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1 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO I » pp. 116-223
lo stile e della versificazione l’ appassionato monologo di Perselide dell’atto III, Eccomi donna e sola fra barbari crudeli &
azione patetica felicemente espressa. Serva d’esempio la scena quinta dell’atto terzo, in cui Demodice che ha penetrato che il su
nifestano l’anima di Didone e l’ ingegno dell’autore. La scena quinta dell’atto quarto ci sveglia l’idea dell’abbandono di Armida
to. Le scene sono tutte concatenate alla maniera moderna ad eccezione dell’atto II, in cui rimane una volta la scena vuota parten
animo di Giscala, e più di una scena vigorosa e teatrale, come quella dell’atto III, in cui egli s’ intenerisce col figliuolo a l
Essa è regolare e sceneggiata alla moderna, e solo nella terza scena dell’atto IV partono i personaggi della seconda, lasciando
ginale della Sacra Scrittura. Vedasi in qual guisa egli nella 4 scena dell’atto I fa parlare Iddio: Chi son io, dice Dio, che
asa di Giacob salvezza e regno? Degna di notarsi è pur la profezia dell’atto IV che il Granelli ad imitazione di quella di Gio
bel passo da comendare. Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III: Questa è la mia vittoria, e quì dovea L
nell’Ifigenia in Tauri, e lodevole altresì è la patetica scena quinta dell’atto IV tra Gionata e Saule. Non per tanto ad occhio a
ttento parranno poco utili all’azione e forse superflue sì la scena 6 dell’atto III, che la prima del IV. In quella del III Saule
tragica situazione di Timandro e de’ figli, i quali nella scena terza dell’atto II a prova accusano ciascuno se stesso per libera
Atene. Timandro non dovea fremere all’udirli? Ottimo nel principio dell’atto III è il contrasto che si ammira in Timandro del
a de’ Persi che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena I dell’atto III, per l’ombra che l’incalza e lo spaventa, son
filosofici, come specialmente dimostra il discorso di Ulisse in fine dell’atto IV, e sapere occultar se stesso ne’ personaggi ch
ltri nostri poeti: l’appassionato trasporto di Penelope nella scena 4 dell’atto II in procinto di aprirsi il foglio della scelta
ce, ed egli destramente l’avverte di non iscoprirlo; la bella scena 8 dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole di Telemaco, e
ricidio. Egli si discolpa del suo silenzio con Telegono nella scena 7 dell’atto V così: Temer d’un parricidio io non potei;
bensì una dipintura patetica della di lei situazione; ma il rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori di Mileto
notturni, dà indizj della colpevole sua fiamma. Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea
ore. Nonpertanto è patetica la descrizione che fa Marco nella scena 2 dell’atto II, della rassegnazione di Ugolino condotto al ca
partito. Patetica e vera è l’espressione di Ugolino nella scena 6 dell’atto V su i figli:   V’udrò di nuovo Chiedermi un
agica di quello del Shakespear. Confesseremo nonpertanto che la scena dell’atto IV di Cleopatra ed Ottavio nel tempio, in cui ell
e della copia delle apostrofi, e spezialmente di quella della scena 5 dell’atto I, O fortunata quella cerva alpestre &c.
i tratti singolarmente da tutte le scene di Pilade ed Oreste, dalla 4 dell’atto III d’Ifigenia co’ medesimi, dall’ultimo patetico
medesimi, dall’ultimo patetico congedo di Oreste coll’ amico nella 3 dell’atto IV &c. A noi basti accennare che rendono preg
vie del cuore. Serva di saggio ciò che dice Farfè nella bella scena 5 dell’atto II in cui si ammirano quattro caratteri dissomigl
usto. Vedasi il ritratto di Cromuel in queste parole della I scena dell’atto IV: Diadema non curo, o regia spoglia; Vogli
ri di Cleonice e di Sofronimo, e grande insieme e patetica la scena 3 dell’atto IV. Taluno però sentirà qualche rincrescimento de
il terrore tragico, come si vede nel terribil racconto della scena 4 dell’atto I, nel congedo di Cesira e Aristodemo della 3 del
della scena 4 dell’atto I, nel congedo di Cesira e Aristodemo della 3 dell’atto III, nella mirabile dipintura dello spettro della
del sig. Monti qualche frammento della scena 7 del III e dell’ultima dell’atto V. Ecco la dipintura dello spettro che fa il re a
ate sono molte. Eccone un saggio. Zambrino che sostiene nella 2 scena dell’atto I doversi aggravare e smungere i popoli per ingra
lio, di Virginia e di Virginio, veramente Romana, la vigorosa scena 2 dell’atto III58, e la 3 passionata di Virginio che incontra
mostra di nutrir per lei. Quindi nascono quattro mirabili scene, la 1 dell’atto I, la 1 del II, la 1 del IV59, e la 2 del V. La g
ciliabile? Il carattere di Egisto è colorito egregiamente nella scena dell’atto II con Polifonte; ma la circostanza del suo bel r
che però non di rado riesce troppo studiato. Forse anche le angustie dell’atto III nelle scene 3, 4 e 5 sembreranno condotte olt
2 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO II. Pastorali Italiane del XVII secolo. » pp. 274-291
ad un episodio. Il lettore s’interessa per essa sin dalla scena terza dell’atto I, quando la finta Clori gentilmente si lagna del
intero torna l’interesse ad essere tutto per Filli. Sin dal principio dell’atto II desta curiosità il ben colorito amor fanciulle
o parole. Il disperato dolore della Ninfa si spiega nella prima scena dell’atto IV con energia e felicità senza veruna affettazio
esto leggiadro poeta. Invita a leggere l’episodio di Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine della festa di Arca
, in cui si spiega l’origine della festa di Arcadia: curioso è quello dell’atto III degli amori di Logisto colla Maga che gli don
3 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO II. Tragedia Cittadina, e Commedia Lagrimante. » pp. 112-127
i il fanciullo Tomi figlio del giocatore, che occupa la maggior parte dell’atto V. Piacquero universalmente i primi quattro atti,
chiede nella tragedia. Il m’avait (dice Eugenia nella scena seconda dell’atto I) cachè ces bruits dans la crainte de m’affliger
ommedia, e nocerebbe spesso alla tragedia. La quinta e l’ottava scena dell’atto III sono belle e teatrali. È patetica ma non terr
’atto III sono belle e teatrali. È patetica ma non terribile la terza dell’atto IV, ed interessante la deliberazione del padre di
4 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO II. Pastorali Italiane. » pp. 131-143
a un episodio. Il lettore s’ interessa per essa fin dalla scena terza dell’atto I quando la finta Clori gentilmente si lagna dell
e parole. Il disperato dolore della ninfa si spiega nella prima scena dell’atto IV con energia e felicità e senza veruna affettaz
uesto leggiadro poeta. Interessante è l’ episodio di Jante ed Alcasto dell’atto I, in cui si spiega l’origine della festa di Arca
I, in cui si spiega l’origine della festa di Arcadia: curioso quello dell’atto III degli amori di Logisto colla Maga che gli don
5 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — Caterina Landi morì ancor giovane a Venezia l’anno 1761. »
ci nel seguente sonetto che nel Poeta fanatico recita Tonino (scena X dell’atto II) a Beatrice, sotto le cui spoglie si nascondev
6 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO II. Prima epoca del teatro Latino. » pp. 9-90
servi finalmente in qual maniera Anfitrione adirato nella scena terza dell’atto quarto sollevi il tuono, e minacci al sentire che
e coll’ amore e colla necessità di guadagnare, sono nella terza scena dell’atto primo e e nella prima del terzo delineate eccelle
raggono le arti della cochetteria, o sia civetteria nella prima scena dell’atto quarto: Neque illæc ulli suo pede pedem homini
imitò diverse espressioni, e quelle singolarmente della quinta scena dell’atto secondo, Inimica est tua uxor mihi, inimicus f
i mala fede e i falsi testimoni. Con molta grazia nella seconda scena dell’atto quarto negli arzigogoli del pescatore Grippo si f
padre offerendo all’ incanto nella compera di Pasicompsa. Nella prima dell’atto terzo è un equivoco pieno di arte e di sale comic
ico è poi il congedo che Carino prende dalla patria nella prima scena dell’atto quinto. I gramatici e i critici de’ secoli preced
o solito le scene più belle, ci sembra ottima fralle altre la seconda dell’atto primo di Callicle e Megaronide. Questi riprende l
favola ancora Pseudolo distrugge l’ illusione col volgersi nella fine dell’atto primo agli spettatori: Suspicio est mihi, nunc
ectem, hanc fabulam dum transigam ec. Parimente nella quarta scena dell’atto II nega di narrare l’accaduto agli altri attori,
zione possono notarvisi. Tali a me sembrano p. e. nella scena seconda dell’atto secondo queste, . . . . Si animus est aequus ti
te quante le altre. In tanto si vuole osservare che Euclione nel fine dell’atto terzo dice volere andare a nascondere il suo teso
nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto quarto egli comparisce nel luogo dove ha detto vo
emesso all’ azione ma in essa inserito, e collocato nella terza scena dell’atto primo. Con Plautina felicità veggonsi nella scena
Plautina felicità veggonsi nella scena di Alcesimarco, che è la prima dell’atto secondo, dipinte vivamente le contraddizioni, le
riosus; ed è il servo Palestrione che ciò manifesta nella prima scena dell’atto secondo, adoprata in vece di prologo, che per la
elle favole di Plauto. E’ degno di osservarsi che nella scena seconda dell’atto secondo Pistoclero racconta al servo l’amore che
L’unità di tempo non si osserva in questa favola. Filocrate nel fine dell’atto secondo parte dal luogo della scena che è Calidon
7 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO II. Prima Epoca del Teatro Latino. » pp. 16-128
i osservi finalmente in qual maniera Anfitrione adirato nella scena 3 dell’atto IV sollevi il tuono del dire, e minacci udendo ch
ovente coll’amore e colla necessità di guadagnare; sono nella 3 scena dell’atto I e nella 1 del III delineate eccellentemente, Co
atica e maestria si ritraggono le arti della civetteria nella I scena dell’atto IV: Neque illaec ulli suo pede pedem homini prem
ratto patetico della separazione di Argirippo e Filenia nella 3 scena dell’atto III. Del rimanente la commedia è piena di bassezz
e ne imito diverse espressioni, e quelle singolarmente della 5 scena dell’atto II: Inimica est tua uxor mihi, inimicus filius e
i mala fede e i falsi testimoni. Con molta grazia nella seconda scena dell’atto IV negli arzigogoli del pescatore Grippo si fa un
media scritta con vivacità e piacevolezza, è singolarmente la 3 scena dell’atto II per la graziosa competenza di Carino e del pad
del padre offerendo all’incanto nella compera di Pasicompsa. Nella I dell’atto III è un equivoco pieno d’arte e di sale comico q
atetico è poi il congedo che Carino prende dalla patria nella I scena dell’atto V. I gramatici e i critici de’ secoli precedenti
nostro solito le scene più belle, ottima fralle altre ci sembra la 2 dell’atto I di Callicle e Megaronide. Questi riprende l’ami
favola ancora Pseudolo distrugge l’illusione col volgersi nella fine dell’atto I agli spettatori: Suspicio est mihi nunc vos su
s oblectem, hanc fabulam dum transigam ecc. Parimente nella 4 scena dell’atto Il nega di narrare l’accaduto agli altri attori,
zione possono notarvisi. Tali a me sembrano p. e. nella scena seconda dell’atto II le seguenti: … Si animus est aequus tibi, sat
tte quante le altre. Si vuole intanto osservare che Euclione nel fine dell’atto III dice di volere andare a nascondere il suo tes
nascondere il suo tesoro nel tempio della Fede, e nella seconda scena dell’atto IV egli comparisce nel luogo dove ha detto di vol
premette all’azione, ma vi s’inserisce e si colloca nella terza scena dell’atto I. Con Plautina felicità veggonsi nella scena di
Plautina felicità veggonsi nella scena di Alcesimarco che è la prima dell’atto II dipinte vivamente le contraddizioni, le pene e
gloriosus; ed è il servo Palestrione che ciò manifesta nella 1 scena dell’atto II, adoperata in vece di prologo, che per la seco
omune nelle favole di Plauto. È degno di osservarsi che nella scena 2 dell’atto II Pistoclero racconta al servo l’amore che Bacch
. L’unità di tempo non si osserva in questa favola. Filocrate in fine dell’atto II parte dal luogo della scena che è Calidone di
8 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo V. Teatro Francese nel medesimo Secolo XVIII. » pp. 355-388
ien Travaille nuit et jour, et jamais ne fait rien etc. Tralle scene dell’atto  I é graziosa e caratteristica la IV nella quale D
’autore ebbe l’imprudenza di smascherarsi. Trasparisce nella VI scena dell’atto  III la grazia comica di Molière oggidì perduta to
uer mieux que vous du visage. Sommamente comica ancora é la scena IV dell’atto  IV, nella quale Francaleu, che ha dato la sua par
de. Cleone stesso perfeziona il proprio ritratto nell’ottima scena I dell’atto  II: Quand je n’y trouverais que de quoi m’amuser
user, Oh! c'est le droit des gens; et je veux en user. La scena III dell’atto  II é piena di dipinture naturali del gran mondo d
pente, risolve di rompere ogni trattato. Una delle più belle é la IV dell’atto  IV, nella quale Aristo, ch’é un personaggio virtu
é pure. Et c’est là qu’on entend le cri de la nature. L’ultima scena dell’atto  IV contiene presso a poco lo stesso stratagemma u
ebbe Saint-Albin? Delicato é ancora ciò ch’egli dice nella scena VIII dell’atto  II «Si on me la refuse qu’on m’apprenne à l’oubli
a dubbio son comici, e gli affetti delicati. Dice ella nella II scena dell’atto  I: «Il m’avait caché ces bruits dans la crainte d
quello della Perintia, dell’Andria, dell’Hecira? La V e l’VIII scena dell’atto  III son belle e teatrali. La III del IV é ben pat
9 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO V. Tragedia Francese nel secolo XVIII. » pp. 75-133
e altresì di sconvenevolezza ciò che dice la Reina nella scena quarta dell’atto primo, cioè che all’arrivo di Don Pietro in corte
fezionata. La dichiarazione di amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè me
anto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode e Marianna mostra egregiamente il be
aestrevolmente espressa. Viva e teatrale è parimente la scena seconda dell’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della su
za e si desidera spazio più verisimile agli eventi. Nella scena terza dell’atto V Bruto manda i Padri Coscritti e Valerio in Sena
oce. Inimitabili sono le due scene di Bruto con Cesare cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di esser di lui padr
dio verso di lui. Barbaro, tiranno, l’ha chiamato nella seconda scena dell’atto IV. Va, gli ha detto quando ha saputo di esser fi
? Stravagante, e senza utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui egli vien fuori unicamente per dire all
are il Maometto. Tali sembrano con ispezialità le seguenti: la quarta dell’atto I di Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i cara
caratteri e si prepara egregiamente la venuta di Maometto; la quinta dell’atto II sommamente maestrevole onde riceve le ultime f
al ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena quarta dell’atto III: Alz. O jours! o doux momens d’horreur empo
ccrediti. Meglio combinata col mausoleo si vorrebbe nella scena sesta dell’atto terzo la sala dell’assemblea nazionale. Soprattut
la cavalleria è pure il bell’ orgoglio di Amenaide nella scena quinta dell’atto IV, Lui me croire coupable! . . . . Il devoit me
10 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo V. Teatro greco. » pp. 26-81
presentare uno spettacolo sorprendente. Longino ne cita un vago pezzo dell’atto  I, che in Italiano potrebbe così tradursi: Sette
tura vivace del sacco d’una città presa d’assalto é notabile nel coro dell’atto II. Il V sembra un accessorio superfluo dopo il I
sio, che vi riesce sempre mirabilmente. L’energia e la forza del coro dell’atto  I difficilmente può passare in un’altra lingua. L
una passione grande, e quindi reso vie più interessante nella scena X dell’atto  II del Demofoonte, in cui Timante e Dircea si dis
maneggiato con maggior esattezza. L’intermezzo, o sia canto del coro dell’atto  II, é congiunto alle querele di Elettra. La ricon
te più grave e rispettabile l’evento. L’azione acquista dal principio dell’atto  IV gran calore e movimento per l’avviso dato dall
dopo la scena d’Ifigenia e Toante, il coro canta solo nella scena IV dell’atto  V, «Celebriamo le lodi di Febo e di Diana ec.» Or
rrando vai ec.»; il III terminerebbe col suddetto coro della scena IV dell’atto  V; e ’l IV comincerebbe dalla scena V. Ma la divi
solo e canta sullo stato di Fedra; non potrebbe esser questa la fine dell’atto ? ma vi é stata attaccata ancora la scena di Fedra
ra la scena di Fedra: la quale naturalmente par congiunta colla prima dell’atto  II. La felice distrazione accennata nella sua Fed
cedi al fato,     Cedi, meschina, al tuo delirio, e mori. La scena dell’atto  II, in cui Fedra manifesta alla nutrice la cagion
role: Conosci tu il figlio dell’amazone? La scena di Teseo e Ippolito dell’atto  IV é stata copiata maestramente da M. Racine; ben
doppia, benché tutta si rapporti ad Ecuba. Brumoy osserva nella scena dell’atto  IV, in cui si annunzia ad Ecuba la morte di Polid
i tratti dal soggetto, e pieni di passione, e poetici. Veggasi quello dell’atto  I, in cui le schiave troiane sollecite del loro d
adotto fedelmente, e solo si é disteso alquanto verso il fine. Quello dell’atto  IV mi sembra il più patetico, e ’l Dolce ne ha fa
a e di Ion che termina l’atto IV, e che forse dovrebbe esser la prima dell’atto  V, é una delle più rimarchevoli. Anche il riconos
11 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Alemanno. » pp. 4-31
e nelle Spagne fremerebbe lo spettatore a una scena simile alla terza dell’atto III. Un piccolo ristoro, madama ,dice Simone a m
icendo, che seno di alabastro! che vista! Piggiore è la seconda scena dell’atto IV. Madama , dice Simone, è gran tempo che io no
i e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella seconda scena dell’atto II n’ esprime con vivacità il fatale amore per Mo
na senza grande varietà di concetti. Patetica però è la seconda scena dell’atto IV, in cui Lancastro dipinge ad Edmondo il padre
e che geme nella prigione. Le agitazioni d’Isabella nella terza scena dell’atto V, poichè l’esecrando delitto è compiuto, sono di
12 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO II. Teatro Alemanno. » pp. 232-252
e nelle Spagne fremerebbe lo spettatore a una scena simile alla terza dell’atto III. “Un picciolo ristoro, madama, dice Simone a
endo, “che seno di alabastro! che vista”! Peggiore è la seconda scena dell’atto IV. “Madama, dice Simone, è gran tempo che io non
i e di fiacchezza in Isabella! Il monologo di lei nella seconda scena dell’atto II n’esprime con vivacità il fatale amore per Mor
gina senza gran varietà di concetti. Patetica però è la seconda scena dell’atto IV in cui Lancastro dipinge ad Edoardo il padre c
e che geme nella prigione. Le agitazioni d’Isabella nella terza scena dell’atto V, poichè l’esecrando delitto è compito, sono dip
13 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VII. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo del Lulli, e del Quinault. » pp. 245-266
seo cantata nel 1675 è teatrale l’angustia di Egle nella quarta scena dell’atto IV, che per salvar la vita a Teseo promette a Med
empo del gran Metastasio. Può servire di esemplo la bella scena sesta dell’atto primo di Sangaride, ed Ati, di cui diamo la tradu
assioni. Ed oltre alla citata scena dell’Iside, mentovò ancora quella dell’atto V dell’Ati Quoi Sangaride est morte ec; il disc
oi Achille e Polissena; ma Lulli infermossi dopo aver fatta la musica dell’atto I, e l’apertura, ed il rimanente si pose in music
14 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO IV. Teatro Lirico Francese, e suoi progressi per mezzo di Lulli e Quinault. » pp. 59-74
eo cantata nel 1675 è teatrale l’ angustia di Egle nella scena quarta dell’atto IV, che per salvar la vita a Teseo promette a Med
del tempo di Metastasio. Serva prima di esempio la bella scena sesta dell’atto primo di Sangaride ed Ati, di cui diamo la traduz
no caricata di machine ed apparenze, e pure riuscì pienamente ad onta dell’atto IV. Sono dunque le machine spettacolo di un momen
se Achille e Polissena; ma Lolli infermossi dopo aver fatta la musica dell’atto primo, e l’apertura, e Colasse compose il rimanen
15 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO I. Teatro Francese Tragico. » pp. 4-111
e altresì di sconvenevolezza ciò che dice la reina nella scena quarta dell’atto I, cioè che all’arrivo di don Pietro in corte gli
fezionata. La dichiarazione di amore fatta da Varo nella scena quarta dell’atto II con tanta poca grazia e fuor di tempo, cioè me
anto ed interessa il magnanimo carattere di Marianna. La quarta scena dell’atto IV tra Erode e Marianna mostra egregiamente il be
aestrevolmente espressa. Viva e teatrale è parimente la scena seconda dell’atto V, in cui ella posta nel maggior rischio della su
a, e si desidera spazio più verisimile agli eventi. Nella scena terza dell’atto V Bruto manda i Padri Coscritti e Valerio in Sena
ce. Inimitabili sono le due scene di Bruto con Cesare, cioè la quinta dell’atto II, in cui Cesare gli palesa di essere di lui pad
o verso di lui. Barbaro, tiranno , l’ha chiamato nella scena seconda dell’atto IV. Va, gli ha detto, quando ha saputo di esser f
e? Stravagante e senza utilità pel tiranno mi sembra la seconda scena dell’atto V, in cui egli vien fuori unicamente per dire all
are il Maometto. Tali sembrano con ispezialità le seguenti. La quarta dell’atto I di Zopiro ed Omar in cui si disviluppano i cara
caratteri e si prepara egregiamente la venuta di Maometto; la quinta dell’atto II sommamente maestrevole onde riceve le ultime f
mostrandogli la necessità che non gli permette altro partito; quelle dell’atto IV di Zopiro con Seide e Palmira, e singolarmente
al ritorno di Zamoro creduto morto, rende eccellente la scena quarta dell’atto III: Alz. O jours! o doux momens d’horreur empoi
ccrediti. Meglio combinata col mausoleo si vorrebbe nella scena sesta dell’atto III la sala dell’assemblea nazionale. Soprattutto
lla cavalleria è pure il bell’orgoglio di Amenaide nella scena quinta dell’atto IV: lui me croire coupable!… il devoit me connoî
ionato naturale e molte volte energico; gli accidenti dall’intervallo dell’atto IV per tutto il V sembrano troppo accumolati rigu
lazzo dell’ambasciadore di Spagna. In seguito della lunghissima scena dell’atto III della contesa poco tragica di Contarini, e Mo
16 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VII. Teatro di Eschilo. » pp. 75-103
di ogni attenzione. Longino ottimo giudice ne cita un vago frammento dell’atto I, che nella nostra lingua io così traduco: Sett
primi atti, pure da essi vien preparato ottimamente l’orribile evento dell’atto quinto, in cui si veggono le passioni condotte al
ualche altro che vi riesce felicemente. L’energia e la forza del Coro dell’atto primo difficilmente può passare senza indebolirsi
l’inno magico infernale pieno del fuoco dell’autore cantato dal Coro dell’atto terzo per aver trovato Oreste, ed il giudizio del
17 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda guerræ Punica. » pp. 91-171
amata Pasibola. I giovani studiosi debbono ammirare nella prima scena dell’atto primo il modo di raccontare con grazia, eleganza,
Io serberò la fede. Bella e ingegnosa è parimente la scena quinta dell’atto quarto, nella quale Miside dopo avere esposto il
rova nella lettura delle moderne favole. Mirabile nella seconda scena dell’atto primo è il ritratto della buona moglie che giugne
agione da ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la seconda scena dell’atto quarto di Panfilo con Sostrata. La madre il prega
e bellezze; ma noi accenneremo soltanto alcuna cosa della terza scena dell’atto secondo, la quale contiene venustà di più di un g
che termina l’azione incominciata, e può essere acconciamente la fine dell’atto . I codici della Vaticana giustificano questa osse
i comunali. Altro inconveniente nasce ancora dal collocarsi per prima dell’atto II la scena che incomincia, Itane tandem uxorem d
ro quattro, e per lasciare il teatro vuoto ragionevolmente nella fine dell’atto , pensò di sopprimere il verso sudetto Sed eccum i
a bellezza senza artificj nella persona di Fannia nella scena seconda dell’atto primo; ed è preceduta da un patetico racconto fat
, Avrian tai cose ogni bellezza estinta. Bella è la quarta scena dell’atto I, in cui Geta e Fedria cercano di animare Antifo
, ascoltando da parte Demifone, che nelle communi edizioni è la terza dell’atto II, e nella lodata edizione della versione del P.
e riguarda la comica piacevolezza merita di osservarsi la scena terza dell’atto III di Demea con Siro. Applaudesi il vecchio dell
mostro lor come hansi a contenere. Siro stesso nella seconda scena dell’atto quarto, per allontanarlo da quelle vicinanze e da
tradurre di questo letterato, rechiamo un frammento della prima scena dell’atto I. Narrata la morte della Genovese Fulvia (che è
18 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO I. Drammi Latini del XVI secolo. » pp. 7-27
a con gli altri Polifemo, e la morte di lui, empiono la maggior parte dell’atto . Sarebbesi ciò tollerato sulle scene Ateniesi, ne
e dall’obblio questa favola; la languidezza e l’episodio poco tragico dell’atto III ne sono i nei che possono rilevarvisi, e che
mitazione del Ciclope di cui mi sembra singolarmente notabile il Coro dell’atto I da noi tradotto e recato nel t. IV delle Vicend
19 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VIII. Teatri Settentrionali nel XVIII secolo — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 189-231
e e con molta lentezza, e ne riempiono tutte le pause. Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Ma
esce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra. Dalla scena quarta dell’atto II, in cui Giuba manifesta a Catone il proprio am
eroso Turbin rapito ed affogato muore. Tre prime scene non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati e fuor
è i soliloquj narrativi, come è quello di Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la mancanza d’ incatenamento delle scene pe
a in lodar tanto la risposta di Porzio data a Sempronio nella scena 2 dell’atto I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’amore A Ma
are invano. Cat. Ami tanto la vita, e sei Romano? La scena quinta dell’atto III, in cui Catone con dignità seda colla sua pre
a. “Che non ho io fatto per voi? dice alla moglie nella seconda scena dell’atto II. “Per darvi gusto non son diventato membro del
rustico occupato sempre de’ suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta, rilevandovisi
20 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO V. Teatro Spagnuolo Tragico. » pp. 56-148
de tu hijo? Guz. Y de tu hijo?El Moro determine. Interessa la scena dell’atto II, in cui Gusmano esamina il valore del figliuol
sta tragedia più di una scena di gran forza, e specialmente la quarta dell’atto II, in cui vedesi ben colorito il contrasto di un
irono senza perchè, senza perchè sono tornati, e nella stessa maniera dell’atto I viene appresso Megara. Hanno però essi nulla de
gara. Hanno però essi nulla detto o in quella scena o nell’intervallo dell’atto di ciò che voleva Olvia nell’atto I narrare all’a
ia e sostiene l’attenzione, guidandola ad un oggetto grande. Il resto dell’atto s’impiega a proporsi qualche mezzo da cacciar via
seguite? Dopo che il re ha disposto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo di dodicimila soldati di par
ore) se poche ore prima l’avete eseguito senza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere di Alfonso, e sce
far ridere chi si ricordasse delle di lui speciose minacce trasoniche dell’atto I, Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe. I
. I medesimi personaggi escono con altri sollevati della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare per uscir di nuovo?
o da’ rimorsi nel caso che trionfasse di Roma; grave la seconda scena dell’atto V, in cui Vetturia espugna la durezza del figlio;
ecreto delle nozze occulte svelato al re forma una scena interessante dell’atto V dell’uno e dell’altro dramma. Nel francese però
oi il Lassala dall’uno e dall’altro tragico nell’oziosa scena seconda dell’atto II, in cui Achille con gli occhi bassi dice all
co, e ciò che ella dice ancora nella conchiusione della settima scena dell’atto V. L’esgesuita Pedro Garcia de la Huerta non pres
21 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO VI. Teatro Greco. » pp. 44-148
di ogni attenzione. Longino ottimo giudice ne cita un vago frammento dell’atto I, che nella nostra lingua potrebbe così tradursi
o ne’ primi atti, pur questi preparano ottimamente l’ orribile evento dell’atto quinto, dove si veggono le passioni condotte al p
asio che sempre mirabilmente vi riesce. L’energia e la forza del coro dell’atto I difficilmente può passare in altra lingua. La r
, l’inno magico infernale pieno del fuoco di Eschilo cantato dal coro dell’atto III per aver trovato Oreste, ed il giudizio del d
aneggiato con e sattezza maggiore. L’intermezzo, ossia canto del coro dell’atto II, è congiunto alle querele di Elettra. La ricon
Sofocle riuscì più di ogni altro tragico. Qualche frammento di quello dell’atto I dell’elegantissima versione fattane dal lodato
bbligati o vogliamo dire accompagnati dagli stromenti. La prima scena dell’atto quinto è molto vivace pel vago contrasto della vi
fendono il decoro. L’azione di questa tragedia acquista dal principio dell’atto quarto gran calore e movimento per l’avviso dato
o la scena d’Ifigenia e Toante, il coro canta solo nella scena quarta dell’atto quinto, Celebriamo le lodi di Febo e di Diana. Or
vai; il terzo terminerebbe col coro sopraccennato della quarta scena dell’atto quinto; ed il quarto comincerebbe dalla scena qui
trattiene fullo stato di Fedra; or non potrebbe esser questa la fine dell’atto ? Ma vi è attaccata anche la scena di Fedra, la qu
he la scena di Fedra, la quale naturalmente par congiunta colla prima dell’atto secondo. Quella felice distrazione di Fedra egreg
Ah cedi al fato, Cedi, meschina, al tuo delirio e mori. La scena dell’atto secondo, in cui Fedra manifesta alla Nutrice la c
Conosci tu il figlio dell’Amazone? Anche la scena di Teseo e Ippolito dell’atto quarto è stata copiata maestrevolmente dal Racine
oprirne e discolparne i difetti. Teseo attrae a se tutto l’ interesse dell’atto terzo. L’amore d’Ippolito per Aricia vietato dal
e pieni di passione non meno che di bellezze poetiche. Veggasi quello dell’atto primo, in cui le schiave Trojane sollecite del lo
in qual parte toccherà loro in sorte di essere trasportate75. Quello dell’atto terzo mi sembra il più patetico, ed il Dolce ne h
la di lui figliuola. Degno singolarmente di osservarsi è lo squarcio dell’atto quarto, dove Medea intenerita co’ suoi figliuolin
22 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori.  » pp. 245-317
ciarle in assai bei versi contiene la scena d’Ippolito colla Nutrice dell’atto II, dove poeticamente espongonsi le lodi della vi
a Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte nella prima scena dell’atto II, senza che Edipo mostri di ricordarsi che egli
à molti bei versi ed alcuni squarci pregevoli. Tale può parere quello dell’atto IV, quando l’orrore s’impossessa di Edipo già not
â pater, Trojâ sepulte: frater, auxilium Phrygum etc. La prima scena dell’atto IV benchè breve presenta un rapido vivace dialogo
gax Loro tenetur Umber etc. allungata per ben sette versi; e l’altra dell’atto IV contenuta in cinque: Jejuna sylvis qualis in
essa più di uno squarcio in cui la locuzione è sobria. Tale è questo dell’atto II: Per regna trepidus exul erravit mea. Pars nu
nguis: est certi nihil, Nisi frater hostis. Bella è pure la sentenza dell’atto III: Habere regna casus est, virtus dare; ciocc
narsi sul di loro disegno, se ne vendica col disprezzo. Nel frammento dell’atto II Edipo comparisce un mentecatto, perchè pregato
rso di lui, come può vedersi nell’Edipo Coloneo. Nell’altro frammento dell’atto III si vede il falso gusto dell’autore che non sa
23 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VI. Tragedia Cittadina e Commedia Lagrimante. » pp. 134-143
al si richiede nella tragedia. Il m’avait (dice Eugenia nella 2 scena dell’atto I) caché ces bruits dans la crainte de m’affliger
alla commedia, e nocerebbe alla tragedia. La quinta e l’ottava scena dell’atto III sono belle e teatrali. È patetica ma non terr
24 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « LIBRO VIII. Teatri settentrionali del XVIII secolo. — CAPO I. Teatro Inglese. » pp. 232-294
sson la pièce plus belle qui soit sur aucun thèâtre . Non v’ha scena dell’atto I che non si aggiri su gli amori di Porzio, di Ma
cresce, E nuovo ciel nel suo bel sen ne mostra. Dalla scena quarta dell’atto II, in cui Giuba manifesta a Catone il proprio am
polveroso Turbin rapito ed affogato muore. Tre prime scene non brevi dell’atto III si occupano intorno agli amori gelati, e fuor
i soliloquii narrativi, come è quello di Sempronio nella scena terza dell’atto I, nè la mancanza d’incatenamento delle scene ad
anto la risposta di Porzio data data a Sempronio nella scena seconda dell’atto I: Ah Sempronio, vuoi tu parlar d’amore A Marzia
care invano. Catone Ami tanto la vita, e sei Romano? La scena quinta dell’atto III, in cui Catone con dignità seda colla presenz
a. Che non ho io fatto per voi (dice alla moglie nella seconda scena dell’atto II)? Per darvi gusto non son diventato membro del
rustico occupato sempre de’ suoi cavalli. Graziosa nella prima scena dell’atto II è la genealogia di una giumenta rilevandovisi
25 (1787) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome II « LIBRO II — CAPO IV. Ultima epoca della Drammatica nel finir della Repubblica, e sotto i primi Imperadori. » pp. 172-221
iarle in assai bei versi contiene la scena d’Ippolito e della Nutrice dell’atto secondo, dove poeticamente espongonsi le lodi del
a Seneca fatto accennare scioperatamente da Creonte nella prima scena dell’atto secondo, senza che Edipo mostri di ricordarsi che
à molti bei versi ed alcuni squarci pregevoli. Tale può parere quello dell’atto quarto, quando l’orrore s’impossessa di Edipo già
r Trojâ sepulte: frater, auxilium Phrygum &c. La prima scena dell’atto quarto benchè breve presenta un rapido vivace dia
x Loro tenetur Umber &c. allungata per ben sette versi; e l’altra dell’atto quarto contenuta in cinque: Jejuna sylvis qualis
essa più di uno squarcio in cui è sobria la locuzione. Tale è questo dell’atto secondo: Per regna trepidus exul erravit mea.
narsi sul di loro disegno, se ne vendica col disprezzo. Nel frammento dell’atto secondo Edipo comparisce un mentecatto, perchè pr
rso di lui, come può vedersi nell’Edipo Coloneo. Nell’altro frammento dell’atto terzo si vede il falso gusto dell’autore che non
26 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO I. Tragedie. » pp. 4-67
; Ami. Y de tu hijo? Guz. El Moro determine. Interessa la scena dell’atto II, in cui Gusmano esamina il valore del figlio c
vi si osserva più di una scena di molta forza specialmente la quarta dell’atto II, in cui vedesi ben colorito il contrasto di un
ia e sostiene l’ attenzione guidandola ad un oggetto grande. Il resto dell’atto s’impiega a proporsi qualche mezzo da cacciar la
seguite? Dopo che il re ha disposto il bando di Rachele verso la fine dell’atto I. Ordini a un campo di dodicimila soldati, sua m
ore) se poche ore prima l’avete eseguito senza tanto dolore? La scena dell’atto I rende incostante il carattere di Alfonso, e sce
o potrebbe far ridere chi si ricordasse delle di lui speciose minacce dell’atto I, Tiemble Castilla, España, Europa, el Orbe.
. I medesimi personaggi escono con altri sollevati della scena ultima dell’atto precedente. Or perchè entrare per uscir di nuovo?
o da’ rimorsi nel caso che trionfasse di Roma: grave la seconda scena dell’atto V, in cui Vetturia espugna la durezza del figlio:
ecreto delle nozze occulte svelato al re forma una scena interessante dell’atto V dell’uno e dell’altro dramma. Ma nel francese f
tana poi il Lassala dall’uno e dall’altro tragico nell’oziosa scena 2 dell’atto II, in cui Achille con gli occhi bassi dice alle
dal greco, e ciò ch’ella dice ancora nella conchiusione della 7 scena dell’atto V. Don Pedro Garcia de la Huerta non ha preso a t
27 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome III « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO SECONDO — CAPO III. Teatro Latino intorno alla seconda Guerra Punica. » pp. 129-244
amata Pasibola. I giovani studiosi debbono ammirare nella prima scena dell’atto I il modo di raccontare con grazia, eleganza, pre
i, Io serberò la fede. Bella e ingegnosa è parimente la scena quinta dell’atto IV, nella quale Miside dopo avere esposto il bamb
o si prova nella lettura delle moderne favole. Mirabile nella 2 scena dell’atto I è il ritratto della buona moglie che giugne a c
esta ragione di ricusar la moglie. Degna è pure di notarsi la 2 scena dell’atto IV di Pamfilo con Sostrata. La madre il prega per
ma ci contenteremo soltanto di fermarci in alcuna cosa della 3 scena dell’atto II, la quale contiene venustà di più di un genere
che termina l’azione incominciata, e può essere acconciamente la fine dell’atto . I codici della Vaticana giustificano questa osse
i comunali. Altro inconveniente nasce ancora dal collocarsi per prima dell’atto II la scena che incomincia, Itane tandem uxorem
èro quattro, e per lasciare il teatro voto ragionevolmente nella fine dell’atto , pensò di sopprimere il verso sed eccum ipsum .
della bellezza senza artificii nella persona di Fannia nella scena 2 dell’atto I; ed è preceduta da un patetico racconto fatto c
à non era, Avrian tai cose ogni bellezza estinta. Bella è la 4 scena dell’atto I, in cui Geta e Fedria cercano di animare Antifo
ione, ascoltando da parte Demifone, che nelle communi edizioni è la 3 dell’atto II, e nella lodata edizione del p. Pagnini è la s
ò che riguarda la comica piacevolezza merita di osservarsi la scena 3 dell’atto  III di Demea con Siro. Applaudesi il vecchio dell
chio, E mostro lor come hansi a contenere. Siro stesso nella 2 scena dell’atto  IV, per allontanarlo da quelle vicinanze e dalla
tradurre di questo letterato, rechiamo un frammento della prima scena dell’atto I. Narrata la morte della Genovesa Fulvia (che è
28 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAP. IV. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo XVI quando fiorirono gli scrittori producendo le Commedie dette Erudite. » pp. 136-255
arattere di Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli dice che avendo appen
nte da Lodovico fu da lui verseggiata soltanto sino alla quarta scena dell’atto quarto, e terminata poi da Gabriele fratello del
entura di aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della seconda scena dell’atto I. Ligurio parassito gli dice, che egli forse avr
dire; e non si vede se non acqua, acqua, acqua! Nell’undecima scena dell’atto III si trovano a maraviglia espresse le apprenti
il di lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, quanti lezii ha fatto questa mia pazza ecc. L
signor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza scena poi dell’atto II, in cui altercano Sofronia e Nicomaco, parmi c
e di famiglia e del traviato coloriti egregiamente nella quarta scena dell’atto II delineati da Sofronia nella persona stessa di
i ciò che ne dice in ultimo luogo, adduce il passo della scena quinta dell’atto II della Casina, Quid istuc est, quicum litigas
um litigas . Olympio, che il Machiavelli traduce ed imita nella sesta dell’atto III della sua Clitia: Pir. Prima che io facessi
ne. Il discorso d’Ermino ingannato dalle apparenze nella quinta scena dell’atto IV è proprio naturale vivace ed elegante. Piacevo
nto di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole andar via per vincere la propria passione
i belli si potrebbero addurre in prova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè di una parte del racconto che fa il ser
so colle Muse, e vi si cantano quattordici versi. Nel secondo in fine dell’atto I si vede un antro, che è la reggia del Sonno, in
Sonno, in cui Iride ed il Sonno cantano due strofe. Nel terzo in fine dell’atto II si vede in un prato Cerere nel suo carro, e ca
29 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO II. Progressi della poesia comica nel medesimo secolo. » pp. 175-262
arattere di Mastro Giachelino furbo vagabondo viene sin dal principio dell’atto II enunciato da Nibio. Egli dice che avendo appen
ramente da Lodovico fu solo da lui verseggiata sino alla quarta scena dell’atto IV, e terminata poi da Gabriele fratello del poet
entura di aver de’ figliuoli, vedasi uno squarcio della seconda scena dell’atto I. Ligurio parassito gli dice, ch’egli forse avrà
ire; e non si vede se non acqua, acqua, acqua. Nella scena undecima dell’atto terzo si trovano a maraviglia espresse le apparen
il di lui carattere in ciò che dice di sua moglie nella scena ottava dell’atto IV, quanti lezj ha fatto questa mia pazza ecc. Li
nsignor di Fois chiamato Beltramo di Guascogna. Dalla terza scena poi dell’atto II, in cui altercano Sofronia e Nicomaco, parmi c
e di famiglia e del traviato coloriti egregiamente nella quarta scena dell’atto II fatti da Sofronia nella persona stessa di Nico
di ciò che ne dice in ultimo luogo adduce il passo della scena quinta dell’atto II della Casina, Quid istuc est, quicum litigas,
cum litigas, Olympio, che il Machiavelli traduce ed imita nella sesta dell’atto III della sua Clizia: Pirr. Prima che io facess
e. Il discorso di Ermino ingannato dalle apparenze nella quinta scena dell’atto IV, è proprio, naturale, vivace ed elegante. Piac
nto di Plauto è pure la disperazione di Fausto che nella scena quarta dell’atto V vuole andar via per vincere la propria passione
belli si potrebbero addurre in pruova; ma ci contenteremo di un solo dell’atto III, cioè di una parte del racconto che fa il ser
so colle muse, e vi si cantano quattordici versi. Nel secondo in fine dell’atto I si vede un antro, che è la reggia del Sonno, in
Sonno, in cui Iride ed il Sonno cantano due strofe. Nel terzo in fine dell’atto II si vede in un prato Cerere nel suo carro, e ca
30 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 1 pp. 2-271
ioni patetiche felicemente espresse, Serva di esempio la scena quinta dell’atto III, in cui Demodice che ha penetrato che il suo
nto. Le scene sono tutte incatenate alla maniera moderna ad eccezione dell’atto II, in cui una volta rimane vota la scena partend
a, e per molte sce ne vigorose e teatrali, e singolarmente per quella dell’atto III, in cui egli s’intenerisce col figliuolo a lu
elli. È regolare e sceneggiata alla moderna, e solo nella terza scena dell’atto IV partono i personaggi, e lasciano voto il teatr
e della sacra scrittura. Vedasi in qual guisa egli nella quarta scena dell’atto I fa parlar Iddio : Chi son io, dice Dio, che ne
casa di Giacob salvezza e regno ? Degna di notarsi è pur la profezia dell’atto IV, che il Granelli ad imitazione di quella di Gi
sso se ne può comendare. Tale è il lamento di Saule nella scena terza dell’atto III : Questa è la mia vittoria, e qui dovea Lo
genia in Tauri, e lodevole altresì può dirsi la patetica scena quinta dell’atto IV fra Gionata e Saule. Non pertanto ad occhio at
to parranno poco utili all’azione e forse superflue sì la scena sesta dell’atto III che la prima del IV. In quella del III Saule
’Persi, che al di lui Serse. I terrori di questo re nella scena prima dell’atto III, per l’ombra che l’ incalza e lo spaventa, so
ostri poeti : l’appassionato trasporto di Penelope nella scena quarta dell’atto II in procinto di aprirsi il foglio della scelta
egli destramente l’avverte di non iscoprirlo ; la bella scena ottava dell’atto IV, in cui Ulisse esplora l’indole di Telemaco, e
o. Egli si discolpa del suo silenzio con Telegono nella scena settima dell’atto V cosi : Temer d’un parricidio io non potei ; U
ensì una dipintura patetica della situazione di lei ; ma il rimanente dell’atto I e parte del II si occupa negli amori di Mileto
notturni dà indizii della colpevole sua fiamma. Le prime cinque scene dell’atto III sono impiegate negli amori di Cauno ed Idotea
. Vera e patetica è pure l’espressione di Ugolino nella sesta scena dell’atto V su i figli : V’udrò di nuovo Chiedermi un pane
e e commosso dalle di lei preghiere, rimane sospeso. V la terza scena dell’atto V, in cui Albumasar intende che Ormesinda è il gu
la copia delle apostrofi, e specialmente di quella della scena quinta dell’atto I, O fortunata quella cerva alpestre che conti
affetti di padre e di sposo, non a torto vorrebbesi nella prima scena dell’atto II che si palesassero meglio le interne battaglie
animi nobili e sensibili ed inspirare eroismo. Anche la scena ottava dell’atto IV parve al Calsabigi stesso manchevole al confro
ragico terrore, come si vede nel terribil racconto della scena quarta dell’atto I ; nel congedo di Cesira ed Aristodemo della ter
quarta dell’atto I ; nel congedo di Cesira ed Aristodemo della terza dell’atto III ; nella mirabile dipintura dello spettro dell
atto III ; nella mirabile dipintura dello spettro della scena settima dell’atto stesso ; nella seconda del IV in cui Aristodemo a
ico del signor Monti, legga nella scena settima del III e nell’ultima dell’atto V i frammenti che dipingono lo spettro. Senta int
occa di Zambrino. Alcune scene presentano molte bellezze, cioè quella dell’atto III della riconciliazione di Matilde e Manfredi c
ira. Per saggio dello stile rechiamo un frammento della seconda scena dell’atto I. Zambrino malvagio consigliere insinua il princ
gli antichi Romani. Particolare attenzione richiede la scena seconda dell’atto III, in cui il forte Icilio freme al nome di patr
sse che d’irritarlo, e morire invendicato. Pilade nella scena seconda dell’atto IV, per rimediare alle imprudenze di Oreste, gli
tera invidia e ne rimangono sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro di David e Michol è tralle più ap
Uno de’ passi da notarsi è la parlata di Annibale nella scena quarta dell’atto IV, dove rammenta le antiche sue gesta contro i R
31 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo VI. Teatro inglese, alemano, e spagnuolo del medesimo nostro secolo. » pp. 389-417
affetta asprezza ed umore al comparir de’ servi. Egli nella scena II dell’atto II fa nella propria persona una dipintura curiosa
o di contenerli colla moglie, é ben graziosa nella scena II. La prima dell’atto  III di Lovemore a tavola colla moglie, quella di
vivacità considerabile. Piacevole e ben condotto é il colpo di teatro dell’atto  IV della lettera di Constant cambiata da Lovemore
upato sempre de’ suoi cavalli, é ben espresso. Graziosa nella I scena dell’atto  II é la genealogia di una giumenta, la quale rile
rancese, e lo spagnuolo ancora fremerebbe a una scena simile alla III dell’atto  III tra madama Orgone e M. Simone. «Un piccalo ri
esclamando, «che seno alabastrino! che vista!» Peggio nella II scena dell’atto  IV «Madama, dice Simone, egli é lunga pezza ch’io
32 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [D]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 741-743
andonar l’innata arroganza. Magnifica teatralmente è la scena settima dell’atto secondo, quando Fulvio venuto a cognizione delle
33 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VIII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI ANTICHI E MODERNI. TOMO VIII. LIBRO VIII. Teatri d’oltramonti nel secolo XVIII. — CAPO III. Della vera Commedia Francese e della Italiana in Francia. » pp. 128-191
t bien, Travaille nuit et jour, et jamais ne fait rien. Tralle scene dell’atto primo graziosa e caratteristica è la quarta, in c
’autore ebbe l’imprudenza di smascherarsi. Traspare nella scena sesta dell’atto terzo la grazia comica di Moliere oggidì perduta
mieux que vous de visage. Sommamente comica è ancora la scena quarta dell’atto IV, nella quale Francaleu che ha data la sua paro
i essere singolarmente notate mi sembrano le seguenti scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo di Pa
i Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco di teatro, in cui Cleo
mpere ogni trattato. Tralle scene bene scritte dee contarsi la quarta dell’atto IV in cui Aristo (personaggio virtuoso copiato da
empie ogni cuore, Quivi s’intende di natura il grido. L’ultima scena dell’atto IV contiene lo stesso artifizio usato da Elmira n
34 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VI. Teatro Spagnuolo Comico e Tramezzi. » pp. 149-194
del carattere di Don Mariano indicate ottimamente nella seconda scena dell’atto I, e la di lui vita oziosa descritta da lui stess
ado. Stimabile finalmente è l’incontro comico della scena dodicesima dell’atto II di donna Monica dama riconosciuta per Antoniet
ellenti quelle d’Isabella col suo amante e specialmente la dodicesima dell’atto I, e l’undecima dell’atto II; delicatamente espre
col suo amante e specialmente la dodicesima dell’atto I, e l’undecima dell’atto II; delicatamente espressa l’angustia d’Isabella
aggio la mia traduzione di buona porzione della scena undecima citata dell’atto II : Isabella Vien gente… oimè! Desso è che vien
35 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO VII. Della vera commedia Francese e dell’Italiana in Francia. » pp. 144-176
Travaille nuit & jour, & jamais ne fait rien. Tralle scene dell’atto I è graziosa e caratteristica la quarta in cui Da
eux que vous de visage. Sommamente comica ancora è la scena quarta dell’atto IV, nella quale Francaleu, che ha data la sua par
i essere singolarmente notate mi sembrano le seguenti scene: la terza dell’atto II piena di pitture naturali del gran mondo di Pa
i Parigi; la settima dell’abboccamento di Valerio con Cleone; la nona dell’atto III che contiene un giuoco di teatro di Cleone il
e ogni cuore, Quivi s’intende di natura il grido. L’ultima scena dell’atto IV contiene lo stesso artifizio usato da Elmira n
36 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO V. La Drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 148-185
seguito nel V dalle Baccanti, esiggono un’apparenza diversa da quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la scena nella guisa ch
a che oggi avviene ne’ drammi musicali, servendo all’azione. La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a piè di un mo
on si sono avveduti della via che mena all’inferno, e delle apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco artificio di tener s
o il recitativo del dramma, nè ciò fecero ne’ soli cori, ma nel corso dell’atto ; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV
37 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO III — CAPO IV. La drammatica nel secolo XV fa ulteriori progressi in Italia. » pp. 47-73
to nel quinto dalle Baccanti, esigono un’ apparenza diversa da quella dell’atto IV. Dovè dunque cangiarsi la scena nella guisa ch
a che oggi avviene ne’ drammi musicali, servendo all’azione. La scena dell’atto I dovea rappresentare una campagna a piè d’un mon
non si sono avveduti della via che mena all’inferno e delle apparenze dell’atto IV? Lascio poi stare il poco artificio di tener s
Notturno interruppero il dramma, nè ciò fecero ne’ cori, ma nel corso dell’atto ; ed aggiungo che ciò accadde verso la fine del XV
38 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VII. Teatro Latino. » pp. 109-171
iarle in assai bei versi contiene la scena d’Ippolito e della Nutrice dell’atto  II., dove poeticamente espongonsi le lodi della v
ata, una declamazione di Edipo sui mali della peste ripetuti dal coro dell’atto  I Sofocle con economia mirabile sviluppa per grad
Seneca, per così dire, fatto gettare in mare da Creonte nella I scena dell’atto  II, senza mostrar Edipo di ricordarsi, che ancor
e imitazioni di Sofocle, e tra’ passi degni di molta lode si é quello dell’atto  IV, quando l’orrore s’impossessa di Edipo già not
i Cassandra, Vicere nostra iam metus omnes mala etc. La prima scena dell’atto  IV, benché breve, presenta un rapido vivace dialo
gax Loro tenetur Umber etc. allungata per ben sette versi; e l’altra dell’atto  IV contenuta in cinque: Jejuna sylvis qualis in
etc. Non mancavi però molti squarci di locuzione sobria, come questo dell’atto  II: Per regna trepiditi exul erravit mea: Pars n
ubius sanguis: est certi nihil Nisi frater hostis etc. e la sentenza dell’atto  III, Habere regna casus est, virtus dare, da Me
rso di lui, come può vedersi nell’Edipo Coloneo. Nell’altro frammento dell’atto  III si vede il falso gusto dell’autore, che non s
ponet matre, qui non est pius    Incipiat a me etc. E ne’ frammenti dell’atto  IV sono pregevoli i seguenti versi: …………… Sancta
39 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 414-417
rsi abbastanza garbati come i seguenti che tolgo dalla scena undecima dell’atto quarto. Dopo che Fiammella ha promesso a Titïro,
40 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IX « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. Tomo IX. LIBRO IX. Continuazione de’ Teatri Oltramontani del XVIII secolo. — CAPO VII. Opera musicale nazionale ed italiana. » pp. 195-212
roduce anche coll’armonia quando è perenne. Per esempio la prima aria dell’atto I si canta dopo centoventisei versi recitati, e s
da Achille? Stancherò io i leggitori con una circonstanziata analisi dell’atto II? Contentiamoci di accennare che pari meschinit
41 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO II. Commedie: Tramezzi. » pp. 68-88
Muñoz; per quelle d’Isabella col suo amante, e spezialmente per la 12 dell’atto I, e l’11 del II; per l’angustia d’Isabella astre
e. Piacemi di tradurre per saggio buona parte della dilicata scena 11 dell’atto II: Isab. Vien gente . . . oimè! Desso è che vi
n pochi versi nella 7 del medesimo atto25: l’incontro comico della 13 dell’atto II di D. Monica dama riconosciuta per Antonietta
42 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [C]. I COMICI ITALIANI — article » pp. 728-730
ffetto teatrale sicuro, qual è questa tra Ersilia e Ostilio, la sesta dell’atto primo : ……………………….. Ers. Narrami in cortesia, o
43 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO VI. Storia drammatica del secolo XVII. — CAPO I. Teatro Tragico Italiano. » pp. 228-273
de’ suoi fedeli che l’esortano a schivare le insidie. La sesta scena dell’atto III del loro nobile contrasto è piena di vigore e
senza lirico belletto è il linguaggio di Arsinda nella seconda scena dell’atto III. Pieno di grandezza nella sesta è il dialogo
emi si lunghi non mai traviò. Un saggio se ne veda nella scena quarta dell’atto I, dove l’autore calcando le orme di Alvida rilev
fatto lontano da i difetti del secolo in cui visse, nella scena terza dell’atto III, in cui Corradino saputa la deliberazione di
44 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 456-459
ldoni (Ediz. Zatta), in cui Traccagnino vien travestito nella scena V dell’atto III da Capitan Coviello, e parla napolitano.
45 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « I comici italiani — article » pp. 35-37
suo cenno : ma io preferisco metter qui una scena del Graziano (la 3ª dell’atto II), la quale ci darà meglio un’idea dello scritt
46 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO PRIMO. Risorge in Italia nel secolo XVI la tragedia Greca, ed il teatro materiale degli antichi. » pp. 86-174
a con gli altri Polifemo, e la di lui morte, empiono la maggior parte dell’atto . Sarebbesi ciò tollerato sulle scene Ateniesi, ne
dall’obblìo questa favola: la languidezza e l’ episodio poco tragico dell’atto terzo ne sono i nei che possono notarvisi, e che
mitazione del Ciclope di cui mi sembra singolarmente notabile il coro dell’atto I da noi tradotto e recato nel IV t. delle Vicend
i su i casi del nocchiero, la maggior parte della lunga scena seconda dell’atto III, quando Malecche esorta Sulmone alla pietà, e
di qualche scena di poca importanza della nutrice, com’ è la seconda dell’atto I; della descrizione troppo lunga e troppo circos
di quella di Mennone mariti di Semiramide, facendo le due prime scene dell’atto I, preparano al terrore che indi spazia per la re
taliane, dopo di avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzione dell’atto II col I, e il vedervisi li trattati d’una scena
onseguenze della sua favola ingegnosa. E’ notabile nella scena quarta dell’atto II l’orrore che protesta di aver Nino per l’inces
47 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — LIBRO IV » pp. 55-66
iclope del Martirano. Non increscerà che quì si trascriva il coro dell’atto I del Ciclope del Martirano da noi tradotto, perc
48 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO III. Teatro Inglese. » pp. 143-156
sce fuori col catino di porcellana guadagnato; le azioni e i discorsi dell’atto V: tutto ciò, dico, convince che la commedia ingl
49 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO VI. Storia drammatica del XVII secolo. — CAPO VI. Teatro Inglese. » pp. 291-300
ce col catino di porcellana che ha guadagnato, l’azione ed i discorsi dell’atto V, tutto ciò, dico, punto non cede in oscenità al
50 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo IV. Teatro Italiano nel Secolo XVIII » pp. 316-354
; ma Cinna sempre considera Augusto come un tiranno, e i suoi rimorsi dell’atto  III non provengono dalla conoscenza dell’ingiustz
situazioni ancor più differenti. É senza dubbio eccellente la scena I dell’atto  V tra Cinna e Augusto dopo scoperta la congiura;
to della congiura? Due incontri originali inimitabili. Nella scena IV dell’atto  II Tito fa che si congiura contro la sua vita, ma
to, e quella confusione di Sesto lacerato da’ rimorsi. Nella scena VI dell’atto  III non si conosce meno il maestro. Tito già non
51 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome IV « LIBRO III — CAPO VI. La Drammatica oltre le Alpi nel XV secolo non oltrepassa le Farse e i Misteri. » pp. 186-200
ll’Encina . a. V’ ha chi pone in dubbio che il Cotta fosse l’autore dell’atto primo della Celestina. Alcuno l’attribuisce a Gio
52 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE I — TOMO V. LIBRO VII » pp. 107-140
nato, naturale, e molte volte energico; gli accidenti dall’intervallo dell’atto quarto per tutto il quinto sembrano troppo accumu
i il fanciullo Tomi figlio del giocatore, che occupa la maggior parte dell’atto quinto. Piacquero universalmente i primi quattro
53 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO IX. Teatro Spagnuolo del secolo XVIII — CAPO III. Opera musicale Spagnuola e Italiana e Teatri materiali. » pp. 89-108
oduce anche coll’ armonia quando è perenne. Per esempio la prima aria dell’atto I non si canta se non dopo 126 versi recitati, e
Achille? Stancherò io i miei leggitori con una circostanziata analisi dell’atto II? Contentiamci di accennare che pari meschinità
54 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « STORIA DE’ TEATRI. CONTINUAZIONE del Teatro Italiano del secolo XVI. e del Libro IV. — CAPO VII. Pastorali. » pp. 4-41
i Francesi chiamano beautez de detail, sono tante nella seconda scena dell’atto II, che pur dovrebbe questa tutta ripetersì. È be
rminia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’azione dell’atto IV; ma ella appena liberata, vedendo venire un gu
55 (1788) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome III « LIBRO IV — CAPO IV. Pastorali del Cinquecento. » pp. 267-294
i Francesi chiamano beautez de detail, sono tante nella seconda scena dell’atto II, che pur dovrebbe copiarsi tutta. È bellissimo
minia tentato da alcuni pastori ed impedito da Egone, forma l’ azione dell’atto IV; ma ella appena liberata, vedendo venire un gu
56 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome V « STORIA DE’ TEATRI. LIBRO IV. — CAPO II. Tragedie Italiane del XVI secolo. » pp. 28-131
i versi su i casi del nocchiero, la maggior parte della lunga scena 2 dell’atto III, quando Malecche esorta Sulmone alla pietà, e
di qualche scena di poca importanza della nutrice, com’ è la seconda dell’atto I; della descrizione troppo lunga e troppo circos
one mariti l’un dopo l’altro di Semiramide facendo le prime due scene dell’atto I, preparano al terrore che spazia in seguito per
taliane, dopo di avere in alcune di esse ripresa la poca congiunzione dell’atto II col I, e il vedervisi li trattati d’una scena
conseguenze della sua favola ingegnosa. E notabile nella scena quarta dell’atto II l’orrore che protesta Nino di avere per l’ince
57 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi [3e éd.]. Tomo X, parte 2 pp. 2-245
, anzi che no, pajonmi le angustie della terza, quarta e quinta scena dell’atto III. Un figlio che per una capricciosa debolezza
nali. Per darne un saggio trascriveremo una parte della scena seconda dell’atto II. Epidico aveva inteso da parte il disegno de’v
rrispondenza della versione coll’originale. È tratto dalla nona scena dell’atto quarto. Il traduttore dà ad Eugenio e Rachele i n
Vedova di prima notte, nella quale chiama l’attenzione la sesta scena dell’atto IV, in cui avviene l’abboccamento della donna con
ecc. onde rassettare men porcamente gli Ateniesi. Nella scena quarta dell’atto III si alza un telone, e comparisce Alessandro in
ante balle poi mandarli fuori. Un altro squarcio è dell’ultima soena dell’atto I. I congiurati contro i due sciocchi naturalisti
ma Cinna sempre considera Augusto come un tiranno, ed i suoi rimorsi dell’atto III non provengono dalla conoscenza dell’ingiusti
azioni ancor più differenti. Senza dubbio eccellente è la prima scena dell’atto V tra Cinna ed Augusto. Ma dopo scoperta la congi
lla congiura ? Due incontri originali inimitabili. Nella scena quarta dell’atto II Tito sa che si congiura contro la sua vita, ma
alma che non ha, Che un sol desio. Voltaire parlando della scena 6 dell’atto III della Clemenza di Tito, e del suo monologo di
posa. Orgando che ito era, al dir di Evelina, sin dalla scena settima dell’atto I ad ossequiare il re ; giunge un poco tardi. Il
58 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — TOMO VI. LIBRO IX » pp. 145-160
’autore ben rilevata dal traduttore; ma basti per ora segnalar quello dell’atto III, dove parlando Amlet con la Regina sua madre,
59 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome IV « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 37-96
loriti, e i discorsi vivacemente appassionati. Veggasene uno squarcio dell’atto I, quando Inès racconta l’amore che ha per lei l’
scorsi che raffredda le situazioni. E’ però lodevole la seconda scena dell’atto III ove si narra il sogno di Nise copiato con più
o che la lodò, non ne seppe la sorgente. Migliore ancora è la seconda dell’atto IV, che nel Ferreira a me sembra veramente tragic
tanza che il Bermudez non sapea lavorar senza maestro. La scena terza dell’atto V che rappresenta il supplicio degli uccisori di
60 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VI « LIBRO V. Teatri Oltramontani nel secolo XVI. — CAPO IV. Spettacoli scenici nella penisola di Spagna. » pp. 137-226
loriti, e i discorsi vivacemente appassionati. Veggasene uno squarcio dell’atto I, quando Inès racconta l’amore che ha per lei l’
di essi che raffredda le situazioni. È però lodevole la seconda scena dell’atto III ove si narra il sogno di Nise copiato con più
anza che il Bermudez non sapeva lavorar senza maestro. La scena terza dell’atto V che rappresenta il supplicio degli uccisori di
tempo. L’ambasciadore del re di Castiglia tratta nella scena seconda dell’atto II il cambio di tre Castigliani rifuggiti in Port
61 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro I. — Capo VI. Continuazione del Teatro Greco. » pp. 82-108
fassi ancora dal coro in questa e nelle precedenti commedie. Nel coro dell’atto  I si accenna che Aristofane diede al pubblico la
lare, che la natura ha conceduto loro solamente. 45. Leggasi il coro dell’atto  II degli Acarnanii di Aristofane. 46. San Giovan
62 (1790) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome VI « LIBRO X ed ultimo. Teatro Italiano del secolo XVIII — CAPO III. Melodrammi. » pp. 254-292
; ma Cinna sempre considera Augusto come un tiranno, e i suoi rimorsi dell’atto III non provengono dalla conoscenza dell’ingiusti
azioni ancor più differenti. Senza dubbio eccellente è la scena prima dell’atto V tra Cinna ed Augusto dopo scoperta la congiura;
63 (1777) Storia critica de’ teatri antichi et moderni. Libri III. « Libro III — Capo II. Teatro Spagnuolo, Inglese, e Alemano nel medesimo Secolo XVII. » pp. 276-290
ll’atto IV col catino di porcellana guadagnato, l’azione e i discorsi dell’atto  V non cedono punto e sorpassano talvolta in oscen
64 (1798) Addizioni alla Storia critica de’ teatri antichi et moderni « PARTE II — LIBRO X ed ultimo » pp. 161-344
ia. L’avversione contro di Roma traluce, nè foscamente, nella scena 4 dell’atto IV da i detti di Lorenzo. Il V riesce vivace tras
terna invidia, e ne restano sospese le penose smanie. La quarta scena dell’atto I dell’incontro di David con Micol è tralle più a
ì non potendosi trascriveremo una parte solo della vaga scena seconda dell’atto II, in cui avendo inteso da parte Epidico il dise
te pregevole, e chiama l’attenzione, l’abboccamento della scena sesta dell’atto quarto tralla donna e un suo antico amante, che g
enezia. Singolarmente debbono lodarsene le scene quinta, sesta e nona dell’atto III, terza e sesta colla conchiusione del IV. Non
nte balle poi mandarli fuori. Un altro squarcio è dell’ultima scena dell’atto I. I congiurati contro i due sciocchi naturalisti
Non vi si desiderano scene interessanti, e tale è singolarmente la 12 dell’atto II. Compose ancora l’autore non poche cantate, ch
e e la versione in uno squarcio che quí soggiugniamo della nona scena dell’atto quarto. Il gentil traduttore dà ad Eugenio e Rach
65 (1789) Storia critica de’ teatri antichi e moderni (2e éd.). Tome V « LIBRO VII. Teatro Francese ne’ secoli XVII e XVIII — CAPO III. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 36-58
guir con prontezza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I, e delle due scene prime del II e del III sono
66 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome VII « STORIA CRITICA DE’ TEATRI. LIBRO VII. Teatri Oltramontani del XVII secolo. — CAPO VI. Stato della Commedia Francese prima e dopo di Moliere. » pp. 212-244
guir con prontezza gli ordini reali. Il piano ed i versi del prologo, dell’atto I e delle due scene prime del II e del III, sono
67 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 118-139
vamente al suo tempo il bello dell’ arte comica, è nella scena quinta dell’atto secondo, quando la vecchia Marta tenta la convers
68 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo secondo — Capitolo undecimo »
esempi che potrebbero addursi, basti per breve saggio la scena prima dell’atto secondo dell’Adriano in Siria. L’uditore, che sa
a non amava punto, e della cui fede avea mostrato nella scena settima dell’atto secondo d’aver fondato motivo di sospettare, ma (
69 (1732) Paragone della poesia tragica d’Italia con quella di Francia
delle genti. Cosi nel Solimano del Bonarelli veggiamo, dalla scena 2 dell’atto primo fino alla 5 del secondo, trattenersi inveri
circostanze dell’occasione, come è quella del Solimano nella scena 3 dell’atto 3, ove egli continua il suo soliloquio in tempo c
tra ’l comando di chiamarsi Ismene e l’arrivo di questa nella scena 4 dell’atto  2, mentre ella doveva essere in maggiore distanza
riservano, nelle necessità di variare il luogo, la mutazione al fine dell’atto . In tali intervalli siccome si suppone che possan
utti i ragionamenti di quel dramma, massimamente quello della scena 1 dell’atto  4. [5.5.3] Grave sconcio contro la tragica digni
za incontransi parimenti delle circostanze viziose. Nella scena prima dell’atto  3. scuopresi con improprietà l’intento di prepara
ogo sente l’importunità della narrazione: s’avvede poscia nel decorso dell’atto che all’altre scene era d’uopo preparativo sì sfo
ora del narrativo, come può vedersi in quello d’Antioco alla scena 6. dell’atto  4. ed in quello di Misaele nella scena prima dell
alla scena 6. dell’atto 4. ed in quello di Misaele nella scena prima dell’atto  5. Ciò che dice a parte Antigone nella scena 3. d
scena prima dell’atto 5. Ciò che dice a parte Antigone nella scena 3. dell’atto  3. mi dispiace e per l’indecenza generale ch’io s
er verisimile questa circostanza col prepararla fino alla scena prima dell’atto  4. ma non ha fatto altro che aggiungervi l’affett
ancora che que’ versi che profferisce Ersilia a parte nella scena 2. dell’atto  3. mostrano il poeta scarso di mezzi idonei per f
a che caratterizzava l’infanticida Medea, dal momento che, all’inizio dell’atto quinto, Cléopâtre, dopo aver mentito a Séleucus,
in quest’opera è la situazione di Despina con Mustafà nella scena VII dell’atto  IV», Gian Rinaldo Carli, Dell’indole del teatro t
censura si è che gli scoprimenti medesimi si fanno nella scena prima dell’atto quarto del nuovo Edippo di M. de Voltaire con mag
so difetto l’Ezzelino di Baruffaldi, particolarmente nella scena nona dell’atto terzo, in cui Amabilia e i sei prigionieri di Ezz
e ancora il rappresentare l’azione tragica senza i Cori […]. Nel fine dell’atto primo, quando Giovanni s’accinge a comporre il tr
vanni e Fannìa, e che s’accompagnino con questi nel partire. Nel fine dell’atto secondo il Coro de’ Sacerdoti seguiti Giovanni, e
’atto terzo colla scena seconda di Fannìa, e d’Elioneo. Nel terminare dell’atto terzo le fanciulle della Tribù di Levi accompagni
colla scena seconda d’Elioneo co i Capi de’ Leviti. Presso al termine dell’atto quarto dopo la partenza di Marianne il Sacerdote
bozzava una riscrittura assai più asciutta in prosa della scena prima dell’atto terzo (cfr. Grazia Distaso, «Una riscrittura sett
i Tatius, il quale riferisce l’accaduto a Hersilie nella scena quinta dell’atto quinto. Su questo punto si era già soffermato il
ani, che viene misteriosamente recapitato a Romulus nella prima scena dell’atto terzo; nella scena successiva viene svelato al pu
70 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimoquinto »
nino il teatro dopo aver cantato le loro ariette, e che verso la fine dell’atto vadino sfilando a poco a poco. Cotal costume mi p
71 (1897) I comici italiani : biografia, bibliografia, iconografia « [A] — article » pp. 54-87
i, e morte, di Nicolò Biancolelli (V.) » annunziato nella scena sesta dell’atto primo col nome di Capitan Scarabombar done. Fuorc
72 (1813) Storia critica dei teatri antichi e moderni divisa in dieci tomi (3e éd.). Tome I « LIBRO PRIMO — CAPO IX. Teatro di Euripide. » pp. 134-207
prirne e discolparne i difetti.» «Teseo attrae a se tutto l’interesse dell’atto terzo.» «L’amore d’Ippolito per Aricia vietato da
73 (1785) Le rivoluzioni del teatro musicale italiano dalla sua origine fino al presente « Tomo terzo — Capitolo decimosesto »
tazioni di Seid e di Palmira, che tanto m’aveano intenerito alla fine dell’atto quarto del Maometto, sento all’improviso la prima
74 (1878) Della declamazione [posth.]
ra che all’una succede l’altra? Tale è il principîo della scena terza dell’atto quinto della Virginia fra Appio e Virginia: App
ll’Agamennone fra Egisto ed Agamennone nella fine della scena seconda dell’atto terzo: Egisto. Tu pur mi scacci? E che mi appon
a me tu il chiedi? [17.19] Lo stesso artifìcio è nella scena quinta dell’atto secondo del Filippo tra Filippo e Gomez: Filipp
narsi in quest’arte, la scena 1a del V atto del Polinice, la 1a scena dell’atto I e la scena 1a del V atto dell’Agamennone, la sc
quelli di Giocasta nella fine del Polinice, di Oreste nella 2a scena dell’atto  II dell’Oreste, allorché questi contempla e delir
o allorché sa di avere ucciso la madre, e specialmente nella scena 3a dell’atto  V del Saul ecc. nelle tragedie dell’Alfieri. Raci
sopprimeva gli ultimi versi coi quali Erifìle termina l’ultima scena dell’atto IV. Essa dunque ignorava quanta efficacia aveano
75 (1772) Dell’opera in musica 1772
n fosse creduto un reato, se, invece di riserbar la danza per la fine dell’atto , si facesse nel corso di esso. I balli della più
e al Temistocle del Metastasio, il quale così parla nella scena prima dell’atto terzo: «O patria, o Atene, o tenerezza, o nome /
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