie composte di sole donne, alcune delle quali rappresentano da uomini. Comuni sono ancora
render caffè e sorbetti, sonare e vedere le burlette de’ pupi al lume delle lampadi, di che può vedersi il Viaggio al Levante
78. V. il tomo I della Gazzetta letteraria dell’Europa, dove si parla delle Lettere di Miledy Maria Worthley. 79. V. le lett
13 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo duodecimo »
i pianeti d’intorno al corpo che serve ad essi di centro, la carriera delle arti ha un origine, un accrescimento ed una decad
i alquanto intorno alle cause generali di essa per discender poscia a delle particolarità più interessanti. [2] Bisogna richi
mente ciò che abbiam detto in altro luogo, cioè che nel risorgimento delle lettere in Italia, come in tutta Europa, le belle
degli uomini i sentimenti necessari alla gloria, ed alla sussistenza delle nazioni: ond’è che la persona del musico o poeta
possono a mio giudizio servire a spiegar lo scadimento presso di noi delle belle arti in generale, e più immediatamente di q
e di riunirli sotto una legge ed un culto, ovver guidavano alla testa delle armate un popolo di eroi animandalo colla poetica
teatri, né lo studio perfezionato della prospettiva bastano nel paese delle belle arti a destare in un popolo che cerca solo
è più efficace quanto più gagliarde sono le impressioni che per mezzo delle vibrazioni dell’aria comunicano i suoni ai nostro
della educazion pubblica e il veicolo della religione, della morale e delle leggi. Allora si può dire senza tema di esagerazi
ro danze erano, secondo la testimonianza di Platone nel libro settimo delle leggi, consecrate agli dei. Era stabilito qual so
n procinto d’azzuffarsi in battaglia coi nemici diriggevano la marcia delle truppe loro piuttosto col suono dei flauti che co
arcia delle truppe loro piuttosto col suono dei flauti che con quello delle trombe, acciocché la temperata dolcezza di quelli
ci, che secondo la testimonianza del giudizioso Plutarco gl’inventori delle tragedie si paragonavano coi più gran capitani. «
ci dell’arte tanto più si scostavano dalla natura. S’ampliò il numero delle corde e de’ suoni negli strumenti, si confusero i
i strumenti, si confusero insieme le proprietà dei generi, dei modi e delle voci, né più sì conservò per l’avvenire l’applica
i modi e delle voci, né più sì conservò per l’avvenire l’applicazione delle cantilene ai loro rispettivi uffizi. Sovente, al
sentendo lo stesso salmo cantato in altre città con tutto lo sfoggio delle moderne scuole. Il celebre Tartini asserisce la m
oderne scuole. Il celebre Tartini asserisce la medesima cosa parlando delle antiche cantilene della Chiesa, fra le quali se s
icavo da una erudita memoria del Sig. Pigeon de S. Paterne interprete delle lingue orientali a Parigi intorno alla musica di
imare le fredde ceneri dei morti, di sedare le onde agitate del golfo delle perle, di tarpar le ali all’arenoso vento dominat
del bambino cui ella porge il proprio latte, e l’addormenta al suono delle dolci nenie ec.» [12] Se non che i componimenti
i religiose del gentilesimo, la quale fu, siccome abbiamo veduto, una delle principali cagioni della lor perfezione: diamone
sia la strada battuta dall’intelletto per rinvenirle; l’uso frequente delle parole composte, onde accadeva che una sola espre
soverchia timidezza abbiamo in massima parte rinunziato con discapito delle lingue e della poesia. Che si dirà poi dell’arte
o alla natura dei vocaboli, ma anche all’indole e collocazione stessa delle lettere? Aristide Quintiliano ce ne dà un distint
re? Aristide Quintiliano ce ne dà un distinto ragguaglio della natura delle vocali, delle semivocali e delle appena vocali ch
uintiliano ce ne dà un distinto ragguaglio della natura delle vocali, delle semivocali e delle appena vocali che potevano ent
un distinto ragguaglio della natura delle vocali, delle semivocali e delle appena vocali che potevano entrare nel verso. Sap
e. Ci vengono indicati i diversi suoni che corrispondevano a ciascuna delle vocali e delle consonanti ora dolcemente sonori,
ndicati i diversi suoni che corrispondevano a ciascuna delle vocali e delle consonanti ora dolcemente sonori, ora scorrevoli
avellio di Venere? Fa uso principalmente dell’“e” e dell’“i”, lettere delle più tenui e quasi cascanti. «Ἰλιὼ δʹ αὐτε προσεε
roduce girando la scena d’intorno e fiutando senza dir parola l’odore delle carni abbrustolite per il sagrifizio. Il quale at
la speranza con moti più equabili, con più rimessi il timore, e così delle altre, s’avvisarono d’imitare il loro andamento n
non ammetta alcuna varietà di suono, vedesi non per tanto che a forza delle varianti percosse escono fuori certi suoni esprim
nte sui sassi. Lo riconosceva nel volo degli uccelli, nella pulsazion delle arterie, nei passi d’un ballerino, e persino arri
io, che misurava con tutta la precisione possibile l’andamento fìsico delle passioni, e il suo carattere individuale n’era ta
di sillabe era fra le mani d’Omero, d’Alceo, e di Pindaro il pennello delle Grazie, la fiaccola del genio, e la cagion effett
ità di questa opinione che riguarda il cangiamento del ritmo come una delle corruzioni della melodia. «Se noi mettiamo (egli
o ‌ stri, troveremo che anticamente v’era una gran varietà di misure, delle quali se ne faceva un gran uso, perocché nell’età
ritmo poetico non era che una successiva imitazione dei diversi moti delle passioni; il ritmo musicale adunque non poteva es
ei costumi, che hanno un così stretto rapporto coll’indole e la forza delle passioni. Esso era precisamente come il termometr
d un solo fine temperare, correggere, o divergere altrove i movimenti delle passioni contrarie, onde nascono in noi le tenden
a virtù, come fra le mani d’un accorto legislatore diverrà il veicolo delle massime che si vorranno ispirare ad una nazione.
gnoriamo la costruzione e l’uso preciso dei loro strumenti, il numero delle consonanze che potevano entrar nei loro sistemi,
uisite ed artifiziose modulazioni che questa produce presso di noi, e delle quali va così orgogliosa la nostra musica, ma non
dell’effetto è sempre in ragione dell’opportunità e della convergenza delle cause, si studiarono con sommo impegno d’adattare
costumi di quelle nazioni dalle quali aveano preso il nome. Ad ognuna delle anzidette cantilene, come ancora alla eolica ed a
utavansi anche i modi, ovvero siano arie o cantilene secondo il senso delle parole, e al cangiamento di queste teneva dietro
i il coro cantava e danzava al suono degli strumenti, e singolarmente delle tibie chiamate coriche dall’uso loro, siccome cor
aminando l’imbarazzata e difficil maniera d’impararla, l’imperfezione delle chiavi che servono di regola all’armonia, i vizi
sogno e quelle di puro diletto. In conseguenza gli autori o inventori delle note musicali contenti d’agevolare lo studio al s
lo senza uscita, là una strada di diversa spezie, colà un borgo fuori delle mura, dappertutto aggiunte posticele che ne turba
genere d’armonia poco o niente opportuno all’espressione individuale delle passioni. [24] E primieramente per una generale i
nella formazione dei versi fuorché l’ordine degli accenti e il numero delle sillabe, è sommamente difettosa nel regolamento d
sebbene non badassero eglino per formare i versi al numero materiale delle sillabe, avevano tuttavia la stessa cura, che abb
lle parole, della quale nasceva in gran parte il numero, e la cadenza delle loro poesie125. [26] Superiore nella esattezza de
o più tardo; sebbene anch’esso veniva indicato dal poeta o col senso delle parole esprimenti lentezza, e velocità, oppure co
non per tanto costretto ad abbandonare la poesia per badare al valor delle note musicali, le quali non avendo nella collocaz
rtecipare di siffatta irregolarità? Che mai si può accordare il valor delle note ove le sillabe prive siano di quantità deter
emente più veloce la pronunzia, le note non possono seguitar l’ordine delle sillabe? E che nelle arie stesse dove il riposo d
ote, troppo è grande tuttavia l’incertezza del compositore nel numero delle note che a ciascuna sillaba dee corrispondere, e
rsità rispetto all’antica, dove per molti secoli non si conobbe l’uso delle prolazioni, ovvero sia d’affastellare più note so
che ponno esprimere le misure musicali accettate da noi? Se si parla delle misure semplici, le quali non sono che due la dup
a prima non esprime che due soli tempi, e la seconda tre. Se si parla delle composte, queste non sono che quattro, cioè la qu
traendo la pronunzia più del dovere, fa che affatto si perda il senso delle parole; ed ecco l’origine del gran difetto del ca
no, dove a motivo di non trovarsi la dovuta proporzione tra il numero delle sillabe e quello delle note, si spendono talvolta
n trovarsi la dovuta proporzione tra il numero delle sillabe e quello delle note, si spendono talvolta tre o quattro minuti n
i tratti dell’allegrezza, velocissimi poi ove della iracondia, e così delle altre affezioni dell’animo in guisa tale che se f
viene scambievolmente distrutta dall’azione contraria dell’altro. Ora delle quattro parti principali che costituiscono la nos
a ad un movimento determinato. [31] Quanto si dice della moltiplicità delle parti si dice altresì della scelta degli interval
i altri intervalli mentre il soprano corre successivamente per quelli delle terze, i quali essendo d’indole diversa dagli alt
moderna musica, dove l’arte d’intrecciare le modulazioni, la bellezza delle transizioni e dei passaggi, l’artifiziose circola
e spezie d’affetto, ma che dovrebbero variarsi a misura del bisogno e delle circostanze. Dovrebbe, per esempio, la nostra com
della lor nazione e del loro secolo come le cariatidi al piedistallo delle statue, m’accuseranno di troppa baldanza per aver
11. [NdA] Opere Morali, Tom. 2. p. 145. 112. [NdA] Platone nel primo delle Leggi chiama la musica strumentale separata dalle
a. 114. [NdA] Trattato di musica, p.144. 115. [NdA] Vedi il VI tomo delle Memorie concernenti i Cinesi, e il Saggio sulla M
e corre fra i gradi dell’acuto e del grave: altri dall’indole diversa delle cantilene nazionali. Chi sostiene che il modo sig
ella misura del tempo, o ciò ch’è lo stesso nella rispettiva quantità delle sillabe senza badare agli accenti di puro rinforz
quanto ci vien narrato dai grammatici intorno al valore quantitativo delle sillabe nei poemi degli antichi altro non sia che
to biasimata dai filosofi, e in particolare da Aristotile nell’ottavo delle politiche, appellandola artifiziosa, e non valevo
14 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo terzo »
ella dissolutezza, poiché vi si rappresentavano le arti pantomimiche, delle quali son troppo note le oscenità e le laidezze,
, se volevano celebrar gli uffizi divini, a ragunarsi nei sotterranei delle case, o nelle caverne, od in luoghi ermi, e selva
tta la ragione, confusi coi cristiani del primo secolo. [2] La venuta delle nazioni settentrionali apportò in seguito totale
ar ispiccare il canto loro in altra maniera, che rinforzando il suono delle vocali per nasconder alla meglio la durezza e l’a
arbara, e rozza, che tutta la sua vaghezza traeva dal definito numero delle sillabe in ogni verso, e dall’accoppiamento delle
dal definito numero delle sillabe in ogni verso, e dall’accoppiamento delle desinenze simili da loro chiamate rime, e nuova m
fatti nelle lettere di Casiodoro si legge, che Clodoveo conquistatore delle Gallie, desiderando d’avere appo se musici pregie
e’ gentili». I Latini, avendo perdute per un concorso di circostanze, delle quali a me non s’appartiene il parlare, molte par
sica effemminata dell’Oriente s’erano propagate per l’Italia, creando delle altre più degne, o traendole con giudiziosa scelt
ndo delle altre più degne, o traendole con giudiziosa scelta dall’uso delle altre chiese greche e latine, compose e formò l’a
erlo, ed a cantori più ignoranti ancora, i quali pronunziavano a caso delle parole non intese da loro senz’altro aiuto che la
del suo secolo e dei posteriori verso di lui il ricompensò abbastanza delle vessazioni sofferte nel chiostro. La gran fama ac
monumenti hanno fatto sì che attribuite gli vengano tutte le scoperte delle quali s’ignora l’autore, come già fecero gli Egiz
la durata, né ricevevano a questo riguardo altra diversità che quella delle sillabe lunghe o brevi del linguaggio a cui s’app
’applicavano. Ma tal diversità era poco sicura, perché la distinzione delle sillabe in lunghe e brevi erasi per le cagioni di
opra indicate pressoché smarrita, e molta più nella prosa de’ salmi e delle antifone priva d’ogni prosodia e d’ogni ritmo. Fu
essità di dover leggere in lontananza su’libri posti in mezzo al coro delle chiese, onde era d’uopo il rappresentar all’occhi
erva inedito fra i manoscritti della Real Biblioteca di Parigi, parla delle note e del loro valore come di cose di già conosc
versato nella teoria musicale è ben noto che il modo suppone il valor delle note, poiché quella parola riguarda la massima e
e le cui opinioni sono state avvolte insiem con tanti altri depositi delle umane cognizioni nella irreparabile dimenticanza
usanza di lasciar ne canto imperfette le brevi. O che dunque il valor delle note sia stato ritrovato dal Francone, o che rico
tutto, come fa la fintassi grammaticale nel discorso, e che dal valor delle note principalmente deriva. Egli nella copia altr
ertezza nella storia della musica? Perché tal oscurità circa il tempo delle invenzioni, e degli inventori? Si risponde che ci
empre insiem coi loro inventori, o si giacevano fra l’eterno silenzio delle monastiche biblioteche polverosi e negletti: dal
lla v’ha di più comune in quei tempi quanto l’attribuire ad un autore delle scoperte che poi con più diligente ricerca si rit
a questa massima non è possibile dar un passo nella storia filosofica delle lettere. Ora ne’ tempi e nelle nazioni che chiama
zioni che diconsi illuminate, sì perché venendo per lo più la coltura delle arti e delle scienze in un popolo congiunta coi p
onsi illuminate, sì perché venendo per lo più la coltura delle arti e delle scienze in un popolo congiunta coi progressi del
enze in un popolo congiunta coi progressi del commercio, del lusso, e delle altre cose, le quali necessariamente corrompono i
reci principalmente. Così dovea accadere eziandio nella prima origine delle moderne rappresentazioni, e così accadde in fatti
e non rozzi spettacoli presentati agli occhi del popolo su i cimiteri delle chiese, sulle piazze e sulle campagne, la qual ci
a fra i primi Greci era di somma importanza, e consideravasi come una delle cariche più rispettabili dello Stato. Quindi è ch
con un sommo ingegno una perfetta cognizione degli affari politici, e delle opinioni che conveniva istillare negli animi del
eificarsi: conseguentemente leggiamo, che la bellezza de’ fanciulli e delle donne riscuoteva onori divini; che Venere, Ganime
e ravvivato dalla possente influenza della bellezza, principio comune delle une e delle altre. [11] Di più: in una religione
dalla possente influenza della bellezza, principio comune delle une e delle altre. [11] Di più: in una religione che parlava
alche volta aver fatto Aristofane. Basta leggere nel primo atto d’una delle sue commedie intitolata le Rane il burlesco e lic
mente risvegliar in esso l’amore della libertà, e della patria, virtù delle più utili per tutto altrove, ma necessarissime ne
anta, che trae dal cielo la sua origine, ci dà della natura divina, e delle cose che le appartengono, una idea troppo rispett
orale non è che un breve e fuggitivo passaggio, raccomanda la pratica delle virtù, che a tal fine conducono. La rinunzia a tu
pudio. Non potendo sollevar gli sguardi del volgo fino alla grandezza delle cose rappresentate, egli è d’uopo abbassar queste
a l’Europa, dove le più ridicole rappresentazioni si framischiavano a delle cerimonie cotanto licenziose che sarebbero affatt
iso, o di far paura agli spettatori. Non contenti di cantare nel coro delle poesie disoneste invece dei salmi, si pigliavano
Germania e in Italia, e prese voga persino nei monisteri dei frati e delle monache. E ciò che dovrebbe recare stupore (se pu
carlo a chi conosce la natura dell’uomo, e la debolezza inconcepibile delle sue facoltà) si è che cotali stravaganti follie s
nato l’Epulone dove Asmodeo, diavolo della lussuria, e Pluto, diavolo delle ricchezze, compariscono avanti il tribunale del P
porti.»36 [22] Tali furono insomma quasi tutte le rappresentazioni delle quali la storia ne somministra memoria in Europa
scuno con piacere bensì dell’orecchio, ma colla rovina e lo sterminio delle parole. Cotal abuso di consonanze e di dissonanze
ora pervenuti al colmo gli abusi, se ne avvidero i supremi regolatori delle cose sacre del danno che poteva risentirne la rel
o tutto diverso, cioè a quello della filosofia, che seguendo il corso delle nazioni forma la partizione delle Opere ragionate
la filosofia, che seguendo il corso delle nazioni forma la partizione delle Opere ragionate. Così vorrebbesi far credere a ch
ava il celebre Duclos allorché disse nel suo profondo e sensato libro delle considerazioni sopra i costumi: «Vi sono dei prin
15 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
del 1658 con general plauso alcune farse piacevoli benchè irregolari, delle quali rimangono i soli nomi. Le prime sue commedi
appresentazioni colla tragedia del Nicomede di P. Cornelio, e con una delle sue farse il Dottore innamorato; ed il modo di ra
i conobbe nella recita del Cocu immaginario scritto più correttamente delle prime favole. Il carattere di questa parimente ri
solatoa. Nè vi ritornò il concorso se non colla comparsa della Scuola delle Donne rappresentata nel dicembre, che Moliere ric
onne rappresentata nel dicembre, che Moliere ricavò da una novelletta delle Notti facete di Straparolab. Essendo stata questa
pubblico a spese de’ suoi censori, e pubblicò la Critica della Scuola delle Donne, in cui dipinse vagamente i ridevoli critic
egi rendono questo dramma l’ornamento più bello della comica poesia e delle scene francesi. L’interesse che si desiderava nel
in dalla prima scena della vecchia Pernelle. La vivacità ch’è l’anima delle scene aumenta per gradi col comparire nell’atto I
maniera del Caravagio. Nè di grazia nè di arte scarseggia la commedia delle Furberie di Scapino recitata nel 1671, sebbene il
ezza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I e delle due scene prime del II e del III, sono di Moliere
i Moliere; il rimanente si verseggiò da Pietro Cornelio, ad eccezione delle parole italiane e dei versi francesi da cantarsi
ben ragionare ed analizzare, che si vede trionfar nella maggior parte delle sue opere. E chi gli negherà il talento filosofic
te a quella sagacità che lo scorge ad entrar da maestro nel mecanismo delle umane passioni? Ma la filosofia di Moliere non fu
izie ad arricchire il suo tesoro comico. Intorno a’ caratteri diversi delle sue favole, è da avvertirsi che egli da prima acc
ostura de’ medici, la ciarlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il
arlataneria de’ falsi eruditi, l’affettazione delle donne preziose, e delle pretese letterate, ed il difetto di una virtù tro
liere accoppiò quello degli scrittori teatrali, e seppe approfittarsi delle loro invenzioni, non da plagiario meschino, ma da
pretese Pietro Brumoy; benchè alcuna remota rassomiglianza si scorga delle nominate favole greche con qualche tratto di quel
onvitato di pietra, la Principessa d’Elide, ed una parte della Scuola delle donne, si ricavarono dal teatro spagnuolo. Prese
Da Straparola trasse l’argomento ed alcune grazie della stessa Scuola delle donne. Varie scene ed astuzie di Scapino e di Sbr
di Parigi, e l’abate Dubos mentovato dal sig. Bret nella sua edizione delle Opere di Moliere. Diceva Dubos che si ricordava d
ando non lavorava con fretta, gli originali sparivano sempre a fronte delle sue copie. Niuno al pari di lui possedeva l’arte
altri comici. La poca felicità notata da’ critici nello scioglimento delle sue favole; qualche passo dato talvolta oltre del
immaginarii cattiva e maltessuta, e i Litiganti di Racine imitazione delle Vespe di Aristofane uscita nel 1667, cui credesi
e Furetiere ed altri chiari letteratia. Dicasi pur anche alcuna cosa delle commedie di Quinault scritte nel fiorir di Molier
Mère coquette rappresentata con gran concorso nel 1664 è la migliore delle sue commedie, ma lontana dal sostenere il confron
era uscito nel 1664 il Misantropo; ma le Preziose ridicole, la Scuola delle donne, la Critica di questa, e l’Improvisata di V
t nella Vita di Moliere é la Muse historique di Loret presso l’autore delle Memorie sulla vita e sulle opere di Moliere. b.
ne Europee. Moliere condusse diversamente quest’argomento, lo spogliò delle mostruosità originali, e vi fece una dipintura de
16 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO V. Primi passi del dramma musicale. » pp. 295-309
a ed il desiderio di un nuovo spettacolo scenico dopo il risorgimento delle lettere. La musica costante amica de’ versi146 an
macchine147. Cominciò poi a richiamarsi sulle scene in qualche passo delle sacre rappresentazioni. Quindi s’introdusse nelle
appresentazioni. Quindi s’introdusse nelle profane, cantandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi d
Quindi s’introdusse nelle profane, cantandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non
ntandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non meno in versi che in prosa. Il favor
musica e della poesia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e delle pastorali, volle il primo sperim
esia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e delle pastorali, volle il primo sperimentare l’effetto
isuguali, destre, sinistre, serrane, e modo Frigio, Ipofrigio, Lidio, delle quali cose è forza che non abbiano veruna idea. D
i cose è forza che non abbiano veruna idea. Diremo che il canto è una delle molte supposizioni ammesse in teatro come verisim
a e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille
emelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia degli augelli,
. La musica dunque fu sempre compagna della poesia. 147. Menestrier delle Rappresentazioni in Musica. 148. Di questo pare
a fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza dell’ imitazione delle dipinture naturali. Chi poi freddo ragionatore e
ell’immaginazione. La probabilità o verisimiglianza è la verità reale delle arti fantastiche, diceva un giudizioso Inglese pr
n maniera che non perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria delle rispettive loro arti. Barbara, stupida e quasi sa
ramatica a questo vero immaginario, che essi dureranno la vana fatiga delle Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al
azioso nel suo Saggio che mi diede motivo di rilevare la piacevolezza delle sue opposizioni nell’articolo XII del Discorso St
anti versi castigliani il mio raziocinio, facendo una bella parafrasi delle mie espressioni nel canto IV del suo poema della
i, un Egiziello, o la Tesi, la Mingotti, la Faustina, approfittandosi delle armoniche appassionate situazioni del Metastasio,
è sul fatto, ma non altrimenti che si sovviene del verso, del musico, delle gioje false e delle scene dipinte; e dice a se st
altrimenti che si sovviene del verso, del musico, delle gioje false e delle scene dipinte; e dice a se stesso: Il poeta fa pa
17 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 10-16
lie e società civili ha la di loro suffistenza assicurata coll’unione delle forze particolari, e provveduto al comodo colla f
la di una divinità e di un culto religioso16 (mal grado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni Lucreziani), e tali i
le sceme induzioni de’ moderni Lucreziani), e tali idee nell’infanzia delle nazioni agiscono con tanto maggior vigore, quanto
roprio discorso. Quindi è che non sì tosto egli comincia a far pruova delle forze del suo ingegno che ne dirige le primizie a
e. Il nostro intendimento poi, il quale da’ sensi attende le notizie delle cose esteriori, non in un tratto, ma successivame
cantavansi le leggi del nostro Caronda. I Goti feroci popoli antichi delle Scandinavia che abitavano nelle coste del Baltico
e prime composizioni sceniche (come non molto lontane da’ primi passi delle nazioni verso la cultura) si trovino scritte in v
n trono augusto e sublime, donde si vede a’ piedi gli autorevoli capi delle società, non che i poetici scherzevoli capricci.
che noi troveremo avverato in tutti i teatri Europei, e dall’analogia delle idee ci sentiamo inclinati a conchiudere, che tro
1763. 21. Giova quì ripetere ciò che ragionammo nel tom. I, cap. 1. delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Non nasce (d
re ciò che ragionammo nel tom. I, cap. 1. delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Non nasce (dicemmo) la poesia teatrale s
ite, e dove regna una competente cultura. E perchè poi la delicatezza delle arti viene colle filosofie, questo genere di poes
18 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « NOTE ED OSSERVAZIONI DI D. CARLO VESPASIANO in questa edizione accresciute. » pp. 313-326
Dante Alighieri, che col sumministrare all’ Italica favella per mezzo delle sue dotte e ingegnose produzioni non poca robuste
estare, quasi come per l’istesso Latino; e loda in esso l’ agevolezza delle sillabe, la proprietà delle sue condizioni, e le
esso Latino; e loda in esso l’ agevolezza delle sillabe, la proprietà delle sue condizioni, e le soavi orazioni che già fin d
idì. Lo stesso Muratori, negli Annali d’Italia all’anno 1036 parlando delle famose nozze di Bonifazio marchese di Toscana con
queste erano di poco prezzo, leggendosi nelle Cronache di Verona, che delle 200 date loro da uno Scaligero per le sue nozze,
canti, suoni e balli, celebrando le gesta de’ Paladini, e le bellezze delle donne. Tutti costoro venivano compresi sotto il n
ove ognuno sceglievasi un’ Amica, e la stabiliva sovrana dominatrice delle sue azioni e de’ suoi pensieri; e di là vennero l
laye nelle Memorie sull’antica Cavalleria, Onorato di S. Maria Accad. delle scienze tom. 65, l’Ab. Arnaud nel supplimento all
grandissima stima e venerazione, e vennero spesso innalzati da i capi delle loro nazioni e tribù a cariche assai ragguardevol
a eademque, e comune a tutti i popoli del Nort, e ch’è stata la madre delle lingue moderne della Svezia e della Danimarca, e
, dal Bjorner, dal Mallet, dal Sig. Giacobi Segretario dell’Accademia delle Scienze di Coppenhaghen, e da altri, si trova (ch
te, e ’l mar circonda e l’ Alpe, si facea gloria di esser Mecenate delle lettere, e di conoscere, amare, onorar, premiare,
mo di quanto ne ha maestrevolmente e veracemente ragionato nel V tomo delle Vicende della Coltura delle Sicilie lo Storico fi
lmente e veracemente ragionato nel V tomo delle Vicende della Coltura delle Sicilie lo Storico filosofo Don Pietro Napoli-Sig
ere gli umani talenti. E pure (come bene ha osservato nell’Entusiasmo delle belle arti l’Ab. Bettinelli) oggi senza favor de’
mulazione, senza ricompense, nella decadenza di tutto, e nel languore delle artistesse, hanno elleno sempre in Italia gran vo
ll’opere d’alto ingegno, ove han posta cura, e in tutte le produzioni delle arti dell’ immaginazione, del genio, del sentimen
cese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì perciò di modello alla mag
ole delle tre unità, e che servì perciò di modello alla maggior parte delle tragedie francesi che vennero appresso. Pare dunq
della nostra Cattolica Fede, come ci accerta il dotto autore anonimo delle Note fatte sopra una lezione del Marchese Maffei
ompilata e impressa in Ginevra nel 1728. Nota XII. Per mezzo delle più celebri tragedie Italiane del XVI secolo, tut
del Tasso e del Guarini, un poema drammatico che meritasse lo studio delle altre nazioni. Oh quanti pretendono di seder giud
19 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
Quindi è che si videro da prima in quell’alma Città, divenuta centro delle lettere, rappresentate nel loro natural linguaggi
ino. I contemporanei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro,
nei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro, per la quale la t
tutta l’energia della passione, ed è soprammodo lontano dalla durezza delle sentenze lanciate ex abrupto alla maniera di Sene
i, nelle quali ebbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tr
etuum, rogo. La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità delle passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la vag
per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte delle più pregevoli favole greche. Trasportò da Euripid
ta nel tradurre i Greci. Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè se
e in latino ciò che in greco si disse con copia. Facendo moderato uso delle sentenze, schivò ugualmente l’affettazione di Sen
i singolarmente la scena del delirio di Fedra che recammo nel tomo IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Anche il rac
delirio di Fedra che recammo nel tomo IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Anche il racconto del mostro marino è un
e che gli s’imputano, le Fenisse di Euripide. Per nostro avviso niuna delle bellezze originali si è perduta nella versione de
mente notabile il Coro dell’atto I da noi tradotto e recato nel t. IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parim
atto I da noi tradotto e recato nel t. IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parimente il di lui gusto nella s
on sobria libertà nel famoso lamento di Elettra che ha in mano l’urna delle pretese ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo
di Oreste, che noi pur traducemmo colla possibile esattezza nel t. IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Colla stessa
cemmo colla possibile esattezza nel t. IV delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Colla stessa signoril maniera è cangiato
bisogna consultare l’eleganti traduzioni fatte dal prelato Cosentino delle Nubi e del Pluto, le più felici commedie di quel
20 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Osservazioni »
ano che basta per non ignorare che la malignità sa talvolta dispensar delle lodi. Il giornalista “non intende di criticar il
to è di “cercare la verità”, ma egli dissimula quasi sempre la verità delle mie ragioni, sopprime le pruove e travisa le mie
nessuno il legga criticandolo perpetuamente, non dando la menoma idea delle materie che vi si trattano, né della maniera con
tano, né della maniera con cui vengono trattate, non indicando veruna delle riflessioni ch’ho cercato di spargere utili al pr
ire di guida per inoltrarci quanto basta nella ricerca di questo ramo delle greche cognizioni. Quindi è che si può istituire
comparabile estrattista che noi abbiamo della musica, della poesia, e delle rappresentazioni teatrali le stesse idee che avev
tri. La poetessa Saffo veniva riguardata da que’ di Mitilene come una delle loro più celebri legislatrici non altrimenti che
uale a Saturno, e dappertutto vi si vedeano scolpiti i simboli propri delle mentovate divinità, e prima d’incominciar lo spet
Diodoro afferma che fossero inventati da un re di Macedonia in onore delle Muse e di Giove. La comune opinione vuole che fos
a che dentro del teatro, e sulle scene, e nell’ingresso s’innalzavano delle statue in onore dei numi. La medesima usanza si r
eravigliarsi che i più sensati autori ne facessero un così gran conto delle arti drammatiche. Platone chiama le favole scenic
abili co’ più gran capitani. [16] Ma nulla fa capir meglio lo spirito delle antiche rappresentazioni quanto lo zelo de’ primi
la superstizione». Il secondo è di Lattanzio Firmiano nel libro sesto delle istituzioni: «La celebrazione degli spettacoli so
se sacre, o come oggetti di somma importanza civile? Lo stesso dicasi delle rappresentazioni sceniche. I drammi degli antichi
purtroppo meno divoti v’andiamo per conversare, per giuocare, per far delle cenette, per passare il tempo, per ridere, per di
sto garbuglio d’idee, dal quale come dall’uovo di Leda verranno fuori delle cose pellegrine. Secondo l’estrattista se i nostr
parlano diversi da quelli del coro. Nelle sue Eumenidi, oltre il coro delle furie sono Pizia, Apollo, Minerva, Oreste, e l’om
no Atessa, Serse, l’ombra di Dario, ed un corriere, lo stesso si dica delle Supplicanti e degli altri componimenti di quel po
altra. Niente di più comune fra noi che il veder i governi prescriver delle leggi opposte a quanto detterebbe la sana filosof
da ogni oggetto morale, politico, e legislativo, che ascoltar infine delle musiche effeminate e frivole, che non hanno il me
pigliare partito in così fatta questione. [26] La ricchezza parlando delle arti d’imitazione e di sentimento può renderle pi
do la storia della musica, e coll’esempio della cinese, dell’araba, e delle nostre antiche cantilene di chiesa, ho speso in t
icerche sedici pagine, cioè dalla 184 fino alla 201 del secondo tomo, delle quali l’estrattista non fa neppure un sol cenno.
i, e non usi la poca onestà di far credere a’ lettori ch’io avventuro delle cose senza provarle. GIORNALISTA. [27] «E il con
lla sola musica drammatica. Eppure è tutto all’opposto. In più luoghi delle mie Rivoluzioni ho fatto espressamente questa dis
cene». Alla pag. 244, ragionando della nostra armonia e del contrasto delle parti, io dissi: «Non si niega che da siffatto co
moderna musica dove l’arte et intrecciare le modulazioni, la bellezza delle transizioni e dei passaggi, l’artificiose circola
domi nel‌l’essenza dell’armonia, e facendo vedere che la moltiplicità delle parti, la natura degli intervalli e l’intrinseca
le autorità allegate, passa di lungo senza nemmeno accennar una sola delle mie ragioni, e poi si fa avanti in aria trionfale
fa il N. A. che altre cagioni più forti dimostrino la disuguaglianza delle due musiche, cioè i prodigi che faceva l’antica d
lati movimenti che destan nell’animo le troppo lussureggianti imagini delle terrestri Muse sotto il qual nome compresa viene
u impiega un’intiero capitolo della sua opera immortale dello spirito delle leggi nel verificare i fatti che si rapportano, e
he uomo avveduto è egli mai codesto maestro di cembalo dell’Imperator delle Russie. E la nostra musica non s’accompagna altre
ci? La diversità dell’effetto non indica in buona logica la diversità delle cause. GIORNALISTA. [35] «Ma perché incolpare la
n lo stabilimento di governi più regolari, non la saviezza e la forza delle leggi che imbrigliarono l’impetuosità dell’intere
ltro è che tali poesie noi non usiamo di porle in musica alla maniera delle arie che sono più proprie a tale assunto; e altro
, è sempre musica) e si possono ancora rivestir con note alla maniera delle arie; poiché, se si fa tal musica a della poesia
sono certe composizioni latine ecc, tanto più si deve poterla fare a delle composizioni veramente melodiche, come sono le su
suddette cannoni pindariche ecc.» RISPOSTA. [44] Quest’accusa è una delle infinite inesattezze del fogliettista. Nel luogo
a capacità d’accompagnarsi coi detti generi poetici che in più luoghi delle mie Rivoluzioni ho parlato de’ sonetti del Petrar
”; che il maestro abbandona il valor della poesia per badare al valor delle note ecc. ma tutto questo è falso stante che il b
e che il bravo compositore conosce benissimo la quantità e la qualità delle sillabe nella poesia sa che la parola “spoglie” è
l compositore non può conoscere né benissimo né malissimo la quantità delle sillabe nella nostra poesia, perché nessuno può c
egolavano col numero e varietà dei piedi, e colla lunghezza e brevità delle sillabe; all’opposto dei versi appartenenti alla
esia detta armonica come la nostra, i quali badano soltanto al numero delle sillabe e all’acutezza e gravità degli accenti. I
plicar varie parole, ciò dipende, perché il musico nella collocazione delle note non ha altro regolatore che il proprio arbit
ta, se non quando i versi sieno di una stessa misura, e il sentimento delle parole sia lo stesso: onde egli è sempre vero che
in tal modo sono espresse le più belle composizioni che ora abbiamo, delle quali voglio supporre anch’io, che la Grecia abbo
o supporre anch’io, che la Grecia abbondasse, e forse ne avesse anche delle migliori, ma queste esistono, e quelle sparirono,
ichi diriggeva il tempo e la misura della musica e regolava il numero delle note, qual altro regolatore hanno i nostri compos
eglino una norma fissa e costante a cui accomodarsi nella collocazion delle note si vedrebbero tanti capricci, tante irregola
role, cioè che i versi sieno d’una stessa misura, e che il sentimento delle parole sia lo stesso, sono piuttosto regole di ci
eccezione d’alcuni pochi maestri la maggior parte dei moderni lavora delle musiche applicabili a cento sentimenti diversi, c
professione intorno ai termini facoltativi dell’arte, e che non dica delle cose incontrastabili. Nulladimeno siccome nel mon
intervalli che sono in uso nella nostra armonia, non ho fatto parola delle due seconde maggiore e minore, e perché non ho de
suo solito la mia proposizione isolata, e non adduce neppur una sola delle molte pruove che la fortificano. In secondo luogo
ovimenti conformi, perché composto di moltiplicità di parti, ciascuna delle quali agisce con un movimento non conforme, ma di
ripugnanza, un contrasto tra la privativa energia degli intervalli e delle parti, il quale impedisca d’eccitare la determina
ù intenso, essendo la dominante, si sentirà distintamente a confronto delle altre voci, e però potrà produrre il suo effetto.
ia fosse una ragione, noi conchiuderemo che l’estrattista sapeva dire delle ragioni; ma essendo quelli epiteti una ingiuria a
iteti una ingiuria altro non si può conchiudere se non ch’egli sa dir delle ingiurie. Colla stessa ragione potrebbe tacciare
i moltissimo le opere del Carissimi, del Palestrina ecc. a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e più
[60] 3. M’imputa d’aver commendate l’opere del Carissimi a preferenza delle più moderne, che sono cento volte migliori e “più
i così poco interessante faceva perdere il suo pregio anche al lavoro delle note». Convien dire che gli occhiali con cui il S
e i detti altrui si prendesse egli la briga d’esaminare il fondamento delle proprie censure, avrebbe potuto vedere nella Musu
buisce al contrappunto la rovina della musica, lodale suddette opere, delle quali il più gran merito consiste appunto nell’ab
brati di contrappunto. GIORNALISTA. [63] «Per criticar poi la musica delle nostre arie, adduce quei difetti che sono già sta
ato alla musica; come da noi si asserì nella nota 13 del nostro Libro delle Regole armoniche.» RISPOSTA. [66] Senza riccorre
moniche del Manfredini (libro frivolo, che altro non contiene fuorché delle nozioni elementari e triviali), io aveva detto ne
un gran danno alla poesia, perocché i poeti alloppiati dalla vaghezza delle similitudini profondono le bellezze di pura imagi
sello, Anfossi e Gluk meritano che si parli con distinzione, l’autore delle Rivoluzioni ha parlato con distinzione ed ha cava
d ha cavato l’esempio del recitativo obligato, del rondò, dell’aria e delle altre parti che ha preso a disaminare dal Borghi,
la poesia, e nella letteratura, che hanno come suol dirsi sulla punta delle dita tutti gli autori, che hanno trattato e tratt
in tutto differente dall’altra che vien condannata allorché si parla delle arti di sensibilità e d’imaginazione. Il desideri
timi esemplari, o l’inquieta smania degli ascoltanti, che infastiditi delle cose passate e noiati delle presenti bramano rice
smania degli ascoltanti, che infastiditi delle cose passate e noiati delle presenti bramano ricevere delle scosse, e delle a
fastiditi delle cose passate e noiati delle presenti bramano ricevere delle scosse, e delle agitazioni mai più sentite. L’una
cose passate e noiati delle presenti bramano ricevere delle scosse, e delle agitazioni mai più sentite. L’una e l’altra di qu
azioni mai più sentite. L’una e l’altra di queste cose sono la rovina delle arti e delle belle lettere, imperocché consistend
ù sentite. L’una e l’altra di queste cose sono la rovina delle arti e delle belle lettere, imperocché consistendo il bello di
separandoli dai mediocri torna da capo, sostiene che la maggior parte delle finezze armoniche onde vanno tanto superbi i mode
one si fosse realmente sotto l’onda incurvato. Non avviene altrimenti delle contraddizioni che vede ne’ miei sentimenti il gi
ti separandoli dai mediocri, sostengo poco dopo che «la maggior parte delle finezze armoniche, onde vanno tanto superbi i mod
’una né l’altra di tali proposizioni, anzi trovandosi in molti luoghi delle mie Rivoluzioni smentite entrambe, mi permetterà
non sia eccessiva, prova piuttosto l’avanzamento che l’annientamento delle virtù politiche d’un paese; mentre se per istruir
anza de’ teatri e la frequenta degli spettacoli provano l’avanzamento delle virtù politiche in un paese». Fin qui si vede ch’
anza de’ teatri e la frequenza degli spettacoli provano l’avanzamento delle virtù politiche in un paese, ma la conseguenza è
negli stranieri, per credere che in Italia vi saranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Università come v
ri, per credere che in Italia vi saranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Università come vi son dappertu
e in Italia vi saranno degli Spedali, delle Scuole, delle Stamperie e delle Università come vi son dappertutto, né penso che
stessi stessissimi, che mi serviron di scorta per disaminare lo stile delle moderne composizioni. Se questi sono falsi, anche
piacenza a cui difficilmente resiste quella genia di persone che vive delle secrezioni dei talenti come i corvi e gli avoltoi
vedere la sua politica insidiosa. Di più, non indicando in qual luogo delle sue opere, che sono comprese in molti volumi, abb
eriore. [96] Nella seconda dissertazione dice molte belle cose, parte delle quali mi sembra vere, e parte no intorno allo sti
contrario a qualche tartaro Kalmuko che non abbia la menomissima idea delle rappresentazioni musicali. E tanto è vero che i d
Cicerone, di Virgilio, e d’Orazio non venisse chiamata il secol d’oro delle lettere romane, come i Chapelain, i Cottini, i Pa
teremo solamente ciò che già si disse nella più volte citata nota 13. delle Regole armoniche ed in un altro estratto incluso
nostra musica non ha un gusto fìsso. Ho cercato di provarlo adducendo delle ragioni, e indicando delle viste filosofiche su t
to fìsso. Ho cercato di provarlo adducendo delle ragioni, e indicando delle viste filosofiche su tal proposito, che mi lusing
a fine dell’estratto, qualis ab incepto processerat non adduce veruna delle mie pruove, non si fa carico dei fondamenti su cu
no da sé tostochè si sono rilette le mie parole. È poi una incoerenza delle molte, in cui è solito d’incorrere il logicismo e
oli aspetti cioè sotto i quali venga riguardata quell’arte nell’opera delle Rivoluzioni. Ciò mi fa sperare che il Signor gior
21 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO X ed ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati teatri, e della condizione degli attori Greci. » pp. 298-315
sparse nelle opere degli eruditi150. Tuttavolta recheremo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’ intelligenz
otto visorium, è più moderno di quello di scena che si diede al luogo delle prime rappresentazioni. É noto che scena deriva d
r o Bezestein, ossia mercato, e un gran Caravanserai, ovvero alloggio delle caravane156. Perinto città della Tracia poscia co
done ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto, Creta,
esercizj ginnici; ma vi si facevano anche pubbliche rappresentazioni delle ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialment
ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialmente al secondo giorno delle feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel m
rgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni sceniche. Certo è che a poco a p
niche. Certo è che a poco a poco s’ introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legislatore. Certo
ale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo
roprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da
e veniva coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte, delle quali quella del mezzo dicevasi βαοιλειον, reale,
tacoli come scuole di destrezza, di valore, e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di ques
o fisso a favore de’ fabbricatori del teatro, perchè si rimborsassero delle spese fattevi. I poveri per questa legge rimaneva
e matematici immaginarj: dove in somma si cade nell’eccesso contrario delle repubbliche Greche, ognuno vede che in un popolo
nfiteatro Flavio: nella dissertazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
rtazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 151. Vari
essi abbiamo più distintamente favellato nelle Vivende della Coltura delle Sic. t. I pag. 138 e seg. 158. V. il citato t. I
ella Coltura delle Sic. t. I pag. 138 e seg. 158. V. il citato t. II delle Vic. della Colt. delle Sicilie dalla pag. 146. 1
t. I pag. 138 e seg. 158. V. il citato t. II delle Vic. della Colt. delle Sicilie dalla pag. 146. 159. Lacedemone Ancienn
Giulio Polluce nell’Onomastico lib. IV, cap. 18. 164. Nel III libro delle Georgiche di Virgilio. 165. Esse perciò si disse
22 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « [Errata] » p. 216
erto impero 125 19 Ti miro. Ti miro 131 14 coila colla 122 3 delle Danaidi delle Danaidi Supplici delle Supplici
125 19 Ti miro. Ti miro 131 14 coila colla 122 3 delle Danaidi delle Danaidi Supplici delle Supplici
o 131 14 coila colla 122 3 delle Danaidi delle Danaidi Supplici delle Supplici
23 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VIII ultimo. Primi passi del Dramma Musicale. » pp. 42-62
rono il desiderio di un nuovo spettacolo scenico dopo il risorgimento delle lettere. La musica costante amica de’ versi a anc
re macchine a Cominciò poi a richiamarsi sulle scene in qualche passo delle sacre rappresentazioni. Quindi s’introdusse nella
appresentazioni. Quindi s’introdusse nella profana, cantandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi d
Quindi s’introdusse nella profana, cantandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non
ntandosi i cori delle tragedie e delle pastorali, ed anche i tramezzi delle commedie non meno in versi che in prosa. Il favor
musica e della poesia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e delle pastorali, volle il primo sperim
esia che osservò in tante feste e cantate e ne’ cori delle tragedie e delle pastorali, volle il primo sperimentare l’effetto
guarda questo scrittore. Appartiene ancora al Rinuccini la Mascherata delle Ingrate balletto eseguito in occasione del matrim
isuguali, destre, sinistre, serrane, e modo Frigio, Ipofrigio, Lidio, delle quali cose è forza che essi non abbiano mai avuta
che essi non abbiano mai avuta veruna idea. Diremo che il canto è una delle molte supposizioni ammesse in teatro come verisim
a e la musica sieno nate gemelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille
emelle. L’imitazione sia degli zeffiri, sia delle fronde agitate, sia delle acque cadenti in mille guise, sia degli augelli,
cc. La musica dunque fu sempre compagna della poesia. a. Menestrier delle Rappresentazioni in musica. a. Muratori Perfetta
ta fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza dell’imitazione delle dipinture naturali. Chi poi freddo ragionatore, e
ll’immaginazione. La probabilità e verisimiglianza è la verità reale delle arti fantastiche , diceva un giudizioso Inglese p
n maniera che non perdano di vista ne’ loro lavori la materia propria delle rispettive loro arti. Barbara, stupida, e quasi s
ammatica a questo vero immaginario, che essi dureranno la vana fatica delle Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al
o Saggio Apologetico, che mi diede motivo di rilevare la piacevolezza delle sue opposizioni nell’articolo XII del mio Discors
la Mingotti, la Faustina, la Gabrieli, la Bilington, approfittandosi delle armoniche appassionate situazioni de i drammi del
è sul fatto, ma non altrimente che si sovviene del verso, del musico, delle false gemme e delle scene dipinte, e dice a se st
altrimente che si sovviene del verso, del musico, delle false gemme e delle scene dipinte, e dice a se stesso: Il poeta fa pa
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO IV. Letteratura e Commedia Turca. » pp. 47-55
. Un pregiudizio volgare va impicciolendo in noi l’idea della coltura delle nazioni a proporzione della loro lontananza. Ciò
ria Angiolello vicentino compose in lingua italiana e turca la storia delle di lui gesta, gliela dedicò, e ne fu largamente r
chi cortesi e illuminati, i quali gli permisero di osservare i codici delle loro libreriea In tutte le moschee considerabili
passa per eccellente. Saadi autore del Gulistan, ovvero dell’Imperio delle Rose, fin dal secolo XVI passava per quelle regio
rmazioni. Dura tre anni, cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole ed in
cioè a dire incomparabilmente meno, non dico delle favole cinesi, ma delle alemanne, spagnuole ed inglesi del secolo XVII. L
si, ma delle alemanne, spagnuole ed inglesi del secolo XVII. Lo stile delle commedie turchesche è sommamente osceno; ma abbia
e per una adunanza femminile vi sono compagnie di sole donne, alcune delle quali rappresentano da uomini. Comuni sono ancora
render caffè e sorbetti, sonare e vedere le burlette de’ Pupi al lume delle lampadi, di che può vedersi il Viaggio al Levante
dice nel tomo I della Gazzetta letteraria dell’Europa, dove si parla delle Lettere di Miledy Maria Worthley. a. Egli scriss
25 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO PRIMO. Antichità Etrusche fondamento dell Romane. » pp. 4-14
picciola luce sulle antichità Etrusche. Essi le vendicarono in parte delle ingiurie del tempo che di tenebre le avvolse, e c
ro esperienza nel costruire. Nel luogo selvoso, ove era Populonia una delle dodeci principali città dell’Etruria, appajono mo
ell’antica Posidonia o Pesto nel Regno di Napoli. Tali sono i rottami delle sue Mura formate di grandi pietre squadrate levig
e tenuti per Etruschi Admone, cui si attribuisce l’Ercole bibace, una delle più prezìose gemme Etrusche, ed Apollodoto, di cu
ligiosa che questa teneva, Roma nascente volle descrivere il circuito delle proprie mura per mezzo di un solco fatto coll’ara
eri la propria sussistenza per mezzo della religione, della polizia e delle armi, Perciò quando l’Etruria sfoggiava contante
ia, e ad una gran parte del nostro emisfero. a. Platone nel V libro delle Leggi asserisce che i Greci ricevettero dagli Etr
della Grecia. b. Lib. II num. 4 in fine. c. Vedi il lib. IV, c. 37 delle di lui Storie. a. Lib. V cap 33. b. Nel libro X
i veda l’opera del p. Paoli sulle Ruine Pestane, ed il nostro II Tomo delle Vicende della Coltura delle due Sicilie. b. Nell
sulle Ruine Pestane, ed il nostro II Tomo delle Vicende della Coltura delle due Sicilie. b. Nelle Origini Etrusche pag. 17.
a parlando dell’Etruria, ed il Tiraboschi nel T. I, P. I della Storia delle Lett. Italiana. b. Stromat. lib. I: a. Plinio
26 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo II. In quali cose si rassomigli ogni teatro. » pp. 8-13
lie e società civili ha assicurata la di loro sussistenza coll’unione delle forze particolari di ciascun corpo, e provveduto
i quella d’una divinità e di culto religioso (mal grado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni lucreziani), e tali i
le sceme induzioni de’ moderni lucreziani), e tali idee nell’infanzia delle nazioni agiscono con tanto maggior vigore, quanto
l suo discorso. Quindi é, che non sì tosto egli comincia a far pruova delle forze del proprio ingegno, che ne dirige le primi
re. Il nostro intendimento poi, il quale da’ sensi attende le notizie delle cose esteriori, non in un tratto, ma successivame
e prime composizioni sceniche, come non molto lontane da’ primi passi delle nazioni verso la coltura, si trovino scritte in v
in un trono augusto e sublime, donde si vede a’ piedi i seriosi capi delle società, non che i poetici scherzevoli capricci.
te un effetto assai diverso; perocché in cambio di trattenere il volo delle fantasie de’ poeti, la legge gli ha costretti ad
ole che troveremo avverato in tutti i teatri europei; e dall’analogia delle idee siamo portati a conchiudere, che troveremmo
27 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo nono »
itatrice della natura, esprimendo colla varia successione de’ tuoni e delle note i diversi accenti delle passioni. Essa è que
endo colla varia successione de’ tuoni e delle note i diversi accenti delle passioni. Essa è quella che adoperando i muovimen
na tempesta, e il susurro voluttuoso d’un fresco venticello, gli urli delle Furie e il sorriso delle Grazie, la maestà e il s
voluttuoso d’un fresco venticello, gli urli delle Furie e il sorriso delle Grazie, la maestà e il silenzio della notte, o l’
e non se dal prendersi le inflessioni musicali come altrettanti segni delle nostre affezioni e delle nostre idee: dal che nas
inflessioni musicali come altrettanti segni delle nostre affezioni e delle nostre idee: dal che nasce che risovvenendoci deg
La forza degli argomenti, la convinzione dello spirito, l’eccitamento delle passioni, farte insomma di persuadere sebbene non
ri divenga oratore. La rettorica è quella che disponendo a sua voglia delle regole e delle parole, e servendosi di esse come
ore. La rettorica è quella che disponendo a sua voglia delle regole e delle parole, e servendosi di esse come di veicoli dell
lia delle regole e delle parole, e servendosi di esse come di veicoli delle idee, comunica loro quella espressione, che da sé
de più intelligibile l’orazione per mezzo delll acconcia collocazione delle parole, ora assoggettando al sistema generale dei
la musica non avrà né vita né spirito, l’accento spontaneo e naturale delle passioni si convertirà in un intervallo armonico,
ad un picciolissimo numero di modi le varie e moltiplici inflessioni delle quali è capace il linguaggio dell’uomo appassiona
ione de’ suoni nulla giova a interessare senza la melodia. L’immagine delle nostre passioni e degli oggetti che le mettono in
tre passioni e degli oggetti che le mettono in esercizio, lo specchio delle nostre idee e de nostri sentimenti rinovellato al
Le frondi degli alberi, l’albeggiante azzurro dell’orizonte, le punte delle roccie inerpicate, le lontananze e i chiaroscuri
onte, le punte delle roccie inerpicate, le lontananze e i chiaroscuri delle valli dipinti sul quadro sebbene invaghiscano l’o
così poco interessante faceva perdere il suo pregio, anche al lavoro delle note. Ma il vero stile della declamazion musicale
vigi si ritrovava il Lulli, avendo richiamato alla sua corte il fiore delle altre nazioni nelle arti e nelle lettere, eccitò
favoreggiando le scienze che perfezionano il loro spirito. La gloria delle armi e delle conquiste passa, come il fragore d’u
o le scienze che perfezionano il loro spirito. La gloria delle armi e delle conquiste passa, come il fragore d’un turbine di
uminata del suo ministro Colbert contribuì infinitamente ai progressi delle lettere non solo in Francia, ov’egli è indubitabi
cano in contrario gli Italiani facili ad essere smentiti colla pruova delle carte musicali di que’ tempi. Allora si svegliaro
udiò con maggior cura l’analogia, che dee sempre passare tra il senso delle parole e i suoni musicali, tra il ritmo poetico e
ata dal soverchio ingombro. Il Vinci, mirabile nella forza e vivacità delle immagini, prese a perfezionar quella specie di co
ciò non proviene dall’esser ella incapace di produrli, ma da mancanza delle nostre legislazioni, che non sanno convenevolment
o di qua dai monti, spiccava principalmente nell’artifizio e maestria delle imitazioni, nella destrezza del modulare, nel con
aestria delle imitazioni, nella destrezza del modulare, nel contrasto delle parti diverse, nella semplicità e vaghezza dell’a
. Infatti come sarebbe possibile, anzi a che gioverebbe la perfezione delle altre parti costitutive della musica, se quella,
cuor dell’uomo sarà in ogni tempo quella della propria sensibilità e delle proprie affezioni. La pittura e la scoltura si fe
pi nostri, ma ponendo ogni suo studio nell’immitar l’accento naturale delle passioni, nell’acquistar una perfetta intonazione
omprenda il sentimento e la forza, e si ravvisi il quantitativo valor delle sillabe, nell’accompagnar col gesto appropriato e
ievo della scuola romana, di condurre a spasso i loro discepoli fuori delle mura di Roma colà dove si ritruova un sasso famos
de’ Cortona, de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi, delle Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti
de’ Matteucci, de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi, delle Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti altri, l’abil
de’ Sifaci, de’ Carestini, de’ Senesini, delle Boschi, delle Cuzzoni, delle Visconti, e di tanti altri, l’abilità de’ quali è
gi amenti di voce, mille altre qualità insomma, la rarità e il pregio delle quali viene stimato soltanto dai conoscitori, scr
lla generosità merita d’essere registrata ne’ fasti pur’troppo scarsi delle umane virtù: per riscuoterne l’universale riconos
degli uomini, come gl’impuri vapori che s’innalzano sulla superficie delle paludi, i nomi della Bulgarini, e di Metastasio b
é minore si fu la riputazione che del buon gusto e del prospero stato delle arti italiane presero gli oltramontani, in veggen
irar in Italia l’oro degli stranieri, essendo certo, che da niun ramo delle belle arti cava, se ben si considera, tanto lucro
o della Italia: «Dominava ancora tra gli scrittori quel barbaro gusto delle fughe, de’ canoni, e di tutti insomma i più avvil
uomini sommi, di cui si è finora parlato con tanta lode. Pergolesi ha delle cose molto triviali, i principi di Jummella non f
28 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VIII. Teatro di Sofocle. » pp. 104-133
CAPO VIII. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella in
ivacità e coll’economia naturale della favola che con la magnificenza delle decorazioni. E perchè gli parve necessaria all’es
ianchi. Scrisse centodiciassette o centotrenta ed anche più tragedie, delle quali venti furono coronate; ma non ne sono a noi
ale è poi l’aggiustatezza e la verisimilitudine che trionfa ne’ piani delle sue savole, che senza contrasto vien preferito a
sse passioni generali dell’uomo si modificano esteriormente sul genio delle razze e famiglie diverse. Ognuno può osservare ne
on eleganza tuttà sua tradusse Cicerone e che adorna il secondo libro delle Quistioni Tuscolane: O multa dictu gravia, perpe
O multa dictu gravia, perpessu aspera etc. del quale Ovidio nel nono delle Metamorfosi fece una bellissima imitazione. Tragi
l vigoroso divieto di Creonte. E notabile nel l’atto secondo la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, che disprezzando
rrelli, i Galilei, i Newton a. L’Elettra contiene lo stesso argomento delle Coefore di Eschilo maneggiato con esattezza maggi
orto di Elettra. La scena di Elettra che piange Oreste tenendo l’urna delle di lui ceneri, si rappresentò una volta da Polo c
indebolito il terrore tragico, se avesse rilevato meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità di obedire ad A
nquecentisti fanno vedere quanto essi intendevano oltre il vano suono delle parole, e come ben sapevano recare con eleganza l
ale, perderebbe affatto il credito anche sulle moderne scene a fronte delle patetiche situazioni naturali, purchè vi fossero
cuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle Venerabili Dive, cioè delle Furie, la cui memoria
e. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle Venerabili Dive, cioè delle Furie, la cui memoria di tanto orrore colmava i G
benevole, benigne da εὑμενέώ, benevolus sum. Il coro istruisce Edipo delle cerimonie praticate ne’ sacrifizii che facevansi
ato dice che Eschilo fu il primo a far riconoscere il rappresentatore delle prime parti. Negli antichi scrittori si trovano a
rti. Negli antichi scrittori si trovano ancora specificati gli attori delle prima, seconde e terze parti. L’oratore Eschine c
ordine, facendo riconoscere per figura principale il rappresentatore delle prime parti; e la terza specie che vi accrebbe So
a dipinta in quel teatro compariva bella insieme e naturale a cagione delle diverse tinte che davano risalto a tutte le parti
utte le parti dell’architettura in essa espressa. a. Tra gli esempii delle irregolarità delle favole antiche intorno al luog
architettura in essa espressa. a. Tra gli esempii delle irregolarità delle favole antiche intorno al luogo reca Metastasio A
in pruova di ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poetiche, delle quali gran parte sono poste in opera nell aureo l
e oggetto la sepoltura; e noi nel censuarli non dobbiamo dimenticarci delle loro opinioni. a. Anche Euripide compose un’ Ant
amico Carlo Vespasiano) che otto Poeti Francesi, senza contare quelli delle altre nazioni, hanno lavorato intorno al medesimo
29 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo sesto »
agli scrittori italiani: così alcun non v’ha tra coloro che la storia delle lettere hanno preso a scrivere, che non parli del
oro che la storia delle lettere hanno preso a scrivere, che non parli delle macchine, delle decorazioni, della mitologia e de
a delle lettere hanno preso a scrivere, che non parli delle macchine, delle decorazioni, della mitologia e delle favole, come
e, che non parli delle macchine, delle decorazioni, della mitologia e delle favole, come del carattere principale del melodra
irazione de’ popoli. Lo stesso avvenne per molti secoli de’ romanzi e delle avventure degli erranti cavalieri, i quali libri,
erca del vero. E la natura per così dire, in tumulto, e la violazione delle leggi dell’universo fatte da immaginarie intellig
telligenze le furono più a grado che non il costante e regolar tenore delle cose create. [3] Posto il fatto fuor d’ogni dubbi
r potesse di molto chi le riducesse a’ capi seguenti. [4] L’ignoranza delle leggi fisiche della natura dovette in primo luogo
anza di quella intellettuale attività che fa vedere la concatenazione delle cause coi loro effetti, le occulte fisiche forze,
ni, il rapimento d’Elena o gli oltraggi recati alla Grecia le cagioni delle loro disavventure ma l’odio inveterato d’alcuni I
manchino oggetti reali su cui esercitarsi, s’inoltra persin nel mondo delle astrazioni a fine di trovarvi pascolo. A soddisfa
uti da mari sempre agghiacciati, i quali, sbuccando dalle lunghe gole delle montagne, e pei gran boschi scorrendo, sembrano c
uaci veniva onorato da essi col titolo di padre della strage, di nume delle battaglie, di struggitore e d’incendiario. I sagr
convertirsi in lupo, in cane o in altro animale, trattener il sangue delle ferite, farsi amar dalle donne all’eccesso, guari
i secoli e dappertutto furono la cagion prossima de’ vizi dell’uomo e delle sue virtù. Quindi per la ragion de’ contrari non
oppressa innocenza, come per acquistarsi maggiormente grazia nel cuor delle belle riconquistate: grazia che tanto più dovea e
i d’intelligenza, coi giganti, nani, damigelle, e scudieri a servigio delle belle o in loro custodia, cogl’incantatori, le fa
e ridicola preferenza che gli interessati scrittori danno ai costumi delle nazioni e de’ secoli che essi chiamano illuminati
i delle nazioni e de’ secoli che essi chiamano illuminati, sopra quei delle nazioni e de’ secoli che chiamano barbari66, [15]
i che chiamano barbari66, [15] Alle accennate cause della propagazion delle favole debbe a mio giudizio aggiugnersi un’altra.
i gnomi, vocaboli inventati da loro per sostituirli nella spiegazione delle cose naturali alle qualità occulte de’ peripateti
riflettuto che l’esame fatto è puramente relativo allo stato attuale delle altre lingue d’Europa, e che molto calerebbero di
misura, e dal troppo complicato giro del periodo e accozzamento duro delle voci poco favorevole alla melodia. Il qual imbara
i. Non sapendo come interessar il cuore colla pittura de’ caratteri e delle passioni, cercarono d’affascinare gli occhi e gli
lla romana grandezza, per riempire i quali vi voleva tutto lo sfoggio delle arti congiunte. Gl’Italiani adunque, attendendo p
iziosi perché sono privi d’imaginazione, d’uomini letterati, e nemici delle Lettere, che vorrebbero mandar in esiglio la bell
ione? Che in oggi lo spirito si preferisce all’onestà, e che la virtù delle donne vien riputata scioccaggine o salvatichezza.
30 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — Di Ferrara il dì 27 febraro 1618. » pp. 519-525
attinenti al teatro. La più nota e interessante è senza dubbio quella delle Fatiche comiche, stampata a Parigi per Nicolao Ca
i il lettore troverà menzione ai nomi di Pasquati e Bianchi. A questa delle Fatiche comiche segue un’operetta col titolo : Pr
ulvio, Comico Confidente fatti da lui in diverse occasioni ad istanza delle sue compagne, Flaminia, Delia, Valeria, Lavinia e
com. ª Se in Amore prevagliono i sensi o l’intelletto. Augumento delle fiamme amorose. Amante giuocatore. Sole et Lu
ete vestito da huomo, che fosti preso per quella. Celia. Queste sono delle maraviglie che suole produrre la natura che ancor
i nel distinguere le persone, nel carattere dello scrivere, nel suono delle voci, et nella forma dei volti ; contuttociò molt
e quale verso di voi sia la confidenza mia, vi costituisco secretario delle mie passioni amorose, confidando la mia salute ne
a, e farne voi il portatore, sì come sarete a lei il primo palesatore delle mie affettioni. Celia. Benchè habbi letto : Paz
uisto che bramate ; onde infine il tempo perduto seruirà di penitenza delle contentezze che Celia ui offerisce nel suo matrim
nna, solamente dishonore ne acquistarete. Fulvio. Sete molto pratico delle cose del mondo, il mio Lucio. Celia. Se V. S. mi
sua persona buon giudicio : mouendoui a ciò, potrebbe essere la forza delle stelle che forsi nel uostro natale, nello stesso
arli ? E di Amante fattami messaggera d’Amore, termini la pretensione delle mie speranze nello affaticarmi per l’altrui conte
il gusto di una sì bella causa, misurando il mio cuore alla grandezza delle mie passioni. Vengo dunque, o Fulvio, a servirti,
involto in un pelliccetto, ed un paro di sottocalze per le saccoccie, delle quali spingevo fuori le braccia, mandate a punto
aro 1618. Di V. E. Ill.ma Dev.mo Servo Domenico Bruni. Al principio delle notizie autobiografiche del Bruni, ne ho messa in
ere l’età, la quale esclude in modo irrefutabile ch’egli sia l’autore delle Difese delle Donne che a lui attribuiscono. L’ope
quale esclude in modo irrefutabile ch’egli sia l’autore delle Difese delle Donne che a lui attribuiscono. L’opera di Messer
31 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
uire un’epoca. Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti delle montagne dell’Attica senza produrre veruna novità
veridici e giudiziosi dell’antichità, e punto non ripugna alla serie delle idee umane, le quali vanno destandosi a proporzio
uoi scritti, e di far la storia della propria fantasia più che quella delle arti. Fino all’olimpiade LX o LXI il genere tragi
eceduto. I Giovani Sacri, il Forbante, il Penteo, sono nomi di alcune delle favole tespiane. Gli episodi così purificati da o
nnatamente gli ateniesi, che chi sapea con sì fatta solidità ragionar delle operazioni belliche, era degno di comandare alle
gizi, Atteone, Alceste, Anteo, le Danaidi, sono i nomi che ci restano delle di lui favole. Epigene, Tespi, e Frinico, furono
favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, ed é il primo ad
rre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, ed é il primo ad esser meritamen
Settanta, o come altri vuole, più di cento tragedie compose Eschilo, delle quali appena sette ce ne rimangono, e riportò la
era, secondoché la storia ne presenta i poeti antichi, un breve esame delle principali bellezze de’ loro componimenti, senza
a antica ruvidezza, e vi si scorge ancora il grand’uso ch’egli faceva delle macchine, e decorazioni. Interloquiscono in quest
quelle di Prometeo nel V dopo le minacce di Mercurio. Nella condotta delle Danaidi supplichevoli si osserva una regolarità d
a nell’atto II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba, e delle vestigia impresse nel suolo simili a quelle di El
ente se ne burla nella sua Elettra; e non sembra al certo la migliore delle agnizioni teatrali questa di Eschilo, benché si p
incertezza che lo tormenta, la quale si va dissipando col sovvenirsi delle terribili circostanze dell’ammazzamento d’Agamenn
ltra parte in Atene. É notabile nella prima scena la pittura orribile delle furie, fatta dalla sacerdotessa, l’inno magico, i
di Minerva alla testa degli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e delle furie accusatrici. Il coro delle furie che negl’i
agiti, di Apollo avvocato del reo, e delle furie accusatrici. Il coro delle furie che negl’intermezzi é cantante, nel giudizi
quello, che per tutti interloquisce; il che si osserva nel rimanente delle tragedie antiche. Finalmente i Persi, tragedia da
to di quando in quando dalle querele del coro de’ vecchi persi, é una delle più rimarchevoli bellezze di tal tragedia. L’atto
conseguenza di commuovere e piacere21. Dopo questa succinta analisi delle sette tragedie di Eschilo, ascoltiamo ciò che ne
i allegorici, come Sofocle ed Euripide nelle loro tragedie si valsero delle apparizioni di Minerva, di Ercole già nume, di Di
per questo contrattempo, come perché cominciavano ad applaudirsi piò delle sue le tragedie del giovane Sofocle, si ritirò pr
nove anni nel primo dell’Olimpiade LXXX23. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo, qualche reliquia di rozzezza n
cità dell’azione, e con una mirabile economia, che colla magnificenza delle decorazioni. E perché tuttavia gli parve di manca
o, che latinamente, e con molta eleganza tradotto, adorna il libro II delle Tusculane di Cicerone «O multa dictu gravia, perp
ne «O multa dictu gravia, perpessu aspera» etc., di cui Ovidio nel IX delle Metamorfosi fece una bellissima imitazione. Tragi
o d’un rigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, ciascuna delle qu
nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, ciascuna delle quali, disprezzando la morte, accusa se stessa a
abbiamo soltanto pochi versi. L’Elettra contiene l’istesso argomento delle Coefori di Eschilo, maneggiato con maggior esatte
i greci: ma avrebbe fatto male Sofocle a mostrar meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità d’obbedire all’
o spirito poetico de’ greci, e quanto intendevano oltre il vano suono delle parole. Non so dunque, come il signor Mattei affe
le, perderebbe affatto il credito ancora sulle scene moderne a fronte delle belle situazioni naturali e patetiche, sempre che
cuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili Dive, cioé delle Furie, implorando la
e. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili Dive, cioé delle Furie, implorando la protezione di Teseo, e secon
va a morire in un luogo a tutti ignoto. Fra questa tragedia e quella delle Supplici di Eschilo si scorge qualche analogia, r
minare e dipingere il cuore umano, e per istudiare il vero linguaggio delle passioni. Per tali mezzi si pervenne egli a saper
e l’amore, nelle quali passioni riesce sommamente felice». La gravità delle sentenze, e una gran ricchezza filosofica caratte
ico. Gli s’imputa un poco di negligenza nella condotta e disposizione delle favole; il che fa vedere ch’egli ponea maggior cu
asserire più fondatamente, che ne componesti fino a novanta due, otto delle quali erano satiriche28. Esse furono avidamente a
n verisimilitudine dalla regina? non dovea esso interrompere il piano delle operazioni? Mal grado di tali negligenze la trage
ente coloriti, e le passioni espresse con energia. L’Oreste, ch’é una delle di lui tragedie coronate, seguita la materia dell
trove, come p.e. nell’Ecuba, nella quale si dice «incomincio il canto delle Baccanti», cioé prorompo in querele da forsennata
Ad ambedue conviene, ec. Un nuovo moto acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, e ’l patetico delle preghiere
acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, e ’l patetico delle preghiere di Clitennestra, e la pietà che ne most
ell’erudito sig.    abate    le Batteux    letta    nell’   Accademia delle Iscrizioni  e Belle Lettere di Parigi 30. «Il nom
osi compilatori romani) é abbastanza illustre nella storia filosofica delle belle lettere, e questa dissertazione fa verament
e di formarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero di passioni, delle quali alcune tutt’altro sono che tragiche. L’anim
e, diremo così, per il fermento di certe cagioni interne, gli effetti delle  quali si sviluppano con diverse scosse fino alla
o della dottrina, e del discernimento e buon gusto del celebre autore delle Belle Arti ridotte a un Principio, compensa solo
Reso, che ci son pervenute intere, e Palamede, Filottete, i Troiani, delle quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba s’a
vaganti. Lo scioglimento si fa per macchina (come nella maggior parte delle tragedie antiche) dalla musa. Terpsicore madre di
ro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea é una delle più terribili tragedie dell’antichità, che contie
po l’orrenda esecuzione della sua spietata vendetta. Le Fenisse, una delle tragedie d’Euripide che fu coronata, contiene la
api argivi, doveché le Supplici di Eschilo, come si é detto, trattano delle Danaidi; pur queste due tragedie hanno tra loro q
rgo resta nel vestibulo colla testa velata, circondato di figliuolini delle Argive in atto supplichevole. Oltre a molti tratt
ollo. Dopo il prologo fatto da Mercurio, mentre Ion attende alla cura delle cose sacre del tempio, il coro composto di donne
enti alle sventure di Troia. L’immortal Metastasio, fino discernitore delle bellezze degli antichi, si vale della scena di Eu
ina l’atto IV, e che forse dovrebbe esser la prima dell’atto V, é una delle più rimarchevoli. Anche il riconoscimento fatto n
usarla delicatamente e rettificarla nel Ciro Ricosciuto. L’argomento delle Baccanti é l’avventura di Penteo fatto in pezzi d
pezzi dalla madre e dalle di lei sorelle, descritta da Ovidio nel III delle Metamorfosi, e forse trattata anche da Stazio nel
e differente dalle altre sue, ed ha molto dello spettacolo satirico e delle antiche tragedie che trattavano solo di Bacco. Vi
che della gloria poetica, del di lui favore presso il regnante. Morì delle ferite nell’Olimpiade XCIII, e i macedoni talment
dedicarsi totalmente alla filosofia, fece tre tragedie e una satira, delle quali si componea la Tetralogia necessaria per co
sue dotte Ricerche sull’origine della Tragedia, inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
ine della Tragedia, inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 18. Plutar
trae profitto, ci astringe alla presente nota. Tutti gl’intelligenti delle nazioni più colte concorrono a riconoscere dalle
ecco sulle cagioni fisiche e morali della diversità del genio e altro delle nazioni, (senza mettergli a conto il barbaro disp
pide. Quando il fatto deponesse ancora così vantaggiosamente in favor delle Tragedie moderne; quando potessimo esser sicuri d
32 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VIII. Commedia turca. » pp. 422-425
udizio volgare va impiccolendo sempre più in noi l’idea della coltura delle altre nazioni a proporzione della loro lontananza
e illuminati, i quali gli permisero di andar scartabellando i codici delle loro librerie261. Hanno vari collegi in tutte le
che passano per eccellenti. Sadi autore del Gulistan, o dell’imperio delle rose, é in que’ paesi il principe de’ poeti turch
ie. Essa dura tre anni, cioé a dire, incomparabilmente meno, non dico delle commedie cinesi, ma delle alemane, spagnuole, e i
oé a dire, incomparabilmente meno, non dico delle commedie cinesi, ma delle alemane, spagnuole, e inglesi del secolo passato.
, ma delle alemane, spagnuole, e inglesi del secolo passato. Lo stile delle commedie turche é sommamente osceno; ma abbiam ve
der caffé e sorbetti, suonare, e veder le farse de’ pupi col soccorso delle lampadi. 261. Vedi Gronovio, Spon e Weler pres
33 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 478-485
Morandi che del Bonazzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta delle ammirazioni e delle affezioni. Quanto al fisico e
zzi fu scolaro, e di lui parla colla più schietta delle ammirazioni e delle affezioni. Quanto al fisico e all’indole sua, egl
a modo nostro se ne cavava profitto. Quando glie ne facevamo qualcuna delle grosse, « birboni, birboni, birboni !… » tonava l
stato attore valente tanto da sostituire talvolta il Modena in alcuna delle sue parti e uno de’ più acuti e profondi critici,
ostra scena, metto qui dalla Storia di Perugia le pagine che trattano delle condizioni dell’arte (vol. II, pag. 682-687). An
di ottanta lire ; tantochè senza forti compensi, mancando le risorse delle grandi capitali, non fu più possibile alle miglio
isti hanno la proprietà d’innamorare il pubblico, avvezzo a sentirli, delle singole parti dell’arte ; talchè un attore che va
e invece di andare a Roma andasse a Grenoble o a Mancester. L’aumento delle spese serali senza compenso sicuro, e non già l’a
aumento delle spese serali senza compenso sicuro, e non già l’aumento delle paghe degli affari ci condannarono allora a quel
apprima fecero loro dannosa concorrenza gli spettacolacci, rimasuglio delle fiabe del Gozzi contro cui ebbe tanto a combatter
tutti nel pieno vigore dell’ età dovevano fare anche meglio. Il tempo delle grandi affluenze ai teatri, e quindi delle grandi
are anche meglio. Il tempo delle grandi affluenze ai teatri, e quindi delle grandi paghe degli attori e dei profusi cavaliera
di Gustavo Modena nel 1861. La Ristori fece inorgoglire gl’ Italiani delle loro domestiche glorie tanto ammirate fuori d’Ita
e che i valenti di quei tempi sono i valenti d’oggidi. Ma il fenomeno delle grandi paghe accoppiato alla decadenza dell’arte
e anche conto di un elemento oggi importantissimo, cioè della mafia e delle camorre che caratterizzano l’epoca nostra. Per ma
e stranieri, e questa scandalosa proscrizione, cosi contraria all’uso delle nazioni civili, si chiamò, prima che il Ferrari,
radarono vari generi di componimenti teatrali, si diminuirono i ruoli delle compagnie per essere in minor numero a spartire i
anni dell’arte sopraggiunse, ai tempi dell’Italia una, la recitazione delle commedie in dialetto, ammirabili per semplicità d
34 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « PROLUSIONE ALLE LEZIONI DI POESIA RAPPRESENTATIVA DEL PROFESSORE PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. » pp. 203-226
noso de’ primi cibi non compri, dell’erbe su cui giaceasi ne’ tugurj, delle lanose pelli onde copriva la sua nudità, passare
più ricercate della gola, alle soffici oziose piume, alla delicatezza delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli airon
delle sete, de’ veli, de’ bissi, alla pompa degli aironi, degli ori, delle perle, dei diamanti di Golconda, in somma al fast
distanze, le leggi, misura e previene il ritorno se l’immense ellissi delle comete; in una parola osserva e legge ne’ cieli c
gliene addita le guise. La necessità gli avea insegnato a costruirsi delle case, e la ragione speculatrice, e che era giunta
più perfezionata da’ Buonarroti. Il piacere che deriva dalla presenza delle persone care, rendè sensibile ad una fanciulla l’
avea bisogno di comunicar co’ suoi simili i proprj concetti per mezzo delle lingue, e senza presidio alcuno di tinte e di alt
artificio più ingegnoso, e inventò la grande arte di svolger la serie delle proprie idee colle sole parole ma in sì fatta gui
non suono vano di parole incatenate e misurate, che sin dall’infanzia delle società si coltivarono anche da’ materiali Lappon
a’ popoli più remoti, trafficando e rendendo altrui con usura i semi delle arti e delle scienze ricevute da Egizj, Caldei e
ù remoti, trafficando e rendendo altrui con usura i semi delle arti e delle scienze ricevute da Egizj, Caldei e Fenici, e da
l’alma Poesia, la più sublime, la più prodigiosa, la più incantatrice delle belle arti che dal gran Padre Omero e da Esiodo s
hi avrebbe mai a que’ tempi potuto immaginare che l’uomo non contento delle omeriche ricchezze inventerebbe in seguito qualch
vi studiano le sorgenti della compassione e del terrore per purgarlo delle passioni eccessive ed infondervi la virtù e la gi
ostumi, e vizj generali e far la guerra agli abusi de’ ceti interi, e delle scuole Pitagoriche. Colà solo spiccano gli Apollo
suolo e mettano salde e profonde radici le belle arti che alla foggia delle Grazie tengonsi per mano e si sostengono a vicend
e che produce le Clairon. In Grecia tutti gli autori erano gli attori delle proprie favole. Cleone perseguitato negli Equiti
ci; e l’Omero Ferrarese solea recitare nella Corte Estense i prologhi delle sue commedie e diriggerne le rappresentazioni; nè
icino alla perfezione nella declamazione specialmente comica in forza delle doti inarrivabili della celebre Contat e del valo
a nobil volo i vanni con favole originali, frangendo i lacci servili delle smunte, spa ute, fredde e macre traduzioni. Non s
35 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 118-120
rni. Ecco come il Goldoni descrive la Compagnia Raffi nel XVII volume delle sue Commedie, edizione del Pasquali : Erano già
Romano, Capo de' ballerini di corda colla sua Compagnia, ch' era una delle più famose in tal genere. Eravi la bravissima Ros
o mestiere, o eccitato dal genio comico, avea gran voglia di recitare delle Commedie. Capitò il secondo anno in Venezia il Me
l picciolo Teatro di S. Moisè, colà, terminato il Casotto, recitavano delle Commedie, le quali sostenute principalmente dalle
attrice. Da quella sera fu un successo ognor crescente. Dallo spoglio delle memorie goldoniane abbiamo che Madama Medebach e
emoria d’ uomo. Pare anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una delle prime città delle Marche a veder le donne sulla s
re anche fosse Tolentino, con questa compagnia, una delle prime città delle Marche a veder le donne sulla scena. Sposò, il 6 
glie, la quale con istanza del 13 ottobre, richiedeva la restituzione delle robe sequestrate, contro pagamento del debito : r
36 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « ECCELLENTISSIMO SIGNORE » pp. -
endo altramente dar segno di sua divozione al gran Serse, fatta coppa delle proprie mani, gli porse dell’acqua pura, ed il Re
sente agli occhi dell’Autor preclaro del poema de i Doveri dell’Uomo, delle auree traduzioni de’ Greci Bucolici e di Anacreon
ll’Uomo, delle auree traduzioni de’ Greci Bucolici e di Anacreonte, e delle Pescagioni? Che è ciò innanzi all’Annalista della
re congiugne all’amor sommo di ogni profonda dottrina, alla celebritá delle sue opere, la nobiltà più distinta ne’ fasti dell
rina e l’erudizione somma prima ancora che venga alla luce la Coltura delle Sicilie nel Regno di Ferdinando iv da me delineat
37 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quarto »
conduce agli onori, né alle ricchezze. Questo è di avvilir la dignità delle muse, adulando i potenti degni talvolta d’essere
l solo tempo, ch’essi destinavano al pubblico divertimento era quello delle nozze, oppur delle gran fiere, che tratto a tratt
si destinavano al pubblico divertimento era quello delle nozze, oppur delle gran fiere, che tratto a tratto s’aprivano nelle
canti, suoni, e balli, celebrando le gesta de’ paladini e le bellezze delle donne, sfidandosi scambievolmente a pubbliche ten
alla corrispondenza, onde nascevano quelli amori scambievoli, cagion delle tante e sì strane avventure che si leggono nelle
re può con tanto minor ragione negarsi ai Provenzali quanto che niuna delle moderne nazioni Europee ci presenta monumenti di
essi il diritto di primeggiare sugli altri popoli. Nullameno vi sono delle ripruove, che fanno vedere la musica applicata al
la massima parte degli scrittori francesi, i quali dicono che l’epoca delle prime poesie composte nella loro lingua volgare (
la promossero, pigliare stabile consistenza e vigore colla invenzion delle note, abbellirsi insieme e corrompersi coll’uso d
ola arabica posta in versi dai provenzali, niuna question filosofica, delle quali in singoiar modo si compiacevano i saraceni
ndo; quelli d’Abderramen, d’Omaro, di Abdalla, di Mirza, de’ sultani, delle sultane o dei califfi non mai. L’uso della rima,
usi, nel clima, nelle politiche vicende, nelle lingue e nella storia delle nazioni europee si trova la ragion sufficiente de
rme, e di sembrar fatta dai poeti sopra un unico getto. Gli argomenti delle loro canzoni sono meschini per lo più, né mai s’i
ente descrivere fuorché la primavera, i ruscelli, i fiori, la verzura delle campagne, e le penne variopinte degli uccelli. Ne
late. In seguito alcuni bravi musici fra loro composero a bella posta delle arie profane diverse da quelle di Chiesa. L’abuso
ti che ci restano, essi ci fanno vedere tutto il contrario. La musica delle canzoni provenzali non solo nell’esempio di Franc
, ritrarsi dal costume usato in chiesa di cantar a più voci, ciascuna delle quali cantando a modo suo, era più facile che deg
arle” venne in seguito “ciarlare”. Le storie di que’ tempi sono piene delle singolari azioni di questi uomini, del favore che
e dei Terpandri, che in altri tempi erano i legislatori e i generali delle nazioni, si sostituirono ne’ secoli barbari i mon
ro il popolo, intimavano la guerra e la pace, si mettevano alla testa delle armate, ed erano non poche fiate l’anima de’ pubb
esse sviluppare quell’interesse generale, che fu mai sempre il motore delle grandi azioni. Però se un qualche Pindaro si foss
pruova la seguente ballata di Dante Alighieri, la quale a preferenza delle altre ho voluto trascegliere e per la celebrità d
primavera erano soliti gli amanti a piantare in faccia alle finestre delle loro innamorate un piccolo arboscello verde di nu
anze più colte e più gentili. Furono ancora molto in uso le villotte, delle quali eccone per saggio due strofi, affinchè il l
le più ridicole superstizioni. La Grecia tutta fu una picciola parte delle sue immense conquiste, a motivo delle quali i pac
cia tutta fu una picciola parte delle sue immense conquiste, a motivo delle quali i pacifici coltivatori delle lettere che ab
le sue immense conquiste, a motivo delle quali i pacifici coltivatori delle lettere che abitavano quel paese tanto caro alle
i piaceri aveano anticipatamente disposti gl’Italiani al risorgimento delle Lettere. I Greci l’accelerarono pei codici degli
ielmo Guarnerio chiamati dal re Ferdinando di Napoli, gran protettore delle lettere e de’ letterati, fondarono ivi un’accadem
zionale nella musica italiana trasfusero. [22] Non sarà tenuto nimico delle glorie italiane il gran Muratori, il quale, parla
ustro e magnificenza alle feste loro si prevalsero a ciò della unione delle tre arti. Allora si sentì sulla scena la musica a
taliani hanno lasciato cadere il nome d’uno de’ più illustri mecenati delle cose musicali quello fatto da Giovanni Bardi de’
ntro il mostro crudel che la divora.» [30] Il Serpente allo strepito delle voci esce fuori dalla caverna, e guatandoli da lo
via, e noto è l’apparato musicale con cui Don Garcia di Toledo vicere delle Sicilie fece rappresentare quella del Transillo,
sica dal gesuita Marotta, come ancora il Pastor fido con tante altre, delle quali parlano a lungo gli eruditi. Dagl’intermedi
era assai debole e passeggiera ove rinforzata non venisse dall’aiuto delle arti compagne, ed ecco la prima origine di quelli
come apparirebbe ad evidenza s’io presentar volessi un quadro storico delle ingegnose feste eseguite nelle antiche corti ital
one d’un solo di cotali abbozzi drammatici, che fa epoca nella storia delle Arti, che divenne allora la maraviglia d’Europa,
e circostanze, dalle quali però, siccome dipende sovente la formazion delle cose così non si può senza risaperle formar intor
oni arbitrarie, l’abbuiamento insomma con cui si giudica generalmente delle arti, e in particolare del dramma in musica: tutt
er colpa di coloro che s’addossano l’incombenza di scrivere la storia delle lettere, i quali agguisa de’ commentatori sono pe
lette, né attentamente esaminate le sue ragioni, e all’aver avanzato delle proposizioni, che a lui non sembrano abbastanza f
nni Maeldonald, bardi di professione che risiedevano in diverse tribù delle montagne di Scozia, fecero un viaggio di cinquant
ché sebbene gli arabi adottassero ne’ loro versi la misura e quantità delle sillabe, avevano anche la corda grave e la corda
one del Signor Abbate, adottarono ne’ loro versi la misura e quantità delle sillabe, come fecero i Greci e i Latini, e se cot
o ne’ loro versi all’accento di rinforzo, cioè all’acutezza e gravità delle sillabe, e ad alternar queste fra loro in diversa
e alla storia di Danimarca del Mallet si legge, che Ronvaldo, signore delle Orcadi, e Regner Lodbrog re di Danimarca s’applic
re di Danimarca s’applicarono seriamente a quest’arte. Nella raccolta delle poesie danesi, che dovrò citare fra poco, si legg
oria filosofica e politica di Raynal, si legge, che nel codice antico delle leggi e della religione indiana conservato con ta
Signor Abbate Andres stabilisce il gran edifizio dell’origine arabica delle poeti che facoltà in Europa; fondamenti ricavati
engono alla medesima spezie. Non trovandosi la menoma forza in veruna delle pruove particolari addotte dall’autore sarebbe in
le d’un ragionamento non altronde risulta che dalla validità parziale delle ragioni che Io compongono. Oltracchè non solo le
eti ci, e le tenzoni, e l’accento di rinforzo, e l’acutezza e gravità delle sillabe, e la rima, e il favore verso la poesia,
oetanei in un’opera che dipinge a gran tratti, che descrive la storia delle arti e non degli artefici, e che non è una biogra
a qualche traduzione? Si ritrova nel micrologo il più piccol vestigio delle arabiche dottrine intorno alla musica e la poesia
ervalli e i riposi nel metro?» Come provarlo? Dalla natura intrinseca delle cose. La tessitura ne’ versi, e la proposizione f
armonica fondata sulla combinazione del tuono, ovvero sia sul numero delle sillabe, e sulla porzione degli accenti, e questa
ura, e una proporzione fra gli intervalli e i riposi analoga a quella delle altre poesie armoniche benché accomodata alla pro
di poesie scandinave fatta da Monsù Giacobi Segretario dell’Accademia delle Scienze di Copenhagen, nella Collezione di Biorne
acevano parte i due popoli in questione. Che fra gli eruditi vi siano delle controversie intorno agli autori di tale o tale c
po in cui esso fu scritto, ciò nulla pruova contro la reale esistenza delle gotiche poesie, come le dispute che si fanno sul
1772, in Sassone grammatico storico danese assai riputato, nel tesoro delle lingue settentrionali del Dottor Hicks, nella gra
circa l’origine della musica sacra e profana in Italia, l’esame fatto delle ragioni del Signor Abbate, e le repliche alle sue
gigante, non ho osato addossarmi la più ch’erculea fatica di trattare delle scienze e della letteratura d’ogni età, d’ogni cl
io per noi se il facile contentamento del Signor Abbate ci ha privati delle altre ricerche ben più concludenti ch’egli avrebb
lla nostra, alla disposizione dei loro intervalli musicali, al numero delle consonanze, alla varietà de’ modi, alla differenz
lino conoscessero, o no, il nostro contrappunto, s’usassero per segni delle nostre note, e non piuttosto delle lettere dell’a
contrappunto, s’usassero per segni delle nostre note, e non piuttosto delle lettere dell’alfabeto con più altri punti importa
leggono ancora nella presente. Sono tratte queste dall’indole diversa delle due poesie, dal niun vestigio che vi si scorge d’
storia della letteratura europea la ragion sufficiente del nascimento delle facoltà poeti che e musicali senza dover ricorrer
In Nuptiis Ducium Mediolanensium che serve d’appendice al Libro XXII delle sue storie. 53. [NdA] Trattato dell’opera in mus
38 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIV. Intorno alla descrizione de’ Teatri materiali di Madrid, fatta nella Storia de’ Teatri. » pp. 207-213
, di cui ora stò ragionando, e mi ristrinsi alla semplice descrizione delle parti colla possibile esattezza colle parole, già
i una volta. Gli avesse fatto qualche impressione ciò che vi accennai delle ritirate, e delle oscuritá visibili de’ Corridoj?
vesse fatto qualche impressione ciò che vi accennai delle ritirate, e delle oscuritá visibili de’ Corridoj? Niuna offesa parm
per la decenza, soleano bere del vino, fumare, mangiar degli agrumi, delle frutta, delle nocciuole, e gettarne via le bucce
a, soleano bere del vino, fumare, mangiar degli agrumi, delle frutta, delle nocciuole, e gettarne via le bucce sull’altra gen
r. Tutte queste cose nemiche della decenza propria degli spettacoli delle nazioni culte, mostravano in tal volgo la male in
tta ancora, e i Teatri Spagnuoli punto non cedono in decenza a quelli delle altre nazioni. Ora in accennar questi fatti qual
era conforme al vero, e a’ dettati degli eruditi nazionali: che anzi delle rappresentazioni mostruose avea io ragionato con
racità altrui, dovevate cercare di assicurarvi del vero; che per fare delle apologie non manca mai tempo. Ma voi volete seder
i? Ma forse ho io nel 1777. parlato de’ Teatri di Grecia, d’Italia, e delle altre moderne nazioni? Ho parlato de’ Teatri di M
39 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XV. ed ultimo. Conchiusione con pochi Avvisi amorevoli agli Apologisti. » pp. 214-236
ella foggia di conteggiare, che io ho chiamata apologetica, a cagione delle Mille Tragedie del Malara, delle azioni dell’Ecub
o ho chiamata apologetica, a cagione delle Mille Tragedie del Malara, delle azioni dell’Ecuba &c.: sul giudizio che porta
fatti sono vostri errori di Storia di Critica: sulla sognata decenza delle favole Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile i
Lopensi, e Calderoniche: sulla possibile imitazione di un Metastasio delle Opere di Calderòn: sul vostro falso modo di ragio
imulare i fatti, sopprimere le ragioni contrarie, scambiare i termini delle questioni, tradire l’onestà, conculcare la buona
tanto abborrita dalla nazione, lo spirito d’industria, l’abbellimento delle Città, il vero gusto delle Arti. Qual prò è ridon
ne, lo spirito d’industria, l’abbellimento delle Città, il vero gusto delle Arti. Qual prò è ridondato alla Spagna dalle lusi
vece di mostrarne gli errori, e d’indagare le origini della decadenza delle manifatture, del Commercio, della Marina, sarebbe
upendo di Sierra-Morena, ed altri di Alaba, Guipuscoa, e Biscaglia, e delle Provincie di Valenza, Galizia, e Catalogna: opere
facciate dell’Ospizio, della Chiesa di San Sebastiano, del Quartiere delle Guardie del Corpo di Madrid, figlie della matta f
ù puro, alle quali si attraversavano sul cammino tuttavia le vestigia delle Arabe Scuole? Ecco aperta la scientifica strada c
ri sembrano per ogni banda infruttuose, studiatevi almeno di comporne delle migliori, che dar si possano. E come ciò si conse
Sapienza, della quale cercò anzi di approfittarsi nella compilazione delle XII. Tavole delle Leggi Decemvirali; bensì volle
uale cercò anzi di approfittarsi nella compilazione delle XII. Tavole delle Leggi Decemvirali; bensì volle scansare la doppia
qualche altro secolo continuarono a conservarsi Greche. Con tutto ciò delle celebri Città Italo-Greche ci rimase qualche cosa
assi le Nazioni procedono oltre e coltivano le Lettere, e le Scienze, delle quali ora discorriamo. E benchè non parmi da rivo
ertezze, e ne’ punti svantaggiosi un trionfo chimerico col vano suono delle parole. Queste non saranno mai nobili figlie dell
rodoto, il quale asserisce che i Samj furono i primi ad approfittarsi delle Fiere di Tarteso. Ora se i Samj furono i primi, s
milmente le Colonie Fenicie stabilite in Ispagna vi portarono l’amore delle scienze, e delle arti, e lo comunicarono agli Spa
ie Fenicie stabilite in Ispagna vi portarono l’amore delle scienze, e delle arti, e lo comunicarono agli Spagnuoli divenuti F
rudito Autore della Lettera, che ci risparmia il travaglio di far quì delle riflessioni: “Quello che più mi fa stordire è l’a
perchè vi fu un Filosofo Tirio, che insegnò essere gli Atomi principj delle cose? imperocchè qual altra pruova se ne porge? M
i lodi false, mendicate da’ sofismi, da imposture in fine? Ha bisogno delle glorie immaginarie della Letteratura Fenicia, Cel
ghese sotto Viriate? Una Nazione non vinta, ma tratta dalle divisioni delle sue membra, sotto il dominio Romano? Valorosa non
egislatori, di che sono prova evidente le nominate famose xii. Tavole delle Leggi, delle quali il dottissimo Cicerone nel Lib
i che sono prova evidente le nominate famose xii. Tavole delle Leggi, delle quali il dottissimo Cicerone nel Libro dell’Orato
40 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XI. Se il Ch. Poeta Cesareo Metastasio imitò, o poteva imitare le Opere di Pietro Calderèn de la Barca. » pp. 140-148
è questa la più diritta via per convincermi? Ma Voi vi dilettate anzi delle tortuose che delle diritte vie, Voi volete conseg
itta via per convincermi? Ma Voi vi dilettate anzi delle tortuose che delle diritte vie, Voi volete conseguirlo per mezzo del
elle tortuose che delle diritte vie, Voi volete conseguirlo per mezzo delle vostre celebri congetture. Vi fondate in un fatto
venite Voi meco in pensare, che da genere a genere corra la proprietà delle due linee che prolongate infinitamente non mai si
che, riprese dal suo gran Maestro da per tutto, e specialmente in una delle Lettere Latine scritta nel 1716. al dottissimo De
, e alla sublime, sobria, leggiadra, maestosa, graziosa, appassionata delle Opere Metastasiane. La migliore delle Commedie Is
aestosa, graziosa, appassionata delle Opere Metastasiane. La migliore delle Commedie Istoriche di Calderòn è il Mayor Monstru
che degne d’osservarsi. Ma Voi che per congruità partecipate alquanto delle miniere Americane, non avete inteso dire, che alc
ignor Linguet non favella punto degli altri mostri Calderonici, bensì delle Commedie di Capay Espada, che ancor io concorro a
sia naturale, e questa è la spina, che per lo più guasta la fioritura delle loro vaghe invenzioni”. Non concede dunque agli S
Sign. Lampillas), ma de’ moderni Attori; e di più rigetta il viluppo delle Favole Spagnuole per le Tragedie. Or come volete,
deros o falsos, que tampoco en esto se han parado mucho”. V. l’Indice delle Tragedio T. VI. p. 13. 1. “Las representaciones
41 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO XIII. » pp. 182-206
ologista, che io intenda per Dotti? Forse certi solinghi, coltivatori delle Scienze più recondite, i quali di rado scendono d
paghi del loro cannocchiale, de’ loro rosi rimasugli dell’antichità, delle loro arrugginite medaglie, de’ loro alfabeti Orie
e medaglie, de’ loro alfabeti Orientali, della loro notte Metafisica, delle loro guastade, e de’ lambicchi chimici, meritano
i essendo per la loro rintuzzata sensibilità a intendersi e a gustare delle amene leggiadre Lettere. Per Dotti io intendo cer
e, al buon gusto, alla pratica del Mondo, hanno accoppiato uno studio delle Fisiche, una intelligenza delle dottrine di Keple
el Mondo, hanno accoppiato uno studio delle Fisiche, una intelligenza delle dottrine di Keplero, di Leibnitz, e di Newton, da
o elevata ancora dotate di gusto, e di natural raziocinio aggiustato, delle quali potrei addurre copiosi esempj somministrati
tante altre per brevità tralasciate non compongono la parte più pura delle Società? Non formano in ciascuna nazione un Popol
n detto il Filosofo coturnato, che fa uno de’ più stimabili ornamenti delle più famose Biblioteche, dispiacque forse al Popol
i Soldati recitavangli più che non si ripetono oggi gli aurei squarci delle Poesie Metastasiane. I Traci stessi, gli stupidi
i Euripide, di colui che scrisse nella Caverna di Salamina? Le Poesie delle Grazie, cioè a dire di Pietro Metastasio da circa
’ dotti? non sono prezioso ornamento de’ loro Gabinetti, non meno che delle più scelte Biblioteche? Non forma Metastasio con
ella versificazione, si rimase nel luogo meritato; e la maggior parte delle sue favole sceniche restò inedita, negletta, e se
e disprezzò i clamori de’ dotti coetanei, è più invidiabile di quello delle Tragedie scritte in quella Caverna, che forma il
arbarie, e uno zelo mal inteso ci privò per tempo della maggior parte delle Favole di Euripide; ma le diciannove, che ce ne r
e; ma le diciannove, che ce ne rimangono, ed i più piccioli frammenti delle altre perdute, che con tanta diligenza si raccols
anno altri cinquanta. Intanto l’Apologista si è appigliato al destino delle Favole Lopensi, la cui maggior parte è perita in
si, la cui maggior parte è perita in poco più di un secolo, e si ride delle Tragedie di quel famoso Ateniese, e di chi le amm
so, sviando col proprio esempio dalla Penisola il torrente limaccioso delle Favole stravaganti, e divenendo in tal guisa il P
dell’occhio, e non del piacere che danno i versi all’udito: si parla delle corse, che si facevano nel Circo a piedi, e a cav
rigionieri incatenati, che seguivano il Carro di colui che trionfava, delle ricchezze de’ paesi soggiogati, e delle Navi, e d
Carro di colui che trionfava, delle ricchezze de’ paesi soggiogati, e delle Navi, e delle Città dipinte che accrescevano quel
che trionfava, delle ricchezze de’ paesi soggiogati, e delle Navi, e delle Città dipinte che accrescevano quella pompa. Si p
che accrescevano quella pompa. Si parla appresso dal medesimo Orazio delle fiere rare o mostruose, che i Capitani soleano mo
e ricchezze de’ nemici portate in trionfo, nè le corse de’ Cavalli, e delle carrette, nè l’O so, nè il Camelo pardale, nè l’E
i Drammi con tale superstizione, che rare volte posero il piede fuori delle Greche vestigia, e senza la scorta di Aristotele
e compariva al più un solo Diavolo, ma sul Teatro Italiano ne vengono delle volte delle Legioni: non è gran tempo, che vidi i
al più un solo Diavolo, ma sul Teatro Italiano ne vengono delle volte delle Legioni: non è gran tempo, che vidi in un Teatro
quale non si rappresenta più ne’ Teatri di Spagna. Egli debbe averne delle notizie bene attrassate. Io gli assicuro, che da
Signorelli, soggiugnerò quì quel non so che da lui notato sull’amore delle Tragedie di M. Racine. “Si pretende (p. 312.), ch
che ratti, deflorazioni, ad ulterj, indecenze, che formano la materia delle favole di Hardy. Racine volle adoperare questa pa
ine di varie Opere del Vega, la quale oltrepassa già i venti Tomi. Ma delle 1200. Favole sceniche parmi, che appena in essa s
42 (1772) Dell’opera in musica 1772
tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della corte d
del linguaggio: «la poca attenzione che i compositori danno al metro delle sillabe, non solo fa che la lor musica distrugga
ssere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria una l
i spettacoli, e massimamente da quello dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolm
ente da quello dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza dell
arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza delle leggi di questa pomposa scenica rappresentazione
orprendente) il progresso fatto, come dicemmo, nel secolo antecedente delle belle arti. Perciocché, giugnendo queste ad incan
a clarté del suo continuatore Metastasio8. Ma la seduzione estrinseca delle ‘macchine’, tipica del Barocco, è indicata, non d
otore è il piacere patetico, cioè trarre diletto dal libero movimento delle passioni: «Se noi, per modo d’esemplo, fossimo st
tesiana Thomas Willis. Supposto che esista una specifica sede nervosa delle passioni, Planelli specula, non senza qualche fil
e» (IV.II.10). Da qui anche l’invito a badare di più alla recitazione delle seconde e delle terze parti; e invece: «i diretto
a qui anche l’invito a badare di più alla recitazione delle seconde e delle terze parti; e invece: «i direttori de’ teatri e
invece: «i direttori de’ teatri e gl’impresari poco pensiero si danno delle ultime parti. Onde poi avviene, che quando la sce
tro muove non a timore, ma a riso. Una tal voce ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce
sovverte questo bell’ordine; e gli alessandri, gli scipioni, i cesari delle nostre scene dispongono del destin della terra co
bisogno dello smisurato, dell’ambiguo, dell’inusuale, con buona pace delle cosiddette leggi di natura. Persino una «celebre
e ritrovato, una volta uscito dalla sala e risvegliatosi dal richiamo delle incantatrici e degli incantatori. Le leggi inesor
ura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi delle loro abitazioni, hanno di che adornare con novità
i?» (VI.II.7: si ricordi che Planelli condanna senza esitazione l’uso delle maschere)11. Il nome di Noverre, «le di cui danze
la politicissima pièce a papa Benedetto XIV. Il Planelli appassionato delle scene cede il passo al politico. Al suo principe
delicatissime analisi del cuore umano e vivaci pitture del carattere delle Nazioni» 13; al suo spettatore ideale in cerca d’
filosofo vasti e importantissimi oggetti; perché gli guarda come una delle più possenti cagioni della perfezione o della dec
ome una delle più possenti cagioni della perfezione o della decadenza delle belle arti, della formazione o del corrompimento
altre nazioni né pur pensavano ancora ad avere un teatro. È lo stato delle belle arti un articolo della maggiore importanza
rti un articolo della maggiore importanza per la felicità e ’l lustro delle nazioni. Conciosiaché queste piacevoli facultà oc
olto più importante ancora è l’influenza degli spettacoli sul costume delle nazioni. Le rappresentazioni tragiche, in cui i p
republicano; siccome in Roma l’arena, tinta dal sangue degli uomini e delle fiere, alimentò la ferocia d’un popolo conquistat
unque tanto influiscono gli spettacoli sulle cognizioni e sul costume delle nazioni, egli sarebbe desiderabile che quegli scr
 ; il quale perché più pomposamente d’ogni altro si vale del soccorso delle belle arti, perciò riesce più malagevole ad esegu
mentovati, e più di qualunque altro è capace d’influire nel progresso delle belle arti e della publica costumatezza. Pure una
i spettacoli, e massimamente da quello dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolm
ente da quello dell’opera in musica, il gusto delle arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza dell
arti e ‘l costume delle nazioni; e quanto agevolmente l’inosservanza delle leggi di questa pomposa scenica rappresentazione
ostuma anche in oggi15. [Sez.I.1.0.4] Un’altra pruova dell’antichità delle opere in musica ne somministrano gli statuti dell
, come di sopra si è osservato) e Giovanni Sulpizio nella Dedicatoria delle sue note sopra Vitruvio fatta al Cardinale Raffae
lodrammi accolti con tanto applauso dagl’Italiani, competenti giudici delle opere di gusto, che di somigliante conio molti al
orprendente) il progresso fatto, come dicemmo, nel secolo antecedente delle belle arti. Perciocché, giugnendo queste ad incan
mente su’ teatri di Venezia, i melodrammi de’ quali, colla suntuosità delle loro decorazioni, attirarono l’ammirazione di tut
vo e la musica fu tutta in istile recitativo composta. L’introduzione delle arie è attribuita al Cicognini, il quale nel suo
e arricchisce tuttavia il nostro teatro, e col destro ma moderato uso delle decorazioni, ha ristorata la poesia di ciò che ne
natura o dell’arte, perfezione appelliamo l’uniformità della tendenza delle parti a un fine medesimo. Così perfetta diciamo u
aggiugner si suole, non essenziale a quello spettacolo com’è ciascuna delle annoverate, ma dichiarata quasi tale dall’uso, e
ne che concorrono a formarlo. Ora appartenendo esse tutte alla classe delle belle arti, per bene esaminarle e per adoperarle
anza [Sez.I.3.1.1] Belle arti sono le arti destinate al movimento delle passioni. Di questo numero è la poesia, l’eloquen
rerà fatica a penetrare che esse tutte sono intese a svegliare alcuna delle nostre passioni; e quelle che ad altro mirano imp
nte tranquilla; furono anzi concepite dallo spirito umano nel tumulto delle passioni. Un uomo, che la perdita d’una persona c
tante sia la cognizione di queste facultà, e che essa costituisce una delle più utili e insieme più dilettevoli parti dell’um
e del Buonarroti è prodotto dall’armonia de’ colori. Estetico adunque delle belle arti io chiamo quello artifizio ch’esse ado
llo artifizio ch’esse adoperano per piacere a’ nostri sensi. Patetico delle belle arti, quell’artifizio ch’esse adoperano per
in che l’uno e l’altro consista. § IV. In che consista l’estetico delle belle arti [Sez.I.3.4.1] Abbiamo già definito
ico delle belle arti [Sez.I.3.4.1] Abbiamo già definito l’estetico delle belle arti per quello artifizio che adoperano a f
di questa la più aggradevole è quella che hanno due grandezze, l’una delle quali sia una o alquante volte maggiore dell’altr
uali. Vien poi quella simmetria che si trova fra due grandezze, l’una delle quali superi l’altra d’una determinata parte, o s
ca, l’uno sia rapito, l’altro annoiato. [Sez.I.3.4.3] Ora l’estetico delle belle arti consiste appunto, come dicemmo, nella
aso, quella della bocca (non compresavi la ripiegatura dell’estremità delle labbra) e quella del mento, talmenteché tutti que
viene, sembrando, a dir vero, alquanto strano, che dall’accorgimento delle ragioni che passano tra varie grandezze, n’abbia
idea sterile, cioè d’un’ idea dalla quale non può lo spirito dedurne delle altre. Chi ha meditato sulla natura dello spirito
, ch’egli per mezzo della cadenza fa sentire la grandezza e ‘l numero delle sue parti: altro non essendo la cadenza d’un vers
uesto: Due rosa fresche, e colte in paradiso è tale la combinazione delle parole, ch’io mi sento obbligato ad arrestarmi so
quel mal suono viene da ciò, che in quel verso non si sente il numero delle parti, come fa la sonorità, che però ne’ versi fu
ella di ciascuna sua parte, quella della colonna e di ciascuna ancora delle sue parti, e dell’architrave, del fregio, della c
atematico direbbe, i piaceri estetici sono tra loro come la fecondità delle idee. Non vorrei però che quindi deducesse taluno
ente bello riuscir potrebbe quell’edifizio, se la varietà e ‘l numero delle sue parti moltiplicar si potesse in infinito. Sar
te. Facciaglisi poi sentire un canto eguale nel numero e nella durata delle note, ma che queste note niuna affinità abbiano t
o dolorose tengono ristretta, e come inceppata. Ma già dell’estetico delle belle arti, e del piacere proprio di quello, lung
prio, più speditamente usciremo. § VI. In che consista il patetico delle belle arti e ‘l piacer patetico [Sez.I.3.6.1]
e ‘l piacer patetico [Sez.I.3.6.1] Fu da noi definito il patetico delle belle arti per quello artifizio ch’esse adoperano
tre passioni. Un tale artifizio consiste nello scegliere per suggetti delle opere loro i più perfetti oggetti di nostre passi
nimo nostro esser prodotto che da un oggetto reale. E però i suggetti delle belle arti, come quelli che presentano oggetti no
oll’osservare attentamente il verisimile. E i difetti di questa parte delle belle arti nascono da queste improprietà, le qual
locuzioni, altro prima non fecero che frammettervi a quando a quando delle cadenze, o vogliam dire delle pause, de’ riposi,
cero che frammettervi a quando a quando delle cadenze, o vogliam dire delle pause, de’ riposi, che dividessero il tempo in pa
a metrica, cioè di quella onde l’estetico consiste nella combinazione delle sillabe brevi e delle lunghe, come fu la greca e
lla onde l’estetico consiste nella combinazione delle sillabe brevi e delle lunghe, come fu la greca e la romana. La poesia,
etrica, che considera le durate de’ suoni (qual è quella de’ cembali, delle nacchere, de’ tamburi), la quale altra bellezza n
ezza non ha che quella che nasce della ragione, che passa fra i tempi delle percosse di così fatti strumenti. [Sez.II.1.1.4]
ueste nazioni presero a non badar tanto alla lunghezza o alla brevità delle sillabe, quanto alla loro gravità ed acutezza; on
ia armonica, cioè quella onde l’estetico consiste nella distribuzione delle sillabe acute e gravi. Tal è l’italiana e quella
distribuzione delle sillabe acute e gravi. Tal è l’italiana e quella delle altre colte lingue viventi. Siccome la poesia met
però io chiamo metrica la poesia greca e la latina ed armonica quella delle moderne nazioni, per questo non niego che in quel
in quella non siesi avuto alcun riguardo all’acutezza e alla gravità delle sillabe, ed in quella aver non se ne debba alla l
solo che la bellezza della prima più dipendea dal tempo che dal tuono delle sillabe, e di questa più dal tuono che dal tempo.
esia armonica introdussero in questa una nuova simmetria (ed è quella delle rime), procurando che l’ultimo tuono acuto de’ lo
i gravi, avesse le modificazioni medesime, vale a dire fosse composto delle medesime lettere in più versi. [Sez.II.1.1.7] Non
a mescolanza de’ versi di varie misure e il tempo, il tuono e la rima delle loro sillabe. § II. Come da essi convenga deri
mostrano, sebbene quella parte che riguarda la lunghezza e la brevità delle sillabe sia stata da questi sempre trascurata con
tica più attenzione avessero accordata alle regole della distribuzion delle lunghe e delle brevi, è solo perché da una ragion
ione avessero accordata alle regole della distribuzion delle lunghe e delle brevi, è solo perché da una ragionata distribuzio
lla rima nelle sillabe che quei versi compongono. E poiché l’estetico delle arie in questo dramma ha più bisogno d’attenzione
e’ recitativi, dalle arie cominceremo. [Sez.II.1.2.2] I versi propri delle arie sono il decasillabo, l’ottonario, il settena
Ma prima alcune riflessioni convien premettere, appartenenti al tuono delle sillabe (tanto però quanto basta al nostro istitu
essario de’ versi italiani, passiamo al mescolamento de’ versi propri delle arie. Su questo capo alcuni poeti soverchia liber
to, o colla prima sua parte, niuna attenzione facendo al total numero delle sillabe. [Sez.II.1.2.16] Per questa ragione ben
ò, che il verso tronco ha particolar forza nel fine di ciascuna parte delle arie: poiché l’accento che ha sull’ultima sillaba
: Giungano a te, Signor ecc. [Sez.II.1.2.24] Passando ora al tempo delle sillabe, nella poesia italiana le sillabe lunghe
antissimo e scorrevolissimo l’altro, perché nel primo la disposizione delle sillabe lunghe e delle brevi è tutt’altra che nel
simo l’altro, perché nel primo la disposizione delle sillabe lunghe e delle brevi è tutt’altra che nel secondo. Or la velocit
contiguità si trova quando un verso unisca insieme due sillabe, niuna delle quali sia segnata d’accento acuto: giacché, almen
ca tragedia. [Sez.II.2.0.1] Già altrove si disse che per patetico delle belle arti voleasi intendere l’artifizio da esse
ssioni, e che un tale artifizio consiste nello scegliere per suggetti delle opere di quelle arti i più perfetti oggetti di no
é ci converrà investigar la ragione, lo spirito (diciamolo alla moda) delle leggi dell’antica tragedia attenenti a que’ parti
quante bizzarre scene potessero. Oggi, se il poeta aspira a’ suffragi delle persone di buon senso, due regole debbe osservare
lle persone di buon senso, due regole debbe osservare sulla mutazione delle scene: l’una di non mutar la scena se non allora
i che muovere non volesse disgustare, come fa in oggi la sola lettura delle tragedie greche. Il che è sì vero, che quelle med
reche. Il che è sì vero, che quelle medesime tragedie che sul modello delle antiche e di tristo fine si compongono oggi tra n
e si compongono oggi tra noi, sono astrette a mitigare quel terribile delle greche. Ed a ragione l’ingegnosissimo autore del
alla diversità de’ tempi, posero nelle loro tragedie tutta l’atrocità delle antiche; difetto in cui incorse a’ dì nostri il C
tri costumi, potendo nella persona del protagonista esporre l’esempio delle virtù più eminenti; il che, per la soprallegata r
iegue con tanta agitazione le varie vicende del primo, vedendo in lui delle qualità poco amabili, ed accorgendosi aver egli c
za a confutare sì speziosa obbiezione. Si leggano due tragedie, l’una delle quali abbia il protagonista di carattere sublime,
oro inverisimiglianza cessa quali in tutto; e qual musica sia propria delle arie teatrali, si vedrà nella seguente sezione. P
e, o, ch’è tutt’uno, quali sieno le materia proprie degli uni e quali delle altre. Poi qualche riflessione aggiugneremo sul l
eremo sul loro stile. § II. Della materia propria de’ recitativi e delle arie [Sez.II.7.2.1] Tutta l’orditura del dramm
ia perché? ecc. le parole sono quelle medesime che vengono in bocca delle più semplici persone, quando si amino scambievolm
patto alle arie, le quali debbono contenere i particolari sentimenti delle persone drammatiche, non principi generali, non t
ell’aria vuol pervenire alla sua maggiore altezza. Ciò che si è detto delle similitudini s’intenda ancora delle allegorie; e
giore altezza. Ciò che si è detto delle similitudini s’intenda ancora delle allegorie; e già prima di noi un famoso letterato
e: da che l’imitazione de’ difetti è ben più agevole che non è quella delle virtù. [Sez.II.7.2.10] Per meglio sperimentare q
quel luogo dove fosse veduta. Dicasi pure ciò che si vuole in favore delle similitudini, delle sentenze, delle allegorie ecc
se veduta. Dicasi pure ciò che si vuole in favore delle similitudini, delle sentenze, delle allegorie ecc., le persone di buo
i pure ciò che si vuole in favore delle similitudini, delle sentenze, delle allegorie ecc., le persone di buon senso le stime
Un’altra avvertenza vuole avere il poeta intorno alla materia propria delle arie, e si è che questa abbia stretta connessione
rtuosa famiglia. § III. Del loro stile [Sez.II.7.3.1] Lo stile delle arie debb’essere semplicissimo: perciocché il lin
edesima se uopo il richiedesse, si potrebbe ancora spiegar la cagione delle dissonanze. Tanto è vero, che unico, semplicissim
. [Sez.III.1.1.4] Non è però la combinazione simultanea, o successiva delle consonanze (in cui consiste la musica armonica) l
tetico della musica. Esso tre altri ne ha, e sono: 1. la varia durata delle note, ch’è l’oggetto della musica metrica; 2. la
son io) che la musica abbia un’azione anche immediata sulla meccanica delle passioni, ciò è su’ nervi, a cui questa meccanica
dinario si lagnano d’una particolar contrazione de’ nervi del petto e delle parti vicine. Dall’uffizio che i nominati nervi p
; perciocché essi nervi, e in ispezie quelli del quinto paio, mandano delle ramificazioni alle diverse parti del volto, le qu
fetti dell’irritamento de’ medesimi nervi diatetici, e in particolare delle diramazioni che essi mandano alle glandole lagrim
elle diramazioni che essi mandano alle glandole lagrimali, a’ muscoli delle guance, alla bocca, al diaframma o setto trasvers
e alla laringe. Da ciò finalmente avviene secondo il Willis, che una delle maggiori differenze che passa tra la struttura de
maggiormente, trovarsi in noi una classe di nervi addetti all’uffizio delle passioni, e questi essere propriamente quelli che
e, ma i cristalli ancora, i vasi d’argento o d’altro metallo, i vetri delle finestre, e qualunque altro corpo in cui s’incont
e meccanici che non di rado produce, e dalla sua efficacia nella cura delle malattie, osservata fin dagli antichissimi tempi
lla pittura, né della scultura, né si narraron mai di qualunque altra delle belle arti. [Sez.III.1.3.6] Ho creduto dovere esp
o sentimento intorno all’azione immediata della musica sul meccanismo delle passioni, perché potrà in alcun modo contribuire
spesso inutile, ciò che i Greci otteneano con una semplice osservanza delle regole di quella parte della musica. Tra’ nostri
e non uscirà mai d’incertezza: il secondo, sicuro dell’infallibilità delle sue regole, troverà in queste medesime una pruova
ll’animo umano. È la musica, così adoperata, la più efficace ministra delle virtù. Quindi Ateneo ci assicura, che colla music
Egli attendeva a fomentarle nell’animo l’amore dell’assente marito e delle virtù necessarie a una regnante: talmenteché Egis
rano stati invitati ad abbandonare una vita brutale, che in compagnia delle fiere aveano fin allora menata, e a godere sotto
a delle fiere aveano fin allora menata, e a godere sotto la protezion delle leggi le dolcezze della civile società, di quella
 ? Non è egli vero, che il mezzo più spedito di giugnere all’acquisto delle virtù dell’intelletto e dell’animo consiste nelle
ano la musica, non sono quegli stessi che ampliano tutto dì i confini delle umane cognizioni, come avveniva tra’ Greci: che a
cito patetico sul teatro, né proprio ad aggiugner forza al sentimento delle parole. Potrà bene un tal canto riuscir piacevole
quello che ne verrebbe dal movimento del cuore, egli è un fare abuso delle belle arti l’adoperar l’estetico delle medesime d
el cuore, egli è un fare abuso delle belle arti l’adoperar l’estetico delle medesime disgiunto dal patetico; massimamente nel
stromenti. Ma non badarono che la musica, non meno di qualunque altra delle arti belle, ha i diversi stili, che solo per impe
llare dello stile proprio della sinfonia d’apertura, de’ recitativi e delle arie, parti in cui questa musica è comunemente di
e contenere che un presto bellicoso: un allegro sul modello di quelli delle nostre sinfonie starebbe ivi a pigione, e molto p
riamente breve66. La poca attenzione che i compositori danno al metro delle sillabe, non solo fa che la lor musica distrugga
ndole tutte d’una durata, né seguendo ciecamente la scorta de’ punti, delle virgole e degli altri segni di riposo, che noi ad
he parole all’attore, lo fa tornare al silenzio e alla considerazione delle attuali sue circostanze, sostituendo alla di lui
ncìpi potrà un accorto maestro agevolmente avvedersi. § III. Stile delle arie [Sez.III.3.3.1] Oltre a queste avvertenze
a queste avvertenze, le quali possono essere utili alla composizione delle arie, non meno che de’ recitativi, alcune altre f
ssere de’ nostri compositori, i quali con una disordinata ripetizione delle medesime parole fanno d’una brevissima aria una l
e altresì della prima parte dell’aria, e le introduzioni e ritornelli delle medesime; e sì vorrebbero che dal recitativo si p
e accademie di musica, le quali risparmierebbero a lui una gran parte delle considerabili spese che richiede il mantenimento
ch’io fò alla mente gl’immutabili precetti di quel supremo regolatore delle arti belle. [Sez.III.3.3.8] La giustezza e il mi
tai precetti è stato pur ora vantaggiosamente provato in mezzo a una delle più brillanti corti d’Europa. Parlo della corte d
trevolmente eseguito. E se fosse stato anche più parco nelle repliche delle parole e nell’uso dagli stromenti, avrebbe fatta
accorto non aver lui una molto dilicata azione. Sulle stesse cattedre delle scienze, ove parrebbe men necessaria che altrove,
to attuale dell’anima. Mal dunque alcuni restringono il gesto al moto delle braccia. Si può gestire col capo, cogli occhi, co
Si può gestire col capo, cogli occhi, col piede e con qualunque altro delle nostre membra. [Sez.IV.2.1.3] Si divide il gesto
uò essere affettiva: e si è questa denominazione ristretta all’ultima delle annoverate, perché questa più propriamente delle
ristretta all’ultima delle annoverate, perché questa più propriamente delle altre caratterizza le passioni. [Sez.IV.2.1.4] O
natura, che adatta i talenti dell’animo a quelli del corpo, dà il più delle volte a costoro un umor brioso e festivo, come al
ntrario: i direttori de’ teatri e gl’impresari poco pensiero si danno delle ultime parti. Onde poi avviene, che quando la sce
tro muove non a timore, ma a riso. Una tal voce ben conviene al sesso delle donne, il quale, perché inerme, ottenne una voce
sovverte questo bell’ordine; e gli alessandri, gli scipioni, i cesari delle nostre scene dispongono del destin della terra co
pre più bella di qualunque studiata e artifiziosa pronunziazione. Più delle copiate vagliono le grazie originali; e chi trasc
Non già ch’io disapprovi l’imitazione, quando vada unita alla coltura delle grazie naturali. Anzi, l’imitazione de’ grandi at
ea dire, che un attore dovrebbe essere stato allevato sulle ginocchia delle regine. [Sez.IV.3.0.7] Dappoi che l’attore avrà p
usata dalle mentovate nazioni, come ce la rappresentano gli scrittori delle costumanze greche o romane, e i monumenti che ne
tori delle costumanze greche o romane, e i monumenti che ne rimangono delle medesime: da che que’ buon uomini vestivano sì po
potrebbero ammettere la vaghezza, che si richiede negli abbigliamenti delle opere musicali. [Sez.V.1.0.2] Ma per evitare ques
a sì fatto intento, conviene, siccome si è detto, ch’elle non sentano delle mode correnti; e tanto maggior lode acquisterà l’
’oggidì, e (ch’è più leggiadra a vedere) le croci pendenti dalla gola delle donne. Così ancora qualche volta una cantatrice g
4 all’immortalità, felicissimo, come dice il Vasari, nelle invenzioni delle vesti, de’ calzari, delle acconciature di capo, e
simo, come dice il Vasari, nelle invenzioni delle vesti, de’ calzari, delle acconciature di capo, e di altri abbigliamenti; e
Quanto è poi all’armonia, che dee risultare da’ colori degli abiti e delle scene, è già troppo noto che i colori hanno tra l
nventiva di lui gioverà non poco un festevole carnevale colla varietà delle sue maschere, ma soprattutto la considerazione de
le colla varietà delle sue maschere, ma soprattutto la considerazione delle buone opere di statuaria e di pittura, e particol
ltà non è tale. La prospettiva è la maestra di tal segreto. Il pittor delle scene deve addimesticarsi con questa scienza, e f
do, che l’occhio giudica della grandezza dell’oggetto dalla grandezza delle cose circostanti, e dalla lontananza che mostra l
ndezza delle cose circostanti, e dalla lontananza che mostra la serie delle cose poste tra sé e ‘l suo oggetto. [Sez.V.2.1.5]
e ‘l suo oggetto. [Sez.V.2.1.5] Ma per altra parte non dee il pittor delle scene troppo scrupolosamente seguire le regole de
n rilassatezza, come fu quella d’alcuni pittori che nella prospettiva delle scene praticarono due punti di veduta: sconcezza
uindi è che nella prospettiva non v’ha cosa più malagevole che quella delle scene, ad eseguir la quale non bastano le regole
isimiglianza dipende del decoro della scena, e dall’esatta osservanza delle regole della prospettiva e dell’architettura. [S
a all’Egitto e non ad altro paese100. [Sez.V.2.2.3] L’osservanza poi delle regole della prospettiva e dell’architettura, man
era di valoroso architetto, ma uno di que’ palagi incantati de’ tempi delle fate. Al qual proposto il più volte lodato Algaro
garotti un fatto racconta accaduto al padre Pozzi, inventore infelice delle colonne a sedere. Nel dipingere una cupola avea c
ura de’ loro edifìzi, nella simmetria de’ loro giardini, negli adobbi delle loro abitazioni, hanno di che adornare con novità
sul teatro. § IV. Di ciò che può soccorrere l’inventiva del pittor delle scene [Sez.V.2.4.1] A un professore istrutto
ampati disegni di scene inventate da celebri pittori. Tali son quelli delle scene del Neroni, publicati nel 1579. Tali altres
delle scene del Neroni, publicati nel 1579. Tali altresì sono i rami delle scene del Chiarini, dell’Aldrovandini, del Buffag
Cap. III. Ufizio del macchinista [Sez.V.3.0.1] Quanto al movimento delle macchine e delle scene, io non ho che a raccomand
del macchinista [Sez.V.3.0.1] Quanto al movimento delle macchine e delle scene, io non ho che a raccomandarne la prontezza
101. [Sez.V.3.0.2] Un altro uffizio del macchinista è l’illuminazione delle scene, ma bisogna confessare che un tale uffizio
inista tragga buon viso da quella faccenda, consulti sempre il pittor delle scene: niuno sa meglio di chi le ha dipinte, dove
sien poche, o corrispondano a un sito medesimo, la folla del popolo e delle carrozze cagionerà de’ gravi inconvenienti: veden
e’ loro ministri. [Sez.V.4.1.3] L’interno del teatro non va edificato delle stesse materie che per l’esteriore edifizio del m
e da tai materie soffriva la voce degli autori, essi davano a costoro delle maschere fatte in modo che servissero come di tro
na volta è avvenuto, che in un improvviso movimento, per la scarsezza delle porte della platea, gli spettatori sieno restati
consiste in isporgere il proscenio molti palmi fra la platea e fuori delle scene; il qual ripiego, avvicinando per quanto si
restringe lo spazio della platea e togli a molti palchetti la veduta delle scene. [Sez.V.4.3.2] La miglior figura per l’inte
à è bastantemente occupata dal crasso ambiente del teatro, dalle tele delle scene, dagli abiti degli spettatori, per non dove
ormi una colonna, e della fascia una cornice architravata, ne avverrà delle due l’una; o questi membri riusciranno meschiniss
nti del nostro corpo, regolati dalla cadenza della musica. Ella è una delle belle arti, e si divide in alta e bassa. Danza al
. L’alta non può entrare in questo numero, perché inetta al movimento delle passioni.105 Questa secondaria ed inferiore spezi
gli è vantaggioso (cioè quello che rende più agevole il discernimento delle ragioni che le membra hanno tra loro) ed alla mac
sentimenti. Il grottesco imita le persone d’infima nazione. Il genere delle sue favole è comico e tende a muoverci a riso. Il
cuore da un contrario movimento che vi cagiona la danza? È questa una delle principali cagioni della poca attenzione che si d
ciò costituisce l’imperfezione e la bruttezza), ma nella moltiplicità delle cose tendenti a una medesima unità. Così quel con
pesso al gusto de’ Greci. Sono essi, per consenso d’ognuno, i maestri delle belle arti; e noi, ad onta de’ gran lumi che vant
pariva, ma solo il cordace, pantomimo grottesco e pieno della licenza delle loro commedie. Il medesimo discernimento dovrebbe
ltre insigni città d’Europa. Questo illuminato danzatore nella decima delle sue lettere sulla danza «Se vogliamo (dice) avvic
Questa inferiore spezie di ballo, che non va né anche messa al novero delle belle arti, si rinunzi pure’ a quelli tra’ nostri
tessa ragione per cui, parlando della pronunziazione, si disse quella delle ultime parti essere più malagevole che la pronunz
quella delle ultime parti essere più malagevole che la pronunziazione delle prime. Quindi è che poca pratichezza mostrano nel
ella truppa era composta, in sei classi, ciascuna di sei persone, tre delle quali erano uomini ed altrettante donne. La prima
azione di statura e di musica, andò d’accordo anche quella de’ colori delle vestimenta, onde parlammo in altro luogo. [Sez.VI
mitazion degli affetti. Il che fa abbastanza comprendere quanto l’uso delle maschere sia condannabile nel ballo teatrale, e g
ata dal fango, e tra un popolo incolto, divenne necessaria su’ teatri delle più polite nazioni. La ragione che rendette allor
E non sarebbe anzi troppa la pretendono d’un ballerino, che sfornito delle cognizioni necessarie a ben esercitare li mestier
rità, testimonio il più volte nominato Noverre, il quale nella quinta delle sue lettere non solo le cognizioni poc’anzi annov
ne. [Sez.VI.3.1.3] Oltre al profitto che possano trarre dallo studio delle facultà pur or raccomandate, possano i danzatori
n dovrai (gridò il popolo) aver bisogno di scale, poiché sei più alto delle mura». A un grasso, «guarda (disse), di non isfon
versali. Quindi sono essi in ogni tempo stati gli arbitri de’ costumi delle intere nazioni; e le inclinazioni di queste, le l
la commedia del Molière cagionare una general rivoluzione nel costume delle donne francesi109 , e un tragico poeta riformare
ci teatri110. Molto ancora contribuiscono gli spettacoli al progresso delle arti: e noi già osservammo fin da prima111, che l
olto influire nel costume e nel buon gusto d’una nazione, se ciascuna delle medesime merita una particolare attenzione della
ca e de’ balli, l’ingegniere, l’architetto, l’inventore degli abiti e delle scene. Ora, se egli non salutò né pur da lungi le
che quando i teatri sortiscono per disgrazia simili direttori, niuna delle professioni sta in dovere, anzi si studia ciascun
no faccia compiutamente il suo dovere. S’egli si abbandona alla balia delle persone di teatro, come oggi comunemente si fa so
i disordini, si è che il direttore non riposi sulla pretesa diligenza delle persone di teatro, ma che con occhio illuminato o
piuttosto, come per l’ordinario avviene, uccida il sentimento: e così delle altre. Ma il verbo principale consiste, per nostr
sso o l’udire al compagno, che tacciano i rumori, le grida, il batter delle mani, il cicalìo, i viva; che giovanotti presuntu
siti diversi per evitare i gravissimi inconvenienti che la scarsezza delle porte esteriori suol cagionare. [Sez.VII.2.0.4] O
ve per non essere il teatro isolato, o per altro accidente, il numero delle porte non fosse bastante, il direttore assegnerà
nga freno massimamente al servidorame, la di cui avventataggine è una delle maggiori sorgenti di risse, proverbiandosi scambi
si sapendo che dalla teologia del volgo pagano era tutt’altra quella delle colte persone, le quali rigettando la moltiplicit
le azioni de’ personaggi drammatici, affinché gli uni non contengano delle massime false, e gli altri non dieno degli esempi
i, sì che, uscendo poi di teatro, troviamo alcuna volta in noi stessi delle novità, alle quali avremmo certamente resistito,
arisce nobile ed innocente. Perciocché rari sono coloro che giudicano delle cose secondo il loro intrinseco valore: i più ne
, tanto è più degna d’attenzione, quanto meno par che ne meriti. Essa delle volte sembra che adempia esattamente i suoi dover
do che anche una cantoniera può comparir virtuosa e degna della stima delle oneste persone. Simili riflessioni si potrieno pr
he or ora esposte bastino per ricordare al dotto direttore quanto più delle tragiche abbiano l’opere comiche musicali bisogno
o, a cui si sarà messa la poesia, si metterà di mano in mano ciascuna delle arti compagne. La musica, la danza, la pittura, l
nto spesso se ne abusino le donne di questa professione. Nella favola delle sirene, che col canto faceano naufragare gl’incau
, giacché queste mercenarie Salomi hanno talvolta corrotto il costume delle più famose nazioni. Un tale paragonava le balleri
rcé di Dio, rimproverare alle ballerine de’ nostri giorni i disordini delle antiche. Nondimeno rare sono anche in oggi quelle
l proposito) finattantoché cadrà sospetto d’infamia sulla professione delle persone di teatro115, e che si dubiterà se gli sp
de’ drammi composti espressamente per sé. Euripide nella composizione delle sue tragedie aveva unicamente in mira la nazione,
o che utile. Così i drammi greci, che contengono sì frequenti pitture delle tirannie usate da’ monarchi, delle loro sventure
he contengono sì frequenti pitture delle tirannie usate da’ monarchi, delle loro sventure e delle sollevazioni de’ popoli con
enti pitture delle tirannie usate da’ monarchi, delle loro sventure e delle sollevazioni de’ popoli contro i loro principi, t
edia maneggi comicamente queste leggerezze, urterà nell’inconveniente delle tragicommedie spagnuole. Il ridicolo di que’ cara
ibuirà moltissimo al progresso della publica costumatezza ed a quello delle belle arti. Commento Prefazione [co
e Cantina: «a motivo dell’abolizione [nel 1769] si addusse l’oscenità delle recite che, facendosi all’improvviso, sfuggivano
all’improvviso, sfuggivano alla censura preventiva; la vita immorale delle attrici (e particolarmente di una Maddalena Scazz
rens théâtres de l’Europe, Paris, Guerin, 1738, pp. 12-17. Discutendo delle rappresentazioni sacre a Roma in epoca medievale,
lo il «cattivo augurio» dell’incidente, quasi annuncio del rinnovarsi delle contese municipali (S. Ammirato, Istorie fiorenti
esta profana, e non sacra […], così da essa non fonderem qui principj delle rappresentazioni, o feste sacre» (300-301). [com
rché se riguardiamo alla plebe ed agli Artisti, che vivono del sudore delle loro braccia, a pro loro cadevano le grandi spese
a’ sottili ingegni de’ Fiorentini professori dell’arte del disegno, e delle Matematiche e Meccaniche, per ridurre la professi
la gode il mondo tutto: e se vogliamo parlare de’ costumi, per conto delle cose rappresentate, ne miglioravano gli spettator
rso l’anno 1480, come si ricava da Sulpizio nella Lettera Dedicatoria delle sue Note sopra Vitruvio, che presentò al Cardinal
commedia madrigalesca, è ricordato principalmente per Il cicalamento delle donne al bucato, a quattro e a sette voci (1567).
borò Malvezzi, di cui alla nota seguente), andò in scena in occasione delle nozze di Virginia de’ Medici e Cesare d’Este. Bar
l Guarino: il ballo ebbe molte rappresentazioni a Firenze (nella Sala delle Statue di Palazzo Pitti) tra il 1595 e il 1598. D
che ho raccolte, tengo il catalogo di tutte le opere composte, molte delle quali sono ancora stampate. Ora questo valentuomo
tro è la scenografia per le Bacchidi di Plauto allestite in occasione delle nozze di Giulia Colonna con Giuliano Cesarini (Ro
nardo Buontalenti, detto Bernardo Timante Bonaccorsi o anche Bernardo delle Girandole (Firenze 1531 – 1608), architetto civil
enze 1562 – 1621), il prolifico poeta del gruppo, autore dei libretti delle due opere di Peri, oltreché di testi per Montever
i delle due opere di Peri, oltreché di testi per Monteverdi (Il ballo delle ingrate, 1608) che visse a Firenze, Mantova, Pari
95) e l’Euridice di Peri (6 ottobre 1600, Palazzo Pitti, in occasione delle nozze di Enrico IV con Maria de’ Medici): questa
le nozze di Enrico IV con Maria de’ Medici), più tardi per La veglia delle Grazie di Peri, Angelo Ricci e Lorenzino del Liut
landi (1617). I ritmi apparentemente facili, in realtà studiatissimi, delle canzonette chiabreresche ispirarono molti musicis
, a queste ultime cercando di ridare regolarità classica a correzione delle inverosimiglianze barocche. Sugli ultimi anni di
cimento in poi. Cap. III [commento_Sez.I.3.1.1] • al movimento delle passioni: su questo punto, tipico dell’estetica m
élémentaires des belles-lettres (Berlino, 1758): Principj elementari delle belle-lettere. Opera del Sig. Formey tradotta dal
pochi anni quanto teorizzato da Saverio Bettinelli in Dell’entusiasmo delle belle arti (Milano, 1769: edizione propiziata da
ez.I.3.4.2] • come i matematici amano di dire: allude qui alla teoria delle proporzioni musicali così come fu teorizzata nell
erché mi pare a dismisura mutato sotto questo abito il sembiante vero delle Tragedie, tali non oserei quasi chiamarle, non si
gran fine di emendare i vizî e di accendere le menti al conseguimento delle virtù, quali oggetti si sono nella tragedia prefi
otabilissimi svantaggi ne ricevono. E ben potrei col far minuto esame delle antiche tragedie numerosi rilevarne gli esempî, m
ll’opposizione tra la serietà dei recitativi e la facilità concettosa delle arie; scriveva tra l’altro: «nelle ariette si suo
d’histoire et de philosophie: «Le grand mérite de ces morceaux [parla delle arie delle opere italiane] est d’être liés à la s
et de philosophie: «Le grand mérite de ces morceaux [parla delle arie delle opere italiane] est d’être liés à la situation, e
uova drammaturgia, che prevedeva tra l’altro una drastica limitazione delle arie con da capo, un ampliamento del canto sillab
o il proprio nome alla nascita della neurologia, oltreché allo studio delle cause del diabete. Da un punto di vista filosofic
siano: l’interesse di Planelli per lo studio dell’origine fisiologica delle passioni ha dunque qualcosa di vagamente material
alerno, 2001, pp. 433-451. • ciò che scrive Polibio: nel quarto libro delle Storie, capp. 20-22, Polibio loda il costume dell
Metastasio nel 1726 e rappresentato per la prima volta a Roma (Teatro delle dame) il 26 dicembre 1729 per la musica di Leonar
uò mettere piede in fallo quanto alle differenti inflessioni e durate delle voci sopra le parole dalla parte sua, che a lui e
no a Ottocento inoltrato. Degrada ha ricordato un recensore (anonimo) delle «Efemeridi letterarie di Roma», n. V, 30 gennaio
riedizioni aumentate nel 1804 e nel 1807; vedi la traduzione italiana delle Lettres a cura di A. Testa (Roma, Di Giacomo, 198
tte opere meritò tanta più lode, quanto per gran pezzo addietro l’uso delle commedie, e conseguentemente delle scene e prospe
anto per gran pezzo addietro l’uso delle commedie, e conseguentemente delle scene e prospettive, era stato dismesso, facendos
oni; ed o prima o poi che si recitasse la detta Calandra, la quale fu delle prime commedie volgari che si vedesse o recitasse
ani da G. G. B., suo primo ingegner teatrale ed architetto, inventore delle medesime, Augusta, 1740 (ristampa anastatica, For
1654), architetto e scenografo attivo alla corte di Urbino, pioniere delle tecniche d’illuminazione del palcoscenico; pubbli
VI.1.1.1] • passioni: sul legame tra la danza e la cosiddetta poetica delle ‘passioni’, vedi C. Batteux, Les Beaux-arts cit.,
ezia guerresca sembra a Planelli massimamente adatta all’introduzione delle danze. [commento_Sez.VI.2.1.6] • Alceste: il giu
ncienne et moderne ou Traité historique de la danse (L’Aja 1754), una delle fonti di Noverre; tra l’altro Cahusac riscoprì e
ù volte nominato Noverre: il francese scrive tra l’altro, a proposito delle competenze auspicabili in un maestro di ballo: « 
ati da chi imiterà i moti de’ mutoli, i quali parlano con i movimenti delle mani, degli occhi, delle ciglia, e di tutta la pe
de’ mutoli, i quali parlano con i movimenti delle mani, degli occhi, delle ciglia, e di tutta la persona, nel volere esprime
ripresa per intero in testa al volume terzo dell’edizione napoletana delle Opere di Metastasio (De Bonis, 1781), pp. XLVII-
Rochefoucauld, Fontenelle), dintinguendosi nel rivendicare il diritto delle donne all’istruzione.   • publici teatri: i versi
.1] • il direttore: forse nelle righe che seguono c’è una lontana eco delle vecchie pagine satiriche di Benedetto Marcello: «
to Marcello: «Non dovrà l’impresario moderno possedere notizia veruna delle cose appartenenti al teatro, non intendendosi pun
o / a tuo padre e a me, e nove anni lo terrai chiuso / nella cassetta delle pergamene e potrai distruggere / quanto non avrai
cciare, nel solco del cattolicesimo illuminato, una storia universale delle opinioni e dei pregiudizi filosofici (di particol
ibuirà moltissimo al progresso della publica costumatezza ed a quello delle belle arti. 1. Vedi A. Planelli, Dell’opera
ologna, Trenti, 1783, tomo I, pp. 24-25. 4. Cfr. Principj elementari delle belle-lettere. Opera del Sig. Formey tradotta dal
seconda del libro: in generale, Planelli vi comprende il non rispetto delle cosiddette unità aristoteliche, la conversione de
inista tragga buon viso da quella faccenda, consulti sempre il pittor delle scene: niuno sa meglio di chi le ha dipinte, dove
oferri». Prolog. lib. IX De gestis italic. nel tomo X degli Scrittori delle cose d’Italia del Muratori. 15. «Super quo (the
a bruttezza per lo contrario è molti, sì come tu vedi che sono i visi delle belle e delle leggiadre giovani; perciocché le fa
r lo contrario è molti, sì come tu vedi che sono i visi delle belle e delle leggiadre giovani; perciocché le fattezze di cias
sto di visi di molte e fatto di pezzi. E trovasene di quelle i membri delle quali sono bellissimi a riguardare ciascuno per s
restanza da questa e da quell’altra». 35. V. ne’ Princìpi elementari delle belle lettere del sig. Formey, la nostra appendic
metro ad esprimere colla gravezza o colla celerità sua, il sentimento delle parole. 37. Perf. poes., lib. III, cap. IV.
51. Qualora però si vuole che a questi nervi appartenga il ministero delle passioni, con ciò non s’intende altrimenti negare
escere posse relinquit». 78. Svet. in Tiber., cap. XXXVIII. 79. Une delle lodi date all’imperator Costanzo è «Quod nec ters
ècque, chanoine regulier de Sainte Geneviève, che non senza discapito delle lettere fu dall’autore lasciato imperfetto. 85.
posta. Questi medesimi sentimenti venivano insegnati ne’ vari misteri delle divinità del paganesimo: l’unità di Dio era uno d
amquam EXPERTES ARTIS LUDICRAE faciant» (lib. VII). Gli attori dunque delle atellane non erano compresi tra gl’istrioni notat
no l’arte ludicra, nonostante che questa spezie di commedie non fosse delle più castigate che avessero i Romani, che anzi olt
ltre di che gli effetti medesimi palesemente dimostrano che il rigore delle leggi romane non si estendea sino agli Attori Tra
ino agli Attori Tragici, e Comici e essendo state a costoro conferite delle cariche, e degli onori, incompossibili colla nota
e del culto degl’Idoli. 2. che proponeano gli stessi Iddii in esempio delle maggiori scelleratezze. 3. ch’erano crudeli, ed o
matiche non cade dubbio veruno. Esse non solo meritano tutto il rigor delle leggi, ma non dovrebbero esser tollerate in verun
, il quale nel suo Tatler insegna, che «si dee scegliere per suggetto delle Opere Teatrali il vizio più dominante della Nazio
43 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 149-268
a si arricchiva ne’ poemi eroici di Omero, vollero anch’essi giovarsi delle fatiche di questo gran padre della poesia, e pres
entare in città ed al pari de’ tragedi ottennero dal governo le spese delle decorazioni necessarie pel Coro (Nota XVII). Così
introdurre nel teatro Siciliano il dialogo e gli attori. Il carattere delle di lui favole consisteva nel seminarvi acconciame
le che scrivesse Diocle Ateniese o Fliasio. I titoli che ci rimangono delle di lui favole sono: Talatta nome di una meretrice
unziò alla patria per dirsi Ateniese. Lasciò questi dieci favole, una delle quali s’intitolava Pasifae, e con essa, secondo l
nere di commedia caustica e insolente chiamata Satirica e Antica. Una delle di lui favole intitolavasi Eolosicone, nella qual
razione che sino a quel punto aveano riscossa i loro emoli, valendosi delle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de
lle proprie armi, cercarono di attenuare il merito de’ passi migliori delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcun
uata corrompe gli animi, spogliandogli del timore, potentissimo freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alt
o a darne una compiuta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce
e piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie de’ nostri tempi. Altr’aria, altre mire,
e della polizia e de’ costumi Ateniesi, e senza la pratica necessaria delle Vite di Plutarco e della guerra del Peloponneso c
poco più circostanziato che non feci nella Storia impressa nel 1777, delle favole di Aristofane da tutti nominato, da pochi
al conosenza de’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado delle bassezze e delle oscenità, piaceranno in ogni tem
costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado delle bassezze e delle oscenità, piaceranno in ogni tempo a chi saprà tr
rima dell’Era Cristiana. Cinquanta e più commedie compose Aristofane, delle quali per la maggior parte è perita ancora la mem
nserva qualche picciolo frammento, come dell’Anfiarao e del Cocalo; e delle undici intere che ne rimangono, son questi i nomi
all’ opposto, e si ritarda l’esecuzione; il che allude alle discordie delle città Greche, per le quali sussiste la guerra. I
a divina volontà. Vedendo poi le vivande preparate vuole la sua parte delle interiora. Ma Trigeo gli risponde lepidamente: T
se che le tollerava, e si appiglierà solo alle molte finezze comiche, delle quali abbonda la Pace non meno che al buon senno
. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne Greche, e ordisce una congiura per ridurre
in ogni tempo; mancano bensì gli Aristofani abili derisori e vindici delle pubbliche lagrime. Le Concionatrici (Εκκλεσιαζου
la loro stravagante pretensione di togliere agli uomini il reggimento delle pubbliche cose. Mostra in prima il poeta la loro
i virili, lasciano crescere la loro lanugine, e si appiccano al mento delle barbe posticcie, per andare al Consiglio. Espone
segreto della propria casa. Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere; e se Aristofane non ha commesso un error
quali oratori hanno aringato, e la concione di certo giovanetto (una delle donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lo
anetto (una delle donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lodi delle donne, ha dimostrato doversi dar loro il governo
niente che subito manifesta la stranezza del progetto, nasce dall’uso delle donne. Le vecchie si bellettano, e stanno attende
ovani vogliono avvicinarsi alle fanciulle senza tracannare l’amarezza delle stagionate. La commedia termina con una gran cena
rali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più vivaci contro delle invenzioni tragich
o de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più vivaci contro delle invenzioni tragiche contiene questa commedia la q
tratta una comica difesa di Euripide allora vivente contro le accuse delle donne satireggiate da questo tragico che quì vien
l padrone: Osservate, o popoli, un silenzio religioso ora che il coro delle muse disceso nel gabinetto del mio padrone gli st
ver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia; e chi ne fa delle effemminate, uopo è che accomodi se stesso a quei
nar Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico delle donne. Agatone se ne scusa, ed è forza che il sol
irlande per gli sacrifizj, dopo le di lui tragedie, non vende la metà delle corone che prima vendeva. Appresso levasi Mnesilo
te quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore delle donne. E quì il comico spiega tutta l’amarezza de
uesto colpo teatrale, è che l’ azione si rappresenta nel terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello
coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini degli eccessi delle donne. Atto IV. Mnesiloco aspettando invano il ge
che ripete i suoni e le parole; e seguita la scena della ripetizione delle parole. Ecco sen fugge con maraviglia della finta
tinuata ne’ due ultimi; ma il comico contava certamente sulla varietà delle imitazioni e parodie, le quali presso la posterit
tà delle imitazioni e parodie, le quali presso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano di pregio in r
to a fare a piedi il giro della palude. Si sente il molestissimo coro delle Rane, le quali coll’ ingrato gracidare Brecececex
fanno montar la stizza a Bacco. Questa scena molto corta, ed il coro delle Rane, il quale, secondo lo Scoliaste, neppure com
ia) Eschilo è così adirato? Eac. Perchè-egli avea la sede onorifica delle tragedie come ottimo artefice. San. Ed ora chi
a guastar l’ordine del canto, quattro volte tacendo: ne censura l’uso delle parole strane ignote agli spettatori. A quest’ult
, a qual genere appartiene la favola che io esamino? La maggior parte delle osservazioni di questo erudito contro Aristofane
anni dopo, ed il suo credito non iscemò punto per la rappresentazione delle Nuvole. Può ben dirsi però che in essa il comico
e il canto venga per la parte deretana. Strep. Il di dietro adunque delle zanzare è una tromba? Con simili inezie il poet
e co’ piedi toccasse la terra, perchè questa attrarrebbe a se l’umore delle sue cogitazioni, le quali non avrebbero forza di
tazioni, le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione delle cose superiori. Non sembra che favelli un cerreta
ità col nome del buon Socrate, insegna che non vi sia altro nume fuor delle Nuvole, alle quali fa una preghiera con parole in
gnino mostrarsi a questo nuovo discepolo. Odesi quì il canto del coro delle Nuvole accompagnato o preceduto dallo scoppio del
ofittavano di ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnificenza delle decorazioni. Questo canto è lavorato con forza e
ingua. Strepsiade promette di non più sacrificare, purchè col mezzo delle Nuvole diventi un esperto parlatore da poter aggi
creditori. Le Nuvole gliel promettono ordinando che si dia in potere delle loro fantesche e si adatti ad obedirle. Socrate c
nto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca di una delle persone del coro le proprie lodi, come si è vedut
lo stesso autore come un individuo di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si suppone composto di esseri immaginarj,
de’ suoi competitori e antepassati; dice di esser questa la migliore delle sue favole, e spera che l’uditorio l’accolga beni
i due e tre volte la medesima favola. Io m’ingegno di comporne sempre delle nuove e spiritose con tal cura che l’una all’altr
rep. Per me non v’ha cosa migliore del semisestario. Socr. Tu dici delle bestialità. Strep. O non è egli tetrametro il s
re con semplicità, si burla del giuramento fatto per gli dei, si vale delle follie apprese da Socrate, e lo discaccia. Ne sop
(ripiglia il debitore) ardisci domandare i tuoi danari, se nulla sai delle cose di sopra? Dammi almeno l’interesse (replica
tore, e s’impose a’ giudici, che niun altro nome a quello dell’autore delle Nuvole si preponesse100. Cartaud de la Vilade mod
degli uccelli contro gli dei per consiglio di un uomo. Dalla lettura delle commedie antiche e dal sapere qual religione prof
ual religione professassero i popoli che le applaudivano, risulta una delle contradizioni delle nazioni. Atene venerava Giove
sassero i popoli che le applaudivano, risulta una delle contradizioni delle nazioni. Atene venerava Giove e gli altri numi, e
sori. Mostra egli a’ volatili come essi sieno stati i primi regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli dei merite
motteggiano Spintaro, Essecestide, Clistene, Cleonimo come divoratore delle pubbliche sostanze, e Metone Astronomo. Le Vespe
e cerca ad ogni patto di sprigionarsi per andare a giudicare. Il coro delle Vespe ode le di lui querele, e si presta a soccor
il figliuolo accorre co’ suoi famigli. Filocleone implora il soccorso delle Vespe amiche. O giudici, o Vespe acutissime, vola
mpa di un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si dà il termine delle difese al reo, si esaminano i testimonj, si fa in
lone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle quali davasi il sì ed il no nelle del
l popolo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole. Fa quel che fai ora delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, pu
l popolo Ateniese. Atene però che dovea intendersi meglio del Nisieli delle qualità richieste ne’ suoi governatori, premiò l’
a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e delle Grazie, fa preparare un magnifico convito, e il c
porta. Dice. Serva, portami i miei cestoni. Lam. Dammi del sale e delle cipolle. Dice. Dammi i miei manicheretti, che l
i; ma pressato con minacce da Carione manifesta di esser Pluto il dio delle ricchezze e di trovarsi sì mal condotto, sporco e
iura, stragiura, e al fine rivela il segreto di tenere in casa il dio delle ricchezze. Se ne maravigliano i villani, e braman
migliori filosofi non hanno insegnatodipiù investigando il principio delle società e dell’economia politica. Quali popoli fu
ai gli patirà. La vita del mendico che dipingete, consiste in mancare delle cose più necessarie: quella del povero in vivere
ccidenti a lui stesso avvenuti nell’andar la notte pel tempio rubando delle schiacciate ecc. La casa di Cremilo si converte i
va e vestiva un giovane bisognoso, il quale per tali comodi mal grado delle grinze la corteggiava; ma oggi che col favore di
endo di prestare ogni servigio più vile, ed il servo lo manda a lavar delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremil
piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la
lezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fe
o di questo poeta agli ambasciatori Spartani, e de’ soggetti ordinarj delle sue satire, ebbe a dire, che i di lui consigli er
nsero nella commedia mezzana. Egli compose intorno a trenta commedie, delle quali a noi non son pervenuti che pochi frammenti
una e dell’ altra guisa la voce πατρως presso Suida. Meursio raccolse delle di lui favole in torno a cento tredici titoli, ma
scuole Pitagoriche, e spiccava nelle dipinture naturali de’ costumi e delle nazioni117. Secondo Plutarco questo comico eccell
ere sulla scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole. Stefano di lui figliuolo seguì, secon
, da cui passarono alla Latina. Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte
ne concepiva che incontinente le lacerava. Dal conoscersene però più delle dieci coronate, sembra verisimile quel che coll’
fu chiamata Nuova, senza dubbio più delicata e discreta, e meno acre delle precedenti. Di essa pare che avesse gettati i fon
un coro, ma ben lontano dall’antica baldanza e mordacità. Anzi in una delle di lui commedie smarrite intitolata il Cocalo si
altri figliuoli Ararote, Nicostrato e Filetero, i quali e si valsero delle di lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e com
lle di lui fatighe per farsi luogo sulla scena, e composero essi pure delle favole coltivando la commedia nuova; ed uno di es
nè seguire con ordine la marcia, per così dire, dell’umano ingegno e delle diverse società civili. Contavansi tra’ principal
ata Saffo, alla quale dà per innamorati Archiloco e Ipponatte. Alcune delle di lui favole furono trasportate nel teatro Latin
sul teatro ridendo smoderatamente, dopo aver composte novanta favole, delle quali Giulio Pollice, Ateneo e Stobeo hanno conse
ante tradotto da Grozio leggesi da noi volgarizzato nel citato tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Ma Menandro
esi da noi volgarizzato nel citato tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Ma Menandro Cefisio figliuolo del capita
nque aspiri a riuscire nella commedia nobile, cerchi di approfittarsi delle incomparabili reliquie che ne abbiamo, e vi appre
o di Terenzio. 91. Di Epicarno vedi quanto si è scritto nel Tomo I delle Vicende della Coltura nelle Sicilie pag. 196 e se
Osserva l’eruditissimo Sig. Duca Michele Vargas Maciucca nel tomo II delle Antiche Colonie venute in Napoli, che terminando
to, siccome dice ella stessa: Pour moi (dice nel principio dell’esame delle Nuvole) j’ avoüe que je suis si charmé de cette p
onservati, de’ quali alcuni ne traducemmo nelle Vicende della Coltura delle Sicilie tomo I. 118. Vedi il di lui scoliaste pr
mpre attenendoci alla storia lo considereremo come accessorio al pari delle decorazioni. Per convincersene; oltre alle cose d
io del Soldato sua commedia da noi tradotto trovasi nel citato tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie, pag. 201. 1
da noi tradotto trovasi nel citato tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie, pag. 201. 123. Noct. Att. lib. II. cap
nandro e di Aristofane fatta da Plutarco, ed anche il X libro, cap. I delle Isti tuzioni Oratorie di Quintiliano. 125. Nel d
44 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquarto »
er la china del cattivo gusto i cantanti. Nel secolo passato il canto delle arie oltrepassava di poco nell’artifizio quello d
la metà del secolo i poeti incominciarono a far un uso più frequente delle arie, o strofette liriche, nei loro drammi, della
icatezze dell’arte, fossero esse o non fossero conformi al sentimento delle parole. Ecco l’origine di quel regno che di mano
ntano d’avere sopra di loro. Parlo del privar che si fa spietatamente delle sorgenti della virilità tanti esseri men colpevol
utili, o facendo servire l’analisi alla destruzione di quelle verità, delle quali esser dovrebbero i principali sostenitori,
he fosse più generale renderebbe affatto inutile sulla terra l’impero delle loro attrattive, e persin la loro tanto da noi pr
litaria filosofia poco forte in se stessa per resistere alla tirannia delle opinioni altro partito non resta fuorché quello d
chi. Così si veggono sovente muover le labbia, s’ode la soave armonia delle loro voci come si sentiva risuonar nell’antica Me
grattato le orecchie con una sonatina di gola nelle loro arte, il più delle volte noiose, lasciano il peso a chi balla d’impe
oè l’accento patetico della lingua, l’armonia, e la melodia, ciascuna delle quali suddividendosi in vari altri rami formano q
to patetico della lingua non essendo altro che il linguaggio naturale delle passioni nei vari loro caratteri, è quello che se
che ove mancasse una sola, non sarebbe possibile l’ottenere l’effetto delle altre. L’accento della lingua sciolto, a così dir
e e che niente può ella imitare dell’umano discorso fuorché l’accento delle passioni o ciò che appresenti allo spirito una ra
per l’attore di mostrar il suo talento nel recitare, notando il senso delle parole con chiara e netta pronunzia, osservando l
e abbastanza, perché trovasi, a così dir, soffogata dall’affollamento delle idee. Dovrebbe dar maggior lume e risalto all’idi
canto e la musica in generale, e benché intendersi ciò debba soltanto delle arie e non dei recitativi, dove è indubitabile ch
di mille fiori che si trovavano sparsi per le campagne. [19] Lo scopo delle arti imitative non è di rappresentar la natura se
è nella maggior parte se non che una composizione, un lavoro fattizio delle nostre idee prende a modificar la materia che deb
però indubitabile che separatamente presi si trovano tutti nella voce delle persone da passioni amorose agitate. Attalchè mol
pinò quel moderno autore141 che ripose l’imitazion musicale nel rango delle chimere; opinione che non potè nascere in lui se
mazion naturale sono tanti sì replicati e sì grandi i segni esteriori delle passioni che servono di materia al linguaggio mus
la musica non ci offrirebbe verun compenso, né meriterebbe gli omaggi delle persone di gusto se l’arte d’illeggiadrire le cos
a di teatro pensasse a verun’altra cosa fuorché all’unica espressione delle parole, che in grazia di queste trascurar dovesse
iar l’attenzione dello spettatore disponendolo a inoltrarsi nel senso delle parole o a gustar meglio la forza e la varietà de
tenzione dell’uditore dal soggetto principale, o distruggon l’effetto delle parti compagne, o tingono il motivo di un colore
uidire. [27] Quarta. Nemmeno allora quando il canto esprime il calore delle grandi passioni. Queste non veggono altro oggetto
esta. Non dee il cantore frammetter gli ornamenti qualora l’andamento delle note nella composizione o la mossa degli strument
uono dell’oboè, né del violino. [40] Decima settima. Hassi a sbandire delle cadenze come un ornamento puerile quella che si c
ua che annoia insoffribilmente chi ascolta; ora scambiano la quantità delle sillabe pronunziando breve la lunga, e lunga la b
lunga la breve; ora si dimenticano nelle fauci o nel palato le finali delle parole profferendole per metà; ora sconnettono il
ire in ciascun periodo, anzi in ciascuna sillaba secondo la diversità delle parole e dei sentimenti. Se qualche differenza vi
n compenso nell’altro genere d’imitazione che nasce dalla convenienza delle parti elementari del canto coi tuoni della favell
nell’umano discorso, ma variano entrambe secondo l’indole e il grado delle passioni, essendo certo che l’andamento per esemp
è tardo e uniforme, quello dello sdegno rapido e precipitato, quello delle passioni composte disuguale e interrotto; così ne
iare il tempo, il movimento e il ritmo musicale secondo l’espressione delle parole, e la natura dell’affetto individuale che
nto che fare col basso e coi violini? Dove troncando a mezzo il senso delle parole e lo sfogo degli affetti attende talvolta
il canto, o non imiti la natura, sia esso o non sia conforme al senso delle parole, certo è che piace generalmente sul teatro
applausi e che svegliano costantemente l’ammirazione del popolo. Una delle due cose adunque vi fa di mestieri accordare: o c
nell’originale il vivace lume degli occhi, l’oro dei capegli, le rose delle labbra, il latte della morbida carnagione e la to
elle labbra, il latte della morbida carnagione e la tornita perfezion delle membra. [53] Giudice non per tanto del bello solo
e, chi comprende ad un tratto la finezza non meno che la moltiplicità delle relazioni fra gli oggetti del gusto, chi sa dedur
ciarvi godere di quelli stolidi applausi, che sono l’unica ricompensa delle vostre comiche inezie. [54] Mi si dirà che il qua
é molto dal volgo. Sì; volgo è in materia di spirito la massima parte delle vezzose dame e dei brillanti cavalieri, ai quali
loro per lo più la prosunzione di decidere. Volgo è la massima parte delle persone civili che frequentano il teatro o per le
rei di lesa gravità letteraria, permettendo che la mano incantatrice delle Grazie venisse talvolta a vezzeggiarli. E volgo è
a opinione deducendo apertamente la perdita della musica, come ancora delle virtù politiche in Atene, dall’aver tolto di mauo
iene assalita, o le si parano avanti idee in tutto contrarie a quelle delle cose, non è possibile a verun patto eccitare la c
colle sue stranezze e inverosimiglianze sfigura in tal modo il senso delle parole, che tolta ogni connessione colla poesia,
iffatti cangiamenti siano più visibili in essa che in qualunque altra delle arti rappresentative. Io non posso trattenermi a
melodia ovvero dall’una e dall’altra; se consista nell’uso che si fa delle consonanze o nella illimitata licenza che si pren
à e fermezza ai gusti musicali ecc. [60] Dirò soltanto che la varietà delle opinioni e il rapido loro cangiamento nasce dal p
verità e quella dell’errore moltiplice, così, posta la disconvenienza delle modulazioni cogli oggetti naturali, ne vengono in
e dee succedere sicuramente. Ed ecco un motivo di più della diversità delle opinioni in questo genere, il non rimanere cioè a
re del suo merito dagli scritti che restano è lo stesso che giudicare delle bellezze di Elena sul suo cadavero. Così che nien
eatro la voce del cantore colla natura del suo movimento e col numero delle vibrazioni acciocché fregni tra l’orchestra e lui
testa di tutte le arie altrettante ziffere, ch’esprimevano il numero delle vibrazioni del suddetto pendolo durante ciascuna
mbrattato dei vizi esposti nel presente capitolo. Vi saranno al certo delle eccezioni a questa regola, ma non le conosco. Tro
lla fecondità, onde propagare la spezie.» I viaggiatori e gli storici delle cose asiatiche asseriscono esser ivi stabilito co
elosia degli orientali per assicurarsi con questo mezzo della fedeltà delle loro donne, cui l’influenza del clima e il potere
mo la medesima cosa? Per sentir una voce che sia una ottava più acuta delle altre voci. Oh qual oggetto importantissimo, per
rie successiva di tuoni l’impressioni degli oggetti e i moti analoghi delle passioni, fa della musica un’arte imitatrice, par
quesito può dirsi, il quale per altro resterà sempre oscuro a motivo delle poche notizie sicure che abbiamo intorno all’econ
onodia consisteva in una spezie di suono medio, il quale aveva alcune delle proprietà del canto nostro senz’averle tutte, e c
o poco probabile l’opinion dell’abbate Dubos, il quale nel terzo tomo delle sue riflessioni sulla pittura e la poesia dice ch
circa i Romani assai chiaramente s’esprime Ovidio colà dove parlando delle allegre occupazioni del popolo che si radunava ne
ntando tutto ciò che appresero nei teatri, e accompagnandolo coi moti delle braccia «lllic et cantant quidquid didicere thea
atri scoperti l’argomento della voce relativamente all’immenso numero delle persone s’infievolisce di molto ogniqualvolta si
ia riflettere che essendo divisi i teatri in varie partizioni, in una delle quali si recitava la commedia, in altra la traged
e s’eseguivano nel tempo medesimo, imperocché sminuendovisi il numero delle persone non si sminuiva punto la distanza tra il
45 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
e gesta. Chi tanto avea felicemente tentato, avvezzo già alla lindura delle opere degli antichi disotterrate, non tardò col c
Quindi è che si videro da prima in quella gran città divenuta centro delle lettere rappresentate le favole degli antichi, co
ino. I contemporanei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro,
nei ed i posteri riconobbero la forza e lo splendore delle sentenze e delle parole di questa Pioggia d’oro, per la quale la t
tutta l’energia della passione, ed è soprammodo lontano dalla durezza delle sentenze lanciate ex abrupto alla maniera di Sene
i, nelle quali ebbero luogo le contese piuttosto comiche che tragiche delle Baccanti, di Jone, di Alceste; ma dalle latine tr
uum, rogo. La regolarità, la convenevolezza del costume, la verità delle passioni dipinte, l’eleganza, il candore e la mir
per lo studio che ebbe di recare egli solo nella latina favella molte delle più pregevoli favole greche. Trasportò da Euripid
ta nel tradurre i Greci. Nella Medea non potè Martirano approfittarsi delle bellezze del piano di quella di Seneca, perchè se
e in latino ciò che in greco si disse con copia. Facendo moderato uso delle sentenze, schivò ugualmente l’affettazione di Sen
olarmente la scena del delirio di Fedra da noi recata nel romo quarto delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Anche il rac
io di Fedra da noi recata nel romo quarto delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Anche il racconto del mostro marino è un
e che le s’ imputano, le Fenisse di Euripide. Per nostro avviso niuna delle bellezze originali si è perduta nella versione de
mente notabile il coro dell’atto I da noi tradotto e recato nel IV t. delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parim
atto I da noi tradotto e recato nel IV t. delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Spicca parimente il di lui gusto nella s
on sobria libertà nel famoso lamento di Elettra avendo in mano l’urna delle pretese ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo
ceneri di Oreste, che noi pur traducemmo con esattezza nel IV volume delle Vicende della Coltura delle Sicilie 81. Colla ste
ur traducemmo con esattezza nel IV volume delle Vicende della Coltura delle Sicilie 81. Colla stessa signoril maniera è cangi
bisogna consultare l’ eleganti traduzioni fatte dal nostro Cosentino delle Nubi e del Pluto, le più felici commedie di quel
la propria immaginazione. Scrisse il Carretto tre altre commedie, una delle quali s’intitolava I sei Contenti; ma esse non vi
i dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principj delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi
si osserva un troppo rigoroso accordamento di consonanze alla maniera delle nostre canzoni. La narrazione di Sofonisba ed Erm
lei discorsi, alla compassionevole contesa con Erminia, ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa,
asi nel teatro tragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre, delle Medee85. La tradusse
ragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre, delle Medee85. La tradusse in prosa con i
n tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre, delle Medee85. La tradusse in prosa con i cori in versi
e ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole delle tre unità, debbono riconoscerla dalla Sofonisba d
on hanno dall’Italia ricevuto quasi verun favore, e che la prima idea delle bellezze che essi hanno profuse sul teatro e ne’
ù facilmente prestati alla loro imitazione. Ma quanto alla prima idea delle bellezze teatrali, la storia contraddice all’asse
ia negarne un altro? Giovanni Rucellai autore del vaghissimo poemetto delle Api, cugino germano del pontefice Leone X, nato i
sostenuti e le passioni dipinte con verità. L’autore non perde veruna delle interessanti situazioni del greco originale, e to
; il che si vede sin dalla prima scena nella narrazione che fa Oreste delle proprie avventure incominciando dalla guerra di T
a de’ due amici meriterebbero d’ esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti
he sono seco89. Per simili riflessioni a noi sembra questa Tullia una delle nostre tragedie più difettose, benchè il Gravina
ra di Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammazza i nipoti, e delle loro membra prepara al fratello le vivande scelle
ottimo fine della tragedia di purgar con piacevolezza lo sregolamento delle passioni per mezzo della compassione o del terror
ebbe lo stesso effetto in una città colta che ha assaporato il piacer delle lagrime del teatro, purchè se ne troncassero acco
III, quando Malecche esorta Sulmone alla pietà, e i lamenti del coro delle donne dopo essersi Orbecche trafitta. Pietro Aret
ersi la di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista delle di lui spoglie sanguinose, e quando si presenta a
el Duca, tal fu il concorso, che non potè recitarsi. Questa frequenza delle rappresentazioni tragiche, questi applausi reiter
Italiani? Indicano ancora la languidezza e la noja perpetua a cagione delle greche imitazioni rimproverata ai componimenti tr
rolamo Zoppio data al pubblico nel 1579, di cui nella 50 del IV libro delle sue Epistole fa un bell’ elogio il Mureto. Potreb
attro tragedie pubblicò Antonio Cavallerino Modanese nel 1582 e 1583, delle quali parlano l’Allacci ed il Zeno nelle Annotazi
anti anni prima comparve un abbozzo di questa tragedia nella II Parte delle Rime e Prose del Tasso raccolte per Aldo il giova
Prose del Tasso raccolte per Aldo il giovane nel 1582. Nell’edizione delle opere di Torquato fatte in Venezia da Stefano Mon
rattere tragico. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo di quel g
gico consista nella modificazione de’ costumi e non già nella qualità delle passioni? di più che le gran passioni umane appar
rno feudale e della cavalleria notabili appunto pel vigoroso fermento delle perturbazioni più robuste? Io non so come non ved
i, anche suoi compatriotti, osservarono, cioè che l’epoca de’ duelli, delle giostre, de’ beni della lancia è appunto un ritra
izio ottimo per conseguire il fine della tragedia: una fina dipintura delle passioni: un piano regolare: un movimento nell’az
che empie, interessa, intenerisce, commuove ed eccita il bel piacere delle lagrime. Sono forse moltissime le tragedie più mo
ma l’eleganza, l’ energia e la verità che campeggia nella descrizione delle notturne inquietudini dell’innamorata Alvida nell
Torrismondo. C’increscerebbe ne’ fatti precedenti il bosco e l’antro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio
o circostanziata della tempesta in bocca dell’angustiato Torrismondo; delle lungherie della scena terza del medesimo atto di
esto componimento; perchè presso i veri intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca consegu
nque (dicasi un’ altra volta con pace del Linguet) il Torrismondo una delle produzioni Italiane che diedero a’ Francesi le pr
o una delle produzioni Italiane che diedero a’ Francesi le prime idee delle bellezze teatrali. Un’ altra buona tragedia Itali
teatrali. Un’ altra buona tragedia Italiana conobbe la Francia prima delle composizioni Spagnuole, cioè il Tancredi di Feder
Nel rimanente si va dietro le orme di Seneca nel bellissimo atto III delle Troadi, ma col miglioramento che l’azione è una,
alvolta troppo studio della semplicità greca, talvolta un’ imitazione delle sentenze di Seneca poste come aforismi, e sovente
re estratti e critiche di qualunque opera teatrale. Ravviva la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semirami
a siffatte nozze, e ne palesa i politici impulsi. All’opposizione poi delle leggi risponde, Quanto alle leggi, ogni dì nas
poi che Imetra debbe aver qualche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne, facc
che il Signor di Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esempj delle tragedie Italiane, dopo di avere in alcune di ess
antovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore delle poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocaj
nte Pomponio Torelli col titolo di Merope possiamo chiudere la storia delle tragedie Italiane del cinquecento. Fioriva in Par
debbonsi al greco inventore; ma la regolarità, l’economia, la gravità delle sentenze, l’eleganza dello stile, e la vivace dip
ntenze, l’eleganza dello stile, e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni debbonsi prima di ogni altro al Torelli,
Traboccò nel suo sangue singhiozzando. Non ho addotti gli squarci delle situazioni somministrate dall’antico argomento, b
o sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze, non venisse a combattere colla propria amb
creti importanti della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie di quel tempo. Non ne vanno esenti le al
e fecero gl’ Italiani un secolo e mezzo prima di Cornelio introduttor delle regole tra’ Francesi? Non pensò, ciò scrivendo, a
rivata, benchè nobile accademia, e per la città di Vicenza, che non è delle maggiori d’Italia, il possedere un teatro come l’
gli antichi? Ma essa ebbe la ventura di aver veduto dentro il recinto delle sue muraglie nascere un Trissino, che mostrò all’
cieco Luigi Groto che ivi sortì i natali, compose per tal teatro una delle sue commedie intitolata l’Emilia. Essendo così gr
Juvenel de Carlencas, compilatore d’ un infelice Saggio sulla storia delle belle lettere, scienze ed arti da cui fu il Torri
cino ed un’ altra al Signor Cristofano Tasso che trovansi nel vol. IX delle di lui Opere, l’ una alla p. 270, l’altra alla 14
46 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » p. 11
iglio di Lucca, nella quale si rappresentò Il Gran Los-Rios Assassino delle Alpi, con Pasquale spaventato dai Masnadieri (Pas
la celeste maledizione. L’indole diversa dell’uomo cangia gli effetti delle passioni. Los-Rios di cuore corrotto e fiero, per
rca in fronte, ed il suggello dei reprobi. Già la tromba propagatrice delle umane vicende gli dà il nome di terribile, e le o
pi suoi delitti hanno scolpita a caratteri di sangue nel libro eterno delle Leggi. Questo veridico quadro, porgendo allo sgua
47 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo III. La Poesia Drammatica nel Secolo XV fa maggiori progressi in Italia. In Francia cominciano i Misteri. » pp. 194-209
bolenze e le guerre tollerate nel tempo stesso, si temerà pel destino delle arti, supponendole esiliate, oppresse, o annichil
biblioteche e di teatri, non la rapida e maravigliosa moltiplicazione delle stamperie per le città e sin anco per le più igno
io Pomponio Leto, non impedirono in somma l’acquisto e ’l dilatamento delle piacevoli ed utili cognizioni letterarie e scient
i secoli, secondo ciò che scrive l’istesso sulpizio nella dedicatoria delle sue note sopra Vitruvio fatta al cardinal Rafaell
solennemente, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle cantilene riferite dal Muffato ec.;
ec.; e potevano allungarne la lista co’ versi cantati da’ mori prima delle giostre, con i corei messicani, colle musiche per
disteso in versi esametri da Marcellino suo nipote. Non parleremo qui delle rappresentazioni de’ misteri, le quali, essendosi
le nuova forma e nuovo lustro. La prima tragedia che nel risorgimento delle lettere venisse a luce in bello ed elegante stile
la sua integrità e perfezione ridotta ed illustrata 143. Parlando ora delle commedie, veggiamo che parecchie trovansene fino
i proibir quelle rappresentazioni, scorgendovi una certa profanazione delle cose più sacrosante della religione. Gli attori c
e la Cruz compose varie tragedie latine. Nel rimanente della penisola delle Spagne il popolo si divertiva colle buffonerie de
quel genere di rappresentazione muta che solea praticarsi ne’ giorni delle gran Festività nelle chiese oltramontane, e ne’ p
rte, e ’l mar circonda, e l’Alpe, si faceva gloria di esser mecenate delle lettere, e di conoscere, amare, onorar, premiare,
ice della Biblioteca Estense, in cui si contiene la traduzione latina delle lettere attribuite a Maometto II, fatta da Laudiv
II lib. III cap. 3 pag. 181. 139. Si può notare che dal risorgimento delle lettere in Italia quella é la terza tragedia lati
spettacolo, in cui si profondono le ricchezze facendo uso del ballo, delle decorazioni, della musica e della poesia, compong
appresso portò il titolo di opera. 142. Chi desidera esatta notizia delle rappresentazioni de’ sacri misteri fatte in quest
che ne dicono gli autori dell’Efemeridi letterarie di Roma, parlando delle poc’anzi citate memorie: «Il trasporto che l’duca
que’ tempi, che Lodovico Sforza fra le altre cose da lui oprate a pro delle lettere fece aprire in Milano, un magnifico teatr
48 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 562-563
Campi-Piatti Annetta. Fu la più soave e incantevole delle prime attrici giovani, per le parti ingenue. Nata
r le parti ingenue. Nata da famiglia milanese, fu educata al Collegio delle Orsoline, da cui uscì nel 1859, per entrare in qu
i qualità che noi già conoscevamo, ma è stata nel caso di rivelarcene delle altre che eravamo certi si sarebbero sviluppate i
stra parola non può rendere affatto, giacchè l’eloquenza de’ sorrisi, delle vereconde reticenze e delle riflessioni amorose s
affatto, giacchè l’eloquenza de’ sorrisi, delle vereconde reticenze e delle riflessioni amorose son lampi di bellezza artisti
49 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
olitiche e militari turbolenze che l’agitarono, si temerà pel destino delle arti e delle scienze. Ma simili dubbii e timori,
litari turbolenze che l’agitarono, si temerà pel destino delle arti e delle scienze. Ma simili dubbii e timori, giusti nelle
Angioini cogli Aragonesi, non impedirono l’avanzamento degli studii e delle arti, nè il favore e la munificenza di tanti prin
sa non vide spuntare altrettanta luce, stenterà a crederea che dentro delle Alpi gli studii teatrali nelle mani di molti cosp
ne Rex Borsius loquitur ; ed in fatti seco stesso egli parla a lungo delle prodezze del Piccinino; indi sopragiunge un sacer
sene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto della storia moderna na
gedia. Secondo ciò che ne scrive lo stesso Sulpizio nella dedicatoria delle sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Ria
i voci indicare che la tragedia tutta si fosse cantata, a somiglianza delle moderne opere in musica dal principio sino al fin
i versi, cioè ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle chiese, nelle cantilene riferite di Albertin Muss
sato. E potevasene allungar la lista co’ versi cantati da’ Mori prima delle giostre, con i cori Messicani, colle musiche Peru
ote. Carlo dedicò il componimento all’arcivescovo di Toledo e primate delle Spagne Pietro Mendoza, e l’intitolò tragicommedia
relodato Affò essersi dovuta in Mantova formar la scena ad imitazione delle antiche, che figuravano a un tempo stesso più luo
ebbe all’atto IV, e non al rimanente. I sospiri di Aristeo, i lamenti delle Driadi, il pianto di Orfeo, cose che passano negl
per ogni banda non si sono avveduti della via che mena all’inferno, e delle apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco
erdere la natura drammatica? faranno che possa cancellarsi dal numero delle poesie sceniche volgari del secolo XV? faranno ch
ancora che molte cose dovettero cantarvisi, specialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ Cori. Due altre
solo volume nel 1777. Volendo io però nel terzo volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784, a cagione delle stro
rzo volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784, a cagione delle strofe del Notturno, confessare spontaneamente di
rammischiarsi in ciò che ignora, e stia ad ascoltare chi sa più in là delle gazzette. Ripeto quì dunque che le ariette del No
iacchè un anno prima, cioè nel 1784, quando usci il citato volume III delle mie Vicende delle coltura delle Sicilie, me ne ac
ma, cioè nel 1784, quando usci il citato volume III delle mie Vicende delle coltura delle Sicilie, me ne accusai e corressi s
784, quando usci il citato volume III delle mie Vicende delle coltura delle Sicilie, me ne accusai e corressi senza bisogno d
to ciò che quì si accenna si vegga il citato volume III della Coltura delle Sicilie, pag. 364 ecc. b. Il gesuita Bettinelli
festivo, in cui si profondono molte ricchezze facendo uso del ballo, delle decorazioni, della musica e della poesia, compong
Tiraboschi. a. Il padre Bianchi nulla seppe di queste due edizioni, delle quali si parla nel l’Eloq. Ital. del Fontanini; e
50 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo ottavo »
secolo scorso. Mediocrità della musica. Introduzione degli eunuchi e delle donne in teatro. [1] Ritornando all’Italia, il d
sua origine affastellato ed oppresso sotto lo strabocchevole apparato delle macchine, dei voli e delle decorazioni. Se i comp
oppresso sotto lo strabocchevole apparato delle macchine, dei voli e delle decorazioni. Se i compositori che vennero dopo il
a lirica, ugualmente benemerito della propria lingua, che sprovveduto delle altre doti che caratterizzano un gran poeta, cont
Babilonia. Eppur questo dramma non fu de’ più spettacolosi. Usaronsi delle invenzioni e delle macchine per rappresentare tut
uesto dramma non fu de’ più spettacolosi. Usaronsi delle invenzioni e delle macchine per rappresentare tutti gli oggetti poss
ordire i lettori. Si trova alla distesa la descrizione nel tomo terzo delle Opere di esso Chiabrera. Ingegnose molto e leggia
ttori che io ne dia ioro un qualche saggio a fine di esporre io stato delle invenzioni sceniche nel secolo scorso. Allo scopr
ti della nave vedeansi di qua e di là incise in diversi scudi le arme delle provincie soggette al Duca di Savoia, e in mezzo
Vinegia si distinse dalle altre città nella magnificenza ed apparato delle comparse, e memorabile si rendette fra gli altri
assai inferiore a quello di Metastasio, si supponeva che gli abitanti delle vicine provincie preparassero per Cesare e per la
mappamondo. Al romore d’una brillante sinfonia accompagnata dal suono delle trombe, ecco il globo maestosamente avanzarsi ver
’oro, di lucenti gemme, e di metalli dipinti a vari colori. E fin qui delle decorazioni. [7] La terza causa dell’accennato di
co si leggevano in aria degli anagrammi, dei bisticci, degli enigmi e delle divise allusive ai personaggi ch’erano presenti.
e il quale la cortegiana, che conosceva per isperienza tutto l’impero delle proprie attrattive, si squarcia i veli, e gli mos
ata Dall’arco di due labbra Scoccar contro il tuo sen dardi amorosi E delle braccia mie Far zona al fianco tuo salda, e tenac
o la espression musicale. Il desiderio di variare, d’alterare, di far delle repliche, delle fughe, de’ rovesci, e altri simil
musicale. Il desiderio di variare, d’alterare, di far delle repliche, delle fughe, de’ rovesci, e altri simili avanzi della f
uon Solo risponderò bun - ban - bun - bon». [20] Siffatta mediocrità delle cose musicali proveniva da varie cagioni. Il piac
chi trattati eccellenti indirizzati a migliorare la musica. Vi furono delle gare e delle dispute celebri tra Vincenzo Galilei
eccellenti indirizzati a migliorare la musica. Vi furono delle gare e delle dispute celebri tra Vincenzo Galilei e il Zarlino
i cotante inedie. Che se in questa guisa s’anderà avanti nello studio delle lettere e dell’antichità, ben tosto, cangiato l’o
o studio delle lettere e dell’antichità, ben tosto, cangiato l’ordine delle cose, vedrem la barbarie sortita dalla coltissima
ò nel secolo decimosettimo a comparir sulle scene. [23] Nel principio delle drammatiche rappresentazioni in musica il caratte
unuchi era molto comune in quella nazione probabilmente per la musica delle chiese o per quella di camera. Dico probabilmente
itico, sembrano legittimar il divieto ad esse pur fatto sul principio delle drammatiche rappresentazioni in Italia di compari
irsi dal lettore filosofo costrinsero alla perfine i saggi regolatori delle cose pubbliche ad ammetter le donne sulle scene.
anto che non ci era maniera di supplire per altro verso alla dolcezza delle voci loro così acconcie ad esprimere e comunicare
i nostri cantori cercano di schivare la durezza e la troppa sterilità delle modulazioni, le stemperano poi e le triturano in
o tomo della sua storia, e del celebre Signor Carlo Denina nel 4 tomo delle Rivoluzioni d’Italia, i quali antepongono con ogn
so a’ quali un Sonetto lavorato alla Bembesca val più che la scoperta delle stelle Medicee, inalzano a gara il secolo di Leon
51 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAP. V. Tracce di rappresentazioni sceniche in Ulieteia e in altre isole del l’Emisfero australe nel Mar Pacifico. » pp. 59-65
glieva al l’equipaggio di Cook l’opportunità di distinguere per mezzo delle parole ciò che poteva essere un canto accompagnat
licità regolare di un fatto drammatico; ma esso non passa più innanzi delle danze messicane e de’ balli delle tribù selvagge.
tico; ma esso non passa più innanzi delle danze messicane e de’ balli delle tribù selvagge. Esso non è che un ballo pantomimi
principali personaggi del l’isola, la quale consisteva nel movimento delle loro teste con tal forza, che faceva dubitare agl
Da queste danze e scene recitate in Wateeoo non son dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti dell
n dissimili quelle delle isole degli Amici, e le altre degli abitanti delle isole Caroline del Mar Pacifico del Nord. Nelle i
particolare. Vedesi adunque nelle surriferite se e danze di Ulietea e delle altre isole mentovate quello spirito imitatore un
52 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 66-74
poca notabile. Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti delle montagne dell’Attica senza produrre veruna novità
e a sacrificarlo a Bacco, e quei paesani che ciò videro, ricordandosi delle proprie vigne per somigliante interesse applaudir
ici scrittori dell’antichità, e punto non ripugna al l’ordinata serie delle umane idee, le quali vanno destandosi a proporzio
ero come ingiusto e crudele, pel tributo da lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ giovani da esporsi al Minotauro in
ssennatamente gli Ateniesi che chi sapeva tanto solidamente favellare delle operazioni belliche, era ben degno di comandare e
y nelle sue erudite Ricerche sul l’origine della Tragedia nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle-L
sul l’origine della Tragedia nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle-Lettere di Parigi. b. Plutar
, ed introdusse in iscena i satiri. Ne favella il Patrizi nel libro I delle Poetica nella Deca istoriale, che l’amico Vespasi
53 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XIII. Commedia Mezzana. » pp. 141-150
distinsero nella commedia mezzana. Compose intorno a trenta commedie, delle quali a noi sono soltanto pervenuti pochi frammen
’una e dell’altra guisa la voce πατρος presso Suida. Meursio raccolse delle favole di Alesside intorno a centotredici titoli,
scuole Pitagoriche, e spiccava nelle dipinture naturali de’ costumi e delle nazioni. Ciò rilevasi da’ frammenti che se ne son
conservati, de’ quali alcuni ne riferii con mia traduzione nel tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Nelle Cene d
ne riferii con mia traduzione nel tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Nelle Cene di Ateneo leggesi un bel pass
ere sulla scena in mezzo agli applausi essendo stato coronato per una delle sue favole. Stefano di lui figliuolo, secondo Sui
da cui passarono alla latinaa. Si trovano citate dagli antichi venti delle favole di Anassandride, benchè ne avesse composte
ne concepiva che incontinente le lacerava. Dal conoscersene però più delle dieci coronate, sembra verisimile quel che col l’
54 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « NOTE DI D. CARLO VESPASIANO. » pp. 301-306
e di favorir la novità l’accusarono, inspirò a’ suoi nazionali l’amor delle lettere, onde fu caro al Re Cattolico, che lo vol
g. 479) da Giambatista della Porta fertile ed elevato ingegno, pregio delle scienze e delle arti, onore dell’Italia non che d
atista della Porta fertile ed elevato ingegno, pregio delle scienze e delle arti, onore dell’Italia non che del Regno, pure f
eruditissimo ab. Amaduzzi Discorso filosofico sul fine e sull’utilità delle Accademie) la sua casa e le sue sostanze per essa
el Cimento che diede norma e regola alla Reale di Londra, ed a quella delle Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal P
par quella dell’ autor della Tancia commedia, ove per cori all’usanza delle antichissime commedie de’ Greci, inventò alcuni i
allo (son parole del chiar. Bettinelli nella Nota VII dell’Entusiasmo delle belle Arti tom. II) era pur esso un’ arte solo It
a V. “Wycherley (dice il sig. di Voltaire) ha tirato dalla Scuola delle Donne di Moliere questa singolare e troppo ardita
marchesi della Banditella, dell’ab. Cristofano Amaduzzi ecc. L’autore delle Vicende della Coltura Siciliana nel sesto volume
55 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO II. In quali cose si rassomigli ogni Teatro. » pp. 12-22
lie e società civili ha la sussistenza di esse assicurata coll’unione delle forze particolari, e provveduto al comodo colla f
ella di una divinità e di un culto religiosoa (malgrado de’ sofismi e delle sceme induzioni de’ moderni Lucreziani) e tali id
le sceme induzioni de’ moderni Lucreziani) e tali idee nel l’infanzia delle nazioni agiscono con tanto maggior vigore, quanto
proprio discorso. Quindi è che non sì tosto egli comincia a far prova delle forze del suo ingegno che ne dirige le primizie a
re. Il nostro intendimento poi, il quale da’ sensi attende le notizie delle cose esteriori, non in un tratto, ma successivame
e prime composizioni sceniche (come non molto lontane da’ primi passi delle nazioni verso la coltura) si trovino scritte in v
n trono augusto e sublime, donde si vede a’ piedi gli autorevoli capi delle società, non che i poetici scherzevoli capricci.
he noi troveremo avverato in tutti i teatri Europei, e dal l’analogia delle idee ci sentiamo inclinati a conchiudere, che tro
a. Giova quì rammentare ancora ciò che ragionammo nel tomo I, cap. I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Non nasce
ora ciò che ragionammo nel tomo I, cap. I delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Non nasce (dicemmo) la poesia teatrale
56 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 65-76
ersi. Anche i Confratelli detti della Passione continuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I Misteri degli
Giuochi de’ piselli pesti un altro genere di farsa per avventura più delle momerie ridicola e meno ardita. Una delle più fam
di farsa per avventura più delle momerie ridicola e meno ardita. Una delle più famose di tal genere fu L’Avvocato Patelin ch
rico II. Caterina Medici che v’ introdusse il gusto e la magnificenza delle feste e degli spettacoli, ne fe rappresentar dive
i nudi argomenti che abbigliarono alla loro foggia. Cleopatra fu una delle tragedie di Jodelle, e nell’atto III senza verun
costumi di quel tempo con gran franchezza. Eugenio è il titolo di una delle sue commedie. È costui un abate che unisce in mat
enza. Donne violate, cortigiane, adultere, sono le persone principali delle sue favole. Secondo l’espressione di Fontenelle,
arve in Francia di regolare e di decente che alcune deboli traduzioni delle nostre tragedie, pastorali e commedie nel precede
penetrare ed apportarvi la vera luce teatrale. a. Vedi il trattato delle rappresentazioni in Musica del p. Menestrier, qua
et. a. M. d’Argentrè Histoire de Brettagne. Vedi anche gli Aneddoti delle Regine di Francia tom. III a. Nella mia dimora i
57 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO I. Stato della poesia scenica in Francia. » pp. 3-12
ersi. Anche i Confratelli detti della Passione continuavano a pascere delle loro grossolane farse la nazione. I misteri degli
Giuochi de’ piselli pesti un altro genere di farsa per avventura più delle Momerie ridicola e meno ardita. Una delle più fam
di farsa per avventura più delle Momerie ridicola e meno ardita. Una delle più famose di tal genere fu l’Avvocato Patelin, c
o II. Caterina de’ Medici che v’introdusse il gusto e la magnificenza delle feste e degli spettacoli, ne fe rappresentar dive
senza arte, senza azione, senza maneggio di teatro9. Cleopatra fu una delle sue tragedie, e nell’atto III l’autore, senza ver
costumi di quel tempo con gran franchezza. Eugenio è il titolo di una delle sue commedie. E’ costui un Abate che unisce in ma
enza. Donne violate, cortigiane, adultere, sono le principali persone delle sue favole. Secondo l’espressione di Fontenelle,
comparve in Francia di regolare e di decente che le deboli traduzioni delle nostre tragedie, pastorali e commedie nel precede
1. Le Jeu du Prince de Sots & de la Mere Sotte. V. il trattato delle Rappresentazioni in Musica del P. Menetrier. 2.
uet. 3. M. d’Argentré Histoire de Brettagne. Vedi anche gli Aneddoti delle Regine di Francia tom. III. 4. Nella mia dimora
58 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 676-677
di ammaestramenti la soccorse che in capo a due anni ella diventò una delle più acclamate prime amorose così nelle commedie s
degli artisti tutti che la componevano, fu quella compagnia giudicata delle migliori che scorresser l’Italia. Morto dopo quat
anche dal General Rusca, chiese alla Municipalità il permesso di far delle Tombole, onde risarcirsi della perdita fatta di m
suscitò un diavoleto in teatro, pel quale fu necessario l’intervento delle autorità. (Ivi, 186). L’ultima comparsa in Modena
59 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 1047
la più varia, bizzarra, strampalata, ribelle, indipendente, chiassona delle artiste e delle donne. Artista, non recitò parti
zzarra, strampalata, ribelle, indipendente, chiassona delle artiste e delle donne. Artista, non recitò parti di amorosa, donn
rovò, pigliando dal mondo il buono che potè, e vivendo la più allegra delle vite. Molte compagnie l’ebber con sè attrice comi
evole. Recitò con pari ardore e con pari coscienza la Madama Bonivard delle Sorprese del divorzio, in cui trasse assai profit
60 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo decimoterzo »
oni sull’odierno uso della musica strmentale. Esame dei recitativi, e delle arie. [1] Gl’inconvenienti annessi al nostro sis
si al nostro sistema musicale non impedirono ai compositori il creare delle bellezze parziali, e il condurre ciascuno dei ram
grattar l’orecchio e non di muovere il cuore, né di rendere il senso delle parole, come pur dovrebbe essere il principale ed
i della trascorsa età, ciascuno vuol esser originale da sé ed aprirsi delle vie novelle, le quali non trovandosi se non se ne
n qualche esame intorno al metodo con cui si lavora in oggi la musica delle opere, cercando di farlo con quella imparzialità
ta. Tutta l’energia della musica era riposta allora nella espressione delle parole, e l’orchestra non faceva che accompagnarl
ben ideato la vivacità del colorito o il contrasto animato de lumi e delle ombre per le figure. L’uso ne fu portato più avan
tutto è ivi raccolto a far dello strepito. Si direbbe che qualcheduna delle arie che si sentono accompagnate in simil guisa f
’altro, tra i milioni di note, che richieggono il numero e la varietà delle parti, qual è il cantore la cui voce possa spicca
ne di quell’anima lacerata, se non se con un mormorio cupo ed agitato delle corde più basse, col suono piagnente degli strome
gio. Havvi degli accessori nelle passioni, dei contrasti fra le idee, delle alternative fra i sentimenti, dei silenzi che nul
ntimenti, dei silenzi che nulla dicono perché si vorrebbe dir troppo, delle circostanze dove si bramerebbe d’avere cento ling
ebbe d’avere cento lingue per palesare con esse la folla e il tumulto delle sensazioni interne onde siamo la vittima. In tali
tamente o in direttamente sotto il governo della musica, l’uso dunque delle similitudini assai frequente in Metastasio, e la
ere e variar le passioni. Pochissimi poi che sappiano dare a ciascuna delle parti principali che compongono l’armonia, quel p
ali intervalli, un muovimento che s’accordi col numero e colla natura delle vibrazioni loro, il risultato del suono sarà più
licenza de’ voluttuosi atteggiamenti un riparo al successivo mancare delle loro attrattive. [15] La terza è quella smania d’
poiché a riserba di alcune lavorate da maestri bravi la maggior parte delle aperture, che si sentono tutte ad una foggia e d’
rose e soavi, s’accoppia nell’aria stessa col suono pieno e guerresco delle trombe con cui si dovrebbono rendere le battaglie
non può far a meno che non nuoca (come avviene sovente) alla fierezza delle seconde, e non vi si avrebbono ad accoppiare insi
erna musica strumentale, ed è l’aver ristretto di soverchio il numero delle modificazioni sonore escludendo dalle orchestre p
oghi a quelli degli altri strumenti. Suonato con forza imita il pieno delle trombe, suonato rimessamente e con qualche delica
arebbe sull’udienza una impressione vieppiù profonda che non è quella delle arie più rinomate che si sentono in oggi eseguite
ra che hanno i maestri di seguitar in essi la natura e il significato delle parole. [22] Un massimo inconveniente del recitat
per sedici semicrome, che non viene indicato in alcun modo dal senso delle parole. [25] Facciamo ora passaggio all’economia
il motivo dee con tutta l’esattezza possibile corrispondere al senso delle parole acciocché il musico non mi dica una cosa a
ressione dell’allegrezza d’un coro di contadini a quella del tripudio delle baccanti, la gravità d’un ecclesiastico miserere
ti che si replicano mille volte e mille volte si sentono con fastidio delle orecchie, e con iscapito dell’interesse; motivi,
che esprime la nobile tristezza d’Ezio o d’Achille col tuono proprio delle canzonette per ballo; i vezzi e le frascherie sos
e. E la seconda? Oh questa poi ha la medesima disgrazia che i cadetti delle famiglie illustri, ai quali tocca languire in ris
ersetti sospendendo, anzi troncando senza ragion sufficiente il senso delle parole? Si fa, diranno i maestri imperiti, per da
ar la natura. [30] Io son ben lontano dal volere che l’ordin metodico delle parole serva esattamente di regola al compositore
ra madre disperata per la morte del figliuolo, ch’era l’unico oggetto delle sue tenerezze, si sente fra i singhiozzi che le o
ne si è la ridicola usanza di quel da capo solito a mettersi nel fine delle arie. Senza l’abitudine che fa loro chiuder gli o
uesta guisa la radice del male, la quale non consiste nella scarsezza delle parole, ma nella smania che ha il cantore di cond
giature che si farebbero sui venticinque. Alle volte cangian l’ordine delle strofi mettendo in primo luogo quella ch’era seco
o l’orsa nel sen piagata, o la serpe ch’è al suol calcata, o la tigre delle foreste ircane, ovvero qualche spaventevole mostr
rincipi pur ora esposti, hanno saputo afferrare in maniera lo spirito delle parole che chiunque volesse o cambiar le arie lor
o neppur sognato a modulare le arie secondo il vero e preciso accento delle individuali passioni? Intendono essi nemmeno in c
gli è chiaro che il compositore avrebbe dovuto seguitar l’espressione delle parole rappresentando in maniera siffatto giubbil
un vede, comprende un sentimento diametralmente opposto al sentimento delle prime parole, farebbe appuntino il medesimo effet
infrascare la musica e a lusingar inettamente l’orecchio. Hanno essi delle cose eccellenti in dettaglio, i loro diversi stil
ica, e servono piuttosto a non commettere degli errori che a produrne delle vere bellezze. Si può chiamare la scuola del dies
le vere bellezze. Si può chiamare la scuola del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe, delle crome e delle biscr
. Si può chiamare la scuola del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe, delle crome e delle biscrome anzi che que
are la scuola del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe, delle crome e delle biscrome anzi che quella della vera
del diesis e del bemolle, delle massime e delle lunghe, delle crome e delle biscrome anzi che quella della vera eloquenza mus
, quella cioè che sollevando l’ingegno sopra la meccanica disposizion delle note analizza, comprende ed abbraccia tutto l’arg
o del compositore, cioè la scienza dell’uomo sensibile, la cognizione delle umane passioni e dei loro sintomi, l’indole e var
i giuocava perfettamente agli scacchi senza senso alcuno né cognizion delle mosse. [47] Ora se non si può far dei progressi n
teraria, servono tanto a sviluppar il genio musicale quanto lo studio delle Pandette gioverebbe a crear in una nazione dei le
o facoltà senz’essere più che mediocremente versato nella cognizione delle altre facoltà o scienze che le tengono mano; se i
si trova attaccato dalla stessa malattia di Nerone, il quale annoiato delle bellezze di Ottavia e delle attrattive di Popea g
ssa malattia di Nerone, il quale annoiato delle bellezze di Ottavia e delle attrattive di Popea giunse fino a mutilar un garz
ar un garzone per isposarlo, e concepì la strana fantasia di vestirsi delle spoglie di un vitello per intraprender ciò che no
za che i primi per dar luogo ad altre modulazioni più vive, l’effetto delle quali è di guastare e corromper l’orecchio avvezz
de’ loro piaceri. Cotal licenza può giovare di molto all’avanzamento delle arti allorché queste essendo nella loro fanciulle
oco tempo fa in Italia dopo essere stato ai servigi della imperatrice delle Russie, dotato d’estro singolare e d’una maravigl
ricondurre nel buon sentiero la musica teatrale italiana spogliandola delle palpabili inverosimiglianze che la sfiguravano, s
anze che la sfiguravano, studiando con accu‌ratezza somma il rapporto delle parole colla modulazione, e dando alle sue compos
ogna pur confessare, e confessarlo con coraggio, che la maggior parte delle pretese finezze armoniche, onde vanno tanto super
Ciò però non deroga per niente al mio assunto, giacché di gran parte delle arie dei moderni maestri si può fare la stessa an
61 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Introduzione »
ntesco, in contatto con membri di primo piano dell’europea Repubblica delle lettere, Algarotti considera la cultura un ampio
percorso conoscitivo, strumento comunicativo, veicolo di circolazione delle idee3. Nato a Venezia nel 1712 da una famiglia di
ivo già sperimentato con il Newtonianesimo e dall’altro erano l’esito delle molteplici attività cui si era dedicato Algarotti
della messinscena operistica legata alla collaborazione con i teatri delle corti europee dove Algarotti aveva soggiornato. F
assati in parte alla corte di Augusto III di Sassonia, egli si occupò delle rappresentazioni nel locale teatro d’opera. Le pr
tema impresariale rispetto al teatro di corte. Algarotti riprende una delle argomentazioni ampiamente utilizzate da Metastasi
ieri Calzabigi che nell’edizione pubblicata proprio a Parigi nel 1755 delle opere di Metastasio10 elogiava l’autore cesareo,
opere di Metastasio10 elogiava l’autore cesareo, pur indicando anche delle strade alternative rispetto alla drammaturgia met
ecessità di una maggiore semplicità e naturalezza nell’orchestrazione delle arie, la recitazione dei cantanti, il rapporto tr
condizioni, permettere la delineazione dei caratteri dei personaggi e delle loro passioni e legarsi in modo organico alle alt
sul degrado dei gusti del pubblico senza addentrarsi nello specifico delle argomentazioni dell’amico veneziano, che pur rico
arne proseliti, raccorran sempre maggior numero di voti che le altre, delle quali non può misurare il merito che l’intelligen
iga, per così dire, i teatri da guadagno a fidarsi più di quelle arti delle quali son giudici tutti, e queste poi sciolte da
ditore Pasquali di Venezia23, riporta la stessa intestazione e dedica delle precedenti, ma rielabora e amplia i paragrafi cen
trali dedicati alla musica, al canto e alle scene, anticipando alcune delle integrazioni e modifiche che appariranno in modo
azione 24 che Calzabigi pubblicò come premessa dell’edizione parigina delle Opere di Metastasio, uscite nello stesso anno del
l Saggio. Calzabigi concordava nel considerare i drammi di Metastasio delle «perfette e preziose tragedie»; la sintonia con l
elli Al Signor conte di Buckinghamshire, in particolare Sulla origine delle opere in musica e Sopra la ragione del canto e su
i un’arte che deve avere «piena cognizione» e «entrare nel midollo33» delle passioni. La ricchezza di pubblicazioni sull’oper
un uomo di stato e replica difendendo «l’ozio erudito34» e l’utilità delle lettere per sostenere l’eloquenza prodotta nelle
tra testo e musica, centrale nelle redazioni precedenti, diventa una delle problematiche del teatro per musica che deve esse
iscorso che cambia in modo sostanziale; abbandonati i toni discorsivi delle redazioni precedenti, Algarotti si affida a un re
’ultima redazione è inserita nell’edizione complessiva, in nove tomi, delle Opere di Algarotti curata dall’editore Coltellini
è l’ultima curata da Algarotti per il tomo II dell’edizione completa delle sue opere approntata dal libraio livornese Marco
garotti collaborò solo per i primi tre tomi prima di morire. Il testo delle edizioni del 1763 e del 1764 è profondamente ampl
prime due edizioni veneziane del 1755, che presentano già tra di loro delle profonde differenze, nonostante le date ravvicina
differenze, nonostante le date ravvicinate di pubblicazione. La prima delle due edizioni del 1755, conclusa nel 1754, fu pubb
a edizione veneziana del 1757 riporta la stessa intestazione e dedica delle precedenti, ma rielabora e amplia i paragrafi cen
trali dedicati alla musica, al canto e alle scene, anticipando alcune delle integrazioni e modifiche che appariranno in modo
successiva. Cambiamenti sostanziali sono infatti presenti nella prima delle due edizioni livornesi, quella del 1763. Il testo
destinatari di ambito più specificatamente veneziano e mitteleuropeo delle redazioni precedenti. La dedica è datata Pisa, 18
italien, Parigi, Duchesne et Lambert, 1756. 29. Cfr. per una sintesi delle diverse ipotesi A. Lanzola, Melodramma e spettaco
62 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
cchiva ne’ poemi eroici d’Omero, pensarono di approfittarsi anch’essi delle fatiche di questo gran padre della poesia, e pres
ntare in città, e al pari de’ tragedi, ottennero dal governo le spese delle decorazioni del coro. Sufarione, Epicarmo, Connid
oli, poeta più grazioso, il quale compose diciassette commedie, sette delle quali riportarono la corona Olimpica. Ma ricevé t
o le proprie armi, cercarono di attenuar il merito de’ migliori pezzi delle tragedie col renderli ridicoli per mezzo di alcun
nuata corrompe gli animi, spogliandoli del timore, potentissimo freno delle passioni eccessive. Atene che trovavasi in sì alt
o a darcene una giusta idea, se il tempo non avesse rispettate undici delle commedie di Aristofane, le quali a sufficienza ce
e piacevoli, intrighi amorosi, dipinture di caratteri simili a quelle delle commedie moderne. Altr’aria, altre mire, altri co
la cognizione della polizia e del costume ateniese, senza la pratica delle vite di Plutarco, e senza la contezza della guerr
ommedia antica era un’effettiva denunzia di stato37. La nota commedia delle Nuvole, che fu c composta nel nono anno della gue
lagna del modo indiscreto di picchiare, onde si é interrotto il filo delle sue riflessioni. Se il servo affetta tanto l’uomo
col proprio nome. Nell’istesso coro possiam veder ancora un ritratto delle composizioni de’ comici competitori di Aristofane
che fa un ballo, disonesto, che pure é rubato a Frinico. La commedia delle Vespe consiste in un magistrato impazzito per la
e al carattere dell’uccello si accoppiavano i tratti più rimarchevoli delle fisonomie de’ personaggi satireggiati41. In tal c
ata Lisistrata, ch’é il nome di una ateniese, la quale si fa generale delle donne per astringer gli uomini alla pace; ma ella
a, e si avvicina al tragico. Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere. L’inciviltà e la libertà grossolana di q
padrone. «Osservate, o popoli, un silenzio religioso, or che il coro delle muse disceso nel gabinetto del mio padrone, gli s
tta la piacevolezza. Interloquisce tra gli altri personaggi Pluto Dio delle ricchezze, Mercurio, e la povertà. La spoglia all
piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la
lezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fe
o di questo poeta agli ambasciadori spartani, e de’ suggetti ordinari delle di lui satire, ebbe a dire che «i di lui consigli
stinsero nella commedia di mezzo e compose intorno a trenta commedie, delle quali a noi non son pervenuti se non pochi framme
Indi venne una commedia nuova, senza dubbio più dilicata e meno acre delle due precedenti, della quale sembra che avesse git
Atene, gli orsi e i funamboli a Roma, i duelli de’ galli e ’l teatro delle teste da parrucche di M. Fout a Londra, gli spett
l teatro delle teste da parrucche di M. Fout a Londra, gli spettacoli delle fiere e dei baluardi a Parigi, e l’arlecchino all
tale nazione convenivano, e vi s’introducevano o ladroni che rubavano delle frutta, o medici stranieri. I loro commedianti ch
i drammi a permettere, come cosa lecita e onesti, la rappresentazione delle Nuvole di Aristofane, viene pure per la sua tropp
les Melitus lui présentèrent». 39. Aristophane nell’atto I scen. II delle Nuvole dà la baia alle minuzie e a i piccioli det
ndro il Grande faceva di Omero. 47. Uno de’ sintomi dello scadimento delle lettere in Francia é stata la pertinace e boriosa
io, e la dissertazione di Boindin sui teatri degli antichi nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
ndin sui teatri degli antichi nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi.
63 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XVII ultimo. Teatro Materiale, ove de’ più rinomati Teatri, e della condizione degli Attori Greci. » pp. 213-238
si sparse nelle opere degli eruditia. Tuttavolta recheremo quì alcune delle notizie più curiose e necessarie all’intelligenza
otto Visorium, è più moderno di quello di Scena che si diede al luogo delle prime rappresentazioni. È noto che scena deriva d
done ebbe un teatro di marmo di tale magnificenza che passava per una delle maraviglie del mondo. Argo, Tebe, Corinto, Creta,
in tre ordini tagliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena nè delle colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane alcu
rcolano, di Napoli. Si è pure nella nostra citata opera della Coltura delle Sicilie fatta parola del teatro di Venosa sacro a
esercizii ginnici; ma vi si facevano anche pubbliche rappresentazioni delle ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialment
ridicole farse de’ nominati Dicelisti spezialmente al secondo giorno delle feste Giacintie, che celebravansi ogni anno nel m
rgo, il quale non permise agli Spartani di essere nè anche spettatori delle rappresentazioni sceniche. Certo è che a poco a p
eniche. Certo è che a poco a poco s’introdusse in Isparta una riforma delle cose stabilite da quel severo legislatore. Certo
ale sostenendo la parte di Elettra nella tragedia di Sofocle, in vece delle ceneri di Oreste pose nell’urna quelle di un suo
roprio dolore in quello di Elettra. Quanto poi alla condizione nobile delle Spartane che rappresentavano per prezzo, non è da
e veniva coperta da un tetto, e presentava agli spettatori tre porte, delle quali quella del mezzo dicevasi Βασιλειον, reale,
ttacoli come scuole di destrezza, di valore e d’ingegno formavano una delle cure predilette de’ Greci, e tralle prime di ques
matematici immaginarii: dove in somma si cade nell’eccesso contrario delle repubbliche Greche; ognuno vede che in un popolo
nfiteatro Flavio; nella dissertazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
rtazione del Boindin inserita nel tomo I delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. a. Vitruv
ia. b. Medaglie antiche di Sicilia 1781. c. Vicende della Coltura delle Sicilie tomo I. a. Lacedemone Ancienne et Nouve
a. Giulio Polluce nell’Onomastico lib. IV. cap. 18. b. Nel III libro delle Georgiche di Virgilio. c. Esse perciò si dissero
64 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO III. Commedie del secolo XVII. » pp. 292-313
di teatro negligentare la notizia di queste produzioni non ignobili, delle quali gli autori o tributo molto scarso pagarono
forse l’Idropica di Giambatista Guarini pubblicata nel 1613 a veruna delle commedie erudite per rogolarità, per grazià comic
otta. Per comprendere l’indole comica di questo cavaliere e la natura delle sue favole, bastano le quattordeci che raccolte i
tine la Trappolaria e l’Astrologo, ne rimarrebbe oscurata buona parte delle favole di lui tolte in prestanza da’ Greci. Talvo
a de’ millantatori scimie ridevoli de’ soldati di ventura. L’economia delle sue favole è sempre verisimile, semplice ed anima
trionfo nella commedia di viluppo. Non entro quì ad esaminare a qual delle due commedie debbasi la preminenza. Quando l’uno
vero, al signor di Marmontel le commedie spagnuole meglio intrecciate delle italiane  e noi rispetteremmo ciecamente il suo g
camente il suo giudizio, se avesse egli mostrato di aver letta alcuna delle buone commedie erudite dell’Italia. Il solo Porta
za però oltrepassare i limiti prescritti alla commedia, e la vivacità delle passioni che risveglia questo evenimento, agita e
l comico Latino. Rancida parrebbe ancora l’invenzione degli argomenti delle sue favole fondati sulla schiavitù di qualche per
nteressare più che ora non fanno, perchè tralle calamità specialmente delle Sicilie sotto il governo viceregnale non fu la mi
o il governo viceregnale non fu la minore nè la meno frequente quella delle continue depredazioni de’ barbari sulle nostre te
anto nostro gl’imparziali e meglio informati. Gli faremmo risovvenire delle tragedie dell’Ingegneri, del Chiabrera, del Bracc
del Dottori, del Pallavicino, del Delfino, del Caraccio  come ancora delle pastorali dell’altro Bonarelli, del medesimo Chia
esimo Chiabrera, del Bonarroti il giovine e dell’Errico  e finalmente delle commedie del Guarini, del Brignole Sale, del Mala
a’ Francesi prima di Corneille e Moliere? a. Vicende della Coltura delle Sicilie tom. V. b. Vedasene ciò che disse il Ghi
65 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 40-58
o Continente Americano, dalla quasi generale uniformità de’ costumi e delle fattezze e dal gran numero di picciole tribù tutt
prigionieri, il ritorno dei conquistatori in trionfo, ed il tormento delle vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rap
e visacci da forsennatia. Seguiva il sacrifizio, si mangiava la carne delle vittime, beveasi con certo ordine e con brindisi
rindisi scambievoli, e si danzava cantando, e facendosi da ognuno uso delle proprie insegne, maschere ed invenzioni. È probab
e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, non si conv
ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, non si convertissero col temp
ssioni smoderate, non si convertissero col tempo in dipinture comiche delle umane ridicolezze? Ci voleva un capitale di filos
i rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la mentovata Raymi) assistendovi il mag
minare con oscenità il divertimento. Cresce finalmente la probabilità delle congetture sul l’origine degli spettacoli del Per
ta alla giornata da tante cagioni fische e morali, la quale partecipa delle antiche origini nel tempo stesso che se ne allont
oggi si vede un teatro lodato per la grandezza e per la magnificenza delle decorazioni, nel quale si rappresentano le commed
on l’esperimenta alla giornata? Quanti esempli non ne porge la storia delle scoperte per l’avidità de’ particolari di trovare
er sovrastare all’immortale scopritore dichiarato ammiraglio e vicerè delle scoperte? Chi il maneggio e il livore mostrato da
razione nominarli almeno tra’ primi argonauti italiani nella scoperta delle Indie Occidentali? Perchè se ne cruccia il catala
66 (1783) Discorso storico-critico da servire di lume alla Storia critica de’ teatri « DISCORSO STORICO-CRITICO. — ARTICOLO VIII. Degl’Inventori del Dramma Pastorale. » pp. 86-94
arono in Italia colle loro Ecloghe i Teocriti e i Bioni. Al risorgere delle Lettere, non l’Ecloghe soltanto, ma i Satiri riso
esta che si legge alla p. 168.: “Nella serie storica de’ primi Autori delle Commedie Spagnuole dopo il Rueda si vede nominato
secolo sino al quaranta. Questa parola certamente parmi della natura delle certezze, che avete intorno alla vita di Vasco di
per le Lettere. Sono queste le angustie di Termopile, o il passaggio delle finestrelle della Savoja? Puntella l’Apologista l
qui Pastorali tutte le Favole del Lope, quando tra essi vi sono anche delle Commedie. Intanto in contracambio avverto il Sig.
che egli forse in fide parentum stimò che fosse una Storia de’ Teatri delle antiche Nazioni, ed anche dello Spagnuolo. L’erud
loro costumi, sono in verità ben altra cosa che una Storia de’ Teatri delle antiche Nazioni e del Teatro Spagnuolo. Bisogna c
o Libro. Ma non si perda d’animo, Signor Lampillas: trovi qualcheduna delle sue sugose congetture per distruggere il racconto
gli Spagnuoli, e gl’Italiani non passano così facilmente per corrivi delle vostre astuzie. Ma finisca omai questa tiritiera
1. V. la Poetica di Aristotile Partic. 8. 1. Non siamo stati avari delle nostre lodi al componimento di questo illustre Po
errera, Tommaso Tamaje di Vargas. Ecco ancora come ne parlò l’Editore delle opere di Garcilasso impresse in Madrid l’amno 176
avrebbe pensato che il Lampillas, il quale volle escludere dal numero delle pastorali il Cefalo, e l’ Orfeo, non che i due Pe
67 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo IV. Risorge in Italia nel Secolo XVI la tragedia Greca e la Commedia Nuova, e s’inventa il Dramma Musicale. » pp. 210-241
olo e imprimer orme incerte e poco più che fanciullesche nel sentiero delle lettere. Che secolo maraviglioso quello che si co
i, reali, palpabili, Sofonisba, Siface, e Massinissa? Quando si parla delle cose letterarie per tradizione, e si vanno afferr
one, e si vanno afferrando per aria le notizie, come fan de’ grilli e delle mosche i ragazzi, s’inciampa e si cade in assurdi
in certe scene uno scrupoloso accordamento di consonanze alla maniera delle nostre canzoni. Qualche oltramontano poi pieno d’
Trissino avea appresa da’ tragici greci. Ma una mente che fa buon uso delle sue facoltà, e un cuor che sente, qual si richied
iscorsi, alla compassionevole tenera contesa con Erminia, e al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba moribonda, di
Carlencas, meschino compilatore d’un saggio stomachevole sulla storia delle belle lettere, scienze ed arti. Costui prima del
iali. Quid habet? Ecco quello che ha d’eccellente: una fina dipintura delle passioni, un piano giudizioso, un movimento nell’
tile che empie, interessa, rapisce, commuove e produce il bel piacere delle lagrime. Crede egli che sieno moltissime le trage
iori ai latini. Oltracciò l’Ariosto si valse, sì, di alcuni caratteri delle scene latine, adattandoli alla nostra nazione e a
si rappresentò in Milano nel 1547 in presenza di Filippo II principe delle Asturie. Esaminate quelle con occhio sereno, non
ière, fondasse il suo giudizio sulle farse di Hardy, o sui cartelloni delle fiere parigine? Ma quella maniera di giudicar’ se
rie buffonate triviali, e vi si iacea uso di maschere diverse, ognuna delle quali nel vestito, nelle caricature, e nel lingua
adotte in Francia cinque o sei volte infelicemente, sia per debolezza delle penne che vi s’impiegarono, sia perché la prosa f
l’unione della musica e della poesia in tante feste e cantate, e cori delle tragedie, e pastorali italiane, si avvisò il prim
ali, destre, sinistre, serrane, di Melopea? Diremo che il canto é una delle molte supposizioni ammesse in teatro come verisim
isba di questi due ultimi drammatici riscosse applausi nella capitale delle Gallie. Pare dunque che ’l Trissino, il quale non
ti, superbi nel loro patrio sapere, parlar alla cieca e pazzescamente delle nazioni straniere, e biasimare tutto ciò che non
e discreti. Ecco come il mio dotto amico D. Carlo Vespasiano, maestro delle tre lingue sorelle, italiana, spagnuola e frances
re che nel Mercurio di Francia di questo mese di marzo 1772, parlando delle commedie di Regnard, scocca colla solita sua pros
del clima abbia una gran forza su gl’ingegni, le indoli, e i costumi delle nazioni, da che fra gli antichi il divino vecchio
on un dottissimo libro, e fra’ moderni il celebre autor dello Spirito delle Leggi, egregiamente ce ’l pruovano, e la storia,
nza ce ne assicurano. Il clima (dice Polibio lib. IV) forma i costumi delle nazioni, la loro figura, e ’l lor colore. «Atheni
oli, oziosi, inutili e distruttivi del vero sapere, del buon gusto, e delle buone lettere, i quali appena nati, passarono, e
vant que de penser, et de juger avant que de connaitre», per servirmi delle parole di M. d’Alembert. «C'est à la mode à Paris
ide». E ’l signor di Voltaire anche così nella fine dell’ottava parte delle sue Questioni sull’Enciclopedia: «La Nation franç
es jugements». Se dopo il mio soggiorno di sedici anni nella capitale delle Gallie, io non fossi per cento e cento pruove per
di causa «et de gayeté de cœur» vanno insultando in generale all’onor delle nazioni ch’essi non conoscono. «Avec ces messieur
atro gli altrui difetti e ridicoli. Stazio, che nel libro III Carm. V delle sue amene selve novera fra i molti pregi della ci
i Toscana lo fece anche rappresentare in Firenze coll’accompagnamento delle macchine e delle prospettive di Bernardo Buontale
anche rappresentare in Firenze coll’accompagnamento delle macchine e delle prospettive di Bernardo Buontalenti «la qual cosa
e per onorarlo». Filippo Baldinucci narra questo fatto nella parte II delle Notizie de’ Professori del Disegno pag. 104. A qu
gitore Biblioth. Siculae tom. I pag. 185. 161. Vedi il P. Menestrier delle Rappresentazioni in musica. 162. V. la Perfetta
o e alla fregolata fantasia, ama i sogni, e non comprende la bellezza delle dipinture naturali: Chi freddo ragionatore e insi
a questo vero immaginario, che essi dureranno una fatica vana al pari delle Danaidi, e nol conseguiranno, o rinunzieranno al
se ne sovviene, ma non altrimenti che sovviene del verso, del musico, delle gioie false, delle scene dipinte, e dice a se ste
non altrimenti che sovviene del verso, del musico, delle gioie false, delle scene dipinte, e dice a se stesso, il poeta fa pa
68 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 732-736
eleganza, che raziocinia con buon criterio, che ha qualche cognizione delle scienze, e ch' è naturalmente per sè stesso un po
eligione, parla della sua erudizione nella storia antica e moderna, e delle sue attitudini allo scrivere in verso. Le parole
de padre. E di questa sorta ve n’ha centinaja, mescolati, s’intende, delle solite baggianate ampollose, comuni un po' a tutt
speroni del comando, che porta un plico de suppliche alla monarchessa delle bellezze. Segue per la serva L'è un gallo spase
a La lassa far a mi, che per servirla, metterò in ordine la balestra delle furberie ; tirerò la corda dell’inganno ; piegher
corda dell’inganno ; piegherò l’arco dell’astuzia ; metterò la balla delle invenzion, la scaricherò colla violenza dei raggi
R. la Sig.ª Duchessa di Savoja Maria Antonia Ferdinanda di Spagna, e delle feste fattesi per tale avvenimento seguito in Tor
rovvisa dell’Arte ». Dovè nascere dunque verso il '20. La sua fine fu delle più misere. Pare che la maschera di brighella ven
69 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO IV. Teatro Francese prima della Medea di P. Corneille. » pp. 157-165
lo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie languide e basse, comme
uo paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’effetto alla libertà delle donne, e da questa fa discendere la gran varietà
o, stravagante ed osceno? Nè anche vero parmi che il libero conversar delle donne somministri copia di caratteri differenti.
iconoscono una sorgente sicura. Prima però che Corneille si avvedesse delle proprie forze nel genere tragico, e che comprende
al verisimile quasi in tutto ciò, che compose. Lasciando di favellare delle sue prime tragicommedie la Criseide, e la Silvia,
ussero più tardi. La scena si adornava di tapezzerie, per le aperture delle quali entravano ed uscivano gli attori; appunto c
ini sonati alla peggio. a. Il sig. di Voltaire ciò negò in un luogo delle sue opere e lo confessò in un altro con queste pa
70 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 550-553
l poderoso studio col quale Vittorio Rossi prelude alla pubblicazione delle lettere di Messer Andrea Calmo (Torino, Loescher,
io di mille morti per poter solamente godere una sol hora la dolcezza delle vostre parole.’ Per quanto le opere d’allora fos
, in mezzo al fosco di una poesia punto originale, sbrodolata, il più delle volte a travestimenti burleschi, ne’ quali non ca
dia. L’opera massima del Calmo, scrittore, è senza dubbio la raccolta delle lettere, che è prova manifesta del suo ingegno pr
anifesta del suo ingegno pronto e vivace. La questione della identità delle persone a cui son le lettere dirette, e dei fatti
grafico, riman sempre un valore storico relativameute alla generalità delle descrizioni di persone e di cose, descrizioni fat
a corre liscia e spontanea, ora si riveste dei riboboli più bizzarri, delle secentate più aride. In mezzo a tutto questo, sca
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article »
alier Ernold della Pamela goldoniana, egli era nelle altre, in quelle delle farse più specialmente, di un grottesco indefinib
indefinibile. Si soleva dir nell’arte ch’egli possedeva lo scatolino delle voci : passava di continuo dalle note di basso pr
è certo contribuir non poco la diligenza ch’egli metteva nello studio delle singole parti, in cui nè aggiungeva, nè toglieva
72 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO I. Stato del Teatro Francese prima della Medea di Pietro Cornelio. » pp. 4-7
lo tratto del secolo XVII si mantenne in Francia la scena sul sistema delle favole di Hardy. Tragedie languide e basse, comme
o paese, superiore all’antico, ne attribuisce l’ effetto alla libertà delle donne, e da questa fa discendere la gran varietà
o, stravagante ed osceno? Nè anche vero parmi che il libero conversar delle donne somministri copia di caratteri differenti.
ano ne’ costumi e nelle maniere. Prima però che Cornelio si avvedesse delle proprie forze nel genere tragico, e che comprende
ro che si andava disviluppando. 1. Voltaire negò questo in un luogo delle sue opere, e lo confessò in un altro con queste p
73 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo quinto »
era messo sotto le note alcune poesie teatrali. [3] Ma nella carriera delle arti e delle scienze gli errori stessi conducono
to le note alcune poesie teatrali. [3] Ma nella carriera delle arti e delle scienze gli errori stessi conducono talvolta alla
pirito e l’attica urbanità vedeansi rifiorire insiem col sincero amor delle lettere e delle utili cognizioni. I loro ragionam
a urbanità vedeansi rifiorire insiem col sincero amor delle lettere e delle utili cognizioni. I loro ragionamenti cadevano pe
luogo l’imperfetta idea che allora s’avea del vero sistema musicale, delle migliori che ci rimangono di quel secolo fortunat
belle arti questa è il vedere in qual guisa la spiacevolezza medesima delle dissonanze contribuisca all’armonia. Il musico, s
ne per fino a rendersele, a così dire, amiche, impiegandole in favore delle consonanze, le quali mescolate con quel poco d’am
igure. [7] Finché i musici si fermarono in queste prime nozioni l’uso delle consonanze e delle dissonanze fu di gran giovamen
musici si fermarono in queste prime nozioni l’uso delle consonanze e delle dissonanze fu di gran giovamento alla musica, que
noranza dei tempi, la cosa degenerò in abusi grandissimi. La dolcezza delle consonanze, che dovea riferirsi alia espressione
va dagli ascoltanti, né quelli si curavano di esprimere la differenza delle vocali in lunghe, e brevi. [9] Nulla meno crudele
i, che scopo è della musica fondamentale e primario. Il soverchio uso delle dissonanze e delle consonanze esigeva necessariam
a musica fondamentale e primario. Il soverchio uso delle dissonanze e delle consonanze esigeva necessariamente varietà di voc
olte mentre la parte del basso a mala pena si muoveva per la pigrizia delle sue note, quella del soprano volava colle sue, il
non occorre altramente ragionare. Aggiungasi ancora il frequente uso delle pause introdotte da loro, per cui molte volte avv
edesimo verso, e talvolta anche il fine d’un altro. Per non dir nulla delle tante difficili inezie onde la musica era allor c
nel secolo scorso: come sarebbe a dire di far cantare una o più parti delle composizioni musicali attorno alle imprese o armi
rno alle imprese o armi di qualche personaggio, ovvero su per le dita delle mani, o sopra uno specchio: o facendo tacer le no
cantando qualche volta senza linee sulle parole, e indicando il valor delle note con alcune ziffere stravaganti, o inventate
amate da essi “enimmi del canto” con vocabolo assai bene appropriato, delle quali ho veduto non pochi esempi. Chi volesse sap
che ad ottener questo fine bisognava lasciar da banda la moltiplicità delle parti, coltivar la monodia, simplificar le modula
izione, trafugando il manoscritto originale. E ciò che fa la vergogna delle Lettere, e l’indignazione d’un filosofo, ella pre
mi avessero di già arricchita, e fissatta la più dolce e la più bella delle lingue europee, nullameno per le differenze che c
no per le differenze che corrono fra l’armonia musicale e la poetica, delle quali parlai nel capitolo secondo, la poesia non
i stesso esaurì. La sua lira di tempra affatto originale avea bisogno delle dita del proprio artefice per vibrar que’ suoni c
r la lunghezza dei canti, e pel ritorno troppo frequente e simmetrico delle rime nelle ottave. I cori che nelle tragedie ital
la casa di Jacopo Corsi altro gentiluomo fiorentino, non meno fautore delle belle arti, né meno intelligente nella musica mas
recitativo de’ Greci, ch’era stato da lungo tempo il principale scopo delle loro ricerche. Per veder come riusciva in pratica
à mai scintille o lampi,          Rimbombate dolenti          Al suon delle angosciose mie parole,          Mentre con mesti
i d’ogni secolo. Erano filosofi, e da filosofi ragionavano. Lo studio delle cose antiche fece loro conoscere che quella sorte
o, e la musica fu tutta in istile recitativo composta. L’introduzione delle arie è attribuita al Ciccognini, il quale nel suo
ione si è perché il piacere che sente l’anima in ciascuno dei suoni o delle immagini che si succedono, le fa sovente obbliare
74 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
poca notabile. Quanti capri avranno rose e guaste tante volte le viti delle montagne dell’ Attica senza produrre veruna novit
e a sacrificarlo a Bacco, e quei paesani che ciò videro, ricordandosi delle proprie vigne per somigliante interesse applaudir
dici scrittori dell’antichità, e punto non ripugna all’ordinata serie delle umane idee, le quali vanno destandosi a proporzio
ero come ingiusto e crudele, pel tributo da lui imposto agli Ateniesi delle donzelle e de’ giovani da esporsi al Minotauro in
ssennatamente gli Ateniesi che chi sapeva tanto solidamente favellare delle operazioni belliche, era ben degno di comandare a
favorevole, corre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, e giugne ad esser
rre lo spazio che rimaneva intentato, coglie il frutto delle altrui e delle proprie fatiche, e giugne ad esser il primo merit
Settanta, o come altri vuole, novanta, o cento tragedie egli compose, delle quali sette appena ce ne rimangono, e riportò la
Agamennone, le Coefore, l’Eumenidi, e i Persi. Di queste non meno che delle altre favole greche a noi giunte, in grazia della
, ed altri ancora di ottime tragedie moderne (Nota V). Nella condotta delle Danaidi Supplichevoli si osserva una regolarità c
lo si fa nel II per mezzo de’ capelli gettati da Oreste sulla tomba e delle vestigia impresse nel suolo simili a quelle della
si burla di simili segni; ed in fatti non si prenderà mai per modello delle agnizioni teatrali questa di Eschilo sfornita di
ertezza che lo tormenta, la quale si va poi dissipando col sovvenirsi delle terribili circostanze dell’ammazzamento di Agamen
i Minerva che presiede agli Areopagiti, di Apollo avvocato del reo, e delle Furie accusatrici. Il coro che negl’ intermezzi è
i quando in quando dalle querele del coro de’ vecchi Persi, forma una delle bellezze di questo dramma. L’atto IV, in cui comp
arsi ne conosce e ne addita le bellezze. Dopo queste succinte notizie delle sette tragedie di Eschilo, non c’ incresca di asc
e corpo a varj esseri allegorici, come Sofocle ed Euripide si valsero delle apparizioni di Minerva, di Bacco, di Castore e Po
, fu nel celebrarsi la solennità del ritrovamento e della traslazione delle ossa di Teseo, nella quale Cimone nominò i giudic
ilo. Gli Ateniesi diedero pubblici attestati della stima che facevano delle di lui tragedie, avendo decretato60 che si rappre
ella forma. III. Teatro di Sofocle. Ma la soverchia semplicità delle favole di Eschilo non sempre animata da quella in
vacità e colla economia mirabile della favola, che colla magnificenza delle decorazioni. E perchè gli parve necessaria all’es
anche. Scrisse centodiciassette, o centotrenta ed anche più tragedie, delle quali venti furono coronate; ma non ne sono a noi
sioni generali nel genere umano si modificano esteriormente sul genio delle razze o famiglie diverse nelle quali esso è divis
atinamente con molta eleganza tradotto da Cicerone adorna il II libro delle Questioni Tusculane, O multa dictu gravia, perpes
, O multa dictu gravia, perpessu aspera ecc., del quale Ovidio nel IX delle Metamorfosi fece una bellissima imitazione. Tragi
do del vigoroso divieto di Creonte. E’ notabile nell’atto II la scena delle due sorelle Antigone ed Ismene, che disprezzando
orelli, i Galilei, i Newton64. L’Elettra contiene lo stesso argomento delle Coefore di Eschilo maneggiato con e sattezza magg
Quella poi in cui Elettra piagne la morte del fratello tenendo l’urna delle di lui ceneri si rappresentò da Polo che sostenev
i Greci: ma avrebbe fatto male Sofocle a rilevar meglio il contrasto delle voci della natura colla necessità di obedire all’
nquecentisti fanno vedere quanto essi intendevano oltre il vano suono delle parole, e come ben sapevano recare con eleganza l
ale, perderebbe affatto il credito anche sulle scene moderne a fronte delle patetiche situazioni naturali, sempre che vi foss
cuzione di Creonte re di Tebe. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili dive, cioè delle furie, la cui memoria
e. Egli si ritira colle figlie nel tempio delle venerabili dive, cioè delle furie, la cui memoria di tanto orrore colmava i G
enevole, benigne, da εὐμενέω, benevolus sum. Il coro instruisce Edipo delle cerimonie praticate ne’ sacrificj che facevansi a
e, nelle quali passioni riesce felicissimo. La frequenza e la gravità delle sentenze, e una ricchezza filosofica ne caratteri
ri asserire con più ragione che ne componesse sino a novantadue, otto delle quali erano satiriche. Gli Ateniesi le accolsero
iti, e le passioni vi sono espresse con grande energia. L’Oreste, una delle di lui tragedie coronate, seguita la materia dell
so di parlare in versi? Ma l’espressione Greca è figurata, e ve ne ha delle simili altrove. Euripide stesso dice nell’ Ecuba:
simili altrove. Euripide stesso dice nell’ Ecuba: incomincio il canto delle baccanti, cioè, prorompo in querele da forsennata
Ad ambedue conviene. Nuovo movimento acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere
acquista l’azione nella scena delle donne con Achille, ed il patetico delle preghiere di Clitennestra e la pietà che ne mostr
agnizioni si sono esposte sulla scena, questa ad Aristotile parve una delle eccellenti, ed a noi parimente pare la più verisi
aghezza? Egli è vero che il noto traduttor de’ Salmí e il degno autor delle Probole il Signor Mattei stima tal divisione così
etti più che su i pregi degli antichi proviene la moderna non curanza delle favole Greche e l’idolatria per le romanzesche de
rmarne un tutto naturale. Vi entra maggior numero di passioni, alcune delle quali punto non sono tragiche. L’anima di chi si
di quelle della natura”. Entra poscia l’erudito autore nel confronto delle due bellissime tragedie. Rende egli i dovuti elog
della dottrina, del discernimento e del buon gusto del celebre autore delle Belle Arti ridotte a un principio, compensa solo
ra, abbiano ad esser perseguitati dai più ridicoli e dai più sciocchi delle nazioni moderne? Varj argomenti ha somministrato
Reso che ci sono pervenute intere, e Palamede, Filottete, i Trojani, delle quali rimangono pochissimi frammenti. L’Ecuba si
olata le Trojane si tratta la morte di Astianatte insieme col destino delle prigioniere fatte in Troja. Le profezie di Cassan
stravaganti. Lo scioglimento avviene per macchina (come in gran parte delle tragedie antiche) per mezzo della musa Tersicore
ro, tenendo il di lui cadavere sanguinoso sulle braccia. Medea è una delle più terribili tragedie dell’ antichità, donde tra
to critico si sarà assicurato della distanza del campo e dell’altezza delle mura, per convincere d’inverisimilitudine Euripid
ta da’ Tebani a i Capi Argivi, là dove le Supplici di Eschilo parlano delle Danaidi; pure queste due tragedie hanno tra loro
rgo resta nel vestibulo colla testa velata circondato dai figliuolini delle Argive in atto supplichevole. Oltre a molti altri
non lasciavano di fare i tragici Greci per mostrare la nobiltà remota delle loro leggi ed origini, e de’ loro costumi a glori
pio. Dopo il prologo fatto da Mercurio, mentre Jone attende alla cura delle cose sacre, il coro composto di donne Ateniesi va
ano la distruzione di Troja. L’immortale Metastasio fino discernitore delle bellezze degli antichi si vale di questa scena di
nosciuto, dandole nuovo interesse e forse più leggiadria. L’argomento delle Baccanti è l’avventura di Penteo fatto in pezzi d
ezzi dalla madre e dalle di lei sorelle descritta da Ovidio nel terzo delle Metamorfosi, e forse trattata anche da Stazio nel
tratti allusivi agli effetti del vino si veggono ne’ cori e nel rito delle Orgie di Bacco. É terribile il racconto dell’amma
d energia dell’attore quanto l’azione del sole e la natural debolezza delle teste degli Abderiti. In fatti questa città marit
te, dimorando in Macedonia per compiacere al re Archelao assai amante delle lettere e degli uomini dotti, dopo di aver cenato
a gloria poetica, del di lui favore presso il regnante. Morì Euripide delle ferite nell’olimpiade XCIII (Nota XVI); e Archela
otalmente alla filosofia scrisse tre tragedie e una favola satiresca, delle quali componeasi la tetralogia necessaria per con
oscuro poema di Cassandra, o Alessandra, e per varie tragedie, venti delle quali sono rammentate da Suida. Nominansi tra ess
Haereat in fibris missa sagitta tuis. Declinando l’età e la sorte delle città greche non solo da esse mai più non usciron
avere nella mia fanciullezza udito da Demetrio Calcondila peritissimo delle Greche cose, che i Preti Greci ebbero tanto credi
Testamento imitando Euripide, e scrisse ancora commedie a somiglianza delle favole di Menandro90. Si corruppe finalmente la G
sue erudite Ricerche sull’origine della tragedia inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle L
gine della tragedia inserite nel tomo XV delle Memorie dell’Accademia delle Iscrizioni e Belle Lettere di Parigi. 42. Plutar
ato dice che Eschilo fu il primo a far riconoscere il rappresentatore delle prime parti. Negli antichi scrittori si trovano a
rti. Negli antichi scrittori si trovano ancora specificati gli attori delle prime, seconde e terze parti. L’oratore Eschine c
ordine, facendo riconoscere per figura principale il rappresentatore delle prime parti; e la terza spezie che vi accrebbe So
nt, sed amat tua Paulla, Luperce,   Quatuor. 62. Tra gli esempj delle irregolarità delle favole antiche interno al luog
ulla, Luperce,   Quatuor. 62. Tra gli esempj delle irregolarità delle favole antiche interno al luogo reca Metastasio l
di ciò addursi mille memorie antiche istoriche e poetiche, gran parte delle quali sono poste in opera nell’aureo libro de’ Pr
oggetto la sepoltura; e noi nel censurarli non dobbiamo dimenticarci delle loro opinioni. 64. Anche Euripide compose una An
. 556, dal Fabricio nella Biblioteca Greca, dal Barnès nell’ edizione delle opere di Euripide, e dal Carmeli nella Narrazione
ere la natura, ci astringe alla presente nota. Tutti gl’ intelligenti delle nazioni più culte concorrono a riconoscere nelle
ale va cercando le cagioni fisiche e morali della diversità del genio delle nazioni, oltre di ostentare certo barbaro disprez
Greci. Quando il fatto deponesse ancora sì vantaggiosamente in favore delle tragedie moderne: quando si potesse assicurare ch
. VIII, sezione 58. 89. Di tali tragici Siciliani si vegga il tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie pag. 207 e se
tali tragici Siciliani si vegga il tomo I delle Vicende della Coltura delle Sicilie pag. 207 e seg. 90. Vedi la Storia Eccle
75 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo settimo »
pagna, e la Russia. [1] Uno spettacolo che riuniva tutte le vaghezze delle belle arti non poteva far a meno di non aggradare
e fuori d’Italia. [2] Roma, che in ogni tempo si dichiarò protettrice delle arti e delle lettere, sì perché le une e le altre
lia. [2] Roma, che in ogni tempo si dichiarò protettrice delle arti e delle lettere, sì perché le une e le altre servono ad a
nuccini modulata dal Monteverde introdusse fra i signori romani l’uso delle musiche di camera e delle cantate, a comporre le
verde introdusse fra i signori romani l’uso delle musiche di camera e delle cantate, a comporre le quali concorrevano a gara
tura un incenso onde profumare gl’idoli più indegni di culto. [3] Una delle prime anche ad abbracciarlo fu Bologna, città che
quale vorrebbe pur ora far fronte e resistere alla dominatrice magia delle modulazioni italiane, fu allora la prima a chiama
cui ne fu perdutamente innamorato, col titolo di gentiluomo, il gusto delle cose musicali grandemente promosse. Ma il melodra
e’ tempi più antichi, rimanendo per testimonianza non solo la memoria delle canzonette arabiche cantate dai mori, ma componim
l’usanza di cantare negli intermezzi, lo che in quella prima rozzezza delle arti drammatiche veniva eseguito dagli orbi. I Sa
reggiare nella vivacità comica con qualsivoglia componimento musicale delle altre nazioni. Sui primi anni del regno di Filipp
e ciascuno compone a suo talento, senza curarsi d’osservare il numero delle sillabe o il ritorno delle rime76. [10] A così st
lento, senza curarsi d’osservare il numero delle sillabe o il ritorno delle rime76. [10] A così strana usanza danno occasione
i chittarino comunissimo presso al popolo, composto di due corde, una delle quali si vibra colla man sinistra mentre con la d
mania, ove diligentemente avea osservato ne’ suoi viaggi codesto ramo delle umane cognizioni, ogni sorta di trombe, tamburi,
i, fiorentino, fu dichiarato poeta della corte. In oggi per la scelta delle più belle voci e de’ più gran musici, per la magn
celta delle più belle voci e de’ più gran musici, per la magnificenza delle decorazioni e dei balli, l’opera di Petersbourg è
76 (1878) Della declamazione [posth.]
iconografiche. E, ovviamente, testi sull’arte dell’attore. Lo studio delle immagini in seno agli studi teatrali ha avuto un
un’immagine non strettamente teatrale può offrire alla ricostruzione delle pratiche teatrali, lo studio dell’iconografia si
iconografia si rivela un mezzo fondamentale per colmare la lacunosità delle fonti3. Per quanto concerne i trattati italiani s
, né prescrittiva. Essi infatti non possono dirsi resoconto analitico delle pratiche attoriali del tempo in cui sono composti
raria del termine, non avessero potere di influenza sull’elaborazione delle teorie sulla recitazione. Il discorso è valido an
inante per giudicare il valore e l’efficacia della propria opera. Una delle ragioni che ha sottratto il trattato a uno studio
a dello spettacolo si tramuta così, se non in una presenza, almeno in delle tracce da seguire per ricostruire il macro testo
tituzione di un Teatro Patriottico che divenisse canale di diffusione delle nuove idee rivoluzionarie venute da Oltralpe8. Su
e Il general Colli in Roma, della Virginia bresciana, de I Plateesi e delle Norme per un teatro nazionale. I capitoli in ques
brevi note di commento. Il presente lavoro nasce dalla rielaborazione delle ricerche svolte dall’autrice per la tesi di Laure
re che i romantici sostenevano di poter ottenere tramite l’infrazione delle unità aristoteliche. L’ultima sezione introduttiv
e arrivata lentamente, e un passo decisivo era quello dell’istruzione delle masse. Così Matteo Galdi nel Giornale de’ patriot
ui redazione faceva parte anche Salfi, all’interno dell’articolo Idea delle rivoluzioni constatava il fallimento di rivoluzio
ere tragico, scrive: «L’oggetto della tragedia è l’interesse politico delle nazioni e quindi la loro indipendenza e l’odio de
li. Anche in questa sede il recensore si sofferma sulla prostituzione delle scene italiane dominate «[…] da persone ignoranti
olo fornisce dei consigli tecnici agli attori per la rappresentazione delle tragedie alfieriane, che alludono in germe a quan
he concedessero una maggiore autonomia economica: Esistono fondi per delle università; n’esistono ancora ed infelicemente pe
no fondi per delle università; n’esistono ancora ed infelicemente per delle istituzioni pregiudicevoli o pericolose: e perché
trice, più orientata dunque verso progetti concreti di organizzazione delle istituzioni operanti nel campo della diffusione d
to del corpo ha certamente permesso all’autore cosentino di elaborare delle riflessioni sul gesto come sostituto della parola
ggirà alla volta della Francia nel 1815, in seguito alla disillusione delle speranze riposte in Gioacchino Murat. A Parigi, t
Saggio storico-critico della Commedia italiana, premesso all’edizione delle commedie di Alberto Nota. Il trattato Della decla
al modo la distinzione tra poesia e storia. In quanto al non rispetto delle unità drammatiche, che era divenuto il baluardo d
di Aristotele, ma perché impedisce allo spettatore di seguire il filo delle vicende. Nei drammi moderni infatti, ogni atto di
no dividendo l’Italia come l’Europa, perché a suo parere il progresso delle Lettere non può che essere ostacolato dalle front
e interne e perché i punti di disgiunzione tra le due scuole sembrano delle prese di posizione, piuttosto che dei veri e prop
ei caratteri dei personaggi nella loro complessità in effetti era una delle parole d’ordine dei romantici. Una delle ragioni
mplessità in effetti era una delle parole d’ordine dei romantici. Una delle ragioni per cui essi avversavano tanto le unità d
a coloro che, nella teoria come nella prassi, avversarono il rispetto delle unità. Che tra l’autore de I Promessi Sposi e il
varietà dello stile uno degli effetti dello sviluppo dei caratteri e delle passioni. È come se, alla luce del risultato otte
degne di lode, quantomeno tollerabili. Nel 1820 il Manzoni, in difesa delle critiche mossegli al Conte di Carmagnola, scrivev
de lieu dans la tragédie. In quella sede, Manzoni legava la questione delle unità di luogo e il loro mancato rispetto allo sv
cardini dell’opposizione tra romantici e classicisti nel trattamento delle passioni. Nonostante entrambi avvinti da una gelo
a un appiattimento in quanto, vincolando la sua tragedia al rispetto delle unità, impedisce quella sfumata gradualità alla q
dal sospetto alla certezza che conduce al fatale crimine. Il rispetto delle unità non lascia il tempo ad Orosmane di manifest
delitto, come afferma Manzoni, è tutto dettato dal caso. La condanna delle unità è dunque implacabile: Ainsi cette gradatio
nel 1814, ad affrontare la questione dei caratteri e della gradazione delle passioni in merito alla drammaturgia di Shakespea
rilogia schilleriana per il teatro francese, con conseguente rispetto delle unità. Nelle sue Réflexions sur la tragédie de Wa
tragédie de Wallstein, anche Constant ammetteva la natura vincolante delle tre unità, le quali «forcent le poète à négliger
lche ora, fino ad arrivare ad anni interi. A sostegno dell’abolizione delle unità, Romagnosi sposta l’attenzione sulla questi
nceda l’approfondimento dei caratteri e una gradazione nello sviluppo delle passioni: La Sacontala è un dramma di cui l’argo
esta passione vi è descritta dal suo nascere fino alle più miserabili delle sue sciagure, attraverso le quali gli amanti giun
e ad uno stato di pacata contentezza77. D’altronde anche le critiche delle messe in scena parigine comparse sulla Revue ency
r sminuire il valore dell’opera, avessero addotto il mancato rispetto delle regole e, Aristotele alla mano, […] ils ont prét
o, riesce a trattenere dell’originale la penetrazione dei caratteri e delle passioni. Il 1 marzo 1825 andava in scena al Théâ
uesto non è concesso ai tragediografi francesi, vincolati al rispetto delle unità. La restrizione alla scelta di un unico epi
vagues, manquent en général d’individualité.» La necessità, da parte delle scene francesi, di dover rivaleggiare con il sist
i pubblico che esso scaturiva, spingeva gli autori francesi a trovare delle soluzioni a metà strada tra i due modelli, pur re
sofferma più diffusamente sull’opera in Vita letteraria ossia analisi delle opere di Francesco S. Salfi, fornendone un piano
el Conciliatore. Le idee promosse trovavano terreno fertile nel clima delle scene parigine del tempo che abbiamo precedenteme
teatro giacobino, avevano visto la luce. Avendo intuito, sulla scorta delle trattazioni e delle messe in scena che venivano d
evano visto la luce. Avendo intuito, sulla scorta delle trattazioni e delle messe in scena che venivano d’Oltralpe, il potere
divenuto Accademia dei Filodrammatici, associando alla messa in scena delle recite anche la preparazione didattica dei futuri
invece ai comici di professione, sui quali vigeva ancora la condanna delle autorità ecclesiastiche98. La struttura epistolar
rmometro, come al Salfi non mancasse la verve necessaria alla critica delle interpretazioni degli attori. Il fatto che non vi
universalmente valido, estraneo a riferimenti legati alla contingenza delle scene di allora. Si pensi alla significativa abol
a fondamentale per l’elaborazione del trattato. D’altronde, l’analisi delle singole performances, nella progettazione della s
chiamandosi alle critiche alfieriane sull’assenza di interpreti degni delle proprie tragedie. Per quanto riguarda gli insegna
attuazione del progetto era necessaria la collaborazione di esponenti delle arti imitative (pittura e scultura), che lasciass
ti delle arti imitative (pittura e scultura), che lasciassero traccia delle messe in scena e delle pose degli attori, seguend
(pittura e scultura), che lasciassero traccia delle messe in scena e delle pose degli attori, seguendo il modello dell’ateni
inoltre la creazione di giornali espressamente dedicati alla critica delle recite, in cui fare menzione degli attori che si
one degli attori che si fossero maggiormente segnalati e dei quadri e delle figure che avessero suscitato più effetto sul pub
voluzione dell’arte dell’attore, sarà la stessa che animerà l’incipit delle Réflexions sur Lekain et sur l’art théâtral a cur
, e in cui del passaggio della generazione di attori presa in esame e delle loro messe in scena non restano che tracce sbiadi
di imitare i propri simili. Viene sottolineato il carattere liturgico delle prime rappresentazioni, e viene individuata la tr
ime rappresentazioni, e viene individuata la tragedia come evoluzione delle feste in onore di Bacco. Salfi accenna dunque all
primi cenni di rinascita solo nei secoli XI e XII, con la diffusione delle prime recite all’improvviso. Un notevole impulso
come Lekain, la Clairon, Garrick e Eckoff, che riceveranno il plauso delle platee di Francia, Inghilterra e Germania. In Ita
consapevolezza. È da qui che bisogna partire per risalire agli albori delle arti imitative che, differenziandosi nella scelta
tualità. Rintracciando le origini del linguaggio verbale sulle tracce delle riflessioni di Condillac, Salfi osserva come i pr
le mani. Il capitolo si chiude sulla proposta di Sulzer di elaborare delle categorie per il gesto, simili a quelle ideate pe
assioni secondarie. Vengono poi passati in rassegna i segni esteriori delle varie passioni. La prima presa in esame è la pigr
ima sede, viene analizzata la gelosia, la più sfuggente e proteiforme delle passioni. Capitolo VIII: Nel capitolo ottavo Sal
farsi, oltre che alla teoria sulle passioni, all’osservazione diretta delle stesse. Questo è reso possibile dalla contemplazi
o IX: Salfi, rifacendosi all’estetica di Batteux, afferma che oggetto delle belle arti è la bella natura. Nonostante tutto qu
a bellezza può essere giudicata in base a tre fattori, ossia: armonia delle parti, importanza del significato e efficacia dei
ie esposte nel Laocoonte di Lessing a proposito della classificazione delle arti in spaziali, ossia le arti figurative, che r
angendo il muro della finzione, assumevano gli atteggiamenti dei re e delle regine che interpretavano anche fuori dalla scena
olo XIV: Nel presente capitolo, Salfi tratta la questione del sistema delle parti. Dopo aver polemizzato contro quei sistemi
momenti finali del dramma. Sul finale, viene lasciato spazio al ruolo delle transizioni da una passione all’altra, che devono
particolare, prova generale. Nella prima fase avviene l’assegnazione delle parti, che dunque non vengono fissate aprioristic
nella sua interezza, in modo da poter atteggiare il corpo in funzione delle parole dell’interlocutore. Questo gli consentirà
tenere le arringhe in scena; — Poesia, affinché assuma consapevolezza delle tecniche di versificazione. Le cognizioni proprie
di illustrazioni che riproducano le scene e i gesti più significativi delle messe in scena; di grande vantaggio sarebbe inolt
nuto presso la Biblioteca Vittorio Emanuele III di Napoli, nel corpus delle Carte Salfi. L’indicazione del manoscritto è la s
agna — Scrittori teoretici di quest’arte. [Intro.1] Comune ufficio delle arti belle è la imitazione della natura; ma in ci
inario di coteste prime imitazioni. [Intro.5] Tale è stato l’oggetto delle antiche feste civili e religiose de’ popoli, dell
è stato l’oggetto delle antiche feste civili e religiose de’ popoli, delle quali pur si conservano alcuni tratti nelle moder
imitanti la vittoria riportata sopra i Latini per opera di Filotide e delle altre schiave compagne. Gli stessi Romani pur fes
altre schiave compagne. Gli stessi Romani pur festeggiavano il ratto delle Sabine, proclamando Talasio. I misteri eleusini,
ogistica, e migliorata a tal segno, che formò la delizia ed il pregio delle genti più incivilite e più colte. Di fatti, la tr
gedia di molto avanzata e perfezionata rammentava tuttavia le memorie delle feste di Bacco, dalle quali ripeteva la origine.
teneva. La verità e la bellezza originale, che i monumenti superstiti delle arti loro tuttavia ci conservano, più che altro c
l segno perfezionata. Le attitudini, le figure, i gruppi maravigliosi delle statue greche, sono per noi gli argomenti più lum
rdinario gli effetti della teatrale declamazione. La rappresentazione delle Eumenidi di Eschilo operò sì fattamente nell’anim
al tuono della declamazione, al canto o alle note di questa, all’uso delle maschere, alla divisione ed esecuzione sincrona d
ie e di distruzione non rimase altro dell’antico che qualche vestigio delle farse atellane e l’uso di qualche maschera, che l
particolarmente sono le più tarde a rialzarsi e rimettersi a livello delle altre. Si era intanto migliorato il genere delle
rimettersi a livello delle altre. Si era intanto migliorato il genere delle farse, e queste diedero luogo ad un genere di mas
o non ci offre che sacre rappresentazioni della passione di Cristo, e delle vite de’ martiri e degli anacoreti; e spesso si v
on l’argomento di ciascuna scena da improvvisare, giovandosi alquanto delle buone commedie conosciute a’ suoi tempi. Si erano
provato gli effetti reali dell’arte loro, e quali che siano i difetti delle persone, o della scuola, o della nazione, o del t
i spettatori. Niuno più di lui ha fatto sentire la forza e il terrore delle tragedie di Shakespeare; e gli onori che l’Inghil
ituazione. La tragedia francese, se alcuna volta non tocca il sublime delle inglesi, non mai scende sì basso, e sempre si tie
la buona declamazione francese, ella è rimasta al disotto del livello delle altre. Non è per questo che su’ teatri d’Italia n
in questo genere ha particolarmente favorito gl’italiani, a paragone delle altre nazioni, avendo loro dato voce armonica e m
gli italiani, e quello che tutta volta le manca, per porsi al livello delle altre nazioni in questa linea. [Intro.20] Ma ciò
di un’arte, che, rinata fra noi, è pur rimasta stazionaria, a fronte delle altre nazioni, che l’hanno imparata da noi, e più
o della natura conviene cercare l’origine, gli elementi, il principîo delle lingue, della eloquenza, d’ogni bell’arte, riguar
’espressioni più vive e più vere della natura parlante, e sul modello delle originali o scarse o inesatte, moltiplicarne e mi
ello delle originali o scarse o inesatte, moltiplicarne e migliorarne delle altre artificiali, che rendono quasi la natura pi
i, dividendosi e suddividendosi di più in più i mezzi e gli stromenti delle arti più o meno composte, si divisero e suddivise
ata dalle altre germane, e tentar sola ciò che, senza la cooperazione delle altre, non osava prima eseguire. [1.9] In questa
e specie da questi generi traggono l’origine e lo sviluppo. L’oggetto delle belle arti in generale è dunque l’espressione gen
se declama l’oratore e il poeta, sia che legga o che reciti le cose, delle quali sia pure egli od altri l’autore, l’attore t
lare fosse il vocale, non si scompagna del tutto pur mai dal concorso delle altre parti visibili della persona parlante, le q
a stessa cosa. Quest’arte che alla nuda parola o a’ meri segni vocali delle idee e degli effetti aggiunge il tuono, la figura
n la voce, con la fisonomia e col gesto più accomodato al significato delle parole ch’esprime. Essa può distinguersi in due p
uo accento proprio, che pur concorre a formare l’indole e la bellezza delle parole e della lingua, il solo che usurpa per ecc
sottilmente hanno lo stesso acuto in più ancor distinto, parendo loro delle stesse sillabe accentate l’una più spiccata, e l’
ifferenza della sede che tiene l’accento nelle parole. [2.11] Alcune delle lingue moderne, come la francese, hanno pure amme
re e distinguere la vera pronunciazione della lingua latina da quella delle moderne, se leggi così opposte ed inconciliabili
cere ed imitare l’indole nativa d’una pronunciazione se non per mezzo delle sensazioni acustiche, e però dell’esempio e dell’
consiste nell’assegnare i suoni propri e genuini a qualunque elemento delle parole. Ma in una serie più o meno lunga di parol
arla ed a chi ascolta, furono regolate acconciamente secondo il senso delle parole. Per la qual cosa si distinsero da prima l
ica, perché nota e distingue la separazione e la dipendenza reciproca delle idee, de’ pensieri, de’ giudizi e de’ raziocini,
iardi, sostenuti e significanti che confermano ed accrescono il senso delle parole, ed agevolano l’intelligenza di chi le asc
lazioni si immaginarono e si eseguirono, che accrescendo l’importanza delle parole e delle sentenze, che si enunciavano, accr
ginarono e si eseguirono, che accrescendo l’importanza delle parole e delle sentenze, che si enunciavano, accrescevano a un t
uono generale del discorso, il secondo è quello de’ periodi, il terzo delle parole. Ogni discorso dee avere il suo tuono prop
della persona e del luogo ecc. L’importanza del subbietto, la dignità delle persone, lo spazio, a cui la voce si deve estende
, ma sempre al primo si riferisca. Così parimenti, modulando il tuono delle parole secondo il loro senso, per quanto tali mod
sto, per quanto acconciamente si diversifichi da quello de’ periodi e delle parole, dee sempre servirgli di appoggio e di reg
tuono sia falso e discorde; e questo sarà falso quante volte il tuono delle parole non armonizzi e consuoni con quello de’ pe
plice per regolare il tuono della pronunciazione. Così la convenienza delle circostanze vi dà il tuono del discorso, il gusto
il gusto dell’armonia quello de’ periodi, e la forza del senso quello delle parole. [2.20] Noi non abbiamo inteso di definire
tenzione di chi la riceve, e per conseguente il valore e l’importanza delle cose ch’espone. [2.21] E perché non si prenda equ
si, comunica un suono proprio e distinto alla pronunzia della lingua, delle sillabe, della parola, ed a ciascuno di tali suon
ne si modifica e si accorda siffattamente con l’indole degli accenti, delle pause e de’ tuoni, che anch’essa ne distingue, co
iplicarono e combinarono insieme i gesti, le attitudini e i movimenti delle persone, sicché non v’ha quasi parola, a cui il s
istintivi si appellano sono quelli che sotto l’azione di certe idee e delle parole corrispondenti non possono punto impedirsi
natura quel gesto che Vanni Fucci fece per dispregiare Iddio: Alfine delle sue parole il ladro Le mani alzò con ambedue le f
li Dio, ch’a te le squadro. [3.13] Tali erano per l’ordinario molte delle cifre e segni pittagorici che hanno perduto per n
mo, venne distinta in più specie, secondo la differenza di subbietti, delle circostanze, delle persone e delle passioni, alle
in più specie, secondo la differenza di subbietti, delle circostanze, delle persone e delle passioni, alle quali doveva parti
econdo la differenza di subbietti, delle circostanze, delle persone e delle passioni, alle quali doveva particolarmente servi
narci a giustificarlo, specialmente in Italia, la quale, al confronto delle altre nazioni, avrebbe delle ragioni peculiari pe
lmente in Italia, la quale, al confronto delle altre nazioni, avrebbe delle ragioni peculiari per trarne gloria e vantaggio.
uel ritmo che più le convengono, e che sono più adattati alle qualità delle persone che debbono recitarla, e quindi al genere
ui serve. [4.5] Per la qualcosa siccome il periodo secondo la natura delle parole e del senso dee pronunciarsi, i versi debb
mar vedraimi insieme. [4.9] Di questi tre versi la pausa è maggiore delle precedenti che abbiamo osservato, ma la prima è a
ordinariamente adattato queste maniere di suono e di ritmo all’indole delle sentenze e delle circostanze, sicché non pur armo
attato queste maniere di suono e di ritmo all’indole delle sentenze e delle circostanze, sicché non pur armoniche ed aggradev
azione degli accenti, o dal suono proprio o dallo scontro artificiale delle parole, per cui il suono comune che ne risulta, n
, che spesso dalla forza e qualità del suono, piucché dal significato delle parole, si esprime l’oggetto che si vuol signific
atezza e dal loro languore; e così il ritmo del verso col significato delle parole ti par che gareggi. Io credo oppor tuno qu
accomodando mai sempre i suoni ed i ritmi alla varietà ed all’indole delle sentenze, che esprimeva, di modo che con l’eviden
quanto più si studierà di servire, pronunciando, al senso del verso e delle parole, alla cui forza ha pur servito il poeta ad
istruire, faceva ed armonizzava i suoi versi sull’impronta originale delle sue passioni, che li modificava e torniva; e per
alterandosi e sviluppandosi ognor più secondo la specie e lo sviluppo delle passioni, che lo spingeva, prese di mano in mano
e questo modifica non pur ciascuna parola, ma l’andamento successivo delle parole, delle frasi, del periodo, che più o meno
fica non pur ciascuna parola, ma l’andamento successivo delle parole, delle frasi, del periodo, che più o meno rapidamente, o
per salti si pronunciano, secondoché dall’indole e dalla successione delle idee e de’ sentimenti ch’esprimono, ricevono l’im
o il portamento della voce nella pronunciazione successiva e continua delle parole. Né regola migliore e più certa possiamo t
ito fuorché quella che ci offre il moto che notiamo nella successione delle idee e de’ sentimenti che la passione sviluppa e
tutto lo stesso. Quindi è che secondo certi caratteri più distintivi delle passioni, si può ancora determinare la voce, che
non può non ricevere e come indirettamente dall’indole ed importanza delle sue idee, quel grado d’interesse, e per conseguen
a tempesta strepitosa dell’oceano, de’ fragori raddoppiati del tuono, delle devastazioni di un terremoto o della caduta di un
iare della culla d’un bambino, o la discesa d’un angelo. L’elevazione delle idee dà nobiltà all’espressione: e noi attendiamo
one determina la voce nel suono e nel tempo, e che tali modificazioni delle quali abbiamo accennate le più generali, essendo
parte, più o meno modificabile, diventano anch’essi effetti ed indizi delle idee e dei sentimenti, che ne sono cagione od occ
, al mento, lo stringer l’una e l’altra insieme, lo stendere o ritrar delle dita, l’uso dell’indice, ora assegnando ad un ogg
VI. Teoria natura ed uso dell’espressione — Carattere fondamentale delle espressioni imitative e cooperative — Loro confli
aturali dell’idea o sentimento, al quale si riferiscono; come effetti delle cagioni od occasioni che li producono e li promuo
mente meccanici seguono necessariamente ed immediatamente l’influenza delle loro cagioni, senza che la nostra volontà vi coop
più delicate e sentimentali. Per lo qual magistero lo stesso uso che delle parole fu fatto convertendole di proprie in impro
ano più o meno figuratamente e sensibilmente la qualità e l’andamento delle idee e delle affezioni a cui si rapportano. Quind
o figuratamente e sensibilmente la qualità e l’andamento delle idee e delle affezioni a cui si rapportano. Quindi l’ostinato
cento e con l’attitudine non indicare simultaneamente o il lampeggiar delle spade, o lo strepitar e l’urtar dei cavalli, o lo
prova la tenerezza che l’inspira la vista dei genitori, della sposa, delle sorelle, ma pur ti descrive e dipinge col gesto e
l fenomeno, che abbiamo sottoposto ad analisi, e più lo sviluppamento delle conseguenze, che la teorica e la pratica dell’art
tiamo quelle agitazioni e commozioni che sono gli effetti e gl’indizi delle sue passioni. Il suo primo stato è quello della q
a inferiorità alla presenza dell’altro. Tutto si rassidera: i muscoli delle ciglia, delle guance, della bocca si allentano e
alla presenza dell’altro. Tutto si rassidera: i muscoli delle ciglia, delle guance, della bocca si allentano e illanguidiscon
dono le membra disciolte, le giunture della spina dorsale, del collo, delle braccia, delle dita delle ginocchia diventano flo
disciolte, le giunture della spina dorsale, del collo, delle braccia, delle dita delle ginocchia diventano flosce e rilassate
le giunture della spina dorsale, del collo, delle braccia, delle dita delle ginocchia diventano flosce e rilassate. Le stesse
allastre, e da varie pieghe bruttamente alterate, affondati i muscoli delle mascelle. In mezzo all’occhio scintillante la pup
gradazioni, le variazioni, le maniere infinite ed infinitamente varie delle passioni di sopra allegate, e delle loro specie e
e infinite ed infinitamente varie delle passioni di sopra allegate, e delle loro specie e gradi. Chi potrebbe tutti notare i
stesso modo e con la stessa legge si esprimono; e quell’analisi, che delle precedenti abbiam fatta, e l’applicazione della s
o le seguenti riflessioni. Capitolo VIII. Osservazioni e studio delle passioni ne’ fenomeni della natura e nei monument
della natura e nei monumenti dell’arte. [8.1] L’analisi e la teoria delle passioni giova a determinarle e classificarle, es
esponendone l’origine, la filiazione e la convenienza degli effetti e delle cagioni, riducendo ad uno o a’ principî più sempl
enda. L’artista vi ricerca principalmente que’ modelli caratteristici delle passioni che non sono se non i fatti particolari
utilità e necessità di apprendere la espressione più sincera e reale delle passioni nel libro della natura, o togliere da qu
i sforzi dei lottatori, i gesti degli istrioni, i vezzi e le lusinghe delle femmine di mondo, per farsi istrutto di tutti i p
orre le sue commedie, e che per l’ordinario sacrificava all’interesse delle rappresentazione quello della composizione, si tr
e organica, e specialmente pel torno de’ loro articoli, per l’energia delle loro passioni, e per la finezza delle loro sensib
e’ loro articoli, per l’energia delle loro passioni, e per la finezza delle loro sensibilità hanno l’eloquenza della fisonomí
i modelli più sinceri, in cui può e dee studiarsi la vera espressione delle passioni. [8.9] E perché non si abusi di tale con
si modificano secondo le circostanze varianti de’ tempi, de’ paesi e delle persone, per cui in un tempo, in un paese, in cer
arebbe assurdo e ridicolo il ricercare negli eroi del nostro secolo e delle nazioni presenti le passioni e l’espressioni degl
te sentivano ed apertamente spiegavano. E per la stessa ragione vi ha delle nuove passioni ne’ personaggi moderni, le quali a
e dobbiamo principalmente osservarla, essa pur si fa largo a traverso delle opinioni predominanti e dei comuni riguardi, e tu
er raccoglierne quelle utili osservazioni, che all’intera espressione delle grandi passioni appartengono. [8.11] Per vie megl
interessante. Sotto questo rapporto lo spettacolo di questi monumenti delle belle arti si può riguardare, non solo come un ga
pittore, ma non può neppure egli adoprar tutti i contorni e i rilievi delle figure, che adopera lo statuario. Quindi l’uno e
iere moltissime osservazioni, che l’indole, lo sviluppo e gli effetti delle passioni riguardano. E così avvezzandoci a contem
i loro fini e le loro leggi particolari, e prescindendo dal concorso delle altre circostanze, che ordinariamente impediscono
imento di queste leggi e di questi fini, ossia l’intero sviluppamento delle forze e facoltà di questi esseri, che a tali gene
esso piacere. E limitandoci all’espressione patetica, che è l’oggetto delle arti imitative, e prescindendo dalla figura o dal
no, anzi debbono concorrere tre elementi indispensabili, armonia cioè delle parti, efficacia dei segni, importanza del signif
iare o nascondere la sconcezza dell’espressione. Noi veggiamo sovente delle donne vaghissime, che appena si movano o par lino
ajono più belle di alcune altre dello stesso genere, perché la specie delle une è più interessante della specie delle altre,
so genere, perché la specie delle une è più interessante della specie delle altre, per la differenza del loro significato, ch
ari e reali assai più belli ed interessanti. [10.2] Sia il confronto delle parti, che il bello naturale costituiscono, e per
o medesimo che preconcepisce. [10.9] In questa intrinseca differenza delle arti imitative sta la ragion vera, perché talvolt
a fra le nazioni ed i secoli il senso e l’idea del gusto, del bello e delle arti; ond’è che alla prima una seconda natura vie
appariscono tali? Se la Clairon non ha esagerato quel che ella notava delle sue scolare [11.4] Dubois e Raucourt, queste non
sono il soggetto dell’arte sua. Il perché bisogna esporsi all’azione delle grandi passioni, se si vuole maneggiarle ed imita
nuto sempre più alterando, e quasi addimesticando con l’incivilimento delle nazioni, che perdono di grandezza e di forza, qua
questo decoro. Omero, anche allora che più gli assoggetta all’imperio delle passioni più violente, e quasi gli adegua alla co
ron solea dire, che un attore dovrebbe essere educato su le ginocchia delle regine ; ed egli avrebbe detto ancor meglio delle
ato su le ginocchia delle regine ; ed egli avrebbe detto ancor meglio delle matrone romane, quando il lusso ed i vizi, non av
[13.1] Quello che abbiamo di sopra osservato intorno all’importanza delle qualità corporali e morali dell’attore tragico si
che volta l’attore ad elevar la voce, onde accomodarsi alla necessità delle circostanze, siccome Orazio avea notato in quei v
uoterci, atterrirci e riempirci l’animo de’ sentimenti più generosi e delle passioni più forti; dee l’attore, che di queste s
la conversazione ordinaria, dee prendere il carattere della persona e delle passioni a cui serve. Debbe esser perciò naturalm
città si chinasse, che presumesse tanto nella sua forza da atterrare delle case, che insomma intraprendesse cose che tutti r
l’ordinario la declamazione francese, siccome quella che prima e più delle altre ha conosciuta e sentita la natura e la nece
tte lo stesso difetto è stato pure osservato e conservato agli attori delle altre nazioni e di tutti i tempi, perché era l’ab
, relative alla condizione, al sesso, all’età ed altrettali accidenti delle persone che debbono rappresentare. La forma, l’at
iù o meno individui, e suddividere ancor questi, secondo l’importanza delle parti e l’attitudine degli attori. Ma qualunque s
nata nel miglior modo possibile la massima differenza dei caratteri e delle parti, niuno attore, per quanto si supponga abile
all’altra rappresentazione, non può cancellare nell’altro la memoria delle impressioni precedenti, che la presente più o men
re comico al tragico. Che se l’abilità dei commedianti e la necessità delle compagnie ha più o meno conservato ed ampliato co
un tempo il genere e le specie, a cui egli appartiene, onde l’accordo delle parti, l’unità del disegno e l’armonia del tutto
oni. [14.12] Forse l’Alfieri per ragione di questo difetto ordinario delle scene specialmente italiane, si determinò di sban
mente a far risaltare la principale. In tutti i monumenti più insigni delle belle arti si osserva questo accordo e questo dis
he rappresentano. Esse ambiscono di emulare l’importanza e la dignità delle prime parti; e quindi si appropriano un carattere
pirano, perché risalti e primeggi la principale. L’eccellenza adunque delle parti e del tutto sta nell’eccellenza del genere
la loro espressione conveniente. Quindi procedono i diversi caratteri delle persone, avendo ciascuna il suo proprio temperame
abbiamo di sopra distinto due generi massimi di caratteri speciali o delle parti, cioè fieri e teneri, così riescono innumer
e. [15.3] Questo carattere, ch’è personale e permanente, può soffrire delle alterazioni accidentali, secondo il con corso e l
ire delle alterazioni accidentali, secondo il con corso e l’influenza delle circostanze che lo modificano. La forza e l’azion
teressi, le passioni sono così differenti, che il carattere dominante delle persone non può non risentirsene, e prendere un’a
lumeggiare quella passione, che dovea corrispondere alla combinazione delle circostanze da lui immaginate. E qui propriamente
, e dalla coscienza de’ propri delitti; figlie in lui l’una e l’altra delle summentovate dissolutezze. Lo incitavano inoltre
enze e le frasi, dee l’espressione distinguersi secondo la differenza delle persone e delle passioni, a cui servono; e per co
dee l’espressione distinguersi secondo la differenza delle persone e delle passioni, a cui servono; e per conseguenza la ste
a ragione l’attrice Gaupin, perché esprimeva secondo il senso isolato delle parole, e quindi con troppa e sconvenevole tenere
ione, la quale per lo più non può misurarsi dalla sola significazione delle sentenze, delle frasi, delle parole, ma dal valor
er lo più non può misurarsi dalla sola significazione delle sentenze, delle frasi, delle parole, ma dal valor relativo delle
può misurarsi dalla sola significazione delle sentenze, delle frasi, delle parole, ma dal valor relativo delle circostanze,
ione delle sentenze, delle frasi, delle parole, ma dal valor relativo delle circostanze, e dal carattere delle persone, alle
elle parole, ma dal valor relativo delle circostanze, e dal carattere delle persone, alle quali si riferiscono. Le stesse par
primo atto, o finché duri l’espressione della favola, de’ caratteri, delle circostanze, che ne determinano lo stato e ne pre
rocede la passione, noi avremo i momenti più interessanti del tutto e delle sue parti, e, comparandole fra di loro, potremo a
e ombre con quella proporzione ed economia, che la verità e l’armonia delle parti e del tutto richieggono. Dee perciò prima d
tirne una ti par sentire tutte le altre, siccome può dirsi per lo più delle nuove arie melodrammatiche; e supponendo che l’in
debitamente esprimendoli. Il poeta non vi dà che il passaggio brusco delle idee e de’ sentimenti, che, malgrado l’indole con
l’espressione può variare al variar non solo degli interlocutori, ma delle loro relazioni. Stabilite queste necessarie disti
tenere co’ rispettivi interlocutori, variano costantemente al variar delle scene e delle persone. Ma diventano tanto più dif
spettivi interlocutori, variano costantemente al variar delle scene e delle persone. Ma diventano tanto più difficili quanto
che via via si spiegassero dal corso dell’azione e della combinazione delle circostanze. Altrimenti, stando troppo servilment
che da tergo, e rivolgersi intorno, siccome il pittore dispone il più delle volte le sue figure. Per la qual cosa lungi dal c
dovrebbero sempre tenersi in piedi, perché la condizione del luogo e delle persone non vietasse loro di sedere o durante tut
accennante, può e dee ancora accomodarsi alla condizione e relazione delle persone con le quali si interloquisce. Poco accen
a il dialogo sia naturale operoso e legato, le serie e l’associazione delle idee e delle sentenze non è costantemente e regol
sia naturale operoso e legato, le serie e l’associazione delle idee e delle sentenze non è costantemente e regolarmente segui
ne. Morte. Creonte. L’avrai. [17.16] L’interesse e la forza stessa delle dimande, delle risposte, del verso medesimo non t
onte. L’avrai. [17.16] L’interesse e la forza stessa delle dimande, delle risposte, del verso medesimo non t’invita e non t
i altri organi lascia come interdetti ed immobili. È questo l’effetto delle passioni straordinarie ed eccessive, sia per novi
eggia ecc. L’importanza di questi dipende dal numero e dalle funzioni delle persone, anziché dall’accidente straordinario che
i Nino a Semiramide alla vista dei grandi e del popolo. I quinti atti delle tragedie dell’Alfieri sono quasi tutti di questo
erimentato in se stesso cotesto fenomeno? E non si incontrano sovente delle persone, ed anche le meno capaci di grandi passio
tragiche sogliono racchiudere. L’Alfieri fra tutti i moderni ne offre delle maravigliose. Ancorché qualche volta il difetto d
conforme al carattere della persona, e quindi del paese, del tempo e delle condizioni, a cui la persona si riferisce. Sarebb
l’americano all’orientale, e viceversa. L’attore si troverebbe il più delle volte in aperta contraddizione con le sentenze ch
di monumenti teoretici e pratici di questo genere, è stata a paragone delle altre più restiva e più tarda a farne uso ne’ suo
se la menoma dissonanza ci spiace e raffredda, la maggiore consonanza delle parti c’interessa e diletta massimamente. Or qual
Ifigenia in Aulide, non può indifferentemente adoprarsi per la scena delle Trojane o del Filottete o di Ione. [20.11] Egli è
latitudine della scena che comprendeva più membri, e per l’uniformità delle situazioni e degli argomenti, in cui doveva di ne
zione di tutte le tragedie greche e romane. Ma l’indole ed il sistema delle tragedie moderne, essendo di gran lunga variato,
stintamente; e tanto più se fossero conosciuti i luoghi dove l’azione delle moderne tragedie fosse addivenuta. La scena del M
ne, perché da tutti egualmente si comprenda la natura del subbietto e delle persone, e quel che risulta di più considerevole
ffetto desiderato. Così verrebbe a definirsi la vera idea del tutto e delle sue parti, e quel che gli attori hanno di comune
ue, non possono essere accuratamente determinate, se non dalla natura delle idee e dei sentimenti che debbono svilupparsi e s
le producono e le giustificano, diciamo invece che i migliori teatri delle altre nazioni non soffrono tali scandali, dovrebb
rli orizzontalmente o perpendicolarmente tanto al finire o cominciare delle parole, quanto al di sopra o di sotto, assegnando
tune dell’abito con gli slanci della passione dominante ed inventarne delle nuove e significanti. I pittori non hanno trascur
per combinare ed eseguire tutto ciò che riguarda l’accordo, l’armonia delle parti e dell’espressione, specialmente riguardo a
sia nel corso del dialogo, e massime ne’ gruppi o nella disposizione delle figure che possono occorrere. [21.16] E perciò qu
nda degna di esporsi al pubblico. [21.17] Io non determino il numero delle prove. L’Alfieri ne voleva almeno dieci, e senza
consiste. S’egli si sente fortemente agitato, s’egli ha prima versato delle lagrime nello studio della sua parte, può probabi
l’osservazione che faceva il poeta e filosofo Euripide nella tragedia delle Supplici: Non può poeta o musico giammai Senza d
sentazione deriva dall’apparecchio specioso della scena, dalla novità delle decorazioni, e da altrettali circostanze estrinse
e si contenti, ch’è peggio, di tali speciose apparenze per applaudire delle rappresentazioni, altronde inette e ridicole. [2
li teatri fatti per l’obbrobrio degli artisti, che vi si espongono, e delle nazioni che li mantengono. [22.5] V’ha pure un a
del gusto e della ragione. E perché se tutte le arti imitatrici hanno delle pubbliche scuole che le professano e degli alunni
a vicenda a tutte le altre giovare? Sarà forse perché si reputa meno delle altre difficile, men dilettevole, men necessaria.
ietà e la forza. Questo dipende per l’ordinario o dalla natura stessa delle parole, o dalla loro artificiale combinazione. L’
punto si dovesse apprendere e praticare, finché la divisione politica delle sue provincie ne arresti e impedisca l’influenza
ifficile dell’espressione. [23.8] Quanto abbiamo osservato dei tuoni, delle modulazioni e delle consonanze dialogistiche, sar
sione. [23.8] Quanto abbiamo osservato dei tuoni, delle modulazioni e delle consonanze dialogistiche, sarà sempre meglio eseg
a quella varietà, la quale, servendo opportunamente all’indole varia delle circostanze e dei sensi, giova e concorre non poc
e, ma ancora per conoscere per distinguere e ben imitare il carattere delle passioni, dei vizi e delle virtù. Oltreché conosc
per distinguere e ben imitare il carattere delle passioni, dei vizi e delle virtù. Oltreché conoscendo abbastanza se stesso è
rità, che i doveri ed i diritti più importanti riguardano dell’uomo e delle città. [23.11] Quindi risultano le passioni ed i
conoscere la forza e la bellezza del dire, e quindi la natura e l’uso delle figure e dei tropi, diretti a manifestare e comun
one, gli vanno più a verso. Tanto più che sovente la tragedia ammette delle aringhe deliberative o giudiziarie, sia per discu
h’è peggio, si disprezzano. La drammatica degli attori sembra, il più delle volte, affatto diversa, per non dir contraria, da
ità della passione, alla facilità dello scioglimento, per cui, il più delle volte, le loro tragedie, o non sono ben declamate
si posporrebbe a quello della Fedra di Racine; e si cercano piuttosto delle passioni che strepitano e che svaporano, che di q
disciplina del celebre Moliere. Riccoboni e la moglie avevano ancora delle cognizioni superiori alla loro professione. I mig
la cura a chi può di verificarli. [23.18] Fornita che sia la persona delle precedenti cognizioni, più o meno necessarie a se
ponendo che esistano e debbano esistere, almeno nelle grandi capitali delle nazioni, un ordine delle persone più colte ed esp
bbano esistere, almeno nelle grandi capitali delle nazioni, un ordine delle persone più colte ed esperte, che sotto nome o di
di Università, o d’Istituto ecc. veglia su lo sviluppo ed i progressi delle scienze e delle arti, si potrebbero unire alla cl
d’Istituto ecc. veglia su lo sviluppo ed i progressi delle scienze e delle arti, si potrebbero unire alla classe delle belle
progressi delle scienze e delle arti, si potrebbero unire alla classe delle belle arti anche di quelli che s’intendessero del
importanza di tale stabilimento, in cui si leggessero in certi giorni delle memorie istruttive, non solo sopra de’ vizi comun
quegli accademici, che hanno la cura di tutto ciò che alla perfezione delle arti teatrali appartiene. [24.6] In questa manier
ato osservato, giudicato o notato, e quindi la vera storia imparziale delle rappresentazioni del dramma, dell’eccellenza degl
ale delle rappresentazioni del dramma, dell’eccellenza degli attori e delle impressioni che hanno più o meno fatte negli spet
egno, e la declamazione potrebbe fare quei progressi, che, a paragone delle altre arti sorelle, non ha fatto finora. [Erra
s, Aux amateurs de livres, 1989, cap. V, p. 99). Per un inquadramento delle teorie estetiche del periodo, si veda Elio Franzi
no le prime conoscenza, e perché sono portati tutti a provare piacere delle imitazioni» (Aristotele, Poetica, introduzione, t
o luogo dagli oggetti sensibili; poi da questi oggetti abbia estratto delle qualità sensibili, cioè legate all’esperienza dei
ibuiremo la prima invenzione dell’arte drammatica? Alla maggior parte delle nazioni. Essa s’ingegna di copiar gli uomini che
erni, cit., vol. I, p. 7). [commento_Intro.5] Sull’origine liturgica delle prime rappresentazioni teatrali, si veda quanto a
derni, cit., vol. I, p. 11). [commento_Intro.6] Per un inquadramento delle origini e sviluppi della pantomima nell’antichità
l’utilità. [commento_Intro.7] La tesi della tragedia come evoluzione delle feste in onore di Bacco veniva accolta anche dal
mmento_Intro.8] L’aneddoto narrato a proposito della rappresentazione delle Eumenidi di Eschilo veniva riportato anche da Nap
«Nerone stesso, secondo Svetonio, colla maschera finta a somiglianza delle femmine ch’egli amava, cantando rappresentò Carac
il titolo di maestro di Ila (ivi, vol. II, p. 239). Anche a proposito delle due fazioni che dividevano Roma nell’esprimere la
errari e Fratelli, MDLI, p. 3. La notizia che vorrebbe l’introduzione delle donne sulle scene contemporanea a Flaminio Scala
ell’arte attoriale nei circuiti professionistici, laddove l’orizzonte delle messe in scena private, e dunque del dilettantism
. 356. [commento_Intro.17] L’impostazione comparatista era alla base delle Réflexions historiques et critiques sur les diffe
llo spirito della nazione. Il comico attribuiva ad esempio la libertà delle scene inglesi al carattere del popolo d’Oltremani
laborazione tra i tre versanti dello spettacolo si possano realizzare delle messe in scena di pregio. Egli si sofferma sull’i
n-Nicolas Servandoni, detto D’Hannetaire (1718-1780), è invece autore delle Observations sur l’art du comédien (1776), che si
713-1803), furono attrici alla Comédie-Française. Entrambe lasciarono delle Memorie, pubblicate nel 1758, nelle quali agli an
lle quali agli aneddoti di vita personale e professionale si uniscono delle riflessioni sull’arte drammatica. Per un approfon
uenti le citazioni di drammi shakespeariani e i riferimenti all’idolo delle scene inglesi, David Garrick. Il testo porrà le b
l sottolinea insistentemente la sua diffidenza rispetto a un catalogo delle passioni, rivelando in questo una sensibilità pre
raim Lessing, Drammaturgia d’Amburgo, cit., pp. VII-LXIV. A proposito delle riflessioni di Johann Georg Sulzer (1720-1779), S
Era stato lui il primo a rivoluzionare l’approccio nella trattazione delle passioni, sottolineandone la natura propriamente
le manifestazioni esterne di questa considerate come il corrispettivo delle umane passioni. Così il tuonare del cielo era l’i
’intorno a cose inanimate sono fatte con trasporti del corpo umano, e delle sue parti, e degli umani sensi, e dell’umane pass
primo termine ci si riferisce alle percezioni o oggetti cui si legano delle idee; con il secondo si intendono i cris naturels
de la vérité. Egli dedica un ampio spazio alla questione del contagio delle passioni, che si verifica attraverso canali prett
trovare una vicinanza con l’attore, che fa partecipare lo spettatore delle stesse passioni del suo personaggio attraverso i
tout court, sottolineando ancora una volta come sia la natura fisica delle passioni a permettere il contagio, che avviene at
Nel Parere sulle tragedie, pubblicato nel 1789 nell’edizione parigina delle sue tragedie, a proposito del Filippo scriveva: «
he, cit., p. 86). Come spesso fa notare nelle riflessioni a proposito delle varie tragedie, è proprio il momento performativo
i movimenti possiedano, perché essi eguagliano quasi il numero stesso delle parole» (Marco Fabio Quintiliano, La formazione d
Drammaturgia d’Amburgo, alludendo in maniera evocativa al linguaggio delle mani elaborato dagli oratori antichi, e contrappo
del complesso di regole che essi avevano proscritto per il movimento delle mani; ma sappiamo di certo che avevano portato il
to delle mani; ma sappiamo di certo che avevano portato il linguaggio delle mani a un grado di perfezione quale i nostri orat
ella sua espressione, si potessero rintracciare tratti caratteristici delle singole nazionalità, ossia il coprirsi il capo de
lire dalle tracce alle origini, ma di valutare le origini in funzione delle tracce. In sintesi, la novità dell’oggetto di stu
sivo svincolarsi dalla situazione contingente, complice l’attivazione delle facoltà mnemoniche. [commento_3.15] Plinio, Stor
i esplicita la natura individualizzante del gesto, che muta al mutare delle passioni, della contingenza, del grado sociale, d
la versificazione per conferire alla prosa quella nobiltà ed eleganza delle quali ingiustamente si crede che essa sia priva.
nti si sarebbe rivelato inadatto a esprimere la graduale progressione delle passioni, causando al contrario stacchi bruschi e
rà una via di mezzo, per cui l’amata che in palco lo ascolta non rida delle sue espressioni, come fuori di natura il dialogo;
forma, una posizione e un suono convenienti, con una scelta rigorosa delle relative soluzioni verbali» (Marco Girolamo Vida,
he gli sembrava il più drammatico di tutti, e che ci fa ancor versare delle lacrime sopra le sventure di Francesca da Rimini,
ervato presso la Biblioteca Vittorio Emanuele III di Napoli, troviamo delle annotazioni di Salfi tratte da questa opera che v
gli si assegnava, era in grado di coprire da solo l’ampio repertorio delle passioni: «Or, les cris naturels introduisent néc
7-8, p. 354. [commento_5.15] La rilevanza del volto nell’espressione delle passioni era un luogo comune nella trattatistica
ng Archives Review», 2014, p. 139). Da qui anche la condanna dell’uso delle maschere durante i balletti pronunciata da Cahusa
a mimica, cit., p. 466). [commento_5.24] La sesta categoria è quella delle ciglia, a cui Le Brun aveva assegnato la preferen
oni semplici, movimenti composti di passioni composte. La trattazione delle passioni nella loro accezione fisica veniva trado
to al manifestarsi del sentimento. Egli accompagnava la pubblicazione delle sue conferenze di una serie di disegni in cui il
a inquadrato in una griglia. Aderendo alla classificazione cartesiana delle passioni e alla corrispondenza tra passione e azi
l volto, facendo risiedere il culmine dell’espressività nei movimenti delle sopracciglia, in quanto costituiscono la parte pi
i movimenti possiedano, perché essi eguagliano quasi il numero stesso delle parole. Infatti le altre parti del corpo aiutano
so in unità minimali simultanee, consente di esprimere la coesistenza delle passioni, cosa che la linearità alla base della s
aglia tra due passioni contrastanti. Facendosi strumento privilegiato delle emozioni, il gesto non può che soggiacere ai limi
ll’interno del secondo libro dell’opera, viene affrontato il soggetto delle passioni, e vengono così riprese le idee di piace
gioia, speranza / terrore, disperazione / fiducia, e la maggior parte delle passioni indirette (David Hume, Trattato sulla na
ione di Corsica. Le grandi carestie degli anni sessanta. La Lombardia delle riforme, Torino, Einaudi, 1987, pp.755-764. [com
, era arrivata fino a Hume, estromettendo il Desiderio dall’orizzonte delle passioni. Ne Les passions de l’âme esso veniva in
di attività dell’anima, che sola ci rende effettivamente consapevoli delle nostre forze, laddove nel primo caso non facciamo
à di simultaneità di cooperazione e imitazione, inserendosi nel solco delle riflessioni engeliane, che contemplavano la coesi
pressione e rappresentazione. Questo si verifica perché il succedersi delle passioni è talmente rapido che alcuni organi reag
Salfi fa propria la visione prospettata ha Hume, che affronta il tema delle passioni nel Trattato sulla natura umana (1738) e
one, che risente sempre della persistenza della passione precedente o delle prime tracce della passione che le succederà [co
mica che ha a che fare esclusivamente con le manifestazioni esteriori delle passioni, non deve in generale seguire troppo da
rogressione simile era già prospettata da Francesco Soave all’interno delle Istituzioni di Logica e Metafisica, dove veniva s
cap. II, p. 3). L’introduzione della pigrizia all’interno del sistema delle passioni si caratterizza come un’innovazione risp
indietro, che segue la transitorietà dei pensieri e la provvisorietà delle decisioni prese. Ha dunque un impatto particolarm
Inferno, cit., canto II, vv. 37-39, p. 53. [commento_7.13] L’autore delle Lettere sulla mimica forniva come esempio la cond
inazione verso il basso veniva ravvisata anche da Le Brun a proposito delle sopracciglia e dei lati della bocca: «Cet abaisse
osta emerge anche il languore e l’impallidirsi del volto. A proposito delle manifestazioni di tristezza presso la Fedra racin
voce spezzata e confusa mista di gemiti e brontolii, frequenti colpi delle mani, un pestar la terra coi piedi, mentre dal co
 XXXIII, vv. 73-78, pp. 991-992. [commento_7.34] La passione che più delle altre assume forme di gradazione differenti è la
progetto di catalogazione costituisce un leitmotiv anche all’interno delle Lettere sulla mimica di Engel. Nella lettera XLII
bilmente auspicherebbe da parte sua a una trattazione più dettagliata delle espressioni corrispondenti alle sfumature passion
ossibile determinare le differenze proprie della maniera di procedere delle idee, che io ho indicato solo in generale, come p
orbone e ispettore al Teatro San Carlo. In questi termini Salfi parla delle sue messe in scena all’interno del Saggio storico
one da lui prestata alla gestualità degli attori e alla concertazione delle scene, che si sviluppavano su più piani simultane
più piani simultanei. Questo faceva di Domenico Barone un precursore delle tecniche utilizzate da Goldoni e Diderot, che inf
n l’imbattersi in espressioni che sono frutto della maggiore irruenza delle passioni e che pertanto possono darsi solo in que
Castiglione risultano bel lontani dalla spontaneità nell’espressione delle passioni ricercata da Salfi. A proposito si legga
ella Francesca da Rimini nell’esilio parigino. Il mancato adeguamento delle passioni portate in scena alla sensibilità di un
dunque una nuova via per il tragico italiano: «[…] l’Alfieri occupato delle pubbliche passioni, delle pubbliche calamità, deg
l tragico italiano: «[…] l’Alfieri occupato delle pubbliche passioni, delle pubbliche calamità, degli enormi misfatti, raro o
ato dietro una lunga fila di soggetti, non penetrando mai nella sfera delle passioni private, prima fra tutte l’amore, e non
it., p. 459). [commento_9.9] Salfi, nel suo eclettismo nella ripresa delle fonti, mostra talvolta delle contraddizioni. Egli
Salfi, nel suo eclettismo nella ripresa delle fonti, mostra talvolta delle contraddizioni. Egli riprende infatti da Lessing
eriva la critica che Salfi muove a François Riccoboni, che ha fissato delle regole per i gesti che sono generalmente valide p
creazione della verosimiglianza scenica. A proposito della posizione delle braccia ad esempio afferma: «Perché il movimento
corpi sulla scena. [commento_10.5] Salfi riprende la classificazione delle arti operata da Lessing all’interno del Laocoonte
n Mendelssohn, che la esponeva all’interno de I principî fondamentali delle Belle Arti (1757): «I segni tramite i quali un og
ssimilare ai geroglifici» (Moses Mendelssohn, I principî fondamentali delle Belle Arti, Palermo, Aesthetica, 1989, p. 35). [
lla del Riccoboni del Dell’arte rappresentativa, fondata sul rispetto delle bienséances. [commento_10.10] «ciò che mi mostri
156.) Il resto della citazione, assente dalla prima edizione a stampa delle Memorie, viene riportata in nota dalla traduttric
te morali (1827). [commento_11.8] Impossibile non rintracciare l’eco delle riflessioni esposte da Sainte-Albine, che faceva
zava nel ruolo di Aiace impazzito subito dopo la mancata assegnazione delle armi di Achille, oltrepassò il limite fino al pun
i del presente, in cui si auspicava la morte del tiranno e il trionfo delle libertà individuali. L’ossessione di Salfi per il
a particolare vocazione al tragico in virtù di anni di messe in scena delle tragedie alfieriane. Tra questi Antonio Morrocche
nel repertorio dei comici professionisti. Basta sfogliare gli elenchi delle opere messe in scena dalle compagnie privilegiate
i Eschilo e di Sofocle non erano meno oscuri ed incerti gli argomenti delle loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e delle per
d incerti gli argomenti delle loro tragedie, ed i costumi de’ tempi e delle persone, da loro caratterizzati» (Francesco Saver
non deve scostarsi dalla natura; ma è ben anche vero che la grandezza delle azioni e l’altezza della nascita o del grado de’
rà una via di mezzo, per cui l’amata che in palco lo ascolta non rida delle sue espressioni, come fuori di natura il dialogo;
166. La seconda citazione è tratta da Antonio Eximeno, Dell’origine e delle regole della musica, In Roma, MDCCLXXIV, Nella St
quente di citazioni provenienti da Shakespeare testimonia la fluidità delle categorie di classicisti, che condannano l’infraz
fluidità delle categorie di classicisti, che condannano l’infrazione delle unità aristoteliche e la commistione di tragico e
elle unità aristoteliche e la commistione di tragico e comico propria delle opere del tragediografo, e romantici, che si proc
flessioni di ordine più concreto, che coinvolgono la gerarchia stessa delle compagnie e la divisione delle parti. Non dimenti
o, che coinvolgono la gerarchia stessa delle compagnie e la divisione delle parti. Non dimentichiamoci che il trattato Della
dal pubblico, ma un luogo senza gerarchie, dove anche le espressioni delle comparse risultano determinanti per la creazione
r la creazione di un prodotto di successo. [commento_14.4] La scelta delle due macro categorie di parti fiere e parti tenere
tò in molti casi disorientante: «Nella fase di transizione dal teatro delle maschere a quello dei ruoli l’attore restò privo
l proprio bagaglio di riferimento svanito e irrecuperabile: il teatro delle maschere stava perdendo la sua identità, il teatr
lo e persino gli attori credono che il primo arrivato sia all’altezza delle parti di confidente. Lungi da me tale idea, il ru
o governatori, principi, ministri, generali, ambasciatori, comandanti delle guardie o favoriti, sono i depositari di tutti i
292-293). Capitolo XV [commento_15.2] Sulla natura individuale delle passioni, che prendono forme differenti a seconda
sivo, era la parola d’ordine dei romantici, che vedevano nel rispetto delle unità un appiattimento del personaggio. A questo
di teoria estetica chiamata Elements of Criticism (1762), che risente delle riflessioni humiane risente. Salfi ne aveva preso
ome, al contrario, un contrasto di disposizioni ostacola il passaggio delle passioni» (ivi, p. 683, par. 343). Oltre alle dif
troupe, guidati dal capo-comico Orazio, sono rappresentati nel corso delle prove per la messa in scena de Il padre rivale de
elo all’attenzione manifestata nel Della declamazione per lo sviluppo delle passioni. [commento_17.13] Siamo ormai lontani d
oppia declinazione di tableau comble e tableau stase, tra espressione delle passioni e espressione delle condizioni. Per le d
comble e tableau stase, tra espressione delle passioni e espressione delle condizioni. Per le due nozioni si veda Pierre Fra
ella dedica Al signor conte Luigi Porro Lambertenghi della traduzione delle Lettere di Engel da parte del Rasori. In essa si
ena alla quale anche il pubblico sta assistendo, e si fanno portatori delle reazioni che l’autore auspicava dalla sala. La co
parir di Samuele cadono rovesciate sull’Ara le immagini di Plutone, e delle Furie infernali, fuggono i seguaci di Tanatea, ed
de’ Monumenti antichi del Padre Montfaucon si possono vedere le forme delle toghe, e la maniera di portarle» (Antonio Conti,
si evitino tutti gli abiti e tutte le mode del tempo. La pettinatura delle Francesi, nel momento in cui scrivo, la massa di
al 1811 al 1816, vol. VIII, a cura di Luigi Fassò, Edizione Nazionale delle Opere, Firenze, Le Monnier, 1933, p. 371). [comm
li si cela un’idea estremamente democratica di teatro, che riecheggia delle proposte fatte in epoca giacobina, le quali auspi
tempo, seppure solitamente, per motivi di tempo e per scarso sviluppo delle facoltà mnemoniche (certo incoraggiato dalla pres
lfi assegnava agli spettacoli non soltanto la capacità di distrazione delle masse, ma soprattutto di istruzione contro le sup
visse a purgare le passioni, egli non diceva altro, che lo spettacolo delle passioni altrui servisse potentemente a corregger
azione ben presto si fece vivace e uno dei Normanni, invaghito di una delle nostre attrici, volle a ogni costo che tutti foss
ava un clima di sospetto da parte del potere monarchico nei confronti delle logge massoniche, culminato nella congiura ordita
izzazione che stava vivendo il teatro dell’epoca, con la costituzione delle prime cattedre di declamazione e la creazione del
n la costituzione delle prime cattedre di declamazione e la creazione delle prime compagnie privilegiate. Il progetto di aper
etti. Se nel genere comico l’uso del dialetto poteva giocare a favore delle rappresentazioni, questo non avveniva nel caso de
così grande o così comune che, in mancanza di una notevole sicurezza delle proprie intonazioni, si corre il rischio di appar
spettacolo, Milano, Bompiani, 1982, p. 97. 3. Per un approfondimento delle questioni metodologiche relative all’iconografia
eatrale si veda: Maria Ines Aliverti, Un breve decalogo per lo studio delle immagini teatrali, «Acting Archives Review», anno
. Olschki, 1990. 18. Ivi, p. 58. 19. Per un quadro storico-politico delle vicende si veda: Dal primo Settecento all’unità.
metro politico della Lombardia, cit., vol. 1, p. 311 36. A proposito delle analisi degli spettacoli messi in scena nella Cis
i, cit., p. 23. 84. Luigi Maria Greco, Vita letteraria ossia analisi delle opere di Francesco S. Salfi, cit., p. 23 85. 8 o
l’ambito di collegi religiosi (era stato educato dai padri Scolopi) e delle filodrammatiche. Il debutto nel professionismo av
77 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [B] — article » pp. 499-500
nella di Lowood, se ben ricordo, in cui colla frase « ed anche i cani delle reggïe muteee van rispetttati (alzata massima di
e van rispetttati (alzata massima di tono, con immediato ruzzolamento delle parole che seguono) perchè portano sul collare un
così, dalla acuta interpretazione del testo e dalla fine cesellatura delle frasi e delle parole, rivelando al pubblico, coll
cuta interpretazione del testo e dalla fine cesellatura delle frasi e delle parole, rivelando al pubblico, colla maggior semp
78 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [G]. I COMICI ITALIANI — article » p. 987
rabil profitto nella virtù mantenendolo ad ognora sotto le vera norma delle buone dottrine de’Reverendi Padri Gesuiti ; e l’a
a posta avendo Religiosa nel Monasterio di Migliarino, disinamoratasi delle commedie, innamoratissima di così cari figli, dat
ei si scusasse con dire che gli è malsana, ditegli che li farete dare delle medicine soave, chè la guarirà, et se lei dicesse
con gli effetti in cose di sustanza la stima che tutta questa Casa fa delle sue intercessioni. Et le bacio le mani. Di Vostra
79 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO III. Spettacoli scenici in Inghilterra. » pp. 21-36
ma sfuggita all’esame de’ moderni per essersi perduta. A gloria però delle lettere vuolsi ne’ fasti scenici Inglesi registra
d Errico IV re di Francia, all’amor della musica congiunse la coltura delle lettere, ed oltre alle aringhe d’Isocrate, tradus
ne dovea esser fatta di una materia più dura. Questa materia più dura delle lagrime è forse una grazia naturale? Oltre a ciò
ar in tale argomento consiste singolarmente nell’essersi approfittato delle notizie istoriche di tal fatto, e nell’aver rendu
he accompagna lo spettacolo alle parole; e per questo merito, ad onta delle false espressioni accennate, si manifesta un espe
consistendo la sua grand’opera che in pagine 104 in picciolo ottavo, delle quali (sebbene protesti di voler fare un libro pi
bellezze dello stile, la copia, la vaghezza, la vivacità e la varietà delle immagini, formano le principali prerogative della
la poesia perchè trionfi del tempo. Tutte queste incoerenze, io dico, delle quali si compone il di lui bel Consiglio a un gio
tri de’ due Guglielmi Lilio e Gray: a quell’Italia, dove (per valermi delle parole di un elegante Spagnuolo) la lingua greca
dopo del Rowe e del Pope e del vescovo Warburton, è stato comentatore delle opere del Shakespear pubblicate in Londra in otto
no esercita la sua possanza su i re come su gli altri24. L’ intreccio delle sue favole (parla il medesimo Johnson) in general
pear; non è punto vero che sono quivi tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze che delle bellezze di lui. In compenso
ro che sono quivi tutti ciechi adoratori non meno delle bruttezze che delle bellezze di lui. In compenso però può oggi questo
ratura straniera e della nazionale. Ma chi bramasse distinta contezza delle madornali eresie letterarie del Sherlock, legga l
n tom. III. 18. Noi non ci perderemo in tessere partitamente analisi delle favole di questo maraviglioso Inglese, non volend
80 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO IV. Pastorali del Cinquecento. » pp. 267-294
. Girolamo Carpi da Ferrara. Fece la spesa l’università degli scolari delle leggi. Domandiamo ora, che musica fu quella che
tate in coro dalle damigelle di qualche principessa, nell’impressione delle quali, se si avesse voluto conservare il nome del
ridicola lode? Le pastorali dunque non ebbero altra musica che quella delle tragedie, cioè de’ cori; e noi andando innanzi sp
Erasmo Marotta da Randazza, che morì nel 1641 in Palermo. La futilità delle critiche si manifestò non meno colle difese che c
lauso generale che riscosse sì vago componimento, e colla moltitudine delle traduzioni che se ne fecero oltramonti. In Franci
ed altre versioni francesi riuscirono poco felici, sia per debolezza delle penne che l’intrapresero, sia perchè la prosa fra
ono l’Aminta in Firenze per ordine del Granduca coll’ accompagnamento delle macchine e prospettive di Bernardo Buontalenti; l
ggetti silvestri come effetto della potenza d’amore. Ma quel sospirar delle piante, che potrebbe parer soverchio, con qual gr
zze d’ Amarilli, a somiglianza del Cimone del Boccaccio. In occasione delle nozze di Carlo Emmanuele duca di Savoja con Cater
atista Guarini intitolata il Pastor fido; ma s’impresse nel 1590. Una delle più vive battaglie letterarie si accese per quest
resse che ne anima tutte le parti. Pochi son quelli che si sovvengono delle censure famose per altro di Giason di Nores, di F
tro Malacreta, di Angelo Ingegnieri e di Nicola Villani, come altresì delle risposte che loro fecero, oltre all’istesso Guari
l Rapin, che misurava que’ pastori colla squadra de’ villani e caprai delle moderne campagne; senza avvertire, che nell’ipote
i parimente in questo genere la famosa Isabella Andreini Padovana una delle migliori attrici Italiane, che applicatasi alla p
n Lombardia142 una nuova Semiramide ma boschereccia, in cui si tratta delle di lei nozze con Mennone seguite in villa. Scrive
se dovuto cantarsi? Domando ancora, se a buona ragione la sola musica delle canzonette potesse bastare a far chiamare opere i
a far chiamare opere in musica le pastorali? L’istesso chiaro autore delle due Semiramidi compose un altro scenico componime
tta144, con novissima invenzione è un solo pastorello e dodici ninfe, delle quali quattro contrastano amorosamente ciascuna p
la signora Barbara Torelli, facendole fare insieme una scena in lode delle donne virtuose e in biasimo di chi non le riveris
el voler parlare di questo componimento, si è fatto motto nel tomo IV delle Vic. della Coltura delle Sic. pag. 313. 131. L’A
o componimento, si è fatto motto nel tomo IV delle Vic. della Coltura delle Sic. pag. 313. 131. L’Ab. Bettinelli errò ancora
i, e Don Garzia non vi fu Vicerè prima del 1565. V. il citato tomo IV delle Vic. della Coltura delle Sic. pag. 314. 132. I B
Vicerè prima del 1565. V. il citato tomo IV delle Vic. della Coltura delle Sic. pag. 314. 132. I Bibliomani avidi di siffat
i mano. Roma e Atene vorrebbero averne una pari. 137. Odasi ciò che delle due nostre pastorali più celebri disse il signor
81 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IV. Teatro Americano. » pp. 28-41
o continente Americano, dalla quasi generale uniformità de’ costumi e delle fattezze e dal gran numero di picciole tribù tutt
prigionieri, il ritorno de i conquistatori in trionfo, ed il tormento delle vittime sventurate, sono tutte cose che vi si rap
visacci da forsennati37. Seguiva il sacrifizio, si mangiava la carne delle vittime, beveasi con certo ordine e con brindisi
rindisi scambievoli, e si danzava cantando, e facendosi da ognuno uso delle proprie insegne, maschere ed invenzioni. E’ proba
e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, non si conv
ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, non si convertissero col temp
ssioni smoderate, non si convertissero col tempo in dipinture comiche delle umane ridicolezze? Ci voleva un capitale di filos
i rappresentazioni eseguivansi nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la nominata Raymi), assistendovi il mag
minare con oscenità il divertimento. Cresce finalmente la probabilità delle congetture sull’origine degli spettacoli del Perù
a alla giornata da tante cagioni fisiche e morali, la quale partecipa delle antiche origini nel tempo stesso che se ne allont
oggi si vede un teatro lodato per la grandezza e per la magnificenza delle decorazioni, nel quale si rappresentano le commed
non l’esperimenta alla giornata? Quanti esempj non ne porge la storia delle scoperte per l’avidità de’ particolari di trovare
er sovrastare all’immortale scopritore dichiarato Ammiraglio e Vicerè delle scoperte? Chi il maneggio e il livore mostrato da
82 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
ifesta le loro politiche e militari turbolenze, si temerà pel destino delle arti e delle scienze. Ma simili dubbj e timori gi
o politiche e militari turbolenze, si temerà pel destino delle arti e delle scienze. Ma simili dubbj e timori giusti nelle di
Angioini cogli Aragonesi, non impedirono l’avanzamento degli studj e delle arti, nè il favore e la munificenza di tanti prin
sa non vide spuntar altrettanta luce, stenterà a credere42 che dentro delle alpi gli studj teatrali nelle mani di molti cospi
nedite recitate in Napoli da me descritte nelle Vicende della Coltura delle Sicilie 45; come ancora le favole drammatiche all
gine Rex Borsius loquitur; ed in fatti egli seco stesso parla a lungo delle prodezze del Piccinino; indi sopraggiugne un sace
sene l’impressione; ma pure è tragedia, ed ha il pregio di essere una delle prime di argomento tratto dalla storia moderna na
gedia. Secondo ciò che ne scrive lo stesso Sulpizio nella dedicatoria delle sue Note sopra Vitruvio al cardinal Raffaello Ria
i voci indicare che la tragedia tutta si fosse cantata, a somiglianza delle moderne opere in musica dal principio sino al fin
aronsi versi, ne’ canti de’ pellegrini di Parigi, nelle sacre cantate delle Chiese, nelle cantilene riferite dal Mussato. E p
sato. E potevano allungarne la lista co’ versi cantati da’ Mori prima delle giostre, con i corei Messicani, colle musiche Per
ote. Carlo dedicò il componimento all’arcivescovo di Toledo e primate delle Spagne Pietro Mendoza, e l’intitolò tragicommedia
odato P. Affò essersi dovuta in Mantova formar la scena ad imitazione delle antiche, che figuravano a un tempo stesso più luo
rebbe all’atto IV, e non al rimanente. I sospiri d’Aristeo, i lamenti delle Driadi, il pianto d’Orfeo, cose che passano negli
per ogni banda, non si sono avveduti della via che mena all’inferno e delle apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco
ancora che molte cose dovettero cantarsene, spezialmente alcuni pezzi delle scene di Orfeo, e le canzoni de’ cori. Due altre
to ciò che quì si accenna si vegga il citato volume III della Coltura delle Sicil. p. 364 ecc. 47. Il Bettinelli si contenta
festivo, in cui si profondono molte ricchezze facendo uso del ballo, delle decorazioni, della musica e della poesia, compong
perdere la natura di dramma? faranno che possa cancellarsi dal numero delle poesie sceniche volgari del XV secolo? faranno ch
del Notturno, confessare spontaneamente (nel III volume della Coltura delle Sicilie pubblicato nel 1784) di essermi ingannato
viso del Planelli, del Tiraboschi e del Signorelli (nel t. I pag. 259 delle Rivoluz. del teatro music. Ital.) ed addusse l’ar
la sua Storia. 67. Il P. Bianchi nulla seppe di queste due edizioni, delle quali si parla nell’Eloq. Ital. del Fontanini, e
83 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo IV. Teatro americano. » pp. 19-25
. Seguiva il sacrificio sontuoso, e poi si mangiava da tutti la carne delle vittime, si bevea con certo ordine e con brindisi
n brindisi scambievoli, e si danzava cantando, e facendo uso ciascuno delle proprie insegne, maschere, ed invenzioni. Un rito
e quelle maschere ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, poterono fa
ridicole, le quali dovettero esser simboli satirici delle stravaganze delle passioni smoderate, poterono facilmente convertir
sioni smoderate, poterono facilmente convertirsi in dipinture comiche delle umane ridicolezze. Ci voleva un capitale di filos
li rappresentazioni si faceano nelle sacre festività più solenni (una delle quali era la sopraccennata Raymi), e vi assisteva
istofane, e degl’inglesi. Cresce finalmente sempre più la probabilità delle nostre congetture sull’origine degli spettacoli d
tta alla giornata da tante cause fisiche e morali, la quale partecipa delle antiche origini nel tempo stesso che tanto da ess
84 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 80-124
CAPO II. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue mod
prii diritti. Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia delle parti: quindi vennero quelle fortezze e castella
lle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed alt
il guisa pervenne questo sovrano ad inspirar ne’ suoi sudditi l’amore delle scienzea. Alfredo intanto attese a rischiarare la
doveano abbellirle di tutte le loro grazie? E pure il corso naturale delle nazioni apportò rivoluzione sì vaga e sì mirabile
e accrebbero la propria prerogativa, ed il popolo spezzate gran parte delle sue catene diede allo stato cittadini utili e ind
Siciliani e Toscani. Lusingossi l’apologista Lampillas di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbii
isse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile delle precedenti età, quando ad onta de’ divieti si vid
a sua pastorella, i quali entrarono a parlare degli affari politici e delle vedute de’ gabinetti dell’Europa, e la pastorella
, ove ognuno sceglievasi un’ Amica e la stabiliva sovrana dominatrice delle sue azioni e de’ suoi pensieri, e ne portava la d
els erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mestiereb Tornando al secolo XIII
mo, da’ quali seppe don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa origine delle Orazioni de’ ciechi. Fiorì però in tali paesi a q
steri fatti in Napoli nel tempo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Or perchè qu
mpo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Or perchè quelli del XIII secolo debbono
o Magno , sotto il cui nome uscirono i libri Carolini contro il culto delle immagini. E crede il sig. Lampillas che in altro
il Tiraboschi, si attenda allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della lingua, e al
pretendendo che la Spagna si governasse per alcuni secoli col codigo delle leggi gotiche compilate da Alarico sino dal 506.
ontenne leggi gotiche, com’egli dice, ma fu un breve estratto o sunto delle leggi del codice Teodosiano formato dal giurecons
el governo feodale, e le conseguenze della barbarie. I codici stessi delle leggi pubblicate dalle nazioni (dice il celebre
ati. Nella VII Partita per tutto il titolo 3 trattasi de los rieptos ( delle disfide), e precisamente nella legge 4 si mostra
ochè ben dice un nostro dotto scrittore, non ostante il ritrovamento delle Pandette, ebbe il suo corso nell’Italia trastever
andette, ebbe il suo corso nell’Italia trasteverina per sino al 1183, delle quali cose vedasi il Conrigio, Lindebrogio, Monte
o. Pongasi poi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne, se ne do
omane. Ma senza più ascoltiamo la decisione dell’autore dello Spirito delle Leggi, giudice troppo competente, intorno alle le
di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vote di se
studiate bene nè punto nè poco. a. Vedasi l’introduzione al libro V delle Storie Fiorentine di Niccolò Macchiavelli, il qua
l renda abbastanza generale. b. Consultisi Montesquieu nello Spirito delle Leggi lib. XXVIII, c. 2. a. Vedi Muratori nel vo
superarsi a vicenda cantando e clamando e fort cridar sino a che una delle parti rimanesse vincitrice. In qualche altra chie
mente questa e la precedente chiamaronsi feste de’ fatui, dell’asino, delle calende, degl’Innocenti. a. Michele Nostradamus
ia d’Inghilterra. b. Si vegga il precitato Discorso nella collezione delle antiche poesie Inglesi. a. Muratori Rer. Italic.
p. 1205. b. Antiquit. Medii Ævi t. II. p. 849. a. Vedi il libro IV delle Antichità Romane dove parla del Coliseo. b. Ant
85 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
a depravazione dell’eloquenza poetica e oratoria nel seno della madre delle arti, ebbero finalmente la buona ventura di far t
sia de’ Greci e de’ Latini fu ricondotta trionfante dentro il recinto delle Alpi. Ogni genere poetico nel principio di questo
sue tragedie, Giunio Bruto, Marco Bruto, Cesare, e Druso. La condotta delle favole n’é sommamente giudiziosa; lo stile grande
e senza invenzione e senza interesse? E chi non preferirebbe la sorte delle tragedie di Shakespear a quelle del Gravina e del
requenti rappresentazioni si son fatte, e si fanno tuttavia in Italia delle tragedie del P. Ringhieri. Molte ne ha egli scrit
ani per la tragedia, che ha in quelli ultimi anni aumentato il numero delle nostre buone prefazioni. Si fa leggere con piacer
Rossana dell’anzinomato Magnocavallo. Dallo scrittore de’ primi anni delle romane Efemeridi e della Gazzetta Universale Fior
olle quali avea la sorte di divertire il gran Carlo III, oggi il Tito delle Spagne. Quello scrittore rappresentava con molta
iani, di contraffar la cantilena del maestro. Napoli si pregia ancora delle produzioni teatrali del dottissimo cattedratico e
conseguirlo é ricorso scaltramente al solito rifugio del maraviglioso delle macchine, trasformazioni, e incantesimi, o ha com
maggiore invenzione, più arte di teatro, più delicatezza nel maneggio delle passioni, più forza e nobiltà nelle dipinture de’
venzioni; ma quali? Molti critici hanno asserito che la maggior parte delle favole metastasiane viene dalle francesi, perché
tasiane viene dalle francesi, perché non seppero che la maggior parte delle francesi si trasse dalle italiane. Questo traffic
lezza di Sesto per tramar la ruina dell’imperatore; e l’ondeggiamento delle sue mire comunica al dramma un continuo patetico
io Sesto incomparabilmente più patetico é combattuto dalla conoscenza delle virtù eroiche di Tito, dall’amicizia da lui oltra
’eusse une âme si traîtresse! Augusto lo confonde mostrandosi inteso delle più minute disposizioni della congiura, e Cinna c
i poeti petrarchisti, dantisti, e pindarici, e i pettoruti ammiratori delle regole di Aristotile che mai non lessero; taccian
eatro e del nome italiano225, che per lui risuona sulla maggior parte delle scene europee bisognose della nostra musica. A Me
d’opere comiche, chiamate buffe, sono uscite in questo secolo, alcune delle quali si sono inserite nella biblioteca teatrale
a in Lucca nel 1765. Esse generalmente son da collocarsi nella classe delle farse. Hanno qualche tintura più propria della co
(secondo che afferma l’autor inglese del Parallelo della condizione e delle facoltà degli uomini) che la perfezione di sì bel
lairées».La critica, qualor avrà per suo principal fine l’avanzamento delle lettere, e il far argine al cattivo gusto e al to
cavillossi, villani e superbi, farà sempre l’obbrobrio e ’l flagello delle lettere, e lo scoraggiamento e l’avversione degli
Verona, sua patria, onorollo vivente di una Statua, monumento perenne delle di lui rare virtù». Ô vous, Français, nés tous p
esiderarsi che qualche dono e giudizioso letterato facesse qua scelta delle migliori traduzioni italiane dei più pregiati dra
ionato dall’imperador Federigo II, e nell’altro tomo ha dato un sunto delle leggi longobarde, esaminandone le maniere, i cost
donde poi é passato alle leggi normanne e sveve contenute nel volume delle constituzioni del regno, esaminandole non già iso
poétique: De penser ce qu’un autre a pu penser comme eux. La sfera delle belle idee in materia di belle arti e essendo mol
ilito Negli affetti di Padre e di marito. Per non nuotare nel vacuo delle idee, e dare in stravaganze, fa d’uopo leggere e
e quello bisogno fu il piacere. «Gli dei, dicea Platone, impietositi delle fatiche e delle pene inseparabili dall’umanità, f
o fu il piacere. «Gli dei, dicea Platone, impietositi delle fatiche e delle pene inseparabili dall’umanità, fecero all’uomo i
«il quale, come saviamente dice Anton Maria Salvini, sebbene imperito delle finezze delle arti, pure possiede in se il comune
e saviamente dice Anton Maria Salvini, sebbene imperito delle finezze delle arti, pure possiede in se il comune senno, e ’l d
sure dell’antica poesia greca, e con freddi raziocini». 226. «Una delle principali cagioni della loro superiorità in ques
sue vocali sono per lo più aperte e vigorose, cosa che rende il suono delle voci chiaro e pieno: é armonioso, musico, e poeti
a diversità de’ movimenti, alla vaghezza e vivacità dei vari colori e delle mezze tinte, e all’aggiustatezza delle modulazion
a e vivacità dei vari colori e delle mezze tinte, e all’aggiustatezza delle modulazioni: finalmente é pieghevole e accomodant
a musica, così in Italia ne’ tempi de’ romani, e dopo il risorgimento delle arti, lo é stata Napoli, che perciò a ragione vie
86 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Dei balli »
el dramma esso non fece mai; è sempre forestiero nell’azione e il più delle volte ad essa ripugnante. Finito un atto, saltano
sfinimento, un saltar disonesto che non dovrebbe mai aver l’applauso delle persone gentili, una monotonia perpetua di pochis
gli scrittori, degli tragicissimi effetti che operò in Atene il ballo delle Eumenidi, di ciò che operava l’arte di Pilade e d
si trovi congiunta con la grazia la forza della persona, la mollezza delle braccia con l’agilità de’ piedi, ed apparisca que
e una imitazione che, per via de’ movimenti musicali del corpo, si fa delle qualità e degli affetti dell’animo; ella ha da pa
87 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 639-641
unga poesia al Marmontel, in cui è la seguente descrizione appetitosa delle sue doti fisiche. Dopo di aver toccato dell’Itali
doti fisiche. Dopo di aver toccato dell’Italia, la terra degli eroi, delle grazie, della poesia, che produsse Cintia, Delia
re…, Hélas ! Je t’ai vû. Secondo il Grimm, dispregiatore per sistema delle commedie italiane, il chiasso fattosi attorno a C
azione, dacchè egli non seppe vedere in lei che de' bellissimi occhi, delle belle carni, e un magnifico petto accoppiati a un
tre 3000 all’anno, Létorière e Di Saint-Crix, ufficiali al Reggimento delle Guardie, e il Conte di La Marche, più tardi Princ
88 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue moderne. » pp. 2-31
CAPO PRIMO. Ritorno delle rappresentazioni teatrali dopo nate le lingue mod
oprj diritti. Quindi il continuo sospetto che alimentava la discordia delle parti: quindi vennero quelle fortezze e castella
lle fortezze e castella opposte ad ogni nemico domestico o straniero, delle quali e nella Spagna e nel regno di Napoli ed alt
il guisa pervenne questo sovrano ad inspirar ne’ suoi sudditi l’amore delle scienze3. Alfredo intanto attese con pari ardore
bbellirle di tutte le loro grazie (Nota II)? E pure il corso naturale delle nazioni apportò rivoluzione sì vaga e sì mirabile
iani e Toscani. Lusingossi qualche apologista straniero di partecipar delle glorie Italiane di quel tempo col seminar dubbj p
isse siffatti spettacoli, indi cangiando condotta e seguendo lo stile delle precedenti età, quando ad onta dei divieti si vid
mo, da’ quali seppe Don Blàs de Nasarre rintracciar la famosa origine delle orazioni de’ ciechi. Fiorì però in tali paesi a q
steri fatti in Napoli nel tempo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Or perchè qu
mpo degli Angioini recammo nel III volume delle Vicende della Coltura delle Sicilie. Or perchè quelli del XIII secolo debbono
lo Magno, sotto il cui nome uscirono i libri Carolini contro il culto delle immagini. E crede il Sig. Lampillas che in altro
il Tiraboschi, si attende allo zelo, alla sacra dottrina, alla forza delle ragioni, e non già alla purità della lingua e all
pretendendo che la Spagna si governasse per alcuni secoli col codigo delle leggi gotiche recopilate da Alarico sin dal 506.
ntenne leggi gotiche, com’ egli dice, ma fu un breve estratto o sunto delle leggi del codice Teodosiano formato dal giurecons
del governo feudale e le conseguenze della barbarie. I codici stessi delle leggi pubblicate dalle nazioni (dice il celebre G
ati. Nella VII Partita per tutto il titolo 3 trattasi de los rieptos ( delle disfide), e precisamente nella legge 4 si mostra
dochè ben dice un nostro dotto scrittore, non ostante il ritrovamento delle Pandette, ebbe il suo corso nell’Italia trastever
andette, ebbe il suo corso nell’Italia trasteverina per sino al 1183, delle quali cose vedasi il Conrigio, il Lindebrogio, il
o. Pongasi poi da parte che quando pur fossero veramente goffe alcune delle leggi di que’ tempi, per ben giudicarne se ne dov
omane. Ma senza più ascoltiamo la decisione dell’autore dello Spirito delle leggi, giudice troppo competente, intorno alle le
di Egica, sono puerili, goffe, idiote: esse non conseguiscono il fine delle leggi, sono piene di tinte rettoriche, vuote di s
antecedentemente studiate bene. 5. Vedasi l’introduzione al V libro delle Storie Fiorentine di Niccolò Machiavelli, il qual
enda abbastanza generale. 6. Consultisi il Montesquieu nello Spirito delle leggi lib. XXVIII c. 2. 7. V. il Muratori nel vo
superarsi a vicenda, cantando e clamando e fort cridar fino a che una delle parti rimanesse vincitrice. In qualche altra chie
mente questa e la precedente chiamaronsi feste de’ fatui, dell’asino, delle calende, degl’ Innocenti. 14. V. il Discorso agg
els erranti si considerarono nella classe de’ mendici, de’ vagabondi, delle persone senza mestiere. 16. Mur. Rer. Ital. Scr
1205. 22. In Antiquit. Medii Ævi t. II, p. 849. 23. V. il libro IV delle Antichità Romane’ parlando del Coliseo. 24. Ant
89 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo primo — Capitolo primo »
si riferisce il restante; nell’opera non è la padrona ma la compagna delle altre due, anzi in tanto si dice buona, o cattiva
me all’opposto i più atti sono quelli, che riuniscono l’una e l’altra delle anzidette qualità. Ma siccome la parte più essenz
l dramma musicale, il quale, siccome avviene a tutti gli altri lavori delle arti imitative, non ha tanto per oggetto il vero
ma che il perfezioni nel dipignerlo, aggiungendovi quella proporzione delle parti, e quella mistura de’ colori, ch’egli non h
discorso. S’io non m’inganno, la soluzione dipende dall’esame intimo delle relazioni, che corrono fra le due facoltà. [4] Il
e, e coll’accento naturale della voce quelle fibre intime, all’azione delle quali è, per così dire, attaccato il sentimento.
llocazione, la pronunzia, e il suono stesso de’ segni arbitrari, cioè delle parole l’immagine mentale da lui creata esprimano
hé quanto più la espressione poetica de’ motti s’avvicina alla natura delle cose, che si rappresentano, tanto più agevolmente
carattere distintivo della poesia se non in quanto è una conseguenza delle altre due: cosicché una istruzione scompagnata da
[6] Egli è vero che negli autori anche più celebri si trovano spesso delle sentenze morali, che paiono scompagnate dall’uno
inflessioni della favella ordinaria, onde si risvegliano le idee, che delle passioni furono principio: ora raccogliendo cotal
è che la poesia fatta per accoppiarsi colla musica, debbe rivestirsi delle qualità, che questa richiede, e rigettarne tutte
o debbe somministrare al compositore. Lasciando al tragico l’ampiezza delle parole, e il lento, ed artifizioso sviluppo degli
ono agitazione. Mal s’applicherebbe la più possente e la più energica delle arti d’imitazione ad un discorso freddo e insigni
poesia piace non meno quando istruisce che quando commuove; la prima delle quali cose può conseguirsi egualmente coi caratte
nquilla, nella quale eglino s’informano a vicenda dello stato attuale delle cose, con cui si espongono le circostanze, e si r
ltra situazione d’animo più veemente e concitata, dove i primi impeti delle passioni si spiegano, quando l’anima, ondeggiando
negli intervalli della voce ciò che tace il cantante. L’anima stanca delle sue incertezze si risolve finalmente, e abbraccia
a sfortunata Didone viene a ragguagliarla ch’Enea senza punto curarsi delle sue preghiere ha nel silenzio della notte ragunat
nata al mio avviso dal non aver penetrato abbastanza nella filosofia delle passioni, e dall’avere stabilito come regola gene
regola generale ciò che dovrebbe essere una eccezione soltanto. V’ha delle passioni che ammettono le sentenze riflesse, v’ha
schiavi, non può conseguirsi senza un intima cognizione degli uomini, delle loro proprietà, e debolezze, delle vicende della
un intima cognizione degli uomini, delle loro proprietà, e debolezze, delle vicende della fortuna, delle circostanze de’ temp
mini, delle loro proprietà, e debolezze, delle vicende della fortuna, delle circostanze de’ tempi, e de’ mezzi di prevalersen
spirito d’osservazione, e di sistema capace di rilevar la connessione delle cause coi loro eventi, e di risalire fino ai prin
se passioni dedur si potrebbe una teoria generale cavata dalla natura delle cose, che risparmierebbe molte critiche poco fond
a difficile, e delicata carriera del teatro. [25] Lo stesso dee dirsi delle comparazioni. Mi sembra egualmente ingiusto lo sb
mperio, non sa immaginare le cose anche più astratte se non rivestite delle proprietà che osserva negli oggetti sensibili. Qu
ad ogni tratto nella bocca de’ più idioti. Quindi l’origine eziandio delle similitudini egualmente naturali all’uomo, allorc
to è più scarso il linguaggio, e meno progressi v’ha fatto la coltura delle artie delle scienze. Leggansi le prime poesie di
rso il linguaggio, e meno progressi v’ha fatto la coltura delle artie delle scienze. Leggansi le prime poesie di tutte le naz
l linguaggio si stende, che le arti si moltiplicano, e che la coltura delle lettere vi si aumenta, lo stile delle figure e de
moltiplicano, e che la coltura delle lettere vi si aumenta, lo stile delle figure e de’ segni s’indebolisce, s’introduce l’u
dell’epica trasferito al teatro». Ma, se mal non m’appongo, in niuna delle anzidette cose è posta la natura del dramma in mu
, vale a dire, per una serie di fatti che accadono senza l’intervento delle leggi fisiche dell’universo per la mediazione imp
serie di scene disunite, e senz’alcun disegno. Glissi permette l’uso delle comparazioni e della stile lirico drammatica, ma
l dramma si deducono molte altre in particolare spettanti alla natura delle parti che lo compongono. Ma molte di esse sono st
he incanta. Di tali doti alcune si trovano mediocremente in Lucrezio, delle altre non apparisce neppur vestigio. Sì, lo dirò
arlar a un secolo di lucreziani. Il solo episodio d’Aristeo, e quello delle lodi della vita rusticana nelle Georgiche interes
issimo, questo è l’aria propriamente detta. Quinta: vi sono nell’aria delle particole o delle corde aere per ciascun suono co
’aria propriamente detta. Quinta: vi sono nell’aria delle particole o delle corde aere per ciascun suono come vi sono de’ glo
90 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO IV. Opera Musicale. » pp. 314-344
tura, scultura ed architettura. Essa gloriavasi allora de’ talenti, e delle invenzioni di varii celebri pittori e machinisti,
sse nelle prime città Italiane a gara accolto e coltivato? Non furono delle ultime a goderne Venezia, Bologna, Roma, Torino,
attro balli differenti  il primo della Fama con sei cigni, il secondo delle Muse con Apollo, il terzo di nani e ciclopi, il q
ella poesia che sola può somministrare alla musica il vero linguaggio delle passioni, cominciò ben presto ad occupare l’ultim
dinando I prescelto ad inventare i componimenti musicali per le feste delle nozze della principessa Maria. In tale occasione
omenico Lupi, per due famose cantatrici, ad oggetto di decidersi qual delle due fosse la più eccellente per soavità di voce e
ostra Storia de’ Teatri del 1777 dall’erudito estensore di quel tempo delle Romane Efemeridi letterarie. Egli desiderava che
Egli desiderava che vi si fosse mentovata l’ inumana usanza, malgrado delle leggi introdotta, di mutilare i giovanetti cantor
io. I Persiani, secondo Pietro della Valle, se ne valsero per castigo delle deflorazioni. Gli Affricani poveri la convertiron
mana , e gli escluse affatto dal suo servigio , confinandoli ai bagni delle femmine  di che è da vedersi Lorenzo Pignorio de
ar da Alessandro e da Cesare ne’ nostri teatri. Contenti gli antichi delle voci naturali de’ loro attori ancor nelle parti f
el tomo I, si servissero ne’ musicali trattenimenti dati nelle stanze delle imperatrici, non gli adoperarono mai nelle recite
la naturalità, ed oppressa la Sicilia ed alcune terre della Puglia e delle Calabrie, colla voce de’ loro laidi eunuchi Affri
a i primi dieci anni del secolo XVII i teatri italiani non risonarono delle note di siffatti cigni infelici che mercano a si
ndo assaporare e premiando esorbitantemente l’artificiale squisitezza delle voci. Ma chi sa quando l’Italia si purgherà di ta
e a i Tenori con tanto diletto ascoltati, le dolcissime naturali voci delle femmine fanno in iscena, senza che si violenti la
della Laguna e Margherita Costa, Erirreo ne nomina un’altra come una delle più eccellenti de’ tempi suoi, cioè Leonora Baron
iadria che incanta tutti ”a. Che se tanto può attendersi dallo studio delle donne, quali vantaggi maggiori ne presentano le v
91 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro II. — Capo V. Stato de’ Teatri in Francia, Inghilterra, e Alemagna nel medesimo Secolo XVI. » pp. 242-251
Piselli Pesti erano un’altra spezie di farsa francese. Sembra che una delle più famose di esse sia stato l’Avvocato Patelin,
atta da Patelin, e la contesa dell’avvocato e del cliente che lì vale delle di lui istruzioni per non pagarlo. Da simili rapp
rina de’ Medici, che introdusse in Francia il gusto e la magnificenza delle feste e degli spettacoli, nel 1561 ne fé rapprese
persone di nome, tra’ quali due poeti Belleau e La-Peruse. Più azione delle tragedie hanno le commedie di Jodelle, e dipingon
enza. Donne violate, cortigiane, adultere, sono le persone principali delle sue favole. Le prime tenerezze di due innamorati,
a fronte dell’italiano! Inghilterra Non erano meno grossolani delle farse francesi gli spettacoli scenici dell’Inghil
moralità, le farse continuarono a rappresentarsi. Del re Eduardo VI, delle cui cognizioni Cardano fa grandi elogi, si dice,
Salomone comico-tragedie, e di Zorobabel, commedia di Sisto Betuleio; delle commedie di Giobbe di Adamario, di Rut di Drisear
quel tempo ben connesso, e vi si osserva scrupulosamente le quantità delle sillabe in tutti i differenti metri che l’autore
hocquet. 167. M. d’Argentré Histoire de Bretagne presso gli Aneddoti delle Regine di Francia, tom. III. 168. Perroniana p.
92 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 801-806
gi Rossini, nella commedia in tre atti di Giacomo Bonfìo – L’imbrogio delle tre mugier – la quale per gli equivoci e i sali c
co di Venezia ch’egli vi fece quattordici stagioni di seguito, alcuna delle quali comprendeva autunno, carnevale e quaresima,
lle quali comprendeva autunno, carnevale e quaresima, con grave danno delle maggiori compagnie sulla Piazza, quali di Mascher
ra fama di Compagnia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova, delle Morbinose, delle Donne Gelose, del Campiello, del
nia modello ; e le rappresentazioni della Casa Nova, delle Morbinose, delle Donne Gelose, del Campiello, del Maldicente, del
onorata, della Bona Mugier, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon, delle Done de Casa Soa, delle Baruffe Chiozzote, del Mo
er, del Ventaglio, del Sior Todero Brontolon, delle Done de Casa Soa, delle Baruffe Chiozzote, del Molière, dei Quattro Ruste
entusiasmo ; il favore del pubblico finito. Accettò il Teatro Fedeli delle Zattere, ma anche là provò gli effetti tristissim
raphie-theatre/images/rasi_comici-italiani-01-02_1897_img091.jpg] Una delle grandi prerogative di Luigi Duse, non più accorda
veva patriarcalmente, come non si potrebbe dire, e nella più perfetta delle armonie. Nè si limitò il Duse alla Recitazione de
93 (1764) Saggio sopra l’opera in musica « Saggio sopra l’opera in musica — Introduzione »
r solamente dall’accordo perfetto di quelle; e l’opera in musica, una delle più artifiziose congegnazioni dello spirito umano
izione languida, sconnessa, inverisimile, mostruosa, grottesca, degna delle male voci che le vengon date e della censura di c
a’ cantanti insorgono tutto dì mille pretensioni e dispute sul numero delle ariette, sull’altezza del cimiero, sulla lunghezz
ne che si conviene, quando le antiche repubbliche intendevano per via delle sceniche rappresentazioni di accendere il popolo
agno dalla curiosità e dall’ozio di pochi cittadini, non sanno il più delle volte ciò che fare si convenga, o atteso i mille
d be, Such is a single piece to history. E St. Evremond nel tomo III delle sue opere: «Une sottise chargée de musique, de da
94 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome II « CONTINUAZIONE DEL TEATRO GRECO E DEL LIBRO I — CAPO XII. Teatro di Aristofane. » pp. 16-140
l conoscenza de’ costumi e dello stato degli Ateniesi, che, mal grado delle bassezze ed oscenità, piaceranno in ogni tempo a
ima dell’ era Cristiana. Cinquanta e più commedie compose Aristofane, delle quali per la maggior parte, è perita ancor la mem
l’opposto, e l’effetto si ritarda; la qual cosa allude alle discordie delle città Greche, per le quali la guerra sussiste. I
a divina volontà. Vedendo poi le vivande preparate vuole la sua parte delle interiora. Ma Trigeo gli risponde lepidamente: T
se che le tollerava, e si appiglierà solo alle molte finezze comiche, delle quali la Pace abbonda, non meno che al buon senno
. L’Ateniese Lisistrata moglie di uno de’ primi magistrati si fa capo delle donne Greche, e ordisce una congiura per ridurre
a e in ogni tempo; sbucciano bensì ben di rado gli Aristofani vindici delle pubbliche lagrime. Le Concionatrici (Εκκλεσιαζουσ
za la loro stravagante pretenzione di togliere agli uomini il governo delle pubbliche cose. Mostra in prima il poeta la loro
i virili, lasciano crescere la loro lanugine, e si appiccano al mento delle barbe posticce per presentarsi al Consiglio. Espo
segreto della propria casa. Le commedie sono la storia de’ costumi e delle maniere; e se Aristofane non ha commesso un error
ngato, e singolarmente riferisce la concione di certo giovanetto (una delle donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lo
anetto (una delle donne mascherate) il quale diffondendosi nelle lodi delle donne ha dimostrato doversi dar loro il governo d
niente che subito manifestá la stranezza del progetto, nasce dall’uso delle donne. Le vecchie si bellettano, e stanno attende
ovani vogliono avvicinarsi alle fanciulle senza tracannare l’amarezza delle stagionate. La commedia termina con una gran cena
rali di fuoco, e non si facciano de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più vivací contro delle invénzioni tragich
o de’ loro versi continue parodie. Una delle satire più vivací contro delle invénzioni tragiche contiene questa commedia, la
i agita una comica difesa di Euripide allora vivente contro le accuse delle donne satireggiate da questo tragico che in tal f
padrone. Osservate, o popoli, un silenzio religioso ora che il Coro delle Muse discesenel gabinetto del mio padrone gli stà
ver debbe i costumi convenienti alle favole che maneggia, e chi ne fa delle effemminate, uopo è che accomodi se stesso a que’
are Mnesiloco, e di parlare a favore di Euripide accusato come nemico delle donne. Agatone se ne scusa; ed è forza che il sol
rlande per gli sagrifizii, dopo le di lui tragedie non vende la mettà delle corone che prima vendeva. Levasi appresso Mnesilo
to quel tragico, le quali poteva pubblicare in isvantaggio e disonore delle donne. E quì il Comico spiega tutta l’amarezza de
questo colpo teatrale, è che l’azione si rappresenta nel terzo giorno delle Tesmoforie, le quali duravano cinque dì, e quello
Coro giustifica il proprio sesso, ed accusa gli uomini degli eccessi delle donne. Atto IV. Mnesiloco aspettando in vano il g
che ripete i suoni e le parole; e seguita la scena della ripetizione delle parole. Ecco sen fugge con maraviglia della finta
tinuata ne’ due ultimi; ma il Comico contava certamente sulla varietà delle imitazioni e parodie, le quali, presso la posteri
à delle imitazioni e parodie, le quali, presso la posterità già sazia delle trasformazioni degli zanni scemano di pregio in r
to a fare a piedi il giro della palude. Si sente il molestissimo Coro delle Rane, le quali coll’ingrato gracidare Brecececex
fanno montar la stizza a Bacco. Questa scena molto corta, ed il Coro delle Rane, il quale secondo lo Scoliaste, neppure comp
a guastar l’ordine del canto, quattro volte tacendo; ne censura l’uso delle parole strane ignote agli spettatori. A quest’ult
, a qual genere appartiene la favola che io esamino? La maggior parte delle osservazioni di quell’erudito contro Aristofane s
anni dopo, ed il suo credito non iscemò punto per la rappresentazione delle Nuvole. Può ben dirsi però che in essa il Comico
to che il canto venga dalla parte deretana. Str. Il di dietro adunque delle zanzare è una tromba? Con simili inezie il poeta
co’ piedi toccasse la terra, perchè questa attrarrebbe a se l’umore delle sue cogitazioni , le quali non avrebbero forza di
azioni , le quali non avrebbero forza di elevarsi alla contemplazione delle cose superiori. Non sembra che favelli un cerreta
ità col nome del buon Socrate, insegna che non vi sia altro nume fuor delle Nuvole, alle quali fa una preghiera con parole in
gnino mostrarsi a questo nuovo discepolo. Odesi qui il canto del Coro delle Nuvole accompagnato o preceduto dallo scoppio del
ofittavano di ogni occorrenza per appagar l’occhio colla magnificenza delle decorazioni. Questo canto è lavorato con forza e
lingua. Strepsiade promette di non più sacrificare, purchè col mezzo delle Nuvole diventi un esperto parlatore da potere agg
creditori. Le Nuvole gliel promettono ordinando che si dia in potere delle loro fantesche e si adatti ad obedirle. Socrate c
nto vi si osserva una novità. Non solo il poeta mette in bocca di una delle persone del Coro le proprie lodi, come si è vedut
lo stesso autore come un individuo di quel popolo. Tuttavolta il coro delle Nuvole si suppone composto di esseri immaginarii,
de’ suoi competitori e antepassati. Dice di esser questa la migliore delle sue favole, e spera che l’uditorio l’accolga beni
i due o tre volte la medesima favola. Io m’ingegno di comporne sempre delle nuove e spiritose con tal cura che l’una all’altr
Strep. Per me non v’ha cosa migliore del semisestario. Socr. Tu dici delle bestialità. Strep. O non è egli tetrametro il sem
re con semplicità, si burla del giuramento fatto per gli Dei, si vale delle follie apprese da Socrate, e lo discaccia. Ne sop
(ripiglia il debitore) ardisci domandare i tuoi denari, se nulla sai delle cose di sopra? Dammi almeno l’interesse (replica
itore, e s’impose a’ giudici che niun altro nome a quello dell’autore delle Nuvole si preponessea. Cartaud de la Vilade prete
degli uccelli contro gli Dei per consiglio di un uomo. Dalla lettura delle commedie antiche e dal sapere qual religione prof
ual religione professassero i popoli che le applaudivano, risulta una delle coutraddizioni delle nazioni. Atenne venerava Gio
assero i popoli che le applaudivano, risulta una delle coutraddizioni delle nazioni. Atenne venerava Giove e gli altri numi,
sori. Mostra egli a’ volatili come essi sieno stati i primi regnatori delle regioni abitate, e che sieno più degli Dei merite
motteggiano Spintaro, Essecestide, Clistene, Cleonimo come divoratore delle pubbliche sostanze, e Metone astronomo. Le Vespe
e cerca ad ogni patto di sprigionarsi per andare a giudicare. Il Coro delle Vespe ode le di lui querele, e si presta a soccor
il figliuolo accorre co’ suoi famigli. Filocleone implora il soccorso delle Vespe amiche. O giudici, o Vespe acutissime, vol
mpa di un sacrifizio. Dopo l’aringa dell’accusatore, si dà il termine delle difese al reo, si esaminano i testimoni che produ
lone, mangiator di fave (cioè avido di giudicare e dar voto per mezzo delle fave, colle quali si affermava o negava nelle del
popolo? E Demostene: Non v’ha cosa più agevole. Fa quel che fai ora delle tue salcicce; scomponi e rattoppa a tua posta, pu
popolo Ateniese . Atene però che doveva intendersi meglio del Nisieli delle qualità richieste ne’ suoi governatori, premiò l’
a chi ama la guerra. Diceopoli commendando la pace amica di Venere e delle Grazie, sa preparare un magnifico convito, e il C
ie sporta. Dice. Serva, portami i miei cestoni. Lam. Dammi del sale e delle cipolle. Dice. Dammi i miei manicheretti, che le
si; ma pressato dalle minacce di Carione manifesta di esser Pluto Dio delle ricchezze, e di trovarsi mal condotto sporco e pr
ura, stragiura, e al fine rivela il secreto di tenere in casa il nume delle ricchezze. Se ne maravigliano i Villani, e braman
ilosofi migliori non hanno insegnato di più investigando il principio delle società e dell’economia politica. Quali popoli fu
ai gli patirà. La vita del mendico che dipingete, consiste in mancare delle cose più necessarie: quella del povero in vivere
ccidenti a lui stesso avvenuti nell’andar la notte pel tempio rubando delle schiacchiate ecc. La casa di Cremilo si converte
iva e vestiva un giovine bisognoso, il quale per tali comodi malgrado delle di lei grinze la corteggiava; ma oggi che col fav
endo di prestare ogni servizio più vile, ed il servo lo manda a lavar delle budella. Finalmente si ricovera in casa di Cremil
piena bocca su questo comico le sue lodi per la verità e naturalezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la
lezza delle invenzioni, per la proprietà de’ costumi, per la felicità delle allusioni, per la bellezza de’ colpi, e per la fe
o di questo poeta agli ambasciadori Spartani e de’ soggetti ordinarii delle sue satire, ebbe a dire che «i di lui consigli er
e. a. Osserva l’eruditismo Daca Michele Vargas Macciucca nel tomo II delle Antiche Colonie venute in Napoli che terminando i
95 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
ropria poetica immaginazione. Scrisse il Carretto tre altre commedie, delle quali una s’intitolò i Sei Contenti; ma esse non
dalle tenebre de’ secoli rozzi quando vogliono scoprirsi i principii delle arti; ma quando queste già vanno altere di grandi
a talvolta un troppo rigoroso accordamento di consonanze alla maniera delle italiche canzoni liriche. La narrazione di Sofoni
lui discorsi, alla compassionevole contesa con Erminia, ed al quadro delle donne affollate intorno a Sofonisba che trapassa,
asi nel teatro tragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre, delle Medeea. La tradusse
ragico come un tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre, delle Medeea. La tradusse in prosa con i c
n tesoro comune di sicuro evento al pari delle Ifigenie, delle Fedre, delle Medeea. La tradusse in prosa con i cori in versi
e ebbero i Francesi di un dramma in cui venissero osservate le regole delle tre unità, debbono riconoscerla dalla Sofonisba d
hanno dall’Italia ricevuto quasi verun favore , e che la prima idea delle bellezze che essi hanno profuso sul teatro e ne’
facilmente prestati alla loro imitazione. Ma quanto alla prima idea delle bellezze teatrali , la storia contraddice all’ass
ia negarne un altro? Giovanni Rucellai autore del vaghissimo poemetto delle Api, cugino germano del pontefice Leone X, nato i
sostenuti e le passioni dipinte con verità. L’autore non perde veruna delle situazioni interessanti del grecò originale e toc
ciò che si vede sin dalla prima scena nella narrazione che fa Oreste delle proprie avventure incominciando dalla guerra di T
a de’ due amici meriterebbero di esser trascritti; ma ci contenteremo delle seguenti parole di Pilade: E pensi or ch’io ti l
era. simili riflessioni a noi sembra questa tragedia del Martelli una delle nostre più difettose, benchè il Gravina l’abbia n
ra di Tantalo e Megera. L’atto IV nel quale Atreo ammazza i nipoti, e delle loro membra prepara al fratello le vivande scelle
ottimo fine della tragedia di purgar con piacevolezza lo sregolamento delle passioni per mezzo della compassione o del terror
ebbe lo stesso effetto in una città colta che ha assaporato il piacer delle lagrime del teatro, purchè se ne troncassero acco
III, quando Malecche esorta Sulmone alla pietà, e i lamenti del Coro delle donne dopo che Orbecche si è trafitta. Pietro Are
ersi la di lei dipintura dopo udita la morte dello sposo e alla vista delle spoglie di lui insanguinate, e quando si presenta
el duca, tale fu il concorso che non potè recitarsi. Questa frequenza delle rappresentazioni tragiche, questi applausi reiter
Italiani? Indicano ancora la languidezza e la noja perpetua a cagione delle greche imitazioni rimproverata ai componimenti tr
attro tragedie pubblicò Antonio Cavallerino modanese nel 1582 e 1583, delle quali parlano l’Allacci ed Apostolo Zeno nelle An
anti anni prima comparve un abbozzo di questa tragedia nella II parte delle Rime e Prose di Torquato Tasso raccolte per Aldo
i Torquato Tasso raccolte per Aldo il giovine nel 1582. Nell’edizione delle di lui opere fatta in Venezia da Stefano Monti ne
rattere tragico. Egli che tanto affettava d’insistere sull’osservanza delle regole di Aristotile, in quale aforismo di quel g
ico consista nella modificazione de’ costumi, e non già nella qualità delle passioni? Di più, che le grandi passioni umane ap
no feodale, e della cavalleria notabili appunto pel vigoroso fermento delle perturbazioni più robuste? Io non so come non ved
ri anche suoi compatriotti osservarono, cioè che l’epoca de i duelli, delle giostre, de’ beni della lancia, è appunto un ritr
izio ottimo per conseguire il fine della tragedia: una dipintura fina delle passioni: un piano regolare: un movimento nell’az
che empie, interessa, intenerisce, commuove ed eccita il bel piacere delle lagrime. Sono forse moltissime le tragedie più mo
ima l’eleganza, l’energia e la verità che campeggia nella descrizione delle notturne inquietudini dell’innamorata Alvida nel
Torrismondo. C’increscerebbe ne’ fatti precedenti il bosco e l’altro delle ninfe incantatrici che servono di base al cambio
o circostanziata della tempesta in bocca dell’angustiato Torrismondo; delle lungherie della scena terza del medesimo atto di
esto componimento; perchè presso i veri intelligenti la modificazione delle maniere esteriori ed alquanti nei di poca consegu
nque (dicasi un’ altra volta con pace del Linguet) il Torrismondo una delle produzioni italiane che diedero a’ Francesi le pr
o una delle produzioni italiane che diedero a’ Francesi le prime idee delle bellezze teatrali. Un’ altra buona tragedia itali
teatrali. Un’ altra buona tragedia italiana conobbe la Francia prima delle composizioni spagnuole, cioè il Tancredi di Feder
Nel rimanente si va dietro le orme di Seneca nel bellissimo atto III delle Troadi, ma col miglioramento che l’azione è una,
so della lunga via di fermarmi su ciascuna di esse. Ravviva la storia delle tragedie degli ultimi anni del secolo la Semirami
a siffatte nozze, e ne palesa i politici impulsi. All’opposizione poi delle leggi risponde: Quanto alle leggi, ogni dì nasco
poi che Imetra debba aver qualche secreto nel cuore contro al disegno delle sue nozze e di quelle di Dirce, e soggiugne. Facc
ato che Pietro da Calepio avesse allegato per uno degli ottimi esempi delle tragedie italiane, dopo di avere in alcune di ess
antovano Teofilo Folengo morto nel 1544, bizzarro ed ingegnoso autore delle Poesie maccaroniche sotto il nome di Merlin Cocaj
te Pomponio Torelli col titolo di Merope, possiamo chiudere la storia delle tragedie italiane del Cinquecento. Fioriva in Par
entenze, l’eleganza dello stile e la vivace dipintura de’ caratteri e delle passioni, debbonsi prima di ogni altro al Torelli
la Traboccò nel suo sangue singhiozzando. Non ho addotti gli squarci delle situazioni somministrate dall’antico argomento, b
o sì fido e costante, a segno di attendere dieci anni la conchiusione delle nozze, non venisse a combattere colla propria amb
creti importanti della favola, è un difetto comune alla maggior parte delle tragedie di quel tempo. Non ne vanno esenti le al
del Tasso e del Guarino, un poema drammatico che meritasse lo studio delle altre nazioni. Quanto è difficile entrare a sent
di chi si arroga l’autorità di giudice! Non hanno meritato lo studio delle altre nazioni i tanti argomenti nuovi degl’Italia
, i pensieri e gli affetti degl’interlocutori? Non meritano lo studio delle altre nazioni i drammatici Italiani del XVI secol
he fecero gl’Italiani un secolo e mezzo prima di Cornelio introduttor delle regole tra’ Francesi? Non pensò, ciò scrivendo, a
i s’inganna. Dessa è tale per l’azione grande che chiama l’attenzione delle intere nazioni, e non già di pochi privati, per
cese, in cui ad imitazione del Trissino si videro osservate le regole delle tre unità, e che servì per ciò di modello alla ma
le delle tre unità, e che servì per ciò di modello alla maggior parte delle tragedie francesi che vennero dopo. Si verifica i
e Juvenel de Carlencas compilatore di un infelice Saggio sulla storia delle belle lettere, da cui fu il Torrismondo chiamato
ino, ed un’ altra a Cristofano Tasso, le quali trovansi nel volume IX delle di lui Opere, l’una alla p. 270, l’altra alla 145
96 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VIII. Teatri materiali. » pp. 213-236
ridusse nella forma presente, tanto per farvi maneggiare le mutazioni delle scene non di sopra del palco, ma di sotto di esso
do e spazioso piano che vi soggiace, quanto per agevolare l’apparenza delle macchine che il Bonavera inventava. La sua forma
ini invitati. Ma la scena, eccetto quella di Parma e di Napoli, è una delle più vaste dell’Europa. Essa ha di più il vantaggi
di Spagna cel seppe dire. Se ne trova per altro fatta menzione in una delle commedie di Francesco Roxas scrittore comico del
governava a troncar colla prudenza questa scenica rivalità, formando delle due compagnie un sol corpo, una sola cassa, un in
de’ Mori e degli Spagnuoli sotto il re Rodrigo che decise del dominio delle Spagne, o le guerre plus-quam civilia e la battag
Vicente nel suo famoso prologo! Pareva a lui una bagattella decidere delle rappresentazioni de’ due teatri a colpi di pugni?
i? Era bagattella quel che soggiugne senza avvertire alle conseguenze delle sue parole? Vediamolo passando al V Saben «che la
ava per nulla il venire alle mani); ed il più bello è che dell’unione delle casse deliberata dal Governo mostra che fu la cau
isuguale il guadagno, e cagionava intrighi e maneggi nella formazione delle Compagnie de’ commedianti. Chi crederebbe che ciò
iscordia in una capitale della monarchia ed influiva nella formazione delle compagnie, si contava per nulla dal ragionatore V
te de la Huerta? Confessa in oltre che allora si unirono gl’interessi delle due compagnie, e si fece una cassa sola; ma sosti
e un monte e una cassa sola e cambiare annualmente a vicenda il luogo delle rappresentazioni, ed avere tal volta un solo capo
a cicalata de’ saben si riduce a negare rotondamente il fatto notorio delle popolari impolitezze ed insolenze commesse ne’ te
ala intesa libertà la testudine de los sombreros gachos e il presidio delle grida e fischiate, nè i recessi e l’oscurità de c
on, di capa y espada ed heroicas. È forse questa una scelta ragionata delle migliori, siccome ognuno attendeva dopo tanti ann
97 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo I. Teatro Italiano nel Secolo XVII. » pp. 268-275
in mano si sparse di per tutto, e si rese celebre per la magnificenza delle decorazioni, per la delicatezza delle voci, per l
ese celebre per la magnificenza delle decorazioni, per la delicatezza delle voci, per l’armonia de’ concerti, e per le belle
La bella poesia che somministra alla buona musica il vero linguaggio delle passioni, col quale parlasi nel medesimo tempo al
ganza intempestiva. Dall’altra parte gl’istrioni recitanti, per mezzo delle soprannomate maschere aveano tirato ne’ pubblici
ito della novità, cominciarono a ristuccare; e perciò al primo furore delle rappresentazioni musicali si videro pressoché int
he diede norma e regole all’Accademia Reale di Londra e all’Accademia delle Scienze di Parigi, fu istituita l’anno 1657 dal p
ero al certo nelle materie filosofiche l’Italia, sempre madre feconda delle scienze e delle belle arti, e non si darebbero a
le materie filosofiche l’Italia, sempre madre feconda delle scienze e delle belle arti, e non si darebbero a credere che il l
ppiamo adesso, si sapeva tremil’anni fa, e ch’é della Filosofia, come delle mode, che non sono mode, perché comincino a usare
98 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 734-735
di nuove nozze, ed alla quale per solito annodavasi l’intrigo galante delle commedie nuove. Per un ruolo siffatto la Daria er
a pronunzia aperta e correttissima, qualità principale nel disimpegno delle parti brillanti e di servetta : ella doveva rimpi
cardo Castelvecchio, fu pubblicato in una gazzetta locale che ad onta delle mende di cui si potrebbe appuntare, la commedia n
erbo il più vivo ricordo. La Daria Cutini-Mancini, già da un po’ fuor delle scene, si presentò appunto colla Cameriera astuta
99 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO I. LIBRO I » pp. 12-33
e quali rispondeva il coro. Esse accompagnavano la voce co’ movimenti delle mani che portavano vezzosamente verso il volto, e
ersonaggi dell’isola, la quale singolarmente consisteva nel movimento delle loro teste con tal forza che faceva dubitare agli
Da queste danze e scene recitate di Wateeoo non sono dissimili quelle delle isole degli Amici e le altre degli abitanti delle
no dissimili quelle delle isole degli Amici e le altre degli abitanti delle isole Caroline del Mar Pacifico del Nort. Nelle i
i dolcemente il petto con attitudini graziose rassomiglianti a quelle delle isole della Società. Si accelera poscia il tempo
la danzatrice più eccellente. Vuolsi ancora osservare che i naturali delle isole di Sandwich hanno una specie di maschera co
colare. Si vede adunque nelle surriferite farse e danze di Ulietea, e delle altre isole nominate quello spirito imitatore &am
dipinta in quella scena compariva bella insieme e naturale a cagione delle diverse tinte che davano risalto a tutte le parti
della soporifera pianta mandragora, che si addusse nella nostra opera delle Sicilie. Ecco in qual guisa vi si deridono le con
XII* Passo di Filemone seniore tradotto. Noi recammo nell’opera delle Sicilie uno squarcio del comico Filemone il maggi
in tre ordini tagliati da otto cunei equidistanti. Nè della scena, nè delle colonne e de’ fregi che l’adornavano, rimane veru
l lapida verisimilmente appartenne ad Ansano1. [Errata] In fine delle riferite Aggiunte al Tomo I libro I uopo è soggiu
va rinomanza acquista questo poeta per l’elegantissima versione fatta delle sue poesie dal celebre p. Giuseppe Maria Pagnini
Capo VII, art. III, pag. 252, lin. 13, dopo le parole, de’ costumi e delle ragioni, si tolga la nota (1), e si aggiunga quan
muzza nel 1784 fralle Iscrizioni di Sicilia. *. Vicende della colt. delle Sic. t. 1 pag. 138. 1. Speriamo che nuova luce s
100 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
endo coi passi figurati de’ piedi, coi vari atteggiamenti del corpo e delle braccia, e coi tratti animati della fisionomia tu
’amato cadavero in dodici parti, ed una ne manda in regalo a ciascuna delle dodici tribù per eccitarle con sì feroce eloquenz
lata de’ tuoni e del ritmo; che la forza di certe lingue massimamente delle orientali deriva dall’accennato principio: osserv
di render efficace quanto si può la pantomima (della quale sola e non delle altre spezie di ballo si farà discorso nel presen
orso nel presente capitolo) sarebbe quella d’applicarla all’esercizio delle passioni utili alla società, o ai motivi che inte
rarsi alla fatica, nelle campagne per implorare dai numi l’abbondanza delle raccolte, fra le mura domestiche per educare la g
ra commedia o tragedia rappresentata da capo a fine senza il soccorso delle parole e col solo aiuto dell’azione non fu conosc
ommedia con ogni altro spettacolo drammatico più giudizioso. La prima delle accennate osservazioni è diretta a far vedere di
revenir il sofisma di coloro che indicate vorrebbero nella imitazione delle belle arti tutte quante le particolari circostanz
sser chiara e distinta. Non basta che il danzatore faccia dei gesti e delle attitudini, bisogna che i gesti abbiano un senso
ddicono; il linguaggio della pantomima è non solo cattivo, ma al fine delle arti imitative perfettamente contrario. [11] Quin
, si vede che l’arte pantomimica è capace di teoria ragionata al paro delle altre facoltà, e che potrebbe acconciamente scriv
o come un intermezzo frapposto nel silenzio degli atti. [15] L’unione delle belle arti e il fratellevole combaciamento che ha
i che i Latini si videro astretti a sciogliere quella rigida alleanza delle tre arti distribuendo in diverse persone le molti
r uso talvolta di esso purché non si prenda come una vana ripetizione delle parole, o come una voglia indeterminata di ballar
i antichi, nei sagrifizi, nell’espiazioni, nei vari riti o costumanze delle nazioni. Così seppero felicemente innestarlo i Fr
gato coll’azione, e quello dei piaceri nel palazzo d’Armida, e quello delle Baccanti nella Lavinia, e quello dei lottatori ne
’essenza inalterabile degli oggetti, così riguardando noi la bellezza delle arti sceniche non già nella modificazion passaggi
ognuno dei punti frapponendo dei lunghi intervalli alla continuazione delle sue pruove, perché dovremo pensare altrimenti di
dal principio sino alla fine, e persino ignota fu a loro la divisione delle tragedie in iscene oin atti, nomi che noi abbiamo
i; tanto più che pochissimo o nulla si trova raccolto dagli scrittori delle arti italiane intorno alla prima introduzione del
mo abito, il quale dichiarò con alcune poche stante la significazione delle intromesse.» [21] È probabile che gl’Italiani tr
ch’egli fece stampare nell’anno 1554, con alcune note infine, in una delle quali parlando della Calandra dice: «Onde a quest
asarini, di cui altrove se ne fece gloriosa menzione, fit l’inventore delle più leggiadre feste, e dei balletti più rinomati
re rappresentazione in ballo inventata e condotta da lui in occasione delle nozze di Federigo V. Palatino del Reno con Isabel
la Loira, il Guadalquivir, il Reno, il Tevere, e l’Acheloo. Ciascuna delle figliuole dell’Europa aveva tre paggi caratterizz
elle figliuole dell’Europa aveva tre paggi caratterizzati cogli abiti delle respettive loro provincie. La Francia menava seco
n Maria de’ Medici, e grandemente promosso in quella nazione il gusto delle cose musicali, si distinse ancora colle più genti
La poesia consisteva in qualche piccola canzonetta, a ciascuna scena delle quali si ballava in diversa foggia. La loro music
balli allegorici insieme con quello degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, degli equivoci, delle antitesi, e de
degli acrostici, degli anagrammi, delle paranomasie, degli equivoci, delle antitesi, e dell’altre argute putidezze ch’ebbero
allo in varie feste teatrali rappresentate alla corte, in qualcheduna delle quali, cioè pel Trionfo d’Amore ballò il medesimo
re bravissimo, inventar balli assai leggiadri per la rappresentazione delle pastorali da lui modulate e celebre fra gli altri
asce dall’eseguire col solo aiuto de’ gesti e senza intervento alcuno delle parole una intiera tragedia o commedia condotta s
adria e di gusto. I Tedeschi svegliandosi ad un tratto nella carriera delle belle lettere, e di tutte quante l’arti d’imagina
elle cose che sembrano appartenere soltanto alla sveltezza ed agilità delle nazioni meridionali. Verso l’anno 1740, Hilverdin
ougard sotto la protezione del Duca di Vitembergh Mecenate dichiarato delle arti drammatiche e musicali. La sua Semiramide in
osta, verrò svolgendo i motivi di dubbio che m’hanno suggerita l’idea delle due accennate interrogazioni. [32] Un’arte qualun
a allo spirito comunica, generalmente parlando, a’ nervi del sensorio delle scosse più efficaci e più veementi che non sono q
sentando all’anima se non se alcune poche qualità de’ corpi, e queste delle più inerti non isvegliano se non se uno scarso nu
a pittura e della scultura nella varietà, nella scelta, e nella forza delle attitudini avendo di più l’impareggiabile preroga
di noi. Prescrivendoci una compostezza che annunzia la disuguaglianza delle fortune e dei ranghi ci hanno ispirato un contegn
trario a quello che vorrebbe la natura, a reprimere i primi movimenti delle passioni, i quali appunto per essere i più genuin
oni puramente mentali che non cadono sotto i sensi, per non dir nulla delle infinite idee accessorie e subalterne che hanno b
a vestita parimenti all’eroica, la quale parlando all’orecchio ad una delle anzidette, la scosta dal coro, e si danno scambie
avventa un piccolo dardo contro alla giovine greca che resta facendo delle contorsioni apparentemente pel dolore della ferit
natura e l’espressione degli affetti, e non piuttosto nei muovimenti delle altre membra, negli occhi e nella fisionomia lasc
Non così la intende il loro capiscuola Noverre, il quale nella decima delle sue lettere assai chiaramente e distintamente int
o approssimare l’arte nostra alla verità, farebbe d’uopo curarsi meno delle gambe e dar più attenzione alle braccia; lasciar
ballerini far pompa dell’agilità della loro persona e della destrezza delle loro gambe (nel che non può negarsi che molti e b
ignude educate a questo solo fine in particolari conservatori agguisa delle nostre monache, o delle antiche vestali, le quali
solo fine in particolari conservatori agguisa delle nostre monache, o delle antiche vestali, le quali servir dovessero di pre
re in non piccola parte la loro attività, e che però la totale nudità delle donzelle Spartane esposta agli occhi in tali circ
avviso il pensiero d’Eschilo allorché introduce nell’Eumenidi il coro delle furie che russavano ridicolamente, come tale può
onatori. Tanto è vero che gli uomini giudicano degli oggetti a misura delle disposizioni del loro spirito, e che tutti più o
ma un’uomo che vorrebbe far fronte agli spettri. Omero in più luoghi delle sue opere mi dipinge gli dei poco dissimili dai m
parati a veder lottare una donna con un’ombra? L’idea che ci fermiamo delle ombre è altra forse che quella d’un corpo aereo s
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